diff options
| author | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-01-18 10:21:04 -0800 |
|---|---|---|
| committer | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-01-18 10:21:04 -0800 |
| commit | e6f93736d282b1edf1bdac2abd30c6873f821093 (patch) | |
| tree | b7921c74b37b6bf67363e7be438693ce852dd69f | |
| -rw-r--r-- | .gitattributes | 4 | ||||
| -rw-r--r-- | 75139-0.txt | 24427 | ||||
| -rw-r--r-- | 75139-h/75139-h.htm | 36471 | ||||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/cover.jpg | bin | 0 -> 542554 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-0-006-inl.jpg | bin | 0 -> 215394 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-0-006.jpg | bin | 0 -> 547300 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-096a-inl.jpg | bin | 0 -> 160297 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-096a.jpg | bin | 0 -> 463620 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-144a-inl.jpg | bin | 0 -> 140246 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-144a.jpg | bin | 0 -> 409091 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-192b-inl.jpg | bin | 0 -> 201927 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-192b.jpg | bin | 0 -> 647031 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-456a-inl.jpg | bin | 0 -> 179347 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-456a.jpg | bin | 0 -> 445407 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-552a-inl.jpg | bin | 0 -> 161276 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-552a.jpg | bin | 0 -> 458454 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-584a-inl.jpg | bin | 0 -> 180611 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-584a.jpg | bin | 0 -> 589895 bytes | |||
| -rw-r--r-- | 75139-h/images/ill-marsala.jpg | bin | 0 -> 25756 bytes | |||
| -rw-r--r-- | LICENSE.txt | 11 | ||||
| -rw-r--r-- | README.md | 2 |
21 files changed, 60915 insertions, 0 deletions
diff --git a/.gitattributes b/.gitattributes new file mode 100644 index 0000000..d7b82bc --- /dev/null +++ b/.gitattributes @@ -0,0 +1,4 @@ +*.txt text eol=lf +*.htm text eol=lf +*.html text eol=lf +*.md text eol=lf diff --git a/75139-0.txt b/75139-0.txt new file mode 100644 index 0000000..aede9ce --- /dev/null +++ b/75139-0.txt @@ -0,0 +1,24427 @@ + +*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 *** + + + GARIBALDI + + + DI + GIUSEPPE GUERZONI. + + + VOL. II + (1860-1882) + + CON DOCUMENTI EDITI E INEDITI + E 7 PIANTE TOPOGRAFICHE. + + Terza edizione. + + + + FIRENZE, + G. BARBÈRA, EDITORE. + 1891. + + + + + Compiute le formalità prescritte dalla Legge, i diritti di + riproduzione e traduzione sono riservati. + + + + + [Illustrazione: Carta d’insieme della Sicilia] + + + + +GARIBALDI. + + + + +CAPITOLO OTTAVO. + +DA MARSALA AL FARO. [1860.] + + +I. + +Il 20 gennaio 1860 il conte di Cavour riafferrava il governo, e +l’Italia risentiva tosto la mano del nuovo timoniere. Non conviene +tuttavia piaggiar nessuno, nemmeno il genio fortunato. Fra la +situazione politica trovata dal gran Ministro al cominciar del +nuovo anno e quella da lui lasciata a’ suoi successori correva per +l’appunto la stessa differenza che tra una nave in alto mare, sbattuta +dalla tempesta, e una nave, lottante bensì cogli ultimi colpi della +traversía, ma già in vista della terra e prossima a toccare il +porto. Dell’eredità di Villafranca al Ministero La Marmora-Rattazzi +toccarono tutti i rischi e tutti i fastidi; al conte di Cavour +tutti i frutti e tutti i trionfi. Ad essi, se fosse lecito dire, +la parte penosa ed oscura della liquidazione; a lui l’attuosa e +brillante dell’accettazione. Sia giusta la storia: se il conte di +Cavour fosse stato al potere dal luglio al dicembre 1859, non avrebbe +potuto comportarsi diversamente dai suoi eredi; e gli sarebbe stato +giuocoforza o temporeggiare e barcamenarsi com’essi; o volendo osar +troppo, porre ogni cosa a repentaglio. Il Ministero La Marmora-Rattazzi +non compì grandi cose; ma, come suol dirsi di certi medici, aiutò la +natura ad operare: diede cioè tempo ed agio all’Italia d’aspettare +che tutto quel cumulo di difficoltà, d’ostacoli, di triboli che +facevan barriera d’ogni dove al nostro cammino, si assottigliasse e +s’indebolisse da sè, per sola forza delle cose, sì che non restasse più +che scavalcarlo con un passo, o rovesciarlo con una spinta. + +E così infatti era accaduto. L’annessione dell’Italia centrale al Regno +sardo era, se non consacrata nella forma, compiuta nella sostanza; la +chimera napoleonica d’una federazione austro-italiana presieduta dal +Papa già ita in dileguo; tutti i progetti di congressi, di conferenze, +di vicariati, di regni autonomi svaporati; tutte le promesse di +restaurazioni, papali, ducali, granducali, scritte ne’ capitolari di +Villafranca, cassate dalla manifesta volontà degl’Italiani, e ridotte +lettera morta. Napoleone III, dopo cinque mesi di politica ambidestra, +una pubblica e avversa, una segreta e propizia all’Italia, liberatosi +dal reazionario Walewsky, dettato o ispirato l’opuscolo: _Il Papa +e il Congresso_,[1] si chiariva di giorno in giorno più favorevole +alle nostre sorti; mentre l’Inghilterra, subentrati i _Whigs_ ai +_Torys_, dichiarava apertamente la sua simpatia per la causa italiana, +s’associava al Napoleonide nell’idea del non intervento armato, e ne +faceva uno de’ cardini della sua politica nella Penisola. L’Austria +sola continuava naturalmente ad atteggiarsi o stile e minacciosa; +ma tanto la Prussia, quanto la Russia, sebbene diffidenti della +rivoluzione e gelose del diritto divino, non sapevano risolversi a far +causa comune l’una colla prepotente rivale, l’altra colla fedifraga ed +ingrata alleata, e chiaramente lasciavano intendere che non avrebbero +mai tratta la spada per lei: unica cosa che importasse. E intanto il +savio contegno dell’Italia centrale continuava a far l’ammirazione +di tutti i popoli civili; forzando i suoi stessi avversari a parlare +con rispetto d’una rivoluzione che procedeva con sì pacata e ordinata +costanza, ed a discuter seriamente di quel nuovo diritto fondato +sulla volontà popolare e sui caratteri indelebili delle nazioni, +che la vecchia Diplomazia non voleva ancora riconoscere, ma che avrà +sconvolto, prima che il secolo finisca, tutta l’Europa. + +A tale essendo le cose, restava solo che una mano vigorosa desse +l’ultimo colpo; e il Cavour ricomparve nell’arena. Salito appena al +potere, annunciò ai Gabinetti d’Europa che oramai era impossibile una +più lunga aspettativa; che le popolazioni italiane, dopo avere atteso +lungamente indarno che le Potenze d’Europa mettessero ordine a’ loro +affari, avevan diritto di passar oltre, e che «il solo scioglimento +pratico consisteva nell’ammissione legale dell’annessione, già +stabilita in fatto, dell’Emilia, come della Toscana.[2]» + +Chi però vedesse in queste ardite dichiarazioni l’atto irriflessivo +d’un giuocatore disperato che rischia l’ultima sua posta, +s’ingannerebbe a partito. Il conte di Cavour aveva già calcolato +tutte le sorti del giuoco, ed era certo oramai che la partita decisiva +sarebbe stata per lui. Che l’Austria strepitasse o la Germania e la +Russia tenessero il broncio, poco gli caleva. Sapeva d’aver seco, più +che queste non volessero confessare, Francia e Inghilterra; sapeva +meglio ancora d’aver per sè il diritto, il fatto, l’opinione civile, +e ciò gli bastava. Non andò guari infatti che l’Inghilterra inviava +ai Gabinetti delle maggiori Potenze queste quattro proposte: non +intervento armato; diritto ai popoli dell’Italia centrale di decidere, +con un nuovo voto de’ lor Parlamenti, circa i loro destini; garantita +la sovranità papale, ma sgombra Roma dai Francesi; soltanto la +questione di Venezia taciuta e messa in disparte. Rispose sdegnosamente +l’Austria; non piegarono tosto le Corti nordiche; ondeggiò ancora +per poco lo stesso Napoleone, tentando introdurre nelle proposte +inglesi altre condizioni: ma poichè egli consentiva nella massima +fondamentale del non intervento, e richiedeva solo che al voto +de’ Parlamenti si sostituisse il suffragio universale; il conte di +Cavour, vinte o deluse tutte le nuove eccezioni, lo prese in parola, +e mandata copia delle proposte inglesi, così come le aveva modificate +l’Imperatore, ai Governi della Toscana e dell’Emilia, li invitò senza +più a pronunciarsi. Era quanto dir loro (se già non era stato detto in +privato): procedete subito ai plebisciti e confermate le annessioni; +e va da sè che nessun invito poteva riuscire più aspettato e più +gradito. Così tre giorni dopo l’ultima Nota francese, mentre ancora i +potentati erano affaccendati a librare, analizzare, stillare le famose +quattro proposte, l’Emilia e la Toscana votavano per voto universale +la loro unione alla Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele; e la +rivincita di Villafranca era presa. + + +II. + +Se non che nessuna gioia senz’amarezza; l’imperatore Napoleone metteva +alle annessioni dell’Italia centrale un prezzo; quel medesimo ch’egli +aveva prima richiesto per la cacciata degli Austriaci: Savoia e Nizza. +Nè era da pretendersi che l’opera sua fosse tutta gratuita. Nemmeno +la Francia era la _gran nazione_ che potesse far la guerra soltanto +_per un’idea_. Ciò si scrive volentieri nell’ebbrezza del trionfo, sui +proclami; ma rare volte si ratifica co’ fatti. Quand’anche Napoleone +l’avesse voluto, non era in di lui balía chiedere il sangue della +nazione ond’era capo, per una guerra non sua, senza procacciarle +almeno un compenso rimuneratore dei rischi corsi e dei sacrifici +patiti. Oltre di che la cessione della Savoia e di Nizza era la +conseguenza, per dirla collo stesso conte di Cavour, «della politica +che ci aveva portati a Milano, a Bologna, a Firenze;» ed era certamente +un’applicazione di que’ medesimi principii di volontà nazionale e +di voto popolare che noi stessi avevamo invocati siccome fondamento +giuridico alla nostra rivoluzione, e sul quale dovrà consistere +l’intero edificio d’Italia. + +Piuttosto era ad esaminarsi se tutto quel compenso era dovuto; se di +quel tanto sacrificio richiesto all’Italia, una parte almeno non poteva +esser risparmiata. Per la Savoia nessun dubbio: poteva essere doloroso +abbandonare que’ monti, antemurale di nostra casa e cuna de’ nostri Re; +ma proclamato il diritto delle nazioni, diveniva necessario e doveroso. +Per Nizza, invece, il discorso mutava: ivi tutto era Italia; e la +miscèla di idiomi, propria a tutte le regioni confinanti, non bastava +a cancellarne i grandi e solenni caratteri scritti dalla storia, dalla +natura e da Dio. + +Però che l’imperiale alleato chiedesse con pari durezza le due spoglie, +nessuno contende; rimane solo a chiarirsi se l’una non poteva essere +più validamente e più tenacemente contrastata dell’altra. Il conte di +Cavour, disse uno de’ suoi più valenti cooperatori,[3] aveva perduto di +fronte all’ingrata questione la consueta sua serenità, e facilmente si +crede; ma che abbia posto a risolverla tutto il nerbo dell’anima sua; +ch’egli abbia tentato la salvezza di Nizza con quel medesimo sforzo +di destrezza e di energia da lui adoperato a disfar Villafranca, e +unificar mezza Italia, questo in nessun libro e in nessun documento è +attestato: eppure questo sarebbe stato un serto di più alla sua gloria. +Si direbbe che il gran Ministro, assorto nell’unico fine «di rendersi +complice[4]» la Francia, non ne vedesse alcun altro. Tuttavia se al +conte di Cavour fosse balenato il pensiero che quella complicità era +per Napoleone ormai fatale, e che in ogni caso non avrebbe mai fatto +guerra all’Italia per Nizza, come non gliela fece, nè la potè fare +per Bologna e Firenze,[5] forse avrebbe risparmiato agl’Italiani quel +gentile e caro brano di patria, e a sè sospetti, rancori, inimicizie, +di cui tra non molto egli e la parte sua sentiranno, primi, le +difficoltà ed i danni. + +Oltre a ciò avevano offesi i modi. Nizza era inondata da emissari +napoleonici; bandi pubblici firmati dai magistrati del Re, o tollerati +o non abbastanza puniti, apertamente propugnavano la dedizione alla +Francia; nessun’arte di pressione e di broglio era risparmiata; la +libertà del voto, unica scusa e salvaguardia di quel triste plebiscito, +sfrontatamente conculcata. + +Qual maraviglia pertanto che un soldato, un nizzardo, Giuseppe +Garibaldi, infiammato d’amore per la terra nativa e d’odio per ogni +signoria straniera; inasprito da quello spettacolo nauseabondo di +frodi e di violenze, si levasse per il primo contro un Governo che, per +usare il linguaggio suo, «mercanteggiava come armento la città sua;» e +vedesse da quell’istante un nemico in colui che era stato a’ suoi occhi +l’artefice e lo stromento principale del mercato? + + +III. + +Prima conseguenza della felice annessione era l’ampliamento e la +rinnovazione del Parlamento. Lo stesso conte di Cavour aveva richieste +le elezioni generali come precipua condizione al suo ritorno al +Governo; e infatti dal 25 al 29 marzo i Collegi delle antiche e nuove +province convenivano all’urne per eleggere i loro deputati. + +E naturalmente tra gli eletti fu anche Garibaldi. Molti Collegi gli +furono profferti, tra gli altri Brescia, Stradella, Varese; ma egli +ringraziò tutti, dichiarando di non poter accettare che per Nizza +«posta in pericolo di cadere nelle ugne del protettore padrone,[6]» e +che a lui incombeva difendere. Nizza infatti lo elesse;[7] ond’egli +appena conosciuto il voto lascia Caprera, corre nella sua città, vi +raggruppa i suoi amici e devoti, tenta avvivare (e la sola sua presenza +bastava) la fede nella patria antica; e illuso che il sentimento suo +sia pur quello di tutti i suoi concittadini; ignaro che intorno a +quel po’ di popolo schietto ed onesto, che si sentiva e voleva essere +italiano, brulicava una plebe famelica, pronta al miglior offerente, +e una borghesia ingorda, impaziente di subiti guadagni, che avrebbe +venduto dieci patrie; parte per Torino accompagnato dal suo amico +Robaudi, col proposito d’interpellare il Governo sulla sorte della sua +città natale e di fare un ultimo sforzo per scongiurarne la perdita. + +Del suo arrivo a Torino, delle commozioni provate dalla città, son +pieni i giornali del tempo; ma in ciò nessuna maraviglia. Presentata +col Robaudi la sua interpellanza fin dal 7 aprile, soltanto nella +tornata del 12 fu ammesso a svolgerla. Era la prima volta che Garibaldi +compariva nel Parlamento subalpino; grande quindi l’impazienza di +conoscere l’oratore e di giudicare il politico; «generale, siccome dice +il resoconto ufficiale, il movimento d’attenzione.» + +Parlò calmo e breve; ma è dubbio se con parole e concetti tutti +suoi.[8] Reclamò l’osservanza dell’articolo 5º dello Statuto, che +pei trattati importanti cessione di provincie richiede la perentoria +sanzione della Camera: rammentò la storia di Nizza datasi a Casa di +Savoia nel 1391 a patto di non essere ceduta a straniera potenza: +dichiarò ogni traffico di gente repugnante al diritto ed alla coscienza +delle nazioni civili: denunziò sommariamente i fatti di pressione +elettorale, sotto la quale era soffocata la libertà di voto de’ suoi +concittadini: chiese infine che, sino all’approvazione del trattato, il +voto di Nizza fosse sospeso. + +Rispose il Cavour temperato e cortese; negando l’incostituzionalità, +giustificando il trattato colla necessità politica e l’interesse +d’Italia; attenuando, non smentendo, i fatti di pressione. La +discussione s’avvivò. Per Nizza, in vario tenore, parlarono i nizzardi +Laurenti-Robaudi e Bottero, sostenuti dal Mellana e dal Mancini; per il +trattato i ministri Farini e Mamiani e il deputato Pier Carlo Boggio; +e la conclusione fu l’approvazione d’un ordine del giorno di questi, +mercè il quale «espressa la fiducia che il Governo del Re provvederebbe +efficacemente che le guarentigie costituzionali e la sincerità +e libertà del voto nelle provincie di Savoia e Nizza sarebbero +rispettate,» la Camera non chiedeva di più. + +E di più forse, al punto cui eran le cose, non si poteva nè sperare +nè conseguire; ma Garibaldi non era uomo d’intenderlo, e uscì da +Palazzo Carignano coll’anima ribollente d’ira e d’amarezza; nauseato +di quella politica barattiera, a senso suo, e codarda, e guardando +da quell’istante il conte di Cavour collo stesso occhio, con cui si +guarderebbe colui che vi ha strappato dal braccio vostra madre, e l’ha +gettata al mercato. + +Ma per ventura sua e d’Italia altri e ben più gravi avvenimenti eran +già venuti a divertirlo da quei turbolenti pensieri, e ad aprire al +vorticoso torrente della sua passione patriottica uno sfogo più degno e +più vasto. + + +IV. + +La rivoluzione italiana era proceduta a sembianza d’un corpo leggiero, +che, in una grossa battaglia, un po’ trasportato dal suo ardore, un +po’ sospinto dalle circostanze, marcia avanti, senza badare nè a destra +nè a manca, occupa alla baionetta un’eccellente posizione; ma, giunto +colà, si trova circuito da nemici, che di fronte, ai fianchi, alle +spalle gli fanno siepe da ogni lato; sicchè non può più nè avanzare nè +retrocedere. Dovunque l’Italia si rivolgesse, incontrava una barriera +di ferro che le sbarrava il cammino e la forzava a ristare. Ai fianchi, +accampata sul Quadrilatero, l’Austria; di fronte, meglio che dalle +spade mercenarie, difeso dalla sua ibrida natura, il Papato; dietro +a lui, nemico imbelle, ma protetto dall’egida dei trattati, il Re di +Napoli; dietro a tutti il vecchio diritto, le vecchie tradizioni, la +vecchia Europa; caparbi avversari avvezzi a non piegare mai che alla +forza ed ai fatti compiuti. + +Ora come l’Italia potesse trovar da sè stessa la via d’uscir da +siffatti frangenti, nessuno, nemmeno il genio del conte di Cavour, +lo sapeva. Pertanto egli pure s’accontentava di stare alla specula +degli eventi, e più che a muovere innanzi badava a temporeggiare con +frutto e ad assodarsi sull’occupato terreno. Il concetto dell’unità +italiana non s’era ancora affacciato alla sua mente, come cosa pratica +ed effettuabile, e frattanto gli pareva saggio volgere le prime cure +a due scopi più prossimi e conseguibili: rafforzare il nuovo Stato, +ed apparecchiarsi a nuova guerra coll’Austria.[9] A questo intento +però, oltre al lavorío diplomatico che continuava a condurre con mano +infaticabile, reputava ottimo mezzo premere sul Re di Napoli, tentando +attrarlo nell’orbita del moto italiano e associarlo alla politica del +Piemonte pel conquisto dell’indipendenza nazionale. Ma nè il pusillo +Francesco era uomo da seguirlo per cotali altezze, nè gli uomini che +l’attorniavano, o inetti o codardi, da sospingervelo. A Napoli si +credeva sempre alla rivincita legittimista e la si preparava. La Reggia +borbonica era divenuta il centro della gran congiura principesca, che +doveva restaurare su tutti i troni rovesciati d’Italia il diritto +divino. Si arruolavano mercenari; si concentrava l’esercito negli +Abruzzi; si fantasticava un’occupazione delle Marche; si patteggiava +che contemporaneamente il Papa invaderebbe le Romagne, e il Duca di +Modena i Ducati; si aspettava ad ogni istante di veder l’Austria +rivarcare il Mincio, e Germania e Russia calar dalle loro selve e +dalle loro steppe alla crociata dell’oppressa legittimità. Quanto +all’interno, si derideva ogni consiglio di riforme, si sfidava, o +fingevasi, ogni minaccia di rivoluzione; e in ogni evento fidando +sull’esercito devoto, sulla sbirraglia innumerevole, sulla magistratura +servile, e più che tutto sull’Ajossa, dittatore della Polizia di +Napoli, e sul Maniscalco, emulo suo a Palermo, si dormiva fra due +guanciali. + +A riscuoterli dal sopore squillò la campana della Gancia: la soluzione +che indarno il conte di Cavour cercava; la soluzione che forse l’Italia +avrebbe dovuto attendere dalla lenta opera del tempo, usciva a un +tratto dal seno misterioso della rivoluzione, e un pugno di popolani, +decisi di morire per la patria loro, recideva quel nodo, che nè la +forza legale della nuova Monarchia, nè la destrezza politica del suo +grande Ministro, sarebbe bastata a risolvere. + + +V. + +L’insurrezione siciliana non fu, come ben s’immagina, una eruzione +vulcanica e subitanea. Astrazion fatta dall’odio per la tirannia +borbonica, tre grandi cause n’avevano preparato e affrettato lo +scoppio. L’indomita energia d’una falange di patriotti e di proscritti +che da tutte le terre dell’Isola, da tutti gli angoli d’Europa +soffiavano da anni nella fiamma e l’alimentavano. L’apostolato +infaticabile di Giuseppe Mazzini, che dal 1856 in poi aveva indirizzati +al Sud tutti gli sforzi del partito d’azione da lui capitanato, e +fatto del moto siciliano la leva suscitatrice dell’unità di tutta la +Penisola. Infine, e con maggior efficacia per fermo, gli avvenimenti +dell’Italia superiore e centrale, i quali dimostrando possibile +quell’unità, che poco dianzi agli occhi de’ più pareva un’utopia; +attestando la devozione d’una Casa guerriera e d’un Re galantuomo alla +causa nazionale; dando all’Italia un nome, un esercito, un governo, +una diplomazia; aprivano anche ai Siciliani un orizzonte di speranze +novelle, spegnevano nell’Isola le viete discordie, confondevano in un +solo tutti i vecchi partiti, porgevano infine ai patriotti sinceri e +spassionati di tutti i colori un vessillo di rannodamento ed un grido +di battaglia. + +E di questo fermento latente degli animi non tardarono ad apparire +i segni manifesti. Le dimostrazioni succedevano alle dimostrazioni; +i Consigli locali rifiutavano i consueti indirizzi di sudditanza al +nuovo Re: i nomi di Vittorio Emanuele e di Napoleone III suonavan su +tutte le labbra, apparivano su tutte le pareti; gli animi pendevano +dalle notizie di Lombardia, come da altrettanti messaggi di vita e di +morte; le vittorie di Magenta e di Solferino, a malgrado le minaccie +della polizia, erano festeggiate con luminarie ed acclamazioni; passava +infine per lo stretto la flotta degli alleati diretta all’Adriatico, +e Messina tutta versavasi sulle sue spiagge a salutare le armate +liberatrici.[10] + +Una vasta trama avvolgeva l’Isola e Comitati segreti ne tenevano le +fila e la governavano. Si propagavano e affiggevano scritti incendiari; +si allestivano armi e munizioni; si ordinavano squadre, e tutto ciò +sotto gli occhi del truce Maniscalco che indarno ne cercava gli autori +e nella cecità della furia colpiva a casaccio, confiscando, torturando, +percuotendo spesso i più innocenti, e affrettando per tal modo lo +scoppio dell’uragano che presumeva scongiurare. + +Anche la Sicilia, è ben vero, aveva sentito il contraccolpo di +Villafranca; ma fu buffo passeggiero, e i propositi un istante +rattiepiditi si rianimarono con novello vigore. L’esempio fortunato +dell’Italia centrale cominciava a persuadere anche i più restii, che +oramai la prima arbitra de’ propri destini era la Sicilia stessa e +che l’ora di rompere gli indugi s’avvicinava a gran passi. Soltanto +i _Comitati Lafariniani_ e della _Società nazionale_, male ispirati +interpreti della politica del conte di Cavour, assai più rivoluzionario +di loro, persistevano a sconsigliare ogni moto da essi chiamato +intempestivo, «promettendo la salute della Sicilia a patto che non +fosse insorta nel periodo delle annessioni.[11]» + +Verso la metà di settembre però, Francesco Crispi, anima in quei +giorni della parte più avanzata degli esuli siciliani, accordatosi da +un lato con Giuseppe Mazzini e con tutti gli amici suoi, dall’altro +incoraggiato dalle facili parole dello stesso Dittatore Farini, che +a quei giorni pareva inclinato a tutti gli ardimenti, s’imbarcava +nascostamente per la Sicilia, dove già con pari rischio e audacia era +stato dal 1856 in poi altre due volte, per gettar sulla bilancia degli +oscillanti il peso della sua ascoltata parola e dar l’ultimo tratto al +partito dell’insurrezione. + +E i più fervidi dei patriotti siciliani, parvero disposti ad +ascoltarlo; e serrate le fila, assegnati i posti, distribuite le poche +armi e munizioni, la sollevazione fu deliberata pel 4 ottobre; poi, per +difficoltà sopravvenute, differita all’11 di quello stesso mese.[12] Ma +anche in quel giorno l’impresa, chi scrisse perchè già scoperta dalla +Polizia, chi affermò per effetto delle lettere di alcuni Lafariniani +venute a raccomandare novelli indugi,[13] dovette essere differita a +più propizia occasione. Differita, diciamo, non abbandonata e soltanto +in alcune parti del suo disegno modificata. + +Così i patriotti siciliani, come Francesco Crispi, come in generale +tutti quanti lavoravano a quell’opera, avevan finito col convenire +che un moto nell’Isola non poteva scoppiare, e scoppiato espandersi e +trionfare se non l’iniziava o almeno non lo soccorreva immediatamente +una spedizione armata di fuori, capace di divenire il nerbo +dell’insurrezione e di governarla. Però fu intorno a questo nuovo +concetto che s’appuntarono tutti gli sforzi del partito d’azione +dal novembre del 1859 fino alla spedizione di Quarto che ne fu +l’incoronazione. + +Il Crispi, che a stento era scampato da Sicilia, pellegrinava dal +Farini al Rattazzi e dal La Farina a Garibaldi chiedendo a tutti: +armi, danaro, aiuti per la vagheggiata impresa; Nicola Fabrizi, che da +Malta per oltre venti anni era stato l’anello di congiunzione tra la +Sicilia e il partito d’azione, tornava colà per riannodarvi le trame +già allentate; Giuseppe Mazzini moltiplicava le lettere, i proclami, +gli emissari, cercando nella _Falange sacra_ di Genova, dove già avea +trovato i seguaci del moto del 1856, il nucleo della spedizione di cui +proponeva il comando, se Garibaldi ricusava capitanarla, al Bixio, al +Medici, a chicchessia, e racimolando a spizzico schioppi, polveri e +moneta, goccie a innaffiare un deserto, ma che facevan testimonianza +non solo della sua incrollabile fede, ma quella volta almeno d’un senso +profondo e quasi fatidico delle necessità d’Italia. Infine nella notte +del 20 marzo Rosolino Pilo, dei Conti di Capaci, elettissima anima +d’eroe e di martire, d’intesa col Mazzini e col Crispi, incuorato da +Garibaldi stesso, salpava su fragile paranza in compagnia di Giovanni +Corrao con poche armi e poco peculio alla volta della sua isola natía, +deliberato a chiamarvi alle armi i suoi compaesani e a dar egli, per +primo, l’esempio della magnanima rivolta. + +Ma questa scoppiò per forza propria anche prima del suo arrivo.[14] La +brutalità del Governo aveva cospirato più di tutte le propagande. Le +fila da lui spezzate si riannodarono da sè stesse; ad ogni patriotta +incarcerato o spento, ne subentravano cento; un ignoto pugnalava in +pien meriggio sulla porta della Matrice lo stesso Maniscalco, che dava +così egli pel primo col proprio sangue il segnale della riscossa. + +Il disegno era: far del Convento della Gancia, i cui frati sapevansi +devoti alla causa nazionale, base d’operazione; preparare, nascosti +ne’ suoi sotterranei, colle poche armi già introdotte in città, un +manipolo di animosi disposti a trattarle; all’alba del 4 aprile al +suono delle campane a stormo sbucare dal Convento, chiamando la città +alle armi; altre schiere di patriotti frattanto, già appostati in +Via Scopari e nella chiesa della Magione, uscirebbero a lor volta ad +appoggiare il movimento: simultaneamente le squadre del contado, già +preste, sforzerebbero le porte, e mettendo il nemico fra due fuochi +compirebbero l’opera. + +E così fu fatto. Capo degli animosi che dovevan cominciare il fuoco +dalla Gancia si profferì un popolano, certo Francesco Riso, fontaniere +d’arte, anima candida di patriotta e di eroe, che fu il vero iniziatore +della rivoluzione palermitana, e il cui nome va ormai proferito in +Italia accanto a quelli de’ suoi martiri più gloriosi. + +Se non che il Maniscalco, per una delle consuete e fatali imprudenze +inseparabili da siffatte imprese,[15] ebbe vento della trama, e sebbene +in una perquisizione, fatta la sera del 3 al Convento, non gli fosse +riuscito di scoprire nulla di più, fece tuttavia occupare durante +la notte tutti gli approcci della Gancia da picchetti di truppa e di +sbirraglia, e si tenne preparato ad ogni evento. Infatti all’alba del +4 fu pronta la campana di Santa Maria degli Angeli a dare il segnale; +pronto Francesco Riso ad uscir al cimento; pronti i due drappelli +di Via Scopari e della Magione a far la parte loro; ma sorpresi e +questi e quelli e colti dalle soldatesche già appostate a tutti i +varchi; sopraffatti in breve da altre sopravvenienti da ogni banda; +furono parte dispersi, parte costretti a ricoverarsi nel Convento +della Gancia, che divenne così l’estrema rôcca de’ patriotti. Ma non +tardarono ad assalirli, superbi del numero, i Borbonici, e atterratane, +senza grande sforzo, la porta, ricacciati di scala in scala, di piano +in piano, i disperati difensori, ferito a morte l’eroico Francesco +Riso, freddato d’un colpo il Padre Angelo di Montemaggiore, in brev’ora +rimasero padroni del campo sanguinoso. Allora i vincitori non conobbero +più freno; e trucidando alla cieca quanti incontravano; scorrazzando, +manomettendo, guastando l’intero Convento; non arretrandosi nemmeno +dinanzi alla santità degli altari, spogliando le immagini sacre de’ +loro arredi e sperdendo al suolo persino le particole consacrate, +coronarono con quest’ultima prodezza la vittoria del trono e +dell’altare. + +E fu crudele disdetta; chè le bande del contado fide alla promessa +si erano già da ogni parte appressate ai sobborghi ed alle porte, +richiamando verso sè stesse molta forza de’ Regi e appiccando in +più luoghi, come ai Porrazzi, zuffe ardimentose, le quali potevano +anco volgersi in vittoria, se l’insurrezione cittadina avesse potuto +dilatarsi e dar loro la mano. + + +VI. + +E tuttavia l’insurrezione poteva dirsi sbaragliata, non vinta. Le +squadre ritiratesi nei dintorni continuavano bravamente la resistenza, +e ne erano principali: quella di Piana de’ Greci comandata da Luigi +Piediscalzi; quella di Corleone guidata dal marchese Firmaturi; +quella di Termini condotta dal Barrante e da Ignazio Quattrocchi; +quelle di Ventimiglia, di Ciminna e Villafrati organizzate da +Luigi La Porta; infine quelle dei distretti d’Alcamo e di Partinico +capitanate dai fratelli Sant’Anna; le più numerose di tutte. Quanto +al rimanente dell’Isola poi, appena corse l’annunzio del 4 aprile, +tutte le maggiori città si apparecchiarono, secondo le forze e la +possibilità, a secondare il moto, e quali con protesta solenne, come +Messina; quali levandosi in aperta rivolta, come Girgenti, Noto, +Caltanissetta, Trapani; non conseguendo, è vero, in alcun luogo alcun +successo decisivo; ma dove scacciando o bloccando i piccoli presidii, +dove inviando la più belligera gioventù a ingrossare le squadre alla +campagna, dove organizzando, come a Trapani, le guardie nazionali, +persino col consenso dell’Intendente borbonico, alimentavano, se non +potevano afforzarlo, il fuoco dell’insurrezione, al quale mancava +bensì la forza di divampare in incendio struggitore, ma s’appiccava con +cento fiammelle in cento luoghi, molestando gli oppressori e facendo +testimonio della vitalità degli oppressi. + +E Palermo stessa quantunque spopolata de’ suoi più animosi, dagli +arresti e dalle stragi e soffocata dallo stato d’assedio, e minacciata +dai Consigli di guerra permanenti, e tenuta d’occhio da ventimila +soldati e da una sterminata sbirraglia, non voleva permettere che i +Salzano ed i Maniscalco potessero impunemente spacciare nelle loro +gride: «la popolazione palermitana estranea ed indifferente al moto +sfortunato del 4 aprile;» talchè, a smentire l’artificiosa calunnia, +il 13 aprile versavasi tutta quanta nelle vie e nelle piazze a +testimoniare con migliaia di voci i suoi sentimenti d’odio al Borbone, +a gridare Italia e Vittorio Emanuele, a sfidare con ogni maniera di +scherni e di sfregi il superbo vincitore, il quale, sbalordito da tanta +solennità di manifestazione, nè osando inferocire contro una sì grande +moltitudine inerme, dovette rassegnarsi a patire in pace la fiera +disfida. + +Ma superfluo il dire che proteste, manifestazioni, pronunciamenti a +nulla valevano, se o prima o poi non li seguiva o non li afforzava +una vittoria militare qualsiasi, che desse all’insurrezione un punto +d’appoggio ed una promessa di durata. + +Disgraziatamente, nè le forze soverchianti dell’esercito regio, nè la +natura e lo stato delle squadre permettevano di sperare che il giorno +di quella vittoria fosse vicino. + +Quel che fossero quelle squadre l’abbiamo detto altrove.[16] Un cento +di giovanotti, o come dicon là di _picciotti_, raccolti o condotti +dal signore della terra, o da qualche noto e stimato patriotta; +armati, quando lo erano tutti, della paesana _scopetta_; forniti al +più di tre o quattro cartuccie, tenute care come _onze_ d’oro; scalzi, +laceri, la maggior parte, ed affamati: ecco una squadra. Di siffatte +se ne potevano contare, è vero, alcune diecine, e non difettavano +certamente di alcune delle doti più preziose del soldato: il valore +ne’ combattimenti, la tolleranza delle fatiche, la pazienza delle +privazioni; ma la povertà d’armi e di munizioni, la inesperienza de’ +condottieri, la dissuetudine della guerra, la mancanza di disciplina, +la perpetua mobilità, sicchè da un giorno all’altro sparivano o +ricomparivano, ingrossavano o si diradavano, senza che mai si potesse +far calcolo sulla loro forza precisa, ne sfruttavano la virtù e ne +isterilivano i sacrifici. + +Però dopo aver tenuto altri sette giorni sulle alture circostanti +Palermo e conseguíto persino, in uno scontro alla Bagheria, di bloccar +nella loro caserma due compagnie di Regi, incalzati da ogni dove da +soverchianti colonne mobili, perduta Bagheria, cacciati da Gibilrossa, +minacciati da Monreale, alle bande non restò altro partito che +abbandonare quella linea troppo inoltrata e ritirarsi in Misilmeri, +dove le gole di Portella di Mare e di Belmonte potevano offrire un buon +baluardo ai difensori e un nuovo centro di riscossa all’insurrezione. + +Se non che difettose le forze, povera l’arte e avversa la fortuna. +Scacciati tra il 12 e il 13 da Misilmeri (chi incolpa l’incuria delle +guardie, chi il tradimento de’ paesani, chi la sfortuna); fallito +un assalto di Sant’Anna contro Monreale; rovesciati poco dopo anche +dalle alture di Monte Cuccio; ecco gl’insorti costretti a cedere nuovo +terreno e a ripiegare su Piana de’ Greci, dove li conduceva la speranza +di potersi unire, appoggiando ad occidente, alle squadre del Sant’Anna, +che dopo l’infausto successo di Monreale andavano a lor volta +ritraendosi, ed erano venute a darsi la posta presso Carini. E a Carini +li aspettava una prova decisiva. + +I Regi non avevano mai perduto la pista delle squadre, molto meno +di quella del Sant’Anna, e appena saputo del loro concentramento, +mossero in tre colonne: l’una pel mare a destra (generale Wytemback, +mille uomini), una per Baida al centro (duemila uomini, generale +Cataldo), una da Monreale a sinistra (mille uomini, colonnello Bosco), +col proposito di circuirle e di distruggerle. Se gl’insorti però +avessero deciso di concentrar la difesa in Carini occupandone la rôcca +e sbarrandone le vie, avrebbero potuto, se non ributtar l’assalto, +protrarre a lungo la resistenza; ma impietositi dalle strida degli +abitanti che non volevano una battaglia fra le loro case, scelsero +il partito di uscire all’aperto, e fu la loro rovina. Resistettero +tuttavia imperterriti al primo fuoco della colonna proveniente +dal mare; ma attaccati in breve di fronte e di fianco dalle altre +colonne, schiacciati dal numero, esauste le cartuccie non tardarono +ad esser vôlti in rotta precipitosa, abbandonando Carini al furore de’ +vincitori, che ubriachi dalla facile vittoria vi si precipitano dentro, +saccheggiando, uccidendo, stuprando, consumandovi una di quelle immani +carneficine, onde il nome borbonico va famoso. + +E coll’infausta giornata di Carini, l’insurrezione siciliana agonizzò. +Restavano qua e là dispersi sui monti alcuni frammenti di squadre; +ma traccheggiati da ogni parte, stremati di forze, privi di viveri +e di munizioni, sarà gran mercè se i più costanti fra loro potranno +trascinare di rupe in rupe una vita precaria, e se di quando in quando +la debole eco di qualche rara fucilata potrà annunciare ai Siciliani +che l’Isola loro non era ancor morta e combatteva sempre. + + +VII. + +Al primo grido dell’insurrezione siciliana grande fu la commozione in +tutta Italia. I nemici per dispetto o paura, gli amici per affetto o +speranza, nessuno poteva riguardare con occhio freddo e non curante +un avvenimento, che apriva una via sì inaspettata all’interrotto moto +italiano. Però man mano che risuonava l’annunzio d’un nuovo fatto, +svisato, come accade, dalla lontananza e amplificato dal desiderio, +una la voce che usciva dai petti patriottici, uno il proposito: bisogna +aiutare i fratelli. E la magnanima idea, caldeggiata, prima che dagli +altri, dai fuorusciti così di Sicilia come di Napoli, accolta dalle +città più importanti, bandita dai Comitati e dalle rappresentanze +di tutti i partiti, acclamata colla passione dell’età dalla gioventù +più animosa, e finalmente già tradotta in un principio d’esecuzione +mediante pubbliche collette d’armi e di danari, divenne in breve il +convincimento, la volontà, diremmo quasi il decreto della nazione +intera. + +Se non che s’affacciava a tutte le menti un’incognita, e susurrava +su tutte le bocche una domanda: Che cosa farà il generale Garibaldi? +Che cosa farà il conte di Cavour? Consentirà egli, l’Eroe, a recare +all’Isola combattente l’aiuto poderoso del suo braccio e del suo nome? +Vorrà egli, il Ministro, impegnare nella zarosa impresa la politica +del suo Governo, e dare egli stesso, o almeno permettere che si diano, +i soccorsi invocati? Quanto al Cavour, vedremo tra poco quel ch’egli +ne pensava: quanto a Garibaldi, ecco, sceverato dalle piacenterie +partigiane come dalle calunnie, l’animo suo. + +Non era quella la prima volta che egli era invitato a capitanare +un’insurrezione siciliana. Anco senza rimontare più addietro, +glien’avevano scritto e parlato fin dal settembre del 1859 a Bologna; +gliel’avevano ripetuto nel marzo del 1860 a Genova; non c’era, può +dirsi, patriotta ed esule siciliano che accostandolo e portandogli un +saluto dai suoi concittadini, non gli annunziasse imminente una levata +della sua Isola, e non sollecitasse la promessa del suo soccorso. + +Ma a tutti questi Garibaldi aveva sempre risposto: — «Non assumere +su di sè di promovere insurrezioni: se i Siciliani spontaneamente si +leveranno in armi, egli, se non sia impedito da altri doveri, accorrerà +in loro aiuto. — Frattanto, soggiungeva, risovvenitevi che il mio +programma è _Italia e Vittorio Emanuele_.[17]» + +Era infatti un dir troppo e nulla; e i Siciliani ne sapevan quanto +prima. Gli è che Garibaldi non fu mai nè un iniziatore, nè un +cospiratore. Egli era, prima e sopra di ogni cosa, un soldato. Il +lavorío paziente, coperto, sedentario delle cospirazioni, non era fatto +per lui. Che gli si offrisse un terreno anche angusto, ma franco, e un +manipolo d’uomini anche inagguerriti, ma armati e pronti a marciare, ed +egli non misurerà il terreno, nè conterà gli uomini, e farà miracoli; +ma obbligarlo a prepararsi da sè nel chiuso d’un gabinetto, a forza di +lettere, di bollettini, di proclami, il campo, le armi e l’esercito, +era un pretendere ch’egli si snaturasse e non fosse più Garibaldi. Egli +non aveva la tempra mazziniana. + +Utopista in tante altre cose, in fatto d’insurrezioni preparate era +un po’ scettico. Andare, come i Bandiera, i Pisacane, i Calvi, seguíto +da poche diecine d’uomini a suscitare per primo un paese sconosciuto, +inerme, addormentato nella pace, non fu mai affar suo. La sentenza +del Maestro: «Il martirio è una battaglia vinta,» lo capacitava fino +a un certo segno. Uomo di guerra, era pronto alla morte, ma a patto di +vender cara la vita; e quanto alla vittoria, non ne conosceva veramente +che una: quella in cui si atterra il nemico e si dorme sul campo. Per +questo nessuno de’ grandi tentativi rivoluzionari d’Italia fu iniziato +da lui; molto meno quello di Sicilia. Garibaldi non ambì mai la corona +del martire precursore, e non l’avrà. + + +VIII. + +Tuttavia le notizie della Sicilia tornavano quella volta troppo gravi +ed insistenti perchè Garibaldi non dovesse impensierirsene. Il 7 +aprile era a Torino, condottovi, come vedemmo, dall’interpellanza sulla +cessione di Nizza, quando si presentavano, quasi improvvisi, nella sua +stanza Francesco Crispi e Nino Bixio. Venivano entrambi da Genova; +avevan recenti novelle dell’insurrezione; chiedevano a nome degli +amici comuni, per l’onore della rivoluzione, per carità della povera +Isola, per la salute della patria intera, che Garibaldi si mettesse a +capo d’una spedizione d’armati e la conducesse egli stesso in Sicilia. +L’eroe sfavillò al magnanimo invito, ma il condottiero esitò; e quando +finalmente, vinto dalle pertinaci istanze de’ suoi amici, rispose +d’accettare, fece ancora una riserva: che la rivoluzione fosse tuttora +viva e tenesse fermo fino al suo arrivo. + +Partirono paghi della risposta i due amici, e reduci a Genova si +accontarono tosto co’ più intimi della parte loro, con Agostino Bertani +principalmente, per la scelta e l’allestimento de’ mezzi. Occorreva +uno, e forse due piroscafi, e di questi si tolse l’assunto Nino Bixio; +occorrevano armi e danari, e per questi fidavano soprattutto nel +Comitato del _Milione di fucili_, fattura, a dir così, di Garibaldi, +che chiudeva già in cassa una discreta somma e nascondeva in certi +arsenali di Milano alcune migliaia di carabine colle rispettive +cartuccie. + +Quanto poi a’ soldati, nessun timore che difettassero. Da mesi migliaia +di giovani non facevano che attendere un segnale; bastava che Garibaldi +mandasse una voce, facesse un cenno, perchè vedesse balzar dal suolo +legioni. E tuttavia, nel primo suo concetto, non era con un Corpo +irregolare e improvvisato di Volontari che la spedizione di Sicilia +avrebbe dovuto iniziarsi. Anco qui di sotto all’eroe traspariva il +capitano. Non che avesse perduto la fede nell’armi popolari, molto +meno ne’ suoi vecchi commilitoni; ma unico, forse, fra quanti lo +consigliavano, a giudicar con occhio esperto tutte le difficoltà +dell’impresa, non gli pareva troppo il tentarla con un’agguerrita e +ordinata milizia. + +Però, cosa fin qui non risaputa, appena ebbe impegnata co’ Siciliani +la sua parola, Garibaldi presentossi al re Vittorio Emanuele, e +confidatogli tutto il disegno, gli chiese se avrebbe permesso ch’egli +si togliesse seco una delle brigate dell’esercito; precisamente la +brigata Reggio, un reggimento della quale era comandato dal Sacchi, e +contava così nelle file come ne’ quadri numerosi avanzi delle antiche +falangi garibaldine. E Vittorio Emanuele, il quale probabilmente non +aveva ancor consultato il conte di Cavour, nè ben ponderate tutte le +ragioni della domanda che gli era rivolta, non assentì, ma non dissentì +nemmeno apertamente; onde Garibaldi, chiamato con gran diligenza il +Sacchi e riferitogli il colloquio avuto col Re, fidando senz’altro +sulla devozione del suo più antico luogotenente di Montevideo, gli +disse di tenersi pronto a seguitarlo col suo reggimento. Esultò il +Sacchi; e tornato ad Alessandria e confidato il segreto a’ più intimi +suoi ufficiali, il Pellegrini, il Grioli, l’Isnardi, il Chiassi, il +Lombardi, n’ebbe da tutti la stessa risposta ch’egli aveva data a +Garibaldi. Se non che, era sogno troppo dorato. Scorsi pochi giorni, +Garibaldi richiamava a Torino il Sacchi, e gli annunziava che il +re Vittorio non solo negava il suo consenso al noto progetto, ma +raccomandava che l’esercito stesse più serrato e disciplinato che +mai, pronto a fronteggiare tutti gli eventuali nemici che gli stessi +avvenimenti del Mezzodì potevano suscitare. + +E così fu che il posto assegnato, nella mente di Garibaldi alla brigata +Reggio, toccò ai Mille. Certo che quell’idea rasentava l’utopía; nè +era presumibile che Vittorio Emanuele, re prudente ed accorto se mai +ve ne fu, e conscio de’ suoi doveri costituzionali, avrebbe impegnato +la sua regia parola in un complotto che gettava il suo Stato novello +nell’ignoto d’un’avventura, ed equivaleva ad un’aperta dichiarazione di +guerra. + +Valga piuttosto il fatto, quale sulla fede di non disputabile +testimonianza l’abbiamo narrato,[18] a chiarire sempre più in quale +confidente abbandono d’ogni più riposto loro pensiero vivessero a que’ +giorni il Re Galantuomo e il Condottiero popolare, ed a riattestare +in faccia alla storia, se pur ve n’ha mestieri, quanto fosse grande la +complicità della Monarchia in quella congiura fortunata, che ebbe per +prologo Marsala e per lieta catastrofe l’unità nazionale. + +E sia pur vero che quella complicità sia stata, in sulle prime +segnatamente, peritosa, ambigua, negativa: chiunque abbia senso delle +necessità d’uno Stato, e memoria de’ pericoli che attorniavano a que’ +giorni l’Italia, intende che non poteva essere diversa. La rivoluzione +poteva azzardar tutto su una carta; la Monarchia no. L’alleanza +della Monarchia colla rivoluzione non poteva essere effettuabile e +fruttuosa che a due patti: che entrambe operassero a seconda della loro +natura, e che l’una non usurpasse le parti e non intralciasse l’azione +dell’altra. Un partito rivoluzionario che si fosse proposto procedere +coi riguardi, le cautele, gli scrupoli d’un governo costituito, si +sarebbe esausto nelle sterilità; un Governo che avesse voluto seguir +gli andamenti, imitare le audacie e affettare la irresponsabilità d’un +partito rivoluzionario, si sarebbe infranto contro la lega di tutti gli +altri governi costituiti, e avrebbe trascinato nella propria rovina la +causa stessa che voleva difendere. Era lecito a Garibaldi ed a’ suoi +tentare il magnanimo giuoco, poichè al postutto si arrischiavano bensì +molte vite preziose, ma non la patria tutta; il Governo del nuovo Regno +d’Italia, responsabile non solo dell’esistenza sua, ma dell’avvenire +della nazione intera, non poteva, senza abiura della sua stessa +missione, correre la medesima sorte. + +Queste pertanto e non altre le ragioni della politica all’aspetto +obliqua, dubbiosa e talvolta bifronte del conte di Cavour alla vigilia +di Marsala. Il problema che per Garibaldi era semplicissimo, per lui +era terribilmente complesso ed aggrovigliato. Egli non poteva certo, +senza offendere il sentimento della universalità degl’Italiani, guardar +con occhio indifferente la sommossa siciliana, molto meno lasciarla +strozzare disperata d’ogni soccorso; ma non poteva nemmanco farsene +aperto campione, nè recare ostensibilmente un aiuto che avrebbe svelato +anzi tempo il fine ultimo della sua politica, e attirato sopra il +giovine Regno italiano la collera sino allora delusa e blandita di +tutta l’Europa conservatrice. Poteva però permettere che l’aiuto si +recasse, o fingere di non poter impedire che fosse recato; ma perchè +questa tattica, non grande per fermo, ma certo utilissima, sortisse +tutto il suo pieno effetto, gli era mestieri appunto di quell’arte +occulta, sottile, prestigiosa, lesta di mano e larga di coscienza che +offende le anime rettilinee e cavalleresche, e spiace in sulle prime ad +amici e nemici; ma vien poi sempre perdonata, tanto è umana essa pure, +in virtù dello scopo e in grazia del successo. + +E così fece. Che il conte di Cavour avesse scorto fin da’ primi giorni +la grande importanza del moto siciliano, lo accerti questo solo: che +prima ancora di conoscere gl’intendimenti di Garibaldi, egli fece +chiedere al generale Ribotti[19] (quel medesimo che aveva comandato +i primi corpi volontari di Modena e di Parma), se, venendo il caso, +avrebbe consentito d’andare a capitanare anco gl’insorti di Sicilia. +Poscia ebbe egli pure, come li avrà più tardi Garibaldi, alcuni giorni +di dubbiezza e d’indecisione: le novelle di Sicilia non venivano +più così propizie; già correva voce che l’insurrezione agonizzasse +nei monti; e naturalmente l’uomo di Stato prima di dar un passo e di +scoprire i suoi intendimenti esitava. + +Tuttavia, quando intese che la lotta nell’Isola persisteva e che +Garibaldi s’era impegnato a soccorrerla; quando udì intorno a sè gli +esuli di Napoli e di Sicilia preganti per la loro terra nativa; quando +vide tra i complici e i fautori dell’insurrezione i suoi stessi amici +e più fidati seguaci; quando s’accorse che il grido per la Sicilia +non era artificio d’un sol uomo o d’un sol partito, ma eco schietta +e profonda d’un sentimento dell’intera nazione; allora non vacillò +più, e concesse a’ soccorritori tutto quello che a governante di Stato +ordinato era lecito concedere: la balía di prepararsi, d’armarsi, di +salpare all’ombra del suo Governo e sotto l’egida del suo Re.[20] + +Così quando il Comitato del _Milione di fucili_ fece intendere che le +armi raccolte a Milano dovevano essere trasportate a Genova, finse +di non saperlo; che se poi quell’armi furono negate e sequestrate, +l’autore del diniego e del sequestro è noto; una appunto di quelle +anime rettilinee e cavalleresche che non sapevano seguire la politica +molto curvilinea del conte di Cavour; nè intendere si «potesse avere +un rappresentante presso il Re di Napoli e mandar de’ fucili in +Sicilia.[21]» + +Così quando tra il 18 e il 19 aprile Giuseppe La Masa si presentava al +conte di Cavour per chiedergli in nome de’ suoi compagni d’esiglio di +voler concedere alla insurrezione un aiuto un po’ più efficace della +semplice astensione e di risarcire almeno i fucili staggiti a Milano; +ecco il Conte fare un altro passo ancor più decisivo, e ordinare al +La Farina di somministrare a Garibaldi quante armi avesse disponibili +ne’ suoi depositi la Società nazionale. Che se poi quelle armi +parvero scarse e pessime, e furon date con avarizia e mala grazia, e +rinfacciate poi con acrimonia e superbia, la colpa ricade sull’uomo che +il Cavour s’era tolto a Ministro della sua politica segreta, un uomo +di nobile mente, di infaticabile e fervido patriottismo; ma invasato +di passione partigiana, infatuato nell’idea d’aver egli solo preparato +la spedizione siciliana, e morto col rancore male dissimulato[22] di +aver rappresentato sulla scena italiana una parte poco vistosa e poco +applaudita. + +E così finalmente, quando la spedizione fu in procinto di partire, +inviava nelle acque di Sardegna l’ammiraglio Persano, coll’ordine di +catturare i volontari se toccavano qualche porto dell’Isola,_ ma di +lasciarli procedere nel loro camminino incontrandoli per mare_; ordine, +a dir vero, che non imponeva all’Ammiraglio alcuno sforzo straordinario +d’acume, nè alcuna prova singolare di coraggio per essere nel suo vero +senso interpetrato.[23] + + +IX. + +Intanto Garibaldi, visitato nuovamente a Torino dal Crispi, dal Medici, +dal Finzi, dal Bertani, e presi con loro gli ultimi accordi, partiva +il giorno 20 aprile per Genova, e dalla casa del suo amico Coltelletti +passato tostamente nella Villa Spinola presso Quarto, offertagli +dall’altro suo amico Candido Augusto Vecchi, piantava colà il Quartier +generale della spedizione. + +Questa infatti pareva irrevocabilmente deliberata. Il Bixio, cercato +indarno un bastimento che assumesse il viaggio periglioso, pel puro +noleggio, era riuscito più fortunatamente a persuadere Raffaele +Rubattino a lasciarsi rapire, con un simulacro di pirateria, e mercè la +sola malleveria della firma di Garibaldi, due de’ suoi piroscafi, e al +più era provveduto. + +Le carabine di Milano si potevan dire perdute; ma i mille cinquecento +fucili e le cinque casse di munizioni, promessi dal La Farina, e +qualche diecina di carabine e di rivoltelle raccolte a Genova, parevan +bastare al bisogno. I danari penuriavano, ma si contava sulla cassa +del _Milione di fucili_ e intanto si suppliva alle prime spese con +ottomila lire mandate dai Pavesi e con qualche dono venuto a Garibaldi +da Montevideo. + +La gioventù abbondava e passeggiava anche troppo rumorosamente le +strade di Genova: l’accordo infine tra i capi delle varie parti, o +meglio dire tra i membri dei varii Comitati patriottici (quello di +_Soccorso degli Esuli siciliani_; quello della _Società nazionale_; +quello del _Partito d’azione_), pareva più o meno affettuosamente +stabilito; e una voce già correva da Villa Spinola per tutte le fila +che la notte del 27 aprile si sarebbero salpate le àncore. + +Se non che le Bande siciliane toccavano appunto in que’ giorni la rotta +di Carini; e un telegramma in cifra spedito da Malta da Nicola Fabrizi +a Francesco Crispi venne interpretato così: + + «Malta, 26 aprile 1860. + + Completo insuccesso nelle provincie e nella città di Palermo. Molti + profughi raccolti dalle navi inglesi giunti in Malta.[24]» + +Era quanto dire tutto finito; e se i più, gli esuli principalmente, non +potevano ancora confessarlo, Garibaldi, il quale fin da principio aveva +posto per condizione del suo soccorso la durata dell’insurrezione, +e si era mostrato più d’ogni altro impensierito della gravità del +cimento, appena udito l’infausto annunzio dichiarò che l’impresa era +ormai impossibile, e ne disdisse egli stesso gli apparecchi. Con quale +animo i principali attori e cooperatori della spedizione accogliessero +l’inattesa risoluzione del loro Capitano, non si potrebbe con una +sola parola ridire. I consigli e i propositi furono diversi secondo +i caratteri e i temperamenti, gl’interessi e le parti. Chi esclamava, +come il La Masa: Garibaldi non necessario, e lui essere sempre pronto +a prenderne il posto; chi sconsigliava severamente la spedizione +come il Sirtori, ma diceva: «se Garibaldi parte io lo seguo;» chi +la dava addirittura per fallita e se ne ritornava rassegnato a +Torino, come il La Farina; chi infine, come il Crispi, il Bertani, +il Bixio persistevano a crederla sempre effettuabile, e con questa +nobile ostinazione nell’animo si stringevano intorno al Generale, +scongiurandolo a non desistere dal magnanimo voto, a non privare quella +povera Isola combattente del poderoso soccorso della sua spada, a +pensare a tanta gioventù accorsa d’ogni dove per combattere o morire +con lui: a pensare all’Italia. + +Generosi consigli, ma vani: Garibaldi ne’ solenni cimenti non li +prende mai che da sè stesso. Però ascoltava cortesemente tutti; ma +non dava risposta concludente e decisiva a veruno. Fin dall’arrivo di +quell’infausto telegramma aveva mutato d’aspetto. Fattosi anche più +pensoso e taciturno del consueto, andava solitario lungo la spiaggia +del mare e vi restava lunghe ore immobile, silenzioso, cogli occhi +fissi ad un punto dell’orizzonte, come se vi scorgesse tra le ultime +brume la immagine dolente e insanguinata della Sicilia, e ognuna di +quelle ondate che veniva a frangersi a’ suoi piedi gli portasse dal +deserto infinito il responso del suo destino. + +Così era fatto Garibaldi! Il consiglio decisivo egli non lo chiedeva +più oramai ai sillogismi della ragione; ma lo aspettava da que’ moti +istintivi, da quelle ispirazioni inconscie, da quei presagi fatidici +che sono il sesto senso, la coscienza privilegiata, il Dio ignoto de’ +poeti e degli eroi. + +Però ripetiamo qui ciò che scrivemmo in altre pagine, per risposta ai +tanti che si vantarono d’avergli persuaso Marsala: nessuno lo persuase; +nessuno lo dissuase. Garibaldi non può essere misurato al metro comune, +e chi lo dimentichi rischierà quasi sempre di sbagliare la giusta +grandezza così delle sue colpe, come delle sue virtù. La Poesia, +fatidica interprete della storia umana, attribuì sempre ad una volontà +divina le gesta solenni degli eroi; e solo al celeste lume della Poesia +convien cercare la spiegazione suprema di Marsala. È l’Araldo di Giove +che strappa il Dardanide dai molli talami della Cartaginese, e gli +rammenta il grande fato di Roma; è l’Angiolo del Signore che scuote +in sogno il pio Goffredo e gli addita il Sepolcro di Cristo; son voci +arcane dall’alto che suscitan la Vergine di Domrémy e l’armano per il +riscatto della patria sua; e fu certo una gran voce echeggiata dentro +le profondità più ascose dell’anima sua, quella che troncò tutti i +contrasti, vinse tutte le dubbiezze di Garibaldi, e all’improvviso, +imperiosamente, inappellabilmente, come un cenno di Dio, gl’intimò +la partenza: «Partiamo,» disse il 1º maggio agli amici raccoltisi +ancora intorno a lui a iterare le preghiere e supplicare la risposta: +«Partiamo, ma purchè sia domani.» E domani non era possibile; ma quel +grido subitaneo d’impazienza, quella fretta quasi febbrile, dopo tanti +giorni d’indecisione, attesta una volta di più che l’eroe agiva oramai +sotto l’impero d’una volontà arcana, e che scendendo nell’arena egli +sentiva intorno a sè, come Achille e Rolando, l’egida d’una protezione +divina. + + +X. + +La sera del 4 maggio Genova ferveva d’insolito moto. Le vie brulicavano +d’una folla straordinaria; capannelli di cittadini si componevano +e scomponevano rapidamente in tutti i canti, e la voce: «Partono +stanotte,» volava con accenti alterni di ansietà e di gioia su tutte +le labbra. Intanto drappelli di giovani, all’aspetto forastieri, +traversavano taciti e affrettati la città e si dirigevano tutti +insieme, come mossi da un solo pensiero, fuori di Porta Pila. Poche +ore dopo il Bixio, finto pirata, saltava con pochi seguaci a bordo del +_Piemonte_ e del _Lombardo_ (i due vapori concessi dal Rubattino) e +se ne impadroniva, e Garibaldi in camicia rossa e _puncio_ americano, +il sombrero sugli occhi, la sciabola sulle spalle, il _rewolver_ +e il pugnale alla cintura, scendeva sul far della mezzanotte da +Villa Spinola alla spiaggia di Quarto, e colà attorniato tosto da’ +suoi volontari giunti prima di lui al convegno, e tornato sereno e +quasi ilare, vi attendeva in placidi ragionari l’arrivo dei predati +bastimenti. Il Governo solo in tanto tramenío sembrava dormire +profondamente. + +Era però succeduto un piccolo incaglio. L’operazione de’ bastimenti era +stata più lunga del supposto; la macchina del _Lombardo_ non funzionava +bene, talchè era stato mestieri che il _Piemonte_ se lo attaccasse alla +poppa e lo traesse a rimorchio; onde Garibaldi, dubitando di qualche +inatteso sinistro, fu preso subitamente da una tal quale impazienza, +e buttatosi in un canotto faceva vogare a forza di poppa verso Genova +per verificare co’ suoi occhi la causa dell’indugio. Fortunatamente +i bastimenti erano già in cammino; e Garibaldi balzato a bordo del +_Piemonte_ e preso da quel momento il governo della piccola flottiglia, +comandò egli stesso la manovra per accostar la spiaggia di Quarto. +Colà tutto era pronto: da Villa Spinola eran già stati calati i mille +fucili, non più, dati dal La Farina[25] (i viveri, le munizioni e +il resto dell’armi dovevano esser presi in mare); il Bertani aveva +già consegnato a Garibaldi trentamila franchi in oro, terzo della +somma offerta del _Milione di fucili_;[26] i Legionari «battevano +il piede sulla spiaggia, come il corsiero generoso impaziente delle +battaglie;[27]» e in brev’ora, senza strepito e senza disordine, tutto +fu imbarcato. + +Già biancheggiava l’alba del 5 maggio: le camminiere fumavano; la +rotta era segnata; tutti gli ordini erano dati; il Bixio al comando del +_Lombardo_, il Castiglia a quello del _Piemonte_, non attendevano più +che il segnale; Garibaldi tuonò un sonoro: _Avanti_; le àncore furono +salpate; le ruote si scossero; le prue si drizzarono verso sirocco, e +in brev’ora le due navi non furono che due masse nere, sormontate da un +pennacchio grigio, sulla glauca conca del Golfo ligure. + +_O nimis optato sæclorum tempore nati — Heroes salvete_.[28]» Voi +portate l’Italia e la sua fortuna; voi state per scrivere una delle +più stupende pagine del secolo nostro; voi apparecchiate alla patria +l’unità, alla poesia la leggenda, al valore latino una novella +apoteosi, e felici o sfortunati siete immortali. Però scegliere tra +voi la schiera de’ più eletti sarebbe ingiusto: vi accomuna la fede +nella virtù, vi uguaglia la religione del sacrificio, e Omero dovrebbe +scrivere il vostro eroico catalogo coll’intero Albo dei _Mille_. + + +XI. + +Garibaldi non poteva cimentar sè e la causa d’Italia a sì perigliosa +avventura senza chiarire alla nazione ed al suo capo i propri +intendimenti e, soprattutto, senza stringere co’ suoi amici lasciati +sul Continente tutti gli accordi che valessero ad assicurargli alle +spalle una base d’operazione ed una fonte durevole di soccorso. + +Al Re aveva scritto: non aver consigliato l’insurrezione dei Siciliani, +ma dacchè essi s’erano levati in nome dell’unità italiana non poter +più esitare a correre in loro aiuto. Sapeva la spedizione pericolosa, +ma confidava in Dio e nel valore de’ suoi compagni. «Suo grido sarebbe +sempre: Viva l’Unità d’Italia e Vittorio Emanuele, suo primo e più +prode soldato. Non avergli comunicato il suo progetto, perchè temeva +che la grande devozione che nutriva per lui l’avesse persuaso ad +abbandonarlo.[29]» + +All’esercito, memore della promessa fatta al Sacchi, raccomandava di +non sbandarsi, di sovvenirsi che anche nel Settentrione avevamo nemici +e fratelli, di stringersi sempre più ai suoi valorosi ufficiali ed a +quel Vittorio, la di cui bravura «può essere rallentata un momento da +pusillanimi consiglieri, ma che non tarderà a condurli a definitivi +trionfi.[30]» + +Finalmente ad Agostino Bertani, creato da lui suo proministro per tutta +Italia, lasciava questi amplissimi incarichi: + + «Genova, 5 maggio 1860. + + »Mio caro Bertani, + + »Spinto nuovamente sulla scena degli avvenimenti patrii, io lascio + a voi gli incarichi seguenti: + + »Raccogliere quanti mezzi sarà possibile per coadiuvarci nella + nostra impresa; + + »Procurare di far capire agl’Italiani, che, se saremo aiutati + dovutamente, sarà fatta l’Italia in poco tempo, con poche spese; + ma che non avranno fatto il dovere, quando si limitano a qualche + sterile sottoscrizione; + + »Che l’Italia libera d’oggi, in luogo di centomila soldati deve + armarne cinquecentomila, numero non certamente sproporzionato + alla popolazione, e che tale proporzione di soldati l’hanno gli + Stati vicini, che non hanno indipendenza da conquistare; con tale + esercito l’Italia non avrà più bisogno di stranieri, che se la + mangiano a poco a poco col pretesto di liberarla; + + »Che ovunque sono Italiani che combattono oppressori, là bisogna + spingere tutti gli animosi e provvederli del necessario per il + viaggio; + + »Che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla, + ma nell’Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel Napoletano, ec., + dovunque sono dei nemici da combattere. + + »Io non consigliai il moto della Sicilia, ma venuti alle mani quei + nostri fratelli, ho creduto obbligo di aiutarli. + + »Il nostro grido di guerra sarà: _Italia e Vittorio Emanuele_; + e spero che la bandiera italiana anche questa volta non riceverà + sfregio. + + »Con affetto + + »vostro GIUSEPPE GARIBALDI.[31]» + +E questo mandato troppo per sè solo vago e indeterminato, combinato +con altre lettere e discorsi di Garibaldi, diverrà poi il primo germe +maligno di dissidi che minacceranno più d’una volta di turbar la +concordia del partito nazionale e saranno origine di alcuni non lieti +episodi che avremo a narrare fra poco. + +Se non che la fortuna parve fin dai primi passi corrucciarsi +dell’audace disfida, e suscitò ai navigatori una imprevista difficoltà. +Una parte delle armi, e tutte le munizioni erano state caricate sopra +due paranze, che dovevano aspettare con un fanale alla prua i due +vapori all’altezza di Bogliasco e in essi trasbordare il loro carico. +E difatti poco lontano dal punto indicato un fioco lume tremola sulle +acque e par che navighi esso pure verso i piroscafi; quando, a un +tratto che fu, che non fu,[32] il lume dà volta, s’allontana, dilegua, +lasciando tutta la costa nella silenziosa oscurità di prima. Indarno +Garibaldi fa rallentare le macchine, indarno fruga, quanto gira +l’occhio, la costa ed il mare; il mare e la costa non gli danno altra +risposta. Era una terribile verità: quella barca portava a bordo la più +necessaria parte dell’arsenale della spedizione; senza quella barca +anche quel migliaio di grami fucili del La Farina diventava affatto +inservibile; i Mille non erano più che una turba di viaggiatori inermi, +ed ogni altro capitano avrebbe giudicato la spedizione ineffettuabile +e deciso il ritorno. Non Garibaldi. Ordinato ai suoi Luogotenenti, +partecipi del segreto, di nascondere a chicchessia il contrattempo, +ormai fidente nella sua stella, e avendo probabilmente già trovato +nella fervida mente il rimedio del male: «Non importa, esclama, +facciamo rotta per il canale di Piombino;» e le due navi ripigliarono +all’istante l’interrotto cammino, e i Volontari, che s’erano tutti +levati a commentar quella sosta inattesa senza nulla capirne, tornarono +inconsci e tranquilli ad accucciarsi sul ponte, a spandersi nelle +cabine, a dondolarsi sui bordi; taluno a scriver le prime linee delle +sue Memorie; tal altro a battagliare, come Don Giovanni, tra i ricordi +della bella lasciata al paese, e gl’ingrati effetti del rollío e del +beccheggio. + +Poichè v’era tutto un mondo su quel naviglio: la recluta ed il +veterano; l’avventuriere e l’eroe; l’artista ed il filosofo; il +settario ed il patriotta; il lafariniano intollerante ed il mazziniano +arrabbiato: «il Siciliano in cerca della patria, il poeta d’un romanzo, +l’innamorato dell’obblío, l’affamato di un pane, l’infelice della +morte: mille teste, mille cuori, mille vite diverse; ma la cui lega +purificata dalla santità dell’insegna, animata dalla volontà unica di +quel Capitano, formava una legione formidabile e quasi fatata.[33]» + + +XII. + +Oltrepassato il Canale di Piombino la mattina del 7 maggio, la piccola +flottiglia andò a gettar l’ancora innanzi a Talamone, a breve tratto da +Porto Santo Stefano, a poche miglia da Capo Argentaro e dalla fortezza +d’Orbetello. Nè fu certo per riposarvi. + +Parecchie potevano essere le ragioni di quella fermata, ma principale +fra tutte quella di cercare su quella costa solitaria, ma spesseggiante +di fortilizi e di arsenali terrestri e marittimi, un mezzo, un +espediente qualsiasi per risarcire la grave perdita delle munizioni, +o predate o smarrite colla paranza di Portofino. E però fu anche +questo il primo scopo, cui Garibaldi converse i suoi pensieri. +«Talamone (narra egli stesso) aveva un povero porto poveramente armato, +comandato da un ufficiale e da pochi veterani. I Mille avrebbero potuto +facilmente impadronirsene anche scalandolo; ma non sembrò conveniente, +e perchè si sarebbe fatto troppo chiasso, e perchè non si era certi di +trovarvi quanto abbisognava.» + +Conveniva dunque fidare in qualche stratagemma, e Garibaldi, già, lo +sappiamo, non ne fu mai a corto. + +Sovvenutosi d’aver seco nel poco bagaglio la sua uniforme da Generale +piemontese del 1859, appena sceso a terra la indossò, e fatto chiamare +a sè il vecchio Comandante di Talamone, gli fu facile ottenere da +lui, parte col prestigio del nome e l’affabilità de’ modi, parte +coll’autorità di quell’assisa, tutto quanto gli occorreva. Se non +che il Castellano era più volenteroso che ricco; nella sua vecchia +bicocca non v’erano più che pochi fucili arrugginiti e un’antiquata +colubrina; buoni pur quelli, pensò il Capitano de’ Mille, ma non +certo bastevoli alla sua grande miseria. Fortunatamente però il +Comandante di Talamone nel consegnargli que’ poveri rimasugli fece +intendere che le scorte di guerra di tutto quel tratto di costa +erano raccolte nel forte di Orbetello, e che colà certamente la +spedizione avrebbe trovato quanto le poteva occorrere. Bastò. Pochi +istanti dopo il colonnello Türr riceveva da Garibaldi l’incarico di +chiedere al Comandante d’Orbetello quante armi e munizioni aveva in +serbo ne’ suoi arsenali; e due ore dopo, munito di questo biglietto +di Garibaldi: — «Credete a tutto quanto vi dice il mio Aiutante di +campo, il colonnello Türr, ed aiutateci con tutti i vostri mezzi per +la spedizione che io intraprendo per la gloria del nostro re Vittorio +Emanuele e per la grandezza d’Italia;» — il Colonnello stesso si +presentava al maggiore Giorgini, tale era il nome del Comandante, e +gli esponeva l’oggetto del suo mandato. Il Giorgini in sulle prime, +sgomento della grave responsabilità cui andava incontro, ne rifuggì +apertamente; ma poi il Türr seppe tanto dire e fare e così destramente +dimostrargli l’impresa esser voluta dal Re, andarne della Sicilia non +solo, ma dell’Italia, ogni ritardo poter riuscire esiziale, infine +la responsabilità del concedere essere in quel caso un nulla al +paragone di quella del rifiutare, che il buon Giorgini, ascoltando +certo più le voci del patriottismo che quelle della rigida disciplina +militare, finì col darsi per vinto, e col concedere tutto quanto gli +era richiesto. Nè infatti quel giorno era ancora tramontato, che lo +stesso Giorgini conduceva a Garibaldi (tenersi dal vedere egli stesso +il magico eroe non avrebbe potuto) centomila cartocci, tre pezzi da +sei e milleduecento cariche, le quali, unite ai vecchi schioppi e alla +barocca colubrina di Talamone, compirono l’armamento ben degno di quei +Mille _pezzenti_ alla conquista di un regno.[34] + +Ma di pari passo a questa, un’altra operazione, importantissima fra +tutte, era stata compiuta. La gente imbarcata a Quarto non era fino +allora che una turba informe e confusa; conveniva darle al più presto +una forma ed un aspetto militare. Però anche a questa bisogna poche ore +bastarono. Scesi a terra i Legionari, e passata una prima rassegna, +millesettantadue risposero all’appello. In seguito, divisa la gente +in nove compagnie, ed eletti: a Capo dello Stato Maggiore Giuseppe +Sirtori, del Quartier generale Stefano Türr, dell’Intendenza Giovanni +Acerbi, del Corpo sanitario il dottor Ripari; fu letto un Ordine del +giorno, nel quale, dopo aver stabilito che il corpo riprenderebbe +il nome di _Cacciatori delle Alpi_, e raccomandata l’abnegazione +e la disciplina, era proclamato che il suo grido sarebbe sempre +quello, rimbombato già sulle sponde del Ticino: _Italia e Vittorio +Emanuele_.[35] L’organizzazione poi, soggiungeva l’Ordine del giorno, +sarebbe stata «in tutto simile a quella dell’esercito italiano a cui +apparteniamo, ed i gradi, più che al privilegio, _sono dati_ al merito, +e sono gli stessi già coperti su altri campi di battaglia.[36]» + +A questo solo però non s’eran fermate le cure di Garibaldi. Il pensiero +vagheggiato fin dai giorni della Cattolica di un’invasione nelle +provincie romane, egli l’aveva sepolto in fondo al cuore, ma deposto +non mai; e la riscossa siciliana non aveva fatto che ridestarlo e +richiamarlo a vita novella. Nella mente sua un concetto non escludeva +l’altro, anzi a vicenda s’integravano e insieme compievano quel disegno +d’insurrezione generale di tutta Italia, che era il suo eroico sogno, +e di cui i «cinquecentomila volontari e il milione di fucili» dovevano +essere i fattori e gli stromenti. + +Poichè l’eroe aveva promesso il suo braccio ai Siciliani, e’ non +intendeva ritrarlo; ma pensava sempre che la Sicilia potesse essere +soccorsa in due modi: recandole un rinforzo d’armi e d’armati; e +suscitando nella restante Italia, rimasta schiava, segnatamente nelle +Marche, nell’Umbria e nel Napoletano, una vasta sommossa che mettesse +in fiamme tutta la Penisola, e finisse una buona volta, per dirla con +lui, «le nostre miserie di tanti secoli.» Da ciò le parole al Bertani +«che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla, ma +dovunque sono nemici;» da ciò la lettera al Medici (Genova, 5 maggio +1860), nella quale consigliandolo a serbarsi per altre imprese ed a +fare ogni sforzo per inviare soccorsi di armi e di gente in Sicilia, +gli aggiungeva di fare «lo stesso nelle Marche e nell’Umbria, ove +presto sarà l’insurrezione, e dove presto conviene promuoverla a +tutta oltranza.[37]» Da ciò infine l’appello agl’Italiani bandito da +Talamone: «Che le Marche, l’Umbria, la Sabina, Roma, il Napoletano, +insorgano per dividere le forze de’ nostri nemici;» e quale ultimo +portato di quest’idea, quella diversione o spedizione nell’Umbria, che +fu detta di Talamone. + +Di questo fatto inesattamente si scrisse, e male si giudicò fin +d’allora; ma alieni dall’occupare, con litigiose digressioni, il posto +sacro alla Storia, ci restringeremo a dire del fatto, quanto a noi +stessi, testimoni e attori involontari, consta in modo non discutibile, +nè confutabile. + +Nella mattina stessa del 7 maggio, Garibaldi faceva chiamare nella +casa del Gonfaloniere, dove aveva posto il Quartier generale, il +colonnello Zambianchi e gli proponeva di mettersi a capo d’una schiera +di Cacciatori delle Alpi per tentare un’invasione nell’Umbria dal lato +di Orvieto. Gli avrebbe dato, diceva, armi e danari; l’affidava che a +poche miglia avrebbe trovato una colonna già in marcia di Livornesi che +s’unirebbe a lui; lo lusingava che una spedizione si stesse preparando +a Genova dal Cosenz e dal Medici, e ch’egli stesso, Garibaldi, potesse +comparire nell’Umbria e pigliare il comando dell’impresa. + +E questo fu il primo capitale errore del Duce dei Mille. Lo Zambianchi, +colonnello nel 1849 de’ Gendarmi della Repubblica romana, aveva +lasciato dietro a sè una fama piuttosto di brutalità che di prodezza; +e non possedeva certo alcuna delle doti necessarie a governare una +siffatta impresa. Appunto perchè grosso di cervello, quanto spavaldo di +cuore, non si rese alcun conto della difficoltà e della responsabilità +del mandato, e l’accettò. Garibaldi gli diè facoltà di scegliersi, fra +i Mille, una schiera di cinquanta o sessanta volontari, gli assegnò +egli stesso due o tre ufficiali (buoni, diceva il Generale), i quali, +indarno supplicato di non essere staccati dai camerata coi quali +eran partiti, ma non volendo in quell’ora solenne dar l’esempio d’una +indisciplinatezza, si rassegnarono al sacrificio; gli pose nelle mani +sessanta buone carabine, quaranta _revolver_ e seimila franchi; gli +consegnò un Manifesto da bandirsi ai Romani, e un foglio d’Istruzioni +tutto di suo pugno e lo mandò con Dio. + +Il Manifesto già noto diceva: + + «Romani! + + »Domani voi udrete dai preti di Lamoricière che alcuni _Mussulmani_ + hanno invaso il vostro terreno. Ebbene, questi _Mussulmani_ sono + gli stessi che si batterono per l’Italia a Montevideo, a Roma, in + Lombardia! quelli stessi che voi ricorderete ai vostri figli con + orgoglio, quando giunga il giorno che la doppia tirannía dello + straniero e del prete vi lasci la libertà del ricordo! + + »Quelli stessi che piegarono un momento davanti ai soldati + agguerriti e numerosi di Buonaparte, ma piegarono colla fronte + rivolta al nemico, ma col giuramento di tornare alla pugna, e con + quello di non lasciare ai loro figli altro legato, altra eredità + che quella dell’odio all’oppressore ed ai vili! + + »Sì, questi miei compagni combattevano fuori delle vostre mura, + accanto a Manara, Melara, Masina, Daverio, Peralta, Panizzi, + Ramorino, Mameli, Montaldi, e tanti vostri prodi che dormono presso + alle vostre catacombe, ed ai quali voi stessi deste sepoltura, + perchè _feriti per davanti_. + + »I vostri nemici sono astuti e potenti, ma noi marciamo sulla terra + degli Scevola, degli Orazii e dei Ferrucci; la nostra causa è la + causa di tutti gl’Italiani. Il nostro grido di guerra è lo stesso + che risuonò a Varese ed a Como: _Italia e Vittorio Emanuele!_ e + voi sapete che con noi, caduti o vincenti, sarà illeso l’onore + italiano. + + »G. GARIBALDI + + »Generale romano promosso da un Governo + eletto dal suffragio universale.» + +Le Istruzioni, ignorate sino ad ora e che per la prima volta si +pubblicano, aggiungevano:[38] + + _Istruzioni al comandante Zambianchi._ + + «1º Il comandante Zambianchi invaderà il territorio pontificio + colle forze ai suoi ordini, ostilizzando le truppe straniere + mercenarie di quel Governo antinazionale con tutti i mezzi + possibili. + + »2º Egli susciterà all’insurrezione tutte quelle schiave + popolazioni contro l’immorale Governo, e procurerà ogni modo + per attrarre con lui tutti i soldati italiani che si trovano al + servizio del Papa. + + »3º Egli, campione della causa santa italiana, reprimerà qualunque + atto di vandalismo col maggior rigore, e procurerà di farsi amare + dalle popolazioni. + + »4º Chiederà, come è giusto, dai Municipi ogni cosa, di cui possa + aver bisogno in nome della Patria, che compenserà alla fine della + guerra ogni spesa sopportata da particolari e Comuni. + + »5º Egli propagherà l’insurrezione dovunque negli Stati del Papa + ed in quelli del Re di Napoli, evitando, per quanto è possibile, di + percorrere gli Stati italiani del re Vittorio Emanuele, il nome del + quale e d’Italia saranno il grido di guerra d’ogni Italiano. + + »6º Eviterà più che possibile d’accettare soldati dell’esercito + nostro regolare, anzi raccomanderà a questi di non abbandonare le + loro bandiere, e che non tarderà il loro turno in combattimenti + maggiori. + + »7º Trovandosi con altri corpi italiani nostri, procurerà di + accordarsi circa le operazioni. Se alla testa di quei corpi + si trovassero i brigadieri Cosenz o Medici, egli si porrà + immediatamente ai suoi ordini, e se vi fosse guerra tra Vittorio + Emanuele e i tiranni meridionali, allora si porrebbe agli ordini + del comando superiore del Re o chi per lui. + + »(_Firmato_) G. GARIBALDI + + »Generale del Governo di Roma, eletto dal suffragio universale + e con poteri straordinari.» + +Ora come Garibaldi potesse dar per cosa quasi certa la prossima +entrata del Cosenz e del Medici[39] nelle provincie romane, e molto +più come potesse credere che l’esercito regio li avrebbe o preceduti +o spalleggiati, è problema che forse Garibaldi stesso non saprebbe +risolvere; uno dei tanti enigmi di cui tutte le congiure son piene, e +quella del risorgimento italiano è riboccante. + +Comunque, lo Zambianchi, radunata la sua piccola schiera, la sera +stessa del 7 maggio spiccò la marcia verso Fontebranda, e incontrata la +mattina vegnente la colonna promessagli de’ Livornesi,[40] continuò, +attraverso tutta la Maremma grossetana, senza mai incontrare su +suoi passi l’ombra d’un ostacolo. Soccorso dai Municipi di viveri, +di vesti, e talvolta, come a Scansano, di armi; non molestato dalle +Autorità governative, e spesso segretamente secondato, arrivò dopo +dodici giorni di viaggio agiato e tranquillo a Pitigliano sul confine +della provincia orvietana. Colà ospitato, mantenuto, al solito, +festeggiato dagli abitanti, sostò comodamente altri tre giorni; e tra +il 20 e il 21 sconfinò. I troppi saggi di volgarità e d’imperizia dati +dallo Zambianchi non consentivano più alcuna illusione sull’esito +finale dell’impresa, e i pochi che nelle file ragionavano ancora, +lo prevedevano e ne tremavano. Ma che fare? Non avrebbero potuto +denunciare l’inettitudine del Comandante senza taccia di sediziosi; +non sottrarsi al destino de’ loro camerata senza taccia di disertori, e +convenne loro rassegnarsi, tacere e marciare sino alla fine. Infatti, +giunti alle grotte di San Lorenzo, tra Valentano e Acquapendente, la +catastrofe, preveduta, precipitò. Il Colonnello, disposti a rovescio +gli avamposti e trascurate le più elementari norme di cautela militare, +aveva lasciato i volontari disperdersi tra le case e le cantine, +dove col dolce vin di Orvieto gli abitanti medesimi li attiravano; +e abbandonatosi egli stesso a copiose libazioni, era caduto, briaco +fradicio, in pesantissimo sonno. + +Intanto, scorsa poco più d’un’ora, uno squadrone di Gendarmi, +condotti da quello stesso colonnello Pimodan che lasciò poi la vita +a Castelfidardo, entrava di sorpresa nel villaggio e lo traversava +ventre a terra in tutta la sua lunghezza. Se non che non tutti erano +venuti a patti coll’_Orvietano_: una mano di valorosi oppose da un +caffè una disperata resistenza; al rumore della zuffa accorrono via via +i più vicini e i meno assonnati: la pugna si accende alla spicciolata +in più luoghi: una barricata improvvisata dinanzi al caffè sbarra la +via ai cavalli nemici; una scarica bene aggiustata, penetrando nei +loro fianchi, ne abbatte alcuni, e sgomina gli altri; e in men di +due ore gli assalitori sono costretti a dar volta precipitosamente, +lasciando dietro a sè non pochi feriti e prigionieri. I Garibaldini +dunque non furono sconfitti, siccome i Pontificii spacciarono e molti +ripeterono:[41] essi restarono padroni del terreno; essi stettero +ancora accampati sul territorio pontificio circa tre ore, e soltanto al +calar della sera in ordine minaccioso, trascinando seco lo Zambianchi +più come un ostaggio che come un capitano, ripassarono il confine a +Sovano, dove il Governo di Ricasoli, che quindici giorni prima li aveva +lasciati armare de’ suoi fucili, li disarmò. + +E così nacque, procedette e finì la spedizione delle Grotte. Commessa +a forze inadeguate, guidata da capo imbelle ed inetto, tentata in ora +inopportuna fra popolazioni intorpidite ed avverse, essa doveva fallire +al suo fine; ma se non fu vittoriosa nel suo campo, non ne recesse +nemmeno disonorata; e fruttò almeno un’utile diversione all’impresa +siciliana,[42] tenne incerti e confusi più giorni i governi nemici +d’Italia sui veri passi di Garibaldi e agevolò, col sacrificio di +sessanta dei Mille, la vittoria de’ loro compagni. + + +XIII. + +I Cacciatori delle Alpi erano già tornati a bordo; i cannoni di +Talamone già imbarcati; i vapori passati nella mattina dell’8 dal +Porto di Talamone in quel vicino di Santo Stefano, vi prendevano +il resto delle provvigioni da guerra e da bocca, e nel pomeriggio +del giorno stesso il naviglio sferrava nuovamente con mare placido +alla volta di Sicilia. E per due giorni e due notti nessun accidente +notevole. Sulla prua del _Piemonte_ erano stati posti in batteria la +colubrina e sul casseretto della sua poppa il cannone da quattro; i +Legionari pigliavano le armi e le munizioni: l’Orsini, nominato capo +dell’Artiglieria, piantava in un camerino un laboratorio pirotecnico; +c’era un po’ di maretta e qualche volontario pagava il tributo; ma nel +rimanente tutto andava a seconda. Soltanto a una cert’ora del giorno: +«Un uomo, un uomo in mare,» si udì gridare a prua del _Piemonte_; ed +infatti un volontario, chi disse caduto per caso, chi buttatosi per +accesso subitaneo di pazzia, dal bastimento, compariva e scompariva +sull’onde, sì che fu mestieri che il _Piemonte_ sciasse e mettesse +in acqua una lancia per pescare, non si seppe mai di certo, se il +naufrago o il suicida. Episodio insignificante, e che certo avremmo +taciuto, se Garibaldi, combinando insieme il ritardo cagionato da quel +salvataggio col perditempo occorsogli per la paranza delle munizioni +e colla conseguitane deviazione per Talamone, non avesse tratto da +tutti quegl’indugi la conseguenza che essi, anzichè nuocere, giovarono +provvidenzialmente all’impresa; sia continuando l’incertezza del nemico +sulla vera rotta dei due piroscafi, sia facendo in guisa che essi +arrivassero allo scoperto di Marettimo proprio nel momento, in cui la +crociera borbonica lasciava i paraggi di Marsala e correva a levante +verso Capo San Marco. + +Garibaldi invece non nota nemmen di sfuggita altro più grave caso +avvenutogli tra la notte del 10 e 11 maggio, e che per poco non cagionò +un cozzo rovinoso fra i due legni fratelli. Infatti era accaduto che +il _Lombardo_, filando due nodi meno del _Piemonte_, aveva perduto +tanta strada sul suo compagno, che al calar della notte era scomparso +affatto dalla sua vista. Era un grave inconveniente tanto più che nelle +tenebre il viaggiar di conserva diveniva indispensabile. Garibaldi +però decide di aspettare lo smarrito; ma poichè era già nelle acque +di Marettimo e poco lunge probabilmente dalla crociera nemica, così +aveva fatto spegnere a bordo tutti i fanali e intimato il più rigoroso +silenzio. Ma il _Lombardo_, che intanto aveva fatto strada, «giunto a +poche miglia da Marettimo vide a un tratto davanti a sè una massa nera, +immobile con tutto l’aspetto d’un nemico in agguato. Chi può essere, +che cosa può volere a quell’ora in quelle acque un bastimento a vapore +senza lumi, senza segnali, senza voci? Però è già da un quarto d’ora +che Bixio è fisso con tutti i sensi su quell’inerte e cieco fantasma; +ma più guarda, più ascolta e più il legno s’avanza e più gli cresce +nell’animo il sospetto, che sin dal primo istante gli era balenato. +Certo è una fregata nemica alla posta della preda. Che fare? Che fare? +Bisogna risolvere, e presto, finchè ne avanza il tempo. Madido di +freddo sudore, tremante di rabbia, ma coll’animo sacrato ad ogni più +mortale cimento, il Bixio ha deciso. Si rammenta che Garibaldi fin da +Genova gli mormorò all’orecchio: — Bixio, se mai.... all’arembaggio, +— e credendo giunta l’ora di eseguire l’ordine del suo Generale, urla +al macchinista di spingere a tutta forza, al pilota di drizzar la prua +sul supposto incrociatore, e sveglia con un disperato ululo d’allarmi +tutto il bastimento. In un baleno la voce corre che si è caduti nella +crociera borbonica; i volontari, che dormivano sicuri, si svegliano in +sussulto, danno di piglio alle armi, si schierano instintivamente lungo +i parapetti, si preparano a combattere contro chi, perchè, come, non +lo sanno; ripetendo macchinalmente quella parola _all’arembaggio_, che +molti non sanno nemmeno che cosa voglia dire, che i più, capaci appena +di tenersi ritti su un bastimento, non avrebbero nemmen saputo come si +tenti. Ma hanno fede in Bixio, e la disperazione opera l’usato effetto +di dar valore anche ai più imbelli. + +»E Bixio, dal canto suo, continua a camminare in tutta furia +sull’immaginario nemico, che immobile sempre pare che l’attenda e lo +sfidi. A un tratto una voce sonora, piena, calda come un bramito, +parte dal legno misterioso e rompe la silenziosa tenebra del mare: +— Oh capitano Bixiooo! — Garibaldi! — scoppia in una voce sola il +_Lombardo_. E Bixio già curvo all’estrema punta di prua per esser primo +all’assalto, tremante ancora del disperato passo che era per dare, +tremante anche più per l’irreparabile disastro che stava per cagionare, +Bixio trova tuttavia la forza di rispondere: + +» — Generale! + +» — Ma cosa fate, volete mandarci a fondo? + +» — Generale, non vedevo più i segnali. + +» — Eh! non vedete che siamo in mezzo alla crociera nemica?... Faremo +rotta per Marsala. + +» — Va bene, Generale.[43]» + +Marsala infatti era il punto che fin dalla sera del 10 era stato scelto +per lo sbarco. In sulle prime Garibaldi aveva titubato tra Porto Palo +e Sciacca; ma poi un esame più diligente della costa e degli andamenti +della crociera, e soprattutto i consigli pratici d’un bravo pescatore +trovato nelle vicinanze di Marettimo, lo indussero a preferire, fra +quei tre punti, il primo. Sciacca infatti era troppo lontano; Porto +Palo non aveva pescaggio sufficiente; mentre Marsala, oltre alla bontà +dell’ancoraggio ed all’abbondanza di battelli da sbarco, offriva questo +importantissimo vantaggio, che navigando tra Marettimo e Favignana vi +si poteva accostar più facilmente al coperto e trovarvi men pericoloso +l’approdo. + +Oltre a ciò, spiando Garibaldi nella sera del 10 le mosse dei legni +borbonici, li aveva veduti incamminarsi placidamente verso scirocco +e levante, sicchè n’aveva argomentato che, quand’anche al suo uscire +dall’Arcipelago delle Egadi fosse stato subito scoperto, egli si +trovava però sempre assai più vicino a Marsala che gli incrociatori, +quindi nella possibilità di afferrarvi molto prima che al nemico fosse +bastato il tempo di traversargli il passo. + +Tutto ciò ben ponderato e considerato, le navi corrono per la rotta +indicata; scivolano tra Marettimo e Favignana, e girato il Capo della +Provvidenza, mai come in quell’istante meritevole del suo nome, ecco +apparire dalla cima dell’Erice alla punta del Lilibeo tutta la costa +siciliana, e tra breve, entro una cerchia di mura merlate le bianche +case di Marsala, il _Porto d’Alì_.[44] + +Se non che quasi nel punto medesimo emersero alla vista, ancorate +innanzi a Marsala stessa, due grosse navi. Erano, senza tema d’inganno, +navi da guerra; ma di qual bandiera, con quali propositi? Un gran +silenzio si fa a bordo. Tutti gli occhi son fissi sui due legni +sospetti; il dubbio d’essere incapati nella crociera nemica accende +la fantasia de’ più inesperti, e fa battere i cuori de’ più intrepidi; +sullo stesso volto di Garibaldi passa una nube. Quando uno _schooner_ +inglese, che veniva facendo la rotta opposta al nostro naviglio, +risponde al capitano Castiglia, che l’aveva interrogato, nella lingua +sua: _They are two vassel of the british squadron_. — «Son due legni +della squadra britannica.» — Un respiro allarga tutti i petti: le +macchine sono spinte a tutta forza; l’onda fugge sotto le rapide +ruote; l’ambito lido si disegna: _crebrescunt optatæ aures portusque +potescit_; giù verso scirocco tre incrociatori nemici, richiamati dai +telegrafi ottici della costa, rimontano col massimo della loro velocità +verso i legni ribelli, ma è ormai troppo tardi: il _Piemonte_, già +sorpassata la punta del molo, infila il porto; il _Lombardo_, sforzando +la vaporiera fin ad investire la costa, lo segue a breve tratto; e al +tocco dell’11 maggio 1860, i novelli Argonauti afferrano gloriosamente +la lor Colchide agognata. + +Nè l’opera dello sbarco fu tardata un istante: numerose barche, quali +prese a forza,[45] quali volontarie, s’affollano intorno alle due +navi, e prima ancora che i legni nemici, sempre accorrenti a tutto +vapore, sian giunti a tiro de’ loro cannoni, il grosso della truppa, +delle armi, delle provvigioni è già trasportato a terra. Anche gli +incrociatori però ebbero tempo di sopraggiungere, e lo _Stromboli_, +lasciata la Partenope che si trascinava al rimorchio, per nulla +_impedito_, come fu novellato,[46] dai legni inglesi, rimastisi +neutrali, veniva a postarsi traverso, cominciando tosto a fulminare +l’acqua, i bastimenti, le barche, la rada, il molo, di furiose e +disordinate bordate. + +Vano rumore! Spreco impotente di polvere e di ferro! Ogni colpo, fosse +la fretta, l’imperizia o la trepidazione de’ tiratori, muore nell’acqua +o passa innocuo per l’aria, e le _Camicie rosse_ sfilano in perfetta +ordinanza fino alla città, salutando di viva, di motteggi, di risate la +vana mitraglia. + +La prima prova era vinta. Otto secoli prima,[47] i Normanni di Ruggiero +sbarcavano in Sicilia a fondarvi sullo sfacelo della dominazione +mussulmana una monarchia cristiana, ma feudale; ora altri Normanni +guidati da un eroe, non men famoso del nipote di Tancredi, scendevano +nella medesima Isola non più conquistatori, ma liberatori, a fondarvi +una monarchia civile e redentrice, pietra angolare dell’Unità d’Italia. + + +XIV. + + «Siciliani! + + »Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all’eroico grido + della Sicilia — resto delle battaglie lombarde. — Noi siamo con voi + — e noi non chiediamo altro che la liberazione della vostra terra. + — Tutti uniti, l’opera sarà facile e breve. — All’armi dunque; + chi non impugna un’arma, è un codardo o un traditore della patria. + Non vale il pretesto della mancanza d’armi. Noi avremo fucili, ma + per ora un’arma qualunque ci basta, impugnata dalla destra d’un + valoroso. I Municipi provvederanno ai bimbi, alle donne ed ai + vecchi derelitti. — All’armi tutti! La Sicilia insegnerà ancora + una volta come si libera un paese dagli oppressori, colla potente + volontà d’un popolo unito. + + »G. GARIBALDI.» + +Con queste parole annunziava ai Siciliani la sua calata nell’Isola, +e il gagliardo appello diffuso prestamente da mani fidate in tutte le +terre circostanti, correva come caldo soffio sulle ceneri semispente +della rivoluzione, e ne sprigionava una vampa novella. + +Intanto però una cosa urgeva: marciare avanti al più presto. Marsala +tanto propizia all’approdo, non lo era del pari alla dimora. Confinata +in un angolo estremo dell’Isola, segregata dai maggiori centri +dell’insurrezione, esposta ad essere circuita in brev’ora così dalla +terra come dal mare, ogni buona cagione politica e militare consigliava +a levarne senza indugio le tende. + +Oltre a ciò Garibaldi aveva compreso che, se v’era impresa in cui +confidarsi alla celerità delle mosse, era quella; e provetto di +quell’arte, fu risoluto di usarla da par suo. Comandò quindi che alla +prima alba dell’indomani fosse suonato a raccolta e tutta la Colonna +pronta alla partenza. Non aveva ancora fermo in mente alcun disegno +preciso; ma vedeva però già chiara questa necessità: camminare diviato, +per la più retta, su Palermo, salvo a prender più tardi consiglio dai +casi e dalle fortune. Ora la via più retta era quella appunto che da +Marsala va per Salemi, Alcamo, Partinico, Monreale, e che correndo fra +due altre strade conducenti con giri più tortuosi al medesimo scopo, +gli lasciava aperto il campo a quei volteggiamenti ed a quelle finte, +di cui era maestro. + +Con questa semplice idea nella mente, la mattina del 12 fece dare +nelle trombe. Nessuna marcia di esercito potente e vittorioso fu più +allegra, come la prima di que’ poveri Mille, cui poteva attendere tra +poco l’ultimo sterminio. Gli è che per essi il solo esser sbarcati +su quella terra, era già una conquista, e il passeggiarla co’ loro +piedi un trionfo. Alla lor testa camminava Garibaldi stesso. A Marsala +erano stati presi alcuni cavalli, e il Generale aveva ricevuto in +dono un’eccellente puledra; tuttavia dopo averla montata per breve +tratto fuori della città, ne era sceso per marciare a piedi co’ suoi +commilitoni e dividere con essi la fatica gioconda di quella prima +tappa. E i Mille seguivano, alacri e giulivi quali mai non erano +stati, ballando, avreste detto, più che camminando, burlandosi della +canicola, non avvertendo la sete, cantando in dieci dialetti diversi le +loro vecchie canzoni di guerra; osservando, paragonando, illustrando +più come una brigata di viaggiatori artisti che come una colonna +di soldati, gli spettacoli dell’insolita natura; apostrofando ogni +Siciliano, e più, s’intende, ogni Siciliana, che incontrassero per +via, di cui ammiravano e commentavano, secondo i gusti, il vernacolo +melodioso, i grand’occhi neri, la tinta olivigna, i fieri aspetti de’ +maschi, la selvaggia bellezza delle donne, l’orrendo sfacelo delle +vecchie, la innocente nudità dei bambini. + +Così la Colonna era giunta a Rampagallo, feudo di un barone Mistretta, +a mezza via tra Marsala e Salemi, e colà fu ordinato il _grand’alto_. +Se non che, considerato l’ora tarda, la stanchezza già incipiente della +truppa, l’inopportunità di arrivare in Salemi di notte, la scarsezza +di notizie del paese circostante, Garibaldi deliberò di fermarsi nel +luogo stesso dove era giunto e di pernottarvi. E fu a Rampagallo +che cominciarono a comparire i primi segni di quella insurrezione +siciliana, di cui sino allora, a dir vero, eran corse più le novelle +che apparse le prove. Infatti i due fratelli Sant’Anna e il barone +Mocarta, che campeggiavano coi resti delle bande del Carini sui +monti del Trapanese, appena udito lo sbarco del Liberatore, si erano +affrettati, con una mano dei loro, sulle sue traccie, e raggiuntolo +al bivacco di Rampagallo gli si eran presentati. Non eran più di +cinquanta; coperti la più parte di pelli di caprone, e armati di +vecchie scoppette e di pistole arrugginite; ma se Garibaldi avesse +veduto arrivargli il soccorso d’un intero esercito, non sarebbe stato +più radiante. Questi abbracciava, a quelli stringeva la mano, per tutti +trovava qualcuna di quelle sue maliarde parole, di quelle sue note +carezzevoli, di quei suoi sorrisi fascinatori che furono dovunque, +ma saranno principalmente fra i Siciliani, il maggior segreto del suo +trionfo. + +Occupato pertanto il rimanente della giornata a riordinare la Legione, +che fu ripartita in otto compagnie e due battaglioni ai comandi del +Bixio e del Carini, e ad organizzare coi marinai del Piemonte e del +Lombardo una compagnia di cannonieri; la mattina appresso la Colonna +riparte per Salemi, e dopo una marcia alquanto più faticosa della +precedente, in sulle prime ore del meriggio vi arrivò. E colà i Mille +cominciarono ad avere una prima idea delle ovazioni siciliane. Intanto +che da tutti i campanili della città le campane volavano a gloria, +una turba di popolo, accompagnato da una musica, moveva incontro ai +liberatori, dando loro un primo saggio di quel pittoresco linguaggio +tutto meridionale, fatto insieme di mimica e di suoni, più dipinto, +direste, che parlato e che nei momenti delle grandi ebbrezze scoppia +in un tumulto bacchico di urla selvaggie, di gesti vertiginosi, di +contorsioni quasi epilettiche, che ora direste un’eco lontana delle +orgie dionisiache, ora vi dà l’immagine d’un ballo di Dervisch urlanti +e danzanti al suono della _darbouka_, testimonianza a tutti sensibile +che una ricca vena di sangue greco ed arabo scorre sempre sotto le +carni infocate del Siculo nativo. + +«Quando poi giunse il Generale (scrive uno dei Mille),[48] fu proprio +un delirio. La banda si arrabbiava a suonare; non si vedevano che +braccia alzate e armi brandite; chi giurava, chi s’inginocchiava, chi +benediceva; la piazza, le vie, i vicoli erano stipati, ci volle del +bello prima che gli facessero un po’ di largo. Ed egli, paziente e +lieto, salutava e aspettava sorridendo.» + +Entrato in città, dato quel resto di giornata al riposo, ed alla +pulizia della sua truppa, raccolto il Consiglio de’ suoi maggiori +Luogotenenti e dei capi delle Deputazioni inviategli a fargli omaggio, +emanava due solennissimi decreti. Coll’uno assumeva, per la volontà +dei principali cittadini e dei liberi Comuni della Sicilia, e in nome +di Vittorio Emanuele re d’Italia, la Dittatura; coll’altro bandiva +la leva in massa di tutti gli uomini atti alle armi dai diciassette +ai cinquant’anni, partendoli in tre classi di milizie: attiva, +distrettuale e comunale, ordinamento che più tardi l’Italia crederà +di apprendere dagli eserciti germanici, e le era antico e naturale. +Che se quel secondo decreto, infrangendosi contro l’inveterata +dissuetudine de’ Siciliani da ogni milizia obbligatoria, restò lettera +morta, non affrettiamoci per questo a giudicarlo, come parve a taluno, +sragionevole ed improvvido. Poteva essere, quanto a’ modi ed al tempo, +meglio elaborato ed apparecchiato; ma quanto al concetto attestava, +per dirlo con uno storico,[49] «della mente del Dittatore» e fa il +suo miglior elogio. Garibaldi aveva compreso quant’altri che primo +fondamento all’impresa d’Italia era una grande, stabile ed ordinata +milizia. Che se più tardi fu costretto dalla necessità d’una guerra, +che non permetteva tregua, a combattere con bande tumultuarie ed +eserciti improvvisati, egli può gloriarsi d’aver saputo vincere con +quelli, non essere accusato di non aver saputo ordinarne di migliori. +E non vogliamo accusare nemmeno la Sicilia. Educata dalla funesta +signoria borbonica a non vedere nelle milizie stanziali che gli +stromenti della sua oppressione, era naturale che essa non discernesse +subitamente la differenza che correva tra un pretoriano della tirannide +e il difensore d’una libera patria, e si spiega senza colpa d’alcuno, +fuorchè della triste eredità del passato, come essa non intendesse +il grande diritto che il suo Liberatore le conferiva, chiamandola +all’adempimento di quel supremo dovere. + +A modo suo però, conforme le sue forze e il suo costume, la Sicilia +aveva risposto all’appello. La rivoluzione si rianimava. Se le città +ferreamente compresse da forti presidii non ardivano ancora rialzar +la testa; le campagne, specialmente nelle provincie più occidentali +dell’Isola, cominciavano a riscuotersi; e se altro non potevano, +allargavano intorno alla Colonna liberatrice il terreno, su cui vivere +e combattere. Il La Masa, popolarissimo in Sicilia pei ricordi del 48, +inviato a sommuovere i distretti di Santa Ninfa e Partanna, correva +quelle terre annunziando Garibaldi, rovesciando e istituendo governi, +fugando i birri borbonici, raccogliendo i primi nuclei di quelle nuove +bande che tra poco egli stesso comanderà. + +Una banda di circa seicento, comandata da Giuseppe Coppola, era già +calata dai ricoveri di Monte San Giuliano, e fin dalla sera del 13 +arrivata a Salemi per offrire il suo braccio al Dittatore; un’altra +squadra di un centinaio, la conduceva il giorno seguente quel frate +Pantaleo, divenuto per brev’ora famoso, incontrato dai Mille presso a +Rampagallo, che era ben lunge dal meritare il titolo di «novello Ugo +Bassi,» da Garibaldi conferitogli; ma che però in quel momento colla +simpatica figura, la scorrevole parlantina, il carattere non per anco +sconsacrato e il bizzarro accoppiamento della cocolla e della camicia +rossa, giovava ad apostolare quegl’ingenui Isolani ed a persuadere loro +che Garibaldi non era quel Saracino che era stato loro dipinto, e che +egli veniva non a spiantar la croce, ma a rassodarne nella giustizia e +nella libertà il santo stelo. + +Da lontano poi arrivavano non meno promettenti novelle. Rosolino Pilo +(riuscito finalmente, dopo lunghe peripezie, ad unirsi agli insorti) +teneva sempre con una mano di prodi le alture di San Martino nei +dintorni di Monreale; e formava da quel lato un’estrema avanguardia +utilissima; nel contado di Ventimiglia, di Ciminna, di Misilmeri, il +La Porta, il Firmaturi, il Piediscalzi, il Paternostro, battevano +ancora la montagna; infine, cosa nuova per Garibaldi e per vero +significantissima, il Clero faceva quasi dovunque causa comune colla +rivolta; anzi in molti luoghi ne era il principale istigatore e +condottiero egli stesso; tanto profondo, universale, superiore ad ogni +precetto di rassegnazione e ad ogni legge di perdono, era l’odio del +nome borbonico. + +E fu sotto l’impressione di quello spettacolo che Garibaldi bandì da +Salemi stesso quel suo proclama ai «buoni preti» (un arguto disse: +«Sarebbe stato meglio dire, _ai preti buoni_»), nel quale, «consolatosi +che la vera religione di Cristo non fosse perduta,» li incoraggiava +a perseverare nella loro santa crociata, «fino alla totale cacciata +dello straniero dal suolo d’Italia.» E non solo tentava affezionarsi +quei buoni preti coi proclami; ma li cercava, li voleva d’attorno, +li festeggiava, li seguiva nelle loro chiese, s’inginocchiava ai loro +altari; azioni codeste che in tutt’altri che Garibaldi si potrebbero +dire volgari furberíe politiche; ma che in lui erano una riprova, un +documento di più che una sola fede dominava veramente nel suo spirito: +la patria; e che chiunque gli paresse disposto a dargli mano per +redimerla, Papa o Re, zoccolante o soldato, angelo o demone, egli era +pronto a celebrarlo, e, se occorreva, ad adorarlo. + + +XV. + +Il Governo borbonico conosceva fin da’ primi suoi apparecchi la +spedizione garibaldina; ma pur movendone qualche lagno al Governo +sardo, l’aveva superbamente disprezzata, credendo che la sua crociera +sarebbe bastata a colarla a fondo. Quando invece la vide sbarcar +felicemente sotto gli occhi delle sue fregate, non potendo più negare +il fatto, si provò a svisarlo, dipingendo gli sbarcati come una +mano di filibustieri, annunciando come una vittoria la cattura de’ +loro bastimenti, già abbandonati, consolandosi colla illusione che +li avrebbe tutti esterminati, se non fosse stato l’impedimento de’ +due legni inglesi. Finalmente quando i filibustieri presero terra, e +malgrado i telegrammi de’ suoi Luogotenenti che li davano per distrutti +e annichilati, li vide avanzare e ingrossare più vivi e baldanzosi +che mai, allora scosse il letargo, e intanto che la sua Diplomazia +protestava contro la perfidia del Gabinetto piemontese ed empiva di lai +tutte le Corti dell’Europa; dava ordine a Palermo di inviare contro +gl’invasori il nerbo delle sue truppe migliori, e di schiacciarli +rapidamente in un sol colpo. + +Per effetto di questi ordini, una colonna di tremila fanti, cento +cavalli e quattro pezzi di artiglieria, agli ordini del generale +Landi, marciava tosto per Partinico ed Alcamo alla volta di Salemi; +mentre altre truppe navigavano per Trapani o salivano da Girgenti col +proposito di mettere i filibustieri tra due fuochi e toglier loro ogni +scampo. + +Come però il Landi fu giunto, in sul pomeriggio del 14, a Calatafimi, +vista la gagliardía del sito, deliberò di appostarvisi e di aspettare +a quel varco inevitabile il nemico. Nè la postura, dato il concetto +di una difensiva, poteva essere migliore. Essa offriva in un punto +il doppio vantaggio tattico e strategico. Calatafimi, vecchia città +saracena, giace sul dorso di un colle, dal quale mediante un’agevole +sella se ne spicca un altro che serve quasi di spalla al primo, e +scendendo a terrazze, degradanti fino ad un’aperta e brulla pianura, +domina le due strade di Palermo e di Trapani, e come un bastione +bifronte la serra. Tutto quel luogo porta ancora il funebre nome di +_Pianto de’ Romani_, in memoria della rotta inflitta dagli Egestani +al console Appio Claudio, nel 263 avanti Cristo, ed ora attende che un +altro pianto lo ribattezzi _Pianto de’ tiranni._ + +Un cozzo adunque appariva inevitabile; tuttavia il Capitano de’ +Mille, non sperando di poter espugnare colle scarse sue forze quella +formidabile altura, fermò da principio di tenersi in sulla difensiva +sulle colline di Vita, provandosi, se gli riusciva, di tirar il nemico +al piano per combatterlo quivi con maggior probabilità di fortuna. + +Concepito pertanto questo disegno, stese in catena i Carabinieri +genovesi, sostenuti da una compagnia del Carini, coll’ordine di non +rispondere al fuoco nemico che assai da vicino, e assaliti da presso, +di ripiegare scaramucciando; pose al centro il restante del battaglione +del Carini; tenne in riserva quello del Bixio; lasciò l’Artiglieria +sulla strada; spinse sulle estreme alture di destra e di sinistra le +squadre siciliane dei Sant’Anna e del Coppola, e stette a sua volta ad +aspettare. + +Intanto verso le 10 del mattino anche la Colonna garibaldina era giunta +a Vita a un’ora incirca da Calatafimi, e pochi istanti dopo le Guide +del Missori, spinte innanzi ad esplorare, riportavano d’aver scoperto +su per quelle cime il luccicare delle baionette nemiche. All’annunzio +Garibaldi spronò avanti per riconoscere egli pure il nemico, e vide +chiaramente che fitte colonne di Napoletani uscivano da Calatafimi per +coronare il colle vicino e scaglionarvisi in battaglia. Nel frattempo +però anche la catena dei Cacciatori borbonici era già discesa verso +le falde del monte, e di là, colle sue eccellenti carabine rigate +bersagliando la nostra avanguardia, aveva cominciato a farle patire +qualche perdita. Per alcuni istanti i bravi Genovesi si ricordarono +dell’ordine ricevuto e ressero, pazienti ed inerti, ai molesti saluti; +ma poi, a poco a poco infastiditi e irritati, principiarono a ribattere +colpo per colpo, fino a che, infocandosi l’azione, si gettarono a testa +bassa, traverso la nuda vallata, contro l’inimico. + +Non era quella l’intenzione di Garibaldi; però scrive egli stesso: +«Chi fermava più quei focosi e prodi volontari, una volta lanciati sul +nemico? Invano le trombe toccarono: _Alto!_ I nostri o non le udirono +o fecero i sordi, e portarono a baionettate l’avanguardia nemica +sino a mischiarla col grosso delle forze borboniche che coronavano le +alture.[50]» + +Allora il Generale vide che non c’era più tempo da perdere, o «perduto +sarebbe stato quel pugno di prodi,» e ordinò una carica generale di +tutte le sue forze. Il Bixio da sinistra, le rimanenti compagnie da +destra; i Carabinieri, le Guide, lo Stato maggiore, Garibaldi stesso, +s’avventano a baionetta calata sulla catena borbonica; traversano +senza balenare un istante l’arsa pianura tempestata dalla moschettería +e dalla mitraglia nemica; e nel solo tempo richiesto al tragitto, +sforzano il nemico a riparare sulle prime falde del monte. Era il +prologo della battaglia; ma il dramma e la catastrofe eran lontani, +in alto, molto in alto, là sulla cima di quel monte che il nemico +occupava, e per giungere alla quale era mestieri salire per sette +ardui scaglioni, custoditi da forti battaglioni squisitamente armati +e da quattro bocche d’artiglieria, e ai quali que’ poveri Mille non +potevano opporre che le punte arrugginite delle loro baionette, il loro +ardimento e i loro petti. + +Lo vide Garibaldi, ma intendendo che la vittoria era a quel patto, +e che in quel giorno, su quel monte, si decidevano le sorti della +Sicilia, deliberò di tentare il cimento. + +Concesso pertanto un po’ di riposo a’ suoi Legionari; prescritto lo +stesso ordine di battaglia; avvisate le bande di appoggiare dalle +loro cime il movimento; fece dar nuovamente nelle trombe, e si slanciò +contro il primo scaglione. Era il tocco e mezzo! incominciava allora la +vera battaglia. + + +XVI. + +Noi non presumiamo descriverla. In siffatti combattimenti, dove tutta +l’arte riducesi a chi primo avanza o retrocede, e tutto lo spettacolo +in un succedersi alternato di assalti e di fughe, di singolari certami +e di epiche mischie, lo storico militare non ha più voce; la tavolozza +d’un Meissonier, la fantasia d’un Victor Hugo dovrebbero parlare per +lui. + +«Ad ogni terrazza una scarica, una corsa fremebonda sotto la mitraglia +nemica, una mischia rapida, muta, disperata, un momento di riposo a’ +piedi della terrazza conquistata, e daccapo un’altra scarica, un’altra +corsa, un’altra mischia, altri prodigi di valore, altro nobile sangue +che gronda, altri Italiani che uccidono Italiani;[51]» finchè viene +un punto, in cui il coraggio avendo ragione del numero, e la costanza +della morte, il nemico, scacciato da altura in altura, abbandona il +campo: ecco Calatafimi. + +Svariati, invece, e mirabili gli episodi del valore personale. Qua +il Bixio che urla, tempesta, fiammeggia, galoppa contra il nemico +colla furia del Telamonio; là il Sirtori, montato su uno squallido +cavalluccio, tutto vestito di nero, abbottonato fino al mento come +un quacquero, che s’avanza in mezzo alla mischia, lento, impassibile, +melanconico, più somigliante ad un sacerdote che benedica que’ bravi, +o all’apostolo che cerchi il martirio, anzichè ad un soldato; mentre +poco lunge, a render più vivo il contrasto, «un frate francescano +caricava un trombone con manate di palle e di pietre, si arrampicava +e scaricava a rovina.[52]» Altrove Deodato Schiaffino, da Camogli, +leonardesca figura di Genovese, più biondo di Garibaldi, ma più alto +e tarchiato di lui, presa in mano una piccola bandiera, s’avventa, +seguito dal Menotti, dall’Elia e da altri pochi nel fitto de’ +battaglioni napoletani; ma ad un tratto eccolo spalancare le braccia, +abbandonare la bandiera e stramazzare crivellato il largo petto da una +scarica intera, fra una cerchia di nemici. A quella vista il Menotti si +precipita per ricuperare la bandiera e vendicar l’amico; ma una palla +gli fracassa la destra, e lo costringe a sua volta a lasciare al nemico +la contrastata insegna; preda male decantata dai Regi, poichè quella +pretesa bandiera non era che un umile cencio tricolore improvvisato da +qualche gregario, e di cui lo Schiaffino s’era fatto in quel momento +dell’assalto volontario alfiere. Incontrastabile invece, glorioso +il trofeo del cannone da montagna, centro per parecchi minuti d’una +zuffa accanita, strappato finalmente ai Regi a prezzo delle vite più +preziose. + +E girando per il campo avreste incontrato ancora, ora il Bandi di +Siena, grondante da più ferite; ora il Majocchi di Milano, fracassato +un braccio; ora l’elegante Missori, l’occhio livido da una sassata; +e qua e là stesi a terra, placidi, composti, colla faccia vòlta al +nemico, il Sartori di Sacile, morto; il Pagani di Borgomanero, morto; +il Montanari, veterano di Montevideo e di Roma, morto. + +E non parliamo di Garibaldi. In quella pugna, dove il Capitano +s’identificava all’eroe, egli era gigante. A piedi colla sciabola +inguainata sopra una spalla, il mantello ripiegato sull’altra, +inerpicandosi su per que’ greppi coll’agilità d’un montanaro e l’ardore +d’un gregario; gridando di quando in quando uno squillante _Avanti_, +che echeggiava nel petto dei Mille come un clangore di trombe; +incoraggiando con amorose parole i feriti che trovava per via; pagando +d’un sorriso i forti e invitandoli a riposarsi, egli seguiva, sereno, +imperturbato, infaticabile, tutte le peripezíe della pugna; ed ora +partecipandovi, ora dominandola, attento a tutti i casi, esposto a +tutti i pericoli, e pronto a tutti i consigli, ne era davvero, per la +sola sua presenza, l’anima invisibile e il Genio tutelare. + +Finchè egli era vivo, la speranza viveva; lui morto, tutto era perduto. +E lo sentivano i suoi Mille; lo sentivan così quelli che da lontano +vedevano sparire e ricomparire nella zuffa il suo mantello grigio, +come quelli che l’attorniavano e gli facevano scudo de’ loro corpi; +l’aveva sentito il suo Bixio che fin dai primi assalti lo scongiurava a +ritirarsi, per amor d’Italia; l’aveva sentito l’Elia, quando al vederlo +preso di mira da un Cacciatore regio balzava davanti a lui e riceveva +egli nella bocca la ferita quasi mortale, destinata forse al cuore del +suo Generale. + +Ma egli un’altra cosa anche più grande sentiva: che in quel giorno, su +quel monte, bisognava vincere o morire; e che qual si fosse la sorte, +egli doveva correrla tutta coll’ultimo de’ suoi. E fu anche quella +l’idea salvatrice della battaglia. A un certo punto, dopo il secondo o +il terzo assalto, affranti, sfiniti gli assalitori; sempre rinnovati, +sempre più forti gli assaliti; parendo ormai impossibile la vittoria, +e disperata la giornata, il Bixio stesso s’arrischiò a susurrargli: +«Generale, temo che bisognerà ritirarsi.» — «Ma che dite mai, Bixio!» +rispose, sereno e solenne, Garibaldi: «Qua si muore.» Sul campo +d’Hastings, la Calatafimi normanna, Guglielmo il conquistatore gridava +a’ suoi: «Qui fuira sera mort, qui se battra bien sera sauvé.[53]» +Garibaldi esprimeva con diverse parole lo stesso pensiero; il pensiero +di tutti i grandi Capitani,[54] il pensiero vincitore di tutte le +battaglie: la più difficile delle vittorie appartiene sempre ai più +costanti. + +E l’ultimo sforzo della loro costanza i Mille non l’avevano fatto +ancora. Sei terrazze erano conquistate, restava la settima. I nostri, +decimati dalle perdite, dalla stanchezza, dal diradamento naturale +che avviene su tutti i campi di battaglia, eran ridotti a poco più che +tre o quattro centinaia; ma restava pur sempre quell’ultima terrazza, +ed era forza espugnarla. «Ancora quest’assalto, figliuoli (disse loro +Garibaldi), e sarà l’ultimo. Pochi minuti di riposo; poi tutti insieme +alla carica.» + +E quel pugno d’uomini, trafelato, pesto, insanguinato, sfinito da tre +ore di corsa e di lotta, trovata ancora in quelle maliarde parole +la forza di risollevarsi e tenersi in piedi, riprese, come gli era +ordinato, la sua ascesa micidiale; rigando ancora ogni palmo dell’erta +terribile d’altro nobile sangue; scrollando ancora senza vacillare il +nembo infocato della moschettería nemica; risoluto all’estremo cimento, +risoluto all’ecatombe. Ma come l’eroe aveva preveduto, la fortuna +fu coi costanti. Incalzati nuovamente di fronte da quel branco di +indemoniati che pareva uscissero di sotterra, sgomenti dall’improvviso +rombo dei nostri cannoni che il bravo Orsini era finalmente riuscito a +portare in linea, turbati dal clamore crescente delle squadre sui loro +fianchi, i Borbonici disperano di vincere, e voltate per la settima +volta le spalle, abbandonano il monte combattuto e non s’arrestano più +che dentro Calatafimi. + +Il miracolo era compiuto; la giornata era vinta; e all’indomani +Garibaldi stesso lo annunciava ai suoi Mille, da Calatafimi già vuota +di nemici, con quest’Ordine del giorno: + + «Con compagni del vostro valore posso tentare qualunque impresa, e + ve lo mostrai ieri conducendovi ad una vittoria, ad onta del numero + dei nemici ed attraverso le loro forti posizioni. Feci un giusto + conto delle nostre baionette ben taglienti, e vedete che non mi + sono ingannato. + + »Mentre deploro la triste necessità di dover combattere contro + soldati italiani, debbo nullameno confessare di aver trovato una + resistenza degna di una causa migliore. E tal fatto ci mostra + quello che noi potremmo operare nel giorno, nel quale l’intiera + famiglia italiana si radunerà intorno la gloriosa bandiera della + redenzione. + + »Domani la Terraferma italiana sarà tutta in festa per celebrare la + vittoria dei suoi figli liberi e dei nostri valorosi Siciliani. + + »Le vostre madri e le vostre amanti cammineranno per le strade alta + la testa e con la faccia ridente, superbe di voi. + + »Il combattimento ci ha costato molti cari fratelli che cadevano + nelle prime file. Nei fasti della gloria italiana risplenderanno + eternamente i nomi di questi martiri della nostra santa causa. + + »Paleserò al vostro paese i nomi dei bravi che con sommo valore + conducevano alla lotta i soldati i più giovani, i più inesperti, e + che domani li guideranno alla vittoria sopra un campo più ampio; + essi sono destinati a rompere gli ultimi anelli delle catene che + tengono avvinta la nostra cara Italia. + + »GIUSEPPE GARIBALDI.» + +Nel qual Manifesto però noteremo noi pure con uno storico,[55] che +tanto erano dovuti gli elogi ai vincitori, quanto immeritati quelli +dispensati ai vinti. Magnificare il valore de’ nemici per accrescere +la gloria del proprio esercito è antico costume d’ogni Capitano, +e Garibaldi fece ottimamente ad imitarlo; ma contro alla sentenza +dettata dalla generosità o dalla convenienza, la verità storica tosto +o tardi protesta e pronuncia in appello. Non è vero che la resistenza +dei Napoletani a Calatafimi sia stata degna d’una causa migliore. +Militarmente parlando, essa non fu degna d’alcuna causa. Combattere +al sicuro, trincerati su posizioni quasi inespugnabili; accogliere gli +assalitori finchè eran lontani con furiosi fuochi di fila nutriti colla +precisione d’una piazza d’arme, ma appena che il ferro delle baionette +garibaldine balenava sui loro occhi, ripiegarsi sopra una posizione +più alta, e poscia sempre, colla stessa tattica, sopra una seconda, +una terza, una quarta fino all’ultima, ecco tutto il valore, ecco la +tattica loro. Non un contrassalto energico, non una diversione ardita, +non una mossa qualsiasi che potesse far costar cara la vittoria agli +avversari, e meritare il nome, a quella ininterrotta ritirata, di vera +resistenza. + +Nè con ciò vogliamo dire che ai vinti mancasse ogni prodezza: erano +Italiani essi pure, e ci graverebbe il confessarlo, se anche fosse +vero. Ma non è: i soldati sono dal più al meno uguali in tutti gli +eserciti del mondo; quello che li fa diversi, è il diverso valore +degli ufficiali, de’ generali principalmente; è sopra ogni cosa il +diverso grado di quella forza morale, prodotta insieme dall’indole, +dalle tradizioni, dalla educazione, dal paese, dall’essenza della causa +difesa, e dal color della bandiera drappellata, e che si chiama spirito +militare. Ora diciamolo qui per non averlo a ridire mai più; ciò che +mancava all’esercito borbonico erano appunto quelle siffatte doti, che +sole potevan renderlo eccellente. Generali che non videro mai un campo +di battaglia; ufficiali invecchiati nelle caserme, impigriti nelle +guarnigioni, carichi di famiglia, schiavi del pane, senz’altra fede +che la carriera, senz’altra speranza che la pensione; soldati, infine, +cresciuti in una lunga tradizione di violenza e di servitù, serbati +alternamente agli uffici di scaccini e di sgherri d’una dinastia feroce +e bacchettona, e condannati alle parti di pretoriani del più abbietto +fra i dispotismi, non daranno mai la vita per il loro Re e pel loro +Paese; non vinceranno mai una battaglia; non salveranno mai nemmeno +l’onore; fuggiranno come i Napoletani a Calatafimi, o capitoleranno +come i Lanza, i Briganti, i Ghio, a Palermo, a San Giovanni, a Soveria, +trascinando nella immeritata vergogna anche lo stuolo eletto dei +valorosi. + +Però quanto la sentenza di Garibaldi: «La vittoria di Calatafimi fu +incontestabilmente decisiva per la Campagna del 1860» è contestabile +nel rigoroso senso militare, altrettanto ne sembra vera e indiscutibile +nel senso morale. Dal giorno di Calatafimi la superiorità della camicia +rossa sul cappotto bigio fu inconcussamente stabilita. D’ora in avanti +ogni Garibaldino sapeva che, vinta alla baionetta una posizione, +nessuno tornava più a contrastargliela; mentre ogni soldato borbonico +era certo che, appena si trovava petto a petto con un Garibaldino, +toccava a lui a cedere, e i suoi stessi ufficiali sarebbero stati +i primi a comandargli la ritirata. E poichè la fede della vittoria +nell’uno corrispondeva esattamente alla certezza della sconfitta +dell’altro, così la ragione del numero, l’unica che ancora militasse +pei Regi, non aveva più valore, e non contava più che ad ingrossare +le torme dei fuggenti, dei disertori e dei prigionieri: miserabile +ingombro ai vincitori. + + +XVII. + +«Aiuto e pronto aiuto,» aveva scritto a Palermo, la sera stessa +del 15, il general Landi; ma poi temendo che assai più dell’aiuto +degli amici, fosse pronta una nuova visita dei nemici, alla prima +alba del 16, in grandissima fretta, con raddoppiate cautele, diede +le spalle anche a Calatafimi, e per la strada d’Alcamo e Partinico +s’incamminava alla volta di Palermo. La sua partenza però ebbe ben +presto più somiglianza di fuga che di ritirata. I Mille, spossati +dalla cruenta fatica della vigilia, non avevan potuto inseguirlo; ma +quello che essi tralasciarono, lo compierono i paesani. Gli abitanti +di Partinico, infatti (fierissimi fra i Siciliani), esaltati dalle +novelle di Calatafimi, s’erano accordati con alcuni sbrancati delle +squadre di appostarsi fuori della città e al primo apparire della +schiera aborrita piombarle addosso e finirla. Il disegno era temerario, +e il successo prevedibile. I battaglioni regi ebbero presto ragione +di quei contadini quasi inermi, e chi pagò per tutti fu la povera +Partinico, che, abbandonata dallo stesso general Landi al ferro ed +al fuoco, patì per tre ore tutti i flagelli del furore soldatesco. +Ma il sangue frutta sangue; e appena il grosso della colonna nemica +fu sfilata, guai agli sbandati, guai ai feriti, guai ai tardigradi! I +Partinichesi sbucano dalle case ancora crepitanti dal recente incendio, +tornano dai campi, ridiscendono dai monti dove li aveva dispersi il +terrore, e avventandosi colla voluttà d’un lungo odio che si disseta +su quanti Borbonici cadono loro fra le mani, ne fanno orrendo macello. +Nè soltanto sui vivi infuriò la immane vendetta, i cadaveri stessi +non ottennero perdono; e due giorni dopo i Mille passando per di là +videro ammucchiati nei fossati cataste di corpi borbonici arrostiti, +e strascinati per le vie, putrido pasto a’ cani, frammenti d’ossa e +lacerti di carni umane.[56] + + +XVIII. + +Intanto anche Garibaldi s’era rimesso in cammino. Scritto a Rosolino +Pilo per annunziargli la vittoria del 15 e «la speranza di rivederlo +presto;[57]» inviato nuovamente il La Masa[58] a far nuova gente nei +distretti di Misilmeri e di Corleone; spediti messaggi sul Continente +per annunziare la vittoria, e chieder soccorsi d’armi e munizioni;[59] +il 17 di buon mattino riprese la marcia per Alcamo, dove, +festeggiandosi l’Assunta, fu dal Pantaleo condotto in chiesa a ricevere +la benedizione; il 18 continuò per Partinico; il 19 infine salì per +Borgetto al Passo di Renna, d’onde s’offerse agli sguardi attoniti de’ +Mille tutto lo splendido panorama della Conca d’Oro, e in quella gloria +di cielo e di mare, Palermo. + +Colà però era mestieri arrestarsi: Ercole era al bivio: qualunque passo +fuori di quella gola di Renna poteva essere decisivo. Appunto perchè +la mèta appariva sì attraente e sì prossima, tanto più conveniva non +lasciarsene ammaliare e guardarsi da tutti gli agguati che potevano +circondarla. Molte erano le vie che conducevano a Palermo; ma non +era per anco dimostrato che la più breve e la più diretta fosse la +più sicura. Nulla di più ovvio a primo tratto che scender rapidi da +Renna, calar improvvisi su Monreale, e di là, ripetendo le cariche +di Calatafimi, entrare, commisti al fiotto de’ nemici sgominati, +nell’agognata città; ma chi assicurava che la tattica eroica sarebbe +sempre la più fortunata, e non fosse invece da saggio e accorto +Capitano scemare colla prudenza e coll’arte le difficoltà d’un cimento +che poteva essere decisivo? + +Questo il problema; e il solo avere ordinato quella sosta di Renna, +dimostra che Garibaldi ne aveva presentito fin dalla prima tutta la +gravità. Però non gli occorse gran tempo a risolverlo. Un rapido esame +delle posizioni nemiche, un’occhiata alla carta ed al terreno l’avevano +già fatto accorto di questi due fatti: che i Borbonici appostati +a Monreale lo aspettavano da quella banda, sicchè ogni speranza di +sorpresa dileguava; e che prendendo quella strada, all’aspetto più +corta, egli andava a chiudersi in una specie di angiporto, nel quale, +perduta una battaglia, tutto sarebbe perduto. + +Era evidente infatti che, se il colpo di mano su Palermo falliva, +i Mille venivano a trovarsi rinserrati tra il mare da un lato ed +i forti presidii di Palermo e di Trapani dall’altro, senza alcuna +possibilità di scampo e di salvezza veruna. Ora Garibaldi non era uomo +da cadere in siffatto errore; e prontamente risolvendo come prontamente +aveva giudicato, abbandonava ogni pensiero d’assalire Palermo dal +lato occidentale, e deliberava di tentarla dal lato di mezzogiorno, +trasportandosi celeremente a cavaliere delle due strade di Piana de’ +Greci e di Misilmeri, e manovrando su quello scacchiere. Ad effettuare +però l’ardito disegno una condizione era indispensabile: che il nemico +non avesse sentore della sua marcia di fianco, e perdurasse fino +all’ultimo istante nell’inganno che egli mirasse sempre ad attaccare la +capitale dalla banda di Monreale, scendendovi direttamente dal campo di +Renna. Necessario perciò mascherare di molte finte e accorgimenti la +mossa vera; al che Garibaldi si apprestò con tutta l’arte, di cui era +maestro. + +Mandato avviso a Rosolino Pilo di accendere molti fuochi, e di simulare +grandi movimenti sulla sua montagna affine di attirare sempre più da +quel lato l’attenzione del nemico, ogni cosa predisposta in Renna per +la levata del campo, scende egli stesso a capo d’una forte ricognizione +fino al villaggio di Pioppo, col duplice fine di scoprire più davvicino +gli andamenti dei Regi, e di ribadirgli nella mente ch’egli meditasse +sempre di tentar Palermo per quella via. E ci riesce. I Borbonici, +colti al grosso zimbello, escono a loro volta da Monreale ad affrontare +il temerario nemico; le due avanguardie si scontrano, barattano alcune +fucilate: ma non appena l’accorto Condottiero le vide bene alle prese, +lascia l’ordine all’avanguardia sua, divenuta retroguardia, di ripiegar +combattendo; risale rapidamente col grosso della colonna a Renna; +spianta il campo, smonta i cannoni e li affida alle spalle di robusti +montanari; alleggerisce quanto può i carriaggi, e sul calar del giorno +piega a destra per una via asprissima di montagna, cammina l’intera +notte, entro una tenebra fittissima, sotto un uragano diluviale, sopra +un terreno stemperato da pioggie quatriduane, e riesce tuttavia ad +afferrare colla intiera colonna, miracolosa di costanza, come là, +era stata a Calatafimi di valore, le opposte alture di Parco e a +fronteggiar Palermo dal lato di mezzogiorno. + +«Io non ricordo (scriveva quindici anni dopo Garibaldi stesso), io non +ricordo d’aver veduto una marcia simile e tanto ardua nemmeno nelle +vergini foreste dell’America,[60]» e certo egli avrebbe potuto contare +la giornata del 21 maggio come una delle sue più fortunate, se non +gli fosse stata amareggiata da un crudele annunzio: nel giorno stesso +Rosolino Pilo, mentre dalle alture di San Martino stava scrivendogli, +era colto in fronte da una palla borbonica e stramazzava freddo sul +colpo. Onore perpetuo alla magnanima sua ombra! + + +XIX. + +Della mossa del 21 però i vantaggi non potevano essere immediati: +essa era un passo preparatorio, la condizione indispensabile al +conseguimento dello scopo finale; ma non poteva ancora dirsi per sè +sola decisiva. Garibaldi, con quella marcia, s’era sottratto, a dir +così, alla vista del nemico, ponendosi «in più facile comunicazione +coll’interno e la parte orientale dell’Isola;[61]» aveva guadagnato un +terreno più acconcio alle utili manovre e che gli avrebbe permesso fin +all’ultimo la scelta tra l’offensiva e la difensiva, tra l’attacco e la +ritirata; ma l’ora e il modo della difesa o dell’offesa, anzi la stessa +decisione tra l’assalto e la ritirata erano altrettanti termini nuovi +d’un problema nuovo, e di cui soltanto gli eventi potevano suggerirgli +la soluzione. Gli eventi però a que’ giorni correvano veloci. + +Dopo avere per ben ventiquattro ore perduto ogni traccia di Garibaldi, +anco i Regi s’erano raccapezzati, e scoperto alla fine il suo nuovo +rifugio, parevan risoluti a non lasciargli più un sol giorno di +tregua. Il general Lanza (inviato a Palermo Commissario _alter ego_ +del Re a surrogare il Castelcicala revocato) aveva ordinato infatti +che due colonne muovessero simultaneamente dalla capitale, la prima da +sinistra per Monreale, la seconda di fronte per La Grazia, ad assalire +il filibustiere nel suo campo di Parco, procacciando di chiudervelo +dentro e di schiacciarlo d’un colpo. Ma il filibustiere vegliava, e +scoperta egli stesso dalla cima del Pizzo del Fico la duplice mossa +del nemico, n’aveva indovinato l’ultimo fine. Sulle prime però, o non +avesse ben calcolato le forze del nemico, o confidasse nella forte +postura, o sperasse soccorso dalle bande del La Masa che campeggiavano +sui monti di Gibilrossa alla sua destra, parve deciso ad accettare la +battaglia, e ne fece tutti gli apparecchi. Ma alla mattina del 24, +meglio contati i nemici e avvistosi soprattutto che la colonna di +sinistra, capitanata dai colonnelli Von Meckel e Bosco, camminando +per le scorciatoie dei monti, minacciava di cader sulla sua via di +ritirata; composta prontamente una forte retroguardia coi Carabinieri +genovesi e due compagnie, e imposto loro di contrastar più a lungo che +fosse possibile le alture di Parco, ripiega col grosso della colonna su +Piana de’ Greci. I nemici tuttavia avevan già guadagnato molto terreno; +i Carabinieri eran già stati forzati a cedere da Parco; i Cacciatori +del Bosco comparivano già sulle cime di sinistra a piombo della +strada di Piana. Urgeva il pericolo, e Garibaldi fu pronto ancora al +riparo, rimandando quegl’infaticabili Carabinieri a coronar le alture +fiancheggianti la via e ponendosi egli stesso sulla difesa all’entrata +di Piana; ma confidando assai più sulla probabile stanchezza de’ +persecutori e sull’appressarsi della sera, che sulle sue forze. Nè +s’ingannò. Durava da alcune ore l’avvisaglia sulla montagna, e già i +Carabinieri, estenuati dalla fatica e dalle perdite, più non reggevano +al disuguale cimento; quando il Comandante borbonico, visto che +annottava e stimando forse opportuno di attendere l’arrivo delle altre +colonne, deliberò, nella certezza di chi tiene ormai la preda in pugno, +di differire all’indomani l’assalto. Appunto domani era tardi. + +Garibaldi, approfittando della breve tregua, traversa Piana de’ Greci +senza sostarvi; bivacca alcune ore della notte in una boscaglia +vicina; poi innanzi giorno ripiglia di nuovo la ritirata per la +strada di Corleone. Giunto però al punto dove si stacca la strada di +Marineo, affida le artiglierie, gli impedimenti e una compagnia di +scorta all’Orsini, ordinandogli di continuare, senza spiegargli di +più, la marcia per Corleone;[62] mentre egli svolta rapido col forte +della colonna per la traversa di Marineo, dove, riposatosi poche ore, +contromarcia celerissimamente per Misilmeri, e si trova prima che la +giornata del 25 tramonti, liberi i fianchi e le spalle da ogni nemico, +sulla strada di Palermo. + +All’alba del 25 però anche i Napoletani furono pronti alle armi; ma di +quale maraviglia restassero colpiti nel veder Piana de’ Greci e tutti i +dintorni vuoti di nemici, lo scrivano essi. Convinti però che oramai la +sola paura sospingesse Garibaldi, si pongono risoluti sulle sue orme, +e raccolto da paesani che cannoni, cannonieri e bagagli si son visti +sfilare per la strada di Corleone, giustamente sillogizzando che con +essi debba pure essere il maggior nerbo de’ ribelli, quindi il loro +capo, ripigliano ad occhi chiusi la loro caccia spensierata, spacciando +allegramente a Palermo ed a tutta l’Isola: «Garibaldi fuggiasco fra le +montagne; prossima la sua totale disfatta.» + +Era l’inganno, di cui Garibaldi aveva bisogno: era il compimento +del suo disegno. Il qual disegno non nacque già tutto intero per +miracolosa fecondità di genio, d’un sol getto e in un solo istante; +ma fu lentamente covato, preparato, compíto, perfezionato; il che ne +accrescerà agli occhi degl’intendenti il pregio e la meraviglia.[63] + +Fino alla marcia da Renna al Parco, Garibaldi non ebbe ben ferme in +mente che queste due idee: portarsi sopra un terreno più propizio; +tirare il nemico fuori di Palermo per batterlo divisamente, potendo, +stancheggiarlo o scivolargli in mezzo, secondo l’opportunità e la +forza. + +Quando però la mattina del 24 si vide piombare addosso, per due vie +convergenti, una mole di nemici anche più grossa della preveduta, +e conobbe non restargli pel momento altro scampo che una subita +ritirata, cammin facendo, meditando alla distretta in cui si trovava, +e compiendo rapidamente l’analisi e la sintesi dei molti partiti che +gli si affacciavano, allora gli balenò l’ardito concetto di farsi +della ritirata lo strumento della vittoria, e intanto che il nemico +allucinato inseguiva la sua ombra sulla strada di Corleone, marciare +per l’opposta via all’assalto di Palermo. + + +XX. + +Ma i mezzi? Per l’opera, a dir vero, infaticabile di Giuseppe La Masa, +s’eran venuti raccogliendo sulla vetta di Gibilrossa, centro dei monti +che serrano Palermo da sud-est, un grosso campo di squadriglie, armate +e istruite come sappiamo, ma che per le loro marcie irrequiete, i loro +fuochi numerosi, e gli innumerevoli e altisonanti proclami coi quali il +loro capitano ne magnificava il numero e la fierezza, erano riuscite +fino allora a tenere in allarme il presidio di Palermo, ed a coprire +l’estrema destra del corpo garibaldino da subitanei assalti. A dir +il vero la prima volta che queste bande ricevettero il battesimo del +fuoco, non fecero buona prova: al Parco anzi la mattina del 26 chiamate +in sostegno della minacciata destra garibaldina, avevan dato volta ai +primi spari, gridando per giunta (insania della paura!) «al tradimento +di Garibaldi,[64]» e spargendo la loro fola e il loro terrore fin +dentro Palermo. Tuttavia erano intorno a tremila; rappresentavano +l’eletta militante del paese; confusi nella turba battevano i cuori +più intrepidi della Sicilia, e non sarebbe stato giustizia, oltre che +prudenza, trascurarli. Garibaldi inoltre ne aveva bisogno; sicchè +salita la mattina stessa del 26 Gibilrossa (da Misilmeri distante +poche ore) e passato a rassegna tutto il campo, ne ritrae così buona +impressione, che promette al La Masa di porre a capo della colonna +destinata alla marcia imminente su Palermo i suoi «bravi Picciotti.» + +Sceso però da Gibilrossa, ebbe uno scrupolo e volle adempiere una +formalità. Chiamati a consiglio, cosa insolita, i suoi principali +Luogotenenti, Sirtori, Türr, Bixio, La Masa, Crispi, quando li vide +tutti raccolti, diresse loro questa breve parlata: «Voi sapete che +non ho mai radunato Consigli di guerra, ma le circostanze in cui siamo +mi vi inducono. Due vie ci stanno davanti: l’assalto di Palermo, o la +ritirata nell’Isola. Scegliete.» + +Taluno dicesi fu per la ritirata, i più per l’assalto,[65] che era in +quel caso, non solo il più eroico, ma anche il più prudente partito, +per non dirlo senz’altro l’unico effettuabile. Allora Garibaldi, fedele +sempre al _tolle moras_, riunita la sua colonna al campo di Gibilrossa +e quivi raccolte tutte le sue forze, dà nella sera stessa gli ultimi +ordini per la deliberata battaglia. L’assalto nel primo concetto doveva +effettuarsi nel cuore della notte, la partenza quindi essere suonata +per le prime ore della sera. Composte le ordinanze colle squadre del +La Masa e uno stuolo de’ Mille per guida ed esempio alla testa; i +battaglioni del Bixio e del Carini al centro; le squadre del Sant’Anna +alla retroguardia; la colonna doveva scendere da Gibilrossa pel +sentiero dei Ciaculli che va a cadere sulla strada di Porta Termini, +poco lungi da San Giovanni, e passato l’Oreto al Ponte dell’Ammiraglio +camminar diritta sulla città. L’ordine era: marciar serrati e +silenziosi; avvicinarsi quanto più era possibile al nemico; giuntogli +dappresso, rovesciar alla baionetta ogni ostacolo e penetrare al più +presto, comunque, in Palermo. + +Se non che, come accade sovente anco agli eserciti meglio ordinati, la +marcia non cominciò per l’appunto all’ora designata; il sentiero preso, +soggiorno quasi aereo di caproni selvatici, era oltre al preveduto +aspro e malagevole; i Picciotti posti alla fronte, inesperti di marcie +militari, molto più delle notturne, s’arrestano ad ogni tratto per +ombre ed allarmi immaginari; talchè al sommar di tutte queste ragioni +la colonna assalitrice non potè sboccare sulla strada di Palermo che +allo spuntar dell’alba. Tuttavia non era per anco stata avvertita +da alcuno, e la sorpresa era sperabile sempre, quando i Picciotti +dell’estrema avanguardia, giunti ai così detti _Molini della Scaffa_ e +scambiandoli forse per le prime case di Palermo, alzano, probabilmente +per darsi coraggio, tale un clamore di grida, con accompagnamento +di fuochi, non sapremmo dire se di paura o di gioia, che i Regi di +guardia, appostati al Ponte dell’Ammiraglio, ne sono riscossi in +sussulto e corrono, tutt’ora assonnati, alle armi. + +Di colpo improvviso non era più a parlarne, e non restava che supplire +colla subitaneità dell’assalto e la forza dell’impeto alla fallita +sorpresa. + +Lo comprese tosto Garibaldi; lo comprese Nino Bixio, suo braccio +destro; lo compresero quanti in quella falange avevan anima di soldati +e senso della terribilità del momento. E prima di tutti l’avevan +compreso il prode Tükery e i suoi compagni dell’antiguardo; i quali +al primo grido, alla prima ombra può dirsi del nemico, s’avventano +su di lui a testa bassa, e prima ch’egli abbia tempo di conoscere gli +assalitori, lo sforzano ad accettare la pugna. + +E da quel punto «avanti, addosso, alla carica tutti.» I Regi, +fortemente asserragliati dietro il Ponte dell’Ammiraglio, spazzano +con un turbine di moschetteria e di mitraglia la via ed i campi: +i Picciotti, nuovi a quei cimenti a petto a petto, balenano, si +sparnazzano, scompigliano col rigurgito le schiere sopravvenienti +degli amici; ma non monta: il Bixio e il Carini colle coorti di +Calatafimi sopraggiungono al rincalzo; i più animosi delle squadre +stesse si mescolano agli agguerriti compagni e fanno valanga; i +Regi già vacillano, già danno le spalle e il Ponte dell’Ammiraglio è +conquistato. + +Era un fausto preludio, ma non ancora la vittoria. Restava ancora +Porta Termini, chiave della città; restava una seconda linea di +nemici gagliardamente appostati dietro case e barricate, protetti da +numerose artiglierie, fiancheggiati da una forte squadra, liberi di +piombare sui fianchi degli assalitori per le due strade che dalla Porta +Sant’Antonino e da Porta de’ Greci convergono sulla via di Termini, +e dentro una cerchia di fuoco schiacciarli. Ma non era sfuggito il +pericolo a Garibaldi, il quale, provvedendo a un punto all’attacco ed +alla difesa, mandava quanti branchi di squadre poteva raccogliere a +custodire quelle due vie, mentre ordinava un ultimo disperato assalto +alla Porta. E «al concitato imperio» non seguì mai sì pronto «il celere +obbedir.» + +Serrati, concordi, non contando i nemici, disprezzando la morte, +gareggianti solamente a chi prima arriva, si slanciano di fronte i +Mille: alla destra, avanzando arditamente tra vigneti e giardini, li +fiancheggiano, condotti dall’intrepido Fuxa, manipoli di Siciliani; +da sinistra altri Picciotti e Cacciatori misti insieme, guidati +dal Sirtori e dal Türr, tengono in iscacco i difensori della Porta +Sant’Antonino: procombono sul fulminato terreno, della bella morte de’ +prodi, Tükery, Rocco La Russa, Pietro Inserillo e Giuseppe Lo Squiglio; +giacciono feriti Benedetto Cairoli, Enrico Piccinini, Raffaello Di +Benedetto, Leonardo Cacioppo; Bixio stesso, ferito al petto da una +palla, se la estrae da sè; ma i Napoletani, quasi sopraffatti da +superstizioso terrore, più non reggono alla diabolica irruzione. Nullo, +il Fieramosca della schiera, a cavallo, ritto, intrepido, stupendo +nella sua marziale eleganza di cavaliere antico, ha già varcato, primo +de’ primi, la Porta, e dietro a lui, come torrente che rompa le dighe, +penetra da cento bocche la piena procellosa degli assalitori, i quali +dilagando rapidi per tutte le vie, scacciando da ritta e da manca i +residui dei nemici resistenti, e portando in trionfo, più che seguendo, +il loro fatato Capitano, mondano Fiera Vecchia, il cuore di Palermo. +Eran forse le 6 del mattino; due ore eran bastate alla prodigiosa +vittoria, e il sole del 27 maggio, il sole di San Fermo, illuminava +un’altra volta uno de’ più memorabili portenti del valore italiano. + + +XXI. + +Palermo dormiva ancora. Sorpresi essi pure dall’inaspettato assalto, +già tratti in inganno da falsi allarmi perfidamente simulati dalla +Polizia, e minacciati di morte coloro che al tuonar del cannone fossero +trovati per le vie, i Palermitani avevano alquanto esitato prima +di prestar fede ad un risveglio tanto fortunato; e come gente non +libera ancora dal sospetto d’un’insidia o dal timore d’un’imprudenza, +si tennero chiusi e celati nelle loro case ad attendere che gli +avvenimenti colla stessa luce del giorno si rischiarassero. Ma a poco +a poco una finestra si socchiude; un uscio si apre; una, dieci, cento +persone cominciano a far capolino; i più curiosi o i più animosi +s’avventurano nella strada; altri corrono a’ campanili a dar nelle +campane; la gran nuova si spande, il grande fatto si conferma, e +finalmente tutta la più gagliarda e patriottica parte della popolazione +(dir tutta la città sarebbe ancora troppo presto) si precipita festante +sui passi dei liberatori, offre loro i primi conforti e i primi +soccorsi e si mesce al gran fiume della rivolta. + + [Illustrazione: Piano delle Operazioni sotto PALERMO] + +E non v’era un istante da perdere. Alle 6 del mattino la situazione +dei due belligeranti, per dirlo alla moderna, era questa: i ribelli +occupavano precariamente Fiera Vecchia, e il tratto della città +compreso tra la Porta Sant’Antonino e Porta Termini, meno alla destra +la caserma di Sant’Antonino e, più a sinistra, i dintorni dell’Orto +botanico; i Regi invece: Porta Montalto, Palazzo Reale, Porta Macqueda, +il Castellamare, tutta la Marina; quanto dire quattro quinti della +perifería. + +E alla tattica bontà delle posizioni rispondeva la forza del numero +e la ricchezza de’ mezzi di guerra. Per la rivolta ottocento camicie +rosse[66] stremate, indigenti d’ogni cosa, e da tre ai quattromila +Picciotti armati e agguerriti come sappiamo; per il Borbone ventimila +soldati ben istrutti, ben pasciuti, straricchi d’artiglierie, di +munizioni, di viveri, d’ogni ben di Dio, fiancheggiati da quattro +fregate, protetti da due forti e da numerose caserme, massiccie quanto +i forti, padroni di tutte le loro comunicazioni, liberi d’essere +soccorsi dal mare e dalla terra, quando che sia. + +Però nulla di più precario, di più incompiuto, di più periglioso +della vittoria garibaldina. Tutta la loro conquista poteva dirsi la +conquista d’una mina, che da un istante all’altro poteva saltare e +seppellirli sotto monti di rovine. Conveniva dunque strapparne subito +al nemico le miccie o, per uscir di metafora, metter Palermo in istato +di difesa, allargarvi quanto più era possibile la rivolta, rompere la +cerchia nemica, occuparne i principali punti strategici, assicurarsi +infine quelle tre condizioni indispensabili ad ogni guerra: posizioni +per combattere; comunicazioni per manovrare; base d’operazione per +rifornirsi. + +E a tutto ciò fu, con maravigliosa rapidità, provveduto. Garibaldi, +appena raccolta la sua gente, si inoltrava fino al Palazzo Pretorio +e vi piantava il suo Quartier generale; occupava i quattro Cantoni, +centro delle due grandi vie che segano in croce la città, e vi si +asserragliava; istituiva un Comitato provvisorio, di cui faceva capo +il dottor La Loggia e poco dopo una Commissione delle barricate, +di cui eleggeva presidente il duca Della Verdura; chiamava di nuovo +tutti i Palermitani alle armi, ed abbozzava un primo nucleo di guardie +nazionali; spingeva, non senza combattimenti, i suoi avamposti verso +Palazzo Reale fino a Piazza Bologna, e verso Porta Macqueda fino alla +Villa Filippina; faceva nella giornata stessa attaccare la caserma +di Sant’Antonino rimasta in potere dei Regi, e prima di sera se ne +impadroniva; infine trasfondeva in tutti i petti un raggio della sua +serenità e una favilla della sua fede, forze inespugnabili. + +E ciò non ostante il generale Lanza era sempre arbitro, purchè l’avesse +voluto, del campo. Un istante d’energia, un contrassalto ben combinato, +uno sforzo appena volonteroso di que’ ventimila uomini, e Palermo +tornava sua. Ma era chieder troppo a siffatto Capitano ed a siffatto +esercito. Però l’unica prodezza, di cui l’uno e l’altro furono capaci, +fu il bombardamento; e già fin dalle 10 del mattino, dai forti di +Castellamare e dalla Squadra ancorata di faccia a Toledo, cominciò a +piovere sulla città, principalmente ne’ dintorni di Palazzo Pretorio, +un nuovo diluvio di granate e di bombe; sprezzato, a dir vero, dai +combattenti, e in sulle prime poco dannoso alla città, ma preludio di +rovina maggiore. + +L’indugio invece fu la fortuna dei ribellati. Giuseppe Sirtori, a capo +d’una mano di Legionari e di Picciotti, fatta base il convento de’ +Benedettini, riusciva ad impadronirsi del bastione di Montalto, punto +avanzato sulla sinistra del Palazzo Reale; quasi contemporaneamente +un’altra compagnia de’ Mille, Bergamaschi quasi tutti, guadagnava, non +senza fiera lotta, la Piazza della Matrice e i dintorni del Burrone, +del Papireto e di Porta Sant’Agata; sicchè per queste conquiste +venivano tagliate le comunicazioni tra il Castello ed il Palazzo +Reale, e gli approcci della rivolta avvicinati sempre più agli estremi +baluardi della resistenza nemica. E quel che accresceva la maraviglia, +era che ogni barricata sorgeva sotto il diluviare delle bombe; ogni +palmo di terreno era guadagnato fra il crepitar degl’incendi, il +crollar delle case, le urla delle vittime sepolte sotto le rovine, o +trucidate nella fuga dalla ferina vendetta soldatesca. + +Infatti il bombardamento dopo alcune ore di sosta aveva ripreso, nel +28 mattina, continuando fin nel cuore della notte con frenetica rabbia +e facendo della miseranda, ma invitta città, un immane sterminio. Il +vasto e ricco monastero di Santa Caterina ardeva tutto intero, assieme +al lungo tratto di botteghe e di case che rispondevano sulla Strada +Toledo: il Palazzo arcivescovile era saccheggiato, i ricchi monasteri +dei Sette Angioli e della Badia Nuova saccheggiati e incendiati, il +palazzo del principe di Carini distrutto; quelli del principe di Cutò +e del marchese d’Artale smantellati. «In un remoto chiassuolo della +città (scriveva un egregio Palermitano, spettatore della terribile +tragedia[67]), presso alla Via del Pizzuto, la esplosione d’una sola +bomba cagionava lo scempio di ventidue innocenti, ed erano in maggior +parte donne e bambini: orrendo spettacolo quello di corpi oscenamente +mutilati e squarciati, spettacolo commovente e pietoso quello d’intere +famiglie, nude, raminghe, con vecchi e infermi che trascinavansi a +stento e fuggivano gli abbattuti lor tetti. D’un subito, nella zona +superiore della città, a dritta del Palazzo regio, sollevasi un vortice +caliginoso di fiamme: ed è il bruciamento e la distruzione di tutto +un quartiere. Dal Palazzo le napoletane milizie procedono verso la +Piazza Grande e la Piazzetta de’ Tedeschi: la insurrezione ha preso +appena a minacciar da quel lato; ed ecco i soldati trapassare di casa +in casa, scassinare le porte, saccheggiare e disperdere quanto vi si +trovasse per entro, macellarvi i sorpresi e sbigottiti abitanti ed +appiccarvi l’incendio. A chi fuggiva sì traea co’ moschetti; a chi +chiedeva mercede s’insultava, poi si dava la morte: s’inducevano i +miseri a ricattarsi svelando le preziosità e le masserizie nascoste, +e, appagata la rapace ingordigia, seguivano le ferite e il sangue; si +stupravano donne e fanciulle, poi scannavansi, e dopo loro i padri, i +mariti, i fratelli: il nome del Re suonava da’ manigoldi acclamato fra +le strida che sfuggíano alle vittime: e di quelle immanità e di quei +fatti potrebbero allegarsi senza fine gli esempi, e non era guerra, +ma eccidio efferato e vilissimo eccidio, non da uomini, ma da bestie +crudeli. Il fuoco infuriava quel giorno per vasto recinto di edifici +e di strade; infuriava nella notte e ne’ due giorni seguenti; e in +quell’accesa fornace cuocevano e soffocavano umane creature, senza +difesa e senza scampo immolate.» + +Mille e trecento furono le bombe lanciate dal Castello e dalla Squadra +senza contar le palle e la mitraglia: cinquecento trentasette i +cadaveri ufficialmente numerati fino al 12 giugno.[68] Orrendo scempio +che Lord Brougham nel Parlamento inglese pareggiava al neroniano e +Lord Palmerston aggiungeva: «indegno del nostro tempo e della nostra +civiltà.[69]» + + +XXII. + +La mattina del 29, con gran stupore dei bombardati, il bombardamento +taceva; ma dell’inattesa tregua varie le cagioni, nessuna di pietà. +Nella notte dal 28 al 29 due piroscafi della Squadra regia portavano da +Termini a Palermo un reggimento di Bavaresi, col rinforzo de’ quali il +Generalissimo borbonico aveva contato di tentare una sortita generale +di tutte le sue forze, onde ricuperare i posti perduti la vigilia. +Ora così per non molestare il passaggio dalla Marina al Palazzo Reale +de’ nuovi arrivati, come per evitare il rischio di colpire i propri +soldati durante il premeditato assalto, il generale Lanza aveva dato +l’ordine che il bombardamento rallentasse per alcune ore, limitandosi +a battere i dintorni di Castro Pretorio, nido della rivolta.[70] Ma +invano. Per tutta quella giornata si combattè nuovamente al bastione +di Montalto, all’Annunciata, ai Benedettini, al Duomo: in quest’ultimo +punto anzi i Regi, sorpresi i Picciotti del Sant’Anna, ebbero alcune +ore di sopravvento; ma poi sopraggiunti gli ormai terribili Cacciatori, +riannodatesi le squadre, apparso Garibaldi, tutti i posti furono o +conservati o ripresi, ed ai Regi toccò nuovamente di riparare a’ loro +quartieri, più che vinti disperati di vincere; e riadorni soltanto di +quei sanguinosi allori, a cui oramai sembravano aspirare: il saccheggio +di nuove case e l’eccidio di nuove vittime. + +Gli è che i soldati del Borbone non si battevano più. Quei tre fatti +miracolosi della vittoria di Calatafimi, della ritirata del Parco +e della sorpresa di Palermo avevano ispirato ne’ loro petti tale +un superstizioso terrore, che era oggimai più forte d’ogni legge +di disciplina e d’ogni punto d’onore. Per essi Garibaldi era ormai +invincibile; vedevano in lui un essere privilegiato, protetto da +una potenza sovrumana, contro la quale ogni forza terrestre doveva +soccombere. Si spacciavano sul suo conto le più strane fole: chi +lo diceva stregato; chi aggiungeva che fin da bambino fosse stato +inoculato con un’ostia consacrata; e poichè gli ufficiali stessi per +onestare la loro dappocaggine accreditavano queste insensatezze, non +era più a sperarsi da siffatto esercito alcun atto, non che di energia, +di decorosa resistenza. + +Il Lanza però non aveva confidato soltanto sulla forza: un po’ di frode +ad assodar l’opera gli era parsa giovevole. Infatti fin dal 28 mattina +egli si era rivolto, per mezzo d’un ufficiale della regia Marina, +all’ammiraglio Mundy, comandante in capo della Squadra inglese,[71] per +pregarlo d’un favore, all’apparenza innocentissimo: di voler soltanto +ricevere al suo bordo due Generali dell’esercito regio incaricati di +conferire con lui; procacciando unicamente che, durante le conferenze, +i ribelli sospendessero le ostilità e i due Generali potessero aver +libero passo traverso le linee nemiche sotto la protezione della +bandiera britannica. + +L’agguato era ben preparato, e se gli riusciva, il Generale borbonico +otteneva in un colpo solo parecchi scopi: metteva in tutela della +bandiera britannica l’assisa, quanto dire, la causa borbonica; otteneva +dai ribelli, mercè una mediazione potente, una sospensione d’armi, e +ciò senza essere costretto a richiederla egli stesso al disprezzato +avventuriero. Ma quanto il laccio era sottile, altrettanto era acuto +l’occhio dell’Inglese, e scivolandogli in mezzo con destrezza e +prudenza, faceva al Commissario del Re questa risposta: «Prontissimo +alla conferenza, lietissimo di ricevere a bordo della sua ammiraglia +i due Generali che gli erano annunziati; ma quanto al loro passaggio +traverso le linee degl’insorti, necessario richiederlo al generale +Garibaldi che solo aveva diritto di darlo.[72]» Non era questa la +conclusione che il Borbonico s’aspettava, anzi era precisamente +quella che più di tutte aborriva; ma ciò non ostante, per quanto egli +tornasse all’assalto con nuove missive anche più ambigue e capziose, +l’Ammiraglio non si smosse d’una linea dalla prima sua risposta, +sventando così colla sua accorta tenacia una trama che intendeva a fare +lui complice, e l’Inghilterra stromento della politica borbonica.[73] + +Astretto da questa repulsa a non confidare più che nell’armi; ma +nell’armi, dopo i falliti assalti del 29, non avendo più fiducia, il +Generale borbonico si sentì a un tratto mancare quell’ultimo residuo, +non diremo certo di coraggio, che non ebbe mai, ma di dignità umana +e di pudore soldatesco che ancora gli era rimasto, e senza nulla dire +al Mundy, all’improvviso, come preso da subitaneo terrore, scrisse al +filibustiere, fino a ieri schernito, questa lettera quasi incredibile: + + «_Il generale Lanza a S. E. il general Garibaldi._ + + »Palermo, 30 maggio 1860. + + »Avendomi l’Ammiraglio inglese fatto sapere che riceverebbe con + piacere a bordo del suo vascello due de’ miei Generali, affine di + aprire con Lei una conferenza, della quale l’Ammiraglio stesso + sarebbe il mediatore, purchè Ella consenta a conceder loro un + passaggio traverso le sue linee; io la prego di farmi conoscere se + vuole consentirvi, e in caso affermativo (supponendo le ostilità + sospese da ambe le parti), io la prego di farmi sapere l’ora in + cui la detta conferenza dovrà cominciare. Sarebbe allo stesso tempo + utile che Ella accordasse una scorta ai summenzionati due Generali, + dal Palazzo Reale alla Sanità, dove essi s’imbarcheranno per andare + a bordo. + + »In attesa d’una sua risposta, ec. + + »FERDINANDO LANZA.[74]» + +«Quale non doveva essere l’avvilimento dell’esercito regio (scrive +lo stesso ammiraglio Mundy), perchè l’_alter ego_ d’un Sovrano +acconsentisse a scrivere una lettera sì umiliante. L’uomo che fino +a quel momento era stato stigmatizzato cogli epiteti più vituperosi +dell’umana natura e denunziato nei proclami come un pirata, un ribelle, +un filibustiere, eccolo elevato al titolo ed al rango di Generale e +d’Eccellenza! Ciò equivaleva ad una ricognizione del suo carattere +d’uguale, e ad una confessione d’impotenza di sottometterlo colla +forza.[75]» + +E questo pure dovette sentire Garibaldi; ma disprezzando in cuor suo le +antiche e nuove codardíe del suo avversario e pensando solo a trarne +profitto, rispose all’istante al Commissario di Francesco II esser +pronto alla propostagli conferenza; fissarla per le due pomeridiane +del giorno stesso; avrebbe fatto immediatamente sospendere il fuoco de’ +suoi, e accordato il passo e la scorta a’ due Generali regi. + + +XXIII. + +Se non che verso le 10 antimeridiane dello stesso giorno (30 maggio), +dopo cioè che Garibaldi ebbe mandato a tutti i suoi posti l’ordine di +cessare da ogni ostilità, un inatteso avvenimento rischiava di mettere +in forse con un sol colpo tutta la conquistata fortuna. La colonna +di Von Meckel e del Bosco, in maggior parte composta di Bavaresi, +dopo aver per tre giorni perseguíto vanamente l’Orsini (il quale, +inchiodati i cannoni e bruciati gli affusti, era riuscito a scamparla, +sperdendosi per le campagne al di là di Giuliana), quella colonna, +dicevamo, risaputa alla fine la notizia[76] che quel Garibaldi, da essi +sognato fuggiasco sulla strada di Corleone, accampava già in Palermo, +era tornata quanto più veloce aveva potuto sui suoi passi, e appunto +la mattina del 30 maggio compariva innanzi a Porta Termini[77] e ne +assaliva la barricata che la custodiva. Le squadre di guardia al posto +ributtarono, com’era debito loro, l’inatteso nemico; questi incalzò più +risoluto che mai, e la fucilata si accese vivacissima da ambe le parti. +Indarno il luogotenente Wilmot, _ufficiale di bandiera_ dell’ammiraglio +Mundy, che per caso di là passava diretto al Castro Pretorio, +sventolava il suo bianco fazzoletto e gridava agli assalitori: una +tregua essere pattuita; fedifrago l’assalto; doverosa la ritirata; que’ +Bavaresi, o avessero meditato un’insidia o la temessero, non vollero +intendere ragione. Allora il combattimento si accanì più che mai: e a +chi contava il numero soverchiante degli aggressori non era difficile +prevederne il risultato. I Picciotti resistevano del loro meglio; una +compagnia de’ Mille, guidata dall’intrepido Carini, tratteneva ancora +per alcuni istanti quella piena irrompente; ma ferito gravemente +ad un braccio lo stesso Carini, caduti molti de’ suoi, crescente +l’irruzione nemica, la barricata sarebbe stata certamente perduta e +la via aperta fino a Fiera Vecchia, se la fortuna non avesse voluto +che presso il generale Garibaldi stesse in quel momento, inviato dal +Lanza, l’ufficiale di Stato Maggiore regio, Nicoletti, il quale, udito +l’evento e invitato con acerbe parole dallo stesso Garibaldi a cessare +quella perfidia, accorse sul luogo del conflitto e colla sua assisa ed +autorità riuscì a persuadere quei, non sappiamo se testardi o astuti +Tedeschi, se non a ritirarsi, come avrebbero dovuto, a restar nei posti +indebitamente conquistati.[78] + +Superato anche questo nuovo periglio, indossata ancora la sua vecchia +uniforme di Generale piemontese (divenuta buona un’altra volta), +accompagnato dal solo Crispi,[79] poco prima delle due pomeridiane si +mosse per recarsi al convegno fissato. Al Molo della Sanità l’aspettava +la lancia dell’_Hannibal_: quivi il caso volle che arrivassero nello +stesso punto il generale Letizia ed il generale Chretien; sicchè la +medesima barca li tragittò insieme al bordo dell’Ammiraglio inglese. +Colà giunti, i Generali borbonici lasciarono il passo a Garibaldi; +l’Ammiraglio, così a lui, come a’ suoi avversari, fece rendere i dovuti +onori militari e li invitò ad entrare nella sua cabina.[80] Non appena +radunati però, quasi preliminare al trattato che stava per cominciare, +sorse un singolare litigio, che qualificò subitamente agli occhi +dell’Inglese il diverso carattere de’ negoziatori da lui ospitati al +suo bordo. + +L’ammiraglio Mundy per rendere più solenne la conferenza e porne la +fede sotto il suggello di autorevoli testimonianze, aveva invitato +ad assistere alla conferenza anche i Comandanti dei legni da guerra +Francese, Americano e Sardo ancorati nello stesso porto, ed essi, +accettato l’invito, stavano già sul ponte all’arrivo de’ negoziatori +ed eran loro stati presentati. Quando però il generale Letizia li +vide entrare assieme a tutti gli altri nella cabina dell’Ammiraglio +e disporsi ad assistere alla conferenza, si fece innanzi e dichiarò +ch’egli non era preparato ad intraprendere alcun negoziato alla +presenza di quei Capitani stranieri, sicchè richiedeva formalmente che +si ritirassero. Nè a questo si fermò. Soggiunse, «che quantunque egli +avesse consentito a incontrare il generale Garibaldi a bordo della +nave britannica, egli non intendeva riconoscergli alcuna officiale +capacità, nè molto meno conferire con lui sopra qualsivoglia soggetto. +Ogni mediazione, continuava egli, doveva aver luogo tra l’Ammiraglio +inglese, lui ed il suo collega; e al generale Garibaldi non restava +che confermare o disapprovare le parole del trattato che si fossero per +usare. Queste le istruzioni da lui ricevute dal generale Lanza e dalle +quali egli non poteva nè voleva dipartirsi.[81]» + +A questa inattesa parlata, il cui senso era aggravato dal tuono +dittatorio con cui era proferita, la sorpresa fu generale. L’Ammiraglio +però, rotto per il primo il silenzio e raccomandata la calma e la +temperanza, stimava suo debito chiedere prima d’ogni cosa, se anche +il generale Garibaldi aveva da muovere qualche obbiezione circa alla +presenza dei Comandanti stranieri. A cui Garibaldi rispose che ogni +concerto preso dall’Ammiraglio inglese gli sarebbe stato gradito, e che +quanto ai signori Comandanti era lieto di vederli rimanere. Ma nemmeno +a questa lezione di tolleranza e cortesia il generale Letizia volle +darsi per vinto, e arzigogolando cavillosamente sulle parole della +lettera scritta la mattina dal generale Lanza, ribadì la sua tèsi che +«i negoziati dovevano correre tra l’inglese Ammiraglio e gli incaricati +napoletani, e il generale Garibaldi non dover prendervi alcuna parte.» +Alla caparbia malafede del Napoletano proruppero indignati, tanto il +capitano francese Lefebre, quanto l’americano Palmer; «solo il marchese +D’Aste, antico ufficiale sardo, restò silenzioso;[82]» finalmente lo +stesso ammiraglio Mundy interveniva a cessare l’alterco, protestando +apertamente che, «se il generale Letizia non consentiva a trattar +personalmente col generale Garibaldi e in presenza dei Capitani esteri, +egli sarebbe obbligato di rimandare tutti a terra, e dichiarare rotti i +negoziati.[83]» + +A sì aperto e risoluto linguaggio il generale Letizia finì col +rassegnarsi, e riconosciuta al generale Garibaldi la parte che gli +spettava, le trattative s’avviarono. I quattro primi articoli della +convenzione proposta passarono senza contraddizione o discussione +di sorta; giunti al 5º: «Che la Municipalità rassegnasse un’umile +petizione a Sua Maestà il Re, esprimendogli i reali bisogni della +città.» — «No!» proruppe con veemenza Garibaldi; e alzandosi di scatto +soggiunse: «Il tempo delle umili petizioni o al Re, o a chicchessia, +è passato; inoltre non ci sono più Municipalità.... La Municipalità +sono io. Io rifiuto il mio consenso. Passiamo alla sesta ed ultima +proposta.» + +All’udir queste parole sdegno e stupore si dipingono sul volto del +generale Letizia, e sgualcendo la carta che stava spiegata sulla +tavola, esclama: «Allora se questo articolo non è concesso, ogni +comunicazione cessa fra di noi.[84]» + +Garibaldi, il quale fino all’enunciazione del quinto articolo avea +sempre serbato un calmo e imperturbato contegno, a quell’ultima +albagiosa dichiarazione del suo avversario non seppe più frenarsi. +«Egli denunciò in termini eccessivi[85] la mancanza di buona fede, anzi +l’infamia della Reale Autorità nel permettere che truppe mercenarie, +mentre una bandiera di tregua sventolava, attaccassero le italiane, le +quali avevano avuto l’ordine di cessare il fuoco. Ed altre cose anche +più appassionate soggiunse Garibaldi; a cui replicò con violenza non +disuguale, ma certo con minor giustizia il suo antagonista. Sicchè +l’Ammiraglio fu costretto di nuovo ad interporsi non solo per rimettere +la calma fra i disputanti, ma per raddrizzare le torte argomentazioni, +con cui il negoziatore napoletano continuava a sillogizzare.» + +A tal punto Garibaldi, credendo ormai compiuta la rottura de’ +negoziati, si levò dalla sua sedia e fece atto di disporsi alla +partenza; «ma tale non appariva in alcuna guisa l’intenzione del +Generale borbonico.[86]» Anzi dopo essersi consultato alquanto col suo +collega, si rivolse di nuovo al suo avversario, annunziandogli che +egli consentirebbe a cassare il quinto articolo della convenzione, +quantunque sapesse che per quella concessione egli incontrerebbe il +disfavore del suo Generale in capo. + +E dopo questa dichiarazione tanto maravigliosa ed inattesa, quanto +lo erano state fino allora tutte le parole del negoziatore regio, +l’armistizio fu prolungato fino alle nove del mattino seguente, al solo +fine di concordare definitivamente i punti controversi e di ottenere +dal Commissario _alter ego_ del Re la ratifica dei già patteggiati. +Prima di lasciar l’_Hannibal_ però il generale Garibaldi, cogliendo il +momento in cui l’ammiraglio Mundy s’era stretto in privato colloquio +co’ due Inviati regi, si traeva in un canto col capitano Palmer e col +marchese D’Aste, e susurrò loro in tutta fretta e in gran secretezza: +essere allo stremo di munizioni; questo il suo pensiero più tormentoso; +lo soccorressero, se potevano, in quella necessità; avrebbe pagato +un pacco di cartuccie a peso d’oro. Il capitano D’Aste non volle dare +neanche un grano di polvere; il Capitano americano crediamo che desse +la poca che aveva; al resto pensò la Provvidenza! + +Ma sia che l’ultima impressione ricevuta da Garibaldi fosse che il +pattuito armistizio non potesse durare oltre il vegnente mattino; sia +ch’egli mirasse a trar profitto delle pretese esorbitanti del nemico, e +della sua sdegnosa risposta per infiammare vieppiù gli animi già accesi +de’ Palermitani, giunto a Palazzo Pretorio fece tosto pubblicare questo +Manifesto: + + «Siciliani! + + »Il nemico mi ha proposto un armistizio. Io ne accettai quelle + condizioni che l’umanità dettava di accettare; cioè: ritirar + famiglie e feriti; ma fra le richieste, una ve n’era umiliante per + la brava popolazione di Palermo, ed io la rigettai con disprezzo. + Il risultato della mia conferenza di oggi fu dunque di ripigliare + le ostilità domani. Io ed i miei compagni siamo festanti di poter + combattere accanto ai figli del Vespro una battaglia, che deve + infrangere l’ultimo anello di catene con cui fu avvinta questa + terra del genio e dell’eroismo.» + +Alla lettura del fiero bando la città intera, può dirsi, si versò +a Palazzo Pretorio per udire dalle labbra del Dittatore, quasi per +leggere sul suo viso, la conferma della grande nuova. E Garibaldi, +apparso al balcone di Palazzo Pretorio, parlò come sapeva parlare +lui tutte le volte che il cuore lo ispirava, e la grandezza degli +avvenimenti s’accordava alla lirica intuonazione della sua tribunizia +eloquenza. Però quando disse: «Il nemico mi ha fatto delle proposte +che io credei ignominiose per te, o Popolo di Palermo, ed io sapendoti +pronto a farti seppellire sotto le ruine della tua città le ho +rifiutate....» un urlo, un urlo solo fu la risposta di quel popolo +divenuto delirante: «Guerra, guerra;» e le donne stesse con parola +anche più espressiva: «Grazie, gridavano al Generale, grazie;» e gli +inviavano baci e benedizioni.... «E dal fondo della piazza (soggiunge +uno de’ Mille testimonio alla gran scena) gli mandai un bacio anch’io. +Credo che Garibaldi non sia mai stato visto sfolgorante come in quel +momento da quel balcone; l’anima di quel popolo pareva tutta trasfusa +in lui.[87]» Nè furono parole soltanto: ogni uomo armato corse a +prendere il suo posto di combattimento: quante braccia erano atte +lavorarono l’intera notte al compimento delle barricate; e per supplire +alla mancata luminaria delle bombe e delle granate, Palermo illuminò +tutte le sue case, se non è meglio dir le sue rovine, come fosse alla +vigilia di una festa. + +Risapute però queste nuove, anche i Generali borbonici vennero a +miglior consiglio, e nella mattina del 31 lo stesso generale Letizia +tornava al Dittatore per ripigliare gli interrotti negoziati e +chiedergli un armistizio indefinito. Tanto non poteva concedere +Garibaldi; consentì bensì ad una tregua di tre giorni, e fu in questi +capitoli stipulata: + + «1º La sospensione delle ostilità resta prolungata per tre giorni, + a contare da questo momento che sono le 12 meridiane del dì 31 + maggio: al termine della quale S. E. il Generale in Capo spedirà + un suo aiutante di campo onde di consenso si stabilisca l’ora per + riprendersi le ostilità. + + »2º Il Regio Banco sarà consegnato al rappresentante Crispi + segretario di Stato, con analoga ricevuta, ed il distaccamento che + lo custodisce andrà a Castellamare con armi e bagaglio. + + »3º Sarà continuato l’imbarco di tutti i feriti e famiglie, non + trascurando alcun mezzo per impedire qualunque sopruso. + + »4º Sarà libero il transito dei viveri per le due parti + combattenti, in tutte le ore del giorno, dando le analoghe + disposizioni per mandar ciò pienamente ad effetto. + + »5º Sarà permesso di contraccambiare i prigionieri Mosto e Rivalta + con il primo tenente Colonna ed altro ufficiale o capitano Grasso. + + »_Il Generale in Capo_ + »Firmato: FERDINANDO LANZA. + + »_Il Segretario di Stato + »del Governo Provvisorio di Sicilia_ + »Firmato: FRANCESCO CRISPI.» + +Taluno censurò il vincitore di aver concesso al nemico una tregua +troppo lunga; noi pensiamo altrimenti. Per fermo i Regi potevan +ricevere nuovi rinforzi; ma che importavano oramai alcune migliaia +di nemici di più, se mancava tra di loro la mente che governasse e il +cuore che combattesse? Per la rivolta invece ogni ora che passava era +un passo alla vittoria: lo scoramento nelle file avversarie cresceva, +le diserzioni moltiplicavano, la città s’agguerriva, e s’abituava +all’idea della lotta disperata; e frattanto i Mille si ristoravano, +le munizioni si risarcivano, le difese si perfezionavano, i soccorsi +sperati o promessi dal Continente o arrivavano o potevano arrivare, +come sarebbe stato debito loro.[88] + +Oltre a ciò nella generosità di Garibaldi s’ascondeva un grande +concetto non meno politico che umanitario. Nessuno più di lui sentiva +che quella era guerra civile, e quel pensiero fisso di renderla +quanto più fosse possibile umana e pietosa sarà, nella calma sentenza +de’ posteri, non ultima gloria della sua eroica vita. Quei soldati, +lo diceva ad ogni istante, eran nostri fratelli; lo diceva a’ suoi +seguaci consigliandoli ad essere miti; lo diceva a’ nemici stessi, se +qualcuno gliene compariva dinanzi o prigioniero o disertore; e solo +dicendolo faceva proseliti e diradava le file nemiche. La generosità +in quel caso era virtù ed arte insieme; e quando vedremo l’esercito +borbonico squagliarsi e quasi sfumare innanzi ai passi di Garibaldi +che li incalzava col sorriso sulle labbra e l’offerta del ritorno alle +loro case, intenderemo quanto quella virtù fosse utile e quell’arte +profonda. + +Nè quei tre giorni li passò inerti. Intanto che i suoi Luogotenenti +attendevano al riordinamento delle milizie, e i Palermitani al +perfezionamento delle barricate, e il Crispi a prender possesso del +Palazzo di Finanza, dove trovava cinque milioni di ducati, insperato +tesoro per quei cenciosi conquistatori partiti da Quarto con trentamila +franchi; Garibaldi pensava a dare all’improvvisato Governo di Palermo +una forma più regolare e compíta, istituendo un Ministero, in cui +il Crispi riteneva il portafoglio dell’interno e delle finanze, il +barone Pisani gli esteri, il canonico Ugdulena il culto e la pubblica +istruzione, un Raffaele i lavori pubblici, un Guarnieri la giustizia, e +l’Orsini, riuscito miracolosamente a traforarsi il giorno 2 in Palermo, +con tutti i suoi cannoni e i suoi uomini, il Ministero della guerra. + +I Napoletani, all’opposto, non riuscirono che a rendere sempre più +manifesta la loro impotenza. Non appena infatti fu conchiuso il primo +armistizio, il generale Letizia partiva per Napoli per comunicarne il +testo al suo Re ed al suo Governo, dipinger loro il vero stato delle +cose, e richiederne le istruzioni per la condotta avvenire. Ruppe +in amari rimbrotti il Re, e sola sua risposta fu che si riprendesse +Palermo a viva forza, anche a costo di raderla al suolo; ma tale non fu +il consiglio nè la risposta de’ suoi Ministri, i quali già affaccendati +ad ottenere la mediazione delle estere Potenze, fecero capire al +Letizia che quel mezzo del bombardamento sarebbe stato esiziale a tutto +il Regno, e che, se altra via non s’apriva per ricuperar Palermo, era +minor danno abbandonarlo. Se lo tenne per detto il Letizia; e convinto +oramai che il Governo di Napoli non aveva più nè volontà, nè speranza +di vincere, riportò queste notizie e impressioni al regio Commissario +in Palermo. Il quale, sperimentata già vana la forza delle bombe, non +sapendo, nè osando confidar in quella delle baionette, delle quali, +se voleva vincere, gli conveniva mettersi alla testa; sconfidando +sempre più nella fedeltà delle truppe e temendo una sedizione della +flotta;[89] ma tremando forse più per sè stesso, si decise a chiedere +un prolungamento all’armistizio d’altri tre giorni, prodromo evidente +della resa finale. E Garibaldi accondiscese ancora; ed ancora il suo +naturale accorgimento non l’ingannò. + +Infatti il 6 giugno i negoziati furono ancora ripresi, e senza molta +difficoltà condussero alla Convenzione seguente: + + «1º Gl’infermi (dell’armata regia) che giacciono in ambedue + gli ospedali od in altri luoghi dovranno essere imbarcati colla + maggiore sollecitudine. + + »2º Le truppe regie che si trovano in Palermo avranno la scelta di + abbandonare la città per terra o per mare con equipaggi, materiali + da guerra, artiglieria, cavalli, bagagli, famiglie e tutto ciò che + loro spetta, comprese le munizioni rinchiuse in Castellamare. A S. + E. il tenente generale Lanza viene concesso di abbandonare Palermo + per mare o per terra a sua scelta. + + »3º Qualora si scegliesse la via di mare, si darà principio allo + sgombramento caricando i materiali da guerra, gli equipaggi e parte + dei cavalli e delle altre bestie da soma; le truppe rimarranno + ultime. + + »4º Tutte le truppe s’imbarcheranno sul Molo, e quindi prenderanno + provvisoriamente alloggio nel quartiere dei Quattroventi. + + »5º Il generale Garibaldi lascierà Castelluccio, il Molo e la + batteria del Faro senza atti di ostilità. + + »6º Il generale Garibaldi consegnerà tutti gl’infermi ed i feriti + (delle truppe regie) che si trovassero in suo potere. + + »7º I prigionieri saranno scambiati da ambe le parti senza + distinzione di grado o di numero, e non uomo per uomo. + + »8º Sette prigionieri (non militari) rinchiusi in Castellamare + saranno messi in libertà tosto che sia compíto l’imbarco delle + truppe e totalmente sgomberato il forte Castellamare. Questi + prigionieri verranno condotti dalla guarnigione sul Molo e quivi + consegnati. + + »Ritenuti tutti i sovraccennati articoli, si aggiunge in una + clausola addizionale che la guarnigione sarà spedita per la via di + mare ed imbarcata sul Molo di Palermo. + + »6 giugno 1860. + + »G. GARIBALDI. + + »Con procura di S. E. il Luogotenente generale LANZA, Comandante + del Corpo delle truppe regie: + + »V. BONOPANE, + »_Colonnello e Capo dello Stato Maggiore._ + + »L. LETIZIA, march. di Mompellieri, _generale_.» + + +XXIV. + +La nuova dell’entrata di Garibaldi nella capitale aveva precipitata la +sollevazione di tutta l’Isola. Le principali città, quali senza grave +sforzo, come Trapani, Girgenti, Noto, Caltanissetta, Modica, Sciacca, +Mazzara; quali dopo aspra lotta di popolo e fiero martirio di saccheggi +e di stragi, come Catania, s’erano vendicate in libertà; e di tutta la +Sicilia al mattino del 7 giugno non restava più in mano del Borbone che +Messina e le cittadelle di Milazzo, Augusta e Siracusa. + +In Palermo frattanto lo sgombero dei Regi era cominciato e l’aspetto +della città si rasserenava. All’ansietà angosciosa della lotta +succedeva d’ora in ora il respiro più libero e il moto festivo e +chiassoso della vittoria. La gente, come suole accadere ne’ giorni +di pubblici commovimenti, viveva più nelle strade che nelle case; +le grida, gli assembramenti, le manifestazioni rinascenti per ogni +nonnulla non posavano ancora; il variopinto brulicame delle squadre, +delle camicie rosse, dei frati in coccarda e cartucciera, dei preti in +piuma ed archibugio, continuava tuttavia a mascherare d’una tal quale +veste quarantottesca la città; ma intanto le barricate si sfacevano, +le rovine degl’incendi si sgomberavano, ai morti tratti dalle macerie +si dava onorata sepoltura, ai feriti ricoverati nelle case o negli +ospedali si apprestavano cure più ordinate e più sollecite; migliaia di +mani lavoravano ad ammannire vesti, scarpe, cartuccie; tutto dimostrava +che Palermo respirava a polmoni dilatati la nuova aura di libertà, e +guardava con serena fede all’avvenire. + +Al tempo stesso il Dittatore provvedeva del suo meglio, come le +opportunità consentivano e i suoi Ministri sapevano suggerire, alle +più urgenti necessità dello stato novello. Volgendo il primo pensiero +ai morti per la patria, decretava ricoveri e pensioni alle loro vedove +e ai loro orfani; rivolgendo il secondo all’imperioso problema della +forza, si rassegnava a riporre in fondo al cuore la sua bella utopia +della leva in massa, ma consentiva tosto all’Orsini una leva più +limitata di quarantamila uomini: beato ancora se tutti accorressero! + +Frattanto congedava con parole affettuose le squadre divenute più un +ingombro che un aiuto, ma invitava ancora una volta quanti Siciliani +fosser disposti a restar nell’armi, a prender ferma regolare nei quadri +de’ suoi Mille coi quali pensava di formare due brigate, destinate a +percorrere l’Isola per impiantarvi il Governo nazionale, reclutar nuova +gente e far atto di signoria. + +Non meno importanti, se non tutte ugualmente saggie, erano le +provvisioni che i suoi Ministri gli _facevano firmare_ (ogni altra +parola sarebbe impropria) per l’ordinamento politico e amministrativo. + +Il Crispi ceduto il portafoglio delle finanze a Domenico Peranni, e +tenutosi per sè l’Interno e la Segreteria della Dittatura, divideva +l’Isola in ventiquattro Distretti, ponendo a capo di ciascuno un +Governatore; intraprendeva l’organizzazione della Polizia e della +Pubblica Sicurezza con questori, delegati, milizie a cavallo; tentava +ricostruire le vecchie Municipalità, restaurando in carica i deposti +o gli sbanditi del 1848; commetteva il giudizio de’ reati comuni a +Commissioni speciali, parte civili e parte militari. Dal canto suo +l’Ugdulena otteneva dal Dittatore lo scioglimento delle compagnie de’ +Gesuiti e de’ Liguorini;[90] il Peranni, l’abolizione del macinato, +dei dazi d’entrata sui cereali, e di qualunque altra gabella decretata +dal Governo borbonico dopo il 15 maggio 1849; indi l’assegnamento d’una +quota sui beni pubblici dei Comuni ai soldati della patria e il divieto +di pagare qualsiasi tassa al Governo caduto, e l’obbligo di versarle +tutte nelle casse del nuovo. Di quando in quando in mezzo a questi +decreti di scopo politico e finanziario, parti esclusivi della mente +dei Ministri, ai quali Garibaldi non faceva che apporre il suo nome, ne +compariva qualcuno di veramente pensato e voluto da lui, che portava +manifestamente l’impronta del suo animo generoso e delle sue idee +filantropiche, e che si poteva dire, senza tema di fallire, tutto suo. + +Ora aboliva il titolo di _eccellenza_, e l’usanza del baciamano, +vergognose reliquie della servitù; ora si volgeva «al bello e gentile +sesso di Palermo,» perchè soccorresse della sua carità l’Ospizio dei +lattanti e degli orfani di Palermo, «dove novanta su cento lattanti +perivano di fame;[91]» ora infine decretava la demolizione del forte +di Castellamare, «conservando soltanto le batterie che difendono il +porto e battono la rada;» alla qual’opera si videro accorrere, per più +giorni, uomini, donne, nobili, plebei, laici, frati, il popolo intero, +lieto di offrire quel tributo, quasi direste quella giornata di fatica +servile alla patria tornata signora.[92] + + +XXV. + +Certo ben pochi di questi Decreti passeranno alla posterità come +esemplari di sapienza politica o legislativa. Quello che richiamava in +ufficio i proscritti del 48, ridesta alla memoria la follía di Vittorio +Emanuele I di Sardegna, il quale, ristaurato ne’ suoi Stati, si pensò +bastasse ripubblicare l’_Almanacco reale del 1815_ per riavere tutta +la sua vecchia magistratura. La istituzione dei tribunali speciali +era un’offesa alla giustizia della libertà rinascente; l’abolizione +tumultuaria del macinato e d’ogni altra gabella fruttuosa era, per +non dirne peggio, una solenne imprudenza; ma per quanto severa voglia +essere la storia, essa finirà coll’ascoltare le molte circostanze +attenuanti, e conchiuderà con una mite sentenza. Non si dimentichi che +la Dittatura era uscita dal seno d’una rivoluzione; che il Governo, +privo della consacrazione del tempo e della tradizione, era costretto +a cercare il suo principal fondamento sulla popolarità; che infine il +paese, inasprito da lunghi dolori, era avido di novità e di riforme, +le quali era assai dubbio fino a qual punto fosse saggio il concedere +o il rifiutare. Oltre a ciò, nulla di quanto il Governo borbonico +lasciava dietro di sè poteva più essere conservato. Magistrati, leggi, +consuetudini, tutto era fradicio, e tutto conveniva spazzar via e +rinnovare: impresa ardua in tempi calmi anco ai più esperti, ma che +ad uomini cresciuti fino allora o nei sogni delle congiure, o nelle +speculazioni della dottrina, e affatto nuovi alla pratica dei governi, +doveva riuscire difficilissima e quasi invincibile. + +Ma nè la loro apologia, nè la loro censura è dell’ufficio nostro. A +noi si aspetta soltanto giudicar anche in questo l’opera di Garibaldi; +e ne pare che il giudizio si riassuma in queste parole: egli nulla +ne intendeva, nè poteva intenderne. Nè la vita del mare, nè quella +de’ campi, nè la tebaide di Caprera, nè gli esempi di Bento Gonzales, +del Ribera e dell’Oribe, l’avevano per fermo preparato ad essere un +reggitore di Stati. Qual fosse per lui l’ideale più eccelso delle +società umane, noi lo sappiamo: lo stato di natura; epperò anche il +governo patriarcale era il più perfetto modello di governo, cui egli +sapesse aspirare. Finanze, polizia, imposte, tribunali, congegni +amministrativi, erano per lui meccanismi artificiali, superfetazioni +oppressive, inventate dalla nequizia o dall’astuzia umana, delle quali, +potendo, avrebbe fatto tavola rasa; non potendolo, si rassegnava a +subirle, ma in cuor suo sprezzandole ed abborrendole. Ora con queste +idee pel capo, non solo non si governano gli Stati, ma si resta inetti +a discernere chi possa meglio governarli per voi; e fu questa la +sorte di Garibaldi. Creato dalla meritata fortuna Dittatore di nove +milioni d’uomini, egli non sarà mai in effetto che un regolo dimidiato, +metà genio, metà automa: nel campo di battaglia sovrano possente ed +invincibile; nella corte, nel foro, nel reggimento civile, pupillo e +stromento di chi lo attorniava e consigliava. E però ognuno di que’ +Decreti che egli aveva già firmati o firmerà, portava a’ piedi il +suo nome; ma il suo spirito poteva dirsene assente e la sua coscienza +irresponsabile. Nè ciò fa la sua lode; aggiunge solo un chiaroscuro +caratteristico alla sua figura. Una cosa sola egli vide, e ben chiara, +nella sua Dittatura, dallo sbarco a Marsala all’arrivo in Napoli: +differire l’annessione del Regno alla Monarchia di Vittorio Emanuele +fino a che la rivoluzione, che doveva gettare le prime basi all’unità +dell’Italia, non fosse compiuta. E ciò chiarirà meglio chi non voglia +stancarsi di leggere queste pagine. + + +XXVI. + +Frattanto il favore della causa siciliana cresceva nell’opinione +europea, ed ogni giorno le arrecava nuovi conforti e nuovi soccorsi. + +Fin dal 6 giugno gettava l’àncora nella rada di Palermo l’ammiraglio +Persano, il quale, scambiate con Garibaldi visite e cortesie pubbliche +ed ufficiali, pareva assumesse la rivoluzione sotto l’egida della +bandiera sarda, e accresceva colla sola sua presenza la forza +morale del nuovo Governo. Parimenti, il 22 del mese stesso sbarcava +a Castellamare Siculo la seconda spedizione capitanata da Giacomo +Medici; ordinata più apertamente sotto il patrocinio del Governo sardo, +scortata da’ suoi legni di guerra per tutta la traversata, e che ora +veniva a recare a Garibaldi il gagliardo soccorso di tremilacinquecento +volontari, ottomila carabine rigate (_rifles_ inglesi) e +quattrocentomila cartucce.[93] Cosa infine altrettanto importante, il +Governo di Francesco II andava stendendo la mano a tutte le Potenze +d’Europa, non escluso l’abborrito Piemonte, per mendicare da queste la +mediazione, da quelle l’alleanza, senza ottenerne altra risposta che +di parole evasive, di sterili compianti o di vergognose proposte, le +quali tutte parevan ripetergli in vario metro che l’ultima sua ora era +suonata. + +Garibaldi intanto pensò a trar profitto dei ben venuti soccorsi per +dare un passo avanti e preparare la conquista totale dell’Isola. +Raccolta colle due brigate del Bixio e del Türr, di cui già dicemmo +intrapreso l’ordinamento, e con la novella brigata del Medici, la +meglio ordinata ed armata fra tutte, una forza di circa seimila uomini, +esercito formidabile per il guerrillero vincitore di Palermo, pose +in esecuzione il disegno, fino allora soltanto per mancanza di forza +ritardato, di occupare militarmente i centri principali dell’Isola, +serrando sempre più dappresso l’estreme trincee dell’esercito +borbonico. + +A tal uopo manda la brigata Türr per la via di Villafrati, Santa +Caterina, Caltanissetta e Caltagirone ad occupare Catania; la brigata +Bixio per la via di Corleone a Girgenti, per risalire poi di là +la costa orientale; e quella del Medici ad invadere per la strada +littoranea di Termini la provincia di Messina, ed a portarsi quanto +più vicino le fosse concesso alle linee borboniche. Ora, per la sua +posizione più inoltrata, la colonna Medici doveva essere la prima a +scontrarsi col nemico, forte ancora di otto in diecimila uomini, assiso +in una gagliarda postura militare, padrone del forte di Milazzo, chiave +della via che conduce a Messina. + +Ma prima di narrare del combattimento di Milazzo, che compì la +liberazione dell’Isola, ci è d’uopo dire brevemente una parola d’un +accidente, che poco mancò fosse origine di dolorosa discordia; ma di +cui se a qualcuno risale la responsabilità e la colpa, non fu certo a +Garibaldi. + + +XXVII. + +Era sbarcato a Palermo, coll’ammiraglio Persano, Giuseppe La Farina. +Era partito per volontà sua, senza mandato positivo ed ufficiale, +in apparenza per osservare, studiare, portare il tributo della sua +opera e del suo nome; in realtà per mestare ed intrigare. Appena +giunto, cominciò a trovare tutto malfatto e spregevole: il Governo, la +negazione d’ogni governo; i Ministri, o ribaldi o inetti; Garibaldi +quasi uno scemo. Errori parecchi, lo dicemmo noi pure, erano stati +commessi; ma il La Farina, anzichè alleviarli coi consigli amichevoli +e leali, coll’aspra e superba censura li ribadiva e peggiorava. +Ostentando l’amicizia del conte di Cavour, atteggiandosi a suo unico +interprete e rappresentante, anticipava in Sicilia lo scoppio di +dissidii partigiani, che ancora non erano nati. Stimando panacea +a tutti i mali la subita convocazione d’un’Assemblea siciliana che +votasse a precipizio l’annessione dell’Isola alla Monarchia di Vittorio +Emanuele, non adoperava nella predicazione di questo suo concetto, per +tanti rispetti disputabile, alcuna cautela e misura. Fattosi centro +d’una camarilla di nobili e di dottrinari, impazienti di porsi in +tutela d’una Monarchia, e più pensosi certamente, in quel momento, del +trionfo della lor parte che della redenzione d’Italia e della salute +dell’Isola loro, in luogo di dar loro consigli di tolleranza e di +prudenza, li pungolava, li aizzava, prestava la mano a tutte le mène +o occulte o palesi, colle quali essi tentavano isolare il Dittatore da +tutti i suoi amici, e renderlo stromento de’ loro disegni. + +Il Crispi, vuoi per la naturale asprezza dell’indole sua, vuoi per +l’infelice genía di persone di cui aveva inondati i pubblici uffici, +vuoi per la politica fin troppo rigidamente unitaria con cui sfatava +le speranze e rompeva le trame dei regionali, partito antico e sempre +potente nell’Isola, era infatti divenuto inviso a moltissimi e quasi +impopolare. Però non tardò il giorno in cui i Palermitani, soffiando +il La Farina, ne chiesero il congedo al Dittatore. Questi in sulle +prime riluttò, repugnandogli giustamente di staccarsi da colui ch’egli +reputava uno de’ più energici fattori della spedizione di Sicilia, e +nella questione suprema della redenzione ed unità nazionale sapeva fido +interprete ed esecutore delle sue più care idee. Tuttavia, per amor di +concordia, s’era alla fine rassegnato a togliere a lui ed ai principali +suoi compagni il portafoglio, eleggendo in lor vece un nuovo Ministero +d’uomini creduti o neutrali o conciliativi, e sui quali per la dignità +del nome e del carattere primeggiava il marchese di Torrearsa. Se +non che, indi a pochi giorni avendo anche il Torrearsa rassegnato +l’ufficio, questo passò subito al barone Natoli, probo Siciliano, +appena tornato dall’esilio, ma amicissimo del La Farina. Poteva questi +esserne soddisfatto; ma poichè Garibaldi, perdurando a confidare nel +Crispi, l’aveva nominato Segretario della Dittatura, ecco riscoppiare +anche più accese le ire del La Farina, cagione d’altre agitazioni e +di nuove trame. A sentirlo, il Crispi era la rovina della Sicilia; +imminente lo scoppio della collera popolare; fra una settimana, fra +quindici giorni al più, certa la caduta della Dittatura e la fine di +Garibaldi.[94] + +Indarno parlava per questi la fedeltà da lui tenuta fino a quel giorno +al programma di Marsala; indarno la ragione categorica che, proclamando +subito l’annessione, il moto fino allora felicemente avviato arenava e +l’Italia, a cui un varco sì insperato s’era dischiuso, veniva arrestata +nuovamente al Faro; indarno, infine, lo stesso conte di Cavour faceva +raccomandare al La Farina di non affrettarsi ad agire «e di aver +pazienza, dovendosi ad ogni costo evitare urti col Generale:[95]» il +fervente emissario non sapeva nè avere nè dar pace, fin che venne il +giorno in cui Garibaldi, stanco di quel fanatico cadutogli fra i piedi, +perduta la pazienza, lo sfrattò dalla Sicilia in 24 ore. + +Nè la piena giustizia del bando potrà essere contrastata. Il La Farina +non era più che un cospiratore arrabbiato e pericoloso, e il governo +nascente d’un paese in guerra non lo avrebbe potuto soffrire più a +lungo senza mettere a repentaglio la salvezza dello Stato, di cui gli +era stata commessa la Dittatura. Ma se la pena era meritata, il modo +aveva offeso. I confini della incolpata tutela erano stati inutilmente +violati; le dure necessità della guerra con un brutale oltraggio +superfluamente inasprite. + +L’articolo del Giornale Ufficiale di Palermo, col quale il bando del La +Farina era annunciato assieme a quello di due spioni côrsi,[96] fu una +selvaggia rappresaglia, un lusso grossolano di durezza, che Garibaldi +non doveva permettere se lo conosceva prima, e conosciutolo dopo doveva +sconfessare e punire.[97] + +Ciò detto, però, il torto del La Farina non cessa d’essere +inescusabile; e chiunque abbia scorso quel suo triste _Epistolario_, in +cui gli atti ed i pensieri del suo soggiorno in Sicilia sono riflessi +come in uno specchio, potrà farne testimonianza. Volere l’annessione +della Sicilia prima della sua compiuta liberazione, era un’insania; +volerla quando da due mesi non v’era atto o parola di Garibaldi che +non bandisse, affermasse, glorificasse il nome di Vittorio Emanuele, +era ingiuriosa diffidenza e grossa gratitudine che conchiudeva alla +peggiore delle politiche. La poteva giustificare un argomento solo: +che l’Isola fosse in piena anarchia; ma quest’anarchia non era che +un sogno del La Farina. La confusione era più alla superficie che +al fondo; nessun arbitrio scandaloso, nessuna discordia pubblica era +accaduta, e il prestigio del nome di Garibaldi era ancora sì grande, +che bastava esso solo, come in quei primi mesi bastò, a tener luogo +di governo e di leggi. Lo stesso conte di Cavour, che pure ingannato +dalle amplificazioni lafariniane non vedeva dapprincipio altra salute +che nell’annessione immediata, aveva finito per non reputarla più +così urgente e necessaria come da prima aveva stimato, e il 30 giugno +scriveva esplicitamente al Persano che, «se il generale Garibaldi +non vuole l’annessione immediata, sia lasciato libero di agire a +suo talento.[98]» Il La Farina adunque non poteva dirsi nemmeno +l’interprete fedele del pensiero del suo alto committente; egli lo +esagerava, lo svisava, e dicasi pure per innocente zelo, da segnacolo +di concordia che doveva essere, ne faceva un’arme di guerra, un tizzone +di discordia, un lievito di partiti; rischiando egli per il primo di +ritardare o guastare quell’unione, che tutti, e prima d’ogni altro +Garibaldi, fermamente volevano. + + +XXVIII. + +Frattanto il Medici aveva continuato la sua marcia; se non che giunto a +Termini e di là udito che il presidio di Messina muoveva su Barcellona +per guadagnarvi quell’importante postura e punire la città di non +sappiamo quale riotta liberale, delibera accelerare il passo nella +speranza di occupar Barcellona prima del nemico e di contrastargliela. +E così accadde. Il Medici, giunto a Barcellona quando appena la +vanguardia borbonica appariva a Milazzo, tolse a questa ogni voglia e +ragione di procedere oltre; talchè al Comandante garibaldino avanzarono +ancora alcuni giorni per dar riposo alle sue milizie e apparecchiar più +pensatamente le mosse ulteriori. + +A mezza tappa da Barcellona, a poche miglia da Messina, sorge una +piccola terra detta Meri, che prende il nome dal torrentello dello +stesso nome, il quale calando da’ monti di Santa Lucia mette foce nel +mare. Il fiumiciattolo, asciutto molti mesi dell’anno, non oppone, +specialmente nell’estate, alcun ostacolo d’acque; ma per il suo letto +incassato, rotto e sassoso, e le ripe costeggiate da muraglie di orti +o da siepi di aloe, può far le veci in caso di estremo bisogno d’un +simulacro di difesa. + +Oltre a ciò, di là da Meri correva dinanzi al villaggetto di Coriolo +un rio dello stesso nome che veniva a tracciare, meglio che a formare, +un’altra linea più avanzata, la quale avrebbe potuto aiutare non diremo +ad arrestare, ma a ritardare d’alcun poco un’aggressione nemica. In +questa posizione, la migliore che il terreno consentisse, decise +di appostarsi il Medici, e barricata la strada presso il Coriolo; +piantativi in batteria due pezzi d’artiglieria accattati a Barcellona; +colla destra a Santa Lucia; il centro e la sinistra lungo il Meri; gli +avamposti tra Coriolo e San Filippo, si tenne, scarso di forze com’era, +e conoscendo le soverchianti del nemico, nella più circospetta e +serrata difesa. + +I Borbonici invece accennavano a voler ripigliare l’offesa, non a +dir vero per espresso comando del Governo napoletano, ma per occulta +volontà dello stesso Francesco II. Infatti a Napoli erano accaduti, +dal giorno della perdita di Palermo, alcune novità che importa +brevemente rammentare. Re Francesco, impaurito dal montar sordo della +rivoluzione, istigato da’ suoi consiglieri, o inetti o traditori, +aggirato dalla Diplomazia, pressato da’ suoi stessi parenti, aveva +finito col concedere una Costituzione, a cui nessuno, e primo di +tutti il largitore, credeva. Cedendo poi così ai consigli dei suoi +nuovi Ministri,[99] come agl’inviti capziosi del conte di Villamarina, +ministro di Sardegna e manipolatore in Napoli di tutte le trame del +conte di Cavour, s’era già indotto ad entrare in negoziati colla +Corte di Torino, accettando per base alle trattative l’abbandono della +Sicilia, se Garibaldi rinunciava ad invadere il Regno, l’alleanza col +Piemonte e l’accordo con lui nella politica nazionale. A quale poi +fra questi giuocatori di vantaggio, che di negoziatori leali avevan +perduto ogni titolo, s’aspetti il primato della mala fede, sarebbe +difficile il dire. Fra il conte di Cavour, che mentre negoziava con Re +Francesco cospirava a subornargli l’esercito e la flotta, armeggiando +contemporaneamente contro Garibaldi onde levargli di mano l’impresa, +e Liborio Romano, abbietto cittadino di Gand, che accettava il potere +dalle mani del suo Re per tradirlo più al sicuro; fra il generale +Nunziante, che oggi prometteva di farla finita col _Filibustiere_, +e dimani nell’ora del pericolo abbandonava la bandiera che l’aveva +fatto nobile e ricco, e non sapendo essere nè apertamente ribelle, nè +religiosamente fedele, cospirava ad involgere nella sua perfidia i suoi +antichi camerata,[100] e l’ammiraglio Persano che faceva l’assisa della +Marina italiana mezzana e complice di tutte codeste frodi e di codesti +mercati, la storia sarà incerta a cui dare la palma, ma certo l’ultima +fronda non toccherà a Francesco II. Anch’egli, ingannato da tutti, +sperava tutti ingannare; e mentre blandiva di promesse il popolo, gli +aizzava contro segretamente la sua Guardia del Corpo; mentre giurava +la Costituzione, sollecitava aiuti dall’Austria, dal Papa, dalla +Russia; infine, mentre inviava i suoi Ministri a Torino per trattare +dell’alleanza nazionale, e dicevasi pronto a rinunziare alla Sicilia, +eccitava, all’insaputa de’ suoi Ministri, i suoi Generali alla ripresa +dell’Isola e li soccorreva per questo di nuove armi ed armati. + +Codesto suo desiderio sarebbe rimasto forse inadempiuto, se non avesse +trovato un fautore ardente, e un esecutore devoto ed intraprendente +nel colonnello Beneventano Del Bosco, che già incontrammo a Salemi, al +Parco, a Corleone; più vantatore forse che prode; ma certo uno degli +ufficiali più popolari dell’esercito borbonico, il quale, indettatosi +col Re, gli promise non solo di conservargli Milazzo, ma di passare sul +corpo del Medici alla riconquista di Palermo. + +Sbarcato infatti da più giorni a Messina, e compostasi una colonna di +circa cinquemila uomini, fra i quali il suo ottavo Cacciatori, muoveva +di là alla volta di Milazzo; e lasciato un battaglione di custodia +alle importanti posizioni di Gesso, in sul mattino del 17 arrivava +col grosso presso Archi, a breve tratto dagli avamposti garibaldini. +Siccome però anche il Medici non era stato colle mani alla cintola, e +fin dal mattino aveva spedito una delle sue compagnie a riconoscere +al di là di Coriolo l’annunciato nemico, accadde che appunto presso +Archi l’avanguardia regia e gli esploratori garibaldini si scontrassero +e venissero alle mani. Il combattimento fu breve e di poco momento: +molto, come al solito, il numero de’ Borbonici; molto il valore de’ +Garibaldini; ma nè da una parte nè dall’altra alcun decisivo vantaggio. + + +XXIX. + +Dopo questo però il Comandante borbonico, sia che volesse riconoscere +più a fondo le forze e le posizioni dell’avversario; sia che sperasse +con un subitaneo assalto sorprenderlo e sgominarlo (ciò è ancora +controverso), deliberò di deviare per poco dalla via presa e di +attaccarlo nel giorno stesso, col grosso delle sue forze, nel centro +delle sue linee. Ma o ricognizione o attacco, nulla di quanto il Bosco +aveva premeditato gli riuscì. Assaliti quasi contemporaneamente dalla +destra e dal centro, nessuno dei posti garibaldini indietreggiò d’un +passo. Spiegatosi più furioso l’attacco contro la barricata della +strada di Coriolo, questa tenne fermo; accostatosi il nemico e venuto +l’istante della baionetta, la carica fu sì concorde, sì impetuosa, +che i Regi andarono cacciati colla punta alle reni fino al di là di +Coriolo, rischiando di perdere un cannone, che a stento salvarono. Il +Medici però non poteva illudersi; era evidente che il Bosco, qual che +fosse stato il suo scopo, non aveva impegnato che una parte delle sue +forze; e il giorno in cui le avesse spiegate tutte, il rischio poteva +esser grave. Telegrafò quindi al Comandante in capo il buon successo +del 17, ma insieme i pericoli da cui era minacciato. + +Ed all’annunzio Garibaldi deliberò di partir immediatamente pel +campo. Fin dal 7 luglio, la terza spedizione del Cosenz, forte di +ben millecinquecento uomini, ben armata ed istrutta, era giunta a +Palermo e già incamminata per Messina; un altro battaglione, comandato +dall’inglese Dunn, grosso non più che di quattrocento uomini, stava +pronto alla partenza; il caso volle che proprio nella mattina del 18 +quel battaglione, comandato da Clemente Corte, che era stato preso +dai Regi in mare e tradotto a Gaeta, ora liberato dalla tediosa +prigionía approdasse egli pure a Palermo; infine il 12 luglio il +capitano Anguissola, comandante della corvetta regia la Veloce,[101] +dando per il primo l’esempio della rivolta, conduceva al Dittatore +in Palermo il proprio legno e gliene faceva dedizione. Tutto sommato +pertanto, Garibaldi possedeva già un principio di marina da guerra, e +poteva portare al Medici un soccorso di circa duemila baionette, forza +straordinaria al paragone di quella con cui aveva vinto fino allora. + +Lasciata quindi la prodittatura al general Sirtori; avvisata la +colonna del Cosenz di affrettare la marcia; presa seco sulla Veloce, +ribattezzata col nome di Tükery (quel prode Magiaro, morto nella presa +di Palermo), la gente del Dunn e del Corte, salpa il 18, mattina, per +Patti; colà preso terra, continua in vettura col Cosenz, che l’aveva +raggiunto, per Meri, dove arriva la sera del giorno stesso. Il suo +arrivo suonava battaglia, lo intesero e glielo fecero intendere colla +loro entusiastica accoglienza i volontari del Medici, e il presagio +s’avverò. + +Spesa la giornata del 19 ad esplorare co’ suoi Luogotenenti le +posizioni del nemico, e ad attendere l’arrivo delle truppe in marcia, +decise per l’indomani l’attacco di Milazzo. + +_Qu’est ce que c’est que Milazzo?_ chiedeva Napoleone I a suo fratello +Giuseppe, quando meditava egli pure una spedizione in Sicilia. Quel +che fosse allora esattamente, non sapremmo dire; quel che sia oggi, +eccolo. Milazzo sorge alla base d’un istmo sottile, congiunto alla +terra mediante tre strade principali, quella d’Archi e Spadafora +all’oriente, che lo allaccia a Messina; quella di San Pietro Meri +a mezzogiorno, e quella di Santa Marina Meri a occidente, che lo +annodano alla strada consolare di Barcellona, quindi all’interno +dell’Isola. La città, di circa diecimila abitanti, è cinta da vecchie +mura, costrutta in pendío e coronata alla sua estremità settentrionale +da un castello a due piani di fortilizi, capace di alcune migliaia +d’uomini e di parecchie batterie. Il terreno che lo circonda più arido +a levante, più ubertoso a ponente, è, in generale, basso, coperto, +privo d’orizzonte, intersecato da acque frequenti, frastagliato di case +e di molini, irretito, a dir così, entro una maglia di viottole che +corrono, nella parte coltivata, tra continue muraglie di giardini e di +vigneti, e nell’incolta tra folti canneti, che cessano soltanto dove +comincia la nuda e sabbiosa spiaggia del mare, detta di San Papino, +dominata da tutte le feritoie del Castello. Ora non è chi non veda +che siffatto terreno quanto è propizio a chi debba difenderlo di piè +fermo, altrettanto è avverso a chiunque tocchi traversarlo palmo a +palmo e conquistarlo di viva forza. Tuttavia Garibaldi confidò ancora +nel valore de’ suoi, nel suo genio e nella sua stella, e decise la +battaglia. + +Semplicissimo come al solito, ma logico, chiaro, antiveggente il +disegno. Giustamente prevedendo che il Bosco avrebbe rivolto il maggior +suo sforzo contro la destra garibaldina, per tentare di sfondarla e +piombare sulla sua linea di ritirata; non che temerla, delibera di +invogliarlo a quella mossa; ma intanto che il nemico concentrerà il +grosso delle sue forze sulla sua sinistra, attaccarlo col maggior nerbo +della propria gente sulla destra e pel centro, camminando direttamente +su Milazzo. A tal uopo ordina che il Malenchini si porti, per la strada +di Santa Marina, contro la sinistra del nemico e appena scopertolo lo +assalti; commette al Medici e al Cosenz di avanzare col reggimento +Simonetta e il battaglione Gaeta per la strada di San Pietro, +spingendosi pel centro e per la destra contro la città; affida a +Niccola Fabrizi di occupare con un’improvvisata legione di Siciliani la +strada di Spadafora per antivenire una eventuale sortita del presidio +di Messina; delibera infine che il battaglione Dunn e la colonna +Cosenz, già partiti fino dall’alba da Patti, col battaglione Guerzoni, +lasciato a guardia di Meri, formino la riserva. + +Alle 5 del mattino tutti furono in moto: alle 7, il Malenchini aveva +già aperto il fuoco presso San Papino; poco dopo anche il Medici +incontrava al di là di San Pietro il nemico; e il combattimento +s’accendeva su tutta la linea. Se non che il Bosco che, come Garibaldi +aveva preveduto, teneva in serbo il massimo delle sue forze sulla +sua sinistra, accoglie l’assalto del Malenchini con tale furia di +mitraglia, che il prode Colonnello, malgrado i più gagliardi sforzi per +contenere e riordinare le sue giovani milizie, è costretto a ripiegare +rotto e disordinato sulla strada di Meri. Ciò eccedeva il desiderio di +Garibaldi; egli voleva bensì impegnare in serio combattimento il nemico +da quel lato; ma non certo lasciarlo padrone del terreno, e molto meno +della sua linea di ritirata. Occorreva dunque riparare tostamente +all’inatteso rovescio, e lo soccorse ancora il suo prodigioso colpo +d’occhio. Ordinato al Cosenz di spingere il battaglione Dunn, arrivato +per fortuna in quel punto, in sostegno del Malenchini, si caccia egli +stesso, alla testa de’ Carabinieri genovesi e delle poche Guide, sul +fianco del nemico per arrestarne la foga irrompente. Ma i _bianchi_ +del Dunn non sono in sulle prime più fortunati de’ _neri_ del +Malenchini:[102] chè uno squadrone di cavalli lanciato a tempo contro +di loro, li mette in rotta, sperdendoli fra i canneti e le siepi che +lungheggiano la via. In quel punto però Garibaldi co’ Carabinieri +riusciva sul fianco nemico, sicchè gli Usseri reduci dalla carica, poco +dianzi vittoriosa, si trovarono fra due fuochi in faccia a Garibaldi, +che intimava loro la resa. E accadde allora la famosa lotta a corpo +a corpo di Garibaldi, sceneggiata a penna ed a matita in tante guise +diverse; ma che sfrondata dalle frasche romanzesche avvenne veramente +così.[103] + +Il generale Garibaldi era a piedi, in un campo di fichi d’India, +seguíto e attorniato dal Missori, dal capitano Statella dello +Stato Maggiore, da due o tre altre Guide e da qualche quadriglia di +Carabinieri appiattati qua e là dietro le siepi. All’arrivare della +cavalleria, quanti erano presso il Generale cercarono di coprirlo +del loro meglio; ma il Capitano borbonico galoppò direttamente su di +lui, e senza sospettare qual nemico gli stesse di fronte, gli menò +un terribile fendente, che l’avrebbe certamente tagliato in due se +Garibaldi, parando con maravigliosa agilità e freddezza e ribattendo +subito colpo con colpo, non avesse spaccato egli la testa del Capitano. +Intanto anche il resto della scorta non si era rimasta inerte: il +Missori con alcuni ben appuntati colpi di revolver rovesciava due o +tre cavalieri; lo Statella, rimasto poco dopo ferito, ne atterrava +un altro; i Carabinieri, le Guide si precipitarono per partecipare +alla zuffa; sicchè di tutto quel bello squadrone di Usseri pochissimi +rientrarono in Milazzo; la più parte rimasero sul terreno feriti o +prigionieri. + +Questo episodio aveva arrestato l’irrompere del nemico sulla sinistra; +dal canto suo il Medici e il Cosenz, rinforzati da nuovi soccorsi, +guadagnavano a prezzo di preziosissime vite (pianta fra tutte la morte +del maggiore Filippo Migliavacca, uno dei prodi di Roma e di Varese) +nuovo terreno; ma la battaglia era tutt’altro che vinta. Il ponte del +Coriolo, gli sbocchi dei canneti, le case dei sobborghi erano ancora +in potere dei nemici; e non appariva chiaro nè con quante forze vi +stessero, nè con quali avrebbero potuto esserne sloggiati. + +A quel punto Garibaldi divinava il segreto della vittoria. Indispettito +contro quelle bassure paludose e assiepate che gli impedivano di +vedere gli andamenti della giornata, andava cercando intorno a sè un +punto culminante d’onde dominare il campo; quando l’occhio gli cadde +sulle antenne del _Tükery_, che sbarcata la sua gente a Patti arrivava +per l’appunto nelle acque di Milazzo. Ora veder quel bastimento +e fabbricarvi sopra un intero stratagemma di guerra, fu un punto. +Raccomandata al Cosenz quell’ala della battaglia, si butta con pochi +aiutanti in una barca, voga fino al _Tükery_; salitovi, arrampica sulla +gabbia dell’albero maestro e di là scoperto finalmente tutto il teatro +della battaglia, scende, fa accostare il _Tükery_ a tiro di mitraglia, +e aspettato che una colonna sortisse di Milazzo per riassalire +la sua sinistra, la fulmina di fianco, l’arresta come tramortita +da quell’inatteso attacco, e la costringe poco dopo a rientrare +scompigliata in Milazzo. + +Il colpo felice ridà tempo e lena ai Garibaldini; il Medici e il +Cosenz hanno riordinato le loro truppe e le preparano ad un nuovo +assalto. Garibaldi, fatto sbarcare dal _Tükery_ un manipolo d’armati, +probabilmente la scorta del bastimento, e mandatili a scaramucciare +sul lato settentrionale del forte, ridiscende egli stesso a terra +a rianimare il combattimento sulla sinistra; le ultime riserve sono +impegnate: il Guerzoni arriva al passo di corsa sul campo di battaglia; +un ultimo assalto quindi è ordinato; i canneti a sinistra, il ponte +di Coriolo di fronte, le case di destra, terribili strette, son tutte +superate: i Cacciatori del Bosco mandano fuori dai loro ripari un fuoco +infernale; le perdite degli assalitori sono numerose e dolorosissime; +il capitano Leardi morto; il Corte, lo Statella, il Martini, il Cosenz +stesso, feriti; ma il nemico è in fuga, la porta di Milazzo è presa; i +Garibaldini sono in Milazzo. + +Però non è ancora la vittoria: la pianta della città è tale, che un +valido difensore ne può rendere esiziale il possesso. L’unica strada, +lunga, erta, tagliata a mezzo da una vasta caserma, che potrebbe +tener luogo d’un forte, mette, passando sotto un volto della caserma +stessa, al Castello che la domina, quindi la spazza a suo beneplacito. +Alcune compagnie risolute a difendersi in quella caserma, un fuoco +ben nutrito dal Castello, e una nuova battaglia diveniva inevitabile. +Fortunatamente il Bosco aveva già rinunciato a vincere. I difensori +della caserma, dopo alcune scariche, cercano riparo nel Castello; +i cannoni del forte non rallentano ancora, ma i Garibaldini con due +rapide corse si son già portati fuori del tiro; già investono, già +serrano il Castello da ogni parte, e prima del mezzogiorno piantano le +loro sentinelle a’ piedi delle sue mura. + +La battaglia di Milazzo fu la più sanguinosa tra le combattute dalle +armi garibaldine nel Mezzogiorno. Degli assalitori sopra non più che +quattromila combattenti, settecento tra morti e feriti restarono sul +campo; più d’un sesto quindi della forza, proporzione enorme nelle +guerre moderne. I Regi invece si gloriarono di non aver perduto che +centosessantadue uomini sopra milleseicento: ridevole menzogna e +incauto vanto insieme! Menzogna ridevole, poichè a tutti è noto che il +solo Bosco condusse in Milazzo un cinquemila uomini; vanto incauto, più +degno di commiserazione che di plauso, poichè se così scarse furono le +perdite dei vinti, non ha più giustificazione l’abbandono, in men di +tre ore, di posizioni formidabili; e la sconfitta che potrebbe essere +giustificata dalla gravità dei danni patiti, non si spiega più se non +colla dappocaggine dei vinti. + + +XXX. + +Il 21 passò in entrambi i campi a contarsi e riposare; il 22 apparvero +inaspettati nel porto di Milazzo, prima due grossi legni mercantili +francesi, poi un avviso da guerra, _La Muette_, della stessa bandiera, +i quali venivano, noleggiati dallo stesso Governo di Napoli, per +imbarcarsi le truppe del Bosco e trasportarle sul Continente. Quando +però seppero della giornata antecedente e videro il Bosco bloccato +nel suo forte, tre di quelle navi partirono, e solo il _Protis_ restò +per farsi mediatore, insieme al Capitano del Porto, d’un trattato di +resa. E i Comandanti delle due parti non si ricusarono al negoziare; ma +Garibaldi chiedeva la resa a discrezione, minacciando far saltare il +Bosco e la sua truppa dalle rupi del Castello; il Bosco pretendeva la +sortita libera coll’onore delle armi, preferendo, diceva, ad una resa +disonorata saltare in aria con una mina; talchè l’accordarsi, se le +parole dicevano il vero, pareva impossibile. + + [Illustrazione: PIANO della BATTAGLIA DI MILAZZO] + +Nella mattina del 23, altra e più grande sorpresa: quattro fregate +napoletane entravano nelle acque di Milazzo e si schieravano in +battaglia dinanzi alla città. A che venivano esse? Forse ad aiutare i +bloccati? Forse a ricominciare la lotta? Tale fu per alcuni istanti +il sospetto anche di Garibaldi; ma non andò guari che ogni cagione +d’allarme cessò. Quelle quattro navi venivano come quelle del giorno +precedente per imbarcare il presidio del Castello, e di più portavano +a bordo il colonnello di Stato Maggiore Anzani per trattare della +cessione del forte e di tutte le altre condizioni relative all’imbarco +ed alla resa. + +Ora questo fatto, di cui occorrerà tra breve la spiegazione, vinse +tutte le incertezze. Il Bosco, da un lato, non aveva più nè motivo +nè diritto di ostinarsi in una difesa che il suo stesso Governo +non approvava; Garibaldi doveva benedire quelle quattro fregate che +venivano a liberarlo da un grande fastidio, se già non dovesse dirsi +da un serio pericolo; poichè se il Comandante borbonico resisteva, +prendere a forza di baionette, senza una sol bocca d’assedio, un +Castello cortinato e terrapienato, era cosa, anche a Garibaldi, più +facile a minacciarsi che a mantenersi. + +Ne conseguì che la sera stessa del 23 i negoziati furono ripresi collo +stesso colonnello Anzani, e al mattino vegnente una Convenzione era già +sottoscritta, per la quale la truppa napoletana abbandonava il Castello +di Milazzo in armi e bagaglio e con tutti gli onori della guerra; +e il forte veniva consegnato al generale Garibaldi «con cannoni, +munizioni, attrezzi da guerra, cavalli, bardature degli stessi e tutti +gli accessorii appartenenti al forte, come all’atto della stipulazione +della Convenzione si trovavano.[104]» + +E si badi che nessuno de’ cavalli, nemmeno quelli degli ufficiali, +molto meno quelli del colonnello Bosco, furono eccettuati. Che se +a taluno questa condizione a nemico patteggiato sembra insolita e +dura, eccone la spiegazione. Avendo i patriotti messinesi presentato +il colonnello Medici d’un superbo cavallo, il Bosco, fedele alla sua +indole millantatrice, s’era fatto sentire co’ donatori che tra poco +sarebbe rientrato in Messina proprio su quel cavallo da essi regalato +al suo compatito avversario. Ora come le sorti dell’armi posero il +colonnello Bosco tra i vinti, parve giusta rappresaglia ch’egli dovesse +cedere al vincitore precisamente quel medesimo onore ch’egli s’era +vantato di prendersi da lui, e che invece del Bosco sul cavallo del +Medici, i Messinesi dovessero salutare trionfante nella loro città il +Medici sul cavallo del Bosco. + + +XXXI. + +E così avvenne. La risoluzione presa dal primo Ministero di Francesco +II, di rinunciare alla Sicilia per salvare il rimanente del Regno, +stornata un istante, siccome dicemmo, dagli occulti complotti della +Corte e dall’inane tentativo del colonnello Bosco, era stata ripresa +con più fermo proposito da un secondo Ministero,[105] e quelle quattro +navi che vedemmo apparire nelle acque di Milazzo e portarne via i +difensori, non erano in fatto che le prime esecutrici di quella nuova +politica di sottomissione o rassegnazione che il Gabinetto di Napoli +inaugurava. Ora quelle medesime navi avevano portato lo stesso ordine +al generale Clary, governatore di Messina, il quale dopo alcune finte +di resistenza finiva col sottoscrivere egli pure col generale Medici +la resa della città, salva soltanto alle truppe regie la cittadella, +la quale però non poteva compiere alcun atto di ostilità fino a che i +Garibaldini rispettassero la condizione di non assalirla. + +Liberata così tutta la Sicilia, padrone di Messina, Garibaldi affissò +tutti i suoi pensieri in un punto solo: la passata dello Stretto e +l’invasione delle Calabrie. + +Nè da questo scopo nulla valeva a distoglierlo; non le suggestioni +politiche, non le difficoltà militari. Alcuni giorni dopo la sua +entrata in Messina, il re Vittorio Emanuele gli aveva inviato, per +mezzo del conte Giulio Litta, la lettera seguente: + + «Generale, + + »Voi sapete che io non ho approvato la vostra spedizione, alla + quale sono rimasto assolutamente estraneo. Ma oggi, la posizione + difficile, nella quale versa l’Italia, mi pone nel dovere di + mettermi in diretta comunicazione con voi. + + »Nel caso che il Re di Napoli concedesse l’evacuazione completa + della Sicilia dalle sue truppe, se desistesse volontariamente + d’ogni influenza e s’impegnasse personalmente a non esercitare + pressione di sorta sopra i Siciliani, dimodochè essi abbiano + tutta la libertà di scegliersi quel Governo che a loro meglio + piacesse, in questo caso io credo che ciò che per noi tornerebbe + più ragionevole sarebbe di rinunziare ad ogni ulteriore impresa + contro il Regno di Napoli. Se voi siete di altra opinione, io mi + riservo espressamente ogni libertà d’azione, e mi astengo di farvi + qualunque osservazione relativamente ai vostri piani.» + +Ora, fino a qual punto questa lettera potesse ingannare la +sonnacchiosa, ma non istupidita Diplomazia, è dubbio assai; certo ella +pareva fatta piuttosto per raffermare il proposito del Dittatore che +per iscrollarlo. Vecchia d’un mese, essa aveva perduto ogni valore +d’opportunità. Il Re vi dava un consiglio a Garibaldi, movendo da fatti +che erano totalmente cambiati. Ciò che, in un certo rispetto, poteva +esser vero quindici giorni dopo la presa di Palermo, non lo era più +dopo la battaglia di Milazzo e l’entrata in Messina. La condizione +imposta da Vittorio Emanuele al passaggio del Faro era già in gran +parte adempita. I Borboni avevano oramai sgombrata la Sicilia, ed essa +era arbitra de’ suoi destini. Garibaldi adunque poteva trovare nella +lettera regale piuttosto un nuovo argomento per affrettarsi che per +arretrarsi. Restava, è vero, quella clausola che i Siciliani fossero +liberi di eleggersi il Governo che loro tornasse più gradito, la +quale poi si traduceva ancora nel vecchio programma dell’annessione +immediata; ma senza dire che anche questa condizione era annullata +dagli stessi argomenti che infirmavano tutta la lettera, sappiamo che +su quel punto dell’annessione Garibaldi era incrollabile, e sappiamo +altresì che non gliene mancavano le ragioni. Rispose quindi al Re con +questa lettera altrettanto celebre: + + «Sire, + + »La Maestà Vostra sa di quanto affetto e riverenza io sia penetrato + per la sua persona e quanto brami d’ubbidirla. Però Vostra + Maestà deve poi comprendere in quale imbarazzo mi porrebbe oggi + un’attitudine passiva in faccia alla popolazione del Continente + napoletano, che io sono obbligato di frenare da tanto tempo, ed a + cui ho promesso il mio immediato appoggio. L’Italia mi chiederebbe + conto della mia passività, e ne deriverebbe immenso danno. Al + termine della mia missione io deporrò ai piedi di Vostra Maestà + l’autorità che le circostanze mi hanno conferito, e sarò ben + fortunato d’obbedire per il resto della mia vita.» + +Ora, questo è notabile, che la risposta di Garibaldi non solo +corrispondeva ai desiderii mal celati del Re Galantuomo, ma in quel +momento s’accordava col pensiero più intimo dello stesso conte di +Cavour. Egli infatti fino dal 25 luglio, udita la vittoria di Milazzo, +scriveva al Persano:[106] + + «Dopo sì splendida vittoria io non vedo come gli si potrebbe + impedire di passare sul Continente. Sarebbe stato meglio che i + Napoletani compissero, od almeno iniziassero l’opera rigeneratrice; + ma poichè non vogliono, o non possono muoversi, si lasci fare a + Garibaldi. L’impresa non può rimanere a metà. La bandiera nazionale + inalberata in Sicilia deve risalire il Regno ed estendersi lungo le + coste dell’Adriatico, finchè ricopra la regina del mare.[107]» + +Soltanto circa un punto il conte di Cavour non aveva mutato parere, e +s’immagina quale: la pronta annessione. Sentendo però quanto fosse vano +il tentare la posizione di fronte, pensava come al solito a girarla di +costa, sperando che a ciò l’avrebbero aiutato, oltre che l’ingegno e +le circostanze, lo stesso Prodittatore che Garibaldi s’era chiamato al +fianco. Avremmo infatti dovuto dir prima che il generale Garibaldi fino +dalla metà del giugno aveva ceduto al consiglio di chiamare in Sicilia +un uomo di grido e di autorità politica, il quale assumesse la grande +bisogna dell’ordinamento dello Stato e lo rappresentasse come suo +Vicario o Prodittatore in tutti gli attributi del reggimento civile. + +Nella scelta della persona ondeggiò alquanto. Egli avrebbe preferito, o +Giorgio Pallavicino, o Carlo Cattaneo; il Persano gli suggeriva invece +Agostino Depretis; il Re ed il Cavour gli profferivano Valerio; ma +infine, essendosi Garibaldi deciso per il Depretis, ogni opposizione +alla sua nomina cessò, e verso la metà del luglio questi partì +Prodittatore per la Sicilia. + +Il conte di Cavour aveva torto di diffidare di lui. Agostino Depretis +non era de’ suoi amici, ma circa al problema dell’annessione era +pienamente d’accordo con lui; non la voleva, è vero, precipitata e +violenta; meditava prepararla a poco a poco, renderla necessaria, +ottenerla amichevolmente dalle mani di Garibaldi, non strappargliela: +ma infine la voleva quanto il Cavour stesso, e più che ad un Ministro +di Garibaldi si convenisse. Però quando il 22 luglio si presentò a +Garibaldi in Milazzo il Prodittatore non svelò tutto il suo pensiero; +si dimostrò anzi impaziente di dare un assetto stabile allo Stato, +promulgandovi al più presto lo Statuto e gli ordinamenti piemontesi (il +che fece tosto con molta lode sua); ma delle sue idee annessioniste +non fece motto; crescendo così subito nella fiducia del Generale, ma +preparandosi a perderla fra breve. + + + + +CAPITOLO NONO. + +DAL FARO AL VOLTURNO. [1860.] + + +I. + +Se la passata nel Regno era caldeggiata da quei medesimi che prima +l’avevano sconsigliata, l’eseguirla era impresa assai meno facile +di quanto, anche ai credenti nel genio e nella fortuna di Garibaldi, +potesse apparire. + +L’esercito borbonico, non ostante le defezioni e le perdite, poteva +sempre mettere in linea un centomila uomini, e Garibaldi, sommati +insieme i Mille, le tre spedizioni Medici, Cosenz e Sacchi, la brigata +Türr di stanza a Catania e la brigata Bixio staccata a Taormina,[108] +non riusciva a rassegnarne diecimila. La flotta nemica teneva sempre +il mare con dieci fregate e cinque corvette a vapore, due vascelli e +quattro fregate a vela, senza contare i legni minori; e a tutte quelle +moli era già molto se la nascente marina siciliana poteva contrapporre +quattro o cinque piroscafi armati per ripiego, ed assolutamente +incapaci, non che a misurarsi col potente avversario, di recare, ad +una impresa tanto fortunosa qual è sempre uno sbarco di truppe, alcun +valido soccorso. E v’ha di peggio. La posizione dei Regi sullo Stretto +era formidabile. Dodicimila uomini protetti da una fitta linea di +forti guardavano da Bagnara a Reggio la costa calabrese; due grosse +fregate, il _Fieramosca_ e la _Fulminante_, fiancheggiate da legni +minori correvano il Canale e vi spadroneggiavano, infine sulla stessa +costa sicula possedevano nella cittadella di Messina un posto avanzato, +il quale, se altro non poteva, s’insinuava pur sempre come una spia +insidiosa nel campo garibaldino e nuoceva al segreto ed alla libertà +delle sue mosse. + +Primo pensiero di Garibaldi perciò fu di uscire dalla città al +più presto e di trapiantarsi a Punta di Faro. E fu ispirazione +provvidenziale. Nessun luogo più opportuno all’impresa che Garibaldi +apparecchiava, di quella specie d’Istmo che costituisce la estrema +punta settentrionale dello Stretto e che, ora dalla sua forma e +giacitura, ora dalla torre che l’illumina, si chiama alternamente, +_Punta, Capo o Torre di Faro_. Posta tra l’alto mare e la parte +più angusta dello Stretto, essa era al tempo stesso un agguato, una +sfida ed uno zimbello. Un agguato, perchè nascondeva sempre la doppia +opportunità, o di traversare all’improvviso il Canale o di gettarsi +al largo per rischiare uno sbarco sopra un altro punto della costa +napoletana; una sfida, perchè minacciava, come un’opera avanzata, la +riva nemica, e opportunamente armata poteva ribattere i fuochi de’ suoi +forti e delle sue batterie; uno zimbello, perchè costringeva i Regi a +tenervi fissi gli occhi, ed a perdere di vista, per quel solo, tutti +gli altri punti. + +Nessuno pertanto di questi vantaggi era sfuggito all’occhio esperto +del nostro Capitano; e senza aver in mente alcun concetto definito e +compiuto deliberò frattanto di fare di quella lingua di terra, obliato +nido di pescatori, la base delle sue operazioni e il campo delle sue +forze. + +Eccolo quindi trasferire colà il suo Quartier generale: riunirvi le +due brigate Medici e Cosenz, tenendo pronta a raggiungerle quella del +Sacchi; farvi costruire batterie, ordinando all’Orsini di montarvi i +cannoni di grosso calibro presi a Milazzo ed a Messina; raccogliervi +infine, sotto gli ordini del Castiglia, un centinaio di barche da +pesca, che dovevano nella mente sua comporre la flottiglia da sbarco, e +tener il posto delle fregate da guerra di cui il nemico andava superbo. + +Convintosi però che uno sbarco in massa, di viva forza, lungo lo +Stretto, era impossibile, Garibaldi deliberò sperimentare in sulle +prime il sistema dei colpi di mano, delle sorprese, degli assalti +alla spicciolata, mercè i quali afferrare un caposaldo sulla riva +opposta e preparare un colpo più decisivo. Infatti, nella sera dell’8 +agosto, commetteva al calabrese Musolino di tentare, con una scelta +mano di volontari (lo secondavano come ufficiali, Missori, Alberto +Mario, Vincenzo Cattabeni), la sorpresa del forte Cavallo, e la +sommossa dell’ultima Calabria; e tre sere dopo, ordinava a Salvatore +Castiglia di sbarcare presso Alta Fiumara con altri quattrocento +uomini, che dovevano andare in rincalzo de’ primi e impadronirsi con +essi di qualche punto della costiera. È vero che nessuno di questi +tentativi riuscì: Musolino al primo colpo di cannone del forte, veduta +impossibile la sorpresa, non tentava nemmeno l’assalto e si rifugiava +nei forestali dell’Aspromonte; le barche del Castiglia, fulminate +dai fuochi incrociati delle fregate e delle batterie di terra, erano +costrette a virar di bordo e a ricorrere più che frettolose sotto la +tutela del Faro; ma ciò non ostante chi reputasse questi conati tutti +del pari infruttuosi, s’ingannerebbe a partito. Se altro buon effetto +non erano atti a produrre, questo di certo fruttavano: stancheggiavano +con allarmi e marcie continuate il nemico; ne dividevano le forze e +ne confondevano le idee, e sopra ogni cosa lo confermavano e quasi +indurivano nell’errore che unico disegno degl’invasori fosse la +traversata diretta del Canale: errore che Garibaldi aveva veduto +nascere con gioia, ch’egli stesso s’era studiato di nutrire e di +crescere, e che gli aprirà tra breve le porte del Regno. + +Quando infatti vide i Borbonici ben bene sprofondati nell’illusione, +e fu certo ormai che tutti i loro sguardi e tutte le loro forze erano +converse all’unico punto del Faro, Garibaldi commette al Sirtori il +comando supremo dell’esercito, gli raccomanda di continuare come prima +in quelle finte e in quegli apparecchi che avevano tanto giovato fino +allora, e la notte del 12 scompare. + +Dov’era andato? + + +II. + +In sullo scorcio di giugno Agostino Bertani spronato dal Mazzini, +ma assenziente Garibaldi, aveva posto mano all’ordinamento d’una +spedizione destinata ad invadere gli Stati pontificii, e se la fortuna +secondava a spingersi anche nel Regno. + +Il corpo (novemila uomini al più), commesso al comando supremo di Luigi +Pianciani, uomo più politico che guerresco, era diviso pomposamente in +sei brigate: una delle quali, agli ordini di Giovanni Nicotera, veniva +ordinandosi a Castelpucci poco lunge da Firenze e doveva da quel lato +penetrare nell’Umbria fino a Perugia; un’altra si raccoglieva nelle +Romagne ed aveva per obbiettivo le Marche; mentre le altre quattro +erano già radunate tra Genova e la Spezia col disegno di sbarcare sulla +costa pontificia in vicinanza di Montalto e là per Viterbo rannodarsi +alle altre colonne. + +Che una siffatta impresa non potesse essere tollerata dal Governo di +Vittorio Emanuele, s’intende da sè. Ogni istituzione vive della logica +sua. La Monarchia non poteva abbandonare il Papato alle mani della +rivoluzione senza esporsi o ad esautorare sè stessa, se la rivoluzione +trionfava, o a rovinare l’Italia, se la rivoluzione soccombeva. +Oltre di che era da cansare il pericolo sommo che la rivoluzione +trascorrendo, com’è natura sua, andasse a dar di cozzo contro Roma, +scatenando dalle violate mura la collera della Francia, e i fulmini +dell’intera Cattolicità. Importava dunque che una siffatta spedizione +fosse comunque impedita, e il Gabinetto di Torino deliberò che la +fosse ad ogni costo. Diverso però, secondo la diversa mente degli +esecutori, il metodo d’esecuzione. Mentre il barone Ricasoli, sempre +governatore di Toscana, ubbidendo alla sua rigida, ma schietta natura, +scioglieva senz’altro la brigata di Castelpucci, sostenendo per alcune +ore lo stesso Nicotera, il Farini deliberava appigliarsi piuttosto al +sistema dei temporeggiamenti e degli artificii, e recatosi a Genova si +studiò persuadere il Bertani stesso a rinunciare all’ideata impresa. +In sulle prime il delegato di Garibaldi resistette; ma il Ministro +di re Vittorio avendo alla fine smascherato il suo fermo proposito +d’impedire la divisata spedizione anche colla forza, le due parti +vennero pel minor male ad un compromesso, mercè del quale tutte le +truppe predisposte all’impresa di Roma s’imbarcherebbero in più riprese +per la baia di Terranova, nell’isola di Sardegna, e di là non appena +radunate continuerebbero per Sicilia, onde mettersi quivi agli ordini +di Garibaldi. + +Fino a qual punto però un siffatto componimento fosse sincero, sarebbe +prudente non scandagliare. Certo nessuno de’ due contraenti svelò +chiaramente il suo pensiero: vecchi cospiratori entrambi, entrambi +convinti di giovare alla patria, facevano probabilmente a chi +meglio gabbava l’altro. Il Farini intanto che concedeva la radunata +in Sardegna, spiccava bastimenti da guerra perchè obbligassero i +volontari, mano mano che arrivavano al convegno, a continuare per la +Sicilia; il Bertani, mentre s’era impegnato a proseguire per Palermo, +faceva intendere ai Comandanti la mèta vera della spedizione esser +sempre le coste romane, verso le quali appena radunato il naviglio +dovevano essere drizzate le prue. Ciò stabilito pertanto, ciascuno +a seconda del suo disegno si mise in moto. Al finire del luglio la +sciolta brigata di Castelpucci, passata al comando di Gaetano Sacchi, +sbarcava tranquillamente a Palermo, e passava tosto ad ingrossare le +schiere del Faro: poco dopo Agostino Bertani arrivava a Messina ad +annunziare al Dittatore l’avvenuto compromesso; ai 13 di agosto il +Farini pubblicava un bando inutilmente provocatore, in cui, sconfessate +tutte le passate spedizioni, vietava le presenti e le future, e +proclamava l’Italia dover essere degl’Italiani, non delle sètte; una +cannoniera della marina sarda, la _Gulnara_, navigava per Terranova +onde aspettarvi al varco i volontari e forzarli a proseguire per +Palermo; le due brigate infine, nominate dai loro comandanti Eberhardt +e Tharrena, grosse non più che di duemila uomini ciascuna imbarcati sui +due piroscafi il _Franklin_ e il _Torino_, approdavano nel pomeriggio +del 13 agosto nel Golfo degli Aranci, dove però, trovata la _Gulnara_ +e da essa ricevuta l’intimazione di continuare la rotta volenti o +nolenti, mormoranti o rassegnati, ubbidirono. + +Ed ecco la cagione della scomparsa di Garibaldi dal Faro. Toccata +con mano, dopo quindici giorni di vani sperimenti, la difficoltà del +passaggio dello Stretto, misurata l’esiguità delle proprie forze e +persuaso che in essa stava il maggior ostacolo all’impresa; udito +dal Bertani che in Sardegna stava aspettando una bella ed agguerrita +legione di circa ottomila armati, co’ quali poteva d’un colpo solo +addoppiare il suo esercito; convinto anche più che la spedizione +romana, utile un tempo, era divenuta intempestiva e che a Roma +si poteva marciar più spediti e sicuramente per la via di Napoli, +delibera, quasi all’improvviso, di correre egli stesso nel Golfo degli +Aranci a prendere quel prezioso soccorso e portarselo seco in Sicilia. + +Di tutte le azioni di Garibaldi questa fu quella che i repubblicani gli +perdonarono meno; ma pochi converranno nella loro sentenza. Certamente +egli, non che approvata aveva consigliata e affrettata la spedizione +negli Stati pontificii; talchè fa meraviglia che nel suo libro de’ +_Mille_, dopo d’averla dichiarata _inutile_, anzi _nociva_, la rinfacci +poi con amare parole a coloro che pur la ordinarono e apparecchiarono +col suo esplicito consenso, stimolati e spinti fino all’ultimo istante +da lettere e telegrammi suoi, che lo scrittore dei _Mille_, più labile +di memoria del loro Capitano, può aver dimenticato, ma che la storia +non può scancellare.[109] + +Ma ciò detto, il torto di Garibaldi si ferma qui. Generalissimo di +tutte le forze popolari in Italia, Dittatore d’uno Stato, garante +in quell’ora delle sorti della patria che a lui principalmente si +affidava, egli non solo aveva il diritto di muovere le sue insegne e +mutare i suoi disegni a seconda delle opportunità, e giusta il criterio +ch’egli via via se ne formava; ma n’aveva il preciso dovere. Pessimo +de’ Capitani colui che ad una male intesa fedeltà a formole preconcette +e convenzioni partigiane sacrifica la vittoria, prima e suprema +sua norma. I Mazziniani che consideravano di quella spedizione più +l’aspetto politico che militare, potevano credere sufficiente trionfo +della parte loro, anche la sola iniziativa; ma di questo Garibaldi, +uomo di guerra, non poteva appagarsi. + +Più che alla gloria d’un partito egli guardava alla grandezza d’Italia, +e in ciò stava la sua eccellenza. + +Che fossero primi a entrare nelle Marche e nell’Umbria le camicie rosse +o i cappotti bigi: che di far l’Italia egli dovesse dividere l’onore +con Vittorio Emanuele nulla gli caleva, se non è anche più giusto il +dire che gli caleva questo solo: di veder tutti gli Italiani uniti e +concordi affinchè la grand’opera si compisse più presto. Oltre di ciò +era naturale che giunto vittorioso al Faro, e in procinto di tentare +un altro passo decisivo, egli reputasse assai più saggio afforzarsi +nel suo campo per fornire prestamente la ben incominciata impresa, +anzichè sperdere le sue forze in un’avventura nuova, lontana e piena +tuttora d’alea e di difficoltà, osteggiata dal Governo nazionale, +temuta da buona parte degl’Italiani, e conducente ad una mèta, se pur +vi conduceva, alla quale per una via più lunga, ma più certa, poteva e +voleva arrivare quando che sia egli stesso. + + +III. + +E il successo gli diede ragione. Lasciato nella notte del 12 il Faro, +delude prodigiosamente la crociera borbonica e dà fondo, sul mattino +del 14, nel Golfo degli Aranci. Colà ode che le due brigate (quella +Eberhardt e Tharrena, di cui dicemmo) son già in viaggio per Palermo; +ma ci trova invece il grosso di altre due (Gandini e Puppi) raggiunte +nella giornata stessa dai loro distaccamenti e dall’intero Stato +Maggiore della spedizione col Pianciani in persona. Allora si presenta +improvviso a quella gioventù già devota a lui più che non volesse +parere; vince col fáscino della parola e anche più dell’aspetto gli +scrupoli degli uni, la repugnanza degli altri, e preso, colla sicurezza +di chi non teme di vederselo contrastato, il bastone del comando, fa +prima un’escursione a Caprera, saluto del Leone alla diletta sua tana, +e tornatone, ordina senz’altro che tutta la squadriglia lo segua a +Cagliari e di là prosegua per Palermo, dove egli stesso nel mattino del +17 approda. + +Nè a Palermo perde il tempo. La brigata Eberhardt era già stata avviata +sul _Torino_ a raggiungere il Bixio a Taormina; ora s’imbarca egli +stesso scortato dal battaglione Chiassi sul _Franklin_: fa egli pure +il giro dell’Isola; arriva il 19 mattina a Taormina; comanda al Bixio, +che aveva sospirato quel comando per lunghi giorni, d’imbarcare tutta +la gente raccolta, circa quattromila uomini, su due vapori venuti da +Palermo; udito però che le navi hanno bisogno di urgenti raddobbi, si +fa per alcuni istanti carpentiere e si mette egli stesso coll’ascia +e col martello a tappare falle e piantar chiavarde, e quando tutto è +lesto, pigiati in quei due piroscafi, pieni di avaríe e di magagne, +quei quattromila uomini, nella notte del 19 sferra da Taormina; +corre tutta quella notte, non visto, non sospettato, nella direzione +di greco, e ai primi albori del 20 afferra presso Melito, tra Capo +dell’Armi e Capo Spartivento, l’estrema spiaggia calabrese. + +Il _Torino_ s’era arenato; Garibaldi dapprima aveva tentato di +liberarlo facendolo tirare a rimorchio dal _Franklin_, ma non gli era +riuscito. Allora non volendo lasciar quella preda ai nemici, s’era +deciso ad andar egli stesso al Faro in cerca d’un soccorso qualsiasi; +quando fatti pochi nodi vide arrivargli addosso due vapori della flotta +borbonica, l’_Aquila_ e la _Fulminante_, i quali appena scoperte sul +far del giorno le antenne delle due navi garibaldine accorrevano a +tutto vapore contro di loro coll’intento e la speranza di catturarli +assieme a tutti gli imbarcati. + +A Garibaldi allora non restò che retrocedere e buttarsi a salvamento +sulla costa calabrese abbandonando alla sua sorte il _Torino_, che +infatti bombardato prima dai legni, poi saccheggiato e dato alle fiamme +dagli equipaggi borbonici, colò lentamente a fondo. + +Tutti gli armati però ne erano discesi; il Bixio s’era già impadronito +del telegrafo; il Missori subentrato al Musolino nel comando militare +della banda d’Aspromonte, richiamato al tempo stesso da un biglietto +di Garibaldi e dal fragore della cannonata borbonica, s’era accostato +di monte in monte a Melito; la strada littoranea era tutta sgombra fin +presso a Reggio; non restava che impadronirsi di Reggio medesima, e il +Generale volle che nella notte stessa ne fosse tentato l’assalto. + + +IV. + +Reggio è munita al mare da un forte, al monte da un castello, ed era +a que’ giorni difesa da circa duemila uomini comandati dal vecchio +generale Gallotti. Avendo però gli abitanti chiesto al Comandante +borbonico di risparmiare alla città un combattimento nelle vie, egli +pietosamente consentì, chiudendo parte de’ suoi nel Castello e andando +ad appostarsi col rimanente, non più d’un migliaio, lungo una fiumara +asciutta, scorrente a mezzogiorno della città, ma che non gli poteva +servire di schermo alcuno. Infatti essendo stato deciso che l’Eberhardt +attaccasse per la sinistra e il Bixio per la destra, questi potè +girare gli avamposti del nemico, prima che egli se ne fosse avveduto, +e spiegatosi l’assalto costringerlo a riparare frettolosamente +nell’abitato. Qui però la resistenza degli assaliti fu più gagliarda; +e avrebbe anche fatto costar più cara la vittoria degli assalitori, +se il Chiassi, a capo di due compagnie della brigata Sacchi, non fosse +piombato di costa sul nemico, e non ne avesse affrettato lo scompiglio +e la ritirata. Restava però ai Regi il Castello; e quivi infatti si +ritrassero, disposti, pareva, a nuova e più lunga resistenza; il +che, a Garibaldi, bisognoso d’impadronirsi di Reggio prima che le +colonne del Briganti e del Melendez, accampate tra San Giovanni e +Piale, arrivassero al soccorso, dava non poco pensiero. Fortunatamente +la comparsa del Missori sulle alture sovrastanti al Castello, e +alcuni colpi ben appuntati de’ suoi, persuasero i difensori d’essere +totalmente circondati; e nel pomeriggio del giorno stesso li indussero +ad innalzare bandiera bianca. Garibaldi, com’era sua arte e suo +proposito, fu nei patti liberalissimo: alle truppe libera l’andata alle +lor case o dove gradissero; agli ufficiali salva la spada e le robe +private; solamente il materiale del forte, cinquantotto pezzi di vario +calibro e cinquecento fucili, senza dire delle buffetterie e delle +munizioni, in mano del vincitore. + +Ma la vittoria di Reggio era ben presto coronata da un’altra più +importante e decisiva. Nella notte dal 21 al 22 il generale Cosenz +imbarcata sopra la flottiglia del Faro parte della sua divisione, i +Carabinieri genovesi e la Legione estera, riusciva ad afferrare la +sponda calabra poco lontano da Scilla, ed a trovarsi così alle spalle +della brigata Briganti, accampata, come dicemmo, nei dintorni di San +Giovanni. + +A questo annunzio Garibaldi, che s’era già mosso con tutte le forze +contro il Briganti, non esita un istante; lo serra più dappresso, +ai fianchi e di fronte, e quando è ben certo d’averlo circuito, gli +intima senz’altro la resa a discrezione. Avrebbe forse resistito il +Generale borbonico, se la soldatesca, ormai svogliata di combattere, +diffidente de’ suoi ufficiali, e dagli ufficiali stessi corrotta, +disamorata d’una bandiera che pareva portasse fatalmente nelle sue +pieghe la sconfitta e l’ignominia, carezzata soprattutto dall’idea di +tornare a’ suoi focolari, come il presidio di Reggio, non avesse fatto +sedizione e costretto il suo Generale a subire il patto umiliante. +Allora si videro novemila uomini d’ogni arma, ricchi d’artiglieria, +protetti da batterie d’acqua e di terra, abbassare l’armi innanzi a +seimila scamiciati; e quali patteggiati, quali no, andarsene ciascuno +a beneplacito suo, a stormi, a branchi, a coppie; facendo di sè lunga +riga per tutte le vie del Regno; qua trafficando, là gettando le armi; +vivendo di ruba e di limosina; stendendo talora la mano agli stessi +Garibaldini che li cacciavano innanzi; dove passando umili ed innocui, +dove lasciando traccia di prepotenze e di delitti: più atroce di tutti +quello perpetrato a Melito, dove abbattutisi in quel misero generale +Briganti, a cui essi pei primi avevano imposto il disonore, non seppero +meglio nascondere la vergogna del proprio tradimento che gridando lui +traditore (solita accusa delle soldatesche vinte contro i Capitani +infelici); e giubilanti d’aver nelle mani una vittima espiatrice +dell’onta comune, selvaggiamente lo trucidarono. + + +V. + +Da quel giorno lo sfacelo continuò colla celerità spaventosa d’una +putrefazione. Padrone delle due rive del Faro e di lungo tratto +della sponda tirrena, raccolti ormai nelle Calabrie da venti a +venticinquemila uomini, e libero di farli avanzare per terra e per mare +secondo i casi e le opportunità; acclamato, festeggiato, portato sulle +braccia dalle popolazioni accorrenti in armi sui suoi passi, Garibaldi +s’innoltrava verso Napoli colla rapidità d’una folgore e la maestà d’un +trionfo. + +_Bellum ambulando perfecerunt_, fu detto dei Cesariani nella Gallia, +e così poteva dirsi di Garibaldi. La sua non era una guerra, era una +passeggiata militare. La rivoluzione non lo scortava soltanto, lo +precedeva. Fino dal 17 agosto, prima ancora dello sbarco di Garibaldi a +Melito, Potenza cacciava i pochi Gendarmi che la custodivano, e tutta +la Basilicata si vendicava in libertà. All’annunzio della vittoria di +Reggio tutte le Calabrie insorgevano; Cosenza costringeva il generale +Caldarelli a capitolare con una brigata intera ed a ritirarsi a Salerno +col patto di non più guerreggiare contro Garibaldi; a Foggia le truppe +facevan causa comune col popolo; a Bari altrettanto: sicchè il generale +Flores, comandante militare delle Puglie, era costretto a riparare +cogli avanzi dei fedeli nel Principato; fuga da un incendio in un +precipizio. Il generale Viale posto con dodicimila uomini a guardia +della Termopile di Monteleone, minacciato da una sedizione pari a +quella che aveva forzato il Briganti, non osando attendere Garibaldi, +batteva in precipitosa ritirata, abbandonando agl’invasori una delle +chiavi della Calabria. Succedutogli nel comando il generale Ghio, +egli pure continuò la ritirata; ma pervenuto a Soveria-Manelli, tra +Tiriolo e Cosenza, fosse stanchezza della lunga corsa, fosse disperato +proposito, pensò di prendervi campo e di attendere di piè fermo +l’instancabile persecutore. Fu la sua rovina. + +Quando egli arrivava a Soveria, le alture, che da oriente e da +settentrione la dominano, erano già occupate dalle bande calabresi +dello Stocco, ed egli si trovava già prima di combattere quasi +aggirato. Garibaldi frattanto lo incalzava di fronte, e vista +l’infelice posizione del suo nemico, non gli lasciò un istante di +posa. Egli che faceva quella guerra correndo le poste, precedendo di +sette giorni la sua stessa avanguardia, esploratore degli esploratori, +era giunto in faccia al Ghio, quasi solo; ma non per questo pensò +d’indugiarsi. Ordinato a tutte le truppe che lo seguivano di convergere +tutte a marcia forzata per Tiriolo, appena ha sottomano l’avanguardia +della divisione del Cosenz, forte non più di millecinquecento uomini, +la spinge, ancora trafelata, sulla strada di Soveria-Manelli; fa calar +dalle alture le bande dello Stocco e intima al generale Ghio la resa. +Questi tenta guadagnar tempo e negoziare; ma gli fu accordata un’ora +sola, e dopo un’ora sola altri dodicimila uomini andavano sperperati +e disciolti in varie direzioni come quelli del Briganti, lasciando in +mano del fortunato Dittatore tutte le Calabrie. + +E quel che era accaduto da San Giovanni a Cosenza, ripetevasi dovunque. +Non era una rivoluzione, era una grande diserzione. Il trono borbonico +non cadeva tanto per l’assalto de’ suoi nemici, quanto per l’abbandono +e l’infedeltà de’ suoi difensori. I soldati disertavano: i Generali +capitolavano: i cortigiani si nascondevano: i funzionari fuggivano: i +Napoletani non scacciavano il proprio Re, gli voltavano le spalle. + + +VI. + +E lo stato delle provincie riflettevasi coll’intensità d’un vasto +focolare nella capitale. Il conte di Cavour, ostinato a volere che +una sommossa scoppiasse in Napoli prima dell’arrivo di Garibaldi, +ne aveva affidata la suprema cura al marchese di Villamarina ed +all’ammiraglio Persano e sotto di loro un vario stuolo di emigrati, +cui la nuova Costituzione aveva riaperte le porte della patria, e di +emissari d’ogni provincia e d’ogni fatta s’affaticavano alla tanto +travagliosa quanto inutile trama. Il barone Nisco, per mezzo del +Persano, introduceva nella città migliaia di fucili: il generale +Nunziante, compro dal Cavour, diffondeva fra l’esercito proclami +corruttori: a bordo della squadra piemontese infine stavan nascosti due +battaglioni di Bersaglieri, pronti a scendere a terra al primo segnale +di rivolta;[110] e quantunque non fosse da aspettarsi che il popolo +napoletano volesse dipartirsi da quel sistema di resistenza passiva e +di inerzia ostile che era nell’indole sua, e in parte imposta dagli +avvenimenti che camminavano più celeri della sua volontà; tuttavia, +questi soli due fatti d’un popolo che aspettava da un’ora all’altra +la caduta de’ suoi Re, e d’un esercito che non pareva più disposto a +sparare un sol colpo per scongiurarla, bastano ad accertare che il fato +de’ Borboni era consumato. + +Nè la reggia era più sicura della piazza. Sorpreso da un turbine +che avrebbe dato le vertigini a’ più gagliardi, aggirato da opposte +correnti, circuito da consiglieri o fiacchi o stolti o infidi, col +sospetto e la discordia nella stessa sua famiglia, Francesco II +era la foglia in preda alla tormenta. Le Potenze lo abbandonavano; +l’Inghilterra gli era ostile; la Francia lo trastullava di vane +promesse; la Russia, la Prussia, l’Austria lo confortavano di sterili +proteste; il Papa era impotente; il Piemonte, lo sappiamo, teneva in +mano tutte le molle della tagliola in cui doveva cadere. Dovunque +si volgesse, non udiva che amari rimproveri, o consigli vani ed +impraticabili. Il conte di Siracusa, suo zio, lo consigliava ad +abdicare;[111] il Ministero di Liborio Romano lo invitava formalmente +ad uscire temporaneamente dallo Stato e ad affidare il governo ad una +reggenza; solo il conte Brenier, ministro di Francia, e il generale +Pianell ed altri pochi gli davano l’unico consiglio, degno d’un Re, di +mettersi a capo del suo esercito e di cadere o vincere con esso; ma era +consiglio troppo alto per l’animo suo e ormai forse inutile e tardivo. +In tanta tempesta di pensieri egli non s’appigliava a partito alcuno; o +piuttosto li tentava tutti senza coerenza e senza energia. Ora faceva +chiedere alle Potenze la neutralizzazione di Napoli e del territorio, +colla speranza di arrestare Garibaldi e di restaurare, indugiando, +le sorti del Regno; ora mandava segrete lettere a Garibaldi stesso +per offrirgli cinquantamila uomini e la flotta per la guerra contro +l’Austria, a condizione che s’arrestasse e gli salvasse il restante del +Regno;[112] ora infine, rifiutata dalla Diplomazia la neutralizzazione +e da Garibaldi, sdegnosamente, l’alleanza, si buttava in braccio alla +reazione, tramando colla madre, la moglie, il generale Cutrofiano, +l’Ischitella ed altri arnesi di Corte, un nuovo colpo di Stato, una +specie di 15 maggio, che avrebbe dovuto fare man bassa di tutte le +libertà e di tutti i liberali, se, come tutte le congiure, non fosse +stato anzi tempo scoperto e i congiurati stessi non si fossero chiariti +impotenti a tentarlo soltanto. + + +VII. + +Frattanto Garibaldi camminava. Fra Salerno ed Avellino erano raccolti +oltre a quarantamila uomini, la più parte di truppe straniere, +risolute, dicevano, ad attraversare ad ogni costo il passo al +Filibustiere e a dargli una battaglia decisiva. E Garibaldi pure lo +credette; onde affaccendandosi a concentrare quanto più presto poteva +le sue forze intorno ad Eboli, s’andava a sua volta preparando alla +giornata finale. + +Ma inutile allarme. Anche l’esercito di Salerno era affetto dal +contagio comune e sacrato al medesimo destino de’ suoi compagni. Corsa +appena la notizia che la rivoluzione s’era propagata ad Avellino e nel +Principato Ulteriore, saputo che quel Caldarelli, che aveva capitolato +a Cosenza, era passato con Garibaldi e marciava con lui contro gli +antichi camerata, anche le truppe di quel campo cominciarono a dar +que’ medesimi segni di indisciplina e di ammutinamento, che già avevan +sciolte le fila del Briganti e del Ghio, ed a levare ogni speranza ai +Comandanti di tentare, con qualche probabilità di buon successo, la +prova estrema a cui si erano impegnati. + +L’arrivo di queste notizie a Napoli fu decisivo. Nella sera del 5 +settembre, il Re, radunato il Consiglio dei Ministri, chiese il da +farsi, e una sola fu la risposta loro: impossibile la resistenza; il Re +si ritirasse a Gaeta colla famiglia; le truppe ripiegassero dietro il +Volturno; Napoli fosse lasciata in tutela della sua Guardia nazionale. +Il Re s’arrese al consiglio, e la sera del 6 settembre, intanto che +le sue truppe cominciavano il loro movimento, dato un addio, non +privo di dignità, ai suoi antichi sudditi, s’imbarcava colla moglie +e i parenti sopra il _Colon_, nave da guerra spagnuola, e scortato da +un’altra della stessa bandiera, poichè la sua flotta aveva rifiutato +di seguirlo, salpava alla volta di Gaeta. La partenza di Francesco II +fu pei Napoletani il lieto fine inaspettato d’un dramma che minacciava +ad ogni scena di finire in tragica catastrofe. Tutti respiravano come +sollevati da un incubo. I patriotti che conseguivano la libertà senza +il dolore di macchiarla di sangue civile; il popolo che poteva mutar di +padrone senza nemmeno darsi la fatica d’una sommossa; i cortigiani cui +era concesso di voltar livrea senza passare per ingrati; i magistrati +cui era lecito di barattar giuramento senza esser tacciati di +fedifraghi; gli ammiragli, i generali, le assise dorate dell’esercito +e dell’armata, cui s’offriva la rara fortuna di passar sotto le +bandiere del vincitore senza la vergogna di disertare quelle del vinto; +Liborio Romano, infine, cui era riuscito di far sparire Francesco +II e comparire Garibaldi, rendendosi ministro possibile dell’uno e +dell’altro: tutti avevan sul volto quell’aria di soddisfatta sicurezza +che esalò dal petto di Don Abbondio quando udì che Don Rodrigo era +morto. Infatti la nave che portava in esiglio perpetuo Francesco II +era ancora in vista del Golfo, che il Presidente de’ suoi Ministri +proponeva ai colleghi fosse tosto annunciato a Garibaldi il felice +evento, e invitato a venire a prendere possesso della metropoli. Non +era ufficio che spettasse a’ Ministri d’un Re che non aveva ancora +abdicato, e il Manna, il De Martino, lo Spinelli, rispettosi di sè +medesimi, lo ricusarono; ma il Romano era preparato a ben altro, e +quando gli fu detto esser necessario comporre un indirizzo di devozione +da presentarsi al Dittatore: «Eccolo,» disse, e lo trasse di tasca +bell’e fatto. + +All’udir pertanto la gran nuova, Garibaldi che era già arrivato +ad Eboli parte difilato per Salerno; colà ricevuta la Deputazione +del Ministero che lo invitava d’affrettare il suo ingresso nella +capitale, risponde saviamente esser pronto a partire appena vengano +a lui il Sindaco e il Comandante della Guardia nazionale della +città; raccomandare frattanto l’ordine e la calma; ma poichè anche +il Romano, divorato dalla febbre di ricevere egli per il primo il +trionfatore, replica con enfatica parola l’invito, Garibaldi lasciando +ogni esitazione prende a Vietri la ferrovia; arriva a mezzogiorno +alla stazione di Napoli, dove Liborio Romano lo riceve e gli declama +l’indirizzo preparato; e al tocco, in carrozza, accompagnato dal +Cosenz, dal Bertani dal Nullo e da due altri ufficiali, entra in +Napoli, e passando sotto il fuoco de’ forti tuttora occupati dai +Borbonici, traversando i drappelli delle soldatesche nemiche sparse per +la città, protetto soltanto dall’amore entusiasta d’un popolo e dalla +serenità radiosa del suo volto che incute al pericolo e disarma il +tradimento, va a posare alla _Foresteria_ (Palazzo del Governo), e ne +prende possesso. Modo di conquista unico nella storia: prodigio quasi +divino d’un’idea, cui basta la fede d’un eroe ingenuo e sorridente per +disperdere gli eserciti, atterrare le fortezze ed abbattere i troni! + + +VIII. + +Primo atto di Garibaldi in Napoli fu di aggregare tutta la marina da +guerra e mercantile delle Due Sicilie alla squadra del re Vittorio +Emanuele, comandata dall’ammiraglio Persano.[113] Questo Decreto +era già un principio d’annessione, e doveva bastare esso solo a +testimoniare della fede del Dittatore e a disarmare a un tempo tutti i +sospetti e tutte le diffidenze. Quella flotta, oggetto da un mese delle +bramosíe e delle trame del conte di Cavour, per aver la quale egli ed +il Persano avevan tanto armeggiato e congiurato, ecco che Garibaldi +spontaneamente, tre ore appena dal suo ingresso in Napoli, al solo +vedere l’ammiraglio di Vittorio Emanuele, la consegna egli stesso nelle +di lui mani. Dal punto di veduta della politica rivoluzionaria era il +più madornale degli spropositi; ma dal punto di veduta della politica +unitaria italiana, era il più sublime degli olocausti. + +Pure non bastò. Il conte di Cavour aveva detto alla rivoluzione: _non +plus ultra_; e ciò non per tema che Garibaldi tradisse la Monarchia, +ma per repugnanza che la Monarchia gli dovesse troppo. E su questo +pernio ruotava da tre mesi tutta la sua politica. A Palermo aveva +cercato arrestare il vincitore coll’annessione immediata; al di +qua dello Stretto s’era provato a prevenirlo col fargli scoppiare +dinanzi per iniziativa e con forze monarchiche una sommossa che lo +costringesse o a tornarsene a Caprera, o a divenire un luogotenente +di Vittorio Emanuele; dileguata poi anche la chimera dell’insurrezione +monarchica, non cessa per questo dal macchinare: ora perchè Persano si +assicuri della flotta; ora perchè s’impossessi dei forti di Napoli; +ora perchè si tolga in mano la dittatura. Udito infine che Garibaldi +è alle porte di Napoli, risolve con Vittorio Emanuele l’invasione +delle Marche e dell’Umbria, «resa necessaria, scriveva al La Marmora, +dalla conquista di Napoli;» — «unico mezzo, soggiungeva al Persano, +per domare la rivoluzione e impedire che entrasse nel Regno.» E qui +non s’ingannava. Lo scopo finale «di coronare Vittorio Emanuele re +d’Italia in Campidoglio,» lunge dal nasconderlo, Garibaldi lo gridava +colla sua ingenua franchezza a’ quattro venti. Lo proclamava ne’ suoi +bandi; lo diceva ne’ suoi colloqui; lo ripeteva al ministro inglese +Lord Elliot, quando questi lo pregava a nome del suo Governo di non +toccare la questione della Venezia;[114] lo confermava all’ammiraglio +Persano ed al conte di Villamarina, quando l’uno dopo l’altro andavano +ad annunciargli la deliberata impresa degli Stati pontificii. + +«All’udire (dice un autorevole scrittore)[115] che i soldati piemontesi +si apparecchiavano a entrare nell’Umbria e nelle Marche, il Dittatore +manifestò gioia schiettissima. Ma poi, fattosi pensieroso, dopo +alcuni istanti di silenzio, disse: — Se questa spedizione è diretta a +tirare un cordone di difesa attorno al Papa, farà un pessimo effetto +sull’animo degl’Italiani; — Villamarina con franca e calorosa parola +si pose a dimostrare, che, se tra la politica sarda e quella seguíta +dal Dittatore v’era qualche screzio in ordine ai mezzi, v’era perfetta +concordia di fine, e che quindi bisognava che l’una aiutasse l’altra. +— A me poco importa, riprese Garibaldi, che il Papa rimanga in Roma +come vescovo, o come Capo della Chiesa cattolica; ma bisogna togliergli +il principato temporale, e costringere la Francia a richiamare i suoi +soldati da Roma. Se il Governo sardo è capace di conseguire tutto ciò +per negoziati diplomatici, faccia pure, ma presto; giacchè, se tarda, +niuno mi potrà trattenere di sciogliere la questione colla sciabola +alla mano.» + +Di fronte a queste dichiarazioni dell’eroe la risoluzione del conte +di Cavour diventava legittima e quasi necessaria. E però la spedizione +delle Marche e dell’Umbria può dirsi, dopo la guerra di Crimea, la più +ispirata e fatidica azione del grand’uomo di Stato. Con quel passo +egli salvò al tempo stesso la Monarchia e l’Italia; frenò il corso +precipitoso della rivoluzione, per riaddurla poscia più sicuramente +alla mèta.[116] Se un giorno, esaurito ogni altro mezzo, fosse per +divenire necessario di recidere colla sciabola il nodo di Roma, nessuno +poteva, nel 1860, nè affermare, nè negare: certo in quell’istante +pareva, anche ai più impazienti, intempestivo; e il Mazzini stesso nel +suo proclama di risposta alla circolare di Pier Luigi Farini, non si +peritava a confessare che «la questione di Roma sarà sciolta, spero +provarlo, pacificamente più tardi.[117]» + +Ma se l’andare incontro a Garibaldi per prevenirlo e compiere più +ordinatamente l’impresa ch’egli aveva rivoluzionariamente iniziata, +era concetto ardito e saggio al tempo stesso; il vessare di sospetti, +di pressure, di spinte l’uomo che aveva liberato mezza Italia, perchè +s’affrettasse a deporre un potere ch’egli non aveva alcuna intenzione +di ritenere, era affatto inopportuno ed improvvido, e poteva, a lungo +andare, riuscire funesto. Certo Garibaldi, a Napoli, non aveva più +le ragioni che in Sicilia per differire l’annessione, e s’intende +che i patriotti napoletani intorno ad una questione di sì capitale +importanza dovessero esporgli sin da principio i loro voti colla +più aperta franchezza. Quello tuttavia che non s’intende è che vi +fossero annessionisti così impazienti da pretendere che il Dittatore +scrivesse il decreto dell’annessione appena messo il piede in Napoli, +incerte tuttora le sorti della guerra, non chiari per anco gli effetti +dell’impresa negli Stati pontificii, non esaurita ancora, nè di qua +nè di là dallo Stretto, la fase della rivoluzione. L’annessione era +ormai nella forza delle cose, e come Garibaldi non avrebbe potuto, +anco volendolo, impedirla, così non s’addiceva a coloro, che insomma +dovevano a lui la libertà di discuterla, l’imporgliela ad ora fissa, +lo strappargliela quasi a forza di mano. Nessun diritto aveva egli dato +fino allora agli annessionisti di dubitare delle sue intenzioni; molti +argomenti invece per rassicurarli. A Napoli si annuncia, proclamando +Vittorio Emanuele: _Vero Padre della Patria_.[118] Giunto, consegna +la flotta borbonica all’ammiraglio Persano; il giorno stesso nomina +Ministri i capi più eletti della parte moderata e cavouriana; poco +dopo prega il Persano a volergli mandare in città i Bersaglieri per +custodire gli arsenali ed i porti; infine al settimo giorno promulga +lo Statuto del Regno sardo come legge fondamentale di tutto il +novello Stato. Come insospettire dunque e diffidare di lui? Certo gli +stavano al fianco altri consiglieri dell’annessione non zelanti, e +della politica del Cavour tutt’altro che amici; ma fino a qual punto +li ascoltava egli? Lo spettro pauroso degli annessionisti era il +Bertani, segretario generale della Dittatura, dell’impresa di Roma +fautore aperto, in fama di mazziniano, anima rivoluzionaria al certo +ed in ogni suo proposito audace e tenacissima. Ma senza dire che il +Bertani non era veramente avverso all’annessione, ma soltanto la voleva +differita e condizionata, i suoi avversari non dovevano ignorare che +il suo ascendente sul Dittatore era assai debole; che anzi di tutti +gli uomini che attorniavano Garibaldi, quello che più gli era in +sospetto e quasi in uggia era appunto il celebre medico; vuoi per i +suoi rapporti occulti col Mazzini, vuoi per i contrasti avuti, e non +per anco interamente quetati, per la spedizione di Terranova; vuoi per +la disformità dei temperamenti e dei caratteri: l’uno rigido, loico, +tenace, e sopra ogni cosa partigiano; l’altro mobile, subitaneo, +intollerante delle opposizioni metodiche e ombroso dei consigli +dottrinari; facile alle simpatie ed alle antipatie; accessibile +da cento parti, ma sopra alcuni punti, formanti il suo _credo_, +incrollabile e quasi inabbordabile. + +Tutto ciò per altro non fu nemmanco sospettato dai partigiani a +oltranza dell’annessione immediata; e così a Napoli come in Sicilia +cominciarono tosto ad assediare il Dittatore di indirizzi e di +deputazioni, di cicalate di gabinetto e di manifestazioni di piazza, +che in sulle prime ottenevano da lui l’effetto precisamente contrario. + +Però se a Napoli la sola sua presenza bastava a moderare le impazienze +ed a tenere in rispetto le opposizioni; in Sicilia, lui assente, +presente invece il suo Prodittatore, dell’annessione segreto istigatore +dapprima, poscia pubblico favoreggiatore, le voglie annessioniste +erano divenute smaniose, e fino a un certo punto anco pericolose. Il 4 +settembre, il comandante Piola, capo della Marina siciliana, raggiunto +il generale Garibaldi a Fortino, presso Sapri, gli porgeva una +lettera del Depretis, colla quale questi lo sollecitava a decretare il +plebiscito dell’Isola. + +«La scena (scrive il Bertani)[119] accadeva in una povera osteria. +Türr e Cosenz, presenti al colloquio, secondavano la proposta del +Depretis, e già Garibaldi, non sapremmo se più persuaso o infastidito, +aveva detto: — Basso, scrivete: _Caro Depretis, Fate l’annessione +quando volete_; — allorchè il Bertani, entrato poco prima, esclamò: +— Generale, voi abdicate; — e capacitato ben presto dalle opposte +ragioni del Bertani (capacitato, perchè secondavano l’inclinazione +del suo animo): — Avete ragione, — rispose, e rivoltosi a Basso, che +stava sempre colla penna in mano, soggiunse: — Basso, stracciate la +lettera. — + +»E poi con calma riprese a dettare: _Caro Depretis, per l’annessione +parmi che Bonaparte possa ancora aspettare alquanti giorni. +Sbarazzatevi intanto di mezza dozzina d’inquieti, e cominciate dai due +C....._[120] + +»E la scena finì;»..... ma non finirono del pari le lotte per +l’annessione siciliana. Gli annessionisti, capitanati principalmente +dal Cordova, e spalleggiati dal Depretis, non volevano desistere dal +loro proposito; anzi in un Consiglio di Ministri ventilarono persino +se non si dovesse bandire il plebiscito anche malgrado la lettera +di Garibaldi. Il Crispi invece colla parte più rivoluzionaria e +garibaldina insisteva perchè la volontà del Dittatore fosse rispettata; +onde tumulti in piazza e conflitti in Palazzo, che mantenevano Palermo +in uno stato d’agitazione assai presso all’anarchia e scrollavano +sempre più la poca autorità al Prodittatore. Quando però corse la +nuova che Garibaldi era entrato in Napoli, tanto il Crispi, quanto il +Depretis, decisero, l’uno dietro l’altro, di partire pel Continente, +onde rendere giudice un’altra volta il Dittatore della perpetua +controversia. E il Dittatore fu ancora del parere di Fortino; sicchè il +Crispi continuò a stargli al fianco Ministro degli affari esteri, ed +al Depretis, fallitogli ormai il principale scopo della sua missione, +non restò che rassegnare l’ufficio. La rinuncia del Depretis però +lasciava la Sicilia senza Prodittatore e senza governo, e all’urgente +bisogno Garibaldi pensò di provvedere egli stesso in persona. La +sera del 16 settembre, infatti, s’imbarca quasi di nascosto; approda +l’indomani a Palermo; radunati tostamente i Ministri e trovatili fermi +nella loro idea, con parole fin troppo dittatorie li congeda; elegge a +Prodittatore Antonio Mordini, allora Auditore generale dell’esercito +garibaldino, e lo fiancheggia di Ministri a lui graditi; fattosi al +balcone del Palazzo arringa il popolo impaziente di acclamarlo dopo +i recenti trionfi, lo ringrazia d’aver avuto fede in lui e di aver +respinto un’annessione ch’egli credeva intempestiva, l’incuora a +persistere finchè vi siano fratelli da liberare;[121] e dopo aver +protestato nuovamente della sua amicizia per Vittorio Emanuele, +«l’unico rappresentante della causa italiana,» si accommiata colla +lusinga di aver per alquanto tempo restaurata la pace e l’autorità in +Sicilia, e ritorna a Napoli, dove le faccende della guerra s’erano già +troppo risentite della sua mancanza. + + +IX. + +Appena potè aver sottomano un nucleo di forze, Garibaldi aveva +spedito in tutta fretta il generale Türr ad Ariano per soffocarvi una +sommossa borbonica suscitata dal Vescovo di colà, e spalleggiata dal +generale Bonanno che presidiava con una brigata l’Abruzzo Ulteriore. +E il valoroso Ungherese se n’era sbrigato presto e bene; costretti i +reazionari a piegar la testa, il Bonanno a render l’armi con tutta la +sua brigata, il Vescovo, divenuto da quel giorno fervente patriotta, +a ringraziarlo della sua umanità e cortesia. Questo felice successo +però nè cansava nè ritardava per nulla l’estrema prova, a cui la +rivoluzione, non ostante la sua corsa vittoriosa, era chiamata. +L’esercito, ritiratosi dietro il Volturno, contava ancora tra Capua +e Gaeta circa cinquantamila[122] uomini, era provveduto d’un ricco +materiale, protetto da un fiume di cui signoreggiava le due sponde, +appoggiato infine, senza dir dell’estremo propugnacolo di Gaeta, da una +fortezza di prim’ordine, quale Capua; e se, come certi indizi facevan +credere, l’appello di Francesco II, il quale da Gaeta invitava i suoi +fedeli alla riscossa, era ascoltato, la partita giuocata allora con +tanta fortuna poteva ridiventare molto combattuta ed incerta. + +Garibaldi però ne era impensierito più di quello che volesse +confessare; ma obbligato ad attendere che le sue truppe, disseminate +dal Golfo di Policastro a quelle di Salerno, si rannodassero, molestato +ai fianchi dall’insorgere della reazione e costretto egli stesso dalla +controversia annessionista ad allontanarsi da Napoli ed a partire per +Sicilia, non potè nei primi giorni consacrarsi alle cose della guerra +con l’intera energia del suo spirito, o se anche tutto lo spirito, +non avrebbe potuto consacrarvi soldati. Però soltanto tra il 12 e +il 13 di settembre aveva potuto mandare la divisione Türr, forte non +più di quattromila uomini, ad appostarsi tra Caserta e Santa Maria; +raccomandando però così al suo Comandante, come al generale Sirtori, +capo di Stato Maggiore, di tenersi in sulla difesa, spiccando tutt’al +più delle bande volanti sui fianchi ed alle spalle del nemico, onde +tentare di sollevargli dattorno le popolazioni e turbarne le mosse. + +Ma bastò ch’egli fosse lontano, perchè la fortuna, schiava fin allora +del maliardo eroe, scuotesse la chioma e tentasse fuggire dalle sue +insegne. + +Il generale Türr (se d’accordo col Sirtori o di suo capo, è +controverso; ma certo frantendendo od oltrepassando gli ordini precisi +del suo Generale) s’era proposto di tentare una grande operazione +strategica; nientemeno che di impadronirsi delle due sponde del +Volturno, e di occuparvi sulla destra il forte luogo di Caiazzo che +domina uno dei suoi passi. Infatti il 19 mattina mentre la brigata +Rustow fingeva un attacco contro la fronte di Capua, spinto poi troppo +a fondo o dall’imprudenza dei capi o dalla foga dei combattenti; +il battaglione Cattabeni marciava per il passo di Limatola sopra +Caiazzo e con poco sforzo se ne impossessava. All’apparenza il colpo +pareva riuscito; molto sangue di prodi era stato versato, ma insomma +i Garibaldini potevan credersi padroni delle due rive del Volturno e +felicemente piantati come una punta aguzza sulla costa sinistra del +nemico. Illusione d’inesperti coraggiosi che sole ventiquattro ore +basteranno a dileguare! + +Già reduce da Sicilia e precisamente nella sera del 19 al campo di +Caiazzo, Garibaldi aveva tosto compreso il grosso fallo del generale +Türr, e se n’era accorato; ma o perchè gli repugnasse abbandonare nel +pericolo il battaglione del Cattabeni, uno dei suoi vecchi soldati, +o perchè temesse il triste effetto che sulla accendibile fantasia +dei Napoletani poteva produrre una ritirata; per ragioni insomma di +umanità o di politica, quelle ragioni che furono sempre le peggiori +nemiche dei migliori concetti di guerra, comandò che il Cattabeni, +minacciato d’imminente attacco, fosse soccorso prima con una brigata +del Medici; poi, la brigata non essendo pronta, con un reggimento, +quello che comandava il colonnello Vacchieri. E il preveduto accadde. +Il Cattabeni e il Vacchieri, assaliti il 21 mattina da forze quattro +volte superiori, furono, malgrado la prodezza dei capi e dei soldati, +interamente sbaragliati; ferito e prigioniero col grosso del suo +battaglione lo stesso Cattabeni; salvatosi a stento coll’avanzo dei +suoi il Vacchieri; molti che, cercando scampo nel fiume, tentarono +guadi mal noti, miseramente affogati. + +Era il primo errore commesso durante quella campagna; era il primo e +l’unico rovescio. Però se gli ordini lasciati da Garibaldi ai suoi +fossero stati osservati, e l’errore ed il rovescio sarebbero stati +evitati. + +Garibaldi aveva certamente ordinato al Türr di lanciar scorribande al +di là del Volturno; ma non gli aveva dato facoltà di prendere posizioni +fisse, molto meno poi di dare battaglia per prenderle. Non si tengono +con iscarse forze le due rive di un fiume privo di ponti, dominato da +una fortezza; e il nostro Capitano l’aveva tosto compreso. Il difficile +non stava tanto nel prendere Caiazzo, quanto nel conservarlo; e poichè +a conservarlo occorrevano una e forse più teste di ponte sul Volturno e +forze pari ai borbonici, così la rotta del 21 settembre era prevedibile +ed inevitabile[123] + + +X. + +Persuaso anche prima del 21 settembre dell’impossibilità di conservare +una posizione offensiva-difensiva sulle due sponde del Volturno, +deliberò di tenersi nella più stretta difensiva sulla sinistra del +fiume stesso. Disgraziatamente anco la difesa, per la esiguità delle +forze e l’estensione del terreno, rendevasi molto problematica e +difficile. Perocchè non bastava difendersi dalle sortite di una piazza +forte come Capua, ridotta un campo trincerato di circa quarantamila +uomini, ma conveniva guardare, per il corso di sedici miglia, i passi +di un fiume tortuosissimo, come il Volturno, e che forma una delle +linee più bizzarre e insidiose che la topografia strategica conosca. I +meandri e gli avvolgimenti di questo fiume son tanti, che un esercito +costretto a campeggiare sulla sinistra del suo tronco inferiore, se lo +trova, comunque si giri, di fronte, ai fianchi e alle spalle nel tempo +medesimo. Non ha, è vero, che un sol ponte stabile, quello di Capua; ma +in iscambio, una serie di ponti volanti a barche, detti, nel vernacolo +del paese, _scafe_, che danno il mezzo a chiunque ne sia padrone, e +i Borbonici lo erano, di tragittarsi da una sponda all’altra con una +facilità di poco minore a quella che offrirebbe un sistema di ponti +fissi. + +E non basta. Posto che l’obbiettivo dei Regi fosse Napoli, essi +potevano marciarvi per sette grandi vie collegate tra di loro da un +dedalo di strade minori, che di tanto agevolavano ad essi le offese, +di quanto accrescevano le difficoltà della difesa. Da Capua infatti +essi potevano arrivare alla capitale, così per la doppia via Santa +Maria-Caserta, o Sant’Angelo-Caserta, come per la strada più lunga, ma +non meno insidiosa, San Tammaro-Aversa. Dal Volturno poi gli sbocchi +erano tanti quante le _scafe_. Dalle _scafe_ di Formicola e di Caiazzo +si spiccavano due vie, che congiungendosi al bivio del Gradillo +venivano a cader traverso la colonia di San Leucio, sul gran parco +di Caserta; dalla _scafa_ di Limatola un’altra via, passando rasente +Castel Morone, riusciva più a oriente alla medesima mèta; infine da +tutti i passi del Volturno superiore si poteva sboccare sulla strada +di Piedimonte-Dugenta, che piombava diritta sui Ponti della Valle e +Maddaloni, a nove miglia da Napoli. + +Ora il difensore, forzato a manovrare su questo scacchiere, non +aveva libertà di scelta: o guardarne tutti i passi del pari, o, +concentrandosi in pochi punti, correr rischio di vedersi aggirato e +tagliato fuori della sua base d’operazione. Il suolo gli offriva qua e +là qualche buon punto d’appoggio; come la catena del Tifata alle spalle +di Sant’Angelo, i poggi di Briano ed i boschi di San Leucio innanzi al +bivio di Formicola e di Caiazzo; la vetta di Castel Morone di contro +alla _scafa_ di Limatola: le alture di Monte Caro, di Villa Gualtieri +e del Longano a guardia di Maddaloni; ma tutti questi baluardi essendo +interrotti e separati da grandi intervalli scoperti, non bastavano a +bilanciare la lunghezza della linea e la sottigliezza del numero, col +quale l’esercito garibaldino era costretto a difenderla. + +Ora nessuno vorrà credere che il difetto d’una siffatta linea sia +sfuggito al nostro Capitano: molti anni dopo, in un suo libro lo +denunziava egli stesso;[124] ma da vero uomo di guerra, anzichè +perdersi in vani conati per cambiare ciò che la natura aveva creato, e +la forza delle cose gl’imponeva, prese il suo partito di far fronte al +nemico su tutti i punti, salvo a distribuire le forze a seconda delle +naturali difese del suolo, ed a tenersi sotto mano una forte riserva +per accorrere sul punto più minacciato. + +Ciò deliberato, stende fra Santa Maria e San Tammaro la divisione +Cosenz,[125] comandata dal Milbitz (quattromila uomini e quattro +pezzi), e vi stabilisce la sua sinistra; colloca a Sant’Angelo, +in comunicazione colla prima, la diciassettesima divisione Medici +(quattromila uomini e quattro pezzi), e ne fa il suo centro; apposta +a San Leucio la brigata Sacchi (duemila uomini), ed a Castel Morone il +battaglione Bronzetti (dugentosettanta uomini); affida alla divisione +Bixio, la più forte di tutte (cinquemilaseicento uomini e otto pezzi), +la difesa dei Ponti della Valle e Maddaloni, e vi assicura la sua +destra; mette a guardia della strada d’Aversa la nascente brigata +Corte; accampa a Caserta, sotto il comando del Türr, la sua riserva +(quattromilasettecento uomini e tredici pezzi) e insedia, nella celebre +Villa del Vanvitelli, prediletto svago dei Borboni, il suo Quartier +generale. + +Ventunmila uomini, la più parte de’ quali male armati e peggio +istruiti, seminati sopra un terreno di oltre venti chilometri, dovevano +contrastare il passo a quarantamila vecchi soldati, il fiore dei +fedeli del Borbone, protetti da una fortezza di primo ordine, armata di +sessanta bocche da fuoco, fiancheggiati da un fiume tutto in mano loro, +ai quali la vicinanza, e tra poco la presenza, del Re loro trasfonderà +uno spirito novello, e che tenendosi incolpevoli delle vergogne +di Palermo, di Reggio e di Soveria parevano tanto più deliberati a +vendicarle. + + +XI. + +Una battaglia era imminente; molti indizi l’annunciavano, Garibaldi la +presentiva. «Tornato da Palermo (scrive egli stesso) presi stanza a +Caserta, e visitando ogni giorno Monte Sant’Angelo, da dove scorgeva +bene il campo dei nemici, a levante della città di Capua e nei +dintorni, dai loro movimenti sulla sponda destra del Volturno, che +non potevano sfuggire al mio osservatorio del Monte suddetto, e dalle +loro disposizioni, io congetturava essere i Borbonici in preparativi +d’una battaglia aggressiva.» E non s’ingannava. Fin dal 26 settembre il +generale Ritucci, nuovo comandante supremo dell’esercito regio, aveva +già fermato il suo disegno, modello di primitiva semplicità: attaccare +la linea garibaldina su tutti i punti, con maggior sforzo alle due +ali di Santa Maria e di Maddaloni, e, sfondatala, marciare su Napoli. +E da ciò questa distribuzione di parti: il generale Tabacchi colla +divisione della guardia, settemila uomini, doveva assalire Santa Maria, +fiancheggiato alla sua destra dalla brigata Sergardi, tremila uomini, +che spuntando l’estrema sinistra garibaldina a San Tammaro aveva per +iscopo di minacciare la strada d’Aversa. Al centro, invece, dando +la destra al Tabacchi e sostenuto a manca dal generale Colonna, cui +era commesso di passare con cinquemila uomini la Scafa di Triflisco, +doveva marciare su Sant’Angelo con diecimila uomini, maggior nerbo +degli assalitori, il generale Afan de Rivera: ad oriente il colonnello +Perrone, con milledugento combattenti spalleggiati però da una riserva +di altri tremila rimasti a Caiazzo, doveva sboccare da Limatola, e +per la strada di Castel Morone mirare diritto a Caserta: all’ultima +destra, infine, il Von Mechel con una divisione di ottomila uomini, la +più gran parte Tedeschi, doveva, per la strada di Ducenta, avventarsi +sul Bixio ai Ponti della Valle, e di là, dando la mano al Perrone, +come questi doveva darla al Colonna, al Rivera, al Tabacchi, a tutti +quanti marciare a bandiere spiegate su Napoli. Il gran colpo era stato +deciso per il 1º ottobre, onomastico di Francesco II; il Re stesso, +coi fratelli, doveva seguire, a convenevole distanza, le sue legioni, e +coll’augusta presenza incoraggiarle, da lontano, alla sacra riscossa. + +Fino dalla vigilia Garibaldi aveva notato sotto le mura di Capua +un grande tramenío, sicchè, come uomo che ha letto fino al fondo +il pensiero del suo avversario, diceva o mandava a dire a’ suoi +Luogotenenti: «Fate buona guardia, domani saremo attaccati.» + +In sull’alba del 1º ottobre, infatti, un crescente colpeggiare di +moschetteria, echeggiante da Sant’Angelo a Santa Maria, annunziava che +la zuffa era cominciata. Poco dopo il Milbitz era già alle prese col +Tabacchi, e il Medici con Afan de Rivera; laonde Garibaldi, accorso al +fragore de’ primi colpi a Santa Maria, aveva subito indovinato che la +giornata sarebbe stata, come suol dirsi, assai calda, e che conveniva +rinforzare senza indugio Santa Maria, che era, tra i punti principali +della sua linea, il più debole e per postura e per numero di difensori. +Mandò quindi a chiedere a Caserta la brigata Assanti della riserva, e +confidatosi interamente al Milbitz, uno de’ suoi vecchi commilitoni di +Roma, partì in carrozza per Sant’Angelo, altro dei punti che più gli +stavano a cuore. + +Potevano essere le sei del mattino. Circa all’ora medesima gli +avamposti del Bixio si scontravano con l’avanguardia di Von Mechel, e +il Perrone passava il Volturno a Limatola. Se non che, giunta verso la +metà della strada che da Santa Maria mena a Sant’Angelo, la carrozza di +Garibaldi è all’improvviso tempestata da una grandine di fucilate, e +al tempo stesso involta in un nugolo di nemici sbucati da certe fosse +asciutte che tenevan luogo di vere strade coperte. E già quella prima +scarica aveva morti il cocchiere ed un cavallo della carrozza; talchè +Garibaldi stesso, in presentissimo pericolo, fu costretto a balzare a +terra ed a mettersi co’ suoi aiutanti in sulla difesa. «Ma (narra egli +medesimo) mi trovavo in mezzo ai Genovesi di Mosto ed ai Lombardi di +Simonetta. — Non fu quindi necessario di difenderci noi stessi; quei +prodi militi, vedendoci in pericolo, caricarono i Borbonici con tanto +impeto, che li respinsero un buon pezzo distanti e ci facilitarono la +via verso Sant’Angelo.[126]» + +Pure anco l’arrivo a Sant’Angelo non fu senza pericolo. Intanto che la +prima catena del Rivera per quelle fosse o strade coperte, che dicemmo, +s’insinuava non vista dentro il fianco sinistro del Medici e stava +per tagliargli ogni comunicazione col Milbitz, dal lato opposto le +avanguardie del Colonna, tragittata nella notte la Scafa di Triflisco, +aggiravano favorite dalle tenebre la destra di Sant’Angelo, e per +sentieri ascosi di monti arrivavano in sul fare dell’alba sui poggi +di San Vito, uno dei contrafforti del Tifata. Poco mancò pertanto +che Garibaldi, il quale appunto verso quella medesima ora arrivava su +quell’altura, cascasse in mezzo a quella nuova imboscata di nemici; e +sarebbe certamente accaduto se appena scortili non li avesse arrestati, +cacciando loro incontro il drappello della sua scorta, facendoli al +tempo stesso pigliar di costa da una compagnia del Sacchi che chiamò in +tutta fretta da San Leucio. + +Liberato, con tanta fortuna sua e della giornata che stava +combattendo, da quel nuovo pericolo, Garibaldi potè abbracciare dal +suo osservatorio di Sant’Angelo tutto il quadro della battaglia. E gli +apparve formidabile. Il Milbitz e il Medici resistevano prodemente, +ora contrastando, ora riacquistando con infaticabili contrassalti i +punti capitali delle loro posizioni; ma il nemico, forte delle sue +grosse riserve, rinnovava di continuo con truppe fresche gli assalti, +mentre i Garibaldini, diradati dalla strage e dalla stanchezza, erano +all’estremo della loro possa. Si combatteva da una parte e dall’altra +da oltre sei ore; ma verso il tocco pomeridiano un nuovo e generale +assalto del Tabacchi contro il Milbitz, e di Afan de Rivera contro il +Medici, addossa i difensori agli ultimi ripari delle loro linee. Il +Milbitz a Santa Maria è ridotto alla difesa di Porta Capuana; il Medici +a Sant’Angelo è forzato a disputare con un pugno di gente il crocivio +Capua-Sant’Angelo, Santa Maria-Sant’Angelo, centro delle sue, e chiave +di tutte le posizioni a occidente di Caserta. Ancora un passo de’ +Borbonici e la giornata è perduta. Garibaldi lo vede, ed afferrando a +volo l’istante, scende a galoppo dal Tifata, rincora, rampogna, raduna, +risospinge al combattimento quanti fuggiaschi o sbandati incontra per +via: raccomanda al Medici, cui ogni raccomandazione era superflua, di +tenersi a Sant’Angelo fino all’ultimo fiato; spicca ordine al Sirtori +di mandare incontanente a Santa Maria tutte le riserve, e pei sentieri +bistorti e ruinosi della montagna, poichè la strada diritta era in +potere del nemico, corre egli stesso a Santa Maria per attendervi le +riserve e ristorare la pugna. + +Le riserve infatti, verso le due pomeridiane, parte per la consolare, +parte per la ferrovia, arrivarono. Non v’era più un solo istante +da perdere; ogni altro capitano le avrebbe cacciate, senza dar +loro un secondo di riposo, nella mischia: Garibaldi no. Composto +il viso all’abituale placidezza, non tradendo alcun segno d’interna +trepidazione, rassicura col solo aspetto le truppe sopravvenienti, +comanda agli ufficiali che siano lasciate riposare, dice ad alta voce +al generale Türr, in guisa che tutti possano sentirlo: «La vittoria +è certa, manca solo il colpo decisivo;[127]» poi, senza fretta, +senza trambusto, con ordine e calma mirabili, piglia egli stesso la +brigata Milano e parte della Eber e la caccia sulla strada di Santa +Maria a Sant’Angelo; intanto che il Türr col rimanente della Eber e +gli avanzi della Milbitz va a rinforzare la difesa di Porta Capuana +e a fronteggiare il nemico su tutta la sinistra. Nel suo concetto le +riserve mandate alla riscossa sulla destra dovevano attaccare il nemico +in due colonne e con due obbiettivi affini, ma diversi: l’uno, cioè, +urtare diagonalmente la destra del Tabacchi in modo da spuntarlo e +separarlo da Afan de Rivera; l’altro marciar perpendicolarmente sul +fianco sinistro di questi, in guisa da minacciarne la ritirata e da +liberar a Sant’Angelo il Medici che eroicamente agonizzava. E tutto +riuscì a seconda. Pochi colpi, alcune cariche a fondo brillanti, +soprattutto quelle della Legione ungherese e del battaglione Milano, e +i Generali borbonici, sconfidati da tanta resistenza, se non stremati +di forze, fatta coprire la loro fronte, spezzata da un’ultima carica +di cavalleria, male guidata e presto risospinta, suonarono a ritirata. +Alle 5 della sera tutte le posizioni garibaldine erano riconquistate. +Il Medici tornava signore indisputato del suo quadrivio. Il Türr e +il Rustow (il Milbiltz era rimasto ferito) inseguivano le schiere +disordinate del Tabacchi e del Rivera, fin sotto le mura di Capua. +Alla stessa ora il Bixio, dopo avere per tutta la giornata ributtati +gli assalti di Von Mechel, lo ricacciava colle baionette alle reni +di là dai Ponti della Valle fin presso a Ducenta; al Perrone infine, +trattenuto sei ore sotto Castel Morone dall’eroico petto di Pilade +Bronzetti e de’ suoi trecento, sacratisi a certa morte per la salvezza +comune, era tolto di tentare per quel giorno il divisato colpo su +Caserta; sicchè in quell’ora stessa, 5 pomeridiane, Garibaldi poteva +telegrafare a Napoli: «Vittoria su tutta la linea.[128]» + + [Illustrazione: PIANO DELLA GIORNATA DEL VOLTURNO] + + +XII. + +E vittoria era, piena, compiuta, gloriosa e, checchè altri abbia +novellato, tutta dell’armi volontarie, tutta garibaldina. All’indomani, +come suol spesso accadere dopo i grandi fatti d’arme, la battaglia ebbe +uno strascico che poteva arricchire e quasi allietare la vittoria, ma +non avrebbe mai potuto, non che metterla in forse, turbarla un istante. +Dicemmo che Pilade Bronzetti, anzichè cedere il passo di Castel Morone, +a lui affidato, aveva tolto di morire col fiore più eletto de’ suoi. +Da ciò era conseguíto che il Perrone, perduto intorno a quella vetta +il suo tempo migliore, e ritardato novamente da un contrassalto ardito +di alcune compagnie della brigata Sacchi, era stato sopraggiunto +dalla sera e non aveva più potuto proseguire per Caserta, come era suo +disegno. Tuttavia, o perchè ignorasse (strana cosa invero) la ritirata +dell’esercito suo, o perchè fosse d’animo temerario e sconsiderato, non +volle rinunziarvi per l’indomani, e all’alba del giorno mosse per la +via di Caserta Vecchia alla sua mèta. Il generale Sirtori, che tutta +la giornata del primo aveva vegliato con grande alacrità all’invio +dei rinforzi e delle munizioni, e insieme alla sicurezza del Quartier +generale, fu il primo ad avvertir l’avanzarsi del corpo del Perrone e +nella notte stessa n’aveva mandato l’annunzio a Garibaldi, che spossato +dalla grande fatica della vigilia era rimasto a prendere un po’ di +riposo a Sant’Angelo. Egli però fu più noiato del sonno interrotto, +che conturbato dalla gravità del messaggio. Anche senza vederlo aveva, +per istinto, compreso che si trattava d’un corpo isolato, rimasto +spensieratamente di qua dal Volturno e che non poteva in alcuna guisa +rimettere in dubbio la vittoria della vigilia. Montato tuttavia +a cavallo, corre nella notte stessa a Caserta, dove concorda col +Sirtori le disposizioni necessarie, non tanto per combattere, quanto +per irretire e prendere il nemico. Il Sirtori con una frazione della +brigata Assanti levata da Santa Maria, e un battaglione di Bersaglieri +dell’esercito settentrionale chiamato il dì innanzi da Napoli, quando +più ondeggiava la fortuna, doveva stare alla difesa di Caserta, quindi +del centro; il Bixio ebbe ordine di attorniare il nemico dal lato di +Monte Viro e Caserta Vecchia, cioè dalla sua sinistra; mentre Garibaldi +in persona con un manipolo di Carabinieri genovesi, alcuni frammenti +della brigata Spangaro razzolati a Sant’Angelo, un battaglione +regolare della brigata Re e l’intera brigata Sacchi, si era assunto di +accerchiarlo dalla destra, togliendogli così ogni scampo. + +Se non che, intanto che le truppe destinate all’azione si ordinavano +e mettevano in marcia, l’avanguardia del Perrone, che già nel mattino +era stata scoperta dalle guide del Missori a Caserta Vecchia, si +avanzava alla sprovveduta sino alle prime case di Caserta,[129] talchè +il Sirtori, costretto ad accorrere alla difesa con quanta gente si +trovava fra mano, diè modo a quei bravi Bersaglieri dell’esercito +settentrionale, chiamati la vigilia, di barattare coi Borboni +alcuni felici colpi di carabina, e di suggellare anche sui campi del +Mezzogiorno la fratellanza non mai smentita tra i soldati di Vittorio +Emanuele e le camicie rosse della rivoluzione.[130] Intanto però +che il Sirtori respingeva l’attacco di fronte, le truppe destinate +all’aggiramento giungevano a’ loro posti, sicchè non restò più che +a dar sul nemico l’ultimo colpo. Infatti verso le tre pomeridiane, +attaccata dai Calabresi dello Stocco, e dal battaglione della brigata +Re, lanciati alle spalle ed ai fianchi di Caserta da Garibaldi stesso, +attorniata e serrata da due brigate del Bixio, perseguitata dal +battaglione Isnardi della brigata Sacchi, opportunamente accorsa a +chiudere il passo ai respinti da Caserta, tutta la colonna del Perrone +o restò prigioniera, o andò dispersa di là dal Volturno, assicurando +con nuovi trofei la vittoria della giornata precedente. + +La battaglia del Volturno, e per l’estensione del campo e pel numero +de’ combattenti e per la durata della pugna e per la grandezza +dei risultati, fu una delle più grosse che l’armi italiane abbiano +combattuto. Ventimila giovani volontari, disseminati sopra un terreno +tortuoso e capricciosissimo di circa venti chilometri, resistettero ad +un esercito di quarantamila vecchi soldati agguerriti, ed alla fine +lo sbaragliarono. Le perdite dei Garibaldini sommarono all’incirca a +cinquecento morti, a milletrecento feriti e milletrecento sbandati +o prigionieri; fuori del conto i codardi che passeggiavano le vie, +biscazzavano nei caffè, o sbevazzavano nelle taverne di Napoli, +intanto che i loro camerati combattevano e morivano. Dei morti e feriti +borbonici invece incerto il numero, quantunque sia probabile che per +la imperfezione delle armi garibaldine non abbia uguagliato quello +dei vincitori; certissimo però quello dei prigionieri e delle prede: +tremila e più tra soldati ed ufficiali e sette bocche da campagna +di grosso calibro. Come in tutte le grandi fazioni campali, così in +questa i fattori della vittoria furono tre: il genio del Capitano +supremo, la prodezza de’ suoi Luogotenenti e soldati, gli errori del +nemico. «Il generale Garibaldi (dice un ufficiale tedesco storico e +testimone) fu inarrivabile prima, nel corso e dopo la battaglia.[131]» +Preparato da molti giorni ad un assalto generale, prese in tempo le +opportune misure per respingerlo, raddoppiò colla sua la vigilanza dei +suoi Luogotenenti e si premunì da ogni sorpresa. Non appena accesa +la pugna, ne estimò l’importanza, ne fermò il disegno, ne divinò +l’obiettivo. Salito fin dal mattino al suo prediletto osservatorio del +Tifata, vi potè abbracciare d’uno sguardo l’intero campo di battaglia +e seguirne davvicino tutte le principali vicende. Veduto il balenare +delle sue linee e il soverchiare del nemico, non dubitò un istante +della vittoria. Apparso il momento del colpo decisivo, l’afferrò +al volo; chiamò in tempo le riserve e le capitanò egli stesso; egli +stesso le diresse contro il punto più offensibile del fianco nemico +e decise della giornata. Nella prima fase dell’azione fu l’occhio, +nella seconda la mente e l’anima dell’esercito suo. Comandò e combattè +insieme; osservò con acutezza, ragionò con logica, agì con rapidità e +precisione; dovunque apparve serenò, col solo aspetto, i combattenti, +fugò la paura e sovraneggiò la fortuna. + +Il dubbio, tenace tuttora nella mente di molti, che Garibaldi non +sia mai stato che un abile partigiano, inetto al comando di numerosi +eserciti ed alle fazioni della grossa guerra, non merita più, dopo il +1º ottobre, di essere seriamente discusso. Nella battaglia del Volturno +erano impegnate tante forze quante a Rivoli, sopra un terreno non meno +esteso di quello di Marengo, e se il vincere una siffatta battaglia +non conferisce al vincitore il titolo di Capitano, Bonaparte fino +alle Piramidi non avrebbe potuto dirsi che un guerrigliero.[132] Certo +anche Garibaldi non avrebbe potuto vincere senza Generali e soldati; ma +avrebbe forse Napoleone trionfato in tante battaglie senza i Massena, +i Soult, i Ney, i Lannes, i Marmont, i Davoust? E invero la condotta +dei divisionari di Garibaldi al 1º ottobre è degna d’esser citata ad +esempio. Posti a difendere con forze inadeguate posizioni tutt’altro +che gagliarde, e il cui primo difetto era di essere tutte ugualmente +importanti, adempirono l’arduo assunto con grande abilità e valore; +disputarono palmo a palmo il terreno, tenendosi concentrati nei punti +decisivi e soprattutto usando a tempo e con energia dei contrassalti +offensivi, che sono la salvezza di tutte le difese. È vero che furono +a lor volta mirabilmente secondati. Il Bixio disse: «Quando dei corpi +saranno comandati da ufficiali come Dezza, Piva, Taddei, Spinazzi, +ed avranno a capo di Stato Maggiore un ufficiale come Ghersi, se la +vittoria non coronerà sempre i loro sforzi, certo sapranno incontrare +ai loro posti una morte gloriosa.[133]» + +Ora lo stesso avrebbe potuto dirsi a Santa Maria, di Faldella, di +Malenchini, di Eber, di De Giorgis, di Assanti, e a Sant’Angelo di +Simonetta, di Ferrari, di Guastalla, di Cadolini, di Spangaro, e +a Caserta di Bonnet, di Bruzzesi, di Majocchi; e serbata la debita +misura di tutti i gregari. Le azioni di valore in quella giornata +furono innumerevoli; ma a tutte sovrasta, come una gloria, quella del +Bronzetti a Castel Morone, il cui generoso sacrificio salvò, ben può +dirsi, l’esercito garibaldino dal più terribile colpo che il nemico gli +serbasse, poichè a nessuno è dato affermare quel che sarebbe avvenuto, +se il 1º ottobre un corpo, anche relativamente piccolo, fosse piombato +su Caserta, nell’ora decisiva, costringendo Garibaldi ad usar contro di +esso quelle riserve che gli erano necessarie a ristorare la battaglia +sugli altri punti più minacciati. + +Ma, siccome dicemmo, una parte non ultima della vittoria va dovuta agli +errori de’ nemici. «Per fortuna nostra (scrive Garibaldi stesso), fu +pur difettoso il piano di battaglia dei Generali borbonici. Essi ci +attaccarono con forze considerevoli su tutta la linea, in sei punti +diversi, a Maddaloni, a Castel Morone, a Sant’Angelo, a Santa Maria, a +San Tammaro, ed in un punto intermediario di cui non ricordo il nome, +ove comandava il general Sacchi. + +»Diedero così una battaglia parallela, cozzando col grosso del loro +esercito contro il grosso del nostro, ed assalendo posizioni da noi +studiate e preparate. + +»Se avessero invece preferito una battaglia obliqua, cioè minacciato +cinque dei punti summentovati, con avvisaglie di notte, e nella stessa +notte portare quarantamila uomini sulla nostra sinistra a San Tammaro, +o sulla nostra destra a Maddaloni, io non dubito essi potean giungere a +Napoli con poche perdite. + +»Non sarebbe stato perciò perduto l’esercito meridionale, ma un grande +scompiglio ce lo avrebbero cagionato. Con un’ala rotta, ed il nemico +padrone di Napoli e delle nostre risorse, diventava l’affare un poco +serio.[134]» + +E di più non ci occorre aggiungere. Garibaldi con questo giudizio, +tanto modesto quanto esatto, ha dimostrato una volta di più che nessuno +degli elementi del cimentoso problema incontrato il 1º ottobre nella +pianura capuana gli era rimasto ignoto; ch’egli agì con piena coscienza +della situazione sua e degli avversari; che la vittoria non premiò in +lui soltanto il valore, e non servì soltanto la fortuna; ma ubbidì alla +sagacia, all’arte, alla prodezza, a tutte le doti che formano il buon +Capitano, e lo rendono degno delle marziali corone.[135] + + +XIII. + +Le due giornate del Volturno avevano tolto ai Borbonici ogni +probabilità di prossima rivincita, ma non ogni possibilità di lunga +resistenza. Francesco II, non ostante le perdite, poteva ancora +allineare circa a quarantamila combattenti; le principali fortezze del +Regno, Capua e Gaeta, erano sempre in suo potere; tutto il territorio +dal Volturno al Tronto era signoreggiato dal suo esercito; gran +parte della popolazione rurale degli Abruzzi gli rimaneva fedele e in +taluni distretti, come in quello d’Isernia, i contadini respingevano +apertamente la rivoluzione e pigliavan le armi in sua difesa; talchè +egli poteva protrarre per lungo tempo la lotta e se non voltare la +fortuna, differire ancora la finale caduta. + +Pel contrario l’esercito garibaldino cominciava ad assottigliarsi +e svigorirsi. I rinforzi non bilanciavano più da parecchio tempo +le perdite: le grandi spedizioni del Continente erano arenate: la +Sicilia, dati al passaggio dello Stretto dai quattro ai cinquemila +Picciotti, pareva come esaurita; e peggio devesi dire delle Calabrie, +delle Puglie, di tutte le provincie del Regno. Indarno Garibaldi +ripeteva i suoi belligeri appelli in nome di Roma e Venezia; da +qualche avventuriero in fuori nessuno rispondeva più alla chiamata. +Dei ventunmila uomini del 1º ottobre non ne restavano oramai che +diciottomila; e quando si eccettui una legione inglese, masnada di +beoni e di saccomanni,[136] non una insegna di soccorso spuntava +sull’orizzonte. + +E come andava scemando la quantità, così peggiorava la qualità. I +bei giorni di Calatafimi e di Milazzo erano passati. Nelle schiere +cominciavano a serpeggiare quei primi sintomi di stanchezza, che +sono quasi sempre i precursori della dissoluzione. Una parte reggeva +ancora al dovere; ma la molla dell’entusiasmo, che aveva fino allora +rese dolci le privazioni e belli i pericoli, era fiaccata. La vanità +dei brevetti e dei gradi, i mercenari calcoli della carriera, +già subentravano, nel cuore di molti, ai puri stimoli dell’amore +della patria e della gloria. Gli ufficiali esuberavano in misura +insolita[137] anco fra gli eserciti rivoluzionari, ed acceleravano essi +pei primi, coll’ingombro degl’inetti e lo scandalo degli oziosi, la +corruzione dell’intero esercito. + +Anche i migliori principiavano ad essere disamorati d’una guerra +che dopo l’annunciato sopraggiungere dell’esercito sardo perdeva la +sua ragione principale, e null’altro prometteva che un’incresciosa +vigilanza attorno ad una uggiosa fortezza in una più uggiosa pianura. +Che se a tutto ciò s’aggiunga l’intristire della stagione, le lunghe e +piovose notti del morente autunno, il difetto di riparo e di vesti, il +crescere conseguente delle sofferenze e delle malattie, si intenderà di +leggieri come l’esercito garibaldino potesse tener ancora la difensiva +sulla linea occupata, ma non mai pensare ad alcuna decisiva operazione +offensiva, molto meno poi all’impresa di Roma. E Garibaldi lo sentiva, +e talvolta nei confidenti abbandoni dell’amicizia gliene fuggiva di +bocca l’amara confessione. «Leggete questa lettera di Mazzini (diceva +ad Alberto Mario, qualche giorno dopo la vittoria del Volturno); egli +mi sprona alla spedizione di Roma. Sapete se io non ci abbia di lunga +mano pensato. Il 1º ottobre abbiamo sconfitto il nemico a tal punto, +che non sarà più in grado d’affrontarci; ma non potrò mai andare a +Roma, lasciandomi addietro sessantamila uomini trincerati fra due +fortezze, i quali intanto si ripiglierebbero Napoli.[138]» E se quei +sessantamila uomini erano un’amplificazione, tutto il resto era pura +verità. Dopo il 2 ottobre l’esercito garibaldino bastava appena a +salvar Napoli da un colpo di mano, se pure bastava. + +Ma a distoglierlo dalla temeraria impresa, più ancora della ragione +militare poteva la politica. + +Disfatto a Castelfidardo il Lamoricière, espugnata Ancona, riuscita +oltre la speranza l’impresa delle Marche e dell’Umbria, il conte di +Cavour deliberò di farsi perdonare l’audacia coll’audacia e di spingere +l’esercito, già sulla via, all’invasione del Regno. Così con un colpo +solo lo strappava a Garibaldi ed al Borbone insieme; rompeva gli ultimi +indugi all’annessione, rivendicando alla spada del suo Re l’onore di +compiere e assodare l’opera dalla rivoluzione iniziata. + +Sfidata ancora la collera delle Potenze d’Europa, di cui presentiva +le strida, ma insieme presagiva l’inerzia;[139] annunziata con +brutale laconismo al Ministro napoletano presso la Corte di Torino la +sua risoluzione; chiesta dal Parlamento subalpino,[140] non ancora +italiano, l’approvazione della sua politica e la balía di annettere +tutte le provincie italiane, che liberamente dichiarassero di voler +far parte integrante della Monarchia; spinge il Re stesso a mettersi +a capo dell’esercito vincitore ed a passare il Tronto. E Vittorio +Emanuele, cui nulla era più gradito della parte di re guerriero, e +che degli ardimenti del suo Ministro era piuttosto l’istigatore che il +moderatore, lasciata la reggenza al Principe di Carignano raggiunge il +3 ottobre l’esercito ad Ancona; d’onde bandito ai Napoletani, in un +Manifesto, a dir vero, nè sobrio nè modesto,[141] ch’egli stava per +arrivare, invitato, tra loro, a «chiudere l’èra delle rivoluzioni,» +s’incamminò a grandi giornate verso i confini del Regno. + +Ciò stante a Garibaldi non faceva mestieri di grande acume politico per +comprendere che egli non poteva più oramai muovere le insegne contro +Roma senza urtare o prima o poi nelle schiere di Vittorio Emanuele, e +peggio ancora nella volontà di quel Parlamento che era a quei giorni +il supremo rappresentante morale, se non per anco legale, della +nazione intera; senza incorrere perciò nella terribile responsabilità +d’una guerra civile. E poichè nulla era più profondo nel cuore del +patriottico eroe che l’orrore della discordia fraterna, così molto +prima d’accorgersi che gliene mancava la forza e molto prima che +Vittorio Emanuele venisse a capitanare l’esercito d’Ancona, egli aveva +deliberato in cuor suo, mormorando, imprecando, fors’anco, a chi ve +lo sforzava, ma pure senza restrizioni nè riserve, di rinunciare, pel +momento almeno, ad ogni tentativo su Roma. + +E di questo fanno fede due documenti noti, ma per avventura non +abbastanza notati, nè dirittamente finora interpretati. Il primo +è l’_Ordine del giorno_ del 28 settembre, nel quale, bandita con +esultanti parole ai Volontari la disfatta del Lamoricière, precorreva +colla speranza gli eventi, compiacevasi della resa d’Ancona e della +passata dell’esercito del Settentrione nel Regno anche prima che ciò +avvenisse, e conchiudeva giubilando: «Fra poco avremo la fortuna di +stringere quelle destre vittoriose.[142]» L’altro ancora più espressivo +è la lettera ch’egli stesso dirigeva a re Vittorio Emanuele in data del +4 ottobre, e che preferiamo riprodurre testualmente: + + «Caserta, 4 ottobre 1860. + + »Sire, + + »Mi congratulo colla Maestà Vostra per le brillanti vittorie + riportate dal vostro bravo generale Cialdini e per le felici + lor conseguenze. Una battaglia guadagnata sul Volturno ed un + combattimento alle due Caserte pongono i soldati di Francesco II + nell’impossibilità di più resisterci. Spero dunque poter passare il + Volturno domani. Non sarebbe male che la Maestà Vostra ordinasse a + parte delle truppe, che si trovano vicino alla frontiera abruzzese, + di passare quella frontiera e far abbassare le armi a certi + gendarmi che parteggiano ancora per il Borbone. + + »So che V. M. sta per mandare quattromila uomini a Napoli, e + sarebbe bene. Pensi V. M. che io le sono amico di cuore, e merito + un poco d’esser creduto. È molto meglio accogliere tutti gli + Italiani onesti, a qualunque colore essi abbiano appartenuto per il + passato, anzichè inasprire fazioni che potrebbero essere pericolose + nell’avvenire. + + »Essendo ad Ancona, dovrebbe V. M. fare una passeggiata a Napoli + per terra o per mare. Se per terra, e ciò sarebbe meglio, V. M. + deve marciare almeno con una divisione. Avvertito in tempo, io vi + congiungerei la mia destra, e mi recherei in persona a presentarle + i miei omaggi, e ricevere ordini per le ulteriori operazioni. + + »La V. M. promulghi un decreto che riconosca i gradi de’ miei + ufficiali. Io mi adopererò ad eliminare coloro che debbono essere + eliminati.» + +Chi consideri pertanto di questa lettera, il tempo, il contenuto, la +forma, ne vedrà risplendere vieppiù il significato. Essa fu scritta +il 4 ottobre, prima dunque che Garibaldi potesse conoscere il bando +di Vittorio Emanuele ai Napoletani, prima che l’esercito sardo si +fosse levato d’Ancona, prima assai che il Parlamento avesse votato +l’annessione dell’Italia meridionale, e sanzionato con siffatto voto la +politica del conte di Cavour. + +Checchè dunque scriva a lode o vitupero lo spirito di parte, questo +rimane incontrastato, che Cavour e Garibaldi, lo statista e l’eroe, +quasi nel tempo stesso, ad insaputa l’uno dell’altro, s’accordavano +a dare al Re quel medesimo consiglio, intorno al quale pareva +dovessero restar divisi implacabilmente! _Ecco il giudicio uman come +spesso erra_. I monarchici superlativi credevano d’essere costretti, +o prima o poi, a dar battaglia «alla rivoluzione personificata in +Garibaldi,[143]» e Garibaldi apriva loro le porte di quello che ancora +era suo Stato, di null’altro ansioso che di incontrarli e schierarsi +sotto le loro insegne. + +Nè si dica che la sua lettera parla di «una passeggiata;» è questa +un’attenuazione metaforica per scemare l’importanza del fatto e farne +parere più facile l’esecuzione; ma s’intende da sè che «la passeggiata» +d’una divisione, capitanata da un Re, fiancheggiata da un’altra +divisione, entro i confini d’uno Stato forestiero, è invasione bella +e buona, è guerra in tutte le forme. E con quali intendimenti egli +affretti la venuta di Vittorio Emanuele, è palese: vuol essere il primo +a rendergli omaggio, desidera «ricevere i suoi ordini per le ulteriori +operazioni,» ambisce, in una parola, di combattere al suo fianco, come +suo luogotenente, contro il comune nemico. + +Il linguaggio della lettera è semplice e schietto, ma reverente e +affettuoso insieme; in essa il soldato dà consigli al Re; ma consigli +saggi, di moderazione e di temperanza, che re Vittorio, il quale +chiamerà un giorno l’antico mazziniano Medici a suo primo aiutante di +campo, e il vecchio repubblicano Crispi a suo primo Ministro, non si +pentirà d’aver ascoltati. Tutto persuade, adunque, che allorquando più +si strillava a Torino perchè Garibaldi si ostinasse nell’avventura di +Roma, egli n’aveva già deposto, almeno per quell’anno, il proposito, +e che ad altro non pensava se non a finir gloriosamente, in compagnia +dei suoi fratelli dell’esercito sardo, sotto gli ordini del suo Re, la +guerra contro il Borbone. + +Ma perchè indugiava dunque ancora l’annessione, quell’annessione voluta +ormai dalla quasi totalità del paese, decretata dal Parlamento, da +Garibaldi stesso, indirettamente offerta a Vittorio Emanuele, e contro +la quale, colla rinunzia alla marcia su Roma, cessava ogni ragione +ed ogni pretesto? In verità, giunti a questo punto, il concetto del +nostro eroe ci sfugge. Abbiamo compresa e difesa la sua resistenza +all’annessione sino al giorno del suo ingresso in Napoli; l’abbiamo +scusato d’averla differita anche dopo l’entrata dell’esercito sardo +sul territorio ecclesiastico; ma ora, appressandosi quell’esercito, +vietata dall’espressa volontà del Governo e del Parlamento la via di +Roma, certo l’incontro ed il conflitto, nè l’intendiamo, nè sappiamo +difenderla più. E fortuna volle che non la sapesse intendere a lungo +nemmeno Garibaldi, siccome il seguito di questo racconto sta per +dimostrare. + + +XIV. + +Fino dall’11 settembre il Dittatore chiamava presso di sè Giorgio +Pallavicino coll’intenzione di offrirgli la Proditattura delle +provincie napoletane. E l’onorando patriotta accorreva all’invito; se +non che, giunto a Napoli, non assunse subito l’ufficio; ne ripartiva, +invece, immediatamente per adempiere un altro confidenziale mandato +commessogli dal Dittatore e del quale ecco la ragione. La ruggine +frappostasi tra il conte di Cavour e il generale Garibaldi fin dalla +cessione di Nizza, s’era, per gli attriti del Mezzogiorno, dilatata e +approfondita al segno da degenerare in aperta e implacabile inimicizia. +Insusurrato da incauti o maligni consiglieri, il Generale aveva finito +coll’accogliere il sospetto, che colui il quale era stato capace +di mercanteggiare una volta una terra italiana, lo sarebbe stato la +seconda. Ignaro o dimentico di quanto il conte di Cavour aveva operato +per soccorrere l’impresa di Marsala, non ricordava, del rivale, che gli +intoppi, le insidie, le trafitture; finchè venne il giorno, in cui, in +buona fede, credendo che quegli solo, il Ministro, fosse d’inciampo +al compimento della sua missione nazionale, ebbe l’infelicissima +ispirazione di chiederne al Re il congedo, insieme al Farini ed al +Fanti, che giudicava, ed erano, suoi complici.[144] + +Nè Vittorio Emanuele era re da piegare a siffatta intimazione, nè +il conte di Cavour ministro da consigliarlo. E ciò tanto più che la +lettera del Dittatore, arte o imprudenza che fosse, era stata divulgata +su pei giornali, e la dignità del Governo, non che quella della Corona, +pubblicamente ferita. Su questo proposito il conte di Cavour fece +in Parlamento alcune dichiarazioni, che non vanno dimenticate. «Fin +dall’agosto, diss’egli, quando il dissenso del generale Garibaldi +era probabile, ma non ancora conosciuto, io non aveva esitato, +per olocausto alla concordia, di offrire al Re la mia rinuncia e +dell’intero Gabinetto; ma dal momento, egli aggiungeva, che quella +lettera era stata propalata, che quel dissenso era divenuto pubblico, +non era più lecito a noi l’offerta delle nostre dimissioni, giacchè, +o Signori, io lo ripeto, se la Corona sulla richiesta di un cittadino, +per quanto illustre egli sia e benemerito della patria, avesse mutati +i suoi consiglieri, essa avrebbe recato al sistema costituzionale una +grave e, dirò anzi, una mortale ferita.[145]» + +E, per fermo, così la condotta sua, come quella del Re, non poteva +essere nè più decorosa, nè più corretta. Chi sgarrava in tutto ciò era +Garibaldi; ma poichè anche al conte di Cavour non pareva vero d’aver +un’arma in mano per iscreditare e indebolire l’avversario fortunato, +i mutui rancori, caritatevolmente soffiando gli zelanti d’ambo le +parti, eran venuti di giorno in giorno siffattamente inturgidendo da +minacciare non lontano qualche scoppio violento. + +Ma appunto in que’ giorni giungeva in Napoli il Pallavicino, il quale, +appena seppe il segno pericoloso a cui era giunto il dissidio, si +offerse di comporlo, facendosi mediatore a Torino di proposte, com’egli +le reputava, conciliatrici. E poichè Garibaldi consentì tosto, munito +d’una seconda sua lettera pel Re il Marchese si rimise in viaggio. +Se non che le condizioni, ond’egli era apportatore, non erano quelle +per l’appunto che meglio potessero condurre ad un accordo. Garibaldi +insisteva ancora nel pretendere il congedo del Cavour; in compenso +prometteva l’annessione immediata. La risposta fu quindi quale era da +attendersi: una disputa di più tra il Conte ed il Marchese, e una nuova +e più ricisa ripulsa. Al Prodittatore perciò non restò che il ritorno +a Napoli; ma dicasi a lode del suo animo patriottico, lasciando per via +ogni risentimento della fallita missione e non d’altro preoccupato che +d’affrettare, come cittadino e come governante, quel patto d’unione, +che era anco a’ suoi occhi la pietra angolare della finale unità +d’Italia. + + +XV. + +Nel frattempo però la questione dell’annessione erasi pericolosamente +inasprita e complicata. E per ben intendere quanto fossero diverse +le favelle che garrivano in quel piato, è mestieri rammentarsi +chi e quanti erano coloro che, più o men dappresso, attorniavano +Garibaldi. V’era anzitutto il Ministero, presieduto dal Conforti, +cui eran colleghi il Pisanelli, il D’Afflitto, lo Scialoja, il +Ciccone, il Crispi, tutti, meno quest’ultimo, Cavourriani infocati e +dell’annessione zelatori impazienti ed intolleranti. V’era di contro +a quello, rivale nata, antagonista necessaria, la Segreteria della +Dittatura, gabinetto aulico del Bertani, grande macchina celerifera +di leggi e decreti, fucina di tutte le discordie e di tutti i guai +del Governo dittatoriale, la quale nella questione del plebiscito, +dopo essersi sforzata d’indugiarlo fino all’estremo, ora professava +apertamente di volerlo circuito di tutte le condizioni e garanzie di +un vero contratto. Infine v’era quella che potrebbe dirsi la Sezione +politica del Quartier generale, rappresentata principalmente da Alberto +Mario, del prolungamento della Dittatura e del plebiscito condizionale +partigiano ardentissimo, e per la prodezza dell’animo, la illibatezza +del carattere, la gentilezza della parola e dell’aspetto, caro al +Generale e da tutti rispettato. All’infuori poi del contorno abituale +e del consorzio ufficiale del Dittatore, ma più vicini a lui di quanto +non paresse, v’erano Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo; l’Apostolo +degli Unitari, e il Filosofo dei Federalisti: il primo, venuto a Napoli +di volontà sua nella fiducia di giovare, nella lusinga di potere, il +quale, sebbene non avesse veduto che una sol volta e clandestinamente +il Dittatore, non tralasciava di insufflargli di continuo, mediante +quegl’innumerevoli biglietti ond’era prodigiosamente fecondo, il suo +antico verbo del _se no, no_, cioè a dire di non cedere alla Monarchia +di Savoia un solo palmo delle provincie liberate, se non a patto +che essa s’impegnasse a gridar subito l’Italia una dal Campidoglio; +l’altro, venuto per espresso invito del Generale, il quale molinava +di farne ora un ambasciatore a Londra, ora un suo prodittatore, e che +pur con diverso intento arrivava alle stesse conclusioni del Mazzini, +volendo che le condizioni del plebiscito fossero prima discusse e +sancite da un’Assemblea, specie di Costituente, per impedire, diceva, +che la Monarchia violasse la integrità dell’Italia, e mercanteggiasse +le nuove provincie annesse, come aveva già mercanteggiato Nizza e +Savoia. + +Ora, quando si aggiunga a tutto ciò il quotidiano supplizio +degl’indirizzi e delle orazioni, il vociar della stampa, il tumultuar +della piazza, si vedrà fra quante correnti diverse fosse abballottata +la mente del Dittatore, e come, non avendo l’animo temprato a siffatte +bufere, rischiasse più d’una volta d’andarne travolto. E di questo +ondeggiare faticoso della sua volontà si risentono dal mezzo settembre +in poi tutti i suoi atti. Il 25 settembre accetta la rinuncia de’ suoi +Ministri, querelantisi per l’annessione; ma tre giorni dopo incarica di +nuovo il Conforti della composizione d’un altro Gabinetto, che riesce +poco dissimile al primo. Al fin di settembre, noiato dalle perpetue +querele della Segreteria, congeda in cortese forma il Bertani, ma gli +sostituisce pochi giorni dopo il Crispi, non meno inviso di lui. Lascia +che Pallavicino, suo prodittatore preconizzato, scriva al Mazzini, +«con buono intendimento e povero consiglio,[146]» una lettera in cui, +fattogli intendere che la sua persona creava inciampi al Governo +e pericoli alla nazione, sì che _anche non volendolo divideva_, lo +invitava a bandirsi da quelle provincie, quanto dire d’Italia;[147] e +si tiene accanto Carlo Cattaneo, repubblicano e federalista insieme, +che frugandogli continuo nella ferita di Nizza, empiendogli l’animo di +sospetti contro il Piemonte, il suo Re e il suo Ministro, _divideva +davvero volendolo_, ed era il più pericoloso di quanti Consiglieri +l’attorniavano allora. + +Il 5 ottobre, infine, insedia nella Prodittatura il Pallavicino stesso, +dell’annessione schietta ed immediata fautore aperto e deliberato, e +permette che, a Palermo, l’altro suo prodittatore Mordini, bandisca +nel giorno stesso i Comizi per l’elezione dell’Assemblea siciliana, che +dovrà stabilire il tempo e le condizioni del plebiscito.[148] + +Non fu quello il miglior periodo del governo di Garibaldi, nè manco +il più lieto della sua vita. Egli non anelava che al bene della +patria sua; ma l’occhio debole ed inesperto non ne travedeva che un +barlume nel cielo procelloso di quei giorni, e spesso scambiava il +fosco balenar delle nubi per la luce da lui desiderata. Una così fatta +condizione di cose non poteva, senza manifesto pericolo della patria, +più a lungo durare, e il Pallavicino tolse su di sè la responsabilità +e l’onore di farla cessare. L’8 ottobre, posto in mora per l’ultima +volta Garibaldi a decretare il plebiscito, e udito, o creduto di +udire da lui una risposta favorevole,[149] propone e fa approvare al +Consiglio de’ Ministri il decreto che convoca pel 22 il popolo delle +provincie meridionali ad accettare o respingere il seguente plebiscito: +«Il popolo vuole l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele +Re costituzionale e suoi legittimi discendenti,» e si prepara a +promulgarlo. + +Grande, naturalmente, la meraviglia in Garibaldi, che non aveva mai +creduto di autorizzare siffatto decreto; grandissimo lo sdegno in +tutti gli antiannessionisti, i quali, stimandosi giuocati dal novello +Prodittatore, si prepararono a prendere la rivincita. Indotto il +Dittatore a convocare presso di sè, a Caserta, per l’11 ottobre i +principali d’ambe le parti, e intervenuti per l’una col Pallavicino +il Caranti suo segretario ed il ministro Conforti, per l’altra col +Cattaneo il Crispi, il Mario, il Parisi, ministro dell’interno per la +Sicilia, la discussione si fece tosto ardente e pugnace. «Garibaldi +(scrive lo stesso signor Caranti[150]), Crispi, Cattaneo, il Ministro +dell’interno della Sicilia, e, se non erro, Mario e qualche altro +peroravano per l’assemblea, Pallavicino solo la combatteva. L’ora erasi +fatta tarda assai; Pallavicino, convulso dallo sdegno e dal dolore, +dichiarò che egli non voleva avere alcuna partecipazione a questo +tradimento dell’unità nazionale, che era ben dolente di dover vedere +che colui che con una mano aveva tanto operato in suo pro, coll’altra +la atterrasse, che egli all’istante rassegnava i suoi poteri, e che il +domani avrebbe abbandonato Napoli.» + +Ma non appena le notizie della deplorevole scena corsero per la +Capitale, ecco la città intera commoversi: le vie, quantunque alta la +notte, affollarsi come per incanto d’un popolo imperioso; i pubblici +ritrovi risuonar di dispute infiammate; un analizzare, un chiosare, +un giudicare in varie guise le novelle del Consiglio di Caserta; +ma altresì un concordare di tutti, della grandissima maggioranza +almeno, in questa unica sentenza: la nuova risoluzione del Dittatore +poter esprimere forse la volontà d’un partito, non certamente quella +del popolo napoletano; questi invocar sempre l’annessione pronta e +incondizionata; importare quindi alla dignità del popolo stesso, alla +salute d’Italia intera che questo voto fosse al più presto, ma in modo +perentorio e solenne manifestato. + +«Infatti (aggiunge il citato scrittore[151]) il domani mattina pareva +che per un incanto in Napoli fossevi stata una grande nevicata di Sì. +Essi stavano affissi su tutte le porte, le finestre, le mura delle +case, sulle vetture, sui cappelli degli uomini, sui loro abiti, sui +vestiti delle donne, nelle vetrine dei negozi, nei poetici tempietti +degli acquaiuoli. Ovunque vi foste rivolto, dappertutto avreste trovato +un Sì, con cui quella nobile popolazione sanzionava il dogma dell’unità +nazionale.» + +Nè a questo si fermavano le dimostrazioni. La Guardia Nazionale, +rimasta in quei frangenti l’unica tutrice dell’ordine, si accordava +nello scrivere un indirizzo al Dittatore, in cui con figliale, +ma schietta parola lo supplicava a non cimentare la sua gloria, +disdicendo quel plebiscito che già era dal suo Prodittatore bandito: +consimile indirizzo andava correndo fra i varii ordini de’ cittadini +e coprendosi di migliaia di firme; turbe di popolo infine percorrevano +la città, accampavano sulle piazze, assediavano il palazzo del Governo, +alternando agli evviva per Vittorio Emanuele, Garibaldi e Pallavicino, +grida di morte al Mazzini, al Cattaneo, a tutti gli antiannessionisti; +profondamente turbando la pubblica quiete, minacciando gli eccessi a +cui le folle scatenate sogliono giungere. + +Nè possiamo in tutto aderire a quanto scrittori di parte +antiannessionista vanno tuttora asserendo, che quelle manifestazioni +non altro siano state che spettacoli allestiti dai loro medesimi +avversari. Vi avranno, forse, messa una mano; ma non si suscita una +città di mezzo milione per solo artificio di sètte o di cricche. Era +quella palesemente la volontà di Napoli e del Reame intero, volontà +determinata, nol negheremo, da molti e opposti motivi, ispirata così +dell’amor puro d’Italia e dal desiderio onesto d’uscir dal provvisorio, +come dall’impazienza servile di adorare il novello astro; così dallo +schietto affetto alla Casa di Savoia, come dall’interessata speranza +di una più lauta mèsse di stipendi e d’impieghi; ma volontà pur sempre +chiara, ferma ed universale. + + +XVI. + +E però la situazione era gravissima. Garibaldi, chiamato in tutta +fretta dal Türr, di recente eletto Comandante della provincia e città +di Napoli, accorse alla Capitale e potè da sè medesimo accertarsene. +Infatti, accompagnato egli pure da grande moltitudine, che applaudiva +a lui ed al Pallavicino, ma gli intronava le orecchie degli _abbasso_ +e dei _morte_ ai fautori dell’Assemblea, ed empiva a lui stesso la +carrozza di _Sì_, fu costretto a farsi al balcone della Foresteria +ad arringare il popolo tumultuante,[152] il quale però abbonacciato +ben presto dal caro aspetto, dall’affascinante parola, e più forse +dall’annunzio del non lontano arrivo del Re, non tardò a quietarsi e +disperdersi. + +Ma l’impressione prodotta in Garibaldi da quella solenne manifestazione +fu profonda. Decise perciò di riconvocare pel giorno medesimo (13 +ottobre) i suoi Ministri e Consiglieri, e si recò egli stesso alla +Foresteria per invitare il Pallavicino ad esser parte dell’adunanza. +Questa doveva aver luogo al Palazzo d’Angri, dove il Dittatore soleva +prendere stanza. Erano presenti, oltre a lui, il Prodittatore, i +ministri Conforti e Crispi, Aurelio Saliceti, Carlo Cattaneo, Francesco +De Luca. Il Generale cominciò, chiedendo che tra i due opposti partiti +dell’Assemblea e del Plebiscito si cercasse un mezzo di conciliazione. +Il Pallavicino e il Conforti risposero che non sapevano vederne alcuno, +e propugnavano novamente con caldo accento la necessità del plebiscito +schietto ed immediato. Il Cattaneo, a sua volta, ribattè combattendo +per la sua teoria dell’assemblea. Il Conforti replicò di nuovo; il +Saliceti introdusse una sua proposta, per la quale Garibaldi doveva +proclamare per decreto la sovranità nazionale di Vittorio Emanuele, +salvo a farla sancire da un plebiscito e regolare da un Parlamento: +altri diceva altre cose; talchè la discussione facendosi sempre più +aspra e confusa, il Pallavicino stanco di quel lungo ed affannoso +dibattere erasi già alzato dicendo: «Vedo che io sono inutile qui, +permettetemi che io mi ritiri,» quando il generale Türr, che era stato +incaricato di presentare al Dittatore i voti della Guardia Nazionale +e della cittadinanza, testè citati, e che era giunto poco dianzi alla +riunione, si rivolse al Dittatore e gli disse: «Prima che prendiate +una decisione, dalla quale può dipendere la sorte d’Italia, vi prego +di esaminare il desiderio della popolazione di Napoli;» e gli sciorinò +sotto gli occhi gli indirizzi che aveva portati seco. + +Il Dittatore li lesse, vide le numerosissime firme onde erano segnati, +stette un istante profondamente concentrato, poi, ripresa quella +serenità che gli era consueta nei momenti delle solenni risoluzioni: +«Non voglio assemblea, esclamò, si faccia l’Italia.... E voi, caro +Giorgio (riprese, volgendosi al Pallavicino), voi non siete inutile +qui; e vi prego di rimanere al vostro posto e cercate di meritarvi +anche d’ora innanzi la stima della popolazione di Napoli.[153]» + +L’annessione era deliberata. Non diremo col signor Caranti «che il +Leone avesse trionfato delle Volpi,» poichè a nessuno di quanti in +que’ giorni lo consigliavano s’addice la volgare similitudine; ma il +Leone aveva trionfato certamente di sè stesso, de’ suoi ricordi di +Nizza, de’ suoi rancori contro il Cavour, delle sfide del Farini, delle +impertinenze del Fanti, della sua medesima ignoranza, illuminando colla +fiamma del cuore le tenebre involontarie della mente, e dal solo amore +alla patria traendo le ispirazioni al più sapiente atto politico della +sua vita. + +E, cosa singolare in quest’uomo singolarissimo, nel giorno stesso[154] +ch’egli deponeva la Dittatura d’un regno, e i Napoletani tentavano +una grossa sortita da Capua che poteva mettere un’altra volta in serio +cimento le sue linee, e s’impegnava sotto i suoi occhi una battaglia, +egli, il Capitano di ventura, il filibustiere, l’uomo del sangue, +dalle alture di Sant’Angelo, al rombo del cannone, al fragore della +mischia, dettava un Manifesto, o _Memorandum_ che vogliasi dire, +in cui predicava, colla fede d’un Apostolo e l’accento d’un Vate, +la Confederazione europea, la fratellanza dei popoli, la fine della +guerra, il disarmo universale delle nazioni, conchiudendo con queste +parole degne dello spirito di Gentile e dell’eloquenza di Canning: + + «_Memorandum alle Potenze d’Europa._ + + »È alla portata di tutte le intelligenze, che l’Europa è ben + lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole alle sue + popolazioni. + + »La Francia, che occupa senza contrasto il primo posto fra le + Potenze europee, mantiene sotto le armi seicentomila soldati, una + delle prime flotte del mondo, ed una quantità immensa d’impiegati + per la sua sicurezza interna. + + »L’Inghilterra non ha il medesimo numero di soldati; ma una flotta + superiore e forse un numero maggiore d’impiegati per la sicurezza + de’ suoi possedimenti lontani. + + »La Russia e la Prussia, per mantenersi in equilibrio, hanno + bisogno pure di assoldare eserciti immensi. + + »Gli Stati secondari, non foss’altro che per ispirito di + imitazione, e per far atto di presenza, sono obbligati di tenersi + proporzionalmente sullo stesso piede. + + »Non parlerò dell’Austria e dell’Impero ottomano, dannati per il + bene degli sventurati popoli che opprimono a crollare. + + »Uno può alfine chiedersi: perchè questo stato agitato e + dell’Europa? Tutti parlano di civiltà e di progresso?... a me + sembra invece che, eccettuandone il lusso, non differiam molto + dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbranavano fra loro per + strapparsi una preda. Noi passiamo la nostra vita a minacciarci + continuamente e reciprocamente, mentre che in Europa la grande + maggioranza non solo dell’intelligenza, ma degli uomini di + buon senso, comprende perfettamente che potremmo pur passare la + povera nostra vita senza questo perpetuo stato di minaccia e di + ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità che + sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto + ed invisibile dell’umanità, di ucciderci con tanta scienza e + raffinatezza. + + »Per esempio, supponiamo una cosa: + + »Supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato. + + »Chi mai penserebbe a disturbarla in casa sua, chi mal si + avviserebbe, io ve lo domando, turbare il riposo di questa sovrana + del mondo? + + »Ed in tale supposizione, non più eserciti, non più flotte, + e gl’immensi capitali strappati quasi sempre ai bisogni ed + alla miseria dei popoli per essere prodigati in servizio di + sterminio, sarebbero convertiti invece a vantaggio del popolo in + uno sviluppo colossale dell’industria, del miglioramento delle + strade, nella costruzione dei ponti, nello scavamento dei canali, + nella fondazione di stabilimenti pubblici, e nell’erezione delle + scuole che tornerebbero alla miseria ed alla ignoranza tante + povere creature che in tutti i paesi del mondo, qualunque sia il + loro grado di civiltà, sono condannate dall’egoismo del calcolo e + dalla cattiva amministrazione delle classi privilegiate e potenti + all’abbrutimento, alla prostituzione dell’anima o della materia. + + »Ebbene! l’attuazione delle riforme sociali che accenno, appena + dipende soltanto da una potente e generosa iniziativa. Quando mai + presentò l’Europa più grandi probabilità di riuscita per questi + benefizi umanitari? + + »Esaminiamo la situazione: Alessandro II in Russia proclama + l’emancipazione dei servi; + + »Vittorio Emanuele in Italia getta il suo scettro sul campo di + battaglia, ed espone la sua persona per la rigenerazione di una + nobile razza e di una grande nazione; + + »In Inghilterra una Regina virtuosa ed una nazione generosa e + savia che si associa con entusiasmo alla causa delle nazionalità + oppresse; + + »La Francia finalmente, per la massa della sua popolazione + concentrata, per il valore dei suoi soldati e per il prestigio + recente del più brillante periodo della sua storia militare, + chiamato ad arbitra dell’Europa. + + »A chi l’iniziativa di questa grand’opera? + + »Al paese che marcia in avanguardia della rivoluzione! L’idea + di una Confederazione europea che fosse posta innanzi dal capo + dell’Impero francese, e che spargerebbe la sicurezza e la felicità + del mondo, non vale essa meglio di tutte le combinazioni politiche + che rendono febbrile e tormentano ogni giorno questo povero popolo? + + »Al pensiero dell’atroce distruzione che un solo combattimento, + tra le grandi flotte delle Potenze occidentali, porterebbe seco, + colui che si avvisasse di darne l’ordine dorrebbe rabbrividire + di terrore, e probabilmente non vi sarà mai un uomo così vilmente + ardito per assumere la spaventevole responsabilità. + + »La rivalità che ha sussistito tra la Francia e l’Inghilterra + dal XIV secolo fino ai nostri dì esiste ancora; ma oggi, noi lo + contrastiamo a gloria del progresso umano, essa è infinitamente + meno intensa, di modo che una transazione tra le due più grandi + nazioni dell’Europa, transazione che avrebbe per iscopo il bene + dell’umanità, non può più essere posta tra i sogni e le utopíe + degli uomini di cuore. + + »Dunque la base di una Confederazione europea è naturalmente + tracciata dalla Francia e dall’Inghilterra. Che la Francia e + l’Inghilterra si stendano francamente, lealmente la mano, e + l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Ungheria, il Belgio, la + Svizzera, la Grecia, la Romelia verranno esse pure, e per così + dire, istintivamente, ad aggrupparsi intorno a loro. + + »Insomma tutte le nazionalità divise ed oppresse, le razze slave, + celtiche, germaniche, scandinave, la gigantesca Russia compresa, + non vorranno restar fuori di questa rigenerazione politica, alla + quale le chiama il genio dei secolo. + + »Io so bene che una obbiezione si affaccia naturalmente in + opposizione al progetto che precede. + + »Che cosa fare di questa innumerevole massa d’uomini impiegati ora + nelle armate e nella marina militare? + + »La risposta è facile: + + »Nel medesimo tempo che sarebbero licenziate queste masse, saremmo + sbarazzati delle istituzioni gravose e nocive, e lo spirito dei + sovrani non più preoccupato dall’ambizione, dalle conquiste, dalla + guerra, dalla distruzione, sarebbe rivolto invece alla creazione di + istituzioni utili, e discenderebbe dallo studio delle generalità a + quello delle famiglie ed anche degl’individui. + + »D’altronde coll’accrescimento dell’industria, con la sicurezza del + commercio, la marina mercantile reclamerà dalla marina militare sul + momento tutta la parte attiva di essa; e la quantità incalcolabile + di lavori creati dalla pace, dall’associazione, dalla sicurezza, + ingoierebbe tutta questa popolazione armata, fosse anche il doppio + di quello che è oggi. + + »La guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti + diverrebbero inutili. Ma quello che non sarebbe inutile è di + mantenere il popolo nelle sue abitudini guerriere e generose, per + mezzo di milizie nazionali, le quali sarebbero pronte a reprimere + i disordini e qualunque ambizione tentasse infrangere il patto + europeo. + + »Desidero ardentemente che le mie parole pervengano a conoscenza + di coloro, a cui Dio confidò la santa missione di fare il bene, ed + essi lo faranno certamente, preferendo ad una grandezza falsa ed + effimera la vera grandezza, quella che ha la sua base nell’amore e + nella riconoscenza dei popoli.» + + +XVII. + +Il 21 finalmente il plebiscito[155] era votato, così al di qua che +al di là dello Stretto. La formola: «Il popolo vuole l’Italia una +e indivisibile sotto lo scettro di Casa Savoia,» era assai più +comprensiva della semplice annessione al Piemonte, ma forse ne +esagerarono la portata coloro che videro in esso il vincolo della +Monarchia, la garanzia dell’Unità, il pegno di Roma. L’unità d’Italia +era già nel fatto dell’unione di ventidue milioni d’italiani; il +vincolo della Monarchia stava nella storia d’una Casa, che da vent’anni +aveva confuse le sue sorti a quelle dell’intera nazione; il pegno stava +nell’evoluzione naturale del risorgimento italiano, e il Cavour stesso, +molto prima che il plebiscito fosse bandito, lo dava al Parlamento +nelle solenni parole: «Noi vogliamo fare di Roma la splendida capitale +del Regno d’Italia.» + +Col plebiscito e l’entrata di Vittorio Emanuele nel Regno l’opera di +Garibaldi e della rivoluzione nel Mezzogiorno poteva dirsi finita. +Pure, nè il Dittatore nè il suo Prodittatore lo credevano: il +Pallavicino s’affaticava a profittare di quegli ultimi istanti per +riordinare e migliorare l’amministrazione della cosa pubblica, quasi +direbbesi, per rassettare la casa che doveva consegnare a’ novelli +signori; Garibaldi sentivasi obbligato a qualcosa più che montar la +guardia al Volturno; egli lusingavasi davvero di poter dare una mano +non invalida a quelli che, non per una blandizia rettorica, egli +chiamava «i fratelli del Settentrione;» e non nascondeva ad alcuno +la nobile ambizione di combattere sul medesimo campo di battaglia al +loro fianco. Quando infatti per la vittoria del Cialdini al Macerone +(21 ottobre),[156] Francesco II decise di abbandonare Caiazzo e la +destra del Volturno, e serbando la sola Capua di ritirarsi prima verso, +poi dietro il Garigliano, Garibaldi, passato il fiume a Formicola, +con circa cinquemila[157] uomini, commesso alla divisione Medici di +difendere da una eventuale sortita di Capua la sua marcia di fianco, +s’incamminò per la strada di Venafro sulle traccie de’ Borbonici. +Da Venafro, all’incontro, scendevano le avanguardie dell’esercito +settentrionale, e il 26 ottobre a Caianello, poco lungi da Teano, +le due schiere s’incontrarono.[158] «Erano le 6 del mattino (scrive +Alberto Mario, testimonio all’episodio); Garibaldi e noi del suo +seguito eravamo già discesi da cavallo. Garibaldi vestiva l’abito +leggendario, e a cagione dell’umidità erasi coperto il capo e le +orecchie col fazzoletto di seta annodato sotto il mento. Di lì a poco +le musiche intuonando la _Marcia reale_ annunciarono il Re, il quale +arrivò sopra un cavallo arabo stornello. Garibaldi andò incontro a lui, +ed egli venne verso Garibaldi fra la strada e la stradella. Garibaldi, +cavatosi il cappellino, gridò: _Salute al Re d’Italia_, e il Re +rispose: — Grazie. — Il Re soggiunse: — Come state, caro Garibaldi? — +E Garibaldi fece: — Bene, e Vostra Maestà? — E il Re: — Benone. — Indi +stettero a colloquio in presenza nostra un quarto d’ora. Dopo di che +si partì per Teano. Il Re a destra, a sinistra Garibaldi, e, dietro, il +seguito dell’uno e dell’altro alla rinfusa.[159]» + +E fu allora che Garibaldi, sentendo che una battaglia al Garigliano +era imminente, chiese al Re l’onore del primo scontro. Ma il Re: «Voi +vi battete da lungo tempo: tocca a me adesso; le vostre truppe sono +stanche, le mie fresche; ponetevi alla riserva.» + +Il bel sogno di Garibaldi di affratellare sullo stesso campo le camicie +rosse e i cappotti grigi era ito in dileguo. Reduce la sera stessa +da Calvi, disse mestamente alla signora White Mario: «Ci hanno messi +alla coda;» e la frase scolpiva un’intera politica. Per metterlo alla +coda era stata deliberata la spedizione dello Stato ecclesiastico, e +per metterlo alla coda arrischiata l’entrata nel Regno; poteva forse +parere crudele che subito, al primo incontro, Vittorio Emanuele glielo +rammentasse; ma era logico. Garibaldi aveva vinto troppo: bisognava +che la partita di quell’indiscreto donatore di regni fosse chiusa; +bisognava dimostrare che si poteva vincere senza di lui, dovesse +la vittoria costare a cento doppi più cara;[160] bisognava, e qui +intendiamo l’altezza del concetto, che il futuro Re d’Italia potesse +presentarsi a’ suoi nuovi popoli, non già nelle umili sembianze +d’un sovranello protetto e patteggiato, ma di un vero Re soldato e +conquistatore. + + +XVIII. + +Garibaldi aveva finito davvero. Arrivata sul Volturno la divisione del +generale Della Rocca e stabilito di serrar Capua con regolare assedio +e di espugnarla con bombardamenti, Garibaldi, o perchè gli ripugnasse +di cannoneggiare una città italiana, o perchè stimasse la parte sua +oramai accessoria e quasi superflua, lascia il comando de’ suoi, ancora +campeggianti intorno a Capua, al Generale sardo, e si ritira a Napoli. +Di là il 29, quasi segno di commiato, scrive al Re un’affettuosa +lettera, nella quale, dopo «rimesso in sua mano il potere sopra dieci +milioni d’Italiani bisognosi d’un regime riparatore,» lo assicurava che +in quelle contrade avrebbe trovato un popolo civile, amico dell’ordine, +quanto desideroso della libertà, pronto ad ogni sacrificio, se +richiesto nell’interesse della patria e di un governo nazionale; +affermava che l’Isola di Sicilia, malgrado le difficoltà suscitatevi +da gente venuta di fuori, ebbe ordini civili e politici pari a quelli +dell’Italia superiore, e godeva tranquillità senza esempio. Supplicava +infine «mettesse sotto la sua tutela tutti coloro che egli aveva avuti +a collaboratori in quella grande opera di affrancamento dell’Italia +meridionale, e accogliesse nel regio esercito i suoi commilitoni che +bene avevano meritato della patria.[161]» + +E così gli ultimi giorni della sua Dittatura si avvicinavano. Il 31 +ottobre consegnava solennemente alla Legione ungherese una bandiera +ricamata per essa dalle signore napoletane; il 2 novembre Capua segnava +la resa; il 4 faceva ai _Mille_ la solenne distribuzione delle medaglie +loro decretate dal Comune di Palermo; il 6 passava in rassegna sulla +piazza di Caserta il suo stracciato, ma glorioso esercito, dopo aver +atteso invano che il Re venisse ad onorare d’un suo sguardo i prodi +che da Marsala a Sant’Angelo avevano combattuto in suo nome.[162] +Al dì vegnente, 7 novembre, giorno prefisso al solenne ingresso di +Vittorio Emanuele in Napoli, lo accompagnava in carrozza, seduto alla +sua sinistra, nella consueta sua assisa, dirimpetto i due Prodittatori, +sotto una proterva pioggia che sciupava gli archi, dilavava i parati +e infracidiva i fiori, ma non poteva intiepidire l’immenso entusiasmo +dei Napoletani, ebbri di quel giorno tanto aspettato. E fu l’ultima +comparsa pubblica del Dittatore. Gli furono offerti il collare +dell’Annunziata, il grado di Maresciallo, altri onori e stipendi: +rifiutò ogni cosa. L’8 di novembre consegnò a Vittorio Emanuele, nella +gran Sala del trono, il plebiscito delle Due Sicilie; poscia, diretto +a’ suoi compagni d’armi un ultimo belligero addio,[163] in sull’alba +del 9, tacitamente, clandestinamente, quasi un fuggitivo, seguíto dal +Basso, dal Gusmaroli, dal Coltelletti, dal Nuvolari e da qualche altro +famigliare, s’imbarcò sul _Washington_ alla volta della sua Caprera. + +Le ultime parole da lui dette ai pochi che l’avevano scortato a +bordo, furono quelle del suo addio ai Volontari: «A rivederci a Roma.» +Quando tutto fu lesto alla partenza, sciolse egli stesso la fune del +bastimento, quasi volesse simboleggiare che scioglieva così le ritorte +del potere, nel quale era stato fino allora avvinto e ricuperava la sua +libertà. L’eroe però non partiva a mani vuote: Basso, il segretario, +nascondeva nelle sue valigie alcune centinaia di lire, ed egli stesso +aveva fatto imbarcare sul _Washington_, spoglie opime della conquista, +un sacco di legumi, un altro di sementi e un rotolo di merluzzo secco! + +Il _Giornale Ufficiale di Napoli_ ostentò per tre giorni di ignorare +la sua partenza; il Farini nell’annunciare la sua Luogotenenza ai +Napoletani si scordò di nominarlo; altrettale cortesia fu suggerita +al Re nel suo bando ai Palermitani, talchè fra il Liberatore che +trionfa da Marsala al Volturno e il Dittatore che parte povero, oscuro +e insalutato da Napoli, resterà dubbio nella storia quale sia il più +grande. + + + + +CAPITOLO DECIMO. + +DA CAPRERA AD ASPROMONTE. [1861-1862.] + + +I. + +Garibaldi è sparito per alcuni istanti dalla scena del mondo, ma il +suo spirito è dovunque presente; egli non è più che un’ombra romita +sopra un’isola deserta, ma l’eco del suo nome risuona fra i popoli +più lontani, e il poema delle sue gesta empie la terra. Nessuna +impresa era parsa più maravigliosa della sua. Ben altri prodigi +di guerra aveva veduti il secolo nostro; di ben altre catastrofi +di regni e rivolgimenti di popoli era stato testimone e narratore; +ma lo spettacolo d’un uomo che seguíto da una falange quasi inerme +varca incolume i mari, conquista isole e continenti, rovescia in +poche settimane uno de’ più antichi troni d’Europa, ma per donarlo, +s’impossessa d’una delle più felici contrade del mondo, ma per +redimerla, dà terribili colpi se combatte, ma vince più coll’amore che +coll’armi, disperde col solo apparire gli eserciti nemici, s’arma e +ingrossa per via camminando e combattendo, vola con rapidità cesarea +dall’estremo capo d’un Regno alle porte della sua Capitale, e colà +giunto, basta il rosseggiare del suo fantasma, basta il rumore ancor +lontano del suo passo perchè il Re nemico gli abbandoni la reggia +de’ suoi padri e la metropoli de’ suoi Stati, ed egli, il taumaturgo, +vi entri solo e sereno come ad un convegno festivo, sorridendo alle +soldatesche nemiche rimaste a vano presidio, non curando i cento +cannoni puntati sul suo cammino, e trionfando più glorioso e sicuro +che se l’avessero seguito le legioni di Cesare dopo Ilerda e dopo +Farsaglia; uno spettacolo simile, diciamo, la storia non lo vide e +non lo raccontò mai, o l’avrebbe esigliato, quasi incredula, nell’età +eroica de’ miti e delle leggende. + +E dicasi pure che veduti dappresso la leggenda si sfata e il prodigio +dilegua; dicasi pure che l’albero della tirannide borbonica era ormai +fradicio, e che Garibaldi non ebbe che urtarlo col dito per atterrarlo: +varrà, ancora, per risposta quella che già diede un celebrato diario +inglese:[164] «Chi se non lui conobbe che il momento della maturità era +giunto; chi se non lui ebbe occhio per vedere che l’ora di colpire era +venuta, discernendo il punto in cui l’impossibile diventa possibile, +nel che, secondo il De Retz, sta la prima dote dei grandi uomini di +Stato?» + +E quando lo si accetti con la debita discrezione, nemmeno quest’ultimo +attributo reputiamo improprio. Anco Garibaldi fu, in un dato momento +e in un certo senso, un grande uomo di Stato. Lo fu in una guisa tutta +sua ed originale; lo fu più per quell’istinto che tien luogo di genio, +che per coscienza; lo fu come lo poteva essere un Capitano che non +ha altro Stato fuor che quello misurato dalla sua lancia, e pianta +e spianta il suo governo colla sua tenda; ma, rispetto alla missione +ch’egli s’era assunta, lo fu. Due fini gli erano imposti nell’Italia +meridionale: liberar quei popoli; consegnarli liberati alla legittima +Podestà ch’essi invocavano; e chi sappia sorvolare all’inezia de’ +particolari, riconoscerà che a quei fini egli adempiette nel più breve +tempo, colla maggior concordia e col minor danno possibile. + +Che a lui sian mancate le doti dell’Amministratore e del Legislatore, +fu abbastanza ridetto, e l’Italia, se appena conosceva la di lui vita, +poteva aspettarselo; ma che quelle doti colaggiù, in quelle condizioni, +gli potessero grandemente giovare, dubitiamo assai forte. Fosse stato +pieno la mente di sapienti concetti legislativi, gli sarebbe pur sempre +mancato il tempo ed il modo di effettuarli. Sfasciare uno Stato per +ricostruirlo a un tempo, dettar buone leggi sotto il cannone, e meglio +che dettarle farle obbedire, aver mestieri di governare col popolo e +tenerlo a dovere, inducendolo a sopportare i freni e i carichi degli +Stati ordinati, è cosa da pochi; non riuscita, che sappiamo, ad alcuno +in Italia, e che, molto meno, poteva riuscire a Garibaldi. + +Oltre di che, è egli vero che tutte le provvisioni e le leggi prese o +scritte in suo nome nel Mezzogiorno siano state del pari improvvide +o stolte? A dire il vero un siffatto quesito si converrebbe meglio +in una storia della Dittatura che in una vita di Garibaldi, e ciò per +quella ragione, già altrove toccata, ma che giova il rammentare, che +dei tanti decreti firmati da Garibaldi Dittatore ben pochi sono quelli, +di cui egli abbia avuto chiara coscienza, e gli spetti perciò la piena +ed intera responsabilità. Consiglio e fattura de’ suoi Prodittatori +e Ministri, ad essi il risponderne! Tuttavia chi voglia accomodarsi +d’una finzione legale, e nel Dittatore impersonare tutta la Dittatura, +troverà che personificatori e personificati hanno a temere il giudizio +dell’equa posterità men di quanto fu scritto. + +E non si parli della promulgazione dello Statuto sardo e delle altre +leggi che ne sono adempimento; atto lodevole, per fermo, ma assai più +politico che amministrativo, di cui furono ottime le intenzioni, ma +assai remoti gli effetti. Parliamo soltanto di quelle provvisioni che +rendevano testimonianza d’un concetto e d’un indirizzo governativo, che +miravano ad un fine pratico e vicino, di cui si poterono vedere sin da +principio i frutti o almeno i germogli. + +In paese dove la magistratura era apparsa troppe volte strumento +servile della tirannide, la purificò dagli elementi più screditati +ed aborriti, riordinò i Tribunali, rintegrò, dopo il breve interregno +delle Commissioni speciali, le Corti ordinarie, avviò il corso regolare +della giustizia, ne ravvivò la fede ed il decoro.[165] E in quelle +medesime contrade dove la Polizia non aveva lasciato nella mente altra +immagine che quella di un’occulta veheme di delitti e di sangue, e dove +nessuno de’ suoi vecchi arnesi era stato risparmiato dalla vendetta +popolare, restaurò colla stessa legge sarda la pubblica sicurezza; +istituì i corpi delle Guardie e de’ Carabinieri, e li rese rispettati; +ottenne una tregua ai reati che parve portentosa. + +Fallitogli il nobile tentativo di estendere alla Sicilia, ineducata al +debito dell’armi, la legge uguagliatrice della coscrizione, introdusse +nel suo esercito le ordinanze e persino avrebbe voluto le assise +piemontesi;[166] e frattanto diè vita così al di qua come al di là +dello Stretto alle prime Legioni di quella Guardia Nazionale, che +fu, specialmente a Napoli, esemplare tutela d’ordine e di sicurezza. +Riaprì ed avviò a nuovo indirizzo le Scuole, i Licei, le Università; +riordinò il Museo napoletano; fondò a Palermo una Scuola militare +per gli adolescenti, ed a Napoli un Collegio gratuito pei figli dei +popolani poveri.[167] Aprì in Napoli dodici Asili infantili;[168] +assegnò mille scudi annui agli scavi di Pompei; spegnò i piccoli pegni +del Monte di Pietà;[169] decretò il miglioramento delle Carceri[170] e +la scarcerazione dei prigionieri politici; abolì il nefando privilegio +della Comune di Pizzo,[171] benemerita ai Borboni della morte di +Murat; accordò pensioni alle famiglie dei morti o mutilati per la +patria; perdonabile anche quella alla madre ed alle sorelle di Agesilao +Milano; come perdonabile che un uomo siasi creduto in diritto di dare +la propria testa per liberare la terra da quel mostro, che passò nella +storia col nome di «Re Bomba.» + +Abolì le decime e le manimorte; incamerò i beni reali ed ecclesiastici, +assegnando però una pensione ai Vescovi ed una cassa di sussidio al +Clero minore; soppresse infine l’ordine dei Gesuiti, ma ne tolse il +diritto dalla storia e l’esempio da tutta l’Europa civile. + +In fatto poi di Finanza camminò sulle orme di tutti i Governi +rivoluzionari; annullò l’odiosa gabella del macino, come l’aveva +annullata la rivoluzione del 48; abolì, anzi bruciò pubblicamente +la carta bollata; decretò, sogno onesto, la soppressione graduale +del lotto, surrogandovi le Casse di Risparmio; atterrò ogni barriera +doganale tra Sicilia e Napoli; fece prestiti e convertì la Rendita +pubblica;[172] ma quando il bilancio siciliano fu sottoposto all’esame +del Parlamento, restò bensì controverso se avesse lasciato risparmi, e +fu disputabile se quei prestiti potevano essere contratti a condizioni +più laute; ma nessuno, nemmeno il più acuto e facondo economista +della Camera,[173] potè tassare l’Amministrazione della Dittatura, +non che d’abusi e di malversazioni,[174] di gravi irregolarità. Il +maggiore addebito che potè essergli rivolto fu d’aver ecceduto nella +largizione degl’impieghi e nel dispendio de’ salari. Ma se il Farini +potè dire, difendendo dalla medesima accusa il bilancio dell’Emilia: +«Non nego siansi collocati in impiego uomini nuovi. Fu principalissimo +intendimento del Governo di chiamare ne’ primi posti di fiducia que’ +cittadini che per causa di libertà avevano sofferto persecuzioni +ed esiglio. Ed infra i dolori che tormentano chi in tempi nuovi è +chiamato ad amministrare la causa pubblica, rammenterò sempre fra’ +più acerbi quello di non poter esaudire tanti uomini sventurati, che, +in nome delle loro famiglie, in nome della fede politica, invocano un +collocamento, cui credono aver loro dato diritto le sventure patite;» +perchè non si meneranno buone le stesse ragioni alle Dittature di +Napoli e di Sicilia, dove la febbre degl’impieghi e delle pensioni +scoppiò con tutti i sintomi d’un fiero contagio; dove i patriotti, +che nel 1848 avevano «salvato la patria,» che nel decennio avevano +patito nelle prigioni e negli esigli, pullulavano a sciami dal suolo; +dove certamente lo strazio d’onest’uomini, che aveva fatto il governo +«negazione di Dio,» era stato sì lungo ed immane? + +Non è questa un’apologia, è pura difesa della verità. Errori la +Dittatura di Garibaldi ne commise e non pochi; ne commise colla +Prodittatura Depretis e colla Prodittatura Mordini, colla Segreteria +Crispi-Bertani e colla Prodittatura Pallavicino; coi Ministri +cavourriani e coi Ministri rivoluzionari; ma qual Governo non ne +ha commessi? Quella stessa Luogotenenza regia che s’annunziava +medicatrice di tutti i mali, e riparatrice di tutti i torti, succeduta +alla Dittatura in giorni relativamente calmi, già queta la marea +rivoluzionaria e ormai ridotta a un torneo innocuo la guerra, nuova +di prestigio, di forza e d’autorità, quanti errori non commise ella in +breve spazio di tempo? Quanto malcontento di popolo non suscitò; quante +speranze non deluse, quanti pericoli non rinnovò? Fallirono a Napoli, +l’uno dopo l’altro, il Farini e il principe di Carignano; a Palermo il +Montezemolo e il Della Rovere, e non correranno molti mesi che Deputati +di parte loro si leveranno nel Parlamento italiano[175] ad incolpare +le Luogotenenze di torti e d’abusi anche maggiori di quelli ond’era +stata incolpata la Dittatura; con questa sola, ma sensibile differenza, +che mentre il Governo di Garibaldi era rimproverato d’aver troppo +ciecamente favorito i rivoluzionari ed i repubblicani, il nuovo Governo +di Vittorio Emanuele era accusato dello stesso favore a tutto beneficio +dei Borbonici e dei reazionari. + + +II. + +Il primo atto di Garibaldi, rimettendo il piede nella sua Caprera, fu +di levare le briglie e mandar sciolti per l’Isola i suoi due cavalli +di battaglia, affinchè ad essi pure non fosse tardata quella libertà +ch’egli veniva impaziente a cercare. E ciò fatto tornò senz’altro al +suo consueto tenore di vita, come se tutta quella splendida pompa di +potere, di trionfi, di gloria, in che aveva vissuto sette mesi, non gli +avesse lasciato nell’anima che sazietà e stanchezza. Deideri, il suo +fedele amico e compaesano di Nizza, gli aveva fatto costruire, accanto +all’antica, parte con danari suoi, parte col tributo d’altri amici, +parte cogli stessi risparmi del Generale, una nuova casa più comoda e +più signorile; pure l’antico mozzo gradì la sorpresa e ringraziò del +dono, ma non volle abbandonare la sua vecchia casetta, costrutta in +tanta parte col sudor della sua fronte; e continuò a dormire in quella +medesima stanzetta a pian terreno, la prima a sinistra di chi entra, in +cui aveva abitato la prima notte che ebbe un tetto nell’Isola. + +Nel rimanente, si levava come per lo passato all’alba, il primo di +tutta la colonia, e alternava le sue ore tra la pesca e la caccia (rese +talvolta necessarie dalla mancanza del companatico quotidiano), e la +coltura di que’ pochi frastagli di terreno che la roccia concedeva +e ch’egli, con ingenua pomposità, decorava col nome di campi e di +vigne. E il luogo più favorito di que’ giorni era il _Fontanaccio_, un +quarto forse dei celebri quattro iugeri del Romano, tutto frastagliato +e scaccheggiato per giunta di roveti e di scogli, e da cui Garibaldi +s’era fitto in capo di cavare il suo podere modello. Ed era laggiù che +voi potevate vederlo più di sovente, ora affaccendato a sterpare, a +potare, a innestare, e qui a piantare un filare di magliuoli siciliani, +là a zappare un quadrato di fave napoletane, più sotto a riparare +dalle prime sferzate del grecale una buttata d’aranci novelli, più +sopra a vegliare allo scavo d’un futuro pozzo artesiano; ora seduto +sopra un certo gradino, naturale rialzo del terreno, col cappello +sugli occhi e il sigaro spento nella mano, lo sguardo fisso sul mare, +tutta la persona immobile e quasi abbandonata, a guatar nel vuoto, a +fantasticare, a nuotare nel pelago infinito delle sue ricordanze e dei +suoi sogni, tuffandovisi dentro colla voluttà del poeta: + + E ’l naufragar m’è dolce in questo mare. + +Non eran quelle sole le sue fatiche, un’altra men geniale gli era +imposta dalla stessa celebrità cresciuta, ed era, o avrebbe dovuto +essere, lo smaltimento della mole di giornali e di lettere che +ad ogni corriere gli arrivava. È ben vero che dei giornali finiva +a non leggerne più che tre o quattro (preferito a quei giorni il +_Movimento_ di Genova), e che delle lettere lasciava quasi tutta la +briga al suo segretario Basso, od al primo amico che volesse rendergli +quell’ufficio, il quale poi lettogliene sommariamente il contenuto, e +separate quelle condannate al paniere, dalle poche ammesse all’onore +d’una risposta, la scriveva ora sotto dettatura del Generale stesso, +ora di suo capo, e poi, usanza tradizionale e tuttora inviolata in +Caprera, la spediva irremissibilmente a chiunque si fosse «senza +francobollo postale.» + +E come le lettere, cominciavano a piovere da ogni parte le visite. +Avreste detto che Caprera fosse divenuta la Mecca della Democrazia +europea. Non passava venerdì che il postale di Sardegna non sbarcasse +alla Maddalena una brigata più o men grossa di pellegrinanti a quella +Medinat-al-Nabi dell’eroe; e come è facile immaginare, era un brulicame +di tutte le razze e di tutti i colori. Col vecchio amico e commilitone +veniva il curioso importuno e il piacentiere sguaiato: coll’innocente +idolatra, alla conquista d’una firma o d’una fotografia, accompagnavasi +lo scroccone volgare alla cerca d’un’elemosina o d’una commendatizia: +le Deputazioni patriottiche, cariche d’indirizzi o di regali, +gareggiavano colle ambasciate politiche, o politicanti, portatrici di +piani di guerra o di abbozzi di programmi: la filantropessa inglese +incontravasi colla emancipatrice americana e la socialista russa: +gli emissari occulti di Mazzini s’incrociavano agli agenti segreti +del Re: una carovana di emigrati veneti, trentini, istriani, romani, +mescolavasi di continuo ad una processione interminabile di proscritti +ungheresi, polacchi, spagnuoli, greci, russi, tedeschi, serbi, +valacchi, insomma di tutto il mondo dove si sognava, si soffriva o +si congiurava per una patria, e Garibaldi tutti accoglieva coll’usata +cortesia ed ospitalità; un’ospitalità che poteva parere talvolta assai +magra e quaresimale a chi la riceveva, ma che riusciva, per il gran +numero, dispendiosissima e soverchiante a chi la dava. + +Ma ognuno intende che siffatta pace non era che apparente. «Cincinnato» +(il soprannome, divenuto poi volgarmente sazievole, gli fu imposto a +que’ giorni) era tornato suo malgrado all’aratro, e ben diverso dal +romano, non avrebbe accolto sospirando gli oratori del Senato che gli +offrivano la Dittatura. Le parole del suo ultimo bando ai Volontari: +«Se il marzo del 61 non trova un milione d’Italiani armati, povera +libertà, povera vita italiana!...» non erano, sulle sue labbra, una +figura rettorica; non è retore mai chi è pronto a confermare la frase +col sangue; ma voto ardente e convincimento profondo dell’animo suo. +Sinceramente egli credeva che la prossima primavera del 1861 non +potesse passare senza una grande conflagrazione di popoli; vedeva già +l’Ungheria e i Principati Danubiani insorti: non dubitava un istante +che, gettata una scintilla, tutta l’Europa, da Mantova a Galatz, +andasse in fiamme: affermava che era un sacro dovere l’Italia farsi +antesignana e aiutatrice del grande riscatto, e capitanarlo.[176] + +Nè a questo pensiero frammischiavasi alcun intendimento di ribellione. +Non solo Garibaldi tenevasi stretto per debito di lealtà alla bandiera +di Marsala; ma credeva più che mai che in quella sola stesse la salute +d’Italia. Soltanto voleva, e qui rincomincia il suo dissidio col conte +di Cavour, che il Governo scrollasse il giogo umiliante delle alleanze +straniere, della napoleonica principalmente, raccogliesse in un fascio +solo tutte le forze vive combattenti dell’Italia, e, senza riguardo +a colore e partito, le avventasse tutte insieme all’ultima battaglia +della redenzione d’Italia. «Che il conte di Cavour armi (diceva un +giorno a Caprera a due suoi amici[177]), ed io sono politicamente con +lui,» e in questo concetto stette prima, stava allora, starà poi tutta +la sua politica. E dicasi pure che un simile linguaggio nascondeva una +condizione imperiosa, e, se vuolsi, anche una minaccia; ma non poteva +dirsi ancora un cartello di sfida e una manifesta ribellione. Garibaldi +era sempre nella legalità. Voleva spingere, spronare il Governo; ma +il proposito di forzargli la mano e di trascinarlo a forza non gli era +spuntato ancora nell’animo, o almeno da nessun suo scritto o discorso +traspariva. E di ciò fanno principale testimonianza quei _Comitati +di provvedimento per Roma e Venezia_, progenie diretta di quelli che +il Bertani aveva già fondati per la Sicilia, e che Garibaldi aveva +consentito a ricostituire siccome gli organi destinati a dar vita e +disciplina a quel concetto di armamento universale della nazione, che +era, a’ suoi occhi, lo stromento ed il simbolo insieme d’ogni vera +rigenerazione. Nella mente sua siffatti Comitati dovevano essere aiuto, +non impedimento, al Governo: propagare le idee, preparare gli animi, +ordinare le forze, apprestare i mezzi, come già erano stati apprestati +per Marsala, ma senza sconfinar per anco dalla legge; procedendo +sempre d’accordo col Governo che la nazione s’era dato, rammentando il +giuramento fatto al suo Re, e attendendone il cenno, che non parevagli +poter essere lontano. + +«Io desidero[178] (scriveva al segretario de’ Comitati, Bellazzi) +l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani per coadiuvare al gran +riscatto. Così Vittorio Emanuele, con un milione d’italiani armati, +questa primavera chiederà giustamente ciò che manca all’Italia.» +E due settimane dopo, agitatosi e deliberato dalla Presidenza de’ +Comitati il programma definitivo dell’Associazione, scriveva anche più +esplicitamente: + + «Accettando la presidenza dell’Associazione dei Comitati di + provvedimento e dando la mia adesione ai tre articoli formulati + dall’Assemblea generale il 4 di questo mese, nomino come mio + rappresentante presso il Comitato centrale il generale Bixio, + autorizzandolo a farsi sostituire, occorrendo, da una terza persona + di sua piena fiducia.[179] + + Il Comitato centrale, invocando il patriottismo degli Italiani, + insisteva tenacemente presso tutti i Comitati di provvedimento, + eccitandoli a promuovere nuove oblazioni tra i nostri concittadini, + e a riunire tutti i mezzi necessari ad agevolare a Vittorio + Emanuele la liberazione della rimanente Italia. + + Altra delle precipue cure del Comitato centrale dovrà essere + quella di istituire Comitati in tutti i punti della Penisola, ove + non esistessero ancora, onde al più presto da un capo all’altro + d’Italia, non esclusa la Venezia nè Roma, si trovi l’associazione + organizzata, ed operi simultanea, concorde e rapidamente, obbedendo + a un medesimo impulso. + + Il Comitato centrale dovrà, come parola d’ordine di tutti i giorni, + d’ogni momento, ripetere incessantemente a tutti i Comitati e + cercare per ogni altra via di farlo penetrare nell’animo di tutti + gl’italiani: — che nella prossima primavera di quest’anno 1861 deve + irremissibilmente porre sotto le armi un milione di patriotti, + unico mezzo a mostrarci potenti e farci veramente padroni delle + nostre sorti e degni del rispetto del mondo che ci contempla. + + »Credo debito mio rendere avvertiti i Volontari che nessun + arruolamento è stato da me promosso, nè consigliato per ora. + + »Un giornale col titolo di _Roma e Venezia_ (il quale, ispirandosi + ai concetti enunciati, predichi la necessità della _Guerra santa_ + a far cessare una volta la vergogna che pesa sull’Italia, e che in + pari tempo inculchi agli elettori, come uno dei mezzi più efficaci + a raggiungere l’intento, la scelta dei deputati, che mirando + anzitutto al totale affrancamento ed integrità d’Italia _impongano + al Governo il generale armamento della nazione_) deve essere + fondato in Genova senz’altro indugio.» + +Questi e non più erano i pensieri di Garibaldi nel gennaio del 1861; +che se mutarono in appresso, prepariamoci a seguirne le fasi ed a +penetrarne le cagioni, cominciando però a notare attentamente le +date, ed a rispettare la cronologia, che mai, come in questo periodo +della vita dell’eroe, così copiosa di contraddizioni e di evoluzioni, +meriterà il suo nome di «occhio della storia.» Non abbiamo negato mai, +riconfermiamo anzi, che un siffatto programma poteva contenere in germe +quel diritto dell’iniziativa individuale che fu per parecchi anni nel +Parlamento e fuori la divisa della parte rivoluzionaria, o garibaldina +che vogliasi dire; ma a’ giorni di cui discorriamo, quel germe non era +ancora venuto a maturanza, nè l’idea, vagamente adombrata nelle sonanti +frasi dei proclami, tradotta in una formola precisa, e soprattutto +cimentata al paragone de’ fatti. Però di Garibaldi allora non disdice +ripetere quel che un giornale massimo di parte moderata scriveva ancora +con benignità di lui: «Se i Comitati cammineranno come desidera il +Generale, il paese l’asseconderà ed applaudirà, così come applaude +ai generosi sentimenti, coi quali il generale Garibaldi desidera la +concordia di tutti i partiti.[180] + + +III. + +Uno dei più intricati problemi, legati dalla rivoluzione al Governo +italiano (gli spettava questo nome, dacchè il Parlamento, nella +persona di tutti i rappresentanti della Penisola, aveva proclamato il +Regno d’Italia e Vittorio Emanuele suo Re), era quello dell’esercito +meridionale. Garibaldi nell’ultima sua lettera a re Vittorio[181] gli +aveva detto: «Io imploro dalla Maestà Vostra che accogliate nel vostro +esercito i miei commilitoni che hanno bene meritato della patria e +di Voi;» ma egli ignorava probabilmente che non era in arbitrio di Re +costituzionale il cedere o resistere a siffatta preghiera. + +Infatti, due giorni dopo della partenza di Garibaldi, usciva un +_Ordine del giorno_ del Comando supremo dell’esercito, tradotto poi in +Decreto,[182] in cui, proclamati i Volontari benemeriti della patria, +li dichiarava però Corpo separato dall’esercito regolare, offriva +ai gregari la scelta tra due anni di ferma o il congedo con tre mesi +di soldo, ed agli ufficiali l’alternativa tra uno scrutinio de’ loro +titoli fatto da apposita Commissione e la rinuncia della spada, mercè +sei mesi di stipendio. + +Questa provvisione, come era da attendersi, anzichè contentare, ferì +nel vivo tutta la parte garibaldina, così la frazione militare come la +politica, e la fece scoppiare in altissimi lai. Nè gli argomenti alle +querele difettavano. O come, dicevasi, gridate benemerito l’esercito +del Mezzodì e nell’ora stessa lo colpite di sospetti e d’ostracismo! +Promettete che la milizia de’ Volontari sarà conservata e poscia collo +spaventacchio della ferma di due anni in una mano e l’offa del congedo +salariato nell’altra, la fate fuggire e la sciogliete! Accogliete +senza tanta ritrosia nè inquisizione nelle file dell’esercito gli +ufficiali ducali, granducali, borbonici, avanzi la maggior parte di +corti servili e di caserme oziose, strumento fino all’ultima ora delle +tirannidi domestiche, più corruttrici delle straniere, e codesti di +Garibaldi, reliquie di tutte le battaglie italiane, li sogguardate +con sospetto, li ponete al duro bivio o d’un sindacato umiliante, o +d’una rinuncia prezzolata, e pareggiandoli alla bassa condizione di +mercenari, li avvilite e li corrompete insieme?! Infine non è lecito, +soggiungevano coloro che riguardavano le cose dal più alto punto della +politica, disperdere in momenti così solenni tanto prezioso tesoro di +giovani forze: il Governo, sacrificando il supremo fine dell’armamento +nazionale a misere gelosie di parte o convenienze di persone, si +chiarisce dimentico del primo fra i suoi doveri; e tenendo divisi i +figli della stessa patria destinati a formare un solo esercito, sotto +una sola bandiera, alimenta egli pel primo quel funesto antagonismo, +che a parole tanto depreca, e prepara colle sue mani l’armi della +discordia civile. + +Ma nemmeno alla parte contraria facevan difetto le buone ragioni. +L’armamento della nazione, ripeteva, è nei propositi del Governo; +tanto vero che il decreto dell’11 novembre conserva il Corpo dei +Volontari e lo riordina. A due soli patti però era possibile dare una +forma organica e durevole a una milizia siffatta: rendendone stabile +la forza, mediante una ferma purchessia; depurandone i quadri, previa +un sindacato. E come una lunga ferma obbligatoria repugnava alla +natura ed al nome stesso di volontari, così quella facoltà, tanto +censurata, di scegliere tra l’assoldamento e il congedo, diveniva una +imprescendibile necessità. Nè diversamente poteva comportarsi quanto +agli ufficiali. Una cerna era indispensabile, così per scemarne la +quantità che per migliorarne la qualità. Non si dimentichi mai che +erano settemila, circa un ufficiale ogni sei soldati;[183] che in mezzo +a loro, tra non pochi egregi per singolari virtù militari e civili, +parecchi non avrebbero saputo come giustificare le loro «favolose +promozioni,» e moltissimi come chiarire la loro fosca origine e la +lor dubbia vita; che perciò nessuno avrebbe potuto accoglierli alla +cieca nelle file d’un esercito di specchiato carattere e di pure +tradizioni, come il piemontese, dove i gradi erano sudato frutto non +che del valore, dell’anzianità, dello studio, della esperienza, senza +offendere l’esercito stesso e rischiare di corromperlo e scompaginarlo +profondamente. + +E ciò basti alla cronaca dell’increscioso litigio; chè il giudicarne +sarà ufficio di più tarda e più fredda posterità. A parer nostro (è +parere, non sentenza), si errava da entrambi le parti. Avevano torto +i Garibaldini di presentare il conto, e torto il Governo di tirare di +prezzo: torto i primi di querelarsi di una legge, della quale, o per un +verso o per l’altro, gli uni intascando il soldo e andandosene liberi, +gli altri restando nelle file e aspettando a lor agio la conferma, +tutti si avvantaggiavano; e torto il secondo di non avere, intorno a +sì importante questione, un’idea netta e una volontà recisa, lasciando +estendere e divampare, mercè una fiacca altalena di ripulse irose e +di concessioni avare, un braciere di discordie che poteva riuscire +funesto; torto infine tutti quanti permettendo che un alto problema +di difesa nazionale immiserisse in un meschino piato di salari e di +stipendi; talchè paresse che l’amor d’Italia fosse il pretesto, e +il fine ultimo e vero, le spalline, le pensioni, la carriera di due +eserciti rivali.[184] + + +IV. + +E com’è naturale, ogni parola della gran contesa ripercuotevasi a +Caprera: non passava corriere che Garibaldi non fosse costretto a +riudire, dalle innumeri lettere e gazzette che da ogni dove gli +fioccavano, l’eco delle lamentazioni de’ suoi compagni d’armi, +accompagnata dalla pittura, più o men fedele, degli strapazzi e delle +persecuzioni di cui il Governo li angariava; e non passava corriere che +sulla fronte del Generale non calasse una nuova nube, e sull’anima, non +per anco purgata dalla ruggine antica, non piovessero nuove e più acri +stille d’amarezza. E non perchè egli desse ragione in cuor suo a tutte +quelle querimonie, ma perchè colle sorti de’ suoi commilitoni, che non +avrebbe mai potuto abbandonare senza parer egli medesimo improvvido +ed ingrato, vedeva identificata la causa dell’armamento nazionale, +dell’armamento, s’intende, quale lo concepiva egli, che era ormai il +solo verbo della sua politica, il solo regolo delle sue azioni, l’unica +corda vibrante nell’anima sua. + +Quando però a quella dei Volontari venne ad intrecciarsi la questione +delle provincie meridionali, e nella stampa cominciò a rumoreggiarne +e nello stesso Parlamento a penetrarne la discussione, ed ai richiami +de’ suoi vecchi camerata vennero ad aggiungersi gli appelli de’ suoi +amici di Palermo e di Napoli, che lo pregavano a riassumere nel suo +patrocinio la causa delle loro provincie sgovernate, egli, che non +aveva voluto accettare, sino allora, alcuna candidatura,[185] accetta +quella del Collegio di Napoli offertagli come protesta; vi è eletto +il 30 marzo alla quasi unanimità: parte il 1º d’aprile da Caprera; +sosta poche ore del 2 a Genova, e riparte la sera stessa per Torino, +deliberato a entrare egli pure in Parlamento ed a partecipare alla +lotta. + +La inattesa apparizione aveva sorpreso amici ed avversari.[186] +Tuttavia, mentre i primi s’affrettavano a trarne profitto pei loro +fini, i secondi non seppero con alcun onesto artificio e lieta +accoglienza prevenirne gli effetti. I più importanti fra i Cavourriani, +lungi dall’accostare il Generale per tentar d’illuminarne e correggerne +le idee, affettavano di cansarlo; la stampa moderata lo apostrofava +di superflue paternali e di alteri consigli; il Governo stesso, +infine, aspettava proprio l’indomani del suo arrivo sul continente +per far perquisire in Genova le stanze del _Comitato centrale di +provvedimento_, cercandovi, invano, indizi di arruolamenti, gettando in +faccia al Generale ed alla parte sua una inutile od almeno intempestiva +provocazione, aggiungendo nuova esca alle tante materie predisposte +all’incendio. Conseguenza pertanto di questi due fatti furono le +interpellanze del deputato Brofferio per chiedere ragione al Ministero +della perquisizione di Genova e la interpellanza del deputato Ricasoli +per invitare con indiretta, ma chiara intimazione il generale Garibaldi +a scolparsi di certe parole, irriverenti al Re ed al Parlamento, +attribuitegli dalla stampa e sollecitare al tempo stesso il Ministero +a rispondere della di lui intenzione circa all’esercito dei Volontari. +E poichè il Ministero non volle dare al Brofferio soddisfazione alcuna, +anzi rincarò con parole, nè tutte giuste, nè tutte opportune, il torto +di Garibaldi e de’ suoi; e al Ricasoli invece, quasi il suo invito non +fosse che il frutto d’un tacito accordo, si dimostrò premuroso, anzi +impaziente, di dar ragione; così la prima battaglia parlamentare tra +la parte garibaldina e la cavourriana, quella battaglia preparata da +dodici mesi di ostilità, di sfide, di scaramucce, desiderata forse più +dai gregari, ma non saputa evitare con abbastanza prudenza dai capi, si +annunciò ad un tratto imminente ed inevitabile. + + +V. + +Ed eccoci alle memorabili Tornate dei 18, 19 e 20 aprile. Fin +dal 14 il Generale aveva inviato al Presidente della Camera una +lettera ed un progetto di legge: nella lettera respingeva, sdegnando +giustificarsene, le parole irriverenti al Re ed alla Rappresentanza +nazionale, appostegli da’ giornali;[187] nel progetto di legge, ombra +pallida del suo pensiero, consiglio e fattura de’ suoi amici, specie +del Depretis, proponeva come rincalzo all’esercito l’istituzione delle +Guardie nazionali mobili; chiamando a parteciparvi tutti i validi da’ +diciotto ai trentacinque anni.[188] Ma il Governo, pure ammettendo la +discussione della proposta, la fece rimandare agli Uffici e aspettò a +piè fermo il giorno della interpellanza. + +Il 28 aprile Garibaldi fece la sua prima entrata nel Parlamento +italiano; e pari alla celebrità dell’uomo ed alla straordinarietà +dell’evento fu l’aspettazione. Vestiva la stessa foggia che da Quarto +in poi non aveva più abbandonato: _sombrero_ spagnuolo in mano, +camicia rossa, _poncio_ grigio; abbigliamento, se vuolsi, strano assai +per un Parlamento, e nel quale si può anche convenire che talvolta +si pavoneggiasse, ma che egli aveva fatto suo per quello spirito +di originalità e d’indipendenza quasi selvaggia, che era l’essenza +vitale del suo carattere; abbigliamento che egli preferiva alle +sgarbate uniformi ed alle complicate bardature delle nostre mode per +la ragione medesima, per la quale preferiva il suo scoglio di Caprera +a tutte le metropoli del mondo, una zuppa di fave ai più elaborati +manicaretti di Brillat-Savarin; che portava insomma perchè gli piaceva +ed era cresciuto, ragazzo male avvezzo dal destino, facendo sempre il +piacer suo, ma senza metterci, come fu detto, alcun recondito fine +di teatralità, e certo senza sospettare di mancar di reverenza a +chicchessia. + +Lo accompagnavano, uno per fianco, quasi lo menassero prigione, il +letterato Macchi e il professore Zuppetta, accompagnatura a ver dire +poco marziale: quando comparve al sommo dell’ultimo settore di sinistra +un uragano d’applausi scoppiò anche dalle ultime gallerie; e non poteva +parere onore straordinario, se la stessa accoglienza era stata fatta +all’ammiraglio Persano, e sarà tra poco ripetuta al generale Cialdini. + +Cessate le salve festive, il fuoco vero cominciò. Anco un breve sunto +di quelle tre giornate parlamentari esorbiterebbe da questo libro: +bastino a ritrarne la fisonomia i tratti più caratteristici. Aperse il +dibattimento il Ricasoli con un esordio, più solenne che necessario, +conchiudendo colla domanda già annunziata circa ai Volontari in +particolare ed all’armamento in generale, e invitando il Governo a dar +spiegazione del suo ultimo decreto dell’11 aprile, pel quale erano +istituiti i quadri di tre divisioni di Volontari, ma posti i loro +ufficiali in disponibilità. Toccò a rispondere al Fanti, e fu, come +al suo solito, infelice; lesse, con lena affannata e accento sbiadito, +un lungo discorso infarcito di particolarità, di cifre, di citazioni, +di raffronti non sempre appropriati; nel quale ricantate le note +argomentazioni dell’impossibilità di tenere sotto le armi Volontari in +pace, del soverchio numero degli ufficiali, delle promozioni favolose, +della necessità d’una cerna, finiva dichiarando che nulla aveva da +mutare, perchè in nulla aveva fallito, e invocava tranquillo la fiducia +dalla Camera. + +Fu allora la volta di Garibaldi. Ringraziò il Ricasoli d’aver posta +quella importante questione; preludiò alla concordia; respinse da +sè ogni imputazione di colpa in quel dualismo, cui il Barone aveva +accennato, perocchè «tutte le volte che quel dualismo potrà nuocere +alla gran causa del paese, egli piegò e piegherà sempre;» chiedendo +soltanto «ai rappresentanti della Nazione, se come uomo egli avrebbe +mai potuto porgere la mano a colui che lo fece straniero in Italia.» +Se non che, a un certo punto, entrato a discorrere del suo esercito, +senza alterazione, senza transizione di sorta, senza lasciar presentire +ad alcuno la procella che stava per scatenare, esclama che i «prodigi +dell’esercito meridionale furono offuscati solamente quando la fredda +e nemica mano di codesto Ministero faceva sentire i suoi malefici +effetti,» e come se ciò fosse poco ancora, punto badando all’agitazione +che quelle prime parole avevan già suscitata in tutta la Camera, +scaraventa in mezzo all’Assemblea, in faccia ai Ministri nient’altro +che questo colpo di folgore: «quando l’amore della concordia e l’orrore +d’una guerra fratricida, provocata da questo stesso Ministero....» +e più forse avrebbe detto, se un tuono di grida indignate non avesse +tronca a mezzo l’atroce ingiuria. Il conte di Cavour, pallido d’ira, +balza dalla sua scranna e grida con quanto ha di voce: «Non è permesso +insultarci a questo modo; signor Presidente, faccia rispettare il +Governo ed i rappresentanti della Nazione;» il Presidente ammonisce, +scampanella, si sgola a sua volta: la Destra e il Centro strillano, +ululano, si dimenano come ossessi: la Sinistra è muta, stordita, quasi +mortificata dalla sortita del suo Capitano; ma Garibaldi, con quella +medesima ostinazione che sul campo di battaglia e quando più imperversa +la bufera nemica lo faceva invincibile, ripete ancora con voce tonante: +«Sì la guerra fratricida....» Talchè nuova e più fragorosa stroscia +di proteste e di richiami; la Destra urla: All’ordine; la Sinistra +ribatte: Libertà di parola; il tumulto è al colmo: «Molti Deputati +(trascriviamo il Resoconto parlamentare) abbandonano i loro stalli.... +rumori da tutte le parti della Camera. Il Presidente si copre il +capo; gran numero di Deputati è sceso nell’emiciclo, dove si disputa +vivamente. La seduta rimane sospesa per un quarto d’ora; cessata +l’agitazione dolorosa, la seduta è ripresa alle ore 4 in profondo +silenzio.» + +La parola toccava novamente al Generale: il Presidente gliela dà +coll’ammonizione che gliel’avrebbe tolta se avesse trascorso ancora; +egli se la ripiglia imperturbato, come se nulla fosse accaduto e senza +un motto, non che di scusa, di schiarimento o di spiegazione, continua +il suo discorso. E per un po’ tutto pareva rimesso sulla buona via. +Garibaldi leggendo più che parlando, dappoichè era evidente che una +parte del discorso gli stava scritta davanti, continua a far la censura +dei provvedimenti del Fanti: questi a difendersi, quegli a replicare: +a primo aspetto sarebbesi detto che la calma era tornata, se una nube +vagante su tutti i banchi dell’Assemblea non avesse avvertito che il +nembo non era sciolto per anco e che poteva riscoppiare. E lo sentì +per primo Nino Bixio, e fu allora che gli uscirono dall’anima grande, +sfolgoranti come una spada, alternate di gemiti e di bestemmie, grido +di eroe che combatte e angoscia di figlio che prega, le più potenti e +ispirate parole che sian mai state proferite in un Parlamento italiano: +«Io sorgo in nome della concordia e dell’Italia (_Bravo, bravo_). +Quelli che mi conoscono, sanno che io appartengo sopra ad ogni cosa al +mio paese.... (_Segni d’approvazione_). Io sono fra coloro che credono +alla santità dei pensieri che hanno guidato il generale Garibaldi in +Italia (_bravo!_); ma appartengo anche a quelli che hanno fede nel +patriottismo del signor conte di Cavour (_Applausi_). Domando adunque +che nel nome santo di Dio si faccia un’Italia al di sopra de’ partiti +(_Applausi vivissimi e prolungati dalla Camera e dalle tribune_). Io +faccio un discorso che non sarà del tutto parlamentare. Ma quanto +agli uomini come il generale Garibaldi e come il conte di Cavour, +debbo dire che c’è la disgrazia (e tutto al mondo non può andar bene) +che si cacciano in mezzo un’infinità d’altri uomini che mettono la +discordia (_bene_); questo non posso astenermi dal dirlo (_Applausi_). +Ebbene, io ho una famiglia, e darei la mia famiglia e la mia persona il +giorno che vedessi questi uomini e quelli che con il signor Rattazzi +hanno diretto il movimento italiano stringersi la mano (_Segni di +approvazioni_). Per l’amor di Dio non pensiamo che ad una cosa. Il +paese nostro non è ancora abbastanza compatto, queste discussioni +ci pregiudicano nell’opinione dell’estero. Il conte di Cavour è +certamente un uomo generoso; la seduta d’oggi nella prima sua parte +dev’essere dimenticata, è una disgrazia che sia succeduta, ma vuol +essere cancellata dalla nostra mente. Ecco quello che io volevo dire +(_Applausi vivissimi e prolungati_).» + +Non poteva essere sordo al nobile appello il Conte; e rimossa da sè +l’accusa d’esser stato nemico de’ Volontari, rammentando al Generale +ch’egli primo aveva pensato ad istituirli chiamando lui a comandarli, +dichiarò, fra gli applausi dell’Assemblea, che la prima parte di +quella seduta tenevala per non avvenuta; opponevasi solo alla proposta +del Generale per alte ragioni politiche, pel timore soprattutto che +gli arruolamenti da lui voluti potessero essere interpretati come +provocazione di guerra; ma quanto ai Volontari ripeteva le sue proteste +di stima e simpatia, desiderando che quelle sue parole «fossero +accolte dall’onorevole Generale e da’ suoi amici politici collo +stesso sentimento di concordia e di schiettezza, colle quali egli le +pronunciava a nome del Ministero.» + +E Garibaldi, soggiunte alcune spiegazioni sui Cacciatori delle +Alpi,[189] le accolse, restituendo al conte di Cavour tutte le sue +cortesie, e dichiarandogli, cosa a ver dire nulla più che onesta, «che +non aveva mai dubitato del suo patriottismo;» le accolse, conviene +dirlo, anche meglio che con vacue parole, mutando radicalmente la sua +prima proposta, tanto radicalmente che, mentre dianzi sollecitava +il Ministero a ricostituire immediatamente l’esercito meridionale, +ora lasciava al Ministero di «ordinare la chiamata dei Volontari +quanto prima lo trovasse opportuno.» Era un gran pegno che la parte +garibaldina dava alla concordia, e non era soverchia la lusinga che il +Ministero l’avrebbe accettato. Ma il Ministero, o perchè si reputasse +vincolato alla formola concordata col Ricasoli, o perchè gli paresse +atto di buona politica il dimostrare che il Governo non aveva mestieri +di venire a patti col suo popolare avversario, e che sentiva in sè +tanta forza da resistergli e domarlo, ricusò ogni accordo ed ogni +transazione. + +La discussione pertanto riprese e continuò, ma non più intorno al +tèma veramente interessante e disputabile della chiamata immediata +o differita de’ Volontari, poichè oramai di questo anche la proposta +di Garibaldi lasciava la balía al Ministero; ma sul misero punto se +quei «quadri» che eran disegnati sulla carta si avessero a tenere +per effettivi, e quegli ufficiali che il decreto dell’11 aprile aveva +posti in disponibilità, dovessero essere chiamati, dopo uno scrutinio, +in attività di servizio. Epperò s’intende che ridotta a siffatti +termini la questione poteva bensì appassionare ancora i partiti, e dar +di quando in quando occasione a sottili argomentazioni od a vivaci +scaramucce; ma non poteva più interessare Garibaldi. Non era quello +ch’egli chiedeva: non era per lo stipendio o la carriera di alcune +centinaia di ufficiali ch’ei s’era mosso, e tutto quanto si veniva +dicendo di sofistico o di generoso, di propizio o d’avverso intorno +a quell’argomento non lo toccava più. Invano il conte di Cavour, +nuovamente da lui interpellato, gli promette di prendere in maturo +esame la sua proposta circa la Guardia mobile; invano gli soggiunge +che alla prima seria minaccia di guerra chiamerebbe i Volontari e ne +darebbe a lui il comando; Garibaldi oramai non vuole più ascoltare +che una sola parola: armamento generale della nazione, chiamata subita +dei Volontari; e poichè il Conte quella parola non poteva o non voleva +proferirla, il dissidio, fino a quel momento contenuto e dissimulato +fra le ambiguità e le cortesie reciproche, irrompe in tutta la sua +violenza. + +Non appena infatti il Presidente del Consiglio ebbe cessato di parlare, +che il Generale s’alza di nuovo e fra lo stupore, lo sbalordimento +anzi di tutta la Camera, non eccettuati gli stessi suoi amici, dichiara +che tutto quanto gli era venuto dicendo sino allora il conte di Cavour +lo ha _pienamente insoddisfatto_; che per sola condiscendenza a’ suoi +amici egli aveva consentito a «modificare in senso malva,» parole sue, +il suo Ordine del giorno; ma che oramai essendo anche questo repudiato +dal Governo, egli pure tornava al suo antico programma, l’unico in +cui avesse fede: armamento generale della nazione e guerra immediata; +conchiudendo alla fine che non essendo soddisfatto nè dell’Ordine +del giorno Ricasoli nè del proprio, non ne avrebbe votato alcuno e +sarebbesi astenuto. + +E Garibaldi dal suo punto di veduta era logico: il solo veramente +logico fra tutta la Sinistra: l’unico che vedesse la questione +dell’armamento nazionale dalla sua vera altezza; l’unico che +contrapponesse alla politica del conte di Cavour un’altra politica, +errata forse, temeraria certo, ma lucida e grande. + +Pochi istanti dopo 194 sì approvarono la proposta ministeriale, 92 _no_ +la respinsero; il Ministero avea stravinto, il volgo misto dei fatui e +dei piacentieri poteva menare il trionfo; ma chi avesse bene esaminati +i frutti di quella vittoria, sarebbesi prestamente accorto che eran +«stecchi con tosco.» La questione dei Volontari era insoluta più +che mai; poichè una mostra di quadri senza soldati e senza ufficiali +non era una soluzione. L’irritazione della Sinistra garibaldina era +cresciuta, perchè aveva veduto respinte tutte le sue più oneste e +conciliative proposte. Sulla conciliazione di Garibaldi non potevasi +più contare, perchè ormai egli era nella condizione del vinto, a cui fu +negato quartiere. La concordia infine, quella concordia che era stata +eretta in Parlamento come la Divinità tutelare della Patria, a cui ogni +oratore s’era creduto in obbligo di sciogliere un inno e di bruciare +un grano d’incenso, era caduta fragorosamente dal suo provvisorio +piedistallo, aprendo fra i contendenti un nuovo e più profondo solco di +discordia. + + +VI. + +E ne apparvero tosto i certissimi segni. Il 21 aprile, non dileguata +peranco l’eco della recente battaglia parlamentare, il generale +Cialdini, tradito, conviene pensarlo, dalla più infelice ispirazione +della sua vita, arrogatosi a un tratto l’ufficio di vindice e campione +dell’esercito, del Parlamento, del Re e dell’Italia, indirizzava, sui +giornali, al generale Garibaldi questa inaspettatissima lettera: «Voi +non siete, dicevagli, l’uomo che io credeva, nè il Garibaldi che ho +amato. Voi osate mettervi a paro del Re, parlandone coll’affettata +famigliarità d’un camerata; al di sopra del Governo, dicendone +traditori i Ministri; al di sopra del Parlamento, vituperandone i +rappresentanti; al di sopra degli usi parlamentari, presentandovi +alla Camera in un costume strano e teatrale; al di sopra infine di +tutto il paese, che vorreste sospingere dove e come meglio v’aggrada. +Collo sparire dell’incanto è scomparso l’affetto che a voi mi legava. +Voi operaste grandi cose; ma il merito di aver liberato l’Italia +meridionale non spetta a voi solo. Voi eravate sul Volturno in pessime +condizioni, quando noi arrivammo. Capua, Gaeta, Messina, Civitella non +caddero per opera vostra e cinquantaseimila Borbonici furono battuti, +dispersi, fatti prigionieri da noi, non da voi. È dunque inesatto +che il Regno sia stato liberato dalle armi vostre. Voi ordinaste al +colonnello Tripoti _di ricevere i Piemontesi a fucilate_: voi dunque +provocatore vero della guerra civile; ma io, nemico d’ogni tirannia o +rossa o nera, saprò combattere anche la vostra.» + +Se il generale Cialdini agisse soltanto di suo capo o sospinto dalle +suggestioni di nascosti e zelanti consiglieri, fu disputato, ma non +potè esser chiarito.[190] Certo non è presumibile che un Generale +dell’esercito ardisse scrivere ed inviare un simile cartello di sfida, +se in qualche modo non l’affidava il consenso o la tolleranza tacita +del Governo, o per lo meno della podestà militare a lui immediatamente +superiore. Guai pertanto se l’altro Generale raccoglieva il guanto +collo stesso sentimento, con cui eragli stato gittato. Uno scontro fra +i due soldati avrebbe potuto dirsi il minor danno; il pericolo grande +era che dietro i capitani si movessero i gregari, che da un duello +ne rampollassero mille, che il mattino del nostro risorgimento fosse +funestato dallo scandalo dei _pronunciamenti_ e dal sangue della guerra +cittadina. + +Fortunatamente però il più rozzo fu il più saggio, e Garibaldi, guidato +soltanto da’ suoi generosi istinti e dal suo profondo amore patrio, +trovò tale una risposta, che attutì tutte le ire e soffocò nel nascere +la lite: + + «Anch’io, Generale, fui vostro amico ed ammiratore delle vostre + gesta. Oggi sarò ciò che voi volete, non volendo scendere + certamente a giustificarmi di quanto voi accennate, nella vostra + lettera, d’indecoroso per parte mia verso il Re e verso l’esercito: + forte in tutto ciò, della mia coscienza di soldato e di cittadino + italiano. + + »Circa alla foggia mia di vestire, io la porterò sinchè mi si dica + che non sono più in un libero paese, ove ciascuno va vestito come + crede. + + »Le parole al colonnello Tripoti mi vengono nuove. Io non conosco + altro ordine che quello da me dato: — Di ricevere i soldati + italiani dell’esercito del Settentrione come fratelli; — mentre si + sapeva _che questo esercito veniva per combattere la rivoluzione + personificata in Garibaldi_. (Parole, di Farini a Napoleone III.) + + »Come deputatolo credo avere esposto alla Camera una piccolissima + parte dei torti ricevuti dall’esercito meridionale dal Ministero, e + credo di averne il diritto. + + »L’armata italiana troverà nelle sue file un soldato di più, quando + si tratti di combattere i nemici d’Italia — _e ciò non vi giungerà + nuovo_. + + »Altro che possiate aver udito di me verso l’armata sono calunnie. + + »Noi eravamo sul Volturno al vespero della più splendida vittoria + nostra, ottenuta nell’Italia del Mezzogiorno prima, del vostro + arrivo, e tutt’altro che in pessime condizioni. + + »Da quanto so, l’armata ha applaudito alle libere parole e moderate + d’un milite Deputato, per cui l’onore italiano è stato un culto di + tutta la sua vita. + + »Se poi qualcheduno si trova offeso dal mio modo di procedere, + io parlando in nome di me solo, e delle mie parole sono garante, + aspetto tranquillo che mi si chieda soddisfazione delle stesse. — + _Torino, 22 aprile 1861._» + +La nobile lettera apriva essa stessa la via alla conciliazione; e +onesti amici d’ambe le parti, il Fabrizi, il Pallavicino, il Depretis, +s’interposero per affrettarla. Il Re stesso, già fin dalle prime +conturbato dal doloroso dissidio, volle intervenire coll’alta sua +influenza; nè solo per conciliare i due Generali; ma, ciò che più +importava, i capi delle due parti, la mente e il braccio della sua +politica, Cavour e Garibaldi. + +E la regia volontà fu obbedita: alle 7 pomeridiane del 23 aprile, i +due avversari, invitati a convegno dal Re, venivano in presenza sua +a franche spiegazioni ed aperta conciliazione;[191] e poco dopo i due +Generali abbracciaronsi fraternamente nel palazzo Pallavicino. + +L’autore di queste pagine, però, scrivendo a quei giorni in un +autorevole diario, e desiderando di dare a’ suoi lettori, intorno alla +riconciliazione di Cavour con Garibaldi, più sicure e circostanziate +notizie, scrisse al Generale stesso, pregandolo, per solo interesse +della storia, a volergliele fornire. E il Generale gli rispose da +Majatico, villa del Pallavicino, questa lettera, la quale, come si +vedrà, dava un suono assai diverso dai cantici di pace, che la troppo +credula speranza aveva già fatto intonare: + + «Majatico, 29 aprile 1861. + + »Caro Guerzoni, + + »Io non ho stretto la mano di Cavour, nè cercato riconciliazioni. + Ho bensì consentito ad un abboccamento, i cui risultati sono stati + da parte mia: — Armamento e giustizia all’esercito meridionale. Se + così riesce — io porgerò la piccolissima opera mia all’opera del + Conte. — Diversamente io seguirò il sentiero che ci siam tracciato + da tanto tempo — per il bene della causa nazionale — anche contro + la volontà di chicchessia. + + »Trecchi, che servì d’intermediario alla conferenza, s’incarica + di far tacere le millanterie dei ministeriali. — Vedremo — in ogni + modo non si deve pubblicare nulla di mio per ora. — In caso poi — + cosa molto probabile — che non si ottenga nulla, e che quei signori + continuino a gracchiare, allora ripiglieremo il tralasciato. + + »Ho incaricato il generale Medici d’un mio programma + sull’occorrente. + + »Mi resta a ringraziarvi. + + »Vostro + »G. GARIBALDI.» + +La qual lettera dimostra all’evidenza tre cose: che tutto quel +discorrere e scrivere e affannarsi d’amici, di avversi, di Ministri, +di Deputati, di Re, per indurre l’eroe a modificare in qualche parte +soltanto il suo pensiero, era stato fiato e tempo sprecato; che il +dissidio del Generale col Conte non aveva radice in alcun rancore +personale, ma in ragioni politiche, che soltanto il mutuo pegno +delle opere poteva conciliare; che infine Garibaldi scese la reggia +di Vittorio Emanuele, mormorando ancora il _se no, no_ del primo suo +Maestro, e covando, forse inconsciamente, in cuore il germe di Sarnico +e d’Aspromonte. + + +VII. + +Il 1º maggio Garibaldi era già tornato a Caprera: il 6 giugno moriva +il conte di Cavour. L’Italia aveva perduto il suo grand’uomo di Stato; +la libertà, uno de’ suoi più devoti amici; la dinastia di Savoia, uno +de’ suoi più validi sostegni; la rivoluzione, uno de’ suoi più abili +moderatori, e (stupiscano pure i superficiali, chi pensa sarà con +noi) Garibaldi stesso, il migliore de’ suoi interpreti ed alleati. Si +narrò[192] che il nobile Conte nell’uscire, la sera del 20 aprile, +dalla Camera dei Deputati, vibrante tuttora delle emozioni provate +in quelle tre memorabili giornate, al La Farina che lo abbordava +scalmanato: «Eppure, dicesse, eppure se venisse il momento della +guerra, prenderei sotto il mio braccio il generale Garibaldi e gli +direi: andiamo a vedere che cosa si dice dentro Verona.» Queste parole +parlan meglio d’ogni documento. Lo Statista aveva capito l’Eroe; egli +era penetrato nel più intimo segreto della sua anima e ne teneva le +chiavi. Cavour vivo, molte pagine della storia d’Italia sarebbero +state diverse, e quelle della vita di Garibaldi del pari. Cavour vivo, +la guerra dell’indipendenza non sarebbesi protratta di cinque anni +(la gran trama rivoluzionaria a cui lavorava lo dimostra), e Sarnico +ed Aspromonte non sarebbero accaduti. Cavour vivo, il valore vero +di Garibaldi sarebbe stato più utilmente e più degnamente estimato; +non sarebbe stato inviato, come nel 1866, a dar di cozzo contro le +rupi trentine; e se al governo della flotta, avrebbe signoreggiato +l’Adriatico; se a capo d’un esercito di Volontari, avrebbe preceduto +o fiancheggiato il regolare e forse risparmiate all’Italia Lissa e +Custoza. Vivo Cavour, finalmente, Garibaldi non avrebbe più trovato +nelle contraddizioni e nelle ambagi di Governi fiacchi, presi dal +prurito malaticcio delle grandi gesta, un incoraggiamento e quasi +una ragione a mettersi sulla via della ribellione: la gagliarda e +prestigiosa mano del grande Ministro l’avrebbe saputo a tempo blandire +e frenare, a tempo lanciare e trattenere, e nessuno può affermare, ma +nemmen negare, che un giorno la mente soggiogando il cuore, il cuore +infiammando la mente, Cavour e Garibaldi si modificassero a vicenda, e +l’uno finisse più rivoluzionario, l’altro più moderato: legge naturale +di selezione e d’evoluzione. + +Garibaldi frattanto era tornato alle sue consuete abitudini, e in +tutto quel 1861 non vi furono di notevoli nella sua vita che questi due +episodi. Ai primi di luglio corse pei giornali la voce d’un attentato +alla vita del Generale. Dicevasi che quattro mercenari, prezzolati da +una segreta congrega reazionaria annidata in una città di confine,[193] +eran partiti per Caprera onde compiere il reo disegno; che il Generale, +avvertito del pericolo, l’aveva, come altra volta,[194] disprezzato; +che i famigliari di lui non solo, ma tutta la popolazione di Maddalena +era nella più grande ansietà; che il Governo, già istruito della trama +da alcuni complici pentiti, aveva già posto la Caprera sotto la più +stretta sorveglianza ed altri particolari. + +E forse si esagerava; ma tutto non era favola, come attesta questa +lettera di C. Augusto Vecchi, che appunto a que’ giorni era ospite del +Generale nell’Isola: + + «Caprera, 8 agosto 1861. + + »Ieri sera vennero qui tre cavalleggieri. Avevano avuto sentore + che due uomini di male affare erano sbarcati in Caprera. Noi la + credemmo un’ubbía. Essi si licenziarono e noi andammo a cena. + Stagnati ed io passeggiammo fumando su e giù pel piazzale sino + alle undici, e poi andammo a coricarci. Verso le tre udii i cani + abbaiare ed escire a starno dal chiuso. Poco dopo mi addormentai. + + »Alle cinque era in piedi. E vidi i gendarmi, i quali narravano + l’accaduto nella notte. Quando noi andammo a cena, essi si + ridussero sugli scogli che prospettano sull’alto il nostro piazzale + e vi si adagiarono a distanza determinata. Alle tre udirono rumore + di passi, e nelle tenebre videro due uomini passare parallelamente + ai loro posti ad un tiro di pistola. Il Maresciallo esclamò: — _Chi + va là?_ — Fu risposto con un’archibugiata. + + »Allora i tre trassero loro addosso e discostandosi, il Maresciallo + replicò: — _Fermi in nome del Re._ — Una voce gli ingiuriò con + un’oscena parola. I gendarmi scaricarono di nuovo il moschetto ed + udirono uno dei ribaldi gridare: — _Madonna!_ — Ed ambedue a gambe, + a precipizio. Accorsi dov’erano i tristi, trovarono le loro palle + confitte sullo scoglio; sopra il granito, tre stampi di una mano + insanguinata; per la terra, una breve gora di sangue; e più in + giù tracce sanguigne sulla via percorsa: un fazzoletto di cotone + macchiato di sangue ed un fiaschetto di corno con polvere dentro. + + »I Sardi feriti guaiscono: — _Gesù, Maria, Giuseppe!_ — Dunque i + gendarmi argomentarono, quei due non essere banditi dell’Isola, ma + assassini venuti di fuori. + + »Poichè il Generale ebbe preso il suo bagno a vapore, lo + avvertirono dell’accaduto. Ed egli, colla solita indifferenza, + disse d’aver veduto dalla sua finestra, ieri, prima di passeggiare + con me, due uomini ignoti passar su per gli scogli. Parlò + coi gendarmi e cercò di persuaderli del malinteso, onde non + allarmassero la popolazione della Maddalena. Poi andò col Carpeneti + a visitare una vignetta lontana. + + »Ma i cavalleggieri col loro rapporto alle Autorità hanno + impensierito il paese. Le esagerazioni si accrescevano sulle bocche + del popolo. Le donne urlavano dalle finestre che era stato ucciso + il loro Generale. E tutti all’accorrere sul porto e gettarsi nelle + barche. Le donne si fermarono alla Moneta. Le Autorità — meno la + ecclesiastica — i gendarmi, i bersaglieri marittimi, i doganieri, i + cittadini di ogni classe — persino i ragazzi — sbarcarono in armi a + Caprera e accorsero sul piazzale. Mi parve lo spianato del palazzo + di Caserta, quando noi avevamo l’onore di proteggervi l’unità della + patria. Le squadre partirono per la via del monte, per la parte + opposta. E tutti avevano nel cuore una sola idea — far salva la più + nobile e la più necessaria esistenza all’Italia. + + »Due golette governative facevano intanto il giro dell’Isola. + Una di esse disse d’aver visto una barca staccarsi a pieno vento + dall’isola del Giglio colla prua vòlta a Capo Ferro. Si sono + spediti ordini per indagare chi fossero gli individui che ne + sbarcassero. + + »Nè più. — Vi ho scritto, perchè si sappia il vero di ciò che è + avvenuto. + + »C. AUGUSTO VECCHI.[195]» + +La minaccia infatti non si rinnovò; ma scampato da un pericolo, ecco +invitarlo un altro cimento, perpetua sua vicenda. Ardeva fra gli +Stati Uniti del Nord e del Sud la guerra così detta di secessione, +e il presidente Lincoln, o fosse grande fiducia nel prestigio +oramai mondiale del Liberatore di Sicilia, o fosse penuria, in +quell’improvviso irrompere della rivolta, di buoni e reputati Generali +(gli allievi di West-Point eran pochi, la più parte secessionisti; e i +Grant, i Sherman, i Sheridan non s’eran rivelati ancora), fece chiedere +a Garibaldi per mezzo del Console della Federazione a Bruxelles se +avrebbe accettato il comando in capo dell’esercito federale. Nessuna +offerta poteva riuscire più geniale e lusinghiera all’eroe: aggiungere +alla gloria d’una vita spesa ne’ due emisferi per la libertà de’ suoi +fratelli di razza, quella di capitanare a nome d’una grande Repubblica +la guerra d’emancipazione dei Negri, voto della sua giovinezza, onore +del suo secolo, era tale tentazione da vincere ogni modestia e tal +premio da compensare ogni pericolo. + +Pure gradì, ma non accettò tosto l’invito. Pensoso più d’Italia che di +sè stesso, non sapeva risolversi ad abbandonarla alla vigilia forse di +quella nuova riscossa da lui tanto invocata, e frattanto temporeggiava, +ponendo condizioni che erano clausole dilatorie; consultando il +Governo, che gli faceva dire: «Andasse pure, non aver per ora alcun +bisogno di lui;[196]» interrogando gli amici più divisi e perplessi di +lui e incapaci d’un concorde consiglio. + +Prevaleva tuttavia anco fra i principali, il partito dell’accettazione, +non tanto per gli onori e gli allori che la bella avventura prometteva, +così al Capitano come a’ suoi seguaci, quanto perchè, parendo a +tutti lontana la possibilità d’una guerra in Italia, conveniva assai +meglio alla stessa fama dell’eroe ch’egli traversasse quel periodo di +tregua forzata, tra le lotte d’una vasta e gloriosa palestra anzichè +nell’angusta arena delle fazioni nazionali, o nell’ozio increscioso e +nella solitudine amareggiata di un’isola deserta. + +Se non che al divulgarsi della nuova anche il paese cominciò a +commuoversene; gli avversi alla partenza si fecero essi medesimi +istigatori o consiglieri di manifestazioni popolari: a Napoli si +andava sottoscrivendo un indirizzo al Generale che lo scongiurava +a non abbandonare l’Italia, ed a recarsi nel Mezzogiorno a sanare +le piaghe che il Governo di Torino vi aveva riaperte; talchè egli, +incapace di distinguere, in quelle dimostrazioni, la parte artificiale +dalla sincera, e credendo di udire in quelle voci la voce della patria +stessa, finì col dichiarare al Console americano d’esser dolente di +non poter aderire all’invito, soggiungendo «che dubitare del trionfo +della causa dell’Unione non poteva; ma che, se per mala sorte la +guerra dovesse continuare, egli avrebbe vinto tutti gli ostacoli per +affrettarsi alla difesa d’un popolo che gli era tanto caro.[197]» + +E la guerra durò ancora quattro anni e l’invito fu ripetuto, ma +Garibaldi, anche volendo, non avrebbe più potuto accettarlo: un +ostacolo ch’egli non avrebbe mai potuto prevedere, ma più forte d’ogni +volontà, gliel’avrebbe vietato: la palla d’Aspromonte. + + +VIII. + +In sullo scorcio di febbraio il senatore Giacomo Plezza, presi seco +il suo schioppo ed i suoi cani da caccia, s’imbarcava per Caprera. +E che unico scopo della sua gita fosse una partita alle pernici ed +alle beccaccie, i giornali spacciarono e il pubblico credette. Ma +non appena il Senatore fu nell’Isola, svela a Garibaldi l’arnese da +caccia non essere che una maschera; mandarlo in segreto il barone +Ricasoli (primo successore del conte di Cavour) onde assicurarlo in +suo nome che il Governo non aveva rallentato, nè rallenterebbe un +istante dagli apparecchi dell’impresa nazionale; affrettarne anzi, ma +non esserne ancora maturata l’opportunità; pregar quindi il Generale a +non voler con moti intempestivi guastare l’opera bene avviata; giunta +l’ora, sarebbe fra i primi avvertito; tenesse frattanto come pegno +dei buoni intendimenti del Governo l’imminente apertura dei Tiri a +segno nazionali e l’invito che gli faceva per mezzo suo di venire sul +continente a presiederne l’inaugurazione e a diffonderne l’istituzione. + +Che il Plezza abbia tradotto esattamente, oppure no, il pensiero +del suo mandante; che a lui sia stato commesso soltanto di +invitare il Generale «a rimanersi tranquillo in aspettazione +dell’opportunità;[198]» che quell’idea di trastullare l’irrequieto +Capitano con quella distrazione dei Bersagli sia stata suggerita prima +dal Plezza, e dal Ricasoli soltanto assentita, tutto ciò poco monta; +il fatto è che Garibaldi aveva il diritto di credersi invitato da +un’ambasciata del Governo, e poichè quell’invito s’accordava coi mille +che da ogni parte i suoi amici gli inviavano, e colle sue più segrete +speranze e vivaci impazienze, così l’accettò tosto, e il 2 marzo in +compagnia del Plezza medesimo sbarcava improvviso, come al solito, in +Genova. + +Se non che tre giorni dopo il Ministero Ricasoli non era più. Meglio +ancora dell’aperta ostilità degli avversari l’avevan ucciso la +tolleranza ostentata, e la malcelata freddezza de’ suoi amici. Certi +suoi atteggiamenti più altezzosi che fieri verso Napoleone III ed i +suoi Ministri, ond’era venuto in fama di poco devoto e poco gradito +all’imperiale protettore; certe sue professioni di fede liberalesca, +più mistiche a ver dire che pratiche, ma ad orecchio moderato troppo +puritane; la stessa rigidezza baronale colla quale soleva trattare +uomini e cose, l’avevano da lungo tempo indebolito nel favore della +sua parte; ma quando gli fu chiesto, quasi per metterlo alla prova, di +sciogliere i garibaldini _Comitati di provvedimento_, ed egli in nome +della libertà d’associazione, mallevata dallo Statuto, sdegnosamente +rifiutò, fu evidente, nonostante l’ombra d’uno stentato voto di +fiducia, che ogni consenso d’idee e di affetti fra lui e la Destra +era rotto, e che altro non gli restava che deporre il governo. E così +fece; e poichè il Rattazzi ne febbricitava di voglia da più mesi, e il +Re lo prediligeva, e i Centri lo invocavano, e la Sinistra prometteva +tollerarlo, e la Destra doveva subirlo, così egli ne fu il naturale +successore; senz’altro contrasto che de’ più arrabbiati delle varie +consorterie moderate, le quali non avendo saputo fino allora nè +combattere con lealtà, nè sostenere con franchezza il Ricasoli, si +lagnavano ora ch’egli cadesse in un punto ed in un modo da lasciarne +l’eredità al loro più aborrito avversario. + +All’udire pertanto questa nuova, anche Garibaldi s’allietò. Egli non +conosceva il Deputato d’Alessandria che di nome, e non era certo in +grado di giudicare della sua politica, molto meno di distinguere quella +sottile linea che appena lo discerneva dai moderati; ma da ogni parte +glielo dipingevano per vecchio avversario del conte di Cavour, diletto +a Vittorio Emanuele, beneviso a gran parte della Sinistra, democratico +d’origine e di costumi; e ciò bastava perchè egli si felicitasse del +cambio e si illudesse di trovare in lui un alleato più compiacente +e più maneggevole. Nè alcuno si curò, a quel che parve, di trarlo +d’illusione; chè ridottosi il Generale a Torino e ristrettosi a intimo +colloquio, prima col Re, poi col Rattazzi medesimo, partì da entrambi +quasi entusiasta, a tutti magnificando le idee del nuovo Ministro, +esortando i suoi amici a sostenerlo, ripromettendosi di compiere con +lui le più grandi cose. E fino a qual punto fossero arrivate da un lato +le promesse o le lusinghe del Presidente del Consiglio, e dall’altro +la bonomia o la credulità del Generale, sarà difficile il documentare; +certo da quel giorno si diffuse la voce che in quei colloqui fossero +stati fermati importantissimi disegni; che Ministero e Garibaldi +agissero ormai d’accordo; e che l’Italia fosse alla vigilia di grandi +avvenimenti.[199] + + +IX. + +Ma intanto che questi avvenimenti, più o meno probabili, maturavano, +Garibaldi era chiamato a Genova da un’altra cura. Le antiche discordie +della parte rivoluzionaria erano rinate. Essa pure era da molto tempo +partita in due fazioni, o frazioni che vogliansi dire, l’una procedente +più direttamente da Mazzini, che accettava condizionatamente la +Monarchia, rimetteva bensì al tempo, ma non nascondeva il suo ideale +repubblicano, teorizzava il diritto dell’iniziativa privata, predicava +l’azione immediata e continua, poneva al Governo il dilemma: lasciarla +fare e seguirla, o cadere; l’altra, capitanata più visibilmente da +Garibaldi, che pur avendo con la prima molti punti di somiglianza, +pure ne dissomigliava in tre essenzialissimi: era schiettamente +monarchica; credeva, senza dottrineggiare della sua legittimità, alla +utilità dell’iniziativa rivoluzionaria e alla potenza della guerra +popolare; serbavasi ferma tuttavia a non staccarsi dal Governo, pronta +anche, se egli precedeva, a marciare dietro a lui; infaticabile solo a +sospingerlo se indugiava; ma, fino al giorno in cui discorriamo, aliena +pur sempre dal disconoscerlo ed esautorarlo. Ora, com’è ben naturale, +ciascuna di queste due frazioni aveva la sua speciale organizzazione; +e come la garibaldina era disciplinata, e quasi militarmente +instrutta nei _Comitati di Provvedimento_, così la mazziniana per +opera principalissima dell’infaticabile Bertani (che nel Bellazzi, +già suo creato ed ora segretario de’ Comitati, trovava un fomite di +più alle sue antipatie) era venuta prendendo nome e persona in tante +_Associazioni unitarie_, che a primo aspetto si sarebbero dette un +plagio e un pleonasmo dei _Comitati_, che in realtà ne differivano +per quei punti che abbiamo posti in rilievo, e coi quali combatteva da +parecchi mesi una sorda guerra fraterna, immagine riprodotta per mille +membra della suprema discordia de’ capi. + +Parve quindi urgente ai principali delle due parti che il periglioso +dissidio cessasse; e cercandone il modo, nessun migliore espediente +seppero immaginare che un’Adunanza generale, quasi un Concilio +ecumenico, di tutti i rappresentanti dei _Comitati_ e delle +_Associazioni_ auspice da Londra l’Apostolo del pensiero, da Caprera il +Pontefice dell’azione. + +Convocata infatti da Garibaldi stesso, l’Assemblea si raccolse in +Genova nel teatro Paganini il 9 di marzo. Eran presenti tutti i +caporioni e caporali della democrazia, non meno di quattrocento +persone; presiedeva Garibaldi per ciò appunto venuto da Torino; il +quale, dopo aver nell’usato stile, scongiurato per la concordia, +additato nuovamente Roma e Venezia, riaffermata la necessità di +formare il fascio, o com’egli diceva, «il fascio romano di tutte le +forze,» aperse la discussione, quanto dire tutte le cataratte della +patriottica eloquenza. Pure fu notabile che in un’adunata d’uomini +sì diversi, nessuno esorbitò. Parve anzi che l’Assemblea ci mettesse +una tal quale ostentazione ad imitare l’ordine e la gravità dei +dibattimenti parlamentari, sicchè fra il dispetto e l’ironia fu +battezzata di _secondo Parlamento_. E d’un Parlamento ebbe, a dir vero, +tutto l’aspetto e tutta la solennità, tanto che se fu doveroso che il +Governo la rispettasse, perocchè così l’impedirla come il discioglierla +sarebbe stato del pari illegittimo, certamente fu molto significativo +che un’Assemblea di quattrocento persone, non munite d’alcun mandato +legale, assegnasse termini alla pace ed alla guerra; accettasse e +respingesse alleanze; passasse in rassegna armi ed armati; facesse +e rifacesse l’Italia, e il Governo fosse costretto a restare inerte +spettatore di tutto ciò, quasi in sembianza di tacito complice. + +Per ventura però le deliberazioni furono meno paurose delle +discussioni. I _Comitati di Provvedimento_ si fusero colle +_Associazioni unitarie_ in un nuovo sodalizio che prese nome di +_Società Emancipatrice_; un Comitato di ventiquattro membri, cibreo +di tutte le tinte, fu eletto a rappresentarla; si auspicò al fausto +connubio; si inneggiò a Roma e Venezia; si indusse Garibaldi ad +invocare come pegno della restaurata concordia il richiamo di Mazzini, +e tutto passò come iride, lasciando i nembi di prima. + + +X. + +Ma il Governo era impegnato a concedere ben più. Reduce Garibaldi a +Torino, Rattazzi perfezionando il disegno del Barone Ricasoli gli +commette la direzione dei Tiri a bersaglio, colla balla di girare +Italia per propagarne l’effettuazione: poco dopo gli consente la +istituzione di due battaglioni di _Carabinieri mobili_ comandati +da suo figlio Menotti;[200] apparentemente destinati a combattere +il brigantaggio nel Mezzogiorno, ma presti, occorrendo, per altre +imprese; infine, complotto trapelato soltanto più tardi, ma non men +vero, gli promette un milione di lire per provvedere all’armamento +d’una spedizione in Grecia, insorta allora contro il re Ottone, e che +Garibaldi aveva promesso soccorrere[201] se non gli si apriva altra via +in Italia. + +Così il Dittatore cacciato da Napoli pareva risorgere a Torino. +Si invocava il suo consiglio, si ambiva il suo aggradimento, si +interpretavano i suoi discorsi come responsi d’oracolo. Ospite del +senatore Plezza, la sua casa pareva un ministero; una processione +perpetua di Garibaldini, di patriotti, di Ministri, di Deputati d’ogni +colore, di ammiratori e sollecitatori d’ogni fatta, passava e ripassava +a visitarlo, a onorarlo, a consultarlo. I principi reali di Savoia lo +convitavano alla loro mensa quasi ingloriando dell’onore; finalmente +l’ultima settimana di marzo scortato dai figli e da numeroso corteo +di luogotenenti e di commilitoni, sopra treni appositi, in carrozze +separate, a spese dello Stato, s’incamminava alla volta di Lombardia. +Per contrapposto in quei medesimi giorni Vittorio Emanuele moveva colla +Corte e coi Ministri a visitare per la seconda volta il Mezzogiorno; ma +la cronaca narrò che il viaggio del mozzo nizzardo fu più trionfale. + +I Sindaci gli muovono incontro, i Municipi lo albergano a loro spese, i +Prefetti lo banchettano, il clero lo ossequia, l’esercito lo acclama, +le Guardie nazionali gli presentano l’armi, i Garibaldini in camicia +rossa montano la guardia alla sua porta, le donne lo corteggiano, lo +abbracciano, lo baciano, ne portan via per reliquia i capelli e le +vesti, gli offrono in dono le gemme ed i figli: infine dovunque arriva +una turba immensa di popolo lo attende impavido alla pioggia ed al +sole, monta sui tetti e sugli alberi per vederlo, si precipita, appena +lo scorge, intorno a lui, lo avviluppa, lo serra, lo trasporta, lo +tien prigione del suo affetto e del suo delirio, lo spia in ogni atto, +lo segue in ogni passo, assedia da mane a sera gli approcci della sua +casa, lo chiama e richiama al balcone, lo fa parlare e lo apostrofa, +gli promette tutto quello ch’egli domanda, gli grida ad ogni istante: +«Roma e Venezia;» a cui il Generale risponde quasi invariabilmente: +«Sì, Roma e Venezia son nostre, e se saremo forti, le avremo.» + +A Milano, murato da un serraglio vivente, non gli basta un’ora per +arrivare dalla Stazione all’albergo: dalla terrazza della _Ville_ +saluta «il popolo delle cinque giornate capace di venticinque,» +raccomanda la carabina; promette al solito Roma e Venezia. Inaugurando +con pompa solenne il bersaglio provinciale, spara egli il primo colpo, +che i giornali trovano stupendo. Dovendosi distribuire le medaglie +commemoratrici delle ultime campagne, ne è commesso l’ufficio a lui, e +molti, pigliando le medaglie da quella mano, piangon di gioia e tentano +baciarla. Il Sindaco lo arringa; le Guardie nazionali e le Associazioni +operaie gli sfilan davanti a bandiere spiegate; i membri dell’Istituto +Lombardo s’affrettano a visitarlo; il prefetto Pasolini lo invita +a pranzo, e all’udire il racconto delle sue gesta esclama: «Questa +sera divento garibaldino anch’io.[202]» Manzoni infine, visitato per +omaggio dall’eroe, dice: «Sono io che devo prestar omaggio a voi: io +che mi trovo ben piccolo dinanzi all’ultimo dei _Mille_, e più ancora +dinanzi al loro Duce, che ha redento tanta parte d’Italia e nel modo +migliore, offrendola a Vittorio Emanuele;» e avendogli il Generale +nell’accommiatarsi fatto presente d’un mazzettino di viole, «lo +conserverò, esclama il Poeta, lo conserverò in memoria d’uno de’ giorni +più belli della mia vita!» + +A Monza, a Como, a Lodi gli stessi deliramenti; a Parma, presiedendo +un Comizio d’operai al teatro San Giovanni, molte voci gli gridano: +«Viva Mazzini, ed egli replica: «Viva Vittorio Emanuele.[203]» A +Casalmaggiore bandisce la «Religione della santa Carabina.» A Cremona è +una epifania di donne, di ufficiali dell’esercito, di preti: monsignor +Vescovo Novasconi, malato, si leva di letto per ricevere la sua +visita: il clero gli manda una deputazione e pende dal suo labbro, +come da un nuovo Messia: dodici donne, madri, spose, figlie di morti +per la patria, gli presentano un indirizzo firmato da un migliaio +di signore e popolane cremonesi, nel quale promettono «che al nuovo +appello del Capitano dei Mille esse ridaranno ai loro uomini il brando +che spezzerà per sempre le catene delle loro sorelle ancora schiave.» +Era un’ebbrezza che dava il capogiro alle teste più salde e non sarà +meraviglia se tra poco ne sarà preso lo stesso Garibaldi. Perocchè +respirare tanto tempo in un’atmosfera sì infocata e non esserne +infiammato; sentirsi per quindici giorni intronati gli orecchi dalle +parole di «Roma e Venezia» e non crederle sincere; vedersi portato in +trionfo, udirsi glorificato e quasi incielato da un popolo intero e +non credersene il Dittatore; sapersi segretamente spalleggiato dallo +stesso Governo e non supporlo consenziente e complice, poteva essere +saggezza non difficile alla fredda mente d’un filosofo e d’un uomo di +Stato; ma all’anima ribollente d’un eroe diventava virtù pressochè +impossibile. Garibaldi sta per commettere i due più grandi errori +della sua vita; ma quando pure non bastasse a riscattarli la nobile +prepotenza dell’amor patrio, starebbero sempre a loro scusa questi +tre argomenti: la imprevidente e ambidestra condotta del Governo, +che pur di godere un riflesso della popolarità del Generale gli aveva +sacrificato una parte della propria autorità; la obbedienza passiva +dei di lui amici e commilitoni che tenendosi vincolati da una specie di +giuramento militare non seppero nè parlargli con verità, nè resistergli +con fermezza; finalmente la spensierata e quasi fanatica apoteosi che +i Lombardi prima, i Siculi poi, fecero d’un uomo che pure s’atteggiava +ad arbitro della nazione e li invitava a seguirlo in una avventura che +aveva tutte le apparenze d’una follia e d’una ribellione. + +A ciascuno la sua responsabilità. Per aver il diritto di dire tutta +la verità ai grandi bisogna prima saperla dire ai popoli. Sarnico ed +Aspromonte li fecero in gran parte anche gli Italiani. Stia pure a loro +discolpa che il magico Capitano li stregò col suo fascino; il Governo +li confuse colle sue ambagi; la parte rivoluzionaria li sorprese +colle sue audacie; non è men vero che se Garibaldi non avesse trovato +fin dai primi passi tanto incoraggiamento d’applausi, di promesse e +di offerte, non avrebbe mai potuto pensare, nonchè avviare, le due +temerarie imprese a cui nel 1862 s’accinse. Gl’Italiani gli urlavano: +«A Venezia,» ed egli, seguendo la sua natura, rispondeva: «Andiamo.» +Essi gli giuravano sulla spada e sulla croce, nelle piazze e nelle +chiese: «Roma o morte;» ed egli li invitava a confermare i giuramenti +coi fatti; essi continuarono per un mese a rappresentare sotto i suoi +occhi la commedia dell’eroismo disperato e del patriottismo indomabile; +ed egli, ignorando quanto di rettorico, di melodrammatico e di +carnevalesco s’ascondesse ancora, per antica legge ereditaria, nelle +vene de’ suoi concittadini, egli, l’eroe dabbene e sincero, li prese +sul serio e scontò la pena per tutti. + + +XI. + +La storia di Sarnico è breve. Garibaldi, visitate ancora Brescia, +Castelgoffredo, Asola, Desenzano, Pavia, adducendo il bisogno di +curarsi della sua vecchia artritide si riduce in sul finire d’aprile +presso le Terme sulfuree di Trescorre, nella villa del suo vecchio +amico Gabriele Camozzi. Chiunque però sapeva che Trescorre giace +come al centro delle valli che mettono al Tirolo, e osservava gli +andamenti del Generale e de’ suoi seguaci non poteva tardare ad +avvedersi che la salute e i bagni erano un comodo pretesto; ma la +ragione vera, ben altra e più grave. La villa Camozzi sembrava divenuta +un Quartier-generale. Un andirivieni incessante di Garibaldini, di +profughi veneti e trentini, di Deputati dell’estrema Sinistra; un +discorrere sommesso, un appartarsi guardingo, un apparire e scomparire +misterioso, dicevano abbastanza che qualcosa di nuovo si macchinava. +Il 5 maggio i membri della _Emancipatrice_, convenuti a Trescorre +per festeggiare la partenza di Quarto, confermavano l’alleanza e +la concordia giurata a Genova, e davano a Garibaldi nuovo stimolo a +compiere il concepito disegno.[204] + +Era una congiura condotta press’a poco colla stessa noncuranza del +segreto con cui due anni prima lo era stata la più grande congiura +di Marsala. I più noti luogotenenti di Garibaldi, i più celebrati +agitatori del partito d’azione[205] giravan apertamente di città +in città ad incettare armi, a commettere vesti, a comprare scarpe, +a negoziar prestiti di danaro; e bastava aver occhi ed orecchi per +conoscerne i passi ed udirne i discorsi. Garibaldi stesso, infine, +aveva già dato al Governo di Torino il più chiaro di tutti gl’indizi, +inviando agli ultimi d’aprile il dottor Ripari a richiedere al signor +Capriolo, segretario dell’interno, plenipotenziario del Rattazzi +assente, tutto o parte di quel milione che già era stato promesso per +la Grecia, e che era assai facile sospettare dovesse servire a impresa +più vicina. Insomma la trama ordivasi con tanta sicurezza e pubblicità +che a Parigi ed a Vienna sapevasi già quello che il Ministero a Torino, +e, cosa ancor più strana, i suoi governatori di Brescia e di Bergamo +sul teatro stesso dell’azione ignoravano. Ma un caso inatteso venne ad +illuminarli. A Genova una banda di audaci, svaligiato in pien meriggio +il banco Parodi, tenta la fuga sopra una tartana che mesi prima era +stata noleggiata a nome di Garibaldi dal colonnello Cattabene, appunto +per quella spedizione di Grecia di cui tanto si discorreva e che mai +si effettuava. La polizia italiana, frattanto, scoperta la via tenuta +dai ladri, riesce ad arrestarli in mare sulla tartana medesima; ma +quivi, trovando fra le carte del Capitano il primo contratto del +Cattabene, sospetta questi pure complice del furto, e saputolo a +Trescorre presso il Generale, senza badar più che tanto, nella notte +del 13 aprile, arresta lui pure e lo traduce come un malfattore ad +Alessandria. Proteste del Generale; strida del partito; invano; chè +al Tribunale soltanto spetta decidere la lite. Se non che l’autorità, +frugando la casa del Cattabene per iscoprire maggiori tracce della +sua colpabilità nel furto Parodi, viene inaspettatamente ad avere tra +le mani gl’indizii d’un’altra impresa non sospettata fino allora: gli +appunti, gli ordini, i piani dell’imminente invasione del Tirolo. A +tal punto anche il Governo si desta, e mentre bandisce illegittimi +tutti quegli apparecchi e falsa la vociferata connivenza del Governo, e +ferma la risoluzione d’impedire e reprimere quei tentativi, occorrendo +anche colla forza,[206] spedisce truppe a sbarrare tutti i passi di +Valcamonica e di Valsabbia; ordina che quanti s’avviano per quelle +valli siano arrestati; pone sotto rigorosa sorveglianza Trescorre +stesso e i suoi abitatori. + +Ed era tempo. Il 14, sera, un manipolo di giovani conveniva da ogni +parte nei dintorni del lago d’Iseo, manifestamente avviati per la +Valcamonica: il 15 il colonnello Nullo e il capitano Ambiveri, seguíti +da una più grossa squadra, stavan per raggiungerli: tutto dimostrava +che si era alla vigilia d’un’entrata in campagna. Allora anco i +Prefetti di Brescia e di Bergamo si riscuotono in sussulto: Nullo, +Ambiveri e cinquantacinque de’ loro compagni sono presi a Palazzolo: +altri quarantaquattro tra Sarnico ed Alzano Superiore: e i prigionieri, +con l’imprudenza che segue sempre le risoluzioni precipitate, sono +tradotti parte a Bergamo e parte a Brescia, patria di quasi tutti +gli arrestati, le due città più infiammabili d’Italia. E ne apparvero +tosto le conseguenze: il popolo bergamasco si accontentò d’un tumulto +presto sedato; ma il bresciano più sulfureo s’avventa alle prigioni +per tentare di liberare i prigionieri: il picchetto di guardia resiste; +spiana l’armi, fa fuoco: un cittadino è ferito, un altro morto: grande +lutto e maggior scompiglio in tutta la città. + +A questa nuova Garibaldi schizza fuoco e fiamme: scaraventa contro +i difensori delle prigioni di Brescia una violenta invettiva, +pareggiandoli «a sgherri mascherati da soldati,» e proponendo una spada +d’onore all’ufficiale russo Popof, che favoleggiavasi avesse spezzato +la sua piuttosto che usarla contro l’inerme popolo di Varsavia; nè pago +di ciò, chiede imperiosamente al Prefetto di Bergamo la liberazione de’ +suoi prigionieri, proclamando «aver essi agito per espresso suo ordine +e sè solo in ogni evento responsabile.» Dove fosse per trascorrere +l’accecato Achille era pauroso il pensarlo; pure avendogli il dabben +Prefetto comunicato la cortese, ma ferma risposta del Ministero: +«rincrescere al Governo, ma non poter ammettere il modo di vedere +del generale Garibaldi circa le conseguenze de’ fatti avvenuti;» +eccolo a un tratto, come se tutto quel furore non fosse stato che un +fuoco d’artificio, mutar parole e contegno; ridivenir ragionevole +e sereno; temperare in una nuova lettera le acerbe frasi dirette +all’esercito:[207] promettere a quanti l’avvicinano d’aver deposto +ogni pensiero di spedizione; reduci i ministri da Napoli, abboccarsi +tranquillo col Rattazzi e il Depretis; tranquillo partirsi da Torino; +tranquillo ritirarsi a Belgirate, ospite di Benedetto Cairoli, d’onde +dichiara pubblicamente: «Che ogni arruolamento che si potesse fare, +sarebbe a sua insaputa ed avrebbe la sua disapprovazione.[208]» + +E non basta: riapertosi in quei medesimi giorni il Parlamento, il +Generale consigliavasi di inviare al Presidente della Camera dei +Deputati una lunghissima lettera, la quale, riassunta ne’ suoi capi +principali, diceva: esser venuto sul continente chiamato dal Ministro +Ricasoli, che dicevasi disposto ad occuparsi seriamente dell’armamento +nazionale: il nuovo Ministero avergli confermato il mandato dei Tiri a +segno, e più «data larga speranza» che sarebbesi adoperato alacremente +alla definitiva costituzione d’Italia: pegno dei patti convenuti +doversi riguardare la istituzione di due battaglioni di Carabinieri +Genovesi; venuta meno anco questa promessa, aver egli rimandato alle +loro case i giovani accorsi a parteciparvi; ma poichè parte di loro +riluttava a rimpatriare, egli «li consigliò a raccogliersi in alcuni +luoghi della pacifica Lombardia nei quali si doveva provvedere al +loro mantenimento con ispontanee oblazioni di buoni cittadini, mentre +essi si sarebbero esercitati viemeglio alle armi in aspettazione di +futuri avvenimenti.» Il Governo quindi equivocò fatalmente sullo +scopo di quei depositi: niente di più falso che si trattasse d’un +tentativo d’invasione nel Tirolo; dolorose tutte le persecuzioni di +cui i suoi compagni furono fatti segno: suo grido sempre _Vittorio +Emanuele_, e guai a chi tocca il concetto salvatore: necessario però +a fecondarlo l’armamento universale della nazione. Questa tende alla +sua unificazione come i gravi al centro della terra: irrefrenabile +l’agitazione della gioventù: chi vuole opporsi al generoso movimento +assume tutta la responsabilità delle disgrazie che ci possono +minacciare.[209] + +Non rifaremo la discussione, o meglio il diverbio, che per questa +lettera s’accese in Parlamento. Il Crispi la difese passo passo, +spiattellando in faccia al Rattazzi anche la storia del milione, o, +come volgarmente dicevasi, del _milioncino_ promesso per la Grecia; il +Rattazzi armeggiò abilmente a contraddirla in tutti quei punti che lo +prendevano di mira; la Camera, più per tutelare l’autorità del governo +che per fiducia nel Ministero, votò un Ordine del giorno che prendeva +atto delle di lui dichiarazioni e lo incoraggiava a far rispettare la +legge; ma un’opinione s’accordò nelle menti, che la verità non si disse +nè si seppe intera da alcuno; e che poche giornate meritarono come +quella il proverbiale titolo di _journée des dupes_. + +E questo giudizio tocca per primo Garibaldi. Quale imperiosa ragione +abbia potuto indurre il Generale a firmare quella lettera (a firmare, +diciamo, non a scrivere, poichè lo stile prolisso e il sillogizzare +curialesco la dimostrano evidentemente fattura d’altra mano), a noi +non fu dato chiarire; il segreto è morto probabilmente coll’eroe. +Per certo quel messaggio non diceva tutta la verità e ne dissimulava +la principalissima parte. Che la spedizione del Tirolo non dovesse +aver luogo immediatamente; che tra la raccolta delle armi e degli +armati, e il momento dell’invasione potesse o dovesse trascorrere +ancora un certo tempo, e che in questo intervallo fosse possibile +una resipiscenza e un contr’ordine, ciò si comprende di leggieri; e +in questo senso la lettera del Generale diceva il vero; ma che tutta +quella gioventù si radunasse ai piedi dello Stelvio e del Tonale, +sulle soglie del confine austriaco, solo per esercitarsi alle armi, +o molto meno, come nell’eccesso del suo zelo apologetico volle dare +a credere il deputato Crispi,[210] o molto meno per apparecchiarsi a +tragittare il Mediterraneo e combattere in Grecia, ciò oltrepassa i +confini del credibile e dell’intelligibile, e ciò non è.[211] E non +andremo in cerca per questo di superflue prove; non faremo appello +alla testimonianza di centinaia dei nostri antichi amici e compagni +d’armi; non pretenderemo nemmeno che si creda alla nostra;[212] ci +basta rammentare un fatto solo: Bixio, alla Camera dei Deputati, nella +tornata dell’8 giugno 1862, studiandosi a dimostrare che il Ministero +non poteva avere alcun sentore di quella impresa di cui eran piene le +bocche, adoperò questo singolarissimo argomento: «Tanto vero, esclamò, +che Garibaldi interrogò me se conveniva renderne partecipe il ministro +Depretis ed io ne lo dissuasi.» Ora è troppo ovvio che nè Garibaldi +avrebbe stimato necessario di consultare il Depretis, nè Bixio reputato +sì pericoloso il farlo, se quei disegni che allora mulinavano per la +mente del Generale fossero stati embrioni ancora non nati; o, come egli +scriveva, si fossero arrestati all’innocente idea di esercitar alle +armi qualche giovanetto ramingo e sfaccendato. + +La verità è che Sarnico doveva essere la prima tappa di Trento; e +sarebbe stato più degno di Garibaldi confessare apertamente il proprio +generoso errore, anzichè sforzarsi a mascherarlo di avvocateschi +sotterfugi e di pie menzogne. Certo più che a lui la responsabilità +della lettera del 3 giugno spetta ai malavvisati consiglieri che gliela +dettarono; certo egli non s’indusse ad apporvi il proprio nome se +non per l’ingenuo convincimento di salvare per tal modo i suoi amici +compromessi da lui e per lui; ma non è men increscioso il pensare che +egli per una male intesa convenienza politica abbia dovuto lasciar +cadere sull’immacolata fama della sua lealtà una stilla d’inchiostro e +siasi esposto a veder sorridere della sua parola, sacra fin ora, la più +benigna posterità. + + +XII. + +Anche quello strascico di mar vecchio che aveva lasciato dietro di sè +la burrasca di Sarnico pareva del tutto quietato. Garibaldi era sempre +a Belgirate nella villa dei Cairoli; ma vi menava da due settimane +una vita sì privata e tranquilla che persino quei diari, che erano in +voce di suoi più intimi, non sapevan che si dire di lui. La sola nuova +un po’ importante che da qualche tempo fosse corsa dal Lago Maggiore +fu che a cagione di nuovi dissidi insorti tra il Generale e la parte +mazziniana (quella che voleva l’azione a ogni costo) egli aveva dato +la sua rinuncia di Presidente della _Società Emancipatrice_; e, com’è +ben naturale, anche questo fatto parve ai più buono augurio che l’eroe +andasse a poco a poco mettendo il cuore in pace, e deponendo, almeno +pel momento, ogni proposito di fortunose avventure. + +Se non che, a un tratto, una dietro l’altra, coll’incalzare staremmo +per dire d’un nembo che s’avanzi, rumoreggiarono queste notizie: +Garibaldi è giunto a Torino dov’ebbe un segreto abboccamento col Re +e un alterco con Rattazzi; Garibaldi seguíto da un manipolo de’ suoi +fidati è ripartito per Caprera: Garibaldi è sbarcato improvvisamente a +Palermo. + +Ma a che fare a Palermo? Perchè quel viaggio precipitato e misterioso? +Quale nuovo disegno covava il Generale? Quale nuova sorpresa preparava +egli all’Italia? Eran queste le domande ansiose che susurravan +su tutte le labbra e s’agitavan in tutti i cuori ed ai quali nè +oggi, nè mai, forse, sarà concesso dare precisa e certa risposta. +Tuttavia, rifrugando fra quei _frammenti a matita_ di cui altrove +abbiamo parlato, ci venne fatto di trovare questa pagina di tutto +pugno del Generale che getta un raggio di luce inattesa sulle origini +d’Aspromonte, e decifra almeno la prima sillaba dell’«enigma forte:» + + «Disgustato delle cose di Sarnico — e tornato in Caprera — io non + avrei abbandonato la mia solitudine — se le notizie dell’Italia + meridionale fossero state men tetre. — I miei amici di quelle parti + — massime dalla Sicilia — mi narravano il malcontento crescente ed + il pericolo d’un movimento autonomista — coadiuvato certamente da + tutti gli altri partiti che col mal governo di Rattazzi avevano + alzato la testa. — L’opinione generale era, che al richiamo (qui + minacciato) del Pallavicino un’insurrezione sarebbe scoppiata + in Sicilia. Tali considerazioni mi fecero decidere a visitare la + capitale dell’Isola. + + »Io sapeva che i Principi erano stati a Palermo — ma confesso che + se avessi saputo che essi si trovavano ancora là — io avrei scelto + un altro luogo di sbarco. + + »Avendoli però trovati a Palermo — ed essendo sempre stato ben + accolto da loro, mi affrettai a dire al mio amico Pallavicino che + mi sarebbe stato carissimo l’incontrarli. + + »Giunsi in città al principio della notte — e subito che quella + cara popolazione seppe del mio arrivo — volle vedermi e mi accolse + come un caro della famiglia. + + »Noi avevamo passato insieme momenti così solenni, tanti pericoli e + divise insieme tante glorie, ch’era naturale il rivederci oltremodo + commossi.[213]» + +Ora vi è in questa pagina autobiografica un punto che importa rilevare. +Fino ad ora fu detto e creduto che il disegno di far della Sicilia una +base all’impresa di Roma fosse già fermo e compiuto nella mente di +Garibaldi prima della sua partenza da Caprera. Ecco invece che egli +ci disinganna e con grande asseveranza ci assicura nelle più intime +sue carte come unico motivo di quel suo viaggio fosse l’idea, tuttora +vaga ed oscura, di ravvivarvi colla sua presenza lo spirito unitario, +quietarvi il pubblico malcontento, e combattervi le fazioni autonomiste +e borboniche che tentavano rialzare la testa. Nè di dubitare della sua +parola vi sarebbe ragione; in ogni caso, a noi suoi compagni d’azione +non mancherebbero argomenti per confermarla. + +Nessuno infatti di quanti, invitati da lui, lo accompagnarono da +Caprera a Palermo seppe mai dal suo labbro nè dove s’andasse, nè +perchè s’andasse! Soldati, seguivamo il Capitano: credenti, seguivamo +l’Apostolo.[214] Soltanto in alto mare nella notte del 7 luglio in +vista della costa siciliana, taluno essendosi arrischiato a chiedere +timidamente se si facesse rotta per la Sicilia: «Sì, rispose.... +andremo a Palermo e là vedremo.» E tuttavia questa indeterminatissima +parola «vedremo» era ancora la parte più definita e più certa del +programma di Garibaldi in quel momento. Nessuna mèta fissa guidava +i suoi passi; nessun proposito chiaro animava la sua volontà; e, +a guisa d’uomo che intraprenda un viaggio d’esplorazione in una +terra incognita, attendeva dalle scoperte che andrebbe facendo +per via la norma del suo cammino ulteriore. Però, lo si tenga per +fermo, il concetto di muovere dalla Sicilia al conquisto di Roma, +lunge dell’essere stato, come fu scritto, la causa del suo viaggio +in Sicilia, non ne fu che l’effetto. Che quel concetto dormisse +in embrione in fondo al cervello dell’eroe è più che probabile; ma +affinchè quell’embrione si animasse e prendesse forma viva e concreta +nel disperato dilemma _o Roma o Morte_, fu prima mestieri che sentisse +i vulcanici influssi del clima e del suolo siciliano, e trovasse in +quel medesimo maleficio di insanie, di debolezze, di equivoci d’onde +nacque l’aborto di Sarnico, la forza d’ingrandire e di minacciare. + + +XIII. + +Come accogliesse Palermo il suo primo liberatore lo narrò testè +egli stesso, e a chi conosce la forza d’espansione degli entusiasmi +siciliani è facile immaginarlo. Incontrato fra i primi dal prefetto +Pallavicino-Trivulzio, condotto al Palazzo Reale e ospitato in quella +medesima stanza da lui abitata nel 1860, visitato a gara da ogni ceto +di cittadini e da ogni ordine di magistrati, applaudito, baciato, +benedetto da una moltitudine di popolo delirante che cangiava sempre e +non scemava mai; unico nome su tutte le labbra, unico tema a tutti i +giornali, gli stessi figli di Vittorio Emanuele parvero dimenticati. +Però, quantunque il Generale fosse stato sollecito di rendere loro, +appena arrivato, il debito omaggio, essi sentirono il falso della +loro posizione, e affrettarono, senza parere, la partenza. E da +quell’istante il vero padrone della città fu lui; i partiti pendevano +dalle sue labbra; le Autorità facevano a gara ad ossequiarlo; gli +Istituti pubblici sollecitavano l’onore d’una sua visita, come +quella d’un sovrano; la Guardia Nazionale, fiore della cittadinanza, +novellamente comandata dal generale Medici, sembrava trasformarsi +in una sua guardia del corpo; il prefetto Pallavicino, supremo +rappresentante del Governo, pareva tornato suo prodittatore. Tuttavia +per alcuni giorni il Generale non profferì verbo, nè fece un passo che +uscisse dalla stretta legalità. Che cosa fosse venuto a fare a Palermo, +continuava ad essere un mistero anche pei suoi intimi; e probabilmente +non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. Soltanto la domenica del +15 luglio assistendo al Foro Italico, da una tribuna eminente, in +compagnia del Sindaco, del Prefetto e dei primari Magistrati della +città, ad una rassegna della Guardia Nazionale; punto badando al luogo, +alla cerimonia, al contorno ufficiale (fors’anco in cuor suo avendo +pensato giovarsene) saetta in mezzo alla milizia ed al popolo accalcato +a’ suoi piedi questa terribile invettiva: + + «Popolo di Palermo, + + Il padrone della Francia, il traditore del 2 dicembre, colui + che versò il sangue de’ fratelli di Parigi, sotto il pretesto + di tutelare la persona del Papa, di tutelare la religione, il + cattolicismo, occupa Roma. Menzogna! menzogna! Egli è mosso da + libidine, da rapina, da sete infame d’impero, egli è il primo che + alimenta il brigantaggio. Egli si è fatto capo di briganti, di + assassini. + + Popolo del Vespro, Popolo del 1860, bisogna che Napoleone sgombri + Roma. Se è necessario, si faccia un nuovo Vespro.» + +All’inattesa folgore gli stessi amici impallidirono; giuntane la nuova +a Torino, il Parlamento si commosse; il Ministro Rattazzi, incalzato +d’interpellanze, negò, arruffò, disdisse, deplorò le insensate parole, +censurando apertamente il prefetto Pallavicino d’averle ascoltate senza +protesta; ma poichè il Pallavicino pareva non darsene ancora per inteso +e Garibaldi non udiva intorno a sè che voci di plauso e di consenso, +e vedeva quell’idea di Roma accolta dall’inconsapevole entusiasmo +popolare più ch’egli non avesse sperato, così s’afferra a quella e ne +fa oramai la stella fissa del suo cammino. + +Risoltosi infatti a visitare i luoghi della epopea del 1860, tocca +Alcamo, Partinico, percorre, esaltandosi a quei ricordi gloriosi, il +campo di Calatafimi, fa una punta a Corleone, a Sciacca, a Mazzara, +e di là ripiega su Marsala, dove parendogli bello riprendere da +«quella terra di felice augurio il tronco cammino,[215]» annunzia, +più categoricamente che fino allora non avesse fatto, il suo fermo +proposito di marciare all’impresa di Roma, ed apertamente invita i +Siciliani a dar di piglio alle armi ed a seguirlo. E poichè, a quel +bellicoso appello, una voce ignota dalla folla plaudente sclamò: _Roma +o Morte_, «Sì,» ripetè più volte il Generale, «_o Roma o Morte_;» e +questo grido, uscito forse dalle labbra inconscie d’un Picciotto o +d’un pescatore marsalese, diventò da quell’istante, per il fato delle +parole, il segnacolo in vessillo d’una delle avventure più cimentose a +cui mai Garibaldi siasi accinto ed abbia tentato strascinare l’Italia. + + +XIV. + +Da quell’istante Garibaldi non s’arresta più. Appena reduce a Palermo +affretta colla nativa energia, incuriosa de’ particolari, sempre +diretta al fine, gli apparecchi della bandita impresa: manda i suoi +più fidati ufficiali a correre il continente, ad avvertirvi gli amici, +a fare incetta d’armi e di danaro: ad altri commette lo stesso ufficio +nella Capitale: spedisce nei comuni limitrofi il Corrao e il Bentivegna +(compagno il primo di Rosolino Pilo, fratello l’altro dell’infelice +Capo della insurrezione del 1856) a chiamare a raccolta i Picciotti; +e tutti lo ubbidiscono, tutti argomentando dalla palese acquiescenza +del prefetto Pallavicino che si fosse a una ripetizione del sessanta, +e che il Governo tacitamente assentisse, tutti lo secondano e gli +prestano aiuto. Soltanto tre de’ suoi più intimi, tra tanti che +lo circondavano,[216] raccolto tutto il loro coraggio, tentano di +far sentire al Generale consigli di prudenza, dimostrandogli la +impossibilità di transitare armata mano la Sicilia, senza incontrarvi +o prima o poi l’esercito regio, e soggiungendo, allo stremo d’ogni +altro argomento, che se la spedizione di Roma era invariabilmente +deliberata nell’animo suo, fosse il minor dei mali tentarla, come nel +sessanta, per l’ampia via del mare, dove il rischio di esser colati +a fondo sarebbe stato sempre minor danno d’una guerra civile, quasi +inevitabile per terra. E, fosse la bontà dei ragionamenti, fosse +un rimasuglio d’incertezza ancora tenzonante nella sua mente, il +Generale, cosa insolita, consentì ad ascoltare e discutere; cosa poi +veramente straordinaria e quasi unica, parve anche disposto a seguire +il consiglio. Infatti fu notato da chi gli era più vicino che il giorno +dopo egli diede ordine di raccogliere le armi e le munizioni in qualche +casa presso la costa; e spedì il suo segretario Basso a Messina in +cerca di vapori mercantili. + +Se non che avendogli taluno de’ più esaltati Siciliani, specie il +Corrao ed il Bentivegna, dato l’annunzio che nel bosco della Ficuzza +erano già raccolte in armi alcune migliaia di Picciotti, e dipinta la +Sicilia tutta pronta a insorgere, il Generale si lasciò trasportare +da quelle novelle, e deliberando piede stante, secondo il suo costume, +all’insaputa della maggior parte de’ suoi amici, seguíto dai pochissimi +che in quel momento gli si trovavan d’attorno, parte per la Ficuzza, +dando la posta colà a quanti volessero raggiungerlo. Allora nuovo e +più strano spettacolo; Palermo brulica d’armi e d’armati, come alla +vigilia d’una campagna; squadre di giovani a piedi, in carrozza, a +cavallo, in completo arnese garibaldino traversano a tutte le ore la +città; un nerbo di loro, in una casetta a poche miglia dalle porte, +piglia le armi e le buffetterie, s’organizza in compagnie e in colonna +al suon delle trombe, sfilando a pochi passi da un battaglione di +truppe regie, mandate non si sapeva se per fiancheggiarli o sbarrar +loro il cammino, s’avvia sicuramente, allegramente al campo designato. +Ora dire o far credere al popolo testimonio di quelle scene che non +fosse negozio inteso; che quelle mostre di proteste e di proibizioni +del Governo fossero altro che commedia, era impossibile. E lo provò +subito il prefetto De Ferrari, mandato a surrogare il Pallavicino, dopo +che questi, più non potendo reggersi nell’equivoca posizione, aveva +rassegnato l’ufficio; lo provò, diciamo, quando essendosi stimato in +dovere di pubblicare un suo manifesto, che il Governo disapprovava +quella mossa ed era deliberato ad impedirla, si vide strappati, tra le +beffe e le minaccie, i suoi bandi e posti in mora tanto egli quanto +il generale Righini, Comandante militare della città, o di venire ad +aperta battaglia per le vie o di starsene inerti. + + +XV. + +La mattina del 1º agosto infatti erano assembrati nei boschi della +Ficuzza circa tremila Volontari; talchè il Generale tutto lieto +esclamò: «Non ne ebbi tanti nel sessanta.» Eppure la qualità n’era +tanto diversa! Quando se ne eccettui il battaglione de’ Palermitani, +eletta della cittadinanza, e con esso una piccola mano di continentali +e poche reliquie di veterani e di patriotti seminati per le file, +il grosso componevasi d’un’accozzaglia di vagabondi e di ragazzacci +razzolati a caso fra quel vario elemento che in Sicilia forma, a +seconda dei tempi, così il ripieno delle squadre patriottiche, come +il fondo delle bande brigantesche, e che diede subito saggio di sè +stessa gridando al Generale per primo saluto: «pane pane....» Pure il +Generale li accolse tripudiando, compiacendosi quasi di que’ cenci e di +quelle faccie con quel sentimento medesimo con cui un altro e ben più +grande entusiasta lungo le rive dei laghi galilei compiacevasi delle +lacere turbe che lo seguivano. Però dopo averli arringati in un suo +Ordine del giorno che cominciava[217] colla formola «Italia e Vittorio +Emanuele, Roma o morte» e finiva colla speranza «di dare, riuniti al +prode esercito, un ultimo saggio del valore italiano,» partisce la sua +gente in tre colonne: una, la più grossa, sotto il suo comando diretto; +l’altra sotto gli ordini del Bentivegna, destinata a percorrere, per +Girgenti, la costa meridionale della Sicilia; la terza guidata da un +Trasselli, diretta per Termini, su Messina; e ciò fatto la mattina +del 2 agosto per Corleone, dove un picchetto della truppa regolare gli +monta la guardia, s’avvia a Mezzojuso. + +E colà soltanto gli giunge la nuova che era messo fuori della legge. Il +ministro Rattazzi, veduta l’ostinata impenitenza del Generale, e vani +ormai così i mezzi della persuasione, come quelli della repressione +ordinaria, si scuote alla fine; propone apertamente al Re di porre la +Sicilia in istato d’assedio; manda Commissario a Palermo, con pieni +poteri militari e civili, il generale Cugia, e il Re stesso, sancendo +la proposta de’ suoi Ministri, pubblica un proclama agli Italiani, +nel quale ammonitili «a guardarsi dalle colpevoli impazienze e dalle +improvvide agitazioni,» e assicuratili che «giunta l’ora della grande +opera la voce del loro Re si farà udire,» dichiara «ogni appello +che non sia il suo, appello alla ribellione ed alla guerra civile,» +minaccia del rigor della legge quanti non daranno ascolto alle sue +parole, e chiude solennemente: «Re acclamato dalla nazione, conosco +i miei doveri. Saprò conservare integra la dignità della Corona e del +Parlamento per avere il diritto di chiedere all’Europa intera giustizia +per l’Italia.[218]» + +Primi portatori a Mezzojuso di queste novelle, come del bando regale, +furono il duca Della Verdura e il dottor Gaetano La Loggia, vecchi +e cari amici del Generale; ma nè i loro affettuosi consigli, nè la +voce augusta di Vittorio Emanuele, nè la minaccia della legge, nè i +pericoli della guerra civile valsero a smuovere il proposito, ormai +incrollabile, dell’indomito Capitano. E n’adduceva le ragioni, o +quelle almeno che a lui parevano tali: non credere il Ministero giusto +interprete della volontà nazionale; non sgomentarsi, memore d’avervi +felicemente disobbedito altra volta, del divieto regio, probabilmente +imposto da prepotenza straniera o da intrighi diplomatici: l’esercito +poi, lungi dal temerlo nemico, attenderlo aiutatore e alleato, e +in ogni evento lasciassero a lui la cura d’evitarlo; finalmente il +disputare era tardi; l’alea era tratta; egli aveva giurato a Roma +per la vita e per la morte; campione sacro a quella causa, non poteva +retrocedere più. + +E non retrocesse; e per venticinque giorni precisi egli proseguì la sua +via con tanta sicurezza e tanta fortuna che gli Italiani non seppero +più se il Governo parlasse per celia o per davvero; se quell’esercito +che lo scontrava ad ogni passo e non l’arrestava mai fosse destinato +ad una indiretta complicità o ad una comparsa teatrale; se infine in +tutto quell’ingarbugliato dramma, che da mesi si svolgeva sotto i loro +occhi, essi fossero giuoco d’un occulto protagonista che dirigesse a +sua posta la macchina, e di cui Garibaldi non fosse, a dir così, che il +confidente e lo stromento. + + +XVI. + +Udito il _Te Deum_ nella chiesa di Mezzojuso (a compiere quella +shakespeariana tragicommedia d’equivoci non mancava più che preti +cattolici in chiesa cattolica benedicessero a Dio per la caduta del +poter temporale), Garibaldi leva il campo il 6, mattina; la sera del +dì medesimo è ad Allia; il 7 a Valledolmo; l’8 a Villalba, dove gli +perviene la notizia che a Santo Stefano la colonna Bentivegna era +venuta alle mani a cagione di due disertori con un battaglione di +regolari che colà presiedeva; ma aveva evitato più sanguinoso conflitto +principalmente per l’ardito e pronto accorrere di Enrico Cairoli, il +quale, cacciatosi fra i combattenti, aveva ottenuto si cessasse dal +sangue fraterno a patto di lasciare i disertori e sgombrare al più +presto la terra. + +Ripresa la marcia, traversa il 9 Santa Caterina; il 10, incontrato +dalle Guardie nazionali del paese, accampa a Marianopoli; l’11 entra +in Caltanisetta, d’onde la truppa regia, udito il suo avvicinarsi, si +ritira quasi fuggiasca, a Girgenti, la città gli dà un banchetto in cui +il Prefetto medesimo beve «alla fortuna della sua impresa;» ed egli +saluta Vittorio Emanuele in Campidoglio, e parte regalato d’armi, di +danari, di vesti. L’indomani a Villarosa lo raggiunge, con ottocento +uomini, il Bentivegna; il 14 a Castrogiovanni un barone varesano si +arruola sotto la sua bandiera con una grossa squadra soldata da lui, +talchè, ascesa la colonna a quattromila armati, viene divisa in due +_Legioni romane_, agli ordini, la prima del Menotti, la seconda del +Corrao. A Piazza, a Leonforte, a San Filippo le stesse accoglienze. +A Regalbuto sopraggiungono i deputati Mordini, Fabrizi, Calvino e +Cadolini, venuti di terra ferma per esplorare davvicino il vero stato +delle cose ed a seconda dei casi, o ripregare il Generale a desistere +dall’impresa, o associarvisi. E fu, se ci apponiamo, in que’ dintorni +(non sapremmo tuttavia precisarne il punto) che il Generale stesso +ricevette una lettera dell’ammiraglio Albini,[219] nella quale questi a +nome del Governo proponevagli di trasportarlo su una fregata regia in +quel qualsiasi porto del Regno che meglio gli fosse piaciuto; pronta +la fregata ad attendere i suoi ordini fra Acireale e Catania. Offerta +benigna, ma imprudente, come quella che dava al Generale un pretesto di +più per marciare su Catania, e ch’egli perciò s’affrettò ad accettare. + +E così di tappa in tappa era giunto a Centorbi, presso alle rive del +Simeta, dove cominciò a riavere notizie dell’esercito regio, di cui da +ben otto giorni aveva perduto ogni sentore. + +Infatti il generale Mella, comandante il presidio di Catania, era +venuto ad appostarsi coll’intera Brigata _Piemonte_ tra Adernò e +Paternò, a cavaliere delle due strade che menano a Catania ed a +Messina, risoluto, a quanto pareva, a sbarrargliene i passi; mentre +il generale Ricotti, spintosi da Girgenti alle spalle della colonna +ribelle, arrivava in que’ medesimi giorni a Castrogiovanni e serrava +sempre più dappresso il retroguardo garibaldino. Per Capitano deciso +a combattere, il cimento sarebbe stato poco temibile; per Capitano +deciso a sfuggire ogni battaglia, il frangente era minaccioso. Però +Garibaldi non pensò altro mezzo per uscirne che affrettare la marcia, +guadar notte tempo il Simeta, traversare a passi celeri e silenziosi +Paternò e deludere così la vigilanza de’ suoi custodi. Ma l’intento +gli fallì: l’avanguardia del Corrao fu indugiata per via; il Simeta +più grosso dell’usato rese difficile il guado; sicchè la colonna non +potè arrivare in faccia a Paternò che a giorno già alto. E siccome a +Paternò stava di guardia un battaglione regolare, il quale, al primo +apparire delle camicie rosse, corse subito a schierarsi in difesa, +così tutti pensarono, i più col cuore serrato, che uno scontro fosse +ormai inevitabile. Ma, il lettore l’ha già compreso, noi viaggiamo +da un pezzo nel mondo ariostesco dei sortilegi e degli incantesimi, e +conviene essere apparecchiati a tutte le sorprese. Garibaldi manda in +cerca del Maggiore Comandante di quel Battaglione, non si può dire se +amico o nemico, e il Maggiore s’affretta all’invito, stavamo per dire +all’ordine, del Generale avversario. Questi a sua volta esce dal suo +campo incontro al Maggiore e sotto gli occhi dei loro soldati, presti +a combattere, si salutano, si stringono la mano ed amichevolmente +conversano. + +Quel che siansi detto non si seppe; taluno vide il Generale mostrare al +Maggiore una lettera con un gran suggello rosso;[220] letta la quale +l’ufficiale s’inchinò riverentemente e partì. E non è inverosimile; +probabilmente la lettera era quella medesima che l’ammiraglio Albini +aveva scritto pochi giorni innanzi al Generale, nella quale gli dava +convegno nel porto di Catania; d’onde il consenso del Maggiore regio +a concedere il passo. Certo è che, appena separatisi, i Volontari +poterono mandare i loro furieri a provvedersi di viveri in Paternò; che +il battaglione regio non fece un passo fuori della linea già occupata; +che infine, verso le quattro pomeridiane, dopo almeno sei ore di sosta, +Garibaldi potè levare tranquillamente il campo, e, preso prima per +viottole traverse, poi per vigneti e giardini, girare attorno Paternò +e riescire franco da ogni molestia sulla strada maestra di Catania, +dove, per giunta, un picchetto di Regi, di guardia alla porta, gli +presenta l’armi. E tutto gli sarebbe riuscito ancora più a seconda, se +una parte della legione Corrao, la meno disciplinata tra tutte, o per +capriccio o per errore, non avesse tentato traversare il paese; per il +che i Regi furono costretti a far fronte ed a vietare loro il cammino. +E certo un conflitto ne sarebbe scoppiato, se, altra e più grande +meraviglia di quella favolosa giornata, Garibaldi avvisato del pericolo +non fosse tornato sui suoi passi e non avesse ottenuto sempre da quel +Maggiore, mercè una sua dichiarazione scritta, il libero passo degli +arrestati.[221] + +Strana guerra, invero, in cui il Comandante d’una parte stava ai cenni +del Comandante dell’altra: il nemico prestava i viveri al nemico; i +prigionieri erano liberati sulla parola del Capitano avversario; e +coloro che avrebbero dovuto, a rigor de’ termini, passarlo per l’armi, +gliele presentavano. + + +XVII. + +E tuttavia il genio di quella fantastica tregenda non aveva esaurite le +sue gherminelle. Nella sera stessa essendosi il Generale avanzato con +pochi seguaci verso Misterbianco, vede a un tratto illuminato il paese +da una gran luce e pochi istanti dopo una folla festante armata di +fiaccole uscirgli incontro, e annunziatagli Catania già libera di Regi, +sobbarcarsi alla sua carrozza, e per parecchie miglia portarlo, quasi +di peso, come in una sedia gestatoria, nella città. + +Tralasciamo le accoglienze, non dissimili, più fervide forse, di quante +n’aveva ricevute fin allora. In Catania non c’è più ombra di governo +regio: governa Garibaldi. Una o due compagnie di linea sono chiuse in +castello quasi prigioniere, e quella volta è Garibaldi che concede la +libertà. Il prefetto Tholosano s’è ritirato a bordo della _Vittorio +Emanuele_, una delle fregate che ancoravano nel porto; e Giovanni +Nicotera, fatto Comandante civile e militare della città, tiene il +suo luogo. E il più notevole si è che non un partito solo coopera +a quella strana rivoluzione, ma la cittadinanza intera. Garibaldi è +ospitato nel _Casino della Società degli Operai_, di cui eran membri +cittadini d’ogni colore politico. Il marchese di Casalotto, deputato +di parte moderata, Comandante in capo della Guardia nazionale, gli +manda una compagnia d’onore; una legione cataniese si recluta fra +l’eletta della città: insomma l’inganno che Garibaldi, se pure discorde +col Governo, agisse in segreto accordo col Re, confermato in quegli +ultimi giorni dalla fiacchezza del generale Mella e dall’inazione +della squadra, continua il suo giuoco e travia tutte le menti. Ed a tal +segno le travia, che sparsasi, il 22 sera, la novella che il Mella ed +il Ricotti marciassero con forze unite e mosse combinate ad assalire +Garibaldi, la città si leva in tumulto; le vie e le porte si coprono di +barricate; gran parte della Guardia nazionale si mette in armi, pronta +a respingere l’assalto; sicchè può dirsi che chi lo teme di più sia lo +stesso Garibaldi. + +Fortunatamente, a scongiurare il pauroso evento ed a levarlo +dall’atroce distretta, apparvero in vista del porto due piroscafi, +uno con bandiera francese, l’altro con italiana; laonde Garibaldi, che +dall’alto del Convento dei Benedettini era stato il primo a scoprirli, +«È un’occasione, sclamò, che non bisogna lasciarci sfuggire;» e in men +d’un’ora quelle due navi erano in suo potere. + +Ma qui è il tempo di lasciar parlare egli stesso. Nei già noti +_Frammenti a matita_ troviamo di tutto suo pugno la narrazione +d’Aspromonte, e quantunque l’autobiografo sorvoli a non pochi +particolari, e lasci qua e là qualche lacuna;[222] siam certi che +il lettore preferirà sempre queste pagine autografe, scolpite dalla +interna stampa dell’eroe, a qualsiasi più veridico e diligente +racconto. + + +XVIII. + + «Catania s’era mostrata degna di Palermo e della Sicilia. In + Catania trovammo un vulcano di patriottismo. — Uomini, denaro, + vettovaglie e vesti per la nuda mia gente. + + »La Provvidenza c’inviò due vapori ed io, amante del mare, + dall’alto della torre del Convento dei Benedettini che domina + Catania salutai la venuta de’ due piroscafi collo sguardo + appassionato d’un amante. — Uno era italiano, roba nostra — l’altro + francese.[223](?) — Buonaparte non ci aveva rubato Roma — che + teneva da tredici anni? — e perchè non potrò io disporre d’un suo + piccolo legno per una notte? Due fregate italiane custodivano il + porto e s’accorsero naturalmente dell’intenzione nostra. — Dovendo + traversar lo Stretto di notte bisognava fare i preparativi di + giorno. Le fregate vigilavano accuratamente e quasi chiudevano + l’entrata del porto di Catania. Esse nella notte — o sarebbero + all’àncora, e in quel caso potevano tenersi molto vicine; ma non + pronte a proseguirci nella nostra uscita — oppure si terrebbero + esse sulla macchina — ed allora impossibile di star così vicini + agli scogli — in una notte oscura — poichè tutto intorno al porto + di Catania è scoglio e d’una lava che incute timore anche di + giorno. Di notte quella costa è d’un oscuro — d’un tetro d’inferno. + Ostile l’esercito che circondava Catania, e che aumentava di numero + ogni giorno. Ostile la squadra che senza dubbio sarebbe aumentata + pure. Non v’era miglior espediente che di profittare de’ due + provvidenziali vapori e tentare il passaggio. + + »Se le fregate crociavano — non potendo esse tenersi vicino agli + scogli, a noi gli scogli — e stringerli quanto più si poteva. + + »Se le fregate ancoravano sulla bocca del porto — diritto su di + esse — e passar tanto sotto le loro batterie da non poter colpire — + con tutta l’inclinazione data ai cannoni.[224] Io avevo calcolato + dall’alto e l’altezza delle batterie delle fregate e l’altezza + de’ due piccoli piroscafi — ambi esposti alla mia vista ed a poca + distanza. + + »Presa cotal risoluzione — io scesi dalla torre del Convento e + m’incamminai verso il porto per sollecitare l’imbarco ordinato + da varie ore. Erano tremila e più i miei compagni — che meco + dovevano traversare il mare — ed appena mille ne poterono ricevere + i due piroscafi. Quello fu un momento penibile.[225] Nessuno + voleva rimanere, eppure molti lo dovevano. Vi era un’assoluta + impossibilità di fare altrimenti. + + »Col cuore lacerato io vidi rimanersi quella cara gioventù, che + altro non voleva che precipitarsi nella impresa la più ardua e + la più pericolosa, senza chiedere ove si andava — e qual’era il + loro guiderdone? Oh! Chi può disperare dell’avvenire d’una patria + con uomini tali — eppure quegli stessi uomini che si cercò di + schiacciare, di distruggere — erano poco tempo dopo trascinati + come malfattori nelle prigioni dello Stato — coi nomi di ribelli, + briganti e camorristi! + + »I piroscafi che non potevano ricevere più di mille uomini — ne + ricevettero più di duemila — ma erano stracarichi d’un modo, come + non ho mai veduto. + + »Chi poteva impedire l’imbarco a quella buona, ma disperata + gioventù? Non ne entravano più sui bastimenti quando materialmente + nè un solo vi poteva più mettere il piede, dalla gran calca. Era + cosa spettacolosa! + + »Così si uscì dal porto di Catania — verso le 10 pomeridiane. Le + fregate — come avevo previsto — non tenendosi all’àncora, dovevano + tenersi alquanto scostate — e l’espediente fu allora di costeggiare + vicinissimo gli scogli al settentrione del porto. + + »Anche questa volta la fortuna marciò colla spedizione dei Liberi + — e prima di giorno noi toccavamo la sponda meridionale della + Calabria a pochissima distanza del punto ove sbarcammo nel 60 — ed + ove rimaneva lo scheletro del _Torino_,[226] che per molto tempo si + scoprirà ancora, testimonio della rabbia ridicola e sterminatrice + dei Borboni. Il _Torino_ era uno dei più bei piroscafi che io + m’avessi veduto. Proprietà nazionale ed individuale italiana — + quel bel vapore si sarebbe potuto salvare al paese non essendovi nè + necessità, nè gloria militare nel distruggerlo. + + »Ancora una volta noi salutammo il continente italiano, pieno il + cuore di speranze e colla mèta di scuotere a libertà gli schiavi + fratelli di Roma. Ma il continente italiano non rispondeva + degnamente alla chiamata del risorgimento. Il Moderantismo aveva + gettato tra le moltitudini la sua ghiacciata parola — e per + sciagura que’ moderati d’oggi erano i corifei della rivoluzione del + 60 — e quindi possenti ad ingannare i popoli. + + »Lo stesso giorno dello sbarco in Calabria si occupò Melito. Da + Melito v’erano tre vie da prendere. L’orientale per Gerace — la + centrale per San Lorenzo ed i Monti — e l’occidentale per Reggio. + Per Reggio fummo fortunati nel 60 e si scelse quella. + + »Da tutte le notizie raccolte io non dubitava che in quella + estremità del continente italiano non si facessero quanti + preparativi si potevano per fermarci — e veramente colla direzione + su Reggio io avevo poca speranza di penetrarvi. + + »Ciononostante — il fortunato nostro passaggio e la celerità di cui + erimo capaci — ci mettevano nella possibilità d’entrare in Reggio + — non avendo potuto ancora i nostri avversarii radunare in quella + città forza sufficiente per chiudercene l’entrata. Con un colpo + di mano come quello del 60 — e colla simpatia della popolazione di + cui non dubitavo noi saressimo entrati in Reggio. Ma molto dubbioso + era, se potevamo entrare senza combattere e contrariamente al 60 + noi dovevamo evitare i combattimenti. + + »Tali considerazioni mi obbligarono d’accennare a Reggio — ma poi + deviarci — e presimo a destra nella direzione d’Aspromonte.[227] + + »Il letto del torrente[228] fu la via che si seguitò per + raggiungere le alture. Ad onta però di celere marcia la + retroguardia nostra fu attaccata da una compagnia di truppa.[229] + Io ero già un pezzo sulla montagna quando fui avvertito di tale + avvenimento — tornai indietro e vidi che tutto era terminato. + + »La strada dei monti che avevamo presa ci faceva evitare i corpi + di truppa — ma ci lasciava in quasi assoluto difetto di viveri. + Il primo giorno si passò con alcune pecore comperate dai pastori, + e che furono insufficienti. Bisognava con tuttociò marciare + fortemente, sia per trovare de’ viveri — come per oltrepassare + Reggio ove si sapevano ingrossare ad ogni momento le truppe. + + »Quei due giorni di marcia per i monti[230] furono veramente + disastrosi. La gente aveva mangiato pochissimo ed alcuni nulla. + Grande difetto di calzatura, per cui si doveva rallentare la + marcia. Poi si consideri che la maggior parte de’ giovani che mi + accompagnavano — oltre all’essere poco assuefatta alla fatica — + perchè gente agiata — erano giovanissimi — ed io avevo l’anima + straziata di vederli così in misero stato — trascinarsi piuttosto + che camminare. + + »Qui mi accade ricordarmi di quei bei mobili di preti, che ci + tolgono quasi assolutamente la gente della campagna. Indi la + mancanza di gente nerboruta e forte per le marcie — quei miei + poveri giovani in tutte le epoche hanno fatto marcie forzate e + non poche — ma sostenuti più dalla forza morale che dalla fisica e + penetrati dall’indomabile amor di patria. + + »Non è da stupirsi se i sedicenti briganti che con tanta + ostinazione tengono testa alle nostre truppe regolari nelle + provincie napoletane hanno potuto sostenersi fin oggi e vi si + sosterranno forse per un pezzo ancora — se dura loro la protezione + del Papa e di Buonaparte. + + »Tutti questi briganti sono uomini del campo e della montagna — la + suola naturale dei loro piedi non si consuma mai. Io ricordo un mio + compagno di caccia contadino con cui cacciavo sui monti di Nizza + — che quando entravamo in caccia toglieva le scarpe e le poneva in + cintura. + + »Con uomini simili si può fare facilmente trenta miglia in una + notte — sorprendere il nemico, batterlo e dopo d’aver bottinato + ritirarsi in luoghi sicuri. + + »Senza preti quella gente svelta, coraggiosa, robusta delle + popolazioni sarebbe con noi, ed agevolerebbe immensamente a + raggiungere la mèta prefissa dalla nazione italiana. + + »Io marciavo avanti — e — singolare — l’eletta della mia gente, + in numero di circa cinquecento, marciava meco non solo, ma era + obbligato di fermarla sovente perchè non passasse avanti, spinta, + povera gente, anche dalla fame e dalla speranza di trovare più + avanti qualche cosa da mangiare. Si giunse finalmente alla casetta + forestale d’Aspromonte ove si credeva trovare alcuni viveri — ma + nulla — e vi trovammo porte chiuse. + + »Un campo di patate sfamò i primi giunti — che avevano pure avuto + la previdenza di portare seco loro alcune fascine secche atte ad + arrostire le patate, ciocchè fu eseguito in un momento. Per parte + mia mangiai quelle patate arrostite deliziosamente.[231] + + »Il 28 agosto, credo, giunsimo in Aspromonte in numero di circa + cinquecento, ed accampammo intorno alla casetta — io dentro. I miei + poveri compagni giungevano alla spicciolata in uno stato da far + pietà — affranti dalla fatica e dalla fame, e sprovvisti la maggior + parte del necessario vestimento. Così stesso[232] tra quella brava + gioventù non si sentiva un lamento. Nel decorso della giornata + giungevano sempre piccoli drappelli de’ nostri — e nello stesso + tempo viveri che si erano mandati cercare — ed altri che la brava + popolazione dei paesi circonvicini ci offriva spontaneamente. Così + passammo quel giorno. + + »Mi pare d’aver detto — che l’ultima marcia alquanto forzata — + aveva il doppio oggetto di porci presto a settentrione di Reggio + — e cercare da mangiare. Quest’ultimo motivo mi poneva nel caso + di sollecitare la marcia — inquieto ed impaziente di trovar + presto cibo per la gente, quindi immenso allungamento di colonna + — e certamente la coda rimaneva indietro. In marcia cotale era + impossibile trovare guide per ogni frazione della colonna. Indi + deviamenti di direzione. Nella notte poi la scabrosità dei sentieri + di montagna ed oscurità de’ boschi. Poi molti, dalle informazioni + prese conoscevano ch’io non seguivo sulle traccie de’ paesi, ma + bensì verso un campo situato al limitare d’una foresta, e prendendo + consiglio dalla fame si dirigevano di preferenza verso i paesi ove + si presentasse loro più probabilità di trovare de’ viveri. + + »Tali e tanti motivi fecero sì che alla fine del giorno 28 ci + mancarono ancora più di cinquecento dei nostri. La maggior parte + di quei nostri mancanti caddero in potere della truppa che si + avvicinava ad Aspromonte — e gli altri che rimasero liberi si + traviavano per non essere colti dalla truppa a Santo Stefano alcune + miglia distante e seppero quasi subito ch’essa s’incamminava per + Aspromonte.[233] Feci subito toccare a riunione e marciare verso + una posizione più conveniente ch’io già aveva riconosciuta. La + posizione era magnifica — e se avessimo dovuto combattere de’ + nemici anche in numero doppio di quanto era la truppa italiana io + non dubitavo della vittoria. + + »E qui commisi un errore che per deferenza non è citato da nessuno + di quanti scrissero sul fatto doloroso d’Aspromonte; ma che in + ossequio della verità io devo confessare. Non volendo combattere — + perchè aspettare la truppa? Avrebbe dovuto il capo che la comandava + mandarmi un parlamentario prima d’attaccare? Ma non dovevo io + supporre che finalmente si voleva rompere, e che _un po’ di sangue + fraterno non farebbe male_, e che per non dar tempo ai soldati di + riconoscere chi avevano in fronte si farebbero cominciare il fuoco + da lontano e subito giunti al passo di trotto — come fecero. + + »Io dovevo supporre tutto questo e non lo feci. Io dovevo marciare + prima dell’arrivo della truppa — lo potevo e non lo feci. + + »Avrei molti motivi da anteporre[234] a mio favore: per esempio + — la distribuzione dei viveri ch’erano giunti, e che stavano per + giungere. Veramente mentre io vedeva giù la truppa avanzare alla + nostra volta, delle file di donne e d’uomini si scorgevano in + lontananza carichi di provvigioni per noi. + + »Non è questo sufficiente motivo perchè la gente qualche cosa + aveva mangiato — e si poteva fare almeno una piccola marcia sino + a Santa Eufemia — distante due ore — ed ove la popolazione con + varie deputazioni mi aveva caldamente invitato. Oppure marciare + io, con parte della gente a Santa Eufemia, e mandare il generale + Corrao in altra direzione. Avrei potuto ancora frazionare di più + la gente. Tutte queste misure che potevano almeno momentaneamente + allontanare la catastrofe io avevo nella mente di eseguire, ma ciò + doveva essere eseguito colla celerità che mi aveva servito in tante + occasioni. E non lo feci. + + »Un altro motivo era quello di aspettare la gente nostra che + marciava ancora, e che poteva giungere da un momento all’altro. + Motivo anche questo insufficiente poichè chi non s’era riunito a + quell’ora, o aveva poca voglia di riunirsi, od era stato arrestato + — od era traviato, e si sarebbe riunito in altri luoghi. + + »Infine un po’ d’irresoluzione da parte mia — posso dire insolita + — fu per gran parte colpa di quanto avvenne. Ora devo confessare + che quando vidi la forza (e certo nessuno la scoprì prima di + me) alla distanza di circa tre miglia che marciava su di noi con + sollecitudine, non mi passò nemmeno per idea la ritirata — quando + fosse stata quella forza doppia di quello che era. + + »Solamente ordinai al Capo di Stato Maggiore di rettificare + la linea occupata dai nostri — e prendere alcune convenienti + posizioni. La foresta d’Aspromonte formava nella posizione in + cui ci trovammo un contrafforte di piante che s’avanzava verso + la pianura. A ponente del contrafforte il bosco si limitava, in + linea retta scendendo dal monte, verso la pianura, ed al di fuori + del bosco verso ponente pure, il colle era privo d’alte piante e + ricoperto di felce — formando un piano interrotto e convesso che + terminava alla nostra destra nella pianura ed al fronte nostro nel + letto di un torrente. + + »Io avevo fatto formare la nostra linea sull’alto del bosco, la + sinistra al Monte ove mi collocai io stesso per esser la parte più + alta ed ove appoggiavano la loro sinistra alcuni dei battaglioni + del corpo di Menotti. + + »Menotti essendo alla destra del suo corpo si trovava al centro. + + »La destra comandata dal generale Corrao si stendeva oltre + l’estremità. + + »Avevo ordinato che si schierassero alcune catene al fronte della + linea, e che il resto fosse tenuto in colonna nei vuoti che si + trovavano nella linea del bosco. Due compagnie furono staccate a + crocchietto[235] sulla nostra sinistra formando una perpendicolare + colla nostra linea e colla direzione del torrente che dominavano. + Una terza compagnia fu inviata pure sulla nostra sinistra ad + occupare un’eminenza che dominava tutta la linea — ed ove si temeva + che verrebbero a comparire alcune compagnie di bersaglieri — che + staccati dalla truppa minacciavano di fiancheggiarci. + + »Ho già detto: che alla vista della truppa non mi sarei ritirato + ancorchè avessi saputo che ci succederebbe peggio di quanto ci + successe. + + »Avevo commesso l’errore di non marciare appena scoperta la truppa + — non dovevo più marciare alla vista di essa. Ciò sarebbe stata una + fuga — e poca voglia v’era di fuggire. + + »Dimodochè noi contemplammo tranquillamente il celere avvicinarsi + de’ soldati italiani — i quali giunsero al passo di trotto + sulla collina che fronteggiava la nostra al di là del torrente — + stendersi in linea e cominciare un fuoco d’inferno. Fu cosa d’un + momento. Io passeggiavo al fronte delle nostre catene — e certo + addolorato dalla piega che prendevano le cose — massime che udivo + sulla destra — essere stato risposto continuatamente alle fucilate + degli assalitori — continuavo colla raccomandazione di non far + fuoco — ed i miei aiutanti percorrendo la linea raccomandavano + lo stesso — ed ordinavo alle trombe di comandare il _cessare il + fuoco_. + + »Io fui ferito al principio della fucilata — ed accompagnato + all’orlo del bosco — ove fui obbligato di sedermi — rimasi quasi + nell’impossibilità di più poter distinguere ciò che succedeva sulla + linea. Ove avessimo avuto da fare con dei nemici — la cosa andava + certo diversamente. Avrei potuto collocare, coperte dalle prime + piante, le nostre catene dei bersaglieri e con loro potevo rimanere + io stesso. Lasciare avanzare la truppa al di qua del torrente — + e dopo d’averla fucilata a bruciapelo — caricarla di fronte — col + vantaggio dell’altura, e di fianco sulla sua destra spingendovi, + collo stesso vantaggio, le compagnie che si trovavano a crocchietto + nella nostra sinistra. Tutto ciò poteva operarsi molto prima + che le compagnie de’ bersaglieri che marciavano per il bosco per + fiancheggiarci sulla nostra sinistra potessero comparire e prender + parte alla pugna. + + »Io non ho mai dubitato che per valorosi che fossero i soldati che + avevamo di fronte — essi non potevano mancare d’essere sbaragliati. + + »Io ho fatto gli elogi del colonnello Pallavicini — e sono oggi + della stessa opinione. In primo luogo — noi potevamo cadere in + peggiori mani. In secondo, egli eseguiva gli ordini che aveva, + con valore e risoluzione. Ciò nonostante — ripeto — se nemici + dell’Italia noi avessimo avuto in faccia da combattere — l’Italia + in quel giorno contava una splendida vittoria di più. + + »Già dissi in un altro luogo che alcuni picciotti dell’ala destra + avevano risposto al fuoco della truppa. Io ciò aveva veduto nel + momento in cui fui ferito. Ma ciò che non vidi — e seppi dopo — fu + che li stessi picciotti e Menotti nel centro — avevano eseguito una + scarica.[236] + + »È positivo però che da tutte le parti della linea dal centro alla + sinistra — ove si trovavano in maggioranza i veterani di tutte + le pugne — dei volontari italiani, e che più immediati erano alla + posizione da me occupata — nessuno si mosse nè fece fuoco. + + »Seduto — attorniato da’ miei prodi fratelli d’armi — io ebbi + la prima medicatura al mio piede destro — alla coscia sinistra + un’altra palla mi aveva contuso, ma fu poca cosa. + + »Frattanto giungevano alcuni della truppa — e tra essi varii di + coloro che con me avevano servito nei tempi passati — e vidi il + cordoglio sulla fisonomia di tutti — meno alcuni giovani ufficiali + dell’esercito — che senza dubbio — nuovi nei combattimenti + credevano di aver riportato una strepitosa vittoria. Io ebbi ad + incomodarmi con alcuni di questi pei spropositi loro — ma fu cosa + di momento.[237] + + »Giungendo la truppa sulla linea nostra — e non sapendo di me — + molti de’ nostri si ritiravano per il bosco — dimodochè si rimase + in pochi e ciò accelerò il disarmo della gente. + + »I miei ufficiali di Stato Maggiore col colonnello Pallavicini + stipulavano alcune condizioni — fatica inutile — poichè fummo + trattati come prigionieri di guerra — come tali accompagnati a + Scilla e come tali imbarcati a bordo della fregata il Duca di + Genova e condotti alla Spezia. + + »Da Aspromonte alla Spezia — io devo ricordare con gratitudine il + trattamento del colonnello Pallavicini — del maggior Pinelli — del + comandante, Whright, del _Duca di Genova_ — del colonnello Santa + Rosa, e del comandante Ansaldi al Varignano — e del capitano di + Porto, Rossi (uno dei mille), alla Spezia.[238]» + + +XIX. + +La commozione suscitata dall’annuncio d’Aspromonte fa grandissima, +e non in Italia soltanto, ma in quante contrade era giunto il nome +del mondiale condottiero e l’eco della catastrofe. Strano destino di +quest’uomo: egli raccoglieva dalla sua disfatta una mèsse di gloria che +mai sì grande dai trionfi di Palermo e di Napoli! Finchè fu in piedi +col vessillo della rivolta in pugno, egli non era, agli occhi dei più, +che un ribelle dissennato, che pareva lecito anzi doveroso combattere +e schiacciare al più presto; appena fu atterrato, egli diventò a quegli +occhi medesimi il martire d’un’idea, reso dalla sventura inviolabile e +sacro. + +Perseguitato, temuto, da molti esecrato fino a ieri come un bandito +pericoloso, oggi è ricerco, glorificato, staremmo per dire, adorato +come un santo. Un incessante pellegrinaggio di devoti assedia il suo +carcere; una gara d’affetti circonda il suo capezzale; un concento +di compianti e di voti vola a lui da ogni angolo della terra, e ne +dice l’apoteosi. E quel che è più meraviglioso, prima in quel torneo +di pietà la fredda, compassata, calcolatrice Inghilterra. A Londra, +a Birmingham, a New-Castle, a Dundey, a Birkenhead i _meetings_ si +succedono ai _meetings_, nè solo per esprimere all’eroe la simpatia +del popolo britannico, ma per protestare insieme contro la Potestà +temporale de’ Papi e l’occupazione francese di Roma. Uno de’ più +celebri chirurghi inglesi parte a pubbliche spese per visitare il +ferito; una colletta popolare d’un _penny_, destinata a costituire +un fondo di soccorso a Garibaldi, raccoglie in pochi giorni 40,000 +franchi; i giornali d’ogni parte riboccano di notizie del ferito, di +particolari della sua vita, d’apologie della sua causa; da tutti i +porti del Regno Unito partono per la Spezia lettere, telegrammi, doni, +visitatori e visitatrici; un Comitato permanente di notabili governa +nella metropoli le onoranze a Garibaldi; ad Hyde Park in un _meeting_ +di quarantamila persone si combatte tra Irlandesi ed Inglesi pro e +contro Garibaldi, pro e contro il Papa più che non si fosse combattuto +ad Aspromonte; la questione garibaldina par divenuta una questione +inglese. + +Diverse di forma, non di sostanza, sono le manifestazioni degli altri +popoli. A Lipsia si getta in oro per sottoscrizione pubblica una +corona d’alloro al Campione della libertà umana; a Stocolma per lo +stesso fine, per il medesimo uomo, si tiene nel palazzo della Borsa un +immenso Comizio popolare; in America rinasce il pensiero di affidare +a Garibaldi il comando dell’esercito federale, e il Console degli +Stati-Uniti a Vienna ha l’incarico di ripetergliene la proposta.[239] +In Francia finalmente, quantunque il regime imperiale non tolleri +manifestazioni politiche, gli operai sottoscrivono indirizzi e mandano +deputazioni; i diari dell’Opposizione esaltano le virtù dell’eroe e +chiedono la sua liberazione; e quel che più sorprende, taluno fra gli +stessi organi napoleonici ne consiglia l’amnistia.[240] + +E codesta dell’amnistia era il più intricato de’ problemi che il +prigioniero del Varignano imponesse ai suoi custodi. Che si faceva +di lui? Graziarlo? Processarlo? Condannarlo come un reo volgare e un +ribelle comune? Certo i pareri erano divisi a seconda delle passioni +e delle idee, ma una sovrastava manifestamente a tutte le altre e +veniva sempre più raccogliendo il suffragio degli uomini moderati +di tutte le parti: Garibaldi non si tocca.[241] E i più espliciti in +questa sentenza erano ancora i giornali stranieri. Il _Daily News_, +appena udito il fatto d’Aspromonte, esclamava: «Se Napoleone è stanco +di regnare e di vivere, basta ch’egli tocchi un capello della testa +di Garibaldi;» il _Morning Post_, di tendenze napoleoniche, chiedeva +che «gli fosse permesso di ritirarsi in un paese di sua scelta:» +l’_Opinion Nationale_ più esplicitamente diceva: «Garibaldi infatti non +è un ribelle ordinario. Quand’anche non si voglia tener conto dei suoi +immensi servigi, della sua devozione senza limiti alla causa italiana, +del suo disinteresse assoluto, del suo coraggio, di tutto ciò ch’egli +ha fatto col suo prestigio e colla sua popolarità; è tuttavia permesso +di dire a suo discarico ch’egli colla sua rivolta ha espresso, in un +modo illegale, irregolare, e sia pure inammissibile, il sentimento di +tutta l’Italia.» + +Tale non fu in sulle prime il pensiero del Governo. Come non aveva +saputo arrestare a tempo il ribelle, così ora pareva risoluto a tutte +le audacie per annientarlo. Però con infelice consiglio elevava al +grado di generale il Pallavicini, decorava i suoi ufficiali, tollerava +che un Maggiore in Sicilia fucilasse, senza processo, veri e supposti +disertori; inaspriva, coi vani rimbrotti de’ suoi portavoce, la piaga +del ferito, annunziava finalmente il suo proposito di abbandonarlo +al rigor della legge; discuteva soltanto se tradurlo innanzi ad un +Tribunale ordinario o innanzi al Senato convocato in Alta Corte di +giustizia. Di mano in mano però che i fumi della facile vittoria si +dileguavano e i voti della pubblica opinione si facevano più manifesti, +e i pericoli di quello straordinario processo politico più certi, +anche il Governo cominciò a piegare a più miti e prudenti consigli, +fino a che, stimando cessata la causa della severità, e restaurato +l’impero della legge, e domo Garibaldi, e «risorta la fiducia +della Francia,[242]» facendosi interprete del voto del Parlamento, +sottoponeva alla firma del Re Vittorio Emanuele un decreto d’amnistia, +e, colto il destro delle fauste nozze della principessa Maria Pia col +re di Portogallo, lo promulgava.[243] + +Il decreto di amnistia però, aveva fatto grazia a Garibaldi della +libertà, non del suo piede. La palla d’Aspromonte era certamente +annidata nella profondità dell’arto, ma non era stato finora possibile +ai più valenti chirurghi d’Italia e d’Europa[244] il determinarne la +posizione precisa. Da ciò la gravità sempre pericolosa della ferita; da +ciò una tortura quotidiana di specillazioni, di tagli, di esplorazioni, +che il martoriato sapeva sopportare con spartana fortezza, ingannando +quelle lunghe giornate di decubito e di inerzia colla lettura di +pochi libri e la scrittura de’ suoi ricordi; sorridendo e conversando +placidamente sotto il bisturi e lo specillo; tollerando con serena +cortesia il fastidio delle interminabili visite, più tormentose, +sovente, della sua piaga; mostrandosi talora più sensibile a un raggio +di sole che scherzasse per la sua camera, o ad un alitar di brezza +marina che gli carezzasse la fronte, che a tutti gli strazi della mano +chirurgica, ed esclamando un giorno, durante una di quelle dolorose +medicazioni, che facevano impallidire i suoi infermieri: «Che magnifica +bonaccia![245]» + +Finalmente però, mercè lo specillo del dottor Nélaton (dotato della +proprietà di tingersi in nero al contatto del metallo), l’ubicazione +della palla potè con sicurezza essere accertata (stava incuneata a +quattro centimetri e mezzo, sotto l’estremità inferiore della tibia), +e la mattina del 22 novembre, senza sforzo, senza lacerazioni, senza +grave dolore dell’infermo, l’esperto dottor Ferdinando Zannetti riuscì +ad estrarla. + +Ed era questo, dopo ottantasei giorni di cura incerta e +temporeggiatrice, la prima vittoria certa, condizione indispensabile +della guarigione; ma la guarigione appariva tuttora assai lontana. +Prima che l’opera restauratrice della natura sia compiuta, che la piaga +sia rimarginata, che il malato abbia ricuperate le sue forze, molti +mesi dovranno trascorrere, ed anche quando i medici lo licenzieranno +per il ritorno a Caprera, non potranno tacergli il pronostico che egli +rimarrà zoppo per tutta la vita. S’ingannerebbe però chi, giudicando +dalle sole apparenze, conchiudesse che l’unico frutto raccolto da +Garibaldi sulla vetta di Aspromonte, sia stato un piede di meno e +un disinganno di più! Si torni al finire del 1862, si paragoni, in +quell’anno, Garibaldi che si trascina sulle gruccie pei greppi di +Caprera, al Papato che troneggia e minaccia da Roma, e si dica quale +dei due fosse allora più ferito e più zoppicante! La palla del 29 +agosto 1862 abbattè il corpo del temuto Capitano, ma l’idea animatrice +del suo pensiero percorse in quell’ora un cammino che forse la più +splendida sua vittoria non avrebbe potuto. Aspromonte non soccorse +alla soluzione della questione romana che in un modo indiretto, ma pur +decisivo; la liberò dalle ambagi della diplomazia e la ripropose, in +tutta la sua fiera nudità, al tribunale delle nazioni civili. Il _Roma +o morte_ di Garibaldi aveva detto al mondo che la Penisola non avrebbe +posa, nè la rivoluzione tregua, nè l’Europa pace, finchè la mostruosa +lega dei due Reggimenti non fosse spezzata, e Roma rivendicata alla +sua terza gloria di capitale d’Italia; e non vi sarà oramai prepotenza +principesca o astuzia clericale, che possa sfuggire all’implacabile +dilemma. + + + + +CAPITOLO DECIMOPRIMO. + +DA LONDRA A BEZZECCA. [1863-66.] + + +I. + +Garibaldi è a Caprera e la sua ferita rimargina con lentezza, ma +con regolarità; il piede imbustato in un apparecchio inamidato va +acquistando ogni giorno elasticità e vigoria; non può abbandonarsi +ancora con grande confidenza all’appoggio delle gruccie, sicchè quando +esce per l’Isola è costretto a farsi trascinare in un carrozzino a +seggiola, dono ed industria elegante d’Inglesi; ciò malgrado, i medici +son persuasi che la guarigione non sia più che una questione di tempo e +che di tutto il danno temuto non resterà più che una zoppicatura appena +sensibile.[246] + +Pure mai forse come in quell’anno egli sentì il cruccio dell’impotenza +e il tedio dell’inerzia. La Polonia era novamente insorta: spinta alla +disperazione dall’ukase che le strappava in una notte il fiore dei +suoi figli[247] per mandarli sotto l’assisa del pretoriano moscovita +a servire tra le rupi del Caucaso, o le nevi della Siberia, dava di +piglio alle sue lancie, si inselvava ne’ suoi boschi, e ricominciava +per la quarta volta, contro il suo colossale oppressore, uno di quei +duelli ineguali a cui la vecchia Europa da oltre ottant’anni assisteva, +le braccia al sen conserte, incoraggiando la indomita combattente +de’ suoi applausi sentimentali e de’ suoi petrarcheschi conforti per +abbandonarla poi sempre a nuovo e più crudo martirio. + +Però con qual cuore udisse l’infermo di Caprera i primi annunzi +dell’eroica lotta l’immagini chi lo conobbe. Egli avrebbe voluto +accorrere, volare, ritentare sulle rive della Vistola le disperate +prove da lui compiute nelle campagne dell’Uruguay e della Sicilia, +pagare almeno col sangue suo il debito di gratitudine che l’Italia +doveva ai tanti Polacchi morti per lei; ma il leone è confitto alla +sua rupe; l’eroe non è più che un apostolo inerme ed impotente, che +può ancora dare i suoi figli, spronare i suoi amici, fustigare se non +scuotere, con infiammati appelli e acerbe rampogne, l’infingarda apatia +dei popoli e de’ governi; ma il soccorso vero, poderoso, efficace, il +soccorso del suo braccio di soldato e della sua esperienza di capitano, +egli non può darlo più: Aspromonte l’ha rapito alla Polonia. + +Intanto, null’altro potendo, parlava e scriveva. A Mariano Langievicz, +Dittatore degli insorti, scriveva: «Che Dio vi benedica: tutti saremo +con voi e presto;[248]» ai popoli dell’Europa gridava: «Non abbandonate +la Polonia;[249]» al popolo inglese soggiungeva: «Volgiti all’Oriente, +o generoso; là si dibatte in un lago di sangue sotto il _knout_ +sterminatore lo schiavo bianco.... Britanno, chiama a te i popoli ed i +popoli ti seguiranno.[250]» All’Emigrazione polacca rispondeva: «Voi mi +chiedete una parola, ed io vorrei porgevi dei fatti:[251]» all’esercito +russo finalmente, quasi glossando un enfatico manifesto che poco prima +Vittor Hugo gli aveva diretto, pregava a «considerare i Polacchi come +fratelli ed a meritare le benedizioni della specie umana, stringendo la +mano alla più sventurata ed alla più degna delle nazioni.[252]» Ma eran +parole; più sincere e generose per fermo di quelle che a quei medesimi +giorni schiamazzavano nelle concioni de’ tribuni, cinguettavano nelle +pagine delle gazzette, o arzigogolavano nelle note delle Cancellerie +diplomatiche, ma ne’ loro effetti poco dissimili; parole anzi non bene +accette a quei medesimi pei quali erano profferite, perchè il Governo +insurrezionale di Varsavia, timoroso che l’intervento di Garibaldi +potesse imprimere al moto polacco un carattere troppo rivoluzionario +e alienargli per tal modo lo sperato favore delle Potenze europee +(dell’Austria principalmente, che in sulle prime era parsa secondare +sottomano gli insorti), faceva intendere al famoso Capitano[253] che la +Polonia eragli grata della sua magnanima offerta e contava sul di lui +morale patrocinio, ma che per il momento non reputava opportuno che la +sua persona apparisse sul teatro della lotta. + +Ed anche in Italia la causa polacca raccoglieva aiuto più d’orazioni +che d’opere. E non parliamo del Governo costretto dalla condotta +incerta degli Stati occidentali e più dalla posizione ambigua presa +dall’Austria ad una grande circospezione; ma nella stessa democrazia, +fra i più devoti commilitoni di Garibaldi, gli animi erano perplessi +e i pareri divisi. Perocchè se tutti consentivano nella santità della +causa e nel debito di aiutarla, i più non ne vedevano nè il mezzo +nè la via; e pochissimi soltanto, primo fra tutti l’anima eroica ed +impaziente di martirio di Francesco Nullo, cui attendeva la bella +morte dei prodi sugli argini di Olkutz, pochissimi erano quelli +che si mostrassero deliberati ad ogni sbaraglio.[254] Tuttavia un +Comitato erasi costituito in Genova sotto la direzione di Clemente +Corte che andava un po’ a stento, per ver dire, accattando armi e +danari, soccorrendo gli esuli polacchi che volevan rimpatriare e +apparecchiandosi alla meglio all’eventualità d’una spedizione. E non +andò molto infatti che parve offrirsene l’opportunità. + +In sul finire di maggio due emissari polacchi[255] erano arrivati a +Caprera apportatori di questo audacissimo progetto: attaccare la Russia +anche da mezzogiorno; raccogliere in Costantinopoli quante armi e +volontari fosse possibile; sommovere la Rumenia, rovesciar coll’aiuto +del partito nazionale, capitanato dal Rossetti e dal Bratiano, il +principe Couza; e fatto base del Principato, penetrare, con legioni +miste d’italiani e Polacchi, guidati da Menotti, in Bessarabia, e di là +per la Podolia e la Gallizia dar la mano agli insorti del centro. + +Non ci arrestiamo a discutere l’attuabilità di siffatto progetto; +eran progetti di esuli disperati e basta: aggiungiamo questo solo: +che Garibaldi diè il consenso; che Menotti[256] partiva pochi giorni +dopo da Caprera con un piroscafo che nascondeva nella sua stiva +tutto il piccolo arsenale dell’Isola, compresovi un cannoncino; che +a Genova il Comitato per la Polonia, presieduto dal Corte, accettò +l’idea, soltanto fece intendere così al Generale come ai Polacchi che +trattandosi d’impresa sì fortunosa nella quale andava avventurata non +solo la vita di tanti giovani, e le poche sostanze del Comitato, ma il +credito della stessa democrazia italiana e del loro capo, era per lo +meno prudente inviar qualcuno a Costantinopoli ed a Bukarest affine di +scandagliare il terreno, esaminare fino a qual punto il disegno fosse +effettuabile, prendere gli accordi coi Comitati polacchi esistenti colà +e rapportare ogni cosa agli amici d’Italia. E ciò convenuto, Giacinto +Bruzzesi e Giuseppe Guerzoni, scelti di comune accordo a quell’ufficio, +s’imbarcarono per l’Oriente. Se non che poche settimane di dimora a +Costantinopoli, una visita fatta dal Bruzzesi a Bukarest bastarono ai +due esploratori per conoscere tutto il vero. In primo luogo il Governo +turco poteva fino a un certo segno chiudere un occhio sui disegni della +Emigrazione polacca, ma protestavasi fermamente risoluto ad impedire +qualsiasi accolta d’armi e d’armati sul suo territorio; in secondo +quantunque il trono del principe Couza apparisse assai vacillante, nè +il Rossetti nè i suoi amici stimavano giunta l’ora di dargli l’ultimo +crollo, tanto meno arrischiando la patria loro in una avventura il cui +primo frutto sarebbe stato di inimicare alla causa dell’indipendenza +rumena la potente Russia, sua naturale tutrice; finalmente v’era bensì +a Costantinopoli un manipolo di Polacchi deliberati a tentare, non +foss’altro perchè l’avevano promesso, la impresa, ma per l’esiguità +del numero e la povertà dei mezzi sfiduciati essi pei primi di +poterla condurre a compimento. E tanto è vero che in sul cominciare di +luglio essendosi un centinaio di loro raccolti ne’ dintorni di Galatz +furono dal Governo di Bukarest immediatamente perseguiti, e prima che +riuscissero a varcare il Pruth, disciolti e disarmati. Però riportate +queste notizie a Genova, l’impossibilità della divisata impresa apparve +a’ suoi più accesi zelatori evidente, e Garibaldi pel primo si rassegnò +a rinunciarvi. + +Quasi contemporaneamente anche la insurrezione polacca, stremata +da oltre un anno di lotta disperata, mandava gli ultimi aneliti. +Sempre cullata dalla speranza che la platonica tenerezza e la verbosa +commiserazione delle Potenze occidentali si convertissero finalmente +in aiuti efficaci d’opere e d’armi; sempre credente alla voce de’ suoi +esuli che, illusi a lor volta dalle lunghe promesse de’ capitani veri o +presunti della rivoluzione europea, le facevan balenare ad ogni giro di +luna il miraggio d’una spedizione, d’uno sbarco, d’una crociata;[257] +oggi confortata dall’aspettazione d’un congresso europeo, domani +rianimata dal sogno d’una insurrezione rumena o galliziana, o d’una +ripresa della quistione d’Oriente; la grande martire riusciva bensì a +protrarre per tutto l’inverno del 1864 la sua prodigiosa agonia, ma +ahimè! senz’altro frutto che di veder ingrandire giorno per giorno +la già immane ecatombe de’ suoi figli, e rinnovare sulla pietra +risuggellata del suo sepolcro la funebre epigrafe del primo suo +campione: _Finis Poloniæ_. + + +II. + +Ed eccoci a quel viaggio d’Inghilterra che per il modo onde fu +avviato e condotto, il clamore che menò, gli spettacoli che offerse, +i sentimenti che suscitò, i commenti a cui porse occasione divenne non +per Garibaldi e l’Italia soltanto, ma per buona parte d’Europa, un vero +avvenimento. + +L’idea di veder Garibaldi nel loro paese non era nuova nei cervelli +inglesi, e fin dal 1862, e prima e dopo Aspromonte, a voce e per +iscritto, vecchi e novelli amici gliene avevan più volte ripetuto +l’invito. Il Generale però, pur protestandosi desiderosissimo di +ringraziare in persona il popolo inglese per il grande patrocinio +prestato in ogni tempo alla causa italiana, s’era sempre schermito +dal prendere alcun impegno definitivo. E ciò non tanto per l’argomento +della sua infermità, divenuto dopo Aspromonte, achilleo davvero, quanto +perchè non si sentiva in fondo all’animo abbastanza tranquillo circa +all’opportunità di quel viaggio che poteva vestire le apparenze d’una +vanitosa questua d’onori, e risolversi, anche contro sua volontà, nel +clamore d’un trionfo senza alcun beneficio per l’Italia. + +Tuttavia, quando in sul finire del 1863 corse la notizia che il +Generale poteva coll’appoggio d’un tenue bastoncello passeggiare +francamente per l’Isola e che perciò quell’impedimento della salute, +l’unico riconosciuto dagli Inglesi, era cessato; i fautori del viaggio +gli furono novamente addosso con tanta concordia e tanta insistenza che +non gli fu più possibile pagarli di risposte evasive, e gli convenne +prendere un partito. + +Nè si creda, come a taluno parve, che quei promotori o fautori fossero +pochi ed oscuri. V’erano persone di tutti i ceti e di tutte le parti, +_Whigs_ e _Tories_, nobili e popolani, commercianti ed avvocati, +segretari di Stato e membri del Parlamento, lordi scritti da secoli +nel _peerage_ e dame accolte ne’ penetrali più rigidi della società +inglese; v’era tutto ciò che in un paese di libertà e di discussione +forma, illumina e dirige l’opinione pubblica, se pure in quel caso +l’opinione pubblica non era anticipatamente formata dal consenso +istintivo del popolo intero.[258] Nè si vuol dire che queste persone +fossero mosse da un solo pensiero; come suole accadere, i motivi +personali si frammischiavano anche allora ai pubblici, ed è assai +probabile che i sentimenti di simpatia all’Italia e d’ammirazione +pel suo eroe non fossero le sole molle eccitatrici di tutto +quell’entusiasmo. Così, a mo’ d’esempio, mentre i _Whigs_ caldeggiavano +il viaggio, perchè vi scorgevano un mezzo di accrescere la popolarità +del Governo; i _Tories_ lo favorivano per il motivo precisamente +opposto, che il Ministero vi avrebbe trovato una certa cagione di +triboli e di guai: così intanto che i radicali, i socialisti, i +rivoluzionari, gli agitatori e i congiurati di tutte le cause e di +tutte le patrie, di cui la metropoli era il grande asilo, sollecitavan +la venuta di Garibaldi più per la speranza di farne uno strumento delle +loro idee e un vessillifero delle loro imprese che per il desiderio di +festeggiare la sua persona e rendere omaggio alle sue virtù, il popolo, +scevro di secondi fini, lo desiderava ed aspettava ansiosamente solo +per mirare in lui uno dei più nobili frutti del suo sangue; povero, +semplice, ingenuo, figlio delle sue opere come lui: il marinaio +divenuto redentore di popoli, e creatore di re. + +Un dubbio solo restava a chiarire: fino a qual punto il Governo, +rappresentato a que’ giorni dal Gabinetto Palmerston, gradisse +quel viaggio e fosse disposto a favorirlo. Lord Palmerston infatti, +richiesto a nome del Comitato per il ricevimento di Garibaldi (poichè +un Comitato s’era già formato e lo presiedeva quello stesso signor +Richardson che aveva istituito il Comitato per le manifestazioni +garibaldine ai giorni d’Aspromonte), aveva manifestato intorno a quel +disegno un aperto scontento, non già perchè fosse o amasse apparire +freddo ammiratore del Generale, del quale pensava «che non avrebbe +mosso un dito per recar disturbi all’Inghilterra;[259]» ma perchè +non sapeva fino a qual segno l’agitazione popolare suscitata dalla +sua venuta potesse trascorrere, nè in qual modo un’accoglienza anche +semiufficiale potesse essere interpretata dai potentati, specie da +Napoleone III, del quale, ardendo la contesa dano-germanica, apprezzava +più che mai l’amicizia. Però resistette, traccheggiò, chiese proroghe, +suscitò inciampi; e sol quando i membri del Comitato per il ricevimento +gli fecero intendere che Garibaldi sarebbe venuto anche contro il suo +consenso, mutò tattica e volse tutto il suo ingegno a fare in guisa +che l’avvenimento ormai inevitabile gli tornasse più innocuo o meno +pericoloso. + +Fra i più entusiasti di quel viaggio v’erano certi signori Chambers +di Liverpool, marito e moglie, entrambi devoti al Generale e per le +cure prodigategli durante la sua infermità al Varignano ed a Pisa a +lui singolarmente cari: egli, il marito, rispettabile _tory_, maggiore +della milizia e colonnello dei _Rifles Volunteers_ della sua contea, +ma per l’indole flemmatica e aliena dalle brighe pubbliche assai più +inclinato a secondare le voglie della moglie che a dirigerle; ella +donna di scarse attrattive femminili, ma dotata in cambio di tutta la +energia che mancava al marito, invasata da quello ardore d’apostolato +che in molte donne della sua razza fa singolar contrasto collo +spirito di famiglia e il culto della _home_, e che essendosi fitta +in capo di condurre il Generale in Inghilterra s’era fatta oramai di +quest’impresa, lo scopo supremo della sua volontà tenace e della sua +febbrile operosità. + +Ora, come tutto ciò era noto in Inghilterra, ad essi principalmente il +Comitato del ricevimento affidò il mandato di riannodare la pratica +del viaggio e di concertare tutto quanto fosse necessario alla sua +effettuazione. + +Però s’intende che essi, la signora principalmente, non si fecero +pregare; giunsero in sullo scorcio di gennaio a Caprera, vi si +insediarono senza cerimonie e posero tosto il Generale in un vero +stato d’assedio. La signora Chambers non gli lasciava, staremmo per +dire, un istante di tregua; gli entrava in camera, lo seguiva alla +passeggiata, ne interrompeva i lavori, ne turbava le ore a lui più +care della meditazione e della solitudine, e sempre e dappertutto per +parlargli d’un argomento solo: il viaggio d’Inghilterra. Ora gli recava +i giornali che pronosticavano il suo arrivo, ora gli mostrava lettere +di questo o quell’Inglese che l’invitavano al viaggio, ora disputava, +ora pregava, ora per convincerlo dipingeva con enfatici colori le +accoglienze che lo attendevano: le contentezze della nobiltà; le gioie +della _city_; l’entusiasmo del popolo. Il Generale però esitava sempre; +sicchè può affermarsi che poche risoluzioni furono da lui più dibattute +e ponderate di quella. Due dubbi principalmente gli battagliavano +nell’animo e lo tenevano perplesso. Qual era il pensiero del Governo +britannico intorno a quel suo viaggio; quale profitto avrebbe potuto +ritrarne l’Italia? E poichè da un canto le esitanze del Palmerston +duravano sempre, e dall’altro la parola d’ordine mandata alla signora +Chambers era di togliere al viaggio qualsiasi colore politico e molto +più rivoluzionario, così le due principali obbiezioni del Generale +continuarono a restare lungamente intatte e i negoziati a non +progredire d’un passo. + +Sui primi di marzo però arrivarono all’infaticabile plenipotenziaria +decisivi soccorsi. Dicemmo che Lord Palmerston, veduta l’impossibilità +di scongiurare un avvenimento che ormai l’Inghilterra tutta voleva, +aveva da quell’accorto uomo che era finito coll’acconciarvisi, +riserbandosi soltanto di studiare co’ suoi amici il modo onde +cansarne o almeno scemarne i probabili pericoli e i certi fastidi. +E il modo fu ben presto trovato. Anzitutto per levare viemeglio dal +viaggio ogni ombra d’intento politico si doveva propalare la voce, e +non mancavano giornali all’uopo,[260] che il Generale, non per anco +ristabilito dalla sua ferita, venisse solo in Inghilterra per cercare, +in un clima diverso, un ristoro alla sua malferma salute; poscia +importava fare in guisa che il Generale appena messo piede sul suolo +britannico fosse circondato da tali persone e cadesse in tali mani che +gl’impedissero, senza parere, qualsiasi scarto e, assopendolo tra le +carezze e cingendolo di catene di rose, lo tenessero, a sua insaputa, +prigioniero. Così fermato il disegno, l’esecuzione fu un portento +di abilità e di esattezza. Il signor Seely, membro del Parlamento e +insieme del Comitato promotore, cominciò ad accaparrarlo per la sua +villa di Brook-House nell’isola di Wight, dove avrebbe potuto, diceva, +rimettersi dai disagi del viaggio prima d’accingersi alla maggior +fatica dell’ingresso in Londra; ma dove infatti era convenuto dovesse +passare una specie di quarantena, la quale desse modo a’ suoi ospiti +di scrutarne le intenzioni, catechizzarne lo spirito ed apparecchiarne +il contorno. Nello stesso tempo il Duca di Sutherland gli scriveva per +offrirgli la principesca ospitalità del suo palazzo di Stafford-House, +più volte insistendo perchè non gli fosse negato tanto onore. Infine +il signor Thornton Hunt, segretario, o uno dei segretari privati di +Lord Palmerston, parlando in proprio nome, ma lasciando intendere che +era certo d’interpretare i propositi del suo Ministro, toglieva su +di sè di vincere quella che fin allora era stata una delle più forti +obbiezioni del Generale, assicurandolo che il governo della Regina +non poteva nutrire alcun sentimento avverso ad un fatto che non solo +era voluto dalla grande maggioranza del popolo britannico, ma tendeva +ad onorare una delle più schiette personificazioni del patriottismo +e della virtù; certo, soggiungeva, non era quello il caso di parlare +di accoglienze ufficiali; ma qualora tanto il Generale quanto i suoi +amici si fossero studiati a spogliare la visita desiderata da ogni +carattere politico, impedendo sopratutto che potesse mai degenerare +in pretesto di agitazioni e di tumulti, egli, il signor Hunt, poteva +quasi star mallevadore che così Lord Palmerston come i suoi colleghi +sarebbero stati lietissimi d’incontrare dove che sia l’ospite onorato +dall’Inghilterra, e associarsi come cittadini inglesi al meritato onore +che la loro patria gli tributava.[261] + +Al ricevere di questi iterati inviti, alla lettura di queste lettere, +il Generale si diede per vinto; e non già perchè le offerte del signor +Seely, o del Duca di Sutherland lo avessero sedotto o le dichiarazioni +del segretario Hunt appagato: ma perchè dopo due anni di negoziati, di +dispute, di lotte, egli pure era all’estremo delle sue forze; perchè +una volta assicurato che al desiderio del popolo inglese s’associava +il consenso del suo Governo, non avrebbe più potuto senza taccia di +selvatichezza rispondere a tanta cortesia con un rifiuto; perchè se +anco gli fosse impedito di bandire ai quattro venti quale fosse il +vero ed ultimo scopo della sua visita e quali aiuti sperasse ritrarre a +profitto della sua Italia, si lusingava tuttavia che non gli sarebbe o +prima o poi mancata l’occasione di farlo intendere in segreto; perchè +infine se non poteva propriamente definire in che quell’ultimo scopo +avesse a consistere ed a quale impresa quegli aiuti dovessero servire, +sperava sempre che da cosa nascesse cosa, e che in ogni caso le +circostanze l’avrebbero ispirato e la fortuna come sempre soccorso. + +Ed è questo un punto che nella storia di quest’episodio non va +dimenticato. Garibaldi non aveva intorno al suo viaggio in Inghilterra +alcun fermo e chiaro concetto: avrebbe voluto che non isterilisse +in una vana mostra; ma in qual modo renderlo fecondo, egli pel primo +sarebbe stato incapace ad affermare. Più volte infatti, interrogato +da chi l’attorniava,[262] che cosa si farebbe in Inghilterra? dava +risposte diverse e contradittorie: ora accennava in confuso all’idea +di armar in qualche porto inglese uno o più bastimenti per muovere +una disperata guerra di corsari contro l’Austria allora impegnata +nel litigio danese; ora delineava vagamente progetti di spedizioni +in Grecia o in Polonia; ora carezzava il disegno di raccogliere in +Inghilterra denari ed armi per una futura impresa veneta; ed altre +siffatte fantasticaggini. Delle quali fantasticaggini però era utile +toccare per mettere in sodo fin da principio che nessuna libidine di +popolarità, nessuna vanità di pompe e di trionfi spingeva l’eroe a +quel pellegrinaggio; ma soltanto la speranza, vaga, annebbiata, finchè +si voglia, di poter giovare un’altra volta, come si fosse, alla causa +della patria sua, alla causa di tutti i popoli oppressi, per la quale +andava, da circa trent’anni, apostolo armato pel mondo predicando e +combattendo. + + +III. + +Deciso il viaggio, in poche settimane ne furono apprestati i mezzi. +Giusto un accordo preso tra i signori Chambers e il Comitato di Londra, +un bastimento della _Peninsular Oriental Company_ doveva passare a +Caprera per prendere il Generale e tragittarlo a Malta, d’onde un altro +della stessa Compagnia l’avrebbe poi trasportato in Inghilterra.[263] E +così avvenne. + +Il 21 aprile la _Valletta_ gettava l’àncora nelle acque della +Maddalena; poche ore dopo il Generale vi s’imbarcava. Lo accompagnavano +il signor Chambers, i figli Menotti e Ricciotti, il dottor Basile, +il signor Sanchez spagnuolo (destinato però a sbarcare a Gibilterra), +Giovanni Basso e Giuseppe Guerzoni. Prima dell’imbrunire il piroscafo +sferrò e nella sera del giorno 22 approdava nel porto della Valletta. +E com’era a prevedersi, non appena corsa la nuova di quell’inaspettato +arrivo, la città fu tutta a rumore; e Garibaldi cominciò tosto a +saggiare le prime delizie di quelle ovazioni di cui tra poco il +popolo inglese lo sazierà. Fortunatamente il _Ripon,_ quel secondo +vapore della _Peninsulare_ che doveva portarlo in Inghilterra, +arrivò; egli potè imbarcarvisi con tutti i suoi, e nella notte +stessa del 23 ripigliare il suo viaggio. Il quale sino alla fine fu +felicissimo, senz’altro di notevole che una fermata a Gibilterra, +dove il Governatore del Capo, appena saputo l’arrivo del Generale, +gli manda incontro ufficiali di terra e di mare, in grande uniforme, +per ossequiarlo in suo nome ed invitarlo a scendere a terra. Ma il +Generale, adducendo che il piroscafo era sulle mosse, si schermì +cortesemente; e infatti prima che il sole di quel medesimo giorno 26 +aprile fosse tramontato, il _Ripon_ aveva già varcato lo stretto e dopo +altri sei giorni di prospera navigazione gettava l’àncora nel porto di +Southampton. + +Quantunque piovesse a dirotto e fosse domenica, ciò nonostante +un’immensa moltitudine di popolo, alla cui testa primeggiava il +_Mayor_ della città, stava ad attendere fino dalla mattina l’annunziato +visitatore. Le campane suonavano a festa: i bastimenti ancorati nel +porto avevano issato ai più alti pennoni le loro bandiere, e tutta la +città era pavesata dagli intrecciati colori d’Italia e d’Inghilterra. +Gran numero di cittadini erano accorsi da Londra e dalle terre vicine; +e non appena il _Ripon_ apparve all’imboccatura del Solten,[264] il +Duca di Sutherland, il signor Seely, il signor Negretti ed altri +Italiani, sopra un agile vaporetto di rimorchio gli erano mossi +incontro. Pochi istanti dopo il _Ripon_ entrava nel _dock_, e il +Generale montato sul ponte salutò più volte col cappello la folla +aspettante, la quale indovinatolo allo storico suo costume gli rispose +con salve triplicate di fragorosissimi _urrà_. Intanto però che il +_Ripon_ manovrava per accostar lo scalo, il Duca di Sutherland, il +signor Seely, e il signor Negretti montavano al suo bordo, impazienti, +dicevano, di dare il benvenuto al Generale, che doveva essere loro +ospite; in fatto premurosi di dare un principio d’esecuzione al disegno +prestabilito d’isolarlo al più presto da ogni consorzio pericoloso e +impadronirsene. Garibaldi non cercò più che tanto, e deliberato ormai +a non far cosa che potesse sgradire a’ suoi ospiti, e in ogni caso +a cattivarseli e vincerli colla dolcezza e la sottomissione, accettò +senz’altro la graziosa offerta e si preparò a scendere a terra.[265] + +Qui però confidiamo che il lettore non ci vorrà muovere rimprovero +se gli risparmiamo un’altra volta la circostanziata narrazione delle +accoglienze. In una storia in cui codesta sorta di trionfi occorre ad +ogni passo e sovente con monotona somiglianza si rinnova, la parsimonia +delle descrizioni ne par quasi un preciso dovere e tanto più in questo +viaggio dove il gigantesco romano trionfo di Londra sta per riassumerli +e vincerli tutti. + +Accolto allo scalo dal Lord Mayor; condotto in una carrozza a quattro +cavalli al _Town-Hall_ e quivi convitato dal Mayor stesso a sontuoso +banchetto, ricevute nel corso della giornata innumerevoli visite, +udito al mattino vegnente l’indirizzo del Consiglio di città e +rispostogli in uno stentato e lento, ma chiaro inglese che «la nazione +britanna meritava la riconoscenza degli Italiani,» ricevute poco +dopo le Deputazioni delle città di Bristol e di Newcastle, e d’altre +Corporazioni e Comitati, passò finalmente nelle mani del signor Seely, +il quale, rapitoselo sopra uno degli eleganti vaporetti che fanno il +servizio dell’isola di Wight, se lo trafugò per viottole segrete nel +suo Brook-House,[266] spaziosa e dorata muda, dove il leone prima +di comparire in pubblico dovrà addestrarsi, per alquanti giorni, ad +addolcire la voce ed ammorbidire le ugne. + +A Brook-House il Generale doveva restare sinchè i preparativi del +ricevimento di Londra fossero compiuti. Nè egli sembrava premuroso di +abbreviare il termine del suo ritiro. L’ospitalità infatti del signor +e della signora Seely, oltrechè splendida era sì amabile, e il recesso +così ameno, e quel riposo così grato, che ogni uomo anche di gusti +meno semplici e solitari di Garibaldi vi si sarebbe obbliato. Era +però un ozio relativo. Il solo rispondere alle innumerevoli lettere +d’invito, d’offerte, di augurii, di domande di ritratti, d’autografi +e di capelli che da ogni angolo del Regno gli fioccavano, era una +faccenda laboriosissima. Così le visite che era obbligato a fare +nelle principali terre dell’Isola (notevole tra tutte l’accoglienza +di Newport), s’alternavano con quelle che riceveva a Brook-House egli +stesso; e quindi oggi il poeta Tennyson[267] e Lord Shafterbury; domani +il signor Gladstone, Cancelliere dello Scacchiere, e Carlo Blind il +celebre patriota tedesco; posdomani i signori Kinnaird ed Ashley membri +del Parlamento, e Alessandro Herzen, l’ardente agitatore russo: un +altro giorno infine Giuseppe Mazzini in persona, che il Generale stesso +aveva desiderato vedere prima del suo arrivo in Londra, col quale +s’abbracciava affettuosamente e restava in lungo segreto colloquio. + +La più geniale però di tutte quelle occupazioni fu la rivista +all’arsenale di Portsmouth. Invitatovi dallo stesso ammiraglio Seymour, +comandante di quella stazione navale, trasportato da Cowes a Portsmouth +sul _yacht_ ammiraglio _Fire Queen_, comandato dal capitano Scott, un +avanzo di Trafalgar; incontrato all’ingresso del porto dalle lancie di +tutti i comandanti della squadra e da grandissima folla di cittadini; +condotto a visitare minutamente ogni punto del grandioso stabilimento e +cantieri, e officine, e scuole di marina, gli è alla fine, sul _Royal +Sovereign_, offerto il grandioso spettacolo di una gara al bersaglio +con cannoni Armstrong di 300 libbre, nuovissimi allora, seguíto tosto +da evoluzioni e manovre a fuoco di tutta la squadra.[268] + + +IV. + +Frattanto il giorno destinato al solenne ingresso in Londra era +giunto, e la mattina dell’11 aprile, giusta il convenuto, Garibaldi +s’imbarca col signor Seely, i signori Chambers, i figli e gli altri +suoi compagni di viaggio per Southampton, d’onde in sul mezzogiorno un +treno apposito, al tuonar del cannone, allo squillar delle campane, lo +trasportava con velocità inglese verso la grande metropoli. + +Anche Londra però erasi degnamente preparata a riceverlo. Era stato +stabilito che il Generale smonterebbe alla stazione di _Nine Elms_, +ove sarebbe ricevuto dai membri del Comitato promotore, dai Delegati +degli operai e della Colonia italiana; che fuori della stazione lo +attenderebbero schierate per scortarlo, ciascuna colle sue musiche +e i suoi gonfaloni, le corporazioni principali della città, tra le +altre quelle della _Soutwark Temperance_, dei _Foresters_, degli +_Old Fellows_; dei _Temperance Sons of Phenix_, degli _Old Friends_, +e della _Legione inglese Garibaldi_ nel 1860; che di là monterebbe +nella carrozza a tiro a quattro del Duca di Sutherland e per +Wandsworth Road, Miles, Brough, New Bridge-Street, Upper-Kennington, +Lane, Kennington-Road, Westminster-Bridge-Road, Westminster-Bridge, +Parliament Street, Charing Cross e Pall-Mall, procederebbe, +processionalmente, fino a Stafford-House. Quantunque però fosse stato +annunziato che egli non arriverebbe a Nine Elms se non verso le due +del pomeriggio, tutte le strade d’onde doveva passare brulicavano, fin +dalle prime ore del mattino, d’una folla immensa, multiforme, rumorosa, +che veniva crescendo, ad ogni istante, incalzando, accavallandosi, +allagando le piazze e le vie, stipando i palchi eretti espressamente +lungo il passaggio, rigurgitando dalle finestre, spuntando dagli +abbaini, arrampicandosi sui tetti, penzolando dagli alberi, vivente +oceano di teste che faceva ondeggiare all’occhio, case, monumenti, +torri, ponti, giardini, e pareva quasi subissarli. + +Finalmente, poco dopo le due, un lungo fischio e un subitaneo e più +violento mareggiare della folla annunziava che il treno tanto aspettato +entrava in stazione. Garibaldi ne scese tosto, e uditi gl’indirizzi +delle Deputazioni, ricevuti gli omaggi d’un’eletta di spettatori e +spettatrici, raccolta sotto un ricco padiglione, che l’apostrofava +co’ più teneri ed eroici nomi e «Dio vi benedica, benvenuto nel paese +della libertà» e «Benvenuto l’eroe italiano,» riuscì finalmente, non +senza stento per la fitta calca che ne assiepava le porte, a uscir +dalla stazione ed a montare nella carrozza designatagli. E qui accadde +un fatto straordinario, il più straordinario forse fra i mille di +quella giornata. Tutta quella moltitudine che dianzi fiotteggiava +e sordamente mugghiava come un mare gonfiato dai primi soffi della +bufera, all’apparire di Garibaldi sulla carrozza, fosse il pittoresco +ed insolito costume, fosse la nuova meraviglia di quella superba testa +leonina, nella quale la natura pareva essersi compiaciuta a fondere +insieme tutti i tratti della forza e della bellezza; tutta, dicevamo, +quella tempestosa e sterminata moltitudine, s’abbonacciò a un tratto +e per alcuni secondi restò davanti a quella inattesa apparizione, +estatica, muta, quasi pietrificata, come se avesse veduto balzar di +sotterra all’improvviso, il biondo e capelluto fantasma d’uno de’ +leggendari eroi d’Engisto e d’Horsa, cari ad Odino ed a Thor. Ma fu, +come dicemmo, un attimo, chè subito dopo, scossa la istantanea malía, +quella stessa moltitudine esalò dall’immane petto tale un ruggito, tale +un iato, non sapremmo dire, se di tripudio, d’ammirazione o d’amore, +da far correre un brivido per le vene ai più, e lasciar a sua volta lo +stesso Garibaldi sbalordito per un istante ed esterrefatto. + +Allora cominciò lo sfilare delle corporazioni e delle rappresentanze; +finita la sfilata, il corteo si mosse e si vide un nuovo +spettacolo.[269] Migliaia di braccia s’agitavano; migliaia di +fazzoletti sventolavano; migliaia di cappelli salutavano; migliaia +di mani applaudivano; migliaia e migliaia di bocche gridavano co’ +più svariati accenti, co’ più fantastici attributi, un nome solo: +Garibaldi. La processione delle corporazioni che aprivano la marcia, +arrestata a ogni passo dalla piena, avanzava lentamente; ancora più +lentamente la carrozza del Generale. In taluni luoghi la stipa era +tale che la carozza, incastrata entro un serraglio di corpi umani, +non poteva nè avanzare nè retrocedere. E in mezzo a tutto ciò due +meraviglie, una per gl’Inglesi: la serenità olimpica di Garibaldi; +un’altra per il forestiere: l’ordine perfetto, nel disordine immane +di tutta quella folla babilonica, mantenuto da pochi _policemen_ +senz’armi. Dire i saluti a cui ha risposto, i baci che ha restituito, +le strette di mano che ha barattate il Generale sarebbe impossibile: +basti che dopo poche ore le sue mani, il suo volto, il suo mantello +erano tutti tigrati di macchie nerastre come fosse uscito appena da +una fucina o da una miniera. A un certo punto, presso Westminster, +una subitanea rotta della fiumana popolare divide il Generale dalle +corporazioni, ond’eccolo tagliato fuori dal suo corteo e prigioniero +d’un popolo nuovo, ma non meno infanatichito, che a somiglianza del +primo lo assale, lo serra, lo pigia, vuol parlargli e farlo parlare; lo +assorda colle sue voci, lo soffoca ne’ suoi amplessi, lo ucciderebbe +fors’anco, se l’opportuno intervenire di due o tre _policemen_ non +lo liberasse a tempo da quelle strette d’amore delirante, e non +aprissero, in quel gigantesco ginepraio di mani e di braccia, un +breve spiraglio per cui potere proseguire. Quando a Dio piacque +infatti il convoglio potè ravviarsi: passò Westminster-Bridge, passò +Trafalgar-Square, dove la base della colonna di Nelson, fitta di +spettatori, sembrava un piedestallo di statue viventi, ed entrò in +Pall-Mall; ma in quel punto, circa le sette e mezzo, l’ultimo raggio +di sole si nascondeva nel lenzuolo di nebbia delle sere britanniche, +e pochi istanti dopo carrozze, bandiere, rappresentanze, spettatori e +Garibaldi non erano più che una torbida fantasmagoria d’ombre confuse +che s’agitavano nella caliginosa opacità della notte imminente. Ma +ciò non ostante il popolo continuava ancora a seguire, a gridare, a +segnare a dito Garibaldi, indovinandolo coll’istinto, salutando il suo +mantello grigio che solo spiccava ancora nelle tenebre. Finalmente +l’architettonica massa di Stafford-House spuntò: la folla raccolta +sullo _square_, tra preghiere, ammonimenti, spinte, fece quel tanto +di largo che permettesse alla carrozza d’entrare la grande cancellata +del palazzo e colà finalmente il Generale potè mettere piede a terra. +Un tappeto di porpora era steso dall’atrio allo scalone, a’ piedi del +quale attendeva con gran corteo di gentiluomini e di dame la bella +Duchessa di Sutherland; Garibaldi s’avanzò verso di lei con passo +lento ma fermo; ne ricevette il benvenuto, ne sfiorò colla sua destra, +affumicata dal contatto di tutto il catrame di Londra, la candida mano, +e lasciando delusa la moltitudine che ancora s’ostinava a volerlo +rivedere, sparì nei penetrali della principesca dimora. Sei ore da +Nine-Elms a Stafford-House; sei ore per cinque miglia: un mezzo milione +di spettatori accalcati sulla via del passaggio; una piena di popolo +quale non vide l’esercito inglese reduce da Crimea, erano le parole che +correvano su tutte le labbra alla fine di quella memorabile giornata e +ne riepilogavano la meraviglia. + + +V. + +All’indomani Garibaldi parve riposato, ma cominciarono allora le sue +dodici fatiche. Come però non è questa una storia aneddotica e il +descriverle tutte, episodio per episodio, particolare per particolare, +richiederebbe, senza iperbole, un volume, così ne restringeremo il +racconto in rapidissimi tocchi. + +Il 12 di buon mattino ascolta un indirizzo degli abitanti del quartiere +di San Pancrazio, santo a lui memorabile; visita più tardi a Chiswick +la Duchessa madre di Sutherland; dove incontra Lord Russell, Lord +Granville, il duca e la duchessa d’Argyll, il conte e la contessa di +Clarendon, il signore e la signora Gladstone e durante la colazione la +banda del secondo reggimento delle _Life Guards_ gli suona il suo inno. +Sul pomeriggio altra visita a Lord Palmerston, col quale si trattiene +in segreto oltre un’ora, e la sera banchetto, ricevimenti e discorsi +ancora. + +Il 13 mattina rivista all’arsenale di Woolwich, dove impennatisi i +cavalli gli operai dello stabilimento trascinano la sua carrozza a +forza di braccia; nella sera banchetto di quaranta coperti dal duca +di Sutherland, e subito dopo solenne ricevimento, durante il quale +il Generale, seduto sopra una specie di trono nella gran sala degli +Staffords, vede sfilargli davanti la più antica e più pura nobiltà di +Brettagna e di Scozia. + +Il 14 mattina udienza alle Deputazioni della città di Manchester; +poco dopo rivista della brigata dei pompieri, di cui è colonnello +il Duca di Sutherland, e la sera comparsa al Covent-Garden dove si +rappresenta la _Norma_ e in suo onore un atto della _Muta di Portici_; +ed egli è letteralmente coperto di fiori dalle più belle mani del Regno +Unito.[270] + +Il 15 escursione agricola a Bedford e davanti a nuova moltitudine di +popolo, convenuto da tutte le parti del distretto, esperimenti delle +macchine Howard; alla sera desinare intimo da Antonio Panizzi, il +celebre restauratore del _British Museum_ e vecchio amico suo. + +Nella mattina del 16 visita alla birreria Berkley e Perkins; verso +il tocco gran concerto al Palazzo di Cristallo, datogli dagli +Italiani; trentamila spettatori lo accolgono, una Deputazione di suoi +compatriotti gli presenta una bandiera col motto «Roma e Venezia;» +Arditi dirige l’orchestra, e un coro di mille voci gli canta: + + O Garibaldi nostro salvator, + Te seguiremo al Campo dell’onor. + +Dal _Crystal Palace_ passa a Piccadilly[271] dove Lord Palmerston lo +convita a solenne banchetto. + +Il 17 è domenica, e come è noto il rigoroso rispetto che gl’Inglesi +professano od ostentano per il giorno festivo, così il russo Alessandro +Herzen riunisce in casa sua a fraterna mensa, fra una scelta d’amici, +Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.[272] + +L’agape però nulla aveva di politico. Certo in quel cenacolo di +apostoli e di soldati di tutte le patrie e di tutte le libertà +un discorso doveva ricorrere e dominare su tutti gli altri; ma +nessuno prestabilito disegno di complotti rivoluzionari, nessun +occulto pensiero presiedeva il nobile simposio. Gli stessi brindisi, +commoventissimi per chi li profferiva come per chi li udiva, non furono +che reciproche testimonianze d’onore e d’affetto, scevri interamente +da ogni ascoso fine politico, se non forse l’altissimo di riaccostare +almeno un istante due grandi spiriti affratellati un giorno dalla +medesima idea, e che non avrebbero potuto passarsi vicini senza +seppellire in un amplesso ogni ricordo della passata discordia. Mazzini +con ispirate parole bevve alla «libertà de’ popoli, all’associazione +de’ popoli, a Garibaldi vivente incarnazione di questa idea, alla +povera, santa Polonia, alla giovine Russia.» Garibaldi con caldo +accento rispose: «Al mio amico e maestro Giuseppe Mazzini;[273] alla +Polonia, alla Russia, all’Inghilterra.» E al toccar de’ bicchieri +una lacrima brillava nell’occhio di tutti i commensali; ed Herzen, +strozzato dall’emozione, non potè pronunciare che poche e rotte parole. + +Al lunedì vegnente ricevimento a Stafford-House di privati e di +Deputazioni;[274] visita a Ledru Rollin, e Louis Blanc; al tocco un +secondo concerto popolare al Palazzo di Cristallo, dove un popolo +misto di Corporazioni, di Rappresentanze, di Deputazioni, sfila +davanti al Trionfatore, che sa trovare per tutti il contegno e la +parola opportuna, notevole e notata da coloro che cominciavano ad +impensierirsi di quei trionfi, quella da lui gridata ad alta voce alla +Deputazione degli esuli polacchi: «Chiedo che la nobile nazione inglese +non voglia abbandonare la nazione polacca.» + +Il martedì invece è giornata di riposo, se riposo può dirsi leggere o +firmare serque di lettere e di ritratti, discorrere con centinaia di +persone e posare ora per un busto, ora per una fotografia, risedersi +a tavola tre o quattro volte il giorno, per non far torto all’usanza +degli ospiti, meravigliati che un eroe mangiasse così poco e bevesse +anche meno, e finito il pasto, all’ora rituale in cui le signore +lasciano i lor cavalieri in intimi colloqui col _Sherry_ e col +_Brandy_, si ritirasse con loro. + +Così però era arrivato il 20 aprile; il giorno solennissimo destinato +al conferimento della cittadinanza di Londra, che è, come ognuno sa, +il più grande onore che la vecchia _city_ possa dare, invidiato e +raramente ottenuto dagli stessi Sovrani; e che a Garibaldi era stato +decretato, senza contrasto, appena ebbe messo il piede sul suolo +britannico. E come la storica cerimonia fu anche il compendio simbolico +di tutte le onoranze tributate all’eroe italiano, così ne toccheremo +meno fugacemente. + +Assistito ad un asciolvere dal duca d’Argyll, in un tiro a quattro +alla _Daumont_ da Prince’s Gate, dimora del signor Seely dove il +Generale era passato, s’avviò in sul mezzogiorno verso Guild-Hall. +Lo accompagnavano, giusta il rito, il signor Richardson e l’Alderman +Scott, ciambellano del Town-Hall, cui spettava quest’onore, il primo +per aver proposto, il secondo per aver secondato la mozione del +_Freedom_: lo seguivano in altra carrozza il signor Seely e i figli, e +in altre ancora un lungo corteo di membri del Parlamento e di nobili +invitati. Le botteghe erano chiuse, i lavori sospesi come nel giorno +dell’ingresso. Turbe di popolo assiepavano le strade per le quali +doveva passare il corteo; ma all’ingresso della _city_ e più ancora nei +pressi del Palazzo di città la calca è sì densa, la piena sì procellosa +da pareggiare quasi quella impareggiabile dell’11 aprile. Arduo perciò +come in quel giorno il transito; arduo ai _policemen_ contenere il +torrente; arduo e pericoloso insieme per il Generale lo scendere +di carrozza. Vi pervenne tuttavia, e allora, accolto nell’atrio di +Guild-Hall dalla deputazione del Comitato di ricevimento, passando fra +due ale di _gentlemen_ e di _ladies_ che lo salutano e s’inchinano come +ad un re, è condotto nel gran salone del Consiglio, in mezzo ad una +fiorita corona d’invitati, e quivi, sotto un ricco baldacchino, sopra +seggiolone dorato, fra il signor Seely e suo figlio Ricciotti,[275] +fatto sedere. + +Entrarono allora gravi e solenni nel loro storico costume, roboni +di velluto nero, parrucche bianche a zazzera, grandi lattughe allo +sparato, il Lord Mayor, gli Aldermen, i Clerks, e fattosi un solenne +silenzio il Town’s Clerk venne innanzi e lesse il seguente decreto: + +«Che l’onorevole titolo di cittadino sia conferito al generale +Garibaldi come segno di riverenza al più magnanimo e valoroso dei +patriotti e gli sia presentato in una scatola d’oro del valore di cento +ghinee.» + +Una salva d’applausi era già scoppiata alle parole _most generous +and magnanimous man_, un’altra ancora più fragorosa seguì la chiusa +del decreto. Allora il Generale si alzò e il signor Scott gli lesse +un lungo indirizzo, nel quale, dopo avergli significato come Londra +andasse superba d’avere tra’ suoi cittadini un uomo che a nessun +altro poteva essere paragonato, «perchè in nessun uomo si trovarono +insieme accoppiate come in lui la semplicità d’un Cincinnato, +l’incorruttibilità d’un Dentato, il cuore di Leonida, la tenerezza +d’una donna, la confidenza d’un fanciullo;» conchiuse ringraziandolo +d’aver destata in Inghilterra la fiamma della libertà, ed augurando +all’Italia di compiere la sua unità ed indipendenza. + +Il Generale, che aveva ascoltato con profondo e decoroso raccoglimento, +fece in inglese, con accento stentato e troppo apertamente meridionale, +ma con perfetta correzione di sintassi e di lingua, questa risposta: + + «Non mi è possibile esprimere a voi, come rappresentanti di questa + gloriosa città, la gratitudine che io provo dell’onore che mi avete + oggi conferito. Ne inorgoglisco più che dell’avere il primo onore, + il primo grado in guerra, perchè non so qual cosa possa tenersi più + onorevole che l’esser libero cittadino di questa città. Nè io dico + questo per adularvi. Ho veduto che questo è il vero centro della + libertà del mondo, è il foco della civiltà di tutte le nazioni. + Qui niuno è straniero, perchè in Inghilterra ogni uomo è in casa + sua. Vi ripeto che non potrei esprimere la mia riconoscenza, ma + ve ne ringrazierò, non potendolo per me stesso, in nome della mia + patria, che aspetta dall’Inghilterra quell’aiuto ch’essa può dare + in guerra. + + »Certo l’Italia non potrà mai dire abbastanza quanto è grata a + questo paese pel gran favore con cui ha accolto la sua causa, e per + gli aiuti che le ha dato in tempi di gran bisogno. Nè è questa la + sola volta che io sono stato beneficato dal popolo inglese. Lo fui + in America quando dovetti alla protezione inglese se fui salvo da + gran pericolo. — Ebbi anche aiuto da Inglesi in Cina. Tutto questo + non potrei mai dimenticare; ma dovunque sarò, il mio affetto, la + riconoscenza verso il popolo inglese sarà imperitura. — Ripeto che + sono gratissimo per me e per la mia patria al popolo inglese.» + +Certo questo discorso non aveva nulla di peregrino, ma il Generale +che al toccar del suolo inglese pareva aver acquistato il senso, a +lui tanto innaturale, della convenienza e della misura, ed essersi +trasformato in un attore provetto, a cui nessuno dei lenocinj dell’arte +sia ignoto; il Generale, dico, seppe dare a quelle sue parole, studiate +più che non si pensi, tale un’impronta di verità e di naturalezza, e +trovare recitandole un atteggiamento così artisticamente equilibrato +tra la modestia e la dignità, un gesto così giustamente misurato tra +la vivacità italiana e la rigidezza anglo-sassone, un’intonazione così +abilmente indovinata tra la rozzezza eroica e la cortesia signorile, +e sopratutto tali modulazioni, tali blandimenti e incanti di voce da +suscitare in tutto l’uditorio un vero delirio. Una triplice tonante +salva d’applausi, quali forse quella sala non aveva mai uditi, accolse +la fine del discorso e soltanto la maestà del luogo e della cerimonia +parve trattenere da più clamorose manifestazioni. Quando però il +Generale, salutato il Mayor e la Mayoressa, si mosse per uscire, il +pubblico, rotta ormai quella diga di tradizionale rispetto che l’aveva +fino allora contenuto, dimenticò ogni gravità, e scavalcando sedie +e barriere si rovesciò letteralmente su di lui, per ottenere, con +mille voci, l’onore d’un suo _shake hands_. Nè forse l’eroe sarebbesi +rifiutato anche a quel capriccio se taluno de’ suoi amici non si fosse +opposto, dicendo che ciò avrebbe nociuto alla sua salute; il che bastò +perchè tutta quella folla tumultuante si ritraesse e diradasse in +silenzio. + +Allora il Generale uscì da Guild Hall per passare a Mansion-House, dove +il Lord Mayor dava in suo onore lo storico banchetto della _Loving +Cup_, nel quale il Generale, ignaro del rito, bevve alla salute del +Popolo inglese fra le acclamazioni de’ convitati. + +Non fu quella però l’ultima impresa di quella giornata campale. Alle +6 il Generale dovette intervenire ad un altro banchetto, il terzo in +un giorno, offertogli dal Cancelliere dello Scacchiere e trattenervisi +fino a tarda ora sempre sulla scena, sempre in sull’all’erta per +ascoltare e rispondere, sempre meraviglioso a tutti di semplicità, di +cortesia, di tatto e di pazienza. + + +VI. + +Ma nel medesimo giorno che Londra scriveva nell’Albo de’ suoi cittadini +il nome di Giuseppe Garibaldi, una voce, susurrata pochi giorni +prima come una vaga ipotesi ed una remota eventualità, prendeva a +un tratto nei giornali la forma asseverante d’una positiva notizia: +«Garibaldi interrompeva il suo viaggio e si preparava a ripartire per +l’Italia.» Naturale pertanto che un simile annunzio destasse in tutte +le classi della vasta metropoli (eccettuati forse i pochi consiglieri +e preparatori di quella partenza) il più grande stupore ed il più +vivo malcontento. Indarno i diari amici del Ministero si studiavano +di onestare e spiegare quella repentina risoluzione con semplici e +naturali motivi; dicendola imposta da ragioni di salute, consigliata +dai medici, suggerita dalla pietosa sollecitudine di risparmiare al +Generale, già affranto dalle fatiche de’ suoi primi trionfi, nuovi +e più gravi travagli; la città, le classi popolari principalmente, +non sapevano appagarsi di queste ragioni; e messe già in sospetto da +tutta quella estemporaneità di passione amorosa onde l’aristocrazia +britannica era stata presa per il mozzo nizzardo, fiutavano sotto +quelle mostre di zelo per la salute d’un uomo, che stava forse +benissimo, le fila d’una trama aristocratica o politica, cominciando +già a dimostrare apertamente la loro incredulità e diffidenza, +agitandosi nei pubblici _meetings_, e forzando il governo stesso a +rispondere in Parlamento. + +Per intendere frattanto fino a qual punto quei sospetti fossero +giustificati, e fra le tante e contradittorie ragioni di quella +partenza, sceverare, non diremo la vera, ma la più prossima al vero, +importa rimontare alcuni giorni addietro e penetrare un po’ più +addentro nel retro scena della storia. + +Il lettore non ha dimenticato che il Governo inglese non aveva mai +veduto di buon occhio il viaggio di Garibaldi. Presago dei disturbi +che la inopportuna visita gli avrebbe, o prima o poi, arrecati, Lord +Palmerston s’era studiato fino alla fine di scongiurarla, e solo +quando la vide ormai inevitabile fece buon viso, come suol dirsi, +all’avversa sorte, e s’adoperò, nel modo che sappiamo, a menomarne +le conseguenze. In sulle prime però tutto parve andargli a seconda. +Garibaldi s’era abbandonato, senza resistenza alcuna, alle braccia +dei Geni tutelari che dovevano, durante il suo passaggio per Albione, +custodire la sua innocenza e preservarlo dai diabolici contatti +della rivoluzione; Garibaldi mansueto, quale mai non fu, passava +di banchetto in banchetto, di cerimonia in cerimonia, di teatro in +teatro, rappresentandovi, appuntino come una brava bestia feroce +bene ammaestrata, la parte che meglio gradiva a’ suoi custodi e al +suo pubblico, senza dare mai il più piccolo segno di ribellione, o +mandare il più lieve ruggito di collera. Non v’era dunque a pentirsi +troppo d’averlo lasciato venire. È ben vero che egli aveva messo +sottosopra mezza Inghilterra, e in combustione tutta Londra; ma infine +era sperabile, era presumibile che a poco a poco il fanatismo si +stancherebbe, l’entusiasmo svamperebbe, la vecchia freddezza inglese +riprenderebbe il sopravvento; lo stesso attore a forza di essere veduto +e sentito si logorerebbe, e tutto rientrerebbe in breve, con poco +fastidio, nella calma e nell’ordine di prima. Accadde invece tutto il +contrario. Passavano i giorni, le ovazioni succedevano alle ovazioni, +e gli spettacoli agli spettacoli, ma il saturnale garibaldino non dava +alcun segno di cessare. Garibaldi continuava da oltre una settimana +a mostrarsi, a concedersi, a distribuirsi a quanti volevano vederlo, +udirlo e toccarlo; ma il farnetico non accennava a calmarsi; Londra +tornava ogni mattina e ogni sera a mirare, a contemplare ad adorare il +suo nuovo idolo in tutte le pose e su tutti gli altari, ma non ne era +sazia ancora. + +Eppure Londra non era che una stazione, ed il trionfatore non si +trovava ancora che alla prima pietra miliare della sua via trionfale. +Ma che sarebbe accaduto se egli avesse mantenuto la promessa di +visitare una ad una tutte le principali città d’Inghilterra e di +Scozia, Manchester, Birmingham, Bristol, Newcastle, Liverpool, Glascow, +Edimburgo, che l’attendevano impazienti di rinnovargli tra le loro mura +i trionfi della Capitale? + +Questo era il pensiero che principalmente turbava gli uomini di Stato +inglesi, e in generale quanti pregiavano, sopra ogni cosa, l’ordine +e la quiete del loro paese. Perocchè se tanta, dicevano essi, era +l’agitazione che quel fatato Italiano era riuscito a suscitare in +Londra dove pure le masse popolari erano guidate e contenute dalla +presenza del governo e del Parlamento, dagl’influssi d’una stampa +autorevole e dall’azione moderatrice di numerose classi superiori +illuminate e potenti, quale non sarebbe stata in quelle grandi città +manifattrici, alveari giganteschi d’operai e d’industriali, focolari +naturali delle idee rivoluzionarie e socialiste, miniere profonde e +insidiose cariche insieme d’oro e di dinamite, d’onde l’Inghilterra +traeva da secoli la sua ricchezza, ma che troppo arditamente esposte al +contatto d’una scintilla fulminea, avrebbero anche potuto cagionarne la +rovina! + +Certo non era a temersi che Garibaldi vi andasse a suscitare una +rivoluzione sociale; ma il solo dubbio ch’egli riuscisse a trascinare +quelle popolazioni in manifestazioni di politica internazionale ed +a renderle complici più o meno dirette de’ suoi appelli e de’ suoi +disegni patriottici, bastava ad obbligare un governo appena consapevole +della propria responsabilità alla più grande cautela e vigilanza. Nè +queste apprensioni eran del tutto infondate. Garibaldi era stato fino +allora, non all’occhio degli Inglesi soltanto, un miracolo di saggezza +e di temperanza; ma fino a quando il miracolo fosse per durare nessuno +poteva affermarlo. L’eroe non poteva rinnegare a lungo la propria +natura, e con lui era prudenza star pronti a tutte le sorprese. Anche +in que’ primi dieci giorni egli aveva fatto più d’una scappata fuori +del morbido serraglio in cui i suoi guardiani lo tenevano custodito; +e il brindisi a Mazzini, le visite a Ledru Rollin e Luigi Blanc, le +parole ai Polacchi, parevano segni abbastanza eloquenti che v’erano +idee, amicizie, relazioni, alle quali egli, sotto pena di snaturarsi, +non poteva rinunciare. + +Oltre di che i Mentori blasonati, che s’erano tolto il carico della sua +tutela in Londra, non lo potevano accompagnare dappertutto, e il giorno +in cui egli fosse uscito dalle loro mani per cadere in quelle, a mo’ di +esempio, dei Taylor, degli Stuard, dei Cowen, conosciuti in Inghilterra +per le loro opinioni rivoluzionarie, la loro intimità con Mazzini, e +la loro influenza sulle popolazioni artigiane delle città industriali, +nessuno poteva prevedere fino a qual punto il mutato ambiente avrebbe +influito sul mobile spirito del Patriotta italiano, nè a qual eccesso, +una volta lasciato in balía di consiglieri o complici o compiacenti, +avrebbe potuto trascorrere. + +E ciò tanto più che il vero ultimo scopo della sua visita in +Inghilterra non traspariva ancora. Egli andava bensì dicendo, e i suoi +seguaci ripetendo, che l’unico motivo di quella sua visita era stato +il ringraziare il popolo inglese di quanto aveva operato per l’Italia; +ma questa spiegazione, buona forse, non appagava abbastanza gli uomini +politici inglesi, avvezzi a non credere troppo alla gratitudine, +e a diffidare un tantino anche delle parole degli eroi. Infatti i +suoi incessanti rapporti col Mazzini, col Saffi, l’arrivo continuo +dall’Italia di ufficiali garibaldini, di deputati, di personaggi +politici che apparivano un istante, s’abboccavano col Generale e +sparivano,[276] se non costituivano ancora un indizio certo di congiure +latenti, erano però sintomi poco rassicuranti, i quali, sommati a tutti +gli altri segni, accrescevano naturalmente le inquietudini del Governo +inglese e ne acuivano i sospetti. + +Nè qui finivano le inquietudini che quella visita troppo prolungata +cagionava ai Ministri di Sua Maestà Britannica. L’indomani della +entrata di Garibaldi in Londra era il giorno destinato alla +riunione della Conferenza diplomatica per l’accomodamento della +lite dano-germanica; e la coincidenza di questi due fatti poneva il +gabinetto di Lord Palmerston in una posizione singolarmente difficile +e delicata. Era infatti per lo meno strano che la Diplomazia europea +fosse convocata a negoziar della pace, in quella città che era in quel +momento la più agitata del vecchio mondo, e ripeteva da mane a sera +l’apoteosi di colui che passava per il campione giurato di tutte le +rivoluzioni e di tutte le guerre. + +E più di tutti dovevano sentire il dispetto di quei trionfi l’Austria +e la Francia. Per Francesco Giuseppe, Garibaldi era sempre l’uomo +di Luino e di Sarnico; per Napoleone III, quello del Gianicolo e +d’Aspromonte; per entrambi l’Annibale implacato che quando non poteva +guerreggiarli coll’armi, li combatteva colle parole, colla penna e col +nome. + +Ora come l’amicizia della Francia e dell’Austria era a quei giorni uno +dei perni della politica inglese, così veniva da sè che il governo +della Regina fosse il primo a riguardare con ansietà il perdurare +d’un fatto che era cagione di disgusto a’ suoi più utili amici e +poteva, lungamente protratto, fruttare alla stessa Inghilterra noie +e contrarietà imprevedibili. Nè, per far intendere il loro sentimento +circa la presenza di Garibaldi in Londra, era mestieri che i Gabinetti +europei ricorressero al mezzo estremo delle proteste. Quando Lord +Palmerston nella Camera dei Comuni,[277] diceva che «qualunque governo +forestiero si fosse fatto lecito di intromettersi nelle interne +faccende dell’Inghilterra avrebbe avuto da qualsiasi governante del suo +paese una urbana sì, ma franca e ferma risposta,» diceva cosa da tutti +saputa, sottintesa e creduta. + +Ma ognuno sa che tra la diretta intromissione e l’indifferente +astensione ci corre tanto spazio che basta per contenere insieme la +indiretta disapprovazione e il tacito dissenso, la triste scontentezza +e il broncio amichevole, tutte le gradazioni del malcontento e +del malumore. È noto che la politica ha parecchi vocabolari: che +in diplomazia ciò che non si vuol dire ufficialmente si susurra +ufficiosamente; che il più delle volte basta un segno, un monosillabo, +un silenzio tempestivo ed un sussiego calcolato per dir più di tutti +i discorsi e di tutte le note. Ora tale era appunto il linguaggio +che conveniva a quel caso. Nessuno dei governi interessati avrebbe +osato esprimere al Gabinetto di Londra il proprio dispiacere per gli +onori straordinari che il popolo inglese aveva stimato di rendere a +quell’avventuriere fortunato; ma pochi di loro avevan saputo nascondere +il proprio scontento. + +Era stato notato infatti che a nessuno dei grandi ricevimenti dati al +Patriota italiano, meno l’ambasciatore di Turchia e il Ministro degli +Stati Uniti, nessun altro diplomatico, nemmeno in forma privata, era +intervenuto; che il conte Appony, ambasciatore d’Austria, s’era chiuso +fin dall’arrivo in uno sdegnoso ritiro non comparendo più nemmeno al +Palazzo del governo; che l’Austria e la Prussia tardavano ad inviare i +loro rappresentanti al Congresso, senza dire apertamente che la cagione +ne fosse la sgradita vicinanza di quello spadroneggiante trionfatore, +ma facendolo con abbastanza chiarezza trapelare; che infine la stampa +governativa ed officiosa così di Francia come d’Austria e di Germania, +canzonando quella nuova frenesia garibaldina onde il serio popolo +britannico era stato colto, non perdevano mai il destro di tirare una +botta contro i ministri della Regina che si lasciavano pigliare dallo +stesso delirio e adoravano lo stesso feticcio. + +Combinati questi fatti, sommate tutte queste cagioni;[278] considerato +da un canto la necessità di tagliar corto ad un’agitazione fino +allora soltanto inquietante che poteva tralignare in più pericolosi +disordini, e dall’altro la convenienza di evitare alle potenze amiche, +in un momento di negoziati diplomatici, una cagione di fastidio e +di disgusto, il Governo inglese deliberò di indurre Garibaldi ad +abbreviare il suo viaggio e ad affrettare il suo ritorno in Italia. + + +VII. + +E fermato il disegno, il modo d’esecuzione, e gli esecutori furono +presto trovati. Quei medesimi fedeli del governo che s’erano fino +allora assunto di guidare i primi passi dell’eroe sul suolo britannico, +quei medesimi s’impegnerebbero a condurnelo fuori. La sera del 16 +infatti il duca di Sutherland, il signor Seely, il dottor Fergusson, +medico della Regina, il generale Eber, il colonnello Peard, il signor +Gladstone, e pochi altri amici del Generale si raccolsero a consiglio +in Stafford-House e convennero prestamente sul da farsi: Il Generale +doveva esser un ammalato: il dottor Fergusson l’avrebbe attestato; +i suoi ospiti amici, compresi dall’obbligo di risparmiare al grande +patriota i danni e i pericoli d’un viaggio più disastroso, si sarebbero +tolto l’assunto di consigliargli il ritorno desiderato: il Duca di +Sutherland, ottenuto l’assenso, l’avrebbe fatto a poco a poco dileguare +portandoselo via sul suo velocissimo _yacht_; e tutto sarebbe riuscito +al suo fine senza scandali e senza compromissioni. + +Con quest’accordo la mattina del 17 il dottor Fergusson cominciò a +fare al Generale, ignaro ancora di quella parte d’ammalato immaginario +che gli era preparata, la sua prima visita, e notò in lui tracce così +profonde di stanchezza, e lo trovò così sofferente anche nella gamba +sana costretta a sostenere parte del lavoro della ammalata che non +potè a meno di dichiarare al Duca di Sutherland, «i suoi timori sugli +effetti che ne potevano derivare dalla permanente eccitazione prodotta +da quelle ripetute ovazioni, che gli stessi uomini più robusti non +avrebbero potuto affrontare.» + +Come restasse a questa lettera inattesa il nobile Duca, inutile ridire: +tutta Stafford-House fu piena in poche ore della dolorosa notizia, e +l’argomento della malattia del Generale su tutte le labbra de’ suoi +ospiti e frequentatori. + +Il dottor Fergusson però, da medico coscienzioso, non poteva fidarsi al +giudizio di una sola visita, e volle ripeterne una seconda: ma ahimè +il pronostico non poteva essere diverso! Non solo il Generale era +stanco, non solo «ne conveniva egli stesso;» non solo era manifesta +la sua fisica debolezza, ma cominciava già a trasparire la mentale. +Infelice eroe, stanco, debole, sofferente nella gamba destra per +contraccolpo della sinistra, e quasi scemo di mente! L’Archiatro di +Sua Maestà la Regina Vittoria non poteva più esitare; e presa tosto +la penna non più soltanto al duca di Sutherland, ma anche al suo +collega il signor Seely, scrisse risolutamente che, viste le miserande +condizioni del generale Garibaldi, «riteneva ormai pericoloso per lui +l’adempiere a tutti i presi impegni;» e consigliava perciò «sì l’uno +che l’altro e tutti i suoi amici d’Inghilterra di cercare un mezzo +qualsiasi per distoglierlo dalle imprudenti emozioni delle sue visite +progettate.[279]» + +La parola era detta; il dado era tratto e conveniva tosto giuocare +l’ultima posta. Ecco infatti il Duca di Sutherland, il signor Seely, il +generale Eber, il colonnello Chambers, il signor Negretti, tutti quanti +gli artefici ed i complici della trama stringersi attorno al Generale e +tentare di persuaderlo con tutti gli argomenti che loro occorrevano, al +passo desiderato. Indarno. Il Generale, o troppo ingenuo per sospettare +l’intrigo o troppo furbo per mostrar d’accorgersene, rispondeva a tutti +invariabilmente: «che non s’era mai sentito così bene come da quando +era venuto in Inghilterra;» in ogni caso pochi giorni di riposo gli +sarebbero bastati a rimetterlo dalla momentanea stanchezza; non potere +però in alcun modo deludere l’aspettazione di tanti cari amici, di +tante illustri città, e mancare alla propria promessa. Innanzi a questa +non preveduta resistenza, i manipolatori della partenza si trovarono +un po’ sconcertati e stimarono necessario di invocare l’autorevole +intervento dello stesso Cancelliere dello Scacchiere. E questi accettò, +e nella sera medesima del 18, in presenza del Duca di Sutherland, +del dottor Fergusson, del signor Seely, del colonnello Peard, del +generale Eber, del signor Negretti e di due o tre altri amici[280] del +Generale, ebbe con questi un lungo colloquio. L’assunto era arduo: la +veste ufficiale onde il signor Gladstone era rivestito ne accresceva le +difficoltà; ma egli seppe tirarsi d’impiccio con mirabile delicatezza e +maestria. Accortosi prestamente che quell’argomento ormai logoro «della +salute» non aveva più alcuna presa sull’animo d’un uomo che credeva +e protestava di sentirsi benissimo, vi scivolò sopra lievemente e +volse tutta l’arte a toccare altri tasti più graditi o meno stridenti. +Dichiarò che parlava come amico, non come membro del governo; respinse, +sprezzandolo come indegno di confutazione, ogni sospetto di ingerenza +forestiera e di secondo fine politico: assicurò il Generale che +qualunque fosse la sua risoluzione nessun Inglese si sarebbe permesso +di mancare ai doveri dell’ospitalità; desiderava soltanto fargli +considerare come ormai, visitata Londra, lo scopo principale del +suo viaggio fosse raggiunto, e come quelle stesse splendide ovazioni +che erano uno dei più mirabili avvenimenti del nostro tempo, anzichè +crescere, potessero, colla continuata ripetizione, scemare della loro +dignità e bellezza: in ogni caso nessuno poter pretendere che gli +impegni da lui presi dovessero tenersi per incondizionati e assoluti; +sì che quando non credesse di sciogliersi da tutti restavagli sempre +l’espediente di limitare le sue visite ai luoghi più vicini e più +importanti, facendo valere verso gli altri la ragione indiscutibile +della salute e della necessità di riposo che avrebbe tagliato corto a +tutte le querele e a tutte le pretese. Ed altre cose disse e avrebbe +potuto soggiungere l’eloquente ministro, se il Generale n’avesse avuto +mestieri. + +Ma egli, che fino allora non aveva voluto o saputo capire, vide come +in un lampo tutta la situazione. Più il signor Gladstone si studiava +a girar attorno alla ragione principale che l’aveva mosso a parlare, +e più questa ragione, come per effetto di chiaroscuro, risaltava; più +adoperava a tener lontano dal suo discorso l’ombra del governo e più +quell’ombra ricompariva e il suo pensiero erompeva. Il solo fatto del +suo intervento in quel negozio era un fatto politico; il solo trovarsi +a fianco agli uomini che da tre giorni peroravano per la causa della +partenza, parlava più eloquentemente d’ogni discorso. Il Generale +dunque capì, e alzandosi di scatto dalla sedia con quel suo fulmineo +risolvere che tante volte scompigliava i calcoli più studiati de’ suoi +avversari: «No! disse, con voce secca e imperiosa, credo impossibile +fare una scelta fra città e città, e dare la preferenza piuttosto +all’una che all’altra, sarebbe scortesia ch’io non commetterò mai. +Piuttosto, se credete che debba partire, partirò domani.[281]» + +Alla sortita inattesa, così il signor Gladstone come i suoi colleghi +restarono alquanto sconcertati. + +Non era infatti una partenza precipitata e quasi clandestina che essi +s’eran proposto di ottenere dal Generale: un siffatto modo avrebbe +avuto l’aspetto o d’una fuga o d’uno sfratto, e destate anche più +vive quelle agitazioni che essi miravano a spegnere. Essi chiedevano +soltanto un lento ritiro; un allontanamento a piccole giornate; un +dileguarsi insensibile che togliesse ogni sospetto di violenza e +vestisse tutte le sembianze d’un atto volontario e spontaneo del +Generale stesso. Però quando udirono quelle due parole: «partirò +domani,» misurarono tosto il pericolo e corsero tutti insieme al riparo +adoperandosi con ogni miglior argomento a smuovere il loro ospite da +una risoluzione che rischiava di guastare i loro disegni assai più +d’un reciso rifiuto. Ma il Generale fu in quella sera irremovibile; e +soltanto la mattina dopo (19), assalito nuovamente dalle insistenti +preghiere di quasi tutti i suoi consiglieri della vigilia,[282] +irretito, fors’anco sedotto, dalle provette blandizie della Duchessa +madre di Sutherland e dalle rosee grazie della giovane sua nuora, finì +col cedere e col dichiarare che sarebbe partito come e quando ai loro +amici fosse piaciuto. Era la vittoria desiderata, e non restava più +che bandirla nei giornali per rendere impossibile colla pubblicità +qualsiasi pentimento. Infatti nello stesso pomeriggio del 19, i signori +Duca di Sutherland e Seely inviavano al _Times_ le tre lettere del +dottor Fergusson, da noi già compendiate, facendole precedere da questa +loro dichiarazione che annunciava la prossima partenza dell’eroe, +precisandone persino il giorno ed il modo: + + «All’Editore del _Times_. + + »Il Duca di Sutherland ed il signor Seely presentano i loro omaggi + all’editore del _Times_ e gli trasmettono copia delle lettere + ricevute dall’illustre professore Fergusson sullo stato sanitario + del generale Garibaldi. + + »In conseguenza di ciò, il Generale si trova costretto a rinunciare + al suo progetto di visitare le provincie, e partirà da Londra + venerdì mattina. S’imbarcherà sul _yacht_ del Duca di Sutherland, + il quale lo accompagnerà alla sua residenza dell’isola di Caprera.» + + +VIII. + +Quale effetto producesse nel popolo inglese questo annuncio, già +accennammo: di amaro sospetto ne’ più; d’intera contentezza in pochi; +di sorpresa in quasi tutti. Però l’opinione pubblica si divise quasi +tosto in due campi. Gli amici del governo, gli uomini politici, le +classi superiori e in generale tutti coloro che, per un motivo o +per l’altro, erano inquieti o tediati di quella prolungata baraonda +garibaldina, lodavano il Generale d’esservisi arreso; gli avversi +al Ministero, gli idolatri dell’eroe, la gente più di sentimento che +di ragione, e tutti coloro in generale cui quella baraonda piaceva o +giovava, non sapevano persuadersi che la malattia fosse reale (tanto +più dopo una attestazione del dottor Basile che la smentiva[283]), nè +quella partenza spontanea e sospettandovi sotto un oscuro complotto +aristocratico e diplomatico, a cui non parevano estranei nè il Governo +inglese, nè Napoleone III, nè l’Austria, s’apparecchiavano con tutti i +mezzi che la legge loro concedeva a sventarla. + +Già infatti tra il 20 e il 21 la più parte dei giornali liberali e +radicali[284] denunziava, esagerandolo, il misterioso complotto: +innumerevoli cartelli affissi per le vie avvertivano il popolo +che Garibaldi era forzato a partire: alla _Taverna di Londra_ per +iniziativa del Comitato di Ricevimento convocavasi un meeting nel +quale si deliberava «non essere desiderabile che il generale Garibaldi +venisse indotto ad abbandonare l’Inghilterra, tanto più che non erano +stati sufficientemente chiariti i motivi della sua partenza.» Un +altro _meeting_ pubblico e più numeroso preparavasi per istigazione di +Mazzini a Primrose, sotto la Presidenza del signor Beales; infine il +Ministro degli Esteri, il Presidente del Consiglio, e il Cancelliere +dello Scacchiere erano invitati a dar spiegazione nelle due Camere di +quell’inatteso rimpatrio, e sopratutto a dichiarare quanto vi fosse +di vero nella voce persistente che il governo della Regina, spinto da +suggestioni straniere, vi avesse partecipato. + +Ma le risposte erano prevedibili. Lord Clarendon si dichiarò persino +inconsapevole della progettata partenza, e quanto a Napoleone III +non solo lo purgò da qualsiasi taccia d’avversione a Garibaldi, ma +assicurò che caduto il discorso su quel tema, l’Imperatore gli disse +di comprendere benissimo come un uomo sì straordinario, quale era +Garibaldi, dovesse toccare l’animo agli Inglesi e trasportarli fino +all’entusiasmo. Nè sostanzialmente diverse furono le parole di Lord +Palmerston e del signor Gladstone. Solo il primo soggiunse anche più +esplicitamente che qualunque governo forastiero facesse all’inglese, +sopra un consimile argomento, una rimostranza qualsiasi, «riceverebbe +una urbana sì, ma ferma ed aperta risposta;» mentre il secondo, senza +sconfessare la sua intromissione nell’affare e narrati press’a poco i +fatti come li narrammo noi stessi, si studiò soltanto a rimuovere da +sè e dal governo ogni sospetto di indebita ingerenza e d’inospitale +pressione, ed a gettare la colpa dell’avvenimento su quella disgraziata +salute del Generale, del cui stato sofferente, dopo le attestazioni +d’un medico come il signor Fergusson e d’amici così affezionati e +devoti, come il signor Seely e il Duca di Sutherland, non era più +possibile dubitare.[285] + +Contemporaneamente le Deputazioni dei _meetings_ si presentavano a +Garibaldi, il quale, fluttuante ancora tra le promesse fatte agli uni +di visitarli ed agli altri di partire, si tirava alla meglio d’impaccio +dicendo agli inviati del _London Tavern_, che desiderava ardentemente +di visitare i suoi vecchi amici di Newcastle e del Nord, ma che +avrebbe meglio considerato se dopo la promessa data poteva cambiare di +determinazione;[286] e scrivendo anche più esplicitamente al signor +Beales, presidente del _meeting_ che si stava preparando a Primrose, +ed a tutti i suoi amici «che accettassero i suoi ringraziamenti per +l’affetto dimostratogli: che sarebbe felice di rivederli in circostanze +migliori e quando potesse a tutto agio godere del loro nobile paese; +ma pel momento essere obbligato a lasciare l’Inghilterra.[287]» E +queste ultime parole valgono un documento. Garibaldi poteva essere +o più generoso o più coerente tralasciandole; ma infine se la verità +suo malgrado gli scappò dalla penna, raccogliamola e scriviamola come +l’unica conclusione chiara di tutto questo torbido negozio: Garibaldi +fu obbligato a partire d’Inghilterra; graziosamente, soavemente +obbligato; ma «obbligato.» + + +IX. + +Fissata la partenza pel 22, Garibaldi adopera i due giorni che gli +avanzano a fare a precipizio tutte quelle visite che per dovere o +per affetto non poteva assolutamente tralasciare. Però il 21, di +buon mattino, sciogliendo un voto da lui fatto sino dal suo arrivo in +Inghilterra, va in compagnia di Panizzi e d’altri Italiani, a visitare +la tomba di Ugo Foscolo a Chiswick; resta alcuni istanti assorto in +una mesta contemplazione dinanzi all’avello del poeta, indi vi depone +una corona d’alloro in bronzo sul cui nastro aveva fatto scolpire egli +stesso la leggenda: + + AI GENEROSI + GIUSTA DI GLORIA DISPENSIERA È MORTE. + DEPOSTA OGGI 21 APRILE 1864 + DAL GENERALE + GIUSEPPE GARIBALDI. + +Al tornare dal suo pellegrinaggio, si reca senza perdere un istante +al _Reform-Club_, dove subíto, non sapremmo dire se più il tormento o +l’onore d’uno de’ soliti banchetti, il presidente, Lord d’Elbury, lo +arringa chiamandolo «lo strumento di Dio,» e soggiungendogli, parole +significative su quel labbro ed in quel luogo, che «le accoglienze +ricevute dal popolo inglese dovevano essergli largo compenso per +l’apparente ingratitudine che viene da un luogo d’onde l’ingratitudine +era meno da aspettarsi.» Licenziatosi poi anche di là con opportune +parole di ringraziamento, si fa condurre a Richmond per prendervi +commiato da Lord Russell; quindi, reduce nuovamente in Londra senza il +respiro d’un istante, passa a visitare, introdottovi da Lord Clifford, +la Camera dei Lordi, i quali al suo apparire si distraggono e si +agitano al segno che Lord Chelmsford, che in quel momento parlava, può +a stento continuare il suo discorso, finito il quale tutti s’accalcano +intorno all’eroe, e quanti fra di loro l’hanno conosciuto, specialmente +i _Whigs_, si disputano l’onore di salutarlo pubblicamente, il Vescovo +d’Oxford fra i primi. Finalmente verso sera, sempre senza sosta e senza +riposo, passa al _Fishmonger Club_ (Circolo dei pescivendoli), uno de’ +più antichi, e, non ostante il nome, de’ più aristocratici circoli di +Londra, dove l’attende a uno de’ loro pranzi tradizionali, famosi per +luculliane ghiottornie di pesci, il fiore più eletto della nobiltà, +della ricchezza, dell’armi, della eleganza e della cultura britanniche; +dove il primo _Warden_ (il primo Guardiano) gli accorda il titolo di +membro onorario del _Club_, ambito quanto il _Freedom_, e d’onde parte +a tarda notte pensando forse, con segreta compiacenza, che era quella +l’ultima delle sue sterili fatiche londinesi, e che toccava oramai alla +vigilia di quel rimpatrio che egli più d’ogni altro sospirava. + +Nel giorno vegnente, infatti, fatta colazione dal Console Generale +degli Stati Uniti, visitato nella sua casa Giuseppe Mazzini, +congedatosi da Lord Shaftesbury, ricevute a Prince’s Gate quante +persone vogliono dirgli addio, incontrato a Stafford-House il Principe +di Galles che avea espresso il desiderio di conoscerlo in quel luogo +ed a quel modo, lasciati al Popolo inglese i suoi addii, i suoi +ringraziamenti e le sue scuse di non poter andar per ora dovunque avea +desiderato, accompagnate dalla promessa di tornar forse fra non molto a +veder, nella quiete della vita domestica inglese, gli amici che allora +non poteva,[288] verso le 3 del pomeriggio, in carrozza a quattro +cavalli, accompagnato soltanto dal Duca e dalla Duchessa di Sutherland +e dal signor Seely, passando in mezzo a un fitto stuolo di popolani +che fin dalla mattina l’attendevano e gli gridavano: «Non partite, +Generale, non partite,» s’avviò alla volta di Clifden Park, una delle +principesche villeggiature della madre dei Sutherland, nei dintorni di +Maidenhead. + +E di quella sosta in villa, le ragioni erano parecchie: si +allontanava subito da Londra il Generale senza portarlo via di colpo +dall’Inghilterra, il che sarebbe stato pericoloso: si mettevano tra lui +e i suoi più intimi e devoti un tratto di ferrovia e i cancelli d’un +castello feudale, e lo si separava così da consiglieri sospettati a +torto avversi al rimpatrio:[289] si abituava insensibilmente il buon +popolo inglese alla sgradita separazione, e mostrandogli il suo eroe +contento della quiete della campagna, e vivente co’ primi suoi ospiti +nei termini della più cordiale famigliarità, di tanto si avvalorava la +credenza ch’egli fosse realmente sofferente e bisognevole di riposo, +di quanto si svigoriva il sospetto che la sua partenza fosse l’effetto +d’un intrigo e d’una violenza. + +Trascorsi infatti tre giorni nelle delizie di Clifden (un giardino +d’Armida a cui non mancava la fata), il 26 mattino, in ferrovia, sempre +accompagnato dal Duca e dalla Duchessa di Sutherland, si mosse alla +volta del Cornwall; giunto a Bristol, devia per Weimouth dove visita la +squadra, vede manovrare il _Warrior_, e pranza a bordo dall’ammiraglio +Dacres; di là, continuando per Exeter e Plimouth, ossequiato sempre +dai Mayors delle città, da svariate Deputazioni e da sempre nuova +moltitudine di popolo, smonta finalmente a Penquite Par, dimora di quel +suo vecchio commilitone, il colonnello Peard, che aveva avuta tanta +parte nell’imbroglio di quella partenza. Quivi però non passa che la +notte e una parte del giorno successivo; chè inviato di colà un nuovo +e più lungo manifesto alla nazione inglese, nel quale raccomandava +più apertamente che fino allora non avesse fatto la causa della patria +sua,[290] sul cadere del giorno stesso, sempre in compagnia del Duca di +Sutherland e del costui fratello, del figlio Ricciotti, di Basile e di +Basso, ne ripartiva per Fowey, dove l’_Ondine_ l’attendeva, lesta alla +partenza, e sulla quale in fatti pochi istanti dopo metteva alla vela. +Costretto però da un forte vento di levante a poggiare nella notte +stessa a Weimouth, non poteva ripartirne che il giorno successivo, +sicchè soltanto nel mattino del 28 aprile può veramente dirsi ch’egli +abbia lasciato le spiaggie d’Inghilterra.[291] + +Il 5 maggio, data a quel viaggiatore memorabile, ritraversava +lo Stretto di Gibilterra, e dopo altri quattro giorni di fausta +navigazione, il 9 dello stesso mese, egli afferrava finalmente il +porticciuolo della sua diletta Caprera, d’onde quarantaquattro giorni +prima era salpato pieno di illusioni e di speranze, dove tornava non +sapremmo più dire se scontento dei disinganni patiti, o felice della +pace e della libertà che stava per riacquistare. + +Da quel viaggio, in verità, Garibaldi aveva raccolti onori quali e +quanti nessun uomo aveva mai conseguiti in quel paese, ma un frutto +sostanziale, un aiuto anche indiretto, un beneficio anche remoto non +l’aveva raccolto. + +Aiutare la Polonia, sommovere il Veneto, intraprendere una guerra di +corsa contro l’Austria, con danari, armi e bastimenti inglesi, erano +stati i tre fini nascosti, vaghi ancora quanto ai mezzi, fermi quanto +all’intento, che l’avevano spinto a quel faticoso pellegrinaggio, e +sappiamo oramai che nessuno di quei tre fini gli riuscì. Un giornalista +francese scrisse a quei medesimi giorni che «gli Inglesi impinzarono +Garibaldi di _plum puddings_ di _turtle’s soups_ e di _sandwiches_, ma +che quanto al suo milione di fucili non gli diedero un soldo,[292]» e +non sapremmo negare che la frase contenga, malgrado la forma triviale, +gran parte di vero. Garibaldi ottenne tutto dal popolo inglese; +tutto fuori di quello che più gli stava a cuore; sebbene convenga +soggiungere ad onor suo che egli non chiese nulla. Fin dai suoi primi +passi sul suolo britannico, aiutato da quell’istinto che spesse volte +s’addormentava nel suo spirito, ma che svegliatosi gli teneva luogo di +genio, s’accorse immantinente che qualunque parola anche remotamente +allusiva a imprese rivoluzionarie non solo non avrebbe trovato ascolto +in quel paese, per indole e per istoria positivista e utilitario, ma +gli avrebbe, quasi di colpo, alienata quella pubblica opinione che +era del massimo suo interesse serbarsi amica. Però ingoiò ogni parola +ardente che gli potesse ricorrere alle labbra, chiuse in fondo al +petto le sue patriottiche speranze e i suoi belligeri disegni; imparò +subito la parte di ospite soddisfatto, di commensale compiacente, di +Eroe cerimonioso, che gli veniva con tanto garbo imposta, e lasciò +anche quella volta che la vecchia sua fortuna decidesse di lui. I suoi +ospiti, d’altra parte, prima lo assordarono d’applausi, lo ingozzarono +di pranzi, lo soffocarono di doni, lo tempestarono di brindisi, di +indirizzi e di poesie, lo menarono di qua, di là, di su, di giù, +dove loro piacque, mostrandolo su tutti i palchi e in tutte le fiere, +come il fenomeno vivente, e la _great attraction_ dell’ultima moda; +poi, quando ne furono satolli e ristucchi, lo pregarono gentilmente +d’andarsene, ed egli se n’andò. + +Se n’andò; e noi, confessiamo il vero, preferiamo ancora questo +Garibaldi che s’adatta docilmente alla maschera dell’ingenuo e del +compiacente, e pur vedendo le grosse panie tese intorno a lui, le +rispetta e le compatisce, ad un altro Garibaldi qualsiasi che per +raggiungere fini impossibili avesse usato del suo prestigio e della sua +popolarità a mandar sossopra il paese che lo accoglieva, il quale poi, +e a dir tutto, se aveva il dovere di parlar più schiettamente all’eroe +che andava con tanto abbandono ad assidersi a’ suoi focolari, non ne +aveva però alcuno di farsi paladino della sua politica e di seguirlo +nelle sue avventure. + + +X. + +Garibaldi però non rimaneva a lungo nella sua isola. Il 19 di giugno +collo stesso vapore con cui era giunto d’Inghilterra e che il Duca +di Sutherland, dopo un giro in Oriente, aveva rinviato nelle acque di +Caprera a disposizione del Generale, questi approdava improvvisamente +nell’isola d’Ischia, prendendo stanza in Casamicciola presso un +suo amico.[293] Pretesto, come al solito, il bisogno di curare in +quelle terme salutari la sua artritide: ragion vera un progetto di +spedizione in Oriente, di cui erano state segnate, durante il viaggio +d’Inghilterra, testè lungamente narrato, le prime linee. + +Ma qui pure ci troviamo tra le mani un’aggrovigliata matassa della +quale non ci è possibile sbrogliare i fili senza rifarci parecchi +mesi addietro e ripassar nuovamente la Manica. È noto che Vittorio +Emanuele non ebbe mai grande tenerezza per la formola «il Re regna +e non governa.» Scrupoloso de’ suoi doveri, ma geloso de’ suoi +diritti; infiammato dell’alto orgoglio di non essere soltanto nella +grande impresa commessagli dalla Provvidenza un simbolo vano od un +gonfaloniere passivo, ma un artefice operoso ed un utile combattente; +unico forse tra i Principi costituzionali, se non lo uguaglia il +Taciturno, che in tempi procellosi abbia saputo conciliare la tutela +delle prerogative regie colla osservanza delle libertà popolari; egli +non credeva venir meno alla costituzione giurata, se partecipava un po’ +più che astrattamente alla politica del suo Stato e dentro i termini +della legge faceva sentire l’influsso del suo pensiero e qualche volta +il peso della sua volontà. Da ciò quindi quella che fu chiamata la +politica segreta o personale di Vittorio Emanuele; da ciò quella nomea +di Re cospiratore a cui ogni nuova lettera che si pubblichi di lui +aggiunge un documento; da ciò infine quell’ordito sottile d’intrighi, +di complotti, di congiure mazziniane, garibaldine, regie, italiane, +polacche, ungheresi, rumene, serpeggiante come una vegetazione spuria +nelle pagine della storia palese, che sorprende il più delle volte ed +arresta lo storico, e gli impedisce di scrutare e conoscere fino al +fondo la verità, od anco conosciutala di scoprirla e proclamarla tutta +quanta. E così dicasi ora dell’episodio d’Ischia. + +Vittorio Emanuele, dopo aver fino al 1862 cospirato a modo suo con +tutti coloro che accettavano di far l’Italia con lui, nel 1863 fa +l’ultimo passo a cui un re possa giungere, e si risolve a cospirare +anche con colui che gli diceva apertamente di volerla fare contro di +lui: con Giuseppe Mazzini. In un libro recente[294] questa pagina +dei rapporti segreti tra Vittorio Emanuele e Giuseppe Mazzini fu, +non potremmo dire se fedelmente, certo diffusamente scritta, e il +lettore potrà attingere di colà più ampi particolari. Al nostro +racconto basta il rammentarne questo solo: che per oltre un anno +Re e Tribuno continuarono a carteggiare segretamente fra loro, ed +a dibattere in vario senso, per mezzo di confidenti e di cifrari, +progetti d’insurrezioni nella Venezia, nella Polonia, nella Gallizia, +nell’Ungheria, nei Principati, senza però riuscire ad intendersi mai. +Nè lo potevano. Mentre infatti il Mazzini voleva che la rivoluzione +veneta precedesse, come scintilla all’incendio, tutte le altre, e +che il Governo italiano se ne facesse complice e aiutatore; Vittorio +Emanuele rifuggiva da idea siffatta; dichiarava che qualsiasi +tentativo di simil genere l’avrebbe non solo abbandonato, ma represso, +e consentiva soltanto a secondare copertamente i moti progettati +della Gallizia, dell’Ungheria e dei Principati, dei quali però non +s’impegnava a profittare «se non quando prendessero tali proporzioni +da tenere fortemente occupata l’Austria e da permettere all’esercito +italiano di tentare l’impresa comune con probabilità di riuscita.[295]» + +Erano, come ognun vede, due concetti totalmente opposti e destinati a +non incontrarsi mai. Mazzini mirava a farsi stromento della monarchia, +e Vittorio Emanuele della rivoluzione: entrambi volevano la stessa +impresa, ma nessuno de’ due intendeva rinunciare all’altro il diritto +e l’onore di compierla; entrambi eran guidati dallo stesso fine, ma nel +mentre il tribuno, responsabile soltanto del credito d’un partito, era +pronto a giuocare tutto su una carta; il Re, mallevadore della sorte +d’un’intera Nazione, era deciso a non rischiare nulla all’azzardo; +disposto bensì ad accettare od affrettare l’opportunità come e d’onde +che sia; ma col fermo proposito di tenersi sempre libero di giovarsene +o di ripudiarla a sua posta, e di respingerne da sè e dall’Italia la +responsabilità. + +È vero che in una seconda fase delle trattative[296] Mazzini aveva +acconsentito anche a posporre il moto veneto al galliziano a patto +soltanto che gli si fosse lasciata preparare una introduzione d’armi +pel Veneto; ma il Re, risoluto più che mai a non impegnarsi in cosa +alcuna che potesse compromettere l’Italia e scemare la libertà d’azione +del suo governo, ricusò anche questo patto; sicchè non corse molto +tempo che ogni negoziato fra i due illustri cospiratori andò rotto per +sempre.[297] + +Rotti i negoziati, ma non abbandonata l’idea. Vittorio Emanuele +non voleva rinunciare a quella sua chimera, forse troppo favorita, +dell’insurrezione galliziana; e, sia che la credesse un mezzo, come +pensò taluno, d’allontanare dall’Italia i più torbidi elementi; sia +che vi intravedesse davvero una opportunità ed una leva, la leva +tanto desiderata della nuova riscossa italiana, n’aveva fatto da due +anni uno dei punti di mira della sua politica segreta. Però mentre ne +carteggiava col Mazzini, ne trattava insieme col Klapka e col Türr, +capi del Governo insurrezionale ungherese, ne cospirava con altri +suoi agenti secondari a Costantinopoli, a Belgrado, a Bukarest, e +finalmente, verso la metà d’aprile, proprio ne’ medesimi giorni in +cui il Generale arrivava in Inghilterra, risolveva d’aprirsene anche +con lui. Infatti verso il 15 d’aprile arrivava a Londra certo signor +Porcelli, uno degli emissari segreti del Re, coll’incarico da lui +di esporre al Generale il progetto galliziano, e promettergli, se +acconsentisse, tutti gli aiuti che potesse desiderare. Il Generale +però cansò dal dare una risposta immediata e decisiva, e ciò tanto più +che per un progetto quasi consimile era già impegnato col Comitato +insurrezionale polacco residente in Londra presieduto da certo +Borzilawski e in relazione col Mazzini. Scorsi però quattro o cinque +giorni arrivò d’Italia, con un mandato quasi consimile, un messaggiero +anche più importante, il generale Klapka in persona, e poichè Garibaldi +era già a Clifden Park, la visita tra i due famosi soldati avvenne +colà. Quel che siansi detto, nè noi, nè alcun altro saprebbe affermare, +poichè restarono chiusi in camera e soli;[298] ma non è difficile +l’indovinarlo. L’argomento del loro discorso fu certo l’insurrezione +galliziana, della quale il Klapka, per desiderio del Re, era destinato +ad essere uno dei capi.[299] Anche in quel giorno però crediamo che +nulla da veruna parte siasi definitivamente stabilito; e in questa +credenza ci rafferma il fatto che il Klapka non era beneviso alla parte +rivoluzionaria degli Ungheresi e dei Polacchi, coi quali Garibaldi +teneva sempre corrispondenza e che stimava imprudente, almeno per +allora, lo scontentare.[300] + +Intanto al partire del Generale dall’Inghilterra ecco press’a poco +la situazione; press’a poco, perchè in tutte le congiure, massime +in quella che aveva per campo mezza Europa, v’è sempre una parte +misteriosa, cangiante e, ci si perdoni la frase, volatile, che nessuno +può cogliere con sicurezza e fissare. + +Mazzini, in rotta momentanea col Re, ma in pace momentanea con +Garibaldi, anima del Centro rivoluzionario polacco-ungherese +del Borzylawski e in rapporto con tutti i Comitati rivoluzionari +immaginabili, che predica, e, come dice egli, prepara la sommossa +veneta, prima se possibile, dopo se non lo è, di quella galliziana; ma +in ogni caso, insurrezione entro l’anno dappertutto, ad ogni costo, col +Re, con Garibaldi, col Klapka, con tutti. + +Il Re, che vuole il moto serbo-ungherese-galliziano anteriore al +veneto, cospira per questo col Klapka, col Türr, con Garibaldi, pronto, +come vedremo tra poco, a cospirare di nuovo col Mazzini e co’ suoi, se +convenivano nelle sue idee, e accettavano la sua disciplina. + +Klapka, che promette il moto galliziano-ungherese a patto che non sia +guastato con conati intempestivi, nè caschi in mani rivoluzionarie. +Il Comitato rivoluzionario magiaro-polacco, che promette la stessa +cosa a patto che non ne sia affidato il comando a Klapka; Garibaldi +finalmente pronto a tutto, amico di tutti, legato insieme con Vittorio +Emanuele, con Mazzini, col Borzylawski, con chicchessia, indifferente +a cominciare dalla Venezia o dall’Ungheria, dalla Serbia o dalla +Gallizia, purchè si cominciasse; e compendio e conclusione di tutto +quest’agitarsi di tanti cuori generosi e di tanti nobili spiriti, +un’ombra trattata come cosa salda; un tesoro negli spazi immaginari +speso per realtà; una enorme cambiale d’eroismo e di sangue tratta +sulla vita di ben dieci milioni d’uomini, ma che nessuno ha fino allora +accettata; insomma una rivoluzione, certa, infallibile, europea, a cui +nulla oramai mancava, fuorchè una cosa insignificante: i popoli che la +facessero. + + +XI. + +Ma in sullo scorcio di maggio l’intrigo cominciò ad arruffarsi +ancora più. Il Re si metteva in corrispondenza col Comitato +rivoluzionario polacco di Londra (quindi indirettamente col Mazzini) +e ne approvava tutte le proposte; conveniva con lui di sollecitare +il moto ungherese-galliziano, escludendone affatto il Klapka e il +Türr, fermo il comando supremo a Garibaldi; metteva in comunicazione +il Plenipotenziario del Comitato (signor Bulewsky) col suo ministro +dell’Interno (allora Ubaldino Peruzzi); s’impegnava a fornire l’erario +dell’impresa e intanto ne sborsava i primi fondi; consentiva che +in Italia si ordinassero i primi quadri del Corpo spedizionario e +prometteva d’inviarlo a sue spese in Moldavia, ed altre concessioni e +soccorsi.[301] + +Intanto però che il Re stringeva questi accordi, coll’Emigrazione +polacco-ungherese, quindi, giova ripeterlo, col Mazzini stesso, che +n’era la mente, fosse diffidenza de’ suoi nuovi soci, fosse istinto +di autorità o bisogno di far da sè, fosse il gusto di cospirare +anche nella cospirazione, il fatto è ch’egli, all’insaputa così del +Mazzini, come del Bulewsky, avviava segretamente col Garibaldi un’altro +complotto che invece di assicurare l’esito della progettata impresa, +riuscì, come vedremo tra poco, al fine precisamente opposto, di farla +tramontare per sempre. + +Infatti quel signor Porcelli che vedemmo comparire a Londra, incaricato +di aprire a Garibaldi le prime intenzioni del Re intorno al moto +galliziano, eccolo circa alla metà di maggio riapparire a Caprera, +abboccarsi in segreto col Generale, ripartirne tosto, ma per tornar +subito dopo col postale successivo, e così di seguito per due o +tre volte, e sempre con aria, fin troppo, di mistero e di congiura. +Contemporaneamente il Re, questo pure bisogna notare, incaricava Bixio, +allora comandante il campo di San Maurizio, di interrogare il signor +Accossato di Genova se, dati certi eventi, avrebbe potuto tenere a +disposizione del Re uno o due de’ suoi vapori;[302] mentre poi, quasi +ne’ medesimi giorni, si vedeva il Duca di Sutherland, reduce dalla +sua corsa in Oriente, approdare a Caprera, lasciarvi il suo _yacht_, +ripartirne per Torino, dov’era ricevuto dal Re, correre al Campo di San +Maurizio, esservi onorato dal Bixio d’onori fin anco eccessivi,[303] +e come epilogo e chiave insieme di tutti questi fatti il generale +Garibaldi imbarcarsi, come dicemmo, sul piroscafo del Sutherland e +partire per Ischia. + +Tuttavia per alcuni giorni, nè della cagione di tutto quel sordo +andirivieni, nè della mèta ultima dell’escursione ad Ischia nulla era +trapelato per anco. Il Generale fin dal primo nascere di quell’arruffio +austro-orientale s’era chiuso nel più geloso silenzio, e, tranne +qualche parola sfuggitagli con Menotti, non aveva svelato ad anima viva +la novella trama a cui, insieme con Vittorio Emanuele, stava lavorando. + +Se non che sul finire di quel mese il Generale, credendo giunta forse +l’ora d’agire, fu obbligato ad aprirsi, almeno con quelli tra’ suoi più +devoti e fidati che si era predestinati per compagni; epperò chiamato +a sè il Guerzoni, che gli faceva sempre da Segretario, gli svelò a +larghi tratti tutto il disegno. Diceva press’a poco tutto quello che +noi abbiamo narrato: il Re d’accordo con lui, imminente l’insurrezione, +il principe Couza disposto ad appoggiarla, il colonnello Frigesy +pronto, a Bukarest, ad entrare in Ungheria con una mano d’Ungheresi +e Polacchi, egli prossimo a partire per Costantinopoli, d’onde poi +a tempo opportuno entrerebbe nei Principati: aspettare per questo +un vapore da Genova che lo portasse in Oriente, intanto partissi +anch’io per Torino affine di chiamare a raccolta gli amici comuni, e +me ne indicava i nomi, e farli convenire ad Ischia. Come restasse il +Guerzoni a quella inattesa rivelazione non ridiremo: basti solo ch’egli +misurando subitamente e senza grande sforzo di acume tutti i rischi +d’una siffatta avventura, incoraggito dalla fiducia che gli accordava +il Generale e dalla coscienza d’adempiere ad un alto dovere, non si +peritò a rispondere anche a quel Garibaldi col quale era cosa sì ardua +il solo discutere, e pel quale egli nutriva una venerazione quasi +figliale, non si peritò, diciamo, a rispondergli: «che egli l’avrebbe, +come sempre, ubbidito e seguito in capo al mondo; ma che ponderasse +se quella impresa era possibile; se le notizie che riceveva da quei +paesi lontani erano certe; se i soccorsi promessi parevano bastanti; +se infine Vittorio Emanuele, re costituzionale, era autorizzato a +promettergli un aiuto che solo d’accordo col Parlamento e col Ministero +avrebbe potuto arrecargli. Infine soggiunse non intendere come anche +giunto a Costantinopoli, il Generale potesse sperare di penetrare di +là, tanto più con un seguito d’ufficiali e in atteggiamento guerresco, +fino in Gallizia, e credere che il Governo ottomano o il principe Couza +non l’avessero ad arrestare per via anche prima che l’arrestassero al +confine transilvano i battaglioni austriaci. Infine pregò, scongiurò +il Generale a pensare alla risoluzione che stava per prendere: andarne +della sua vita tanto preziosa; andarne della salvezza della patria +medesima.» + +«Che cosa importa la vita,» interruppe con uno de’ suoi più fieri +accenti il Generale: «è ora di finirla: l’Italia non si libera che +colla rivoluzione. Se volete partire, partite, se no manderò un altro.» + +Il Guerzoni chinò la testa e partì. Giunto a Torino dava convegno a +tutte le persone indicategli dal Generale; Benedetto Cairoli, Giovanni +Acerbi, Clemente Corte, Enrico Guastalla, Giuseppe Missori, Giacinto +Bruzzesi, Giovanni Chiassi, Francesco Cucchi, Agostino Lombardi,[304] +e manifestò loro i propositi, se non è meglio dire, la volontà del +Generale, e li invitò, come n’aveva ricevuto l’incarico, ad Ischia, +dove avrebbero ricevute più compiute istruzioni. Al messaggio del +Guerzoni unanime fu il sentimento di tutti i suoi commilitoni, unanime +il dolore di quella risoluzione del loro Generale, e il proposito di +sconsigliargliela con tutte le loro forze. Lasciatigli pertanto in +questa disposizione d’animo, fatta una visita al generale Bixio al +Campo di San Maurizio, il Guerzoni il 6 di sera (gioverà rammentarsi +di questa data) ripartiva per Ischia; dove cinque giorni dopo, tra il +12 e il 13, lo raggiungevano pure il Cairoli, il Bruzzesi, il Corte, +il Guastalla, il Lombardi, l’Acerbi; insomma quasi tutti gli ufficiali +garibaldini dianzi accennati. Se non che sullo stesso vapore col +quale avevano viaggiato gli amici di Garibaldi erasi imbarcato pure il +signor Porcelli, e come vedremo, apportatore d’una novella totalmente +inaspettata. Giunta infatti tutta questa varia comitiva a Casamicciola, +il primo ad essere ricevuto dal Generale fu Benedetto Cairoli, il +secondo il signor Porcelli, col quale il Generale volle restar solo e +si trattenne lungamente. Ma quale non fu la meraviglia di tutti gli +astanti e convenuti nel sentire, poco dopo, dalle labbra stesse del +Generale: ogni idea di partenza abbandonata, l’impresa abortita e +libero ciascuno di tornare alle proprie case? + +Perchè mai? Che cosa era accaduto? Quale era la nuova cagione di quel +mutamento così repentino e inopinato? + +Il _Diritto_ del 10 luglio pubblicava a titolo di documento questa +sedicente protesta. + + «Domenica, 10 luglio 1864. + + »Avuta certa notizia che alcuni fra’ migliori del partito + d’azione sono chiamati a prender parte ad imprese rivoluzionarie e + guerresche fuori d’Italia, i sottoscritti[305] convinti: + + »Che noi stessi versiamo in gravi condizioni politiche; + + »Che nessun popolo e nessun terreno sia più propizio ad una + rivoluzione per gl’interessi della libertà che l’italiano; + + »Che le imprese troppo incerte e remote, quali sono le indicate, + ordite da principi, debbano necessariamente servire più a’ loro + interessi che a quello dei popoli; + + »Credono loro dovere e per isgravio della loro coscienza + dichiarare: + + »Che l’allontanarsi dei patrioti italiani in questi momenti non può + che riuscire funesto agli interessi della patria.» + +Come ognun vede, questo scritto senza data, senza firma, buttato là +dal giornale stesso che lo pubblicava senza una parola di conferma e +di schiarimento; che vagamente parlava di progetti generici in paesi +ipotetici, non poteva avere in sè stesso alcun valore, e sarebbe +probabilmente passato nel pubblico o inosservato o incompreso, come una +delle cento novelle de’ giornali che nascono al mattino e la sera son +morte. + +Tale non fu il pensiero di Vittorio Emanuele. Sia che egli si fosse +avveduto del mal passo in cui s’era impigliato[306] e stesse spiando +uno scappavia per districarsene; sia che fosse sinceramente persuaso di +non poter più dopo quella pubblicazione del 10 luglio condurre colla +dovuta segretezza la trama avviata (anche i Re galantuomini quando +cospirano non dicono mai tutto intero l’animo loro), il fatto sta che +egli vede, o immagina, o finge vedere in quella anonima protesta una +denunzia pensata, una perfidia calcolata, una ostilità deliberata di +tutto quel partito d’azione col quale aveva fino allora congiurato e +trovando in questo solo fatto un motivo a’ suoi occhi plausibile per +giustificare la sua ritirata, annunzia a Garibaldi (per una lettera +recata da quello stesso Porcelli) che visto oramai il disegno propalato +da’ suoi stessi amici, e se compromesso col governo, si scioglieva da +ogni impegno e disdiceva l’opera intrapresa. + +Grande fu naturalmente l’indignazione di Garibaldi a questo inaspettato +messaggio, e nella prima concitazione dell’animo, vedendo egli pure +nella protesta del 10 luglio la cagione prima della fallitagli impresa, +corse egli pure, sospinto da maligne suggestioni, a sospettarne autori +coloro che più erano in voce di avversi alla spedizione e primo di +tutti il suo segretario Guerzoni, che n’era invece più di tutti non +che innocente affatto inconsapevole.[307] Pochi giorni di riflessione +però bastarono a riaprirgli gli occhi, ed a fargli discernere di +nuovo i veri dai falsi amici. Quanto più grande era la sconvenienza, +diciamo senz’altro, la colpa della protesta del 10 luglio, tanto più +appariva impossibile che alcuno degli ufficiali garibaldini convenuti +o chiamati ad Ischia vi avesse partecipato. Nè Cairoli, nè Acerbi, nè +Corte, nè Guastalla, nè Missori, nè Cucchi, nè Chiassi, nè Bruzzesi, +nè Lombardi, nè Guerzoni erano uomini da dissimulare il loro pensiero, +o da rimpiattarsi dietro i nascondigli dell’anonimo per esprimerlo. +Essi non approvavano quella scorreria austro-orientale, e non lo +nascondevano; essi potevano anche tentare d’opporvisi manifestando +schiettamente il loro dissenso; ma chi appena li conosceva li sapeva +assolutamente incapaci di abusare d’un segreto che il loro Generale +avesse loro confidato, e molto meno di cospirare di soppiatto contro di +lui per farne abortire i disegni. Non era certo da coloro che l’avevano +sino allora seguito in silenzio e ad occhi chiusi da Varese a Marsala e +da Sarnico ad Aspromonte, che Garibaldi poteva temere un atto, non che +di slealtà, di defezione o di rivolta. Anzi tanto era, a que’ giorni, +tenace il loro attaccamento, e cieca la loro devozione, che se egli si +fosse ostinato a partire e avesse detto loro come l’udimmo altre volte +«chi vuol restare resti: andrò anche solo;» mettiamo pegno che nessuno +di que’ suoi fedeli, pur credendo di perdersi con lui, avrebbe avuto +cuore d’abbandonarlo. + +Fortunatamente a cessare per lui e per l’Italia questo pericolo +venne la lettera di Vittorio Emanuele, e il dì appresso, 14 luglio, +Garibaldi, cupo, triste, aggrondato, ripartiva sullo _Zuavo di +Palestro_ per la sua Caprera, null’altro portando seco del gran fuoco +artificiale di Londra e del tizzone passionatamente covato d’Ischia, +che un pugno di cenere; la cenere amara di due sogni distrutti. + + +XII. + +Giungemmo così a quell’anno 1866 che doveva essere la prova di fuoco +del nostro valore e non fu che la superflua conferma della nostra +fortuna. Le origini della guerra che sta per iscoppiare, i negoziati +diplomatici che la prepararono, gli interessi e le alleanze che ne +furono il fondamento, sono noti e non sarebbe di questo libro il +riandarli punto per punto e nemmeno il compendiarli. Soltanto ci sia +lecito rammentare, a onore della generazione che governò i primordi del +nostro risorgimento, come i primi a scoprire, quasi divinare, quella +comunanza di interessi e d’intenti che segretamente stringeva l’Italia +e la Prussia, e grado grado le preparava a trovarsi un giorno sui +medesimi campi, contro il medesimo nemico, furono gli uomini di Stato +italiani. + +Questo concetto, che trent’anni fa poteva parere poco meno che una +utopía, fu, staremo per dire, vaticinato nel 1848 da Pellegrino Rossi +in una delle sue tre celebri lettere da Roma, che morte repentina +gli impedì di pubblicare;[308] ripreso nel 1858 dal conte di Cavour, +che tentava pel primo farne oggetto di diplomatiche trattative, fu di +nuovo enunciato da lui nel Parlamento del 1861 come un’eventualità non +lontana e nell’anno stesso, mercè la fida e ascoltata parola di Alfonso +La Marmora che n’era sempre stato caldo favoreggiatore, insinuato +per la prima volta nella Corte di Berlino, dove il solo nome d’Italia +metteva tuttora il ribrezzo d’una befana.[309] + +Quanto poi al 1866, nessuno che abbia letto i documenti di quell’anno +potrà negare oramai che una gran parte del merito della conchiusa +alleanza non ispetti al generale La Marmora. Il Bismarck fu il primo +a concepirne il disegno e intavolarne i negoziati, e non gli torremo +questo vanto; a patto però che non si neghi al La Marmora l’altro non +minore d’aver prontamente afferrata la mano che, ancora esitando, gli +era stesa, e soprattutto d’essere rimasto fedele ai patti stipulati +anche quando l’alleato col suo contegno, e l’avversario colle sue +offerte, lo tentavano a violarli. + +Furono la sua coerenza, la sua fermezza, la sua lealtà, non disgiunta +in taluni istanti da molta prudenza ed accortezza, che condussero +in porto quella nave respinta, in sulle prime, da tanti venti, e che +abbandonata un giorno dallo stesso suo maggior pilota, per poco mancò +di naufragare. Se il generale La Marmora col mettere risolutamente +l’Imperatore de’ Francesi nelle confidenze del trattato non ne avesse +assicurata all’Italia ed alla Prussia l’amichevole neutralità, non +sappiamo se il conte di Bismarck sarebbe riuscito da solo a condurre a +termine un disegno di cui la Francia aveva tanta ragione d’adombrarsi; +se quando l’Austria propose il disarmo simultaneo (21 aprile) e +la Prussia l’accettò, e Napoleone III lo consigliava, l’Italia non +avesse risposto accelerando i suoi armamenti, non è ben certo con +quale altra carta il conte di Bismarck avrebbe potuto rimettere la +partita pericolante; se infine, anche essendone giustificato dalle +ambiguità del suo alleato,[310] il La Marmora avesse consentito alle +proposte di cessione della Venezia, fattegli dall’Austria per mezzo +di Napoleone III, a sola condizione di restare neutrale nella lotta +imminente fra i due Potentati tedeschi, ognuno intende che non solo +della lega italo-prussiana non restava più nemmeno la memoria, ma +assai probabilmente la vittoria di Sadowa si sarebbe compiaciuta di +volare sotto altre bandiere. E dicasi pure che il rifiuto del generale +La Marmora non fu, insomma, che il semplice adempimento d’un volgare +dovere; resta tuttavia a sapersi quali interpretazioni avrebbe dato ad +un siffatto dovere il Machiavelli prussiano se per avventura l’Austria +gli avesse fatto offrire di ritirarsi in perpetuo dalla Confederazione +germanica, a patto solo di lasciarla scapriccire in Italia. Assai +probabilmente l’uomo che ci offriva la sua amicizia, e ratificava poco +dopo i preliminari di Gastein, che interpretava il Trattato dell’8 +aprile obbligatorio soltanto per l’Italia e si rifiutava di impegnare +la Prussia a soccorrerci nel caso che l’Austria ci assalisse; che +aveva sempre considerato la questione di Venezia «come una carta +da giuocare,» buona a puntarsi così contro l’Austria per amicarsi +l’Italia, come contro l’Italia per ingraziarsi l’Austria; assai +probabilmente, diciamo, un uomo siffatto si sarebbe intascato il lauto +e gratuito compenso, lasciando solo nelle peste il dabbene alleato, fra +l’ammirazione ancora più probabile di tutti i volghi cui non sarebbe +parso vero di gridare lui genio portentoso della politica e il gabbato +ministro italiano un povero gonzo!... Onore ad Alfonso La Marmora, che +preferì per sè il rischio d’una reputazione perpetua di dabbenaggine e +per la patria sua le alee cimentose ma onorate d’un’amicizia non bene +saldata e d’una guerra sempre ardua, al marchio, che nessuna gloria +avrebbe scancellato e nessun guadagno riscattato, di mancatore di fede. + + +XIII. + +Gli avvenimenti frattanto erano corsi colla rapidità delle cose che +hanno in sè stesse il loro impulso e la loro ragione. Il 6 marzo +pervenivano a Firenze le proposte dell’alleanza prussiana; il 7 il +generale Govone partiva per Berlino, latore delle controproposte +del La Marmora: l’8 d’aprile il Trattato offensivo e difensivo era +conchiuso: dal 12 al 27 aprile tutte le disposizioni preparatorie della +mobilitazione erano state prese: il 27 veniva incorporata la seconda +categoria della classe 1844: il 28 decretato il richiamo delle due +classi in congedo, e la formazione dei depositi: in sui primi di maggio +l’esercito veniva ordinato e mobilitato in sedici divisioni attive +e quattro Corpi d’armata, che andavano concentrandosi tra Cremona, +Piacenza, Bologna: finalmente il 6 maggio era decretata la formazione +di cinque reggimenti di Volontari, il comando dei quali era commesso al +generale Garibaldi; stabiliti i depositi a Como ed a Bari, aperti nel +14 dello stesso mese gli arruolamenti. + +La lode schietta però che la storia deve tributare al generale La +Marmora ed al suo Ministero della Guerra per la rapidità con cui in +breve tempo, e malgrado la necessità di serbare in sul principio il +segreto, fece passare l’esercito (indebolito dalla smania intermittente +delle economie e mancante persino dell’ultima sua classe) dal +piede di pace al piede di guerra, portandolo in poche settimane, +sufficientemente istruito e provvisto, sulle prime linee d’operazione, +quella lode, diciamo, non gli potrà esser concessa, nè per il modo con +cui provvide all’armamento della flotta, nè per l’indugio che frappose +all’ordinamento dei Volontari. + +E lasciando a cui ne spetti il doloroso assunto di parlare dell’armata, +ecco quale fu la condotta del Governo verso i Volontari. + +Nell’opera ufficiale la _Campagna del 1866 in Italia_, si legge: +«L’idea della formazione dei Corpi volontari si presentò al Ministero +sino dai primi indizi di guerra come questione risolta di sua natura. +Se non che le considerazioni che lo avevano trattenuto da qualunque +misura d’armamento manifesto, gli impedivano di porre per tempo mano a +qualsiasi provvedimento di tale fatta, che avrebbe potuto essere segno +di guerra decisa.[311]» + +Queste ultime considerazioni se giustificano, fino a un certo punto, +il ritardo della chiamata pubblica dei Volontari (e anche questa +poteva essere anticipata di parecchi giorni), non ci pare abbiano lo +stesso valore per iscusare il troppo lungo indugio frapposto alla +loro formazione ed ordinamento. Appunto perchè la istituzione de’ +Corpi volontari era «già questione risolta di sua natura;» appunto +per ciò importava che ne fossero da tempo apparecchiati i quadri, il +vestiario e l’armamento. Nè contro siffatte provvisioni preparatorie +poteva stare la ragione della prudenza politica accampata giustamente +contro gli arruolamenti. Questi erano per necessità pubblici; quelli +potevano anche essere segreti, o almeno larvati e dissimulati in guisa +da togliere ogni appicco legittimo alle rimostranze diplomatiche, e +da poter essere poi in ogni evento, senza grande compromissione, o +negati, o attenuati, o disdetti. Come si preparavano negli arsenali +armi e vesti per trecentomila soldati, nulla vietava se ne preparassero +alcune migliaia di più per i Volontari, che già si sapeva di non poter +rifiutare; come i Comitati di Stato Maggiore lavoravano pubblicamente +da circa due mesi alla mobilitazione dell’esercito, nulla avrebbe +impedito di affidare a Comitati segreti di ufficiali superiori +garibaldini la composizione ed epurazione dei quadri, opera fra tutte +ardua, lenta ed importante. Nè soltanto circa al tempo si sbagliò; ma +altresì circa al numero della milizia cui si doveva provvedere; anzi +il primo errore derivò manifestamente dal secondo. Il Ministero, lo +confessò egli stesso, non aveva calcolato che su quattordici o al più +quindicimila Volontari.[312] Ma davvero non si sa intendere su quale +criterio questo calcolo fosse basato. Nel 1860 Garibaldi tra utili ed +inutili rassegnò circa quarantamila Volontari, ond’era ragionevolmente +presumibile ch’egli ne avrebbe contati altrettanti nel 1866; più anzi +se si tenga conto che la sanzione reale, dando all’istituzione dei +Volontari un carattere prettamente monarchico e governativo, avrebbe +spinto sotto le insegne garibaldine molti che nel 1860 per ritrosia +o diffidenza politica ne avevano rifuggito, e che infine la guerra +all’Austria era la guerra più popolare di tutte; la guerra nazionale +per eccellenza. + +Ma per credere ai quarantamila Volontari, per apparecchiarne in tempo +opportuno l’agguerrimento, per adoperarli con fiducia e con profitto, +occorreva una fede che al generale La Marmora era disgraziatamente +sempre mancata. L’uomo che in Parlamento aveva dichiarato d’aver per la +sola parola _rivoluzione_ un’antipatia invincibile, non poteva essere +un amico sincero e cordiale di quella milizia e di quel Capitano che a’ +suoi occhi rappresentavano l’incarnazione armata dell’esecrata parola. +Tutto ciò che sapeva di popolare, di improvvisato, di exlege, gli era +istintivamente sospetto. Però i Volontari egli poteva subirli come +fece nel 1859, ma non amarli; reputarli in qualche caso non inutili, +non mai necessari. Nei suoi _Ricordi_ rammenta con certa compiacenza +d’aver proposto egli il _mezzo termine_ di _Cacciatori delle Alpi_; +ma quel _mezzo termine_ era la estrema concessione a cui gli fosse +dato arrivare: il di più lo poteva concedere, molto a malincuore, alla +opinione pubblica, al pregiudizio popolare, alla opportunità politica, +non mai alla sua coscienza. A’ suoi occhi un corpo grosso di Volontari +era militarmente un imbarazzo e politicamente un pericolo. E tanto più +in quell’anno 1866, in cui colla guerra veniva a coincidere la partenza +de’ Francesi da Roma! Perocchè, domanda a’ lettori uno de’ suoi più +devoti biografi: che cosa poteva accadere se Garibaldi alla testa di +quaranta o cinquantamila Volontari rifiutava di deporre le armi fino +a che i Francesi avessero sgombrato, o fosse marciato direttamente +su Roma? «L’Imperatore non aveva mancato di mostrarsi inquieto di +questa eventualità e per quanto il Ministro a Parigi avesse tentato di +rassicurarlo, questi non si lusingava di esservi riuscito.[313]» + +Date pertanto queste idee, che dal punto di vista strettamente +monarchico e conservatore in cui il La Marmora si poneva erano +logiche, le conseguenze furono immancabili ed immediate. I presunti +quindicimila Volontari diventarono in meno d’una settimana trentamila, +talchè non bastando più i due depositi di Como e di Bari a capirli, +non che ad acquartierarli, fu mestieri sospenderne per alquanti giorni +gli arruolamenti, stabilire in fretta e furia altri quattro depositi: +Varese, Gallarate, Barletta, Bergamo; portare i battaglioni da venti a +quaranta, raddoppiare e triplicare di conserva i mezzi d’armamento e di +corredo, i quali, però, nonostante tutto il buon volere dei Reggitori +della guerra, restarono sempre, fino alla fine della campagna, e per +numero e per qualità inadeguati al bisogno. + +E più grave ancora apparve la insufficienza de’ quadri. Le Commissioni +di scrutinio non posavano nè dì nè notte; ma strette dall’urgenza, +sopraffatte dal lavoro, dovettero ben presto abbandonare ogni proposito +di cerna rigorosa, prendendo gli ufficiali come venivano loro alle +mani, spesso e malgrado loro fra i meno idonei, e mandandoli poi, +a sorte ed a casaccio, a questo o quel reggimento; taluno de’ quali +veniva così a sovrabbondare d’inetti ed altri a mancare de’ necessari. +E poichè la confusione del centro non poteva a meno d’irradiarsi, +moltiplicando, alla periferia, i comandanti di corpo incalzati pur +essi dalla fretta, «che l’onestade ad ogni atto dismaga,» obbligati +a provvedere al tempo stesso con pochi e spesso inesperti ufficiali +all’arruolamento ed all’epurazione, ai quadri ed all’amministrazione, +alle distribuzioni ed alle proviande, erano di necessità forzati a +trascurare, o almeno a non curare quanto avrebbero dovuto o voluto la +istruzione e la disciplina, che erano il supremo e più urgente bisogno +di quelle improvvisate milizie. + +Tuttavia e malgrado questi difetti, anzi staremmo per dire vizi +organici, l’opera preparatoria procedeva senza sosta, e Garibaldi, +null’altro potendo, si sforzava d’agevolarla col consiglio e +coll’esempio. Pregato a non muoversi da Caprera, pel timore che la sua +venuta sul continente potesse accrescere gl’imbarazzi del Governo, +aveva subito obbedito; ricevuto l’annunzio della sua nomina, vi +aveva risposto pubblicamente con fervide proteste di gratitudine e +di devozione al Re ed a’ suoi Ministri;[314] interpellato da amici, +da commilitoni, da società politiche sul da farsi, rispondeva a tutti +una sola parola; «Guerra e concordia.[315]» Infine quando sulla fine +di maggio il colonnello Vecchi si recò a Caprera, incaricato dal +Governo di concertare con lui le ultime provvisioni per il comando e +l’ordinamento dei Volontari, ed esporgli insieme il piano di guerra +stabilito per la imminente campagna, egli pose uno studio singolare +nel mostrarsi arrendevole su tutti i punti, riducendo al più stretto +necessario le sue domande, e protestandosi contento di qualunque parte +gli si volesse assegnare. + +Circa ai Volontari approvò quasi senza discutere tutto quanto era +stato predisposto; chiedendo soltanto che al corpo fossero aggiunti +uno squadrone di guide, un battaglione di Bersaglieri volontari, e, +se dovesse operare in Tirolo, alcune batterie da montagna: nominò +egli, poichè glie n’era lasciata la facoltà, i Comandanti di corpo, e +gli ufficiali dello Stato Maggiore, esprimendo però il desiderio, che +non fu poi soddisfatto, di poter accettare nei quadri gli ufficiali +che avevano disertato per lui ai giorni d’Aspromonte e che perciò +erano stati cassati dai ruoli dell’esercito. Interpellato circa +all’Intendenza, rispose: «Datemi Acerbi e del danaro, e basta;» +consultato circa al concetto di ordinare i venti reggimenti in quattro +divisioni, esternò qualche dubbio, natogli principalmente dal timore +che un siffatto ordinamento potesse nuocere alla mobilità e speditezza +del corpo; ma rimettendosi anche in questo al giudizio de’ suoi capi. +Soggiunse, tuttavia, che qualora la propostagli formazione fosse +deliberata, egli proporrebbe per comandanti delle quattro divisioni, +Nino Bixio, suo figlio Menotti, Nicola Fabrizi, e, questo solo +basterebbe a nobilitare l’uomo, il generale Pallavicini, quel medesimo +che l’avea ferito ad Aspromonte. Nè questo gli bastò, chè discorrendo +della eventualità di combattere sopra un terreno più vasto, dichiarò +che avrebbe tenuto a onore e fortuna singolari l’avere sotto i suoi +ordini una divisione dell’esercito regolare, la quale ben pensava +che a fianco dei suoi Volontari avrebbe rappresentato la più nobile +incarnazione dell’unità della patria. + +E tutto ciò, meno gli ufficiali disertori, gli fu prontamente e +largamente promesso; ma in qual misura al lungo promettere sia +seguito l’attendere lo vedremo in appresso. Quanto poi al disegno +generale della guerra, espresse, poichè erane richiesto, il suo +parere, lasciando però anche intorno a siffatto argomento chiaramente +trasparire che nessuno più di lui era alieno dall’imporre le proprie +idee, e che unico suo pensiero in quella guerra era di servire il +proprio paese e di combattere. A’ suoi occhi il concetto sul quale lo +Stato Maggiore generale italiano pareva essersi già fermato, di agire +sul Po allo scopo di girare il quadrilatero, distraendo l’attenzione +del nemico con alcune dimostrazioni sul Mincio, era buono in massima; +solamente alla sua felice riuscita credeva indispensabili due +condizioni: che sul Po, d’onde doveva partire lo sforzo principale, +fosse concentrato il grosso dell’esercito e che alla dimostrazione sul +Mincio fossero assegnate poche divisioni, le quali più che a combattere +dovessero pensare a muoversi e manovrare. Quanto poi a sè stesso, +non negò di mirare ad una impresa più vasta ed arrischiata, meditata +a lungo e del cui buon successo sentiva quasi di poter rispondere. +«L’intendimento suo (lo diremo colle stesse parole della Storia +ufficiale) non era già di tentare una punta della Dalmazia attraverso +alle provincie slave del mezzodì verso l’Ungheria e porre piede +nell’Istria alle spalle di Pola; ma sbarcare presso Trieste, occupare +quella città e manovrare verso nord sul rovescio delle Alpi Giulie +e Carniche per impadronirsi dei passi che dal Veneto conducono nelle +valli della Sava e della Drava.[316]» + +Se non che avendo il colonnello Vecchi fatto considerare a Garibaldi +che il Governo italiano non avrebbe potuto impegnarsi in quel progetto +«se non a guerra cominciata, quando la situazione politica e militare +si fosse rettamente disegnata,» (quando cioè l’esercito italiano fosse +riuscito a postarsi gagliardamente nel Veneto, e la Confederazione +Germanica, che la Prussia aveva interesse a non disgustare, avesse +chiarito meglio i suoi propositi circa Trieste e l’Istria), il Generale +si persuase subito della gravità di queste ragioni (specie della +prima, che era la sola valida), e diede al suo interlocutore questa +testuale risposta, che basta di per sè sola a qualificare i sentimenti +con cui egli s’accingeva a quell’impresa: «Certamente ho anch’io, +come gli altri, il mio piano di campagna. Espongo le mie idee, se +sono consultato, e naturalmente ho piacere di vederle messe in opera; +ma non farò mai difficoltà ad eseguire i comandi del capo supremo +dell’armata.[317]» + +Siccome però il colonnello Vecchi aveva pure dovuto soggiungergli +che, nel primo periodo della guerra, il Governo l’aveva destinato ad +operare in Tirolo, donde soltanto nel momento in cui la spedizione +transadriatica fosse matura avrebbe potuto essere richiamato, il +Generale accettò tosto l’offertagli impresa e volgendosi senz’altro a +studiare i mezzi che potessero agevolargliene la riuscita, «richiamava +fin d’allora l’attenzione sulla necessità di provvedere alla difesa +del Lago di Garda, consigliando di armare batterie potenti, anche +fino a venti o trenta pezzi, su zattere da rimorchiarsi col mezzo di +vapori o di canotti a remi, assicurando aver egli stesso impiegato +un tale espediente con successo nel Plata. Consigliava pure, e +vivamente raccomandava, che si riunissero sulle rive del Garda molte +imbarcazioni, quand’anche si fosse dovuto trasportarle colla ferrovia +da punti lontani, e ciò per transitare attraverso il Lago grosse forze, +e prendere piede sulla sponda sinistra, nello scopo di facilitare il +passaggio del Mincio all’esercito e di assicurare il possesso di quella +regione collinosa, che forma il punto più debole del Quadrilatero.» + +E soggiunge il dotto ufficiale, da cui abbiamo tolto a bello studio +queste parole: «e a nessuno sfuggì la saggezza di tale consiglio; ma +la mancanza di tempo, la ressa, e tant’altre cagioni note e malnote +impedirono di effettuarlo, sicchè (notevoli parole) mentre l’Austria +signoreggiava il Lago di Garda colle fortificazioni di Peschiera e +di Riva, ed una flottiglia di sei cannoniere e di due vapori a ruote, +armate le prime di due pezzi ciascuna ed i secondi di sei pezzi, noi +non avevamo sul Lago che cinque cannoniere male in arnese, armate +ciascuna di tre pezzi; una sola di esse in buono stato, le altre +inabili al movimento.[318]» + +Nè con questo vogliamo dire che seguendo quei concetti le fortune del +1866 sarebbero state diverse; pur troppo gli spropositi commessi e i +difetti apparsi nella preparazione e nella condotta di quella guerra +furono tali che non si sa più quale disegno, per eccellente che fosse, +avrebbe potuto dar la vittoria; a noi basti dire che le idee colle +quali si combattè nel 1866 non furon quelle di Garibaldi, che nessuno +de’ suoi consigli fu ascoltato, e nessuna delle sue proposte accolta e +messa in atto. + +La campagna del 1866 fu in realtà la negazione di ogni concetto. Fra +la dimostrazione sul Mincio e l’irruzione dal Po, fu scelto un mezzo +termine che aveva i difetti di entrambi i sistemi, senza alcuno de’ +vantaggi che la scelta risoluta e l’attuazione compiuta d’un solo +avrebbe portati seco. Le parti furono invertite: l’accessorio divenne +il principale, e il principale l’accessorio; il passaggio del Po fu +subordinato alla dimostrazione sul Mincio, la quale poi si mutò in +un’irruzione; ma perchè anche la irruzione non era stata nè seriamente +pensata, nè risolutamente voluta, nè convenientemente predisposta, +si tramutò a sua volta in un’azione, anzi in una sequenza d’azioni +imprevedute, estemporanee, sconnesse, che avrebbero reso difficile la +vittoria anche ad un esercito più prode e più numeroso di quello che +fu mandato a dar di cozzo ciecamente contro i colli di Sommacampagna +e di Custoza, la mattina del 24 giugno. Che se a questo fondamentale +errore si aggiunga la funesta dualità del comando e la discordia dei +capi, con tutto il corteo degli equivoci, dei malintesi, dei puntigli, +dei ripicchi che ne furono il naturale portato, si spiegherà ancora più +facilmente, senza bisogno di acute disquisizioni strategiche, come una +campagna che pareva vinta prima che intrapresa, cominciata con tanta +superiorità di forze, e ardore di milizie, ed entusiasmo di popoli, +esordisse da una sconfitta, indarno palliata col barbarico eufemismo +d’_insuccesso_, e dopo una ritirata precipitosa senza ragione, e un +lungo ozio senza scusa, finisse in una passeggiata militare senza +gloria e in una conquista senza merito. + + +XIV. + +Il 10 giugno, il generale Garibaldi, chiamato finalmente dal Ministero, +s’imbarcava a Caprera sul _Piemonte_ (quello stesso auguroso piroscafo +della spedizione di Marsala), e da Genova correva diritto in Lombardia +a passarvi la prima rivista de’ suoi Volontari. L’11 era a Como; il 12 +a Monza, ove si ordinavano le guide, indi a Varese e Gallarate; il 13 +a Lecco; il 17 a Bergamo, dove s’era stabilito il deposito del primo +battaglione Bersaglieri; e con quale entusiasmo d’amore l’accogliessero +quei giovani che vedevano in lui la gemina personificazione della +patria e della vittoria, lo si immaginerà di leggieri. I Volontari +erano ancora nello scompiglio della prima formazione. I quadri erano +tuttora incompiuti, scarseggiavano il vestiario e le buffetterie, un +battaglione aveva le camice rosse e non i berretti, un altro le uose e +non i calzoni: a tutti poi mancavano le armi; pure Garibaldi, anzichè +crucciarsene, si compiaceva di quel disordine e vedendosi sfilar +davanti quel carnevale bizzarro e pittoresco di tinte e di foggie che +ormai era la veste abituale e caratteristica del garibaldino, esclamava +gioiendo: «Non erano diversi i _Mille_.» A tutti però raccomandava la +disciplina, l’esercizio al bersaglio, la scherma della baionetta; a +tutti lasciava di quelle sue parole colle quali era solito da tant’anni +a trascinarsi dietro la gioventù italiana; e a trasformare anche i +più fiacchi e restii in anime d’eroi, pronti ad ogni cimento e ad ogni +sacrificio.[319] + +Ma oramai, come egli stesso diceva, l’ora delle parole era passata +e suonava quella de’ fatti. Il 19, cessate in Germania le incertezze +che fino allora avevano tenuto in sospeso anche l’Italia, la guerra +era deliberata: il generale La Marmora lasciava il Ministero per +recarsi ad assumere il comando dell’esercito: le dieci divisioni del +Mincio e le sette del Po si avvicinavano alle sponde de’ due fiumi +apparecchiandosi al passaggio; e il generale Garibaldi da Brescia, +dove aveva già stabilito il suo Quartiere generale, moveva col 1º +reggimento (colonnello Corte), col 2º (colonnello Spinazzi) e col 1º +battaglione de’ Bersaglieri (maggiore Castellini), i soli armati fin +allora, moveva, dico, alla volta di Salò; allineandosi così all’estrema +sinistra dell’esercito e prendendo in sua custodia i valichi della +Valsabbia e della sinistra del Garda, primo passo alle operazioni in +Tirolo. Ed anche Salò non era che una tappa. Esplorate egli stesso +nella giornata del 21 giugno le posizioni intorno al Caffaro,[320] +appena è raggiunto dal secondo reggimento ripiglia la sua marcia +avanti; sicchè tra il 23 e il 24 viene a trovarsi con tutte le milizie +di cui poteva pel momento disporre nei dintorni del Lago d’Idro, +tra Hano, Vestone e Rocca d’Anfo, e all’indomani, nel giorno stesso +di Custoza, spingere le sue teste di colonna al Ponte del Caffaro e +a Monte Suello, prime chiavi di quel confine che era impaziente di +varcare. + +Se non che nella sera stessa giungeva al Quartier generale di Salò, +dove Garibaldi dimorava ancora, l’inaspettato annunzio dell’infelice +giornata combattuta tra il Mincio e l’Adige, e nel mattino vegnente +l’ordine di proteggere Brescia, anzi per dir la frase usata dal +Quartier generale del Re, «di proteggere l’eroica Brescia.» E +l’annunzio e l’ordine erano per il nostro Capitano due volte +dolorosi: poichè alla trafitta ch’egli pure al pari d’ogni altro +cittadino dovette sentire per quel primo infelice esperimento delle +armi italiane, si associava nell’animo suo il rammarico di dovere +abbandonare quelle due posizioni di Monte Suello e del Caffaro; la +prima fortunatamente occupata senza colpo ferire, l’altra valorosamente +difesa in quella stessa mattina del 25 contro un furioso assalto di +nemici;[321] e perdute le quali non si sapeva quanto sangue sarebbe +occorso a riconquistarle. Tuttavia non v’era luogo ad esitare, e +Garibaldi s’apprestò ad eseguire l’ordine coll’usata sua energia +e rapidità. Richiama in gran fretta le truppe accampate intorno +ai confini, e le fa scendere a marcia forzata lungo la riviera del +Lago; fa avanzare da Brescia a Lonato il 3º reggimento (colonnello +Bruzzesi), che vi era appena giunto e appena vi aveva preso le armi; +chiama contemporaneamente da Bergamo, per ferrovia, il 4º (colonnello +Cadolini), di cui già aveva spedito il primo battaglione a custodia +della Valcamonica minacciata da un’incursione austriaca, corre egli +stesso nella sera del 25 a Lonato, e scorto a colpo d’occhio il partito +che si poteva trarre da quella cerchia di contrafforti che girano +dall’estrema punta occidentale del Garda ai poggi di Castiglione, +scagliona colà tra Padenghe, Lonato e l’Esenta tutte le forze che può +avere sottomano e si prepara a disperata battaglia. + +L’allarme fortunatamente fu vano. Il Generalissimo austriaco non aveva +alcuna intenzione di rischiare in conflitti spicciolati la facile +gloria del 24; e, da qualche scorribanda d’esploratori in fuori, si +tenne serrato nel suo Quadrilatero, intento assai più a spiare le mosse +del Cialdini che sperava avrebbe passato il Po e si sarebbe ingolfato +nel dedalo d’acque del Polesine. Ma indarno: l’esercito del Mincio +era già in ritirata sull’Oglio, disposto, pareva, a continuarla fino a +Cremona; l’esercito del Po, per naturale conseguenza, contromarciava +a sua volta per prendere posizione tra Bologna e Modena, e coprire +Firenze; talchè tra il 27 e il 30 giugno non restarono più difaccia +agli Austriaci che dieci o undicimila Volontari; più alcuni squadroni +dell’esercito regolare volteggianti tra il Chiese e il Mincio, e, non +si deve dimenticarlo, i petti dei Bresciani, risoluti, se lo straniero +avanzasse fin sotto le loro mura, a rinnovare le fiere prodezze del +1849. + +Al 1º luglio però erano giunti in Lombardia dal mezzogiorno tre dei +cinque reggimenti che si organizzavano colaggiù; e poichè da un lato +appariva manifesto che l’Arciduca Alberto non aveva alcuna intenzione +di passare il Mincio e dall’altro contro simili scorrerie potevano +bastare le nuove Legioni sopraggiunte, Garibaldi, d’accordo col +Quartier generale, lascia una parte delle sue forze (terzo, sesto e +nono reggimento) a guardia delle sue spalle, e a protezione di Brescia, +tra Salò e Lonato; invia il quarto reggimento col primo battaglione +Bersaglieri a rinforzare le difese della Valcamonica; e incamminasi +egli stesso col primo e secondo reggimento e il 2º battaglione +Bersaglieri (maggiore Mosto) verso il confine trentino per ripigliarvi +le posizioni che Custoza, con tanto suo cruccio, l’aveva costretto ad +abbandonare. + + +XV. + +Ma anche il nemico non era stato inerte. Nel giorno stesso in cui +Garibaldi si preparava a risalire la Valsabbia, l’Arciduca Alberto +pensava ad un movimento generale di tutto l’esercito imperiale, +talchè il dì appresso, 1º luglio, mentre i tre corpi del Quadrilatero +passavano il Mincio sui quattro ponti di Peschiera, di Monzambano, di +Borghetto e di Goito, il generale Kuhn, comandante il corpo austriaco +di operazione in Tirolo, spingeva innanzi le teste delle sue colonne +al di qua dello Stelvio, del Tonale e del Caffaro, preparandosi a +riprendere l’offensiva ed a capitanare egli stesso col grosso delle sue +forze una punta in Valcamonica. + +E in quale posizione sarebbero venute a trovarsi le milizie garibaldine +non è chi non veda. Se l’esercito imperiale del Mincio avanzava ancora +d’una tappa; se le colonne del generale Kuhn compivano la loro mossa, +Garibaldi sarebbe stato o prima o poi inevitabilmente schiacciato. + +Fortunatamente l’Arciduca Alberto s’arrestò. In quel 1º di luglio +pareva che tutti i campi fossero stati colti dalla febbre del +movimento; e in quello stesso giorno anche il generale La Marmora, +che comandava ancora la sinistra dell’esercito italiano, ordinava +all’intero corpo del generale Della Rocca di ripassare l’Oglio ed +il basso Chiese e di spingere una ricognizione, senza però impegnar +alcun combattimento, fino al Mincio. Questa mossa, che nella mente +del generale La Marmora doveva ridursi ad un semplice esercizio di +gambe, anzi per usare la celebre frase, ad una mostra «tanto per +far qualcosa;» questa mossa salvò Garibaldi. L’Arciduca Alberto, +infatti, il quale a sua volta aveva varcato il Mincio senza scopo +ben determinato e soltanto per muover campo e foraggiare alquanto sul +territorio lombardo, veduta da un lato quella avanzata dell’esercito +italiano sul Mincio, e dall’altro avuto sentore del riavvicinarsi +di Cialdini alle sponde del Po, insospettito, non senza ragione, +d’un ritorno offensivo che poteva coglierlo nel fianco e scalzarlo +dalla sua base, deliberò subitamente di ritornar sui suoi passi, non +solo riconducendo nei suoi alloggiamenti sulla sinistra del Mincio +l’esercito del Quadrilatero, ma ordinando a Kuhn di fare altrettanto +sulle Alpi, ripassando cioè il già varcato confine e riprendendovi le +sue prime posizioni difensive.[322] + +Il generale Kuhn tuttavia, pur obbedendo agli ordini del suo +Generalissimo e cominciando nel pomeriggio del 2 il suo movimento +retrogrado, lasciò a guardia dello Stelvio a Sponda Lunga, del Tonale +a Ponte di Legno, e del Caffaro a Bagolino e Monte Suello forti +retroguardie che dovevano non solo proteggere la sua ritirata, ma +disputare, se il destro si porgeva, con energici contrassalti il +terreno e impedire l’avanzare degli assalitori. + +E nacquero da ciò i combattimenti del 3 e 4 luglio di Monte Suello e +Vezza, che stiamo per raccontare brevemente. + +Infatti nel pomeriggio del 2 luglio, intanto che la Brigata Corte, 1º e +3º reggimento, marciava alla volta del Caffaro, due colonne austriache, +di cui ancora non era dato misurare la forza, scendevano in senso +contrario, l’una da Moerno per Hano su Treviso, l’altra da Bagolino +per Presegno su Lavenone, rendendo così inevitabile per l’indomani uno +scontro. Nè il colonnello Corte pensò a fuggirlo; anzi rinforzate le +sue avanguardie che già erano giunte a Ponte d’Idro, e mandate quattro +compagnie col maggiore Salomone a girare per le pendici del Monte Berga +le alture di Bagolino, si preparava cautamente al conflitto, quando +Garibaldi, giunto nel frattempo a Rocca d’Anfo, venne a precipitarlo. + +Siccome le due colonne nemiche s’erano ripiegate l’una a Moerno e +l’altra a Monte Suello, Garibaldi deliberò di non lasciar loro alcuna +tregua, e inviate altre due compagnie di Bersaglieri da Rocca d’Anfo, +guidate dai capitani Evangelisti e Bezzi, ad aggirare per la destra +Monte Suello, senza nemmeno attendere che l’aggiramento fosse compiuto, +ordinò al colonnello Corte di assalire di fronte la postura nemica e +di espugnarla. Nè si può dire che ai Garibaldini scarseggiassero le +forze; il colonnello Corte, non ostante i molti distaccamenti, aveva +sempre sotto mano diciassette compagnie e una batteria da campagna; ma +la postura nemica era gagliardissima; il Suello sbarra quasi a picco le +due vie di Bagolino e del Caffaro; quattro compagnie di _Kaiser-Jäger_ +(800 uomini) lo custodivano, altre quattro compagnie di fanti ne +guardavano i dintorni, e snidarli di lassù a punta di baionetta era +difficile impresa. Ma Garibaldi, impaziente quel giorno e nervoso +fuor dell’usato, non volle persuadersene, e se ne ebbe a pentire +ben presto. Ordinato l’assalto, i Volontari si slanciarono animosi; +impotenti a rispondere coi loro sfocati ferravecchi alle eccellenti +carabine dei Tirolesi, non indietreggian per questo, e non ostante la +grandine di fuoco che li fulmina e li dirada, avanzano, avanzano sempre +e costringono ad ogni carica il nemico a cedere il passo, a risalire +ancora più in alto per cercare una nuova trincea sulle vette del monte. +Ma a tal punto anche le ultime forze degli assalitori vengono meno. +Indarno Bruzzesi e Corte rianimano colla voce e coll’esempio la lena +affranta dei loro valorosi; indarno gli ufficiali prodigano al fuoco +le vite fiorenti; e Bottino muore, Vianello muore, Trasselli e Piazzi e +Carlo Mayer e tant’altri cadono feriti sull’erta sanguinosa; indarno lo +stesso Garibaldi urla, rampogna, tempesta; ferito egli stesso al sommo +della coscia, è costretto a riconoscere la necessità della ritirata. +Ritirata però compiuta col massimo ordine, colla faccia al nemico, +e che avrebbe dovuto levargli dal capo ogni velleità d’inseguimento. +Egli invece, illuso da quel movimento retrogrado, pensa scendere sulla +strada del Caffaro, e, formandosi in colonna, passare a sua volta dalla +difesa all’offesa. Fu il suo passo falso: chè sfolgorato di fianco dai +quattro pezzi posti in batteria sui poggi di Sant’Antonio e ributtato +di fronte dalle compagnie del terzo reggimento, fu costretto a riparare +di nuovo, sanguinolento, dietro le roccie del Monte Suello, seminando +il terreno di molti de’ suoi morti o feriti. + +La sera intanto era calata; i due campi stavan di fronte incapaci, sì +l’uno che l’altro, di dare un passo avanti, quando le quattro compagnie +del Salomone, mandate sin dal mattino a circuire la sinistra nemica, +essendo apparse sulla cima del Berga, gli Austriaci temendo, a ragione, +di vedersi all’indomani chiusa ogni via, abbandonarono nella notte +stessa la forte posizione e raggiunsero su per le Giudicarie il loro +Corpo principale.[323] + +Ma se il combattimento di Suello non fu per le armi garibaldine che +uno scacco passeggiero, lo scontro di Vezza fu una vera sconfitta. +Nel pomeriggio del 3 luglio i sei battaglioni confidati al colonnello +Cadolini per la difesa della Valcamonica erano così distribuiti: il 1º +battaglione Bersaglieri (maggiore Castellini), un battaglione del 5º +reggimento (maggiore Caldesi) e due compagnie del 44º di Guardia mobile +a Vezza sopra Edolo, a pochi chilometri dal Tonale; tre battaglioni +del 5º reggimento, sotto gli ordini diretti dello stesso Cadolini, a +Campolaro di fronte al passo di Croce Domini, sulla via che congiunge +la Valcamonica alla Valtrompia. + +Ora la retroguardia austriaca rimasta di guardia al Tonale saputa la +scarsa forza che le stava di fronte, obbedendo essa pure all’ordine +di proteggere il concentramento generale della difesa del Tirolo +con opportuni ritorni offensivi, deliberò di assaltare in Vezza +l’accampamento garibaldino non tanto per aprirsi un varco a imprese +maggiori, quanto per dare una scossa (frase prediletta del generale +Kuhn) al suo nemico e togliergli la volontà di avanzar troppo +sollecito. La mattina del 4 perciò una colonna di milledugento +imperiali, scortati da due pezzi d’artiglieria, piomba su Vezza, +e giovata dalla posizione infelicemente scelta dai difensori, +dall’assenza del comandante in capo, dal dissenso dei due ufficiali che +ne tenevano le veci[324] e infine dalla cieca avventatezza del maggiore +Castellini, che a petto scoperto si precipitò sull’inimico; posti fuori +di combattimento in men di tre ore, tra morti (14) e feriti (66) ben +ottanta gregari, morto lo stesso Castellini che sconta eroicamente +il temerario ardimento, morti il capitano Frigerio e il tenente +Prada, costringe il rimanente, malgrado sforzi disperati di valore, a +ripiegare su Edolo, per tornarsene poi nella sera medesima a Ponte di +Legno assai malconcia essa pure, ma paga del piccolo e forse insperato +trionfo. + +E con questo ultimo scontro, il periodo dei combattimenti difensivi +delle milizie garibaldine in Lombardia era chiuso per sempre. Il 5 +luglio Garibaldi portava il suo Quartier generale da Rocca d’Anfo a +Bagolino, e da quel giorno la campagna del Tirolo potè dirsi veramente +cominciata. Prima però di narrarne le vicende ci conviene esaminare +brevemente in quali condizioni Garibaldi la intraprendeva. + +Nella seconda settimana di luglio disseminati da Brescia a Lodrone e da +Salò ad Edolo ubbidivano a Garibaldi quaranta battaglioni di fanteria; +due battaglioni di Bersaglieri riuniti in dieci reggimenti e cinque +brigate; tre batterie di artiglieria da campagna ed una da montagna; +due squadroni di guide a cavallo; quattro compagnie di Zappatori, +i quali sommati ai relativi corpi del treno, dell’intendenza, +dell’ambulanza,[325] componevano un totale di trentottomila uomini, +ventiquattro cannoni, dugento cavalli; non contati due piroscafi, dei +quali uno solo poteva navigare, e sei barche cannoniere prive fino al +6 luglio di cannoni e d’artiglieri, e ai quali era commesso non già di +fare, ma di simulare la difesa del Lago di Garda. + +Ora nessuno negherà che una simile forza stimata alla sola stregua del +numero e paragonata a quella del nemico non potesse dirsi soverchiante +e quasi strapotente; soltanto a fare una forza non basta una massa, +e il valore d’un numero non è determinato dal solo esponente. Che +cos’erano in realtà quei trentottomila uomini? Come armati, come +vestiti, come ordinati, come agguerriti? come comandati? Chi sa come +sono nati i Volontari ha già sulle labbra la risposta. + +Per armi, i macchinosi schioppettoni d’ordinanza del 1866, inferiori +anche al fucile ordinario austriaco, pressochè inservibili nella guerra +alpestre, se già non poteva dirsi altrettanto in ogni sorta di guerra; +incapaci poi di gareggiare nè da vicino, nè da lontano colle celebrate +armi di precisione del nemico contro il quale perciò ogni garibaldino +veniva a trovarsi in una necessaria e quasi organica inferiorità: +quella stessa inferiorità a cui lamentò d’aver soggiaciuto l’austriaco +contro il fucile ad ago del suo nemico di Sadowa. + +E pari all’armi veniva la perizia di chi doveva trattarle. Nè per +colpa loro. Soldati improvvisati, sbalzati dopo un mese di caserma e +una settimana di piazza d’armi, al campo; ignari moltissimi del come +si caricasse uno schioppo; ignari parecchi di quel che uno schioppo +si fosse; armati la più parte per via, spesso alla vigilia d’andare al +fuoco; non esercitati al bersaglio, non addestrati alle marcie, nuovi +affatto alla montagna, quei trentottomila uomini non rappresentavano +una forza militare proporzionata al loro numero; essi erano tutt’al più +un gran campo di reclute; il rudimento d’un mirabile esercito, atto a +crescere e perfezionarsi più rapidamente di qualsivoglia altro, ma che +fino al termine del suo tirocinio restava pur sempre fra le mani del +suo Capitano uno strumento imperfetto, una lama mal temprata che egli +era obbligato a trattare tanto più riguardosamente, quanto più delicata +e gentile era la materia onde si componeva. + +E non si discorra degli ufficiali. Il modo usato nella loro scelta +dà la norma della qualità loro. Scarsi di numero, lo erano ancora +più di capacità. Non mancavano i buoni e nemmeno gli ottimi; ma la +valanga dei mediocri, non senza mistura di pessimi, li soffocava. +Sentivasi soprattutto (fatte qui pure le debite eccezioni) il difetto +di ufficiali generali e superiori; più benemeriti la maggior parte +per servigi resi alla patria che ragguardevoli per gesta militari. +Come nei gregari così ne’ comandanti sovrabbondava il valore, +scarseggiavano l’arte e l’esperienza. Molti non avevano mai tenuto +un comando effettivo di truppe in campagna, e la stagion campale +più lunga che avesser veduta era quella di Sicilia del 1860. Non si +parli poi della guerra di montagna; era per essi un mondo nuovo; un +continuo viaggio d’esplorazione in terra incognita, in mezzo alla quale +avanzavan brancolando, interamente persi e disorientati. Nessuno, o, +per non esagerare, ben pochi coloro che sapessero come coprirsi nelle +marcie, guardarsi negli accampamenti, piantar un avamposto, misurare +approssimativamente una distanza, leggere con certa sicurezza una +carta. Anche ai migliori falliva in sulle prime il senso dell’insolito +terreno sul quale eran chiamati a guerreggiare, e soltanto più tardi, +dopo alcune settimane di lezioni, spesso dolorose, cominciavano +ad acquistarlo. «Fate l’aquila,» diceva loro Garibaldi; ma quando +principiarono a impararlo la guerra finì. + +E non eran queste sole le cagioni che scemavano il valore di quelle +milizie in cui pure grandeggiavano tante nobili virtù; un’altra ve +n’era, forse la più grave di tutte: la infelicissima composizione dei +reggimenti, interamente disadatta alla guerra che dovevano combattere. +Anche qui l’imprevidenza aveva cagionato la precipitazione e la +precipitazione il disordine. A Garibaldi occorreva una formazione +svelta, leggiera, elastica, atta alle marcie, ai volteggiamenti, +alle sorprese della montagna; gli fu consegnata invece una compagine +abborracciata di corpi mastodontei, taluno de’ quali toccava, tal +altro superava i quattromila uomini, difficili a maneggiarsi in rasa +campagna, ma che tra i picchi delle Retiche, in quella guerra quasi +aerea di falchi e di camosci, diventavano per chi doveva comandarli +un problema ed un impaccio incessante; una cagione quotidiana di +quella lentezza, di quei ritardi, di quei contrattempi che, nei monti +principalmente, o costano la sconfitta o fanno pagar più sanguinosa la +vittoria. + +E a rendere più evidente quanto siamo venuti sin qui discorrendo, si +volga uno sguardo al teatro nel quale Garibaldi era stato obbligato ad +agire. A’ suoi occhi l’impresa del Tirolo non poteva esser condotta con +rapidità e sicurezza, se non da chi avesse saputo a tempo assicurarsi +la signoria del Garda. Però il consiglio da lui dato fin dal 10 maggio +a Caprera di stabilirvi senza indugio una flottiglia di combattimento +e di trasporto capace non solo di tener spazzato il Lago dalle navi +nemiche, ma altresì, e più ancora, di tragittare sulla riva veneta +quante forze fossero stimate espedienti così a penetrare nel Trentino +per la valle del Sarca, come a dar la mano all’esercito italiano che +vinta la linea del Mincio si fosse incamminato verso l’alto Adige. + +E in entrambi questi casi, sia che il buon consiglio fosse stato +seguito, sia che l’eventualità fortunata si fosse verificata, i +quarantamila Volontari non sarebbero stati più di troppo. Libero di +spiegarli e di muoverli per le tre grandi vie dell’Oglio, del Chiese +e dell’Adige, collegate tra di loro dalle squadriglie del Garda, +Garibaldi avrebbe potuto trarre dal suo esercito numeroso tutto il +frutto di cui era capace e marciare più rapidamente alla vittoria. +Invece quel che accadde è noto. Il Garda abbandonato alla difesa di +quattro o cinque squallide carcasse su le quali doveva essere gran +mercè, non di cacciare, ma di fuggire alla caccia del nemico, fu +in realtà e per tutta la durata della campagna un lago austriaco; +dal Mincio, anzichè l’annuncio della vittoria, suonò il grido +spaventato «d’un disastro irreparabile;» e per l’effetto combinato di +quell’imprevidenza e di questa sventura, ogni possibilità di operare +per la sponda orientale del Garda e per le due rive dell’Adige venne a +fallir per sempre. + +Allora naturalmente non restò a Garibaldi che un partito:[326] tentare +l’irruzione di fronte e prendere la strada più diretta e vicina, +invadere il Tirolo per le valli del Chiese e di Ledro, e girati secondo +i casi, o sforzati i forti che le sbarrano, salir in tre colonne per le +Giudicarie la convalle di Conzei e la valle del Sarca nella direzione +di Trento, sotto la quale avrebbe potuto dare una battaglia finale e +decisiva con tutte le sue forze collegate. + +Però chi abbia percorso una volta sola quelle Alpi, od anche volga +soltanto un’occhiata rapida alla loro Carta, comprenderà di leggieri +che penetrare con quarantamila uomini nelle anguste gole di quelle +vallate era quanto voler penetrar di colpo colla folla di Serse nella +bocca delle Termopili. + +Nel primo istante, fino a che l’imbocco delle valli non fosse superato +e gli invasori non avessero guadagnato tanto terreno da potervisi +distendere e manovrare, l’avanzare per essi non poteva essere che assai +lento e penoso, e piuttosto un tentar a destra e a manca mille sentieri +e mille varchi, che un vero avanzare. Naturalmente in quelle strette +non ci potevano capire che le teste di colonna; epperò si può affermare +con tutta asseveranza che soltanto nel giorno in cui da un lato ebbe +posato saldamente il piede all’imbocco delle Giudicarie e dall’altro +colla presa d’Ampola afferrata la chiave della valle di Ledro; soltanto +cioè tra il 17 e il 18 luglio, Garibaldi potè spiegare in linea tutte +le sue forze e adoperarle utilmente. + +Ma se Garibaldi era assai men forte di quello che appariva, il suo +avversario non era tanto debole quanto egli stesso voleva far credere. +Il generale Kuhn non poteva disporre, è vero, che di diciassettemila +uomini, trentadue cannoni e duecento cavalli; ma chi consideri come +quei diciassettemila uomini erano comandati, istruiti ed armati, e +quale rinforzo trovavano nel terreno stesso che dovevano proteggere, +nell’indole stessa della guerra difensiva che dovevano combattere, +vedrà la pretesa superiorità delle forze italiane scemare d’assai, e +la partita de’ due contendenti, per un reciproco compenso di vantaggi e +svantaggi, quasi pareggiarsi. + +Composti in gran parte di quei Cacciatori imperiali che l’Austria +leva dal seno stesso del Tirolo, e i quali contendono agli Svizzeri la +fama di migliori tiratori d’Europa; formati abilmente in quattro mezze +brigate leggiere, di cui l’unità tattica predominante era la compagnia; +spalleggiati e collegati tra di loro da due grosse brigate di riserva; +armati di quei loro _Stutzen_ di precisione, che tra gli alpigiani +tirolesi sono quasi un’arma tradizionale e domestica; protetti oltre +che dai baluardi naturali del suolo, che è di per sè solo un grande +campo trincerato, da un sistema di forti asserraglianti le principali +arterie del paese (Lardaro nelle Giudicarie, Ampola e Ponal in Val +di Ledro, Riva in quella della Sarca, Buco di Vela e Doblino presso +Trento), quei diciassettemila combattenti potevano dirsi nel fatto +raddoppiati e fino a che non li avesse raggiunti sulle loro rupi la +baionetta garibaldina tenersi pressochè invincibili. Nè ciò basta +ancora: li comandava uno de’ più abili uomini di guerra dell’Austria; +quel generale Kuhn, che passa oggi ancora per uno de’ più dotti maestri +della guerra di montagna,[327] il quale, accoppiando alla prodezza +ed all’ingegno uno studio lungo e approfondito dello scacchiere che +era chiamato a difendere, diventava anche per Garibaldi un avversario +veramente temibile; il solo, forse, fra tanti che n’aveva scontrati in +trent’anni di guerra, il solo degno di lui. + +E tuttavia la sorte preparava al Generale austriaco un altro immenso, +inestimabile vantaggio: Garibaldi era ferito! Conviene aver veduto +Garibaldi in campagna, conoscere il suo modo di guerreggiare, +ricordarsi quale partito egli sapesse trarre dalla sua prediletta +abitudine di salire ogni mattina il punto più culminante e sovente più +avanzato della sua linea per esplorare le mosse e le posizioni nemiche, +per comprendere tutto il valore di quella parola. La ferita era più +molesta che grave; ma dapprima configgendolo in letto, poscia, durante +la convalescenza, vietandogli l’uso del cavallo e non permettendogli +altro modo di locomozione che la carrozza, si risolveva difatto per +quell’uomo e quel Capitano in una vera e grossa infermità che lo +paralizzava in uno de’ punti più vitali della sua energia. + +Ridotto a far la guerra, come suol dirsi, a tavolino, ed a fidarsi alle +relazioni de’ suoi luogotenenti, che non sempre erano i più fedeli ed +abili interpreti del suo pensiero; posto nell’impossibilità di essere +egli il primo esploratore o la prima vedetta del proprio esercito, che +tutto vede co’ suoi occhi, dirige colla sua voce, ravviva colla sua +presenza, il Capitano del 1866 non era più in realtà che un Garibaldi +dimezzato, uno spirito prigioniero del proprio corpo, privo degli +strumenti principali del suo genio: il moto e la vista. + +Certo, che anche ferito e chiuso fra quattro pareti, l’occhio più +vigile del suo campo era sempre lui. Quel che Garibaldi vedeva, +concepiva, divinava anche dal fondo della sua cameruccia di Storo, +è inenarrabile e forse incredibile. Col solo aiuto d’una Carta +topografica egli passeggiava su per le creste e dentro i valloni +del Tirolo meglio di quegli stessi ufficiali che pur v’andavano e ne +venivano ogni mattina. Quante volte non lo udimmo noi stessi indicare +un sentiero, rilevare una posizione, scoprire una scorciatoia che i +suoi migliori luogotenenti non avevano talvolta nemmeno sospettata! Era +una meraviglia incessante; e non esitiamo ad affermare che tra tutte +le campagne combattute fino allora, quella in cui emerse maggiormente +la potenza geniale del nostro Capitano fu quella del Tirolo. Soltanto +era, come dicemmo, una potenza i cui effetti non potevano più farsi +sentire colla rapidità ed efficacia con cui si fece sentire altra volta +ad altri nemici, allorquando Garibaldi, in pieno possesso di tutte +le sue membra e di tutte le sue forze, era il primo nelle marcie, il +primo alle avanguardie, il primo alle scoperte, l’ultimo alle ritirate, +e poteva col sussidio del suo colpo d’occhio maraviglioso confermare +le ispirazioni della mente e vegliarne l’applicazione. Però ringrazi +il generale Kuhn, il suo bravo _Kaiser-Jäger_ di Monte Suello: quella +palla così bene aggiustata nella gamba del suo avversario gli vinse la +migliore sua battaglia. + + +XVI. + +Ed ora vediamo i due campioni alla prova. Il 6 luglio la posizione +dei belligeranti era la seguente: Garibaldi col Quartier generale, +il 1º reggimento ed il 2º battaglione Bersaglieri a Bagolino, e posti +avanzati verso il Monte Brufione; il 3º reggimento al ponte del Caffaro +con avamposti a Lodrone; il 2º tra Tremosine e Limone con avamposti +verso il Monte Notta sul confine meridionale della Val di Ledro; il +7º e l’8º scaglionati lungo il Garda tra Salò e Gargnano; il 6º e il +9º in marcia da Salò a Vestone; il 5º e il 10º ancora in formazione +ai due depositi di Varese e di Barletta; il 4º finalmente col 1º +Battaglione bersaglieri e un battaglione di Guardie nazionali tra Edolo +e Incudine a custodia della Valcamonica. Nel campo opposto invece il +generale Kuhn col suo quartiere e la brigata di riserva Kaim (6921 +uomini, 12 cannoni) a Bad Comano; la mezza brigata Metz (950 uomini, +4 cannoni) allo Stelvio, coll’appoggio al forte Gomogoi; la mezza +brigata Albertini (1700 uomini, 4 cannoni) al Tonale coll’appoggio al +forte Strino; la mezza brigata Höffern (1800 uomini, 4 cannoni) nelle +Giudicarie col grosso nei dintorni di Daone; l’avanguardia tra Cimego +e Condino, appoggiata al forte Lardaro; la brigata Thour (1500 uomini, +4 cannoni) a Tiarno, al punto d’incidenza della Valle di Conzei in +quella di Ledro, appoggiata a destra dal forte d’Ampola, ed a sinistra +da quello del Ponal; infine la brigata di riserva Montluisant (3500 +uomini, 4 cannoni) scaglionati in seconda linea tra le Arche e Fiavè, +postura centrale tra le Giudicarie, Val di Ledro e la Valle del Sarca, +e collegata a sua volta all’altra più grossa brigata di riserva Kaim, +accantonata, come dicemmo, nei dintorni di Bad Comano, colle spalle +ai forti di Buco di Vela e di Doblino, e che veniva a costituire una +specie di terza linea o riserva generale in grado di proteggere o +rinforzare al bisogno tutte le altre.[328] + +Per alcuni giorni i due campi stettero guardandosi senza dare un passo +innanzi nè l’uno, nè l’altro. Evidentemente nessuno dei due Generali +aveva formato il proprio definitivo disegno, e intanto andavano +tasteggiandosi con scorrerie e ricognizioni; l’austriaco per iscoprire +da qual parte gli potesse venire l’assalto principale; l’italiano per +istudiare in qual punto gli convenisse meglio tentarlo. + +Il 7 luglio però avendo il 3º reggimento respinto una ricognizione +della mezza brigata Thour che s’era inoltrata a Lodrone, e tre giorni +dopo, sotto gli occhi stessi di Garibaldi, ributtato ancora più +brillantemente un secondo assalto della stessa brigata inseguendo +i fuggenti fino al di là di Darzo; il generale Kuhn ordinò alla +brigata Höffern di abbandonare interamente la destra del Chiese e di +concentrarsi tra Lardaro e Tione, perno della difesa nelle Giudicarie. +In conseguenza di ciò Garibaldi non ebbe più ad esitare: e spinti da +un lato i suoi posti avanzati fin presso Condino; dall’altro fatto +occupare l’ingresso del vallone d’Ampola, andò a piantare il 13 sera +il suo Quartier generale a Storo al bivio delle due vallate principali +per cui doveva operare. E con questa mossa la campagna del Tirolo entrò +nella sua fase più operosa e decisiva. + +Ma nemmeno il generale Kuhn era uomo da restare lungamente inerte; +e però appena vide il rapido, troppo rapido forse, avanzare della +brigata Nicotera sulla strada delle Giudicarie, divisò di andarle +incontro a sua volta e con un energico attacco darle una buona +scrollata e costringerla ad arrestarsi. E ad incuorarlo nell’impresa, +oltre la massima troppo da lui predicata ne’ suoi libri per non +essere confermata coll’esempio, che la migliore delle difese sta in +un energica offesa, cospiravano in quel caso le sviste tattiche dei +suoi avversari. Infatti mentre il colonnello Nicotera commetteva lo +sbaglio di allungar troppo la propria linea in fondo alla valle senza +occupare di pari passo le alture che la fiancheggiano, l’ufficiale +incaricato di custodire gli sbocchi di Val d’Ampola[329] aveva +dimenticato nientemeno, non ostante le istruzioni precise di Garibaldi, +di assicurarsi il possesso di Monte Giovo e Rocca Pagana, il nucleo più +eccelso dei passi che da Ampola per Val di Buono menano nella valle del +Chiese dominante insieme le strade di Condino, di Storo e di Ampola, +e fino a quel giorno la chiave delle posizioni occupate dall’esercito +garibaldino in Tirolo. + + +XVII. + +Nella sera del 14 pertanto il generale Kuhn aveva già riunito nelle +alte Giudicarie tra Roncone e Lardaro il grosso delle sue forze, e +dato verbalmente a’ suoi luogotenenti le istruzioni per la battaglia +dell’indomani. Il colonnello Montluisant, composta una colonna di +dieci compagnie, doveva attaccare il centro garibaldino di fronte +per la strada principale Lardaro-Condino ed ai fianchi per Val di +Buono e Cologna sulla sinistra, e Prezzo e Castelert sulla destra del +Chiese. Il colonnello Höffern, forte esso pure di dieci compagnie e +una batteria, marciando obliquamente da Daone verso Narone-Clef doveva +assalire l’estrema sinistra italiana scaglionata da Brione ai varchi +del Brufione. Il maggiore Grünne (subentrato al colonnello Thour +nella valle di Ledro) preso seco sei compagnie della sua brigata, +lasciato il rimanente a rinfranco del forte d’Ampola e a guardia della +Valle di Conzei, doveva afferrare i passi di Monte Giovo e di là tra +Condino e Storo compiere l’avviluppamento della destra garibaldina. +Infine la brigata di riserva Kaim, chiamata essa pure fino dal 14 a +Stenico, doveva scendere colla sua avanguardia verso Prezzo e Cotogna e +appoggiare, occorrendo, l’azione generale.[330] + +E, lo vede ognuno, non si trattava, come fu detto, di una semplice +ricognizione; si trattava d’un attacco in piena regola, eseguito con +tutto il nerbo delle forze di cui gli imperiali potevano disporre +nel Trentino meridionale; e che riuscendo a seconda poteva avere per +effetto di ricacciare Garibaldi fuori delle Giudicarie e strappargli di +mano il prezzo di dodici giorni di fatiche e di lotte.[331] + +Fortunatamente il disegno gli fu guasto, non oseremmo dire dall’arte, +ma dalla costanza e prodezza degli avversari. Nel frattempo avendo +il brigadiere Nicotera ripetuto l’errore di spingersi troppo innanzi, +facendo occupare il ponte di Cimego senza munire di conserve le alture +che lo dominano, avvenne che lo scontro fu anticipato di qualche ora, +e in posizione, per l’Austriaco, più vantaggiosa di quello che per +avventura avesse sperato. Infatti tra le 7 e le 8 del 16 mattina, +il fuoco era cominciato; ma anche i Volontari, finchè non l’ebbero +che di fronte, vi risposero bravamente. In brev’ora però assaliti da +ogni parte, stipati in una specie di pozzo, dall’alto del quale li +saettava una grandine di palle; posti nell’impossibilità di muoversi, +nell’impossibilità di ribattere, anche i più valorosi principiarono +a balenare. Fu allora che il maggiore Lombardi, anima bresciana +d’eroe, visto che il nemico poteva da un istante all’altro chiudere la +ritirata, si slancia, con quanti hanno cuore di seguirlo, nel Chiese +colla speranza di arrestare l’avanzare del nemico che dalle vette di +Cologna s’innoltrava continuo serrando sempre più dappresso il ponte di +Cimego. Nè il sagrificio grande fu del tutto sterile. Molti travolse +la corrente; molti abbattè la carabina de’ Cacciatori; lo stesso +Lombardi, già superata la sponda, colpito alla fronte suggella col +sacrificio della nobile vita il magnanimo ardimento;[332] ma intanto la +mossa attorniante del nemico è rallentata; la strada della ritirata è +aperta: i Volontari possono ripiegare, in iscompiglio, ma non in fuga, +sopra Condino, dove, spalleggiati dai rinforzi accorrenti da Storo e +da Darzo, e più ancora rinfrancati dalla presenza di Garibaldi stesso, +accorso in carrozza al primo fragore delle fucilate, ponno ancora far +testa e ristorare la pugna. + +Intanto però anche la colonna austriaca venuta di Val di Ledro aveva +compiuto il suo movimento; e mentre una frazione di essa, capitanata da +quello stesso Gredler che aveva fatto così bella difesa a Monte Suello, +s’innoltrava per le balze del Giovo fino alla chiesetta di San Lorenzo, +d’onde poteva bersagliare al coperto la strada di Condino e il Ponte +di Darzo; un altro distaccamento s’inerpicava fino al sommo di Rocca +Pagana tempestando de’ suoi proiettili le vie di Storo e persino il +cortile del Quartier generale di Garibaldi. Il momento era critico: per +fortuna Garibaldi era là; una mezza batteria, opportunamente appostata +e validamente sostenuta da alcune compagnie del 9º reggimento, arresta +la colonna di San Lorenzo: un’altra colonna di Volontari del 7º si +avanza a cerchio contro Rocca Pagana e ne risospinge gli occupatori; +finchè dopo alcune ore di contrasto, il nemico che di fronte aveva +guadagnati appena pochi palmi di terreno al di qua di Cimego, visto +il fallimento del premeditato aggiramento; udita la notizia che anche +la brigata Höffern, attardatasi fra i gioghi dei monti, era stata +anche meno fortunata delle sue compagne; il nemico, diciamo, checchè +abbia potuto dire e scrivere in appresso per giustificare la sua +risoluzione,[333] comandò la ritirata su tutta la linea. + +Non per questo il 16 luglio andrà scritto ne’ fasti garibaldini. Esso +fu una di quelle dubbie giornate in cui ciascuna delle due parti si +appropria con pari ragionevolezza la vittoria. I volontari trovaronsi +signori del combattuto terreno, ma lo pagarono con sacrifici di sangue +maggiori del compenso: gli Austriaci non ebbero a dolersi che di +pochissime perdite, e videro per alcuni istanti le spalle de’ loro +avversari; ma non poterono conservare il campo di battaglia e furono +costretti di rinunziare al principale disegno pel quale s’erano mossi. + + +XVIII. + +Oltre di che il combattimento di Condino non ritardò d’un giorno +solo, una sola delle operazioni garibaldine.[335] Non a settentrione +della Val di Ledro, dove il forte d’Ampola investito gagliardamente +dall’artiglieria italiana fin dal 17 mattina, dopo due giorni di +valida, ma inutile resistenza capitolava a discrezione;[336] non +a mezzodì della Valle, dove il colonnello Spinazzi dopo un breve e +felice scontro s’impadroniva del passo di Monte Notta e si sgombrava +il cammino fino al Lago di Ledro; non nelle Giudicarie, dove Garibaldi +aveva già fatto riprendere Cimego, ed occupare, mercè un’ardita +sorpresa dei due battaglioni del 9º reggimento, Friggesy e Cairoli, +quel Monte Giovo, che egli fino al risveglio del 16 aveva sempre +creduto in mano de’ suoi e che costituiva, siccome dicemmo, il pernio +delle comunicazioni tra la sinistra, la destra e il centro garibaldino +e il loro baluardo più forte e più avanzato. + +E poichè questi tre fatti quasi simultanei, l’occupazione di Monte +Giovo, la presa di Monte Notta, e la caduta d’Ampola, aprendo ai +Garibaldini gli sbocchi principali di Val di Ledro avevano obbligata +la brigata Grünne ad abbandonare tosto Bezzecca, epperò anche l’imbocco +della Valle di Conzei, e la strada del Ponal e di Riva; così Garibaldi +ne approfittò tostamente ordinando alla brigata Haug di occupare col 5º +e 7º reggimento le posizioni testè sguernite dal nemico, facendone al +tempo stesso appoggiare il movimento in avanti dal 9º reggimento sceso +dal Giovo ad occupare Tiarno e dal 2º reggimento Spinazzi invitato a +scendere verso Ledro. + +Ma tra l’antico Guerrillero e il Maestro della guerra di montagna il +duello era infaticabile. Nel giorno stesso in cui Garibaldi pensava ad +avanzare da un lato, il generale Kuhn molinava d’assalirlo dall’altro. +Saputo infatti che quella spedizione di Val Sugana che gli era fatta +presentire fin dal 16 luglio era ancora lontana, e che in ogni caso non +avrebbe potuto essergli addosso prima di tre o quattro giorni, concepì +il disegno, non privo d’audacia, di giovarsi di quel frattempo per dare +prima un’altra delle sue batoste a Garibaldi, eppoi voltarsi con tutte +le sue forze contro il suo luogotenente che s’avanzava dalla Brenta. +Però staccate alcune truppe e artiglierie a rinforzo delle piccole +brigate destinate a custodia degli sbocchi di Val d’Arsa e Val Sugana, +compose nuovamente col resto delle sue truppe due colonne mobili; l’una +delle quali, forte di seimila uomini sotto gli ordini del generale +Kaim, doveva per le Giudicarie attaccare la sinistra e il centro +garibaldino, mentre l’altra, grossa di quattromilacinquecento uomini e +quattro pezzi, capitanata dal Montluisant, piombando per Val di Conzei +tra Tiarno e Bezzecca, doveva sfondarne la destra, e di là convergendo +su Ampola e Storo dar la mano alla colonna scendente per Val di Chiese +e con forze riunite schiacciare il nemico. + +Il giorno prestabilito al nuovo assalto fu il 21 luglio. Il corpo +Montluisant, al quale spettava evidentemente lo sforzo principale, +doveva scendere in due colonne (Krynicki alla sua destra, Grünne alla +sinistra) su Val di Conzei, e appoggiato da una terza colonna che +aveva l’ordine di sboccare da Riva, pigliare Bezzecca da tre parti +e sgominarne i difensori. Ed anche in quel giorno accadde quel che +vedemmo nella giornata di Condino. + +Il generale Garibaldi non aveva preveduto l’attacco; il generale Haug, +che aveva l’ordine di arrestarsi a Bezzecca, volle spingere il 5º +reggimento a Locca dentro la Valle di Conzei; il colonnello Chiassi si +credette a sua volta in dovere di proteggere la sua fronte avviando +innanzi un battaglione d’avanguardia fino a Lensumo, e proprio nel +momento in cui quel battaglione stava per prendere posizione al di +là di Lensumo era colto di sorpresa dalla colonna di sinistra del +Montluisant (maggiore Grünne) e in parte fatto prigioniero, e in parte +ributtato in grande disordine sopra Locca. + +Ma anche Locca era una posizione infelicissima, e se n’avvide tosto il +bravo Chiassi, il quale, assalito di lì a poco e avvolto da ogni parte +da entrambe le colonne di Montluisant, dopo non lungo e assai disuguale +combattimento fu ricacciato a sua volta sopra Bezzecca lasciando per +via, morti, o feriti, o prigionieri, alcune centinaia dei suoi. + +Non per questo il prode Colonnello smarrì l’animo invitto, chè presa +posizione all’ingresso di Bezzecca tra la chiesa e il cimitero, +sostenuto soltanto da due pezzi dell’artiglieria regolare e da +alcuni manipoli dei Bersaglieri di Mosto, si accinse ad una seconda +e più disperata difesa. Indarno. Le armi di precisione, le posizioni +dominanti, la conoscenza dei luoghi, lo scompiglio introdottosi nelle +file garibaldine sin dal principio dell’azione, davano al nemico tale +vantaggio che la resistenza non poteva esser lunga. + +I Garibaldini facevano prodezze; ma cannoneggiati da ogni parte da una +numerosa artiglieria, costretti come al solito a guardar con le inutili +armi al braccio un nemico quasi invulnerabile, che dall’alto delle sue +roccie li bersagliava come selvaggina al fermo e li decimava, circuito +in breve dalla colonna Krynicki il poggio della Chiesa estremo baluardo +della difesa, e minacciata da quella del Grünne la stessa via di +Bezzecca, tornarono nuovamente in fuga precipitosa fin dentro le case +del villaggio, sul quale già calavano urlando vittoria i Cacciatori +nemici. + +Chiassi però, travolto suo malgrado dall’onda rigurgitante de’ suoi, +non vuol disperare ancora; ma nel punto in cui tenta far argine colla +voce e coll’esempio alla rotta e raccogliere intorno a sè un manipolo +de’ più risoluti per tentare un ultimo disperato contrassalto, una +palla lo coglie al petto e lo stramazza morto sul campo.[337] + +In quel momento, circa le otto, arrivava da Tiarno il generale +Garibaldi. Era, s’intende, in carrozza, costretto perciò a restar +sulla strada, posto nell’impossibilità di abbracciare da un punto +eminente tutto il campo di battaglia. Pure quello che non poteva +vedere indovinò, e diede immantinente i suoi ordini come se tutta la +situazione gli stesse spiegata innanzi sopra una carta. Menotti con +quanto ha sottomano del 9º reggimento piombi da Tiarno sulla destra del +nemico; il colonnello Spinazzi sbocchi da Molina e lo avvolga per la +destra; il 7º reggimento e i rotti avanzi del 5º e dei Bersaglieri si +slancino di fronte e tutti insieme riprendano ad ogni costo Bezzecca, +chiave della posizione, premio supremo della vittoria. + +Menotti, impedito dai sentieri torti e malagevoli, tarda a comparire +in linea; Spinazzi, o ricevesse tardi o fraintendesse l’ordine, non +compare affatto: gli Austriaci frattanto non solo si son resi padroni +incontrastati di Bezzecca, ma già sboccano fuori del villaggio, già +coronano le alture circostanti di artiglierie e si preparano ad un +terzo e finale attacco contro l’estrema linea garibaldina. Stringeva +il pericolo: la strada di Tiarno è tempestata dai proiettili nemici, +e Garibaldi vi è il più visibile e cercato bersaglio. Le palle +sibilano, guizzano, rimbalzano, ravvolgono in un nembo di polvere +la sua carrozza; uno de’ cavalli è già ferito: una delle guide a +cavallo (Giannini) che la scortano è morta; i suoi aiutanti Cairoli, +Albanese, Damiani, Miceli, Cariolato, Civinini gli fanno scudo de’ +loro corpi, tentano strapparlo da quel posto mortale e salvar lui, se +non è possibile salvar la giornata. Ma Garibaldi ha sul volto la calma +delle tragiche risoluzioni: la calma del Salto, e di Calatafimi: «Là +si vince o si muore.» Sordo ai consigli, insensibile al pericolo, tutto +assorto nelle peripezie della pugna, fa avanzar al galoppo la batteria +di riserva ed ordina al maggiore Dogliotti, eroico in quel giorno, +di convergere i suoi fuochi principalmente su Bezzecca, additandogli +egli stesso, con colpo d’occhio maestro, la posizione più propizia +all’appuntamento dei pezzi. «Però mi ci vorrà più di mezz’ora!...» +grida il bravo Dogliotti...: «Fate più presto che sia possibile,» +esclamò Garibaldi: «mi troverete qui vivo o morto.» E le otto bocche +stupendamente dirette dal Dogliotti producono tosto il loro terribile +effetto; il nemico sfolgorato dentro Bezzecca, ributtato sulla via dai +bravi del 7º reggimento, ben presto colto di fianco dal 9º reggimento, +è costretto ad arrestarsi, a ripiegar su Bezzecca ed a provvedere a +sua volta alla difesa. Ma nulla è fatto se Bezzecca non è ripresa, ed +è quello l’ultimo sforzo della battaglia. Garibaldi lo vuole: ogni +bravo lo ascolta. Ed ecco Menotti, Canzio, Ricciotti, Bedeschini, +Rizzi, Mosto, Antongini, Pellizzari, improvvisata una falange coi +più volonterosi di tutti i corpi, lanciarsi tutti insieme, intanto +che il cannone del Dogliotti manda in fiamme Bezzecca, a testa bassa, +al passo di corsa, al grido d’Italia e di Garibaldi, sul villaggio, +e scacciarne, dopo una lotta corpo a corpo, gli ultimi difensori, +inseguirli colla baionetta alle reni fino al di là di Enguiso e di +Lensumo alle falde del Monte Pichea d’ond’erano discesi. + +E poichè nell’ora stessa anche la colonna Kaim, che doveva scendere +in Val di Chiese, avea trovato i Garibaldini pronti a riceverla e dopo +breve avvisaglie era stata respinta su tutti i punti, così la vittoria +del 21, facile a Condino, contrastata e sanguinosa a Bezzecca, fu +compiuta su tutta la linea.[338] + + +XIX. + +E però resterà sempre inesplicabile come gli storiografi austriaci +persistano a negarla. + + [Illustrazione: Schizzo topografico delle operazioni di + Garibaldi nel Trentino — 1866] + +La battaglia cominciò avversa ai Garibaldini; le loro perdite furono +gravissime; il numero de’ prigionieri fu dura e non immeritata +lezione.[339] Nessuno pensa a contrastare nè il valore degli Imperiali, +nè, sia pur detto, l’inferiorità del loro numero (largamente compensata +però dalla superiorità delle armi); ma infine ogni battaglia è un +succedersi alternato di rovesci e di trionfi, dei quali il trionfo o il +rovescio finale rimane l’arbitro supremo. E il successo finale fu (come +negarlo?) avverso agli Austriaci. Essi volevano scacciar Garibaldi +dalle soglie della Valle di Conzei e di Ledro, e non vi riuscirono: +essi volevano romperne le due ale, sfondarne il centro, ributtarlo al +di là di Storo, e non vi riuscirono: ad essi il vanto d’aver preso alle +nove Bezzecca; a Garibaldi la gloria d’averla ripresa a mezzogiorno per +non perderla più.[340] + +Fu quella l’ultima prova dei Garibaldini in Tirolo. Al 23 mattina il +generale Kuhn, avvertito del rapido avanzar di Medici, volgeva contro +il nuovo suo avversario il grosso delle sue forze non lasciando in +faccia a Garibaldi che i presidii dei forti e pochi distaccamenti di +sostegno, e nel giorno stesso il condottiero dei Volontari tuttora +ignaro di questo movimento spingeva innanzi tutta la sua linea, +occupando sopra Val di Conzei, Campi, serrando più dappresso Riva, +trasportando nelle Giudicarie il Quartier generale a Cologna, e +cominciando l’investimento di Lardaro. Se non che, il 25 mattina, +quando tutto era pronto nel campo garibaldino per il bombardamento +di quel forte e per un altro passo in avanti verso la Sarca, giungeva +l’annunzio del primo armistizio di otto giorni, prodromo manifesto di +tregua più lunga e forse della pace. + +Quel che sarebbe avvenuto se la guerra avesse continuato a nessuno +è dato profetare. Probabilmente il Medici, che era ad una marcia +da Trento, vi sarebbe entrato prima e senza Garibaldi; se no, e +nell’ipotesi che il Kuhn avesse potuto protrarre la resistenza, +Garibaldi in pochi giorni avrebbe dato la mano al suo Luogotenente; +e nell’uno e nell’altro caso stretto in un anello di ferro il loro +nemico, e compiuta in pochi giorni la conquista del Trentino. + +Certo da quel fatale 25 luglio cominciava per Garibaldi il periodo +più brillante e fruttuoso. Padrone oramai delle due valli principali +che dal Garda rimontano a Trento e delle convalli finitime; libero +di spiegare di fronte, sopra uno scacchiere tutto suo le proprie +forze e di marciare in battaglia contro un nemico inferiore di numero +e che veniva a perdere la sola superiorità fino allora goduta del +terreno propizio, Garibaldi avrebbe certamente dovuto dare o sostenere +contro il suo intraprendente nemico un’altra e più grossa battaglia; +ma sarebbe stata finale e decisiva, e a quali braccia si sarebbe +concessa la vittoria non è difficile il prevedere. Tutto fino allora +gli era stato contrario: l’imperizia degli ufficiali, l’inesperienza +delle milizie, l’inefficacia delle armi, persino la soverchianza del +numero, nel quale aveva trovato assai più un inciampo che un aiuto. E +nulla ridiciamo di quella ferita che gli rubò metà della sua forza e +costrinse lui, il più attivo forse e onnipresente dei Capitani moderni, +a far la guerra sopra una carta topografica, o dal fondo d’una carrozza +accomodata a lettiera. + +Pure se non stupì novellamente il mondo con strepitose vittorie, +non allegrò nemmeno i suoi nemici con alcuna sconfitta. Lentamente, +ma assiduamente fece ogni giorno un passo innanzi e dal terreno +conquistato nemmeno l’arte del suo valente avversario valse a +sradicarlo. Non corse come Joubert nel 1797; ma non ebbe neanche, come +Joubert, le spalle sicure da ogni minaccia, la larga valle dell’Adige +per linea d’operazione, i vincitori di Millesimo, di Castiglione e di +Rivoli per soldati, la floscia inettitudine dei Kerpen e dei Laudon +per avversaria, le vittorie di Bonaparte e di Massena per esempio ed +incitamento. Non corse, perchè, come disse egli stesso, «su per le +montagne non si corre;» ma in quindici giorni s’era posto già in grado +di prendere con maggior energia l’offensiva su tutta la linea, e in +meno di venticinque sarebbe stato probabilmente padrone di Trento. + +«Noi conveniamo (dice uno storico militare)[341] che la campagna +garibaldina del 1866 rassomiglia poco a quella del 1860, non solamente +rispetto ai frutti raccolti, ma eziandio rispetto alle operazioni in sè +stesse. Tuttavia essa ebbe un merito che forse nessuna delle operazioni +più brillanti di Garibaldi potè vantare: fu più ordinata e, nonostante +la massa considerabile delle forze, più metodica di qualsivoglia sua +impresa. Sembra invece che alla maggior parte de’ suoi subalterni +sia mancata la conoscenza del mestiere e soprattutto la pratica di +quelle tre colonne con avanguardia e riserva, così ben conosciuta +dai Prussiani, necessaria in montagna anche più che in pianura, e +che convenientemente usata avrebbe risparmiato alle sue masse, il più +delle volte rinserrate entro strette angustissime, il fuoco micidiale +dei fiancheggiatori nemici, lasciati troppo liberi nei loro movimenti +d’aggiramento sulle alture circostanti. + +»Quando pertanto si tenga conto di questa circostanza, lieve +all’aspetto, ma importantissima a spiegare le gravi perdite toccate; +quando si tenga conto altresì dell’inferiorità relativa dei Corpi +volontari rispetto al materiale; dello scarso appoggio loro prestato, +contro ogni aspettazione, dalle popolazioni trentine; del formidabile +avversario da essi trovato nel corpo del generale Kuhn; nel difetto +d’una flottiglia dominante sul Lago di Garda; infine del subitaneo +troncarsi della campagna, si deve riconoscere che le operazioni di +Garibaldi, sebbene all’apparenza non abbiano conquistato che poche +leghe di territorio nemico, son ben lontane dall’offrire alcun appiglio +di biasimo o di sprezzo. Esse diedero dei risultati sostanzialmente +utili e non certamente ingloriosi: esse fecero testimonianza in ogni +caso della stessa virile tenacità, del medesimo eroico slancio di +cui avevano dato tante volte prova i Volontari, dietro l’esempio +dell’illustre loro Capitano.» + +E con questo giudizio del dotto ufficiale chiudiamo il nostro. Il 3 +agosto la sospensione d’armi era prolungata d’un’altra settimana, e +il 10 dello stesso mese il generale Garibaldi riceveva dal generale +La Marmora il seguente telegramma: «Considerazioni politiche esigono +imperiosamente la conclusione dell’armistizio per il quale si richiede +che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo, d’ordine del Re. +Ella disporrà quindi in modo che per le ore quattro antimeridiane di +posdimani 11 agosto le truppe da lei dipendenti abbiano lasciato le +frontiere del Tirolo. Il generale Medici ha dalla sua parte cominciato +i movimenti.» + +Quale scossa abbia provato in quel momento il cuore dell’Eroe, lo +storico può indovinarlo, ma affermarlo con certezza non può. Forse +le vergogne immeritate di Custoza e di Lissa; la Venezia accettata +come una elemosina dalle mani straniere; il Trentino perduto; Trieste +abbandonata; il confine orientale d’Italia aperto da tutte le parti; +tanto eroico fiore di giovani vite inutilmente sacrificato, tutto +ciò passò come nembo di foschi fantasmi sull’animo di Garibaldi e vi +suscitò in tumulto i pensieri da anni soffocati dell’antica rivolta; +ma al tempo stesso un pensiero più alto, uno spettro più terribile si +levò contro lo stuolo delle maligne tentazioni e le fugò in un istante. +Garibaldi non tradì nemmeno ai più intimi la sua interna tempesta; +tranquillo prese la penna e rispose egli stesso al La Marmora questa +sola parola: «Obbedisco.» E con quell’ultima vittoria sopra sè stesso +chiuse la campagna. + + + + +CAPITOLO DECIMOSECONDO. + +DA MENTANA A DIJON. [1867-1870.] + + +I. + +Pagato il debito a Venezia, Garibaldi si preparò a sciogliere il voto +a Roma. E Roma, lo sappiamo, era la idea fissa, la stella polare, il +termine ultimo della sua missione patriottica. La palla d’Aspromonte +aveva potuto arrestarlo in cammino, ma non isviarlo dalla meta. +Un giuramento sacro lo legava alla redenzione dell’eterna città, e +conveniva che il giuramento s’adempisse: _O Roma o morte_! Di tutto +quell’aggrovigliato intreccio di problemi politici, religiosi, morali +onde componevasi allora, e sempre, forse, si comporrà il gran nodo +della questione romana, egli non vedeva chiaro che due cose: un +mostruoso potere che opprimeva e corrompeva a un punto coll’aiuto +dell’armi straniere la metropoli d’Italia, la regina del mondo: il +diritto e il dovere degli Italiani di levarsi concordi e di cessare +d’un sol colpo la doppia tirannide. Egli accomunava in un odio solo il +protetto e il protettore; sicchè a lui stesso sarebbe stato difficile +il discernere quali dei due abborrisse di più. Che gl’importava se il +guardiano del Papato era uno degli arbitri d’Europa, il capo di una +potente nazione, sorella di sangue e di civiltà all’italiana, il solo +fra tanti principi forastieri che avesse porta una mano soccorrevole +alla patria sua, e aiutatala a rialzarsi da un sepolcro di secoli? +E non era egli altresì l’Uomo del 2 Dicembre, il «tiranno» della +Francia? Non aveva egli riscosso il prezzo di Magenta e Solferino con +Nizza e Savoia? Non cancellava egli ogni giorno la memoria de’ suoi +beneficii puntellando, solo in Europa, quel tarlato poter temporale che +abbandonato da lui crollerebbe in un punto? + +Nè gli si opponga come spauracchio la potenza della Francia. L’Eroe +era forse il primo di quella lunga schiera d’allucinati che, traendo +da una distinzione ragionevole una conseguenza erratissima, reputavano +il popolo francese più liberale e più amico dell’Italia di quello che +lo fosse, a danno della Francia stessa e della sua propria corona, +Napoleone III. + +Ingannato pertanto da questa illusione, Garibaldi rifiutavasi a credere +che la Francia avrebbe seguito a lungo il suo oppressore in una guerra +liberticida; anzi, trascorrendo colla facile fantasia, vedeva già +affratellarsi nell’impresa comune i figli delle due nazioni, e per +provvidenziale disegno, dalla liberazione di Roma uscire la vendetta +del 2 Dicembre e la redenzione della Francia stessa. + +Inutile poi parlargli della Convenzione di Settembre. Un Trattato pieno +di tante ambiguità, capace di interpretazioni così diverse, e che dalle +stesse parti contraenti poteva essere inteso in due sensi totalmente +opposti, non era certamente fatto per rassicurare la sua anima semplice +e schietta sulle sorti di Roma e persuadergli quella serena e fiduciosa +aspettazione dell’avvenire che i negoziatori del Trattato s’erano +impromessa. + +Fosse anche erronea l’interpretazione del Governo francese che la +Convenzione significasse rinuncia perpetua a Roma, questo era pur +sempre evidente e indiscutibile che l’Italia concedeva al Papato una +tregua indefinita, subentrando essa in luogo della Francia nell’obbligo +di tutelarlo, ed impegnandosi persino a custodirgli il mal definito +confine, intanto che una _Grande Compagnia_ di mercenari cosmopoliti +gli avrebbe montato la guardia nella capitale. + +Ora se v’era Italiano che non potesse acquetarsi a simili patti, +quegli era certamente Garibaldi. La Convenzione era stata subita con +ripugnanza da parecchi degli stessi uomini di parte moderata, che +l’avevano stipulata; a maggior ragione doveva esserlo da lui. Ciò che +in essa v’era di equivoco offendeva la sua coscienza; ciò che v’era di +chiaro offendeva il suo patriottismo. Molto meno però avrebbe potuto +acquietarvisi quando vide la Francia stessa non osservare nemmeno i +patti stipulati e farsi beffe dell’Italia. + +E alludiamo a quella _Legione d’Antibo_, reclutata sfacciatamente +tra le file dello stesso esercito francese; comandata da ufficiali +francesi; passata in rassegna, arringata da generali francesi: +miserabile commedia, intervento male mascherato, violazione grossolana +e sleale della lettera e dello spirito della Convenzione, che sdegnò +in Italia i più devoti del Governo napoleonico, fece scoppiare in alte +grida di protesta tutta la parte rivoluzionaria e diede il trabocco +alla misura di collera da cui l’anima dell’Eroe era ricolma. + +Che se a tutto ciò si aggiunga l’agitarsi della parte più avanzata +dell’emigrazione romana, il sorgere in Roma specialmente per opera +sua d’un _Centro d’insurrezione_, rappresentante la frazione +più rivoluzionaria della città, frazione infinitesimale, come +chiarirà l’evento, ma che si riprometteva combattere la propaganda +addormentatrice del _Comitato Nazionale_, organo del partito moderato, +e di apparecchiare il popolo romano alla riscossa, si vedranno, in +compendio ma esattamente, riassunte tutte le ragioni che spinsero +Garibaldi alla sua seconda crociata per Roma e prepararono Mentana. + + +II. + +L’11 febbraio il Ministero Ricasoli, disapprovato egli pure nella +perpetua lite del diritto di riunione, aveva sciolto la Camera e +bandito nuove elezioni generali. Dal canto suo la Sinistra parlamentare +si apparecchiò a sostenere la lotta dichiarando in un manifesto agli +elettori il proprio programma, e invitando al tempo stesso Garibaldi +a venir sul continente a prestargli l’appoggio del suo nome e del suo +prestigio. Il Generale non si sentiva molto disposto a quella parte; ma +un mezzo impegno già contratto coi Veneti di andarli presto a visitare, +il desiderio di far cosa gradita a’ suoi amici, la speranza di trovar +in quel viaggio una propizia occasione per cominciare la sua propaganda +per Roma; lo indussero ad accettare l’invito e il 22 sera arrivò +inaspettato, fuorchè da pochi, in Firenze.[342] + +Giunto colà però non volle indugiarsi. All’indomani aveva già fatto +adesione al programma della Sinistra,[343] e il 23 s’era già messo +in viaggio per la Venezia. Superfluo il dire le ovazioni. Era quella +la prima volta che i Veneti lo vedevano e da ciò solo s’argomenti il +loro entusiasmo. Come però dei due fini pei quali egli s’era mosso, la +campagna elettorale e l’apostolato per Roma, quella non era per lui +che l’accessorio e questo soltanto il principale; così i suoi amici +che s’erano lusingati di trovare in lui un destro e potente procolo +delle loro candidature, dovettero ben presto persuadersi quanto fosse +stato grande errore affibbiargli quell’ufficio così disadatto alle +sue spalle e cominciarono piuttosto a tremare del suo patrocinio che a +rallegrarsene. + +Dovunque arrivava, dal terrazzo della casa o dell’albergo che +l’ospitava, era costretto dagli stessi inviti della folla a pronunciare +un discorso; ma ogni discorso, dopo un esordio il più delle volte +freddo e stentato sul tema obbligato delle elezioni, si conchiudeva +sempre in una perorazione, ancora più obbligata: Roma. Anche gli +argomenti che adoperava per raccomandare questo o quel candidato +ricascavano tutti nel ritornello: «Eleggete degli uomini che vi +conducano presto a Roma.» A Bologna diceva: «Mandate al Parlamento +degli uomini che ci facciano andare a Roma come a casa nostra, e che +abbiano più a cuore gli interessi del popolo che quelli dei preti.» A +Ferrara, proponendo a deputato il dottor Riboli, soggiungeva: «Bisogna +prepararsi a difendersi dai preti, a combattere il clericalismo, +perchè è tempo che cessi la di lui preponderanza in Italia.» A Venezia +ancora più chiaramente, dal balcone di casa Zecchini dove era ospite, +esclamava: + +«Abbiamo ancora un bocconcino che non manca di avere la sua importanza: +Roma. Dunque Roma, che quei signori mitrati non vogliono cedere +all’Italia, e che pure è nostra capitale!... colle buone o colle +cattive faremo in modo che ce la diano. + +»Quei signori preti, che per tanti secoli l’hanno goduta, deturpata, +trascinata nel fango, e del primo popolo ne han fatto una cloaca, +sarebbe tempo che finissero d’insudiciarci, che ci lasciassero la +nostra capitale.... Io sono persuaso che l’Italia ha abbastanza +valorosi per prendersela colle armi. Ma non credo che sia il caso. +Roma è nostra, è nostra legalmente. In conseguenza andremo a Roma come +andiamo nella nostra stanza, in casa nostra. + +»Spero che non vi sarà bisogno di prendere le armi! troppo facile +sarebbe andarvi colle armi — noi siamo assuefatti a imprese ben più +ardite!... + +»Dunque oggi gli Italiani devono ottenere Roma coi mezzi legali; +chiederla al Governo italiano, e per conseguenza mandare rappresentanti +al Parlamento che non patteggino coi preti, nè coi complici dei preti, +nè coi protettori dei preti.» E una voce dalla folla rispondeva: _El +parla come un Dio!_[344] + +Partito da Venezia andava a ripetere press’a poco le medesime cose a +Chioggia, Treviso, Udine, Palmanuova, Belluno, Feltre, Vicenza, Verona, +dappertutto; e dappertutto conchiudendo con una sentenza strana davvero +sulla sua bocca: che Roma bisogna prima chiederla coi mezzi pacifici e +legali; soltanto esauriti questi, coll’armi. Ora che cosa voleva egli +dire con quelle insolite parole? Ubbidiva egli ad una raccomandazione +fattagli a Firenze da’ suoi amici, ma nell’esprimere il concetto +suggeritogli, confondeva i «mezzi morali» coi quali il Parlamento aveva +dichiarato di voler andare a Roma, coi «mezzi legali» coi quali si +poteva chiedere al Parlamento stesso che affrettasse la soluzione del +grande problema? In verità crediamo che non avrebbe saputo spiegarlo +egli stesso, tanto era evidente che quella frase era un artificio +oratorio insufflatogli da qualche nascosta Egeria, il quale non +rispondeva ad alcuno degli abituali concetti della sua mente, nè molto +meno agli eroici impulsi del suo cuore. + +Ma in quel suo viaggio anche più delle sue parole parvero strani gli +atti. O fosse stato colto da uno di quegli accessi di misticismo, dei +quali nessun uomo di ardente fantasia va immune, o a forza di scavare +il problema che aveva sotto mano fosse arrivato alla conclusione +che a rendere compiuta la emancipazione dal Vaticano era necessario +principiare da una rivoluzione religiosa; o gli fosse anche balenata +l’idea (con uomini siffatti tutte le ipotesi sono permesse) d’esser +egli il Maometto, la voce e la spada di siffatta rivoluzione, fatto +è che egli non poteva ormai pronunciare una concione politica senza +mescolarvi insieme la buona novella di una certa sua religione +naturale, un quissimile di quella di Giangiacomo, senza preti, senza +culto e senza altari, e che, secondo lui, doveva redimere l’umanità +intera, a patto però, s’intende, di cominciare dalla redenzione di +Roma. + +E l’effetto di quella sua predicazione fu tale che un giorno in +Verona un sarto, certo Amadio Somma, convertito, a quanto pare, al +suo evangelio, avendogli portato innanzi un suo bambino di nove mesi +non battezzato per anco, perchè gli desse il battesimo della sua nuova +religione civile, egli, Garibaldi, alla presenza di due testimoni,[345] +imposta sul catecumeno la mano, colla formola: «Io ti battezzo in nome +di Dio e del legislatore Gesù. Possa tu divenire un apostolo del vero; +ama il tuo simile; assisti gli sventurati; sii forte a combattere i +tiranni dell’anima e del corpo: sii degno del bravo Chiassi di cui ti +impongo il nome,» — lo battezzò. + +La quale scena sarebbe bastata a seppellire sotto una valanga di +ridicolo qualsiasi uomo più famoso, ma non Garibaldi. I suoi amici ne +sorrisero; i suoi avversari ne borbottarono un po’; ma egli restò, come +prima, intatto sul suo piedistallo, l’idolo delle moltitudini. + +Lasciato il Veneto, passò in Lombardia e in Piemonte, dovunque +ricevendo le stesse accoglienze, e dovunque ripetendo le stesse +raccomandazioni, le stesse prediche e le stesse cerimonie. A Mantova +diceva: «Avversate i preti, ma non i preti come Tazzoli, Grioli e +Grazioli, veri sacerdoti di Dio.» A Torino, festeggiato dall’intera +cittadinanza, ossequiato oltre che dai capi delle corporazioni operaie +e democratiche, dai principali dell’antico partito moderato, quali +i Rorà, i Ferraris, i San Martino, dopo la Convenzione di settembre +divenuti ardentissimi per Roma; confortava, dal balcone del palazzo +Pallavicino, quel popolo «fortissimo, che aveva dato la prima spinta, +a dare l’ultima e portarci verso la nostra capitale, Roma;» ad +Alessandria battezzava colla stessa formola, «in nome di Dio e di Gesù +liberale,» altri figli di popolani, imponendo loro i nomi di Bottino, +Lombardi e Cappellini, martiri i primi due del Tirolo, l’ultimo di +Lissa! + +E finito anche quel giro si riduceva nella fine di marzo a San Fiorano, +nella villa dello stesso Pallavicino, dove colle lettere e coi discorsi +privati continuava la propaganda che in pubblico aveva cominciata. + +Intanto la nuova Camera era stata convocata, e poichè essa non appariva +affatto diversa da quella che il barone Ricasoli aveva disciolta, +e persino in quella maggioranza, che egli aveva sperato ritemprare +al battesimo delle urne, rispuntavano gli stessi screzi, gli stessi +attriti, gli stessi germi di sorda opposizione, che l’avevano indotto +a congedarla, così rinnovando il poco lodevole esempio del 1861, senza +attendere alcun voto che lo giudicasse, rassegnò il potere. E come nel +1861 un uomo era già designato a raccoglierlo, e lo raccolse difatti: +Urbano Rattazzi. + +Se non che il ritorno al governo del deputato d’Alessandria aveva, +segnatamente rispetto alla questione romana, un significato che a +nessuno poteva sfuggire. Anzitutto il Rattazzi era pur sempre l’uomo +d’Aspromonte; colui, è vero, che aveva fracassato un piede a Garibaldi, +ma colui altresì che l’aveva lasciato scorrazzare in armi un terzo +d’Italia, poi tenutolo prigioniero come un sovrano vinto in battaglia e +alla fine amnistiato. + +In secondo luogo le sue opinioni intorno a Roma erano note. Aveva +proclamato per mezzo del suo ministro Durando l’urgenza del gran +problema; aveva censurata la Convenzione di settembre; s’era opposto +al Contratto Langrand Dumonceau; sorrideva della libertà della Chiesa, +non intendendo farle alcuna concessione «se non quando fosse cessato +il poter temporale dell’autorità ecclesiastica ed il Governo italiano +fosse insediato in Roma.» + +Infine egli non era ancora la Sinistra, ma ne era il precursore. I +suoi rapporti coi capi più autorevoli della parte avanzata non erano +un mistero per alcuno. Essi non sedevano nella sala del Consiglio, ma +ne occupavano le anticamere; non salivano al palazzo Riccardi per le +grandi scale, ma tenevano le chiavi di quelle segrete: Rattazzi li +conteneva e moderava, e, occorrendo, non ristava dallo sconfessare +pubblicamente le loro idee; ma era manifesto che non avrebbe potuto +reggersi a lungo su quel sottile pernio tra la Destra e la Sinistra +sul quale si studiava bilicarsi, e che il giorno s’avvicinava a gran +passi in cui per necessità di cose, non potendo cadere tra le braccia +de’ moderati, sarebbe caduto di nuovo tra quelle de’ rivoluzionari suoi +fatali amici. + +Ora quanto questa condizione del Governo giovasse ai progetti +rivoluzionari che mulinavano pel capo di Garibaldi e de’ suoi amici non +è chi nol vegga: possiamo anzi affermare che solo dal giorno in cui +il Rattazzi salì al potere, le idee del partito d’azione, vaghe fino +allora, incominciarono a disegnarsi con qualche chiarezza ed a prendere +una forma rilevata e concreta in un principio d’azione. + +E i primi segni di questa maggiore alacrità apparvero ne’ Romani +stessi. Quel medesimo _Centro d’insurrezione_, al quale più su +accennammo, pubblicando nel 1º d’aprile il primo suo Manifesto ai +Romani, annunziava trascorsa ormai l’ora delle tacite proteste e +delle imbelli manifestazioni; bandiva la necessità dell’insurrezione +e riconoscendo Garibaldi col titolo di Generale romano, lo pregava ad +assumere la direzione della patriottica impresa e a darle esecuzione +per mezzo degli uomini che a lui fosse piaciuto designare. E Garibaldi, +cui nessun eccitamento poteva essere più caro a quei giorni, non +cercando chi e quanti fossero coloro che gli parlavano sì alto in +nome di Roma, non curandosi di scandagliare fino a qual punto la +realtà delle cose, la volontà dei Romani, le ragioni dell’opportunità, +consuonassero a sì magnifiche promesse, rispondeva quasi subito, +dichiarandosi superbo, diceva, del titolo che gli era rinnovato di +Generale romano; accettando senza più l’incarico commessogli; eleggendo +per coordinare il lavoro di Roma e quello della restante Italia un +_Centro d’emigrazione_, il quale allacciato a sua volta ad una rete +di _Sub Centri_ provinciali e locali, doveva fare il censimento degli +idonei alle armi, raccogliere l’_Obolo della Libertà_, contrapposto +all’_Obolo di San Pietro_, e apparecchiare quanti mezzi fossero in suo +potere per la nuova levata che s’annunziava vicina. + +E tutto ciò così scopertamente, con tanto rumore di proclami e di +programmi, e pubblico via vai di emissari e di agenti, che il barone +Malaret, ministro di Francia a Firenze, egregiamente informato d’ogni +più minuto particolare dalla doppia polizia del suo Governo e del +cardinale Antonelli, si trovò nella necessità di presentare i suoi +reclami al Rattazzi e di obbligarlo ad ufficiali assicurazioni.[346] +Le quali, a dir vero, non avrebbero potuto essere nè più oneste nè +più accorte: scarsi i mezzi di Garibaldi per essere temibili; sacri al +Governo italiano gl’impegni assunti colla Convenzione del settembre, +e risoluta la sua volontà di farla rispettare; soltanto non poter egli +starsi garante che pochi individui isolati non riuscissero a schizzare +nel Pontificio per la frontiera; avvenendo il caso però, tener per +certissimo che il Governo di Sua Santità avrebbe saputo averne ragione +da sè. + +E il Rattazzi, giova ridirlo, fino a quel giorno, anzi per molti +giorni e mesi ancora parlava sincero. Egli disapprovava ogni conato +intempestivo verso Roma e non lo nascondeva; egli non voleva nè +denunziare nè perseguitare gli agitatori; ma non aveva alcun vincolo +con essi: s’illudeva, come altre volte, sulle forze di Garibaldi, e +sperava che il nuovo nembo da lui addensato si scioglierebbe da sè +in un acquazzone d’estate; ma in ogni ipotesi egli si credeva forte +e destro abbastanza per sorprenderlo ed arrestarlo a tempo. Solo +quando sopraffatto dal turbine non vedrà più modo di scongiurarlo, si +nasconderà anch’egli tra le nubi e vi soffierà dentro per la disperata +speranza di poterne usufruttare lo scoppio a beneficio della sua +politica e dell’Italia. + + +III. + +In sui primi di maggio Garibaldi passava di Lombardia in Toscana. +Sostato un giorno a Firenze, andava a prender stanza nella villa del +deputato Cattani-Cavalcanti, a Castelletti presso Firenze. Ora, che +questo tramutamento si collegasse ai disegni su Roma era visibile a +chicchessia, e il fatto non tardò a dimostrarlo. + +Nella prima settimana di giugno il Generale riceveva in Castelletti una +visita inaspettata. Due incaricati dal _Comitato Nazionale Romano_, di +quel Comitato che era l’antagonista nato del partito d’azione e che per +la sua propaganda eternamente temporeggiatrice s’era acquistato il non +immeritato titolo d’addormentatore, si presentarono a lui, dicendosi +a nome de’ loro mandanti pronti a entrare in accordo col _Centro +d’insurrezione_ e desiderosi di intendersi con lo stesso Generale, +circa al programma d’azione. Il come e il quando di quest’azione pare +non dicessero: forse si restrinsero a generiche dichiarazioni ed a +vaghe profferte; ma Garibaldi, ignaro delle ambagi e delle sfumature +del linguaggio, avvezzo a veder dietro ogni detto un fatto, non si +cura di chieder di più, e tenendo subito per conchiusa l’alleanza, +e per decisa indifferibilmente l’azione, spaccia ai due Comitati di +Terni, il _Nazionale_ e l’_Insurrezionale_, certi Galliano e Perelli +col mandato di prendervi alcune centinaia di fucili che sapeva nascosti +colà fin dai giorni d’Aspromonte, armare con questi quanti giovani o +fuorusciti romani si potessero raccogliere, e fatta irruzione nello +Stato Pontificio, gettarvi la prima favilla dell’incendio. Trasognarono +all’inatteso messaggio i patriotti ternani: il rappresentante del +Comitato moderato, certo Mauri, protestò di nulla potere senza espresso +ordine de’ suoi capi (riprova codesta che il _Comitato Nazionale_ +non aveva promesso nulla di positivo), e ricusò di ubbidire; il +rappresentante del _Comitato d’azione_, certo Frattini, caldo patriotta +e vecchio cospiratore, persuaso dalle molte parole del Perelli e +del Galliano che la mossa fosse combinata coi Comitati di Roma sì +_Nazionale_ che _Insurrezionale_, e tutto pronto al di là del confine +per aiutarla; vinto ancora più dal nome di Garibaldi, di cui i due +emissari presentavano un’amplissima credenziale, consentì a secondarli +e dar la sua mano all’impresa. Nè furon lunghi gli apparecchi: appena +due giorni dopo, il 19 giugno, il Perelli e il Galliano raccoltisi con +altri centoquattro giovani nel convento di San Martino, tragittata +sopra una barca del Frattini stesso la Nera e ricevute colà presso +le armi, s’incamminarono diviati verso la Sabina. Se non che quasi +sul punto di sconfinare, nei pressi di Ponte Catino e Castelnuovo, un +pelottone del 7º Granatieri, imboscato da più giorni in quelle macchie, +circuì in un battibaleno la colonna e fatta per intimorirla una scarica +all’aria, le intimò la resa.[347] Infatti il Rattazzi, eccitato, anzi +pungolato senza posa, dalla polizia francese, più vigilante forse e +informata della sua, era da oltre una settimana sulle orme di tutta la +congiura, impartendo ordini rigorosissimi a tutte le autorità così di +terra come di mare, affinchè le custodie della doppia frontiera fossero +raddoppiate, e ad ogni costo s’impedisse il passaggio di qualsiasi +banda d’armati; e, come ognun vede, era stato fedelmente e zelantemente +ubbidito. + +Pari però all’ingrata sorpresa, il clamore dei delusi. Nessuno voleva +assumere la paternità del fallito tentativo, e ogni parte se ne +scaricava sull’avversa. Garibaldi indignato imprecava al Governo, +«birro del Papa;» il partito d’azione incolpava di tradimento il +_Comitato Nazionale_, accusandolo persino d’aver egli spinto il +Generale a quella scorreria coll’intenzione di pubblicarne le trame e +comprometterlo; il _Comitato Nazionale_ invece apertamente sconfessava +l’intempestivo conato e persisteva a raccomandare ai Romani la pazienza +e l’aspettazione. Era insomma il consueto palleggio di accuse, di +recriminazioni e di vituperii che suol seguitare tutte le imprese +fallite, di mezzo al quale sarebbe bensì facile trarre una prova di più +delle passioni partigiane; ma non la verità. + +Non dobbiamo però tacere che tra mezzo al tumulto delle voci contrarie +quella che ci sembrò allora, e ci sembra tuttodì la meno vera, la +meno probabile, la meno dimostrata, fu quella che appose al _Comitato +Nazionale_ d’aver tradito per cieco livore di parte l’impresa da lui +medesimo suggerita e apparecchiata. Fino a prova contraria noi non +abbiamo alcuna ragione per credere a tanta scelleraggine. Aggiungiamo +anzi, che tutte le ragioni ci sforzano a discrederla. E ciò non solo +perchè la onestà privata, fino ad oggi indisputata, dei componenti +del Comitato Romano ci sta garante della loro probità politica; ma +anche perchè se fosse stata soltanto probabile la perfidia apposta al +Comitato, Garibaldi, che non era certo sulla via dei riguardosi riserbi +e dei temperati discorsi, non l’avrebbe taciuta, ed in ogni caso il +Comitato stesso, per ispudorato che si potesse supporre, non avrebbe +mai osato di infliggere un biasimo pubblico ad un’azione della quale +ognuno avrebbe potuto dirgli ad ogni istante: «Tacete, voi stessi ne +foste complici.» + +No: l’enormezza stessa dell’accusa attesta per la sua incredibilità. +Reputiamo superfluo cercare l’autore responsabile di quel tentativo, +che potrebbe dirsi il prologo sbagliato d’un dramma male abbozzato; ma +se quell’autore si volesse cercare, lo si cerchi in Garibaldi stesso. + +Egli ideò e volle e fece eseguire la scorreria; egli scambiando le +indeterminate profferte del Comitato moderato per impegni positivi +d’azione, e fidandosi alle notizie dubbie ed ai suggerimenti fallaci +di agenti innominati ed oscuri, e sprezzando ogni consiglio di +preparazione e d’opportunità e dimenticandosi persino di prevenire +de’ suoi disegni il Centro di Roma e il Centro di Firenze e tutti i +suoi principali amici e cooperatori, egli pel primo rese inevitabile +il fallimento d’un’intrapresa che aveva già in sè tanti rischi e tante +difficoltà. + +Già dicemmo che Garibaldi non fu mai cospiratore, e il modo con +cui egli condusse la Campagna preparatoria di Mentana lo proverà +luminosamente. Ciò non scema la sua grandezza; ma aggiunge un +lineamento più originale e caratteristico alla sua straordinaria +figura. + + +IV. + +Ma come ognuno immagina, l’infelice successo della Sabina non aveva +rallentato un solo istante l’opera di Garibaldi, nè quella de’ suoi +amici. Trasferitosi sull’aprirsi di luglio alle Terme di Monsummano, +dove lo conduceva la necessità, tutt’altro che fittizia, di curare la +sua implacabile artritide, diceva subito ad alcuni suoi commilitoni, +accorsi a visitarlo: «A Roma ci si andrà; e se hanno impedito a +quei duecento valorosi di entrarvi, i duecento diverranno duemila, +e i duemila ventimila.» E a Pescia, arringando il popolo raccolto +sulla piazza a festeggiarlo, soggiungeva: «Dobbiamo andare a Roma a +snidarvi quel vivaio di vipere;» così a Montecatini, a Castelfranco, +a Lucca, sempre e dovunque ribattendo il medesimo chiodo e predicando +il medesimo verbo, con quel suo linguaggio ignaro di eufemismi, +fiammeggiante d’amor patrio, ma che troppo spesso urtando nella corda +delicata delle credenze religiose non era sempre, specialmente tra le +popolazioni delle campagne, il più opportuno e convincente. + +Nè oramai si trattava più di sole parole. Uno dei maggiori ostacoli +alla felice riuscita della meditata riscossa era quell’antagonismo +più volte accennato del _Comitato d’insurrezione_ e del _Comitato +Nazionale_, che dividendo i patriotti romani in due campi (e quando si +volesse contare la frazione mazziniana del _Comitato d’azione_ in tre) +formava la cagione principale della loro mutua debolezza. + +A Garibaldi però era sempre parso che la prima e più urgente necessità +fosse quella di cessare, a qualsiasi patto, quel funesto dissidio, +adoperando ogni maniera di sforzi affinchè tutti coloro che nelle due +parti ponevano al disopra delle astiosità partigiane il pensiero della +patria, stringessero in un sol fascio le loro forze e procedessero +concordi al conseguimento del fine comune. E a così onesto desiderio, +partecipato dalla eletta dei fuorusciti romani, sembrò rispondere, +quasi senza contrasto, l’adempimento; sembrò, diciamo, perchè si vedrà +in appresso che la festeggiata concordia era più apparente che reale; +più tra i gregari che fra i capi; più tra pochi individui che nella +pluralità de’ due partiti. + +Comunque, il patto fu sancito, e il _Comitato Nazionale Romano_ e il +_Centro d’insurrezione_, scontenti però sempre quelli del _Comitato +d’azione_, si fusero in un nuovo ed unico Comitato e lo annunziarono ai +loro concittadini in questo manifesto: + + «Romani! + + »Il voto comune, il voto di tutti quelli a cui batte il cuore + per l’onore e la libertà della patria, si è realizzato. Non più + dissensi, non più divisioni; tutte le frazioni del partito liberale + si sono data la mano, hanno unite le forze per abbattere per sempre + questo resto del governo papale e dare Roma all’Italia. + + »Il Comitato Nazionale Romano ed il Centro d’insurrezione fanno + quindi luogo ad una Giunta Nazionale Romana, la quale assume la + suprema direzione delle cose. + + »Rallegriamoci di questa santa concordia, e diamo opera a + fecondarla con unità di fede e di disciplina, con unità di + propositi e di sacrifizi. Il fascio romano è ora veramente formato: + facciamo che non si sciolga mai più, e che presto ci dia la + vittoria. + + »Romani! + + »I cittadini rispettabili che fanno parte della Giunta a cui + rassegniamo l’ufficio, sono degni dell’alta missione; ma a nulla + riuscirebbero senza il vostro concorso. + + »Secondateli adunque fidenti ed animosi, e l’impresa non fallirà. + Vogliamolo tutti, e ben presto venticinque milioni di fratelli + saluteranno Roma capitale d’Italia. + + »Roma, 13 luglio 1867. + + »IL COMITATO NAZIONALE ROMANO. + »IL CENTRO D’INSURREZIONE.» + +Queste parole, a dir vero, suonavano tutt’altro che promessa di azione +immediata; ma Garibaldi, credulo sempre a quello che più desiderava, +non curandosi di indagare quanto quella lega fosse salda e sincera, +e se dietro quei Comitati, diremmo quasi, quegli stati-maggiori, +stesse la milizia d’un popolo veramente deliberato ai cimenti cui era +invitato; ingannato, come ai giorni di Sarnico e d’Aspromonte, dalle +manifestazioni in gran parte artificiali delle città italiane;[348] +fidente, come sempre, nella propria forza e incrollabile nella +sua volontà, stimò giunta l’ora di raccogliere i frutti della sua +predicazione e di passare dalle parole ai fatti. + +Trasferitosi a Vinci (nella villa del conte Masetti, al Ferrale), +riepiloga di là in un lunghissimo manifesto le idee che era venuto fin +allora sparsamente predicando;[349] convoca presso di sè quelli tra +i suoi amici che in quel momento stimava più devoti o meno renitenti +a’ suoi concetti, e coll’usato stile, più da Generale che impartisca +degli ordini a’ suoi luogotenenti che da capo politico, il quale +proponga delle risoluzioni a’ suoi seguaci, li lega a’ suoi disegni; +commette a Francesco Cucchi di andare a Roma ad annodare in sua mano +le prime fila della trama avviata: manda suo figlio Menotti a tastare +il terreno e stringere le prime relazioni nel mezzogiorno; delega +Giovanni Acerbi, l’Intendente dei Mille, alla raccolta dei giovani +e delle armi alla frontiera umbro-toscana e lo manda in suo nome a +scandagliare le intenzioni di Rattazzi; indi passa egli stesso a Siena, +a Montepulciano, a Orvieto, a Rapolano scuotendo fin sulle porte del +Gran Nemico la fiaccola incendiaria della sua parola, colla quale senza +posa da tre mesi lo minacciava. + +Ed appariva tanto evidente che oramai l’impresa era non solo deliberata +nel suo animo, ma imminente, che ad un banchetto offertogli in Siena +dalla storica Accademia de’ _Rozzi_, rispondendo al professore Stocchi, +il quale pareva indirettamente consigliarlo a differire il segnale +della magnanima riscossa a tempi più maturi, esclamò: «No, no, questo +non è il mio pensiero: _alla rinfrescata_ moveremo.» + +E _alla rinfrescata_ diventò, da quel giorno, la segreta parola +d’ordine di tutti i Garibaldini. Invano il Rattazzi aveva risposto +all’Acerbi severe parole, non solo togliendogli ogni speranza che il +Governo avrebbe aiutato l’avventura, ma esplicitamente dichiarandogli +che l’avrebbe con tutte le sue forze impedita; invano i principali +del partito avanzato e gli stessi suoi più devoti amici, quali il +Crispi, il Cairoli, il Miceli, il Guastalla, si mostravano o avversi +all’impresa, o sgomenti delle difficoltà e dei pericoli onde essa era +piena: Garibaldi, o non accettava discussioni o le troncava con uno +de’ suoi soliti motti dittatoriali, e camminava imperturbato per la sua +via. + + +V. + +Se non che accadeva a quei giorni un fatto singolarissimo. Un gruppo +de’ più avanzati socialisti europei, fra i quali il Barny francese, +il Fazy svizzero, il Bakounine russo ed altri, s’era dato l’intesa di +convocare a Ginevra pel mese di settembre un _Congresso internazionale +della pace_ (per chieder cioè la pace universale perpetua, la +soppressione degli eserciti stanziali, la federazione dei nuovi Stati +d’Europa ed altre siffatte bazzecole), e naturalmente al Congresso +fra i famosi campioni della democrazia cosmopolita era stato invitato +il famosissimo fra tutti Giuseppe Garibaldi. Si poteva credere però +che quell’invito a discorrere e sentir discorrere di pace, per un +uomo tutto affaccendato in apparecchi di guerra non potesse, in quel +momento almeno, tornare il più opportuno ed accetto; ma non così +per l’Eroe nostro. Nulla anzi a’ suoi occhi di più propizio di quel +Concilio ecumenico dei sacerdoti della libertà aperto nella «Roma +dell’intelligenza» per dare solennità alla Crociata da lui bandita +contro l’altra «Roma bugiarda del Papato;» talchè lasciato a Menotti +il mandato di continuare il lavoro incominciato, parte improvviso +per Belgirate dove prende seco Benedetto Cairoli, e accompagnato +da Giuseppe Missori, Alberto Mario, il professor Ceneri, Vincenzo +Caldesi, Mauro Macchi, il dottor Riboli ed altri che non sapremmo dire, +continua per Ginevra. E questa volta pure perdoneremo al lettore la +cronica delle accoglienze; Ginevra in questo non fu diversa da Londra +nè ad alcuno dei tanti luoghi in cui la maliarda figura di quell’uomo +comparve. Ivi pure riuscito a gran stento ad aprirsi un varco nella +calca, fino alla casa che doveva ospitarlo e presentato dal signor +Fazy al popolo ginevrino che dalla piazza lo acclamava, il Generale lo +arringa in lingua francese, con un discorso che fu certo uno de’ più +nobili che gli uscissero dal labbro in quei giorni e del quale basti il +saggio di questi due periodi, ad attestare la eloquenza. + + . . . . . . . + + »La magnifica accoglienza fattami nella vostra città m’inorgoglisce + e forse mi dà troppa baldanza. In ogni modo, essa m’incoraggia a + dire la verità; e se io avessi la disgrazia di travisarla, crederei + di aver commesso un sacrilegio, in un paese donde la libertà del + pensiero si va spandendo in tutte le pianure di Europa, a quel + modo che vi diffondono le acque sgorgate dalle sue ghiacciaie. + (_Applausi strepitosi._) + + »Qui i vostri antenati ebbero animo di assalire tra i primi + cotesta pestilenziale istituzione che si chiama: il Papato. A voi, + cittadini di Ginevra, che vibraste i primi colpi alla Roma papale, + non è più l’iniziativa ch’io domando; ma vi domando di compir + l’opera dei vostri padri, quando noi recheremo gli ultimi colpi + al mostro. Vi ha nella missione degli Italiani che lo custodirono + così a lungo nel loro seno una parte espiatoria; noi faremo il + debito nostro. A quell’uopo il vostro consenso potrebbe esserci + necessario; io lo spero.» (_Applausi._) + +Nè dissimile fu l’accoglimento che all’indomani ricevette al Congresso +di cui teneva la presidenza Giulio Barny ed in mezzo al quale +spiccavano variamente illustri i nomi di Edgardo Quinet, di Pietro +Leroux, di Stefano Arago, di Luigi Bückner e di altre celebrità della +democrazia mondiale. Non dissimile l’accoglimento alla persona, ma +assai diverso quello alle idee. Anco in quell’assemblea battagliavano +troppi partiti: i socialisti puri della scuola manchesteriana, avversi +a qualunque guerra per qualsivoglia pretesto o ragione: gli atei e +miscredenti ad oltranza, nemici deliberati d’ogni religione e del nome +stesso di Dio e convenuti colà col semplicissimo assunto di chiederne +la soppressione: i clericali cattolici zelanti della pace evangelica +e sotto quella maschera infiltratisi anche in quel Congresso, ma, +quando mai, propizi a quella sola guerra che restituisse alla Chiesa +romana il tolto potere; infine i dottrinari della democrazia svizzera, +professanti la libertà panacea di tutti i mali; ma soprattutto +gelosi della neutralità del loro paese e paurosi di arrischiarne con +sovversive dottrine la pace. + +Ora Garibaldi in mezzo a costoro era, senza saperlo, come un disperso +nel campo nemico: e lo vide ben presto, quando levatosi a rispondere al +signor Schmidlin oratore dei clericali, e al signor Fazy oratore dei +democratici svizzeri, tentò ribattere in un discorso le loro opinioni +per affermare la propria, negli otto articoli di questa proposta: + + «1º Tutte le nazioni sono sorelle. + + »2º La guerra tra di loro è impossibile. + + »3º Tutte le querele che sorgeranno tra le nazioni dovranno essere + giudicate da un Congresso. + + »4º I membri del Congresso saranno nominati dalle Società + democratiche dei popoli. + + »5º Ciascun popolo avrà diritto di voto al Congresso qualunque sia + il numero dei suoi membri. + + »6º Il Papato, essendo la più nociva delle sètte, è dichiarato + decaduto. + + »7º La religione di Dio è adottata dal Congresso e ciascuno de’ + suoi membri si obbliga di propagarla. Intendo per religione di Dio + la religione della verità e della ragione. + + »8º Supplire al sacerdozio delle rivelazioni e della ignoranza col + sacerdozio della scienza e della intelligenza. + + »La democrazia sola può rimediare al flagello della guerra. + + »Lo schiavo solo ha il diritto di far la guerra al tiranno; è il + solo caso in cui la guerra è permessa.» + +A questo colpo inatteso, che dava nel petto a tutte, può dirsi, le +idee predominanti nel Congresso, il rimbalzo dello sdegno e della paura +collegati insieme fu irrefrenabile. Indarno il Quinet coll’autorevole +parola, e il Ceneri e il Macchi colla persuasiva si studiarono +difendere le proposte del Generale; i clericali suscitandovi contro +la reazione del sentimento cattolico, gli Svizzeri facendo appello al +sentimento ancora più forte ne’ loro concittadini della tranquillità +e sicurezza della Confederazione, riuscirono a far tale pressione +sul Congresso ed a raggruppar intorno ad essi tale maggioranza, che +tutte le proposte di Garibaldi furono scartate e surrogate da una di +quelle mozioni verbose e vuote di cui gli archivi del dottrinarismo +democratico sono così ricchi, ma che nulla contenendo di sostanziale e +di sodo non ci sembrano meritare la fatica d’essere trascritte. + +Garibaldi però non attese nemmeno la votazione de’ suoi articoli, e +già fiutato il vento infido, pago d’aver gettato in faccia all’Europa +democratica ivi congregata la sua bomba incendiaria, tornava l’11 +mattina, per la via del Sempione in Italia, e sostato brevemente +a Belgirate, metteva capo a Genestrello, altra villa del suo amico +Pallavicino presso Voghera. + +Colà però lo raggiungevano tosto importanti notizie da Roma che lo +consigliarono ad affrettare il suo ritorno in Toscana. + +Quelle notizie dicevano certa la insurrezione purchè il braccio di +Roma fosse armato: facile l’impadronirsi di due porte e la sorpresa +delle ferrovie conducenti a Roma: utile con un colpo di mano occupar le +due stazioni d’Orte e di Ceprano; necessario soltanto armi e danaro: +tutta la Carboneria, numerosa a Roma, pronta a secondare il moto +appena Garibaldi facesse appello. La _Giunta romana_ poi rincarando +su queste speranze dichiarava, venuta l’ora dell’azione, ogni indugio +pericoloso, urgente la costituzione d’un fondo di cassa, al quale, in +forma di prestito gratuito o rimborsabile, invitava nuovamente tutti +gli Italiani a contribuire. + +E come ognuna di queste parole scendeva soave all’animo già +febbricitante dell’Eroe, così da Genestrello stesso, senza frapporre +un’ora, rispondeva confermando l’appello della _Giunta romana_ con +questo nuovo manifesto: + + «_Alla Giunta Nazionale Romana._ + + »Genestrello, 16 settembre 1867. + + »Il vostro appello agli Italiani non andrà perduto. + + »In Italia sonvi molti paolotti, molti gesuiti, molti che + sacrificarono sull’altare del ventre. Ma, è pure consolante il + dirlo, vi sono molti prodi di San Martino, molti eroici bersaglieri + del Re d’Italia, molti soldati della prima artiglieria del mondo, + molti nepoti dei trecento Fabii ed un avanzo dei mille di Marsala, + i quali, se non m’inganno, hanno prodotto centomila giovani che + temono oggi di esser troppi a dividere la misera gloria di cacciar + dall’Italia mercenari stranieri e negromanti. + + »Circa ai mezzi, l’Italia ebbe sempre la disgrazia d’essere troppo + ricca per mantenere eserciti stranieri, e fra i suoi ricchi non + mancano patriotti che tosto porgeranno, ne sono sicuro, le loro + splendide offerte. + + »Avanti adunque, o Romani, spezzate i rottami dei vostri ferri + sulle cocolle dei vostri oppressori, e d’avanzo saranno gl’Italiani + che divideranno le vostre glorie. + + »Vostro + »GARIBALDI.» + +E ciò detto, partiva al dì vegnente (17) per Firenze. + + +VI. + +Colà giunto però erano tali ancora gli ostacoli e tanti i motivi di +indugio e di prudenza, che qualunque altro uomo ne sarebbe stato +scosso; non Garibaldi. Roma non era armata ancora, nè per quanto +si fossero studiati fin allora tutti i passi di terra e di mare per +introdurvi quei pochi fucili che stavan sempre nascosti nei pressi +di Terni e di Follonica, nessuno n’aveva ancora trovato la via. I +principali fra gli amici del Generale persistevano sempre presso di lui +nel concetto di lasciare a Roma l’iniziativa del moto, apparecchiando +bensì in silenzio i mezzi per accorrerle in soccorso; ma evitando +ogni apparenza di una importazione artificiale e facendo in ogni caso +seguire l’irruzione delle bande all’insurrezione della capitale; non +questa a quella. + +Infine il ministro Rattazzi, dopo aver dato qualche segno e qualche +promessa di tacita acquiescenza, forse nella speranza di guadagnar +tempo, e aver persino condisceso a lasciar continuare in segreto +gli apparecchi dell’invasione, purchè il Generale acconsentisse a +ritirarsi ed a scomparire nella sua Caprera;[350] spinto ora e sempre +più dai richiami e dai ministri della Francia, rappresentata allora in +Firenze dal signor De la Villestreux, tornava ai suoi primi propositi, +protestandosi deliberato ad impedire anco colla forza qualsiasi +violazione della Convenzione di settembre e dandone la prova col +raddoppiare le guardie alla frontiera e col rinnuovare gli ordini della +più severa vigilanza. + +A tutto ciò però Garibaldi non movea collo nè piegava sua costa: le +armi in un modo o nell’altro sarebbero entrate: a’ suoi amici faceva le +mostre di consentire ai loro consigli, ripetendo anzi a taluno di loro +che l’iniziativa romana la teneva indispensabile;[351] ma non cessava +per questo dall’avviare quanti Volontari gli capitavano verso i confini +e dal concentrarvi come ad un campo ormai prestabilito l’attuazione +e la forza: al Governo infine rispondeva sdegnosamente rifiutando +la condizione del ritiro in Caprera; e dichiarandosi a sua volta +deliberato a qualunque cimento. Tutt’al più piegando all’argomento +sempre più evidente che Roma non era ancora preparata, consentiva a +differire la mossa fino agli ultimi di settembre; non però a sospendere +e molto meno a mascherare alcuni degli apparecchi avviati. + +Epperò, prima che l’agosto finisse, tutte le parti erano nella sua +mente assegnate e tutti gli ordini distribuiti come alla vigilia +d’un’entrata in campagna. Il Cucchi, munito d’un’amplissima sua +credenziale che lo eleggeva suo rappresentante in Roma, partiva +un’altra volta per la città eterna a prendervi la direzione del +moto creduto imminente; Menotti ed Acerbi doveano tenersi pronti a +sconfinare colla gente già raccolta, il primo da Terni coll’obbiettivo +su Monterotondo; l’altro da Orvieto coll’obbiettivo su Viterbo, mentre +Nicotera e Salomone dovevano fare altrettanto da Aquila e Pontecorvo +verso Velletri; a Canzio era commesso di allestire una spedizione +marittima che andasse a gettarsi sulle coste pontificie tra Montalto e +Corneto, compiendo così l’invasione da tutte le parti. Nè il Generale +arrestavasi a questi ordini guerreschi, ma colla consumata abilità del +guerrillero prevedeva tutti i casi possibili, distribuendo a tutti i +capi delle colonne designate queste particolareggiate istruzioni: + + «1º Punto di concentrazione delle colonne invadenti il territorio + romano — Viterbo. + + »2º Si raccomanda ad ogni comandante di colonna di non impegnare + combattimenti colle truppe pontificie, senonchè con molta + probabilità di riuscita. Ed ove le forze nemiche sieno superiori, + manovrare di modo da concentrarsi su Viterbo ove si troverà + probabilmente la colonna principale. + + »3º Ove un comandante di colonna si trovasse nella assoluta + necessità di combattere, egli deve ricordarsi e ricordare ai suoi + che il mondo intiero ha gli occhi su di noi e sa che noi siamo + assuefatti a vincere. + + »4º A qualunque costo i comandanti delle colonne non devono + impegnarsi in combattimenti colle truppe dell’esercito italiano. + + »5º Scopo del movimento è il rovesciare il governo dei preti, + proclamare Roma capitale d’Italia e lasciare il popolo romano in + piena libertà sulle proprie condizioni di plebiscito. + + »6º Credo superfluo il raccomandare molto un lodevole contegno + verso le popolazioni. I militi della libertà, nostri fratelli + d’armi, sono assuefatti a trattare il popolo da fratelli e giammai + vi fu esempio che si macchiassero di brutture. + + » 7º Si darà alle colonne l’organizzazione ch’ebbero in tutti i + tempi i corpi volontari — acciocchè essi si presentino al paese + ispirandovi la fiducia — e la paura ai nemici d’Italia. + + »8º I comandanti delle colonne hanno il diritto d’impossessarsi + d’ogni cosa appartenente alle autorità nemiche a profitto della + rivoluzione. + + »9º Abbisognando di viveri od altro, ne faranno richiesta alle + autorità municipali o locali, rilasciando loro idonee ricevute. + + »10º Una colonna che si trovi nell’impossibilità di concentrarsi + alla colonna principale — manovrerà di modo da non combattere con + isvantaggio, inquietando il nemico quanto è possibile — e procurerà + frattanto di mettersi in comunicazione col quartiere generale. + + »11º In quest’impresa gl’Italiani devono ben penetrarsi d’avere su + di loro gli occhi del mondo intiero — e che quindi il nome italiano + deve uscirne bello, radiante di gloria, salutato con entusiasmo e + rispetto da tutte le nazioni. + + »12º Fra le eventualità possibili, vi è quella di essere io + arrestato. In quel caso, il movimento deve continuare colla stessa + impavidezza — come se fossi libero. E deve pur continuare anche che + arrestassero la maggior parte dei capi. + + »13º In caso non riuscisse una colonna nell’intento, le altre + devono continuare il moto come se nulla fosse successo. + + »G. GARIBALDI.» + + +VII. + +A tal punto però anche il Ministero, perduta ormai ogni speranza +di contenere coi privati consigli e le blande minaccie il patriotta +agitatore, deliberava di lasciar quel riserbo che s’era fino allora +imposto, e di accettare il guanto che gli era gettato. Però nel 21 +agosto comparve nella _Gazzetta Ufficiale_ una dichiarazione del +Governo, la conclusione della quale era che «se alcuno si attenterà +di venir meno alla lealtà de’ patti e violare quella frontiera da cui +ci deve allontanare l’onore della nostra parola, il Ministero non lo +permetterà in niun modo e lascerà ai contravventori la responsabilità +degli atti che avranno provocato.» + +Ma «un po’ tardi,» notava il signor De Moustier[352] nel ricevere +notizia di questa dichiarazione; un po’ tardi pel Governo, un po’ tardi +per Garibaldi stesso. + +Egli oramai aveva tratto il dado, nè anco volendolo poteva più +retrocedere. Anzi quella pubblica minaccia gli parve come un +avvertimento di rompere gli ultimi indugi; talchè già coperti +vari punti della frontiera di Roma di Volontari, pronti a seguirlo +il Menotti e l’Acerbi; la mattina del 23 settembre s’incamminava +accompagnato soltanto dal fedele Basso e dal signor Del Vecchio, +alla volta d’Arezzo, diretto, secondo diceva, e voleva far credere, a +Perugia (per ingannare la vigilanza della polizia aveva fatto spedire +colà i suoi bagagli); ma proseguendo ratto nella sera stessa di quel +giorno per la strada di Orvieto, e andando quella notte a pernottare a +Sinalunga a circa cinquanta miglia dal confine orvietano. + +Il prefetto di Perugia però non s’era lasciato allucinare e aveva +provveduto in guisa che qualunque strada il Generale fosse per +prendere, al primo tocco di telegrafo, potesse essere arrestato. E +così fu. Garibaldi, ospitato in Sinalunga dal signor Agnolucci, s’era +appena coricato, che una compagnia di soldati e carabinieri, venuti da +Orvieto, invadeva il paese, circuiva la sua casa, e un luogotenente +de’ carabinieri salito da lui, gli intimava senz’altro l’arresto. Il +Generale non chiese che il tempo di fare il suo solito bagno: gli fu +concesso; e di lì a mezz’ora in biroccino fino a Lucignano, poscia +in ferrovia fu tradotto col Basso e il Del Vecchio nella direzione +di Firenze. Nemmeno Firenze però era l’ultima meta che gli era stata +imposta; il treno ne traversò rapido la stazione, e soltanto a Pistoia +sostò per alcuni istanti per deporre il Basso e il Del Vecchio, e +continuare di là, senza resta, fino ad Alessandria, dove il Governo +aveva deciso che il Generale passerebbe i primi giorni della sua +cattività. + +A Pistoia però nemmen l’occhio vigile de’ suoi custodi aveva potuto +veder tutto. Infatti il Generale era riuscito in quei pochi momenti di +fermata a scrivere a matita un biglietto, e prima che il Del Vecchio +s’allontanasse a ficcarglielo nelle mani. Il biglietto era un nuovo e +più fiero appello all’insurrezione, e diceva testualmente così: + + «24 settembre. + + »I Romani hanno il diritto degli schiavi, insorgere contro i loro + tiranni: i preti. + + »Gli Italiani hanno il dovere di aiutarli — e spero lo faranno — a + dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi. + + »Avanti adunque nelle vostre belle risoluzioni, Romani e Italiani. + Il mondo intiero vi guarda, e voi, compiuta l’opera, marcerete + colla fronte alta e direte alle nazioni: Noi vi abbiamo sbarazzata + la via della fratellanza umana dal più abominevole suo nemico: il + Papato. + + »Caro Del Vecchio — voi non verrete in prigione con me — e farete + stampare queste linee. + + »G. GARIBALDI.» + +La lettura pertanto di queste linee e ancora più l’annuncio +dell’arresto del Generale suscitò in tutte le maggiori città d’Italia +fierissimi tumulti. In Firenze i deputati della Sinistra, raccoltisi in +Palazzo Vecchio, firmavano una protesta per l’illegale arresto del loro +collega; i giornali avanzati schizzavano fiamme; il popolo inferocito +percorreva le vie cercando a morte il Rattazzi, il quale solo al +caso di essere entrato per il mal tempo in una vettura pubblica, +dovette di non essere subito riconosciuto e d’aver salva la vita. E +a Bologna, a Modena, a Milano, a Torino, a Pavia, a Genova, le stesse +manifestazioni; a Genova soprattutto, dove la collera per l’arresto del +Generale, inasprita dal sequestro delle armi destinate alla spedizione +marittima del Canzio, era giunta a tale che la folla diede un vero +assalto a Palazzo Tursi. + +Nè in Alessandria l’aria era più quieta. Al primo giungere di Garibaldi +nella fortezza, anche quella popolazione, comechè spettatrice abituale +di tanti prigionieri politici, s’era commossa; e i soldati stessi del +presidio, affollati sotto le finestre della cittadella dove il Generale +era stato rinchiuso, gli gridavano «A Roma, a Roma!» il che gli fece +dire più tardi:[353] «Se avessi detto una sola parola che suonasse +lavacro delle vergogne italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero +seguíto ovunque.» + +Intanto l’agitazione crescente della Penisola, i doveri della pubblica +tutela, le insistenti e quasi insolenti pressioni della Francia +ponevano il Governo in terribili frangenti. + +Anzitutto che cosa fare di quel prigioniero? Era ancora il medesimo +problema d’Aspromonte, ma più intricato forse; giacchè sostenere che +Garibaldi fosse stato colto in flagrante non era sì facile assunto, e +l’accusa di violazione della immunità parlamentare poteva tornare assai +pericolosa. Però dopo molto ondeggiare tra il processo, la libertà +incondizionata, la libertà condizionata, Rattazzi si risolveva ad +inviare in Alessandria il generale Pescetto, Ministro della Marina, +coll’incarico di commuovere l’animo del Generale, e di indurlo, se +fosse possibile, a ritornare a Caprera sotto la sola condizione che +non avrebbe fatto alcun tentativo per uscirne. Ma il Generale diede a +questa proposta un così aperto e secco rifiuto che il Pescetto, dopo +aver chiesto e atteso invano per oltre dodici ore nuove istruzioni, +s’indusse, sotto la propria responsabilità, a consentirgli il ritorno +a Caprera senza condizione alcuna, provvedendo soltanto che non +s’indugiasse a Genova e fosse trasferito immediatamente alla sua isola +da un piroscafo della R. Marina. + +E così avvenne. + +Il 27 mattina, in sull’alba delle 4, il Generale usciva da Alessandria +e circa due ore dopo smontava nella casa del signor Coltelletti +all’Acquasola di Genova. Quivi il popolo ebbro di rivederlo, ma +credendolo tuttavia prigioniero, minacciava di liberarlo egli stesso +colle proprie braccia; quando il Generale con una lettera ad A. G. +Barrili, Direttore del _Movimento_, nella quale diceva che «a scanso +d’equivoci tornava a Caprera libero e senza condizioni,» e con molte +altre consimili parole dirette ora in italiano, ora in genovese alla +folla, riuscì a quietare ogni tumulto e nella sera del giorno stesso +condotto amichevolmente a bordo del regio Avviso l’_Esploratore_, +ricevuto con tutte le mostre d’un illustre viaggiatore, in realtà +custodito come un deportato, salpava per Caprera. + + +VIII. + +Ma dietro al corpo di Garibaldi prigioniero restava la sua anima; +restava nell’eco infocata de’ cento manifesti e de’ mille discorsi, +restava in quelle demosteniche parole: «I Romani hanno il diritto +d’insorgere; gl’Italiani hanno il dovere di aiutarli, e spero lo +faranno a dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi:» e, se +un dubbio fosse ancora possibile, restava in quest’ultima lettera a +Francesco Crispi, scritta sulla nave stessa che lo portava a Caprera, +e nella quale non sapresti se più ammirare il senso fatidico dell’Eroe +che presentiva in un atto di suprema energia la soluzione del grande +problema, o la virtù del patriota che non fa della salvezza della +patria un misero piato di vanità o di primazia, ed è sempre pronto +ad ecclissarsi dietro chiunque inalberi prima di lui il vessillo +redentore. + + «Caro Crispi, + + »Dopo ben maturo esame della situazione, io vedo un solo modo di + rimediarla a soddisfazione della nazione e del governo. + + »Invadere Roma coll’esercito italiano e subito. + + »Non creda il governo di contentare l’Italia in altro modo. Essa + perdonerà le sue miserie, ma non la sua degradazione. Ed oggi + non solo la nazione italiana si sente oltraggiata, ma si sente + oltraggiato l’esercito; e se in Alessandria, quando ero acclamato + dall’intiera guarnigione, io avessi detto una parola che suonasse + lavacro delle vergogne italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero + seguíto ovunque. + + »Per cotali considerazioni il governo si persuada che, con pochi + giorni d’energia, esso tutto accomoda, si concilia la nazione + intiera e dove vi fosse minaccia esterna di volerlo inceppare, noi + solleveremo fino alle donne, ai bambini, e certo il mondo vedrà + risoluzione di popolo, come forse non ha veduto ancora. + + »Rispondetemi subito. + + »Vostro + »G. GARIBALDI. + + »27 settembre 1867.» + +Ora in cospetto d’una causa così santa e di una fede sì ardente, e +dopo tante ripetute manifestazioni della medesima volontà, al punto in +cui erano giunte le cose, un dilemma si presentava chiaro ai vecchi +garibaldini e a tutto in generale il partito democratico italiano: o +sconfessare il loro Capo, rinnegando con lui tutto il proprio passato +rivoluzionario e dando una mentita a tutte le idee sin allora espresse +in Parlamento e fuori circa al modo di risolvere la questione romana; +o continuare l’opera da lui avviata, giovandosi soltanto della sua +forzata e temporanea assenza per compierne meno precipitosamente +gli apparecchi e sceglierne con maggior ponderatezza l’opportunità e +l’istante. + +Se non che, come accade sovente, alla concordia nel fine non andava di +pari passo l’accordo dei mezzi. Crispi, ormai buttatosi corpo e anima +nella congiura, Fabrizi, Cucchi, Cairoli, Guastalla, Miceli, La Porta, +Oliva, Guerzoni, tutta in generale la frazione politico-militare del +partito garibaldino opinavano sempre che il segnale della riscossa +dovesse partire da Roma, e che qualsiasi anticipato moto di bande, +mettendo sull’allarme il Governo pontificio, non potesse che nuocere +alla riuscita dell’impresa principale. Menotti, invece, Canzio, Acerbi +e qualcun altro, tenendosi più ligi alle istruzioni del Generale, +persistevano a credere che le due mosse dovessero andare parallele; +che la insurrezione di Roma non accadrebbe mai, o difficilmente, senza +l’esempio e l’eccitamento della insurrezione della campagna, e che +questa non potrebbe mai ottenersi se non per mezzo di una irruzione di +Volontari che la suscitasse. + +Tuttavia il dissidio non era tra amici e commilitoni impacificabile, +e già pareva che l’idea dell’iniziativa romana, caldeggiata, più +che da tutti, dal Cucchi, che la dava, se il tempo non mancasse +alla preparazione, per sicura, e dal Crispi, che oltre a tant’altre +ragioni tentava dimostrare non renitente il Rattazzi col quale +aveva frequenti convegni, pareva, dico, che quell’idea cominciasse a +prevalere; quando ad un tratto, all’improvviso per tutti, una mano di +forse centocinquanta giovani, dei quali soltanto un terzo armati di +pessimi fucili, capitanati dal trentino Luigi Fontana, uno dei Mille, +appiattati fino a quel giorno nelle macchie d’una _Bandita_ viterbese, +chi dice spinti dalla fame, chi dalla paura d’essere smacchiati e presi +dalle truppe italiane spedite alla loro caccia, passano il confine, +si buttano sopra Acquapendente e dopo una zuffa accanita vi fanno +prigionieri trentadue gendarmi pontifici e s’impossessano della terra. + +Fu il trabocco della bilancia: Acerbi e Menotti si credettero impegnati +d’onore ad accorrere in aiuto degli arditi che pei primi eransi +gettati allo sbaraglio; e tra quei medesimi che fino allora erano +stati piuttosto avversi a qualsiasi intempestiva invasione armata, +cominciava a farsi strada l’idea che fosse mestieri soccorrere i +combattenti e che in ogni caso non si potesse abbandonarli. Ecco +perciò Acerbi dar l’ordine alle altre sue genti, che aveva raccozzate +nei dintorni d’Orvieto, di sconfinare; ecco Menotti partire per +Terni col proposito di fare altrettanto; ecco Nicotera prepararsi ad +imitarli. Fra il 2 e il 5 ottobre tutto l’agro viterbese e la Sabina +formicolavano di bande. Il 4 era passato Menotti con soli venti +uomini; ma il 7 ne aveva seicento, ed occupato Nerola, sul confine +sabino, aveva già respinta una prima ricognizione di Pontifici. Il 3, i +Garibaldini d’Acquapendente rinforzati da alcune centinaia di camicie +rosse, guidate dal maggiore Ravini, occupavano prima San Lorenzo, poi +Bagnorea, da dove il 5, dopo un eroico ma sfortunato combattimento, +eran ricacciati in disordine su Castiglione; alcune squadriglie +stormeggiavano presso Bolsena, ed altre nei dintorni di Viterbo; +e finalmente Acerbi, dopo lungo e non bene giustificabile indugio, +compariva in mezzo a’ suoi e annunziata la sua prodittatura, piantava +il Quartier generale a Torre Alfina. + +Che faceva ora innanzi a questa marea crescente il Governo? Urbano +Rattazzi fino a quel momento, fino cioè alla passata delle bande, +aveva parlato ed agito chiaramente. Tutt’al più qualche eccessivo +gli poteva rinfacciare un po’ di lentezza nella caccia de’ Volontari +accorrenti a Garibaldi, e qualche reazionario di non aver fino dalle +prime fatto man bassa su tutte le libertà, e posta mezza Italia in +istato d’assedio; ma insomma gli uomini equi ed imparziali dovranno +convenire che un governo liberale in una monarchia costituzionale, +in una questione nazionale d’indole così delicata e complessa, come +quella suscitata dalla crociata garibaldina, non poteva fare di più. +Egli aveva protestato apertamente che disapprovava quel moto e che +l’avrebbe, occorrendo, impedito anco colla forza: aveva confermato +il fatto col detto, sequestrando, disperdendo, incarcerando: anche +i più esigenti conservatori non potevano chiedergli di più. Se non +che, quando il torrente malgrado tutti gli sforzi dilagò e parve +manifesto che l’arrestarlo non era più possibile senza opporgli dighe +di cadaveri umani; quando il fatto si chiarì più forte d’ogni consiglio +e il sentimento patriottico soverchiava anche ne’ più prudenti ogni +considerazione politica;[354] quando infine la repressione del conato +garibaldino poteva parere una sconfessione dell’idea nazionale ed +essere interpretata come un atto di paura o di soggezione all’Impero +Francese, unico protettore rimasto al Papato, allora il gabinetto +Rattazzi non poteva più esitare: o cedere ad altri immediatamente +il governo della pubblica cosa (e non sarebbe stato nè onesto nè +coraggioso), o secondare arditamente, anzi governare egli stesso il +moto che non aveva potuto impedire. + +Ma come tutti i deboli e i mediocri, prese non diremo nemmanco una +via di mezzo, ma cento viottole torte che non conducevano ad alcuna. +Oggi sequestrava i fucili de’ Volontari e domani metteva in mano +dei Comitati garibaldini quelli degli arsenali governativi:[355] +non permetteva che i Volontari sconfinassero in grosse bande, e li +lasciava passare alla spicciolata; conveniva che una insurrezione in +Roma sarebbe stata il taglio macedone di tutti i nodi, e largheggiava +di danari in suo soccorso e forniva di passaporti coloro che volessero +entrarvi ad aiutarla, ma non aveva il coraggio di confessarlo, e +soprattutto d’aiutarla pubblicamente; minacciava ripetutamente al +Governo francese di occupar Roma al primo annuncio d’insurrezione, +e alle troppe parole non faceva mai seguire il fatto. Il solo +audace partito di cui si sentì capace fu la istituzione d’una certa +_Legione Romana_, che doveva a’ suoi occhi imprimere il suggello +d’un’insurrezione veramente paesana e spontanea a quella che fin +allora era stata accusata di importazione forestiera, e forzare anche +la più incredula diplomazia a riconoscerne la autentica romanità. Il +qual disegno, piccino in sè stesso, ordito ad insaputa dei principali +capi garibaldini, e pregiudicato fin dal nascere dal sospetto d’una +cospirazione nella cospirazione, finì poi, per le mani indegne cui fu +affidato, a degenerare in un vero pericolo ed in un danno reale per +l’impresa stessa cui mirava giovare. + +Infatti il ministro Rattazzi, fidatosi, con una cecità che riesce +tuttora inesplicabile, a certo Filippo Ghirelli, emigrato romano e già +maggiore prima di Garibaldi, eppoi dell’esercito, commise a lui non +solo l’ordinamento ed il comando della _Legione_, ma persino il titolo +e le facoltà di Commissario regio nel distretto d’Orte; dei quali +titoli e facoltà quel nobil campione del valore romano seppe usare +così bene che per saggio della sua onestà svaligiò in compagnia del +famigerato barone Franco Mistrali la Posta d’Orte; per documento della +sua accortezza politica impose una taglia di 25,000 franchi al clero +della stessa città; per riprova infine de’ suoi talenti militari tagliò +la ferrovia tra Orte e Corese, base delle comunicazioni ferroviarie +della rivolta; per la quale ultima prodezza, prima ancora che il +Fabrizi lo destituisse, fu cacciato via da’ suoi stessi soldati col +grido di traditore. + +Ciò non ostante, l’insurrezione si sosteneva, e quantunque breve, +ognuna delle colonne invadenti aveva fatto un passo avanti. Il 13 +ottobre, Nicotera, dopo un ritardo, a dir vero, poco giustificabile, +riusciva a sconfinare a Vallecorsa con oltre ottocento uomini (dei +quali peraltro soltanto alcune centinaia armate alla meglio) e +s’avviava l’indomani per Falvaterra. Nel giorno stesso Menotti si +spingeva fino a Montelibretti, che contrastava all’indomani per tutto +il giorno al nemico, abbandonandolo senza plausibile ragione la sera; +ma per ricuperarlo al mattino vegnente.[356] In fine il 15 ottobre +l’Acerbi, rimastosi immobile tutti quei giorni a Torre Alfina, moveva +con tutte le sue forze sopra San Lorenzo, ne sloggiava il nemico e si +preparava a marciare su Viterbo, che si diceva pronta ad insorgere al +primo apparire delle camicie rosse. + +Solo Roma non dava ancora alcun segno di vita, nè lo poteva. Una +sollevazione generale, uno di quegli impeti spontanei e irresistibili +di popolo, che, senza bisogno di disegni e d’apparecchi, coll’armi +sole dello sdegno e dell’amor patrio, fa crollare in poche ore le +più antiche tirannidi, in Roma non era possibile. L’infiacchimento +degli animi e de’ corpi, naturale effetto della centenaria educazione +sacerdotale, e l’idea propagata dalla funesta scuola del _Comitato +Nazionale_, e infiltratasi anche nelle fibre de’ più energici, che +unica soluzione sperabile alla questione romana fossero il consenso +delle maggiori Potenze cattoliche e l’opera lenta dei mezzi morali, +avevano doma, se non ispenta, l’antica virtù del popolo romano, e +toltagli la fede di poter da sè solo vendicarsi in libertà. Però +sola cosa sperabile e conseguibile in Roma era una sommossa parziale; +un colpo di mano degli elementi più rivoluzionari e gagliardi della +città (e non abbondavano), preparato artificialmente nel segreto d’una +congiura, epperò soggetto ai mille eventi ed ai mille pericoli di tutte +le congiure. Affinchè però anche un siffatto colpo di mano potesse +riuscire in una città quale Roma, due condizioni erano indispensabili: +che il lavoro preparatorio potesse essere condotto con una certa +libertà e sicurezza: che in ogni caso le braccia pronte a tentarlo +fossero armate. Ora al 16 ottobre Roma non aveva ancora una sola arma +da guerra; e quanto a cospirare, la sveglia data alla polizia papale +dalla invasione garibaldina, l’aveva reso così pericoloso e difficile +che poteva dirsi un vero miracolo se la trama non era dieci volte +al giorno scoperta e disfatta. Appena infatti la prima banda ebbe +sconfinato, il Governo pontificio lasciò ogni ritegno; e raddoppiati i +posti militari; chiuse o vegliate più gelosamente le porte; frugando +case ed alberghi; espellendo i forestieri sospetti; mettendo alle +calcagna d’ogni patriotta un birro; perlustrando notte e giorno la +città; minacciando con pubbliche gride i cittadini, pose Roma, senza +dirlo apertamente, in un vero stato d’assedio. Ora introducete armi +e cospirate in siffatta città! Cucchi, Guerzoni, Adamoli, Bossi, +Cella, stretti in lega coi membri più operosi della Giunta Nazionale, +lavoravano arditi e indefessi; ma, senza che nessuno osasse confessarlo +all’altro, tutti sentivano gli influssi di quel nemico che fin da +principio aveva più d’ogni altro cooperato ad accrescere le difficoltà +dell’opera loro: la sollevazione intempestiva e forse sterile delle +province, che aveva reso pressochè impossibile la sorpresa della +capitale. + + +IX. + +Ma torniamo a Caprera. La _Gazzetta Ufficiale_ del 27 settembre +stampava: «Il generale Garibaldi avendo manifestato il desiderio +di ritornare a Caprera, il Governo, trovando questa intenzione +conforme alla sua, vi ha tosto aderito;» ma in queste parole l’organo +governativo mentiva a una metà del vero, e ne dissimulava l’altra +metà. Mentiva quando diceva che il Generale aveva chiesto egli stesso +di tornarsene a Caprera; come vedemmo, posto al bivio dal generale +Pescetto o di restar prigione nella fortezza d’Alessandria, o di +tornarsene senza condizioni al suo eremo, egli non aveva fatto che +appigliarsi a questo partito come al minor male; dissimulava poi la +parte più importante della verità, quando taceva che appena toccata +terra il generale Garibaldi era stato posto sotto la custodia d’una +squadra prima di quattro, poi di cinque, finalmente di nove[357] +legni da guerra, e rinchiuso nella sua isola se non veramente come un +prigioniero, come un relegato a confino. + +Il Generale tuttavia ricusò in sulle prime di credere ad una sì aperta +mancanza di fede, e continuando a reputarsi libero de’ suoi passi e +delle sue azioni tempestava di lettere e di telegrammi il Cucchi ed il +Crispi perchè alla lor volta mantenessero la data parola e mandassero +un vapore a prenderlo.[358] Il che nè il Cucchi, nè il Crispi potevano +fare: il Cucchi perchè era in Roma; il Crispi perchè sapeva bene quali +erano gli ordini del Governo e non poteva sperare di mutarli se non +col mutare della politica generale del Governo stesso. E per questo +egli scriveva al Generale: «State tranquillo: ottime disposizioni e +spero non tarderete a vederne conseguenze;» e per questo il Generale +continuava ancora per alquanti giorni a pazientare ed attendere. + +Venne però il momento in cui l’inganno non fu più possibile. Agli 8 di +ottobre infatti avendo voluto far la prova d’imbarcarsi sopra il vapore +postale che tocca periodicamente la Maddalena, un legno della crociera, +la Sesia, tirò replicatamente su di lui e forzatolo a montare al suo +bordo lo ricondusse a Caprera. Allora finalmente aperti gli occhi +all’evidenza, mandò quella specie di ruggito di leone incatenato che +suonava così: + + «Caprera, 10 ottobre 1867. + + »Amici carissimi, + + »Sono veramente prigioniero, e vi lascio pensare con che spirito, + sapendo Menotti ed i miei amici impegnati sul territorio romano. + + »Impegnate il mondo perchè non mi lascino in questo carcere. + + »Un saluto a tutti dal + + »sempre vostro + »G. GARIBALDI.» + +Ma gli amici erano tuttora divisi in due; alcuni, quali il Crispi, il +Fabrizi, il Cairoli, il Guastalla, fidenti sempre negli accordi col +Rattazzi, opinavano che il Generale avrebbe assai meglio giovato a sè +ed alla causa sua attendendo in Caprera l’esito de’ negoziati: altri +invece, tra questi principalissimo Stefano Canzio, diffidente di tutte +quelle ambagi, non ammetteva dimore; e non vedendo altra salute che +nel ritorno del Generale sul continente, prima ancora che la signora +Mario recasse da Caprera il biglietto testè citato, lavoravano a +tutt’uomo alla sua liberazione. Non passavano infatti tre giorni che +Stefano Canzio, noleggiata colla mediazione di Andrea Sgarallino e col +danaro d’Adriano Lemmi, l’instancabile e inesauribile tesoriere della +rivoluzione, la paranzella _San Francesco_, e avuto seco a bordo Andrea +Viggiani, espertissimo marinaio della Maddalena, salpava da Livorno, +e dopo tre giorni di traversíe e di rischi d’ogni fatta, ingannata +felicemente la crociera in mezzo alla quale fu costretto a passare, +approdava alla Maddalena, poco lunge dalla punta della Moneta, e per +mezzo della signora Collins, una Inglese dimorante da lunghi anni in +quel paraggio, riusciva a rendere avvertito del suo arrivo il Generale +e a comunicargli il fine che l’aveva condotto. + +E il Generale, che a guisa dell’uomo del Vangelo era sempre pronto, +inviava tostamente il Basso con la figlia Teresita alla Moneta, e +concertava col genero questo disegno di fuga. + +Egli, il Generale, tragitterebbe di notte da Caprera alla Moneta, +e di là in una barca da pesca tenterebbe di afferrar la Sardegna, o +nel porto di Liscia o in quello d’Arsachena; il Canzio e il Viggiani +colla _San Francesco_, girata la Maddalena, andrebbero a lor volta a +prender terra sulla costa orientale sarda e nel porto di Brandinchi +l’aspetterebbero. + + +X. + +Ma tutto ciò era molto facile a dirsi, e forse per il Canzio ed il +Viggiani, intraprendenti e audaci, non straordinariamente difficile +ad effettuarsi; ma per il Generale, guardato a vista nell’isola, +addirittura portentoso e quasi impossibile. + +Una squadra di nove legni da guerra senza contare i minori[359] +guardava Caprera da tutti i lati, visitando qualsiasi barca salpasse +dall’isola, od anche solo la costeggiasse, ricacciando indietro tutte +quelle i cui andamenti fossero appena sospetti e tirando a palla, +come fu fatto sul Generale stesso e sulla figlia, su quanti navigatori +di quelle acque non si mostrassero pronti ad obbedire al comando. La +vigilanza era dunque rigorosissima e dato lo scopo non poteva essere +minore in quello stretto di Bonifacio, tutto frastagliato, come +un arcipelago di scogli e bassi fondi, intorno ad un’isola, quale +Caprera, tutta seni, calanche, porticciuoli innumeri e di cui Garibaldi +conosceva come un pesce i più misteriosi recessi. + +«Per guardare un’isola simile — esclamava ancora il comandante Isola — +non c’era che legare una barca ad ogni scoglio.... e per essere sicuri +che Garibaldi non fuggisse imbarcarselo a bordo d’un legno da guerra e +portarselo a fare un viaggio all’estero.» + +Pure il capo della crociera, non pago delle prese precauzioni, +raddoppiava ogni giorno d’astuzie e di vigilanza. Ora mandava a terra +con studiati appigli i suoi ufficiali a spiare le mosse del Generale in +casa sua: ora gli si presentava egli stesso col pretesto di chiedere +nuove della sua salute, in fatto per accertarsi della sua presenza; +ora infine poneva sotto guardia speciale di un’apposita squadriglia di +barche da guerra tutti i legni grandi e piccoli del Generale, cioè il +canotto, il _Yacht_, dono d’Inghilterra, un’altra barca, e tutto quanto +insomma galleggiava nel porto dello Stagnarello, che era il principale +asilo della piccola flottiglia di Caprera.[360] + +Allora adunque la fuga poteva dirsi quasi disperata, e allora Garibaldi +la tentò. + +A lui di tutto quell’arsenale non era rimasto, perduto in un magazzino +tra gli altri rottami marinareschi, che un canottino, una chiatterella, +uno di quei gingilli, diremo così, sottili, leggieri, fragili, capaci +appena d’un uomo e d’un remo, che i cacciatori pisani usano per +la caccia delle anitre e delle beccaccie nelle morte gore de’ loro +paduli, e che appunto dal nome della caccia son chiamati _beccaccini_. +Mai più sospettare che Garibaldi si sarebbe avventurato a traversare +uno stretto di mare su quella tavola che un buffo di vento poteva +capovolgere ed un’ondata ingoiare; mai più sospettare che il gingillo +fosse uno strumento bellico, e che il _beccaccino_ del cacciatore +dovesse portare la guerra al Papato! Fu dunque non visto, dimenticato, +trascurato, che so io, non calcolato e non contato. Lo contò per altro +Garibaldi, che nell’anima chiusa covava la fuga colla fissazione del +forzato nell’Ergastolo; lo contò sì bene che, colta una notte oscura, +lo fece, a spalle d’un suo fido, trasportare e rimpiattare ben bene +in una delle più ascose insenature del così detto Passo della Moneta, +punto che, per essere più prossimo all’isola della Maddalena, serviva a +meraviglia al disegno che già molinava in mente e di cui quel trasporto +poteva dirsi la prima mossa esecutrice. Fatto ciò, si disse ammalato, e +chiuso in camera, invisibile per parecchi giorni ad anima viva, stette +ad aspettare l’occasione. E l’occasione, come dicemmo, navigava già +alla sua volta, e gliela conduceva la _paranzella_ di Stefano Canzio. + +Durante tutta la giornata del 16 era regnata una fitta nebbia, +frequente in que’ paraggi, e la notte perciò prometteva d’essere +oscurissima. Garibaldi scelse quella; e verso le 10, calato solo al +nascondiglio del suo _beccaccino_, si spiccò da terra e s’avventurò al +tragitto. Bisognava possedere l’occhio felino, veggente nelle tenebre, +di Garibaldi; essere vissuto in que’ mari da quindici anni, saperne +a memoria pietra a pietra tutti gli scogli e quasi indovinare dove +vegliano a fior d’acqua e dove dormono insidiosi; essersi provato dieci +altre volte a passare illeso in mezzo ad una flotta nemica, conoscere a +prova tutte le leggi, tutte le manovre, tutti gli strattagemmi, tutte +le abitudini della gente di mare, da quelle del mozzo a quelle del +nostromo, da quelle dell’ammiraglio a quelle del corsaro, per concepire +anche solo la speranza di poter approdare a quel modo, in quell’ora, +con cento occhi e cento fanali puntati su di voi, in un porto o ad una +riva qualunque. + +Tanto più che le barche della crociera non solo potevano vedere, ma +udire; e il più lieve batter di remo, persino un insolito frangere +d’onda, bastava a destarne l’allarme. + +Il problema era dunque doppio: avanzare senza farsi vedere e vogare +senza farsi sentire; ridurre a un punto impercettibile la barca, e a un +fiato quasi insensibile il remeggio ed ogni altro rumore. E Garibaldi +lo risolse. Disteso allungato immobile dentro il suo guscio, in guisa +da formare con esso e colla superficie del mare quasi una linea sola, +maneggiando coll’agilità del _piroghiere_ indiano la spatola che +gli tien luogo di remo, studiando la rotta, spiando ogni ostacolo, +misurando ogni colpo, vogando leggiero e costante, inoltrando guardingo +e veloce, come uno smergo che strisci sull’acqua, scivola via. + +Le storie narrano di molti aiuti prestati dai piccoli ai grandi; da +quella notte del 16 ottobre esse dovranno anche registrare l’aiuto +prestato dal piccolo navicello maremmano al grande vincitor di Palermo, +al grande vinto di Mentana. + +Ci fu anzi un momento in cui Garibaldi passò così rasente ad un barcone +di guardia che poteva persin sentire le parole delle sentinelle; +pure anche in quel momento nessuno sospettò di lui ed egli continuò +felicemente, fino alla Maddalena, il tragitto. Sbarcato poi, la signora +Collins lo ricoverò in casa sua, e là, sotto la duplice tutela della +santità della donna e della inviolabilità d’una bandiera che non +tollera insulti, passò il resto della notte. + +Alla mattina del 17, nessun movimento insolito, nessuno indizio di +novità importante nelle acque di Caprera e della Maddalena; soltanto +una barca di pescatori fu veduta passare tra l’isolotto San Stefano e +la Punta Rossa, colla prua verso Liscia o verso Arsachena. Per sola +formalità, la barca giunta in vicinanza di un legno di crociera, +probabilmente il _Ferruccio_, ebbe il _Chi va là?_ — _Pescatori!_ +fu risposto. Infatti pescatori maddalenesi d’aragoste e _corallini_ +di Torre del Greco rifanno ogni mattina quella strada e per quella +direzione, ed era già cosa convenuta di lasciarli liberamente passare. +Nella barca, tinta la barba, camuffato da pescatore, insieme con Basso, +il servo Maurizio e il marinaio Cuneo, v’era Garibaldi. + +Sbarcò in una insenata della Punta di Sardegna e quivi in una _conca_ +(specie di caverna) passò la notte. Al mattino seguente montato sopra +uno di que’ ginnetti sardi che ballano sulle roccie, per valli e per +monti, su per sentieri dove appena s’inerpica il caprone selvatico, per +diciassett’ore di seguito, arrestandosi appena per lasciar rifiatare le +bestie, giunse presso Porto San Paolo, dove riposatosi alcune ore nello +_stazzo_ del pastore Jaceddu, continuò di lì a poco per Brandinchi; e +colà trovati Canzio e Viggiani, colto un vento fresco di poppa in sulle +tre e mezzo pomeridiane del 18 mise alla vela per la costa toscana. + +E così il vecchio Corsaro tornava signore del regno ampio de’ venti +e sarà bravo chi lo arriva. Superato all’alba del 19 il Canale di +Piombino, giunse in poche ore in vista della rada di Vado, a poche +miglia da Livorno e verso le nove del mattino vi atterrò. Colà però +nuovo e non meno fastidioso ostacolo. Tutta quella spiaggia vadese è +un impasto così appiccaticcio di rena e di alghe, che mettervi il piede +senza restarvi invischiati dentro è quasi impossibile. + +Ecco dunque tutta la brigata de’ fuggitivi, ma più Garibaldi cui +la ferita d’Aspromonte rendeva penosissimo il camminare, costretta +ad aprirsi faticosamente un sentiero tramezzo quei paduli, spesso +affondando fino a mezza gamba e avanzando a piccoli passi, talvolta +non potendo nè avanzare nè retrocedere; ma pure a forza di volontà +e di costanza riuscendo a sfangare da quella melma ed a guadagnare +finalmente le case di Vado. + +E da quel punto tutto va a seconda. Canzio noleggiati in Vado due +baroccini monta egli stesso sul primo col Generale, che aveva ripreso +per precauzione il suo vecchio nome di guerra di «Giuseppe Pane;» sul +secondo vengon dietro gli altri tre compagni, e via allegramente tutti +insieme alla volta di Livorno. E quivi pure il Generale non arrivava a +tutti inaspettato. Entrato per vie remote in città, riposatosi alcune +ore in casa degli Sgarallino, monta verso la mezzanotte sul legno da +posta, che Adriano Lemmi aveva già apparecchiato, e a trotto serrato, +senza voltarsi indietro, correndo senza posa quel resto di notte e +tutta la mattina successiva, in sul mezzogiorno del 20 arrivava in +Firenze. + +Ad Empoli gli erano mossi incontro, già edotti del suo arrivo, Enrico +Guastalla e Benedetto Cairoli; e tant’era la gioia che sfavillava +dall’animo del Generale che buttandosi tra le braccia di Benedetto +esclamò: «Di tante rischiate imprese che ho tentato in vita mia la più +ardua e la più bella, e di cui sentirò un certo vanto fino che campi, è +codesta mia fuga da Caprera.» + + +XI. + +Descrivere la sorpresa, la scossa, la gioia e lo sgomento insieme, +cagionati da quell’inaspettata apparizione, noi non lo sapremmo. +Governo, Parlamento, cittadini, erano tutti sossopra. I telegrammi +della vigilia avevano per l’appunto assicurato che Garibaldi era sempre +a Caprera, non solo ben sorvegliato e custodito, ma anche un po’ +ammalato e quindi costretto a rimanere in camera; e la mattina dopo +eccotelo, come uno spettro balzato di sotterra, a Firenze. Fu detto +subito che il Governo l’aveva lasciato scappare, e quanto non fosse +vero lo sappiamo! Chi non l’aveva veduto non voleva crederlo. Vedutolo, +il fáscino della sua persona riguadagnava tutti i cuori. Il popolo +lo contemplava col superstizioso stupore con cui si contemplerebbe +un redivivo: gli amici lo consultavano con ansietà: gli avversari lo +interrogavano con rispetto: tutti gli si affollavano dintorno trepidi +ed inquieti, come se egli portasse nelle pieghe del suo _puncho_ i +destini d’Italia. + +E quel che è più, nessuna forza poteva pel momento opporglisi. Il +Governo non esisteva più che di nome. Fin dal 18 ottobre ad Urbano +Rattazzi, dopo aver respinto uno ad uno i partiti che il Governo +francese pretendeva imporgli, ora dell’intervento momentaneo sul +territorio pontificio per disarmarvi i Volontari; ora dell’intervento +misto in Roma, francese e italiano, per tutelarvi il Pontefice e +proporvi d’accordo la questione romana ad un Congresso europeo, non era +rimasta aperta altra via che quella dell’intervento puro e semplice in +Roma, non già coll’intento, dichiarava il Rattazzi medesimo, di tagliar +colla spada il nodo della questione romana, ma di tutelare insieme +alla indipendenza spirituale del Santo Padre gli interessi de’ Romani +rimettendo nelle loro mani l’arbitrio delle loro sorti politiche. +Come, però, al solo annuncio di questo disegno il Governo francese +s’era tosto inalberato minacciando a sua volta di rioccupare Roma, +e se avesse fatto un sol passo innanzi di intimar guerra all’Italia; +così il Gabinetto Rattazzi, ridotto al bivio estremo, o di raccogliere +il guanto di sfida della Francia, o di sottomettersi a’ suoi voleri, +non avendo potuto trovarsi concorde nè sull’uno nè sull’altro partito, +rassegnò i suoi poteri indicando al Re il generale Cialdini come +l’unica persona politica che in quell’istante potesse succedergli.[361] +Ma poichè d’altra parte il Cialdini, giunto in Firenze soltanto +nella giornata del 21, era più lontano che mai dal riuscire nella +composizione del Gabinetto, così il Rattazzi perchè non era più +Ministro, il Cialdini perchè non lo era ancora, nessuno de’ due si +sentiva l’autorità e la forza di porre le mani sul grande ribelle, il +quale in poche ore era ridivenuto più potente che mai, e oramai padrone +di tutti i suoi passi. + +Il Cialdini, è vero, tentò nella mattina del 22, prima per mezzo +del Crispi, poi direttamente egli stesso, di persuaderlo a fermarsi +e a ritirarsi nuovamente nell’ombra, assicurandolo che la questione +romana non sarebbe abbandonata, nè l’intervento straniero permesso; +ma le scariche a polvere sulle corazze producono lo stesso effetto. +Fermo, tenace più che mai nel suo proposito, banditi l’un dopo l’altro +due nuovi appelli di guerra,[362] nel secondo de’ quali, credulo +immantinente ad una fola, sparsa non si sa come, in Firenze, che i +Romani fossero insorti, diceva: «A Roma i nostri fratelli innalzano +barricate e da ieri sera si battono cogli sgherri della tirannide +papale. L’Italia spera da noi che ognuno faccia il suo dovere;» +arringato due volte dal suo albergo in Piazza Santa Maria Novella +il popolo fiorentino, scompare improvviso come era venuto; e in sul +pomeriggio del giorno stesso con un treno straordinario procacciatogli +dal Crispi parte per Terni, dove saputo che il Cialdini ed il Rattazzi, +postisi per un istante d’accordo, avevano dato ordine d’inseguirlo +(inseguirlo fu detto, ma non raggiungerlo), sconfinò, in sul primo +albeggiare del 23, da Passo Corese. + + +XII. + +Nella sera stessa in cui Garibaldi arrivava a Terni, la tanto promessa +e invocata e sudata insurrezione romana scoppiava;... ma ohimè! eterno +apologo delle montagne partorienti! + +A tutto rigore, nonostante i prodigi d’operosità e d’ardire del Cucchi +e de’ suoi compagni, gli apparecchi dell’impresa non erano ancora +compíti; e non foss’altro, le armi, quelle armi, senza le quali i +congiurati romani si protestavano impotenti a qualunque sforzo, non +erano per anco potute penetrare in Roma; e gli unici duecento fucili +su cui gl’insorti potevano contare, dopo essere rimasti sepolti per +alquanti giorni sotto la pozzolana della riva sinistra del Tevere, +era parso grande fortuna disotterrarli e nasconderli in certa Vigna +Matteini, a circa un miglio da Porta San Paolo. Però tutto l’arsenale +dell’insurrezione consisteva in alcune serque di bombe Orsini e di +_rewolvers_ e in qualche barile di polvere. Ma il Comitato di Firenze +a nome del Rattazzi stesso, il generale Fabrizi da Terni, tutti +scrivevano o facevano dire al Cucchi: «una schioppettata, una sola +schioppettata, per carità,» e la schioppettata fu tirata. + +Nel disegno de’ congiurati, troppo a dir vero complicato, il più grosso +drappello, guidato dal Cucchi stesso, doveva assalire il Campidoglio, +e se gli veniva fatto d’impadronirsene, asserragliarvisi; un’altra +squadra, comandata dal colonnello Bossi, tentare lo stesso colpo +sul corpo di guardia di Piazza Colonna: Guerzoni con cento uomini +condurre, sforzando la Porta San Paolo, il carico delle armi dalla +Villa Matteini entro la città, e presso Campo Vaccino distribuirle: +Giuseppe Monti minar la caserma Serristori: Francesco Zoffetti ed altri +sette cannonieri inchiodare le artiglierie di Sant’Angelo: i fratelli +Cairoli infine (benchè il loro magnanimo tentativo non potesse dirsi +concertato, almeno quanto al tempo e al modo, col Comitato Romano) +dovevan scendere pel Tevere fino a Ripetta, apportando ai Romani parte +delle armi di Terni, e, quel che più montava, l’aiuto d’un manipolo +di valorosi, le cui forze potevansi dire centuplicate e dalla prodezza +singolare dei Capitani e dall’apparire inopinato. + +E tutto ciò a giorno e ora fissa: il 22 ottobre alle ore sette della +sera. + +Se non che coteste fila erano troppe, perchè potessero essere tutte +forti del pari e qualcuna spezzandosi non producesse lo sfasciamento +dell’intera trama. La polizia era già in sull’all’erta: tutti i +particolari forse non conosceva; ma pareva certa del giorno e dell’ora, +e frattanto il generale Zappi, governatore di Roma, faceva murare +sei delle dodici porte della città; raddoppiava i posti di Piazza +Colonna e del Campidoglio; tratteneva in quartiere le truppe ed +altre siffatte precauzioni. Però il Guerzoni (che in luogo dei cento +promessi, compagni n’aveva sette), sorpreso quasi tosto nella Villa +Matteini e assalito da una compagnia di Zuavi rinfrancata da Gendarmi e +Dragoni, era costretto, dopo breve lotta, ad abbandonare le armi agli +aggressori; l’assalto del Campidoglio, alla cui difesa stava nascosto +il De Curten con due compagnie, fallì; quello di Piazza Colonna, +dispersi i congiurati anche prima dell’ora, non potè nemmeno essere +tentato; la caserma Serristori saltò in parte; ma gli Zuavi, quei +medesimi che erano andati ad assalire Vigna Matteini, ne erano usciti; +sicchè fu assai più il rumore che il danno; i Cairoli infine, del cui +arrivo nè Cucchi nè alcun altro era stato avvertito in tempo, pervenuti +nella notte del 22 con settantasei compagni all’altezza di Ponte Molle, +e udito di là il fallimento della sperata sollevazione, eran stati +costretti a tenersi rimpiattati nella notte fra i canneti della riva +ed a cercarsi, alla prim’alba, un rifugio meno periglioso nella Villa +Glori sui Monti Parioli. Scoperti anche colà, assaliti nel pomeriggio +da un nemico tre volte soverchiante, piagato a morte Enrico, rotto +da ben dieci ferite Giovannino, l’un fratello spirante nelle braccia +dell’altro esangue, decimata in breve la più bella schiera di prodi che +l’Italia da molto tempo avesse partorito, il campo restò al numero ed +alla forza, miserabile conquista dei vincitori, ara perenne di gloria +al sacro stuolo dei vinti.[363] + +E tuttavia non fu quella la catastrofe più tragica di quell’infelice +conato. Nel lanificio Ajani in Trastevere, alcuni patriotti avevano +raccolte poche armi col proposito di usarle, se, come speravasi, +Roma era decisa a ritentare la riscossa. Se non che scoperto per +l’imprudenza d’un fanciullo il ricovero, circuita e battuta da ogni +lato la casa, gli assaliti infiammati dallo spartano esempio di +Giuditta Tavani-Arquati si preparano a disperata difesa. Combattono +prima dagli abbaini, dalle finestre, dalle porte; poscia, penetrata +l’onda degli aggressori, invase le scale, sfondati gli ultimi serragli +che il furore aveva innalzati, il combattimento si muta in zuffa +feroce, al pugnale, coll’ugne, co’ denti; dominante in mezzo a tutti +la eroica Giuditta, che incuora, comanda, combatte, fino a che, già +cadutole al fianco il marito e il figlio giovanetto, essa medesima +ai replicati colpi soccombe, ingombrando con altri nove cadaveri la +memorabile casa, fumante di orrida strage. + +E il magnanimo fatto bastò esso solo a scontar l’inerzia di Roma nel +1867. Nè più operose e risolute s’eran mostrate le provincie. Viterbo, +che da tanto tempo andava promettendo all’Acerbi, già grosso di mille +uomini, di insorgere, non ne aveva ancora trovato, fino al 22, nè la +forza nè la opportunità, sicchè il Prodittatore era sempre alla sua +famosa Torre Alfina: Menotti, da parte sua, dopo il combattimento del +14 ottobre, sospettoso di nuovi assalti, costretto a cercarsi una +stanza più propizia al vivere e all’ordinarsi, dopo aver errato un +po’ alla ventura da Nerola a Monte Calvario e da questo a Pericle, +finiva col riparare a Scandriglia nel territorio del Regno; similmente +il Nicotera tra il 23 e il 24 mattina non s’era ancora mosso da +Veroli; talchè quando Garibaldi giunse sul teatro della guerra trovò +la insurrezione delle provincie paralizzata, quella della capitale +soffocata, le bande scoraggite e disordinate; e insomma l’insieme +della situazione anco peggiore di quella in cui l’aveva lasciata al suo +partire per Caprera. + +E tuttavia al suo giungere sul teatro della guerra uomini e cose +risentirono tosto l’impulso della sua mano poderosa. Tutte le colonne +del centro, tanto quella che Menotti aveva riportata a Scandriglia +come le altre che stavano organizzandosi a Terni od erano già in +cammino per passare il confine, ricevevano tutte insieme e nel giorno +stesso (22 ottobre) l’ordine di muovere senza ritardo e di venirsi +a concentrare a Monte Maggiore e Passo Corese. Però la sera del 25 +Garibaldi stesso poteva telegrafare al Comitato Centrale di Firenze: +«Occupo Passo Corese e Monte Maggiore con le forze riunite di Menotti, +Caldesi, Salomone, Mosto e Friggesy.» Concentramento, diciamolo subito, +ammirabile, favorito di certo dalla inerzia de’ Pontifici, ma che per +la rapidità di pensiero con cui fu concepito e d’azione con cui fu +eseguito, merita nota come quello che assicurava al piccolo esercito +insurrezionale la prima condizione della vittoria: l’unità delle forze. + +Ma che cos’erano codeste forze di cui parla il telegramma di Garibaldi, +com’erano formate, ed a quanto salivano? + +Che fossero colonne, quali di due, quali di tre o quattro battaglioni +formanti, come i Bersaglieri dell’esercito, unità tattica ed +amministrativa da sè, ma riuniti sotto il comando dei colonnelli +già nominati, lo possiamo dire; ma conoscere ed accertare a quanto +ascendessero i loro uomini, cioè, per dirla militarmente, a quanto +sommasse la loro _forza_, fu impossibile cosa a noi, ma crediamo lo +sia stato, e lo sarà sempre ai comandanti stessi, allo Stato Maggiore +e a tutti quanti ebbero tra le mani alcune delle fila di quel _lavoro +di Penelope_[364] a cui s’era ridotto, per le ragioni già discorse, +l’organismo dell’esercito insurrezionale. Pure non temiamo dilungarci +troppo dal vero tenendoci intorno ai settemila uomini. + +Garibaldi intanto andava molinando come prendere di notte e per +sorpresa Monte Rotondo. È desso l’antico _Eretum_, poi feudo degli +Orsini, dei Barberini, dei Grillo ed ora dei Montefeltro, una delle +solite cittaduzze della Comarca, lanciata sopra un’altura se non +inaccessibile, molto ardua di certo, ricinta da mura non a prova di +cannone ma tali da scoraggiare le scalate; ha due porte massicce e +gagliardamente sbarrate; ha nel centro, ultimo ridotto, un castello +quadrato, solido, fitto di finestre e di feritoie d’ogni guisa: è +posizione forte per sè, non solo, ma chiave di posizioni; guarda e +domina, a occidente la grande via Salara e la ferrata; a mezzogiorno, +per mezzo di Mentana, la Nomentana e Tiburtina, e tutte insomma le +principali vie strategiche che dalla sinistra del Tevere sboccano in +Roma; munito d’artiglieria, può essere buon punto di ritirata e di +difesa a chi lo possiede, un cimento per chi deva impadronirsene, una +minaccia per chi l’abbia alle spalle, e finchè si parli o si scriva +d’arte militare, resterà sempre arduo il comprendere come lo Stato +Maggiore pontificio o non l’abbia guernita anticipatamente di tutte +le forze capaci d’una lunga difesa, o, quello che tornava ancora +più opportuno appena Garibaldi vi apparve dattorno minaccioso, non +siasi tenuto pronto a spedirvi da Roma un nerbo di truppe sufficienti +a sostenere gli assediati ed attaccare sul fianco gli assalitori. +Lasciarono invece che Garibaldi facesse a sua posta un giorno ed una +notte, nè si decisero a partire da Roma che la mattina del 26, due ore +dopo che Monte Rotondo aveva già capitolato. + +Fallita però, per le consuete ragioni per cui falliscono quasi sempre +tutte le imprese notturne, la sorpresa ordinata per la notte del 24, +non restò che l’attacco di fronte e fu ordinato per l’alba del 25. + +A difesa di Monte Rotondo stavano circa trecento uomini, tutti della +Legione d’Antibo, ed ora può ben dirsi, tutti dell’esercito francese, +alcuni gendarmi e dragoni a cavallo e due pezzi di artiglieria da +sedici. Avevano asserragliate le porte, aperto nelle mura un ordine +di feritoie, occupate le finestre delle case che sovrastavano, e non +sappiamo se ignorando la presenza di tutto l’esercito di Garibaldi o +per alto sentimento d’onore militare, s’apprestarono a vigorosa difesa. + +Le colonne di Valzanía, Mosto, Friggesy e Caldesi, erano destinate +all’assalto; quella di Salomone fu lasciata a guardia della stazione +della ferrovia e della Salaria, d’onde era buona regola attendersi da +un istante all’altro un attacco di fianco. Il lato scelto all’attacco +fu il meridionale e la Porta San Rocco, ma pare che la scelta non fosse +bene ponderata. Se la posizione nemica fosse stata meglio riconosciuta, +si sarebbe scoperto che dal lato occidentale, dove le mura cessano e +le case cominciano, gli approcci erano assai più agevoli e la presa +più facile e meno costosa. Assalita invece di fronte, nel suo punto +più forte, dovea essere pagata al caro prezzo di diciannove ore di +combattimento e del sangue più prezioso. + +Valzanía e Caldesi attaccarono con parte delle loro genti dalla destra, +appoggiandosi al convento di Santa Maria; Mosto co’ suoi Genovesi +veniva di fronte; da sinistra, sboccando dal convento de’ Cappuccini, +Friggesy; Menotti dirigeva, sotto gli ordini del padre, l’azione +generale. Malgrado che i nostri soperchiassero di numero, era sempre +un combattimento disuguale. I nemici al sicuro dietro le feritoie e +armati di squisite armi di precisione; i nostri a petto nudo, scoperti, +veri bersagli viventi ai tiri nemici, armati di quegli arnesi che +tutti sanno, affranti per giunta dagli stenti per le rapidissime +marcie di due giorni, gittati a cozzare contro pareti inaccessibili che +vomitavano la morte! pure andavano e morivano al grido di Garibaldi e +d’Italia, lietamente. Gli ufficiali, è vero, brillavano tra i primi +nello sbaraglio, e molti di loro, i Mosto, i Martinelli, gli Uziel, +i Sabbatini, i Giovagnoli cadevano quali morti e quali feriti. Ma +tutta la giornata era trascorsa, la sera stava per calare e il nemico +continuava il suo fuoco micidiale e non dava alcun segno di resa. + +«Ma pur bisogna vincere, grida Garibaldi, bisogna vincere stanotte,» +e ordinava che si raccogliessero in fretta tutti i mezzi per +incendiare la porta. Ed ecco subitamente ufficiali e soldati formare +una mobile catasta di legne e zolfo, e fattasi di quella al tempo +stesso una barricata e un brulotto, sospingerla, sotto il grandinar +incessante delle fucilate, contro la porta e appiccarvene le fiamme. +La porta verso le otto cominciò ad ardere, ed a mezzanotte cascava +già carbonizzata e sfasciata da tutte le parti. Però anche questa +operazione era costata molte vite generose, tra le quali il capitano +Sabbatini di Sogliano, perocchè il nemico non aveva mai smesso un +momento dal trarre contro gl’incendiari. Alla fine appena scavato un +pertugio i Volontari, proprio come onda che abbia trovato la stura, +vi si precipitarono dentro. I Dragoni nella loro caserma esterna si +arresero; ma gli Antiboini serrati nel castello non vollero udir parola +di dedizione, e appena albeggiato ricominciarono a moschettare, e +con fuoco più terribile, i Garibaldini stipati per le strade, onde fu +forza rizzare una barricata e appiccare l’incendio anche alla porta +del castello. Allora minacciati essi pure dalle fiamme, veduto ormai +svanire l’ultimo raggio di quella speranza di soccorso che forse li +tenne in vita, verso le nove del mattino stesso alzarono bandiera +bianca, e la resa fu stipulata. + +Caddero tutti, senza onore d’armi, prigionieri di guerra, lasciando i +due cannoni con poco più di settanta cariche e tutte le altre munizioni +da bocca e da guerra che possedevano. Una compagnia li scortò a Passo +Corese e li consegnò alle truppe italiane, primo ed ultimo trofeo +della campagna. Ai nostri questa giornata costò centoquaranta feriti e +quaranta morti, cifra che ci venne confermata dal Medico Capo del corpo +sanitario dell’esercito insurrezionale, e che possiamo ritenere esatta. + +Verso le undici antimeridiane del giorno stesso una colonna di +Pontificii di circa duemila uomini di tutte le armi, zuavi, antiboini, +cacciatori esteri, mezzo squadrone di dragoni, e mezza sezione +d’artiglieria, con tutto comodo, con tutta placidezza, usciva da +Porta Pia per andare in soccorso dei difensori di Monte Rotondo, e +arrivava verso le quattro del pomeriggio presso alla stazione. Ivi +gli avamposti di Salomone accolsero la testa di colonna a fucilate, +ond’essa, avvedutasi che tutto era finito su a Monte Rotondo, con molto +disordine, quasi tornasse da una rotta (noi stessi ne fummo testimoni +oculari) rientrò il giorno dopo in Roma. + + +XIII. + +La giornata di Monte Rotondo produsse lo sgombro di tutto il territorio +pontificio e la ritirata dell’intero esercito dietro i ponti del Tevere +e del Teverone, onde facevasi omai evidente che tutto lo sforzo papale +andava a concentrarsi nella difesa delle mura di Roma, le quali in +tutta fretta erano state guernite di batterie e di fortilizi d’ogni +natura. + +E libera per tal modo la campagna, Acerbi, cui era fallita due giorni +prima (24 ottobre) una sorpresa di Viterbo, se ne impadroniva nella +giornata stessa di Monte Rotondo senza colpo ferire, insediandovi la +prodittatura e proclamandovi i plebisciti; altrettanto faceva a mezzodì +il Nicotera, il quale, dopo l’eroico sacrificio di Raffaele Benedetto +e de’ suoi ventidue compagni a Monte San Giovanni, campeggiato altri +due giorni nei dintorni di Veroli, saputa sgombra di nemici tutta +la provincia di Velletri vi si gettava tosto con tutte le sue genti; +trionfando il 28 a Frosinone, il 30 a Velletri, dove egli pure, colla +proclamazione dei plebisciti, dissipava i maligni sospetti insorti sul +colore della sua bandiera. + +Stando così le cose, Garibaldi, regalato un giorno di riposo a’ suoi +Volontari, lasciato un battaglione a Monte Rotondo, un altro a Mentana, +e speditone un terzo col colonnello Pianciani a Tivoli, ordinato alle +colonne dell’Acerbi e del Nicotera di raggiungerlo, mosse difilato con +tutte le sue forze verso Roma. La sera del 27 pernottò a Fornuovo: il +29 portò il suo quartier generale a Castel Giubileo, spingendo i suoi +avamposti oltre a Villa Spada in vista del ponte Salario, a pochi tiri +dall’inimico. I Pontificii pare l’attendessero da questo lato, giacchè +Porta del Popolo, Porta Salara e Porta Pia e tutte le ville attigue, +la Torlonia, la Patrizi, la Ludovisi, erano state guernite di pezzi +coperti e occupate da compagnie imboscate. Monte Mario, contrafforte +formidabile che munisce l’entrata di Porta del Popolo, era pure stato +posto in istato di difesa, ed una specie di campo trincierato vi si +andava alacremente costruendo. + +Garibaldi vide le difficoltà e passò tutta la giornata del 29 a +studiarle. Tuttavia una falsa notizia, recatagli da un bugiardo +messaggiere, «che Roma fosse pronta a ritentare nella notte dal 29 al +30 una seconda riscossa,» lo indusse a persistere nel primo divisamento +di attaccare Monte Mario, e pensando rincorare colla promessa di un +vicino aiuto i Romani, ordinò si accendessero molti fuochi lungo tutta +la linea del campo e si preparassero quante barche potevasi, per il +passaggio del Tevere. A chi scrive queste linee toccò l’amaro ufficio +di far sentire a Garibaldi, addormentatosi nella forte speranza della +battaglia, la sgradita sveglia della delusione. Tutto era spento in +Roma. I Romani non potevano fare e non avrebbero fatto di più; chi gli +aveva portato quel messaggio era od un ingannato od un ingannatore. +Garibaldi ci diede ascolto, e gli eventi risposero se noi avevamo detto +il vero. + +Allora il Generale si volse ad altri pensieri. Stare accampato lungo +le umide rive d’un fiume, senza avanzarsi nè retrocedere, a nulla +approdava e molto poteva nuocere, specialmente alla salute de’ soldati, +e tutto consigliava a prendere stanza in qualche luogo sicuro e +difeso, centrale tra le due colonne di destra e sinistra che dovevano +raggiungerlo, aspettando l’occasione propizia per riprendere più +decisamente le offese. + +Gli restava per altro a riconoscere la postura e il contegno +dell’inimico dall’altra parte della città, vedere fino a qual segno +fossero guardati i ponti sul Teverone, e infine scandagliare lungo la +via il punto più debole per l’assalto futuro. + +A tal uopo, la mattina del 30, scortato da due battaglioni di +Carabinieri genovesi sotto gli ordini di Burlando e Stallo, da una +dozzina di guide e dal suo Stato Maggiore, guidò egli stesso la +divisata ricognizione su Ponte Nomentano. Menotti con tutte le sue +genti, meno un battaglione rimasto a Castel Giubileo, dovea marciare +più tardi in sostegno della ricognizione. E in questa breve e quasi +oscura operazione, parve ancora una volta quell’acume militare e quella +famigliarità col campo di battaglia, onde Garibaldi terrà mai sempre, +contrastato o no, il primo posto tra i primi capitani del mondo. + +Egli stesso in un bullettino, che noi scrivemmo sotto la sua dettatura +nel suo quartier generale di Monte Rotondo, faceva con brevi e scolpite +parole la storia di quella giornata. + + «Monte Rotondo, 31 ottobre. + + »Ieri, alle sei antimeridiane, giunse una scoperta nostra di + pochi uomini a cavallo al Castello dei Pazzi, ed una guida nostra + assieme ad un ufficiale di Stato Maggiore, entrati per i primi, + s’incontrarono petto a petto con una pattuglia di Pontificii, + l’attaccarono co’ _rewolvers_ e la misero in fuga. La guida nostra + ebbe una palla nel petto che lo sfiorò felicemente, e fu ferita di + poco momento. + + »La scoperta era seguita dal primo battaglione di bersaglieri + nostri che occuparono il castello suddetto ed il Casale Ceccina. + Dopo un’ora circa di soggiorno in quel sito, due colonne di Zuavi e + di Antiboini sboccarono una dal Ponte Nomentano e l’altra dal Ponte + Mammolo. + + »I nostri, collocati in posizione dal Casale suddetto al Castello, + ebbero ordine d’aspettare il nemico a bruciapelo. + + »I nemici avvicinandosi a destra e sinistra della posizione ci + fecero molti tiri da destra a cui non fu risposto; solamente verso + sera avvicinandosi alcuni Pontificii per la destra, furono sparati + alcuni tiri, i quali uccisero quattro uomini e non si sa quanti + feriti. + + »Noi abbiamo tre feriti leggermente. Così passò la giornata e si + tennero le posizioni fino alla notte, a un tiro di carabina dal + Ponte Nomentano. + + »Non essendo l’obiettivo se non che di riconoscere la posizione + del nemico sul Teverone, quella notte si diede ordine di ritirarla + su Monte Rotondo, lasciando una quantità di fuochi accesi sulla + linea. La ritirata si fece in buonissimo ordine, e questa mattina + il nemico, credendo che occupassimo ancora le nostre posizioni, vi + fece una quantità di cannonate al vento. + + »I nostri Volontari scalzi ed affamati si stanno rifocillando in + Monte Rotondo e contorni. Il loro contegno di ieri in presenza del + nemico fu ammirabile. + + »G. GARIBALDI.» + +Se Garibaldi si fosse lasciato tentare a rispondere con una sola +fucilata alle tante che il nemico c’inviava, o se un solo volontario +lo avesse disubbidito, noi avremmo dovuto accettare il combattimento, +trecento contro le migliaia, in un terreno scoperto e in parte +sconosciuto, separati dalle nostre linee (almeno fino all’arrivo di +Menotti) mediante un vasto tratto di campagna, e non solo la giornata, +ma Garibaldi stesso sarebbe stato posto a grave pericolo. E già poco +mancò non lo fosse nel mattino stesso, giacchè fra i primi entrati +nel cortile de’ Pazzi v’era Garibaldi in persona! Una palla di un +mercenario, e Garibaldi spariva oscuramente sotto le volte d’un +castellaccio abbandonato della Comarca romana! Ma il colpo d’occhio di +quell’uomo e la fede in lui salva tutto. Gli stette sempre al fianco, +interprete intelligente e risoluto de’ suoi ordini, un altro veterano +di battaglie rivoluzionarie, il generale Fabrizi, arrivato al campo dal +mattino soltanto a riprendere il suo posto di capo di stato maggiore, +che Garibaldi gli aveva meritamente conservato. + +Questa marcia avanti e indietro, quella ritirata su Monte Rotondo +_non piacque_ ai Volontari; e se la parola ai militari sembra strana, +chi fu volontario la comprenderà. Il piacere o non piacere, il +benedire o maledire, il discutere i movimenti, i disegni, i comandi, +il _rerum cognoscere causas_ è uno dei bisogni invincibili e degli +abiti incurabili delle baionette intelligenti. Perchè si fosse andati +fino a Ponte Nomentano ognuno press’a poco presumeva comprenderlo; ma +perchè senza sconfitta, quasi senza combattimento, si desse addietro, +e addietro fino a Monte Rotondo, questo nessuno poteva metterselo in +capo. E il non intendere rendeva grave e svogliato l’ubbidire. Quindi i +commenti, le interpretazioni, le censure, le querimonie infinite. Chi +voleva che la ritirata ci fosse imposta dal Governo italiano, e che +il ritorno a Monte Rotondo significasse dissoluzione; chi sosteneva +che Garibaldi stesso, riconosciuta l’impossibilità di prender Roma +con quelle forze, abbandonava l’impresa; e chi andava più innanzi e +faceva già sparito, già arrivato a Firenze il Generale, il quale per +smentire la puerile diceria, era costretto a mostrarsi e a parlare; chi +ci vedeva una tregua, chi un acquartieramento, pochissimi una manovra, +ed infine, cosa assai più grave, chi gettava in mezzo ai crocchi dei +novellieri e dei disputanti la notizia, vera pur troppo, dell’arrivo in +Roma de’ Francesi, e portava così al colmo il malumore, la confusione e +lo scoramento. + +Pure finchè non erano che ragionari di giovani, o queruli, o curiosi, +ma onesti, si potevano presto quetare; una parola di Garibaldi, un +ordine del giorno, una promessa qualunque, li avrebbe persuasi: ma in +mezzo al fiore degli schietti ed ingenui v’era la mondiglia dei tristi, +dei maligni, dei corruttori, degli spacciatori di bugiarde notizie, +degli agenti segreti e prezzolati della dissoluzione; peste che +aveva ammorbato fin dal loro nascere quelle avveniticcie milizie. Lo +sfasciamento pertanto cominciò da costoro e si propagò in breve anco a’ +meno peggio; laonde al toccar Monte Rotondo era già visibile e grande. +I Volontari, quali col fucile, quali senza, a lor beneplacito, senza +chiedere nè accettare licenza, se ne andavano a coppie, a squadre, e +per far più presto, giunti alla svolta della strada di Monte Rotondo, +non la salivano nemmeno e continuavano su per via Salaria verso il +confine. L’onesto partiva dicendo: «Poichè a Roma non si va più, stia +ne’ quartieri chi vuole;» il mariuolo partiva pensando: «Poichè non +v’è più nulla da bottinare costà, a Roma, ci pensi chi vuole,» e quali +istigando, quali scimmiottando, tutti persuadendosi a vicenda che la +era finita, e non restava altro da fare, a drappelli, a frotte, se la +svignavano. Lo sfacelo durò così vasto e crescente fino alla mattina +del 2. In quel giorno però, la voce sparsa d’una marcia in avanti, una +rivista passata da Garibaldi, lo sforzo de’ buoni ufficiali rimasti +fedeli al posto, lo arrestò. Frattanto potè ben dirsi che circa 2000 +uomini erano sfumati a quel modo.[365] + +Però finchè la defezione non era che dei tristi, anzichè impedirla era +da incuorarla; ma il male era che nè i tristi se n’andavano tutti, nè i +buoni restavano tutti; onde si era minacciati dei danni dello sfacelo +senza i vantaggi che sarebbero derivati da uno spurgo generale, fatto +con criterio e con energia, degli elementi morbosi che infracidavano il +corpo anche nelle sue parti più sane. In altre parole, la diserzione +complicava anzichè risolvere il problema della riorganizzazione, e lo +rendeva sempre più urgente e pericoloso. + +A questo problema però quanti avevano coscienza dello stato vero delle +cose, da Garibaldi all’ultimo ufficiale, s’erano dati gravemente +a pensare. Il generale Fabrizi, aiutato da Alberto Mario, lavorava +alacremente a ordinare il suo stato maggiore, e la prima opera a cui +mostrava intendere era la riorganizzazione. Un tribunale militare con +poteri eccezionali era improvvisato, e se non gli fosse venuto meno il +tempo, avrebbe fatta rigorosa giustizia; la ferrovia tra Orte e Corese +già interrotta, era restaurata, e l’arrivo de’ più indispensabili +oggetti d’equipaggiamento, elemento principalissimo d’ogni +organizzazione, affrettato. Si tentava inoltre di formare una scelta +e numerosa guardia del campo, posta agli ordini d’un capo energico +ed autorevole che avrebbe dovuto fare la polizia dell’esercito, che +ne avea tanto bisogno, e marciando col quartier generale proteggere +la persona di Garibaldi, ad ogni momento esposto a’ più rischiosi +sbaragli. + +E tutto ciò era un nulla, a petto del vero, del supremo problema +dominante tutti gli altri. Che si faceva a Monte Rotondo? Che si faceva +oggimai nello stesso Agro romano? Al Cialdini, cui la composizione +di un Gabinetto di conciliazione era fallita, subentrava il generale +Menabrea con un Ministero così detto di _resistenza_, il cui primo +atto era stato un bando del Re che apertamente sconfessava il +conato garibaldino e del quale furono ben tosto chiaro commento lo +scioglimento del _Comitato centrale di soccorso_, la fermata al confine +dei viveri diretti al campo garibaldino, il consenso all’intervento +francese in Roma, e la sottomissione infine a tutti i voleri +dell’imperatore Napoleone III e alle disfide oltraggiose de’ suoi +ministri.[366] + +Infatti tra la sera del 30 e la mattina del 31 la voce era cominciata +a propagarsi che i Francesi fossero sbarcati a Civitavecchia, anzi già +entrati in Roma, e quantunque al generale Garibaldi nessuno avesse +pensato a darne l’annuncio ufficiale, la sola probabilità del fatto +era anche per l’eroe più temerario d’una importanza capitale. Infine +contemporanea a quella notizia ne era corsa subito un’altra, che le +truppe italiane avessero varcato la frontiera pontificia occupandovi i +punti più prossimi, col mandato, dicevano i dispacci del Menabrea, di +tutelarvi l’ordine, di evitare ogni cozzo colle truppe francesi e di +procedere, potendo, d’accordo con esse. + +Ora la gravità di questi fatti era manifesta a chicchessia. La impresa +garibaldina veniva a trovarsi interamente abbandonata a sè stessa, +posta da un giorno all’altro al cimento di dover combattere, insieme al +pontificio, l’esercito francese e fors’anco scontrarsi coll’italiano, +giacchè le intenzioni del Governo di Firenze non erano su questo +proposito ben chiare. Che fare? Garibaldi non era mai stato così cupo +e cogitabondo! In quella mattina del 31 parecchi amici, tra i quali +Cairoli e Guastalla, venuti da Firenze a visitarlo a Monte Rotondo, +l’avevano consigliato a desistere da una lotta, il cui ultimo resultato +non poteva essere oramai che un infruttuoso e cruento sacrificio; +ma ciò che appariva semplice e chiaro ai più volgari, non lo era +altrettanto agli occhi dell’Eroe! Cedere in faccia allo straniero +fino allora sfidato; cedere senza aver tentato un supremo sforzo per +riafferrare la vittoria, o almeno glorificare la sconfitta, non era +da lui! E non era nemmeno il parere degli amici militari che l’avevan +seguito fino allora. Anche per essi, come per Garibaldi, l’impresa non +per anco era disperata, la resistenza poteva essere ancora possibile, +tanto più che a nessuno era dato prevedere quale sarebbe stato il +sentimento dell’Italia innanzi ad una guerra combattuta da’ suoi +figli, anco con mediocre fortuna, contro uno straniero invasore! Però +Garibaldi, concorde con tutti i principali suoi Luogotenenti, deliberò +di continuare la lotta a oltranza; e nel 31 stesso provvide al da +farsi. + +Se non che prendere quella risoluzione e veder che Monte Rotondo non +era più stanza adatta ad una campagna di guerriglie, di volteggiamenti, +di meditati indugi e di accorte ritirate, quale era quella cui +bisognava prepararsi, fu per Garibaldi un punto. + +Posizione forte contro la fanteria Monte Rotondo non lo è più quando +abbia di contro un nemico munito d’artiglierie, che possa coronare +le alture circostanti e batterlo in breccia da ogni punto. Però i +veri pericoli della dimora a Monte Rotondo, senza dire che le lunghe +scorrerie militari l’avevan dissanguato d’ogni cosa necessaria al +vivere quotidiano, eran principalmente queste: la troppa vicinanza +al confine che apriva una comoda via al flusso già cominciato delle +diserzioni; la sua posizione isolata e facilmente aggirabile, la quale +non lasciava ai difensori altra scelta che di seppellirsi uno ad uno +sotto le sue pietre o di capitolare a discrezione. + +L’abbandonarlo dunque era più che saggezza, necessità; e poichè +d’altro canto Tivoli era città prossima a Roma quanto Monte Rotondo, +in posizione ancora più forte, con un fiume davanti, una catena di +contrafforti a’ fianchi, due o tre strade di ritirata in caso di +rovescio; più lontana da Acerbi, ma più vicina a Nicotera; un vasto +territorio alle spalle; popolosa, ampia, fornita di vettovaglie, così +Garibaldi prescelse Tivoli. + + +XIV. + +Tuttavia, convien confessarlo, il Generale prima di risolversi al +partito che da ogni parte gli veniva proposto, ed egli stesso aveva +chiaramente indovinato, esitò. Qual pensiero lo trattenne? Noi +nol potremmo mallevare: appena ci periteremmo a supporre che egli +sperasse ad ogni istante di veder l’esercito italiano marciare contro +il nuovo invasore e chiedergli così ragione del violato suolo della +patria. Nessuno stupisca: son pensieri di Garibaldi! Il condottiero +di Volontari che lietamente si sarebbe messo alla coda dell’armi +nazionali, non voleva con una mossa apparentemente ostile aggravare +la situazione politica, nè guastare quelle che per lui erano buone +intenzioni del Governo italiano e nelle quali ancora confidava. +Comunque, l’esitazione di Garibaldi, fosse pur figlia d’un’alta e +patriottica ragione, pesò sulla bilancia degli eventi che il futuro +prossimo maturava. + +Nel dopo pranzo del 2 novembre parecchi messaggeri al quartier generale +recarono che le truppe pontificie, non si diceva ancora le francesi, si +apparecchiavano ad uscir da Roma per venire ad attaccare i Garibaldini +a Monte Rotondo. Queste notizie, sebbene non certe, tolsero Garibaldi +ad ogni incertezza, e tutte le disposizioni per la marcia su Tivoli +furono prese, caute e sapienti come l’arte più rigorosa poteva +suggerire. + +Il movimento che stava per intraprendere, era una marcia sul fianco +sinistro; e ognuno sa i rischi e i pericoli di siffatte manovre. Però +Garibaldi era di fronte a due ipotesi ugualmente probabili: che il +nemico, già in marcia su Monte Rotondo, ci incontrasse nella nostra +marcia su Tivoli: che il nemico, avvertito della nostra partenza, +sboccasse da Roma, e scegliendo il luogo e il tempo, ci assalisse +sul nostro fianco. Importava quindi parare a queste due eventualità, +potrebbesi già dire probabilità, ed ecco come Garibaldi provvide. + +A levante della via Nomentana, da Mentana a Tivoli, si spiega un +sistema di piccoli poggi popolati di frequenti villaggi, i quali +paiono gettati là dalla natura per guardare quella strada fino al +suo punto d’incontro colla strada Tiburtina. Qualora perciò fossero +state occupate quelle alture, coll’ordine di spingere avamposti +e ricognizioni sulle diverse vie che da esse sboccano sulla via +Nomentana, si sarebbe stati per lo meno sicuri di queste due cose: o +che il nemico sarebbe stato scoperto molto prima che potesse incontrare +la colonna marciante, la quale perciò avrebbe avuto tempo di spiegarsi +come e dove voleva; o che il nemico anche sfuggendo alle scoperte, +comunque e dovunque attaccasse la colonna, avrebbe sempre avuto sul suo +fianco destro od alle spalle la minaccia, ed occorrendo anche il peso +dei battaglioni stesi lungo tutte quelle posizioni avanzate, e cadendo +fra due fuochi si sarebbe inevitabilmente esposto al pericolo di una +rotta là dove sperava trovare una vittoria. + +Fermo in questi concetti, il generale Garibaldi fin dal 1º novembre +avea mandato il colonnello Paggi con tre battaglioni (900 uomini) +ad occupare i villaggi di Sant’Angelo in Capoccia e Monticelli e le +alture più avanzate di Monte Lupari e Monte Porci con tutte quelle +prescrizioni d’avamposti, di sorveglianza e di precauzioni che abbiamo +indicate. Date queste disposizioni, Garibaldi stesso, nel pomeriggio +del 2, andava a riconoscere le posizioni nuovamente occupate da Paggi e +lo stradale da percorrersi, e tranquillo da questo lato tornava a Monte +Rotondo per dare in un ordine del giorno, tutto scritto di suo pugno, +le disposizioni finali della partenza, che importa trascrivere: + + «Colonnello Menotti Garibaldi, + + »Le colonne da voi comandate marceranno per la sinistra sulla via + di Tivoli. + + »Nella marcia esse si terranno compatte il più possibile ed in + ordine. + + »Sulla destra delle colonne in marcia e sulle strade che conducono + a Roma si dovranno spingere delle pattuglie a piedi e degli + esploratori a cavallo bastantemente lontani, per essere avvisati + a tempo a poter prendere posizioni, in caso dell’approssimarsi del + nemico. + + »Sulle alture di destra della linea di marcia si dovranno pure + tenere delle vedette allo stesso scopo. + + »Una vanguardia precederà le colonne ad una distanza per lo meno + di millecinquecento a duemila passi, ed essa sarà preceduta pure da + esploratori e fiancheggiatori competenti. + + »Una retroguardia pure molto importante, con rispettive guide + indietro a considerevoli distanze, per avvisare di qualunque cosa + utile. + + »Questa retroguardia non deve lasciare dietro di sè un solo + individuo delle colonne ed un solo carro o bagaglio. + + »L’artiglieria e munizioni marceranno nel centro. + + »I bagagli, i viveri, ec. potranno marciare in testa od in coda + delle rispettive colonne. + + »Si raccomanda ai comandanti le colonne il buon ordine che col + valore dei nostri Volontari deve acquistarci la stima delle + popolazioni. + + »Monte Rotondo, 2 novembre 1867. + + »Il Capo di Stato Maggiore + + »N. FABRIZI. + + »G. GARIBALDI.» + +L’ordine di marcia dapprima era fissato per l’alba del 3; se non che +il colonnello Menotti, opponendo la necessità di una distribuzione di +oggetti di vestiario e specialmente di scarpe, arrivate poco prima, +pregava il padre a sospendere la partenza fino alle 11 del giorno +stesso. + +Garibaldi, pieno di paterna fede nella voce del figlio, si arrese, +e quel che gli abbia costato quella condiscendenza l’evento lo +dimostrerà. Che cosa era mai il bisogno, fosse pur sentito, di +scarpe, davanti alla suprema necessità d’una marcia manovra di quella +importanza e natura, gravida di tanti pericoli e di tanti effetti, +e fallita la quale, tutto era perduto? Come si poteva posporre il +principale all’accessorio? Come intraprendere una marcia, che doveva +esser fatta di soppiatto, in pieno mezzogiorno? Basti il dire che alle +11, marciando anche senza scarpe, tutta la colonna sarebbe stata a +Tivoli; e che i Pontifici, giungendo in faccia a Mentana, l’avrebbero +trovata vuota. Quale scacco per i generali francesi! Quale trionfo per +Garibaldi! + +Non si potè naturalmente partire che a mezzogiorno. Garibaldi poco +prima aveva spedito un altro messo all’Orsini, subentrato al Nicotera, +perchè sollecitasse la sua marcia su Tivoli, e quando vennero ad +avvertirlo che tutto era pronto per la marcia, si mosse senza dir +verbo, pensieroso e triste, zufolando per le scale una sua vecchia +canzone d’America,[367] quasi volesse dai ricordi di quei giorni +gloriosi trarre gli auspicii del destino al quale andava incontro. Indi +montò a cavallo ed al galoppo, cosa insolita in lui, passò via, rapido +e silenzioso davanti ai battaglioni schierati in battaglia lungo la +strada di Mentana, e poco dopo dietro a lui tutta la colonna si pose in +cammino. + +Il servizio d’esploratori e fiancheggiatori, oltre ad un manipolo di +guide mal montate e per la maggior parte nuove a quel delicatissimo +servizio, fu affidato al 1º battaglione dei Bersaglieri genovesi, +comandati dal maggiore Stallo. Dietro dovevano seguire, sempre +come avanguardia, i due altri battaglioni di bersaglieri, il 2º de’ +Genovesi, comandato da Burlando, e il 3º dei Lombardi e Romagnoli +comandato da Missori, e con essi la compagnia de’ Carabinieri +livornesi, forte non più di 70 uomini, sotto gli ordini del capitano +Mayer. Ora senza rivangare qui le molte ragioni che possono avervi +influito, ma incontrastabilmente per la principalissima che la +distribuzione del mattino avea disturbato le ordinanze, il fatto sta, +e importa notarlo, che tra l’avanguardia e il corpo principale sparì, +appena staccata la marcia, ogni intervallo, talchè persino l’estrema +punta del maggiore Stallo non potè che assai malamente adempiere +all’ufficio suo di scoprire il nemico e di proteggere la testa e il +fianco della colonna marnante. D’altra parte il colonnello Paggi, che +avea spedito al comando generale a prendere nuove istruzioni, riceveva +firmato dal signor Berna, capo di stato maggiore del colonnello +Menotti, l’ordine di lasciare Monte Porci e Monte Lupari e di andare +colle stesse forze ad occupare Palombara (se il Paggi aveva letto +bene), paese a settentrione delle posizioni prima occupate, rivolto a +tutt’altra direzione e che nulla avea a che fare nè colla via Nomentana +nè con nessun’altra via onde il nemico potesse sboccare. Quest’ordine +accrebbe nella mente del Paggi la confusione, laonde la sorveglianza +che egli stesso dovea esercitare sulla via Nomentana, divenne disforme +interamente dalle istruzioni del Generale in capo, e affatto illusoria. +A sommar tutto, gli ordini chiari, accurati e precisi dati da Garibaldi +non furono che imperfettamente eseguiti e negligentemente sorvegliati, +onde non sarà gran meraviglia se il nemico potrà quasi improvviso +piombare sulla testa della colonna garibaldina e prima ancora che ella +si fosse riavuta dalla sorpresa costringerla a duro cimento. + + +XV. + +Garibaldi collo stato maggiore e il quartier generale erano appena +entrati in Mentana, che le guide a cavallo venivano ad annunziare +la comparsa de’ Pontificii. Nello stesso tempo le fucilate degli +avamposti confermavano la notizia. Garibaldi ordinò tosto alla colonna +di arrestarsi, ma indarno cercava un luogo onde poter riconoscere +l’inimico. Mentana è quasi incassata in un avvallamento, e tutti i +poggi circostanti la dominano. Questo solo fatto mostrava già fin dalle +prime che la posizione era sfavorevole, e che la difesa di Mentana +sarebbe stata difficile. O bisognava avere il tempo e la possibilità di +spingersi ad occupare le posizioni davanti il villaggio, o abbandonarlo +interamente per difendere le posizioni indietro, tra Mentana e Monte +Rotondo, a noi d’altronde già note e in parte non ancora abbandonate. +Ci fu allora chi si peritò a profferire al Generale quest’ultimo +consiglio.[368] Garibaldi rispose: «Udite quel che ne dice Menotti, +e se crede che le posizioni davanti siano tenibili.» Menotti assicurò +«che davanti stava benissimo,» e.... un quarto d’ora dopo eravamo tutti +ricacciati nel villaggio. + +Tuttavia ogni segno rendeva manifesto che il nemico, benchè abilmente +coperto dalle macchie e dalle pieghe del suolo, avanzava dalla destra, +e Garibaldi non titubò un istante. Ordinò ai battaglioni di Burlando, +di Missori ed ai Cacciatori livornesi di spiegarsi prontamente +sulle alture di destra; mentre il figlio Menotti portava avanti +a sinistra e sul centro altre forze in sostegno dei combattenti. +Allora il combattimento si propagò vivo ed energico su tutta la linea +dell’avanguardia. In sulle prime però parve che il nemico mirasse +a concentrare l’attacco sulla destra e sulla fronte di Mentana, e +soltanto dopo avere seriamente impegnati i Garibaldini in questi punti +si decise ad assalire anche la sinistra, sulla quale rovesciò il nerbo +principale delle sue forze. Frattanto la sua manovra era smascherata: +l’attacco di destra e di fronte, benchè gagliardo, non era che una +finta per coprire il vero attacco di sinistra e ingannarci sulle sue +intenzioni. Ma nessuno cascò nell’inganno, meno poi Garibaldi. A destra +e di fronte i battaglioni di Missori, di Burlando, di Carlo Mayer, +ai quali si erano venute a riunire le genti di Stallo risospinte, +furono lasciati soli a sostenere l’urto, certi che l’avrebbero fatto +bravamente, e non furono più rinforzati. D’altronde la strada era +stata quasi subitamente perduta, e non restava altro che arrestare +l’impeto de’ nemici, asserragliando alla meglio l’entrata del paese. +Così fu fatto: e lì dietro poche tavole tarlate e qualche frantume di +mobilia, simulacro squallido di barricata, i più volenterosi tenevano +testa intanto che col grosso delle forze si provvedeva alla sinistra +del villaggio, sempre più gravemente minacciata. Non v’era un attimo da +indugiare. Coperti dalle ortaglie e dai vigneti della villa Santucci, +dove era venuto a piantarsi il quartier generale del nemico, fitti +gruppi di Zuavi e Carabinieri esteri s’erano spinti fin presso alle +prime case, avvolgendo in un arco di fuoco i pochi Garibaldini che +al riparo de’ pagliai e delle fronteggianti finestre cercavano di +arrestarne la marcia. Ma il numero de’ nemici soperchiava: ufficiali e +soldati non s’erano ancora riscossi dalla prima sorpresa dell’inopinato +attacco; tutti consigliavano, comandavano, strafacevano: v’erano quelli +che gridavano «avanti» rimpiattati dietro le muraglie; v’erano gli +altri che stavano soli in mezzo alle palle a sfidare i battaglioni: +era un vocío, una confusione, un tumulto, sul quale, anche chi non +aveva perduta la testa mal riusciva a dominare. Mentana parve per un +istante perduta. Indarno ogni valoroso, soldato od ufficiale che fosse, +cercava far testa colla voce, col comando, coll’esempio, colla vita; +l’onda de’ nemici invadeva e sospingeva innanzi a sè l’onda non meno +rapida dei fuggenti. Molti si rifugiavano nelle case, ma pochi per +continuarvi la difesa, i più, doloroso a confessarsi se meritassero +pietà, per nascondersi e peggio. Tuttavia i nemici non avevano ancora +vinto, e purchè si fosse potuto rimettere un po’ d’ordine, di calma e +di silenzio — oh di silenzio soprattutto! — così negli allarmanti come +negli allarmati, e formare punta con una schiera di risoluti, le forze +fresche erano molte ancora, e le parti potevano essere mutate. + +Lo pensò Garibaldi, e sapendo quanto possa e sui nemici non solo, +ma sull’anima facilmente elettrizzabile de’ suoi Volontari il tuono +del cannone, corse egli stesso a postare e puntare contro il centro +nemico i due pezzi predati a Monte Rotondo, onde appena partirono i +primi colpi, giusti come in un bersaglio, se ne vide subito il magico +effetto. Il nemico si arrestò: i Volontari fra grida di gioia parvero +pronti a ripigliare l’assalto. Era il momento decisivo, e Garibaldi +slanciò quanta gente avea d’intorno alla baionetta. Fu davvero una +carica stupenda. Si rientrò in Mentana, si risalì ai perduti pagliai, +si ricaricò il nemico di siepe in siepe, di dosso in dosso, fin dentro +la cinta degli orti Santucci. Ancora uno sforzo, e la villa, chiave +della posizione, è presa e la giornata è nostra. Ad animare e dirigere +questo sforzo, Fabrizi, Menotti, Mario, Bezzi, Canzio, il Generale +non sono di troppo; ma una moschetteria diabolica partiva dalle file +nemiche sempre rinnovate, che ributtava sul terreno morti e feriti i +più audaci. Tuttavia si avanzava, e per un istante la fucilata nemica +parve allentare. Che era? Pur troppo non era che una sostituzione di +linee. + +Ad un tratto, all’estrema nostra sinistra, due zone nere nere apparvero +traverso le ondulazioni dei colli di San Sulpizio: erano i due freschi +battaglioni del 1º di linea francese che entravano in battaglia. +Ma nessuno allora ci pensò, nessuno lo credette. La stragrande +uniformità delle assise e la somiglianza di linguaggio e di comando li +confondevano cogli Antiboini, e le minute distinzioni non erano in quel +momento permesse. Del resto un sentimento, una voce interiore più che +una ragione politica, facevan credere quella cosa impossibile. «Io non +avrei mai creduto — scriveva Garibaldi a Edgardo Quinet — che i soldati +di Solferino sarebbero venuti a combattere i fratelli, che avevano col +loro sangue liberati, e questa credenza mi valse una disfatta.» + +Comunque erano nemici, e trovarono sulle prime degna resistenza. I +Francesi avanzavano su due ordini: davanti una catena di bersaglieri; +dietro, in sostegno, un battaglione per divisioni, descrivendo, di +mano in mano, una conversione a sinistra sempre più pronunciata, +coll’evidente intenzione di avviluppare l’esercito ribelle, di +tagliarlo interamente dalla sua ritirata. Garibaldi allora corse di +nuovo a puntare i due pezzi contro i nuovi nemici, ma ahi! que’ poveri +settanta colpi, unico tesoro del parco, erano esauriti. I nostri, +finchè ebbero cartucce, tennero fermo; Menotti tentò una carica, ma +fu ributtata, e il bravo maggiore Cantoni vi lasciò la vita. Alberto +Mario, che fu sempre in tutta la giornata dove più incalzava il +pericolo, tentò girare con un battaglione l’estrema destra francese, ma +era tardi: per difetto di forze, di munizioni, di fiato, in una parola, +nessun movimento approdava e nessun eroismo valeva più. + +I Francesi avanzavano sempre. Villa Santucci, ristorata da nuove forze, +non avea ceduto; dalla destra un battaglione del 29º di linea francese +subentrava ai Pontificii e serrava dappresso gl’indomiti difensori di +quel fianco: non c’era più una compagnia disponibile; la giornata vinta +alle due, alle quattro era di nuovo perduta. + +E non pareva vero. Fabrizi, il vecchio Fabrizi, sereno ed impassibile +in mezzo alle palle, quasi solo talvolta a un trar di pistola dal +nemico, implorava, dimentico di sè, quasi pregando ancora, pochi +istanti di resistenza; Bezzi, rimasto tutto il giorno con Cella ed +altri prodi contro Villa Santucci, e tratto anch’esso nel fiotto +de’ fuggenti, si strappava i capelli; Mario, Friggesy, Menotti, +Missori (parliamo di quelli che ci passarono davanti in quell’ora) +si spingevano dove più ardeva la mischia a contrastare il terreno. +Garibaldi, pallido, rauco, cupo, invecchiato di vent’anni, seguíto +dall’indivisibile Canzio, ululava ai fuggenti: «Sedetevi, chè +vincerete.» Invano! tutto rigurgitava, correva, precipitava sulla via +finale della ritirata. + +E non parea vero! — Triste ritornello che ci torna sulle labbra +e ci riempie ancora di tutta l’amarezza di quell’ora! I Francesi +inoltravano così lentamente, con tanta cautela, con tale peritanza da +non riconoscergli più; non diciamo poi degli Zuavi, degli Antiboini e +di tutta la restante masnada. Non una carica, non una mossa risoluta da +que’ superbi soldati dell’Impero! Volevano avvilupparci e non osarono; +intendevano pigliarci tutti, compreso Garibaldi, e non seppero. Padroni +del campo, baionettarono i feriti; questo sì; ma bravura no! Erano +diecimila contro quattromila, e se quando incominciò la nostra rotta, +un solo sottotenente avesse cacciato su di noi il suo pelottone, +ci avrebbe con pochi uomini presi tutti prigionieri! Ma dov’erano +gli ufficiali francesi? dove le cariche decantate di Malakoff e di +Solferino! In quel supremo istante un’amara parola ci uscì dalle +labbra, e la ripetiamo ancora perchè dipinge Mentana a quattro ore +pomeridiane: _È un combattimento fra gente che fugge e gente che non +s’avanza_. + +Perocchè, vogliamo dire anco questo a onore della verità e per +lasciare ai valorosi una gloria senza mistura, anche fra i Volontari +ci furono le centinaia di bravi che pagarono per tutti, ma il grosso +del corpo _non si battè_. E infatti come si sarebbe battuto? Il +coraggio è dovere, onore, patriottismo, ordine, disciplina, e non era +certo da quell’immondo lezzo che potevano scaturire queste virtù. +Finchè a vincere bastarono i pochi, i pochi ci furono e ammirandi: +quando occorsero tutti, i più mancarono e travolsero nella disfatta i +migliori. + +Non restava ormai altro partito che la ritirata su Monte Rotondo, e fu +operata sotto la sinfonia _merveilleuse_ dei fucili _Chassepot_. Però, +sia ridetto per isbaldanzire ancora una volta un nemico che non seppe +aver rispetto nè pei vinti, nè per la verità, i tiratori francesi erano +circa a dugento passi dalla via che percorrevamo, vedevano noi a occhio +nudo, come noi essi, e non osarono scendere sulla strada. + +In Mentana però tutto non era finito: un millecinquecento uomini circa +vi restavano sempre; e quali per paura d’uscirne, come coloro che fin +da principio corsero a rimpiattarsi nelle case; quali per non saperne +trovare la via, come i tardivi o gli sbandati: quali per vender cara +la libertà e la vita, come i Bersaglieri di Burlando, che, dopo aver +bravamente combattuto tutta la giornata, si buttarono con un centinaio +d’altri compagni nel castello e vi si rinchiusero; quali infine per +non voler disperare della vittoria, come i Carabinieri livornesi, che +già caduto il sole, ultimo quadrato di Waterloo, combattevano ancora; +venivano tuttavia per ragioni e con propositi diversi a formare una +massa che a prima giunta, a nemico non bene certo della vittoria, +poteva parere temibile. + +E infatti di fronte a questa folla di feriti, di dispersi, di nascosti, +di impotenti, i generali franco-papali s’arrestarono; e non solo non +ardirono entrare in Mentana, ma, vedi sapienza! sospesero persino una +ricognizione che avevano ordinato per quella sera, accontentandosi di +mettere le gran guardie a un mezzo tiro di fucile dal paese.[369] E +questo lo scrive proprio il generale francese, e il fatto conferma, +almeno in questo punto, il suo rapporto. Una cosa sola inesatta +sfuggì al signor De Failly, «che egli dormì sul campo di battaglia.» +Il valente Generale dimenticò che il campo di battaglia era Mentana +stessa, e che egli per quella notte dormì fuori. + +Garibaldi non l’avrebbe mai immaginato, e convinto che Mentana sarebbe +stata nella sera stessa in potere del nemico, vedendo omai vana, e più +per le ragioni politiche che per le militari, ogni altra resistenza, +ordinò per la sera stessa la ritirata di tutto il corpo (circa tremila +uomini) su Passo Corese. Egli sapeva, come noi tutti, che a Passo +Corese l’attendeva la catastrofe, ma non sarebbe stato da uomini, +poichè la era inevitabile, il differirla con un infecondo spargimento +di sangue, o con un ludo teatrale di gladiatori, mascherarla. + +Al mattino seguente, 4 novembre, al primo apparire del 59º reggimento +francese, che, sotto gli ordini del tenente colonnello Bresolles, +marciava in ricognizione sopra Mentana, una bandiera bianca issata +sul castello annunziava che i Garibaldini ivi rinchiusi intendevano +capitolare, e furono tosto intavolate le negoziazioni. Il maggiore +Burlando per i suoi stipulò che _tutti i Volontari chiusi in Mentana_ +avrebbero deposte le armi e sarebbero stati ricondotti al confine +italiano da una scorta francese. I generali franco-papali mostrarono +intendere, ed amiamo ancora crederlo, per l’onore di Francia, +incolpevole equivoco, che pei soli _rinchiusi nel castello_ fosse +pattuito il partire così, laonde tutti quelli che trovarono per le vie +di Mentana, circa ottocento, li ritennero prigionieri di guerra e li +portarono, trofeo non legittimo, in Roma. + +Ridire poi tutte le prove di valore e di sacrificio sarebbe +impossibile: empirebbero un poema. I settanta Carabinieri livornesi, +la vecchia guardia della giornata, lasciarono circa la metà de’ loro +sul terreno, fra i quali dodici morti, dei quali troviamo in un album +pietoso registrati i nomi che ci par sacro ripetere.[370] Era stato +degno di comandarli fino all’ultimo istante, fino a che gravemente +ferito ad un braccio cadde egli stesso, Carlo Mayer, nome in Livorno +onorato, già soldato e ferito d’altre campagne, colto intelletto e +nobile cuore, fra i rari superstiti di quella generazione di veri +volontari, di veri patriotti, e, sia pur detto, di veri uomini, che le +battaglie della vita, più ancora che le battaglie del campo, vennero +decimando. Cantoni di Bologna, il conte Bolis romagnuolo, bravamente +morirono. Egisto Bezzi, di cui basta il nome, Adami livornese, Stallo +genovese, Erba e Vigo Pellizzari di Milano, molti altri de’ quali il +nome non si conosce, caddero feriti e con uno stuolo non meno ammirando +di usciti illesi per prodigio da ogni più disperato sbaraglio, +confermarono al nome italiano l’immortalità del valore. + +Che cosa faceva intanto il colonnello Paggi co’ suoi tre battaglioni? +Aveva egli scoperto il nemico, aveva visto il combattimento, aveva +sentito la fucilata ed il cannone? Tanto Menotti Garibaldi quanto +il generale Fabrizi gli mossero ne’ loro rapporti grave censura per +non aver prima d’ogni altra cosa avvertita la marcia dell’esercito +franco-papale per via Nomentana, e non essere disceso, una volta +impegnato il combattimento, ad attaccare il nemico alle spalle. + +Ma il colonnello Paggi in un suo rapporto, edito da’ giornali, s’è +giustificato adducendo che il nemico, girando per le posizioni di +Casale e Romitorio su Mentana, passò lontano da’ suoi avamposti otto +miglia: che Monte Porci e Monte Lupari, oltre che essere anch’essi +assai lontani e fuor d’ogni vista dalle accennate posizioni di Casale +e Romitorio, erano stati il giorno prima per ordine di Menotti stesso +abbandonati: che egli era stato mandato ad occupare _Palombara_ fuori +affatto di linea, mentre dovea occupare il monte _Palombino_ dominante +la strada; che infine egli avea udito il cannone soltanto verso il +tocco e mezzo, ma che non avendo ricevuto alcun ordine di muoversi, +stimò di non poterlo fare sulla sua responsabilità. + +A noi mancano tuttavia argomenti bastevoli per pronunciare un giudizio. +È certo però che il generale Garibaldi contava molto sulla vigilanza +e sull’intervento della colonna del Paggi, tanto vero che durante il +combattimento spedì guide ed ufficiali di stato maggiore a chiamarlo, +ed è altresì certo che se un solo battaglione di quella colonna fosse +comparso anche verso le tre alle spalle del nemico, l’effetto ne poteva +essere grande e forse decisivo. + +Tale fu la giornata di Mentana. In essa si trovarono di fronte, +secondo i nostri ed i rapporti dello stato maggiore dell’esercito +alleato, 11,000 Franco-papali contro 4652 Garibaldini. Tutto l’esercito +pontificio sì mercenario che indigeno era uscito da Roma, ed il +generale Fabrizi calcolando ai 5000 uomini si tiene molto al disotto +del vero. Dell’esercito francese erano in linea tutto il 1º, il 29º e +il 59º reggimento di linea, un battaglione di cacciatori di Vincennes e +un’intera batteria d’artiglieria. + +Le perdite de’ nostri, secondo le informazioni raccolte dal corpo +sanitario, ammontarono a circa 240 feriti e 150 morti, oltre a circa +900 prigionieri. I morti del nemico ascesero a 256, sui quali, fatta +la proporzione, si può calcolare il numero dei feriti. La differenza è +dunque tutta a danno de’ Franco-papali; i Garibaldini non ebbero altro +privilegio che di lasciare un maggior numero d’ufficiali sul campo di +battaglia.[371] + + +XVI. + +La notte era grigia e tetra, la campagna squallida e muta: buffi di +vento soffiati dal Tevere penetravano nelle ossa, intirizzendovi quelle +ultime ceneri d’energia che l’ambascia e la fatica di quell’aspra +giornata non aveano consumate. La colonna seguiva, lunga, serrata, +taciturna: non un canto, non un grido, non un colloquio. Garibaldi +precedeva a cavallo, silenzioso anch’esso, col cappello sugli occhi, +le braccia abbandonate, lugubre, spettrale. Pareva il _Napoleone_ di +Meissonnier, che batte in ritirata dopo la sconfitta di Laon. Egli non +badava ad alcuno, e nessuno a sua volta avrebbe osato interrompere il +sacro colloquio di quell’uomo con la sua sventura. + +Un istante tuttavia parve accorgersi che qualcuno gli cavalcava più +dappresso, guatando ansioso tutti i moti della sua fronte; onde, rotto +per poco il silenzio, gli disse: «È la prima volta, Guerzoni, che +mi fanno voltare le spalle così, e sarebbe stato meglio....» qui un +profondo sospiro gli troncò nella strozza la parola, e spinto avanti il +suo cavallo, arrivò poche ore dopo insieme a tutta la colonna a Passo +Corese. + +Voleva forse dire: «Sarebbe stato meglio morire?» L’evento e l’ora +consigliavano siffatti pensieri, e molti forse li covavano come lui. + +Ivi il primo ad affacciarglisi fu il volto franco ed ospitale del +colonnello Caravà, già suo soldato, ora comandante il 4º Granatieri al +confine, e che fin dove glielo avevano concesso i suoi rigorosi doveri, +era stato durante tutta la campagna sollecito in ogni guisa de’ nostri +sbandati e de’ nostri feriti. Garibaldi gli porse la mano e gli disse: + +«Colonnello, siamo stati battuti, ma potete assicurare i nostri +fratelli dell’esercito che l’onore delle armi italiane fu salvo.» + +E fu quella la più eloquente epigrafe di tutta quella campagna. + +Il dì appresso il Generale montava in ferrovia, col proposito di +ricondursi diritto alla sua Caprera, quando, «giunto a Figline (lo +diremo colle parole stesse della protesta che i seguaci del Generale +stesero in quella circostanza),[372] il convoglio fu fatto arrestare +e presentossi al generale Garibaldi il luogotenente colonnello dei +Carabinieri, signor cavalier Camozzi, il quale chiese conferire da +solo col Generale stesso. La stazione era occupata militarmente da una +divisione di Bersaglieri, comandata dal maggiore Fiastri, e da un forte +drappello di Carabinieri. + +»Dopo pochi istanti il Generale scese dal convoglio, e tutti noi che lo +accompagnavamo con lui. + +»A un tratto si udì il generale Garibaldi dire ad alta voce al +colonnello Camozzi le seguenti parole: + +» — Avete il regolare mandato d’arresto? — + +»Il Colonnello rispose: — No. Ho l’ordine d’arrestarla. — + +»Il Generale replicò: — Voi sapete di commettere una illegalità. Io non +sono colpevole d’alcuna ostilità contro lo Stato italiano, nè contro le +sue leggi. Sono deputato italiano, generale romano eletto da un governo +legalmente costituito e cittadino americano. Come tale, non essendo +colto in flagrante di nessun delitto, non posso essere arrestato, e +voi e chi vi manda, violate la legge. Però vi dichiaro che non cederò +che ad un atto di violenza, e che, se volete arrestarmi, vi converrà +trasportarmi a forza. — + +»A queste sue parole noi tutti (s’intendano i sottoscrittori della +protesta) eravamo risoluti a difendere anche colle armi, nella +persona del Generale, la legge e il diritto. Ma egli ci dichiarò «che +alla violenza, che si intendeva usare contro di lui, non voleva si +rispondesse con altra violenza; che non avrebbe mai consentito ad +un conflitto con soldati italiani, e ci impose di tralasciare ogni +pensiero di resistenza armata.» + +» — Perchè (soggiunse) se avessi voluto resistere colle armi, io pel +primo avrei usato di quelle che aveva sotto i miei ordini. — + +»Noi ubbidimmo. + +»Accorsa molta gente, la quale poteva far temere una collisione, e nel +desiderio di evitare uno spettacolo così umiliante per il paese, il +deputato Crispi telegrafò due volte al Presidente del Consiglio dei +ministri, chiedendo una revocazione degli ordini in nome d’Italia, ed +affermando replicatamente che il Generale voleva andare a casa sua, +a Caprera. Perciò fu chiesta al colonnello Camozzi la breve dilazione +necessaria per ottenere da Firenze una risposta telegrafica, come era +stata domandata. + +»Nello stesso tempo molti fra noi insistevano presso il colonnello +Camozzi, perchè anch’egli, da parte sua, telegrafasse al Governo, +significandogli la risoluzione del generale Garibaldi e chiedendogli, +per la nuova e impreveduta circostanza, nuove istruzioni. + +»A questo nostro consiglio il colonnello Camozzi oppose il più reciso +rifiuto. + +»Scorsa un’ora, senza che fosse arrivata da Firenze alcuna risposta al +telegramma del deputato Crispi, il colonnello dei Carabinieri dichiarò +che doveva far eseguire gli ordini. + +»Nemmeno la dichiarazione fatta più volte dal generale Garibaldi +d’essere stanco, sofferente, affranto da molti giorni di privazioni +e di fatiche, e di non poter sopportare il nuovo e grave disagio d’un +lungo viaggio, valse a trattenerlo. + +»Allora quattro carabinieri si avvicinarono al Generale, il loro +maresciallo lo invitò, in nome de’ suoi superiori, a seguirli. Il +Generale, mantenendo ferma la sua prima risoluzione, fu sollevato dai +suddetti carabinieri, tolto da dove era seduto nella sala d’aspetto, +e così trasportato di peso in mezzo al silenzio più solenne de’ suoi +amici sino alla carrozza a lui destinata. + +»Solo il deputato Crispi, in nome di tutti, protestò con energiche +parole contro la violazione della legge e contro l’oltraggio inflitto +al più grande cittadino d’Italia. + +»Fu concesso soltanto alla sua famiglia ed a’ suoi domestici +d’accompagnarlo, ma solo il genero Canzio rimase con lui. + +»Nello stesso compartimento andò a sedersi il colonnello Camozzi; molti +vagoni di Bersaglieri precedevano e seguivano il treno.[373]» + +E di là continuò fino al Varignano, dove sostenuto tre settimane, il 26 +di sera fu imbarcato per Caprera, e quivi colla sola condizione di non +uscirne sino al marzo vegnente e di presentarsi al Tribunale, caso mai +il processo dovesse aver luogo, posto in libertà. + +Le ultime parole da lui scritte, uscendo da quel secondo carcere patito +per Roma, furono: «Addio Roma, addio Campidoglio! Chi sa chi e quando a +te penserà!» + +Ci pensò la Nemesi della Storia, che ai vinti di Mentana preparò la +triste, ma giusta, ma fatale rivincita di Sédan! + + [Illustrazione: SCHIZZO TOPOGRAFICO dell’Insurrezione Romana — + 1867] + + +XVII. + +L’Eroe aveva più che mantenuta la sua parola; dal 1868 al 1870, non +solamente non s’era più mosso da Caprera, ma, cosa portentosa, aveva +scritto poche lettere, e fatto parlare raramente di sè.[374] + +Che cosa fa il Generale?; — era la domanda quasi obbligata e periodica +de’ suoi amici in quegli anni; — che cosa pensa, che cosa mulina, che +cosa apparecchia? — Nulla! pota le viti del Fontanaccio, scrive de’ +romanzi,[375] e fa la corte alla signora Francesca Armosino, che non +sembra ritrosa a quell’onore. + +Se non che, a un tratto, l’una dietro l’altra, col crescendo d’un +uragano, scoppiano le notizie dell’_anno terribile_: l’antico duello +tra Francia e Germania ripreso; il primo esercito francese disfatto a +Wörth e a Gravelotte; il secondo annientato, coll’Imperatore stesso +prigioniero, a Sédan; l’Impero caduto e la Repubblica gridata: gli +eserciti di Germania alle mura di Parigi: la Francia boccheggiante +sotto il piede del vincitore, troppo orgogliosa, vorremmo dire, troppo +grande, per darsi vinta ancora. + +Ora in mezzo a questo cataclisma che spostava da un istante all’altro +il fulcro dell’equilibrio mondiale, quale sia stato il contegno +dell’Europa, il contegno dell’Italia nostra, non è mestieri ridirlo. +L’Europa gridò: «Beati i neutri;» l’Italia esclamò: «Quest’è l’ora di +riprender Roma:», più d’uno forse pensò se non era il caso di riavere +anche Nizza; e continuando a lasciar che la Francia si liberasse come +poteva dalle strette del colosso che le stava sul petto, ciascuno badò +soltanto a trarre quel qualunque profitto che potesse dalla vittoria +dell’uno, dalla sconfitta dell’altro, dallo spossamento d’entrambi. +Ciascuno, eccettuatone un solo: colui che fu, sotto ogni rispetto, +l’eccezione vivente del nostro secolo, Giuseppe Garibaldi. Intanto +che gl’Italiani si preparavano tripudiando alla facile conquista +dell’eterna città, intanto che taluno de’ suoi concittadini nizzardi +lo sollecitava a entrare nel moto _revisionista_ che doveva restituire +la sua terra nativa all’Italia, egli solo pensava alla Francia; egli +solo forse sentiva il pericolo di veder sparire dal consorzio delle +nazioni latine quella madre presunta, ma agitatrice certa di tutte le +grandi idee moderne; ed egli solo le offerse, con semplice e commovente +parola, «quanto restava di lui.» + +La sua lettera però al _Governo della Difesa Nazionale_ in Tours +restò senza risposta; e forse la sarebbe rimasta per sempre se il +francese colonnello Bordone, uno de’ suoi ufficiali del 60, fattosi +zelatore ardentissimo di quel viaggio, non fosse riuscito a strappare +al signor Crémieux, Guardasigilli della _Difesa Nazionale_ una specie +di aggradimento o d’incoraggiamento ufficioso che non aveva nulla, +a dir vero, dell’invito ufficiale e categorico d’un Governo; ma che +bastò al Bordone stesso per credere e far credere al Generale che egli +sarebbe stato accolto a braccia quadre da tutto il popolo francese +e salutato come un salvatore.[376] Ma fu disingannato ben presto. A +Marsiglia il popolo lo accolse coll’usato entusiasmo; ma a Tours era +così poco aspettato[377] che lo stesso Crémieux fu udito esclamare +in suon lamentoso: «Ah mon Dieu; il arrive! Il ne nous manquait plus +que cela;[378]» e il Gambetta, disceso per l’appunto in quei giorni +in aerostata alla capitale provvisoria della nascente repubblica, non +seppe ringraziarlo in altro modo che facendogli offrire il comando di +due o trecento Volontari, di cui il Governo non sapeva che farsi. + +Il fatto era che, eccettuati quei pochi amici ed ammiratori che +l’Eroe aveva in tutti gli angoli della terra, nessuno in Francia +aveva desiderato la sua venuta. Il Governo pel primo l’aveva subíta, +ma non l’avrebbe mai invocata. Aborrito da tutte le frazioni del +partito retrivo come il campione più pericoloso della rivoluzione; +dipinto alle ignare contadinanze come un anticristo nemico a tutte +le religioni e a tutti gli altari; inviso alla borghesia bottegaia +e pacifica, come un impedimento di più alla conclusione della pace, +che era in fondo l’anelito segreto e il desiderio più sincero del +popolo francese, Garibaldi si trovò in Francia fin da’ primi giorni +nella falsa posizione d’un intruso che arreca in casa d’altri un +aiuto non richiesto, ed è tanto più increscioso agli aiutati, quanto +più sono costretti a confessare che di quell’aiuto avrebbero bisogno. +L’esercito pel primo non avrebbe mai potuto tollerarlo. «Mai, esclamava +il Gambetta, mai io metterò un Generale francese sotto gli ordini di +Garibaldi.[379]» Ed era un proponimento ingrato, ma in quel momento e +per quel paese, politico. Nessun Generale si sarebbe mai rassegnato +ad aver per uguale, molto meno per capo, quel soldato di ventura. +I Capitani dell’Impero erano stati troppo solennemente battuti per +ammettere che altri venisse loro ad apprendere il modo di non esserlo +più. Vittoriosi, avrebbero forse tollerato di dividere con lui i resti +della loro gloria; vinti, non avrebbero patito di dovere a lui gli +onori della rivincita sperata. Checchè facesse Garibaldi, ponendo il +piede in Francia egli era già predestinato a questo fine: portare +la soma di tutti gli errori altrui; perdere il frutto di tutti i +meriti propri; non raccogliere altro premio del suo beneficio che +l’ingratitudine implacabile de’ beneficati. + +Tuttavia il governo di Tours se non poteva desiderarlo, non poteva +neanche osar di respingerlo; e quando il Generale, indignato +dell’oltraggiosa offerta che gli era stata fatta, annunziò che +sarebbe ripartito dalla Francia col primo treno diretto, il Gambetta, +impensierito dell’interpretazione che si sarebbe data a quella +partenza, e soprattutto forzato dal programma di guerra a oltranza +da lui stesso bandito, che gli impediva di trascurare qualsiasi più +piccolo soccorso, finì coll’offrire al Generale «il comando di tutti i +Corpi franchi della zona dei Vosgi compresi da Strasburgo a Parigi, e +d’una brigata di Guardie mobili.» + +E come ognun sente, il titolo era troppo risonante per non sospettarvi +sotto più vento che sostanza; tuttavia Garibaldi ormai disposto a +sacrificare tutto sè stesso al fine che lo conduceva, l’accettò subito, +e nell’indomani diede convegno a tutte le forze reali ed immaginarie +poste a’ suoi ordini, nei dintorni di Dôle, dove andò egli stesso il 15 +ottobre a porre il suo Quartier generale. + +La scelta di quel primo punto di concentramento, dato l’obbiettivo +prescritto al generale Garibaldi, e le posizioni del nemico, non poteva +essere migliore. La piccola città di Dôle, capoluogo del Giura, domina +dall’alto le due valli della Saona e del Doubs; allaccia intorno a sè +le quattro strade di Dijon, di Langres, di Besançon, e di Lione, ed +offre a qualunque esercito abbia l’ufficio di proteggere il Giura ed il +Lionese da un nemico sboccante dai Vosgi, un pernio d’operazione e di +difesa per ogni rispetto gagliardo ed opportuno. + +E tale era infatti il problema dei belligeranti nel sud-est della +Francia. Il generale Werder vinta Strasburgo era sceso con tutto il suo +Corpo d’armata (XIV) nella regione meridionale dei Vosgi, e lasciata +una divisione all’assedio di Belfort, s’era disteso colla sua ala +destra nelle convalli della Saona e dell’Ognon, spingendo già le sue +scorrerie fino a Vesoul, Langres e Montbeillaird in faccia a Dijon, +Dôle e Besançon. + +Ora contro queste truppe, sommanti a più che quarantamila uomini, +non istettero fino ai primi d’ottobre che il Corpo del generale +Cambriels, forte tutt’al più di ventimila soldati, tra Besançon e +Beaume-les-Dames, e alcuni battaglioni di milizie mobili sotto gli +ordini del dottore Lavalle, a guardia di Dijon. Tra questa città e +Besançon v’era dunque un largo spazio vuoto, già minacciato dalle +scorrerie nemiche, che importava e si pretendeva infatti coprire col +così detto _Esercito dei Vosgi_ del generale Garibaldi. + +Il qual esercito però non cominciò che al 20 ottobre a parere almeno +l’embrione di quello che sarebbe stato in futuro. E non parliamo del +numero, che fino a tutto ottobre non superò mai i quattromila uomini +e per quasi l’intero novembre i settemila, ma tocchiamo qualcosa +soltanto della qualità. Un cibreo cosmopolita di Francesi, Spagnuoli, +Polacchi, Greci, Algerini, miscuglio a sua volta di guardie mobili, di +soldati stanziali, di volontari, di reclute forzate, e decorato de’ +nomi più strani e diremmo quasi quarantotteschi: _Francs-tireurs du +Rhône, de Gand, de l’Isère ec.; Alsaciens de Paris, Explorateurs de +Gray, Compagnie de Colmar e d’Oran, Enfants perdus de Paris, Guerrillos +d’Orient, le Bataillon l’Egalité de Marseille_ ec.; i _Cacciatori +delle Alpi, di Marsala, di Genova_, ec.; camuffati nelle foggie più +strane, militari, brigantesche, eroiche, borghesi; armati di tutte +le armi, dalla _tabatière_ al _Chassepot_, dal _Remington_ alla +carabina svizzera, dall’antiquato fucile a percussione al nuovissimo +_Spencer Rifle_; comandati da ufficiali, la cui gerarchia morale andava +dall’avventuriere mestierante, lanciaspezzata di tutte le cause, al +candido paladino dell’idea, accorso a morire per la repubblica; dal +veterano incanutito nelle battaglie, al tribuno popolare improvvisato +generale; dal vigliacco degno di fucilazione,[380] all’eroe degno +d’apoteosi: ecco l’esercito dei Vosgi. + +Che se a tutto ciò si aggiunga, fino quasi al finire della campagna, la +mancanza di cavalleria, la povertà d’artiglieria, la freddezza, se non +era qualche volta avversione, delle popolazioni e delle magistrature +locali; la lentezza, se pur non poteva dirsi ritrosia del Governo a +soddisfare ai più stringenti bisogni del nuovo esercito, e infine la +perpetua incertezza del comando, sicchè in quella zona dei Vosgi, o +del Giura, o della Costa d’Oro, non si seppe mai chi comandasse in +capo; se Garibaldi, o Cambriels; se Michel, o Cremer; se Crousat o +Bressolles; si avrà una pallida idea delle condizioni in cui Garibaldi +dovette fare quella guerra, e quanta virtù di pazienza, di costanza, di +coraggio, dovesse racchiudersi nel petto di quell’eroe per resistere +a tante contrarietà, ben più moleste del fucile ad ago prussiano, e +non piantare su due piedi un paese che gli lesinava persino i mezzi di +combattere e morire onoratamente per lui. + + +XVIII. + +E se ne videro ben presto le prove. Le avanguardie del Werder +scorazzavano già nei dintorni di Gray, laonde Garibaldi, accortosi +della necessità di far argine all’invasione crescente, mentre con +abili manovre tra la Saone e l’Ognon tentava di arrestare la marcia +del nemico o di guastarne i disegni, insisteva col Cambriels, affinchè +cooperasse con lui, sia colle mosse combinate delle sue truppe, sia +coll’inviargli rinforzi, a contenere il nemico sempre più minaccioso. + +Ma indarno. Ora il Cambriels dichiarava di non poter dare nè un uomo, +nè un cannone de’ suoi; ora invece sognando d’essere attaccato egli +stesso, interrompeva le operazioni meglio avviate di Garibaldi per +chiedere soccorso a lui;[381] ora infine per l’impotenza di Garibaldi, +ora per l’incapacità e il malvolere del Cambriels, la cosa andò tanto +a seconda ai Prussiani da quel lato, che alla fine dell’ottobre, avuta +pronta ragione dei pochi mobili che guardavano la città, entrarono, per +dedizione del municipio, in Dijon. + +Il fatto era grave. Colla presa di Dijon non solo tutte le gole del +Morvan, dietro le quali la Francia possiede nei grandi opifici del +Creuzot una delle maggiori sue ricchezze, erano esposte all’invasione +nemica, ma persino le strade di Lione e di Nevers, quindi la linea +della Loira, dietro la quale il generale Bourbaky ordinava il suo +ultimo esercito salvatore, poteva essere minacciata. Di fronte pertanto +a questo pericolo, il governo di Tours pensò di incaricare il Generale +della difesa del Morvan, ordinandogli di trasportarsi con tutte le sue +forze ad Autun. E il Generale, che fino a quel giorno avea reso alla +difesa del Giura importantissimi servigi, arrestando coi felici scontri +di Genlis e Saint-Jean de Losne (5, 6, 7 novembre) i Prussiani al di +là della Saona, accettò, ringraziando, il nuovo mandato, e tra il 14 +e il 15 novembre mosse per il nuovo teatro della guerra che gli era +destinato. + +Ma quivi pure la parte affibbiatagli era superiore alle forze. +Col sopraggiungere della legione italiana e d’altri corpi franchi, +Garibaldi aveva potuto accrescere e riordinare il suo piccolo esercito +in quattro brigate; la prima comandata dal generale Bossack, veterano +delle guerre polacche, con circa quattromila uomini; la seconda agli +ordini del signor Delpeck, testè prefetto di Marsiglia, prode, ma nuovo +alle armi, di circa millecinquecento; la terza, capitanata da Menotti +Garibaldi, comprendente i Corpi franchi italiani, di circa cinquemila +seicento uomini; una quarta infine, posta sotto il comando di Ricciotti +Garibaldi, composta in gran parte di _francs-tireurs_, ma che a quei +giorni era tuttora in formazione a Dôle e superava di poco il migliaio +di combattenti. + +E conviene sempre rammentarsi che se questa massa di circa +quattordicimila uomini cominciava a prendere qualche forma e qualche +aspetto militare, non aveva ancora al suo arrivo in Autun che quattro +pezzi d’artiglieria di montagna; contava tutt’al più un centocinquanta +cavalieri miseramente montati; penuriava de’ più necessari oggetti +di corredo, principalmente di cappotti e di scarpe, divenuti, pel +crudo inverno che s’innoltrava, assolutamente indispensabili. Il +nemico invece presidiava con circa ventimila uomini Digione, e nei +dintorni ne teneva altri diecimila tra Auxonne e Dôle, ed era già +potentemente fiancheggiato dalla 14ª divisione, del 7º corpo (Zastrow), +staccato dall’armata del principe Federico Carlo, le cui avanguardie +stormeggiavano tra Auxerre e Montbard e minacciavano insieme il fianco +sinistro di Garibaldi e le sue comunicazioni col sud. Erano insomma +cinquantamila uomini, muniti di potente e numerosa artiglieria e +forniti a dovizia d’ogni ben di Dio, contro quindicimila soldati +improvvisati, sprovvisti d’ogni cosa più necessaria. + +È ben vero che il generale Garibaldi non era solo, e che quasi a +contatto della sua destra, tra Beaune e Chagny, stava scaglionato +tutto l’esercito dell’est, passato allora sotto gli ordini del generale +Crousat, per ripassare tra poco sotto gli ordini del generale Cremer; +ma chi rammenti dall’un canto la funesta dualità di comando che +paralizzava le migliori intenzioni dei due eserciti e l’antipatia che +i generali francesi avevano d’accordarsi col Condottiero italiano; chi +consideri dall’altro il modo veramente singolare con cui que’ generali +intendevano e facevano la guerra, senza concetto, senza iniziativa, +senza fede, vedrà che Garibaldi non poteva fare assegnamento per +operazioni importanti che sopra sè stesso; e leggendo attentamente la +storia di quel tratto di campagna, si convincerà che se egli non fosse +stato, nulla avrebbe impedito all’esercito di Werder di marciare un +mese prima sopra Lione, e di sorprendere dietro la Loira il generale +Bourbaky in piena formazione. + +Tuttavia, come al solito, egli disse: «i’ mi sobbarco,» e si mise +all’opera. Fino a quei giorni i prussiani avevano potuto scorazzare +impunemente il paese e con pochi ulani spadroneggiarlo. Da che entrò +in campo Garibaldi la scena mutò, ed essi pure dovettero pensare un +po’ più seriamente ai casi loro. Oramai in quell’arte delle scoperte, +dei volteggiamenti, delle sorprese in cui si eran chiariti maestri, +avevano trovato un emulo, e un emulo degno di loro. D’ora in poi non un +bivio, non un villaggio, non un bosco, in cui i formidabili scorridori +tedeschi non incontrassero, pronte a riceverli, anzi desiderose +d’incontrarli, le pattuglie dei franchi tiratori garibaldini. Il giuoco +delle allegre scorribande nel Morvan e sulla Costa d’Oro era finito, +quando non erano i superbi vincitori di Sédan e di Strasburgo che ne +pagavano le spese. + +Munita alla meglio Autun, scaglionatosi arditamente da Epinac a +Soubernon, Garibaldi non s’accontenta di star sopra una inerte difesa; +attacca, sorprende, molesta egli stesso il nemico, e col moto perpetuo +sulla fronte, sui fianchi, alle spalle, gli nasconde i suoi disegni. +Così il 20 lancia a fondo la brigata Ricciotti sulla colonna Zastrow, +e il figliuolo fa così bene la sua prima prova di comandante che +sorprende, a Châtillon-sur-Seine, una delle avanguardie nemiche, le +uccide dugento uomini, le porta via centosessanta prigionieri,[382] e +quattro carri di munizioni. + +Ma di ciò non s’appagava. Da lungo tempo Garibaldi mulinava di tentare +un colpo di mano notturno su Dijon, e nella sera del 24, lasciata parte +delle forze a guardia d’Autun, mosse colla 1ª e 3ª brigata Bossack +e Menotti, all’ardua impresa. Se non che la brigata Bossack essendo +incappata negli avamposti prussiani di Velars, che avrebbe dovuto +cansare, la sorpresa, come accade di sovente, fu sventata e il disegno +mutato. Non per questo Garibaldi indietreggiò. Presa posizione sulle +alture e nei dintorni di Lantenay, Garibaldi aveva concertato col +capo di stato maggiore del generale Cremer di attirare nella Val di +Suzon l’inimico, per lasciar modo ai Francesi di accostarsi a Dijon da +sud-est, e se era possibile penetrarvi. + +Ai Prussiani però importava troppo di non avere un siffatto nemico, +potrebbe dirsi, a ridosso; sicchè intanto che egli meditava di +attaccarli nelle loro posizioni di Plombières, aggirandoli per +nord-ovest, essi si movevano ad attaccar lui nelle sue posizioni +di Lantenay aggirandolo per la strada di Prenois-Pasques, d’onde +lo scontro e quel che fu detta la battaglia di Pasques. Garibaldi +però, vigile sempre, aveva scoperto fin dal mattino (26 novembre), +la marcia del nemico, sicchè non appena egli cominciò a spuntar colle +avanguardie su Pasques, potè salutarlo colle sue artiglierie. Allora +il combattimento s’accese, e Garibaldi in persona, montato pel primo +giorno a cavallo, lo dirigeva. E quantunque il numero de’ Prussiani +fosse da quel lato minore (la sola brigata Degenfeld), la superiorità +della loro artiglieria era tale che la bilancia delle forze traboccava +ancora in loro favore. Tuttavia l’ardore dei Garibaldini è in quel +mattino grandissimo; la legione italiana, condotta dal Tanara, si +lancia alla baionetta; alcune compagnie di _franchi tiratori_, guidati +da Canzio, secondano il Movimento; la brigata Delpeck spuntando +da Ancey minaccia la destra di Pasques, talchè i Prussiani, in +presentissimo pericolo d’essere tutti avvolti, si ripiegano disordinati +su Prenois. Colà però trincerati dietro le case, e protetti dalle +muraglie dei giardini, ripiglian la resistenza; ma di là pure +intrepidamente assaliti da ogni fianco cominciano a vacillare ed a +cedere terreno. Egli è allora che Stefano Canzio, il quale in tutta +quella campagna manifestò doti d’intelligentissimo capitano, veduto il +balenar de’ nemici si pone a capo di quel distaccamento di _cacciatori +a cavallo_ e di quelle poche guide garibaldine, che facevan tutta la +cavalleria dell’esercito, raccozza quanti altri ufficiali e soldati +a cavallo gli cadon pel momento sotto mano, e formato così un gruppo +di forse centocinquanta cavalieri, si lancia ventre a terra, Murat +improvvisato, contro il fianco sinistro dell’inimico sulla strada di +Prenois-Darois, e ne compie la rotta. + + +XIX. + +«A Dijon, a Dijon,» gridaron tosto ebbri della vittoria i Garibaldini. +«Ebbene a Dijon,» rispose Garibaldi, e cedendo ancora una volta al +cattivo genio degli assalti notturni, date poche ore di riposo alle +truppe, posti i carabinieri genovesi del Razzetto in testa, dietro i +legionari italiani e i _francs-tireurs_ di Ricciotti, in ultimo i tre +battaglioni dei _mobiles_, in sul cader della sera per la strada di Val +Suzon si pose in marcia. + +La notte era già calata e tutto fin presso a Talant era andato a +seconda. Il Generale in una carrozzetta ferma sulla strada, rassegnava, +a mano a mano che passavano, le sue milizie e gridava loro: «Avanti, +figliuoli: alla baionetta, non un colpo di fucile,» accompagnando il +passo marziale de’ suoi con un suo inno patriottico, che egli aveva +composto in quei giorni e che suonava così: + + Aux armes! aux armes! aux armes! + L’étranger veut nous envahir, + Aux armes! aux armes! + Nous saurons le punir. + Vous osez menacer la France, + Souverains pleins d’arrogance; + Oubliez-vous qu’en cent combats + Vos phalanges fuyaient + Au seul bruit de nos pas, + Et vos trônes brisés + Tombaient avec fracas? + Aux armes! etc. + Pour asservir notre patrie + S’est formée une ligue impie; + Les rois nous préparent des fers. + Vainqueurs de l’Univers, + A nous des fers? A nous des fers? + Aux armes! etc. + +Ma all’entusiasmo latino stava per rispondere ben presto la solidità +tedesca. Sorpresi a Hauteville dai carabinieri del Razzetto, gli +avamposti di Degenfeld danno in volta disordinata, e dietro loro i +franchi tiratori di Ravelli e di Ricciotti si avanzano arditamente +fin sotto Talant; ma il nemico s’è già riavuto dalla prima sorpresa; +il 1º battaglione del 2º reggimento badese, fiancheggiato da batterie +a mitraglia, si spiega sulla strada accogliendo con rapide scariche +su quattro righe gli assalitori: i mobili, nuovissimi al fuoco, +nuovissimi a quelle imprese notturne, infilati dalla moschetteria e +dalla mitraglia, rompono, si scompigliano, rigurgitano in grandissimo +tumulto, trascinando nel loro vortice i più audaci e volonterosi. +Invano Garibaldi dalla sua carrozza, esposto egli pure alla grandine +dei colpi nemici, urla, prega, bestemmia, vuol farsi portare innanzi +a forza di braccia: non c’è genio o virtù di Capitano che imponga ad +un esercito vinto da un timor pánico; e quando il pánico lo prende di +notte, nessuna potenza umana che lo salvi. + +Ma che cosa faceva, intanto che i Garibaldini attaccavano due volte +in un giorno il nemico, che cosa faceva il generale Cremer co’ suoi +dodicimila uomini scaglionati da Beaune a Chagny, a quattro ore di +marcia da Dijon? «Dobbiamo supporre, esclama il generale Bordone, +ch’essi siano stati battuti e schiacciati, poichè conoscendo il forte +conflitto, che durava dal mezzogiorno in poi, non diedero segno di +vita.[383]» + +A Garibaldi frattanto fu giuocoforza battere in ritirata. Rioccupate +nella notte le sue posizioni di Lantenay-Commarin, al mattino vegnente, +27, mentre il generale Werder con due colonne convergenti si preparava +a circuirlo e tagliargli la via, riusciva a sgusciargli dalle mani col +grosso delle sue forze, e fatta fronte due giorni ad Arnay-le-Duc, il +30 novembre rientrava, senza lasciarsi dietro nè feriti nè prigionieri, +in Autun.[384] + +Colà però il nemico non tardò a rendergli la visita di Dijon. +Solo Garibaldi la presentiva; e datone avviso al Cremer, che +prometteva ancora il suo aiuto, faceva munire d’artiglierie le due +strade di Saint-Martin e Saint-Symphorien, d’onde il nemico doveva +infallibilmente sbucare. + +Se non che la guardia di Saint-Martin era stata affidata a certo +Chenet, comandante la _Guerrilla d’Orient_, che nella notte dal 30 +novembre al 1º dicembre, senza ordine, senza perchè, come si lascia una +villeggiatura, scomparve, abbandonando nelle mani dei Tedeschi quella +posizione importantissima. Era una vigliaccheria inaudita, una patente +diserzione in faccia al nemico; il Chenet fu da un regolare Consiglio +di Guerra condannato alla degradazione ed alla morte (graziato poi +della vita per troppa generosità di Garibaldi); ma frattanto il +danno era avvenuto e il nemico, forte di tutta la brigata Kettler, +di un reggimento dragoni e di tre batterie, era già, prima che fosse +avvertito, ai sobborghi della città. Nulla di meno, trovò resistenza +degna di lui. Intanto che i _francs-tireurs_ di Ricciotti e i volontari +della Legione italiana, fiancheggiati da due battaglioni di _mobiles_, +ributtavano il nemico dai sobborghi e ricuperavano Saint-Martin, +le batterie garibaldine, collocate da Garibaldi, controbattevano +felicemente le prussiane, Menotti arrestava sulla destra la colonna +di Saint-Symphorien e frustrava il movimento girante d’un’altra +dalla foresta di Vesvres; talchè in meno di due ore, l’assalitore +era forzato a dar volta su tutti i punti. Ed a compiere la vittoria +che i Garibaldini per mancanza di cavalleria non poterono proseguire, +il generale Cremer riusciva a cogliere le retroguardie dei fuggenti +presso Châteauneuf, rimeritato per ciò da elogi eccessivi di Garibaldi, +il quale l’aveva fatto avvertire della rotta dei Prussiani e l’aveva +posto in grado, usando un po’ d’energia e di solerzia, di circuirli e +annientarli.[385] + + +XX. + +Le marcie e i combattimenti di quell’ultima settimana di novembre +avevano gravemente danneggiato la debole compagine dell’esercito dei +Vosgi, e Garibaldi fu costretto ad occupar gran parte del dicembre ad +accrescerlo, riordinarlo e soprattutto fornirlo di quanto fino allora +l’avara mano del governo di Tours gli aveva fatto desiderare. + +Infatti l’esercito s’era ingrossato fino a sedicimila uomini; una +seconda batteria di campagna le era stata aggiunta; una certa unità +d’armamento e d’assise cominciava ad ottenersi; soltanto difettava +sempre di cavalli e gl’intrighi del Frapolli a Lione che arrestava i +Volontari accorrenti a Garibaldi, i pettegolezzi del Quartier generale +e le animosità dei generali francesi duravano ancora. + +Ad aggravar le disgrazie nella seconda metà di quel mese, Garibaldi fu +ripreso da uno de’ suoi consueti accessi di artritide, che lo inchiodò +per parecchi giorni in letto, obbligandolo ancora, come nel Trentino, a +far la guerra dalla sua camera, per divinazione. + +E tuttavia la sua alacrità non rallentò un istante. Il gran disegno, +che, secondo il signor Gambetta e il suo ispiratore signor De Serre, +doveva salvare la Francia, la punta cioè di Bourbaky su Belfort con +l’intendimento di liberare quella fortezza, riafferrare l’Alsazia e +troncare gli eserciti germanici dalla loro base, sembrava maturo, e non +restava più che concertare gli ultimi particolari della sua esecuzione. +In vero Garibaldi non approvava quel disegno. A parer suo era un errore +da cima a fondo: «errore perchè di quanta gente staccavasi dalla Loira, +di altrettanta il nemico ringagliardiva le linee che stringevano la +capitale; errore perchè lasciava isolato Chanzy contro il Principe +Federico, che Bourbaky avrebbe dovuto assalire, e contro il Duca di +Mecklemburgo; errore perchè prima che Bourbaky, con la solita lentezza +francese, si fosse avvicinato a Belfort, Werder avrebbe spedito +rinforzi: errore soprattutto, secondo lui, perchè muovendo sul suolo +ghiacciato, sotto l’incessante fioccare della neve, una giovine truppa, +nuova ai disagi, sarebbe stata affranta dalle fatiche e dagli stenti, +prima di cominciare i combattimenti. Io (esclama la signora Jessie +Mario, angelo confortatore dei feriti e degli ammalati, in quella +campagna) l’udii favellare in questo senso con accento di profonda +afflizione e non c’è sillaba che i fatti non abbiano con precisione +confermato.[386]» + +Tuttavia quando la impresa fu decisa, egli fu pronto a cooperarvi +con tutte le sue forze. La parte assegnatagli era di coprir il fianco +sinistro del Bourbaky dalla Saona fino ai Vosgi, al quale scopo gli era +stato promesso, non sapremmo se per la terza o quarta volta, di porre +sotto i suoi comandi la divisione Cremer; ma quantunque questa promessa +non fosse mai mantenuta, il Generale accettò il carico impostogli, +e prima ancora che il Bourbaky fosse giunto a Châlons-sur-Saone, +era già all’opera. Intento soprattutto a disturbare la congiunzione +del corpo di Zastrow con quello di Werder, lanciava in mezzo a loro +le due brigate di Ricciotti e di Lobbia (succeduto al Delpeck nel +comando della 2ª) coll’ordine di distruggere ponti, eseguir sorprese, +arrestar convogli; e i due valenti sanno destreggiarsi così bene che +il Ricciotti batte più volte il nemico nei dintorni di Montbard; il +Lobbia, dopo aver campeggiato vittoriosamente per oltre una settimana +nell’altipiano di Langres, riesce a penetrare in questa fortezza ed a +destarvi l’assonnata energia de’ suoi difensori. + +Ma la marcia di Bourbaky era stata troppo strombettata a quei giorni +dagli stessi suoi ordinatori, perchè potesse più essere un segreto per +chicchessia; laonde il Werder, avvertito l’avvicinare del nuovo nemico, +fra il 28 e il 29 dicembre abbandonava Dijon, per ristringersi a Vesoul +e porsi in grado di proteggere gli assedianti di Belfort dall’assalto +che li minacciava. E allora fu ordinato a Garibaldi di occupare e +difendere _inébranlablement_ Dijon, e quantunque egli preferisse +appostarsi col grosso a Dôle, dove fin da principio aveva intravveduto +il pernio delle operazioni nel sud-est, e che inconsultamente +abbandonata dal Cremer sarà fra poco la porta per la quale Manteuffel +sbucherà sul dosso di Bourbaky, tuttavia obbedì ancora, e tra il 5 e il +6 fu con tutte le sue genti nella capitale della Costa d’Oro. E quivi, +afforzata di opere temporanee la città, occupate le forti posizioni +che da Plombières passando per Talant, chiave loro, si spiegano a +ventaglio fino a Saint-Apollinaire, spingeva scoperte in tutti i sensi, +sorprendeva talvolta gli avamposti nemici, ma non era certo da temersi +fosse sorpreso egli stesso. + +Se non che il Quartier generale prussiano prendeva una risoluzione, +che mutava interamente anche nel sud-est lo stato delle cose. Un nuovo +esercito era formato sotto gli ordini del generale Manteuffel, il quale +aveva appunto per iscopo di gettarsi sull’esercito di Bourbaky e, a +seconda dei casi, o attraversargli la strada di Belfort, o metterlo tra +due fuochi e schiacciarlo. E già verso la metà di gennaio il generale +Manteuffel aveva cominciato l’esecuzione del suo disegno; marciando +rapido da Châtillon-sur-Seine sopra Vesoul, e facendosi coprire +dagli attacchi eventuali di Garibaldi colle due colonne Dannenberg e +Kettler, la prima delle quali stormeggiava già tra Bagneux-les-Juifs e +Darcey,[387] l’altra camminava dietro a lui tra Nuits e Montbard. + + +XXI. + +Avvennero per tal modo le tre giornate di Dijon. La mattina del 21 +la brigata Kettler compariva sulle alture di Hauteville in faccia a +Talant e apriva contro queste posizioni e contro quelle di Fontaine +un fuoco micidiale. Nel medesimo tempo numerosi battaglioni si +spingevano nella pianura che si stende tra Hauteville, Daix, Talant +e Fontaine, intanto che un’altra colonna nemica accennava una +diversione dal lato di Plombières sull’estrema sinistra francese. Ma +sei pezzi, posti in posizione e diretti da Garibaldi in persona sui +poggi di Talant, arrestavano tosto con tiri ammirabili l’avanzar del +nemico, smontando parecchi dei suoi cannoni; talchè dopo un breve e +felice duello d’artiglieria, Garibaldi potè lanciar all’attacco le +sue colonne. E allora da Plombières, da Hauteville, da Talant, da +Fontaine, Canzio, Tanara, Menotti, Ravelli (primi sempre gl’Italiani +e i _francs-tireurs_, oscillanti come al solito i _mobiles_), +irrompono con grandissimo impeto; gli approcci di Talant, dove stava +Menotti, sono più fieramente disputati; ma alla fine ripetute le +cariche, apparsi sull’estrema destra del nemico tra Darois e Messigny +gl’infaticabili volteggiatori di Ricciotti, il nemico fu ricacciato +fino a’ suoi accampamenti al di là di Messigny. Fu bella e meritata +vittoria, e Garibaldi superbo, non per sè ma pe’ suoi bravi compagni, +ne telegrafava l’annunzio a sua figlia Teresita in questo tenore; + +«Attaccati vigorosamente dal nemico, l’abbiamo costretto a ritirarsi +dopo dieci ore di combattimento: l’esercito de’ Vosgi ancora una volta +ha ben meritato dalla Repubblica.» + +Grande però la strage in ambi i campi, lamentata fra tutte l’ecatombe +degli Italiani: e Imbriani e Perla e Cavallotti e Pastoris e Bassi e +Gnecco e Settignani e Leonardi e Valdata e Cerruti e Ricci e Canova e +Cecchini e altri ed altri ancora, primo fra tutti per la nobile vita, e +per la fine miseranda, lo stesso generale Bossack, trovato cadavere due +giorni dopo sull’orlo d’un bosco verso Darois; forse abbandonato da’ +suoi, probabilmente morto solo. + +Non si rassegnò a questo scacco il nemico, e all’indomani si preparò a +rinnovare l’assalto. Ma Garibaldi era, s’intende, pronto a riceverlo; +non così per altro tutti i Digionesi. Narra il Bordone che nella notte +stessa dal 21 al 22 un notaio di Messigny accompagnato dal _Maire_ di +Dijon e da un generale Pellissier, cui il governo di Bordeaux aveva +confidato il comando delle _Guardie mobili_ concentrate in Dijon, fa +svegliare Garibaldi per annunziargli, tutto ansante, aver il generale +Kettler ricevuto nella notte grandi rinforzi, essere deliberato a +riattaccare al dì seguente la città ed a bombardarla se resisteva; +scongiurarlo quindi a salvar Dijon dal certissimo eccidio. + +Il Generale prese allora dalle mani del notaio il foglio sul quale +era scritto il salvacondotto prussiano, guardò gli astanti con una di +quelle occhiate che soltanto coloro che gli erano famigliari potevano +comprendere, e disse: «Va bene, Signore: è questo tutto quanto avete a +dirmi?» + +«Sì, Generale,» fece il notaio.... «Ebbene, replicò Garibaldi, potete +tornarvene, per non mancare alla vostra parola; ma dite a quello che +vi ha dato questo salvacondotto, che l’aspetto e che se egli non viene +andrò io a cercarlo: generale Bordone, fate accompagnare questo signore +agli avamposti e buona notte agli altri.[388]» + +I Prussiani tornarono infatti, men numerosi però che il giorno +precedente e forse più per riconoscere e tener occupato il loro nemico +che per ritentare l’assalto; ma anche quel giorno i _mobiles_ cui +toccava l’onore della prima linea, capitanati dal colonnello Lhost, +che vi lasciò da prode la vita, ributtarono gli assalitori, e Garibaldi +potè ancora annunciare al governo di Bordeaux: «Oggi combattimento meno +serio di quelli di ieri, ma più decisivo, che obbligò il nemico alla +ritirata inseguito questa sera dai nostri franco-tiratori.» + +Ma l’attacco finale e decisivo il generale Kettler l’aveva serbato +per il 23. Ristorato di truppe fresche e d’artiglierie, mosse per la +strada di Langres prendendo per obbiettivo il castello di Pouilly, +mascherando il suo movimento con una finta aggirante sulla strada +Saint-Apollinaire. Ma quel giorno a riceverli c’erano le genti di +Ricciotti e del Canzio, che raccolta a Lione un’altra schiera di +Volontari italiani e staccati qua e là i frammenti d’altri corpi, +era riuscito a formare una 5ª brigata, di cui era stato posto a +capo. Il castello di Pouilly, meta della battaglia, fu perduto dai +Franco-Italiani, riguadagnato e riperduto tre volte; ma alla fine +l’entrata in azione di Menotti Garibaldi sulla strada di Langres, il +valor disperato di Ricciotti e di Canzio, una carica di cavalleria +sostenuta con sufficiente valore dai _mobiles_ del Jura, ridiedero il +contrastato castello in mano ai loro primi possessori. Allora le veci +sono mutate, gli assalitori divengono assaliti; e il 1º battaglione +del 61º di Pomerania, incaricato di sostenere la ritirata, mirabile di +costanza e di solidità, ravvolto da un turbine di fuoco, perde circa +la metà de’ suoi, ma non cede il terreno che a notte alta, quando +la battaglia era perduta. Ed avvenne così che i franchi-tiratori di +Ricciotti entrando nella fattoria dove il 61º aveva fatto le ultime +prove, sotto un mucchio di cadaveri e di rovine, accanto al suo alfiere +morto, trovarono coll’asta spezzata quella bandiera prussiana, che fu +l’unico trofeo di quella campagna, entrato a tener compagnia a quelli +di Jena e di Auerstaedt nel _Duomo degli Invalidi_. + +E Garibaldi che tutto il giorno era stato dove più infuriava la +mischia e che poco mancò non restasse crivellato da una scarica quasi a +bruciapelo, fattagli da una mano di nemici imboscati, Garibaldi salutò +la chiusa di quelle tre eroiche giornate con questo manifesto scritto +in francese e di cui crederemmo scemare il valore storico, voltandolo +in altra lingua. + + «Aux braves de l’armée des Vosges, + + »Eh bien! vous les avez revus les talons des terribles soldats de + Guillaume, jeunes fils de la liberté! Dans deux jours de combats + acharnés, vous avez écrit une page bien glorieuse pour les annales + de la République, et les opprimés de la grande famille humaine + salueront en vous encore une fois les nobles champions du droit et + de la justice. + + »Vous avez vaincu les troupes les plus aguerries du monde, et + cependant vous n’avez pas exactement rempli les règles qui donnent + l’avantage dans la bataille. + + »Les nouvelles armes de précision exigent une tactique plus + rigoureuse dans les lignes de tirailleurs; vous vous massez trop, + vous ne profitez pas assez des accidents de terrain, et vous ne + conservez pas le sang-froid indispensable en présence de l’ennemi, + de sorte que vous faites toujours peu de prisonniers; vous + avez beaucoup de blessés, et l’ennemi, plus astucieux que vous, + maintient, malgré votre bravoure, une supériorité qu’il ne devrait + pas avoir. + + »La conduite des officiers envers les soldats laisse beaucoup à + désirer; à quelques exceptions près, les officiers ne s’occupent + pas assez de l’instruction des miliciens, de leur propreté, de la + bonne tenue de leurs armes, et enfin de leurs procédés envers les + habitants qui sont bons pour nous et que nous devons considérer + comme des frères. + + »Enfin, soyez diligents et affectueux entre vous, comme vous + êtes braves; acquérez l’amour des populations dont vous êtes les + défenseurs et les soutiens, et bientôt nous secouerons jusqu’à + l’anéantir le trône sanglant et vermoulu du despotisme, et nous + fonderons sur le sol hospitalier de notre belle France le pacte + sacré de la fraternité des nations. + + »Signé: G. GARIBALDI.» + +Intanto che Garibaldi, fedele al mandato ricevuto, difendeva a quel +modo Dijon, il Bourbaky, sbaragliato dal Werder alla Lisaine (18 +gennaio), era ributtato su Besançon; dove incalzato da nord-est dallo +stesso generale che l’aveva vinto, serrato da sud-ovest dal 7º corpo +di Manteuffel, già penetrato per Dôle (come Garibaldi aveva preveduto) +fino a Mouchard e Salins, non vedeva dietro a sè altro scampo che la +via di Pontarlier e una ritirata precipitosa per i passi del Giura. Se +non che, chiusi in men di ventiquattr’ore dalla rete degli eserciti +vincitori anche quegli ultimi valichi, il misero Bourbaky disperò; e +dopo aver tentato invano di bruciarsi le cervella, rassegnò il comando +dell’ormai disfatto suo esercito al generale Clinchant, affinchè dove e +come potesse lo riducesse in salvo. + +Garibaldi però non se ne stava inerte, e appena conosciuto il primo +rovescio del Bourbaky, del quale era rimasto fino al 27 senza notizie, +lanciava, senza abbandonare Dijon sempre minacciato, tutte le forze +di cui poteva disporre sui fianchi del Manteuffel, facendo occupare +Saint-Jean de Losme da Menotti e Mont Roland presso Dôle da Baghino, +e portando egli stesso il suo Quartier generale a Mondaine. Nè colà +s’arrestava; all’appello di Clinchant, ormai chiuso in Pontarlier, si +gettava con mosse arditissime colla 4ª e 5ª brigata sulle spalle dei +Prussiani verso Bourg e Lons-le-Saulinier, deciso comunque ad aprire +un varco all’esercito amico; ma il 29 mattina giungeva a lui pure la +notizia dell’armistizio di ventun giorni conchiuso a Versailles, e +l’ordine di fermarsi sui posti occupati. + +Non era quello il voto di Garibaldi e de’ suoi seguaci, tuttavia +si riconfortò nel pensiero che la tregua gli avrebbe dato modo di +riordinare e agguerrire il suo esercito, ponendolo in grado di compiere +più segnalate imprese a servizio della Repubblica. Quale non fu invece +la sua meraviglia nel sentire che tutti gli eserciti militanti nel +Giura, nel Doubs e nella Costa d’Oro erano esclusi dalla tregua e che +tanto a lui quanto al Clinchant era imposto di correre ancora la sorte +dell’armi, e far fronte al nemico! + +Nè il combattere l’avrebbe sgomentato; ma dietro quell’annunzio ne +seguiva quasi subito un altro, che l’esercito dell’Est oramai serrato +nelle tanaglie di ferro del Werder e del Manteuffel, già a mezzo +disfatto dagli stenti e dalle diserzioni, s’era buttato per perduto +oltre la frontiera svizzera, abbandonando così lui solo alle prese +co’ formidabili nemici da cui fuggiva. Vide tosto il pericolo l’Eroe +italiano; se indugiava un giorno solo, la tagliuola in cui era caduto +il Bourbaky avrebbe stritolato lui pure, condannandolo inesorabilmente +ad essere come la più parte de’ generali francesi «ingabbiato sui +vagoni del bestiame» e tradotto prigioniero in una fortezza tedesca. + +Non perdette però un istante; corse a Dijon, e mentre Menotti sulla +strada di Saint-Apollinaire, Baghino a Mont Roland continuavano ancora +a respingere le scorrerie de’ nemici, che tentavano avvilupparli, +Garibaldi prepara dietro di loro la ritirata di tutto l’esercito, +che in ordine perfetto, senza perder nè un uomo, nè un carro, nè un +cannone, si compie per la strada comune di Autun e la ferrata di +Beaune-Chagny, e restituisce così intatto alla Francia l’esercito +ch’essa gli aveva confidato. + +Ed oramai il destino aveva detto la sua ultima parola. Il Governo +aveva convocato in Bordeaux un’assemblea di rappresentanti, che aveva +principalmente per mandato di deliberare sui preliminari conchiusi +a Versailles; e Garibaldi, eletto, per Algeri, rimise il comando +dell’esercito nelle mani del figlio Menotti e si recò all’Assemblea. +Quivi pure due partiti tenevano il campo: i rivoluzionari di tutte le +tinte, per la guerra a oltranza: i conservatori in massa, mescuglio +di bonapartisti, legittimisti, borghesi, _rurali_, per la pace ad +ogni costo. I primi accolsero Garibaldi con ovazioni frenetiche, i +secondi con oltraggi bestiali. Calmo in mezzo al tumulto babelico, +l’Eroe chiese di parlare e non gli fu concesso. Allora uscì dalla +Camera, rassegnò l’ufficio di deputato, salutò con un altro proclama +i suoi fedeli dell’esercito de’ Vosgi, e triste, scorato, schivando le +pubbliche manifestazioni, fuggendo persino le visite degli amici, nulla +avendo accettato per sè, nulla avendo chiesto per i suoi, se ne tornò +nel romitaggio della sua Caprera. + + +XXII. + +Fu quella l’ultima stagione campale dell’Eroe e non poteva chiudere +con azione più cavalleresca la sua cavalleresca epopea. Mille pensieri +potevano trattenerlo; ma nella Francia caduta egli non vide che un +grande e miserando infortunio, ed accorse a sollevarlo. Ciò basta +alla sua gloria. Non ridiremo per altro quello che pure è ritornello +obbligato di tutti i discorsi, ch’egli sia andato a quell’impresa +soffocando i ricordi di Roma, di Nizza e di Mentana, perchè ciò non è. +Noi vogliamo il nostro Eroe grande, ma lo vogliamo soprattutto vero. +Garibaldi distingueva due Francie: quella di Napoleone, e quella del +Popolo francese; la prima aveva rubato all’Italia Nizza e Roma, e +non le avrebbe perdonato mai; la seconda non era stata che la vittima +inconscia e lo strumento involontario del predatore, e per essa gli era +parso il più semplice dei doveri offrire il sangue e la vita. + +Epperò non è vero ch’egli siasi offerto alla Francia soltanto quando +vi fu proclamata la Repubblica; ma è verissimo che se vi fosse durato +l’Impero, egli non vi sarebbe andato mai. Della sua andata in Francia +non avrebbe fatto mai una questione astratta di Monarchia e Repubblica +(non la fece nemmeno in Italia), e qualunque fosse il governo prescelto +dal popolo francese, egli non avrebbe consultato che i diritti della +sventura e i doveri della fratellanza, e sarebbe accorso; ma ne +avrebbe fatto sempre una questione di Bonapartismo. Convien prendere +l’uomo qual era. Il suo amore alla Francia aveva per confine l’odio al +Bonaparte: finchè essa tollerava quell’uomo, e volontaria o no se ne +faceva complice e satellite, non meritava più che un braccio si levasse +per lei, e conveniva che il suo destino si adempisse. + +Libera invece del Bonaparte, ecco che la Francia si trasfigura: i +suoi vizi scompaiono; le sue virtù ingigantiscono; essa torna la +grande, la forte, la invincibile, la madre della libertà, la nutrice +dell’incivilimento, caduta un istante, per colpa non sua, sotto il +ferro d’un despotismo parente a quello onde s’è appena liberata, ma +che è dovere di quanti uomini liberi sono nati da quel seno, ed hanno +succhiato quel latte, di rialzare e redimere. + +Magnanimo illuso! Nemmeno l’accoglienza fatta a lui medesimo valse ad +aprirgli gli occhi. Stimarono grande mercè concedere a quel Capitano +di ventura una condotta; gli avareggiarono prima gli uomini, poi le +armi, poi le vesti; sdegnarono ch’egli comandasse ad una sola compagnia +dell’esercito regolare; avrebbero reputato sacrilego che un solo de’ +loro più ignoti generali ubbidisse a’ suoi ordini; lo tormentarono +infine per quattro mesi di angherie, di sospetti, di calunnie, ed +egli impavido e rassegnato a tutto, ingollò fino al fondo l’aceto e il +fiele di che lo abbeverarono; e quando suo figlio e suo genero, stanchi +ormai delle incessanti vessazioni, gli fanno dire che se durano ancora +avrebbero dato le loro dimissioni: «Ebbene, dice, vadano pure: faremo +la guerra anche senza di loro.» + +E quella guerra, la fece come nessuno dei generali che si sarebber +creduti umiliati di ubbidirlo, seppe farla. Fra lui e i suoi +Luogotenenti, sempre però ispirati da lui, sostenne nel corto spazio +di quattro mesi oltre venti combattimenti, de’ quali le giornate di +Pasques e di Dijon vere battaglie, ed eccettuato il fallito colpo +notturno di Dijon non fu battuto mai. Soccorse i generali francesi suoi +vicini, e non ne fu soccorso: vide fin dal primo giorno l’importanza di +Dôle, e non fu per colpa sua se gli eserciti nemici la ripresero senza +colpo ferire. + +Fu detto che egli ignorò la mossa del generale Manteuffel e che questi +lo tenne a bada con una sola brigata; ma basti rileggere con un istante +di spassionatezza la storia di quella campagna per vedere quanto, in +quella asserzione, vi sia d’ingiusto e di falso. + +«Il passaggio dell’armata di Manteuffel al nord (dice Garibaldi +stesso)[389] per aiutare quella di Werder era noto a me come alle +mie quattro brigate: la seconda comandata dal colonnello Lobbia, e +la quarta da Ricciotti manovravano insieme a tutti i nostri corpi di +_francs-tireurs_, ed erano distaccate per contrariare la congiunzione +degli eserciti nemici.» + +Che poi il Manteuffel abbia baloccato Garibaldi con una sola brigata +è ancora più falso. Anzitutto, e qui preghiamo i militari a guardare +la Carta e a leggere le storie ufficiali, fino al 17 o 18 di gennaio +Manteuffel fu incerto se prendere la strada di Dijon o quella di +Vesoul, sicchè fino a quel giorno le sue avanguardie avviluppavano +può dirsi Dijon alla distanza di una giornata di marcia, e certo in +quel momento non si vorrà pretendere che Garibaldi solo andasse a dar +di cozzo nell’intera armata del Generale prussiano. In secondo luogo +è affatto inesatto che quando il Manteuffel decise di continuare per +Vesoul egli si lasciasse addietro per ischermo soltanto la brigata +Kettler; fino dal 21 sera c’era la divisione Zastrow che manovrava +sempre nei dintorni di Montbard, e Garibaldi, che aveva nemici di +fianco, di fronte, da tutti i lati, sopra un’area di oltre cinquanta +chilometri, non poteva certo supporre, come non era, che quelle truppe +appartenessero ad una sola brigata. + +Finalmente è vero che la brigata Kettler fu la sola ad attaccare Dijon, +dimostrando in quelle tre giornate un valore ed un ardimento veramente +mirabili; ma ciò non conduce a concludere che le sue forze fossero così +sproporzionate a quelle del nemico che assaliva; o che anche, data la +sproporzione, questi potesse far di più che respingere l’attacco. Non +era sì grande la sproporzione: poichè la brigata Kettler, rinforzata +da un reggimento di cavalleria, contava pur sempre i suoi diecimila +combattenti; mentre Garibaldi non poteva opporgli che il vecchio +esercito dei Vosgi scemato allora della brigata Lobbia, chiusa in +Langres, cioè circa sedicimila uomini, una metà dei quali _mobiles, +moblots_ e _mobilisés_, gente che si batteva intermittentemente, o non +si batteva affatto.[390] + +Ma ammessa pure dalla parte garibaldina una tal quale superiorità +numerica (troppo pareggiata dalla inferiorità morale), chiediamo +a tutti gli uomini che in siffatte questioni vedono lume, che cosa +poteva far Garibaldi assalito così gagliardamente per tre giorni, se +non ributtare gli assalti, e conservare quella città che il governo di +Bordeaux gli replicava ogni giorno di difendere _inébranlablement_? +Forse si pretenderebbe che co’ suoi diciottomila uomini egli dovesse +al tempo stesso batter Kettler e assalir Manteuffel, forte di ben +sessantamila, il quale, sia detto per soprappiù, il 21 mattina non +aveva più nemmeno l’inquietudine di Bourbaky già disfatto il 18 alla +Lisaine? + +Poteva, è vero, tentarlo dopo, quando respinto il Kettler e rinforzato +di nuove milizie e nuove artiglierie, la condizione disperata del +Bourbaky richiedeva uno sforzo disperato, e sappiamo che lo tentò. Lo +tentò; ma la nostra molta fede nel genio di Garibaldi non va sino al +punto di credere che il suo temerario tentativo[391] sarebbe approdato. +Lo sfacelo dell’esercito di Bourbaky era cominciato molto prima della +sconfinata di Pontarlier; e non c’era più forza umana che lo potesse +arrestare. Garibaldi avrebbe sacrificato inutilmente il suo esercito, +il suo nome, forse la sua vita, ma non avrebbe potuto mutare i decreti +della sorte. + +Tutto quanto un uomo, un soldato, un cittadino poteva fare per la più +cara, la più diletta delle patrie, Garibaldi lo fece per la Francia; +e ciò spiega sempre più perchè gli imbastigliati di Gravelotte e di +Sédan, i capitolati di Metz e di Parigi non gli abbiano perdonato mai +l’oltraggio di quel beneficio. Soltanto dopo la sua morte una parte +della Francia parve voler cancellare l’ingratitudine dell’altra parte, +decretando espressioni di pubblico cordoglio; e noi ne siamo lieti, non +già per Garibaldi, che oramai «s’è beato e ciò non ode,» ma per l’onore +della Francia stessa. + + [Illustrazione: SCHIZZO TOPOGRAFICO della CAMPAGNA DI FRANCIA + — 1870] + + + + +CAPITOLO DECIMOTERZO. + +ULTIMI ANNI. [1871-1882.] + + +I. + +Triste il narrare questi ultimi anni: triste, come lo spettacolo +d’una grandezza che decade e sopravvive a sè stessa. Garibaldi non +è oramai che il fantasma d’un gigante, costretto a strascinare sulla +terra il peso della sua passata grandezza e ad assistere lentamente, +faticosamente alla propria consunzione. Il leone manda ancora dal suo +antro solitario qualche ruggito d’amore e di collera; ma l’ugna, l’ugna +che lo rese terribile e glorioso nelle pugne del suo tempo, affievolita +dagli anni e dall’infermità, pende inerte dal suo tronco invecchiato, e +lo danna ad un ozio che è il più tormentoso de’ suoi mali e, forse, il +più funesto dei suoi nemici. + +Perocchè la fortuna che fu larga al nostro Eroe di tanti favori, gli +rifiutò tuttavia il più grande: quello di giacere sull’ultima orma +delle sue vittorie e di morire a tempo. Parole crudeli a quanti lo +conobbero e lo amaron vivo, ma di cui i futuri sapranno estimare l’alta +pietà. + +È giusto, infatti, è doveroso che a noi suoi contemporanei, commossi +tuttora dalla sua partita recente, ogni minuto di quella vita, ogni +soffio di quel respiro guadagnato alla morte, sembri una ineffabile +conquista; ma alla storia, che guarda l’uomo nell’immortalità, e +misura il proprio amore e la propria ammirazione non dal numero ma +dall’utilità degli anni vissuti, quest’appendice di giorni vuoti e +prosaici, appiccicati ad una vita così poetica e così piena, questo +lungo, freddo, decennale tramonto, imposto a forza ad un sì rapido +mattino e ad un sì caldo meriggio, sembreranno una superfetazione +capricciosa, uno strascico superfluo, un castigo crudele del destino, +inflitto ad uno de’ più nobili suoi figliuoli, ed ella, per la prima, +si studierà di affrettarne il fine condensandone in poche pagine la +sintesi dolorosa. + +E ciò tanto più che a nessun uomo dovette increscere la troppo lunga +vita, quanto a Garibaldi; e non già per filosofico tedio, o per +intolleranza dei malanni comuni della vecchiaia; ma per fastidio +di quella che è certamente l’infermità più tormentosa dell’eroismo: +l’inerzia. + +Perocchè sotto la scorza logora dagli anni e dagli acciacchi del +Garibaldi sessagenario, reduce da Dijon, c’era sempre il Garibaldi +giovane e virile di Montevideo e di Marsala; c’era cioè quel contrasto +tra la fiamma del cuore e la rigidezza delle membra, i voli della +mente e il peso del corpo, gl’ideali dello spirito e le realtà della +vita, che sono l’eterno tormento di tutte le grandi anime; e all’anima +novissima di quel novissimo Eroe, martirio incomportabile. + +E ciò per una ragione che è la chiave di tutte le altre: Garibaldi non +credeva fornita la sua giornata. + +Da giovane era partito troppo da lontano, verso una cima troppo +eccelsa, perchè ora anche la lunga via percorsa gli paresse termine +ultimo al suo viaggio. Vedeva, in gran parte per opera sua, la patria +una; ma era dessa forte, gloriosa, felice, quale l’aveva sognata? +E al di là della patria non v’erano altre patrie, ed altre patrie +ancora? E al di sopra di tutte le patrie non v’era dessa l’umanità? +Forse che colla indipendenza delle nazioni tutti i problemi politici, +sociali del suo tempo erano risolti? Ma le reliquie di Roma sacerdotale +chi le spazzava? E i privilegi sopravviventi chi li aboliva? E alle +plebi affamate chi provvedeva? E gli eserciti stanziali quando si +trasformavano? E la fratellanza dei popoli, e gli Stati Uniti d’Europa, +e la pace universale quando si proclamavano? Quanti mali da rimediare; +quante battaglie da combattere; quante mete da raggiungere ancora! + +Ora si prenda un uomo simile, invecchiato in queste idee, avvezzo non +a bandirle soltanto colle parole, ma a confermarle coi fatti e segnarle +col sangue, e poscia lo si sforzi a ripassarle, ruminarle e rimuginarle +per dieci anni nel silenzio d’un’isola deserta, tra i soliloqui d’un +ozio forzato, chiudendogli colla vasta palestra de’ campi di battaglia +l’unica distrazione e l’unico sfogo, al troppo e al vano delle sue +utopie e delle sue chimere; si configga a un tratto il protagonista +operoso sullo scanno dello spettatore inerte; si costringa il più +battagliero de’ condottieri, il più infaticabile de’ cavalieri erranti +ad entrare nella giornea dell’apostolo verboso o del gazzettiere +polemista; si trasformi insomma l’uomo d’azione in uomo di parola, +obbligandolo a barattare i poderosi colpi di spada della giovinezza +nelle ventose figure rettoriche della vecchiaia, e il concitato +imperio e il celere obbedir delle battaglie, in prolisse concioni, +in elaborati programmi ed in sofistiche lucubrazioni, e si avrà un +concetto delle torture morali che Garibaldi dovette provare negli +ultimi suoi anni; e al tempo stesso la ragione più interiore e più vera +delle contraddizioni, degli errori, de’ difetti, che ombreggiano più +foscamente che mai quest’ultimo periodo della sua vita. + +Non furono però nè errori ignobili nè contraddizioni spregevoli, nè +difetti volgari. La parola fu sovente condannabile; il pensiero stesso +talvolta confutabile; ma l’intento non cessò mai d’esser puro ed +elevato. + +Anche l’epistolario di Garibaldi, specialmente il volume più +farraginoso del suo ultimo decennio, avrebbe mestieri d’un rogo +purificatore; ma quando la fiamma avrà compiuta l’opera sua, sopra le +scorie della veste informe e selvaggia, in mezzo agli atomi volatili +delle idee stravaganti e fantastiche, rimarranno sempre, ceneri pure +e inconsumabili, le reliquie d’un pensiero e d’un amore eterni: il +pensiero e l’amore della umanità. + +Nel 1871, col sangue acre ancora degli influssi del partito +rivoluzionario francese, che, non ostante tutti i suoi torti, era stato +ancora il solo amico e difensore ch’egli avesse trovato in Francia, +scrive una lettera all’avv. Petroni, che si potrebbe dire un’apoteosi +della _Comune_; ma ecco che in fondo all’epistola, tornando come sopra +sè stesso, e chiedendosi che cosa sia l’_Internazionale_, la figura e +la presenta così pura d’intendimenti, così temperata di mezzi, così +diversa insomma dalla realtà, che nell’atto in cui sta per farne +l’apoteosi ne pronuncia la condanna.[392] + +Quattro anni dopo, nel 1875, quasi lo crucciasse il pensiero di +non aver fatto abbastanza per Roma, gli balena l’idea, grandiosa +certamente, di convertire il Tevere in un canale navigabile da Roma al +mare, risanare l’Agro romano, restituire all’antica metropoli del mondo +la prisca prosperità, bandendo da essa alla terza Italia un intero +programma di nuova vita economica e sociale. + +E non si ferma ad una vaga proposta; ma rattratto dall’artritide, +torturato da reumi, abbandona Caprera, arriva improvviso a Roma, +lasciando per alcuni giorni trepidi de’ suoi propositi amici e nemici; +e colà, dichiarato a tutti il fine che lo moveva, spiega ne’ suoi +minuti particolari il suo progetto; invoca ed ottiene per esso il +patrocinio di Vittorio Emanuele, il favore d’un grandissimo numero +di uomini tecnici e parlamentari e il consenso del Governo medesimo; +il quale però, o perchè non trovasse effettuabile il disegno, come +andava egli stesso dicendo, o perchè in suo segreto fosse poco propizio +alla proposta a cagione del proponente, tirò siffattamente in lungo +il negozio, che il Generale vessato, stanco, nauseato ormai di tutte +quelle lungherie e quegli andirivieni «di Commissioni che nominavano +le sotto Commissioni» per non approdare mai a nulla, abbandonò per +disperata l’impresa, portando seco l’ingiusto sospetto d’essere stato +canzonato, e un rancore di più contro il governo della parte moderata +che accagionava di tutti i mali.[393] + +Salutò quindi egli pure come l’aurora d’un’èra novella l’assunzione +della Sinistra parlamentare al governo; e nei primi mesi plaudì ai +magniloquenti programmi, diede il pegno del suo nome alle lusingatici +promesse, distribuì ai novelli ministri, succedentisi con vertiginosa +vicenda, diplomi di genio e di patriottismo, inneggiò ai regni della +Riparazione: _Saturnia regna_. + +Ma la Sinistra aveva troppo promesso per poter tutto mantenere; +d’altra parte i prodigi per accontentare Garibaldi neppur essa +poteva farli; talchè non correranno molti mesi che il principale suo +paladino ne sarà divenuto il principale avversario. Eccolo quindi nel +1879 piombare di nuovo come folgore a Roma, destandovi le consuete +alternative d’inquietudine e d’entusiasmo, e predicando a tutti, dal +Re che lo visitava pel primo in sua casa, al più modesto giornalista +e al più umile operaio, la necessità di disfarsi dell’_uomo fatale_, +e l’uomo fatale era per lui il Depretis; di riconciliare tutte le +frazioni discordi della Sinistra, cementandone con un Ministero che +ne comprendesse le sommità più pure l’auspicata concordia;[394] di +affrettar soprattutto l’adempimento delle fatte promesse, che per +Garibaldi non ammettevano indugi e non conoscevano confine. + +Nè basta, come alla demolizione della Sinistra costituzionale tutti i +partiti radicali avevan interesse, così riuscì loro, giovandosi dello +stato di esaltazione in cui l’Eroe si trovava, d’averlo facilmente +complice d’un loro disegno: e complice, per Garibaldi, non poteva voler +dire che gonfaloniere e capitano. + +Per la qual cosa eccotelo in brevi giorni a capo d’una così detta +_Lega della Democrazia_, la quale raccogliendo sotto una specie di +bandiera neutra tutte le gradazioni del partito radicale, dall’unitario +al federalista, dal Mazziniano al Garibaldino, dal repubblicano +_insurrezionista_ al repubblicano _evoluzionista_, ponesse in mora +la Monarchia, o di concedere il suffragio universale, la revisione +della Costituzione, la trasformazione degli eserciti permanenti in +nazione armata, l’incameramento di tutte le proprietà ecclesiastiche, +l’abolizione della legge delle guarentigie al Papato spirituale, e +un micolino di riforme sociali — o di cadere. Quest’ultima parola, +a dir vero, non era espressamente scritta, ma era nella maggior +parte dei compilatori del grande programma sottintesa; e per ciò +appunto, Garibaldi, organicamente impenetrabile ai sottintesi ed alle +anfibologie, non la capì e la sottoscrisse. Gli avessero detto chiaro: +oggi poniamo a Casa di Savoia il dilemma o di darci la repubblica +— o d’andarsene, Garibaldi, che al di sopra d’ogni repubblica aveva +posto sempre l’unità e la concordia della patria, che ebbe sempre un +religioso orrore anche del solo nome di guerra civile, che intendeva +per Repubblica la «Dittatura d’un uomo onesto» ed era sempre stato +alieno dalle sottigliezze dei dottrinari, come egli li chiamava, che +gli facevan corona, Garibaldi, lo crediamo fermamente, non avrebbe mai +sancito quel pericoloso dilemma, nè dato il suo nome al cartello di +sfida che lo intimava. + +Ma così la sua passata per Roma, al pari della famosa _Lega_ da lui +cresimata, lasciò, come suol dirsi, il tempo che aveva trovato. La +Sinistra continuò a volgersi in sè stessa co’ denti: in luogo del +suffragio universale promise una riforma, di cui soltanto la prova de’ +fatti potrà dimostrare la bontà e contro la quale i primi a ribellarsi +furono i medesimi radicali della _Lega_; mise quattro anni ad abolire +la gabella del macinato, che doveva sparire al tocco di bacchetta +magica; l’esercito stanziale è per fortuna d’Italia sempre in piedi; +la legge delle guarentigie riconosciuta dai replicati giuramenti di +fedeltà dei nuovi governanti par più sicura che mai; la riforma sociale +sembra piuttosto destinata a divenire un programma della nuova Destra +che della vecchia Sinistra; qualche bandieretta rossa a saliscendi fu +non vista, qualche grido non interamente ortodosso fu compatito; ma +la libertà piena di spiegar al vento i vessilli e di levare al cielo i +voti della repubblica non fu per anco concessa: finalmente i _Comitati +dell’Irredenta_, dopo essere stati per qualche tempo carezzati in +segreto, furono essi pure scomunicati e disciolti in pubblico, con uno +zelo da meritare la gratitudine dell’Austria stessa. + +Ora tutto ciò non era fatto certo per strappare gli applausi dell’Eroe, +il quale tornato a Caprera, già _senex querulus_ egli pure, si pentiva +sempre più d’aver accordato il suo patrocinio a quella Sinistra così +fedifraga alle sue promesse; e ad ogni atto del governo che urtasse +nelle sue idee ripigliava a borbottare, a maledire, a sfolgorare de’ +suoi anatemi anche coloro tra i Ministri che gli erano stati più cari; +non rispettando nella cecità dell’ira sua nemmeno il suo Benedetto +Cairoli (sol perchè gli fece sostenere il genero Canzio, condannato dai +Tribunali per discorsi sovversivi), coprendo d’un oltraggio plebeo, +che la penna sdegna ripetere, colui che poco prima aveva egli stesso +proclamato il «Baiardo della democrazia.» + +Eppure dalla Sinistra accettò due favori, per varie cagioni non +dimenticabili. Fin dal 1875, il ministro Minghetti, edotto delle +angustie finanziarie del Generale che già confinavano colla povertà, +penetrato, al pari della nazione intera, da un alto sentimento di +riconoscenza verso l’uomo che tanto aveva operato e tutto sacrificato +per la patria sua, aveva ottenuto che il Parlamento approvasse e +il Re sancisse (Vittorio Emanuele non aveva mestieri che altri lo +istruisse delle quotidiane necessità del suo grande amico) una Legge +che accordava a Garibaldi una rendita di lire cinquantamila annue a +decorrere dal 1º gennaio 1875 ed inoltre un’annua pensione vitalizia di +altre cinquantamila lire colla stessa decorrenza.[395] + +Ma Garibaldi in sulle prime scorse in quel dono un salario a’ suoi +servigi, un oltraggio al suo disinteresse, una vittoria de’ suoi +nemici, una perdita di quella indipendenza che fino allora era stata +la più preziosa delle sue ricchezze, ed aspramente rifiutò. E in verità +se egli avesse potuto respingere quel dono, l’aureola della sua fronte +avrebbe avuto una stella di più. Ma la vita ha realtà implacabili; +realtà che non perdonano nemmeno agli eroi, e Garibaldi pure dovette +piegarvi la fronte. + +Finchè durò al potere la Destra persistette nel rifiuto; ma venuto +agl’Interni Giovanni Nicotera e conosciuto più dappresso tutte le +strettezze in cui il Generale si dibatteva, toccato egli stesso +con mano la prova che così egli come i suoi figli potevano essere +minacciati da un istante all’altro da una levata di creditori e dallo +scandalo d’un fallimento, trovò in un forte sentimento di dovere il +coraggio di dipingere al Generale tutta la gravità delle condizioni +sue, chiedendogli un’altra volta l’accettazione di quel dono, che non +era insomma se non il compenso inadeguato de’ suoi grandi servigi e un +tributo doveroso che l’intera nazione veniva volontaria a deporre a’ +suoi piedi. + +E tuttavia l’Eroe riluttò ancora, durando per parecchi giorni una +delle più fiere battaglie della sua vita. Ma posto finalmente tra la +sua fierezza d’uomo e il suo amore di padre, sbigottito dal pensiero +di non lasciare a’ suoi figli che un retaggio di miseria e forse di +disonore, premuto, incalzato da ogni parte, dai parenti, dagli amici, +consapevoli più di lui dei pericoli che da ogni parte stringevano, +piegò tristamente il capo a inesorabile fato ed accettò. E corse la +voce che nel dare il doloroso assenso, mormorasse sospirando cupamente +«anche questo mi fanno fare,» le quali parole dette o pensate soltanto +che siano, dovranno risuonare come un perpetuo rimorso nella coscienza +di coloro che lo posero nella disperata necessità di subire quel grande +sacrificio, e quasi sull’orlo del sepolcro gli rapirono quella che +sarebbe stata la gemma più sfolgorante della sua corona: la gloria del +morir povero. + + +II. + +Quell’amarezza però gli venne raddolcita ben presto da una grande +consolazione. Sappiamo di toccar un delicatissimo tasto e vi +scivoleremo leggieri. Chi lesse quanto ne dicemmo noi stessi[396] +sa come il matrimonio di Garibaldi colla signora marchesa Giuseppina +Raimondi sia rimasto in quello stato che i legali chiamano: rato e non +consumato. + +Dal giorno in cui i due coniugi si separarono a Fino, essi non +s’incontrarono, non si videro, possiamo soggiungere non si perdonarono +più, e il loro vincolo si mutò da quell’ora in quella specie di +catena lunga che la nostra sapiente legislazione civile inventò col +nome di «separazione,» e la quale non essendo nè la libertà nè la +schiavitù, nè il matrimonio nè il libero amore, pone i falsi coniugati +nell’alternativa perpetua o del celibato obbligatorio o del concubinato +forzoso e crea in mezzo alla nostra società quelle condizioni +famigliari scandalose e violenti di cui Giuseppe Garibaldi e Giuseppina +Raimondi furono uno degli esempi più celebri, ma non più dolorosi. + +Se non che a quale de’ due partiti dell’alternativa si sia appigliato +Garibaldi, non è mestieri ridirlo. Alla castità si sentiva negato; e +un giorno conosciuta, come ogni mortale conosce, la signora Francesca +Armosino, n’ebbe da lei, a lunghi intervalli, tre figli: Clelia, +nata il 16 febbraio 1867; Rosita, nata il 10 luglio 1869, morta il 1º +gennaio 1871; Manlio, nato il 23 aprile 1873.[397] + +Ora di fronte a questi fatti che cosa potevano desiderare e volere, +Garibaldi, la signora Raimondi, la signora Francesca; che cosa +avrebbero potuto desiderare e volere, giunti all’età del raziocinio +i figli stessi nati da lei? E che cosa, aggiungiamo noi, potrebbe +desiderare e volere non diciamo la legge scritta de’ codici, ma la +legge morale scritta nella coscienza di tutto l’uman genere? + +Da un lato un’unione fittizia rimasta sterile; dall’altro un vincolo +reale saldato da diciannove anni d’amore e dal pegno di tre figli; di +qua la famiglia legale, ma immaginaria, di là una famiglia illegittima, +ma vera; di qua tre bambini innocenti a cui un atto di giustizia +può dare un nome, di là due donne, all’una delle quali la legge può +riscattare il fallo, e all’altra riconsacrare il suo amore; in verità +nè Garibaldi, nè la signora Raimondi, nè la signora Armosino, nè, a +parer nostro, i tribunali depositari della morale pubblica e privata, +potevano esitare più. I coniugi Garibaldi Raimondi se ebbero un torto +fu di aver troppo atteso: essi dovevano chiedere molto prima che la +legge regolasse la loro anormale condizione, e ciò tanto più che ai +molti e solenni argomenti morali se ne aggiunsero, a quanto sembra, +parecchi di stretto ordine legale che confermavano il loro diritto. + +Comunque, sul principiare del 1879 deliberarono d’accordo di domandare +o la nullità o lo scioglimento del loro matrimonio, ma al primo passo +furono sfortunati: il Tribunale Civile di Roma con una sua sentenza del +6 luglio 1879 respinse la loro istanza. + +Allora Garibaldi non ebbe più posa. Tempestava di lettere gli amici +e i giornali, consultava avvocati, scongiurava il giovane Re, se i +tribunali non lo potevano, a sciogliere egli stesso con un colpo della +sua autorità dittatoria il nodo iniquo (a queste teoriche garibaldine +siamo già avvezzi); voleva a forza che il Cairoli, Presidente del +Consiglio, proponesse al Re un decreto, o alla Camera una legge, che lo +liberasse dal giogo incomportabile e gli desse modo di divenir marito e +padre legittimo della sua donna e de’ suoi figli. + +E va da sè che Re e Ministro si rifiutassero all’atto autoritario, +d’onde novelle sfuriate dell’Eroe, pacificate ben presto dalla notizia +che un celebre avvocato, il più celebre d’Italia, Pasquale Stanislao +Mancini, assumeva su di sè l’ardua causa, sicchè non era disperabile +che la Corte d’Appello revocasse la prima sentenza e facesse paghi i +reclamanti. E così avvenne. + +La Corte d’Appello di Roma, considerato principalmente che il +matrimonio Garibaldi Raimondi avvenne sotto il regime del diritto +austriaco, emanante dal Concordato del 1855, il quale appunto ammetteva +la nullità dei matrimoni _rati e non consumati_, colla sua sentenza del +14 gennaio 1880 «dichiarava Giuseppe Garibaldi libero dal vincolo del +matrimonio celebrato in Como il 24 gennaio 1860 ed il matrimonio stesso +destituito d’ogni conseguenza giuridica.» + +Ne fu beato il Generale e pochi giorni dopo la pronunciata liberazione, +il 26 gennaio, innanzi al Sindaco della Maddalena dava la mano di +legittimo sposo alla sua Francesca, e, cosa forse per lui anche più +dolce, il nome a’ suoi bambini che adorava. Non fu così piena e unanime +la soddisfazione del pubblico, e del forense in principal modo. Più +d’uno, riguardando la causa solo dal punto di veduta giuridico; reputò +il primo voto della Corte d’Appello romana un’aperta illegalità, un +diritto privilegiato creato per un uomo privilegiato, una violazione +insomma di tutti i principii della nostra legislazione civile. + +Va da sè che noi non osiamo metter verbo in siffatta lite: noi, +indotti, consideriamo il problema nel rispetto più umile e più +comune della moralità e della naturale giustizia, e, confessiamo il +vero, nella nostra coscienza di giurati avremmo noi pure pronunciato +l’annullamento. Sia pur stata violata, in qualche punto delle sue +rigide forme, la legge; ma lo diremo con un egregio giureconsulto: «Noi +confessiamo di non poter soffocare un intimo e prepotente sentimento di +soddisfazione che le incongruenze giuridiche dei canoni e dei causisti +abbiano permesso di rimediare ad una condizione di cose, dolorosa ad un +tempo ed eccezionalmente immorale.[398]» + + +III. + +Ma in sullo scorcio del 1880 le condizioni di salute del Generale +declinarono rapidamente. L’artritide si era fatta cronica e +invincibile, e gli sformava mani e piedi in modo miserando. Ogni +moto, eccettuato quello della carrozzella a mano, gli era interdetto. +Gli organi vitali funzionavano regolarmente, la mente era lucida, +la energia morale vivace, ma una paralisi incipiente delle membra +ed un catarro senile costringevano medici ed amici alla più grande +vigilanza. E ciò non ostante intendeva curarsi a modo suo; dai medici +non accettava che i consigli che gli garbavano; non voleva rinunciare +nè anche nella stagione men propizia ai bagni, ed era tanto difficile +governarlo da ammalato, quanto guidarlo da sano. + +E tuttavia, anche in questo stato, appena udì che suo genero era stato +arrestato a Genova, volle a forza farsi portare colà per protestare, +almeno colla presenza, contro quello che a lui era parso una violazione +ed un arbitrio; e pochi giorni dopo, invitato a partecipare in Milano +alla commemorazione di Mentana ed allo scoprimento del suo monumento, +si faceva mettere in vagone e partiva. E il suo ingresso nella capitale +lombarda fu lo spettacolo più pietoso a cui la grande città avesse da +tempo assistito. Steso sopra un letto, trascinato a passi lenti da una +grande carrozza, bianca la barba, cereo il viso, immobile la persona, +le mani rattrappite involte in un fazzoletto, coperto il capo da una +papalina dorata e argentata, ammantellato in una specie di paludamento +pontificale, Garibaldi sembrava piuttosto la salma d’un santo portato a +processione da un popolo di devoti, che il corpo vivo d’un uomo! «Pare +sant’Ambrogio!» mormorava il popolino milanese, memore de’ giorni in +cui faceva passeggiare per la città il suo antico protettore, e forse +l’analogia che la fantasia popolare trovava tra quel vecchio Pontefice +armato della libertà latina e il belligero arcivescovo campione della +nuova fede romana contro la prepotenza gotica, non era fisica soltanto. +Pure quella reliquia d’eroe non s’arrendeva ancora; imperterrito +accettava tutti gl’inviti, si prestava a tutte le cerimonie, riceveva +a centinaia visite ed omaggi ed assisteva il 3 novembre da una +loggia apposita, all’inaugurazione del monumento per cui era venuto; +soltanto così egli che lo faceva come coloro che glielo permettevano +o consigliavano, non pensavano abbastanza che ognuna di quelle fatiche +era un giorno di più sottratto alla sua vita?[399] + +Nel 1881, non soltanto per ragioni di salute, aggravatasi anche per +una caduta fatta dalla carrozzella sugli scogli di Caprera, d’onde +n’ebbe la testa ferita e qualche minuto di deliquio, si recava sopra +la riviera ligure e in certa villetta d’Alassio vi passava due mesi +d’inverno in una placida e forse ristoratrice solitudine. + +Se non che aveva appena, può dirsi, riposto il piede nel suo eremo, +che scoppiò il conflitto italo-francese per la questione tunisina, +quindi l’una cosa dietro l’altra: il grido delle prepotenze del signor +Roustan, la invasione della Reggenza, l’estorsione del trattato del +Bardo, gli insulti alla nostra bandiera, gli eccidi dei nostri operai +a Marsiglia, le contumelie quotidiane della stampa francese buttateci +in viso a piene mani, e tutto insomma quell’insieme di fatti che misero +in chiara luce a qual caro prezzo la nostra vicina repubblicana ci +presterebbe la sua amicizia, e qual frutto usuraio d’umiliazioni e di +servitù ella pretenda ancora dal beneficio, principalmente imperiale, +di Solferino e di Magenta, pagato tuttavia abbastanza collo scotto di +Nizza e di Savoia, e col sangue di Mentana e di Dijon. + +Ora s’immagini a queste notizie il vecchio Eroe! Pareva che tutti +quegli oltraggi fatti alla patria sua, penetrassero come lame di spada +nel suo petto, tanto erano acute le urla di dolore e di collera che +mandava. Schizzava fuoco e fiamme, e se avesse contato alcuni anni +di meno, è difficile pensar qual nuovo incendio avrebbe suscitato in +Italia. Avreste detto che al limitare del sepolcro, nel punto stesso +che la compagine del suo corpo si sfasciava, l’anima sua ringiovanisse +e sfolgorasse nuovamente di tutta l’energia de’ suoi giorni più +gagliardi. + +Null’altro potendo, parlava e scriveva, ma eran scritti e parole che +valevano fatti. Egli solo parve a quei giorni la voce della nazione; +e quegli Italiani, la grande pluralità pur troppo, che avevan stimato +doveroso subire l’oltraggio con quel temperato risentimento e quella +dignitosa rassegnazione con cui si sopporta una insignificante +mancanza di galateo in una conversazione, quegli Italiani dovettero +sentire ognuna di quelle parole piombar loro sull’anima come tante +goccie roventi e destarvi almeno un istante di vergogna e di rimorso. +Prima aveva cominciato con una nota più temperata: «Io sono amico +della Francia e credo si debba fare il possibile per conservare +la di lei amicizia. Però siccome sono Italiano anzitutto, darò +lietamente questo resto di vita acciò l’Italia non sia oltraggiata +da chicchessia....[400]» Poi alzando il tono coll’incalzar degli +avvenimenti: «Il trattato della Francia col Bey fece crollare la +buona opinione che io avevo per la Francia.... e se i suoi ingiusti +procedimenti in Africa continuano, ci costringerà a ricordarci che +Cartagine e Nizza sono francesi come io sono tartaro, e che nell’antica +Cartagine gli Italiani hanno tanto diritto quanto la Francia, e che +devono tendere alla completa indipendenza della Tunisia.[401]» + +E quasi tutto ciò non fosse ancora abbastanza esplicito, come uomo +cui tarda di dir tutto e nella forma più chiara il suo pensiero, +prorompeva: + + «Caprera, 22 settembre 1881. + + »Miei cari amici, + + »Lavare la bandiera italiana trascinata nel fango per le vie di + Marsiglia — e stracciare il Trattato — tolto colla violenza — + al Bey di Tunisi: solo a tal patto gl’Italiani potranno tornare + a fraternizzare coi Francesi — lasciare a Bismarck accarezzare + il Papato, e non oltraggiare la Repubblica coll’alleanza della + menzogna — dalla quale si minaccia l’Italia. + + »I nostri vicini da ponente a levante devono capire esser finiti + i tempi delle loro villeggiature _nel bel paese_. E se han paura + i........, gl’Italiani sono disposti a non tollerare oltraggi. + + »Sono + + »vostro + »G. GARIBALDI.[402]» + +Nè di sole parole si contentava. Udito che Palermo si prepara a +festeggiare il suo Vespro, vede in quella commemorazione della disfatta +angioina un risveglio del sentimento nazionale, e ad ogni costo, non +sappiam se sprezzando i consigli de’ medici e de’ parenti, perchè di +questi consigli non si vide la prova, ma certo sprezzando i consigli +della sua salute, deliberò di recarsi a Palermo. Solo concede a sè +stesso, non sapremmo se dire il riposo, o la fatica maggiore, di +arrivarvi a piccole giornate, posando prima a Napoli, rivedendo le +Calabrie, rifacendo a ritroso, come chi ricorda, la strada trionfale +del 1860. E parte, e il 21 gennaio è a Napoli: ricevuto con delirio +dalla città, che dal 60 in poi non l’aveva più riveduto, ma che +rispettando il suo stato lo lascia tranquillo per oltre due mesi nella +villa del signor Maclean a Posilipo, dove entrando, alla vista del +magnifico golfo, esclama col nostalgico affetto del vecchio marinaio: +«Oh bello questo mare!» + +Colà però il corpo riposava, non lo spirito ancora. Egli non perde +d’occhio Tunisi, e ad un certo punto è tale la nausea che lo prende +delle rodomontate francesi e della dappocaggine italiana, che a +pochi giorni di distanza scrive al signor Leo Taxil: «È finita, la +vostra repubblica chiercuta non ingannerà più alcuno. L’amore e la +venerazione che avevamo per lei si son mutati in disprezzo.[403]» E ad +un ministro italiano andato a visitarlo, soggiungeva: «Lessi in qualche +giornale che trattate con la Francia, per trovar modo di accettare +senza scandalo il trattato del Bardo. Non lo fate. Una nazione non +può mai tollerare le offese. E, se lo farete, io, vecchio, che non +potrò correre l’Italia gridando vendetta contro di voi, io mi farò +trascinare qui alla Riviera di Chiaia e in via Toledo, e sputerò sul +viso alle guardie di pubblica sicurezza e alle sentinelle dell’esercito +italiano, finchè o una mi uccida con un colpo di baionetta, o mi si +porti a morire in prigione. Così, se voi farete quello, io farò che +voi mi ammazziate, sperando che la mia morte muova contro di voi il +popolo.[404]» + +Tanta era ancora la fiamma vitale in quel settuagenario disfatto! + +E dicasi pure ch’egli esagerava; a parer nostro, l’esagerazione era più +nella forma che nel sentimento; ma gli è sol quando un paese esagera a +questo modo, sente di sè e del proprio onore in siffatta guisa, che si +fa rispettare dagli amici e dai nemici, e diventa grande. + + +IV. + +Da Napoli a traverso le Calabrie, posando una notte a Catanzaro, parte +in vettura, parte in ferrovia, pellegrinaggio micidiale a quell’uomo, +arrivò allo Stretto, e di là, salutata la sua Messina, entrò il 28 +marzo, di mattina, a Palermo. + +Ma qui pure, come a Milano, come a Napoli, sorvoleremo alle +accoglienze, poichè l’immaginarle è più facile che il descriverle. +Noteremo soltanto un episodio singolare. Si era fatta correre la voce +che il Generale, affranto dal lungo viaggio, avesse talmente bisogno di +riposo che persino le grida e gli applausi avrebbero potuto nuocergli. +Ond’ecco tutta la popolazione palermitana, concorde per incanto in un +solo sentimento, soffocare le voci, smorzar i passi, domar l’indole +espansiva ed entusiastica, e al Generale, cui aveva forse preparato uno +dei suoi più strepitosi baccanali di gioia, render l’omaggio, nobile, +delicato, figliale del silenzio.[405] + +All’indomani Garibaldi, ospitato lungo la marina nel casino del signor +Ugo Delle Favare, Sindaco di Palermo, scriveva di tutto suo pugno, +con sforzo grandissimo della mano, ma lucido ancora di mente, questo +Manifesto ai Palermitani, che senza toccare della Francia, la quale già +pareva tornar verso l’Italia a meno violenti consigli, riepilogava il +supremo ideale ghibellino del Vespro, e insieme gli amori e gli odii +più antichi dell’anima sua. + + «A te, Palermo — città delle grandi iniziative, maestra nell’arte + di cacciare i tiranni — appartiene il diritto della sublime + iniziativa di cacciare dall’Italia il puntello di tutte le + tirannidi, il corruttore delle genti che — villeggiando sulla + riva destra del Tevere — sguinzaglia di là i suoi neri cagnotti + alla adulterazione del suffragio universale, quasi ottenuto, dopo + essersi provato a vendere l’Italia per la centesima volta. + + »Ricordati — o valoroso popolo — che dal Vaticano si mandarono + benedizioni agli sgherri che, nel 1282, cacciasti con tanto + eroismo. + + »Forma, quindi, nel tuo seno — dove palpitano tanti cuori + generosi — una associazione che abbia il titolo di _Emancipatrice + dell’intelligenza umana_, la cui missione sia quella di combattere + l’ignoranza e svegliare il libero pensiero. + + »Occorre andare, per ciò, tra le plebi della città e delle + campagne, per sostituirvi alla menzogna la religione del Vero. + + »GIUSEPPE GARIBALDI.» + +E trascorriamo ancora sulle feste, sulle visite, sulle ovazioni, tutte +minori di quelle che avrebbe volute il popolo palermitano, maggiori +pur sempre di quelle che le condizioni minacciosissime del suo ospite +potevano comportare. Il 31 marzo, infatti, anniversario del terribile +eccidio, il Generale non potè assistere alla lunga cerimonia; ma +due giorni prima di partire volle visitare ad ogni patto la storica +chiesa di Santo Spirito e giunto sulla piazza del famoso «mora, mora,» +pronunciò con voce commossa, ma chiara: «Onoriamo la memoria dei nostri +padri palermitani che seppero scacciare i tiranni, e dico i nostri +padri perchè anch’io mi credo palermitano come voi.» + +All’indomani suo figlio Menotti leggeva alla folla radunata sotto +le sue finestre, al chiarore d’una serenata, un affettuoso addio del +padre, nel quale egli si protestava ancora «figlio di Palermo,» e il +17 aprile, mattina, imbarcato sul _Cristoforo Colombo_ risalpava per +Caprera.... + + +V. + +Non doveva uscirne più. Tra l’aprile e il maggio le notizie del suo +stato di salute s’erano fatte sempre più rare e confuse; la notte dal +2 al 3 giugno corser l’uno dietro l’altro i telegrammi: Garibaldi è +agonizzante: Garibaldi è morto. Corre il detto: «che saetta previsa +vien più lenta;» infatti da parecchi anni l’Italia vedeva il suo Eroe +morire giorno per giorno, e vi era tristamente apparecchiata; tuttavia +come il colpo non fu preceduto da alcun segno prenunziatore, così +l’effetto ne parve ugualmente fulmineo e tremendo. + +E l’Italia, com’era da attendersi, si scosse in sussulto e guardò +sbigottita la immensità della perdita che aveva fatto. Un sol pensiero +occupa in un subito tutte le menti, un sol nome corre su tutte le +labbra; una folla triste e come trasognata ingombra le vie; le bandiere +si abbrunano, le feste si sospendono, i negozi si differiscono: i +teatri, le scuole, le officine si chiudono: la concordia della sventura +affratella, come nel funebre giorno di Vittorio Emanuele, gli affetti +e le opinioni più discordi: quei medesimi che ieri ancora sprezzavano +ed aborrivano l’implacato nemico, s’arrestano riverenti innanzi al +cordoglio della nazione e sentono essi pure muoversi qualcosa nel loro +cuore, che se non è peranco dolore, è rispetto e pietà. E tuttavia, +l’ansietà che tutti preme, appena scosso il primo stordimento della +percossa, è il conoscere la storia degli ultimi momenti dell’eroe! Come +e quando morì? e chi l’attorniava e chi l’assistette, e quali furono +le ultime sue parole, e chi raccolse l’estremo suo respiro, e chi gli +chiuse gli occhi, e chi lo compose sul letto di morte? + +Nel mattino del 1º giugno il Generale aveva cominciato a sentirsi male. +Il catarro bronchiale gli faceva ingorgo più del solito nel petto +e non potendo espellerlo gli rendeva sempre più lento e affannoso +il respiro. Non c’era presso di lui a Caprera altro medico che il +dottore Cappelletti, medico di bordo del _Cariddi_, ancorato in quelle +acque, ma egli avvertì tosto la gravità del caso, e d’accordo colla +signora Francesca e con Menotti, che da più giorni si trovava presso +il padre, telegrafò al dottor Albanese in Palermo, perchè accorresse +immediatamente. + +Ma il male incalzava con rapidità terribile e nella notte dal 1º al 2 +s’aggravò siffattamente che nel cuore di tutti gli astanti entrò lo +sgomento d’un pericolo urgente. Allora ne fu telegrafato a Canzio a +Genova ed a Ricciotti a Roma; ma oramai nè essi, nè Albanese potevan +più giungere a tempo. + +La forte natura del Generale, prostrata da una decenne congiura +d’infermità, era alla sua ultima prova. + +Nel pomeriggio del 2 la difficoltà crescente del respiro, +l’affievolimento della voce, l’abbandono delle forze, fecero a tutti +comprendere che la catastrofe era imminente. + +Tuttavia il Generale, sebbene parlasse a stento, aveva ancora la mente +serena. Solo l’inquietava la tardanza d’Albanese, sicchè iteratamente +domandò se Albanese fosse arrivato; se il vapore fosse in vista; +ma nessuno potè dargli la consolante risposta! A un certo punto due +capinere, consuete visitatrici del Generale, vennero a posarsi sul +suo balcone aperto, cinguettando allegramente; la moglie, temendo +disturbassero l’ammalato, fece un gesto per allontanarle; ma il +Generale, con un fil di voce soave, susurrò: «Lasciatele stare, son +forse le anime delle mie due bambine che vengono a salutarmi prima di +morire. Quando non sarò più vi raccomando di non abbandonarle e di dar +loro sempre da mangiare.» + +E pare siano state quelle le ultime parole che profferì. Solo più +tardi chiese ripetutamente del piccolo Manlio, infermiccio egli pure, +si asciugò con un moto convulso della mano la fronte, mormorando +«sudo....» cercò il suo cielo, il suo mare.... sorrise a’ suoi cari.... +e colla placidezza d’un patriarca, fra le braccia della dolce famiglia, +alle 6.22 pomeridiane spirò.[406] + +E da allora comincia il grande epicedio delle Nazioni. Re Umberto +scrive di proprio pugno al figlio Menotti: + + «Mio padre m’insegnò nella prima gioventù ad onorare nel generale + Garibaldi le virtù del cittadino e del soldato. + + »Testimone delle gloriose sue gesta, ebbi per lui l’affetto più + profondo e la più grande riconoscenza e ammirazione. Queste memorie + mi fanno sentire doppiamente la gravità irreparabile della perdita. + + »Mi associo quindi al supremo cordoglio del popolo italiano, e + prego d’essere interprete delle mie condoglianze condividendole + coll’intera nazione. + + »UMBERTO.» + +La Camera dei deputati ed il Senato prorogano per quindici giorni le +loro tornate; il Governo propone e il Parlamento approva che la _Festa +Nazionale dello Statuto_ sia sospesa, le esequie dell’Eroe sieno fatte +a pubbliche spese, una pensione vitalizia di diecimila lire annue sia +assegnata alla vedova ed a ciascuno de’ figli. + +In ogni terra d’Italia, da Roma al più umile borgo, si decretano statue +e lapidi, e si consacrano istituzioni benefiche in sua memoria; le +università, gl’istituti scientifici, le associazioni operaie, ogni +maniera di sodalizi gareggiano nel commemorare con pubblici discorsi +e solenni onoranze la sua vita e la sua morte; l’elettrico non basta a +sfogare la colluvie de’ telegrammi che da ogni angolo, può dirsi, della +terra, piove a Caprera. + +L’Assemblea dei deputati della Repubblica francese sospende per un +giorno le sue sedute; la Sinistra del Senato vota un indirizzo di +cordoglio alla famiglia dell’estinto; il Municipio di Parigi delibera +di inviare rappresentanti a’ suoi funerali; Lione, Marsiglia, Dijon +attestano con pubbliche manifestazioni le loro condoglianze; lo +stesso urlo di protesta della lega napoleonico-legittimista vale +un omaggio di più. La Camera dei deputati e il Senato di Washington +approvano una mozione deplorante «la morte di Garibaldi ed esprimente +la simpatia degli Stati Uniti per l’Italia.» La Camera dei deputati +di Buda-Pest vuole scritto nel processo verbale il compianto della +nazione ungherese, per la scomparsa dell’Eroe; il Consiglio nazionale +di Berna, con voti 63 contro 20, «rende omaggio a nome del popolo +svizzero alla memoria di Garibaldi, si associa all’Italia nel lutto +causato dalla morte del grande patriotta.» Nel Consiglio municipale di +Londra Sir John Bennet propone «una mozione di profonda simpatia alla +nazione italiana in occasione della morte del cittadino Garibaldi e +condoglianze alla famiglia,» e la mozione è approvata all’unanimità. + +Tutta la stampa mondiale dice in vario tenore il compianto del +grand’uomo. + +Il Times, che non gli fu mai amico, scrive: «Ebbe tutte le qualità del +leone; non soltanto il coraggio senza confini, ma le doti più nobili, +come la magnanimità, la placidezza e l’abnegazione.» + +La _France_ esclama: «Questa morte è un lutto dell’umanità. Garibaldi +era cittadino del mondo.» La tedesca _Vossische Zeitung_: «Dobbiamo +dimenticare il ricordo di averlo avuto nemico;» e il _Tageblatt_ +conferma: «Egli nel suo idealismo vide solo l’infelicità della +Francia e non pugnò contro il popolo germanico, ma bensì in favore +della libertà del popolo.» La _Germania_, organo dell’ultramontanismo +tedesco, dichiara: «Vogliamo rendergli questa giustizia. Egli fu +generoso, patriottico, pronto al sacrificio.» L’austriaca _Neue Freie +Presse_ conchiude: «Simili figure sono i fari della storia. Non con +lunga calcolata previdenza, non con piani e concetti faticosamente +elaborati, essi muovono i loro passi; è con l’azione vivace, libera +che essi si imprimono nella memoria degli uomini, e a coloro che +paurosamente guardano il loro entusiasmo, risponde Guglielmo Tell con +le parole messegli in bocca da Schiller: — Se io fossi stato prudente, +non sarei stato Tell! — » + +Due soli uomini nel secolo nostro migraron dalla terra accompagnati +da sì universale consenso di laudi e di dolore: Vittorio Emanuele +e Garibaldi; perchè essi soli parvero incarnare due delle più +straordinarie eccezioni della storia: un Re fedele alla Libertà, +che oblia le tradizioni della sua stirpe e arrischia il retaggio dei +suoi figli per la redenzione di un popolo; un popolano che si eleva, +per sola virtù propria, fino alla potenza di Re; ma per tornare +invitto dalle tentazioni dell’ambizione, nel suo modesto focolare, e +sacrificare gli affetti del suo cuore e gli ideali della sua anima alla +suprema felicità della patria. + +Quali funebri pertanto potevano parere degni di un tant’uomo se non +quei medesimi resi al grande Re che l’aveva preceduto nella tomba? +più solenni ancora se fosse stato possibile! Quindi un grande lavorío +di fantasie, una subita faccenda di necrofori pubblici e privati +per risolvere l’arduo problema; quindi un vociferar di monumenti +e di mausolei, un presentarsi di imbalsamatori, di pietrificatori, +di conciatori d’ogni fatta; un progettare di onoranze e di cortei +di ogni specie; e la flotta che dovrà levare la salma da Caprera; +e le rappresentanze che dovranno scortarla; e i Principi del sangue +che dovranno accompagnarla; e il luogo di Roma (se il Gianicolo, il +Campidoglio o il Panteon era tuttavia controverso, ma in Roma pareva +certo) in cui doveva posare; quando da Caprera il dottore Albanese +inviò questo telegramma: + + «Garibaldi spirò iersera; lasciò un’autografa disposizione in + data 17 settembre 1881, così concepita: — Avendo per testamento + determinato la cremazione del mio cadavere, incarico mia + moglie dell’eseguimento di tale volontà, prima di dare avviso a + chicchessia della mia morte. Ove ella morisse prima di me, io farò + lo stesso per essa. Verrà costruita una piccola urna in granito che + racchiuderà le ceneri sue e le mie. L’urna sarà collocata sul muro + dietro il sarcofago delle nostre bambine e sotto la acacia che lo + domina. — » + +Era insieme un pensiero sublime ed una volontà sacra. Garibaldi non +voleva nè essere sepolto, nè esserlo in Roma; voleva, prima ancora che +il mondo sapesse della sua morte, essere bruciato, colle piante odorose +della sua Caprera, e quivi, poca cenere chiusa in un’urnetta, tra i +sarcofagi delle sue bambine, sotto l’acacia che li consola di molle +ombra, dormire in pace per sempre. + +E questo voto doveva parere tanto più intangibile e santo, in quanto +non era nè estemporaneo nè nuovo. Molto prima, può dirsi, che il +rito della cremazione tornasse di moda, Garibaldi ebbe quell’idea +di confidare la suprema cura della sua spoglia mortale alle fiamme. +L’aveva confessato fin dal 1870 al colonnello Bordone; l’aveva ridetto +al suo vecchio amico Giuseppe Nuvolari; lo ripetè poco dopo ad Achille +Fazzari; lo raccomandò ancora più esplicitamente nel 1877 al suo fido +medico, il dottor Prandina.[407] «Voglio essere bruciato: bruciato +e non cremato capite bene. In quei forni che si chiamano _Crematoi_ +non ci voglio andare. Voglio esser bruciato come Pompeo, all’aria +aperta.... e voi, Fazzari, soggiungeva scherzando, sarete il mio +liberto..... Farete una catasta, soggiungeva al Nuvolari, di quelle +acacie della Caprera, che bruciano come l’olio; stenderete il mio corpo +vestito della camicia rossa sopra un lettino di ferro, mi deporrete +sulla catasta colla faccia rivolta al sole e così mi brucerete. La +cenere che resterà la metterete in un’urna.... anzi in una pignatta +qualunque, e la deporrete sul muricciolo dietro le tombe di Anita e di +Rosita. Così voglio finire.» + +Ma chiese il dottor Prandina: «E se per disgrazia moriste sul +continente, lontano dalla vostra Isola?» — «Non importa, fece il +Generale, mi caricherete sopra una barca, mi condurrete alla Caprera, e +mi brucerete come v’ho detto.» + +Nessun uomo espresse mai più chiaramente e replicatamente la +sua estrema volontà, e di nessun uomo avrebbe dovuto essere più +religiosamente osservata. + +Ma altro fu il parere di coloro che l’Eroe aveva il diritto di credere +i più gelosi interpreti e più fidi custodi del suo testamento. I +politicanti dissero che le spoglie di Garibaldi non appartenevano a +lui, ma alla nazione, e che a questa sola, mediante i suoi legittimi +rappresentanti, spettava il diritto di decidere della loro sorte; i +medici, sgomenti del rapido progredire della corruzione, sostennero +la necessità di provvedere senza indugio alla imbalsamazione del +cadavere, il che era già un avviamento alla sua conservazione; altri, +quale il signor Crispi, affermava l’impossibilità di eseguire alla +lettera la combustione come il Generale l’aveva ordinata, affermando +che la mancanza in Caprera de’ mezzi adatti ad una perfetta cremazione +esponeva al certo pericolo di vedere «le ceneri della spoglia confuse +con quelle delle legne;» altri vociarono: Roma! Roma sola degna tomba +dell’Eroe: tutto deve piegare, anche Garibaldi, innanzi alla maestà di +quel luogo e di quel nome; e insomma quali per una ragione, quali per +l’altra, radunatosi in Caprera una specie di consiglio di famiglia, +al quale erano presenti, oltre la signora Francesca, Menotti, Canzio +e la signora Teresita, anche il dottor Albanese, Francesco Crispi, +Alberto Mario e Achille Fazzari, contro la volontà, fu detto, della +signora Francesca (e doveva farla valere più gagliardamente) e contro +il parere del Fazzari, la maggioranza deliberò di compiere senz’altro +l’imbalsamazione del cadavere e di seppellirlo frattanto in Caprera, +lasciando al Parlamento di decidere quale ultima dimora gli dovesse +essere destinata. + +Noi non discuteremo qui quelle ragioni, nè riapriremo una polemica, che +falserebbe il carattere di questo libro. Alla storia interessa soltanto +che la deliberazione del Consiglio di Caprera suscitò in tutta, può +dirsi, l’Italia un grido unanime di riprovazione e di sdegno. + +Le città e le associazioni radunarono comizi e votarono indirizzi +di protesta; la stampa, fatte poche eccezioni, echeggiò concorde +l’indignazione della coscienza nazionale; gli uomini più eminenti di +tutti i colori e di tutte le parti sfolgorarono talvolta in parole +eloquenti il sacrilegio minacciato, ma indarno. Garibaldi aveva voluto; +un Plebiscito della nazione aveva confermato, ma il conciliabolo di +Caprera aveva deciso altrimenti; _sic volo, sic jubeo, stat pro ratione +voluntas_. + +L’8 giugno, presente il Principe Tommaso per il Re, i ministri Ferrero +e Zanardelli per il Governo, le Presidenze della Camera e del Senato, +le Rappresentanze della marina e dell’esercito, gli inviati delle città +e delle corporazioni, i superstiti dei Mille e dei Volontari, presente +in simbolo tutta l’Italia ufficiale e reale, Garibaldi, in un giorno +di uragano, protestando il cielo ed il mare, fu fatto scendere a forza +sotto l’umida terra, a forza vi fu chiuso e suggellato dentro sotto +una duplice lapide; la volontà dei vivi mise a giacere per sempre la +volontà del morto; la inviolabilità della pietra sepolcrale tagliò +corto a tutti i reclami e a tutte le querele; e il popolo italiano, +facile alle accidie perchè facile agli entusiasmi, piegò la testa al +fatto compiuto e lo subì. + +Washington non volle altra tomba che un’aiuola del suo Mount Vernon, +e nessun Americano avrebbe nemmeno per un istante dubitato che quella +volontà potesse essere violata. Robert Peel lasciò scritto di voler +esser sepolto nella chiesa parrocchiale di Draylon Bassett, e il +Parlamento che gli aveva destinato gli onori di Westminster s’inchinò +al suo volere; il conte di Cavour volle posar per sempre nel domestico +sepolcreto di Santena, e nessuno della sua famiglia l’avrebbe ceduto a +Torino, o a Santa Croce. + +Giuseppe Garibaldi non pretese dalla sua patria, per la quale aveva +tanto operato, non domandò alla sua famiglia, che aveva tanto adorata, +altro pegno di gratitudine, altro ricambio d’amore, che di dormire +pugno di cenere tra le fosse delle sue bambine, lontano dal fatuo +rumore del mondo, che aveva sempre sprezzato, nell’Isola solinga, sotto +il libero aere, presso l’immenso mare, che avea tanto amati; — e gli fu +negato. + + + + +CAPITOLO DECIMOQUARTO. + +EPILOGO. + + +I. + +_L’Eroe e il Capitano._ + +Tale fu l’uomo di cui ci siamo avventurati a narrare la vita. Molti +particolari vi potranno essere aggiunti, molti aneddoti intarsiati, +molti falli corretti; ma se l’amore dell’opera nostra non ci ha +fatto sin qui fitto velo al giudizio, confidiamo che i tratti più +caratteristici della sua figura vi siano tutti raccolti e bastevolmente +lumeggiati. + +Giuseppe Garibaldi fu principalmente «l’Eroe», e sarà questo +l’antonomastico nome col quale vivrà nella storia. Il coraggio, +l’agilità, la forza, la fortuna, la vaghezza delle imprese ardue e +maravigliose, la famigliarità col pericolo, il disprezzo della morte, +la fede nella vittoria, una tal quale presunzione d’invulnerabilità +taumaturgica, tutte le doti essenziali all’eroe, egli le compendiò e +fuse in sè medesimo con una forma così eletta e così tipica, che non è +mestieri ridirne di più. Pure non basta: _Multi fuere ante Agamemnona +fortes_; quelli che siam venuti sin qui enumerando in Garibaldi son +pure gli attributi comuni dell’eroismo, e Achille, Orlando, Leonida, +Epaminonda, Aroldo, il Cuor di Leone, il Cid, Bajardo, quali li +concepirono insieme la leggenda e la storia, ponno vantarsi di averli +posseduti quanto lui, taluno forse, in talun caso, più di lui. + +La virtù invece che lo distingue e lo solleva sulla falange di tutti +gli eroi fino ad ora conosciuti, e lo accomuna piuttosto a quella +speciale famiglia d’uomini di guerra che furono insieme guerrieri e +capitani, quali i Maratonomachi, l’Africano, il Barbarossa, Giovanni +delle Bande Nere, il Morosini, il gran Condé, Gustavo Adolfo, è la +calma imperturbabile, la serenità olimpica, la padronanza sovrana del +campo di battaglia, per la quale anche travolto nei vortici più furiosi +della pugna egli poteva seguirne e dominarne con occhio sicuro e freddo +giudizio le peripezie, e nel momento stesso in cui sembrava sparire +nella mischia come l’ultimo dei combattenti, giganteggiava sul campo +come un ispirato capitano. + +Ed eccola detta la gran parola, quella che a molti sarà la più ostica +di questo libro, ma per la quale appunto l’abbiamo scritto: la parola +che tarderà lungo tempo ad essere accolta nei sinedri delle vecchie +cricche militari, ma che alla fine, non già per merito nostro, o +nemmeno di alcun più poderoso propugnatore di noi, ma per solo merito +intrinseco della sua verità, finirà a farsi strada e trionfare. + +Garibaldi fu un gran Capitano e di terra e di mare; e se la _Campagna +del Parana_ (rammentiamo le azioni in cui principalmente il Capitano +rifulse) e la _Ritirata da Roma_, la _Presa di Palermo_ e la _Battaglia +del Volturno_, la _Campagna del Trentino_, fatta a tavolino o in +carrozza, e la _Campagna di Francia_, fatta infermo a sessantatrè anni, +tra gli ostacoli e le difficoltà d’ogni maniera che ci sono note, non +bastano a decretargli un siffatto titolo, non sappiamo più con quale +criterio si estimerà oggimai la capacità degli uomini, nè perchè si +dirà grande un poeta pei suoi poemi, e un artista pe’ suoi marmi e per +le sue tele, e non un capitano per le sue battaglie e le sue vittorie. + +La natura lo aveva fatto capitano, ed è questo ancora il miglior +modo d’esserlo. Perocchè la guerra è arte; la scienza ne determina +i canoni e le appresta gli strumenti, ma l’atto supremo della sua +estrinsecazione è essenzialmente una creazione artistica; un pensiero +cioè sorpreso, divinato, tradotto in un baleno in un’azione viva, che +può essere il tocco d’un pennello, l’atteggiamento d’un periodo, la +mossa d’una divisione, e che in tutti i casi richiede quella medesima +potenza di ispirazione e di esecuzione che non si apprende nè da +maestri nè da libri, che la natura sola dà a taluni predisposti da essa +a riceverla, e che diede a Garibaldi. + +Nè vogliam dire che la natura abbia dovuto concedergli molto. +Le doti per essere grande capitano sono rare, ma non sono le più +sublimi. La guerra è in fondo una gran caccia, nella quale capitano e +soldati fanno, volta a volta, la parte della fiera, del bracco e del +cacciatore. Ora date ad un uomo gli istinti della fiera che si trafuga +e si difende, del cane che la imposta e la stana, del cacciatore che la +circuisce e l’assale, e avrete nelle sue qualità essenziali il grande +uomo di guerra: avrete Garibaldi. + +Gli si aggiungano poi come doti peculiari, se non veramente a lui +solo, a pochissimi come lui: un senso profondo e quasi fatidico del +terreno, tanto che indovinarne, dal punto di veduta militare, il +carattere, misurarne l’estensione, stimare quanta truppa vi possa +capire in colonna od in battaglia, era per lui, può dirsi, l’affare +d’un’occhiata: l’attitudine, perfezionatagli di certo dallo studio +delle matematiche, di leggere con tanta sicurezza e precisione +nelle carte topografiche da potere, come gli accadde nel Trentino, +far la guerra quasi esclusivamente su quelle: la facoltà acuitagli +dall’esercizio della navigazione, di essere orientato sempre e di +guidarsi, perduta ogni altra scorta, anco colle stelle, sicchè non gli +accadde mai di perdere la strada, spessissimo di trovarla dove nessuno +la sospettava: la virtù di non allarmarsi mai, sorella a quella di +non lasciarsi mai sorprendere, e figlie entrambi di altre due qualità +naturali: il sangue freddo e il fiuto del pericolo; sicchè nel 1859 +presso Casale, essendosi alcuni de’ suoi esploratori precipitati nella +stanza dove desinava, gridando ansanti: «Il nemico! Il nemico!» — +«Ebbene,» disse, senza interrompere il pittagorico pasto, «lasciatelo +venire, dopo pranzo lo riceveremo;» la sua qualità d’anfibio, sicchè +poteva giovarsi a suo grado dell’uno e dell’altro elemento, e nella +terra, dove un ammiraglio avrebbe trovato un incaglio, egli trovare +uno sbocco, e nell’acqua, dove un generale avrebbe scorto un ostacolo, +egli vedere un veicolo: la potenza infine acquistata essa pure nelle +ginnastiche della gioventù nomade e marinaresca, di durare più di +chicchessia alla fatica ed alle privazioni della vita guerriera, +d’onde quella sua abitudine d’essere il primo alzato nel suo campo e +il primo a farne suonare la _Diana_, per andare, albeggiando appena, +ad esplorare egli stesso, molto al di là delle proprie linee, le +posizioni del nemico; si aggiungano, dicevamo, o meglio ancora, si +innestino sulla prima radice della sua natura eroica tutte queste +qualità omogenee ed affini a quella prima, e si avrà la spiegazione +perchè Garibaldi, avendo letti pochi trattati d’arte militare, e forse +nessuno, non avendo mai sostenuto esami in nessuna Accademia, nè fatto +manovrare una compagnia sopra nessun campo di Marte, abbia potuto sopra +quaranta combattimenti, tra i quali almeno sette giornate campali +(il 30 aprile e il 3 giugno a San Pancrazio, Milazzo e il Volturno, +Bezzecca e le tre giornate di Dijon), vincere almeno trentasette volte +il nemico,[408] e sconfitto veramente, disfatto in guisa da dover +abbassare le armi ed arrendersi alla mercè del vincitore, non lo sia +stato mai. + +Gli mancò, è vero, per la guerra a cui fu condannato, l’occasione di +sviluppare grandi concetti strategici; ma tutti quelli che suggerì od +effettuò: la marcia manovra su Palermo; la occupazione difensiva della +sinistra del Volturno; il progetto di Campagna consigliato nel 1866, +concorde a quello proposto dal generale Moltke; la disapprovazione +data in Francia alla mossa del Bourbaky; il consiglio ripetuto e non +ascoltato di occupare in ogni caso gagliardamente Dôle; tutti questi ed +altri esempi provano abbastanza che l’intelletto strategico non mancava +certo al nostro Capitano, e che gli fallì soltanto l’opportunità di +sperimentarlo egli stesso sopra campi più vasti. + +Certo il suo merito risalta più spiccatamente nelle operazioni +tattiche. Per la guerra di partigiano, marciar di notte, dormire +il giorno, spiegarsi possibilmente coperto; cansar la lotta, se +non è sicura la vittoria; costretto ad accettare il combattimento +in condizioni sfavorevoli, protrarre fino a notte la resistenza, +perchè di notte la ritirata è più sicura; caricati dalla cavalleria, +formare la massa in difesa, preferibile al quadrato vuoto che si muove +con difficoltà e presenta una fronte troppo debole e troppo estesa +all’assalitore. Per la guerra grossa poi «riunire il più di forze +possibili sul punto tattico o obbiettivo di campo di battaglia, massima +di tutti i grandi uomini di guerra; pericolose però le colonne serrate, +specialmente dopo il perfezionamento delle armi: in ogni caso lasciare +accostar il nemico: bersagliarlo di pochi colpi ben diretti, e quando +sia vicino, fidar sempre nella baionetta e caricarlo. + +Questi i precetti principali, ch’egli riassunse in tanti scritti,[409] +e professò con l’esempio. «Lasciateli venire,» gridava al Volturno. +«Sedetevi, che vincerete,» urlava a Mentana. «Un soldato non deve +aver mai vergogna di coprirsi per colpir meglio il nemico,» esclamava +a Dijon; ed era la stessa voce che ordinava al momento opportuno le +cariche a _ferro freddo_ e le capitanava. + +Che cosa mancava dunque a quest’uomo perchè gli si potesse contrastare +il titolo di gran Capitano? Di aver mai fatto la grossa guerra, nè +condotte le grandi masse degli eserciti moderni. Davvero, che questo +argomento sia ripetuto da un pubblico profano e ignaro di siffatte +questioni lo si capisce, ma che possa essere in buona fede adoperato +da’ militari, sorprende e attrista ad un tempo. E qual uomo di guerra +fu egli assunto al comando supremo delle grandi masse, se non dopo +aver fatto le sue prove comandando le minori? Oh come! Nella gerarchia +militare chi ha comandato un reggimento è presunto capace di comandare +una brigata, e chi una brigata una divisione, e così di seguito, e +questa presunzione di capacità non varrà per Garibaldi? + +Voi, Tedeschi, eleggeste generalissimo de’ vostri eserciti il +Moltke, che prima di Sadowa non aveva mai guidato in guerra un +solo battaglione; voi, Francesi, deste il bastone di maresciallo a +Mac-Mahon, che prima di Magenta non aveva mai condotto al fuoco una +divisione; voi, Italiani, reputaste capaci il generale La Marmora e il +generale Cialdini, di comandare in capo tutto l’esercito italiano, sol +perchè il primo aveva capitanato 15,000 uomini in Crimea, e il secondo +ne aveva guidati altrettanti a Castelfidardo ed a Gaeta; e nessuno di +voi riconoscerà che Garibaldi, il quale cominciò a guidarne parecchie +migliaia fin dal 1849; che al Volturno ne comandava 30,000, e nel +Trentino 35,000, possa bastare all’ufficio, a cui pure i gallonati e +piumati suoi colleghi furono reputati meritevoli? Col criterio di non +reputar Capitano chi non ha comandato grandi eserciti, Napoleone I, +che non ne comandò, nella prima e più gloriosa sua campagna d’Italia, +più di 30,000, non sarebbe mai stato che un _guerrillero_, e Hoche, +Massena, Lannes, Augereau, che eran già salutati grandi generali quando +non avevano ancora condotto al fuoco che le minuscole divisioni della +Repubblica, non sarebbero rimasti che dei _cabecillas_. + +Certo, a dirigere le grandi masse, Garibaldi solo non sarebbe bastato; +ma quale più sommo Capitano vi bastò? Anco a Garibaldi faceva mestieri +quello che occorse a Napoleone, all’Arciduca Carlo, a Wellington, a +Moltke, una corona d’interpreti intelligenti, e di cooperatori fidi; +uno Stato maggiore istrutto, e generali di divisione valenti; un +servizio organizzato di amministrazione, d’ambulanza, di provianda; +ma se a lui pure fosse stato concesso tutto ciò, con quanta maggior +libertà ed efficacia non avrebbe potuto attuare i suoi concetti e far +sentire alla macchina ben congegnata posta nelle sue mani l’impulso +del suo genio! Gli eserciti mancarono a Garibaldi, non Garibaldi +agli eserciti! Egli partì co’ Mille di Marsala; ma sarebbe partito +assai più volentieri, noi lo vedemmo, con una brigata dell’esercito +regolare,[410] e quando voleva esprimere il gran conto in cui +teneva l’esercito italiano, invocava l’onore «di combattere alla sua +sinistra.» + +Strana logica invero! + +Fino ad ora si era sempre creduto che chi fu capace di far bene +co’ pochi potesse essere presunto idoneo a far meglio co’ più; ma a +Garibaldi pare che questa maniera di ragionamento non sia applicabile. + +Egli è escluso dalla legge del perfezionamento umano. Fosse stato, come +dicevano i Piemontesi d’una volta, una _vecchia giberna_ invecchiata +fra le piazze d’armi e le caserme, avrebbe potuto dire egli pure il +suo bravo «porto nel mio zaino il bastone di Maresciallo;» ma aver +guerreggiato per circa quarant’anni, nel vecchio e nel nuovo mondo, +portar sul corpo dieci ferite, presentare uno stato di servizio di +sedici campagne[411] e quaranta combattimenti; aver battuto in America +Oribe e Brown, in Italia Oudinot e Colonna, Landi e Bosco, Lanza e +Ritucci, Urban e Kuhn, e in Francia Keller, Danemberg e Kettler, tutto +ciò non dà diritto ad alcuna promozione. + +Guerrigliero cominciò, guerrigliero visse, guerrigliero morì. + +Diverso fu il giudizio di Abramo Lincoln, che gli fece offrire il +comando d’un esercito della grande repubblica americana; diverso quello +dell’austriaco D’Aspre, che nel 48 esclamava: «Un sol uomo avrebbe +potuto ancora salvar l’Italia, e non fu compreso;» diverso quello del +prussiano generale Manteuffel, che pochi anni or sono scriveva: «Se il +generale Bourbaky avesse operato secondo i suoi consigli, la campagna +dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata combattuta nel 1870-71 dalle +armi francesi.[412]» + +Diversi i pareri dei moderni storici militari, quali il Rustow e il +Lecomte, che studiarono un po’ più attentamente e spassionatamente +le sue campagne; ma ciò non conta. Non è un generale,» cominciò a +mormorare qualche professore d’arte militare, che non aveva letto mai +probabilmente una sola pagina delle sue guerre; «non è un generale,» +ripetè in coro la scolaresca, e «non è un generale,» fece eco il +pubblico pappagallo; e con questa sentenza pronunciata senza esame, +senza motivi e senza processo fu accompagnato al sepolcro. + +E frattanto la prima vittima di questi errori e di questi pregiudizi, +propri a dir vero a tutto ciò che tiene ancora della casta e +dell’accademia, fu l’Italia. Pensino invece gl’Italiani, se il valore +reale di quest’uomo fosse stato giustamente estimato, quanti rovesci +di meno e quanti trionfi di più! Pensi il valoroso esercito nostro, +quanto corteo di novelle vittorie avrebbe scortato le sue bandiere, se +colui che vinse coi cento e coi mille, coi diecimila e coi trentamila, +nel piano e sui monti, cogli scamiciati e cogli inermi, avesse +potuto capitanare le agguerrite schiere di Palestro, di San Martino +e di Gaeta, e nella sera della fatale Custoza, dare, a chi l’avesse +interrogato sul da farsi, la classica risposta: «dormire sul campo.» + +Ma anche per lui la giustizia verrà dal di fuori e comincerà dopo +morto. Fra pochi anni i giudizi degli stranieri, più intelligenti e più +spassionati dei suoi compaesani, saranno conosciuti, i preconcetti e le +gelosie che vietarono sin qui la conoscenza e la manifestazione della +verità saranno spenti, le storie militari del nostro tempo e del nostro +paese saranno meglio scritte, più lette e meglio apprezzate, e allora +forse l’Italia comprenderà a qual caro prezzo abbia pagato l’errore +d’aver partorito dal suo seno un grand’uomo di guerra e d’averlo +disconosciuto. + + +II. + +_Il Patriotta e l’Umanitario._ + +Pura quanto quella del guerriero, incontestata più di quella del +capitano è la gloria del patriotta. Se fra gli eroi della spada è +difficile trovargli il simigliante, trovargli l’uguale nello stuolo +degli eroi della patria lo è ancora più. E ciò perchè quello che egli +offerse in olocausto all’Italia supera in valore tutto quanto fino a +lui, anche i più grandi cittadini, anche Washington, il grandissimo +fra tutti, avevano offerto alla patria loro. Tutti come lui diedero +alla loro terra natale il meglio di sè stessi: il sangue, la vita, +gli averi, le gioie del domestico focolare, persino, costosissimo fra +i sacrifici, le palme più meritate della gloria ed i risentimenti più +legittimi dell’ambizione; ma nessuno di loro le immolò, come lui, il +tesoro più sacro del suo petto, la fede dell’anima sua. + +La patria creata dal genio e dalla virtù di Washington fu quella +vagheggiata da lui: fra il suo concetto politico e la volontà de’ suoi +concittadini nessun divario essenziale e nessun dissenso: il Virginiano +diede alle Colonie da lui redente e federate le istituzioni pensate ed +elaborate dalla sua mente, le suggellò, a dir così, dello stampo del +suo spirito e ottenne un frutto e un premio dell’opera sua che nessun +altro maggiore. + +Di Garibaldi diverso il destino. Egli non sortì la mente pratica del +grande Piantatore; il genio della politica non era il suo e non v’è +mestieri di riprova. Discernere tra la verità ideale e la realtà +effettuale la distanza e la differenza non era da lui; veder ciò +che nel suo paese ed anche nel suo tempo fosse fattibile era al di +sopra o al di sotto, secondo il punto da cui lo si consideri, del suo +intelletto, e il solo trovarsi di fronte ad una questione pratica, se +non era militare, lo confondeva e paralizzava. + +Epperò il contrasto profondo tra quello che i suoi coetanei preferirono +e quello ch’egli amò; tra gl’ideali del suo capo e quelli della sua +patria. Il suo ideale religioso fu la Religione naturale o il Deismo +filosofico, che dir si voglia, di Gian Giacomo; e l’Italia è per +due terzi cattolica, per l’altro terzo scettica o indifferente. Il +suo ideale politico fu una specie di Repubblica patriarcale con un +Dittatore temporaneo, assistito da un Consiglio di _probi viri_, «la +Repubblica della gente onesta,[413]» come egli la chiamava; e l’Italia +è e vuol essere monarchica. Il suo ideale sociale è un quissimile di +società pastorale, nè colta, nè barbara, vivente nella semplicità e +nell’innocenza, retta da un regime che sarebbe un che di mezzo tra il +comunismo sansimoniano, «a ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuna +’capacità secondo il suo lavoro,» e il nuovo socialismo della cattedra, +«governo largitore di tutti i beni e riparatore di tutti i mali;» e +l’Italia si dibatte ancora contro gli avanzi del passato e non osa +sbarbicare le ultime radici delle antiche caste e dei vieti privilegi. +Quale abisso adunque tra l’anima di quell’uomo e le aspirazioni del +suo paese; quanti conflitti dolorosi, quante tentazioni insidiose, o +di sciogliere il litigio coi colpi di spada dei Cesari, dei Cromwell +e dei Napoleonidi, imponendo alla patria ignara e riluttante la legge +della sua volontà, o di abbandonarla, come persona che si sprezza, alla +meritata servitù! + +Ora Garibaldi non seguì nè l’uno, nè l’altro consiglio, gettò sull’ara +della Patria i suoi amori e i suoi odii, le sue più care speranze, +le sue più carezzate chimere, e senza chiederle alcun prezzo del suo +sacrificio la servì e la salvò. + +Nel 1848 proclamava, primo fra i repubblicani, la necessità di +stringersi al re Carlo Alberto, e non dipese da lui se la sua spada, +che poteva essere forse la salvezza d’Italia, fu ricacciata nel fodero. + +Nel 1857 è ancora il primo a sottoscrivere con Daniele Manin e Giorgio +Pallavicino il patto d’unione dell’Italia con Casa di Savoia ed a +fondare con essi quel nuovo partito nazionale, che fu la base popolare +dell’imminente risorgimento. + +Nel 1859 non esita ad offrire il suo braccio al Re Galantuomo, e +trascinata dietro al suo esempio tutta la gioventù più gagliarda ed +attuosa d’Italia, suggella sui campi di battaglia l’unione auspicata +della rivoluzione con la monarchia. + +Nel 1860 infine, quando il nodo del problema italiano sembrava +giunto a tale che la monarchia nè poteva tagliarlo colla spada, +senza compromettersi, nè lasciarlo in balía della rivoluzione, senza +abdicare, nè scioglierlo coll’artificio dei compromessi e delle +transazioni, senza nuocere al suo principio vitale, Garibaldi ancora +scioglie il nodo intricato e ponendosi a capo di un’impresa, che +adempiva insieme ai fini della rivoluzione ed agli obblighi della +monarchia, amplia il patto dei plebisciti e fonda sovra essi il nuovo +regno. + +Nè a questo patto venne meno più. Aspromonte e Mentana furono +certamente, il primo un grande errore, il secondo una grande temerità, +entrambi una illegalità; ma astraendo anche da quel segreto viluppo +di equivoci e di ambiguità, che in tanta parte li giustificarono, essi +devono essere giudicati piuttosto un conato di insurrezione contro la +politica d’un governo, che un atto di ribellione contro le istituzioni +d’uno Stato. + +Non si dimentichi mai che tanto sulla bandiera di Aspromonte, quanto su +quella di Mentana, il motto era pur sempre quello di Marsala; e l’aspro +dissidio insorto per questo fatto fra Garibaldi e Mazziniani, ne indica +meglio d’ogni altro argomento la capitale importanza. + +Nè bisogna credere che tutte le conseguenze di Aspromonte e di Mentana +siano state malefiche. Non si scordi che l’Italia nel 1861 non era +ancora che un simulacro; le mancavano Roma e Venezia, le veniva meno, +cosa anche più triste, la speranza e l’ardire di presto acquistarle. +Roma era serrata nel circolo vizioso dei voti della Camera e della +Convenzione di settembre, che ne rimettevano la liberazione al doppio +miracolo dei «mezzi morali» e del consenso della Francia; Venezia +poteva, è vero, aspettare più fidente la fortuna d’una nuova alleanza; +ma era sempre l’aspettazione del fato. + +Ora un uomo che sorgesse protesta viva della volontà nazionale contro +la lettera dei trattati e le ambagi della diplomazia, che fosse sempre +pronto a spingere il governo, se si arrestava, a scuotere la nazione, +se intorpidiva; che serrando insieme l’Italia e la Francia nel dilemma +implacabile: «Roma o morte,» rendesse sempre più accorti coloro che ci +contendevano la nostra capitale, dei pericoli d’un più lungo rifiuto; +un uomo simile non poteva mai dirsi senza un influsso benefico sui +destini della patria sua, nè egli stimare del tutto compiuta la sua +missione. + +Oltre di che, e sta in ciò l’importante, quella propaganda, +quell’agitazione, anche quelle rivolte, non erano che uno sfogo +ed una distrazione offerta alla parte rivoluzionaria, la quale, o +abbandonata a sè stessa, o caduta in potere d’altri capi, avrebbe assai +probabilmente varcata quella barriera che il generale Garibaldi le +impedì sempre d’oltrepassare. + +E in ciò veramente si assomma l’opera benefica del grande patriotta +negli estremi suoi anni. Egli gettò più volte in mezzo alla Nazione +parole terribili, che potevano essere pericolosissimi tizzoni +d’incendio, ma quando li vide prossimi a divampare in fiamme minacciose +al sacro edificio della patria, egli stesso accorse pel primo e sotto +il suo piede li soffocò. + +Egli fu, finché visse, come un Dio Termine sulla strada della +rivoluzione, innanzi al quale anche i più esaltati e temerari de’ suoi +seguaci si sarebbero sempre arretrati. Tutto potevano dire, tutto +potevano tentare, ma lui vivo il grido ultimo della discordia, il +segnale irrevocabile della guerra civile non avrebbero osato darlo mai. + +Il pensiero di Garibaldi è in questo rispetto limpidissimo. Prima +l’unità, la concordia, la volontà d’Italia; poi, se vi sia posto, +i sogni della sua mente. Si congiungano le parole che egli, reduce +dal primo esiglio, indirizzava nel 1848 ai Nizzardi: «Tutti quei +che mi conoscono sanno se io sia mai stato favorevole alla causa dei +re; ma questo fu solo perchè i principi facevano il male d’Italia; +ora invece io sono realista e vengo ad esibirmi coi miei al Re di +Sardegna, che s’è fatto il rigeneratore della nostra Penisola;» si +congiungano con quelle ch’egli scriveva alla vigilia, staremmo per +dire, della sua morte: «La Casa di Savoia ha fatto molto per la patria +e merita rispetto. Ma quand’anche avesse fatto meno, ha la grandissima +maggioranza degl’Italiani per sè, e il sentimento della maggioranza noi +dobbiamo rispettarlo, perchè è la continuazione dei plebisciti. Volerlo +disconoscere e combattere sarebbe accendere la guerra civile e quindi +distruggere colle nostre stesse mani l’opera nostra;» e nell’esordio +e nella conclusione di questo discorso, attraverso i contrasti, gli +sviamenti, le alternative, che sono il portato necessario di tutte le +grandi lotte, avrete riassunto da Garibaldi stesso il suo testamento +politico. + + +E ciò non ostante resterà sempre dubbio se più della patria sua abbia +amato le altrui. È questo il tratto più singolare e più radioso +della sua immagine. Il patriotta s’immedesimava talmente in lui +all’umanitario che era difficile il discernere quale dei due fosse il +più vero e il più grande. Primo precetto della sua «Religione del Vero» +egli stimava l’evangelico: «Non fare ad altri quel che non vorresti +fatto a te stesso;[414]» e con questa norma nel cuore, l’indipendenza, +la libertà, la felicità che voleva per la patria sua, le voleva +per tutte le altre. Su questo proposito la sua dottrina era di una +semplicità biblica. Dio avea creato tutti gli uomini uguali e tutti +i popoli fratelli, dividendoli in tante famiglie quanti i linguaggi, +ed imponendo loro per dimora tante regioni distinte, di cui la natura +stessa aveva, con linee eterne di mari e di monti, tracciati i confini. +Soltanto la cupidigia e la nequizia di pochi uomini, nequitosissimi +fra tutti i preti, violarono quei confini, tentarono confondere quelle +lingue, falsarono il disegno di Dio. Ad essi perciò guerra perpetua: +_guerra anzi alla guerra_, di cui essi pei primi gittarono il mal seme +nel mondo. Sopprimere gli eserciti stanziali, primi alimentatori e +provocatori della guerra, braccia sottratte al lavoro, sangue rapito +alla vita economica delle società moderne, trasformandoli in una +milizia volontaria, chiamata soltanto a difesa dei diritti e della +libertà dei popoli: fondare una Unione Europea delle Nazioni «con un +rappresentante per ciascuna, uno Statuto fondamentale, il cui primo +articolo fosse: la guerra è impossibile, ed il secondo: ogni lite +delle nazioni sarà liquidata da un Congresso:» proclamare l’unità +dell’umana famiglia, cementandola, se fosse possibile, coll’unità d’una +sola _lingua mondiale_;[415] ecco i sogni che l’Eroe incessantemente +perseguiva e da cui era egli stesso perseguito, e talvolta anche nel +tumulto delle sommosse e il fragor delle battaglie, ma che egli era +sempre pronto non solo a bandire e predicare, ma a suggellare col +sangue. + +Non una causa umana cui fosse indifferente; non una giusta rivolta a +cui, anco non potendo colla spada, non partecipasse colla voce e colla +penna; non un appello d’oppressi a cui non abbia risposto: presente. + +Nel mezzo secolo da lui vissuto nell’uno e l’altro mondo, congiurano, +insorgono, combattono, quali per la libertà, quali per l’indipendenza, +Brasiliani, Platensi, Spagnuoli, Portoghesi, Polacchi, Ungheresi, +Serbi, Rumeni, Greci, Jugo-Slavi, da ultimo anco i Francesi, e non uno +di questi popoli che non abbia ricevuto da lui, se non l’aiuto del suo +braccio, un soccorso di armi, o di danari, un consiglio utile, una +parola confortatrice ed amorosa, e spesso, inviati direttamente da +lui, o mossi dall’influsso del suo apostolato, manipoli di valorosi +che nelle più remote contrade propagano l’onore della camicia rossa +e combattono e muoiono per la libertà dei popoli fratelli al grido di +«Viva Garibaldi!» + +Nè la sola causa dei popoli l’interessava. Il problema sociale +l’occupava anche più del politico. Convinto più che mai che le +disuguaglianze sociali fossero non già l’effetto d’una legge naturale, +irrevocabile e fatale, ma il prodotto della perversità di pochi uomini +o furbi o prepotenti, era contro la società in uno stato di guerra +aperta e continua. + +E non era un filosofo che meditasse le cause e gli effetti, nè uno +statista che distinguesse i mali rimediabili dagl’irrimediabili, e +ne apprestasse i provvedimenti e le leggi: era un plebeo, un paria, +un diseredato che giudicava della società matrigna in cui si trovava +sbalestrato dietro le impressioni del momento, secondo l’effetto più +sensibile e più, staremmo per dire, drammatico che ne riceveva; secondo +i criteri assoluti di chi vive solitario nelle proprie idee ed ignora +la realtà. + +La vista, a mo’ d’esempio, d’un signore in panciolle che passasse in +carrozza dinanzi a un contadino sudante alla canicola, curvo sulla +marra, gli strappava lo stesso gemito di rabbia, le stesso gesto di +minaccia che il contadino stesso lanciava alle spalle del superbo +gaudente. Credeva la società una lega dei forti contro i deboli, de’ +furbi contro gl’ingenui, dei ricchi contro i poveri, e senza esitare un +istante, in qualunque causa, stava istintivamente cogli ultimi. + +Aveva per vangelo la onestà impeccabile dell’operaio, la bontà +innocente del contadino, la brutalità feroce del padrone, la furberia +rapace del mercante, la boria ignorante del nobile; e su questi criteri +regolava i suoi giudizi. Credeva sul serio ai lauti stipendi della +burocrazia, alle ricchezze ammassate dai ministri, ai sordidi traffici +dei deputati, alle orgie sardanapalesche della Corte, a tutti i luoghi +comuni della eloquenza tribunizia, con questa differenza tuttavia che i +tribuni le ripetevano per convenzione e per mestiere; egli con tutta la +ingenuità della fede e la profondità del sentimento. + +Aveva insomma della società il concetto pessimista di Gian Giacomo, e +come Gian Giacomo avrebbe voluto rinnovarla da cima a fondo per mezzo +d’una revisione del suo patto fondamentale, cominciando naturalmente la +riforma da sè stesso e dalla sua famiglia. + +Come però queste idee non potevano essere accettate, od anche accettate +in parte non potevano subito nè tutte in una volta essere effettuate, +e il mondo continuava a girare sul suo vecchio asse senza curarsi +dei sognatori che l’avrebbero voluto far andare a modo loro, così +ad ogni nuova disdetta che la realtà dava alle sue dottrine, ad ogni +nuovo disinganno che la società in generale o l’Italia in particolare +gli facevano patire, il suo umore si faceva acre, il suo pessimismo +peggiorava, la sua misantropia filantropica (sentiamo il bisticcio, +ma a Garibaldi, che abborriva gli uomini perchè rifiutavano il bene +che avrebbe voluto far loro, s’adatta a capello), la sua misantropia +filantropica s’inaspriva, e, vero «burbero benefico,» sfogava la sua +atrabile sulle spalle di coloro che amava di più e per la cui felicità +s’affannava da mezzo secolo, ed era pronto ad ogni istante a dare la +vita. + + +III. + +_L’uomo privato_. + +Questo, se non c’inganniamo, l’uomo pubblico; ma e l’uomo privato? +L’uomo privato fu tale egli pure, che se anche non avesse compiuto +alcuna delle azioni famose per cui diventò storico, sarebbe stato +tuttavia un esemplare singolarissimo della specie umana, degno di +tutto lo studio dello psicologo e dell’artista. Il biondo fanciullo +che dipingemmo scorrazzante sulla riviera di Nizza; il bel Corsaro che +vedemmo ammaliare la povera Anita alla fontana di Laguna; il trionfante +Dittatore del 1860, che al suo apparire faceva squittire in coro le +picciotte siciliane: _Oh quant’è beddu!_ aveva serbato fino agli ultimi +anni la sua maschia bellezza, una bellezza però tutta sua, lontana dal +tipo comune della bellezza eroica e guerriera; originale e novissima +essa pure. + +Perocchè Garibaldi non poteva dirsi un «bell’uomo,» nel senso più +usitato della parola. Era piccolo: aveva le gambe leggermente arcate +dal di dentro all’infuori, e nemmeno il busto poteva dirsi una +perfezione. Ma su quel corpo, non irregolare nè sgraziato di certo, +s’impostava una testa superba; una testa che aveva insieme, secondo +l’istante in cui la si osservava e il sentimento che l’animava, del +Giove Olimpico, del Cristo e del Leone, e di cui si potrebbe quasi +affermare che nessuna madre partorì, nessun artista concepì mai +l’eguale. E quante cose non diceva quella testa; quanto orizzonte di +pensieri in quella fronte elevata e spaziosa, quanti lampi d’amore e di +corruccio in quell’occhio piccolo, profondo, scintillante, che marchio +insieme di forza e d’eleganza in quel profilo di naso greco, piccolo, +muscoloso, diritto, formante colla fronte una sola linea scendente a +perpendicolo sulla bocca; quanta grazia e quanta dolcezza nel sorriso +di quella bocca, che era certo, anche più dello sguardo, il lume più +radioso, il fascino più insidioso di quel viso, e che nessuno oramai +il quale volesse serbare intera la libertà del proprio spirito, poteva +impunemente mirar davvicino. + +A questa singolar bellezza poi, che era già per sè sola una potenza, +la natura, madre parzialissima a questo suo beniamino, aggiunse +l’agilità e la forza; non veramente la forza muscolare dell’atleta, +ma quella particolare forza nervosa che si rattempra e ingagliardisce +coll’esercizio e che, associata all’agilità, rende capace il corpo +delle più ardue prove e delle più arrischiate ginnastiche. + +E che ginnasta fosse Garibaldi lo sappiamo da lui stesso. «Credo +d’essere nato anfibio,» soleva dire per esprimere la facilità con cui +fin dalla prima volta in cui si buttò in acqua si trovò naturalmente a +galla. Abbiamo notato infatti le persone da lui salvate dall’acqua, e +sono sedici: il che potrebbe bastare, anche non essendo Garibaldi, alla +rinomanza d’un uomo. + +E come nuotava, cavalcava, saltava, s’arrampicava, tirava di carabina, +di sciabola, occorrendo di pugnale, senza che nessuno gliel’avesse mai +insegnato, e avendone trovato soltanto nella struttura delle proprie +membra e negli istinti della propria indole il segreto e la maestria. + +Del suo corpo poi, come uomo che sa d’averne bisogno, era curantissimo. +Egli non vestì sempre il costume con cui il mondo s’abituò a vederlo +fin dal 1860. In America alternò, secondo i casi, il vestire paesano +del _gaucho_, la giacca del capitano di mare, e l’uniforme bianca, +rossa e verde della _Legione Italiana_; venuto in Italia, se non era +sotto le armi, nel qual caso tornava alla tunica rossa orlata di verde +(non camicia per anco), al cappello piumato a larghe falde, al mantello +bianco ed ai calzoni grigi instivalati; indossava un grosso soprabito +abbottonato sino al mento, e fu con quello che noi lo vedemmo per la +prima volta a Torino nel 1859. + +Soltanto la mattina del 5 maggio comparve sullo scoglio di Quarto +colla camicia rossa e il _poncho_ sulle spalle; e sia stato amore di +quell’assisa fortunata o certezza che quella foggia si attagliasse +meglio d’ogni altra alla sua figura, non l’abbandonò mai più. + +Ma anche più che all’eleganza del vestire, tenne alla nettezza della +persona. Usava frequente bagni e lavacri d’ogni sorte; aveva delle +sue mani, de’ suoi denti, de’ suoi capelli una cura attentissima; non +avreste trovata sulle sue vesti, spesso logore e strappate, una sola +macchia. Strano a dirsi come quel mozzo paresse un gentiluomo. Nel +primo abbordo aveva quel non so che di semplice e decoroso insieme che +è il primo incantesimo con cui tutti i grandi uomini pigliano di solito +i minori. Non dava che del _voi_; tenne il _tu_ per i figli e per i +più vecchi e più intimi amici; e fuori che al Re non l’abbiamo sentito +dare del _lei_ a chicchessia. Nel ricevere porgeva egli per il primo +famigliarmente la mano; alle signore, tanto più se onorande per età o +per lignaggio, gliela baciava con galanteria di cavaliere. + +Nei colloqui preferiva l’ascoltare al parlare, segno questo pure di +cortesia aristocratica. Nelle cose minime, nelle questioni secondarie +d’etichetta o di forma, quando si trattasse di rendere un servizio, +di liberarsi da un fastidio, o di concedere un favore, fosse colui +che gli parlava ricco o povero, umile o potente, era d’un’amabilità +e d’un’arrendevolezza affascinanti. E da ciò la sua troppa facilità +nel concedere commendatizie ed attestati d’onestà e di patriottismo +anche ai meno meritevoli, e l’abuso che tanti indegni poterono fare +della sua parola e del suo nome. Ma in tutti gli argomenti a’ suoi +occhi importanti, quando fosse in giuoco alcuna delle sue opinioni +predilette, o degli affetti dominanti del suo cuore, allora il discorso +cominciava a diventar difficile, e se l’interlocutore s’infervorava +nelle obbiezioni, con una sentenza, un motto, talvolta una scrollata +di spalle, troncava la disputa. Nel 1864 quando visitò Lord Palmerston +in casa sua, avendo questi condotta la discussione sulla Venezia e +tentato di fargli capire che la questione veneta era da rimettersi al +tempo, alla Diplomazia, ai Trattati: «Ma che cosa mi dite, interruppe +di scatto, chè non è mai troppo presto per gli schiavi rompere le +loro catene,» e con una mossa subitanea piantò stupito e quasi a bocca +aperta il suo eloquente contradittore.[416] + +E ciò sganni una buona volta coloro che, non sappiamo con quali fini, +si son sempre finto un Garibaldi automa senza idee e senza volontà, e +di cui i pochi furbi che l’accostavano potevano a lor grado guidare i +movimenti e far scattare le molle. Delle idee ne aveva poche, ma tanto +più tenaci quanto più avevano trovato libero il campo dello spirito +in cui abbarbicarsi. Discutere con lui era anche per quelli che più +stimava ed ascoltava, la più ardua e più erculea delle imprese. Era +una sfera d’acciaio brunito che non lasciava presa d’alcuna parte. +Francesco Crispi, nel di lui elogio funebre alla Camera dei Deputati, +disse: «Non ci fu uomo che sia stato come lui forte nelle sue volontà; +egli fece sempre soltanto quello che volle, ma non volle che il bene +d’Italia,» e questa affermazione d’un testimonio che gli fu al fianco +nei più gravi momenti della patria, ci dispensa dal dirne di più. + +Le maniere gentili traevano risalto dai costumi semplici. Pochi +uomini più di lui furono nel bere più sobri, nel cibo più parchi. +Fino agli ultimi anni, in cui il vino gli fu ordinato quasi per +medicina, bevette sempre acqua e dell’acqua migliore si pretendeva +buon gustaio finissimo, e l’assaporava, e la decantava talvolta ai +commensali, che non erano sempre del suo gusto, come il più prelibato +de’ nettari. Quanto alle vivande, mangiava poca carne, anche per un +residuo di scrupoli pittagorici che non aveva mai saputo vincere; +prediligeva il pesce, i frutti e i legumi. Un piatto di fichi e di +baccelli lo metteva d’appetito meglio d’un fagiano tartufato! Il pesce +godeva, quand’era sano, pescarselo da sè; e allora due o tre volte +la settimana, al pallido lume di Venere-Diana, presi seco or l’uno or +l’altro de’ suoi figli e per turno questo o quello de’ suoi compagni di +Caprera (quasi sempre, nel 1854, anche lo scrittore di questo libro), +scendeva in canotto, ed ora al largo, ora nei seni più pescosi di +quella pescosissima marina, passava tal volta coll’amo, tal altra coi +filaccioni, quasi mai colle reti, l’intera mattinata, tornandone, rare +volte, a mani vuote, quasi sempre con tanto di preda da fornire il +desinare a lui e a tutta la colonia. + +Ma la sua passione predominante fu l’agricoltura. «Di professione +_Agricoltore_,» scriveva egli stesso sulla scheda del Censimento del +1871, e non aveva mentito. Un terzo della Caprera fu ridotto fruttifero +per molta parte del lavoro sudato della sua fronte, o colla scorta de’ +suoi precetti e per impulso della sua volontà. + +La prima sua opera era stato un vigneto sopra un piccolo altipiano, +a metà via tra la sua casa e Punta Rossa, ma quantunque l’uva, tutta +bianca, ne fosse squisita, la vendemmia non compensò mai la fatica e +la spesa. Più tardi, già preoccupato del problema del pane quotidiano, +volle tentare la coltura dei cereali, e ridusse a frumento un quadrato +di forse quattro ettari; ma qui pure, per colpa non del cultore, ma del +terreno, il frutto non corrispose al dispendio. + +Ma il suo vero amore, era il podere modello di Caprera, era il +Fontanaccio. Esso pure, fino al 1859 non era che dura roccia, e d’anno +in anno ci fece la vite, il fico, il pesco, il mandorlo, il fico +d’India, e, sebben più sensibili alle sferzate di grecaio, gli agrumi. + +E colà ogni mattina, per lunghi anni, coperto il capo da un cappellone +a larghe falde, in camicia rossa sempre, armato di coltelli e di +forbici agricole, di cui gran parte portava appesi ad una cintura, +passava le lunghe ore a potare, sfrondare, innestare; lieto fin che +lo lasciavano solo, rannuvolato tostamente se un visitatore importuno, +se un telegramma malarrivato, venivano ad interrompergli il piacere di +quelle gradite occupazioni. + +Nè agiva empiricamente. Nella sua biblioteca i Trattati d’Agronomia +abbondavano, e parte col sussidio dei libri, parte col consiglio +di questo o quell’agronomo, che metteva subito nel novero de’ suoi +amici, parte coll’aiuto del suo ingegno, naturalmente incline a tutti +gli studi fisici, s’era formato un corredo di idee scientifiche e +razionali, che certo molti de’ più grossi agricoltori d’Italia non +hanno mai posseduto. + +Epperò fece venire d’Inghilterra macchine agricole, aprì fosse di +scolo per dar esito alle acque piovane, sanò dalle sotterranee i +terreni più plastici, sostituì alla rotazione dodicennale la coltura +più intensiva delle alberate e degl’ingrassi e agli ingrassi provvide +coll’allevamento del bestiame; (ebbe persino centocinquanta capi +di armento bovino e quattrocento d’ovino); a poco a poco fornì quel +suo podere, strappato zolla per zolla alla breccia ed al granito, di +tutto quanto la scienza ha indicato di più acconcio alla sua coltura; +e stalle e concimaie e capanni per marcimi e lettimi, e colombaie e +alveari e via dicendo; e si rovinò del tutto. Garibaldi non fu mai +ricco; ma i suoi pochi risparmi fatti in America, le eredità fatte dai +fratelli, i denari ricavati dai ricchi regali mandatigli, i denari +stessi donatigli o prestatigli dagli amici di tutto il mondo; tutto +andò a finire nel pozzo senza fondo di Caprera, che non restituì mai al +suo innamorato cultore nemmeno il salario quotidiano delle fatiche che +per circa venti anni le aveva spese d’attorno. + + +Ma non sempre poteva stare nei campi; e i giorni di pioggia e di vento, +o i più crudi dell’inverno, li passava in casa, seduto quasi sempre, +dopo il 60, di faccia alla terrazza della casa nuova che guardava il +mare, intento alla lettura e alla scrittura. Lesse molto e un po’ di +tutto; ma nessuno vorrà dirlo per questo un lettore portentoso. Dei +libri, già dicemmo quelli che prediligeva: gli storici principalmente +di Grecia e di Roma; i trattati d’Agronomia e di Matematica; e sopra a +tutti, i poeti; e fra questi, come è noto, Ugo Foscolo degli italiani; +Chenier e Voltaire fra i francesi. Negli ultimi anni s’era preso +d’amore per Guerrazzi e Vittor Hugo; due autori non fatti certamente +per temperargli la fantasia, e per la _Storia dell’Italia antica_ di +Atto Vannucci, di cui citava intere pagine anche ne’ suoi romanzi; +ma diletto fra tutti, compagno inseparabile delle sue veglie, primo +confidente del suo spirito, il Carme dei _Sepolcri_, di cui gli +trovaron presso il letto di morte aperto il volume. + +Nello scrivere invece inesauribile, infaticabile, e rispetto a tante +altre cose che faceva, prodigioso. E non diciamo delle sue lettere, +testimoni troppo eloquenti della scorrevolezza della sua penna; ma egli +scrisse, in vecchiaia, tre romanzi: _Clelia o il Governo del Monaco_; +_Cantoni il Volontario_ e _I Mille di Marsala_; e da molti anni aveva +intrapreso a scrivere in versi sciolti la storia della sua vita, e +noi stessi, nel 1864, ne udimmo parecchi squarci dalla sua bocca. +Intralasciato poi, per qual ragione non sapremmo dire, questo lavoro, +riprese lo stesso tema in prosa, scrivendo le sue _Memorie_, dal giorno +in cui le lasciò nel 1850, fino, crediamo, alla campagna di Francia. E +queste _Memorie_, ci consta nel modo più certo, egli le affidò, or sono +quattr’anni, in una cassetta chiusa, al figlio Menotti, coll’ordine +espresso di non mostrarle finchè fosse vivo ad alcuno, e soltanto +trascorso un certo termine dalla sua morte, pubblicarle.[417] + +Mescolate poi alle _Memorie_ autobiografiche, si trovarono fra +le sue carte, e si troveranno anche più quando si spoglino tutte, +pensieri staccati, frammenti di problemi, appunti, studi fisici e +matematici;[418] persino uno specchietto dei conti di casa, che non +oseremmo affermare tornassero perfettamente. + +Infine, poeta nell’anima, cui non era forse mancato per esserlo anche +nell’arte, che il tirocinio degli studi e l’esercizio della tecnica, +e poesia vivente egli stesso, non seppe resistere mai alle tentazioni +d’una certa sua musa bizzarra e selvaggia che le si era annidata nel +cervello, ed empiva quaderni di versi, di cui talvolta l’udimmo noi +stessi recitarne lunghi brani, talchè non ci meraviglierebbe che un +giorno sbucasse fuori dalle sue carte anche un Canzoniere. + +E non solo in versi italiani[419] scriveva, ma spesso in francesi, come +ne ha già fatto testimonianza l’inno di guerra composto in Francia +e recitato durante l’assalto notturno di Dijon; e ne fa conferma lo +squarcio di questo Carme, scritto a Vittor Hugo nel 1867, in risposta +della sua _Voix de Guernesey_, rovente ancora delle collere recenti +di Mentana e dove, in mezzo al rombar monocorde delle tribunizie +invettive, senti echeggiare qua e là, fieri e solenni, i giambi del +Barbier. + + Quand plus heureux jadis, aux champs de Parthénope, + Mes jeunes miliciens ont étonné l’Europe, + Essuyant leurs pieds nus sur le tapis des rois, + Donnant à leur pays ce qui fut tant de fois + Le rêve, le soupir, l’espoir de nos ancêtres, + Crois-tu qu’ils ont servi, combattu pour des maîtres? + L’amour de la patrie fut leur seule passion, + Et de l’humanité libre la mission. + Ce n’est pas vrai qu’aux rois nous ayons fait l’aumône; + Nous servions l’Italie, nous ne servions personne. + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + Si de l’Europe alors la phalange d’élite + Avait de son appui encouragé de suite + Les nouveaux Argonautes en leurs braves élans, + Le Lucifer de Rome avait fini son temps; + Le monde était guéri de la lèpre infernale, + Et l’horrible mensogne, à son heure fatale, + Aurait du despotisme accéléré le sort! + Mais les nations toujours ont le terrible tort + De laisser une sœur seule dans la bataille, + Seule des potentats affronter la mitraille! + Eux, ils sont bien unis, à l’heure du danger; + Et les peuples, jamais ne sauront partager + Le péril en commun pour la cause commune? + De l’humaine famille à la sainte tribune + On entendit la voix de la noble Albion + Imposant fièrement: «Pas d’intervention!» + Seule! et l’on vit alors le superbe despote + Reculant sans réplique au devant du grand vote, + Aller chercher ailleurs des peuples à duper, + Des tyrans à produire, et le monde à tromper. + Mais la liberté sainte, au sein de l’Amérique, + Oh! n’est pas un vain mot, et le sol du Mexique + Sera longtemps fécond par le sang des Français. + L’Américain, de maîtres, il n’en voudra jamais! + Bons pour nous, surannés, remplis, pétris de vices, + Serviteurs de nos rois, agents de leurs polices! + Ils ont trouvé la voie de nous tromper toujours, + Par leurs statuts masqués, par leurs prêtres, leurs cours, + Des marches de l’autel, où le clergé-mensogne + Nous montre le salut. C’est hideux, quand j’y songe! + Nous courons aux tribunes, où nos sages parleurs, + À force de grands mots, nous dorent nos malheurs. + Le mouchard, l’alguazil, sont décorés, sont maîtres; + Il faut, pour prospérer, être serviles ou traîtres; + Le sang de nos enfants sert à river nos fers; + La superstition, ce monstre des enfers, + Plane encore sur le monde, et, comme l’hydre antique, + Ressuscite toujours dans l’affreuse boutique + Du prêtre, et le tyran, dont elle est le soutien, + De sa fausse piété nous montre le maintien. + De l’or des nations on construit la mitraille, + Les instruments de mort: et le champ de bataille + Est toujours des humains l’arène, où de leurs droits + Au jugement du sabre ont appelé les rois. + Ton pays et le mien, par un vil servilisme, + Sont courbés lâchement sous l’impérialisme + Par qui nos champs sont clos et nos sillons blanchis + Des os des malheureux que le monstre a trahis + Avec les vains appâts de conquête, de gloire. + Le monde est un charnier dont il dore l’histoire. + «L’empire c’est la paix,» dit-il, le vieux menteur, + Tandis que de la guerre il est l’instigateur. + Toujours, toujours poussant les peuples au carnage, + L’Europe n’a suffi pour contenter sa rage. + Oh! de l’humanité, quand ce cœur malfaisant + Aura cessé de battre, on verra reparaître + Le fraternel amour, les vertus, le bien-être; + Et de la liberté le soleil radieux + Des nations trompées dessillera les yeux. + + Caprera, décembre 1867. + + G. GARIBALDI.[420] + + * * * + +Ma il gusto della vita solitaria stringe l’uomo a tutto ciò che lo +attornia, e l’amore della natura lo inclina ad amare tutto ciò che +essa produce. Da ciò quella gentilezza d’affetto che il nostro Eroe +ebbe sempre per le piante, gli animali, per tutti gli esseri coi +quali per una ragione o per l’altra si trovò a contatto o convisse. E +l’estremo episodio delle due capinere è troppo recente e vivo nella +memoria, perchè sia mestieri addurlo per una prova di più. Soltanto +egli si rendeva conto di questo suo sentimento: nell’arcano fascino che +esercitava su di lui la natura, cercava una dottrina, anzi una fede; +nell’amorosa corrispondenza che sentiva correre tra lui e le cose, +scopriva una prova che le cose stesse fossero dotate d’un’anima pari +alla sua, raggio a sua volta dell’anima dell’universo, e nella quale, +traendo facilmente le ultime illazioni da questa specie di panteismo +sentimentale, sentiva e adorava Dio. + +E perchè di questo non si dubiti, si legga questa pagina, crediamo +interessantissima, delle sue _Memorie_. + + L’ANIMA. + + «Io ho veduto mia madre in sogno. — Io ho veduto mia madre — + sveglio! — L’amore della mia genitrice non merita esso che in + qualche momento della mia vita — il mio pensiero si rivolga + ad essa? — Essa che fu così buona — così affettuosa per me — + così indulgente! Dunque mia madre in molte circostanze mi si è + presentata — anche sveglio! Sì, anche sveglio! — perchè pensando + a quella carissima creatura anche in pien meriggio — mi par di + vederla sotto quella sua semplice veste — sorridermi col sorriso + degli angioli. — E l’immateriale corrispondenza degli occhi + dell’anima non è forse prova sufficiente dell’immortalità della + stessa? questo per la madre mia — potentissimo affetto! Ma non + amo io pure il mio cavallo, il mio cane, le mie piante? Quando + nella mia vita nomade dell’America — dopo una lunga marcia, e dopo + un giorno di pugna — io spogliava de’ suoi arnesi il mio povero + stanco cavallo — e lo palpava e lo asciugava del sudore — e rare + volte io potevo regalare al mio fedele compagno — un pugno di + biada, — poichè nei campi illimitati di quella parte del mondo, per + l’abbondanza dei pascoli, ossia per la poca abbondanza di cereali + non si dà ordinariamente biada ai cavalli, — e dopo d’averlo + accompagnato all’acqua lo collocavo accanto al mio giaciglio — + ebbene, dopo tutto ciò che non era altro che un dovere verso il + mio compagno di fatiche e di pericoli — io mi sentiva soddisfatto. + Se poi un nitrito del rinfrancato mio compagno si aggiungeva, e lo + vedevo ravvolgere le stanche membra sulla verdura del campo — oh! + allora _sentivo la gentil voluttà d’esser pio_. + + »Il mio cane _Castore_, che nel 1849 mi seguiva in Tangeri, + ov’io ero proscritto — io lo amavo perchè nella sventura e + nell’isolamento — ov’io ero rigettato dalla fortuna — e dalla + codarda malvagità di certi uomini — mi sembrava di sentire più + intenso l’affetto de’ miei superstiti. Il mio cane, dovendo partire + per l’America, era mestieri lasciarlo — e lo lasciai al mio amico + Murray, console inglese. Il mio povero _Castore_! pianse per varii + giorni la separazione dell’ingrato amico — e senza voler prendere + cibo morì di crepacuore. — Ebbene — io amo e ricordo il mio cane + commosso. E le mie piante — quelle piante ch’io seminai — che + ho veduto nascere — e che piccine ho trapiantato in collocazione + migliore. Quelle piante nei calori estivi — sull’arida terra di + Caprera languiranno di siccità — e così languide penderanno le loro + foglie appassite verso il suolo. + + »Io con premura innaffiava le mie care piante e a poco a poco si + rialzavano dal loro abbattimento e sembravano gettarmi un sorriso + di gratitudine. L’anima delle povere piante era in corrispondenza + colla mia, come lo sono quando gettato in questo pelago di miserie + — lontano da esse — ad esse rivolgo il mio pensiero e mi sento + deliziosamente sollevato. + + »Egli è il Signore dei cedri del Libano — come dell’issopo che + cresce nelle più profonde convalli (Massillon)! + + »E perchè sarò io geloso della farfalla — assai più di me bella + — se piacque all’Onnipotente di dotarla di un’anima? Non bastava + la mia scintilla animatrice per costituirmi parte dell’anima + dell’Universo — parte dell’Infinito — parte di Dio? — come lo è la + scintilla che vivifica la formica ed il rinoceronte?[421] + + »Ignorati da mille passate generazioni — miriadi di mondi rotavano + nello spazio — e l’occhio scintillante di Galileo li scopriva e + li svelava all’uomo maravigliato. L’onda e l’aria esplorate dalla + scienza hanno rivelato all’atterrito osservatore tale numero di + esseri viventi ignorati sinora, da fare impazzire le maggiori + intelligenze. L’elettrico solca lo spazio colla celerità del + pensiero. E chi può limitare i tesori concessi da Dio all’uomo — + nei portentosi suoi misteri? + + »E l’anima che noi presentiamo — che noi vediamo coll’occhio + dell’immaginazione — che noi scorgiamo sino nell’impercettibile + aereo abitatore — l’anima — è dessa forse al di là o al di qua + della barriera innalzata dall’Eterno all’umana intelligenza? + Comunque sia — l’anima mia — è un atomo dell’anima dell’Universo + — e questa credenza mi nobilita — m’innalza al di sopra del + miserabile materialismo — m’infonde rispetto per gli altri + atomi, emanazioni di Dio, e mi spinge a meritare il plauso delle + moltitudini degli atomi che mi somigliano — e che coll’esempio — + più che colla dottrina — devono far bene — perchè appartengono per + essenza all’Eterno Benefattore.» + +In uomini siffatti gli affetti domestici sono potenti: e di quanta +religione abbia amato la madre sua, di cui portava dovunque nella sua +odissea l’immagine, che rivedeva in sogno come persona viva, nelle +preghiere della quale credeva come ad un talismano, lo sappiamo; e +da qual passione d’amore sia stato avvinto alla sua Anita narrammo a +lungo, per non aver mestieri di dirne più. Così avesse potuto serbar +fede a quel suo primo bello eroico amore; ma la natura non potè dargli +tutte le perfezioni; anzi gli pose nel sangue più acre e imperiosa che +mai l’imperfezione della sensualità. + +E qui ripetiamo una parola detta fin da principio in questo libro: +la cronaca degli amori di Garibaldi non è tema per noi. Soggiungiamo +soltanto, poichè c’è in Caprera una lapide di cui tutto il mondo in +quest’ultimo mese ha ripetuto l’epigrafe, che l’Anita Garibaldi, sulla +di cui tomba si legge: «Nata il 5 maggio 1859, morta il 25 agosto +1875,» non è figlia della signora Francesca Armosino; essa è figlia +d’una signora nizzarda, conosciuta da Garibaldi in quel periodo tra +il 1856 e il 1857, in cui navigava ancora su e giù da Nizza a Caprera; +una signora nizzarda di civile condizione, che vive tuttora, e sembra +angustamente, nella sua città natale, e della quale, per questo +appunto, stimiamo dover nostro non gettare in pubblico il nome.[422] +Perchè poi abbia sposato la Raimondi e non quella signora da lui resa +madre, ed abbia creduto doveroso legittimare Manlio, Clelia e Rosita +e non l’Anita, figlia essa pure, al pari di tutti i suoi fratelli, +dell’amore, è uno di quei problemi che la storia non può risolvere, e +fa bene a non approfondire. Perchè si ami e non si sposi; si sposi e +non si ami; si cessi d’amare dopo aver sposato, sono enigmi del cieco +iddio, di cui nessun mortale tenne finora le chiavi. + +Lasciamo Garibaldi col fardello de’ suoi peccati amorosi innanzi a +quel tribunale in cui si giudicano insieme i fatti e le intenzioni, +le attenuanti e le aggravanti, e facciamo noi stessi, noi uomini di +questo secolo XIX, _medicus aliorum, ipse ulceribus scatens_, facciamo +il nostro esame di coscienza. Garibaldi ebbe delle amanti! ma qual +meraviglia? Non tiriamo in campo il solito paragone escusativo dei +grandi uomini (donnaiuoli superlativi quasi tutti), perchè anche +parlando solo degli Italiani s’andrebbe all’infinito. Chiediamo +piuttosto al pudico lettore che si scandalizza, alla vereconda damina +che s’imporpora, se una scivolata fuori dalla diritta rotaia degli +amori legali non l’abbian fatta mai. Probabilmente entrambi, dopo una +abbassatina di testa che varrà una confessione, scapperanno fuori in +coro con questa risposta: sì, ma senza scandalo. Era da attendersi: +_si non caste, saltem caute_. Soltanto si potrebbe replicare: se lo +scandalo non sia avvenuto perchè essi seppero destreggiarsi con arte ed +astuzia maggiori di quelli che nello scandalo incapparono, o perchè, +non avendo intorno alla loro persona l’incomodo riverbero di alcuna +celebrità, nessuno s’è occupato dei fatti loro. E forse, posti innanzi +a questi due quesiti, tanto il benigno lettore, quanto la gentile +lettrice non saprebbero quale risposta profferire. + +Garibaldi invece, cattivo cospiratore anche nelle congiure d’amore, +operò alla piena luce del sole; non nascose mai nè quello che sentiva, +nè quello che voleva: «Ti amo, mi piaci, ti voglio,» disse alla sua +donna, e se la donna assentì, animale di preda, mai di frode, la rapì +nelle sue braccia, e la fece sua. + +E v’ha di più. Qualunque più franco e più ardito amatore avrebbe potuto +avere la probabilità di nascondersi; Garibaldi no. + +Per quasi mezzo secolo, gli occhi del mondo restarono sbarrati su +di lui: egli non potè dare un passo, fare un gesto, pronunziare un +detto, comparire o scomparire da un luogo, essere accompagnato o no +da una persona, che migliaia di sguardi non fossero già appostati a +sorprenderlo, e migliaia di migliaia di voci a denunziarlo. + +È la sorte degli uomini storici. Tutti sanno a mente le tredici mogli +di Cesare; nessuno sa quante volte al giorno il liberto entrava i +lupanari della Suburra. + +Così di Garibaldi! Se egli fosse stato un ignoto, la storia delle sue +mogli e de’ suoi figliuoli, in mezzo alla grande babele erotica del +nostro secolo, sarebbe trascorsa inosservata; mentre è quasi certo che +il tempo, consumate le ultime scorie che ancora involgono la statua +dell’Eroe, la seppellirà nell’oblio. + +Comunque, nessuno, per quanto faccia, potrebbe sostenere che Garibaldi +sia stato, nello stretto senso della parola, un libertino. + +Un uomo che ebbe una gioventù affaticata e combattuta come la sua, +ed una vecchiezza, nonostante i tanti acciacchi, così resistente e +così prolifica, non può aver abusato della voluttà. Condannato egli +pure ai tormenti del deserto, non macerò le sue carni come i Padri +della Tebaide, ubbidì egli pure alla umana fragilità; ma non permise +a una tale ubbidienza di convertirsi in abito vizioso e molto meno +di degenerare in colpa. Egli non fu un volgare _Don Giovanni_. Figlio +schietto e tuttora indomito della natura, amò con tutta la subitaneità +fulminea e l’abbandono innocente del selvaggio, che non avverte i freni +e ignora le leggi onde la società civile modera e disciplina ad un +più alto fine gli istinti e le passioni umane; ma appena la satanica +scintilla divampò nel suo petto, non la nascose, non s’infinse, non si +mascherò, non sedusse con volgari inganni e con mendaci promesse alcuna +donna, non fece delle conquiste d’amore una gloriola o un mestiere; non +eccitò con turpi artifici le spossate satiriasi della sua senilità: amò +con tutto il foco naturale de’ suoi sensi, con tutto l’impeto del suo +cuore; promise alla donna da lui prescelta quello soltanto che sapeva +di poter mantenere, e mantenne; tre volte giurò di farla sua sposa +innanzi agli altari, o in faccia ai magistrati che la legge religiosa +e civile del suo tempo o del suo paese prescrivevano, e tre volte tenne +il giuramento. + +E a dir vero, in questo secoletto di pudichi adulterii, di frolli +concubinati, di bastardini abbandonati, di nozze mercantili, di George +Dandin tolleranti e di monsieur Alphonse tollerati, non toccherà a +Giuseppe Garibaldi, che si affanna e lotta dieci anni per dare il nome +alla donna che amò, non toccherà a lui, innanzi alle Assisie della +Morale pubblica e privata, d’abbassare la fronte. + + +IV. + +_Tutto l’uomo._ + +Ed ora chi è quest’uomo? + +Nasce nella oscura casipola d’un porto da una famiglia di umili +marinai, e già immortale prima della morte, migra dalla terra cogli +onori d’un Re ideale, nella gloria d’un’apoteosi olimpica, lasciando +dietro a sè piuttosto la tristezza d’un astro che s’allontani per +salire ad una sfera più fulgida, che il dolore d’un uomo che muoia. + +Trascina la giovinezza in una faticosa vicenda di monotone navigazioni +e di travagliati esigli; e ad un tratto irrompe dalla sua penombra coi +fulgori d’un’apparizione fantastica, e di grado in grado ascendendo +giganteggia nell’arena del nostro secolo come uno de’ suoi più +portentosi figliuoli. + +Sbalestrato dall’Oriente all’Occidente, volta a volta pedagogo e +corsaro, mandriano e guerrigliero, agricoltore e capitano, candelaio +e dittatore, la sua vita si svolge nel ciclo di tre generazioni con +tutte le varietà e i contrasti, le sorprese e gli incantesimi d’un +poema ariostesco, mentre colla fusione della storia e della leggenda, +della realtà e della poesia sembra risuscitare la classica unità della +omerica epopea. + +È un corsaro; ma comincia il suo byroniano romanzo liberando gli +schiavi neri trovati a bordo della nave predata e rifiutando dai +mercanti prigionieri gli scrigni di gemme che gli offrono per il loro +riscatto. + +È un filibustiere; ma una volta, cadutogli nelle mani colui che sei +anni prima gli aveva inflitto l’oltraggio anche più che il dolore della +tortura, lo rimanda libero e perdonato. + +È un avventuriere; ma, lo diremo colle stesse parole del generale +Pacheco, «se recavasi negli uffici del Governo era soltanto per +domandare la grazia d’un cospiratore, o per chiedere qualcosa a favore +d’un infelice.» + +È un condottiere; ma non riceve altro soldo dal paese a cui consacra +da dodici anni la vita, che la razione del gregario: distribuisce fra +i feriti, gli ammalati e le vedove dell’esercito il primo regalo che +la Repubblica gli fa; rifiuta i gradi e gli onori che essa gli offre; +e di fatto, se non di nome, Generale Ammiraglio, quasi Dittatore, non +possiede che una camicia, i piedi gli sboccano dagli stivali sfondati, +e non ha tanto da pagare il lume del povero abituro in cui si ricovera. + +Lo immaginano un fiero lupo di mare e di terra, ispido e coriaceo, vago +soltanto degli spettacoli sanguinosi delle cariche e degli arrembaggi; +eppure l’uomo che nel _saladero_ di Camacua con soli tredici compagni +sfidava, cantando, l’assalto di trecento cavalieri e accettava di +seppellirsi tra le fiamme e le rovine del suo fragile asilo piuttosto +che arrendersi, o che nelle acque del Paranà dopo tre giorni di lotta +«a ferro freddo,» piuttosto che ammainar la bandiera, faceva saltar +egli stesso l’ultimo legno della sua flottiglia; era lo stesso che +in un giorno di battaglia marciando contro il nemico s’arrestava, +dimentico, ad ascoltare il gorgheggio d’un usignolo innamorato, e che +udendo in una cruda notte d’inverno belar tra le rupi della sua Caprera +un’agnella abbandonata, s’alzava di letto per andare, tra il rigor del +libeccio ed il frizzar di brumaio a cercare la derelitta e ospitarla +nella sua medesima stanza. + +Lo acclamano infine l’Ettore di Montevideo, il Camillo di Roma, +l’Argonauta di Marsala; ma l’uomo a cui poteva parer poca gloria +la statua di Giove Ultore che dall’alto del Gianicolo assicura il +Quirinale e sfida il Vaticano, non chiede all’Italia, non invoca +dalla sua famiglia altro pegno d’amore che di dormire poca cenere in +un’urnetta di granito, accanto al sarcofago delle sue bambine, sotto +l’acacia che l’ombreggia; novissimo fantasma d’eroe che non potendo +morire come Orlando sulla catasta dei nemici, muore come Washington, +decretando a sè stesso il «rogo di Pompeo.» + +Chi è dunque quest’uomo? Costretto a vivere la vita nomade e quasi +selvaggia dei _gauchos_ e dei _rastreadores_; mescolato dalla sua +fortuna alla schiuma degli avventurieri e dei fuorbanditi di tutte le +stirpi, cresciuto suo malgrado alla scuola delle rivoluzioni e delle +guerre perpetue, travolto a controgenio nella mischia di fazioni feroci +e sanguinarie, conserva intatta in mezzo a tanto contagio la nativa +purità dell’anima sua, riportando dal forzato consorzio qualche difetto +e qualche stranezza, non un solo abito vizioso nè un solo sentimento +colpevole. + +Braccio designato di tutte le congiure, campione atteso di tutte le +rivolte, alfiere desiderato di tutte le parti; si consacra a tutte, ma +non serve a nessuna, e nel tumultuante pandemonio delle chiese, delle +confessioni, delle sette del suo tempo, si innalza come un Pontefice a +cui tutti si volgono e s’inchinano, e che nessuno può dir suo. + +Ama dell’amore geloso e intollerante del selvaggio la sua patria, e va +cavaliere errante di tutte le patrie e crociato di tutte le libertà. +Proclama la fratellanza dei popoli, ma ad ogni straniero che s’accampi +entro il sacro confine della sua terra, grida minaccioso lo sfratto del +poeta: + + Ripassin l’Alpi e tornerem fratelli. + +Si protesta repubblicano, ed offre due volte la sua spada a due re. +Resta democratico rivoluzionario socialista; ma partendo per la più +maravigliosa delle sue imprese riconsacra sulla bandiera il patto +d’Italia con Vittorio Emanuele e la monarchia dei plebisciti. + +È un Dittatore onnipotente per la gloria e la fortuna, e festeggia +egli stesso l’arrivo del Re e dell’esercito che vengono a spodestarlo; +e fatto nascostamente bottino d’un sacco di civaie, colla ricchezza +di questa preda, colla gioia di chi perdendo il potere ricupera la +libertà, dispare novellamente nella solitudine del suo mare. + +È un ribelle, e scrive sulla bandiera il nome del Re a cui si ribella; +poi ferito e imprigionato da lui, continua a restargli fedele, e per la +causa per cui era caduto di palla italiana sul colle d’Aspromonte, cade +di palla austriaca a piedi di Monte Suello. + +È un Belial, un Lucifero, un Dragone; sfolgora la grande simonia +del Poter Temporale colle invettive di Dante, e odia la Chiesa +Romana dell’odio di Lutero; a sentirlo si direbbe che sia pronto a +cominciar da un istante all’altro una Saint-Barthélemy di cattolici, +e se incontra uno di quei preti ch’egli chiama _buoni_, è il primo +a stendergli la mano, e crede ancora alla possibilità d’un clero +evangelico, amico della libertà e del progresso; e cerca nelle parole +di Cristo i precetti della _Religione del Vero_, e confida alle sue +_Memorie_ la sua fede in Dio e nell’anima immortale. + +Chi è dunque quest’uomo? + +Vittor Hugo, il Garibaldi della lirica, lo chiama «l’eroe dell’ideale,» +ma è un responso apollineo: Giulio Michelet esclama: «Degli eroi non +ne conosco che uno: Garibaldi;» ma l’iperbole tradisce la difficoltà +del giudizio: Giorgio Sand scrive: «Garibaldi non assomiglia a nessuno, +pure v’è qualcosa in lui di misterioso che fa pensare;» ma in tal +modo ripropone il problema, non lo risolve. Una delle più celebrate +effemeridi della Gran Brettagna l’_Athenæum_[423] tenta seriamente di +trovare in lui l’incarnazione del veltro allegorico: + + Questi non ciberà terra nè peltro + Ma sapienza ed amore e virtute; + +ma con ciò non fa che addensare sulla fronte del Proteo le nebbie del +più oscuro simbolo dantesco. + +I partiti se lo palleggiano; i repubblicani lo contrastano ai +monarchici; i rivoluzionari lo levano al cielo; i reazionari lo +inabissano nel fango; i preti di Sicilia lo annunziano dai pergami +come un nuovo Messia, i preti di Roma lo folgorano d’anatemi come +un Anticristo; la rettorica consuma tutte le sue metafore; l’amore +profonde tutti i suoi inni; l’idolatria esaurisce i suoi incensi; +l’odio erutta tutte le sue bestemmie; la critica stanca i suoi occhi +e la filosofia i suoi ragionamenti; ed egli, al pari della favolosa +Jungfrau, di cui a tutti è concesso ascendere i fianchi e superare le +prime vette, ma a nessuno toccare la cima, ravvolta nell’intatto velo +delle nevi eterne; egli nasconde ancora la parte più alta e più pura di +sè stesso, e dalla sua solitaria rupe continua a sfidare i definitori e +gl’interpreti. + +Ancora una volta: chi è quest’uomo? + +Il lettore rammenta certamente quell’apparizione quasi fantastica del +secolo XVIII che fu chiamata l’uomo di Rousseau. Prediletto figlio +della natura, dotato delle più nobili facoltà, più ricco d’istinto che +di ragione, e più di sensibilità che di riflessione, uscito più che a +mezzo dallo stato di barbarie, ma ancora esitante sul confine della +civiltà, e portando sempre seco in tutti i passi della sua vita le +abitudini, i gusti e i ricordi della nativa selvatichezza; cresciuto +nella fede che la natura abbia creato l’uomo virtuoso e felice, e la +società sola l’abbia fatto colpevole e infelice; carezzato dal sogno +d’una età reditura di perfezione e di felicità, da cui non già le colpe +sue, ma la prepotenza di pochi malvagi l’abbiano sbandito; educato a +vedere in un ipotetico contratto sociale, quando e come scritto non si +saprebbe, il patto leonino del più astuto o del più forte imposto al +più dabbene e al più debole, l’uomo di Gian Giacomo, quantunque non +corrisponda ad alcuna realtà storica e sia manifestamente il portato +di un erroneo concetto, rappresenta ancora in una figura simbolica +quella lotta antica e perenne della società e della natura, dell’ideale +umanitario, e dell’ideale politico, d’onde uscirono ed usciranno in +perpetuo, insieme alle periodiche convulsioni del genere umano, i +periodici progressi del suo incivilimento. + +Agli occhi dell’Adamo ginevrino la natura è la madre, e la società è la +matrigna; da quella la cornucopia di tutti i beni, da questa il vaso di +Pandora di tutti i mali. + +Dio si rivela da sè stesso alla coscienza umana nelle opere della sua +creazione, nei beneficii della sua provvidenza, e la società ne oscura +il limpido concetto colla fola delle religioni, le superstizioni dei +culti, il mendacio de’ sacerdoti. La terra fu concessa dal Creatore +per stanza e nutrimento di tutti i suoi figli, e la società sancisce +l’usurpazione del più forte e il furto della proprietà. La natura creò +dal suo grembo tutti gli uomini uguali, e la società vi sostituisce la +superfetazione dei privilegi e delle caste. La natura largì a tutti +i cuori i diritti del libero amore, e la società li sconosce o li +violenta coll’imposizione delle nozze artificiali e indissolubili. La +natura donò alle arti pacifiche e benigne dell’uman genere il fuoco de’ +suoi soli, i metalli delle sue viscere, la scintilla de’ suoi corpi, +tutte le arcane potenze de’ suoi elementi, e l’egoismo o l’ambizione +di pochi privilegiati convertirono tutte quelle forze benefiche +in istrumenti di distruzione e di rovina. La natura infine scrisse +nell’anima d’ogni suo figliuolo i sentimenti della giustizia, della +carità e dell’amore, e dacchè in un angolo di quest’aiuola si strinse +il primo consorzio umano, + + . . . . . . . . . . Una feroce + Forza il mondo possiede, e fa nomarsi + Dritto! + +Tutto in questo dorato ergastolo della civiltà, dove l’uomo della +natura si sente incarcerato, tutto gli è sospetto ed esoso. La scienza +è un pericolo, il lusso un oltraggio, i trovati dell’uman pensiero +un’insidia, le arti, le arti stesse divine, ponno mutarsi in scuola del +vizio ed in veleno della virtù. + +Quale meraviglia pertanto se un uomo siffatto traendo a fil di logica +le ultime conseguenze delle sue premesse, conformando il fatto alla +dottrina, brandisse la fiaccola d’Erostrato e appiccasse egli stesso +le fiamme ai bugiardi templi di quella civiltà ch’egli gridò la +grande nemica dell’umana famiglia? Ma rassicuratevi. L’uomo che vi sta +dinanzi non fu mai un dialettico; il sentimento domina troppo il suo +intelletto, l’amore sovrasta troppo ai suoi odii, perchè egli possa, +coll’inflessibilità d’un Convenzionale e la brutalità d’un Comunardo, +giungere imperturbato alle ultime illazioni de’ suoi principii ed +erigere sopra monti di teste, al chiaror delle torcie petroliere, la +città nuova de’ suoi sogni. + +Perisca pure la logica, ma sia salva l’umanità; e però la stessa voce +che poco prima nelle medesime pagine scrollava come vento impetuoso le +mura della vecchia società, risponderà a coloro che gli rinfacciarono +di non saper usare strumenti più efficaci e più pronti: «E che! +bisognerà dunque distruggere la società, annientare il tuo e il mio, +e tornar cogli orsi a vivere nelle selve? Pochi, cacciati dal rimorso +o chiamati da una popolare vocazione, lo potranno; ma i più, ma tutti +coloro che avranno udito la voce dell’Eterno e compreso la necessità +di cooperare colla virtù a’ suoi alti disegni, coloro rispetteranno i +sacri legami della società di cui sono membri, ameranno i loro simili, +serviranno scrupolosamente alle leggi ed agli uomini che ne sono gli +arbitri ed i ministri, e onoreranno sopra ogni cosa i Principi buoni e +saggi che sapranno prevenire o guarire la moltitudine crescente degli +abusi e dei mali che senza posa ci assalgono e ci percuotono.[424]» + +Ora si riuniscano tutte le idee capitali di questa dottrina, e si +spiri loro un’anima; si raccolgano tutti i lineamenti sparsi dell’uomo +immaginario che ci passò davanti, e si gettino nella forma concreta e +salda d’un uomo vivo e vero; si dia quindi a quest’uomo reale e storico +lo stesso istinto del bene e intuito del vero, lo stesso concetto +della vita e del mondo, lo stesso amore appassionato della natura e la +stessa antipatia invincibile della società; si compia la sua figura +colla semplicità de’ costumi, il gusto della libertà campestre, il +fastidio della vita cittadina, il bisogno profondo e ineffabile di +solitudine e di pace; non si nascondano per questo alcune delle ombre +che frastagliano anco più scuramente la fronte del simbolico _Emilio_: +la sensibilità eccessiva, la mobilità impetuosa, la intemperanza +delle passioni, la crudezza del linguaggio; si collochi quest’essere +fantasioso e ardente, sdegnoso e pio, istintivo e geniale innanzi +alla civiltà d’un secolo non più, credo, ma non meno corrotto di +quanti l’hanno preceduto, in faccia alle religioni bugiarde non ancora +sfatate, alla clerocrazia tuttora prepotente, ai privilegi mutati, ma +non distrutti, alle caste trasformate, ma non annichilite, al grido +delle nazioni oppresse, all’urlo delle plebi affamate, al gemito dei +bambini venduti, al pane salato dalle lagrime di vergogna della donna +prostituita, e tuttavia saporito al dente dello Stato, e ciò fatto si +dia ad un uomo simile il cuore d’un eroe e il braccio d’un atleta, lo +si armi d’una spada, in luogo d’una penna; si converta ognuna delle +sue idee e delle sue passioni in un fatto, e ogni fatto in un prodigio; +gli si apra per arena il vecchio e il nuovo mondo, e lo si segua sopra +un’interminabile Via Sacra che va da Laguna a Montevideo, dal Salto a +Roma, da Varese a Marsala, dal Volturno a Bezzecca, da Mentana a Dijon; +si riepiloghi finalmente tutta questa epopea nell’egloga di Caprera; +si nasconda tutto questo mondo di gloria e di virtù in una povera urna, +fra due bambine, sotto un’acacia, — e si avrà Garibaldi. + + + FINE DEL VOLUME SECONDO ED ULTIMO. + + + + +AVVERTENZA. + + +Nel primo volume trascorsero alcune sviste tipografiche, e alcuni +errori di fatto. Alle prime si ripara con l’_Errata-Corrige_ che viene +appresso; dei secondi siamo lieti di potere, mercè il consiglio di +qualche cortese che volle onorare de’ suoi appunti l’opera nostra, fare +ammenda con queste + + + _Postille:_ + +Nel primo volume, a pag. 389, in nota, parlando della pensione offerta +dal Governo sardo, per mezzo del generale La Marmora, al generale +Garibaldi, ci siamo un po’ maravigliati che il La Marmora, in certe +sue lettere al Dabormida, avesse tralasciato di notare che Garibaldi la +pensione l’accettò per la madre e la rifiutò per sè, traendo la prova +di questo fatto da una lettera di Massimo d’Azeglio ad Antonio Panizzi, +del 25 luglio 1864, e scorgendo quindi una certa contraddizione tra +l’asserto del generale La Marmora e quello del suo amico, allora +Presidente del Consiglio dei Ministri. + +Ma _Verax_ nel _Fanfulla_ del 30 giugno 1882 (e tutti sanno quale +devoto amico del generale La Marmora si nasconda dietro quel +pseudonimo) mi scrisse una lettera pubblica nella quale sostenne che +contraddizione non c’è: che le pensioni date a Garibaldi furono due: +una, quella di cui parla La Marmora, nel 1849; l’altra, quella a cui +allude Massimo d’Azeglio, accettata per la madre ed i figli nel 1851. E +noi, rispondendo al _Verax_, abbiamo espresso qualche dubbio su questa +seconda pensione; ma egli ci rispose ribadendo e affermando d’avere +visti i Documenti, e noi, senza credere per questo chiusa del tutto la +lite, ci rimettiamo per ora alle autorevoli parole del nostro stimato +amico. + +Lo stesso _Verax_ poi.... cioè no.... Luigi Chiala ci scrive +additandoci un altro errore scappatoci a pag. 225, dove diciamo che +teneva il portafogli della guerra il generale Ricci: egli ci ammonisce +che reggente il ministero della guerra era allora Cesare Balbo, +Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale aveva per suo primo +ufficiale il colonnello Dabormida, e soggiunge: «Hai confuso alle volte +col maggiore Giuseppe Ricci, che fu poi generale di Stato Maggiore, e, +se non erro, era allora segretario generale, cioè primo ufficiale agli +esteri?» + +E non abbiamo nulla a che ridire sulla rettifica. Soltanto ne giova +soggiungere che un Ricci generale o maggiore deve esserci entrato, +perchè il generale Medici nel brano di Memorie da lui confidate ad +Alessandro Dumas seniore, e delle quali il Medici stesso ci confermò +più volte la veridicità, narrando questo episodio di Garibaldi, dice +che Carlo Alberto lo rimandò a Torino «pour qu’il y attendît les ordres +de son Ministre de la guerre Mr Ricci.» + +E il Medici e il Dumas, o forse anche Garibaldi, fecero la confusione +dalla quale fui colto io stesso. E non solo potrebbe essere che essi +abbiano scambiato il maggiore Ricci per un generale Ricci ministro +della guerra; ma che il Ricci di cui parla Garibaldi sia stato il +Giuseppe Ricci ministro dell’interno, appunto nel Ministero Balbo. + +D’un altro sbaglio mi avvertì il signor Luigi Torre, di Casale (pag. +256): «Macerata lo elesse (Garibaldi) a suo Deputato alla Costituente +Romana;» soggiunsi: «e fu quello il primo voto che lo mandò in +un’assemblea politica.» Ora il signor Torre mi scrive: «Badi, il primo +Collegio che mandò Garibaldi ad un’assemblea politica fu Cicagna in +quel di Chiavari, nelle elezioni parziali del 30 settembre 1848. La +Camera convalidò la sua elezione nella tornata del 18 ottobre 1848.» Ed +io ringrazio il signor Torre della notizia, e, come vede, la confermo. + +Il signor conte Alessandro Morando, che nel 1848 fu tra i primi ad +accogliere Garibaldi a Milano, guardato ancora con sospetto dalla +cittadinanza, dice: che l’albergo da cui arringò il popolo milanese, +di cui si parla a pag. 227 in nota, non fu già _La Bella Venezia_, +dove albergava il Mazzini, ma l’_Albergo del Marino_, e che insieme +e intorno a lui a riceverlo c’era l’ingegnere Geronimo Cantoni, e +l’ingegnere Antonio Anselmi. Anche le parole da lui dette, e da noi +tolte dai giornali del tempo, dovrebbero essere modificate così: +«Quello che avete fatto è un nulla a fronte di quello che dovete fare. +Il nemico che dovete combattere non è tutto fuori di voi: è in mezzo a +voi. Io sono venuto dall’America a dare il mio sangue: fate altrettanto +anche voi.» + + + + +ERRATA-CORRIGE. + +Volume I. + + + _Pag._ _lin._ + 5, 7 l’anno stesso di Cavour _va soppresso_ + 27, 12 Ragiundo Raimondi + 84, 25 Tramandahy Taramanday + id., ult. id. id. + 85, 4 id. id. + id., ult. id. id. + 170, 9 1842 1843 + 202, 13 14 gennaio 12 gennaio + 206, 22 Duyman Dayman + 233, 7 4 luglio 4 agosto + 247, 27 24 aprile 29 aprile + 259, 7 22 marzo 23 marzo + 280, 24 Giuseppe Rosselli Pietro Rosselli + 398, 25 barca bara + 422, 24 fosse assalita non fosse assalita + 424, 21 Migliavaca Migliavacca + 437, 25 giornata stessa del 27 giornata stessa del 21 + 450, 14 maggiore Bioll tenente colonnello Bioll + 453, 17 colonnello Bioll id. id. + +A pag. 193, riproducendo in nota l’ode a Garibaldi del signor Giuseppe +Bertoldi, corse un errore di disposizione. + +Dopo la strofe sesta «Or leva dai marmorei ec.,» devono seguire +le ultime quattro strofe, che cominciano dal verso «Chi sono quei +fortissimi» e vanno al verso «Che fa l’americane acque stupir;» poi +l’ode continua colla strofe che nel volume sarebbe la settima: «Quando +su noi le barbare ec.» + + + + +INDICE DEI NOMI E DELLE COSE + + + (Il numero romano indica il volume, l’arabo la pagina.) + + +Abba Giuseppe Cesare, I, XXI. + +Acerbi Giovanni, II, 47, 403, 417, 481, 489, 498, 517, 523. + +Acquapendente, II, 498. + +Agnetta Carmelo, II, 116. + +Agnolucci, II, 492. + +Airoldi, I, 424. + +Alassio, II, 601. + +Albanese Enrico, II, 332, 609. + +Albini (ammiraglio), II, 309. + +Alcamo, II, 84, 302. + +Alessandria, II, 492. + +Alfieri, I, 424. + +Allemann (signora), I, 75. + +Allia, II, 308. + +America, vi giunge Garibaldi, I, 48; considerazioni generali sulle +imprese compiutevi da Garibaldi, I, 206. + +Amoy, I, 399. + +Ampola, II, 440. + +Anagni, I, 259, 299. + +Andreus Giacinto, I, 71, 75. + +Andrews (signor), II, 340, 348. + +Anfossi, II, 47. + +Anguissola, II, 137. + +Anita, I, 90; si fa sposa di G. Garibaldi, I, 93; sua patria e +famiglia, I, 94; è compagna di valore di Garibaldi, I, 97; partorisce +Menotti, I, 99; sofferti coraggiosamente al fianco del marito i disagi +della ritirata dei Riograndesi, giunge a Montevideo, I, 100, 108; +consacra innanzi a Dio le sue nozze con Garibaldi, I, 152; dà vita a +Ricciotti e parte per l’Italia, I, 202; riabbraccia il marito, I, 218; +riceve da Subiaco una lettera dal marito, I, 259; segue il marito nella +ritirata da Roma, I, 332; a Sant’Angelo, I, 346: parte da San Marino, +I, 357; ripara sulla costa di Magnavacca, I, 360, 363; sua morte e +sepoltura, I, 366; aneddoti ed epilogo sulla sua vita, I, 371. + +Antonini Stefano, I, 149, 202. + +Anzani Francesco, incontra Garibaldi, I, 108; divide con Garibaldi il +comando della Legione di Montevideo, I, 168; notizie sulla sua vita, +I, 169; al combattimento della Boyada, I, 171; al Salto, I, 185; scrive +con Garibaldi una lettera a Pio IX, I, 197; s’imbarca per l’Italia, I, +205; vi giunge moribondo, I, 221; ultime sue parole, I, 224; sua morte, +I, 224, 229. + +_Aquila_ (fregata), II, 160. + +Archi, II, 136. + +Arcioni, I, 235. + +Arcisate, I, 240, 465. + +Arditi, II, 359. + +Arduino (colonnello), I, 424. + +Arena (capitano), I, 15. + +Arezzo, I, 342; II, 492. + +Argentina (repubblica), sue vicende politiche e cagioni della sua +guerra contro l’Uruguay, I, 109. + +Argyll (duchi di) II, 358, 362 + +Armosino-Garibaldi Francesca, II, 596, 598. + +Arnay-le-Duc, II, 567. + +Arona, I, 236, 438. + +Artigas, I, 122. + +Ashley, II, 340, 352. + +Ashurth, II, 359. + +Asola, II, 288. + +Aspromonte, II, 153, 298, 314, 317. + +_Associazioni unitarie_, II, 281. + +Autun, II, 563. + +Avezzana Giuseppe, I, 264. + +Azzarini Paolo, I, 386. + + +Bagnorea, II, 498. + +Bagolino, II, 434. + +Bajada, I, 75. + +Barcellona, II, 133. + +Bari, II, 412. + +Barletta, II, 415. + +Barrault, I, 31. + +Basile (dottor), II, 330, 332, 382. + +Bassi Ugo, I, 269, 332, 349, 357, 360. + +Basso Giovanni, I, 400, 403; II, 348, 492, 510. + +Bazan (capitano), I, 47. + +Beales, II, 340, 382. + +Beauregard (capitano), I, 48. + +Bedford, II, 358. + +Bedini (monsignor), I, 197, 200. + +Beghelli G., I, XXIII. + +Belforte, I, 450. + +Belgirate, II, 292, 483, 486. + +Belluno, II, 468. + +Belzoppi (capitano), I, 349. + +Bentivegna, II, 303, 306, 308. + +Bergamo, I, 229, 291, 475; II, 415, 424. + +Berkley, II, 359. + +Bertani Agostino, I, 401, 425; II, 25, 33, 35, 41, 154, 177, 548. + +Bettoletto, I, 480. + +Bezzecca, II, 452. + +Bideschini F., I, XXI. + +Biella, I, 429, 433, 435. + +_Bifronte_ (brigantino), I, 205. + +Birkenhead, II, 326. + +Birmingham, II, 326. + +Bixio Nino, a Villa Pamfili, I, 269; nei _Cacciatori delle Alpi_, I, +420, 424, 443, 449, 456, 459; all’impresa dei _Mille_, II, 25, 33, 35, +39, 47, 59, 67, 77, 93, 96, 127, 159, 161; al Parlamento il 28 aprile +1861, II, 261, 400, 418. + +Blanc Louis, II, 361. + +Blind Carlo, II, 352, 359. + +Boggio P. C., I, XXI. + +Bogliasco, II, 43. + +Bologna, I, 249, 499, 501; II, 467, 493. + +Bolzola, I, 431. + +Bonnet Giovacchino, I, XXVII, 361. + +Bordeaux, II, 579. + +Bordone, I, XXII; II, 555. + +Borel, I, 36. + +Borgomanero, I, 436. + +Bosco Beneventano Del (colonnello), II, 21, 136. + +Bossi (colonnello), II, 515. + +Bourbaky, II, 570. + +Bourg, II, 577. + +Boyada (torrente), I, 171. + +Boyada (città), I, 155. + +Brasile, compendio storico delle sue vicende politiche, I, 52; cause +che gli sollevarono contro il territorio di Rio Grande, I, 59. + +Brescia, I, 478; II, 7, 288, 425. + +Briganti (generale), II, 162. + +Bristol, II, 351, 388. + +Brodo, I, 338. + +Bronzetti Narciso, I, 424, 460, 476, 482. + +Brook-House, II, 344, 351. + +Brown, I, 153. + +Brozzolo, I, 427, 432. + +Brusasco, I, 426. + +Bruzzesi Giacinto, II, 403. + +Bueno, I, 332. + + +Cabo Frio, I, 51. + +_Cacciatori degli Appennini_, I, 432. + +_Cacciatori della Stura_, I, 423. + +_Cacciatori delle Alpi_, I, 421; II, 17. + +Cadolini (colonnello), I, XXVII, 424. + +Caffaro, II, 425. + +Caianello, II, 229. + +Caiazzo, II, 181. + +Cairoli Benedetto, I, 424; II, 47, 403, 482, 483, 512, 593. + +Cairoli Enrico, II, 516. + +Cairoli Giovanni, II, 516. + +Calatafimi, II, 72, 302. + +Caldesi Vincenzo, II, 483. + +Caltanissetta, II, 338. + +Cambriels, II, 560. + +Camerlata, I, 235. + +Camozzi Gabriele, II, 288. + +Canavarro (generale), I, 84, 88, 92. + +Canton, I, 399. + +Canzio Stefano, II, 456, 505, 565, 575, 609. + +Capivari, I, 84. + +Cappelletti Alessandro, II, 608. + +Caprera, I, 394, 400, 401, 417, 504, 509; II, 8, 233, 271, 298, 332, +391, 407, 423, 495, 579, 589, 607. + +_Carabinieri mobili_, II, 283. + +Caravà (colonnello), II, 549. + +Carini, II, 47, 67, 73, 93, 108. + +Carlo Alberto, I, 37, 217, 225, 231, 233. + +Carniglia Luigi, I, 70, 79, 87. + +Carpaneti (console), I, 395, 397. + +Carrano Francesco, I, XX, 424. + +Casabona Antonio, I, 26. + +Casa Bruciata, I, 37. + +Casale, I, 430. + +Casalmaggiore II, 285. + +Casamicciola, II, 393. + +Caserta, II, 183, 193. + +_Cassapara_ (goletta), I, 88. + +Castelfranco, II, 478. + +Castel Giubileo, II, 524. + +Castelgoffredo, II, 288. + +Castelletti, II, 475. + +Castelletto, I, 236, 439. + +Castellini Napoleone, I, 76, 146. + +Castiglia Salvatore, II, 39, 153. + +Castiglion Fiorentino, I, 342. + +Castore, II, 652. + +Castrogiovanni, II, 309. + +Catania, II, 312. + +Catanzaro, II, 605. + +Cattabeni Vincenzo, II, 153, 180. + +Cattaneo Carlo, II, 216, 218. + +Cattolica, I, 492. + +Cavallasca, I, 455. + +Cavallotti Felice, I, XXII. + +Cavour (conte di), I, 412, 417, 432; II, 1, 9, 28, 149, 170, 206, 211, +260, 262, 269. + +Cazzone, I, 451. + +Ceccaldi, I, 332, 357. + +Ceneri (professor), II, 483, 485. + +Cenni, I, 332. + +Centorbi, II, 309. + +_Centro romano d’insurrezione_, II, 466, 472. + +Ceprano, I, 297. + +Cerrito, I, 155. + +Cesenatico, I, 357. + +Cetona, I, 339. + +Chambers (signori), II, 340, 342, 353, 375. + +Châtillon-sur-Seine, II, 563. + +Chenet, II, 568. + +Chiassi, I, 332; II, 159, 161, 370, 403, 452. + +Chiavari, I, 5, 387. + +China, I, 897. + +Chioggia, II, 468. + +Chretien, II, 109. + +Chiswick, II, 385. + +Chiusi, I, 339. + +Chivasso, I, 426, 429, 432. + +Cialdini Enrico, I, 423, 427, 430; II, 266, 511. + +Ciceruacchio, I, 253, 332, 357, 360. + +Cima-la-Costa, I, 456. + +Cincia (isola di), I, 397. + +Cipriani Emilio, II, 380, 548. + +Citerna, I, 343. + +Civitavecchia, I, 261. + +Clarendon (conti), II, 358. + +_Cleombroto_, I, 40. + +Clifden Park, II, 387. + +Collins (signora), II, 506, 510. + +_Colombo_ (legno da guerra), I, 394. + +Colonia, I, 177. + +Coltelletti, II, 33, 495. + +Comacchio, I, 361. + +_Comitati di Provvedimento_, II, 281. + +_Comitato Nazionale Romano_, II, 466, 475. + +Como, I, 234, 453, 457, 465; II, 285, 412, 424. + +_Commonwealth_ (brigantino), I, 399. + +Condino, II, 446. + +Confine, I, 335. + +Coppola Giuseppe, II, 70, 73. + +Coriolo, II, 133. + +Coritibani, I, 98. + +Corleone, II, 302. + +Cornwall, II, 388. + +Corrao Giovanni, II, 16, 303. + +Corrientes, I, 151, 156. + +Corte Clemente, I, 489; II, 137, 337, 403, 430. + +_Cortese_ (brigantino), I, 25. + +Cosenz Enrico, I, 408, 424, 449, 457, 481; II, 137, 153, 162, 177, 186. + +Costantinopoli, I, 25. + +_Costanza_ (brigantino), I, 19. + +_Costitucion_ (corvetta), I, 148. + +Covent-Garden, II, 358. + +Cremer, II, 567. + +Crémieux, II, 555. + +Cremona, II, 285. + +Crispi Francesco, II, 14, 25, 33, 34, 35, 93, 109, 117, 482, 495, 504, +551. + +_Cristoforo Colombo_, II, 607. + +Cruz-Alta, I, 97. + +_Crystal Palace_, II, 359, 361. + +Cucchi Francesco, II, 403, 481, 489, 504. + +Cuneo Gio. Batt., I, XVIII, 31. + + +Dacres (ammiraglio), II, 388. + +Dandolo Emilio, I, 298. + +D’Apice, I, 235. + +D’Aspre (generale), I, 240. + +D’Aste, II, 111. + +David, I, 289. + +Della Verdura (duca), II, 307. + +Del Vecchio, II, 489. + +De Cristoforis, I, 424, 431, 439, 443, 446, 455. + +De Negri (don Pedro), I, 397. + +Depretis Agostino, II, 150, 176, 591. + +Desenzano, II, 288. + +_Des Geneys_ (fregata), I, 41. + +Di Cossilla, I, 387. + +Dijon, II, 571. + +_Diritto_ (_Il_), giornale, II, 404. + +Draghignano, I, 43. + +Duca di Genova, I, 236. + +_Duca di Genova_ (fregata), II, 324. + +Dumas Alessandro, I, XVII, XVIII. + +Dundey, II, 326. + +Dunn, II, 137. + + +Eber (generale), II, 373, 375. + +Eberhardt, II, 156, 161. + +Eboli, II, 167. + +Echague (don Pedro), I, 71, 75. + +Elpis Melena, I, XVII. + +Empoli, II, 512. + +_Enea_ (brigantino), I, 24. + +Entre-Rios, I, 71, 75. + +Esenta, II, 427. + +_Esploratore_ (L’), I, 400. + +Europa (L’) nel 1831, I, 27. + +Exeter, II, 388. + + +Fabrizi Nicola, II, 16, 34, 139, 418, 530, 542. + +Fanti (Brigata), I, 424. + +Fanti Manfredo, I, 491; II, 259. + +Farini, I, 491; II, 14. + +Faro, II, 152. + +Fazy, II, 482, 483. + +Fazzari, II, 614. + +Feltre, II, 468. + +Fergusson (dottor), II, 373. + +Ferrara, II, 467. + +Ferrari, I, 424. + +Ficulle, I, 339. + +Ficuzza, II, 304. + +Figline, II, 549. + +Filigare, I, 249. + +Fino, I, 505, 508. + +Finzi Giuseppe, II, 33. + +Firenze, I, 249; II, 466, 475, 487, 511. + +Foiano, I, 342. + +Follonica, I, 386. + +Fontana Luigi, II, 493. + +Fontebranda, II, 54. + +Forbes, I, 357. + +Foresti Felice, I, 405. + +Forio (Da) Giuseppe, I, XX. + +Formicola; II, 229. + +Fornuovo, II, 524. + +Fortino, II, 176. + +Foscolo Ugo, II, 385. + +Fowey, II, 390. + +Francesco I di Napoli, II, 166. + +Francia, II, 328. + +_Franklin_ (piroscafo), II, 157. + +Frattini, II, 476. + +Friggesy Gustavo, I, XXII; II, 518. + +Froscianti, I, 403. + +Frosinone, I, 297, 299. + +_Fulminante_ (fregata), II, 160. + +Fumagalli, I, 332. + +Fuxa, II, 96. + +Fuzzi Antonio, I, 386. + + +Gallarate, II, 415, 424. + +Galles (principe di), II, 386. + +Galliano, II, 475. + +Galpon de Chargucada, I, 80. + +Gambetta, II, 556. + +Gancia (convento della), II, 17. + +Garibaldi Angelo (iuniore), I, 10. + +Garibaldi Angelo (seniore), I, 6. + +Garibaldi Anita. Vedi Anita. + +Garibaldi Anita (figlia), II, 596, 653. + +Garibaldi Clelia, II, 596. + +Garibaldi Domenico, I, 5, 6. + +Garibaldi Felice, I, 10, 401. + +Garibaldi Giuseppe, sue _Memorie_, I, XXV, 3; prima sentenza che +lo condanna nel capo, I, 1; sua nascita, patria e discendenza della +famiglia, I, 5; suo padre, I, 5, 6; sua madre, I, 5; suo onomastico, +I, 9; fratelli e sorella, I, 10; condizioni morali ed economiche della +sua famiglia, I, 10; sua infanzia, I, 11; prime prove di coraggio ed +abnegazione, I, 13; studi, maestri e coltura, I, 13; suo grande amore +per il mare, I, 18; primi viaggi marittimi, I, 19; visita Roma, I, +21; pensa all’incanalamento dei Tevere, I, 23; continua i viaggi ed è +spettatore al primo naufragio, I, 24; infermasi a Costantinopoli, I, +25; precettore di fanciulli, I, 25; diviene capitano di mare, I, 26; lo +stato politico d’Europa e d’Italia comincia a commuovergli l’animo, I, +27; incontrasi coi _Sansimoniani_, I, 31; a Taganrok scopre l’esistenza +della _Giovine Italia_, I, 33; presentasi a Mazzini, in Marsiglia, per +esservi aggregato, I, 35; tornato in Liguria, si mette in relazione +co’ principali patriotti e iscrivesi come semplice marinaio nella +flotta regia, per far propaganda fra gli equipaggi, I, 39; fallito +il movimento repubblicano in Piemonte, ripara in Francia, I, 41; +arrestato, riesce a fuggire, I, 43; volge i passi verso Marsiglia e +dopo una curiosa avventura vi giunge, I, 44; legge la sua condanna +di morte, I, 46; cambia nome, I, 47; gode dell’ospitalità di un amico +finchè trovasi un posto di secondo sopra un brigantino, I, 47; salva +un giovinetto che annega, I, 47; assoldasi nella flottiglia del Bey di +Tunisi, I, 47; tornato a Marsiglia e trovatala afflitta dal colèra, si +dà ad assistere gl’infermi, I, 48. + +Fa vela per Rio Janeiro, I, 48; v’incontra Luigi Rossetti, I, 50; si +dà al cabotaggio, I, 51; dopo la sollevazione di Rio Grande, visita in +carcere Livio Zambeccari, che lo anima a far guerra al Brasile, I, 61; +va corsaro contro il Brasile, I, 62; prima sua impresa di corsaro, I, +62; tocca le coste dell’Uruguay, dalle quali è obbligato allontanarsi +per non essere arrestato, I, 64; non volendo abbandonare l’Uruguay, +giunge con molti pericoli a Jesus-Maria, I, 64; procura con ardito +espediente vettovaglie al suo equipaggio, I, 65; per la prima volta +trovasi nelle _Pampas_ e v’incontra una poetessa, I, 66; attaccato +da due lancioni dell’Uruguay, li respinge, rimanendo ferito, I, 69; +fa volger la prua verso Santa-Fè, nel Paranà, I, 70; raccolto da un +bastimento brasiliano, vien condotto a Gualeguay e quivi ritenuto +prigioniero, I, 71; confortasi coltivando lo spirito e poetando sui +pietosi casi d’Italia, I, 72; stanco del suo stato fugge, I, 74: +ripreso e ricondotto a Gualeguay, vien posto alla tortura da un feroce +governatore, I, 74; al quale più tardi, avendolo prigioniero, perdona, +I, 76; vien posto in libertà, I, 75; ripara in Montevideo, ospitato e +protetto da alcuni amici, I, 76; va con Rossetti a Piratinin, campo +dei Riograndesi, I, 76; raggiunge il presidente della repubblica +di Rio Grande, I, 77; il quale gli commette l’organizzazione ed il +comando di una flottiglia, I, 78; costruisce ed arma due lancioni e +spingesi nella laguna _de los Patos_, I, 78; con tredici uomini resiste +all’assalto di 150 cavalieri, I, 80; con mille espedienti conduce la +sua flottiglia in mare, I, 83; un naufragio gli toglie le navi e i +più cari compagni, I, 85; con altri legni riprende le ostilità, I, +88; dopo alcuni combattimenti ripara nel porto d’Imbituba, I, 87; +di dove respinto il nemico, rientra nella laguna di Santa Caterina, +I, 89; suoi amori, I, 68, 90; incontra Anita Riberas e la toglie in +moglie, I, 90; è obbligato far saccheggiare Imeruy, I, 95; cominciata +la ritirata dei Riograndesi, si adopera per renderla meno disastrosa, +I, 96; con tre navi resiste a ventidue e a molte truppe di terra, I, +97; protegge la ritirata con settantatrè uomini contro cinquecento, I, +98; a Santa Vittoria decide del combattimento, si trova alla fazione di +Taquary, all’assedio di San Josè rimane quasi padrone della città, I, +98; gli nasce il figlio Menotti, I, 99; la sua famiglia soffre stenti +e pericoli, I, 99; è funestato dalla morte di Rossetti, I, 102; sua +descrizione della ritirata dei Riograndesi, I, 103; decidesi portarsi +a Montevideo, e per via si fa truppiere, I, 107; incontra Francesco +Anzani, I, 108; giunge a Montevideo, I, 108. + +Trova Montevideo impegnata nella guerra contro Rosas, I, 109; si dà +a trafficare e insegnare matematiche, I, 146; gli viene offerto il +comando della flottiglia della città, I, 147; accetta e gli è affidata +rischiosissima impresa, I, 151; avanti di accingervisi consacra +all’altare la sua unione con Anita, I, 152; partito per il Paranà, a +Martin Garcia sfida i primi pericoli, I, 153; può sfuggire a un attacco +dell’ammiraglio Brown, I, 153; entrato nel Paranà vince a Boyada, +a Las Concas, al Cerrito, I, 155; seguita la rotta per Corrientes, +catturando alcune navi mercantili, I, 155; a Nueva Cava, attaccato con +forze superiori, resiste tre giorni e tre notti e si salva co’ suoi +incendiando le navi, I, 156; suo valore nella campagna del Paranà, I, +160; conducesi invano a San Francisco per unirsi al generale Ribera, +I, 161; gli viene affidato da Montevideo l’ordinamento e il comando +di una nuova flottiglia, I, 164; prende anche il comando della Legione +Italiana, I, 166; divide con Francesco Anzani il comando della Legione, +I, 168: la conduce al combattimento della Boyada, I, 171; continuano +le sue animose avventure, I, 173; risale il Plata, s’impadronisce +di Colonia, Martin Garcia e Mercedes, respinge il general Lavalleja, +sorprende Gualeguaychu e giunge al Salto, I, 176; si porta a Tapevi, +ove vince la battaglia di Sant’Antonio, I, 178; ordine del giorno +dopo la vittoria, I, 187; continuato a battagliare per qualche tempo +al Salto, torna a Montevideo, I, 193; risale l’Uruguay e vince a Las +Vacas, I, 195; gli viene offerto il comando della piazza di Montevideo, +I, 195; accettatolo è obbligato rinunziarvi poco dopo, per le mene +di alcuni invidiosi, I, 195; rimette all’obbedienza un reggimento +di negri ammutinato, I, 196; giuntegli novelle della rivoluzione +d’Italia, scrive insieme ad Anzani una lettera a Pio IX, offrendogli +il suo braccio per la causa italiana, I, 197; preparasi a partire +per l’Italia, I, 201; gli nasce Ricciotti, I, 202; imbarca Anita per +l’Italia, I, 202; manda in Italia Giacomo Medici con istruzioni per +preparare la patria a riceverlo, I, 203. + +Imbarcasi per l’Italia con un manipolo di legionari, I, 205; sua vita +tenuta in America: conclusioni generali I, 206; in alto mare salva +il bastimento da un incendio, I, 214; presso Gibilterra ha notizia +della scoppiata rivoluzione, I, 214; approda a Palos, I, 217; decide +offrire il suo braccio a Carlo Alberto, I, 217; giunge a Nizza, I, 217; +abbraccia i suoi, I, 218; il popolo l’accoglie festante, I, 218; recasi +a Genova, I, 220; assiste l’amico Anzani morente, I, 221; palesa i suoi +pensieri intorno ai casi della guerra, I, 222; parte da Genova, passa +da Novara e da Pavia per condursi a Roverbella a offrire il suo braccio +a Carlo Alberto, I, 224; rinviatolo questi a’ suoi ministri, si conduce +a Torino, I, 225; non concluso niente col governo del Piemonte, va a +Milano, I, 227; vi riceve il comando di tremila volontari, I, 228; con +questi si porta a Bergamo, I, 229; è chiamato a Milano, I, 231; accampa +a Monza, I, 232; caduta Milano, ritirasi su Como, I, 234; giunto a +Camerlata vi si trincera, I, 235; invita l’Italia alle armi, ed apre +nuovi arruolamenti, I, 235; levato il campo da Como si dirige a San +Fermo, I, 236; tocca Varese, parte per il Lago Maggiore, tragitta il +Ticino ed approda presso Arona, I, 236: intimatogli dal Duca di Genova +di sciogliere i suoi volontari, inalbera il vessillo mazziniano _Dio e +Popolo_, e fa un proclama agl’Italiani, I, 236; risale il Lago Maggiore +e si accampa a Luino, I, 238; sbaraglia una colonna austriaca, I, 238; +giunge a Varese, I, 239; si ritira sulle colline di Induno, I, 239; +riesce a porsi alle spalle de’ nemici a Morazzone, I, 240; attaccato, è +obbligato ripararsi in Isvizzera, I, 241; sua prima impresa in Italia: +conclusioni generali, I, 243. + +Si riconduce a Nizza e di là a Genova, I, 246; di qui parte con +cinquecento volontari in soccorso della Sicilia, I, 243; accetta a +Livorno il comando dell’esercito toscano e si conduce a Firenze, I, +249; s’accinge a portare aiuto a Venezia, I, 249; il generale Zucchi +gl’impedisce il cammino alle Filigare, può proseguire e tocca Bologna +e Ravenna, I, 249; accorre a Roma, I, 250; non si accolgono troppo +cordialmente i suoi servigi, I, 251; vien mandato tenente colonnello +a Macerata, I, 253; gli viene ordinato di combattere il brigantaggio +nell’Ascolano, I, 254; a tal uopo per Tolentino, Foligno e Spoleto si +porta a Rieti, I, 255; di qui va a Roma per assistere all’apertura +del Parlamento come deputato di Macerata, I, 256; suo primo atto +parlamentare, I, 256; torna a Rieti, I, 258; condottosi a Subiaco +scrive ad Anita, I, 259; richiamato a Roma per la difesa contro i +Francesi, è riconosciuto generale, I, 264; vince co’ suoi a Villa +Pamfili, I, 266; gli è vietato compiere la disfatta dei Francesi, I, +270; tenta dare un nuovo combattimento I, 271; invaso lo stato di Roma +da’ Napoletani, gli vien commesso di molestarli, I, 272; a tal uopo va +a Tivoli, I, 272; poi a Palestrina a vista dei nemici, I, 274; respinge +un attacco di questi, I, 275; consigliato dai casi della guerra torna a +Roma, I, 276; vien promosso generale di divisione, I, 280; si accinge +col generale Rosselli a battere l’esercito borbonico, I, 281; vince a +Velletri, I, 283; nel caldo della mischia rischia perder la vita, I, +287; per cogliere i frutti della vittoria vuol entrare nel Napoletano, +I, 296; gli viene accordato dal governo di Roma, I, 297; partito per +l’impresa tocca Frosinone e Ripa, sconfina a Ceprano e prende ai nemico +Rocca d’Arce, I, 297; i casi della guerra lo richiamano a Roma, I, +299; da Frosinone scrive al Masina dandogli il comando della Legione +Italiana, I, 300; assalta eroicamente Villa Pamfili, I, 302; sua parte +nell’assalto, I, 309; assediata Roma ha la parte principale nella +difesa, I, 314; guida l’_incamiciata_, I, 316; presa dai Francesi +la breccia rifiuta al Triumvirato tentarne il riacquisto, I, 319; +consiglia invece altro modo di difesa, I, 321; propostagli da Pietro +Sterbini la dittatura, la rifiuta, I, 322; continua a dirigere la +difesa, I, 325; perduta l’ultima breccia, rafforza Villa Spada e la +difende, I, 327; perduta anch’essa spera arrestare il nemico a Ponte +Sant’Angelo, I, 328; è richiesto di consiglio dalla Costituente sullo +stato delle cose, I, 328; esce di Roma, I, 332. + +Accompagnato dagli avanzi delle sue legioni pernotta a Monticelli, +s’accampa a Monterotondo, I, 332; è minacciato dai Francesi, dagli +Spagnuoli, dai borbonici e dagli Austriaci, I, 334; toccato Confine e +Poggio Mirteto incontra a Terni il colonnello Forbes con un rinforzo, +I, 335; si porta a San Gemini presso Todi, I, 336; lascia Todi, passa +il Tevere a Monte Acuto e s’incammina per Orvieto per la via di Brodo, +I, 337; da Orvieto va a porre il campo a Ficulle, I, 338; riposa a +Sole e giunge a Cetona, I, 339; scaramuccia tra Sarteano e Chiusi, +riposa a Sarteano, I, 339; entrato in Montepulciano fa un proclama ai +Toscani, I, 340; giunto a Torrita risolve d’andare a Venezia, I, 341; +passa per Foiano, Castiglion Fiorentino e giunge ad Arezzo, I, 342; +scaramuccia col nemico e riposa a Monterchi, I, 343; porta il campo a +Citerna e di là a San Giustino, I, 343; valica il monte della Luna, I, +344; riposa a Mercatello, I, 345; s’accampa a Macerata Feltria, I, 346; +per le alture di Carpegna si dirige a San Marino, I, 347; ove manda Ugo +Bassi a chieder passo e viveri, I, 349; sconfittagli dagli Austriaci +la retroguardia, ripara a San Marino, I, 349; fattosi mediatore +il governo di San Marino per ottenergli buoni patti dal nemico, +scioglie i suoi volontari, I, 350; fugge da San Marino con pochi dei +suoi, I, 356; a Cesenatico fa vela per Venezia, I, 357: attaccato +da incrociatori austriaci, si salva sulle coste di Magnavacca, I, +359; perseguitato, abbandona la spiaggia con la moglie morente, I, +360; incontra Giovacchino Bonnet, I, 361; dal quale riceve aiuti per +salvarsi, I, 363; fugge per Comacchio e giunge alla villa Guiccioli, +I, 365; gli muore Anita, I, 366; da villa Guiccioli va a Sant’Alberto, +di lì a Modigliana, I, 385; per quel di Prato, Poggibonsi, Pomarance +e Massa Marittima va a Follonica, I, 386; qui imbarcatosi approda a +Porto Venere, I, 386; giunto a Chiavari è fatto arrestare dal governo +piemontese, I, 387; posto in bando dal Piemonte va a Tunisi, I, 388; il +Bey di Tunisi gli ricusa ospitalità, I, 393; approda all’Isola della +Maddalena, I, 393; il governo piemontese lo ritrae di là e lo manda +a Gibilterra, I, 394; salva un canotto sardo naufragante, I, 394; +Gibilterra e la Spagna ricusano ricettarlo, I, 394; gli viene offerta +ospitalità dagli Stati Uniti d’America, I, 394; ripara a Tangeri +ove scrive le sue _Memorie_, I, 395; si conduce a Liverpool, di là a +New-York, I, 395; ove si dà a fabbricar candele per campare la vita, +I, 396; offertogli il comando di una nave mercantile lascia New-York, +I, 397; a Panama è ridotto in fin di vita, I, 397; guarito va a Lima, +I, 397; commessogli il comando di una nave va da Lima a Hong-Kong, +I, 397; riapproda a Lima, I, 399; a New-York prende il comando di +una nuova nave, I, 399; toccato New-Castle giunge a Genova, I, 400; a +Nizza abbraccia i suoi, I, 400; datosi al cabotaggio va a Marsiglia, è +intenzionato comprare Caprera, I, 400; si stabilisce a Caprera, I, 401; +prende l’incarico di liberare i prigionieri di Santo Stefano, I, 404; a +Genova parla con Foresti sui casi d’Italia, I, 405. + +Visita Cavour a Torino, I, 411; a Voltaggio fa un proclama ai giovani, +I, 412; aderisce all’Associazione Nazionale, I, 413; conferisce col +Cavour intorno alla futura guerra, I, 417; torna a Torino chiamato +da Vittorio Emanuele, I, 419; annunzia la guerra a’ suoi amici, I, +420; è chiamato da Caprera per capitanare i _Cacciatori delle Alpi_, +I, 423; per Savigliano, Chivasso e Cavagnole giunge a Brusasco co’ +suoi _Cacciatori_, I, 426; presidia Verrua e s’accampa sulle alture +di Bruzzolo, I, 427; prende posizione a Ponte Stura, Casale, Bolzola +e Rive, I, 430; a Ponte di Casale ributta il nemico, I, 431; va a San +Salvatore dal Re che gli dà ordini scritti, I, 431; contromarcia per +Brozzolo, invia la brigata verso Chivasso e va a Torino dal Cavour, I, +432; si pone a San Germano sotto gli ordini del general De Sonnaz per +la presa di Vercelli, I, 432: comincia la marcia per la Lombardia, I, +433; tocca Biella, Gattinara, Romagnano, Borgomanero, I, 436; muove +su Arona per Castelletto ed occupa Sesto Calende, I, 437; toccata la +Lombardia riceve deputazioni patriottiche, giunge a Varese, I, 441; è +minacciato dagli Austriaci guidati da Urban, I, 445; si dà alla difesa +di Varese, porta il quartier generale a Villa Ponti, I, 447; batte il +nemico a Varese e a San Salvatore, I, 449; muove su Como, I, 453; vince +a San Fermo, I, 454; entra in Como, I, 456; tenta sorprender Laveno, +I, 458; rioccupato Varese dall’Urban, prende posizione a Sant’Ambrogio +e Robarello, I, 461; ripiega su Como per Induno ed Arcisate, I, 464; +incontra la marchesa Giuseppina Raimondi, I, 465; rientra in Como, +I, 466; conclusioni intorno alla sua campagna di Lombardia, I, 467; +per Lecco, Caprino e Almenno, piomba su Bergamo, I, 474; è chiamato a +Milano da Vittorio Emanuele, I, 476; tornato a Bergamo va a Brescia, I, +478; a Rezzato e a Tre Ponti, I, 480; ultime sue operazioni, I, 483; +accetta il comando dell’esercito toscano, I, 487; divide con Manfredo +Fanti il comando dell’esercito dell’Italia centrale, I, 491; vien +mandato sul confine pontificio con due divisioni, I, 492; è chiamato +dal Re a conferire intorno agli Stati pontifici, I, 495; resta dinanzi +alla Cattolica a provocare l’insurrezione fra i Marchigiani, I, 499; +al governo di Bologna promette desistere dall’impresa d’invadere le +Marche, I, 499; ad Imola falsi messaggi gli dicono essere scoppiata +l’insurrezione nelle Marche, I, 500; da Rimini comanda alle sue truppe +di sconfinare, I, 500; impedito il movimento delle sue truppe va a +Bologna a rampognarne Fanti e Farini, I, 501; è chiamato da Vittorio +Emanuele che lo consiglia a rassegnare l’ufficio, I, 503; da Genova +annunzia con un proclama le sue dimissioni, I, 503; invita gl’italiani +ad una sottoscrizione per l’acquisto di un milione di fucili, I, 504; +passa qualche tempo a Nizza, I, 505; tocca Caprera, e da Fino indirizza +un appello agli studenti di Pavia, I, 505; passato da Milano va a +Torino a chiedere l’organizzazione della Guardia Nazionale e fonda +l’associazione _la Nazione Armata_, I, 566; va a Fino a sposare la +marchesina Raimondi, I, 508; la ripudia e si porta a Caprera, I, 509; +suo operato nell’Italia centrale: conclusioni, I, 510. + +Nizza lo manda al Parlamento subalpino, II, 7; svolge a Torino +un’interpellanza sulla cessione di Nizza, II, 8; invitato a fare una +spedizione in Sicilia, accetta, II, 25; chiede a Vittorio Emanuele +milizie regolari per la spedizione, II, 26; non ottenutele va a +Quarto ove stabilisce il quartier generale della spedizione, II, 33; +soffocata l’insurrezione siciliana dichiara impossibile l’impresa, +II, 35; decide la spedizione, II, 36; salpa da Quarto coi Mille, +II, 37; scrive a Vittorio Emanuele lo ragioni dell’impresa, II, 40; +raccomanda disciplina all’esercito regolare italiano, II, 41; dà +istruzioni ad Agostino Bertani riguardo alla spedizione, lasciandolo +suo rappresentante sul continente, II, 41; a Bogliasco non trova le +armi che gli dovevano pervenire, II, 43; fa rotta per Piombino, II, +44; getta l’àncora a Talamone, II, 45; a Talamone ed Orbetello trova +armi e munizioni, II, 45; ordina la legione, II, 47; creduto opportuno +promuovere un’insurrezione nell’Italia centrale, divisa farvi una +piccola spedizione, II, 48; dà il comando al colonnello Zambianchi, +II, 50; fa un proclama ai Romani e dà istruzioni allo Zambianchi, II, +51; nelle acque di Marettimo, II, 58; sbarca a Marsala, II, 60; ove +pubblica un proclama ai Siciliani, II, 64; a Rampagallo e a Salemi +ha i primi soccorsi d’armati, II, 66; gli muove contro il generale +Landi, II, 71; vittoria di Calatafimi, II, 72; sosta ad Alcamo, e per +Partinico e Borgetto giunge al Passo di Renna, II, 83; a Piana de’ +Greci, a Misilmeri, sulle alture del Parco, II, 86; a Palermo, II, 89; +dal borbonico Lanza è invitato ad una conferenza, II, 105; è attaccato +in Palermo dai borbonici, fedifraghi alla pattuita tregua, II, 107; +prende parte alla conferenza sulla nave inglese _Hannibal_, II, +109; accetta un armistizio dai borbonici, II, 113; dopo il resultato +della conferenza fa un proclama ai Siciliani, II, 113; consente al +nemico una tregua di tre giorni, II, 115; si adopra a dare una forma +regolare al governo di Palermo, II, 117; resta padrone di Palermo, +II, 117; provvede ai bisogni del nuovo governo, II, 120; scambia +visite con Persano, II, 125; pensa bene occupare militarmente i centri +principali dell’Isola, II, 127; dà lo sfratto al La Farina, II, 128; +resta padrone di Milazzo, II, 127, 133; occupata Messina, volge in +mente passare lo stretto, II, 147; intorno a ciò riceve una lettera +di Vittorio Emanuele, cui risponde, II, 147; elegge Agostino Depretis +suo prodittatore nel governo dell’Isola, II, 149; per facilitarsi il +passaggio dello stretto si porta al Faro, II, 151; primi tentativi di +sbarco, II, 153; commesso al Sirtori il comando dell’esercito, parte +dal Faro e si porta al Golfo degli Aranci, II, 154; preso il comando +di due brigate di una nuova spedizione, le conduce a Palermo, II, +159; di là va a Taormina a prepararsi allo sbarco sur continente, II, +158; a Melito tocca la spiaggia calabrese, II, 160; s’impadronisce di +Reggio, II, 161; la divisione Briganti gli si rende a discrezione, +II, 162; muove su Napoli, II, 163; i generali Caldarelli, Flores e +Viale gli lasciano libero il passo, II, 164; si sbarazza del general +Ghio, II, 164; minacciato dai borbonici concentra le forze ad Eboli, +II, 167; entra in Napoli, II, 168; aggrega la marina militare e +mercantile napoletane a quella del Piemonte, II, 170; gli annessionisti +lo stringono a dare il plebiscito, II, 171; vieta al Depretis far +l’annessione della Sicilia, II, 176, 177; rimasta senza prodittatore +la Sicilia, si porta a Palermo a ristabilire il governo, II, 178; +ordina al Türr di soffocare una sommossa ad Ariano, II, 179; a Caiazzo, +II, 180; si prepara alla battaglia del Volturno, II, 183; vince al +Volturno, II, 187; alla fazione di Castel Morone e Caserta, II, 193; +sua battaglia al Volturno: conclusioni generali, II, 195; il suo +esercito s’indebolisce, II, 200; dopo Castelfidardo ed Ancona felicita +con lettera Vittorio Emanuele per le vittorie riportate, II, 206; +offre a Giorgio Pallavicino la prodittatura, II, 211; il suo dissidio +con Cavour s’inasprisce, tenta comporlo il Pallavicino, II, 211; gli +si aggrava la questione dell’annessione, II, 214; allontana da Napoli +il Mazzini, II, 216; dà la prodittatura ai Pallavicino, II, 216; si +sdegna della promulgazione del plebiscito fatta dal Pallavicino, II, +217; Napoli gli chiede il plebiscito, II, 218; delibera l’annessione, +II, 220; respinge una sortita de’ nemici da Capua, II, 223; detta +un _Memorandum_ alle potenze d’Europa in cui fa voti per la pace de’ +popoli, II, 223; fa un proclama alle Due Sicilie, in cui le dichiara +annesse all’Italia, II, 227; a Caianello presso Teano incontra Vittorio +Emanuele, II, 228; gli chiede di essere primo allo scontro nella futura +battaglia e gli è rifiutato, II, 229; si ritira a Napoli, II, 230; +scrive a Vittorio Emanuele declinando la dittatura, II, 231; consegna +una bandiera alla Legione Ungherese, distribuisce le medaglie ai +_Mille_ e passa in rivista il suo esercito a Caserta, II, 231; entra in +Napoli con Vittorio Emanuele, ricusando tutti gli onori offertigli, II, +232; lascia Napoli per la sua Caprera, II, 232; la sua impresa delle +Due Sicilie: conclusioni generali, II, 235. + +Suo tenore di vita a Caprera, II, 242; è visitato da un continuo +pellegrinaggio, II, 244; preparasi a sciogliere il voto a Roma e +Venezia, II, 245; giungono a lui i lamenti dei suoi commilitoni +lagnantisi del trattamento del governo, II, 250; eletto deputato di +Napoli va a Torino, II, 255; sua prima seduta al Parlamento italiano, +II, 257; riceve una lettera dal Cialdini, II, 266; vi risponde, II, +268; Vittorio Emanuele lo invita presso di lui insieme al Cavour per +conciliarli, II, 269; si riconcilia col Cialdini, II, 269; torna a +Caprera, II, 271; si attenta alla sua vita, II, 272; è invitato dagli +Stati Uniti a prendere il comando dell’esercito federale, II, 275; è +visitato a Caprera dal senatore Plezza, che lo invita ad inaugurare i +Tiri Nazionali a nome del governo, II, 277; tocca Genova, e a Torino +parla col Re e Rattazzi, II, 278; torna a Genova per comporre i dissidi +del partito rivoluzionario, II, 280; avute offerte di armamenti dal +governo, parte per la Lombardia, II, 283; a Milano visita Manzoni, II, +284; continua il viaggio per Monza, Como, Lodi, Arona, Casalmaggiore, +Cremona, II, 285; visitata Brescia, Montechiari, Castelgoffredo, Asola, +Desenzano, Pavia, si riduce a Trescorre a preparare una spedizione, II, +288; la sua congiura è scoperta dal governo, II, 290; la sua spedizione +è arrestata a Palazzolo e a Sarnico, II, 291; da Torino si porta a +Belgirate, II, 292; scrive una lettera al Parlamento spiegando i fatti +di Sarnico, II, 293; toccato Torino e Caprera sbarca a Palermo, II, +297; invita il popolo alle armi per toglier Roma ai Francesi, II, 301; +visita i luoghi del 1860, a Marsala annunzia la spedizione contro Roma, +II, 302; affretta i preparativi della spedizione, II, 303; parte per +la Ficuzza ove sono assembrati i suoi volontari, II, 304; ordina la +sua gente e s’avvia a Mezzojuso, II, 306; il governo decide opporsi +alla sua spedizione, II, 306; passa da Allia, Valledolmo, Villalba, +a Santo Stefano una sua colonna viene alle mani co’ soldati regolari, +toccata Santa Caterina e Marianopoli entra in Caltanissetta, II, 309; +passa da Girgenti, Villarosa, Castrogiovanni, Piazza, Leonforte, San +Filippo, Regalbuto, II, 309; riceve una lettera dell’ammiraglio Albini, +che si esibisce di condurlo in qualunque porto del regno, II, 309; a +Paternò gli vien dato il passo da un battaglione di regolari, II, 310; +entra in Catania, II, 312; parte da Catania, II, 313; sua narrazione +dei fatti di Aspromonte, II, 314; tocca la costa calabrese ed occupa +Melito, II, 316; presa la strada di Reggio volge ad Aspromonte, II, +317: è attaccato dalla truppa italiana, II, 320; è ferito, II, 322; +imbarcato sul _Duca di Genova_, è condotto prigioniero a Spezia e di +là al Varignano, II, 324; in Inghilterra, a Stocolma ed a Lipsia gli +si decretano grandi onoranze, II, 325; è invitato nuovamente dagli +Stati Uniti ad accettare il comando dell’esercito federale, II, 327; +è amnistiato, II, 328; gli viene estratta la palla dal piede, II, 329; +torna a Caprera non bene ristabilito, II, 332. + +Si cruccia di non potere aiutar la Polonia insorgente, II, 333; dà +il consenso per una spedizione in soccorso dei Polacchi, II, 335; è +invitato dagli Inglesi ad andare nel loro paese, II, 338; è visitato +a Caprera dai signori Chambers per deciderlo al viaggio, II, 342; +riceve splendide offerte di ospitalità, II, 344; una lettera del signor +Thornton Hunt lo avvisa non dispiacere al governo inglese s’effettuasse +il progettato viaggio, II, 344; riceve offerte di ospitalità, II, +346; decide il viaggio e va a Malta, II, 346; tocca Gibilterra e +sbarca a Southampton ricevuto splendidamente, II, 349; è ospitato dal +signor Seely all’isola di Wight, II, 351; suo soggiorno a Wight, II, +351; visita Portsmouth, II, 352; entra in Londra ospitato dal duca +di Sutherland, II, 353; suo soggiorno in Londra, II, 357; banchetto +con Herzen e Mazzini, II, 359; gli viene conferita la cittadinanza +londinese, II, 362; ragioni principali della sua partenza, II, 366; è +consigliato al riposo dal dottor Fergusson, II, 374; è consigliato a +partire, II, 375; non cede che alle parole del signor Gladstone, II, +376; la notizia della sua partenza scontenta le popolazioni, II, 381; +a Chiswick depone una corona sulla tomba di Foscolo, II, 385; parte da +Londra per Clifden Park, II, 386; tocca Bristol, a Weimouth visita la +squadra, e per Exeter e Plimouth smonta a Penquite Par, II, 388; manda +un proclama al popolo inglese, II, 388; a Fowey s’imbarca per l’Italia, +II, 388; giunge a Caprera, II, 390; conclusioni generali sul suo +viaggio, II, 391. + +Lascia Caprera e si porta ad Ischia per preparare una spedizione sotto +gli auspicii di Vittorio Emanuele, II, 393; ragioni dell’impresa, II, +393; comincia i preparativi della spedizione, II, 400; gli fallisce +l’impresa, II, 403; si divide dal Guerzoni, II, 405; parte per Caprera, +II, 407: venuto il 1866 riceve il comando dei volontari, II, 411; i +quali gli vengono organizzati dal governo, II, 412; sue relazioni col +governo d’Italia intorno ai volontari e alla guerra, II, 416; lascia +Caprera e per Genova va in Lombardia a capo dei suoi, II, 423; tocca +Como, Monza, Varese, Gallarate, Lecco e Bergamo, ove ordina le sue +genti, II, 424; da Brescia muove verso Salò con parte delle truppe, II, +425; abbandona le posizioni del Lago d’Idro, del Caffaro e di Monte +Suello per protegger Brescia, II, 426; rimarcia verso il Trentino, +II, 427; al combattimento di Monte Suello, II, 430; è ferito, II, +431; al combattimento di Vezza, II, 432; conclusioni generali sulla +condotta del primo periodo della guerra nel Tirolo, II, 434; porta il +quartier generale a Bagolino, II, 443; scaramuccie di Lodrone e Darzo, +II, 444; porta il quartier generale a Storo, II, 445; a Condino, II, +446; s’impadronisce di Ampola, Monte Notta e Monte Giovo, II, 451; a +Bezzecca, II, 451; a Cologna si accinge alla presa di Lardaro, quando +gli giunge la nuova dell’armistizio, II, 458; conclusioni generali sul +suo operato nel Trentino, II, 459; si ritira dal Tirolo, II, 462. + +Si prepara a sciogliere il voto a Roma, II, 463; dà opera a far +sorgere centri rivoluzionari a tal uopo, II, 465; va a Firenze, II, +466; prosegue per Venezia, II, 467; tocca Bologna e Ferrara, II, 467; +partito da Venezia passa per Chioggia, Treviso, Udine, Palmanuova, +Belluno, Feltre, Vicenza e Verona sempre con Roma sul labbro, II, 468; +battezza un bambino, II, 469; passa in Lombardia e Piemonte, tocca +Mantova e si riduce a San Fiorano, II, 470; il centro d’insurrezione +romano lo riconosce generale della futura insurrezione, II, 472; giunge +a Firenze e prende stanza a Castelletti, II, 475; riceve due delegati +del Centro Nazionale Romano che lo invitano all’azione, II, 475; +ordina il primo tentativo d’invasione negli Stati romani, II, 475; va +a Monsummano per Pescia, Montecatini, Castelfranco e Lucca, II, 478; +fusisi i Comitati romani d’insurrezione si prepara all’azione, II, 479; +a tal uopo va a Vinci, Siena, Montepulciano, Orvieto e Rapolano, II, +481; assiste in Ginevra al Congresso internazionale della pace, II, +482; torna in Italia per Belgirate e Genestrello, II, 486; invitato +all’azione fa un proclama ai Romani, II, 486; tocca Firenze ove trova +ostacoli alla sua impresa, II, 487; è invitato dal governo a ritirarsi +a Caprera, II, 488: ordina le sue genti ai confini pontificii, II, +489; ove volge i suoi passi, toccando Arezzo e Sinalunga, II, 491; qui +è arrestato dal governo italiano, e per Firenze e Pistoia condotto +prigione ad Alessandria, II, 492; manda un proclama agl’italiani +invitandoli ad aiutare l’impresa di Roma, II, 493; è ricondotto a +Caprera, II, 494; invia una lettera al Crispi intorno alla questione +romana, II, 495; i tentativi d’invasione de’ suoi volontari lo +crucciano di non poter esser fra loro, II, 496; a Caprera è posto +sotto la sorveglianza di una squadra di guerra, II, 503: Canzio si +accinge a liberarlo di prigionia, II, 505; fugge e ripara in Sardegna, +II, 508; giunge a Vado sul continente, II, 511; sotto finto nome va +a Livorno, di là per Empoli a Firenze, II, 511; non piegando nè ai +consigli nè alle minaccie del governo, parte e sconfina a Passo Corese, +II, 514; giunge a Terni, II, 514; ordina e mette in posizione le sue +genti, II, 518; a Monterotondo, II, 519; cadono in suo potere Viterbo, +Frosinone e Velletri, II, 523; tocca Fornuovo e Castel Giubileo, II, +524; marcia su Roma, poi volge fino a Ponte Nomentano, II, 525; alcuni +cattivi elementi mandano in dissoluzione il suo esercito, II, 527; +l’intervento francese cresce le difficoltà della sua impresa, II, +530: crede necessario marciare su Tivoli, II, 531; dà le disposizioni +per la marcia, II, 533; muove su Tivoli, II, 536: combattimento di +Mentana, II, 538; sua ritirata, II, 548; a Figline il governo d’Italia +l’arresta, II, 549; è tratto prigione al Varignano, torna a Caprera, +II, 552; rompe il suo lungo silenzio con un proclama agli Spagnuoli, +II, 552; offre il suo braccio alla Francia, II, 554; sbarca a Marsiglia +e giunge a Tours, II, 565; riceve il comando dei Corpi franchi, II, +557; dopo gli scontri di Genlis e Saint-Jean de Losne muove su Autun, +II, 560; i suoi battono il nemico a Châtillon-sur-Seine, II, 563; +muove su Dijon, II, 564; prende posizione a Lantenay, vince a Prenois, +II, 564; tenta infruttuosamente un attacco su Dijon, II, 565; rientra +in Autun, II, 567; batte il nemico alle fazioni di Saint-Martin +e Saint-Symphorien, II, 568; sue fazioni di concerto al generale +Bourbaky, II, 570; scontri fortunati di Montbard, II, 571; occupa +Dijon: le tre giornate di Dijon, II, 572; alla fazione di Pouilly +la sua gente s’impadronisce di una bandiera nemica, II, 575; fa un +proclama lodando i suoi soldati del valore dimostrato, II, 576; porta +il quartier generale a Mondaine, II, 577; ritirata su Autun e di là su +Lione, II, 578; si porta a Bordeaux all’Assemblea Nazionale, II, 579; +torna a Caprera, II, 579; sua campagna nei Vosgi: conclusioni generali, +II, 579. + +Suoi ultimi anni, II, 585; scrive all’avvocato Petroni intorno +all’Internazionale, II, 588; si porta a Roma a proporre l’incanalamento +del Tevere, II, 589; è lieto dell’assunzione al governo della Sinistra, +II, 590; torna a Roma per avversar la Sinistra e il Depretis, II, 590; +si mette a capo della _Lega della Democrazia_, II, 591; accetta una +rendita dallo Stato, II, 593; è dichiarato nullo il suo matrimonio +colla marchesa Raimondi, II, 595; sposa la signora Francesca Armosino, +II, 598; va a Genova a protestare per l’arresto di Canzio, II, 599; +quindi a Milano per la commemorazione di Mentana, II, 599; va ad +Alassio a ristabilirsi in salute, II, 601; protesta energicamente +contro la politica francese nella questione di Tunisi, II, 601; a +questo proposito manda una lettera al giornale _La Patria_, II, 603; +per la commemorazione dei _Vespri Siciliani_ va a Napoli, II, 603; e +per le Calabrie, riposando a Catanzaro e passando per Messina, giunge +a Palermo, II, 605; fa un proclama alla città di Palermo, II, 606; +torna a Caprera, II, 607: sua morte, II, 607; onoranze tributategli +in Italia e all’estero, II, 610; ultime sue volontà, II, 613: l’Eroe +e il Capitano, II, 618; il Patriotta e l’Umanitario, II, 627; l’uomo +privato, II, 638; tutto l’uomo, II, 657. + +Garibaldi Manlio, II, 596, 609. + +Garibaldi, Maurizio, I, 65. + +Garibaldi Menotti; sua nascita, I, 99; a Caprera, I, 403; a Palermo, +II, 300; ad Aspromonte, II, 322; a Londra, II, 348; ad Ischia, II, 401; +nel Trentino, II, 454, 456; a Mentana, II, 481, 498, 518, 525, 535; +alla campagna dei Vosgi, II, 561, 568, 577; a Palermo, II, 607; gli +muore il padre, II, 609. + +Garibaldi Michele, I, 10. + +Garibaldi Raimondi Rosa. Vedi Raimondi Garibaldi Rosa. + +Garibaldi Ricciotti; sua nascita, I, 202; a Londra, II, 348, 390; nel +Trentino, II, 456; nei Vosgi, II, 561, 563, 571, 575; gli muore il +padre, II, 609. + +Garibaldi Rosita (prima), I, 376. + +Garibaldi Rosita (seconda), II, 596. + +Garibaldi Teresita, II, 376. + +Garigliano, II, 228. + +Gattinara, I, 432. + +Gemonio, I, 459. + +Genestrello, II, 486. + +Genova, I, 24, 39, 220, 246, 400, 405, 503; II, 33, 255, 278, 280, 424, +493, 495, 599. + +Gervino Giuseppe, I, 24. + +Ghio (generale), II, 164. + +Ghirelli, II, 501. + +Giaccone (padre), I, 15. + +Gianuzzi, I, 232. + +Gibilrossa, II, 92. + +Gibilterra, I; 394; II, 349, 390. + +Ginevra, II, 482. + +Giorgini (maggiore), II, 46. + +_Giovine Italia_, I, 34; suo stato quando accolse nelle sue file +Giuseppe Garibaldi, I, 37. + +Girgenti, II, 308. + +Giulay (generale), I, 428. + +Gladstone, II, 352, 358, 373, 376. + +Golfo degli Aranci, II, 157, 159. + +Gomez Servando, I, 179. + +Gonçales de Silva Bento, I, 60, 77. + +Gorini, I, 424, 427, 455. + +Granville (Lord), II, 358. + +Grasse, I, 43. + +Griffini, I, 235. + +Griggs John, I, 79. + +Gualeguaj, I, 71. + +Gualeguaychu, I, 177. + +Guastalla Enrico, I, 23, 403; II, 482, 512. + +Guelfi, I, 386. + +Guerzoni, II, 140, 359, 401, 405, 515. + +Guiccioli (fattoria), I, 365. + +Guild-Hall, II, 362. + +Gusmaroli, I, 403 + + +Hervidero, I, 177. + +Herzen Alessandro, II, 352, 359. + +Hoffstetter Gustav, I, XX, 332. + +Hong-Kong, I, 398, 399. + +Hyde Park, II, 326. + + +Imbituba, I, 89. + +Imeruy, I, 92. + +Imola, I, 500. + +Induno, I, 240, 465. + +Ischia, II, 393. + +Isnardi, I, 332. + +Isola (capitano), II, 504, 507. + +Italia, suo stato nel 1821, I, 28; nel 1848, I, 196, 229, 247, 259; nel +1859, I, 415; nel 1860, II, 1; nel 1866, II, 408. + +_Itaparika_ (goletta), I, 92. + +Ivrea, I, 429. + + +Jesus-Maria, I, 65. + + +Kinnaird, II, 340, 352. + +Klapka (generale), II, 397. + +Kuhn, II, 428. + + +_La Carmen_, I, 397. + +La Farina, II, 16, 35, 128. + +Lago di Garda, II, 421. + +Lago d’Idro, II, 426. + +Lago Maggiore, I, 429. + +Laguna, I, 88, 92, 95. + +La Loggia, II, 307. + +La Marmora, I, 387. + +La Masa Giuseppe, II, 31, 35, 47, 69, 83, 91, 93. + +Landi (generale), II, 72. + +Landi, I, 424, 460. + +Lantenay, II, 564. + +Lanza (generale), II, 88, 103. + +Lardaro, II, 459. + +Las Concas, I, 155. + +Las Cruces, I, 170. + +Las Vacas, I, 195. + +Lavalleja Juan Antonio, I, 129, 177. + +Laveno, I, 459. + +Leblanc, I, 263. + +Lecco, I, 475; II, 424. + +Ledru Rollin, II, 361. + +Lefebre, II, 111. + +_Lega della Democrazia_, II, 591. + +Leggiero, I, 360. + +Legione Italiana di Montevideo, sua organizzazione, I, 165; primi fatti +d’arme, I, 166; sua bandiera, I, 168; combattimenti di Las Cruces e +della Boyada, I, 170; eroica battaglia di Sant’Antonio, I, 177; onori +tributatile dal governo di Montevideo, I, 187; un manipolo dei suoi +passa in Italia, I, 205. + +Lemmi Adriano, II, 506, 511. + +Leonforte, II, 309. + +Lesseps, I, 277. + +Letizia (generale), II, 109. + +Levante, I, 25, 31. + +Liborio Romano, II, 169. + +Lima, I, 397, 399. + +Lincoln, II, 275. + +Lipsia, II, 327. + +Liveriero, I, 357. + +Liverpool, I, 396. + +Livorno, I, 248; II, 511. + +Livraghi, I, 332, 357, 360. + +Lobbia, II, 571. + +Lodi, II, 285. + +Lombardi Agostino, II, 403. + +_Lombardo_, II, 37. + +Lonato, II, 426. + +Londra, II, 326, 353. + +Lons-le-Saulnier, II, 577. + +Los Patos, I, 77. + +Lucca, II, 478. + +Lucignano, II, 492. + +Luino, I, 238. + +_Luisa_ (goletta), I, 63. + +Luna (monte), I, 344. + + +Macchi, II, 259, 4S3, 485. + +Macerata, I, 253. + +Macerata Feltria, I, 316. + +Maddalena (isola della), I, 393, 400; II, 510. + +Magnavacca, I, 359. + +Maidenhead, II, 387. + +Maineri B. E., I, XXII. + +Majatico, II, 270. + +Maldonado, I, 64. + +Malenchini, I, 488; II, 139. + +Manara Luciano, I, 235, 265, 272, 275. + +Manchester, II, 358. + +Mandriole, I, 365. + +Mansion-House, II, 365. + +Mantova, II, 470. + +Manzoni Alessandro, II, 285. + +Marettimo, II, 58. + +Marianopoli, II, 308. + +Marineo, II, 89. + +Mario Alberto, I, XXII; II, 153, 483, 530. + +Mario White Jessie, I, XXII; II, 230, 505, 570. + +Marocchetti, I, 332, 424. + +Marsala, II, 60, 302. + +Marsiglia, I, 35, 46, 48, 400; II, 555. + +Martin Garcia, I, 153, 177. + +Martini Antonio, I, 356. + +Masina (colonnello), I, 299, 306. + +Massa Marittima, I, 386. + +Masséna Andrea, I, 5. + +Matteucci Ferdinando, I, 385. + +Mauri, II, 475. + +Maurigi Ruggiero, I, XXI. + +Mazzara, II, 302. + +Mazzini Giuseppe, I, 35, 38, 201, 228, 271, 322; II, 216, 359, 386, 394. + +_Mazzini_ (barca da guerra), I, 62. + +Medici Giacomo, sbarca a Montevideo e si arruola nella Legione +italiana, I, 263; è inviato da Garibaldi in Italia ad annunziare la +sua spedizione, I, 203; parte per l’Italia, I, 205; crucciatosi con +Garibaldi, riannoda con lui l’antica amicizia, I, 224; comanda a Milano +il battaglione _Anzani_, I, 229; combatte a Luino, I, 239; è inviato da +Garibaldi ad Arcisate, I, 239; con pochi uomini resiste a cinquemila +Austriaci e si ritira in Svizzera, I, 242; va alla difesa di Roma, I, +278; combatte alla Casa Bruciata, I, 307; difende il Vascello, I, 324; +è nominato colonnello nei Cacciatori delle Alpi, I, 424; a Varese, I, +450, 456; a Rezzato, I, 489; segue Garibaldi nell’esercito dell’Italia +centrale, I, 489; sbarca in Sicilia, II, 125; a Milazzo, II, 127, 133; +al Volturno, II, 186, 189; nel Tirolo, II, 458. + +Medina Anacleto, I, 177. + +Melito, II, 160, 316. + +Mella (generale), II, 309. + +Mentana, II, 538. + +Mercatello, I, 345. + +Mercedes, I, 177. + +Meri, II, 133. + +Messina, II, 146, 605. + +Meucci, I, 396. + +Mezzacapo Luigi, I, 491. + +Mezzojuso, II, 306. + +Miceli, II, 482. + +Migliavacca, I, 421. + +Milano, I, 227, 476, 505; II, 284, 493, 599. + +Milazzo, II, 136. + +Milian, I, 74, 76, 177. + +Misilmeri, II, 90. + +Missiones, I, 97. + +Missori, II, 73, 141, 153, 160, 162, 370, 403, 483. + +Mocarta (barone), II, 67. + +Modena, I, 488; II, 493. + +Mondaine, II, 577. + +Monsummano, II, 478. + +Montaldi Luigi, I, 269. + +Montanari, I, 332, 366, 385. + +Montbard, II, 571. + +Montecatini, II, 479. + +Montelibretti, II, 501. + +Monte Maggiore, II, 518. + +Montepulciano, I, 340; II, 481. + +Monterchi, I, 343. + +Monterotondo I, 33; II, 519. + +Monte San Giovanni, II, 524. + +Monte Suello, II, 426, 430. + +Montevideo, I, 64, 76, 108, 109, 146. Vedi Legione. + +Monti Giuseppe, II, 515. + +Mont Roland, II, 577. + +Monza, I, 232; II, 285, 424. + +Morazzone, I, 240. + +Mordini Antonio, II, 216, 359. + +Moreschi Antonio, I, 385. + +Moringue (colonnello), I, 81, 100. + +Mosto, II, 47. + +Müller, I, 332. + +Mundy, I, XXI; II, 105, 358. + +Musolino, II, 153. + +Mustarda, I, 99. + +Mutro Edoardo, I, 82, 87. + + +Napoli, II, 168, 254, 603. + +_Nautonier_ (brick), I, 48. + +Negretti, II, 340, 349, 375. + +New-Castle, I, 399; II, 326, 351. + +Newport, II, 351. + +New-York, I, 396, 399. + +Nicotera Giovanni, II, 489, 501, 518, 524, 594. + +Nizza Marittima, I, 5, 26, 217, 246, 400, 505; II, 5, 7, 9. + +_Nostra Signora delle Grazie_ (_La_), I, 26. + +Novara, I, 225. + +Nuova Cava, I, 150. + + +Odessa, I, 19, 47. + +Ogareff, II, 359. + +_Ondine_, II, 390. + +Orbetello, II, 46. + +Oribe (generale), I, 109, 140. + +Orsini, II, 47, 57, 89, 107, 153. + +Orvieto, I, 338; II, 481. + +Oudinot, I, 261. + + +Pacheco y Obes, I, XVIII, 163. + +Padenghe, II, 427. + +Palazzolo, II, 291. + +Palermo, II, 91, 298, 605. + +Palestrina, I, 275. + +Pallavicini (generale), II, 323, 325, 329, 418. + +Pallavicino Giorgio, I, 405; II, 211, 216. + +Palmanuova, II, 468. + +Palmer, II, 111. + +Palmerston (Lord), II, 341, 343, 358, 359, 371, 641. + +Palos, I, 217. + +Pampa, I, 66. + +Panama, I, 397. + +_Pane Giuseppe_, I, 47; II, 511. + +Panizzi Antonio, I, 404; II, 340, 359. + +Pantaleo, II, 70. + +Paranà, I, 151. + +Parco, II, 87. + +Paris Giuseppe, I, 47. + +Parma, II, 285. + +_Partenope_, II, 62. + +Partinico, II, 82, 85, 302. + +Pasolini Giuseppe, II, 285. + +Pasques, II, 564. + +Passo Corese, II, 514, 518. + +Paternò, II, 310. + +_Patria_ (_La_), giornale, II, 603. + +Pavia, I, 225; II, 288, 493. + +Peard, II, 373, 388. + +Penquite Par, II, 388. + +_Pereira_ (legno da guerra), I, 148. + +Perelli, II, 475. + +Perkins, II, 359. + +Persano (Di) C., I, XXI; 11, 32, 125. + +Pesante, I, 76. + +Pesante Angelo, I, 19. + +Pescetto (generale), II, 494. + +Pescia, II, 479. + +Petroni (avvocato), II, 588. + +Piana de’ Greci, II, 89. + +Piazza, II, 309. + +Piccadilly, II, 359. + +Picozzi Antonio, I, 229. + +_Piemonte_, II, 37, 423. + +Pinelli (ministro), I, 337. + +Pio IX, I, 197. + +Piombino, II, 44. + +Piratinin, I, 77. + +Pistoia, II, 492. + +Pitigliano, II, 54. + +Plata (Stati della), loro storia, I, 109. + +Plezza Giacomo, I, 277, 283. + +Plimouth, II, 388. + +Poggibonsi, I, 386. + +Poggio Mirteto, I, 335. + +Polonia, II, 333. + +Pomarance, I, 386. + +Ponte Acuto, I, 337. + +Ponte Nomentano, II, 525. + +Ponte Stura, I, 430. + +Ponte Tresa, I, 241. + +Porcelli, II, 397, 400. + +Portsmouth, II, 352. + +Prandina, II, 614. + +Prato, I, 386. + +_Procida_ (legno di guerra), I, 148. + + +Quarto, II, 33, 37. + +Quattro-Venti (Casino de’). Vedi villa Corsini. + +Quintini, I, 424, 456. + + +Raimondi Garibaldi Rosa, I, 5, 7 9. + +Raimondi Giuseppina, I, 466, 508, 595. + +Rammon (dottore), I, 71. + +Rampagallo, II, 60. + +Rapolano, II, 481. + +Rattazzi, II, 16, 279, 283, 306, 482, 494. + +Ravaglia, I, 366. + +Ravenna, I, 219, 385. + +Ravini (maggiore), II, 498. + +Regalbuto, II, 309. + +Reggio, II, 161, 316. + +Renna, II, 85. + +Repubblica romana. Vedi Roma. + +_Repubblicano_, I, 79. + +Reumont (De) Alfredo, I, 391. + +Rezzato, I, 480. + +Ribera (presidente), I, 109, 140. + +Riberas Anita. Vedi Anita. + +Riboli, II, 483. + +Ricasoli, II, 259, 277. + +Ricciardi Giuseppe, I, XXI. + +Richardson, II, 340, 341, 362. + +Ricotti (generale), II, 310. + +Rieti, I, 255, 258. + +Rimini, I, 495, 500. + +Rio della Plata, I, 64, 176. + +Rio Grande del Sud, cause che lo sollevarono contro il Brasile, I, 59. + +Rio Janeiro, I, 48, 50. + +_Rio Pardo_ (lancione da guerra), I, 79, 88. + +Ripari (dottore), II, 47. + +_Ripon_ (vapore), II, 349. + +Riso Francesco, II, 17. + +Rive, I, 431. + +Rizzo Giovanni, I, 146. + +Robarello, I, 462, 466. + +Robaudi, II, 8. + +Rocca d’Anfo, II, 430. + +Rocca d’Arce, I, 297. + +Rodney Mundy, I, XXI. + +Roma, è visitata da Garibaldi giovinetto, I, 21; fuggito Pio IX, +elegge la _Giunta Suprema_, I, 250; Garibaldi va in sua difesa, I, +250; proclama la repubblica, I, 257; l’intervento francese, I, 261; +si prepara alla difesa, I, 262; vince a Villa Pamfili, I, 266; è +minacciata dagli Austriaci, dagli Spagnuoli e dal re di Napoli, I, 272; +la missione di Lesseps, I, 277, 301; elegge Rosselli comandante supremo +dell’esercito e Garibaldi a generale di divisione, I, 279; vince a +Velletri, I, 282; tenta invadere il Napoletano, I, 296; è minacciata +sempre più dagli Austriaci, I, 299: la giornata del 3 giugno a Villa +Pamfili, I, 302; è assediata, I, 314; estrema difesa, I, 326; caduta, +I, 328; ospita Garibaldi, II, 589, 591. + +Romagnano, I, 436. + +Rondinello, I, 455. + +Rosas (don Juan Manuel), I, 133. + +Rosolino Pilo, II, 16, 70, 83, 86. + +Rosselli Giuseppe, I, 280. + +Rosselli Pietro, I, 491. + +Rossetti Luigi, I, 50, 76, 102. + +Roverbella, I, 225. + +Rubattino Raffaele, II, 33. + +Russell (Lord), II, 358, 386. + + +Sacchi Gaetano, I, XXVII, 76, 178, 205, 225, 332, 420, 424; II, 26, +153, 268. + +Saffi Aurelio, II, 359. + +Saint-Jean de Losme, II, 577. + +Saint-Martin. II, 568. + +Salemi, II, 67. + +Salò, II, 425. + +Salomone, II, 489. + +Salto, I, 177. + +_San Carlo_ (piroscafo), I, 238. + +San Dalmazio, I, 386. + +San Fermo, I, 455, 466. + +San Filippo, II, 309. + +San Fiorano, II, 471. + +_San Francesco_ (paranzella), II, 506. + +San Francisco, I, 162. + +San Gemini, I, 336. + +San Germano, I, 432. + +San Giustino, I, 344. + +San José (del Norte), I, 98. + +San Lorenzo, II, 54, 498, 502. + +San Marino (Repubblica di), I, 347. + +_San Michele_, I, 390. + +San Pancrazio, I, 302. + +San Salvatore, I, 431, 451. + +Santa Caterina, I, 83, 97; II, 308. + +Santa Fé (nel Parana), I, 71. + +Sant’Ambrogio, I, 462, 466. + +Sant’Angelo, II, 223. + +Sant’Angelo in Vado, I, 346. + +Sant’Anna (fratelli), II, 67, 73, 93. + +Sant’Antonio, I, 178. + +Santa Vittoria, I, 98. + +Santo Stefano, I, 404; II, 308. + +Santo Stefano (porto di), II, 57. + +Sardegna, I, 400. + +Sarnico, II, 288, 291. + +Sauvaigo Luigia, I, 25. + +Savigliano, I, 426. + +Savini Giuseppe, I, 385. + +Savoia, II, 5. + +Schwarz. Vedi Elpis Melena. + +Sciacca, II, 302. + +Scilla, II, 324. + +Scott (_Alderman_), II, 362. + +Seely (signore), II, 340, 344, 349, 353, 362, 373, 375, 387. + +_Seival_ (lancione da guerra), I, 84. + +Semeria Carlo, I, 25. + +Semidei (Collegio), I, 147. + +Serafini Camillo, I, 386. + +Sesto Calende, I, 439. + +Settembrini Luigi, I, 404. + +Seymour (ammiraglio), II, 352. + +Sgarallino Andrea, II, 505. + +Shaftesbury, II, 340, 352, 386. + +Sicilia, I, 248; II, 12. + +Siena, II, 481. + +Simonetta Francesco, I, 425, 436, 457, 459. + +Sinalunga, II, 492. + +Sirtori Giuseppe, II, 35, 47, 93. + +Sisco, I, 332. + +_Società Emancipatrice,_ II, 282, 288, 298. + +Somma Amadio, II, 470. + +Sonnaz (generale), I, 432. + +Soveria, II, 164. + +_Speranza_ (_La_), brigantino, I, 206, 214. + +Spezia, II, 325. + +Stafford-House, II, 361. + +Stagnetti, I, 332. + +Stati-Uniti, I, 275. + +Sterbini Pietro, I, 253. + +Stocco, II, 47, 164. + +Stocolma, II, 327. + +Storo, II, 445. + +Southampton, II, 349. + +Stradella, II, 7. + +_Stromboli_, II, 62. + +Susini Millelire, I, 424, 455. + +Susini Pietro, I, 393. + +Sutherland (Lord), II, 340, 344, 349, 353, 358, 373, 375, 387, 401. + + +Taganrok, I, 33. + +Talamone, II, 45, 48. + +Talant, II, 565. + +Tanara, II, 564. + +Tangeri, I, 395. + +Tapevi, I, 178. + +Taramanday, I, 84, 85. + +Tavani-Arquati Giuditta, II, 517. + +Taxil Leo, II, 604. + +Taylor, II, 340, 359. + +Teano, II, 229. + +Tennyson, II, 352. + +Termini, II, 133. + +Terni, I, 335, 514. + +Tevere, I, 23; II, 289. + +Thornton Hunt, II, 344. + +Timoni (signora), I, 25. + +Tivoli, I, 273, 332. + +Todi, I, 336. + +Torino, I, 225, 417, 420, 432, 495, 503, 506; II, 8, 255, 298, 470, 493. + +_Torino_ (piroscafo), II, 157, 159. + +Torricelli, I, 332. + +Torrita, I, 341. + +Tours, II, 555. + +Trasselli, II, 306. + +Tre Ponti, I, 480. + +Trescorre, II, 288. + +Treviso, II, 468. + +Tükery, II, 94, 96, 138. + +Tunisi, I, 47, 390. + +Türr Stefano, I, 481; II, 46, 47, 93, 127, 177, 179, 180. + + +Udine, II, 468. + +Ugo Delle Favare, II, 606. + +Umberto I, II, 610. + +_Unione_ (brigantino), I, 47. + +Urban (tenente maresciallo), I, 417. + +Urquiza (generale), I, 146. + +Uruguay, I, 61; compendio storico delle sue vicende politiche, cause +della sua guerra contro la Repubblica Argentina, I, 109. + + +Vacchieri, I, 455; II, 181. + +Vado, II, 511. + +Valcamonica, II, 427. + +Valcuvia, I, 461. + +Valle (Della) Giuseppe, I, XX. + +Valledolmo, II, 308. + +Valletta, II, 348. + +_Valletta_ (piroscafo), II, 348. + +Valsabbia, I, 484. + +Valtellina, I, 484. + +Varese, I, 289, 441, 458, 461; II, 7, 415, 424. + +Varignano, II, 552. + +Vascello, I, 303, 323. + +Vecchi (colonnello), II, 417. + +Vecchi Candido Augusto, I, XIX; II, 33. + +Velletri, I, 282. + +_Veloce_ (corvetta), II, 137. + +Venezia, I, 249; II, 468. + +_Verbano_ (piroscafo), I, 238. + +Vercelli, I, 432. + +Verità (don Giovanni), I, 386. + +Verona, II, 468. + +Verrua, I, 427. + +Vezza, II, 430, 432. + +Vicari (signor), I, 241. + +Vicenza, II, 468. + +Viganotti, I, 438. + +Villa Corsini, I, 268, 302. + +Villa Glori, II, 516. + +Villalba, II, 308. + +Villa Pamfili, I, 267, 302. + +Villa Ponti, I, 448. + +Villarosa, II, 309. + +Villa Spada, I, 324, 326. + +Villa Spinola, II, 33, 37. + +Vinci, II, 481. + +Vita, II, 73. + +Viterbo, II, 517, 523. + +Vittorio Emanuele, I, 420, 431, 476, 494, 503; II, 26, 40, 147, 208, +229, 232, 269, 893, 590. + +Voltaggio, I, 412. + +Volturno, II, 179. + + +Wampoo, I, 399. + +_Washington_, II, 233. + +Weimouth, II, 388. + +Wight (isola di), II, 344, 351. + +Woolwich, II, 358. + + +Zambeccari Livio, I, 160. + +Zambianchi (colonnello), II, 50. + +Zanardelli, I, 479. + +Zoffetti Francesco, II, 515. + +_Zuavo di Palestro_, II, 407. + +Zucchi (generale), I, 249. + +Zuppetta, II, 259. + + + + +INDICE DEL VOLUME SECONDO. + + + _Capitolo_ + VIII. Da Marsala al Faro [1860] Pag. 1 + Carta d’insieme della Sicilia ivi + Piano delle operazioni sotto Palermo 96 + Piano della battaglia di Milazzo 144 + IX. Dal Faro al Volturno [1860] 151 + Piano della giornata del Volturno [1º + ottobre 1860] 193 + X. Da Caprera ad Aspromonte [1861-1862] 235 + XI. Da Londra a Bezzecca [1863-1866] 332 + Schizzo topografico delle operazioni di + Garibaldi nel Trentino [1866] 456 + XII. Da Mentana a Dijon. [1867-1870] 463 + Schizzo topografico dell’insurrezione romana + [1867] 552 + Schizzo topografico della Campagna di Francia + [1870] 584 + XIII. Ultimi anni [1871-1882] 585 + XIV. Epilogo 618 + I. L’Eroe e il Capitano ivi + II. Il Patriotta e l’Umanitario 627 + III. L’Uomo privato 638 + IV. Tutto l’uomo 657 + Indice generale dei nomi e delle cose 671 + + + + +NOTE: + + +[1] In quell’opuscolo scritto, come è noto, dal visconte A. de La +Guerronière, ma evidentemente ispirato da Napoleone, si proponeva la +creazione d’un Regno dell’Alta Italia, lasciando al Papa la sola città +di Roma. + +[2] Nota-Circolare del conte di Cavour alle Legazioni sarde all’estero, +del 27 gennaio 1860. + +[3] Il signor Artom, oggi senatore del Regno, allora capo del gabinetto +del grande Ministro. Vedi _Œuvre parlementaire du comte de Cavour, +Préface._ + +[4] _Maintenant nous voilà complices_, parole del Cavour al principe +Talleyrand, ministro di Francia a Torino, appena fu sottoscritto il +Trattato di Nizza e Savoia. Vedile in ARTOM, DE LA RIVE, MASSARI. + +[5] Nel 1860 al barone De Martini, inviato di Francesco di Napoli +a Napoleone, questi diceva: «Scaltri sono davvero gl’Italiani; essi +comprendono a meraviglia che, dopo di aver dato il sangue de’ miei +soldati per l’indipendenza del loro paese, giammai non farò tirare il +cannone contro di essi. È stata questa convinzione che ha guidata la +rivoluzione a compiere l’annessione della Toscana al Piemonte contro i +miei interessi, e che ora la sospinge ai danni della Casa di Napoli.» — +N. BIANCHI, _Storia documentata della Diplomazia europea_, già citata, +pag. 298. + +[6] La frase è d’una lettera diretta allo scrittore di queste pagine in +risposta ad una, colla quale, in nome del partito liberale di Brescia, +gli aveva offerto la candidatura di quella città. + +Riporto la lettera per intero: + + «Caprera, 26 marzo 1860. + + »Mio caro Guerzoni, + +»Mi duole di non poter accettare per Brescia, avendo accettato per +Nizza. — La città mia natale si trova in pericolo di cadere nelle +ugne del protettore padrone — ed il mio dovere mi chiama sulle sponde +del Varo. — Trent’anni al servizio della libertà dei popoli — avrò +guadagnato il servaggio della mia povera terra! Domani forse dovrò +arrossire di chiamarmi Italiano al cospetto de’ miei compagni d’armi +— e mi chiamerete suddito del Due Decembre — del protettore del Papa — +del bombardatore di Roma. + +»Ringraziate i vostri bravi concittadini, e credetemi sempre + + »vostro + + »G. GARIBALDI.» + +[7] Non a primo scrutinio però. Il conte di Cavour nella tornata della +Camera del 12 aprile per dimostrare che anche in Nizza il partito +italiano avverso all’annessione non era tanto forte quanto si credeva, +fece notare che sopra 1596 elettori inscritti, Garibaldi non ottenne +che 444 voti, cioè solo il 28 per cento; pel che fu resa necessaria +una seconda votazione. La conseguenza tratta da quella cifra non ci +pare che corra a fil di logica, poichè nel novero di quegli elettori +mancavano appunto le classi popolari, che erano più di tutte avverse +all’annessione. + +[8] Non crediamo, per esempio, farina del suo sacco tutta +l’argomentazione di costituzionalità; molto meno le parole usate a +svilupparla. Ne giudichi il lettore: + +«_Garibaldi_. Signori, nell’articolo 5º dello Statuto si dice: + +»I trattati che importassero una variazione di territorio dello Stato, +non avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Camere.» + +»Conseguenza di questo articolo della legge fondamentale si è, che +qualunque principio d’esecuzione dato ad una diminuzione dello Stato, +prima che questa diminuzione sia sancita dalla Camera, è contrario allo +Statuto. Che una parte dello Stato voti per la separazione prima che la +Camera abbia deciso se questa separazione debba aver luogo, prima che +abbia deciso se si debba votare, e come si debba votare pel principio +d’esecuzione della separazione medesima, è un atto incostituzionale. + +»Questa, Signori, è la quistione di Nizza sotto il punto +costituzionale, e che io sottopongo al sagace giudizio della Camera.» +— _Atti del Parlamento italiano, Sessione del 1860_. Tornata del 12 +aprile 1860. + +[9] Vedi nella _Storia documentata della Diplomazia europea_, vol. +VIII, pag. 275, le _Istruzioni_ al marchese Pes di Villamarina, +ministro plenipotenziario di Sardegna presso la Corte di Napoli, e pag. +280, il _Dispaccio confidenziale_ del Cavour allo stesso colla data del +13 marzo 1860. + +[10] Su queste dimostrazioni vedi _La restaurazione borbonica e la +rivoluzione del 1860 in Sicilia dal 4 aprile al 18 giugno; Ragguagli +storici_ di ISIDORO LA LUMIA. Palermo, 1860. + +Per la parte avuta dai Siciliani del partito d’azione e da Giuseppe +Mazzini nell’opera preparatrice della rivoluzione, vedi principalmente +RAFFAELE VILLARI, _Cospirazione e rivolta_. Messina, tip. D’Amico, +1861; ed i _Cenni biografici e storici_ dettati da AURELIO SAFFI e da +lui premessi a proemio del testo al vol. XI degli _Scritti editi ed +inediti di Giuseppe Mazzini._ + +[11] VILLARI, op. cit., pag. 372. + +[12] _Cenni biografici e storici, Proemio_ di AURELIO SAFFI sopra +citato, pag. 39. Anche sul viaggio di Crispi in Sicilia e sulla parte +da lui avuta ad apparecchiarne la riscossa, vedi nello stesso _Proemio_ +molti documenti e particolari; tra gli altri una serie cronologica +di _Note storiche_ del Crispi medesimo ed uno scritto anonimo di un +Siciliano partecipe al lavoro di quegli anni. In quello scritto si +legge fra gli altri particolari che il Crispi pel primo insegnò ai +Siciliani a fare le bombe all’Orsini, modellandone egli stesso in creta +alcuni campioni. + +[13] Il LA LUMIA, opera citata, l’attribuisce alla prima cagione; il +CRISPI nelle sue _Note storiche_ confidate al Saffi, alla seconda. + +[14] Rosolino Pilo, patita una fiera fortuna di mare ed altre +peripezie, non potè approdare a Messina che il 9 aprile. Vedi sul +viaggio di Pilo, _Relazione esatta della spedizione di Rosolino Pilo e +Giovanni Corrao avvenuta nel 1860_, scritta da RAFFAELE MOTTO, pilota +della paranza, pubblicata per cura di Francesco Zannoni. Spezia, +novembre 1877. + +[15] Fu scritto per delazione d’uno dei frati della Gancia: pura +favola. Il processo chiarì che l’involontario delatore fa uno degli +operai affigliati alla congiura che la confidò, credendolo fidato, ad +un altro operaio, il quale invece altro non era che un arnese occulto +della polizia. + +[16] _Vita di Nino Bixio_, pag. 173 e segg. + +[17] Vedi lettera di Garibaldi in risposta ai Siciliani nel _Proemio_ +già citato di AURELIO SAFFI, pag. 39 e 46. + +[18] La testimonianza è quella dello stesso colonnello, ora generale +Sacchi. Ecco come nel fascicolo de’ suoi _Ricordi_ egli racconta +l’episodio: + +«La spedizione in Sicilia doveva prima farsi colla brigata Reggio, +45º e 46º reggimento, quest’ultimo da me comandato; Garibaldi da +Alessandria ove io stanziava mi chiamò a Torino; mi parlò di quest’idea +che aveva subordinata al parere del Re; mi diede istruzioni pel caso +si dovesse effettuare; io misi a parte del segreto Chiassi, Isnardi, +Pellegrini, Grioli, Lombardi e qualche altro ufficiale del reggimento; +dopo qualche tempo mi richiamò a Torino; in presenza di Trecchi, che +ritornava d’aver visto il Re, mi disse che non si pensava più a quanto +erasi prima ideato; e non solo non ci si pensava, ma bisognava anche +che rimanesse nelle fila chi eravi vincolato, salvo ad accorrer poi; ma +che intanto bisognava lavorare ad impedire che si sciogliessero forze +organizzate; tale era il parere del Re! Fu allora che io chiesi una +parola di Garibaldi perchè fossero conosciuti i suoi intendimenti al +proposito, e che egli prima di partire redasse l’Ordine del giorno che +ho trascritto.» + +[19] Lettera del generale Fanti, ministro della guerra, al generale +Ribotti, Torino, 6 aprile 1860, citata nella _Storia documentata della +Diplomazia europea_, di N. BIANCHI, pag. 289. + +[20] Il dottore AGOSTINO BERTANI nel suo opuscolo: _Ire politiche +d’oltre tomba_ (pag. 61), dice che il Sirtori al ritorno d’una visita +fatta al Cavour, alcuni giorni prima della spedizione, gli narrò che il +Conte stesso interpellato cosa pensasse della fortuna di quegli arditi +patriotti, rispose sorridendo e fregandosi le mani: «Io non penso che +li prenderanno.» + +Non vogliamo mettere in dubbio la sincerità del dottor Bertani; ma come +si concilierebbe quel racconto del Sirtori con questa lettera da lui +stesso diretta nel medesimo giorno al conte Giulini di Milano: + +«Partiamo per un’impresa risolta contro i miei consigli. Vedi +Cavour e fa’ che non ci abbandoni. La nostra bandiera è la vostra. +Aiuti efficaci non ci possono venire che da voi, cioè dal Governo. +I nostri mezzi sono troppo al di sotto dell’impresa; ma l’impresa +merita che il Governo ci aiuti, e lo può senza compromettersi. Giorni +sono vidi Cavour a Genova; gli parlai del nostro disegno, toccai +dell’insufficienza dei nostri mezzi; il suo discorso mi lascia sperare +aiuto. Egli è il solo che possa aiutare efficacemente, e credo che +abbia cuore e mente per comprendere quanto bene farà all’Italia +aiutandoci.» — Si trova nella citata _Storia documentata della +Diplomazia europea_, vol. VIII, pag. 290. + +[21] Vedi l’ormai famosa Lettera di Massimo D’Azeglio a M. Rendu, del +15 maggio 1860. + +Il D’Azeglio poi restituì le armi sequestrate, dodicimila carabine +_Enfields_, che servirono per le successive spedizioni. + +[22] Tutto ciò attesta il suo _Epistolario_; ma avremo occasione di +riparlare di questo, quando incontreremo il La Farina a Palermo. + +[23] Leggiamo in parecchi libri e giornali che il conte di Cavour, +al Persano che lo interpellava sul vero senso dell’ordine ricevuto, +rispondesse: «Navighi tra Garibaldi e gl’incrociatori napoletani;» al +che l’Ammiraglio avrebbe risposto: «Ho capito; se sbaglio mi manderà +a Fenestrelle.» Ma la verità vuole si dica che il PERSANO stesso, +nel suo noto _Diario politico militare_, racconta un po’ diversamente +l’aneddoto, e importa ricordarne il vero tenore: + +«9. — .... Devo arrestare i volontari partiti da Genova per la Sicilia +su due piroscafi della Società Rubattino sotto il comando del generale +Garibaldi, ove tocchino in qualche porto della Sardegna, e più +particolarmente a quelli della Maddalena e del golfo di Cagliari, MA +DEVO LASCIARLI PROCEDERE NEL LORO CAMMINO INCONTRANDOLI PER MARE. + +»Nella via percorsa mi fermo a Tortolì tanto quanto basta ad +impostarvi una lettera riservata a S. E. il conte di Cavour, dettatami +dall’ambiguità dell’ordine avuto. Gli dico che la spedizione che ho +mandato di arrestare non avendo potuto effettuarsi ad insaputa del +Governo, ne argomentava non avesse a toccare nè alla Maddalena, nè +dove mi si ingiungeva di fermarla; ma siccome potrebbe pur esservi +sforzata da eventualità di mare, chiedeva di telegrafarmi CAGLIARI, +quando realmente si volesse l’arresto; e MALTA nel caso contrario; +proferendomi in qualsiasi evento di salvare sempre colla mia persona +il Governo del Re col lasciargli facoltà di oppormi ogni operato +_della divisione che comando sebbene ordinatomi_, e di castigarmi ove +occorrano maggiori prove. + +»10. — S. E. il conte di Cavour mi telegrafa: _Il_ MINISTERO HA DECISO +_per_ CAGLIARI. Questo specificarmi che la decisione era stata presa +dal Ministero mi fa comprendere che egli, Cavour, opinava diversamente; +quindi per tranquillarlo mi faccio premura di ripetergli: _Ho capito_; +e risolvo di lasciar procedere l’ardito condottiero al suo destino, +ove mai approdasse nei porti in cui erami ingiunto di arrestarlo; +facendo ogni mostra atta a far credere sul serio essere io stato +nell’intendimento di trattenerlo.» — Vedi _Diario_ citato, pag. 14, 15 +e 16. + +Ma come ognun vede, qui dell’ordine _di navigare tra i Garibaldini e +gl’incrociatori non ce n’è parola_; quindi la supposta protezione della +squadra sarda preparata dal conte di Cavour dilegua in fumo. Il conte +di Cavour non voleva impedire la prima spedizione, e faceva certamente +voti per la sua riuscita; ma fino al punto di volerla coprire e +difendere colle sue navi non era ancor disposto ad arrivare. Oltre +di che dicano i marinai, se un ordine dato a una squadra ancorata in +Sardegna di coprire dei legni partiti da Genova e diretti Dio sa per +quale rotta alla volta di Sicilia, poteva essere dato seriamente e in +ogni cosa efficacemente eseguito! + +[24] Ripeto qui una Nota della mia _Vita di Nino Bixio_: + +«Trascrivo testualmente questo telegramma dal _Diario_ di Bixio. E +così fu interpretato dal Crispi che lo ricevette, così fatto leggere +a Garibaldi e a quanti lo circondavano. A me pure, venuto in que’ +giorni da Brescia con una schiera di cento Bresciani pronti a partire, +fu tradotto così. Ora invece il generale Fabrizi mi avverte che il +suo telegramma fu male interpretato, e che suonava invece così: +_L’insurrezione, vinta nella città di Palermo, si sostiene nelle +provincie_. L’equivoco nacque certamente dall’essere il telegramma in +cifra, e una di quelle cifre rivoluzionarie destinate a passare non +intese sotto gli occhi di tante Polizie nemiche, quindi più oscura +delle altre. Certo il generale Fabrizi non ebbe intenzione di mandare +alcuna notizia che avesse per effetto di sospendere una spedizione da +lui prima che da ogni altro aspettata e secondata.» + +[25] Il La Farina aveva ricevuto millecinquecento fucili; ma per quante +preghiere gli fossero fatte, non ne volle mai dare più di mille. Ciò è +attestato tanto da GARIBALDI nei _Mille_, quanto dal BERTANI nelle sue +_Ire d’oltre tomba_, e riconfermato poi da questa lettera del signor +Enrico Besana, uno dei direttori del _Milione di fucili_, illibatissimo +patriotta, ma di parte moderata, e la cui testimonianza non può in +questa cosa essere sospetta: + + «Pregiatissimo sig. Direttore del Giornale _La Perseveranza_. + + »Milano, 12 gennaio.... + +»Nell’impossibilità di indirizzarmi al signor Ba.... mi rivolgo a lei, +perchè voglia rettificare alcune inesattezze inserite nell’appendice +del pregiatissimo di lei giornale del 12 gennaio corrente. Parlando +di Giuseppe La Farina, l’appendicista attribuisce al suddetto, come +presidente della _Società nazionale_, la somministrazione dei mezzi +necessari per la spedizione di Marsala; ma il fatto si è che il La +Farina, con tutta la più buona volontà del mondo, non potè contribuire +che pochi fucili; l’amministrazione del _Milione di fucili_, di cui io +era indebitamente uno dei due direttori, somministrò tutto il materiale +che fu imbarcato, non che centomila franchi in contanti. La spedizione +Medici poi fu completamente organizzata, vestita, armata e provveduta +persino de’ necessari bastimenti a vapore di trasporto dalla suddetta +amministrazione. + +»Tutto ciò in onore al vero. Con tutta la stima + + »ENRICO BESANA.» + +(BERTANI, op. cit., pag. 126.) + +[26] Circa ai denari che servirono d’erario alla prima spedizione, così +scrive il BERTANI nelle sue _Ire politiche d’oltre tomba_, pag. 53 e +54: + +«I primi danari per la spedizione, cospicua somma che servì appunto +alla compra di armi, di munizioni, di viveri e per cento altri bisogni, +vennero da Pavia, città sempre esemplare nella iniziativa delle più +ardite e patriottiche imprese, altri e molti ne fornì, come dissi già, +la cassa del _Milione di fucili_. Altre migliaia di lire aveva ricevute +Garibaldi dall’America, raccolte da amici suoi. + +»I denari _per poter salpare_ li recò a me il 5 maggio a sera, +coll’ultima corsa della ferrovia da Milano, l’avvocato Filippo +Migliavacca, già tenente de’ volontari del 1859, maggiore a Milazzo, +dove morì combattendo. + +»Erano le sessantamila lire provenienti dalla cassa del _Milione di +fucili_, e rappresentate da un _buono_ sulla Banca di Genova. Ma l’ora +era già troppo tarda per averne il cambio. Che fare? l’imbarazzo era +grande quanto la premura. + +»Mandai tosto, giacchè io era infermo, presso alcuni ricchi negozianti +miei clienti per avere il denaro; ma a quell’ora e con tanta fretta non +potei trovare presso di un solo la rilevante somma in metallo. + +»Fu necessario che mi accontentassi di trentamila lire in marenghi, che +consegnai oltre le 11 ore di notte a bordo dei battelli a vapore già +venuti nelle mani dei volontari.» + +[27] Parole dello stesso GARIBALDI nel suo libro _I Mille_, pag. 7. + +[28] CATULLO, nell’_Epitalamio di Teti e Peleo_, versi 22-23. + +[29] + + «Quarto, 5 maggio 1860. + + »Sire, + +»Il grido di sofferenza che dalla Sicilia arrivò alle mie orecchie, +ha commosso il mio cuore e quello di alcune centinaia dei miei vecchi +compagni d’arme. + +»Io non ho consigliato il moto insurrezionale dei miei fratelli +di Sicilia; ma dal momento che si sono sollevati a nome dell’unità +italiana, di cui Vostra Maestà è la personificazione, contro la più +infame tirannide dell’epoca nostra, non ho esitato di mettermi alla +testa della spedizione. + +»So bene che m’imbarco per un’impresa pericolosa, ma pongo confidenza +in Dio, nel coraggio e nella devozione de’ miei compagni. Il nostro +grido di guerra sarà sempre: _Viva l’Unità d’Italia! Viva Vittorio +Emanuele, suo primo e bravo soldato!_ + +»Se noi falliremo, spero che l’Italia e l’Europa liberale non +dimenticheranno che questa impresa è stata decisa per motivi puri +affatto da egoismo e interamente patriottici. Se riusciremo, sarò +superbo d’ornare la corona di Vostra Maestà di questo nuovo e +brillantissimo gioiello, a condizione tuttavia che Vostra Maestà si +opponga a ciò che i di lei consiglieri cedano questa provincia allo +straniero, come hanno fatto della mia terra natale. + +»Io non ho partecipato il mio progetto a Vostra Maestà: temeva infatti +che per la riverenza che le professo non riuscisse a persuadermi +d’abbandonarlo. + +»Di Vostra Maestà, Sire, il più devoto suddito + + »G. GARIBALDI.» + +[30] + + «Soldati Italiani, + +»Per alcuni secoli la discordia e l’indisciplina furono sorgente di +grandi sciagure al nostro paese. Oggi è mirabile la concordia che anima +le popolazioni tutte dalla Sicilia alle Alpi. Però di disciplina la +nazione difetta ancora — e su di voi, che sì mirabile esempio ne daste +e di valore — essa conta, per riordinarsi, e compatta presentarsi al +cospetto di chi vuol manometterla. + +»Non vi sbandate, dunque, o giovani! Resto delle patrie battaglie!... +Sovvenitevi che anche nel Settentrione abbiamo nemici e fratelli +schiavi, e che le popolazioni del Mezzogiorno, sbarazzate dai mercenari +del Papa e del Borbone, abbisogneranno dell’ordinato marziale vostro +insegnamento per presentarsi a maggiori conflitti. + +»Io raccomando dunque, in nome della patria rinascente, alla gioventù +che fregia le file del prode esercito, di non abbandonarle.... ma di +stringersi vieppiù ai loro valorosi ufficiali, ed a quel Vittorio, +la di cui bravura può esser rallentata un momento da pusillanimi +consiglieri, ma che non tarderà molto a condurci tutti a definitiva +vittoria! + + »G. GARIBALDI.» + +[31] Questa lettera fu pubblicata ne’ giornali del 1860 con alcune +varianti ed ommissioni; ma noi abbiamo preferito il testo di quella che +dallo stesso Agostino Bertani fu spedita in copia ad Antonio Panizzi, +che si legge nelle _Lettere ad Antonio Panizzi_, e che reputiamo il +testo originale e genuino. + +Nella lezione de’ giornali, precisamente nel periodo che dice: «.... +l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla, +ma dovunque, ec.,» fu ommesso l’inciso: _ma nell’Umbria, nelle +Marche, nella Sabina, nel Napoletano,_ ec., di cui a nessuno +sfuggirà l’importanza. La ragione dell’omissione non sapremmo dire: +probabilmente originò da scrupoli o da ritardi politici: certo che +da quell’inciso risultava più chiaramente il concetto di Garibaldi +di collegare l’impresa di Sicilia colla insurrezione della rimanente +Italia e di aiutare l’una coll’altra. + +[32] Si seppe dipoi che fu un vero tradimento. Il capo della spedizione +piantò in mare, fuggendo sopra un canotto, le paranze che doveva +dirigere nello scopo infame di giovarsi della confusione di quella +notte per contrabbandare entro Genova molti colli di seta. Vedi +_Relazione inviata al generale Garibaldi sul fatto delle armi sottratte +nelle acque di Genova alla spedizione dei Mille_. Sampierdarena, 2 +novembre 1874. — _Firmati_: Stefano Lagorara, Giacomo Canepa, Pietro +Botto, Francesco Moro (detto Baxaicò), Giuseppe Oneto, Michele +Danovaro, Castello Lorenzo, Castello Girolamo. — Nomi dei superstiti +tra coloro che erano stati incaricati di scortare il carico delle armi, +e che furono le prime vittime del tradimento. + +[33] _Vita di Nino Bixio_, pag. 160. — Ho scritto altra volta sullo +stesso tema e mi accadrà spesso di citare me stesso. Chi conosce +l’artificio di travestire con diverse parole i medesimi affetti e +pensieri, mi condanni. + +[34] Il fatto è in diversi libri diversamente narrato; Garibaldi +stesso ne’ _Mille_, tradito dalla memoria, confonde Santo Stefano +con Orbetello, dice di non essersi messo che il berretto da +Generale, mentre noi stessi lo vedemmo in completa uniforme; ed +altre inesattezze. Noi ci siamo attenuti al racconto che ne fa il +maggiore PECORINI-MANZONI nella _Storia della 15ª Divisione Türr nella +Campagna del 1860_ (Firenze, 1876, pag. 17-18), sembrandoci che un +libro riveduto ed approvato dallo stesso generale Türr, in un fatto +memorabile che personalmente lo riguarda, debba essere più d’ogni altro +esatto e credibile. + +La colubrina era da sei, montata su d’un affusto di marina; i +cannoncini erano: uno da quattro sull’affusto, gli altri due da sei +senza affusto. + +[35] «La missione di questo corpo è, come fu, basata sull’abnegazione +la più completa davanti alla rigenerazione della patria. I prodi +Cacciatori servirono e serviranno il loro paese colla devozione +e disciplina dei migliori corpi militanti, senz’altra speranza, +senz’altra pretesa che quella della loro incontaminata coscienza. +Non gradi, non onori, non ricompensa allettarono questi bravi; essi +si rannicchiarono nella modestia della loro vita privata, allorchè +scomparve il pericolo; ma, suonando l’ora della pugna, l’Italia li +rivede ancora in prima fila, ilari, volonterosi e pronti a versare il +loro sangue per essa. Il grido di guerra dei Cacciatori delle Alpi è +lo stesso che rimbombò sulle sponde del Ticino, or sono dodici mesi: +_Italia e Vittorio Emanuele_; e questo grido, ovunque pronunciato da +noi, incuterà spavento ai nemici dell’Italia. + + _Comandanti delle Compagnie_: + + Nino Bixio, comandante la prima compagnia + Orsini » seconda » + Stocco » terza » + La Masa » quarta » + Anfossi » quinta » + Carini » sesta » + Cairoli » settima » + Mosto, comandante i Carabinieri genovesi. + Sirtori, capo di Stato Maggiore. + Türr, primo aiutante di campo del Generale. + Acerbi, Intendenza. + Ripari, capo del Corpo sanitario. + +»L’organizzazione è la stessa dell’esercito italiano a cui +apparteniamo, ed i gradi, più che al privilegio, al merito, sono gli +stessi già coperti su altri campi di battaglia. + + »GIUSEPPE GARIBALDI.» + +(ODDO, op. cit., pag. 187.) + +[36] Il _sono dati_ l’aggiungiamo noi, fatti per necessità grammatici +e linguai. L’Autore dell’Ordine del giorno, che aveva il coraggio +d’andare innanzi senz’armi, saprà bene sbarcare a Marsala anche senza +un _verbo_! + +[37] Vedila a pag. 5 dell’opuscolo: _Una pagina di storia del 1860_, di +GIACOMO MEDICI. Palermo, 1869. + +[38] Di queste Istruzioni vidi io stesso a Talamone co’ miei occhi +l’originale tutto del Generale. Esse restarono qualche tempo nelle mani +dello Zambianchi; poi passarono in quelle del professor I. B. Savi di +Genova, il quale lo offerse al _Gran Bazar_ aperto in Londra nel 1863 +da Giuseppe Mazzini a beneficio di Roma e Venezia. Ma il signor Michele +Tassara di Genova, allora incaricato dal Sotto-Comitato delle signore +genovesi delle operazioni del sopradetto _Gran Bazar_, ne tenne copia; +e fu da esso che i miei amici dottor Cantoni e capitano Pittaluga +poterono ricavare quello che qui si stampa. + +[39] Che il generale Medici non ignorasse l’assegnamento che Garibaldi +aveva fatto su di lui, lo dimostra, oltre la lettera già citata, anche +la seguente, che egli dirigeva al Panizzi due giorni dopo la partenza +dei Mille: + + «Genova, 7 maggio 1860. + + »Caro Panizzi, + +»Garibaldi con 1500 uomini corre il mare in due battelli a vapore da +ieri mattina, alla volta di Sicilia. + +»L’impresa è generosa; Dio la proteggerà e la fortuna del fortunato +Condottiero. + +»Io son rimasto per appoggiare l’ardita iniziativa con una seconda +spedizione, _o meglio con potente diversione altrove_; ma i mezzi ci +mancano. Bertani ha fatto miracoli di attività che molto hanno prodotto +e che la prima spedizione ha completamente esauriti. + +»Caro Panizzi, non lasciarci soli, non lasciamo solo il nostro +Garibaldi e suoi generosi compagni, aiutaci ad aiutarlo, tu puoi +molto, procura di raccogliere tra pochi amici almeno per la compera +di un battello a vapore e di mandarcelo subito subito, con bandiera ed +equipaggio inglese: quanto più di marcia veloce, tanto meglio servirà +allo scopo. + +»Addio; lascio la penna a Bertani. + + »_Tuo affezionatissimo_ + »MEDICI.» + +(Vedi _Lettere ad Antonio Panizzi_, pubblicate da LUIGI FAGAN. — +Firenze, Barbèra editore, 1880, pag. 424-25.) + +[40] La comandava Andrea Sgarallino: eran circa duecento. + +[41] Ci spiace doverlo dire, ma il signor Zini non fece che accogliere +nella sua _Storia_ le menzogne pontificie, senza nemmeno darsi la +cura di vagliarle e appurarle. Quando dal suo racconto si eccettui il +giudizio che egli dà dello Zambianchi, esagerato esso pure, poichè in +fondo quel pover’uomo era un _miles gloriosus_ che faceva colle sue +smargiassate credere di sè peggio di quello che faceva; non resta più +una sola parola di vero. + +Dico che «lo Zambianchi passò speditamente il confine colla sua banda +ingrossata, Dio sa da quanti venturieri, e volteggiò alquanti giorni +attorno al lago di Bolsena e tentò l’Agro viterbese; ma indarno, chè +scorrazzando quelle terre e taglieggiando per sostenersi e peggio, ben +altro che suscitare quelle popolazioni ignare a levarsi, messe in loro +un grandissimo sbigottimento.» _Tante parole, tanti spropositi. Lo +Zambianchi, lungi dal passare speditamente, vi impiegò dodici giorni; +non volteggiò e non poteva volteggiare al lago di Bolsena e sull’Agro +viterbese, essendosi diretto su Orvieto; molto meno volteggiò alquanti +giorni, avendo passato il confine la mattina ed essendone ripartito la +sera. Però tutti quegli altri gerundii,_ SCORRAZZANDO, TAGLIEGGIANDO, +_sono borra rettorica del periodo e nulla più._ + +Il signor Zini prosegue: «.... nè guardandosi, improvviso da +Montefiascone vennegli addosso polso di Gendarmi e Zuavi pontificii.» +(_Vennero da Valentano, non da Montefiascone, e soli Gendarmi a cavallo +e un reggimento di fanteria svizzera, ma non Zuavi._) «.... La banda, +sorpresa al villaggio delle Grotte, andò subitamente fugata e dispersa +quasi senza combattere, lasciando parecchi morti nella fuga, li più per +mano dei villani infelloniti.» _La banda fu sorpresa, come dicemmo, +ma non andò subito fugata; fugò anzi, e in che modo, i Pontificii, +costringendoli a lasciare i loro morti e feriti sul terreno_. È +vero che i villani del paese ci erano avversi, e che molti di loro +avevano fatto fuoco dalle case; ma non perchè i Garibaldini avessero +fatto loro alcun male, ma perchè il villaggio dominato dal Vescovo di +Montefiascone era feudo di preti e vecchio nido di barbacani. + +Del resto, le pagine del signor Zini non hanno oggi più mestieri di +confutazione. Dopo diciotto anni d’ingiusto oblío, anche agli sbarcati +di Talamone fu resa giustizia, e il Parlamento equiparandoli, colla +legge del 26 gennaio 1879, agli sbarcati di Marsala, ha sciolto al +tempo stesso una questione di diritto e di storia. + +[42] Così giudicarono i principali storici, come il LECOMTE, _L’Italie +en 1860_, pag. 37, e il RUSTOW, _Storia della Campagna del 1860_; +così credettero i giornali del tempo.... così scrisse Garibaldi nella +lettera del 25 maggio 1869, che tronca ogni lite: + + «Caprera, 25 maggio 1869. + +»Fu per ordine mio che la spedizione Zambianchi in Talamone si staccò +dal corpo principale dei Mille, per ingannare i nemici sulla vera +destinazione di detto corpo. + +»Io sono certo che i componenti la spedizione Zambianchi, Guerzoni, +Leardi e tutti loro sarebbero stati degni, come sempre, dei loro +compagni, ove avessero avuto la fortuna di partecipare ai gloriosi +combattimenti di Calatafimi e di Palermo. + +»L’onorificenza della medaglia dei Mille accordata dal Municipio +di Palermo senza mia richiesta, e la pensione conceduta agli stessi +individui fu decretata dal Parlamento nazionale. Io quindi nulla chiedo +pei miei fratelli d’armi di Talamone. Ma sarò contento se essi vengono +soddisfatti nel loro desiderio. + + »G. GARIBALDI.» + +[43] Vedi mia _Vita di Nino Bixio_, pag. 165-166. + +[44] La città ed il porto furono ricostruiti dagli Arabi, che vi +diedero il nome: _Marsa-’Alì_ (Porto d’Alì). + +[45] Non siamo noi che le diciamo, sono i Siciliani. — «All’istante +Castiglia discese su d’uno de’ suoi battelli unitamente al bravo marino +signor Andrea Rossi; girando tutti i piccoli legni ancorati nel porto, +imponevano a quei marinari, col _revolver_ alla mano, di inviare gli +schifi a bordo del _Piemonte_ loro malgrado.» + +Questo è il brano d’un opuscolo: _Memorie relative al marino +Castiglia_, scritto da un Siciliano, ripubblicato nel libro: _Alcuni +fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia meridionale del 1860, +riguardanti i Siciliani e La Masa_ (opera del LA MASA stesso). Torino, +1861, pag. 20. + +[46] La diceria fu accolta da parecchi ed anche in molte parti +dall’acutissimo Zini. Pure bastava il semplice fatto della posizione +rispettiva dei bastimenti per chiarirlo _dell’errore_. I vapori +inglesi erano la corvetta _Argus_ e l’avviso _Intrepid_: il primo +era ancorato alla punta del molo; il secondo più entro terra verso +scirocco; lo _Stromboli_ si mise di traverso al porto; era dunque +materialmente impossibile, finchè i bastimenti inglesi stavano fermi +nei loro ancoraggi, che essi potessero impedire il tiro dei bastimenti +napolitani. + + [Illustrazione: Posizione dei bastimenti] + +La fiaba poi fu smentita, prima da un rapporto del capitano Marryatt, +comandante dell’_Intrepid_; poscia da una esplicita dichiarazione di +Lord John Russel, ministro degli esteri di S. M. Britannica, fatta alla +Camera dei Comuni nella seduta del 21 maggio 1860: + +«_Lord John Russel_. Il mio onorevole amico mi fece una domanda +relativa allo sbarco di Garibaldi ed a due vascelli inglesi, che, +secondo alcuni telegrammi, dicono avrebbero protetto lo sbarco +di quegli uomini. Ebbene, io ricevetti oggi dall’Ammiragliato il +dispaccio telegrafico dell’ufficiale comandante uno di questi vascelli, +l’_Intrepid_. Gli onorevoli signori devono sapere che in Marsala +vi sono molte case inglesi, e che da tempo, quando si attendeva +un’insurrezione nella Sicilia, e specialmente poi quando corse la voce +che Garibaldi vi sarebbe andato, erano spôrte dimande al Ministero +degli esteri ed all’ammiraglio Fanshawe, che comanda sul Mediterraneo, +di mandare vascelli per proteggere le proprietà inglesi nei luoghi +dove si trovassero sudditi britannici. Quindi è che l’ammiraglio +Fanshawe mandò l’_Intrepid_ e l’_Argus_ a Marsala. L’_Intrepid_ +vi giunse, io credo, agli 11; ma non ebbe tempo a fermarvisi molto +prima che giungessero due vapori mercantili colle forze di Garibaldi, +che cominciarono tosto a scendere a terra. Mentre ciò succedeva, +due bastimenti da guerra napolitani, un vapore ed una fregata, +s’avvicinarono a Marsala. Ma questo ufficiale dice che, sebbene questi +bastimenti potessero far fuoco sui vascelli e sugli uomini durante lo +sbarco, nol fecero. + +»Non dice, nulla sapendo della storia, che poi fu messa in giro, che i +bastimenti inglesi impedissero i Napolitani da fare fuoco; ma dice che, +sebbene questi avessero l’opportunità di far fuoco sui vascelli e sugli +uomini, nol fecero. + +»Dice inoltre che, dopo che gli uomini furono sbarcati, e che i vapori +mercantili ebbero sbarcate tutte le truppe di Garibaldi, l’ufficiale +comandante il vapore napoletano venne da lui a richiederlo di mandare +un battello inglese a prendere possesso di quei vascelli. L’ufficiale +inglese, il capitano Marryatt, ben con ragione vi si rifiutò (_Hear, +hear_). Egli non aveva istruzioni che lo autorizzassero a prendere +quei vascelli, ed a partecipare in quella faccenda. Le sue istruzioni +erano, come sempre è stata la condotta del Governo inglese, di +osservare una perfetta neutralità nel conflitto ora insorto (_Hear, +hear_). Perciò, sebbene questo ufficiale non dia formale diniego (per +nulla conoscendone l’esistenza) all’allegazione che i suoi bastimenti +all’àncora impedissero il fuoco dei vascelli napoletani, possiamo +inferire dalla sua relazione che tale non fu il caso. Sembra che il +capitano napoletano lo richiedesse di richiamare da Marsala qualunque +dei suoi ufficiali fosse a terra, e che egli immediatamente innalzasse +un segnale per tal fine, e che quando i suoi ufficiali furono a bordo, +sia stato aperto il fuoco contro Marsala dai bastimenti napoletani. Ciò +potrebbesi ravvisare come un atto di cortesia internazionale per parte +del capitano napoletano, ma punto non implica che i bastimenti inglesi +si opponessero al suo fuoco. Non risulta che l’ufficiale inglese +eccedesse in modo alcuno il suo dovere. Egli si ritrova colà nello +scopo di proteggere gl’interessi britannici e nulla fece di più.» + +[47] Otto secoli precisi. I Normanni di Ruggiero sbarcarono la prima +volta in Sicilia nell’inverno, e la seconda nella primavera del 1060. +Nessuno de’ vecchi cronisti siciliani accertò il loro numero: chi li +fa trecento, chi quattrocento, chi seicento e più; certo che i quaranta +sono pura leggenda. + +[48] _Noterelle d’uno dei Mille, edite dopo vent’anni_, di GIUSEPPE +CESARE ABBA. Bologna, 1880, pag. 60. + +[49] ZINI, _Storia citata_, pag. 605. + +[50] Vedi _I Mille_ pag. 26. + +[51] _Vita di Nino Bixio_, pag. 175. + +[52] ABBA, _Noterelle citate_. + +[53] _Vedi Histoire de la Conquête de l’Angleterre_, par Augustin +Thierry. Lione, vol. III, pag. 199. + +[54] Ricordo che il Davoust ad Aerstaedt diceva: «Les braves mourront +ici; les lâches iront mourir en Sibérie.» + +[55] RUSTOW, _La guerra d’Italia del 1860_, vol. II, pag. 189 e segg. + +[56] Vedi _I Mille_ di GARIBALDI, pag. 36, e GIUSEPPE CAPUZZI +(bresciano, de’ Mille egli pure), _La spedizione di Garibaldi in +Sicilia_. — L’ABBA, _Noterelle_ già citate, conferma. + +Un altro assalto di bande subirono pure i Regi a Montelepre. + +[57] «Caro Rosolino. — Ieri abbiamo combattuto ed abbiamo vinto. +I nemici fuggono impauriti verso Palermo. Le popolazioni sono +animatissime e si riuniscono a me in folla. Domani marcerò verso +Alcamo. Dite ai Siciliani che è ora di finirla, e che la finiremo +presto; qualunque arma è buona per un valoroso, fucile, falce, mannaia, +un chiodo alla punta di un bastone. Riunitevi a noi ed ostilizzate il +nemico in quei dintorni, se più vi conviene; fate accendere dei fuochi +su tutte le alture che contornano il nemico. Tirate quante fucilate +si può di notte sulle sentinelle e sui posti avanzati. Intercettate +le comunicazioni. Incomodatelo infine in ogni modo. Spero ci rivedremo +presto.» + +[58] Accompagnavano il La Masa i siciliani cav. Fuxa, Curatolo, Di +Marco, Nicolosi, i due fratelli La Russa e Rebaudo. + +[59] Scriveva alla Direzione del fondo pel milione di fucili: + + «Stimatissimi Signori, + +»Ebbimo un brillante fatto d’armi avanti ieri coi Regi capitanati +dal generale Landi presso Calatafimi. Il successo fu completo, +e sbaragliati interamente i nemici. Devo confessare però che i +Napoletani si batterono da leoni, e certamente non ho avuto in Italia +combattimento così accanito, nè avversari così prodi. Quei soldati, ben +diretti, pugneranno come i primi soldati del mondo. + +»Da quanto vi scrivo, dovete presumere quale fu il coraggio dei +nostri vecchi Cacciatori delle Alpi e dei pochi Siciliani che ci +accompagnavano. + +»Il risultato della vittoria poi è stupendo: le popolazioni sono +frenetiche. La truppa di Landi, demoralizzata dalla sconfitta, è stata +assalita nella ritirata a Partinico e a Montelepre con molto danno, e +non so quanti ne torneranno a Palermo, o se ne tornerà qualcuno. + +»Io procedo colla Colonna verso la capitale, e con molta speranza, +ingrossando ad ogni momento colle squadre insorte, e che a me si +riuniscono. Non posso determinarvi il punto ove dovete inviarmi armi +e munizioni, ma voi dovete prepararne molte, e presto saprete il punto +ove dovrete mandarlo. + +»Addio di cuore. + + »Alcamo, 17 maggio 1860. + + »G. GARIBALDI.» + +Quattro giorni prima aveva parimente scritto al dottor Bertani: + + «Salemi, 13 maggio 1860. + + »Caro Bertani, + +»Sbarcammo avant’ieri a Marsala felicemente. Le popolazioni ci hanno +accolto con entusiasmo, e si riuniscono a noi in folla. Marceremo a +piccole giornate sulla capitale, e spero che faremo la valanga. Ho +trovato questa gente migliore ancora dell’idea che me ne fecero. + +»Dite alla Direzione Rubattino che reclamino i vapori _Piemonte_ e +_Lombardo_ dal Governo, ed il Governo nostro li reclamerà naturalmente +dal Governo napoletano. + +»Che la Direzione per il milione di fucili ci mandi armi e munizioni +quanto può. Non dubito che si farà altra spedizione per quest’Isola, ed +allora avremo più gente. + + »_Vostro_ + »G. GARIBALDI.» + +(_Pungolo_ di Milano del 3 e 4 giugno 1860.) + +[60] _I Mille_, pag. 90. Soggiunge per l’onor del vero: «Marcia che, +senza la cooperazione di que’ Picciotti delle squadre siciliane, +sarebbe stato impossibile di eseguire o almeno di trasportare i pochi +cannoni nostri e le munizioni.» + +[61] Parole sue nei _Mille_, pag. 90. + +[62] Non svelò nè all’Orsini, nè ad anima viva la ragione di quella +marcia. Solo nel vederlo partire, il Crispi l’udì mormorare: «Povero +Orsini, va al sacrificio.» + +[63] ALBERTO MARIO nel suo _Garibaldi_ (pag. 35) in una descrizione +delle mosse di Garibaldi da Renna al Parco, piena, a parer nostro, di +molti errori di fatto e di non poche sviste topografiche, afferma che +il Capitano dei Mille pensò all’assalto di Palermo per la via di Porta +Termini, e quindi alla ritirata manovra per Piana de’ Greci, Marineo, +Misilmeri, fin dal suo arrivo al Parco. Ora che Garibaldi meditasse di +portarsi sulla via di Termini, è probabile, sebbene non ne abbia dato +alcun indizio; ma che egli nello stesso tempo, fin dal 22 o 23, avesse +concepita e fermata la finta ritirata, e lo strattagemma che gli aperse +dopo Piana de’ Greci la strada di Misilmeri e quella di Palermo, questo +ne sembra non solo improbabile, ma viene da tutte le circostanze del +fatto smentito. + +[64] Nel libro: _Alcuni fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia +meridionale del 1860 riguardanti i Siciliani e La Masa_ (Torino, +tipografia Scolastica Franco e Figli, 1861), a pag. XLVI si legge: + +«Lungo la via La Masa incontrò molte guerriglie sbandate che gridavano +al tradimento ed alla fuga dei Continentali, perchè, dicevano, era +stato ordinato loro di respingere gagliardamente l’attacco del nemico, +che i Cacciatori delle Alpi coll’artiglieria sarebbero accorsi ad +aiutarli al momento opportuno; ed invece quando essi erano impegnati +nel combattimento disuguale, quelli si ritirarono conducendo seco anche +l’artiglieria. + +»La Masa ordinò la fucilazione per chi avesse ripetute le parole +_fuga_ e _tradimento_ — assicurò alle guerriglie che quella ritirata +era un’_astuzia strategica_, ch’esse non avevano saputo comprendere — +ordinò che gli sbandati s’incorporassero nella sua colonna, e proseguì +la marcia riconducendoli al punto da cui essi erano fuggiti. + +»Quanto più inoltravasi, maggior numero di sbandati incontrava, — +ripeteva la scena stessa; — non vedendo nessun avviso nè contrordine, +ei proseguì il cammino.» + +Ora ognuno sa che questo libro fu scritto dal La Masa stesso. + +[65] Nè dalle istorie, nè dalle testimonianze orali ci fu possibile +raccapezzare intorno a cotesto Consiglio di guerra l’esatta verità. Il +La Masa nel suo libro (pag. XLIX e LI) attribuisce a sè solo il merito +del consiglio più eroico; il Crispi invece ed il Türr, da me in varii +tempi interrogati, affermano che il partito dell’assalto fu sostenuto +principalmente da essi, contro il Sirtori che stava apertamente per la +ritirata. Questi, al contrario, che interrogai del pari quando scrivevo +la _Vita_ del povero Bixio, negò recisamente d’aver mai espressa +quell’opinione. Insomma non si sa a chi credere! Forse colui che fu +meglio servito dalla memoria era il Bixio, il quale soleva dire «che +non ci fu discussione, nè ci poteva essere.» + +[66] Più d’un centinaio era posto fuori di combattimento dalle morti, +dalle ferite, dalle malattie; circa altri cento correvano coll’Orsini; +dire ottocento dunque è già un dir troppo. Dallo _Stato numerico delle +Squadriglie siciliane passate in rivista dall’Ispettore generale Türr +il 1º giugno 1860_, il totale delle loro forze apparisce di 3229 +uomini, ma supponiamo che anche il Türr non abbia potuto contarli +tutti. + +[67] ISIDORO LA LUMIA, valente storico della sua Isola nativa; anima +rettissima e cuore gentile, rapito anzi tempo agli studi ed alla +patria, nel suo opuscolo: _La Restaurazione borbonica e la Rivoluzione +del 1860_, pag. 117, 118 e 119. + +[68] Vedi: _Notamento dei cadaveri rinvenuti nella città di Palermo +dal 30 maggio 1860 in poi, ufficialmente constatati dall’Autorità +municipale, avvertendo che è stato impossibile di raccogliere più +precisi e circonstanziati ragguagli_. + +[69] Lord Brougham alla _Camera dei Lordi_ nella seduta dell’8 giugno; +e Lord Palmerston alla _Camera dei Comuni_ in quella del 12 giugno +1860. + +[70] In alcuni storici (RUSTOW, op. cit., pag. 214; ZINI, op. cit., +pag. 612) troviamo che il Console inglese e l’ammiraglio Mundy +chiesero ed ottennero dal Commissario del re Francesco la cessazione +del bombardamento. Ma nel libro dell’ammiraglio Mundy, che abbiamo +sott’occhio (_H. M. S. «Hannibal» at Palermo and Naples during the +Italian Revolutions 1859-1861. With notices of Garibaldi, Francis II +and Victor Emanuel, by Rear-Admiral Sir_ RODNEY MUNDY. K. C. B. London, +John Murray, 1863), non abbiamo letto una sola parola che giustifichi +quell’affermazione. Tutto quanto l’Ammiraglio inglese ha operato per +impedire il bombardamento o diminuirne i danni, si riduce a questi due +fatti da lui stesso raccontati: + +1º Nel 25 maggio, due giorni prima dell’entrata di Garibaldi, +l’ammiraglio Mundy scrisse al generale Lanza per pregarlo a risparmiare +alla città gli orrori del bombardamento. A questa domanda però, a cui +si associò naturalmente il console inglese Sir Podven, il generale +Lanza fece questa risposta: «Non credersi obbligato a risparmiare il +bombardamento a città ribelle; promettere soltanto che, scoppiando +la rivolta, non aprirebbe il fuoco se non due ore dopo cominciate le +ostilità, per lasciar tempo ai sudditi stranieri ed ai pacifici sudditi +di S. M. di riparare alle navi.» (Vedi nell’op. cit., dalla pag. 99 +alla 103.) + +2º Essendosi il generale Lanza nella mattina del 28 posto in +comunicazione coll’ammiraglio Mundy allo scopo di ottenere la di lui +mediazione, l’Ammiraglio aveva creduto bene avvertire il Comandante +della Cittadella delle intavolate trattative, richiedendolo nello +stesso tempo di sospendere, durante le stesse, il fuoco delle sue +batterie. Ma anche questa richiesta ebbe la sorte della prima; poichè +il Comandante del forte mandava a rispondere all’Ammiraglio, che era +impossibilitato di compiacere a’ suoi desiderii «as his orders were +imperative to continue the bombardment unless the answer which I +(cioè l’ammiraglio Mundy) should give was a full acquiescence in the +proposals which had been made.» (Vedi op. cit., pag. 134.) E in ogni +caso ognuno vede che il Mundy si era diretto non al Comandante in capo +dell’esercito napoletano, ma ad un ufficiale subordinato, e non con +una formale richiesta o protesta, ma con una specie di preghiera, che +doveva restare, come restò, inesaudita. + +[71] Quell’ufficiale si chiamava il capitano Cossovich, comandante +della regia fregata _Partenope_, e corrispondeva col Lanza per mezzo +del telegrafo ottico del Castellamare collegato a quello del Palazzo +Reale. + +[72] MUNDY, op. cit., pag. 124. + +[73] Di codesta trama noi non abbiamo dato che i sommi capi. Chi +ne voglia vedere il lungo complicato intrigo, legga i capi XI e +XII dell’opera citata del Mundy. Soggiungeremo solo, per maggiore +chiarezza, che quando il generale Lanza udì che il Mundy, in luogo +della chiesta protezione dell’Inghilterra, gli offriva il salvocondotto +di Garibaldi, gli replicò secco e sdegnato che egli aveva chiesto la +protezione della bandiera inglese, e mancando questa, egli non aveva +più nulla a dire all’Ammiraglio. Allora questi ragionevolmente pensò +che ogni carteggio in proposito fosse chiuso; quando, con sua grande +maraviglia, nella mattina del 29 si vide arrivare quest’altro dispaccio +del Commissario regio: «Riferendomi all’ultima corrispondenza, mando +i due Generali a conferire con lei. Il fuoco sarà sospeso da ambe le +parti verso sera.» Che cosa significava questo sibillino dispaccio? Il +Lanza si riferiva all’ultima corrispondenza! Ma l’ultima corrispondenza +aveva precisamente conchiuso, che il Mundy credeva necessario +l’intervento di Garibaldi e che il Lanza non poteva accettare questa +condizione. Ora come mai poteva riferirvisi? Certo il Commissario regio +voleva traccheggiar sopra un equivoco, sperando con questo di strappare +all’Ammiraglio britannico una concessione che altrimenti non avrebbe +mai fatta. L’Ammiraglio cansò ancora il tranello e replicò per la terza +volta al generale Lanza la lettera seguente, che fu l’ultima e che +testualmente pubblichiamo: + + «_Rear-Admiral Mundy to General Lanza_ + + (Translation.) + + _Hannibal_, at Palermo, May 29, 1860, Noon. + +»Sir — From your Excellency’s last communication al 7 P. M. yesterday, +in which you state it is not necessary to speak to me any more, I +concluded the correspondence was finished. But as you again earnestly +request my mediation, I consent to receive the two Generals on board, +provided general Garibaldi allaws them to pass through his lines. My +boat will be at Porta Felice to receive them. + + »(Signed) G. RODNEY MUNDY.» + +[74] Ho ritradotto testualmente la traduzione in inglese +dell’ammiraglio Mundy, che varia in alcune parti da quelle che +corrono per le storie, ma che credo più genuina, come quella che venne +testualmente comunicata in copia dal generale Lanza all’Ammiraglio +stesso. + +[75] MUNDY, op. cit., pag. 142. + +[76] Non lo riseppe che nella sera del 28; tanto fu il segreto serbato +da quella brava popolazione sulle mosse del liberatore. + +Il Lanza non aveva tardato di spedire ai due comandanti, nella giornata +stessa del 27, un corriere che li avvisava dell’accaduto e prontamente +li chiamava; ma il corriere fu spacciato, ed il plico, di cui era +latore, riportato, dopo la liberazione di Palermo, a Garibaldi. + +[77] Stando ad un rapporto del luogotenente Wilmot (in Mundy, op. +cit., pag. 145), sembrerebbe che quella colonna fosse entrata da Porta +de’ Greci e venisse di fianco dall’Orto botanico; ma tutte le nostre +testimonianze ci ripetono che la colonna entrò per la Porta di Termini: +forse quella veduta dal Wilmot ne era un distaccamento. + +Nel libro: _Storia della 15ª Divisione Türr nella Campagna del 1860 in +Sicilia e Napoli_, per il maggiore di fanteria CARLO PECORINI-MANZONI +(Firenze, 1876, pag. 63), si legge che fu il Letizia, il quale per +l’appunto traversava la città per recarsi a bordo dell’_Hannibal_, a +correre a Porta Termini a far cessare il combattimento. Ciò non è nè +poteva essere. Il convegno sull’_Hannibal_ era fissato per le due, e +il Letizia vi arrivò contemporaneamente a Garibaldi; non poteva dunque +traversare Palermo tra le 10 e le 11, ora in cui accadde lo scontro a +Porta Termini. + +Lo stesso maggiore Pecorini fa intervenire al fatto di Porta Termini il +generale Türr. È probabile ch’egli pure sia accorso a veder che fosse +quell’inaspettato combattimento e si sia adoperato a farlo cessare; +come accorsero e s’adoperarono altri, fra i quali il Sirtori; ma gli +attori principali dell’episodio furono quelli da noi citati. + +[78] Non ci arrestiamo a smentire tutti gli altri favolosi racconti +di questo episodio; diremo solo che ALBERTO MARIO nel suo _Garibaldi_ +(pag. 38) lo fa accadere il 1º giugno! + +[79] In molti libri si legge Türr. Lo stesso Generale ci assicurò che è +un errore. + +[80] Il MUNDY, op. cit., pag. 147, dice: «Whether this arrangement was +an act of simple politeness on their part, or a premeditated scheme +for accertaining if he would be received with military honours, I +do not pretend to say, but as they did not immediatley follow him +up the accomodation ladder et struck me the delay was not entirely +accidental.» + +[81] MUNDY, op. cit., pag. 148. + +[82] MUNDY, op. cit., pag. 150. + +[83] Ib., pag. 150. + +[84] MUNDY, op. cit., pag. 153. + +[85] Ib., pag. 153 e 154. — Del resto, la parola _unmeasured terms_ è +dell’ammiraglio Mundy, non nostra, e siamo ben lungi dal confermarla. +Quali che fossero i termini usati da Garibaldi (villani non saranno +stati certamente), non era mai _unmeasured_ dire in quel momento e a +siffatto nemico il fatto suo. Se anche, per generosità, non si voglia +scorgere nel fatto di Porta Termini alcuna perfidia premeditata, resta +sempre l’altro fatto ancor più irritante d’un nemico, che dopo aver +sollecitato dal proprio avversario la grazia d’una conferenza o d’un +armistizio, ricusava poi di riconoscere l’avversario stesso nella +persona del suo capitano supremo, e di trattare con lui! Pensiamo che +alla sortita del generale Letizia un Inglese avrebbe forse risposto, +effetto di temperamento, con più flemma, ma l’avrebbe anche assai +probabilmente fatto saltare nella lancia di bordo, e rimandato a voga +più che arrancata a terra. + +[86] MUNDY, op. cit., pag. 156. + +[87] ABBA, _Noterelle d’uno dei Mille_, ec., pag. 154. + +[88] Fino dal 2 sul vaporetto _Utile_ erano già sbarcati a Marsala +altri cinquantasei volontari, parte Siciliani, parte Continentali. Li +guidava Carmelo Agnetta e portavano, oltre che il loro braccio, qualche +soccorso d’armi e di munizioni. Non poterono però penetrare in Palermo +che la mattina del 5 giugno. + +[89] E non gliene mancava la ragione. Il conte di Cavour lavorava +già da tempo a promuovere un _pronunciamento_ fra gli ufficiali della +flotta borbonica; e all’uopo gli serviva d’intermediario l’ammiraglio +Persano, autorizzato a mettersi in corrispondenza cogli ufficiali +stessi «ed a spendervi qualche danaro occorrendo.» (_Diario_ citato, +pag. 22.) L’8 di giugno poi, narra lo stesso Persano (pag. 29) che +il comandante Vacca andò ad un convegno datogli da lui e disposto, +per solo vivo sentimento d’italianità, ad inalberare sul suo legno la +bandiera italiana. E tralasciando la parte non bella che facevano in +tutto questo così il conte di Cavour come l’ammiraglio Persano, si vede +che il Lanza aveva fiutato il pericolo. + +[90] Decreto del 17 giugno 1860. + +[91] + + «_Al bello e gentil sesso di Palermo_. + +»Colla coscienza di far bene, io propongo cosa gradita certamente ad +anime generose come voi siete, o donne di Palermo!... A voi che io +conobbi nell’ora del pericolo!... belle di sdegno e di patriottismo +sublime!... disprezzando nel furore della pugna le immani mercenarie +soldatesche, ed animando i coraggiosi figli di tutte le terre italiane, +stretti al patto di liberazione o di morte! + +»Fidente a voi mi presento, vezzose Palermitane!... e per confessarvi +un atto mio di debolezza, io vecchio soldato dei Due Mondi, piansi.... +commosso nell’anima!... e piansi.... non alla vista delle miserie e del +soqquadro a cui fu condannata questa nobile città!... non al cospetto +delle macerie del bombardamento e dei mutilati cadaveri; ma alla vista +dei lattanti e degli orfani dannati a morir di fame!... Nell’Ospizio +degli orfani novanta su cento lattanti periscono mancanti d’alimento! +Una balia nutre quattro di quelle creature fatte ad immagine di Dio!... +io lascio pensare il resto all’anima vostra gentile, già addolorata +dalla nuova desolante. + +»Nei molti congedi della mia vita, il più sensibile sarà certamente +quello in cui mi dividerò da voi, popolazione carissima!... Io sarò +mesto in quel giorno!... ma spero la mia mestizia raddolcita da voi, +nobile parte di questo popolo, colla speranza, col convincimento, che +le derelitte innocenti creature, cui più la sventura che la colpa ha +gettato un marchio d’infamia!... ripulse lungi dal seno della società +umana!... dannate ad una vita di vituperio e di miserie.... quelle +infelici, dico, restino affidate alla cura preziosa di queste care +donne, a cui mi vincola, per la vita, un sentimento irremovibile +d’amore e di gratitudine! + + »G. GARIBALDI.» + +[92] Il Decreto era del 20 giugno. + +[93] Ci atteniamo alle cifre date dal Medici nella sua lettera +a Garibaldi, scrittagli da Cagliari il 12 giugno, e che si legge +nel _Diario_ PERSANO (pag. 33), benchè il Resoconto del fondo del +Milione di fucili, che abbiamo potuto consultare, presenti, circa al +numero delle armi segnatamente, qualche differenza. Ma di ciò poco +monta. Importa forse più mettere in sodo che le spese della seconda +spedizione, checchè altri ne abbia scritto, furono tutte sostenute +dallo stesso fondo del Milione di fucili sopra ricordato, come risulta +da questo specchietto cortesemente favoritomi dal mio dilettissimo +amico Enrico Guastalla, segretario allora del fondo dei fucili, +ordinatore principale della spedizione Medici, in appresso Capo di +Stato Maggiore della stessa Divisione: patriotta e soldato valoroso +quanto modesto, che l’Italia presente degli arruffoni e dei ciarlieri +dimentica, ma che la futura ricorderà. + + _Seconda spedizione_. + Colonnello GIACOMO MEDICI. + _Battelli a vapore._ + + Importo dei tre vapori _Washington, Oregon e Franklin_ + con approvvigionamenti e paghe agli equipaggi + comperati in Marsiglia, comprese le spese di + viaggi, telegrafi, corrispondenze e provvigioni. L. 752,489.55 + + _Oggetti d’armamento._ + + Nº 4850 fucili francesi. + Nº 200 carabine _Enfield_. + Nº 200 fucili di Liegi. + Sciabole, _revolwers_, cartuccie, capsule + ed altri accessorii, per 324,596.10 + _Oggetti di equipaggiamento_, per 22,144.27 + _Oggetti di abbigliamento_, per 60,266.64 + Totale L. 1,159,496.56 + +[94] Vedi lettere sue al conte di Cavour del 10, 18, 25, 28 giugno e 2 +luglio 1860. + +[95] Vedi _Diario privato politico-militare_ dell’ammiraglio PERSANO, +parte I, pag. 47. Lettera scritta dal conte di Cavour all’Ammiraglio +stesso. + +[96] Ecco quell’articolo: + +«Sabato 7 corrente, per ordine speciale del Dittatore, sono stati +allontanati dall’Isola nostra i signori Giuseppe La Farina, Giacomo +Griscelli e Pasquale Totti. I signori Griscelli e Totti, côrsi di +nascita, sono di coloro che trovano modo ad arruolarsi negli uffici di +tutte le polizie del Continente. + +»I tre espulsi erano in Palermo cospirando contro l’attuale ordine +di cose. Il Governo, che invigila perchè la tranquillità pubblica non +venga menomamente turbata, non poteva tollerare ancora la presenza tra +noi di codesti individui venutivi con intenzioni colpevoli.» — Vedi +_Epistolario_ di GIUSEPPE LA FARINA, tomo II, pag. 376. + +[97] Di averlo ignorato lo disse all’ammiraglio Persano, al quale +soggiunse anche di non lo voler disdire. — Vedi _Diario_ citato, pag. +73. + +[98] Il conte di Cavour, il 13 luglio, scrivendo all’ammiraglio +Persano, faceva l’ipotesi che Garibaldi si mettesse un giorno o l’altro +in opposizione col Governo del Re; ma s’affrettava a soggiungere che +questo non poteva accadere, se non quando si giudicasse dal Re giunto +il tempo di operare l’annessione di Sicilia e Napoli. Ora queste parole +provano che al dì 13 luglio, quel tempo il Conte non lo credeva ancora +venuto. Del resto quella lettera del 13 luglio onorerà la previdenza, +ma non certo la lealtà, del conte di Cavour, e basti la citazione di +questo brano a provarlo: + +«In quest’ipotesi (nell’ipotesi della resistenza di Garibaldi +all’annessione), importerebbe sommamente che tutte le forze marittime +passassero immediatamente sotto il di lei comando. Io son certo che +noi possiamo fare affidamento assoluto sopra Piola. Ma ciò non basta; +bisogna che egli possa portar seco tutti i legni che comporranno la +squadra di Garibaldi, perciò sarebbe bene che questi legni fossero +comandati da ufficiali fidati. Io la autorizzo quindi ad accettare +le dimissioni di tre o quattro ufficiali della squadra, a cui Piola +affiderebbe il comando dei varii legni, di cui il Governo della +Sicilia dispone. Questi devono essere scelti in modo da non lasciare +il benchè minimo dubbio sulla loro devozione al Re ed alla Monarchia +costituzionale. + +»In questo momento rispondo a Piola, che mi fece richiesta d’alcuni +ufficiali, di rivolgersi a lei per conoscere le mie intenzioni, e che +ha piena facoltà di mandarle ad effetto.» + +Da questa lettera sarebbe difficile argomentare quale de’ tre +personaggi il conte di Cavour, l’ammiraglio Persano e il comandante +Piola facesse la più triste figura. Il conte di Cavour cospirava +con un Ammiraglio del Re e un Ministro di Garibaldi stesso, tentando +ammutinargli contro o portargli via la flotta. L’ammiraglio Persano +doveva farsi complice della trama, dando a Garibaldi degli ufficiali di +marina infidi, disposti, a un dato momento, ad abbandonarlo e tradirlo. +Il signor Piola, ministro della Marina di Garibaldi, chiesto da lui e +depositario della sua fiducia, doveva dar l’ultima mano al complotto, +mettendo a bordo quegli ufficiali e consegnando al momento anche la +squadra. + +Fortunatamente quel disegno, nato certamente da un triste incubo del +conte di Cavour, non ebbe bisogno d’esser mandato a compimento; ma quel +disegno prova che, se Garibaldi credeva d’essere attorniato da insidie, +non aveva tutti i torti. (Vedi _Diario_ citato, pag. 41.) + +[99] Presiedevali Don Antonio Spinelli: n’erano principali per gli +_Esteri_ Giacomo De Martino, per le _Finanze_ Giovanni Manno, per la +_Giustizia_ Gregorio Morelli, per la _Polizia_ Liborio Romano. + +[100] Alessandro Nunziante, duca di Mignano, figlio del tormentatore +delle Calabrie, e stromento egli stesso delle ferocie di Ferdinando +II: dopo aver chiesto di capitanare una spedizione contro Garibaldi, +vistolo trionfante, tocco dalla grazia, chiedeva all’improvviso licenza +dal suo esercito; offertogli il ritiro, lo rifiutava, rinviando con +sdegno pomposo le sue decorazioni e indirizzando a’ suoi soldati un +_addio_, nel quale li esortava a militare per la patria, «quasichè +(dice bene lo Zini) egli avesse fino allora portato in petto la +patria in compagnia degli esuli e dei macerati negli ergastoli.» Poi +riparatosi a Torino e ricevuta colà la parola del conte di Cavour, +circa la metà d’agosto torna nascosto a Napoli, e vivendo clandestino +ora a bordo dell’ammiraglia del Persano, ora in casa d’amici, cospira +a ribellare coll’oro del conte di Cavour l’esercito, al quale pur ora +apparteneva; specialmente i Cacciatori, che, a sentirlo, si sarebbe +tirati dietro al solo presentarsi. Ma nè egli si presentò, nè i +Cacciatori si mossero; pure egli potè essere accolto nell’esercito +italiano e morirvi generale! (Vedi _Diario_ PERSANO, parte II, pag. 16, +35, 36, 44, 66, 73, ec.) + +[101] Era un antico legno da guerra borbonico; preso dai Palermitani +nel 1848 e battezzato _Indipendenza_, ripreso dal Borbone e restituito +al suo primo nome di _Veloce_. + +[102] Fra i volontari eran chiamati così dal colore della divisa: tutte +di tela bianca quelle del Dunn; con tuniche bigio-scure quelle del +Medici. + +[103] Alberto Mario la racconta con verità. Il Rustow scrisse che lo +scontro avvenne nella prima carica, ma è un errore. Io udii narrare il +fatto da Garibaldi stesso. + +[104] Parole del testo della Convenzione 23 luglio 1860, tra il +colonnello Anzani ed il generale Garibaldi. + +[105] In questo, Liborio Romano passava al Ministero dell’interno e il +generale Pianell a quello della guerra. + +[106] PERSANO, _Diario_ cit., pag. 92. + +[107] Anche prima di quel giorno, nell’annunciare allo stesso +Ammiraglio la lettera di Vittorio Emanuele a Garibaldi, invitava +l’Ammiraglio a non cercare d’influire sulle determinazioni di +questi, confessando che _per poco esso sia ragionevole bisogna che il +Governo del Re cammini con lui_; e dicendosi pronto a ritirarsi onde +_facilitare_ lo stabilimento di una perfetta concordia tra Garibaldi e +il Ministero. + +Lettera del conte di Cavour al contrammiraglio Persano, estratta dal +_Diario_ di questi, parte I, pag. 89. + +[108] Al Türr ammalato e partito per ragione di cura per il Continente +era subentrato nel comando della brigata l’ungherese colonnello Eber. + +[109] Vedi _I Mille_, cap. XXXII, pag. 151-152. Che Garibaldi abbia +ordinato egli stesso la spedizione romana, lo provano le lettere +pubblicamente scritte al Bertani ed al Medici prima di partire da +Quarto; l’approvazione tacita o espressa a tutti gli apparecchi fatti +dal Bertani al medesimo scopo, e stando ad un’affermazione di Maurizio +Quadrio, un telegramma che Garibaldi stesso avrebbe diretto dal Faro +tra il 10 e l’11 agosto ad uno dei capi della spedizione romana, e +che avrebbe suonato precisamente così: «Io scenderò in Calabria il 19 +agosto, voi operate ad oltranza negli Stati romani.» Vedi il _Libro +dei Mille del generale Giuseppe Garibaldi_, Commenti di MAURIZIO +QUADRIO, pag. 47 e segg. Il Quadrio però non dice d’aver veduto egli il +telegramma: afferma solo che fu veduto da Mauro Macchi, e che una copia +autenticata da notaio ne fu consegnata per sua garanzia al colonnello +Pianciani. + +[110] Vedi _Diario_ PERSANO, quasi tutta la parte seconda. + +[111] Lettera del conte Leopoldo di Siracusa al re Francesco del 24 +agosto 1860, e Indirizzo del Ministero Liborio Romano allo stesso Re +del 22 agosto. + +[112] Vedi BIANCHI, _Storia documentata della Diplomazia europea_, vol. +VIII, pag. 322-323. + +[113] Vedi il Decreto nel _Diario_ PERSANO, parte II, pag. 117: + + «Napoli, 7 settembre 1860. + + »Il Dittatore decreta: + +»Tutti i bastimenti da guerra e mercantili appartenenti allo Stato +delle Due Sicilie, arsenali e materiali di marina sono aggregati alla +squadra del Re d’Italia Vittorio Emanuele, comandata dall’ammiraglio +Persano. + + »_Firmato_: G. GARIBALDI.» + +[114] L’ammiraglio PERSANO nel suo _Diario_ citato, parte II, pag. 135, +narra: + +«Vedo a terra l’ammiraglio Mundy. Egli mi dice che il signor Elliot, +ministro d’Inghilterra, aveva avuto un abboccamento col generale +Garibaldi a bordo dell’_Annibale_, essendo stato incaricato da Lord +John Russell di dissuaderlo dal suo intendimento di attaccare la +Venezia, dacchè tutto induceva a far credere che tale atto sarebbe +tornato oltremodo dannoso all’Italia; per l’appunto come s’era detto +fra noi due alcuni giorni prima: che il Dittatore, alla comunicazione +fattagli dal signor Elliot, aveva risposto, essere egli risoluto di +proclamare, ma dal Campidoglio, Vittorio Emanuele Re d’Italia; e che +dopo ciò si sarebbe offerto uno de’ suoi luogotenenti per l’impresa +della Venezia.» + +[115] NICOMEDE BIANCHI, _Storia documentata della Diplomazia europea in +Italia_ (1859-1861), vol. VIII, pag. 338-339. + +[116] Consentiamo collo Zini (_Storia_ cit., pag. 702) che «l’arditezza +del conte di Cavour venne a contraccolpo della prima arditezza di +Garibaldi; onde questi, non quegli, fu il vero motore dell’impresa;» +ma non per questo possiamo tenerci dall’ammirarle entrambe. Se anzi +una censura può muoversi al conte di Cavour è di troppa temerità. Nel +giorno infatti in cui egli spingeva metà dell’esercito sardo al di là +della Cattolica, egli non era sicuro che l’Austria, che ingrossava +nel quadrilatero, non l’avrebbe assalito. Tanto vero che scriveva a +Persano: «Tenga la squadra pronta a partire per l’Adriatico. Faccia +una leva forzata di marinai in codeste parti.... Dica al generale +Garibaldi, da parte mia, che, se noi siamo assaliti, l’invito in nome +d’Italia ad imbarcarsi tosto con due delle sue divisioni per venire a +combattere sul Mincio, ec.» (_Istruzioni Cavour a Persano_, Torino, 22 +ottobre 1860.) + +Solo alcuni giorni dopo, essendo stato assicurato da Napoleone che +l’Austria non l’avrebbe attaccato, o che altrimenti egli, almeno +rispetto alla Lombardia, l’avrebbe impedito, il conte di Cavour +respirò. Quando poi, nel convegno di Varsavia, la Prussia e la Russia +accettarono il principio del non intervento, energicamente difeso dalla +Francia e dall’Inghilterra, ogni pericolo svanì, e Cavour potè correre +franco fino alla fine. Ma aveva giuocato un terribile giuoco. Per +salvare l’Italia dal mostro della rivoluzione aveva rischiato di farla +sbranare nuovamente dall’aquila austriaca. Ma poichè l’Austria in fin +de’ conti non si mosse, e Cavour vinse la partita, non gli può essere +negato l’applauso che ha sempre salutato il successo. + +[117] Vedi la lettera del Mazzini nei _Mille_, di G. ODDO, pag. 708. + +[118] Vedi il suo Proclama in data di Salerno, 7 settembre 1860: + + «_Alla cara popolazione di Napoli_. + +»Figlio del popolo, è con vero rispetto ed amore che io mi presento a +questo nobile ed imponente centro di popolazione italiana, che molti +secoli di dispotismo non hanno potuto umiliare, nè ridurre a piegare il +ginocchio al cospetto della tirannide. + +»Il primo bisogno dell’Italia era la concordia per raggiungere l’unità +della grande famiglia italiana: oggi la Provvidenza ha provveduto +alla concordia con la sublime unanimità di tutte le provincie per +la ricostituzione nazionale; per l’unità essa diede al nostro paese +Vittorio Emanuele, che noi da questo momento possiamo chiamare il vero +padre della patria italiana.» (_Diario_ cit., parte II, pag. 115.) + +[119] _Ire politiche d’oltre tomba_, di AGOSTINO BERTANI, pag. 74 e seg. + +[120] Doveva alludere a Filippo Cordova e al barone Camerata Scovazzo. + +[121] Pubblicava nello stesso senso un Manifesto, nel quale è notevole +questo periodo: + +«Essi vi hanno parlato (ai Palermitani) d’annessione, come se più +fervidi di me fossero per la rigenerazione d’Italia — ma la loro mèta +era di servire a bassi interessi individuali — e voi rispondeste come +conviene a popolo che sente la sua dignità, e che fida nel sacro ed +inviolato programma da me proclamato: + + »ITALIA E VITTORIO EMANUELE. + +»A Roma, popolo di Palermo, noi proclameremo il Regno d’Italia — e là +solamente santificheremo il gran consorzio di famiglia tra i liberi e +gli schiavi ancora, figli della stessa terra. + +»A Palermo si volle l’annessione, perchè io non passassi lo Stretto. + +»A Napoli si vuole l’annessione, perchè io non possa passare il +Volturno. + +»Ma in quanto vi siano in Italia catene da infrangere — io seguirò la +via — o vi seminerò le ossa.....» + +[122] Il maresciallo Ritucci, eletto comandante in capo dell’esercito +borbonico, aveva sotto i suoi ordini tre divisioni di fanteria, una +di cavalleria, alle quali aggiunte le truppe accantonate qua e là a +guardia degli Abruzzi, i presidii di Gaeta e di Civitella del Tronto, +si vede che la cifra di cinquantamila uomini sta piuttosto al di sotto +che al di sopra del vero. + +[123] Il Rustow, che pare sia stato uno dei consiglieri dell’operazione +di Caiazzo, vorrebbe far credere che l’abbia ordinata Garibaldi stesso +(Op. cit., pag. 892); ma ciò, siccome narrammo, non è. Garibaldi nel +suo libro dei _Mille_ (pag. 276-277) respinge da sè la responsabilità +dell’impresa tentata e contro ordine suo, con queste esplicite parole: + +«Obbligato di lasciare l’esercito sul Volturno e di recarmi a Palermo +per placare quel bravo e bollente popolo nell’esaltazione in cui +l’avean spinto gli annessionisti, io aveva raccomandato al generale +Sirtori, degno capo dello Stato Maggiore dell’esercito meridionale, di +lanciar delle bande nostre sulle comunicazioni del nemico. + +»Ciò fu fatto, ma pure chi ne avea l’incarico immediato stimò opportuno +di fare qualche cosa di più serio, e col prestigio delle precedenti +vittorie non dubitò qualunque impresa essere eseguibile dai nostri +prodi militi. + +»Fu decisa l’occupazione di Caiazzo, villaggio all’oriente di Capua, +sulla sponda destra del Volturno. + +»Il 19 settembre ebbe luogo l’operazione: si occupò Caiazzo, ed io +giunsi lo stesso giorno per assistere al deplorevole spettacolo del +sacrifizio dei nostri poveri volontari, che avendo marciato, secondo +il costume loro, intrepidamente sul nemico sino all’orlo del fiume, +furono poi obbligati, non trovandovi riparo contro la grandine di +palle nemiche, di retrocedere fuggendo, fulminati alle spalle. Il +giorno seguente, credo, il nemico inviò un forte nerbo di forze +ad attaccare i nostri in Caiazzo, che in pochi furono obbligati ad +evacuare, e ritirarsi precipitosamente verso la sinistra del Volturno, +dopo essersi valorosamente battuti ed aver perduto non pochi militi, +morti, feriti ed affogati nel fiume. L’operazione di Caiazzo fu, più +che un’imprudenza, una mancanza di tatto militare, da parte di chi la +comandava. + +»E serva quell’esempio ai nostri giovani militi, tuttora obbligati a +studiare quella manía di macellar gli uomini, che si chiama arte della +guerra.» + +S’aggiunga: il Pecorini-Manzoni, nella sua citata _Storia della XV +Divisione Türr_, ec., cercando di giustificare il Türr della mossa, si +limita a dire, che «egli pensava di lanciare dei distaccamenti al di +là del Volturno verso Piedimonte per verificare l’opinione del paese, +e trovandovi simpatia organizzare delle squadre di Guardia Nazionale, +e con esse tormentare alle spalle ed ai fianchi il nemico e simulare +quindi degli attacchi sopra Caiazzo e dietro Capua, per obbligarlo +a mostrare le forze che potrebbe spiegare in un fatto d’arme serio +contro le forze garibaldine, e non dargli tempo di mandare ad effetto +un tale fatto prima che tutta l’armata di Garibaldi fosse riunita sul +Volturno.» (Op. cit., pag. 182.) + +Infine meglio d’ogni testimonianza valgano le istruzioni che Garibaldi +stesso dava in iscritto al maggiore Csudafy, incaricato appunto +di comandare una delle scorribande al di là del Volturno, e che +chiariscono tutto il pensiero del Generale in capo dell’esercito +meridionale: + + «_Al signor maggiore Csudafy_. + + »Caserta, 16 settembre 1860. + + »Maggiore! + +»Con tre distaccamenti, che confiderà a voi il generale Türr, voi +passerete il Volturno al di sopra di Capua ove vi convenga. + +»Il principale oggetto della vostra missione è di mostrarvi nella +retroguardia al nemico dietro Capua e incomodarlo in ogni modo +possibile. + +»Quindi mostrarvi alle popolazioni circonvicine, fra le quali voi +dovete spargere i buoni principii di libertà e d’indipendenza italiana, +e spingerle all’armamento contro il dispotismo. Soprattutto voi dovrete +ottenere dai vostri soldati che rispettino la gente, le proprietà, e +che procurino di farsi amare da tutti e temere dai nemici. + +»Per mezzi di cui abbisognate, rivolgetevi alle Autorità locali che +munirete di competente ricevuta. + +»Se potete spingere alcuno dei vostri distaccamenti (che cercherete +d’aumentare quanto possibile) alla frontiera e sul territorio +pontificio, farete bene di farlo e spingere pure le popolazioni +pontificie a scuotere il giogo. + +»Infine voi darete notizie di voi e di qualunque cosa importante al +Quartier generale del generale Türr ed al mio. + + »_Firmato_: G. GARIBALDI.» + +(PECORINI-MANZONI, op. cit., pag. 183-184.) + +[124] «La nostra linea di battaglia era difettosa; essa era troppo +estesa da Maddaloni a Santa Maria.» (_I Mille_, pag. 280.) + +[125] Abbiamo usato per brevità la parola _Divisione_; ma +s’ingannerebbe assai chi la prendesse alla lettera. L’esercito +meridionale essendo in formazione continua, nulla di più difficile di +dare la situazione quotidiana dei corpi. La divisione Türr comprendeva +cinque brigate: Sacchi, Eber, Spangaro, De Giorgis, La Masa; ma +essendo esse tutte sparpagliate in mezzo alle altre divisioni, può +dirsi che la divisione in fatto non esisteva. Così la brigata La Masa +era aggregata alla 16ª divisione Cosenz e Milbitz; quella Spangaro +alla 17ª Medici, e la brigata Sacchi stava da sè a San Leucio; le +brigate Eber e De Giorgis stavano nella riserva. La 18ª divisione Bixio +comprendeva tre brigate: quella Dezza, della forza di milleottocento +uomini; quella Eberhard, di millecinquecento, e una terza, Spinazzi, +di seicentosettanta, più una così detta colonna Fabrizi che non +apparteneva a nessuna divisione. La 16ª invece aveva un battaglione +Bronzetti nientemeno che a Castel Morone, e una brigata intera, quella +Assanti, nella riserva. + +La riserva poi era un miscuglio curiosissimo. Essa comprendeva, oltre +le nominate: + + Brigata Eber 1600 + Brigata De Giorgis 850 + Brigata Assanti 1100 + Un battaglione Paterniti 250 + Una brigata calabrese comandata dal colonnello + Pace, grossa di oltre duemila uomini, ma di + cui soltanto ottocento armati alla meglio + e servibili 800 + _Totale_ 4600 + +Centocinquanta uomini di cavalleria, quattrocento del Genio aggregati +la maggior parte alla 17ª divisione, e gli artiglieri necessari ai +servizio dei trenta pezzi summentovati, compivano l’esercito. + +[126] _I Mille_, pag. 282. + +[127] Il RUSTOW, pag. 436; il PECORINI, pag. 242, riferiscono queste +parole del Generale con alcune varianti. Al solito noi ne prendiamo +l’essenziale, lasciando l’accessorio. + +[128] Altri disse che mandò la notizia della vittoria molto prima, +cioè quando giunse a Santa Maria. Nel suo libro dei _Mille_ egli tronca +ogni dubbio scrivendo: «In quel momento, 5 pomeridiane, io telegrafai a +Napoli: _Vittoria su tutta la linea_.» — (Vedi op. cit., pag. 297.) + +[129] Quando diciamo puramente _Caserta_ intendiamo la città, ora +capoluogo della provincia. + +[130] L’abbiamo detto altrove (_Vita di Nino Bixio_), lo ridiciamo +qui, questa e _questa sola_ fu la parte presa da quei Bersaglieri alla +battaglia del Volturno. Tutto quanto fu scritto sin qui nell’intento +di accrescere a’ regolari e scemare a’ Volontari una gloria, a cui +basta d’essere italiana, è assolutamente falso: falso che essi abbiano +partecipato in un modo qualsiasi alla giornata del 1º; falso che +abbiano contribuito alla vittoria del 2, la quale era già ottenuta +prima di combattere, che fu una razzía di truppe disperse, non un +combattimento, e che in ogni caso sarebbe stata decisa dai movimenti +aggiranti di Garibaldi e del Bixio, non dalle poche fucilate di quei +pochi Bersaglieri contro l’avanguardia sviata d’una colonna venuta a +cascare nel centro delle nostre linee. + +[131] RUSTOW, op. cit., pag. 449. + +[132] E non abbiamo mestieri di citare esempi più recenti. Il La +Marmora non comandò in Crimea più di quindicimila uomini, eppure +fu nominato Generale d’armata. Castelfidardo fu un combattimento di +posizione di otto o diecimila uomini contro cinque o seimila, eppure il +Cialdini fu nominato Generale d’armata, e nessuno dubitò mai che que’ +due Generali non fossero capaci di condurre più grossi eserciti. + +[133] Rapporto del generale Bixio sul fatto d’armi di Maddaloni, in +data di Caserta, 6 ottobre 1860. + +[134] _I Mille_, pag. 292-293. + +[135] È doloroso il pensare che la battaglia del 1º ottobre non abbia +ancora ottenuto nella storia delle armi italiane il posto che le +conviene. Storici anche autorevoli ne parlano con una leggerezza da far +dubitare della loro serietà. A mo’ d’esempio, nella _Storia militare_ +del colonnello CARLO CORSI, professore di Storia militare alla Scuola +superiore di guerra (libro di testo anche per gli allievi della +R. Accademia militare), terza parte, pag. 295 e seg., ci sono tali +errori e di fatto e di apprezzamento da legittimare il sospetto che +lo storico abbia mai riflettuto un istante alle cose da lui narrate. +Noi riproduciamo qui il suo racconto, accompagnandolo di brevissime +osservazioni, lasciando giudice il lettore se a siffatti romanzi +convenga il nome di storia, e di storia destinata all’educazione della +mente o del cuore della gioventù militare della patria nostra: + +Pag. 295. «_Battaglia del Volturno o di Santa Maria_ (_1º ottobre_). — +Lo scopo primo del radunamento delle truppe borboniche sul Volturno, +cioè rassodar le milizie e fermar Garibaldi, era stato ottenuto; ora +bisognava procedere alla riscossa, come Radetzky nel 1848, col massimo +vigore. Ma invece di tener riuniti attorno a Capua quei quaranta e +più mila uomini e adoperarli per una gran riscossa, i Generali del +re Francesco li divisero tra Capua e Gaeta in modo che non più di +un ventimila rimasero disponibili sul Volturno tra San Clemente e +Caiazzo....» + +1º Errore. — _Non sappiamo d’onde lo storico abbia attinto questa +cifra. Essa è patentemente erronea. L’esercito del Volturno sotto il +comando del generale Ritucci componevasi di tre_ DIVISIONI COMPLETE +_di fanteria ed una di cavalleria, e quando si aggiunga a queste le +armi secondarie e il presidio di Capua, si supera di molto la cifra di +quarantamila uomini da noi stabilita_. + +Pag. 295-296. «I Garibaldini s’erano distesi sulla sinistra del +Volturno; debole era la loro sinistra attorno a Santa Maria, aggirabile +la loro destra per l’alto Volturno e i monti sopra Caserta e Maddaloni. +La loro situazione era ancora più pericolosa di quella dei Toscani a +Montanara e Curtatone nel 1848.» + +_Questo lo vide e lo disse anche Garibaldi. Ma perchè lo storico +non soggiunse che quella situazione, data l’esiguità delle forze +garibaldine, era la sola tenibile in quel caso?_ + +Pag. 296. «Dal lato dei Garibaldini la divisione Medici teneva +Sant’Angelo, la divisione Cosenz Santa Maria, Türr stava presso +Caserta, Bixio presso Maddaloni, Garibaldi aveva il suo quartiere in +Caserta. Il 1º ottobre quindicimila Borbonici con molta cavalleria, +sboccando da Capua sotto il comando del generale Ritucci, assaltarono +all’improvviso e con molto impeto la sinistra dei Garibaldini a Santa +Maria....» + +2º Errore. — _Il primo errore è dimostrato dal secondo. Se l’esercito +borbonico sommava appena a ventimila uomini e quindicimila attaccavano +Santa Maria, bisognerebbe supporre che all’attacco di tutto il +resto della linea comprendente le posizioni di Sant’Angelo, Caserta, +Maddaloni, il generale Ritucci non ne avesse impiegati che cinquemila, +il che sarebbe stato semplicemente assurdo._ + +Pag. 296. «.... E di primo lancio s’impadronirono d’una gran parte di +quella città....» + +3º Errore. — _I Borbonici, come narrammo, non s’impadronirono mai +d’alcuna parte, nè grande nè piccola, di Santa Maria. Essi non poterono +mai oltrepassare la linea di Porta Capuana_. + +Pag. 296. «L’attacco si estese prontamente a sinistra su Sant’Angelo, +ove il combattimento fu vivissimo. La divisione Türr s’avanzò a +rinforzo. Un reggimento toscano, condotto dal colonnello Malenchini, +investì il fianco destro degli assalitori dal lato di San Tammaro....» + +4º Errore. — _Il Türr condusse i rinforzi sol quando fu chiamato da +Garibaldi, il Malenchini ribattè gli assalti dell’estrema destra nemica +sul lato di San Tammaro, ma in principio non in fine della battaglia +e non in guisa da liberar San Tammaro, ma solo da contrastar la +posizione. Il contr’attacco decisivo fu diretto tra Sant’Angelo e Santa +Maria e capitanato, siccome scrivemmo, da Garibaldi in persona. Non +sono, a tutto rigore, errori, ma inesattezze che sfigurano l’aspetto +della battaglia_. + +Pag. 296-297. «Par tuttavia tra quelle milizie tumultuarie, composte la +massima parte di gente eccessivamente sensitiva e affatto nuova alla +guerra, quel vigoroso assalto cagionò grande scompiglio, anzi fuga e +sbandata che portò lo spavento fin nel cuore di Napoli.» + +5º Errore. — _Di fuggiaschi e di sbandati ce ne furono di certo, come +ce ne sono in tutti gli eserciti e in tutte le battaglie; ma parlare +«di fuga e sbandata che portò lo spavento fino a Napoli,» come se +tutto l’esercito garibaldino avesse dato le spalle al primo urto, è +peggio che errore. Non si può accusare di fuga e sbandata un esercito +inferiore di numero che contrasta il terreno per oltre sei ore e dà +tempo alle sue riserve di soccorrerlo._ + +«.... Ma Garibaldi, Medici, Türr ed altri capi minori con quelle poche +migliaia di valorosi che loro rimasero, sostennero e rintuzzarono +l’attacco, che impetuoso da principio, poi sul più bello languì e +sfumò indietro per mancanza di spinta, d’alimento, di buona direzione. +I soldati aveano fatto assai bene la parte loro, ma i Generali non +s’accorsero nemmeno dei vantaggi che aveano ottenuto, perchè erano +troppo lontani dal luogo ove le loro truppe combattevano, e sentito +che il nemico resisteva, invece di mandar rinforzi e spingere innanzi +comandarono la ritirata, e l’effetto fu come di una sconfitta....» + +6º Errore. — _La frase ambigua: «e l’effetto fu come di una sconfitta,» +ci toglie di penetrare la vera intenzione dell’Autore. Se egli ha +voluto dire che la sconfitta de’ Borbonici fu più apparente che reale, +i particolari della battaglia da noi narrati lo smentiscono_. + +Pag. 297. «Anche la cavalleria v’ebbe qualche parte, con isvantaggio +dei Borbonici, che furono ricacciati dagli Usseri ungheresi. I +Garibaldini inseguirono fin presso Capua. La perdita dei Borbonici +fu di circa duemila uomini, quella dei Garibaldini di circa +millecinquecento uomini. + +7º Errore. — _La cifra delle perdite borboniche è arbitraria. Se tra le +perdite si devon computare i prigionieri, quelle de’ Borbonici superò +di certo i quattromila. Quanto ai Garibaldini dicemmo più sopra che +il danno loro fu di circa cinquecento morti, milletrecento feriti, +milletrecento sbandati o prigionieri; molto maggiore quindi da quello +affermato dallo storico._ + +Pag. 297. «Se nel concetto dei Generali del re Francesco quel fatto +dovea essere una ricognizione (inopportunissima), il risultato più +ragionevole avrebbe dovuto esserne una vera battaglia il dì seguente. +Ma così non fu. Dal canto suo Garibaldi, che in quel dì s’era veduto +quasi sfuggir di mano, insieme a tanta parte delle sue forze, la +vittoria e la fortuna....» + +8º Errore. — _Come Garibaldi, che a capo di ventimila ribatte l’assalto +di quarantamila, prende loro circa tremila prigionieri e richiude il +rimanente in una fortezza, si sia veduto sfuggir di mano la «vittoria +e la fortuna,» davvero non sappiamo comprendere. Che far doveva +Garibaldi? forse dar l’assalto a Capua?_ + +Pag. 297. «.... Aveva chiesto al Ministro del re Vittorio Emanuele a +Napoli il sussidio di alcuni battaglioni di truppe regolari, che là +stavano nel porto sui navigli di S. M., e quegli avea fatto sbarcare il +primo battaglione Bersaglieri e lo avea avviato in fretta a Maddaloni e +Caserta....» + +9º Errore. — _Non fu veramente Garibaldi a chieder rinforzo delle +truppe piemontesi, bensì il suo Capo di Stato Maggiore, il Sirtori; +ma tralasciando questo, fa maraviglia che un ufficiale dell’esercito +regolare ignori che le truppe dell’esercito settentrionale, venute da +Napoli a Caserta la sera del 1º ottobre, furono non solo un battaglione +di Bersaglieri, ma anche un battaglione del 1º reggimento della brigata +Re_. + +Pag. 297. «_Combattimento di Caserta_ (_2 ottobre_). — Frattanto il +corpo aggirante di sinistra (generale Von Mechel), passato il Volturno +a Caiazzo, era stato ritardato dalle cattive strade nella sua marcia +alla volta di Caserta, sicchè la sua azione tattica nella giornata del +1º non s’era estesa più là che a tenere a bada Bixio. La mattina del +2, non avendo ancora notizia di ciò che era avvenuto il dì prima e dei +mutati intendimenti del Re, quel corpo scese su Caserta. Ma intanto che +un corpo di Garibaldini, rinforzato dal primo battaglione Bersaglieri, +lo tratteneva di fronte sulle alture di Caserta Vecchia, Bixio da +Maddaloni si portava a tagliargli la ritirata al Ponte delle Valli, in +conseguenza di che una parte di quella mal capitata colonna (duemila +uomini circa) posava le armi. V’era in tutto ciò motivo sufficiente +da crescer l’animo ai Garibaldini e scemarlo ai Borbonici, tra i +quali i malumori contro i loro ufficiali e Generali proruppero allora +più violenti nelle aperte accuse di viltà e tradimento. Garibaldi +rassicurato riprese il suo disegno di manovrare contro la sinistra del +nemico.» + +10º Errore. — _Gli spropositi intorno a questa giornata sono tanti, che +davvero non ci è che una frase sola per confutarli: tutto falso. Falso +che il corpo aggirante di sinistra, Von Mechel, passasse il Volturno +a Caiazzo; falso che mirasse a Caserta; falso che attaccasse il Bixio +a Maddaloni solo per tenerlo a bada. Von Mechel era già da giorni di +qua dal Volturno; veniva dalla grande strada di Piedimonte d’Alife, +marciava direttamente su Maddaloni coll’intendimento di sfondare +l’estrema destra garibaldina e aprirsi di là la via per Napoli. Il +corpo che passò il Volturno presso Caiazzo diretto su Coperta era +quello del Perrone, spalleggiato dal Ruiz, e fu arrestato il 1º +d’ottobre a Castel Morone e fatto prigioniero il 2, non colla sola +opera del Bixio, ma con quella altresì, come dicemmo, di Garibaldi e +del Sacchi che lo circuirono dalla loro sinistra_. + +E basti. Se così nei nostri Istituti militari si insegna la storia +delle battaglie italiane, che cosa sarà mai di quella delle altre +nazioni? + +[136] La comandava il maggiore Carlo Smiles, e non il colonnello +Peard (accrebbe lo sproposito stampando _Pearce_), come scrive il +CANTÙ, _Cronistoria_, vol. III, parte II, pag. 509. Nel rimanente gli +spropositi, e usiamo mite parola, di questo libro sono tanti e tali, +nella parte militare principalmente, che ci è impossibile, non che +confutarlo, leggerla seriamente. + +[137] Erano settemila, sopra un esercito (contando i depositi, +i presidii, i servigi d’amministrazione e d’intendenza) di +trentacinquemila. + +[138] ALBERTO MARIO, _Garibaldi_, pag. 53. + +[139] È però ammiranda, non saprei dire se più per schiettezza o per +abilità, la Nota da lui diretta il 9 novembre alla Prussia, la sola +che coll’Inghilterra non avesse ritirato il suo rappresentante; e +nella quale ribatteva con stupenda eloquenza tutte le censure mosse +all’occupazione delle Marche e dell’Umbria dal barone Schleinitz, +ministro di S. M. Prussiana nella sua Nota del 13 ottobre. Vedi +BIANCHI, _Storia docum_. citata. + +[140] Non la ottenne però che nella seduta dell’11 ottobre, in cui fu +votato quest’Ordine del giorno: + +«La Camera dei Deputati, mentre plaude altamente allo splendido +valore dell’armata di terra e di mare e al generoso patriottismo dei +Volontari, attesta la nazionale ammirazione e riconoscenza all’eroico +generale Garibaldi che, soccorrendo con magnanimo ardire ai popoli +di Sicilia e di Napoli, in nome di Vittorio Emanuele restituiva +agl’Italiani tanta parte d’Italia.» + +E questo articolo di legge: + +«Il Governo del Re è autorizzato ad accettare e stabilire per reali +decreti l’annessione allo Stato di quelle provincie dell’Italia +centrale e meridionale, nelle quali si manifesti liberamente, per +suffragio diretto universale, la volontà delle popolazioni di far parte +integrante alla nostra Monarchia costituzionale.» + +Fu in quel giorno che il conte di Cavour pronunciò uno de’ più +eloquenti ed ispirati discorsi della Tribuna italiana; e, per ardimento +di concetti, uno de’ più rivoluzionari che uomo di Stato abbia +pronunciato da cento anni a quest’oggi. Vedi _Il Conte di Cavour in +Parlamento_, Discorsi raccolti da I. ARTOM e A. BLANC. Un volume. +Firenze, Barbèra, 1868. + +[141] È uno degli scritti più infelice del Farini, che pure ne dettò in +quegli anni di felicissimi. + +[142] Vedi l’Ordine del giorno del 28 settembre 1860. PECORINI, op. +cit. pag. 218-219: + + «Caserta, 28 settembre 1860. + +»Il Quartier generale è a Caserta: i nostri fratelli dell’esercito +italiano comandato dal bravo generale Cialdini combattono i nemici +d’Italia e vincono. + +»L’esercito di Lamoricière è stato disfatto da quei prodi. Tutte le +provincie serve del Papa sono libere. Ancona è nostra: i valorosi +soldati dell’esercito del Settentrione hanno passato la frontiera e +sono sul territorio napoletano. Fra poco avremo la fortuna di stringere +quelle destre vittoriose. + + »_Firmato_: G. GARIBALDI.» + +[143] Frase del Farini a sazietà ripetuta, a sazietà rimproveratagli. + +[144] Questa, secondo la _Presse_ francese, fu la lettera di Garibaldi +al Re, portatagli dal marchese Trecchi: + + «Sire, + +»Congedate Cavour e Farini, datemi il comando d’una brigata delle +vostre truppe; datemi Pallavicino Trivulzio per prodittatore, ed io +rispondo di tutto.» + +Che in fatto di diritto costituzionale tutte le nozioni di Garibaldi +si fermassero alla dittatura, questa lettera lo dimostra. Egli aveva +del Re la stessa idea che ne ha il popolo. Il Re può fare e disfare +i Ministri; i Ministri soli sono i cattivi genii del Re: solo il Re è +buono, anzi bonario, come nei melodrammi, ec. + +[145] Tornata della Camera dei Deputati dell’11 ottobre 1860. + +[146] Sentenza dello ZINI, _Storia_ citata, vol. I, parte II, pag. 757. + +[147] Si sa che il Mazzini rispose con altra lettera sdegnosa, +risolutamente ricusando di partire. + +[148] Ecco la prima parte del decreto del prodittatore Mordini: + +«In virtù dell’autorità a lui delegata, + +»Considerando che i progressi delle armi italiane ravvicinano +sempre più il giorno, nel quale sarà costituito sotto lo scettro +costituzionale di Vittorio Emanuele II il Regno d’Italia; + +»Considerando essere perciò conveniente che la Sicilia si trovi +preparata a pronunziare anch’essa il suo voto per entrare in seno alla +grande famiglia italiana; + +»Volendo a tale oggetto stabilire le condizioni di tempo e di modo; + +»Sulla proposta del Segretario di Stato per l’interno; + +»Udito il Consiglio dei Segretari di Stato; + + »Decreta e promulga: + +»Art. 1º I Collegi elettorali, costituiti ai termini del decreto +dittatoriale del 23 giugno 1860, sono convocati per il giorno 21 +ottobre corrente ad oggetto di eleggere i respettivi loro deputati nel +numero stabilito all’art. 4º del decreto.» + +[149] Gli avversari suoi sostennero che la risposta era stata +sfavorevole addirittura. Ma finora il vero si nasconde per difetto di +documenti. + +Il signor CARANTI però, nelle sue _Notizie intorno al plebiscito delle +Provincie napoletane_ (pag. 330), non s’arrischia ad affermare che il +Dittatore avesse autorizzato il Pallavicino a proporre in Consiglio dei +Ministri quel decreto, nè molto meno promesso di approvarlo. + +[150] _Notizie sul plebiscito nelle Provincie napoletane_, pag. 334. + +[151] CARANTI, _Notizie sul plebiscito_, ec., pag. 335. + +[152] Ecco il Discorso pronunziato in quel giorno: + +«In questa Capitale regna la discordia e l’agitazione. Sapete voi +chi l’ha eccitata? Quegli stessi che mi hanno impedito di combattere +gli Austriaci con quarantacinquemila Volontari; che nell’anno scorso +mi vietarono di accorrere con venticinquemila uomini alla vostra +liberazione; quegli stessi che spedirono La Farina a Palermo, e +chiesero l’immediata annessione, quelli cioè che volevano impedire a +Garibaldi di passare lo Stretto e cacciare Francesco II. Si è gridato: +morte a questo, morte a quello! Si è gridato contro i miei amici. Gli +Italiani non deggiono gridare morte l’uno contro l’altro, essi tutti +deggiono stimarsi ed amarsi, perchè tutti hanno contribuito a fondare +l’unità d’Italia. Quando sorge discordia, accorrete a me. Non venga +una deputazione di marchesi e di principi, ma di semplici popolani, +ed io disperderò i dissidii e tranquillerò gli animi. Ieri vi dissi +che sarebbe venuto il Re. Oggi ho lettera di lui. Il 9 le sue truppe +passarono il confine, e due giorni or sono Vittorio Emanuele si pose +alla testa del suo valoroso esercito. Laonde fra breve noi vedremo +il nostro Re. Durante questo stato di transizione fate che regnino +dovunque la tranquillità, la prudenza, la moderazione; si mostri il +popolo napoletano quel bravo popolo che è. Facciamo l’Italia una, a +dispetto di quelli che la vorrebbero scissa per tenerla schiava!» — +RUSTOW, op. cit., pag. 564. + +[153] Abbiamo sott’occhio tre _Relazioni_ di quella importante riunione. + +_Alcune notizie sul plebiscito delle Provincie napoletane_ di BIAGIO +CARANTI, segretario particolare del Pallavicino, che scrisse colla sua +approvazione, se non può dirsi sotto la sua dettatura. + +Una _Relazione_ del generale TÜRR, pubblicata nel 1869, che parla +dei fatti, a cui fu parte e testimonio. Una _Relazione_ infine del +_Giornale Ufficiale di Napoli_, organo del ministro dell’interno +Conforti, e che si deve ragionevolmente pensare riveduta ed approvata +da lui. Se non che, mentre queste tre _Relazioni_, tutte ugualmente +fededegne, sono concordi nei fatti sostanziali, non lo sono punto +quanto ai particolari e mettono lo scrittore, costretto a prenderle +per fonti, nella più grande incertezza. Sulla impossibilità pertanto +di decidere quale sia la più completa e veridica, ci siamo appigliati +al partito di comporre un’epitome di tutte e tre, scegliendo in ciascun +racconto quelle parti che riferendosi a parole e fatti detti o compiuti +dal raccontatore medesimo, o dal suo diretto ispiratore, v’è fondata +ragione di credere che siano le più genuine. Il caso di veder narrato +diversamente il medesimo fatto dagli stessi testimoni o attori è, pur +troppo, frequentissimo, e fa correre per le vene dei terribili brividi +di dubbio sull’autenticità della storia. + +[154] Il 15 ottobre fu anche il giorno, in cui pubblicava il decreto da +noi citato più innanzi a pag. 225. In quel giorno eran già entrati in +linea sotto Capua a sollievo dei Garibaldini estenuati un reggimento di +linea e tre battaglioni di Bersaglieri dell’esercito settentrionale. + +[155] Il 15 ottobre Garibaldi scriveva e mandava da Sant’Angelo +quest’altro Manifesto: + + «_Per adempiere ad un voto indisputabilmente caro + alla Nazione intera determino:_ + +»Che le Due Sicilie — che al sangue italiano devono il loro riscatto, +e che mi elessero liberamente a Dittatore — fanno parte integrante +dell’Italia una ed indivisibile — con suo re costituzionale Vittorio +Emanuele ed i suoi discendenti. + +»Io deporrò nelle mani del Re — al suo arrivo — la Dittatura +conferitami dalla nazione. + +»I Prodittatori sono incaricati dell’esecuzione del presente decreto. + + »Sant’Angelo, 15 ottobre 1860. + + »G. GARIBALDI.» + +Che voleva egli dire? I Ministri ne furono allarmati e credettero +scorgervi una nuova voltata del Generale, una seconda disdetta del +plebiscito. Non tardarono però a ravvedersi. Garibaldi non aveva voluto +con quelle parole che ripetere il suo programma: unire a quello del +popolo napoletano e siculo il suo voto, e dichiarare che deponeva senza +rancore e senza astio il potere. + +[156] L’aveva annunziata Garibaldi stesso all’esercito meridionale +con queste parole, che sembravano scelte accuratamente per dimostrare +sempre più che nessun antagonismo era possibile fra i due eserciti, +e ch’egli, Garibaldi, tenne la vittoria d’entrambi per vittoria della +sola nazione. + + «_Ordine del giorno 21 ottobre 1860._ + +»Il prode generale Cialdini ha vinto presso Isernia. I Borbonici +sbaragliati hanno lasciato ottocentottanta prigionieri, cinquanta +ufficiali, bandiere e cannoni. + +»Ben presto i valorosi dell’esercito settentrionale porgeranno la mano +ai coraggiosi soldati di Calatafimi e del Volturno. + + »G. GARIBALDI.» + +(PECORINI-MANZONI, op. cit., pag. 291.) + +[157] Aveva seco due brigate della divisione Bixio; la brigata Eber e +De Giorgis della divisione Türr e la Legione inglese. + +[158] Di questo incontro di Garibaldi col Re fu molto favoleggiato. Fra +le altre cose all’epico saluto di Garibaldi fu messa in bocca del Re la +condegna risposta: «Salute al mio migliore amico,» che il Re non diede. + +Anch’io in altri scritti credetti al romanzo. Alberto Mario mi +disinganna. La risposta del Re fu assai più prosaica, ma vogliamo +ritenere non meno cordiale. + +[159] ALBERTO MARIO, _Garibaldi_, pag. 78. + +[160] Forse, accettata l’offerta di Garibaldi, non sarebbe toccato +all’esercito piemontese lo scacco del Garigliano (29 ottobre). Il +tragitto del Garigliano avrebbe potuto essere tentato o almeno +minacciato in più punti e avvenire prima e molto facilmente e +sicuramente. E vado più in là: se Garibaldi fosse stato avvisato +in tempo dell’avanzarsi de’ Sardi, avrebbe potuto passare prima in +qualche punto il Volturno, e impedire o almeno turbare in modo tale ai +Borbonici il passaggio del Garigliano da renderlo loro esiziale. + +[161] Lettera di Garibaldi al re Vittorio Emanuele, 29 ottobre 1861. + +[162] I commenti per quella mancanza furono molti, acerbi e lunghi. Noi +non possiamo credere ad una pensata scortesia; ma nessun impedimento +doveva trattenere Vittorio Emanuele dal rendere all’esercito +meridionale quel meritato onore. Se il giorno 6 il Re era impedito, la +rivista poteva differirsi, ma egli doveva assistervi. + +Altre volte, in quei giorni, il Re, mal consigliato, mancò alle forme +della cortesia, che erano in quel caso anco le forme della buona +politica. + +Così, per esempio, fece scrivere al generale Della Rocca un Ordine del +giorno di encomio all’esercito garibaldino, che poteva scrivere egli +stesso! + +[163] + + «Ai miei compagni d’armi. + +»Penultima tappa del risorgimento nostro noi dobbiamo considerare il +periodo che sta per finire, e prepararci ad attuare splendidamente lo +stupendo concetto degli eletti di venti generazioni, il cui compimento +assegnò la Provvidenza a questa generazione fortunata. + +»Sì, giovani! L’Italia deve a voi un’impresa che meritò il plauso del +mondo. + +»Voi vinceste; — e vincerete, — perchè siete ormai istrutti nella +tattica che decide delle battaglie! + +»Voi non siete degeneri da coloro ch’entravano nel fitto profondo +delle falangi macedoniche, e squarciavano il petto ai superbi vincitori +dell’Asia. + +»A questa pagina stupenda della storia del nostro paese ne seguirà +una più gloriosa ancora, e lo schiavo mostrerà finalmente al libero +fratello un ferro arruotato che appartenne agli anelli delle sue +catene. + +»All’armi tutti! — tutti; e gli oppressori — i prepotenti sfumeranno +come la polvere. + +»Voi, donne, rigettate lontano i codardi: — essi non vi daranno che +codardi; — e voi, figlie della terra della bellezza, volete prode e +generosa prole. + +»Che i paurosi dottrinari se ne vadano a trascinare altrove il loro +servilismo, le loro miserie. + +»Questo popolo è padrone di sè. Egli vuol essere fratello degli altri +popoli, ma guardare i protervi con la fronte alta; non rampicarsi +mendicando la sua libertà — egli non vuole essere a rimorchio d’uomini +a cuore di fango. No! no! no! + +»La Provvidenza fece dono all’Italia di Vittorio Emanuele. Ogni +Italiano deve rannodarsi a lui — serrarsi intorno a lui. Accanto al Re +Galantuomo ogni gara deve sparire, ogni rancore dissiparsi! Anche una +volta io vi ripeto il mio grido: all’armi tutti! tutti! Se il marzo +del 61 non trova un milione d’Italiani armati, povera libertà, povera +vita italiana!... Oh! no: lungi da me un pensiero che mi ripugna come +un veleno. Il marzo del 61, e, se fa bisogno, il febbraio, ci troverà +tutti al nostro posto. + +»Italiani di Calatafimi, di Palermo, del Volturno, di Ancona, di +Castelfidardo, d’Isernia, e con noi ogni uomo di questa terra non +codardo, non servile; tutti, tutti serrati intorno al glorioso soldato +di Palestro, daremo l’ultima scossa, l’ultimo colpo alla crollante +tirannide! + +»Accogliete, giovani Volontari, resto onorato di dieci battaglie, una +parola d’addio! Io ve la mando commosso d’affetto dal profondo della +mia anima. Oggi io devo ritirarmi, ma per pochi giorni. L’ora della +pugna mi ritroverà con voi ancora — accanto ai soldati della libertà +italiana. + +»Che ritornino alle loro case quelli soltanto chiamati da doveri +imperiosi di famiglia, e coloro che gloriosamente mutilati hanno +meritato la gratitudine della patria. Essi la serviranno nei loro +focolari col consiglio e coll’aspetto delle nobili cicatrici che +decorano la loro maschia fronte di venti anni. All’infuori di questi, +gli altri restino a custodire le gloriose bandiere. + +»Noi ci ritroveremo fra poco per marciare insieme al riscatto dei +nostri fratelli, schiavi ancora dello straniero, noi ci ritroveremo fra +poco per marciare insieme a nuovi trionfi. + + »G. GARIBALDI.» + +[164] L’_Examiner_ citato dal _Giornale Ufficiale di Napoli_, quando +però Garibaldi era ancora Dittatore. + +[165] Garibaldi tentò istituire a Napoli anche i giurati (decreto del +Dittatore, 11 settembre 1860); ma non avendo il Ministero Conforti +stimato opportuno di introdurre i codici che erano necessario +compimento alla Giuría, il decreto restò lettera morta. + +[166] + + «MINISTERO DELLA GUERRA. + + »_Circolare a tutti gl’Ispettori delle diverse armi._ + +»In ordine a quanto prescrisse il Dittatore a Palermo, io rendo noto +che l’uniforme da adottarsi per l’armata sarà perfettamente identico a +quello dell’armata del re Vittorio Emanuele. + +»I modelli di ogni arma saranno esposti nelle sale di questo Ministero, +affinchè tutti possano uniformarvisi esattamente. + + »_Il Ministro:_ COSENZ.» + +[167] Decreto. Palermo, 22 giugno 1860; e Napoli, 12 settembre 1860. + +[168] Decreto. Napoli, 11 settembre 1860. + +[169] Decreto. Napoli, 11 settembre 1860. + +[170] Decreto. Napoli, 19 settembre 1860. + +[171] Decreto. Napoli, 19 settembre 1860. + +[172] Il primo prestito lo fece il Depretis all’82-1/2 ed al 5%, +accettando in pagamento anche le cartelle del prestito siciliano del +1848 fino al limite della metà del prezzo della rendita medesima. + +Il Mordini ne fece un secondo, comperando tutta l’antica e nuova +rendita. Fu questa operazione che il Cordova accusò di svantaggiosa +(Camera dei deputati, seduta del 28 giugno 1860); ma che il Mordini +difese valorosamente, riassumendo così la sua argomentazione: + +«Riassumendomi, dico che la sola o quasi sola mia risorsa fu +l’alienazione dell’antica e della nuova rendita. La prima fece +entrare nelle casse dello Stato lire 841,500, la seconda 7,743,500, +in tutto 8,585,000; somma che, unita a quella di 896,760 ricavata dal +prodittatore Depretis, dà un totale di 9,481,760. + +»Queste furono le risorse straordinarie di una rivoluzione di sei mesi, +9,481,760.» (_Atti della Camera dei Deputati_, tornata del 1º luglio +1861, vol. II, pag. 1681.) + +[173] Filippo Cordova, nel già citato suo discorso e in quello +successivo del 1º luglio 1861. + +[174] L’unico abuso di cui fu accusata la Dittatura, in materia di +finanza, fu d’aver messo mano sui depositi dei privati, giacenti sul +Banco di Napoli. + +Il deputato Crispi, nella tornata predetta, tolse a dimostrare: 1º Che +l’accusa di violazione dei depositi è male indicata, perchè il Governo +dittatoriale non fece che prendere il fondo di guarentigia ch’egli +aveva presso il Banco stesso; 2º Che quando mai un simile addebito va +rivolto ai Ministri di parte moderata, che sedevano presso Garibaldi +dal 28 giugno al 22 luglio 1860. + +[175] Vedi Interpellanza sulle condizioni di Napoli e Sicilia dei +deputati Massari e Paternostro nella tornata del 2 aprile 1861. + +[176] Queste cose le ripeteva spesso; lo ridisse anche ad una +Commissione d’Inglesi, fra cui il duca di Southerland, andato a Caprera +tra il 12 e il 13 gennaio coll’apparente scopo di visitarlo, col reale +di dissuaderlo dal pensiero d’una spedizione nella Venezia. A questa +proposizione il Generale rispose: + +«L’Ungheria e le provincie danubiane sono pronte a sollevarsi, e il +moto si estenderà infallibilmente alle coste adriatiche. Venezia +freme sotto il giogo; e da Venezia la rivoluzione si estenderà al +Tirolo italiano. In quindici giorni si può mettere il fuoco da Mantova +a Galatz, e quando questa immensa rivoluzione in luogo d’essere +abbandonata alle sole sue forze, come suole avvenire in simili casi, +fosse sostenuta da un’armata italiana, capace non di vincere, secondo +il nostro avviso, ma di tenere in iscacco l’austriaca, non credete che +le probabilità a noi favorevoli siano meravigliosamente accumulate e +che noi azzardiamo assai meno che non sembri? + +[177] Il generale Türr e G. B. Cuneo. Vedi una corrispondenza da +Caprera alla _Perseveranza_ del 23 gennaio 1861. + +[178] Lettera di Garibaldi al Bellazzi del 29 dicembre 1860: + + «Caprera, 29 dicembre 1860. + + »Caro Bellazzi, + +»Io desidero l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani per +coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio Emanuele, con un milione +d’Italiani armati, questa primavera chiederà giustamente ciò che manca +all’Italia. + +»Nella sacra via che si segue io desidero che scomparisca ogni indizio +di partiti, i nostri antagonisti sono un partito, essi vogliono +l’Italia fatta da loro col concorso dello straniero e senza di noi. +Noi siamo la nazione, non vogliamo altro capo che Vittorio Emanuele; +non escludiamo nessun Italiano che voglia francamente come noi. +Dunque sopra ogni cosa si predichi energicamente la concordia, di cui +abbisogniamo immensamente. + + »Vostro G. GARIBALDI.» + +(_Pungolo_ di Milano, 9 gennaio 1861.) + +[179] Il generale Bixio non accettò l’incarico, riservandosi di +conferire col generale Garibaldi a Caprera. + +[180] _Perseveranza_, 23 gennaio 1861. + +[181] Lettera del 29 ottobre di Garibaldi a Vittorio Emanuele, già +citata. + +[182] Decreto in data di Napoli 11 novembre, e Ordine del giorno del +Comando supremo dell’esercito, firmato dallo stesso Vittorio Emanuele, +in data del 12. + +[183] Fu il Fanti che nella tornata della Camera dei Deputati del +23 marzo 1861 li dichiarò 7013, e come l’esercito garibaldino, tutti +compresi, ondeggiò sempre tra i 35 e i 40,000, la proporzione sarebbe +di un ufficiale per 5 soldati e 5/8. + +[184] Io pure, come ufficiale dimissionario dell’esercito meridionale, +partecipai a quel litigio e mi spetta quindi la mia parte di torto. +A quei giorni credeva alla possibilità della nazione armata; pur +conservando l’esercito permanente, volevo anch’io che un secondo +esercito di Volontari, modellato sui Volontari inglesi, lo integrasse +e rafforzasse. Però soltanto in questa istituzione vedevo la soluzione +della questione dell’esercito meridionale, e gridavo con quanto +fiato avevo in gola perchè il Governo s’affrettasse a decretarla. +Mi illudevo. Contavo sopra uno spirito militare che gl’Italiani non +hanno e non ebbero mai. I _Volontari_ sarebbero morti come la _Guardia +nazionale mobile e stanziale_, come i _Tiri a segno_. L’Italia ha +potuto dare a Garibaldi dai trentamila ai quarantamila Volontari +(tanti ne ebbe nel 1866) per uno scopo determinato e per un breve +periodo; ma un grande esercito di cento o dugentomila uomini, tali che +rispondessero veramente al nome ed allo scopo di _Nazione armata_, e +da uguagliare per numero ed organismo la forza dei _Rifles Volunteers_, +o delle _Landwehr_ e delle _Landsthurm_ tedesche, l’Italia non potè nè +volle allora, non potrà nè vorrà darlo giammai. L’Italia non è capace +d’altre istituzioni militari, che di quelle che la legge impone e lo +Stato fonda ed alimenta. Oltre di che, l’esperienza ha chiarito anche +me, tardi, ma in tempo, che un Corpo permanente di Volontari, comandato +da Garibaldi e dai Garibaldini, sarebbe degenerato immediatamente in +un corpo politico, antagonista nato dell’esercito stanziale, probabile +strumento di tutte le rivoluzioni, causa perpetua di guai, o almeno +d’allarmi alla nazione. Però la risoluzione del Petitti di sciogliere +il Corpo de’ Volontari e d’incorporarne gli ufficiali nell’esercito +fu la più saggia che Ministro della guerra abbia presa. Ebbe un solo +difetto, d’essere tardiva. Il Fanti è dubbio assai se l’avrebbe presa. +Egli nutriva contro l’esercito di Garibaldi un’avversione invincibile. +Come corpo separato e ausiliare dell’esercito, li avrebbe subiti; +come parte dell’esercito stesso non li avrebbe accettati mai. Ed anche +come Corpo di Volontari non sapeva decidersi nè a trasfondergli vita +organica e durevole, nè a discioglierlo. Qui stava il maggior suo +torto. Agiva come uomo che, fatta una incresciosa eredità, non osa +rifiutarla; ma pensa disfarsene lentamente, lasciandola consumare dal +tempo. E parlava anche peggio che non agiva. Infelice oratore, non +sapeva nè riscaldar la lode coll’affetto, nè ammorbidire la censura +colla cortesia. Però inacerbiva gli animi e rendeva sempre più aspro il +conflitto. + +[185] Al Bellazzi aveva scritto sino dal 29 dicembre 1860: + + «Caprera, 29 dicembre 1860. + + »Caro Bellazzi, + +»Per circostanze eccezionali io non posso accettare candidatura alcuna +a deputato. Desidero che ciò sia notorio a tutti i Collegi, onde +evitare l’inconveniente di dover addivenire ad altre elezioni. + +»Sono + + »Suo + »G. GARIBALDI.» + +(Pungolo di Milano, 8 gennaio 1861.) + +[186] I giornali moderati avevano stampato che Garibaldi era venuto a +Torino per invito del conte di Cavour. Il Generale lo smentì con questa +lettera al Direttore del _Diritto_: + + «Signore, + +»Un foglio di Torino pubblica che io venni qui chiamato dal conte di +Cavour. + +»Questa notizia è del tutto inesatta. + + »Torino, 3 aprile 1861. + + »G. GARIBALDI.» + +[187] Ecco testualmente la lettera: + + «Signor Presidente, + +»Alcune mie parole malignamente interpretate hanno fatto supporre un +concetto contro il Parlamento e la persona del Re. + +»La mia devozione ed amicizia per Vittorio Emanuele sono proverbiali in +Italia, e la mia coscienza mi vieta di scendere a giustificazioni. + +»Circa al Parlamento nazionale, la mia vita intera, dedita +all’indipendenza e alla libertà del mio paese, non mi permette neppure +di scendere a giustificarmi d’irriverenza verso la maestosa Assemblea +dei rappresentanti di un popolo libero, chiamata a ricostituire +l’Italia e collocarla degnamente accanto alle prime nazioni del mondo. + +»Lo stato deplorabile dell’Italia meridionale e l’abbandono in cui si +trovano così ingiustamente i valorosi miei compagni d’armi, mi hanno +veramente commosso di sdegno verso coloro che furono causa di tanti +disordini e di tanta ingiustizia. + +»Inclinato però alla santa causa nazionale, io calpesto qualunque +contesa individuale, per occuparmi unicamente ed indefessamente di +essa. + +»Per concorrere quanto io posso a cotesto grande scopo, valendomi +dell’iniziativa parlamentare le trasmetto un disegno di legge per +l’armamento nazionale e la prego di comunicarlo alla Camera secondo le +forme prescritte dal Regolamento. + +»Nutro la speranza che tutte le frazioni della Camera si accorderanno +nell’intento di eliminare ogni superflua digressione, e che il +Parlamento italiano porterà tutto il peso della sua autorità nel dare +spinta a quei provvedimenti che sono più urgentemente necessari alla +salute della patria. + + »Torino, 12 aprile 1861. + + »G. GARIBALDI.» + +[188] Ed ecco i principali articoli del suo progetto: + +«Art. 1º La Guardia nazionale sarà ordinata in tutto il Regno giusta +le prescrizioni delle leggi vigenti nelle antiche provincie colle +modificazioni portate dagli articoli seguenti. + +»Art. 2º I corpi destinati per far servizio di guerra prenderanno il +nome di Guardia mobile. Essa sarà formata in divisioni, in conformità +dei regolamenti dell’armata di terra. + +»Art. 3º Sono chiamati a far parte della Guardia mobile tutti i +regnicoli che hanno compiuto il 18º e non oltrepassano il 35º anno di +età. + +»Art. 4º Le armi, il vestito, il corredo, i cavalli e tutto il +materiale da guerra necessario alla Guardia mobile sarà fornito +interamente a carico dello Stato. + +»Art. 5º Il contingente della Guardia mobile è ripartito per provincie, +per circondari, per mandamenti, a proporzione della popolazione. I +militi sono chiamati al servizio in base della legge sul reclutamento +dell’esercito e delle altre leggi vigenti. La durata del servizio è +regolata dall’art. 8 della legge 27 febbraio 1859.» + +Con altri articoli erano dichiarati esenti i facenti parte +dell’esercito e dell’armata, gl’inabili, gli unici, i primogeniti +orfani, ec., e coll’ultimo aprivasi un credito di trenta milioni per +l’armamento della Guardia stessa. + +[189] Furono superflue. La questione dei _Cacciatori_ era morta e +sepolta, e a nulla giovava il rivangarla. È vero che Garibaldi vi +fu provocato dalle parole del conte di Cavour; ma sarebbe stato più +generoso e certamente più abile lasciar cadere l’invito. Oltredichè +avevan ragione entrambi: ragione il Cavour, che primo istitutore e +protettore di quel Corpo fosse stato lui; ragione Garibaldi di dolersi +delle difficoltà suscitategli in cammino, e degli scarti dell’esercito +mandati a lui, e del Corpo degli _Appennini_ promessogli dal Re e +rifiutatogli dal Ministero, e di tant’altre angheríe. Nei discorsi +così di Cavour che di Garibaldi sono però notevoli due cose: la prima +che Garibaldi si sia dimenticato d’aver chiesto i _Cacciatori degli +Appennini_ non una, ma due volte: una a Treponti, e l’altra molto prima +a Chivasso nel momento di intraprendere la sua marcia in Lombardia; la +seconda che il conte di Cavour per iscusarsi di non avergli mandati +i _Cacciatori degli Appennini_, gli abbia dato poi ragione che, +avendo egli sempre stimata la Valtellina «un teatro disadatto alla +sua capacità,» quella forza su quei gioghi sarebbe stata perduta, +come già la furono i _Cacciatori delle Alpi_. Ottima ragione, e che +dimostra, oltre a tante altre cose, che il conte di Cavour ne capiva +delle faccende della guerra assai più di coloro che avevan l’ufficio di +governarle. + +E finiremo la nota con un’altra osservazione. Il generale Petitti alla +fine della seduta del 20 aprile lesse un telegramma del La Marmora, +nel quale questi smentiva l’asserzione di Garibaldi, che i Volontari +più idonei fossero costretti a entrar nell’esercito e soltanto gli +scarti lasciati andare nei _Cacciatori_. Il generale La Marmora diceva +il vero, «nessun ordine costringeva i Volontari a entrare piuttosto +in un corpo che nell’altro»; ma in ogni ufficio d’arruolamento, me +testimonio, c’era uno o più ufficiali che consigliavano i più aitanti a +preferire l’esercito ai Volontari. + +[190] I giornali di Sinistra vollero vedervi la mano del conte di +Cavour; ma basta la memoria della sua grande accortezza, non che del +suo forte ingegno e del suo nobile carattere, per purgarlo d’ogni +accusa. + +Lo Zini invece «sospetta li caporali di parte sua, e principalmente di +quel manipolo che intorno al Minghetti s’avvoltacchiava.» (Op. cit.) + +[191] Son testuali parole della _Monarchia Nazionale_ di Torino, organo +del _terzo partito_, e per i suoi intimi rapporti col Depretis, col +Rattazzi e gran parte della Sinistra, in grado d’essere bene informato. + +[192] Vedi NICOMEDE BIANCHI, _Il conte di Cavour_, pag. 83. + +[193] Nizza probabilmente. + +[194] Alludiamo all’assassinio, di cui doveva essere vittima nel +1860. L’ammiraglio Persano nel suo _Diario_ (parte I, pag. 30 e 40) +ne parla distesamente. Certo Valentini, caporale della fanteria di +marina borbonica, era partito da Napoli col disegno di uccidere il +Generale. Il Persano ne fu avvertito prima dal conte di Cavour, poi dal +Villamarina, sicchè corse immediatamente ad informarne il Generale, +pregandolo a premunirsi; ma il Generale non se ne volle curare! e +solo per compiacere l’Ammiraglio ne fece parola sorridendo ad un suo +aiutante di campo. + +Il Valentini tra il 15 e il 16 sbarcò a Palermo, ma essendosi accorto +d’essere tenuto d’occhio dalla Polizia, si gettò in mare e a nuoto +riparò sulla _Partenope_, una delle fregate della marina napoletana che +ancoravano a quei giorni nella rada di Palermo. + +[195] Dal _Movimento_ di Genova, 18 agosto 1861. + +[196] Egli mandò per avere il consiglio del Re e dei Ministri il +colonnello Trecchi, il quale ne ricevette quella risposta. + +[197] La lettera si legge nei giornali americani, ed era del seguente +tenore: + + «_Al Console degli Stati Uniti d’America._ + + »Caprera, 10 settembre 1861. + + »Caro Signore, + +»Ho veduto il signor Sanford, e sono dolente d’esser costretto a dire +che non posso andare pel presente agli Stati Uniti. Non dubito del +trionfo della causa dell’Unione, e che avvenga presto; ma se la guerra +dovesse per mala sorte continuare nel vostro paese, io vincerò tutti +gli ostacoli che mi trattengono, e mi affretterò a venire alla difesa +di quel popolo che mi è tanto caro. + + «G. GARIBALDI.» + +[198] Parole di Celestino Bianchi, segretario generale del Ministero +dell’interno, in una sua lettera a Pier Carlo Boggio, deputato al +Parlamento, intitolata: _Il barone Ricasoli, Mazzini, Garibaldi e i +Comitati di provvedimento._ Torino, 1862, pag. 11. + +[199] Una notizia dell’_Italie_ giornale ufficioso, telegrafata il +9 (sera) dall’Agenzia Stefani a tutta la stampa, diceva: «Secondo le +nostre informazioni, la conferenza di ieri tra Garibaldi e Rattazzi +avrebbe avuto importantissimi risultati, di natura da esercitare grande +influenza sui destini del paese.» + +[200] Li dovevano comandare il maggiore Bideschini e il capitano +Baghino. Giuseppe Guerzoni doveva tenere le funzioni di Capo di Stato +Maggiore. I Carabinieri si organizzavano in Genova, onde il nome di +_Carabinieri genovesi_, e gli arruolati ai primi d’aprile sommavano già +a millecinquecento. + +[201] Il fatto fu negato invano. Il Crispi l’affermò recisamente in +pieno Parlamento (_Seduta del 3 giugno 1861_) ed al Rattazzi stesso +mancò l’animo di smentirlo. Del resto noi abbiamo l’aneddoto dalle +labbra stesse del dottor Ripari, che fu appunto la persona incaricata +da Garibaldi di chiedere al commendator Capriolo, segretario generale +dell’Interno e _alter ego_ del Rattazzi assente, la consegna della +somma promessa. + +[202] Vedi GIUSEPPE PASOLINI, _Memorie raccolte da suo figlio_. Imola, +tip. I. Galeati, 1880, pag. 297. + +[203] Val la pena di riprodurre qui il discorso di Garibaldi +pronunziato nel teatro di Parma che venne dai giornali travisato. + +Lo togliamo dalla _Gazzetta di Parma_ del 2 aprile: + +«Io vi spiegherò le condizioni presenti. — Io sono repubblicano — +benchè molti credano farsi un delitto il dirlo, non lo nascondo. — +_Alle grida che s’innalzavano nella sala, soggiunse:_ Ricordatovi +che siamo forti, ma i forti sono tranquilli e calmi e colla calma +faremo fatti. Io voglio farvi un’ipotesi — supponete che siamo qui +in cento: se sono ottanta che vogliono un governo o venti un altro, +i venti che violentano la volontà degli ottanta sono despoti, sono +tiranni. Ma quegli ottanta sarà il governo del popolo, quello sarà la +mia repubblica. Ora dunque abbiate in mente la concordia, lasciamo da +parte i torti ricevuti per la causa italiana. — Io posso esser certo +che quando in nome della patria e del Re vi chiamerò, tutti verrete. +(_Sì, sì prolungati._) Ora tornando all’ipotesi, gli ottanta hanno +già accettato quel programma col quale dal Ticino ci accampammo alle +falde del Vesuvio; voi ben lo conoscete — _Italia e Vittorio Emanuele_ +— e mentre noi esprimiamo il nostro principio, noi seguiremo quel +programma. Chi non segue quel programma deve essere considerato come +nemico della patria. Siamo leali; se l’abbiamo accettato, seguiamolo. +Ricordiamo la concordia. + +_Al grido di viva Mazzini_ disse che incaricato di parlare a Rattazzi +e al Re per il richiamo di Mazzini, il fece e spera che non vi siano +serii ostacoli, non essendovi ormai che un punto legale da sciogliere +che egli non saprebbe spiegare. _Al grido di viva Mazzini egli ripete:_ +Io vi accompagno, ma io ve l’ho detto: il popolo forte deve essere +calmo e concorde — _Viva Vittorio Emanuele_ — (Si ripeterono le grida: +_Viva Vittorio Emanuele_.) Ho fatto un discorso, esso conchiuse, che +passa di molto la mia capacità; ma colla vostra fisonomia marziale e +franca mi avete dato l’energia di parlare: vi saluto con affetto, o +degni figli del lavoro, vi raccomando la concordia: nella concordia +sta la salute della patria. Mantenetevi buoni — sarò con voi sino alla +morte.» + +[204] Egli infatti scriveva: + + «Trescorre, 6 maggio 1862. + +»Nel 5 maggio in Trescorre ho potuto corroborarmi nel concetto che si +meritano i miei correligionari politici — confermarmi che non ci può +essere democrazia senza onestà d’intendimento e rispetto alla volontà +nazionale. + +»Non più diffidenze dunque in un paese che deve trovarsi compatto +nelle ultime battaglie dell’indipendenza. I membri del Consiglio +dell’Associazione emancipatrice, eletti nell’adunanza generale +di Genova, che si componeva dei delegati di tutte le Associazioni +liberali d’Italia, confermarono in questo solenne anniversario il +patto fondamentale, su cui posa l’avvenire della patria; il concerto +che lega questa nazione, che vuole risorgere tutta, al suo Re leale e +galantuomo. + +»I nostri convincimenti furono trovati da noi tutti consentanei al +nobile plebiscito siculo-napolitano, al programma glorioso delle nostre +vittorie. + +»_Italia e Vittorio Emanuele!_... Ecco la nostra bandiera, ecco il +voto consacrato dalle moltitudini, proclamato oggi dall’entusiasmo per +il Re guerriero di mezzo milione di popolo, a cui fanno eco tutte le +popolazioni. — Ecco la mèta a cui devono tendere tutte le aspirazioni. +— Ecco finalmente il vangelo politico su cui posero la destra, ieri — +uomini che mi onoro di chiamare fratelli, uomini che l’Italia ed il +Re troveranno sempre cooperatori sulla via che conduce alla intera +nazionale rigenerazione. + + »G. GARIBALDI.» + +[205] Citiamo i colonnelli Nullo, Missori, Guastalla, Corte, Cattabene, +i maggiori Cucchi, Mosto, Lombardi, Bedeschini, il dottor Ripari, +Benedetto ed Enrico Cairoli, i trentini Ergisto Bezzi, Filippo Manci, +Pietro Martini; Paolo Francesco Savi di Genova, Alberto Mario, e +potremmo raddoppiare la schiera. + +[206] Vedi Circolare del Ministero dell’interno, 15 aprile 1862. + +[207] «Taluni male interpretarono la mia protesta sul _Diritto_. +Soldato italiano, non ebbi, nè poteva avere, intenzione di lanciare +contumelie contro l’esercito italiano, gloria e speranza della +nazione. Volli soltanto dichiarare che dovere dei soldati italiani +è di combattere i nemici della patria e del Re, e non di uccidere e +ferire inermi cittadini. — Se il Comandante di Brescia avesse potuto +provvedere secondo gl’impulsi del proprio cuore, non avremmo oggi da +maledire chi fu la causa della strage, nè lamentare vittime di quel +popolo generoso. Alle frontiere e sui campi di battaglia la milizia — +quello e non altro è il suo posto. + + »GARIBALDI.» + +Supplemento del _Pungolo_ di Milano del 23 maggio 1862. + +[208] Vedi _Diritto_ del 4 giugno 1862. + +[209] Vedi negli _Atti parlamentari_, Lettera di Garibaldi del 2 giugno +1862. + +[210] Tornata della Camera dei Deputati del 3 giugno 1861. + +[211] Ci conviene tuttavia essere più esatti. Per molto tempo nella +mente di Garibaldi l’impresa veneta e la greca andarono di conserva: +l’una a’ suoi occhi non escludeva l’altra, a vicenda forse si +aiutavano. Anzi fra il 7 e l’8 maggio avendo il Generale ricevuto una +visita del generale Di Saint-Front, aiutante di campo del re Vittorio +Emanuele, si notò che per due o tre giorni le idee e gli ordini del +Generale cambiarono totalmente; talchè la spedizione in Tirolo parve +messa in disparte e quella per l’Oriente ripresa più alacremente. +Tanto vero che il maggiore Bideschini ebbe l’ordine di scegliere tra +i giovani raccoltisi a Genova una grossa schiera, di unire ad essa +una mano di marinai e di tenerli tutti preparati ad un imbarco. (Vedi +_Garibaldi_, per F. BIDESCHINI, pag. 25.) Se non che, prevalendo +probabilmente l’impazienza generosa dei Veneti e dei Trentini, e +continuando ad affluire in Lombardia nuovi Volontari, Garibaldi lasciò +che la prima trama del Trentino fosse ravviata e condotta fino al +termine in cui la vedemmo troncata. + +[212] Io era a que’ giorni segretario particolare capo del Gabinetto +del ministro dei lavori pubblici, Agostino Depretis; ma, come ognuno +sa, ero nello stesso tempo soldato ed amico di Garibaldi, col consenso +del quale soltanto mi ero indotto ad accettare il posto di fiducia che +l’onorevole Depretis mi aveva offerto. Ora io non appaio certamente +questi due fatti per dare a credere che io tenessi nel Governo alcun +importante e molto meno segreto ufficio politico; ma li ricordo +soltanto per chiarire come la mia origine, il modo della mia elezione, +la mutua confidenza di cui mi onoravano il generale Garibaldi e il +ministro Depretis, facessero di me qualcosa di diverso, per lo meno, +d’un burocratico qualsiasi e mi mettessero quindi in grado di essere +più addentro di molti altri miei colleghi in taluni negozi; in quelli +specialmente che concernevano la principale materia degli accordi a +quei giorni avviati tra il Governo e il Generale. + +Ora dunque, essendomi recato nell’ultima settimana d’aprile a Desenzano +per vedervi il Generale e sentire da lui a che punto stessero le cose +circa a quei _Carabinieri genovesi_, dei quali ero predestinato a +diventare il Capo di Stato Maggiore, il Generale mi rispose col suo +ordinario laconismo: «Presto spero che faremo qualche cosa; fatene +un cenno anche a Depretis, e tenetevi pronto.» Tornato a Torino come +il Generale mi aveva detto, riferii il breve dialogo al Ministro, +che ascoltò quasi senza rispondere; e non mi lasciò in alcun modo +intravedere quello ch’egli pensasse di quella mia confidenza. Io non +dirò come de’ particolari fossi informato quasi giorno per giorno dagli +altri miei amici e commilitoni. Soltanto ai primi di maggio dovendo io +accompagnare il ministro Depretis a Napoli, scrissi al Generale anche +a nome di Bixio, che era a parte di tutta la trama (Vedi _Vita di Nino +Bixio_, pag. 306 e seg.), se potevamo fare impunemente il viaggio senza +pericolo di perdere il nostro posto nella impresa che tutto faceva +credere imminente. Ma egli mi rispose: «Partite pure: occorrendo vi +chiamerò.» Ed io, rassicurato come la cosa non fosse così prossima +come si vociferava, partii, e soltanto in mare, tornando da Sicilia, +seppi con qualche certezza le notizie degli arresti di Palazzolo e +di Sarnico. Allora, appena arrivato a Torino, e meglio conosciuti +tutti i particolari degli eventi, udito il consiglio de’ miei amici, +reputai di non poter più servire convenevolmente un Ministero che dopo +aver fino alla vigilia parte congiurato col Generale, parte tollerato +ad occhi chiusi ch’egli cospirasse con chi voleva, gli si avventava +contro all’improvviso e lo trattava come ribelle e poco meno che +nemico. E questa pertanto fu l’unica cagione della dimissione ch’io +diedi, in quei termini forse un po’ troppo vivaci che la giovinezza +dovrebbe scusare, al ministro Depretis. Se poi in Parlamento taluni +Deputati vollero farsi della mia nomina come della mia rinunzia un’arma +di partito e tirarne a forza illazioni esorbitanti dalla logica e +dalla verità, ciò poteva attristarmi, ma non era in me d’impedirlo. +Io m’ero risolto a quell’atto per un profondo sentimento di dovere; +ma ero il primo a dolermi del rumore che esso veniva facendo, e non +l’avrei certamente voluto ingrossare con nuove polemiche che avrebbero +richiesto di necessità nuove rivelazioni e generati scandali maggiori. +Però se anche oggi dopo venti anni ne parlo, gli è solo perchè la +necessità di questa storia mi vi trascina, e ciò nonostante resta +ancora una parte della verità che stimo debito mio il tacere. Spero +tuttavia che anche il poco che ne ho detto varrà a consigliare il +signor Zini ad una onorevole ammenda. Egli nella sua _Storia_ (vol. I, +parte II, pag. 1021) ha tassata la mia rinuncia di «triste vanità;» +ma confido che dopo le spiegazioni da me date vorrà dolersi della +sua frase e pronunciar di me più benigna sentenza. Quando nol facesse +saprei ben passarmene, ma egli m’avrebbe dato il diritto di dire che se +tutti gli uomini e tutte le cose, delle quali giudica e manda nella sua +_Storia_, sono trattati colla stessa conoscenza de’ fatti, ponderatezza +di giudizio e temperanza di stile con cui trattò il mio minuscolo +aneddoto, non c’è più in tutti i suoi quattro volumi una sola parola +degna di fede. + +[213] _Frammenti_ citati, pag. 13 e 14. + +[214] Lo accompagnarono a Palermo, oltre il figlio Menotti, Enrico +Guastalla, Giuseppe Missori, Giacinto Bruzzesi, Agostino Lombardi, +Giuseppe Guerzoni, Giovanni Basso e in qualità di segretario Giuseppe +Civinini. + +[215] Troviamo la frase in un periodo dei citati _Frammenti_, pag. 16: + +«Addio Marsala! terra di felice augurio. — Anche questa volta il tuo +bravo popolo mi spinse ad opera buona — e rispose con risoluzione ed +entusiasmo al mio grido di _Roma o Morte_ — che il dispotismo crede +d’aver sepolto con due palle di carabina; ma ch’io spero non passerà +molto — udremo risuonare ancora più terribile di prima. — E come +riveder Marsala senza concepire il progetto di ripigliare il tronco +cammino? Forse perchè Buonaparte lo vietava? Ed io ho mai temuto +Buonaparte? + +»Oh! Italiani — penetratevi una volta delle mie ragioni e persuadetevi +che i tiranni hanno paura, se non si temono.» + +[216] Giuseppe Guerzoni, Enrico Guastalla, Giovanni Chiassi. Accennai +il fatto anche nella mia _Vita di Nino Bixio_, pag. 309. + +[217] Fu scritto da Giuseppe Civinini, che faceva allora da suo +segretario. + +[218] Proclama del Re agl’Italiani, del 3 agosto 1862. + +[219] Così la lettera dell’Albini come la risposta del Generale furono +vedute dal generale Cugia e dal deputato Miceli, che l’attestarono +nella tornata della Camera dei Deputati del 25 novembre 1862. + +[220] Ciò è attestato, fra gli altri, dall’Autore della _Verità sul +fatto d’Aspromonte per un testimonio oculare_. Milano, 1862, pag. 26. +Che la lettera poi fosse quella dell’ammiraglio Albini è supposizione +nostra, ragionevole crediamo, ma pur sempre supposizione. + +[221] Vedi su questo e molti altri particolari _Aspromonte, Ricordi +storici militari_ del marchese RUGGERO MAURIGI, già aiutante del +generale Garibaldi. Torino, 1862; fedele ed accuratissimo diario. + +[222] Ci studieremo di colmar noi le principali, con postille cavate +dai nostri personali _Ricordi_ e dagli altri documenti che abbiamo fra +mano. + +[223] L’interrogativo è di Garibaldi; forse egli non ricordava più i +nomi dei due bastimenti, eccoli: _Il Generale Abbatucci_ francese della +Compagnia Valéry francese, e il _Dispaccio_ della Florio, italiano. + +[224] Così il manoscritto, ma il senso riesce alquanto oscuro; +dubitiamo che lo scrittore abbia omesso qualche parola che l’avrebbe +schiarito. Certo voleva dire: se le fregate incrociavano al largo, egli +(Garibaldi) sarebbe passato fra gli scogli dove le fregate non potevano +inseguirlo; se invece ancoravano vicino agli scogli, egli sarebbe +marciato diritto su di esse, passando tanto vicino alle loro batterie +da metterle nell’impossibilità di colpire. + +[225] Voleva dire _penoso, angoscioso_, ec. Ma chi s’occuperebbe a +riveder la lingua a Garibaldi! + +[226] Vapore con cui era passato il generale Bixio nel 60 colla sua +brigata. + +[227] Qui il Generale tace o dimentica che una Deputazione reggiana, +composta dei signori Bolani, Ramirez, Bruno Rossi e Grillo, era venuta +a Sannazzaro per avvertirlo la città essere posta in istato di assedio; +il presidio, triplicato per soccorsi venuti da Messina, forte di +circa quattromila uomini, disposto a sbarrargli il passo; scongiurarlo +fervidamente a risparmiare alla città lo spettacolo e il danno d’una +guerra cittadina. Garibaldi rispose parole concilianti e pacifiche, e +sebben non lo promettesse esplicitamente agli oratori, avea già in cuor +suo fermato di lasciare in disparte Reggio e prendere il sentiero dei +monti. + +[228] Il torrente San Nicolò. + +[229] Devesi aggiungere che la marcia fu molestata da alcune scariche +di moschetteria sparate dalla corazzata regia _Terribile_, specialmente +contro il gruppo in cui marciava Garibaldi. L’avvisaglia poi di +retroguardia a cui qui accenna il Generale ebbe luogo la mattina del +secondo giorno di marcia, 27 agosto. Ci furono dei feriti e morti da +ambe le parti. + +[230] E poteva bastare un giorno solo. La guida, o mal pratica o +traditora, aveva fatto fare ai Garibaldini doppio cammino. Da ciò la +facilità con cui i Regi poterono presto raggiungerli. + +[231] Eppure le _fascine_ erano così poche e fradice dalla pioggia +che non bastarono a cuocere le patate per tutti; e i più le dovettero +mangiar crude. + +[232] Intendi: _Malgrado ciò; Ciò non ostante_. + +[233] La forza che il colonnello Pallavicini capitanava, come si +desume dal rapporto ufficiale del generale Cialdini, componevasi di due +reggimenti di linea, il 20º e il 1º, e due battaglioni di bersaglieri; +in totale sette battaglioni e tremilacinquecento uomini circa. +L’ordine che il Pallavicini aveva ricevuto dal generale Cialdini era +perentorio; «Raggiunto Garibaldi, attaccarlo senza più, schiacciarlo +e non accordargli che la resa a discrezione.» — Vedi nella _Gazzetta +Ufficiale del Regno_ dell’8 settembre 1862 i _Rapporti_ del generale +Cialdini e del colonnello Pallavicini. + +[234] Anche qui intende a modo suo il senso del verbo _anteporre_. Vuol +dire _allegare, addurre, mettere innanzi._ + +[235] Crediamo voglia dire _in gruppo_. La formazione che ne risaltava +era quella che in linguaggio militare si dice _a potenza_. + +[236] E questo fu il _vivo fuoco_ di cui parla nel suo rapporto il +colonnello Pallavicini; questo l’_accanito combattimento_ che magnificò +il generale Cialdini. Il fuoco durò poco più di dieci minuti; le +perdite d’ambe le parti furono di cinque morti e venti feriti tra +i Garibaldini; di sette morti e ventiquattro feriti tra i Regi, e +tuttavia le perdite di questi sarebbero state molto minori se non +avessero ricevuta la scarica garibaldina a brevissima distanza e quasi +a bruciapelo. + +[237] Allude a questo fatto. Il colonnello Pallavicini aveva inviato +a parlamentare col Generale un suo ufficiale di Stato Maggiore. Questi +però essendosi presentato armato senza farsi precedere da un trombetta +o da un segnale qualsiasi, e di più avendo brutalmente intimato al +Generale la resa a discrezione, l’atterrato ma ancor fiero Capitano era +scoppiato in queste indignate parole: «Faccio la guerra da trent’anni +e ne conosco meglio di voi le leggi. Non è così che si presentano i +parlamentari. Disarmatelo.» E gli fu infatti tolta la spada, che gli +venne però poco dopo restituita. Allora lo stesso generale Garibaldi +chiese di vedere il Pallavicini, il quale s’affrettò a lui, ma in +atteggiamento ben diverso del suo parlamentario. Si presentò al grande +sconfitto in atto riverente col cappello in mano, gli s’inginocchiò +dappresso e gli disse, con cortese accento: «Aver l’ordine d’intimargli +la resa a discrezione, ma attendere che esprimesse i suoi desiderii.» +Al che il Generale avendo chiesto che fosse concesso ai disertori +dell’esercito regolare di mettersi in salvo, e per sè di essere +imbarcato cogli ufficiali che in quel momento l’attorniavano, su una +nave inglese, il colonnello rispose: che ai disertori avrebbe concesso +quarantotto ore, e quanto alla seconda domanda ne avrebbe interpellato +i suoi capi, non avendo egli autorità di assentirvi. + +[238] Circa al trasporto vanno aggiunti questi particolari. Nella +notte, fu trasportato nella cascina dei Forestali della Marchesina. +All’alba vegnente, fatta con rami e frasche una barella (la migliore, +dice Garibaldi stesso, di quante s’adoperassero _negli ulteriori +suoi trasporti_), fu trasportato sulle braccia de’ suoi fedeli, che +gareggiavano a darsi la muta fino alla marina di Scilla, dove il +_Duca di Genova_ lo attendeva per tradurlo alla Spezia. Quando il +Generale vide la nave e ne seppe l’uso, rampognò sdegnato il colonnello +Pallavicini che avesse mancato alle sue parole; ma il Pallavicini potè +giustamente rispondergli «avergli soltanto promesso di esporre la di +lui domanda al Governo, e a questo non aver mancato; il Governo aver +risposto rifiutandola e ordinando che il prigioniero fosse tradotto +alla Spezia; suo dovere di soldato ubbidire.» + +L’ultima e forse più penosa scena della tragica catastrofe fu quella +di cui fu infelice protagonista il generale Cialdini. Nel punto in +cui il ferito d’Aspromonte tragittava dalla spiaggia al mare, dal +cassero d’una nave vicina, eretto di tutta la persona, nella posa +d’un trionfatore, stava a contemplarlo il generale Cialdini. A che +quella mostra, per lo meno superflua? Voleva egli, il non invidiabile +vincitore, passare a rassegna quel lacero stuolo di prigionieri? Non +era cura da lui. Bearsi della vista del vinto nemico? Era indegno. +Ostentare impersonata in lui la maestà della legge vendicatrice e +vendicata? Era superbo e crudele insieme. + +Quanto è più grande, in questo caso, il vinto che passa non vedendo +o non curando l’oltraggio, e nelle sue più intime _Memorie_ non +ricordandolo nemmeno! Ma egli poteva perdonare; non lo seppero i suoi +compagni, i quali, notata la bravata del Generalissimo regio, gli +inviarono, saluto e disfida insieme, il grido di _Roma o morte_, che +gli fu forza ascoltare in silenzio. + +[239] Ecco la lettera del Console e la risposta del Generale: + + «_Al Generale Garibaldi_, Spezia (Italia). + + »Vienna, 1º settembre 1862. + + »Generale, + +»Essendovi riuscito impossibile il compiere per ora la grand’opera +patriottica che avevate intrapreso nell’interesse della vostra patria +diletta, mi prendo la libertà d’indirizzarvi la presente per sapere se +non entrasse nei vostri disegni di offrirci il vostro valoroso braccio +nella lotta che sosteniamo per la libertà e unità della nostra gran +repubblica. + +»Il combattimento che sosteniamo non interessa noi soli, ma interessa +tutto il mondo civile. + +»La gloria e l’entusiasmo con cui sareste accolto nella nostra patria, +ove avete passata una parte della vostra vita, sarebbero immensi, e la +vostra missione che sarebbe quella d’indurre i nostri bravi soldati a +combattere per lo stesso principio al quale avete consacrato nobilmente +tutta la vostra esistenza, sarebbe pienamente conforme alle vostre +intenzioni. + +»Mi stimerei fortunatissimo, o Generale, se potessi ricevere da voi una +risposta. + +»Ho l’onore di essere, ec. + + »CANISIUS + »Console degli Stati-Uniti d’America.» + + * * * + + «_Al signor Teodoro Canisius_, ec. + + »Varignano, 14 settembre 1862. + + »Signore, + +»Io sono prigioniero e pericolosamente ferito: per conseguenza m’è +impossibile di disporre di me stesso. Tuttavia credo che, se io sarò +restituito alla libertà e se le mie ferite guariranno, sarà giunta +l’occasione favorevole nella quale potrò soddisfare il mio desiderio di +servire la Gran Repubblica Americana, di cui io sono cittadino, e che +oggi combatte per la libertà universale. + +»Ho l’onore, ec. + + »G. GARIBALDI.» + +[240] _Patrie_ del 17 settembre 1862. + +[241] Diversa era l’opinione di Massimo d’Azeglio. Ancora due anni dopo +Aspromonte scriveva ad Antonio Panizzi: «Dopo Aspromonte (Rattazzi +ministro) mi fecero l’onore di chiamarmi con altri al Consiglio +dei ministri, che doveva decidere la sorte di Garibaldi. Io dissi: +_Sottoporlo ad un giudizio come ogni cittadino. E dopo la condanna, +grazia del Re immediata_. Ma siccome nelle tasche della camicia rossa +doveva essere rimasto un certo pezzo di carta, ec. ec., si pensò meglio +di dargli l’amnistia, ch’egli rifiutò, dicendo che aveva fatto quel che +doveva, ec. ec., e così finì,» — Vedi _Lettere ad Antonio Panizzi di +uomini illustri e di amici italiani_. Firenze, G. Barbèra, 1880, pag. +480. + +[242] Frase infelicissima, ma testuale, della _Relazione_ del ministro +Rattazzi al Re. Come la clemenza regia si potesse far dipendere dal +beneplacito della Francia spieghi chi può! + +[243] Decreto del 5 ottobre 1862. + +[244] Visitarono e curarono il Generale, il dottor Partridge di Londra, +Nélaton di Parigi, e fra i medici e chirurghi italiani: Porta, Bertani, +Cipriani, Zannetti, Tommasi, Albanese, Prandina, Ripari, Basile. + +[245] Testuale. Io narrai questo ed altri episodii della malattia del +Generale al Varignano in una lettera al _Movimento_, in data del 14 +ottobre, e riprodotta poi da altri giornali. + +[246] Era rimasto a Caprera chirurgo ordinario del Generale il dottor +Basile. Altri medici suoi amici non tralasciarono di visitarlo +assiduamente, e primo fra tutti il dottor Enrico Albanese, tanto +valente chirurgo quanto prode soldato e generosissimo amico. Egli +in data del 23 gennaio scriveva della salute del Generale in questi +termini: + +«Il Generale va meglio, e già son sei giorni che, coll’aiuto delle +gruccie, cammina qualche poco per la stanza; la ferita non è ancora +risanata, ma il pus diminuisce sempre, ed io ho fede che fra due +mesi, al maximum, sarà completamente guarito. La fasciatura inamidata, +ultimamente applicata, agisce potentemente a migliorare le condizioni +locali. + + »ENRICO ALBANESE.» + +[247] Nel 1862 era stata ordinata la leva generale in tutto l’impero, +ma per la Polonia prescritto che fossero esenti dal reclutamento +i contadini ed i grandi proprietari rurali, sicchè la legge veniva +a cadere soltanto sugli abitanti della città, quanto a dire sulla +popolazione più colta e civile. La commozione suscitata dall’iniquo +privilegio fu grandissima in tutta la Polonia. Il marchese Wielopolski, +governatore di Varsavia, per recidere fin da principio i nervi alla +rivolta, deliberò che tutti i designati al reclutamento fossero +presi in una notte, e, dove essi mancassero, arrestati in loro vece +i fratelli, i parenti, gli amici. A quest’atto di caccia selvaggia +i Polacchi non ressero più, e nella notte del 18 gennaio il Comitato +nazionale di Varsavia bandì la insurrezione. + +[248] V. il _Diritto_ del 6 marzo 1863. + +[249] Manifesto ai _Popoli dell’Europa_ in data di Caprera 15 febbraio +1863, pubblicato dal _Diritto_ del 21 febbraio. + +[250] Manifesto al popolo inglese da Caprera, 4 febbraio 1863, +pubblicato dal _Movimento_ di Genova. + +[251] Manifesto all’Emigrazione polacca da Caprera, 5 febbraio 1863, +pubblicato dal _Diritto_. + +[252] Vedi l’indirizzo da Caprera _ai prodi dell’esercito russo_, +pubblicato dal _Diritto_ e riprodotto nel _Pungolo_ di Milano del 7 +marzo 1863. + +[253] La lettera del Langievicz a Garibaldi fu pubblicata da parecchi +giornali e tra gli altri dalla _France_. La troviamo ricordata anche +nell’opera: _Fatti della Polonia dal 1863 in poi_, Venezia 1863, pag. +161. + +[254] Rammentiamo con uguale rimpianto il prode toscano Stanislao +Bechi, fucilato dai Russi a Wloclaweck, la mattina del 17 dicembre +1863. + +[255] Crediamo il generale Wisoky e il signor Charnewsky. + +[256] Ciò si legge nel citato opuscolo su _Garibaldi_ del Maggiore +Bideschini, pag. 35. Il piroscafo giunto a Genova fu staggito dalla +polizia. + +[257] Si allude alle molte trame di insurrezioni, di spedizioni, di +sbarchi orditi a Londra dall’infaticabile genio rivoluzionario di +Giuseppe Mazzini, che era riuscito in tra il finire del 1863 e il +cominciare del 1864 ad avvolgere ne’ suoi disegni d’insurrezione in +Transilvania e Gallizia non solo il generale Garibaldi e il generale +Klapka, ma per qualche tempo lo stesso re Vittorio Emanuele, che +di congiurare un po’ a insaputa de’ suoi ministri s’era sempre +compiaciuto. — Vedi fra gli altri _Politica segreta italiana_ +(1863-70). Torino, Roux e Favale, 1880: specie il cap. II e III. + +[258] Citeremo i nomi dei principali, come in parte li ricordiamo noi +stessi e in parte li troviamo scritti nei giornali inglesi. E primo di +tutti il signor John Richardson, notabile nel ceto dei commercianti, +capo del Comitato delle dimostrazioni garibaldine nel 1862 ed ora +presidente dello stesso Comitato per ricevere Garibaldi in Inghilterra. +Indi il signor Peter Steward, ricco banchiere; il signor Andrews, +membro del Consiglio della _Peninsular and Oriental Company_; il signor +Roberto Taylor, proprietario di Glascow; il signor Cowen, industriale +di Newcastle; i signori Seely, Ashley, Kinnaird, Peter Taylor, membri +del Parlamento; Lord Shaftesbury e Lord Sutherland, membri della +Camera dei Lordi; il signor Stansfeld, già segretario di Stato nel +Gabinetto Palmerston; il signor Chambers, tenente colonnello dei +_Rifles Volunteers_; il prof. Balley, l’avv. Edmondo Beales; indi la +signora Sara Nathan, la signora Stansfeld, la signora Wight, la signora +Ashurth, la signora Schwabe; infine tutta la Colonia italiana, di cui +eran principali Panizzi, direttore del _British Museum_; l’ottico +Negretti; i maestri di musica Campana e Arditi; i signori Costa, +Semenza, Vivanti, Serena, Fabbricotti ed altri. + +[259] «He know the General would never lift a finger to disturb the +England,» frase d’un libro recente su Garibaldi uscito in Inghilterra: +_The Life of Giuseppe Garibaldi_, by J. THEODORE BENT, B. A. Oxon. +Londra, Longmans, Green and Co. 1881, pag. 219; libro del resto +compilato sopra notizie inesattissime, di cui non si veggono nè i +documenti nè le fonti, e che soltanto in questa parte del viaggio +d’Inghilterra può prestare qualche lume e qualche sussidio. + +[260] Il _Daily Telegraph_, amico a quei giorni del Gabinetto +Palmerston, scriveva così: + +«Tutte le voci corse sulla completa guarigione di Garibaldi erano quasi +interamente false. La ferita ricevuta al piede fa pochi progressi verso +la guarigione, se pure ne ha fatti. Alcuni sintomi poterono essere +attenuati dal sollievo derivato dall’estrazione di una parte dell’osso +fratturato. Ma la ferita in sè non è guarita. La spossatezza, ancor +più che il male, ha grandemente influito sulla salute del Generale, +e malgrado il vigore della sua costituzione che non ha cessato di +manifestarsi nella potenza della sua voce, nella vivacità del suo +spirito, nell’energia del suo patriottismo, che è in lui un’affezione +personale ed appassionata, egli è tuttora in uno stato di notevole +debolezza. Sorse dunque naturalmente l’idea che il mutamento di clima +potesse avere un effetto benefico sulla sua salute e contribuire a +produrre la guarigione così a lungo ritardata. + +»Si opinò eziandio che a Londra Garibaldi troverebbe cure mediche tali +da farlo guarire perfettamente. Pertanto il Generale accettò il privato +invito di venire in Inghilterra. + +»Egli sbarcherà a Brook nell’isola di Wight, ove passerà un mese.» + +[261] Io dimoravo allora a Caprera presso il Generale prestandogli per +preghiera sua e d’amici l’ufficio di segretario; onde ero in grado +di seguire giorno per giorno le vicende di quel progetto di viaggio +e per la confidenza di cui il Generale mi onorava, di conoscere su +quell’argomento i suoi più intimi pensieri. La signora Chambers invece, +credendomi avverso al progetto, diffidava di me e non me ne parlava +affatto. La buona signora s’ingannava; certo a me premeva che il +Generale non s’impegnasse in un intrigo di partiti stranieri e fosse +vittima o strumento degli interessi o delle vanità di chicchessia; +ma se il viaggio poteva farsi con tutte quelle condizioni che a me +parevano necessarie a salvare con la dignità del Generale quella +d’Italia, io lo desiderava quant’altri mai. Tutta la mia opposizione +consisteva dunque nel consigliare il Generale ad andar cauto; ad +informarsi bene chi fossero le persone che lo invitavano e quale +mandato avessero, e quale credito godessero; e soprattutto quali +fossero gl’intendimenti del Governo inglese, che sino allora almeno, +erano rimasti incerti. Non appena però giunse a Caprera la lettera +del signor Thornton Hunt, il Generale me ne parlò subito; e come +io m’arrischiai ad esprimergli il desiderio di vederla, egli se la +fece dare dalla signora Chambers, e il giorno dopo me la mostrò. Ora +avendola io letta e riletta, anzi analizzata col Generale stesso, +giacchè mi pareva che essa contenesse molte frasi ambigue, così ho +potuto ritenerne nella mente i principali concetti, e, senza tema +d’errare, riprodurli. Ne discussi anzi colla signora Chambers, la +quale ormai saputomi partecipe d’ogni segreto, temendo forse di far +peggio continuando a trattarmi ostilmente, cominciò prima a farmi +vedere quella famosa lettera di cui ella magnificava più del giusto +la importanza; poi a farmi via via molte confidenze, le quali non +contenevano certo che una piccola dose di verità; ma tutta quella +verità che una accorta diplomatica sua pari, era in dovere di confidare +ad un occulto ed astuto rivale della mia forza! + +[262] Per non dire d’altri, lo scrittore di queste pagine. + +[263] Parrà strano certamente e bisognevole di qualche spiegazione +che un bastimento d’una Compagnia postale potesse, senza legittima +causa e per servigio d’un privato, deviare dalla sua rotta, venendo +meno manifestamente ai propri doveri ed ai propri statuti. Ma dovunque +compaia Garibaldi, alle violazioni delle norme comuni bisogna essere +preparati. Eccone però la spiegazione. Fra i più caldi amici e zelanti +fautori del viaggio v’era pure, come già s’è detto, un certo signor +Andrews, ricco commerciante, _Mayor_ di Londra nel 1848, e della +_Peninsular and Oriental Company_ forte ed influentissimo socio. Ora, +essendosi questo signor Andrews tolto l’assunto di fornire al Generale +i mezzi di trasporto, potè anche ottenere dalla sua Compagnia di +navigazione una concessione che altri certamente non avrebbe potuto. E +la concessione fu questa: che uno dei bastimenti della _Peninsulare_ +incaricati della valigia postale tra Marsiglia, Genova e Malta +appoggiasse per poche ore a Caprera e vi imbarcasse il Generale. + +Siccome però quella deviazione sarebbe parsa una troppo flagrante +violazione degli statuti, della quale avrebbero potuto essere chiamati +a rispondere anche i governi delegati alla sorveglianza di quella +Società, così fu pensato e adoperato quest’espediente. A Marsiglia +c’era un vecchio vapore in riparazione, la _Valletta_; faccia essa +il viaggio; appoggi al momento opportuno nelle acque della Maddalena; +e se alcuno gli fa carico dello sviamento dia per scusa lo stato mal +sicuro del bastimento, e la necessità di nuove riparazioni. Così fu +escogitato, combinato, eseguito; così avvenne che un vapore postale +della più grande Compagnia di navigazione di quell’anno abbandonasse la +propria rotta e facesse aspettare per più di sei ore la _Valigia delle +Indie_, per fare il comodo di Giuseppe Garibaldi e de’ suoi amici. + +[264] Il braccio orientale del Canale di Southampton. + +[265] In conferma delle sue intenzioni, Garibaldi lasciò al signor +Negretti un biglietto, nel quale diceva che «non desiderava d’avere +dimostrazioni politiche, e soprattutto non eccitare tumulti.» Questo +biglietto fu subito pubblicato nei giornali. + +[266] Fu da tutti notato che il signor Seely, sbarcato a Cowes, in +luogo di far tenere a Garibaldi la strada comune che passa per Newport +ed altri luoghi popolosi dell’Isola, lo fece poi passare per strade +traverse con gran delusione di quelle popolazioni che attendevano al +passaggio l’eroe, ansiose esse pure di vederlo. Ma il signor Seely +diede per ragione, di evitare al Generale altre dimostrazioni che +l’avrebbero stancato e forse nociuto alla sua salute. Ognuno intende +però che tutte quelle cure non erano che un eccesso di zelo del bravo +gentiluomo. Del rimanente il giuoco del signor Seely e soci era già +scoperto; infatti nella stessa mattina del 3 aprile un signor Walk +tenne a Southampton un _meeting_ di operai per protestare contro coloro +che volevano monopolizzare Garibaldi. + +[267] Restituendo la visita al Tennyson, questi gli chiese e +ottenne che il Generale piantasse nel ricco giardino del poeta una +_Wellingtonia gigantea_, maniera di cortesia che gl’Inglesi tengono di +grande importanza e per chi la fa e per chi la riceve. Se non che pochi +giorni dopo la _Wellingtonia_ fu trovata ignuda di quasi tutte le sue +fronde, e cercandosi la cagione del sacrilegio, si seppe che taluni +idolatri l’avevano così spogliata per possedere, in alcune di quelle +foglie, un ricordo di cosa toccata da Garibaldi. I feticismi non sono +soltanto de’ popoli barbari. + +[268] Nello stesso giorno il Generale, togliendosi a tutte le feste, +andava a visitare la signora White, sua amica ed ospite fin dal 1854, e +madre della signora Jessie White Mario. + +[269] L’ordine della processione era il seguente: — Le bande a capo +della processione — La società dei calzolai — Dieci _marescialli_ +con bandiere recanti il motto «Ben venuto Garibaldi» — I membri dei +Comitati riuniti a piedi — Dieci carrozze di visitatori — La società +di temperanza — Cinque _marescialli_ con bandiere col motto «L’Eroe +d’Italia» — Le società di commercio con la loro banda — Le minori +società amiche (_Friendly Societies_) — Le carrozze della società dei +_Foresters_ — La banda degli _Old Fellows_ — Cinque _marescialli_ con +bandiere «Il primo patriotta» — Dieci carrozze — La loggia di Memfi +dei Frammassoni — Venti _marescialli_ — Le carrozze della stampa — +Venti _marescialli_ — Bandiere «L’uomo del popolo» — La carrozza del +signor Plesmal — La carrozza del signor Giorgio Moore (tesoriere) — +La carrozza del dottor Massey — Il Comitato esecutivo — La carrozza +del signor Chinery — Quella del signor Nicholas — Quella del signor +Richardson — Le carrozze della nazionalità ungherese — Quelle della +nazionalità polacca e della nazionalità italiana — La banda italiana — +La carrozza del generale Garibaldi, col quale sedevano il signor Seely +ed il signor Negretti, circondata da un corpo di _marescialli_ delle +Corporazioni e da un manipolo della legione Garibaldi — Le carrozze dei +figli di Garibaldi, con la signora Seely — I segretari — Il seguito — +Il Comitato degli operai, a piedi. + +[270] C’era in un palco l’ammiraglio Mundy, quel medesimo che comandava +la squadra inglese in Sicilia nel 1860; non appena il generale lo vide +si levò per andarlo a visitare; l’atto cortese, notato dal pubblico, fu +salutato da un vivissimo applauso. + +[271] La casa di Lord Palmerston in Londra era a 94 Piccadilly. + +[272] Assistevano al banchetto il russo Ogareff, il tedesco Blind, +gl’inglesi Ashurt e Taylor; gl’italiani Aurelio Saffi, Antonio Mordini +e Giuseppe Guerzoni. + +[273] Diamo qui interi i brindisi pronunziati dai due celebri patriotti. + +Mazzini pronunziò il seguente: + +«Mon _toast_ comprendra tout ce que nous aimons et tout ce pour quoi +nous combattons: + +»A la liberté des peuples! + +»A l’association des peuples! + +»A l’homme, qui, par ses actions, est l’incarnation vivante de ces +grandes idées! + +»A Joseph Garibaldi! + +»À la pauvre, sainte, héroïque Pologne, qui depuis plus d’une année +combat en silence et meurt pour la liberté! + +»A la nouvelle Russie, qui, sous la devise _terre et liberté_, tendra +dans un jour rapproché, une main de sœur à la Pologne pour la défense +de la liberté et de l’indépendance et effacera le souvenir de la Russie +des Tzars! + +»Aux Russes, qui, notre ami Herzen en tête, ont le plus travaillé à +l’éclosion de la nouvelle Russie! + +»À la religion du devoir qui nous fera lutter jusqu’à la mort pour que +toutes ces choses s’accomplissent!» + +Garibaldi rispose: + +«Je vais faire une déclaration que j’aurais dû faire depuis longtemps; +il y a ici un homme qui a rendu les plus grands services à mon pays +et à la cause de la liberté. Quand j’étais jeune et que je n’avais que +des aspirations, j’ai cherché un homme qui pût me conseiller et guider +mes jeunes années; je l’ai cherché comme l’homme qui a soif et cherche +l’eau. Cet homme je l’ai trouvé; lui seul a conservé le feu sacré, lui +seul veillait quand tout le monde dormait. Il est toujours resté mon +ami, plein d’amour pour son pays, plein de dévouement pour la cause de +la liberté. + +»Cet homme c’est mon ami Joseph Mazzini. + +»A mon maître!» + +Dopo una breve pausa proseguì: + +«À la Pologne, la patrie des martyrs, au pays qui se dévoue à la mort +pour l’indépendance, au pays qui donne un sublime exemple aux autres +peuples! + +»À la jeune Russie, au nouveau peuple, qui une fois libre et maître de +la Russie du Tzar, est appelé à jouer un grand rôle dans les destinées +de l’Europe! + +»A l’Angleterre, ce grand pays de la liberté qui nous donne +l’hospitalité, à qui nous devons le bonheur de nous trouver réunis!» +— Vedi _Politica segreta italiana_ (1863-1870), Torino, Roux e Favale, +1880, pagine 145-146. + +[274] Quella de’ Danesi fra le altre. + +[275] Menotti, tagliato fuori dalla calca, non aveva potuto penetrare +in Guild-Hall. + +[276] Erano venuti d’Italia il colonnello Chiassi, il colonnello +Missori, il deputato Mordini ed altri. + +[277] Tornata del 19 aprile 1864. + +[278] Nel citato libro la _Politica segreta italiana_, a proposito +delle cagioni che il governo aveva di desiderare l’allontanamento di +Garibaldi, si leggono a pag. 164-65 queste parole: + +«Il governo italiano aveva mandato presso quello inglese un +agente segreto, il quale aveva fra altri il mandato di tentare +che l’Inghilterra come espressione concreta di quella simpatia che +dimostrava all’Italia negli omaggi resi a Garibaldi si decidesse +a cedere al nuovo regno l’isola di Malta, come aveva ceduto alla +Grecia le isole Ionie, la quale idea era stata comunicata e non aveva +dispiaciuto alle Tuilerie.... Ciò fece che il gabinetto di San Giacomo +desiderasse più vivamente anch’egli che il soggiorno di Garibaldi +venisse abbreviato, e che non avesse luogo il viaggio nelle provincie, +dove accrescendosi con incalcolabili proporzioni l’entusiasmo +popolare esso temeva che gettata in campo la proposta della cessione +di quell’isola, la pubblica opinione eccitata lo costringesse ad +acconsentire.» + +Ora è questa una delle tante fiabe onde codesto libro è infarcito. A +noi consta in modo incontrovertibile che in tutto questo racconto _non +c’è parola di vero_. + +[279] Riproduciamo per brevità soltanto le due ultime lettere del +18 aprile. Della prima del 17, scritta in forma privata al Duca di +Sutherland, abbiamo riassunto fedelmente il senso. + + «13 aprile. + + »Milord Duca, + +»Confermando la mia lettera di ieri, ho l’onore di parteciparvi il +risultato d’un colloquio avuto questa mane col generale Garibaldi. Egli +ammette di sentirsi stanco e di non essere nelle stesse disposizioni +fisiche come al suo giungere dall’isola di Wight. + +»Mi ha parlato delle emozioni e dello strepito che lo circondano, +formando un forte contrasto cogli usi abituali della sua vita. Quando +parlava, osservai in lui una stanchezza mentale, forse più pronunciata +della fisica debolezza. + +»Non potrei asserire essere impossibile lo adempiere agli impegni +assunti, ma non esito a dirlo pericoloso. + + »W. FERGUSSON. + + »_A. S. G._ + »_il Duca di Sutherland_.» + + * * * + + «18 aprile. + + »Mio caro Seely, + +»Leggo nei giornali che il Generale impegnossi a viaggi in tutte le +direzioni. L’impresa è ardua e non v’ha uomo dell’arte che non la +riconoscerebbe piena di pericoli. Ho scritto in proposito al Duca di +Sutherland, e credo mio debito consigliare anche voi e tutti i suoi +amici d’Inghilterra di suggerir un mezzo qualsiasi per distoglierlo +dalle imprudenti emozioni delle sue visite progettate. + + »W. FERGUSSON. + + »_Al signor Carlo Seely._» + +[280] Fra quei due o tre amici c’era anche, in un angolo della sala, +l’Autore di questo libro. Io vedeva da parecchi giorni quello che si +tramava, ed ero deciso ad averne, come suol dirsi, il cuor netto. E ciò +non perchè m’importasse che Garibaldi abbreviasse o no il suo viaggio; +fallito anzi lo scopo politico pel quale l’avea intrapreso, non vedevo +più ragione di prolungarlo; ma solo perchè stimavo mio preciso dovere +per l’ufficio di fiducia che il Generale m’aveva commesso di vegliare +attentamente a tutto ciò che si ordiva intorno a lui, e d’impedire, per +quanto era in me, ch’egli fosse vittima d’un intrigo. Saputo pertanto +delle progettate riunioni, mi preparai alcuni minuti prima nel salotto +del Generale ben risoluto a non muovermi di là se il Generale stesso +non me lo ordinava. Ma come il Generale mi parve piuttosto contento che +io restassi, così non ostante il visibile dispetto che la mia importuna +presenza cagionava ai congregati, restai, fermo come una sentinella, e +potei quindi udire dal principio alla fine tutto il dialogo di quella +sera memoranda. Il qual dialogo ho riprodotto con tutta la maggior +fedeltà che mi fu concessa, certissimo d’averne serbate nella memoria +le parole più salienti, e in ogni caso il senso e l’andamento. + +[281] Chi confronti la mia versione colle dichiarazioni del signor +Gladstone ai Comuni (seduta del 21 aprile) e del signor Seely al +_meeting_ del _London Tavern_ (la sera del 20) vedrà che le differenze +sono quanto alla sostanza insignificanti. Il solo particolare +dimenticato da quei due signori furono le parole «partirò domani,» +ma io tanto quelle parole, come l’alzata impetuosa dalla sedia che le +precedette, le vedo e le odo come se accadessero ora, e le riaffermo +qui in tutta la loro pienezza. Aggiungo anzi che quelle parole +caratteristiche si leggono tra le linee del discorso del signor Seely +e non è mestieri di grande acume per comprendere com’egli avesse +interesse ad attenuarne il senso. + +Il signor Seely al _London Tavern_ disse «che Garibaldi avendo +promesso di visitare più di trenta città, i suoi amici credevano +che la promessa non potrebbe essere tenuta senza pregiudizio della +sua salute. Per conseguenza, domenica a sera, il Duca di Sutherland, +il Conte di Shaftesbury, il generale Eber, il colonnello Peard, il +signor Gladstone, il signor Negretti ed egli stesso si riunirono a +Stafford-House onde considerare se non fosse espediente di limitare le +visite del Generale a sei od otto delle principali città del regno. Il +Generale replicò essergli impossibile tirare una linea di separazione, +e che _preferirebbe abbandonare addirittura l’Inghilterra_. + +»Quella stessa mattina (la mattina in cui il Seely parlava, cioè il +20 aprile) il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, Saffi, il +generale Eber, il colonnello Peard, Negretti e il signor Stansfeld +avevano tentato far cambiare il Generale d’avviso, ma indarno.» + +Ora ognuno intende che tra le parole «abbandonare addirittura +l’Inghilterra» e il «partirò domani» non c’è altra differenza che di +forma; e basta poi il fatto riaccertato dallo stesso signor Seely che +la mattina dopo il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, ec. +ec. tentarono far cambiare d’avviso al Generale (cioè di non partire +subito) per confermare in ogni parte la nostra testimonianza. + +Ed ora ecco le parole dette dal signor Gladstone ai Comuni: + +«Sono tenuto al mio onorevole amico d’avermi mosso questa domanda +per ciò che riguarda me stesso. Il fatto ch’egli ha accennato tiene +molto commosso il popolo inglese, il quale da niente più rifugge che +dal mistero e segreto in simili cose. Or ecco quel che veramente è +avvenuto, e che ha fatto narrare diceríe false ed assurde. Il Duca di +Sutherland mi fece sapere, sabato passato, che egli ed altri amici del +Generale avevano concepito forti timori rispetto alla sua salute, e che +un insigne medico, il signor Fergusson, pensava che s’egli avesse messo +in effetto il disegnato giro per le provincie avrebbe assai patito. + +»Il Duca di Sutherland m’invitò ad andare da lui, quella sera, per +consigliarci insieme intorno al da farsi. + +»Io, pensando che il Duca aveva molti titoli di gratitudine per quello +che ha fatto pel governo, andai, com’ero stato invitato, e trovai +che i timori erano giusti, tanto più che il Generale aveva accettato +quasi cinquanta inviti di città vicine, e l’elenco ogni dì cresceva +rapidamente. Il signor Fergusson chiaramente disse non poter il +Generale sopportare le fatiche di tanti viaggi e dimostrazioni. Venuti +dunque a consiglio il Duca, il colonnello Peard, il generale Eber e due +o tre amici del Generale, si trovò esser nostro dovere consigliarlo a +restringere il numero delle sue promesse, e determinasse bene prima di +lasciar Londra. + +»Questo fu fatto conoscere da due amici particolari al Generale, +e quindi fui io richiesto di parlare a lui medesimo. Così allora +m’avventurai a mostrargli quello che ognuno doveva vedere, come l’andar +incontro a tante fatiche non potesse essere che a danno della sua +salute. Aggiunsi ancora che mi pareva che le magnifiche accoglienze +avute in questa metropoli, che sono certamente uno dei più memorabili +avvenimenti dei nostri tempi, potevano perdere un poco della loro +dignità e bellezza, se fossero state ripetute ogni giorno in tanti +luoghi diversi. Queste furono le cose che io dissi al Generale, nè +mai dissi che era meglio partire, ma solamente di tenere entro a certi +limiti le sue promesse. + +»Il Generale m’ascoltò con molta pazienza, indi mi rispose che +v’era gran verità in quel che io gli avevo esposto, ma parergli che +sarebbe assai difficile distinguere fra i desiderii e le domande +d’una e d’altra città; che egli pensava che il fine della sua venuta +in Inghilterra era conseguito, essendovi egli venuto, non per avere +quegli onori, di cui egli era ricolmo, ma per ringraziare il governo +ed il popolo inglese per quello che avevano fatto a pro della sua +patria. Disse che egli credeva che, visitando Londra, aveva visitata +tutta la nazione; che le promesse fatte erano tutte sotto condizione, +e non si teneva più obbligato, quando forti cagioni l’impedissero, +di adempierle. Soggiunse sperare di poter in altro tempo, ma senza +cerimonie di gran pubblicità, tornare in Inghilterra, e allora potrebbe +vedere molti più amici che non aveva ora fatto. Questo egli disse, +nè pensò mai che vi fosse alcuna cagione politica, nè sospettò certo, +come altri ha fatto, che qualche potentato straniero fosse mescolato in +questa pratica. + +»Quanto all’Imperatore dei Francesi e al suo governo, il nobile Lord in +questa Camera ha già detto assai chiaramente ch’egli non vi ha nulla +a che fare. Ma molte volte avviene che una piccola verità è sorgente +di molti errori; e in questo caso l’essere io stato chiamato per dare +un consiglio, richiesto dal bene e dalla salute del Generale, ha fatto +credere cose che sono al tutto senza parte alcuna di vero.» + +[282] In questo terzo colloquio della mattina del 19, v’erano il Duca +di Sutherland, il signor Eber, il signor Peard, il signor Negretti +e forse altri, ma nè Lord Shaftesbury, nè il signor Gladstone, nè il +signor Seely, nè il dottor Fergusson vi erano. + +[283] Il dottor Basile, in una lettera al _Sun_ del 19 aprile, diceva: + +«Come medico ordinario del Generale, mi credo in obbligo d’affermare +trovarsi la sua salute nel più soddisfacente stato e la ferita +del piede cicatrizzata da vari mesi, non aver più bisogno di cure +chirurgiche.... Sono dunque fermamente convinto che il Generale possa +intraprendere il progettato viaggio senza pericolo.» + +Il Basile diceva la verità; ma non saprei affermare che egli fosse +stato autorizzato dal Generale a dirla, e molto più a scrivere questa +lettera. + +Il dottor Partridge nel Times del 20 pubblicava un’attestazione quasi +consimile a quella del dottor Basile. + +[284] Il _Sun_, il _Morning Star_, l’_Evening Standard_. + +[285] Vedi Tornate della Camera dei Lordi del 18 aprile 1864, e dei +Comuni 19 e 21 aprile. + +[286] Ecco la testuale risposta di Garibaldi: + +«Sono profondamente grato al popolo inglese degli onori che mi ha resi, +ma di cui mi considero indegno. Le accoglienze che ho ricevute da ogni +classe di persone sono state tali che non le scorderò giammai. + +»Desidero ardentemente di visitare i miei vecchi amici di Newcastle +e del Nord. Considererò se posso cambiare di determinazione dopo la +promessa data e farò conoscere la mia risoluzione al mio amico signor +Beales.» + +[287] Ecco la lettera testuale: + + «Cari amici, + +»Accettate i ringraziamenti del mio cuore per la vostra simpatia e pel +vostro affetto. Sarò felice se potrò rivedervi in circostanze migliori +e quando potrò godere con tutto agio della ospitalità del vostro nobile +paese. Pel momento io sono obbligato di lasciar l’Inghilterra. Ancora +una volta, la mia gratitudine sarà sempre viva per voi. + + »21 aprile. + + »G. GARIBALDI.» + +[288] Ecco la lettera: + +«Rivolgo le più vive grazie del mio cuore e i sentimenti di gratitudine +alla nazione e al governo inglese per l’accoglienza ricevuta su questa +libera terra. Il primo scopo della mia venuta era di compiere un dovere +per la simpatia dimostrata a me ed alla mia patria. Questo scopo è +raggiunto: ma bramavo eziandio di pormi a disposizione di tutti i +miei amici inglesi e recarmi in tutti i luoghi ove poteasi dimostrare +desiderio di me. Ora _non mi è lecito_ di soddisfare tutti gl’impulsi +del mio cuore. + +»Se fui causa di qualche turbamento o di qualche disinganno, ne +chiedo perdono agli amici, i quali comprenderanno come io non potessi +stabilire una linea di demarcazione fra i luoghi da visitare. Accettino +perciò i miei ringraziamenti e i miei saluti. + +»Tuttavia spero in un tempo non lontano poter fare ritorno, visitare +i miei amici nella vita domestica inglese, e mantenere quella promessa +che oggi, con mio immenso dolore, non mi è dato poter secondare. + + »GARIBALDI.» + +Giova notare che la lettera era scritta nel più perfetto inglese, e che +il Generale non fece che firmarla. La frase «non posso stabilire una +linea di demarcazione fra i luoghi da visitare,» già usata dal signor +Seely al _meeting_ di _London Tavern_, la fa sospettare dettata da lui. + +[289] Infatti nè i figli, nè il dottor Basile, nè il segretario +Guerzoni erano stati invitati a Clifden Park. Oltre a ciò era stato +deciso dai manipolatori della partenza che il Generale s’imbarcherebbe +sull’_Ondine_ seguíto dal Basso, e forse dal dottor Basile e dal figlio +Ricciotti, e che l’altro figlio Menotti, il segretario Guerzoni e gli +altri suoi amici ritornerebbero in Italia per altra strada. Il Generale +tuttavia volle rivedere prima a Clifden, poi a Penquite Par, dimora +del colonnello Peard, il suo segretario Guerzoni e questi ubbidì come +diremo meglio in appresso. + +[290] Il documento meriterebbe essere pubblicato per intiero, ma +ce ne trattiene la soverchia lunghezza. La prima bozza era stata +concertata tra il segretario Guerzoni, il deputato Mordini, e, se non +c’inganna la memoria, Aurelio Saffi. Il Guerzoni la portò a Penquite +Par nella sera stessa del 26, dove arrivò per la linea più diretta, +Londra-Bristol-Exeter-Plimouth; il Generale vi fece parecchie ed +importanti mutazioni, e fu pubblicato nei giornali inglesi colla data +di quella medesima sera. + +Eccone pertanto i brani più salienti: + + «Al popolo inglese. + + »Penquite Par, Cornwall, aprile 26. + +»Al popolo inglese io non ho nulla a ricordare che esso non conosca. +Egli sa ciò che l’Italia desidera. L’Italia ha risoluto di esistere. +Essa ne ha il diritto, e se alcuno ne dubitasse, io aggiungerei che +essa esiste già di fatto, e che nulla le impedirà dal completar sè +stessa. L’Italia non desidera che di scuotere il giogo delle due +avverse potenze che la opprimono — lasciate che il mondo l’oda — essa +non può rimaner tranquilla finchè non avrà ottenuto questo scopo, +che è fra le questioni di vita o di morte. Il popolo inglese che +sprofonderebbe sotto il suo Oceano piuttosto che permettere che il +sacro suolo del suo paese sia violato dallo straniero comprenderà +quanto legittime siano le aspirazioni, e quanto irremovibili le +risoluzioni del mio paese. + +»L’Inghilterra conosce che cooperando disinteressatamente in favore dei +destini dell’Italia nel 1860 contribuì a promuovere l’ordine e la pace +in Europa — quella pace e quell’ordine che soli riescono durevoli e +benefici perchè fondati sulla giustizia e sul progresso. + +»L’Inghilterra, ne sono convinto, si confermerà sempre più in questa +opinione che se da una parte sta all’Italia a mostrarsi forte ed +essere realmente forte e indipendente da servili alleanze, affine di +cattivarsi fiducia dai suoi veri amici (fra i quali il primo posto è +dovuto all’Inghilterra), l’Inghilterra stessa vedrà dall’altra parte +in quanto l’alleanza d’una giovine incivilita e libera nazione come +l’Italia, sia preferibile alle eterogenee e mal sicure alleanze colle +potenze dispotiche. Tuttavia io non posso sperare — lo dico con dolore +— che l’Italia sarà atta a compiere i suoi destini senza correr di +nuovo la terribile prova dell’armi. La voce dell’Inghilterra è udita +e rispettata, essa è in alto grado arbitra dei destini dell’Europa, +ma sia pienamente persuasa che essa non può sciogliere la questione +italiana o quella di altre nazionalità, mediante alcuna immaginazione +di compensi e negoziazioni diplomatiche. Ma in faccia al gran +principio della solidarietà dei popoli, proclamato e sancito dalla +coscienza universale, io non posso parlare solo dell’Italia, molto +meno in un tempo in cui il presagio di questa vera sacra alleanza fu +irrevocabilmente confermato quando di recente io strinsi la mano dei +proscritti di tutte le parti dell’Europa. Lasciando questa spiaggia +ospitale non posso nascondere più a lungo il segreto del mio cuore, +raccomandando la causa dei popoli oppressi alla più generosa e sagace +delle nazioni. — Dacchè il loro sorgere è certo ed il loro trionfo è +fatale, l’Inghilterra saprà come stendere su di loro il poderoso scudo +del suo nome e sostenerli se bisogna col suo forte braccio. + +»L’Inghilterra sa che essa non sarà sola in questa grande missione. +Di là dello Stretto v’è un altro popolo gigante, che è stato sovente +costretto dalle arti del dispotismo ad essere il rivale e il nemico +di questo paese, ma che la libertà riuscirà a volgere in pacifico +competitore e amico. — Libertà! questo è il sole che deve fecondare la +sincera e formidabile alleanza dei due popoli della civiltà contro la +barbarie, e per cui, senza sguainar la spada, la grand’opera della pace +del mondo sarà realizzata.» + +[291] Nella citata _Politica segreta italiana_ (pag. 167-168) si narra +che il Duca di Sutherland aveva proposto al Re, per mezzo del conte +Maffei, allora consigliere di legazione a Londra, di far viaggiare +Garibaldi due mesi nei mari d’Oriente impedendogli così di sbarcare a +Caprera, d’onde si temeva che il Generale potesse slanciarsi in nuove +avventure. Il libro però aggiunge che Mazzini, scoperto il complotto, +lo sventò avvertendone per telegrafo il Generale, il quale ricevuto +il dispaccio a Gibilterra chiese ed ottenne che la rotta dell’_Ondine_ +sarebbe stata in retta linea per Caprera. A noi mancano argomenti per +confermare o smentire questo racconto. Diciamo solo che non ne abbiamo +mai sentito a parlare. Che il progetto sia nato nel cervello del Duca +di Sutherland par certo poichè esiste il dispaccio del conte Maffei che +lo prova; ma non crediamo che il Re l’abbia approvato, nè che Mazzini +abbia avuto bisogno di sventarlo. Soltanto il fatto meritava essere +ricordato come indizio delle mille tranellerie da cui il Generale era +circondato. + +[292] Il signor Assollant, nel _Courrier du Dimanche_ citato da Bent, +pag. 228, op. cit. E lo stesso Bent, dopo aver dato ragione al signor +Assollant, soggiungeva: «From first to last Garibaldi’s visit was +one long cheer; he was a veritable nine days’ wonder; but beyond good +wishes, and addresses from every imaginable town that could squeeze in +a word edgeways, Garibaldi got only a few handsful of presents from his +immediate admirers, and when he made his second rash attempt on Homo +in 1867 he found England no more inclined to help him than if he had +remained quietly at home.» + +[293] Arrivava verso le 11 del mattino. Lo seguivano il dottore +Albanese, il segretario Guerzoni, i figli ed altri. Prendeva alloggio +nella casa del signor Luigi Mansi. + +[294] _La Politica segreta italiana_ già citata. + +[295] Il 2 maggio in un suo biglietto autografo il Re faceva al Mazzini +questa risposta: + +«Non è da ammettersi la frase che si sia _tenuto a bada_ il partito +d’azione, mentre gli si fece sempre intendere in modo netto e preciso +che qualunque moto, sia interno, sia avente per iscopo un’iniziativa +verso il Veneto, sarebbe stato impedito con ogni mezzo energico di cui +si può disporre. + +»Essere pertanto una prova insensata che si tenterebbe senza risultato +di sorta, che cagionerebbe guai a deplorarsi per parte dei motori. + +»La Polonia mancò ognora nelle varie sue fasi insurrezionali della +forza vitale di espansione, e questa è la principale cagione della sua +rovina, forse potrebbe rinascere come la fenice dalle proprie ceneri, +estendendo le sue ramificazioni in Gallizia, Principati ed Ungheria, +dove il terreno sarebbe facile _à exploiter_ se vi fossero uomini +energici ed audaci che servissero di _trait-d’union_. + +»Se i moti in Gallizia estesi alle citate contrade prendessero +le proporzioni di una _spontanea popolare_ insurrezione da tenere +fortemente occupata l’Austria, allora sarebbe necessario anzitutto +d’aiutarla con un nucleo d’Italiani determinati, e così riuniti vari +fecondi elementi, _tutti ostili al principale nemico_, si potrebbe +condurre a compimento il comune desiderio. + + »V. E.» + +(_Politica segreta_ ec., pag. 72-73.) + +[296] «Ottenendo il moto galliziano _anteriore_, il moto veneto +dovrebbe seguire immediato.... Intendendo che il moto veneto _segua_ +rapidamente, è necessario aumentare l’armamento _fin d’ora_. Quindi la +richiesta di restituzione dell’armi e del rinvio d’un uomo persecutore +(Spaventa), che d’altra parte è screditato per ogni dove e disonora il +governo.» + +Nota-_memorandum_ Mazzini da rimettersi al Re. — _Politica segreta_ +ec., pag. 77. + +[297] Vedi risposta del Re a Mosto, incaricato di Mazzini. — _Politica +segreta_ ec., pag. 88. + +[298] Il generale Klapka arrivò a Clifden il giorno stesso in cui, +chiamatovi dal Generale, vi arrivava da Londra io pure. Lo vidi restare +a lungo con Garibaldi e ne immaginai facilmente la cagione. — Vedi +anche _Politica segreta_ ec., pag. 87. + +[299] Documento di pugno del Re letto ad Antonio Mosto in presenza del +conte Verasis di Castiglione e del signor D. Müller. Fra le altre cose +diceva: «Che per quanto riguardava la rivoluzione in Gallizia il Re e +il suo governo ne avevano lasciata la direzione al Klapka, ec.....» — +_Politica segreta_ ec., pag. 85. + +[300] «Le parti d’action (ungherese) nous a donné la main à condition +que nous n’aurons rien à faire avec Kossuth et les généraux Klapka +et Türr.» Parole d’una nota del signor Bulewsky, agente del Centro +Rivoluzionario Polacco in Londra. — _Politica segreta_ ec., pag. 97. + +[301] Vedi _Politica segreta_ ec., pag. 99. + +[302] Nè più nè meno però. Di preparare armi ed armati, come altri +disse, Bixio non ebbe nessun incarico. Fu anzi per mettere in chiaro la +verità di questa novella che io nella notte dal 4 al 5 luglio mi recai +da lui al campo di San Maurizio. + +[303] Radunò gli ufficiali a gran rapporto, e lo presentò loro come +amico di Garibaldi, del Re e dell’Italia. L’eccesso stava nella +presentazione d’un personaggio borghese non rivestito d’alcuna carica o +dignità ufficiale ad un corpo di ufficiali. + +[304] Questi sono i nomi che ci occorrono alla memoria. Forse ne +dimentichiamo alcuno. Tutti invece non poterono venire, tra gli altri +Giovanni Chiassi. + +[305] Come si vede, i _sottoscritti_ non si sottoscrissero, e la così +detta protesta restò quello che era in fatto, l’opera d’un solo e +anonimo autore. Come poi il _Diritto_ potesse chiamare _documento_ uno +scritto anonimo, è ciò che non riesciamo a comprendere! + +[306] Questa è l’ipotesi più probabile. Dai Principati non venivano +da parecchio tempo che notizie sfavorevoli alla meditata impresa. Il +governo del principe Cuza, sul cui assenso tacito e segreto si era +contato, chiarivasi invece recisamente avverso ed arrestava il Frygesy, +quel colonnello ungherese che era in Rumenia il capo ed il centro della +congiura. + +[307] Egli aveva lasciato Torino il 6 mattina e non poteva avere +conoscenza della lettera pubblicata il 10. A proposito del Guerzoni, +in quel libro più volte citato, la _Politica segreta italiana_, sono +spacciate tante fandonie che sarebbe impossibile smentirle tutte +anche scrivendoci intorno un intero capitolo. Come però da una parte +non vogliamo far servire un libro consacrato a Garibaldi alla nostra +privata difesa, e dall’altra di quella difesa non sentiamo alcun +bisogno, così passiamo accanto sorridendo alla povera cantafavola, e +aspettiamo che il tempo ne faccia la dovuta giustizia. + +Solo un fatto è narrato in quelle pagine con poche varianti più maligne +che importanti, ed è il congedo che Garibaldi diede al Guerzoni quando +lo sospettò autore delle voci che a detta di taluni avevano mutata la +risoluzione di Vittorio Emanuele e fatto abortire la progettata corsa +in Oriente. Ora come di quel fatto il Guerzoni non si vergognò mai, +anzi andò sempre fiero come d’una delle azioni più oneste e coraggiose +della sua vita, così non ha alcun ritegno a narrarlo egli stesso più +veracemente per esteso. Ingannato da mendaci rapporti, sorpresa la sua +buona fede e nell’acciecamento del primo sdegno trasportato a pensare +che il Guerzoni fosse stato autore o istigatore della lettera del +10 luglio, il Generale lo fece venire a sè e gli disse con accento +tuttavia pacato e benigno: «Guerzoni, è necessario che per qualche +tempo ci separiamo.... La cosa però resterà fra di noi. Noi saremo +sempre amici come prima.» + +Il Guerzoni alzò la testa alla immeritata ferita e rispose come ogni +uomo al suo posto avrebbe fatto: «Io non ho nulla da rimproverarmi, +Generale, — però non ho nulla da nascondere. Parli o taccia, io resterò +sempre quale mi parto di qui, suo amico devoto e suo fedele soldato.» + +E il Guerzoni partì.... Da quel giorno non scrisse più al Generale che +sei mesi dopo per mandargli in brevi parole i suoi augurii pel buon +capo d’anno del 1865. Il Generale gli rispose con questa lettera: + + «Caprera, 2 del 1865. + + »Mio caro Guerzoni, + +»Grazie per la lettera vostra gentile. Io vi contraccambio gli augurii +con augurarmi d’aver compagni che vi somiglino in una battaglia +che forma l’unica speranza della mia vita. V’invio la parola che mi +chiedete, e sono sempre vostro + + »G. GARIBALDI.» + +Scorsi altri sei mesi egli scriveva a Benedetto Cairoli, a proposito +della candidatura del Guerzoni a deputato: + +«Vi raccomando Guerzoni per tutti i collegi.» + +Il congedato d’Ischia poteva dirsi soddisfatto. + +[308] Una fu pubblicata dal FARINI nel suo _Stato Romano_, vol. II, +pag. 253. Firenze, 1850. + +[309] Anche Giuseppe Mazzini, scrivendo nel 1861 ad un Tedesco, diceva +alla nazione germanica: «Cancellate dalla fronte della Germania la +macchia che l’Austria vi ha messo.... Siate un popolo e c’intenderemo. +L’idea germanica e l’idea italiana s’abbracceranno sulle Alpi libere.» +— Vedi _Scritti editi e inediti_ di GIUSEPPE MAZZINI, vol. XI, pag. +262. Roma, 1882. + +[310] Il Bismarck, interpellato dal La Marmora se in caso che l’Austria +attaccasse l’Italia la Prussia sarebbe stata pronta ad accorrere +in nostro soccorso, rispose che il Trattato dell’8 aprile non era +un Trattato bilaterale, e che la Prussia non vi era in alcun modo +vincolata ad aiutare l’Italia. + +Del resto chi voglia sincerarsi di quanto abbiamo detto sin qui +intorno all’alleanza italo-prussiana veda principalmente: _Le général +La Marmora et l’alliance prussienne_, Paris, 1868. Opera del capitano +CHIALA, il più fedele e devoto interprete istoriografo del generale La +Marmora. — _Due anni di politica italiana_. Milano, 1868, di STEFANO +JACINI, nel 1866 ministro dei lavori pubblici del gabinetto La Marmora +e principale confidente e consigliere del Generale stesso. — _Un po’ +più di luce sugli eventi politici e militari dell’anno 1866_, pel +generale ALFONSO LA MARMORA. Firenze, G. Barbèra editore, 1873. — _Il +generale Alfonso La Marmora, Ricordi biografici_ di GIUSEPPE MASSARI. +Firenze, G. Barbèra editore, 1880. + +[311] _La Campagna del 1866 in Italia_, redatta dalla Sezione Storica +del Corpo di Stato Maggiore. Roma, 1875, vol. I, pag. 65 e 66. + +[312] Vedi op. cit., pag. 67. + +[313] Vedi _Cenni Storici sui Preliminari della Guerra del 1866_, ec. +del capitano LUIGI CHIALA, pag. 580. + +[314] Al ministro della guerra, generale Pettinengo, scriveva: + + «Caprera, 14 maggio 1866. + + »Signor Ministro, + +»Accetto con vera gratitudine le disposizioni emanate da S. M. in +riguardo ai Corpi volontari, riconoscente alla fiducia in me riposta +con l’affidarmene il comando. Voglia essere interprete presso S. M. di +questi miei sentimenti nella speranza di poter subito concorrere col +glorioso nostro esercito al compimento dei destini nazionali. + +»Ringrazio la Signoria sua della cortesia colla quale si è degnata +farmene partecipazione. + +»Voglia credermi della Signoria sua + + »devotissimo + »G. GARIBALDI.» + +[315] Questo scriveva in quei giorni ai signori Valzania, Caldesi, +Bagnasco, noti repubblicani. Per brevità citeremo solo la lettera a +quest’ultimo: + + «Caprera, 11 maggio 1866. + + »Caro Bagnasco, + +»È cosa utile al paese che in ogni modo tutti siamo pronti e concordi. +E questione di vita o di morte perla patria, e sta all’Italia tutta il +problema. + +»Io accetterò tutti coloro che vogliono combattere lo straniero +oppressore. Per le istruzioni dirigetevi ai nostri amici della +Commissione; e fra gli altri a Benedetto Cairoli. Bando alle gare ed +alle opinioni, e facciamo. + +»Credetemi + + »vostro sempre + »G. GARIBALDI.» + +[316] _La Campagna del 1866 in Italia_, redatta dalla Sezione Storica +del Corpo di Stato Maggiore, tomo I, pag. 129. + +Vi fu chi disse che il piano di guerra di Garibaldi era simile in +tutto a quello del generale Moltke e dello Stato Maggiore prussiano +dichiarato nella celebre Nota del signor D’Usedom, ministro del re di +Prussia a Firenze. + +Chi abbia letto quella Nota e la confronti colle parole testè citate +della _Relazione Ufficiale_, vedrà che tra i due concetti corre +una capitale differenza. Entrambi, è ben vero, s’accordavano nel +pensiero di non arrestarsi intorno al quadrilatero, di girarlo o di +attraversarlo; entrambi credevano che compiuta questa prima operazione +e «quando la sorte fosse propizia sul principio ai due alleati» +(parole della Nota Usedom), l’Italia dovesse spingere un forte Corpo +di spedizione nel cuore dell’impero austriaco; ma circa alla strada +che quel Corpo dovesse tenere e al modo con cui doveva operare, +dissentivano grandemente. Garibaldi infatti, come fu già detto, voleva +sbarcare presso Trieste allo scopo di prendere a rovescio l’esercito +austriaco e tagliarlo da Vienna; lo Stato Maggiore prussiano voleva +uno sbarco nella Dalmazia, il quale appoggiandosi ad una ipotetica +insurrezione slavo-ungherese, desse la mano all’esercito prussiano e +marciasse su Vienna. + +Il Generale italiano, rivoluzionario dalla nascita, non pensava che ad +una operazione prettamente militare; il Generale prussiano, militare +nel sangue, aveva in mente una operazione rivoluzionaria. + +Quale dei due concetti fosse migliore sarebbe ormai superfluo il +discutere. Certo il disegno prussiano appare a prima giunta più audace +e più vasto; ma esso aveva, secondo noi, il grave difetto di fondarsi +sopra una rivoluzione di popoli che nessun indizio prometteva, e di +calcolare sopra una vittoria delle armi prussiane che era ancora nei +segreti del fato. Si supponga la insurrezione slavo-ungherese fallita; +si immagini una Sadowa favorevole all’Austria, che cosa avrebbe fatto +il Corpo di spedizione italiano? Che cosa sarebbe accaduto a Garibaldi +nel cuore dell’impero austriaco? + +Non per questo crediamo che il progetto prussiano meritasse lo sdegnoso +disprezzo con cui lo trattò il generale La Marmora. Anzitutto l’accusa +da lui mossa a quel progetto, che volesse la spedizione transadriatica +prima che l’esercito italiano avesse preso posizione alle spalle del +quadrilatero è affatto gratuita; e le parole stesse dell’Usedom, che +pure nella sua qualità di diplomatico non era obbligato a spiegarsi +con tutta la precisione del linguaggio militare, la smentiscono +completamente. La Nota Usedom, infatti, muove dal supposto che +l’esercito italiano abbia già _attraversato e girato il quadrilatero +e vinto una battaglia in campo aperto_; ed evidentemente coordina +e subordina tutte le operazioni proposte al di là dell’Adriatico, a +quella ipotesi. Il generale La Marmora dunque, rimproverando allo Stato +Maggiore prussiano un assurdo, che davvero sarebbe stato enorme, non +faceva che pensarlo egli stesso e da sè solo. Ma non è qui il punto. + +Il torto del generale La Marmora non consistette già nel respingere un +disegno che anche nella felice ipotesi d’una piena vittoria in Italia +sarebbe pur sempre stato temerario e pericolosissimo; il torto del +Generale stette, e starà sempre, nell’essersi rifiutato di esaminare, +di discutere quel disegno, nell’averlo nascosto a’ suoi colleghi del +ministero e dell’esercito; nell’aver perciò impedito che potesse di +comune accordo fra i due alleati essere corretto e modificato, reso più +utile e praticabile. + +Ma a che pro esaminare i torti del generale La Marmora nel 1866? A che +mai fargli colpa di non aver nemmeno degnato di discussione i disegni +del suo alleato, se non eseguì quelli che aveva combinati col suo primo +luogotenente in Italia, col generale Cialdini, anzi che aveva sanciti +egli stesso, poichè nella sua qualità di _Capo dello Stato Maggiore +generale_ dell’esercito stava a lui il comandare? + +Che se gli apologisti del La Marmora sorgono a dire che il piano +combinato col Cialdini era diverso; che il passaggio del Po doveva +essere l’accessorio e l’irruzione dal Mincio il principale, allora noi +chiediamo, e lo chiederà sempre, vivaddio, la storia, perchè questa +irruzione non fu almeno preparata cogli accorgimenti e le precauzioni +che l’arte suggeriva per assicurarne il trionfo, tanto più facile al +generale La Marmora quanto meno gli erano mancati quei due fattori +essenziali d’ogni vittoria: il tempo e la forza? + +[317] Vedi L. CHIALA, _Cenni Storici sui Preliminari della Guerra_, +vol. I, pag. 584. + +[318] CHIALA, op. cit., vol. I, pag. 585 e 588. + +[319] A Lecco, per esempio, dal terrazzo dell’albergo _La Croce di +Malta_, diresse alla moltitudine de’ Garibaldini, stipata giù nella +piazza, queste parole: + +«_Amici!_ — Voi sapete che in questo mondo ci vuol fortuna quasi in +ogni cosa; ci vuol fortuna pel marinaio che alcune volte in mezzo al +mare incontra uno scoglio, altre volte invece scopre un tesoro; ci vuol +fortuna per il soldato, che spesso stando tra l’ultime file trova una +palla, mentre un altro che trovasi tra i primi, rimane illeso. + +»Ora voi siete una generazione fortunata, io vo declinando in età, e +mi chiamo felicissimo d’essere ancora con voi. Prima di voi furonvi +mille generazioni che vedevano i lor campi calpestati dallo straniero, +e le loro donne in preda di truppe mercenarie, e voi questa terra +la libererete, i vostri figli e nipoti alzeranno la fronte e si +glorieranno del vostro nome, io ve lo dico: voi siete destinati a +vincere e dire agli eserciti stranieri che hanno la boria di credersi +invincibili, perchè si chiamano organizzati, che diano un fucile a voi +altri che avete chi berretto, chi cilindro, chi fazzoletto bianco in +capo, e vedranno cosa saprete fare. + +»Io sono contento d’essere con voi e per certo faremo qualche cosa.... +Non è vero?» — (_Pungolo_ di Milano, 14 giugno, supplemento pag. 2.) + +[320] Lo accompagnavano nella esplorazione il suo vecchio segretario +Basso e il capitano Ergisto Bezzi, uno dei prodi trentini che insieme +ai Bronzetti, ai Manci, ai Tranquillini, ai Martini, ai Fontana, ai +Bolognini, agli Zancani si incontravano dal 59 in poi su tutti i campi +di battaglia dell’indipendenza italiana ad attestare col valore, e +spesso col sangue e col martirio, l’indelebile italianità della loro +terra. + +Il Generale s’avvicinò tanto agli accampamenti nemici che fu a occhio +nudo riconosciuto, sicchè i suoi compagni tremarono qualche istante per +lui. + +[321] Non v’erano che due compagnie de’ nostri. Vi fecero prodezze il +trentino Bezzi già nominato e il friulano Celli, il quale sostenne un +vero singolar certame con un ufficiale austriaco, uscendo dal conflitto +tagliuzzato e pesto in più parti del corpo, ma lasciando morente sul +terreno il suo avversario. + +[322] Molti scrittori militari affermano che l’Arciduca Alberto ritornò +sulla sinistra del Mincio udita la notizia di Königgrätz. Evidentemente +essi confondono le date. La battaglia di Königgrätz accadeva il 3 +luglio, e soltanto alla notte di quel giorno l’Arciduca Alberto poteva +aver certa notizia della disfatta delle armi imperiali. Il movimento di +ritirata invece da lui fu ordinato la sera del 1º luglio e cominciato +la mattina del 2. Conviene dunque attribuirlo ad altra cagione, e la +sola cagione probabile e plausibile è quella da noi data. Si guardi una +carta e s’immaginino due eserciti l’uno de’ quali s’avanza su Piubega, +Gazzoldo e Castellucchio nei pressi del Mincio, e l’altro muove tra +Borgoforte e Sermide a sboccare dal Po, e si dica se il Generale +austriaco poteva continuare a restare sulla destra del Mincio, senza +esporsi al pericolo, se la mossa era seria, d’esser preso a rovescio e +svelto dalla sua base. + +[323] Il combattimento di Suello fu variamente raccontato. Noi +attingemmo, oltrechè ai racconti più volte uditi dal colonnello +Bruzzesi, al Rapporto ufficiale del brigadiere Corte al generale +Garibaldi in data del 6 luglio; dal quale consta che l’attacco +subitaneo di fronte di Monte Suello non fu ordinato da lui, ma dallo +stesso generale Garibaldi. + +[324] Il maggiore Castellini volle accettare il combattimento nella +posizione di Vezza; il maggiore Caldesi a cui era stato realmente +affidato il comando voleva indietreggiare nelle posizioni già +trincerate d’Incudine. Da ciò quel dissidio e quel contrasto d’ordini e +di contr’ordini che riuscì fatale alla difesa. Per tutti i particolari +del combattimento di Vezza vedi principalmente _Il Quarto Reggimento +dei Volontari ed il Corpo d’Operazione in Valcamonica nella Campagna +del 1866_ del tenente colonnello GIOVANNI CADOLINI, comandante lo +stesso reggimento. Firenze 1867, tip. del _Diritto_. In essi ci trovi +anche spiegata la ragione per cui il colonnello Cadolini tenne così +divise nella giornata del 3 luglio le sue forze. Egli temette per tutto +quel giorno un attacco dal passo di Croce Domini e dovette premunirsi +contro quell’eventualità che avrebbe posto a serio rischio le sue +comunicazioni, e l’esistenza stessa del corpo d’operazione. + +[325] Le cinque Brigate erano così composte e comandate: + + 1ª Brigata 2º e 7º Reggimento, Maggior generale Haugh; + 2ª » 4º e 10º » » Pichi; + 3ª » 5º e 9º » » Orsini; + 4ª » 1º e 3º » Colonnello + brigadiere Corte; + 5ª » 6º e 8º » » Nicotera. + +_Capo dello Stato Maggiore_, generale Fabrizi. + +_Sotto capo_, colonnello E. Guastalla. + +_Capo dell’Artiglieria_, Maggiore Doglietti. — _Capo dell’Intendenza_, +Colonnello Acerbi. — _Capo dell’Ambulanza_, Colonnello Bertani. — +_Comandante le Guide_, Tenente Colonnello Missori. — _Comandante la +zona delle operazioni sul Garda_, Generale Avezzana. — _Comandante la +flottiglia_, Tenente Colonnello Elia. + +[326] Fu detto che Garibaldi poteva trarre maggior partito dalla +Valcamonica sia tentando per quella via l’attacco principale, sia +facendone appoggiare più efficacemente dai corpi mandati a campeggiarvi +l’irruzione delle Giudicarie. Noi opiniamo diversamente. + +La via del Tonale, oltre che la più aspra e la più lunga, espone +l’assalitore che non possegga gli sbocchi laterali superiori ad essere +ad ogni passo circuito e stroncato dalla sua base. Circa poi all’idea +di trarre dalla Valcamonica un appoggio più efficace alle operazioni +delle Giudicarie, essa era certamente buona, ma non poteva essere +praticata che a condizione che l’invasore fosse già padrone della +chiave delle Giudicarie o almeno vi tenesse un piede tale da potervi +con sicurezza attendere i soccorsi e combinare le sue mosse colle +colonne laterali che dovevan cooperar con lui. Ed a questo sappiamo +che Garibaldi pensò inviando l’ordine al colonnello Cadolini fino dal +14 luglio, fino dunque dall’ingresso vero in Tirolo, di marciare col +suo reggimento per la valle di Roucon alle spalle di Lardaro. Che se il +Cadolini non riescì alla meta che assai tardi, fu perchè nel frattempo +Garibaldi si era rivolto alla Val di Ledro ed aveva posto in seconda +linea l’investimento di Lardaro e la conquista delle Giudicarie. + +Tutt’al più può essere rimproverato a Garibaldi di non aver inviato in +Valcamonica una forza maggiore, che fosse in grado così di scuotere i +difensori del Tonale con abili assalti, come di tener desta e legata +l’attenzione del generale Kuhn per la sua estrema destra. Ma Garibaldi +può ancora rispondere: «E quando l’aveva io questa forza maggiore +disponibile?» Fino al 1º luglio dei suoi dieci reggimenti egli non +aveva in mano che la metà; mandò dunque quel che poteva. + +[327] Vedi la sua opera magistrale _Gebirgeskrieg_ compendiata dal +capitano Chioffredo Hugues nel suo opuscolo: _La Guerra di Montagna_. +Modena, 1872. + +[328] Superfluo il dire che così nella enumerazione, come nella +dislocazione delle forze nemiche noi abbiamo attinto soltanto ad +opere e documenti di fonte ufficiale ed austriaca; quali il rapporto +ufficiale sulla guerra del 1866: _Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866, +nach Feldachten bearbeitet durch das K. K. General Stabs Bureau für +Kriegs Geschichte_. — Wien, 1869. Verlag des K. K. General Stabs; +Fünfter Band: Die Vertheidigung Tirols. + +E il libro stesso del generale Kuhn, _La Guerra di montagna_, +traduzione del capitano Hugues, da noi citato negli esempi che +illustrano la parte teorica. + +Anche l’opera _Geschichte des Feldzuges 1866 in Italien_, ec. von +ALEXANDER HOLD, Hauptmann im K. K. General Stabs — Wien 1867, ha valore +quasi ufficiale, e certamente molto pregevole. + +E di queste sole opere ci serviremo per conoscere e giudicare delle +operazioni degli Austriaci. + +[329] Dobbiamo dir così non sapendo nè chi quell’ufficiale fosse, +nè a chi spetti la responsabilità di quell’errore. A custodia di Val +d’Ampola v’era il settimo reggimento; ma non potremmo dire che il torto +di non aver occupato Rocca Pagana sia imputabile al suo comandante. +Certo Garibaldi la credeva occupata, e restò quasi sbalordito dalla +sorpresa quando il 16 mattina vi vide comparire i Cacciatori austriaci. + +[330] Così i movimenti di queste truppe, come le loro forze, le +desumiamo dal citato libro, _La guerra di montagna_ del barone generale +KUHN, versione di Hugues, pag. 90-91 e seguenti, come dalla _Relazione +ufficiale dello Stato Maggiore austriaco_, già citata. + +[331] Vedi RUSTOW nella _sua Guerra del 1866 in Germania ed in Italia_. +Milano, 1867, pag. 332. + +Del resto anche il generale Kuhn (op. cit., pag. 89) ammise che lo +scopo del combattimento del 16 era maggiore d’una ricognizione. + +[332] Agostino Lombardi di Brescia, prode quanto gentile d’animo, fece +tutte le campagne d’Italia del 48, 49, 59, 60 e 66. Non aveva che 33 +anni! + +[333] Il generale Kuhn tentò spiegare la sua subitanea ritirata dal +campo di battaglia coll’arrivo di due telegrammi, l’uno dal Comando +di piazza di Verona, l’altro dallo stesso Arciduca Alberto; col primo +dei quali era avvertito che l’esercito italiano, già entrato nel +Veneto, stava per inviare due colonne, una per Val d’Arsa, l’altra per +Val Sugana, a invadere dal lato orientale il Trentino; e col secondo +invitato a nome dello stesso Imperatore a tenersi nella più stretta +difensiva.[334] Lunge da noi il pensiero di negare l’autenticità dei +due telegrammi, allegati dall’illustre Generale; quantunque possa +parere strano a chicchessia che il Comandante di Verona potesse aver +sentore d’una spedizione per Val d’Arsa e Val Sugana, che al 16 luglio +non era decisa, e nemmeno forse pensata al Quartier generale italiano, +e che ebbe un principio d’esecuzione visibile soltanto il 20 dello +stesso mese. Tralasciando però ogni discussione sul tenore delle +notizie e degli ordini ricevuti dal generale Kuhn, essi non bastano +ancora a spiegare la risoluzione da lui presa nel pomeriggio del giorno +16. Che infatti un Generale si risolva a troncare a mezzo una vittoria +già tenuta per certa, e abbandonare un campo di battaglia già creduto +suo, solo perchè riceve un telegramma che lo avvisa della possibilità +di essere assalito egli stesso, cinque o sei giorni dopo, è cosa +assolutamente inammissibile. Per esatto che potesse parere l’annunzio +del Comando di Verona, e perentorio l’ordine del Generalissimo +dell’esercito imperiale, il generale Kuhn sapeva meglio d’ogni altro +che gli Italiani non potevano volare, e che alla peggio gli sarebbe +sempre rimasto il tempo di battere prima i Garibaldini che aveva +dinanzi a Condino e di marciare poi con tutte le sue forze e con tutto +il suo comodo, contro l’altro nemico che gli veniva sul fianco. + +Però ci meraviglia grandemente che il dotto e valente Generale abbia +potuto scegliere, per ispiegare la ritirata da Condino, una scusa così +magra ed irragionevole. Era assai più decoroso per lui l’ammettere +che fallito l’aggiramento della destra garibaldina, e riuscita ancora +più vana la mossa dell’Höffern sulla sinistra, egli non si sentì in +grado con tutte le sue forze di affrontare una seconda volta nelle +sue posizioni di Storo-Condino il grosso dell’esercito nemico. Il qual +grosso però non sommava a trentacinquemila uomini, come egli nel citato +suo libro affermò. In linea tra il Brufione, Brione, Condino non vi +erano che il 1º e il 6º reggimento e un battaglione di Bersaglieri; in +seconda linea tra Darzo e Storo che il 3º, il 9º e il 7º; poco più di +diciottomila uomini; gli altri erano troppo lontani per poter prendere +parte alla giornata. + +[334] _Guerra di Montagna_ già citata, pag. 94-95, e nel Rapporto +ufficiale _Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866_. Viert Band. + +[335] Anche il LECOMTE, _Guerre de la Prusse et de l’Italie contre +l’Autriche et la Confédération germanique en 1866_, pag. 87, è dello +stesso parere. + +[336] Centosettantasei prigionieri, fra cui quattro ufficiali; tutte +le artiglierie e munizioni del forte oltre a qualche centinaio di +fucili furono i trofei della conquista. Gli Italiani ebbero perdite +dolorosissime; tra le altre quella del bravo luogotenente d’artiglieria +Tancredi Alasia che aveva diretto con rara precisione e intrepidezza +la sua batteria durante il cannoneggiamento, e col suo primo colpo +spezzata l’asta della bandiera nemica. Egli morì da prode ai piedi de’ +suoi pezzi. + +[337] Aveva soli 39 anni. Era nato a Mantova. Combattè nel 48 a +Governolo, nel 49 a Roma e seguì Garibaldi fino a San Marino; nel 1859 +comandò in secondo la compagnia de’ Carabinieri Genovesi. Nel 1860 +si distinse nella presa di Reggio, e lasciò l’esercito meridionale +tenente-colonnello. Era ingegnere; mente colta e severa. Idolatrava +la sua vecchia madre tanto che nel 1866 pel timore di darle un dolore +troppo forte si arruolò di nascosto con Garibaldi, e gli riuscì di +tenerglielo celato fino all’ultimo. Continuato poi il pietoso inganno +dagli amici, ella ignorò per parecchi mesi anche la morte del figlio. +«Quando però fu giuocoforza destarla dalla dolcissima illusione e +rivelarle l’atroce realtà, ella ancor più madre di Rachele, che rifiutò +d’essere consolata, rifiutò di credere. Non lasciò la vita sotto il +colpo, ma vi lasciò la ragione; e due anni dopo cogli occhi fissi sulla +porta d’onde aveva veduto uscire il suo Giovanni, dove lo vedeva sempre +ritornare, in questo bellissimo sogno spirò.» + +I Castiglionesi eressero al loro virtuoso concittadino un monumento, e +le ultime parole che abbiamo testè trascritte sono tolte dal _Discorso_ +che allo scoprimento della statua faceva l’Autore di questo libro, alla +memoria dei suo grande amico. + +[338] Superfluo parlare delle operazioni della flottiglia sul Garda, +dalle condizioni del suo armamento e dalla soverchiante superiorità +dell’avversaria condannata all’impotenza. Due volte la squadriglia +austriaca potè bombardare quasi impunemente Gargnano e Bogliaco. +Un giorno le cinque cannoniere italiane riescono a circuirne una +austriaca; ma avendo il Depretis mandato sul Garda certi artiglieri di +marina, che non avevan mai sparato un cannone, la vanità de’ loro colpi +fu tale che la cannoniera austriaca non solo riescì a farsi largo, ma +a costringere alla ritirata i cinque assalitori. Il 17 poi la squadra +austriaca va a pigliare fin dentro il porto di Gargnano il vaporetto +italiano il _Benaco_ e se lo porta via prigioniero. Così ALBERTO MARIO +nel suo _Garibaldi_, pag. 122. + +[339] Cento morti, dugentocinquanta feriti, millecento prigionieri. +Non diecimila però come spacciò il maggiore Haymerle in un opuscolo +detto dell’_Italicæ res_. Le mie cifre son tolte al _Rapporto ufficiale +austriaco_. + +[340] Della sincerità dei Rapporti ufficiali di guerra di tutti i +paesi e di tutti gli eserciti fu sempre prudente diffidare; ma pochi +meriteranno una minor fede del _Rapporto ufficiale austriaco_ sul +combattimento di Bezzecca. Basti dire che esso non accenna nemmeno +al tentativo fatto dal Montluisant di sboccare da Bezzecca, e tace +poi interamente dell’ultimo contrassalto garibaldino diretto appunto +a riconquistare Bezzecca. Siccome però conveniva spiegare come mai +dopo esser rimasti padroni di Bezzecca, l’avessero abbandonata, +così il generale Kuhn nelle _Note_ al suo _Gebirgeskrieg_ diede la +ragione taciuta interamente nel _Rapporto ufficiale_, che il generale +Montluisant ordinò la ritirata per _mancanza di munizioni_. È strano +davvero che una colonna partita espressamente per dar battaglia si +trovi, dopo sole quattro ore di fuoco, senza munizioni; ma accettata +per buona la ragione (e il Kuhn stesso confessa che i suoi cannoni +avevano ancora quarantasette colpi e le riserve erano ancora provviste +di cartuccie), domandiamo noi: Come il Montluisant avrebbe potuto +sentire il difetto delle munizioni se i Garibaldini non lo avessero +attaccato? O è vera l’ultima carica dei Garibaldini, e allora il +generale Kuhn deve confessare che, munizioni o no, riuscì vittoriosa; +o non l’ammette (cosa impossibile), e allora resta inesplicabile come +un corpo che si credeva vincitore alle undici si ritirasse, senza +colpo ferire, a mezzogiorno, e cedesse senza contrasto al nemico una +posizione di sì capitale importanza, privandosi persino dell’onore, se +per altre cagioni era costretto a ritirarsi il giorno dopo, di dormire +sul campo. + +Del resto valga di risposta a tutti il _Rapporto_ dello stesso generale +Garibaldi. + + «_Combattimento del 21 luglio_. + +»Ieri ancora la vittoria sorrise alle armi italiane. + +»Il vantaggio delle posizioni da lungo tempo studiate, quello immenso +delle armi, ed il valore con cui si batterono i nemici, fecero l’esito +della giornata alquanto incerto fino ad un’ora pomeridiana. + +»Il combattimento ebbe principio all’alba. Il prode generale Haug aveva +ordine di operare sulla nostra destra in Val di Ledro, ma la maggior +parte della sua brigata era ancora sulle alture per le operazioni +dei giorni precedenti. Avevo dato l’ordine al 5º reggimento e a due +battaglioni del 9º della 3ª brigata di preparare l’occupazione della +Valle di Ledro, finchè la 1ª brigata si riunisse e marciasse a rilevare +la 3ª. + +»Io non prevedeva un attacco per parte del nemico, nonostante aveva +ordinato di spingere solamente sino a Bezzecca e di contentarsi di +esplorare al di là. Giunta la nostra testa di colonna a Bezzecca nella +sera del 20, all’alba del 21 mandò un battaglione in ricognizione sui +monti che a levante dominano la Valle di Conzei. + +»Questo si trovò avviluppato da una forza superiore di Austriaci ed +obbligato di ripiegarsi in disordine sulla colonna principale. Ciò diè +luogo ad un combattimento accanito a Bezzecca e nei paesi alla bocca +della Valle di Conzei, ove, dopo caduto eroicamente il colonnello +Chiassi, il 5º reggimento fu obbligato di battere in ritirata. +Sostenuto però da un battaglione del 6º comandato dal maggiore Tanara, +pure gravemente ferito, da un battaglione del 9º, da alcune compagnie +del 2º, dai Bersaglieri e dalla valorosissima nostra artiglieria, +l’azione si ripigliò, non con vantaggio, ma conservando le posizioni, +massime sulla nostra sinistra, sostenuta efficacemente dal 9º. Avendo +più tardi il prode maggiore Dogliotti ricevuto una batteria fresca, la +collocò sulla nostra destra in vantaggiosa posizione; e gli Austriaci, +bersagliati e fulminati con una speditezza sorprendente dalla nostra +artiglieria, cominciarono a sgomentarsi. Allora una piccola colonna +di attacco composta di prodi di tutti i corpi, comprese le guide, +e comandata dal maggiore Canzio, sostenuta dal 9º a sinistra, si +precipitò, senza fare un tiro sul nemico, e lo cacciò colle baionette +alle reni in disordine da tutte le posizioni che occupava. Da quel +momento la ritirata del nemico fu generale, ed i nostri lo inseguirono +oltre Bezzecca ed Enguiso entro la Valle di Conzei. + +»Un Rapporto più dettagliato verrà compilato in seguito; ora si stanno +compilando gli elenchi dei morti e feriti, e quelli dei soldati, +sottufficiali ed ufficiali che si distinsero in questo combattimento. + + »Cologna, 1º agosto 1866. + + »G. GARIBALDI.» + +[341] Il colonnello LECOMTE nella sua citata opera: _Guerre de la +Prusse et de l’Italie contre l’Autriche_ ec., pag. 110, 111. + +Anche l’Autore della _Guerra in Italia nel 1866_, Milano, 1867, che +si firma _Un vecchio soldato italiano_, emette press’a poco lo stesso +giudizio a pag. 335. + +[342] Andò ospite di Alberto Mario che abitava allora in Piazza +Bellosguardo. + +[343] Il _Diritto_, annunziandone l’arrivo a Firenze, pubblicava la +seguente dichiarazione del Generale: + + «Firenze, 22 febbraio. + +»Non solamente io aderisco al manifesto dell’opposizione parlamentare +con tutta l’anima — ma spero che la gratitudine del paese non mancherà +a quel patriottico documento. + + »Vostro + »G. GARIBALDI.» + +[344] Togliamo questi proclami e discorsi dal _Diritto_ di Firenze +e dal _Pungolo_ di Milano (mesi di febbraio e marzo), che ne erano +esattamente informati dai loro corrispondenti. + +[345] E non di centomila spettatori come scrisse Alberto Mario nel +suo _Garibaldi_. Il battesimo avvenne nelle stanze di Garibaldi alla +presenza di Francesco Marnelli, di Teresa Bellotti, testimoni, e di +pochi altri dei seguaci del Generale. + +[346] Vedi nel _Libro Verde_ presentato alla Camera dal generale +Menabrea il 3 dicembre 1867 le Note dello stesso De Malaret al Ministro +degli affari esteri in Francia, in data 15 e 17 aprile 1867. + +E poichè ne abbiamo il destro, diciamo una volta che i documenti citati +in questo capitolo, siano dessi lettere o manifesti di Garibaldi, e +atti del Governo o del Parlamento, gli abbiamo tolti, oltre che dal +citato _Libro Verde_, dalle opere seguenti: _Documenti_ presentati alla +Camera relativi agli ultimi avvenimenti 1867; _Discussioni della Camera +dei Deputati_, Sessione 1867, dal 5 dicembre al 22 dicembre 1867: +_Storia della insurrezione di Roma nel 1867_ per FELICE CAVALLOTTI, +continuata da B. E. MAINERI. Milano, 1869; _L’Italia nel 1867_ di G. +FRIGGESY. Firenze, 1868. E infine nei giornali più volte accennati. + +[347] Vedi Documenti sui fatti di Terni fra i _Documenti sugli ultimi +avvenimenti_, pag. 5 alla 17. + +[348] Dimostrazioni erano avvenute a Milano, Torino, Genova, ec. + +[349] La sua eccessiva lunghezza ci obbliga a tralasciarlo. Lo si può +vedere in CAVALLOTTI, opera citata, pag. 173, 74, 75. + +[350] L’Acerbi aveva in que’ giorni frequenti colloqui col commendatore +De Ferrari, direttore generale della polizia del Regno; e in uno +di essi si sentì dire dal De Ferrari medesimo «che il Rattazzi non +dissentiva dall’idea del Generale ed era pronto a fornire i mezzi +per coadiuvarlo. Solo dimostrava la necessità che il Generale, per +acquietare le rimostranze della Francia e stornare i sospetti del +Governo pontificio, _lasciasse per qualche tempo il continente e +tornasse a Caprera_.» Vedi anche CAVALLOTTI, op. cit., pag. 256, 257, +258. + +[351] Fra gli altri, all’Autore di questo libro. Chiamato da lui nei +primi di settembre, ero, come sempre, accorso; soltanto, interrogato se +ero disposto a seguirlo, colsi il destro, non sempre facile, per dirgli +che se si trattava di eccitare o di aiutare i Romani ad insorgere ci +stavo; ma se invece si pensava ad una delle solite spedizioni di bande, +io la credevo inopportuna, anzi dannosa, e non mi sarei mosso. + +«Ebbene,» mi fece il Generale bruscamente, «e voi andate in Roma!» + +Ed io vi andai! + +[352] Ministro degli Affari Esteri in Francia nella sua nota 23 +settembre 1867 al signor De la Villestreux in Firenze. + +[353] Vedi più sotto, a pag. 496, la lettera a F. Crispi in data 27 +settembre. + +[354] Noti e ricordati da tutti gli articoli della _Perseveranza_ e +dell’_Opinione_, che innanzi alle minaccie della Francia consigliavano +il Governo italiano ad un contegno risoluto. + +[355] All’incirca ottocento fucili della Guardia nazionale di Perugia +furono dal prefetto Gadda, d’ordine del Rattazzi, consegnati al +deputato Crispi, me presente e testimone. + +[356] Vedi nella _Nuova Antologia_ del giugno 1868 un mio esteso +racconto del combattimento. Il Menotti, dopo aver combattuto tutto il +giorno essendo sempre superiore di forze, credette d’essere circuito e +si ritirò su Nerola; il nemico a sua volta, che non si sentiva sicuro +a Montelibretti, ripiegò la notte stessa su Valentano, e all’indomani +Menotti riprendeva la terra. Vi fece prodezza il maggiore Fazzari +rimastovi ferito e per poche ore prigioniero. + +[357] Prima la squadra si compose dell’avviso _Esploratore_, delle +pirocorvette la _Gulnara_ e la _Sesia_ e della pirofregata _Principe +Umberto_, nave capitana. Più tardi vi si aggiunsero il _Weasel_, il +_Tukeri_, l’_Indipendenza_, la _Confienza_ ed il _Ferruccio_. Comandava +tutta la crociera il capitano di vascello Isola. + +[358] Al Cucchi telegrafava: + +«Conforme avviso vostro e promesse, io sono qui. Vogliate inviare +vapore per condurmi continente.» + +E al Crispi in data del 2 ottobre: + +«Conforme ai vostri consigli, io sono qui e spero che penserete a tener +parola facendomi ricondurre presto continente.» + +[359] Il comandante la crociera aveva noleggiato due o tre _latini_ per +aiuto alle navi regie. + +[360] Vedi la _Deposizione_ del comandante Isola nel _Rapporto della +Commissione superiore d’inchiesta_ composta del vice-ammiraglio Serra, +presidente, contr’ammiraglio De Viry e contr’ammiraglio Riboty, membri. + +[361] Vedi, sulle cagioni della dimissione del ministero Rattazzi, +_Documenti sugli ultimi avvenimenti_, pag. 148-149 e la fine del +secondo discorso del Rattazzi stesso sulle interpellanze Miceli e La +Porta sui fatti di Mentana, pronunciato nella seduta del 19 dicembre +1867. _Discussioni della Camera dei Deputati, Sessione 1867_, vol. III, +dal 14 luglio al 23 dicembre. + +[362] Uno l’aveva scritto a bordo della paranza _San Francesco_, ed +aveva per motto: _Redimere l’Italia o morire_; per brevità l’omettiamo. + +[363] Dolente che la economia di questo lavoro mi vieti di dare al +magnanimo gesto la meritata ampiezza, rimando il lettore a quanto +ne scrissi io stesso nella _Nuova Antologia_ del giugno 1868. Quelle +pagine non hanno alcun valore letterario, ma le scrissi colle lacrime +più calde del mio cuore, e soltanto come un fiore di più, deposto sulla +tomba di quei santissimi martiri, amo ricordarle. + +[364] «In questo lavoro di Penelope, in questa vicenda d’invio e di +ritorno di Volontari, la forza maggiore presente al campo nel corpo di +operazione del centro fu quella raggiunta dopo l’arrivo del generale +Garibaldi dalla vittoria di Monte Rotondo in poi, cioè di ottomila +uomini, forza che riprese ben tosto decrescenza nonostante il ricambio +con nuovi arrivati.» FABRIZI, _Mentana_, pag. 15. + +Anche Menotti somma ad ottomila uomini le forze dell’intero corpo dopo +Monte Rotondo. Ora se si calcola che alcuni battaglioni già formati e +molti Volontari isolati aveano raggiunto dopo quella vittoria il campo, +la nostra cifra di settemila uomini è la più prossima al vero. + +[365] «...... Ad una giornata del più lodevole contegno per parte de’ +Volontari, successe quella di una deplorabile ed estesa defezione, +che continuò sino alla mattina del 3, in cui i Volontari rimasti si +rianimarono pel movimento ordinato su Tivoli.» FABRIZI, _Mentana_, pag. +18. + +[366] Fu in que’ giorni che il ministro Rouher disse all’Assemblea +francese il suo famoso _Jamais_. + +[367] Quello che cantava nel Galpon de Chargucada: + + Soldados, la patria + Nos llama á la lid. + +[368] Lo scrittore di questo libro che gli cavalcava al fianco. + +[369] Rapporti dei generali De Failly e Kantzler. + +[370] Bertagni Vincenzo, Boni Egidio, Caillou Gustavo, Capaccioli +Natale, Cipriani Ubaldo, Costa Pietro, Franceschi Francesco, Grotta +Giovanni, Linau, Bellini, Giuliani Francesco, Paci Silvestro. + +[371] I feriti di quella giornata, tranne i pochi che poterono sfuggire +assieme ai capitolati del castello, furono trasportati negli ospedali +di Roma, dove il duplice influsso dell’atmosfera pontina e pretina finì +coll’ucciderne il trenta per cento. + +Il servizio sanitario, diretto dal professore Emilio Cipriani, avrebbe +fatto l’invidia di qualsivoglia esercito più ordinato. Quantunque +egli non fosse stato investito dell’ufficio se non ai 17 d’ottobre, +pure fino dal 26 aveva organizzato tutto il suo servizio, formati i +quadri, raccolti e distribuiti i materiali d’ambulanza, istituita da +Monte Rotondo una linea non interrotta d’ospedali, capaci di un doppio +numero di feriti se la campagna fosse continuata. Ospedali di prima +linea furono Monte Rotondo, di seconda Corese e Poggio Mirteto, di +terza Spoleto, Fuligno e Perugia. Sotto capo di servizio nominò il +bravo dottor Pastore, ed oltre al dottor Agostino Bertani, il chirurgo +nato di tutti i campi rivoluzionari, che non aveva alcuno speciale +uffizio, ma che fu la provvidenza di centinaia di feriti, un manipolo +di distintissimi giovani, Pierozzi, Cristofori, Lauri, l’aiutavano con +zelo indefesso. I Comitati, i Comuni, tutti gli ordini de’ cittadini +gareggiarono per mantenere provveduta l’ambulanza di tutto quanto +occorreva, e non vi fu richiesta, per quanto improvvisa, che non fosse +prontamente soddisfatta. Le donne, assidue vestali della pietà, vinsero +anche in questa prova gli uomini, e appresero a molti infingardi +gridatori da trivio come si ami e si voglia Roma. + +[372] Tanto più che della scrittura di quella protesta fu incaricato lo +stesso Autore di questo libro; talchè le parole che usiamo sono ancora +le nostre. + +[373] Erano firmati a questa protesta: F. Crispi, deputato; G. +Guerzoni, deputato; Alberto Mario, Numa Palazzini, colonnello Bossi +Luigi, Carlo Francesco Cucchi, deputato; E. Guastalla, Fabrizi Paolo, +Guarneri-Zanetti Giuseppe, Achille Panizza, Raffaello Massimiliano +Giovagnoli, romano; Enea Crivelli, Giovanni Costa, romano; Achille +Bizzoni, Giulio Adamoli, Domenico Adamoli, Missori Giuseppe, Giupponi +Ambrogio, Pisano Giovanni, dottor Carlo Tivaroni, Stanislao Carlevaris, +Vincenzo Carlevaris, Niccolò Marcellini, Leopoldo Gisonna, Gualterio +Scarlatti, Vincenzo Restivo, Giuseppe Bennici, Domenico Cariolato. — +Vedi _La Riforma_, 6 novembre 1867. + +[374] Unico scritto notevole in quell’anno questa specie di programma +ai suoi amici di Spagna, nel quale dopo la rivoluzione repubblicana +federale del 1868 raccomandava agli Spagnuoli di nominare un Dittatore +per due anni, sua idea fissa e prediletta. + + «Caprera, 10 di novembre. + + »Miei cari amici, + +»Io era deciso di tacere, non per indifferenza alla causa della nazione +spagnuola, che tanto amo e ammiro, non per mancanza d’interesse alla +gloriosa rivoluzione che voi ultimaste tanto eroicamente, ma per non +immischiar la mia voce al rumore che amici e nemici fanno intorno a +voi; mentre voi abbisognate di calma per costituirvi in un modo degno +della grande nazione che pose la sua sovranità sulle rovine d’un trono +esecrato. Oggi da voi richiesto, io dirò francamente l’opinione mia. + +»Proclamate la repubblica federale, e immediatamente nominate un +dittatore per due anni. + +»La Spagna non manca di uomini onesti che possano governarla meglio di +qualunque dei moderni feudalisti europei, che mantengono questa parte +del mondo in guerre continue, in desolazioni ed in miserie. + +»Non cadano i vostri ammirabili e valenti capi nello stesso errore +del buono, ma credulo ed ingannato Lafayette, che lasciò alla Francia +l’eredità di due rivoluzioni e la tirannide. + +»Lo spauracchio della repubblica, di cui si servono con tanta abilità i +despoti ed i gesuiti, nasce dalle esorbitanze della grande rivoluzione +dell’89, che, a forza di allontanare il despotismo e sublimare la +libertà, terminò col gettarsi nelle braccia di un tiranno avventuroso. + +»Voi già avete provato colla moderazione la più esemplare che il vostro +sistema non è quello della ghigliottina, e quindi la vostra rivoluzione +può inspirare fiducia anche alle code di paglia, che disgraziatamente +non sono poche. + +»La repubblica è il governo della gente onesta, e se ne vide la prova +in tutte le epoche. Esse durano mentre virtuose, e cadono quando +corrotte e piene di vizi. + +»La Svizzera e gli Stati Uniti si sostengono senza dittatura, è vero; +quantunque i Washington ed i Lincoln fossero i dittatori morali, quando +lo necessitò la patria americana. + +»La Spagna trovasi in una condizione speciale; molti e forti +pretendenti; influenze gesuitiche in casa e molto vicine; e infine un +carattere nazionale, generoso e cavaliero (_sic_), ma nello stesso +tempo molto inquieto; per cui si ha bisogno d’un governo giusto ma +molto energico. + +»La sovranità nazionale acquistata passi alle Cortes costituenti col +suffragio universale, e queste non si occupino d’altro che di trovare +nel seno della nazione l’uomo capace di costituire la Repubblica +degnamente e di tornare ai suoi focolari dopo due anni, accompagnato +dalle benedizioni dei suoi concittadini riconoscenti. + +»Ecco quanto auguro ad una nazione che io amo, e sono il + + »vostro + »G. GARIBALDI.» + +[375] A que’ giorni appunto scriveva il romanzo _Clelia, o il Governo +del Monaco_, pubblicato nel 1870. + +[376] Il signor Crémieux disse: «Oh ce cher Garibaldi, que de plaisir +j’aurais à le voir! Ah si nous pouvions le faire entrer à Paris, quel +effet ça produirait!...» ec. — Vedi _Garibaldi et l’armée des Vosges, +Récit officiel de la Campagne, avec documents, etc._ par le général +BORDONE, chef d’État Major de l’armée des Vosges. Pag. 15. Paris, 1871. + +[377] Il signor Gent, uno dei segretari del governo di Tours, telegrafò +al Prefetto di Marsiglia: «Faites à Garibaldi un accueil splendide,» +ma firmò egli solo; e più tardi nessun ministro volle assumere la +responsabilità di quel telegramma. Vedi BORDONE, op. cit., pag. 20. + +[378] BORDONE, pag. 13. + +[379] BORDONE, op. cit., pag. 244. + +[380] Alludiamo al colonnello Chanet, che disertò sotto Autun come +vedremo più tardi. + +[381] Vedi BORDONE, op. cit., tutto il capitolo V. Tra le altre cose +si legge in questo capitolo che il generale Cambriels vedendo, come +al solito, nemici dove non erano, mandò ad insaputa di Garibaldi a +tagliare i ponti del Doubs che erano, in caso, i soli punti di ritirata +e di approvvigionamento dei difensori di Dôle, e fu mestieri di tutta +l’energia di Garibaldi per impedirlo. + +[382] Diede egli stesso al figliuolo le istruzioni particolareggiate, +modello di arte tattica. Dopo il fatto, pregato e ripregato, fece il +grande onore al figliuolo di nominarlo maggiore. + +[383] Anzi il generale Cremer in un suo libro ebbe il coraggio +di scrivere che il generale Werder avea tratto Garibaldi in un +_guet-à-pens!_ Non si può spingere più oltre l’impudenza! Che i +Prussiani anzichè aver teso un tranello siano stati impensatamente +assaliti a Pasques e visitati a Dijon lo dice il loro Rapporto +ufficiale, parte II, fascicolo XV, pag. 563. + +[384] Sosteneva valorosamente la ritirata la brigata Delpeck a Pasques. +Altri piccoli combattimenti di retroguardia avvennero più al sud, ma la +battaglia di Lantenay, descritta dal colonnello Corsi nel suo _Sommario +di Storia militare_, parte IV, pag. 299, e la disfatta della brigata +Menotti e la ritirata precipitosa su Autun è un sogno. Noi abbiamo +qui sott’occhio due libri in diverso modo ufficiali: il _Rapporto +prussiano_ più volte citato, parte II, fasc. XV, pag. 564, e il libro +del BORDONE, _L’Armée des Vosges_, ec. in tutto il XIV capitolo del +vol. II, e nessuno dei due libri parla di ciò. + +[385] Il generale Garibaldi felicitò il generale Cremer con questi +telegrammi: + +«Mes félicitations au jeune et vaillant général de la République. Votre +manœuvre est marquée au coin du génie de la guerre. J’en augure bien +pour l’avenir de la République.» + +Il Cremer rispose: + +«Merci au maître de ses compliments à l’élève. Demain je reprends mes +positions sur la ligne du chemin de fer de Nuits à Beaune, prêt à agir +de concert avec vous au premier signal.» Ma, come si vede, qui si parla +di concerto, mai di ordini. Quando il governo della Repubblica parlò di +mettere il Cremer sotto gli ordini di Garibaldi, il Francese offrì le +sue dimissioni che non furono accettate. + +[386] _I Garibaldini_ in Francia per J. WHITE MARIO. Roma, Tip. G. +Polizzi e Comp. 1872, pag. 93. + +[387] Vedi sulla parte avuta da questa brigata a tenere in iscacco +Garibaldi, _Opérations de l’Armée du Sud pendant les mois de janvier +et février 1871_ etc., par le comte Hermann de Wartensleben, colonel +d’État Major. Paris 1872, pag. 10 e 13. + +[388] BORDONE, op. cit., pag. 332. + +[389] Nella sua lettera al generale Fabrizi, stampata prima nella +_Riforma_ e riprodotta dal BORDONE, pag. 420-421. + +[390] Non possiamo contare i diciottomila uomini di _gardes mobilisés_ +del generale Pellissier, che non dipendevano direttamente da Garibaldi, +e nei giorni di Dijon non vollero uscire a combattere, anzi misero la +confusione tra i combattenti. + +[391] Egli stesso lo giudicò una _temerarietà_ nella lettera succitata +al Fabrizi. + +[392] «E l’Internazionale? Che necessità di attaccare un’associazione, +quasi senza conoscerla? Non è essa una emanazione dello stato anormale, +in cui si trova la società del mondo? _E quando essa possa essere +tersa da certe dottrine_, forse introdottevi dalla malevolenza de’ +suoi nemici, essa non sarà la prima, ma certo non potrà non essere la +continuazione dell’emancipazione del diritto umano. + +»Una società (dico l’umana) ove i più faticano per la sussistenza, +ed ove i meno con menzogne e con violenze vogliono la maggior parte +dei prodotti dei primi, senza sudarli, non deve suscitar essa il +malcontento e la vendetta di chi soffre? + +»Io desidero che non succeda all’Internazionale, come al popolo di +Parigi, cioè di lasciarsi sopraffare dagli spacciatori di dottrine, +onde essere spinta a delle esagerazioni e finalmente al ridicolo; ma +che studi essa bene gli uomini che devono condurla sul sentiero del +miglioramento morale e materiale prima d’affidarvisi. + +»Soprattutto si astenga dalle esagerazioni ove cercheranno di condurla +gli agenti della monarchia e del clero per perderla nell’opinione delle +classi agiate, sempre tremanti davanti al terribile spettro della legge +agraria. E le classi agiate si persuadano bene, che non sono i molti +_sergents de ville_ ed i grandi eserciti permanenti che costituiscono +la sicurezza d’uno Stato e della proprietà individuale, ma un governo +fondato sulla giustizia per tutti. E di ciò ne hanno un troppo +eloquente esempio nella Francia. + +»Io vengo ad assidermi ad un banchetto, ove ho diritto come voi. Non +tocco il patrimonio vostro, benchè più pingue del mio, ma non toccate +questo poco, che stillo dalla mia fronte, cogli odiosi mezzi che avete +impiegato finora, di tasse sul macinato, sul sale e con tante altre +ingiustizie che gravitano sulla mia miseria. + +»Soprattutto non mi venite colle speciose bugiarde ragioni di pubbliche +sicurezze e di _preposti_, di cui voi abbisognate, e ch’io debbo +pagare; di esercito per la difesa della patria, che difende voi, le +vostre prepotenze, e mi priva delle braccia valide, che potrebbero +migliorare la condizione del paese e la mia.» + +[393] Garibaldi intervenne alla tornata del 25 novembre in cui +Benedetto Cairoli presentò la sua mozione di biasimo sugli arresti di +Villa Ruffi, e votò naturalmente con lui contro il Ministero. + +Era la prima volta dacchè Roma lo elesse deputato che interveniva alla +Camera e così al suo apparire come al pronunciare del giuramento la +sala scoppiò in applausi fragorosissimi. + +[394] Voleva un ministero Crispi, Cairoli, Zanardelli, Nicotera, Villa, +Mancini: coloro precisamente che in quel momento più si dilaniavano. + +[395] Ecco il testo della Legge: + +«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato: Noi abbiamo +decretato e decretiamo: + + »_Articolo unico._ + +»In attestato di riconoscenza della nazione italiana al glorioso +concorso prestato dal generale Garibaldi alla grande opera della sua +unità e indipendenza, è autorizzato il Governo del Re ad inscrivere +sul gran libro del debito pubblico dello Stato una rendita di lire +cinquantamila annue del consolidato cinque per cento con decorrenza +dal 1º gennaio 1875, in favore di Giuseppe Garibaldi; ed è inoltre +assegnata al medesimo un’annua pensione vitalizia di altrettante +cinquantamila lire con la stessa decorrenza. + +»Ordiniamo che la presente Legge, ec. + + »VITTORIO EMANUELE. + + »M. MINGHETTI.» + +(_Gazzetta Ufficiale_, 11 giugno 1875.) + +[396] Vol. I, pag. 508-509. + +[397] Vi è un’altra bambina sepolta a Caprera, Anita, nata nel 1859 e +morta nel 1875, della quale riparleremo più tardi. + +[398] L’avvocato A. Bussolini in nota alla Sentenza della Corte +d’appello. _Monitore de’ Tribunali_, 1880, vol. XXI, pag. 144. + +Il professor Gabba invece, valente giurista, condannò apertamente in +una dottissima Memoria la Sentenza. — GABBA, _Questioni giuridiche_, +pag. 233. + +[399] Io pure fui a visitarlo il 5 novembre. Lo dico perchè fu quella +l’ultima volta che lo vidi, e la sua vista mi ambasciò. Ragionava +abbastanza lucidamente; ma la lingua, parlando, gli si attorcigliava +nella bocca e la parola gli usciva stentatissima. Gli dissi che stavo +scrivendo la sua vita, non ostante ch’egli m’avesse sconsigliato, ed +egli sorridendo mi rispose: «Vi ringrazio. — Voi farete bene; ma quante +cose difficili a capirsi. Per esempio, sapete voi chi ci portò via la +gente a Monterotondo, la vigilia di Mentana? Furono i Mazziniani....» + +Io l’aveva sentita dire più volte questa cosa e non l’aveva mai +creduta, anzi sapevo che non era vera.... ma non era quello il luogo +e il momento di discutere, e lo lasciai nel suo errore. Mi congedai io +stesso per non affaticarlo, ed egli mi disse: «Non posso darvi la mano; +datemi un bacio!» Fu l’ultimo suo. + +[400] Nella sua lettera ad Achille Fazzari. Caprera, 12 giugno 1881. + +[401] Lettera da Caprera, 17 maggio 1881. + +[402] Al giornale _La Patria_. + +[403] Riproduciamo per intero la lettera, pubblicata per la prima volta +dal _Piccolo_ di Napoli l’11 marzo 1882: + + «Napoli, 9 marzo 1882. + + »Mio carissimo Leo Taxil, + +»È finita, la vostra repubblica chiercuta (_république à calotte_) non +ingannerà più alcuno. L’amore e la venerazione che avevamo per lei, si +son mutati in disprezzo. + +»La vostra guerra tunisina è vergognosa. E se il governo italiano +avesse la viltà di riconoscere il fatto compiuto, sarebbe assai +spregevole, come codarda sarebbe la nazione che tollerasse tale +governo. + +»I vostri famosi generali che si sono lasciati dai Prussiani +ingabbiare nei _vagoni_ da bestiame e trascinare in Germania, dopo aver +abbandonato e lasciato al nemico un mezzo milione di prodi soldati, +oggi fanno i rodomonti contro le deboli innocenti popolazioni della +Tunisia che nulla loro debbono e in nulla li hanno offesi. + +»Conoscete voi i telegrammi che annunziano: il generale in capo +ha combattuto — il generale tale ha fatto una brillante razzía: ha +distrutto tre villaggi, abbattuto mille datteri, rubato dugento buoi, +sgozzato mille pecore, sequestrato duemila galline, eccetera eccetera? +Se avessero l’impudenza di mettere quei telegrammi nella bella storia +di Francia, bisognerebbe spazzarneli, spazzarneli con la granata di +cucina infangata nella poltiglia. + + »G. GARIBALDI.» + +[404] Così raccontò Rocco De Zerbi nel suo giornale il _Piccolo_ di +Napoli. + +[405] Garibaldi fece rispondere dal sindaco signor Ugo Delle Favare: +«Mai come oggi i Palermitani si mostrarono così sublimi...» e se +l’epiteto si risente della tendenza all’iperbole che era il difetto +dell’educazione di Garibaldi, non è però men vero che il contegno dei +Palermitani non sia stato singolarmente nobile e gentile. + +[406] Ecco l’atto di morte del generale Garibaldi: + + »_Anno 1882, 5 giugno, ore 7 m. 2 ant. Casa Garibaldi._ + +»Avanti a me, Bargone cavaliere Leonardo, Sindaco ufficiale dello stato +civile del Comune di Maddalena, comparsi il professor Enrico Albanese, +di anni 48, medico-chirurgo domiciliato a Palermo, ed il dottore +Alessandro Cappelletti, di anni 26, medico-chirurgo della Regia Marina, +domiciliato a Torino, mi hanno dichiarato che alle 6 pomeridiane e +minuti 22 del 2 corrente, nella casa posta in Caprera è morto Garibaldi +generale Giuseppe, di anni 75, residente alla Maddalena, nato a Nizza +Marittima, figlio del fu Domenico capitano marittimo e della fu Rosa +Raimondi, donna di casa, residenti a Nizza Marittima, e marito alla +signora Armosino; presenti i testimoni: Bianchi Vincenzo e Pieramonti +Egidio, residenti alla Maddalena.» + + * * * + +Il certificato dei medici dice: + + «Caprera, 3 giugno 1882. + + »Signor Sindaco, + +»Ieri (2) alle ore 6 pomeridiane è morto in Caprera al suo domicilio il +generale Giuseppe Garibaldi in seguito a paralisi faringea. Dichiariamo +che la tumulazione del cadavere può farsi dopo 24 ore dalla morte. + +»In fede ci sottoscriviamo. + + »PROFESSORE ALBANESE. + »DOTTORE CAPPELLETTI.» + +[407] Vedi lettera di G. Nuvolari, pubblicata in tutti i giornali, da +noi letta nel _Pungolo_ del 17-18 giugno. + +Ecco poi testualmente la lettera del Generale al dottor Prandina: + + «Caprera, 27 settembre 1877. + + »Mio carissimo Prandina, + +»Voi gentilmente vi incaricate della cremazione del mio cadavere; ve ne +sono grato. + +»Sulla strada che da questa casa conduce verso tramontana alla marina, +alla distanza di trecento passi a sinistra, vi è una depressione di +terreno limitata da un muro. + +»Su quel canto si formerà una catasta di legna di due metri, con legna +d’acacia, lentisco, mirto ed altre legna aromatiche. Sulla catasta si +poserà un lettino di ferro, e su questo la bara scoperta, con dentro +gli avanzi adorni della camicia rossa. + +»Un pugno di cenere sarà conservato in un’urna qualunque, e questa +dovrà essere posta nel sepolcreto che conserva le ceneri delle mie +bambine Rosa e Anita. + + »Vostro sempre + »G. GARIBALDI.» + +(_Pungolo_ di Milano, 11-12 giugno 1882.) + +[408] Battuto veramente dove egli comandava in persona, non lo fu che a +Morazzono, a Mentana, e nell’assalto notturno di Dijon. + +[409] Vedi principalmente le _Questions pour les francs-tireurs et les +corps de volontaires_. BORDONE, Documents, pag. 123. + +[410] Vedi vol. II, capitolo VIII, pagg. 26 e 27. + +[411] Quattro anni di guerra guerreggiata nel Rio Grande, 1837-1840 +— Sei anni idem nell’Uruguay, 1842-1847 — Cinque campagne in Italia, +1848, 1849, 1859, 1866, 1867, e la campagna di Francia. + +[412] «La tattica del generale Garibaldi, dice il MANTEUFFEL nella +puntata XX della _Storia della guerra franco-germanica_, va segnalata +specialmente per la grande rapidità delle mosse, per sagge disposizioni +durante il combattimento a fuoco, e per un’energia e focosità +nell’attacco, che se dipende in parte dall’indole dei suoi soldati, +dimostra eziandio che il Generale non dimentica un solo istante +l’obiettivo del combattimento, ch’è appunto quello di sloggiare il +nemico dalle sue posizioni, mediante un attacco rapido, vigoroso, +risoluto. + +»La prova di questa sua speciale valentia l’avemmo nel fatto d’arme +che fece rifulgere non solo l’eroismo dei nostri soldati, ma anche la +bravura dei Garibaldini. + +»Il 61º fucilieri ebbe sepolta la sua bandiera sotto un mucchio di +morti e feriti, appunto perchè non gli fu possibile sottrarsi alla +celerità delle mosse di Garibaldi. + +»Certamente i successi del Generale furono successi parziali e non +ebbero seguito; ma se il generale Bourbaky avesse operato secondo i +suoi consigli, la campagna dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata +combattuta nel 1870-71 dalle armi francesi.» + +[413] _Clelia_, ovvero _Il Governo del Monaco_ (_Roma nel secolo XIX_), +romanzo storico-politico di GIUSEPPE GARIBALDI. Milano, 1870, pag. +210-211: + +«Quanto a lui crede che Repubblica sia: _il governo della gente onesta_ +— e lo prova; accennando alla caduta delle repubbliche — quando i +cittadini sprofondandosi nel vizio hanno cessato di esser virtuosi. +— Non crede però alla durata del governo repubblicano composto di +cinquecento individui. + +»Egli è d’avviso che la libertà d’un popolo consista nella facoltà +di eleggersi il proprio governo — e questo governo, secondo lui, +dev’essere dittatoriale — cioè d’un uomo solo. — A questa Istituzione +dovette la propria grandezza il più grande dei popoli della terra. + +»Sventura però a chi in luogo di un Cincinnato elegge un Cesare! + +»Vuole poi limitata a tempo determinato la Dittatura — e solo in un +caso straordinario, come quello di Lincoln nell’ultima guerra degli +Stati Uniti — consentirebbe la proroga, in nessun caso accorderebbe — +ereditario il potere. + +»Egli però non è esclusivo: pensa che il sistema del governo veramente +voluto dalla maggioranza della Nazione — qualunque esso sia — equivalga +alla Repubblica — com’avviene per esempio del governo inglese.» + +[414] Vedi nel _fac-simile_ del suo autografo pubblicato in principio +al 1º volume. + +[415] Vedi il _Governo del Monaco_, pag. 242, e il suo _Memorandum +alle potenze d’Europa_, scritto dal Monte Tifata, poche ore dopo la +battaglia del 1º ottobre 1860. + +Circa alle sue idee sulla _Lingua mondiale_, curioso il leggere questo +brano trovato fra le sue memorie manoscritte e ancora inedite: + +«Il modo dunque più indicato ad un’Unità mondiale — e che più +coadiuverebbe all’Unità religiosa vera — Dio! — sarebbe una lingua +universale. + +»Non è questa idea mia — ma vecchia e ne lascio l’esame cronologico a +chi vuol incaricarsene. + +»Vado alla sostanza. + +»Voler imporre una lingua qualunque delle esistenti per lingua +universale credo sarebbe questione alquanto simile a quella dei preti, +e l’abbandono. — Proviamo un altro espediente. + +»Per esempio — vari complessi di lingue per formare un tutto — col +tempo. + +»Il francese sarebbe uno dei complessi — esso ha agglomerato un gran +numero di dialetti delle diverse sue provincie ed ha una rispettabile +estensione al di fuori. + +»L’anglo-germano — od anglo-sassone immensamente propagato. + +»Per le lingue orientali lascio a’ più scienziati la cura d’occuparsene +— se così loro piace. + +»Tu puoi occuparti del complesso — _Iberitalo_ — formato di tre lingue: +portoghese, spagnuola ed italiana, di cui conosci qualche cosa e +consultare perciò tutti quegli umanitarii di quei tre paesi e delle +colonie dell’America portoghese e spagnuola, che volessero essere +tanto buoni da cooperarvi. — Le tre lingue hanno molte voci comuni — si +può cercarle e riunirle in un principio di Dizionario, ove gettar la +base d’una lingua nuova, che potrebbe frattanto essere imparata dalla +gioventù dei tre paesi. + +»Io non mi nascondo l’arduità dell’impresa — ma la sua importanza +sembrami meritare l’attenzione degli uomini cui il progresso umano non +è una chimera. + +»Certo vi vorranno secoli per raggiungere il nobile scopo — ma è pur +vero che se i Caldei non avessero principiato, gettando uno sguardo +nello spazio — ad investigare i moti e le leggi stupende che regolano +gli eterni luminari — gli odierni astronomi — non sarebbero forse così +inoltrati nelle vie dell’Infinito.» + +[416] Lo raccontò Garibaldi stesso a me nell’uscire dalla casa del +Palmerston. Io era rimasto con altri del seguito in una sala attigua al +gabinetto in cui il Generale era entrato; ma pochi momenti dopo vidi +uscire il Generale col viso tutto infiammato; ed io che lo conosceva, +capii subito che il colloquio non gli era andato pel suo verso. Però in +carrozza azzardai una domanda: + +— Pare che vi abbiano fatto inquietare, Generale? + +— Cosa volete, _amigo_.... — e mi raccontò il dialogo testè riferito. + +[417] Alcune bozze a matita di queste memorie sono quelle che il +Generale regalò a Giovanni Basso e ch’egli diede a me perchè ne facessi +l’uso migliore che credevo. + +[418] Come saggio di questi studi sui _Venti_ diamo questa lettera in +francese, inedita fino ad ora, diretta ad uno scienziato, di cui non ci +fu dato scoprire il nome: + +«J’ai lu avec un bien vif intérêt votre magnifique ouvrage sur les +phénomènes de l’atmosphère — et je vous en suis reconnaissant. J’ai vu +avec un sentiment d’orgueil et de fraternité vos principes humanitaires +sur la solidarité des peuples. + +»Certes tant que les Gouvernements emploieront les revenus des nations +à construire des bayonettes et des vaisseaux cuirassés, il sera +difficile que le monde atteigne cette unité de famille à laquelle il +aspire et jusqu’à ce que les armées ouvrières, comme celles qui aux +ordres de votre illustre compatriote Mr Lesseps creusent des canaux +et posent des rails de chemins de fer, ne substitueront les armées +guerrières maintenues pour destruction de l’homme, l’homme sera +toujours un misérable instrument du despotisme et de la dilapidation. + +»Comme vous dites, la guerre d’Amérique — dans les malheureuses +conséquences porte l’inaction d’un de vos plus illustres +collaborateurs, le commandant Maury, que j’ai connu à l’Observatoire de +Washington — et duquel j’ai possédé les belles cartes inventées par lui +sur la théorie des vents. — A Boston, où j’avais obtenu des cartes, je +m’étais obligé de fournir ma quote d’observations maritimes au savant +Américain. — Mais ayant dû encore une fois abandonner ma profession de +marin — je ne pus tenir ma promesse. + +»Peu initié dans la science, je me confesse incapable d’apprécier +toutes les beautés renfermées dans votre bel ouvrage. — Mais comme vous +y traitez d’une manière si savante la théorie des vents — je me permets +de vous présenter quelques observations faites dans mes voyages sur le +même sujet. + +»Les observations dont je vais vous entretenir — et que je n’aurais +peut-être jamais ébauchées — me furent suggérées par la lecture +des ouvrages d’agriculture — dont je m’occupe presque uniquement +aujourd’hui. + +»En général la cause des vents sur la surface du globe comme elle est +décrite par certains auteurs d’agriculture ne me satisfait pas. + +»Par exemple — on dit toujours que la cause des vents est causée par +la condensation de l’air froid dans les zones glaciales — qui tend +naturellement à se précipiter dans les espaces d’air raréfié par la +chaleur dans la zône torride. + +»Jusqu’ici nous sommes d’accord — ce que je voudrais seulement, +ç’est qu’on signalât un peu davantage l’action que causent sur l’air +atmosphérique les mouvements de rotation et de translation de notre +globe dans l’espace. + +»Le mouvement de rotation de la terre effectuant une entière révolution +de 360° en 24 heures, donne aux objets qui se trouvent sur l’Équateur +une vitesse de 900 milles par heure. + +»Le mouvement de translation de la même dans son orbite pousse les +mêmes objets qui se trouvent sur l’Équateur à midi, avec l’immense +vitesse — je crois — d’à peu près 65 mille milles par heure — et si +cette surprenante célérité n’était modifiée, je crois, par une force +de projection de notre planète qui nous lance dans la direction qu’elle +parcourt — et par le remous du fluide atmosphérique tendant à devancer +latéralement comme le remous d’un navire — sans cette compensation, +dis-je, l’air que rencontrerait un habitant de l’Équateur dans se +pérégrination aérienne le balayerait de dessus son cheval céleste plus +facilement qu’un ouragan ne livre dans les airs le moindre brin de +paille. + +»Que les mouvements susdits aient une action sur la surface du globe le +prouvent les éternels vents alizés qui règnent dans la zône torride et +les courants qui trouvent la direction de ces vents. + +»Une zône di 60° environ, comprise entre 30° de latitude Nord-Est et le +30° Sud-Est, est sillonnée éternellement par les vents venant de l’Est. +Dans l’émisphère Nord ces vents s’approchent du N.-E., dans le S.-E. Ou +plutôt dans cette zône l’air reste en arrière vers l’Ouest tandis que +le planète s’avance vers l’Est. + +»Un corps solide quelconque, qui s’avance dans l’espace ou dans l’eau, +génère naturellement un remous derrière lui. — Ce remous suit le +corps — et dans les parties latérales il tend à le précéder. — On peut +observer cela sur un navire qui marche. + +»Voilà, je crois, la cause des contr’alizés, qui soufflent de l’Ouest à +l’Est — dans les zônes en dehors de la zône torride. + +»Ne pouvant rompre les alizés de la zône torride, le remous se dilate +latéralement — et au de là du parallèle de 40, tant dans un émisphère +que dans l’autre, on est presque certain de le trouver souvent plus +fort que les alizés, mais beaucoup plus inconstant. + +»Il paraît que les vents d’Ouest dans les zônes torrides tendent vers +les pôles contrairement aux alizés qui tendent vers l’Équateur. — Ainsi +le S.-O. prévaut dans l’émisphère boréal et le N.-O. dans l’Australie. +Le diagramme de Mr Maury note ainsi, et dans ma traversée de Van Diémen +à la côte méridionale du Chili au Sud du parallèle de 50 courant droit +à l’Est, le vent descendait toujours sur babord. + +»J’ai souvent entendu dire par les marins venant de l’Amérique du Sud: +— Nous avons remonté jusque vers les Açores pour trouver les variables, +et vraiment cela signifie qu’ils ont traversé la zône torride avec les +ancres à tribord et qu’ils sont ainsi arrivés vers le parallèle des +Açores pour trouver les vents variables qui soufflent irrégulièrement +entre les zônes des vents _alizés_ et _contr’alizés_. — + +»C’est bien désirable que pour le progrès de la navigation le +commandant Maury puisse bientôt reprendre son premier recueil des +observations de toutes les mers du monde. On pourra alors mieux +connaître les vents qui se plaisent dans les zônes variables — et les +points surtout des zônes calmes qu’il faudra éviter.» + +[419] Già ne citammo alcuni. Uno de’ suoi ultimi componimenti poetici +in italiano fu la Epistola metrica a Felice Cavallotti, scrittagli da +Roma nell’aprile del 1879: la sua lunghezza ci toglie il piacere di +ripubblicarla. + +[420] Dal _Caffaro_ di Genova, 5 giugno 1882. Ne abbiamo riprodotto +soltanto i brani principali. + +[421] Questo periodo non è ben chiaro, ma nel manoscritto è tal quale, +e lo rispettiamo. + +[422] Potremmo, occorrendo, dire il nome della contrada e il numero +della casa in cui vive, tanto sono sicure le nostre informazioni. + +[423] Vedi l’_Athenæum_ del 16 febbraio 1861 (n. 1738) + +[424] ROUSSEAU, _Discours sur l’origine de l’inégalité parmi les +hommes_. Deuxième Partie, Note neuvième, nella edizione d’Amsterdam +1772, a pag. 126, 127. + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a +fine libro, riguardanti il volume 1, sono state riportate nel volume +corrispondente. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 *** diff --git a/75139-h/75139-h.htm b/75139-h/75139-h.htm new file mode 100644 index 0000000..24ceb27 --- /dev/null +++ b/75139-h/75139-h.htm @@ -0,0 +1,36471 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Garibaldi, vol. 2/2 | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.blockquote {margin: 1em 7%; font-size: 95%;} +p.indl {text-align: left; margin-left: 5%;} +p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} +.break-before {page-break-before: always;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} +.title {text-align: center; font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 3em;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +div.errata {margin: 2em 10%;} +div.indalf {margin: 2em 10%; line-height: 1em; page-break-before: always;} +div.indalf p {margin-left: 1em; text-indent: -1em; margin-top: .3em; font-size: 95%;} + +h1,h2,h3 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} +h3 {font-size: 120%; margin-top: 2em;} + +span.smaller {display: block; font-size: 85%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.tbs {width: 20%; margin: 1.5em 40%; visibility: hidden;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em; white-space: nowrap;} +div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} +.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} +div.footnote {margin-left: 2.5em; margin-right: 2em;} +div.footnote>:first-child {margin-top: 1em;} +div.footnote .label {display: inline-block; width: 0em; text-indent: -2.5em; text-align: right;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} +.pad1 {margin-top: 1em;} + +.ast {text-align: center; font-size: 120%; margin: 1em auto;} +.dots {text-align: center; letter-spacing: .5em; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} + +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} +.lowercase {text-transform: lowercase;} + +ul {list-style-type: none; line-height: 1.2em;} +sup {vertical-align: .3em;} +.above, .below {font-size: 70%;} +.above {vertical-align: 0.4em;} +.below {vertical-align: -0.1em;} + +table {margin: auto; border-collapse: collapse;} +.indice {width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em;} +.indice td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} +.indice td.cap {text-align: right; vertical-align: top; white-space: nowrap;} +.indice td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} + +.gener {max-width: 90%; line-height: 1em; margin-top: 1em; font-size: 95%;} +.gener td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em; padding-right: 0.5em;} +.gener td.num {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} +.gener td.center {text-align: center; text-indent: 0;} +.gener td.right {text-align: right; padding-right: 1em;} + +figure {margin: 1em auto; max-width: 100%; text-align: center;} +figcaption {text-align: center; font-size: 85%; text-indent: 0; margin: 0.25em 0;} + +img {max-width: 100%; height:auto;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} + +.poem {text-align: left; font-size: 95%; margin: 1em 10%;} +.stanza {margin: 1em auto;} +.poem p.i01 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -3em;} +.poem p.i02 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -2em;} +.poem p.i05 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 1em;} +.poem p.i06 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 2em;} +.dotted {letter-spacing: .2em;} +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +GARIBALDI. +<span class="smaller">Vol. II<br> +(1860-1882).</span> +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="titlepage"> +<p class="main-t"> +GARIBALDI +</p> + +<p class="pad1"> +DI +</p> + +<p class="x-large"> +GIUSEPPE GUERZONI. +</p> + +<p class="pad1 large"> +Vol. II<br> +(1860-1882) +</p> + +<p class="pad1"> +CON DOCUMENTI EDITI E INEDITI +E 7 PIANTE TOPOGRAFICHE. +</p> + +<p class="pad1"> +Terza edizione. +</p> + +<p class="pad4"> +FIRENZE,<br> +<span class="small">G. BARBÈRA, EDITORE.<br> +1891.</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +Compiute le formalità prescritte dalla Legge, i diritti di riproduzione +e traduzione sono riservati. +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="somm"> +<hr> +<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> +<hr> +</div> + +<figure><a id="fill-0-006-inl"></a> + <img src="images/ill-0-006-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>Carta d’insieme della Sicilia (<a href="images/ill-0-006.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<hr> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> +</p> + +<p class="title"> +GARIBALDI. +</p> + +<h2 id="cap8"><span class="smcap">Capitolo Ottavo.</span> +<span class="smaller">DA MARSALA AL FARO.<br> +[1860.]</span></h2> +</div> + +<h3>I.</h3> + +<p> +Il 20 gennaio 1860 il conte di Cavour riafferrava +il governo, e l’Italia risentiva tosto la mano del nuovo +timoniere. Non conviene tuttavia piaggiar nessuno, +nemmeno il genio fortunato. Fra la situazione politica +trovata dal gran Ministro al cominciar del nuovo +anno e quella da lui lasciata a’ suoi successori correva +per l’appunto la stessa differenza che tra una +nave in alto mare, sbattuta dalla tempesta, e una +nave, lottante bensì cogli ultimi colpi della traversía, +ma già in vista della terra e prossima a toccare il +porto. Dell’eredità di Villafranca al Ministero La Marmora-Rattazzi +toccarono tutti i rischi e tutti i fastidi; +al conte di Cavour tutti i frutti e tutti i trionfi. +Ad essi, se fosse lecito dire, la parte penosa ed oscura +della liquidazione; a lui l’attuosa e brillante dell’accettazione. +Sia giusta la storia: se il conte di Cavour +fosse stato al potere dal luglio al dicembre 1859, non +avrebbe potuto comportarsi diversamente dai suoi +eredi; e gli sarebbe stato giuocoforza o temporeggiare +e barcamenarsi com’essi; o volendo osar troppo, porre +<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> +ogni cosa a repentaglio. Il Ministero La Marmora-Rattazzi +non compì grandi cose; ma, come suol dirsi +di certi medici, aiutò la natura ad operare: diede +cioè tempo ed agio all’Italia d’aspettare che tutto +quel cumulo di difficoltà, d’ostacoli, di triboli che facevan +barriera d’ogni dove al nostro cammino, si assottigliasse +e s’indebolisse da sè, per sola forza delle +cose, sì che non restasse più che scavalcarlo con un +passo, o rovesciarlo con una spinta. +</p> + +<p> +E così infatti era accaduto. L’annessione dell’Italia +centrale al Regno sardo era, se non consacrata nella +forma, compiuta nella sostanza; la chimera napoleonica +d’una federazione austro-italiana presieduta dal +Papa già ita in dileguo; tutti i progetti di congressi, +di conferenze, di vicariati, di regni autonomi svaporati; +tutte le promesse di restaurazioni, papali, ducali, +granducali, scritte ne’ capitolari di Villafranca, cassate +dalla manifesta volontà degl’Italiani, e ridotte lettera +morta. Napoleone III, dopo cinque mesi di politica ambidestra, +una pubblica e avversa, una segreta e propizia +all’Italia, liberatosi dal reazionario Walewsky, dettato +o ispirato l’opuscolo: <i>Il Papa e il Congresso</i>,<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> si +chiariva di giorno in giorno più favorevole alle nostre +sorti; mentre l’Inghilterra, subentrati i <i>Whigs</i> ai <i>Torys</i>, +dichiarava apertamente la sua simpatia per la causa +italiana, s’associava al Napoleonide nell’idea del non +intervento armato, e ne faceva uno de’ cardini della sua +politica nella Penisola. L’Austria sola continuava naturalmente +ad atteggiarsi o stile e minacciosa; ma tanto +la Prussia, quanto la Russia, sebbene diffidenti della rivoluzione +e gelose del diritto divino, non sapevano risolversi +<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> +a far causa comune l’una colla prepotente +rivale, l’altra colla fedifraga ed ingrata alleata, e chiaramente +lasciavano intendere che non avrebbero mai +tratta la spada per lei: unica cosa che importasse. +E intanto il savio contegno dell’Italia centrale continuava +a far l’ammirazione di tutti i popoli civili; +forzando i suoi stessi avversari a parlare con rispetto +d’una rivoluzione che procedeva con sì pacata e +ordinata costanza, ed a discuter seriamente di quel +nuovo diritto fondato sulla volontà popolare e sui caratteri +indelebili delle nazioni, che la vecchia Diplomazia +non voleva ancora riconoscere, ma che avrà +sconvolto, prima che il secolo finisca, tutta l’Europa. +</p> + +<p> +A tale essendo le cose, restava solo che una mano +vigorosa desse l’ultimo colpo; e il Cavour ricomparve +nell’arena. Salito appena al potere, annunciò ai Gabinetti +d’Europa che oramai era impossibile una più +lunga aspettativa; che le popolazioni italiane, dopo +avere atteso lungamente indarno che le Potenze d’Europa +mettessero ordine a’ loro affari, avevan diritto di +passar oltre, e che «il solo scioglimento pratico consisteva +nell’ammissione legale dell’annessione, già stabilita +in fatto, dell’Emilia, come della Toscana.<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>» +</p> + +<p> +Chi però vedesse in queste ardite dichiarazioni +l’atto irriflessivo d’un giuocatore disperato che rischia +l’ultima sua posta, s’ingannerebbe a partito. Il conte +di Cavour aveva già calcolato tutte le sorti del giuoco, +ed era certo oramai che la partita decisiva sarebbe +stata per lui. Che l’Austria strepitasse o la Germania +e la Russia tenessero il broncio, poco gli caleva. Sapeva +d’aver seco, più che queste non volessero confessare, +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +Francia e Inghilterra; sapeva meglio ancora d’aver +per sè il diritto, il fatto, l’opinione civile, e ciò gli bastava. +Non andò guari infatti che l’Inghilterra inviava +ai Gabinetti delle maggiori Potenze queste quattro proposte: +non intervento armato; diritto ai popoli dell’Italia +centrale di decidere, con un nuovo voto de’ lor Parlamenti, +circa i loro destini; garantita la sovranità papale, +ma sgombra Roma dai Francesi; soltanto la questione +di Venezia taciuta e messa in disparte. Rispose sdegnosamente +l’Austria; non piegarono tosto le Corti nordiche; +ondeggiò ancora per poco lo stesso Napoleone, +tentando introdurre nelle proposte inglesi altre condizioni: +ma poichè egli consentiva nella massima fondamentale +del non intervento, e richiedeva solo che +al voto de’ Parlamenti si sostituisse il suffragio universale; +il conte di Cavour, vinte o deluse tutte le +nuove eccezioni, lo prese in parola, e mandata copia +delle proposte inglesi, così come le aveva modificate +l’Imperatore, ai Governi della Toscana e dell’Emilia, +li invitò senza più a pronunciarsi. Era quanto dir +loro (se già non era stato detto in privato): procedete +subito ai plebisciti e confermate le annessioni; e va +da sè che nessun invito poteva riuscire più aspettato +e più gradito. Così tre giorni dopo l’ultima Nota francese, +mentre ancora i potentati erano affaccendati a +librare, analizzare, stillare le famose quattro proposte, +l’Emilia e la Toscana votavano per voto universale la +loro unione alla Monarchia costituzionale di Vittorio +Emanuele; e la rivincita di Villafranca era presa. +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +Se non che nessuna gioia senz’amarezza; l’imperatore +Napoleone metteva alle annessioni dell’Italia +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +centrale un prezzo; quel medesimo ch’egli aveva +prima richiesto per la cacciata degli Austriaci: Savoia +e Nizza. Nè era da pretendersi che l’opera sua fosse +tutta gratuita. Nemmeno la Francia era la <i>gran nazione</i> +che potesse far la guerra soltanto <i>per un’idea</i>. +Ciò si scrive volentieri nell’ebbrezza del trionfo, sui +proclami; ma rare volte si ratifica co’ fatti. Quand’anche +Napoleone l’avesse voluto, non era in di lui balía +chiedere il sangue della nazione ond’era capo, per una +guerra non sua, senza procacciarle almeno un compenso +rimuneratore dei rischi corsi e dei sacrifici patiti. +Oltre di che la cessione della Savoia e di Nizza +era la conseguenza, per dirla collo stesso conte di +Cavour, «della politica che ci aveva portati a Milano, +a Bologna, a Firenze;» ed era certamente un’applicazione +di que’ medesimi principii di volontà nazionale +e di voto popolare che noi stessi avevamo invocati siccome +fondamento giuridico alla nostra rivoluzione, e +sul quale dovrà consistere l’intero edificio d’Italia. +</p> + +<p> +Piuttosto era ad esaminarsi se tutto quel compenso +era dovuto; se di quel tanto sacrificio richiesto all’Italia, +una parte almeno non poteva esser risparmiata. +Per la Savoia nessun dubbio: poteva essere doloroso +abbandonare que’ monti, antemurale di nostra +casa e cuna de’ nostri Re; ma proclamato il diritto +delle nazioni, diveniva necessario e doveroso. Per +Nizza, invece, il discorso mutava: ivi tutto era Italia; +e la miscèla di idiomi, propria a tutte le regioni confinanti, +non bastava a cancellarne i grandi e solenni +caratteri scritti dalla storia, dalla natura e da Dio. +</p> + +<p> +Però che l’imperiale alleato chiedesse con pari durezza +le due spoglie, nessuno contende; rimane solo a +chiarirsi se l’una non poteva essere più validamente +e più tenacemente contrastata dell’altra. Il conte di +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +Cavour, disse uno de’ suoi più valenti cooperatori,<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> +aveva perduto di fronte all’ingrata questione la consueta +sua serenità, e facilmente si crede; ma che abbia +posto a risolverla tutto il nerbo dell’anima sua; +ch’egli abbia tentato la salvezza di Nizza con quel +medesimo sforzo di destrezza e di energia da lui adoperato +a disfar Villafranca, e unificar mezza Italia, +questo in nessun libro e in nessun documento è attestato: +eppure questo sarebbe stato un serto di più +alla sua gloria. Si direbbe che il gran Ministro, assorto +nell’unico fine «di rendersi complice<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>» la Francia, +non ne vedesse alcun altro. Tuttavia se al conte di +Cavour fosse balenato il pensiero che quella complicità +era per Napoleone ormai fatale, e che in ogni +caso non avrebbe mai fatto guerra all’Italia per Nizza, +come non gliela fece, nè la potè fare per Bologna e +Firenze,<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a> forse avrebbe risparmiato agl’Italiani quel +gentile e caro brano di patria, e a sè sospetti, rancori, +inimicizie, di cui tra non molto egli e la parte +sua sentiranno, primi, le difficoltà ed i danni. +</p> + +<p> +Oltre a ciò avevano offesi i modi. Nizza era inondata +da emissari napoleonici; bandi pubblici firmati +dai magistrati del Re, o tollerati o non abbastanza +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +puniti, apertamente propugnavano la dedizione alla +Francia; nessun’arte di pressione e di broglio era risparmiata; +la libertà del voto, unica scusa e salvaguardia +di quel triste plebiscito, sfrontatamente conculcata. +</p> + +<p> +Qual maraviglia pertanto che un soldato, un nizzardo, +Giuseppe Garibaldi, infiammato d’amore per +la terra nativa e d’odio per ogni signoria straniera; +inasprito da quello spettacolo nauseabondo di frodi e +di violenze, si levasse per il primo contro un Governo +che, per usare il linguaggio suo, «mercanteggiava come +armento la città sua;» e vedesse da quell’istante un +nemico in colui che era stato a’ suoi occhi l’artefice +e lo stromento principale del mercato? +</p> + +<h3>III.</h3> + +<p> +Prima conseguenza della felice annessione era l’ampliamento +e la rinnovazione del Parlamento. Lo stesso +conte di Cavour aveva richieste le elezioni generali come +precipua condizione al suo ritorno al Governo; e infatti +dal 25 al 29 marzo i Collegi delle antiche e nuove province +convenivano all’urne per eleggere i loro deputati. +</p> + +<p> +E naturalmente tra gli eletti fu anche Garibaldi. +Molti Collegi gli furono profferti, tra gli altri Brescia, +Stradella, Varese; ma egli ringraziò tutti, dichiarando +di non poter accettare che per Nizza «posta in pericolo +di cadere nelle ugne del protettore padrone,<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>» e +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +che a lui incombeva difendere. Nizza infatti lo elesse;<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a> +ond’egli appena conosciuto il voto lascia Caprera, corre +nella sua città, vi raggruppa i suoi amici e devoti, +tenta avvivare (e la sola sua presenza bastava) la fede +nella patria antica; e illuso che il sentimento suo sia +pur quello di tutti i suoi concittadini; ignaro che intorno +a quel po’ di popolo schietto ed onesto, che si +sentiva e voleva essere italiano, brulicava una plebe +famelica, pronta al miglior offerente, e una borghesia +ingorda, impaziente di subiti guadagni, che avrebbe +venduto dieci patrie; parte per Torino accompagnato +dal suo amico Robaudi, col proposito d’interpellare +il Governo sulla sorte della sua città natale e di fare +un ultimo sforzo per scongiurarne la perdita. +</p> + +<p> +Del suo arrivo a Torino, delle commozioni provate +dalla città, son pieni i giornali del tempo; ma in ciò +nessuna maraviglia. Presentata col Robaudi la sua +interpellanza fin dal 7 aprile, soltanto nella tornata +del 12 fu ammesso a svolgerla. Era la prima volta +che Garibaldi compariva nel Parlamento subalpino; +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +grande quindi l’impazienza di conoscere l’oratore e di +giudicare il politico; «generale, siccome dice il resoconto +ufficiale, il movimento d’attenzione.» +</p> + +<p> +Parlò calmo e breve; ma è dubbio se con parole +e concetti tutti suoi.<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a> Reclamò l’osservanza dell’articolo +5º dello Statuto, che pei trattati importanti +cessione di provincie richiede la perentoria sanzione +della Camera: rammentò la storia di Nizza datasi a +Casa di Savoia nel 1391 a patto di non essere ceduta +a straniera potenza: dichiarò ogni traffico di gente repugnante +al diritto ed alla coscienza delle nazioni civili: +denunziò sommariamente i fatti di pressione elettorale, +sotto la quale era soffocata la libertà di voto +de’ suoi concittadini: chiese infine che, sino all’approvazione +del trattato, il voto di Nizza fosse sospeso. +</p> + +<p> +Rispose il Cavour temperato e cortese; negando +l’incostituzionalità, giustificando il trattato colla necessità +politica e l’interesse d’Italia; attenuando, non +smentendo, i fatti di pressione. La discussione s’avvivò. +Per Nizza, in vario tenore, parlarono i nizzardi +Laurenti-Robaudi e Bottero, sostenuti dal Mellana e +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +dal Mancini; per il trattato i ministri Farini e Mamiani +e il deputato Pier Carlo Boggio; e la conclusione fu +l’approvazione d’un ordine del giorno di questi, mercè +il quale «espressa la fiducia che il Governo del Re +provvederebbe efficacemente che le guarentigie costituzionali +e la sincerità e libertà del voto nelle provincie +di Savoia e Nizza sarebbero rispettate,» la Camera +non chiedeva di più. +</p> + +<p> +E di più forse, al punto cui eran le cose, non si +poteva nè sperare nè conseguire; ma Garibaldi non +era uomo d’intenderlo, e uscì da Palazzo Carignano +coll’anima ribollente d’ira e d’amarezza; nauseato +di quella politica barattiera, a senso suo, e codarda, +e guardando da quell’istante il conte di Cavour collo +stesso occhio, con cui si guarderebbe colui che vi ha +strappato dal braccio vostra madre, e l’ha gettata +al mercato. +</p> + +<p> +Ma per ventura sua e d’Italia altri e ben più +gravi avvenimenti eran già venuti a divertirlo da quei +turbolenti pensieri, e ad aprire al vorticoso torrente +della sua passione patriottica uno sfogo più degno e +più vasto. +</p> + +<h3>IV.</h3> + +<p> +La rivoluzione italiana era proceduta a sembianza +d’un corpo leggiero, che, in una grossa battaglia, un +po’ trasportato dal suo ardore, un po’ sospinto dalle +circostanze, marcia avanti, senza badare nè a destra +nè a manca, occupa alla baionetta un’eccellente posizione; +ma, giunto colà, si trova circuito da nemici, +che di fronte, ai fianchi, alle spalle gli fanno siepe da +ogni lato; sicchè non può più nè avanzare nè retrocedere. +Dovunque l’Italia si rivolgesse, incontrava una +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +barriera di ferro che le sbarrava il cammino e la forzava +a ristare. Ai fianchi, accampata sul Quadrilatero, +l’Austria; di fronte, meglio che dalle spade mercenarie, +difeso dalla sua ibrida natura, il Papato; dietro +a lui, nemico imbelle, ma protetto dall’egida dei trattati, +il Re di Napoli; dietro a tutti il vecchio diritto, +le vecchie tradizioni, la vecchia Europa; caparbi avversari +avvezzi a non piegare mai che alla forza ed +ai fatti compiuti. +</p> + +<p> +Ora come l’Italia potesse trovar da sè stessa la +via d’uscir da siffatti frangenti, nessuno, nemmeno +il genio del conte di Cavour, lo sapeva. Pertanto egli +pure s’accontentava di stare alla specula degli eventi, +e più che a muovere innanzi badava a temporeggiare +con frutto e ad assodarsi sull’occupato terreno. +Il concetto dell’unità italiana non s’era ancora affacciato +alla sua mente, come cosa pratica ed effettuabile, +e frattanto gli pareva saggio volgere le prime cure +a due scopi più prossimi e conseguibili: rafforzare il +nuovo Stato, ed apparecchiarsi a nuova guerra coll’Austria.<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a> +A questo intento però, oltre al lavorío diplomatico +che continuava a condurre con mano infaticabile, +reputava ottimo mezzo premere sul Re di +Napoli, tentando attrarlo nell’orbita del moto italiano +e associarlo alla politica del Piemonte pel conquisto +dell’indipendenza nazionale. Ma nè il pusillo Francesco +era uomo da seguirlo per cotali altezze, nè gli +uomini che l’attorniavano, o inetti o codardi, da sospingervelo. +A Napoli si credeva sempre alla rivincita +legittimista e la si preparava. La Reggia borbonica era +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +divenuta il centro della gran congiura principesca, che +doveva restaurare su tutti i troni rovesciati d’Italia +il diritto divino. Si arruolavano mercenari; si concentrava +l’esercito negli Abruzzi; si fantasticava un’occupazione +delle Marche; si patteggiava che contemporaneamente +il Papa invaderebbe le Romagne, e il +Duca di Modena i Ducati; si aspettava ad ogni istante di +veder l’Austria rivarcare il Mincio, e Germania e Russia +calar dalle loro selve e dalle loro steppe alla crociata +dell’oppressa legittimità. Quanto all’interno, si derideva +ogni consiglio di riforme, si sfidava, o fingevasi, +ogni minaccia di rivoluzione; e in ogni evento fidando +sull’esercito devoto, sulla sbirraglia innumerevole, sulla +magistratura servile, e più che tutto sull’Ajossa, dittatore +della Polizia di Napoli, e sul Maniscalco, emulo +suo a Palermo, si dormiva fra due guanciali. +</p> + +<p> +A riscuoterli dal sopore squillò la campana della +Gancia: la soluzione che indarno il conte di Cavour +cercava; la soluzione che forse l’Italia avrebbe dovuto +attendere dalla lenta opera del tempo, usciva a +un tratto dal seno misterioso della rivoluzione, e un +pugno di popolani, decisi di morire per la patria loro, +recideva quel nodo, che nè la forza legale della nuova +Monarchia, nè la destrezza politica del suo grande +Ministro, sarebbe bastata a risolvere. +</p> + +<h3>V.</h3> + +<p> +L’insurrezione siciliana non fu, come ben s’immagina, +una eruzione vulcanica e subitanea. Astrazion +fatta dall’odio per la tirannia borbonica, tre grandi +cause n’avevano preparato e affrettato lo scoppio. +L’indomita energia d’una falange di patriotti e di +proscritti che da tutte le terre dell’Isola, da tutti gli +angoli d’Europa soffiavano da anni nella fiamma e +<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> +l’alimentavano. L’apostolato infaticabile di Giuseppe +Mazzini, che dal 1856 in poi aveva indirizzati al Sud +tutti gli sforzi del partito d’azione da lui capitanato, +e fatto del moto siciliano la leva suscitatrice dell’unità +di tutta la Penisola. Infine, e con maggior efficacia +per fermo, gli avvenimenti dell’Italia superiore +e centrale, i quali dimostrando possibile quell’unità, +che poco dianzi agli occhi de’ più pareva un’utopia; +attestando la devozione d’una Casa guerriera e d’un +Re galantuomo alla causa nazionale; dando all’Italia +un nome, un esercito, un governo, una diplomazia; aprivano +anche ai Siciliani un orizzonte di speranze novelle, +spegnevano nell’Isola le viete discordie, confondevano +in un solo tutti i vecchi partiti, porgevano infine ai +patriotti sinceri e spassionati di tutti i colori un vessillo +di rannodamento ed un grido di battaglia. +</p> + +<p> +E di questo fermento latente degli animi non tardarono +ad apparire i segni manifesti. Le dimostrazioni +succedevano alle dimostrazioni; i Consigli locali +rifiutavano i consueti indirizzi di sudditanza al nuovo +Re: i nomi di Vittorio Emanuele e di Napoleone III +suonavan su tutte le labbra, apparivano su tutte le +pareti; gli animi pendevano dalle notizie di Lombardia, +come da altrettanti messaggi di vita e di morte; le +vittorie di Magenta e di Solferino, a malgrado le minaccie +della polizia, erano festeggiate con luminarie ed +acclamazioni; passava infine per lo stretto la flotta +degli alleati diretta all’Adriatico, e Messina tutta versavasi +sulle sue spiagge a salutare le armate liberatrici.<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +</p> + +<p> +Una vasta trama avvolgeva l’Isola e Comitati segreti +ne tenevano le fila e la governavano. Si propagavano +e affiggevano scritti incendiari; si allestivano +armi e munizioni; si ordinavano squadre, e tutto +ciò sotto gli occhi del truce Maniscalco che indarno +ne cercava gli autori e nella cecità della furia colpiva +a casaccio, confiscando, torturando, percuotendo +spesso i più innocenti, e affrettando per tal modo lo +scoppio dell’uragano che presumeva scongiurare. +</p> + +<p> +Anche la Sicilia, è ben vero, aveva sentito il contraccolpo +di Villafranca; ma fu buffo passeggiero, e i +propositi un istante rattiepiditi si rianimarono con novello +vigore. L’esempio fortunato dell’Italia centrale +cominciava a persuadere anche i più restii, che oramai +la prima arbitra de’ propri destini era la Sicilia +stessa e che l’ora di rompere gli indugi s’avvicinava +a gran passi. Soltanto i <i>Comitati Lafariniani</i> e della +<i>Società nazionale</i>, male ispirati interpreti della politica +del conte di Cavour, assai più rivoluzionario di +loro, persistevano a sconsigliare ogni moto da essi +chiamato intempestivo, «promettendo la salute della +Sicilia a patto che non fosse insorta nel periodo delle +annessioni.<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>» +</p> + +<p> +Verso la metà di settembre però, Francesco Crispi, +anima in quei giorni della parte più avanzata degli +esuli siciliani, accordatosi da un lato con Giuseppe +Mazzini e con tutti gli amici suoi, dall’altro incoraggiato +dalle facili parole dello stesso Dittatore Farini, +che a quei giorni pareva inclinato a tutti gli ardimenti, +s’imbarcava nascostamente per la Sicilia, dove +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +già con pari rischio e audacia era stato dal 1856 in +poi altre due volte, per gettar sulla bilancia degli +oscillanti il peso della sua ascoltata parola e dar l’ultimo +tratto al partito dell’insurrezione. +</p> + +<p> +E i più fervidi dei patriotti siciliani, parvero disposti +ad ascoltarlo; e serrate le fila, assegnati i +posti, distribuite le poche armi e munizioni, la sollevazione +fu deliberata pel 4 ottobre; poi, per difficoltà +sopravvenute, differita all’11 di quello stesso mese.<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a> +Ma anche in quel giorno l’impresa, chi scrisse perchè +già scoperta dalla Polizia, chi affermò per effetto delle +lettere di alcuni Lafariniani venute a raccomandare +novelli indugi,<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a> dovette essere differita a più propizia +occasione. Differita, diciamo, non abbandonata e soltanto +in alcune parti del suo disegno modificata. +</p> + +<p> +Così i patriotti siciliani, come Francesco Crispi, +come in generale tutti quanti lavoravano a quell’opera, +avevan finito col convenire che un moto nell’Isola non +poteva scoppiare, e scoppiato espandersi e trionfare +se non l’iniziava o almeno non lo soccorreva immediatamente +una spedizione armata di fuori, capace di +divenire il nerbo dell’insurrezione e di governarla. +Però fu intorno a questo nuovo concetto che s’appuntarono +tutti gli sforzi del partito d’azione dal novembre +del 1859 fino alla spedizione di Quarto che ne +fu l’incoronazione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +</p> + +<p> +Il Crispi, che a stento era scampato da Sicilia, +pellegrinava dal Farini al Rattazzi e dal La Farina a +Garibaldi chiedendo a tutti: armi, danaro, aiuti per +la vagheggiata impresa; Nicola Fabrizi, che da Malta +per oltre venti anni era stato l’anello di congiunzione +tra la Sicilia e il partito d’azione, tornava colà per +riannodarvi le trame già allentate; Giuseppe Mazzini +moltiplicava le lettere, i proclami, gli emissari, cercando +nella <i>Falange sacra</i> di Genova, dove già avea +trovato i seguaci del moto del 1856, il nucleo della +spedizione di cui proponeva il comando, se Garibaldi +ricusava capitanarla, al Bixio, al Medici, a chicchessia, +e racimolando a spizzico schioppi, polveri e moneta, +goccie a innaffiare un deserto, ma che facevan testimonianza +non solo della sua incrollabile fede, ma quella +volta almeno d’un senso profondo e quasi fatidico +delle necessità d’Italia. Infine nella notte del 20 marzo +Rosolino Pilo, dei Conti di Capaci, elettissima anima +d’eroe e di martire, d’intesa col Mazzini e col Crispi, +incuorato da Garibaldi stesso, salpava su fragile paranza +in compagnia di Giovanni Corrao con poche armi +e poco peculio alla volta della sua isola natía, deliberato +a chiamarvi alle armi i suoi compaesani e a dar +egli, per primo, l’esempio della magnanima rivolta. +</p> + +<p> +Ma questa scoppiò per forza propria anche prima +del suo arrivo.<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a> La brutalità del Governo aveva cospirato +più di tutte le propagande. Le fila da lui +spezzate si riannodarono da sè stesse; ad ogni patriotta +incarcerato o spento, ne subentravano cento; +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +un ignoto pugnalava in pien meriggio sulla porta della +Matrice lo stesso Maniscalco, che dava così egli pel +primo col proprio sangue il segnale della riscossa. +</p> + +<p> +Il disegno era: far del Convento della Gancia, i +cui frati sapevansi devoti alla causa nazionale, base +d’operazione; preparare, nascosti ne’ suoi sotterranei, +colle poche armi già introdotte in città, un manipolo +di animosi disposti a trattarle; all’alba del 4 aprile +al suono delle campane a stormo sbucare dal Convento, +chiamando la città alle armi; altre schiere di +patriotti frattanto, già appostati in Via Scopari e nella +chiesa della Magione, uscirebbero a lor volta ad appoggiare +il movimento: simultaneamente le squadre del +contado, già preste, sforzerebbero le porte, e mettendo +il nemico fra due fuochi compirebbero l’opera. +</p> + +<p> +E così fu fatto. Capo degli animosi che dovevan +cominciare il fuoco dalla Gancia si profferì un popolano, +certo Francesco Riso, fontaniere d’arte, anima +candida di patriotta e di eroe, che fu il vero iniziatore +della rivoluzione palermitana, e il cui nome va +ormai proferito in Italia accanto a quelli de’ suoi martiri +più gloriosi. +</p> + +<p> +Se non che il Maniscalco, per una delle consuete e +fatali imprudenze inseparabili da siffatte imprese,<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a> ebbe +vento della trama, e sebbene in una perquisizione, fatta +la sera del 3 al Convento, non gli fosse riuscito di scoprire +nulla di più, fece tuttavia occupare durante la notte +tutti gli approcci della Gancia da picchetti di truppa +e di sbirraglia, e si tenne preparato ad ogni evento. +Infatti all’alba del 4 fu pronta la campana di Santa +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +Maria degli Angeli a dare il segnale; pronto Francesco +Riso ad uscir al cimento; pronti i due drappelli +di Via Scopari e della Magione a far la parte loro; +ma sorpresi e questi e quelli e colti dalle soldatesche +già appostate a tutti i varchi; sopraffatti in breve da +altre sopravvenienti da ogni banda; furono parte dispersi, +parte costretti a ricoverarsi nel Convento della +Gancia, che divenne così l’estrema rôcca de’ patriotti. +Ma non tardarono ad assalirli, superbi del numero, i +Borbonici, e atterratane, senza grande sforzo, la porta, +ricacciati di scala in scala, di piano in piano, i disperati +difensori, ferito a morte l’eroico Francesco Riso, +freddato d’un colpo il Padre Angelo di Montemaggiore, +in brev’ora rimasero padroni del campo sanguinoso. +Allora i vincitori non conobbero più freno; e +trucidando alla cieca quanti incontravano; scorrazzando, +manomettendo, guastando l’intero Convento; +non arretrandosi nemmeno dinanzi alla santità degli +altari, spogliando le immagini sacre de’ loro arredi e +sperdendo al suolo persino le particole consacrate, coronarono +con quest’ultima prodezza la vittoria del +trono e dell’altare. +</p> + +<p> +E fu crudele disdetta; chè le bande del contado +fide alla promessa si erano già da ogni parte appressate +ai sobborghi ed alle porte, richiamando verso sè +stesse molta forza de’ Regi e appiccando in più luoghi, +come ai Porrazzi, zuffe ardimentose, le quali potevano +anco volgersi in vittoria, se l’insurrezione cittadina +avesse potuto dilatarsi e dar loro la mano. +</p> + +<h3>VI.</h3> + +<p> +E tuttavia l’insurrezione poteva dirsi sbaragliata, +non vinta. Le squadre ritiratesi nei dintorni continuavano +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +bravamente la resistenza, e ne erano principali: +quella di Piana de’ Greci comandata da Luigi Piediscalzi; +quella di Corleone guidata dal marchese Firmaturi; +quella di Termini condotta dal Barrante e da +Ignazio Quattrocchi; quelle di Ventimiglia, di Ciminna +e Villafrati organizzate da Luigi La Porta; infine quelle +dei distretti d’Alcamo e di Partinico capitanate dai +fratelli Sant’Anna; le più numerose di tutte. Quanto +al rimanente dell’Isola poi, appena corse l’annunzio +del 4 aprile, tutte le maggiori città si apparecchiarono, +secondo le forze e la possibilità, a secondare il moto, +e quali con protesta solenne, come Messina; quali levandosi +in aperta rivolta, come Girgenti, Noto, Caltanissetta, +Trapani; non conseguendo, è vero, in alcun +luogo alcun successo decisivo; ma dove scacciando o +bloccando i piccoli presidii, dove inviando la più belligera +gioventù a ingrossare le squadre alla campagna, +dove organizzando, come a Trapani, le guardie +nazionali, persino col consenso dell’Intendente borbonico, +alimentavano, se non potevano afforzarlo, il fuoco +dell’insurrezione, al quale mancava bensì la forza di +divampare in incendio struggitore, ma s’appiccava +con cento fiammelle in cento luoghi, molestando gli +oppressori e facendo testimonio della vitalità degli +oppressi. +</p> + +<p> +E Palermo stessa quantunque spopolata de’ suoi +più animosi, dagli arresti e dalle stragi e soffocata dallo +stato d’assedio, e minacciata dai Consigli di guerra +permanenti, e tenuta d’occhio da ventimila soldati e da +una sterminata sbirraglia, non voleva permettere che i +Salzano ed i Maniscalco potessero impunemente spacciare +nelle loro gride: «la popolazione palermitana +estranea ed indifferente al moto sfortunato del 4 aprile;» +talchè, a smentire l’artificiosa calunnia, il 13 aprile versavasi +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +tutta quanta nelle vie e nelle piazze a testimoniare +con migliaia di voci i suoi sentimenti d’odio al +Borbone, a gridare Italia e Vittorio Emanuele, a sfidare +con ogni maniera di scherni e di sfregi il superbo vincitore, +il quale, sbalordito da tanta solennità di manifestazione, +nè osando inferocire contro una sì grande +moltitudine inerme, dovette rassegnarsi a patire in +pace la fiera disfida. +</p> + +<p> +Ma superfluo il dire che proteste, manifestazioni, +pronunciamenti a nulla valevano, se o prima o poi +non li seguiva o non li afforzava una vittoria militare +qualsiasi, che desse all’insurrezione un punto d’appoggio +ed una promessa di durata. +</p> + +<p> +Disgraziatamente, nè le forze soverchianti dell’esercito +regio, nè la natura e lo stato delle squadre permettevano +di sperare che il giorno di quella vittoria +fosse vicino. +</p> + +<p> +Quel che fossero quelle squadre l’abbiamo detto +altrove.<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> Un cento di giovanotti, o come dicon là di +<i>picciotti</i>, raccolti o condotti dal signore della terra, o +da qualche noto e stimato patriotta; armati, quando +lo erano tutti, della paesana <i>scopetta</i>; forniti al più di +tre o quattro cartuccie, tenute care come <i>onze</i> d’oro; +scalzi, laceri, la maggior parte, ed affamati: ecco una +squadra. Di siffatte se ne potevano contare, è vero, +alcune diecine, e non difettavano certamente di alcune +delle doti più preziose del soldato: il valore ne’ combattimenti, +la tolleranza delle fatiche, la pazienza +delle privazioni; ma la povertà d’armi e di munizioni, +la inesperienza de’ condottieri, la dissuetudine della +guerra, la mancanza di disciplina, la perpetua mobilità, +sicchè da un giorno all’altro sparivano o ricomparivano, +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +ingrossavano o si diradavano, senza che mai +si potesse far calcolo sulla loro forza precisa, ne sfruttavano +la virtù e ne isterilivano i sacrifici. +</p> + +<p> +Però dopo aver tenuto altri sette giorni sulle alture +circostanti Palermo e conseguíto persino, in uno +scontro alla Bagheria, di bloccar nella loro caserma +due compagnie di Regi, incalzati da ogni dove da soverchianti +colonne mobili, perduta Bagheria, cacciati +da Gibilrossa, minacciati da Monreale, alle bande non +restò altro partito che abbandonare quella linea troppo +inoltrata e ritirarsi in Misilmeri, dove le gole di Portella +di Mare e di Belmonte potevano offrire un buon +baluardo ai difensori e un nuovo centro di riscossa all’insurrezione. +</p> + +<p> +Se non che difettose le forze, povera l’arte e avversa +la fortuna. Scacciati tra il 12 e il 13 da Misilmeri +(chi incolpa l’incuria delle guardie, chi il tradimento +de’ paesani, chi la sfortuna); fallito un assalto +di Sant’Anna contro Monreale; rovesciati poco dopo +anche dalle alture di Monte Cuccio; ecco gl’insorti costretti +a cedere nuovo terreno e a ripiegare su Piana +de’ Greci, dove li conduceva la speranza di potersi +unire, appoggiando ad occidente, alle squadre del Sant’Anna, +che dopo l’infausto successo di Monreale andavano +a lor volta ritraendosi, ed erano venute a darsi +la posta presso Carini. E a Carini li aspettava una +prova decisiva. +</p> + +<p> +I Regi non avevano mai perduto la pista delle squadre, +molto meno di quella del Sant’Anna, e appena +saputo del loro concentramento, mossero in tre colonne: +l’una pel mare a destra (generale Wytemback, +mille uomini), una per Baida al centro (duemila uomini, +generale Cataldo), una da Monreale a sinistra +(mille uomini, colonnello Bosco), col proposito di circuirle +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +e di distruggerle. Se gl’insorti però avessero +deciso di concentrar la difesa in Carini occupandone +la rôcca e sbarrandone le vie, avrebbero potuto, +se non ributtar l’assalto, protrarre a lungo la resistenza; +ma impietositi dalle strida degli abitanti che +non volevano una battaglia fra le loro case, scelsero +il partito di uscire all’aperto, e fu la loro rovina. +Resistettero tuttavia imperterriti al primo fuoco +della colonna proveniente dal mare; ma attaccati in +breve di fronte e di fianco dalle altre colonne, schiacciati +dal numero, esauste le cartuccie non tardarono +ad esser vôlti in rotta precipitosa, abbandonando Carini +al furore de’ vincitori, che ubriachi dalla facile +vittoria vi si precipitano dentro, saccheggiando, uccidendo, +stuprando, consumandovi una di quelle immani +carneficine, onde il nome borbonico va famoso. +</p> + +<p> +E coll’infausta giornata di Carini, l’insurrezione +siciliana agonizzò. Restavano qua e là dispersi sui +monti alcuni frammenti di squadre; ma traccheggiati +da ogni parte, stremati di forze, privi di viveri e di +munizioni, sarà gran mercè se i più costanti fra loro +potranno trascinare di rupe in rupe una vita precaria, +e se di quando in quando la debole eco di qualche +rara fucilata potrà annunciare ai Siciliani che l’Isola +loro non era ancor morta e combatteva sempre. +</p> + +<h3>VII.</h3> + +<p> +Al primo grido dell’insurrezione siciliana grande +fu la commozione in tutta Italia. I nemici per dispetto +o paura, gli amici per affetto o speranza, nessuno poteva +riguardare con occhio freddo e non curante un +avvenimento, che apriva una via sì inaspettata all’interrotto +moto italiano. Però man mano che risuonava +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +l’annunzio d’un nuovo fatto, svisato, come accade, dalla +lontananza e amplificato dal desiderio, una la voce +che usciva dai petti patriottici, uno il proposito: bisogna +aiutare i fratelli. E la magnanima idea, caldeggiata, +prima che dagli altri, dai fuorusciti così di Sicilia +come di Napoli, accolta dalle città più importanti, +bandita dai Comitati e dalle rappresentanze di tutti +i partiti, acclamata colla passione dell’età dalla gioventù +più animosa, e finalmente già tradotta in un +principio d’esecuzione mediante pubbliche collette +d’armi e di danari, divenne in breve il convincimento, +la volontà, diremmo quasi il decreto della nazione +intera. +</p> + +<p> +Se non che s’affacciava a tutte le menti un’incognita, +e susurrava su tutte le bocche una domanda: +Che cosa farà il generale Garibaldi? Che cosa farà +il conte di Cavour? Consentirà egli, l’Eroe, a recare +all’Isola combattente l’aiuto poderoso del suo braccio +e del suo nome? Vorrà egli, il Ministro, impegnare +nella zarosa impresa la politica del suo Governo, e +dare egli stesso, o almeno permettere che si diano, i +soccorsi invocati? Quanto al Cavour, vedremo tra poco +quel ch’egli ne pensava: quanto a Garibaldi, ecco, +sceverato dalle piacenterie partigiane come dalle calunnie, +l’animo suo. +</p> + +<p> +Non era quella la prima volta che egli era invitato +a capitanare un’insurrezione siciliana. Anco senza +rimontare più addietro, glien’avevano scritto e parlato +fin dal settembre del 1859 a Bologna; gliel’avevano +ripetuto nel marzo del 1860 a Genova; non c’era, +può dirsi, patriotta ed esule siciliano che accostandolo +e portandogli un saluto dai suoi concittadini, non gli +annunziasse imminente una levata della sua Isola, e +non sollecitasse la promessa del suo soccorso. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +</p> + +<p> +Ma a tutti questi Garibaldi aveva sempre risposto: — «Non +assumere su di sè di promovere insurrezioni: +se i Siciliani spontaneamente si leveranno in +armi, egli, se non sia impedito da altri doveri, accorrerà +in loro aiuto. — Frattanto, soggiungeva, risovvenitevi +che il mio programma è <i>Italia e Vittorio +Emanuele</i>.<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>» +</p> + +<p> +Era infatti un dir troppo e nulla; e i Siciliani ne +sapevan quanto prima. Gli è che Garibaldi non fu mai +nè un iniziatore, nè un cospiratore. Egli era, prima e +sopra di ogni cosa, un soldato. Il lavorío paziente, coperto, +sedentario delle cospirazioni, non era fatto per +lui. Che gli si offrisse un terreno anche angusto, ma +franco, e un manipolo d’uomini anche inagguerriti, +ma armati e pronti a marciare, ed egli non misurerà +il terreno, nè conterà gli uomini, e farà miracoli; ma +obbligarlo a prepararsi da sè nel chiuso d’un gabinetto, +a forza di lettere, di bollettini, di proclami, il +campo, le armi e l’esercito, era un pretendere ch’egli +si snaturasse e non fosse più Garibaldi. Egli non +aveva la tempra mazziniana. +</p> + +<p> +Utopista in tante altre cose, in fatto d’insurrezioni +preparate era un po’ scettico. Andare, come i +Bandiera, i Pisacane, i Calvi, seguíto da poche diecine +d’uomini a suscitare per primo un paese sconosciuto, +inerme, addormentato nella pace, non fu mai +affar suo. La sentenza del Maestro: «Il martirio è +una battaglia vinta,» lo capacitava fino a un certo +segno. Uomo di guerra, era pronto alla morte, ma a +patto di vender cara la vita; e quanto alla vittoria, +non ne conosceva veramente che una: quella in cui +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +si atterra il nemico e si dorme sul campo. Per questo +nessuno de’ grandi tentativi rivoluzionari d’Italia fu +iniziato da lui; molto meno quello di Sicilia. Garibaldi +non ambì mai la corona del martire precursore, e +non l’avrà. +</p> + +<h3>VIII.</h3> + +<p> +Tuttavia le notizie della Sicilia tornavano quella +volta troppo gravi ed insistenti perchè Garibaldi non +dovesse impensierirsene. Il 7 aprile era a Torino, condottovi, +come vedemmo, dall’interpellanza sulla cessione +di Nizza, quando si presentavano, quasi improvvisi, +nella sua stanza Francesco Crispi e Nino Bixio. +Venivano entrambi da Genova; avevan recenti novelle +dell’insurrezione; chiedevano a nome degli amici comuni, +per l’onore della rivoluzione, per carità della +povera Isola, per la salute della patria intera, che Garibaldi +si mettesse a capo d’una spedizione d’armati e +la conducesse egli stesso in Sicilia. L’eroe sfavillò al +magnanimo invito, ma il condottiero esitò; e quando +finalmente, vinto dalle pertinaci istanze de’ suoi amici, +rispose d’accettare, fece ancora una riserva: che la +rivoluzione fosse tuttora viva e tenesse fermo fino al +suo arrivo. +</p> + +<p> +Partirono paghi della risposta i due amici, e reduci +a Genova si accontarono tosto co’ più intimi della +parte loro, con Agostino Bertani principalmente, per +la scelta e l’allestimento de’ mezzi. Occorreva uno, e +forse due piroscafi, e di questi si tolse l’assunto Nino +Bixio; occorrevano armi e danari, e per questi fidavano +soprattutto nel Comitato del <i>Milione di fucili</i>, +fattura, a dir così, di Garibaldi, che chiudeva già in +cassa una discreta somma e nascondeva in certi arsenali +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +di Milano alcune migliaia di carabine colle rispettive +cartuccie. +</p> + +<p> +Quanto poi a’ soldati, nessun timore che difettassero. +Da mesi migliaia di giovani non facevano che +attendere un segnale; bastava che Garibaldi mandasse +una voce, facesse un cenno, perchè vedesse balzar dal +suolo legioni. E tuttavia, nel primo suo concetto, non +era con un Corpo irregolare e improvvisato di Volontari +che la spedizione di Sicilia avrebbe dovuto iniziarsi. +Anco qui di sotto all’eroe traspariva il capitano. +Non che avesse perduto la fede nell’armi popolari, +molto meno ne’ suoi vecchi commilitoni; ma unico, +forse, fra quanti lo consigliavano, a giudicar con occhio +esperto tutte le difficoltà dell’impresa, non gli pareva +troppo il tentarla con un’agguerrita e ordinata +milizia. +</p> + +<p> +Però, cosa fin qui non risaputa, appena ebbe impegnata +co’ Siciliani la sua parola, Garibaldi presentossi +al re Vittorio Emanuele, e confidatogli tutto +il disegno, gli chiese se avrebbe permesso ch’egli si +togliesse seco una delle brigate dell’esercito; precisamente +la brigata Reggio, un reggimento della quale +era comandato dal Sacchi, e contava così nelle file +come ne’ quadri numerosi avanzi delle antiche falangi +garibaldine. E Vittorio Emanuele, il quale probabilmente +non aveva ancor consultato il conte di Cavour, +nè ben ponderate tutte le ragioni della domanda che +gli era rivolta, non assentì, ma non dissentì nemmeno +apertamente; onde Garibaldi, chiamato con gran diligenza +il Sacchi e riferitogli il colloquio avuto col Re, +fidando senz’altro sulla devozione del suo più antico luogotenente +di Montevideo, gli disse di tenersi pronto a +seguitarlo col suo reggimento. Esultò il Sacchi; e tornato +ad Alessandria e confidato il segreto a’ più intimi +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +suoi ufficiali, il Pellegrini, il Grioli, l’Isnardi, il Chiassi, +il Lombardi, n’ebbe da tutti la stessa risposta ch’egli +aveva data a Garibaldi. Se non che, era sogno troppo +dorato. Scorsi pochi giorni, Garibaldi richiamava a Torino +il Sacchi, e gli annunziava che il re Vittorio non +solo negava il suo consenso al noto progetto, ma raccomandava +che l’esercito stesse più serrato e disciplinato +che mai, pronto a fronteggiare tutti gli eventuali +nemici che gli stessi avvenimenti del Mezzodì +potevano suscitare. +</p> + +<p> +E così fu che il posto assegnato, nella mente di +Garibaldi alla brigata Reggio, toccò ai Mille. Certo +che quell’idea rasentava l’utopía; nè era presumibile +che Vittorio Emanuele, re prudente ed accorto +se mai ve ne fu, e conscio de’ suoi doveri costituzionali, +avrebbe impegnato la sua regia parola in un complotto +che gettava il suo Stato novello nell’ignoto +d’un’avventura, ed equivaleva ad un’aperta dichiarazione +di guerra. +</p> + +<p> +Valga piuttosto il fatto, quale sulla fede di non disputabile +testimonianza l’abbiamo narrato,<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a> a chiarire +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +sempre più in quale confidente abbandono d’ogni più +riposto loro pensiero vivessero a que’ giorni il Re Galantuomo +e il Condottiero popolare, ed a riattestare +in faccia alla storia, se pur ve n’ha mestieri, quanto +fosse grande la complicità della Monarchia in quella +congiura fortunata, che ebbe per prologo Marsala e +per lieta catastrofe l’unità nazionale. +</p> + +<p> +E sia pur vero che quella complicità sia stata, in +sulle prime segnatamente, peritosa, ambigua, negativa: +chiunque abbia senso delle necessità d’uno Stato, e +memoria de’ pericoli che attorniavano a que’ giorni +l’Italia, intende che non poteva essere diversa. La rivoluzione +poteva azzardar tutto su una carta; la Monarchia +no. L’alleanza della Monarchia colla rivoluzione +non poteva essere effettuabile e fruttuosa che a +due patti: che entrambe operassero a seconda della +loro natura, e che l’una non usurpasse le parti e non +intralciasse l’azione dell’altra. Un partito rivoluzionario +che si fosse proposto procedere coi riguardi, le +cautele, gli scrupoli d’un governo costituito, si sarebbe +esausto nelle sterilità; un Governo che avesse voluto +seguir gli andamenti, imitare le audacie e affettare la +irresponsabilità d’un partito rivoluzionario, si sarebbe +infranto contro la lega di tutti gli altri governi costituiti, +e avrebbe trascinato nella propria rovina la +causa stessa che voleva difendere. Era lecito a Garibaldi +ed a’ suoi tentare il magnanimo giuoco, poichè al +postutto si arrischiavano bensì molte vite preziose, +ma non la patria tutta; il Governo del nuovo Regno +d’Italia, responsabile non solo dell’esistenza sua, ma +dell’avvenire della nazione intera, non poteva, senza +abiura della sua stessa missione, correre la medesima +sorte. +</p> + +<p> +Queste pertanto e non altre le ragioni della politica +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +all’aspetto obliqua, dubbiosa e talvolta bifronte +del conte di Cavour alla vigilia di Marsala. Il problema +che per Garibaldi era semplicissimo, per lui +era terribilmente complesso ed aggrovigliato. Egli non +poteva certo, senza offendere il sentimento della universalità +degl’Italiani, guardar con occhio indifferente +la sommossa siciliana, molto meno lasciarla +strozzare disperata d’ogni soccorso; ma non poteva +nemmanco farsene aperto campione, nè recare ostensibilmente +un aiuto che avrebbe svelato anzi tempo +il fine ultimo della sua politica, e attirato sopra il +giovine Regno italiano la collera sino allora delusa e +blandita di tutta l’Europa conservatrice. Poteva però +permettere che l’aiuto si recasse, o fingere di non +poter impedire che fosse recato; ma perchè questa +tattica, non grande per fermo, ma certo utilissima, +sortisse tutto il suo pieno effetto, gli era mestieri appunto +di quell’arte occulta, sottile, prestigiosa, lesta +di mano e larga di coscienza che offende le anime +rettilinee e cavalleresche, e spiace in sulle prime ad +amici e nemici; ma vien poi sempre perdonata, tanto +è umana essa pure, in virtù dello scopo e in grazia +del successo. +</p> + +<p> +E così fece. Che il conte di Cavour avesse scorto +fin da’ primi giorni la grande importanza del moto +siciliano, lo accerti questo solo: che prima ancora di +conoscere gl’intendimenti di Garibaldi, egli fece chiedere +al generale Ribotti<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a> (quel medesimo che aveva +comandato i primi corpi volontari di Modena e di +Parma), se, venendo il caso, avrebbe consentito d’andare +a capitanare anco gl’insorti di Sicilia. Poscia +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +ebbe egli pure, come li avrà più tardi Garibaldi, alcuni +giorni di dubbiezza e d’indecisione: le novelle +di Sicilia non venivano più così propizie; già correva +voce che l’insurrezione agonizzasse nei monti; e naturalmente +l’uomo di Stato prima di dar un passo e +di scoprire i suoi intendimenti esitava. +</p> + +<p> +Tuttavia, quando intese che la lotta nell’Isola persisteva +e che Garibaldi s’era impegnato a soccorrerla; +quando udì intorno a sè gli esuli di Napoli e di Sicilia +preganti per la loro terra nativa; quando vide tra +i complici e i fautori dell’insurrezione i suoi stessi +amici e più fidati seguaci; quando s’accorse che il +grido per la Sicilia non era artificio d’un sol uomo +o d’un sol partito, ma eco schietta e profonda d’un +sentimento dell’intera nazione; allora non vacillò più, +e concesse a’ soccorritori tutto quello che a governante +di Stato ordinato era lecito concedere: la balía +di prepararsi, d’armarsi, di salpare all’ombra del +suo Governo e sotto l’egida del suo Re.<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a> +</p> + +<p> +Così quando il Comitato del <i>Milione di fucili</i> fece +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +intendere che le armi raccolte a Milano dovevano essere +trasportate a Genova, finse di non saperlo; che +se poi quell’armi furono negate e sequestrate, l’autore +del diniego e del sequestro è noto; una appunto di +quelle anime rettilinee e cavalleresche che non sapevano +seguire la politica molto curvilinea del conte di +Cavour; nè intendere si «potesse avere un rappresentante +presso il Re di Napoli e mandar de’ fucili in +Sicilia.<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>» +</p> + +<p> +Così quando tra il 18 e il 19 aprile Giuseppe +La Masa si presentava al conte di Cavour per chiedergli +in nome de’ suoi compagni d’esiglio di voler +concedere alla insurrezione un aiuto un po’ più efficace +della semplice astensione e di risarcire almeno i fucili +staggiti a Milano; ecco il Conte fare un altro passo +ancor più decisivo, e ordinare al La Farina di somministrare +a Garibaldi quante armi avesse disponibili +ne’ suoi depositi la Società nazionale. Che se poi quelle +armi parvero scarse e pessime, e furon date con avarizia +e mala grazia, e rinfacciate poi con acrimonia e +superbia, la colpa ricade sull’uomo che il Cavour s’era +tolto a Ministro della sua politica segreta, un uomo +di nobile mente, di infaticabile e fervido patriottismo; +ma invasato di passione partigiana, infatuato nell’idea +d’aver egli solo preparato la spedizione siciliana, e +morto col rancore male dissimulato<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a> di aver rappresentato +sulla scena italiana una parte poco vistosa e +poco applaudita. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +</p> + +<p> +E così finalmente, quando la spedizione fu in procinto +di partire, inviava nelle acque di Sardegna l’ammiraglio +Persano, coll’ordine di catturare i volontari +se toccavano qualche porto dell’Isola,<i> ma di lasciarli +procedere nel loro camminino incontrandoli per mare</i>; +ordine, a dir vero, che non imponeva all’Ammiraglio +alcuno sforzo straordinario d’acume, nè alcuna prova +singolare di coraggio per essere nel suo vero senso +interpetrato.<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +</p> + +<h3>IX.</h3> + +<p> +Intanto Garibaldi, visitato nuovamente a Torino +dal Crispi, dal Medici, dal Finzi, dal Bertani, e presi +con loro gli ultimi accordi, partiva il giorno 20 aprile +per Genova, e dalla casa del suo amico Coltelletti passato +tostamente nella Villa Spinola presso Quarto, offertagli +dall’altro suo amico Candido Augusto Vecchi, +piantava colà il Quartier generale della spedizione. +</p> + +<p> +Questa infatti pareva irrevocabilmente deliberata. +Il Bixio, cercato indarno un bastimento che assumesse +il viaggio periglioso, pel puro noleggio, era riuscito +più fortunatamente a persuadere Raffaele Rubattino +a lasciarsi rapire, con un simulacro di pirateria, e +mercè la sola malleveria della firma di Garibaldi, due +de’ suoi piroscafi, e al più era provveduto. +</p> + +<p> +Le carabine di Milano si potevan dire perdute; +ma i mille cinquecento fucili e le cinque casse di munizioni, +promessi dal La Farina, e qualche diecina di +carabine e di rivoltelle raccolte a Genova, parevan +bastare al bisogno. I danari penuriavano, ma si contava +sulla cassa del <i>Milione di fucili</i> e intanto si +suppliva alle prime spese con ottomila lire mandate +dai Pavesi e con qualche dono venuto a Garibaldi da +Montevideo. +</p> + +<p> +La gioventù abbondava e passeggiava anche troppo +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +rumorosamente le strade di Genova: l’accordo infine +tra i capi delle varie parti, o meglio dire tra i membri +dei varii Comitati patriottici (quello di <i>Soccorso degli +Esuli siciliani</i>; quello della <i>Società nazionale</i>; quello +del <i>Partito d’azione</i>), pareva più o meno affettuosamente +stabilito; e una voce già correva da Villa Spinola +per tutte le fila che la notte del 27 aprile si +sarebbero salpate le àncore. +</p> + +<p> +Se non che le Bande siciliane toccavano appunto +in que’ giorni la rotta di Carini; e un telegramma in +cifra spedito da Malta da Nicola Fabrizi a Francesco +Crispi venne interpretato così: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Malta, 26 aprile 1860. +</p> + +<p> +Completo insuccesso nelle provincie e nella città di Palermo. +Molti profughi raccolti dalle navi inglesi giunti in +Malta.<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>» +</p> +</div> + +<p> +Era quanto dire tutto finito; e se i più, gli esuli +principalmente, non potevano ancora confessarlo, Garibaldi, +il quale fin da principio aveva posto per condizione +del suo soccorso la durata dell’insurrezione, +e si era mostrato più d’ogni altro impensierito della +gravità del cimento, appena udito l’infausto annunzio +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +dichiarò che l’impresa era ormai impossibile, e ne +disdisse egli stesso gli apparecchi. Con quale animo +i principali attori e cooperatori della spedizione accogliessero +l’inattesa risoluzione del loro Capitano, non +si potrebbe con una sola parola ridire. I consigli e i +propositi furono diversi secondo i caratteri e i temperamenti, +gl’interessi e le parti. Chi esclamava, come +il La Masa: Garibaldi non necessario, e lui essere sempre +pronto a prenderne il posto; chi sconsigliava severamente +la spedizione come il Sirtori, ma diceva: +«se Garibaldi parte io lo seguo;» chi la dava addirittura +per fallita e se ne ritornava rassegnato a Torino, +come il La Farina; chi infine, come il Crispi, il Bertani, +il Bixio persistevano a crederla sempre effettuabile, +e con questa nobile ostinazione nell’animo si stringevano +intorno al Generale, scongiurandolo a non desistere +dal magnanimo voto, a non privare quella povera +Isola combattente del poderoso soccorso della +sua spada, a pensare a tanta gioventù accorsa d’ogni +dove per combattere o morire con lui: a pensare all’Italia. +</p> + +<p> +Generosi consigli, ma vani: Garibaldi ne’ solenni +cimenti non li prende mai che da sè stesso. Però +ascoltava cortesemente tutti; ma non dava risposta +concludente e decisiva a veruno. Fin dall’arrivo di +quell’infausto telegramma aveva mutato d’aspetto. +Fattosi anche più pensoso e taciturno del consueto, +andava solitario lungo la spiaggia del mare e vi restava +lunghe ore immobile, silenzioso, cogli occhi fissi +ad un punto dell’orizzonte, come se vi scorgesse tra +le ultime brume la immagine dolente e insanguinata +della Sicilia, e ognuna di quelle ondate che veniva a +frangersi a’ suoi piedi gli portasse dal deserto infinito +il responso del suo destino. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +</p> + +<p> +Così era fatto Garibaldi! Il consiglio decisivo egli +non lo chiedeva più oramai ai sillogismi della ragione; +ma lo aspettava da que’ moti istintivi, da quelle ispirazioni +inconscie, da quei presagi fatidici che sono +il sesto senso, la coscienza privilegiata, il Dio ignoto +de’ poeti e degli eroi. +</p> + +<p> +Però ripetiamo qui ciò che scrivemmo in altre +pagine, per risposta ai tanti che si vantarono d’avergli +persuaso Marsala: nessuno lo persuase; nessuno lo +dissuase. Garibaldi non può essere misurato al metro +comune, e chi lo dimentichi rischierà quasi sempre +di sbagliare la giusta grandezza così delle sue colpe, +come delle sue virtù. La Poesia, fatidica interprete della +storia umana, attribuì sempre ad una volontà divina +le gesta solenni degli eroi; e solo al celeste lume della +Poesia convien cercare la spiegazione suprema di Marsala. +È l’Araldo di Giove che strappa il Dardanide +dai molli talami della Cartaginese, e gli rammenta il +grande fato di Roma; è l’Angiolo del Signore che +scuote in sogno il pio Goffredo e gli addita il Sepolcro +di Cristo; son voci arcane dall’alto che suscitan la +Vergine di Domrémy e l’armano per il riscatto della +patria sua; e fu certo una gran voce echeggiata dentro +le profondità più ascose dell’anima sua, quella che +troncò tutti i contrasti, vinse tutte le dubbiezze di +Garibaldi, e all’improvviso, imperiosamente, inappellabilmente, +come un cenno di Dio, gl’intimò la partenza: +«Partiamo,» disse il 1º maggio agli amici raccoltisi +ancora intorno a lui a iterare le preghiere e +supplicare la risposta: «Partiamo, ma purchè sia domani.» +E domani non era possibile; ma quel grido +subitaneo d’impazienza, quella fretta quasi febbrile, +dopo tanti giorni d’indecisione, attesta una volta di +più che l’eroe agiva oramai sotto l’impero d’una volontà +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +arcana, e che scendendo nell’arena egli sentiva +intorno a sè, come Achille e Rolando, l’egida d’una +protezione divina. +</p> + +<h3>X.</h3> + +<p> +La sera del 4 maggio Genova ferveva d’insolito +moto. Le vie brulicavano d’una folla straordinaria; +capannelli di cittadini si componevano e scomponevano +rapidamente in tutti i canti, e la voce: «Partono +stanotte,» volava con accenti alterni di ansietà +e di gioia su tutte le labbra. Intanto drappelli di giovani, +all’aspetto forastieri, traversavano taciti e affrettati +la città e si dirigevano tutti insieme, come +mossi da un solo pensiero, fuori di Porta Pila. Poche +ore dopo il Bixio, finto pirata, saltava con pochi seguaci +a bordo del <i>Piemonte</i> e del <i>Lombardo</i> (i due vapori +concessi dal Rubattino) e se ne impadroniva, e Garibaldi +in camicia rossa e <i>puncio</i> americano, il sombrero +sugli occhi, la sciabola sulle spalle, il <i>rewolver</i> +e il pugnale alla cintura, scendeva sul far della mezzanotte +da Villa Spinola alla spiaggia di Quarto, e colà +attorniato tosto da’ suoi volontari giunti prima di lui +al convegno, e tornato sereno e quasi ilare, vi attendeva +in placidi ragionari l’arrivo dei predati bastimenti. +Il Governo solo in tanto tramenío sembrava dormire +profondamente. +</p> + +<p> +Era però succeduto un piccolo incaglio. L’operazione +de’ bastimenti era stata più lunga del supposto; +la macchina del <i>Lombardo</i> non funzionava bene, talchè +era stato mestieri che il <i>Piemonte</i> se lo attaccasse +alla poppa e lo traesse a rimorchio; onde Garibaldi, +dubitando di qualche inatteso sinistro, fu preso subitamente +da una tal quale impazienza, e buttatosi in un +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +canotto faceva vogare a forza di poppa verso Genova +per verificare co’ suoi occhi la causa dell’indugio. Fortunatamente +i bastimenti erano già in cammino; e +Garibaldi balzato a bordo del <i>Piemonte</i> e preso da +quel momento il governo della piccola flottiglia, comandò +egli stesso la manovra per accostar la spiaggia +di Quarto. Colà tutto era pronto: da Villa Spinola eran +già stati calati i mille fucili, non più, dati dal La Farina<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a> +(i viveri, le munizioni e il resto dell’armi dovevano +esser presi in mare); il Bertani aveva già consegnato +a Garibaldi trentamila franchi in oro, terzo +della somma offerta del <i>Milione di fucili</i>;<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a> i Legionari +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +«battevano il piede sulla spiaggia, come il corsiero +generoso impaziente delle battaglie;<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>» e in brev’ora, +senza strepito e senza disordine, tutto fu imbarcato. +</p> + +<p> +Già biancheggiava l’alba del 5 maggio: le camminiere +fumavano; la rotta era segnata; tutti gli ordini +erano dati; il Bixio al comando del <i>Lombardo</i>, il Castiglia +a quello del <i>Piemonte</i>, non attendevano più che +il segnale; Garibaldi tuonò un sonoro: <i>Avanti</i>; le +àncore furono salpate; le ruote si scossero; le prue +si drizzarono verso sirocco, e in brev’ora le due navi +non furono che due masse nere, sormontate da un +pennacchio grigio, sulla glauca conca del Golfo ligure. +</p> + +<p> +<i>O nimis optato sæclorum tempore nati — Heroes +salvete</i>.<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>» Voi portate l’Italia e la sua fortuna; voi +state per scrivere una delle più stupende pagine del +secolo nostro; voi apparecchiate alla patria l’unità, +alla poesia la leggenda, al valore latino una novella +apoteosi, e felici o sfortunati siete immortali. Però +<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> +scegliere tra voi la schiera de’ più eletti sarebbe ingiusto: +vi accomuna la fede nella virtù, vi uguaglia +la religione del sacrificio, e Omero dovrebbe scrivere +il vostro eroico catalogo coll’intero Albo dei <i>Mille</i>. +</p> + +<h3>XI.</h3> + +<p> +Garibaldi non poteva cimentar sè e la causa d’Italia +a sì perigliosa avventura senza chiarire alla nazione +ed al suo capo i propri intendimenti e, soprattutto, senza +stringere co’ suoi amici lasciati sul Continente tutti +gli accordi che valessero ad assicurargli alle spalle +una base d’operazione ed una fonte durevole di soccorso. +</p> + +<p> +Al Re aveva scritto: non aver consigliato l’insurrezione +dei Siciliani, ma dacchè essi s’erano levati +in nome dell’unità italiana non poter più esitare a +correre in loro aiuto. Sapeva la spedizione pericolosa, +ma confidava in Dio e nel valore de’ suoi compagni. +«Suo grido sarebbe sempre: Viva l’Unità d’Italia e +Vittorio Emanuele, suo primo e più prode soldato. Non +avergli comunicato il suo progetto, perchè temeva che +la grande devozione che nutriva per lui l’avesse persuaso +ad abbandonarlo.<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +</p> + +<p> +All’esercito, memore della promessa fatta al Sacchi, +raccomandava di non sbandarsi, di sovvenirsi che +anche nel Settentrione avevamo nemici e fratelli, di +stringersi sempre più ai suoi valorosi ufficiali ed a +quel Vittorio, la di cui bravura «può essere rallentata +un momento da pusillanimi consiglieri, ma che non +tarderà a condurli a definitivi trionfi.<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>» +</p> + +<p> +Finalmente ad Agostino Bertani, creato da lui suo +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +proministro per tutta Italia, lasciava questi amplissimi +incarichi: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Genova, 5 maggio 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Mio caro Bertani, +</p> + +<p> +»Spinto nuovamente sulla scena degli avvenimenti patrii, +io lascio a voi gli incarichi seguenti: +</p> + +<p> +»Raccogliere quanti mezzi sarà possibile per coadiuvarci +nella nostra impresa; +</p> + +<p> +»Procurare di far capire agl’Italiani, che, se saremo aiutati +dovutamente, sarà fatta l’Italia in poco tempo, con poche +spese; ma che non avranno fatto il dovere, quando si +limitano a qualche sterile sottoscrizione; +</p> + +<p> +»Che l’Italia libera d’oggi, in luogo di centomila soldati +deve armarne cinquecentomila, numero non certamente +sproporzionato alla popolazione, e che tale proporzione di +soldati l’hanno gli Stati vicini, che non hanno indipendenza +da conquistare; con tale esercito l’Italia non avrà più bisogno +di stranieri, che se la mangiano a poco a poco col pretesto +di liberarla; +</p> + +<p> +»Che ovunque sono Italiani che combattono oppressori, +là bisogna spingere tutti gli animosi e provvederli del necessario +per il viaggio; +</p> + +<p> +»Che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna +aiutarla, ma nell’Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel +Napoletano, ec., dovunque sono dei nemici da combattere. +</p> + +<p> +»Io non consigliai il moto della Sicilia, ma venuti alle +mani quei nostri fratelli, ho creduto obbligo di aiutarli. +</p> + +<p> +»Il nostro grido di guerra sarà: <i>Italia e Vittorio Emanuele</i>; +e spero che la bandiera italiana anche questa volta +non riceverà sfregio. +</p> + +<p> +»Con affetto +</p> + +<p class="indr"> +»vostro <span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>.<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>» +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +</p> + +<p> +E questo mandato troppo per sè solo vago e indeterminato, +combinato con altre lettere e discorsi di +Garibaldi, diverrà poi il primo germe maligno di dissidi +che minacceranno più d’una volta di turbar la +concordia del partito nazionale e saranno origine di +alcuni non lieti episodi che avremo a narrare fra poco. +</p> + +<p> +Se non che la fortuna parve fin dai primi passi +corrucciarsi dell’audace disfida, e suscitò ai navigatori +una imprevista difficoltà. Una parte delle armi, +e tutte le munizioni erano state caricate sopra due +paranze, che dovevano aspettare con un fanale alla +prua i due vapori all’altezza di Bogliasco e in essi +trasbordare il loro carico. E difatti poco lontano dal +punto indicato un fioco lume tremola sulle acque e par +che navighi esso pure verso i piroscafi; quando, a un +tratto che fu, che non fu,<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a> il lume dà volta, s’allontana, +dilegua, lasciando tutta la costa nella silenziosa oscurità +di prima. Indarno Garibaldi fa rallentare le macchine, +indarno fruga, quanto gira l’occhio, la costa ed il mare; +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +il mare e la costa non gli danno altra risposta. Era una +terribile verità: quella barca portava a bordo la più +necessaria parte dell’arsenale della spedizione; senza +quella barca anche quel migliaio di grami fucili del +La Farina diventava affatto inservibile; i Mille non +erano più che una turba di viaggiatori inermi, ed ogni +altro capitano avrebbe giudicato la spedizione ineffettuabile +e deciso il ritorno. Non Garibaldi. Ordinato ai +suoi Luogotenenti, partecipi del segreto, di nascondere +a chicchessia il contrattempo, ormai fidente nella sua +stella, e avendo probabilmente già trovato nella fervida +mente il rimedio del male: «Non importa, esclama, +facciamo rotta per il canale di Piombino;» e le due +navi ripigliarono all’istante l’interrotto cammino, e i +Volontari, che s’erano tutti levati a commentar quella +sosta inattesa senza nulla capirne, tornarono inconsci +e tranquilli ad accucciarsi sul ponte, a spandersi nelle +cabine, a dondolarsi sui bordi; taluno a scriver le prime +linee delle sue Memorie; tal altro a battagliare, come +Don Giovanni, tra i ricordi della bella lasciata al paese, +e gl’ingrati effetti del rollío e del beccheggio. +</p> + +<p> +Poichè v’era tutto un mondo su quel naviglio: la +recluta ed il veterano; l’avventuriere e l’eroe; l’artista +ed il filosofo; il settario ed il patriotta; il lafariniano +intollerante ed il mazziniano arrabbiato: «il Siciliano +in cerca della patria, il poeta d’un romanzo, +l’innamorato dell’obblío, l’affamato di un pane, l’infelice +della morte: mille teste, mille cuori, mille vite +diverse; ma la cui lega purificata dalla santità dell’insegna, +animata dalla volontà unica di quel Capitano, +formava una legione formidabile e quasi fatata.<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +</p> + +<h3>XII.</h3> + +<p> +Oltrepassato il Canale di Piombino la mattina +del 7 maggio, la piccola flottiglia andò a gettar l’ancora +innanzi a Talamone, a breve tratto da Porto +Santo Stefano, a poche miglia da Capo Argentaro +e dalla fortezza d’Orbetello. Nè fu certo per riposarvi. +</p> + +<p> +Parecchie potevano essere le ragioni di quella fermata, +ma principale fra tutte quella di cercare su +quella costa solitaria, ma spesseggiante di fortilizi e +di arsenali terrestri e marittimi, un mezzo, un espediente +qualsiasi per risarcire la grave perdita delle +munizioni, o predate o smarrite colla paranza di Portofino. +E però fu anche questo il primo scopo, cui +Garibaldi converse i suoi pensieri. «Talamone (narra +egli stesso) aveva un povero porto poveramente armato, +comandato da un ufficiale e da pochi veterani. +I Mille avrebbero potuto facilmente impadronirsene +anche scalandolo; ma non sembrò conveniente, e perchè +si sarebbe fatto troppo chiasso, e perchè non si +era certi di trovarvi quanto abbisognava.» +</p> + +<p> +Conveniva dunque fidare in qualche stratagemma, +e Garibaldi, già, lo sappiamo, non ne fu mai +a corto. +</p> + +<p> +Sovvenutosi d’aver seco nel poco bagaglio la sua +uniforme da Generale piemontese del 1859, appena +sceso a terra la indossò, e fatto chiamare a sè il vecchio +Comandante di Talamone, gli fu facile ottenere da +lui, parte col prestigio del nome e l’affabilità de’ modi, +parte coll’autorità di quell’assisa, tutto quanto gli occorreva. +Se non che il Castellano era più volenteroso +che ricco; nella sua vecchia bicocca non v’erano più +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +che pochi fucili arrugginiti e un’antiquata colubrina; +buoni pur quelli, pensò il Capitano de’ Mille, ma non +certo bastevoli alla sua grande miseria. Fortunatamente +però il Comandante di Talamone nel consegnargli +que’ poveri rimasugli fece intendere che le scorte +di guerra di tutto quel tratto di costa erano raccolte +nel forte di Orbetello, e che colà certamente la spedizione +avrebbe trovato quanto le poteva occorrere. +Bastò. Pochi istanti dopo il colonnello Türr riceveva +da Garibaldi l’incarico di chiedere al Comandante +d’Orbetello quante armi e munizioni aveva in serbo +ne’ suoi arsenali; e due ore dopo, munito di questo +biglietto di Garibaldi: — «Credete a tutto quanto vi +dice il mio Aiutante di campo, il colonnello Türr, ed +aiutateci con tutti i vostri mezzi per la spedizione che +io intraprendo per la gloria del nostro re Vittorio +Emanuele e per la grandezza d’Italia;» — il Colonnello +stesso si presentava al maggiore Giorgini, tale +era il nome del Comandante, e gli esponeva l’oggetto +del suo mandato. Il Giorgini in sulle prime, sgomento +della grave responsabilità cui andava incontro, +ne rifuggì apertamente; ma poi il Türr seppe +tanto dire e fare e così destramente dimostrargli +l’impresa esser voluta dal Re, andarne della Sicilia +non solo, ma dell’Italia, ogni ritardo poter riuscire +esiziale, infine la responsabilità del concedere essere +in quel caso un nulla al paragone di quella del rifiutare, +che il buon Giorgini, ascoltando certo più +le voci del patriottismo che quelle della rigida disciplina +militare, finì col darsi per vinto, e col concedere +tutto quanto gli era richiesto. Nè infatti quel +giorno era ancora tramontato, che lo stesso Giorgini +conduceva a Garibaldi (tenersi dal vedere egli +stesso il magico eroe non avrebbe potuto) centomila +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +cartocci, tre pezzi da sei e milleduecento cariche, le +quali, unite ai vecchi schioppi e alla barocca colubrina +di Talamone, compirono l’armamento ben degno di +quei Mille <i>pezzenti</i> alla conquista di un regno.<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a> +</p> + +<p> +Ma di pari passo a questa, un’altra operazione, +importantissima fra tutte, era stata compiuta. La gente +imbarcata a Quarto non era fino allora che una turba +informe e confusa; conveniva darle al più presto una +forma ed un aspetto militare. Però anche a questa +bisogna poche ore bastarono. Scesi a terra i Legionari, +e passata una prima rassegna, millesettantadue risposero +all’appello. In seguito, divisa la gente in nove +compagnie, ed eletti: a Capo dello Stato Maggiore +Giuseppe Sirtori, del Quartier generale Stefano Türr, +dell’Intendenza Giovanni Acerbi, del Corpo sanitario +il dottor Ripari; fu letto un Ordine del giorno, nel +quale, dopo aver stabilito che il corpo riprenderebbe +il nome di <i>Cacciatori delle Alpi</i>, e raccomandata +l’abnegazione e la disciplina, era proclamato che il +suo grido sarebbe sempre quello, rimbombato già +sulle sponde del Ticino: <i>Italia e Vittorio Emanuele</i>.<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> +<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> +L’organizzazione poi, soggiungeva l’Ordine del giorno, +sarebbe stata «in tutto simile a quella dell’esercito +italiano a cui apparteniamo, ed i gradi, più che al +privilegio, <i>sono dati</i> al merito, e sono gli stessi già +coperti su altri campi di battaglia.<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>» +</p> + +<p> +A questo solo però non s’eran fermate le cure di +Garibaldi. Il pensiero vagheggiato fin dai giorni della +Cattolica di un’invasione nelle provincie romane, egli +l’aveva sepolto in fondo al cuore, ma deposto non +<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> +mai; e la riscossa siciliana non aveva fatto che ridestarlo +e richiamarlo a vita novella. Nella mente sua +un concetto non escludeva l’altro, anzi a vicenda s’integravano +e insieme compievano quel disegno d’insurrezione +generale di tutta Italia, che era il suo eroico +sogno, e di cui i «cinquecentomila volontari e il milione +di fucili» dovevano essere i fattori e gli stromenti. +</p> + +<p> +Poichè l’eroe aveva promesso il suo braccio ai Siciliani, +e’ non intendeva ritrarlo; ma pensava sempre +che la Sicilia potesse essere soccorsa in due modi: +recandole un rinforzo d’armi e d’armati; e suscitando +nella restante Italia, rimasta schiava, segnatamente +nelle Marche, nell’Umbria e nel Napoletano, una vasta +sommossa che mettesse in fiamme tutta la Penisola, +e finisse una buona volta, per dirla con lui, «le nostre +miserie di tanti secoli.» Da ciò le parole al Bertani +«che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia +bisogna aiutarla, ma dovunque sono nemici;» da ciò +la lettera al Medici (Genova, 5 maggio 1860), nella +quale consigliandolo a serbarsi per altre imprese ed +a fare ogni sforzo per inviare soccorsi di armi e di +gente in Sicilia, gli aggiungeva di fare «lo stesso nelle +Marche e nell’Umbria, ove presto sarà l’insurrezione, +e dove presto conviene promuoverla a tutta oltranza.<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>» +Da ciò infine l’appello agl’Italiani bandito da Talamone: +«Che le Marche, l’Umbria, la Sabina, Roma, +il Napoletano, insorgano per dividere le forze de’ nostri +nemici;» e quale ultimo portato di quest’idea, +quella diversione o spedizione nell’Umbria, che fu +detta di Talamone. +</p> + +<p> +Di questo fatto inesattamente si scrisse, e male si +giudicò fin d’allora; ma alieni dall’occupare, con litigiose +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +digressioni, il posto sacro alla Storia, ci restringeremo +a dire del fatto, quanto a noi stessi, testimoni +e attori involontari, consta in modo non discutibile, +nè confutabile. +</p> + +<p> +Nella mattina stessa del 7 maggio, Garibaldi faceva +chiamare nella casa del Gonfaloniere, dove aveva +posto il Quartier generale, il colonnello Zambianchi e +gli proponeva di mettersi a capo d’una schiera di +Cacciatori delle Alpi per tentare un’invasione nell’Umbria +dal lato di Orvieto. Gli avrebbe dato, diceva, +armi e danari; l’affidava che a poche miglia +avrebbe trovato una colonna già in marcia di Livornesi +che s’unirebbe a lui; lo lusingava che una +spedizione si stesse preparando a Genova dal Cosenz e +dal Medici, e ch’egli stesso, Garibaldi, potesse comparire +nell’Umbria e pigliare il comando dell’impresa. +</p> + +<p> +E questo fu il primo capitale errore del Duce +dei Mille. Lo Zambianchi, colonnello nel 1849 de’ Gendarmi +della Repubblica romana, aveva lasciato dietro +a sè una fama piuttosto di brutalità che di prodezza; +e non possedeva certo alcuna delle doti necessarie +a governare una siffatta impresa. Appunto perchè +grosso di cervello, quanto spavaldo di cuore, non +si rese alcun conto della difficoltà e della responsabilità +del mandato, e l’accettò. Garibaldi gli diè +facoltà di scegliersi, fra i Mille, una schiera di cinquanta +o sessanta volontari, gli assegnò egli stesso +due o tre ufficiali (buoni, diceva il Generale), i quali, +indarno supplicato di non essere staccati dai camerata +coi quali eran partiti, ma non volendo in quell’ora +solenne dar l’esempio d’una indisciplinatezza, si rassegnarono +al sacrificio; gli pose nelle mani sessanta +buone carabine, quaranta <i>revolver</i> e seimila franchi; +gli consegnò un Manifesto da bandirsi ai Romani, e +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +un foglio d’Istruzioni tutto di suo pugno e lo mandò +con Dio. +</p> + +<p> +Il Manifesto già noto diceva: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Romani! +</p> + +<p> +»Domani voi udrete dai preti di Lamoricière che alcuni +<i>Mussulmani</i> hanno invaso il vostro terreno. Ebbene, questi +<i>Mussulmani</i> sono gli stessi che si batterono per l’Italia a +Montevideo, a Roma, in Lombardia! quelli stessi che voi +ricorderete ai vostri figli con orgoglio, quando giunga il +giorno che la doppia tirannía dello straniero e del prete vi +lasci la libertà del ricordo! +</p> + +<p> +»Quelli stessi che piegarono un momento davanti ai soldati +agguerriti e numerosi di Buonaparte, ma piegarono +colla fronte rivolta al nemico, ma col giuramento di tornare +alla pugna, e con quello di non lasciare ai loro figli altro +legato, altra eredità che quella dell’odio all’oppressore ed +ai vili! +</p> + +<p> +»Sì, questi miei compagni combattevano fuori delle vostre +mura, accanto a Manara, Melara, Masina, Daverio, Peralta, +Panizzi, Ramorino, Mameli, Montaldi, e tanti vostri +prodi che dormono presso alle vostre catacombe, ed ai quali +voi stessi deste sepoltura, perchè <i>feriti per davanti</i>. +</p> + +<p> +»I vostri nemici sono astuti e potenti, ma noi marciamo +sulla terra degli Scevola, degli Orazii e dei Ferrucci; la +nostra causa è la causa di tutti gl’Italiani. Il nostro grido +di guerra è lo stesso che risuonò a Varese ed a Como: <i>Italia +e Vittorio Emanuele!</i> e voi sapete che con noi, caduti o +vincenti, sarà illeso l’onore italiano. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span> +</p> + +<p class="indr"> +»Generale romano promosso da un Governo<br> +eletto dal suffragio universale.» +</p> +</div> + +<p> +Le Istruzioni, ignorate sino ad ora e che per la +prima volta si pubblicano, aggiungevano:<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="center"> +<i>Istruzioni al comandante Zambianchi.</i> +</p> + +<p> +«1º Il comandante Zambianchi invaderà il territorio +pontificio colle forze ai suoi ordini, ostilizzando le truppe +straniere mercenarie di quel Governo antinazionale con tutti +i mezzi possibili. +</p> + +<p> +»2º Egli susciterà all’insurrezione tutte quelle schiave +popolazioni contro l’immorale Governo, e procurerà ogni +modo per attrarre con lui tutti i soldati italiani che si trovano +al servizio del Papa. +</p> + +<p> +»3º Egli, campione della causa santa italiana, reprimerà +qualunque atto di vandalismo col maggior rigore, e procurerà +di farsi amare dalle popolazioni. +</p> + +<p> +»4º Chiederà, come è giusto, dai Municipi ogni cosa, di +cui possa aver bisogno in nome della Patria, che compenserà +alla fine della guerra ogni spesa sopportata da particolari +e Comuni. +</p> + +<p> +»5º Egli propagherà l’insurrezione dovunque negli Stati +del Papa ed in quelli del Re di Napoli, evitando, per quanto +è possibile, di percorrere gli Stati italiani del re Vittorio +Emanuele, il nome del quale e d’Italia saranno il grido di +guerra d’ogni Italiano. +</p> + +<p> +»6º Eviterà più che possibile d’accettare soldati dell’esercito +nostro regolare, anzi raccomanderà a questi di non +abbandonare le loro bandiere, e che non tarderà il loro +turno in combattimenti maggiori. +</p> + +<p> +»7º Trovandosi con altri corpi italiani nostri, procurerà +di accordarsi circa le operazioni. Se alla testa di quei corpi +si trovassero i brigadieri Cosenz o Medici, egli si porrà immediatamente +ai suoi ordini, e se vi fosse guerra tra Vittorio +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +Emanuele e i tiranni meridionali, allora si porrebbe +agli ordini del comando superiore del Re o chi per lui. +</p> + +<p class="indr"> +»(<i>Firmato</i>) <span class="smcap">G. Garibaldi</span> +</p> + +<p class="indr"> +»Generale del Governo di Roma, eletto dal suffragio universale<br> +e con poteri straordinari.» +</p> +</div> + +<p> +Ora come Garibaldi potesse dar per cosa quasi +certa la prossima entrata del Cosenz e del Medici<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> nelle +provincie romane, e molto più come potesse credere +che l’esercito regio li avrebbe o preceduti o spalleggiati, +è problema che forse Garibaldi stesso non saprebbe +risolvere; uno dei tanti enigmi di cui tutte le +congiure son piene, e quella del risorgimento italiano +è riboccante. +</p> + +<p> +Comunque, lo Zambianchi, radunata la sua piccola +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +schiera, la sera stessa del 7 maggio spiccò la marcia +verso Fontebranda, e incontrata la mattina vegnente +la colonna promessagli de’ Livornesi,<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> continuò, attraverso +tutta la Maremma grossetana, senza mai incontrare +su suoi passi l’ombra d’un ostacolo. Soccorso +dai Municipi di viveri, di vesti, e talvolta, come a +Scansano, di armi; non molestato dalle Autorità governative, +e spesso segretamente secondato, arrivò +dopo dodici giorni di viaggio agiato e tranquillo a +Pitigliano sul confine della provincia orvietana. Colà +ospitato, mantenuto, al solito, festeggiato dagli abitanti, +sostò comodamente altri tre giorni; e tra il 20 +e il 21 sconfinò. I troppi saggi di volgarità e d’imperizia +dati dallo Zambianchi non consentivano più alcuna +illusione sull’esito finale dell’impresa, e i pochi +che nelle file ragionavano ancora, lo prevedevano e +ne tremavano. Ma che fare? Non avrebbero potuto denunciare +l’inettitudine del Comandante senza taccia +di sediziosi; non sottrarsi al destino de’ loro camerata +senza taccia di disertori, e convenne loro rassegnarsi, +tacere e marciare sino alla fine. Infatti, giunti alle +grotte di San Lorenzo, tra Valentano e Acquapendente, +la catastrofe, preveduta, precipitò. Il Colonnello, disposti +a rovescio gli avamposti e trascurate le più elementari +norme di cautela militare, aveva lasciato i +volontari disperdersi tra le case e le cantine, dove col +dolce vin di Orvieto gli abitanti medesimi li attiravano; +e abbandonatosi egli stesso a copiose libazioni, +era caduto, briaco fradicio, in pesantissimo sonno. +</p> + +<p> +Intanto, scorsa poco più d’un’ora, uno squadrone +di Gendarmi, condotti da quello stesso colonnello Pimodan +che lasciò poi la vita a Castelfidardo, entrava +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +di sorpresa nel villaggio e lo traversava ventre a terra +in tutta la sua lunghezza. Se non che non tutti erano +venuti a patti coll’<i>Orvietano</i>: una mano di valorosi +oppose da un caffè una disperata resistenza; al rumore +della zuffa accorrono via via i più vicini e i +meno assonnati: la pugna si accende alla spicciolata +in più luoghi: una barricata improvvisata dinanzi al +caffè sbarra la via ai cavalli nemici; una scarica bene +aggiustata, penetrando nei loro fianchi, ne abbatte +alcuni, e sgomina gli altri; e in men di due ore +gli assalitori sono costretti a dar volta precipitosamente, +lasciando dietro a sè non pochi feriti e prigionieri. +I Garibaldini dunque non furono sconfitti, siccome +i Pontificii spacciarono e molti ripeterono:<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a> essi +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +restarono padroni del terreno; essi stettero ancora +accampati sul territorio pontificio circa tre ore, e soltanto +al calar della sera in ordine minaccioso, trascinando +seco lo Zambianchi più come un ostaggio che +come un capitano, ripassarono il confine a Sovano, dove +il Governo di Ricasoli, che quindici giorni prima li +aveva lasciati armare de’ suoi fucili, li disarmò. +</p> + +<p> +E così nacque, procedette e finì la spedizione delle +Grotte. Commessa a forze inadeguate, guidata da +capo imbelle ed inetto, tentata in ora inopportuna fra +popolazioni intorpidite ed avverse, essa doveva fallire +al suo fine; ma se non fu vittoriosa nel suo campo, +non ne recesse nemmeno disonorata; e fruttò almeno +un’utile diversione all’impresa siciliana,<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> tenne incerti +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +e confusi più giorni i governi nemici d’Italia sui veri +passi di Garibaldi e agevolò, col sacrificio di sessanta +dei Mille, la vittoria de’ loro compagni. +</p> + +<h3>XIII.</h3> + +<p> +I Cacciatori delle Alpi erano già tornati a bordo; +i cannoni di Talamone già imbarcati; i vapori passati +nella mattina dell’8 dal Porto di Talamone in +quel vicino di Santo Stefano, vi prendevano il resto +delle provvigioni da guerra e da bocca, e nel pomeriggio +del giorno stesso il naviglio sferrava nuovamente +con mare placido alla volta di Sicilia. E per +due giorni e due notti nessun accidente notevole. Sulla +prua del <i>Piemonte</i> erano stati posti in batteria la colubrina +e sul casseretto della sua poppa il cannone +da quattro; i Legionari pigliavano le armi e le munizioni: +l’Orsini, nominato capo dell’Artiglieria, piantava +in un camerino un laboratorio pirotecnico; c’era +un po’ di maretta e qualche volontario pagava il tributo; +ma nel rimanente tutto andava a seconda. Soltanto +a una cert’ora del giorno: «Un uomo, un uomo +in mare,» si udì gridare a prua del <i>Piemonte</i>; ed infatti +un volontario, chi disse caduto per caso, chi buttatosi +per accesso subitaneo di pazzia, dal bastimento, +compariva e scompariva sull’onde, sì che fu mestieri +che il <i>Piemonte</i> sciasse e mettesse in acqua una lancia +per pescare, non si seppe mai di certo, se il naufrago +o il suicida. Episodio insignificante, e che certo avremmo +taciuto, se Garibaldi, combinando insieme il ritardo +cagionato da quel salvataggio col perditempo +occorsogli per la paranza delle munizioni e colla conseguitane +deviazione per Talamone, non avesse tratto +da tutti quegl’indugi la conseguenza che essi, anzichè +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +nuocere, giovarono provvidenzialmente all’impresa; +sia continuando l’incertezza del nemico sulla +vera rotta dei due piroscafi, sia facendo in guisa che +essi arrivassero allo scoperto di Marettimo proprio +nel momento, in cui la crociera borbonica lasciava i +paraggi di Marsala e correva a levante verso Capo +San Marco. +</p> + +<p> +Garibaldi invece non nota nemmen di sfuggita +altro più grave caso avvenutogli tra la notte del 10 e +11 maggio, e che per poco non cagionò un cozzo rovinoso +fra i due legni fratelli. Infatti era accaduto +che il <i>Lombardo</i>, filando due nodi meno del <i>Piemonte</i>, +aveva perduto tanta strada sul suo compagno, che al +calar della notte era scomparso affatto dalla sua vista. +Era un grave inconveniente tanto più che nelle tenebre +il viaggiar di conserva diveniva indispensabile. +Garibaldi però decide di aspettare lo smarrito; ma +poichè era già nelle acque di Marettimo e poco lunge +probabilmente dalla crociera nemica, così aveva fatto +spegnere a bordo tutti i fanali e intimato il più rigoroso +silenzio. Ma il <i>Lombardo</i>, che intanto aveva fatto +strada, «giunto a poche miglia da Marettimo vide a un +tratto davanti a sè una massa nera, immobile con +tutto l’aspetto d’un nemico in agguato. Chi può essere, +che cosa può volere a quell’ora in quelle acque +un bastimento a vapore senza lumi, senza segnali, +senza voci? Però è già da un quarto d’ora che Bixio +è fisso con tutti i sensi su quell’inerte e cieco fantasma; +ma più guarda, più ascolta e più il legno s’avanza +e più gli cresce nell’animo il sospetto, che sin dal +primo istante gli era balenato. Certo è una fregata +nemica alla posta della preda. Che fare? Che fare? +Bisogna risolvere, e presto, finchè ne avanza il tempo. +Madido di freddo sudore, tremante di rabbia, ma +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +coll’animo sacrato ad ogni più mortale cimento, il Bixio +ha deciso. Si rammenta che Garibaldi fin da Genova +gli mormorò all’orecchio: — Bixio, se mai.... all’arembaggio, — e +credendo giunta l’ora di eseguire l’ordine +del suo Generale, urla al macchinista di spingere a +tutta forza, al pilota di drizzar la prua sul supposto +incrociatore, e sveglia con un disperato ululo d’allarmi +tutto il bastimento. In un baleno la voce corre +che si è caduti nella crociera borbonica; i volontari, +che dormivano sicuri, si svegliano in sussulto, danno +di piglio alle armi, si schierano instintivamente lungo +i parapetti, si preparano a combattere contro chi, perchè, +come, non lo sanno; ripetendo macchinalmente +quella parola <i>all’arembaggio</i>, che molti non sanno +nemmeno che cosa voglia dire, che i più, capaci appena +di tenersi ritti su un bastimento, non avrebbero +nemmen saputo come si tenti. Ma hanno fede in Bixio, +e la disperazione opera l’usato effetto di dar valore +anche ai più imbelli. +</p> + +<p> +»E Bixio, dal canto suo, continua a camminare in +tutta furia sull’immaginario nemico, che immobile +sempre pare che l’attenda e lo sfidi. A un tratto una +voce sonora, piena, calda come un bramito, parte dal +legno misterioso e rompe la silenziosa tenebra del +mare: — Oh capitano Bixiooo! — Garibaldi! — scoppia +in una voce sola il <i>Lombardo</i>. E Bixio già curvo all’estrema +punta di prua per esser primo all’assalto, +tremante ancora del disperato passo che era per dare, +tremante anche più per l’irreparabile disastro che +stava per cagionare, Bixio trova tuttavia la forza di +rispondere: +</p> + +<p> +» — Generale! +</p> + +<p> +» — Ma cosa fate, volete mandarci a fondo? +</p> + +<p> +» — Generale, non vedevo più i segnali. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +</p> + +<p> +» — Eh! non vedete che siamo in mezzo alla crociera +nemica?... Faremo rotta per Marsala. +</p> + +<p> +» — Va bene, Generale.<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>» +</p> + +<p> +Marsala infatti era il punto che fin dalla sera del 10 +era stato scelto per lo sbarco. In sulle prime Garibaldi +aveva titubato tra Porto Palo e Sciacca; ma poi +un esame più diligente della costa e degli andamenti +della crociera, e soprattutto i consigli pratici d’un bravo +pescatore trovato nelle vicinanze di Marettimo, lo indussero +a preferire, fra quei tre punti, il primo. Sciacca +infatti era troppo lontano; Porto Palo non aveva pescaggio +sufficiente; mentre Marsala, oltre alla bontà +dell’ancoraggio ed all’abbondanza di battelli da sbarco, +offriva questo importantissimo vantaggio, che navigando +tra Marettimo e Favignana vi si poteva accostar +più facilmente al coperto e trovarvi men pericoloso +l’approdo. +</p> + +<p> +Oltre a ciò, spiando Garibaldi nella sera del 10 le +mosse dei legni borbonici, li aveva veduti incamminarsi +placidamente verso scirocco e levante, sicchè +n’aveva argomentato che, quand’anche al suo uscire +dall’Arcipelago delle Egadi fosse stato subito scoperto, +egli si trovava però sempre assai più vicino a Marsala +che gli incrociatori, quindi nella possibilità di afferrarvi +molto prima che al nemico fosse bastato il +tempo di traversargli il passo. +</p> + +<p> +Tutto ciò ben ponderato e considerato, le navi corrono +per la rotta indicata; scivolano tra Marettimo +e Favignana, e girato il Capo della Provvidenza, mai +come in quell’istante meritevole del suo nome, ecco +apparire dalla cima dell’Erice alla punta del Lilibeo +tutta la costa siciliana, e tra breve, entro una cerchia +<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> +di mura merlate le bianche case di Marsala, il +<i>Porto d’Alì</i>.<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a> +</p> + +<p> +Se non che quasi nel punto medesimo emersero +alla vista, ancorate innanzi a Marsala stessa, due grosse +navi. Erano, senza tema d’inganno, navi da guerra; +ma di qual bandiera, con quali propositi? Un gran +silenzio si fa a bordo. Tutti gli occhi son fissi sui due +legni sospetti; il dubbio d’essere incapati nella crociera +nemica accende la fantasia de’ più inesperti, e +fa battere i cuori de’ più intrepidi; sullo stesso volto +di Garibaldi passa una nube. Quando uno <i>schooner</i> inglese, +che veniva facendo la rotta opposta al nostro +naviglio, risponde al capitano Castiglia, che l’aveva +interrogato, nella lingua sua: <i>They are two vassel of +the british squadron</i>. — «Son due legni della squadra +britannica.» — Un respiro allarga tutti i petti: le macchine +sono spinte a tutta forza; l’onda fugge sotto +le rapide ruote; l’ambito lido si disegna: <i>crebrescunt +optatæ aures portusque potescit</i>; giù verso scirocco +tre incrociatori nemici, richiamati dai telegrafi ottici +della costa, rimontano col massimo della loro velocità +verso i legni ribelli, ma è ormai troppo tardi: il +<i>Piemonte</i>, già sorpassata la punta del molo, infila il +porto; il <i>Lombardo</i>, sforzando la vaporiera fin ad investire +la costa, lo segue a breve tratto; e al tocco +dell’11 maggio 1860, i novelli Argonauti afferrano gloriosamente +la lor Colchide agognata. +</p> + +<p> +Nè l’opera dello sbarco fu tardata un istante: numerose +barche, quali prese a forza,<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> quali volontarie, +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +s’affollano intorno alle due navi, e prima ancora che +i legni nemici, sempre accorrenti a tutto vapore, sian +giunti a tiro de’ loro cannoni, il grosso della truppa, +delle armi, delle provvigioni è già trasportato a terra. +Anche gli incrociatori però ebbero tempo di sopraggiungere, +e lo <i>Stromboli</i>, lasciata la Partenope che si +trascinava al rimorchio, per nulla <i>impedito</i>, come fu +novellato,<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> dai legni inglesi, rimastisi neutrali, veniva +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +a postarsi traverso, cominciando tosto a fulminare +l’acqua, i bastimenti, le barche, la rada, il molo, di +furiose e disordinate bordate. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +</p> + +<p> +Vano rumore! Spreco impotente di polvere e di +ferro! Ogni colpo, fosse la fretta, l’imperizia o la trepidazione +de’ tiratori, muore nell’acqua o passa innocuo +per l’aria, e le <i>Camicie rosse</i> sfilano in perfetta +ordinanza fino alla città, salutando di viva, di motteggi, +di risate la vana mitraglia. +</p> + +<p> +La prima prova era vinta. Otto secoli prima,<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> i +Normanni di Ruggiero sbarcavano in Sicilia a fondarvi +sullo sfacelo della dominazione mussulmana una monarchia +cristiana, ma feudale; ora altri Normanni +guidati da un eroe, non men famoso del nipote di +Tancredi, scendevano nella medesima Isola non più +conquistatori, ma liberatori, a fondarvi una monarchia +civile e redentrice, pietra angolare dell’Unità +d’Italia. +</p> + +<h3>XIV.</h3> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Siciliani! +</p> + +<p> +»Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all’eroico +grido della Sicilia — resto delle battaglie lombarde. — Noi +siamo con voi — e noi non chiediamo altro che la liberazione +della vostra terra. — Tutti uniti, l’opera sarà facile e +breve. — All’armi dunque; chi non impugna un’arma, è un +codardo o un traditore della patria. Non vale il pretesto +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +della mancanza d’armi. Noi avremo fucili, ma per ora un’arma +qualunque ci basta, impugnata dalla destra d’un valoroso. +I Municipi provvederanno ai bimbi, alle donne ed ai vecchi +derelitti. — All’armi tutti! La Sicilia insegnerà ancora +una volta come si libera un paese dagli oppressori, colla +potente volontà d’un popolo unito. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<p> +Con queste parole annunziava ai Siciliani la sua +calata nell’Isola, e il gagliardo appello diffuso prestamente +da mani fidate in tutte le terre circostanti, +correva come caldo soffio sulle ceneri semispente della +rivoluzione, e ne sprigionava una vampa novella. +</p> + +<p> +Intanto però una cosa urgeva: marciare avanti al +più presto. Marsala tanto propizia all’approdo, non lo +era del pari alla dimora. Confinata in un angolo estremo +dell’Isola, segregata dai maggiori centri dell’insurrezione, +esposta ad essere circuita in brev’ora così dalla +terra come dal mare, ogni buona cagione politica e militare +consigliava a levarne senza indugio le tende. +</p> + +<p> +Oltre a ciò Garibaldi aveva compreso che, se v’era +impresa in cui confidarsi alla celerità delle mosse, era +quella; e provetto di quell’arte, fu risoluto di usarla +da par suo. Comandò quindi che alla prima alba dell’indomani +fosse suonato a raccolta e tutta la Colonna +pronta alla partenza. Non aveva ancora fermo in mente +alcun disegno preciso; ma vedeva però già chiara questa +necessità: camminare diviato, per la più retta, su Palermo, +salvo a prender più tardi consiglio dai casi e +dalle fortune. Ora la via più retta era quella appunto +che da Marsala va per Salemi, Alcamo, Partinico, +Monreale, e che correndo fra due altre strade conducenti +con giri più tortuosi al medesimo scopo, gli lasciava +aperto il campo a quei volteggiamenti ed a +quelle finte, di cui era maestro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> +</p> + +<p> +Con questa semplice idea nella mente, la mattina +del 12 fece dare nelle trombe. Nessuna marcia di +esercito potente e vittorioso fu più allegra, come la +prima di que’ poveri Mille, cui poteva attendere tra +poco l’ultimo sterminio. Gli è che per essi il solo +esser sbarcati su quella terra, era già una conquista, e +il passeggiarla co’ loro piedi un trionfo. Alla lor testa +camminava Garibaldi stesso. A Marsala erano stati +presi alcuni cavalli, e il Generale aveva ricevuto in +dono un’eccellente puledra; tuttavia dopo averla montata +per breve tratto fuori della città, ne era sceso +per marciare a piedi co’ suoi commilitoni e dividere +con essi la fatica gioconda di quella prima tappa. E i +Mille seguivano, alacri e giulivi quali mai non erano +stati, ballando, avreste detto, più che camminando, +burlandosi della canicola, non avvertendo la sete, cantando +in dieci dialetti diversi le loro vecchie canzoni +di guerra; osservando, paragonando, illustrando più +come una brigata di viaggiatori artisti che come una +colonna di soldati, gli spettacoli dell’insolita natura; +apostrofando ogni Siciliano, e più, s’intende, ogni Siciliana, +che incontrassero per via, di cui ammiravano e +commentavano, secondo i gusti, il vernacolo melodioso, +i grand’occhi neri, la tinta olivigna, i fieri aspetti +de’ maschi, la selvaggia bellezza delle donne, l’orrendo +sfacelo delle vecchie, la innocente nudità dei bambini. +</p> + +<p> +Così la Colonna era giunta a Rampagallo, feudo +di un barone Mistretta, a mezza via tra Marsala e +Salemi, e colà fu ordinato il <i>grand’alto</i>. Se non che, +considerato l’ora tarda, la stanchezza già incipiente +della truppa, l’inopportunità di arrivare in Salemi di +notte, la scarsezza di notizie del paese circostante, +Garibaldi deliberò di fermarsi nel luogo stesso dove +era giunto e di pernottarvi. E fu a Rampagallo che +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +cominciarono a comparire i primi segni di quella insurrezione +siciliana, di cui sino allora, a dir vero, eran +corse più le novelle che apparse le prove. Infatti i due +fratelli Sant’Anna e il barone Mocarta, che campeggiavano +coi resti delle bande del Carini sui monti del +Trapanese, appena udito lo sbarco del Liberatore, si +erano affrettati, con una mano dei loro, sulle sue traccie, +e raggiuntolo al bivacco di Rampagallo gli si eran +presentati. Non eran più di cinquanta; coperti la più +parte di pelli di caprone, e armati di vecchie scoppette +e di pistole arrugginite; ma se Garibaldi avesse +veduto arrivargli il soccorso d’un intero esercito, non +sarebbe stato più radiante. Questi abbracciava, a quelli +stringeva la mano, per tutti trovava qualcuna di quelle +sue maliarde parole, di quelle sue note carezzevoli, di +quei suoi sorrisi fascinatori che furono dovunque, ma +saranno principalmente fra i Siciliani, il maggior segreto +del suo trionfo. +</p> + +<p> +Occupato pertanto il rimanente della giornata a +riordinare la Legione, che fu ripartita in otto compagnie +e due battaglioni ai comandi del Bixio e del Carini, +e ad organizzare coi marinai del Piemonte e del +Lombardo una compagnia di cannonieri; la mattina +appresso la Colonna riparte per Salemi, e dopo una +marcia alquanto più faticosa della precedente, in sulle +prime ore del meriggio vi arrivò. E colà i Mille cominciarono +ad avere una prima idea delle ovazioni siciliane. +Intanto che da tutti i campanili della città le +campane volavano a gloria, una turba di popolo, accompagnato +da una musica, moveva incontro ai liberatori, +dando loro un primo saggio di quel pittoresco linguaggio +tutto meridionale, fatto insieme di mimica e +di suoni, più dipinto, direste, che parlato e che nei +momenti delle grandi ebbrezze scoppia in un tumulto +<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> +bacchico di urla selvaggie, di gesti vertiginosi, di contorsioni +quasi epilettiche, che ora direste un’eco lontana +delle orgie dionisiache, ora vi dà l’immagine +d’un ballo di Dervisch urlanti e danzanti al suono +della <i>darbouka</i>, testimonianza a tutti sensibile che una +ricca vena di sangue greco ed arabo scorre sempre +sotto le carni infocate del Siculo nativo. +</p> + +<p> +«Quando poi giunse il Generale (scrive uno dei +Mille),<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a> fu proprio un delirio. La banda si arrabbiava +a suonare; non si vedevano che braccia alzate e armi +brandite; chi giurava, chi s’inginocchiava, chi benediceva; +la piazza, le vie, i vicoli erano stipati, ci volle +del bello prima che gli facessero un po’ di largo. Ed +egli, paziente e lieto, salutava e aspettava sorridendo.» +</p> + +<p> +Entrato in città, dato quel resto di giornata al +riposo, ed alla pulizia della sua truppa, raccolto il +Consiglio de’ suoi maggiori Luogotenenti e dei capi +delle Deputazioni inviategli a fargli omaggio, emanava +due solennissimi decreti. Coll’uno assumeva, per la +volontà dei principali cittadini e dei liberi Comuni della +Sicilia, e in nome di Vittorio Emanuele re d’Italia, la +Dittatura; coll’altro bandiva la leva in massa di tutti gli +uomini atti alle armi dai diciassette ai cinquant’anni, +partendoli in tre classi di milizie: attiva, distrettuale +e comunale, ordinamento che più tardi l’Italia crederà +di apprendere dagli eserciti germanici, e le era +antico e naturale. Che se quel secondo decreto, infrangendosi +contro l’inveterata dissuetudine de’ Siciliani +da ogni milizia obbligatoria, restò lettera morta, non +affrettiamoci per questo a giudicarlo, come parve a +taluno, sragionevole ed improvvido. Poteva essere, +quanto a’ modi ed al tempo, meglio elaborato ed apparecchiato; +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +ma quanto al concetto attestava, per dirlo +con uno storico,<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a> «della mente del Dittatore» e fa il +suo miglior elogio. Garibaldi aveva compreso quant’altri +che primo fondamento all’impresa d’Italia era una +grande, stabile ed ordinata milizia. Che se più tardi +fu costretto dalla necessità d’una guerra, che non permetteva +tregua, a combattere con bande tumultuarie +ed eserciti improvvisati, egli può gloriarsi d’aver +saputo vincere con quelli, non essere accusato di non +aver saputo ordinarne di migliori. E non vogliamo +accusare nemmeno la Sicilia. Educata dalla funesta +signoria borbonica a non vedere nelle milizie stanziali +che gli stromenti della sua oppressione, era naturale +che essa non discernesse subitamente la differenza che +correva tra un pretoriano della tirannide e il difensore +d’una libera patria, e si spiega senza colpa d’alcuno, +fuorchè della triste eredità del passato, come +essa non intendesse il grande diritto che il suo Liberatore +le conferiva, chiamandola all’adempimento di +quel supremo dovere. +</p> + +<p> +A modo suo però, conforme le sue forze e il suo +costume, la Sicilia aveva risposto all’appello. La rivoluzione +si rianimava. Se le città ferreamente compresse +da forti presidii non ardivano ancora rialzar la testa; +le campagne, specialmente nelle provincie più occidentali +dell’Isola, cominciavano a riscuotersi; e se altro +non potevano, allargavano intorno alla Colonna liberatrice +il terreno, su cui vivere e combattere. Il La Masa, +popolarissimo in Sicilia pei ricordi del 48, inviato a +sommuovere i distretti di Santa Ninfa e Partanna, correva +quelle terre annunziando Garibaldi, rovesciando +e istituendo governi, fugando i birri borbonici, raccogliendo +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +i primi nuclei di quelle nuove bande che tra +poco egli stesso comanderà. +</p> + +<p> +Una banda di circa seicento, comandata da Giuseppe +Coppola, era già calata dai ricoveri di Monte +San Giuliano, e fin dalla sera del 13 arrivata a Salemi +per offrire il suo braccio al Dittatore; un’altra +squadra di un centinaio, la conduceva il giorno seguente +quel frate Pantaleo, divenuto per brev’ora +famoso, incontrato dai Mille presso a Rampagallo, che +era ben lunge dal meritare il titolo di «novello Ugo +Bassi,» da Garibaldi conferitogli; ma che però in +quel momento colla simpatica figura, la scorrevole parlantina, +il carattere non per anco sconsacrato e il +bizzarro accoppiamento della cocolla e della camicia +rossa, giovava ad apostolare quegl’ingenui Isolani ed +a persuadere loro che Garibaldi non era quel Saracino +che era stato loro dipinto, e che egli veniva non +a spiantar la croce, ma a rassodarne nella giustizia +e nella libertà il santo stelo. +</p> + +<p> +Da lontano poi arrivavano non meno promettenti +novelle. Rosolino Pilo (riuscito finalmente, dopo lunghe +peripezie, ad unirsi agli insorti) teneva sempre con +una mano di prodi le alture di San Martino nei dintorni +di Monreale; e formava da quel lato un’estrema +avanguardia utilissima; nel contado di Ventimiglia, +di Ciminna, di Misilmeri, il La Porta, il Firmaturi, +il Piediscalzi, il Paternostro, battevano ancora la montagna; +infine, cosa nuova per Garibaldi e per vero +significantissima, il Clero faceva quasi dovunque causa +comune colla rivolta; anzi in molti luoghi ne era il +principale istigatore e condottiero egli stesso; tanto +profondo, universale, superiore ad ogni precetto di +rassegnazione e ad ogni legge di perdono, era l’odio +del nome borbonico. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +</p> + +<p> +E fu sotto l’impressione di quello spettacolo che +Garibaldi bandì da Salemi stesso quel suo proclama +ai «buoni preti» (un arguto disse: «Sarebbe stato meglio +dire, <i>ai preti buoni</i>»), nel quale, «consolatosi che +la vera religione di Cristo non fosse perduta,» li incoraggiava +a perseverare nella loro santa crociata, «fino +alla totale cacciata dello straniero dal suolo d’Italia.» +E non solo tentava affezionarsi quei buoni preti coi +proclami; ma li cercava, li voleva d’attorno, li festeggiava, +li seguiva nelle loro chiese, s’inginocchiava ai +loro altari; azioni codeste che in tutt’altri che Garibaldi +si potrebbero dire volgari furberíe politiche; ma +che in lui erano una riprova, un documento di più +che una sola fede dominava veramente nel suo spirito: +la patria; e che chiunque gli paresse disposto a +dargli mano per redimerla, Papa o Re, zoccolante o +soldato, angelo o demone, egli era pronto a celebrarlo, +e, se occorreva, ad adorarlo. +</p> + +<h3>XV.</h3> + +<p> +Il Governo borbonico conosceva fin da’ primi suoi +apparecchi la spedizione garibaldina; ma pur movendone +qualche lagno al Governo sardo, l’aveva superbamente +disprezzata, credendo che la sua crociera +sarebbe bastata a colarla a fondo. Quando invece la +vide sbarcar felicemente sotto gli occhi delle sue fregate, +non potendo più negare il fatto, si provò a svisarlo, +dipingendo gli sbarcati come una mano di filibustieri, +annunciando come una vittoria la cattura +de’ loro bastimenti, già abbandonati, consolandosi colla +illusione che li avrebbe tutti esterminati, se non fosse +stato l’impedimento de’ due legni inglesi. Finalmente +quando i filibustieri presero terra, e malgrado i telegrammi +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +de’ suoi Luogotenenti che li davano per distrutti +e annichilati, li vide avanzare e ingrossare più +vivi e baldanzosi che mai, allora scosse il letargo, e +intanto che la sua Diplomazia protestava contro la +perfidia del Gabinetto piemontese ed empiva di lai +tutte le Corti dell’Europa; dava ordine a Palermo di +inviare contro gl’invasori il nerbo delle sue truppe +migliori, e di schiacciarli rapidamente in un sol colpo. +</p> + +<p> +Per effetto di questi ordini, una colonna di tremila +fanti, cento cavalli e quattro pezzi di artiglieria, +agli ordini del generale Landi, marciava tosto per +Partinico ed Alcamo alla volta di Salemi; mentre altre +truppe navigavano per Trapani o salivano da Girgenti +col proposito di mettere i filibustieri tra due fuochi e +toglier loro ogni scampo. +</p> + +<p> +Come però il Landi fu giunto, in sul pomeriggio +del 14, a Calatafimi, vista la gagliardía del sito, deliberò +di appostarvisi e di aspettare a quel varco inevitabile +il nemico. Nè la postura, dato il concetto di +una difensiva, poteva essere migliore. Essa offriva in +un punto il doppio vantaggio tattico e strategico. +Calatafimi, vecchia città saracena, giace sul dorso di +un colle, dal quale mediante un’agevole sella se ne +spicca un altro che serve quasi di spalla al primo, e +scendendo a terrazze, degradanti fino ad un’aperta +e brulla pianura, domina le due strade di Palermo e +di Trapani, e come un bastione bifronte la serra. Tutto +quel luogo porta ancora il funebre nome di <i>Pianto +de’ Romani</i>, in memoria della rotta inflitta dagli Egestani +al console Appio Claudio, nel 263 avanti Cristo, +ed ora attende che un altro pianto lo ribattezzi <i>Pianto +de’ tiranni.</i> +</p> + +<p> +Un cozzo adunque appariva inevitabile; tuttavia il +Capitano de’ Mille, non sperando di poter espugnare +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +colle scarse sue forze quella formidabile altura, fermò +da principio di tenersi in sulla difensiva sulle colline +di Vita, provandosi, se gli riusciva, di tirar il nemico +al piano per combatterlo quivi con maggior probabilità +di fortuna. +</p> + +<p> +Concepito pertanto questo disegno, stese in catena +i Carabinieri genovesi, sostenuti da una compagnia +del Carini, coll’ordine di non rispondere al fuoco nemico +che assai da vicino, e assaliti da presso, di ripiegare +scaramucciando; pose al centro il restante +del battaglione del Carini; tenne in riserva quello del +Bixio; lasciò l’Artiglieria sulla strada; spinse sulle +estreme alture di destra e di sinistra le squadre siciliane +dei Sant’Anna e del Coppola, e stette a sua volta +ad aspettare. +</p> + +<p> +Intanto verso le 10 del mattino anche la Colonna +garibaldina era giunta a Vita a un’ora incirca da +Calatafimi, e pochi istanti dopo le Guide del Missori, +spinte innanzi ad esplorare, riportavano d’aver scoperto +su per quelle cime il luccicare delle baionette +nemiche. All’annunzio Garibaldi spronò avanti per +riconoscere egli pure il nemico, e vide chiaramente +che fitte colonne di Napoletani uscivano da Calatafimi +per coronare il colle vicino e scaglionarvisi in battaglia. +Nel frattempo però anche la catena dei Cacciatori +borbonici era già discesa verso le falde del monte, e +di là, colle sue eccellenti carabine rigate bersagliando +la nostra avanguardia, aveva cominciato a farle patire +qualche perdita. Per alcuni istanti i bravi Genovesi si +ricordarono dell’ordine ricevuto e ressero, pazienti ed +inerti, ai molesti saluti; ma poi, a poco a poco infastiditi +e irritati, principiarono a ribattere colpo per colpo, +fino a che, infocandosi l’azione, si gettarono a testa +bassa, traverso la nuda vallata, contro l’inimico. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +</p> + +<p> +Non era quella l’intenzione di Garibaldi; però +scrive egli stesso: «Chi fermava più quei focosi e prodi +volontari, una volta lanciati sul nemico? Invano le +trombe toccarono: <i>Alto!</i> I nostri o non le udirono o +fecero i sordi, e portarono a baionettate l’avanguardia +nemica sino a mischiarla col grosso delle forze +borboniche che coronavano le alture.<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>» +</p> + +<p> +Allora il Generale vide che non c’era più tempo +da perdere, o «perduto sarebbe stato quel pugno di +prodi,» e ordinò una carica generale di tutte le sue +forze. Il Bixio da sinistra, le rimanenti compagnie da +destra; i Carabinieri, le Guide, lo Stato maggiore, Garibaldi +stesso, s’avventano a baionetta calata sulla catena +borbonica; traversano senza balenare un istante +l’arsa pianura tempestata dalla moschettería e dalla +mitraglia nemica; e nel solo tempo richiesto al tragitto, +sforzano il nemico a riparare sulle prime falde +del monte. Era il prologo della battaglia; ma il dramma +e la catastrofe eran lontani, in alto, molto in alto, +là sulla cima di quel monte che il nemico occupava, +e per giungere alla quale era mestieri salire per sette +ardui scaglioni, custoditi da forti battaglioni squisitamente +armati e da quattro bocche d’artiglieria, e +ai quali que’ poveri Mille non potevano opporre che le +punte arrugginite delle loro baionette, il loro ardimento +e i loro petti. +</p> + +<p> +Lo vide Garibaldi, ma intendendo che la vittoria +era a quel patto, e che in quel giorno, su quel monte, +si decidevano le sorti della Sicilia, deliberò di tentare +il cimento. +</p> + +<p> +Concesso pertanto un po’ di riposo a’ suoi Legionari; +prescritto lo stesso ordine di battaglia; avvisate +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +le bande di appoggiare dalle loro cime il movimento; +fece dar nuovamente nelle trombe, e si slanciò contro +il primo scaglione. Era il tocco e mezzo! incominciava +allora la vera battaglia. +</p> + +<h3>XVI.</h3> + +<p> +Noi non presumiamo descriverla. In siffatti combattimenti, +dove tutta l’arte riducesi a chi primo +avanza o retrocede, e tutto lo spettacolo in un succedersi +alternato di assalti e di fughe, di singolari +certami e di epiche mischie, lo storico militare non ha +più voce; la tavolozza d’un Meissonier, la fantasia +d’un Victor Hugo dovrebbero parlare per lui. +</p> + +<p> +«Ad ogni terrazza una scarica, una corsa fremebonda +sotto la mitraglia nemica, una mischia rapida, +muta, disperata, un momento di riposo a’ piedi della +terrazza conquistata, e daccapo un’altra scarica, un’altra +corsa, un’altra mischia, altri prodigi di valore, +altro nobile sangue che gronda, altri Italiani che uccidono +Italiani;<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>» finchè viene un punto, in cui il coraggio +avendo ragione del numero, e la costanza della +morte, il nemico, scacciato da altura in altura, abbandona +il campo: ecco Calatafimi. +</p> + +<p> +Svariati, invece, e mirabili gli episodi del valore +personale. Qua il Bixio che urla, tempesta, fiammeggia, +galoppa contra il nemico colla furia del Telamonio; là +il Sirtori, montato su uno squallido cavalluccio, tutto +vestito di nero, abbottonato fino al mento come un +quacquero, che s’avanza in mezzo alla mischia, lento, +impassibile, melanconico, più somigliante ad un sacerdote +che benedica que’ bravi, o all’apostolo che cerchi +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +il martirio, anzichè ad un soldato; mentre poco lunge, +a render più vivo il contrasto, «un frate francescano +caricava un trombone con manate di palle e di pietre, +si arrampicava e scaricava a rovina.<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>» Altrove +Deodato Schiaffino, da Camogli, leonardesca figura di +Genovese, più biondo di Garibaldi, ma più alto e tarchiato +di lui, presa in mano una piccola bandiera, +s’avventa, seguito dal Menotti, dall’Elia e da altri pochi +nel fitto de’ battaglioni napoletani; ma ad un tratto +eccolo spalancare le braccia, abbandonare la bandiera +e stramazzare crivellato il largo petto da una scarica +intera, fra una cerchia di nemici. A quella vista +il Menotti si precipita per ricuperare la bandiera e vendicar +l’amico; ma una palla gli fracassa la destra, e +lo costringe a sua volta a lasciare al nemico la contrastata +insegna; preda male decantata dai Regi, poichè +quella pretesa bandiera non era che un umile +cencio tricolore improvvisato da qualche gregario, e +di cui lo Schiaffino s’era fatto in quel momento dell’assalto +volontario alfiere. Incontrastabile invece, glorioso +il trofeo del cannone da montagna, centro per +parecchi minuti d’una zuffa accanita, strappato finalmente +ai Regi a prezzo delle vite più preziose. +</p> + +<p> +E girando per il campo avreste incontrato ancora, +ora il Bandi di Siena, grondante da più ferite; ora il +Majocchi di Milano, fracassato un braccio; ora l’elegante +Missori, l’occhio livido da una sassata; e qua +e là stesi a terra, placidi, composti, colla faccia vòlta +al nemico, il Sartori di Sacile, morto; il Pagani di +Borgomanero, morto; il Montanari, veterano di Montevideo +e di Roma, morto. +</p> + +<p> +E non parliamo di Garibaldi. In quella pugna, dove +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +il Capitano s’identificava all’eroe, egli era gigante. A +piedi colla sciabola inguainata sopra una spalla, il +mantello ripiegato sull’altra, inerpicandosi su per +que’ greppi coll’agilità d’un montanaro e l’ardore d’un +gregario; gridando di quando in quando uno squillante +<i>Avanti</i>, che echeggiava nel petto dei Mille come un +clangore di trombe; incoraggiando con amorose parole +i feriti che trovava per via; pagando d’un sorriso +i forti e invitandoli a riposarsi, egli seguiva, sereno, +imperturbato, infaticabile, tutte le peripezíe della pugna; +ed ora partecipandovi, ora dominandola, attento +a tutti i casi, esposto a tutti i pericoli, e pronto a tutti +i consigli, ne era davvero, per la sola sua presenza, +l’anima invisibile e il Genio tutelare. +</p> + +<p> +Finchè egli era vivo, la speranza viveva; lui morto, +tutto era perduto. E lo sentivano i suoi Mille; lo sentivan +così quelli che da lontano vedevano sparire e +ricomparire nella zuffa il suo mantello grigio, come +quelli che l’attorniavano e gli facevano scudo de’ loro +corpi; l’aveva sentito il suo Bixio che fin dai primi +assalti lo scongiurava a ritirarsi, per amor d’Italia; +l’aveva sentito l’Elia, quando al vederlo preso di mira +da un Cacciatore regio balzava davanti a lui e riceveva +egli nella bocca la ferita quasi mortale, destinata +forse al cuore del suo Generale. +</p> + +<p> +Ma egli un’altra cosa anche più grande sentiva: +che in quel giorno, su quel monte, bisognava vincere +o morire; e che qual si fosse la sorte, egli doveva correrla +tutta coll’ultimo de’ suoi. E fu anche quella +l’idea salvatrice della battaglia. A un certo punto, +dopo il secondo o il terzo assalto, affranti, sfiniti gli +assalitori; sempre rinnovati, sempre più forti gli assaliti; +parendo ormai impossibile la vittoria, e disperata +la giornata, il Bixio stesso s’arrischiò a susurrargli: +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +«Generale, temo che bisognerà ritirarsi.» — «Ma +che dite mai, Bixio!» rispose, sereno e solenne, +Garibaldi: «Qua si muore.» Sul campo d’Hastings, la +Calatafimi normanna, Guglielmo il conquistatore gridava +a’ suoi: «Qui fuira sera mort, qui se battra bien +sera sauvé.<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a>» Garibaldi esprimeva con diverse parole +lo stesso pensiero; il pensiero di tutti i grandi Capitani,<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a> +il pensiero vincitore di tutte le battaglie: la più +difficile delle vittorie appartiene sempre ai più costanti. +</p> + +<p> +E l’ultimo sforzo della loro costanza i Mille non +l’avevano fatto ancora. Sei terrazze erano conquistate, +restava la settima. I nostri, decimati dalle perdite, +dalla stanchezza, dal diradamento naturale che avviene +su tutti i campi di battaglia, eran ridotti a poco +più che tre o quattro centinaia; ma restava pur sempre +quell’ultima terrazza, ed era forza espugnarla. +«Ancora quest’assalto, figliuoli (disse loro Garibaldi), +e sarà l’ultimo. Pochi minuti di riposo; poi tutti insieme +alla carica.» +</p> + +<p> +E quel pugno d’uomini, trafelato, pesto, insanguinato, +sfinito da tre ore di corsa e di lotta, trovata ancora +in quelle maliarde parole la forza di risollevarsi +e tenersi in piedi, riprese, come gli era ordinato, la sua +ascesa micidiale; rigando ancora ogni palmo dell’erta +terribile d’altro nobile sangue; scrollando ancora senza +vacillare il nembo infocato della moschettería nemica; +risoluto all’estremo cimento, risoluto all’ecatombe. Ma +come l’eroe aveva preveduto, la fortuna fu coi costanti. +Incalzati nuovamente di fronte da quel branco di indemoniati +che pareva uscissero di sotterra, sgomenti +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +dall’improvviso rombo dei nostri cannoni che il bravo +Orsini era finalmente riuscito a portare in linea, turbati +dal clamore crescente delle squadre sui loro +fianchi, i Borbonici disperano di vincere, e voltate per +la settima volta le spalle, abbandonano il monte combattuto +e non s’arrestano più che dentro Calatafimi. +</p> + +<p> +Il miracolo era compiuto; la giornata era vinta; e +all’indomani Garibaldi stesso lo annunciava ai suoi +Mille, da Calatafimi già vuota di nemici, con quest’Ordine +del giorno: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Con compagni del vostro valore posso tentare qualunque +impresa, e ve lo mostrai ieri conducendovi ad una vittoria, +ad onta del numero dei nemici ed attraverso le loro forti +posizioni. Feci un giusto conto delle nostre baionette ben +taglienti, e vedete che non mi sono ingannato. +</p> + +<p> +»Mentre deploro la triste necessità di dover combattere +contro soldati italiani, debbo nullameno confessare di aver +trovato una resistenza degna di una causa migliore. E tal +fatto ci mostra quello che noi potremmo operare nel giorno, +nel quale l’intiera famiglia italiana si radunerà intorno la +gloriosa bandiera della redenzione. +</p> + +<p> +»Domani la Terraferma italiana sarà tutta in festa per +celebrare la vittoria dei suoi figli liberi e dei nostri valorosi +Siciliani. +</p> + +<p> +»Le vostre madri e le vostre amanti cammineranno per +le strade alta la testa e con la faccia ridente, superbe di voi. +</p> + +<p> +»Il combattimento ci ha costato molti cari fratelli che +cadevano nelle prime file. Nei fasti della gloria italiana risplenderanno +eternamente i nomi di questi martiri della nostra +santa causa. +</p> + +<p> +»Paleserò al vostro paese i nomi dei bravi che con sommo +valore conducevano alla lotta i soldati i più giovani, i più +inesperti, e che domani li guideranno alla vittoria sopra un +campo più ampio; essi sono destinati a rompere gli ultimi +anelli delle catene che tengono avvinta la nostra cara Italia. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +</p> + +<p> +Nel qual Manifesto però noteremo noi pure con +uno storico,<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a> che tanto erano dovuti gli elogi ai vincitori, +quanto immeritati quelli dispensati ai vinti. +Magnificare il valore de’ nemici per accrescere la gloria +del proprio esercito è antico costume d’ogni Capitano, +e Garibaldi fece ottimamente ad imitarlo; ma +contro alla sentenza dettata dalla generosità o dalla +convenienza, la verità storica tosto o tardi protesta e +pronuncia in appello. Non è vero che la resistenza dei +Napoletani a Calatafimi sia stata degna d’una causa +migliore. Militarmente parlando, essa non fu degna +d’alcuna causa. Combattere al sicuro, trincerati su +posizioni quasi inespugnabili; accogliere gli assalitori +finchè eran lontani con furiosi fuochi di fila nutriti +colla precisione d’una piazza d’arme, ma appena che +il ferro delle baionette garibaldine balenava sui loro +occhi, ripiegarsi sopra una posizione più alta, e poscia +sempre, colla stessa tattica, sopra una seconda, una +terza, una quarta fino all’ultima, ecco tutto il valore, +ecco la tattica loro. Non un contrassalto energico, non +una diversione ardita, non una mossa qualsiasi che +potesse far costar cara la vittoria agli avversari, e +meritare il nome, a quella ininterrotta ritirata, di vera +resistenza. +</p> + +<p> +Nè con ciò vogliamo dire che ai vinti mancasse +ogni prodezza: erano Italiani essi pure, e ci graverebbe +il confessarlo, se anche fosse vero. Ma non è: +i soldati sono dal più al meno uguali in tutti gli eserciti +del mondo; quello che li fa diversi, è il diverso +valore degli ufficiali, de’ generali principalmente; è sopra +ogni cosa il diverso grado di quella forza morale, +prodotta insieme dall’indole, dalle tradizioni, dalla +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +educazione, dal paese, dall’essenza della causa difesa, +e dal color della bandiera drappellata, e che si chiama +spirito militare. Ora diciamolo qui per non averlo a +ridire mai più; ciò che mancava all’esercito borbonico +erano appunto quelle siffatte doti, che sole potevan +renderlo eccellente. Generali che non videro mai un +campo di battaglia; ufficiali invecchiati nelle caserme, +impigriti nelle guarnigioni, carichi di famiglia, schiavi +del pane, senz’altra fede che la carriera, senz’altra +speranza che la pensione; soldati, infine, cresciuti in +una lunga tradizione di violenza e di servitù, serbati +alternamente agli uffici di scaccini e di sgherri d’una +dinastia feroce e bacchettona, e condannati alle parti +di pretoriani del più abbietto fra i dispotismi, non daranno +mai la vita per il loro Re e pel loro Paese; non +vinceranno mai una battaglia; non salveranno mai +nemmeno l’onore; fuggiranno come i Napoletani a +Calatafimi, o capitoleranno come i Lanza, i Briganti, +i Ghio, a Palermo, a San Giovanni, a Soveria, trascinando +nella immeritata vergogna anche lo stuolo eletto +dei valorosi. +</p> + +<p> +Però quanto la sentenza di Garibaldi: «La vittoria +di Calatafimi fu incontestabilmente decisiva per la +Campagna del 1860» è contestabile nel rigoroso senso +militare, altrettanto ne sembra vera e indiscutibile nel +senso morale. Dal giorno di Calatafimi la superiorità +della camicia rossa sul cappotto bigio fu inconcussamente +stabilita. D’ora in avanti ogni Garibaldino sapeva +che, vinta alla baionetta una posizione, nessuno +tornava più a contrastargliela; mentre ogni soldato +borbonico era certo che, appena si trovava petto a +petto con un Garibaldino, toccava a lui a cedere, e i +suoi stessi ufficiali sarebbero stati i primi a comandargli +la ritirata. E poichè la fede della vittoria nell’uno +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +corrispondeva esattamente alla certezza della sconfitta +dell’altro, così la ragione del numero, l’unica che ancora +militasse pei Regi, non aveva più valore, e non +contava più che ad ingrossare le torme dei fuggenti, +dei disertori e dei prigionieri: miserabile ingombro +ai vincitori. +</p> + +<h3>XVII.</h3> + +<p> +«Aiuto e pronto aiuto,» aveva scritto a Palermo, +la sera stessa del 15, il general Landi; ma poi temendo +che assai più dell’aiuto degli amici, fosse +pronta una nuova visita dei nemici, alla prima alba +del 16, in grandissima fretta, con raddoppiate cautele, +diede le spalle anche a Calatafimi, e per la strada +d’Alcamo e Partinico s’incamminava alla volta di Palermo. +La sua partenza però ebbe ben presto più somiglianza +di fuga che di ritirata. I Mille, spossati dalla +cruenta fatica della vigilia, non avevan potuto inseguirlo; +ma quello che essi tralasciarono, lo compierono +i paesani. Gli abitanti di Partinico, infatti (fierissimi +fra i Siciliani), esaltati dalle novelle di Calatafimi, +s’erano accordati con alcuni sbrancati delle squadre +di appostarsi fuori della città e al primo apparire +della schiera aborrita piombarle addosso e finirla. Il +disegno era temerario, e il successo prevedibile. I battaglioni +regi ebbero presto ragione di quei contadini +quasi inermi, e chi pagò per tutti fu la povera Partinico, +che, abbandonata dallo stesso general Landi al +ferro ed al fuoco, patì per tre ore tutti i flagelli del +furore soldatesco. Ma il sangue frutta sangue; e appena +il grosso della colonna nemica fu sfilata, guai +agli sbandati, guai ai feriti, guai ai tardigradi! I Partinichesi +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +sbucano dalle case ancora crepitanti dal recente +incendio, tornano dai campi, ridiscendono dai +monti dove li aveva dispersi il terrore, e avventandosi +colla voluttà d’un lungo odio che si disseta su quanti +Borbonici cadono loro fra le mani, ne fanno orrendo +macello. Nè soltanto sui vivi infuriò la immane vendetta, +i cadaveri stessi non ottennero perdono; e due +giorni dopo i Mille passando per di là videro ammucchiati +nei fossati cataste di corpi borbonici arrostiti, +e strascinati per le vie, putrido pasto a’ cani, frammenti +d’ossa e lacerti di carni umane.<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a> +</p> + +<h3>XVIII.</h3> + +<p> +Intanto anche Garibaldi s’era rimesso in cammino. +Scritto a Rosolino Pilo per annunziargli la vittoria +del 15 e «la speranza di rivederlo presto;<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>» inviato +nuovamente il La Masa<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a> a far nuova gente nei distretti +di Misilmeri e di Corleone; spediti messaggi +sul Continente per annunziare la vittoria, e chieder +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +soccorsi d’armi e munizioni;<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a> il 17 di buon mattino +riprese la marcia per Alcamo, dove, festeggiandosi +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +l’Assunta, fu dal Pantaleo condotto in chiesa a ricevere +la benedizione; il 18 continuò per Partinico; +il 19 infine salì per Borgetto al Passo di Renna, d’onde +s’offerse agli sguardi attoniti de’ Mille tutto lo splendido +panorama della Conca d’Oro, e in quella gloria +di cielo e di mare, Palermo. +</p> + +<p> +Colà però era mestieri arrestarsi: Ercole era al +bivio: qualunque passo fuori di quella gola di Renna +poteva essere decisivo. Appunto perchè la mèta appariva +sì attraente e sì prossima, tanto più conveniva +non lasciarsene ammaliare e guardarsi da tutti gli +agguati che potevano circondarla. Molte erano le vie +che conducevano a Palermo; ma non era per anco dimostrato +che la più breve e la più diretta fosse la +più sicura. Nulla di più ovvio a primo tratto che scender +rapidi da Renna, calar improvvisi su Monreale, +e di là, ripetendo le cariche di Calatafimi, entrare, +commisti al fiotto de’ nemici sgominati, nell’agognata +città; ma chi assicurava che la tattica eroica sarebbe +sempre la più fortunata, e non fosse invece da saggio +e accorto Capitano scemare colla prudenza e coll’arte +le difficoltà d’un cimento che poteva essere decisivo? +</p> + +<p> +Questo il problema; e il solo avere ordinato quella +sosta di Renna, dimostra che Garibaldi ne aveva presentito +fin dalla prima tutta la gravità. Però non gli +occorse gran tempo a risolverlo. Un rapido esame +delle posizioni nemiche, un’occhiata alla carta ed al +terreno l’avevano già fatto accorto di questi due fatti: +che i Borbonici appostati a Monreale lo aspettavano +da quella banda, sicchè ogni speranza di sorpresa +dileguava; e che prendendo quella strada, all’aspetto +più corta, egli andava a chiudersi in una specie di +angiporto, nel quale, perduta una battaglia, tutto sarebbe +perduto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +</p> + +<p> +Era evidente infatti che, se il colpo di mano su +Palermo falliva, i Mille venivano a trovarsi rinserrati +tra il mare da un lato ed i forti presidii di Palermo +e di Trapani dall’altro, senza alcuna possibilità di +scampo e di salvezza veruna. Ora Garibaldi non era +uomo da cadere in siffatto errore; e prontamente risolvendo +come prontamente aveva giudicato, abbandonava +ogni pensiero d’assalire Palermo dal lato occidentale, +e deliberava di tentarla dal lato di mezzogiorno, +trasportandosi celeremente a cavaliere delle due strade +di Piana de’ Greci e di Misilmeri, e manovrando su +quello scacchiere. Ad effettuare però l’ardito disegno +una condizione era indispensabile: che il nemico non +avesse sentore della sua marcia di fianco, e perdurasse +fino all’ultimo istante nell’inganno che egli mirasse +sempre ad attaccare la capitale dalla banda di Monreale, +scendendovi direttamente dal campo di Renna. +Necessario perciò mascherare di molte finte e accorgimenti +la mossa vera; al che Garibaldi si apprestò +con tutta l’arte, di cui era maestro. +</p> + +<p> +Mandato avviso a Rosolino Pilo di accendere molti +fuochi, e di simulare grandi movimenti sulla sua montagna +affine di attirare sempre più da quel lato l’attenzione +del nemico, ogni cosa predisposta in Renna +per la levata del campo, scende egli stesso a capo +d’una forte ricognizione fino al villaggio di Pioppo, +col duplice fine di scoprire più davvicino gli andamenti +dei Regi, e di ribadirgli nella mente ch’egli +meditasse sempre di tentar Palermo per quella via. +E ci riesce. I Borbonici, colti al grosso zimbello, escono +a loro volta da Monreale ad affrontare il temerario +nemico; le due avanguardie si scontrano, barattano +alcune fucilate: ma non appena l’accorto Condottiero +le vide bene alle prese, lascia l’ordine all’avanguardia +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +sua, divenuta retroguardia, di ripiegar combattendo; +risale rapidamente col grosso della colonna +a Renna; spianta il campo, smonta i cannoni e li affida +alle spalle di robusti montanari; alleggerisce +quanto può i carriaggi, e sul calar del giorno piega a +destra per una via asprissima di montagna, cammina +l’intera notte, entro una tenebra fittissima, sotto un +uragano diluviale, sopra un terreno stemperato da +pioggie quatriduane, e riesce tuttavia ad afferrare colla +intiera colonna, miracolosa di costanza, come là, era +stata a Calatafimi di valore, le opposte alture di +Parco e a fronteggiar Palermo dal lato di mezzogiorno. +</p> + +<p> +«Io non ricordo (scriveva quindici anni dopo Garibaldi +stesso), io non ricordo d’aver veduto una marcia +simile e tanto ardua nemmeno nelle vergini foreste +dell’America,<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>» e certo egli avrebbe potuto contare +la giornata del 21 maggio come una delle sue più fortunate, +se non gli fosse stata amareggiata da un crudele +annunzio: nel giorno stesso Rosolino Pilo, mentre +dalle alture di San Martino stava scrivendogli, era colto +in fronte da una palla borbonica e stramazzava freddo +sul colpo. Onore perpetuo alla magnanima sua ombra! +</p> + +<h3>XIX.</h3> + +<p> +Della mossa del 21 però i vantaggi non potevano +essere immediati: essa era un passo preparatorio, la +condizione indispensabile al conseguimento dello scopo +finale; ma non poteva ancora dirsi per sè sola decisiva. +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +Garibaldi, con quella marcia, s’era sottratto, a +dir così, alla vista del nemico, ponendosi «in più +facile comunicazione coll’interno e la parte orientale +dell’Isola;<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>» aveva guadagnato un terreno più acconcio +alle utili manovre e che gli avrebbe permesso +fin all’ultimo la scelta tra l’offensiva e la difensiva, +tra l’attacco e la ritirata; ma l’ora e il modo della +difesa o dell’offesa, anzi la stessa decisione tra l’assalto +e la ritirata erano altrettanti termini nuovi d’un +problema nuovo, e di cui soltanto gli eventi potevano +suggerirgli la soluzione. Gli eventi però a que’ giorni +correvano veloci. +</p> + +<p> +Dopo avere per ben ventiquattro ore perduto ogni +traccia di Garibaldi, anco i Regi s’erano raccapezzati, +e scoperto alla fine il suo nuovo rifugio, parevan risoluti +a non lasciargli più un sol giorno di tregua. +Il general Lanza (inviato a Palermo Commissario +<i>alter ego</i> del Re a surrogare il Castelcicala revocato) +aveva ordinato infatti che due colonne muovessero +simultaneamente dalla capitale, la prima da sinistra +per Monreale, la seconda di fronte per La Grazia, +ad assalire il filibustiere nel suo campo di Parco, +procacciando di chiudervelo dentro e di schiacciarlo +d’un colpo. Ma il filibustiere vegliava, e scoperta +egli stesso dalla cima del Pizzo del Fico la duplice +mossa del nemico, n’aveva indovinato l’ultimo fine. +Sulle prime però, o non avesse ben calcolato le forze +del nemico, o confidasse nella forte postura, o sperasse +soccorso dalle bande del La Masa che campeggiavano +sui monti di Gibilrossa alla sua destra, parve deciso +ad accettare la battaglia, e ne fece tutti gli apparecchi. +Ma alla mattina del 24, meglio contati i nemici e +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +avvistosi soprattutto che la colonna di sinistra, capitanata +dai colonnelli Von Meckel e Bosco, camminando +per le scorciatoie dei monti, minacciava di cader sulla +sua via di ritirata; composta prontamente una forte +retroguardia coi Carabinieri genovesi e due compagnie, +e imposto loro di contrastar più a lungo che fosse possibile +le alture di Parco, ripiega col grosso della colonna +su Piana de’ Greci. I nemici tuttavia avevan già +guadagnato molto terreno; i Carabinieri eran già stati +forzati a cedere da Parco; i Cacciatori del Bosco comparivano +già sulle cime di sinistra a piombo della +strada di Piana. Urgeva il pericolo, e Garibaldi fu +pronto ancora al riparo, rimandando quegl’infaticabili +Carabinieri a coronar le alture fiancheggianti la +via e ponendosi egli stesso sulla difesa all’entrata di +Piana; ma confidando assai più sulla probabile stanchezza +de’ persecutori e sull’appressarsi della sera, +che sulle sue forze. Nè s’ingannò. Durava da alcune +ore l’avvisaglia sulla montagna, e già i Carabinieri, +estenuati dalla fatica e dalle perdite, più non reggevano +al disuguale cimento; quando il Comandante +borbonico, visto che annottava e stimando forse opportuno +di attendere l’arrivo delle altre colonne, +deliberò, nella certezza di chi tiene ormai la preda in +pugno, di differire all’indomani l’assalto. Appunto +domani era tardi. +</p> + +<p> +Garibaldi, approfittando della breve tregua, traversa +Piana de’ Greci senza sostarvi; bivacca alcune +ore della notte in una boscaglia vicina; poi innanzi +giorno ripiglia di nuovo la ritirata per la strada di +Corleone. Giunto però al punto dove si stacca la +strada di Marineo, affida le artiglierie, gli impedimenti +e una compagnia di scorta all’Orsini, ordinandogli +di continuare, senza spiegargli di più, la +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +marcia per Corleone;<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a> mentre egli svolta rapido col +forte della colonna per la traversa di Marineo, dove, +riposatosi poche ore, contromarcia celerissimamente +per Misilmeri, e si trova prima che la giornata del 25 +tramonti, liberi i fianchi e le spalle da ogni nemico, +sulla strada di Palermo. +</p> + +<p> +All’alba del 25 però anche i Napoletani furono +pronti alle armi; ma di quale maraviglia restassero +colpiti nel veder Piana de’ Greci e tutti i dintorni vuoti +di nemici, lo scrivano essi. Convinti però che oramai +la sola paura sospingesse Garibaldi, si pongono risoluti +sulle sue orme, e raccolto da paesani che cannoni, +cannonieri e bagagli si son visti sfilare per la +strada di Corleone, giustamente sillogizzando che con +essi debba pure essere il maggior nerbo de’ ribelli, +quindi il loro capo, ripigliano ad occhi chiusi la loro +caccia spensierata, spacciando allegramente a Palermo +ed a tutta l’Isola: «Garibaldi fuggiasco fra le montagne; +prossima la sua totale disfatta.» +</p> + +<p> +Era l’inganno, di cui Garibaldi aveva bisogno: era +il compimento del suo disegno. Il qual disegno non +nacque già tutto intero per miracolosa fecondità di +genio, d’un sol getto e in un solo istante; ma fu lentamente +covato, preparato, compíto, perfezionato; il +che ne accrescerà agli occhi degl’intendenti il pregio +e la meraviglia.<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +</p> + +<p> +Fino alla marcia da Renna al Parco, Garibaldi +non ebbe ben ferme in mente che queste due idee: +portarsi sopra un terreno più propizio; tirare il nemico +fuori di Palermo per batterlo divisamente, potendo, +stancheggiarlo o scivolargli in mezzo, secondo +l’opportunità e la forza. +</p> + +<p> +Quando però la mattina del 24 si vide piombare +addosso, per due vie convergenti, una mole di nemici +anche più grossa della preveduta, e conobbe non restargli +pel momento altro scampo che una subita ritirata, +cammin facendo, meditando alla distretta in +cui si trovava, e compiendo rapidamente l’analisi e +la sintesi dei molti partiti che gli si affacciavano, allora +gli balenò l’ardito concetto di farsi della ritirata +lo strumento della vittoria, e intanto che il nemico +allucinato inseguiva la sua ombra sulla strada di +Corleone, marciare per l’opposta via all’assalto di +Palermo. +</p> + +<h3>XX.</h3> + +<p> +Ma i mezzi? Per l’opera, a dir vero, infaticabile +di Giuseppe La Masa, s’eran venuti raccogliendo sulla +vetta di Gibilrossa, centro dei monti che serrano Palermo +da sud-est, un grosso campo di squadriglie, armate +e istruite come sappiamo, ma che per le loro +marcie irrequiete, i loro fuochi numerosi, e gli innumerevoli +e altisonanti proclami coi quali il loro capitano +ne magnificava il numero e la fierezza, erano +riuscite fino allora a tenere in allarme il presidio di +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +Palermo, ed a coprire l’estrema destra del corpo garibaldino +da subitanei assalti. A dir il vero la prima +volta che queste bande ricevettero il battesimo del +fuoco, non fecero buona prova: al Parco anzi la mattina +del 26 chiamate in sostegno della minacciata destra +garibaldina, avevan dato volta ai primi spari, +gridando per giunta (insania della paura!) «al tradimento +di Garibaldi,<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>» e spargendo la loro fola e il +loro terrore fin dentro Palermo. Tuttavia erano intorno +a tremila; rappresentavano l’eletta militante +del paese; confusi nella turba battevano i cuori più +intrepidi della Sicilia, e non sarebbe stato giustizia, +oltre che prudenza, trascurarli. Garibaldi inoltre ne +aveva bisogno; sicchè salita la mattina stessa del 26 +Gibilrossa (da Misilmeri distante poche ore) e passato +a rassegna tutto il campo, ne ritrae così buona impressione, +che promette al La Masa di porre a capo +della colonna destinata alla marcia imminente su Palermo +i suoi «bravi Picciotti.» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +</p> + +<p> +Sceso però da Gibilrossa, ebbe uno scrupolo e volle +adempiere una formalità. Chiamati a consiglio, cosa +insolita, i suoi principali Luogotenenti, Sirtori, Türr, +Bixio, La Masa, Crispi, quando li vide tutti raccolti, +diresse loro questa breve parlata: «Voi sapete +che non ho mai radunato Consigli di guerra, ma le +circostanze in cui siamo mi vi inducono. Due vie ci +stanno davanti: l’assalto di Palermo, o la ritirata +nell’Isola. Scegliete.» +</p> + +<p> +Taluno dicesi fu per la ritirata, i più per l’assalto,<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a> +che era in quel caso, non solo il più eroico, +ma anche il più prudente partito, per non dirlo +senz’altro l’unico effettuabile. Allora Garibaldi, fedele +sempre al <i>tolle moras</i>, riunita la sua colonna al +campo di Gibilrossa e quivi raccolte tutte le sue +forze, dà nella sera stessa gli ultimi ordini per la +deliberata battaglia. L’assalto nel primo concetto +doveva effettuarsi nel cuore della notte, la partenza +quindi essere suonata per le prime ore della sera. Composte +le ordinanze colle squadre del La Masa e uno +stuolo de’ Mille per guida ed esempio alla testa; i +battaglioni del Bixio e del Carini al centro; le squadre +del Sant’Anna alla retroguardia; la colonna doveva +scendere da Gibilrossa pel sentiero dei Ciaculli che +va a cadere sulla strada di Porta Termini, poco lungi +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +da San Giovanni, e passato l’Oreto al Ponte dell’Ammiraglio +camminar diritta sulla città. L’ordine era: +marciar serrati e silenziosi; avvicinarsi quanto più +era possibile al nemico; giuntogli dappresso, rovesciar +alla baionetta ogni ostacolo e penetrare al più presto, +comunque, in Palermo. +</p> + +<p> +Se non che, come accade sovente anco agli eserciti +meglio ordinati, la marcia non cominciò per l’appunto +all’ora designata; il sentiero preso, soggiorno quasi +aereo di caproni selvatici, era oltre al preveduto aspro e +malagevole; i Picciotti posti alla fronte, inesperti di +marcie militari, molto più delle notturne, s’arrestano +ad ogni tratto per ombre ed allarmi immaginari; talchè +al sommar di tutte queste ragioni la colonna assalitrice +non potè sboccare sulla strada di Palermo che +allo spuntar dell’alba. Tuttavia non era per anco stata +avvertita da alcuno, e la sorpresa era sperabile sempre, +quando i Picciotti dell’estrema avanguardia, giunti ai +così detti <i>Molini della Scaffa</i> e scambiandoli forse per +le prime case di Palermo, alzano, probabilmente per +darsi coraggio, tale un clamore di grida, con accompagnamento +di fuochi, non sapremmo dire se di paura +o di gioia, che i Regi di guardia, appostati al Ponte +dell’Ammiraglio, ne sono riscossi in sussulto e corrono, +tutt’ora assonnati, alle armi. +</p> + +<p> +Di colpo improvviso non era più a parlarne, e non +restava che supplire colla subitaneità dell’assalto e la +forza dell’impeto alla fallita sorpresa. +</p> + +<p> +Lo comprese tosto Garibaldi; lo comprese Nino +Bixio, suo braccio destro; lo compresero quanti in +quella falange avevan anima di soldati e senso della +terribilità del momento. E prima di tutti l’avevan +compreso il prode Tükery e i suoi compagni dell’antiguardo; +i quali al primo grido, alla prima ombra può +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +dirsi del nemico, s’avventano su di lui a testa bassa, +e prima ch’egli abbia tempo di conoscere gli assalitori, +lo sforzano ad accettare la pugna. +</p> + +<p> +E da quel punto «avanti, addosso, alla carica +tutti.» I Regi, fortemente asserragliati dietro il Ponte +dell’Ammiraglio, spazzano con un turbine di moschetteria +e di mitraglia la via ed i campi: i Picciotti, nuovi +a quei cimenti a petto a petto, balenano, si sparnazzano, +scompigliano col rigurgito le schiere sopravvenienti +degli amici; ma non monta: il Bixio e il Carini +colle coorti di Calatafimi sopraggiungono al rincalzo; +i più animosi delle squadre stesse si mescolano agli +agguerriti compagni e fanno valanga; i Regi già vacillano, +già danno le spalle e il Ponte dell’Ammiraglio +è conquistato. +</p> + +<p> +Era un fausto preludio, ma non ancora la vittoria. +Restava ancora Porta Termini, chiave della città; restava +una seconda linea di nemici gagliardamente appostati +dietro case e barricate, protetti da numerose +artiglierie, fiancheggiati da una forte squadra, liberi +di piombare sui fianchi degli assalitori per le due +strade che dalla Porta Sant’Antonino e da Porta +de’ Greci convergono sulla via di Termini, e dentro +una cerchia di fuoco schiacciarli. Ma non era sfuggito +il pericolo a Garibaldi, il quale, provvedendo a +un punto all’attacco ed alla difesa, mandava quanti +branchi di squadre poteva raccogliere a custodire +quelle due vie, mentre ordinava un ultimo disperato +assalto alla Porta. E «al concitato imperio» non seguì +mai sì pronto «il celere obbedir.» +</p> + +<p> +Serrati, concordi, non contando i nemici, disprezzando +la morte, gareggianti solamente a chi prima +arriva, si slanciano di fronte i Mille: alla destra, avanzando +arditamente tra vigneti e giardini, li fiancheggiano, +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +condotti dall’intrepido Fuxa, manipoli di Siciliani; +da sinistra altri Picciotti e Cacciatori misti +insieme, guidati dal Sirtori e dal Türr, tengono in +iscacco i difensori della Porta Sant’Antonino: procombono +sul fulminato terreno, della bella morte de’ prodi, +Tükery, Rocco La Russa, Pietro Inserillo e Giuseppe +Lo Squiglio; giacciono feriti Benedetto Cairoli, Enrico +Piccinini, Raffaello Di Benedetto, Leonardo Cacioppo; +Bixio stesso, ferito al petto da una palla, se la estrae +da sè; ma i Napoletani, quasi sopraffatti da superstizioso +terrore, più non reggono alla diabolica irruzione. +Nullo, il Fieramosca della schiera, a cavallo, +ritto, intrepido, stupendo nella sua marziale eleganza +di cavaliere antico, ha già varcato, primo de’ primi, la +Porta, e dietro a lui, come torrente che rompa le dighe, +penetra da cento bocche la piena procellosa degli assalitori, +i quali dilagando rapidi per tutte le vie, +scacciando da ritta e da manca i residui dei nemici +resistenti, e portando in trionfo, più che seguendo, il +loro fatato Capitano, mondano Fiera Vecchia, il cuore +di Palermo. Eran forse le 6 del mattino; due ore eran +bastate alla prodigiosa vittoria, e il sole del 27 maggio, +il sole di San Fermo, illuminava un’altra volta +uno de’ più memorabili portenti del valore italiano. +</p> + +<h3>XXI.</h3> + +<p> +Palermo dormiva ancora. Sorpresi essi pure dall’inaspettato +assalto, già tratti in inganno da falsi allarmi +perfidamente simulati dalla Polizia, e minacciati +di morte coloro che al tuonar del cannone fossero trovati +per le vie, i Palermitani avevano alquanto esitato +prima di prestar fede ad un risveglio tanto fortunato; +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +e come gente non libera ancora dal sospetto d’un’insidia +o dal timore d’un’imprudenza, si tennero chiusi +e celati nelle loro case ad attendere che gli avvenimenti +colla stessa luce del giorno si rischiarassero. +Ma a poco a poco una finestra si socchiude; un uscio si +apre; una, dieci, cento persone cominciano a far capolino; +i più curiosi o i più animosi s’avventurano nella +strada; altri corrono a’ campanili a dar nelle campane; +la gran nuova si spande, il grande fatto si conferma, +e finalmente tutta la più gagliarda e patriottica parte +della popolazione (dir tutta la città sarebbe ancora +troppo presto) si precipita festante sui passi dei liberatori, +offre loro i primi conforti e i primi soccorsi +e si mesce al gran fiume della rivolta. +</p> + +<figure class="break-before"><a id="fill-096a-inl"></a> + <img src="images/ill-096a-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>Piano delle Operazioni +sotto PALERMO (<a href="images/ill-096a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<p> +E non v’era un istante da perdere. Alle 6 del +mattino la situazione dei due belligeranti, per dirlo +alla moderna, era questa: i ribelli occupavano precariamente +Fiera Vecchia, e il tratto della città compreso +tra la Porta Sant’Antonino e Porta Termini, +meno alla destra la caserma di Sant’Antonino e, più +a sinistra, i dintorni dell’Orto botanico; i Regi invece: +Porta Montalto, Palazzo Reale, Porta Macqueda, +il Castellamare, tutta la Marina; quanto dire quattro +quinti della perifería. +</p> + +<p> +E alla tattica bontà delle posizioni rispondeva la +forza del numero e la ricchezza de’ mezzi di guerra. +Per la rivolta ottocento camicie rosse<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a> stremate, indigenti +d’ogni cosa, e da tre ai quattromila Picciotti +armati e agguerriti come sappiamo; per il Borbone +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +ventimila soldati ben istrutti, ben pasciuti, straricchi +d’artiglierie, di munizioni, di viveri, d’ogni ben di +Dio, fiancheggiati da quattro fregate, protetti da due +forti e da numerose caserme, massiccie quanto i forti, +padroni di tutte le loro comunicazioni, liberi d’essere +soccorsi dal mare e dalla terra, quando che sia. +</p> + +<p> +Però nulla di più precario, di più incompiuto, di +più periglioso della vittoria garibaldina. Tutta la loro +conquista poteva dirsi la conquista d’una mina, che +da un istante all’altro poteva saltare e seppellirli sotto +monti di rovine. Conveniva dunque strapparne subito +al nemico le miccie o, per uscir di metafora, metter +Palermo in istato di difesa, allargarvi quanto più era +possibile la rivolta, rompere la cerchia nemica, occuparne +i principali punti strategici, assicurarsi infine +quelle tre condizioni indispensabili ad ogni guerra: +posizioni per combattere; comunicazioni per manovrare; +base d’operazione per rifornirsi. +</p> + +<p> +E a tutto ciò fu, con maravigliosa rapidità, provveduto. +Garibaldi, appena raccolta la sua gente, si inoltrava +fino al Palazzo Pretorio e vi piantava il suo +Quartier generale; occupava i quattro Cantoni, centro +delle due grandi vie che segano in croce la città, e +vi si asserragliava; istituiva un Comitato provvisorio, +di cui faceva capo il dottor La Loggia e poco dopo +una Commissione delle barricate, di cui eleggeva +presidente il duca Della Verdura; chiamava di nuovo +tutti i Palermitani alle armi, ed abbozzava un primo +nucleo di guardie nazionali; spingeva, non senza combattimenti, +i suoi avamposti verso Palazzo Reale fino +a Piazza Bologna, e verso Porta Macqueda fino alla +Villa Filippina; faceva nella giornata stessa attaccare +la caserma di Sant’Antonino rimasta in potere dei +Regi, e prima di sera se ne impadroniva; infine trasfondeva +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +in tutti i petti un raggio della sua serenità +e una favilla della sua fede, forze inespugnabili. +</p> + +<p> +E ciò non ostante il generale Lanza era sempre +arbitro, purchè l’avesse voluto, del campo. Un istante +d’energia, un contrassalto ben combinato, uno sforzo +appena volonteroso di que’ ventimila uomini, e Palermo +tornava sua. Ma era chieder troppo a siffatto Capitano +ed a siffatto esercito. Però l’unica prodezza, di +cui l’uno e l’altro furono capaci, fu il bombardamento; +e già fin dalle 10 del mattino, dai forti di Castellamare +e dalla Squadra ancorata di faccia a Toledo, +cominciò a piovere sulla città, principalmente +ne’ dintorni di Palazzo Pretorio, un nuovo diluvio di +granate e di bombe; sprezzato, a dir vero, dai combattenti, +e in sulle prime poco dannoso alla città, ma +preludio di rovina maggiore. +</p> + +<p> +L’indugio invece fu la fortuna dei ribellati. Giuseppe +Sirtori, a capo d’una mano di Legionari e di Picciotti, +fatta base il convento de’ Benedettini, riusciva +ad impadronirsi del bastione di Montalto, punto avanzato +sulla sinistra del Palazzo Reale; quasi contemporaneamente +un’altra compagnia de’ Mille, Bergamaschi +quasi tutti, guadagnava, non senza fiera lotta, +la Piazza della Matrice e i dintorni del Burrone, del +Papireto e di Porta Sant’Agata; sicchè per queste +conquiste venivano tagliate le comunicazioni tra il Castello +ed il Palazzo Reale, e gli approcci della rivolta +avvicinati sempre più agli estremi baluardi della resistenza +nemica. E quel che accresceva la maraviglia, +era che ogni barricata sorgeva sotto il diluviare delle +bombe; ogni palmo di terreno era guadagnato fra il +crepitar degl’incendi, il crollar delle case, le urla +delle vittime sepolte sotto le rovine, o trucidate nella +fuga dalla ferina vendetta soldatesca. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +</p> + +<p> +Infatti il bombardamento dopo alcune ore di sosta +aveva ripreso, nel 28 mattina, continuando fin nel +cuore della notte con frenetica rabbia e facendo della +miseranda, ma invitta città, un immane sterminio. +Il vasto e ricco monastero di Santa Caterina ardeva +tutto intero, assieme al lungo tratto di botteghe e di +case che rispondevano sulla Strada Toledo: il Palazzo +arcivescovile era saccheggiato, i ricchi monasteri dei +Sette Angioli e della Badia Nuova saccheggiati e incendiati, +il palazzo del principe di Carini distrutto; +quelli del principe di Cutò e del marchese d’Artale +smantellati. «In un remoto chiassuolo della città (scriveva +un egregio Palermitano, spettatore della terribile +tragedia<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>), presso alla Via del Pizzuto, la esplosione +d’una sola bomba cagionava lo scempio di ventidue +innocenti, ed erano in maggior parte donne e +bambini: orrendo spettacolo quello di corpi oscenamente +mutilati e squarciati, spettacolo commovente +e pietoso quello d’intere famiglie, nude, raminghe, +con vecchi e infermi che trascinavansi a stento e fuggivano +gli abbattuti lor tetti. D’un subito, nella zona +superiore della città, a dritta del Palazzo regio, sollevasi +un vortice caliginoso di fiamme: ed è il bruciamento +e la distruzione di tutto un quartiere. Dal +Palazzo le napoletane milizie procedono verso la Piazza +Grande e la Piazzetta de’ Tedeschi: la insurrezione +ha preso appena a minacciar da quel lato; ed ecco i +soldati trapassare di casa in casa, scassinare le porte, +saccheggiare e disperdere quanto vi si trovasse per +entro, macellarvi i sorpresi e sbigottiti abitanti ed +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +appiccarvi l’incendio. A chi fuggiva sì traea co’ moschetti; +a chi chiedeva mercede s’insultava, poi si +dava la morte: s’inducevano i miseri a ricattarsi svelando +le preziosità e le masserizie nascoste, e, appagata +la rapace ingordigia, seguivano le ferite e il sangue; +si stupravano donne e fanciulle, poi scannavansi, +e dopo loro i padri, i mariti, i fratelli: il nome del +Re suonava da’ manigoldi acclamato fra le strida che +sfuggíano alle vittime: e di quelle immanità e di quei +fatti potrebbero allegarsi senza fine gli esempi, e non +era guerra, ma eccidio efferato e vilissimo eccidio, non +da uomini, ma da bestie crudeli. Il fuoco infuriava +quel giorno per vasto recinto di edifici e di strade; +infuriava nella notte e ne’ due giorni seguenti; e in +quell’accesa fornace cuocevano e soffocavano umane +creature, senza difesa e senza scampo immolate.» +</p> + +<p> +Mille e trecento furono le bombe lanciate dal Castello +e dalla Squadra senza contar le palle e la mitraglia: +cinquecento trentasette i cadaveri ufficialmente +numerati fino al 12 giugno.<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a> Orrendo scempio +che Lord Brougham nel Parlamento inglese pareggiava +al neroniano e Lord Palmerston aggiungeva: «indegno +del nostro tempo e della nostra civiltà.<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>» +</p> + +<h3>XXII.</h3> + +<p> +La mattina del 29, con gran stupore dei bombardati, +il bombardamento taceva; ma dell’inattesa tregua +varie le cagioni, nessuna di pietà. Nella notte +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +dal 28 al 29 due piroscafi della Squadra regia portavano +da Termini a Palermo un reggimento di Bavaresi, +col rinforzo de’ quali il Generalissimo borbonico +aveva contato di tentare una sortita generale di tutte +le sue forze, onde ricuperare i posti perduti la vigilia. +Ora così per non molestare il passaggio dalla Marina +al Palazzo Reale de’ nuovi arrivati, come per evitare +il rischio di colpire i propri soldati durante il +premeditato assalto, il generale Lanza aveva dato +l’ordine che il bombardamento rallentasse per alcune +ore, limitandosi a battere i dintorni di Castro Pretorio, +nido della rivolta.<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a> Ma invano. Per tutta quella +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +giornata si combattè nuovamente al bastione di Montalto, +all’Annunciata, ai Benedettini, al Duomo: in +quest’ultimo punto anzi i Regi, sorpresi i Picciotti del +Sant’Anna, ebbero alcune ore di sopravvento; ma poi +sopraggiunti gli ormai terribili Cacciatori, riannodatesi +le squadre, apparso Garibaldi, tutti i posti furono +o conservati o ripresi, ed ai Regi toccò nuovamente +di riparare a’ loro quartieri, più che vinti +disperati di vincere; e riadorni soltanto di quei sanguinosi +allori, a cui oramai sembravano aspirare: il +saccheggio di nuove case e l’eccidio di nuove vittime. +</p> + +<p> +Gli è che i soldati del Borbone non si battevano +più. Quei tre fatti miracolosi della vittoria di Calatafimi, +della ritirata del Parco e della sorpresa di Palermo +avevano ispirato ne’ loro petti tale un superstizioso +terrore, che era oggimai più forte d’ogni legge +di disciplina e d’ogni punto d’onore. Per essi Garibaldi +era ormai invincibile; vedevano in lui un essere +privilegiato, protetto da una potenza sovrumana, contro +la quale ogni forza terrestre doveva soccombere. +Si spacciavano sul suo conto le più strane fole: chi +lo diceva stregato; chi aggiungeva che fin da bambino +fosse stato inoculato con un’ostia consacrata; +e poichè gli ufficiali stessi per onestare la loro dappocaggine +accreditavano queste insensatezze, non era +più a sperarsi da siffatto esercito alcun atto, non che +di energia, di decorosa resistenza. +</p> + +<p> +Il Lanza però non aveva confidato soltanto sulla +forza: un po’ di frode ad assodar l’opera gli era parsa +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +giovevole. Infatti fin dal 28 mattina egli si era rivolto, +per mezzo d’un ufficiale della regia Marina, +all’ammiraglio Mundy, comandante in capo della +Squadra inglese,<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a> per pregarlo d’un favore, all’apparenza +innocentissimo: di voler soltanto ricevere al suo +bordo due Generali dell’esercito regio incaricati di conferire +con lui; procacciando unicamente che, durante +le conferenze, i ribelli sospendessero le ostilità e i due +Generali potessero aver libero passo traverso le linee +nemiche sotto la protezione della bandiera britannica. +</p> + +<p> +L’agguato era ben preparato, e se gli riusciva, il +Generale borbonico otteneva in un colpo solo parecchi +scopi: metteva in tutela della bandiera britannica +l’assisa, quanto dire, la causa borbonica; otteneva dai +ribelli, mercè una mediazione potente, una sospensione +d’armi, e ciò senza essere costretto a richiederla egli +stesso al disprezzato avventuriero. Ma quanto il laccio +era sottile, altrettanto era acuto l’occhio dell’Inglese, +e scivolandogli in mezzo con destrezza e prudenza, faceva +al Commissario del Re questa risposta: «Prontissimo +alla conferenza, lietissimo di ricevere a bordo +della sua ammiraglia i due Generali che gli erano +annunziati; ma quanto al loro passaggio traverso le +linee degl’insorti, necessario richiederlo al generale +Garibaldi che solo aveva diritto di darlo.<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>» Non era +questa la conclusione che il Borbonico s’aspettava, +anzi era precisamente quella che più di tutte aborriva; +ma ciò non ostante, per quanto egli tornasse all’assalto +con nuove missive anche più ambigue e capziose, +l’Ammiraglio non si smosse d’una linea dalla prima +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +sua risposta, sventando così colla sua accorta tenacia +una trama che intendeva a fare lui complice, e l’Inghilterra +stromento della politica borbonica.<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a> +</p> + +<p> +Astretto da questa repulsa a non confidare più che +nell’armi; ma nell’armi, dopo i falliti assalti del 29, +non avendo più fiducia, il Generale borbonico si sentì +a un tratto mancare quell’ultimo residuo, non diremo +certo di coraggio, che non ebbe mai, ma di dignità +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +umana e di pudore soldatesco che ancora gli era rimasto, +e senza nulla dire al Mundy, all’improvviso, +come preso da subitaneo terrore, scrisse al filibustiere, +fino a ieri schernito, questa lettera quasi incredibile: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="center"> +«<i>Il generale Lanza a S. E. il general Garibaldi.</i> +</p> + +<p class="indr"> +»Palermo, 30 maggio 1860. +</p> + +<p> +»Avendomi l’Ammiraglio inglese fatto sapere che riceverebbe +con piacere a bordo del suo vascello due de’ miei +Generali, affine di aprire con Lei una conferenza, della quale +l’Ammiraglio stesso sarebbe il mediatore, purchè Ella consenta +a conceder loro un passaggio traverso le sue linee; +io la prego di farmi conoscere se vuole consentirvi, e in caso +affermativo (supponendo le ostilità sospese da ambe le parti), +io la prego di farmi sapere l’ora in cui la detta conferenza +dovrà cominciare. Sarebbe allo stesso tempo utile che Ella +accordasse una scorta ai summenzionati due Generali, dal +Palazzo Reale alla Sanità, dove essi s’imbarcheranno per +andare a bordo. +</p> + +<p> +»In attesa d’una sua risposta, ec. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Ferdinando Lanza</span>.<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>» +</p> +</div> + +<p> +«Quale non doveva essere l’avvilimento dell’esercito +regio (scrive lo stesso ammiraglio Mundy), perchè +l’<i>alter ego</i> d’un Sovrano acconsentisse a scrivere una +lettera sì umiliante. L’uomo che fino a quel momento +era stato stigmatizzato cogli epiteti più vituperosi dell’umana +natura e denunziato nei proclami come un +pirata, un ribelle, un filibustiere, eccolo elevato al titolo +ed al rango di Generale e d’Eccellenza! Ciò equivaleva +ad una ricognizione del suo carattere d’uguale, +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +e ad una confessione d’impotenza di sottometterlo +colla forza.<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>» +</p> + +<p> +E questo pure dovette sentire Garibaldi; ma disprezzando +in cuor suo le antiche e nuove codardíe +del suo avversario e pensando solo a trarne profitto, +rispose all’istante al Commissario di Francesco II +esser pronto alla propostagli conferenza; fissarla per +le due pomeridiane del giorno stesso; avrebbe fatto +immediatamente sospendere il fuoco de’ suoi, e accordato +il passo e la scorta a’ due Generali regi. +</p> + +<h3>XXIII.</h3> + +<p> +Se non che verso le 10 antimeridiane dello stesso +giorno (30 maggio), dopo cioè che Garibaldi ebbe mandato +a tutti i suoi posti l’ordine di cessare da ogni +ostilità, un inatteso avvenimento rischiava di mettere +in forse con un sol colpo tutta la conquistata fortuna. +La colonna di Von Meckel e del Bosco, in maggior +parte composta di Bavaresi, dopo aver per tre giorni +perseguíto vanamente l’Orsini (il quale, inchiodati i +cannoni e bruciati gli affusti, era riuscito a scamparla, +sperdendosi per le campagne al di là di Giuliana), +quella colonna, dicevamo, risaputa alla fine la notizia<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a> +che quel Garibaldi, da essi sognato fuggiasco sulla +strada di Corleone, accampava già in Palermo, era +tornata quanto più veloce aveva potuto sui suoi passi, +e appunto la mattina del 30 maggio compariva innanzi +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +a Porta Termini<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a> e ne assaliva la barricata +che la custodiva. Le squadre di guardia al posto ributtarono, +com’era debito loro, l’inatteso nemico; +questi incalzò più risoluto che mai, e la fucilata si accese +vivacissima da ambe le parti. Indarno il luogotenente +Wilmot, <i>ufficiale di bandiera</i> dell’ammiraglio +Mundy, che per caso di là passava diretto al Castro +Pretorio, sventolava il suo bianco fazzoletto e gridava +agli assalitori: una tregua essere pattuita; fedifrago +l’assalto; doverosa la ritirata; que’ Bavaresi, o avessero +meditato un’insidia o la temessero, non vollero +intendere ragione. Allora il combattimento si +accanì più che mai: e a chi contava il numero soverchiante +degli aggressori non era difficile prevederne +il risultato. I Picciotti resistevano del loro meglio; una +compagnia de’ Mille, guidata dall’intrepido Carini, tratteneva +ancora per alcuni istanti quella piena irrompente; +ma ferito gravemente ad un braccio lo stesso +Carini, caduti molti de’ suoi, crescente l’irruzione nemica, +la barricata sarebbe stata certamente perduta e +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +la via aperta fino a Fiera Vecchia, se la fortuna non +avesse voluto che presso il generale Garibaldi stesse in +quel momento, inviato dal Lanza, l’ufficiale di Stato +Maggiore regio, Nicoletti, il quale, udito l’evento e invitato +con acerbe parole dallo stesso Garibaldi a cessare +quella perfidia, accorse sul luogo del conflitto e colla +sua assisa ed autorità riuscì a persuadere quei, non +sappiamo se testardi o astuti Tedeschi, se non a ritirarsi, +come avrebbero dovuto, a restar nei posti indebitamente +conquistati.<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a> +</p> + +<p> +Superato anche questo nuovo periglio, indossata +ancora la sua vecchia uniforme di Generale piemontese +(divenuta buona un’altra volta), accompagnato +dal solo Crispi,<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a> poco prima delle due pomeridiane si +mosse per recarsi al convegno fissato. Al Molo della +Sanità l’aspettava la lancia dell’<i>Hannibal</i>: quivi il +caso volle che arrivassero nello stesso punto il generale +Letizia ed il generale Chretien; sicchè la medesima +barca li tragittò insieme al bordo dell’Ammiraglio +inglese. Colà giunti, i Generali borbonici lasciarono +il passo a Garibaldi; l’Ammiraglio, così a lui, come +a’ suoi avversari, fece rendere i dovuti onori militari +e li invitò ad entrare nella sua cabina.<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a> Non appena +radunati però, quasi preliminare al trattato che stava +per cominciare, sorse un singolare litigio, che qualificò +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +subitamente agli occhi dell’Inglese il diverso carattere +de’ negoziatori da lui ospitati al suo bordo. +</p> + +<p> +L’ammiraglio Mundy per rendere più solenne la +conferenza e porne la fede sotto il suggello di autorevoli +testimonianze, aveva invitato ad assistere alla +conferenza anche i Comandanti dei legni da guerra +Francese, Americano e Sardo ancorati nello stesso +porto, ed essi, accettato l’invito, stavano già sul ponte +all’arrivo de’ negoziatori ed eran loro stati presentati. +Quando però il generale Letizia li vide entrare assieme +a tutti gli altri nella cabina dell’Ammiraglio +e disporsi ad assistere alla conferenza, si fece innanzi +e dichiarò ch’egli non era preparato ad intraprendere +alcun negoziato alla presenza di quei Capitani stranieri, +sicchè richiedeva formalmente che si ritirassero. +Nè a questo si fermò. Soggiunse, «che quantunque +egli avesse consentito a incontrare il generale Garibaldi +a bordo della nave britannica, egli non intendeva +riconoscergli alcuna officiale capacità, nè molto +meno conferire con lui sopra qualsivoglia soggetto. +Ogni mediazione, continuava egli, doveva aver luogo +tra l’Ammiraglio inglese, lui ed il suo collega; e al +generale Garibaldi non restava che confermare o +disapprovare le parole del trattato che si fossero per +usare. Queste le istruzioni da lui ricevute dal generale +Lanza e dalle quali egli non poteva nè voleva dipartirsi.<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a>» +</p> + +<p> +A questa inattesa parlata, il cui senso era aggravato +dal tuono dittatorio con cui era proferita, la +sorpresa fu generale. L’Ammiraglio però, rotto per il +primo il silenzio e raccomandata la calma e la temperanza, +stimava suo debito chiedere prima d’ogni +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +cosa, se anche il generale Garibaldi aveva da muovere +qualche obbiezione circa alla presenza dei Comandanti +stranieri. A cui Garibaldi rispose che ogni +concerto preso dall’Ammiraglio inglese gli sarebbe +stato gradito, e che quanto ai signori Comandanti era +lieto di vederli rimanere. Ma nemmeno a questa lezione +di tolleranza e cortesia il generale Letizia volle +darsi per vinto, e arzigogolando cavillosamente sulle +parole della lettera scritta la mattina dal generale +Lanza, ribadì la sua tèsi che «i negoziati dovevano +correre tra l’inglese Ammiraglio e gli incaricati napoletani, +e il generale Garibaldi non dover prendervi +alcuna parte.» Alla caparbia malafede del Napoletano +proruppero indignati, tanto il capitano francese Lefebre, +quanto l’americano Palmer; «solo il marchese +D’Aste, antico ufficiale sardo, restò silenzioso;<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a>» finalmente +lo stesso ammiraglio Mundy interveniva a cessare +l’alterco, protestando apertamente che, «se il generale +Letizia non consentiva a trattar personalmente +col generale Garibaldi e in presenza dei Capitani esteri, +egli sarebbe obbligato di rimandare tutti a terra, e +dichiarare rotti i negoziati.<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a>» +</p> + +<p> +A sì aperto e risoluto linguaggio il generale Letizia +finì col rassegnarsi, e riconosciuta al generale +Garibaldi la parte che gli spettava, le trattative s’avviarono. +I quattro primi articoli della convenzione +proposta passarono senza contraddizione o discussione +di sorta; giunti al 5º: «Che la Municipalità rassegnasse +un’umile petizione a Sua Maestà il Re, esprimendogli +i reali bisogni della città.» — «No!» proruppe +con veemenza Garibaldi; e alzandosi di scatto soggiunse: +«Il tempo delle umili petizioni o al Re, o a +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +chicchessia, è passato; inoltre non ci sono più Municipalità.... +La Municipalità sono io. Io rifiuto il mio +consenso. Passiamo alla sesta ed ultima proposta.» +</p> + +<p> +All’udir queste parole sdegno e stupore si dipingono +sul volto del generale Letizia, e sgualcendo la +carta che stava spiegata sulla tavola, esclama: «Allora +se questo articolo non è concesso, ogni comunicazione +cessa fra di noi.<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a>» +</p> + +<p> +Garibaldi, il quale fino all’enunciazione del quinto +articolo avea sempre serbato un calmo e imperturbato +contegno, a quell’ultima albagiosa dichiarazione +del suo avversario non seppe più frenarsi. «Egli denunciò +in termini eccessivi<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a> la mancanza di buona +fede, anzi l’infamia della Reale Autorità nel permettere +che truppe mercenarie, mentre una bandiera di +tregua sventolava, attaccassero le italiane, le quali +avevano avuto l’ordine di cessare il fuoco. Ed altre +cose anche più appassionate soggiunse Garibaldi; a +cui replicò con violenza non disuguale, ma certo con +minor giustizia il suo antagonista. Sicchè l’Ammiraglio +fu costretto di nuovo ad interporsi non solo per +rimettere la calma fra i disputanti, ma per raddrizzare +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +le torte argomentazioni, con cui il negoziatore +napoletano continuava a sillogizzare.» +</p> + +<p> +A tal punto Garibaldi, credendo ormai compiuta +la rottura de’ negoziati, si levò dalla sua sedia e fece +atto di disporsi alla partenza; «ma tale non appariva +in alcuna guisa l’intenzione del Generale borbonico.<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a>» +Anzi dopo essersi consultato alquanto col +suo collega, si rivolse di nuovo al suo avversario, annunziandogli +che egli consentirebbe a cassare il quinto +articolo della convenzione, quantunque sapesse che +per quella concessione egli incontrerebbe il disfavore +del suo Generale in capo. +</p> + +<p> +E dopo questa dichiarazione tanto maravigliosa ed +inattesa, quanto lo erano state fino allora tutte le parole +del negoziatore regio, l’armistizio fu prolungato +fino alle nove del mattino seguente, al solo fine di +concordare definitivamente i punti controversi e di +ottenere dal Commissario <i>alter ego</i> del Re la ratifica +dei già patteggiati. Prima di lasciar l’<i>Hannibal</i> però +il generale Garibaldi, cogliendo il momento in cui +l’ammiraglio Mundy s’era stretto in privato colloquio +co’ due Inviati regi, si traeva in un canto col capitano +Palmer e col marchese D’Aste, e susurrò loro in tutta +fretta e in gran secretezza: essere allo stremo di munizioni; +questo il suo pensiero più tormentoso; lo soccorressero, +se potevano, in quella necessità; avrebbe +pagato un pacco di cartuccie a peso d’oro. Il capitano +D’Aste non volle dare neanche un grano di polvere; +il Capitano americano crediamo che desse la +poca che aveva; al resto pensò la Provvidenza! +</p> + +<p> +Ma sia che l’ultima impressione ricevuta da Garibaldi +fosse che il pattuito armistizio non potesse +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +durare oltre il vegnente mattino; sia ch’egli mirasse +a trar profitto delle pretese esorbitanti del nemico, +e della sua sdegnosa risposta per infiammare vieppiù +gli animi già accesi de’ Palermitani, giunto a Palazzo +Pretorio fece tosto pubblicare questo Manifesto: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Siciliani! +</p> + +<p> +»Il nemico mi ha proposto un armistizio. Io ne accettai +quelle condizioni che l’umanità dettava di accettare; cioè: +ritirar famiglie e feriti; ma fra le richieste, una ve n’era +umiliante per la brava popolazione di Palermo, ed io la rigettai +con disprezzo. Il risultato della mia conferenza di +oggi fu dunque di ripigliare le ostilità domani. Io ed i miei +compagni siamo festanti di poter combattere accanto ai figli +del Vespro una battaglia, che deve infrangere l’ultimo anello +di catene con cui fu avvinta questa terra del genio e dell’eroismo.» +</p> +</div> + +<p> +Alla lettura del fiero bando la città intera, può +dirsi, si versò a Palazzo Pretorio per udire dalle labbra +del Dittatore, quasi per leggere sul suo viso, la +conferma della grande nuova. E Garibaldi, apparso al +balcone di Palazzo Pretorio, parlò come sapeva parlare +lui tutte le volte che il cuore lo ispirava, e la +grandezza degli avvenimenti s’accordava alla lirica intuonazione +della sua tribunizia eloquenza. Però quando +disse: «Il nemico mi ha fatto delle proposte che io +credei ignominiose per te, o Popolo di Palermo, ed io +sapendoti pronto a farti seppellire sotto le ruine della +tua città le ho rifiutate....» un urlo, un urlo solo fu +la risposta di quel popolo divenuto delirante: «Guerra, +guerra;» e le donne stesse con parola anche più espressiva: +«Grazie, gridavano al Generale, grazie;» e gli inviavano +baci e benedizioni.... «E dal fondo della piazza +(soggiunge uno de’ Mille testimonio alla gran scena) +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +gli mandai un bacio anch’io. Credo che Garibaldi non +sia mai stato visto sfolgorante come in quel momento +da quel balcone; l’anima di quel popolo pareva tutta +trasfusa in lui.<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a>» Nè furono parole soltanto: ogni +uomo armato corse a prendere il suo posto di combattimento: +quante braccia erano atte lavorarono +l’intera notte al compimento delle barricate; e per +supplire alla mancata luminaria delle bombe e delle +granate, Palermo illuminò tutte le sue case, se non è +meglio dir le sue rovine, come fosse alla vigilia di una +festa. +</p> + +<p> +Risapute però queste nuove, anche i Generali borbonici +vennero a miglior consiglio, e nella mattina +del 31 lo stesso generale Letizia tornava al Dittatore +per ripigliare gli interrotti negoziati e chiedergli un +armistizio indefinito. Tanto non poteva concedere Garibaldi; +consentì bensì ad una tregua di tre giorni, +e fu in questi capitoli stipulata: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«1º La sospensione delle ostilità resta prolungata per +tre giorni, a contare da questo momento che sono le 12 meridiane +del dì 31 maggio: al termine della quale S. E. il +Generale in Capo spedirà un suo aiutante di campo onde +di consenso si stabilisca l’ora per riprendersi le ostilità. +</p> + +<p> +»2º Il Regio Banco sarà consegnato al rappresentante +Crispi segretario di Stato, con analoga ricevuta, ed il distaccamento +che lo custodisce andrà a Castellamare con armi +e bagaglio. +</p> + +<p> +»3º Sarà continuato l’imbarco di tutti i feriti e famiglie, +non trascurando alcun mezzo per impedire qualunque sopruso. +</p> + +<p> +»4º Sarà libero il transito dei viveri per le due parti +combattenti, in tutte le ore del giorno, dando le analoghe +disposizioni per mandar ciò pienamente ad effetto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +</p> + +<p> +»5º Sarà permesso di contraccambiare i prigionieri Mosto +e Rivalta con il primo tenente Colonna ed altro ufficiale o +capitano Grasso. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Il Generale in Capo</i><br> +»Firmato: <span class="smcap">Ferdinando Lanza</span>. +</p> + +<p class="indl"> +»<i>Il Segretario di Stato<br> +»del Governo Provvisorio di Sicilia</i><br> +»Firmato: <span class="smcap">Francesco Crispi</span>.» +</p> +</div> + +<p> +Taluno censurò il vincitore di aver concesso al +nemico una tregua troppo lunga; noi pensiamo altrimenti. +Per fermo i Regi potevan ricevere nuovi +rinforzi; ma che importavano oramai alcune migliaia +di nemici di più, se mancava tra di loro la +mente che governasse e il cuore che combattesse? Per +la rivolta invece ogni ora che passava era un passo +alla vittoria: lo scoramento nelle file avversarie cresceva, +le diserzioni moltiplicavano, la città s’agguerriva, +e s’abituava all’idea della lotta disperata; e +frattanto i Mille si ristoravano, le munizioni si risarcivano, +le difese si perfezionavano, i soccorsi sperati +o promessi dal Continente o arrivavano o potevano +arrivare, come sarebbe stato debito loro.<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a> +</p> + +<p> +Oltre a ciò nella generosità di Garibaldi s’ascondeva +un grande concetto non meno politico che umanitario. +Nessuno più di lui sentiva che quella era +guerra civile, e quel pensiero fisso di renderla quanto +più fosse possibile umana e pietosa sarà, nella calma +sentenza de’ posteri, non ultima gloria della sua eroica +vita. Quei soldati, lo diceva ad ogni istante, eran nostri +<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> +fratelli; lo diceva a’ suoi seguaci consigliandoli ad +essere miti; lo diceva a’ nemici stessi, se qualcuno gliene +compariva dinanzi o prigioniero o disertore; e solo +dicendolo faceva proseliti e diradava le file nemiche. +La generosità in quel caso era virtù ed arte insieme; +e quando vedremo l’esercito borbonico squagliarsi e +quasi sfumare innanzi ai passi di Garibaldi che li incalzava +col sorriso sulle labbra e l’offerta del ritorno +alle loro case, intenderemo quanto quella virtù fosse +utile e quell’arte profonda. +</p> + +<p> +Nè quei tre giorni li passò inerti. Intanto che i +suoi Luogotenenti attendevano al riordinamento delle +milizie, e i Palermitani al perfezionamento delle barricate, +e il Crispi a prender possesso del Palazzo di Finanza, +dove trovava cinque milioni di ducati, insperato +tesoro per quei cenciosi conquistatori partiti da +Quarto con trentamila franchi; Garibaldi pensava a +dare all’improvvisato Governo di Palermo una forma +più regolare e compíta, istituendo un Ministero, in cui +il Crispi riteneva il portafoglio dell’interno e delle +finanze, il barone Pisani gli esteri, il canonico Ugdulena +il culto e la pubblica istruzione, un Raffaele i lavori +pubblici, un Guarnieri la giustizia, e l’Orsini, +riuscito miracolosamente a traforarsi il giorno 2 in +Palermo, con tutti i suoi cannoni e i suoi uomini, il +Ministero della guerra. +</p> + +<p> +I Napoletani, all’opposto, non riuscirono che a rendere +sempre più manifesta la loro impotenza. Non appena +infatti fu conchiuso il primo armistizio, il generale +Letizia partiva per Napoli per comunicarne il +testo al suo Re ed al suo Governo, dipinger loro il +vero stato delle cose, e richiederne le istruzioni per la +condotta avvenire. Ruppe in amari rimbrotti il Re, +e sola sua risposta fu che si riprendesse Palermo a +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +viva forza, anche a costo di raderla al suolo; ma tale +non fu il consiglio nè la risposta de’ suoi Ministri, i +quali già affaccendati ad ottenere la mediazione delle +estere Potenze, fecero capire al Letizia che quel mezzo +del bombardamento sarebbe stato esiziale a tutto il +Regno, e che, se altra via non s’apriva per ricuperar +Palermo, era minor danno abbandonarlo. Se lo +tenne per detto il Letizia; e convinto oramai che il +Governo di Napoli non aveva più nè volontà, nè speranza +di vincere, riportò queste notizie e impressioni +al regio Commissario in Palermo. Il quale, sperimentata +già vana la forza delle bombe, non sapendo, nè +osando confidar in quella delle baionette, delle quali, +se voleva vincere, gli conveniva mettersi alla testa; +sconfidando sempre più nella fedeltà delle truppe e temendo +una sedizione della flotta;<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a> ma tremando forse +più per sè stesso, si decise a chiedere un prolungamento +all’armistizio d’altri tre giorni, prodromo evidente +della resa finale. E Garibaldi accondiscese ancora; ed +ancora il suo naturale accorgimento non l’ingannò. +</p> + +<p> +Infatti il 6 giugno i negoziati furono ancora ripresi, +e senza molta difficoltà condussero alla Convenzione +seguente: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«1º Gl’infermi (dell’armata regia) che giacciono in ambedue +gli ospedali od in altri luoghi dovranno essere imbarcati +colla maggiore sollecitudine. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> +</p> + +<p> +»2º Le truppe regie che si trovano in Palermo avranno +la scelta di abbandonare la città per terra o per mare con +equipaggi, materiali da guerra, artiglieria, cavalli, bagagli, +famiglie e tutto ciò che loro spetta, comprese le munizioni +rinchiuse in Castellamare. A S. E. il tenente generale Lanza +viene concesso di abbandonare Palermo per mare o per terra +a sua scelta. +</p> + +<p> +»3º Qualora si scegliesse la via di mare, si darà principio +allo sgombramento caricando i materiali da guerra, gli equipaggi +e parte dei cavalli e delle altre bestie da soma; le +truppe rimarranno ultime. +</p> + +<p> +»4º Tutte le truppe s’imbarcheranno sul Molo, e quindi +prenderanno provvisoriamente alloggio nel quartiere dei +Quattroventi. +</p> + +<p> +»5º Il generale Garibaldi lascierà Castelluccio, il Molo +e la batteria del Faro senza atti di ostilità. +</p> + +<p> +»6º Il generale Garibaldi consegnerà tutti gl’infermi ed +i feriti (delle truppe regie) che si trovassero in suo potere. +</p> + +<p> +»7º I prigionieri saranno scambiati da ambe le parti +senza distinzione di grado o di numero, e non uomo per uomo. +</p> + +<p> +»8º Sette prigionieri (non militari) rinchiusi in Castellamare +saranno messi in libertà tosto che sia compíto l’imbarco +delle truppe e totalmente sgomberato il forte Castellamare. +Questi prigionieri verranno condotti dalla guarnigione +sul Molo e quivi consegnati. +</p> + +<p> +»Ritenuti tutti i sovraccennati articoli, si aggiunge in +una clausola addizionale che la guarnigione sarà spedita per +la via di mare ed imbarcata sul Molo di Palermo. +</p> + +<p class="indl"> +»6 giugno 1860. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span> +</p> + +<p> +»Con procura di S. E. il Luogotenente generale <span class="smcap">Lanza</span>, +Comandante del Corpo delle truppe regie: +</p> + +<p class="indl"> +»V. <span class="smcap">Bonopane</span>,<br> +»<i>Colonnello e Capo dello Stato Maggiore.</i> +</p> + +<p> +»L. <span class="smcap">Letizia</span>, march. di Mompellieri, <i>generale</i>.» +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> +</p> + +<h3>XXIV.</h3> + +<p> +La nuova dell’entrata di Garibaldi nella capitale +aveva precipitata la sollevazione di tutta l’Isola. Le +principali città, quali senza grave sforzo, come Trapani, +Girgenti, Noto, Caltanissetta, Modica, Sciacca, +Mazzara; quali dopo aspra lotta di popolo e fiero martirio +di saccheggi e di stragi, come Catania, s’erano +vendicate in libertà; e di tutta la Sicilia al mattino +del 7 giugno non restava più in mano del Borbone +che Messina e le cittadelle di Milazzo, Augusta e +Siracusa. +</p> + +<p> +In Palermo frattanto lo sgombero dei Regi era +cominciato e l’aspetto della città si rasserenava. All’ansietà +angosciosa della lotta succedeva d’ora in ora +il respiro più libero e il moto festivo e chiassoso della +vittoria. La gente, come suole accadere ne’ giorni di +pubblici commovimenti, viveva più nelle strade che +nelle case; le grida, gli assembramenti, le manifestazioni +rinascenti per ogni nonnulla non posavano ancora; +il variopinto brulicame delle squadre, delle camicie +rosse, dei frati in coccarda e cartucciera, dei +preti in piuma ed archibugio, continuava tuttavia a +mascherare d’una tal quale veste quarantottesca la +città; ma intanto le barricate si sfacevano, le rovine +degl’incendi si sgomberavano, ai morti tratti dalle +macerie si dava onorata sepoltura, ai feriti ricoverati +nelle case o negli ospedali si apprestavano cure più +ordinate e più sollecite; migliaia di mani lavoravano +ad ammannire vesti, scarpe, cartuccie; tutto dimostrava +che Palermo respirava a polmoni dilatati la +nuova aura di libertà, e guardava con serena fede +all’avvenire. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> +</p> + +<p> +Al tempo stesso il Dittatore provvedeva del suo +meglio, come le opportunità consentivano e i suoi Ministri +sapevano suggerire, alle più urgenti necessità +dello stato novello. Volgendo il primo pensiero ai +morti per la patria, decretava ricoveri e pensioni alle +loro vedove e ai loro orfani; rivolgendo il secondo +all’imperioso problema della forza, si rassegnava a +riporre in fondo al cuore la sua bella utopia della leva +in massa, ma consentiva tosto all’Orsini una leva più +limitata di quarantamila uomini: beato ancora se +tutti accorressero! +</p> + +<p> +Frattanto congedava con parole affettuose le squadre +divenute più un ingombro che un aiuto, ma invitava +ancora una volta quanti Siciliani fosser disposti +a restar nell’armi, a prender ferma regolare nei quadri +de’ suoi Mille coi quali pensava di formare due +brigate, destinate a percorrere l’Isola per impiantarvi +il Governo nazionale, reclutar nuova gente e far atto +di signoria. +</p> + +<p> +Non meno importanti, se non tutte ugualmente +saggie, erano le provvisioni che i suoi Ministri gli +<i>facevano firmare</i> (ogni altra parola sarebbe impropria) +per l’ordinamento politico e amministrativo. +</p> + +<p> +Il Crispi ceduto il portafoglio delle finanze a Domenico +Peranni, e tenutosi per sè l’Interno e la Segreteria +della Dittatura, divideva l’Isola in ventiquattro +Distretti, ponendo a capo di ciascuno un Governatore; +intraprendeva l’organizzazione della Polizia e della +Pubblica Sicurezza con questori, delegati, milizie a cavallo; +tentava ricostruire le vecchie Municipalità, restaurando +in carica i deposti o gli sbanditi del 1848; +commetteva il giudizio de’ reati comuni a Commissioni +speciali, parte civili e parte militari. Dal canto +suo l’Ugdulena otteneva dal Dittatore lo scioglimento +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +delle compagnie de’ Gesuiti e de’ Liguorini;<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a> il Peranni, +l’abolizione del macinato, dei dazi d’entrata +sui cereali, e di qualunque altra gabella decretata +dal Governo borbonico dopo il 15 maggio 1849; indi +l’assegnamento d’una quota sui beni pubblici dei Comuni +ai soldati della patria e il divieto di pagare qualsiasi +tassa al Governo caduto, e l’obbligo di versarle +tutte nelle casse del nuovo. Di quando in quando in +mezzo a questi decreti di scopo politico e finanziario, +parti esclusivi della mente dei Ministri, ai quali Garibaldi +non faceva che apporre il suo nome, ne compariva +qualcuno di veramente pensato e voluto da lui, +che portava manifestamente l’impronta del suo animo +generoso e delle sue idee filantropiche, e che si poteva +dire, senza tema di fallire, tutto suo. +</p> + +<p> +Ora aboliva il titolo di <i>eccellenza</i>, e l’usanza del +baciamano, vergognose reliquie della servitù; ora si +volgeva «al bello e gentile sesso di Palermo,» perchè +soccorresse della sua carità l’Ospizio dei lattanti e +degli orfani di Palermo, «dove novanta su cento lattanti +perivano di fame;<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a>» ora infine decretava la +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +demolizione del forte di Castellamare, «conservando +soltanto le batterie che difendono il porto e battono +la rada;» alla qual’opera si videro accorrere, per più +giorni, uomini, donne, nobili, plebei, laici, frati, il popolo +intero, lieto di offrire quel tributo, quasi direste +quella giornata di fatica servile alla patria tornata +signora.<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a> +</p> + +<h3>XXV.</h3> + +<p> +Certo ben pochi di questi Decreti passeranno alla +posterità come esemplari di sapienza politica o legislativa. +Quello che richiamava in ufficio i proscritti +del 48, ridesta alla memoria la follía di Vittorio +Emanuele I di Sardegna, il quale, ristaurato ne’ suoi +Stati, si pensò bastasse ripubblicare l’<i>Almanacco reale +del 1815</i> per riavere tutta la sua vecchia magistratura. +La istituzione dei tribunali speciali era un’offesa +alla giustizia della libertà rinascente; l’abolizione tumultuaria +del macinato e d’ogni altra gabella fruttuosa +era, per non dirne peggio, una solenne imprudenza; +ma per quanto severa voglia essere la storia, +<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> +essa finirà coll’ascoltare le molte circostanze attenuanti, +e conchiuderà con una mite sentenza. Non si +dimentichi che la Dittatura era uscita dal seno d’una +rivoluzione; che il Governo, privo della consacrazione +del tempo e della tradizione, era costretto a cercare +il suo principal fondamento sulla popolarità; che infine +il paese, inasprito da lunghi dolori, era avido di +novità e di riforme, le quali era assai dubbio fino a +qual punto fosse saggio il concedere o il rifiutare. +Oltre a ciò, nulla di quanto il Governo borbonico lasciava +dietro di sè poteva più essere conservato. Magistrati, +leggi, consuetudini, tutto era fradicio, e tutto +conveniva spazzar via e rinnovare: impresa ardua in +tempi calmi anco ai più esperti, ma che ad uomini +cresciuti fino allora o nei sogni delle congiure, o nelle +speculazioni della dottrina, e affatto nuovi alla pratica +dei governi, doveva riuscire difficilissima e quasi invincibile. +</p> + +<p> +Ma nè la loro apologia, nè la loro censura è dell’ufficio +nostro. A noi si aspetta soltanto giudicar +anche in questo l’opera di Garibaldi; e ne pare che +il giudizio si riassuma in queste parole: egli nulla ne +intendeva, nè poteva intenderne. Nè la vita del mare, +nè quella de’ campi, nè la tebaide di Caprera, nè gli +esempi di Bento Gonzales, del Ribera e dell’Oribe, +l’avevano per fermo preparato ad essere un reggitore +di Stati. Qual fosse per lui l’ideale più eccelso delle +società umane, noi lo sappiamo: lo stato di natura; +epperò anche il governo patriarcale era il più perfetto +modello di governo, cui egli sapesse aspirare. Finanze, +polizia, imposte, tribunali, congegni amministrativi, +erano per lui meccanismi artificiali, superfetazioni +oppressive, inventate dalla nequizia o dall’astuzia +umana, delle quali, potendo, avrebbe fatto tavola rasa; +<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> +non potendolo, si rassegnava a subirle, ma in cuor suo +sprezzandole ed abborrendole. Ora con queste idee pel +capo, non solo non si governano gli Stati, ma si resta +inetti a discernere chi possa meglio governarli per +voi; e fu questa la sorte di Garibaldi. Creato dalla +meritata fortuna Dittatore di nove milioni d’uomini, +egli non sarà mai in effetto che un regolo dimidiato, +metà genio, metà automa: nel campo di battaglia sovrano +possente ed invincibile; nella corte, nel foro, +nel reggimento civile, pupillo e stromento di chi lo +attorniava e consigliava. E però ognuno di que’ Decreti +che egli aveva già firmati o firmerà, portava +a’ piedi il suo nome; ma il suo spirito poteva dirsene +assente e la sua coscienza irresponsabile. Nè ciò fa +la sua lode; aggiunge solo un chiaroscuro caratteristico +alla sua figura. Una cosa sola egli vide, e ben +chiara, nella sua Dittatura, dallo sbarco a Marsala +all’arrivo in Napoli: differire l’annessione del Regno +alla Monarchia di Vittorio Emanuele fino a che la +rivoluzione, che doveva gettare le prime basi all’unità +dell’Italia, non fosse compiuta. E ciò chiarirà meglio +chi non voglia stancarsi di leggere queste pagine. +</p> + +<h3>XXVI.</h3> + +<p> +Frattanto il favore della causa siciliana cresceva +nell’opinione europea, ed ogni giorno le arrecava nuovi +conforti e nuovi soccorsi. +</p> + +<p> +Fin dal 6 giugno gettava l’àncora nella rada di +Palermo l’ammiraglio Persano, il quale, scambiate con +Garibaldi visite e cortesie pubbliche ed ufficiali, pareva +assumesse la rivoluzione sotto l’egida della bandiera +sarda, e accresceva colla sola sua presenza la forza +morale del nuovo Governo. Parimenti, il 22 del mese +<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> +stesso sbarcava a Castellamare Siculo la seconda spedizione +capitanata da Giacomo Medici; ordinata più +apertamente sotto il patrocinio del Governo sardo, +scortata da’ suoi legni di guerra per tutta la traversata, +e che ora veniva a recare a Garibaldi il gagliardo +soccorso di tremilacinquecento volontari, ottomila carabine +rigate (<i>rifles</i> inglesi) e quattrocentomila cartucce.<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a> +Cosa infine altrettanto importante, il Governo +di Francesco II andava stendendo la mano a tutte le +Potenze d’Europa, non escluso l’abborrito Piemonte, +per mendicare da queste la mediazione, da quelle +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +l’alleanza, senza ottenerne altra risposta che di parole +evasive, di sterili compianti o di vergognose proposte, +le quali tutte parevan ripetergli in vario metro che +l’ultima sua ora era suonata. +</p> + +<p> +Garibaldi intanto pensò a trar profitto dei ben venuti +soccorsi per dare un passo avanti e preparare +la conquista totale dell’Isola. Raccolta colle due brigate +del Bixio e del Türr, di cui già dicemmo intrapreso +l’ordinamento, e con la novella brigata del Medici, +la meglio ordinata ed armata fra tutte, una forza di +circa seimila uomini, esercito formidabile per il guerrillero +vincitore di Palermo, pose in esecuzione il disegno, +fino allora soltanto per mancanza di forza ritardato, +di occupare militarmente i centri principali +dell’Isola, serrando sempre più dappresso l’estreme +trincee dell’esercito borbonico. +</p> + +<p> +A tal uopo manda la brigata Türr per la via di +Villafrati, Santa Caterina, Caltanissetta e Caltagirone +ad occupare Catania; la brigata Bixio per la via di +Corleone a Girgenti, per risalire poi di là la costa +orientale; e quella del Medici ad invadere per la strada +littoranea di Termini la provincia di Messina, ed a +portarsi quanto più vicino le fosse concesso alle linee +borboniche. Ora, per la sua posizione più inoltrata, la +colonna Medici doveva essere la prima a scontrarsi col +nemico, forte ancora di otto in diecimila uomini, assiso +in una gagliarda postura militare, padrone del +forte di Milazzo, chiave della via che conduce a Messina. +</p> + +<p> +Ma prima di narrare del combattimento di Milazzo, +che compì la liberazione dell’Isola, ci è d’uopo +dire brevemente una parola d’un accidente, che poco +mancò fosse origine di dolorosa discordia; ma di cui +se a qualcuno risale la responsabilità e la colpa, non +fu certo a Garibaldi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +</p> + +<h3>XXVII.</h3> + +<p> +Era sbarcato a Palermo, coll’ammiraglio Persano, +Giuseppe La Farina. Era partito per volontà sua, senza +mandato positivo ed ufficiale, in apparenza per osservare, +studiare, portare il tributo della sua opera e +del suo nome; in realtà per mestare ed intrigare. Appena +giunto, cominciò a trovare tutto malfatto e spregevole: +il Governo, la negazione d’ogni governo; i Ministri, +o ribaldi o inetti; Garibaldi quasi uno scemo. +Errori parecchi, lo dicemmo noi pure, erano stati commessi; +ma il La Farina, anzichè alleviarli coi consigli +amichevoli e leali, coll’aspra e superba censura li ribadiva +e peggiorava. Ostentando l’amicizia del conte +di Cavour, atteggiandosi a suo unico interprete e rappresentante, +anticipava in Sicilia lo scoppio di dissidii +partigiani, che ancora non erano nati. Stimando panacea +a tutti i mali la subita convocazione d’un’Assemblea +siciliana che votasse a precipizio l’annessione +dell’Isola alla Monarchia di Vittorio Emanuele, +non adoperava nella predicazione di questo suo concetto, +per tanti rispetti disputabile, alcuna cautela e +misura. Fattosi centro d’una camarilla di nobili e di +dottrinari, impazienti di porsi in tutela d’una Monarchia, +e più pensosi certamente, in quel momento, del +trionfo della lor parte che della redenzione d’Italia e +della salute dell’Isola loro, in luogo di dar loro consigli +di tolleranza e di prudenza, li pungolava, li aizzava, +prestava la mano a tutte le mène o occulte o palesi, +colle quali essi tentavano isolare il Dittatore da tutti +i suoi amici, e renderlo stromento de’ loro disegni. +</p> + +<p> +Il Crispi, vuoi per la naturale asprezza dell’indole +sua, vuoi per l’infelice genía di persone di cui +<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> +aveva inondati i pubblici uffici, vuoi per la politica +fin troppo rigidamente unitaria con cui sfatava le speranze +e rompeva le trame dei regionali, partito antico +e sempre potente nell’Isola, era infatti divenuto inviso +a moltissimi e quasi impopolare. Però non tardò +il giorno in cui i Palermitani, soffiando il La Farina, +ne chiesero il congedo al Dittatore. Questi in sulle +prime riluttò, repugnandogli giustamente di staccarsi +da colui ch’egli reputava uno de’ più energici fattori +della spedizione di Sicilia, e nella questione suprema +della redenzione ed unità nazionale sapeva fido interprete +ed esecutore delle sue più care idee. Tuttavia, +per amor di concordia, s’era alla fine rassegnato a +togliere a lui ed ai principali suoi compagni il portafoglio, +eleggendo in lor vece un nuovo Ministero d’uomini +creduti o neutrali o conciliativi, e sui quali per +la dignità del nome e del carattere primeggiava il marchese +di Torrearsa. Se non che, indi a pochi giorni +avendo anche il Torrearsa rassegnato l’ufficio, questo +passò subito al barone Natoli, probo Siciliano, appena +tornato dall’esilio, ma amicissimo del La Farina. +Poteva questi esserne soddisfatto; ma poichè Garibaldi, +perdurando a confidare nel Crispi, l’aveva nominato +Segretario della Dittatura, ecco riscoppiare anche più +accese le ire del La Farina, cagione d’altre agitazioni +e di nuove trame. A sentirlo, il Crispi era la rovina della +Sicilia; imminente lo scoppio della collera popolare; +fra una settimana, fra quindici giorni al più, certa la +caduta della Dittatura e la fine di Garibaldi.<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a> +</p> + +<p> +Indarno parlava per questi la fedeltà da lui tenuta +fino a quel giorno al programma di Marsala; +indarno la ragione categorica che, proclamando subito +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +l’annessione, il moto fino allora felicemente avviato +arenava e l’Italia, a cui un varco sì insperato s’era +dischiuso, veniva arrestata nuovamente al Faro; indarno, +infine, lo stesso conte di Cavour faceva raccomandare +al La Farina di non affrettarsi ad agire «e di +aver pazienza, dovendosi ad ogni costo evitare urti +col Generale:<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a>» il fervente emissario non sapeva nè +avere nè dar pace, fin che venne il giorno in cui Garibaldi, +stanco di quel fanatico cadutogli fra i piedi, +perduta la pazienza, lo sfrattò dalla Sicilia in 24 ore. +</p> + +<p> +Nè la piena giustizia del bando potrà essere contrastata. +Il La Farina non era più che un cospiratore +arrabbiato e pericoloso, e il governo nascente d’un +paese in guerra non lo avrebbe potuto soffrire più a +lungo senza mettere a repentaglio la salvezza dello +Stato, di cui gli era stata commessa la Dittatura. Ma +se la pena era meritata, il modo aveva offeso. I confini +della incolpata tutela erano stati inutilmente violati; +le dure necessità della guerra con un brutale oltraggio +superfluamente inasprite. +</p> + +<p> +L’articolo del Giornale Ufficiale di Palermo, col +quale il bando del La Farina era annunciato assieme +a quello di due spioni côrsi,<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a> fu una selvaggia rappresaglia, +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +un lusso grossolano di durezza, che Garibaldi +non doveva permettere se lo conosceva prima, e conosciutolo +dopo doveva sconfessare e punire.<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a> +</p> + +<p> +Ciò detto, però, il torto del La Farina non cessa +d’essere inescusabile; e chiunque abbia scorso quel +suo triste <i>Epistolario</i>, in cui gli atti ed i pensieri del suo +soggiorno in Sicilia sono riflessi come in uno specchio, +potrà farne testimonianza. Volere l’annessione della +Sicilia prima della sua compiuta liberazione, era un’insania; +volerla quando da due mesi non v’era atto o +parola di Garibaldi che non bandisse, affermasse, +glorificasse il nome di Vittorio Emanuele, era ingiuriosa +diffidenza e grossa gratitudine che conchiudeva +alla peggiore delle politiche. La poteva giustificare un +argomento solo: che l’Isola fosse in piena anarchia; +ma quest’anarchia non era che un sogno del La Farina. +La confusione era più alla superficie che al fondo; +nessun arbitrio scandaloso, nessuna discordia pubblica +era accaduta, e il prestigio del nome di Garibaldi era +ancora sì grande, che bastava esso solo, come in quei +primi mesi bastò, a tener luogo di governo e di leggi. +Lo stesso conte di Cavour, che pure ingannato dalle amplificazioni +lafariniane non vedeva dapprincipio altra +salute che nell’annessione immediata, aveva finito per +non reputarla più così urgente e necessaria come da +prima aveva stimato, e il 30 giugno scriveva esplicitamente +al Persano che, «se il generale Garibaldi non +vuole l’annessione immediata, sia lasciato libero di +agire a suo talento.<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a>» Il La Farina adunque non poteva +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +dirsi nemmeno l’interprete fedele del pensiero +del suo alto committente; egli lo esagerava, lo svisava, +e dicasi pure per innocente zelo, da segnacolo +di concordia che doveva essere, ne faceva un’arme di +guerra, un tizzone di discordia, un lievito di partiti; +rischiando egli per il primo di ritardare o guastare +quell’unione, che tutti, e prima d’ogni altro Garibaldi, +fermamente volevano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +</p> + +<h3>XXVIII.</h3> + +<p> +Frattanto il Medici aveva continuato la sua marcia; +se non che giunto a Termini e di là udito che il +presidio di Messina muoveva su Barcellona per guadagnarvi +quell’importante postura e punire la città +di non sappiamo quale riotta liberale, delibera accelerare +il passo nella speranza di occupar Barcellona +prima del nemico e di contrastargliela. E così accadde. +Il Medici, giunto a Barcellona quando appena la vanguardia +borbonica appariva a Milazzo, tolse a questa +ogni voglia e ragione di procedere oltre; talchè al Comandante +garibaldino avanzarono ancora alcuni giorni +per dar riposo alle sue milizie e apparecchiar più +pensatamente le mosse ulteriori. +</p> + +<p> +A mezza tappa da Barcellona, a poche miglia da +Messina, sorge una piccola terra detta Meri, che prende +il nome dal torrentello dello stesso nome, il quale calando +da’ monti di Santa Lucia mette foce nel mare. +Il fiumiciattolo, asciutto molti mesi dell’anno, non oppone, +specialmente nell’estate, alcun ostacolo d’acque; +ma per il suo letto incassato, rotto e sassoso, e le ripe +costeggiate da muraglie di orti o da siepi di aloe, +può far le veci in caso di estremo bisogno d’un simulacro +di difesa. +</p> + +<p> +Oltre a ciò, di là da Meri correva dinanzi al villaggetto +di Coriolo un rio dello stesso nome che veniva +a tracciare, meglio che a formare, un’altra linea +più avanzata, la quale avrebbe potuto aiutare non +diremo ad arrestare, ma a ritardare d’alcun poco +un’aggressione nemica. In questa posizione, la migliore +che il terreno consentisse, decise di appostarsi il +Medici, e barricata la strada presso il Coriolo; piantativi +<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> +in batteria due pezzi d’artiglieria accattati a +Barcellona; colla destra a Santa Lucia; il centro e +la sinistra lungo il Meri; gli avamposti tra Coriolo +e San Filippo, si tenne, scarso di forze com’era, +e conoscendo le soverchianti del nemico, nella più +circospetta e serrata difesa. +</p> + +<p> +I Borbonici invece accennavano a voler ripigliare +l’offesa, non a dir vero per espresso comando del Governo +napoletano, ma per occulta volontà dello stesso +Francesco II. Infatti a Napoli erano accaduti, dal +giorno della perdita di Palermo, alcune novità che +importa brevemente rammentare. Re Francesco, impaurito +dal montar sordo della rivoluzione, istigato +da’ suoi consiglieri, o inetti o traditori, aggirato dalla +Diplomazia, pressato da’ suoi stessi parenti, aveva finito +col concedere una Costituzione, a cui nessuno, e primo +di tutti il largitore, credeva. Cedendo poi così ai consigli +dei suoi nuovi Ministri,<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a> come agl’inviti capziosi +del conte di Villamarina, ministro di Sardegna e manipolatore +in Napoli di tutte le trame del conte di +Cavour, s’era già indotto ad entrare in negoziati colla +Corte di Torino, accettando per base alle trattative +l’abbandono della Sicilia, se Garibaldi rinunciava ad +invadere il Regno, l’alleanza col Piemonte e l’accordo +con lui nella politica nazionale. A quale poi fra questi +giuocatori di vantaggio, che di negoziatori leali avevan +perduto ogni titolo, s’aspetti il primato della mala +fede, sarebbe difficile il dire. Fra il conte di Cavour, +che mentre negoziava con Re Francesco cospirava a +subornargli l’esercito e la flotta, armeggiando contemporaneamente +contro Garibaldi onde levargli di mano +<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> +l’impresa, e Liborio Romano, abbietto cittadino di +Gand, che accettava il potere dalle mani del suo Re +per tradirlo più al sicuro; fra il generale Nunziante, +che oggi prometteva di farla finita col <i>Filibustiere</i>, +e dimani nell’ora del pericolo abbandonava la bandiera +che l’aveva fatto nobile e ricco, e non sapendo +essere nè apertamente ribelle, nè religiosamente fedele, +cospirava ad involgere nella sua perfidia i suoi +antichi camerata,<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a> e l’ammiraglio Persano che faceva +l’assisa della Marina italiana mezzana e complice di +tutte codeste frodi e di codesti mercati, la storia sarà +incerta a cui dare la palma, ma certo l’ultima fronda +non toccherà a Francesco II. Anch’egli, ingannato da +tutti, sperava tutti ingannare; e mentre blandiva di +promesse il popolo, gli aizzava contro segretamente la +sua Guardia del Corpo; mentre giurava la Costituzione, +sollecitava aiuti dall’Austria, dal Papa, dalla +Russia; infine, mentre inviava i suoi Ministri a Torino +per trattare dell’alleanza nazionale, e dicevasi pronto +a rinunziare alla Sicilia, eccitava, all’insaputa de’ suoi +<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> +Ministri, i suoi Generali alla ripresa dell’Isola e li soccorreva +per questo di nuove armi ed armati. +</p> + +<p> +Codesto suo desiderio sarebbe rimasto forse inadempiuto, +se non avesse trovato un fautore ardente, e un +esecutore devoto ed intraprendente nel colonnello Beneventano +Del Bosco, che già incontrammo a Salemi, +al Parco, a Corleone; più vantatore forse che prode; +ma certo uno degli ufficiali più popolari dell’esercito +borbonico, il quale, indettatosi col Re, gli promise non +solo di conservargli Milazzo, ma di passare sul corpo +del Medici alla riconquista di Palermo. +</p> + +<p> +Sbarcato infatti da più giorni a Messina, e compostasi +una colonna di circa cinquemila uomini, fra +i quali il suo ottavo Cacciatori, muoveva di là alla +volta di Milazzo; e lasciato un battaglione di custodia +alle importanti posizioni di Gesso, in sul mattino +del 17 arrivava col grosso presso Archi, a breve tratto +dagli avamposti garibaldini. Siccome però anche il +Medici non era stato colle mani alla cintola, e fin dal +mattino aveva spedito una delle sue compagnie a riconoscere +al di là di Coriolo l’annunciato nemico, accadde +che appunto presso Archi l’avanguardia regia +e gli esploratori garibaldini si scontrassero e venissero +alle mani. Il combattimento fu breve e di poco momento: +molto, come al solito, il numero de’ Borbonici; +molto il valore de’ Garibaldini; ma nè da una parte +nè dall’altra alcun decisivo vantaggio. +</p> + +<h3>XXIX.</h3> + +<p> +Dopo questo però il Comandante borbonico, sia che +volesse riconoscere più a fondo le forze e le posizioni +dell’avversario; sia che sperasse con un subitaneo assalto +sorprenderlo e sgominarlo (ciò è ancora controverso), +deliberò di deviare per poco dalla via presa +<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> +e di attaccarlo nel giorno stesso, col grosso delle sue +forze, nel centro delle sue linee. Ma o ricognizione o +attacco, nulla di quanto il Bosco aveva premeditato +gli riuscì. Assaliti quasi contemporaneamente dalla +destra e dal centro, nessuno dei posti garibaldini indietreggiò +d’un passo. Spiegatosi più furioso l’attacco +contro la barricata della strada di Coriolo, questa +tenne fermo; accostatosi il nemico e venuto l’istante +della baionetta, la carica fu sì concorde, sì impetuosa, +che i Regi andarono cacciati colla punta alle reni fino +al di là di Coriolo, rischiando di perdere un cannone, +che a stento salvarono. Il Medici però non poteva illudersi; +era evidente che il Bosco, qual che fosse stato +il suo scopo, non aveva impegnato che una parte delle +sue forze; e il giorno in cui le avesse spiegate tutte, +il rischio poteva esser grave. Telegrafò quindi al Comandante +in capo il buon successo del 17, ma insieme +i pericoli da cui era minacciato. +</p> + +<p> +Ed all’annunzio Garibaldi deliberò di partir immediatamente +pel campo. Fin dal 7 luglio, la terza +spedizione del Cosenz, forte di ben millecinquecento +uomini, ben armata ed istrutta, era giunta a Palermo +e già incamminata per Messina; un altro battaglione, +comandato dall’inglese Dunn, grosso non più che di +quattrocento uomini, stava pronto alla partenza; il caso +volle che proprio nella mattina del 18 quel battaglione, +comandato da Clemente Corte, che era stato +preso dai Regi in mare e tradotto a Gaeta, ora liberato +dalla tediosa prigionía approdasse egli pure a +Palermo; infine il 12 luglio il capitano Anguissola, +comandante della corvetta regia la Veloce,<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a> dando per +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +il primo l’esempio della rivolta, conduceva al Dittatore +in Palermo il proprio legno e gliene faceva dedizione. +Tutto sommato pertanto, Garibaldi possedeva già un +principio di marina da guerra, e poteva portare al Medici +un soccorso di circa duemila baionette, forza +straordinaria al paragone di quella con cui aveva vinto +fino allora. +</p> + +<p> +Lasciata quindi la prodittatura al general Sirtori; +avvisata la colonna del Cosenz di affrettare la marcia; +presa seco sulla Veloce, ribattezzata col nome di Tükery +(quel prode Magiaro, morto nella presa di Palermo), +la gente del Dunn e del Corte, salpa il 18, mattina, per +Patti; colà preso terra, continua in vettura col Cosenz, +che l’aveva raggiunto, per Meri, dove arriva la sera +del giorno stesso. Il suo arrivo suonava battaglia, lo +intesero e glielo fecero intendere colla loro entusiastica +accoglienza i volontari del Medici, e il presagio s’avverò. +</p> + +<p> +Spesa la giornata del 19 ad esplorare co’ suoi Luogotenenti +le posizioni del nemico, e ad attendere l’arrivo +delle truppe in marcia, decise per l’indomani l’attacco +di Milazzo. +</p> + +<p> +<i>Qu’est ce que c’est que Milazzo?</i> chiedeva Napoleone +I a suo fratello Giuseppe, quando meditava egli +pure una spedizione in Sicilia. Quel che fosse allora +esattamente, non sapremmo dire; quel che sia oggi, +eccolo. Milazzo sorge alla base d’un istmo sottile, +congiunto alla terra mediante tre strade principali, +quella d’Archi e Spadafora all’oriente, che lo allaccia +a Messina; quella di San Pietro Meri a mezzogiorno, +e quella di Santa Marina Meri a occidente, che lo +annodano alla strada consolare di Barcellona, quindi +all’interno dell’Isola. La città, di circa diecimila abitanti, +è cinta da vecchie mura, costrutta in pendío e +coronata alla sua estremità settentrionale da un castello +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +a due piani di fortilizi, capace di alcune migliaia +d’uomini e di parecchie batterie. Il terreno che lo +circonda più arido a levante, più ubertoso a ponente, +è, in generale, basso, coperto, privo d’orizzonte, intersecato +da acque frequenti, frastagliato di case e di +molini, irretito, a dir così, entro una maglia di viottole +che corrono, nella parte coltivata, tra continue +muraglie di giardini e di vigneti, e nell’incolta tra +folti canneti, che cessano soltanto dove comincia la +nuda e sabbiosa spiaggia del mare, detta di San Papino, +dominata da tutte le feritoie del Castello. Ora +non è chi non veda che siffatto terreno quanto è propizio +a chi debba difenderlo di piè fermo, altrettanto +è avverso a chiunque tocchi traversarlo palmo a palmo +e conquistarlo di viva forza. Tuttavia Garibaldi confidò +ancora nel valore de’ suoi, nel suo genio e nella +sua stella, e decise la battaglia. +</p> + +<p> +Semplicissimo come al solito, ma logico, chiaro, +antiveggente il disegno. Giustamente prevedendo che +il Bosco avrebbe rivolto il maggior suo sforzo contro +la destra garibaldina, per tentare di sfondarla e piombare +sulla sua linea di ritirata; non che temerla, delibera +di invogliarlo a quella mossa; ma intanto che +il nemico concentrerà il grosso delle sue forze sulla +sua sinistra, attaccarlo col maggior nerbo della propria +gente sulla destra e pel centro, camminando direttamente +su Milazzo. A tal uopo ordina che il Malenchini +si porti, per la strada di Santa Marina, contro +la sinistra del nemico e appena scopertolo lo assalti; +commette al Medici e al Cosenz di avanzare col reggimento +Simonetta e il battaglione Gaeta per la strada +di San Pietro, spingendosi pel centro e per la destra +contro la città; affida a Niccola Fabrizi di occupare +con un’improvvisata legione di Siciliani la strada +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +di Spadafora per antivenire una eventuale sortita del +presidio di Messina; delibera infine che il battaglione +Dunn e la colonna Cosenz, già partiti fino dall’alba +da Patti, col battaglione Guerzoni, lasciato a guardia +di Meri, formino la riserva. +</p> + +<p> +Alle 5 del mattino tutti furono in moto: alle 7, +il Malenchini aveva già aperto il fuoco presso San Papino; +poco dopo anche il Medici incontrava al di là di +San Pietro il nemico; e il combattimento s’accendeva +su tutta la linea. Se non che il Bosco che, come Garibaldi +aveva preveduto, teneva in serbo il massimo delle +sue forze sulla sua sinistra, accoglie l’assalto del Malenchini +con tale furia di mitraglia, che il prode Colonnello, +malgrado i più gagliardi sforzi per contenere e +riordinare le sue giovani milizie, è costretto a ripiegare +rotto e disordinato sulla strada di Meri. Ciò eccedeva +il desiderio di Garibaldi; egli voleva bensì +impegnare in serio combattimento il nemico da quel +lato; ma non certo lasciarlo padrone del terreno, e +molto meno della sua linea di ritirata. Occorreva dunque +riparare tostamente all’inatteso rovescio, e lo soccorse +ancora il suo prodigioso colpo d’occhio. Ordinato +al Cosenz di spingere il battaglione Dunn, arrivato per +fortuna in quel punto, in sostegno del Malenchini, si +caccia egli stesso, alla testa de’ Carabinieri genovesi e +delle poche Guide, sul fianco del nemico per arrestarne +la foga irrompente. Ma i <i>bianchi</i> del Dunn non sono +in sulle prime più fortunati de’ <i>neri</i> del Malenchini:<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a> +chè uno squadrone di cavalli lanciato a tempo contro +di loro, li mette in rotta, sperdendoli fra i canneti +e le siepi che lungheggiano la via. In quel punto però +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +Garibaldi co’ Carabinieri riusciva sul fianco nemico, +sicchè gli Usseri reduci dalla carica, poco dianzi vittoriosa, +si trovarono fra due fuochi in faccia a Garibaldi, +che intimava loro la resa. E accadde allora la +famosa lotta a corpo a corpo di Garibaldi, sceneggiata +a penna ed a matita in tante guise diverse; ma che +sfrondata dalle frasche romanzesche avvenne veramente +così.<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a> +</p> + +<p> +Il generale Garibaldi era a piedi, in un campo di +fichi d’India, seguíto e attorniato dal Missori, dal capitano +Statella dello Stato Maggiore, da due o tre +altre Guide e da qualche quadriglia di Carabinieri +appiattati qua e là dietro le siepi. All’arrivare della +cavalleria, quanti erano presso il Generale cercarono +di coprirlo del loro meglio; ma il Capitano borbonico +galoppò direttamente su di lui, e senza sospettare qual +nemico gli stesse di fronte, gli menò un terribile fendente, +che l’avrebbe certamente tagliato in due se +Garibaldi, parando con maravigliosa agilità e freddezza +e ribattendo subito colpo con colpo, non avesse spaccato +egli la testa del Capitano. Intanto anche il resto +della scorta non si era rimasta inerte: il Missori con +alcuni ben appuntati colpi di revolver rovesciava due +o tre cavalieri; lo Statella, rimasto poco dopo ferito, +ne atterrava un altro; i Carabinieri, le Guide si precipitarono +per partecipare alla zuffa; sicchè di tutto +quel bello squadrone di Usseri pochissimi rientrarono +in Milazzo; la più parte rimasero sul terreno feriti +o prigionieri. +</p> + +<p> +Questo episodio aveva arrestato l’irrompere del nemico +sulla sinistra; dal canto suo il Medici e il Cosenz, +<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> +rinforzati da nuovi soccorsi, guadagnavano a prezzo +di preziosissime vite (pianta fra tutte la morte del +maggiore Filippo Migliavacca, uno dei prodi di Roma +e di Varese) nuovo terreno; ma la battaglia era tutt’altro +che vinta. Il ponte del Coriolo, gli sbocchi dei +canneti, le case dei sobborghi erano ancora in potere +dei nemici; e non appariva chiaro nè con quante +forze vi stessero, nè con quali avrebbero potuto esserne +sloggiati. +</p> + +<p> +A quel punto Garibaldi divinava il segreto della +vittoria. Indispettito contro quelle bassure paludose +e assiepate che gli impedivano di vedere gli andamenti +della giornata, andava cercando intorno a sè un +punto culminante d’onde dominare il campo; quando +l’occhio gli cadde sulle antenne del <i>Tükery</i>, che sbarcata +la sua gente a Patti arrivava per l’appunto nelle +acque di Milazzo. Ora veder quel bastimento e fabbricarvi +sopra un intero stratagemma di guerra, fu un +punto. Raccomandata al Cosenz quell’ala della battaglia, +si butta con pochi aiutanti in una barca, voga +fino al <i>Tükery</i>; salitovi, arrampica sulla gabbia dell’albero +maestro e di là scoperto finalmente tutto il +teatro della battaglia, scende, fa accostare il <i>Tükery</i> +a tiro di mitraglia, e aspettato che una colonna sortisse +di Milazzo per riassalire la sua sinistra, la fulmina +di fianco, l’arresta come tramortita da quell’inatteso +attacco, e la costringe poco dopo a rientrare scompigliata +in Milazzo. +</p> + +<p> +Il colpo felice ridà tempo e lena ai Garibaldini; +il Medici e il Cosenz hanno riordinato le loro truppe e le +preparano ad un nuovo assalto. Garibaldi, fatto sbarcare +dal <i>Tükery</i> un manipolo d’armati, probabilmente +la scorta del bastimento, e mandatili a scaramucciare +sul lato settentrionale del forte, ridiscende egli stesso +<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> +a terra a rianimare il combattimento sulla sinistra; +le ultime riserve sono impegnate: il Guerzoni arriva al +passo di corsa sul campo di battaglia; un ultimo assalto +quindi è ordinato; i canneti a sinistra, il ponte di Coriolo +di fronte, le case di destra, terribili strette, son +tutte superate: i Cacciatori del Bosco mandano fuori +dai loro ripari un fuoco infernale; le perdite degli assalitori +sono numerose e dolorosissime; il capitano +Leardi morto; il Corte, lo Statella, il Martini, il Cosenz +stesso, feriti; ma il nemico è in fuga, la porta di +Milazzo è presa; i Garibaldini sono in Milazzo. +</p> + +<p> +Però non è ancora la vittoria: la pianta della città +è tale, che un valido difensore ne può rendere esiziale +il possesso. L’unica strada, lunga, erta, tagliata a +mezzo da una vasta caserma, che potrebbe tener luogo +d’un forte, mette, passando sotto un volto della caserma +stessa, al Castello che la domina, quindi la spazza a +suo beneplacito. Alcune compagnie risolute a difendersi +in quella caserma, un fuoco ben nutrito dal Castello, +e una nuova battaglia diveniva inevitabile. Fortunatamente +il Bosco aveva già rinunciato a vincere. +I difensori della caserma, dopo alcune scariche, cercano +riparo nel Castello; i cannoni del forte non rallentano +ancora, ma i Garibaldini con due rapide corse +si son già portati fuori del tiro; già investono, già +serrano il Castello da ogni parte, e prima del mezzogiorno +piantano le loro sentinelle a’ piedi delle sue mura. +</p> + +<p> +La battaglia di Milazzo fu la più sanguinosa tra +le combattute dalle armi garibaldine nel Mezzogiorno. +Degli assalitori sopra non più che quattromila combattenti, +settecento tra morti e feriti restarono sul +campo; più d’un sesto quindi della forza, proporzione +enorme nelle guerre moderne. I Regi invece si gloriarono +di non aver perduto che centosessantadue uomini +<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> +sopra milleseicento: ridevole menzogna e incauto +vanto insieme! Menzogna ridevole, poichè a tutti è +noto che il solo Bosco condusse in Milazzo un cinquemila +uomini; vanto incauto, più degno di commiserazione +che di plauso, poichè se così scarse furono le perdite +dei vinti, non ha più giustificazione l’abbandono, +in men di tre ore, di posizioni formidabili; e la sconfitta +che potrebbe essere giustificata dalla gravità dei +danni patiti, non si spiega più se non colla dappocaggine +dei vinti. +</p> + +<h3>XXX.</h3> + +<p> +Il 21 passò in entrambi i campi a contarsi e riposare; +il 22 apparvero inaspettati nel porto di Milazzo, +prima due grossi legni mercantili francesi, poi +un avviso da guerra, <i>La Muette</i>, della stessa bandiera, +i quali venivano, noleggiati dallo stesso Governo di Napoli, +per imbarcarsi le truppe del Bosco e trasportarle +sul Continente. Quando però seppero della giornata +antecedente e videro il Bosco bloccato nel suo forte, +tre di quelle navi partirono, e solo il <i>Protis</i> restò per +farsi mediatore, insieme al Capitano del Porto, d’un +trattato di resa. E i Comandanti delle due parti non +si ricusarono al negoziare; ma Garibaldi chiedeva la +resa a discrezione, minacciando far saltare il Bosco +e la sua truppa dalle rupi del Castello; il Bosco pretendeva +la sortita libera coll’onore delle armi, preferendo, +diceva, ad una resa disonorata saltare in aria +con una mina; talchè l’accordarsi, se le parole dicevano +il vero, pareva impossibile. +</p> + +<figure class="break-before"><a id="fill-144a-inl"></a> + <img src="images/ill-144a-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>PIANO +della +BATTAGLIA DI MILAZZO (<a href="images/ill-144a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<p> +Nella mattina del 23, altra e più grande sorpresa: +quattro fregate napoletane entravano nelle acque di +Milazzo e si schieravano in battaglia dinanzi alla +<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> +città. A che venivano esse? Forse ad aiutare i bloccati? +Forse a ricominciare la lotta? Tale fu per alcuni +istanti il sospetto anche di Garibaldi; ma non +andò guari che ogni cagione d’allarme cessò. Quelle +quattro navi venivano come quelle del giorno precedente +per imbarcare il presidio del Castello, e di più +portavano a bordo il colonnello di Stato Maggiore +Anzani per trattare della cessione del forte e di tutte +le altre condizioni relative all’imbarco ed alla resa. +</p> + +<p> +Ora questo fatto, di cui occorrerà tra breve la spiegazione, +vinse tutte le incertezze. Il Bosco, da un lato, +non aveva più nè motivo nè diritto di ostinarsi in +una difesa che il suo stesso Governo non approvava; +Garibaldi doveva benedire quelle quattro fregate che +venivano a liberarlo da un grande fastidio, se già non +dovesse dirsi da un serio pericolo; poichè se il Comandante +borbonico resisteva, prendere a forza di +baionette, senza una sol bocca d’assedio, un Castello +cortinato e terrapienato, era cosa, anche a Garibaldi, +più facile a minacciarsi che a mantenersi. +</p> + +<p> +Ne conseguì che la sera stessa del 23 i negoziati +furono ripresi collo stesso colonnello Anzani, e al mattino +vegnente una Convenzione era già sottoscritta, per +la quale la truppa napoletana abbandonava il Castello +di Milazzo in armi e bagaglio e con tutti gli onori +della guerra; e il forte veniva consegnato al generale +Garibaldi «con cannoni, munizioni, attrezzi da guerra, +cavalli, bardature degli stessi e tutti gli accessorii appartenenti +al forte, come all’atto della stipulazione +della Convenzione si trovavano.<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a>» +</p> + +<p> +E si badi che nessuno de’ cavalli, nemmeno quelli +degli ufficiali, molto meno quelli del colonnello Bosco, +<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> +furono eccettuati. Che se a taluno questa condizione +a nemico patteggiato sembra insolita e dura, eccone +la spiegazione. Avendo i patriotti messinesi presentato +il colonnello Medici d’un superbo cavallo, il Bosco, +fedele alla sua indole millantatrice, s’era fatto sentire +co’ donatori che tra poco sarebbe rientrato in Messina +proprio su quel cavallo da essi regalato al suo compatito +avversario. Ora come le sorti dell’armi posero +il colonnello Bosco tra i vinti, parve giusta rappresaglia +ch’egli dovesse cedere al vincitore precisamente +quel medesimo onore ch’egli s’era vantato di prendersi +da lui, e che invece del Bosco sul cavallo del Medici, +i Messinesi dovessero salutare trionfante nella +loro città il Medici sul cavallo del Bosco. +</p> + +<h3>XXXI.</h3> + +<p> +E così avvenne. La risoluzione presa dal primo Ministero +di Francesco II, di rinunciare alla Sicilia per +salvare il rimanente del Regno, stornata un istante, +siccome dicemmo, dagli occulti complotti della Corte +e dall’inane tentativo del colonnello Bosco, era stata +ripresa con più fermo proposito da un secondo Ministero,<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a> +e quelle quattro navi che vedemmo apparire nelle +acque di Milazzo e portarne via i difensori, non erano +in fatto che le prime esecutrici di quella nuova politica +di sottomissione o rassegnazione che il Gabinetto di +Napoli inaugurava. Ora quelle medesime navi avevano +portato lo stesso ordine al generale Clary, governatore +di Messina, il quale dopo alcune finte di resistenza +finiva col sottoscrivere egli pure col generale Medici +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +la resa della città, salva soltanto alle truppe regie la +cittadella, la quale però non poteva compiere alcun +atto di ostilità fino a che i Garibaldini rispettassero +la condizione di non assalirla. +</p> + +<p> +Liberata così tutta la Sicilia, padrone di Messina, +Garibaldi affissò tutti i suoi pensieri in un punto solo: +la passata dello Stretto e l’invasione delle Calabrie. +</p> + +<p> +Nè da questo scopo nulla valeva a distoglierlo; non +le suggestioni politiche, non le difficoltà militari. Alcuni +giorni dopo la sua entrata in Messina, il re Vittorio +Emanuele gli aveva inviato, per mezzo del conte +Giulio Litta, la lettera seguente: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Generale, +</p> + +<p> +»Voi sapete che io non ho approvato la vostra spedizione, +alla quale sono rimasto assolutamente estraneo. Ma +oggi, la posizione difficile, nella quale versa l’Italia, mi pone +nel dovere di mettermi in diretta comunicazione con voi. +</p> + +<p> +»Nel caso che il Re di Napoli concedesse l’evacuazione +completa della Sicilia dalle sue truppe, se desistesse volontariamente +d’ogni influenza e s’impegnasse personalmente +a non esercitare pressione di sorta sopra i Siciliani, dimodochè +essi abbiano tutta la libertà di scegliersi quel Governo +che a loro meglio piacesse, in questo caso io credo che ciò +che per noi tornerebbe più ragionevole sarebbe di rinunziare +ad ogni ulteriore impresa contro il Regno di Napoli. +Se voi siete di altra opinione, io mi riservo espressamente +ogni libertà d’azione, e mi astengo di farvi qualunque osservazione +relativamente ai vostri piani.» +</p> +</div> + +<p> +Ora, fino a qual punto questa lettera potesse ingannare +la sonnacchiosa, ma non istupidita Diplomazia, +è dubbio assai; certo ella pareva fatta piuttosto +per raffermare il proposito del Dittatore che per iscrollarlo. +Vecchia d’un mese, essa aveva perduto ogni +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +valore d’opportunità. Il Re vi dava un consiglio a +Garibaldi, movendo da fatti che erano totalmente +cambiati. Ciò che, in un certo rispetto, poteva esser +vero quindici giorni dopo la presa di Palermo, non +lo era più dopo la battaglia di Milazzo e l’entrata in +Messina. La condizione imposta da Vittorio Emanuele +al passaggio del Faro era già in gran parte adempita. +I Borboni avevano oramai sgombrata la Sicilia, +ed essa era arbitra de’ suoi destini. Garibaldi adunque +poteva trovare nella lettera regale piuttosto un +nuovo argomento per affrettarsi che per arretrarsi. +Restava, è vero, quella clausola che i Siciliani fossero +liberi di eleggersi il Governo che loro tornasse +più gradito, la quale poi si traduceva ancora nel vecchio +programma dell’annessione immediata; ma senza +dire che anche questa condizione era annullata dagli +stessi argomenti che infirmavano tutta la lettera, sappiamo +che su quel punto dell’annessione Garibaldi +era incrollabile, e sappiamo altresì che non gliene +mancavano le ragioni. Rispose quindi al Re con questa +lettera altrettanto celebre: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Sire, +</p> + +<p> +»La Maestà Vostra sa di quanto affetto e riverenza io +sia penetrato per la sua persona e quanto brami d’ubbidirla. +Però Vostra Maestà deve poi comprendere in quale +imbarazzo mi porrebbe oggi un’attitudine passiva in faccia +alla popolazione del Continente napoletano, che io sono obbligato +di frenare da tanto tempo, ed a cui ho promesso +il mio immediato appoggio. L’Italia mi chiederebbe conto +della mia passività, e ne deriverebbe immenso danno. Al +termine della mia missione io deporrò ai piedi di Vostra +Maestà l’autorità che le circostanze mi hanno conferito, +e sarò ben fortunato d’obbedire per il resto della mia +vita.» +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +</p> + +<p> +Ora, questo è notabile, che la risposta di Garibaldi +non solo corrispondeva ai desiderii mal celati del Re +Galantuomo, ma in quel momento s’accordava col +pensiero più intimo dello stesso conte di Cavour. Egli +infatti fino dal 25 luglio, udita la vittoria di Milazzo, +scriveva al Persano:<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a> +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Dopo sì splendida vittoria io non vedo come gli si potrebbe +impedire di passare sul Continente. Sarebbe stato +meglio che i Napoletani compissero, od almeno iniziassero +l’opera rigeneratrice; ma poichè non vogliono, o non possono +muoversi, si lasci fare a Garibaldi. L’impresa non può +rimanere a metà. La bandiera nazionale inalberata in Sicilia +deve risalire il Regno ed estendersi lungo le coste dell’Adriatico, +finchè ricopra la regina del mare.<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a>» +</p> +</div> + +<p> +Soltanto circa un punto il conte di Cavour non +aveva mutato parere, e s’immagina quale: la pronta +annessione. Sentendo però quanto fosse vano il tentare +la posizione di fronte, pensava come al solito a girarla +di costa, sperando che a ciò l’avrebbero aiutato, +oltre che l’ingegno e le circostanze, lo stesso Prodittatore +che Garibaldi s’era chiamato al fianco. Avremmo +infatti dovuto dir prima che il generale Garibaldi fino +dalla metà del giugno aveva ceduto al consiglio di +chiamare in Sicilia un uomo di grido e di autorità +politica, il quale assumesse la grande bisogna dell’ordinamento +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +dello Stato e lo rappresentasse come suo +Vicario o Prodittatore in tutti gli attributi del reggimento +civile. +</p> + +<p> +Nella scelta della persona ondeggiò alquanto. Egli +avrebbe preferito, o Giorgio Pallavicino, o Carlo Cattaneo; +il Persano gli suggeriva invece Agostino Depretis; +il Re ed il Cavour gli profferivano Valerio; ma +infine, essendosi Garibaldi deciso per il Depretis, ogni +opposizione alla sua nomina cessò, e verso la metà +del luglio questi partì Prodittatore per la Sicilia. +</p> + +<p> +Il conte di Cavour aveva torto di diffidare di lui. +Agostino Depretis non era de’ suoi amici, ma circa al +problema dell’annessione era pienamente d’accordo +con lui; non la voleva, è vero, precipitata e violenta; +meditava prepararla a poco a poco, renderla necessaria, +ottenerla amichevolmente dalle mani di Garibaldi, +non strappargliela: ma infine la voleva quanto +il Cavour stesso, e più che ad un Ministro di Garibaldi +si convenisse. Però quando il 22 luglio si presentò +a Garibaldi in Milazzo il Prodittatore non svelò +tutto il suo pensiero; si dimostrò anzi impaziente di +dare un assetto stabile allo Stato, promulgandovi al +più presto lo Statuto e gli ordinamenti piemontesi +(il che fece tosto con molta lode sua); ma delle sue +idee annessioniste non fece motto; crescendo così subito +nella fiducia del Generale, ma preparandosi a +perderla fra breve. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +</p> + +<h2 id="cap9"><span class="smcap">Capitolo Nono.</span> +<span class="smaller">DAL FARO AL VOLTURNO.<br> +[1860.]</span></h2> +</div> + +<h3>I.</h3> + +<p> +Se la passata nel Regno era caldeggiata da quei +medesimi che prima l’avevano sconsigliata, l’eseguirla +era impresa assai meno facile di quanto, anche ai credenti +nel genio e nella fortuna di Garibaldi, potesse +apparire. +</p> + +<p> +L’esercito borbonico, non ostante le defezioni e +le perdite, poteva sempre mettere in linea un centomila +uomini, e Garibaldi, sommati insieme i Mille, le tre +spedizioni Medici, Cosenz e Sacchi, la brigata Türr +di stanza a Catania e la brigata Bixio staccata a Taormina,<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a> +non riusciva a rassegnarne diecimila. La flotta +nemica teneva sempre il mare con dieci fregate e +cinque corvette a vapore, due vascelli e quattro fregate +a vela, senza contare i legni minori; e a tutte +quelle moli era già molto se la nascente marina siciliana +poteva contrapporre quattro o cinque piroscafi +armati per ripiego, ed assolutamente incapaci, non che +a misurarsi col potente avversario, di recare, ad una +<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> +impresa tanto fortunosa qual è sempre uno sbarco +di truppe, alcun valido soccorso. E v’ha di peggio. +La posizione dei Regi sullo Stretto era formidabile. +Dodicimila uomini protetti da una fitta linea di forti +guardavano da Bagnara a Reggio la costa calabrese; +due grosse fregate, il <i>Fieramosca</i> e la <i>Fulminante</i>, fiancheggiate +da legni minori correvano il Canale e vi +spadroneggiavano, infine sulla stessa costa sicula possedevano +nella cittadella di Messina un posto avanzato, +il quale, se altro non poteva, s’insinuava pur sempre +come una spia insidiosa nel campo garibaldino e +nuoceva al segreto ed alla libertà delle sue mosse. +</p> + +<p> +Primo pensiero di Garibaldi perciò fu di uscire +dalla città al più presto e di trapiantarsi a Punta di +Faro. E fu ispirazione provvidenziale. Nessun luogo +più opportuno all’impresa che Garibaldi apparecchiava, +di quella specie d’Istmo che costituisce la +estrema punta settentrionale dello Stretto e che, ora +dalla sua forma e giacitura, ora dalla torre che l’illumina, +si chiama alternamente, <i>Punta, Capo o Torre +di Faro</i>. Posta tra l’alto mare e la parte più angusta +dello Stretto, essa era al tempo stesso un agguato, +una sfida ed uno zimbello. Un agguato, perchè nascondeva +sempre la doppia opportunità, o di traversare +all’improvviso il Canale o di gettarsi al largo per rischiare +uno sbarco sopra un altro punto della costa napoletana; +una sfida, perchè minacciava, come un’opera +avanzata, la riva nemica, e opportunamente armata +poteva ribattere i fuochi de’ suoi forti e delle sue batterie; +uno zimbello, perchè costringeva i Regi a tenervi +fissi gli occhi, ed a perdere di vista, per quel +solo, tutti gli altri punti. +</p> + +<p> +Nessuno pertanto di questi vantaggi era sfuggito +all’occhio esperto del nostro Capitano; e senza aver +<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> +in mente alcun concetto definito e compiuto deliberò +frattanto di fare di quella lingua di terra, obliato +nido di pescatori, la base delle sue operazioni e il +campo delle sue forze. +</p> + +<p> +Eccolo quindi trasferire colà il suo Quartier generale: +riunirvi le due brigate Medici e Cosenz, tenendo +pronta a raggiungerle quella del Sacchi; farvi +costruire batterie, ordinando all’Orsini di montarvi +i cannoni di grosso calibro presi a Milazzo ed a Messina; +raccogliervi infine, sotto gli ordini del Castiglia, +un centinaio di barche da pesca, che dovevano nella +mente sua comporre la flottiglia da sbarco, e tener +il posto delle fregate da guerra di cui il nemico andava +superbo. +</p> + +<p> +Convintosi però che uno sbarco in massa, di viva +forza, lungo lo Stretto, era impossibile, Garibaldi deliberò +sperimentare in sulle prime il sistema dei colpi +di mano, delle sorprese, degli assalti alla spicciolata, +mercè i quali afferrare un caposaldo sulla riva opposta +e preparare un colpo più decisivo. Infatti, nella sera +dell’8 agosto, commetteva al calabrese Musolino di +tentare, con una scelta mano di volontari (lo secondavano +come ufficiali, Missori, Alberto Mario, Vincenzo +Cattabeni), la sorpresa del forte Cavallo, e la +sommossa dell’ultima Calabria; e tre sere dopo, ordinava +a Salvatore Castiglia di sbarcare presso Alta +Fiumara con altri quattrocento uomini, che dovevano +andare in rincalzo de’ primi e impadronirsi con essi di +qualche punto della costiera. È vero che nessuno di +questi tentativi riuscì: Musolino al primo colpo di cannone +del forte, veduta impossibile la sorpresa, non tentava +nemmeno l’assalto e si rifugiava nei forestali dell’Aspromonte; +le barche del Castiglia, fulminate dai +fuochi incrociati delle fregate e delle batterie di terra, +<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> +erano costrette a virar di bordo e a ricorrere più che +frettolose sotto la tutela del Faro; ma ciò non ostante +chi reputasse questi conati tutti del pari infruttuosi, +s’ingannerebbe a partito. Se altro buon effetto non +erano atti a produrre, questo di certo fruttavano: +stancheggiavano con allarmi e marcie continuate il +nemico; ne dividevano le forze e ne confondevano le +idee, e sopra ogni cosa lo confermavano e quasi indurivano +nell’errore che unico disegno degl’invasori +fosse la traversata diretta del Canale: errore che Garibaldi +aveva veduto nascere con gioia, ch’egli stesso +s’era studiato di nutrire e di crescere, e che gli aprirà +tra breve le porte del Regno. +</p> + +<p> +Quando infatti vide i Borbonici ben bene sprofondati +nell’illusione, e fu certo ormai che tutti i loro +sguardi e tutte le loro forze erano converse all’unico +punto del Faro, Garibaldi commette al Sirtori il comando +supremo dell’esercito, gli raccomanda di continuare +come prima in quelle finte e in quegli apparecchi +che avevano tanto giovato fino allora, e la notte +del 12 scompare. +</p> + +<p> +Dov’era andato? +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +In sullo scorcio di giugno Agostino Bertani spronato +dal Mazzini, ma assenziente Garibaldi, aveva +posto mano all’ordinamento d’una spedizione destinata +ad invadere gli Stati pontificii, e se la fortuna +secondava a spingersi anche nel Regno. +</p> + +<p> +Il corpo (novemila uomini al più), commesso al +comando supremo di Luigi Pianciani, uomo più politico +che guerresco, era diviso pomposamente in sei +brigate: una delle quali, agli ordini di Giovanni Nicotera, +<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> +veniva ordinandosi a Castelpucci poco lunge +da Firenze e doveva da quel lato penetrare nell’Umbria +fino a Perugia; un’altra si raccoglieva nelle Romagne +ed aveva per obbiettivo le Marche; mentre le +altre quattro erano già radunate tra Genova e la +Spezia col disegno di sbarcare sulla costa pontificia +in vicinanza di Montalto e là per Viterbo rannodarsi +alle altre colonne. +</p> + +<p> +Che una siffatta impresa non potesse essere tollerata +dal Governo di Vittorio Emanuele, s’intende da +sè. Ogni istituzione vive della logica sua. La Monarchia +non poteva abbandonare il Papato alle mani della +rivoluzione senza esporsi o ad esautorare sè stessa, +se la rivoluzione trionfava, o a rovinare l’Italia, se la +rivoluzione soccombeva. Oltre di che era da cansare +il pericolo sommo che la rivoluzione trascorrendo, +com’è natura sua, andasse a dar di cozzo contro +Roma, scatenando dalle violate mura la collera della +Francia, e i fulmini dell’intera Cattolicità. Importava +dunque che una siffatta spedizione fosse comunque +impedita, e il Gabinetto di Torino deliberò che la +fosse ad ogni costo. Diverso però, secondo la diversa +mente degli esecutori, il metodo d’esecuzione. Mentre +il barone Ricasoli, sempre governatore di Toscana, +ubbidendo alla sua rigida, ma schietta natura, scioglieva +senz’altro la brigata di Castelpucci, sostenendo +per alcune ore lo stesso Nicotera, il Farini deliberava +appigliarsi piuttosto al sistema dei temporeggiamenti +e degli artificii, e recatosi a Genova si studiò persuadere +il Bertani stesso a rinunciare all’ideata impresa. +In sulle prime il delegato di Garibaldi resistette; ma +il Ministro di re Vittorio avendo alla fine smascherato +il suo fermo proposito d’impedire la divisata +spedizione anche colla forza, le due parti vennero pel +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +minor male ad un compromesso, mercè del quale tutte +le truppe predisposte all’impresa di Roma s’imbarcherebbero +in più riprese per la baia di Terranova, nell’isola +di Sardegna, e di là non appena radunate continuerebbero +per Sicilia, onde mettersi quivi agli +ordini di Garibaldi. +</p> + +<p> +Fino a qual punto però un siffatto componimento +fosse sincero, sarebbe prudente non scandagliare. Certo +nessuno de’ due contraenti svelò chiaramente il suo pensiero: +vecchi cospiratori entrambi, entrambi convinti di +giovare alla patria, facevano probabilmente a chi meglio +gabbava l’altro. Il Farini intanto che concedeva la +radunata in Sardegna, spiccava bastimenti da guerra +perchè obbligassero i volontari, mano mano che arrivavano +al convegno, a continuare per la Sicilia; il Bertani, +mentre s’era impegnato a proseguire per Palermo, +faceva intendere ai Comandanti la mèta vera +della spedizione esser sempre le coste romane, verso +le quali appena radunato il naviglio dovevano essere +drizzate le prue. Ciò stabilito pertanto, ciascuno a seconda +del suo disegno si mise in moto. Al finire del +luglio la sciolta brigata di Castelpucci, passata al comando +di Gaetano Sacchi, sbarcava tranquillamente +a Palermo, e passava tosto ad ingrossare le schiere del +Faro: poco dopo Agostino Bertani arrivava a Messina +ad annunziare al Dittatore l’avvenuto compromesso; +ai 13 di agosto il Farini pubblicava un bando inutilmente +provocatore, in cui, sconfessate tutte le passate +spedizioni, vietava le presenti e le future, e proclamava +l’Italia dover essere degl’Italiani, non delle sètte; +una cannoniera della marina sarda, la <i>Gulnara</i>, navigava +per Terranova onde aspettarvi al varco i volontari +e forzarli a proseguire per Palermo; le due brigate +infine, nominate dai loro comandanti Eberhardt +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +e Tharrena, grosse non più che di duemila uomini +ciascuna imbarcati sui due piroscafi il <i>Franklin</i> e il +<i>Torino</i>, approdavano nel pomeriggio del 13 agosto nel +Golfo degli Aranci, dove però, trovata la <i>Gulnara</i> e +da essa ricevuta l’intimazione di continuare la rotta +volenti o nolenti, mormoranti o rassegnati, ubbidirono. +</p> + +<p> +Ed ecco la cagione della scomparsa di Garibaldi +dal Faro. Toccata con mano, dopo quindici giorni di +vani sperimenti, la difficoltà del passaggio dello Stretto, +misurata l’esiguità delle proprie forze e persuaso che +in essa stava il maggior ostacolo all’impresa; udito +dal Bertani che in Sardegna stava aspettando una +bella ed agguerrita legione di circa ottomila armati, +co’ quali poteva d’un colpo solo addoppiare il suo +esercito; convinto anche più che la spedizione romana, +utile un tempo, era divenuta intempestiva e che a +Roma si poteva marciar più spediti e sicuramente per +la via di Napoli, delibera, quasi all’improvviso, di +correre egli stesso nel Golfo degli Aranci a prendere +quel prezioso soccorso e portarselo seco in Sicilia. +</p> + +<p> +Di tutte le azioni di Garibaldi questa fu quella +che i repubblicani gli perdonarono meno; ma pochi +converranno nella loro sentenza. Certamente egli, non +che approvata aveva consigliata e affrettata la spedizione +negli Stati pontificii; talchè fa meraviglia che +nel suo libro de’ <i>Mille</i>, dopo d’averla dichiarata <i>inutile</i>, +anzi <i>nociva</i>, la rinfacci poi con amare parole a coloro +che pur la ordinarono e apparecchiarono col suo +esplicito consenso, stimolati e spinti fino all’ultimo +istante da lettere e telegrammi suoi, che lo scrittore +dei <i>Mille</i>, più labile di memoria del loro Capitano, può +aver dimenticato, ma che la storia non può scancellare.<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> +</p> + +<p> +Ma ciò detto, il torto di Garibaldi si ferma qui. +Generalissimo di tutte le forze popolari in Italia, Dittatore +d’uno Stato, garante in quell’ora delle sorti +della patria che a lui principalmente si affidava, egli +non solo aveva il diritto di muovere le sue insegne +e mutare i suoi disegni a seconda delle opportunità, +e giusta il criterio ch’egli via via se ne formava; ma +n’aveva il preciso dovere. Pessimo de’ Capitani colui +che ad una male intesa fedeltà a formole preconcette +e convenzioni partigiane sacrifica la vittoria, prima +e suprema sua norma. I Mazziniani che consideravano +di quella spedizione più l’aspetto politico che militare, +potevano credere sufficiente trionfo della parte +loro, anche la sola iniziativa; ma di questo Garibaldi, +uomo di guerra, non poteva appagarsi. +</p> + +<p> +Più che alla gloria d’un partito egli guardava alla +grandezza d’Italia, e in ciò stava la sua eccellenza. +</p> + +<p> +Che fossero primi a entrare nelle Marche e nell’Umbria +le camicie rosse o i cappotti bigi: che di +far l’Italia egli dovesse dividere l’onore con Vittorio +Emanuele nulla gli caleva, se non è anche più giusto +il dire che gli caleva questo solo: di veder tutti gli +Italiani uniti e concordi affinchè la grand’opera si +compisse più presto. Oltre di ciò era naturale che +giunto vittorioso al Faro, e in procinto di tentare un +<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> +altro passo decisivo, egli reputasse assai più saggio +afforzarsi nel suo campo per fornire prestamente la +ben incominciata impresa, anzichè sperdere le sue +forze in un’avventura nuova, lontana e piena tuttora +d’alea e di difficoltà, osteggiata dal Governo nazionale, +temuta da buona parte degl’Italiani, e conducente +ad una mèta, se pur vi conduceva, alla quale +per una via più lunga, ma più certa, poteva e voleva +arrivare quando che sia egli stesso. +</p> + +<h3>III.</h3> + +<p> +E il successo gli diede ragione. Lasciato nella +notte del 12 il Faro, delude prodigiosamente la crociera +borbonica e dà fondo, sul mattino del 14, nel +Golfo degli Aranci. Colà ode che le due brigate (quella +Eberhardt e Tharrena, di cui dicemmo) son già in +viaggio per Palermo; ma ci trova invece il grosso di +altre due (Gandini e Puppi) raggiunte nella giornata +stessa dai loro distaccamenti e dall’intero Stato Maggiore +della spedizione col Pianciani in persona. Allora +si presenta improvviso a quella gioventù già devota +a lui più che non volesse parere; vince col fáscino +della parola e anche più dell’aspetto gli scrupoli degli +uni, la repugnanza degli altri, e preso, colla sicurezza +di chi non teme di vederselo contrastato, il +bastone del comando, fa prima un’escursione a Caprera, +saluto del Leone alla diletta sua tana, e tornatone, +ordina senz’altro che tutta la squadriglia lo +segua a Cagliari e di là prosegua per Palermo, dove +egli stesso nel mattino del 17 approda. +</p> + +<p> +Nè a Palermo perde il tempo. La brigata Eberhardt +era già stata avviata sul <i>Torino</i> a raggiungere il Bixio +a Taormina; ora s’imbarca egli stesso scortato dal battaglione +<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> +Chiassi sul <i>Franklin</i>: fa egli pure il giro dell’Isola; +arriva il 19 mattina a Taormina; comanda +al Bixio, che aveva sospirato quel comando per lunghi +giorni, d’imbarcare tutta la gente raccolta, circa +quattromila uomini, su due vapori venuti da Palermo; +udito però che le navi hanno bisogno di urgenti +raddobbi, si fa per alcuni istanti carpentiere e si +mette egli stesso coll’ascia e col martello a tappare +falle e piantar chiavarde, e quando tutto è lesto, pigiati +in quei due piroscafi, pieni di avaríe e di magagne, +quei quattromila uomini, nella notte del 19 +sferra da Taormina; corre tutta quella notte, non visto, +non sospettato, nella direzione di greco, e ai primi +albori del 20 afferra presso Melito, tra Capo dell’Armi +e Capo Spartivento, l’estrema spiaggia calabrese. +</p> + +<p> +Il <i>Torino</i> s’era arenato; Garibaldi dapprima aveva +tentato di liberarlo facendolo tirare a rimorchio dal +<i>Franklin</i>, ma non gli era riuscito. Allora non volendo +lasciar quella preda ai nemici, s’era deciso ad andar +egli stesso al Faro in cerca d’un soccorso qualsiasi; +quando fatti pochi nodi vide arrivargli addosso due +vapori della flotta borbonica, l’<i>Aquila</i> e la <i>Fulminante</i>, +i quali appena scoperte sul far del giorno le antenne +delle due navi garibaldine accorrevano a tutto vapore +contro di loro coll’intento e la speranza di catturarli +assieme a tutti gli imbarcati. +</p> + +<p> +A Garibaldi allora non restò che retrocedere e +buttarsi a salvamento sulla costa calabrese abbandonando +alla sua sorte il <i>Torino</i>, che infatti bombardato +prima dai legni, poi saccheggiato e dato alle +fiamme dagli equipaggi borbonici, colò lentamente a +fondo. +</p> + +<p> +Tutti gli armati però ne erano discesi; il Bixio +s’era già impadronito del telegrafo; il Missori subentrato +<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> +al Musolino nel comando militare della banda +d’Aspromonte, richiamato al tempo stesso da un biglietto +di Garibaldi e dal fragore della cannonata +borbonica, s’era accostato di monte in monte a Melito; +la strada littoranea era tutta sgombra fin presso +a Reggio; non restava che impadronirsi di Reggio +medesima, e il Generale volle che nella notte stessa +ne fosse tentato l’assalto. +</p> + +<h3>IV.</h3> + +<p> +Reggio è munita al mare da un forte, al monte +da un castello, ed era a que’ giorni difesa da circa +duemila uomini comandati dal vecchio generale Gallotti. +Avendo però gli abitanti chiesto al Comandante +borbonico di risparmiare alla città un combattimento +nelle vie, egli pietosamente consentì, chiudendo parte +de’ suoi nel Castello e andando ad appostarsi col rimanente, +non più d’un migliaio, lungo una fiumara +asciutta, scorrente a mezzogiorno della città, ma che +non gli poteva servire di schermo alcuno. Infatti essendo +stato deciso che l’Eberhardt attaccasse per la +sinistra e il Bixio per la destra, questi potè girare gli +avamposti del nemico, prima che egli se ne fosse avveduto, +e spiegatosi l’assalto costringerlo a riparare +frettolosamente nell’abitato. Qui però la resistenza +degli assaliti fu più gagliarda; e avrebbe anche fatto +costar più cara la vittoria degli assalitori, se il Chiassi, +a capo di due compagnie della brigata Sacchi, non +fosse piombato di costa sul nemico, e non ne avesse +affrettato lo scompiglio e la ritirata. Restava però ai +Regi il Castello; e quivi infatti si ritrassero, disposti, +pareva, a nuova e più lunga resistenza; il che, a Garibaldi, +bisognoso d’impadronirsi di Reggio prima che +<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> +le colonne del Briganti e del Melendez, accampate tra +San Giovanni e Piale, arrivassero al soccorso, dava +non poco pensiero. Fortunatamente la comparsa del +Missori sulle alture sovrastanti al Castello, e alcuni +colpi ben appuntati de’ suoi, persuasero i difensori +d’essere totalmente circondati; e nel pomeriggio del +giorno stesso li indussero ad innalzare bandiera bianca. +Garibaldi, com’era sua arte e suo proposito, fu nei +patti liberalissimo: alle truppe libera l’andata alle +lor case o dove gradissero; agli ufficiali salva la spada +e le robe private; solamente il materiale del forte, +cinquantotto pezzi di vario calibro e cinquecento fucili, +senza dire delle buffetterie e delle munizioni, in +mano del vincitore. +</p> + +<p> +Ma la vittoria di Reggio era ben presto coronata +da un’altra più importante e decisiva. Nella notte +dal 21 al 22 il generale Cosenz imbarcata sopra la +flottiglia del Faro parte della sua divisione, i Carabinieri +genovesi e la Legione estera, riusciva ad afferrare +la sponda calabra poco lontano da Scilla, ed a trovarsi +così alle spalle della brigata Briganti, accampata, +come dicemmo, nei dintorni di San Giovanni. +</p> + +<p> +A questo annunzio Garibaldi, che s’era già mosso +con tutte le forze contro il Briganti, non esita un +istante; lo serra più dappresso, ai fianchi e di fronte, +e quando è ben certo d’averlo circuito, gli intima +senz’altro la resa a discrezione. Avrebbe forse resistito +il Generale borbonico, se la soldatesca, ormai +svogliata di combattere, diffidente de’ suoi ufficiali, e +dagli ufficiali stessi corrotta, disamorata d’una bandiera +che pareva portasse fatalmente nelle sue pieghe +la sconfitta e l’ignominia, carezzata soprattutto dall’idea +di tornare a’ suoi focolari, come il presidio di +Reggio, non avesse fatto sedizione e costretto il suo +<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> +Generale a subire il patto umiliante. Allora si videro +novemila uomini d’ogni arma, ricchi d’artiglieria, +protetti da batterie d’acqua e di terra, abbassare +l’armi innanzi a seimila scamiciati; e quali patteggiati, +quali no, andarsene ciascuno a beneplacito suo, a stormi, +a branchi, a coppie; facendo di sè lunga riga per +tutte le vie del Regno; qua trafficando, là gettando +le armi; vivendo di ruba e di limosina; stendendo +talora la mano agli stessi Garibaldini che li cacciavano +innanzi; dove passando umili ed innocui, dove +lasciando traccia di prepotenze e di delitti: più atroce +di tutti quello perpetrato a Melito, dove abbattutisi +in quel misero generale Briganti, a cui essi pei primi +avevano imposto il disonore, non seppero meglio nascondere +la vergogna del proprio tradimento che gridando +lui traditore (solita accusa delle soldatesche +vinte contro i Capitani infelici); e giubilanti d’aver +nelle mani una vittima espiatrice dell’onta comune, +selvaggiamente lo trucidarono. +</p> + +<h3>V.</h3> + +<p> +Da quel giorno lo sfacelo continuò colla celerità +spaventosa d’una putrefazione. Padrone delle due rive +del Faro e di lungo tratto della sponda tirrena, raccolti +ormai nelle Calabrie da venti a venticinquemila +uomini, e libero di farli avanzare per terra e per mare +secondo i casi e le opportunità; acclamato, festeggiato, +portato sulle braccia dalle popolazioni accorrenti in +armi sui suoi passi, Garibaldi s’innoltrava verso Napoli +colla rapidità d’una folgore e la maestà d’un +trionfo. +</p> + +<p> +<i>Bellum ambulando perfecerunt</i>, fu detto dei Cesariani +nella Gallia, e così poteva dirsi di Garibaldi. +<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> +La sua non era una guerra, era una passeggiata militare. +La rivoluzione non lo scortava soltanto, lo precedeva. +Fino dal 17 agosto, prima ancora dello sbarco di +Garibaldi a Melito, Potenza cacciava i pochi Gendarmi +che la custodivano, e tutta la Basilicata si vendicava +in libertà. All’annunzio della vittoria di Reggio tutte +le Calabrie insorgevano; Cosenza costringeva il generale +Caldarelli a capitolare con una brigata intera ed +a ritirarsi a Salerno col patto di non più guerreggiare +contro Garibaldi; a Foggia le truppe facevan +causa comune col popolo; a Bari altrettanto: sicchè +il generale Flores, comandante militare delle Puglie, +era costretto a riparare cogli avanzi dei fedeli nel +Principato; fuga da un incendio in un precipizio. Il +generale Viale posto con dodicimila uomini a guardia +della Termopile di Monteleone, minacciato da una sedizione +pari a quella che aveva forzato il Briganti, +non osando attendere Garibaldi, batteva in precipitosa +ritirata, abbandonando agl’invasori una delle chiavi +della Calabria. Succedutogli nel comando il generale +Ghio, egli pure continuò la ritirata; ma pervenuto a +Soveria-Manelli, tra Tiriolo e Cosenza, fosse stanchezza +della lunga corsa, fosse disperato proposito, pensò di +prendervi campo e di attendere di piè fermo l’instancabile +persecutore. Fu la sua rovina. +</p> + +<p> +Quando egli arrivava a Soveria, le alture, che da +oriente e da settentrione la dominano, erano già occupate +dalle bande calabresi dello Stocco, ed egli si +trovava già prima di combattere quasi aggirato. Garibaldi +frattanto lo incalzava di fronte, e vista l’infelice +posizione del suo nemico, non gli lasciò un istante +di posa. Egli che faceva quella guerra correndo le +poste, precedendo di sette giorni la sua stessa avanguardia, +esploratore degli esploratori, era giunto in +<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> +faccia al Ghio, quasi solo; ma non per questo pensò +d’indugiarsi. Ordinato a tutte le truppe che lo seguivano +di convergere tutte a marcia forzata per Tiriolo, +appena ha sottomano l’avanguardia della divisione +del Cosenz, forte non più di millecinquecento +uomini, la spinge, ancora trafelata, sulla strada di +Soveria-Manelli; fa calar dalle alture le bande dello +Stocco e intima al generale Ghio la resa. Questi tenta +guadagnar tempo e negoziare; ma gli fu accordata +un’ora sola, e dopo un’ora sola altri dodicimila uomini +andavano sperperati e disciolti in varie direzioni +come quelli del Briganti, lasciando in mano del fortunato +Dittatore tutte le Calabrie. +</p> + +<p> +E quel che era accaduto da San Giovanni a Cosenza, +ripetevasi dovunque. Non era una rivoluzione, +era una grande diserzione. Il trono borbonico non cadeva +tanto per l’assalto de’ suoi nemici, quanto per +l’abbandono e l’infedeltà de’ suoi difensori. I soldati +disertavano: i Generali capitolavano: i cortigiani si +nascondevano: i funzionari fuggivano: i Napoletani +non scacciavano il proprio Re, gli voltavano le spalle. +</p> + +<h3>VI.</h3> + +<p> +E lo stato delle provincie riflettevasi coll’intensità +d’un vasto focolare nella capitale. Il conte di Cavour, +ostinato a volere che una sommossa scoppiasse in +Napoli prima dell’arrivo di Garibaldi, ne aveva affidata +la suprema cura al marchese di Villamarina ed all’ammiraglio +Persano e sotto di loro un vario stuolo di emigrati, +cui la nuova Costituzione aveva riaperte le porte +della patria, e di emissari d’ogni provincia e d’ogni +fatta s’affaticavano alla tanto travagliosa quanto inutile +trama. Il barone Nisco, per mezzo del Persano, +<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> +introduceva nella città migliaia di fucili: il generale +Nunziante, compro dal Cavour, diffondeva fra l’esercito +proclami corruttori: a bordo della squadra piemontese +infine stavan nascosti due battaglioni di Bersaglieri, +pronti a scendere a terra al primo segnale +di rivolta;<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a> e quantunque non fosse da aspettarsi che +il popolo napoletano volesse dipartirsi da quel sistema +di resistenza passiva e di inerzia ostile che era nell’indole +sua, e in parte imposta dagli avvenimenti +che camminavano più celeri della sua volontà; tuttavia, +questi soli due fatti d’un popolo che aspettava da +un’ora all’altra la caduta de’ suoi Re, e d’un esercito +che non pareva più disposto a sparare un sol +colpo per scongiurarla, bastano ad accertare che il +fato de’ Borboni era consumato. +</p> + +<p> +Nè la reggia era più sicura della piazza. Sorpreso +da un turbine che avrebbe dato le vertigini a’ più gagliardi, +aggirato da opposte correnti, circuito da consiglieri +o fiacchi o stolti o infidi, col sospetto e la +discordia nella stessa sua famiglia, Francesco II era +la foglia in preda alla tormenta. Le Potenze lo abbandonavano; +l’Inghilterra gli era ostile; la Francia +lo trastullava di vane promesse; la Russia, la Prussia, +l’Austria lo confortavano di sterili proteste; il Papa +era impotente; il Piemonte, lo sappiamo, teneva in +mano tutte le molle della tagliola in cui doveva +cadere. Dovunque si volgesse, non udiva che amari +rimproveri, o consigli vani ed impraticabili. Il conte +di Siracusa, suo zio, lo consigliava ad abdicare;<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a> il +Ministero di Liborio Romano lo invitava formalmente +<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> +ad uscire temporaneamente dallo Stato e ad affidare il +governo ad una reggenza; solo il conte Brenier, ministro +di Francia, e il generale Pianell ed altri pochi gli davano +l’unico consiglio, degno d’un Re, di mettersi a +capo del suo esercito e di cadere o vincere con esso; ma +era consiglio troppo alto per l’animo suo e ormai forse +inutile e tardivo. In tanta tempesta di pensieri egli non +s’appigliava a partito alcuno; o piuttosto li tentava +tutti senza coerenza e senza energia. Ora faceva chiedere +alle Potenze la neutralizzazione di Napoli e del +territorio, colla speranza di arrestare Garibaldi e di +restaurare, indugiando, le sorti del Regno; ora mandava +segrete lettere a Garibaldi stesso per offrirgli +cinquantamila uomini e la flotta per la guerra contro +l’Austria, a condizione che s’arrestasse e gli salvasse +il restante del Regno;<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> ora infine, rifiutata dalla Diplomazia +la neutralizzazione e da Garibaldi, sdegnosamente, +l’alleanza, si buttava in braccio alla reazione, +tramando colla madre, la moglie, il generale Cutrofiano, +l’Ischitella ed altri arnesi di Corte, un nuovo colpo +di Stato, una specie di 15 maggio, che avrebbe dovuto +fare man bassa di tutte le libertà e di tutti +i liberali, se, come tutte le congiure, non fosse stato +anzi tempo scoperto e i congiurati stessi non si fossero +chiariti impotenti a tentarlo soltanto. +</p> + +<h3>VII.</h3> + +<p> +Frattanto Garibaldi camminava. Fra Salerno ed +Avellino erano raccolti oltre a quarantamila uomini, +la più parte di truppe straniere, risolute, dicevano, ad +<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> +attraversare ad ogni costo il passo al Filibustiere e a +dargli una battaglia decisiva. E Garibaldi pure lo credette; +onde affaccendandosi a concentrare quanto più +presto poteva le sue forze intorno ad Eboli, s’andava +a sua volta preparando alla giornata finale. +</p> + +<p> +Ma inutile allarme. Anche l’esercito di Salerno era +affetto dal contagio comune e sacrato al medesimo destino +de’ suoi compagni. Corsa appena la notizia che +la rivoluzione s’era propagata ad Avellino e nel Principato +Ulteriore, saputo che quel Caldarelli, che aveva +capitolato a Cosenza, era passato con Garibaldi e marciava +con lui contro gli antichi camerata, anche le +truppe di quel campo cominciarono a dar que’ medesimi +segni di indisciplina e di ammutinamento, che già +avevan sciolte le fila del Briganti e del Ghio, ed a +levare ogni speranza ai Comandanti di tentare, con +qualche probabilità di buon successo, la prova estrema +a cui si erano impegnati. +</p> + +<p> +L’arrivo di queste notizie a Napoli fu decisivo. +Nella sera del 5 settembre, il Re, radunato il Consiglio +dei Ministri, chiese il da farsi, e una sola fu la +risposta loro: impossibile la resistenza; il Re si ritirasse +a Gaeta colla famiglia; le truppe ripiegassero +dietro il Volturno; Napoli fosse lasciata in tutela +della sua Guardia nazionale. Il Re s’arrese al consiglio, +e la sera del 6 settembre, intanto che le sue +truppe cominciavano il loro movimento, dato un addio, +non privo di dignità, ai suoi antichi sudditi, s’imbarcava +colla moglie e i parenti sopra il <i>Colon</i>, nave +da guerra spagnuola, e scortato da un’altra della +stessa bandiera, poichè la sua flotta aveva rifiutato +di seguirlo, salpava alla volta di Gaeta. La partenza +di Francesco II fu pei Napoletani il lieto fine inaspettato +d’un dramma che minacciava ad ogni scena di +<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> +finire in tragica catastrofe. Tutti respiravano come +sollevati da un incubo. I patriotti che conseguivano +la libertà senza il dolore di macchiarla di sangue civile; +il popolo che poteva mutar di padrone senza +nemmeno darsi la fatica d’una sommossa; i cortigiani +cui era concesso di voltar livrea senza passare per +ingrati; i magistrati cui era lecito di barattar giuramento +senza esser tacciati di fedifraghi; gli ammiragli, +i generali, le assise dorate dell’esercito e dell’armata, +cui s’offriva la rara fortuna di passar sotto le bandiere +del vincitore senza la vergogna di disertare quelle +del vinto; Liborio Romano, infine, cui era riuscito di +far sparire Francesco II e comparire Garibaldi, rendendosi +ministro possibile dell’uno e dell’altro: tutti +avevan sul volto quell’aria di soddisfatta sicurezza +che esalò dal petto di Don Abbondio quando udì che +Don Rodrigo era morto. Infatti la nave che portava +in esiglio perpetuo Francesco II era ancora in vista +del Golfo, che il Presidente de’ suoi Ministri proponeva +ai colleghi fosse tosto annunciato a Garibaldi il felice +evento, e invitato a venire a prendere possesso della +metropoli. Non era ufficio che spettasse a’ Ministri +d’un Re che non aveva ancora abdicato, e il Manna, +il De Martino, lo Spinelli, rispettosi di sè medesimi, +lo ricusarono; ma il Romano era preparato a ben +altro, e quando gli fu detto esser necessario comporre +un indirizzo di devozione da presentarsi al Dittatore: +«Eccolo,» disse, e lo trasse di tasca bell’e fatto. +</p> + +<p> +All’udir pertanto la gran nuova, Garibaldi che era +già arrivato ad Eboli parte difilato per Salerno; colà +ricevuta la Deputazione del Ministero che lo invitava +d’affrettare il suo ingresso nella capitale, risponde +saviamente esser pronto a partire appena vengano a +lui il Sindaco e il Comandante della Guardia nazionale +<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> +della città; raccomandare frattanto l’ordine e la +calma; ma poichè anche il Romano, divorato dalla febbre +di ricevere egli per il primo il trionfatore, replica +con enfatica parola l’invito, Garibaldi lasciando ogni +esitazione prende a Vietri la ferrovia; arriva a mezzogiorno +alla stazione di Napoli, dove Liborio Romano +lo riceve e gli declama l’indirizzo preparato; e al tocco, +in carrozza, accompagnato dal Cosenz, dal Bertani +dal Nullo e da due altri ufficiali, entra in Napoli, e passando +sotto il fuoco de’ forti tuttora occupati dai +Borbonici, traversando i drappelli delle soldatesche +nemiche sparse per la città, protetto soltanto dall’amore +entusiasta d’un popolo e dalla serenità radiosa +del suo volto che incute al pericolo e disarma +il tradimento, va a posare alla <i>Foresteria</i> (Palazzo +del Governo), e ne prende possesso. Modo di conquista +unico nella storia: prodigio quasi divino d’un’idea, +cui basta la fede d’un eroe ingenuo e sorridente per +disperdere gli eserciti, atterrare le fortezze ed abbattere +i troni! +</p> + +<h3>VIII.</h3> + +<p> +Primo atto di Garibaldi in Napoli fu di aggregare +tutta la marina da guerra e mercantile delle Due Sicilie +alla squadra del re Vittorio Emanuele, comandata +dall’ammiraglio Persano.<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a> Questo Decreto era già un +<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> +principio d’annessione, e doveva bastare esso solo a +testimoniare della fede del Dittatore e a disarmare a +un tempo tutti i sospetti e tutte le diffidenze. Quella +flotta, oggetto da un mese delle bramosíe e delle trame +del conte di Cavour, per aver la quale egli ed il Persano +avevan tanto armeggiato e congiurato, ecco che +Garibaldi spontaneamente, tre ore appena dal suo ingresso +in Napoli, al solo vedere l’ammiraglio di Vittorio +Emanuele, la consegna egli stesso nelle di lui +mani. Dal punto di veduta della politica rivoluzionaria +era il più madornale degli spropositi; ma dal punto +di veduta della politica unitaria italiana, era il più +sublime degli olocausti. +</p> + +<p> +Pure non bastò. Il conte di Cavour aveva detto alla +rivoluzione: <i>non plus ultra</i>; e ciò non per tema che +Garibaldi tradisse la Monarchia, ma per repugnanza +che la Monarchia gli dovesse troppo. E su questo pernio +ruotava da tre mesi tutta la sua politica. A Palermo +aveva cercato arrestare il vincitore coll’annessione +immediata; al di qua dello Stretto s’era provato +a prevenirlo col fargli scoppiare dinanzi per iniziativa +e con forze monarchiche una sommossa che lo costringesse +o a tornarsene a Caprera, o a divenire un luogotenente +di Vittorio Emanuele; dileguata poi anche la +chimera dell’insurrezione monarchica, non cessa per +questo dal macchinare: ora perchè Persano si assicuri +della flotta; ora perchè s’impossessi dei forti di Napoli; +ora perchè si tolga in mano la dittatura. Udito infine +che Garibaldi è alle porte di Napoli, risolve con Vittorio +Emanuele l’invasione delle Marche e dell’Umbria, +«resa necessaria, scriveva al La Marmora, dalla conquista +di Napoli;» — «unico mezzo, soggiungeva al Persano, +per domare la rivoluzione e impedire che entrasse +nel Regno.» E qui non s’ingannava. Lo scopo finale «di +<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> +coronare Vittorio Emanuele re d’Italia in Campidoglio,» +lunge dal nasconderlo, Garibaldi lo gridava colla +sua ingenua franchezza a’ quattro venti. Lo proclamava +ne’ suoi bandi; lo diceva ne’ suoi colloqui; lo ripeteva al +ministro inglese Lord Elliot, quando questi lo pregava +a nome del suo Governo di non toccare la questione +della Venezia;<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a> lo confermava all’ammiraglio Persano +ed al conte di Villamarina, quando l’uno dopo l’altro +andavano ad annunciargli la deliberata impresa degli +Stati pontificii. +</p> + +<p> +«All’udire (dice un autorevole scrittore)<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a> che i soldati +piemontesi si apparecchiavano a entrare nell’Umbria +e nelle Marche, il Dittatore manifestò gioia schiettissima. +Ma poi, fattosi pensieroso, dopo alcuni istanti +di silenzio, disse: — Se questa spedizione è diretta a +tirare un cordone di difesa attorno al Papa, farà un +pessimo effetto sull’animo degl’Italiani; — Villamarina +con franca e calorosa parola si pose a dimostrare, +che, se tra la politica sarda e quella seguíta +dal Dittatore v’era qualche screzio in ordine ai mezzi, +v’era perfetta concordia di fine, e che quindi bisognava +che l’una aiutasse l’altra. — A me poco importa, +riprese Garibaldi, che il Papa rimanga in Roma +<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> +come vescovo, o come Capo della Chiesa cattolica; ma +bisogna togliergli il principato temporale, e costringere +la Francia a richiamare i suoi soldati da Roma. +Se il Governo sardo è capace di conseguire tutto ciò +per negoziati diplomatici, faccia pure, ma presto; +giacchè, se tarda, niuno mi potrà trattenere di sciogliere +la questione colla sciabola alla mano.» +</p> + +<p> +Di fronte a queste dichiarazioni dell’eroe la risoluzione +del conte di Cavour diventava legittima e +quasi necessaria. E però la spedizione delle Marche +e dell’Umbria può dirsi, dopo la guerra di Crimea, la +più ispirata e fatidica azione del grand’uomo di Stato. +Con quel passo egli salvò al tempo stesso la Monarchia +e l’Italia; frenò il corso precipitoso della rivoluzione, +per riaddurla poscia più sicuramente alla mèta.<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a> +<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> +Se un giorno, esaurito ogni altro mezzo, fosse per +divenire necessario di recidere colla sciabola il nodo +di Roma, nessuno poteva, nel 1860, nè affermare, nè +negare: certo in quell’istante pareva, anche ai più +impazienti, intempestivo; e il Mazzini stesso nel suo +proclama di risposta alla circolare di Pier Luigi Farini, +non si peritava a confessare che «la questione +di Roma sarà sciolta, spero provarlo, pacificamente +più tardi.<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a>» +</p> + +<p> +Ma se l’andare incontro a Garibaldi per prevenirlo +e compiere più ordinatamente l’impresa ch’egli +aveva rivoluzionariamente iniziata, era concetto ardito +e saggio al tempo stesso; il vessare di sospetti, di pressure, +di spinte l’uomo che aveva liberato mezza Italia, +perchè s’affrettasse a deporre un potere ch’egli non +aveva alcuna intenzione di ritenere, era affatto inopportuno +ed improvvido, e poteva, a lungo andare, riuscire +funesto. Certo Garibaldi, a Napoli, non aveva più +le ragioni che in Sicilia per differire l’annessione, e +s’intende che i patriotti napoletani intorno ad una +questione di sì capitale importanza dovessero esporgli +sin da principio i loro voti colla più aperta franchezza. +Quello tuttavia che non s’intende è che vi +fossero annessionisti così impazienti da pretendere +che il Dittatore scrivesse il decreto dell’annessione +appena messo il piede in Napoli, incerte tuttora le +sorti della guerra, non chiari per anco gli effetti dell’impresa +negli Stati pontificii, non esaurita ancora, +nè di qua nè di là dallo Stretto, la fase della rivoluzione. +L’annessione era ormai nella forza delle cose, +e come Garibaldi non avrebbe potuto, anco volendolo, +impedirla, così non s’addiceva a coloro, che insomma +<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> +dovevano a lui la libertà di discuterla, l’imporgliela +ad ora fissa, lo strappargliela quasi a forza di mano. +Nessun diritto aveva egli dato fino allora agli annessionisti +di dubitare delle sue intenzioni; molti argomenti +invece per rassicurarli. A Napoli si annuncia, +proclamando Vittorio Emanuele: <i>Vero Padre della +Patria</i>.<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a> Giunto, consegna la flotta borbonica all’ammiraglio +Persano; il giorno stesso nomina Ministri +i capi più eletti della parte moderata e cavouriana; +poco dopo prega il Persano a volergli mandare in +città i Bersaglieri per custodire gli arsenali ed i porti; +infine al settimo giorno promulga lo Statuto del +Regno sardo come legge fondamentale di tutto il novello +Stato. Come insospettire dunque e diffidare di +lui? Certo gli stavano al fianco altri consiglieri dell’annessione +non zelanti, e della politica del Cavour +tutt’altro che amici; ma fino a qual punto li ascoltava +egli? Lo spettro pauroso degli annessionisti era +il Bertani, segretario generale della Dittatura, dell’impresa +di Roma fautore aperto, in fama di mazziniano, +anima rivoluzionaria al certo ed in ogni suo +proposito audace e tenacissima. Ma senza dire che +il Bertani non era veramente avverso all’annessione, +<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> +ma soltanto la voleva differita e condizionata, i suoi +avversari non dovevano ignorare che il suo ascendente +sul Dittatore era assai debole; che anzi di +tutti gli uomini che attorniavano Garibaldi, quello +che più gli era in sospetto e quasi in uggia era appunto +il celebre medico; vuoi per i suoi rapporti +occulti col Mazzini, vuoi per i contrasti avuti, e non +per anco interamente quetati, per la spedizione di +Terranova; vuoi per la disformità dei temperamenti +e dei caratteri: l’uno rigido, loico, tenace, e sopra +ogni cosa partigiano; l’altro mobile, subitaneo, intollerante +delle opposizioni metodiche e ombroso dei +consigli dottrinari; facile alle simpatie ed alle antipatie; +accessibile da cento parti, ma sopra alcuni +punti, formanti il suo <i>credo</i>, incrollabile e quasi inabbordabile. +</p> + +<p> +Tutto ciò per altro non fu nemmanco sospettato +dai partigiani a oltranza dell’annessione immediata; +e così a Napoli come in Sicilia cominciarono tosto ad +assediare il Dittatore di indirizzi e di deputazioni, di +cicalate di gabinetto e di manifestazioni di piazza, +che in sulle prime ottenevano da lui l’effetto precisamente +contrario. +</p> + +<p> +Però se a Napoli la sola sua presenza bastava a +moderare le impazienze ed a tenere in rispetto le opposizioni; +in Sicilia, lui assente, presente invece il suo +Prodittatore, dell’annessione segreto istigatore dapprima, +poscia pubblico favoreggiatore, le voglie annessioniste +erano divenute smaniose, e fino a un certo +punto anco pericolose. Il 4 settembre, il comandante +Piola, capo della Marina siciliana, raggiunto il generale +Garibaldi a Fortino, presso Sapri, gli porgeva una +lettera del Depretis, colla quale questi lo sollecitava a +decretare il plebiscito dell’Isola. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> +</p> + +<p> +«La scena (scrive il Bertani)<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a> accadeva in una povera +osteria. Türr e Cosenz, presenti al colloquio, secondavano +la proposta del Depretis, e già Garibaldi, +non sapremmo se più persuaso o infastidito, aveva +detto: — Basso, scrivete: <i>Caro Depretis, Fate l’annessione +quando volete</i>; — allorchè il Bertani, entrato poco +prima, esclamò: — Generale, voi abdicate; — e capacitato +ben presto dalle opposte ragioni del Bertani +(capacitato, perchè secondavano l’inclinazione del suo +animo): — Avete ragione, — rispose, e rivoltosi a Basso, +che stava sempre colla penna in mano, soggiunse: — Basso, +stracciate la lettera. — +</p> + +<p> +»E poi con calma riprese a dettare: <i>Caro Depretis, +per l’annessione parmi che Bonaparte possa ancora +aspettare alquanti giorni. Sbarazzatevi intanto di mezza +dozzina d’inquieti, e cominciate dai due C.....</i><a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a> +</p> + +<p> +»E la scena finì;»..... ma non finirono del pari +le lotte per l’annessione siciliana. Gli annessionisti, +capitanati principalmente dal Cordova, e spalleggiati +dal Depretis, non volevano desistere dal loro proposito; +anzi in un Consiglio di Ministri ventilarono persino +se non si dovesse bandire il plebiscito anche +malgrado la lettera di Garibaldi. Il Crispi invece colla +parte più rivoluzionaria e garibaldina insisteva perchè +la volontà del Dittatore fosse rispettata; onde tumulti +in piazza e conflitti in Palazzo, che mantenevano Palermo +in uno stato d’agitazione assai presso all’anarchia +e scrollavano sempre più la poca autorità al +Prodittatore. Quando però corse la nuova che Garibaldi +era entrato in Napoli, tanto il Crispi, quanto il +Depretis, decisero, l’uno dietro l’altro, di partire pel +Continente, onde rendere giudice un’altra volta il +<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> +Dittatore della perpetua controversia. E il Dittatore +fu ancora del parere di Fortino; sicchè il Crispi continuò +a stargli al fianco Ministro degli affari esteri, +ed al Depretis, fallitogli ormai il principale scopo della +sua missione, non restò che rassegnare l’ufficio. La +rinuncia del Depretis però lasciava la Sicilia senza Prodittatore +e senza governo, e all’urgente bisogno Garibaldi +pensò di provvedere egli stesso in persona. La +sera del 16 settembre, infatti, s’imbarca quasi di nascosto; +approda l’indomani a Palermo; radunati tostamente +i Ministri e trovatili fermi nella loro idea, con +parole fin troppo dittatorie li congeda; elegge a Prodittatore +Antonio Mordini, allora Auditore generale dell’esercito +garibaldino, e lo fiancheggia di Ministri a lui +graditi; fattosi al balcone del Palazzo arringa il popolo +impaziente di acclamarlo dopo i recenti trionfi, lo ringrazia +d’aver avuto fede in lui e di aver respinto un’annessione +ch’egli credeva intempestiva, l’incuora a persistere +finchè vi siano fratelli da liberare;<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a> e dopo aver +protestato nuovamente della sua amicizia per Vittorio +<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> +Emanuele, «l’unico rappresentante della causa italiana,» +si accommiata colla lusinga di aver per alquanto +tempo restaurata la pace e l’autorità in Sicilia, +e ritorna a Napoli, dove le faccende della guerra +s’erano già troppo risentite della sua mancanza. +</p> + +<h3>IX.</h3> + +<p> +Appena potè aver sottomano un nucleo di forze, +Garibaldi aveva spedito in tutta fretta il generale +Türr ad Ariano per soffocarvi una sommossa borbonica +suscitata dal Vescovo di colà, e spalleggiata dal +generale Bonanno che presidiava con una brigata +l’Abruzzo Ulteriore. E il valoroso Ungherese se n’era +sbrigato presto e bene; costretti i reazionari a piegar +la testa, il Bonanno a render l’armi con tutta la sua +brigata, il Vescovo, divenuto da quel giorno fervente +patriotta, a ringraziarlo della sua umanità e cortesia. +Questo felice successo però nè cansava nè ritardava +per nulla l’estrema prova, a cui la rivoluzione, non +ostante la sua corsa vittoriosa, era chiamata. L’esercito, +ritiratosi dietro il Volturno, contava ancora tra +Capua e Gaeta circa cinquantamila<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a> uomini, era provveduto +d’un ricco materiale, protetto da un fiume di cui +signoreggiava le due sponde, appoggiato infine, senza +dir dell’estremo propugnacolo di Gaeta, da una fortezza +di prim’ordine, quale Capua; e se, come certi +indizi facevan credere, l’appello di Francesco II, il +quale da Gaeta invitava i suoi fedeli alla riscossa, era +<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> +ascoltato, la partita giuocata allora con tanta fortuna +poteva ridiventare molto combattuta ed incerta. +</p> + +<p> +Garibaldi però ne era impensierito più di quello che +volesse confessare; ma obbligato ad attendere che le +sue truppe, disseminate dal Golfo di Policastro a quelle +di Salerno, si rannodassero, molestato ai fianchi dall’insorgere +della reazione e costretto egli stesso dalla +controversia annessionista ad allontanarsi da Napoli ed +a partire per Sicilia, non potè nei primi giorni consacrarsi +alle cose della guerra con l’intera energia +del suo spirito, o se anche tutto lo spirito, non avrebbe +potuto consacrarvi soldati. Però soltanto tra il 12 e +il 13 di settembre aveva potuto mandare la divisione +Türr, forte non più di quattromila uomini, ad appostarsi +tra Caserta e Santa Maria; raccomandando +però così al suo Comandante, come al generale Sirtori, +capo di Stato Maggiore, di tenersi in sulla difesa, +spiccando tutt’al più delle bande volanti sui +fianchi ed alle spalle del nemico, onde tentare di sollevargli +dattorno le popolazioni e turbarne le mosse. +</p> + +<p> +Ma bastò ch’egli fosse lontano, perchè la fortuna, +schiava fin allora del maliardo eroe, scuotesse la +chioma e tentasse fuggire dalle sue insegne. +</p> + +<p> +Il generale Türr (se d’accordo col Sirtori o di suo +capo, è controverso; ma certo frantendendo od oltrepassando +gli ordini precisi del suo Generale) s’era +proposto di tentare una grande operazione strategica; +nientemeno che di impadronirsi delle due sponde del +Volturno, e di occuparvi sulla destra il forte luogo +di Caiazzo che domina uno dei suoi passi. Infatti il 19 +mattina mentre la brigata Rustow fingeva un attacco +contro la fronte di Capua, spinto poi troppo a fondo +o dall’imprudenza dei capi o dalla foga dei combattenti; +il battaglione Cattabeni marciava per il passo +<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> +di Limatola sopra Caiazzo e con poco sforzo se ne +impossessava. All’apparenza il colpo pareva riuscito; +molto sangue di prodi era stato versato, ma insomma +i Garibaldini potevan credersi padroni delle due rive +del Volturno e felicemente piantati come una punta +aguzza sulla costa sinistra del nemico. Illusione d’inesperti +coraggiosi che sole ventiquattro ore basteranno +a dileguare! +</p> + +<p> +Già reduce da Sicilia e precisamente nella sera +del 19 al campo di Caiazzo, Garibaldi aveva tosto compreso +il grosso fallo del generale Türr, e se n’era accorato; +ma o perchè gli repugnasse abbandonare nel +pericolo il battaglione del Cattabeni, uno dei suoi vecchi +soldati, o perchè temesse il triste effetto che sulla +accendibile fantasia dei Napoletani poteva produrre +una ritirata; per ragioni insomma di umanità o di +politica, quelle ragioni che furono sempre le peggiori +nemiche dei migliori concetti di guerra, comandò +che il Cattabeni, minacciato d’imminente attacco, +fosse soccorso prima con una brigata del Medici; poi, +la brigata non essendo pronta, con un reggimento, +quello che comandava il colonnello Vacchieri. E il +preveduto accadde. Il Cattabeni e il Vacchieri, assaliti +il 21 mattina da forze quattro volte superiori, furono, +malgrado la prodezza dei capi e dei soldati, interamente +sbaragliati; ferito e prigioniero col grosso del +suo battaglione lo stesso Cattabeni; salvatosi a stento +coll’avanzo dei suoi il Vacchieri; molti che, cercando +scampo nel fiume, tentarono guadi mal noti, miseramente +affogati. +</p> + +<p> +Era il primo errore commesso durante quella campagna; +era il primo e l’unico rovescio. Però se gli +ordini lasciati da Garibaldi ai suoi fossero stati osservati, +e l’errore ed il rovescio sarebbero stati evitati. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> +</p> + +<p> +Garibaldi aveva certamente ordinato al Türr di +lanciar scorribande al di là del Volturno; ma non gli +aveva dato facoltà di prendere posizioni fisse, molto +meno poi di dare battaglia per prenderle. Non si tengono +con iscarse forze le due rive di un fiume privo +di ponti, dominato da una fortezza; e il nostro Capitano +l’aveva tosto compreso. Il difficile non stava +tanto nel prendere Caiazzo, quanto nel conservarlo; e +poichè a conservarlo occorrevano una e forse più teste +di ponte sul Volturno e forze pari ai borbonici, così la +rotta del 21 settembre era prevedibile ed inevitabile<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> +</p> + +<h3>X.</h3> + +<p> +Persuaso anche prima del 21 settembre dell’impossibilità +di conservare una posizione offensiva-difensiva +<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> +sulle due sponde del Volturno, deliberò di tenersi +nella più stretta difensiva sulla sinistra del fiume +stesso. Disgraziatamente anco la difesa, per la esiguità +delle forze e l’estensione del terreno, rendevasi molto +problematica e difficile. Perocchè non bastava difendersi +dalle sortite di una piazza forte come Capua, +ridotta un campo trincerato di circa quarantamila +uomini, ma conveniva guardare, per il corso di sedici +miglia, i passi di un fiume tortuosissimo, come +il Volturno, e che forma una delle linee più bizzarre +e insidiose che la topografia strategica conosca. +I meandri e gli avvolgimenti di questo fiume son tanti, +che un esercito costretto a campeggiare sulla sinistra +del suo tronco inferiore, se lo trova, comunque si giri, +di fronte, ai fianchi e alle spalle nel tempo medesimo. +Non ha, è vero, che un sol ponte stabile, quello di +Capua; ma in iscambio, una serie di ponti volanti a +barche, detti, nel vernacolo del paese, <i>scafe</i>, che danno +il mezzo a chiunque ne sia padrone, e i Borbonici +lo erano, di tragittarsi da una sponda all’altra con +una facilità di poco minore a quella che offrirebbe un +sistema di ponti fissi. +</p> + +<p> +E non basta. Posto che l’obbiettivo dei Regi fosse +Napoli, essi potevano marciarvi per sette grandi vie +collegate tra di loro da un dedalo di strade minori, +che di tanto agevolavano ad essi le offese, di quanto +accrescevano le difficoltà della difesa. Da Capua infatti +essi potevano arrivare alla capitale, così per la +doppia via Santa Maria-Caserta, o Sant’Angelo-Caserta, +come per la strada più lunga, ma non meno +insidiosa, San Tammaro-Aversa. Dal Volturno poi gli +sbocchi erano tanti quante le <i>scafe</i>. Dalle <i>scafe</i> di +Formicola e di Caiazzo si spiccavano due vie, che congiungendosi +al bivio del Gradillo venivano a cader +<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> +traverso la colonia di San Leucio, sul gran parco di +Caserta; dalla <i>scafa</i> di Limatola un’altra via, passando +rasente Castel Morone, riusciva più a oriente +alla medesima mèta; infine da tutti i passi del Volturno +superiore si poteva sboccare sulla strada di +Piedimonte-Dugenta, che piombava diritta sui Ponti +della Valle e Maddaloni, a nove miglia da Napoli. +</p> + +<p> +Ora il difensore, forzato a manovrare su questo +scacchiere, non aveva libertà di scelta: o guardarne +tutti i passi del pari, o, concentrandosi in pochi punti, +correr rischio di vedersi aggirato e tagliato fuori della +sua base d’operazione. Il suolo gli offriva qua e là +qualche buon punto d’appoggio; come la catena del +Tifata alle spalle di Sant’Angelo, i poggi di Briano +ed i boschi di San Leucio innanzi al bivio di Formicola +e di Caiazzo; la vetta di Castel Morone di contro +alla <i>scafa</i> di Limatola: le alture di Monte Caro, di +Villa Gualtieri e del Longano a guardia di Maddaloni; +ma tutti questi baluardi essendo interrotti e separati +da grandi intervalli scoperti, non bastavano a bilanciare +la lunghezza della linea e la sottigliezza del +numero, col quale l’esercito garibaldino era costretto +a difenderla. +</p> + +<p> +Ora nessuno vorrà credere che il difetto d’una siffatta +linea sia sfuggito al nostro Capitano: molti anni +dopo, in un suo libro lo denunziava egli stesso;<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> ma +da vero uomo di guerra, anzichè perdersi in vani conati +per cambiare ciò che la natura aveva creato, e +la forza delle cose gl’imponeva, prese il suo partito +di far fronte al nemico su tutti i punti, salvo a +distribuire le forze a seconda delle naturali difese del +<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> +suolo, ed a tenersi sotto mano una forte riserva per +accorrere sul punto più minacciato. +</p> + +<p> +Ciò deliberato, stende fra Santa Maria e San Tammaro +la divisione Cosenz,<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a> comandata dal Milbitz +(quattromila uomini e quattro pezzi), e vi stabilisce la +sua sinistra; colloca a Sant’Angelo, in comunicazione +colla prima, la diciassettesima divisione Medici (quattromila +uomini e quattro pezzi), e ne fa il suo centro; +apposta a San Leucio la brigata Sacchi (duemila uomini), +ed a Castel Morone il battaglione Bronzetti +<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> +(dugentosettanta uomini); affida alla divisione Bixio, +la più forte di tutte (cinquemilaseicento uomini e otto +pezzi), la difesa dei Ponti della Valle e Maddaloni, e +vi assicura la sua destra; mette a guardia della strada +d’Aversa la nascente brigata Corte; accampa a Caserta, +sotto il comando del Türr, la sua riserva (quattromilasettecento +uomini e tredici pezzi) e insedia, +nella celebre Villa del Vanvitelli, prediletto svago dei +Borboni, il suo Quartier generale. +</p> + +<p> +Ventunmila uomini, la più parte de’ quali male armati +e peggio istruiti, seminati sopra un terreno di +oltre venti chilometri, dovevano contrastare il passo +a quarantamila vecchi soldati, il fiore dei fedeli del +Borbone, protetti da una fortezza di primo ordine, +armata di sessanta bocche da fuoco, fiancheggiati da +un fiume tutto in mano loro, ai quali la vicinanza, e tra +poco la presenza, del Re loro trasfonderà uno spirito +novello, e che tenendosi incolpevoli delle vergogne +di Palermo, di Reggio e di Soveria parevano tanto +più deliberati a vendicarle. +</p> + +<h3>XI.</h3> + +<p> +Una battaglia era imminente; molti indizi l’annunciavano, +Garibaldi la presentiva. «Tornato da +Palermo (scrive egli stesso) presi stanza a Caserta, e +visitando ogni giorno Monte Sant’Angelo, da dove scorgeva +bene il campo dei nemici, a levante della città +di Capua e nei dintorni, dai loro movimenti sulla +sponda destra del Volturno, che non potevano sfuggire +al mio osservatorio del Monte suddetto, e dalle +loro disposizioni, io congetturava essere i Borbonici in +preparativi d’una battaglia aggressiva.» E non s’ingannava. +Fin dal 26 settembre il generale Ritucci, +<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> +nuovo comandante supremo dell’esercito regio, aveva +già fermato il suo disegno, modello di primitiva semplicità: +attaccare la linea garibaldina su tutti i punti, +con maggior sforzo alle due ali di Santa Maria e di +Maddaloni, e, sfondatala, marciare su Napoli. E da +ciò questa distribuzione di parti: il generale Tabacchi +colla divisione della guardia, settemila uomini, doveva +assalire Santa Maria, fiancheggiato alla sua destra +dalla brigata Sergardi, tremila uomini, che spuntando +l’estrema sinistra garibaldina a San Tammaro aveva +per iscopo di minacciare la strada d’Aversa. Al centro, +invece, dando la destra al Tabacchi e sostenuto a +manca dal generale Colonna, cui era commesso di +passare con cinquemila uomini la Scafa di Triflisco, +doveva marciare su Sant’Angelo con diecimila uomini, +maggior nerbo degli assalitori, il generale Afan de Rivera: +ad oriente il colonnello Perrone, con milledugento +combattenti spalleggiati però da una riserva di altri +tremila rimasti a Caiazzo, doveva sboccare da Limatola, +e per la strada di Castel Morone mirare diritto a +Caserta: all’ultima destra, infine, il Von Mechel con +una divisione di ottomila uomini, la più gran parte +Tedeschi, doveva, per la strada di Ducenta, avventarsi +sul Bixio ai Ponti della Valle, e di là, dando la mano +al Perrone, come questi doveva darla al Colonna, al Rivera, +al Tabacchi, a tutti quanti marciare a bandiere +spiegate su Napoli. Il gran colpo era stato deciso per +il 1º ottobre, onomastico di Francesco II; il Re stesso, +coi fratelli, doveva seguire, a convenevole distanza, +le sue legioni, e coll’augusta presenza incoraggiarle, +da lontano, alla sacra riscossa. +</p> + +<p> +Fino dalla vigilia Garibaldi aveva notato sotto le +mura di Capua un grande tramenío, sicchè, come uomo +che ha letto fino al fondo il pensiero del suo avversario, +<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> +diceva o mandava a dire a’ suoi Luogotenenti: +«Fate buona guardia, domani saremo attaccati.» +</p> + +<p> +In sull’alba del 1º ottobre, infatti, un crescente colpeggiare +di moschetteria, echeggiante da Sant’Angelo +a Santa Maria, annunziava che la zuffa era cominciata. +Poco dopo il Milbitz era già alle prese col Tabacchi, +e il Medici con Afan de Rivera; laonde Garibaldi, +accorso al fragore de’ primi colpi a Santa Maria, +aveva subito indovinato che la giornata sarebbe stata, +come suol dirsi, assai calda, e che conveniva rinforzare +senza indugio Santa Maria, che era, tra i punti +principali della sua linea, il più debole e per postura +e per numero di difensori. Mandò quindi a chiedere +a Caserta la brigata Assanti della riserva, e confidatosi +interamente al Milbitz, uno de’ suoi vecchi commilitoni +di Roma, partì in carrozza per Sant’Angelo, +altro dei punti che più gli stavano a cuore. +</p> + +<p> +Potevano essere le sei del mattino. Circa all’ora +medesima gli avamposti del Bixio si scontravano con +l’avanguardia di Von Mechel, e il Perrone passava il +Volturno a Limatola. Se non che, giunta verso la metà +della strada che da Santa Maria mena a Sant’Angelo, +la carrozza di Garibaldi è all’improvviso tempestata da +una grandine di fucilate, e al tempo stesso involta in +un nugolo di nemici sbucati da certe fosse asciutte +che tenevan luogo di vere strade coperte. E già quella +prima scarica aveva morti il cocchiere ed un cavallo +della carrozza; talchè Garibaldi stesso, in presentissimo +pericolo, fu costretto a balzare a terra ed a mettersi +co’ suoi aiutanti in sulla difesa. «Ma (narra egli +medesimo) mi trovavo in mezzo ai Genovesi di Mosto +ed ai Lombardi di Simonetta. — Non fu quindi necessario +di difenderci noi stessi; quei prodi militi, vedendoci +in pericolo, caricarono i Borbonici con tanto impeto, +<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> +che li respinsero un buon pezzo distanti e ci +facilitarono la via verso Sant’Angelo.<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a>» +</p> + +<p> +Pure anco l’arrivo a Sant’Angelo non fu senza +pericolo. Intanto che la prima catena del Rivera per +quelle fosse o strade coperte, che dicemmo, s’insinuava +non vista dentro il fianco sinistro del Medici e +stava per tagliargli ogni comunicazione col Milbitz, +dal lato opposto le avanguardie del Colonna, tragittata +nella notte la Scafa di Triflisco, aggiravano favorite +dalle tenebre la destra di Sant’Angelo, e per sentieri +ascosi di monti arrivavano in sul fare dell’alba +sui poggi di San Vito, uno dei contrafforti del Tifata. +Poco mancò pertanto che Garibaldi, il quale appunto +verso quella medesima ora arrivava su quell’altura, +cascasse in mezzo a quella nuova imboscata di nemici; +e sarebbe certamente accaduto se appena scortili +non li avesse arrestati, cacciando loro incontro il +drappello della sua scorta, facendoli al tempo stesso +pigliar di costa da una compagnia del Sacchi che +chiamò in tutta fretta da San Leucio. +</p> + +<p> +Liberato, con tanta fortuna sua e della giornata +che stava combattendo, da quel nuovo pericolo, Garibaldi +potè abbracciare dal suo osservatorio di Sant’Angelo +tutto il quadro della battaglia. E gli apparve +formidabile. Il Milbitz e il Medici resistevano prodemente, +ora contrastando, ora riacquistando con infaticabili +contrassalti i punti capitali delle loro posizioni; +ma il nemico, forte delle sue grosse riserve, rinnovava +di continuo con truppe fresche gli assalti, mentre i +Garibaldini, diradati dalla strage e dalla stanchezza, +erano all’estremo della loro possa. Si combatteva da +una parte e dall’altra da oltre sei ore; ma verso il +<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> +tocco pomeridiano un nuovo e generale assalto del +Tabacchi contro il Milbitz, e di Afan de Rivera contro +il Medici, addossa i difensori agli ultimi ripari delle +loro linee. Il Milbitz a Santa Maria è ridotto alla difesa +di Porta Capuana; il Medici a Sant’Angelo è forzato +a disputare con un pugno di gente il crocivio Capua-Sant’Angelo, +Santa Maria-Sant’Angelo, centro delle +sue, e chiave di tutte le posizioni a occidente di Caserta. +Ancora un passo de’ Borbonici e la giornata è +perduta. Garibaldi lo vede, ed afferrando a volo l’istante, +scende a galoppo dal Tifata, rincora, rampogna, +raduna, risospinge al combattimento quanti fuggiaschi +o sbandati incontra per via: raccomanda al Medici, +cui ogni raccomandazione era superflua, di tenersi a +Sant’Angelo fino all’ultimo fiato; spicca ordine al +Sirtori di mandare incontanente a Santa Maria tutte +le riserve, e pei sentieri bistorti e ruinosi della montagna, +poichè la strada diritta era in potere del nemico, +corre egli stesso a Santa Maria per attendervi +le riserve e ristorare la pugna. +</p> + +<p> +Le riserve infatti, verso le due pomeridiane, parte +per la consolare, parte per la ferrovia, arrivarono. Non +v’era più un solo istante da perdere; ogni altro capitano +le avrebbe cacciate, senza dar loro un secondo +di riposo, nella mischia: Garibaldi no. Composto il +viso all’abituale placidezza, non tradendo alcun segno +d’interna trepidazione, rassicura col solo aspetto +le truppe sopravvenienti, comanda agli ufficiali che +siano lasciate riposare, dice ad alta voce al generale +Türr, in guisa che tutti possano sentirlo: «La vittoria +è certa, manca solo il colpo decisivo;<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a>» poi, +<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> +senza fretta, senza trambusto, con ordine e calma +mirabili, piglia egli stesso la brigata Milano e parte +della Eber e la caccia sulla strada di Santa Maria +a Sant’Angelo; intanto che il Türr col rimanente della +Eber e gli avanzi della Milbitz va a rinforzare la +difesa di Porta Capuana e a fronteggiare il nemico +su tutta la sinistra. Nel suo concetto le riserve mandate +alla riscossa sulla destra dovevano attaccare +il nemico in due colonne e con due obbiettivi affini, +ma diversi: l’uno, cioè, urtare diagonalmente la destra +del Tabacchi in modo da spuntarlo e separarlo da +Afan de Rivera; l’altro marciar perpendicolarmente +sul fianco sinistro di questi, in guisa da minacciarne +la ritirata e da liberar a Sant’Angelo il Medici che +eroicamente agonizzava. E tutto riuscì a seconda. +Pochi colpi, alcune cariche a fondo brillanti, soprattutto +quelle della Legione ungherese e del battaglione +Milano, e i Generali borbonici, sconfidati da tanta +resistenza, se non stremati di forze, fatta coprire la +loro fronte, spezzata da un’ultima carica di cavalleria, +male guidata e presto risospinta, suonarono a ritirata. +Alle 5 della sera tutte le posizioni garibaldine +erano riconquistate. Il Medici tornava signore indisputato +del suo quadrivio. Il Türr e il Rustow (il Milbiltz +era rimasto ferito) inseguivano le schiere disordinate +del Tabacchi e del Rivera, fin sotto le mura di Capua. +Alla stessa ora il Bixio, dopo avere per tutta la giornata +ributtati gli assalti di Von Mechel, lo ricacciava +colle baionette alle reni di là dai Ponti della Valle +fin presso a Ducenta; al Perrone infine, trattenuto +sei ore sotto Castel Morone dall’eroico petto di Pilade +Bronzetti e de’ suoi trecento, sacratisi a certa +morte per la salvezza comune, era tolto di tentare per +quel giorno il divisato colpo su Caserta; sicchè in quell’ora +<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> +stessa, 5 pomeridiane, Garibaldi poteva telegrafare +a Napoli: «Vittoria su tutta la linea.<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a>» +</p> + +<figure class="break-before"><a id="fill-192b-inl"></a> + <img src="images/ill-192b-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>PIANO DELLA GIORNATA DEL VOLTURNO (<a href="images/ill-192b.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<h3>XII.</h3> + +<p> +E vittoria era, piena, compiuta, gloriosa e, checchè +altri abbia novellato, tutta dell’armi volontarie, tutta +garibaldina. All’indomani, come suol spesso accadere +dopo i grandi fatti d’arme, la battaglia ebbe uno strascico +che poteva arricchire e quasi allietare la vittoria, +ma non avrebbe mai potuto, non che metterla in forse, +turbarla un istante. Dicemmo che Pilade Bronzetti, anzichè +cedere il passo di Castel Morone, a lui affidato, +aveva tolto di morire col fiore più eletto de’ suoi. Da +ciò era conseguíto che il Perrone, perduto intorno a +quella vetta il suo tempo migliore, e ritardato novamente +da un contrassalto ardito di alcune compagnie +della brigata Sacchi, era stato sopraggiunto dalla +sera e non aveva più potuto proseguire per Caserta, +come era suo disegno. Tuttavia, o perchè ignorasse +(strana cosa invero) la ritirata dell’esercito suo, o +perchè fosse d’animo temerario e sconsiderato, non +volle rinunziarvi per l’indomani, e all’alba del giorno +mosse per la via di Caserta Vecchia alla sua mèta. +Il generale Sirtori, che tutta la giornata del primo +aveva vegliato con grande alacrità all’invio dei rinforzi +e delle munizioni, e insieme alla sicurezza del +Quartier generale, fu il primo ad avvertir l’avanzarsi +del corpo del Perrone e nella notte stessa n’aveva +mandato l’annunzio a Garibaldi, che spossato dalla +<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> +grande fatica della vigilia era rimasto a prendere un +po’ di riposo a Sant’Angelo. Egli però fu più noiato +del sonno interrotto, che conturbato dalla gravità del +messaggio. Anche senza vederlo aveva, per istinto, +compreso che si trattava d’un corpo isolato, rimasto +spensieratamente di qua dal Volturno e che non poteva +in alcuna guisa rimettere in dubbio la vittoria della +vigilia. Montato tuttavia a cavallo, corre nella notte +stessa a Caserta, dove concorda col Sirtori le disposizioni +necessarie, non tanto per combattere, quanto per +irretire e prendere il nemico. Il Sirtori con una frazione +della brigata Assanti levata da Santa Maria, e un +battaglione di Bersaglieri dell’esercito settentrionale +chiamato il dì innanzi da Napoli, quando più ondeggiava +la fortuna, doveva stare alla difesa di Caserta, quindi +del centro; il Bixio ebbe ordine di attorniare il nemico +dal lato di Monte Viro e Caserta Vecchia, cioè dalla sua +sinistra; mentre Garibaldi in persona con un manipolo +di Carabinieri genovesi, alcuni frammenti della brigata +Spangaro razzolati a Sant’Angelo, un battaglione +regolare della brigata Re e l’intera brigata Sacchi, +si era assunto di accerchiarlo dalla destra, togliendogli +così ogni scampo. +</p> + +<p> +Se non che, intanto che le truppe destinate all’azione +si ordinavano e mettevano in marcia, l’avanguardia +del Perrone, che già nel mattino era stata +scoperta dalle guide del Missori a Caserta Vecchia, si +avanzava alla sprovveduta sino alle prime case di +Caserta,<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a> talchè il Sirtori, costretto ad accorrere alla +difesa con quanta gente si trovava fra mano, diè +modo a quei bravi Bersaglieri dell’esercito settentrionale, +<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> +chiamati la vigilia, di barattare coi Borboni alcuni +felici colpi di carabina, e di suggellare anche sui +campi del Mezzogiorno la fratellanza non mai smentita +tra i soldati di Vittorio Emanuele e le camicie +rosse della rivoluzione.<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a> Intanto però che il Sirtori +respingeva l’attacco di fronte, le truppe destinate all’aggiramento +giungevano a’ loro posti, sicchè non +restò più che a dar sul nemico l’ultimo colpo. Infatti +verso le tre pomeridiane, attaccata dai Calabresi dello +Stocco, e dal battaglione della brigata Re, lanciati +alle spalle ed ai fianchi di Caserta da Garibaldi stesso, +attorniata e serrata da due brigate del Bixio, perseguitata +dal battaglione Isnardi della brigata Sacchi, +opportunamente accorsa a chiudere il passo ai respinti +da Caserta, tutta la colonna del Perrone o restò prigioniera, +o andò dispersa di là dal Volturno, assicurando +con nuovi trofei la vittoria della giornata precedente. +</p> + +<p> +La battaglia del Volturno, e per l’estensione del +campo e pel numero de’ combattenti e per la durata +della pugna e per la grandezza dei risultati, fu una +delle più grosse che l’armi italiane abbiano combattuto. +Ventimila giovani volontari, disseminati sopra +un terreno tortuoso e capricciosissimo di circa venti +chilometri, resistettero ad un esercito di quarantamila +<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> +vecchi soldati agguerriti, ed alla fine lo sbaragliarono. +Le perdite dei Garibaldini sommarono all’incirca a +cinquecento morti, a milletrecento feriti e milletrecento +sbandati o prigionieri; fuori del conto i codardi che +passeggiavano le vie, biscazzavano nei caffè, o sbevazzavano +nelle taverne di Napoli, intanto che i loro camerati +combattevano e morivano. Dei morti e feriti borbonici +invece incerto il numero, quantunque sia probabile che +per la imperfezione delle armi garibaldine non abbia +uguagliato quello dei vincitori; certissimo però quello +dei prigionieri e delle prede: tremila e più tra soldati +ed ufficiali e sette bocche da campagna di grosso +calibro. Come in tutte le grandi fazioni campali, così +in questa i fattori della vittoria furono tre: il genio +del Capitano supremo, la prodezza de’ suoi Luogotenenti +e soldati, gli errori del nemico. «Il generale +Garibaldi (dice un ufficiale tedesco storico e testimone) +fu inarrivabile prima, nel corso e dopo la battaglia.<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a>» +Preparato da molti giorni ad un assalto +generale, prese in tempo le opportune misure per respingerlo, +raddoppiò colla sua la vigilanza dei suoi +Luogotenenti e si premunì da ogni sorpresa. Non appena +accesa la pugna, ne estimò l’importanza, ne +fermò il disegno, ne divinò l’obiettivo. Salito fin dal +mattino al suo prediletto osservatorio del Tifata, vi +potè abbracciare d’uno sguardo l’intero campo di battaglia +e seguirne davvicino tutte le principali vicende. +Veduto il balenare delle sue linee e il soverchiare del +nemico, non dubitò un istante della vittoria. Apparso +il momento del colpo decisivo, l’afferrò al volo; chiamò +in tempo le riserve e le capitanò egli stesso; egli stesso +le diresse contro il punto più offensibile del fianco +<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> +nemico e decise della giornata. Nella prima fase dell’azione +fu l’occhio, nella seconda la mente e l’anima +dell’esercito suo. Comandò e combattè insieme; osservò +con acutezza, ragionò con logica, agì con rapidità +e precisione; dovunque apparve serenò, col solo +aspetto, i combattenti, fugò la paura e sovraneggiò la +fortuna. +</p> + +<p> +Il dubbio, tenace tuttora nella mente di molti, che +Garibaldi non sia mai stato che un abile partigiano, +inetto al comando di numerosi eserciti ed alle fazioni +della grossa guerra, non merita più, dopo il 1º ottobre, +di essere seriamente discusso. Nella battaglia del Volturno +erano impegnate tante forze quante a Rivoli, +sopra un terreno non meno esteso di quello di Marengo, +e se il vincere una siffatta battaglia non conferisce +al vincitore il titolo di Capitano, Bonaparte fino +alle Piramidi non avrebbe potuto dirsi che un guerrigliero.<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a> +Certo anche Garibaldi non avrebbe potuto +vincere senza Generali e soldati; ma avrebbe forse +Napoleone trionfato in tante battaglie senza i Massena, +i Soult, i Ney, i Lannes, i Marmont, i Davoust? +E invero la condotta dei divisionari di Garibaldi al +1º ottobre è degna d’esser citata ad esempio. Posti +a difendere con forze inadeguate posizioni tutt’altro +che gagliarde, e il cui primo difetto era di essere +tutte ugualmente importanti, adempirono l’arduo assunto +con grande abilità e valore; disputarono palmo +a palmo il terreno, tenendosi concentrati nei punti decisivi +<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> +e soprattutto usando a tempo e con energia dei +contrassalti offensivi, che sono la salvezza di tutte le +difese. È vero che furono a lor volta mirabilmente secondati. +Il Bixio disse: «Quando dei corpi saranno +comandati da ufficiali come Dezza, Piva, Taddei, Spinazzi, +ed avranno a capo di Stato Maggiore un ufficiale +come Ghersi, se la vittoria non coronerà sempre i loro +sforzi, certo sapranno incontrare ai loro posti una +morte gloriosa.<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a>» +</p> + +<p> +Ora lo stesso avrebbe potuto dirsi a Santa Maria, +di Faldella, di Malenchini, di Eber, di De Giorgis, di +Assanti, e a Sant’Angelo di Simonetta, di Ferrari, +di Guastalla, di Cadolini, di Spangaro, e a Caserta di +Bonnet, di Bruzzesi, di Majocchi; e serbata la debita +misura di tutti i gregari. Le azioni di valore in quella +giornata furono innumerevoli; ma a tutte sovrasta, +come una gloria, quella del Bronzetti a Castel Morone, +il cui generoso sacrificio salvò, ben può dirsi, l’esercito +garibaldino dal più terribile colpo che il nemico +gli serbasse, poichè a nessuno è dato affermare quel +che sarebbe avvenuto, se il 1º ottobre un corpo, anche +relativamente piccolo, fosse piombato su Caserta, nell’ora +decisiva, costringendo Garibaldi ad usar contro +di esso quelle riserve che gli erano necessarie a ristorare +la battaglia sugli altri punti più minacciati. +</p> + +<p> +Ma, siccome dicemmo, una parte non ultima della +vittoria va dovuta agli errori de’ nemici. «Per fortuna +nostra (scrive Garibaldi stesso), fu pur difettoso +il piano di battaglia dei Generali borbonici. Essi ci +attaccarono con forze considerevoli su tutta la linea, +in sei punti diversi, a Maddaloni, a Castel Morone, +<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> +a Sant’Angelo, a Santa Maria, a San Tammaro, ed in +un punto intermediario di cui non ricordo il nome, ove +comandava il general Sacchi. +</p> + +<p> +»Diedero così una battaglia parallela, cozzando +col grosso del loro esercito contro il grosso del nostro, +ed assalendo posizioni da noi studiate e preparate. +</p> + +<p> +»Se avessero invece preferito una battaglia obliqua, +cioè minacciato cinque dei punti summentovati, +con avvisaglie di notte, e nella stessa notte portare +quarantamila uomini sulla nostra sinistra a San Tammaro, +o sulla nostra destra a Maddaloni, io non dubito +essi potean giungere a Napoli con poche perdite. +</p> + +<p> +»Non sarebbe stato perciò perduto l’esercito meridionale, +ma un grande scompiglio ce lo avrebbero +cagionato. Con un’ala rotta, ed il nemico padrone di +Napoli e delle nostre risorse, diventava l’affare un +poco serio.<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a>» +</p> + +<p> +E di più non ci occorre aggiungere. Garibaldi con +questo giudizio, tanto modesto quanto esatto, ha dimostrato +una volta di più che nessuno degli elementi del +cimentoso problema incontrato il 1º ottobre nella pianura +capuana gli era rimasto ignoto; ch’egli agì con +piena coscienza della situazione sua e degli avversari; +che la vittoria non premiò in lui soltanto il valore, +e non servì soltanto la fortuna; ma ubbidì alla sagacia, +all’arte, alla prodezza, a tutte le doti che formano +il buon Capitano, e lo rendono degno delle marziali +corone.<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> +</p> + +<h3>XIII.</h3> + +<p> +Le due giornate del Volturno avevano tolto ai Borbonici +ogni probabilità di prossima rivincita, ma non +<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> +ogni possibilità di lunga resistenza. Francesco II, non +ostante le perdite, poteva ancora allineare circa a +quarantamila combattenti; le principali fortezze del +<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> +Regno, Capua e Gaeta, erano sempre in suo potere; +tutto il territorio dal Volturno al Tronto era signoreggiato +dal suo esercito; gran parte della popolazione +<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> +rurale degli Abruzzi gli rimaneva fedele e in taluni +distretti, come in quello d’Isernia, i contadini respingevano +apertamente la rivoluzione e pigliavan le armi +<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> +in sua difesa; talchè egli poteva protrarre per lungo +tempo la lotta e se non voltare la fortuna, differire +ancora la finale caduta. +</p> + +<p> +Pel contrario l’esercito garibaldino cominciava ad +assottigliarsi e svigorirsi. I rinforzi non bilanciavano +più da parecchio tempo le perdite: le grandi spedizioni +del Continente erano arenate: la Sicilia, dati al +passaggio dello Stretto dai quattro ai cinquemila Picciotti, +pareva come esaurita; e peggio devesi dire delle +Calabrie, delle Puglie, di tutte le provincie del Regno. +Indarno Garibaldi ripeteva i suoi belligeri appelli in +nome di Roma e Venezia; da qualche avventuriero +in fuori nessuno rispondeva più alla chiamata. Dei +ventunmila uomini del 1º ottobre non ne restavano +oramai che diciottomila; e quando si eccettui una +legione inglese, masnada di beoni e di saccomanni,<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a> +non una insegna di soccorso spuntava sull’orizzonte. +</p> + +<p> +E come andava scemando la quantità, così peggiorava +la qualità. I bei giorni di Calatafimi e di Milazzo +erano passati. Nelle schiere cominciavano a +serpeggiare quei primi sintomi di stanchezza, che sono +quasi sempre i precursori della dissoluzione. Una parte +reggeva ancora al dovere; ma la molla dell’entusiasmo, +che aveva fino allora rese dolci le privazioni e +belli i pericoli, era fiaccata. La vanità dei brevetti e +dei gradi, i mercenari calcoli della carriera, già subentravano, +nel cuore di molti, ai puri stimoli dell’amore +della patria e della gloria. Gli ufficiali esuberavano in +<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> +misura insolita<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a> anco fra gli eserciti rivoluzionari, ed +acceleravano essi pei primi, coll’ingombro degl’inetti +e lo scandalo degli oziosi, la corruzione dell’intero +esercito. +</p> + +<p> +Anche i migliori principiavano ad essere disamorati +d’una guerra che dopo l’annunciato sopraggiungere +dell’esercito sardo perdeva la sua ragione principale, +e null’altro prometteva che un’incresciosa +vigilanza attorno ad una uggiosa fortezza in una più +uggiosa pianura. Che se a tutto ciò s’aggiunga l’intristire +della stagione, le lunghe e piovose notti del +morente autunno, il difetto di riparo e di vesti, il crescere +conseguente delle sofferenze e delle malattie, si +intenderà di leggieri come l’esercito garibaldino potesse +tener ancora la difensiva sulla linea occupata, +ma non mai pensare ad alcuna decisiva operazione +offensiva, molto meno poi all’impresa di Roma. E +Garibaldi lo sentiva, e talvolta nei confidenti abbandoni +dell’amicizia gliene fuggiva di bocca l’amara +confessione. «Leggete questa lettera di Mazzini (diceva +ad Alberto Mario, qualche giorno dopo la vittoria +del Volturno); egli mi sprona alla spedizione di +Roma. Sapete se io non ci abbia di lunga mano pensato. +Il 1º ottobre abbiamo sconfitto il nemico a tal +punto, che non sarà più in grado d’affrontarci; ma +non potrò mai andare a Roma, lasciandomi addietro +sessantamila uomini trincerati fra due fortezze, i quali +intanto si ripiglierebbero Napoli.<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a>» E se quei sessantamila +uomini erano un’amplificazione, tutto il +resto era pura verità. Dopo il 2 ottobre l’esercito garibaldino +<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> +bastava appena a salvar Napoli da un colpo +di mano, se pure bastava. +</p> + +<p> +Ma a distoglierlo dalla temeraria impresa, più ancora +della ragione militare poteva la politica. +</p> + +<p> +Disfatto a Castelfidardo il Lamoricière, espugnata +Ancona, riuscita oltre la speranza l’impresa delle +Marche e dell’Umbria, il conte di Cavour deliberò +di farsi perdonare l’audacia coll’audacia e di spingere +l’esercito, già sulla via, all’invasione del Regno. +Così con un colpo solo lo strappava a Garibaldi ed +al Borbone insieme; rompeva gli ultimi indugi all’annessione, +rivendicando alla spada del suo Re l’onore +di compiere e assodare l’opera dalla rivoluzione iniziata. +</p> + +<p> +Sfidata ancora la collera delle Potenze d’Europa, +di cui presentiva le strida, ma insieme presagiva +l’inerzia;<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a> annunziata con brutale laconismo al Ministro +napoletano presso la Corte di Torino la sua risoluzione; +chiesta dal Parlamento subalpino,<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a> non ancora +<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> +italiano, l’approvazione della sua politica e la +balía di annettere tutte le provincie italiane, che liberamente +dichiarassero di voler far parte integrante +della Monarchia; spinge il Re stesso a mettersi a capo +dell’esercito vincitore ed a passare il Tronto. E Vittorio +Emanuele, cui nulla era più gradito della parte +di re guerriero, e che degli ardimenti del suo Ministro +era piuttosto l’istigatore che il moderatore, lasciata +la reggenza al Principe di Carignano raggiunge +il 3 ottobre l’esercito ad Ancona; d’onde bandito ai +Napoletani, in un Manifesto, a dir vero, nè sobrio nè +modesto,<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> ch’egli stava per arrivare, invitato, tra loro, +a «chiudere l’èra delle rivoluzioni,» s’incamminò a +grandi giornate verso i confini del Regno. +</p> + +<p> +Ciò stante a Garibaldi non faceva mestieri di grande +acume politico per comprendere che egli non poteva +più oramai muovere le insegne contro Roma senza +urtare o prima o poi nelle schiere di Vittorio Emanuele, +e peggio ancora nella volontà di quel Parlamento +che era a quei giorni il supremo rappresentante +morale, se non per anco legale, della nazione intera; +senza incorrere perciò nella terribile responsabilità +d’una guerra civile. E poichè nulla era più profondo +nel cuore del patriottico eroe che l’orrore della discordia +fraterna, così molto prima d’accorgersi che gliene +mancava la forza e molto prima che Vittorio Emanuele +<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> +venisse a capitanare l’esercito d’Ancona, egli aveva +deliberato in cuor suo, mormorando, imprecando, fors’anco, +a chi ve lo sforzava, ma pure senza restrizioni +nè riserve, di rinunciare, pel momento almeno, ad ogni +tentativo su Roma. +</p> + +<p> +E di questo fanno fede due documenti noti, ma +per avventura non abbastanza notati, nè dirittamente +finora interpretati. Il primo è l’<i>Ordine del giorno</i> del +28 settembre, nel quale, bandita con esultanti parole +ai Volontari la disfatta del Lamoricière, precorreva +colla speranza gli eventi, compiacevasi della resa d’Ancona +e della passata dell’esercito del Settentrione nel +Regno anche prima che ciò avvenisse, e conchiudeva +giubilando: «Fra poco avremo la fortuna di stringere +quelle destre vittoriose.<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a>» L’altro ancora più espressivo +è la lettera ch’egli stesso dirigeva a re Vittorio +Emanuele in data del 4 ottobre, e che preferiamo riprodurre +testualmente: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Caserta, 4 ottobre 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Sire, +</p> + +<p> +»Mi congratulo colla Maestà Vostra per le brillanti vittorie +riportate dal vostro bravo generale Cialdini e per le +felici lor conseguenze. Una battaglia guadagnata sul Volturno +<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> +ed un combattimento alle due Caserte pongono i soldati +di Francesco II nell’impossibilità di più resisterci. Spero +dunque poter passare il Volturno domani. Non sarebbe male +che la Maestà Vostra ordinasse a parte delle truppe, che si +trovano vicino alla frontiera abruzzese, di passare quella +frontiera e far abbassare le armi a certi gendarmi che parteggiano +ancora per il Borbone. +</p> + +<p> +»So che V. M. sta per mandare quattromila uomini +a Napoli, e sarebbe bene. Pensi V. M. che io le sono amico +di cuore, e merito un poco d’esser creduto. È molto meglio +accogliere tutti gli Italiani onesti, a qualunque colore essi +abbiano appartenuto per il passato, anzichè inasprire fazioni +che potrebbero essere pericolose nell’avvenire. +</p> + +<p> +»Essendo ad Ancona, dovrebbe V. M. fare una passeggiata +a Napoli per terra o per mare. Se per terra, e ciò +sarebbe meglio, V. M. deve marciare almeno con una divisione. +Avvertito in tempo, io vi congiungerei la mia destra, +e mi recherei in persona a presentarle i miei omaggi, e ricevere +ordini per le ulteriori operazioni. +</p> + +<p> +»La V. M. promulghi un decreto che riconosca i gradi +de’ miei ufficiali. Io mi adopererò ad eliminare coloro che +debbono essere eliminati.» +</p> +</div> + +<p> +Chi consideri pertanto di questa lettera, il tempo, +il contenuto, la forma, ne vedrà risplendere vieppiù +il significato. Essa fu scritta il 4 ottobre, prima dunque +che Garibaldi potesse conoscere il bando di Vittorio +Emanuele ai Napoletani, prima che l’esercito +sardo si fosse levato d’Ancona, prima assai che il +Parlamento avesse votato l’annessione dell’Italia meridionale, +e sanzionato con siffatto voto la politica del +conte di Cavour. +</p> + +<p> +Checchè dunque scriva a lode o vitupero lo spirito +di parte, questo rimane incontrastato, che Cavour e +Garibaldi, lo statista e l’eroe, quasi nel tempo stesso, +ad insaputa l’uno dell’altro, s’accordavano a dare +<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> +al Re quel medesimo consiglio, intorno al quale pareva +dovessero restar divisi implacabilmente! <i>Ecco +il giudicio uman come spesso erra</i>. I monarchici superlativi +credevano d’essere costretti, o prima o poi, a +dar battaglia «alla rivoluzione personificata in Garibaldi,<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a>» +e Garibaldi apriva loro le porte di quello che +ancora era suo Stato, di null’altro ansioso che di incontrarli +e schierarsi sotto le loro insegne. +</p> + +<p> +Nè si dica che la sua lettera parla di «una passeggiata;» +è questa un’attenuazione metaforica per +scemare l’importanza del fatto e farne parere più +facile l’esecuzione; ma s’intende da sè che «la passeggiata» +d’una divisione, capitanata da un Re, fiancheggiata +da un’altra divisione, entro i confini d’uno +Stato forestiero, è invasione bella e buona, è guerra +in tutte le forme. E con quali intendimenti egli affretti +la venuta di Vittorio Emanuele, è palese: vuol +essere il primo a rendergli omaggio, desidera «ricevere +i suoi ordini per le ulteriori operazioni,» ambisce, +in una parola, di combattere al suo fianco, come +suo luogotenente, contro il comune nemico. +</p> + +<p> +Il linguaggio della lettera è semplice e schietto, +ma reverente e affettuoso insieme; in essa il soldato +dà consigli al Re; ma consigli saggi, di moderazione +e di temperanza, che re Vittorio, il quale chiamerà +un giorno l’antico mazziniano Medici a suo primo +aiutante di campo, e il vecchio repubblicano Crispi +a suo primo Ministro, non si pentirà d’aver ascoltati. +Tutto persuade, adunque, che allorquando più si +strillava a Torino perchè Garibaldi si ostinasse nell’avventura +di Roma, egli n’aveva già deposto, almeno +per quell’anno, il proposito, e che ad altro non pensava +<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> +se non a finir gloriosamente, in compagnia dei +suoi fratelli dell’esercito sardo, sotto gli ordini del +suo Re, la guerra contro il Borbone. +</p> + +<p> +Ma perchè indugiava dunque ancora l’annessione, +quell’annessione voluta ormai dalla quasi totalità del +paese, decretata dal Parlamento, da Garibaldi stesso, +indirettamente offerta a Vittorio Emanuele, e contro +la quale, colla rinunzia alla marcia su Roma, cessava +ogni ragione ed ogni pretesto? In verità, giunti a questo +punto, il concetto del nostro eroe ci sfugge. Abbiamo +compresa e difesa la sua resistenza all’annessione +sino al giorno del suo ingresso in Napoli; +l’abbiamo scusato d’averla differita anche dopo l’entrata +dell’esercito sardo sul territorio ecclesiastico; +ma ora, appressandosi quell’esercito, vietata dall’espressa +volontà del Governo e del Parlamento la +via di Roma, certo l’incontro ed il conflitto, nè l’intendiamo, +nè sappiamo difenderla più. E fortuna volle +che non la sapesse intendere a lungo nemmeno Garibaldi, +siccome il seguito di questo racconto sta per +dimostrare. +</p> + +<h3>XIV.</h3> + +<p> +Fino dall’11 settembre il Dittatore chiamava presso +di sè Giorgio Pallavicino coll’intenzione di offrirgli la +Proditattura delle provincie napoletane. E l’onorando +patriotta accorreva all’invito; se non che, giunto a +Napoli, non assunse subito l’ufficio; ne ripartiva, +invece, immediatamente per adempiere un altro confidenziale +mandato commessogli dal Dittatore e del +quale ecco la ragione. La ruggine frappostasi tra +il conte di Cavour e il generale Garibaldi fin dalla +cessione di Nizza, s’era, per gli attriti del Mezzogiorno, +<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> +dilatata e approfondita al segno da degenerare +in aperta e implacabile inimicizia. Insusurrato +da incauti o maligni consiglieri, il Generale aveva +finito coll’accogliere il sospetto, che colui il quale era +stato capace di mercanteggiare una volta una terra +italiana, lo sarebbe stato la seconda. Ignaro o dimentico +di quanto il conte di Cavour aveva operato per +soccorrere l’impresa di Marsala, non ricordava, del +rivale, che gli intoppi, le insidie, le trafitture; finchè +venne il giorno, in cui, in buona fede, credendo che +quegli solo, il Ministro, fosse d’inciampo al compimento +della sua missione nazionale, ebbe l’infelicissima +ispirazione di chiederne al Re il congedo, insieme +al Farini ed al Fanti, che giudicava, ed erano, +suoi complici.<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a> +</p> + +<p> +Nè Vittorio Emanuele era re da piegare a siffatta +intimazione, nè il conte di Cavour ministro da consigliarlo. +E ciò tanto più che la lettera del Dittatore, +arte o imprudenza che fosse, era stata divulgata su +pei giornali, e la dignità del Governo, non che quella +della Corona, pubblicamente ferita. Su questo proposito +il conte di Cavour fece in Parlamento alcune +dichiarazioni, che non vanno dimenticate. «Fin dall’agosto, +diss’egli, quando il dissenso del generale +<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span> +Garibaldi era probabile, ma non ancora conosciuto, +io non aveva esitato, per olocausto alla concordia, di +offrire al Re la mia rinuncia e dell’intero Gabinetto; +ma dal momento, egli aggiungeva, che quella lettera +era stata propalata, che quel dissenso era divenuto +pubblico, non era più lecito a noi l’offerta delle nostre +dimissioni, giacchè, o Signori, io lo ripeto, se la +Corona sulla richiesta di un cittadino, per quanto illustre +egli sia e benemerito della patria, avesse mutati +i suoi consiglieri, essa avrebbe recato al sistema +costituzionale una grave e, dirò anzi, una mortale +ferita.<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a>» +</p> + +<p> +E, per fermo, così la condotta sua, come quella del +Re, non poteva essere nè più decorosa, nè più corretta. +Chi sgarrava in tutto ciò era Garibaldi; ma poichè +anche al conte di Cavour non pareva vero d’aver +un’arma in mano per iscreditare e indebolire l’avversario +fortunato, i mutui rancori, caritatevolmente +soffiando gli zelanti d’ambo le parti, eran venuti di +giorno in giorno siffattamente inturgidendo da minacciare +non lontano qualche scoppio violento. +</p> + +<p> +Ma appunto in que’ giorni giungeva in Napoli il +Pallavicino, il quale, appena seppe il segno pericoloso +a cui era giunto il dissidio, si offerse di comporlo, facendosi +mediatore a Torino di proposte, com’egli le +reputava, conciliatrici. E poichè Garibaldi consentì +tosto, munito d’una seconda sua lettera pel Re il Marchese +si rimise in viaggio. Se non che le condizioni, +ond’egli era apportatore, non erano quelle per l’appunto +che meglio potessero condurre ad un accordo. +Garibaldi insisteva ancora nel pretendere il congedo +del Cavour; in compenso prometteva l’annessione +<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> +immediata. La risposta fu quindi quale era da attendersi: +una disputa di più tra il Conte ed il Marchese, +e una nuova e più ricisa ripulsa. Al Prodittatore perciò +non restò che il ritorno a Napoli; ma dicasi a +lode del suo animo patriottico, lasciando per via ogni +risentimento della fallita missione e non d’altro +preoccupato che d’affrettare, come cittadino e come +governante, quel patto d’unione, che era anco a’ suoi +occhi la pietra angolare della finale unità d’Italia. +</p> + +<h3>XV.</h3> + +<p> +Nel frattempo però la questione dell’annessione +erasi pericolosamente inasprita e complicata. E per ben +intendere quanto fossero diverse le favelle che garrivano +in quel piato, è mestieri rammentarsi chi e quanti +erano coloro che, più o men dappresso, attorniavano +Garibaldi. V’era anzitutto il Ministero, presieduto dal +Conforti, cui eran colleghi il Pisanelli, il D’Afflitto, +lo Scialoja, il Ciccone, il Crispi, tutti, meno quest’ultimo, +Cavourriani infocati e dell’annessione zelatori +impazienti ed intolleranti. V’era di contro a quello, +rivale nata, antagonista necessaria, la Segreteria della +Dittatura, gabinetto aulico del Bertani, grande macchina +celerifera di leggi e decreti, fucina di tutte le +discordie e di tutti i guai del Governo dittatoriale, +la quale nella questione del plebiscito, dopo essersi +sforzata d’indugiarlo fino all’estremo, ora professava +apertamente di volerlo circuito di tutte le condizioni +e garanzie di un vero contratto. Infine v’era quella +che potrebbe dirsi la Sezione politica del Quartier +generale, rappresentata principalmente da Alberto +Mario, del prolungamento della Dittatura e del plebiscito +condizionale partigiano ardentissimo, e per la +<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> +prodezza dell’animo, la illibatezza del carattere, la +gentilezza della parola e dell’aspetto, caro al Generale +e da tutti rispettato. All’infuori poi del contorno abituale +e del consorzio ufficiale del Dittatore, ma più +vicini a lui di quanto non paresse, v’erano Giuseppe +Mazzini e Carlo Cattaneo; l’Apostolo degli Unitari, +e il Filosofo dei Federalisti: il primo, venuto a Napoli +di volontà sua nella fiducia di giovare, nella lusinga +di potere, il quale, sebbene non avesse veduto che una +sol volta e clandestinamente il Dittatore, non tralasciava +di insufflargli di continuo, mediante quegl’innumerevoli +biglietti ond’era prodigiosamente fecondo, +il suo antico verbo del <i>se no, no</i>, cioè a dire di non +cedere alla Monarchia di Savoia un solo palmo delle +provincie liberate, se non a patto che essa s’impegnasse +a gridar subito l’Italia una dal Campidoglio; +l’altro, venuto per espresso invito del Generale, il quale +molinava di farne ora un ambasciatore a Londra, ora +un suo prodittatore, e che pur con diverso intento arrivava +alle stesse conclusioni del Mazzini, volendo che +le condizioni del plebiscito fossero prima discusse e +sancite da un’Assemblea, specie di Costituente, per +impedire, diceva, che la Monarchia violasse la integrità +dell’Italia, e mercanteggiasse le nuove provincie +annesse, come aveva già mercanteggiato Nizza e Savoia. +</p> + +<p> +Ora, quando si aggiunga a tutto ciò il quotidiano +supplizio degl’indirizzi e delle orazioni, il vociar della +stampa, il tumultuar della piazza, si vedrà fra quante +correnti diverse fosse abballottata la mente del Dittatore, +e come, non avendo l’animo temprato a siffatte +bufere, rischiasse più d’una volta d’andarne travolto. +E di questo ondeggiare faticoso della sua volontà si +risentono dal mezzo settembre in poi tutti i suoi atti. +Il 25 settembre accetta la rinuncia de’ suoi Ministri, +<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span> +querelantisi per l’annessione; ma tre giorni dopo +incarica di nuovo il Conforti della composizione d’un +altro Gabinetto, che riesce poco dissimile al primo. +Al fin di settembre, noiato dalle perpetue querele +della Segreteria, congeda in cortese forma il Bertani, +ma gli sostituisce pochi giorni dopo il Crispi, non +meno inviso di lui. Lascia che Pallavicino, suo prodittatore +preconizzato, scriva al Mazzini, «con buono +intendimento e povero consiglio,<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a>» una lettera in cui, +fattogli intendere che la sua persona creava inciampi +al Governo e pericoli alla nazione, sì che <i>anche non +volendolo divideva</i>, lo invitava a bandirsi da quelle +provincie, quanto dire d’Italia;<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a> e si tiene accanto +Carlo Cattaneo, repubblicano e federalista insieme, che +frugandogli continuo nella ferita di Nizza, empiendogli +l’animo di sospetti contro il Piemonte, il suo +Re e il suo Ministro, <i>divideva davvero volendolo</i>, ed +era il più pericoloso di quanti Consiglieri l’attorniavano +allora. +</p> + +<p> +Il 5 ottobre, infine, insedia nella Prodittatura il +Pallavicino stesso, dell’annessione schietta ed immediata +fautore aperto e deliberato, e permette che, a +Palermo, l’altro suo prodittatore Mordini, bandisca +nel giorno stesso i Comizi per l’elezione dell’Assemblea +siciliana, che dovrà stabilire il tempo e le condizioni +del plebiscito.<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span> +</p> + +<p> +Non fu quello il miglior periodo del governo di +Garibaldi, nè manco il più lieto della sua vita. Egli +non anelava che al bene della patria sua; ma l’occhio +debole ed inesperto non ne travedeva che un barlume +nel cielo procelloso di quei giorni, e spesso scambiava +il fosco balenar delle nubi per la luce da lui desiderata. +Una così fatta condizione di cose non poteva, +senza manifesto pericolo della patria, più a lungo durare, +e il Pallavicino tolse su di sè la responsabilità e +l’onore di farla cessare. L’8 ottobre, posto in mora +per l’ultima volta Garibaldi a decretare il plebiscito, +e udito, o creduto di udire da lui una risposta favorevole,<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a> +propone e fa approvare al Consiglio de’ Ministri +il decreto che convoca pel 22 il popolo delle +provincie meridionali ad accettare o respingere il seguente +plebiscito: «Il popolo vuole l’Italia una ed +indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale +e suoi legittimi discendenti,» e si prepara a promulgarlo. +</p> + +<p> +Grande, naturalmente, la meraviglia in Garibaldi, +<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span> +che non aveva mai creduto di autorizzare siffatto +decreto; grandissimo lo sdegno in tutti gli antiannessionisti, +i quali, stimandosi giuocati dal novello Prodittatore, +si prepararono a prendere la rivincita. Indotto +il Dittatore a convocare presso di sè, a Caserta, +per l’11 ottobre i principali d’ambe le parti, e intervenuti +per l’una col Pallavicino il Caranti suo segretario +ed il ministro Conforti, per l’altra col Cattaneo +il Crispi, il Mario, il Parisi, ministro dell’interno per +la Sicilia, la discussione si fece tosto ardente e pugnace. +«Garibaldi (scrive lo stesso signor Caranti<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a>), +Crispi, Cattaneo, il Ministro dell’interno della Sicilia, +e, se non erro, Mario e qualche altro peroravano per +l’assemblea, Pallavicino solo la combatteva. L’ora +erasi fatta tarda assai; Pallavicino, convulso dallo sdegno +e dal dolore, dichiarò che egli non voleva avere +alcuna partecipazione a questo tradimento dell’unità +nazionale, che era ben dolente di dover vedere che +colui che con una mano aveva tanto operato in suo +pro, coll’altra la atterrasse, che egli all’istante rassegnava +i suoi poteri, e che il domani avrebbe abbandonato +Napoli.» +</p> + +<p> +Ma non appena le notizie della deplorevole scena +corsero per la Capitale, ecco la città intera commoversi: +le vie, quantunque alta la notte, affollarsi come +per incanto d’un popolo imperioso; i pubblici ritrovi +risuonar di dispute infiammate; un analizzare, un chiosare, +un giudicare in varie guise le novelle del Consiglio +di Caserta; ma altresì un concordare di tutti, +della grandissima maggioranza almeno, in questa unica +sentenza: la nuova risoluzione del Dittatore poter +esprimere forse la volontà d’un partito, non certamente +<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> +quella del popolo napoletano; questi invocar +sempre l’annessione pronta e incondizionata; importare +quindi alla dignità del popolo stesso, alla salute +d’Italia intera che questo voto fosse al più presto, +ma in modo perentorio e solenne manifestato. +</p> + +<p> +«Infatti (aggiunge il citato scrittore<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a>) il domani +mattina pareva che per un incanto in Napoli fossevi +stata una grande nevicata di Sì. Essi stavano affissi +su tutte le porte, le finestre, le mura delle case, sulle +vetture, sui cappelli degli uomini, sui loro abiti, sui +vestiti delle donne, nelle vetrine dei negozi, nei poetici +tempietti degli acquaiuoli. Ovunque vi foste rivolto, +dappertutto avreste trovato un Sì, con cui quella +nobile popolazione sanzionava il dogma dell’unità +nazionale.» +</p> + +<p> +Nè a questo si fermavano le dimostrazioni. La Guardia +Nazionale, rimasta in quei frangenti l’unica tutrice +dell’ordine, si accordava nello scrivere un indirizzo al +Dittatore, in cui con figliale, ma schietta parola lo supplicava +a non cimentare la sua gloria, disdicendo quel +plebiscito che già era dal suo Prodittatore bandito: +consimile indirizzo andava correndo fra i varii ordini +de’ cittadini e coprendosi di migliaia di firme; turbe +di popolo infine percorrevano la città, accampavano +sulle piazze, assediavano il palazzo del Governo, alternando +agli evviva per Vittorio Emanuele, Garibaldi e +Pallavicino, grida di morte al Mazzini, al Cattaneo, +a tutti gli antiannessionisti; profondamente turbando +la pubblica quiete, minacciando gli eccessi a cui le folle +scatenate sogliono giungere. +</p> + +<p> +Nè possiamo in tutto aderire a quanto scrittori di +parte antiannessionista vanno tuttora asserendo, che +<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> +quelle manifestazioni non altro siano state che spettacoli +allestiti dai loro medesimi avversari. Vi avranno, +forse, messa una mano; ma non si suscita una città +di mezzo milione per solo artificio di sètte o di cricche. +Era quella palesemente la volontà di Napoli e del +Reame intero, volontà determinata, nol negheremo, da +molti e opposti motivi, ispirata così dell’amor puro +d’Italia e dal desiderio onesto d’uscir dal provvisorio, +come dall’impazienza servile di adorare il novello +astro; così dallo schietto affetto alla Casa di Savoia, +come dall’interessata speranza di una più lauta mèsse +di stipendi e d’impieghi; ma volontà pur sempre chiara, +ferma ed universale. +</p> + +<h3>XVI.</h3> + +<p> +E però la situazione era gravissima. Garibaldi, +chiamato in tutta fretta dal Türr, di recente eletto +Comandante della provincia e città di Napoli, accorse +alla Capitale e potè da sè medesimo accertarsene. Infatti, +accompagnato egli pure da grande moltitudine, +che applaudiva a lui ed al Pallavicino, ma gli intronava +le orecchie degli <i>abbasso</i> e dei <i>morte</i> ai fautori +dell’Assemblea, ed empiva a lui stesso la carrozza +di <i>Sì</i>, fu costretto a farsi al balcone della Foresteria +ad arringare il popolo tumultuante,<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a> il quale però abbonacciato +<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> +ben presto dal caro aspetto, dall’affascinante +parola, e più forse dall’annunzio del non lontano +arrivo del Re, non tardò a quietarsi e disperdersi. +</p> + +<p> +Ma l’impressione prodotta in Garibaldi da quella +solenne manifestazione fu profonda. Decise perciò di +riconvocare pel giorno medesimo (13 ottobre) i suoi Ministri +e Consiglieri, e si recò egli stesso alla Foresteria +per invitare il Pallavicino ad esser parte dell’adunanza. +Questa doveva aver luogo al Palazzo d’Angri, dove +il Dittatore soleva prendere stanza. Erano presenti, +oltre a lui, il Prodittatore, i ministri Conforti e Crispi, +Aurelio Saliceti, Carlo Cattaneo, Francesco De Luca. +Il Generale cominciò, chiedendo che tra i due opposti +partiti dell’Assemblea e del Plebiscito si cercasse un +mezzo di conciliazione. Il Pallavicino e il Conforti risposero +che non sapevano vederne alcuno, e propugnavano +novamente con caldo accento la necessità del plebiscito +schietto ed immediato. Il Cattaneo, a sua volta, +ribattè combattendo per la sua teoria dell’assemblea. +Il Conforti replicò di nuovo; il Saliceti introdusse una +sua proposta, per la quale Garibaldi doveva proclamare +per decreto la sovranità nazionale di Vittorio +Emanuele, salvo a farla sancire da un plebiscito e +regolare da un Parlamento: altri diceva altre cose; +talchè la discussione facendosi sempre più aspra e +<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> +confusa, il Pallavicino stanco di quel lungo ed affannoso +dibattere erasi già alzato dicendo: «Vedo che +io sono inutile qui, permettetemi che io mi ritiri,» +quando il generale Türr, che era stato incaricato di +presentare al Dittatore i voti della Guardia Nazionale +e della cittadinanza, testè citati, e che era giunto +poco dianzi alla riunione, si rivolse al Dittatore e gli +disse: «Prima che prendiate una decisione, dalla quale +può dipendere la sorte d’Italia, vi prego di esaminare +il desiderio della popolazione di Napoli;» e gli sciorinò +sotto gli occhi gli indirizzi che aveva portati seco. +</p> + +<p> +Il Dittatore li lesse, vide le numerosissime firme +onde erano segnati, stette un istante profondamente +concentrato, poi, ripresa quella serenità che gli era +consueta nei momenti delle solenni risoluzioni: «Non +voglio assemblea, esclamò, si faccia l’Italia.... E voi, +caro Giorgio (riprese, volgendosi al Pallavicino), voi non +siete inutile qui; e vi prego di rimanere al vostro +posto e cercate di meritarvi anche d’ora innanzi la +stima della popolazione di Napoli.<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span> +</p> + +<p> +L’annessione era deliberata. Non diremo col signor +Caranti «che il Leone avesse trionfato delle +Volpi,» poichè a nessuno di quanti in que’ giorni lo +consigliavano s’addice la volgare similitudine; ma il +Leone aveva trionfato certamente di sè stesso, de’ suoi +ricordi di Nizza, de’ suoi rancori contro il Cavour, +delle sfide del Farini, delle impertinenze del Fanti, +della sua medesima ignoranza, illuminando colla fiamma +del cuore le tenebre involontarie della mente, e dal +solo amore alla patria traendo le ispirazioni al più +sapiente atto politico della sua vita. +</p> + +<p> +E, cosa singolare in quest’uomo singolarissimo, nel +giorno stesso<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a> ch’egli deponeva la Dittatura d’un +regno, e i Napoletani tentavano una grossa sortita +da Capua che poteva mettere un’altra volta in serio +cimento le sue linee, e s’impegnava sotto i suoi occhi +una battaglia, egli, il Capitano di ventura, il filibustiere, +l’uomo del sangue, dalle alture di Sant’Angelo, +al rombo del cannone, al fragore della mischia, dettava +un Manifesto, o <i>Memorandum</i> che vogliasi dire, +in cui predicava, colla fede d’un Apostolo e l’accento +d’un Vate, la Confederazione europea, la fratellanza +dei popoli, la fine della guerra, il disarmo universale +delle nazioni, conchiudendo con queste parole degne +dello spirito di Gentile e dell’eloquenza di Canning: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="center"> +«<i>Memorandum alle Potenze d’Europa.</i> +</p> + +<p> +»È alla portata di tutte le intelligenze, che l’Europa è +ben lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole +alle sue popolazioni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> +</p> + +<p> +»La Francia, che occupa senza contrasto il primo posto +fra le Potenze europee, mantiene sotto le armi seicentomila +soldati, una delle prime flotte del mondo, ed una quantità +immensa d’impiegati per la sua sicurezza interna. +</p> + +<p> +»L’Inghilterra non ha il medesimo numero di soldati; +ma una flotta superiore e forse un numero maggiore d’impiegati +per la sicurezza de’ suoi possedimenti lontani. +</p> + +<p> +»La Russia e la Prussia, per mantenersi in equilibrio, +hanno bisogno pure di assoldare eserciti immensi. +</p> + +<p> +»Gli Stati secondari, non foss’altro che per ispirito di +imitazione, e per far atto di presenza, sono obbligati di tenersi +proporzionalmente sullo stesso piede. +</p> + +<p> +»Non parlerò dell’Austria e dell’Impero ottomano, dannati +per il bene degli sventurati popoli che opprimono a +crollare. +</p> + +<p> +»Uno può alfine chiedersi: perchè questo stato agitato +e dell’Europa? Tutti parlano di civiltà e di progresso?... a +me sembra invece che, eccettuandone il lusso, non differiam +molto dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbranavano +fra loro per strapparsi una preda. Noi passiamo la nostra +vita a minacciarci continuamente e reciprocamente, mentre +che in Europa la grande maggioranza non solo dell’intelligenza, +ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente +che potremmo pur passare la povera nostra vita +senza questo perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli +uni contro gli altri, e senza questa necessità che sembra fatalmente +imposta ai popoli da qualche nemico segreto ed +invisibile dell’umanità, di ucciderci con tanta scienza e raffinatezza. +</p> + +<p> +»Per esempio, supponiamo una cosa: +</p> + +<p> +»Supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato. +</p> + +<p> +»Chi mai penserebbe a disturbarla in casa sua, chi mal +si avviserebbe, io ve lo domando, turbare il riposo di questa +sovrana del mondo? +</p> + +<p> +»Ed in tale supposizione, non più eserciti, non più flotte, +e gl’immensi capitali strappati quasi sempre ai bisogni ed +alla miseria dei popoli per essere prodigati in servizio di +sterminio, sarebbero convertiti invece a vantaggio del popolo +<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> +in uno sviluppo colossale dell’industria, del miglioramento +delle strade, nella costruzione dei ponti, nello scavamento +dei canali, nella fondazione di stabilimenti pubblici, e nell’erezione +delle scuole che tornerebbero alla miseria ed alla +ignoranza tante povere creature che in tutti i paesi del +mondo, qualunque sia il loro grado di civiltà, sono condannate +dall’egoismo del calcolo e dalla cattiva amministrazione +delle classi privilegiate e potenti all’abbrutimento, alla prostituzione +dell’anima o della materia. +</p> + +<p> +»Ebbene! l’attuazione delle riforme sociali che accenno, +appena dipende soltanto da una potente e generosa iniziativa. +Quando mai presentò l’Europa più grandi probabilità +di riuscita per questi benefizi umanitari? +</p> + +<p> +»Esaminiamo la situazione: Alessandro II in Russia proclama +l’emancipazione dei servi; +</p> + +<p> +»Vittorio Emanuele in Italia getta il suo scettro sul +campo di battaglia, ed espone la sua persona per la rigenerazione +di una nobile razza e di una grande nazione; +</p> + +<p> +»In Inghilterra una Regina virtuosa ed una nazione generosa +e savia che si associa con entusiasmo alla causa delle +nazionalità oppresse; +</p> + +<p> +»La Francia finalmente, per la massa della sua popolazione +concentrata, per il valore dei suoi soldati e per il +prestigio recente del più brillante periodo della sua storia +militare, chiamato ad arbitra dell’Europa. +</p> + +<p> +»A chi l’iniziativa di questa grand’opera? +</p> + +<p> +»Al paese che marcia in avanguardia della rivoluzione! +L’idea di una Confederazione europea che fosse posta innanzi +dal capo dell’Impero francese, e che spargerebbe la +sicurezza e la felicità del mondo, non vale essa meglio di +tutte le combinazioni politiche che rendono febbrile e tormentano +ogni giorno questo povero popolo? +</p> + +<p> +»Al pensiero dell’atroce distruzione che un solo combattimento, +tra le grandi flotte delle Potenze occidentali, porterebbe +seco, colui che si avvisasse di darne l’ordine dorrebbe +rabbrividire di terrore, e probabilmente non vi sarà +mai un uomo così vilmente ardito per assumere la spaventevole +responsabilità. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> +</p> + +<p> +»La rivalità che ha sussistito tra la Francia e l’Inghilterra +dal XIV secolo fino ai nostri dì esiste ancora; ma +oggi, noi lo contrastiamo a gloria del progresso umano, essa +è infinitamente meno intensa, di modo che una transazione +tra le due più grandi nazioni dell’Europa, transazione che +avrebbe per iscopo il bene dell’umanità, non può più essere +posta tra i sogni e le utopíe degli uomini di cuore. +</p> + +<p> +»Dunque la base di una Confederazione europea è naturalmente +tracciata dalla Francia e dall’Inghilterra. Che la +Francia e l’Inghilterra si stendano francamente, lealmente +la mano, e l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Ungheria, il +Belgio, la Svizzera, la Grecia, la Romelia verranno esse pure, +e per così dire, istintivamente, ad aggrupparsi intorno a loro. +</p> + +<p> +»Insomma tutte le nazionalità divise ed oppresse, le razze +slave, celtiche, germaniche, scandinave, la gigantesca Russia +compresa, non vorranno restar fuori di questa rigenerazione +politica, alla quale le chiama il genio dei secolo. +</p> + +<p> +»Io so bene che una obbiezione si affaccia naturalmente +in opposizione al progetto che precede. +</p> + +<p> +»Che cosa fare di questa innumerevole massa d’uomini +impiegati ora nelle armate e nella marina militare? +</p> + +<p> +»La risposta è facile: +</p> + +<p> +»Nel medesimo tempo che sarebbero licenziate queste +masse, saremmo sbarazzati delle istituzioni gravose e nocive, +e lo spirito dei sovrani non più preoccupato dall’ambizione, +dalle conquiste, dalla guerra, dalla distruzione, sarebbe rivolto +invece alla creazione di istituzioni utili, e discenderebbe +dallo studio delle generalità a quello delle famiglie ed anche +degl’individui. +</p> + +<p> +»D’altronde coll’accrescimento dell’industria, con la sicurezza +del commercio, la marina mercantile reclamerà dalla +marina militare sul momento tutta la parte attiva di essa; +e la quantità incalcolabile di lavori creati dalla pace, dall’associazione, +dalla sicurezza, ingoierebbe tutta questa popolazione +armata, fosse anche il doppio di quello che è oggi. +</p> + +<p> +»La guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti +diverrebbero inutili. Ma quello che non sarebbe inutile è +di mantenere il popolo nelle sue abitudini guerriere e generose, +<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span> +per mezzo di milizie nazionali, le quali sarebbero pronte +a reprimere i disordini e qualunque ambizione tentasse infrangere +il patto europeo. +</p> + +<p> +»Desidero ardentemente che le mie parole pervengano +a conoscenza di coloro, a cui Dio confidò la santa missione +di fare il bene, ed essi lo faranno certamente, preferendo ad +una grandezza falsa ed effimera la vera grandezza, quella +che ha la sua base nell’amore e nella riconoscenza dei +popoli.» +</p> +</div> + +<h3>XVII.</h3> + +<p> +Il 21 finalmente il plebiscito<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a> era votato, così al +di qua che al di là dello Stretto. La formola: «Il popolo +vuole l’Italia una e indivisibile sotto lo scettro +di Casa Savoia,» era assai più comprensiva della semplice +annessione al Piemonte, ma forse ne esagerarono +la portata coloro che videro in esso il vincolo della +Monarchia, la garanzia dell’Unità, il pegno di Roma. +L’unità d’Italia era già nel fatto dell’unione di ventidue +<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> +milioni d’italiani; il vincolo della Monarchia +stava nella storia d’una Casa, che da vent’anni aveva +confuse le sue sorti a quelle dell’intera nazione; il pegno +stava nell’evoluzione naturale del risorgimento italiano, +e il Cavour stesso, molto prima che il plebiscito +fosse bandito, lo dava al Parlamento nelle solenni parole: +«Noi vogliamo fare di Roma la splendida capitale +del Regno d’Italia.» +</p> + +<p> +Col plebiscito e l’entrata di Vittorio Emanuele +nel Regno l’opera di Garibaldi e della rivoluzione nel +Mezzogiorno poteva dirsi finita. Pure, nè il Dittatore +nè il suo Prodittatore lo credevano: il Pallavicino +s’affaticava a profittare di quegli ultimi istanti per +riordinare e migliorare l’amministrazione della cosa +pubblica, quasi direbbesi, per rassettare la casa che +doveva consegnare a’ novelli signori; Garibaldi sentivasi +obbligato a qualcosa più che montar la guardia +al Volturno; egli lusingavasi davvero di poter dare una +mano non invalida a quelli che, non per una blandizia +rettorica, egli chiamava «i fratelli del Settentrione;» +e non nascondeva ad alcuno la nobile ambizione di combattere +sul medesimo campo di battaglia al loro fianco. +Quando infatti per la vittoria del Cialdini al Macerone +(21 ottobre),<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a> Francesco II decise di abbandonare +<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> +Caiazzo e la destra del Volturno, e serbando la sola +Capua di ritirarsi prima verso, poi dietro il Garigliano, +Garibaldi, passato il fiume a Formicola, con circa cinquemila<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a> +uomini, commesso alla divisione Medici di +difendere da una eventuale sortita di Capua la sua +marcia di fianco, s’incamminò per la strada di Venafro +sulle traccie de’ Borbonici. Da Venafro, all’incontro, +scendevano le avanguardie dell’esercito settentrionale, +e il 26 ottobre a Caianello, poco lungi da Teano, le due +schiere s’incontrarono.<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> «Erano le 6 del mattino (scrive +Alberto Mario, testimonio all’episodio); Garibaldi e noi +del suo seguito eravamo già discesi da cavallo. Garibaldi +vestiva l’abito leggendario, e a cagione dell’umidità +erasi coperto il capo e le orecchie col fazzoletto di +seta annodato sotto il mento. Di lì a poco le musiche +intuonando la <i>Marcia reale</i> annunciarono il Re, il quale +arrivò sopra un cavallo arabo stornello. Garibaldi andò +incontro a lui, ed egli venne verso Garibaldi fra la +strada e la stradella. Garibaldi, cavatosi il cappellino, +gridò: <i>Salute al Re d’Italia</i>, e il Re rispose: — Grazie. — Il +Re soggiunse: — Come state, caro Garibaldi? — E Garibaldi +fece: — Bene, e Vostra Maestà? — E il Re: — Benone. — Indi +stettero a colloquio in presenza nostra +un quarto d’ora. Dopo di che si partì per Teano. +Il Re a destra, a sinistra Garibaldi, e, dietro, il seguito +dell’uno e dell’altro alla rinfusa.<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a>» +</p> + +<p> +E fu allora che Garibaldi, sentendo che una battaglia +<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> +al Garigliano era imminente, chiese al Re l’onore +del primo scontro. Ma il Re: «Voi vi battete da lungo +tempo: tocca a me adesso; le vostre truppe sono stanche, +le mie fresche; ponetevi alla riserva.» +</p> + +<p> +Il bel sogno di Garibaldi di affratellare sullo stesso +campo le camicie rosse e i cappotti grigi era ito in +dileguo. Reduce la sera stessa da Calvi, disse mestamente +alla signora White Mario: «Ci hanno messi alla +coda;» e la frase scolpiva un’intera politica. Per metterlo +alla coda era stata deliberata la spedizione dello +Stato ecclesiastico, e per metterlo alla coda arrischiata +l’entrata nel Regno; poteva forse parere crudele che +subito, al primo incontro, Vittorio Emanuele glielo +rammentasse; ma era logico. Garibaldi aveva vinto +troppo: bisognava che la partita di quell’indiscreto +donatore di regni fosse chiusa; bisognava dimostrare +che si poteva vincere senza di lui, dovesse la vittoria +costare a cento doppi più cara;<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a> bisognava, e qui +intendiamo l’altezza del concetto, che il futuro Re +d’Italia potesse presentarsi a’ suoi nuovi popoli, non +già nelle umili sembianze d’un sovranello protetto e +patteggiato, ma di un vero Re soldato e conquistatore. +</p> + +<h3>XVIII.</h3> + +<p> +Garibaldi aveva finito davvero. Arrivata sul Volturno +la divisione del generale Della Rocca e stabilito +<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> +di serrar Capua con regolare assedio e di espugnarla +con bombardamenti, Garibaldi, o perchè gli +ripugnasse di cannoneggiare una città italiana, o perchè +stimasse la parte sua oramai accessoria e quasi +superflua, lascia il comando de’ suoi, ancora campeggianti +intorno a Capua, al Generale sardo, e si ritira +a Napoli. Di là il 29, quasi segno di commiato, scrive +al Re un’affettuosa lettera, nella quale, dopo «rimesso +in sua mano il potere sopra dieci milioni d’Italiani +bisognosi d’un regime riparatore,» lo assicurava che +in quelle contrade avrebbe trovato un popolo civile, +amico dell’ordine, quanto desideroso della libertà, +pronto ad ogni sacrificio, se richiesto nell’interesse +della patria e di un governo nazionale; affermava che +l’Isola di Sicilia, malgrado le difficoltà suscitatevi da +gente venuta di fuori, ebbe ordini civili e politici pari +a quelli dell’Italia superiore, e godeva tranquillità +senza esempio. Supplicava infine «mettesse sotto la sua +tutela tutti coloro che egli aveva avuti a collaboratori +in quella grande opera di affrancamento dell’Italia meridionale, +e accogliesse nel regio esercito i suoi commilitoni +che bene avevano meritato della patria.<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a>» +</p> + +<p> +E così gli ultimi giorni della sua Dittatura si avvicinavano. +Il 31 ottobre consegnava solennemente +alla Legione ungherese una bandiera ricamata per essa +dalle signore napoletane; il 2 novembre Capua segnava +la resa; il 4 faceva ai <i>Mille</i> la solenne distribuzione +delle medaglie loro decretate dal Comune +di Palermo; il 6 passava in rassegna sulla piazza di +Caserta il suo stracciato, ma glorioso esercito, dopo +aver atteso invano che il Re venisse ad onorare d’un +suo sguardo i prodi che da Marsala a Sant’Angelo +<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> +avevano combattuto in suo nome.<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> Al dì vegnente, +7 novembre, giorno prefisso al solenne ingresso di +Vittorio Emanuele in Napoli, lo accompagnava in carrozza, +seduto alla sua sinistra, nella consueta sua +assisa, dirimpetto i due Prodittatori, sotto una proterva +pioggia che sciupava gli archi, dilavava i parati +e infracidiva i fiori, ma non poteva intiepidire l’immenso +entusiasmo dei Napoletani, ebbri di quel giorno +tanto aspettato. E fu l’ultima comparsa pubblica del +Dittatore. Gli furono offerti il collare dell’Annunziata, +il grado di Maresciallo, altri onori e stipendi: rifiutò +ogni cosa. L’8 di novembre consegnò a Vittorio Emanuele, +nella gran Sala del trono, il plebiscito delle Due +Sicilie; poscia, diretto a’ suoi compagni d’armi un ultimo +belligero addio,<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a> in sull’alba del 9, tacitamente, +<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> +clandestinamente, quasi un fuggitivo, seguíto dal Basso, +dal Gusmaroli, dal Coltelletti, dal Nuvolari e da qualche +altro famigliare, s’imbarcò sul <i>Washington</i> alla +volta della sua Caprera. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> +</p> + +<p> +Le ultime parole da lui dette ai pochi che l’avevano +scortato a bordo, furono quelle del suo addio ai +Volontari: «A rivederci a Roma.» Quando tutto fu +lesto alla partenza, sciolse egli stesso la fune del bastimento, +quasi volesse simboleggiare che scioglieva +così le ritorte del potere, nel quale era stato fino allora +avvinto e ricuperava la sua libertà. L’eroe però non +partiva a mani vuote: Basso, il segretario, nascondeva +nelle sue valigie alcune centinaia di lire, ed egli stesso +aveva fatto imbarcare sul <i>Washington</i>, spoglie opime +della conquista, un sacco di legumi, un altro di sementi +e un rotolo di merluzzo secco! +</p> + +<p> +Il <i>Giornale Ufficiale di Napoli</i> ostentò per tre giorni +di ignorare la sua partenza; il Farini nell’annunciare +la sua Luogotenenza ai Napoletani si scordò di nominarlo; +altrettale cortesia fu suggerita al Re nel suo +bando ai Palermitani, talchè fra il Liberatore che +trionfa da Marsala al Volturno e il Dittatore che parte +povero, oscuro e insalutato da Napoli, resterà dubbio +nella storia quale sia il più grande. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> +</p> + +<h2 id="cap10"><span class="smcap">Capitolo Decimo.</span> +<span class="smaller">DA CAPRERA AD ASPROMONTE.<br> +[1861-1862.]</span></h2> +</div> + +<h3>I.</h3> + +<p> +Garibaldi è sparito per alcuni istanti dalla scena +del mondo, ma il suo spirito è dovunque presente; +egli non è più che un’ombra romita sopra un’isola +deserta, ma l’eco del suo nome risuona fra i popoli +più lontani, e il poema delle sue gesta empie la terra. +Nessuna impresa era parsa più maravigliosa della sua. +Ben altri prodigi di guerra aveva veduti il secolo nostro; +di ben altre catastrofi di regni e rivolgimenti +di popoli era stato testimone e narratore; ma lo spettacolo +d’un uomo che seguíto da una falange quasi +inerme varca incolume i mari, conquista isole e continenti, +rovescia in poche settimane uno de’ più antichi +troni d’Europa, ma per donarlo, s’impossessa +d’una delle più felici contrade del mondo, ma per +redimerla, dà terribili colpi se combatte, ma vince +più coll’amore che coll’armi, disperde col solo apparire +gli eserciti nemici, s’arma e ingrossa per via +camminando e combattendo, vola con rapidità cesarea +dall’estremo capo d’un Regno alle porte della sua +Capitale, e colà giunto, basta il rosseggiare del suo +<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span> +fantasma, basta il rumore ancor lontano del suo passo +perchè il Re nemico gli abbandoni la reggia de’ suoi +padri e la metropoli de’ suoi Stati, ed egli, il taumaturgo, +vi entri solo e sereno come ad un convegno +festivo, sorridendo alle soldatesche nemiche rimaste +a vano presidio, non curando i cento cannoni puntati +sul suo cammino, e trionfando più glorioso e sicuro +che se l’avessero seguito le legioni di Cesare dopo +Ilerda e dopo Farsaglia; uno spettacolo simile, diciamo, +la storia non lo vide e non lo raccontò mai, o l’avrebbe +esigliato, quasi incredula, nell’età eroica de’ miti e +delle leggende. +</p> + +<p> +E dicasi pure che veduti dappresso la leggenda +si sfata e il prodigio dilegua; dicasi pure che l’albero +della tirannide borbonica era ormai fradicio, e +che Garibaldi non ebbe che urtarlo col dito per atterrarlo: +varrà, ancora, per risposta quella che già +diede un celebrato diario inglese:<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a> «Chi se non lui +conobbe che il momento della maturità era giunto; +chi se non lui ebbe occhio per vedere che l’ora di colpire +era venuta, discernendo il punto in cui l’impossibile +diventa possibile, nel che, secondo il De Retz, +sta la prima dote dei grandi uomini di Stato?» +</p> + +<p> +E quando lo si accetti con la debita discrezione, +nemmeno quest’ultimo attributo reputiamo improprio. +Anco Garibaldi fu, in un dato momento e in un certo +senso, un grande uomo di Stato. Lo fu in una guisa +tutta sua ed originale; lo fu più per quell’istinto che +tien luogo di genio, che per coscienza; lo fu come lo +poteva essere un Capitano che non ha altro Stato fuor +che quello misurato dalla sua lancia, e pianta e spianta +<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> +il suo governo colla sua tenda; ma, rispetto alla missione +ch’egli s’era assunta, lo fu. Due fini gli erano +imposti nell’Italia meridionale: liberar quei popoli; +consegnarli liberati alla legittima Podestà ch’essi invocavano; +e chi sappia sorvolare all’inezia de’ particolari, +riconoscerà che a quei fini egli adempiette nel +più breve tempo, colla maggior concordia e col minor +danno possibile. +</p> + +<p> +Che a lui sian mancate le doti dell’Amministratore +e del Legislatore, fu abbastanza ridetto, e l’Italia, +se appena conosceva la di lui vita, poteva aspettarselo; +ma che quelle doti colaggiù, in quelle condizioni, gli +potessero grandemente giovare, dubitiamo assai forte. +Fosse stato pieno la mente di sapienti concetti legislativi, +gli sarebbe pur sempre mancato il tempo ed +il modo di effettuarli. Sfasciare uno Stato per ricostruirlo +a un tempo, dettar buone leggi sotto il cannone, +e meglio che dettarle farle obbedire, aver mestieri +di governare col popolo e tenerlo a dovere, inducendolo +a sopportare i freni e i carichi degli Stati ordinati, +è cosa da pochi; non riuscita, che sappiamo, +ad alcuno in Italia, e che, molto meno, poteva riuscire +a Garibaldi. +</p> + +<p> +Oltre di che, è egli vero che tutte le provvisioni +e le leggi prese o scritte in suo nome nel Mezzogiorno +siano state del pari improvvide o stolte? A +dire il vero un siffatto quesito si converrebbe meglio +in una storia della Dittatura che in una vita di +Garibaldi, e ciò per quella ragione, già altrove toccata, +ma che giova il rammentare, che dei tanti decreti +firmati da Garibaldi Dittatore ben pochi sono +quelli, di cui egli abbia avuto chiara coscienza, e gli +spetti perciò la piena ed intera responsabilità. Consiglio +e fattura de’ suoi Prodittatori e Ministri, ad essi +<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> +il risponderne! Tuttavia chi voglia accomodarsi d’una +finzione legale, e nel Dittatore impersonare tutta la +Dittatura, troverà che personificatori e personificati +hanno a temere il giudizio dell’equa posterità men di +quanto fu scritto. +</p> + +<p> +E non si parli della promulgazione dello Statuto +sardo e delle altre leggi che ne sono adempimento; +atto lodevole, per fermo, ma assai più politico che amministrativo, +di cui furono ottime le intenzioni, ma +assai remoti gli effetti. Parliamo soltanto di quelle +provvisioni che rendevano testimonianza d’un concetto +e d’un indirizzo governativo, che miravano ad un fine +pratico e vicino, di cui si poterono vedere sin da principio +i frutti o almeno i germogli. +</p> + +<p> +In paese dove la magistratura era apparsa troppe +volte strumento servile della tirannide, la purificò dagli +elementi più screditati ed aborriti, riordinò i Tribunali, +rintegrò, dopo il breve interregno delle Commissioni +speciali, le Corti ordinarie, avviò il corso +regolare della giustizia, ne ravvivò la fede ed il decoro.<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a> +E in quelle medesime contrade dove la Polizia +non aveva lasciato nella mente altra immagine che +quella di un’occulta veheme di delitti e di sangue, e +dove nessuno de’ suoi vecchi arnesi era stato risparmiato +dalla vendetta popolare, restaurò colla stessa +legge sarda la pubblica sicurezza; istituì i corpi delle +Guardie e de’ Carabinieri, e li rese rispettati; ottenne +una tregua ai reati che parve portentosa. +</p> + +<p> +Fallitogli il nobile tentativo di estendere alla Sicilia, +ineducata al debito dell’armi, la legge uguagliatrice +<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> +della coscrizione, introdusse nel suo esercito le +ordinanze e persino avrebbe voluto le assise piemontesi;<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a> +e frattanto diè vita così al di qua come al di +là dello Stretto alle prime Legioni di quella Guardia +Nazionale, che fu, specialmente a Napoli, esemplare +tutela d’ordine e di sicurezza. Riaprì ed avviò a nuovo +indirizzo le Scuole, i Licei, le Università; riordinò il +Museo napoletano; fondò a Palermo una Scuola militare +per gli adolescenti, ed a Napoli un Collegio gratuito +pei figli dei popolani poveri.<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a> Aprì in Napoli +dodici Asili infantili;<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a> assegnò mille scudi annui agli +scavi di Pompei; spegnò i piccoli pegni del Monte di +Pietà;<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a> decretò il miglioramento delle Carceri<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a> e la +scarcerazione dei prigionieri politici; abolì il nefando +privilegio della Comune di Pizzo,<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a> benemerita ai Borboni +della morte di Murat; accordò pensioni alle famiglie +dei morti o mutilati per la patria; perdonabile +anche quella alla madre ed alle sorelle di Agesilao +Milano; come perdonabile che un uomo siasi creduto +in diritto di dare la propria testa per liberare la terra +da quel mostro, che passò nella storia col nome di +«Re Bomba.» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span> +</p> + +<p> +Abolì le decime e le manimorte; incamerò i beni +reali ed ecclesiastici, assegnando però una pensione +ai Vescovi ed una cassa di sussidio al Clero minore; +soppresse infine l’ordine dei Gesuiti, ma ne tolse il +diritto dalla storia e l’esempio da tutta l’Europa +civile. +</p> + +<p> +In fatto poi di Finanza camminò sulle orme di +tutti i Governi rivoluzionari; annullò l’odiosa gabella +del macino, come l’aveva annullata la rivoluzione +del 48; abolì, anzi bruciò pubblicamente la carta bollata; +decretò, sogno onesto, la soppressione graduale +del lotto, surrogandovi le Casse di Risparmio; atterrò +ogni barriera doganale tra Sicilia e Napoli; fece +prestiti e convertì la Rendita pubblica;<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a> ma quando +il bilancio siciliano fu sottoposto all’esame del Parlamento, +restò bensì controverso se avesse lasciato +risparmi, e fu disputabile se quei prestiti potevano essere +contratti a condizioni più laute; ma nessuno, nemmeno +il più acuto e facondo economista della Camera,<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a> +potè tassare l’Amministrazione della Dittatura, non +<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> +che d’abusi e di malversazioni,<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a> di gravi irregolarità. +Il maggiore addebito che potè essergli rivolto fu +d’aver ecceduto nella largizione degl’impieghi e nel +dispendio de’ salari. Ma se il Farini potè dire, difendendo +dalla medesima accusa il bilancio dell’Emilia: +«Non nego siansi collocati in impiego uomini nuovi. +Fu principalissimo intendimento del Governo di chiamare +ne’ primi posti di fiducia que’ cittadini che per +causa di libertà avevano sofferto persecuzioni ed esiglio. +Ed infra i dolori che tormentano chi in tempi +nuovi è chiamato ad amministrare la causa pubblica, +rammenterò sempre fra’ più acerbi quello di non poter +esaudire tanti uomini sventurati, che, in nome delle +loro famiglie, in nome della fede politica, invocano +un collocamento, cui credono aver loro dato diritto +le sventure patite;» perchè non si meneranno buone +le stesse ragioni alle Dittature di Napoli e di Sicilia, +dove la febbre degl’impieghi e delle pensioni scoppiò +con tutti i sintomi d’un fiero contagio; dove i patriotti, +che nel 1848 avevano «salvato la patria,» che nel decennio +avevano patito nelle prigioni e negli esigli, pullulavano +a sciami dal suolo; dove certamente lo strazio +d’onest’uomini, che aveva fatto il governo «negazione +di Dio,» era stato sì lungo ed immane? +</p> + +<p> +Non è questa un’apologia, è pura difesa della verità. +Errori la Dittatura di Garibaldi ne commise e +<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> +non pochi; ne commise colla Prodittatura Depretis e +colla Prodittatura Mordini, colla Segreteria Crispi-Bertani +e colla Prodittatura Pallavicino; coi Ministri +cavourriani e coi Ministri rivoluzionari; ma qual Governo +non ne ha commessi? Quella stessa Luogotenenza +regia che s’annunziava medicatrice di tutti i +mali, e riparatrice di tutti i torti, succeduta alla Dittatura +in giorni relativamente calmi, già queta la marea +rivoluzionaria e ormai ridotta a un torneo innocuo +la guerra, nuova di prestigio, di forza e d’autorità, +quanti errori non commise ella in breve spazio di +tempo? Quanto malcontento di popolo non suscitò; +quante speranze non deluse, quanti pericoli non rinnovò? +Fallirono a Napoli, l’uno dopo l’altro, il Farini +e il principe di Carignano; a Palermo il Montezemolo +e il Della Rovere, e non correranno molti mesi che +Deputati di parte loro si leveranno nel Parlamento italiano<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a> +ad incolpare le Luogotenenze di torti e d’abusi +anche maggiori di quelli ond’era stata incolpata la +Dittatura; con questa sola, ma sensibile differenza, +che mentre il Governo di Garibaldi era rimproverato +d’aver troppo ciecamente favorito i rivoluzionari ed +i repubblicani, il nuovo Governo di Vittorio Emanuele +era accusato dello stesso favore a tutto beneficio dei +Borbonici e dei reazionari. +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +Il primo atto di Garibaldi, rimettendo il piede nella +sua Caprera, fu di levare le briglie e mandar sciolti +per l’Isola i suoi due cavalli di battaglia, affinchè ad +essi pure non fosse tardata quella libertà ch’egli veniva +<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> +impaziente a cercare. E ciò fatto tornò senz’altro +al suo consueto tenore di vita, come se tutta quella +splendida pompa di potere, di trionfi, di gloria, in che +aveva vissuto sette mesi, non gli avesse lasciato nell’anima +che sazietà e stanchezza. Deideri, il suo fedele +amico e compaesano di Nizza, gli aveva fatto costruire, +accanto all’antica, parte con danari suoi, parte +col tributo d’altri amici, parte cogli stessi risparmi del +Generale, una nuova casa più comoda e più signorile; +pure l’antico mozzo gradì la sorpresa e ringraziò del +dono, ma non volle abbandonare la sua vecchia casetta, +costrutta in tanta parte col sudor della sua +fronte; e continuò a dormire in quella medesima +stanzetta a pian terreno, la prima a sinistra di chi +entra, in cui aveva abitato la prima notte che ebbe +un tetto nell’Isola. +</p> + +<p> +Nel rimanente, si levava come per lo passato all’alba, +il primo di tutta la colonia, e alternava le sue +ore tra la pesca e la caccia (rese talvolta necessarie +dalla mancanza del companatico quotidiano), e la coltura +di que’ pochi frastagli di terreno che la roccia +concedeva e ch’egli, con ingenua pomposità, decorava +col nome di campi e di vigne. E il luogo più favorito +di que’ giorni era il <i>Fontanaccio</i>, un quarto forse dei +celebri quattro iugeri del Romano, tutto frastagliato +e scaccheggiato per giunta di roveti e di scogli, e da +cui Garibaldi s’era fitto in capo di cavare il suo +podere modello. Ed era laggiù che voi potevate vederlo +più di sovente, ora affaccendato a sterpare, a potare, +a innestare, e qui a piantare un filare di magliuoli +siciliani, là a zappare un quadrato di fave +napoletane, più sotto a riparare dalle prime sferzate +del grecale una buttata d’aranci novelli, più sopra a +vegliare allo scavo d’un futuro pozzo artesiano; ora +<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span> +seduto sopra un certo gradino, naturale rialzo del terreno, +col cappello sugli occhi e il sigaro spento nella +mano, lo sguardo fisso sul mare, tutta la persona immobile +e quasi abbandonata, a guatar nel vuoto, a +fantasticare, a nuotare nel pelago infinito delle sue +ricordanze e dei suoi sogni, tuffandovisi dentro colla +voluttà del poeta: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">E ’l naufragar m’è dolce in questo mare.</p> +</div></div> + +<p> +Non eran quelle sole le sue fatiche, un’altra men +geniale gli era imposta dalla stessa celebrità cresciuta, +ed era, o avrebbe dovuto essere, lo smaltimento della +mole di giornali e di lettere che ad ogni corriere gli +arrivava. È ben vero che dei giornali finiva a non leggerne +più che tre o quattro (preferito a quei giorni il +<i>Movimento</i> di Genova), e che delle lettere lasciava quasi +tutta la briga al suo segretario Basso, od al primo +amico che volesse rendergli quell’ufficio, il quale poi +lettogliene sommariamente il contenuto, e separate +quelle condannate al paniere, dalle poche ammesse all’onore +d’una risposta, la scriveva ora sotto dettatura +del Generale stesso, ora di suo capo, e poi, usanza tradizionale +e tuttora inviolata in Caprera, la spediva irremissibilmente +a chiunque si fosse «senza francobollo +postale.» +</p> + +<p> +E come le lettere, cominciavano a piovere da ogni +parte le visite. Avreste detto che Caprera fosse divenuta +la Mecca della Democrazia europea. Non passava +venerdì che il postale di Sardegna non sbarcasse alla +Maddalena una brigata più o men grossa di pellegrinanti +a quella Medinat-al-Nabi dell’eroe; e come è facile +immaginare, era un brulicame di tutte le razze +e di tutti i colori. Col vecchio amico e commilitone +veniva il curioso importuno e il piacentiere sguaiato: +<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> +coll’innocente idolatra, alla conquista d’una firma o +d’una fotografia, accompagnavasi lo scroccone volgare +alla cerca d’un’elemosina o d’una commendatizia: +le Deputazioni patriottiche, cariche d’indirizzi o di +regali, gareggiavano colle ambasciate politiche, o politicanti, +portatrici di piani di guerra o di abbozzi di +programmi: la filantropessa inglese incontravasi colla +emancipatrice americana e la socialista russa: gli +emissari occulti di Mazzini s’incrociavano agli agenti +segreti del Re: una carovana di emigrati veneti, trentini, +istriani, romani, mescolavasi di continuo ad una +processione interminabile di proscritti ungheresi, polacchi, +spagnuoli, greci, russi, tedeschi, serbi, valacchi, +insomma di tutto il mondo dove si sognava, si soffriva +o si congiurava per una patria, e Garibaldi tutti accoglieva +coll’usata cortesia ed ospitalità; un’ospitalità +che poteva parere talvolta assai magra e quaresimale +a chi la riceveva, ma che riusciva, per il gran numero, +dispendiosissima e soverchiante a chi la dava. +</p> + +<p> +Ma ognuno intende che siffatta pace non era che +apparente. «Cincinnato» (il soprannome, divenuto poi +volgarmente sazievole, gli fu imposto a que’ giorni) era +tornato suo malgrado all’aratro, e ben diverso dal +romano, non avrebbe accolto sospirando gli oratori +del Senato che gli offrivano la Dittatura. Le parole +del suo ultimo bando ai Volontari: «Se il marzo +del 61 non trova un milione d’Italiani armati, povera +libertà, povera vita italiana!...» non erano, sulle sue +labbra, una figura rettorica; non è retore mai chi è +pronto a confermare la frase col sangue; ma voto ardente +e convincimento profondo dell’animo suo. Sinceramente +egli credeva che la prossima primavera +del 1861 non potesse passare senza una grande conflagrazione +di popoli; vedeva già l’Ungheria e i Principati +<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> +Danubiani insorti: non dubitava un istante che, +gettata una scintilla, tutta l’Europa, da Mantova a +Galatz, andasse in fiamme: affermava che era un sacro +dovere l’Italia farsi antesignana e aiutatrice del +grande riscatto, e capitanarlo.<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a> +</p> + +<p> +Nè a questo pensiero frammischiavasi alcun intendimento +di ribellione. Non solo Garibaldi tenevasi +stretto per debito di lealtà alla bandiera di Marsala; +ma credeva più che mai che in quella sola stesse la +salute d’Italia. Soltanto voleva, e qui rincomincia il suo +dissidio col conte di Cavour, che il Governo scrollasse +il giogo umiliante delle alleanze straniere, della napoleonica +principalmente, raccogliesse in un fascio +solo tutte le forze vive combattenti dell’Italia, e, senza +riguardo a colore e partito, le avventasse tutte insieme +all’ultima battaglia della redenzione d’Italia. +«Che il conte di Cavour armi (diceva un giorno a Caprera +a due suoi amici<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a>), ed io sono politicamente con +lui,» e in questo concetto stette prima, stava allora, +starà poi tutta la sua politica. E dicasi pure che un +simile linguaggio nascondeva una condizione imperiosa, +<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> +e, se vuolsi, anche una minaccia; ma non poteva +dirsi ancora un cartello di sfida e una manifesta ribellione. +Garibaldi era sempre nella legalità. Voleva +spingere, spronare il Governo; ma il proposito di forzargli +la mano e di trascinarlo a forza non gli era +spuntato ancora nell’animo, o almeno da nessun suo +scritto o discorso traspariva. E di ciò fanno principale +testimonianza quei <i>Comitati di provvedimento per +Roma e Venezia</i>, progenie diretta di quelli che il Bertani +aveva già fondati per la Sicilia, e che Garibaldi +aveva consentito a ricostituire siccome gli organi destinati +a dar vita e disciplina a quel concetto di armamento +universale della nazione, che era, a’ suoi occhi, +lo stromento ed il simbolo insieme d’ogni vera rigenerazione. +Nella mente sua siffatti Comitati dovevano +essere aiuto, non impedimento, al Governo: propagare +le idee, preparare gli animi, ordinare le forze, apprestare +i mezzi, come già erano stati apprestati per +Marsala, ma senza sconfinar per anco dalla legge; procedendo +sempre d’accordo col Governo che la nazione +s’era dato, rammentando il giuramento fatto al suo +Re, e attendendone il cenno, che non parevagli poter +essere lontano. +</p> + +<p> +«Io desidero<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a> (scriveva al segretario de’ Comitati, +<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> +Bellazzi) l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani +per coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio +Emanuele, con un milione d’italiani armati, questa +primavera chiederà giustamente ciò che manca all’Italia.» +E due settimane dopo, agitatosi e deliberato +dalla Presidenza de’ Comitati il programma definitivo +dell’Associazione, scriveva anche più esplicitamente: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Accettando la presidenza dell’Associazione dei Comitati +di provvedimento e dando la mia adesione ai tre articoli +formulati dall’Assemblea generale il 4 di questo mese, nomino +come mio rappresentante presso il Comitato centrale +il generale Bixio, autorizzandolo a farsi sostituire, occorrendo, +da una terza persona di sua piena fiducia.<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a> +</p> + +<p> +Il Comitato centrale, invocando il patriottismo degli +Italiani, insisteva tenacemente presso tutti i Comitati di +provvedimento, eccitandoli a promuovere nuove oblazioni tra +i nostri concittadini, e a riunire tutti i mezzi necessari ad +agevolare a Vittorio Emanuele la liberazione della rimanente +Italia. +</p> + +<p> +Altra delle precipue cure del Comitato centrale dovrà +essere quella di istituire Comitati in tutti i punti della Penisola, +ove non esistessero ancora, onde al più presto da un +capo all’altro d’Italia, non esclusa la Venezia nè Roma, si +trovi l’associazione organizzata, ed operi simultanea, concorde +e rapidamente, obbedendo a un medesimo impulso. +</p> + +<p> +Il Comitato centrale dovrà, come parola d’ordine di +tutti i giorni, d’ogni momento, ripetere incessantemente a +tutti i Comitati e cercare per ogni altra via di farlo penetrare +nell’animo di tutti gl’italiani: — che nella prossima +<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span> +primavera di quest’anno 1861 deve irremissibilmente porre +sotto le armi un milione di patriotti, unico mezzo a mostrarci +potenti e farci veramente padroni delle nostre sorti +e degni del rispetto del mondo che ci contempla. +</p> + +<p> +»Credo debito mio rendere avvertiti i Volontari che nessun +arruolamento è stato da me promosso, nè consigliato +per ora. +</p> + +<p> +»Un giornale col titolo di <i>Roma e Venezia</i> (il quale, ispirandosi +ai concetti enunciati, predichi la necessità della +<i>Guerra santa</i> a far cessare una volta la vergogna che pesa +sull’Italia, e che in pari tempo inculchi agli elettori, come +uno dei mezzi più efficaci a raggiungere l’intento, la scelta +dei deputati, che mirando anzitutto al totale affrancamento +ed integrità d’Italia <i>impongano al Governo il generale armamento +della nazione</i>) deve essere fondato in Genova senz’altro +indugio.» +</p> +</div> + +<p> +Questi e non più erano i pensieri di Garibaldi nel +gennaio del 1861; che se mutarono in appresso, prepariamoci +a seguirne le fasi ed a penetrarne le cagioni, +cominciando però a notare attentamente le date, +ed a rispettare la cronologia, che mai, come in questo +periodo della vita dell’eroe, così copiosa di contraddizioni +e di evoluzioni, meriterà il suo nome di «occhio +della storia.» Non abbiamo negato mai, riconfermiamo +anzi, che un siffatto programma poteva contenere in +germe quel diritto dell’iniziativa individuale che fu +per parecchi anni nel Parlamento e fuori la divisa +della parte rivoluzionaria, o garibaldina che vogliasi +dire; ma a’ giorni di cui discorriamo, quel germe non +era ancora venuto a maturanza, nè l’idea, vagamente +adombrata nelle sonanti frasi dei proclami, tradotta +in una formola precisa, e soprattutto cimentata al paragone +de’ fatti. Però di Garibaldi allora non disdice +ripetere quel che un giornale massimo di parte moderata +scriveva ancora con benignità di lui: «Se i +<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> +Comitati cammineranno come desidera il Generale, il +paese l’asseconderà ed applaudirà, così come applaude +ai generosi sentimenti, coi quali il generale Garibaldi +desidera la concordia di tutti i partiti.<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a> +</p> + +<h3>III.</h3> + +<p> +Uno dei più intricati problemi, legati dalla rivoluzione +al Governo italiano (gli spettava questo nome, +dacchè il Parlamento, nella persona di tutti i rappresentanti +della Penisola, aveva proclamato il Regno +d’Italia e Vittorio Emanuele suo Re), era quello dell’esercito +meridionale. Garibaldi nell’ultima sua lettera +a re Vittorio<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a> gli aveva detto: «Io imploro dalla +Maestà Vostra che accogliate nel vostro esercito i miei +commilitoni che hanno bene meritato della patria e +di Voi;» ma egli ignorava probabilmente che non era +in arbitrio di Re costituzionale il cedere o resistere +a siffatta preghiera. +</p> + +<p> +Infatti, due giorni dopo della partenza di Garibaldi, +usciva un <i>Ordine del giorno</i> del Comando supremo +dell’esercito, tradotto poi in Decreto,<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a> in cui, proclamati +i Volontari benemeriti della patria, li dichiarava +però Corpo separato dall’esercito regolare, offriva ai +gregari la scelta tra due anni di ferma o il congedo +con tre mesi di soldo, ed agli ufficiali l’alternativa +tra uno scrutinio de’ loro titoli fatto da apposita Commissione +e la rinuncia della spada, mercè sei mesi di +stipendio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> +</p> + +<p> +Questa provvisione, come era da attendersi, anzichè +contentare, ferì nel vivo tutta la parte garibaldina, +così la frazione militare come la politica, e la fece +scoppiare in altissimi lai. Nè gli argomenti alle querele +difettavano. O come, dicevasi, gridate benemerito +l’esercito del Mezzodì e nell’ora stessa lo colpite di +sospetti e d’ostracismo! Promettete che la milizia +de’ Volontari sarà conservata e poscia collo spaventacchio +della ferma di due anni in una mano e l’offa +del congedo salariato nell’altra, la fate fuggire e la +sciogliete! Accogliete senza tanta ritrosia nè inquisizione +nelle file dell’esercito gli ufficiali ducali, granducali, +borbonici, avanzi la maggior parte di corti servili +e di caserme oziose, strumento fino all’ultima ora +delle tirannidi domestiche, più corruttrici delle straniere, +e codesti di Garibaldi, reliquie di tutte le battaglie +italiane, li sogguardate con sospetto, li ponete +al duro bivio o d’un sindacato umiliante, o d’una +rinuncia prezzolata, e pareggiandoli alla bassa condizione +di mercenari, li avvilite e li corrompete insieme?! +Infine non è lecito, soggiungevano coloro che riguardavano +le cose dal più alto punto della politica, disperdere +in momenti così solenni tanto prezioso tesoro +di giovani forze: il Governo, sacrificando il supremo +fine dell’armamento nazionale a misere gelosie di parte +o convenienze di persone, si chiarisce dimentico del +primo fra i suoi doveri; e tenendo divisi i figli della +stessa patria destinati a formare un solo esercito, sotto +una sola bandiera, alimenta egli pel primo quel funesto +antagonismo, che a parole tanto depreca, e prepara +colle sue mani l’armi della discordia civile. +</p> + +<p> +Ma nemmeno alla parte contraria facevan difetto +le buone ragioni. L’armamento della nazione, ripeteva, +è nei propositi del Governo; tanto vero che il decreto +<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span> +dell’11 novembre conserva il Corpo dei Volontari e lo +riordina. A due soli patti però era possibile dare una +forma organica e durevole a una milizia siffatta: rendendone +stabile la forza, mediante una ferma purchessia; +depurandone i quadri, previa un sindacato. E come +una lunga ferma obbligatoria repugnava alla natura +ed al nome stesso di volontari, così quella facoltà, +tanto censurata, di scegliere tra l’assoldamento e il +congedo, diveniva una imprescendibile necessità. Nè +diversamente poteva comportarsi quanto agli ufficiali. +Una cerna era indispensabile, così per scemarne la +quantità che per migliorarne la qualità. Non si dimentichi +mai che erano settemila, circa un ufficiale ogni +sei soldati;<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a> che in mezzo a loro, tra non pochi egregi +per singolari virtù militari e civili, parecchi non avrebbero +saputo come giustificare le loro «favolose promozioni,» +e moltissimi come chiarire la loro fosca +origine e la lor dubbia vita; che perciò nessuno avrebbe +potuto accoglierli alla cieca nelle file d’un esercito +di specchiato carattere e di pure tradizioni, come il +piemontese, dove i gradi erano sudato frutto non che +del valore, dell’anzianità, dello studio, della esperienza, +senza offendere l’esercito stesso e rischiare di +corromperlo e scompaginarlo profondamente. +</p> + +<p> +E ciò basti alla cronaca dell’increscioso litigio; +chè il giudicarne sarà ufficio di più tarda e più fredda +posterità. A parer nostro (è parere, non sentenza), +si errava da entrambi le parti. Avevano torto i Garibaldini +di presentare il conto, e torto il Governo di +tirare di prezzo: torto i primi di querelarsi di una +<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span> +legge, della quale, o per un verso o per l’altro, gli uni +intascando il soldo e andandosene liberi, gli altri restando +nelle file e aspettando a lor agio la conferma, +tutti si avvantaggiavano; e torto il secondo di non +avere, intorno a sì importante questione, un’idea netta +e una volontà recisa, lasciando estendere e divampare, +mercè una fiacca altalena di ripulse irose e di concessioni +avare, un braciere di discordie che poteva riuscire +funesto; torto infine tutti quanti permettendo +che un alto problema di difesa nazionale immiserisse +in un meschino piato di salari e di stipendi; talchè +paresse che l’amor d’Italia fosse il pretesto, e il fine +ultimo e vero, le spalline, le pensioni, la carriera di due +eserciti rivali.<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span> +</p> + +<h3>IV.</h3> + +<p> +E com’è naturale, ogni parola della gran contesa +ripercuotevasi a Caprera: non passava corriere che +Garibaldi non fosse costretto a riudire, dalle innumeri +lettere e gazzette che da ogni dove gli fioccavano, +l’eco delle lamentazioni de’ suoi compagni d’armi, +accompagnata dalla pittura, più o men fedele, degli +strapazzi e delle persecuzioni di cui il Governo li angariava; +e non passava corriere che sulla fronte del +Generale non calasse una nuova nube, e sull’anima, +non per anco purgata dalla ruggine antica, non piovessero +nuove e più acri stille d’amarezza. E non +perchè egli desse ragione in cuor suo a tutte quelle +querimonie, ma perchè colle sorti de’ suoi commilitoni, +che non avrebbe mai potuto abbandonare senza +parer egli medesimo improvvido ed ingrato, vedeva +identificata la causa dell’armamento nazionale, dell’armamento, +s’intende, quale lo concepiva egli, che +era ormai il solo verbo della sua politica, il solo regolo +delle sue azioni, l’unica corda vibrante nell’anima +sua. +</p> + +<p> +Quando però a quella dei Volontari venne ad intrecciarsi +la questione delle provincie meridionali, e +<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span> +nella stampa cominciò a rumoreggiarne e nello stesso +Parlamento a penetrarne la discussione, ed ai richiami +de’ suoi vecchi camerata vennero ad aggiungersi gli +appelli de’ suoi amici di Palermo e di Napoli, che lo +pregavano a riassumere nel suo patrocinio la causa +delle loro provincie sgovernate, egli, che non aveva voluto +accettare, sino allora, alcuna candidatura,<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a> accetta +quella del Collegio di Napoli offertagli come protesta; +vi è eletto il 30 marzo alla quasi unanimità: parte +il 1º d’aprile da Caprera; sosta poche ore del 2 a +Genova, e riparte la sera stessa per Torino, deliberato +a entrare egli pure in Parlamento ed a partecipare +alla lotta. +</p> + +<p> +La inattesa apparizione aveva sorpreso amici ed +avversari.<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a> Tuttavia, mentre i primi s’affrettavano +a trarne profitto pei loro fini, i secondi non seppero +con alcun onesto artificio e lieta accoglienza prevenirne +gli effetti. I più importanti fra i Cavourriani, +<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span> +lungi dall’accostare il Generale per tentar d’illuminarne +e correggerne le idee, affettavano di cansarlo; +la stampa moderata lo apostrofava di superflue paternali +e di alteri consigli; il Governo stesso, infine, +aspettava proprio l’indomani del suo arrivo sul continente +per far perquisire in Genova le stanze del +<i>Comitato centrale di provvedimento</i>, cercandovi, invano, +indizi di arruolamenti, gettando in faccia al Generale +ed alla parte sua una inutile od almeno intempestiva +provocazione, aggiungendo nuova esca alle +tante materie predisposte all’incendio. Conseguenza +pertanto di questi due fatti furono le interpellanze +del deputato Brofferio per chiedere ragione al Ministero +della perquisizione di Genova e la interpellanza +del deputato Ricasoli per invitare con indiretta, ma +chiara intimazione il generale Garibaldi a scolparsi +di certe parole, irriverenti al Re ed al Parlamento, attribuitegli +dalla stampa e sollecitare al tempo stesso +il Ministero a rispondere della di lui intenzione circa +all’esercito dei Volontari. E poichè il Ministero non +volle dare al Brofferio soddisfazione alcuna, anzi rincarò +con parole, nè tutte giuste, nè tutte opportune, +il torto di Garibaldi e de’ suoi; e al Ricasoli invece, +quasi il suo invito non fosse che il frutto d’un tacito +accordo, si dimostrò premuroso, anzi impaziente, di +dar ragione; così la prima battaglia parlamentare tra +la parte garibaldina e la cavourriana, quella battaglia +preparata da dodici mesi di ostilità, di sfide, di +scaramucce, desiderata forse più dai gregari, ma non +saputa evitare con abbastanza prudenza dai capi, si +annunciò ad un tratto imminente ed inevitabile. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span> +</p> + +<h3>V.</h3> + +<p> +Ed eccoci alle memorabili Tornate dei 18, 19 e 20 +aprile. Fin dal 14 il Generale aveva inviato al Presidente +della Camera una lettera ed un progetto di +legge: nella lettera respingeva, sdegnando giustificarsene, +le parole irriverenti al Re ed alla Rappresentanza +nazionale, appostegli da’ giornali;<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a> nel progetto +di legge, ombra pallida del suo pensiero, consiglio e +fattura de’ suoi amici, specie del Depretis, proponeva +<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span> +come rincalzo all’esercito l’istituzione delle Guardie +nazionali mobili; chiamando a parteciparvi tutti i validi +da’ diciotto ai trentacinque anni.<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a> Ma il Governo, +pure ammettendo la discussione della proposta, la fece +rimandare agli Uffici e aspettò a piè fermo il giorno +della interpellanza. +</p> + +<p> +Il 28 aprile Garibaldi fece la sua prima entrata +nel Parlamento italiano; e pari alla celebrità dell’uomo +ed alla straordinarietà dell’evento fu l’aspettazione. +Vestiva la stessa foggia che da Quarto in poi +non aveva più abbandonato: <i>sombrero</i> spagnuolo in +mano, camicia rossa, <i>poncio</i> grigio; abbigliamento, se +vuolsi, strano assai per un Parlamento, e nel quale si +può anche convenire che talvolta si pavoneggiasse, +ma che egli aveva fatto suo per quello spirito di originalità +e d’indipendenza quasi selvaggia, che era l’essenza +vitale del suo carattere; abbigliamento che egli +preferiva alle sgarbate uniformi ed alle complicate bardature +<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span> +delle nostre mode per la ragione medesima, +per la quale preferiva il suo scoglio di Caprera a +tutte le metropoli del mondo, una zuppa di fave ai +più elaborati manicaretti di Brillat-Savarin; che portava +insomma perchè gli piaceva ed era cresciuto, +ragazzo male avvezzo dal destino, facendo sempre il +piacer suo, ma senza metterci, come fu detto, alcun recondito +fine di teatralità, e certo senza sospettare di +mancar di reverenza a chicchessia. +</p> + +<p> +Lo accompagnavano, uno per fianco, quasi lo menassero +prigione, il letterato Macchi e il professore +Zuppetta, accompagnatura a ver dire poco marziale: +quando comparve al sommo dell’ultimo settore di sinistra +un uragano d’applausi scoppiò anche dalle ultime +gallerie; e non poteva parere onore straordinario, +se la stessa accoglienza era stata fatta all’ammiraglio +Persano, e sarà tra poco ripetuta al generale +Cialdini. +</p> + +<p> +Cessate le salve festive, il fuoco vero cominciò. +Anco un breve sunto di quelle tre giornate parlamentari +esorbiterebbe da questo libro: bastino a ritrarne +la fisonomia i tratti più caratteristici. Aperse il dibattimento +il Ricasoli con un esordio, più solenne che +necessario, conchiudendo colla domanda già annunziata +circa ai Volontari in particolare ed all’armamento +in generale, e invitando il Governo a dar spiegazione +del suo ultimo decreto dell’11 aprile, pel +quale erano istituiti i quadri di tre divisioni di Volontari, +ma posti i loro ufficiali in disponibilità. Toccò +a rispondere al Fanti, e fu, come al suo solito, infelice; +lesse, con lena affannata e accento sbiadito, un +lungo discorso infarcito di particolarità, di cifre, di +citazioni, di raffronti non sempre appropriati; nel +quale ricantate le note argomentazioni dell’impossibilità +<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span> +di tenere sotto le armi Volontari in pace, del +soverchio numero degli ufficiali, delle promozioni favolose, +della necessità d’una cerna, finiva dichiarando +che nulla aveva da mutare, perchè in nulla aveva fallito, +e invocava tranquillo la fiducia dalla Camera. +</p> + +<p> +Fu allora la volta di Garibaldi. Ringraziò il Ricasoli +d’aver posta quella importante questione; preludiò +alla concordia; respinse da sè ogni imputazione +di colpa in quel dualismo, cui il Barone aveva accennato, +perocchè «tutte le volte che quel dualismo potrà +nuocere alla gran causa del paese, egli piegò e +piegherà sempre;» chiedendo soltanto «ai rappresentanti +della Nazione, se come uomo egli avrebbe mai +potuto porgere la mano a colui che lo fece straniero +in Italia.» Se non che, a un certo punto, entrato a +discorrere del suo esercito, senza alterazione, senza +transizione di sorta, senza lasciar presentire ad alcuno +la procella che stava per scatenare, esclama che i +«prodigi dell’esercito meridionale furono offuscati +solamente quando la fredda e nemica mano di codesto +Ministero faceva sentire i suoi malefici effetti,» +e come se ciò fosse poco ancora, punto badando all’agitazione +che quelle prime parole avevan già suscitata +in tutta la Camera, scaraventa in mezzo all’Assemblea, +in faccia ai Ministri nient’altro che questo +colpo di folgore: «quando l’amore della concordia e +l’orrore d’una guerra fratricida, provocata da questo +stesso Ministero....» e più forse avrebbe detto, se un +tuono di grida indignate non avesse tronca a mezzo +l’atroce ingiuria. Il conte di Cavour, pallido d’ira, +balza dalla sua scranna e grida con quanto ha di voce: +«Non è permesso insultarci a questo modo; signor +Presidente, faccia rispettare il Governo ed i rappresentanti +della Nazione;» il Presidente ammonisce, +<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span> +scampanella, si sgola a sua volta: la Destra e il Centro +strillano, ululano, si dimenano come ossessi: la +Sinistra è muta, stordita, quasi mortificata dalla sortita +del suo Capitano; ma Garibaldi, con quella medesima +ostinazione che sul campo di battaglia e quando +più imperversa la bufera nemica lo faceva invincibile, +ripete ancora con voce tonante: «Sì la guerra +fratricida....» Talchè nuova e più fragorosa stroscia +di proteste e di richiami; la Destra urla: All’ordine; +la Sinistra ribatte: Libertà di parola; il tumulto è +al colmo: «Molti Deputati (trascriviamo il Resoconto +parlamentare) abbandonano i loro stalli.... rumori da +tutte le parti della Camera. Il Presidente si copre il +capo; gran numero di Deputati è sceso nell’emiciclo, +dove si disputa vivamente. La seduta rimane sospesa +per un quarto d’ora; cessata l’agitazione dolorosa, la +seduta è ripresa alle ore 4 in profondo silenzio.» +</p> + +<p> +La parola toccava novamente al Generale: il Presidente +gliela dà coll’ammonizione che gliel’avrebbe +tolta se avesse trascorso ancora; egli se la ripiglia +imperturbato, come se nulla fosse accaduto e senza un +motto, non che di scusa, di schiarimento o di spiegazione, +continua il suo discorso. E per un po’ tutto pareva +rimesso sulla buona via. Garibaldi leggendo più +che parlando, dappoichè era evidente che una parte +del discorso gli stava scritta davanti, continua a far +la censura dei provvedimenti del Fanti: questi a difendersi, +quegli a replicare: a primo aspetto sarebbesi +detto che la calma era tornata, se una nube vagante +su tutti i banchi dell’Assemblea non avesse +avvertito che il nembo non era sciolto per anco e che +poteva riscoppiare. E lo sentì per primo Nino Bixio, +e fu allora che gli uscirono dall’anima grande, sfolgoranti +come una spada, alternate di gemiti e di bestemmie, +<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span> +grido di eroe che combatte e angoscia di +figlio che prega, le più potenti e ispirate parole che +sian mai state proferite in un Parlamento italiano: +«Io sorgo in nome della concordia e dell’Italia (<i>Bravo, +bravo</i>). Quelli che mi conoscono, sanno che io appartengo +sopra ad ogni cosa al mio paese.... (<i>Segni d’approvazione</i>). +Io sono fra coloro che credono alla santità +dei pensieri che hanno guidato il generale Garibaldi +in Italia (<i>bravo!</i>); ma appartengo anche a quelli che +hanno fede nel patriottismo del signor conte di Cavour +(<i>Applausi</i>). Domando adunque che nel nome +santo di Dio si faccia un’Italia al di sopra de’ partiti +(<i>Applausi vivissimi e prolungati dalla Camera e +dalle tribune</i>). Io faccio un discorso che non sarà del +tutto parlamentare. Ma quanto agli uomini come il +generale Garibaldi e come il conte di Cavour, debbo +dire che c’è la disgrazia (e tutto al mondo non può +andar bene) che si cacciano in mezzo un’infinità d’altri +uomini che mettono la discordia (<i>bene</i>); questo +non posso astenermi dal dirlo (<i>Applausi</i>). Ebbene, io +ho una famiglia, e darei la mia famiglia e la mia persona +il giorno che vedessi questi uomini e quelli che +con il signor Rattazzi hanno diretto il movimento italiano +stringersi la mano (<i>Segni di approvazioni</i>). Per +l’amor di Dio non pensiamo che ad una cosa. Il paese +nostro non è ancora abbastanza compatto, queste discussioni +ci pregiudicano nell’opinione dell’estero. +Il conte di Cavour è certamente un uomo generoso; +la seduta d’oggi nella prima sua parte dev’essere dimenticata, +è una disgrazia che sia succeduta, ma vuol +essere cancellata dalla nostra mente. Ecco quello che +io volevo dire (<i>Applausi vivissimi e prolungati</i>).» +</p> + +<p> +Non poteva essere sordo al nobile appello il Conte; +e rimossa da sè l’accusa d’esser stato nemico de’ Volontari, +<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span> +rammentando al Generale ch’egli primo aveva +pensato ad istituirli chiamando lui a comandarli, dichiarò, +fra gli applausi dell’Assemblea, che la prima +parte di quella seduta tenevala per non avvenuta; opponevasi +solo alla proposta del Generale per alte ragioni +politiche, pel timore soprattutto che gli arruolamenti +da lui voluti potessero essere interpretati come +provocazione di guerra; ma quanto ai Volontari ripeteva +le sue proteste di stima e simpatia, desiderando +che quelle sue parole «fossero accolte dall’onorevole +Generale e da’ suoi amici politici collo stesso sentimento +di concordia e di schiettezza, colle quali egli le +pronunciava a nome del Ministero.» +</p> + +<p> +E Garibaldi, soggiunte alcune spiegazioni sui Cacciatori +delle Alpi,<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a> le accolse, restituendo al conte di +<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span> +Cavour tutte le sue cortesie, e dichiarandogli, cosa a +ver dire nulla più che onesta, «che non aveva mai +dubitato del suo patriottismo;» le accolse, conviene +dirlo, anche meglio che con vacue parole, mutando +radicalmente la sua prima proposta, tanto radicalmente +che, mentre dianzi sollecitava il Ministero a ricostituire +immediatamente l’esercito meridionale, ora lasciava +al Ministero di «ordinare la chiamata dei Volontari +quanto prima lo trovasse opportuno.» Era un +gran pegno che la parte garibaldina dava alla concordia, +e non era soverchia la lusinga che il Ministero +l’avrebbe accettato. Ma il Ministero, o perchè si reputasse +vincolato alla formola concordata col Ricasoli, +o perchè gli paresse atto di buona politica il dimostrare +che il Governo non aveva mestieri di venire a +patti col suo popolare avversario, e che sentiva in sè +tanta forza da resistergli e domarlo, ricusò ogni accordo +ed ogni transazione. +</p> + +<p> +La discussione pertanto riprese e continuò, ma non +più intorno al tèma veramente interessante e disputabile +della chiamata immediata o differita de’ Volontari, +poichè oramai di questo anche la proposta di +Garibaldi lasciava la balía al Ministero; ma sul misero +punto se quei «quadri» che eran disegnati sulla +carta si avessero a tenere per effettivi, e quegli ufficiali +che il decreto dell’11 aprile aveva posti in disponibilità, +dovessero essere chiamati, dopo uno scrutinio, +in attività di servizio. Epperò s’intende che +ridotta a siffatti termini la questione poteva bensì appassionare +ancora i partiti, e dar di quando in quando +<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span> +occasione a sottili argomentazioni od a vivaci scaramucce; +ma non poteva più interessare Garibaldi. Non +era quello ch’egli chiedeva: non era per lo stipendio +o la carriera di alcune centinaia di ufficiali ch’ei +s’era mosso, e tutto quanto si veniva dicendo di sofistico +o di generoso, di propizio o d’avverso intorno a +quell’argomento non lo toccava più. Invano il conte +di Cavour, nuovamente da lui interpellato, gli promette +di prendere in maturo esame la sua proposta +circa la Guardia mobile; invano gli soggiunge che +alla prima seria minaccia di guerra chiamerebbe i Volontari +e ne darebbe a lui il comando; Garibaldi oramai +non vuole più ascoltare che una sola parola: armamento +generale della nazione, chiamata subita dei Volontari; +e poichè il Conte quella parola non poteva +o non voleva proferirla, il dissidio, fino a quel momento +contenuto e dissimulato fra le ambiguità e le cortesie +reciproche, irrompe in tutta la sua violenza. +</p> + +<p> +Non appena infatti il Presidente del Consiglio ebbe +cessato di parlare, che il Generale s’alza di nuovo +e fra lo stupore, lo sbalordimento anzi di tutta la Camera, +non eccettuati gli stessi suoi amici, dichiara +che tutto quanto gli era venuto dicendo sino allora +il conte di Cavour lo ha <i>pienamente insoddisfatto</i>; +che per sola condiscendenza a’ suoi amici egli aveva +consentito a «modificare in senso malva,» parole sue, +il suo Ordine del giorno; ma che oramai essendo anche +questo repudiato dal Governo, egli pure tornava +al suo antico programma, l’unico in cui avesse fede: +armamento generale della nazione e guerra immediata; +conchiudendo alla fine che non essendo soddisfatto nè +dell’Ordine del giorno Ricasoli nè del proprio, non +ne avrebbe votato alcuno e sarebbesi astenuto. +</p> + +<p> +E Garibaldi dal suo punto di veduta era logico: il +<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span> +solo veramente logico fra tutta la Sinistra: l’unico che +vedesse la questione dell’armamento nazionale dalla +sua vera altezza; l’unico che contrapponesse alla politica +del conte di Cavour un’altra politica, errata +forse, temeraria certo, ma lucida e grande. +</p> + +<p> +Pochi istanti dopo 194 sì approvarono la proposta +ministeriale, 92 <i>no</i> la respinsero; il Ministero avea +stravinto, il volgo misto dei fatui e dei piacentieri +poteva menare il trionfo; ma chi avesse bene esaminati +i frutti di quella vittoria, sarebbesi prestamente +accorto che eran «stecchi con tosco.» La questione +dei Volontari era insoluta più che mai; poichè una +mostra di quadri senza soldati e senza ufficiali non +era una soluzione. L’irritazione della Sinistra garibaldina +era cresciuta, perchè aveva veduto respinte tutte +le sue più oneste e conciliative proposte. Sulla conciliazione +di Garibaldi non potevasi più contare, perchè +ormai egli era nella condizione del vinto, a cui fu negato +quartiere. La concordia infine, quella concordia +che era stata eretta in Parlamento come la Divinità +tutelare della Patria, a cui ogni oratore s’era creduto +in obbligo di sciogliere un inno e di bruciare un grano +d’incenso, era caduta fragorosamente dal suo provvisorio +piedistallo, aprendo fra i contendenti un nuovo +e più profondo solco di discordia. +</p> + +<h3>VI.</h3> + +<p> +E ne apparvero tosto i certissimi segni. Il 21 aprile, +non dileguata peranco l’eco della recente battaglia +parlamentare, il generale Cialdini, tradito, conviene +pensarlo, dalla più infelice ispirazione della sua vita, +arrogatosi a un tratto l’ufficio di vindice e campione +dell’esercito, del Parlamento, del Re e dell’Italia, indirizzava, +<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span> +sui giornali, al generale Garibaldi questa +inaspettatissima lettera: «Voi non siete, dicevagli, +l’uomo che io credeva, nè il Garibaldi che ho amato. +Voi osate mettervi a paro del Re, parlandone coll’affettata +famigliarità d’un camerata; al di sopra del +Governo, dicendone traditori i Ministri; al di sopra +del Parlamento, vituperandone i rappresentanti; al di +sopra degli usi parlamentari, presentandovi alla Camera +in un costume strano e teatrale; al di sopra +infine di tutto il paese, che vorreste sospingere dove +e come meglio v’aggrada. Collo sparire dell’incanto +è scomparso l’affetto che a voi mi legava. Voi operaste +grandi cose; ma il merito di aver liberato l’Italia +meridionale non spetta a voi solo. Voi eravate sul +Volturno in pessime condizioni, quando noi arrivammo. +Capua, Gaeta, Messina, Civitella non caddero per opera +vostra e cinquantaseimila Borbonici furono battuti, +dispersi, fatti prigionieri da noi, non da voi. È dunque +inesatto che il Regno sia stato liberato dalle armi +vostre. Voi ordinaste al colonnello Tripoti <i>di ricevere +i Piemontesi a fucilate</i>: voi dunque provocatore vero +della guerra civile; ma io, nemico d’ogni tirannia o +rossa o nera, saprò combattere anche la vostra.» +</p> + +<p> +Se il generale Cialdini agisse soltanto di suo capo +o sospinto dalle suggestioni di nascosti e zelanti consiglieri, +fu disputato, ma non potè esser chiarito.<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a> +Certo non è presumibile che un Generale dell’esercito +ardisse scrivere ed inviare un simile cartello di sfida, +se in qualche modo non l’affidava il consenso o la +<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span> +tolleranza tacita del Governo, o per lo meno della podestà +militare a lui immediatamente superiore. Guai +pertanto se l’altro Generale raccoglieva il guanto +collo stesso sentimento, con cui eragli stato gittato. +Uno scontro fra i due soldati avrebbe potuto dirsi +il minor danno; il pericolo grande era che dietro i +capitani si movessero i gregari, che da un duello ne +rampollassero mille, che il mattino del nostro risorgimento +fosse funestato dallo scandalo dei <i>pronunciamenti</i> +e dal sangue della guerra cittadina. +</p> + +<p> +Fortunatamente però il più rozzo fu il più saggio, +e Garibaldi, guidato soltanto da’ suoi generosi istinti e +dal suo profondo amore patrio, trovò tale una risposta, +che attutì tutte le ire e soffocò nel nascere la lite: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Anch’io, Generale, fui vostro amico ed ammiratore +delle vostre gesta. Oggi sarò ciò che voi volete, +non volendo scendere certamente a giustificarmi di +quanto voi accennate, nella vostra lettera, d’indecoroso +per parte mia verso il Re e verso l’esercito: forte +in tutto ciò, della mia coscienza di soldato e di cittadino +italiano. +</p> + +<p> +»Circa alla foggia mia di vestire, io la porterò +sinchè mi si dica che non sono più in un libero +paese, ove ciascuno va vestito come crede. +</p> + +<p> +»Le parole al colonnello Tripoti mi vengono nuove. +Io non conosco altro ordine che quello da me dato: — Di +ricevere i soldati italiani dell’esercito del Settentrione +come fratelli; — mentre si sapeva <i>che questo +esercito veniva per combattere la rivoluzione personificata +in Garibaldi</i>. (Parole, di Farini a Napoleone III.) +</p> + +<p> +»Come deputatolo credo avere esposto alla Camera +una piccolissima parte dei torti ricevuti dall’esercito +meridionale dal Ministero, e credo di averne il diritto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span> +</p> + +<p> +»L’armata italiana troverà nelle sue file un soldato +di più, quando si tratti di combattere i nemici +d’Italia — <i>e ciò non vi giungerà nuovo</i>. +</p> + +<p> +»Altro che possiate aver udito di me verso l’armata +sono calunnie. +</p> + +<p> +»Noi eravamo sul Volturno al vespero della più +splendida vittoria nostra, ottenuta nell’Italia del Mezzogiorno +prima, del vostro arrivo, e tutt’altro che in +pessime condizioni. +</p> + +<p> +»Da quanto so, l’armata ha applaudito alle libere +parole e moderate d’un milite Deputato, per cui l’onore +italiano è stato un culto di tutta la sua vita. +</p> + +<p> +»Se poi qualcheduno si trova offeso dal mio modo +di procedere, io parlando in nome di me solo, e +delle mie parole sono garante, aspetto tranquillo che +mi si chieda soddisfazione delle stesse. — <i>Torino, +22 aprile 1861.</i>» +</p> +</div> + +<p> +La nobile lettera apriva essa stessa la via alla conciliazione; +e onesti amici d’ambe le parti, il Fabrizi, +il Pallavicino, il Depretis, s’interposero per affrettarla. +Il Re stesso, già fin dalle prime conturbato dal doloroso +dissidio, volle intervenire coll’alta sua influenza; +nè solo per conciliare i due Generali; ma, ciò che più +importava, i capi delle due parti, la mente e il braccio +della sua politica, Cavour e Garibaldi. +</p> + +<p> +E la regia volontà fu obbedita: alle 7 pomeridiane +del 23 aprile, i due avversari, invitati a convegno dal +Re, venivano in presenza sua a franche spiegazioni +ed aperta conciliazione;<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a> e poco dopo i due Generali +abbracciaronsi fraternamente nel palazzo Pallavicino. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span> +</p> + +<p> +L’autore di queste pagine, però, scrivendo a quei +giorni in un autorevole diario, e desiderando di dare +a’ suoi lettori, intorno alla riconciliazione di Cavour +con Garibaldi, più sicure e circostanziate notizie, +scrisse al Generale stesso, pregandolo, per solo interesse +della storia, a volergliele fornire. E il Generale +gli rispose da Majatico, villa del Pallavicino, questa +lettera, la quale, come si vedrà, dava un suono assai +diverso dai cantici di pace, che la troppo credula +speranza aveva già fatto intonare: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Majatico, 29 aprile 1861. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Guerzoni, +</p> + +<p> +»Io non ho stretto la mano di Cavour, nè cercato riconciliazioni. +Ho bensì consentito ad un abboccamento, i cui risultati +sono stati da parte mia: — Armamento e giustizia +all’esercito meridionale. Se così riesce — io porgerò la piccolissima +opera mia all’opera del Conte. — Diversamente io +seguirò il sentiero che ci siam tracciato da tanto tempo — per +il bene della causa nazionale — anche contro la volontà +di chicchessia. +</p> + +<p> +»Trecchi, che servì d’intermediario alla conferenza, s’incarica +di far tacere le millanterie dei ministeriali. — Vedremo — in +ogni modo non si deve pubblicare nulla di mio +per ora. — In caso poi — cosa molto probabile — che non +si ottenga nulla, e che quei signori continuino a gracchiare, +allora ripiglieremo il tralasciato. +</p> + +<p> +»Ho incaricato il generale Medici d’un mio programma +sull’occorrente. +</p> + +<p> +»Mi resta a ringraziarvi. +</p> + +<p class="indr"> +»Vostro<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<p> +La qual lettera dimostra all’evidenza tre cose: che +tutto quel discorrere e scrivere e affannarsi d’amici, +<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span> +di avversi, di Ministri, di Deputati, di Re, per indurre +l’eroe a modificare in qualche parte soltanto il suo +pensiero, era stato fiato e tempo sprecato; che il dissidio +del Generale col Conte non aveva radice in +alcun rancore personale, ma in ragioni politiche, che +soltanto il mutuo pegno delle opere poteva conciliare; +che infine Garibaldi scese la reggia di Vittorio Emanuele, +mormorando ancora il <i>se no, no</i> del primo suo +Maestro, e covando, forse inconsciamente, in cuore il +germe di Sarnico e d’Aspromonte. +</p> + +<h3>VII.</h3> + +<p> +Il 1º maggio Garibaldi era già tornato a Caprera: +il 6 giugno moriva il conte di Cavour. L’Italia aveva +perduto il suo grand’uomo di Stato; la libertà, uno +de’ suoi più devoti amici; la dinastia di Savoia, uno +de’ suoi più validi sostegni; la rivoluzione, uno de’ suoi +più abili moderatori, e (stupiscano pure i superficiali, +chi pensa sarà con noi) Garibaldi stesso, il migliore +de’ suoi interpreti ed alleati. Si narrò<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a> che il nobile +Conte nell’uscire, la sera del 20 aprile, dalla Camera +dei Deputati, vibrante tuttora delle emozioni provate +in quelle tre memorabili giornate, al La Farina che +lo abbordava scalmanato: «Eppure, dicesse, eppure +se venisse il momento della guerra, prenderei sotto il +mio braccio il generale Garibaldi e gli direi: andiamo +a vedere che cosa si dice dentro Verona.» Queste +parole parlan meglio d’ogni documento. Lo Statista +aveva capito l’Eroe; egli era penetrato nel più intimo +segreto della sua anima e ne teneva le chiavi. Cavour +<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span> +vivo, molte pagine della storia d’Italia sarebbero state +diverse, e quelle della vita di Garibaldi del pari. Cavour +vivo, la guerra dell’indipendenza non sarebbesi +protratta di cinque anni (la gran trama rivoluzionaria +a cui lavorava lo dimostra), e Sarnico ed Aspromonte +non sarebbero accaduti. Cavour vivo, il valore +vero di Garibaldi sarebbe stato più utilmente e più +degnamente estimato; non sarebbe stato inviato, come +nel 1866, a dar di cozzo contro le rupi trentine; e se +al governo della flotta, avrebbe signoreggiato l’Adriatico; +se a capo d’un esercito di Volontari, avrebbe +preceduto o fiancheggiato il regolare e forse risparmiate +all’Italia Lissa e Custoza. Vivo Cavour, finalmente, +Garibaldi non avrebbe più trovato nelle contraddizioni +e nelle ambagi di Governi fiacchi, presi dal +prurito malaticcio delle grandi gesta, un incoraggiamento +e quasi una ragione a mettersi sulla via della +ribellione: la gagliarda e prestigiosa mano del grande +Ministro l’avrebbe saputo a tempo blandire e frenare, +a tempo lanciare e trattenere, e nessuno può affermare, +ma nemmen negare, che un giorno la mente +soggiogando il cuore, il cuore infiammando la mente, +Cavour e Garibaldi si modificassero a vicenda, e l’uno +finisse più rivoluzionario, l’altro più moderato: legge +naturale di selezione e d’evoluzione. +</p> + +<p> +Garibaldi frattanto era tornato alle sue consuete +abitudini, e in tutto quel 1861 non vi furono di notevoli +nella sua vita che questi due episodi. Ai primi +di luglio corse pei giornali la voce d’un attentato alla +vita del Generale. Dicevasi che quattro mercenari, +prezzolati da una segreta congrega reazionaria annidata +in una città di confine,<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a> eran partiti per Caprera +<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span> +onde compiere il reo disegno; che il Generale, avvertito +del pericolo, l’aveva, come altra volta,<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a> disprezzato; +che i famigliari di lui non solo, ma tutta la popolazione +di Maddalena era nella più grande ansietà; che il Governo, +già istruito della trama da alcuni complici pentiti, +aveva già posto la Caprera sotto la più stretta +sorveglianza ed altri particolari. +</p> + +<p> +E forse si esagerava; ma tutto non era favola, come +attesta questa lettera di C. Augusto Vecchi, che appunto +a que’ giorni era ospite del Generale nell’Isola: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Caprera, 8 agosto 1861. +</p> + +<p> +»Ieri sera vennero qui tre cavalleggieri. Avevano avuto +sentore che due uomini di male affare erano sbarcati in Caprera. +Noi la credemmo un’ubbía. Essi si licenziarono e noi +andammo a cena. Stagnati ed io passeggiammo fumando +su e giù pel piazzale sino alle undici, e poi andammo a coricarci. +Verso le tre udii i cani abbaiare ed escire a starno +dal chiuso. Poco dopo mi addormentai. +</p> + +<p> +»Alle cinque era in piedi. E vidi i gendarmi, i quali +narravano l’accaduto nella notte. Quando noi andammo a +cena, essi si ridussero sugli scogli che prospettano sull’alto +il nostro piazzale e vi si adagiarono a distanza determinata. +Alle tre udirono rumore di passi, e nelle tenebre videro due +<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span> +uomini passare parallelamente ai loro posti ad un tiro di +pistola. Il Maresciallo esclamò: — <i>Chi va là?</i> — Fu risposto +con un’archibugiata. +</p> + +<p> +»Allora i tre trassero loro addosso e discostandosi, il +Maresciallo replicò: — <i>Fermi in nome del Re.</i> — Una voce +gli ingiuriò con un’oscena parola. I gendarmi scaricarono +di nuovo il moschetto ed udirono uno dei ribaldi gridare: — <i>Madonna!</i> — Ed +ambedue a gambe, a precipizio. Accorsi +dov’erano i tristi, trovarono le loro palle confitte sullo scoglio; +sopra il granito, tre stampi di una mano insanguinata; +per la terra, una breve gora di sangue; e più in giù tracce +sanguigne sulla via percorsa: un fazzoletto di cotone macchiato +di sangue ed un fiaschetto di corno con polvere +dentro. +</p> + +<p> +»I Sardi feriti guaiscono: — <i>Gesù, Maria, Giuseppe!</i> — Dunque +i gendarmi argomentarono, quei due non essere +banditi dell’Isola, ma assassini venuti di fuori. +</p> + +<p> +»Poichè il Generale ebbe preso il suo bagno a vapore, +lo avvertirono dell’accaduto. Ed egli, colla solita indifferenza, +disse d’aver veduto dalla sua finestra, ieri, prima di passeggiare +con me, due uomini ignoti passar su per gli scogli. +Parlò coi gendarmi e cercò di persuaderli del malinteso, +onde non allarmassero la popolazione della Maddalena. Poi +andò col Carpeneti a visitare una vignetta lontana. +</p> + +<p> +»Ma i cavalleggieri col loro rapporto alle Autorità hanno +impensierito il paese. Le esagerazioni si accrescevano sulle +bocche del popolo. Le donne urlavano dalle finestre che era +stato ucciso il loro Generale. E tutti all’accorrere sul porto +e gettarsi nelle barche. Le donne si fermarono alla Moneta. +Le Autorità — meno la ecclesiastica — i gendarmi, i bersaglieri +marittimi, i doganieri, i cittadini di ogni classe — persino +i ragazzi — sbarcarono in armi a Caprera e accorsero +sul piazzale. Mi parve lo spianato del palazzo di Caserta, +quando noi avevamo l’onore di proteggervi l’unità della +patria. Le squadre partirono per la via del monte, per la +parte opposta. E tutti avevano nel cuore una sola idea — far +salva la più nobile e la più necessaria esistenza all’Italia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span> +</p> + +<p> +»Due golette governative facevano intanto il giro dell’Isola. +Una di esse disse d’aver visto una barca staccarsi +a pieno vento dall’isola del Giglio colla prua vòlta a Capo +Ferro. Si sono spediti ordini per indagare chi fossero gli +individui che ne sbarcassero. +</p> + +<p> +»Nè più. — Vi ho scritto, perchè si sappia il vero di ciò +che è avvenuto. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">C. Augusto Vecchi.</span><a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a>» +</p> +</div> + +<p> +La minaccia infatti non si rinnovò; ma scampato +da un pericolo, ecco invitarlo un altro cimento, perpetua +sua vicenda. Ardeva fra gli Stati Uniti del Nord +e del Sud la guerra così detta di secessione, e il presidente +Lincoln, o fosse grande fiducia nel prestigio oramai +mondiale del Liberatore di Sicilia, o fosse penuria, +in quell’improvviso irrompere della rivolta, di buoni e +reputati Generali (gli allievi di West-Point eran pochi, +la più parte secessionisti; e i Grant, i Sherman, +i Sheridan non s’eran rivelati ancora), fece chiedere +a Garibaldi per mezzo del Console della Federazione +a Bruxelles se avrebbe accettato il comando in capo +dell’esercito federale. Nessuna offerta poteva riuscire +più geniale e lusinghiera all’eroe: aggiungere alla +gloria d’una vita spesa ne’ due emisferi per la libertà +de’ suoi fratelli di razza, quella di capitanare a nome +d’una grande Repubblica la guerra d’emancipazione +dei Negri, voto della sua giovinezza, onore del suo +secolo, era tale tentazione da vincere ogni modestia +e tal premio da compensare ogni pericolo. +</p> + +<p> +Pure gradì, ma non accettò tosto l’invito. Pensoso +più d’Italia che di sè stesso, non sapeva risolversi ad +abbandonarla alla vigilia forse di quella nuova riscossa +<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span> +da lui tanto invocata, e frattanto temporeggiava, ponendo +condizioni che erano clausole dilatorie; consultando +il Governo, che gli faceva dire: «Andasse pure, +non aver per ora alcun bisogno di lui;<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a>» interrogando +gli amici più divisi e perplessi di lui e incapaci d’un +concorde consiglio. +</p> + +<p> +Prevaleva tuttavia anco fra i principali, il partito +dell’accettazione, non tanto per gli onori e gli allori +che la bella avventura prometteva, così al Capitano +come a’ suoi seguaci, quanto perchè, parendo a tutti +lontana la possibilità d’una guerra in Italia, conveniva +assai meglio alla stessa fama dell’eroe ch’egli +traversasse quel periodo di tregua forzata, tra le lotte +d’una vasta e gloriosa palestra anzichè nell’angusta +arena delle fazioni nazionali, o nell’ozio increscioso e +nella solitudine amareggiata di un’isola deserta. +</p> + +<p> +Se non che al divulgarsi della nuova anche il paese +cominciò a commuoversene; gli avversi alla partenza +si fecero essi medesimi istigatori o consiglieri di manifestazioni +popolari: a Napoli si andava sottoscrivendo +un indirizzo al Generale che lo scongiurava a +non abbandonare l’Italia, ed a recarsi nel Mezzogiorno +a sanare le piaghe che il Governo di Torino vi aveva +riaperte; talchè egli, incapace di distinguere, in quelle +dimostrazioni, la parte artificiale dalla sincera, e credendo +di udire in quelle voci la voce della patria +stessa, finì col dichiarare al Console americano d’esser +dolente di non poter aderire all’invito, soggiungendo +«che dubitare del trionfo della causa dell’Unione +non poteva; ma che, se per mala sorte la guerra dovesse +continuare, egli avrebbe vinto tutti gli ostacoli +<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span> +per affrettarsi alla difesa d’un popolo che gli era +tanto caro.<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a>» +</p> + +<p> +E la guerra durò ancora quattro anni e l’invito +fu ripetuto, ma Garibaldi, anche volendo, non avrebbe +più potuto accettarlo: un ostacolo ch’egli non avrebbe +mai potuto prevedere, ma più forte d’ogni volontà, +gliel’avrebbe vietato: la palla d’Aspromonte. +</p> + +<h3>VIII.</h3> + +<p> +In sullo scorcio di febbraio il senatore Giacomo +Plezza, presi seco il suo schioppo ed i suoi cani da +caccia, s’imbarcava per Caprera. E che unico scopo +della sua gita fosse una partita alle pernici ed alle +beccaccie, i giornali spacciarono e il pubblico credette. +Ma non appena il Senatore fu nell’Isola, svela a Garibaldi +l’arnese da caccia non essere che una maschera; +mandarlo in segreto il barone Ricasoli (primo +successore del conte di Cavour) onde assicurarlo in +suo nome che il Governo non aveva rallentato, nè +rallenterebbe un istante dagli apparecchi dell’impresa +nazionale; affrettarne anzi, ma non esserne ancora +maturata l’opportunità; pregar quindi il Generale +<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span> +a non voler con moti intempestivi guastare l’opera +bene avviata; giunta l’ora, sarebbe fra i primi avvertito; +tenesse frattanto come pegno dei buoni intendimenti +del Governo l’imminente apertura dei Tiri +a segno nazionali e l’invito che gli faceva per mezzo +suo di venire sul continente a presiederne l’inaugurazione +e a diffonderne l’istituzione. +</p> + +<p> +Che il Plezza abbia tradotto esattamente, oppure +no, il pensiero del suo mandante; che a lui sia stato +commesso soltanto di invitare il Generale «a rimanersi +tranquillo in aspettazione dell’opportunità;<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a>» +che quell’idea di trastullare l’irrequieto Capitano +con quella distrazione dei Bersagli sia stata suggerita +prima dal Plezza, e dal Ricasoli soltanto assentita, +tutto ciò poco monta; il fatto è che Garibaldi aveva +il diritto di credersi invitato da un’ambasciata del Governo, +e poichè quell’invito s’accordava coi mille che +da ogni parte i suoi amici gli inviavano, e colle sue +più segrete speranze e vivaci impazienze, così l’accettò +tosto, e il 2 marzo in compagnia del Plezza medesimo +sbarcava improvviso, come al solito, in Genova. +</p> + +<p> +Se non che tre giorni dopo il Ministero Ricasoli +non era più. Meglio ancora dell’aperta ostilità degli +avversari l’avevan ucciso la tolleranza ostentata, e +la malcelata freddezza de’ suoi amici. Certi suoi atteggiamenti +più altezzosi che fieri verso Napoleone III +ed i suoi Ministri, ond’era venuto in fama di poco +devoto e poco gradito all’imperiale protettore; certe +sue professioni di fede liberalesca, più mistiche a ver +dire che pratiche, ma ad orecchio moderato troppo +<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span> +puritane; la stessa rigidezza baronale colla quale soleva +trattare uomini e cose, l’avevano da lungo tempo indebolito +nel favore della sua parte; ma quando gli fu +chiesto, quasi per metterlo alla prova, di sciogliere i +garibaldini <i>Comitati di provvedimento</i>, ed egli in nome +della libertà d’associazione, mallevata dallo Statuto, +sdegnosamente rifiutò, fu evidente, nonostante l’ombra +d’uno stentato voto di fiducia, che ogni consenso d’idee +e di affetti fra lui e la Destra era rotto, e che altro +non gli restava che deporre il governo. E così fece; +e poichè il Rattazzi ne febbricitava di voglia da più +mesi, e il Re lo prediligeva, e i Centri lo invocavano, +e la Sinistra prometteva tollerarlo, e la Destra doveva +subirlo, così egli ne fu il naturale successore; senz’altro +contrasto che de’ più arrabbiati delle varie consorterie +moderate, le quali non avendo saputo fino allora +nè combattere con lealtà, nè sostenere con franchezza il +Ricasoli, si lagnavano ora ch’egli cadesse in un punto +ed in un modo da lasciarne l’eredità al loro più +aborrito avversario. +</p> + +<p> +All’udire pertanto questa nuova, anche Garibaldi +s’allietò. Egli non conosceva il Deputato d’Alessandria +che di nome, e non era certo in grado di giudicare +della sua politica, molto meno di distinguere quella +sottile linea che appena lo discerneva dai moderati; +ma da ogni parte glielo dipingevano per vecchio avversario +del conte di Cavour, diletto a Vittorio Emanuele, +beneviso a gran parte della Sinistra, democratico +d’origine e di costumi; e ciò bastava perchè egli si +felicitasse del cambio e si illudesse di trovare in lui +un alleato più compiacente e più maneggevole. Nè alcuno +si curò, a quel che parve, di trarlo d’illusione; +chè ridottosi il Generale a Torino e ristrettosi a intimo +colloquio, prima col Re, poi col Rattazzi medesimo, +<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span> +partì da entrambi quasi entusiasta, a tutti magnificando +le idee del nuovo Ministro, esortando i suoi +amici a sostenerlo, ripromettendosi di compiere con +lui le più grandi cose. E fino a qual punto fossero +arrivate da un lato le promesse o le lusinghe del Presidente +del Consiglio, e dall’altro la bonomia o la credulità +del Generale, sarà difficile il documentare; certo +da quel giorno si diffuse la voce che in quei colloqui +fossero stati fermati importantissimi disegni; che Ministero +e Garibaldi agissero ormai d’accordo; e che +l’Italia fosse alla vigilia di grandi avvenimenti.<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a> +</p> + +<h3>IX.</h3> + +<p> +Ma intanto che questi avvenimenti, più o meno +probabili, maturavano, Garibaldi era chiamato a Genova +da un’altra cura. Le antiche discordie della parte +rivoluzionaria erano rinate. Essa pure era da molto +tempo partita in due fazioni, o frazioni che vogliansi +dire, l’una procedente più direttamente da Mazzini, +che accettava condizionatamente la Monarchia, rimetteva +bensì al tempo, ma non nascondeva il suo ideale +repubblicano, teorizzava il diritto dell’iniziativa privata, +predicava l’azione immediata e continua, poneva +al Governo il dilemma: lasciarla fare e seguirla, o +cadere; l’altra, capitanata più visibilmente da Garibaldi, +che pur avendo con la prima molti punti di somiglianza, +pure ne dissomigliava in tre essenzialissimi: +era schiettamente monarchica; credeva, senza dottrineggiare +<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span> +della sua legittimità, alla utilità dell’iniziativa +rivoluzionaria e alla potenza della guerra popolare; serbavasi +ferma tuttavia a non staccarsi dal Governo, +pronta anche, se egli precedeva, a marciare dietro +a lui; infaticabile solo a sospingerlo se indugiava; ma, +fino al giorno in cui discorriamo, aliena pur sempre dal +disconoscerlo ed esautorarlo. Ora, com’è ben naturale, +ciascuna di queste due frazioni aveva la sua speciale +organizzazione; e come la garibaldina era disciplinata, +e quasi militarmente instrutta nei <i>Comitati di Provvedimento</i>, +così la mazziniana per opera principalissima +dell’infaticabile Bertani (che nel Bellazzi, già +suo creato ed ora segretario de’ Comitati, trovava un +fomite di più alle sue antipatie) era venuta prendendo +nome e persona in tante <i>Associazioni unitarie</i>, +che a primo aspetto si sarebbero dette un plagio e +un pleonasmo dei <i>Comitati</i>, che in realtà ne differivano +per quei punti che abbiamo posti in rilievo, e coi quali +combatteva da parecchi mesi una sorda guerra fraterna, +immagine riprodotta per mille membra della +suprema discordia de’ capi. +</p> + +<p> +Parve quindi urgente ai principali delle due parti +che il periglioso dissidio cessasse; e cercandone il +modo, nessun migliore espediente seppero immaginare +che un’Adunanza generale, quasi un Concilio ecumenico, +di tutti i rappresentanti dei <i>Comitati</i> e delle <i>Associazioni</i> +auspice da Londra l’Apostolo del pensiero, +da Caprera il Pontefice dell’azione. +</p> + +<p> +Convocata infatti da Garibaldi stesso, l’Assemblea +si raccolse in Genova nel teatro Paganini il 9 di +marzo. Eran presenti tutti i caporioni e caporali della +democrazia, non meno di quattrocento persone; presiedeva +Garibaldi per ciò appunto venuto da Torino; +il quale, dopo aver nell’usato stile, scongiurato per la +<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span> +concordia, additato nuovamente Roma e Venezia, +riaffermata la necessità di formare il fascio, o com’egli +diceva, «il fascio romano di tutte le forze,» aperse +la discussione, quanto dire tutte le cataratte della patriottica +eloquenza. Pure fu notabile che in un’adunata +d’uomini sì diversi, nessuno esorbitò. Parve anzi +che l’Assemblea ci mettesse una tal quale ostentazione +ad imitare l’ordine e la gravità dei dibattimenti +parlamentari, sicchè fra il dispetto e l’ironia +fu battezzata di <i>secondo Parlamento</i>. E d’un Parlamento +ebbe, a dir vero, tutto l’aspetto e tutta la solennità, +tanto che se fu doveroso che il Governo la rispettasse, +perocchè così l’impedirla come il discioglierla sarebbe +stato del pari illegittimo, certamente fu molto +significativo che un’Assemblea di quattrocento persone, +non munite d’alcun mandato legale, assegnasse +termini alla pace ed alla guerra; accettasse e respingesse +alleanze; passasse in rassegna armi ed armati; +facesse e rifacesse l’Italia, e il Governo fosse costretto +a restare inerte spettatore di tutto ciò, quasi in sembianza +di tacito complice. +</p> + +<p> +Per ventura però le deliberazioni furono meno +paurose delle discussioni. I <i>Comitati di Provvedimento</i> +si fusero colle <i>Associazioni unitarie</i> in un nuovo sodalizio +che prese nome di <i>Società Emancipatrice</i>; un +Comitato di ventiquattro membri, cibreo di tutte le +tinte, fu eletto a rappresentarla; si auspicò al fausto +connubio; si inneggiò a Roma e Venezia; si indusse +Garibaldi ad invocare come pegno della restaurata +concordia il richiamo di Mazzini, e tutto passò come +iride, lasciando i nembi di prima. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span> +</p> + +<h3>X.</h3> + +<p> +Ma il Governo era impegnato a concedere ben più. +Reduce Garibaldi a Torino, Rattazzi perfezionando il +disegno del Barone Ricasoli gli commette la direzione +dei Tiri a bersaglio, colla balla di girare Italia per +propagarne l’effettuazione: poco dopo gli consente la +istituzione di due battaglioni di <i>Carabinieri mobili</i> +comandati da suo figlio Menotti;<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a> apparentemente destinati +a combattere il brigantaggio nel Mezzogiorno, +ma presti, occorrendo, per altre imprese; infine, complotto +trapelato soltanto più tardi, ma non men vero, +gli promette un milione di lire per provvedere all’armamento +d’una spedizione in Grecia, insorta allora +contro il re Ottone, e che Garibaldi aveva promesso +soccorrere<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a> se non gli si apriva altra via in Italia. +</p> + +<p> +Così il Dittatore cacciato da Napoli pareva risorgere +a Torino. Si invocava il suo consiglio, si ambiva il suo +aggradimento, si interpretavano i suoi discorsi come responsi +d’oracolo. Ospite del senatore Plezza, la sua casa +pareva un ministero; una processione perpetua di Garibaldini, +di patriotti, di Ministri, di Deputati d’ogni +colore, di ammiratori e sollecitatori d’ogni fatta, passava +e ripassava a visitarlo, a onorarlo, a consultarlo. +<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span> +I principi reali di Savoia lo convitavano alla loro +mensa quasi ingloriando dell’onore; finalmente l’ultima +settimana di marzo scortato dai figli e da numeroso +corteo di luogotenenti e di commilitoni, sopra +treni appositi, in carrozze separate, a spese dello +Stato, s’incamminava alla volta di Lombardia. Per +contrapposto in quei medesimi giorni Vittorio Emanuele +moveva colla Corte e coi Ministri a visitare +per la seconda volta il Mezzogiorno; ma la cronaca +narrò che il viaggio del mozzo nizzardo fu più trionfale. +</p> + +<p> +I Sindaci gli muovono incontro, i Municipi lo albergano +a loro spese, i Prefetti lo banchettano, il +clero lo ossequia, l’esercito lo acclama, le Guardie +nazionali gli presentano l’armi, i Garibaldini in camicia +rossa montano la guardia alla sua porta, le +donne lo corteggiano, lo abbracciano, lo baciano, ne +portan via per reliquia i capelli e le vesti, gli offrono +in dono le gemme ed i figli: infine dovunque arriva +una turba immensa di popolo lo attende impavido alla +pioggia ed al sole, monta sui tetti e sugli alberi per +vederlo, si precipita, appena lo scorge, intorno a lui, +lo avviluppa, lo serra, lo trasporta, lo tien prigione +del suo affetto e del suo delirio, lo spia in ogni atto, +lo segue in ogni passo, assedia da mane a sera gli +approcci della sua casa, lo chiama e richiama al balcone, +lo fa parlare e lo apostrofa, gli promette tutto +quello ch’egli domanda, gli grida ad ogni istante: +«Roma e Venezia;» a cui il Generale risponde quasi +invariabilmente: «Sì, Roma e Venezia son nostre, e +se saremo forti, le avremo.» +</p> + +<p> +A Milano, murato da un serraglio vivente, non gli +basta un’ora per arrivare dalla Stazione all’albergo: +dalla terrazza della <i>Ville</i> saluta «il popolo delle cinque +giornate capace di venticinque,» raccomanda la carabina; +<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span> +promette al solito Roma e Venezia. Inaugurando +con pompa solenne il bersaglio provinciale, spara +egli il primo colpo, che i giornali trovano stupendo. +Dovendosi distribuire le medaglie commemoratrici +delle ultime campagne, ne è commesso l’ufficio a lui, +e molti, pigliando le medaglie da quella mano, piangon +di gioia e tentano baciarla. Il Sindaco lo arringa; +le Guardie nazionali e le Associazioni operaie gli sfilan +davanti a bandiere spiegate; i membri dell’Istituto +Lombardo s’affrettano a visitarlo; il prefetto Pasolini +lo invita a pranzo, e all’udire il racconto delle +sue gesta esclama: «Questa sera divento garibaldino +anch’io.<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a>» Manzoni infine, visitato per omaggio dall’eroe, +dice: «Sono io che devo prestar omaggio a voi: +io che mi trovo ben piccolo dinanzi all’ultimo dei <i>Mille</i>, +e più ancora dinanzi al loro Duce, che ha redento +tanta parte d’Italia e nel modo migliore, offrendola +a Vittorio Emanuele;» e avendogli il Generale nell’accommiatarsi +fatto presente d’un mazzettino di +viole, «lo conserverò, esclama il Poeta, lo conserverò +in memoria d’uno de’ giorni più belli della mia vita!» +</p> + +<p> +A Monza, a Como, a Lodi gli stessi deliramenti; +a Parma, presiedendo un Comizio d’operai al teatro +San Giovanni, molte voci gli gridano: «Viva Mazzini, +ed egli replica: «Viva Vittorio Emanuele.<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a>» A Casalmaggiore +<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span> +bandisce la «Religione della santa Carabina.» +A Cremona è una epifania di donne, di +ufficiali dell’esercito, di preti: monsignor Vescovo Novasconi, +malato, si leva di letto per ricevere la sua +visita: il clero gli manda una deputazione e pende dal +suo labbro, come da un nuovo Messia: dodici donne, +madri, spose, figlie di morti per la patria, gli presentano +un indirizzo firmato da un migliaio di signore e +popolane cremonesi, nel quale promettono «che al +nuovo appello del Capitano dei Mille esse ridaranno +ai loro uomini il brando che spezzerà per sempre le +catene delle loro sorelle ancora schiave.» Era un’ebbrezza +che dava il capogiro alle teste più salde e non +sarà meraviglia se tra poco ne sarà preso lo stesso +Garibaldi. Perocchè respirare tanto tempo in un’atmosfera +sì infocata e non esserne infiammato; sentirsi +per quindici giorni intronati gli orecchi dalle parole +<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span> +di «Roma e Venezia» e non crederle sincere; vedersi +portato in trionfo, udirsi glorificato e quasi incielato +da un popolo intero e non credersene il Dittatore; +sapersi segretamente spalleggiato dallo stesso Governo +e non supporlo consenziente e complice, poteva essere +saggezza non difficile alla fredda mente d’un filosofo +e d’un uomo di Stato; ma all’anima ribollente d’un +eroe diventava virtù pressochè impossibile. Garibaldi +sta per commettere i due più grandi errori della sua +vita; ma quando pure non bastasse a riscattarli la +nobile prepotenza dell’amor patrio, starebbero sempre +a loro scusa questi tre argomenti: la imprevidente +e ambidestra condotta del Governo, che pur di godere +un riflesso della popolarità del Generale gli aveva sacrificato +una parte della propria autorità; la obbedienza +passiva dei di lui amici e commilitoni che tenendosi +vincolati da una specie di giuramento militare +non seppero nè parlargli con verità, nè resistergli con +fermezza; finalmente la spensierata e quasi fanatica +apoteosi che i Lombardi prima, i Siculi poi, fecero +d’un uomo che pure s’atteggiava ad arbitro della nazione +e li invitava a seguirlo in una avventura che +aveva tutte le apparenze d’una follia e d’una ribellione. +</p> + +<p> +A ciascuno la sua responsabilità. Per aver il diritto +di dire tutta la verità ai grandi bisogna prima +saperla dire ai popoli. Sarnico ed Aspromonte li fecero +in gran parte anche gli Italiani. Stia pure a loro discolpa +che il magico Capitano li stregò col suo fascino; +il Governo li confuse colle sue ambagi; la parte rivoluzionaria +li sorprese colle sue audacie; non è men vero +che se Garibaldi non avesse trovato fin dai primi passi +tanto incoraggiamento d’applausi, di promesse e di +offerte, non avrebbe mai potuto pensare, nonchè avviare, +<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span> +le due temerarie imprese a cui nel 1862 s’accinse. +Gl’Italiani gli urlavano: «A Venezia,» ed egli, seguendo +la sua natura, rispondeva: «Andiamo.» Essi gli giuravano +sulla spada e sulla croce, nelle piazze e nelle +chiese: «Roma o morte;» ed egli li invitava a confermare +i giuramenti coi fatti; essi continuarono per +un mese a rappresentare sotto i suoi occhi la commedia +dell’eroismo disperato e del patriottismo indomabile; +ed egli, ignorando quanto di rettorico, di melodrammatico +e di carnevalesco s’ascondesse ancora, +per antica legge ereditaria, nelle vene de’ suoi concittadini, +egli, l’eroe dabbene e sincero, li prese sul serio +e scontò la pena per tutti. +</p> + +<h3>XI.</h3> + +<p> +La storia di Sarnico è breve. Garibaldi, visitate +ancora Brescia, Castelgoffredo, Asola, Desenzano, Pavia, +adducendo il bisogno di curarsi della sua vecchia +artritide si riduce in sul finire d’aprile presso le Terme +sulfuree di Trescorre, nella villa del suo vecchio amico +Gabriele Camozzi. Chiunque però sapeva che Trescorre +giace come al centro delle valli che mettono al Tirolo, +e osservava gli andamenti del Generale e de’ suoi seguaci +non poteva tardare ad avvedersi che la salute +e i bagni erano un comodo pretesto; ma la ragione +vera, ben altra e più grave. La villa Camozzi sembrava +divenuta un Quartier-generale. Un andirivieni +incessante di Garibaldini, di profughi veneti e trentini, +di Deputati dell’estrema Sinistra; un discorrere +sommesso, un appartarsi guardingo, un apparire e +scomparire misterioso, dicevano abbastanza che qualcosa +di nuovo si macchinava. Il 5 maggio i membri +della <i>Emancipatrice</i>, convenuti a Trescorre per festeggiare +<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span> +la partenza di Quarto, confermavano l’alleanza +e la concordia giurata a Genova, e davano a Garibaldi +nuovo stimolo a compiere il concepito disegno.<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a> +</p> + +<p> +Era una congiura condotta press’a poco colla stessa +noncuranza del segreto con cui due anni prima lo era +stata la più grande congiura di Marsala. I più noti +luogotenenti di Garibaldi, i più celebrati agitatori del +partito d’azione<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a> giravan apertamente di città in città +ad incettare armi, a commettere vesti, a comprare +scarpe, a negoziar prestiti di danaro; e bastava aver +<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span> +occhi ed orecchi per conoscerne i passi ed udirne i discorsi. +Garibaldi stesso, infine, aveva già dato al Governo +di Torino il più chiaro di tutti gl’indizi, inviando +agli ultimi d’aprile il dottor Ripari a richiedere al signor +Capriolo, segretario dell’interno, plenipotenziario +del Rattazzi assente, tutto o parte di quel milione che +già era stato promesso per la Grecia, e che era assai +facile sospettare dovesse servire a impresa più vicina. +Insomma la trama ordivasi con tanta sicurezza e pubblicità +che a Parigi ed a Vienna sapevasi già quello +che il Ministero a Torino, e, cosa ancor più strana, +i suoi governatori di Brescia e di Bergamo sul teatro +stesso dell’azione ignoravano. Ma un caso inatteso +venne ad illuminarli. A Genova una banda di audaci, +svaligiato in pien meriggio il banco Parodi, tenta la +fuga sopra una tartana che mesi prima era stata noleggiata +a nome di Garibaldi dal colonnello Cattabene, +appunto per quella spedizione di Grecia di cui tanto +si discorreva e che mai si effettuava. La polizia italiana, +frattanto, scoperta la via tenuta dai ladri, riesce ad +arrestarli in mare sulla tartana medesima; ma quivi, +trovando fra le carte del Capitano il primo contratto +del Cattabene, sospetta questi pure complice del furto, +e saputolo a Trescorre presso il Generale, senza badar +più che tanto, nella notte del 13 aprile, arresta +lui pure e lo traduce come un malfattore ad Alessandria. +Proteste del Generale; strida del partito; invano; +chè al Tribunale soltanto spetta decidere la lite. +Se non che l’autorità, frugando la casa del Cattabene +per iscoprire maggiori tracce della sua colpabilità +nel furto Parodi, viene inaspettatamente ad +avere tra le mani gl’indizii d’un’altra impresa non +sospettata fino allora: gli appunti, gli ordini, i piani +dell’imminente invasione del Tirolo. A tal punto anche +<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span> +il Governo si desta, e mentre bandisce illegittimi +tutti quegli apparecchi e falsa la vociferata connivenza +del Governo, e ferma la risoluzione d’impedire +e reprimere quei tentativi, occorrendo anche +colla forza,<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a> spedisce truppe a sbarrare tutti i passi +di Valcamonica e di Valsabbia; ordina che quanti +s’avviano per quelle valli siano arrestati; pone sotto +rigorosa sorveglianza Trescorre stesso e i suoi abitatori. +</p> + +<p> +Ed era tempo. Il 14, sera, un manipolo di giovani +conveniva da ogni parte nei dintorni del lago d’Iseo, +manifestamente avviati per la Valcamonica: il 15 il +colonnello Nullo e il capitano Ambiveri, seguíti da una +più grossa squadra, stavan per raggiungerli: tutto dimostrava +che si era alla vigilia d’un’entrata in campagna. +Allora anco i Prefetti di Brescia e di Bergamo +si riscuotono in sussulto: Nullo, Ambiveri e cinquantacinque +de’ loro compagni sono presi a Palazzolo: altri +quarantaquattro tra Sarnico ed Alzano Superiore: e +i prigionieri, con l’imprudenza che segue sempre le +risoluzioni precipitate, sono tradotti parte a Bergamo +e parte a Brescia, patria di quasi tutti gli arrestati, +le due città più infiammabili d’Italia. E ne apparvero +tosto le conseguenze: il popolo bergamasco si accontentò +d’un tumulto presto sedato; ma il bresciano più +sulfureo s’avventa alle prigioni per tentare di liberare +i prigionieri: il picchetto di guardia resiste; spiana +l’armi, fa fuoco: un cittadino è ferito, un altro morto: +grande lutto e maggior scompiglio in tutta la città. +</p> + +<p> +A questa nuova Garibaldi schizza fuoco e fiamme: +scaraventa contro i difensori delle prigioni di Brescia +una violenta invettiva, pareggiandoli «a sgherri mascherati +da soldati,» e proponendo una spada d’onore +<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span> +all’ufficiale russo Popof, che favoleggiavasi avesse +spezzato la sua piuttosto che usarla contro l’inerme +popolo di Varsavia; nè pago di ciò, chiede imperiosamente +al Prefetto di Bergamo la liberazione de’ suoi +prigionieri, proclamando «aver essi agito per espresso +suo ordine e sè solo in ogni evento responsabile.» +Dove fosse per trascorrere l’accecato Achille era pauroso +il pensarlo; pure avendogli il dabben Prefetto +comunicato la cortese, ma ferma risposta del Ministero: +«rincrescere al Governo, ma non poter ammettere +il modo di vedere del generale Garibaldi +circa le conseguenze de’ fatti avvenuti;» eccolo a un +tratto, come se tutto quel furore non fosse stato che +un fuoco d’artificio, mutar parole e contegno; ridivenir +ragionevole e sereno; temperare in una nuova +lettera le acerbe frasi dirette all’esercito:<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a> promettere +a quanti l’avvicinano d’aver deposto ogni pensiero +di spedizione; reduci i ministri da Napoli, abboccarsi +tranquillo col Rattazzi e il Depretis; tranquillo +partirsi da Torino; tranquillo ritirarsi a Belgirate, +ospite di Benedetto Cairoli, d’onde dichiara pubblicamente: +«Che ogni arruolamento che si potesse fare, +sarebbe a sua insaputa ed avrebbe la sua disapprovazione.<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span> +</p> + +<p> +E non basta: riapertosi in quei medesimi giorni +il Parlamento, il Generale consigliavasi di inviare al +Presidente della Camera dei Deputati una lunghissima +lettera, la quale, riassunta ne’ suoi capi principali, +diceva: esser venuto sul continente chiamato dal +Ministro Ricasoli, che dicevasi disposto ad occuparsi +seriamente dell’armamento nazionale: il nuovo Ministero +avergli confermato il mandato dei Tiri a segno, +e più «data larga speranza» che sarebbesi adoperato +alacremente alla definitiva costituzione d’Italia: pegno +dei patti convenuti doversi riguardare la istituzione +di due battaglioni di Carabinieri Genovesi; venuta +meno anco questa promessa, aver egli rimandato +alle loro case i giovani accorsi a parteciparvi; ma +poichè parte di loro riluttava a rimpatriare, egli «li +consigliò a raccogliersi in alcuni luoghi della pacifica +Lombardia nei quali si doveva provvedere al loro +mantenimento con ispontanee oblazioni di buoni cittadini, +mentre essi si sarebbero esercitati viemeglio +alle armi in aspettazione di futuri avvenimenti.» Il +Governo quindi equivocò fatalmente sullo scopo di +quei depositi: niente di più falso che si trattasse d’un +tentativo d’invasione nel Tirolo; dolorose tutte le +persecuzioni di cui i suoi compagni furono fatti segno: +suo grido sempre <i>Vittorio Emanuele</i>, e guai a chi +tocca il concetto salvatore: necessario però a fecondarlo +l’armamento universale della nazione. Questa +tende alla sua unificazione come i gravi al centro della +terra: irrefrenabile l’agitazione della gioventù: chi +vuole opporsi al generoso movimento assume tutta la +responsabilità delle disgrazie che ci possono minacciare.<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span> +</p> + +<p> +Non rifaremo la discussione, o meglio il diverbio, +che per questa lettera s’accese in Parlamento. +Il Crispi la difese passo passo, spiattellando in faccia al +Rattazzi anche la storia del milione, o, come volgarmente +dicevasi, del <i>milioncino</i> promesso per la Grecia; +il Rattazzi armeggiò abilmente a contraddirla in tutti +quei punti che lo prendevano di mira; la Camera, più +per tutelare l’autorità del governo che per fiducia +nel Ministero, votò un Ordine del giorno che prendeva +atto delle di lui dichiarazioni e lo incoraggiava a far +rispettare la legge; ma un’opinione s’accordò nelle +menti, che la verità non si disse nè si seppe intera da +alcuno; e che poche giornate meritarono come quella +il proverbiale titolo di <i>journée des dupes</i>. +</p> + +<p> +E questo giudizio tocca per primo Garibaldi. Quale +imperiosa ragione abbia potuto indurre il Generale +a firmare quella lettera (a firmare, diciamo, non a +scrivere, poichè lo stile prolisso e il sillogizzare curialesco +la dimostrano evidentemente fattura d’altra +mano), a noi non fu dato chiarire; il segreto è morto +probabilmente coll’eroe. Per certo quel messaggio +non diceva tutta la verità e ne dissimulava la principalissima +parte. Che la spedizione del Tirolo non +dovesse aver luogo immediatamente; che tra la raccolta +delle armi e degli armati, e il momento dell’invasione +potesse o dovesse trascorrere ancora un +certo tempo, e che in questo intervallo fosse possibile +una resipiscenza e un contr’ordine, ciò si comprende +di leggieri; e in questo senso la lettera del +Generale diceva il vero; ma che tutta quella gioventù +si radunasse ai piedi dello Stelvio e del Tonale, +sulle soglie del confine austriaco, solo per esercitarsi +alle armi, o molto meno, come nell’eccesso del +suo zelo apologetico volle dare a credere il deputato +<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span> +Crispi,<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a> o molto meno per apparecchiarsi a tragittare +il Mediterraneo e combattere in Grecia, ciò oltrepassa +i confini del credibile e dell’intelligibile, e ciò non è.<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a> +E non andremo in cerca per questo di superflue +prove; non faremo appello alla testimonianza di centinaia +dei nostri antichi amici e compagni d’armi; +non pretenderemo nemmeno che si creda alla nostra;<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a> +<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span> +ci basta rammentare un fatto solo: Bixio, alla Camera +dei Deputati, nella tornata dell’8 giugno 1862, studiandosi +a dimostrare che il Ministero non poteva +<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span> +avere alcun sentore di quella impresa di cui eran +piene le bocche, adoperò questo singolarissimo argomento: +«Tanto vero, esclamò, che Garibaldi interrogò +me se conveniva renderne partecipe il ministro Depretis +ed io ne lo dissuasi.» Ora è troppo ovvio che nè +Garibaldi avrebbe stimato necessario di consultare il +Depretis, nè Bixio reputato sì pericoloso il farlo, se +quei disegni che allora mulinavano per la mente del +Generale fossero stati embrioni ancora non nati; o, +come egli scriveva, si fossero arrestati all’innocente +idea di esercitar alle armi qualche giovanetto ramingo +e sfaccendato. +</p> + +<p> +La verità è che Sarnico doveva essere la prima +tappa di Trento; e sarebbe stato più degno di Garibaldi +confessare apertamente il proprio generoso errore, +anzichè sforzarsi a mascherarlo di avvocateschi +sotterfugi e di pie menzogne. Certo più che a lui la +responsabilità della lettera del 3 giugno spetta ai +malavvisati consiglieri che gliela dettarono; certo +egli non s’indusse ad apporvi il proprio nome se non +per l’ingenuo convincimento di salvare per tal modo +i suoi amici compromessi da lui e per lui; ma non è +men increscioso il pensare che egli per una male intesa +convenienza politica abbia dovuto lasciar cadere +sull’immacolata fama della sua lealtà una stilla d’inchiostro +e siasi esposto a veder sorridere della sua +parola, sacra fin ora, la più benigna posterità. +</p> + +<h3>XII.</h3> + +<p> +Anche quello strascico di mar vecchio che aveva +lasciato dietro di sè la burrasca di Sarnico pareva +del tutto quietato. Garibaldi era sempre a Belgirate +nella villa dei Cairoli; ma vi menava da due settimane +<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span> +una vita sì privata e tranquilla che persino +quei diari, che erano in voce di suoi più intimi, non +sapevan che si dire di lui. La sola nuova un po’ importante +che da qualche tempo fosse corsa dal Lago +Maggiore fu che a cagione di nuovi dissidi insorti +tra il Generale e la parte mazziniana (quella che +voleva l’azione a ogni costo) egli aveva dato la sua +rinuncia di Presidente della <i>Società Emancipatrice</i>; +e, com’è ben naturale, anche questo fatto parve ai più +buono augurio che l’eroe andasse a poco a poco mettendo +il cuore in pace, e deponendo, almeno pel momento, +ogni proposito di fortunose avventure. +</p> + +<p> +Se non che, a un tratto, una dietro l’altra, coll’incalzare +staremmo per dire d’un nembo che s’avanzi, +rumoreggiarono queste notizie: Garibaldi è giunto a +Torino dov’ebbe un segreto abboccamento col Re e un +alterco con Rattazzi; Garibaldi seguíto da un manipolo +de’ suoi fidati è ripartito per Caprera: Garibaldi +è sbarcato improvvisamente a Palermo. +</p> + +<p> +Ma a che fare a Palermo? Perchè quel viaggio +precipitato e misterioso? Quale nuovo disegno covava +il Generale? Quale nuova sorpresa preparava egli all’Italia? +Eran queste le domande ansiose che susurravan +su tutte le labbra e s’agitavan in tutti i cuori +ed ai quali nè oggi, nè mai, forse, sarà concesso dare +precisa e certa risposta. Tuttavia, rifrugando fra quei +<i>frammenti a matita</i> di cui altrove abbiamo parlato, +ci venne fatto di trovare questa pagina di tutto pugno +del Generale che getta un raggio di luce inattesa sulle +origini d’Aspromonte, e decifra almeno la prima sillaba +dell’«enigma forte:» +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Disgustato delle cose di Sarnico — e tornato in Caprera — io +non avrei abbandonato la mia solitudine — se +<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span> +le notizie dell’Italia meridionale fossero state men tetre. — I +miei amici di quelle parti — massime dalla Sicilia — mi +narravano il malcontento crescente ed il pericolo d’un movimento +autonomista — coadiuvato certamente da tutti gli +altri partiti che col mal governo di Rattazzi avevano alzato +la testa. — L’opinione generale era, che al richiamo (qui +minacciato) del Pallavicino un’insurrezione sarebbe scoppiata +in Sicilia. Tali considerazioni mi fecero decidere a visitare +la capitale dell’Isola. +</p> + +<p> +»Io sapeva che i Principi erano stati a Palermo — ma +confesso che se avessi saputo che essi si trovavano ancora +là — io avrei scelto un altro luogo di sbarco. +</p> + +<p> +»Avendoli però trovati a Palermo — ed essendo sempre +stato ben accolto da loro, mi affrettai a dire al mio amico +Pallavicino che mi sarebbe stato carissimo l’incontrarli. +</p> + +<p> +»Giunsi in città al principio della notte — e subito che +quella cara popolazione seppe del mio arrivo — volle vedermi +e mi accolse come un caro della famiglia. +</p> + +<p> +»Noi avevamo passato insieme momenti così solenni, +tanti pericoli e divise insieme tante glorie, ch’era naturale +il rivederci oltremodo commossi.<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a>» +</p> +</div> + +<p> +Ora vi è in questa pagina autobiografica un punto +che importa rilevare. Fino ad ora fu detto e creduto +che il disegno di far della Sicilia una base all’impresa +di Roma fosse già fermo e compiuto nella mente +di Garibaldi prima della sua partenza da Caprera. +Ecco invece che egli ci disinganna e con grande asseveranza +ci assicura nelle più intime sue carte come +unico motivo di quel suo viaggio fosse l’idea, tuttora +vaga ed oscura, di ravvivarvi colla sua presenza lo +spirito unitario, quietarvi il pubblico malcontento, e +combattervi le fazioni autonomiste e borboniche che +tentavano rialzare la testa. Nè di dubitare della sua +<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span> +parola vi sarebbe ragione; in ogni caso, a noi suoi +compagni d’azione non mancherebbero argomenti per +confermarla. +</p> + +<p> +Nessuno infatti di quanti, invitati da lui, lo accompagnarono +da Caprera a Palermo seppe mai dal suo +labbro nè dove s’andasse, nè perchè s’andasse! Soldati, +seguivamo il Capitano: credenti, seguivamo l’Apostolo.<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a> +Soltanto in alto mare nella notte del 7 luglio +in vista della costa siciliana, taluno essendosi arrischiato +a chiedere timidamente se si facesse rotta per +la Sicilia: «Sì, rispose.... andremo a Palermo e là vedremo.» +E tuttavia questa indeterminatissima parola +«vedremo» era ancora la parte più definita e più +certa del programma di Garibaldi in quel momento. +Nessuna mèta fissa guidava i suoi passi; nessun proposito +chiaro animava la sua volontà; e, a guisa d’uomo +che intraprenda un viaggio d’esplorazione in una terra +incognita, attendeva dalle scoperte che andrebbe facendo +per via la norma del suo cammino ulteriore. +Però, lo si tenga per fermo, il concetto di muovere +dalla Sicilia al conquisto di Roma, lunge dell’essere +stato, come fu scritto, la causa del suo viaggio in +Sicilia, non ne fu che l’effetto. Che quel concetto dormisse +in embrione in fondo al cervello dell’eroe è più +che probabile; ma affinchè quell’embrione si animasse +e prendesse forma viva e concreta nel disperato dilemma +<i>o Roma o Morte</i>, fu prima mestieri che sentisse +i vulcanici influssi del clima e del suolo siciliano, +e trovasse in quel medesimo maleficio di insanie, +di debolezze, di equivoci d’onde nacque l’aborto di +Sarnico, la forza d’ingrandire e di minacciare. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span> +</p> + +<h3>XIII.</h3> + +<p> +Come accogliesse Palermo il suo primo liberatore +lo narrò testè egli stesso, e a chi conosce la forza +d’espansione degli entusiasmi siciliani è facile immaginarlo. +Incontrato fra i primi dal prefetto Pallavicino-Trivulzio, +condotto al Palazzo Reale e ospitato in quella +medesima stanza da lui abitata nel 1860, visitato a +gara da ogni ceto di cittadini e da ogni ordine di +magistrati, applaudito, baciato, benedetto da una moltitudine +di popolo delirante che cangiava sempre e +non scemava mai; unico nome su tutte le labbra, +unico tema a tutti i giornali, gli stessi figli di Vittorio +Emanuele parvero dimenticati. Però, quantunque il +Generale fosse stato sollecito di rendere loro, appena +arrivato, il debito omaggio, essi sentirono il falso della +loro posizione, e affrettarono, senza parere, la partenza. +E da quell’istante il vero padrone della città +fu lui; i partiti pendevano dalle sue labbra; le Autorità +facevano a gara ad ossequiarlo; gli Istituti pubblici +sollecitavano l’onore d’una sua visita, come +quella d’un sovrano; la Guardia Nazionale, fiore della +cittadinanza, novellamente comandata dal generale +Medici, sembrava trasformarsi in una sua guardia del +corpo; il prefetto Pallavicino, supremo rappresentante +del Governo, pareva tornato suo prodittatore. Tuttavia +per alcuni giorni il Generale non profferì verbo, +nè fece un passo che uscisse dalla stretta legalità. +Che cosa fosse venuto a fare a Palermo, continuava +ad essere un mistero anche pei suoi intimi; e probabilmente +non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. Soltanto +la domenica del 15 luglio assistendo al Foro +Italico, da una tribuna eminente, in compagnia del +<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span> +Sindaco, del Prefetto e dei primari Magistrati della +città, ad una rassegna della Guardia Nazionale; punto +badando al luogo, alla cerimonia, al contorno ufficiale +(fors’anco in cuor suo avendo pensato giovarsene) +saetta in mezzo alla milizia ed al popolo accalcato +a’ suoi piedi questa terribile invettiva: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Popolo di Palermo, +</p> + +<p> +Il padrone della Francia, il traditore del 2 dicembre, +colui che versò il sangue de’ fratelli di Parigi, sotto il pretesto +di tutelare la persona del Papa, di tutelare la religione, +il cattolicismo, occupa Roma. Menzogna! menzogna! +Egli è mosso da libidine, da rapina, da sete infame d’impero, +egli è il primo che alimenta il brigantaggio. Egli si +è fatto capo di briganti, di assassini. +</p> + +<p> +Popolo del Vespro, Popolo del 1860, bisogna che Napoleone +sgombri Roma. Se è necessario, si faccia un nuovo +Vespro.» +</p> +</div> + +<p> +All’inattesa folgore gli stessi amici impallidirono; +giuntane la nuova a Torino, il Parlamento si commosse; +il Ministro Rattazzi, incalzato d’interpellanze, +negò, arruffò, disdisse, deplorò le insensate parole, censurando +apertamente il prefetto Pallavicino d’averle +ascoltate senza protesta; ma poichè il Pallavicino pareva +non darsene ancora per inteso e Garibaldi non +udiva intorno a sè che voci di plauso e di consenso, e +vedeva quell’idea di Roma accolta dall’inconsapevole +entusiasmo popolare più ch’egli non avesse sperato, +così s’afferra a quella e ne fa oramai la stella fissa +del suo cammino. +</p> + +<p> +Risoltosi infatti a visitare i luoghi della epopea +del 1860, tocca Alcamo, Partinico, percorre, esaltandosi +a quei ricordi gloriosi, il campo di Calatafimi, +fa una punta a Corleone, a Sciacca, a Mazzara, e di +<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span> +là ripiega su Marsala, dove parendogli bello riprendere +da «quella terra di felice augurio il tronco cammino,<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a>» +annunzia, più categoricamente che fino allora non +avesse fatto, il suo fermo proposito di marciare all’impresa +di Roma, ed apertamente invita i Siciliani a +dar di piglio alle armi ed a seguirlo. E poichè, a quel +bellicoso appello, una voce ignota dalla folla plaudente +sclamò: <i>Roma o Morte</i>, «Sì,» ripetè più volte il Generale, +«<i>o Roma o Morte</i>;» e questo grido, uscito forse +dalle labbra inconscie d’un Picciotto o d’un pescatore +marsalese, diventò da quell’istante, per il fato +delle parole, il segnacolo in vessillo d’una delle avventure +più cimentose a cui mai Garibaldi siasi accinto +ed abbia tentato strascinare l’Italia. +</p> + +<h3>XIV.</h3> + +<p> +Da quell’istante Garibaldi non s’arresta più. Appena +reduce a Palermo affretta colla nativa energia, +incuriosa de’ particolari, sempre diretta al fine, gli apparecchi +della bandita impresa: manda i suoi più +fidati ufficiali a correre il continente, ad avvertirvi +gli amici, a fare incetta d’armi e di danaro: ad altri +commette lo stesso ufficio nella Capitale: spedisce nei +comuni limitrofi il Corrao e il Bentivegna (compagno +<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span> +il primo di Rosolino Pilo, fratello l’altro dell’infelice +Capo della insurrezione del 1856) a chiamare a raccolta +i Picciotti; e tutti lo ubbidiscono, tutti argomentando +dalla palese acquiescenza del prefetto Pallavicino +che si fosse a una ripetizione del sessanta, e che il +Governo tacitamente assentisse, tutti lo secondano e +gli prestano aiuto. Soltanto tre de’ suoi più intimi, +tra tanti che lo circondavano,<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a> raccolto tutto il loro +coraggio, tentano di far sentire al Generale consigli +di prudenza, dimostrandogli la impossibilità di transitare +armata mano la Sicilia, senza incontrarvi o +prima o poi l’esercito regio, e soggiungendo, allo +stremo d’ogni altro argomento, che se la spedizione +di Roma era invariabilmente deliberata nell’animo +suo, fosse il minor dei mali tentarla, come nel sessanta, +per l’ampia via del mare, dove il rischio di +esser colati a fondo sarebbe stato sempre minor danno +d’una guerra civile, quasi inevitabile per terra. E, +fosse la bontà dei ragionamenti, fosse un rimasuglio +d’incertezza ancora tenzonante nella sua mente, il +Generale, cosa insolita, consentì ad ascoltare e discutere; +cosa poi veramente straordinaria e quasi unica, +parve anche disposto a seguire il consiglio. Infatti +fu notato da chi gli era più vicino che il giorno dopo +egli diede ordine di raccogliere le armi e le munizioni +in qualche casa presso la costa; e spedì il suo segretario +Basso a Messina in cerca di vapori mercantili. +</p> + +<p> +Se non che avendogli taluno de’ più esaltati Siciliani, +specie il Corrao ed il Bentivegna, dato l’annunzio +che nel bosco della Ficuzza erano già raccolte in armi +alcune migliaia di Picciotti, e dipinta la Sicilia tutta +pronta a insorgere, il Generale si lasciò trasportare +<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span> +da quelle novelle, e deliberando piede stante, secondo +il suo costume, all’insaputa della maggior parte de’ suoi +amici, seguíto dai pochissimi che in quel momento gli +si trovavan d’attorno, parte per la Ficuzza, dando la +posta colà a quanti volessero raggiungerlo. Allora +nuovo e più strano spettacolo; Palermo brulica d’armi +e d’armati, come alla vigilia d’una campagna; squadre +di giovani a piedi, in carrozza, a cavallo, in completo +arnese garibaldino traversano a tutte le ore la città; +un nerbo di loro, in una casetta a poche miglia dalle +porte, piglia le armi e le buffetterie, s’organizza in +compagnie e in colonna al suon delle trombe, sfilando +a pochi passi da un battaglione di truppe regie, mandate +non si sapeva se per fiancheggiarli o sbarrar loro il +cammino, s’avvia sicuramente, allegramente al campo +designato. Ora dire o far credere al popolo testimonio +di quelle scene che non fosse negozio inteso; che quelle +mostre di proteste e di proibizioni del Governo fossero +altro che commedia, era impossibile. E lo provò subito +il prefetto De Ferrari, mandato a surrogare il +Pallavicino, dopo che questi, più non potendo reggersi +nell’equivoca posizione, aveva rassegnato l’ufficio; lo +provò, diciamo, quando essendosi stimato in dovere di +pubblicare un suo manifesto, che il Governo disapprovava +quella mossa ed era deliberato ad impedirla, si +vide strappati, tra le beffe e le minaccie, i suoi bandi +e posti in mora tanto egli quanto il generale Righini, +Comandante militare della città, o di venire ad aperta +battaglia per le vie o di starsene inerti. +</p> + +<h3>XV.</h3> + +<p> +La mattina del 1º agosto infatti erano assembrati +nei boschi della Ficuzza circa tremila Volontari; talchè +<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span> +il Generale tutto lieto esclamò: «Non ne ebbi tanti +nel sessanta.» Eppure la qualità n’era tanto diversa! +Quando se ne eccettui il battaglione de’ Palermitani, +eletta della cittadinanza, e con esso una piccola mano di +continentali e poche reliquie di veterani e di patriotti +seminati per le file, il grosso componevasi d’un’accozzaglia +di vagabondi e di ragazzacci razzolati a caso +fra quel vario elemento che in Sicilia forma, a seconda +dei tempi, così il ripieno delle squadre patriottiche, +come il fondo delle bande brigantesche, e che diede +subito saggio di sè stessa gridando al Generale per +primo saluto: «pane pane....» Pure il Generale li accolse +tripudiando, compiacendosi quasi di que’ cenci +e di quelle faccie con quel sentimento medesimo con +cui un altro e ben più grande entusiasta lungo le +rive dei laghi galilei compiacevasi delle lacere turbe +che lo seguivano. Però dopo averli arringati in un suo +Ordine del giorno che cominciava<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a> colla formola «Italia +e Vittorio Emanuele, Roma o morte» e finiva colla +speranza «di dare, riuniti al prode esercito, un ultimo +saggio del valore italiano,» partisce la sua gente in +tre colonne: una, la più grossa, sotto il suo comando +diretto; l’altra sotto gli ordini del Bentivegna, destinata +a percorrere, per Girgenti, la costa meridionale +della Sicilia; la terza guidata da un Trasselli, diretta +per Termini, su Messina; e ciò fatto la mattina del +2 agosto per Corleone, dove un picchetto della truppa +regolare gli monta la guardia, s’avvia a Mezzojuso. +</p> + +<p> +E colà soltanto gli giunge la nuova che era messo +fuori della legge. Il ministro Rattazzi, veduta l’ostinata +impenitenza del Generale, e vani ormai così i +mezzi della persuasione, come quelli della repressione +<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span> +ordinaria, si scuote alla fine; propone apertamente +al Re di porre la Sicilia in istato d’assedio; manda +Commissario a Palermo, con pieni poteri militari e civili, +il generale Cugia, e il Re stesso, sancendo la proposta +de’ suoi Ministri, pubblica un proclama agli +Italiani, nel quale ammonitili «a guardarsi dalle colpevoli +impazienze e dalle improvvide agitazioni,» e +assicuratili che «giunta l’ora della grande opera la +voce del loro Re si farà udire,» dichiara «ogni appello +che non sia il suo, appello alla ribellione ed alla +guerra civile,» minaccia del rigor della legge quanti +non daranno ascolto alle sue parole, e chiude solennemente: +«Re acclamato dalla nazione, conosco i miei +doveri. Saprò conservare integra la dignità della Corona +e del Parlamento per avere il diritto di chiedere +all’Europa intera giustizia per l’Italia.<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a>» +</p> + +<p> +Primi portatori a Mezzojuso di queste novelle, come +del bando regale, furono il duca Della Verdura e il +dottor Gaetano La Loggia, vecchi e cari amici del +Generale; ma nè i loro affettuosi consigli, nè la voce +augusta di Vittorio Emanuele, nè la minaccia della +legge, nè i pericoli della guerra civile valsero a smuovere +il proposito, ormai incrollabile, dell’indomito Capitano. +E n’adduceva le ragioni, o quelle almeno che +a lui parevano tali: non credere il Ministero giusto +interprete della volontà nazionale; non sgomentarsi, +memore d’avervi felicemente disobbedito altra volta, +del divieto regio, probabilmente imposto da prepotenza +straniera o da intrighi diplomatici: l’esercito poi, +lungi dal temerlo nemico, attenderlo aiutatore e alleato, +e in ogni evento lasciassero a lui la cura d’evitarlo; +finalmente il disputare era tardi; l’alea era tratta; egli +<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span> +aveva giurato a Roma per la vita e per la morte; campione +sacro a quella causa, non poteva retrocedere più. +</p> + +<p> +E non retrocesse; e per venticinque giorni precisi +egli proseguì la sua via con tanta sicurezza e tanta +fortuna che gli Italiani non seppero più se il Governo +parlasse per celia o per davvero; se quell’esercito che +lo scontrava ad ogni passo e non l’arrestava mai +fosse destinato ad una indiretta complicità o ad una +comparsa teatrale; se infine in tutto quell’ingarbugliato +dramma, che da mesi si svolgeva sotto i loro +occhi, essi fossero giuoco d’un occulto protagonista +che dirigesse a sua posta la macchina, e di cui Garibaldi +non fosse, a dir così, che il confidente e lo stromento. +</p> + +<h3>XVI.</h3> + +<p> +Udito il <i>Te Deum</i> nella chiesa di Mezzojuso (a compiere +quella shakespeariana tragicommedia d’equivoci +non mancava più che preti cattolici in chiesa cattolica +benedicessero a Dio per la caduta del poter temporale), +Garibaldi leva il campo il 6, mattina; la sera +del dì medesimo è ad Allia; il 7 a Valledolmo; l’8 a +Villalba, dove gli perviene la notizia che a Santo Stefano +la colonna Bentivegna era venuta alle mani a +cagione di due disertori con un battaglione di regolari +che colà presiedeva; ma aveva evitato più sanguinoso +conflitto principalmente per l’ardito e pronto accorrere +di Enrico Cairoli, il quale, cacciatosi fra i combattenti, +aveva ottenuto si cessasse dal sangue fraterno a patto +di lasciare i disertori e sgombrare al più presto la terra. +</p> + +<p> +Ripresa la marcia, traversa il 9 Santa Caterina; +il 10, incontrato dalle Guardie nazionali del paese, +accampa a Marianopoli; l’11 entra in Caltanisetta, +d’onde la truppa regia, udito il suo avvicinarsi, si +<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span> +ritira quasi fuggiasca, a Girgenti, la città gli dà un +banchetto in cui il Prefetto medesimo beve «alla fortuna +della sua impresa;» ed egli saluta Vittorio Emanuele +in Campidoglio, e parte regalato d’armi, di danari, +di vesti. L’indomani a Villarosa lo raggiunge, con +ottocento uomini, il Bentivegna; il 14 a Castrogiovanni +un barone varesano si arruola sotto la sua bandiera +con una grossa squadra soldata da lui, talchè, ascesa +la colonna a quattromila armati, viene divisa in due +<i>Legioni romane</i>, agli ordini, la prima del Menotti, la +seconda del Corrao. A Piazza, a Leonforte, a San Filippo +le stesse accoglienze. A Regalbuto sopraggiungono +i deputati Mordini, Fabrizi, Calvino e Cadolini, +venuti di terra ferma per esplorare davvicino il vero +stato delle cose ed a seconda dei casi, o ripregare il +Generale a desistere dall’impresa, o associarvisi. E fu, +se ci apponiamo, in que’ dintorni (non sapremmo tuttavia +precisarne il punto) che il Generale stesso ricevette +una lettera dell’ammiraglio Albini,<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a> nella quale +questi a nome del Governo proponevagli di trasportarlo +su una fregata regia in quel qualsiasi porto del Regno +che meglio gli fosse piaciuto; pronta la fregata ad attendere +i suoi ordini fra Acireale e Catania. Offerta +benigna, ma imprudente, come quella che dava al Generale +un pretesto di più per marciare su Catania, e +ch’egli perciò s’affrettò ad accettare. +</p> + +<p> +E così di tappa in tappa era giunto a Centorbi, +presso alle rive del Simeta, dove cominciò a riavere +notizie dell’esercito regio, di cui da ben otto giorni +aveva perduto ogni sentore. +</p> + +<p> +Infatti il generale Mella, comandante il presidio +<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span> +di Catania, era venuto ad appostarsi coll’intera Brigata +<i>Piemonte</i> tra Adernò e Paternò, a cavaliere delle +due strade che menano a Catania ed a Messina, risoluto, +a quanto pareva, a sbarrargliene i passi; mentre +il generale Ricotti, spintosi da Girgenti alle spalle +della colonna ribelle, arrivava in que’ medesimi giorni +a Castrogiovanni e serrava sempre più dappresso il +retroguardo garibaldino. Per Capitano deciso a combattere, +il cimento sarebbe stato poco temibile; per +Capitano deciso a sfuggire ogni battaglia, il frangente +era minaccioso. Però Garibaldi non pensò altro mezzo +per uscirne che affrettare la marcia, guadar notte +tempo il Simeta, traversare a passi celeri e silenziosi +Paternò e deludere così la vigilanza de’ suoi custodi. +Ma l’intento gli fallì: l’avanguardia del Corrao fu indugiata +per via; il Simeta più grosso dell’usato rese +difficile il guado; sicchè la colonna non potè arrivare +in faccia a Paternò che a giorno già alto. E siccome +a Paternò stava di guardia un battaglione regolare, +il quale, al primo apparire delle camicie rosse, corse +subito a schierarsi in difesa, così tutti pensarono, i +più col cuore serrato, che uno scontro fosse ormai +inevitabile. Ma, il lettore l’ha già compreso, noi viaggiamo +da un pezzo nel mondo ariostesco dei sortilegi +e degli incantesimi, e conviene essere apparecchiati a +tutte le sorprese. Garibaldi manda in cerca del Maggiore +Comandante di quel Battaglione, non si può dire +se amico o nemico, e il Maggiore s’affretta all’invito, +stavamo per dire all’ordine, del Generale avversario. +Questi a sua volta esce dal suo campo incontro al Maggiore +e sotto gli occhi dei loro soldati, presti a combattere, +si salutano, si stringono la mano ed amichevolmente +conversano. +</p> + +<p> +Quel che siansi detto non si seppe; taluno vide il +<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span> +Generale mostrare al Maggiore una lettera con un gran +suggello rosso;<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a> letta la quale l’ufficiale s’inchinò riverentemente +e partì. E non è inverosimile; probabilmente +la lettera era quella medesima che l’ammiraglio +Albini aveva scritto pochi giorni innanzi al +Generale, nella quale gli dava convegno nel porto di +Catania; d’onde il consenso del Maggiore regio a concedere +il passo. Certo è che, appena separatisi, i Volontari +poterono mandare i loro furieri a provvedersi +di viveri in Paternò; che il battaglione regio non fece +un passo fuori della linea già occupata; che infine, +verso le quattro pomeridiane, dopo almeno sei ore di +sosta, Garibaldi potè levare tranquillamente il campo, +e, preso prima per viottole traverse, poi per vigneti e +giardini, girare attorno Paternò e riescire franco da +ogni molestia sulla strada maestra di Catania, dove, +per giunta, un picchetto di Regi, di guardia alla porta, +gli presenta l’armi. E tutto gli sarebbe riuscito ancora +più a seconda, se una parte della legione Corrao, +la meno disciplinata tra tutte, o per capriccio o per +errore, non avesse tentato traversare il paese; per il +che i Regi furono costretti a far fronte ed a vietare +loro il cammino. E certo un conflitto ne sarebbe scoppiato, +se, altra e più grande meraviglia di quella favolosa +giornata, Garibaldi avvisato del pericolo non +fosse tornato sui suoi passi e non avesse ottenuto sempre +da quel Maggiore, mercè una sua dichiarazione +scritta, il libero passo degli arrestati.<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span> +</p> + +<p> +Strana guerra, invero, in cui il Comandante d’una +parte stava ai cenni del Comandante dell’altra: il nemico +prestava i viveri al nemico; i prigionieri erano +liberati sulla parola del Capitano avversario; e coloro +che avrebbero dovuto, a rigor de’ termini, passarlo +per l’armi, gliele presentavano. +</p> + +<h3>XVII.</h3> + +<p> +E tuttavia il genio di quella fantastica tregenda +non aveva esaurite le sue gherminelle. Nella sera stessa +essendosi il Generale avanzato con pochi seguaci verso +Misterbianco, vede a un tratto illuminato il paese da +una gran luce e pochi istanti dopo una folla festante +armata di fiaccole uscirgli incontro, e annunziatagli +Catania già libera di Regi, sobbarcarsi alla sua carrozza, +e per parecchie miglia portarlo, quasi di peso, +come in una sedia gestatoria, nella città. +</p> + +<p> +Tralasciamo le accoglienze, non dissimili, più fervide +forse, di quante n’aveva ricevute fin allora. In Catania +non c’è più ombra di governo regio: governa +Garibaldi. Una o due compagnie di linea sono chiuse +in castello quasi prigioniere, e quella volta è Garibaldi +che concede la libertà. Il prefetto Tholosano s’è ritirato +a bordo della <i>Vittorio Emanuele</i>, una delle fregate +che ancoravano nel porto; e Giovanni Nicotera, fatto +Comandante civile e militare della città, tiene il suo +luogo. E il più notevole si è che non un partito solo +coopera a quella strana rivoluzione, ma la cittadinanza +intera. Garibaldi è ospitato nel <i>Casino della Società +degli Operai</i>, di cui eran membri cittadini d’ogni colore +politico. Il marchese di Casalotto, deputato di +parte moderata, Comandante in capo della Guardia +nazionale, gli manda una compagnia d’onore; una legione +<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span> +cataniese si recluta fra l’eletta della città: insomma +l’inganno che Garibaldi, se pure discorde col +Governo, agisse in segreto accordo col Re, confermato +in quegli ultimi giorni dalla fiacchezza del generale +Mella e dall’inazione della squadra, continua il suo +giuoco e travia tutte le menti. Ed a tal segno le +travia, che sparsasi, il 22 sera, la novella che il Mella +ed il Ricotti marciassero con forze unite e mosse +combinate ad assalire Garibaldi, la città si leva in +tumulto; le vie e le porte si coprono di barricate; +gran parte della Guardia nazionale si mette in armi, +pronta a respingere l’assalto; sicchè può dirsi che +chi lo teme di più sia lo stesso Garibaldi. +</p> + +<p> +Fortunatamente, a scongiurare il pauroso evento +ed a levarlo dall’atroce distretta, apparvero in vista +del porto due piroscafi, uno con bandiera francese, +l’altro con italiana; laonde Garibaldi, che dall’alto +del Convento dei Benedettini era stato il primo a scoprirli, +«È un’occasione, sclamò, che non bisogna lasciarci +sfuggire;» e in men d’un’ora quelle due navi +erano in suo potere. +</p> + +<p> +Ma qui è il tempo di lasciar parlare egli stesso. +Nei già noti <i>Frammenti a matita</i> troviamo di tutto suo +pugno la narrazione d’Aspromonte, e quantunque +l’autobiografo sorvoli a non pochi particolari, e lasci +qua e là qualche lacuna;<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a> siam certi che il lettore +preferirà sempre queste pagine autografe, scolpite +dalla interna stampa dell’eroe, a qualsiasi più veridico +e diligente racconto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span> +</p> + +<h3>XVIII.</h3> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Catania s’era mostrata degna di Palermo e della Sicilia. +In Catania trovammo un vulcano di patriottismo. — Uomini, +denaro, vettovaglie e vesti per la nuda mia gente. +</p> + +<p> +»La Provvidenza c’inviò due vapori ed io, amante del +mare, dall’alto della torre del Convento dei Benedettini che +domina Catania salutai la venuta de’ due piroscafi collo +sguardo appassionato d’un amante. — Uno era italiano, roba +nostra — l’altro francese.<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a>(?) — Buonaparte non ci aveva +rubato Roma — che teneva da tredici anni? — e perchè non +potrò io disporre d’un suo piccolo legno per una notte? +Due fregate italiane custodivano il porto e s’accorsero naturalmente +dell’intenzione nostra. — Dovendo traversar lo +Stretto di notte bisognava fare i preparativi di giorno. Le +fregate vigilavano accuratamente e quasi chiudevano l’entrata +del porto di Catania. Esse nella notte — o sarebbero +all’àncora, e in quel caso potevano tenersi molto vicine; ma +non pronte a proseguirci nella nostra uscita — oppure si +terrebbero esse sulla macchina — ed allora impossibile di +star così vicini agli scogli — in una notte oscura — poichè +tutto intorno al porto di Catania è scoglio e d’una lava che +incute timore anche di giorno. Di notte quella costa è d’un +oscuro — d’un tetro d’inferno. Ostile l’esercito che circondava +Catania, e che aumentava di numero ogni giorno. Ostile +la squadra che senza dubbio sarebbe aumentata pure. Non +v’era miglior espediente che di profittare de’ due provvidenziali +vapori e tentare il passaggio. +</p> + +<p> +»Se le fregate crociavano — non potendo esse tenersi +vicino agli scogli, a noi gli scogli — e stringerli quanto più +si poteva. +</p> + +<p> +»Se le fregate ancoravano sulla bocca del porto — diritto +su di esse — e passar tanto sotto le loro batterie da +<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span> +non poter colpire — con tutta l’inclinazione data ai cannoni.<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a> +Io avevo calcolato dall’alto e l’altezza delle batterie delle +fregate e l’altezza de’ due piccoli piroscafi — ambi esposti +alla mia vista ed a poca distanza. +</p> + +<p> +»Presa cotal risoluzione — io scesi dalla torre del Convento +e m’incamminai verso il porto per sollecitare l’imbarco +ordinato da varie ore. Erano tremila e più i miei +compagni — che meco dovevano traversare il mare — ed +appena mille ne poterono ricevere i due piroscafi. Quello fu +un momento penibile.<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a> Nessuno voleva rimanere, eppure +molti lo dovevano. Vi era un’assoluta impossibilità di fare +altrimenti. +</p> + +<p> +»Col cuore lacerato io vidi rimanersi quella cara gioventù, +che altro non voleva che precipitarsi nella impresa +la più ardua e la più pericolosa, senza chiedere ove si andava — e +qual’era il loro guiderdone? Oh! Chi può disperare +dell’avvenire d’una patria con uomini tali — eppure quegli +stessi uomini che si cercò di schiacciare, di distruggere — erano +poco tempo dopo trascinati come malfattori nelle prigioni +dello Stato — coi nomi di ribelli, briganti e camorristi! +</p> + +<p> +»I piroscafi che non potevano ricevere più di mille uomini — ne +ricevettero più di duemila — ma erano stracarichi +d’un modo, come non ho mai veduto. +</p> + +<p> +»Chi poteva impedire l’imbarco a quella buona, ma disperata +gioventù? Non ne entravano più sui bastimenti +quando materialmente nè un solo vi poteva più mettere il +piede, dalla gran calca. Era cosa spettacolosa! +</p> + +<p> +»Così si uscì dal porto di Catania — verso le 10 pomeridiane. +Le fregate — come avevo previsto — non tenendosi +<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span> +all’àncora, dovevano tenersi alquanto scostate — e l’espediente +fu allora di costeggiare vicinissimo gli scogli al settentrione +del porto. +</p> + +<p> +»Anche questa volta la fortuna marciò colla spedizione +dei Liberi — e prima di giorno noi toccavamo la sponda +meridionale della Calabria a pochissima distanza del punto +ove sbarcammo nel 60 — ed ove rimaneva lo scheletro del +<i>Torino</i>,<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a> che per molto tempo si scoprirà ancora, testimonio +della rabbia ridicola e sterminatrice dei Borboni. Il <i>Torino</i> +era uno dei più bei piroscafi che io m’avessi veduto. Proprietà +nazionale ed individuale italiana — quel bel vapore +si sarebbe potuto salvare al paese non essendovi nè necessità, +nè gloria militare nel distruggerlo. +</p> + +<p> +»Ancora una volta noi salutammo il continente italiano, +pieno il cuore di speranze e colla mèta di scuotere a libertà +gli schiavi fratelli di Roma. Ma il continente italiano non +rispondeva degnamente alla chiamata del risorgimento. Il +Moderantismo aveva gettato tra le moltitudini la sua ghiacciata +parola — e per sciagura que’ moderati d’oggi erano i +corifei della rivoluzione del 60 — e quindi possenti ad ingannare +i popoli. +</p> + +<p> +»Lo stesso giorno dello sbarco in Calabria si occupò +Melito. Da Melito v’erano tre vie da prendere. L’orientale +per Gerace — la centrale per San Lorenzo ed i Monti — e +l’occidentale per Reggio. Per Reggio fummo fortunati nel 60 +e si scelse quella. +</p> + +<p> +»Da tutte le notizie raccolte io non dubitava che in +quella estremità del continente italiano non si facessero +quanti preparativi si potevano per fermarci — e veramente +colla direzione su Reggio io avevo poca speranza di penetrarvi. +</p> + +<p> +»Ciononostante — il fortunato nostro passaggio e la celerità +di cui erimo capaci — ci mettevano nella possibilità +d’entrare in Reggio — non avendo potuto ancora i nostri +avversarii radunare in quella città forza sufficiente per chiudercene +<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span> +l’entrata. Con un colpo di mano come quello del 60 — e +colla simpatia della popolazione di cui non dubitavo +noi saressimo entrati in Reggio. Ma molto dubbioso era, se +potevamo entrare senza combattere e contrariamente al 60 +noi dovevamo evitare i combattimenti. +</p> + +<p> +»Tali considerazioni mi obbligarono d’accennare a Reggio — ma +poi deviarci — e presimo a destra nella direzione +d’Aspromonte.<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a> +</p> + +<p> +»Il letto del torrente<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a> fu la via che si seguitò per raggiungere +le alture. Ad onta però di celere marcia la retroguardia +nostra fu attaccata da una compagnia di truppa.<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a> +Io ero già un pezzo sulla montagna quando fui avvertito di +tale avvenimento — tornai indietro e vidi che tutto era terminato. +</p> + +<p> +»La strada dei monti che avevamo presa ci faceva evitare +i corpi di truppa — ma ci lasciava in quasi assoluto +difetto di viveri. Il primo giorno si passò con alcune pecore +comperate dai pastori, e che furono insufficienti. Bisognava +con tuttociò marciare fortemente, sia per trovare de’ viveri — come +per oltrepassare Reggio ove si sapevano ingrossare +ad ogni momento le truppe. +</p> + +<p> +»Quei due giorni di marcia per i monti<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> furono veramente +<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span> +disastrosi. La gente aveva mangiato pochissimo ed +alcuni nulla. Grande difetto di calzatura, per cui si doveva +rallentare la marcia. Poi si consideri che la maggior parte +de’ giovani che mi accompagnavano — oltre all’essere poco +assuefatta alla fatica — perchè gente agiata — erano giovanissimi — ed +io avevo l’anima straziata di vederli così in +misero stato — trascinarsi piuttosto che camminare. +</p> + +<p> +»Qui mi accade ricordarmi di quei bei mobili di preti, +che ci tolgono quasi assolutamente la gente della campagna. +Indi la mancanza di gente nerboruta e forte per le marcie — quei +miei poveri giovani in tutte le epoche hanno fatto +marcie forzate e non poche — ma sostenuti più dalla forza +morale che dalla fisica e penetrati dall’indomabile amor di +patria. +</p> + +<p> +»Non è da stupirsi se i sedicenti briganti che con tanta +ostinazione tengono testa alle nostre truppe regolari nelle +provincie napoletane hanno potuto sostenersi fin oggi e vi +si sosterranno forse per un pezzo ancora — se dura loro la +protezione del Papa e di Buonaparte. +</p> + +<p> +»Tutti questi briganti sono uomini del campo e della +montagna — la suola naturale dei loro piedi non si consuma +mai. Io ricordo un mio compagno di caccia contadino con +cui cacciavo sui monti di Nizza — che quando entravamo +in caccia toglieva le scarpe e le poneva in cintura. +</p> + +<p> +»Con uomini simili si può fare facilmente trenta miglia +in una notte — sorprendere il nemico, batterlo e dopo d’aver +bottinato ritirarsi in luoghi sicuri. +</p> + +<p> +»Senza preti quella gente svelta, coraggiosa, robusta +delle popolazioni sarebbe con noi, ed agevolerebbe immensamente +a raggiungere la mèta prefissa dalla nazione italiana. +</p> + +<p> +»Io marciavo avanti — e — singolare — l’eletta della +mia gente, in numero di circa cinquecento, marciava meco +non solo, ma era obbligato di fermarla sovente perchè non +passasse avanti, spinta, povera gente, anche dalla fame e dalla +speranza di trovare più avanti qualche cosa da mangiare. +Si giunse finalmente alla casetta forestale d’Aspromonte ove +si credeva trovare alcuni viveri — ma nulla — e vi trovammo +porte chiuse. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span> +</p> + +<p> +»Un campo di patate sfamò i primi giunti — che avevano +pure avuto la previdenza di portare seco loro alcune +fascine secche atte ad arrostire le patate, ciocchè fu eseguito +in un momento. Per parte mia mangiai quelle patate arrostite +deliziosamente.<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a> +</p> + +<p> +»Il 28 agosto, credo, giunsimo in Aspromonte in numero +di circa cinquecento, ed accampammo intorno alla casetta — io +dentro. I miei poveri compagni giungevano alla +spicciolata in uno stato da far pietà — affranti dalla fatica +e dalla fame, e sprovvisti la maggior parte del necessario +vestimento. Così stesso<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a> tra quella brava gioventù non si +sentiva un lamento. Nel decorso della giornata giungevano +sempre piccoli drappelli de’ nostri — e nello stesso tempo +viveri che si erano mandati cercare — ed altri che la brava +popolazione dei paesi circonvicini ci offriva spontaneamente. +Così passammo quel giorno. +</p> + +<p> +»Mi pare d’aver detto — che l’ultima marcia alquanto +forzata — aveva il doppio oggetto di porci presto a settentrione +di Reggio — e cercare da mangiare. Quest’ultimo motivo +mi poneva nel caso di sollecitare la marcia — inquieto +ed impaziente di trovar presto cibo per la gente, quindi immenso +allungamento di colonna — e certamente la coda rimaneva +indietro. In marcia cotale era impossibile trovare +guide per ogni frazione della colonna. Indi deviamenti di +direzione. Nella notte poi la scabrosità dei sentieri di montagna +ed oscurità de’ boschi. Poi molti, dalle informazioni +prese conoscevano ch’io non seguivo sulle traccie de’ paesi, +ma bensì verso un campo situato al limitare d’una foresta, +e prendendo consiglio dalla fame si dirigevano di preferenza +verso i paesi ove si presentasse loro più probabilità di trovare +de’ viveri. +</p> + +<p> +»Tali e tanti motivi fecero sì che alla fine del giorno 28 +ci mancarono ancora più di cinquecento dei nostri. La maggior +<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span> +parte di quei nostri mancanti caddero in potere della truppa +che si avvicinava ad Aspromonte — e gli altri che rimasero +liberi si traviavano per non essere colti dalla truppa a +Santo Stefano alcune miglia distante e seppero quasi subito +ch’essa s’incamminava per Aspromonte.<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a> Feci subito toccare +a riunione e marciare verso una posizione più conveniente +ch’io già aveva riconosciuta. La posizione era magnifica — e +se avessimo dovuto combattere de’ nemici anche in numero +doppio di quanto era la truppa italiana io non dubitavo della +vittoria. +</p> + +<p> +»E qui commisi un errore che per deferenza non è citato +da nessuno di quanti scrissero sul fatto doloroso d’Aspromonte; +ma che in ossequio della verità io devo confessare. +Non volendo combattere — perchè aspettare la truppa? +Avrebbe dovuto il capo che la comandava mandarmi un parlamentario +prima d’attaccare? Ma non dovevo io supporre +che finalmente si voleva rompere, e che <i>un po’ di sangue +fraterno non farebbe male</i>, e che per non dar tempo ai +soldati di riconoscere chi avevano in fronte si farebbero cominciare +il fuoco da lontano e subito giunti al passo di trotto — come +fecero. +</p> + +<p> +»Io dovevo supporre tutto questo e non lo feci. Io dovevo +marciare prima dell’arrivo della truppa — lo potevo e +non lo feci. +</p> + +<p> +»Avrei molti motivi da anteporre<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a> a mio favore: per +esempio — la distribuzione dei viveri ch’erano giunti, e che +stavano per giungere. Veramente mentre io vedeva giù la +truppa avanzare alla nostra volta, delle file di donne e +<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span> +d’uomini si scorgevano in lontananza carichi di provvigioni +per noi. +</p> + +<p> +»Non è questo sufficiente motivo perchè la gente qualche +cosa aveva mangiato — e si poteva fare almeno una piccola +marcia sino a Santa Eufemia — distante due ore — ed +ove la popolazione con varie deputazioni mi aveva caldamente +invitato. Oppure marciare io, con parte della gente +a Santa Eufemia, e mandare il generale Corrao in altra direzione. +Avrei potuto ancora frazionare di più la gente. Tutte +queste misure che potevano almeno momentaneamente allontanare +la catastrofe io avevo nella mente di eseguire, ma +ciò doveva essere eseguito colla celerità che mi aveva servito +in tante occasioni. E non lo feci. +</p> + +<p> +»Un altro motivo era quello di aspettare la gente nostra +che marciava ancora, e che poteva giungere da un momento +all’altro. Motivo anche questo insufficiente poichè chi +non s’era riunito a quell’ora, o aveva poca voglia di riunirsi, +od era stato arrestato — od era traviato, e si sarebbe +riunito in altri luoghi. +</p> + +<p> +»Infine un po’ d’irresoluzione da parte mia — posso dire +insolita — fu per gran parte colpa di quanto avvenne. Ora +devo confessare che quando vidi la forza (e certo nessuno +la scoprì prima di me) alla distanza di circa tre miglia che +marciava su di noi con sollecitudine, non mi passò nemmeno +per idea la ritirata — quando fosse stata quella forza doppia +di quello che era. +</p> + +<p> +»Solamente ordinai al Capo di Stato Maggiore di rettificare +la linea occupata dai nostri — e prendere alcune +convenienti posizioni. La foresta d’Aspromonte formava nella +posizione in cui ci trovammo un contrafforte di piante che +s’avanzava verso la pianura. A ponente del contrafforte il +bosco si limitava, in linea retta scendendo dal monte, verso +la pianura, ed al di fuori del bosco verso ponente pure, il +colle era privo d’alte piante e ricoperto di felce — formando +un piano interrotto e convesso che terminava alla nostra destra +nella pianura ed al fronte nostro nel letto di un torrente. +</p> + +<p> +»Io avevo fatto formare la nostra linea sull’alto del bosco, +la sinistra al Monte ove mi collocai io stesso per esser +<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span> +la parte più alta ed ove appoggiavano la loro sinistra alcuni +dei battaglioni del corpo di Menotti. +</p> + +<p> +»Menotti essendo alla destra del suo corpo si trovava +al centro. +</p> + +<p> +»La destra comandata dal generale Corrao si stendeva +oltre l’estremità. +</p> + +<p> +»Avevo ordinato che si schierassero alcune catene al +fronte della linea, e che il resto fosse tenuto in colonna nei +vuoti che si trovavano nella linea del bosco. Due compagnie +furono staccate a crocchietto<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a> sulla nostra sinistra formando +una perpendicolare colla nostra linea e colla direzione del +torrente che dominavano. Una terza compagnia fu inviata +pure sulla nostra sinistra ad occupare un’eminenza che dominava +tutta la linea — ed ove si temeva che verrebbero a +comparire alcune compagnie di bersaglieri — che staccati +dalla truppa minacciavano di fiancheggiarci. +</p> + +<p> +»Ho già detto: che alla vista della truppa non mi sarei +ritirato ancorchè avessi saputo che ci succederebbe peggio +di quanto ci successe. +</p> + +<p> +»Avevo commesso l’errore di non marciare appena scoperta +la truppa — non dovevo più marciare alla vista di essa. +Ciò sarebbe stata una fuga — e poca voglia v’era di fuggire. +</p> + +<p> +»Dimodochè noi contemplammo tranquillamente il celere +avvicinarsi de’ soldati italiani — i quali giunsero al passo di +trotto sulla collina che fronteggiava la nostra al di là del +torrente — stendersi in linea e cominciare un fuoco d’inferno. +Fu cosa d’un momento. Io passeggiavo al fronte delle +nostre catene — e certo addolorato dalla piega che prendevano +le cose — massime che udivo sulla destra — essere +stato risposto continuatamente alle fucilate degli assalitori — continuavo +colla raccomandazione di non far fuoco — ed +i miei aiutanti percorrendo la linea raccomandavano lo stesso — ed +ordinavo alle trombe di comandare il <i>cessare il fuoco</i>. +</p> + +<p> +»Io fui ferito al principio della fucilata — ed accompagnato +all’orlo del bosco — ove fui obbligato di sedermi — rimasi +<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span> +quasi nell’impossibilità di più poter distinguere ciò +che succedeva sulla linea. Ove avessimo avuto da fare con +dei nemici — la cosa andava certo diversamente. Avrei potuto +collocare, coperte dalle prime piante, le nostre catene +dei bersaglieri e con loro potevo rimanere io stesso. Lasciare +avanzare la truppa al di qua del torrente — e dopo d’averla +fucilata a bruciapelo — caricarla di fronte — col vantaggio +dell’altura, e di fianco sulla sua destra spingendovi, collo +stesso vantaggio, le compagnie che si trovavano a crocchietto +nella nostra sinistra. Tutto ciò poteva operarsi molto prima +che le compagnie de’ bersaglieri che marciavano per il bosco +per fiancheggiarci sulla nostra sinistra potessero comparire +e prender parte alla pugna. +</p> + +<p> +»Io non ho mai dubitato che per valorosi che fossero +i soldati che avevamo di fronte — essi non potevano mancare +d’essere sbaragliati. +</p> + +<p> +»Io ho fatto gli elogi del colonnello Pallavicini — e sono +oggi della stessa opinione. In primo luogo — noi potevamo +cadere in peggiori mani. In secondo, egli eseguiva gli ordini +che aveva, con valore e risoluzione. Ciò nonostante — ripeto — se +nemici dell’Italia noi avessimo avuto in faccia da combattere — l’Italia +in quel giorno contava una splendida vittoria +di più. +</p> + +<p> +»Già dissi in un altro luogo che alcuni picciotti dell’ala +destra avevano risposto al fuoco della truppa. Io ciò aveva +veduto nel momento in cui fui ferito. Ma ciò che non vidi — e +seppi dopo — fu che li stessi picciotti e Menotti nel +centro — avevano eseguito una scarica.<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a> +</p> + +<p> +»È positivo però che da tutte le parti della linea dal +centro alla sinistra — ove si trovavano in maggioranza i +veterani di tutte le pugne — dei volontari italiani, e che +<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span> +più immediati erano alla posizione da me occupata — nessuno +si mosse nè fece fuoco. +</p> + +<p> +»Seduto — attorniato da’ miei prodi fratelli d’armi — io +ebbi la prima medicatura al mio piede destro — alla coscia +sinistra un’altra palla mi aveva contuso, ma fu poca cosa. +</p> + +<p> +»Frattanto giungevano alcuni della truppa — e tra essi +varii di coloro che con me avevano servito nei tempi passati — e +vidi il cordoglio sulla fisonomia di tutti — meno alcuni +giovani ufficiali dell’esercito — che senza dubbio — nuovi +nei combattimenti credevano di aver riportato una +strepitosa vittoria. Io ebbi ad incomodarmi con alcuni di +questi pei spropositi loro — ma fu cosa di momento.<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a> +</p> + +<p> +»Giungendo la truppa sulla linea nostra — e non sapendo +di me — molti de’ nostri si ritiravano per il bosco — dimodochè +si rimase in pochi e ciò accelerò il disarmo della +gente. +</p> + +<p> +»I miei ufficiali di Stato Maggiore col colonnello Pallavicini +stipulavano alcune condizioni — fatica inutile — poichè +fummo trattati come prigionieri di guerra — come tali +accompagnati a Scilla e come tali imbarcati a bordo della +fregata il Duca di Genova e condotti alla Spezia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span> +</p> + +<p> +»Da Aspromonte alla Spezia — io devo ricordare con +gratitudine il trattamento del colonnello Pallavicini — del +maggior Pinelli — del comandante, Whright, del <i>Duca di +Genova</i> — del colonnello Santa Rosa, e del comandante Ansaldi +al Varignano — e del capitano di Porto, Rossi (uno +dei mille), alla Spezia.<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a>» +</p> +</div> + +<h3>XIX.</h3> + +<p> +La commozione suscitata dall’annuncio d’Aspromonte +fa grandissima, e non in Italia soltanto, ma +in quante contrade era giunto il nome del mondiale +condottiero e l’eco della catastrofe. Strano destino di +quest’uomo: egli raccoglieva dalla sua disfatta una +mèsse di gloria che mai sì grande dai trionfi di Palermo +<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span> +e di Napoli! Finchè fu in piedi col vessillo della +rivolta in pugno, egli non era, agli occhi dei più, che +un ribelle dissennato, che pareva lecito anzi doveroso +combattere e schiacciare al più presto; appena fu atterrato, +egli diventò a quegli occhi medesimi il martire +d’un’idea, reso dalla sventura inviolabile e sacro. +</p> + +<p> +Perseguitato, temuto, da molti esecrato fino a ieri +come un bandito pericoloso, oggi è ricerco, glorificato, +staremmo per dire, adorato come un santo. Un incessante +pellegrinaggio di devoti assedia il suo carcere; +una gara d’affetti circonda il suo capezzale; un concento +di compianti e di voti vola a lui da ogni angolo +della terra, e ne dice l’apoteosi. E quel che è più +meraviglioso, prima in quel torneo di pietà la fredda, +compassata, calcolatrice Inghilterra. A Londra, a Birmingham, +a New-Castle, a Dundey, a Birkenhead i +<i>meetings</i> si succedono ai <i>meetings</i>, nè solo per esprimere +all’eroe la simpatia del popolo britannico, ma per +protestare insieme contro la Potestà temporale de’ Papi +e l’occupazione francese di Roma. Uno de’ più celebri +chirurghi inglesi parte a pubbliche spese per visitare +il ferito; una colletta popolare d’un <i>penny</i>, destinata +a costituire un fondo di soccorso a Garibaldi, raccoglie +in pochi giorni 40,000 franchi; i giornali d’ogni parte +riboccano di notizie del ferito, di particolari della sua +vita, d’apologie della sua causa; da tutti i porti del +Regno Unito partono per la Spezia lettere, telegrammi, +doni, visitatori e visitatrici; un Comitato permanente +di notabili governa nella metropoli le onoranze a Garibaldi; +ad Hyde Park in un <i>meeting</i> di quarantamila +persone si combatte tra Irlandesi ed Inglesi pro e contro +Garibaldi, pro e contro il Papa più che non si fosse +combattuto ad Aspromonte; la questione garibaldina +par divenuta una questione inglese. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span> +</p> + +<p> +Diverse di forma, non di sostanza, sono le manifestazioni +degli altri popoli. A Lipsia si getta in oro per +sottoscrizione pubblica una corona d’alloro al Campione +della libertà umana; a Stocolma per lo stesso +fine, per il medesimo uomo, si tiene nel palazzo della +Borsa un immenso Comizio popolare; in America +rinasce il pensiero di affidare a Garibaldi il comando +dell’esercito federale, e il Console degli Stati-Uniti +a Vienna ha l’incarico di ripetergliene la proposta.<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a> +<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span> +In Francia finalmente, quantunque il regime imperiale +non tolleri manifestazioni politiche, gli operai sottoscrivono +indirizzi e mandano deputazioni; i diari dell’Opposizione +esaltano le virtù dell’eroe e chiedono la +sua liberazione; e quel che più sorprende, taluno fra +gli stessi organi napoleonici ne consiglia l’amnistia.<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a> +</p> + +<p> +E codesta dell’amnistia era il più intricato de’ problemi +che il prigioniero del Varignano imponesse ai +suoi custodi. Che si faceva di lui? Graziarlo? Processarlo? +Condannarlo come un reo volgare e un ribelle +comune? Certo i pareri erano divisi a seconda delle +passioni e delle idee, ma una sovrastava manifestamente +a tutte le altre e veniva sempre più raccogliendo +il suffragio degli uomini moderati di tutte le parti: +Garibaldi non si tocca.<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a> E i più espliciti in questa +sentenza erano ancora i giornali stranieri. Il <i>Daily +News</i>, appena udito il fatto d’Aspromonte, esclamava: +«Se Napoleone è stanco di regnare e di vivere, basta +ch’egli tocchi un capello della testa di Garibaldi;» il +<i>Morning Post</i>, di tendenze napoleoniche, chiedeva che +«gli fosse permesso di ritirarsi in un paese di sua +scelta:» l’<i>Opinion Nationale</i> più esplicitamente diceva: +«Garibaldi infatti non è un ribelle ordinario. Quand’anche +non si voglia tener conto dei suoi immensi servigi, +della sua devozione senza limiti alla causa italiana, +<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span> +del suo disinteresse assoluto, del suo coraggio, di tutto +ciò ch’egli ha fatto col suo prestigio e colla sua popolarità; +è tuttavia permesso di dire a suo discarico +ch’egli colla sua rivolta ha espresso, in un modo illegale, +irregolare, e sia pure inammissibile, il sentimento +di tutta l’Italia.» +</p> + +<p> +Tale non fu in sulle prime il pensiero del Governo. +Come non aveva saputo arrestare a tempo il ribelle, +così ora pareva risoluto a tutte le audacie per annientarlo. +Però con infelice consiglio elevava al grado di +generale il Pallavicini, decorava i suoi ufficiali, tollerava +che un Maggiore in Sicilia fucilasse, senza processo, +veri e supposti disertori; inaspriva, coi vani rimbrotti +de’ suoi portavoce, la piaga del ferito, annunziava finalmente +il suo proposito di abbandonarlo al rigor della +legge; discuteva soltanto se tradurlo innanzi ad un +Tribunale ordinario o innanzi al Senato convocato in +Alta Corte di giustizia. Di mano in mano però che i +fumi della facile vittoria si dileguavano e i voti della +pubblica opinione si facevano più manifesti, e i pericoli +di quello straordinario processo politico più certi, +anche il Governo cominciò a piegare a più miti e prudenti +consigli, fino a che, stimando cessata la causa +della severità, e restaurato l’impero della legge, e domo +Garibaldi, e «risorta la fiducia della Francia,<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a>» facendosi +interprete del voto del Parlamento, sottoponeva +alla firma del Re Vittorio Emanuele un decreto d’amnistia, +e, colto il destro delle fauste nozze della principessa +Maria Pia col re di Portogallo, lo promulgava.<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a> +</p> + +<p> +Il decreto di amnistia però, aveva fatto grazia a +<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span> +Garibaldi della libertà, non del suo piede. La palla +d’Aspromonte era certamente annidata nella profondità +dell’arto, ma non era stato finora possibile ai +più valenti chirurghi d’Italia e d’Europa<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a> il determinarne +la posizione precisa. Da ciò la gravità sempre +pericolosa della ferita; da ciò una tortura quotidiana +di specillazioni, di tagli, di esplorazioni, che il martoriato +sapeva sopportare con spartana fortezza, ingannando +quelle lunghe giornate di decubito e di inerzia +colla lettura di pochi libri e la scrittura de’ suoi ricordi; +sorridendo e conversando placidamente sotto il +bisturi e lo specillo; tollerando con serena cortesia +il fastidio delle interminabili visite, più tormentose, +sovente, della sua piaga; mostrandosi talora più sensibile +a un raggio di sole che scherzasse per la sua +camera, o ad un alitar di brezza marina che gli carezzasse +la fronte, che a tutti gli strazi della mano +chirurgica, ed esclamando un giorno, durante una di +quelle dolorose medicazioni, che facevano impallidire +i suoi infermieri: «Che magnifica bonaccia!<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a>» +</p> + +<p> +Finalmente però, mercè lo specillo del dottor Nélaton +(dotato della proprietà di tingersi in nero al +contatto del metallo), l’ubicazione della palla potè con +sicurezza essere accertata (stava incuneata a quattro +centimetri e mezzo, sotto l’estremità inferiore della +tibia), e la mattina del 22 novembre, senza sforzo, senza +lacerazioni, senza grave dolore dell’infermo, l’esperto +dottor Ferdinando Zannetti riuscì ad estrarla. +</p> + +<p> +Ed era questo, dopo ottantasei giorni di cura incerta +<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span> +e temporeggiatrice, la prima vittoria certa, condizione +indispensabile della guarigione; ma la guarigione +appariva tuttora assai lontana. Prima che l’opera +restauratrice della natura sia compiuta, che la piaga +sia rimarginata, che il malato abbia ricuperate le +sue forze, molti mesi dovranno trascorrere, ed anche +quando i medici lo licenzieranno per il ritorno a Caprera, +non potranno tacergli il pronostico che egli rimarrà +zoppo per tutta la vita. S’ingannerebbe però +chi, giudicando dalle sole apparenze, conchiudesse che +l’unico frutto raccolto da Garibaldi sulla vetta di +Aspromonte, sia stato un piede di meno e un disinganno +di più! Si torni al finire del 1862, si paragoni, +in quell’anno, Garibaldi che si trascina sulle +gruccie pei greppi di Caprera, al Papato che troneggia +e minaccia da Roma, e si dica quale dei due fosse +allora più ferito e più zoppicante! La palla del 29 agosto +1862 abbattè il corpo del temuto Capitano, ma +l’idea animatrice del suo pensiero percorse in quell’ora +un cammino che forse la più splendida sua vittoria +non avrebbe potuto. Aspromonte non soccorse +alla soluzione della questione romana che in un modo +indiretto, ma pur decisivo; la liberò dalle ambagi della +diplomazia e la ripropose, in tutta la sua fiera nudità, +al tribunale delle nazioni civili. Il <i>Roma o morte</i> +di Garibaldi aveva detto al mondo che la Penisola +non avrebbe posa, nè la rivoluzione tregua, nè l’Europa +pace, finchè la mostruosa lega dei due Reggimenti +non fosse spezzata, e Roma rivendicata alla +sua terza gloria di capitale d’Italia; e non vi sarà +oramai prepotenza principesca o astuzia clericale, che +possa sfuggire all’implacabile dilemma. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span> +</p> + +<h2 id="cap11"><span class="smcap">Capitolo Decimoprimo.</span> +<span class="smaller">DA LONDRA A BEZZECCA.<br> +[1863-66.]</span></h2> +</div> + +<h3>I.</h3> + +<p> +Garibaldi è a Caprera e la sua ferita rimargina +con lentezza, ma con regolarità; il piede imbustato +in un apparecchio inamidato va acquistando ogni +giorno elasticità e vigoria; non può abbandonarsi ancora +con grande confidenza all’appoggio delle gruccie, +sicchè quando esce per l’Isola è costretto a farsi trascinare +in un carrozzino a seggiola, dono ed industria +elegante d’Inglesi; ciò malgrado, i medici son persuasi +che la guarigione non sia più che una questione +di tempo e che di tutto il danno temuto non resterà +più che una zoppicatura appena sensibile.<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span> +</p> + +<p> +Pure mai forse come in quell’anno egli sentì il +cruccio dell’impotenza e il tedio dell’inerzia. La Polonia +era novamente insorta: spinta alla disperazione +dall’ukase che le strappava in una notte il fiore dei +suoi figli<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a> per mandarli sotto l’assisa del pretoriano +moscovita a servire tra le rupi del Caucaso, o le nevi +della Siberia, dava di piglio alle sue lancie, si inselvava +ne’ suoi boschi, e ricominciava per la quarta +volta, contro il suo colossale oppressore, uno di quei +duelli ineguali a cui la vecchia Europa da oltre ottant’anni +assisteva, le braccia al sen conserte, incoraggiando +la indomita combattente de’ suoi applausi +sentimentali e de’ suoi petrarcheschi conforti per abbandonarla +poi sempre a nuovo e più crudo martirio. +</p> + +<p> +Però con qual cuore udisse l’infermo di Caprera +i primi annunzi dell’eroica lotta l’immagini chi lo +conobbe. Egli avrebbe voluto accorrere, volare, ritentare +sulle rive della Vistola le disperate prove da lui +compiute nelle campagne dell’Uruguay e della Sicilia, +pagare almeno col sangue suo il debito di gratitudine +che l’Italia doveva ai tanti Polacchi morti per lei; +ma il leone è confitto alla sua rupe; l’eroe non è più +che un apostolo inerme ed impotente, che può ancora +dare i suoi figli, spronare i suoi amici, fustigare se +<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span> +non scuotere, con infiammati appelli e acerbe rampogne, +l’infingarda apatia dei popoli e de’ governi; +ma il soccorso vero, poderoso, efficace, il soccorso del +suo braccio di soldato e della sua esperienza di capitano, +egli non può darlo più: Aspromonte l’ha rapito +alla Polonia. +</p> + +<p> +Intanto, null’altro potendo, parlava e scriveva. +A Mariano Langievicz, Dittatore degli insorti, scriveva: +«Che Dio vi benedica: tutti saremo con voi e presto;<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a>» +ai popoli dell’Europa gridava: «Non abbandonate la +Polonia;<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a>» al popolo inglese soggiungeva: «Volgiti +all’Oriente, o generoso; là si dibatte in un lago di +sangue sotto il <i>knout</i> sterminatore lo schiavo bianco.... +Britanno, chiama a te i popoli ed i popoli ti seguiranno.<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a>» +All’Emigrazione polacca rispondeva: «Voi mi +chiedete una parola, ed io vorrei porgevi dei fatti:<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a>» +all’esercito russo finalmente, quasi glossando un enfatico +manifesto che poco prima Vittor Hugo gli aveva +diretto, pregava a «considerare i Polacchi come fratelli +ed a meritare le benedizioni della specie umana, +stringendo la mano alla più sventurata ed alla più +degna delle nazioni.<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a>» Ma eran parole; più sincere e +generose per fermo di quelle che a quei medesimi +giorni schiamazzavano nelle concioni de’ tribuni, cinguettavano +nelle pagine delle gazzette, o arzigogolavano +nelle note delle Cancellerie diplomatiche, ma +<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span> +ne’ loro effetti poco dissimili; parole anzi non bene +accette a quei medesimi pei quali erano profferite, +perchè il Governo insurrezionale di Varsavia, timoroso +che l’intervento di Garibaldi potesse imprimere +al moto polacco un carattere troppo rivoluzionario e +alienargli per tal modo lo sperato favore delle Potenze +europee (dell’Austria principalmente, che in sulle prime +era parsa secondare sottomano gli insorti), faceva +intendere al famoso Capitano<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a> che la Polonia +eragli grata della sua magnanima offerta e contava sul +di lui morale patrocinio, ma che per il momento non +reputava opportuno che la sua persona apparisse sul +teatro della lotta. +</p> + +<p> +Ed anche in Italia la causa polacca raccoglieva +aiuto più d’orazioni che d’opere. E non parliamo del +Governo costretto dalla condotta incerta degli Stati +occidentali e più dalla posizione ambigua presa dall’Austria +ad una grande circospezione; ma nella stessa +democrazia, fra i più devoti commilitoni di Garibaldi, +gli animi erano perplessi e i pareri divisi. Perocchè +se tutti consentivano nella santità della causa e nel +debito di aiutarla, i più non ne vedevano nè il mezzo +nè la via; e pochissimi soltanto, primo fra tutti l’anima +eroica ed impaziente di martirio di Francesco Nullo, +cui attendeva la bella morte dei prodi sugli argini +di Olkutz, pochissimi erano quelli che si mostrassero +deliberati ad ogni sbaraglio.<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a> Tuttavia un Comitato +erasi costituito in Genova sotto la direzione di Clemente +Corte che andava un po’ a stento, per ver dire, +<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span> +accattando armi e danari, soccorrendo gli esuli polacchi +che volevan rimpatriare e apparecchiandosi alla +meglio all’eventualità d’una spedizione. E non andò +molto infatti che parve offrirsene l’opportunità. +</p> + +<p> +In sul finire di maggio due emissari polacchi<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a> +erano arrivati a Caprera apportatori di questo audacissimo +progetto: attaccare la Russia anche da mezzogiorno; +raccogliere in Costantinopoli quante armi +e volontari fosse possibile; sommovere la Rumenia, +rovesciar coll’aiuto del partito nazionale, capitanato +dal Rossetti e dal Bratiano, il principe Couza; e fatto +base del Principato, penetrare, con legioni miste d’italiani +e Polacchi, guidati da Menotti, in Bessarabia, e +di là per la Podolia e la Gallizia dar la mano agli +insorti del centro. +</p> + +<p> +Non ci arrestiamo a discutere l’attuabilità di siffatto +progetto; eran progetti di esuli disperati e basta: +aggiungiamo questo solo: che Garibaldi diè il consenso; +che Menotti<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a> partiva pochi giorni dopo da Caprera +con un piroscafo che nascondeva nella sua stiva +tutto il piccolo arsenale dell’Isola, compresovi un cannoncino; +che a Genova il Comitato per la Polonia, +presieduto dal Corte, accettò l’idea, soltanto fece intendere +così al Generale come ai Polacchi che trattandosi +d’impresa sì fortunosa nella quale andava avventurata +non solo la vita di tanti giovani, e le poche +sostanze del Comitato, ma il credito della stessa democrazia +italiana e del loro capo, era per lo meno +prudente inviar qualcuno a Costantinopoli ed a Bukarest +affine di scandagliare il terreno, esaminare fino +a qual punto il disegno fosse effettuabile, prendere +<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span> +gli accordi coi Comitati polacchi esistenti colà e rapportare +ogni cosa agli amici d’Italia. E ciò convenuto, +Giacinto Bruzzesi e Giuseppe Guerzoni, scelti +di comune accordo a quell’ufficio, s’imbarcarono per +l’Oriente. Se non che poche settimane di dimora a +Costantinopoli, una visita fatta dal Bruzzesi a Bukarest +bastarono ai due esploratori per conoscere tutto +il vero. In primo luogo il Governo turco poteva fino +a un certo segno chiudere un occhio sui disegni della +Emigrazione polacca, ma protestavasi fermamente risoluto +ad impedire qualsiasi accolta d’armi e d’armati +sul suo territorio; in secondo quantunque il +trono del principe Couza apparisse assai vacillante, nè +il Rossetti nè i suoi amici stimavano giunta l’ora di +dargli l’ultimo crollo, tanto meno arrischiando la patria +loro in una avventura il cui primo frutto sarebbe +stato di inimicare alla causa dell’indipendenza rumena +la potente Russia, sua naturale tutrice; finalmente +v’era bensì a Costantinopoli un manipolo di Polacchi +deliberati a tentare, non foss’altro perchè l’avevano +promesso, la impresa, ma per l’esiguità del numero +e la povertà dei mezzi sfiduciati essi pei primi di poterla +condurre a compimento. E tanto è vero che in +sul cominciare di luglio essendosi un centinaio di loro +raccolti ne’ dintorni di Galatz furono dal Governo di +Bukarest immediatamente perseguiti, e prima che riuscissero +a varcare il Pruth, disciolti e disarmati. Però +riportate queste notizie a Genova, l’impossibilità della +divisata impresa apparve a’ suoi più accesi zelatori evidente, +e Garibaldi pel primo si rassegnò a rinunciarvi. +</p> + +<p> +Quasi contemporaneamente anche la insurrezione +polacca, stremata da oltre un anno di lotta disperata, +mandava gli ultimi aneliti. Sempre cullata dalla speranza +che la platonica tenerezza e la verbosa commiserazione +<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span> +delle Potenze occidentali si convertissero +finalmente in aiuti efficaci d’opere e d’armi; sempre +credente alla voce de’ suoi esuli che, illusi a lor volta +dalle lunghe promesse de’ capitani veri o presunti della +rivoluzione europea, le facevan balenare ad ogni giro +di luna il miraggio d’una spedizione, d’uno sbarco, +d’una crociata;<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a> oggi confortata dall’aspettazione d’un +congresso europeo, domani rianimata dal sogno d’una +insurrezione rumena o galliziana, o d’una ripresa +della quistione d’Oriente; la grande martire riusciva +bensì a protrarre per tutto l’inverno del 1864 la sua +prodigiosa agonia, ma ahimè! senz’altro frutto che +di veder ingrandire giorno per giorno la già immane +ecatombe de’ suoi figli, e rinnovare sulla pietra risuggellata +del suo sepolcro la funebre epigrafe del primo +suo campione: <i>Finis Poloniæ</i>. +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +Ed eccoci a quel viaggio d’Inghilterra che per il +modo onde fu avviato e condotto, il clamore che menò, +gli spettacoli che offerse, i sentimenti che suscitò, i +commenti a cui porse occasione divenne non per Garibaldi +e l’Italia soltanto, ma per buona parte d’Europa, +un vero avvenimento. +</p> + +<p> +L’idea di veder Garibaldi nel loro paese non era +<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span> +nuova nei cervelli inglesi, e fin dal 1862, e prima e +dopo Aspromonte, a voce e per iscritto, vecchi e novelli +amici gliene avevan più volte ripetuto l’invito. +Il Generale però, pur protestandosi desiderosissimo +di ringraziare in persona il popolo inglese per il grande +patrocinio prestato in ogni tempo alla causa italiana, +s’era sempre schermito dal prendere alcun impegno +definitivo. E ciò non tanto per l’argomento della sua +infermità, divenuto dopo Aspromonte, achilleo davvero, +quanto perchè non si sentiva in fondo all’animo +abbastanza tranquillo circa all’opportunità di quel +viaggio che poteva vestire le apparenze d’una vanitosa +questua d’onori, e risolversi, anche contro sua +volontà, nel clamore d’un trionfo senza alcun beneficio +per l’Italia. +</p> + +<p> +Tuttavia, quando in sul finire del 1863 corse la +notizia che il Generale poteva coll’appoggio d’un +tenue bastoncello passeggiare francamente per l’Isola +e che perciò quell’impedimento della salute, l’unico +riconosciuto dagli Inglesi, era cessato; i fautori del +viaggio gli furono novamente addosso con tanta concordia +e tanta insistenza che non gli fu più possibile +pagarli di risposte evasive, e gli convenne prendere +un partito. +</p> + +<p> +Nè si creda, come a taluno parve, che quei promotori +o fautori fossero pochi ed oscuri. V’erano persone +di tutti i ceti e di tutte le parti, <i>Whigs</i> e <i>Tories</i>, nobili +e popolani, commercianti ed avvocati, segretari +di Stato e membri del Parlamento, lordi scritti da secoli +nel <i>peerage</i> e dame accolte ne’ penetrali più rigidi +della società inglese; v’era tutto ciò che in un paese +di libertà e di discussione forma, illumina e dirige +l’opinione pubblica, se pure in quel caso l’opinione +pubblica non era anticipatamente formata dal consenso +<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span> +istintivo del popolo intero.<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a> Nè si vuol dire che +queste persone fossero mosse da un solo pensiero; +come suole accadere, i motivi personali si frammischiavano +anche allora ai pubblici, ed è assai probabile +che i sentimenti di simpatia all’Italia e d’ammirazione +pel suo eroe non fossero le sole molle eccitatrici +di tutto quell’entusiasmo. Così, a mo’ d’esempio, +mentre i <i>Whigs</i> caldeggiavano il viaggio, perchè vi +scorgevano un mezzo di accrescere la popolarità del +Governo; i <i>Tories</i> lo favorivano per il motivo precisamente +opposto, che il Ministero vi avrebbe trovato +una certa cagione di triboli e di guai: così intanto +che i radicali, i socialisti, i rivoluzionari, gli agitatori +e i congiurati di tutte le cause e di tutte le patrie, di +cui la metropoli era il grande asilo, sollecitavan la venuta +di Garibaldi più per la speranza di farne uno +strumento delle loro idee e un vessillifero delle loro +imprese che per il desiderio di festeggiare la sua persona +e rendere omaggio alle sue virtù, il popolo, scevro +di secondi fini, lo desiderava ed aspettava ansiosamente +<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span> +solo per mirare in lui uno dei più nobili frutti +del suo sangue; povero, semplice, ingenuo, figlio delle +sue opere come lui: il marinaio divenuto redentore di +popoli, e creatore di re. +</p> + +<p> +Un dubbio solo restava a chiarire: fino a qual +punto il Governo, rappresentato a que’ giorni dal Gabinetto +Palmerston, gradisse quel viaggio e fosse disposto +a favorirlo. Lord Palmerston infatti, richiesto +a nome del Comitato per il ricevimento di Garibaldi +(poichè un Comitato s’era già formato e lo presiedeva +quello stesso signor Richardson che aveva istituito +il Comitato per le manifestazioni garibaldine +ai giorni d’Aspromonte), aveva manifestato intorno +a quel disegno un aperto scontento, non già perchè +fosse o amasse apparire freddo ammiratore del Generale, +del quale pensava «che non avrebbe mosso +un dito per recar disturbi all’Inghilterra;<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a>» ma +perchè non sapeva fino a qual segno l’agitazione popolare +suscitata dalla sua venuta potesse trascorrere, +nè in qual modo un’accoglienza anche semiufficiale +potesse essere interpretata dai potentati, specie da +Napoleone III, del quale, ardendo la contesa dano-germanica, +apprezzava più che mai l’amicizia. Però +resistette, traccheggiò, chiese proroghe, suscitò inciampi; +e sol quando i membri del Comitato per il +ricevimento gli fecero intendere che Garibaldi sarebbe +venuto anche contro il suo consenso, mutò tattica e +volse tutto il suo ingegno a fare in guisa che l’avvenimento +<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span> +ormai inevitabile gli tornasse più innocuo +o meno pericoloso. +</p> + +<p> +Fra i più entusiasti di quel viaggio v’erano certi +signori Chambers di Liverpool, marito e moglie, entrambi +devoti al Generale e per le cure prodigategli +durante la sua infermità al Varignano ed a Pisa a lui +singolarmente cari: egli, il marito, rispettabile <i>tory</i>, +maggiore della milizia e colonnello dei <i>Rifles Volunteers</i> +della sua contea, ma per l’indole flemmatica e +aliena dalle brighe pubbliche assai più inclinato a secondare +le voglie della moglie che a dirigerle; ella +donna di scarse attrattive femminili, ma dotata in +cambio di tutta la energia che mancava al marito, +invasata da quello ardore d’apostolato che in molte +donne della sua razza fa singolar contrasto collo spirito +di famiglia e il culto della <i>home</i>, e che essendosi +fitta in capo di condurre il Generale in Inghilterra +s’era fatta oramai di quest’impresa, lo scopo supremo +della sua volontà tenace e della sua febbrile operosità. +</p> + +<p> +Ora, come tutto ciò era noto in Inghilterra, ad essi +principalmente il Comitato del ricevimento affidò il +mandato di riannodare la pratica del viaggio e di concertare +tutto quanto fosse necessario alla sua effettuazione. +</p> + +<p> +Però s’intende che essi, la signora principalmente, +non si fecero pregare; giunsero in sullo scorcio di +gennaio a Caprera, vi si insediarono senza cerimonie +e posero tosto il Generale in un vero stato d’assedio. +La signora Chambers non gli lasciava, staremmo per +dire, un istante di tregua; gli entrava in camera, lo +seguiva alla passeggiata, ne interrompeva i lavori, ne +turbava le ore a lui più care della meditazione e della +solitudine, e sempre e dappertutto per parlargli d’un +argomento solo: il viaggio d’Inghilterra. Ora gli recava +<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span> +i giornali che pronosticavano il suo arrivo, ora +gli mostrava lettere di questo o quell’Inglese che +l’invitavano al viaggio, ora disputava, ora pregava, +ora per convincerlo dipingeva con enfatici colori le +accoglienze che lo attendevano: le contentezze della +nobiltà; le gioie della <i>city</i>; l’entusiasmo del popolo. +Il Generale però esitava sempre; sicchè può affermarsi +che poche risoluzioni furono da lui più dibattute e +ponderate di quella. Due dubbi principalmente gli battagliavano +nell’animo e lo tenevano perplesso. Qual era +il pensiero del Governo britannico intorno a quel suo +viaggio; quale profitto avrebbe potuto ritrarne l’Italia? +E poichè da un canto le esitanze del Palmerston duravano +sempre, e dall’altro la parola d’ordine mandata +alla signora Chambers era di togliere al viaggio +qualsiasi colore politico e molto più rivoluzionario, +così le due principali obbiezioni del Generale continuarono +a restare lungamente intatte e i negoziati a +non progredire d’un passo. +</p> + +<p> +Sui primi di marzo però arrivarono all’infaticabile +plenipotenziaria decisivi soccorsi. Dicemmo che +Lord Palmerston, veduta l’impossibilità di scongiurare +un avvenimento che ormai l’Inghilterra tutta voleva, +aveva da quell’accorto uomo che era finito coll’acconciarvisi, +riserbandosi soltanto di studiare co’ suoi +amici il modo onde cansarne o almeno scemarne i +probabili pericoli e i certi fastidi. E il modo fu ben +presto trovato. Anzitutto per levare viemeglio dal +viaggio ogni ombra d’intento politico si doveva propalare +la voce, e non mancavano giornali all’uopo,<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a> +<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span> +che il Generale, non per anco ristabilito dalla sua ferita, +venisse solo in Inghilterra per cercare, in un clima +diverso, un ristoro alla sua malferma salute; poscia +importava fare in guisa che il Generale appena messo +piede sul suolo britannico fosse circondato da tali +persone e cadesse in tali mani che gl’impedissero, +senza parere, qualsiasi scarto e, assopendolo tra le +carezze e cingendolo di catene di rose, lo tenessero, +a sua insaputa, prigioniero. Così fermato il disegno, +l’esecuzione fu un portento di abilità e di esattezza. +Il signor Seely, membro del Parlamento e insieme +del Comitato promotore, cominciò ad accaparrarlo per +la sua villa di Brook-House nell’isola di Wight, dove +avrebbe potuto, diceva, rimettersi dai disagi del viaggio +prima d’accingersi alla maggior fatica dell’ingresso +in Londra; ma dove infatti era convenuto dovesse +passare una specie di quarantena, la quale desse +modo a’ suoi ospiti di scrutarne le intenzioni, catechizzarne +lo spirito ed apparecchiarne il contorno. +Nello stesso tempo il Duca di Sutherland gli scriveva +per offrirgli la principesca ospitalità del suo palazzo di +Stafford-House, più volte insistendo perchè non gli fosse +negato tanto onore. Infine il signor Thornton Hunt, +<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span> +segretario, o uno dei segretari privati di Lord Palmerston, +parlando in proprio nome, ma lasciando intendere +che era certo d’interpretare i propositi del +suo Ministro, toglieva su di sè di vincere quella che +fin allora era stata una delle più forti obbiezioni +del Generale, assicurandolo che il governo della Regina +non poteva nutrire alcun sentimento avverso ad +un fatto che non solo era voluto dalla grande maggioranza +del popolo britannico, ma tendeva ad onorare +una delle più schiette personificazioni del patriottismo +e della virtù; certo, soggiungeva, non era quello il +caso di parlare di accoglienze ufficiali; ma qualora +tanto il Generale quanto i suoi amici si fossero studiati +a spogliare la visita desiderata da ogni carattere +politico, impedendo sopratutto che potesse mai +degenerare in pretesto di agitazioni e di tumulti, egli, +il signor Hunt, poteva quasi star mallevadore che così +Lord Palmerston come i suoi colleghi sarebbero stati +lietissimi d’incontrare dove che sia l’ospite onorato +dall’Inghilterra, e associarsi come cittadini inglesi al +meritato onore che la loro patria gli tributava.<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span> +</p> + +<p> +Al ricevere di questi iterati inviti, alla lettura di +queste lettere, il Generale si diede per vinto; e non +già perchè le offerte del signor Seely, o del Duca di +Sutherland lo avessero sedotto o le dichiarazioni del +segretario Hunt appagato: ma perchè dopo due anni +di negoziati, di dispute, di lotte, egli pure era all’estremo +delle sue forze; perchè una volta assicurato +che al desiderio del popolo inglese s’associava +il consenso del suo Governo, non avrebbe più potuto +senza taccia di selvatichezza rispondere a tanta cortesia +con un rifiuto; perchè se anco gli fosse impedito di +bandire ai quattro venti quale fosse il vero ed ultimo +scopo della sua visita e quali aiuti sperasse ritrarre +a profitto della sua Italia, si lusingava tuttavia che +non gli sarebbe o prima o poi mancata l’occasione +di farlo intendere in segreto; perchè infine se non poteva +propriamente definire in che quell’ultimo scopo +avesse a consistere ed a quale impresa quegli aiuti +dovessero servire, sperava sempre che da cosa nascesse +cosa, e che in ogni caso le circostanze l’avrebbero +ispirato e la fortuna come sempre soccorso. +</p> + +<p> +Ed è questo un punto che nella storia di quest’episodio +non va dimenticato. Garibaldi non aveva intorno +<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span> +al suo viaggio in Inghilterra alcun fermo e chiaro concetto: +avrebbe voluto che non isterilisse in una vana +mostra; ma in qual modo renderlo fecondo, egli pel +primo sarebbe stato incapace ad affermare. Più volte +infatti, interrogato da chi l’attorniava,<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a> che cosa si farebbe +in Inghilterra? dava risposte diverse e contradittorie: +ora accennava in confuso all’idea di armar in +qualche porto inglese uno o più bastimenti per muovere +una disperata guerra di corsari contro l’Austria +allora impegnata nel litigio danese; ora delineava vagamente +progetti di spedizioni in Grecia o in Polonia; +ora carezzava il disegno di raccogliere in Inghilterra +denari ed armi per una futura impresa veneta; ed +altre siffatte fantasticaggini. Delle quali fantasticaggini +però era utile toccare per mettere in sodo fin da +principio che nessuna libidine di popolarità, nessuna +vanità di pompe e di trionfi spingeva l’eroe a quel +pellegrinaggio; ma soltanto la speranza, vaga, annebbiata, +finchè si voglia, di poter giovare un’altra volta, +come si fosse, alla causa della patria sua, alla causa +di tutti i popoli oppressi, per la quale andava, da +circa trent’anni, apostolo armato pel mondo predicando +e combattendo. +</p> + +<h3>III.</h3> + +<p> +Deciso il viaggio, in poche settimane ne furono apprestati +i mezzi. Giusto un accordo preso tra i signori +Chambers e il Comitato di Londra, un bastimento +della <i>Peninsular Oriental Company</i> doveva +passare a Caprera per prendere il Generale e tragittarlo +a Malta, d’onde un altro della stessa Compagnia +<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span> +l’avrebbe poi trasportato in Inghilterra.<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a> E così +avvenne. +</p> + +<p> +Il 21 aprile la <i>Valletta</i> gettava l’àncora nelle acque +della Maddalena; poche ore dopo il Generale vi s’imbarcava. +Lo accompagnavano il signor Chambers, i +figli Menotti e Ricciotti, il dottor Basile, il signor Sanchez +spagnuolo (destinato però a sbarcare a Gibilterra), +Giovanni Basso e Giuseppe Guerzoni. Prima +dell’imbrunire il piroscafo sferrò e nella sera del +giorno 22 approdava nel porto della Valletta. E com’era +a prevedersi, non appena corsa la nuova di quell’inaspettato +arrivo, la città fu tutta a rumore; e Garibaldi +cominciò tosto a saggiare le prime delizie di +<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span> +quelle ovazioni di cui tra poco il popolo inglese lo +sazierà. Fortunatamente il <i>Ripon,</i> quel secondo vapore +della <i>Peninsulare</i> che doveva portarlo in Inghilterra, +arrivò; egli potè imbarcarvisi con tutti i suoi, e nella +notte stessa del 23 ripigliare il suo viaggio. Il quale +sino alla fine fu felicissimo, senz’altro di notevole +che una fermata a Gibilterra, dove il Governatore del +Capo, appena saputo l’arrivo del Generale, gli manda +incontro ufficiali di terra e di mare, in grande uniforme, +per ossequiarlo in suo nome ed invitarlo a scendere +a terra. Ma il Generale, adducendo che il piroscafo +era sulle mosse, si schermì cortesemente; e infatti +prima che il sole di quel medesimo giorno 26 aprile +fosse tramontato, il <i>Ripon</i> aveva già varcato lo stretto +e dopo altri sei giorni di prospera navigazione gettava +l’àncora nel porto di Southampton. +</p> + +<p> +Quantunque piovesse a dirotto e fosse domenica, +ciò nonostante un’immensa moltitudine di popolo, alla +cui testa primeggiava il <i>Mayor</i> della città, stava ad attendere +fino dalla mattina l’annunziato visitatore. Le +campane suonavano a festa: i bastimenti ancorati nel +porto avevano issato ai più alti pennoni le loro bandiere, +e tutta la città era pavesata dagli intrecciati +colori d’Italia e d’Inghilterra. Gran numero di cittadini +erano accorsi da Londra e dalle terre vicine; e +non appena il <i>Ripon</i> apparve all’imboccatura del Solten,<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a> +il Duca di Sutherland, il signor Seely, il signor +Negretti ed altri Italiani, sopra un agile vaporetto +di rimorchio gli erano mossi incontro. Pochi istanti +dopo il <i>Ripon</i> entrava nel <i>dock</i>, e il Generale montato +sul ponte salutò più volte col cappello la folla +aspettante, la quale indovinatolo allo storico suo costume +<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span> +gli rispose con salve triplicate di fragorosissimi +<i>urrà</i>. Intanto però che il <i>Ripon</i> manovrava per accostar +lo scalo, il Duca di Sutherland, il signor Seely, +e il signor Negretti montavano al suo bordo, impazienti, +dicevano, di dare il benvenuto al Generale, +che doveva essere loro ospite; in fatto premurosi di +dare un principio d’esecuzione al disegno prestabilito +d’isolarlo al più presto da ogni consorzio pericoloso +e impadronirsene. Garibaldi non cercò più che +tanto, e deliberato ormai a non far cosa che potesse +sgradire a’ suoi ospiti, e in ogni caso a cattivarseli +e vincerli colla dolcezza e la sottomissione, accettò +senz’altro la graziosa offerta e si preparò a scendere +a terra.<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a> +</p> + +<p> +Qui però confidiamo che il lettore non ci vorrà +muovere rimprovero se gli risparmiamo un’altra volta +la circostanziata narrazione delle accoglienze. In una +storia in cui codesta sorta di trionfi occorre ad ogni +passo e sovente con monotona somiglianza si rinnova, +la parsimonia delle descrizioni ne par quasi un preciso +dovere e tanto più in questo viaggio dove il gigantesco +romano trionfo di Londra sta per riassumerli +e vincerli tutti. +</p> + +<p> +Accolto allo scalo dal Lord Mayor; condotto in +una carrozza a quattro cavalli al <i>Town-Hall</i> e quivi +convitato dal Mayor stesso a sontuoso banchetto, ricevute +nel corso della giornata innumerevoli visite, +udito al mattino vegnente l’indirizzo del Consiglio di +città e rispostogli in uno stentato e lento, ma chiaro +inglese che «la nazione britanna meritava la riconoscenza +<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span> +degli Italiani,» ricevute poco dopo le Deputazioni +delle città di Bristol e di Newcastle, e d’altre +Corporazioni e Comitati, passò finalmente nelle mani +del signor Seely, il quale, rapitoselo sopra uno degli +eleganti vaporetti che fanno il servizio dell’isola di +Wight, se lo trafugò per viottole segrete nel suo +Brook-House,<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a> spaziosa e dorata muda, dove il leone +prima di comparire in pubblico dovrà addestrarsi, per +alquanti giorni, ad addolcire la voce ed ammorbidire +le ugne. +</p> + +<p> +A Brook-House il Generale doveva restare sinchè +i preparativi del ricevimento di Londra fossero compiuti. +Nè egli sembrava premuroso di abbreviare il +termine del suo ritiro. L’ospitalità infatti del signor e +della signora Seely, oltrechè splendida era sì amabile, +e il recesso così ameno, e quel riposo così grato, che +ogni uomo anche di gusti meno semplici e solitari +di Garibaldi vi si sarebbe obbliato. Era però un ozio +relativo. Il solo rispondere alle innumerevoli lettere +d’invito, d’offerte, di augurii, di domande di ritratti, +d’autografi e di capelli che da ogni angolo del Regno +gli fioccavano, era una faccenda laboriosissima. Così +le visite che era obbligato a fare nelle principali terre +dell’Isola (notevole tra tutte l’accoglienza di Newport), +s’alternavano con quelle che riceveva a Brook-House +<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span> +egli stesso; e quindi oggi il poeta Tennyson<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a> e Lord +Shafterbury; domani il signor Gladstone, Cancelliere +dello Scacchiere, e Carlo Blind il celebre patriota tedesco; +posdomani i signori Kinnaird ed Ashley membri +del Parlamento, e Alessandro Herzen, l’ardente +agitatore russo: un altro giorno infine Giuseppe Mazzini +in persona, che il Generale stesso aveva desiderato +vedere prima del suo arrivo in Londra, col quale +s’abbracciava affettuosamente e restava in lungo segreto +colloquio. +</p> + +<p> +La più geniale però di tutte quelle occupazioni fu +la rivista all’arsenale di Portsmouth. Invitatovi dallo +stesso ammiraglio Seymour, comandante di quella stazione +navale, trasportato da Cowes a Portsmouth sul +<i>yacht</i> ammiraglio <i>Fire Queen</i>, comandato dal capitano +Scott, un avanzo di Trafalgar; incontrato all’ingresso +del porto dalle lancie di tutti i comandanti della squadra +e da grandissima folla di cittadini; condotto a +visitare minutamente ogni punto del grandioso stabilimento +e cantieri, e officine, e scuole di marina, gli +è alla fine, sul <i>Royal Sovereign</i>, offerto il grandioso spettacolo +di una gara al bersaglio con cannoni Armstrong +di 300 libbre, nuovissimi allora, seguíto tosto da evoluzioni +e manovre a fuoco di tutta la squadra.<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span> +</p> + +<h3>IV.</h3> + +<p> +Frattanto il giorno destinato al solenne ingresso in +Londra era giunto, e la mattina dell’11 aprile, giusta +il convenuto, Garibaldi s’imbarca col signor Seely, i +signori Chambers, i figli e gli altri suoi compagni di +viaggio per Southampton, d’onde in sul mezzogiorno +un treno apposito, al tuonar del cannone, allo squillar +delle campane, lo trasportava con velocità inglese +verso la grande metropoli. +</p> + +<p> +Anche Londra però erasi degnamente preparata a +riceverlo. Era stato stabilito che il Generale smonterebbe +alla stazione di <i>Nine Elms</i>, ove sarebbe ricevuto +dai membri del Comitato promotore, dai Delegati +degli operai e della Colonia italiana; che fuori +della stazione lo attenderebbero schierate per scortarlo, +ciascuna colle sue musiche e i suoi gonfaloni, +le corporazioni principali della città, tra le altre +quelle della <i>Soutwark Temperance</i>, dei <i>Foresters</i>, degli +<i>Old Fellows</i>; dei <i>Temperance Sons of Phenix</i>, degli +<i>Old Friends</i>, e della <i>Legione inglese Garibaldi</i> nel 1860; +che di là monterebbe nella carrozza a tiro a quattro +del Duca di Sutherland e per Wandsworth Road, Miles, +Brough, New Bridge-Street, Upper-Kennington, Lane, +Kennington-Road, Westminster-Bridge-Road, Westminster-Bridge, +Parliament Street, Charing Cross e +Pall-Mall, procederebbe, processionalmente, fino a Stafford-House. +Quantunque però fosse stato annunziato +che egli non arriverebbe a Nine Elms se non verso le +due del pomeriggio, tutte le strade d’onde doveva passare +brulicavano, fin dalle prime ore del mattino, d’una +folla immensa, multiforme, rumorosa, che veniva crescendo, +ad ogni istante, incalzando, accavallandosi, allagando +<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span> +le piazze e le vie, stipando i palchi eretti +espressamente lungo il passaggio, rigurgitando dalle +finestre, spuntando dagli abbaini, arrampicandosi sui +tetti, penzolando dagli alberi, vivente oceano di teste +che faceva ondeggiare all’occhio, case, monumenti, +torri, ponti, giardini, e pareva quasi subissarli. +</p> + +<p> +Finalmente, poco dopo le due, un lungo fischio e +un subitaneo e più violento mareggiare della folla +annunziava che il treno tanto aspettato entrava in +stazione. Garibaldi ne scese tosto, e uditi gl’indirizzi +delle Deputazioni, ricevuti gli omaggi d’un’eletta di +spettatori e spettatrici, raccolta sotto un ricco padiglione, +che l’apostrofava co’ più teneri ed eroici +nomi e «Dio vi benedica, benvenuto nel paese della +libertà» e «Benvenuto l’eroe italiano,» riuscì finalmente, +non senza stento per la fitta calca che ne assiepava +le porte, a uscir dalla stazione ed a montare +nella carrozza designatagli. E qui accadde un fatto +straordinario, il più straordinario forse fra i mille di +quella giornata. Tutta quella moltitudine che dianzi +fiotteggiava e sordamente mugghiava come un mare +gonfiato dai primi soffi della bufera, all’apparire di +Garibaldi sulla carrozza, fosse il pittoresco ed insolito +costume, fosse la nuova meraviglia di quella superba +testa leonina, nella quale la natura pareva essersi compiaciuta +a fondere insieme tutti i tratti della forza e +della bellezza; tutta, dicevamo, quella tempestosa e +sterminata moltitudine, s’abbonacciò a un tratto e per +alcuni secondi restò davanti a quella inattesa apparizione, +estatica, muta, quasi pietrificata, come se avesse +veduto balzar di sotterra all’improvviso, il biondo e +capelluto fantasma d’uno de’ leggendari eroi d’Engisto +e d’Horsa, cari ad Odino ed a Thor. Ma fu, come +dicemmo, un attimo, chè subito dopo, scossa la istantanea +<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span> +malía, quella stessa moltitudine esalò dall’immane +petto tale un ruggito, tale un iato, non sapremmo +dire, se di tripudio, d’ammirazione o d’amore, da far +correre un brivido per le vene ai più, e lasciar a sua +volta lo stesso Garibaldi sbalordito per un istante ed +esterrefatto. +</p> + +<p> +Allora cominciò lo sfilare delle corporazioni e delle +rappresentanze; finita la sfilata, il corteo si mosse e +si vide un nuovo spettacolo.<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a> Migliaia di braccia s’agitavano; +migliaia di fazzoletti sventolavano; migliaia di +cappelli salutavano; migliaia di mani applaudivano; +migliaia e migliaia di bocche gridavano co’ più svariati +accenti, co’ più fantastici attributi, un nome solo: +Garibaldi. La processione delle corporazioni che aprivano +la marcia, arrestata a ogni passo dalla piena, +avanzava lentamente; ancora più lentamente la carrozza +del Generale. In taluni luoghi la stipa era tale +che la carozza, incastrata entro un serraglio di corpi +<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span> +umani, non poteva nè avanzare nè retrocedere. E in +mezzo a tutto ciò due meraviglie, una per gl’Inglesi: +la serenità olimpica di Garibaldi; un’altra per il forestiere: +l’ordine perfetto, nel disordine immane di tutta +quella folla babilonica, mantenuto da pochi <i>policemen</i> +senz’armi. Dire i saluti a cui ha risposto, i baci che +ha restituito, le strette di mano che ha barattate il +Generale sarebbe impossibile: basti che dopo poche +ore le sue mani, il suo volto, il suo mantello erano +tutti tigrati di macchie nerastre come fosse uscito +appena da una fucina o da una miniera. A un certo +punto, presso Westminster, una subitanea rotta della +fiumana popolare divide il Generale dalle corporazioni, +ond’eccolo tagliato fuori dal suo corteo e prigioniero +d’un popolo nuovo, ma non meno infanatichito, +che a somiglianza del primo lo assale, lo serra, +lo pigia, vuol parlargli e farlo parlare; lo assorda +colle sue voci, lo soffoca ne’ suoi amplessi, lo ucciderebbe +fors’anco, se l’opportuno intervenire di due +o tre <i>policemen</i> non lo liberasse a tempo da quelle +strette d’amore delirante, e non aprissero, in quel +gigantesco ginepraio di mani e di braccia, un breve +spiraglio per cui potere proseguire. Quando a Dio +piacque infatti il convoglio potè ravviarsi: passò Westminster-Bridge, +passò Trafalgar-Square, dove la base +della colonna di Nelson, fitta di spettatori, sembrava +un piedestallo di statue viventi, ed entrò in Pall-Mall; +ma in quel punto, circa le sette e mezzo, l’ultimo +raggio di sole si nascondeva nel lenzuolo di nebbia +delle sere britanniche, e pochi istanti dopo carrozze, +bandiere, rappresentanze, spettatori e Garibaldi non +erano più che una torbida fantasmagoria d’ombre +confuse che s’agitavano nella caliginosa opacità della +notte imminente. Ma ciò non ostante il popolo continuava +<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span> +ancora a seguire, a gridare, a segnare a dito +Garibaldi, indovinandolo coll’istinto, salutando il suo +mantello grigio che solo spiccava ancora nelle tenebre. +Finalmente l’architettonica massa di Stafford-House +spuntò: la folla raccolta sullo <i>square</i>, tra preghiere, +ammonimenti, spinte, fece quel tanto di largo che +permettesse alla carrozza d’entrare la grande cancellata +del palazzo e colà finalmente il Generale potè +mettere piede a terra. Un tappeto di porpora era +steso dall’atrio allo scalone, a’ piedi del quale attendeva +con gran corteo di gentiluomini e di dame la +bella Duchessa di Sutherland; Garibaldi s’avanzò +verso di lei con passo lento ma fermo; ne ricevette +il benvenuto, ne sfiorò colla sua destra, affumicata dal +contatto di tutto il catrame di Londra, la candida +mano, e lasciando delusa la moltitudine che ancora +s’ostinava a volerlo rivedere, sparì nei penetrali della +principesca dimora. Sei ore da Nine-Elms a Stafford-House; +sei ore per cinque miglia: un mezzo milione +di spettatori accalcati sulla via del passaggio; una +piena di popolo quale non vide l’esercito inglese reduce +da Crimea, erano le parole che correvano su +tutte le labbra alla fine di quella memorabile giornata +e ne riepilogavano la meraviglia. +</p> + +<h3>V.</h3> + +<p> +All’indomani Garibaldi parve riposato, ma cominciarono +allora le sue dodici fatiche. Come però non +è questa una storia aneddotica e il descriverle tutte, +episodio per episodio, particolare per particolare, richiederebbe, +senza iperbole, un volume, così ne restringeremo +il racconto in rapidissimi tocchi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span> +</p> + +<p> +Il 12 di buon mattino ascolta un indirizzo degli +abitanti del quartiere di San Pancrazio, santo a lui +memorabile; visita più tardi a Chiswick la Duchessa +madre di Sutherland; dove incontra Lord Russell, +Lord Granville, il duca e la duchessa d’Argyll, il +conte e la contessa di Clarendon, il signore e la signora +Gladstone e durante la colazione la banda del +secondo reggimento delle <i>Life Guards</i> gli suona il +suo inno. Sul pomeriggio altra visita a Lord Palmerston, +col quale si trattiene in segreto oltre un’ora, +e la sera banchetto, ricevimenti e discorsi ancora. +</p> + +<p> +Il 13 mattina rivista all’arsenale di Woolwich, +dove impennatisi i cavalli gli operai dello stabilimento +trascinano la sua carrozza a forza di braccia; nella +sera banchetto di quaranta coperti dal duca di Sutherland, +e subito dopo solenne ricevimento, durante +il quale il Generale, seduto sopra una specie di trono +nella gran sala degli Staffords, vede sfilargli davanti +la più antica e più pura nobiltà di Brettagna e di +Scozia. +</p> + +<p> +Il 14 mattina udienza alle Deputazioni della città +di Manchester; poco dopo rivista della brigata dei +pompieri, di cui è colonnello il Duca di Sutherland, +e la sera comparsa al Covent-Garden dove si rappresenta +la <i>Norma</i> e in suo onore un atto della <i>Muta +di Portici</i>; ed egli è letteralmente coperto di fiori dalle +più belle mani del Regno Unito.<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a> +</p> + +<p> +Il 15 escursione agricola a Bedford e davanti a +nuova moltitudine di popolo, convenuto da tutte le +parti del distretto, esperimenti delle macchine Howard; +<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span> +alla sera desinare intimo da Antonio Panizzi, il celebre +restauratore del <i>British Museum</i> e vecchio +amico suo. +</p> + +<p> +Nella mattina del 16 visita alla birreria Berkley e +Perkins; verso il tocco gran concerto al Palazzo di +Cristallo, datogli dagli Italiani; trentamila spettatori +lo accolgono, una Deputazione di suoi compatriotti +gli presenta una bandiera col motto «Roma e Venezia;» +Arditi dirige l’orchestra, e un coro di mille +voci gli canta: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">O Garibaldi nostro salvator,</p> +<p class="i01">Te seguiremo al Campo dell’onor.</p> +</div></div> + +<p> +Dal <i>Crystal Palace</i> passa a Piccadilly<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a> dove Lord +Palmerston lo convita a solenne banchetto. +</p> + +<p> +Il 17 è domenica, e come è noto il rigoroso rispetto +che gl’Inglesi professano od ostentano per il +giorno festivo, così il russo Alessandro Herzen riunisce +in casa sua a fraterna mensa, fra una scelta +d’amici, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a> +</p> + +<p> +L’agape però nulla aveva di politico. Certo in quel +cenacolo di apostoli e di soldati di tutte le patrie e +di tutte le libertà un discorso doveva ricorrere e dominare +su tutti gli altri; ma nessuno prestabilito disegno +di complotti rivoluzionari, nessun occulto pensiero +presiedeva il nobile simposio. Gli stessi brindisi, +commoventissimi per chi li profferiva come per chi +li udiva, non furono che reciproche testimonianze +d’onore e d’affetto, scevri interamente da ogni ascoso +fine politico, se non forse l’altissimo di riaccostare +<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span> +almeno un istante due grandi spiriti affratellati un +giorno dalla medesima idea, e che non avrebbero potuto +passarsi vicini senza seppellire in un amplesso +ogni ricordo della passata discordia. Mazzini con ispirate +parole bevve alla «libertà de’ popoli, all’associazione +de’ popoli, a Garibaldi vivente incarnazione +di questa idea, alla povera, santa Polonia, alla giovine +Russia.» Garibaldi con caldo accento rispose: +«Al mio amico e maestro Giuseppe Mazzini;<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a> alla +<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span> +Polonia, alla Russia, all’Inghilterra.» E al toccar +de’ bicchieri una lacrima brillava nell’occhio di tutti +i commensali; ed Herzen, strozzato dall’emozione, non +potè pronunciare che poche e rotte parole. +</p> + +<p> +Al lunedì vegnente ricevimento a Stafford-House +di privati e di Deputazioni;<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> visita a Ledru Rollin, +e Louis Blanc; al tocco un secondo concerto popolare +al Palazzo di Cristallo, dove un popolo misto di +Corporazioni, di Rappresentanze, di Deputazioni, sfila +davanti al Trionfatore, che sa trovare per tutti il contegno +e la parola opportuna, notevole e notata da coloro +che cominciavano ad impensierirsi di quei trionfi, +quella da lui gridata ad alta voce alla Deputazione +degli esuli polacchi: «Chiedo che la nobile nazione +inglese non voglia abbandonare la nazione polacca.» +</p> + +<p> +Il martedì invece è giornata di riposo, se riposo +può dirsi leggere o firmare serque di lettere e di ritratti, +discorrere con centinaia di persone e posare +ora per un busto, ora per una fotografia, risedersi a +tavola tre o quattro volte il giorno, per non far torto +all’usanza degli ospiti, meravigliati che un eroe mangiasse +così poco e bevesse anche meno, e finito il +pasto, all’ora rituale in cui le signore lasciano i lor +cavalieri in intimi colloqui col <i>Sherry</i> e col <i>Brandy</i>, +si ritirasse con loro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span> +</p> + +<p> +Così però era arrivato il 20 aprile; il giorno solennissimo +destinato al conferimento della cittadinanza +di Londra, che è, come ognuno sa, il più grande onore +che la vecchia <i>city</i> possa dare, invidiato e raramente +ottenuto dagli stessi Sovrani; e che a Garibaldi era +stato decretato, senza contrasto, appena ebbe messo il +piede sul suolo britannico. E come la storica cerimonia +fu anche il compendio simbolico di tutte le +onoranze tributate all’eroe italiano, così ne toccheremo +meno fugacemente. +</p> + +<p> +Assistito ad un asciolvere dal duca d’Argyll, in un +tiro a quattro alla <i>Daumont</i> da Prince’s Gate, dimora +del signor Seely dove il Generale era passato, s’avviò in +sul mezzogiorno verso Guild-Hall. Lo accompagnavano, +giusta il rito, il signor Richardson e l’Alderman Scott, +ciambellano del Town-Hall, cui spettava quest’onore, il +primo per aver proposto, il secondo per aver secondato +la mozione del <i>Freedom</i>: lo seguivano in altra +carrozza il signor Seely e i figli, e in altre ancora un +lungo corteo di membri del Parlamento e di nobili +invitati. Le botteghe erano chiuse, i lavori sospesi +come nel giorno dell’ingresso. Turbe di popolo assiepavano +le strade per le quali doveva passare il corteo; +ma all’ingresso della <i>city</i> e più ancora nei pressi +del Palazzo di città la calca è sì densa, la piena sì procellosa +da pareggiare quasi quella impareggiabile dell’11 +aprile. Arduo perciò come in quel giorno il transito; +arduo ai <i>policemen</i> contenere il torrente; arduo +e pericoloso insieme per il Generale lo scendere di carrozza. +Vi pervenne tuttavia, e allora, accolto nell’atrio +di Guild-Hall dalla deputazione del Comitato di ricevimento, +passando fra due ale di <i>gentlemen</i> e di <i>ladies</i> +che lo salutano e s’inchinano come ad un re, è condotto +nel gran salone del Consiglio, in mezzo ad una +<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span> +fiorita corona d’invitati, e quivi, sotto un ricco baldacchino, +sopra seggiolone dorato, fra il signor Seely +e suo figlio Ricciotti,<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> fatto sedere. +</p> + +<p> +Entrarono allora gravi e solenni nel loro storico +costume, roboni di velluto nero, parrucche bianche a +zazzera, grandi lattughe allo sparato, il Lord Mayor, +gli Aldermen, i Clerks, e fattosi un solenne silenzio +il Town’s Clerk venne innanzi e lesse il seguente +decreto: +</p> + +<p> +«Che l’onorevole titolo di cittadino sia conferito +al generale Garibaldi come segno di riverenza al +più magnanimo e valoroso dei patriotti e gli sia presentato +in una scatola d’oro del valore di cento +ghinee.» +</p> + +<p> +Una salva d’applausi era già scoppiata alle parole +<i>most generous and magnanimous man</i>, un’altra ancora +più fragorosa seguì la chiusa del decreto. Allora il +Generale si alzò e il signor Scott gli lesse un lungo +indirizzo, nel quale, dopo avergli significato come +Londra andasse superba d’avere tra’ suoi cittadini un +uomo che a nessun altro poteva essere paragonato, +«perchè in nessun uomo si trovarono insieme accoppiate +come in lui la semplicità d’un Cincinnato, l’incorruttibilità +d’un Dentato, il cuore di Leonida, la tenerezza +d’una donna, la confidenza d’un fanciullo;» +conchiuse ringraziandolo d’aver destata in Inghilterra +la fiamma della libertà, ed augurando all’Italia +di compiere la sua unità ed indipendenza. +</p> + +<p> +Il Generale, che aveva ascoltato con profondo e +decoroso raccoglimento, fece in inglese, con accento +stentato e troppo apertamente meridionale, ma con +<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span> +perfetta correzione di sintassi e di lingua, questa risposta: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Non mi è possibile esprimere a voi, come rappresentanti +di questa gloriosa città, la gratitudine che io provo +dell’onore che mi avete oggi conferito. Ne inorgoglisco più +che dell’avere il primo onore, il primo grado in guerra, +perchè non so qual cosa possa tenersi più onorevole che l’esser +libero cittadino di questa città. Nè io dico questo per +adularvi. Ho veduto che questo è il vero centro della libertà +del mondo, è il foco della civiltà di tutte le nazioni. Qui +niuno è straniero, perchè in Inghilterra ogni uomo è in casa +sua. Vi ripeto che non potrei esprimere la mia riconoscenza, +ma ve ne ringrazierò, non potendolo per me stesso, in nome +della mia patria, che aspetta dall’Inghilterra quell’aiuto +ch’essa può dare in guerra. +</p> + +<p> +»Certo l’Italia non potrà mai dire abbastanza quanto +è grata a questo paese pel gran favore con cui ha accolto +la sua causa, e per gli aiuti che le ha dato in tempi di +gran bisogno. Nè è questa la sola volta che io sono stato +beneficato dal popolo inglese. Lo fui in America quando +dovetti alla protezione inglese se fui salvo da gran pericolo. — Ebbi +anche aiuto da Inglesi in Cina. Tutto questo +non potrei mai dimenticare; ma dovunque sarò, il mio affetto, +la riconoscenza verso il popolo inglese sarà imperitura. — Ripeto +che sono gratissimo per me e per la mia +patria al popolo inglese.» +</p> +</div> + +<p> +Certo questo discorso non aveva nulla di peregrino, +ma il Generale che al toccar del suolo inglese pareva +aver acquistato il senso, a lui tanto innaturale, della +convenienza e della misura, ed essersi trasformato in +un attore provetto, a cui nessuno dei lenocinj dell’arte +sia ignoto; il Generale, dico, seppe dare a +quelle sue parole, studiate più che non si pensi, tale +un’impronta di verità e di naturalezza, e trovare recitandole +un atteggiamento così artisticamente equilibrato +<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span> +tra la modestia e la dignità, un gesto così +giustamente misurato tra la vivacità italiana e la rigidezza +anglo-sassone, un’intonazione così abilmente +indovinata tra la rozzezza eroica e la cortesia signorile, +e sopratutto tali modulazioni, tali blandimenti e +incanti di voce da suscitare in tutto l’uditorio un +vero delirio. Una triplice tonante salva d’applausi, +quali forse quella sala non aveva mai uditi, accolse +la fine del discorso e soltanto la maestà del luogo e +della cerimonia parve trattenere da più clamorose +manifestazioni. Quando però il Generale, salutato il +Mayor e la Mayoressa, si mosse per uscire, il pubblico, +rotta ormai quella diga di tradizionale rispetto che +l’aveva fino allora contenuto, dimenticò ogni gravità, +e scavalcando sedie e barriere si rovesciò letteralmente +su di lui, per ottenere, con mille voci, l’onore +d’un suo <i>shake hands</i>. Nè forse l’eroe sarebbesi rifiutato +anche a quel capriccio se taluno de’ suoi amici +non si fosse opposto, dicendo che ciò avrebbe nociuto +alla sua salute; il che bastò perchè tutta quella folla +tumultuante si ritraesse e diradasse in silenzio. +</p> + +<p> +Allora il Generale uscì da Guild Hall per passare +a Mansion-House, dove il Lord Mayor dava in suo +onore lo storico banchetto della <i>Loving Cup</i>, nel quale +il Generale, ignaro del rito, bevve alla salute del Popolo +inglese fra le acclamazioni de’ convitati. +</p> + +<p> +Non fu quella però l’ultima impresa di quella +giornata campale. Alle 6 il Generale dovette intervenire +ad un altro banchetto, il terzo in un giorno, offertogli +dal Cancelliere dello Scacchiere e trattenervisi +fino a tarda ora sempre sulla scena, sempre in sull’all’erta +per ascoltare e rispondere, sempre meraviglioso +a tutti di semplicità, di cortesia, di tatto e di pazienza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span> +</p> + +<h3>VI.</h3> + +<p> +Ma nel medesimo giorno che Londra scriveva nell’Albo +de’ suoi cittadini il nome di Giuseppe Garibaldi, +una voce, susurrata pochi giorni prima come una +vaga ipotesi ed una remota eventualità, prendeva a un +tratto nei giornali la forma asseverante d’una positiva +notizia: «Garibaldi interrompeva il suo viaggio e +si preparava a ripartire per l’Italia.» Naturale pertanto +che un simile annunzio destasse in tutte le classi +della vasta metropoli (eccettuati forse i pochi consiglieri +e preparatori di quella partenza) il più grande +stupore ed il più vivo malcontento. Indarno i diari +amici del Ministero si studiavano di onestare e spiegare +quella repentina risoluzione con semplici e naturali +motivi; dicendola imposta da ragioni di salute, +consigliata dai medici, suggerita dalla pietosa sollecitudine +di risparmiare al Generale, già affranto dalle +fatiche de’ suoi primi trionfi, nuovi e più gravi travagli; +la città, le classi popolari principalmente, non +sapevano appagarsi di queste ragioni; e messe già in +sospetto da tutta quella estemporaneità di passione +amorosa onde l’aristocrazia britannica era stata presa +per il mozzo nizzardo, fiutavano sotto quelle mostre di +zelo per la salute d’un uomo, che stava forse benissimo, +le fila d’una trama aristocratica o politica, cominciando +già a dimostrare apertamente la loro incredulità +e diffidenza, agitandosi nei pubblici <i>meetings</i>, e +forzando il governo stesso a rispondere in Parlamento. +</p> + +<p> +Per intendere frattanto fino a qual punto quei sospetti +fossero giustificati, e fra le tante e contradittorie +ragioni di quella partenza, sceverare, non diremo +la vera, ma la più prossima al vero, importa rimontare +<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span> +alcuni giorni addietro e penetrare un po’ più addentro +nel retro scena della storia. +</p> + +<p> +Il lettore non ha dimenticato che il Governo inglese +non aveva mai veduto di buon occhio il viaggio +di Garibaldi. Presago dei disturbi che la inopportuna +visita gli avrebbe, o prima o poi, arrecati, Lord Palmerston +s’era studiato fino alla fine di scongiurarla, +e solo quando la vide ormai inevitabile fece buon viso, +come suol dirsi, all’avversa sorte, e s’adoperò, nel +modo che sappiamo, a menomarne le conseguenze. +In sulle prime però tutto parve andargli a seconda. +Garibaldi s’era abbandonato, senza resistenza alcuna, +alle braccia dei Geni tutelari che dovevano, durante +il suo passaggio per Albione, custodire la sua innocenza +e preservarlo dai diabolici contatti della rivoluzione; +Garibaldi mansueto, quale mai non fu, passava +di banchetto in banchetto, di cerimonia in cerimonia, +di teatro in teatro, rappresentandovi, appuntino come +una brava bestia feroce bene ammaestrata, la parte +che meglio gradiva a’ suoi custodi e al suo pubblico, +senza dare mai il più piccolo segno di ribellione, o +mandare il più lieve ruggito di collera. Non v’era +dunque a pentirsi troppo d’averlo lasciato venire. +È ben vero che egli aveva messo sottosopra mezza Inghilterra, +e in combustione tutta Londra; ma infine +era sperabile, era presumibile che a poco a poco il fanatismo +si stancherebbe, l’entusiasmo svamperebbe, +la vecchia freddezza inglese riprenderebbe il sopravvento; +lo stesso attore a forza di essere veduto e sentito +si logorerebbe, e tutto rientrerebbe in breve, con +poco fastidio, nella calma e nell’ordine di prima. Accadde +invece tutto il contrario. Passavano i giorni, +le ovazioni succedevano alle ovazioni, e gli spettacoli +agli spettacoli, ma il saturnale garibaldino non dava +<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span> +alcun segno di cessare. Garibaldi continuava da oltre +una settimana a mostrarsi, a concedersi, a distribuirsi +a quanti volevano vederlo, udirlo e toccarlo; +ma il farnetico non accennava a calmarsi; Londra +tornava ogni mattina e ogni sera a mirare, a contemplare +ad adorare il suo nuovo idolo in tutte le pose +e su tutti gli altari, ma non ne era sazia ancora. +</p> + +<p> +Eppure Londra non era che una stazione, ed il +trionfatore non si trovava ancora che alla prima +pietra miliare della sua via trionfale. Ma che sarebbe +accaduto se egli avesse mantenuto la promessa di visitare +una ad una tutte le principali città d’Inghilterra +e di Scozia, Manchester, Birmingham, Bristol, +Newcastle, Liverpool, Glascow, Edimburgo, che l’attendevano +impazienti di rinnovargli tra le loro mura +i trionfi della Capitale? +</p> + +<p> +Questo era il pensiero che principalmente turbava +gli uomini di Stato inglesi, e in generale quanti pregiavano, +sopra ogni cosa, l’ordine e la quiete del loro +paese. Perocchè se tanta, dicevano essi, era l’agitazione +che quel fatato Italiano era riuscito a suscitare +in Londra dove pure le masse popolari erano guidate +e contenute dalla presenza del governo e del Parlamento, +dagl’influssi d’una stampa autorevole e dall’azione +moderatrice di numerose classi superiori illuminate +e potenti, quale non sarebbe stata in quelle +grandi città manifattrici, alveari giganteschi d’operai +e d’industriali, focolari naturali delle idee rivoluzionarie +e socialiste, miniere profonde e insidiose cariche +insieme d’oro e di dinamite, d’onde l’Inghilterra +traeva da secoli la sua ricchezza, ma che troppo arditamente +esposte al contatto d’una scintilla fulminea, +avrebbero anche potuto cagionarne la rovina! +</p> + +<p> +Certo non era a temersi che Garibaldi vi andasse +<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span> +a suscitare una rivoluzione sociale; ma il solo dubbio +ch’egli riuscisse a trascinare quelle popolazioni in +manifestazioni di politica internazionale ed a renderle +complici più o meno dirette de’ suoi appelli e de’ suoi +disegni patriottici, bastava ad obbligare un governo +appena consapevole della propria responsabilità alla +più grande cautela e vigilanza. Nè queste apprensioni +eran del tutto infondate. Garibaldi era stato fino allora, +non all’occhio degli Inglesi soltanto, un miracolo +di saggezza e di temperanza; ma fino a quando +il miracolo fosse per durare nessuno poteva affermarlo. +L’eroe non poteva rinnegare a lungo la propria natura, +e con lui era prudenza star pronti a tutte le +sorprese. Anche in que’ primi dieci giorni egli aveva +fatto più d’una scappata fuori del morbido serraglio +in cui i suoi guardiani lo tenevano custodito; e +il brindisi a Mazzini, le visite a Ledru Rollin e Luigi +Blanc, le parole ai Polacchi, parevano segni abbastanza +eloquenti che v’erano idee, amicizie, relazioni, +alle quali egli, sotto pena di snaturarsi, non poteva +rinunciare. +</p> + +<p> +Oltre di che i Mentori blasonati, che s’erano tolto +il carico della sua tutela in Londra, non lo potevano +accompagnare dappertutto, e il giorno in cui egli fosse +uscito dalle loro mani per cadere in quelle, a mo’ di +esempio, dei Taylor, degli Stuard, dei Cowen, conosciuti +in Inghilterra per le loro opinioni rivoluzionarie, +la loro intimità con Mazzini, e la loro influenza +sulle popolazioni artigiane delle città industriali, nessuno +poteva prevedere fino a qual punto il mutato ambiente +avrebbe influito sul mobile spirito del Patriotta +italiano, nè a qual eccesso, una volta lasciato in balía +di consiglieri o complici o compiacenti, avrebbe potuto +trascorrere. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span> +</p> + +<p> +E ciò tanto più che il vero ultimo scopo della sua +visita in Inghilterra non traspariva ancora. Egli andava +bensì dicendo, e i suoi seguaci ripetendo, che +l’unico motivo di quella sua visita era stato il ringraziare +il popolo inglese di quanto aveva operato per +l’Italia; ma questa spiegazione, buona forse, non appagava +abbastanza gli uomini politici inglesi, avvezzi +a non credere troppo alla gratitudine, e a diffidare +un tantino anche delle parole degli eroi. Infatti i suoi +incessanti rapporti col Mazzini, col Saffi, l’arrivo continuo +dall’Italia di ufficiali garibaldini, di deputati, +di personaggi politici che apparivano un istante, s’abboccavano +col Generale e sparivano,<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a> se non costituivano +ancora un indizio certo di congiure latenti, +erano però sintomi poco rassicuranti, i quali, sommati a +tutti gli altri segni, accrescevano naturalmente le inquietudini +del Governo inglese e ne acuivano i sospetti. +</p> + +<p> +Nè qui finivano le inquietudini che quella visita +troppo prolungata cagionava ai Ministri di Sua Maestà +Britannica. L’indomani della entrata di Garibaldi +in Londra era il giorno destinato alla riunione della +Conferenza diplomatica per l’accomodamento della +lite dano-germanica; e la coincidenza di questi due +fatti poneva il gabinetto di Lord Palmerston in una +posizione singolarmente difficile e delicata. Era infatti +per lo meno strano che la Diplomazia europea fosse +convocata a negoziar della pace, in quella città che +era in quel momento la più agitata del vecchio mondo, +e ripeteva da mane a sera l’apoteosi di colui che +passava per il campione giurato di tutte le rivoluzioni +e di tutte le guerre. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span> +</p> + +<p> +E più di tutti dovevano sentire il dispetto di quei +trionfi l’Austria e la Francia. Per Francesco Giuseppe, +Garibaldi era sempre l’uomo di Luino e di +Sarnico; per Napoleone III, quello del Gianicolo e +d’Aspromonte; per entrambi l’Annibale implacato +che quando non poteva guerreggiarli coll’armi, li combatteva +colle parole, colla penna e col nome. +</p> + +<p> +Ora come l’amicizia della Francia e dell’Austria +era a quei giorni uno dei perni della politica inglese, +così veniva da sè che il governo della Regina fosse +il primo a riguardare con ansietà il perdurare d’un +fatto che era cagione di disgusto a’ suoi più utili +amici e poteva, lungamente protratto, fruttare alla +stessa Inghilterra noie e contrarietà imprevedibili. Nè, +per far intendere il loro sentimento circa la presenza +di Garibaldi in Londra, era mestieri che i Gabinetti +europei ricorressero al mezzo estremo delle proteste. +Quando Lord Palmerston nella Camera dei Comuni,<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a> +diceva che «qualunque governo forestiero si fosse fatto +lecito di intromettersi nelle interne faccende dell’Inghilterra +avrebbe avuto da qualsiasi governante del +suo paese una urbana sì, ma franca e ferma risposta,» +diceva cosa da tutti saputa, sottintesa e creduta. +</p> + +<p> +Ma ognuno sa che tra la diretta intromissione e +l’indifferente astensione ci corre tanto spazio che basta +per contenere insieme la indiretta disapprovazione +e il tacito dissenso, la triste scontentezza e il +broncio amichevole, tutte le gradazioni del malcontento +e del malumore. È noto che la politica ha parecchi +vocabolari: che in diplomazia ciò che non si +vuol dire ufficialmente si susurra ufficiosamente; che +il più delle volte basta un segno, un monosillabo, un +<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span> +silenzio tempestivo ed un sussiego calcolato per dir +più di tutti i discorsi e di tutte le note. Ora tale era +appunto il linguaggio che conveniva a quel caso. Nessuno +dei governi interessati avrebbe osato esprimere al +Gabinetto di Londra il proprio dispiacere per gli onori +straordinari che il popolo inglese aveva stimato di +rendere a quell’avventuriere fortunato; ma pochi di +loro avevan saputo nascondere il proprio scontento. +</p> + +<p> +Era stato notato infatti che a nessuno dei grandi +ricevimenti dati al Patriota italiano, meno l’ambasciatore +di Turchia e il Ministro degli Stati Uniti, +nessun altro diplomatico, nemmeno in forma privata, +era intervenuto; che il conte Appony, ambasciatore +d’Austria, s’era chiuso fin dall’arrivo in uno sdegnoso +ritiro non comparendo più nemmeno al Palazzo del +governo; che l’Austria e la Prussia tardavano ad inviare +i loro rappresentanti al Congresso, senza dire +apertamente che la cagione ne fosse la sgradita vicinanza +di quello spadroneggiante trionfatore, ma facendolo +con abbastanza chiarezza trapelare; che infine +la stampa governativa ed officiosa così di Francia come +d’Austria e di Germania, canzonando quella nuova +frenesia garibaldina onde il serio popolo britannico era +stato colto, non perdevano mai il destro di tirare una +botta contro i ministri della Regina che si lasciavano pigliare +dallo stesso delirio e adoravano lo stesso feticcio. +</p> + +<p> +Combinati questi fatti, sommate tutte queste cagioni;<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a> +considerato da un canto la necessità di tagliar +<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span> +corto ad un’agitazione fino allora soltanto inquietante +che poteva tralignare in più pericolosi disordini, e +dall’altro la convenienza di evitare alle potenze amiche, +in un momento di negoziati diplomatici, una +cagione di fastidio e di disgusto, il Governo inglese +deliberò di indurre Garibaldi ad abbreviare il suo +viaggio e ad affrettare il suo ritorno in Italia. +</p> + +<h3>VII.</h3> + +<p> +E fermato il disegno, il modo d’esecuzione, e gli +esecutori furono presto trovati. Quei medesimi fedeli +del governo che s’erano fino allora assunto di guidare i +primi passi dell’eroe sul suolo britannico, quei medesimi +s’impegnerebbero a condurnelo fuori. La sera +del 16 infatti il duca di Sutherland, il signor Seely, +il dottor Fergusson, medico della Regina, il generale +Eber, il colonnello Peard, il signor Gladstone, e pochi +altri amici del Generale si raccolsero a consiglio +in Stafford-House e convennero prestamente sul da +farsi: Il Generale doveva esser un ammalato: il dottor +Fergusson l’avrebbe attestato; i suoi ospiti amici, +compresi dall’obbligo di risparmiare al grande patriota +i danni e i pericoli d’un viaggio più disastroso, +<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span> +si sarebbero tolto l’assunto di consigliargli il ritorno +desiderato: il Duca di Sutherland, ottenuto l’assenso, +l’avrebbe fatto a poco a poco dileguare portandoselo +via sul suo velocissimo <i>yacht</i>; e tutto sarebbe riuscito +al suo fine senza scandali e senza compromissioni. +</p> + +<p> +Con quest’accordo la mattina del 17 il dottor Fergusson +cominciò a fare al Generale, ignaro ancora di +quella parte d’ammalato immaginario che gli era +preparata, la sua prima visita, e notò in lui tracce +così profonde di stanchezza, e lo trovò così sofferente +anche nella gamba sana costretta a sostenere parte +del lavoro della ammalata che non potè a meno di dichiarare +al Duca di Sutherland, «i suoi timori sugli +effetti che ne potevano derivare dalla permanente eccitazione +prodotta da quelle ripetute ovazioni, che gli +stessi uomini più robusti non avrebbero potuto affrontare.» +</p> + +<p> +Come restasse a questa lettera inattesa il nobile +Duca, inutile ridire: tutta Stafford-House fu piena in +poche ore della dolorosa notizia, e l’argomento della +malattia del Generale su tutte le labbra de’ suoi ospiti +e frequentatori. +</p> + +<p> +Il dottor Fergusson però, da medico coscienzioso, +non poteva fidarsi al giudizio di una sola visita, e +volle ripeterne una seconda: ma ahimè il pronostico +non poteva essere diverso! Non solo il Generale era +stanco, non solo «ne conveniva egli stesso;» non +solo era manifesta la sua fisica debolezza, ma cominciava +già a trasparire la mentale. Infelice eroe, stanco, +debole, sofferente nella gamba destra per contraccolpo +della sinistra, e quasi scemo di mente! L’Archiatro di +Sua Maestà la Regina Vittoria non poteva più esitare; +e presa tosto la penna non più soltanto al duca +di Sutherland, ma anche al suo collega il signor Seely, +<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span> +scrisse risolutamente che, viste le miserande condizioni +del generale Garibaldi, «riteneva ormai pericoloso +per lui l’adempiere a tutti i presi impegni;» e +consigliava perciò «sì l’uno che l’altro e tutti i suoi +amici d’Inghilterra di cercare un mezzo qualsiasi per +distoglierlo dalle imprudenti emozioni delle sue visite +progettate.<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a>» +</p> + +<p> +La parola era detta; il dado era tratto e conveniva +tosto giuocare l’ultima posta. Ecco infatti il +Duca di Sutherland, il signor Seely, il generale Eber, +il colonnello Chambers, il signor Negretti, tutti quanti +<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span> +gli artefici ed i complici della trama stringersi attorno +al Generale e tentare di persuaderlo con tutti gli argomenti +che loro occorrevano, al passo desiderato. +Indarno. Il Generale, o troppo ingenuo per sospettare +l’intrigo o troppo furbo per mostrar d’accorgersene, +rispondeva a tutti invariabilmente: «che non s’era +mai sentito così bene come da quando era venuto in +Inghilterra;» in ogni caso pochi giorni di riposo gli +sarebbero bastati a rimetterlo dalla momentanea stanchezza; +non potere però in alcun modo deludere +l’aspettazione di tanti cari amici, di tante illustri +città, e mancare alla propria promessa. Innanzi a +questa non preveduta resistenza, i manipolatori della +partenza si trovarono un po’ sconcertati e stimarono +necessario di invocare l’autorevole intervento dello +stesso Cancelliere dello Scacchiere. E questi accettò, +e nella sera medesima del 18, in presenza del Duca +di Sutherland, del dottor Fergusson, del signor Seely, +del colonnello Peard, del generale Eber, del signor Negretti +e di due o tre altri amici<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a> del Generale, ebbe +<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span> +con questi un lungo colloquio. L’assunto era arduo: +la veste ufficiale onde il signor Gladstone era rivestito +ne accresceva le difficoltà; ma egli seppe tirarsi +d’impiccio con mirabile delicatezza e maestria. Accortosi +prestamente che quell’argomento ormai logoro +«della salute» non aveva più alcuna presa sull’animo +d’un uomo che credeva e protestava di sentirsi +benissimo, vi scivolò sopra lievemente e volse tutta +l’arte a toccare altri tasti più graditi o meno stridenti. +Dichiarò che parlava come amico, non come +membro del governo; respinse, sprezzandolo come indegno +di confutazione, ogni sospetto di ingerenza forestiera +e di secondo fine politico: assicurò il Generale +che qualunque fosse la sua risoluzione nessun +Inglese si sarebbe permesso di mancare ai doveri dell’ospitalità; +desiderava soltanto fargli considerare +come ormai, visitata Londra, lo scopo principale del +suo viaggio fosse raggiunto, e come quelle stesse +splendide ovazioni che erano uno dei più mirabili +avvenimenti del nostro tempo, anzichè crescere, potessero, +colla continuata ripetizione, scemare della loro +dignità e bellezza: in ogni caso nessuno poter pretendere +che gli impegni da lui presi dovessero tenersi +per incondizionati e assoluti; sì che quando non credesse +di sciogliersi da tutti restavagli sempre l’espediente +di limitare le sue visite ai luoghi più vicini e +più importanti, facendo valere verso gli altri la ragione +indiscutibile della salute e della necessità di +riposo che avrebbe tagliato corto a tutte le querele +e a tutte le pretese. Ed altre cose disse e avrebbe +potuto soggiungere l’eloquente ministro, se il Generale +n’avesse avuto mestieri. +</p> + +<p> +Ma egli, che fino allora non aveva voluto o saputo +capire, vide come in un lampo tutta la situazione. +<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span> +Più il signor Gladstone si studiava a girar attorno +alla ragione principale che l’aveva mosso a parlare, +e più questa ragione, come per effetto di chiaroscuro, +risaltava; più adoperava a tener lontano dal suo discorso +l’ombra del governo e più quell’ombra ricompariva +e il suo pensiero erompeva. Il solo fatto del +suo intervento in quel negozio era un fatto politico; +il solo trovarsi a fianco agli uomini che da tre giorni +peroravano per la causa della partenza, parlava più eloquentemente +d’ogni discorso. Il Generale dunque capì, +e alzandosi di scatto dalla sedia con quel suo fulmineo +risolvere che tante volte scompigliava i calcoli più studiati +de’ suoi avversari: «No! disse, con voce secca e +imperiosa, credo impossibile fare una scelta fra città +e città, e dare la preferenza piuttosto all’una che all’altra, +sarebbe scortesia ch’io non commetterò mai. Piuttosto, +se credete che debba partire, partirò domani.<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span> +</p> + +<p> +Alla sortita inattesa, così il signor Gladstone come +i suoi colleghi restarono alquanto sconcertati. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span> +</p> + +<p> +Non era infatti una partenza precipitata e quasi +clandestina che essi s’eran proposto di ottenere dal +Generale: un siffatto modo avrebbe avuto l’aspetto +o d’una fuga o d’uno sfratto, e destate anche più +vive quelle agitazioni che essi miravano a spegnere. +Essi chiedevano soltanto un lento ritiro; un allontanamento +a piccole giornate; un dileguarsi insensibile +che togliesse ogni sospetto di violenza e vestisse tutte +le sembianze d’un atto volontario e spontaneo del +Generale stesso. Però quando udirono quelle due parole: +«partirò domani,» misurarono tosto il pericolo +e corsero tutti insieme al riparo adoperandosi con +ogni miglior argomento a smuovere il loro ospite da +una risoluzione che rischiava di guastare i loro disegni +assai più d’un reciso rifiuto. Ma il Generale fu +in quella sera irremovibile; e soltanto la mattina dopo +(19), assalito nuovamente dalle insistenti preghiere +di quasi tutti i suoi consiglieri della vigilia,<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> irretito, +<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span> +fors’anco sedotto, dalle provette blandizie della Duchessa +madre di Sutherland e dalle rosee grazie della +giovane sua nuora, finì col cedere e col dichiarare che +sarebbe partito come e quando ai loro amici fosse +piaciuto. Era la vittoria desiderata, e non restava più +che bandirla nei giornali per rendere impossibile colla +pubblicità qualsiasi pentimento. Infatti nello stesso +pomeriggio del 19, i signori Duca di Sutherland e Seely +inviavano al <i>Times</i> le tre lettere del dottor Fergusson, +da noi già compendiate, facendole precedere da questa +loro dichiarazione che annunciava la prossima partenza +dell’eroe, precisandone persino il giorno ed il modo: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«All’Editore del <i>Times</i>. +</p> + +<p> +»Il Duca di Sutherland ed il signor Seely presentano +i loro omaggi all’editore del <i>Times</i> e gli trasmettono copia +delle lettere ricevute dall’illustre professore Fergusson sullo +stato sanitario del generale Garibaldi. +</p> + +<p> +»In conseguenza di ciò, il Generale si trova costretto +a rinunciare al suo progetto di visitare le provincie, e partirà +da Londra venerdì mattina. S’imbarcherà sul <i>yacht</i> del +Duca di Sutherland, il quale lo accompagnerà alla sua residenza +dell’isola di Caprera.» +</p> +</div> + +<h3>VIII.</h3> + +<p> +Quale effetto producesse nel popolo inglese questo +annuncio, già accennammo: di amaro sospetto ne’ più; +d’intera contentezza in pochi; di sorpresa in quasi +tutti. Però l’opinione pubblica si divise quasi tosto +in due campi. Gli amici del governo, gli uomini politici, +le classi superiori e in generale tutti coloro che, +per un motivo o per l’altro, erano inquieti o tediati +di quella prolungata baraonda garibaldina, lodavano +<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span> +il Generale d’esservisi arreso; gli avversi al Ministero, +gli idolatri dell’eroe, la gente più di sentimento +che di ragione, e tutti coloro in generale cui +quella baraonda piaceva o giovava, non sapevano persuadersi +che la malattia fosse reale (tanto più dopo +una attestazione del dottor Basile che la smentiva<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a>), +nè quella partenza spontanea e sospettandovi sotto +un oscuro complotto aristocratico e diplomatico, a cui +non parevano estranei nè il Governo inglese, nè Napoleone +III, nè l’Austria, s’apparecchiavano con tutti +i mezzi che la legge loro concedeva a sventarla. +</p> + +<p> +Già infatti tra il 20 e il 21 la più parte dei giornali +liberali e radicali<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a> denunziava, esagerandolo, il +misterioso complotto: innumerevoli cartelli affissi per +le vie avvertivano il popolo che Garibaldi era forzato +a partire: alla <i>Taverna di Londra</i> per iniziativa del +Comitato di Ricevimento convocavasi un meeting nel +quale si deliberava «non essere desiderabile che il +generale Garibaldi venisse indotto ad abbandonare +l’Inghilterra, tanto più che non erano stati sufficientemente +chiariti i motivi della sua partenza.» Un +altro <i>meeting</i> pubblico e più numeroso preparavasi +per istigazione di Mazzini a Primrose, sotto la Presidenza +del signor Beales; infine il Ministro degli +Esteri, il Presidente del Consiglio, e il Cancelliere +<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span> +dello Scacchiere erano invitati a dar spiegazione nelle +due Camere di quell’inatteso rimpatrio, e sopratutto +a dichiarare quanto vi fosse di vero nella voce persistente +che il governo della Regina, spinto da suggestioni +straniere, vi avesse partecipato. +</p> + +<p> +Ma le risposte erano prevedibili. Lord Clarendon +si dichiarò persino inconsapevole della progettata partenza, +e quanto a Napoleone III non solo lo purgò +da qualsiasi taccia d’avversione a Garibaldi, ma assicurò +che caduto il discorso su quel tema, l’Imperatore +gli disse di comprendere benissimo come un +uomo sì straordinario, quale era Garibaldi, dovesse +toccare l’animo agli Inglesi e trasportarli fino all’entusiasmo. +Nè sostanzialmente diverse furono le parole +di Lord Palmerston e del signor Gladstone. Solo il +primo soggiunse anche più esplicitamente che qualunque +governo forastiero facesse all’inglese, sopra un +consimile argomento, una rimostranza qualsiasi, «riceverebbe +una urbana sì, ma ferma ed aperta risposta;» +mentre il secondo, senza sconfessare la sua intromissione +nell’affare e narrati press’a poco i fatti come +li narrammo noi stessi, si studiò soltanto a rimuovere +da sè e dal governo ogni sospetto di indebita ingerenza +e d’inospitale pressione, ed a gettare la colpa +dell’avvenimento su quella disgraziata salute del Generale, +del cui stato sofferente, dopo le attestazioni +d’un medico come il signor Fergusson e d’amici così +affezionati e devoti, come il signor Seely e il Duca di +Sutherland, non era più possibile dubitare.<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a> +</p> + +<p> +Contemporaneamente le Deputazioni dei <i>meetings</i> +si presentavano a Garibaldi, il quale, fluttuante ancora +<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span> +tra le promesse fatte agli uni di visitarli ed agli altri +di partire, si tirava alla meglio d’impaccio dicendo +agli inviati del <i>London Tavern</i>, che desiderava ardentemente +di visitare i suoi vecchi amici di Newcastle e +del Nord, ma che avrebbe meglio considerato se dopo +la promessa data poteva cambiare di determinazione;<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a> +e scrivendo anche più esplicitamente al signor +Beales, presidente del <i>meeting</i> che si stava preparando +a Primrose, ed a tutti i suoi amici «che accettassero +i suoi ringraziamenti per l’affetto dimostratogli: che +sarebbe felice di rivederli in circostanze migliori e +quando potesse a tutto agio godere del loro nobile +paese; ma pel momento essere obbligato a lasciare +l’Inghilterra.<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a>» E queste ultime parole valgono un documento. +Garibaldi poteva essere o più generoso o più +coerente tralasciandole; ma infine se la verità suo +malgrado gli scappò dalla penna, raccogliamola e scriviamola +come l’unica conclusione chiara di tutto questo +<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span> +torbido negozio: Garibaldi fu obbligato a partire d’Inghilterra; +graziosamente, soavemente obbligato; ma +«obbligato.» +</p> + +<h3>IX.</h3> + +<p> +Fissata la partenza pel 22, Garibaldi adopera i due +giorni che gli avanzano a fare a precipizio tutte quelle +visite che per dovere o per affetto non poteva assolutamente +tralasciare. Però il 21, di buon mattino, +sciogliendo un voto da lui fatto sino dal suo arrivo in +Inghilterra, va in compagnia di Panizzi e d’altri Italiani, +a visitare la tomba di Ugo Foscolo a Chiswick; +resta alcuni istanti assorto in una mesta contemplazione +dinanzi all’avello del poeta, indi vi depone una +corona d’alloro in bronzo sul cui nastro aveva fatto +scolpire egli stesso la leggenda: +</p> + +<p class="center"> +AI GENEROSI<br> +GIUSTA DI GLORIA DISPENSIERA È MORTE.<br> +DEPOSTA OGGI 21 APRILE 1864<br> +DAL GENERALE<br> +GIUSEPPE GARIBALDI. +</p> + +<p> +Al tornare dal suo pellegrinaggio, si reca senza +perdere un istante al <i>Reform-Club</i>, dove subíto, non +sapremmo dire se più il tormento o l’onore d’uno +de’ soliti banchetti, il presidente, Lord d’Elbury, lo arringa +chiamandolo «lo strumento di Dio,» e soggiungendogli, +parole significative su quel labbro ed in quel +luogo, che «le accoglienze ricevute dal popolo inglese +dovevano essergli largo compenso per l’apparente ingratitudine +che viene da un luogo d’onde l’ingratitudine +era meno da aspettarsi.» Licenziatosi poi anche +di là con opportune parole di ringraziamento, si fa +<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span> +condurre a Richmond per prendervi commiato da +Lord Russell; quindi, reduce nuovamente in Londra +senza il respiro d’un istante, passa a visitare, introdottovi +da Lord Clifford, la Camera dei Lordi, i quali +al suo apparire si distraggono e si agitano al segno +che Lord Chelmsford, che in quel momento parlava, +può a stento continuare il suo discorso, finito il quale +tutti s’accalcano intorno all’eroe, e quanti fra di loro +l’hanno conosciuto, specialmente i <i>Whigs</i>, si disputano +l’onore di salutarlo pubblicamente, il Vescovo +d’Oxford fra i primi. Finalmente verso sera, sempre +senza sosta e senza riposo, passa al <i>Fishmonger Club</i> +(Circolo dei pescivendoli), uno de’ più antichi, e, non +ostante il nome, de’ più aristocratici circoli di Londra, +dove l’attende a uno de’ loro pranzi tradizionali, famosi +per luculliane ghiottornie di pesci, il fiore più +eletto della nobiltà, della ricchezza, dell’armi, della +eleganza e della cultura britanniche; dove il primo +<i>Warden</i> (il primo Guardiano) gli accorda il titolo di +membro onorario del <i>Club</i>, ambito quanto il <i>Freedom</i>, +e d’onde parte a tarda notte pensando forse, con +segreta compiacenza, che era quella l’ultima delle +sue sterili fatiche londinesi, e che toccava oramai +alla vigilia di quel rimpatrio che egli più d’ogni altro +sospirava. +</p> + +<p> +Nel giorno vegnente, infatti, fatta colazione dal +Console Generale degli Stati Uniti, visitato nella sua +casa Giuseppe Mazzini, congedatosi da Lord Shaftesbury, +ricevute a Prince’s Gate quante persone vogliono +dirgli addio, incontrato a Stafford-House il +Principe di Galles che avea espresso il desiderio di +conoscerlo in quel luogo ed a quel modo, lasciati al +Popolo inglese i suoi addii, i suoi ringraziamenti e le +sue scuse di non poter andar per ora dovunque avea +<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span> +desiderato, accompagnate dalla promessa di tornar +forse fra non molto a veder, nella quiete della vita +domestica inglese, gli amici che allora non poteva,<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a> +verso le 3 del pomeriggio, in carrozza a quattro cavalli, +accompagnato soltanto dal Duca e dalla Duchessa +di Sutherland e dal signor Seely, passando in +mezzo a un fitto stuolo di popolani che fin dalla mattina +l’attendevano e gli gridavano: «Non partite, Generale, +non partite,» s’avviò alla volta di Clifden Park, +una delle principesche villeggiature della madre dei +Sutherland, nei dintorni di Maidenhead. +</p> + +<p> +E di quella sosta in villa, le ragioni erano parecchie: +si allontanava subito da Londra il Generale +senza portarlo via di colpo dall’Inghilterra, il che sarebbe +stato pericoloso: si mettevano tra lui e i suoi +più intimi e devoti un tratto di ferrovia e i cancelli +<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span> +d’un castello feudale, e lo si separava così da consiglieri +sospettati a torto avversi al rimpatrio:<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a> si abituava +insensibilmente il buon popolo inglese alla sgradita +separazione, e mostrandogli il suo eroe contento +della quiete della campagna, e vivente co’ primi suoi +ospiti nei termini della più cordiale famigliarità, di +tanto si avvalorava la credenza ch’egli fosse realmente +sofferente e bisognevole di riposo, di quanto si svigoriva +il sospetto che la sua partenza fosse l’effetto +d’un intrigo e d’una violenza. +</p> + +<p> +Trascorsi infatti tre giorni nelle delizie di Clifden +(un giardino d’Armida a cui non mancava la fata), +il 26 mattino, in ferrovia, sempre accompagnato dal +Duca e dalla Duchessa di Sutherland, si mosse alla +volta del Cornwall; giunto a Bristol, devia per Weimouth +dove visita la squadra, vede manovrare il <i>Warrior</i>, +e pranza a bordo dall’ammiraglio Dacres; di là, +continuando per Exeter e Plimouth, ossequiato sempre +dai Mayors delle città, da svariate Deputazioni e da +sempre nuova moltitudine di popolo, smonta finalmente +a Penquite Par, dimora di quel suo vecchio +commilitone, il colonnello Peard, che aveva avuta tanta +parte nell’imbroglio di quella partenza. Quivi però non +passa che la notte e una parte del giorno successivo; +chè inviato di colà un nuovo e più lungo manifesto alla +nazione inglese, nel quale raccomandava più apertamente +che fino allora non avesse fatto la causa della +<span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span> +patria sua,<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a> sul cadere del giorno stesso, sempre in +compagnia del Duca di Sutherland e del costui fratello, +<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span> +del figlio Ricciotti, di Basile e di Basso, ne ripartiva +per Fowey, dove l’<i>Ondine</i> l’attendeva, lesta +alla partenza, e sulla quale in fatti pochi istanti dopo +metteva alla vela. Costretto però da un forte vento di +levante a poggiare nella notte stessa a Weimouth, non +poteva ripartirne che il giorno successivo, sicchè soltanto +nel mattino del 28 aprile può veramente dirsi +ch’egli abbia lasciato le spiaggie d’Inghilterra.<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a> +</p> + +<p> +Il 5 maggio, data a quel viaggiatore memorabile, +ritraversava lo Stretto di Gibilterra, e dopo altri quattro +<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span> +giorni di fausta navigazione, il 9 dello stesso mese, +egli afferrava finalmente il porticciuolo della sua diletta +Caprera, d’onde quarantaquattro giorni prima +era salpato pieno di illusioni e di speranze, dove tornava +non sapremmo più dire se scontento dei disinganni +patiti, o felice della pace e della libertà che +stava per riacquistare. +</p> + +<p> +Da quel viaggio, in verità, Garibaldi aveva raccolti +onori quali e quanti nessun uomo aveva mai conseguiti +in quel paese, ma un frutto sostanziale, un aiuto +anche indiretto, un beneficio anche remoto non l’aveva +raccolto. +</p> + +<p> +Aiutare la Polonia, sommovere il Veneto, intraprendere +una guerra di corsa contro l’Austria, con +danari, armi e bastimenti inglesi, erano stati i tre fini +nascosti, vaghi ancora quanto ai mezzi, fermi quanto +all’intento, che l’avevano spinto a quel faticoso pellegrinaggio, +e sappiamo oramai che nessuno di quei tre +fini gli riuscì. Un giornalista francese scrisse a quei +medesimi giorni che «gli Inglesi impinzarono Garibaldi +di <i>plum puddings</i> di <i>turtle’s soups</i> e di <i>sandwiches</i>, +ma che quanto al suo milione di fucili non gli +diedero un soldo,<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>» e non sapremmo negare che la +frase contenga, malgrado la forma triviale, gran parte +di vero. Garibaldi ottenne tutto dal popolo inglese; +tutto fuori di quello che più gli stava a cuore; sebbene +<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span> +convenga soggiungere ad onor suo che egli non +chiese nulla. Fin dai suoi primi passi sul suolo britannico, +aiutato da quell’istinto che spesse volte s’addormentava +nel suo spirito, ma che svegliatosi gli +teneva luogo di genio, s’accorse immantinente che +qualunque parola anche remotamente allusiva a imprese +rivoluzionarie non solo non avrebbe trovato +ascolto in quel paese, per indole e per istoria positivista +e utilitario, ma gli avrebbe, quasi di colpo, alienata +quella pubblica opinione che era del massimo +suo interesse serbarsi amica. Però ingoiò ogni parola +ardente che gli potesse ricorrere alle labbra, chiuse +in fondo al petto le sue patriottiche speranze e i +suoi belligeri disegni; imparò subito la parte di ospite +soddisfatto, di commensale compiacente, di Eroe cerimonioso, +che gli veniva con tanto garbo imposta, e +lasciò anche quella volta che la vecchia sua fortuna +decidesse di lui. I suoi ospiti, d’altra parte, prima +lo assordarono d’applausi, lo ingozzarono di pranzi, +lo soffocarono di doni, lo tempestarono di brindisi, di +indirizzi e di poesie, lo menarono di qua, di là, di +su, di giù, dove loro piacque, mostrandolo su tutti +i palchi e in tutte le fiere, come il fenomeno vivente, +e la <i>great attraction</i> dell’ultima moda; poi, quando ne +furono satolli e ristucchi, lo pregarono gentilmente +d’andarsene, ed egli se n’andò. +</p> + +<p> +Se n’andò; e noi, confessiamo il vero, preferiamo +ancora questo Garibaldi che s’adatta docilmente alla +maschera dell’ingenuo e del compiacente, e pur vedendo +le grosse panie tese intorno a lui, le rispetta e +le compatisce, ad un altro Garibaldi qualsiasi che per +raggiungere fini impossibili avesse usato del suo prestigio +e della sua popolarità a mandar sossopra il +paese che lo accoglieva, il quale poi, e a dir tutto, se +<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span> +aveva il dovere di parlar più schiettamente all’eroe +che andava con tanto abbandono ad assidersi a’ suoi +focolari, non ne aveva però alcuno di farsi paladino +della sua politica e di seguirlo nelle sue avventure. +</p> + +<h3>X.</h3> + +<p> +Garibaldi però non rimaneva a lungo nella sua +isola. Il 19 di giugno collo stesso vapore con cui era +giunto d’Inghilterra e che il Duca di Sutherland, +dopo un giro in Oriente, aveva rinviato nelle acque +di Caprera a disposizione del Generale, questi approdava +improvvisamente nell’isola d’Ischia, prendendo +stanza in Casamicciola presso un suo amico.<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a> Pretesto, +come al solito, il bisogno di curare in quelle terme +salutari la sua artritide: ragion vera un progetto di +spedizione in Oriente, di cui erano state segnate, durante +il viaggio d’Inghilterra, testè lungamente narrato, +le prime linee. +</p> + +<p> +Ma qui pure ci troviamo tra le mani un’aggrovigliata +matassa della quale non ci è possibile sbrogliare +i fili senza rifarci parecchi mesi addietro e ripassar +nuovamente la Manica. È noto che Vittorio Emanuele +non ebbe mai grande tenerezza per la formola «il +Re regna e non governa.» Scrupoloso de’ suoi doveri, +ma geloso de’ suoi diritti; infiammato dell’alto +orgoglio di non essere soltanto nella grande impresa +commessagli dalla Provvidenza un simbolo vano od +un gonfaloniere passivo, ma un artefice operoso ed +un utile combattente; unico forse tra i Principi costituzionali, +se non lo uguaglia il Taciturno, che in +<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span> +tempi procellosi abbia saputo conciliare la tutela delle +prerogative regie colla osservanza delle libertà popolari; +egli non credeva venir meno alla costituzione +giurata, se partecipava un po’ più che astrattamente +alla politica del suo Stato e dentro i termini della +legge faceva sentire l’influsso del suo pensiero e qualche +volta il peso della sua volontà. Da ciò quindi +quella che fu chiamata la politica segreta o personale +di Vittorio Emanuele; da ciò quella nomea di Re cospiratore +a cui ogni nuova lettera che si pubblichi di +lui aggiunge un documento; da ciò infine quell’ordito +sottile d’intrighi, di complotti, di congiure mazziniane, +garibaldine, regie, italiane, polacche, ungheresi, +rumene, serpeggiante come una vegetazione +spuria nelle pagine della storia palese, che sorprende il +più delle volte ed arresta lo storico, e gli impedisce +di scrutare e conoscere fino al fondo la verità, od +anco conosciutala di scoprirla e proclamarla tutta +quanta. E così dicasi ora dell’episodio d’Ischia. +</p> + +<p> +Vittorio Emanuele, dopo aver fino al 1862 cospirato +a modo suo con tutti coloro che accettavano di +far l’Italia con lui, nel 1863 fa l’ultimo passo a cui +un re possa giungere, e si risolve a cospirare anche +con colui che gli diceva apertamente di volerla fare contro +di lui: con Giuseppe Mazzini. In un libro recente<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a> +questa pagina dei rapporti segreti tra Vittorio Emanuele +e Giuseppe Mazzini fu, non potremmo dire se +fedelmente, certo diffusamente scritta, e il lettore potrà +attingere di colà più ampi particolari. Al nostro +racconto basta il rammentarne questo solo: che per +oltre un anno Re e Tribuno continuarono a carteggiare +segretamente fra loro, ed a dibattere in vario senso, +<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span> +per mezzo di confidenti e di cifrari, progetti d’insurrezioni +nella Venezia, nella Polonia, nella Gallizia, +nell’Ungheria, nei Principati, senza però riuscire ad +intendersi mai. Nè lo potevano. Mentre infatti il Mazzini +voleva che la rivoluzione veneta precedesse, come +scintilla all’incendio, tutte le altre, e che il Governo +italiano se ne facesse complice e aiutatore; Vittorio +Emanuele rifuggiva da idea siffatta; dichiarava che +qualsiasi tentativo di simil genere l’avrebbe non solo +abbandonato, ma represso, e consentiva soltanto a secondare +copertamente i moti progettati della Gallizia, +dell’Ungheria e dei Principati, dei quali però non +s’impegnava a profittare «se non quando prendessero +tali proporzioni da tenere fortemente occupata +l’Austria e da permettere all’esercito italiano di tentare +l’impresa comune con probabilità di riuscita.<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a>» +</p> + +<p> +Erano, come ognun vede, due concetti totalmente +<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span> +opposti e destinati a non incontrarsi mai. Mazzini +mirava a farsi stromento della monarchia, e Vittorio +Emanuele della rivoluzione: entrambi volevano la +stessa impresa, ma nessuno de’ due intendeva rinunciare +all’altro il diritto e l’onore di compierla; entrambi +eran guidati dallo stesso fine, ma nel mentre +il tribuno, responsabile soltanto del credito d’un partito, +era pronto a giuocare tutto su una carta; il Re, +mallevadore della sorte d’un’intera Nazione, era deciso +a non rischiare nulla all’azzardo; disposto bensì +ad accettare od affrettare l’opportunità come e d’onde +che sia; ma col fermo proposito di tenersi sempre libero +di giovarsene o di ripudiarla a sua posta, e di respingerne +da sè e dall’Italia la responsabilità. +</p> + +<p> +È vero che in una seconda fase delle trattative<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a> +Mazzini aveva acconsentito anche a posporre il moto +veneto al galliziano a patto soltanto che gli si fosse +lasciata preparare una introduzione d’armi pel Veneto; +ma il Re, risoluto più che mai a non impegnarsi +in cosa alcuna che potesse compromettere l’Italia e +scemare la libertà d’azione del suo governo, ricusò +anche questo patto; sicchè non corse molto tempo +che ogni negoziato fra i due illustri cospiratori andò +rotto per sempre.<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a> +</p> + +<p> +Rotti i negoziati, ma non abbandonata l’idea. Vittorio +Emanuele non voleva rinunciare a quella sua +<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span> +chimera, forse troppo favorita, dell’insurrezione galliziana; +e, sia che la credesse un mezzo, come pensò +taluno, d’allontanare dall’Italia i più torbidi elementi; +sia che vi intravedesse davvero una opportunità +ed una leva, la leva tanto desiderata della +nuova riscossa italiana, n’aveva fatto da due anni +uno dei punti di mira della sua politica segreta. Però +mentre ne carteggiava col Mazzini, ne trattava insieme +col Klapka e col Türr, capi del Governo insurrezionale +ungherese, ne cospirava con altri suoi agenti +secondari a Costantinopoli, a Belgrado, a Bukarest, +e finalmente, verso la metà d’aprile, proprio ne’ medesimi +giorni in cui il Generale arrivava in Inghilterra, +risolveva d’aprirsene anche con lui. Infatti +verso il 15 d’aprile arrivava a Londra certo signor +Porcelli, uno degli emissari segreti del Re, coll’incarico +da lui di esporre al Generale il progetto galliziano, +e promettergli, se acconsentisse, tutti gli aiuti +che potesse desiderare. Il Generale però cansò dal dare +una risposta immediata e decisiva, e ciò tanto più che +per un progetto quasi consimile era già impegnato col +Comitato insurrezionale polacco residente in Londra +presieduto da certo Borzilawski e in relazione col +Mazzini. Scorsi però quattro o cinque giorni arrivò +d’Italia, con un mandato quasi consimile, un messaggiero +anche più importante, il generale Klapka in +persona, e poichè Garibaldi era già a Clifden Park, +la visita tra i due famosi soldati avvenne colà. Quel +che siansi detto, nè noi, nè alcun altro saprebbe affermare, +poichè restarono chiusi in camera e soli;<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a> +<span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span> +ma non è difficile l’indovinarlo. L’argomento del loro +discorso fu certo l’insurrezione galliziana, della quale +il Klapka, per desiderio del Re, era destinato ad essere +uno dei capi.<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a> Anche in quel giorno però crediamo +che nulla da veruna parte siasi definitivamente +stabilito; e in questa credenza ci rafferma il fatto che +il Klapka non era beneviso alla parte rivoluzionaria +degli Ungheresi e dei Polacchi, coi quali Garibaldi +teneva sempre corrispondenza e che stimava imprudente, +almeno per allora, lo scontentare.<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a> +</p> + +<p> +Intanto al partire del Generale dall’Inghilterra +ecco press’a poco la situazione; press’a poco, perchè +in tutte le congiure, massime in quella che aveva per +campo mezza Europa, v’è sempre una parte misteriosa, +cangiante e, ci si perdoni la frase, volatile, che +nessuno può cogliere con sicurezza e fissare. +</p> + +<p> +Mazzini, in rotta momentanea col Re, ma in pace +momentanea con Garibaldi, anima del Centro rivoluzionario +polacco-ungherese del Borzylawski e in rapporto +con tutti i Comitati rivoluzionari immaginabili, +che predica, e, come dice egli, prepara la sommossa +veneta, prima se possibile, dopo se non lo è, di quella +galliziana; ma in ogni caso, insurrezione entro l’anno +dappertutto, ad ogni costo, col Re, con Garibaldi, col +Klapka, con tutti. +</p> + +<p> +Il Re, che vuole il moto serbo-ungherese-galliziano +<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span> +anteriore al veneto, cospira per questo col +Klapka, col Türr, con Garibaldi, pronto, come vedremo +tra poco, a cospirare di nuovo col Mazzini e co’ suoi, +se convenivano nelle sue idee, e accettavano la sua +disciplina. +</p> + +<p> +Klapka, che promette il moto galliziano-ungherese +a patto che non sia guastato con conati intempestivi, +nè caschi in mani rivoluzionarie. Il Comitato rivoluzionario +magiaro-polacco, che promette la stessa cosa +a patto che non ne sia affidato il comando a Klapka; +Garibaldi finalmente pronto a tutto, amico di tutti, +legato insieme con Vittorio Emanuele, con Mazzini, +col Borzylawski, con chicchessia, indifferente a cominciare +dalla Venezia o dall’Ungheria, dalla Serbia +o dalla Gallizia, purchè si cominciasse; e compendio +e conclusione di tutto quest’agitarsi di tanti cuori +generosi e di tanti nobili spiriti, un’ombra trattata +come cosa salda; un tesoro negli spazi immaginari +speso per realtà; una enorme cambiale d’eroismo e di +sangue tratta sulla vita di ben dieci milioni d’uomini, +ma che nessuno ha fino allora accettata; insomma +una rivoluzione, certa, infallibile, europea, a cui nulla +oramai mancava, fuorchè una cosa insignificante: i +popoli che la facessero. +</p> + +<h3>XI.</h3> + +<p> +Ma in sullo scorcio di maggio l’intrigo cominciò +ad arruffarsi ancora più. Il Re si metteva in corrispondenza +col Comitato rivoluzionario polacco di Londra +(quindi indirettamente col Mazzini) e ne approvava +tutte le proposte; conveniva con lui di sollecitare il +moto ungherese-galliziano, escludendone affatto il +Klapka e il Türr, fermo il comando supremo a Garibaldi; +<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span> +metteva in comunicazione il Plenipotenziario +del Comitato (signor Bulewsky) col suo ministro dell’Interno +(allora Ubaldino Peruzzi); s’impegnava a +fornire l’erario dell’impresa e intanto ne sborsava i +primi fondi; consentiva che in Italia si ordinassero i +primi quadri del Corpo spedizionario e prometteva +d’inviarlo a sue spese in Moldavia, ed altre concessioni +e soccorsi.<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a> +</p> + +<p> +Intanto però che il Re stringeva questi accordi, +coll’Emigrazione polacco-ungherese, quindi, giova ripeterlo, +col Mazzini stesso, che n’era la mente, fosse +diffidenza de’ suoi nuovi soci, fosse istinto di autorità +o bisogno di far da sè, fosse il gusto di cospirare +anche nella cospirazione, il fatto è ch’egli, +all’insaputa così del Mazzini, come del Bulewsky, +avviava segretamente col Garibaldi un’altro complotto +che invece di assicurare l’esito della progettata +impresa, riuscì, come vedremo tra poco, al +fine precisamente opposto, di farla tramontare per +sempre. +</p> + +<p> +Infatti quel signor Porcelli che vedemmo comparire +a Londra, incaricato di aprire a Garibaldi le +prime intenzioni del Re intorno al moto galliziano, +eccolo circa alla metà di maggio riapparire a Caprera, +abboccarsi in segreto col Generale, ripartirne +tosto, ma per tornar subito dopo col postale successivo, +e così di seguito per due o tre volte, e sempre +con aria, fin troppo, di mistero e di congiura. Contemporaneamente +il Re, questo pure bisogna notare, +incaricava Bixio, allora comandante il campo di San +Maurizio, di interrogare il signor Accossato di Genova +se, dati certi eventi, avrebbe potuto tenere a disposizione +<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span> +del Re uno o due de’ suoi vapori;<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a> mentre +poi, quasi ne’ medesimi giorni, si vedeva il Duca di +Sutherland, reduce dalla sua corsa in Oriente, approdare +a Caprera, lasciarvi il suo <i>yacht</i>, ripartirne per +Torino, dov’era ricevuto dal Re, correre al Campo di +San Maurizio, esservi onorato dal Bixio d’onori fin anco +eccessivi,<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a> e come epilogo e chiave insieme di tutti questi +fatti il generale Garibaldi imbarcarsi, come dicemmo, +sul piroscafo del Sutherland e partire per Ischia. +</p> + +<p> +Tuttavia per alcuni giorni, nè della cagione di +tutto quel sordo andirivieni, nè della mèta ultima dell’escursione +ad Ischia nulla era trapelato per anco. +Il Generale fin dal primo nascere di quell’arruffio +austro-orientale s’era chiuso nel più geloso silenzio, +e, tranne qualche parola sfuggitagli con Menotti, non +aveva svelato ad anima viva la novella trama a cui, +insieme con Vittorio Emanuele, stava lavorando. +</p> + +<p> +Se non che sul finire di quel mese il Generale, +credendo giunta forse l’ora d’agire, fu obbligato ad +aprirsi, almeno con quelli tra’ suoi più devoti e fidati +che si era predestinati per compagni; epperò chiamato +a sè il Guerzoni, che gli faceva sempre da Segretario, +gli svelò a larghi tratti tutto il disegno. +Diceva press’a poco tutto quello che noi abbiamo +narrato: il Re d’accordo con lui, imminente l’insurrezione, +il principe Couza disposto ad appoggiarla, il +colonnello Frigesy pronto, a Bukarest, ad entrare in +<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span> +Ungheria con una mano d’Ungheresi e Polacchi, egli +prossimo a partire per Costantinopoli, d’onde poi a +tempo opportuno entrerebbe nei Principati: aspettare +per questo un vapore da Genova che lo portasse in +Oriente, intanto partissi anch’io per Torino affine di +chiamare a raccolta gli amici comuni, e me ne indicava +i nomi, e farli convenire ad Ischia. Come restasse +il Guerzoni a quella inattesa rivelazione non +ridiremo: basti solo ch’egli misurando subitamente +e senza grande sforzo di acume tutti i rischi d’una +siffatta avventura, incoraggito dalla fiducia che gli +accordava il Generale e dalla coscienza d’adempiere +ad un alto dovere, non si peritò a rispondere anche +a quel Garibaldi col quale era cosa sì ardua il solo +discutere, e pel quale egli nutriva una venerazione +quasi figliale, non si peritò, diciamo, a rispondergli: +«che egli l’avrebbe, come sempre, ubbidito e seguito +in capo al mondo; ma che ponderasse se quella impresa +era possibile; se le notizie che riceveva da quei +paesi lontani erano certe; se i soccorsi promessi parevano +bastanti; se infine Vittorio Emanuele, re costituzionale, +era autorizzato a promettergli un aiuto +che solo d’accordo col Parlamento e col Ministero +avrebbe potuto arrecargli. Infine soggiunse non intendere +come anche giunto a Costantinopoli, il Generale +potesse sperare di penetrare di là, tanto più con un +seguito d’ufficiali e in atteggiamento guerresco, fino +in Gallizia, e credere che il Governo ottomano o il +principe Couza non l’avessero ad arrestare per via +anche prima che l’arrestassero al confine transilvano +i battaglioni austriaci. Infine pregò, scongiurò il Generale +a pensare alla risoluzione che stava per prendere: +andarne della sua vita tanto preziosa; andarne +della salvezza della patria medesima.» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span> +</p> + +<p> +«Che cosa importa la vita,» interruppe con uno +de’ suoi più fieri accenti il Generale: «è ora di +finirla: l’Italia non si libera che colla rivoluzione. Se +volete partire, partite, se no manderò un altro.» +</p> + +<p> +Il Guerzoni chinò la testa e partì. Giunto a Torino +dava convegno a tutte le persone indicategli dal +Generale; Benedetto Cairoli, Giovanni Acerbi, Clemente +Corte, Enrico Guastalla, Giuseppe Missori, Giacinto +Bruzzesi, Giovanni Chiassi, Francesco Cucchi, Agostino +Lombardi,<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a> e manifestò loro i propositi, se non è meglio +dire, la volontà del Generale, e li invitò, come +n’aveva ricevuto l’incarico, ad Ischia, dove avrebbero +ricevute più compiute istruzioni. Al messaggio del Guerzoni +unanime fu il sentimento di tutti i suoi commilitoni, +unanime il dolore di quella risoluzione del loro +Generale, e il proposito di sconsigliargliela con tutte +le loro forze. Lasciatigli pertanto in questa disposizione +d’animo, fatta una visita al generale Bixio al Campo di +San Maurizio, il Guerzoni il 6 di sera (gioverà rammentarsi +di questa data) ripartiva per Ischia; dove +cinque giorni dopo, tra il 12 e il 13, lo raggiungevano +pure il Cairoli, il Bruzzesi, il Corte, il Guastalla, il +Lombardi, l’Acerbi; insomma quasi tutti gli ufficiali +garibaldini dianzi accennati. Se non che sullo stesso +vapore col quale avevano viaggiato gli amici di Garibaldi +erasi imbarcato pure il signor Porcelli, e come +vedremo, apportatore d’una novella totalmente +inaspettata. Giunta infatti tutta questa varia comitiva +a Casamicciola, il primo ad essere ricevuto dal +Generale fu Benedetto Cairoli, il secondo il signor +Porcelli, col quale il Generale volle restar solo e si +<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span> +trattenne lungamente. Ma quale non fu la meraviglia +di tutti gli astanti e convenuti nel sentire, poco +dopo, dalle labbra stesse del Generale: ogni idea di +partenza abbandonata, l’impresa abortita e libero +ciascuno di tornare alle proprie case? +</p> + +<p> +Perchè mai? Che cosa era accaduto? Quale era +la nuova cagione di quel mutamento così repentino e +inopinato? +</p> + +<p> +Il <i>Diritto</i> del 10 luglio pubblicava a titolo di documento +questa sedicente protesta. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Domenica, 10 luglio 1864. +</p> + +<p> +»Avuta certa notizia che alcuni fra’ migliori del partito +d’azione sono chiamati a prender parte ad imprese rivoluzionarie +e guerresche fuori d’Italia, i sottoscritti<a class="tag" id="tag305" href="#note305">[305]</a> convinti: +</p> + +<p> +»Che noi stessi versiamo in gravi condizioni politiche; +</p> + +<p> +»Che nessun popolo e nessun terreno sia più propizio +ad una rivoluzione per gl’interessi della libertà che l’italiano; +</p> + +<p> +»Che le imprese troppo incerte e remote, quali sono le +indicate, ordite da principi, debbano necessariamente servire +più a’ loro interessi che a quello dei popoli; +</p> + +<p> +»Credono loro dovere e per isgravio della loro coscienza +dichiarare: +</p> + +<p> +»Che l’allontanarsi dei patrioti italiani in questi momenti +non può che riuscire funesto agli interessi della patria.» +</p> +</div> + +<p> +Come ognun vede, questo scritto senza data, senza +firma, buttato là dal giornale stesso che lo pubblicava +senza una parola di conferma e di schiarimento; +che vagamente parlava di progetti generici in paesi +<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span> +ipotetici, non poteva avere in sè stesso alcun valore, e +sarebbe probabilmente passato nel pubblico o inosservato +o incompreso, come una delle cento novelle +de’ giornali che nascono al mattino e la sera son morte. +</p> + +<p> +Tale non fu il pensiero di Vittorio Emanuele. Sia +che egli si fosse avveduto del mal passo in cui s’era +impigliato<a class="tag" id="tag306" href="#note306">[306]</a> e stesse spiando uno scappavia per districarsene; +sia che fosse sinceramente persuaso di non +poter più dopo quella pubblicazione del 10 luglio condurre +colla dovuta segretezza la trama avviata (anche +i Re galantuomini quando cospirano non dicono +mai tutto intero l’animo loro), il fatto sta che egli +vede, o immagina, o finge vedere in quella anonima +protesta una denunzia pensata, una perfidia calcolata, +una ostilità deliberata di tutto quel partito d’azione +col quale aveva fino allora congiurato e trovando in +questo solo fatto un motivo a’ suoi occhi plausibile per +giustificare la sua ritirata, annunzia a Garibaldi (per +una lettera recata da quello stesso Porcelli) che visto +oramai il disegno propalato da’ suoi stessi amici, +e se compromesso col governo, si scioglieva da ogni +impegno e disdiceva l’opera intrapresa. +</p> + +<p> +Grande fu naturalmente l’indignazione di Garibaldi +a questo inaspettato messaggio, e nella prima +concitazione dell’animo, vedendo egli pure nella protesta +del 10 luglio la cagione prima della fallitagli impresa, +corse egli pure, sospinto da maligne suggestioni, +a sospettarne autori coloro che più erano in voce di +avversi alla spedizione e primo di tutti il suo segretario +<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span> +Guerzoni, che n’era invece più di tutti non che +innocente affatto inconsapevole.<a class="tag" id="tag307" href="#note307">[307]</a> Pochi giorni di riflessione +<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span> +però bastarono a riaprirgli gli occhi, ed a +fargli discernere di nuovo i veri dai falsi amici. Quanto +più grande era la sconvenienza, diciamo senz’altro, +la colpa della protesta del 10 luglio, tanto più appariva +impossibile che alcuno degli ufficiali garibaldini +convenuti o chiamati ad Ischia vi avesse partecipato. +Nè Cairoli, nè Acerbi, nè Corte, nè Guastalla, +nè Missori, nè Cucchi, nè Chiassi, nè Bruzzesi, nè Lombardi, +nè Guerzoni erano uomini da dissimulare il +loro pensiero, o da rimpiattarsi dietro i nascondigli +dell’anonimo per esprimerlo. Essi non approvavano +quella scorreria austro-orientale, e non lo nascondevano; +essi potevano anche tentare d’opporvisi manifestando +schiettamente il loro dissenso; ma chi appena +li conosceva li sapeva assolutamente incapaci di abusare +d’un segreto che il loro Generale avesse loro +confidato, e molto meno di cospirare di soppiatto contro +di lui per farne abortire i disegni. Non era certo +da coloro che l’avevano sino allora seguito in silenzio +e ad occhi chiusi da Varese a Marsala e da Sarnico +ad Aspromonte, che Garibaldi poteva temere un atto, +non che di slealtà, di defezione o di rivolta. Anzi +tanto era, a que’ giorni, tenace il loro attaccamento, +e cieca la loro devozione, che se egli si fosse ostinato +a partire e avesse detto loro come l’udimmo altre +volte «chi vuol restare resti: andrò anche solo;» mettiamo +pegno che nessuno di que’ suoi fedeli, pur credendo +di perdersi con lui, avrebbe avuto cuore d’abbandonarlo. +</p> + +<p> +Fortunatamente a cessare per lui e per l’Italia +questo pericolo venne la lettera di Vittorio Emanuele, +e il dì appresso, 14 luglio, Garibaldi, cupo, triste, aggrondato, +ripartiva sullo <i>Zuavo di Palestro</i> per la sua +Caprera, null’altro portando seco del gran fuoco artificiale +<span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span> +di Londra e del tizzone passionatamente covato +d’Ischia, che un pugno di cenere; la cenere amara di +due sogni distrutti. +</p> + +<h3>XII.</h3> + +<p> +Giungemmo così a quell’anno 1866 che doveva +essere la prova di fuoco del nostro valore e non fu +che la superflua conferma della nostra fortuna. Le origini +della guerra che sta per iscoppiare, i negoziati +diplomatici che la prepararono, gli interessi e le alleanze +che ne furono il fondamento, sono noti e non +sarebbe di questo libro il riandarli punto per punto +e nemmeno il compendiarli. Soltanto ci sia lecito +rammentare, a onore della generazione che governò +i primordi del nostro risorgimento, come i primi a +scoprire, quasi divinare, quella comunanza di interessi +e d’intenti che segretamente stringeva l’Italia e la +Prussia, e grado grado le preparava a trovarsi un +giorno sui medesimi campi, contro il medesimo nemico, +furono gli uomini di Stato italiani. +</p> + +<p> +Questo concetto, che trent’anni fa poteva parere +poco meno che una utopía, fu, staremo per dire, vaticinato +nel 1848 da Pellegrino Rossi in una delle sue +tre celebri lettere da Roma, che morte repentina gli +impedì di pubblicare;<a class="tag" id="tag308" href="#note308">[308]</a> ripreso nel 1858 dal conte di +Cavour, che tentava pel primo farne oggetto di diplomatiche +trattative, fu di nuovo enunciato da lui +nel Parlamento del 1861 come un’eventualità non +lontana e nell’anno stesso, mercè la fida e ascoltata +parola di Alfonso La Marmora che n’era sempre stato +<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span> +caldo favoreggiatore, insinuato per la prima volta +nella Corte di Berlino, dove il solo nome d’Italia metteva +tuttora il ribrezzo d’una befana.<a class="tag" id="tag309" href="#note309">[309]</a> +</p> + +<p> +Quanto poi al 1866, nessuno che abbia letto i documenti +di quell’anno potrà negare oramai che una +gran parte del merito della conchiusa alleanza non +ispetti al generale La Marmora. Il Bismarck fu il +primo a concepirne il disegno e intavolarne i negoziati, +e non gli torremo questo vanto; a patto però +che non si neghi al La Marmora l’altro non minore +d’aver prontamente afferrata la mano che, ancora esitando, +gli era stesa, e soprattutto d’essere rimasto fedele +ai patti stipulati anche quando l’alleato col suo +contegno, e l’avversario colle sue offerte, lo tentavano +a violarli. +</p> + +<p> +Furono la sua coerenza, la sua fermezza, la sua +lealtà, non disgiunta in taluni istanti da molta prudenza +ed accortezza, che condussero in porto quella +nave respinta, in sulle prime, da tanti venti, e che abbandonata +un giorno dallo stesso suo maggior pilota, +per poco mancò di naufragare. Se il generale La Marmora +col mettere risolutamente l’Imperatore de’ Francesi +nelle confidenze del trattato non ne avesse assicurata +all’Italia ed alla Prussia l’amichevole neutralità, +non sappiamo se il conte di Bismarck sarebbe riuscito +da solo a condurre a termine un disegno di cui la +Francia aveva tanta ragione d’adombrarsi; se quando +l’Austria propose il disarmo simultaneo (21 aprile) e +la Prussia l’accettò, e Napoleone III lo consigliava, +<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span> +l’Italia non avesse risposto accelerando i suoi armamenti, +non è ben certo con quale altra carta il conte +di Bismarck avrebbe potuto rimettere la partita pericolante; +se infine, anche essendone giustificato dalle +ambiguità del suo alleato,<a class="tag" id="tag310" href="#note310">[310]</a> il La Marmora avesse consentito +alle proposte di cessione della Venezia, fattegli +dall’Austria per mezzo di Napoleone III, a sola condizione +di restare neutrale nella lotta imminente fra +i due Potentati tedeschi, ognuno intende che non solo +della lega italo-prussiana non restava più nemmeno +la memoria, ma assai probabilmente la vittoria di Sadowa +si sarebbe compiaciuta di volare sotto altre bandiere. +E dicasi pure che il rifiuto del generale La Marmora +non fu, insomma, che il semplice adempimento +d’un volgare dovere; resta tuttavia a sapersi quali +interpretazioni avrebbe dato ad un siffatto dovere il +Machiavelli prussiano se per avventura l’Austria gli +avesse fatto offrire di ritirarsi in perpetuo dalla Confederazione +germanica, a patto solo di lasciarla scapriccire +in Italia. Assai probabilmente l’uomo che ci offriva +la sua amicizia, e ratificava poco dopo i preliminari +di Gastein, che interpretava il Trattato dell’8 aprile +<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span> +obbligatorio soltanto per l’Italia e si rifiutava di impegnare +la Prussia a soccorrerci nel caso che l’Austria +ci assalisse; che aveva sempre considerato la +questione di Venezia «come una carta da giuocare,» +buona a puntarsi così contro l’Austria per amicarsi +l’Italia, come contro l’Italia per ingraziarsi l’Austria; +assai probabilmente, diciamo, un uomo siffatto si sarebbe +intascato il lauto e gratuito compenso, lasciando +solo nelle peste il dabbene alleato, fra l’ammirazione +ancora più probabile di tutti i volghi cui non sarebbe +parso vero di gridare lui genio portentoso della politica +e il gabbato ministro italiano un povero gonzo!... +Onore ad Alfonso La Marmora, che preferì per sè il +rischio d’una reputazione perpetua di dabbenaggine +e per la patria sua le alee cimentose ma onorate +d’un’amicizia non bene saldata e d’una guerra sempre +ardua, al marchio, che nessuna gloria avrebbe +scancellato e nessun guadagno riscattato, di mancatore +di fede. +</p> + +<h3>XIII.</h3> + +<p> +Gli avvenimenti frattanto erano corsi colla rapidità +delle cose che hanno in sè stesse il loro impulso +e la loro ragione. Il 6 marzo pervenivano a Firenze le +proposte dell’alleanza prussiana; il 7 il generale Govone +partiva per Berlino, latore delle controproposte +del La Marmora: l’8 d’aprile il Trattato offensivo e +difensivo era conchiuso: dal 12 al 27 aprile tutte le +disposizioni preparatorie della mobilitazione erano +state prese: il 27 veniva incorporata la seconda categoria +della classe 1844: il 28 decretato il richiamo +delle due classi in congedo, e la formazione dei depositi: +in sui primi di maggio l’esercito veniva ordinato +<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span> +e mobilitato in sedici divisioni attive e quattro +Corpi d’armata, che andavano concentrandosi tra Cremona, +Piacenza, Bologna: finalmente il 6 maggio era +decretata la formazione di cinque reggimenti di Volontari, +il comando dei quali era commesso al generale +Garibaldi; stabiliti i depositi a Como ed a Bari, +aperti nel 14 dello stesso mese gli arruolamenti. +</p> + +<p> +La lode schietta però che la storia deve tributare +al generale La Marmora ed al suo Ministero +della Guerra per la rapidità con cui in breve tempo, +e malgrado la necessità di serbare in sul principio il +segreto, fece passare l’esercito (indebolito dalla smania +intermittente delle economie e mancante persino +dell’ultima sua classe) dal piede di pace al piede di +guerra, portandolo in poche settimane, sufficientemente +istruito e provvisto, sulle prime linee d’operazione, +quella lode, diciamo, non gli potrà esser concessa, nè +per il modo con cui provvide all’armamento della +flotta, nè per l’indugio che frappose all’ordinamento +dei Volontari. +</p> + +<p> +E lasciando a cui ne spetti il doloroso assunto di +parlare dell’armata, ecco quale fu la condotta del Governo +verso i Volontari. +</p> + +<p> +Nell’opera ufficiale la <i>Campagna del 1866 in Italia</i>, +si legge: «L’idea della formazione dei Corpi volontari +si presentò al Ministero sino dai primi indizi +di guerra come questione risolta di sua natura. +Se non che le considerazioni che lo avevano trattenuto +da qualunque misura d’armamento manifesto, +gli impedivano di porre per tempo mano a qualsiasi +provvedimento di tale fatta, che avrebbe potuto essere +segno di guerra decisa.<a class="tag" id="tag311" href="#note311">[311]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span> +</p> + +<p> +Queste ultime considerazioni se giustificano, fino a +un certo punto, il ritardo della chiamata pubblica dei +Volontari (e anche questa poteva essere anticipata di +parecchi giorni), non ci pare abbiano lo stesso valore +per iscusare il troppo lungo indugio frapposto alla +loro formazione ed ordinamento. Appunto perchè la +istituzione de’ Corpi volontari era «già questione risolta +di sua natura;» appunto per ciò importava +che ne fossero da tempo apparecchiati i quadri, il +vestiario e l’armamento. Nè contro siffatte provvisioni +preparatorie poteva stare la ragione della prudenza +politica accampata giustamente contro gli arruolamenti. +Questi erano per necessità pubblici; quelli potevano +anche essere segreti, o almeno larvati e dissimulati +in guisa da togliere ogni appicco legittimo +alle rimostranze diplomatiche, e da poter essere poi +in ogni evento, senza grande compromissione, o negati, +o attenuati, o disdetti. Come si preparavano negli +arsenali armi e vesti per trecentomila soldati, nulla +vietava se ne preparassero alcune migliaia di più +per i Volontari, che già si sapeva di non poter rifiutare; +come i Comitati di Stato Maggiore lavoravano +pubblicamente da circa due mesi alla mobilitazione +dell’esercito, nulla avrebbe impedito di affidare a Comitati +segreti di ufficiali superiori garibaldini la composizione +ed epurazione dei quadri, opera fra tutte +ardua, lenta ed importante. Nè soltanto circa al tempo +si sbagliò; ma altresì circa al numero della milizia +cui si doveva provvedere; anzi il primo errore derivò +manifestamente dal secondo. Il Ministero, lo confessò +egli stesso, non aveva calcolato che su quattordici o +al più quindicimila Volontari.<a class="tag" id="tag312" href="#note312">[312]</a> Ma davvero non si sa +<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span> +intendere su quale criterio questo calcolo fosse basato. +Nel 1860 Garibaldi tra utili ed inutili rassegnò +circa quarantamila Volontari, ond’era ragionevolmente +presumibile ch’egli ne avrebbe contati altrettanti +nel 1866; più anzi se si tenga conto che la sanzione +reale, dando all’istituzione dei Volontari un carattere +prettamente monarchico e governativo, avrebbe spinto +sotto le insegne garibaldine molti che nel 1860 per ritrosia +o diffidenza politica ne avevano rifuggito, e che +infine la guerra all’Austria era la guerra più popolare +di tutte; la guerra nazionale per eccellenza. +</p> + +<p> +Ma per credere ai quarantamila Volontari, per apparecchiarne +in tempo opportuno l’agguerrimento, +per adoperarli con fiducia e con profitto, occorreva +una fede che al generale La Marmora era disgraziatamente +sempre mancata. L’uomo che in Parlamento +aveva dichiarato d’aver per la sola parola <i>rivoluzione</i> +un’antipatia invincibile, non poteva essere un +amico sincero e cordiale di quella milizia e di quel +Capitano che a’ suoi occhi rappresentavano l’incarnazione +armata dell’esecrata parola. Tutto ciò che sapeva +di popolare, di improvvisato, di exlege, gli era +istintivamente sospetto. Però i Volontari egli poteva +subirli come fece nel 1859, ma non amarli; reputarli in +qualche caso non inutili, non mai necessari. Nei suoi +<i>Ricordi</i> rammenta con certa compiacenza d’aver proposto +egli il <i>mezzo termine</i> di <i>Cacciatori delle Alpi</i>; +ma quel <i>mezzo termine</i> era la estrema concessione a +cui gli fosse dato arrivare: il di più lo poteva concedere, +molto a malincuore, alla opinione pubblica, +al pregiudizio popolare, alla opportunità politica, non +mai alla sua coscienza. A’ suoi occhi un corpo grosso +di Volontari era militarmente un imbarazzo e politicamente +un pericolo. E tanto più in quell’anno 1866, +<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span> +in cui colla guerra veniva a coincidere la partenza +de’ Francesi da Roma! Perocchè, domanda a’ lettori +uno de’ suoi più devoti biografi: che cosa poteva accadere +se Garibaldi alla testa di quaranta o cinquantamila +Volontari rifiutava di deporre le armi fino +a che i Francesi avessero sgombrato, o fosse marciato +direttamente su Roma? «L’Imperatore non aveva +mancato di mostrarsi inquieto di questa eventualità e +per quanto il Ministro a Parigi avesse tentato di rassicurarlo, +questi non si lusingava di esservi riuscito.<a class="tag" id="tag313" href="#note313">[313]</a>» +</p> + +<p> +Date pertanto queste idee, che dal punto di vista +strettamente monarchico e conservatore in cui il La +Marmora si poneva erano logiche, le conseguenze furono +immancabili ed immediate. I presunti quindicimila +Volontari diventarono in meno d’una settimana trentamila, +talchè non bastando più i due depositi di +Como e di Bari a capirli, non che ad acquartierarli, +fu mestieri sospenderne per alquanti giorni gli arruolamenti, +stabilire in fretta e furia altri quattro depositi: +Varese, Gallarate, Barletta, Bergamo; portare i battaglioni +da venti a quaranta, raddoppiare e triplicare +di conserva i mezzi d’armamento e di corredo, i quali, +però, nonostante tutto il buon volere dei Reggitori della +guerra, restarono sempre, fino alla fine della campagna, +e per numero e per qualità inadeguati al bisogno. +</p> + +<p> +E più grave ancora apparve la insufficienza de’ quadri. +Le Commissioni di scrutinio non posavano nè dì +nè notte; ma strette dall’urgenza, sopraffatte dal lavoro, +dovettero ben presto abbandonare ogni proposito +di cerna rigorosa, prendendo gli ufficiali come +venivano loro alle mani, spesso e malgrado loro fra i +meno idonei, e mandandoli poi, a sorte ed a casaccio, +<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span> +a questo o quel reggimento; taluno de’ quali veniva +così a sovrabbondare d’inetti ed altri a mancare +de’ necessari. E poichè la confusione del centro non +poteva a meno d’irradiarsi, moltiplicando, alla periferia, +i comandanti di corpo incalzati pur essi dalla +fretta, «che l’onestade ad ogni atto dismaga,» obbligati +a provvedere al tempo stesso con pochi e spesso +inesperti ufficiali all’arruolamento ed all’epurazione, +ai quadri ed all’amministrazione, alle distribuzioni ed +alle proviande, erano di necessità forzati a trascurare, +o almeno a non curare quanto avrebbero dovuto o voluto +la istruzione e la disciplina, che erano il supremo +e più urgente bisogno di quelle improvvisate milizie. +</p> + +<p> +Tuttavia e malgrado questi difetti, anzi staremmo +per dire vizi organici, l’opera preparatoria procedeva +senza sosta, e Garibaldi, null’altro potendo, si sforzava +d’agevolarla col consiglio e coll’esempio. Pregato +a non muoversi da Caprera, pel timore che la sua venuta +sul continente potesse accrescere gl’imbarazzi +del Governo, aveva subito obbedito; ricevuto l’annunzio +della sua nomina, vi aveva risposto pubblicamente +con fervide proteste di gratitudine e di devozione +al Re ed a’ suoi Ministri;<a class="tag" id="tag314" href="#note314">[314]</a> interpellato da amici, +<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span> +da commilitoni, da società politiche sul da farsi, rispondeva +a tutti una sola parola; «Guerra e concordia.<a class="tag" id="tag315" href="#note315">[315]</a>» +Infine quando sulla fine di maggio il colonnello +Vecchi si recò a Caprera, incaricato dal Governo +di concertare con lui le ultime provvisioni per il comando +e l’ordinamento dei Volontari, ed esporgli insieme +il piano di guerra stabilito per la imminente +campagna, egli pose uno studio singolare nel mostrarsi +arrendevole su tutti i punti, riducendo al più stretto +necessario le sue domande, e protestandosi contento +di qualunque parte gli si volesse assegnare. +</p> + +<p> +Circa ai Volontari approvò quasi senza discutere +tutto quanto era stato predisposto; chiedendo soltanto +che al corpo fossero aggiunti uno squadrone di guide, +un battaglione di Bersaglieri volontari, e, se dovesse +operare in Tirolo, alcune batterie da montagna: nominò +egli, poichè glie n’era lasciata la facoltà, i Comandanti +di corpo, e gli ufficiali dello Stato Maggiore, +esprimendo però il desiderio, che non fu poi soddisfatto, +di poter accettare nei quadri gli ufficiali che +avevano disertato per lui ai giorni d’Aspromonte e +che perciò erano stati cassati dai ruoli dell’esercito. +Interpellato circa all’Intendenza, rispose: «Datemi +<span class="pagenum" id="Page_418">[418]</span> +Acerbi e del danaro, e basta;» consultato circa al +concetto di ordinare i venti reggimenti in quattro divisioni, +esternò qualche dubbio, natogli principalmente +dal timore che un siffatto ordinamento potesse nuocere +alla mobilità e speditezza del corpo; ma rimettendosi +anche in questo al giudizio de’ suoi capi. Soggiunse, +tuttavia, che qualora la propostagli formazione +fosse deliberata, egli proporrebbe per comandanti delle +quattro divisioni, Nino Bixio, suo figlio Menotti, Nicola +Fabrizi, e, questo solo basterebbe a nobilitare +l’uomo, il generale Pallavicini, quel medesimo che +l’avea ferito ad Aspromonte. Nè questo gli bastò, chè +discorrendo della eventualità di combattere sopra un +terreno più vasto, dichiarò che avrebbe tenuto a onore +e fortuna singolari l’avere sotto i suoi ordini una +divisione dell’esercito regolare, la quale ben pensava +che a fianco dei suoi Volontari avrebbe rappresentato +la più nobile incarnazione dell’unità della patria. +</p> + +<p> +E tutto ciò, meno gli ufficiali disertori, gli fu prontamente +e largamente promesso; ma in qual misura al +lungo promettere sia seguito l’attendere lo vedremo in +appresso. Quanto poi al disegno generale della guerra, +espresse, poichè erane richiesto, il suo parere, lasciando +però anche intorno a siffatto argomento chiaramente +trasparire che nessuno più di lui era alieno +dall’imporre le proprie idee, e che unico suo pensiero +in quella guerra era di servire il proprio paese +e di combattere. A’ suoi occhi il concetto sul quale +lo Stato Maggiore generale italiano pareva essersi già +fermato, di agire sul Po allo scopo di girare il quadrilatero, +distraendo l’attenzione del nemico con alcune +dimostrazioni sul Mincio, era buono in massima; +solamente alla sua felice riuscita credeva indispensabili +due condizioni: che sul Po, d’onde doveva partire +<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span> +lo sforzo principale, fosse concentrato il grosso +dell’esercito e che alla dimostrazione sul Mincio fossero +assegnate poche divisioni, le quali più che a combattere +dovessero pensare a muoversi e manovrare. +Quanto poi a sè stesso, non negò di mirare ad una +impresa più vasta ed arrischiata, meditata a lungo e +del cui buon successo sentiva quasi di poter rispondere. +«L’intendimento suo (lo diremo colle stesse parole +della Storia ufficiale) non era già di tentare una +punta della Dalmazia attraverso alle provincie slave +del mezzodì verso l’Ungheria e porre piede nell’Istria +alle spalle di Pola; ma sbarcare presso Trieste, occupare +quella città e manovrare verso nord sul rovescio +delle Alpi Giulie e Carniche per impadronirsi dei passi +che dal Veneto conducono nelle valli della Sava e della +Drava.<a class="tag" id="tag316" href="#note316">[316]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_420">[420]</span> +</p> + +<p> +Se non che avendo il colonnello Vecchi fatto considerare +a Garibaldi che il Governo italiano non +<span class="pagenum" id="Page_421">[421]</span> +avrebbe potuto impegnarsi in quel progetto «se non +a guerra cominciata, quando la situazione politica e +militare si fosse rettamente disegnata,» (quando cioè +l’esercito italiano fosse riuscito a postarsi gagliardamente +nel Veneto, e la Confederazione Germanica, +che la Prussia aveva interesse a non disgustare, avesse +chiarito meglio i suoi propositi circa Trieste e l’Istria), +il Generale si persuase subito della gravità di queste +ragioni (specie della prima, che era la sola valida), +e diede al suo interlocutore questa testuale risposta, +che basta di per sè sola a qualificare i sentimenti con +cui egli s’accingeva a quell’impresa: «Certamente +ho anch’io, come gli altri, il mio piano di campagna. +Espongo le mie idee, se sono consultato, e naturalmente +ho piacere di vederle messe in opera; ma non +farò mai difficoltà ad eseguire i comandi del capo +supremo dell’armata.<a class="tag" id="tag317" href="#note317">[317]</a>» +</p> + +<p> +Siccome però il colonnello Vecchi aveva pure dovuto +soggiungergli che, nel primo periodo della guerra, +il Governo l’aveva destinato ad operare in Tirolo, +donde soltanto nel momento in cui la spedizione +transadriatica fosse matura avrebbe potuto essere richiamato, +il Generale accettò tosto l’offertagli impresa +e volgendosi senz’altro a studiare i mezzi che +potessero agevolargliene la riuscita, «richiamava fin +d’allora l’attenzione sulla necessità di provvedere alla +difesa del Lago di Garda, consigliando di armare batterie +potenti, anche fino a venti o trenta pezzi, su +zattere da rimorchiarsi col mezzo di vapori o di canotti +a remi, assicurando aver egli stesso impiegato +un tale espediente con successo nel Plata. Consigliava +pure, e vivamente raccomandava, che si riunissero sulle +<span class="pagenum" id="Page_422">[422]</span> +rive del Garda molte imbarcazioni, quand’anche si +fosse dovuto trasportarle colla ferrovia da punti lontani, +e ciò per transitare attraverso il Lago grosse +forze, e prendere piede sulla sponda sinistra, nello +scopo di facilitare il passaggio del Mincio all’esercito e +di assicurare il possesso di quella regione collinosa, +che forma il punto più debole del Quadrilatero.» +</p> + +<p> +E soggiunge il dotto ufficiale, da cui abbiamo tolto +a bello studio queste parole: «e a nessuno sfuggì +la saggezza di tale consiglio; ma la mancanza di +tempo, la ressa, e tant’altre cagioni note e malnote +impedirono di effettuarlo, sicchè (notevoli parole) mentre +l’Austria signoreggiava il Lago di Garda colle +fortificazioni di Peschiera e di Riva, ed una flottiglia +di sei cannoniere e di due vapori a ruote, armate le +prime di due pezzi ciascuna ed i secondi di sei pezzi, +noi non avevamo sul Lago che cinque cannoniere male +in arnese, armate ciascuna di tre pezzi; una sola di +esse in buono stato, le altre inabili al movimento.<a class="tag" id="tag318" href="#note318">[318]</a>» +</p> + +<p> +Nè con questo vogliamo dire che seguendo quei +concetti le fortune del 1866 sarebbero state diverse; +pur troppo gli spropositi commessi e i difetti apparsi +nella preparazione e nella condotta di quella guerra +furono tali che non si sa più quale disegno, per eccellente +che fosse, avrebbe potuto dar la vittoria; a +noi basti dire che le idee colle quali si combattè +nel 1866 non furon quelle di Garibaldi, che nessuno +de’ suoi consigli fu ascoltato, e nessuna delle sue proposte +accolta e messa in atto. +</p> + +<p> +La campagna del 1866 fu in realtà la negazione +di ogni concetto. Fra la dimostrazione sul Mincio +e l’irruzione dal Po, fu scelto un mezzo termine che +<span class="pagenum" id="Page_423">[423]</span> +aveva i difetti di entrambi i sistemi, senza alcuno +de’ vantaggi che la scelta risoluta e l’attuazione compiuta +d’un solo avrebbe portati seco. Le parti furono +invertite: l’accessorio divenne il principale, e +il principale l’accessorio; il passaggio del Po fu subordinato +alla dimostrazione sul Mincio, la quale poi +si mutò in un’irruzione; ma perchè anche la irruzione +non era stata nè seriamente pensata, nè risolutamente +voluta, nè convenientemente predisposta, si +tramutò a sua volta in un’azione, anzi in una sequenza +d’azioni imprevedute, estemporanee, sconnesse, +che avrebbero reso difficile la vittoria anche ad un +esercito più prode e più numeroso di quello che fu +mandato a dar di cozzo ciecamente contro i colli di +Sommacampagna e di Custoza, la mattina del 24 giugno. +Che se a questo fondamentale errore si aggiunga +la funesta dualità del comando e la discordia dei +capi, con tutto il corteo degli equivoci, dei malintesi, +dei puntigli, dei ripicchi che ne furono il naturale portato, +si spiegherà ancora più facilmente, senza bisogno +di acute disquisizioni strategiche, come una campagna +che pareva vinta prima che intrapresa, cominciata con +tanta superiorità di forze, e ardore di milizie, ed entusiasmo +di popoli, esordisse da una sconfitta, indarno +palliata col barbarico eufemismo d’<i>insuccesso</i>, e dopo +una ritirata precipitosa senza ragione, e un lungo ozio +senza scusa, finisse in una passeggiata militare senza +gloria e in una conquista senza merito. +</p> + +<h3>XIV.</h3> + +<p> +Il 10 giugno, il generale Garibaldi, chiamato finalmente +dal Ministero, s’imbarcava a Caprera sul <i>Piemonte</i> +(quello stesso auguroso piroscafo della spedizione +<span class="pagenum" id="Page_424">[424]</span> +di Marsala), e da Genova correva diritto in Lombardia +a passarvi la prima rivista de’ suoi Volontari. +L’11 era a Como; il 12 a Monza, ove si ordinavano le +guide, indi a Varese e Gallarate; il 13 a Lecco; il 17 a +Bergamo, dove s’era stabilito il deposito del primo battaglione +Bersaglieri; e con quale entusiasmo d’amore +l’accogliessero quei giovani che vedevano in lui la +gemina personificazione della patria e della vittoria, +lo si immaginerà di leggieri. I Volontari erano ancora +nello scompiglio della prima formazione. I quadri +erano tuttora incompiuti, scarseggiavano il vestiario +e le buffetterie, un battaglione aveva le camice rosse +e non i berretti, un altro le uose e non i calzoni: a +tutti poi mancavano le armi; pure Garibaldi, anzichè +crucciarsene, si compiaceva di quel disordine e vedendosi +sfilar davanti quel carnevale bizzarro e pittoresco +di tinte e di foggie che ormai era la veste +abituale e caratteristica del garibaldino, esclamava +gioiendo: «Non erano diversi i <i>Mille</i>.» A tutti però +raccomandava la disciplina, l’esercizio al bersaglio, la +scherma della baionetta; a tutti lasciava di quelle +sue parole colle quali era solito da tant’anni a trascinarsi +dietro la gioventù italiana; e a trasformare +anche i più fiacchi e restii in anime d’eroi, pronti +ad ogni cimento e ad ogni sacrificio.<a class="tag" id="tag319" href="#note319">[319]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_425">[425]</span> +</p> + +<p> +Ma oramai, come egli stesso diceva, l’ora delle +parole era passata e suonava quella de’ fatti. Il 19, cessate +in Germania le incertezze che fino allora avevano +tenuto in sospeso anche l’Italia, la guerra era +deliberata: il generale La Marmora lasciava il Ministero +per recarsi ad assumere il comando dell’esercito: +le dieci divisioni del Mincio e le sette del Po +si avvicinavano alle sponde de’ due fiumi apparecchiandosi +al passaggio; e il generale Garibaldi da +Brescia, dove aveva già stabilito il suo Quartiere generale, +moveva col 1º reggimento (colonnello Corte), +col 2º (colonnello Spinazzi) e col 1º battaglione de’ Bersaglieri +(maggiore Castellini), i soli armati fin allora, +moveva, dico, alla volta di Salò; allineandosi così all’estrema +sinistra dell’esercito e prendendo in sua +custodia i valichi della Valsabbia e della sinistra del +Garda, primo passo alle operazioni in Tirolo. Ed anche +Salò non era che una tappa. Esplorate egli stesso +nella giornata del 21 giugno le posizioni intorno al +Caffaro,<a class="tag" id="tag320" href="#note320">[320]</a> appena è raggiunto dal secondo reggimento +<span class="pagenum" id="Page_426">[426]</span> +ripiglia la sua marcia avanti; sicchè tra il 23 e il 24 +viene a trovarsi con tutte le milizie di cui poteva pel +momento disporre nei dintorni del Lago d’Idro, tra +Hano, Vestone e Rocca d’Anfo, e all’indomani, nel +giorno stesso di Custoza, spingere le sue teste di colonna +al Ponte del Caffaro e a Monte Suello, prime +chiavi di quel confine che era impaziente di varcare. +</p> + +<p> +Se non che nella sera stessa giungeva al Quartier +generale di Salò, dove Garibaldi dimorava ancora, +l’inaspettato annunzio dell’infelice giornata combattuta +tra il Mincio e l’Adige, e nel mattino vegnente +l’ordine di proteggere Brescia, anzi per dir la frase +usata dal Quartier generale del Re, «di proteggere +l’eroica Brescia.» E l’annunzio e l’ordine erano per +il nostro Capitano due volte dolorosi: poichè alla trafitta +ch’egli pure al pari d’ogni altro cittadino dovette +sentire per quel primo infelice esperimento delle +armi italiane, si associava nell’animo suo il rammarico +di dovere abbandonare quelle due posizioni di +Monte Suello e del Caffaro; la prima fortunatamente +occupata senza colpo ferire, l’altra valorosamente difesa +in quella stessa mattina del 25 contro un furioso +assalto di nemici;<a class="tag" id="tag321" href="#note321">[321]</a> e perdute le quali non si sapeva +quanto sangue sarebbe occorso a riconquistarle. Tuttavia +non v’era luogo ad esitare, e Garibaldi s’apprestò +ad eseguire l’ordine coll’usata sua energia e +rapidità. Richiama in gran fretta le truppe accampate +intorno ai confini, e le fa scendere a marcia forzata +lungo la riviera del Lago; fa avanzare da Brescia +<span class="pagenum" id="Page_427">[427]</span> +a Lonato il 3º reggimento (colonnello Bruzzesi), +che vi era appena giunto e appena vi aveva preso le +armi; chiama contemporaneamente da Bergamo, per +ferrovia, il 4º (colonnello Cadolini), di cui già aveva +spedito il primo battaglione a custodia della Valcamonica +minacciata da un’incursione austriaca, corre +egli stesso nella sera del 25 a Lonato, e scorto a colpo +d’occhio il partito che si poteva trarre da quella cerchia +di contrafforti che girano dall’estrema punta occidentale +del Garda ai poggi di Castiglione, scagliona +colà tra Padenghe, Lonato e l’Esenta tutte le forze +che può avere sottomano e si prepara a disperata battaglia. +</p> + +<p> +L’allarme fortunatamente fu vano. Il Generalissimo +austriaco non aveva alcuna intenzione di rischiare +in conflitti spicciolati la facile gloria del 24; +e, da qualche scorribanda d’esploratori in fuori, si +tenne serrato nel suo Quadrilatero, intento assai più +a spiare le mosse del Cialdini che sperava avrebbe +passato il Po e si sarebbe ingolfato nel dedalo d’acque +del Polesine. Ma indarno: l’esercito del Mincio era +già in ritirata sull’Oglio, disposto, pareva, a continuarla +fino a Cremona; l’esercito del Po, per naturale +conseguenza, contromarciava a sua volta per prendere +posizione tra Bologna e Modena, e coprire Firenze; +talchè tra il 27 e il 30 giugno non restarono più difaccia +agli Austriaci che dieci o undicimila Volontari; +più alcuni squadroni dell’esercito regolare volteggianti +tra il Chiese e il Mincio, e, non si deve dimenticarlo, +i petti dei Bresciani, risoluti, se lo straniero +avanzasse fin sotto le loro mura, a rinnovare le fiere +prodezze del 1849. +</p> + +<p> +Al 1º luglio però erano giunti in Lombardia dal +mezzogiorno tre dei cinque reggimenti che si organizzavano +<span class="pagenum" id="Page_428">[428]</span> +colaggiù; e poichè da un lato appariva manifesto +che l’Arciduca Alberto non aveva alcuna intenzione +di passare il Mincio e dall’altro contro simili +scorrerie potevano bastare le nuove Legioni sopraggiunte, +Garibaldi, d’accordo col Quartier generale, +lascia una parte delle sue forze (terzo, sesto e nono +reggimento) a guardia delle sue spalle, e a protezione +di Brescia, tra Salò e Lonato; invia il quarto reggimento +col primo battaglione Bersaglieri a rinforzare +le difese della Valcamonica; e incamminasi egli stesso +col primo e secondo reggimento e il 2º battaglione +Bersaglieri (maggiore Mosto) verso il confine trentino +per ripigliarvi le posizioni che Custoza, con tanto suo +cruccio, l’aveva costretto ad abbandonare. +</p> + +<h3>XV.</h3> + +<p> +Ma anche il nemico non era stato inerte. Nel giorno +stesso in cui Garibaldi si preparava a risalire la Valsabbia, +l’Arciduca Alberto pensava ad un movimento +generale di tutto l’esercito imperiale, talchè il dì appresso, +1º luglio, mentre i tre corpi del Quadrilatero +passavano il Mincio sui quattro ponti di Peschiera, +di Monzambano, di Borghetto e di Goito, il generale +Kuhn, comandante il corpo austriaco di operazione +in Tirolo, spingeva innanzi le teste delle sue colonne +al di qua dello Stelvio, del Tonale e del Caffaro, preparandosi +a riprendere l’offensiva ed a capitanare +egli stesso col grosso delle sue forze una punta in Valcamonica. +</p> + +<p> +E in quale posizione sarebbero venute a trovarsi +le milizie garibaldine non è chi non veda. Se l’esercito +imperiale del Mincio avanzava ancora d’una +tappa; se le colonne del generale Kuhn compivano +<span class="pagenum" id="Page_429">[429]</span> +la loro mossa, Garibaldi sarebbe stato o prima o poi +inevitabilmente schiacciato. +</p> + +<p> +Fortunatamente l’Arciduca Alberto s’arrestò. In +quel 1º di luglio pareva che tutti i campi fossero +stati colti dalla febbre del movimento; e in quello +stesso giorno anche il generale La Marmora, che comandava +ancora la sinistra dell’esercito italiano, ordinava +all’intero corpo del generale Della Rocca di +ripassare l’Oglio ed il basso Chiese e di spingere una +ricognizione, senza però impegnar alcun combattimento, +fino al Mincio. Questa mossa, che nella mente del +generale La Marmora doveva ridursi ad un semplice +esercizio di gambe, anzi per usare la celebre frase, +ad una mostra «tanto per far qualcosa;» questa +mossa salvò Garibaldi. L’Arciduca Alberto, infatti, +il quale a sua volta aveva varcato il Mincio senza +scopo ben determinato e soltanto per muover campo +e foraggiare alquanto sul territorio lombardo, veduta +da un lato quella avanzata dell’esercito italiano sul +Mincio, e dall’altro avuto sentore del riavvicinarsi di +Cialdini alle sponde del Po, insospettito, non senza +ragione, d’un ritorno offensivo che poteva coglierlo nel +fianco e scalzarlo dalla sua base, deliberò subitamente +di ritornar sui suoi passi, non solo riconducendo nei +suoi alloggiamenti sulla sinistra del Mincio l’esercito +del Quadrilatero, ma ordinando a Kuhn di fare altrettanto +sulle Alpi, ripassando cioè il già varcato confine +e riprendendovi le sue prime posizioni difensive.<a class="tag" id="tag322" href="#note322">[322]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_430">[430]</span> +</p> + +<p> +Il generale Kuhn tuttavia, pur obbedendo agli ordini +del suo Generalissimo e cominciando nel pomeriggio +del 2 il suo movimento retrogrado, lasciò a guardia +dello Stelvio a Sponda Lunga, del Tonale a Ponte di +Legno, e del Caffaro a Bagolino e Monte Suello forti +retroguardie che dovevano non solo proteggere la sua +ritirata, ma disputare, se il destro si porgeva, con +energici contrassalti il terreno e impedire l’avanzare +degli assalitori. +</p> + +<p> +E nacquero da ciò i combattimenti del 3 e 4 luglio +di Monte Suello e Vezza, che stiamo per raccontare +brevemente. +</p> + +<p> +Infatti nel pomeriggio del 2 luglio, intanto che la +Brigata Corte, 1º e 3º reggimento, marciava alla volta +del Caffaro, due colonne austriache, di cui ancora non +era dato misurare la forza, scendevano in senso contrario, +l’una da Moerno per Hano su Treviso, l’altra +da Bagolino per Presegno su Lavenone, rendendo così +inevitabile per l’indomani uno scontro. Nè il colonnello +Corte pensò a fuggirlo; anzi rinforzate le sue +avanguardie che già erano giunte a Ponte d’Idro, e +mandate quattro compagnie col maggiore Salomone +a girare per le pendici del Monte Berga le alture di +Bagolino, si preparava cautamente al conflitto, quando +Garibaldi, giunto nel frattempo a Rocca d’Anfo, venne +a precipitarlo. +</p> + +<p> +Siccome le due colonne nemiche s’erano ripiegate +l’una a Moerno e l’altra a Monte Suello, Garibaldi +deliberò di non lasciar loro alcuna tregua, e inviate +<span class="pagenum" id="Page_431">[431]</span> +altre due compagnie di Bersaglieri da Rocca d’Anfo, +guidate dai capitani Evangelisti e Bezzi, ad aggirare +per la destra Monte Suello, senza nemmeno attendere +che l’aggiramento fosse compiuto, ordinò al +colonnello Corte di assalire di fronte la postura nemica +e di espugnarla. Nè si può dire che ai Garibaldini +scarseggiassero le forze; il colonnello Corte, +non ostante i molti distaccamenti, aveva sempre sotto +mano diciassette compagnie e una batteria da campagna; +ma la postura nemica era gagliardissima; il +Suello sbarra quasi a picco le due vie di Bagolino e +del Caffaro; quattro compagnie di <i>Kaiser-Jäger</i> (800 uomini) +lo custodivano, altre quattro compagnie di fanti +ne guardavano i dintorni, e snidarli di lassù a punta +di baionetta era difficile impresa. Ma Garibaldi, impaziente +quel giorno e nervoso fuor dell’usato, non +volle persuadersene, e se ne ebbe a pentire ben presto. +Ordinato l’assalto, i Volontari si slanciarono animosi; +impotenti a rispondere coi loro sfocati ferravecchi +alle eccellenti carabine dei Tirolesi, non indietreggian +per questo, e non ostante la grandine di fuoco +che li fulmina e li dirada, avanzano, avanzano sempre +e costringono ad ogni carica il nemico a cedere +il passo, a risalire ancora più in alto per cercare una +nuova trincea sulle vette del monte. Ma a tal punto +anche le ultime forze degli assalitori vengono meno. +Indarno Bruzzesi e Corte rianimano colla voce e coll’esempio +la lena affranta dei loro valorosi; indarno +gli ufficiali prodigano al fuoco le vite fiorenti; e Bottino +muore, Vianello muore, Trasselli e Piazzi e Carlo +Mayer e tant’altri cadono feriti sull’erta sanguinosa; +indarno lo stesso Garibaldi urla, rampogna, tempesta; +ferito egli stesso al sommo della coscia, è costretto a +riconoscere la necessità della ritirata. Ritirata però +<span class="pagenum" id="Page_432">[432]</span> +compiuta col massimo ordine, colla faccia al nemico, +e che avrebbe dovuto levargli dal capo ogni velleità +d’inseguimento. Egli invece, illuso da quel movimento +retrogrado, pensa scendere sulla strada del Caffaro, e, +formandosi in colonna, passare a sua volta dalla difesa +all’offesa. Fu il suo passo falso: chè sfolgorato di +fianco dai quattro pezzi posti in batteria sui poggi di +Sant’Antonio e ributtato di fronte dalle compagnie del +terzo reggimento, fu costretto a riparare di nuovo, +sanguinolento, dietro le roccie del Monte Suello, seminando +il terreno di molti de’ suoi morti o feriti. +</p> + +<p> +La sera intanto era calata; i due campi stavan di +fronte incapaci, sì l’uno che l’altro, di dare un passo +avanti, quando le quattro compagnie del Salomone, +mandate sin dal mattino a circuire la sinistra nemica, +essendo apparse sulla cima del Berga, gli Austriaci +temendo, a ragione, di vedersi all’indomani chiusa +ogni via, abbandonarono nella notte stessa la forte posizione +e raggiunsero su per le Giudicarie il loro Corpo +principale.<a class="tag" id="tag323" href="#note323">[323]</a> +</p> + +<p> +Ma se il combattimento di Suello non fu per le +armi garibaldine che uno scacco passeggiero, lo scontro +di Vezza fu una vera sconfitta. Nel pomeriggio +del 3 luglio i sei battaglioni confidati al colonnello +Cadolini per la difesa della Valcamonica erano così +distribuiti: il 1º battaglione Bersaglieri (maggiore Castellini), +un battaglione del 5º reggimento (maggiore +Caldesi) e due compagnie del 44º di Guardia mobile +a Vezza sopra Edolo, a pochi chilometri dal Tonale; +<span class="pagenum" id="Page_433">[433]</span> +tre battaglioni del 5º reggimento, sotto gli ordini diretti +dello stesso Cadolini, a Campolaro di fronte al +passo di Croce Domini, sulla via che congiunge la +Valcamonica alla Valtrompia. +</p> + +<p> +Ora la retroguardia austriaca rimasta di guardia +al Tonale saputa la scarsa forza che le stava di +fronte, obbedendo essa pure all’ordine di proteggere +il concentramento generale della difesa del Tirolo +con opportuni ritorni offensivi, deliberò di assaltare +in Vezza l’accampamento garibaldino non tanto per +aprirsi un varco a imprese maggiori, quanto per dare +una scossa (frase prediletta del generale Kuhn) al +suo nemico e togliergli la volontà di avanzar troppo +sollecito. La mattina del 4 perciò una colonna di milledugento +imperiali, scortati da due pezzi d’artiglieria, +piomba su Vezza, e giovata dalla posizione infelicemente +scelta dai difensori, dall’assenza del comandante +in capo, dal dissenso dei due ufficiali che ne +tenevano le veci<a class="tag" id="tag324" href="#note324">[324]</a> e infine dalla cieca avventatezza del +maggiore Castellini, che a petto scoperto si precipitò +sull’inimico; posti fuori di combattimento in men di +tre ore, tra morti (14) e feriti (66) ben ottanta gregari, +morto lo stesso Castellini che sconta eroicamente +il temerario ardimento, morti il capitano Frigerio e il +<span class="pagenum" id="Page_434">[434]</span> +tenente Prada, costringe il rimanente, malgrado sforzi +disperati di valore, a ripiegare su Edolo, per tornarsene +poi nella sera medesima a Ponte di Legno assai +malconcia essa pure, ma paga del piccolo e forse insperato +trionfo. +</p> + +<p> +E con questo ultimo scontro, il periodo dei combattimenti +difensivi delle milizie garibaldine in Lombardia +era chiuso per sempre. Il 5 luglio Garibaldi +portava il suo Quartier generale da Rocca d’Anfo a +Bagolino, e da quel giorno la campagna del Tirolo +potè dirsi veramente cominciata. Prima però di narrarne +le vicende ci conviene esaminare brevemente +in quali condizioni Garibaldi la intraprendeva. +</p> + +<p> +Nella seconda settimana di luglio disseminati da +Brescia a Lodrone e da Salò ad Edolo ubbidivano a +Garibaldi quaranta battaglioni di fanteria; due battaglioni +di Bersaglieri riuniti in dieci reggimenti e +cinque brigate; tre batterie di artiglieria da campagna +ed una da montagna; due squadroni di guide a +cavallo; quattro compagnie di Zappatori, i quali sommati +ai relativi corpi del treno, dell’intendenza, dell’ambulanza,<a class="tag" id="tag325" href="#note325">[325]</a> +componevano un totale di trentottomila +uomini, ventiquattro cannoni, dugento cavalli; non +<span class="pagenum" id="Page_435">[435]</span> +contati due piroscafi, dei quali uno solo poteva navigare, +e sei barche cannoniere prive fino al 6 luglio di +cannoni e d’artiglieri, e ai quali era commesso non già +di fare, ma di simulare la difesa del Lago di Garda. +</p> + +<p> +Ora nessuno negherà che una simile forza stimata +alla sola stregua del numero e paragonata a quella +del nemico non potesse dirsi soverchiante e quasi +strapotente; soltanto a fare una forza non basta una +massa, e il valore d’un numero non è determinato dal +solo esponente. Che cos’erano in realtà quei trentottomila +uomini? Come armati, come vestiti, come ordinati, +come agguerriti? come comandati? Chi sa come +sono nati i Volontari ha già sulle labbra la risposta. +</p> + +<p> +Per armi, i macchinosi schioppettoni d’ordinanza +del 1866, inferiori anche al fucile ordinario austriaco, +pressochè inservibili nella guerra alpestre, se già non +poteva dirsi altrettanto in ogni sorta di guerra; incapaci +poi di gareggiare nè da vicino, nè da lontano +colle celebrate armi di precisione del nemico contro +il quale perciò ogni garibaldino veniva a trovarsi in +una necessaria e quasi organica inferiorità: quella +stessa inferiorità a cui lamentò d’aver soggiaciuto +l’austriaco contro il fucile ad ago del suo nemico di +Sadowa. +</p> + +<p> +E pari all’armi veniva la perizia di chi doveva +trattarle. Nè per colpa loro. Soldati improvvisati, sbalzati +dopo un mese di caserma e una settimana di piazza +d’armi, al campo; ignari moltissimi del come si caricasse +uno schioppo; ignari parecchi di quel che uno +schioppo si fosse; armati la più parte per via, spesso +alla vigilia d’andare al fuoco; non esercitati al bersaglio, +non addestrati alle marcie, nuovi affatto alla +montagna, quei trentottomila uomini non rappresentavano +una forza militare proporzionata al loro numero; +<span class="pagenum" id="Page_436">[436]</span> +essi erano tutt’al più un gran campo di reclute; +il rudimento d’un mirabile esercito, atto a crescere +e perfezionarsi più rapidamente di qualsivoglia altro, +ma che fino al termine del suo tirocinio restava pur +sempre fra le mani del suo Capitano uno strumento +imperfetto, una lama mal temprata che egli era obbligato +a trattare tanto più riguardosamente, quanto più +delicata e gentile era la materia onde si componeva. +</p> + +<p> +E non si discorra degli ufficiali. Il modo usato +nella loro scelta dà la norma della qualità loro. Scarsi +di numero, lo erano ancora più di capacità. Non mancavano +i buoni e nemmeno gli ottimi; ma la valanga +dei mediocri, non senza mistura di pessimi, li soffocava. +Sentivasi soprattutto (fatte qui pure le debite +eccezioni) il difetto di ufficiali generali e superiori; +più benemeriti la maggior parte per servigi resi alla +patria che ragguardevoli per gesta militari. Come +nei gregari così ne’ comandanti sovrabbondava il valore, +scarseggiavano l’arte e l’esperienza. Molti non +avevano mai tenuto un comando effettivo di truppe +in campagna, e la stagion campale più lunga che avesser +veduta era quella di Sicilia del 1860. Non si +parli poi della guerra di montagna; era per essi un +mondo nuovo; un continuo viaggio d’esplorazione in +terra incognita, in mezzo alla quale avanzavan brancolando, +interamente persi e disorientati. Nessuno, o, +per non esagerare, ben pochi coloro che sapessero +come coprirsi nelle marcie, guardarsi negli accampamenti, +piantar un avamposto, misurare approssimativamente +una distanza, leggere con certa sicurezza una +carta. Anche ai migliori falliva in sulle prime il senso +dell’insolito terreno sul quale eran chiamati a guerreggiare, +e soltanto più tardi, dopo alcune settimane +di lezioni, spesso dolorose, cominciavano ad acquistarlo. +<span class="pagenum" id="Page_437">[437]</span> +«Fate l’aquila,» diceva loro Garibaldi; ma +quando principiarono a impararlo la guerra finì. +</p> + +<p> +E non eran queste sole le cagioni che scemavano +il valore di quelle milizie in cui pure grandeggiavano +tante nobili virtù; un’altra ve n’era, forse la più +grave di tutte: la infelicissima composizione dei reggimenti, +interamente disadatta alla guerra che dovevano +combattere. Anche qui l’imprevidenza aveva +cagionato la precipitazione e la precipitazione il disordine. +A Garibaldi occorreva una formazione svelta, leggiera, +elastica, atta alle marcie, ai volteggiamenti, alle +sorprese della montagna; gli fu consegnata invece una +compagine abborracciata di corpi mastodontei, taluno +de’ quali toccava, tal altro superava i quattromila uomini, +difficili a maneggiarsi in rasa campagna, ma +che tra i picchi delle Retiche, in quella guerra quasi +aerea di falchi e di camosci, diventavano per chi doveva +comandarli un problema ed un impaccio incessante; +una cagione quotidiana di quella lentezza, di +quei ritardi, di quei contrattempi che, nei monti principalmente, +o costano la sconfitta o fanno pagar più +sanguinosa la vittoria. +</p> + +<p> +E a rendere più evidente quanto siamo venuti sin +qui discorrendo, si volga uno sguardo al teatro nel +quale Garibaldi era stato obbligato ad agire. A’ suoi +occhi l’impresa del Tirolo non poteva esser condotta +con rapidità e sicurezza, se non da chi avesse saputo +a tempo assicurarsi la signoria del Garda. Però il +consiglio da lui dato fin dal 10 maggio a Caprera di +stabilirvi senza indugio una flottiglia di combattimento +e di trasporto capace non solo di tener spazzato +il Lago dalle navi nemiche, ma altresì, e più +ancora, di tragittare sulla riva veneta quante forze +fossero stimate espedienti così a penetrare nel Trentino +<span class="pagenum" id="Page_438">[438]</span> +per la valle del Sarca, come a dar la mano all’esercito +italiano che vinta la linea del Mincio si +fosse incamminato verso l’alto Adige. +</p> + +<p> +E in entrambi questi casi, sia che il buon consiglio +fosse stato seguito, sia che l’eventualità fortunata +si fosse verificata, i quarantamila Volontari non +sarebbero stati più di troppo. Libero di spiegarli e di +muoverli per le tre grandi vie dell’Oglio, del Chiese +e dell’Adige, collegate tra di loro dalle squadriglie +del Garda, Garibaldi avrebbe potuto trarre dal suo +esercito numeroso tutto il frutto di cui era capace e +marciare più rapidamente alla vittoria. Invece quel che +accadde è noto. Il Garda abbandonato alla difesa di +quattro o cinque squallide carcasse su le quali doveva +essere gran mercè, non di cacciare, ma di fuggire alla +caccia del nemico, fu in realtà e per tutta la durata +della campagna un lago austriaco; dal Mincio, anzichè +l’annuncio della vittoria, suonò il grido spaventato +«d’un disastro irreparabile;» e per l’effetto combinato +di quell’imprevidenza e di questa sventura, ogni possibilità +di operare per la sponda orientale del Garda +e per le due rive dell’Adige venne a fallir per sempre. +</p> + +<p> +Allora naturalmente non restò a Garibaldi che un +partito:<a class="tag" id="tag326" href="#note326">[326]</a> tentare l’irruzione di fronte e prendere la +<span class="pagenum" id="Page_439">[439]</span> +strada più diretta e vicina, invadere il Tirolo per le +valli del Chiese e di Ledro, e girati secondo i casi, o +sforzati i forti che le sbarrano, salir in tre colonne +per le Giudicarie la convalle di Conzei e la valle del +Sarca nella direzione di Trento, sotto la quale avrebbe +potuto dare una battaglia finale e decisiva con tutte +le sue forze collegate. +</p> + +<p> +Però chi abbia percorso una volta sola quelle Alpi, +od anche volga soltanto un’occhiata rapida alla loro +Carta, comprenderà di leggieri che penetrare con +quarantamila uomini nelle anguste gole di quelle vallate +era quanto voler penetrar di colpo colla folla di +Serse nella bocca delle Termopili. +</p> + +<p> +Nel primo istante, fino a che l’imbocco delle valli +non fosse superato e gli invasori non avessero guadagnato +tanto terreno da potervisi distendere e manovrare, +l’avanzare per essi non poteva essere che +assai lento e penoso, e piuttosto un tentar a destra +e a manca mille sentieri e mille varchi, che un vero +avanzare. Naturalmente in quelle strette non ci potevano +capire che le teste di colonna; epperò si può +affermare con tutta asseveranza che soltanto nel giorno +in cui da un lato ebbe posato saldamente il piede +<span class="pagenum" id="Page_440">[440]</span> +all’imbocco delle Giudicarie e dall’altro colla presa +d’Ampola afferrata la chiave della valle di Ledro; soltanto +cioè tra il 17 e il 18 luglio, Garibaldi potè spiegare +in linea tutte le sue forze e adoperarle utilmente. +</p> + +<p> +Ma se Garibaldi era assai men forte di quello che +appariva, il suo avversario non era tanto debole quanto +egli stesso voleva far credere. Il generale Kuhn non +poteva disporre, è vero, che di diciassettemila uomini, +trentadue cannoni e duecento cavalli; ma chi consideri +come quei diciassettemila uomini erano comandati, +istruiti ed armati, e quale rinforzo trovavano +nel terreno stesso che dovevano proteggere, nell’indole +stessa della guerra difensiva che dovevano combattere, +vedrà la pretesa superiorità delle forze italiane +scemare d’assai, e la partita de’ due contendenti, per +un reciproco compenso di vantaggi e svantaggi, quasi +pareggiarsi. +</p> + +<p> +Composti in gran parte di quei Cacciatori imperiali +che l’Austria leva dal seno stesso del Tirolo, e +i quali contendono agli Svizzeri la fama di migliori +tiratori d’Europa; formati abilmente in quattro mezze +brigate leggiere, di cui l’unità tattica predominante +era la compagnia; spalleggiati e collegati tra di loro +da due grosse brigate di riserva; armati di quei loro +<i>Stutzen</i> di precisione, che tra gli alpigiani tirolesi sono +quasi un’arma tradizionale e domestica; protetti oltre +che dai baluardi naturali del suolo, che è di per +sè solo un grande campo trincerato, da un sistema +di forti asserraglianti le principali arterie del paese +(Lardaro nelle Giudicarie, Ampola e Ponal in Val di +Ledro, Riva in quella della Sarca, Buco di Vela e Doblino +presso Trento), quei diciassettemila combattenti +potevano dirsi nel fatto raddoppiati e fino a che non +li avesse raggiunti sulle loro rupi la baionetta garibaldina +<span class="pagenum" id="Page_441">[441]</span> +tenersi pressochè invincibili. Nè ciò basta ancora: +li comandava uno de’ più abili uomini di guerra +dell’Austria; quel generale Kuhn, che passa oggi ancora +per uno de’ più dotti maestri della guerra di +montagna,<a class="tag" id="tag327" href="#note327">[327]</a> il quale, accoppiando alla prodezza ed all’ingegno +uno studio lungo e approfondito dello scacchiere +che era chiamato a difendere, diventava anche +per Garibaldi un avversario veramente temibile; il +solo, forse, fra tanti che n’aveva scontrati in trent’anni +di guerra, il solo degno di lui. +</p> + +<p> +E tuttavia la sorte preparava al Generale austriaco +un altro immenso, inestimabile vantaggio: Garibaldi +era ferito! Conviene aver veduto Garibaldi in campagna, +conoscere il suo modo di guerreggiare, ricordarsi +quale partito egli sapesse trarre dalla sua prediletta +abitudine di salire ogni mattina il punto più +culminante e sovente più avanzato della sua linea per +esplorare le mosse e le posizioni nemiche, per comprendere +tutto il valore di quella parola. La ferita era +più molesta che grave; ma dapprima configgendolo +in letto, poscia, durante la convalescenza, vietandogli +l’uso del cavallo e non permettendogli altro modo di +locomozione che la carrozza, si risolveva difatto per +quell’uomo e quel Capitano in una vera e grossa infermità +che lo paralizzava in uno de’ punti più vitali +della sua energia. +</p> + +<p> +Ridotto a far la guerra, come suol dirsi, a tavolino, +ed a fidarsi alle relazioni de’ suoi luogotenenti, +che non sempre erano i più fedeli ed abili interpreti +del suo pensiero; posto nell’impossibilità di essere +egli il primo esploratore o la prima vedetta del +<span class="pagenum" id="Page_442">[442]</span> +proprio esercito, che tutto vede co’ suoi occhi, dirige +colla sua voce, ravviva colla sua presenza, il Capitano +del 1866 non era più in realtà che un Garibaldi +dimezzato, uno spirito prigioniero del proprio +corpo, privo degli strumenti principali del suo genio: +il moto e la vista. +</p> + +<p> +Certo, che anche ferito e chiuso fra quattro pareti, +l’occhio più vigile del suo campo era sempre +lui. Quel che Garibaldi vedeva, concepiva, divinava +anche dal fondo della sua cameruccia di Storo, è inenarrabile +e forse incredibile. Col solo aiuto d’una +Carta topografica egli passeggiava su per le creste e +dentro i valloni del Tirolo meglio di quegli stessi ufficiali +che pur v’andavano e ne venivano ogni mattina. +Quante volte non lo udimmo noi stessi indicare un +sentiero, rilevare una posizione, scoprire una scorciatoia +che i suoi migliori luogotenenti non avevano talvolta +nemmeno sospettata! Era una meraviglia incessante; +e non esitiamo ad affermare che tra tutte +le campagne combattute fino allora, quella in cui +emerse maggiormente la potenza geniale del nostro +Capitano fu quella del Tirolo. Soltanto era, come dicemmo, +una potenza i cui effetti non potevano più +farsi sentire colla rapidità ed efficacia con cui si fece +sentire altra volta ad altri nemici, allorquando Garibaldi, +in pieno possesso di tutte le sue membra e di +tutte le sue forze, era il primo nelle marcie, il primo +alle avanguardie, il primo alle scoperte, l’ultimo alle +ritirate, e poteva col sussidio del suo colpo d’occhio +maraviglioso confermare le ispirazioni della mente e +vegliarne l’applicazione. Però ringrazi il generale +Kuhn, il suo bravo <i>Kaiser-Jäger</i> di Monte Suello: +quella palla così bene aggiustata nella gamba del suo +avversario gli vinse la migliore sua battaglia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_443">[443]</span> +</p> + +<h3>XVI.</h3> + +<p> +Ed ora vediamo i due campioni alla prova. Il 6 luglio +la posizione dei belligeranti era la seguente: Garibaldi +col Quartier generale, il 1º reggimento ed il +2º battaglione Bersaglieri a Bagolino, e posti avanzati +verso il Monte Brufione; il 3º reggimento al ponte +del Caffaro con avamposti a Lodrone; il 2º tra Tremosine +e Limone con avamposti verso il Monte Notta +sul confine meridionale della Val di Ledro; il 7º e l’8º +scaglionati lungo il Garda tra Salò e Gargnano; il 6º +e il 9º in marcia da Salò a Vestone; il 5º e il 10º ancora +in formazione ai due depositi di Varese e di Barletta; +il 4º finalmente col 1º Battaglione bersaglieri e +un battaglione di Guardie nazionali tra Edolo e Incudine +a custodia della Valcamonica. Nel campo opposto +invece il generale Kuhn col suo quartiere e la +brigata di riserva Kaim (6921 uomini, 12 cannoni) a +Bad Comano; la mezza brigata Metz (950 uomini, 4 +cannoni) allo Stelvio, coll’appoggio al forte Gomogoi; +la mezza brigata Albertini (1700 uomini, 4 cannoni) +al Tonale coll’appoggio al forte Strino; la mezza brigata +Höffern (1800 uomini, 4 cannoni) nelle Giudicarie +col grosso nei dintorni di Daone; l’avanguardia +tra Cimego e Condino, appoggiata al forte Lardaro; +la brigata Thour (1500 uomini, 4 cannoni) a Tiarno, +al punto d’incidenza della Valle di Conzei in quella di +Ledro, appoggiata a destra dal forte d’Ampola, ed a +sinistra da quello del Ponal; infine la brigata di riserva +Montluisant (3500 uomini, 4 cannoni) scaglionati +in seconda linea tra le Arche e Fiavè, postura +centrale tra le Giudicarie, Val di Ledro e la Valle +del Sarca, e collegata a sua volta all’altra più grossa +<span class="pagenum" id="Page_444">[444]</span> +brigata di riserva Kaim, accantonata, come dicemmo, +nei dintorni di Bad Comano, colle spalle ai forti di +Buco di Vela e di Doblino, e che veniva a costituire +una specie di terza linea o riserva generale in grado +di proteggere o rinforzare al bisogno tutte le altre.<a class="tag" id="tag328" href="#note328">[328]</a> +</p> + +<p> +Per alcuni giorni i due campi stettero guardandosi +senza dare un passo innanzi nè l’uno, nè l’altro. Evidentemente +nessuno dei due Generali aveva formato +il proprio definitivo disegno, e intanto andavano tasteggiandosi +con scorrerie e ricognizioni; l’austriaco +per iscoprire da qual parte gli potesse venire l’assalto +principale; l’italiano per istudiare in qual punto gli +convenisse meglio tentarlo. +</p> + +<p> +Il 7 luglio però avendo il 3º reggimento respinto +una ricognizione della mezza brigata Thour che s’era +inoltrata a Lodrone, e tre giorni dopo, sotto gli occhi +stessi di Garibaldi, ributtato ancora più brillantemente +un secondo assalto della stessa brigata inseguendo +i fuggenti fino al di là di Darzo; il generale Kuhn +ordinò alla brigata Höffern di abbandonare interamente +la destra del Chiese e di concentrarsi tra Lardaro +e Tione, perno della difesa nelle Giudicarie. In +<span class="pagenum" id="Page_445">[445]</span> +conseguenza di ciò Garibaldi non ebbe più ad esitare: +e spinti da un lato i suoi posti avanzati fin +presso Condino; dall’altro fatto occupare l’ingresso +del vallone d’Ampola, andò a piantare il 13 sera il +suo Quartier generale a Storo al bivio delle due vallate +principali per cui doveva operare. E con questa +mossa la campagna del Tirolo entrò nella sua fase più +operosa e decisiva. +</p> + +<p> +Ma nemmeno il generale Kuhn era uomo da restare +lungamente inerte; e però appena vide il rapido, +troppo rapido forse, avanzare della brigata Nicotera +sulla strada delle Giudicarie, divisò di andarle +incontro a sua volta e con un energico attacco darle +una buona scrollata e costringerla ad arrestarsi. E +ad incuorarlo nell’impresa, oltre la massima troppo +da lui predicata ne’ suoi libri per non essere confermata +coll’esempio, che la migliore delle difese sta in +un energica offesa, cospiravano in quel caso le sviste +tattiche dei suoi avversari. Infatti mentre il colonnello +Nicotera commetteva lo sbaglio di allungar troppo la +propria linea in fondo alla valle senza occupare di +pari passo le alture che la fiancheggiano, l’ufficiale +incaricato di custodire gli sbocchi di Val d’Ampola<a class="tag" id="tag329" href="#note329">[329]</a> +aveva dimenticato nientemeno, non ostante le istruzioni +precise di Garibaldi, di assicurarsi il possesso +di Monte Giovo e Rocca Pagana, il nucleo più eccelso +dei passi che da Ampola per Val di Buono menano +nella valle del Chiese dominante insieme le strade di +<span class="pagenum" id="Page_446">[446]</span> +Condino, di Storo e di Ampola, e fino a quel giorno +la chiave delle posizioni occupate dall’esercito garibaldino +in Tirolo. +</p> + +<h3>XVII.</h3> + +<p> +Nella sera del 14 pertanto il generale Kuhn aveva +già riunito nelle alte Giudicarie tra Roncone e Lardaro +il grosso delle sue forze, e dato verbalmente +a’ suoi luogotenenti le istruzioni per la battaglia dell’indomani. +Il colonnello Montluisant, composta una +colonna di dieci compagnie, doveva attaccare il centro +garibaldino di fronte per la strada principale Lardaro-Condino +ed ai fianchi per Val di Buono e Cologna +sulla sinistra, e Prezzo e Castelert sulla destra +del Chiese. Il colonnello Höffern, forte esso pure di +dieci compagnie e una batteria, marciando obliquamente +da Daone verso Narone-Clef doveva assalire +l’estrema sinistra italiana scaglionata da Brione ai +varchi del Brufione. Il maggiore Grünne (subentrato +al colonnello Thour nella valle di Ledro) preso seco +sei compagnie della sua brigata, lasciato il rimanente +a rinfranco del forte d’Ampola e a guardia della +Valle di Conzei, doveva afferrare i passi di Monte +Giovo e di là tra Condino e Storo compiere l’avviluppamento +della destra garibaldina. Infine la brigata +di riserva Kaim, chiamata essa pure fino dal 14 +a Stenico, doveva scendere colla sua avanguardia verso +Prezzo e Cotogna e appoggiare, occorrendo, l’azione +generale.<a class="tag" id="tag330" href="#note330">[330]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_447">[447]</span> +</p> + +<p> +E, lo vede ognuno, non si trattava, come fu detto, +di una semplice ricognizione; si trattava d’un attacco +in piena regola, eseguito con tutto il nerbo delle forze +di cui gli imperiali potevano disporre nel Trentino +meridionale; e che riuscendo a seconda poteva avere +per effetto di ricacciare Garibaldi fuori delle Giudicarie +e strappargli di mano il prezzo di dodici giorni +di fatiche e di lotte.<a class="tag" id="tag331" href="#note331">[331]</a> +</p> + +<p> +Fortunatamente il disegno gli fu guasto, non oseremmo +dire dall’arte, ma dalla costanza e prodezza +degli avversari. Nel frattempo avendo il brigadiere +Nicotera ripetuto l’errore di spingersi troppo innanzi, +facendo occupare il ponte di Cimego senza munire di +conserve le alture che lo dominano, avvenne che lo +scontro fu anticipato di qualche ora, e in posizione, +per l’Austriaco, più vantaggiosa di quello che per avventura +avesse sperato. Infatti tra le 7 e le 8 del 16 +mattina, il fuoco era cominciato; ma anche i Volontari, +finchè non l’ebbero che di fronte, vi risposero +bravamente. In brev’ora però assaliti da ogni parte, +stipati in una specie di pozzo, dall’alto del quale li +saettava una grandine di palle; posti nell’impossibilità +di muoversi, nell’impossibilità di ribattere, anche +i più valorosi principiarono a balenare. Fu allora +che il maggiore Lombardi, anima bresciana d’eroe, +visto che il nemico poteva da un istante all’altro +chiudere la ritirata, si slancia, con quanti hanno cuore +di seguirlo, nel Chiese colla speranza di arrestare +l’avanzare del nemico che dalle vette di Cologna s’innoltrava +continuo serrando sempre più dappresso il +<span class="pagenum" id="Page_448">[448]</span> +ponte di Cimego. Nè il sagrificio grande fu del tutto +sterile. Molti travolse la corrente; molti abbattè la +carabina de’ Cacciatori; lo stesso Lombardi, già superata +la sponda, colpito alla fronte suggella col sacrificio +della nobile vita il magnanimo ardimento;<a class="tag" id="tag332" href="#note332">[332]</a> +ma intanto la mossa attorniante del nemico è rallentata; +la strada della ritirata è aperta: i Volontari +possono ripiegare, in iscompiglio, ma non in fuga, +sopra Condino, dove, spalleggiati dai rinforzi accorrenti +da Storo e da Darzo, e più ancora rinfrancati +dalla presenza di Garibaldi stesso, accorso in carrozza +al primo fragore delle fucilate, ponno ancora far testa +e ristorare la pugna. +</p> + +<p> +Intanto però anche la colonna austriaca venuta di +Val di Ledro aveva compiuto il suo movimento; e mentre +una frazione di essa, capitanata da quello stesso +Gredler che aveva fatto così bella difesa a Monte Suello, +s’innoltrava per le balze del Giovo fino alla chiesetta +di San Lorenzo, d’onde poteva bersagliare al coperto +la strada di Condino e il Ponte di Darzo; un altro +distaccamento s’inerpicava fino al sommo di Rocca +Pagana tempestando de’ suoi proiettili le vie di Storo +e persino il cortile del Quartier generale di Garibaldi. +Il momento era critico: per fortuna Garibaldi era +là; una mezza batteria, opportunamente appostata e +validamente sostenuta da alcune compagnie del 9º reggimento, +arresta la colonna di San Lorenzo: un’altra +colonna di Volontari del 7º si avanza a cerchio contro +Rocca Pagana e ne risospinge gli occupatori; finchè +dopo alcune ore di contrasto, il nemico che di +fronte aveva guadagnati appena pochi palmi di terreno +<span class="pagenum" id="Page_449">[449]</span> +al di qua di Cimego, visto il fallimento del premeditato +aggiramento; udita la notizia che anche la +brigata Höffern, attardatasi fra i gioghi dei monti, era +stata anche meno fortunata delle sue compagne; il nemico, +diciamo, checchè abbia potuto dire e scrivere in +appresso per giustificare la sua risoluzione,<a class="tag" id="tag333" href="#note333">[333]</a> comandò +la ritirata su tutta la linea. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_450">[450]</span> +</p> + +<p> +Non per questo il 16 luglio andrà scritto ne’ fasti +garibaldini. Esso fu una di quelle dubbie giornate in +cui ciascuna delle due parti si appropria con pari +ragionevolezza la vittoria. I volontari trovaronsi signori +del combattuto terreno, ma lo pagarono con +sacrifici di sangue maggiori del compenso: gli Austriaci +non ebbero a dolersi che di pochissime perdite, +e videro per alcuni istanti le spalle de’ loro avversari; +ma non poterono conservare il campo di battaglia e +furono costretti di rinunziare al principale disegno pel +quale s’erano mossi. +</p> + +<h3>XVIII.</h3> + +<p> +Oltre di che il combattimento di Condino non ritardò +d’un giorno solo, una sola delle operazioni garibaldine.<a class="tag" id="tag335" href="#note335">[335]</a> +Non a settentrione della Val di Ledro, dove +il forte d’Ampola investito gagliardamente dall’artiglieria +italiana fin dal 17 mattina, dopo due giorni +di valida, ma inutile resistenza capitolava a discrezione;<a class="tag" id="tag336" href="#note336">[336]</a> +non a mezzodì della Valle, dove il colonnello +<span class="pagenum" id="Page_451">[451]</span> +Spinazzi dopo un breve e felice scontro s’impadroniva +del passo di Monte Notta e si sgombrava il cammino +fino al Lago di Ledro; non nelle Giudicarie, dove +Garibaldi aveva già fatto riprendere Cimego, ed occupare, +mercè un’ardita sorpresa dei due battaglioni del +9º reggimento, Friggesy e Cairoli, quel Monte Giovo, +che egli fino al risveglio del 16 aveva sempre creduto +in mano de’ suoi e che costituiva, siccome dicemmo, +il pernio delle comunicazioni tra la sinistra, la destra +e il centro garibaldino e il loro baluardo più forte e +più avanzato. +</p> + +<p> +E poichè questi tre fatti quasi simultanei, l’occupazione +di Monte Giovo, la presa di Monte Notta, e +la caduta d’Ampola, aprendo ai Garibaldini gli sbocchi +principali di Val di Ledro avevano obbligata la +brigata Grünne ad abbandonare tosto Bezzecca, epperò +anche l’imbocco della Valle di Conzei, e la strada del +Ponal e di Riva; così Garibaldi ne approfittò tostamente +ordinando alla brigata Haug di occupare col 5º +e 7º reggimento le posizioni testè sguernite dal nemico, +facendone al tempo stesso appoggiare il movimento +in avanti dal 9º reggimento sceso dal Giovo +ad occupare Tiarno e dal 2º reggimento Spinazzi invitato +a scendere verso Ledro. +</p> + +<p> +Ma tra l’antico Guerrillero e il Maestro della guerra +di montagna il duello era infaticabile. Nel giorno stesso +in cui Garibaldi pensava ad avanzare da un lato, il +generale Kuhn molinava d’assalirlo dall’altro. Saputo +infatti che quella spedizione di Val Sugana che gli +era fatta presentire fin dal 16 luglio era ancora lontana, +e che in ogni caso non avrebbe potuto essergli +addosso prima di tre o quattro giorni, concepì il +disegno, non privo d’audacia, di giovarsi di quel frattempo +per dare prima un’altra delle sue batoste a +<span class="pagenum" id="Page_452">[452]</span> +Garibaldi, eppoi voltarsi con tutte le sue forze contro +il suo luogotenente che s’avanzava dalla Brenta. Però +staccate alcune truppe e artiglierie a rinforzo delle piccole +brigate destinate a custodia degli sbocchi di Val +d’Arsa e Val Sugana, compose nuovamente col resto +delle sue truppe due colonne mobili; l’una delle quali, +forte di seimila uomini sotto gli ordini del generale +Kaim, doveva per le Giudicarie attaccare la sinistra e +il centro garibaldino, mentre l’altra, grossa di quattromilacinquecento +uomini e quattro pezzi, capitanata +dal Montluisant, piombando per Val di Conzei tra +Tiarno e Bezzecca, doveva sfondarne la destra, e di là +convergendo su Ampola e Storo dar la mano alla colonna +scendente per Val di Chiese e con forze riunite +schiacciare il nemico. +</p> + +<p> +Il giorno prestabilito al nuovo assalto fu il 21 luglio. +Il corpo Montluisant, al quale spettava evidentemente +lo sforzo principale, doveva scendere in due +colonne (Krynicki alla sua destra, Grünne alla sinistra) +su Val di Conzei, e appoggiato da una terza +colonna che aveva l’ordine di sboccare da Riva, pigliare +Bezzecca da tre parti e sgominarne i difensori. +Ed anche in quel giorno accadde quel che vedemmo +nella giornata di Condino. +</p> + +<p> +Il generale Garibaldi non aveva preveduto l’attacco; +il generale Haug, che aveva l’ordine di arrestarsi +a Bezzecca, volle spingere il 5º reggimento a +Locca dentro la Valle di Conzei; il colonnello Chiassi +si credette a sua volta in dovere di proteggere la sua +fronte avviando innanzi un battaglione d’avanguardia +fino a Lensumo, e proprio nel momento in cui quel +battaglione stava per prendere posizione al di là di +Lensumo era colto di sorpresa dalla colonna di sinistra +del Montluisant (maggiore Grünne) e in parte fatto +<span class="pagenum" id="Page_453">[453]</span> +prigioniero, e in parte ributtato in grande disordine +sopra Locca. +</p> + +<p> +Ma anche Locca era una posizione infelicissima, e +se n’avvide tosto il bravo Chiassi, il quale, assalito +di lì a poco e avvolto da ogni parte da entrambe le +colonne di Montluisant, dopo non lungo e assai disuguale +combattimento fu ricacciato a sua volta sopra +Bezzecca lasciando per via, morti, o feriti, o prigionieri, +alcune centinaia dei suoi. +</p> + +<p> +Non per questo il prode Colonnello smarrì l’animo +invitto, chè presa posizione all’ingresso di Bezzecca tra +la chiesa e il cimitero, sostenuto soltanto da due pezzi +dell’artiglieria regolare e da alcuni manipoli dei Bersaglieri +di Mosto, si accinse ad una seconda e più disperata +difesa. Indarno. Le armi di precisione, le +posizioni dominanti, la conoscenza dei luoghi, lo scompiglio +introdottosi nelle file garibaldine sin dal principio +dell’azione, davano al nemico tale vantaggio che +la resistenza non poteva esser lunga. +</p> + +<p> +I Garibaldini facevano prodezze; ma cannoneggiati +da ogni parte da una numerosa artiglieria, costretti +come al solito a guardar con le inutili armi al braccio +un nemico quasi invulnerabile, che dall’alto delle sue +roccie li bersagliava come selvaggina al fermo e li +decimava, circuito in breve dalla colonna Krynicki il +poggio della Chiesa estremo baluardo della difesa, e +minacciata da quella del Grünne la stessa via di Bezzecca, +tornarono nuovamente in fuga precipitosa fin +dentro le case del villaggio, sul quale già calavano urlando +vittoria i Cacciatori nemici. +</p> + +<p> +Chiassi però, travolto suo malgrado dall’onda rigurgitante +de’ suoi, non vuol disperare ancora; ma +nel punto in cui tenta far argine colla voce e coll’esempio +alla rotta e raccogliere intorno a sè un manipolo +<span class="pagenum" id="Page_454">[454]</span> +de’ più risoluti per tentare un ultimo disperato +contrassalto, una palla lo coglie al petto e lo stramazza +morto sul campo.<a class="tag" id="tag337" href="#note337">[337]</a> +</p> + +<p> +In quel momento, circa le otto, arrivava da Tiarno +il generale Garibaldi. Era, s’intende, in carrozza, costretto +perciò a restar sulla strada, posto nell’impossibilità +di abbracciare da un punto eminente tutto +il campo di battaglia. Pure quello che non poteva +vedere indovinò, e diede immantinente i suoi ordini +come se tutta la situazione gli stesse spiegata innanzi +sopra una carta. Menotti con quanto ha sottomano +del 9º reggimento piombi da Tiarno sulla destra +del nemico; il colonnello Spinazzi sbocchi da Molina +e lo avvolga per la destra; il 7º reggimento e i rotti +avanzi del 5º e dei Bersaglieri si slancino di fronte e +tutti insieme riprendano ad ogni costo Bezzecca, chiave +della posizione, premio supremo della vittoria. +</p> + +<p> +Menotti, impedito dai sentieri torti e malagevoli, +tarda a comparire in linea; Spinazzi, o ricevesse tardi +o fraintendesse l’ordine, non compare affatto: gli Austriaci +<span class="pagenum" id="Page_455">[455]</span> +frattanto non solo si son resi padroni incontrastati +di Bezzecca, ma già sboccano fuori del villaggio, +già coronano le alture circostanti di artiglierie +e si preparano ad un terzo e finale attacco contro +l’estrema linea garibaldina. Stringeva il pericolo: la +strada di Tiarno è tempestata dai proiettili nemici, +e Garibaldi vi è il più visibile e cercato bersaglio. +Le palle sibilano, guizzano, rimbalzano, ravvolgono in +un nembo di polvere la sua carrozza; uno de’ cavalli +è già ferito: una delle guide a cavallo (Giannini) che +la scortano è morta; i suoi aiutanti Cairoli, Albanese, +Damiani, Miceli, Cariolato, Civinini gli fanno +scudo de’ loro corpi, tentano strapparlo da quel posto +mortale e salvar lui, se non è possibile salvar la giornata. +Ma Garibaldi ha sul volto la calma delle tragiche +risoluzioni: la calma del Salto, e di Calatafimi: +«Là si vince o si muore.» Sordo ai consigli, insensibile +al pericolo, tutto assorto nelle peripezie della +pugna, fa avanzar al galoppo la batteria di riserva +ed ordina al maggiore Dogliotti, eroico in quel giorno, +di convergere i suoi fuochi principalmente su Bezzecca, +additandogli egli stesso, con colpo d’occhio +maestro, la posizione più propizia all’appuntamento +dei pezzi. «Però mi ci vorrà più di mezz’ora!...» +grida il bravo Dogliotti...: «Fate più presto che sia +possibile,» esclamò Garibaldi: «mi troverete qui vivo +o morto.» E le otto bocche stupendamente dirette +dal Dogliotti producono tosto il loro terribile effetto; +il nemico sfolgorato dentro Bezzecca, ributtato sulla +via dai bravi del 7º reggimento, ben presto colto di +fianco dal 9º reggimento, è costretto ad arrestarsi, a +ripiegar su Bezzecca ed a provvedere a sua volta alla +difesa. Ma nulla è fatto se Bezzecca non è ripresa, ed +è quello l’ultimo sforzo della battaglia. Garibaldi lo +<span class="pagenum" id="Page_456">[456]</span> +vuole: ogni bravo lo ascolta. Ed ecco Menotti, Canzio, +Ricciotti, Bedeschini, Rizzi, Mosto, Antongini, Pellizzari, +improvvisata una falange coi più volonterosi +di tutti i corpi, lanciarsi tutti insieme, intanto che il +cannone del Dogliotti manda in fiamme Bezzecca, a +testa bassa, al passo di corsa, al grido d’Italia e di +Garibaldi, sul villaggio, e scacciarne, dopo una lotta +corpo a corpo, gli ultimi difensori, inseguirli colla baionetta +alle reni fino al di là di Enguiso e di Lensumo +alle falde del Monte Pichea d’ond’erano discesi. +</p> + +<p> +E poichè nell’ora stessa anche la colonna Kaim, +che doveva scendere in Val di Chiese, avea trovato i +Garibaldini pronti a riceverla e dopo breve avvisaglie +era stata respinta su tutti i punti, così la vittoria +del 21, facile a Condino, contrastata e sanguinosa a +Bezzecca, fu compiuta su tutta la linea.<a class="tag" id="tag338" href="#note338">[338]</a> +</p> + +<h3>XIX.</h3> + +<p> +E però resterà sempre inesplicabile come gli storiografi +austriaci persistano a negarla. +</p> + +<figure class="break-before"><a id="fill-456a-inl"></a> + <img src="images/ill-456a-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>Schizzo topografico delle operazioni di Garibaldi nel Trentino — 1866 (<a href="images/ill-456a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<p> +La battaglia cominciò avversa ai Garibaldini; le +loro perdite furono gravissime; il numero de’ prigionieri +fu dura e non immeritata lezione.<a class="tag" id="tag339" href="#note339">[339]</a> Nessuno +<span class="pagenum" id="Page_457">[457]</span> +pensa a contrastare nè il valore degli Imperiali, nè, +sia pur detto, l’inferiorità del loro numero (largamente +compensata però dalla superiorità delle armi); +ma infine ogni battaglia è un succedersi alternato di +rovesci e di trionfi, dei quali il trionfo o il rovescio +finale rimane l’arbitro supremo. E il successo finale +fu (come negarlo?) avverso agli Austriaci. Essi volevano +scacciar Garibaldi dalle soglie della Valle di +Conzei e di Ledro, e non vi riuscirono: essi volevano +romperne le due ale, sfondarne il centro, ributtarlo al +di là di Storo, e non vi riuscirono: ad essi il vanto +d’aver preso alle nove Bezzecca; a Garibaldi la gloria +d’averla ripresa a mezzogiorno per non perderla più.<a class="tag" id="tag340" href="#note340">[340]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_458">[458]</span> +</p> + +<p> +Fu quella l’ultima prova dei Garibaldini in Tirolo. +Al 23 mattina il generale Kuhn, avvertito del +rapido avanzar di Medici, volgeva contro il nuovo suo +avversario il grosso delle sue forze non lasciando in +faccia a Garibaldi che i presidii dei forti e pochi distaccamenti +di sostegno, e nel giorno stesso il condottiero +<span class="pagenum" id="Page_459">[459]</span> +dei Volontari tuttora ignaro di questo movimento +spingeva innanzi tutta la sua linea, occupando +sopra Val di Conzei, Campi, serrando più dappresso +Riva, trasportando nelle Giudicarie il Quartier generale +a Cologna, e cominciando l’investimento di Lardaro. +Se non che, il 25 mattina, quando tutto era +pronto nel campo garibaldino per il bombardamento +di quel forte e per un altro passo in avanti verso la +Sarca, giungeva l’annunzio del primo armistizio di +otto giorni, prodromo manifesto di tregua più lunga +e forse della pace. +</p> + +<p> +Quel che sarebbe avvenuto se la guerra avesse +continuato a nessuno è dato profetare. Probabilmente +il Medici, che era ad una marcia da Trento, vi sarebbe +entrato prima e senza Garibaldi; se no, e nell’ipotesi +che il Kuhn avesse potuto protrarre la resistenza, +Garibaldi in pochi giorni avrebbe dato la mano al +suo Luogotenente; e nell’uno e nell’altro caso stretto +in un anello di ferro il loro nemico, e compiuta in +pochi giorni la conquista del Trentino. +</p> + +<p> +Certo da quel fatale 25 luglio cominciava per Garibaldi +il periodo più brillante e fruttuoso. Padrone +oramai delle due valli principali che dal Garda rimontano +a Trento e delle convalli finitime; libero di +spiegare di fronte, sopra uno scacchiere tutto suo le +proprie forze e di marciare in battaglia contro un nemico +inferiore di numero e che veniva a perdere la +sola superiorità fino allora goduta del terreno propizio, +Garibaldi avrebbe certamente dovuto dare o sostenere +contro il suo intraprendente nemico un’altra +e più grossa battaglia; ma sarebbe stata finale e decisiva, +e a quali braccia si sarebbe concessa la vittoria +non è difficile il prevedere. Tutto fino allora gli era +stato contrario: l’imperizia degli ufficiali, l’inesperienza +<span class="pagenum" id="Page_460">[460]</span> +delle milizie, l’inefficacia delle armi, persino +la soverchianza del numero, nel quale aveva trovato +assai più un inciampo che un aiuto. E nulla ridiciamo +di quella ferita che gli rubò metà della sua forza e +costrinse lui, il più attivo forse e onnipresente dei Capitani +moderni, a far la guerra sopra una carta topografica, +o dal fondo d’una carrozza accomodata a +lettiera. +</p> + +<p> +Pure se non stupì novellamente il mondo con strepitose +vittorie, non allegrò nemmeno i suoi nemici +con alcuna sconfitta. Lentamente, ma assiduamente +fece ogni giorno un passo innanzi e dal terreno conquistato +nemmeno l’arte del suo valente avversario +valse a sradicarlo. Non corse come Joubert nel 1797; +ma non ebbe neanche, come Joubert, le spalle sicure +da ogni minaccia, la larga valle dell’Adige per linea +d’operazione, i vincitori di Millesimo, di Castiglione +e di Rivoli per soldati, la floscia inettitudine dei Kerpen +e dei Laudon per avversaria, le vittorie di Bonaparte +e di Massena per esempio ed incitamento. Non +corse, perchè, come disse egli stesso, «su per le montagne +non si corre;» ma in quindici giorni s’era posto +già in grado di prendere con maggior energia l’offensiva +su tutta la linea, e in meno di venticinque sarebbe +stato probabilmente padrone di Trento. +</p> + +<p> +«Noi conveniamo (dice uno storico militare)<a class="tag" id="tag341" href="#note341">[341]</a> che +la campagna garibaldina del 1866 rassomiglia poco +a quella del 1860, non solamente rispetto ai frutti raccolti, +ma eziandio rispetto alle operazioni in sè stesse. +<span class="pagenum" id="Page_461">[461]</span> +Tuttavia essa ebbe un merito che forse nessuna delle +operazioni più brillanti di Garibaldi potè vantare: fu +più ordinata e, nonostante la massa considerabile delle +forze, più metodica di qualsivoglia sua impresa. Sembra +invece che alla maggior parte de’ suoi subalterni +sia mancata la conoscenza del mestiere e soprattutto +la pratica di quelle tre colonne con avanguardia e riserva, +così ben conosciuta dai Prussiani, necessaria +in montagna anche più che in pianura, e che convenientemente +usata avrebbe risparmiato alle sue masse, +il più delle volte rinserrate entro strette angustissime, +il fuoco micidiale dei fiancheggiatori nemici, lasciati +troppo liberi nei loro movimenti d’aggiramento +sulle alture circostanti. +</p> + +<p> +»Quando pertanto si tenga conto di questa circostanza, +lieve all’aspetto, ma importantissima a spiegare +le gravi perdite toccate; quando si tenga conto +altresì dell’inferiorità relativa dei Corpi volontari rispetto +al materiale; dello scarso appoggio loro prestato, +contro ogni aspettazione, dalle popolazioni trentine; +del formidabile avversario da essi trovato nel +corpo del generale Kuhn; nel difetto d’una flottiglia +dominante sul Lago di Garda; infine del subitaneo +troncarsi della campagna, si deve riconoscere che le +operazioni di Garibaldi, sebbene all’apparenza non abbiano +conquistato che poche leghe di territorio nemico, +son ben lontane dall’offrire alcun appiglio di +biasimo o di sprezzo. Esse diedero dei risultati sostanzialmente +utili e non certamente ingloriosi: esse fecero +testimonianza in ogni caso della stessa virile tenacità, +del medesimo eroico slancio di cui avevano +dato tante volte prova i Volontari, dietro l’esempio +dell’illustre loro Capitano.» +</p> + +<p> +E con questo giudizio del dotto ufficiale chiudiamo +<span class="pagenum" id="Page_462">[462]</span> +il nostro. Il 3 agosto la sospensione d’armi era prolungata +d’un’altra settimana, e il 10 dello stesso mese il +generale Garibaldi riceveva dal generale La Marmora +il seguente telegramma: «Considerazioni politiche esigono +imperiosamente la conclusione dell’armistizio +per il quale si richiede che tutte le nostre forze si +ritirino dal Tirolo, d’ordine del Re. Ella disporrà +quindi in modo che per le ore quattro antimeridiane di +posdimani 11 agosto le truppe da lei dipendenti abbiano +lasciato le frontiere del Tirolo. Il generale Medici +ha dalla sua parte cominciato i movimenti.» +</p> + +<p> +Quale scossa abbia provato in quel momento il +cuore dell’Eroe, lo storico può indovinarlo, ma affermarlo +con certezza non può. Forse le vergogne immeritate +di Custoza e di Lissa; la Venezia accettata +come una elemosina dalle mani straniere; il Trentino +perduto; Trieste abbandonata; il confine orientale +d’Italia aperto da tutte le parti; tanto eroico fiore +di giovani vite inutilmente sacrificato, tutto ciò passò +come nembo di foschi fantasmi sull’animo di Garibaldi +e vi suscitò in tumulto i pensieri da anni soffocati +dell’antica rivolta; ma al tempo stesso un pensiero +più alto, uno spettro più terribile si levò contro +lo stuolo delle maligne tentazioni e le fugò in un +istante. Garibaldi non tradì nemmeno ai più intimi la +sua interna tempesta; tranquillo prese la penna e rispose +egli stesso al La Marmora questa sola parola: +«Obbedisco.» E con quell’ultima vittoria sopra sè +stesso chiuse la campagna. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_463">[463]</span> +</p> + +<h2 id="cap12"><span class="smcap">Capitolo Decimosecondo</span>. +<span class="smaller">DA MENTANA A DIJON.<br> +[1867-1870.]</span></h2> +</div> + +<h3>I.</h3> + +<p> +Pagato il debito a Venezia, Garibaldi si preparò +a sciogliere il voto a Roma. E Roma, lo sappiamo, +era la idea fissa, la stella polare, il termine ultimo +della sua missione patriottica. La palla d’Aspromonte +aveva potuto arrestarlo in cammino, ma non isviarlo +dalla meta. Un giuramento sacro lo legava alla redenzione +dell’eterna città, e conveniva che il giuramento +s’adempisse: <i>O Roma o morte</i>! Di tutto quell’aggrovigliato +intreccio di problemi politici, religiosi, +morali onde componevasi allora, e sempre, forse, si +comporrà il gran nodo della questione romana, egli +non vedeva chiaro che due cose: un mostruoso potere +che opprimeva e corrompeva a un punto coll’aiuto +dell’armi straniere la metropoli d’Italia, la +regina del mondo: il diritto e il dovere degli Italiani +di levarsi concordi e di cessare d’un sol colpo +la doppia tirannide. Egli accomunava in un odio solo +il protetto e il protettore; sicchè a lui stesso sarebbe +stato difficile il discernere quali dei due abborrisse di +<span class="pagenum" id="Page_464">[464]</span> +più. Che gl’importava se il guardiano del Papato era +uno degli arbitri d’Europa, il capo di una potente +nazione, sorella di sangue e di civiltà all’italiana, il +solo fra tanti principi forastieri che avesse porta una +mano soccorrevole alla patria sua, e aiutatala a rialzarsi +da un sepolcro di secoli? E non era egli altresì +l’Uomo del 2 Dicembre, il «tiranno» della +Francia? Non aveva egli riscosso il prezzo di Magenta +e Solferino con Nizza e Savoia? Non cancellava +egli ogni giorno la memoria de’ suoi beneficii +puntellando, solo in Europa, quel tarlato poter temporale +che abbandonato da lui crollerebbe in un punto? +</p> + +<p> +Nè gli si opponga come spauracchio la potenza +della Francia. L’Eroe era forse il primo di quella +lunga schiera d’allucinati che, traendo da una distinzione +ragionevole una conseguenza erratissima, reputavano +il popolo francese più liberale e più amico +dell’Italia di quello che lo fosse, a danno della Francia +stessa e della sua propria corona, Napoleone III. +</p> + +<p> +Ingannato pertanto da questa illusione, Garibaldi +rifiutavasi a credere che la Francia avrebbe seguito +a lungo il suo oppressore in una guerra liberticida; +anzi, trascorrendo colla facile fantasia, vedeva già affratellarsi +nell’impresa comune i figli delle due nazioni, +e per provvidenziale disegno, dalla liberazione +di Roma uscire la vendetta del 2 Dicembre e la redenzione +della Francia stessa. +</p> + +<p> +Inutile poi parlargli della Convenzione di Settembre. +Un Trattato pieno di tante ambiguità, capace di +interpretazioni così diverse, e che dalle stesse parti +contraenti poteva essere inteso in due sensi totalmente +opposti, non era certamente fatto per rassicurare +la sua anima semplice e schietta sulle sorti di +Roma e persuadergli quella serena e fiduciosa aspettazione +<span class="pagenum" id="Page_465">[465]</span> +dell’avvenire che i negoziatori del Trattato +s’erano impromessa. +</p> + +<p> +Fosse anche erronea l’interpretazione del Governo +francese che la Convenzione significasse rinuncia perpetua +a Roma, questo era pur sempre evidente e indiscutibile +che l’Italia concedeva al Papato una tregua +indefinita, subentrando essa in luogo della Francia +nell’obbligo di tutelarlo, ed impegnandosi persino a +custodirgli il mal definito confine, intanto che una +<i>Grande Compagnia</i> di mercenari cosmopoliti gli +avrebbe montato la guardia nella capitale. +</p> + +<p> +Ora se v’era Italiano che non potesse acquetarsi +a simili patti, quegli era certamente Garibaldi. La +Convenzione era stata subita con ripugnanza da parecchi +degli stessi uomini di parte moderata, che +l’avevano stipulata; a maggior ragione doveva esserlo +da lui. Ciò che in essa v’era di equivoco offendeva +la sua coscienza; ciò che v’era di chiaro offendeva +il suo patriottismo. Molto meno però avrebbe +potuto acquietarvisi quando vide la Francia stessa +non osservare nemmeno i patti stipulati e farsi beffe +dell’Italia. +</p> + +<p> +E alludiamo a quella <i>Legione d’Antibo</i>, reclutata +sfacciatamente tra le file dello stesso esercito francese; +comandata da ufficiali francesi; passata in rassegna, +arringata da generali francesi: miserabile commedia, +intervento male mascherato, violazione grossolana e +sleale della lettera e dello spirito della Convenzione, +che sdegnò in Italia i più devoti del Governo napoleonico, +fece scoppiare in alte grida di protesta tutta +la parte rivoluzionaria e diede il trabocco alla misura +di collera da cui l’anima dell’Eroe era ricolma. +</p> + +<p> +Che se a tutto ciò si aggiunga l’agitarsi della parte +più avanzata dell’emigrazione romana, il sorgere in +<span class="pagenum" id="Page_466">[466]</span> +Roma specialmente per opera sua d’un <i>Centro d’insurrezione</i>, +rappresentante la frazione più rivoluzionaria +della città, frazione infinitesimale, come chiarirà +l’evento, ma che si riprometteva combattere la propaganda +addormentatrice del <i>Comitato Nazionale</i>, organo +del partito moderato, e di apparecchiare il popolo +romano alla riscossa, si vedranno, in compendio +ma esattamente, riassunte tutte le ragioni che spinsero +Garibaldi alla sua seconda crociata per Roma e +prepararono Mentana. +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +L’11 febbraio il Ministero Ricasoli, disapprovato +egli pure nella perpetua lite del diritto di riunione, +aveva sciolto la Camera e bandito nuove elezioni generali. +Dal canto suo la Sinistra parlamentare si apparecchiò +a sostenere la lotta dichiarando in un manifesto +agli elettori il proprio programma, e invitando +al tempo stesso Garibaldi a venir sul continente a prestargli +l’appoggio del suo nome e del suo prestigio. +Il Generale non si sentiva molto disposto a quella +parte; ma un mezzo impegno già contratto coi Veneti +di andarli presto a visitare, il desiderio di far cosa +gradita a’ suoi amici, la speranza di trovar in quel +viaggio una propizia occasione per cominciare la sua +propaganda per Roma; lo indussero ad accettare l’invito +e il 22 sera arrivò inaspettato, fuorchè da pochi, +in Firenze.<a class="tag" id="tag342" href="#note342">[342]</a> +</p> + +<p> +Giunto colà però non volle indugiarsi. All’indomani +aveva già fatto adesione al programma della +<span class="pagenum" id="Page_467">[467]</span> +Sinistra,<a class="tag" id="tag343" href="#note343">[343]</a> e il 23 s’era già messo in viaggio per la +Venezia. Superfluo il dire le ovazioni. Era quella la +prima volta che i Veneti lo vedevano e da ciò solo +s’argomenti il loro entusiasmo. Come però dei due +fini pei quali egli s’era mosso, la campagna elettorale +e l’apostolato per Roma, quella non era per lui +che l’accessorio e questo soltanto il principale; così +i suoi amici che s’erano lusingati di trovare in lui +un destro e potente procolo delle loro candidature, +dovettero ben presto persuadersi quanto fosse stato +grande errore affibbiargli quell’ufficio così disadatto +alle sue spalle e cominciarono piuttosto a tremare +del suo patrocinio che a rallegrarsene. +</p> + +<p> +Dovunque arrivava, dal terrazzo della casa o dell’albergo +che l’ospitava, era costretto dagli stessi inviti +della folla a pronunciare un discorso; ma ogni +discorso, dopo un esordio il più delle volte freddo e +stentato sul tema obbligato delle elezioni, si conchiudeva +sempre in una perorazione, ancora più obbligata: +Roma. Anche gli argomenti che adoperava per raccomandare +questo o quel candidato ricascavano tutti +nel ritornello: «Eleggete degli uomini che vi conducano +presto a Roma.» A Bologna diceva: «Mandate +al Parlamento degli uomini che ci facciano andare a +Roma come a casa nostra, e che abbiano più a cuore +gli interessi del popolo che quelli dei preti.» A Ferrara, +proponendo a deputato il dottor Riboli, soggiungeva: +<span class="pagenum" id="Page_468">[468]</span> +«Bisogna prepararsi a difendersi dai preti, a +combattere il clericalismo, perchè è tempo che cessi +la di lui preponderanza in Italia.» A Venezia ancora +più chiaramente, dal balcone di casa Zecchini dove era +ospite, esclamava: +</p> + +<p> +«Abbiamo ancora un bocconcino che non manca +di avere la sua importanza: Roma. Dunque Roma, +che quei signori mitrati non vogliono cedere all’Italia, +e che pure è nostra capitale!... colle buone o colle +cattive faremo in modo che ce la diano. +</p> + +<p> +»Quei signori preti, che per tanti secoli l’hanno +goduta, deturpata, trascinata nel fango, e del primo +popolo ne han fatto una cloaca, sarebbe tempo che +finissero d’insudiciarci, che ci lasciassero la nostra +capitale.... Io sono persuaso che l’Italia ha abbastanza +valorosi per prendersela colle armi. Ma non credo che +sia il caso. Roma è nostra, è nostra legalmente. In +conseguenza andremo a Roma come andiamo nella +nostra stanza, in casa nostra. +</p> + +<p> +»Spero che non vi sarà bisogno di prendere le +armi! troppo facile sarebbe andarvi colle armi — noi +siamo assuefatti a imprese ben più ardite!... +</p> + +<p> +»Dunque oggi gli Italiani devono ottenere Roma +coi mezzi legali; chiederla al Governo italiano, e per +conseguenza mandare rappresentanti al Parlamento +che non patteggino coi preti, nè coi complici dei preti, +nè coi protettori dei preti.» E una voce dalla folla +rispondeva: <i>El parla come un Dio!</i><a class="tag" id="tag344" href="#note344">[344]</a> +</p> + +<p> +Partito da Venezia andava a ripetere press’a poco +le medesime cose a Chioggia, Treviso, Udine, Palmanuova, +Belluno, Feltre, Vicenza, Verona, dappertutto; +<span class="pagenum" id="Page_469">[469]</span> +e dappertutto conchiudendo con una sentenza strana +davvero sulla sua bocca: che Roma bisogna prima +chiederla coi mezzi pacifici e legali; soltanto esauriti +questi, coll’armi. Ora che cosa voleva egli dire con +quelle insolite parole? Ubbidiva egli ad una raccomandazione +fattagli a Firenze da’ suoi amici, ma +nell’esprimere il concetto suggeritogli, confondeva i +«mezzi morali» coi quali il Parlamento aveva dichiarato +di voler andare a Roma, coi «mezzi legali» coi +quali si poteva chiedere al Parlamento stesso che affrettasse +la soluzione del grande problema? In verità +crediamo che non avrebbe saputo spiegarlo egli stesso, +tanto era evidente che quella frase era un artificio oratorio +insufflatogli da qualche nascosta Egeria, il quale +non rispondeva ad alcuno degli abituali concetti della +sua mente, nè molto meno agli eroici impulsi del suo +cuore. +</p> + +<p> +Ma in quel suo viaggio anche più delle sue parole +parvero strani gli atti. O fosse stato colto da uno di +quegli accessi di misticismo, dei quali nessun uomo +di ardente fantasia va immune, o a forza di scavare +il problema che aveva sotto mano fosse arrivato alla +conclusione che a rendere compiuta la emancipazione +dal Vaticano era necessario principiare da una rivoluzione +religiosa; o gli fosse anche balenata l’idea (con +uomini siffatti tutte le ipotesi sono permesse) d’esser +egli il Maometto, la voce e la spada di siffatta rivoluzione, +fatto è che egli non poteva ormai pronunciare +una concione politica senza mescolarvi insieme la +buona novella di una certa sua religione naturale, un +quissimile di quella di Giangiacomo, senza preti, senza +culto e senza altari, e che, secondo lui, doveva redimere +l’umanità intera, a patto però, s’intende, di +cominciare dalla redenzione di Roma. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_470">[470]</span> +</p> + +<p> +E l’effetto di quella sua predicazione fu tale che +un giorno in Verona un sarto, certo Amadio Somma, +convertito, a quanto pare, al suo evangelio, avendogli +portato innanzi un suo bambino di nove mesi non +battezzato per anco, perchè gli desse il battesimo della +sua nuova religione civile, egli, Garibaldi, alla presenza +di due testimoni,<a class="tag" id="tag345" href="#note345">[345]</a> imposta sul catecumeno la +mano, colla formola: «Io ti battezzo in nome di Dio +e del legislatore Gesù. Possa tu divenire un apostolo +del vero; ama il tuo simile; assisti gli sventurati; +sii forte a combattere i tiranni dell’anima e del corpo: +sii degno del bravo Chiassi di cui ti impongo il nome,» — lo +battezzò. +</p> + +<p> +La quale scena sarebbe bastata a seppellire sotto +una valanga di ridicolo qualsiasi uomo più famoso, +ma non Garibaldi. I suoi amici ne sorrisero; i suoi +avversari ne borbottarono un po’; ma egli restò, come +prima, intatto sul suo piedistallo, l’idolo delle moltitudini. +</p> + +<p> +Lasciato il Veneto, passò in Lombardia e in Piemonte, +dovunque ricevendo le stesse accoglienze, e +dovunque ripetendo le stesse raccomandazioni, le stesse +prediche e le stesse cerimonie. A Mantova diceva: +«Avversate i preti, ma non i preti come Tazzoli, Grioli +e Grazioli, veri sacerdoti di Dio.» A Torino, festeggiato +dall’intera cittadinanza, ossequiato oltre che dai capi +delle corporazioni operaie e democratiche, dai principali +dell’antico partito moderato, quali i Rorà, i +Ferraris, i San Martino, dopo la Convenzione di settembre +divenuti ardentissimi per Roma; confortava, +<span class="pagenum" id="Page_471">[471]</span> +dal balcone del palazzo Pallavicino, quel popolo «fortissimo, +che aveva dato la prima spinta, a dare l’ultima +e portarci verso la nostra capitale, Roma;» ad +Alessandria battezzava colla stessa formola, «in nome +di Dio e di Gesù liberale,» altri figli di popolani, imponendo +loro i nomi di Bottino, Lombardi e Cappellini, +martiri i primi due del Tirolo, l’ultimo di Lissa! +</p> + +<p> +E finito anche quel giro si riduceva nella fine di +marzo a San Fiorano, nella villa dello stesso Pallavicino, +dove colle lettere e coi discorsi privati continuava +la propaganda che in pubblico aveva cominciata. +</p> + +<p> +Intanto la nuova Camera era stata convocata, e +poichè essa non appariva affatto diversa da quella +che il barone Ricasoli aveva disciolta, e persino in +quella maggioranza, che egli aveva sperato ritemprare +al battesimo delle urne, rispuntavano gli stessi screzi, +gli stessi attriti, gli stessi germi di sorda opposizione, +che l’avevano indotto a congedarla, così rinnovando +il poco lodevole esempio del 1861, senza attendere +alcun voto che lo giudicasse, rassegnò il potere. E +come nel 1861 un uomo era già designato a raccoglierlo, +e lo raccolse difatti: Urbano Rattazzi. +</p> + +<p> +Se non che il ritorno al governo del deputato +d’Alessandria aveva, segnatamente rispetto alla questione +romana, un significato che a nessuno poteva +sfuggire. Anzitutto il Rattazzi era pur sempre l’uomo +d’Aspromonte; colui, è vero, che aveva fracassato un +piede a Garibaldi, ma colui altresì che l’aveva lasciato +scorrazzare in armi un terzo d’Italia, poi tenutolo +prigioniero come un sovrano vinto in battaglia +e alla fine amnistiato. +</p> + +<p> +In secondo luogo le sue opinioni intorno a Roma +erano note. Aveva proclamato per mezzo del suo ministro +Durando l’urgenza del gran problema; aveva +<span class="pagenum" id="Page_472">[472]</span> +censurata la Convenzione di settembre; s’era opposto +al Contratto Langrand Dumonceau; sorrideva della +libertà della Chiesa, non intendendo farle alcuna concessione +«se non quando fosse cessato il poter temporale +dell’autorità ecclesiastica ed il Governo italiano +fosse insediato in Roma.» +</p> + +<p> +Infine egli non era ancora la Sinistra, ma ne era +il precursore. I suoi rapporti coi capi più autorevoli +della parte avanzata non erano un mistero per alcuno. +Essi non sedevano nella sala del Consiglio, ma ne +occupavano le anticamere; non salivano al palazzo Riccardi +per le grandi scale, ma tenevano le chiavi di +quelle segrete: Rattazzi li conteneva e moderava, e, occorrendo, +non ristava dallo sconfessare pubblicamente +le loro idee; ma era manifesto che non avrebbe potuto +reggersi a lungo su quel sottile pernio tra la +Destra e la Sinistra sul quale si studiava bilicarsi, e +che il giorno s’avvicinava a gran passi in cui per +necessità di cose, non potendo cadere tra le braccia +de’ moderati, sarebbe caduto di nuovo tra quelle de’ rivoluzionari +suoi fatali amici. +</p> + +<p> +Ora quanto questa condizione del Governo giovasse +ai progetti rivoluzionari che mulinavano pel +capo di Garibaldi e de’ suoi amici non è chi nol vegga: +possiamo anzi affermare che solo dal giorno in cui il +Rattazzi salì al potere, le idee del partito d’azione, +vaghe fino allora, incominciarono a disegnarsi con +qualche chiarezza ed a prendere una forma rilevata +e concreta in un principio d’azione. +</p> + +<p> +E i primi segni di questa maggiore alacrità apparvero +ne’ Romani stessi. Quel medesimo <i>Centro d’insurrezione</i>, +al quale più su accennammo, pubblicando +nel 1º d’aprile il primo suo Manifesto ai Romani, +annunziava trascorsa ormai l’ora delle tacite proteste +<span class="pagenum" id="Page_473">[473]</span> +e delle imbelli manifestazioni; bandiva la necessità +dell’insurrezione e riconoscendo Garibaldi col titolo +di Generale romano, lo pregava ad assumere la +direzione della patriottica impresa e a darle esecuzione +per mezzo degli uomini che a lui fosse piaciuto +designare. E Garibaldi, cui nessun eccitamento poteva +essere più caro a quei giorni, non cercando chi +e quanti fossero coloro che gli parlavano sì alto in +nome di Roma, non curandosi di scandagliare fino a +qual punto la realtà delle cose, la volontà dei Romani, +le ragioni dell’opportunità, consuonassero a sì +magnifiche promesse, rispondeva quasi subito, dichiarandosi +superbo, diceva, del titolo che gli era rinnovato +di Generale romano; accettando senza più l’incarico +commessogli; eleggendo per coordinare il lavoro +di Roma e quello della restante Italia un <i>Centro d’emigrazione</i>, +il quale allacciato a sua volta ad una rete di +<i>Sub Centri</i> provinciali e locali, doveva fare il censimento +degli idonei alle armi, raccogliere l’<i>Obolo della +Libertà</i>, contrapposto all’<i>Obolo di San Pietro</i>, e apparecchiare +quanti mezzi fossero in suo potere per la +nuova levata che s’annunziava vicina. +</p> + +<p> +E tutto ciò così scopertamente, con tanto rumore +di proclami e di programmi, e pubblico via vai di +emissari e di agenti, che il barone Malaret, ministro +di Francia a Firenze, egregiamente informato d’ogni +più minuto particolare dalla doppia polizia del suo +Governo e del cardinale Antonelli, si trovò nella necessità +di presentare i suoi reclami al Rattazzi e di +obbligarlo ad ufficiali assicurazioni.<a class="tag" id="tag346" href="#note346">[346]</a> Le quali, a dir +<span class="pagenum" id="Page_474">[474]</span> +vero, non avrebbero potuto essere nè più oneste nè più +accorte: scarsi i mezzi di Garibaldi per essere temibili; +sacri al Governo italiano gl’impegni assunti colla +Convenzione del settembre, e risoluta la sua volontà +di farla rispettare; soltanto non poter egli starsi garante +che pochi individui isolati non riuscissero a +schizzare nel Pontificio per la frontiera; avvenendo +il caso però, tener per certissimo che il Governo di +Sua Santità avrebbe saputo averne ragione da sè. +</p> + +<p> +E il Rattazzi, giova ridirlo, fino a quel giorno, +anzi per molti giorni e mesi ancora parlava sincero. +Egli disapprovava ogni conato intempestivo verso +Roma e non lo nascondeva; egli non voleva nè denunziare +nè perseguitare gli agitatori; ma non aveva +alcun vincolo con essi: s’illudeva, come altre volte, +sulle forze di Garibaldi, e sperava che il nuovo nembo +da lui addensato si scioglierebbe da sè in un acquazzone +d’estate; ma in ogni ipotesi egli si credeva forte +e destro abbastanza per sorprenderlo ed arrestarlo a +tempo. Solo quando sopraffatto dal turbine non vedrà +più modo di scongiurarlo, si nasconderà anch’egli +tra le nubi e vi soffierà dentro per la disperata speranza +di poterne usufruttare lo scoppio a beneficio della sua +politica e dell’Italia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_475">[475]</span> +</p> + +<h3>III.</h3> + +<p> +In sui primi di maggio Garibaldi passava di Lombardia +in Toscana. Sostato un giorno a Firenze, andava +a prender stanza nella villa del deputato Cattani-Cavalcanti, +a Castelletti presso Firenze. Ora, che questo +tramutamento si collegasse ai disegni su Roma +era visibile a chicchessia, e il fatto non tardò a dimostrarlo. +</p> + +<p> +Nella prima settimana di giugno il Generale riceveva +in Castelletti una visita inaspettata. Due incaricati +dal <i>Comitato Nazionale Romano</i>, di quel Comitato +che era l’antagonista nato del partito d’azione +e che per la sua propaganda eternamente temporeggiatrice +s’era acquistato il non immeritato titolo d’addormentatore, +si presentarono a lui, dicendosi a nome +de’ loro mandanti pronti a entrare in accordo col <i>Centro +d’insurrezione</i> e desiderosi di intendersi con lo +stesso Generale, circa al programma d’azione. Il come +e il quando di quest’azione pare non dicessero: forse +si restrinsero a generiche dichiarazioni ed a vaghe +profferte; ma Garibaldi, ignaro delle ambagi e delle +sfumature del linguaggio, avvezzo a veder dietro ogni +detto un fatto, non si cura di chieder di più, e tenendo +subito per conchiusa l’alleanza, e per decisa indifferibilmente +l’azione, spaccia ai due Comitati di Terni, +il <i>Nazionale</i> e l’<i>Insurrezionale</i>, certi Galliano e Perelli +col mandato di prendervi alcune centinaia di fucili +che sapeva nascosti colà fin dai giorni d’Aspromonte, +armare con questi quanti giovani o fuorusciti +romani si potessero raccogliere, e fatta irruzione nello +Stato Pontificio, gettarvi la prima favilla dell’incendio. +Trasognarono all’inatteso messaggio i patriotti +<span class="pagenum" id="Page_476">[476]</span> +ternani: il rappresentante del Comitato moderato, +certo Mauri, protestò di nulla potere senza espresso +ordine de’ suoi capi (riprova codesta che il <i>Comitato +Nazionale</i> non aveva promesso nulla di positivo), e +ricusò di ubbidire; il rappresentante del <i>Comitato +d’azione</i>, certo Frattini, caldo patriotta e vecchio cospiratore, +persuaso dalle molte parole del Perelli e +del Galliano che la mossa fosse combinata coi Comitati +di Roma sì <i>Nazionale</i> che <i>Insurrezionale</i>, e +tutto pronto al di là del confine per aiutarla; vinto +ancora più dal nome di Garibaldi, di cui i due emissari +presentavano un’amplissima credenziale, consentì +a secondarli e dar la sua mano all’impresa. Nè furon +lunghi gli apparecchi: appena due giorni dopo, il +19 giugno, il Perelli e il Galliano raccoltisi con altri +centoquattro giovani nel convento di San Martino, tragittata +sopra una barca del Frattini stesso la Nera +e ricevute colà presso le armi, s’incamminarono diviati +verso la Sabina. Se non che quasi sul punto di +sconfinare, nei pressi di Ponte Catino e Castelnuovo, +un pelottone del 7º Granatieri, imboscato da più giorni +in quelle macchie, circuì in un battibaleno la colonna +e fatta per intimorirla una scarica all’aria, le intimò la +resa.<a class="tag" id="tag347" href="#note347">[347]</a> Infatti il Rattazzi, eccitato, anzi pungolato senza +posa, dalla polizia francese, più vigilante forse e informata +della sua, era da oltre una settimana sulle orme +di tutta la congiura, impartendo ordini rigorosissimi +a tutte le autorità così di terra come di mare, affinchè +le custodie della doppia frontiera fossero raddoppiate, +e ad ogni costo s’impedisse il passaggio di qualsiasi +banda d’armati; e, come ognun vede, era stato fedelmente +e zelantemente ubbidito. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_477">[477]</span> +</p> + +<p> +Pari però all’ingrata sorpresa, il clamore dei delusi. +Nessuno voleva assumere la paternità del fallito +tentativo, e ogni parte se ne scaricava sull’avversa. +Garibaldi indignato imprecava al Governo, «birro del +Papa;» il partito d’azione incolpava di tradimento +il <i>Comitato Nazionale</i>, accusandolo persino d’aver egli +spinto il Generale a quella scorreria coll’intenzione +di pubblicarne le trame e comprometterlo; il <i>Comitato +Nazionale</i> invece apertamente sconfessava l’intempestivo +conato e persisteva a raccomandare ai Romani +la pazienza e l’aspettazione. Era insomma il consueto +palleggio di accuse, di recriminazioni e di vituperii +che suol seguitare tutte le imprese fallite, di mezzo +al quale sarebbe bensì facile trarre una prova di più +delle passioni partigiane; ma non la verità. +</p> + +<p> +Non dobbiamo però tacere che tra mezzo al tumulto +delle voci contrarie quella che ci sembrò allora, +e ci sembra tuttodì la meno vera, la meno probabile, +la meno dimostrata, fu quella che appose al +<i>Comitato Nazionale</i> d’aver tradito per cieco livore di +parte l’impresa da lui medesimo suggerita e apparecchiata. +Fino a prova contraria noi non abbiamo +alcuna ragione per credere a tanta scelleraggine. Aggiungiamo +anzi, che tutte le ragioni ci sforzano a discrederla. +E ciò non solo perchè la onestà privata, +fino ad oggi indisputata, dei componenti del Comitato +Romano ci sta garante della loro probità politica; ma +anche perchè se fosse stata soltanto probabile la perfidia +apposta al Comitato, Garibaldi, che non era certo +sulla via dei riguardosi riserbi e dei temperati discorsi, +non l’avrebbe taciuta, ed in ogni caso il Comitato +stesso, per ispudorato che si potesse supporre, +non avrebbe mai osato di infliggere un biasimo pubblico +ad un’azione della quale ognuno avrebbe potuto +<span class="pagenum" id="Page_478">[478]</span> +dirgli ad ogni istante: «Tacete, voi stessi ne +foste complici.» +</p> + +<p> +No: l’enormezza stessa dell’accusa attesta per la +sua incredibilità. Reputiamo superfluo cercare l’autore +responsabile di quel tentativo, che potrebbe dirsi +il prologo sbagliato d’un dramma male abbozzato; +ma se quell’autore si volesse cercare, lo si cerchi in +Garibaldi stesso. +</p> + +<p> +Egli ideò e volle e fece eseguire la scorreria; egli +scambiando le indeterminate profferte del Comitato +moderato per impegni positivi d’azione, e fidandosi +alle notizie dubbie ed ai suggerimenti fallaci di agenti +innominati ed oscuri, e sprezzando ogni consiglio di +preparazione e d’opportunità e dimenticandosi persino +di prevenire de’ suoi disegni il Centro di Roma +e il Centro di Firenze e tutti i suoi principali amici +e cooperatori, egli pel primo rese inevitabile il fallimento +d’un’intrapresa che aveva già in sè tanti rischi +e tante difficoltà. +</p> + +<p> +Già dicemmo che Garibaldi non fu mai cospiratore, +e il modo con cui egli condusse la Campagna +preparatoria di Mentana lo proverà luminosamente. +Ciò non scema la sua grandezza; ma aggiunge un lineamento +più originale e caratteristico alla sua straordinaria +figura. +</p> + +<h3>IV.</h3> + +<p> +Ma come ognuno immagina, l’infelice successo della +Sabina non aveva rallentato un solo istante l’opera +di Garibaldi, nè quella de’ suoi amici. Trasferitosi sull’aprirsi +di luglio alle Terme di Monsummano, dove +lo conduceva la necessità, tutt’altro che fittizia, di +curare la sua implacabile artritide, diceva subito ad +<span class="pagenum" id="Page_479">[479]</span> +alcuni suoi commilitoni, accorsi a visitarlo: «A Roma +ci si andrà; e se hanno impedito a quei duecento valorosi +di entrarvi, i duecento diverranno duemila, e i +duemila ventimila.» E a Pescia, arringando il popolo +raccolto sulla piazza a festeggiarlo, soggiungeva: «Dobbiamo +andare a Roma a snidarvi quel vivaio di vipere;» +così a Montecatini, a Castelfranco, a Lucca, sempre e +dovunque ribattendo il medesimo chiodo e predicando +il medesimo verbo, con quel suo linguaggio ignaro di +eufemismi, fiammeggiante d’amor patrio, ma che +troppo spesso urtando nella corda delicata delle credenze +religiose non era sempre, specialmente tra le +popolazioni delle campagne, il più opportuno e convincente. +</p> + +<p> +Nè oramai si trattava più di sole parole. Uno dei +maggiori ostacoli alla felice riuscita della meditata +riscossa era quell’antagonismo più volte accennato +del <i>Comitato d’insurrezione</i> e del <i>Comitato Nazionale</i>, +che dividendo i patriotti romani in due campi (e +quando si volesse contare la frazione mazziniana del +<i>Comitato d’azione</i> in tre) formava la cagione principale +della loro mutua debolezza. +</p> + +<p> +A Garibaldi però era sempre parso che la prima +e più urgente necessità fosse quella di cessare, a +qualsiasi patto, quel funesto dissidio, adoperando ogni +maniera di sforzi affinchè tutti coloro che nelle due +parti ponevano al disopra delle astiosità partigiane +il pensiero della patria, stringessero in un sol fascio +le loro forze e procedessero concordi al conseguimento +del fine comune. E a così onesto desiderio, +partecipato dalla eletta dei fuorusciti romani, sembrò +rispondere, quasi senza contrasto, l’adempimento; +sembrò, diciamo, perchè si vedrà in appresso che la +festeggiata concordia era più apparente che reale; +<span class="pagenum" id="Page_480">[480]</span> +più tra i gregari che fra i capi; più tra pochi individui +che nella pluralità de’ due partiti. +</p> + +<p> +Comunque, il patto fu sancito, e il <i>Comitato Nazionale +Romano</i> e il <i>Centro d’insurrezione</i>, scontenti però +sempre quelli del <i>Comitato d’azione</i>, si fusero in un +nuovo ed unico Comitato e lo annunziarono ai loro +concittadini in questo manifesto: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Romani! +</p> + +<p> +»Il voto comune, il voto di tutti quelli a cui batte il +cuore per l’onore e la libertà della patria, si è realizzato. +Non più dissensi, non più divisioni; tutte le frazioni del +partito liberale si sono data la mano, hanno unite le forze +per abbattere per sempre questo resto del governo papale +e dare Roma all’Italia. +</p> + +<p> +»Il Comitato Nazionale Romano ed il Centro d’insurrezione +fanno quindi luogo ad una Giunta Nazionale Romana, +la quale assume la suprema direzione delle cose. +</p> + +<p> +»Rallegriamoci di questa santa concordia, e diamo opera +a fecondarla con unità di fede e di disciplina, con unità di +propositi e di sacrifizi. Il fascio romano è ora veramente +formato: facciamo che non si sciolga mai più, e che presto +ci dia la vittoria. +</p> + +<p class="indl"> +»Romani! +</p> + +<p> +»I cittadini rispettabili che fanno parte della Giunta a +cui rassegniamo l’ufficio, sono degni dell’alta missione; ma +a nulla riuscirebbero senza il vostro concorso. +</p> + +<p> +»Secondateli adunque fidenti ed animosi, e l’impresa non +fallirà. Vogliamolo tutti, e ben presto venticinque milioni di +fratelli saluteranno Roma capitale d’Italia. +</p> + +<p class="indl"> +»Roma, 13 luglio 1867. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Il Comitato Nazionale Romano.</span><br> +»<span class="smcap">Il Centro d’Insurrezione.</span>» +</p> +</div> + +<p> +Queste parole, a dir vero, suonavano tutt’altro che +promessa di azione immediata; ma Garibaldi, credulo +<span class="pagenum" id="Page_481">[481]</span> +sempre a quello che più desiderava, non curandosi +di indagare quanto quella lega fosse salda e sincera, +e se dietro quei Comitati, diremmo quasi, quegli stati-maggiori, +stesse la milizia d’un popolo veramente deliberato +ai cimenti cui era invitato; ingannato, come +ai giorni di Sarnico e d’Aspromonte, dalle manifestazioni +in gran parte artificiali delle città italiane;<a class="tag" id="tag348" href="#note348">[348]</a> +fidente, come sempre, nella propria forza e incrollabile +nella sua volontà, stimò giunta l’ora di raccogliere +i frutti della sua predicazione e di passare dalle +parole ai fatti. +</p> + +<p> +Trasferitosi a Vinci (nella villa del conte Masetti, al +Ferrale), riepiloga di là in un lunghissimo manifesto +le idee che era venuto fin allora sparsamente predicando;<a class="tag" id="tag349" href="#note349">[349]</a> +convoca presso di sè quelli tra i suoi amici che +in quel momento stimava più devoti o meno renitenti +a’ suoi concetti, e coll’usato stile, più da Generale che +impartisca degli ordini a’ suoi luogotenenti che da +capo politico, il quale proponga delle risoluzioni a’ suoi +seguaci, li lega a’ suoi disegni; commette a Francesco +Cucchi di andare a Roma ad annodare in sua mano +le prime fila della trama avviata: manda suo figlio +Menotti a tastare il terreno e stringere le prime relazioni +nel mezzogiorno; delega Giovanni Acerbi, l’Intendente +dei Mille, alla raccolta dei giovani e delle +armi alla frontiera umbro-toscana e lo manda in suo +nome a scandagliare le intenzioni di Rattazzi; indi +passa egli stesso a Siena, a Montepulciano, a Orvieto, +a Rapolano scuotendo fin sulle porte del Gran Nemico +la fiaccola incendiaria della sua parola, colla quale +senza posa da tre mesi lo minacciava. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_482">[482]</span> +</p> + +<p> +Ed appariva tanto evidente che oramai l’impresa +era non solo deliberata nel suo animo, ma imminente, +che ad un banchetto offertogli in Siena dalla storica +Accademia de’ <i>Rozzi</i>, rispondendo al professore Stocchi, +il quale pareva indirettamente consigliarlo a differire +il segnale della magnanima riscossa a tempi +più maturi, esclamò: «No, no, questo non è il mio +pensiero: <i>alla rinfrescata</i> moveremo.» +</p> + +<p> +E <i>alla rinfrescata</i> diventò, da quel giorno, la segreta +parola d’ordine di tutti i Garibaldini. Invano +il Rattazzi aveva risposto all’Acerbi severe parole, +non solo togliendogli ogni speranza che il Governo +avrebbe aiutato l’avventura, ma esplicitamente dichiarandogli +che l’avrebbe con tutte le sue forze impedita; +invano i principali del partito avanzato e gli +stessi suoi più devoti amici, quali il Crispi, il Cairoli, +il Miceli, il Guastalla, si mostravano o avversi all’impresa, +o sgomenti delle difficoltà e dei pericoli onde +essa era piena: Garibaldi, o non accettava discussioni +o le troncava con uno de’ suoi soliti motti dittatoriali, +e camminava imperturbato per la sua via. +</p> + +<h3>V.</h3> + +<p> +Se non che accadeva a quei giorni un fatto singolarissimo. +Un gruppo de’ più avanzati socialisti europei, +fra i quali il Barny francese, il Fazy svizzero, +il Bakounine russo ed altri, s’era dato l’intesa di +convocare a Ginevra pel mese di settembre un <i>Congresso +internazionale della pace</i> (per chieder cioè la +pace universale perpetua, la soppressione degli eserciti +stanziali, la federazione dei nuovi Stati d’Europa ed +altre siffatte bazzecole), e naturalmente al Congresso +fra i famosi campioni della democrazia cosmopolita +<span class="pagenum" id="Page_483">[483]</span> +era stato invitato il famosissimo fra tutti Giuseppe +Garibaldi. Si poteva credere però che quell’invito a +discorrere e sentir discorrere di pace, per un uomo +tutto affaccendato in apparecchi di guerra non potesse, +in quel momento almeno, tornare il più opportuno +ed accetto; ma non così per l’Eroe nostro. Nulla +anzi a’ suoi occhi di più propizio di quel Concilio ecumenico +dei sacerdoti della libertà aperto nella «Roma +dell’intelligenza» per dare solennità alla Crociata da +lui bandita contro l’altra «Roma bugiarda del Papato;» +talchè lasciato a Menotti il mandato di continuare +il lavoro incominciato, parte improvviso per +Belgirate dove prende seco Benedetto Cairoli, e accompagnato +da Giuseppe Missori, Alberto Mario, il +professor Ceneri, Vincenzo Caldesi, Mauro Macchi, il +dottor Riboli ed altri che non sapremmo dire, continua +per Ginevra. E questa volta pure perdoneremo +al lettore la cronica delle accoglienze; Ginevra in questo +non fu diversa da Londra nè ad alcuno dei tanti +luoghi in cui la maliarda figura di quell’uomo comparve. +Ivi pure riuscito a gran stento ad aprirsi un +varco nella calca, fino alla casa che doveva ospitarlo e +presentato dal signor Fazy al popolo ginevrino che +dalla piazza lo acclamava, il Generale lo arringa in +lingua francese, con un discorso che fu certo uno +de’ più nobili che gli uscissero dal labbro in quei +giorni e del quale basti il saggio di questi due periodi, +ad attestare la eloquenza. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +»La magnifica accoglienza fattami nella vostra città +m’inorgoglisce e forse mi dà troppa baldanza. In ogni modo, +essa m’incoraggia a dire la verità; e se io avessi la disgrazia +di travisarla, crederei di aver commesso un sacrilegio, +in un paese donde la libertà del pensiero si va spandendo +<span class="pagenum" id="Page_484">[484]</span> +in tutte le pianure di Europa, a quel modo che vi diffondono +le acque sgorgate dalle sue ghiacciaie. (<i>Applausi strepitosi.</i>) +</p> + +<p> +»Qui i vostri antenati ebbero animo di assalire tra i +primi cotesta pestilenziale istituzione che si chiama: il Papato. +A voi, cittadini di Ginevra, che vibraste i primi colpi +alla Roma papale, non è più l’iniziativa ch’io domando; ma +vi domando di compir l’opera dei vostri padri, quando noi +recheremo gli ultimi colpi al mostro. Vi ha nella missione +degli Italiani che lo custodirono così a lungo nel loro seno +una parte espiatoria; noi faremo il debito nostro. A quell’uopo +il vostro consenso potrebbe esserci necessario; io lo +spero.» (<i>Applausi.</i>) +</p> +</div> + +<p> +Nè dissimile fu l’accoglimento che all’indomani +ricevette al Congresso di cui teneva la presidenza +Giulio Barny ed in mezzo al quale spiccavano variamente +illustri i nomi di Edgardo Quinet, di Pietro +Leroux, di Stefano Arago, di Luigi Bückner e di altre +celebrità della democrazia mondiale. Non dissimile +l’accoglimento alla persona, ma assai diverso quello +alle idee. Anco in quell’assemblea battagliavano troppi +partiti: i socialisti puri della scuola manchesteriana, +avversi a qualunque guerra per qualsivoglia pretesto +o ragione: gli atei e miscredenti ad oltranza, nemici +deliberati d’ogni religione e del nome stesso di Dio +e convenuti colà col semplicissimo assunto di chiederne +la soppressione: i clericali cattolici zelanti della +pace evangelica e sotto quella maschera infiltratisi +anche in quel Congresso, ma, quando mai, propizi a +quella sola guerra che restituisse alla Chiesa romana +il tolto potere; infine i dottrinari della democrazia +svizzera, professanti la libertà panacea di tutti i mali; +ma soprattutto gelosi della neutralità del loro paese e +paurosi di arrischiarne con sovversive dottrine la pace. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_485">[485]</span> +</p> + +<p> +Ora Garibaldi in mezzo a costoro era, senza saperlo, +come un disperso nel campo nemico: e lo vide +ben presto, quando levatosi a rispondere al signor +Schmidlin oratore dei clericali, e al signor Fazy oratore +dei democratici svizzeri, tentò ribattere in un +discorso le loro opinioni per affermare la propria, negli +otto articoli di questa proposta: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«1º Tutte le nazioni sono sorelle. +</p> + +<p> +»2º La guerra tra di loro è impossibile. +</p> + +<p> +»3º Tutte le querele che sorgeranno tra le nazioni dovranno +essere giudicate da un Congresso. +</p> + +<p> +»4º I membri del Congresso saranno nominati dalle Società +democratiche dei popoli. +</p> + +<p> +»5º Ciascun popolo avrà diritto di voto al Congresso +qualunque sia il numero dei suoi membri. +</p> + +<p> +»6º Il Papato, essendo la più nociva delle sètte, è dichiarato +decaduto. +</p> + +<p> +»7º La religione di Dio è adottata dal Congresso e ciascuno +de’ suoi membri si obbliga di propagarla. Intendo per +religione di Dio la religione della verità e della ragione. +</p> + +<p> +»8º Supplire al sacerdozio delle rivelazioni e della ignoranza +col sacerdozio della scienza e della intelligenza. +</p> + +<p> +»La democrazia sola può rimediare al flagello della +guerra. +</p> + +<p> +»Lo schiavo solo ha il diritto di far la guerra al tiranno; +è il solo caso in cui la guerra è permessa.» +</p> +</div> + +<p> +A questo colpo inatteso, che dava nel petto a tutte, +può dirsi, le idee predominanti nel Congresso, il rimbalzo +dello sdegno e della paura collegati insieme fu +irrefrenabile. Indarno il Quinet coll’autorevole parola, +e il Ceneri e il Macchi colla persuasiva si studiarono +difendere le proposte del Generale; i clericali suscitandovi +contro la reazione del sentimento cattolico, +gli Svizzeri facendo appello al sentimento ancora più +<span class="pagenum" id="Page_486">[486]</span> +forte ne’ loro concittadini della tranquillità e sicurezza +della Confederazione, riuscirono a far tale pressione +sul Congresso ed a raggruppar intorno ad essi +tale maggioranza, che tutte le proposte di Garibaldi +furono scartate e surrogate da una di quelle mozioni +verbose e vuote di cui gli archivi del dottrinarismo +democratico sono così ricchi, ma che nulla contenendo +di sostanziale e di sodo non ci sembrano meritare la +fatica d’essere trascritte. +</p> + +<p> +Garibaldi però non attese nemmeno la votazione +de’ suoi articoli, e già fiutato il vento infido, pago +d’aver gettato in faccia all’Europa democratica ivi +congregata la sua bomba incendiaria, tornava l’11 mattina, +per la via del Sempione in Italia, e sostato brevemente +a Belgirate, metteva capo a Genestrello, altra +villa del suo amico Pallavicino presso Voghera. +</p> + +<p> +Colà però lo raggiungevano tosto importanti notizie +da Roma che lo consigliarono ad affrettare il suo +ritorno in Toscana. +</p> + +<p> +Quelle notizie dicevano certa la insurrezione purchè +il braccio di Roma fosse armato: facile l’impadronirsi +di due porte e la sorpresa delle ferrovie conducenti +a Roma: utile con un colpo di mano occupar +le due stazioni d’Orte e di Ceprano; necessario soltanto +armi e danaro: tutta la Carboneria, numerosa +a Roma, pronta a secondare il moto appena Garibaldi +facesse appello. La <i>Giunta romana</i> poi rincarando +su queste speranze dichiarava, venuta l’ora +dell’azione, ogni indugio pericoloso, urgente la costituzione +d’un fondo di cassa, al quale, in forma di +prestito gratuito o rimborsabile, invitava nuovamente +tutti gli Italiani a contribuire. +</p> + +<p> +E come ognuna di queste parole scendeva soave +all’animo già febbricitante dell’Eroe, così da Genestrello +<span class="pagenum" id="Page_487">[487]</span> +stesso, senza frapporre un’ora, rispondeva confermando +l’appello della <i>Giunta romana</i> con questo +nuovo manifesto: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="center"> +«<i>Alla Giunta Nazionale Romana.</i> +</p> + +<p class="indr"> +»Genestrello, 16 settembre 1867. +</p> + +<p> +»Il vostro appello agli Italiani non andrà perduto. +</p> + +<p> +»In Italia sonvi molti paolotti, molti gesuiti, molti che +sacrificarono sull’altare del ventre. Ma, è pure consolante il +dirlo, vi sono molti prodi di San Martino, molti eroici bersaglieri +del Re d’Italia, molti soldati della prima artiglieria +del mondo, molti nepoti dei trecento Fabii ed un avanzo dei +mille di Marsala, i quali, se non m’inganno, hanno prodotto +centomila giovani che temono oggi di esser troppi a dividere +la misera gloria di cacciar dall’Italia mercenari stranieri +e negromanti. +</p> + +<p> +»Circa ai mezzi, l’Italia ebbe sempre la disgrazia d’essere +troppo ricca per mantenere eserciti stranieri, e fra i +suoi ricchi non mancano patriotti che tosto porgeranno, ne +sono sicuro, le loro splendide offerte. +</p> + +<p> +»Avanti adunque, o Romani, spezzate i rottami dei vostri +ferri sulle cocolle dei vostri oppressori, e d’avanzo saranno +gl’Italiani che divideranno le vostre glorie. +</p> + +<p class="indr"> +»Vostro<br> +»<span class="smcap">Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<p> +E ciò detto, partiva al dì vegnente (17) per Firenze. +</p> + +<h3>VI.</h3> + +<p> +Colà giunto però erano tali ancora gli ostacoli e +tanti i motivi di indugio e di prudenza, che qualunque +altro uomo ne sarebbe stato scosso; non Garibaldi. +Roma non era armata ancora, nè per quanto +si fossero studiati fin allora tutti i passi di terra e +<span class="pagenum" id="Page_488">[488]</span> +di mare per introdurvi quei pochi fucili che stavan +sempre nascosti nei pressi di Terni e di Follonica, +nessuno n’aveva ancora trovato la via. I principali fra +gli amici del Generale persistevano sempre presso di +lui nel concetto di lasciare a Roma l’iniziativa del +moto, apparecchiando bensì in silenzio i mezzi per +accorrerle in soccorso; ma evitando ogni apparenza di +una importazione artificiale e facendo in ogni caso seguire +l’irruzione delle bande all’insurrezione della capitale; +non questa a quella. +</p> + +<p> +Infine il ministro Rattazzi, dopo aver dato qualche +segno e qualche promessa di tacita acquiescenza, +forse nella speranza di guadagnar tempo, e aver persino +condisceso a lasciar continuare in segreto gli apparecchi +dell’invasione, purchè il Generale acconsentisse +a ritirarsi ed a scomparire nella sua Caprera;<a class="tag" id="tag350" href="#note350">[350]</a> +spinto ora e sempre più dai richiami e dai ministri +della Francia, rappresentata allora in Firenze dal signor +De la Villestreux, tornava ai suoi primi propositi, +protestandosi deliberato ad impedire anco colla forza +qualsiasi violazione della Convenzione di settembre e +dandone la prova col raddoppiare le guardie alla +frontiera e col rinnuovare gli ordini della più severa +vigilanza. +</p> + +<p> +A tutto ciò però Garibaldi non movea collo nè piegava +sua costa: le armi in un modo o nell’altro sarebbero +entrate: a’ suoi amici faceva le mostre di consentire +<span class="pagenum" id="Page_489">[489]</span> +ai loro consigli, ripetendo anzi a taluno di loro +che l’iniziativa romana la teneva indispensabile;<a class="tag" id="tag351" href="#note351">[351]</a> ma +non cessava per questo dall’avviare quanti Volontari +gli capitavano verso i confini e dal concentrarvi come +ad un campo ormai prestabilito l’attuazione e la forza: +al Governo infine rispondeva sdegnosamente rifiutando +la condizione del ritiro in Caprera; e dichiarandosi +a sua volta deliberato a qualunque cimento. Tutt’al +più piegando all’argomento sempre più evidente che +Roma non era ancora preparata, consentiva a differire +la mossa fino agli ultimi di settembre; non però +a sospendere e molto meno a mascherare alcuni degli +apparecchi avviati. +</p> + +<p> +Epperò, prima che l’agosto finisse, tutte le parti +erano nella sua mente assegnate e tutti gli ordini distribuiti +come alla vigilia d’un’entrata in campagna. +Il Cucchi, munito d’un’amplissima sua credenziale +che lo eleggeva suo rappresentante in Roma, partiva +un’altra volta per la città eterna a prendervi la direzione +del moto creduto imminente; Menotti ed Acerbi +doveano tenersi pronti a sconfinare colla gente già +raccolta, il primo da Terni coll’obbiettivo su Monterotondo; +l’altro da Orvieto coll’obbiettivo su Viterbo, +mentre Nicotera e Salomone dovevano fare altrettanto +da Aquila e Pontecorvo verso Velletri; a Canzio era +commesso di allestire una spedizione marittima che +andasse a gettarsi sulle coste pontificie tra Montalto +<span class="pagenum" id="Page_490">[490]</span> +e Corneto, compiendo così l’invasione da tutte le parti. +Nè il Generale arrestavasi a questi ordini guerreschi, +ma colla consumata abilità del guerrillero prevedeva +tutti i casi possibili, distribuendo a tutti i capi delle +colonne designate queste particolareggiate istruzioni: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«1º Punto di concentrazione delle colonne invadenti il +territorio romano — Viterbo. +</p> + +<p> +»2º Si raccomanda ad ogni comandante di colonna di +non impegnare combattimenti colle truppe pontificie, senonchè +con molta probabilità di riuscita. Ed ove le forze nemiche +sieno superiori, manovrare di modo da concentrarsi su +Viterbo ove si troverà probabilmente la colonna principale. +</p> + +<p> +»3º Ove un comandante di colonna si trovasse nella assoluta +necessità di combattere, egli deve ricordarsi e ricordare +ai suoi che il mondo intiero ha gli occhi su di noi e +sa che noi siamo assuefatti a vincere. +</p> + +<p> +»4º A qualunque costo i comandanti delle colonne non +devono impegnarsi in combattimenti colle truppe dell’esercito +italiano. +</p> + +<p> +»5º Scopo del movimento è il rovesciare il governo dei +preti, proclamare Roma capitale d’Italia e lasciare il popolo +romano in piena libertà sulle proprie condizioni di +plebiscito. +</p> + +<p> +»6º Credo superfluo il raccomandare molto un lodevole +contegno verso le popolazioni. I militi della libertà, nostri +fratelli d’armi, sono assuefatti a trattare il popolo da fratelli +e giammai vi fu esempio che si macchiassero di brutture. +</p> + +<p> +» 7º Si darà alle colonne l’organizzazione ch’ebbero in +tutti i tempi i corpi volontari — acciocchè essi si presentino +al paese ispirandovi la fiducia — e la paura ai nemici d’Italia. +</p> + +<p> +»8º I comandanti delle colonne hanno il diritto d’impossessarsi +d’ogni cosa appartenente alle autorità nemiche +a profitto della rivoluzione. +</p> + +<p> +»9º Abbisognando di viveri od altro, ne faranno richiesta +alle autorità municipali o locali, rilasciando loro idonee +ricevute. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_491">[491]</span> +</p> + +<p> +»10º Una colonna che si trovi nell’impossibilità di concentrarsi +alla colonna principale — manovrerà di modo da +non combattere con isvantaggio, inquietando il nemico quanto +è possibile — e procurerà frattanto di mettersi in comunicazione +col quartiere generale. +</p> + +<p> +»11º In quest’impresa gl’Italiani devono ben penetrarsi +d’avere su di loro gli occhi del mondo intiero — e che quindi +il nome italiano deve uscirne bello, radiante di gloria, salutato +con entusiasmo e rispetto da tutte le nazioni. +</p> + +<p> +»12º Fra le eventualità possibili, vi è quella di essere +io arrestato. In quel caso, il movimento deve continuare colla +stessa impavidezza — come se fossi libero. E deve pur continuare +anche che arrestassero la maggior parte dei capi. +</p> + +<p> +»13º In caso non riuscisse una colonna nell’intento, le +altre devono continuare il moto come se nulla fosse successo. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<h3>VII.</h3> + +<p> +A tal punto però anche il Ministero, perduta ormai +ogni speranza di contenere coi privati consigli e +le blande minaccie il patriotta agitatore, deliberava +di lasciar quel riserbo che s’era fino allora imposto, +e di accettare il guanto che gli era gettato. Però +nel 21 agosto comparve nella <i>Gazzetta Ufficiale</i> una +dichiarazione del Governo, la conclusione della quale +era che «se alcuno si attenterà di venir meno alla +lealtà de’ patti e violare quella frontiera da cui ci deve +allontanare l’onore della nostra parola, il Ministero +non lo permetterà in niun modo e lascerà ai contravventori +la responsabilità degli atti che avranno provocato.» +</p> + +<p> +Ma «un po’ tardi,» notava il signor De Moustier<a class="tag" id="tag352" href="#note352">[352]</a> nel +<span class="pagenum" id="Page_492">[492]</span> +ricevere notizia di questa dichiarazione; un po’ tardi +pel Governo, un po’ tardi per Garibaldi stesso. +</p> + +<p> +Egli oramai aveva tratto il dado, nè anco volendolo +poteva più retrocedere. Anzi quella pubblica minaccia +gli parve come un avvertimento di rompere +gli ultimi indugi; talchè già coperti vari punti della +frontiera di Roma di Volontari, pronti a seguirlo il +Menotti e l’Acerbi; la mattina del 23 settembre s’incamminava +accompagnato soltanto dal fedele Basso +e dal signor Del Vecchio, alla volta d’Arezzo, diretto, +secondo diceva, e voleva far credere, a Perugia (per +ingannare la vigilanza della polizia aveva fatto spedire +colà i suoi bagagli); ma proseguendo ratto nella +sera stessa di quel giorno per la strada di Orvieto, +e andando quella notte a pernottare a Sinalunga a +circa cinquanta miglia dal confine orvietano. +</p> + +<p> +Il prefetto di Perugia però non s’era lasciato allucinare +e aveva provveduto in guisa che qualunque +strada il Generale fosse per prendere, al primo tocco +di telegrafo, potesse essere arrestato. E così fu. Garibaldi, +ospitato in Sinalunga dal signor Agnolucci, s’era +appena coricato, che una compagnia di soldati e carabinieri, +venuti da Orvieto, invadeva il paese, circuiva +la sua casa, e un luogotenente de’ carabinieri salito +da lui, gli intimava senz’altro l’arresto. Il Generale +non chiese che il tempo di fare il suo solito bagno: +gli fu concesso; e di lì a mezz’ora in biroccino fino +a Lucignano, poscia in ferrovia fu tradotto col Basso +e il Del Vecchio nella direzione di Firenze. Nemmeno +Firenze però era l’ultima meta che gli era stata imposta; +il treno ne traversò rapido la stazione, e soltanto +a Pistoia sostò per alcuni istanti per deporre +il Basso e il Del Vecchio, e continuare di là, senza +resta, fino ad Alessandria, dove il Governo aveva deciso +<span class="pagenum" id="Page_493">[493]</span> +che il Generale passerebbe i primi giorni della +sua cattività. +</p> + +<p> +A Pistoia però nemmen l’occhio vigile de’ suoi custodi +aveva potuto veder tutto. Infatti il Generale era +riuscito in quei pochi momenti di fermata a scrivere +a matita un biglietto, e prima che il Del Vecchio +s’allontanasse a ficcarglielo nelle mani. Il biglietto +era un nuovo e più fiero appello all’insurrezione, e +diceva testualmente così: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«24 settembre. +</p> + +<p> +»I Romani hanno il diritto degli schiavi, insorgere contro +i loro tiranni: i preti. +</p> + +<p> +»Gli Italiani hanno il dovere di aiutarli — e spero lo +faranno — a dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi. +</p> + +<p> +»Avanti adunque nelle vostre belle risoluzioni, Romani +e Italiani. Il mondo intiero vi guarda, e voi, compiuta l’opera, +marcerete colla fronte alta e direte alle nazioni: Noi vi abbiamo +sbarazzata la via della fratellanza umana dal più +abominevole suo nemico: il Papato. +</p> + +<p> +»Caro Del Vecchio — voi non verrete in prigione con +me — e farete stampare queste linee. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<p> +La lettura pertanto di queste linee e ancora più +l’annuncio dell’arresto del Generale suscitò in tutte +le maggiori città d’Italia fierissimi tumulti. In Firenze +i deputati della Sinistra, raccoltisi in Palazzo +Vecchio, firmavano una protesta per l’illegale arresto +del loro collega; i giornali avanzati schizzavano fiamme; +il popolo inferocito percorreva le vie cercando a +morte il Rattazzi, il quale solo al caso di essere entrato +per il mal tempo in una vettura pubblica, dovette +di non essere subito riconosciuto e d’aver salva +la vita. E a Bologna, a Modena, a Milano, a Torino, +a Pavia, a Genova, le stesse manifestazioni; a Genova +<span class="pagenum" id="Page_494">[494]</span> +soprattutto, dove la collera per l’arresto del +Generale, inasprita dal sequestro delle armi destinate +alla spedizione marittima del Canzio, era giunta a tale +che la folla diede un vero assalto a Palazzo Tursi. +</p> + +<p> +Nè in Alessandria l’aria era più quieta. Al primo +giungere di Garibaldi nella fortezza, anche quella popolazione, +comechè spettatrice abituale di tanti prigionieri +politici, s’era commossa; e i soldati stessi +del presidio, affollati sotto le finestre della cittadella +dove il Generale era stato rinchiuso, gli gridavano +«A Roma, a Roma!» il che gli fece dire più tardi:<a class="tag" id="tag353" href="#note353">[353]</a> +«Se avessi detto una sola parola che suonasse lavacro +delle vergogne italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero +seguíto ovunque.» +</p> + +<p> +Intanto l’agitazione crescente della Penisola, i doveri +della pubblica tutela, le insistenti e quasi insolenti +pressioni della Francia ponevano il Governo in +terribili frangenti. +</p> + +<p> +Anzitutto che cosa fare di quel prigioniero? Era +ancora il medesimo problema d’Aspromonte, ma più +intricato forse; giacchè sostenere che Garibaldi fosse +stato colto in flagrante non era sì facile assunto, e +l’accusa di violazione della immunità parlamentare +poteva tornare assai pericolosa. Però dopo molto ondeggiare +tra il processo, la libertà incondizionata, la +libertà condizionata, Rattazzi si risolveva ad inviare +in Alessandria il generale Pescetto, Ministro della +Marina, coll’incarico di commuovere l’animo del Generale, +e di indurlo, se fosse possibile, a ritornare a +Caprera sotto la sola condizione che non avrebbe fatto +alcun tentativo per uscirne. Ma il Generale diede a +questa proposta un così aperto e secco rifiuto che il +<span class="pagenum" id="Page_495">[495]</span> +Pescetto, dopo aver chiesto e atteso invano per oltre +dodici ore nuove istruzioni, s’indusse, sotto la propria +responsabilità, a consentirgli il ritorno a Caprera senza +condizione alcuna, provvedendo soltanto che non s’indugiasse +a Genova e fosse trasferito immediatamente +alla sua isola da un piroscafo della R. Marina. +</p> + +<p> +E così avvenne. +</p> + +<p> +Il 27 mattina, in sull’alba delle 4, il Generale usciva +da Alessandria e circa due ore dopo smontava nella +casa del signor Coltelletti all’Acquasola di Genova. +Quivi il popolo ebbro di rivederlo, ma credendolo tuttavia +prigioniero, minacciava di liberarlo egli stesso +colle proprie braccia; quando il Generale con una +lettera ad A. G. Barrili, Direttore del <i>Movimento</i>, nella +quale diceva che «a scanso d’equivoci tornava a Caprera +libero e senza condizioni,» e con molte altre +consimili parole dirette ora in italiano, ora in genovese +alla folla, riuscì a quietare ogni tumulto e nella +sera del giorno stesso condotto amichevolmente a +bordo del regio Avviso l’<i>Esploratore</i>, ricevuto con tutte +le mostre d’un illustre viaggiatore, in realtà custodito +come un deportato, salpava per Caprera. +</p> + +<h3>VIII.</h3> + +<p> +Ma dietro al corpo di Garibaldi prigioniero restava +la sua anima; restava nell’eco infocata de’ cento +manifesti e de’ mille discorsi, restava in quelle demosteniche +parole: «I Romani hanno il diritto d’insorgere; +gl’Italiani hanno il dovere di aiutarli, e spero +lo faranno a dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi:» +e, se un dubbio fosse ancora possibile, restava +in quest’ultima lettera a Francesco Crispi, scritta sulla +nave stessa che lo portava a Caprera, e nella quale +<span class="pagenum" id="Page_496">[496]</span> +non sapresti se più ammirare il senso fatidico dell’Eroe +che presentiva in un atto di suprema energia +la soluzione del grande problema, o la virtù del patriota +che non fa della salvezza della patria un misero +piato di vanità o di primazia, ed è sempre pronto +ad ecclissarsi dietro chiunque inalberi prima di lui il +vessillo redentore. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Caro Crispi, +</p> + +<p> +»Dopo ben maturo esame della situazione, io vedo un +solo modo di rimediarla a soddisfazione della nazione e del +governo. +</p> + +<p> +»Invadere Roma coll’esercito italiano e subito. +</p> + +<p> +»Non creda il governo di contentare l’Italia in altro +modo. Essa perdonerà le sue miserie, ma non la sua degradazione. +Ed oggi non solo la nazione italiana si sente oltraggiata, +ma si sente oltraggiato l’esercito; e se in Alessandria, +quando ero acclamato dall’intiera guarnigione, io +avessi detto una parola che suonasse lavacro delle vergogne +italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero seguíto ovunque. +</p> + +<p> +»Per cotali considerazioni il governo si persuada che, con +pochi giorni d’energia, esso tutto accomoda, si concilia la nazione +intiera e dove vi fosse minaccia esterna di volerlo inceppare, +noi solleveremo fino alle donne, ai bambini, e certo +il mondo vedrà risoluzione di popolo, come forse non ha +veduto ancora. +</p> + +<p> +»Rispondetemi subito. +</p> + +<p class="indr"> +»Vostro<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span> +</p> + +<p class="indl"> +»27 settembre 1867.» +</p> +</div> + +<p> +Ora in cospetto d’una causa così santa e di una +fede sì ardente, e dopo tante ripetute manifestazioni +della medesima volontà, al punto in cui erano giunte +le cose, un dilemma si presentava chiaro ai vecchi garibaldini +e a tutto in generale il partito democratico +italiano: o sconfessare il loro Capo, rinnegando con +<span class="pagenum" id="Page_497">[497]</span> +lui tutto il proprio passato rivoluzionario e dando una +mentita a tutte le idee sin allora espresse in Parlamento +e fuori circa al modo di risolvere la questione +romana; o continuare l’opera da lui avviata, giovandosi +soltanto della sua forzata e temporanea assenza +per compierne meno precipitosamente gli apparecchi e +sceglierne con maggior ponderatezza l’opportunità e +l’istante. +</p> + +<p> +Se non che, come accade sovente, alla concordia nel +fine non andava di pari passo l’accordo dei mezzi. +Crispi, ormai buttatosi corpo e anima nella congiura, +Fabrizi, Cucchi, Cairoli, Guastalla, Miceli, La Porta, +Oliva, Guerzoni, tutta in generale la frazione politico-militare +del partito garibaldino opinavano sempre +che il segnale della riscossa dovesse partire da Roma, +e che qualsiasi anticipato moto di bande, mettendo +sull’allarme il Governo pontificio, non potesse che nuocere +alla riuscita dell’impresa principale. Menotti, invece, +Canzio, Acerbi e qualcun altro, tenendosi più ligi +alle istruzioni del Generale, persistevano a credere +che le due mosse dovessero andare parallele; che la +insurrezione di Roma non accadrebbe mai, o difficilmente, +senza l’esempio e l’eccitamento della insurrezione +della campagna, e che questa non potrebbe mai +ottenersi se non per mezzo di una irruzione di Volontari +che la suscitasse. +</p> + +<p> +Tuttavia il dissidio non era tra amici e commilitoni +impacificabile, e già pareva che l’idea dell’iniziativa +romana, caldeggiata, più che da tutti, dal Cucchi, che +la dava, se il tempo non mancasse alla preparazione, +per sicura, e dal Crispi, che oltre a tant’altre ragioni +tentava dimostrare non renitente il Rattazzi col quale +aveva frequenti convegni, pareva, dico, che quell’idea +cominciasse a prevalere; quando ad un tratto, all’improvviso +<span class="pagenum" id="Page_498">[498]</span> +per tutti, una mano di forse centocinquanta +giovani, dei quali soltanto un terzo armati di pessimi +fucili, capitanati dal trentino Luigi Fontana, uno dei +Mille, appiattati fino a quel giorno nelle macchie d’una +<i>Bandita</i> viterbese, chi dice spinti dalla fame, chi dalla +paura d’essere smacchiati e presi dalle truppe italiane +spedite alla loro caccia, passano il confine, si buttano +sopra Acquapendente e dopo una zuffa accanita vi +fanno prigionieri trentadue gendarmi pontifici e s’impossessano +della terra. +</p> + +<p> +Fu il trabocco della bilancia: Acerbi e Menotti si +credettero impegnati d’onore ad accorrere in aiuto +degli arditi che pei primi eransi gettati allo sbaraglio; +e tra quei medesimi che fino allora erano stati +piuttosto avversi a qualsiasi intempestiva invasione +armata, cominciava a farsi strada l’idea che fosse +mestieri soccorrere i combattenti e che in ogni caso +non si potesse abbandonarli. Ecco perciò Acerbi dar +l’ordine alle altre sue genti, che aveva raccozzate nei +dintorni d’Orvieto, di sconfinare; ecco Menotti partire +per Terni col proposito di fare altrettanto; ecco +Nicotera prepararsi ad imitarli. Fra il 2 e il 5 ottobre +tutto l’agro viterbese e la Sabina formicolavano +di bande. Il 4 era passato Menotti con soli venti uomini; +ma il 7 ne aveva seicento, ed occupato Nerola, sul +confine sabino, aveva già respinta una prima ricognizione +di Pontifici. Il 3, i Garibaldini d’Acquapendente +rinforzati da alcune centinaia di camicie rosse, guidate +dal maggiore Ravini, occupavano prima San Lorenzo, +poi Bagnorea, da dove il 5, dopo un eroico ma +sfortunato combattimento, eran ricacciati in disordine +su Castiglione; alcune squadriglie stormeggiavano +presso Bolsena, ed altre nei dintorni di Viterbo; e +finalmente Acerbi, dopo lungo e non bene giustificabile +<span class="pagenum" id="Page_499">[499]</span> +indugio, compariva in mezzo a’ suoi e annunziata +la sua prodittatura, piantava il Quartier generale a +Torre Alfina. +</p> + +<p> +Che faceva ora innanzi a questa marea crescente +il Governo? Urbano Rattazzi fino a quel momento, +fino cioè alla passata delle bande, aveva parlato ed +agito chiaramente. Tutt’al più qualche eccessivo gli +poteva rinfacciare un po’ di lentezza nella caccia +de’ Volontari accorrenti a Garibaldi, e qualche reazionario +di non aver fino dalle prime fatto man bassa +su tutte le libertà, e posta mezza Italia in istato d’assedio; +ma insomma gli uomini equi ed imparziali +dovranno convenire che un governo liberale in una +monarchia costituzionale, in una questione nazionale +d’indole così delicata e complessa, come quella suscitata +dalla crociata garibaldina, non poteva fare di più. +Egli aveva protestato apertamente che disapprovava +quel moto e che l’avrebbe, occorrendo, impedito anco +colla forza: aveva confermato il fatto col detto, sequestrando, +disperdendo, incarcerando: anche i più esigenti +conservatori non potevano chiedergli di più. Se +non che, quando il torrente malgrado tutti gli sforzi +dilagò e parve manifesto che l’arrestarlo non era più +possibile senza opporgli dighe di cadaveri umani; +quando il fatto si chiarì più forte d’ogni consiglio e il +sentimento patriottico soverchiava anche ne’ più prudenti +ogni considerazione politica;<a class="tag" id="tag354" href="#note354">[354]</a> quando infine la +repressione del conato garibaldino poteva parere una +sconfessione dell’idea nazionale ed essere interpretata +come un atto di paura o di soggezione all’Impero +Francese, unico protettore rimasto al Papato, allora il +<span class="pagenum" id="Page_500">[500]</span> +gabinetto Rattazzi non poteva più esitare: o cedere +ad altri immediatamente il governo della pubblica +cosa (e non sarebbe stato nè onesto nè coraggioso), +o secondare arditamente, anzi governare egli stesso +il moto che non aveva potuto impedire. +</p> + +<p> +Ma come tutti i deboli e i mediocri, prese non diremo +nemmanco una via di mezzo, ma cento viottole +torte che non conducevano ad alcuna. Oggi sequestrava +i fucili de’ Volontari e domani metteva in mano +dei Comitati garibaldini quelli degli arsenali governativi:<a class="tag" id="tag355" href="#note355">[355]</a> +non permetteva che i Volontari sconfinassero +in grosse bande, e li lasciava passare alla spicciolata; +conveniva che una insurrezione in Roma sarebbe +stata il taglio macedone di tutti i nodi, e largheggiava +di danari in suo soccorso e forniva di passaporti +coloro che volessero entrarvi ad aiutarla, ma +non aveva il coraggio di confessarlo, e soprattutto +d’aiutarla pubblicamente; minacciava ripetutamente +al Governo francese di occupar Roma al primo annuncio +d’insurrezione, e alle troppe parole non faceva +mai seguire il fatto. Il solo audace partito di cui si +sentì capace fu la istituzione d’una certa <i>Legione Romana</i>, +che doveva a’ suoi occhi imprimere il suggello +d’un’insurrezione veramente paesana e spontanea a +quella che fin allora era stata accusata di importazione +forestiera, e forzare anche la più incredula diplomazia +a riconoscerne la autentica romanità. Il qual +disegno, piccino in sè stesso, ordito ad insaputa dei +principali capi garibaldini, e pregiudicato fin dal nascere +dal sospetto d’una cospirazione nella cospirazione, +finì poi, per le mani indegne cui fu affidato, a +<span class="pagenum" id="Page_501">[501]</span> +degenerare in un vero pericolo ed in un danno reale +per l’impresa stessa cui mirava giovare. +</p> + +<p> +Infatti il ministro Rattazzi, fidatosi, con una cecità +che riesce tuttora inesplicabile, a certo Filippo +Ghirelli, emigrato romano e già maggiore prima di +Garibaldi, eppoi dell’esercito, commise a lui non solo +l’ordinamento ed il comando della <i>Legione</i>, ma persino +il titolo e le facoltà di Commissario regio nel +distretto d’Orte; dei quali titoli e facoltà quel nobil +campione del valore romano seppe usare così bene +che per saggio della sua onestà svaligiò in compagnia +del famigerato barone Franco Mistrali la Posta d’Orte; +per documento della sua accortezza politica impose +una taglia di 25,000 franchi al clero della stessa città; +per riprova infine de’ suoi talenti militari tagliò la +ferrovia tra Orte e Corese, base delle comunicazioni +ferroviarie della rivolta; per la quale ultima prodezza, +prima ancora che il Fabrizi lo destituisse, fu cacciato +via da’ suoi stessi soldati col grido di traditore. +</p> + +<p> +Ciò non ostante, l’insurrezione si sosteneva, e quantunque +breve, ognuna delle colonne invadenti aveva +fatto un passo avanti. Il 13 ottobre, Nicotera, dopo +un ritardo, a dir vero, poco giustificabile, riusciva a +sconfinare a Vallecorsa con oltre ottocento uomini +(dei quali peraltro soltanto alcune centinaia armate +alla meglio) e s’avviava l’indomani per Falvaterra. +Nel giorno stesso Menotti si spingeva fino a Montelibretti, +che contrastava all’indomani per tutto il +giorno al nemico, abbandonandolo senza plausibile +ragione la sera; ma per ricuperarlo al mattino vegnente.<a class="tag" id="tag356" href="#note356">[356]</a> +In fine il 15 ottobre l’Acerbi, rimastosi immobile +<span class="pagenum" id="Page_502">[502]</span> +tutti quei giorni a Torre Alfina, moveva con +tutte le sue forze sopra San Lorenzo, ne sloggiava +il nemico e si preparava a marciare su Viterbo, che +si diceva pronta ad insorgere al primo apparire delle +camicie rosse. +</p> + +<p> +Solo Roma non dava ancora alcun segno di vita, +nè lo poteva. Una sollevazione generale, uno di quegli +impeti spontanei e irresistibili di popolo, che, senza +bisogno di disegni e d’apparecchi, coll’armi sole dello +sdegno e dell’amor patrio, fa crollare in poche ore +le più antiche tirannidi, in Roma non era possibile. +L’infiacchimento degli animi e de’ corpi, naturale effetto +della centenaria educazione sacerdotale, e l’idea +propagata dalla funesta scuola del <i>Comitato Nazionale</i>, +e infiltratasi anche nelle fibre de’ più energici, +che unica soluzione sperabile alla questione romana +fossero il consenso delle maggiori Potenze cattoliche +e l’opera lenta dei mezzi morali, avevano doma, se +non ispenta, l’antica virtù del popolo romano, e toltagli +la fede di poter da sè solo vendicarsi in libertà. +Però sola cosa sperabile e conseguibile in Roma era +una sommossa parziale; un colpo di mano degli elementi +più rivoluzionari e gagliardi della città (e non +abbondavano), preparato artificialmente nel segreto +d’una congiura, epperò soggetto ai mille eventi ed +ai mille pericoli di tutte le congiure. Affinchè però +anche un siffatto colpo di mano potesse riuscire in una +città quale Roma, due condizioni erano indispensabili: +che il lavoro preparatorio potesse essere condotto con +una certa libertà e sicurezza: che in ogni caso le braccia +<span class="pagenum" id="Page_503">[503]</span> +pronte a tentarlo fossero armate. Ora al 16 ottobre +Roma non aveva ancora una sola arma da guerra; +e quanto a cospirare, la sveglia data alla polizia papale +dalla invasione garibaldina, l’aveva reso così pericoloso +e difficile che poteva dirsi un vero miracolo +se la trama non era dieci volte al giorno scoperta e +disfatta. Appena infatti la prima banda ebbe sconfinato, +il Governo pontificio lasciò ogni ritegno; e raddoppiati +i posti militari; chiuse o vegliate più gelosamente +le porte; frugando case ed alberghi; espellendo +i forestieri sospetti; mettendo alle calcagna d’ogni patriotta +un birro; perlustrando notte e giorno la città; +minacciando con pubbliche gride i cittadini, pose Roma, +senza dirlo apertamente, in un vero stato d’assedio. +Ora introducete armi e cospirate in siffatta città! Cucchi, +Guerzoni, Adamoli, Bossi, Cella, stretti in lega +coi membri più operosi della Giunta Nazionale, lavoravano +arditi e indefessi; ma, senza che nessuno osasse +confessarlo all’altro, tutti sentivano gli influssi di quel +nemico che fin da principio aveva più d’ogni altro +cooperato ad accrescere le difficoltà dell’opera loro: +la sollevazione intempestiva e forse sterile delle province, +che aveva reso pressochè impossibile la sorpresa +della capitale. +</p> + +<h3>IX.</h3> + +<p> +Ma torniamo a Caprera. La <i>Gazzetta Ufficiale</i> del +27 settembre stampava: «Il generale Garibaldi avendo +manifestato il desiderio di ritornare a Caprera, il Governo, +trovando questa intenzione conforme alla sua, vi +ha tosto aderito;» ma in queste parole l’organo governativo +mentiva a una metà del vero, e ne dissimulava +l’altra metà. Mentiva quando diceva che il Generale +<span class="pagenum" id="Page_504">[504]</span> +aveva chiesto egli stesso di tornarsene a Caprera; +come vedemmo, posto al bivio dal generale Pescetto +o di restar prigione nella fortezza d’Alessandria, o di +tornarsene senza condizioni al suo eremo, egli non +aveva fatto che appigliarsi a questo partito come al +minor male; dissimulava poi la parte più importante +della verità, quando taceva che appena toccata terra +il generale Garibaldi era stato posto sotto la custodia +d’una squadra prima di quattro, poi di cinque, finalmente +di nove<a class="tag" id="tag357" href="#note357">[357]</a> legni da guerra, e rinchiuso nella sua +isola se non veramente come un prigioniero, come un +relegato a confino. +</p> + +<p> +Il Generale tuttavia ricusò in sulle prime di credere +ad una sì aperta mancanza di fede, e continuando +a reputarsi libero de’ suoi passi e delle sue azioni +tempestava di lettere e di telegrammi il Cucchi ed +il Crispi perchè alla lor volta mantenessero la data +parola e mandassero un vapore a prenderlo.<a class="tag" id="tag358" href="#note358">[358]</a> Il che +nè il Cucchi, nè il Crispi potevano fare: il Cucchi +perchè era in Roma; il Crispi perchè sapeva bene +quali erano gli ordini del Governo e non poteva sperare +di mutarli se non col mutare della politica generale +del Governo stesso. E per questo egli scriveva +al Generale: «State tranquillo: ottime disposizioni e +spero non tarderete a vederne conseguenze;» e per +<span class="pagenum" id="Page_505">[505]</span> +questo il Generale continuava ancora per alquanti +giorni a pazientare ed attendere. +</p> + +<p> +Venne però il momento in cui l’inganno non fu +più possibile. Agli 8 di ottobre infatti avendo voluto +far la prova d’imbarcarsi sopra il vapore postale che +tocca periodicamente la Maddalena, un legno della +crociera, la Sesia, tirò replicatamente su di lui e forzatolo +a montare al suo bordo lo ricondusse a Caprera. +Allora finalmente aperti gli occhi all’evidenza, +mandò quella specie di ruggito di leone incatenato +che suonava così: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Caprera, 10 ottobre 1867. +</p> + +<p class="indl"> +»Amici carissimi, +</p> + +<p> +»Sono veramente prigioniero, e vi lascio pensare con +che spirito, sapendo Menotti ed i miei amici impegnati sul +territorio romano. +</p> + +<p> +»Impegnate il mondo perchè non mi lascino in questo +carcere. +</p> + +<p> +»Un saluto a tutti dal +</p> + +<p class="indr"> +»sempre vostro<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<p> +Ma gli amici erano tuttora divisi in due; alcuni, +quali il Crispi, il Fabrizi, il Cairoli, il Guastalla, fidenti +sempre negli accordi col Rattazzi, opinavano che il Generale +avrebbe assai meglio giovato a sè ed alla causa +sua attendendo in Caprera l’esito de’ negoziati: altri +invece, tra questi principalissimo Stefano Canzio, diffidente +di tutte quelle ambagi, non ammetteva dimore; +e non vedendo altra salute che nel ritorno del +Generale sul continente, prima ancora che la signora +Mario recasse da Caprera il biglietto testè citato, lavoravano +a tutt’uomo alla sua liberazione. Non passavano +infatti tre giorni che Stefano Canzio, noleggiata +colla mediazione di Andrea Sgarallino e col danaro +<span class="pagenum" id="Page_506">[506]</span> +d’Adriano Lemmi, l’instancabile e inesauribile tesoriere +della rivoluzione, la paranzella <i>San Francesco</i>, e +avuto seco a bordo Andrea Viggiani, espertissimo marinaio +della Maddalena, salpava da Livorno, e dopo tre +giorni di traversíe e di rischi d’ogni fatta, ingannata +felicemente la crociera in mezzo alla quale fu costretto +a passare, approdava alla Maddalena, poco lunge dalla +punta della Moneta, e per mezzo della signora Collins, +una Inglese dimorante da lunghi anni in quel paraggio, +riusciva a rendere avvertito del suo arrivo il Generale +e a comunicargli il fine che l’aveva condotto. +</p> + +<p> +E il Generale, che a guisa dell’uomo del Vangelo +era sempre pronto, inviava tostamente il Basso con +la figlia Teresita alla Moneta, e concertava col genero +questo disegno di fuga. +</p> + +<p> +Egli, il Generale, tragitterebbe di notte da Caprera +alla Moneta, e di là in una barca da pesca tenterebbe +di afferrar la Sardegna, o nel porto di Liscia o in +quello d’Arsachena; il Canzio e il Viggiani colla +<i>San Francesco</i>, girata la Maddalena, andrebbero a lor +volta a prender terra sulla costa orientale sarda e nel +porto di Brandinchi l’aspetterebbero. +</p> + +<h3>X.</h3> + +<p> +Ma tutto ciò era molto facile a dirsi, e forse per +il Canzio ed il Viggiani, intraprendenti e audaci, non +straordinariamente difficile ad effettuarsi; ma per il +Generale, guardato a vista nell’isola, addirittura portentoso +e quasi impossibile. +</p> + +<p> +Una squadra di nove legni da guerra senza contare +i minori<a class="tag" id="tag359" href="#note359">[359]</a> guardava Caprera da tutti i lati, visitando +<span class="pagenum" id="Page_507">[507]</span> +qualsiasi barca salpasse dall’isola, od anche +solo la costeggiasse, ricacciando indietro tutte quelle +i cui andamenti fossero appena sospetti e tirando a +palla, come fu fatto sul Generale stesso e sulla figlia, +su quanti navigatori di quelle acque non si mostrassero +pronti ad obbedire al comando. La vigilanza era +dunque rigorosissima e dato lo scopo non poteva essere +minore in quello stretto di Bonifacio, tutto frastagliato, +come un arcipelago di scogli e bassi fondi, +intorno ad un’isola, quale Caprera, tutta seni, calanche, +porticciuoli innumeri e di cui Garibaldi conosceva +come un pesce i più misteriosi recessi. +</p> + +<p> +«Per guardare un’isola simile — esclamava ancora +il comandante Isola — non c’era che legare una barca +ad ogni scoglio.... e per essere sicuri che Garibaldi non +fuggisse imbarcarselo a bordo d’un legno da guerra +e portarselo a fare un viaggio all’estero.» +</p> + +<p> +Pure il capo della crociera, non pago delle prese +precauzioni, raddoppiava ogni giorno d’astuzie e di +vigilanza. Ora mandava a terra con studiati appigli i +suoi ufficiali a spiare le mosse del Generale in casa sua: +ora gli si presentava egli stesso col pretesto di chiedere +nuove della sua salute, in fatto per accertarsi della sua +presenza; ora infine poneva sotto guardia speciale di +un’apposita squadriglia di barche da guerra tutti i legni +grandi e piccoli del Generale, cioè il canotto, il <i>Yacht</i>, +dono d’Inghilterra, un’altra barca, e tutto quanto insomma +galleggiava nel porto dello Stagnarello, che era +il principale asilo della piccola flottiglia di Caprera.<a class="tag" id="tag360" href="#note360">[360]</a> +</p> + +<p> +Allora adunque la fuga poteva dirsi quasi disperata, +e allora Garibaldi la tentò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_508">[508]</span> +</p> + +<p> +A lui di tutto quell’arsenale non era rimasto, perduto +in un magazzino tra gli altri rottami marinareschi, +che un canottino, una chiatterella, uno di quei +gingilli, diremo così, sottili, leggieri, fragili, capaci +appena d’un uomo e d’un remo, che i cacciatori pisani +usano per la caccia delle anitre e delle beccaccie +nelle morte gore de’ loro paduli, e che appunto dal +nome della caccia son chiamati <i>beccaccini</i>. Mai più +sospettare che Garibaldi si sarebbe avventurato a traversare +uno stretto di mare su quella tavola che un +buffo di vento poteva capovolgere ed un’ondata ingoiare; +mai più sospettare che il gingillo fosse uno +strumento bellico, e che il <i>beccaccino</i> del cacciatore +dovesse portare la guerra al Papato! Fu dunque non +visto, dimenticato, trascurato, che so io, non calcolato +e non contato. Lo contò per altro Garibaldi, che nell’anima +chiusa covava la fuga colla fissazione del +forzato nell’Ergastolo; lo contò sì bene che, colta una +notte oscura, lo fece, a spalle d’un suo fido, trasportare +e rimpiattare ben bene in una delle più ascose +insenature del così detto Passo della Moneta, punto +che, per essere più prossimo all’isola della Maddalena, +serviva a meraviglia al disegno che già molinava in +mente e di cui quel trasporto poteva dirsi la prima +mossa esecutrice. Fatto ciò, si disse ammalato, e chiuso +in camera, invisibile per parecchi giorni ad anima +viva, stette ad aspettare l’occasione. E l’occasione, +come dicemmo, navigava già alla sua volta, e gliela +conduceva la <i>paranzella</i> di Stefano Canzio. +</p> + +<p> +Durante tutta la giornata del 16 era regnata una +fitta nebbia, frequente in que’ paraggi, e la notte perciò +prometteva d’essere oscurissima. Garibaldi scelse +quella; e verso le 10, calato solo al nascondiglio del +suo <i>beccaccino</i>, si spiccò da terra e s’avventurò al tragitto. +<span class="pagenum" id="Page_509">[509]</span> +Bisognava possedere l’occhio felino, veggente +nelle tenebre, di Garibaldi; essere vissuto in que’ mari +da quindici anni, saperne a memoria pietra a pietra +tutti gli scogli e quasi indovinare dove vegliano a fior +d’acqua e dove dormono insidiosi; essersi provato dieci +altre volte a passare illeso in mezzo ad una flotta nemica, +conoscere a prova tutte le leggi, tutte le manovre, +tutti gli strattagemmi, tutte le abitudini della gente di +mare, da quelle del mozzo a quelle del nostromo, da +quelle dell’ammiraglio a quelle del corsaro, per concepire +anche solo la speranza di poter approdare a quel +modo, in quell’ora, con cento occhi e cento fanali puntati +su di voi, in un porto o ad una riva qualunque. +</p> + +<p> +Tanto più che le barche della crociera non solo +potevano vedere, ma udire; e il più lieve batter di +remo, persino un insolito frangere d’onda, bastava a +destarne l’allarme. +</p> + +<p> +Il problema era dunque doppio: avanzare senza +farsi vedere e vogare senza farsi sentire; ridurre a +un punto impercettibile la barca, e a un fiato quasi +insensibile il remeggio ed ogni altro rumore. E Garibaldi +lo risolse. Disteso allungato immobile dentro +il suo guscio, in guisa da formare con esso e colla +superficie del mare quasi una linea sola, maneggiando +coll’agilità del <i>piroghiere</i> indiano la spatola che gli +tien luogo di remo, studiando la rotta, spiando ogni +ostacolo, misurando ogni colpo, vogando leggiero e +costante, inoltrando guardingo e veloce, come uno +smergo che strisci sull’acqua, scivola via. +</p> + +<p> +Le storie narrano di molti aiuti prestati dai piccoli +ai grandi; da quella notte del 16 ottobre esse +dovranno anche registrare l’aiuto prestato dal piccolo +navicello maremmano al grande vincitor di Palermo, +al grande vinto di Mentana. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_510">[510]</span> +</p> + +<p> +Ci fu anzi un momento in cui Garibaldi passò così +rasente ad un barcone di guardia che poteva persin +sentire le parole delle sentinelle; pure anche in quel +momento nessuno sospettò di lui ed egli continuò felicemente, +fino alla Maddalena, il tragitto. Sbarcato +poi, la signora Collins lo ricoverò in casa sua, e là, +sotto la duplice tutela della santità della donna e della +inviolabilità d’una bandiera che non tollera insulti, +passò il resto della notte. +</p> + +<p> +Alla mattina del 17, nessun movimento insolito, +nessuno indizio di novità importante nelle acque di +Caprera e della Maddalena; soltanto una barca di +pescatori fu veduta passare tra l’isolotto San Stefano +e la Punta Rossa, colla prua verso Liscia o verso Arsachena. +Per sola formalità, la barca giunta in vicinanza +di un legno di crociera, probabilmente il <i>Ferruccio</i>, +ebbe il <i>Chi va là?</i> — <i>Pescatori!</i> fu risposto. +Infatti pescatori maddalenesi d’aragoste e <i>corallini</i> +di Torre del Greco rifanno ogni mattina quella +strada e per quella direzione, ed era già cosa convenuta +di lasciarli liberamente passare. Nella barca, +tinta la barba, camuffato da pescatore, insieme con +Basso, il servo Maurizio e il marinaio Cuneo, v’era +Garibaldi. +</p> + +<p> +Sbarcò in una insenata della Punta di Sardegna +e quivi in una <i>conca</i> (specie di caverna) passò la notte. +Al mattino seguente montato sopra uno di que’ ginnetti +sardi che ballano sulle roccie, per valli e per +monti, su per sentieri dove appena s’inerpica il caprone +selvatico, per diciassett’ore di seguito, arrestandosi +appena per lasciar rifiatare le bestie, giunse +presso Porto San Paolo, dove riposatosi alcune ore +nello <i>stazzo</i> del pastore Jaceddu, continuò di lì a poco +per Brandinchi; e colà trovati Canzio e Viggiani, colto +<span class="pagenum" id="Page_511">[511]</span> +un vento fresco di poppa in sulle tre e mezzo pomeridiane +del 18 mise alla vela per la costa toscana. +</p> + +<p> +E così il vecchio Corsaro tornava signore del regno +ampio de’ venti e sarà bravo chi lo arriva. Superato +all’alba del 19 il Canale di Piombino, giunse in poche +ore in vista della rada di Vado, a poche miglia da +Livorno e verso le nove del mattino vi atterrò. Colà +però nuovo e non meno fastidioso ostacolo. Tutta +quella spiaggia vadese è un impasto così appiccaticcio +di rena e di alghe, che mettervi il piede senza restarvi +invischiati dentro è quasi impossibile. +</p> + +<p> +Ecco dunque tutta la brigata de’ fuggitivi, ma più +Garibaldi cui la ferita d’Aspromonte rendeva penosissimo +il camminare, costretta ad aprirsi faticosamente +un sentiero tramezzo quei paduli, spesso affondando +fino a mezza gamba e avanzando a piccoli passi, +talvolta non potendo nè avanzare nè retrocedere; ma +pure a forza di volontà e di costanza riuscendo a +sfangare da quella melma ed a guadagnare finalmente +le case di Vado. +</p> + +<p> +E da quel punto tutto va a seconda. Canzio noleggiati +in Vado due baroccini monta egli stesso sul +primo col Generale, che aveva ripreso per precauzione +il suo vecchio nome di guerra di «Giuseppe +Pane;» sul secondo vengon dietro gli altri tre compagni, +e via allegramente tutti insieme alla volta di +Livorno. E quivi pure il Generale non arrivava a tutti +inaspettato. Entrato per vie remote in città, riposatosi +alcune ore in casa degli Sgarallino, monta verso la +mezzanotte sul legno da posta, che Adriano Lemmi +aveva già apparecchiato, e a trotto serrato, senza voltarsi +indietro, correndo senza posa quel resto di notte +e tutta la mattina successiva, in sul mezzogiorno del +20 arrivava in Firenze. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_512">[512]</span> +</p> + +<p> +Ad Empoli gli erano mossi incontro, già edotti del +suo arrivo, Enrico Guastalla e Benedetto Cairoli; e +tant’era la gioia che sfavillava dall’animo del Generale +che buttandosi tra le braccia di Benedetto esclamò: +«Di tante rischiate imprese che ho tentato in vita +mia la più ardua e la più bella, e di cui sentirò un +certo vanto fino che campi, è codesta mia fuga da +Caprera.» +</p> + +<h3>XI.</h3> + +<p> +Descrivere la sorpresa, la scossa, la gioia e lo sgomento +insieme, cagionati da quell’inaspettata apparizione, +noi non lo sapremmo. Governo, Parlamento, cittadini, +erano tutti sossopra. I telegrammi della vigilia +avevano per l’appunto assicurato che Garibaldi era +sempre a Caprera, non solo ben sorvegliato e custodito, +ma anche un po’ ammalato e quindi costretto a +rimanere in camera; e la mattina dopo eccotelo, come +uno spettro balzato di sotterra, a Firenze. Fu detto +subito che il Governo l’aveva lasciato scappare, e +quanto non fosse vero lo sappiamo! Chi non l’aveva +veduto non voleva crederlo. Vedutolo, il fáscino della +sua persona riguadagnava tutti i cuori. Il popolo lo +contemplava col superstizioso stupore con cui si contemplerebbe +un redivivo: gli amici lo consultavano +con ansietà: gli avversari lo interrogavano con rispetto: +tutti gli si affollavano dintorno trepidi ed inquieti, +come se egli portasse nelle pieghe del suo +<i>puncho</i> i destini d’Italia. +</p> + +<p> +E quel che è più, nessuna forza poteva pel momento +opporglisi. Il Governo non esisteva più che di +nome. Fin dal 18 ottobre ad Urbano Rattazzi, dopo +aver respinto uno ad uno i partiti che il Governo francese +pretendeva imporgli, ora dell’intervento momentaneo +<span class="pagenum" id="Page_513">[513]</span> +sul territorio pontificio per disarmarvi i Volontari; +ora dell’intervento misto in Roma, francese e +italiano, per tutelarvi il Pontefice e proporvi d’accordo +la questione romana ad un Congresso europeo, non +era rimasta aperta altra via che quella dell’intervento +puro e semplice in Roma, non già coll’intento, dichiarava +il Rattazzi medesimo, di tagliar colla spada il +nodo della questione romana, ma di tutelare insieme +alla indipendenza spirituale del Santo Padre gli interessi +de’ Romani rimettendo nelle loro mani l’arbitrio +delle loro sorti politiche. Come, però, al solo annuncio +di questo disegno il Governo francese s’era +tosto inalberato minacciando a sua volta di rioccupare +Roma, e se avesse fatto un sol passo innanzi di +intimar guerra all’Italia; così il Gabinetto Rattazzi, +ridotto al bivio estremo, o di raccogliere il guanto di +sfida della Francia, o di sottomettersi a’ suoi voleri, +non avendo potuto trovarsi concorde nè sull’uno nè +sull’altro partito, rassegnò i suoi poteri indicando al +Re il generale Cialdini come l’unica persona politica +che in quell’istante potesse succedergli.<a class="tag" id="tag361" href="#note361">[361]</a> Ma poichè +d’altra parte il Cialdini, giunto in Firenze soltanto +nella giornata del 21, era più lontano che mai dal +riuscire nella composizione del Gabinetto, così il Rattazzi +perchè non era più Ministro, il Cialdini perchè +non lo era ancora, nessuno de’ due si sentiva l’autorità +e la forza di porre le mani sul grande ribelle, +il quale in poche ore era ridivenuto più potente che +mai, e oramai padrone di tutti i suoi passi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_514">[514]</span> +</p> + +<p> +Il Cialdini, è vero, tentò nella mattina del 22, prima +per mezzo del Crispi, poi direttamente egli stesso, di +persuaderlo a fermarsi e a ritirarsi nuovamente nell’ombra, +assicurandolo che la questione romana non +sarebbe abbandonata, nè l’intervento straniero permesso; +ma le scariche a polvere sulle corazze producono +lo stesso effetto. Fermo, tenace più che mai nel +suo proposito, banditi l’un dopo l’altro due nuovi appelli +di guerra,<a class="tag" id="tag362" href="#note362">[362]</a> nel secondo de’ quali, credulo immantinente +ad una fola, sparsa non si sa come, in Firenze, +che i Romani fossero insorti, diceva: «A Roma i nostri +fratelli innalzano barricate e da ieri sera si battono +cogli sgherri della tirannide papale. L’Italia +spera da noi che ognuno faccia il suo dovere;» arringato +due volte dal suo albergo in Piazza Santa Maria +Novella il popolo fiorentino, scompare improvviso come +era venuto; e in sul pomeriggio del giorno stesso con +un treno straordinario procacciatogli dal Crispi parte +per Terni, dove saputo che il Cialdini ed il Rattazzi, +postisi per un istante d’accordo, avevano dato ordine +d’inseguirlo (inseguirlo fu detto, ma non raggiungerlo), +sconfinò, in sul primo albeggiare del 23, da +Passo Corese. +</p> + +<h3>XII.</h3> + +<p> +Nella sera stessa in cui Garibaldi arrivava a Terni, +la tanto promessa e invocata e sudata insurrezione romana +scoppiava;... ma ohimè! eterno apologo delle +montagne partorienti! +</p> + +<p> +A tutto rigore, nonostante i prodigi d’operosità e +d’ardire del Cucchi e de’ suoi compagni, gli apparecchi +dell’impresa non erano ancora compíti; e non +<span class="pagenum" id="Page_515">[515]</span> +foss’altro, le armi, quelle armi, senza le quali i congiurati +romani si protestavano impotenti a qualunque +sforzo, non erano per anco potute penetrare in Roma; +e gli unici duecento fucili su cui gl’insorti potevano +contare, dopo essere rimasti sepolti per alquanti giorni +sotto la pozzolana della riva sinistra del Tevere, era +parso grande fortuna disotterrarli e nasconderli in +certa Vigna Matteini, a circa un miglio da Porta +San Paolo. Però tutto l’arsenale dell’insurrezione consisteva +in alcune serque di bombe Orsini e di <i>rewolvers</i> +e in qualche barile di polvere. Ma il Comitato +di Firenze a nome del Rattazzi stesso, il generale Fabrizi +da Terni, tutti scrivevano o facevano dire al Cucchi: +«una schioppettata, una sola schioppettata, per +carità,» e la schioppettata fu tirata. +</p> + +<p> +Nel disegno de’ congiurati, troppo a dir vero complicato, +il più grosso drappello, guidato dal Cucchi +stesso, doveva assalire il Campidoglio, e se gli veniva +fatto d’impadronirsene, asserragliarvisi; un’altra squadra, +comandata dal colonnello Bossi, tentare lo stesso +colpo sul corpo di guardia di Piazza Colonna: Guerzoni +con cento uomini condurre, sforzando la Porta +San Paolo, il carico delle armi dalla Villa Matteini +entro la città, e presso Campo Vaccino distribuirle: Giuseppe +Monti minar la caserma Serristori: Francesco +Zoffetti ed altri sette cannonieri inchiodare le artiglierie +di Sant’Angelo: i fratelli Cairoli infine (benchè +il loro magnanimo tentativo non potesse dirsi concertato, +almeno quanto al tempo e al modo, col Comitato +Romano) dovevan scendere pel Tevere fino a Ripetta, +apportando ai Romani parte delle armi di Terni, e, quel +che più montava, l’aiuto d’un manipolo di valorosi, le +cui forze potevansi dire centuplicate e dalla prodezza +singolare dei Capitani e dall’apparire inopinato. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_516">[516]</span> +</p> + +<p> +E tutto ciò a giorno e ora fissa: il 22 ottobre alle +ore sette della sera. +</p> + +<p> +Se non che coteste fila erano troppe, perchè potessero +essere tutte forti del pari e qualcuna spezzandosi +non producesse lo sfasciamento dell’intera trama. +La polizia era già in sull’all’erta: tutti i particolari +forse non conosceva; ma pareva certa del giorno e +dell’ora, e frattanto il generale Zappi, governatore di +Roma, faceva murare sei delle dodici porte della città; +raddoppiava i posti di Piazza Colonna e del Campidoglio; +tratteneva in quartiere le truppe ed altre siffatte +precauzioni. Però il Guerzoni (che in luogo dei +cento promessi, compagni n’aveva sette), sorpreso +quasi tosto nella Villa Matteini e assalito da una +compagnia di Zuavi rinfrancata da Gendarmi e Dragoni, +era costretto, dopo breve lotta, ad abbandonare +le armi agli aggressori; l’assalto del Campidoglio, alla +cui difesa stava nascosto il De Curten con due compagnie, +fallì; quello di Piazza Colonna, dispersi i congiurati +anche prima dell’ora, non potè nemmeno essere +tentato; la caserma Serristori saltò in parte; ma +gli Zuavi, quei medesimi che erano andati ad assalire +Vigna Matteini, ne erano usciti; sicchè fu assai più il +rumore che il danno; i Cairoli infine, del cui arrivo +nè Cucchi nè alcun altro era stato avvertito in tempo, +pervenuti nella notte del 22 con settantasei compagni +all’altezza di Ponte Molle, e udito di là il fallimento +della sperata sollevazione, eran stati costretti a tenersi +rimpiattati nella notte fra i canneti della riva ed a cercarsi, +alla prim’alba, un rifugio meno periglioso nella +Villa Glori sui Monti Parioli. Scoperti anche colà, +assaliti nel pomeriggio da un nemico tre volte soverchiante, +piagato a morte Enrico, rotto da ben dieci +ferite Giovannino, l’un fratello spirante nelle braccia +<span class="pagenum" id="Page_517">[517]</span> +dell’altro esangue, decimata in breve la più bella +schiera di prodi che l’Italia da molto tempo avesse +partorito, il campo restò al numero ed alla forza, miserabile +conquista dei vincitori, ara perenne di gloria +al sacro stuolo dei vinti.<a class="tag" id="tag363" href="#note363">[363]</a> +</p> + +<p> +E tuttavia non fu quella la catastrofe più tragica +di quell’infelice conato. Nel lanificio Ajani in Trastevere, +alcuni patriotti avevano raccolte poche armi col +proposito di usarle, se, come speravasi, Roma era decisa +a ritentare la riscossa. Se non che scoperto per +l’imprudenza d’un fanciullo il ricovero, circuita e battuta +da ogni lato la casa, gli assaliti infiammati dallo +spartano esempio di Giuditta Tavani-Arquati si preparano +a disperata difesa. Combattono prima dagli +abbaini, dalle finestre, dalle porte; poscia, penetrata +l’onda degli aggressori, invase le scale, sfondati gli +ultimi serragli che il furore aveva innalzati, il combattimento +si muta in zuffa feroce, al pugnale, coll’ugne, +co’ denti; dominante in mezzo a tutti la eroica +Giuditta, che incuora, comanda, combatte, fino a che, +già cadutole al fianco il marito e il figlio giovanetto, +essa medesima ai replicati colpi soccombe, ingombrando +con altri nove cadaveri la memorabile casa, +fumante di orrida strage. +</p> + +<p> +E il magnanimo fatto bastò esso solo a scontar +l’inerzia di Roma nel 1867. Nè più operose e risolute +s’eran mostrate le provincie. Viterbo, che da tanto +tempo andava promettendo all’Acerbi, già grosso di +mille uomini, di insorgere, non ne aveva ancora trovato, +<span class="pagenum" id="Page_518">[518]</span> +fino al 22, nè la forza nè la opportunità, sicchè +il Prodittatore era sempre alla sua famosa Torre Alfina: +Menotti, da parte sua, dopo il combattimento +del 14 ottobre, sospettoso di nuovi assalti, costretto a +cercarsi una stanza più propizia al vivere e all’ordinarsi, +dopo aver errato un po’ alla ventura da Nerola +a Monte Calvario e da questo a Pericle, finiva col riparare +a Scandriglia nel territorio del Regno; similmente +il Nicotera tra il 23 e il 24 mattina non s’era +ancora mosso da Veroli; talchè quando Garibaldi +giunse sul teatro della guerra trovò la insurrezione +delle provincie paralizzata, quella della capitale soffocata, +le bande scoraggite e disordinate; e insomma +l’insieme della situazione anco peggiore di quella in +cui l’aveva lasciata al suo partire per Caprera. +</p> + +<p> +E tuttavia al suo giungere sul teatro della guerra +uomini e cose risentirono tosto l’impulso della sua +mano poderosa. Tutte le colonne del centro, tanto +quella che Menotti aveva riportata a Scandriglia come +le altre che stavano organizzandosi a Terni od erano +già in cammino per passare il confine, ricevevano tutte +insieme e nel giorno stesso (22 ottobre) l’ordine di +muovere senza ritardo e di venirsi a concentrare a +Monte Maggiore e Passo Corese. Però la sera del 25 +Garibaldi stesso poteva telegrafare al Comitato Centrale +di Firenze: «Occupo Passo Corese e Monte Maggiore +con le forze riunite di Menotti, Caldesi, Salomone, +Mosto e Friggesy.» Concentramento, diciamolo +subito, ammirabile, favorito di certo dalla inerzia +de’ Pontifici, ma che per la rapidità di pensiero con +cui fu concepito e d’azione con cui fu eseguito, merita +nota come quello che assicurava al piccolo esercito +insurrezionale la prima condizione della vittoria: +l’unità delle forze. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_519">[519]</span> +</p> + +<p> +Ma che cos’erano codeste forze di cui parla il telegramma +di Garibaldi, com’erano formate, ed a +quanto salivano? +</p> + +<p> +Che fossero colonne, quali di due, quali di tre o +quattro battaglioni formanti, come i Bersaglieri dell’esercito, +unità tattica ed amministrativa da sè, ma +riuniti sotto il comando dei colonnelli già nominati, lo +possiamo dire; ma conoscere ed accertare a quanto +ascendessero i loro uomini, cioè, per dirla militarmente, +a quanto sommasse la loro <i>forza</i>, fu impossibile cosa a +noi, ma crediamo lo sia stato, e lo sarà sempre ai comandanti +stessi, allo Stato Maggiore e a tutti quanti +ebbero tra le mani alcune delle fila di quel <i>lavoro di +Penelope</i><a class="tag" id="tag364" href="#note364">[364]</a> a cui s’era ridotto, per le ragioni già discorse, +l’organismo dell’esercito insurrezionale. Pure +non temiamo dilungarci troppo dal vero tenendoci intorno +ai settemila uomini. +</p> + +<p> +Garibaldi intanto andava molinando come prendere +di notte e per sorpresa Monte Rotondo. È desso +l’antico <i>Eretum</i>, poi feudo degli Orsini, dei Barberini, +dei Grillo ed ora dei Montefeltro, una delle solite cittaduzze +della Comarca, lanciata sopra un’altura se +non inaccessibile, molto ardua di certo, ricinta da +mura non a prova di cannone ma tali da scoraggiare +le scalate; ha due porte massicce e gagliardamente +<span class="pagenum" id="Page_520">[520]</span> +sbarrate; ha nel centro, ultimo ridotto, un castello +quadrato, solido, fitto di finestre e di feritoie d’ogni +guisa: è posizione forte per sè, non solo, ma chiave +di posizioni; guarda e domina, a occidente la grande +via Salara e la ferrata; a mezzogiorno, per mezzo di +Mentana, la Nomentana e Tiburtina, e tutte insomma +le principali vie strategiche che dalla sinistra del Tevere +sboccano in Roma; munito d’artiglieria, può essere +buon punto di ritirata e di difesa a chi lo possiede, un +cimento per chi deva impadronirsene, una minaccia +per chi l’abbia alle spalle, e finchè si parli o si scriva +d’arte militare, resterà sempre arduo il comprendere +come lo Stato Maggiore pontificio o non l’abbia guernita +anticipatamente di tutte le forze capaci d’una lunga +difesa, o, quello che tornava ancora più opportuno appena +Garibaldi vi apparve dattorno minaccioso, non +siasi tenuto pronto a spedirvi da Roma un nerbo +di truppe sufficienti a sostenere gli assediati ed attaccare +sul fianco gli assalitori. Lasciarono invece che +Garibaldi facesse a sua posta un giorno ed una notte, +nè si decisero a partire da Roma che la mattina +del 26, due ore dopo che Monte Rotondo aveva già capitolato. +</p> + +<p> +Fallita però, per le consuete ragioni per cui falliscono +quasi sempre tutte le imprese notturne, la sorpresa +ordinata per la notte del 24, non restò che l’attacco +di fronte e fu ordinato per l’alba del 25. +</p> + +<p> +A difesa di Monte Rotondo stavano circa trecento +uomini, tutti della Legione d’Antibo, ed ora può ben +dirsi, tutti dell’esercito francese, alcuni gendarmi e +dragoni a cavallo e due pezzi di artiglieria da sedici. +Avevano asserragliate le porte, aperto nelle mura un +ordine di feritoie, occupate le finestre delle case che +sovrastavano, e non sappiamo se ignorando la presenza +<span class="pagenum" id="Page_521">[521]</span> +di tutto l’esercito di Garibaldi o per alto sentimento +d’onore militare, s’apprestarono a vigorosa +difesa. +</p> + +<p> +Le colonne di Valzanía, Mosto, Friggesy e Caldesi, +erano destinate all’assalto; quella di Salomone fu lasciata +a guardia della stazione della ferrovia e della +Salaria, d’onde era buona regola attendersi da un +istante all’altro un attacco di fianco. Il lato scelto +all’attacco fu il meridionale e la Porta San Rocco, +ma pare che la scelta non fosse bene ponderata. Se +la posizione nemica fosse stata meglio riconosciuta, +si sarebbe scoperto che dal lato occidentale, dove le +mura cessano e le case cominciano, gli approcci erano +assai più agevoli e la presa più facile e meno costosa. +Assalita invece di fronte, nel suo punto più forte, dovea +essere pagata al caro prezzo di diciannove ore di combattimento +e del sangue più prezioso. +</p> + +<p> +Valzanía e Caldesi attaccarono con parte delle +loro genti dalla destra, appoggiandosi al convento di +Santa Maria; Mosto co’ suoi Genovesi veniva di fronte; +da sinistra, sboccando dal convento de’ Cappuccini, +Friggesy; Menotti dirigeva, sotto gli ordini del padre, +l’azione generale. Malgrado che i nostri soperchiassero +di numero, era sempre un combattimento disuguale. +I nemici al sicuro dietro le feritoie e armati +di squisite armi di precisione; i nostri a petto nudo, +scoperti, veri bersagli viventi ai tiri nemici, armati +di quegli arnesi che tutti sanno, affranti per +giunta dagli stenti per le rapidissime marcie di due +giorni, gittati a cozzare contro pareti inaccessibili che +vomitavano la morte! pure andavano e morivano al +grido di Garibaldi e d’Italia, lietamente. Gli ufficiali, +è vero, brillavano tra i primi nello sbaraglio, +e molti di loro, i Mosto, i Martinelli, gli Uziel, i +<span class="pagenum" id="Page_522">[522]</span> +Sabbatini, i Giovagnoli cadevano quali morti e quali +feriti. Ma tutta la giornata era trascorsa, la sera +stava per calare e il nemico continuava il suo fuoco +micidiale e non dava alcun segno di resa. +</p> + +<p> +«Ma pur bisogna vincere, grida Garibaldi, bisogna +vincere stanotte,» e ordinava che si raccogliessero in +fretta tutti i mezzi per incendiare la porta. Ed ecco +subitamente ufficiali e soldati formare una mobile catasta +di legne e zolfo, e fattasi di quella al tempo stesso +una barricata e un brulotto, sospingerla, sotto il grandinar +incessante delle fucilate, contro la porta e appiccarvene +le fiamme. La porta verso le otto cominciò ad +ardere, ed a mezzanotte cascava già carbonizzata e sfasciata +da tutte le parti. Però anche questa operazione +era costata molte vite generose, tra le quali il capitano +Sabbatini di Sogliano, perocchè il nemico non aveva +mai smesso un momento dal trarre contro gl’incendiari. +Alla fine appena scavato un pertugio i Volontari, +proprio come onda che abbia trovato la stura, vi si precipitarono +dentro. I Dragoni nella loro caserma esterna +si arresero; ma gli Antiboini serrati nel castello non +vollero udir parola di dedizione, e appena albeggiato +ricominciarono a moschettare, e con fuoco più terribile, +i Garibaldini stipati per le strade, onde fu forza +rizzare una barricata e appiccare l’incendio anche +alla porta del castello. Allora minacciati essi pure +dalle fiamme, veduto ormai svanire l’ultimo raggio +di quella speranza di soccorso che forse li tenne in +vita, verso le nove del mattino stesso alzarono bandiera +bianca, e la resa fu stipulata. +</p> + +<p> +Caddero tutti, senza onore d’armi, prigionieri di +guerra, lasciando i due cannoni con poco più di settanta +cariche e tutte le altre munizioni da bocca e +da guerra che possedevano. Una compagnia li scortò +<span class="pagenum" id="Page_523">[523]</span> +a Passo Corese e li consegnò alle truppe italiane, primo +ed ultimo trofeo della campagna. Ai nostri questa +giornata costò centoquaranta feriti e quaranta morti, +cifra che ci venne confermata dal Medico Capo del +corpo sanitario dell’esercito insurrezionale, e che possiamo +ritenere esatta. +</p> + +<p> +Verso le undici antimeridiane del giorno stesso +una colonna di Pontificii di circa duemila uomini di +tutte le armi, zuavi, antiboini, cacciatori esteri, mezzo +squadrone di dragoni, e mezza sezione d’artiglieria, +con tutto comodo, con tutta placidezza, usciva da +Porta Pia per andare in soccorso dei difensori di +Monte Rotondo, e arrivava verso le quattro del pomeriggio +presso alla stazione. Ivi gli avamposti di Salomone +accolsero la testa di colonna a fucilate, ond’essa, +avvedutasi che tutto era finito su a Monte +Rotondo, con molto disordine, quasi tornasse da una +rotta (noi stessi ne fummo testimoni oculari) rientrò +il giorno dopo in Roma. +</p> + +<h3>XIII.</h3> + +<p> +La giornata di Monte Rotondo produsse lo sgombro +di tutto il territorio pontificio e la ritirata dell’intero +esercito dietro i ponti del Tevere e del Teverone, +onde facevasi omai evidente che tutto lo sforzo +papale andava a concentrarsi nella difesa delle mura +di Roma, le quali in tutta fretta erano state guernite +di batterie e di fortilizi d’ogni natura. +</p> + +<p> +E libera per tal modo la campagna, Acerbi, cui +era fallita due giorni prima (24 ottobre) una sorpresa +di Viterbo, se ne impadroniva nella giornata stessa +di Monte Rotondo senza colpo ferire, insediandovi la +prodittatura e proclamandovi i plebisciti; altrettanto +<span class="pagenum" id="Page_524">[524]</span> +faceva a mezzodì il Nicotera, il quale, dopo l’eroico +sacrificio di Raffaele Benedetto e de’ suoi ventidue +compagni a Monte San Giovanni, campeggiato altri +due giorni nei dintorni di Veroli, saputa sgombra di +nemici tutta la provincia di Velletri vi si gettava tosto +con tutte le sue genti; trionfando il 28 a Frosinone, +il 30 a Velletri, dove egli pure, colla proclamazione dei +plebisciti, dissipava i maligni sospetti insorti sul colore +della sua bandiera. +</p> + +<p> +Stando così le cose, Garibaldi, regalato un giorno +di riposo a’ suoi Volontari, lasciato un battaglione a +Monte Rotondo, un altro a Mentana, e speditone un +terzo col colonnello Pianciani a Tivoli, ordinato alle +colonne dell’Acerbi e del Nicotera di raggiungerlo, +mosse difilato con tutte le sue forze verso Roma. La +sera del 27 pernottò a Fornuovo: il 29 portò il suo +quartier generale a Castel Giubileo, spingendo i suoi +avamposti oltre a Villa Spada in vista del ponte Salario, +a pochi tiri dall’inimico. I Pontificii pare l’attendessero +da questo lato, giacchè Porta del Popolo, +Porta Salara e Porta Pia e tutte le ville attigue, la +Torlonia, la Patrizi, la Ludovisi, erano state guernite +di pezzi coperti e occupate da compagnie imboscate. +Monte Mario, contrafforte formidabile che munisce +l’entrata di Porta del Popolo, era pure stato posto in +istato di difesa, ed una specie di campo trincierato vi +si andava alacremente costruendo. +</p> + +<p> +Garibaldi vide le difficoltà e passò tutta la giornata +del 29 a studiarle. Tuttavia una falsa notizia, +recatagli da un bugiardo messaggiere, «che Roma +fosse pronta a ritentare nella notte dal 29 al 30 una +seconda riscossa,» lo indusse a persistere nel primo +divisamento di attaccare Monte Mario, e pensando +rincorare colla promessa di un vicino aiuto i Romani, +<span class="pagenum" id="Page_525">[525]</span> +ordinò si accendessero molti fuochi lungo tutta la +linea del campo e si preparassero quante barche potevasi, +per il passaggio del Tevere. A chi scrive queste +linee toccò l’amaro ufficio di far sentire a Garibaldi, +addormentatosi nella forte speranza della battaglia, +la sgradita sveglia della delusione. Tutto era spento in +Roma. I Romani non potevano fare e non avrebbero +fatto di più; chi gli aveva portato quel messaggio +era od un ingannato od un ingannatore. Garibaldi ci +diede ascolto, e gli eventi risposero se noi avevamo +detto il vero. +</p> + +<p> +Allora il Generale si volse ad altri pensieri. Stare +accampato lungo le umide rive d’un fiume, senza avanzarsi +nè retrocedere, a nulla approdava e molto poteva +nuocere, specialmente alla salute de’ soldati, e +tutto consigliava a prendere stanza in qualche luogo +sicuro e difeso, centrale tra le due colonne di destra +e sinistra che dovevano raggiungerlo, aspettando +l’occasione propizia per riprendere più decisamente +le offese. +</p> + +<p> +Gli restava per altro a riconoscere la postura e +il contegno dell’inimico dall’altra parte della città, +vedere fino a qual segno fossero guardati i ponti sul +Teverone, e infine scandagliare lungo la via il punto +più debole per l’assalto futuro. +</p> + +<p> +A tal uopo, la mattina del 30, scortato da due battaglioni +di Carabinieri genovesi sotto gli ordini di Burlando +e Stallo, da una dozzina di guide e dal suo +Stato Maggiore, guidò egli stesso la divisata ricognizione +su Ponte Nomentano. Menotti con tutte le sue +genti, meno un battaglione rimasto a Castel Giubileo, +dovea marciare più tardi in sostegno della ricognizione. +E in questa breve e quasi oscura operazione, +parve ancora una volta quell’acume militare e quella +<span class="pagenum" id="Page_526">[526]</span> +famigliarità col campo di battaglia, onde Garibaldi +terrà mai sempre, contrastato o no, il primo posto +tra i primi capitani del mondo. +</p> + +<p> +Egli stesso in un bullettino, che noi scrivemmo +sotto la sua dettatura nel suo quartier generale di +Monte Rotondo, faceva con brevi e scolpite parole la +storia di quella giornata. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Monte Rotondo, 31 ottobre. +</p> + +<p> +»Ieri, alle sei antimeridiane, giunse una scoperta nostra +di pochi uomini a cavallo al Castello dei Pazzi, ed una guida +nostra assieme ad un ufficiale di Stato Maggiore, entrati +per i primi, s’incontrarono petto a petto con una pattuglia +di Pontificii, l’attaccarono co’ <i>rewolvers</i> e la misero in fuga. +La guida nostra ebbe una palla nel petto che lo sfiorò felicemente, +e fu ferita di poco momento. +</p> + +<p> +»La scoperta era seguita dal primo battaglione di bersaglieri +nostri che occuparono il castello suddetto ed il Casale +Ceccina. Dopo un’ora circa di soggiorno in quel sito, +due colonne di Zuavi e di Antiboini sboccarono una dal +Ponte Nomentano e l’altra dal Ponte Mammolo. +</p> + +<p> +»I nostri, collocati in posizione dal Casale suddetto al +Castello, ebbero ordine d’aspettare il nemico a bruciapelo. +</p> + +<p> +»I nemici avvicinandosi a destra e sinistra della posizione +ci fecero molti tiri da destra a cui non fu risposto; +solamente verso sera avvicinandosi alcuni Pontificii per la +destra, furono sparati alcuni tiri, i quali uccisero quattro +uomini e non si sa quanti feriti. +</p> + +<p> +»Noi abbiamo tre feriti leggermente. Così passò la giornata +e si tennero le posizioni fino alla notte, a un tiro di +carabina dal Ponte Nomentano. +</p> + +<p> +»Non essendo l’obiettivo se non che di riconoscere la +posizione del nemico sul Teverone, quella notte si diede ordine +di ritirarla su Monte Rotondo, lasciando una quantità +di fuochi accesi sulla linea. La ritirata si fece in buonissimo +ordine, e questa mattina il nemico, credendo che occupassimo +<span class="pagenum" id="Page_527">[527]</span> +ancora le nostre posizioni, vi fece una quantità di cannonate +al vento. +</p> + +<p> +»I nostri Volontari scalzi ed affamati si stanno rifocillando +in Monte Rotondo e contorni. Il loro contegno di ieri +in presenza del nemico fu ammirabile. +</p> + +<p class="indr"> +»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<p> +Se Garibaldi si fosse lasciato tentare a rispondere +con una sola fucilata alle tante che il nemico c’inviava, +o se un solo volontario lo avesse disubbidito, +noi avremmo dovuto accettare il combattimento, trecento +contro le migliaia, in un terreno scoperto e in +parte sconosciuto, separati dalle nostre linee (almeno +fino all’arrivo di Menotti) mediante un vasto tratto di +campagna, e non solo la giornata, ma Garibaldi stesso +sarebbe stato posto a grave pericolo. E già poco +mancò non lo fosse nel mattino stesso, giacchè fra +i primi entrati nel cortile de’ Pazzi v’era Garibaldi +in persona! Una palla di un mercenario, e Garibaldi +spariva oscuramente sotto le volte d’un castellaccio +abbandonato della Comarca romana! Ma il colpo d’occhio +di quell’uomo e la fede in lui salva tutto. Gli +stette sempre al fianco, interprete intelligente e risoluto +de’ suoi ordini, un altro veterano di battaglie rivoluzionarie, +il generale Fabrizi, arrivato al campo +dal mattino soltanto a riprendere il suo posto di capo +di stato maggiore, che Garibaldi gli aveva meritamente +conservato. +</p> + +<p> +Questa marcia avanti e indietro, quella ritirata su +Monte Rotondo <i>non piacque</i> ai Volontari; e se la parola +ai militari sembra strana, chi fu volontario la +comprenderà. Il piacere o non piacere, il benedire o +maledire, il discutere i movimenti, i disegni, i comandi, +il <i>rerum cognoscere causas</i> è uno dei bisogni invincibili +<span class="pagenum" id="Page_528">[528]</span> +e degli abiti incurabili delle baionette intelligenti. +Perchè si fosse andati fino a Ponte Nomentano +ognuno press’a poco presumeva comprenderlo; ma +perchè senza sconfitta, quasi senza combattimento, si +desse addietro, e addietro fino a Monte Rotondo, questo +nessuno poteva metterselo in capo. E il non intendere +rendeva grave e svogliato l’ubbidire. Quindi +i commenti, le interpretazioni, le censure, le querimonie +infinite. Chi voleva che la ritirata ci fosse imposta +dal Governo italiano, e che il ritorno a Monte +Rotondo significasse dissoluzione; chi sosteneva che +Garibaldi stesso, riconosciuta l’impossibilità di prender +Roma con quelle forze, abbandonava l’impresa; +e chi andava più innanzi e faceva già sparito, già arrivato +a Firenze il Generale, il quale per smentire la +puerile diceria, era costretto a mostrarsi e a parlare; +chi ci vedeva una tregua, chi un acquartieramento, +pochissimi una manovra, ed infine, cosa assai più +grave, chi gettava in mezzo ai crocchi dei novellieri +e dei disputanti la notizia, vera pur troppo, dell’arrivo +in Roma de’ Francesi, e portava così al colmo il malumore, +la confusione e lo scoramento. +</p> + +<p> +Pure finchè non erano che ragionari di giovani, o +queruli, o curiosi, ma onesti, si potevano presto quetare; +una parola di Garibaldi, un ordine del giorno, +una promessa qualunque, li avrebbe persuasi: ma in +mezzo al fiore degli schietti ed ingenui v’era la mondiglia +dei tristi, dei maligni, dei corruttori, degli +spacciatori di bugiarde notizie, degli agenti segreti e +prezzolati della dissoluzione; peste che aveva ammorbato +fin dal loro nascere quelle avveniticcie milizie. +Lo sfasciamento pertanto cominciò da costoro e si +propagò in breve anco a’ meno peggio; laonde al toccar +Monte Rotondo era già visibile e grande. I Volontari, +<span class="pagenum" id="Page_529">[529]</span> +quali col fucile, quali senza, a lor beneplacito, +senza chiedere nè accettare licenza, se ne andavano +a coppie, a squadre, e per far più presto, giunti alla +svolta della strada di Monte Rotondo, non la salivano +nemmeno e continuavano su per via Salaria verso il +confine. L’onesto partiva dicendo: «Poichè a Roma +non si va più, stia ne’ quartieri chi vuole;» il mariuolo +partiva pensando: «Poichè non v’è più nulla da bottinare +costà, a Roma, ci pensi chi vuole,» e quali istigando, +quali scimmiottando, tutti persuadendosi a vicenda +che la era finita, e non restava altro da fare, +a drappelli, a frotte, se la svignavano. Lo sfacelo durò +così vasto e crescente fino alla mattina del 2. In quel +giorno però, la voce sparsa d’una marcia in avanti, +una rivista passata da Garibaldi, lo sforzo de’ buoni +ufficiali rimasti fedeli al posto, lo arrestò. Frattanto +potè ben dirsi che circa 2000 uomini erano sfumati +a quel modo.<a class="tag" id="tag365" href="#note365">[365]</a> +</p> + +<p> +Però finchè la defezione non era che dei tristi, anzichè +impedirla era da incuorarla; ma il male era che +nè i tristi se n’andavano tutti, nè i buoni restavano +tutti; onde si era minacciati dei danni dello sfacelo +senza i vantaggi che sarebbero derivati da uno spurgo +generale, fatto con criterio e con energia, degli elementi +morbosi che infracidavano il corpo anche nelle +sue parti più sane. In altre parole, la diserzione complicava +anzichè risolvere il problema della riorganizzazione, +e lo rendeva sempre più urgente e pericoloso. +</p> + +<p> +A questo problema però quanti avevano coscienza +dello stato vero delle cose, da Garibaldi all’ultimo +<span class="pagenum" id="Page_530">[530]</span> +ufficiale, s’erano dati gravemente a pensare. Il generale +Fabrizi, aiutato da Alberto Mario, lavorava +alacremente a ordinare il suo stato maggiore, e la +prima opera a cui mostrava intendere era la riorganizzazione. +Un tribunale militare con poteri eccezionali +era improvvisato, e se non gli fosse venuto meno +il tempo, avrebbe fatta rigorosa giustizia; la ferrovia +tra Orte e Corese già interrotta, era restaurata, +e l’arrivo de’ più indispensabili oggetti d’equipaggiamento, +elemento principalissimo d’ogni organizzazione, +affrettato. Si tentava inoltre di formare una +scelta e numerosa guardia del campo, posta agli ordini +d’un capo energico ed autorevole che avrebbe +dovuto fare la polizia dell’esercito, che ne avea tanto +bisogno, e marciando col quartier generale proteggere +la persona di Garibaldi, ad ogni momento esposto +a’ più rischiosi sbaragli. +</p> + +<p> +E tutto ciò era un nulla, a petto del vero, del +supremo problema dominante tutti gli altri. Che si +faceva a Monte Rotondo? Che si faceva oggimai nello +stesso Agro romano? Al Cialdini, cui la composizione +di un Gabinetto di conciliazione era fallita, subentrava +il generale Menabrea con un Ministero così detto +di <i>resistenza</i>, il cui primo atto era stato un bando +del Re che apertamente sconfessava il conato garibaldino +e del quale furono ben tosto chiaro commento +lo scioglimento del <i>Comitato centrale di soccorso</i>, +la fermata al confine dei viveri diretti al campo +garibaldino, il consenso all’intervento francese in +Roma, e la sottomissione infine a tutti i voleri dell’imperatore +Napoleone III e alle disfide oltraggiose +de’ suoi ministri.<a class="tag" id="tag366" href="#note366">[366]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_531">[531]</span> +</p> + +<p> +Infatti tra la sera del 30 e la mattina del 31 la +voce era cominciata a propagarsi che i Francesi fossero +sbarcati a Civitavecchia, anzi già entrati in Roma, +e quantunque al generale Garibaldi nessuno avesse +pensato a darne l’annuncio ufficiale, la sola probabilità +del fatto era anche per l’eroe più temerario +d’una importanza capitale. Infine contemporanea a +quella notizia ne era corsa subito un’altra, che le +truppe italiane avessero varcato la frontiera pontificia +occupandovi i punti più prossimi, col mandato, dicevano +i dispacci del Menabrea, di tutelarvi l’ordine, +di evitare ogni cozzo colle truppe francesi e di procedere, +potendo, d’accordo con esse. +</p> + +<p> +Ora la gravità di questi fatti era manifesta a chicchessia. +La impresa garibaldina veniva a trovarsi interamente +abbandonata a sè stessa, posta da un giorno +all’altro al cimento di dover combattere, insieme al +pontificio, l’esercito francese e fors’anco scontrarsi +coll’italiano, giacchè le intenzioni del Governo di Firenze +non erano su questo proposito ben chiare. Che +fare? Garibaldi non era mai stato così cupo e cogitabondo! +In quella mattina del 31 parecchi amici, +tra i quali Cairoli e Guastalla, venuti da Firenze a visitarlo +a Monte Rotondo, l’avevano consigliato a desistere +da una lotta, il cui ultimo resultato non poteva +essere oramai che un infruttuoso e cruento sacrificio; +ma ciò che appariva semplice e chiaro ai più volgari, +non lo era altrettanto agli occhi dell’Eroe! Cedere in +faccia allo straniero fino allora sfidato; cedere senza +aver tentato un supremo sforzo per riafferrare la vittoria, +o almeno glorificare la sconfitta, non era da lui! +E non era nemmeno il parere degli amici militari che +l’avevan seguito fino allora. Anche per essi, come per +Garibaldi, l’impresa non per anco era disperata, la resistenza +<span class="pagenum" id="Page_532">[532]</span> +poteva essere ancora possibile, tanto più che a +nessuno era dato prevedere quale sarebbe stato il sentimento +dell’Italia innanzi ad una guerra combattuta +da’ suoi figli, anco con mediocre fortuna, contro uno +straniero invasore! Però Garibaldi, concorde con tutti +i principali suoi Luogotenenti, deliberò di continuare +la lotta a oltranza; e nel 31 stesso provvide al da farsi. +</p> + +<p> +Se non che prendere quella risoluzione e veder che +Monte Rotondo non era più stanza adatta ad una campagna +di guerriglie, di volteggiamenti, di meditati indugi +e di accorte ritirate, quale era quella cui bisognava +prepararsi, fu per Garibaldi un punto. +</p> + +<p> +Posizione forte contro la fanteria Monte Rotondo +non lo è più quando abbia di contro un nemico munito +d’artiglierie, che possa coronare le alture circostanti +e batterlo in breccia da ogni punto. Però i +veri pericoli della dimora a Monte Rotondo, senza +dire che le lunghe scorrerie militari l’avevan dissanguato +d’ogni cosa necessaria al vivere quotidiano, eran +principalmente queste: la troppa vicinanza al confine +che apriva una comoda via al flusso già cominciato +delle diserzioni; la sua posizione isolata e facilmente +aggirabile, la quale non lasciava ai difensori altra +scelta che di seppellirsi uno ad uno sotto le sue pietre +o di capitolare a discrezione. +</p> + +<p> +L’abbandonarlo dunque era più che saggezza, necessità; +e poichè d’altro canto Tivoli era città prossima +a Roma quanto Monte Rotondo, in posizione ancora +più forte, con un fiume davanti, una catena di +contrafforti a’ fianchi, due o tre strade di ritirata in +caso di rovescio; più lontana da Acerbi, ma più vicina +a Nicotera; un vasto territorio alle spalle; popolosa, +ampia, fornita di vettovaglie, così Garibaldi +prescelse Tivoli. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_533">[533]</span> +</p> + +<h3>XIV.</h3> + +<p> +Tuttavia, convien confessarlo, il Generale prima di +risolversi al partito che da ogni parte gli veniva proposto, +ed egli stesso aveva chiaramente indovinato, +esitò. Qual pensiero lo trattenne? Noi nol potremmo +mallevare: appena ci periteremmo a supporre che egli +sperasse ad ogni istante di veder l’esercito italiano +marciare contro il nuovo invasore e chiedergli così +ragione del violato suolo della patria. Nessuno stupisca: +son pensieri di Garibaldi! Il condottiero di +Volontari che lietamente si sarebbe messo alla coda +dell’armi nazionali, non voleva con una mossa apparentemente +ostile aggravare la situazione politica, nè +guastare quelle che per lui erano buone intenzioni del +Governo italiano e nelle quali ancora confidava. Comunque, +l’esitazione di Garibaldi, fosse pur figlia +d’un’alta e patriottica ragione, pesò sulla bilancia +degli eventi che il futuro prossimo maturava. +</p> + +<p> +Nel dopo pranzo del 2 novembre parecchi messaggeri +al quartier generale recarono che le truppe pontificie, +non si diceva ancora le francesi, si apparecchiavano +ad uscir da Roma per venire ad attaccare +i Garibaldini a Monte Rotondo. Queste notizie, sebbene +non certe, tolsero Garibaldi ad ogni incertezza, +e tutte le disposizioni per la marcia su Tivoli furono +prese, caute e sapienti come l’arte più rigorosa poteva +suggerire. +</p> + +<p> +Il movimento che stava per intraprendere, era una +marcia sul fianco sinistro; e ognuno sa i rischi e i pericoli +di siffatte manovre. Però Garibaldi era di fronte +a due ipotesi ugualmente probabili: che il nemico, già +in marcia su Monte Rotondo, ci incontrasse nella nostra +<span class="pagenum" id="Page_534">[534]</span> +marcia su Tivoli: che il nemico, avvertito della +nostra partenza, sboccasse da Roma, e scegliendo il +luogo e il tempo, ci assalisse sul nostro fianco. Importava +quindi parare a queste due eventualità, potrebbesi +già dire probabilità, ed ecco come Garibaldi +provvide. +</p> + +<p> +A levante della via Nomentana, da Mentana a Tivoli, +si spiega un sistema di piccoli poggi popolati di +frequenti villaggi, i quali paiono gettati là dalla natura +per guardare quella strada fino al suo punto +d’incontro colla strada Tiburtina. Qualora perciò fossero +state occupate quelle alture, coll’ordine di spingere +avamposti e ricognizioni sulle diverse vie che da +esse sboccano sulla via Nomentana, si sarebbe stati per +lo meno sicuri di queste due cose: o che il nemico +sarebbe stato scoperto molto prima che potesse incontrare +la colonna marciante, la quale perciò avrebbe +avuto tempo di spiegarsi come e dove voleva; o che +il nemico anche sfuggendo alle scoperte, comunque e +dovunque attaccasse la colonna, avrebbe sempre avuto +sul suo fianco destro od alle spalle la minaccia, ed occorrendo +anche il peso dei battaglioni stesi lungo tutte +quelle posizioni avanzate, e cadendo fra due fuochi +si sarebbe inevitabilmente esposto al pericolo di una +rotta là dove sperava trovare una vittoria. +</p> + +<p> +Fermo in questi concetti, il generale Garibaldi fin +dal 1º novembre avea mandato il colonnello Paggi con +tre battaglioni (900 uomini) ad occupare i villaggi di +Sant’Angelo in Capoccia e Monticelli e le alture più +avanzate di Monte Lupari e Monte Porci con tutte +quelle prescrizioni d’avamposti, di sorveglianza e di +precauzioni che abbiamo indicate. Date queste disposizioni, +Garibaldi stesso, nel pomeriggio del 2, andava +a riconoscere le posizioni nuovamente occupate da +<span class="pagenum" id="Page_535">[535]</span> +Paggi e lo stradale da percorrersi, e tranquillo da questo +lato tornava a Monte Rotondo per dare in un ordine +del giorno, tutto scritto di suo pugno, le disposizioni +finali della partenza, che importa trascrivere: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Colonnello Menotti Garibaldi, +</p> + +<p> +»Le colonne da voi comandate marceranno per la sinistra +sulla via di Tivoli. +</p> + +<p> +»Nella marcia esse si terranno compatte il più possibile +ed in ordine. +</p> + +<p> +»Sulla destra delle colonne in marcia e sulle strade che +conducono a Roma si dovranno spingere delle pattuglie a +piedi e degli esploratori a cavallo bastantemente lontani, per +essere avvisati a tempo a poter prendere posizioni, in caso +dell’approssimarsi del nemico. +</p> + +<p> +»Sulle alture di destra della linea di marcia si dovranno +pure tenere delle vedette allo stesso scopo. +</p> + +<p> +»Una vanguardia precederà le colonne ad una distanza +per lo meno di millecinquecento a duemila passi, ed essa +sarà preceduta pure da esploratori e fiancheggiatori competenti. +</p> + +<p> +»Una retroguardia pure molto importante, con rispettive +guide indietro a considerevoli distanze, per avvisare di +qualunque cosa utile. +</p> + +<p> +»Questa retroguardia non deve lasciare dietro di sè un +solo individuo delle colonne ed un solo carro o bagaglio. +</p> + +<p> +»L’artiglieria e munizioni marceranno nel centro. +</p> + +<p> +»I bagagli, i viveri, ec. potranno marciare in testa od +in coda delle rispettive colonne. +</p> + +<p> +»Si raccomanda ai comandanti le colonne il buon ordine +che col valore dei nostri Volontari deve acquistarci la stima +delle popolazioni. +</p> + +<p class="indl"> +»Monte Rotondo, 2 novembre 1867. +</p> + +<p> +»Il Capo di Stato Maggiore +</p> + +<p class="indl"> +»<span class="smcap">N. Fabrizi.</span> +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_536">[536]</span> +</p> + +<p> +L’ordine di marcia dapprima era fissato per l’alba +del 3; se non che il colonnello Menotti, opponendo +la necessità di una distribuzione di oggetti di vestiario +e specialmente di scarpe, arrivate poco prima, pregava +il padre a sospendere la partenza fino alle 11 del +giorno stesso. +</p> + +<p> +Garibaldi, pieno di paterna fede nella voce del +figlio, si arrese, e quel che gli abbia costato quella +condiscendenza l’evento lo dimostrerà. Che cosa era +mai il bisogno, fosse pur sentito, di scarpe, davanti alla +suprema necessità d’una marcia manovra di quella importanza +e natura, gravida di tanti pericoli e di tanti +effetti, e fallita la quale, tutto era perduto? Come si +poteva posporre il principale all’accessorio? Come intraprendere +una marcia, che doveva esser fatta di +soppiatto, in pieno mezzogiorno? Basti il dire che +alle 11, marciando anche senza scarpe, tutta la colonna +sarebbe stata a Tivoli; e che i Pontifici, giungendo +in faccia a Mentana, l’avrebbero trovata vuota. +Quale scacco per i generali francesi! Quale trionfo per +Garibaldi! +</p> + +<p> +Non si potè naturalmente partire che a mezzogiorno. +Garibaldi poco prima aveva spedito un altro +messo all’Orsini, subentrato al Nicotera, perchè sollecitasse +la sua marcia su Tivoli, e quando vennero ad +avvertirlo che tutto era pronto per la marcia, si mosse +senza dir verbo, pensieroso e triste, zufolando per le +scale una sua vecchia canzone d’America,<a class="tag" id="tag367" href="#note367">[367]</a> quasi volesse +dai ricordi di quei giorni gloriosi trarre gli auspicii +del destino al quale andava incontro. Indi montò +a cavallo ed al galoppo, cosa insolita in lui, passò via, +<span class="pagenum" id="Page_537">[537]</span> +rapido e silenzioso davanti ai battaglioni schierati in +battaglia lungo la strada di Mentana, e poco dopo +dietro a lui tutta la colonna si pose in cammino. +</p> + +<p> +Il servizio d’esploratori e fiancheggiatori, oltre +ad un manipolo di guide mal montate e per la maggior +parte nuove a quel delicatissimo servizio, fu +affidato al 1º battaglione dei Bersaglieri genovesi, comandati +dal maggiore Stallo. Dietro dovevano seguire, +sempre come avanguardia, i due altri battaglioni di +bersaglieri, il 2º de’ Genovesi, comandato da Burlando, +e il 3º dei Lombardi e Romagnoli comandato da Missori, +e con essi la compagnia de’ Carabinieri livornesi, +forte non più di 70 uomini, sotto gli ordini del capitano +Mayer. Ora senza rivangare qui le molte ragioni +che possono avervi influito, ma incontrastabilmente +per la principalissima che la distribuzione del mattino +avea disturbato le ordinanze, il fatto sta, e importa +notarlo, che tra l’avanguardia e il corpo principale +sparì, appena staccata la marcia, ogni intervallo, talchè +persino l’estrema punta del maggiore Stallo +non potè che assai malamente adempiere all’ufficio +suo di scoprire il nemico e di proteggere la testa e il +fianco della colonna marnante. D’altra parte il colonnello +Paggi, che avea spedito al comando generale a +prendere nuove istruzioni, riceveva firmato dal signor +Berna, capo di stato maggiore del colonnello +Menotti, l’ordine di lasciare Monte Porci e Monte +Lupari e di andare colle stesse forze ad occupare Palombara +(se il Paggi aveva letto bene), paese a settentrione +delle posizioni prima occupate, rivolto a tutt’altra +direzione e che nulla avea a che fare nè colla +via Nomentana nè con nessun’altra via onde il nemico +potesse sboccare. Quest’ordine accrebbe nella +mente del Paggi la confusione, laonde la sorveglianza +<span class="pagenum" id="Page_538">[538]</span> +che egli stesso dovea esercitare sulla via Nomentana, +divenne disforme interamente dalle istruzioni del Generale +in capo, e affatto illusoria. A sommar tutto, +gli ordini chiari, accurati e precisi dati da Garibaldi +non furono che imperfettamente eseguiti e negligentemente +sorvegliati, onde non sarà gran meraviglia +se il nemico potrà quasi improvviso piombare sulla +testa della colonna garibaldina e prima ancora che +ella si fosse riavuta dalla sorpresa costringerla a duro +cimento. +</p> + +<h3>XV.</h3> + +<p> +Garibaldi collo stato maggiore e il quartier generale +erano appena entrati in Mentana, che le guide a +cavallo venivano ad annunziare la comparsa de’ Pontificii. +Nello stesso tempo le fucilate degli avamposti +confermavano la notizia. Garibaldi ordinò tosto alla +colonna di arrestarsi, ma indarno cercava un luogo +onde poter riconoscere l’inimico. Mentana è quasi incassata +in un avvallamento, e tutti i poggi circostanti +la dominano. Questo solo fatto mostrava già fin dalle +prime che la posizione era sfavorevole, e che la difesa +di Mentana sarebbe stata difficile. O bisognava +avere il tempo e la possibilità di spingersi ad occupare +le posizioni davanti il villaggio, o abbandonarlo +interamente per difendere le posizioni indietro, tra +Mentana e Monte Rotondo, a noi d’altronde già note +e in parte non ancora abbandonate. Ci fu allora chi +si peritò a profferire al Generale quest’ultimo consiglio.<a class="tag" id="tag368" href="#note368">[368]</a> +Garibaldi rispose: «Udite quel che ne dice +Menotti, e se crede che le posizioni davanti siano tenibili.» +<span class="pagenum" id="Page_539">[539]</span> +Menotti assicurò «che davanti stava benissimo,» +e.... un quarto d’ora dopo eravamo tutti ricacciati +nel villaggio. +</p> + +<p> +Tuttavia ogni segno rendeva manifesto che il nemico, +benchè abilmente coperto dalle macchie e dalle +pieghe del suolo, avanzava dalla destra, e Garibaldi non +titubò un istante. Ordinò ai battaglioni di Burlando, +di Missori ed ai Cacciatori livornesi di spiegarsi prontamente +sulle alture di destra; mentre il figlio Menotti +portava avanti a sinistra e sul centro altre forze +in sostegno dei combattenti. Allora il combattimento +si propagò vivo ed energico su tutta la linea dell’avanguardia. +In sulle prime però parve che il nemico mirasse +a concentrare l’attacco sulla destra e sulla fronte +di Mentana, e soltanto dopo avere seriamente impegnati +i Garibaldini in questi punti si decise ad assalire +anche la sinistra, sulla quale rovesciò il nerbo +principale delle sue forze. Frattanto la sua manovra +era smascherata: l’attacco di destra e di fronte, benchè +gagliardo, non era che una finta per coprire il +vero attacco di sinistra e ingannarci sulle sue intenzioni. +Ma nessuno cascò nell’inganno, meno poi Garibaldi. +A destra e di fronte i battaglioni di Missori, +di Burlando, di Carlo Mayer, ai quali si erano venute +a riunire le genti di Stallo risospinte, furono lasciati +soli a sostenere l’urto, certi che l’avrebbero fatto bravamente, +e non furono più rinforzati. D’altronde la +strada era stata quasi subitamente perduta, e non restava +altro che arrestare l’impeto de’ nemici, asserragliando +alla meglio l’entrata del paese. Così fu fatto: +e lì dietro poche tavole tarlate e qualche frantume di +mobilia, simulacro squallido di barricata, i più volenterosi +tenevano testa intanto che col grosso delle forze +si provvedeva alla sinistra del villaggio, sempre più +<span class="pagenum" id="Page_540">[540]</span> +gravemente minacciata. Non v’era un attimo da indugiare. +Coperti dalle ortaglie e dai vigneti della villa +Santucci, dove era venuto a piantarsi il quartier generale +del nemico, fitti gruppi di Zuavi e Carabinieri +esteri s’erano spinti fin presso alle prime case, avvolgendo +in un arco di fuoco i pochi Garibaldini che al +riparo de’ pagliai e delle fronteggianti finestre cercavano +di arrestarne la marcia. Ma il numero de’ nemici +soperchiava: ufficiali e soldati non s’erano ancora +riscossi dalla prima sorpresa dell’inopinato attacco; +tutti consigliavano, comandavano, strafacevano: v’erano +quelli che gridavano «avanti» rimpiattati dietro le muraglie; +v’erano gli altri che stavano soli in mezzo alle +palle a sfidare i battaglioni: era un vocío, una confusione, +un tumulto, sul quale, anche chi non aveva perduta +la testa mal riusciva a dominare. Mentana parve +per un istante perduta. Indarno ogni valoroso, soldato +od ufficiale che fosse, cercava far testa colla voce, col +comando, coll’esempio, colla vita; l’onda de’ nemici +invadeva e sospingeva innanzi a sè l’onda non meno +rapida dei fuggenti. Molti si rifugiavano nelle case, +ma pochi per continuarvi la difesa, i più, doloroso a +confessarsi se meritassero pietà, per nascondersi e +peggio. Tuttavia i nemici non avevano ancora vinto, +e purchè si fosse potuto rimettere un po’ d’ordine, di +calma e di silenzio — oh di silenzio soprattutto! — così +negli allarmanti come negli allarmati, e formare punta +con una schiera di risoluti, le forze fresche erano +molte ancora, e le parti potevano essere mutate. +</p> + +<p> +Lo pensò Garibaldi, e sapendo quanto possa e sui +nemici non solo, ma sull’anima facilmente elettrizzabile +de’ suoi Volontari il tuono del cannone, corse egli +stesso a postare e puntare contro il centro nemico i +due pezzi predati a Monte Rotondo, onde appena partirono +<span class="pagenum" id="Page_541">[541]</span> +i primi colpi, giusti come in un bersaglio, se +ne vide subito il magico effetto. Il nemico si arrestò: +i Volontari fra grida di gioia parvero pronti a ripigliare +l’assalto. Era il momento decisivo, e Garibaldi +slanciò quanta gente avea d’intorno alla baionetta. +Fu davvero una carica stupenda. Si rientrò in Mentana, +si risalì ai perduti pagliai, si ricaricò il nemico +di siepe in siepe, di dosso in dosso, fin dentro la cinta +degli orti Santucci. Ancora uno sforzo, e la villa, chiave +della posizione, è presa e la giornata è nostra. Ad +animare e dirigere questo sforzo, Fabrizi, Menotti, +Mario, Bezzi, Canzio, il Generale non sono di troppo; +ma una moschetteria diabolica partiva dalle file nemiche +sempre rinnovate, che ributtava sul terreno +morti e feriti i più audaci. Tuttavia si avanzava, e per +un istante la fucilata nemica parve allentare. Che era? +Pur troppo non era che una sostituzione di linee. +</p> + +<p> +Ad un tratto, all’estrema nostra sinistra, due zone +nere nere apparvero traverso le ondulazioni dei colli +di San Sulpizio: erano i due freschi battaglioni del 1º +di linea francese che entravano in battaglia. Ma nessuno +allora ci pensò, nessuno lo credette. La stragrande +uniformità delle assise e la somiglianza di linguaggio +e di comando li confondevano cogli Antiboini, +e le minute distinzioni non erano in quel momento permesse. +Del resto un sentimento, una voce interiore +più che una ragione politica, facevan credere quella +cosa impossibile. «Io non avrei mai creduto — scriveva +Garibaldi a Edgardo Quinet — che i soldati di +Solferino sarebbero venuti a combattere i fratelli, che +avevano col loro sangue liberati, e questa credenza +mi valse una disfatta.» +</p> + +<p> +Comunque erano nemici, e trovarono sulle prime +degna resistenza. I Francesi avanzavano su due ordini: +<span class="pagenum" id="Page_542">[542]</span> +davanti una catena di bersaglieri; dietro, in sostegno, +un battaglione per divisioni, descrivendo, di mano +in mano, una conversione a sinistra sempre più pronunciata, +coll’evidente intenzione di avviluppare l’esercito +ribelle, di tagliarlo interamente dalla sua ritirata. +Garibaldi allora corse di nuovo a puntare i due +pezzi contro i nuovi nemici, ma ahi! que’ poveri settanta +colpi, unico tesoro del parco, erano esauriti. I +nostri, finchè ebbero cartucce, tennero fermo; Menotti +tentò una carica, ma fu ributtata, e il bravo maggiore +Cantoni vi lasciò la vita. Alberto Mario, che fu +sempre in tutta la giornata dove più incalzava il pericolo, +tentò girare con un battaglione l’estrema destra +francese, ma era tardi: per difetto di forze, di munizioni, +di fiato, in una parola, nessun movimento approdava +e nessun eroismo valeva più. +</p> + +<p> +I Francesi avanzavano sempre. Villa Santucci, ristorata +da nuove forze, non avea ceduto; dalla destra +un battaglione del 29º di linea francese subentrava ai +Pontificii e serrava dappresso gl’indomiti difensori di +quel fianco: non c’era più una compagnia disponibile; +la giornata vinta alle due, alle quattro era di +nuovo perduta. +</p> + +<p> +E non pareva vero. Fabrizi, il vecchio Fabrizi, sereno +ed impassibile in mezzo alle palle, quasi solo +talvolta a un trar di pistola dal nemico, implorava, +dimentico di sè, quasi pregando ancora, pochi istanti +di resistenza; Bezzi, rimasto tutto il giorno con Cella +ed altri prodi contro Villa Santucci, e tratto anch’esso +nel fiotto de’ fuggenti, si strappava i capelli; Mario, +Friggesy, Menotti, Missori (parliamo di quelli che ci +passarono davanti in quell’ora) si spingevano dove +più ardeva la mischia a contrastare il terreno. Garibaldi, +pallido, rauco, cupo, invecchiato di vent’anni, +<span class="pagenum" id="Page_543">[543]</span> +seguíto dall’indivisibile Canzio, ululava ai fuggenti: +«Sedetevi, chè vincerete.» Invano! tutto rigurgitava, +correva, precipitava sulla via finale della ritirata. +</p> + +<p> +E non parea vero! — Triste ritornello che ci torna +sulle labbra e ci riempie ancora di tutta l’amarezza +di quell’ora! I Francesi inoltravano così lentamente, +con tanta cautela, con tale peritanza da non riconoscergli +più; non diciamo poi degli Zuavi, degli Antiboini +e di tutta la restante masnada. Non una carica, +non una mossa risoluta da que’ superbi soldati dell’Impero! +Volevano avvilupparci e non osarono; intendevano +pigliarci tutti, compreso Garibaldi, e non seppero. +Padroni del campo, baionettarono i feriti; questo +sì; ma bravura no! Erano diecimila contro quattromila, +e se quando incominciò la nostra rotta, un solo +sottotenente avesse cacciato su di noi il suo pelottone, +ci avrebbe con pochi uomini presi tutti prigionieri! +Ma dov’erano gli ufficiali francesi? dove le cariche +decantate di Malakoff e di Solferino! In quel supremo +istante un’amara parola ci uscì dalle labbra, e la ripetiamo +ancora perchè dipinge Mentana a quattro ore +pomeridiane: <i>È un combattimento fra gente che fugge +e gente che non s’avanza</i>. +</p> + +<p> +Perocchè, vogliamo dire anco questo a onore della +verità e per lasciare ai valorosi una gloria senza mistura, +anche fra i Volontari ci furono le centinaia di +bravi che pagarono per tutti, ma il grosso del corpo +<i>non si battè</i>. E infatti come si sarebbe battuto? Il coraggio +è dovere, onore, patriottismo, ordine, disciplina, +e non era certo da quell’immondo lezzo che +potevano scaturire queste virtù. Finchè a vincere bastarono +i pochi, i pochi ci furono e ammirandi: quando +occorsero tutti, i più mancarono e travolsero nella disfatta +i migliori. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_544">[544]</span> +</p> + +<p> +Non restava ormai altro partito che la ritirata +su Monte Rotondo, e fu operata sotto la sinfonia +<i>merveilleuse</i> dei fucili <i>Chassepot</i>. Però, sia ridetto per +isbaldanzire ancora una volta un nemico che non seppe +aver rispetto nè pei vinti, nè per la verità, i tiratori +francesi erano circa a dugento passi dalla via che +percorrevamo, vedevano noi a occhio nudo, come noi +essi, e non osarono scendere sulla strada. +</p> + +<p> +In Mentana però tutto non era finito: un millecinquecento +uomini circa vi restavano sempre; e quali +per paura d’uscirne, come coloro che fin da principio +corsero a rimpiattarsi nelle case; quali per non saperne +trovare la via, come i tardivi o gli sbandati: +quali per vender cara la libertà e la vita, come i Bersaglieri +di Burlando, che, dopo aver bravamente combattuto +tutta la giornata, si buttarono con un centinaio +d’altri compagni nel castello e vi si rinchiusero; +quali infine per non voler disperare della vittoria, +come i Carabinieri livornesi, che già caduto il sole, +ultimo quadrato di Waterloo, combattevano ancora; +venivano tuttavia per ragioni e con propositi diversi +a formare una massa che a prima giunta, a nemico +non bene certo della vittoria, poteva parere temibile. +</p> + +<p> +E infatti di fronte a questa folla di feriti, di dispersi, +di nascosti, di impotenti, i generali franco-papali +s’arrestarono; e non solo non ardirono entrare +in Mentana, ma, vedi sapienza! sospesero persino una +ricognizione che avevano ordinato per quella sera, +accontentandosi di mettere le gran guardie a un mezzo +tiro di fucile dal paese.<a class="tag" id="tag369" href="#note369">[369]</a> E questo lo scrive proprio +il generale francese, e il fatto conferma, almeno in +questo punto, il suo rapporto. Una cosa sola inesatta +<span class="pagenum" id="Page_545">[545]</span> +sfuggì al signor De Failly, «che egli dormì sul campo +di battaglia.» Il valente Generale dimenticò che il +campo di battaglia era Mentana stessa, e che egli per +quella notte dormì fuori. +</p> + +<p> +Garibaldi non l’avrebbe mai immaginato, e convinto +che Mentana sarebbe stata nella sera stessa in +potere del nemico, vedendo omai vana, e più per le +ragioni politiche che per le militari, ogni altra resistenza, +ordinò per la sera stessa la ritirata di tutto +il corpo (circa tremila uomini) su Passo Corese. Egli +sapeva, come noi tutti, che a Passo Corese l’attendeva +la catastrofe, ma non sarebbe stato da uomini, poichè +la era inevitabile, il differirla con un infecondo spargimento +di sangue, o con un ludo teatrale di gladiatori, +mascherarla. +</p> + +<p> +Al mattino seguente, 4 novembre, al primo apparire +del 59º reggimento francese, che, sotto gli ordini +del tenente colonnello Bresolles, marciava in ricognizione +sopra Mentana, una bandiera bianca issata sul +castello annunziava che i Garibaldini ivi rinchiusi intendevano +capitolare, e furono tosto intavolate le negoziazioni. +Il maggiore Burlando per i suoi stipulò +che <i>tutti i Volontari chiusi in Mentana</i> avrebbero deposte +le armi e sarebbero stati ricondotti al confine +italiano da una scorta francese. I generali franco-papali +mostrarono intendere, ed amiamo ancora crederlo, +per l’onore di Francia, incolpevole equivoco, che pei +soli <i>rinchiusi nel castello</i> fosse pattuito il partire così, +laonde tutti quelli che trovarono per le vie di Mentana, +circa ottocento, li ritennero prigionieri di guerra +e li portarono, trofeo non legittimo, in Roma. +</p> + +<p> +Ridire poi tutte le prove di valore e di sacrificio +sarebbe impossibile: empirebbero un poema. I settanta +Carabinieri livornesi, la vecchia guardia della +<span class="pagenum" id="Page_546">[546]</span> +giornata, lasciarono circa la metà de’ loro sul terreno, +fra i quali dodici morti, dei quali troviamo in un +album pietoso registrati i nomi che ci par sacro ripetere.<a class="tag" id="tag370" href="#note370">[370]</a> +Era stato degno di comandarli fino all’ultimo +istante, fino a che gravemente ferito ad un braccio +cadde egli stesso, Carlo Mayer, nome in Livorno +onorato, già soldato e ferito d’altre campagne, colto +intelletto e nobile cuore, fra i rari superstiti di quella +generazione di veri volontari, di veri patriotti, e, sia +pur detto, di veri uomini, che le battaglie della vita, +più ancora che le battaglie del campo, vennero decimando. +Cantoni di Bologna, il conte Bolis romagnuolo, +bravamente morirono. Egisto Bezzi, di cui +basta il nome, Adami livornese, Stallo genovese, Erba +e Vigo Pellizzari di Milano, molti altri de’ quali il +nome non si conosce, caddero feriti e con uno stuolo +non meno ammirando di usciti illesi per prodigio da +ogni più disperato sbaraglio, confermarono al nome +italiano l’immortalità del valore. +</p> + +<p> +Che cosa faceva intanto il colonnello Paggi co’ suoi +tre battaglioni? Aveva egli scoperto il nemico, aveva +visto il combattimento, aveva sentito la fucilata ed il +cannone? Tanto Menotti Garibaldi quanto il generale +Fabrizi gli mossero ne’ loro rapporti grave censura +per non aver prima d’ogni altra cosa avvertita la +marcia dell’esercito franco-papale per via Nomentana, +e non essere disceso, una volta impegnato il combattimento, +ad attaccare il nemico alle spalle. +</p> + +<p> +Ma il colonnello Paggi in un suo rapporto, edito +da’ giornali, s’è giustificato adducendo che il nemico, +girando per le posizioni di Casale e Romitorio su +<span class="pagenum" id="Page_547">[547]</span> +Mentana, passò lontano da’ suoi avamposti otto miglia: +che Monte Porci e Monte Lupari, oltre che essere +anch’essi assai lontani e fuor d’ogni vista dalle +accennate posizioni di Casale e Romitorio, erano stati +il giorno prima per ordine di Menotti stesso abbandonati: +che egli era stato mandato ad occupare <i>Palombara</i> +fuori affatto di linea, mentre dovea occupare il +monte <i>Palombino</i> dominante la strada; che infine egli +avea udito il cannone soltanto verso il tocco e mezzo, +ma che non avendo ricevuto alcun ordine di muoversi, +stimò di non poterlo fare sulla sua responsabilità. +</p> + +<p> +A noi mancano tuttavia argomenti bastevoli per +pronunciare un giudizio. È certo però che il generale +Garibaldi contava molto sulla vigilanza e sull’intervento +della colonna del Paggi, tanto vero che durante +il combattimento spedì guide ed ufficiali di stato maggiore +a chiamarlo, ed è altresì certo che se un solo +battaglione di quella colonna fosse comparso anche +verso le tre alle spalle del nemico, l’effetto ne poteva +essere grande e forse decisivo. +</p> + +<p> +Tale fu la giornata di Mentana. In essa si trovarono +di fronte, secondo i nostri ed i rapporti dello +stato maggiore dell’esercito alleato, 11,000 Franco-papali +contro 4652 Garibaldini. Tutto l’esercito pontificio +sì mercenario che indigeno era uscito da Roma, +ed il generale Fabrizi calcolando ai 5000 uomini si +tiene molto al disotto del vero. Dell’esercito francese +erano in linea tutto il 1º, il 29º e il 59º reggimento +di linea, un battaglione di cacciatori di Vincennes e +un’intera batteria d’artiglieria. +</p> + +<p> +Le perdite de’ nostri, secondo le informazioni raccolte +dal corpo sanitario, ammontarono a circa 240 +feriti e 150 morti, oltre a circa 900 prigionieri. I morti +del nemico ascesero a 256, sui quali, fatta la proporzione, +<span class="pagenum" id="Page_548">[548]</span> +si può calcolare il numero dei feriti. La differenza +è dunque tutta a danno de’ Franco-papali; i +Garibaldini non ebbero altro privilegio che di lasciare +un maggior numero d’ufficiali sul campo di battaglia.<a class="tag" id="tag371" href="#note371">[371]</a> +</p> + +<h3>XVI.</h3> + +<p> +La notte era grigia e tetra, la campagna squallida +e muta: buffi di vento soffiati dal Tevere penetravano +nelle ossa, intirizzendovi quelle ultime ceneri d’energia +che l’ambascia e la fatica di quell’aspra giornata +non aveano consumate. La colonna seguiva, lunga, serrata, +taciturna: non un canto, non un grido, non un +colloquio. Garibaldi precedeva a cavallo, silenzioso anch’esso, +col cappello sugli occhi, le braccia abbandonate, +lugubre, spettrale. Pareva il <i>Napoleone</i> di Meissonnier, +che batte in ritirata dopo la sconfitta di +<span class="pagenum" id="Page_549">[549]</span> +Laon. Egli non badava ad alcuno, e nessuno a sua +volta avrebbe osato interrompere il sacro colloquio di +quell’uomo con la sua sventura. +</p> + +<p> +Un istante tuttavia parve accorgersi che qualcuno +gli cavalcava più dappresso, guatando ansioso tutti +i moti della sua fronte; onde, rotto per poco il silenzio, +gli disse: «È la prima volta, Guerzoni, che mi +fanno voltare le spalle così, e sarebbe stato meglio....» +qui un profondo sospiro gli troncò nella strozza la parola, +e spinto avanti il suo cavallo, arrivò poche ore +dopo insieme a tutta la colonna a Passo Corese. +</p> + +<p> +Voleva forse dire: «Sarebbe stato meglio morire?» +L’evento e l’ora consigliavano siffatti pensieri, +e molti forse li covavano come lui. +</p> + +<p> +Ivi il primo ad affacciarglisi fu il volto franco ed +ospitale del colonnello Caravà, già suo soldato, ora comandante +il 4º Granatieri al confine, e che fin dove +glielo avevano concesso i suoi rigorosi doveri, era stato +durante tutta la campagna sollecito in ogni guisa +de’ nostri sbandati e de’ nostri feriti. Garibaldi gli +porse la mano e gli disse: +</p> + +<p> +«Colonnello, siamo stati battuti, ma potete assicurare +i nostri fratelli dell’esercito che l’onore delle +armi italiane fu salvo.» +</p> + +<p> +E fu quella la più eloquente epigrafe di tutta quella +campagna. +</p> + +<p> +Il dì appresso il Generale montava in ferrovia, col +proposito di ricondursi diritto alla sua Caprera, quando, +«giunto a Figline (lo diremo colle parole stesse della +protesta che i seguaci del Generale stesero in quella +circostanza),<a class="tag" id="tag372" href="#note372">[372]</a> il convoglio fu fatto arrestare e presentossi +<span class="pagenum" id="Page_550">[550]</span> +al generale Garibaldi il luogotenente colonnello +dei Carabinieri, signor cavalier Camozzi, il quale chiese +conferire da solo col Generale stesso. La stazione era +occupata militarmente da una divisione di Bersaglieri, +comandata dal maggiore Fiastri, e da un forte drappello +di Carabinieri. +</p> + +<p> +»Dopo pochi istanti il Generale scese dal convoglio, +e tutti noi che lo accompagnavamo con lui. +</p> + +<p> +»A un tratto si udì il generale Garibaldi dire ad +alta voce al colonnello Camozzi le seguenti parole: +</p> + +<p> +» — Avete il regolare mandato d’arresto? — +</p> + +<p> +»Il Colonnello rispose: — No. Ho l’ordine d’arrestarla. — +</p> + +<p> +»Il Generale replicò: — Voi sapete di commettere +una illegalità. Io non sono colpevole d’alcuna ostilità +contro lo Stato italiano, nè contro le sue leggi. Sono +deputato italiano, generale romano eletto da un governo +legalmente costituito e cittadino americano. +Come tale, non essendo colto in flagrante di nessun +delitto, non posso essere arrestato, e voi e chi vi +manda, violate la legge. Però vi dichiaro che non cederò +che ad un atto di violenza, e che, se volete arrestarmi, +vi converrà trasportarmi a forza. — +</p> + +<p> +»A queste sue parole noi tutti (s’intendano i sottoscrittori +della protesta) eravamo risoluti a difendere +anche colle armi, nella persona del Generale, la legge e +il diritto. Ma egli ci dichiarò «che alla violenza, che +si intendeva usare contro di lui, non voleva si rispondesse +con altra violenza; che non avrebbe mai consentito +ad un conflitto con soldati italiani, e ci impose +di tralasciare ogni pensiero di resistenza armata.» +</p> + +<p> +» — Perchè (soggiunse) se avessi voluto resistere +colle armi, io pel primo avrei usato di quelle che aveva +sotto i miei ordini. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_551">[551]</span> +</p> + +<p> +»Noi ubbidimmo. +</p> + +<p> +»Accorsa molta gente, la quale poteva far temere +una collisione, e nel desiderio di evitare uno spettacolo +così umiliante per il paese, il deputato Crispi +telegrafò due volte al Presidente del Consiglio dei ministri, +chiedendo una revocazione degli ordini in nome +d’Italia, ed affermando replicatamente che il Generale +voleva andare a casa sua, a Caprera. Perciò fu +chiesta al colonnello Camozzi la breve dilazione necessaria +per ottenere da Firenze una risposta telegrafica, +come era stata domandata. +</p> + +<p> +»Nello stesso tempo molti fra noi insistevano +presso il colonnello Camozzi, perchè anch’egli, da +parte sua, telegrafasse al Governo, significandogli la +risoluzione del generale Garibaldi e chiedendogli, per +la nuova e impreveduta circostanza, nuove istruzioni. +</p> + +<p> +»A questo nostro consiglio il colonnello Camozzi +oppose il più reciso rifiuto. +</p> + +<p> +»Scorsa un’ora, senza che fosse arrivata da Firenze +alcuna risposta al telegramma del deputato Crispi, +il colonnello dei Carabinieri dichiarò che doveva +far eseguire gli ordini. +</p> + +<p> +»Nemmeno la dichiarazione fatta più volte dal generale +Garibaldi d’essere stanco, sofferente, affranto +da molti giorni di privazioni e di fatiche, e di non +poter sopportare il nuovo e grave disagio d’un lungo +viaggio, valse a trattenerlo. +</p> + +<p> +»Allora quattro carabinieri si avvicinarono al Generale, +il loro maresciallo lo invitò, in nome de’ suoi +superiori, a seguirli. Il Generale, mantenendo ferma +la sua prima risoluzione, fu sollevato dai suddetti carabinieri, +tolto da dove era seduto nella sala d’aspetto, +e così trasportato di peso in mezzo al silenzio più solenne +de’ suoi amici sino alla carrozza a lui destinata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_552">[552]</span> +</p> + +<p> +»Solo il deputato Crispi, in nome di tutti, protestò +con energiche parole contro la violazione della +legge e contro l’oltraggio inflitto al più grande cittadino +d’Italia. +</p> + +<p> +»Fu concesso soltanto alla sua famiglia ed a’ suoi +domestici d’accompagnarlo, ma solo il genero Canzio +rimase con lui. +</p> + +<p> +»Nello stesso compartimento andò a sedersi il colonnello +Camozzi; molti vagoni di Bersaglieri precedevano +e seguivano il treno.<a class="tag" id="tag373" href="#note373">[373]</a>» +</p> + +<p> +E di là continuò fino al Varignano, dove sostenuto +tre settimane, il 26 di sera fu imbarcato per Caprera, +e quivi colla sola condizione di non uscirne sino al +marzo vegnente e di presentarsi al Tribunale, caso +mai il processo dovesse aver luogo, posto in libertà. +</p> + +<p> +Le ultime parole da lui scritte, uscendo da quel +secondo carcere patito per Roma, furono: «Addio +Roma, addio Campidoglio! Chi sa chi e quando a te +penserà!» +</p> + +<p> +Ci pensò la Nemesi della Storia, che ai vinti di +Mentana preparò la triste, ma giusta, ma fatale rivincita +di Sédan! +</p> + +<figure class="break-before"><a id="fill-552a-inl"></a> + <img src="images/ill-552a-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>SCHIZZO TOPOGRAFICO +dell’Insurrezione Romana — 1867 (<a href="images/ill-552a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<h3>XVII.</h3> + +<p> +L’Eroe aveva più che mantenuta la sua parola; +dal 1868 al 1870, non solamente non s’era più mosso +<span class="pagenum" id="Page_553">[553]</span> +da Caprera, ma, cosa portentosa, aveva scritto poche +lettere, e fatto parlare raramente di sè.<a class="tag" id="tag374" href="#note374">[374]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_554">[554]</span> +</p> + +<p> +Che cosa fa il Generale?; — era la domanda quasi +obbligata e periodica de’ suoi amici in quegli anni; — che +cosa pensa, che cosa mulina, che cosa apparecchia? — Nulla! +pota le viti del Fontanaccio, scrive +de’ romanzi,<a class="tag" id="tag375" href="#note375">[375]</a> e fa la corte alla signora Francesca Armosino, +che non sembra ritrosa a quell’onore. +</p> + +<p> +Se non che, a un tratto, l’una dietro l’altra, col +crescendo d’un uragano, scoppiano le notizie dell’<i>anno +terribile</i>: l’antico duello tra Francia e Germania ripreso; +il primo esercito francese disfatto a Wörth e +a Gravelotte; il secondo annientato, coll’Imperatore +stesso prigioniero, a Sédan; l’Impero caduto e la Repubblica +gridata: gli eserciti di Germania alle mura +di Parigi: la Francia boccheggiante sotto il piede del +vincitore, troppo orgogliosa, vorremmo dire, troppo +grande, per darsi vinta ancora. +</p> + +<p> +Ora in mezzo a questo cataclisma che spostava +da un istante all’altro il fulcro dell’equilibrio mondiale, +quale sia stato il contegno dell’Europa, il contegno +dell’Italia nostra, non è mestieri ridirlo. L’Europa +gridò: «Beati i neutri;» l’Italia esclamò: +«Quest’è l’ora di riprender Roma:», più d’uno forse +pensò se non era il caso di riavere anche Nizza; e +continuando a lasciar che la Francia si liberasse come +poteva dalle strette del colosso che le stava sul petto, +ciascuno badò soltanto a trarre quel qualunque profitto +che potesse dalla vittoria dell’uno, dalla sconfitta +<span class="pagenum" id="Page_555">[555]</span> +dell’altro, dallo spossamento d’entrambi. Ciascuno, +eccettuatone un solo: colui che fu, sotto ogni +rispetto, l’eccezione vivente del nostro secolo, Giuseppe +Garibaldi. Intanto che gl’Italiani si preparavano +tripudiando alla facile conquista dell’eterna città, +intanto che taluno de’ suoi concittadini nizzardi lo +sollecitava a entrare nel moto <i>revisionista</i> che doveva +restituire la sua terra nativa all’Italia, egli solo pensava +alla Francia; egli solo forse sentiva il pericolo di +veder sparire dal consorzio delle nazioni latine quella +madre presunta, ma agitatrice certa di tutte le grandi +idee moderne; ed egli solo le offerse, con semplice e +commovente parola, «quanto restava di lui.» +</p> + +<p> +La sua lettera però al <i>Governo della Difesa Nazionale</i> +in Tours restò senza risposta; e forse la sarebbe +rimasta per sempre se il francese colonnello Bordone, +uno de’ suoi ufficiali del 60, fattosi zelatore ardentissimo +di quel viaggio, non fosse riuscito a strappare al +signor Crémieux, Guardasigilli della <i>Difesa Nazionale</i> +una specie di aggradimento o d’incoraggiamento ufficioso +che non aveva nulla, a dir vero, dell’invito ufficiale +e categorico d’un Governo; ma che bastò al +Bordone stesso per credere e far credere al Generale +che egli sarebbe stato accolto a braccia quadre da +tutto il popolo francese e salutato come un salvatore.<a class="tag" id="tag376" href="#note376">[376]</a> +Ma fu disingannato ben presto. A Marsiglia il +popolo lo accolse coll’usato entusiasmo; ma a Tours +era così poco aspettato<a class="tag" id="tag377" href="#note377">[377]</a> che lo stesso Crémieux fu +<span class="pagenum" id="Page_556">[556]</span> +udito esclamare in suon lamentoso: «Ah mon Dieu; +il arrive! Il ne nous manquait plus que cela;<a class="tag" id="tag378" href="#note378">[378]</a>» e il +Gambetta, disceso per l’appunto in quei giorni in +aerostata alla capitale provvisoria della nascente repubblica, +non seppe ringraziarlo in altro modo che +facendogli offrire il comando di due o trecento Volontari, +di cui il Governo non sapeva che farsi. +</p> + +<p> +Il fatto era che, eccettuati quei pochi amici ed +ammiratori che l’Eroe aveva in tutti gli angoli della +terra, nessuno in Francia aveva desiderato la sua venuta. +Il Governo pel primo l’aveva subíta, ma non +l’avrebbe mai invocata. Aborrito da tutte le frazioni +del partito retrivo come il campione più pericoloso +della rivoluzione; dipinto alle ignare contadinanze +come un anticristo nemico a tutte le religioni e a +tutti gli altari; inviso alla borghesia bottegaia e pacifica, +come un impedimento di più alla conclusione +della pace, che era in fondo l’anelito segreto e il desiderio +più sincero del popolo francese, Garibaldi si +trovò in Francia fin da’ primi giorni nella falsa posizione +d’un intruso che arreca in casa d’altri un aiuto +non richiesto, ed è tanto più increscioso agli aiutati, +quanto più sono costretti a confessare che di quell’aiuto +avrebbero bisogno. L’esercito pel primo non avrebbe +mai potuto tollerarlo. «Mai, esclamava il Gambetta, +mai io metterò un Generale francese sotto gli ordini di +Garibaldi.<a class="tag" id="tag379" href="#note379">[379]</a>» Ed era un proponimento ingrato, ma in +quel momento e per quel paese, politico. Nessun Generale +si sarebbe mai rassegnato ad aver per uguale, +<span class="pagenum" id="Page_557">[557]</span> +molto meno per capo, quel soldato di ventura. I Capitani +dell’Impero erano stati troppo solennemente +battuti per ammettere che altri venisse loro ad apprendere +il modo di non esserlo più. Vittoriosi, avrebbero +forse tollerato di dividere con lui i resti della +loro gloria; vinti, non avrebbero patito di dovere a +lui gli onori della rivincita sperata. Checchè facesse +Garibaldi, ponendo il piede in Francia egli era già +predestinato a questo fine: portare la soma di tutti +gli errori altrui; perdere il frutto di tutti i meriti propri; +non raccogliere altro premio del suo beneficio +che l’ingratitudine implacabile de’ beneficati. +</p> + +<p> +Tuttavia il governo di Tours se non poteva desiderarlo, +non poteva neanche osar di respingerlo; e +quando il Generale, indignato dell’oltraggiosa offerta +che gli era stata fatta, annunziò che sarebbe ripartito +dalla Francia col primo treno diretto, il Gambetta, +impensierito dell’interpretazione che si sarebbe +data a quella partenza, e soprattutto forzato dal programma +di guerra a oltranza da lui stesso bandito, +che gli impediva di trascurare qualsiasi più piccolo +soccorso, finì coll’offrire al Generale «il comando +di tutti i Corpi franchi della zona dei Vosgi compresi +da Strasburgo a Parigi, e d’una brigata di Guardie +mobili.» +</p> + +<p> +E come ognun sente, il titolo era troppo risonante +per non sospettarvi sotto più vento che sostanza; tuttavia +Garibaldi ormai disposto a sacrificare tutto sè +stesso al fine che lo conduceva, l’accettò subito, e +nell’indomani diede convegno a tutte le forze reali ed +immaginarie poste a’ suoi ordini, nei dintorni di Dôle, +dove andò egli stesso il 15 ottobre a porre il suo +Quartier generale. +</p> + +<p> +La scelta di quel primo punto di concentramento, +<span class="pagenum" id="Page_558">[558]</span> +dato l’obbiettivo prescritto al generale Garibaldi, e +le posizioni del nemico, non poteva essere migliore. La +piccola città di Dôle, capoluogo del Giura, domina +dall’alto le due valli della Saona e del Doubs; allaccia +intorno a sè le quattro strade di Dijon, di Langres, +di Besançon, e di Lione, ed offre a qualunque esercito +abbia l’ufficio di proteggere il Giura ed il Lionese +da un nemico sboccante dai Vosgi, un pernio +d’operazione e di difesa per ogni rispetto gagliardo +ed opportuno. +</p> + +<p> +E tale era infatti il problema dei belligeranti nel +sud-est della Francia. Il generale Werder vinta Strasburgo +era sceso con tutto il suo Corpo d’armata (XIV) +nella regione meridionale dei Vosgi, e lasciata una +divisione all’assedio di Belfort, s’era disteso colla sua +ala destra nelle convalli della Saona e dell’Ognon, +spingendo già le sue scorrerie fino a Vesoul, Langres +e Montbeillaird in faccia a Dijon, Dôle e Besançon. +</p> + +<p> +Ora contro queste truppe, sommanti a più che +quarantamila uomini, non istettero fino ai primi d’ottobre +che il Corpo del generale Cambriels, forte tutt’al +più di ventimila soldati, tra Besançon e Beaume-les-Dames, +e alcuni battaglioni di milizie mobili sotto gli +ordini del dottore Lavalle, a guardia di Dijon. Tra +questa città e Besançon v’era dunque un largo spazio +vuoto, già minacciato dalle scorrerie nemiche, che importava +e si pretendeva infatti coprire col così detto +<i>Esercito dei Vosgi</i> del generale Garibaldi. +</p> + +<p> +Il qual esercito però non cominciò che al 20 ottobre +a parere almeno l’embrione di quello che sarebbe +stato in futuro. E non parliamo del numero, +che fino a tutto ottobre non superò mai i quattromila +uomini e per quasi l’intero novembre i settemila, ma +tocchiamo qualcosa soltanto della qualità. Un cibreo +<span class="pagenum" id="Page_559">[559]</span> +cosmopolita di Francesi, Spagnuoli, Polacchi, Greci, +Algerini, miscuglio a sua volta di guardie mobili, di +soldati stanziali, di volontari, di reclute forzate, e decorato +de’ nomi più strani e diremmo quasi quarantotteschi: +<i>Francs-tireurs du Rhône, de Gand, de +l’Isère ec.; Alsaciens de Paris, Explorateurs de Gray, +Compagnie de Colmar e d’Oran, Enfants perdus de +Paris, Guerrillos d’Orient, le Bataillon l’Egalité de +Marseille</i> ec.; i <i>Cacciatori delle Alpi, di Marsala, di +Genova</i>, ec.; camuffati nelle foggie più strane, militari, +brigantesche, eroiche, borghesi; armati di tutte +le armi, dalla <i>tabatière</i> al <i>Chassepot</i>, dal <i>Remington</i> +alla carabina svizzera, dall’antiquato fucile a percussione +al nuovissimo <i>Spencer Rifle</i>; comandati da +ufficiali, la cui gerarchia morale andava dall’avventuriere +mestierante, lanciaspezzata di tutte le cause, +al candido paladino dell’idea, accorso a morire per la +repubblica; dal veterano incanutito nelle battaglie, al +tribuno popolare improvvisato generale; dal vigliacco +degno di fucilazione,<a class="tag" id="tag380" href="#note380">[380]</a> all’eroe degno d’apoteosi: ecco +l’esercito dei Vosgi. +</p> + +<p> +Che se a tutto ciò si aggiunga, fino quasi al finire +della campagna, la mancanza di cavalleria, la povertà +d’artiglieria, la freddezza, se non era qualche volta +avversione, delle popolazioni e delle magistrature locali; +la lentezza, se pur non poteva dirsi ritrosia del +Governo a soddisfare ai più stringenti bisogni del +nuovo esercito, e infine la perpetua incertezza del comando, +sicchè in quella zona dei Vosgi, o del Giura, +o della Costa d’Oro, non si seppe mai chi comandasse +in capo; se Garibaldi, o Cambriels; se Michel, +o Cremer; se Crousat o Bressolles; si avrà una pallida +<span class="pagenum" id="Page_560">[560]</span> +idea delle condizioni in cui Garibaldi dovette fare +quella guerra, e quanta virtù di pazienza, di costanza, +di coraggio, dovesse racchiudersi nel petto +di quell’eroe per resistere a tante contrarietà, ben +più moleste del fucile ad ago prussiano, e non piantare +su due piedi un paese che gli lesinava persino i +mezzi di combattere e morire onoratamente per lui. +</p> + +<h3>XVIII.</h3> + +<p> +E se ne videro ben presto le prove. Le avanguardie +del Werder scorazzavano già nei dintorni di +Gray, laonde Garibaldi, accortosi della necessità di far +argine all’invasione crescente, mentre con abili manovre +tra la Saone e l’Ognon tentava di arrestare la +marcia del nemico o di guastarne i disegni, insisteva +col Cambriels, affinchè cooperasse con lui, sia colle +mosse combinate delle sue truppe, sia coll’inviargli +rinforzi, a contenere il nemico sempre più minaccioso. +</p> + +<p> +Ma indarno. Ora il Cambriels dichiarava di non +poter dare nè un uomo, nè un cannone de’ suoi; ora +invece sognando d’essere attaccato egli stesso, interrompeva +le operazioni meglio avviate di Garibaldi per +chiedere soccorso a lui;<a class="tag" id="tag381" href="#note381">[381]</a> ora infine per l’impotenza +di Garibaldi, ora per l’incapacità e il malvolere del +Cambriels, la cosa andò tanto a seconda ai Prussiani +da quel lato, che alla fine dell’ottobre, avuta pronta +ragione dei pochi mobili che guardavano la città, entrarono, +per dedizione del municipio, in Dijon. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_561">[561]</span> +</p> + +<p> +Il fatto era grave. Colla presa di Dijon non solo +tutte le gole del Morvan, dietro le quali la Francia +possiede nei grandi opifici del Creuzot una delle maggiori +sue ricchezze, erano esposte all’invasione nemica, +ma persino le strade di Lione e di Nevers, +quindi la linea della Loira, dietro la quale il generale +Bourbaky ordinava il suo ultimo esercito salvatore, +poteva essere minacciata. Di fronte pertanto a questo +pericolo, il governo di Tours pensò di incaricare il +Generale della difesa del Morvan, ordinandogli di trasportarsi +con tutte le sue forze ad Autun. E il Generale, +che fino a quel giorno avea reso alla difesa del Giura +importantissimi servigi, arrestando coi felici scontri +di Genlis e Saint-Jean de Losne (5, 6, 7 novembre) +i Prussiani al di là della Saona, accettò, ringraziando, +il nuovo mandato, e tra il 14 e il 15 novembre mosse +per il nuovo teatro della guerra che gli era destinato. +</p> + +<p> +Ma quivi pure la parte affibbiatagli era superiore +alle forze. Col sopraggiungere della legione italiana e +d’altri corpi franchi, Garibaldi aveva potuto accrescere +e riordinare il suo piccolo esercito in quattro +brigate; la prima comandata dal generale Bossack, +veterano delle guerre polacche, con circa quattromila +uomini; la seconda agli ordini del signor Delpeck, +testè prefetto di Marsiglia, prode, ma nuovo alle +armi, di circa millecinquecento; la terza, capitanata +da Menotti Garibaldi, comprendente i Corpi franchi +italiani, di circa cinquemila seicento uomini; una +quarta infine, posta sotto il comando di Ricciotti Garibaldi, +composta in gran parte di <i>francs-tireurs</i>, ma +che a quei giorni era tuttora in formazione a Dôle e +superava di poco il migliaio di combattenti. +</p> + +<p> +E conviene sempre rammentarsi che se questa +massa di circa quattordicimila uomini cominciava a +<span class="pagenum" id="Page_562">[562]</span> +prendere qualche forma e qualche aspetto militare, +non aveva ancora al suo arrivo in Autun che quattro +pezzi d’artiglieria di montagna; contava tutt’al più +un centocinquanta cavalieri miseramente montati; penuriava +de’ più necessari oggetti di corredo, principalmente +di cappotti e di scarpe, divenuti, pel crudo +inverno che s’innoltrava, assolutamente indispensabili. +Il nemico invece presidiava con circa ventimila uomini +Digione, e nei dintorni ne teneva altri diecimila +tra Auxonne e Dôle, ed era già potentemente fiancheggiato +dalla 14ª divisione, del 7º corpo (Zastrow), +staccato dall’armata del principe Federico Carlo, le cui +avanguardie stormeggiavano tra Auxerre e Montbard +e minacciavano insieme il fianco sinistro di Garibaldi +e le sue comunicazioni col sud. Erano insomma cinquantamila +uomini, muniti di potente e numerosa artiglieria +e forniti a dovizia d’ogni ben di Dio, contro +quindicimila soldati improvvisati, sprovvisti d’ogni +cosa più necessaria. +</p> + +<p> +È ben vero che il generale Garibaldi non era solo, +e che quasi a contatto della sua destra, tra Beaune +e Chagny, stava scaglionato tutto l’esercito dell’est, +passato allora sotto gli ordini del generale Crousat, +per ripassare tra poco sotto gli ordini del generale +Cremer; ma chi rammenti dall’un canto la funesta +dualità di comando che paralizzava le migliori intenzioni +dei due eserciti e l’antipatia che i generali francesi +avevano d’accordarsi col Condottiero italiano; +chi consideri dall’altro il modo veramente singolare +con cui que’ generali intendevano e facevano la guerra, +senza concetto, senza iniziativa, senza fede, vedrà che +Garibaldi non poteva fare assegnamento per operazioni +importanti che sopra sè stesso; e leggendo attentamente +la storia di quel tratto di campagna, si +<span class="pagenum" id="Page_563">[563]</span> +convincerà che se egli non fosse stato, nulla avrebbe +impedito all’esercito di Werder di marciare un mese +prima sopra Lione, e di sorprendere dietro la Loira il +generale Bourbaky in piena formazione. +</p> + +<p> +Tuttavia, come al solito, egli disse: «i’ mi sobbarco,» +e si mise all’opera. Fino a quei giorni i prussiani +avevano potuto scorazzare impunemente il paese e +con pochi ulani spadroneggiarlo. Da che entrò in +campo Garibaldi la scena mutò, ed essi pure dovettero +pensare un po’ più seriamente ai casi loro. Oramai +in quell’arte delle scoperte, dei volteggiamenti, delle +sorprese in cui si eran chiariti maestri, avevano trovato +un emulo, e un emulo degno di loro. D’ora in +poi non un bivio, non un villaggio, non un bosco, in +cui i formidabili scorridori tedeschi non incontrassero, +pronte a riceverli, anzi desiderose d’incontrarli, le pattuglie +dei franchi tiratori garibaldini. Il giuoco delle +allegre scorribande nel Morvan e sulla Costa d’Oro +era finito, quando non erano i superbi vincitori di +Sédan e di Strasburgo che ne pagavano le spese. +</p> + +<p> +Munita alla meglio Autun, scaglionatosi arditamente +da Epinac a Soubernon, Garibaldi non s’accontenta +di star sopra una inerte difesa; attacca, sorprende, +molesta egli stesso il nemico, e col moto +perpetuo sulla fronte, sui fianchi, alle spalle, gli nasconde +i suoi disegni. Così il 20 lancia a fondo la brigata +Ricciotti sulla colonna Zastrow, e il figliuolo fa +così bene la sua prima prova di comandante che sorprende, +a Châtillon-sur-Seine, una delle avanguardie +nemiche, le uccide dugento uomini, le porta via centosessanta +prigionieri,<a class="tag" id="tag382" href="#note382">[382]</a> e quattro carri di munizioni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_564">[564]</span> +</p> + +<p> +Ma di ciò non s’appagava. Da lungo tempo Garibaldi +mulinava di tentare un colpo di mano notturno +su Dijon, e nella sera del 24, lasciata parte delle forze +a guardia d’Autun, mosse colla 1ª e 3ª brigata Bossack +e Menotti, all’ardua impresa. Se non che la brigata +Bossack essendo incappata negli avamposti prussiani +di Velars, che avrebbe dovuto cansare, la sorpresa, +come accade di sovente, fu sventata e il disegno mutato. +Non per questo Garibaldi indietreggiò. Presa posizione +sulle alture e nei dintorni di Lantenay, Garibaldi +aveva concertato col capo di stato maggiore del +generale Cremer di attirare nella Val di Suzon l’inimico, +per lasciar modo ai Francesi di accostarsi a +Dijon da sud-est, e se era possibile penetrarvi. +</p> + +<p> +Ai Prussiani però importava troppo di non avere +un siffatto nemico, potrebbe dirsi, a ridosso; sicchè +intanto che egli meditava di attaccarli nelle loro posizioni +di Plombières, aggirandoli per nord-ovest, essi +si movevano ad attaccar lui nelle sue posizioni di +Lantenay aggirandolo per la strada di Prenois-Pasques, +d’onde lo scontro e quel che fu detta la battaglia di +Pasques. Garibaldi però, vigile sempre, aveva scoperto +fin dal mattino (26 novembre), la marcia del nemico, +sicchè non appena egli cominciò a spuntar colle avanguardie +su Pasques, potè salutarlo colle sue artiglierie. +Allora il combattimento s’accese, e Garibaldi in persona, +montato pel primo giorno a cavallo, lo dirigeva. +E quantunque il numero de’ Prussiani fosse da quel +lato minore (la sola brigata Degenfeld), la superiorità +della loro artiglieria era tale che la bilancia delle +forze traboccava ancora in loro favore. Tuttavia l’ardore +dei Garibaldini è in quel mattino grandissimo; +la legione italiana, condotta dal Tanara, si lancia alla +baionetta; alcune compagnie di <i>franchi tiratori</i>, guidati +<span class="pagenum" id="Page_565">[565]</span> +da Canzio, secondano il Movimento; la brigata +Delpeck spuntando da Ancey minaccia la destra di +Pasques, talchè i Prussiani, in presentissimo pericolo +d’essere tutti avvolti, si ripiegano disordinati su Prenois. +Colà però trincerati dietro le case, e protetti +dalle muraglie dei giardini, ripiglian la resistenza; +ma di là pure intrepidamente assaliti da ogni fianco +cominciano a vacillare ed a cedere terreno. Egli è allora +che Stefano Canzio, il quale in tutta quella campagna +manifestò doti d’intelligentissimo capitano, veduto +il balenar de’ nemici si pone a capo di quel +distaccamento di <i>cacciatori a cavallo</i> e di quelle poche +guide garibaldine, che facevan tutta la cavalleria +dell’esercito, raccozza quanti altri ufficiali e soldati a +cavallo gli cadon pel momento sotto mano, e formato +così un gruppo di forse centocinquanta cavalieri, si lancia +ventre a terra, Murat improvvisato, contro il fianco +sinistro dell’inimico sulla strada di Prenois-Darois, e +ne compie la rotta. +</p> + +<h3>XIX.</h3> + +<p> +«A Dijon, a Dijon,» gridaron tosto ebbri della vittoria +i Garibaldini. «Ebbene a Dijon,» rispose Garibaldi, +e cedendo ancora una volta al cattivo genio +degli assalti notturni, date poche ore di riposo alle +truppe, posti i carabinieri genovesi del Razzetto in +testa, dietro i legionari italiani e i <i>francs-tireurs</i> di +Ricciotti, in ultimo i tre battaglioni dei <i>mobiles</i>, in sul +cader della sera per la strada di Val Suzon si pose in +marcia. +</p> + +<p> +La notte era già calata e tutto fin presso a Talant +era andato a seconda. Il Generale in una carrozzetta +ferma sulla strada, rassegnava, a mano a mano +<span class="pagenum" id="Page_566">[566]</span> +che passavano, le sue milizie e gridava loro: «Avanti, +figliuoli: alla baionetta, non un colpo di fucile,» accompagnando +il passo marziale de’ suoi con un suo +inno patriottico, che egli aveva composto in quei giorni +e che suonava così: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i05"> Aux armes! aux armes! aux armes!</p> +<p class="i06"> L’étranger veut nous envahir,</p> +<p class="i06"> Aux armes! aux armes!</p> +<p class="i06"> Nous saurons le punir.</p> +<p class="i01">Vous osez menacer la France,</p> +<p class="i02"> Souverains pleins d’arrogance;</p> +<p class="i02"> Oubliez-vous qu’en cent combats</p> +<p class="i02"> Vos phalanges fuyaient</p> +<p class="i02"> Au seul bruit de nos pas,</p> +<p class="i02"> Et vos trônes brisés</p> +<p class="i02"> Tombaient avec fracas?</p> +<p class="i05"> Aux armes! etc.</p> +<p class="i01">Pour asservir notre patrie</p> +<p class="i02"> S’est formée une ligue impie;</p> +<p class="i02"> Les rois nous préparent des fers.</p> +<p class="i02"> Vainqueurs de l’Univers,</p> +<p class="i02"> A nous des fers? A nous des fers?</p> +<p class="i05"> Aux armes! etc.</p> +</div></div> + +<p> +Ma all’entusiasmo latino stava per rispondere ben +presto la solidità tedesca. Sorpresi a Hauteville dai +carabinieri del Razzetto, gli avamposti di Degenfeld +danno in volta disordinata, e dietro loro i franchi +tiratori di Ravelli e di Ricciotti si avanzano arditamente +fin sotto Talant; ma il nemico s’è già riavuto +dalla prima sorpresa; il 1º battaglione del 2º reggimento +badese, fiancheggiato da batterie a mitraglia, +si spiega sulla strada accogliendo con rapide scariche +su quattro righe gli assalitori: i mobili, nuovissimi +al fuoco, nuovissimi a quelle imprese notturne, infilati +dalla moschetteria e dalla mitraglia, rompono, si scompigliano, +rigurgitano in grandissimo tumulto, trascinando +nel loro vortice i più audaci e volonterosi. Invano +<span class="pagenum" id="Page_567">[567]</span> +Garibaldi dalla sua carrozza, esposto egli pure +alla grandine dei colpi nemici, urla, prega, bestemmia, +vuol farsi portare innanzi a forza di braccia: non c’è +genio o virtù di Capitano che imponga ad un esercito +vinto da un timor pánico; e quando il pánico lo +prende di notte, nessuna potenza umana che lo salvi. +</p> + +<p> +Ma che cosa faceva, intanto che i Garibaldini attaccavano +due volte in un giorno il nemico, che cosa +faceva il generale Cremer co’ suoi dodicimila uomini +scaglionati da Beaune a Chagny, a quattro ore di marcia +da Dijon? «Dobbiamo supporre, esclama il generale +Bordone, ch’essi siano stati battuti e schiacciati, +poichè conoscendo il forte conflitto, che durava dal +mezzogiorno in poi, non diedero segno di vita.<a class="tag" id="tag383" href="#note383">[383]</a>» +</p> + +<p> +A Garibaldi frattanto fu giuocoforza battere in ritirata. +Rioccupate nella notte le sue posizioni di Lantenay-Commarin, +al mattino vegnente, 27, mentre il +generale Werder con due colonne convergenti si preparava +a circuirlo e tagliargli la via, riusciva a sgusciargli +dalle mani col grosso delle sue forze, e fatta +fronte due giorni ad Arnay-le-Duc, il 30 novembre +rientrava, senza lasciarsi dietro nè feriti nè prigionieri, +in Autun.<a class="tag" id="tag384" href="#note384">[384]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_568">[568]</span> +</p> + +<p> +Colà però il nemico non tardò a rendergli la visita +di Dijon. Solo Garibaldi la presentiva; e datone +avviso al Cremer, che prometteva ancora il suo aiuto, +faceva munire d’artiglierie le due strade di Saint-Martin +e Saint-Symphorien, d’onde il nemico doveva +infallibilmente sbucare. +</p> + +<p> +Se non che la guardia di Saint-Martin era stata +affidata a certo Chenet, comandante la <i>Guerrilla +d’Orient</i>, che nella notte dal 30 novembre al 1º dicembre, +senza ordine, senza perchè, come si lascia una +villeggiatura, scomparve, abbandonando nelle mani dei +Tedeschi quella posizione importantissima. Era una +vigliaccheria inaudita, una patente diserzione in faccia +al nemico; il Chenet fu da un regolare Consiglio di +Guerra condannato alla degradazione ed alla morte +(graziato poi della vita per troppa generosità di Garibaldi); +ma frattanto il danno era avvenuto e il nemico, +forte di tutta la brigata Kettler, di un reggimento +dragoni e di tre batterie, era già, prima che fosse avvertito, +ai sobborghi della città. Nulla di meno, trovò +resistenza degna di lui. Intanto che i <i>francs-tireurs</i> +di Ricciotti e i volontari della Legione italiana, fiancheggiati +da due battaglioni di <i>mobiles</i>, ributtavano +il nemico dai sobborghi e ricuperavano Saint-Martin, +le batterie garibaldine, collocate da Garibaldi, controbattevano +felicemente le prussiane, Menotti arrestava +sulla destra la colonna di Saint-Symphorien e frustrava +il movimento girante d’un’altra dalla foresta +di Vesvres; talchè in meno di due ore, l’assalitore era +forzato a dar volta su tutti i punti. Ed a compiere +la vittoria che i Garibaldini per mancanza di cavalleria +non poterono proseguire, il generale Cremer riusciva +a cogliere le retroguardie dei fuggenti presso +Châteauneuf, rimeritato per ciò da elogi eccessivi di +<span class="pagenum" id="Page_569">[569]</span> +Garibaldi, il quale l’aveva fatto avvertire della rotta +dei Prussiani e l’aveva posto in grado, usando un +po’ d’energia e di solerzia, di circuirli e annientarli.<a class="tag" id="tag385" href="#note385">[385]</a> +</p> + +<h3>XX.</h3> + +<p> +Le marcie e i combattimenti di quell’ultima settimana +di novembre avevano gravemente danneggiato +la debole compagine dell’esercito dei Vosgi, e Garibaldi +fu costretto ad occupar gran parte del dicembre +ad accrescerlo, riordinarlo e soprattutto fornirlo +di quanto fino allora l’avara mano del governo di Tours +gli aveva fatto desiderare. +</p> + +<p> +Infatti l’esercito s’era ingrossato fino a sedicimila +uomini; una seconda batteria di campagna le era stata +aggiunta; una certa unità d’armamento e d’assise +cominciava ad ottenersi; soltanto difettava sempre di +cavalli e gl’intrighi del Frapolli a Lione che arrestava +i Volontari accorrenti a Garibaldi, i pettegolezzi del +Quartier generale e le animosità dei generali francesi +duravano ancora. +</p> + +<p> +Ad aggravar le disgrazie nella seconda metà di +quel mese, Garibaldi fu ripreso da uno de’ suoi consueti +accessi di artritide, che lo inchiodò per parecchi +<span class="pagenum" id="Page_570">[570]</span> +giorni in letto, obbligandolo ancora, come nel Trentino, +a far la guerra dalla sua camera, per divinazione. +</p> + +<p> +E tuttavia la sua alacrità non rallentò un istante. +Il gran disegno, che, secondo il signor Gambetta e +il suo ispiratore signor De Serre, doveva salvare la +Francia, la punta cioè di Bourbaky su Belfort con +l’intendimento di liberare quella fortezza, riafferrare +l’Alsazia e troncare gli eserciti germanici dalla loro +base, sembrava maturo, e non restava più che concertare +gli ultimi particolari della sua esecuzione. In +vero Garibaldi non approvava quel disegno. A parer +suo era un errore da cima a fondo: «errore perchè di +quanta gente staccavasi dalla Loira, di altrettanta il +nemico ringagliardiva le linee che stringevano la capitale; +errore perchè lasciava isolato Chanzy contro il +Principe Federico, che Bourbaky avrebbe dovuto assalire, +e contro il Duca di Mecklemburgo; errore perchè +prima che Bourbaky, con la solita lentezza francese, +si fosse avvicinato a Belfort, Werder avrebbe +spedito rinforzi: errore soprattutto, secondo lui, perchè +muovendo sul suolo ghiacciato, sotto l’incessante +fioccare della neve, una giovine truppa, nuova ai disagi, +sarebbe stata affranta dalle fatiche e dagli stenti, +prima di cominciare i combattimenti. Io (esclama la +signora Jessie Mario, angelo confortatore dei feriti e +degli ammalati, in quella campagna) l’udii favellare in +questo senso con accento di profonda afflizione e non +c’è sillaba che i fatti non abbiano con precisione confermato.<a class="tag" id="tag386" href="#note386">[386]</a>» +</p> + +<p> +Tuttavia quando la impresa fu decisa, egli fu pronto +a cooperarvi con tutte le sue forze. La parte assegnatagli +<span class="pagenum" id="Page_571">[571]</span> +era di coprir il fianco sinistro del Bourbaky dalla +Saona fino ai Vosgi, al quale scopo gli era stato promesso, +non sapremmo se per la terza o quarta volta, +di porre sotto i suoi comandi la divisione Cremer; ma +quantunque questa promessa non fosse mai mantenuta, +il Generale accettò il carico impostogli, e prima ancora +che il Bourbaky fosse giunto a Châlons-sur-Saone, era +già all’opera. Intento soprattutto a disturbare la congiunzione +del corpo di Zastrow con quello di Werder, +lanciava in mezzo a loro le due brigate di Ricciotti e +di Lobbia (succeduto al Delpeck nel comando della 2ª) +coll’ordine di distruggere ponti, eseguir sorprese, arrestar +convogli; e i due valenti sanno destreggiarsi +così bene che il Ricciotti batte più volte il nemico +nei dintorni di Montbard; il Lobbia, dopo aver campeggiato +vittoriosamente per oltre una settimana nell’altipiano +di Langres, riesce a penetrare in questa +fortezza ed a destarvi l’assonnata energia de’ suoi difensori. +</p> + +<p> +Ma la marcia di Bourbaky era stata troppo strombettata +a quei giorni dagli stessi suoi ordinatori, perchè +potesse più essere un segreto per chicchessia; +laonde il Werder, avvertito l’avvicinare del nuovo nemico, +fra il 28 e il 29 dicembre abbandonava Dijon, +per ristringersi a Vesoul e porsi in grado di proteggere +gli assedianti di Belfort dall’assalto che li minacciava. +E allora fu ordinato a Garibaldi di occupare +e difendere <i>inébranlablement</i> Dijon, e quantunque +egli preferisse appostarsi col grosso a Dôle, dove fin +da principio aveva intravveduto il pernio delle operazioni +nel sud-est, e che inconsultamente abbandonata +dal Cremer sarà fra poco la porta per la quale +Manteuffel sbucherà sul dosso di Bourbaky, tuttavia +obbedì ancora, e tra il 5 e il 6 fu con tutte le sue +<span class="pagenum" id="Page_572">[572]</span> +genti nella capitale della Costa d’Oro. E quivi, afforzata +di opere temporanee la città, occupate le forti posizioni +che da Plombières passando per Talant, chiave +loro, si spiegano a ventaglio fino a Saint-Apollinaire, +spingeva scoperte in tutti i sensi, sorprendeva talvolta +gli avamposti nemici, ma non era certo da temersi +fosse sorpreso egli stesso. +</p> + +<p> +Se non che il Quartier generale prussiano prendeva +una risoluzione, che mutava interamente anche +nel sud-est lo stato delle cose. Un nuovo esercito era +formato sotto gli ordini del generale Manteuffel, il +quale aveva appunto per iscopo di gettarsi sull’esercito +di Bourbaky e, a seconda dei casi, o attraversargli +la strada di Belfort, o metterlo tra due fuochi e schiacciarlo. +E già verso la metà di gennaio il generale Manteuffel +aveva cominciato l’esecuzione del suo disegno; +marciando rapido da Châtillon-sur-Seine sopra Vesoul, +e facendosi coprire dagli attacchi eventuali di Garibaldi +colle due colonne Dannenberg e Kettler, la prima delle +quali stormeggiava già tra Bagneux-les-Juifs e Darcey,<a class="tag" id="tag387" href="#note387">[387]</a> +l’altra camminava dietro a lui tra Nuits e Montbard. +</p> + +<h3>XXI.</h3> + +<p> +Avvennero per tal modo le tre giornate di Dijon. +La mattina del 21 la brigata Kettler compariva sulle +alture di Hauteville in faccia a Talant e apriva contro +queste posizioni e contro quelle di Fontaine un +fuoco micidiale. Nel medesimo tempo numerosi battaglioni +si spingevano nella pianura che si stende tra +<span class="pagenum" id="Page_573">[573]</span> +Hauteville, Daix, Talant e Fontaine, intanto che un’altra +colonna nemica accennava una diversione dal lato di +Plombières sull’estrema sinistra francese. Ma sei pezzi, +posti in posizione e diretti da Garibaldi in persona +sui poggi di Talant, arrestavano tosto con tiri ammirabili +l’avanzar del nemico, smontando parecchi dei +suoi cannoni; talchè dopo un breve e felice duello d’artiglieria, +Garibaldi potè lanciar all’attacco le sue colonne. +E allora da Plombières, da Hauteville, da Talant, +da Fontaine, Canzio, Tanara, Menotti, Ravelli +(primi sempre gl’Italiani e i <i>francs-tireurs</i>, oscillanti +come al solito i <i>mobiles</i>), irrompono con grandissimo +impeto; gli approcci di Talant, dove stava Menotti, +sono più fieramente disputati; ma alla fine ripetute +le cariche, apparsi sull’estrema destra del nemico tra +Darois e Messigny gl’infaticabili volteggiatori di Ricciotti, +il nemico fu ricacciato fino a’ suoi accampamenti +al di là di Messigny. Fu bella e meritata vittoria, +e Garibaldi superbo, non per sè ma pe’ suoi +bravi compagni, ne telegrafava l’annunzio a sua figlia +Teresita in questo tenore; +</p> + +<p> +«Attaccati vigorosamente dal nemico, l’abbiamo +costretto a ritirarsi dopo dieci ore di combattimento: +l’esercito de’ Vosgi ancora una volta ha ben meritato +dalla Repubblica.» +</p> + +<p> +Grande però la strage in ambi i campi, lamentata +fra tutte l’ecatombe degli Italiani: e Imbriani e Perla +e Cavallotti e Pastoris e Bassi e Gnecco e Settignani +e Leonardi e Valdata e Cerruti e Ricci e Canova e +Cecchini e altri ed altri ancora, primo fra tutti per +la nobile vita, e per la fine miseranda, lo stesso generale +Bossack, trovato cadavere due giorni dopo sull’orlo +d’un bosco verso Darois; forse abbandonato +da’ suoi, probabilmente morto solo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_574">[574]</span> +</p> + +<p> +Non si rassegnò a questo scacco il nemico, e all’indomani +si preparò a rinnovare l’assalto. Ma Garibaldi +era, s’intende, pronto a riceverlo; non così per +altro tutti i Digionesi. Narra il Bordone che nella notte +stessa dal 21 al 22 un notaio di Messigny accompagnato +dal <i>Maire</i> di Dijon e da un generale Pellissier, +cui il governo di Bordeaux aveva confidato il comando +delle <i>Guardie mobili</i> concentrate in Dijon, fa +svegliare Garibaldi per annunziargli, tutto ansante, +aver il generale Kettler ricevuto nella notte grandi +rinforzi, essere deliberato a riattaccare al dì seguente +la città ed a bombardarla se resisteva; scongiurarlo +quindi a salvar Dijon dal certissimo eccidio. +</p> + +<p> +Il Generale prese allora dalle mani del notaio il +foglio sul quale era scritto il salvacondotto prussiano, +guardò gli astanti con una di quelle occhiate che +soltanto coloro che gli erano famigliari potevano comprendere, +e disse: «Va bene, Signore: è questo tutto +quanto avete a dirmi?» +</p> + +<p> +«Sì, Generale,» fece il notaio.... «Ebbene, replicò +Garibaldi, potete tornarvene, per non mancare alla +vostra parola; ma dite a quello che vi ha dato questo +salvacondotto, che l’aspetto e che se egli non +viene andrò io a cercarlo: generale Bordone, fate accompagnare +questo signore agli avamposti e buona +notte agli altri.<a class="tag" id="tag388" href="#note388">[388]</a>» +</p> + +<p> +I Prussiani tornarono infatti, men numerosi però +che il giorno precedente e forse più per riconoscere e +tener occupato il loro nemico che per ritentare l’assalto; +ma anche quel giorno i <i>mobiles</i> cui toccava +l’onore della prima linea, capitanati dal colonnello +Lhost, che vi lasciò da prode la vita, ributtarono gli +<span class="pagenum" id="Page_575">[575]</span> +assalitori, e Garibaldi potè ancora annunciare al governo +di Bordeaux: «Oggi combattimento meno serio +di quelli di ieri, ma più decisivo, che obbligò il nemico +alla ritirata inseguito questa sera dai nostri franco-tiratori.» +</p> + +<p> +Ma l’attacco finale e decisivo il generale Kettler +l’aveva serbato per il 23. Ristorato di truppe fresche +e d’artiglierie, mosse per la strada di Langres prendendo +per obbiettivo il castello di Pouilly, mascherando +il suo movimento con una finta aggirante sulla +strada Saint-Apollinaire. Ma quel giorno a riceverli +c’erano le genti di Ricciotti e del Canzio, che raccolta +a Lione un’altra schiera di Volontari italiani e +staccati qua e là i frammenti d’altri corpi, era riuscito +a formare una 5ª brigata, di cui era stato posto +a capo. Il castello di Pouilly, meta della battaglia, fu +perduto dai Franco-Italiani, riguadagnato e riperduto +tre volte; ma alla fine l’entrata in azione di Menotti +Garibaldi sulla strada di Langres, il valor disperato +di Ricciotti e di Canzio, una carica di cavalleria +sostenuta con sufficiente valore dai <i>mobiles</i> del +Jura, ridiedero il contrastato castello in mano ai loro +primi possessori. Allora le veci sono mutate, gli assalitori +divengono assaliti; e il 1º battaglione del 61º di +Pomerania, incaricato di sostenere la ritirata, mirabile +di costanza e di solidità, ravvolto da un turbine +di fuoco, perde circa la metà de’ suoi, ma non cede il +terreno che a notte alta, quando la battaglia era perduta. +Ed avvenne così che i franchi-tiratori di Ricciotti +entrando nella fattoria dove il 61º aveva fatto le ultime +prove, sotto un mucchio di cadaveri e di rovine, +accanto al suo alfiere morto, trovarono coll’asta +spezzata quella bandiera prussiana, che fu l’unico +trofeo di quella campagna, entrato a tener compagnia +<span class="pagenum" id="Page_576">[576]</span> +a quelli di Jena e di Auerstaedt nel <i>Duomo +degli Invalidi</i>. +</p> + +<p> +E Garibaldi che tutto il giorno era stato dove più +infuriava la mischia e che poco mancò non restasse +crivellato da una scarica quasi a bruciapelo, fattagli +da una mano di nemici imboscati, Garibaldi salutò +la chiusa di quelle tre eroiche giornate con questo +manifesto scritto in francese e di cui crederemmo scemare +il valore storico, voltandolo in altra lingua. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Aux braves de l’armée des Vosges, +</p> + +<p> +»Eh bien! vous les avez revus les talons des terribles +soldats de Guillaume, jeunes fils de la liberté! Dans deux +jours de combats acharnés, vous avez écrit une page bien +glorieuse pour les annales de la République, et les opprimés +de la grande famille humaine salueront en vous encore une +fois les nobles champions du droit et de la justice. +</p> + +<p> +»Vous avez vaincu les troupes les plus aguerries du +monde, et cependant vous n’avez pas exactement rempli les +règles qui donnent l’avantage dans la bataille. +</p> + +<p> +»Les nouvelles armes de précision exigent une tactique +plus rigoureuse dans les lignes de tirailleurs; vous vous +massez trop, vous ne profitez pas assez des accidents de +terrain, et vous ne conservez pas le sang-froid indispensable +en présence de l’ennemi, de sorte que vous faites toujours +peu de prisonniers; vous avez beaucoup de blessés, et l’ennemi, +plus astucieux que vous, maintient, malgré votre bravoure, +une supériorité qu’il ne devrait pas avoir. +</p> + +<p> +»La conduite des officiers envers les soldats laisse beaucoup +à désirer; à quelques exceptions près, les officiers ne +s’occupent pas assez de l’instruction des miliciens, de leur +propreté, de la bonne tenue de leurs armes, et enfin de +leurs procédés envers les habitants qui sont bons pour nous +et que nous devons considérer comme des frères. +</p> + +<p> +»Enfin, soyez diligents et affectueux entre vous, comme +vous êtes braves; acquérez l’amour des populations dont +<span class="pagenum" id="Page_577">[577]</span> +vous êtes les défenseurs et les soutiens, et bientôt nous secouerons +jusqu’à l’anéantir le trône sanglant et vermoulu +du despotisme, et nous fonderons sur le sol hospitalier de +notre belle France le pacte sacré de la fraternité des nations. +</p> + +<p class="indr"> +»Signé: G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<p> +Intanto che Garibaldi, fedele al mandato ricevuto, +difendeva a quel modo Dijon, il Bourbaky, sbaragliato +dal Werder alla Lisaine (18 gennaio), era ributtato +su Besançon; dove incalzato da nord-est dallo stesso +generale che l’aveva vinto, serrato da sud-ovest dal +7º corpo di Manteuffel, già penetrato per Dôle (come +Garibaldi aveva preveduto) fino a Mouchard e Salins, +non vedeva dietro a sè altro scampo che la via di Pontarlier +e una ritirata precipitosa per i passi del Giura. +Se non che, chiusi in men di ventiquattr’ore dalla rete +degli eserciti vincitori anche quegli ultimi valichi, il misero +Bourbaky disperò; e dopo aver tentato invano +di bruciarsi le cervella, rassegnò il comando dell’ormai +disfatto suo esercito al generale Clinchant, affinchè +dove e come potesse lo riducesse in salvo. +</p> + +<p> +Garibaldi però non se ne stava inerte, e appena +conosciuto il primo rovescio del Bourbaky, del quale +era rimasto fino al 27 senza notizie, lanciava, senza +abbandonare Dijon sempre minacciato, tutte le forze +di cui poteva disporre sui fianchi del Manteuffel, facendo +occupare Saint-Jean de Losme da Menotti e +Mont Roland presso Dôle da Baghino, e portando egli +stesso il suo Quartier generale a Mondaine. Nè colà +s’arrestava; all’appello di Clinchant, ormai chiuso in +Pontarlier, si gettava con mosse arditissime colla 4ª +e 5ª brigata sulle spalle dei Prussiani verso Bourg e +Lons-le-Saulinier, deciso comunque ad aprire un varco +all’esercito amico; ma il 29 mattina giungeva a lui +<span class="pagenum" id="Page_578">[578]</span> +pure la notizia dell’armistizio di ventun giorni conchiuso +a Versailles, e l’ordine di fermarsi sui posti +occupati. +</p> + +<p> +Non era quello il voto di Garibaldi e de’ suoi seguaci, +tuttavia si riconfortò nel pensiero che la tregua +gli avrebbe dato modo di riordinare e agguerrire +il suo esercito, ponendolo in grado di compiere +più segnalate imprese a servizio della Repubblica. +Quale non fu invece la sua meraviglia nel sentire +che tutti gli eserciti militanti nel Giura, nel Doubs +e nella Costa d’Oro erano esclusi dalla tregua e che +tanto a lui quanto al Clinchant era imposto di correre +ancora la sorte dell’armi, e far fronte al nemico! +</p> + +<p> +Nè il combattere l’avrebbe sgomentato; ma dietro +quell’annunzio ne seguiva quasi subito un altro, che +l’esercito dell’Est oramai serrato nelle tanaglie di +ferro del Werder e del Manteuffel, già a mezzo disfatto +dagli stenti e dalle diserzioni, s’era buttato per +perduto oltre la frontiera svizzera, abbandonando così +lui solo alle prese co’ formidabili nemici da cui fuggiva. +Vide tosto il pericolo l’Eroe italiano; se indugiava +un giorno solo, la tagliuola in cui era caduto +il Bourbaky avrebbe stritolato lui pure, condannandolo +inesorabilmente ad essere come la più parte de’ generali +francesi «ingabbiato sui vagoni del bestiame» +e tradotto prigioniero in una fortezza tedesca. +</p> + +<p> +Non perdette però un istante; corse a Dijon, e +mentre Menotti sulla strada di Saint-Apollinaire, Baghino +a Mont Roland continuavano ancora a respingere +le scorrerie de’ nemici, che tentavano avvilupparli, +Garibaldi prepara dietro di loro la ritirata di tutto +l’esercito, che in ordine perfetto, senza perder nè un +uomo, nè un carro, nè un cannone, si compie per la +strada comune di Autun e la ferrata di Beaune-Chagny, +<span class="pagenum" id="Page_579">[579]</span> +e restituisce così intatto alla Francia l’esercito ch’essa +gli aveva confidato. +</p> + +<p> +Ed oramai il destino aveva detto la sua ultima parola. +Il Governo aveva convocato in Bordeaux un’assemblea +di rappresentanti, che aveva principalmente +per mandato di deliberare sui preliminari conchiusi a +Versailles; e Garibaldi, eletto, per Algeri, rimise il comando +dell’esercito nelle mani del figlio Menotti e si +recò all’Assemblea. Quivi pure due partiti tenevano il +campo: i rivoluzionari di tutte le tinte, per la guerra a +oltranza: i conservatori in massa, mescuglio di bonapartisti, +legittimisti, borghesi, <i>rurali</i>, per la pace ad +ogni costo. I primi accolsero Garibaldi con ovazioni +frenetiche, i secondi con oltraggi bestiali. Calmo in +mezzo al tumulto babelico, l’Eroe chiese di parlare +e non gli fu concesso. Allora uscì dalla Camera, rassegnò +l’ufficio di deputato, salutò con un altro proclama +i suoi fedeli dell’esercito de’ Vosgi, e triste, +scorato, schivando le pubbliche manifestazioni, fuggendo +persino le visite degli amici, nulla avendo accettato +per sè, nulla avendo chiesto per i suoi, se ne +tornò nel romitaggio della sua Caprera. +</p> + +<h3>XXII.</h3> + +<p> +Fu quella l’ultima stagione campale dell’Eroe e +non poteva chiudere con azione più cavalleresca la +sua cavalleresca epopea. Mille pensieri potevano trattenerlo; +ma nella Francia caduta egli non vide che +un grande e miserando infortunio, ed accorse a sollevarlo. +Ciò basta alla sua gloria. Non ridiremo per +altro quello che pure è ritornello obbligato di tutti i +discorsi, ch’egli sia andato a quell’impresa soffocando +i ricordi di Roma, di Nizza e di Mentana, perchè ciò +<span class="pagenum" id="Page_580">[580]</span> +non è. Noi vogliamo il nostro Eroe grande, ma lo +vogliamo soprattutto vero. Garibaldi distingueva due +Francie: quella di Napoleone, e quella del Popolo +francese; la prima aveva rubato all’Italia Nizza e +Roma, e non le avrebbe perdonato mai; la seconda +non era stata che la vittima inconscia e lo strumento +involontario del predatore, e per essa gli era parso +il più semplice dei doveri offrire il sangue e la vita. +</p> + +<p> +Epperò non è vero ch’egli siasi offerto alla Francia +soltanto quando vi fu proclamata la Repubblica; ma +è verissimo che se vi fosse durato l’Impero, egli non +vi sarebbe andato mai. Della sua andata in Francia +non avrebbe fatto mai una questione astratta di Monarchia +e Repubblica (non la fece nemmeno in Italia), +e qualunque fosse il governo prescelto dal popolo +francese, egli non avrebbe consultato che i diritti della +sventura e i doveri della fratellanza, e sarebbe accorso; +ma ne avrebbe fatto sempre una questione di Bonapartismo. +Convien prendere l’uomo qual era. Il suo +amore alla Francia aveva per confine l’odio al Bonaparte: +finchè essa tollerava quell’uomo, e volontaria +o no se ne faceva complice e satellite, non meritava +più che un braccio si levasse per lei, e conveniva +che il suo destino si adempisse. +</p> + +<p> +Libera invece del Bonaparte, ecco che la Francia +si trasfigura: i suoi vizi scompaiono; le sue virtù ingigantiscono; +essa torna la grande, la forte, la invincibile, +la madre della libertà, la nutrice dell’incivilimento, +caduta un istante, per colpa non sua, sotto il +ferro d’un despotismo parente a quello onde s’è appena +liberata, ma che è dovere di quanti uomini liberi +sono nati da quel seno, ed hanno succhiato quel +latte, di rialzare e redimere. +</p> + +<p> +Magnanimo illuso! Nemmeno l’accoglienza fatta a +<span class="pagenum" id="Page_581">[581]</span> +lui medesimo valse ad aprirgli gli occhi. Stimarono +grande mercè concedere a quel Capitano di ventura +una condotta; gli avareggiarono prima gli uomini, poi +le armi, poi le vesti; sdegnarono ch’egli comandasse ad +una sola compagnia dell’esercito regolare; avrebbero +reputato sacrilego che un solo de’ loro più ignoti generali +ubbidisse a’ suoi ordini; lo tormentarono infine +per quattro mesi di angherie, di sospetti, di calunnie, +ed egli impavido e rassegnato a tutto, ingollò fino al +fondo l’aceto e il fiele di che lo abbeverarono; e quando +suo figlio e suo genero, stanchi ormai delle incessanti +vessazioni, gli fanno dire che se durano ancora avrebbero +dato le loro dimissioni: «Ebbene, dice, vadano +pure: faremo la guerra anche senza di loro.» +</p> + +<p> +E quella guerra, la fece come nessuno dei generali +che si sarebber creduti umiliati di ubbidirlo, seppe +farla. Fra lui e i suoi Luogotenenti, sempre però ispirati +da lui, sostenne nel corto spazio di quattro mesi +oltre venti combattimenti, de’ quali le giornate di Pasques +e di Dijon vere battaglie, ed eccettuato il fallito +colpo notturno di Dijon non fu battuto mai. Soccorse +i generali francesi suoi vicini, e non ne fu soccorso: +vide fin dal primo giorno l’importanza di Dôle, e non +fu per colpa sua se gli eserciti nemici la ripresero +senza colpo ferire. +</p> + +<p> +Fu detto che egli ignorò la mossa del generale +Manteuffel e che questi lo tenne a bada con una sola +brigata; ma basti rileggere con un istante di spassionatezza +la storia di quella campagna per vedere quanto, +in quella asserzione, vi sia d’ingiusto e di falso. +</p> + +<p> +«Il passaggio dell’armata di Manteuffel al nord +(dice Garibaldi stesso)<a class="tag" id="tag389" href="#note389">[389]</a> per aiutare quella di Werder +<span class="pagenum" id="Page_582">[582]</span> +era noto a me come alle mie quattro brigate: la seconda +comandata dal colonnello Lobbia, e la quarta +da Ricciotti manovravano insieme a tutti i nostri +corpi di <i>francs-tireurs</i>, ed erano distaccate per contrariare +la congiunzione degli eserciti nemici.» +</p> + +<p> +Che poi il Manteuffel abbia baloccato Garibaldi +con una sola brigata è ancora più falso. Anzitutto, +e qui preghiamo i militari a guardare la Carta e a +leggere le storie ufficiali, fino al 17 o 18 di gennaio +Manteuffel fu incerto se prendere la strada di Dijon o +quella di Vesoul, sicchè fino a quel giorno le sue +avanguardie avviluppavano può dirsi Dijon alla distanza +di una giornata di marcia, e certo in quel +momento non si vorrà pretendere che Garibaldi solo +andasse a dar di cozzo nell’intera armata del Generale +prussiano. In secondo luogo è affatto inesatto che +quando il Manteuffel decise di continuare per Vesoul +egli si lasciasse addietro per ischermo soltanto la brigata +Kettler; fino dal 21 sera c’era la divisione Zastrow +che manovrava sempre nei dintorni di Montbard, e +Garibaldi, che aveva nemici di fianco, di fronte, da +tutti i lati, sopra un’area di oltre cinquanta chilometri, +non poteva certo supporre, come non era, che +quelle truppe appartenessero ad una sola brigata. +</p> + +<p> +Finalmente è vero che la brigata Kettler fu la sola +ad attaccare Dijon, dimostrando in quelle tre giornate +un valore ed un ardimento veramente mirabili; ma +ciò non conduce a concludere che le sue forze fossero +così sproporzionate a quelle del nemico che assaliva; +o che anche, data la sproporzione, questi potesse far +di più che respingere l’attacco. Non era sì grande +la sproporzione: poichè la brigata Kettler, rinforzata +da un reggimento di cavalleria, contava pur sempre +i suoi diecimila combattenti; mentre Garibaldi non +<span class="pagenum" id="Page_583">[583]</span> +poteva opporgli che il vecchio esercito dei Vosgi scemato +allora della brigata Lobbia, chiusa in Langres, +cioè circa sedicimila uomini, una metà dei quali <i>mobiles, +moblots</i> e <i>mobilisés</i>, gente che si batteva intermittentemente, +o non si batteva affatto.<a class="tag" id="tag390" href="#note390">[390]</a> +</p> + +<p> +Ma ammessa pure dalla parte garibaldina una tal +quale superiorità numerica (troppo pareggiata dalla +inferiorità morale), chiediamo a tutti gli uomini che +in siffatte questioni vedono lume, che cosa poteva far +Garibaldi assalito così gagliardamente per tre giorni, +se non ributtare gli assalti, e conservare quella città +che il governo di Bordeaux gli replicava ogni giorno +di difendere <i>inébranlablement</i>? Forse si pretenderebbe +che co’ suoi diciottomila uomini egli dovesse al tempo +stesso batter Kettler e assalir Manteuffel, forte di ben +sessantamila, il quale, sia detto per soprappiù, il 21 +mattina non aveva più nemmeno l’inquietudine di +Bourbaky già disfatto il 18 alla Lisaine? +</p> + +<p> +Poteva, è vero, tentarlo dopo, quando respinto il +Kettler e rinforzato di nuove milizie e nuove artiglierie, +la condizione disperata del Bourbaky richiedeva +uno sforzo disperato, e sappiamo che lo tentò. +Lo tentò; ma la nostra molta fede nel genio di Garibaldi +non va sino al punto di credere che il suo +temerario tentativo<a class="tag" id="tag391" href="#note391">[391]</a> sarebbe approdato. Lo sfacelo +dell’esercito di Bourbaky era cominciato molto prima +della sconfinata di Pontarlier; e non c’era più forza +umana che lo potesse arrestare. Garibaldi avrebbe +sacrificato inutilmente il suo esercito, il suo nome, +<span class="pagenum" id="Page_584">[584]</span> +forse la sua vita, ma non avrebbe potuto mutare i +decreti della sorte. +</p> + +<p> +Tutto quanto un uomo, un soldato, un cittadino +poteva fare per la più cara, la più diletta delle patrie, +Garibaldi lo fece per la Francia; e ciò spiega +sempre più perchè gli imbastigliati di Gravelotte e +di Sédan, i capitolati di Metz e di Parigi non gli abbiano +perdonato mai l’oltraggio di quel beneficio. +Soltanto dopo la sua morte una parte della Francia +parve voler cancellare l’ingratitudine dell’altra parte, +decretando espressioni di pubblico cordoglio; e noi ne +siamo lieti, non già per Garibaldi, che oramai «s’è +beato e ciò non ode,» ma per l’onore della Francia +stessa. +</p> + +<figure class="break-before"><a id="fill-584a-inl"></a> + <img src="images/ill-584a-inl.jpg" alt=" "> +<figcaption>SCHIZZO TOPOGRAFICO +della +CAMPAGNA DI FRANCIA — 1870 (<a href="images/ill-584a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption> +</figure> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_585">[585]</span> +</p> + +<h2 id="cap13"><span class="smcap">Capitolo Decimoterzo.</span> +<span class="smaller">ULTIMI ANNI.<br> +[1871-1882.]</span></h2> +</div> + +<h3>I.</h3> + +<p> +Triste il narrare questi ultimi anni: triste, come +lo spettacolo d’una grandezza che decade e sopravvive +a sè stessa. Garibaldi non è oramai che il fantasma +d’un gigante, costretto a strascinare sulla terra +il peso della sua passata grandezza e ad assistere lentamente, +faticosamente alla propria consunzione. Il +leone manda ancora dal suo antro solitario qualche +ruggito d’amore e di collera; ma l’ugna, l’ugna che +lo rese terribile e glorioso nelle pugne del suo tempo, +affievolita dagli anni e dall’infermità, pende inerte +dal suo tronco invecchiato, e lo danna ad un ozio che +è il più tormentoso de’ suoi mali e, forse, il più funesto +dei suoi nemici. +</p> + +<p> +Perocchè la fortuna che fu larga al nostro Eroe di +tanti favori, gli rifiutò tuttavia il più grande: quello +di giacere sull’ultima orma delle sue vittorie e di +morire a tempo. Parole crudeli a quanti lo conobbero +e lo amaron vivo, ma di cui i futuri sapranno estimare +l’alta pietà. +</p> + +<p> +È giusto, infatti, è doveroso che a noi suoi contemporanei, +<span class="pagenum" id="Page_586">[586]</span> +commossi tuttora dalla sua partita recente, +ogni minuto di quella vita, ogni soffio di quel respiro +guadagnato alla morte, sembri una ineffabile conquista; +ma alla storia, che guarda l’uomo nell’immortalità, +e misura il proprio amore e la propria ammirazione +non dal numero ma dall’utilità degli anni +vissuti, quest’appendice di giorni vuoti e prosaici, +appiccicati ad una vita così poetica e così piena, questo +lungo, freddo, decennale tramonto, imposto a forza +ad un sì rapido mattino e ad un sì caldo meriggio, +sembreranno una superfetazione capricciosa, uno strascico +superfluo, un castigo crudele del destino, inflitto +ad uno de’ più nobili suoi figliuoli, ed ella, per la prima, +si studierà di affrettarne il fine condensandone in +poche pagine la sintesi dolorosa. +</p> + +<p> +E ciò tanto più che a nessun uomo dovette increscere +la troppo lunga vita, quanto a Garibaldi; e non +già per filosofico tedio, o per intolleranza dei malanni +comuni della vecchiaia; ma per fastidio di quella che +è certamente l’infermità più tormentosa dell’eroismo: +l’inerzia. +</p> + +<p> +Perocchè sotto la scorza logora dagli anni e dagli +acciacchi del Garibaldi sessagenario, reduce da Dijon, +c’era sempre il Garibaldi giovane e virile di Montevideo +e di Marsala; c’era cioè quel contrasto tra la +fiamma del cuore e la rigidezza delle membra, i voli +della mente e il peso del corpo, gl’ideali dello spirito +e le realtà della vita, che sono l’eterno tormento +di tutte le grandi anime; e all’anima novissima di +quel novissimo Eroe, martirio incomportabile. +</p> + +<p> +E ciò per una ragione che è la chiave di tutte le +altre: Garibaldi non credeva fornita la sua giornata. +</p> + +<p> +Da giovane era partito troppo da lontano, verso +una cima troppo eccelsa, perchè ora anche la lunga +<span class="pagenum" id="Page_587">[587]</span> +via percorsa gli paresse termine ultimo al suo viaggio. +Vedeva, in gran parte per opera sua, la patria +una; ma era dessa forte, gloriosa, felice, quale l’aveva +sognata? E al di là della patria non v’erano altre +patrie, ed altre patrie ancora? E al di sopra di tutte +le patrie non v’era dessa l’umanità? Forse che colla +indipendenza delle nazioni tutti i problemi politici, +sociali del suo tempo erano risolti? Ma le reliquie di +Roma sacerdotale chi le spazzava? E i privilegi sopravviventi +chi li aboliva? E alle plebi affamate chi +provvedeva? E gli eserciti stanziali quando si trasformavano? +E la fratellanza dei popoli, e gli Stati Uniti +d’Europa, e la pace universale quando si proclamavano? +Quanti mali da rimediare; quante battaglie da +combattere; quante mete da raggiungere ancora! +</p> + +<p> +Ora si prenda un uomo simile, invecchiato in queste +idee, avvezzo non a bandirle soltanto colle parole, +ma a confermarle coi fatti e segnarle col sangue, +e poscia lo si sforzi a ripassarle, ruminarle e rimuginarle +per dieci anni nel silenzio d’un’isola deserta, +tra i soliloqui d’un ozio forzato, chiudendogli colla +vasta palestra de’ campi di battaglia l’unica distrazione +e l’unico sfogo, al troppo e al vano delle sue +utopie e delle sue chimere; si configga a un tratto +il protagonista operoso sullo scanno dello spettatore +inerte; si costringa il più battagliero de’ condottieri, +il più infaticabile de’ cavalieri erranti ad entrare nella +giornea dell’apostolo verboso o del gazzettiere polemista; +si trasformi insomma l’uomo d’azione in uomo +di parola, obbligandolo a barattare i poderosi colpi +di spada della giovinezza nelle ventose figure rettoriche +della vecchiaia, e il concitato imperio e il celere +obbedir delle battaglie, in prolisse concioni, in +elaborati programmi ed in sofistiche lucubrazioni, e si +<span class="pagenum" id="Page_588">[588]</span> +avrà un concetto delle torture morali che Garibaldi +dovette provare negli ultimi suoi anni; e al tempo +stesso la ragione più interiore e più vera delle contraddizioni, +degli errori, de’ difetti, che ombreggiano +più foscamente che mai quest’ultimo periodo della +sua vita. +</p> + +<p> +Non furono però nè errori ignobili nè contraddizioni +spregevoli, nè difetti volgari. La parola fu sovente +condannabile; il pensiero stesso talvolta confutabile; +ma l’intento non cessò mai d’esser puro +ed elevato. +</p> + +<p> +Anche l’epistolario di Garibaldi, specialmente il volume +più farraginoso del suo ultimo decennio, avrebbe +mestieri d’un rogo purificatore; ma quando la fiamma +avrà compiuta l’opera sua, sopra le scorie della veste +informe e selvaggia, in mezzo agli atomi volatili delle +idee stravaganti e fantastiche, rimarranno sempre, ceneri +pure e inconsumabili, le reliquie d’un pensiero +e d’un amore eterni: il pensiero e l’amore della +umanità. +</p> + +<p> +Nel 1871, col sangue acre ancora degli influssi del +partito rivoluzionario francese, che, non ostante tutti +i suoi torti, era stato ancora il solo amico e difensore +ch’egli avesse trovato in Francia, scrive una lettera +all’avv. Petroni, che si potrebbe dire un’apoteosi +della <i>Comune</i>; ma ecco che in fondo all’epistola, tornando +come sopra sè stesso, e chiedendosi che cosa +sia l’<i>Internazionale</i>, la figura e la presenta così pura +d’intendimenti, così temperata di mezzi, così diversa +insomma dalla realtà, che nell’atto in cui sta per farne +l’apoteosi ne pronuncia la condanna.<a class="tag" id="tag392" href="#note392">[392]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_589">[589]</span> +</p> + +<p> +Quattro anni dopo, nel 1875, quasi lo crucciasse +il pensiero di non aver fatto abbastanza per Roma, +gli balena l’idea, grandiosa certamente, di convertire +il Tevere in un canale navigabile da Roma al +mare, risanare l’Agro romano, restituire all’antica +metropoli del mondo la prisca prosperità, bandendo +da essa alla terza Italia un intero programma di +nuova vita economica e sociale. +</p> + +<p> +E non si ferma ad una vaga proposta; ma rattratto +dall’artritide, torturato da reumi, abbandona Caprera, +arriva improvviso a Roma, lasciando per alcuni giorni +<span class="pagenum" id="Page_590">[590]</span> +trepidi de’ suoi propositi amici e nemici; e colà, dichiarato +a tutti il fine che lo moveva, spiega ne’ suoi +minuti particolari il suo progetto; invoca ed ottiene +per esso il patrocinio di Vittorio Emanuele, il favore +d’un grandissimo numero di uomini tecnici e parlamentari +e il consenso del Governo medesimo; il quale +però, o perchè non trovasse effettuabile il disegno, +come andava egli stesso dicendo, o perchè in suo segreto +fosse poco propizio alla proposta a cagione del +proponente, tirò siffattamente in lungo il negozio, che +il Generale vessato, stanco, nauseato ormai di tutte +quelle lungherie e quegli andirivieni «di Commissioni +che nominavano le sotto Commissioni» per non approdare +mai a nulla, abbandonò per disperata l’impresa, +portando seco l’ingiusto sospetto d’essere stato +canzonato, e un rancore di più contro il governo della +parte moderata che accagionava di tutti i mali.<a class="tag" id="tag393" href="#note393">[393]</a> +</p> + +<p> +Salutò quindi egli pure come l’aurora d’un’èra +novella l’assunzione della Sinistra parlamentare al +governo; e nei primi mesi plaudì ai magniloquenti +programmi, diede il pegno del suo nome alle lusingatici +promesse, distribuì ai novelli ministri, succedentisi +con vertiginosa vicenda, diplomi di genio e +di patriottismo, inneggiò ai regni della Riparazione: +<i>Saturnia regna</i>. +</p> + +<p> +Ma la Sinistra aveva troppo promesso per poter +tutto mantenere; d’altra parte i prodigi per accontentare +Garibaldi neppur essa poteva farli; talchè non +<span class="pagenum" id="Page_591">[591]</span> +correranno molti mesi che il principale suo paladino ne +sarà divenuto il principale avversario. Eccolo quindi +nel 1879 piombare di nuovo come folgore a Roma, destandovi +le consuete alternative d’inquietudine e d’entusiasmo, +e predicando a tutti, dal Re che lo visitava +pel primo in sua casa, al più modesto giornalista e +al più umile operaio, la necessità di disfarsi dell’<i>uomo +fatale</i>, e l’uomo fatale era per lui il Depretis; di riconciliare +tutte le frazioni discordi della Sinistra, cementandone +con un Ministero che ne comprendesse le +sommità più pure l’auspicata concordia;<a class="tag" id="tag394" href="#note394">[394]</a> di affrettar +soprattutto l’adempimento delle fatte promesse, che +per Garibaldi non ammettevano indugi e non conoscevano +confine. +</p> + +<p> +Nè basta, come alla demolizione della Sinistra costituzionale +tutti i partiti radicali avevan interesse, +così riuscì loro, giovandosi dello stato di esaltazione +in cui l’Eroe si trovava, d’averlo facilmente complice +d’un loro disegno: e complice, per Garibaldi, non poteva +voler dire che gonfaloniere e capitano. +</p> + +<p> +Per la qual cosa eccotelo in brevi giorni a capo +d’una così detta <i>Lega della Democrazia</i>, la quale raccogliendo +sotto una specie di bandiera neutra tutte +le gradazioni del partito radicale, dall’unitario al federalista, +dal Mazziniano al Garibaldino, dal repubblicano +<i>insurrezionista</i> al repubblicano <i>evoluzionista</i>, +ponesse in mora la Monarchia, o di concedere il suffragio +universale, la revisione della Costituzione, la +trasformazione degli eserciti permanenti in nazione +armata, l’incameramento di tutte le proprietà ecclesiastiche, +l’abolizione della legge delle guarentigie al +<span class="pagenum" id="Page_592">[592]</span> +Papato spirituale, e un micolino di riforme sociali — o +di cadere. Quest’ultima parola, a dir vero, non era +espressamente scritta, ma era nella maggior parte dei +compilatori del grande programma sottintesa; e per +ciò appunto, Garibaldi, organicamente impenetrabile +ai sottintesi ed alle anfibologie, non la capì e la sottoscrisse. +Gli avessero detto chiaro: oggi poniamo a +Casa di Savoia il dilemma o di darci la repubblica — o +d’andarsene, Garibaldi, che al di sopra d’ogni +repubblica aveva posto sempre l’unità e la concordia +della patria, che ebbe sempre un religioso orrore anche +del solo nome di guerra civile, che intendeva per +Repubblica la «Dittatura d’un uomo onesto» ed era +sempre stato alieno dalle sottigliezze dei dottrinari, +come egli li chiamava, che gli facevan corona, Garibaldi, +lo crediamo fermamente, non avrebbe mai sancito +quel pericoloso dilemma, nè dato il suo nome al +cartello di sfida che lo intimava. +</p> + +<p> +Ma così la sua passata per Roma, al pari della +famosa <i>Lega</i> da lui cresimata, lasciò, come suol dirsi, +il tempo che aveva trovato. La Sinistra continuò a +volgersi in sè stessa co’ denti: in luogo del suffragio +universale promise una riforma, di cui soltanto la +prova de’ fatti potrà dimostrare la bontà e contro +la quale i primi a ribellarsi furono i medesimi radicali +della <i>Lega</i>; mise quattro anni ad abolire la +gabella del macinato, che doveva sparire al tocco +di bacchetta magica; l’esercito stanziale è per fortuna +d’Italia sempre in piedi; la legge delle guarentigie +riconosciuta dai replicati giuramenti di fedeltà dei +nuovi governanti par più sicura che mai; la riforma +sociale sembra piuttosto destinata a divenire un programma +della nuova Destra che della vecchia Sinistra; +qualche bandieretta rossa a saliscendi fu non +<span class="pagenum" id="Page_593">[593]</span> +vista, qualche grido non interamente ortodosso fu +compatito; ma la libertà piena di spiegar al vento +i vessilli e di levare al cielo i voti della repubblica +non fu per anco concessa: finalmente i <i>Comitati dell’Irredenta</i>, +dopo essere stati per qualche tempo carezzati +in segreto, furono essi pure scomunicati e +disciolti in pubblico, con uno zelo da meritare la gratitudine +dell’Austria stessa. +</p> + +<p> +Ora tutto ciò non era fatto certo per strappare +gli applausi dell’Eroe, il quale tornato a Caprera, già +<i>senex querulus</i> egli pure, si pentiva sempre più d’aver +accordato il suo patrocinio a quella Sinistra così fedifraga +alle sue promesse; e ad ogni atto del governo +che urtasse nelle sue idee ripigliava a borbottare, a +maledire, a sfolgorare de’ suoi anatemi anche coloro +tra i Ministri che gli erano stati più cari; non rispettando +nella cecità dell’ira sua nemmeno il suo +Benedetto Cairoli (sol perchè gli fece sostenere il genero +Canzio, condannato dai Tribunali per discorsi +sovversivi), coprendo d’un oltraggio plebeo, che la +penna sdegna ripetere, colui che poco prima aveva egli +stesso proclamato il «Baiardo della democrazia.» +</p> + +<p> +Eppure dalla Sinistra accettò due favori, per varie +cagioni non dimenticabili. Fin dal 1875, il ministro +Minghetti, edotto delle angustie finanziarie del Generale +che già confinavano colla povertà, penetrato, al +pari della nazione intera, da un alto sentimento di +riconoscenza verso l’uomo che tanto aveva operato e +tutto sacrificato per la patria sua, aveva ottenuto che +il Parlamento approvasse e il Re sancisse (Vittorio +Emanuele non aveva mestieri che altri lo istruisse +delle quotidiane necessità del suo grande amico) +una Legge che accordava a Garibaldi una rendita +di lire cinquantamila annue a decorrere dal 1º gennaio +<span class="pagenum" id="Page_594">[594]</span> +1875 ed inoltre un’annua pensione vitalizia di +altre cinquantamila lire colla stessa decorrenza.<a class="tag" id="tag395" href="#note395">[395]</a> +</p> + +<p> +Ma Garibaldi in sulle prime scorse in quel dono +un salario a’ suoi servigi, un oltraggio al suo disinteresse, +una vittoria de’ suoi nemici, una perdita di +quella indipendenza che fino allora era stata la più +preziosa delle sue ricchezze, ed aspramente rifiutò. E +in verità se egli avesse potuto respingere quel dono, +l’aureola della sua fronte avrebbe avuto una stella +di più. Ma la vita ha realtà implacabili; realtà che +non perdonano nemmeno agli eroi, e Garibaldi pure +dovette piegarvi la fronte. +</p> + +<p> +Finchè durò al potere la Destra persistette nel rifiuto; +ma venuto agl’Interni Giovanni Nicotera e conosciuto +più dappresso tutte le strettezze in cui il +Generale si dibatteva, toccato egli stesso con mano la +prova che così egli come i suoi figli potevano essere +minacciati da un istante all’altro da una levata di +creditori e dallo scandalo d’un fallimento, trovò in un +forte sentimento di dovere il coraggio di dipingere +<span class="pagenum" id="Page_595">[595]</span> +al Generale tutta la gravità delle condizioni sue, chiedendogli +un’altra volta l’accettazione di quel dono, +che non era insomma se non il compenso inadeguato +de’ suoi grandi servigi e un tributo doveroso che l’intera +nazione veniva volontaria a deporre a’ suoi piedi. +</p> + +<p> +E tuttavia l’Eroe riluttò ancora, durando per parecchi +giorni una delle più fiere battaglie della sua +vita. Ma posto finalmente tra la sua fierezza d’uomo +e il suo amore di padre, sbigottito dal pensiero di non +lasciare a’ suoi figli che un retaggio di miseria e forse +di disonore, premuto, incalzato da ogni parte, dai parenti, +dagli amici, consapevoli più di lui dei pericoli +che da ogni parte stringevano, piegò tristamente il capo +a inesorabile fato ed accettò. E corse la voce che nel +dare il doloroso assenso, mormorasse sospirando cupamente +«anche questo mi fanno fare,» le quali parole +dette o pensate soltanto che siano, dovranno risuonare +come un perpetuo rimorso nella coscienza di +coloro che lo posero nella disperata necessità di subire +quel grande sacrificio, e quasi sull’orlo del sepolcro +gli rapirono quella che sarebbe stata la gemma +più sfolgorante della sua corona: la gloria del morir +povero. +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +Quell’amarezza però gli venne raddolcita ben presto +da una grande consolazione. Sappiamo di toccar un +delicatissimo tasto e vi scivoleremo leggieri. Chi lesse +quanto ne dicemmo noi stessi<a class="tag" id="tag396" href="#note396">[396]</a> sa come il matrimonio +di Garibaldi colla signora marchesa Giuseppina Raimondi +sia rimasto in quello stato che i legali chiamano: +rato e non consumato. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_596">[596]</span> +</p> + +<p> +Dal giorno in cui i due coniugi si separarono a Fino, +essi non s’incontrarono, non si videro, possiamo soggiungere +non si perdonarono più, e il loro vincolo si +mutò da quell’ora in quella specie di catena lunga +che la nostra sapiente legislazione civile inventò col +nome di «separazione,» e la quale non essendo nè la +libertà nè la schiavitù, nè il matrimonio nè il libero +amore, pone i falsi coniugati nell’alternativa perpetua +o del celibato obbligatorio o del concubinato forzoso +e crea in mezzo alla nostra società quelle condizioni +famigliari scandalose e violenti di cui Giuseppe Garibaldi +e Giuseppina Raimondi furono uno degli esempi +più celebri, ma non più dolorosi. +</p> + +<p> +Se non che a quale de’ due partiti dell’alternativa +si sia appigliato Garibaldi, non è mestieri ridirlo. +Alla castità si sentiva negato; e un giorno conosciuta, +come ogni mortale conosce, la signora Francesca Armosino, +n’ebbe da lei, a lunghi intervalli, tre figli: +Clelia, nata il 16 febbraio 1867; Rosita, nata il 10 luglio +1869, morta il 1º gennaio 1871; Manlio, nato il +23 aprile 1873.<a class="tag" id="tag397" href="#note397">[397]</a> +</p> + +<p> +Ora di fronte a questi fatti che cosa potevano desiderare +e volere, Garibaldi, la signora Raimondi, la +signora Francesca; che cosa avrebbero potuto desiderare +e volere, giunti all’età del raziocinio i figli +stessi nati da lei? E che cosa, aggiungiamo noi, +potrebbe desiderare e volere non diciamo la legge +scritta de’ codici, ma la legge morale scritta nella +coscienza di tutto l’uman genere? +</p> + +<p> +Da un lato un’unione fittizia rimasta sterile; dall’altro +un vincolo reale saldato da diciannove anni +<span class="pagenum" id="Page_597">[597]</span> +d’amore e dal pegno di tre figli; di qua la famiglia +legale, ma immaginaria, di là una famiglia illegittima, +ma vera; di qua tre bambini innocenti a cui un atto +di giustizia può dare un nome, di là due donne, all’una +delle quali la legge può riscattare il fallo, e +all’altra riconsacrare il suo amore; in verità nè Garibaldi, +nè la signora Raimondi, nè la signora Armosino, +nè, a parer nostro, i tribunali depositari della +morale pubblica e privata, potevano esitare più. I coniugi +Garibaldi Raimondi se ebbero un torto fu di +aver troppo atteso: essi dovevano chiedere molto +prima che la legge regolasse la loro anormale condizione, +e ciò tanto più che ai molti e solenni argomenti +morali se ne aggiunsero, a quanto sembra, parecchi +di stretto ordine legale che confermavano il +loro diritto. +</p> + +<p> +Comunque, sul principiare del 1879 deliberarono +d’accordo di domandare o la nullità o lo scioglimento +del loro matrimonio, ma al primo passo furono sfortunati: +il Tribunale Civile di Roma con una sua sentenza +del 6 luglio 1879 respinse la loro istanza. +</p> + +<p> +Allora Garibaldi non ebbe più posa. Tempestava +di lettere gli amici e i giornali, consultava avvocati, +scongiurava il giovane Re, se i tribunali non lo potevano, +a sciogliere egli stesso con un colpo della sua +autorità dittatoria il nodo iniquo (a queste teoriche +garibaldine siamo già avvezzi); voleva a forza che il +Cairoli, Presidente del Consiglio, proponesse al Re +un decreto, o alla Camera una legge, che lo liberasse +dal giogo incomportabile e gli desse modo di +divenir marito e padre legittimo della sua donna e +de’ suoi figli. +</p> + +<p> +E va da sè che Re e Ministro si rifiutassero all’atto +autoritario, d’onde novelle sfuriate dell’Eroe, +<span class="pagenum" id="Page_598">[598]</span> +pacificate ben presto dalla notizia che un celebre avvocato, +il più celebre d’Italia, Pasquale Stanislao +Mancini, assumeva su di sè l’ardua causa, sicchè non +era disperabile che la Corte d’Appello revocasse la +prima sentenza e facesse paghi i reclamanti. E così +avvenne. +</p> + +<p> +La Corte d’Appello di Roma, considerato principalmente +che il matrimonio Garibaldi Raimondi +avvenne sotto il regime del diritto austriaco, emanante +dal Concordato del 1855, il quale appunto ammetteva +la nullità dei matrimoni <i>rati e non consumati</i>, +colla sua sentenza del 14 gennaio 1880 «dichiarava +Giuseppe Garibaldi libero dal vincolo del matrimonio +celebrato in Como il 24 gennaio 1860 ed il matrimonio +stesso destituito d’ogni conseguenza giuridica.» +</p> + +<p> +Ne fu beato il Generale e pochi giorni dopo la +pronunciata liberazione, il 26 gennaio, innanzi al Sindaco +della Maddalena dava la mano di legittimo +sposo alla sua Francesca, e, cosa forse per lui anche +più dolce, il nome a’ suoi bambini che adorava. Non fu +così piena e unanime la soddisfazione del pubblico, e +del forense in principal modo. Più d’uno, riguardando +la causa solo dal punto di veduta giuridico; reputò +il primo voto della Corte d’Appello romana un’aperta +illegalità, un diritto privilegiato creato per un uomo +privilegiato, una violazione insomma di tutti i principii +della nostra legislazione civile. +</p> + +<p> +Va da sè che noi non osiamo metter verbo in siffatta +lite: noi, indotti, consideriamo il problema nel +rispetto più umile e più comune della moralità e della +naturale giustizia, e, confessiamo il vero, nella nostra +coscienza di giurati avremmo noi pure pronunciato +l’annullamento. Sia pur stata violata, in qualche punto +delle sue rigide forme, la legge; ma lo diremo con +<span class="pagenum" id="Page_599">[599]</span> +un egregio giureconsulto: «Noi confessiamo di non +poter soffocare un intimo e prepotente sentimento di +soddisfazione che le incongruenze giuridiche dei canoni +e dei causisti abbiano permesso di rimediare ad +una condizione di cose, dolorosa ad un tempo ed eccezionalmente +immorale.<a class="tag" id="tag398" href="#note398">[398]</a>» +</p> + +<h3>III.</h3> + +<p> +Ma in sullo scorcio del 1880 le condizioni di salute +del Generale declinarono rapidamente. L’artritide si +era fatta cronica e invincibile, e gli sformava mani +e piedi in modo miserando. Ogni moto, eccettuato +quello della carrozzella a mano, gli era interdetto. Gli +organi vitali funzionavano regolarmente, la mente era +lucida, la energia morale vivace, ma una paralisi incipiente +delle membra ed un catarro senile costringevano +medici ed amici alla più grande vigilanza. E ciò non +ostante intendeva curarsi a modo suo; dai medici non +accettava che i consigli che gli garbavano; non voleva +rinunciare nè anche nella stagione men propizia +ai bagni, ed era tanto difficile governarlo da ammalato, +quanto guidarlo da sano. +</p> + +<p> +E tuttavia, anche in questo stato, appena udì che +suo genero era stato arrestato a Genova, volle a forza +farsi portare colà per protestare, almeno colla presenza, +contro quello che a lui era parso una violazione +ed un arbitrio; e pochi giorni dopo, invitato a +partecipare in Milano alla commemorazione di Mentana +<span class="pagenum" id="Page_600">[600]</span> +ed allo scoprimento del suo monumento, si faceva +mettere in vagone e partiva. E il suo ingresso nella +capitale lombarda fu lo spettacolo più pietoso a cui +la grande città avesse da tempo assistito. Steso sopra +un letto, trascinato a passi lenti da una grande +carrozza, bianca la barba, cereo il viso, immobile la +persona, le mani rattrappite involte in un fazzoletto, +coperto il capo da una papalina dorata e argentata, +ammantellato in una specie di paludamento pontificale, +Garibaldi sembrava piuttosto la salma d’un +santo portato a processione da un popolo di devoti, +che il corpo vivo d’un uomo! «Pare sant’Ambrogio!» +mormorava il popolino milanese, memore +de’ giorni in cui faceva passeggiare per la città il suo +antico protettore, e forse l’analogia che la fantasia +popolare trovava tra quel vecchio Pontefice armato +della libertà latina e il belligero arcivescovo campione +della nuova fede romana contro la prepotenza +gotica, non era fisica soltanto. Pure quella reliquia +d’eroe non s’arrendeva ancora; imperterrito accettava +tutti gl’inviti, si prestava a tutte le cerimonie, +riceveva a centinaia visite ed omaggi ed assisteva +il 3 novembre da una loggia apposita, all’inaugurazione +del monumento per cui era venuto; soltanto +così egli che lo faceva come coloro che glielo permettevano +o consigliavano, non pensavano abbastanza +che ognuna di quelle fatiche era un giorno di più +sottratto alla sua vita?<a class="tag" id="tag399" href="#note399">[399]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_601">[601]</span> +</p> + +<p> +Nel 1881, non soltanto per ragioni di salute, aggravatasi +anche per una caduta fatta dalla carrozzella +sugli scogli di Caprera, d’onde n’ebbe la testa ferita +e qualche minuto di deliquio, si recava sopra la riviera +ligure e in certa villetta d’Alassio vi passava +due mesi d’inverno in una placida e forse ristoratrice +solitudine. +</p> + +<p> +Se non che aveva appena, può dirsi, riposto il piede +nel suo eremo, che scoppiò il conflitto italo-francese +per la questione tunisina, quindi l’una cosa dietro +l’altra: il grido delle prepotenze del signor Roustan, +la invasione della Reggenza, l’estorsione del trattato +del Bardo, gli insulti alla nostra bandiera, gli eccidi +dei nostri operai a Marsiglia, le contumelie quotidiane +della stampa francese buttateci in viso a piene mani, +e tutto insomma quell’insieme di fatti che misero in +chiara luce a qual caro prezzo la nostra vicina repubblicana +ci presterebbe la sua amicizia, e qual +frutto usuraio d’umiliazioni e di servitù ella pretenda +ancora dal beneficio, principalmente imperiale, +di Solferino e di Magenta, pagato tuttavia abbastanza +collo scotto di Nizza e di Savoia, e col sangue di +Mentana e di Dijon. +</p> + +<p> +Ora s’immagini a queste notizie il vecchio Eroe! +Pareva che tutti quegli oltraggi fatti alla patria sua, +penetrassero come lame di spada nel suo petto, tanto +erano acute le urla di dolore e di collera che mandava. +<span class="pagenum" id="Page_602">[602]</span> +Schizzava fuoco e fiamme, e se avesse contato +alcuni anni di meno, è difficile pensar qual nuovo incendio +avrebbe suscitato in Italia. Avreste detto che +al limitare del sepolcro, nel punto stesso che la compagine +del suo corpo si sfasciava, l’anima sua ringiovanisse +e sfolgorasse nuovamente di tutta l’energia +de’ suoi giorni più gagliardi. +</p> + +<p> +Null’altro potendo, parlava e scriveva, ma eran +scritti e parole che valevano fatti. Egli solo parve a +quei giorni la voce della nazione; e quegli Italiani, +la grande pluralità pur troppo, che avevan stimato +doveroso subire l’oltraggio con quel temperato risentimento +e quella dignitosa rassegnazione con cui si +sopporta una insignificante mancanza di galateo in +una conversazione, quegli Italiani dovettero sentire +ognuna di quelle parole piombar loro sull’anima come +tante goccie roventi e destarvi almeno un istante di +vergogna e di rimorso. Prima aveva cominciato con +una nota più temperata: «Io sono amico della Francia +e credo si debba fare il possibile per conservare +la di lei amicizia. Però siccome sono Italiano anzitutto, +darò lietamente questo resto di vita acciò l’Italia +non sia oltraggiata da chicchessia....<a class="tag" id="tag400" href="#note400">[400]</a>» Poi alzando +il tono coll’incalzar degli avvenimenti: «Il trattato +della Francia col Bey fece crollare la buona opinione +che io avevo per la Francia.... e se i suoi ingiusti +procedimenti in Africa continuano, ci costringerà a +ricordarci che Cartagine e Nizza sono francesi come +io sono tartaro, e che nell’antica Cartagine gli Italiani +hanno tanto diritto quanto la Francia, e che +devono tendere alla completa indipendenza della Tunisia.<a class="tag" id="tag401" href="#note401">[401]</a>» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_603">[603]</span> +</p> + +<p> +E quasi tutto ciò non fosse ancora abbastanza +esplicito, come uomo cui tarda di dir tutto e nella +forma più chiara il suo pensiero, prorompeva: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indr"> +«Caprera, 22 settembre 1881. +</p> + +<p class="indl"> +»Miei cari amici, +</p> + +<p> +»Lavare la bandiera italiana trascinata nel fango per +le vie di Marsiglia — e stracciare il Trattato — tolto colla +violenza — al Bey di Tunisi: solo a tal patto gl’Italiani +potranno tornare a fraternizzare coi Francesi — lasciare a +Bismarck accarezzare il Papato, e non oltraggiare la Repubblica +coll’alleanza della menzogna — dalla quale si minaccia +l’Italia. +</p> + +<p> +»I nostri vicini da ponente a levante devono capire esser +finiti i tempi delle loro villeggiature <i>nel bel paese</i>. E se +han paura i........, gl’Italiani sono disposti a non tollerare +oltraggi. +</p> + +<p> +»Sono +</p> + +<p class="indr"> +»vostro<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.<a class="tag" id="tag402" href="#note402">[402]</a>» +</p> +</div> + +<p> +Nè di sole parole si contentava. Udito che Palermo +si prepara a festeggiare il suo Vespro, vede in quella +commemorazione della disfatta angioina un risveglio +del sentimento nazionale, e ad ogni costo, non sappiam +se sprezzando i consigli de’ medici e de’ parenti, +perchè di questi consigli non si vide la prova, ma +certo sprezzando i consigli della sua salute, deliberò +di recarsi a Palermo. Solo concede a sè stesso, non +sapremmo se dire il riposo, o la fatica maggiore, di +arrivarvi a piccole giornate, posando prima a Napoli, +rivedendo le Calabrie, rifacendo a ritroso, come chi +ricorda, la strada trionfale del 1860. E parte, e il +21 gennaio è a Napoli: ricevuto con delirio dalla +città, che dal 60 in poi non l’aveva più riveduto, ma +<span class="pagenum" id="Page_604">[604]</span> +che rispettando il suo stato lo lascia tranquillo per +oltre due mesi nella villa del signor Maclean a Posilipo, +dove entrando, alla vista del magnifico golfo, +esclama col nostalgico affetto del vecchio marinaio: +«Oh bello questo mare!» +</p> + +<p> +Colà però il corpo riposava, non lo spirito ancora. +Egli non perde d’occhio Tunisi, e ad un certo punto +è tale la nausea che lo prende delle rodomontate +francesi e della dappocaggine italiana, che a pochi +giorni di distanza scrive al signor Leo Taxil: «È finita, +la vostra repubblica chiercuta non ingannerà più +alcuno. L’amore e la venerazione che avevamo per +lei si son mutati in disprezzo.<a class="tag" id="tag403" href="#note403">[403]</a>» E ad un ministro +italiano andato a visitarlo, soggiungeva: «Lessi in +qualche giornale che trattate con la Francia, per trovar +<span class="pagenum" id="Page_605">[605]</span> +modo di accettare senza scandalo il trattato del +Bardo. Non lo fate. Una nazione non può mai tollerare +le offese. E, se lo farete, io, vecchio, che non +potrò correre l’Italia gridando vendetta contro di voi, +io mi farò trascinare qui alla Riviera di Chiaia e in +via Toledo, e sputerò sul viso alle guardie di pubblica +sicurezza e alle sentinelle dell’esercito italiano, +finchè o una mi uccida con un colpo di baionetta, o +mi si porti a morire in prigione. Così, se voi farete +quello, io farò che voi mi ammazziate, sperando che +la mia morte muova contro di voi il popolo.<a class="tag" id="tag404" href="#note404">[404]</a>» +</p> + +<p> +Tanta era ancora la fiamma vitale in quel settuagenario +disfatto! +</p> + +<p> +E dicasi pure ch’egli esagerava; a parer nostro, +l’esagerazione era più nella forma che nel sentimento; +ma gli è sol quando un paese esagera a questo modo, +sente di sè e del proprio onore in siffatta guisa, che si +fa rispettare dagli amici e dai nemici, e diventa grande. +</p> + +<h3>IV.</h3> + +<p> +Da Napoli a traverso le Calabrie, posando una notte +a Catanzaro, parte in vettura, parte in ferrovia, pellegrinaggio +micidiale a quell’uomo, arrivò allo Stretto, +e di là, salutata la sua Messina, entrò il 28 marzo, +di mattina, a Palermo. +</p> + +<p> +Ma qui pure, come a Milano, come a Napoli, sorvoleremo +alle accoglienze, poichè l’immaginarle è più +facile che il descriverle. Noteremo soltanto un episodio +singolare. Si era fatta correre la voce che il Generale, +affranto dal lungo viaggio, avesse talmente bisogno +di riposo che persino le grida e gli applausi +<span class="pagenum" id="Page_606">[606]</span> +avrebbero potuto nuocergli. Ond’ecco tutta la popolazione +palermitana, concorde per incanto in un solo +sentimento, soffocare le voci, smorzar i passi, domar +l’indole espansiva ed entusiastica, e al Generale, cui +aveva forse preparato uno dei suoi più strepitosi baccanali +di gioia, render l’omaggio, nobile, delicato, +figliale del silenzio.<a class="tag" id="tag405" href="#note405">[405]</a> +</p> + +<p> +All’indomani Garibaldi, ospitato lungo la marina +nel casino del signor Ugo Delle Favare, Sindaco di +Palermo, scriveva di tutto suo pugno, con sforzo grandissimo +della mano, ma lucido ancora di mente, questo +Manifesto ai Palermitani, che senza toccare della +Francia, la quale già pareva tornar verso l’Italia a +meno violenti consigli, riepilogava il supremo ideale +ghibellino del Vespro, e insieme gli amori e gli odii +più antichi dell’anima sua. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«A te, Palermo — città delle grandi iniziative, maestra +nell’arte di cacciare i tiranni — appartiene il diritto della +sublime iniziativa di cacciare dall’Italia il puntello di tutte +le tirannidi, il corruttore delle genti che — villeggiando sulla +riva destra del Tevere — sguinzaglia di là i suoi neri cagnotti +alla adulterazione del suffragio universale, quasi ottenuto, +dopo essersi provato a vendere l’Italia per la centesima +volta. +</p> + +<p> +»Ricordati — o valoroso popolo — che dal Vaticano si +mandarono benedizioni agli sgherri che, nel 1282, cacciasti +con tanto eroismo. +</p> + +<p> +»Forma, quindi, nel tuo seno — dove palpitano tanti +cuori generosi — una associazione che abbia il titolo di +<span class="pagenum" id="Page_607">[607]</span> +<i>Emancipatrice dell’intelligenza umana</i>, la cui missione sia +quella di combattere l’ignoranza e svegliare il libero pensiero. +</p> + +<p> +»Occorre andare, per ciò, tra le plebi della città e delle +campagne, per sostituirvi alla menzogna la religione del Vero. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Giuseppe Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<p> +E trascorriamo ancora sulle feste, sulle visite, +sulle ovazioni, tutte minori di quelle che avrebbe volute +il popolo palermitano, maggiori pur sempre di +quelle che le condizioni minacciosissime del suo ospite +potevano comportare. Il 31 marzo, infatti, anniversario +del terribile eccidio, il Generale non potè assistere alla +lunga cerimonia; ma due giorni prima di partire volle +visitare ad ogni patto la storica chiesa di Santo Spirito +e giunto sulla piazza del famoso «mora, mora,» +pronunciò con voce commossa, ma chiara: «Onoriamo +la memoria dei nostri padri palermitani che seppero +scacciare i tiranni, e dico i nostri padri perchè +anch’io mi credo palermitano come voi.» +</p> + +<p> +All’indomani suo figlio Menotti leggeva alla folla +radunata sotto le sue finestre, al chiarore d’una serenata, +un affettuoso addio del padre, nel quale egli si +protestava ancora «figlio di Palermo,» e il 17 aprile, +mattina, imbarcato sul <i>Cristoforo Colombo</i> risalpava +per Caprera.... +</p> + +<h3>V.</h3> + +<p> +Non doveva uscirne più. Tra l’aprile e il maggio +le notizie del suo stato di salute s’erano fatte sempre +più rare e confuse; la notte dal 2 al 3 giugno corser +l’uno dietro l’altro i telegrammi: Garibaldi è agonizzante: +Garibaldi è morto. Corre il detto: «che +<span class="pagenum" id="Page_608">[608]</span> +saetta previsa vien più lenta;» infatti da parecchi +anni l’Italia vedeva il suo Eroe morire giorno per +giorno, e vi era tristamente apparecchiata; tuttavia +come il colpo non fu preceduto da alcun segno prenunziatore, +così l’effetto ne parve ugualmente fulmineo +e tremendo. +</p> + +<p> +E l’Italia, com’era da attendersi, si scosse in sussulto +e guardò sbigottita la immensità della perdita +che aveva fatto. Un sol pensiero occupa in un subito +tutte le menti, un sol nome corre su tutte le labbra; +una folla triste e come trasognata ingombra le +vie; le bandiere si abbrunano, le feste si sospendono, +i negozi si differiscono: i teatri, le scuole, le officine +si chiudono: la concordia della sventura affratella, +come nel funebre giorno di Vittorio Emanuele, gli +affetti e le opinioni più discordi: quei medesimi che +ieri ancora sprezzavano ed aborrivano l’implacato nemico, +s’arrestano riverenti innanzi al cordoglio della +nazione e sentono essi pure muoversi qualcosa nel +loro cuore, che se non è peranco dolore, è rispetto +e pietà. E tuttavia, l’ansietà che tutti preme, appena +scosso il primo stordimento della percossa, è il conoscere +la storia degli ultimi momenti dell’eroe! Come +e quando morì? e chi l’attorniava e chi l’assistette, +e quali furono le ultime sue parole, e chi raccolse +l’estremo suo respiro, e chi gli chiuse gli occhi, e chi +lo compose sul letto di morte? +</p> + +<p> +Nel mattino del 1º giugno il Generale aveva cominciato +a sentirsi male. Il catarro bronchiale gli faceva +ingorgo più del solito nel petto e non potendo +espellerlo gli rendeva sempre più lento e affannoso il +respiro. Non c’era presso di lui a Caprera altro +medico che il dottore Cappelletti, medico di bordo +del <i>Cariddi</i>, ancorato in quelle acque, ma egli avvertì +<span class="pagenum" id="Page_609">[609]</span> +tosto la gravità del caso, e d’accordo colla signora +Francesca e con Menotti, che da più giorni si trovava +presso il padre, telegrafò al dottor Albanese in +Palermo, perchè accorresse immediatamente. +</p> + +<p> +Ma il male incalzava con rapidità terribile e nella +notte dal 1º al 2 s’aggravò siffattamente che nel cuore +di tutti gli astanti entrò lo sgomento d’un pericolo +urgente. Allora ne fu telegrafato a Canzio a Genova +ed a Ricciotti a Roma; ma oramai nè essi, nè Albanese +potevan più giungere a tempo. +</p> + +<p> +La forte natura del Generale, prostrata da una decenne +congiura d’infermità, era alla sua ultima prova. +</p> + +<p> +Nel pomeriggio del 2 la difficoltà crescente del +respiro, l’affievolimento della voce, l’abbandono delle +forze, fecero a tutti comprendere che la catastrofe era +imminente. +</p> + +<p> +Tuttavia il Generale, sebbene parlasse a stento, +aveva ancora la mente serena. Solo l’inquietava la tardanza +d’Albanese, sicchè iteratamente domandò se Albanese +fosse arrivato; se il vapore fosse in vista; ma +nessuno potè dargli la consolante risposta! A un certo +punto due capinere, consuete visitatrici del Generale, +vennero a posarsi sul suo balcone aperto, cinguettando +allegramente; la moglie, temendo disturbassero l’ammalato, +fece un gesto per allontanarle; ma il Generale, +con un fil di voce soave, susurrò: «Lasciatele stare, +son forse le anime delle mie due bambine che vengono +a salutarmi prima di morire. Quando non sarò più vi +raccomando di non abbandonarle e di dar loro sempre +da mangiare.» +</p> + +<p> +E pare siano state quelle le ultime parole che +profferì. Solo più tardi chiese ripetutamente del piccolo +Manlio, infermiccio egli pure, si asciugò con un moto +convulso della mano la fronte, mormorando «sudo....» +<span class="pagenum" id="Page_610">[610]</span> +cercò il suo cielo, il suo mare.... sorrise a’ suoi cari.... +e colla placidezza d’un patriarca, fra le braccia della +dolce famiglia, alle 6.22 pomeridiane spirò.<a class="tag" id="tag406" href="#note406">[406]</a> +</p> + +<p> +E da allora comincia il grande epicedio delle Nazioni. +Re Umberto scrive di proprio pugno al figlio +Menotti: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Mio padre m’insegnò nella prima gioventù ad onorare +nel generale Garibaldi le virtù del cittadino e del soldato. +</p> + +<p> +»Testimone delle gloriose sue gesta, ebbi per lui l’affetto +più profondo e la più grande riconoscenza e ammirazione. +Queste memorie mi fanno sentire doppiamente la gravità +irreparabile della perdita. +</p> + +<p> +»Mi associo quindi al supremo cordoglio del popolo +italiano, e prego d’essere interprete delle mie condoglianze +condividendole coll’intera nazione. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Umberto.</span>» +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_611">[611]</span> +</p> + +<p> +La Camera dei deputati ed il Senato prorogano +per quindici giorni le loro tornate; il Governo propone +e il Parlamento approva che la <i>Festa Nazionale +dello Statuto</i> sia sospesa, le esequie dell’Eroe sieno +fatte a pubbliche spese, una pensione vitalizia di diecimila +lire annue sia assegnata alla vedova ed a ciascuno +de’ figli. +</p> + +<p> +In ogni terra d’Italia, da Roma al più umile borgo, +si decretano statue e lapidi, e si consacrano istituzioni +benefiche in sua memoria; le università, gl’istituti +scientifici, le associazioni operaie, ogni maniera +di sodalizi gareggiano nel commemorare con pubblici +discorsi e solenni onoranze la sua vita e la sua morte; +l’elettrico non basta a sfogare la colluvie de’ telegrammi +che da ogni angolo, può dirsi, della terra, +piove a Caprera. +</p> + +<p> +L’Assemblea dei deputati della Repubblica francese +sospende per un giorno le sue sedute; la Sinistra +del Senato vota un indirizzo di cordoglio alla +famiglia dell’estinto; il Municipio di Parigi delibera +di inviare rappresentanti a’ suoi funerali; Lione, Marsiglia, +Dijon attestano con pubbliche manifestazioni +le loro condoglianze; lo stesso urlo di protesta della +lega napoleonico-legittimista vale un omaggio di più. +La Camera dei deputati e il Senato di Washington +approvano una mozione deplorante «la morte di Garibaldi +ed esprimente la simpatia degli Stati Uniti per +l’Italia.» La Camera dei deputati di Buda-Pest vuole +scritto nel processo verbale il compianto della nazione +ungherese, per la scomparsa dell’Eroe; il Consiglio +nazionale di Berna, con voti 63 contro 20, «rende +omaggio a nome del popolo svizzero alla memoria di +Garibaldi, si associa all’Italia nel lutto causato dalla +morte del grande patriotta.» Nel Consiglio municipale +<span class="pagenum" id="Page_612">[612]</span> +di Londra Sir John Bennet propone «una mozione +di profonda simpatia alla nazione italiana in +occasione della morte del cittadino Garibaldi e condoglianze +alla famiglia,» e la mozione è approvata +all’unanimità. +</p> + +<p> +Tutta la stampa mondiale dice in vario tenore il +compianto del grand’uomo. +</p> + +<p> +Il Times, che non gli fu mai amico, scrive: «Ebbe +tutte le qualità del leone; non soltanto il coraggio +senza confini, ma le doti più nobili, come la magnanimità, +la placidezza e l’abnegazione.» +</p> + +<p> +La <i>France</i> esclama: «Questa morte è un lutto dell’umanità. +Garibaldi era cittadino del mondo.» La +tedesca <i>Vossische Zeitung</i>: «Dobbiamo dimenticare il +ricordo di averlo avuto nemico;» e il <i>Tageblatt</i> conferma: +«Egli nel suo idealismo vide solo l’infelicità +della Francia e non pugnò contro il popolo germanico, +ma bensì in favore della libertà del popolo.» La <i>Germania</i>, +organo dell’ultramontanismo tedesco, dichiara: +«Vogliamo rendergli questa giustizia. Egli fu generoso, +patriottico, pronto al sacrificio.» L’austriaca +<i>Neue Freie Presse</i> conchiude: «Simili figure sono i +fari della storia. Non con lunga calcolata previdenza, +non con piani e concetti faticosamente elaborati, essi +muovono i loro passi; è con l’azione vivace, libera +che essi si imprimono nella memoria degli uomini, e +a coloro che paurosamente guardano il loro entusiasmo, +risponde Guglielmo Tell con le parole messegli +in bocca da Schiller: — Se io fossi stato prudente, +non sarei stato Tell! — » +</p> + +<p> +Due soli uomini nel secolo nostro migraron dalla +terra accompagnati da sì universale consenso di laudi +e di dolore: Vittorio Emanuele e Garibaldi; perchè +essi soli parvero incarnare due delle più straordinarie +<span class="pagenum" id="Page_613">[613]</span> +eccezioni della storia: un Re fedele alla Libertà, che +oblia le tradizioni della sua stirpe e arrischia il retaggio +dei suoi figli per la redenzione di un popolo; +un popolano che si eleva, per sola virtù propria, fino +alla potenza di Re; ma per tornare invitto dalle tentazioni +dell’ambizione, nel suo modesto focolare, e sacrificare +gli affetti del suo cuore e gli ideali della sua +anima alla suprema felicità della patria. +</p> + +<p> +Quali funebri pertanto potevano parere degni di +un tant’uomo se non quei medesimi resi al grande +Re che l’aveva preceduto nella tomba? più solenni +ancora se fosse stato possibile! Quindi un grande lavorío +di fantasie, una subita faccenda di necrofori +pubblici e privati per risolvere l’arduo problema; +quindi un vociferar di monumenti e di mausolei, un +presentarsi di imbalsamatori, di pietrificatori, di conciatori +d’ogni fatta; un progettare di onoranze e di +cortei di ogni specie; e la flotta che dovrà levare la +salma da Caprera; e le rappresentanze che dovranno +scortarla; e i Principi del sangue che dovranno accompagnarla; +e il luogo di Roma (se il Gianicolo, +il Campidoglio o il Panteon era tuttavia controverso, +ma in Roma pareva certo) in cui doveva posare; +quando da Caprera il dottore Albanese inviò questo +telegramma: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Garibaldi spirò iersera; lasciò un’autografa disposizione +in data 17 settembre 1881, così concepita: — Avendo +per testamento determinato la cremazione del mio cadavere, +incarico mia moglie dell’eseguimento di tale volontà, prima +di dare avviso a chicchessia della mia morte. Ove ella morisse +prima di me, io farò lo stesso per essa. Verrà costruita +una piccola urna in granito che racchiuderà le ceneri sue e +le mie. L’urna sarà collocata sul muro dietro il sarcofago +delle nostre bambine e sotto la acacia che lo domina. — » +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_614">[614]</span> +</p> + +<p> +Era insieme un pensiero sublime ed una volontà +sacra. Garibaldi non voleva nè essere sepolto, nè esserlo +in Roma; voleva, prima ancora che il mondo +sapesse della sua morte, essere bruciato, colle piante +odorose della sua Caprera, e quivi, poca cenere chiusa +in un’urnetta, tra i sarcofagi delle sue bambine, sotto +l’acacia che li consola di molle ombra, dormire in pace +per sempre. +</p> + +<p> +E questo voto doveva parere tanto più intangibile +e santo, in quanto non era nè estemporaneo nè nuovo. +Molto prima, può dirsi, che il rito della cremazione +tornasse di moda, Garibaldi ebbe quell’idea di confidare +la suprema cura della sua spoglia mortale alle +fiamme. L’aveva confessato fin dal 1870 al colonnello +Bordone; l’aveva ridetto al suo vecchio amico Giuseppe +Nuvolari; lo ripetè poco dopo ad Achille Fazzari; +lo raccomandò ancora più esplicitamente nel 1877 +al suo fido medico, il dottor Prandina.<a class="tag" id="tag407" href="#note407">[407]</a> «Voglio essere +<span class="pagenum" id="Page_615">[615]</span> +bruciato: bruciato e non cremato capite bene. In quei +forni che si chiamano <i>Crematoi</i> non ci voglio andare. +Voglio esser bruciato come Pompeo, all’aria aperta.... +e voi, Fazzari, soggiungeva scherzando, sarete il mio liberto..... +Farete una catasta, soggiungeva al Nuvolari, di +quelle acacie della Caprera, che bruciano come l’olio; +stenderete il mio corpo vestito della camicia rossa +sopra un lettino di ferro, mi deporrete sulla catasta +colla faccia rivolta al sole e così mi brucerete. La +cenere che resterà la metterete in un’urna.... anzi +in una pignatta qualunque, e la deporrete sul muricciolo +dietro le tombe di Anita e di Rosita. Così +voglio finire.» +</p> + +<p> +Ma chiese il dottor Prandina: «E se per disgrazia +moriste sul continente, lontano dalla vostra Isola?» — «Non +importa, fece il Generale, mi caricherete sopra +una barca, mi condurrete alla Caprera, e mi brucerete +come v’ho detto.» +</p> + +<p> +Nessun uomo espresse mai più chiaramente e replicatamente +la sua estrema volontà, e di nessun uomo +avrebbe dovuto essere più religiosamente osservata. +</p> + +<p> +Ma altro fu il parere di coloro che l’Eroe aveva +il diritto di credere i più gelosi interpreti e più fidi +custodi del suo testamento. I politicanti dissero che le +spoglie di Garibaldi non appartenevano a lui, ma alla +nazione, e che a questa sola, mediante i suoi legittimi +rappresentanti, spettava il diritto di decidere della +loro sorte; i medici, sgomenti del rapido progredire +della corruzione, sostennero la necessità di provvedere +senza indugio alla imbalsamazione del cadavere, il +che era già un avviamento alla sua conservazione; +altri, quale il signor Crispi, affermava l’impossibilità +di eseguire alla lettera la combustione come il Generale +l’aveva ordinata, affermando che la mancanza +<span class="pagenum" id="Page_616">[616]</span> +in Caprera de’ mezzi adatti ad una perfetta cremazione +esponeva al certo pericolo di vedere «le ceneri +della spoglia confuse con quelle delle legne;» altri +vociarono: Roma! Roma sola degna tomba dell’Eroe: +tutto deve piegare, anche Garibaldi, innanzi alla maestà +di quel luogo e di quel nome; e insomma quali +per una ragione, quali per l’altra, radunatosi in Caprera +una specie di consiglio di famiglia, al quale erano +presenti, oltre la signora Francesca, Menotti, Canzio +e la signora Teresita, anche il dottor Albanese, Francesco +Crispi, Alberto Mario e Achille Fazzari, contro +la volontà, fu detto, della signora Francesca (e doveva +farla valere più gagliardamente) e contro il parere +del Fazzari, la maggioranza deliberò di compiere +senz’altro l’imbalsamazione del cadavere e di seppellirlo +frattanto in Caprera, lasciando al Parlamento +di decidere quale ultima dimora gli dovesse essere destinata. +</p> + +<p> +Noi non discuteremo qui quelle ragioni, nè riapriremo +una polemica, che falserebbe il carattere di +questo libro. Alla storia interessa soltanto che la deliberazione +del Consiglio di Caprera suscitò in tutta, +può dirsi, l’Italia un grido unanime di riprovazione +e di sdegno. +</p> + +<p> +Le città e le associazioni radunarono comizi e votarono +indirizzi di protesta; la stampa, fatte poche +eccezioni, echeggiò concorde l’indignazione della coscienza +nazionale; gli uomini più eminenti di tutti +i colori e di tutte le parti sfolgorarono talvolta in +parole eloquenti il sacrilegio minacciato, ma indarno. +Garibaldi aveva voluto; un Plebiscito della nazione +aveva confermato, ma il conciliabolo di Caprera aveva +deciso altrimenti; <i>sic volo, sic jubeo, stat pro ratione +voluntas</i>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_617">[617]</span> +</p> + +<p> +L’8 giugno, presente il Principe Tommaso per il +Re, i ministri Ferrero e Zanardelli per il Governo, +le Presidenze della Camera e del Senato, le Rappresentanze +della marina e dell’esercito, gli inviati delle +città e delle corporazioni, i superstiti dei Mille e dei +Volontari, presente in simbolo tutta l’Italia ufficiale +e reale, Garibaldi, in un giorno di uragano, protestando +il cielo ed il mare, fu fatto scendere a forza +sotto l’umida terra, a forza vi fu chiuso e suggellato +dentro sotto una duplice lapide; la volontà dei vivi +mise a giacere per sempre la volontà del morto; la +inviolabilità della pietra sepolcrale tagliò corto a tutti +i reclami e a tutte le querele; e il popolo italiano, +facile alle accidie perchè facile agli entusiasmi, piegò +la testa al fatto compiuto e lo subì. +</p> + +<p> +Washington non volle altra tomba che un’aiuola del +suo Mount Vernon, e nessun Americano avrebbe nemmeno +per un istante dubitato che quella volontà potesse +essere violata. Robert Peel lasciò scritto di voler +esser sepolto nella chiesa parrocchiale di Draylon +Bassett, e il Parlamento che gli aveva destinato gli +onori di Westminster s’inchinò al suo volere; il conte +di Cavour volle posar per sempre nel domestico sepolcreto +di Santena, e nessuno della sua famiglia l’avrebbe +ceduto a Torino, o a Santa Croce. +</p> + +<p> +Giuseppe Garibaldi non pretese dalla sua patria, +per la quale aveva tanto operato, non domandò alla +sua famiglia, che aveva tanto adorata, altro pegno di +gratitudine, altro ricambio d’amore, che di dormire +pugno di cenere tra le fosse delle sue bambine, lontano +dal fatuo rumore del mondo, che aveva sempre sprezzato, +nell’Isola solinga, sotto il libero aere, presso l’immenso +mare, che avea tanto amati; — e gli fu negato. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_618">[618]</span> +</p> + +<h2 id="cap14"><span class="smcap">Capitolo Decimoquarto.</span> +<span class="smaller">EPILOGO.</span></h2> +</div> + +<h3>I. +<span class="smaller"><i>L’Eroe e il Capitano.</i></span></h3> + +<p> +Tale fu l’uomo di cui ci siamo avventurati a narrare +la vita. Molti particolari vi potranno essere aggiunti, +molti aneddoti intarsiati, molti falli corretti; +ma se l’amore dell’opera nostra non ci ha fatto sin +qui fitto velo al giudizio, confidiamo che i tratti più +caratteristici della sua figura vi siano tutti raccolti +e bastevolmente lumeggiati. +</p> + +<p> +Giuseppe Garibaldi fu principalmente «l’Eroe», e +sarà questo l’antonomastico nome col quale vivrà +nella storia. Il coraggio, l’agilità, la forza, la fortuna, +la vaghezza delle imprese ardue e maravigliose, la famigliarità +col pericolo, il disprezzo della morte, la fede +nella vittoria, una tal quale presunzione d’invulnerabilità +taumaturgica, tutte le doti essenziali all’eroe, +egli le compendiò e fuse in sè medesimo con una +forma così eletta e così tipica, che non è mestieri +ridirne di più. Pure non basta: <i>Multi fuere ante Agamemnona +fortes</i>; quelli che siam venuti sin qui enumerando +in Garibaldi son pure gli attributi comuni +<span class="pagenum" id="Page_619">[619]</span> +dell’eroismo, e Achille, Orlando, Leonida, Epaminonda, +Aroldo, il Cuor di Leone, il Cid, Bajardo, quali +li concepirono insieme la leggenda e la storia, ponno +vantarsi di averli posseduti quanto lui, taluno forse, +in talun caso, più di lui. +</p> + +<p> +La virtù invece che lo distingue e lo solleva sulla +falange di tutti gli eroi fino ad ora conosciuti, e lo accomuna +piuttosto a quella speciale famiglia d’uomini +di guerra che furono insieme guerrieri e capitani, +quali i Maratonomachi, l’Africano, il Barbarossa, Giovanni +delle Bande Nere, il Morosini, il gran Condé, +Gustavo Adolfo, è la calma imperturbabile, la serenità +olimpica, la padronanza sovrana del campo di +battaglia, per la quale anche travolto nei vortici più +furiosi della pugna egli poteva seguirne e dominarne +con occhio sicuro e freddo giudizio le peripezie, e nel +momento stesso in cui sembrava sparire nella mischia +come l’ultimo dei combattenti, giganteggiava +sul campo come un ispirato capitano. +</p> + +<p> +Ed eccola detta la gran parola, quella che a molti +sarà la più ostica di questo libro, ma per la quale +appunto l’abbiamo scritto: la parola che tarderà lungo +tempo ad essere accolta nei sinedri delle vecchie cricche +militari, ma che alla fine, non già per merito nostro, +o nemmeno di alcun più poderoso propugnatore +di noi, ma per solo merito intrinseco della sua verità, +finirà a farsi strada e trionfare. +</p> + +<p> +Garibaldi fu un gran Capitano e di terra e di +mare; e se la <i>Campagna del Parana</i> (rammentiamo +le azioni in cui principalmente il Capitano rifulse) e +la <i>Ritirata da Roma</i>, la <i>Presa di Palermo</i> e la <i>Battaglia +del Volturno</i>, la <i>Campagna del Trentino</i>, fatta a +tavolino o in carrozza, e la <i>Campagna di Francia</i>, +fatta infermo a sessantatrè anni, tra gli ostacoli e le +<span class="pagenum" id="Page_620">[620]</span> +difficoltà d’ogni maniera che ci sono note, non bastano +a decretargli un siffatto titolo, non sappiamo più con +quale criterio si estimerà oggimai la capacità degli +uomini, nè perchè si dirà grande un poeta pei suoi +poemi, e un artista pe’ suoi marmi e per le sue tele, e +non un capitano per le sue battaglie e le sue vittorie. +</p> + +<p> +La natura lo aveva fatto capitano, ed è questo ancora +il miglior modo d’esserlo. Perocchè la guerra +è arte; la scienza ne determina i canoni e le appresta +gli strumenti, ma l’atto supremo della sua estrinsecazione +è essenzialmente una creazione artistica; un +pensiero cioè sorpreso, divinato, tradotto in un baleno +in un’azione viva, che può essere il tocco d’un +pennello, l’atteggiamento d’un periodo, la mossa +d’una divisione, e che in tutti i casi richiede quella +medesima potenza di ispirazione e di esecuzione che +non si apprende nè da maestri nè da libri, che la +natura sola dà a taluni predisposti da essa a riceverla, +e che diede a Garibaldi. +</p> + +<p> +Nè vogliam dire che la natura abbia dovuto concedergli +molto. Le doti per essere grande capitano +sono rare, ma non sono le più sublimi. La guerra è +in fondo una gran caccia, nella quale capitano e soldati +fanno, volta a volta, la parte della fiera, del +bracco e del cacciatore. Ora date ad un uomo gli +istinti della fiera che si trafuga e si difende, del cane +che la imposta e la stana, del cacciatore che la circuisce +e l’assale, e avrete nelle sue qualità essenziali +il grande uomo di guerra: avrete Garibaldi. +</p> + +<p> +Gli si aggiungano poi come doti peculiari, se non +veramente a lui solo, a pochissimi come lui: un senso +profondo e quasi fatidico del terreno, tanto che indovinarne, +dal punto di veduta militare, il carattere, misurarne +l’estensione, stimare quanta truppa vi possa +<span class="pagenum" id="Page_621">[621]</span> +capire in colonna od in battaglia, era per lui, può dirsi, +l’affare d’un’occhiata: l’attitudine, perfezionatagli +di certo dallo studio delle matematiche, di leggere +con tanta sicurezza e precisione nelle carte topografiche +da potere, come gli accadde nel Trentino, far +la guerra quasi esclusivamente su quelle: la facoltà +acuitagli dall’esercizio della navigazione, di essere +orientato sempre e di guidarsi, perduta ogni altra +scorta, anco colle stelle, sicchè non gli accadde mai +di perdere la strada, spessissimo di trovarla dove nessuno +la sospettava: la virtù di non allarmarsi mai, +sorella a quella di non lasciarsi mai sorprendere, e +figlie entrambi di altre due qualità naturali: il sangue +freddo e il fiuto del pericolo; sicchè nel 1859 presso +Casale, essendosi alcuni de’ suoi esploratori precipitati +nella stanza dove desinava, gridando ansanti: «Il nemico! +Il nemico!» — «Ebbene,» disse, senza interrompere +il pittagorico pasto, «lasciatelo venire, dopo +pranzo lo riceveremo;» la sua qualità d’anfibio, sicchè +poteva giovarsi a suo grado dell’uno e dell’altro +elemento, e nella terra, dove un ammiraglio avrebbe +trovato un incaglio, egli trovare uno sbocco, e nell’acqua, +dove un generale avrebbe scorto un ostacolo, +egli vedere un veicolo: la potenza infine acquistata +essa pure nelle ginnastiche della gioventù nomade e +marinaresca, di durare più di chicchessia alla fatica +ed alle privazioni della vita guerriera, d’onde quella +sua abitudine d’essere il primo alzato nel suo campo +e il primo a farne suonare la <i>Diana</i>, per andare, albeggiando +appena, ad esplorare egli stesso, molto al di +là delle proprie linee, le posizioni del nemico; si aggiungano, +dicevamo, o meglio ancora, si innestino sulla +prima radice della sua natura eroica tutte queste qualità +omogenee ed affini a quella prima, e si avrà la +<span class="pagenum" id="Page_622">[622]</span> +spiegazione perchè Garibaldi, avendo letti pochi trattati +d’arte militare, e forse nessuno, non avendo mai +sostenuto esami in nessuna Accademia, nè fatto manovrare +una compagnia sopra nessun campo di Marte, +abbia potuto sopra quaranta combattimenti, tra i +quali almeno sette giornate campali (il 30 aprile e +il 3 giugno a San Pancrazio, Milazzo e il Volturno, +Bezzecca e le tre giornate di Dijon), vincere almeno +trentasette volte il nemico,<a class="tag" id="tag408" href="#note408">[408]</a> e sconfitto veramente, disfatto +in guisa da dover abbassare le armi ed arrendersi +alla mercè del vincitore, non lo sia stato mai. +</p> + +<p> +Gli mancò, è vero, per la guerra a cui fu condannato, +l’occasione di sviluppare grandi concetti strategici; +ma tutti quelli che suggerì od effettuò: la marcia +manovra su Palermo; la occupazione difensiva della +sinistra del Volturno; il progetto di Campagna consigliato +nel 1866, concorde a quello proposto dal generale +Moltke; la disapprovazione data in Francia +alla mossa del Bourbaky; il consiglio ripetuto e non +ascoltato di occupare in ogni caso gagliardamente +Dôle; tutti questi ed altri esempi provano abbastanza +che l’intelletto strategico non mancava certo al nostro +Capitano, e che gli fallì soltanto l’opportunità di +sperimentarlo egli stesso sopra campi più vasti. +</p> + +<p> +Certo il suo merito risalta più spiccatamente nelle +operazioni tattiche. Per la guerra di partigiano, marciar +di notte, dormire il giorno, spiegarsi possibilmente +coperto; cansar la lotta, se non è sicura la vittoria; +costretto ad accettare il combattimento in +condizioni sfavorevoli, protrarre fino a notte la resistenza, +perchè di notte la ritirata è più sicura; caricati +<span class="pagenum" id="Page_623">[623]</span> +dalla cavalleria, formare la massa in difesa, preferibile +al quadrato vuoto che si muove con difficoltà +e presenta una fronte troppo debole e troppo estesa +all’assalitore. Per la guerra grossa poi «riunire il +più di forze possibili sul punto tattico o obbiettivo di +campo di battaglia, massima di tutti i grandi uomini +di guerra; pericolose però le colonne serrate, specialmente +dopo il perfezionamento delle armi: in ogni +caso lasciare accostar il nemico: bersagliarlo di pochi +colpi ben diretti, e quando sia vicino, fidar sempre +nella baionetta e caricarlo. +</p> + +<p> +Questi i precetti principali, ch’egli riassunse in +tanti scritti,<a class="tag" id="tag409" href="#note409">[409]</a> e professò con l’esempio. «Lasciateli +venire,» gridava al Volturno. «Sedetevi, che vincerete,» +urlava a Mentana. «Un soldato non deve aver +mai vergogna di coprirsi per colpir meglio il nemico,» +esclamava a Dijon; ed era la stessa voce che ordinava +al momento opportuno le cariche a <i>ferro freddo</i> +e le capitanava. +</p> + +<p> +Che cosa mancava dunque a quest’uomo perchè +gli si potesse contrastare il titolo di gran Capitano? +Di aver mai fatto la grossa guerra, nè condotte le +grandi masse degli eserciti moderni. Davvero, che +questo argomento sia ripetuto da un pubblico profano +e ignaro di siffatte questioni lo si capisce, ma che +possa essere in buona fede adoperato da’ militari, sorprende +e attrista ad un tempo. E qual uomo di guerra +fu egli assunto al comando supremo delle grandi +masse, se non dopo aver fatto le sue prove comandando +le minori? Oh come! Nella gerarchia militare +chi ha comandato un reggimento è presunto capace +<span class="pagenum" id="Page_624">[624]</span> +di comandare una brigata, e chi una brigata una +divisione, e così di seguito, e questa presunzione di +capacità non varrà per Garibaldi? +</p> + +<p> +Voi, Tedeschi, eleggeste generalissimo de’ vostri +eserciti il Moltke, che prima di Sadowa non aveva +mai guidato in guerra un solo battaglione; voi, Francesi, +deste il bastone di maresciallo a Mac-Mahon, che +prima di Magenta non aveva mai condotto al fuoco +una divisione; voi, Italiani, reputaste capaci il generale +La Marmora e il generale Cialdini, di comandare +in capo tutto l’esercito italiano, sol perchè il primo +aveva capitanato 15,000 uomini in Crimea, e il secondo +ne aveva guidati altrettanti a Castelfidardo ed a Gaeta; +e nessuno di voi riconoscerà che Garibaldi, il quale +cominciò a guidarne parecchie migliaia fin dal 1849; +che al Volturno ne comandava 30,000, e nel Trentino +35,000, possa bastare all’ufficio, a cui pure i gallonati +e piumati suoi colleghi furono reputati meritevoli? +Col criterio di non reputar Capitano chi non +ha comandato grandi eserciti, Napoleone I, che non +ne comandò, nella prima e più gloriosa sua campagna +d’Italia, più di 30,000, non sarebbe mai stato che un +<i>guerrillero</i>, e Hoche, Massena, Lannes, Augereau, che +eran già salutati grandi generali quando non avevano +ancora condotto al fuoco che le minuscole divisioni +della Repubblica, non sarebbero rimasti che dei +<i>cabecillas</i>. +</p> + +<p> +Certo, a dirigere le grandi masse, Garibaldi solo +non sarebbe bastato; ma quale più sommo Capitano +vi bastò? Anco a Garibaldi faceva mestieri quello che +occorse a Napoleone, all’Arciduca Carlo, a Wellington, +a Moltke, una corona d’interpreti intelligenti, e di +cooperatori fidi; uno Stato maggiore istrutto, e generali +di divisione valenti; un servizio organizzato di +<span class="pagenum" id="Page_625">[625]</span> +amministrazione, d’ambulanza, di provianda; ma se +a lui pure fosse stato concesso tutto ciò, con quanta +maggior libertà ed efficacia non avrebbe potuto attuare +i suoi concetti e far sentire alla macchina ben congegnata +posta nelle sue mani l’impulso del suo genio! +Gli eserciti mancarono a Garibaldi, non Garibaldi +agli eserciti! Egli partì co’ Mille di Marsala; ma sarebbe +partito assai più volentieri, noi lo vedemmo, +con una brigata dell’esercito regolare,<a class="tag" id="tag410" href="#note410">[410]</a> e quando voleva +esprimere il gran conto in cui teneva l’esercito +italiano, invocava l’onore «di combattere alla sua sinistra.» +</p> + +<p> +Strana logica invero! +</p> + +<p> +Fino ad ora si era sempre creduto che chi fu capace +di far bene co’ pochi potesse essere presunto +idoneo a far meglio co’ più; ma a Garibaldi pare che +questa maniera di ragionamento non sia applicabile. +</p> + +<p> +Egli è escluso dalla legge del perfezionamento +umano. Fosse stato, come dicevano i Piemontesi d’una +volta, una <i>vecchia giberna</i> invecchiata fra le piazze +d’armi e le caserme, avrebbe potuto dire egli pure +il suo bravo «porto nel mio zaino il bastone di Maresciallo;» +ma aver guerreggiato per circa quarant’anni, +nel vecchio e nel nuovo mondo, portar sul +corpo dieci ferite, presentare uno stato di servizio di +sedici campagne<a class="tag" id="tag411" href="#note411">[411]</a> e quaranta combattimenti; aver +battuto in America Oribe e Brown, in Italia Oudinot +e Colonna, Landi e Bosco, Lanza e Ritucci, Urban e +Kuhn, e in Francia Keller, Danemberg e Kettler, tutto +ciò non dà diritto ad alcuna promozione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_626">[626]</span> +</p> + +<p> +Guerrigliero cominciò, guerrigliero visse, guerrigliero +morì. +</p> + +<p> +Diverso fu il giudizio di Abramo Lincoln, che gli +fece offrire il comando d’un esercito della grande +repubblica americana; diverso quello dell’austriaco +D’Aspre, che nel 48 esclamava: «Un sol uomo avrebbe +potuto ancora salvar l’Italia, e non fu compreso;» diverso +quello del prussiano generale Manteuffel, che +pochi anni or sono scriveva: «Se il generale Bourbaky +avesse operato secondo i suoi consigli, la campagna +dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata combattuta +nel 1870-71 dalle armi francesi.<a class="tag" id="tag412" href="#note412">[412]</a>» +</p> + +<p> +Diversi i pareri dei moderni storici militari, quali il +Rustow e il Lecomte, che studiarono un po’ più attentamente +e spassionatamente le sue campagne; ma ciò +non conta. Non è un generale,» cominciò a mormorare +qualche professore d’arte militare, che non aveva letto +mai probabilmente una sola pagina delle sue guerre; +«non è un generale,» ripetè in coro la scolaresca, e +«non è un generale,» fece eco il pubblico pappagallo; e +<span class="pagenum" id="Page_627">[627]</span> +con questa sentenza pronunciata senza esame, senza +motivi e senza processo fu accompagnato al sepolcro. +</p> + +<p> +E frattanto la prima vittima di questi errori e di +questi pregiudizi, propri a dir vero a tutto ciò che +tiene ancora della casta e dell’accademia, fu l’Italia. +Pensino invece gl’Italiani, se il valore reale di quest’uomo +fosse stato giustamente estimato, quanti rovesci +di meno e quanti trionfi di più! Pensi il valoroso +esercito nostro, quanto corteo di novelle vittorie +avrebbe scortato le sue bandiere, se colui che vinse +coi cento e coi mille, coi diecimila e coi trentamila, +nel piano e sui monti, cogli scamiciati e cogli inermi, +avesse potuto capitanare le agguerrite schiere di Palestro, +di San Martino e di Gaeta, e nella sera della +fatale Custoza, dare, a chi l’avesse interrogato sul +da farsi, la classica risposta: «dormire sul campo.» +</p> + +<p> +Ma anche per lui la giustizia verrà dal di fuori e +comincerà dopo morto. Fra pochi anni i giudizi degli +stranieri, più intelligenti e più spassionati dei suoi +compaesani, saranno conosciuti, i preconcetti e le gelosie +che vietarono sin qui la conoscenza e la manifestazione +della verità saranno spenti, le storie militari +del nostro tempo e del nostro paese saranno meglio +scritte, più lette e meglio apprezzate, e allora +forse l’Italia comprenderà a qual caro prezzo abbia +pagato l’errore d’aver partorito dal suo seno un +grand’uomo di guerra e d’averlo disconosciuto. +</p> + +<h3 id="cap14-2">II. +<span class="smaller"><i>Il Patriotta e l’Umanitario.</i></span></h3> + +<p> +Pura quanto quella del guerriero, incontestata più +di quella del capitano è la gloria del patriotta. Se +<span class="pagenum" id="Page_628">[628]</span> +fra gli eroi della spada è difficile trovargli il simigliante, +trovargli l’uguale nello stuolo degli eroi +della patria lo è ancora più. E ciò perchè quello che +egli offerse in olocausto all’Italia supera in valore +tutto quanto fino a lui, anche i più grandi cittadini, +anche Washington, il grandissimo fra tutti, avevano +offerto alla patria loro. Tutti come lui diedero alla +loro terra natale il meglio di sè stessi: il sangue, la +vita, gli averi, le gioie del domestico focolare, persino, +costosissimo fra i sacrifici, le palme più meritate +della gloria ed i risentimenti più legittimi dell’ambizione; +ma nessuno di loro le immolò, come lui, il +tesoro più sacro del suo petto, la fede dell’anima sua. +</p> + +<p> +La patria creata dal genio e dalla virtù di Washington +fu quella vagheggiata da lui: fra il suo concetto +politico e la volontà de’ suoi concittadini nessun divario +essenziale e nessun dissenso: il Virginiano diede +alle Colonie da lui redente e federate le istituzioni +pensate ed elaborate dalla sua mente, le suggellò, a +dir così, dello stampo del suo spirito e ottenne un +frutto e un premio dell’opera sua che nessun altro +maggiore. +</p> + +<p> +Di Garibaldi diverso il destino. Egli non sortì la +mente pratica del grande Piantatore; il genio della +politica non era il suo e non v’è mestieri di riprova. +Discernere tra la verità ideale e la realtà effettuale +la distanza e la differenza non era da lui; veder ciò +che nel suo paese ed anche nel suo tempo fosse fattibile +era al di sopra o al di sotto, secondo il punto +da cui lo si consideri, del suo intelletto, e il solo trovarsi +di fronte ad una questione pratica, se non era +militare, lo confondeva e paralizzava. +</p> + +<p> +Epperò il contrasto profondo tra quello che i suoi +coetanei preferirono e quello ch’egli amò; tra gl’ideali +<span class="pagenum" id="Page_629">[629]</span> +del suo capo e quelli della sua patria. Il suo ideale +religioso fu la Religione naturale o il Deismo filosofico, +che dir si voglia, di Gian Giacomo; e l’Italia è per due +terzi cattolica, per l’altro terzo scettica o indifferente. +Il suo ideale politico fu una specie di Repubblica patriarcale +con un Dittatore temporaneo, assistito da un +Consiglio di <i>probi viri</i>, «la Repubblica della gente onesta,<a class="tag" id="tag413" href="#note413">[413]</a>» +come egli la chiamava; e l’Italia è e vuol essere +monarchica. Il suo ideale sociale è un quissimile +di società pastorale, nè colta, nè barbara, vivente nella +semplicità e nell’innocenza, retta da un regime che +sarebbe un che di mezzo tra il comunismo sansimoniano, +«a ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuna +’capacità secondo il suo lavoro,» e il nuovo socialismo +della cattedra, «governo largitore di tutti i beni +e riparatore di tutti i mali;» e l’Italia si dibatte ancora +contro gli avanzi del passato e non osa sbarbicare +le ultime radici delle antiche caste e dei vieti +<span class="pagenum" id="Page_630">[630]</span> +privilegi. Quale abisso adunque tra l’anima di quell’uomo +e le aspirazioni del suo paese; quanti conflitti +dolorosi, quante tentazioni insidiose, o di sciogliere il +litigio coi colpi di spada dei Cesari, dei Cromwell e +dei Napoleonidi, imponendo alla patria ignara e riluttante +la legge della sua volontà, o di abbandonarla, +come persona che si sprezza, alla meritata +servitù! +</p> + +<p> +Ora Garibaldi non seguì nè l’uno, nè l’altro consiglio, +gettò sull’ara della Patria i suoi amori e i suoi +odii, le sue più care speranze, le sue più carezzate +chimere, e senza chiederle alcun prezzo del suo sacrificio +la servì e la salvò. +</p> + +<p> +Nel 1848 proclamava, primo fra i repubblicani, la +necessità di stringersi al re Carlo Alberto, e non dipese +da lui se la sua spada, che poteva essere forse +la salvezza d’Italia, fu ricacciata nel fodero. +</p> + +<p> +Nel 1857 è ancora il primo a sottoscrivere con +Daniele Manin e Giorgio Pallavicino il patto d’unione +dell’Italia con Casa di Savoia ed a fondare con essi +quel nuovo partito nazionale, che fu la base popolare +dell’imminente risorgimento. +</p> + +<p> +Nel 1859 non esita ad offrire il suo braccio al Re +Galantuomo, e trascinata dietro al suo esempio tutta +la gioventù più gagliarda ed attuosa d’Italia, suggella +sui campi di battaglia l’unione auspicata della rivoluzione +con la monarchia. +</p> + +<p> +Nel 1860 infine, quando il nodo del problema italiano +sembrava giunto a tale che la monarchia nè +poteva tagliarlo colla spada, senza compromettersi, +nè lasciarlo in balía della rivoluzione, senza abdicare, +nè scioglierlo coll’artificio dei compromessi e delle +transazioni, senza nuocere al suo principio vitale, Garibaldi +ancora scioglie il nodo intricato e ponendosi +<span class="pagenum" id="Page_631">[631]</span> +a capo di un’impresa, che adempiva insieme ai fini +della rivoluzione ed agli obblighi della monarchia, +amplia il patto dei plebisciti e fonda sovra essi il +nuovo regno. +</p> + +<p> +Nè a questo patto venne meno più. Aspromonte e +Mentana furono certamente, il primo un grande errore, +il secondo una grande temerità, entrambi una +illegalità; ma astraendo anche da quel segreto viluppo +di equivoci e di ambiguità, che in tanta parte +li giustificarono, essi devono essere giudicati piuttosto +un conato di insurrezione contro la politica d’un +governo, che un atto di ribellione contro le istituzioni +d’uno Stato. +</p> + +<p> +Non si dimentichi mai che tanto sulla bandiera di +Aspromonte, quanto su quella di Mentana, il motto +era pur sempre quello di Marsala; e l’aspro dissidio +insorto per questo fatto fra Garibaldi e Mazziniani, +ne indica meglio d’ogni altro argomento la capitale +importanza. +</p> + +<p> +Nè bisogna credere che tutte le conseguenze di +Aspromonte e di Mentana siano state malefiche. Non +si scordi che l’Italia nel 1861 non era ancora che un +simulacro; le mancavano Roma e Venezia, le veniva +meno, cosa anche più triste, la speranza e l’ardire +di presto acquistarle. Roma era serrata nel circolo +vizioso dei voti della Camera e della Convenzione +di settembre, che ne rimettevano la liberazione al +doppio miracolo dei «mezzi morali» e del consenso +della Francia; Venezia poteva, è vero, aspettare più +fidente la fortuna d’una nuova alleanza; ma era sempre +l’aspettazione del fato. +</p> + +<p> +Ora un uomo che sorgesse protesta viva della volontà +nazionale contro la lettera dei trattati e le ambagi +della diplomazia, che fosse sempre pronto a +<span class="pagenum" id="Page_632">[632]</span> +spingere il governo, se si arrestava, a scuotere la +nazione, se intorpidiva; che serrando insieme l’Italia +e la Francia nel dilemma implacabile: «Roma o +morte,» rendesse sempre più accorti coloro che ci +contendevano la nostra capitale, dei pericoli d’un più +lungo rifiuto; un uomo simile non poteva mai dirsi +senza un influsso benefico sui destini della patria sua, +nè egli stimare del tutto compiuta la sua missione. +</p> + +<p> +Oltre di che, e sta in ciò l’importante, quella propaganda, +quell’agitazione, anche quelle rivolte, non +erano che uno sfogo ed una distrazione offerta alla +parte rivoluzionaria, la quale, o abbandonata a sè +stessa, o caduta in potere d’altri capi, avrebbe assai +probabilmente varcata quella barriera che il generale +Garibaldi le impedì sempre d’oltrepassare. +</p> + +<p> +E in ciò veramente si assomma l’opera benefica +del grande patriotta negli estremi suoi anni. Egli gettò +più volte in mezzo alla Nazione parole terribili, che +potevano essere pericolosissimi tizzoni d’incendio, ma +quando li vide prossimi a divampare in fiamme minacciose +al sacro edificio della patria, egli stesso accorse +pel primo e sotto il suo piede li soffocò. +</p> + +<p> +Egli fu, finché visse, come un Dio Termine sulla +strada della rivoluzione, innanzi al quale anche i più +esaltati e temerari de’ suoi seguaci si sarebbero sempre +arretrati. Tutto potevano dire, tutto potevano +tentare, ma lui vivo il grido ultimo della discordia, +il segnale irrevocabile della guerra civile non avrebbero +osato darlo mai. +</p> + +<p> +Il pensiero di Garibaldi è in questo rispetto limpidissimo. +Prima l’unità, la concordia, la volontà +d’Italia; poi, se vi sia posto, i sogni della sua mente. +Si congiungano le parole che egli, reduce dal primo +esiglio, indirizzava nel 1848 ai Nizzardi: «Tutti quei +<span class="pagenum" id="Page_633">[633]</span> +che mi conoscono sanno se io sia mai stato favorevole +alla causa dei re; ma questo fu solo perchè i +principi facevano il male d’Italia; ora invece io sono +realista e vengo ad esibirmi coi miei al Re di Sardegna, +che s’è fatto il rigeneratore della nostra Penisola;» +si congiungano con quelle ch’egli scriveva +alla vigilia, staremmo per dire, della sua morte: «La +Casa di Savoia ha fatto molto per la patria e merita +rispetto. Ma quand’anche avesse fatto meno, ha la +grandissima maggioranza degl’Italiani per sè, e il +sentimento della maggioranza noi dobbiamo rispettarlo, +perchè è la continuazione dei plebisciti. Volerlo +disconoscere e combattere sarebbe accendere la guerra +civile e quindi distruggere colle nostre stesse mani +l’opera nostra;» e nell’esordio e nella conclusione +di questo discorso, attraverso i contrasti, gli sviamenti, +le alternative, che sono il portato necessario di tutte +le grandi lotte, avrete riassunto da Garibaldi stesso +il suo testamento politico. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +E ciò non ostante resterà sempre dubbio se più +della patria sua abbia amato le altrui. È questo il +tratto più singolare e più radioso della sua immagine. +Il patriotta s’immedesimava talmente in lui all’umanitario +che era difficile il discernere quale dei due +fosse il più vero e il più grande. Primo precetto della +sua «Religione del Vero» egli stimava l’evangelico: +«Non fare ad altri quel che non vorresti fatto a te +stesso;<a class="tag" id="tag414" href="#note414">[414]</a>» e con questa norma nel cuore, l’indipendenza, +la libertà, la felicità che voleva per la patria +sua, le voleva per tutte le altre. Su questo proposito +<span class="pagenum" id="Page_634">[634]</span> +la sua dottrina era di una semplicità biblica. Dio +avea creato tutti gli uomini uguali e tutti i popoli +fratelli, dividendoli in tante famiglie quanti i linguaggi, +ed imponendo loro per dimora tante regioni +distinte, di cui la natura stessa aveva, con linee +eterne di mari e di monti, tracciati i confini. Soltanto +la cupidigia e la nequizia di pochi uomini, nequitosissimi +fra tutti i preti, violarono quei confini, +tentarono confondere quelle lingue, falsarono il disegno +di Dio. Ad essi perciò guerra perpetua: <i>guerra +anzi alla guerra</i>, di cui essi pei primi gittarono il +mal seme nel mondo. Sopprimere gli eserciti stanziali, +primi alimentatori e provocatori della guerra, +braccia sottratte al lavoro, sangue rapito alla vita +economica delle società moderne, trasformandoli in +una milizia volontaria, chiamata soltanto a difesa +dei diritti e della libertà dei popoli: fondare una +Unione Europea delle Nazioni «con un rappresentante +per ciascuna, uno Statuto fondamentale, il cui primo +articolo fosse: la guerra è impossibile, ed il secondo: +ogni lite delle nazioni sarà liquidata da un Congresso:» +proclamare l’unità dell’umana famiglia, cementandola, +se fosse possibile, coll’unità d’una sola <i>lingua mondiale</i>;<a class="tag" id="tag415" href="#note415">[415]</a> +ecco i sogni che l’Eroe incessantemente perseguiva +<span class="pagenum" id="Page_635">[635]</span> +e da cui era egli stesso perseguito, e talvolta +anche nel tumulto delle sommosse e il fragor +delle battaglie, ma che egli era sempre pronto non +solo a bandire e predicare, ma a suggellare col sangue. +</p> + +<p> +Non una causa umana cui fosse indifferente; non +una giusta rivolta a cui, anco non potendo colla spada, +non partecipasse colla voce e colla penna; non un +appello d’oppressi a cui non abbia risposto: presente. +</p> + +<p> +Nel mezzo secolo da lui vissuto nell’uno e l’altro +mondo, congiurano, insorgono, combattono, quali +per la libertà, quali per l’indipendenza, Brasiliani, +Platensi, Spagnuoli, Portoghesi, Polacchi, Ungheresi, +Serbi, Rumeni, Greci, Jugo-Slavi, da ultimo anco i +Francesi, e non uno di questi popoli che non abbia +<span class="pagenum" id="Page_636">[636]</span> +ricevuto da lui, se non l’aiuto del suo braccio, un +soccorso di armi, o di danari, un consiglio utile, una +parola confortatrice ed amorosa, e spesso, inviati direttamente +da lui, o mossi dall’influsso del suo apostolato, +manipoli di valorosi che nelle più remote contrade +propagano l’onore della camicia rossa e combattono +e muoiono per la libertà dei popoli fratelli +al grido di «Viva Garibaldi!» +</p> + +<p> +Nè la sola causa dei popoli l’interessava. Il problema +sociale l’occupava anche più del politico. Convinto +più che mai che le disuguaglianze sociali fossero +non già l’effetto d’una legge naturale, irrevocabile e +fatale, ma il prodotto della perversità di pochi uomini +o furbi o prepotenti, era contro la società in uno stato +di guerra aperta e continua. +</p> + +<p> +E non era un filosofo che meditasse le cause e gli +effetti, nè uno statista che distinguesse i mali rimediabili +dagl’irrimediabili, e ne apprestasse i provvedimenti +e le leggi: era un plebeo, un paria, un diseredato +che giudicava della società matrigna in cui si +trovava sbalestrato dietro le impressioni del momento, +secondo l’effetto più sensibile e più, staremmo per +dire, drammatico che ne riceveva; secondo i criteri +assoluti di chi vive solitario nelle proprie idee ed +ignora la realtà. +</p> + +<p> +La vista, a mo’ d’esempio, d’un signore in panciolle +che passasse in carrozza dinanzi a un contadino +sudante alla canicola, curvo sulla marra, gli strappava +lo stesso gemito di rabbia, le stesso gesto di minaccia +che il contadino stesso lanciava alle spalle del +superbo gaudente. Credeva la società una lega dei +forti contro i deboli, de’ furbi contro gl’ingenui, dei +ricchi contro i poveri, e senza esitare un istante, in +qualunque causa, stava istintivamente cogli ultimi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_637">[637]</span> +</p> + +<p> +Aveva per vangelo la onestà impeccabile dell’operaio, +la bontà innocente del contadino, la brutalità +feroce del padrone, la furberia rapace del mercante, +la boria ignorante del nobile; e su questi criteri regolava +i suoi giudizi. Credeva sul serio ai lauti stipendi +della burocrazia, alle ricchezze ammassate dai +ministri, ai sordidi traffici dei deputati, alle orgie +sardanapalesche della Corte, a tutti i luoghi comuni +della eloquenza tribunizia, con questa differenza tuttavia +che i tribuni le ripetevano per convenzione e +per mestiere; egli con tutta la ingenuità della fede +e la profondità del sentimento. +</p> + +<p> +Aveva insomma della società il concetto pessimista +di Gian Giacomo, e come Gian Giacomo avrebbe +voluto rinnovarla da cima a fondo per mezzo d’una +revisione del suo patto fondamentale, cominciando naturalmente +la riforma da sè stesso e dalla sua famiglia. +</p> + +<p> +Come però queste idee non potevano essere accettate, +od anche accettate in parte non potevano subito +nè tutte in una volta essere effettuate, e il mondo +continuava a girare sul suo vecchio asse senza curarsi +dei sognatori che l’avrebbero voluto far andare a +modo loro, così ad ogni nuova disdetta che la realtà +dava alle sue dottrine, ad ogni nuovo disinganno che +la società in generale o l’Italia in particolare gli facevano +patire, il suo umore si faceva acre, il suo pessimismo +peggiorava, la sua misantropia filantropica +(sentiamo il bisticcio, ma a Garibaldi, che abborriva +gli uomini perchè rifiutavano il bene che avrebbe voluto +far loro, s’adatta a capello), la sua misantropia +filantropica s’inaspriva, e, vero «burbero benefico,» +sfogava la sua atrabile sulle spalle di coloro che amava +di più e per la cui felicità s’affannava da mezzo secolo, +ed era pronto ad ogni istante a dare la vita. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_638">[638]</span> +</p> + +<h3 id="cap14-3">III. +<span class="smaller"><i>L’uomo privato</i>.</span></h3> + +<p> +Questo, se non c’inganniamo, l’uomo pubblico; +ma e l’uomo privato? L’uomo privato fu tale egli +pure, che se anche non avesse compiuto alcuna delle +azioni famose per cui diventò storico, sarebbe stato +tuttavia un esemplare singolarissimo della specie +umana, degno di tutto lo studio dello psicologo e dell’artista. +Il biondo fanciullo che dipingemmo scorrazzante +sulla riviera di Nizza; il bel Corsaro che vedemmo +ammaliare la povera Anita alla fontana di +Laguna; il trionfante Dittatore del 1860, che al suo +apparire faceva squittire in coro le picciotte siciliane: +<i>Oh quant’è beddu!</i> aveva serbato fino agli ultimi anni +la sua maschia bellezza, una bellezza però tutta sua, +lontana dal tipo comune della bellezza eroica e guerriera; +originale e novissima essa pure. +</p> + +<p> +Perocchè Garibaldi non poteva dirsi un «bell’uomo,» +nel senso più usitato della parola. Era piccolo: +aveva le gambe leggermente arcate dal di dentro +all’infuori, e nemmeno il busto poteva dirsi una perfezione. +Ma su quel corpo, non irregolare nè sgraziato +di certo, s’impostava una testa superba; una testa che +aveva insieme, secondo l’istante in cui la si osservava +e il sentimento che l’animava, del Giove Olimpico, +del Cristo e del Leone, e di cui si potrebbe quasi +affermare che nessuna madre partorì, nessun artista +concepì mai l’eguale. E quante cose non diceva quella +testa; quanto orizzonte di pensieri in quella fronte +elevata e spaziosa, quanti lampi d’amore e di corruccio +in quell’occhio piccolo, profondo, scintillante, +<span class="pagenum" id="Page_639">[639]</span> +che marchio insieme di forza e d’eleganza in quel +profilo di naso greco, piccolo, muscoloso, diritto, formante +colla fronte una sola linea scendente a perpendicolo +sulla bocca; quanta grazia e quanta dolcezza +nel sorriso di quella bocca, che era certo, anche +più dello sguardo, il lume più radioso, il fascino più +insidioso di quel viso, e che nessuno oramai il quale +volesse serbare intera la libertà del proprio spirito, +poteva impunemente mirar davvicino. +</p> + +<p> +A questa singolar bellezza poi, che era già per sè +sola una potenza, la natura, madre parzialissima a +questo suo beniamino, aggiunse l’agilità e la forza; +non veramente la forza muscolare dell’atleta, ma +quella particolare forza nervosa che si rattempra e +ingagliardisce coll’esercizio e che, associata all’agilità, +rende capace il corpo delle più ardue prove e delle +più arrischiate ginnastiche. +</p> + +<p> +E che ginnasta fosse Garibaldi lo sappiamo da lui +stesso. «Credo d’essere nato anfibio,» soleva dire per +esprimere la facilità con cui fin dalla prima volta in +cui si buttò in acqua si trovò naturalmente a galla. +Abbiamo notato infatti le persone da lui salvate dall’acqua, +e sono sedici: il che potrebbe bastare, anche +non essendo Garibaldi, alla rinomanza d’un uomo. +</p> + +<p> +E come nuotava, cavalcava, saltava, s’arrampicava, +tirava di carabina, di sciabola, occorrendo di +pugnale, senza che nessuno gliel’avesse mai insegnato, +e avendone trovato soltanto nella struttura delle proprie +membra e negli istinti della propria indole il segreto +e la maestria. +</p> + +<p> +Del suo corpo poi, come uomo che sa d’averne +bisogno, era curantissimo. Egli non vestì sempre il +costume con cui il mondo s’abituò a vederlo fin +dal 1860. In America alternò, secondo i casi, il vestire +<span class="pagenum" id="Page_640">[640]</span> +paesano del <i>gaucho</i>, la giacca del capitano di mare, +e l’uniforme bianca, rossa e verde della <i>Legione +Italiana</i>; venuto in Italia, se non era sotto le armi, +nel qual caso tornava alla tunica rossa orlata di verde +(non camicia per anco), al cappello piumato a larghe +falde, al mantello bianco ed ai calzoni grigi instivalati; +indossava un grosso soprabito abbottonato sino +al mento, e fu con quello che noi lo vedemmo per la +prima volta a Torino nel 1859. +</p> + +<p> +Soltanto la mattina del 5 maggio comparve sullo +scoglio di Quarto colla camicia rossa e il <i>poncho</i> sulle +spalle; e sia stato amore di quell’assisa fortunata o +certezza che quella foggia si attagliasse meglio d’ogni +altra alla sua figura, non l’abbandonò mai più. +</p> + +<p> +Ma anche più che all’eleganza del vestire, tenne +alla nettezza della persona. Usava frequente bagni e +lavacri d’ogni sorte; aveva delle sue mani, de’ suoi +denti, de’ suoi capelli una cura attentissima; non +avreste trovata sulle sue vesti, spesso logore e strappate, +una sola macchia. Strano a dirsi come quel mozzo paresse +un gentiluomo. Nel primo abbordo aveva quel +non so che di semplice e decoroso insieme che è il primo +incantesimo con cui tutti i grandi uomini pigliano di +solito i minori. Non dava che del <i>voi</i>; tenne il <i>tu</i> per +i figli e per i più vecchi e più intimi amici; e fuori +che al Re non l’abbiamo sentito dare del <i>lei</i> a chicchessia. +Nel ricevere porgeva egli per il primo famigliarmente +la mano; alle signore, tanto più se onorande +per età o per lignaggio, gliela baciava con +galanteria di cavaliere. +</p> + +<p> +Nei colloqui preferiva l’ascoltare al parlare, segno +questo pure di cortesia aristocratica. Nelle cose minime, +nelle questioni secondarie d’etichetta o di forma, +quando si trattasse di rendere un servizio, di +<span class="pagenum" id="Page_641">[641]</span> +liberarsi da un fastidio, o di concedere un favore, +fosse colui che gli parlava ricco o povero, umile o potente, +era d’un’amabilità e d’un’arrendevolezza affascinanti. +E da ciò la sua troppa facilità nel concedere +commendatizie ed attestati d’onestà e di patriottismo +anche ai meno meritevoli, e l’abuso che tanti indegni +poterono fare della sua parola e del suo nome. Ma +in tutti gli argomenti a’ suoi occhi importanti, quando +fosse in giuoco alcuna delle sue opinioni predilette, o +degli affetti dominanti del suo cuore, allora il discorso +cominciava a diventar difficile, e se l’interlocutore +s’infervorava nelle obbiezioni, con una sentenza, un +motto, talvolta una scrollata di spalle, troncava la +disputa. Nel 1864 quando visitò Lord Palmerston in +casa sua, avendo questi condotta la discussione sulla +Venezia e tentato di fargli capire che la questione +veneta era da rimettersi al tempo, alla Diplomazia, ai +Trattati: «Ma che cosa mi dite, interruppe di scatto, +chè non è mai troppo presto per gli schiavi rompere +le loro catene,» e con una mossa subitanea piantò +stupito e quasi a bocca aperta il suo eloquente contradittore.<a class="tag" id="tag416" href="#note416">[416]</a> +</p> + +<p> +E ciò sganni una buona volta coloro che, non sappiamo +con quali fini, si son sempre finto un Garibaldi +automa senza idee e senza volontà, e di cui i pochi +furbi che l’accostavano potevano a lor grado guidare +i movimenti e far scattare le molle. Delle idee +<span class="pagenum" id="Page_642">[642]</span> +ne aveva poche, ma tanto più tenaci quanto più avevano +trovato libero il campo dello spirito in cui abbarbicarsi. +Discutere con lui era anche per quelli che +più stimava ed ascoltava, la più ardua e più erculea +delle imprese. Era una sfera d’acciaio brunito che +non lasciava presa d’alcuna parte. Francesco Crispi, +nel di lui elogio funebre alla Camera dei Deputati, +disse: «Non ci fu uomo che sia stato come lui forte +nelle sue volontà; egli fece sempre soltanto quello +che volle, ma non volle che il bene d’Italia,» e questa +affermazione d’un testimonio che gli fu al fianco nei +più gravi momenti della patria, ci dispensa dal dirne +di più. +</p> + +<p> +Le maniere gentili traevano risalto dai costumi +semplici. Pochi uomini più di lui furono nel bere più +sobri, nel cibo più parchi. Fino agli ultimi anni, in +cui il vino gli fu ordinato quasi per medicina, bevette +sempre acqua e dell’acqua migliore si pretendeva +buon gustaio finissimo, e l’assaporava, e la decantava +talvolta ai commensali, che non erano sempre +del suo gusto, come il più prelibato de’ nettari. Quanto +alle vivande, mangiava poca carne, anche per un residuo +di scrupoli pittagorici che non aveva mai saputo +vincere; prediligeva il pesce, i frutti e i legumi. +Un piatto di fichi e di baccelli lo metteva d’appetito +meglio d’un fagiano tartufato! Il pesce godeva, quand’era +sano, pescarselo da sè; e allora due o tre volte +la settimana, al pallido lume di Venere-Diana, presi +seco or l’uno or l’altro de’ suoi figli e per turno +questo o quello de’ suoi compagni di Caprera (quasi +sempre, nel 1854, anche lo scrittore di questo libro), +scendeva in canotto, ed ora al largo, ora nei seni più +pescosi di quella pescosissima marina, passava tal +volta coll’amo, tal altra coi filaccioni, quasi mai colle +<span class="pagenum" id="Page_643">[643]</span> +reti, l’intera mattinata, tornandone, rare volte, a mani +vuote, quasi sempre con tanto di preda da fornire il +desinare a lui e a tutta la colonia. +</p> + +<p> +Ma la sua passione predominante fu l’agricoltura. +«Di professione <i>Agricoltore</i>,» scriveva egli stesso +sulla scheda del Censimento del 1871, e non aveva +mentito. Un terzo della Caprera fu ridotto fruttifero +per molta parte del lavoro sudato della sua fronte, o +colla scorta de’ suoi precetti e per impulso della sua +volontà. +</p> + +<p> +La prima sua opera era stato un vigneto sopra un +piccolo altipiano, a metà via tra la sua casa e Punta +Rossa, ma quantunque l’uva, tutta bianca, ne fosse +squisita, la vendemmia non compensò mai la fatica e +la spesa. Più tardi, già preoccupato del problema del +pane quotidiano, volle tentare la coltura dei cereali, +e ridusse a frumento un quadrato di forse quattro +ettari; ma qui pure, per colpa non del cultore, ma +del terreno, il frutto non corrispose al dispendio. +</p> + +<p> +Ma il suo vero amore, era il podere modello di +Caprera, era il Fontanaccio. Esso pure, fino al 1859 +non era che dura roccia, e d’anno in anno ci fece +la vite, il fico, il pesco, il mandorlo, il fico d’India, e, +sebben più sensibili alle sferzate di grecaio, gli agrumi. +</p> + +<p> +E colà ogni mattina, per lunghi anni, coperto il +capo da un cappellone a larghe falde, in camicia rossa +sempre, armato di coltelli e di forbici agricole, di cui +gran parte portava appesi ad una cintura, passava le +lunghe ore a potare, sfrondare, innestare; lieto fin +che lo lasciavano solo, rannuvolato tostamente se un +visitatore importuno, se un telegramma malarrivato, +venivano ad interrompergli il piacere di quelle gradite +occupazioni. +</p> + +<p> +Nè agiva empiricamente. Nella sua biblioteca i +<span class="pagenum" id="Page_644">[644]</span> +Trattati d’Agronomia abbondavano, e parte col sussidio +dei libri, parte col consiglio di questo o quell’agronomo, +che metteva subito nel novero de’ suoi +amici, parte coll’aiuto del suo ingegno, naturalmente +incline a tutti gli studi fisici, s’era formato un corredo +di idee scientifiche e razionali, che certo molti de’ più +grossi agricoltori d’Italia non hanno mai posseduto. +</p> + +<p> +Epperò fece venire d’Inghilterra macchine agricole, +aprì fosse di scolo per dar esito alle acque piovane, +sanò dalle sotterranee i terreni più plastici, sostituì +alla rotazione dodicennale la coltura più intensiva +delle alberate e degl’ingrassi e agli ingrassi provvide +coll’allevamento del bestiame; (ebbe persino centocinquanta +capi di armento bovino e quattrocento d’ovino); +a poco a poco fornì quel suo podere, strappato zolla +per zolla alla breccia ed al granito, di tutto quanto la +scienza ha indicato di più acconcio alla sua coltura; +e stalle e concimaie e capanni per marcimi e lettimi, +e colombaie e alveari e via dicendo; e si rovinò del +tutto. Garibaldi non fu mai ricco; ma i suoi pochi +risparmi fatti in America, le eredità fatte dai fratelli, +i denari ricavati dai ricchi regali mandatigli, i +denari stessi donatigli o prestatigli dagli amici di tutto +il mondo; tutto andò a finire nel pozzo senza fondo +di Caprera, che non restituì mai al suo innamorato +cultore nemmeno il salario quotidiano delle fatiche +che per circa venti anni le aveva spese d’attorno. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Ma non sempre poteva stare nei campi; e i giorni +di pioggia e di vento, o i più crudi dell’inverno, li +passava in casa, seduto quasi sempre, dopo il 60, di +faccia alla terrazza della casa nuova che guardava il +mare, intento alla lettura e alla scrittura. Lesse molto +e un po’ di tutto; ma nessuno vorrà dirlo per questo un +<span class="pagenum" id="Page_645">[645]</span> +lettore portentoso. Dei libri, già dicemmo quelli che +prediligeva: gli storici principalmente di Grecia e di +Roma; i trattati d’Agronomia e di Matematica; e +sopra a tutti, i poeti; e fra questi, come è noto, Ugo +Foscolo degli italiani; Chenier e Voltaire fra i francesi. +Negli ultimi anni s’era preso d’amore per Guerrazzi +e Vittor Hugo; due autori non fatti certamente +per temperargli la fantasia, e per la <i>Storia dell’Italia +antica</i> di Atto Vannucci, di cui citava intere pagine +anche ne’ suoi romanzi; ma diletto fra tutti, compagno +inseparabile delle sue veglie, primo confidente +del suo spirito, il Carme dei <i>Sepolcri</i>, di cui gli trovaron +presso il letto di morte aperto il volume. +</p> + +<p> +Nello scrivere invece inesauribile, infaticabile, e +rispetto a tante altre cose che faceva, prodigioso. E +non diciamo delle sue lettere, testimoni troppo eloquenti +della scorrevolezza della sua penna; ma egli +scrisse, in vecchiaia, tre romanzi: <i>Clelia o il Governo +del Monaco</i>; <i>Cantoni il Volontario</i> e <i>I Mille di Marsala</i>; +e da molti anni aveva intrapreso a scrivere in +versi sciolti la storia della sua vita, e noi stessi, +nel 1864, ne udimmo parecchi squarci dalla sua bocca. +Intralasciato poi, per qual ragione non sapremmo +dire, questo lavoro, riprese lo stesso tema in prosa, +scrivendo le sue <i>Memorie</i>, dal giorno in cui le lasciò +nel 1850, fino, crediamo, alla campagna di Francia. E +queste <i>Memorie</i>, ci consta nel modo più certo, egli le +affidò, or sono quattr’anni, in una cassetta chiusa, al +figlio Menotti, coll’ordine espresso di non mostrarle +finchè fosse vivo ad alcuno, e soltanto trascorso un +certo termine dalla sua morte, pubblicarle.<a class="tag" id="tag417" href="#note417">[417]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_646">[646]</span> +</p> + +<p> +Mescolate poi alle <i>Memorie</i> autobiografiche, si trovarono +fra le sue carte, e si troveranno anche più +quando si spoglino tutte, pensieri staccati, frammenti +di problemi, appunti, studi fisici e matematici;<a class="tag" id="tag418" href="#note418">[418]</a> +<span class="pagenum" id="Page_647">[647]</span> +persino uno specchietto dei conti di casa, che non +oseremmo affermare tornassero perfettamente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_648">[648]</span> +</p> + +<p> +Infine, poeta nell’anima, cui non era forse mancato +per esserlo anche nell’arte, che il tirocinio degli +studi e l’esercizio della tecnica, e poesia vivente +egli stesso, non seppe resistere mai alle tentazioni +d’una certa sua musa bizzarra e selvaggia che le si +era annidata nel cervello, ed empiva quaderni di versi, +di cui talvolta l’udimmo noi stessi recitarne lunghi +brani, talchè non ci meraviglierebbe che un giorno +sbucasse fuori dalle sue carte anche un Canzoniere. +</p> + +<p> +E non solo in versi italiani<a class="tag" id="tag419" href="#note419">[419]</a> scriveva, ma spesso +in francesi, come ne ha già fatto testimonianza l’inno +di guerra composto in Francia e recitato durante l’assalto +notturno di Dijon; e ne fa conferma lo squarcio +di questo Carme, scritto a Vittor Hugo nel 1867, +in risposta della sua <i>Voix de Guernesey</i>, rovente ancora +delle collere recenti di Mentana e dove, in mezzo +al rombar monocorde delle tribunizie invettive, senti +echeggiare qua e là, fieri e solenni, i giambi del Barbier. +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Quand plus heureux jadis, aux champs de Parthénope,</p> +<p class="i01">Mes jeunes miliciens ont étonné l’Europe,</p> +<p class="i01">Essuyant leurs pieds nus sur le tapis des rois,</p> +<p class="i01">Donnant à leur pays ce qui fut tant de fois</p> +<p class="i01">Le rêve, le soupir, l’espoir de nos ancêtres,</p> +<p class="i01">Crois-tu qu’ils ont servi, combattu pour des maîtres?</p> +<p class="i01">L’amour de la patrie fut leur seule passion,</p> +<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_649">[649]</span></p> +<p class="i01">Et de l’humanité libre la mission.</p> +<p class="i01">Ce n’est pas vrai qu’aux rois nous ayons fait l’aumône;</p> +<p class="i01">Nous servions l’Italie, nous ne servions personne.</p> +<p class="i01 dotted">. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .</p> +<p class="i01 dotted">. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .</p> +<p class="i01">Si de l’Europe alors la phalange d’élite</p> +<p class="i01">Avait de son appui encouragé de suite</p> +<p class="i01">Les nouveaux Argonautes en leurs braves élans,</p> +<p class="i01">Le Lucifer de Rome avait fini son temps;</p> +<p class="i01">Le monde était guéri de la lèpre infernale,</p> +<p class="i01">Et l’horrible mensogne, à son heure fatale,</p> +<p class="i01">Aurait du despotisme accéléré le sort!</p> +<p class="i01">Mais les nations toujours ont le terrible tort</p> +<p class="i01">De laisser une sœur seule dans la bataille,</p> +<p class="i01">Seule des potentats affronter la mitraille!</p> +<p class="i01">Eux, ils sont bien unis, à l’heure du danger;</p> +<p class="i01">Et les peuples, jamais ne sauront partager</p> +<p class="i01">Le péril en commun pour la cause commune?</p> +<p class="i01">De l’humaine famille à la sainte tribune</p> +<p class="i01">On entendit la voix de la noble Albion</p> +<p class="i01">Imposant fièrement: «Pas d’intervention!»</p> +<p class="i01">Seule! et l’on vit alors le superbe despote</p> +<p class="i01">Reculant sans réplique au devant du grand vote,</p> +<p class="i01">Aller chercher ailleurs des peuples à duper,</p> +<p class="i01">Des tyrans à produire, et le monde à tromper.</p> +<p class="i01">Mais la liberté sainte, au sein de l’Amérique,</p> +<p class="i01">Oh! n’est pas un vain mot, et le sol du Mexique</p> +<p class="i01">Sera longtemps fécond par le sang des Français.</p> +<p class="i01">L’Américain, de maîtres, il n’en voudra jamais!</p> +<p class="i02"> Bons pour nous, surannés, remplis, pétris de vices,</p> +<p class="i01">Serviteurs de nos rois, agents de leurs polices!</p> +<p class="i01">Ils ont trouvé la voie de nous tromper toujours,</p> +<p class="i01">Par leurs statuts masqués, par leurs prêtres, leurs cours,</p> +<p class="i01">Des marches de l’autel, où le clergé-mensogne</p> +<p class="i01">Nous montre le salut. C’est hideux, quand j’y songe!</p> +<p class="i01">Nous courons aux tribunes, où nos sages parleurs,</p> +<p class="i01">À force de grands mots, nous dorent nos malheurs.</p> +<p class="i01">Le mouchard, l’alguazil, sont décorés, sont maîtres;</p> +<p class="i01">Il faut, pour prospérer, être serviles ou traîtres;</p> +<p class="i01">Le sang de nos enfants sert à river nos fers;</p> +<p class="i01">La superstition, ce monstre des enfers,</p> +<p class="i01">Plane encore sur le monde, et, comme l’hydre antique,</p> +<p class="i01">Ressuscite toujours dans l’affreuse boutique</p> +<p class="i01">Du prêtre, et le tyran, dont elle est le soutien,</p> +<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_650">[650]</span></p> +<p class="i01">De sa fausse piété nous montre le maintien.</p> +<p class="i01">De l’or des nations on construit la mitraille,</p> +<p class="i01">Les instruments de mort: et le champ de bataille</p> +<p class="i01">Est toujours des humains l’arène, où de leurs droits</p> +<p class="i01">Au jugement du sabre ont appelé les rois.</p> +<p class="i01">Ton pays et le mien, par un vil servilisme,</p> +<p class="i01">Sont courbés lâchement sous l’impérialisme</p> +<p class="i01">Par qui nos champs sont clos et nos sillons blanchis</p> +<p class="i01">Des os des malheureux que le monstre a trahis</p> +<p class="i01">Avec les vains appâts de conquête, de gloire.</p> +<p class="i01">Le monde est un charnier dont il dore l’histoire.</p> +<p class="i01">«L’empire c’est la paix,» dit-il, le vieux menteur,</p> +<p class="i01">Tandis que de la guerre il est l’instigateur.</p> +<p class="i01">Toujours, toujours poussant les peuples au carnage,</p> +<p class="i01">L’Europe n’a suffi pour contenter sa rage.</p> +<p class="i01">Oh! de l’humanité, quand ce cœur malfaisant</p> +<p class="i01">Aura cessé de battre, on verra reparaître</p> +<p class="i01">Le fraternel amour, les vertus, le bien-être;</p> +<p class="i01">Et de la liberté le soleil radieux</p> +<p class="i01">Des nations trompées dessillera les yeux.</p> +</div></div> + +<p class="indl"> +Caprera, décembre 1867. +</p> + +<p class="indr"> +<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.<a class="tag" id="tag420" href="#note420">[420]</a> +</p> + +<p class="ast">* * *</p> + +<p> +Ma il gusto della vita solitaria stringe l’uomo a +tutto ciò che lo attornia, e l’amore della natura lo inclina +ad amare tutto ciò che essa produce. Da ciò quella +gentilezza d’affetto che il nostro Eroe ebbe sempre +per le piante, gli animali, per tutti gli esseri coi quali +per una ragione o per l’altra si trovò a contatto o +convisse. E l’estremo episodio delle due capinere è +troppo recente e vivo nella memoria, perchè sia mestieri +addurlo per una prova di più. Soltanto egli si +rendeva conto di questo suo sentimento: nell’arcano +fascino che esercitava su di lui la natura, cercava +una dottrina, anzi una fede; nell’amorosa corrispondenza +<span class="pagenum" id="Page_651">[651]</span> +che sentiva correre tra lui e le cose, scopriva +una prova che le cose stesse fossero dotate d’un’anima +pari alla sua, raggio a sua volta dell’anima dell’universo, +e nella quale, traendo facilmente le ultime illazioni +da questa specie di panteismo sentimentale, +sentiva e adorava Dio. +</p> + +<p> +E perchè di questo non si dubiti, si legga questa +pagina, crediamo interessantissima, delle sue <i>Memorie</i>. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="center"> +L’ANIMA. +</p> + +<p> +«Io ho veduto mia madre in sogno. — Io ho veduto +mia madre — sveglio! — L’amore della mia genitrice non +merita esso che in qualche momento della mia vita — il +mio pensiero si rivolga ad essa? — Essa che fu così buona — così +affettuosa per me — così indulgente! Dunque mia +madre in molte circostanze mi si è presentata — anche sveglio! +Sì, anche sveglio! — perchè pensando a quella carissima +creatura anche in pien meriggio — mi par di vederla +sotto quella sua semplice veste — sorridermi col sorriso degli +angioli. — E l’immateriale corrispondenza degli occhi dell’anima +non è forse prova sufficiente dell’immortalità della +stessa? questo per la madre mia — potentissimo affetto! +Ma non amo io pure il mio cavallo, il mio cane, le mie piante? +Quando nella mia vita nomade dell’America — dopo una +lunga marcia, e dopo un giorno di pugna — io spogliava +de’ suoi arnesi il mio povero stanco cavallo — e lo palpava +e lo asciugava del sudore — e rare volte io potevo regalare +al mio fedele compagno — un pugno di biada, — poichè +nei campi illimitati di quella parte del mondo, per l’abbondanza +dei pascoli, ossia per la poca abbondanza di cereali +non si dà ordinariamente biada ai cavalli, — e dopo +d’averlo accompagnato all’acqua lo collocavo accanto al mio +giaciglio — ebbene, dopo tutto ciò che non era altro che un +dovere verso il mio compagno di fatiche e di pericoli — io +mi sentiva soddisfatto. Se poi un nitrito del rinfrancato mio +<span class="pagenum" id="Page_652">[652]</span> +compagno si aggiungeva, e lo vedevo ravvolgere le stanche +membra sulla verdura del campo — oh! allora <i>sentivo la +gentil voluttà d’esser pio</i>. +</p> + +<p> +»Il mio cane <i>Castore</i>, che nel 1849 mi seguiva in Tangeri, +ov’io ero proscritto — io lo amavo perchè nella sventura +e nell’isolamento — ov’io ero rigettato dalla fortuna — e +dalla codarda malvagità di certi uomini — mi sembrava +di sentire più intenso l’affetto de’ miei superstiti. Il +mio cane, dovendo partire per l’America, era mestieri lasciarlo — e +lo lasciai al mio amico Murray, console inglese. +Il mio povero <i>Castore</i>! pianse per varii giorni la separazione +dell’ingrato amico — e senza voler prendere cibo morì +di crepacuore. — Ebbene — io amo e ricordo il mio cane +commosso. E le mie piante — quelle piante ch’io seminai — che +ho veduto nascere — e che piccine ho trapiantato +in collocazione migliore. Quelle piante nei calori estivi — sull’arida +terra di Caprera languiranno di siccità — e così +languide penderanno le loro foglie appassite verso il suolo. +</p> + +<p> +»Io con premura innaffiava le mie care piante e a poco +a poco si rialzavano dal loro abbattimento e sembravano gettarmi +un sorriso di gratitudine. L’anima delle povere piante +era in corrispondenza colla mia, come lo sono quando gettato +in questo pelago di miserie — lontano da esse — ad esse +rivolgo il mio pensiero e mi sento deliziosamente sollevato. +</p> + +<p> +»Egli è il Signore dei cedri del Libano — come dell’issopo +che cresce nelle più profonde convalli (Massillon)! +</p> + +<p> +»E perchè sarò io geloso della farfalla — assai più di +me bella — se piacque all’Onnipotente di dotarla di un’anima? +Non bastava la mia scintilla animatrice per costituirmi parte +dell’anima dell’Universo — parte dell’Infinito — parte di +Dio? — come lo è la scintilla che vivifica la formica ed il +rinoceronte?<a class="tag" id="tag421" href="#note421">[421]</a> +</p> + +<p> +»Ignorati da mille passate generazioni — miriadi di +mondi rotavano nello spazio — e l’occhio scintillante di Galileo +li scopriva e li svelava all’uomo maravigliato. L’onda e +<span class="pagenum" id="Page_653">[653]</span> +l’aria esplorate dalla scienza hanno rivelato all’atterrito osservatore +tale numero di esseri viventi ignorati sinora, da +fare impazzire le maggiori intelligenze. L’elettrico solca lo +spazio colla celerità del pensiero. E chi può limitare i tesori +concessi da Dio all’uomo — nei portentosi suoi misteri? +</p> + +<p> +»E l’anima che noi presentiamo — che noi vediamo +coll’occhio dell’immaginazione — che noi scorgiamo sino +nell’impercettibile aereo abitatore — l’anima — è dessa forse +al di là o al di qua della barriera innalzata dall’Eterno +all’umana intelligenza? Comunque sia — l’anima mia — è +un atomo dell’anima dell’Universo — e questa credenza mi +nobilita — m’innalza al di sopra del miserabile materialismo — m’infonde +rispetto per gli altri atomi, emanazioni +di Dio, e mi spinge a meritare il plauso delle moltitudini +degli atomi che mi somigliano — e che coll’esempio — più +che colla dottrina — devono far bene — perchè appartengono +per essenza all’Eterno Benefattore.» +</p> +</div> + +<p> +In uomini siffatti gli affetti domestici sono potenti: +e di quanta religione abbia amato la madre sua, di +cui portava dovunque nella sua odissea l’immagine, che +rivedeva in sogno come persona viva, nelle preghiere +della quale credeva come ad un talismano, lo sappiamo; +e da qual passione d’amore sia stato avvinto alla sua +Anita narrammo a lungo, per non aver mestieri di +dirne più. Così avesse potuto serbar fede a quel suo +primo bello eroico amore; ma la natura non potè dargli +tutte le perfezioni; anzi gli pose nel sangue più +acre e imperiosa che mai l’imperfezione della sensualità. +</p> + +<p> +E qui ripetiamo una parola detta fin da principio +in questo libro: la cronaca degli amori di Garibaldi +non è tema per noi. Soggiungiamo soltanto, poichè +c’è in Caprera una lapide di cui tutto il mondo in +quest’ultimo mese ha ripetuto l’epigrafe, che l’Anita +<span class="pagenum" id="Page_654">[654]</span> +Garibaldi, sulla di cui tomba si legge: «Nata il 5 maggio +1859, morta il 25 agosto 1875,» non è figlia della +signora Francesca Armosino; essa è figlia d’una signora +nizzarda, conosciuta da Garibaldi in quel periodo +tra il 1856 e il 1857, in cui navigava ancora +su e giù da Nizza a Caprera; una signora nizzarda +di civile condizione, che vive tuttora, e sembra angustamente, +nella sua città natale, e della quale, per +questo appunto, stimiamo dover nostro non gettare +in pubblico il nome.<a class="tag" id="tag422" href="#note422">[422]</a> Perchè poi abbia sposato la Raimondi +e non quella signora da lui resa madre, ed +abbia creduto doveroso legittimare Manlio, Clelia e +Rosita e non l’Anita, figlia essa pure, al pari di tutti +i suoi fratelli, dell’amore, è uno di quei problemi che +la storia non può risolvere, e fa bene a non approfondire. +Perchè si ami e non si sposi; si sposi e non +si ami; si cessi d’amare dopo aver sposato, sono enigmi +del cieco iddio, di cui nessun mortale tenne finora le +chiavi. +</p> + +<p> +Lasciamo Garibaldi col fardello de’ suoi peccati +amorosi innanzi a quel tribunale in cui si giudicano +insieme i fatti e le intenzioni, le attenuanti e le aggravanti, +e facciamo noi stessi, noi uomini di questo +secolo XIX, <i>medicus aliorum, ipse ulceribus scatens</i>, facciamo +il nostro esame di coscienza. Garibaldi ebbe +delle amanti! ma qual meraviglia? Non tiriamo in +campo il solito paragone escusativo dei grandi uomini +(donnaiuoli superlativi quasi tutti), perchè anche parlando +solo degli Italiani s’andrebbe all’infinito. Chiediamo +piuttosto al pudico lettore che si scandalizza, +alla vereconda damina che s’imporpora, se una scivolata +<span class="pagenum" id="Page_655">[655]</span> +fuori dalla diritta rotaia degli amori legali non +l’abbian fatta mai. Probabilmente entrambi, dopo una +abbassatina di testa che varrà una confessione, scapperanno +fuori in coro con questa risposta: sì, ma senza +scandalo. Era da attendersi: <i>si non caste, saltem caute</i>. +Soltanto si potrebbe replicare: se lo scandalo non sia +avvenuto perchè essi seppero destreggiarsi con arte +ed astuzia maggiori di quelli che nello scandalo incapparono, +o perchè, non avendo intorno alla loro persona +l’incomodo riverbero di alcuna celebrità, nessuno +s’è occupato dei fatti loro. E forse, posti innanzi +a questi due quesiti, tanto il benigno lettore, quanto +la gentile lettrice non saprebbero quale risposta profferire. +</p> + +<p> +Garibaldi invece, cattivo cospiratore anche nelle +congiure d’amore, operò alla piena luce del sole; non +nascose mai nè quello che sentiva, nè quello che voleva: +«Ti amo, mi piaci, ti voglio,» disse alla sua +donna, e se la donna assentì, animale di preda, mai +di frode, la rapì nelle sue braccia, e la fece sua. +</p> + +<p> +E v’ha di più. Qualunque più franco e più ardito +amatore avrebbe potuto avere la probabilità di nascondersi; +Garibaldi no. +</p> + +<p> +Per quasi mezzo secolo, gli occhi del mondo restarono +sbarrati su di lui: egli non potè dare un +passo, fare un gesto, pronunziare un detto, comparire +o scomparire da un luogo, essere accompagnato +o no da una persona, che migliaia di sguardi non fossero +già appostati a sorprenderlo, e migliaia di migliaia +di voci a denunziarlo. +</p> + +<p> +È la sorte degli uomini storici. Tutti sanno a +mente le tredici mogli di Cesare; nessuno sa quante +volte al giorno il liberto entrava i lupanari della +Suburra. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_656">[656]</span> +</p> + +<p> +Così di Garibaldi! Se egli fosse stato un ignoto, +la storia delle sue mogli e de’ suoi figliuoli, in mezzo +alla grande babele erotica del nostro secolo, sarebbe +trascorsa inosservata; mentre è quasi certo che il +tempo, consumate le ultime scorie che ancora involgono +la statua dell’Eroe, la seppellirà nell’oblio. +</p> + +<p> +Comunque, nessuno, per quanto faccia, potrebbe +sostenere che Garibaldi sia stato, nello stretto senso +della parola, un libertino. +</p> + +<p> +Un uomo che ebbe una gioventù affaticata e combattuta +come la sua, ed una vecchiezza, nonostante i +tanti acciacchi, così resistente e così prolifica, non +può aver abusato della voluttà. Condannato egli pure +ai tormenti del deserto, non macerò le sue carni come +i Padri della Tebaide, ubbidì egli pure alla umana fragilità; +ma non permise a una tale ubbidienza di convertirsi +in abito vizioso e molto meno di degenerare +in colpa. Egli non fu un volgare <i>Don Giovanni</i>. Figlio +schietto e tuttora indomito della natura, amò con tutta +la subitaneità fulminea e l’abbandono innocente del +selvaggio, che non avverte i freni e ignora le leggi +onde la società civile modera e disciplina ad un più +alto fine gli istinti e le passioni umane; ma appena +la satanica scintilla divampò nel suo petto, non la +nascose, non s’infinse, non si mascherò, non sedusse +con volgari inganni e con mendaci promesse alcuna +donna, non fece delle conquiste d’amore una gloriola +o un mestiere; non eccitò con turpi artifici le spossate +satiriasi della sua senilità: amò con tutto il foco +naturale de’ suoi sensi, con tutto l’impeto del suo +cuore; promise alla donna da lui prescelta quello soltanto +che sapeva di poter mantenere, e mantenne; +tre volte giurò di farla sua sposa innanzi agli altari, +o in faccia ai magistrati che la legge religiosa e civile +<span class="pagenum" id="Page_657">[657]</span> +del suo tempo o del suo paese prescrivevano, e +tre volte tenne il giuramento. +</p> + +<p> +E a dir vero, in questo secoletto di pudichi adulterii, +di frolli concubinati, di bastardini abbandonati, +di nozze mercantili, di George Dandin tolleranti +e di monsieur Alphonse tollerati, non toccherà +a Giuseppe Garibaldi, che si affanna e lotta dieci anni +per dare il nome alla donna che amò, non toccherà +a lui, innanzi alle Assisie della Morale pubblica e +privata, d’abbassare la fronte. +</p> + +<h3 id="cap14-4">IV. +<span class="smaller"><i>Tutto l’uomo.</i></span></h3> + +<p> +Ed ora chi è quest’uomo? +</p> + +<p> +Nasce nella oscura casipola d’un porto da una famiglia +di umili marinai, e già immortale prima della +morte, migra dalla terra cogli onori d’un Re ideale, +nella gloria d’un’apoteosi olimpica, lasciando dietro +a sè piuttosto la tristezza d’un astro che s’allontani +per salire ad una sfera più fulgida, che il dolore d’un +uomo che muoia. +</p> + +<p> +Trascina la giovinezza in una faticosa vicenda di +monotone navigazioni e di travagliati esigli; e ad un +tratto irrompe dalla sua penombra coi fulgori d’un’apparizione +fantastica, e di grado in grado ascendendo +giganteggia nell’arena del nostro secolo come uno +de’ suoi più portentosi figliuoli. +</p> + +<p> +Sbalestrato dall’Oriente all’Occidente, volta a volta +pedagogo e corsaro, mandriano e guerrigliero, agricoltore +e capitano, candelaio e dittatore, la sua vita +si svolge nel ciclo di tre generazioni con tutte le varietà +e i contrasti, le sorprese e gli incantesimi d’un +<span class="pagenum" id="Page_658">[658]</span> +poema ariostesco, mentre colla fusione della storia e +della leggenda, della realtà e della poesia sembra risuscitare +la classica unità della omerica epopea. +</p> + +<p> +È un corsaro; ma comincia il suo byroniano romanzo +liberando gli schiavi neri trovati a bordo della +nave predata e rifiutando dai mercanti prigionieri gli +scrigni di gemme che gli offrono per il loro riscatto. +</p> + +<p> +È un filibustiere; ma una volta, cadutogli nelle +mani colui che sei anni prima gli aveva inflitto l’oltraggio +anche più che il dolore della tortura, lo rimanda +libero e perdonato. +</p> + +<p> +È un avventuriere; ma, lo diremo colle stesse parole +del generale Pacheco, «se recavasi negli uffici del +Governo era soltanto per domandare la grazia d’un +cospiratore, o per chiedere qualcosa a favore d’un +infelice.» +</p> + +<p> +È un condottiere; ma non riceve altro soldo dal +paese a cui consacra da dodici anni la vita, che la +razione del gregario: distribuisce fra i feriti, gli ammalati +e le vedove dell’esercito il primo regalo che +la Repubblica gli fa; rifiuta i gradi e gli onori che +essa gli offre; e di fatto, se non di nome, Generale +Ammiraglio, quasi Dittatore, non possiede che una +camicia, i piedi gli sboccano dagli stivali sfondati, e +non ha tanto da pagare il lume del povero abituro +in cui si ricovera. +</p> + +<p> +Lo immaginano un fiero lupo di mare e di terra, +ispido e coriaceo, vago soltanto degli spettacoli sanguinosi +delle cariche e degli arrembaggi; eppure +l’uomo che nel <i>saladero</i> di Camacua con soli tredici +compagni sfidava, cantando, l’assalto di trecento cavalieri +e accettava di seppellirsi tra le fiamme e le +rovine del suo fragile asilo piuttosto che arrendersi, o +che nelle acque del Paranà dopo tre giorni di lotta +<span class="pagenum" id="Page_659">[659]</span> +«a ferro freddo,» piuttosto che ammainar la bandiera, +faceva saltar egli stesso l’ultimo legno della +sua flottiglia; era lo stesso che in un giorno di battaglia +marciando contro il nemico s’arrestava, dimentico, +ad ascoltare il gorgheggio d’un usignolo innamorato, +e che udendo in una cruda notte d’inverno +belar tra le rupi della sua Caprera un’agnella abbandonata, +s’alzava di letto per andare, tra il rigor del +libeccio ed il frizzar di brumaio a cercare la derelitta +e ospitarla nella sua medesima stanza. +</p> + +<p> +Lo acclamano infine l’Ettore di Montevideo, il +Camillo di Roma, l’Argonauta di Marsala; ma l’uomo +a cui poteva parer poca gloria la statua di Giove Ultore +che dall’alto del Gianicolo assicura il Quirinale +e sfida il Vaticano, non chiede all’Italia, non invoca +dalla sua famiglia altro pegno d’amore che di +dormire poca cenere in un’urnetta di granito, accanto +al sarcofago delle sue bambine, sotto l’acacia +che l’ombreggia; novissimo fantasma d’eroe che non +potendo morire come Orlando sulla catasta dei nemici, +muore come Washington, decretando a sè stesso +il «rogo di Pompeo.» +</p> + +<p> +Chi è dunque quest’uomo? Costretto a vivere la +vita nomade e quasi selvaggia dei <i>gauchos</i> e dei <i>rastreadores</i>; +mescolato dalla sua fortuna alla schiuma +degli avventurieri e dei fuorbanditi di tutte le stirpi, +cresciuto suo malgrado alla scuola delle rivoluzioni +e delle guerre perpetue, travolto a controgenio nella +mischia di fazioni feroci e sanguinarie, conserva intatta +in mezzo a tanto contagio la nativa purità dell’anima +sua, riportando dal forzato consorzio qualche +difetto e qualche stranezza, non un solo abito +vizioso nè un solo sentimento colpevole. +</p> + +<p> +Braccio designato di tutte le congiure, campione +<span class="pagenum" id="Page_660">[660]</span> +atteso di tutte le rivolte, alfiere desiderato di tutte +le parti; si consacra a tutte, ma non serve a nessuna, +e nel tumultuante pandemonio delle chiese, delle confessioni, +delle sette del suo tempo, si innalza come un +Pontefice a cui tutti si volgono e s’inchinano, e che +nessuno può dir suo. +</p> + +<p> +Ama dell’amore geloso e intollerante del selvaggio +la sua patria, e va cavaliere errante di tutte le +patrie e crociato di tutte le libertà. Proclama la fratellanza +dei popoli, ma ad ogni straniero che s’accampi +entro il sacro confine della sua terra, grida +minaccioso lo sfratto del poeta: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Ripassin l’Alpi e tornerem fratelli.</p> +</div></div> + +<p> +Si protesta repubblicano, ed offre due volte la sua +spada a due re. Resta democratico rivoluzionario socialista; +ma partendo per la più maravigliosa delle +sue imprese riconsacra sulla bandiera il patto d’Italia +con Vittorio Emanuele e la monarchia dei plebisciti. +</p> + +<p> +È un Dittatore onnipotente per la gloria e la fortuna, +e festeggia egli stesso l’arrivo del Re e dell’esercito +che vengono a spodestarlo; e fatto nascostamente +bottino d’un sacco di civaie, colla ricchezza di questa +preda, colla gioia di chi perdendo il potere ricupera +la libertà, dispare novellamente nella solitudine del +suo mare. +</p> + +<p> +È un ribelle, e scrive sulla bandiera il nome del +Re a cui si ribella; poi ferito e imprigionato da lui, +continua a restargli fedele, e per la causa per cui +era caduto di palla italiana sul colle d’Aspromonte, +cade di palla austriaca a piedi di Monte Suello. +</p> + +<p> +È un Belial, un Lucifero, un Dragone; sfolgora la +grande simonia del Poter Temporale colle invettive di +Dante, e odia la Chiesa Romana dell’odio di Lutero; a +<span class="pagenum" id="Page_661">[661]</span> +sentirlo si direbbe che sia pronto a cominciar da un +istante all’altro una Saint-Barthélemy di cattolici, e +se incontra uno di quei preti ch’egli chiama <i>buoni</i>, +è il primo a stendergli la mano, e crede ancora alla +possibilità d’un clero evangelico, amico della libertà +e del progresso; e cerca nelle parole di Cristo i precetti +della <i>Religione del Vero</i>, e confida alle sue <i>Memorie</i> +la sua fede in Dio e nell’anima immortale. +</p> + +<p> +Chi è dunque quest’uomo? +</p> + +<p> +Vittor Hugo, il Garibaldi della lirica, lo chiama +«l’eroe dell’ideale,» ma è un responso apollineo: +Giulio Michelet esclama: «Degli eroi non ne conosco +che uno: Garibaldi;» ma l’iperbole tradisce la difficoltà +del giudizio: Giorgio Sand scrive: «Garibaldi +non assomiglia a nessuno, pure v’è qualcosa in lui +di misterioso che fa pensare;» ma in tal modo ripropone +il problema, non lo risolve. Una delle più celebrate +effemeridi della Gran Brettagna l’<i>Athenæum</i><a class="tag" id="tag423" href="#note423">[423]</a> +tenta seriamente di trovare in lui l’incarnazione del +veltro allegorico: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Questi non ciberà terra nè peltro</p> +<p class="i01">Ma sapienza ed amore e virtute;</p> +</div></div> + +<p> +ma con ciò non fa che addensare sulla fronte del +Proteo le nebbie del più oscuro simbolo dantesco. +</p> + +<p> +I partiti se lo palleggiano; i repubblicani lo contrastano +ai monarchici; i rivoluzionari lo levano al +cielo; i reazionari lo inabissano nel fango; i preti di +Sicilia lo annunziano dai pergami come un nuovo +Messia, i preti di Roma lo folgorano d’anatemi come +un Anticristo; la rettorica consuma tutte le sue metafore; +l’amore profonde tutti i suoi inni; l’idolatria +<span class="pagenum" id="Page_662">[662]</span> +esaurisce i suoi incensi; l’odio erutta tutte le sue +bestemmie; la critica stanca i suoi occhi e la filosofia +i suoi ragionamenti; ed egli, al pari della favolosa Jungfrau, +di cui a tutti è concesso ascendere i fianchi e +superare le prime vette, ma a nessuno toccare la cima, +ravvolta nell’intatto velo delle nevi eterne; egli nasconde +ancora la parte più alta e più pura di sè stesso, +e dalla sua solitaria rupe continua a sfidare i definitori +e gl’interpreti. +</p> + +<p> +Ancora una volta: chi è quest’uomo? +</p> + +<p> +Il lettore rammenta certamente quell’apparizione +quasi fantastica del secolo XVIII che fu chiamata +l’uomo di Rousseau. Prediletto figlio della natura, dotato +delle più nobili facoltà, più ricco d’istinto che di +ragione, e più di sensibilità che di riflessione, uscito +più che a mezzo dallo stato di barbarie, ma ancora esitante +sul confine della civiltà, e portando sempre seco +in tutti i passi della sua vita le abitudini, i gusti e i ricordi +della nativa selvatichezza; cresciuto nella fede +che la natura abbia creato l’uomo virtuoso e felice, e +la società sola l’abbia fatto colpevole e infelice; carezzato +dal sogno d’una età reditura di perfezione e di +felicità, da cui non già le colpe sue, ma la prepotenza +di pochi malvagi l’abbiano sbandito; educato +a vedere in un ipotetico contratto sociale, quando e +come scritto non si saprebbe, il patto leonino del più +astuto o del più forte imposto al più dabbene e al +più debole, l’uomo di Gian Giacomo, quantunque non +corrisponda ad alcuna realtà storica e sia manifestamente +il portato di un erroneo concetto, rappresenta +ancora in una figura simbolica quella lotta antica +e perenne della società e della natura, dell’ideale +umanitario, e dell’ideale politico, d’onde uscirono ed +usciranno in perpetuo, insieme alle periodiche convulsioni +<span class="pagenum" id="Page_663">[663]</span> +del genere umano, i periodici progressi del suo +incivilimento. +</p> + +<p> +Agli occhi dell’Adamo ginevrino la natura è la +madre, e la società è la matrigna; da quella la cornucopia +di tutti i beni, da questa il vaso di Pandora +di tutti i mali. +</p> + +<p> +Dio si rivela da sè stesso alla coscienza umana nelle +opere della sua creazione, nei beneficii della sua provvidenza, +e la società ne oscura il limpido concetto colla +fola delle religioni, le superstizioni dei culti, il mendacio +de’ sacerdoti. La terra fu concessa dal Creatore +per stanza e nutrimento di tutti i suoi figli, e la società +sancisce l’usurpazione del più forte e il furto +della proprietà. La natura creò dal suo grembo tutti +gli uomini uguali, e la società vi sostituisce la superfetazione +dei privilegi e delle caste. La natura largì a +tutti i cuori i diritti del libero amore, e la società li +sconosce o li violenta coll’imposizione delle nozze artificiali +e indissolubili. La natura donò alle arti pacifiche +e benigne dell’uman genere il fuoco de’ suoi soli, i metalli +delle sue viscere, la scintilla de’ suoi corpi, tutte +le arcane potenze de’ suoi elementi, e l’egoismo o l’ambizione +di pochi privilegiati convertirono tutte quelle +forze benefiche in istrumenti di distruzione e di rovina. +La natura infine scrisse nell’anima d’ogni suo figliuolo +i sentimenti della giustizia, della carità e dell’amore, +e dacchè in un angolo di quest’aiuola si strinse il +primo consorzio umano, +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01"><span class="dotted">. . . . . . . . . .</span> Una feroce</p> +<p class="i01">Forza il mondo possiede, e fa nomarsi</p> +<p class="i01">Dritto!</p> +</div></div> + +<p> +Tutto in questo dorato ergastolo della civiltà, dove +l’uomo della natura si sente incarcerato, tutto gli è +<span class="pagenum" id="Page_664">[664]</span> +sospetto ed esoso. La scienza è un pericolo, il lusso +un oltraggio, i trovati dell’uman pensiero un’insidia, +le arti, le arti stesse divine, ponno mutarsi in scuola +del vizio ed in veleno della virtù. +</p> + +<p> +Quale meraviglia pertanto se un uomo siffatto +traendo a fil di logica le ultime conseguenze delle sue +premesse, conformando il fatto alla dottrina, brandisse +la fiaccola d’Erostrato e appiccasse egli stesso +le fiamme ai bugiardi templi di quella civiltà ch’egli +gridò la grande nemica dell’umana famiglia? Ma +rassicuratevi. L’uomo che vi sta dinanzi non fu mai +un dialettico; il sentimento domina troppo il suo intelletto, +l’amore sovrasta troppo ai suoi odii, perchè +egli possa, coll’inflessibilità d’un Convenzionale e la +brutalità d’un Comunardo, giungere imperturbato alle +ultime illazioni de’ suoi principii ed erigere sopra +monti di teste, al chiaror delle torcie petroliere, la +città nuova de’ suoi sogni. +</p> + +<p> +Perisca pure la logica, ma sia salva l’umanità; +e però la stessa voce che poco prima nelle medesime +pagine scrollava come vento impetuoso le mura della +vecchia società, risponderà a coloro che gli rinfacciarono +di non saper usare strumenti più efficaci e +più pronti: «E che! bisognerà dunque distruggere +la società, annientare il tuo e il mio, e tornar cogli +orsi a vivere nelle selve? Pochi, cacciati dal rimorso +o chiamati da una popolare vocazione, lo potranno; ma +i più, ma tutti coloro che avranno udito la voce dell’Eterno +e compreso la necessità di cooperare colla +virtù a’ suoi alti disegni, coloro rispetteranno i sacri +legami della società di cui sono membri, ameranno +i loro simili, serviranno scrupolosamente alle leggi ed +agli uomini che ne sono gli arbitri ed i ministri, e onoreranno +sopra ogni cosa i Principi buoni e saggi che +<span class="pagenum" id="Page_665">[665]</span> +sapranno prevenire o guarire la moltitudine crescente +degli abusi e dei mali che senza posa ci assalgono +e ci percuotono.<a class="tag" id="tag424" href="#note424">[424]</a>» +</p> + +<p> +Ora si riuniscano tutte le idee capitali di questa +dottrina, e si spiri loro un’anima; si raccolgano tutti i +lineamenti sparsi dell’uomo immaginario che ci passò +davanti, e si gettino nella forma concreta e salda d’un +uomo vivo e vero; si dia quindi a quest’uomo reale +e storico lo stesso istinto del bene e intuito del vero, +lo stesso concetto della vita e del mondo, lo stesso +amore appassionato della natura e la stessa antipatia +invincibile della società; si compia la sua figura colla +semplicità de’ costumi, il gusto della libertà campestre, +il fastidio della vita cittadina, il bisogno profondo +e ineffabile di solitudine e di pace; non si nascondano +per questo alcune delle ombre che frastagliano +anco più scuramente la fronte del simbolico <i>Emilio</i>: +la sensibilità eccessiva, la mobilità impetuosa, la intemperanza +delle passioni, la crudezza del linguaggio; +si collochi quest’essere fantasioso e ardente, sdegnoso +e pio, istintivo e geniale innanzi alla civiltà d’un secolo +non più, credo, ma non meno corrotto di quanti +l’hanno preceduto, in faccia alle religioni bugiarde +non ancora sfatate, alla clerocrazia tuttora prepotente, +ai privilegi mutati, ma non distrutti, alle caste trasformate, +ma non annichilite, al grido delle nazioni +oppresse, all’urlo delle plebi affamate, al gemito dei +bambini venduti, al pane salato dalle lagrime di vergogna +della donna prostituita, e tuttavia saporito al +dente dello Stato, e ciò fatto si dia ad un uomo simile +il cuore d’un eroe e il braccio d’un atleta, lo si +<span class="pagenum" id="Page_666">[666]</span> +armi d’una spada, in luogo d’una penna; si converta +ognuna delle sue idee e delle sue passioni in un fatto, +e ogni fatto in un prodigio; gli si apra per arena il +vecchio e il nuovo mondo, e lo si segua sopra un’interminabile +Via Sacra che va da Laguna a Montevideo, +dal Salto a Roma, da Varese a Marsala, dal Volturno +a Bezzecca, da Mentana a Dijon; si riepiloghi finalmente +tutta questa epopea nell’egloga di Caprera; si +nasconda tutto questo mondo di gloria e di virtù in +una povera urna, fra due bambine, sotto un’acacia, — e +si avrà Garibaldi. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +<span class="smcap">Fine del Volume Secondo ed ultimo.</span> +</p> + +<hr> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_667">[667]</span> +</p> + +<p class="title">AVVERTENZA.</p> +</div> + +<p> +Nel primo volume trascorsero alcune sviste tipografiche, +e alcuni errori di fatto. Alle prime si ripara con l’<i>Errata-Corrige</i> +che viene appresso; dei secondi siamo lieti di potere, +mercè il consiglio di qualche cortese che volle onorare de’ suoi +appunti l’opera nostra, fare ammenda con queste +</p> + +<div class="errata"> +<p class="center"> +<i>Postille:</i> +</p> + +<p> +Nel primo volume, a pag. 389, in nota, parlando della +pensione offerta dal Governo sardo, per mezzo del generale +La Marmora, al generale Garibaldi, ci siamo un po’ maravigliati +che il La Marmora, in certe sue lettere al Dabormida, +avesse tralasciato di notare che Garibaldi la pensione +l’accettò per la madre e la rifiutò per sè, traendo la prova +di questo fatto da una lettera di Massimo d’Azeglio ad Antonio +Panizzi, del 25 luglio 1864, e scorgendo quindi una +certa contraddizione tra l’asserto del generale La Marmora +e quello del suo amico, allora Presidente del Consiglio dei +Ministri. +</p> + +<p> +Ma <i>Verax</i> nel <i>Fanfulla</i> del 30 giugno 1882 (e tutti sanno +quale devoto amico del generale La Marmora si nasconda +dietro quel pseudonimo) mi scrisse una lettera pubblica nella +quale sostenne che contraddizione non c’è: che le pensioni +date a Garibaldi furono due: una, quella di cui parla La Marmora, +nel 1849; l’altra, quella a cui allude Massimo d’Azeglio, +accettata per la madre ed i figli nel 1851. E noi, rispondendo +al <i>Verax</i>, abbiamo espresso qualche dubbio su questa seconda +pensione; ma egli ci rispose ribadendo e affermando +d’avere visti i Documenti, e noi, senza credere per questo +<span class="pagenum" id="Page_668">[668]</span> +chiusa del tutto la lite, ci rimettiamo per ora alle autorevoli +parole del nostro stimato amico. +</p> + +<p> +Lo stesso <i>Verax</i> poi.... cioè no.... Luigi Chiala ci scrive +additandoci un altro errore scappatoci a pag. 225, dove diciamo +che teneva il portafogli della guerra il generale Ricci: +egli ci ammonisce che reggente il ministero della guerra +era allora Cesare Balbo, Presidente del Consiglio dei Ministri, +il quale aveva per suo primo ufficiale il colonnello Dabormida, +e soggiunge: «Hai confuso alle volte col maggiore +Giuseppe Ricci, che fu poi generale di Stato Maggiore, +e, se non erro, era allora segretario generale, cioè primo ufficiale +agli esteri?» +</p> + +<p> +E non abbiamo nulla a che ridire sulla rettifica. Soltanto +ne giova soggiungere che un Ricci generale o maggiore deve +esserci entrato, perchè il generale Medici nel brano di Memorie +da lui confidate ad Alessandro Dumas seniore, e delle +quali il Medici stesso ci confermò più volte la veridicità, narrando +questo episodio di Garibaldi, dice che Carlo Alberto +lo rimandò a Torino «pour qu’il y attendît les ordres de +son Ministre de la guerre M<sup>r</sup> Ricci.» +</p> + +<p> +E il Medici e il Dumas, o forse anche Garibaldi, fecero la +confusione dalla quale fui colto io stesso. E non solo potrebbe +essere che essi abbiano scambiato il maggiore Ricci per un +generale Ricci ministro della guerra; ma che il Ricci di cui +parla Garibaldi sia stato il Giuseppe Ricci ministro dell’interno, +appunto nel Ministero Balbo. +</p> + +<p> +D’un altro sbaglio mi avvertì il signor Luigi Torre, +di Casale (pag. 256): «Macerata lo elesse (Garibaldi) a suo +Deputato alla Costituente Romana;» soggiunsi: «e fu quello +il primo voto che lo mandò in un’assemblea politica.» Ora +il signor Torre mi scrive: «Badi, il primo Collegio che +mandò Garibaldi ad un’assemblea politica fu Cicagna in +quel di Chiavari, nelle elezioni parziali del 30 settembre 1848. +La Camera convalidò la sua elezione nella tornata del 18 ottobre +1848.» Ed io ringrazio il signor Torre della notizia, +e, come vede, la confermo. +</p> + +<p> +Il signor conte Alessandro Morando, che nel 1848 fu tra +i primi ad accogliere Garibaldi a Milano, guardato ancora +con sospetto dalla cittadinanza, dice: che l’albergo da cui +<span class="pagenum" id="Page_669">[669]</span> +arringò il popolo milanese, di cui si parla a pag. 227 in +nota, non fu già <i>La Bella Venezia</i>, dove albergava il Mazzini, +ma l’<i>Albergo del Marino</i>, e che insieme e intorno a +lui a riceverlo c’era l’ingegnere Geronimo Cantoni, e l’ingegnere +Antonio Anselmi. Anche le parole da lui dette, e +da noi tolte dai giornali del tempo, dovrebbero essere modificate +così: «Quello che avete fatto è un nulla a fronte +di quello che dovete fare. Il nemico che dovete combattere +non è tutto fuori di voi: è in mezzo a voi. Io sono venuto +dall’America a dare il mio sangue: fate altrettanto anche +voi.» +</p> + +<p id="errata" class="center pad2"> +ERRATA-CORRIGE. +</p> + +<p class="center"> +Volume I. +</p> + +<table class="gener"> + <tr> + <td><i>Pag.</i></td> <td><i>lin.</i></td> <td> </td> <td> </td> + </tr> + <tr> + <td class="num">5,</td> <td class="num">7</td> <td>l’anno stesso di Cavour</td> <td><i>va soppresso</i></td> + </tr> + <tr> + <td class="num">27,</td> <td class="num">12</td> <td>Ragiundo</td> <td>Raimondi</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">84,</td> <td class="num">25</td> <td>Tramandahy</td> <td>Taramanday</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">id.,</td> <td class="num">ult.</td> <td>id.</td> <td>id.</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">85,</td> <td class="num">4</td> <td>id.</td> <td>id.</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">id.,</td> <td class="num">ult.</td> <td>id.</td> <td>id.</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">170,</td> <td class="num">9</td> <td>1842</td> <td>1843</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">202,</td> <td class="num">13</td> <td>14 gennaio</td> <td>12 gennaio</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">206,</td> <td class="num">22</td> <td>Duyman</td> <td>Dayman</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">233,</td> <td class="num">7</td> <td>4 luglio</td> <td>4 agosto</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">247,</td> <td class="num">27</td> <td>24 aprile</td> <td>29 aprile</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">259,</td> <td class="num">7</td> <td>22 marzo</td> <td>23 marzo</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">280,</td> <td class="num">24</td> <td>Giuseppe Rosselli</td> <td>Pietro Rosselli</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">398,</td> <td class="num">25</td> <td>barca</td> <td>bara</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">422,</td> <td class="num">24</td> <td>fosse assalita</td> <td>non fosse assalita</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">424,</td> <td class="num">21</td> <td>Migliavaca</td> <td>Migliavacca</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">437,</td> <td class="num">25</td> <td>giornata stessa del 27</td> <td>giornata stessa del 21</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">450,</td> <td class="num">14</td> <td>maggiore Bioll</td> <td>tenente colonnello Bioll</td> + </tr> + <tr> + <td class="num">453,</td> <td class="num">17</td> <td>colonnello Bioll</td> <td>tenente colonnello Bioll</td> + </tr> +</table> + +<p class="pad2"> +A pag. 193, riproducendo in nota l’ode a Garibaldi del +signor Giuseppe Bertoldi, corse un errore di disposizione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_670">[670]</span> +</p> + +<p> +Dopo la strofe sesta «Or leva dai marmorei ec.,» devono +seguire le ultime quattro strofe, che cominciano dal verso +«Chi sono quei fortissimi» e vanno al verso «Che fa l’americane +acque stupir;» poi l’ode continua colla strofe che +nel volume sarebbe la settima: «Quando su noi le barbare +ec.» +</p> + +<hr> +</div> + +<div class="indalf"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_671">[671]</span> +</p> + +<h2 id="indalf">INDICE DEI NOMI E DELLE COSE</h2> + +<p class="center"> +(Il numero romano indica il volume, l’arabo la pagina.) +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Abba Giuseppe Cesare, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>. +</p> + +<p> +Acerbi Giovanni, II, 47, 403, 417, 481, 489, 498, 517, 523. +</p> + +<p> +Acquapendente, II, 498. +</p> + +<p> +Agnetta Carmelo, II, 116. +</p> + +<p> +Agnolucci, II, 492. +</p> + +<p> +Airoldi, I, 424. +</p> + +<p> +Alassio, II, 601. +</p> + +<p> +Albanese Enrico, II, 332, 609. +</p> + +<p> +Albini (ammiraglio), II, 309. +</p> + +<p> +Alcamo, II, 84, 302. +</p> + +<p> +Alessandria, II, 492. +</p> + +<p> +Alfieri, I, 424. +</p> + +<p> +Allemann (signora), I, 75. +</p> + +<p> +Allia, II, 308. +</p> + +<p> +America, vi giunge Garibaldi, I, 48; considerazioni generali sulle imprese compiutevi da Garibaldi, I, 206. +</p> + +<p> +Amoy, I, 399. +</p> + +<p> +Ampola, II, 440. +</p> + +<p> +Anagni, I, 259, 299. +</p> + +<p> +Andreus Giacinto, I, 71, 75. +</p> + +<p> +Andrews (signor), II, 340, 348. +</p> + +<p> +Anfossi, II, 47. +</p> + +<p> +Anguissola, II, 137. +</p> + +<p> +Anita, I, 90; +si fa sposa di G. Garibaldi, I, 93; +sua patria e famiglia, I, 94; +è compagna di valore di Garibaldi, I, 97; +partorisce Menotti, I, 99; +sofferti coraggiosamente al fianco del marito i disagi della ritirata dei Riograndesi, giunge a Montevideo, I, 100, 108; +consacra innanzi a Dio le sue nozze con Garibaldi, I, 152; +dà vita a Ricciotti e parte per l’Italia, I, 202; +riabbraccia il marito, I, 218; +riceve da Subiaco una lettera dal marito, I, 259; +segue il marito nella ritirata da Roma, I, 332; +a Sant’Angelo, I, 346: parte da San Marino, I, 357; +ripara sulla costa di Magnavacca, I, 360, 363; +sua morte e sepoltura, I, 366; +aneddoti ed epilogo sulla sua vita, I, 371. +</p> + +<p> +Antonini Stefano, I, 149, 202. +</p> + +<p> +Anzani Francesco, incontra Garibaldi, I, 108; +divide con Garibaldi il comando della Legione di Montevideo, I, 168; +notizie sulla sua vita, I, 169; +al combattimento della Boyada, I, 171; +al Salto, I, 185; +scrive con Garibaldi una lettera a Pio IX, I, 197; +s’imbarca per l’Italia, I, 205; +vi giunge moribondo, I, 221; +ultime sue parole, I, 224; +sua morte, I, 224, 229. +</p> + +<p> +<i>Aquila</i> (fregata), II, 160. +</p> + +<p> +Archi, II, 136. +</p> + +<p> +Arcioni, I, 235. +</p> + +<p> +Arcisate, I, 240, 465. +</p> + +<p> +Arditi, II, 359. +</p> + +<p> +Arduino (colonnello), I, 424. +</p> + +<p> +Arena (capitano), I, 15. +</p> + +<p> +Arezzo, I, 342; II, 492. +</p> + +<p> +Argentina (repubblica), sue vicende politiche e cagioni della sua guerra contro l’Uruguay, I, 109. +</p> + +<p> +Argyll (duchi di) II, 358, 362 +</p> + +<p> +Armosino-Garibaldi Francesca, II, 596, 598. +</p> + +<p> +Arnay-le-Duc, II, 567. +</p> + +<p> +Arona, I, 236, 438. +</p> + +<p> +Artigas, I, 122. +</p> + +<p> +Ashley, II, 340, 352. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_672">[672]</span> +</p> + +<p> +Ashurth, II, 359. +</p> + +<p> +Asola, II, 288. +</p> + +<p> +Aspromonte, II, 153, 298, 314, 317. +</p> + +<p> +<i>Associazioni unitarie</i>, II, 281. +</p> + +<p> +Autun, II, 563. +</p> + +<p> +Avezzana Giuseppe, I, 264. +</p> + +<p> +Azzarini Paolo, I, 386. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Bagnorea, II, 498. +</p> + +<p> +Bagolino, II, 434. +</p> + +<p> +Bajada, I, 75. +</p> + +<p> +Barcellona, II, 133. +</p> + +<p> +Bari, II, 412. +</p> + +<p> +Barletta, II, 415. +</p> + +<p> +Barrault, I, 31. +</p> + +<p> +Basile (dottor), II, 330, 332, 382. +</p> + +<p> +Bassi Ugo, I, 269, 332, 349, 357, 360. +</p> + +<p> +Basso Giovanni, I, 400, 403; II, 348, 492, 510. +</p> + +<p> +Bazan (capitano), I, 47. +</p> + +<p> +Beales, II, 340, 382. +</p> + +<p> +Beauregard (capitano), I, 48. +</p> + +<p> +Bedford, II, 358. +</p> + +<p> +Bedini (monsignor), I, 197, 200. +</p> + +<p> +Beghelli G., I, <span class="smcap lowercase">XXIII</span>. +</p> + +<p> +Belforte, I, 450. +</p> + +<p> +Belgirate, II, 292, 483, 486. +</p> + +<p> +Belluno, II, 468. +</p> + +<p> +Belzoppi (capitano), I, 349. +</p> + +<p> +Bentivegna, II, 303, 306, 308. +</p> + +<p> +Bergamo, I, 229, 291, 475; II, 415, 424. +</p> + +<p> +Berkley, II, 359. +</p> + +<p> +Bertani Agostino, I, 401, 425; II, 25, 33, 35, 41, 154, 177, 548. +</p> + +<p> +Bettoletto, I, 480. +</p> + +<p> +Bezzecca, II, 452. +</p> + +<p> +Bideschini F., I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>. +</p> + +<p> +Biella, I, 429, 433, 435. +</p> + +<p> +<i>Bifronte</i> (brigantino), I, 205. +</p> + +<p> +Birkenhead, II, 326. +</p> + +<p> +Birmingham, II, 326. +</p> + +<p> +Bixio Nino, a Villa Pamfili, I, 269; +nei <i>Cacciatori delle Alpi</i>, I, 420, 424, 443, 449, 456, 459; +all’impresa dei <i>Mille</i>, II, 25, 33, 35, 39, 47, 59, 67, 77, 93, 96, 127, 159, 161; +al Parlamento il 28 aprile 1861, II, 261, 400, 418. +</p> + +<p> +Blanc Louis, II, 361. +</p> + +<p> +Blind Carlo, II, 352, 359. +</p> + +<p> +Boggio P. C., I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>. +</p> + +<p> +Bogliasco, II, 43. +</p> + +<p> +Bologna, I, 249, 499, 501; II, 467, 493. +</p> + +<p> +Bolzola, I, 431. +</p> + +<p> +Bonnet Giovacchino, I, <span class="smcap lowercase">XXVII</span>, 361. +</p> + +<p> +Bordeaux, II, 579. +</p> + +<p> +Bordone, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 555. +</p> + +<p> +Borel, I, 36. +</p> + +<p> +Borgomanero, I, 436. +</p> + +<p> +Bosco Beneventano Del (colonnello), II, 21, 136. +</p> + +<p> +Bossi (colonnello), II, 515. +</p> + +<p> +Bourbaky, II, 570. +</p> + +<p> +Bourg, II, 577. +</p> + +<p> +Boyada (torrente), I, 171. +</p> + +<p> +Boyada (città), I, 155. +</p> + +<p> +Brasile, compendio storico delle sue vicende politiche, I, 52; cause che gli sollevarono contro il territorio di Rio Grande, I, 59. +</p> + +<p> +Brescia, I, 478; II, 7, 288, 425. +</p> + +<p> +Briganti (generale), II, 162. +</p> + +<p> +Bristol, II, 351, 388. +</p> + +<p> +Brodo, I, 338. +</p> + +<p> +Bronzetti Narciso, I, 424, 460, 476, 482. +</p> + +<p> +Brook-House, II, 344, 351. +</p> + +<p> +Brown, I, 153. +</p> + +<p> +Brozzolo, I, 427, 432. +</p> + +<p> +Brusasco, I, 426. +</p> + +<p> +Bruzzesi Giacinto, II, 403. +</p> + +<p> +Bueno, I, 332. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Cabo Frio, I, 51. +</p> + +<p> +<i>Cacciatori degli Appennini</i>, I, 432. +</p> + +<p> +<i>Cacciatori della Stura</i>, I, 423. +</p> + +<p> +<i>Cacciatori delle Alpi</i>, I, 421; II, 17. +</p> + +<p> +Cadolini (colonnello), I, <span class="smcap lowercase">XXVII</span>, 424. +</p> + +<p> +Caffaro, II, 425. +</p> + +<p> +Caianello, II, 229. +</p> + +<p> +Caiazzo, II, 181. +</p> + +<p> +Cairoli Benedetto, I, 424; II, 47, 403, 482, 483, 512, 593. +</p> + +<p> +Cairoli Enrico, II, 516. +</p> + +<p> +Cairoli Giovanni, II, 516. +</p> + +<p> +Calatafimi, II, 72, 302. +</p> + +<p> +Caldesi Vincenzo, II, 483. +</p> + +<p> +Caltanissetta, II, 338. +</p> + +<p> +Cambriels, II, 560. +</p> + +<p> +Camerlata, I, 235. +</p> + +<p> +Camozzi Gabriele, II, 288. +</p> + +<p> +Canavarro (generale), I, 84, 88, 92. +</p> + +<p> +Canton, I, 399. +</p> + +<p> +Canzio Stefano, II, 456, 505, 565, 575, 609. +</p> + +<p> +Capivari, I, 84. +</p> + +<p> +Cappelletti Alessandro, II, 608. +</p> + +<p> +Caprera, I, 394, 400, 401, 417, 504, 509; II, 8, 233, 271, 298, 332, 391, 407, 423, 495, 579, 589, 607. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_673">[673]</span> +</p> + +<p> +<i>Carabinieri mobili</i>, II, 283. +</p> + +<p> +Caravà (colonnello), II, 549. +</p> + +<p> +Carini, II, 47, 67, 73, 93, 108. +</p> + +<p> +Carlo Alberto, I, 37, 217, 225, 231, 233. +</p> + +<p> +Carniglia Luigi, I, 70, 79, 87. +</p> + +<p> +Carpaneti (console), I, 395, 397. +</p> + +<p> +Carrano Francesco, I, <span class="smcap lowercase">XX</span>, 424. +</p> + +<p> +Casabona Antonio, I, 26. +</p> + +<p> +Casa Bruciata, I, 37. +</p> + +<p> +Casale, I, 430. +</p> + +<p> +Casalmaggiore II, 285. +</p> + +<p> +Casamicciola, II, 393. +</p> + +<p> +Caserta, II, 183, 193. +</p> + +<p> +<i>Cassapara</i> (goletta), I, 88. +</p> + +<p> +Castelfranco, II, 478. +</p> + +<p> +Castel Giubileo, II, 524. +</p> + +<p> +Castelgoffredo, II, 288. +</p> + +<p> +Castelletti, II, 475. +</p> + +<p> +Castelletto, I, 236, 439. +</p> + +<p> +Castellini Napoleone, I, 76, 146. +</p> + +<p> +Castiglia Salvatore, II, 39, 153. +</p> + +<p> +Castiglion Fiorentino, I, 342. +</p> + +<p> +Castore, II, 652. +</p> + +<p> +Castrogiovanni, II, 309. +</p> + +<p> +Catania, II, 312. +</p> + +<p> +Catanzaro, II, 605. +</p> + +<p> +Cattabeni Vincenzo, II, 153, 180. +</p> + +<p> +Cattaneo Carlo, II, 216, 218. +</p> + +<p> +Cattolica, I, 492. +</p> + +<p> +Cavallasca, I, 455. +</p> + +<p> +Cavallotti Felice, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>. +</p> + +<p> +Cavour (conte di), I, 412, 417, 432; II, 1, 9, 28, 149, 170, 206, 211, 260, 262, 269. +</p> + +<p> +Cazzone, I, 451. +</p> + +<p> +Ceccaldi, I, 332, 357. +</p> + +<p> +Ceneri (professor), II, 483, 485. +</p> + +<p> +Cenni, I, 332. +</p> + +<p> +Centorbi, II, 309. +</p> + +<p> +<i>Centro romano d’insurrezione</i>, II, 466, 472. +</p> + +<p> +Ceprano, I, 297. +</p> + +<p> +Cerrito, I, 155. +</p> + +<p> +Cesenatico, I, 357. +</p> + +<p> +Cetona, I, 339. +</p> + +<p> +Chambers (signori), II, 340, 342, 353, 375. +</p> + +<p> +Châtillon-sur-Seine, II, 563. +</p> + +<p> +Chenet, II, 568. +</p> + +<p> +Chiassi, I, 332; II, 159, 161, 370, 403, 452. +</p> + +<p> +Chiavari, I, 5, 387. +</p> + +<p> +China, I, 897. +</p> + +<p> +Chioggia, II, 468. +</p> + +<p> +Chretien, II, 109. +</p> + +<p> +Chiswick, II, 385. +</p> + +<p> +Chiusi, I, 339. +</p> + +<p> +Chivasso, I, 426, 429, 432. +</p> + +<p> +Cialdini Enrico, I, 423, 427, 430; II, 266, 511. +</p> + +<p> +Ciceruacchio, I, 253, 332, 357, 360. +</p> + +<p> +Cima-la-Costa, I, 456. +</p> + +<p> +Cincia (isola di), I, 397. +</p> + +<p> +Cipriani Emilio, II, 380, 548. +</p> + +<p> +Citerna, I, 343. +</p> + +<p> +Civitavecchia, I, 261. +</p> + +<p> +Clarendon (conti), II, 358. +</p> + +<p> +<i>Cleombroto</i>, I, 40. +</p> + +<p> +Clifden Park, II, 387. +</p> + +<p> +Collins (signora), II, 506, 510. +</p> + +<p> +<i>Colombo</i> (legno da guerra), I, 394. +</p> + +<p> +Colonia, I, 177. +</p> + +<p> +Coltelletti, II, 33, 495. +</p> + +<p> +Comacchio, I, 361. +</p> + +<p> +<i>Comitati di Provvedimento</i>, II, 281. +</p> + +<p> +<i>Comitato Nazionale Romano</i>, II, 466, 475. +</p> + +<p> +Como, I, 234, 453, 457, 465; II, 285, 412, 424. +</p> + +<p> +<i>Commonwealth</i> (brigantino), I, 399. +</p> + +<p> +Condino, II, 446. +</p> + +<p> +Confine, I, 335. +</p> + +<p> +Coppola Giuseppe, II, 70, 73. +</p> + +<p> +Coriolo, II, 133. +</p> + +<p> +Coritibani, I, 98. +</p> + +<p> +Corleone, II, 302. +</p> + +<p> +Cornwall, II, 388. +</p> + +<p> +Corrao Giovanni, II, 16, 303. +</p> + +<p> +Corrientes, I, 151, 156. +</p> + +<p> +Corte Clemente, I, 489; II, 137, 337, 403, 430. +</p> + +<p> +<i>Cortese</i> (brigantino), I, 25. +</p> + +<p> +Cosenz Enrico, I, 408, 424, 449, 457, 481; II, 137, 153, 162, 177, 186. +</p> + +<p> +Costantinopoli, I, 25. +</p> + +<p> +<i>Costanza</i> (brigantino), I, 19. +</p> + +<p> +<i>Costitucion</i> (corvetta), I, 148. +</p> + +<p> +Covent-Garden, II, 358. +</p> + +<p> +Cremer, II, 567. +</p> + +<p> +Crémieux, II, 555. +</p> + +<p> +Cremona, II, 285. +</p> + +<p> +Crispi Francesco, II, 14, 25, 33, 34, 35, 93, 109, 117, 482, 495, 504, 551. +</p> + +<p> +<i>Cristoforo Colombo</i>, II, 607. +</p> + +<p> +Cruz-Alta, I, 97. +</p> + +<p> +<i>Crystal Palace</i>, II, 359, 361. +</p> + +<p> +Cucchi Francesco, II, 403, 481, 489, 504. +</p> + +<p> +Cuneo Gio. Batt., I, <span class="smcap lowercase">XVIII</span>, 31. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_674">[674]</span> +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Dacres (ammiraglio), II, 388. +</p> + +<p> +Dandolo Emilio, I, 298. +</p> + +<p> +D’Apice, I, 235. +</p> + +<p> +D’Aspre (generale), I, 240. +</p> + +<p> +D’Aste, II, 111. +</p> + +<p> +David, I, 289. +</p> + +<p> +Della Verdura (duca), II, 307. +</p> + +<p> +Del Vecchio, II, 489. +</p> + +<p> +De Cristoforis, I, 424, 431, 439, 443, 446, 455. +</p> + +<p> +De Negri (don Pedro), I, 397. +</p> + +<p> +Depretis Agostino, II, 150, 176, 591. +</p> + +<p> +Desenzano, II, 288. +</p> + +<p> +<i>Des Geneys</i> (fregata), I, 41. +</p> + +<p> +Di Cossilla, I, 387. +</p> + +<p> +Dijon, II, 571. +</p> + +<p> +<i>Diritto</i> (<i>Il</i>), giornale, II, 404. +</p> + +<p> +Draghignano, I, 43. +</p> + +<p> +Duca di Genova, I, 236. +</p> + +<p> +<i>Duca di Genova</i> (fregata), II, 324. +</p> + +<p> +Dumas Alessandro, I, <span class="smcap lowercase">XVII</span>, <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. +</p> + +<p> +Dundey, II, 326. +</p> + +<p> +Dunn, II, 137. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Eber (generale), II, 373, 375. +</p> + +<p> +Eberhardt, II, 156, 161. +</p> + +<p> +Eboli, II, 167. +</p> + +<p> +Echague (don Pedro), I, 71, 75. +</p> + +<p> +Elpis Melena, I, <span class="smcap lowercase">XVII</span>. +</p> + +<p> +Empoli, II, 512. +</p> + +<p> +<i>Enea</i> (brigantino), I, 24. +</p> + +<p> +Entre-Rios, I, 71, 75. +</p> + +<p> +Esenta, II, 427. +</p> + +<p> +<i>Esploratore</i> (L’), I, 400. +</p> + +<p> +Europa (L’) nel 1831, I, 27. +</p> + +<p> +Exeter, II, 388. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Fabrizi Nicola, II, 16, 34, 139, 418, 530, 542. +</p> + +<p> +Fanti (Brigata), I, 424. +</p> + +<p> +Fanti Manfredo, I, 491; II, 259. +</p> + +<p> +Farini, I, 491; II, 14. +</p> + +<p> +Faro, II, 152. +</p> + +<p> +Fazy, II, 482, 483. +</p> + +<p> +Fazzari, II, 614. +</p> + +<p> +Feltre, II, 468. +</p> + +<p> +Fergusson (dottor), II, 373. +</p> + +<p> +Ferrara, II, 467. +</p> + +<p> +Ferrari, I, 424. +</p> + +<p> +Ficulle, I, 339. +</p> + +<p> +Ficuzza, II, 304. +</p> + +<p> +Figline, II, 549. +</p> + +<p> +Filigare, I, 249. +</p> + +<p> +Fino, I, 505, 508. +</p> + +<p> +Finzi Giuseppe, II, 33. +</p> + +<p> +Firenze, I, 249; II, 466, 475, 487, 511. +</p> + +<p> +Foiano, I, 342. +</p> + +<p> +Follonica, I, 386. +</p> + +<p> +Fontana Luigi, II, 493. +</p> + +<p> +Fontebranda, II, 54. +</p> + +<p> +Forbes, I, 357. +</p> + +<p> +Foresti Felice, I, 405. +</p> + +<p> +Forio (Da) Giuseppe, I, <span class="smcap lowercase">XX</span>. +</p> + +<p> +Formicola; II, 229. +</p> + +<p> +Fornuovo, II, 524. +</p> + +<p> +Fortino, II, 176. +</p> + +<p> +Foscolo Ugo, II, 385. +</p> + +<p> +Fowey, II, 390. +</p> + +<p> +Francesco I di Napoli, II, 166. +</p> + +<p> +Francia, II, 328. +</p> + +<p> +<i>Franklin</i> (piroscafo), II, 157. +</p> + +<p> +Frattini, II, 476. +</p> + +<p> +Friggesy Gustavo, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 518. +</p> + +<p> +Froscianti, I, 403. +</p> + +<p> +Frosinone, I, 297, 299. +</p> + +<p> +<i>Fulminante</i> (fregata), II, 160. +</p> + +<p> +Fumagalli, I, 332. +</p> + +<p> +Fuxa, II, 96. +</p> + +<p> +Fuzzi Antonio, I, 386. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Gallarate, II, 415, 424. +</p> + +<p> +Galles (principe di), II, 386. +</p> + +<p> +Galliano, II, 475. +</p> + +<p> +Galpon de Chargucada, I, 80. +</p> + +<p> +Gambetta, II, 556. +</p> + +<p> +Gancia (convento della), II, 17. +</p> + +<p> +Garibaldi Angelo (iuniore), I, 10. +</p> + +<p> +Garibaldi Angelo (seniore), I, 6. +</p> + +<p> +Garibaldi Anita. Vedi Anita. +</p> + +<p> +Garibaldi Anita (figlia), II, 596, 653. +</p> + +<p> +Garibaldi Clelia, II, 596. +</p> + +<p> +Garibaldi Domenico, I, 5, 6. +</p> + +<p> +Garibaldi Felice, I, 10, 401. +</p> + +<p> +Garibaldi Giuseppe, sue <i>Memorie</i>, I, <span class="smcap lowercase">XXV</span>, 3; +prima sentenza che lo condanna nel capo, I, 1; +sua nascita, patria e discendenza della famiglia, I, 5; +suo padre, I, 5, 6; +sua madre, I, 5; +suo onomastico, I, 9; +fratelli e sorella, I, 10; +condizioni morali ed economiche della sua famiglia, I, 10; +sua infanzia, I, 11; +prime prove di coraggio ed abnegazione, I, 13; +studi, maestri e coltura, I, 13; +suo grande amore per il mare, I, 18; +primi viaggi marittimi, I, 19; +visita Roma, I, 21; +pensa all’incanalamento dei Tevere, I, 23; +continua i viaggi ed è spettatore al primo naufragio, I, 24; +<span class="pagenum" id="Page_675">[675]</span> +infermasi a Costantinopoli, I, 25; +precettore di fanciulli, I, 25; +diviene capitano di mare, I, 26; +lo stato politico d’Europa e d’Italia comincia a commuovergli l’animo, I, 27; +incontrasi coi <i>Sansimoniani</i>, I, 31; +a Taganrok scopre l’esistenza della <i>Giovine Italia</i>, I, 33; +presentasi a Mazzini, in Marsiglia, per esservi aggregato, I, 35; +tornato in Liguria, si mette in relazione co’ principali patriotti e iscrivesi come semplice marinaio nella flotta regia, per far propaganda fra gli equipaggi, I, 39; +fallito il movimento repubblicano in Piemonte, ripara in Francia, I, 41; +arrestato, riesce a fuggire, I, 43; +volge i passi verso Marsiglia e dopo una curiosa avventura vi giunge, I, 44; +legge la sua condanna di morte, I, 46; +cambia nome, I, 47; +gode dell’ospitalità di un amico finchè trovasi un posto di secondo sopra un brigantino, I, 47; +salva un giovinetto che annega, I, 47; +assoldasi nella flottiglia del Bey di Tunisi, I, 47; +tornato a Marsiglia e trovatala afflitta dal colèra, si dà ad assistere gl’infermi, I, 48. +</p> + +<p> +Fa vela per Rio Janeiro, I, 48; +v’incontra Luigi Rossetti, I, 50; +si dà al cabotaggio, I, 51; +dopo la sollevazione di Rio Grande, visita in carcere Livio Zambeccari, che lo anima a far guerra al Brasile, I, 61; +va corsaro contro il Brasile, I, 62; +prima sua impresa di corsaro, I, 62; +tocca le coste dell’Uruguay, dalle quali è obbligato allontanarsi per non essere arrestato, I, 64; +non volendo abbandonare l’Uruguay, giunge con molti pericoli a Jesus-Maria, I, 64; +procura con ardito espediente vettovaglie al suo equipaggio, I, 65; +per la prima volta trovasi nelle <i>Pampas</i> e v’incontra una poetessa, I, 66; +attaccato da due lancioni dell’Uruguay, li respinge, rimanendo ferito, I, 69; +fa volger la prua verso Santa-Fè, nel Paranà, I, 70; +raccolto da un bastimento brasiliano, vien condotto a Gualeguay e quivi ritenuto prigioniero, I, 71; +confortasi coltivando lo spirito e poetando sui pietosi casi d’Italia, I, 72; +stanco del suo stato fugge, I, 74: ripreso e ricondotto a Gualeguay, vien posto alla tortura da un feroce governatore, I, 74; +al quale più tardi, avendolo prigioniero, perdona, I, 76; +vien posto in libertà, I, 75; +ripara in Montevideo, ospitato e protetto da alcuni amici, I, 76; +va con Rossetti a Piratinin, campo dei Riograndesi, I, 76; +raggiunge il presidente della repubblica di Rio Grande, I, 77; +il quale gli commette l’organizzazione ed il comando di una flottiglia, I, 78; +costruisce ed arma due lancioni e spingesi nella laguna <i>de los Patos</i>, I, 78; +con tredici uomini resiste all’assalto di 150 cavalieri, I, 80; +con mille espedienti conduce la sua flottiglia in mare, I, 83; +un naufragio gli toglie le navi e i più cari compagni, I, 85; +con altri legni riprende le ostilità, I, 88; +dopo alcuni combattimenti ripara nel porto d’Imbituba, I, 87; +di dove respinto il nemico, rientra nella laguna di Santa Caterina, I, 89; +suoi amori, I, 68, 90; +incontra Anita Riberas e la toglie in moglie, I, 90; +è obbligato far saccheggiare Imeruy, I, 95; +cominciata la ritirata dei Riograndesi, si adopera per renderla meno disastrosa, I, 96; +con tre navi resiste a ventidue e a molte truppe di terra, I, 97; +protegge la ritirata con settantatrè uomini contro cinquecento, I, 98; +a Santa Vittoria decide del combattimento, si trova alla fazione di Taquary, all’assedio di San Josè rimane quasi padrone della città, I, 98; +gli nasce il figlio Menotti, I, 99; +la sua famiglia soffre stenti e pericoli, I, 99; +è funestato dalla morte di Rossetti, I, 102; +sua descrizione della ritirata dei Riograndesi, I, 103; +decidesi portarsi a Montevideo, e per via si fa truppiere, I, 107; +incontra Francesco Anzani, I, 108; +giunge a Montevideo, I, 108. +</p> + +<p> +Trova Montevideo impegnata nella guerra contro Rosas, I, 109; si +<span class="pagenum" id="Page_676">[676]</span> +dà a trafficare e insegnare matematiche, +I, 146; gli viene offerto +il comando della flottiglia della +città, I, 147; accetta e gli è affidata +rischiosissima impresa, I, 151; +avanti di accingervisi consacra all’altare +la sua unione con Anita, +I, 152; partito per il Paranà, a +Martin Garcia sfida i primi pericoli, +I, 153; può sfuggire a un +attacco dell’ammiraglio Brown, I, +153; entrato nel Paranà vince a +Boyada, a Las Concas, al Cerrito, +I, 155; seguita la rotta per Corrientes, +catturando alcune navi +mercantili, I, 155; a Nueva Cava, +attaccato con forze superiori, resiste +tre giorni e tre notti e si salva +co’ suoi incendiando le navi, I, 156; +suo valore nella campagna del Paranà, +I, 160; conducesi invano a +San Francisco per unirsi al generale +Ribera, I, 161; gli viene affidato +da Montevideo l’ordinamento +e il comando di una nuova flottiglia, +I, 164; prende anche il comando +della Legione Italiana, I, 166; +divide con Francesco Anzani il comando +della Legione, I, 168: la +conduce al combattimento della +Boyada, I, 171; continuano le sue +animose avventure, I, 173; risale +il Plata, s’impadronisce di Colonia, +Martin Garcia e Mercedes, respinge +il general Lavalleja, sorprende +Gualeguaychu e giunge al +Salto, I, 176; si porta a Tapevi, +ove vince la battaglia di Sant’Antonio, +I, 178; ordine del giorno +dopo la vittoria, I, 187; continuato +a battagliare per qualche tempo al +Salto, torna a Montevideo, I, 193; +risale l’Uruguay e vince a Las Vacas, +I, 195; gli viene offerto il comando +della piazza di Montevideo, +I, 195; accettatolo è obbligato rinunziarvi +poco dopo, per le mene +di alcuni invidiosi, I, 195; rimette +all’obbedienza un reggimento di +negri ammutinato, I, 196; giuntegli +novelle della rivoluzione d’Italia, +scrive insieme ad Anzani una lettera +a Pio IX, offrendogli il suo braccio +per la causa italiana, I, 197; +preparasi a partire per l’Italia, I, +201; gli nasce Ricciotti, I, 202; +imbarca Anita per l’Italia, I, 202; +manda in Italia Giacomo Medici +con istruzioni per preparare la patria +a riceverlo, I, 203. +</p> + +<p> +Imbarcasi per l’Italia con un manipolo +di legionari, I, 205; sua vita +tenuta in America: conclusioni generali +I, 206; in alto mare salva il +bastimento da un incendio, I, 214; +presso Gibilterra ha notizia della +scoppiata rivoluzione, I, 214; approda +a Palos, I, 217; decide offrire +il suo braccio a Carlo Alberto, I, 217; +giunge a Nizza, I, 217; abbraccia +i suoi, I, 218; il popolo l’accoglie +festante, I, 218; recasi a Genova, +I, 220; assiste l’amico Anzani morente, +I, 221; palesa i suoi pensieri +intorno ai casi della guerra, +I, 222; parte da Genova, passa da +Novara e da Pavia per condursi a +Roverbella a offrire il suo braccio +a Carlo Alberto, I, 224; rinviatolo +questi a’ suoi ministri, si conduce +a Torino, I, 225; non concluso +niente col governo del Piemonte, +va a Milano, I, 227; vi riceve il +comando di tremila volontari, I, +228; con questi si porta a Bergamo, +I, 229; è chiamato a Milano, +I, 231; accampa a Monza, I, +232; caduta Milano, ritirasi su +Como, I, 234; giunto a Camerlata +vi si trincera, I, 235; invita l’Italia +alle armi, ed apre nuovi arruolamenti, +I, 235; levato il campo da +Como si dirige a San Fermo, I, 236; +tocca Varese, parte per il Lago +Maggiore, tragitta il Ticino ed approda +presso Arona, I, 236: intimatogli +dal Duca di Genova di sciogliere +i suoi volontari, inalbera il +vessillo mazziniano <i>Dio e Popolo</i>, +e fa un proclama agl’Italiani, I, +236; risale il Lago Maggiore e si +accampa a Luino, I, 238; sbaraglia +una colonna austriaca, I, 238; giunge +a Varese, I, 239; si ritira sulle colline +di Induno, I, 239; riesce a +porsi alle spalle de’ nemici a Morazzone, +I, 240; attaccato, è obbligato +ripararsi in Isvizzera, I, 241; +sua prima impresa in Italia: conclusioni +generali, I, 243. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_677">[677]</span> +</p> + +<p> +Si riconduce a Nizza e di là a Genova, +I, 246; di qui parte con cinquecento +volontari in soccorso della +Sicilia, I, 243; accetta a Livorno il +comando dell’esercito toscano e si +conduce a Firenze, I, 249; s’accinge +a portare aiuto a Venezia, +I, 249; il generale Zucchi gl’impedisce +il cammino alle Filigare, +può proseguire e tocca Bologna e +Ravenna, I, 249; accorre a Roma, +I, 250; non si accolgono troppo +cordialmente i suoi servigi, I, 251; +vien mandato tenente colonnello a +Macerata, I, 253; gli viene ordinato +di combattere il brigantaggio +nell’Ascolano, I, 254; a tal uopo +per Tolentino, Foligno e Spoleto si +porta a Rieti, I, 255; di qui va a +Roma per assistere all’apertura +del Parlamento come deputato di +Macerata, I, 256; suo primo atto +parlamentare, I, 256; torna a Rieti, +I, 258; condottosi a Subiaco scrive +ad Anita, I, 259; richiamato a +Roma per la difesa contro i Francesi, +è riconosciuto generale, I, 264; +vince co’ suoi a Villa Pamfili, I, 266; +gli è vietato compiere la disfatta +dei Francesi, I, 270; tenta dare un +nuovo combattimento I, 271; invaso +lo stato di Roma da’ Napoletani, gli +vien commesso di molestarli, I, 272; +a tal uopo va a Tivoli, I, 272; poi +a Palestrina a vista dei nemici, I, +274; respinge un attacco di questi, +I, 275; consigliato dai casi +della guerra torna a Roma, I, 276; +vien promosso generale di divisione, +I, 280; si accinge col generale Rosselli +a battere l’esercito borbonico, +I, 281; vince a Velletri, I, 283; +nel caldo della mischia rischia perder +la vita, I, 287; per cogliere i +frutti della vittoria vuol entrare +nel Napoletano, I, 296; gli viene +accordato dal governo di Roma, I, +297; partito per l’impresa tocca +Frosinone e Ripa, sconfina a Ceprano +e prende ai nemico Rocca +d’Arce, I, 297; i casi della guerra +lo richiamano a Roma, I, 299; da +Frosinone scrive al Masina dandogli +il comando della Legione Italiana, +I, 300; assalta eroicamente +Villa Pamfili, I, 302; sua parte +nell’assalto, I, 309; assediata Roma +ha la parte principale nella difesa, +I, 314; guida l’<i>incamiciata</i>, I, 316; +presa dai Francesi la breccia rifiuta +al Triumvirato tentarne il +riacquisto, I, 319; consiglia invece +altro modo di difesa, I, 321; propostagli +da Pietro Sterbini la dittatura, +la rifiuta, I, 322; continua +a dirigere la difesa, I, 325; perduta +l’ultima breccia, rafforza Villa Spada +e la difende, I, 327; perduta anch’essa +spera arrestare il nemico +a Ponte Sant’Angelo, I, 328; è richiesto +di consiglio dalla Costituente +sullo stato delle cose, I, 328; +esce di Roma, I, 332. +</p> + +<p> +Accompagnato dagli avanzi delle +sue legioni pernotta a Monticelli, +s’accampa a Monterotondo, I, 332; +è minacciato dai Francesi, dagli +Spagnuoli, dai borbonici e dagli +Austriaci, I, 334; toccato Confine +e Poggio Mirteto incontra a Terni +il colonnello Forbes con un rinforzo, +I, 335; si porta a San Gemini presso +Todi, I, 336; lascia Todi, passa il +Tevere a Monte Acuto e s’incammina +per Orvieto per la via di Brodo, +I, 337; da Orvieto va a porre il +campo a Ficulle, I, 338; riposa a +Sole e giunge a Cetona, I, 339; +scaramuccia tra Sarteano e Chiusi, +riposa a Sarteano, I, 339; entrato +in Montepulciano fa un proclama +ai Toscani, I, 340; giunto a Torrita +risolve d’andare a Venezia, I, 341; +passa per Foiano, Castiglion Fiorentino +e giunge ad Arezzo, I, 342; +scaramuccia col nemico e riposa a +Monterchi, I, 343; porta il campo +a Citerna e di là a San Giustino, +I, 343; valica il monte della Luna, +I, 344; riposa a Mercatello, I, 345; +s’accampa a Macerata Feltria, I, +346; per le alture di Carpegna si +dirige a San Marino, I, 347; ove +manda Ugo Bassi a chieder passo +e viveri, I, 349; sconfittagli dagli +Austriaci la retroguardia, ripara a +San Marino, I, 349; fattosi mediatore +il governo di San Marino per +ottenergli buoni patti dal nemico, +scioglie i suoi volontari, I, 350; +<span class="pagenum" id="Page_678">[678]</span> +fugge da San Marino con pochi dei +suoi, I, 356; a Cesenatico fa vela +per Venezia, I, 357: attaccato da +incrociatori austriaci, si salva sulle +coste di Magnavacca, I, 359; perseguitato, +abbandona la spiaggia +con la moglie morente, I, 360; incontra +Giovacchino Bonnet, I, 361; +dal quale riceve aiuti per salvarsi, +I, 363; fugge per Comacchio e +giunge alla villa Guiccioli, I, 365; +gli muore Anita, I, 366; da villa +Guiccioli va a Sant’Alberto, di lì +a Modigliana, I, 385; per quel di +Prato, Poggibonsi, Pomarance e +Massa Marittima va a Follonica, +I, 386; qui imbarcatosi approda a +Porto Venere, I, 386; giunto a +Chiavari è fatto arrestare dal governo +piemontese, I, 387; posto in +bando dal Piemonte va a Tunisi, +I, 388; il Bey di Tunisi gli ricusa +ospitalità, I, 393; approda all’Isola +della Maddalena, I, 393; il governo +piemontese lo ritrae di là e lo +manda a Gibilterra, I, 394; salva +un canotto sardo naufragante, I, +394; Gibilterra e la Spagna ricusano +ricettarlo, I, 394; gli viene +offerta ospitalità dagli Stati Uniti +d’America, I, 394; ripara a Tangeri +ove scrive le sue <i>Memorie</i>, I, +395; si conduce a Liverpool, di là +a New-York, I, 395; ove si dà a +fabbricar candele per campare la +vita, I, 396; offertogli il comando +di una nave mercantile lascia New-York, +I, 397; a Panama è ridotto +in fin di vita, I, 397; guarito va +a Lima, I, 397; commessogli il comando +di una nave va da Lima a +Hong-Kong, I, 397; riapproda a +Lima, I, 399; a New-York prende +il comando di una nuova nave, I, +399; toccato New-Castle giunge a +Genova, I, 400; a Nizza abbraccia +i suoi, I, 400; datosi al cabotaggio +va a Marsiglia, è intenzionato comprare +Caprera, I, 400; si stabilisce +a Caprera, I, 401; prende l’incarico +di liberare i prigionieri di +Santo Stefano, I, 404; a Genova +parla con Foresti sui casi d’Italia, +I, 405. +</p> + +<p> +Visita Cavour a Torino, I, 411; a +Voltaggio fa un proclama ai giovani, +I, 412; aderisce all’Associazione +Nazionale, I, 413; conferisce +col Cavour intorno alla futura +guerra, I, 417; torna a Torino +chiamato da Vittorio Emanuele, I, +419; annunzia la guerra a’ suoi +amici, I, 420; è chiamato da Caprera +per capitanare i <i>Cacciatori +delle Alpi</i>, I, 423; per Savigliano, +Chivasso e Cavagnole giunge a Brusasco +co’ suoi <i>Cacciatori</i>, I, 426; +presidia Verrua e s’accampa sulle +alture di Bruzzolo, I, 427; prende +posizione a Ponte Stura, Casale, +Bolzola e Rive, I, 430; a Ponte di +Casale ributta il nemico, I, 431; +va a San Salvatore dal Re che gli +dà ordini scritti, I, 431; contromarcia +per Brozzolo, invia la brigata +verso Chivasso e va a Torino +dal Cavour, I, 432; si pone a San +Germano sotto gli ordini del general +De Sonnaz per la presa di Vercelli, +I, 432: comincia la marcia per +la Lombardia, I, 433; tocca Biella, +Gattinara, Romagnano, Borgomanero, +I, 436; muove su Arona per +Castelletto ed occupa Sesto Calende, +I, 437; toccata la Lombardia riceve +deputazioni patriottiche, giunge a +Varese, I, 441; è minacciato dagli +Austriaci guidati da Urban, I, 445; +si dà alla difesa di Varese, porta +il quartier generale a Villa Ponti, +I, 447; batte il nemico a Varese +e a San Salvatore, I, 449; muove +su Como, I, 453; vince a San Fermo, +I, 454; entra in Como, I, 456; +tenta sorprender Laveno, I, 458; +rioccupato Varese dall’Urban, prende +posizione a Sant’Ambrogio e +Robarello, I, 461; ripiega su Como +per Induno ed Arcisate, I, 464; +incontra la marchesa Giuseppina +Raimondi, I, 465; rientra in Como, +I, 466; conclusioni intorno alla sua +campagna di Lombardia, I, 467; +per Lecco, Caprino e Almenno, +piomba su Bergamo, I, 474; è chiamato +a Milano da Vittorio Emanuele, +I, 476; tornato a Bergamo +va a Brescia, I, 478; a Rezzato e +a Tre Ponti, I, 480; ultime sue +operazioni, I, 483; accetta il comando +<span class="pagenum" id="Page_679">[679]</span> +dell’esercito toscano, I, 487; +divide con Manfredo Fanti il comando +dell’esercito dell’Italia centrale, +I, 491; vien mandato sul +confine pontificio con due divisioni, +I, 492; è chiamato dal Re a conferire +intorno agli Stati pontifici, +I, 495; resta dinanzi alla Cattolica +a provocare l’insurrezione fra i +Marchigiani, I, 499; al governo di +Bologna promette desistere dall’impresa +d’invadere le Marche, I, 499; +ad Imola falsi messaggi gli dicono +essere scoppiata l’insurrezione nelle +Marche, I, 500; da Rimini comanda +alle sue truppe di sconfinare, I, 500; +impedito il movimento delle sue +truppe va a Bologna a rampognarne +Fanti e Farini, I, 501; è chiamato +da Vittorio Emanuele che lo consiglia +a rassegnare l’ufficio, I, 503; +da Genova annunzia con un proclama +le sue dimissioni, I, 503; +invita gl’italiani ad una sottoscrizione +per l’acquisto di un milione +di fucili, I, 504; passa qualche +tempo a Nizza, I, 505; tocca Caprera, +e da Fino indirizza un appello +agli studenti di Pavia, I, 505; +passato da Milano va a Torino a +chiedere l’organizzazione della +Guardia Nazionale e fonda l’associazione +<i>la Nazione Armata</i>, I, 566; +va a Fino a sposare la marchesina +Raimondi, I, 508; la ripudia e si +porta a Caprera, I, 509; suo operato +nell’Italia centrale: conclusioni, +I, 510. +</p> + +<p> +Nizza lo manda al Parlamento subalpino, +II, 7; svolge a Torino un’interpellanza +sulla cessione di Nizza, +II, 8; invitato a fare una spedizione +in Sicilia, accetta, II, 25; chiede a +Vittorio Emanuele milizie regolari +per la spedizione, II, 26; non ottenutele +va a Quarto ove stabilisce il +quartier generale della spedizione, +II, 33; soffocata l’insurrezione siciliana +dichiara impossibile l’impresa, +II, 35; decide la spedizione, +II, 36; salpa da Quarto coi Mille, +II, 37; scrive a Vittorio Emanuele +lo ragioni dell’impresa, II, 40; raccomanda +disciplina all’esercito regolare +italiano, II, 41; dà istruzioni +ad Agostino Bertani riguardo +alla spedizione, lasciandolo suo rappresentante +sul continente, II, 41; +a Bogliasco non trova le armi che +gli dovevano pervenire, II, 43; fa +rotta per Piombino, II, 44; getta +l’àncora a Talamone, II, 45; a Talamone +ed Orbetello trova armi e +munizioni, II, 45; ordina la legione, +II, 47; creduto opportuno promuovere +un’insurrezione nell’Italia centrale, +divisa farvi una piccola spedizione, +II, 48; dà il comando al colonnello +Zambianchi, II, 50; fa un +proclama ai Romani e dà istruzioni +allo Zambianchi, II, 51; nelle acque +di Marettimo, II, 58; sbarca a Marsala, +II, 60; ove pubblica un proclama +ai Siciliani, II, 64; a Rampagallo +e a Salemi ha i primi soccorsi +d’armati, II, 66; gli muove contro il +generale Landi, II, 71; vittoria di +Calatafimi, II, 72; sosta ad Alcamo, +e per Partinico e Borgetto giunge +al Passo di Renna, II, 83; a Piana +de’ Greci, a Misilmeri, sulle alture +del Parco, II, 86; a Palermo, II, +89; dal borbonico Lanza è invitato +ad una conferenza, II, 105; è attaccato +in Palermo dai borbonici, +fedifraghi alla pattuita tregua, II, +107; prende parte alla conferenza +sulla nave inglese <i>Hannibal</i>, II, 109; +accetta un armistizio dai borbonici, +II, 113; dopo il resultato della conferenza +fa un proclama ai Siciliani, +II, 113; consente al nemico una +tregua di tre giorni, II, 115; si +adopra a dare una forma regolare +al governo di Palermo, II, 117; +resta padrone di Palermo, II, 117; +provvede ai bisogni del nuovo governo, +II, 120; scambia visite con +Persano, II, 125; pensa bene occupare +militarmente i centri principali +dell’Isola, II, 127; dà lo +sfratto al La Farina, II, 128; resta +padrone di Milazzo, II, 127, 133; +occupata Messina, volge in mente +passare lo stretto, II, 147; intorno +a ciò riceve una lettera di Vittorio +Emanuele, cui risponde, II, 147; +elegge Agostino Depretis suo prodittatore +nel governo dell’Isola, II, +149; per facilitarsi il passaggio +<span class="pagenum" id="Page_680">[680]</span> +dello stretto si porta al Faro, II, +151; primi tentativi di sbarco, II, +153; commesso al Sirtori il comando +dell’esercito, parte dal Faro +e si porta al Golfo degli Aranci, +II, 154; preso il comando di due +brigate di una nuova spedizione, le +conduce a Palermo, II, 159; di là +va a Taormina a prepararsi allo +sbarco sur continente, II, 158; a +Melito tocca la spiaggia calabrese, +II, 160; s’impadronisce di Reggio, +II, 161; la divisione Briganti gli si +rende a discrezione, II, 162; muove +su Napoli, II, 163; i generali Caldarelli, +Flores e Viale gli lasciano +libero il passo, II, 164; si sbarazza +del general Ghio, II, 164; minacciato +dai borbonici concentra le +forze ad Eboli, II, 167; entra in +Napoli, II, 168; aggrega la marina +militare e mercantile napoletane a +quella del Piemonte, II, 170; gli +annessionisti lo stringono a dare +il plebiscito, II, 171; vieta al Depretis +far l’annessione della Sicilia, +II, 176, 177; rimasta senza +prodittatore la Sicilia, si porta a +Palermo a ristabilire il governo, II, +178; ordina al Türr di soffocare +una sommossa ad Ariano, II, 179; +a Caiazzo, II, 180; si prepara alla +battaglia del Volturno, II, 183; +vince al Volturno, II, 187; alla +fazione di Castel Morone e Caserta, +II, 193; sua battaglia al +Volturno: conclusioni generali, II, +195; il suo esercito s’indebolisce, +II, 200; dopo Castelfidardo ed Ancona +felicita con lettera Vittorio +Emanuele per le vittorie riportate, +II, 206; offre a Giorgio Pallavicino +la prodittatura, II, 211; il suo dissidio +con Cavour s’inasprisce, tenta +comporlo il Pallavicino, II, 211; +gli si aggrava la questione dell’annessione, +II, 214; allontana da +Napoli il Mazzini, II, 216; dà la +prodittatura ai Pallavicino, II, 216; +si sdegna della promulgazione del +plebiscito fatta dal Pallavicino, II, +217; Napoli gli chiede il plebiscito, +II, 218; delibera l’annessione, II, +220; respinge una sortita de’ nemici +da Capua, II, 223; detta un +<i>Memorandum</i> alle potenze d’Europa +in cui fa voti per la pace de’ popoli, +II, 223; fa un proclama alle +Due Sicilie, in cui le dichiara annesse +all’Italia, II, 227; a Caianello +presso Teano incontra Vittorio +Emanuele, II, 228; gli chiede +di essere primo allo scontro nella +futura battaglia e gli è rifiutato, +II, 229; si ritira a Napoli, II, 230; +scrive a Vittorio Emanuele declinando +la dittatura, II, 231; consegna +una bandiera alla Legione +Ungherese, distribuisce le medaglie +ai <i>Mille</i> e passa in rivista il suo +esercito a Caserta, II, 231; entra +in Napoli con Vittorio Emanuele, +ricusando tutti gli onori offertigli, +II, 232; lascia Napoli per la sua +Caprera, II, 232; la sua impresa +delle Due Sicilie: conclusioni generali, +II, 235. +</p> + +<p> +Suo tenore di vita a Caprera, +II, 242; è visitato da un continuo +pellegrinaggio, II, 244; preparasi +a sciogliere il voto a Roma e Venezia, +II, 245; giungono a lui i +lamenti dei suoi commilitoni lagnantisi +del trattamento del governo, +II, 250; eletto deputato +di Napoli va a Torino, II, 255; +sua prima seduta al Parlamento +italiano, II, 257; riceve una lettera +dal Cialdini, II, 266; vi risponde, +II, 268; Vittorio Emanuele lo invita +presso di lui insieme al Cavour +per conciliarli, II, 269; si riconcilia +col Cialdini, II, 269; torna +a Caprera, II, 271; si attenta alla +sua vita, II, 272; è invitato dagli +Stati Uniti a prendere il comando +dell’esercito federale, II, 275; è +visitato a Caprera dal senatore +Plezza, che lo invita ad inaugurare +i Tiri Nazionali a nome del +governo, II, 277; tocca Genova, e +a Torino parla col Re e Rattazzi, +II, 278; torna a Genova per comporre +i dissidi del partito rivoluzionario, +II, 280; avute offerte di +armamenti dal governo, parte per +la Lombardia, II, 283; a Milano +visita Manzoni, II, 284; continua +il viaggio per Monza, Como, Lodi, +Arona, Casalmaggiore, Cremona, II, +<span class="pagenum" id="Page_681">[681]</span> +285; visitata Brescia, Montechiari, +Castelgoffredo, Asola, Desenzano, +Pavia, si riduce a Trescorre a preparare +una spedizione, II, 288; la +sua congiura è scoperta dal governo, +II, 290; la sua spedizione +è arrestata a Palazzolo e a Sarnico, +II, 291; da Torino si porta a +Belgirate, II, 292; scrive una lettera +al Parlamento spiegando i +fatti di Sarnico, II, 293; toccato +Torino e Caprera sbarca a Palermo, +II, 297; invita il popolo alle armi +per toglier Roma ai Francesi, II, +301; visita i luoghi del 1860, a +Marsala annunzia la spedizione contro +Roma, II, 302; affretta i preparativi +della spedizione, II, 303; +parte per la Ficuzza ove sono assembrati +i suoi volontari, II, 304; ordina +la sua gente e s’avvia a Mezzojuso, +II, 306; il governo decide +opporsi alla sua spedizione, II, 306; +passa da Allia, Valledolmo, Villalba, +a Santo Stefano una sua colonna +viene alle mani co’ soldati regolari, +toccata Santa Caterina e Marianopoli +entra in Caltanissetta, II, +309; passa da Girgenti, Villarosa, +Castrogiovanni, Piazza, Leonforte, +San Filippo, Regalbuto, II, 309; +riceve una lettera dell’ammiraglio +Albini, che si esibisce di condurlo +in qualunque porto del regno, II, +309; a Paternò gli vien dato il +passo da un battaglione di regolari, +II, 310; entra in Catania, II, +312; parte da Catania, II, 313; sua +narrazione dei fatti di Aspromonte, +II, 314; tocca la costa calabrese +ed occupa Melito, II, 316; presa +la strada di Reggio volge ad Aspromonte, +II, 317: è attaccato dalla +truppa italiana, II, 320; è ferito, +II, 322; imbarcato sul <i>Duca +di Genova</i>, è condotto prigioniero +a Spezia e di là al Varignano, +II, 324; in Inghilterra, a Stocolma +ed a Lipsia gli si decretano +grandi onoranze, II, 325; è invitato +nuovamente dagli Stati Uniti +ad accettare il comando dell’esercito +federale, II, 327; è amnistiato, +II, 328; gli viene estratta +la palla dal piede, II, 329; torna +a Caprera non bene ristabilito, +II, 332. +</p> + +<p> +Si cruccia di non potere aiutar +la Polonia insorgente, II, 333; dà +il consenso per una spedizione in +soccorso dei Polacchi, II, 335; è +invitato dagli Inglesi ad andare +nel loro paese, II, 338; è visitato +a Caprera dai signori Chambers per +deciderlo al viaggio, II, 342; riceve +splendide offerte di ospitalità, II, +344; una lettera del signor Thornton +Hunt lo avvisa non dispiacere +al governo inglese s’effettuasse il +progettato viaggio, II, 344; riceve +offerte di ospitalità, II, 346; decide +il viaggio e va a Malta, II, 346; +tocca Gibilterra e sbarca a Southampton +ricevuto splendidamente, +II, 349; è ospitato dal signor Seely +all’isola di Wight, II, 351; suo +soggiorno a Wight, II, 351; visita +Portsmouth, II, 352; entra in Londra +ospitato dal duca di Sutherland, +II, 353; suo soggiorno in Londra, +II, 357; banchetto con Herzen e +Mazzini, II, 359; gli viene conferita +la cittadinanza londinese, II, +362; ragioni principali della sua +partenza, II, 366; è consigliato al +riposo dal dottor Fergusson, II, 374; +è consigliato a partire, II, 375; +non cede che alle parole del signor +Gladstone, II, 376; la notizia della +sua partenza scontenta le popolazioni, +II, 381; a Chiswick depone +una corona sulla tomba di Foscolo, +II, 385; parte da Londra per Clifden +Park, II, 386; tocca Bristol, +a Weimouth visita la squadra, e +per Exeter e Plimouth smonta a +Penquite Par, II, 388; manda un +proclama al popolo inglese, II, 388; +a Fowey s’imbarca per l’Italia, II, +388; giunge a Caprera, II, 390; +conclusioni generali sul suo viaggio, +II, 391. +</p> + +<p> +Lascia Caprera e si porta ad +Ischia per preparare una spedizione +sotto gli auspicii di Vittorio +Emanuele, II, 393; ragioni dell’impresa, +II, 393; comincia i preparativi +della spedizione, II, 400; +gli fallisce l’impresa, II, 403; si +divide dal Guerzoni, II, 405; +<span class="pagenum" id="Page_682">[682]</span> +parte per Caprera, II, 407: venuto +il 1866 riceve il comando dei volontari, +II, 411; i quali gli vengono +organizzati dal governo, II, 412; +sue relazioni col governo d’Italia +intorno ai volontari e alla guerra, +II, 416; lascia Caprera e per Genova +va in Lombardia a capo dei +suoi, II, 423; tocca Como, Monza, +Varese, Gallarate, Lecco e Bergamo, +ove ordina le sue genti, II, 424; +da Brescia muove verso Salò con +parte delle truppe, II, 425; abbandona +le posizioni del Lago d’Idro, +del Caffaro e di Monte Suello per +protegger Brescia, II, 426; rimarcia +verso il Trentino, II, 427; al +combattimento di Monte Suello, II, +430; è ferito, II, 431; al combattimento +di Vezza, II, 432; conclusioni +generali sulla condotta del +primo periodo della guerra nel Tirolo, +II, 434; porta il quartier generale +a Bagolino, II, 443; scaramuccie +di Lodrone e Darzo, II, 444; +porta il quartier generale a Storo, +II, 445; a Condino, II, 446; s’impadronisce +di Ampola, Monte Notta +e Monte Giovo, II, 451; a Bezzecca, +II, 451; a Cologna si accinge alla +presa di Lardaro, quando gli giunge +la nuova dell’armistizio, II, 458; +conclusioni generali sul suo operato +nel Trentino, II, 459; si ritira dal +Tirolo, II, 462. +</p> + +<p> +Si prepara a sciogliere il voto +a Roma, II, 463; dà opera a far +sorgere centri rivoluzionari a tal +uopo, II, 465; va a Firenze, II, 466; +prosegue per Venezia, II, 467; tocca +Bologna e Ferrara, II, 467; partito +da Venezia passa per Chioggia, Treviso, +Udine, Palmanuova, Belluno, +Feltre, Vicenza e Verona sempre con +Roma sul labbro, II, 468; battezza +un bambino, II, 469; passa in Lombardia +e Piemonte, tocca Mantova +e si riduce a San Fiorano, II, 470; +il centro d’insurrezione romano lo +riconosce generale della futura insurrezione, +II, 472; giunge a Firenze +e prende stanza a Castelletti, +II, 475; riceve due delegati del +Centro Nazionale Romano che lo +invitano all’azione, II, 475; ordina +il primo tentativo d’invasione negli +Stati romani, II, 475; va a +Monsummano per Pescia, Montecatini, +Castelfranco e Lucca, II, 478; +fusisi i Comitati romani d’insurrezione +si prepara all’azione, II, 479; +a tal uopo va a Vinci, Siena, Montepulciano, +Orvieto e Rapolano, II, +481; assiste in Ginevra al Congresso +internazionale della pace, +II, 482; torna in Italia per Belgirate +e Genestrello, II, 486; invitato +all’azione fa un proclama ai +Romani, II, 486; tocca Firenze ove +trova ostacoli alla sua impresa, II, +487; è invitato dal governo a ritirarsi +a Caprera, II, 488: ordina +le sue genti ai confini pontificii, II, +489; ove volge i suoi passi, toccando +Arezzo e Sinalunga, II, 491; +qui è arrestato dal governo italiano, +e per Firenze e Pistoia condotto +prigione ad Alessandria, II, +492; manda un proclama agl’italiani +invitandoli ad aiutare l’impresa +di Roma, II, 493; è ricondotto +a Caprera, II, 494; invia una +lettera al Crispi intorno alla questione +romana, II, 495; i tentativi +d’invasione de’ suoi volontari lo +crucciano di non poter esser fra +loro, II, 496; a Caprera è posto +sotto la sorveglianza di una squadra +di guerra, II, 503: Canzio si +accinge a liberarlo di prigionia, II, +505; fugge e ripara in Sardegna, +II, 508; giunge a Vado sul continente, +II, 511; sotto finto nome +va a Livorno, di là per Empoli a +Firenze, II, 511; non piegando nè +ai consigli nè alle minaccie del governo, +parte e sconfina a Passo Corese, +II, 514; giunge a Terni, II, 514; +ordina e mette in posizione le sue +genti, II, 518; a Monterotondo, II, +519; cadono in suo potere Viterbo, +Frosinone e Velletri, II, 523; tocca +Fornuovo e Castel Giubileo, II, 524; +marcia su Roma, poi volge fino a +Ponte Nomentano, II, 525; alcuni +cattivi elementi mandano in dissoluzione +il suo esercito, II, 527; l’intervento +francese cresce le difficoltà +della sua impresa, II, 530: crede +necessario marciare su Tivoli, II, +<span class="pagenum" id="Page_683">[683]</span> +531; dà le disposizioni per la marcia, +II, 533; muove su Tivoli, II, 536: +combattimento di Mentana, II, 538; +sua ritirata, II, 548; a Figline il governo +d’Italia l’arresta, II, 549; è +tratto prigione al Varignano, torna +a Caprera, II, 552; rompe il suo +lungo silenzio con un proclama agli +Spagnuoli, II, 552; offre il suo braccio +alla Francia, II, 554; sbarca a +Marsiglia e giunge a Tours, II, 565; +riceve il comando dei Corpi franchi, +II, 557; dopo gli scontri di Genlis e +Saint-Jean de Losne muove su Autun, +II, 560; i suoi battono il nemico a +Châtillon-sur-Seine, II, 563; muove +su Dijon, II, 564; prende posizione +a Lantenay, vince a Prenois, II, 564; +tenta infruttuosamente un attacco +su Dijon, II, 565; rientra in Autun, +II, 567; batte il nemico alle fazioni +di Saint-Martin e Saint-Symphorien, +II, 568; sue fazioni di concerto al +generale Bourbaky, II, 570; scontri +fortunati di Montbard, II, 571; +occupa Dijon: le tre giornate di +Dijon, II, 572; alla fazione di +Pouilly la sua gente s’impadronisce +di una bandiera nemica, II, 575; +fa un proclama lodando i suoi soldati +del valore dimostrato, II, 576; +porta il quartier generale a Mondaine, +II, 577; ritirata su Autun +e di là su Lione, II, 578; si porta +a Bordeaux all’Assemblea Nazionale, +II, 579; torna a Caprera, II, 579; +sua campagna nei Vosgi: conclusioni +generali, II, 579. +</p> + +<p> +Suoi ultimi anni, II, 585; scrive +all’avvocato Petroni intorno all’Internazionale, +II, 588; si porta a +Roma a proporre l’incanalamento +del Tevere, II, 589; è lieto dell’assunzione +al governo della Sinistra, +II, 590; torna a Roma per avversar +la Sinistra e il Depretis, II, 590; +si mette a capo della <i>Lega della Democrazia</i>, +II, 591; accetta una rendita +dallo Stato, II, 593; è dichiarato +nullo il suo matrimonio colla +marchesa Raimondi, II, 595; sposa +la signora Francesca Armosino, II, +598; va a Genova a protestare per +l’arresto di Canzio, II, 599; quindi +a Milano per la commemorazione +di Mentana, II, 599; va ad Alassio +a ristabilirsi in salute, II, 601; protesta +energicamente contro la politica +francese nella questione di +Tunisi, II, 601; a questo proposito +manda una lettera al giornale <i>La +Patria</i>, II, 603; per la commemorazione +dei <i>Vespri Siciliani</i> va a Napoli, +II, 603; e per le Calabrie, riposando +a Catanzaro e passando +per Messina, giunge a Palermo, II, +605; fa un proclama alla città di +Palermo, II, 606; torna a Caprera, +II, 607: sua morte, II, 607; onoranze +tributategli in Italia e all’estero, +II, 610; ultime sue volontà, +II, 613: l’Eroe e il Capitano, II, +618; il Patriotta e l’Umanitario, +II, 627; l’uomo privato, II, 638; +tutto l’uomo, II, 657. +</p> + +<p> +Garibaldi Manlio, II, 596, 609. +</p> + +<p> +Garibaldi, Maurizio, I, 65. +</p> + +<p> +Garibaldi Menotti; sua nascita, I, 99; +a Caprera, I, 403; a Palermo, II, +300; ad Aspromonte, II, 322; a Londra, +II, 348; ad Ischia, II, 401; nel +Trentino, II, 454, 456; a Mentana, +II, 481, 498, 518, 525, 535; alla +campagna dei Vosgi, II, 561, 568, +577; a Palermo, II, 607; gli muore il +padre, II, 609. +</p> + +<p> +Garibaldi Michele, I, 10. +</p> + +<p> +Garibaldi Raimondi Rosa. Vedi Raimondi +Garibaldi Rosa. +</p> + +<p> +Garibaldi Ricciotti; sua nascita, I, +202; a Londra, II, 348, 390; nel +Trentino, II, 456; nei Vosgi, II, 561, +563, 571, 575; gli muore il padre, +II, 609. +</p> + +<p> +Garibaldi Rosita (prima), I, 376. +</p> + +<p> +Garibaldi Rosita (seconda), II, 596. +</p> + +<p> +Garibaldi Teresita, II, 376. +</p> + +<p> +Garigliano, II, 228. +</p> + +<p> +Gattinara, I, 432. +</p> + +<p> +Gemonio, I, 459. +</p> + +<p> +Genestrello, II, 486. +</p> + +<p> +Genova, I, 24, 39, 220, 246, 400, 405, +503; II, 33, 255, 278, 280, 424, +493, 495, 599. +</p> + +<p> +Gervino Giuseppe, I, 24. +</p> + +<p> +Ghio (generale), II, 164. +</p> + +<p> +Ghirelli, II, 501. +</p> + +<p> +Giaccone (padre), I, 15. +</p> + +<p> +Gianuzzi, I, 232. +</p> + +<p> +Gibilrossa, II, 92. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_684">[684]</span> +</p> + +<p> +Gibilterra, I; 394; II, 349, 390. +</p> + +<p> +Ginevra, II, 482. +</p> + +<p> +Giorgini (maggiore), II, 46. +</p> + +<p> +<i>Giovine Italia</i>, I, 34; suo stato quando +accolse nelle sue file Giuseppe Garibaldi, +I, 37. +</p> + +<p> +Girgenti, II, 308. +</p> + +<p> +Giulay (generale), I, 428. +</p> + +<p> +Gladstone, II, 352, 358, 373, 376. +</p> + +<p> +Golfo degli Aranci, II, 157, 159. +</p> + +<p> +Gomez Servando, I, 179. +</p> + +<p> +Gonçales de Silva Bento, I, 60, 77. +</p> + +<p> +Gorini, I, 424, 427, 455. +</p> + +<p> +Granville (Lord), II, 358. +</p> + +<p> +Grasse, I, 43. +</p> + +<p> +Griffini, I, 235. +</p> + +<p> +Griggs John, I, 79. +</p> + +<p> +Gualeguaj, I, 71. +</p> + +<p> +Gualeguaychu, I, 177. +</p> + +<p> +Guastalla Enrico, I, 23, 403; II, 482, +512. +</p> + +<p> +Guelfi, I, 386. +</p> + +<p> +Guerzoni, II, 140, 359, 401, 405, 515. +</p> + +<p> +Guiccioli (fattoria), I, 365. +</p> + +<p> +Guild-Hall, II, 362. +</p> + +<p> +Gusmaroli, I, 403 +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Hervidero, I, 177. +</p> + +<p> +Herzen Alessandro, II, 352, 359. +</p> + +<p> +Hoffstetter Gustav, I, XX, 332. +</p> + +<p> +Hong-Kong, I, 398, 399. +</p> + +<p> +Hyde Park, II, 326. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Imbituba, I, 89. +</p> + +<p> +Imeruy, I, 92. +</p> + +<p> +Imola, I, 500. +</p> + +<p> +Induno, I, 240, 465. +</p> + +<p> +Ischia, II, 393. +</p> + +<p> +Isnardi, I, 332. +</p> + +<p> +Isola (capitano), II, 504, 507. +</p> + +<p> +Italia, suo stato nel 1821, I, 28; +nel 1848, I, 196, 229, 247, 259; +nel 1859, I, 415; nel 1860, II, 1; +nel 1866, II, 408. +</p> + +<p> +<i>Itaparika</i> (goletta), I, 92. +</p> + +<p> +Ivrea, I, 429. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Jesus-Maria, I, 65. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Kinnaird, II, 340, 352. +</p> + +<p> +Klapka (generale), II, 397. +</p> + +<p> +Kuhn, II, 428. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +<i>La Carmen</i>, I, 397. +</p> + +<p> +La Farina, II, 16, 35, 128. +</p> + +<p> +Lago di Garda, II, 421. +</p> + +<p> +Lago d’Idro, II, 426. +</p> + +<p> +Lago Maggiore, I, 429. +</p> + +<p> +Laguna, I, 88, 92, 95. +</p> + +<p> +La Loggia, II, 307. +</p> + +<p> +La Marmora, I, 387. +</p> + +<p> +La Masa Giuseppe, II, 31, 35, 47, 69, +83, 91, 93. +</p> + +<p> +Landi (generale), II, 72. +</p> + +<p> +Landi, I, 424, 460. +</p> + +<p> +Lantenay, II, 564. +</p> + +<p> +Lanza (generale), II, 88, 103. +</p> + +<p> +Lardaro, II, 459. +</p> + +<p> +Las Concas, I, 155. +</p> + +<p> +Las Cruces, I, 170. +</p> + +<p> +Las Vacas, I, 195. +</p> + +<p> +Lavalleja Juan Antonio, I, 129, 177. +</p> + +<p> +Laveno, I, 459. +</p> + +<p> +Leblanc, I, 263. +</p> + +<p> +Lecco, I, 475; II, 424. +</p> + +<p> +Ledru Rollin, II, 361. +</p> + +<p> +Lefebre, II, 111. +</p> + +<p> +<i>Lega della Democrazia</i>, II, 591. +</p> + +<p> +Leggiero, I, 360. +</p> + +<p> +Legione Italiana di Montevideo, sua +organizzazione, I, 165; primi fatti +d’arme, I, 166; sua bandiera, I, 168; +combattimenti di Las Cruces e della +Boyada, I, 170; eroica battaglia di +Sant’Antonio, I, 177; onori tributatile +dal governo di Montevideo, +I, 187; un manipolo dei suoi passa +in Italia, I, 205. +</p> + +<p> +Lemmi Adriano, II, 506, 511. +</p> + +<p> +Leonforte, II, 309. +</p> + +<p> +Lesseps, I, 277. +</p> + +<p> +Letizia (generale), II, 109. +</p> + +<p> +Levante, I, 25, 31. +</p> + +<p> +Liborio Romano, II, 169. +</p> + +<p> +Lima, I, 397, 399. +</p> + +<p> +Lincoln, II, 275. +</p> + +<p> +Lipsia, II, 327. +</p> + +<p> +Liveriero, I, 357. +</p> + +<p> +Liverpool, I, 396. +</p> + +<p> +Livorno, I, 248; II, 511. +</p> + +<p> +Livraghi, I, 332, 357, 360. +</p> + +<p> +Lobbia, II, 571. +</p> + +<p> +Lodi, II, 285. +</p> + +<p> +Lombardi Agostino, II, 403. +</p> + +<p> +<i>Lombardo</i>, II, 37. +</p> + +<p> +Lonato, II, 426. +</p> + +<p> +Londra, II, 326, 353. +</p> + +<p> +Lons-le-Saulnier, II, 577. +</p> + +<p> +Los Patos, I, 77. +</p> + +<p> +Lucca, II, 478. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_685">[685]</span> +</p> + +<p> +Lucignano, II, 492. +</p> + +<p> +Luino, I, 238. +</p> + +<p> +<i>Luisa</i> (goletta), I, 63. +</p> + +<p> +Luna (monte), I, 344. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Macchi, II, 259, 4S3, 485. +</p> + +<p> +Macerata, I, 253. +</p> + +<p> +Macerata Feltria, I, 316. +</p> + +<p> +Maddalena (isola della), I, 393, 400; +II, 510. +</p> + +<p> +Magnavacca, I, 359. +</p> + +<p> +Maidenhead, II, 387. +</p> + +<p> +Maineri B. E., I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>. +</p> + +<p> +Majatico, II, 270. +</p> + +<p> +Maldonado, I, 64. +</p> + +<p> +Malenchini, I, 488; II, 139. +</p> + +<p> +Manara Luciano, I, 235, 265, 272, 275. +</p> + +<p> +Manchester, II, 358. +</p> + +<p> +Mandriole, I, 365. +</p> + +<p> +Mansion-House, II, 365. +</p> + +<p> +Mantova, II, 470. +</p> + +<p> +Manzoni Alessandro, II, 285. +</p> + +<p> +Marettimo, II, 58. +</p> + +<p> +Marianopoli, II, 308. +</p> + +<p> +Marineo, II, 89. +</p> + +<p> +Mario Alberto, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 153, 483, +530. +</p> + +<p> +Mario White Jessie, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 230, +505, 570. +</p> + +<p> +Marocchetti, I, 332, 424. +</p> + +<p> +Marsala, II, 60, 302. +</p> + +<p> +Marsiglia, I, 35, 46, 48, 400; II, 555. +</p> + +<p> +Martin Garcia, I, 153, 177. +</p> + +<p> +Martini Antonio, I, 356. +</p> + +<p> +Masina (colonnello), I, 299, 306. +</p> + +<p> +Massa Marittima, I, 386. +</p> + +<p> +Masséna Andrea, I, 5. +</p> + +<p> +Matteucci Ferdinando, I, 385. +</p> + +<p> +Mauri, II, 475. +</p> + +<p> +Maurigi Ruggiero, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>. +</p> + +<p> +Mazzara, II, 302. +</p> + +<p> +Mazzini Giuseppe, I, 35, 38, 201, 228, +271, 322; II, 216, 359, 386, 394. +</p> + +<p> +<i>Mazzini</i> (barca da guerra), I, 62. +</p> + +<p> +Medici Giacomo, sbarca a Montevideo +e si arruola nella Legione italiana, +I, 263; è inviato da Garibaldi +in Italia ad annunziare la sua spedizione, +I, 203; parte per l’Italia, +I, 205; crucciatosi con Garibaldi, +riannoda con lui l’antica +amicizia, I, 224; comanda a Milano +il battaglione <i>Anzani</i>, I, 229; combatte +a Luino, I, 239; è inviato da +Garibaldi ad Arcisate, I, 239; con +pochi uomini resiste a cinquemila +Austriaci e si ritira in Svizzera, I, +242; va alla difesa di Roma, I, 278; +combatte alla Casa Bruciata, I, 307; +difende il Vascello, I, 324; è nominato +colonnello nei Cacciatori +delle Alpi, I, 424; a Varese, I, +450, 456; a Rezzato, I, 489; segue +Garibaldi nell’esercito dell’Italia +centrale, I, 489; sbarca in Sicilia, +II, 125; a Milazzo, II, 127, +133; al Volturno, II, 186, 189; nel +Tirolo, II, 458. +</p> + +<p> +Medina Anacleto, I, 177. +</p> + +<p> +Melito, II, 160, 316. +</p> + +<p> +Mella (generale), II, 309. +</p> + +<p> +Mentana, II, 538. +</p> + +<p> +Mercatello, I, 345. +</p> + +<p> +Mercedes, I, 177. +</p> + +<p> +Meri, II, 133. +</p> + +<p> +Messina, II, 146, 605. +</p> + +<p> +Meucci, I, 396. +</p> + +<p> +Mezzacapo Luigi, I, 491. +</p> + +<p> +Mezzojuso, II, 306. +</p> + +<p> +Miceli, II, 482. +</p> + +<p> +Migliavacca, I, 421. +</p> + +<p> +Milano, I, 227, 476, 505; II, 284, 493, +599. +</p> + +<p> +Milazzo, II, 136. +</p> + +<p> +Milian, I, 74, 76, 177. +</p> + +<p> +Misilmeri, II, 90. +</p> + +<p> +Missiones, I, 97. +</p> + +<p> +Missori, II, 73, 141, 153, 160, 162, +370, 403, 483. +</p> + +<p> +Mocarta (barone), II, 67. +</p> + +<p> +Modena, I, 488; II, 493. +</p> + +<p> +Mondaine, II, 577. +</p> + +<p> +Monsummano, II, 478. +</p> + +<p> +Montaldi Luigi, I, 269. +</p> + +<p> +Montanari, I, 332, 366, 385. +</p> + +<p> +Montbard, II, 571. +</p> + +<p> +Montecatini, II, 479. +</p> + +<p> +Montelibretti, II, 501. +</p> + +<p> +Monte Maggiore, II, 518. +</p> + +<p> +Montepulciano, I, 340; II, 481. +</p> + +<p> +Monterchi, I, 343. +</p> + +<p> +Monterotondo I, 33; II, 519. +</p> + +<p> +Monte San Giovanni, II, 524. +</p> + +<p> +Monte Suello, II, 426, 430. +</p> + +<p> +Montevideo, I, 64, 76, 108, 109, 146. +Vedi Legione. +</p> + +<p> +Monti Giuseppe, II, 515. +</p> + +<p> +Mont Roland, II, 577. +</p> + +<p> +Monza, I, 232; II, 285, 424. +</p> + +<p> +Morazzone, I, 240. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_686">[686]</span> +</p> + +<p> +Mordini Antonio, II, 216, 359. +</p> + +<p> +Moreschi Antonio, I, 385. +</p> + +<p> +Moringue (colonnello), I, 81, 100. +</p> + +<p> +Mosto, II, 47. +</p> + +<p> +Müller, I, 332. +</p> + +<p> +Mundy, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>; II, 105, 358. +</p> + +<p> +Musolino, II, 153. +</p> + +<p> +Mustarda, I, 99. +</p> + +<p> +Mutro Edoardo, I, 82, 87. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Napoli, II, 168, 254, 603. +</p> + +<p> +<i>Nautonier</i> (brick), I, 48. +</p> + +<p> +Negretti, II, 340, 349, 375. +</p> + +<p> +New-Castle, I, 399; II, 326, 351. +</p> + +<p> +Newport, II, 351. +</p> + +<p> +New-York, I, 396, 399. +</p> + +<p> +Nicotera Giovanni, II, 489, 501, 518, +524, 594. +</p> + +<p> +Nizza Marittima, I, 5, 26, 217, 246, +400, 505; II, 5, 7, 9. +</p> + +<p> +<i>Nostra Signora delle Grazie</i> (<i>La</i>), I, 26. +</p> + +<p> +Novara, I, 225. +</p> + +<p> +Nuova Cava, I, 150. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Odessa, I, 19, 47. +</p> + +<p> +Ogareff, II, 359. +</p> + +<p> +<i>Ondine</i>, II, 390. +</p> + +<p> +Orbetello, II, 46. +</p> + +<p> +Oribe (generale), I, 109, 140. +</p> + +<p> +Orsini, II, 47, 57, 89, 107, 153. +</p> + +<p> +Orvieto, I, 338; II, 481. +</p> + +<p> +Oudinot, I, 261. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Pacheco y Obes, I, <span class="smcap lowercase">XVIII</span>, 163. +</p> + +<p> +Padenghe, II, 427. +</p> + +<p> +Palazzolo, II, 291. +</p> + +<p> +Palermo, II, 91, 298, 605. +</p> + +<p> +Palestrina, I, 275. +</p> + +<p> +Pallavicini (generale), II, 323, 325, +329, 418. +</p> + +<p> +Pallavicino Giorgio, I, 405; II, 211, +216. +</p> + +<p> +Palmanuova, II, 468. +</p> + +<p> +Palmer, II, 111. +</p> + +<p> +Palmerston (Lord), II, 341, 343, 358, +359, 371, 641. +</p> + +<p> +Palos, I, 217. +</p> + +<p> +Pampa, I, 66. +</p> + +<p> +Panama, I, 397. +</p> + +<p> +<i>Pane Giuseppe</i>, I, 47; II, 511. +</p> + +<p> +Panizzi Antonio, I, 404; II, 340, 359. +</p> + +<p> +Pantaleo, II, 70. +</p> + +<p> +Paranà, I, 151. +</p> + +<p> +Parco, II, 87. +</p> + +<p> +Paris Giuseppe, I, 47. +</p> + +<p> +Parma, II, 285. +</p> + +<p> +<i>Partenope</i>, II, 62. +</p> + +<p> +Partinico, II, 82, 85, 302. +</p> + +<p> +Pasolini Giuseppe, II, 285. +</p> + +<p> +Pasques, II, 564. +</p> + +<p> +Passo Corese, II, 514, 518. +</p> + +<p> +Paternò, II, 310. +</p> + +<p> +<i>Patria</i> (<i>La</i>), giornale, II, 603. +</p> + +<p> +Pavia, I, 225; II, 288, 493. +</p> + +<p> +Peard, II, 373, 388. +</p> + +<p> +Penquite Par, II, 388. +</p> + +<p> +<i>Pereira</i> (legno da guerra), I, 148. +</p> + +<p> +Perelli, II, 475. +</p> + +<p> +Perkins, II, 359. +</p> + +<p> +Persano (Di) C., I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>; 11, 32, 125. +</p> + +<p> +Pesante, I, 76. +</p> + +<p> +Pesante Angelo, I, 19. +</p> + +<p> +Pescetto (generale), II, 494. +</p> + +<p> +Pescia, II, 479. +</p> + +<p> +Petroni (avvocato), II, 588. +</p> + +<p> +Piana de’ Greci, II, 89. +</p> + +<p> +Piazza, II, 309. +</p> + +<p> +Piccadilly, II, 359. +</p> + +<p> +Picozzi Antonio, I, 229. +</p> + +<p> +<i>Piemonte</i>, II, 37, 423. +</p> + +<p> +Pinelli (ministro), I, 337. +</p> + +<p> +Pio IX, I, 197. +</p> + +<p> +Piombino, II, 44. +</p> + +<p> +Piratinin, I, 77. +</p> + +<p> +Pistoia, II, 492. +</p> + +<p> +Pitigliano, II, 54. +</p> + +<p> +Plata (Stati della), loro storia, I, 109. +</p> + +<p> +Plezza Giacomo, I, 277, 283. +</p> + +<p> +Plimouth, II, 388. +</p> + +<p> +Poggibonsi, I, 386. +</p> + +<p> +Poggio Mirteto, I, 335. +</p> + +<p> +Polonia, II, 333. +</p> + +<p> +Pomarance, I, 386. +</p> + +<p> +Ponte Acuto, I, 337. +</p> + +<p> +Ponte Nomentano, II, 525. +</p> + +<p> +Ponte Stura, I, 430. +</p> + +<p> +Ponte Tresa, I, 241. +</p> + +<p> +Porcelli, II, 397, 400. +</p> + +<p> +Portsmouth, II, 352. +</p> + +<p> +Prandina, II, 614. +</p> + +<p> +Prato, I, 386. +</p> + +<p> +<i>Procida</i> (legno di guerra), I, 148. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Quarto, II, 33, 37. +</p> + +<p> +Quattro-Venti (Casino de’). Vedi villa +Corsini. +</p> + +<p> +Quintini, I, 424, 456. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Raimondi Garibaldi Rosa, I, 5, 7 9. +</p> + +<p> +Raimondi Giuseppina, I, 466, 508, 595. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_687">[687]</span> +</p> + +<p> +Rammon (dottore), I, 71. +</p> + +<p> +Rampagallo, II, 60. +</p> + +<p> +Rapolano, II, 481. +</p> + +<p> +Rattazzi, II, 16, 279, 283, 306, 482, +494. +</p> + +<p> +Ravaglia, I, 366. +</p> + +<p> +Ravenna, I, 219, 385. +</p> + +<p> +Ravini (maggiore), II, 498. +</p> + +<p> +Regalbuto, II, 309. +</p> + +<p> +Reggio, II, 161, 316. +</p> + +<p> +Renna, II, 85. +</p> + +<p> +Repubblica romana. Vedi Roma. +</p> + +<p> +<i>Repubblicano</i>, I, 79. +</p> + +<p> +Reumont (De) Alfredo, I, 391. +</p> + +<p> +Rezzato, I, 480. +</p> + +<p> +Ribera (presidente), I, 109, 140. +</p> + +<p> +Riberas Anita. Vedi Anita. +</p> + +<p> +Riboli, II, 483. +</p> + +<p> +Ricasoli, II, 259, 277. +</p> + +<p> +Ricciardi Giuseppe, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>. +</p> + +<p> +Richardson, II, 340, 341, 362. +</p> + +<p> +Ricotti (generale), II, 310. +</p> + +<p> +Rieti, I, 255, 258. +</p> + +<p> +Rimini, I, 495, 500. +</p> + +<p> +Rio della Plata, I, 64, 176. +</p> + +<p> +Rio Grande del Sud, cause che lo sollevarono +contro il Brasile, I, 59. +</p> + +<p> +Rio Janeiro, I, 48, 50. +</p> + +<p> +<i>Rio Pardo</i> (lancione da guerra), I, +79, 88. +</p> + +<p> +Ripari (dottore), II, 47. +</p> + +<p> +<i>Ripon</i> (vapore), II, 349. +</p> + +<p> +Riso Francesco, II, 17. +</p> + +<p> +Rive, I, 431. +</p> + +<p> +Rizzo Giovanni, I, 146. +</p> + +<p> +Robarello, I, 462, 466. +</p> + +<p> +Robaudi, II, 8. +</p> + +<p> +Rocca d’Anfo, II, 430. +</p> + +<p> +Rocca d’Arce, I, 297. +</p> + +<p> +Rodney Mundy, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>. +</p> + +<p> +Roma, è visitata da Garibaldi giovinetto, +I, 21; fuggito Pio IX, elegge +la <i>Giunta Suprema</i>, I, 250; Garibaldi +va in sua difesa, I, 250; proclama +la repubblica, I, 257; l’intervento +francese, I, 261; si prepara +alla difesa, I, 262; vince a +Villa Pamfili, I, 266; è minacciata +dagli Austriaci, dagli Spagnuoli e +dal re di Napoli, I, 272; la missione +di Lesseps, I, 277, 301; elegge Rosselli +comandante supremo dell’esercito +e Garibaldi a generale di divisione, +I, 279; vince a Velletri, I, +282; tenta invadere il Napoletano, +I, 296; è minacciata sempre più +dagli Austriaci, I, 299: la giornata +del 3 giugno a Villa Pamfili, I, 302; +è assediata, I, 314; estrema difesa, +I, 326; caduta, I, 328; ospita Garibaldi, +II, 589, 591. +</p> + +<p> +Romagnano, I, 436. +</p> + +<p> +Rondinello, I, 455. +</p> + +<p> +Rosas (don Juan Manuel), I, 133. +</p> + +<p> +Rosolino Pilo, II, 16, 70, 83, 86. +</p> + +<p> +Rosselli Giuseppe, I, 280. +</p> + +<p> +Rosselli Pietro, I, 491. +</p> + +<p> +Rossetti Luigi, I, 50, 76, 102. +</p> + +<p> +Roverbella, I, 225. +</p> + +<p> +Rubattino Raffaele, II, 33. +</p> + +<p> +Russell (Lord), II, 358, 386. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Sacchi Gaetano, I, <span class="smcap lowercase">XXVII</span>, 76, 178, +205, 225, 332, 420, 424; II, 26, +153, 268. +</p> + +<p> +Saffi Aurelio, II, 359. +</p> + +<p> +Saint-Jean de Losme, II, 577. +</p> + +<p> +Saint-Martin. II, 568. +</p> + +<p> +Salemi, II, 67. +</p> + +<p> +Salò, II, 425. +</p> + +<p> +Salomone, II, 489. +</p> + +<p> +Salto, I, 177. +</p> + +<p> +<i>San Carlo</i> (piroscafo), I, 238. +</p> + +<p> +San Dalmazio, I, 386. +</p> + +<p> +San Fermo, I, 455, 466. +</p> + +<p> +San Filippo, II, 309. +</p> + +<p> +San Fiorano, II, 471. +</p> + +<p> +<i>San Francesco</i> (paranzella), II, 506. +</p> + +<p> +San Francisco, I, 162. +</p> + +<p> +San Gemini, I, 336. +</p> + +<p> +San Germano, I, 432. +</p> + +<p> +San Giustino, I, 344. +</p> + +<p> +San José (del Norte), I, 98. +</p> + +<p> +San Lorenzo, II, 54, 498, 502. +</p> + +<p> +San Marino (Repubblica di), I, 347. +</p> + +<p> +<i>San Michele</i>, I, 390. +</p> + +<p> +San Pancrazio, I, 302. +</p> + +<p> +San Salvatore, I, 431, 451. +</p> + +<p> +Santa Caterina, I, 83, 97; II, 308. +</p> + +<p> +Santa Fé (nel Parana), I, 71. +</p> + +<p> +Sant’Ambrogio, I, 462, 466. +</p> + +<p> +Sant’Angelo, II, 223. +</p> + +<p> +Sant’Angelo in Vado, I, 346. +</p> + +<p> +Sant’Anna (fratelli), II, 67, 73, 93. +</p> + +<p> +Sant’Antonio, I, 178. +</p> + +<p> +Santa Vittoria, I, 98. +</p> + +<p> +Santo Stefano, I, 404; II, 308. +</p> + +<p> +Santo Stefano (porto di), II, 57. +</p> + +<p> +Sardegna, I, 400. +</p> + +<p> +Sarnico, II, 288, 291. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_688">[688]</span> +</p> + +<p> +Sauvaigo Luigia, I, 25. +</p> + +<p> +Savigliano, I, 426. +</p> + +<p> +Savini Giuseppe, I, 385. +</p> + +<p> +Savoia, II, 5. +</p> + +<p> +Schwarz. Vedi Elpis Melena. +</p> + +<p> +Sciacca, II, 302. +</p> + +<p> +Scilla, II, 324. +</p> + +<p> +Scott (<i>Alderman</i>), II, 362. +</p> + +<p> +Seely (signore), II, 340, 344, 349, 353, +362, 373, 375, 387. +</p> + +<p> +<i>Seival</i> (lancione da guerra), I, 84. +</p> + +<p> +Semeria Carlo, I, 25. +</p> + +<p> +Semidei (Collegio), I, 147. +</p> + +<p> +Serafini Camillo, I, 386. +</p> + +<p> +Sesto Calende, I, 439. +</p> + +<p> +Settembrini Luigi, I, 404. +</p> + +<p> +Seymour (ammiraglio), II, 352. +</p> + +<p> +Sgarallino Andrea, II, 505. +</p> + +<p> +Shaftesbury, II, 340, 352, 386. +</p> + +<p> +Sicilia, I, 248; II, 12. +</p> + +<p> +Siena, II, 481. +</p> + +<p> +Simonetta Francesco, I, 425, 436, 457, +459. +</p> + +<p> +Sinalunga, II, 492. +</p> + +<p> +Sirtori Giuseppe, II, 35, 47, 93. +</p> + +<p> +Sisco, I, 332. +</p> + +<p> +<i>Società Emancipatrice,</i> II, 282, 288, +298. +</p> + +<p> +Somma Amadio, II, 470. +</p> + +<p> +Sonnaz (generale), I, 432. +</p> + +<p> +Soveria, II, 164. +</p> + +<p> +<i>Speranza</i> (<i>La</i>), brigantino, I, 206, 214. +</p> + +<p> +Spezia, II, 325. +</p> + +<p> +Stafford-House, II, 361. +</p> + +<p> +Stagnetti, I, 332. +</p> + +<p> +Stati-Uniti, I, 275. +</p> + +<p> +Sterbini Pietro, I, 253. +</p> + +<p> +Stocco, II, 47, 164. +</p> + +<p> +Stocolma, II, 327. +</p> + +<p> +Storo, II, 445. +</p> + +<p> +Southampton, II, 349. +</p> + +<p> +Stradella, II, 7. +</p> + +<p> +<i>Stromboli</i>, II, 62. +</p> + +<p> +Susini Millelire, I, 424, 455. +</p> + +<p> +Susini Pietro, I, 393. +</p> + +<p> +Sutherland (Lord), II, 340, 344, 349, +353, 358, 373, 375, 387, 401. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Taganrok, I, 33. +</p> + +<p> +Talamone, II, 45, 48. +</p> + +<p> +Talant, II, 565. +</p> + +<p> +Tanara, II, 564. +</p> + +<p> +Tangeri, I, 395. +</p> + +<p> +Tapevi, I, 178. +</p> + +<p> +Taramanday, I, 84, 85. +</p> + +<p> +Tavani-Arquati Giuditta, II, 517. +</p> + +<p> +Taxil Leo, II, 604. +</p> + +<p> +Taylor, II, 340, 359. +</p> + +<p> +Teano, II, 229. +</p> + +<p> +Tennyson, II, 352. +</p> + +<p> +Termini, II, 133. +</p> + +<p> +Terni, I, 335, 514. +</p> + +<p> +Tevere, I, 23; II, 289. +</p> + +<p> +Thornton Hunt, II, 344. +</p> + +<p> +Timoni (signora), I, 25. +</p> + +<p> +Tivoli, I, 273, 332. +</p> + +<p> +Todi, I, 336. +</p> + +<p> +Torino, I, 225, 417, 420, 432, 495, +503, 506; II, 8, 255, 298, 470, 493. +</p> + +<p> +<i>Torino</i> (piroscafo), II, 157, 159. +</p> + +<p> +Torricelli, I, 332. +</p> + +<p> +Torrita, I, 341. +</p> + +<p> +Tours, II, 555. +</p> + +<p> +Trasselli, II, 306. +</p> + +<p> +Tre Ponti, I, 480. +</p> + +<p> +Trescorre, II, 288. +</p> + +<p> +Treviso, II, 468. +</p> + +<p> +Tükery, II, 94, 96, 138. +</p> + +<p> +Tunisi, I, 47, 390. +</p> + +<p> +Türr Stefano, I, 481; II, 46, 47, 93, +127, 177, 179, 180. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Udine, II, 468. +</p> + +<p> +Ugo Delle Favare, II, 606. +</p> + +<p> +Umberto I, II, 610. +</p> + +<p> +<i>Unione</i> (brigantino), I, 47. +</p> + +<p> +Urban (tenente maresciallo), I, 417. +</p> + +<p> +Urquiza (generale), I, 146. +</p> + +<p> +Uruguay, I, 61; compendio storico +delle sue vicende politiche, cause +della sua guerra contro la Repubblica +Argentina, I, 109. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Vacchieri, I, 455; II, 181. +</p> + +<p> +Vado, II, 511. +</p> + +<p> +Valcamonica, II, 427. +</p> + +<p> +Valcuvia, I, 461. +</p> + +<p> +Valle (Della) Giuseppe, I, <span class="smcap lowercase">XX</span>. +</p> + +<p> +Valledolmo, II, 308. +</p> + +<p> +Valletta, II, 348. +</p> + +<p> +<i>Valletta</i> (piroscafo), II, 348. +</p> + +<p> +Valsabbia, I, 484. +</p> + +<p> +Valtellina, I, 484. +</p> + +<p> +Varese, I, 289, 441, 458, 461; II, 7, +415, 424. +</p> + +<p> +Varignano, II, 552. +</p> + +<p> +Vascello, I, 303, 323. +</p> + +<p> +Vecchi (colonnello), II, 417. +</p> + +<p> +Vecchi Candido Augusto, I, <span class="smcap lowercase">XIX</span>; II, 33. +</p> + +<p> +Velletri, I, 282. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_689">[689]</span> +</p> + +<p> +<i>Veloce</i> (corvetta), II, 137. +</p> + +<p> +Venezia, I, 249; II, 468. +</p> + +<p> +<i>Verbano</i> (piroscafo), I, 238. +</p> + +<p> +Vercelli, I, 432. +</p> + +<p> +Verità (don Giovanni), I, 386. +</p> + +<p> +Verona, II, 468. +</p> + +<p> +Verrua, I, 427. +</p> + +<p> +Vezza, II, 430, 432. +</p> + +<p> +Vicari (signor), I, 241. +</p> + +<p> +Vicenza, II, 468. +</p> + +<p> +Viganotti, I, 438. +</p> + +<p> +Villa Corsini, I, 268, 302. +</p> + +<p> +Villa Glori, II, 516. +</p> + +<p> +Villalba, II, 308. +</p> + +<p> +Villa Pamfili, I, 267, 302. +</p> + +<p> +Villa Ponti, I, 448. +</p> + +<p> +Villarosa, II, 309. +</p> + +<p> +Villa Spada, I, 324, 326. +</p> + +<p> +Villa Spinola, II, 33, 37. +</p> + +<p> +Vinci, II, 481. +</p> + +<p> +Vita, II, 73. +</p> + +<p> +Viterbo, II, 517, 523. +</p> + +<p> +Vittorio Emanuele, I, 420, 431, 476, +494, 503; II, 26, 40, 147, 208, 229, +232, 269, 893, 590. +</p> + +<p> +Voltaggio, I, 412. +</p> + +<p> +Volturno, II, 179. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Wampoo, I, 399. +</p> + +<p> +<i>Washington</i>, II, 233. +</p> + +<p> +Weimouth, II, 388. +</p> + +<p> +Wight (isola di), II, 344, 351. +</p> + +<p> +Woolwich, II, 358. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Zambeccari Livio, I, 160. +</p> + +<p> +Zambianchi (colonnello), II, 50. +</p> + +<p> +Zanardelli, I, 479. +</p> + +<p> +Zoffetti Francesco, II, 515. +</p> + +<p> +<i>Zuavo di Palestro</i>, II, 407. +</p> + +<p> +Zucchi (generale), I, 249. +</p> + +<p> +Zuppetta, II, 259. +</p> +</div> + +<div class="somm"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_691">[691]</span> +</p> + +<h2><a id="indice" href="#indfront"> +INDICE DEL VOLUME SECONDO.</a></h2> + +<table class="indice"> + <tr> + <td class="cap"><i>Capitolo</i></td> <td> </td> <td> </td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">VIII.</td> <td>Da Marsala al Faro (1860)</td> <td class="pag"><a href="#cap8">Pag. 1</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Carta d’insieme della Sicilia</td> <td class="pag"><a href="#fill-0-006-inl">ivi</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Piano delle operazioni sotto Palermo</td> <td class="pag"><a href="#fill-096a-inl">96</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Piano della battaglia di Milazzo</td> <td class="pag"><a href="#fill-144a-inl">144</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">IX.</td> <td>Dal Faro al Volturno (1860)</td> <td class="pag"><a href="#cap9">151</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Piano della giornata del Volturno (1º ottobre 1860)</td> <td class="pag"><a href="#fill-192b-inl">193</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">X.</td> <td>Da Caprera ad Aspromonte (1861-1862)</td> <td class="pag"><a href="#cap10">235</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">XI.</td> <td>Da Londra a Bezzecca (1863-1866)</td> <td class="pag"><a href="#cap11">332</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Schizzo topografico delle operazioni di Garibaldi nel Trentino (1866)</td> <td class="pag"><a href="#fill-456a-inl">456</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">XII.</td> <td>Da Mentana a Dijon. (1867-1870)</td> <td class="pag"><a href="#cap12">463</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Schizzo topografico dell’insurrezione romana (1867)</td> <td class="pag"><a href="#fill-552a-inl">552</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>Schizzo topografico della Campagna di Francia (1870)</td> <td class="pag"><a href="#fill-584a-inl">584</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">XIII.</td> <td>Ultimi anni (1871-1882)</td> <td class="pag"><a href="#cap13">585</a></td> + </tr> + <tr> + <td class="cap">XIV.</td> <td>Epilogo</td> <td class="pag"><a href="#cap14">618</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>I. L’Eroe e il Capitano</td> <td class="pag"><a href="#cap14">ivi</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>II. Il Patriotta e l’Umanitario</td> <td class="pag"><a href="#cap14-2">627</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>III. L’Uomo privato</td> <td class="pag"><a href="#cap14-3">638</a></td> + </tr> + <tr> + <td> </td> <td>IV. Tutto l’uomo</td> <td class="pag"><a href="#cap14-4">657</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2">Indice generale dei nomi e delle cose</td> <td class="pag"><a href="#indalf">671</a></td> + </tr> +</table> +<hr> +</div> + +<div class="footnotes"> + +<h2> +NOTE: +</h2> + +<div class="footnote" id="note1"> +<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.  </span>In quell’opuscolo scritto, come è noto, dal visconte A. de La Guerronière, +ma evidentemente ispirato da Napoleone, si proponeva la creazione +d’un Regno dell’Alta Italia, lasciando al Papa la sola città di Roma.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note2"> +<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.  </span>Nota-Circolare del conte di Cavour alle Legazioni sarde all’estero, +del 27 gennaio 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note3"> +<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.  </span>Il signor Artom, oggi senatore del Regno, allora capo del gabinetto +del grande Ministro. Vedi <i>Œuvre parlementaire du comte de Cavour, +Préface.</i></p> +</div> + +<div class="footnote" id="note4"> +<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.  </span><i>Maintenant nous voilà complices</i>, parole del Cavour al principe Talleyrand, +ministro di Francia a Torino, appena fu sottoscritto il Trattato +di Nizza e Savoia. Vedile in <span class="smcap">Artom, De la Rive, Massari</span>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note5"> +<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.  </span>Nel 1860 al barone De Martini, inviato di Francesco di Napoli a +Napoleone, questi diceva: «Scaltri sono davvero gl’Italiani; essi comprendono +a meraviglia che, dopo di aver dato il sangue de’ miei soldati +per l’indipendenza del loro paese, giammai non farò tirare il cannone +contro di essi. È stata questa convinzione che ha guidata la rivoluzione +a compiere l’annessione della Toscana al Piemonte contro i miei interessi, +e che ora la sospinge ai danni della Casa di Napoli.» — <span class="smcap">N. Bianchi,</span> +<i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, già citata, pag. 298.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note6"> +<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.  </span>La frase è d’una lettera diretta allo scrittore di queste pagine in +risposta ad una, colla quale, in nome del partito liberale di Brescia, gli +aveva offerto la candidatura di quella città. +</p> + +<p> +Riporto la lettera per intero: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 26 marzo 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Mio caro Guerzoni, +</p> + +<p> +»Mi duole di non poter accettare per Brescia, avendo accettato per +Nizza. — La città mia natale si trova in pericolo di cadere nelle ugne +del protettore padrone — ed il mio dovere mi chiama sulle sponde del +Varo. — Trent’anni al servizio della libertà dei popoli — avrò guadagnato +il servaggio della mia povera terra! Domani forse dovrò arrossire +di chiamarmi Italiano al cospetto de’ miei compagni d’armi — e mi chiamerete +suddito del Due Decembre — del protettore del Papa — del +bombardatore di Roma. +</p> + +<p> +»Ringraziate i vostri bravi concittadini, e credetemi sempre +</p> + +<p class="indl"> +»vostro +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note7"> +<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.  </span>Non a primo scrutinio però. Il conte di Cavour nella tornata della +Camera del 12 aprile per dimostrare che anche in Nizza il partito italiano +avverso all’annessione non era tanto forte quanto si credeva, fece +notare che sopra 1596 elettori inscritti, Garibaldi non ottenne che 444 +voti, cioè solo il 28 per cento; pel che fu resa necessaria una seconda +votazione. La conseguenza tratta da quella cifra non ci pare che corra +a fil di logica, poichè nel novero di quegli elettori mancavano appunto +le classi popolari, che erano più di tutte avverse all’annessione.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note8"> +<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.  </span>Non crediamo, per esempio, farina del suo sacco tutta l’argomentazione +di costituzionalità; molto meno le parole usate a svilupparla. Ne +giudichi il lettore: +</p> + +<p> +«<i>Garibaldi</i>. Signori, nell’articolo 5º dello Statuto si dice: +</p> + +<p> +»I trattati che importassero una variazione di territorio dello Stato, +non avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Camere.» +</p> + +<p> +»Conseguenza di questo articolo della legge fondamentale si è, che +qualunque principio d’esecuzione dato ad una diminuzione dello Stato, +prima che questa diminuzione sia sancita dalla Camera, è contrario allo +Statuto. Che una parte dello Stato voti per la separazione prima che +la Camera abbia deciso se questa separazione debba aver luogo, prima +che abbia deciso se si debba votare, e come si debba votare pel principio +d’esecuzione della separazione medesima, è un atto incostituzionale. +</p> + +<p> +»Questa, Signori, è la quistione di Nizza sotto il punto costituzionale, +e che io sottopongo al sagace giudizio della Camera.» — <i>Atti del +Parlamento italiano, Sessione del 1860</i>. Tornata del 12 aprile 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note9"> +<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.  </span>Vedi nella <i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, vol. VIII, +pag. 275, le <i>Istruzioni</i> al marchese Pes di Villamarina, ministro plenipotenziario +di Sardegna presso la Corte di Napoli, e pag. 280, il <i>Dispaccio +confidenziale</i> del Cavour allo stesso colla data del 13 marzo 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note10"> +<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.  </span>Su queste dimostrazioni vedi <i>La restaurazione borbonica e la rivoluzione +del 1860 in Sicilia dal 4 aprile al 18 giugno; Ragguagli storici</i> +di <span class="smcap">Isidoro La Lumia</span>. Palermo, 1860. +</p> + +<p> +Per la parte avuta dai Siciliani del partito d’azione e da Giuseppe +Mazzini nell’opera preparatrice della rivoluzione, vedi principalmente <span class="smcap">Raffaele +Villari</span>, <i>Cospirazione e rivolta</i>. Messina, tip. D’Amico, 1861; ed +i <i>Cenni biografici e storici</i> dettati da <span class="smcap">Aurelio Saffi</span> e da lui premessi +a proemio del testo al vol. XI degli <i>Scritti editi ed inediti di Giuseppe +Mazzini.</i></p> +</div> + +<div class="footnote" id="note11"> +<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.  </span><span class="smcap">Villari</span>, op. cit., pag. 372.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note12"> +<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.  </span><i>Cenni biografici e storici, Proemio</i> di <span class="smcap">Aurelio Saffi</span> sopra citato, +pag. 39. Anche sul viaggio di Crispi in Sicilia e sulla parte da lui avuta +ad apparecchiarne la riscossa, vedi nello stesso <i>Proemio</i> molti documenti +e particolari; tra gli altri una serie cronologica di <i>Note storiche</i> del Crispi +medesimo ed uno scritto anonimo di un Siciliano partecipe al lavoro +di quegli anni. In quello scritto si legge fra gli altri particolari che il +Crispi pel primo insegnò ai Siciliani a fare le bombe all’Orsini, modellandone +egli stesso in creta alcuni campioni.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note13"> +<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.  </span>Il <span class="smcap">La Lumia</span>, opera citata, l’attribuisce alla prima cagione; il <span class="smcap">Crispi</span> +nelle sue <i>Note storiche</i> confidate al Saffi, alla seconda.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note14"> +<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.  </span>Rosolino Pilo, patita una fiera fortuna di mare ed altre peripezie, +non potè approdare a Messina che il 9 aprile. Vedi sul viaggio di Pilo, +<i>Relazione esatta della spedizione di Rosolino Pilo e Giovanni Corrao avvenuta +nel 1860</i>, scritta da <span class="smcap">Raffaele Motto</span>, pilota della paranza, pubblicata +per cura di Francesco Zannoni. Spezia, novembre 1877.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note15"> +<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.  </span>Fu scritto per delazione d’uno dei frati della Gancia: pura favola. +Il processo chiarì che l’involontario delatore fa uno degli operai affigliati +alla congiura che la confidò, credendolo fidato, ad un altro operaio, il quale +invece altro non era che un arnese occulto della polizia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note16"> +<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.  </span><i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 173 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note17"> +<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.  </span>Vedi lettera di Garibaldi in risposta ai Siciliani nel <i>Proemio</i> già +citato di <span class="smcap">Aurelio Saffi</span>, pag. 39 e 46.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note18"> +<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.  </span>La testimonianza è quella dello stesso colonnello, ora generale +Sacchi. Ecco come nel fascicolo de’ suoi <i>Ricordi</i> egli racconta l’episodio: +</p> + +<p> +«La spedizione in Sicilia doveva prima farsi colla brigata Reggio, +45º e 46º reggimento, quest’ultimo da me comandato; Garibaldi da Alessandria +ove io stanziava mi chiamò a Torino; mi parlò di quest’idea che +aveva subordinata al parere del Re; mi diede istruzioni pel caso si dovesse +effettuare; io misi a parte del segreto Chiassi, Isnardi, Pellegrini, +Grioli, Lombardi e qualche altro ufficiale del reggimento; dopo qualche +tempo mi richiamò a Torino; in presenza di Trecchi, che ritornava d’aver +visto il Re, mi disse che non si pensava più a quanto erasi prima ideato; +e non solo non ci si pensava, ma bisognava anche che rimanesse nelle +fila chi eravi vincolato, salvo ad accorrer poi; ma che intanto bisognava +lavorare ad impedire che si sciogliessero forze organizzate; tale era il +parere del Re! Fu allora che io chiesi una parola di Garibaldi perchè +fossero conosciuti i suoi intendimenti al proposito, e che egli prima di +partire redasse l’Ordine del giorno che ho trascritto.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note19"> +<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.  </span>Lettera del generale Fanti, ministro della guerra, al generale Ribotti, +Torino, 6 aprile 1860, citata nella <i>Storia documentata della Diplomazia +europea</i>, di <span class="smcap">N. Bianchi</span>, pag. 289.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note20"> +<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.  </span>Il dottore <span class="smcap">Agostino Bertani</span> nel suo opuscolo: <i>Ire politiche d’oltre +tomba</i> (pag. 61), dice che il Sirtori al ritorno d’una visita fatta al Cavour, +alcuni giorni prima della spedizione, gli narrò che il Conte stesso interpellato +cosa pensasse della fortuna di quegli arditi patriotti, rispose +sorridendo e fregandosi le mani: «Io non penso che li prenderanno.» +</p> + +<p> +Non vogliamo mettere in dubbio la sincerità del dottor Bertani; ma +come si concilierebbe quel racconto del Sirtori con questa lettera da lui +stesso diretta nel medesimo giorno al conte Giulini di Milano: +</p> + +<p> +«Partiamo per un’impresa risolta contro i miei consigli. Vedi +Cavour e fa’ che non ci abbandoni. La nostra bandiera è la vostra. Aiuti +efficaci non ci possono venire che da voi, cioè dal Governo. I nostri +mezzi sono troppo al di sotto dell’impresa; ma l’impresa merita che il +Governo ci aiuti, e lo può senza compromettersi. Giorni sono vidi Cavour +a Genova; gli parlai del nostro disegno, toccai dell’insufficienza +dei nostri mezzi; il suo discorso mi lascia sperare aiuto. Egli è il solo +che possa aiutare efficacemente, e credo che abbia cuore e mente per +comprendere quanto bene farà all’Italia aiutandoci.» — Si trova nella +citata <i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, vol. VIII, pag. 290.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note21"> +<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.  </span>Vedi l’ormai famosa Lettera di Massimo D’Azeglio a M. Rendu, +del 15 maggio 1860. +</p> + +<p> +Il D’Azeglio poi restituì le armi sequestrate, dodicimila carabine +<i>Enfields</i>, che servirono per le successive spedizioni.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note22"> +<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.  </span>Tutto ciò attesta il suo <i>Epistolario</i>; ma avremo occasione di riparlare +di questo, quando incontreremo il La Farina a Palermo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note23"> +<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.  </span>Leggiamo in parecchi libri e giornali che il conte di Cavour, al +Persano che lo interpellava sul vero senso dell’ordine ricevuto, rispondesse: +«Navighi tra Garibaldi e gl’incrociatori napoletani;» al che +l’Ammiraglio avrebbe risposto: «Ho capito; se sbaglio mi manderà a +Fenestrelle.» Ma la verità vuole si dica che il <span class="smcap">Persano</span> stesso, nel suo +noto <i>Diario politico militare</i>, racconta un po’ diversamente l’aneddoto, +e importa ricordarne il vero tenore: +</p> + +<p> +«9. — .... Devo arrestare i volontari partiti da Genova per la +Sicilia su due piroscafi della Società Rubattino sotto il comando del generale +Garibaldi, ove tocchino in qualche porto della Sardegna, e più +particolarmente a quelli della Maddalena e del golfo di Cagliari, <span class="smcap lowercase">MA DEVO +LASCIARLI PROCEDERE NEL LORO CAMMINO INCONTRANDOLI PER MARE.</span> +</p> + +<p> +»Nella via percorsa mi fermo a Tortolì tanto quanto basta ad impostarvi +una lettera riservata a S. E. il conte di Cavour, dettatami +dall’ambiguità dell’ordine avuto. Gli dico che la spedizione che ho mandato +di arrestare non avendo potuto effettuarsi ad insaputa del Governo, +ne argomentava non avesse a toccare nè alla Maddalena, nè dove mi si +ingiungeva di fermarla; ma siccome potrebbe pur esservi sforzata da +eventualità di mare, chiedeva di telegrafarmi <span class="smcap">Cagliari</span>, quando realmente +si volesse l’arresto; e <span class="smcap">Malta</span> nel caso contrario; proferendomi in qualsiasi +evento di salvare sempre colla mia persona il Governo del Re col +lasciargli facoltà di oppormi ogni operato <i>della divisione che comando +sebbene ordinatomi</i>, e di castigarmi ove occorrano maggiori prove. +</p> + +<p> +»10. — S. E. il conte di Cavour mi telegrafa: <i>Il</i> <span class="smcap">Ministero ha +deciso</span> <i>per</i> <span class="smcap">Cagliari</span>. Questo specificarmi che la decisione era stata presa +dal Ministero mi fa comprendere che egli, Cavour, opinava diversamente; +quindi per tranquillarlo mi faccio premura di ripetergli: <i>Ho capito</i>; e +risolvo di lasciar procedere l’ardito condottiero al suo destino, ove mai +approdasse nei porti in cui erami ingiunto di arrestarlo; facendo ogni +mostra atta a far credere sul serio essere io stato nell’intendimento di +trattenerlo.» — Vedi <i>Diario</i> citato, pag. 14, 15 e 16. +</p> + +<p> +Ma come ognun vede, qui dell’ordine <i>di navigare tra i Garibaldini +e gl’incrociatori non ce n’è parola</i>; quindi la supposta protezione della +squadra sarda preparata dal conte di Cavour dilegua in fumo. Il conte +di Cavour non voleva impedire la prima spedizione, e faceva certamente +voti per la sua riuscita; ma fino al punto di volerla coprire e difendere +colle sue navi non era ancor disposto ad arrivare. Oltre di che dicano +i marinai, se un ordine dato a una squadra ancorata in Sardegna di coprire +dei legni partiti da Genova e diretti Dio sa per quale rotta alla +volta di Sicilia, poteva essere dato seriamente e in ogni cosa efficacemente +eseguito!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note24"> +<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.  </span>Ripeto qui una Nota della mia <i>Vita di Nino Bixio</i>: +</p> + +<p> +«Trascrivo testualmente questo telegramma dal <i>Diario</i> di Bixio. +E così fu interpretato dal Crispi che lo ricevette, così fatto leggere a +Garibaldi e a quanti lo circondavano. A me pure, venuto in que’ giorni +da Brescia con una schiera di cento Bresciani pronti a partire, fu tradotto +così. Ora invece il generale Fabrizi mi avverte che il suo telegramma +fu male interpretato, e che suonava invece così: <i>L’insurrezione, +vinta nella città di Palermo, si sostiene nelle provincie</i>. L’equivoco +nacque certamente dall’essere il telegramma in cifra, e una di quelle +cifre rivoluzionarie destinate a passare non intese sotto gli occhi di +tante Polizie nemiche, quindi più oscura delle altre. Certo il generale +Fabrizi non ebbe intenzione di mandare alcuna notizia che avesse per +effetto di sospendere una spedizione da lui prima che da ogni altro aspettata +e secondata.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note25"> +<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.  </span>Il La Farina aveva ricevuto millecinquecento fucili; ma per quante +preghiere gli fossero fatte, non ne volle mai dare più di mille. Ciò è +attestato tanto da <span class="smcap">Garibaldi</span> nei <i>Mille</i>, quanto dal <span class="smcap">Bertani</span> nelle sue +<i>Ire d’oltre tomba</i>, e riconfermato poi da questa lettera del signor Enrico +Besana, uno dei direttori del <i>Milione di fucili</i>, illibatissimo patriotta, +ma di parte moderata, e la cui testimonianza non può in questa +cosa essere sospetta: +</p> + +<p class="center"> +«Pregiatissimo sig. Direttore del Giornale <i>La Perseveranza</i>. +</p> + +<p class="indr"> +»Milano, 12 gennaio.... +</p> + +<p> +»Nell’impossibilità di indirizzarmi al signor Ba.... mi rivolgo a +lei, perchè voglia rettificare alcune inesattezze inserite nell’appendice +del pregiatissimo di lei giornale del 12 gennaio corrente. Parlando di +Giuseppe La Farina, l’appendicista attribuisce al suddetto, come presidente +della <i>Società nazionale</i>, la somministrazione dei mezzi necessari +per la spedizione di Marsala; ma il fatto si è che il La Farina, con +tutta la più buona volontà del mondo, non potè contribuire che pochi +fucili; l’amministrazione del <i>Milione di fucili</i>, di cui io era indebitamente +uno dei due direttori, somministrò tutto il materiale che fu imbarcato, +non che centomila franchi in contanti. La spedizione Medici poi fu completamente +organizzata, vestita, armata e provveduta persino de’ necessari +bastimenti a vapore di trasporto dalla suddetta amministrazione. +</p> + +<p> +»Tutto ciò in onore al vero. Con tutta la stima +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Enrico Besana.</span>» +</p> + +<p> +(<span class="smcap">Bertani</span>, op. cit., pag. 126.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note26"> +<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.  </span>Circa ai denari che servirono d’erario alla prima spedizione, così +scrive il <span class="smcap">Bertani</span> nelle sue <i>Ire politiche d’oltre tomba</i>, pag. 53 e 54: +</p> + +<p> +«I primi danari per la spedizione, cospicua somma che servì appunto +alla compra di armi, di munizioni, di viveri e per cento altri bisogni, +vennero da Pavia, città sempre esemplare nella iniziativa delle più +ardite e patriottiche imprese, altri e molti ne fornì, come dissi già, la +cassa del <i>Milione di fucili</i>. Altre migliaia di lire aveva ricevute Garibaldi +dall’America, raccolte da amici suoi. +</p> + +<p> +»I denari <i>per poter salpare</i> li recò a me il 5 maggio a sera, coll’ultima +corsa della ferrovia da Milano, l’avvocato Filippo Migliavacca, +già tenente de’ volontari del 1859, maggiore a Milazzo, dove morì combattendo. +</p> + +<p> +»Erano le sessantamila lire provenienti dalla cassa del <i>Milione di +fucili</i>, e rappresentate da un <i>buono</i> sulla Banca di Genova. Ma l’ora era +già troppo tarda per averne il cambio. Che fare? l’imbarazzo era grande +quanto la premura. +</p> + +<p> +»Mandai tosto, giacchè io era infermo, presso alcuni ricchi negozianti +miei clienti per avere il denaro; ma a quell’ora e con tanta fretta +non potei trovare presso di un solo la rilevante somma in metallo. +</p> + +<p> +»Fu necessario che mi accontentassi di trentamila lire in marenghi, +che consegnai oltre le 11 ore di notte a bordo dei battelli a vapore +già venuti nelle mani dei volontari.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note27"> +<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.  </span>Parole dello stesso <span class="smcap">Garibaldi</span> nel suo libro <i>I Mille</i>, pag. 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note28"> +<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.  </span><span class="smcap">Catullo</span>, nell’<i>Epitalamio di Teti e Peleo</i>, versi 22-23.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note29"> +<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.  </span></p> + +<p class="indr"> +«Quarto, 5 maggio 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Sire, +</p> + +<p> +»Il grido di sofferenza che dalla Sicilia arrivò alle mie orecchie, ha +commosso il mio cuore e quello di alcune centinaia dei miei vecchi compagni +d’arme. +</p> + +<p> +»Io non ho consigliato il moto insurrezionale dei miei fratelli di +Sicilia; ma dal momento che si sono sollevati a nome dell’unità italiana, +di cui Vostra Maestà è la personificazione, contro la più infame +tirannide dell’epoca nostra, non ho esitato di mettermi alla testa della +spedizione. +</p> + +<p> +»So bene che m’imbarco per un’impresa pericolosa, ma pongo confidenza +in Dio, nel coraggio e nella devozione de’ miei compagni. +Il nostro grido di guerra sarà sempre: <i>Viva l’Unità d’Italia! +Viva Vittorio Emanuele, suo primo e bravo soldato!</i> +</p> + +<p> +»Se noi falliremo, spero che l’Italia e l’Europa liberale non dimenticheranno +che questa impresa è stata decisa per motivi puri affatto da +egoismo e interamente patriottici. Se riusciremo, sarò superbo d’ornare +la corona di Vostra Maestà di questo nuovo e brillantissimo gioiello, +a condizione tuttavia che Vostra Maestà si opponga a ciò che i di lei +consiglieri cedano questa provincia allo straniero, come hanno fatto della +mia terra natale. +</p> + +<p> +»Io non ho partecipato il mio progetto a Vostra Maestà: temeva +infatti che per la riverenza che le professo non riuscisse a persuadermi +d’abbandonarlo. +</p> + +<p> +»Di Vostra Maestà, Sire, il più devoto suddito +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note30"> +<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.  </span></p> + +<p class="indl"> +«Soldati Italiani, +</p> + +<p> +»Per alcuni secoli la discordia e l’indisciplina furono sorgente di +grandi sciagure al nostro paese. Oggi è mirabile la concordia che anima +le popolazioni tutte dalla Sicilia alle Alpi. Però di disciplina la nazione +difetta ancora — e su di voi, che sì mirabile esempio ne daste e di +valore — essa conta, per riordinarsi, e compatta presentarsi al cospetto +di chi vuol manometterla. +</p> + +<p> +»Non vi sbandate, dunque, o giovani! Resto delle patrie battaglie!... +Sovvenitevi che anche nel Settentrione abbiamo nemici e fratelli schiavi, +e che le popolazioni del Mezzogiorno, sbarazzate dai mercenari del Papa +e del Borbone, abbisogneranno dell’ordinato marziale vostro insegnamento +per presentarsi a maggiori conflitti. +</p> + +<p> +»Io raccomando dunque, in nome della patria rinascente, alla gioventù +che fregia le file del prode esercito, di non abbandonarle.... ma di +stringersi vieppiù ai loro valorosi ufficiali, ed a quel Vittorio, la di cui +bravura può esser rallentata un momento da pusillanimi consiglieri, ma +che non tarderà molto a condurci tutti a definitiva vittoria! +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note31"> +<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.  </span>Questa lettera fu pubblicata ne’ giornali del 1860 con alcune varianti +ed ommissioni; ma noi abbiamo preferito il testo di quella che +dallo stesso Agostino Bertani fu spedita in copia ad Antonio Panizzi, +che si legge nelle <i>Lettere ad Antonio Panizzi</i>, e che reputiamo il testo +originale e genuino. +</p> + +<p> +Nella lezione de’ giornali, precisamente nel periodo che dice: «.... l’insurrezione +siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla, ma dovunque, ec.,» +fu ommesso l’inciso: <i>ma nell’Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel Napoletano,</i> +ec., di cui a nessuno sfuggirà l’importanza. La ragione dell’omissione +non sapremmo dire: probabilmente originò da scrupoli o da ritardi +politici: certo che da quell’inciso risultava più chiaramente il +concetto di Garibaldi di collegare l’impresa di Sicilia colla insurrezione +della rimanente Italia e di aiutare l’una coll’altra.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note32"> +<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.  </span>Si seppe dipoi che fu un vero tradimento. Il capo della spedizione +piantò in mare, fuggendo sopra un canotto, le paranze che doveva dirigere +nello scopo infame di giovarsi della confusione di quella notte per +contrabbandare entro Genova molti colli di seta. Vedi <i>Relazione inviata +al generale Garibaldi sul fatto delle armi sottratte nelle acque di Genova +alla spedizione dei Mille</i>. Sampierdarena, 2 novembre 1874. — <i>Firmati</i>: Stefano +Lagorara, Giacomo Canepa, Pietro Botto, Francesco Moro (detto +Baxaicò), Giuseppe Oneto, Michele Danovaro, Castello Lorenzo, Castello +Girolamo. — Nomi dei superstiti tra coloro che erano stati incaricati di +scortare il carico delle armi, e che furono le prime vittime del tradimento.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note33"> +<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.  </span><i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 160. — Ho scritto altra volta sullo stesso +tema e mi accadrà spesso di citare me stesso. Chi conosce l’artificio di +travestire con diverse parole i medesimi affetti e pensieri, mi condanni.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note34"> +<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.  </span>Il fatto è in diversi libri diversamente narrato; Garibaldi stesso +ne’ <i>Mille</i>, tradito dalla memoria, confonde Santo Stefano con Orbetello, +dice di non essersi messo che il berretto da Generale, mentre noi stessi lo +vedemmo in completa uniforme; ed altre inesattezze. Noi ci siamo attenuti +al racconto che ne fa il maggiore <span class="smcap">Pecorini-Manzoni</span> nella <i>Storia della +15ª Divisione Türr nella Campagna del 1860</i> (Firenze, 1876, pag. 17-18), +sembrandoci che un libro riveduto ed approvato dallo stesso generale +Türr, in un fatto memorabile che personalmente lo riguarda, debba essere +più d’ogni altro esatto e credibile. +</p> + +<p> +La colubrina era da sei, montata su d’un affusto di marina; i cannoncini +erano: uno da quattro sull’affusto, gli altri due da sei senza +affusto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note35"> +<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.  </span>«La missione di questo corpo è, come fu, basata sull’abnegazione +la più completa davanti alla rigenerazione della patria. I prodi Cacciatori +servirono e serviranno il loro paese colla devozione e disciplina +dei migliori corpi militanti, senz’altra speranza, senz’altra pretesa che +quella della loro incontaminata coscienza. Non gradi, non onori, non ricompensa +allettarono questi bravi; essi si rannicchiarono nella modestia +della loro vita privata, allorchè scomparve il pericolo; ma, suonando l’ora +della pugna, l’Italia li rivede ancora in prima fila, ilari, volonterosi e +pronti a versare il loro sangue per essa. Il grido di guerra dei Cacciatori +delle Alpi è lo stesso che rimbombò sulle sponde del Ticino, or sono +dodici mesi: <i>Italia e Vittorio Emanuele</i>; e questo grido, ovunque pronunciato +da noi, incuterà spavento ai nemici dell’Italia. +</p> + +<p class="center"><i>Comandanti delle Compagnie</i>:</p> + +<ul> +<li>Nino Bixio, comandante la prima compagnia</li> +<li>Orsini, comandante la seconda compagnia</li> +<li>Stocco, comandante la terza compagnia</li> +<li>La Masa, comandante la quarta compagnia</li> +<li>Anfossi, comandante la quinta compagnia</li> +<li>Carini, comandante la sesta compagnia</li> +<li>Cairoli, comandante la settima compagnia</li> +<li>Mosto, comandante i Carabinieri genovesi.</li> +<li>Sirtori, capo di Stato Maggiore.</li> +<li>Türr, primo aiutante di campo del Generale.</li> +<li>Acerbi, Intendenza.</li> +<li>Ripari, capo del Corpo sanitario.</li> +</ul> + +<p> +»L’organizzazione è la stessa dell’esercito italiano a cui apparteniamo, +ed i gradi, più che al privilegio, al merito, sono gli stessi già +coperti su altri campi di battaglia. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>.» +</p> + +<p> +(<span class="smcap">Oddo</span>, op. cit., pag. 187.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note36"> +<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.  </span>Il <i>sono dati</i> l’aggiungiamo noi, fatti per necessità grammatici e +linguai. L’Autore dell’Ordine del giorno, che aveva il coraggio d’andare +innanzi senz’armi, saprà bene sbarcare a Marsala anche senza un <i>verbo</i>!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note37"> +<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.  </span>Vedila a pag. 5 dell’opuscolo: <i>Una pagina di storia del 1860</i>, di +<span class="smcap">Giacomo Medici</span>. Palermo, 1869.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note38"> +<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.  </span>Di queste Istruzioni vidi io stesso a Talamone co’ miei occhi l’originale +tutto del Generale. Esse restarono qualche tempo nelle mani dello +Zambianchi; poi passarono in quelle del professor I. B. Savi di Genova, +il quale lo offerse al <i>Gran Bazar</i> aperto in Londra nel 1863 da Giuseppe +Mazzini a beneficio di Roma e Venezia. Ma il signor Michele Tassara di +Genova, allora incaricato dal Sotto-Comitato delle signore genovesi delle +operazioni del sopradetto <i>Gran Bazar</i>, ne tenne copia; e fu da esso che +i miei amici dottor Cantoni e capitano Pittaluga poterono ricavare quello +che qui si stampa.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note39"> +<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.  </span>Che il generale Medici non ignorasse l’assegnamento che Garibaldi +aveva fatto su di lui, lo dimostra, oltre la lettera già citata, anche +la seguente, che egli dirigeva al Panizzi due giorni dopo la partenza +dei Mille: +</p> + +<p class="indr"> +«Genova, 7 maggio 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Panizzi, +</p> + +<p> +»Garibaldi con 1500 uomini corre il mare in due battelli a vapore +da ieri mattina, alla volta di Sicilia. +</p> + +<p> +»L’impresa è generosa; Dio la proteggerà e la fortuna del fortunato +Condottiero. +</p> + +<p> +»Io son rimasto per appoggiare l’ardita iniziativa con una seconda +spedizione, <i>o meglio con potente diversione altrove</i>; ma i mezzi ci mancano. +Bertani ha fatto miracoli di attività che molto hanno prodotto e +che la prima spedizione ha completamente esauriti. +</p> + +<p> +»Caro Panizzi, non lasciarci soli, non lasciamo solo il nostro Garibaldi +e suoi generosi compagni, aiutaci ad aiutarlo, tu puoi molto, procura +di raccogliere tra pochi amici almeno per la compera di un battello +a vapore e di mandarcelo subito subito, con bandiera ed equipaggio +inglese: quanto più di marcia veloce, tanto meglio servirà allo scopo. +</p> + +<p> +»Addio; lascio la penna a Bertani. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Tuo affezionatissimo</i><br> +»<span class="smcap">Medici</span>.» +</p> + +<p> +(Vedi <i>Lettere ad Antonio Panizzi</i>, pubblicate da <span class="smcap">Luigi Fagan</span>. — Firenze, +Barbèra editore, 1880, pag. 424-25.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note40"> +<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.  </span>La comandava Andrea Sgarallino: eran circa duecento.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note41"> +<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.  </span>Ci spiace doverlo dire, ma il signor Zini non fece che accogliere +nella sua <i>Storia</i> le menzogne pontificie, senza nemmeno darsi la cura di +vagliarle e appurarle. Quando dal suo racconto si eccettui il giudizio che +egli dà dello Zambianchi, esagerato esso pure, poichè in fondo quel pover’uomo +era un <i>miles gloriosus</i> che faceva colle sue smargiassate credere +di sè peggio di quello che faceva; non resta più una sola parola di vero. +</p> + +<p> +Dico che «lo Zambianchi passò speditamente il confine colla sua +banda ingrossata, Dio sa da quanti venturieri, e volteggiò alquanti giorni +attorno al lago di Bolsena e tentò l’Agro viterbese; ma indarno, chè +scorrazzando quelle terre e taglieggiando per sostenersi e peggio, ben +altro che suscitare quelle popolazioni ignare a levarsi, messe in loro un +grandissimo sbigottimento.» <i>Tante parole, tanti spropositi. Lo Zambianchi, +lungi dal passare speditamente, vi impiegò dodici giorni; non volteggiò e non +poteva volteggiare al lago di Bolsena e sull’Agro viterbese, essendosi diretto +su Orvieto; molto meno volteggiò alquanti giorni, avendo passato il confine +la mattina ed essendone ripartito la sera. Però tutti quegli altri gerundii,</i> +<span class="smcap lowercase">SCORRAZZANDO, TAGLIEGGIANDO,</span> <i>sono borra rettorica del periodo e nulla più.</i> +</p> + +<p> +Il signor Zini prosegue: «.... nè guardandosi, improvviso da Montefiascone +vennegli addosso polso di Gendarmi e Zuavi pontificii.» (<i>Vennero +da Valentano, non da Montefiascone, e soli Gendarmi a cavallo e un reggimento +di fanteria svizzera, ma non Zuavi.</i>) «.... La banda, sorpresa al villaggio +delle Grotte, andò subitamente fugata e dispersa quasi senza combattere, +lasciando parecchi morti nella fuga, li più per mano dei villani infelloniti.» +<i>La banda fu sorpresa, come dicemmo, ma non andò subito fugata; +fugò anzi, e in che modo, i Pontificii, costringendoli a lasciare i loro +morti e feriti sul terreno</i>. È vero che i villani del paese ci erano avversi, +e che molti di loro avevano fatto fuoco dalle case; ma non perchè i +Garibaldini avessero fatto loro alcun male, ma perchè il villaggio dominato +dal Vescovo di Montefiascone era feudo di preti e vecchio nido di barbacani. +</p> + +<p> +Del resto, le pagine del signor Zini non hanno oggi più mestieri di +confutazione. Dopo diciotto anni d’ingiusto oblío, anche agli sbarcati di +Talamone fu resa giustizia, e il Parlamento equiparandoli, colla legge +del 26 gennaio 1879, agli sbarcati di Marsala, ha sciolto al tempo stesso +una questione di diritto e di storia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note42"> +<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.  </span>Così giudicarono i principali storici, come il <span class="smcap">Lecomte</span>, <i>L’Italie +en 1860</i>, pag. 37, e il <span class="smcap">Rustow</span>, <i>Storia della Campagna del 1860</i>; così credettero +i giornali del tempo.... così scrisse Garibaldi nella lettera del +25 maggio 1869, che tronca ogni lite: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 25 maggio 1869. +</p> + +<p> +»Fu per ordine mio che la spedizione Zambianchi in Talamone si +staccò dal corpo principale dei Mille, per ingannare i nemici sulla vera +destinazione di detto corpo. +</p> + +<p> +»Io sono certo che i componenti la spedizione Zambianchi, Guerzoni, +Leardi e tutti loro sarebbero stati degni, come sempre, dei loro +compagni, ove avessero avuto la fortuna di partecipare ai gloriosi combattimenti +di Calatafimi e di Palermo. +</p> + +<p> +»L’onorificenza della medaglia dei Mille accordata dal Municipio di +Palermo senza mia richiesta, e la pensione conceduta agli stessi individui +fu decretata dal Parlamento nazionale. Io quindi nulla chiedo pei +miei fratelli d’armi di Talamone. Ma sarò contento se essi vengono soddisfatti +nel loro desiderio. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note43"> +<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.  </span>Vedi mia <i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 165-166.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note44"> +<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.  </span>La città ed il porto furono ricostruiti dagli Arabi, che vi diedero +il nome: <i>Marsa-’Alì</i> (Porto d’Alì).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note45"> +<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.  </span>Non siamo noi che le diciamo, sono i Siciliani. — «All’istante Castiglia +discese su d’uno de’ suoi battelli unitamente al bravo marino signor +Andrea Rossi; girando tutti i piccoli legni ancorati nel porto, imponevano +a quei marinari, col <i>revolver</i> alla mano, di inviare gli schifi a +bordo del <i>Piemonte</i> loro malgrado.» +</p> + +<p> +Questo è il brano d’un opuscolo: <i>Memorie relative al marino Castiglia</i>, +scritto da un Siciliano, ripubblicato nel libro: <i>Alcuni fatti e documenti +della Rivoluzione dell’Italia meridionale del 1860, riguardanti i Siciliani +e La Masa</i> (opera del <span class="smcap">La Masa</span> stesso). Torino, 1861, pag. 20.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note46"> +<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.  </span>La diceria fu accolta da parecchi ed anche in molte parti dall’acutissimo +Zini. Pure bastava il semplice fatto della posizione rispettiva +dei bastimenti per chiarirlo <i>dell’errore</i>. I vapori inglesi erano la +corvetta <i>Argus</i> e l’avviso <i>Intrepid</i>: il primo era ancorato alla punta del +molo; il secondo più entro terra verso scirocco; lo <i>Stromboli</i> si mise +di traverso al porto; era dunque materialmente impossibile, finchè i bastimenti +inglesi stavano fermi nei loro ancoraggi, che essi potessero impedire +il tiro dei bastimenti napolitani. +</p> + +<figure><a id="fill-marsala"></a> + <img src="images/ill-marsala.jpg" alt="Posizione dei bastimenti"> +</figure> + +<p> +La fiaba poi fu smentita, prima da un rapporto del capitano Marryatt, +comandante dell’<i>Intrepid</i>; poscia da una esplicita dichiarazione di +Lord John Russel, ministro degli esteri di S. M. Britannica, fatta alla +Camera dei Comuni nella seduta del 21 maggio 1860: +</p> + +<p> +«<i>Lord John Russel</i>. Il mio onorevole amico mi fece una domanda +relativa allo sbarco di Garibaldi ed a due vascelli inglesi, che, secondo +alcuni telegrammi, dicono avrebbero protetto lo sbarco di quegli uomini. +Ebbene, io ricevetti oggi dall’Ammiragliato il dispaccio telegrafico dell’ufficiale +comandante uno di questi vascelli, l’<i>Intrepid</i>. Gli onorevoli +signori devono sapere che in Marsala vi sono molte case inglesi, e che +da tempo, quando si attendeva un’insurrezione nella Sicilia, e specialmente +poi quando corse la voce che Garibaldi vi sarebbe andato, erano +spôrte dimande al Ministero degli esteri ed all’ammiraglio Fanshawe, +che comanda sul Mediterraneo, di mandare vascelli per proteggere le +proprietà inglesi nei luoghi dove si trovassero sudditi britannici. Quindi +è che l’ammiraglio Fanshawe mandò l’<i>Intrepid</i> e l’<i>Argus</i> a Marsala. +L’<i>Intrepid</i> vi giunse, io credo, agli 11; ma non ebbe tempo a fermarvisi +molto prima che giungessero due vapori mercantili colle forze di Garibaldi, +che cominciarono tosto a scendere a terra. Mentre ciò succedeva, +due bastimenti da guerra napolitani, un vapore ed una fregata, s’avvicinarono +a Marsala. Ma questo ufficiale dice che, sebbene questi bastimenti +potessero far fuoco sui vascelli e sugli uomini durante lo sbarco, +nol fecero. +</p> + +<p> +»Non dice, nulla sapendo della storia, che poi fu messa in giro, che +i bastimenti inglesi impedissero i Napolitani da fare fuoco; ma dice che, +sebbene questi avessero l’opportunità di far fuoco sui vascelli e sugli +uomini, nol fecero. +</p> + +<p> +»Dice inoltre che, dopo che gli uomini furono sbarcati, e che i vapori +mercantili ebbero sbarcate tutte le truppe di Garibaldi, l’ufficiale +comandante il vapore napoletano venne da lui a richiederlo di mandare +un battello inglese a prendere possesso di quei vascelli. L’ufficiale inglese, +il capitano Marryatt, ben con ragione vi si rifiutò (<i>Hear, hear</i>). +Egli non aveva istruzioni che lo autorizzassero a prendere quei vascelli, +ed a partecipare in quella faccenda. Le sue istruzioni erano, come sempre +è stata la condotta del Governo inglese, di osservare una perfetta +neutralità nel conflitto ora insorto (<i>Hear, hear</i>). Perciò, sebbene questo +ufficiale non dia formale diniego (per nulla conoscendone l’esistenza) all’allegazione +che i suoi bastimenti all’àncora impedissero il fuoco dei +vascelli napoletani, possiamo inferire dalla sua relazione che tale non fu +il caso. Sembra che il capitano napoletano lo richiedesse di richiamare +da Marsala qualunque dei suoi ufficiali fosse a terra, e che egli immediatamente +innalzasse un segnale per tal fine, e che quando i suoi ufficiali +furono a bordo, sia stato aperto il fuoco contro Marsala dai bastimenti +napoletani. Ciò potrebbesi ravvisare come un atto di cortesia internazionale +per parte del capitano napoletano, ma punto non implica che i bastimenti +inglesi si opponessero al suo fuoco. Non risulta che l’ufficiale +inglese eccedesse in modo alcuno il suo dovere. Egli si ritrova colà nello +scopo di proteggere gl’interessi britannici e nulla fece di più.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note47"> +<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.  </span>Otto secoli precisi. I Normanni di Ruggiero sbarcarono la prima +volta in Sicilia nell’inverno, e la seconda nella primavera del 1060. +Nessuno de’ vecchi cronisti siciliani accertò il loro numero: chi li fa trecento, +chi quattrocento, chi seicento e più; certo che i quaranta sono +pura leggenda.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note48"> +<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.  </span><i>Noterelle d’uno dei Mille, edite dopo vent’anni</i>, di <span class="smcap">Giuseppe Cesare +Abba</span>. Bologna, 1880, pag. 60.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note49"> +<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.  </span><span class="smcap">Zini</span>, <i>Storia citata</i>, pag. 605.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note50"> +<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.  </span>Vedi <i>I Mille</i> pag. 26.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note51"> +<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.  </span><i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 175.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note52"> +<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.  </span><span class="smcap">Abba</span>, <i>Noterelle citate</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note53"> +<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.  </span><i>Vedi Histoire de la Conquête de l’Angleterre</i>, par Augustin Thierry. +Lione, vol. III, pag. 199.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note54"> +<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.  </span>Ricordo che il Davoust ad Aerstaedt diceva: «Les braves mourront +ici; les lâches iront mourir en Sibérie.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note55"> +<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.  </span><span class="smcap">Rustow</span>, <i>La guerra d’Italia del 1860</i>, vol. II, pag. 189 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note56"> +<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.  </span>Vedi <i>I Mille</i> di <span class="smcap">Garibaldi</span>, pag. 36, e <span class="smcap">Giuseppe Capuzzi</span> (bresciano, +de’ Mille egli pure), <i>La spedizione di Garibaldi in Sicilia</i>. — L’<span class="smcap">Abba</span>, +<i>Noterelle</i> già citate, conferma. +</p> + +<p> +Un altro assalto di bande subirono pure i Regi a Montelepre.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note57"> +<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.  </span>«Caro Rosolino. — Ieri abbiamo combattuto ed abbiamo vinto. I +nemici fuggono impauriti verso Palermo. Le popolazioni sono animatissime +e si riuniscono a me in folla. Domani marcerò verso Alcamo. Dite +ai Siciliani che è ora di finirla, e che la finiremo presto; qualunque +arma è buona per un valoroso, fucile, falce, mannaia, un chiodo alla +punta di un bastone. Riunitevi a noi ed ostilizzate il nemico in quei +dintorni, se più vi conviene; fate accendere dei fuochi su tutte le alture +che contornano il nemico. Tirate quante fucilate si può di notte sulle +sentinelle e sui posti avanzati. Intercettate le comunicazioni. Incomodatelo +infine in ogni modo. Spero ci rivedremo presto.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note58"> +<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.  </span>Accompagnavano il La Masa i siciliani cav. Fuxa, Curatolo, Di +Marco, Nicolosi, i due fratelli La Russa e Rebaudo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note59"> +<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.  </span>Scriveva alla Direzione del fondo pel milione di fucili: +</p> + +<p class="indl"> +«Stimatissimi Signori, +</p> + +<p> +»Ebbimo un brillante fatto d’armi avanti ieri coi Regi capitanati +dal generale Landi presso Calatafimi. Il successo fu completo, e sbaragliati +interamente i nemici. Devo confessare però che i Napoletani si +batterono da leoni, e certamente non ho avuto in Italia combattimento +così accanito, nè avversari così prodi. Quei soldati, ben diretti, pugneranno +come i primi soldati del mondo. +</p> + +<p> +»Da quanto vi scrivo, dovete presumere quale fu il coraggio dei +nostri vecchi Cacciatori delle Alpi e dei pochi Siciliani che ci accompagnavano. +</p> + +<p> +»Il risultato della vittoria poi è stupendo: le popolazioni sono frenetiche. +La truppa di Landi, demoralizzata dalla sconfitta, è stata assalita +nella ritirata a Partinico e a Montelepre con molto danno, e non +so quanti ne torneranno a Palermo, o se ne tornerà qualcuno. +</p> + +<p> +»Io procedo colla Colonna verso la capitale, e con molta speranza, +ingrossando ad ogni momento colle squadre insorte, e che a me si riuniscono. +Non posso determinarvi il punto ove dovete inviarmi armi e +munizioni, ma voi dovete prepararne molte, e presto saprete il punto +ove dovrete mandarlo. +</p> + +<p> +»Addio di cuore. +</p> + +<p class="indl"> +»Alcamo, 17 maggio 1860. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> + +<p> +Quattro giorni prima aveva parimente scritto al dottor Bertani: +</p> + +<p class="indr"> +«Salemi, 13 maggio 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Bertani, +</p> + +<p> +»Sbarcammo avant’ieri a Marsala felicemente. Le popolazioni ci +hanno accolto con entusiasmo, e si riuniscono a noi in folla. Marceremo +a piccole giornate sulla capitale, e spero che faremo la valanga. Ho trovato +questa gente migliore ancora dell’idea che me ne fecero. +</p> + +<p> +»Dite alla Direzione Rubattino che reclamino i vapori <i>Piemonte</i> e +<i>Lombardo</i> dal Governo, ed il Governo nostro li reclamerà naturalmente +dal Governo napoletano. +</p> + +<p> +»Che la Direzione per il milione di fucili ci mandi armi e munizioni +quanto può. Non dubito che si farà altra spedizione per quest’Isola, +ed allora avremo più gente. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Vostro</i><br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> + +<p> +(<i>Pungolo</i> di Milano del 3 e 4 giugno 1860.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note60"> +<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.  </span><i>I Mille</i>, pag. 90. Soggiunge per l’onor del vero: «Marcia che, +senza la cooperazione di que’ Picciotti delle squadre siciliane, sarebbe +stato impossibile di eseguire o almeno di trasportare i pochi cannoni +nostri e le munizioni.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note61"> +<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.  </span>Parole sue nei <i>Mille</i>, pag. 90.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note62"> +<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.  </span>Non svelò nè all’Orsini, nè ad anima viva la ragione di quella +marcia. Solo nel vederlo partire, il Crispi l’udì mormorare: «Povero +Orsini, va al sacrificio.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note63"> +<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>.  </span><span class="smcap">Alberto Mario</span> nel suo <i>Garibaldi</i> (pag. 35) in una descrizione delle +mosse di Garibaldi da Renna al Parco, piena, a parer nostro, di molti +errori di fatto e di non poche sviste topografiche, afferma che il Capitano +dei Mille pensò all’assalto di Palermo per la via di Porta Termini, e quindi +alla ritirata manovra per Piana de’ Greci, Marineo, Misilmeri, fin dal suo +arrivo al Parco. Ora che Garibaldi meditasse di portarsi sulla via di Termini, +è probabile, sebbene non ne abbia dato alcun indizio; ma che egli +nello stesso tempo, fin dal 22 o 23, avesse concepita e fermata la finta +ritirata, e lo strattagemma che gli aperse dopo Piana de’ Greci la strada +di Misilmeri e quella di Palermo, questo ne sembra non solo improbabile, +ma viene da tutte le circostanze del fatto smentito.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note64"> +<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>.  </span>Nel libro: <i>Alcuni fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia +meridionale del 1860 riguardanti i Siciliani e La Masa</i> (Torino, tipografia +Scolastica Franco e Figli, 1861), a pag. <span class="smcap lowercase">XLVI</span> si legge: +</p> + +<p> +«Lungo la via La Masa incontrò molte guerriglie sbandate che +gridavano al tradimento ed alla fuga dei Continentali, perchè, dicevano, +era stato ordinato loro di respingere gagliardamente l’attacco del nemico, +che i Cacciatori delle Alpi coll’artiglieria sarebbero accorsi ad +aiutarli al momento opportuno; ed invece quando essi erano impegnati +nel combattimento disuguale, quelli si ritirarono conducendo seco anche +l’artiglieria. +</p> + +<p> +»La Masa ordinò la fucilazione per chi avesse ripetute le parole +<i>fuga</i> e <i>tradimento</i> — assicurò alle guerriglie che quella ritirata era +un’<i>astuzia strategica</i>, ch’esse non avevano saputo comprendere — ordinò +che gli sbandati s’incorporassero nella sua colonna, e proseguì la marcia +riconducendoli al punto da cui essi erano fuggiti. +</p> + +<p> +»Quanto più inoltravasi, maggior numero di sbandati incontrava, — ripeteva +la scena stessa; — non vedendo nessun avviso nè contrordine, +ei proseguì il cammino.» +</p> + +<p> +Ora ognuno sa che questo libro fu scritto dal La Masa stesso.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note65"> +<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>.  </span>Nè dalle istorie, nè dalle testimonianze orali ci fu possibile raccapezzare +intorno a cotesto Consiglio di guerra l’esatta verità. Il +La Masa nel suo libro (pag. <span class="smcap lowercase">XLIX</span> e <span class="smcap lowercase">LI</span>) attribuisce a sè solo il merito +del consiglio più eroico; il Crispi invece ed il Türr, da me in varii tempi +interrogati, affermano che il partito dell’assalto fu sostenuto principalmente +da essi, contro il Sirtori che stava apertamente per la ritirata. +Questi, al contrario, che interrogai del pari quando scrivevo la <i>Vita</i> del +povero Bixio, negò recisamente d’aver mai espressa quell’opinione. Insomma +non si sa a chi credere! Forse colui che fu meglio servito dalla +memoria era il Bixio, il quale soleva dire «che non ci fu discussione, +nè ci poteva essere.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note66"> +<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>.  </span>Più d’un centinaio era posto fuori di combattimento dalle morti, +dalle ferite, dalle malattie; circa altri cento correvano coll’Orsini; dire +ottocento dunque è già un dir troppo. Dallo <i>Stato numerico delle Squadriglie +siciliane passate in rivista dall’Ispettore generale Türr il 1º giugno +1860</i>, il totale delle loro forze apparisce di 3229 uomini, ma supponiamo +che anche il Türr non abbia potuto contarli tutti.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note67"> +<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>.  </span><span class="smcap">Isidoro La Lumia</span>, valente storico della sua Isola nativa; anima +rettissima e cuore gentile, rapito anzi tempo agli studi ed alla patria, +nel suo opuscolo: <i>La Restaurazione borbonica e la Rivoluzione del 1860</i>, +pag. 117, 118 e 119.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note68"> +<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>.  </span>Vedi: <i>Notamento dei cadaveri rinvenuti nella città di Palermo dal +30 maggio 1860 in poi, ufficialmente constatati dall’Autorità municipale, +avvertendo che è stato impossibile di raccogliere più precisi e circonstanziati +ragguagli</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note69"> +<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>.  </span>Lord Brougham alla <i>Camera dei Lordi</i> nella seduta dell’8 giugno; +e Lord Palmerston alla <i>Camera dei Comuni</i> in quella del 12 giugno 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note70"> +<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>.  </span>In alcuni storici (<span class="smcap">Rustow</span>, op. cit., pag. 214; <span class="smcap">Zini</span>, op. cit., pag. 612) +troviamo che il Console inglese e l’ammiraglio Mundy chiesero ed ottennero +dal Commissario del re Francesco la cessazione del bombardamento. +Ma nel libro dell’ammiraglio Mundy, che abbiamo sott’occhio +(<i>H. M. S. «Hannibal» at Palermo and Naples during the Italian Revolutions +1859-1861. With notices of Garibaldi, Francis II and Victor Emanuel, +by Rear-Admiral Sir</i> <span class="smcap">Rodney Mundy</span>. K. C. B. London, John Murray, +1863), non abbiamo letto una sola parola che giustifichi quell’affermazione. +Tutto quanto l’Ammiraglio inglese ha operato per impedire +il bombardamento o diminuirne i danni, si riduce a questi due fatti da +lui stesso raccontati: +</p> + +<p> +1º Nel 25 maggio, due giorni prima dell’entrata di Garibaldi, +l’ammiraglio Mundy scrisse al generale Lanza per pregarlo a risparmiare +alla città gli orrori del bombardamento. A questa domanda però, a cui +si associò naturalmente il console inglese Sir Podven, il generale Lanza +fece questa risposta: «Non credersi obbligato a risparmiare il bombardamento +a città ribelle; promettere soltanto che, scoppiando la rivolta, +non aprirebbe il fuoco se non due ore dopo cominciate le ostilità, per +lasciar tempo ai sudditi stranieri ed ai pacifici sudditi di S. M. di riparare +alle navi.» (Vedi nell’op. cit., dalla pag. 99 alla 103.) +</p> + +<p> +2º Essendosi il generale Lanza nella mattina del 28 posto in comunicazione +coll’ammiraglio Mundy allo scopo di ottenere la di lui mediazione, +l’Ammiraglio aveva creduto bene avvertire il Comandante della +Cittadella delle intavolate trattative, richiedendolo nello stesso tempo +di sospendere, durante le stesse, il fuoco delle sue batterie. Ma anche +questa richiesta ebbe la sorte della prima; poichè il Comandante del +forte mandava a rispondere all’Ammiraglio, che era impossibilitato di +compiacere a’ suoi desiderii «as his orders were imperative to continue +the bombardment unless the answer which I (cioè l’ammiraglio Mundy) +should give was a full acquiescence in the proposals which had been +made.» (Vedi op. cit., pag. 134.) E in ogni caso ognuno vede che il +Mundy si era diretto non al Comandante in capo dell’esercito napoletano, +ma ad un ufficiale subordinato, e non con una formale richiesta o +protesta, ma con una specie di preghiera, che doveva restare, come restò, +inesaudita.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note71"> +<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>.  </span>Quell’ufficiale si chiamava il capitano Cossovich, comandante della +regia fregata <i>Partenope</i>, e corrispondeva col Lanza per mezzo del telegrafo +ottico del Castellamare collegato a quello del Palazzo Reale.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note72"> +<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>.  </span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 124.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note73"> +<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>.  </span>Di codesta trama noi non abbiamo dato che i sommi capi. Chi +ne voglia vedere il lungo complicato intrigo, legga i capi XI e XII dell’opera +citata del Mundy. Soggiungeremo solo, per maggiore chiarezza, +che quando il generale Lanza udì che il Mundy, in luogo della chiesta +protezione dell’Inghilterra, gli offriva il salvocondotto di Garibaldi, gli +replicò secco e sdegnato che egli aveva chiesto la protezione della bandiera +inglese, e mancando questa, egli non aveva più nulla a dire all’Ammiraglio. +Allora questi ragionevolmente pensò che ogni carteggio in +proposito fosse chiuso; quando, con sua grande maraviglia, nella mattina +del 29 si vide arrivare quest’altro dispaccio del Commissario regio: +«Riferendomi all’ultima corrispondenza, mando i due Generali a conferire +con lei. Il fuoco sarà sospeso da ambe le parti verso sera.» Che +cosa significava questo sibillino dispaccio? Il Lanza si riferiva all’ultima +corrispondenza! Ma l’ultima corrispondenza aveva precisamente conchiuso, +che il Mundy credeva necessario l’intervento di Garibaldi e che il Lanza +non poteva accettare questa condizione. Ora come mai poteva riferirvisi? +Certo il Commissario regio voleva traccheggiar sopra un equivoco, +sperando con questo di strappare all’Ammiraglio britannico una concessione +che altrimenti non avrebbe mai fatta. L’Ammiraglio cansò ancora +il tranello e replicò per la terza volta al generale Lanza la lettera +seguente, che fu l’ultima e che testualmente pubblichiamo: +</p> + +<p class="center"> +«<i>Rear-Admiral Mundy to General Lanza</i> +</p> + +<p class="center"> +(Translation.) +</p> + +<p class="indr"> +<i>Hannibal</i>, at Palermo, May 29, 1860, Noon. +</p> + +<p> +»Sir — From your Excellency’s last communication al 7 P. M. +yesterday, in which you state it is not necessary to speak to me any +more, I concluded the correspondence was finished. But as you again +earnestly request my mediation, I consent to receive the two Generals on +board, provided general Garibaldi allaws them to pass through his lines. +My boat will be at Porta Felice to receive them. +</p> + +<p class="indr"> +»(Signed) G. <span class="smcap">Rodney Mundy</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note74"> +<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>.  </span>Ho ritradotto testualmente la traduzione in inglese dell’ammiraglio +Mundy, che varia in alcune parti da quelle che corrono per le storie, +ma che credo più genuina, come quella che venne testualmente comunicata +in copia dal generale Lanza all’Ammiraglio stesso.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note75"> +<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>.  </span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 142.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note76"> +<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>.  </span>Non lo riseppe che nella sera del 28; tanto fu il segreto serbato +da quella brava popolazione sulle mosse del liberatore. +</p> + +<p> +Il Lanza non aveva tardato di spedire ai due comandanti, nella giornata +stessa del 27, un corriere che li avvisava dell’accaduto e prontamente +li chiamava; ma il corriere fu spacciato, ed il plico, di cui era +latore, riportato, dopo la liberazione di Palermo, a Garibaldi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note77"> +<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>.  </span>Stando ad un rapporto del luogotenente Wilmot (in Mundy, op. +cit., pag. 145), sembrerebbe che quella colonna fosse entrata da Porta +de’ Greci e venisse di fianco dall’Orto botanico; ma tutte le nostre testimonianze +ci ripetono che la colonna entrò per la Porta di Termini: +forse quella veduta dal Wilmot ne era un distaccamento. +</p> + +<p> +Nel libro: <i>Storia della 15ª Divisione Türr nella Campagna del 1860 +in Sicilia e Napoli</i>, per il maggiore di fanteria <span class="smcap">Carlo Pecorini-Manzoni</span> +(Firenze, 1876, pag. 63), si legge che fu il Letizia, il quale per l’appunto +traversava la città per recarsi a bordo dell’<i>Hannibal</i>, a correre a Porta +Termini a far cessare il combattimento. Ciò non è nè poteva essere. +Il convegno sull’<i>Hannibal</i> era fissato per le due, e il Letizia vi arrivò +contemporaneamente a Garibaldi; non poteva dunque traversare Palermo +tra le 10 e le 11, ora in cui accadde lo scontro a Porta Termini. +</p> + +<p> +Lo stesso maggiore Pecorini fa intervenire al fatto di Porta Termini +il generale Türr. È probabile ch’egli pure sia accorso a veder che +fosse quell’inaspettato combattimento e si sia adoperato a farlo cessare; +come accorsero e s’adoperarono altri, fra i quali il Sirtori; ma gli attori +principali dell’episodio furono quelli da noi citati.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note78"> +<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>.  </span>Non ci arrestiamo a smentire tutti gli altri favolosi racconti di +questo episodio; diremo solo che <span class="smcap">Alberto Mario</span> nel suo <i>Garibaldi</i> +(pag. 38) lo fa accadere il 1º giugno!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note79"> +<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>.  </span>In molti libri si legge Türr. Lo stesso Generale ci assicurò che +è un errore.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note80"> +<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>.  </span>Il <span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 147, dice: «Whether this arrangement was +an act of simple politeness on their part, or a premeditated scheme for +accertaining if he would be received with military honours, I do not +pretend to say, but as they did not immediatley follow him up the accomodation +ladder et struck me the delay was not entirely accidental.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note81"> +<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>.  </span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 148.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note82"> +<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>.  </span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 150.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note83"> +<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>.  </span>Ib., pag. 150.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note84"> +<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>.  </span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 153.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note85"> +<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>.  </span>Ib., pag. 153 e 154. — Del resto, la parola <i>unmeasured terms</i> è +dell’ammiraglio Mundy, non nostra, e siamo ben lungi dal confermarla. +Quali che fossero i termini usati da Garibaldi (villani non saranno +stati certamente), non era mai <i>unmeasured</i> dire in quel momento e a +siffatto nemico il fatto suo. Se anche, per generosità, non si voglia +scorgere nel fatto di Porta Termini alcuna perfidia premeditata, resta +sempre l’altro fatto ancor più irritante d’un nemico, che dopo aver +sollecitato dal proprio avversario la grazia d’una conferenza o d’un armistizio, +ricusava poi di riconoscere l’avversario stesso nella persona +del suo capitano supremo, e di trattare con lui! Pensiamo che alla sortita +del generale Letizia un Inglese avrebbe forse risposto, effetto di +temperamento, con più flemma, ma l’avrebbe anche assai probabilmente +fatto saltare nella lancia di bordo, e rimandato a voga più che arrancata +a terra.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note86"> +<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>.  </span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 156.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note87"> +<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>.  </span><span class="smcap">Abba</span>, <i>Noterelle d’uno dei Mille</i>, ec., pag. 154.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note88"> +<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>.  </span>Fino dal 2 sul vaporetto <i>Utile</i> erano già sbarcati a Marsala altri +cinquantasei volontari, parte Siciliani, parte Continentali. Li guidava +Carmelo Agnetta e portavano, oltre che il loro braccio, qualche soccorso +d’armi e di munizioni. Non poterono però penetrare in Palermo che la +mattina del 5 giugno.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note89"> +<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>.  </span>E non gliene mancava la ragione. Il conte di Cavour lavorava già +da tempo a promuovere un <i>pronunciamento</i> fra gli ufficiali della flotta +borbonica; e all’uopo gli serviva d’intermediario l’ammiraglio Persano, +autorizzato a mettersi in corrispondenza cogli ufficiali stessi «ed a spendervi +qualche danaro occorrendo.» (<i>Diario</i> citato, pag. 22.) L’8 di giugno +poi, narra lo stesso Persano (pag. 29) che il comandante Vacca andò +ad un convegno datogli da lui e disposto, per solo vivo sentimento d’italianità, +ad inalberare sul suo legno la bandiera italiana. E tralasciando +la parte non bella che facevano in tutto questo così il conte di Cavour +come l’ammiraglio Persano, si vede che il Lanza aveva fiutato il pericolo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note90"> +<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>.  </span>Decreto del 17 giugno 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note91"> +<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>.  </span></p> + +<p class="center"> +«<i>Al bello e gentil sesso di Palermo</i>. +</p> + +<p> +»Colla coscienza di far bene, io propongo cosa gradita certamente +ad anime generose come voi siete, o donne di Palermo!... A voi che io +conobbi nell’ora del pericolo!... belle di sdegno e di patriottismo sublime!... +disprezzando nel furore della pugna le immani mercenarie soldatesche, +ed animando i coraggiosi figli di tutte le terre italiane, stretti +al patto di liberazione o di morte! +</p> + +<p> +»Fidente a voi mi presento, vezzose Palermitane!... e per confessarvi +un atto mio di debolezza, io vecchio soldato dei Due Mondi, piansi.... +commosso nell’anima!... e piansi.... non alla vista delle miserie e del +soqquadro a cui fu condannata questa nobile città!... non al cospetto +delle macerie del bombardamento e dei mutilati cadaveri; ma alla vista +dei lattanti e degli orfani dannati a morir di fame!... Nell’Ospizio degli +orfani novanta su cento lattanti periscono mancanti d’alimento! Una +balia nutre quattro di quelle creature fatte ad immagine di Dio!... io +lascio pensare il resto all’anima vostra gentile, già addolorata dalla +nuova desolante. +</p> + +<p> +»Nei molti congedi della mia vita, il più sensibile sarà certamente +quello in cui mi dividerò da voi, popolazione carissima!... Io sarò mesto +in quel giorno!... ma spero la mia mestizia raddolcita da voi, nobile +parte di questo popolo, colla speranza, col convincimento, che le derelitte +innocenti creature, cui più la sventura che la colpa ha gettato un +marchio d’infamia!... ripulse lungi dal seno della società umana!... dannate +ad una vita di vituperio e di miserie.... quelle infelici, dico, restino +affidate alla cura preziosa di queste care donne, a cui mi vincola, +per la vita, un sentimento irremovibile d’amore e di gratitudine! +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note92"> +<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>.  </span>Il Decreto era del 20 giugno.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note93"> +<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>.  </span>Ci atteniamo alle cifre date dal Medici nella sua lettera a Garibaldi, +scrittagli da Cagliari il 12 giugno, e che si legge nel <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span> +(pag. 33), benchè il Resoconto del fondo del Milione di fucili, che abbiamo +potuto consultare, presenti, circa al numero delle armi segnatamente, +qualche differenza. Ma di ciò poco monta. Importa forse più mettere in +sodo che le spese della seconda spedizione, checchè altri ne abbia scritto, +furono tutte sostenute dallo stesso fondo del Milione di fucili sopra ricordato, +come risulta da questo specchietto cortesemente favoritomi dal +mio dilettissimo amico Enrico Guastalla, segretario allora del fondo dei +fucili, ordinatore principale della spedizione Medici, in appresso Capo +di Stato Maggiore della stessa Divisione: patriotta e soldato valoroso +quanto modesto, che l’Italia presente degli arruffoni e dei ciarlieri dimentica, +ma che la futura ricorderà. +</p> + +<table class="gener"> + <tr> + <td colspan="2" class="center"><i>Seconda spedizione</i>.</td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="center">Colonnello <span class="smcap">Giacomo Medici</span>.</td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="center"><i>Battelli a vapore.</i></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td>Importo dei tre vapori <i>Washington, Oregon e Franklin</i> con approvvigionamenti e paghe agli equipaggi comperati in Marsiglia, comprese le spese di viaggi, telegrafi, corrispondenze e provvigioni.</td> <td class="num">L. 752,489.55</td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2" class="center"><i>Oggetti d’armamento.</i></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td>Nº 4850 fucili francesi.</td> <td> </td> + </tr> + <tr> + <td>Nº 200 carabine <i>Enfield</i>.</td> <td> </td> + </tr> + <tr> + <td>Nº 200 fucili di Liegi.</td> <td> </td> + </tr> + <tr> + <td>Sciabole, <i>revolwers</i>, cartuccie, capsule ed altri accessorii, per</td> <td class="num">324,596.10</td> + </tr> + <tr> + <td><i>Oggetti di equipaggiamento</i>, per</td> <td class="num">22,144.27</td> + </tr> + <tr> + <td><i>Oggetti di abbigliamento</i>, per</td> <td class="num">60,266.64</td> + </tr> + <tr> + <td class="right">Totale</td> <td class="num">L. 1,159,496.56</td> + </tr> +</table> +</div> + +<div class="footnote" id="note94"> +<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>.  </span>Vedi lettere sue al conte di Cavour del 10, 18, 25, 28 giugno e +2 luglio 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note95"> +<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>.  </span>Vedi <i>Diario privato politico-militare</i> dell’ammiraglio <span class="smcap">Persano</span>, parte I, +pag. 47. Lettera scritta dal conte di Cavour all’Ammiraglio stesso.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note96"> +<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>.  </span>Ecco quell’articolo: +</p> + +<p> +«Sabato 7 corrente, per ordine speciale del Dittatore, sono stati +allontanati dall’Isola nostra i signori Giuseppe La Farina, Giacomo Griscelli +e Pasquale Totti. I signori Griscelli e Totti, côrsi di nascita, sono +di coloro che trovano modo ad arruolarsi negli uffici di tutte le polizie +del Continente. +</p> + +<p> +»I tre espulsi erano in Palermo cospirando contro l’attuale ordine +di cose. Il Governo, che invigila perchè la tranquillità pubblica non venga +menomamente turbata, non poteva tollerare ancora la presenza tra noi +di codesti individui venutivi con intenzioni colpevoli.» — Vedi <i>Epistolario</i> +di <span class="smcap">Giuseppe La Farina</span>, tomo II, pag. 376.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note97"> +<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>.  </span>Di averlo ignorato lo disse all’ammiraglio Persano, al quale soggiunse +anche di non lo voler disdire. — Vedi <i>Diario</i> citato, pag. 73.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note98"> +<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>.  </span>Il conte di Cavour, il 13 luglio, scrivendo all’ammiraglio Persano, +faceva l’ipotesi che Garibaldi si mettesse un giorno o l’altro in opposizione +col Governo del Re; ma s’affrettava a soggiungere che questo non +poteva accadere, se non quando si giudicasse dal Re giunto il tempo di +operare l’annessione di Sicilia e Napoli. Ora queste parole provano che +al dì 13 luglio, quel tempo il Conte non lo credeva ancora venuto. Del +resto quella lettera del 13 luglio onorerà la previdenza, ma non certo la +lealtà, del conte di Cavour, e basti la citazione di questo brano a provarlo: +</p> + +<p> +«In quest’ipotesi (nell’ipotesi della resistenza di Garibaldi all’annessione), +importerebbe sommamente che tutte le forze marittime passassero +immediatamente sotto il di lei comando. Io son certo che noi possiamo +fare affidamento assoluto sopra Piola. Ma ciò non basta; bisogna +che egli possa portar seco tutti i legni che comporranno la squadra di Garibaldi, +perciò sarebbe bene che questi legni fossero comandati da ufficiali +fidati. Io la autorizzo quindi ad accettare le dimissioni di tre o quattro +ufficiali della squadra, a cui Piola affiderebbe il comando dei varii legni, +di cui il Governo della Sicilia dispone. Questi devono essere scelti in +modo da non lasciare il benchè minimo dubbio sulla loro devozione al Re +ed alla Monarchia costituzionale. +</p> + +<p> +»In questo momento rispondo a Piola, che mi fece richiesta d’alcuni +ufficiali, di rivolgersi a lei per conoscere le mie intenzioni, e che +ha piena facoltà di mandarle ad effetto.» +</p> + +<p> +Da questa lettera sarebbe difficile argomentare quale de’ tre personaggi +il conte di Cavour, l’ammiraglio Persano e il comandante Piola +facesse la più triste figura. Il conte di Cavour cospirava con un Ammiraglio +del Re e un Ministro di Garibaldi stesso, tentando ammutinargli +contro o portargli via la flotta. L’ammiraglio Persano doveva farsi complice +della trama, dando a Garibaldi degli ufficiali di marina infidi, disposti, +a un dato momento, ad abbandonarlo e tradirlo. Il signor Piola, +ministro della Marina di Garibaldi, chiesto da lui e depositario della sua +fiducia, doveva dar l’ultima mano al complotto, mettendo a bordo quegli +ufficiali e consegnando al momento anche la squadra. +</p> + +<p> +Fortunatamente quel disegno, nato certamente da un triste incubo +del conte di Cavour, non ebbe bisogno d’esser mandato a compimento; +ma quel disegno prova che, se Garibaldi credeva d’essere attorniato da +insidie, non aveva tutti i torti. (Vedi <i>Diario</i> citato, pag. 41.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note99"> +<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>.  </span>Presiedevali Don Antonio Spinelli: n’erano principali per gli <i>Esteri</i> +Giacomo De Martino, per le <i>Finanze</i> Giovanni Manno, per la <i>Giustizia</i> +Gregorio Morelli, per la <i>Polizia</i> Liborio Romano.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note100"> +<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>.  </span>Alessandro Nunziante, duca di Mignano, figlio del tormentatore +delle Calabrie, e stromento egli stesso delle ferocie di Ferdinando II: +dopo aver chiesto di capitanare una spedizione contro Garibaldi, vistolo +trionfante, tocco dalla grazia, chiedeva all’improvviso licenza dal suo +esercito; offertogli il ritiro, lo rifiutava, rinviando con sdegno pomposo +le sue decorazioni e indirizzando a’ suoi soldati un <i>addio</i>, nel quale li +esortava a militare per la patria, «quasichè (dice bene lo Zini) egli +avesse fino allora portato in petto la patria in compagnia degli esuli e +dei macerati negli ergastoli.» Poi riparatosi a Torino e ricevuta colà +la parola del conte di Cavour, circa la metà d’agosto torna nascosto +a Napoli, e vivendo clandestino ora a bordo dell’ammiraglia del Persano, +ora in casa d’amici, cospira a ribellare coll’oro del conte di Cavour +l’esercito, al quale pur ora apparteneva; specialmente i Cacciatori, che, +a sentirlo, si sarebbe tirati dietro al solo presentarsi. Ma nè egli si +presentò, nè i Cacciatori si mossero; pure egli potè essere accolto nell’esercito +italiano e morirvi generale! (Vedi <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>, parte II, +pag. 16, 35, 36, 44, 66, 73, ec.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note101"> +<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>.  </span>Era un antico legno da guerra borbonico; preso dai Palermitani +nel 1848 e battezzato <i>Indipendenza</i>, ripreso dal Borbone e restituito al +suo primo nome di <i>Veloce</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note102"> +<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>.  </span>Fra i volontari eran chiamati così dal colore della divisa: tutte +di tela bianca quelle del Dunn; con tuniche bigio-scure quelle del Medici.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note103"> +<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>.  </span>Alberto Mario la racconta con verità. Il Rustow scrisse che lo +scontro avvenne nella prima carica, ma è un errore. Io udii narrare il +fatto da Garibaldi stesso.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note104"> +<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>.  </span>Parole del testo della Convenzione 23 luglio 1860, tra il colonnello +Anzani ed il generale Garibaldi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note105"> +<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>.  </span>In questo, Liborio Romano passava al Ministero dell’interno e il +generale Pianell a quello della guerra.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note106"> +<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>.  </span><span class="smcap">Persano</span>, <i>Diario</i> cit., pag. 92.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note107"> +<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>.  </span>Anche prima di quel giorno, nell’annunciare allo stesso Ammiraglio +la lettera di Vittorio Emanuele a Garibaldi, invitava l’Ammiraglio +a non cercare d’influire sulle determinazioni di questi, confessando che +<i>per poco esso sia ragionevole bisogna che il Governo del Re cammini con +lui</i>; e dicendosi pronto a ritirarsi onde <i>facilitare</i> lo stabilimento di una +perfetta concordia tra Garibaldi e il Ministero. +</p> + +<p> +Lettera del conte di Cavour al contrammiraglio Persano, estratta +dal <i>Diario</i> di questi, parte I, pag. 89.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note108"> +<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>.  </span>Al Türr ammalato e partito per ragione di cura per il Continente +era subentrato nel comando della brigata l’ungherese colonnello Eber.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note109"> +<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>.  </span>Vedi <i>I Mille</i>, cap. XXXII, pag. 151-152. Che Garibaldi abbia ordinato +egli stesso la spedizione romana, lo provano le lettere pubblicamente scritte al Bertani ed al Medici prima di partire da Quarto; l’approvazione +tacita o espressa a tutti gli apparecchi fatti dal Bertani al +medesimo scopo, e stando ad un’affermazione di Maurizio Quadrio, un +telegramma che Garibaldi stesso avrebbe diretto dal Faro tra il 10 e +l’11 agosto ad uno dei capi della spedizione romana, e che avrebbe suonato +precisamente così: «Io scenderò in Calabria il 19 agosto, voi operate +ad oltranza negli Stati romani.» Vedi il <i>Libro dei Mille del generale +Giuseppe Garibaldi</i>, Commenti di <span class="smcap">Maurizio Quadrio</span>, pag. 47 e segg. Il +Quadrio però non dice d’aver veduto egli il telegramma: afferma solo +che fu veduto da Mauro Macchi, e che una copia autenticata da notaio +ne fu consegnata per sua garanzia al colonnello Pianciani.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note110"> +<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>.  </span>Vedi <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>, quasi tutta la parte seconda.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note111"> +<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>.  </span>Lettera del conte Leopoldo di Siracusa al re Francesco del 24 agosto +1860, e Indirizzo del Ministero Liborio Romano allo stesso Re +del 22 agosto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note112"> +<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>.  </span>Vedi <span class="smcap">Bianchi</span>, <i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, vol. VIII, +pag. 322-323.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note113"> +<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>.  </span>Vedi il Decreto nel <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>, parte II, pag. 117: +</p> + +<p class="indr"> +«Napoli, 7 settembre 1860. +</p> + +<p class="center"> +»Il Dittatore decreta: +</p> + +<p> +»Tutti i bastimenti da guerra e mercantili appartenenti allo Stato +delle Due Sicilie, arsenali e materiali di marina sono aggregati alla squadra +del Re d’Italia Vittorio Emanuele, comandata dall’ammiraglio Persano. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Firmato</i>: G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note114"> +<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>.  </span>L’ammiraglio <span class="smcap">Persano</span> nel suo <i>Diario</i> citato, parte II, pag. 135, +narra: +</p> + +<p> +«Vedo a terra l’ammiraglio Mundy. Egli mi dice che il signor Elliot, +ministro d’Inghilterra, aveva avuto un abboccamento col generale +Garibaldi a bordo dell’<i>Annibale</i>, essendo stato incaricato da Lord John +Russell di dissuaderlo dal suo intendimento di attaccare la Venezia, +dacchè tutto induceva a far credere che tale atto sarebbe tornato oltremodo +dannoso all’Italia; per l’appunto come s’era detto fra noi due +alcuni giorni prima: che il Dittatore, alla comunicazione fattagli dal signor +Elliot, aveva risposto, essere egli risoluto di proclamare, ma dal +Campidoglio, Vittorio Emanuele Re d’Italia; e che dopo ciò si sarebbe +offerto uno de’ suoi luogotenenti per l’impresa della Venezia.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note115"> +<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>.  </span><span class="smcap">Nicomede Bianchi</span>, <i>Storia documentata della Diplomazia europea in +Italia</i> (1859-1861), vol. VIII, pag. 338-339.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note116"> +<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>.  </span>Consentiamo collo Zini (<i>Storia</i> cit., pag. 702) che «l’arditezza del +conte di Cavour venne a contraccolpo della prima arditezza di Garibaldi; +onde questi, non quegli, fu il vero motore dell’impresa;» ma non per +questo possiamo tenerci dall’ammirarle entrambe. Se anzi una censura +può muoversi al conte di Cavour è di troppa temerità. Nel giorno infatti +in cui egli spingeva metà dell’esercito sardo al di là della Cattolica, +egli non era sicuro che l’Austria, che ingrossava nel quadrilatero, non +l’avrebbe assalito. Tanto vero che scriveva a Persano: «Tenga la squadra +pronta a partire per l’Adriatico. Faccia una leva forzata di marinai +in codeste parti.... Dica al generale Garibaldi, da parte mia, che, se noi +siamo assaliti, l’invito in nome d’Italia ad imbarcarsi tosto con due +delle sue divisioni per venire a combattere sul Mincio, ec.» (<i>Istruzioni +Cavour a Persano</i>, Torino, 22 ottobre 1860.) +</p> + +<p> +Solo alcuni giorni dopo, essendo stato assicurato da Napoleone +che l’Austria non l’avrebbe attaccato, o che altrimenti egli, almeno +rispetto alla Lombardia, l’avrebbe impedito, il conte di Cavour respirò. +Quando poi, nel convegno di Varsavia, la Prussia e la Russia accettarono +il principio del non intervento, energicamente difeso dalla +Francia e dall’Inghilterra, ogni pericolo svanì, e Cavour potè correre +franco fino alla fine. Ma aveva giuocato un terribile giuoco. Per salvare +l’Italia dal mostro della rivoluzione aveva rischiato di farla sbranare +nuovamente dall’aquila austriaca. Ma poichè l’Austria in fin de’ conti +non si mosse, e Cavour vinse la partita, non gli può essere negato l’applauso +che ha sempre salutato il successo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note117"> +<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>.  </span>Vedi la lettera del Mazzini nei <i>Mille</i>, di G. <span class="smcap">Oddo</span>, pag. 708.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note118"> +<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>.  </span>Vedi il suo Proclama in data di Salerno, 7 settembre 1860: +</p> + +<p class="center"> +«<i>Alla cara popolazione di Napoli</i>. +</p> + +<p> +»Figlio del popolo, è con vero rispetto ed amore che io mi presento +a questo nobile ed imponente centro di popolazione italiana, che +molti secoli di dispotismo non hanno potuto umiliare, nè ridurre a piegare +il ginocchio al cospetto della tirannide. +</p> + +<p> +»Il primo bisogno dell’Italia era la concordia per raggiungere +l’unità della grande famiglia italiana: oggi la Provvidenza ha provveduto +alla concordia con la sublime unanimità di tutte le provincie per +la ricostituzione nazionale; per l’unità essa diede al nostro paese Vittorio +Emanuele, che noi da questo momento possiamo chiamare il vero +padre della patria italiana.» (<i>Diario</i> cit., parte II, pag. 115.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note119"> +<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>.  </span><i>Ire politiche d’oltre tomba</i>, di <span class="smcap">Agostino Bertani</span>, pag. 74 e seg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note120"> +<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>.  </span>Doveva alludere a Filippo Cordova e al barone Camerata Scovazzo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note121"> +<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>.  </span>Pubblicava nello stesso senso un Manifesto, nel quale è notevole +questo periodo: +</p> + +<p> +«Essi vi hanno parlato (ai Palermitani) d’annessione, come se più +fervidi di me fossero per la rigenerazione d’Italia — ma la loro mèta +era di servire a bassi interessi individuali — e voi rispondeste come +conviene a popolo che sente la sua dignità, e che fida nel sacro ed inviolato +programma da me proclamato: +</p> + +<p class="center"> +»<span class="smcap">Italia e Vittorio Emanuele</span>. +</p> + +<p> +»A Roma, popolo di Palermo, noi proclameremo il Regno d’Italia — e +là solamente santificheremo il gran consorzio di famiglia tra i liberi +e gli schiavi ancora, figli della stessa terra. +</p> + +<p> +»A Palermo si volle l’annessione, perchè io non passassi lo Stretto. +</p> + +<p> +»A Napoli si vuole l’annessione, perchè io non possa passare il +Volturno. +</p> + +<p> +»Ma in quanto vi siano in Italia catene da infrangere — io seguirò +la via — o vi seminerò le ossa.....»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note122"> +<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>.  </span>Il maresciallo Ritucci, eletto comandante in capo dell’esercito borbonico, +aveva sotto i suoi ordini tre divisioni di fanteria, una di cavalleria, +alle quali aggiunte le truppe accantonate qua e là a guardia degli +Abruzzi, i presidii di Gaeta e di Civitella del Tronto, si vede che la +cifra di cinquantamila uomini sta piuttosto al di sotto che al di sopra +del vero.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note123"> +<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>.  </span>Il Rustow, che pare sia stato uno dei consiglieri dell’operazione +di Caiazzo, vorrebbe far credere che l’abbia ordinata Garibaldi stesso +(Op. cit., pag. 892); ma ciò, siccome narrammo, non è. Garibaldi nel +suo libro dei <i>Mille</i> (pag. 276-277) respinge da sè la responsabilità dell’impresa +tentata e contro ordine suo, con queste esplicite parole: +</p> + +<p> +«Obbligato di lasciare l’esercito sul Volturno e di recarmi a Palermo +per placare quel bravo e bollente popolo nell’esaltazione in cui l’avean +spinto gli annessionisti, io aveva raccomandato al generale Sirtori, degno +capo dello Stato Maggiore dell’esercito meridionale, di lanciar delle +bande nostre sulle comunicazioni del nemico. +</p> + +<p> +»Ciò fu fatto, ma pure chi ne avea l’incarico immediato stimò opportuno +di fare qualche cosa di più serio, e col prestigio delle precedenti +vittorie non dubitò qualunque impresa essere eseguibile dai nostri +prodi militi. +</p> + +<p> +»Fu decisa l’occupazione di Caiazzo, villaggio all’oriente di Capua, +sulla sponda destra del Volturno. +</p> + +<p> +»Il 19 settembre ebbe luogo l’operazione: si occupò Caiazzo, ed io +giunsi lo stesso giorno per assistere al deplorevole spettacolo del sacrifizio +dei nostri poveri volontari, che avendo marciato, secondo il costume +loro, intrepidamente sul nemico sino all’orlo del fiume, furono poi obbligati, +non trovandovi riparo contro la grandine di palle nemiche, di retrocedere +fuggendo, fulminati alle spalle. Il giorno seguente, credo, il nemico +inviò un forte nerbo di forze ad attaccare i nostri in Caiazzo, che +in pochi furono obbligati ad evacuare, e ritirarsi precipitosamente verso +la sinistra del Volturno, dopo essersi valorosamente battuti ed aver perduto +non pochi militi, morti, feriti ed affogati nel fiume. L’operazione +di Caiazzo fu, più che un’imprudenza, una mancanza di tatto militare, +da parte di chi la comandava. +</p> + +<p> +»E serva quell’esempio ai nostri giovani militi, tuttora obbligati a studiare +quella manía di macellar gli uomini, che si chiama arte della guerra.» +</p> + +<p> +S’aggiunga: il Pecorini-Manzoni, nella sua citata <i>Storia della XV Divisione Türr</i>, ec., cercando di giustificare il Türr della mossa, si limita +a dire, che «egli pensava di lanciare dei distaccamenti al di là del +Volturno verso Piedimonte per verificare l’opinione del paese, e trovandovi +simpatia organizzare delle squadre di Guardia Nazionale, e con esse +tormentare alle spalle ed ai fianchi il nemico e simulare quindi degli +attacchi sopra Caiazzo e dietro Capua, per obbligarlo a mostrare le forze +che potrebbe spiegare in un fatto d’arme serio contro le forze garibaldine, +e non dargli tempo di mandare ad effetto un tale fatto prima che tutta +l’armata di Garibaldi fosse riunita sul Volturno.» (Op. cit., pag. 182.) +</p> + +<p> +Infine meglio d’ogni testimonianza valgano le istruzioni che Garibaldi +stesso dava in iscritto al maggiore Csudafy, incaricato appunto di +comandare una delle scorribande al di là del Volturno, e che chiariscono +tutto il pensiero del Generale in capo dell’esercito meridionale: +</p> + +<p class="center"> +«<i>Al signor maggiore Csudafy</i>. +</p> + +<p class="indr"> +»Caserta, 16 settembre 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Maggiore! +</p> + +<p> +»Con tre distaccamenti, che confiderà a voi il generale Türr, voi +passerete il Volturno al di sopra di Capua ove vi convenga. +</p> + +<p> +»Il principale oggetto della vostra missione è di mostrarvi nella +retroguardia al nemico dietro Capua e incomodarlo in ogni modo possibile. +</p> + +<p> +»Quindi mostrarvi alle popolazioni circonvicine, fra le quali voi +dovete spargere i buoni principii di libertà e d’indipendenza italiana, e +spingerle all’armamento contro il dispotismo. Soprattutto voi dovrete ottenere +dai vostri soldati che rispettino la gente, le proprietà, e che procurino +di farsi amare da tutti e temere dai nemici. +</p> + +<p> +»Per mezzi di cui abbisognate, rivolgetevi alle Autorità locali che +munirete di competente ricevuta. +</p> + +<p> +»Se potete spingere alcuno dei vostri distaccamenti (che cercherete +d’aumentare quanto possibile) alla frontiera e sul territorio pontificio, +farete bene di farlo e spingere pure le popolazioni pontificie a scuotere +il giogo. +</p> + +<p> +»Infine voi darete notizie di voi e di qualunque cosa importante +al Quartier generale del generale Türr ed al mio. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Firmato</i>: G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> + +<p> +(<span class="smcap">Pecorini-Manzoni</span>, op. cit., pag. 183-184.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note124"> +<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>.  </span>«La nostra linea di battaglia era difettosa; essa era troppo estesa +da Maddaloni a Santa Maria.» (<i>I Mille</i>, pag. 280.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note125"> +<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>.  </span>Abbiamo usato per brevità la parola <i>Divisione</i>; ma s’ingannerebbe +assai chi la prendesse alla lettera. L’esercito meridionale essendo in +formazione continua, nulla di più difficile di dare la situazione quotidiana +dei corpi. La divisione Türr comprendeva cinque brigate: Sacchi, Eber, +Spangaro, De Giorgis, La Masa; ma essendo esse tutte sparpagliate in +mezzo alle altre divisioni, può dirsi che la divisione in fatto non esisteva. +Così la brigata La Masa era aggregata alla 16ª divisione Cosenz +e Milbitz; quella Spangaro alla 17ª Medici, e la brigata Sacchi stava da +sè a San Leucio; le brigate Eber e De Giorgis stavano nella riserva. La +18ª divisione Bixio comprendeva tre brigate: quella Dezza, della forza di +milleottocento uomini; quella Eberhard, di millecinquecento, e una terza, +Spinazzi, di seicentosettanta, più una così detta colonna Fabrizi che non +apparteneva a nessuna divisione. La 16ª invece aveva un battaglione +Bronzetti nientemeno che a Castel Morone, e una brigata intera, quella +Assanti, nella riserva. +</p> + +<p> +La riserva poi era un miscuglio curiosissimo. Essa comprendeva, +oltre le nominate: +</p> + +<table class="gener"> + <tr> + <td>Brigata Eber</td> <td class="num">1600</td> + </tr> + <tr> + <td>Brigata De Giorgis</td> <td class="num">850</td> + </tr> + <tr> + <td>Brigata Assanti</td> <td class="num">1100</td> + </tr> + <tr> + <td>Un battaglione Paterniti</td> <td class="num">250</td> + </tr> + <tr> + <td>Una brigata calabrese comandata dal colonnello Pace, grossa di oltre duemila uomini, ma di cui soltanto ottocento armati alla meglio e servibili</td> <td class="num">800</td> + </tr> + <tr> + <td class="right"><i>Totale</i></td> <td class="num">4600</td> + </tr> +</table> + +<p> +Centocinquanta uomini di cavalleria, quattrocento del Genio aggregati +la maggior parte alla 17ª divisione, e gli artiglieri necessari ai servizio +dei trenta pezzi summentovati, compivano l’esercito.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note126"> +<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>.  </span><i>I Mille</i>, pag. 282.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note127"> +<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>.  </span>Il <span class="smcap">Rustow</span>, pag. 436; il <span class="smcap">Pecorini</span>, pag. 242, riferiscono queste parole +del Generale con alcune varianti. Al solito noi ne prendiamo l’essenziale, +lasciando l’accessorio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note128"> +<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>.  </span>Altri disse che mandò la notizia della vittoria molto prima, cioè +quando giunse a Santa Maria. Nel suo libro dei <i>Mille</i> egli tronca ogni +dubbio scrivendo: «In quel momento, 5 pomeridiane, io telegrafai a +Napoli: <i>Vittoria su tutta la linea</i>.» — (Vedi op. cit., pag. 297.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note129"> +<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>.  </span>Quando diciamo puramente <i>Caserta</i> intendiamo la città, ora capoluogo +della provincia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note130"> +<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>.  </span>L’abbiamo detto altrove (<i>Vita di Nino Bixio</i>), lo ridiciamo qui, +questa e <i>questa sola</i> fu la parte presa da quei Bersaglieri alla battaglia +del Volturno. Tutto quanto fu scritto sin qui nell’intento di accrescere +a’ regolari e scemare a’ Volontari una gloria, a cui basta d’essere italiana, +è assolutamente falso: falso che essi abbiano partecipato in un modo +qualsiasi alla giornata del 1º; falso che abbiano contribuito alla vittoria +del 2, la quale era già ottenuta prima di combattere, che fu una razzía +di truppe disperse, non un combattimento, e che in ogni caso sarebbe +stata decisa dai movimenti aggiranti di Garibaldi e del Bixio, non dalle +poche fucilate di quei pochi Bersaglieri contro l’avanguardia sviata d’una +colonna venuta a cascare nel centro delle nostre linee.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note131"> +<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>.  </span><span class="smcap">Rustow</span>, op. cit., pag. 449.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note132"> +<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>.  </span>E non abbiamo mestieri di citare esempi più recenti. Il La Marmora +non comandò in Crimea più di quindicimila uomini, eppure fu nominato +Generale d’armata. Castelfidardo fu un combattimento di posizione di otto +o diecimila uomini contro cinque o seimila, eppure il Cialdini fu nominato +Generale d’armata, e nessuno dubitò mai che que’ due Generali non +fossero capaci di condurre più grossi eserciti.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note133"> +<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>.  </span>Rapporto del generale Bixio sul fatto d’armi di Maddaloni, in data +di Caserta, 6 ottobre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note134"> +<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>.  </span><i>I Mille</i>, pag. 292-293.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note135"> +<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>.  </span>È doloroso il pensare che la battaglia del 1º ottobre non abbia +ancora ottenuto nella storia delle armi italiane il posto che le conviene. +Storici anche autorevoli ne parlano con una leggerezza da far dubitare +della loro serietà. A mo’ d’esempio, nella <i>Storia militare</i> del colonnello +<span class="smcap">Carlo Corsi</span>, professore di Storia militare alla Scuola superiore di guerra +(libro di testo anche per gli allievi della R. Accademia militare), terza +parte, pag. 295 e seg., ci sono tali errori e di fatto e di apprezzamento +da legittimare il sospetto che lo storico abbia mai riflettuto un +istante alle cose da lui narrate. Noi riproduciamo qui il suo racconto, +accompagnandolo di brevissime osservazioni, lasciando giudice il lettore +se a siffatti romanzi convenga il nome di storia, e di storia destinata +all’educazione della mente o del cuore della gioventù militare della patria +nostra: +</p> + +<p> +Pag. 295. «<i>Battaglia del Volturno o di Santa Maria</i> (<i>1º ottobre</i>). — Lo +scopo primo del radunamento delle truppe borboniche sul Volturno, +cioè rassodar le milizie e fermar Garibaldi, era stato ottenuto; ora bisognava +procedere alla riscossa, come Radetzky nel 1848, col massimo +vigore. Ma invece di tener riuniti attorno a Capua quei quaranta e più +mila uomini e adoperarli per una gran riscossa, i Generali del re Francesco +li divisero tra Capua e Gaeta in modo che non più di un ventimila rimasero +disponibili sul Volturno tra San Clemente e Caiazzo....» +</p> + +<p> +1º Errore. — <i>Non sappiamo d’onde lo storico abbia attinto questa +cifra. Essa è patentemente erronea. L’esercito del Volturno sotto il comando +del generale Ritucci componevasi di tre</i> <span class="smcap">Divisioni complete</span> <i>di fanteria ed +una di cavalleria, e quando si aggiunga a queste le armi secondarie e il +presidio di Capua, si supera di molto la cifra di quarantamila uomini +da noi stabilita</i>. +</p> + +<p> +Pag. 295-296. «I Garibaldini s’erano distesi sulla sinistra del Volturno; +debole era la loro sinistra attorno a Santa Maria, aggirabile la +loro destra per l’alto Volturno e i monti sopra Caserta e Maddaloni. La +loro situazione era ancora più pericolosa di quella dei Toscani a Montanara +e Curtatone nel 1848.» +</p> + +<p> +<i>Questo lo vide e lo disse anche Garibaldi. Ma perchè lo storico non +soggiunse che quella situazione, data l’esiguità delle forze garibaldine, era +la sola tenibile in quel caso?</i> +</p> + +<p> +Pag. 296. «Dal lato dei Garibaldini la divisione Medici teneva Sant’Angelo, +la divisione Cosenz Santa Maria, Türr stava presso Caserta, Bixio +presso Maddaloni, Garibaldi aveva il suo quartiere in Caserta. Il 1º ottobre +quindicimila Borbonici con molta cavalleria, sboccando da Capua sotto il +comando del generale Ritucci, assaltarono all’improvviso e con molto +impeto la sinistra dei Garibaldini a Santa Maria....» +</p> + +<p> +2º Errore. — <i>Il primo errore è dimostrato dal secondo. Se l’esercito +borbonico sommava appena a ventimila uomini e quindicimila attaccavano +Santa Maria, bisognerebbe supporre che all’attacco di tutto il resto della +linea comprendente le posizioni di Sant’Angelo, Caserta, Maddaloni, il generale +Ritucci non ne avesse impiegati che cinquemila, il che sarebbe stato +semplicemente assurdo.</i> +</p> + +<p> +Pag. 296. «.... E di primo lancio s’impadronirono d’una gran +parte di quella città....» +</p> + +<p> +3º Errore. — <i>I Borbonici, come narrammo, non s’impadronirono +mai d’alcuna parte, nè grande nè piccola, di Santa Maria. Essi non poterono +mai oltrepassare la linea di Porta Capuana</i>. +</p> + +<p> +Pag. 296. «L’attacco si estese prontamente a sinistra su Sant’Angelo, +ove il combattimento fu vivissimo. La divisione Türr s’avanzò a +rinforzo. Un reggimento toscano, condotto dal colonnello Malenchini, investì +il fianco destro degli assalitori dal lato di San Tammaro....» +</p> + +<p> +4º Errore. — <i>Il Türr condusse i rinforzi sol quando fu chiamato da +Garibaldi, il Malenchini ribattè gli assalti dell’estrema destra nemica sul lato +di San Tammaro, ma in principio non in fine della battaglia e non in +guisa da liberar San Tammaro, ma solo da contrastar la posizione. Il +contr’attacco decisivo fu diretto tra Sant’Angelo e Santa Maria e capitanato, +siccome scrivemmo, da Garibaldi in persona. Non sono, a tutto rigore, +errori, ma inesattezze che sfigurano l’aspetto della battaglia</i>. +</p> + +<p> +Pag. 296-297. «Par tuttavia tra quelle milizie tumultuarie, composte +la massima parte di gente eccessivamente sensitiva e affatto nuova +alla guerra, quel vigoroso assalto cagionò grande scompiglio, anzi fuga +e sbandata che portò lo spavento fin nel cuore di Napoli.» +</p> + +<p> +5º Errore. — <i>Di fuggiaschi e di sbandati ce ne furono di certo, +come ce ne sono in tutti gli eserciti e in tutte le battaglie; ma parlare +«di fuga e sbandata che portò lo spavento fino a Napoli,» come se tutto +l’esercito garibaldino avesse dato le spalle al primo urto, è peggio che +errore. Non si può accusare di fuga e sbandata un esercito inferiore di +numero che contrasta il terreno per oltre sei ore e dà tempo alle sue riserve +di soccorrerlo.</i> +</p> + +<p> +«.... Ma Garibaldi, Medici, Türr ed altri capi minori con quelle poche +migliaia di valorosi che loro rimasero, sostennero e rintuzzarono l’attacco, +che impetuoso da principio, poi sul più bello languì e sfumò indietro +per mancanza di spinta, d’alimento, di buona direzione. I soldati +aveano fatto assai bene la parte loro, ma i Generali non s’accorsero +nemmeno dei vantaggi che aveano ottenuto, perchè erano troppo lontani +dal luogo ove le loro truppe combattevano, e sentito che il nemico resisteva, +invece di mandar rinforzi e spingere innanzi comandarono la +ritirata, e l’effetto fu come di una sconfitta....» +</p> + +<p> +6º Errore. — <i>La frase ambigua: «e l’effetto fu come di una sconfitta,» +ci toglie di penetrare la vera intenzione dell’Autore. Se egli ha voluto dire +che la sconfitta de’ Borbonici fu più apparente che reale, i particolari della +battaglia da noi narrati lo smentiscono</i>. +</p> + +<p> +Pag. 297. «Anche la cavalleria v’ebbe qualche parte, con isvantaggio +dei Borbonici, che furono ricacciati dagli Usseri ungheresi. I Garibaldini +inseguirono fin presso Capua. La perdita dei Borbonici fu di circa +duemila uomini, quella dei Garibaldini di circa millecinquecento uomini. +</p> + +<p> +7º Errore. — <i>La cifra delle perdite borboniche è arbitraria. Se tra +le perdite si devon computare i prigionieri, quelle de’ Borbonici superò di +certo i quattromila. Quanto ai Garibaldini dicemmo più sopra che il danno +loro fu di circa cinquecento morti, milletrecento feriti, milletrecento sbandati +o prigionieri; molto maggiore quindi da quello affermato dallo storico.</i> +</p> + +<p> +Pag. 297. «Se nel concetto dei Generali del re Francesco quel fatto +dovea essere una ricognizione (inopportunissima), il risultato più ragionevole +avrebbe dovuto esserne una vera battaglia il dì seguente. Ma +così non fu. Dal canto suo Garibaldi, che in quel dì s’era veduto quasi +sfuggir di mano, insieme a tanta parte delle sue forze, la vittoria e la +fortuna....» +</p> + +<p> +8º Errore. — <i>Come Garibaldi, che a capo di ventimila ribatte l’assalto +di quarantamila, prende loro circa tremila prigionieri e richiude il +rimanente in una fortezza, si sia veduto sfuggir di mano la «vittoria e +la fortuna,» davvero non sappiamo comprendere. Che far doveva Garibaldi? +forse dar l’assalto a Capua?</i> +</p> + +<p> +Pag. 297. «.... Aveva chiesto al Ministro del re Vittorio Emanuele +a Napoli il sussidio di alcuni battaglioni di truppe regolari, che là +stavano nel porto sui navigli di S. M., e quegli avea fatto sbarcare il +primo battaglione Bersaglieri e lo avea avviato in fretta a Maddaloni +e Caserta....» +</p> + +<p> +9º Errore. — <i>Non fu veramente Garibaldi a chieder rinforzo delle +truppe piemontesi, bensì il suo Capo di Stato Maggiore, il Sirtori; ma tralasciando +questo, fa maraviglia che un ufficiale dell’esercito regolare ignori +che le truppe dell’esercito settentrionale, venute da Napoli a Caserta la sera +del 1º ottobre, furono non solo un battaglione di Bersaglieri, ma anche un +battaglione del 1º reggimento della brigata Re</i>. +</p> + +<p> +Pag. 297. «<i>Combattimento di Caserta</i> (<i>2 ottobre</i>). — Frattanto il corpo +aggirante di sinistra (generale Von Mechel), passato il Volturno a Caiazzo, +era stato ritardato dalle cattive strade nella sua marcia alla volta di Caserta, +sicchè la sua azione tattica nella giornata del 1º non s’era estesa +più là che a tenere a bada Bixio. La mattina del 2, non avendo ancora +notizia di ciò che era avvenuto il dì prima e dei mutati intendimenti +del Re, quel corpo scese su Caserta. Ma intanto che un corpo di Garibaldini, +rinforzato dal primo battaglione Bersaglieri, lo tratteneva di fronte +sulle alture di Caserta Vecchia, Bixio da Maddaloni si portava a tagliargli +la ritirata al Ponte delle Valli, in conseguenza di che una parte +di quella mal capitata colonna (duemila uomini circa) posava le armi. +V’era in tutto ciò motivo sufficiente da crescer l’animo ai Garibaldini +e scemarlo ai Borbonici, tra i quali i malumori contro i loro ufficiali e +Generali proruppero allora più violenti nelle aperte accuse di viltà e tradimento. +Garibaldi rassicurato riprese il suo disegno di manovrare contro +la sinistra del nemico.» +</p> + +<p> +10º Errore. — <i>Gli spropositi intorno a questa giornata sono tanti, che +davvero non ci è che una frase sola per confutarli: tutto falso. Falso che +il corpo aggirante di sinistra, Von Mechel, passasse il Volturno a Caiazzo; +falso che mirasse a Caserta; falso che attaccasse il Bixio a Maddaloni solo +per tenerlo a bada. Von Mechel era già da giorni di qua dal Volturno; +veniva dalla grande strada di Piedimonte d’Alife, marciava direttamente +su Maddaloni coll’intendimento di sfondare l’estrema destra garibaldina +e aprirsi di là la via per Napoli. Il corpo che passò il Volturno presso +Caiazzo diretto su Coperta era quello del Perrone, spalleggiato dal Ruiz, +e fu arrestato il 1º d’ottobre a Castel Morone e fatto prigioniero il 2, non +colla sola opera del Bixio, ma con quella altresì, come dicemmo, di Garibaldi +e del Sacchi che lo circuirono dalla loro sinistra</i>. +</p> + +<p> +E basti. Se così nei nostri Istituti militari si insegna la storia delle +battaglie italiane, che cosa sarà mai di quella delle altre nazioni?</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note136"> +<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>.  </span>La comandava il maggiore Carlo Smiles, e non il colonnello Peard +(accrebbe lo sproposito stampando <i>Pearce</i>), come scrive il <span class="smcap">Cantù</span>, <i>Cronistoria</i>, +vol. III, parte II, pag. 509. Nel rimanente gli spropositi, e +usiamo mite parola, di questo libro sono tanti e tali, nella parte militare +principalmente, che ci è impossibile, non che confutarlo, leggerla +seriamente.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note137"> +<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>.  </span>Erano settemila, sopra un esercito (contando i depositi, i presidii, +i servigi d’amministrazione e d’intendenza) di trentacinquemila.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note138"> +<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>.  </span><span class="smcap">Alberto Mario</span>, <i>Garibaldi</i>, pag. 53.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note139"> +<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>.  </span>È però ammiranda, non saprei dire se più per schiettezza o per +abilità, la Nota da lui diretta il 9 novembre alla Prussia, la sola che +coll’Inghilterra non avesse ritirato il suo rappresentante; e nella quale +ribatteva con stupenda eloquenza tutte le censure mosse all’occupazione +delle Marche e dell’Umbria dal barone Schleinitz, ministro di S. M. Prussiana +nella sua Nota del 13 ottobre. Vedi <span class="smcap">Bianchi</span>, <i>Storia docum</i>. citata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note140"> +<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>.  </span>Non la ottenne però che nella seduta dell’11 ottobre, in cui fu +votato quest’Ordine del giorno: +</p> + +<p> +«La Camera dei Deputati, mentre plaude altamente allo splendido +valore dell’armata di terra e di mare e al generoso patriottismo dei +Volontari, attesta la nazionale ammirazione e riconoscenza all’eroico +generale Garibaldi che, soccorrendo con magnanimo ardire ai popoli di +Sicilia e di Napoli, in nome di Vittorio Emanuele restituiva agl’Italiani +tanta parte d’Italia.» +</p> + +<p> +E questo articolo di legge: +</p> + +<p> +«Il Governo del Re è autorizzato ad accettare e stabilire per reali +decreti l’annessione allo Stato di quelle provincie dell’Italia centrale e +meridionale, nelle quali si manifesti liberamente, per suffragio diretto +universale, la volontà delle popolazioni di far parte integrante alla nostra +Monarchia costituzionale.» +</p> + +<p> +Fu in quel giorno che il conte di Cavour pronunciò uno de’ più eloquenti +ed ispirati discorsi della Tribuna italiana; e, per ardimento di +concetti, uno de’ più rivoluzionari che uomo di Stato abbia pronunciato +da cento anni a quest’oggi. Vedi <i>Il Conte di Cavour in Parlamento</i>, +Discorsi raccolti da <span class="smcap">I. Artom</span> e <span class="smcap">A. Blanc</span>. Un volume. Firenze, Barbèra, +1868.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note141"> +<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>.  </span>È uno degli scritti più infelice del Farini, che pure ne dettò in +quegli anni di felicissimi.</p> +</div> +<div class="footnote" id="note142"> +<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>.  </span>Vedi l’Ordine del giorno del 28 settembre 1860. <span class="smcap">Pecorini</span>, op. cit. +pag. 218-219: +</p> + +<p class="indr"> +«Caserta, 28 settembre 1860. +</p> + +<p> +»Il Quartier generale è a Caserta: i nostri fratelli dell’esercito italiano +comandato dal bravo generale Cialdini combattono i nemici d’Italia +e vincono. +</p> + +<p> +»L’esercito di Lamoricière è stato disfatto da quei prodi. Tutte le +provincie serve del Papa sono libere. Ancona è nostra: i valorosi soldati +dell’esercito del Settentrione hanno passato la frontiera e sono sul territorio +napoletano. Fra poco avremo la fortuna di stringere quelle destre +vittoriose. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Firmato</i>: <span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note143"> +<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>.  </span>Frase del Farini a sazietà ripetuta, a sazietà rimproveratagli.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note144"> +<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>.  </span>Questa, secondo la <i>Presse</i> francese, fu la lettera di Garibaldi al Re, +portatagli dal marchese Trecchi: +</p> + +<p class="indl"> +«Sire, +</p> + +<p> +»Congedate Cavour e Farini, datemi il comando d’una brigata delle +vostre truppe; datemi Pallavicino Trivulzio per prodittatore, ed io rispondo +di tutto.» +</p> + +<p> +Che in fatto di diritto costituzionale tutte le nozioni di Garibaldi +si fermassero alla dittatura, questa lettera lo dimostra. Egli aveva del +Re la stessa idea che ne ha il popolo. Il Re può fare e disfare i Ministri; +i Ministri soli sono i cattivi genii del Re: solo il Re è buono, anzi bonario, +come nei melodrammi, ec.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note145"> +<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>.  </span>Tornata della Camera dei Deputati dell’11 ottobre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note146"> +<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>.  </span>Sentenza dello <span class="smcap">Zini</span>, <i>Storia</i> citata, vol. I, parte II, pag. 757.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note147"> +<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>.  </span>Si sa che il Mazzini rispose con altra lettera sdegnosa, risolutamente +ricusando di partire.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note148"> +<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>.  </span>Ecco la prima parte del decreto del prodittatore Mordini: +</p> + +<p> +«In virtù dell’autorità a lui delegata, +</p> + +<p> +»Considerando che i progressi delle armi italiane ravvicinano sempre +più il giorno, nel quale sarà costituito sotto lo scettro costituzionale +di Vittorio Emanuele II il Regno d’Italia; +</p> + +<p> +»Considerando essere perciò conveniente che la Sicilia si trovi preparata +a pronunziare anch’essa il suo voto per entrare in seno alla +grande famiglia italiana; +</p> + +<p> +»Volendo a tale oggetto stabilire le condizioni di tempo e di modo; +</p> + +<p> +»Sulla proposta del Segretario di Stato per l’interno; +</p> + +<p> +»Udito il Consiglio dei Segretari di Stato; +</p> + +<p class="center"> +»Decreta e promulga: +</p> + +<p> +»Art. 1º I Collegi elettorali, costituiti ai termini del decreto dittatoriale +del 23 giugno 1860, sono convocati per il giorno 21 ottobre +corrente ad oggetto di eleggere i respettivi loro deputati nel numero +stabilito all’art. 4º del decreto.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note149"> +<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>.  </span>Gli avversari suoi sostennero che la risposta era stata sfavorevole +addirittura. Ma finora il vero si nasconde per difetto di documenti. +</p> + +<p> +Il signor <span class="smcap">Caranti</span> però, nelle sue <i>Notizie intorno al plebiscito delle Provincie +napoletane</i> (pag. 330), non s’arrischia ad affermare che il Dittatore +avesse autorizzato il Pallavicino a proporre in Consiglio dei Ministri quel +decreto, nè molto meno promesso di approvarlo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note150"> +<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>.  </span><i>Notizie sul plebiscito nelle Provincie napoletane</i>, pag. 334.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note151"> +<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>.  </span><span class="smcap">Caranti</span>, <i>Notizie sul plebiscito</i>, ec., pag. 335.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note152"> +<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>.  </span>Ecco il Discorso pronunziato in quel giorno: +</p> + +<p> +«In questa Capitale regna la discordia e l’agitazione. Sapete voi +chi l’ha eccitata? Quegli stessi che mi hanno impedito di combattere +gli Austriaci con quarantacinquemila Volontari; che nell’anno scorso +mi vietarono di accorrere con venticinquemila uomini alla vostra liberazione; +quegli stessi che spedirono La Farina a Palermo, e chiesero l’immediata +annessione, quelli cioè che volevano impedire a Garibaldi di +passare lo Stretto e cacciare Francesco II. Si è gridato: morte a questo, +morte a quello! Si è gridato contro i miei amici. Gli Italiani non deggiono +gridare morte l’uno contro l’altro, essi tutti deggiono stimarsi ed +amarsi, perchè tutti hanno contribuito a fondare l’unità d’Italia. Quando +sorge discordia, accorrete a me. Non venga una deputazione di marchesi +e di principi, ma di semplici popolani, ed io disperderò i dissidii e tranquillerò +gli animi. Ieri vi dissi che sarebbe venuto il Re. Oggi ho lettera +di lui. Il 9 le sue truppe passarono il confine, e due giorni or sono Vittorio +Emanuele si pose alla testa del suo valoroso esercito. Laonde fra +breve noi vedremo il nostro Re. Durante questo stato di transizione fate +che regnino dovunque la tranquillità, la prudenza, la moderazione; si +mostri il popolo napoletano quel bravo popolo che è. Facciamo l’Italia +una, a dispetto di quelli che la vorrebbero scissa per tenerla schiava!» — <span class="smcap">Rustow</span>, +op. cit., pag. 564.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note153"> +<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>.  </span>Abbiamo sott’occhio tre <i>Relazioni</i> di quella importante riunione. +</p> + +<p> +<i>Alcune notizie sul plebiscito delle Provincie napoletane</i> di <span class="smcap">Biagio Caranti</span>, +segretario particolare del Pallavicino, che scrisse colla sua approvazione, +se non può dirsi sotto la sua dettatura. +</p> + +<p> +Una <i>Relazione</i> del generale <span class="smcap">Türr</span>, pubblicata nel 1869, che parla dei +fatti, a cui fu parte e testimonio. Una <i>Relazione</i> infine del <i>Giornale +Ufficiale di Napoli</i>, organo del ministro dell’interno Conforti, e che si +deve ragionevolmente pensare riveduta ed approvata da lui. Se non che, +mentre queste tre <i>Relazioni</i>, tutte ugualmente fededegne, sono concordi +nei fatti sostanziali, non lo sono punto quanto ai particolari e mettono +lo scrittore, costretto a prenderle per fonti, nella più grande incertezza. +Sulla impossibilità pertanto di decidere quale sia la più completa e veridica, +ci siamo appigliati al partito di comporre un’epitome di tutte e +tre, scegliendo in ciascun racconto quelle parti che riferendosi a parole +e fatti detti o compiuti dal raccontatore medesimo, o dal suo diretto +ispiratore, v’è fondata ragione di credere che siano le più genuine. Il +caso di veder narrato diversamente il medesimo fatto dagli stessi testimoni +o attori è, pur troppo, frequentissimo, e fa correre per le vene dei +terribili brividi di dubbio sull’autenticità della storia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note154"> +<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>.  </span>Il 15 ottobre fu anche il giorno, in cui pubblicava il decreto da noi +citato più innanzi a pag. 225. In quel giorno eran già entrati in linea +sotto Capua a sollievo dei Garibaldini estenuati un reggimento di linea +e tre battaglioni di Bersaglieri dell’esercito settentrionale.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note155"> +<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>.  </span>Il 15 ottobre Garibaldi scriveva e mandava da Sant’Angelo quest’altro +Manifesto: +</p> + +<p class="center"> +«<i>Per adempiere ad un voto indisputabilmente caro<br> +alla Nazione intera determino:</i> +</p> + +<p> +»Che le Due Sicilie — che al sangue italiano devono il loro riscatto, +e che mi elessero liberamente a Dittatore — fanno parte integrante dell’Italia +una ed indivisibile — con suo re costituzionale Vittorio Emanuele +ed i suoi discendenti. +</p> + +<p> +»Io deporrò nelle mani del Re — al suo arrivo — la Dittatura conferitami +dalla nazione. +</p> + +<p> +»I Prodittatori sono incaricati dell’esecuzione del presente decreto. +</p> + +<p class="indl"> +»Sant’Angelo, 15 ottobre 1860. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> + +<p> +Che voleva egli dire? I Ministri ne furono allarmati e credettero +scorgervi una nuova voltata del Generale, una seconda disdetta del plebiscito. +Non tardarono però a ravvedersi. Garibaldi non aveva voluto con +quelle parole che ripetere il suo programma: unire a quello del popolo +napoletano e siculo il suo voto, e dichiarare che deponeva senza rancore +e senza astio il potere.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note156"> +<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>.  </span>L’aveva annunziata Garibaldi stesso all’esercito meridionale con +queste parole, che sembravano scelte accuratamente per dimostrare sempre +più che nessun antagonismo era possibile fra i due eserciti, e ch’egli, +Garibaldi, tenne la vittoria d’entrambi per vittoria della sola nazione. +</p> + +<p class="center"> +«<i>Ordine del giorno 21 ottobre 1860.</i> +</p> + +<p> +»Il prode generale Cialdini ha vinto presso Isernia. I Borbonici +sbaragliati hanno lasciato ottocentottanta prigionieri, cinquanta ufficiali, +bandiere e cannoni. +</p> + +<p> +»Ben presto i valorosi dell’esercito settentrionale porgeranno la +mano ai coraggiosi soldati di Calatafimi e del Volturno. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> + +<p> +(<span class="smcap">Pecorini-Manzoni</span>, op. cit., pag. 291.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note157"> +<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>.  </span>Aveva seco due brigate della divisione Bixio; la brigata Eber e +De Giorgis della divisione Türr e la Legione inglese.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note158"> +<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>.  </span>Di questo incontro di Garibaldi col Re fu molto favoleggiato. Fra +le altre cose all’epico saluto di Garibaldi fu messa in bocca del Re la +condegna risposta: «Salute al mio migliore amico,» che il Re non diede. +</p> + +<p> +Anch’io in altri scritti credetti al romanzo. Alberto Mario mi disinganna. +La risposta del Re fu assai più prosaica, ma vogliamo ritenere +non meno cordiale.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note159"> +<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>.  </span><span class="smcap">Alberto Mario</span>, <i>Garibaldi</i>, pag. 78.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note160"> +<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>.  </span>Forse, accettata l’offerta di Garibaldi, non sarebbe toccato all’esercito +piemontese lo scacco del Garigliano (29 ottobre). Il tragitto del Garigliano +avrebbe potuto essere tentato o almeno minacciato in più punti +e avvenire prima e molto facilmente e sicuramente. E vado più in là: se +Garibaldi fosse stato avvisato in tempo dell’avanzarsi de’ Sardi, avrebbe +potuto passare prima in qualche punto il Volturno, e impedire o almeno +turbare in modo tale ai Borbonici il passaggio del Garigliano da renderlo +loro esiziale.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note161"> +<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>.  </span>Lettera di Garibaldi al re Vittorio Emanuele, 29 ottobre 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note162"> +<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>.  </span>I commenti per quella mancanza furono molti, acerbi e lunghi. +Noi non possiamo credere ad una pensata scortesia; ma nessun impedimento +doveva trattenere Vittorio Emanuele dal rendere all’esercito meridionale +quel meritato onore. Se il giorno 6 il Re era impedito, la rivista +poteva differirsi, ma egli doveva assistervi. +</p> + +<p> +Altre volte, in quei giorni, il Re, mal consigliato, mancò alle forme +della cortesia, che erano in quel caso anco le forme della buona politica. +</p> + +<p> +Così, per esempio, fece scrivere al generale Della Rocca un Ordine +del giorno di encomio all’esercito garibaldino, che poteva scrivere egli +stesso!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note163"> +<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>.  </span></p> + +<p class="center"> +«Ai miei compagni d’armi. +</p> + +<p> +»Penultima tappa del risorgimento nostro noi dobbiamo considerare +il periodo che sta per finire, e prepararci ad attuare splendidamente lo +stupendo concetto degli eletti di venti generazioni, il cui compimento assegnò +la Provvidenza a questa generazione fortunata. +</p> + +<p> +»Sì, giovani! L’Italia deve a voi un’impresa che meritò il plauso +del mondo. +</p> + +<p> +»Voi vinceste; — e vincerete, — perchè siete ormai istrutti nella +tattica che decide delle battaglie! +</p> + +<p> +»Voi non siete degeneri da coloro ch’entravano nel fitto profondo +delle falangi macedoniche, e squarciavano il petto ai superbi vincitori +dell’Asia. +</p> + +<p> +»A questa pagina stupenda della storia del nostro paese ne seguirà +una più gloriosa ancora, e lo schiavo mostrerà finalmente al libero +fratello un ferro arruotato che appartenne agli anelli delle sue +catene. +</p> + +<p> +»All’armi tutti! — tutti; e gli oppressori — i prepotenti sfumeranno +come la polvere. +</p> + +<p> +»Voi, donne, rigettate lontano i codardi: — essi non vi daranno +che codardi; — e voi, figlie della terra della bellezza, volete prode e generosa +prole. +</p> + +<p> +»Che i paurosi dottrinari se ne vadano a trascinare altrove il loro +servilismo, le loro miserie. +</p> + +<p> +»Questo popolo è padrone di sè. Egli vuol essere fratello degli altri +popoli, ma guardare i protervi con la fronte alta; non rampicarsi +mendicando la sua libertà — egli non vuole essere a rimorchio d’uomini +a cuore di fango. No! no! no! +</p> + +<p> +»La Provvidenza fece dono all’Italia di Vittorio Emanuele. Ogni +Italiano deve rannodarsi a lui — serrarsi intorno a lui. Accanto al Re +Galantuomo ogni gara deve sparire, ogni rancore dissiparsi! Anche una +volta io vi ripeto il mio grido: all’armi tutti! tutti! Se il marzo del 61 +non trova un milione d’Italiani armati, povera libertà, povera vita italiana!... +Oh! no: lungi da me un pensiero che mi ripugna come un veleno. +Il marzo del 61, e, se fa bisogno, il febbraio, ci troverà tutti al nostro +posto. +</p> + +<p> +»Italiani di Calatafimi, di Palermo, del Volturno, di Ancona, di Castelfidardo, +d’Isernia, e con noi ogni uomo di questa terra non codardo, +non servile; tutti, tutti serrati intorno al glorioso soldato di Palestro, +daremo l’ultima scossa, l’ultimo colpo alla crollante tirannide! +</p> + +<p> +»Accogliete, giovani Volontari, resto onorato di dieci battaglie, una +parola d’addio! Io ve la mando commosso d’affetto dal profondo della +mia anima. Oggi io devo ritirarmi, ma per pochi giorni. L’ora della pugna +mi ritroverà con voi ancora — accanto ai soldati della libertà +italiana. +</p> + +<p> +»Che ritornino alle loro case quelli soltanto chiamati da doveri imperiosi +di famiglia, e coloro che gloriosamente mutilati hanno meritato +la gratitudine della patria. Essi la serviranno nei loro focolari col consiglio +e coll’aspetto delle nobili cicatrici che decorano la loro maschia +fronte di venti anni. All’infuori di questi, gli altri restino a custodire +le gloriose bandiere. +</p> + +<p> +»Noi ci ritroveremo fra poco per marciare insieme al riscatto dei +nostri fratelli, schiavi ancora dello straniero, noi ci ritroveremo fra poco +per marciare insieme a nuovi trionfi. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note164"> +<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>.  </span>L’<i>Examiner</i> citato dal <i>Giornale Ufficiale di Napoli</i>, quando però +Garibaldi era ancora Dittatore.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note165"> +<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>.  </span>Garibaldi tentò istituire a Napoli anche i giurati (decreto del Dittatore, +11 settembre 1860); ma non avendo il Ministero Conforti stimato +opportuno di introdurre i codici che erano necessario compimento alla +Giuría, il decreto restò lettera morta.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note166"> +<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>.  </span></p> + +<p class="center"> +«<span class="smcap">Ministero della Guerra.</span> +</p> + +<p class="center"> +»<i>Circolare a tutti gl’Ispettori delle diverse armi.</i> +</p> + +<p> +»In ordine a quanto prescrisse il Dittatore a Palermo, io rendo noto +che l’uniforme da adottarsi per l’armata sarà perfettamente identico a +quello dell’armata del re Vittorio Emanuele. +</p> + +<p> +»I modelli di ogni arma saranno esposti nelle sale di questo Ministero, +affinchè tutti possano uniformarvisi esattamente. +</p> + +<p class="indr"> +»<i>Il Ministro:</i> <span class="smcap">Cosenz</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note167"> +<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>.  </span>Decreto. Palermo, 22 giugno 1860; e Napoli, 12 settembre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note168"> +<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>.  </span>Decreto. Napoli, 11 settembre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note169"> +<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>.  </span>Decreto. Napoli, 11 settembre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note170"> +<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>.  </span>Decreto. Napoli, 19 settembre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note171"> +<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>.  </span>Decreto. Napoli, 19 settembre 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note172"> +<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>.  </span>Il primo prestito lo fece il Depretis all’82 <span class="above">1</span>⁄<span class="below">2</span> ed al 5%, accettando +in pagamento anche le cartelle del prestito siciliano del 1848 fino +al limite della metà del prezzo della rendita medesima. +</p> + +<p> +Il Mordini ne fece un secondo, comperando tutta l’antica e nuova +rendita. Fu questa operazione che il Cordova accusò di svantaggiosa +(Camera dei deputati, seduta del 28 giugno 1860); ma che il Mordini +difese valorosamente, riassumendo così la sua argomentazione: +</p> + +<p> +«Riassumendomi, dico che la sola o quasi sola mia risorsa fu l’alienazione +dell’antica e della nuova rendita. La prima fece entrare nelle +casse dello Stato lire 841,500, la seconda 7,743,500, in tutto 8,585,000; +somma che, unita a quella di 896,760 ricavata dal prodittatore Depretis, +dà un totale di 9,481,760. +</p> + +<p> +»Queste furono le risorse straordinarie di una rivoluzione di sei +mesi, 9,481,760.» (<i>Atti della Camera dei Deputati</i>, tornata del 1º luglio +1861, vol. II, pag. 1681.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note173"> +<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>.  </span>Filippo Cordova, nel già citato suo discorso e in quello successivo +del 1º luglio 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note174"> +<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>.  </span>L’unico abuso di cui fu accusata la Dittatura, in materia di finanza, +fu d’aver messo mano sui depositi dei privati, giacenti sul Banco di +Napoli. +</p> + +<p> +Il deputato Crispi, nella tornata predetta, tolse a dimostrare: 1º Che +l’accusa di violazione dei depositi è male indicata, perchè il Governo dittatoriale +non fece che prendere il fondo di guarentigia ch’egli aveva +presso il Banco stesso; 2º Che quando mai un simile addebito va rivolto +ai Ministri di parte moderata, che sedevano presso Garibaldi dal 28 giugno +al 22 luglio 1860.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note175"> +<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>.  </span>Vedi Interpellanza sulle condizioni di Napoli e Sicilia dei deputati +Massari e Paternostro nella tornata del 2 aprile 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note176"> +<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>.  </span>Queste cose le ripeteva spesso; lo ridisse anche ad una Commissione +d’Inglesi, fra cui il duca di Southerland, andato a Caprera tra il 12 +e il 13 gennaio coll’apparente scopo di visitarlo, col reale di dissuaderlo +dal pensiero d’una spedizione nella Venezia. A questa proposizione il +Generale rispose: +</p> + +<p> +«L’Ungheria e le provincie danubiane sono pronte a sollevarsi, e il +moto si estenderà infallibilmente alle coste adriatiche. Venezia freme +sotto il giogo; e da Venezia la rivoluzione si estenderà al Tirolo italiano. +In quindici giorni si può mettere il fuoco da Mantova a Galatz, e quando +questa immensa rivoluzione in luogo d’essere abbandonata alle sole sue +forze, come suole avvenire in simili casi, fosse sostenuta da un’armata +italiana, capace non di vincere, secondo il nostro avviso, ma di tenere +in iscacco l’austriaca, non credete che le probabilità a noi favorevoli +siano meravigliosamente accumulate e che noi azzardiamo assai meno che +non sembri?</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note177"> +<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>.  </span>Il generale Türr e G. B. Cuneo. Vedi una corrispondenza da Caprera +alla <i>Perseveranza</i> del 23 gennaio 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note178"> +<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>.  </span>Lettera di Garibaldi al Bellazzi del 29 dicembre 1860: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 29 dicembre 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Bellazzi, +</p> + +<p> +»Io desidero l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani per +coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio Emanuele, con un milione d’Italiani +armati, questa primavera chiederà giustamente ciò che manca all’Italia. +</p> + +<p> +»Nella sacra via che si segue io desidero che scomparisca ogni +indizio di partiti, i nostri antagonisti sono un partito, essi vogliono +l’Italia fatta da loro col concorso dello straniero e senza di noi. Noi +siamo la nazione, non vogliamo altro capo che Vittorio Emanuele; non +escludiamo nessun Italiano che voglia francamente come noi. Dunque sopra +ogni cosa si predichi energicamente la concordia, di cui abbisogniamo +immensamente. +</p> + +<p class="indr"> +»Vostro <span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> + +<p> +(<i>Pungolo</i> di Milano, 9 gennaio 1861.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note179"> +<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>.  </span>Il generale Bixio non accettò l’incarico, riservandosi di conferire +col generale Garibaldi a Caprera.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note180"> +<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>.  </span><i>Perseveranza</i>, 23 gennaio 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note181"> +<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>.  </span>Lettera del 29 ottobre di Garibaldi a Vittorio Emanuele, già citata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note182"> +<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>.  </span>Decreto in data di Napoli 11 novembre, e Ordine del giorno del Comando +supremo dell’esercito, firmato dallo stesso Vittorio Emanuele, in +data del 12.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note183"> +<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>.  </span>Fu il Fanti che nella tornata della Camera dei Deputati del 23 marzo +1861 li dichiarò 7013, e come l’esercito garibaldino, tutti compresi, +ondeggiò sempre tra i 35 e i 40,000, la proporzione sarebbe di un ufficiale +per 5 soldati e <span class="above">5</span>⁄<span class="below">8</span>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note184"> +<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>.  </span>Io pure, come ufficiale dimissionario dell’esercito meridionale, partecipai +a quel litigio e mi spetta quindi la mia parte di torto. A quei +giorni credeva alla possibilità della nazione armata; pur conservando +l’esercito permanente, volevo anch’io che un secondo esercito di Volontari, +modellato sui Volontari inglesi, lo integrasse e rafforzasse. Però soltanto +in questa istituzione vedevo la soluzione della questione dell’esercito +meridionale, e gridavo con quanto fiato avevo in gola perchè il Governo +s’affrettasse a decretarla. Mi illudevo. Contavo sopra uno spirito militare +che gl’Italiani non hanno e non ebbero mai. I <i>Volontari</i> sarebbero morti +come la <i>Guardia nazionale mobile e stanziale</i>, come i <i>Tiri a segno</i>. L’Italia +ha potuto dare a Garibaldi dai trentamila ai quarantamila Volontari (tanti +ne ebbe nel 1866) per uno scopo determinato e per un breve periodo; +ma un grande esercito di cento o dugentomila uomini, tali che rispondessero +veramente al nome ed allo scopo di <i>Nazione armata</i>, e da uguagliare +per numero ed organismo la forza dei <i>Rifles Volunteers</i>, o delle <i>Landwehr</i> +e delle <i>Landsthurm</i> tedesche, l’Italia non potè nè volle allora, non potrà +nè vorrà darlo giammai. L’Italia non è capace d’altre istituzioni militari, +che di quelle che la legge impone e lo Stato fonda ed alimenta. +Oltre di che, l’esperienza ha chiarito anche me, tardi, ma in tempo, che +un Corpo permanente di Volontari, comandato da Garibaldi e dai Garibaldini, +sarebbe degenerato immediatamente in un corpo politico, antagonista +nato dell’esercito stanziale, probabile strumento di tutte le rivoluzioni, +causa perpetua di guai, o almeno d’allarmi alla nazione. Però la risoluzione +del Petitti di sciogliere il Corpo de’ Volontari e d’incorporarne gli ufficiali +nell’esercito fu la più saggia che Ministro della guerra abbia presa. Ebbe +un solo difetto, d’essere tardiva. Il Fanti è dubbio assai se l’avrebbe presa. +Egli nutriva contro l’esercito di Garibaldi un’avversione invincibile. Come +corpo separato e ausiliare dell’esercito, li avrebbe subiti; come parte +dell’esercito stesso non li avrebbe accettati mai. Ed anche come Corpo +di Volontari non sapeva decidersi nè a trasfondergli vita organica e durevole, +nè a discioglierlo. Qui stava il maggior suo torto. Agiva come +uomo che, fatta una incresciosa eredità, non osa rifiutarla; ma pensa disfarsene +lentamente, lasciandola consumare dal tempo. E parlava anche +peggio che non agiva. Infelice oratore, non sapeva nè riscaldar la lode +coll’affetto, nè ammorbidire la censura colla cortesia. Però inacerbiva gli +animi e rendeva sempre più aspro il conflitto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note185"> +<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>.  </span>Al Bellazzi aveva scritto sino dal 29 dicembre 1860: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 29 dicembre 1860. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Bellazzi, +</p> + +<p> +»Per circostanze eccezionali io non posso accettare candidatura alcuna +a deputato. Desidero che ciò sia notorio a tutti i Collegi, onde evitare +l’inconveniente di dover addivenire ad altre elezioni. +</p> + +<p> +»Sono +</p> + +<p class="indr"> +»Suo<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> + +<p> +(Pungolo di Milano, 8 gennaio 1861.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note186"> +<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>.  </span>I giornali moderati avevano stampato che Garibaldi era venuto a +Torino per invito del conte di Cavour. Il Generale lo smentì con questa +lettera al Direttore del <i>Diritto</i>: +</p> + +<p class="indl"> +«Signore, +</p> + +<p> +»Un foglio di Torino pubblica che io venni qui chiamato dal conte +di Cavour. +</p> + +<p> +»Questa notizia è del tutto inesatta. +</p> + +<p class="indl"> +»Torino, 3 aprile 1861. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note187"> +<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>.  </span>Ecco testualmente la lettera: +</p> + +<p class="indl"> +«Signor Presidente, +</p> + +<p> +»Alcune mie parole malignamente interpretate hanno fatto supporre +un concetto contro il Parlamento e la persona del Re. +</p> + +<p> +»La mia devozione ed amicizia per Vittorio Emanuele sono proverbiali +in Italia, e la mia coscienza mi vieta di scendere a giustificazioni. +</p> + +<p> +»Circa al Parlamento nazionale, la mia vita intera, dedita all’indipendenza +e alla libertà del mio paese, non mi permette neppure di scendere +a giustificarmi d’irriverenza verso la maestosa Assemblea dei rappresentanti +di un popolo libero, chiamata a ricostituire l’Italia e collocarla +degnamente accanto alle prime nazioni del mondo. +</p> + +<p> +»Lo stato deplorabile dell’Italia meridionale e l’abbandono in cui +si trovano così ingiustamente i valorosi miei compagni d’armi, mi hanno +veramente commosso di sdegno verso coloro che furono causa di tanti +disordini e di tanta ingiustizia. +</p> + +<p> +»Inclinato però alla santa causa nazionale, io calpesto qualunque +contesa individuale, per occuparmi unicamente ed indefessamente di essa. +</p> + +<p> +»Per concorrere quanto io posso a cotesto grande scopo, valendomi +dell’iniziativa parlamentare le trasmetto un disegno di legge per l’armamento +nazionale e la prego di comunicarlo alla Camera secondo le +forme prescritte dal Regolamento. +</p> + +<p> +»Nutro la speranza che tutte le frazioni della Camera si accorderanno +nell’intento di eliminare ogni superflua digressione, e che il Parlamento +italiano porterà tutto il peso della sua autorità nel dare spinta +a quei provvedimenti che sono più urgentemente necessari alla salute +della patria. +</p> + +<p class="indl"> +»Torino, 12 aprile 1861. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note188"> +<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>.  </span>Ed ecco i principali articoli del suo progetto: +</p> + +<p> +«Art. 1º La Guardia nazionale sarà ordinata in tutto il Regno giusta +le prescrizioni delle leggi vigenti nelle antiche provincie colle modificazioni +portate dagli articoli seguenti. +</p> + +<p> +»Art. 2º I corpi destinati per far servizio di guerra prenderanno +il nome di Guardia mobile. Essa sarà formata in divisioni, in conformità +dei regolamenti dell’armata di terra. +</p> + +<p> +»Art. 3º Sono chiamati a far parte della Guardia mobile tutti i +regnicoli che hanno compiuto il 18º e non oltrepassano il 35º anno di età. +</p> + +<p> +»Art. 4º Le armi, il vestito, il corredo, i cavalli e tutto il materiale +da guerra necessario alla Guardia mobile sarà fornito interamente +a carico dello Stato. +</p> + +<p> +»Art. 5º Il contingente della Guardia mobile è ripartito per provincie, +per circondari, per mandamenti, a proporzione della popolazione. +I militi sono chiamati al servizio in base della legge sul reclutamento +dell’esercito e delle altre leggi vigenti. La durata del servizio è regolata +dall’art. 8 della legge 27 febbraio 1859.» +</p> + +<p> +Con altri articoli erano dichiarati esenti i facenti parte dell’esercito +e dell’armata, gl’inabili, gli unici, i primogeniti orfani, ec., e coll’ultimo +aprivasi un credito di trenta milioni per l’armamento della Guardia +stessa.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note189"> +<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>.  </span>Furono superflue. La questione dei <i>Cacciatori</i> era morta e sepolta, +e a nulla giovava il rivangarla. È vero che Garibaldi vi fu provocato +dalle parole del conte di Cavour; ma sarebbe stato più generoso e certamente +più abile lasciar cadere l’invito. Oltredichè avevan ragione +entrambi: ragione il Cavour, che primo istitutore e protettore di quel +Corpo fosse stato lui; ragione Garibaldi di dolersi delle difficoltà suscitategli +in cammino, e degli scarti dell’esercito mandati a lui, e del +Corpo degli <i>Appennini</i> promessogli dal Re e rifiutatogli dal Ministero, e +di tant’altre angheríe. Nei discorsi così di Cavour che di Garibaldi sono +però notevoli due cose: la prima che Garibaldi si sia dimenticato d’aver +chiesto i <i>Cacciatori degli Appennini</i> non una, ma due volte: una a Treponti, +e l’altra molto prima a Chivasso nel momento di intraprendere la +sua marcia in Lombardia; la seconda che il conte di Cavour per iscusarsi +di non avergli mandati i <i>Cacciatori degli Appennini</i>, gli abbia dato +poi ragione che, avendo egli sempre stimata la Valtellina «un teatro +disadatto alla sua capacità,» quella forza su quei gioghi sarebbe stata +perduta, come già la furono i <i>Cacciatori delle Alpi</i>. Ottima ragione, e +che dimostra, oltre a tante altre cose, che il conte di Cavour ne capiva +delle faccende della guerra assai più di coloro che avevan l’ufficio di +governarle. +</p> + +<p> +E finiremo la nota con un’altra osservazione. Il generale Petitti alla +fine della seduta del 20 aprile lesse un telegramma del La Marmora, nel +quale questi smentiva l’asserzione di Garibaldi, che i Volontari più idonei +fossero costretti a entrar nell’esercito e soltanto gli scarti lasciati andare nei <i>Cacciatori</i>. Il generale La Marmora diceva il vero, «nessun ordine +costringeva i Volontari a entrare piuttosto in un corpo che nell’altro»; +ma in ogni ufficio d’arruolamento, me testimonio, c’era uno o più ufficiali +che consigliavano i più aitanti a preferire l’esercito ai Volontari.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note190"> +<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>.  </span>I giornali di Sinistra vollero vedervi la mano del conte di Cavour; +ma basta la memoria della sua grande accortezza, non che del suo forte +ingegno e del suo nobile carattere, per purgarlo d’ogni accusa. +</p> + +<p> +Lo Zini invece «sospetta li caporali di parte sua, e principalmente di +quel manipolo che intorno al Minghetti s’avvoltacchiava.» (Op. cit.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note191"> +<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>.  </span>Son testuali parole della <i>Monarchia Nazionale</i> di Torino, organo +del <i>terzo partito</i>, e per i suoi intimi rapporti col Depretis, col Rattazzi +e gran parte della Sinistra, in grado d’essere bene informato.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note192"> +<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>.  </span>Vedi <span class="smcap">Nicomede Bianchi</span>, <i>Il conte di Cavour</i>, pag. 83.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note193"> +<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>.  </span>Nizza probabilmente.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note194"> +<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>.  </span>Alludiamo all’assassinio, di cui doveva essere vittima nel 1860. +L’ammiraglio Persano nel suo <i>Diario</i> (parte I, pag. 30 e 40) ne parla +distesamente. Certo Valentini, caporale della fanteria di marina borbonica, +era partito da Napoli col disegno di uccidere il Generale. Il Persano +ne fu avvertito prima dal conte di Cavour, poi dal Villamarina, sicchè +corse immediatamente ad informarne il Generale, pregandolo a premunirsi; +ma il Generale non se ne volle curare! e solo per compiacere +l’Ammiraglio ne fece parola sorridendo ad un suo aiutante di campo. +</p> + +<p> +Il Valentini tra il 15 e il 16 sbarcò a Palermo, ma essendosi accorto +d’essere tenuto d’occhio dalla Polizia, si gettò in mare e a nuoto +riparò sulla <i>Partenope</i>, una delle fregate della marina napoletana che +ancoravano a quei giorni nella rada di Palermo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note195"> +<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>.  </span>Dal <i>Movimento</i> di Genova, 18 agosto 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note196"> +<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>.  </span>Egli mandò per avere il consiglio del Re e dei Ministri il colonnello +Trecchi, il quale ne ricevette quella risposta.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note197"> +<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>.  </span>La lettera si legge nei giornali americani, ed era del seguente +tenore: +</p> + +<p class="center"> +«<i>Al Console degli Stati Uniti d’America.</i> +</p> + +<p class="indr"> +»Caprera, 10 settembre 1861. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Signore, +</p> + +<p> +»Ho veduto il signor Sanford, e sono dolente d’esser costretto a +dire che non posso andare pel presente agli Stati Uniti. Non dubito del +trionfo della causa dell’Unione, e che avvenga presto; ma se la guerra +dovesse per mala sorte continuare nel vostro paese, io vincerò tutti gli +ostacoli che mi trattengono, e mi affretterò a venire alla difesa di quel +popolo che mi è tanto caro. +</p> + +<p class="indr"> +«<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note198"> +<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>.  </span>Parole di Celestino Bianchi, segretario generale del Ministero dell’interno, +in una sua lettera a Pier Carlo Boggio, deputato al Parlamento, +intitolata: <i>Il barone Ricasoli, Mazzini, Garibaldi e i Comitati di provvedimento.</i> +Torino, 1862, pag. 11.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note199"> +<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>.  </span>Una notizia dell’<i>Italie</i> giornale ufficioso, telegrafata il 9 (sera) +dall’Agenzia Stefani a tutta la stampa, diceva: «Secondo le nostre informazioni, +la conferenza di ieri tra Garibaldi e Rattazzi avrebbe avuto +importantissimi risultati, di natura da esercitare grande influenza sui +destini del paese.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note200"> +<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>.  </span>Li dovevano comandare il maggiore Bideschini e il capitano Baghino. +Giuseppe Guerzoni doveva tenere le funzioni di Capo di Stato +Maggiore. I Carabinieri si organizzavano in Genova, onde il nome di +<i>Carabinieri genovesi</i>, e gli arruolati ai primi d’aprile sommavano già a +millecinquecento.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note201"> +<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>.  </span>Il fatto fu negato invano. Il Crispi l’affermò recisamente in pieno +Parlamento (<i>Seduta del 3 giugno 1861</i>) ed al Rattazzi stesso mancò l’animo +di smentirlo. Del resto noi abbiamo l’aneddoto dalle labbra stesse del dottor +Ripari, che fu appunto la persona incaricata da Garibaldi di chiedere +al commendator Capriolo, segretario generale dell’Interno e <i>alter ego</i> del +Rattazzi assente, la consegna della somma promessa.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note202"> +<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>.  </span>Vedi <span class="smcap">Giuseppe Pasolini</span>, <i>Memorie raccolte da suo figlio</i>. Imola, +tip. I. Galeati, 1880, pag. 297.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note203"> +<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>.  </span>Val la pena di riprodurre qui il discorso di Garibaldi pronunziato +nel teatro di Parma che venne dai giornali travisato. +</p> + +<p> +Lo togliamo dalla <i>Gazzetta di Parma</i> del 2 aprile: +</p> + +<p> +«Io vi spiegherò le condizioni presenti. — Io sono repubblicano — benchè +molti credano farsi un delitto il dirlo, non lo nascondo. — <i>Alle +grida che s’innalzavano nella sala, soggiunse:</i> Ricordatovi che siamo forti, +ma i forti sono tranquilli e calmi e colla calma faremo fatti. Io voglio +farvi un’ipotesi — supponete che siamo qui in cento: se sono ottanta +che vogliono un governo o venti un altro, i venti che violentano la volontà +degli ottanta sono despoti, sono tiranni. Ma quegli ottanta sarà +il governo del popolo, quello sarà la mia repubblica. Ora dunque abbiate +in mente la concordia, lasciamo da parte i torti ricevuti per la causa +italiana. — Io posso esser certo che quando in nome della patria e del Re +vi chiamerò, tutti verrete. (<i>Sì, sì prolungati.</i>) Ora tornando all’ipotesi, +gli ottanta hanno già accettato quel programma col quale dal Ticino ci +accampammo alle falde del Vesuvio; voi ben lo conoscete — <i>Italia e +Vittorio Emanuele</i> — e mentre noi esprimiamo il nostro principio, noi +seguiremo quel programma. Chi non segue quel programma deve essere +considerato come nemico della patria. Siamo leali; se l’abbiamo accettato, +seguiamolo. Ricordiamo la concordia. +</p> + +<p> +<i>Al grido di viva Mazzini</i> disse che incaricato di parlare a Rattazzi +e al Re per il richiamo di Mazzini, il fece e spera che non vi siano +serii ostacoli, non essendovi ormai che un punto legale da sciogliere +che egli non saprebbe spiegare. <i>Al grido di viva Mazzini egli ripete:</i> Io +vi accompagno, ma io ve l’ho detto: il popolo forte deve essere calmo +e concorde — <i>Viva Vittorio Emanuele</i> — (Si ripeterono le grida: <i>Viva +Vittorio Emanuele</i>.) Ho fatto un discorso, esso conchiuse, che passa di +molto la mia capacità; ma colla vostra fisonomia marziale e franca mi +avete dato l’energia di parlare: vi saluto con affetto, o degni figli del +lavoro, vi raccomando la concordia: nella concordia sta la salute della +patria. Mantenetevi buoni — sarò con voi sino alla morte.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note204"> +<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>.  </span>Egli infatti scriveva: +</p> + +<p class="indr"> +«Trescorre, 6 maggio 1862. +</p> + +<p> +»Nel 5 maggio in Trescorre ho potuto corroborarmi nel concetto +che si meritano i miei correligionari politici — confermarmi che non ci +può essere democrazia senza onestà d’intendimento e rispetto alla volontà +nazionale. +</p> + +<p> +»Non più diffidenze dunque in un paese che deve trovarsi compatto +nelle ultime battaglie dell’indipendenza. I membri del Consiglio dell’Associazione +emancipatrice, eletti nell’adunanza generale di Genova, che +si componeva dei delegati di tutte le Associazioni liberali d’Italia, confermarono +in questo solenne anniversario il patto fondamentale, su cui +posa l’avvenire della patria; il concerto che lega questa nazione, che +vuole risorgere tutta, al suo Re leale e galantuomo. +</p> + +<p> +»I nostri convincimenti furono trovati da noi tutti consentanei al +nobile plebiscito siculo-napolitano, al programma glorioso delle nostre +vittorie. +</p> + +<p> +»<i>Italia e Vittorio Emanuele!</i>... Ecco la nostra bandiera, ecco il voto +consacrato dalle moltitudini, proclamato oggi dall’entusiasmo per il Re +guerriero di mezzo milione di popolo, a cui fanno eco tutte le popolazioni. — Ecco +la mèta a cui devono tendere tutte le aspirazioni. — Ecco +finalmente il vangelo politico su cui posero la destra, ieri — uomini che +mi onoro di chiamare fratelli, uomini che l’Italia ed il Re troveranno +sempre cooperatori sulla via che conduce alla intera nazionale rigenerazione. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note205"> +<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>.  </span>Citiamo i colonnelli Nullo, Missori, Guastalla, Corte, Cattabene, i +maggiori Cucchi, Mosto, Lombardi, Bedeschini, il dottor Ripari, Benedetto +ed Enrico Cairoli, i trentini Ergisto Bezzi, Filippo Manci, Pietro Martini; +Paolo Francesco Savi di Genova, Alberto Mario, e potremmo raddoppiare +la schiera.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note206"> +<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>.  </span>Vedi Circolare del Ministero dell’interno, 15 aprile 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note207"> +<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>.  </span>«Taluni male interpretarono la mia protesta sul <i>Diritto</i>. Soldato +italiano, non ebbi, nè poteva avere, intenzione di lanciare contumelie +contro l’esercito italiano, gloria e speranza della nazione. Volli soltanto +dichiarare che dovere dei soldati italiani è di combattere i nemici della +patria e del Re, e non di uccidere e ferire inermi cittadini. — Se il Comandante +di Brescia avesse potuto provvedere secondo gl’impulsi del +proprio cuore, non avremmo oggi da maledire chi fu la causa della strage, +nè lamentare vittime di quel popolo generoso. Alle frontiere e sui campi +di battaglia la milizia — quello e non altro è il suo posto. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Garibaldi.</span>» +</p> + +<p> +Supplemento del <i>Pungolo</i> di Milano del 23 maggio 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note208"> +<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>.  </span>Vedi <i>Diritto</i> del 4 giugno 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note209"> +<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>.  </span>Vedi negli <i>Atti parlamentari</i>, Lettera di Garibaldi del 2 giugno 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note210"> +<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>.  </span>Tornata della Camera dei Deputati del 3 giugno 1861.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note211"> +<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>.  </span>Ci conviene tuttavia essere più esatti. Per molto tempo nella +mente di Garibaldi l’impresa veneta e la greca andarono di conserva: +l’una a’ suoi occhi non escludeva l’altra, a vicenda forse si aiutavano. +Anzi fra il 7 e l’8 maggio avendo il Generale ricevuto una visita del +generale Di Saint-Front, aiutante di campo del re Vittorio Emanuele, si +notò che per due o tre giorni le idee e gli ordini del Generale cambiarono +totalmente; talchè la spedizione in Tirolo parve messa in disparte +e quella per l’Oriente ripresa più alacremente. Tanto vero che il maggiore +Bideschini ebbe l’ordine di scegliere tra i giovani raccoltisi a Genova +una grossa schiera, di unire ad essa una mano di marinai e di +tenerli tutti preparati ad un imbarco. (Vedi <i>Garibaldi</i>, per <span class="smcap">F. Bideschini</span>, +pag. 25.) Se non che, prevalendo probabilmente l’impazienza generosa +dei Veneti e dei Trentini, e continuando ad affluire in Lombardia +nuovi Volontari, Garibaldi lasciò che la prima trama del Trentino fosse +ravviata e condotta fino al termine in cui la vedemmo troncata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note212"> +<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>.  </span>Io era a que’ giorni segretario particolare capo del Gabinetto del +ministro dei lavori pubblici, Agostino Depretis; ma, come ognuno sa, ero +nello stesso tempo soldato ed amico di Garibaldi, col consenso del quale +soltanto mi ero indotto ad accettare il posto di fiducia che l’onorevole +Depretis mi aveva offerto. Ora io non appaio certamente questi due fatti +per dare a credere che io tenessi nel Governo alcun importante e molto +meno segreto ufficio politico; ma li ricordo soltanto per chiarire come +la mia origine, il modo della mia elezione, la mutua confidenza di cui +mi onoravano il generale Garibaldi e il ministro Depretis, facessero di +me qualcosa di diverso, per lo meno, d’un burocratico qualsiasi e mi +mettessero quindi in grado di essere più addentro di molti altri miei +colleghi in taluni negozi; in quelli specialmente che concernevano la +principale materia degli accordi a quei giorni avviati tra il Governo e +il Generale. +</p> + +<p> +Ora dunque, essendomi recato nell’ultima settimana d’aprile a Desenzano +per vedervi il Generale e sentire da lui a che punto stessero +le cose circa a quei <i>Carabinieri genovesi</i>, dei quali ero predestinato a +diventare il Capo di Stato Maggiore, il Generale mi rispose col suo ordinario +laconismo: «Presto spero che faremo qualche cosa; fatene un +cenno anche a Depretis, e tenetevi pronto.» Tornato a Torino come +il Generale mi aveva detto, riferii il breve dialogo al Ministro, che +ascoltò quasi senza rispondere; e non mi lasciò in alcun modo intravedere +quello ch’egli pensasse di quella mia confidenza. Io non dirò come +de’ particolari fossi informato quasi giorno per giorno dagli altri miei +amici e commilitoni. Soltanto ai primi di maggio dovendo io accompagnare +il ministro Depretis a Napoli, scrissi al Generale anche a nome +di Bixio, che era a parte di tutta la trama (Vedi <i>Vita di Nino Bixio</i>, +pag. 306 e seg.), se potevamo fare impunemente il viaggio senza pericolo +di perdere il nostro posto nella impresa che tutto faceva credere imminente. +Ma egli mi rispose: «Partite pure: occorrendo vi chiamerò.» Ed +io, rassicurato come la cosa non fosse così prossima come si vociferava, +partii, e soltanto in mare, tornando da Sicilia, seppi con qualche certezza +le notizie degli arresti di Palazzolo e di Sarnico. Allora, appena +arrivato a Torino, e meglio conosciuti tutti i particolari degli eventi, +udito il consiglio de’ miei amici, reputai di non poter più servire convenevolmente +un Ministero che dopo aver fino alla vigilia parte congiurato +col Generale, parte tollerato ad occhi chiusi ch’egli cospirasse con chi +voleva, gli si avventava contro all’improvviso e lo trattava come ribelle +e poco meno che nemico. E questa pertanto fu l’unica cagione della +dimissione ch’io diedi, in quei termini forse un po’ troppo vivaci che la +giovinezza dovrebbe scusare, al ministro Depretis. Se poi in Parlamento +taluni Deputati vollero farsi della mia nomina come della mia rinunzia +un’arma di partito e tirarne a forza illazioni esorbitanti dalla logica e +dalla verità, ciò poteva attristarmi, ma non era in me d’impedirlo. Io +m’ero risolto a quell’atto per un profondo sentimento di dovere; ma ero +il primo a dolermi del rumore che esso veniva facendo, e non l’avrei +certamente voluto ingrossare con nuove polemiche che avrebbero richiesto +di necessità nuove rivelazioni e generati scandali maggiori. Però se anche +oggi dopo venti anni ne parlo, gli è solo perchè la necessità di questa +storia mi vi trascina, e ciò nonostante resta ancora una parte della +verità che stimo debito mio il tacere. Spero tuttavia che anche il poco +che ne ho detto varrà a consigliare il signor Zini ad una onorevole ammenda. +Egli nella sua <i>Storia</i> (vol. I, parte II, pag. 1021) ha tassata la +mia rinuncia di «triste vanità;» ma confido che dopo le spiegazioni da +me date vorrà dolersi della sua frase e pronunciar di me più benigna +sentenza. Quando nol facesse saprei ben passarmene, ma egli m’avrebbe +dato il diritto di dire che se tutti gli uomini e tutte le cose, delle quali +giudica e manda nella sua <i>Storia</i>, sono trattati colla stessa conoscenza +de’ fatti, ponderatezza di giudizio e temperanza di stile con cui trattò il +mio minuscolo aneddoto, non c’è più in tutti i suoi quattro volumi una +sola parola degna di fede.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note213"> +<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>.  </span><i>Frammenti</i> citati, pag. 13 e 14.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note214"> +<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>.  </span>Lo accompagnarono a Palermo, oltre il figlio Menotti, Enrico Guastalla, +Giuseppe Missori, Giacinto Bruzzesi, Agostino Lombardi, Giuseppe +Guerzoni, Giovanni Basso e in qualità di segretario Giuseppe Civinini.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note215"> +<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>.  </span>Troviamo la frase in un periodo dei citati <i>Frammenti</i>, pag. 16: +</p> + +<p> +«Addio Marsala! terra di felice augurio. — Anche questa volta il +tuo bravo popolo mi spinse ad opera buona — e rispose con risoluzione +ed entusiasmo al mio grido di <i>Roma o Morte</i> — che il dispotismo crede +d’aver sepolto con due palle di carabina; ma ch’io spero non passerà +molto — udremo risuonare ancora più terribile di prima. — E come riveder +Marsala senza concepire il progetto di ripigliare il tronco cammino? +Forse perchè Buonaparte lo vietava? Ed io ho mai temuto Buonaparte? +</p> + +<p> +»Oh! Italiani — penetratevi una volta delle mie ragioni e persuadetevi +che i tiranni hanno paura, se non si temono.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note216"> +<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>.  </span>Giuseppe Guerzoni, Enrico Guastalla, Giovanni Chiassi. Accennai +il fatto anche nella mia <i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 309.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note217"> +<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>.  </span>Fu scritto da Giuseppe Civinini, che faceva allora da suo segretario.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note218"> +<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>.  </span>Proclama del Re agl’Italiani, del 3 agosto 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note219"> +<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>.  </span>Così la lettera dell’Albini come la risposta del Generale furono +vedute dal generale Cugia e dal deputato Miceli, che l’attestarono nella +tornata della Camera dei Deputati del 25 novembre 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note220"> +<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>.  </span>Ciò è attestato, fra gli altri, dall’Autore della <i>Verità sul fatto +d’Aspromonte per un testimonio oculare</i>. Milano, 1862, pag. 26. Che la +lettera poi fosse quella dell’ammiraglio Albini è supposizione nostra, ragionevole +crediamo, ma pur sempre supposizione.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note221"> +<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>.  </span>Vedi su questo e molti altri particolari <i>Aspromonte, Ricordi storici +militari</i> del marchese <span class="smcap">Ruggero Maurigi</span>, già aiutante del generale Garibaldi. +Torino, 1862; fedele ed accuratissimo diario.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note222"> +<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>.  </span>Ci studieremo di colmar noi le principali, con postille cavate dai +nostri personali <i>Ricordi</i> e dagli altri documenti che abbiamo fra mano.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note223"> +<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>.  </span>L’interrogativo è di Garibaldi; forse egli non ricordava più i nomi +dei due bastimenti, eccoli: <i>Il Generale Abbatucci</i> francese della Compagnia +Valéry francese, e il <i>Dispaccio</i> della Florio, italiano.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note224"> +<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>.  </span>Così il manoscritto, ma il senso riesce alquanto oscuro; dubitiamo +che lo scrittore abbia omesso qualche parola che l’avrebbe schiarito. Certo +voleva dire: se le fregate incrociavano al largo, egli (Garibaldi) sarebbe +passato fra gli scogli dove le fregate non potevano inseguirlo; se invece +ancoravano vicino agli scogli, egli sarebbe marciato diritto su di esse, +passando tanto vicino alle loro batterie da metterle nell’impossibilità +di colpire.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note225"> +<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>.  </span>Voleva dire <i>penoso, angoscioso</i>, ec. Ma chi s’occuperebbe a riveder +la lingua a Garibaldi!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note226"> +<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>.  </span>Vapore con cui era passato il generale Bixio nel 60 colla sua +brigata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note227"> +<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>.  </span>Qui il Generale tace o dimentica che una Deputazione reggiana, +composta dei signori Bolani, Ramirez, Bruno Rossi e Grillo, era venuta +a Sannazzaro per avvertirlo la città essere posta in istato di assedio; +il presidio, triplicato per soccorsi venuti da Messina, forte di circa quattromila +uomini, disposto a sbarrargli il passo; scongiurarlo fervidamente +a risparmiare alla città lo spettacolo e il danno d’una guerra cittadina. +Garibaldi rispose parole concilianti e pacifiche, e sebben non lo promettesse +esplicitamente agli oratori, avea già in cuor suo fermato di lasciare +in disparte Reggio e prendere il sentiero dei monti.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note228"> +<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>.  </span>Il torrente San Nicolò.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note229"> +<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>.  </span>Devesi aggiungere che la marcia fu molestata da alcune scariche +di moschetteria sparate dalla corazzata regia <i>Terribile</i>, specialmente contro +il gruppo in cui marciava Garibaldi. L’avvisaglia poi di retroguardia +a cui qui accenna il Generale ebbe luogo la mattina del secondo giorno +di marcia, 27 agosto. Ci furono dei feriti e morti da ambe le parti.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note230"> +<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>.  </span>E poteva bastare un giorno solo. La guida, o mal pratica o traditora, +aveva fatto fare ai Garibaldini doppio cammino. Da ciò la facilità +con cui i Regi poterono presto raggiungerli.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note231"> +<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>.  </span>Eppure le <i>fascine</i> erano così poche e fradice dalla pioggia che non +bastarono a cuocere le patate per tutti; e i più le dovettero mangiar +crude.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note232"> +<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>.  </span>Intendi: <i>Malgrado ciò; Ciò non ostante</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note233"> +<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>.  </span>La forza che il colonnello Pallavicini capitanava, come si desume +dal rapporto ufficiale del generale Cialdini, componevasi di due reggimenti +di linea, il 20º e il 1º, e due battaglioni di bersaglieri; in totale +sette battaglioni e tremilacinquecento uomini circa. L’ordine che il Pallavicini +aveva ricevuto dal generale Cialdini era perentorio; «Raggiunto +Garibaldi, attaccarlo senza più, schiacciarlo e non accordargli che la resa +a discrezione.» — Vedi nella <i>Gazzetta Ufficiale del Regno</i> dell’8 settembre +1862 i <i>Rapporti</i> del generale Cialdini e del colonnello Pallavicini.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note234"> +<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>.  </span>Anche qui intende a modo suo il senso del verbo <i>anteporre</i>. Vuol +dire <i>allegare, addurre, mettere innanzi.</i></p> +</div> + +<div class="footnote" id="note235"> +<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>.  </span>Crediamo voglia dire <i>in gruppo</i>. La formazione che ne risaltava +era quella che in linguaggio militare si dice <i>a potenza</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note236"> +<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>.  </span>E questo fu il <i>vivo fuoco</i> di cui parla nel suo rapporto il colonnello +Pallavicini; questo l’<i>accanito combattimento</i> che magnificò il generale +Cialdini. Il fuoco durò poco più di dieci minuti; le perdite d’ambe +le parti furono di cinque morti e venti feriti tra i Garibaldini; di sette +morti e ventiquattro feriti tra i Regi, e tuttavia le perdite di questi +sarebbero state molto minori se non avessero ricevuta la scarica garibaldina +a brevissima distanza e quasi a bruciapelo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note237"> +<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>.  </span>Allude a questo fatto. Il colonnello Pallavicini aveva inviato a +parlamentare col Generale un suo ufficiale di Stato Maggiore. Questi però +essendosi presentato armato senza farsi precedere da un trombetta o da +un segnale qualsiasi, e di più avendo brutalmente intimato al Generale +la resa a discrezione, l’atterrato ma ancor fiero Capitano era scoppiato +in queste indignate parole: «Faccio la guerra da trent’anni e ne conosco +meglio di voi le leggi. Non è così che si presentano i parlamentari. +Disarmatelo.» E gli fu infatti tolta la spada, che gli venne però +poco dopo restituita. Allora lo stesso generale Garibaldi chiese di vedere +il Pallavicini, il quale s’affrettò a lui, ma in atteggiamento ben +diverso del suo parlamentario. Si presentò al grande sconfitto in atto +riverente col cappello in mano, gli s’inginocchiò dappresso e gli disse, +con cortese accento: «Aver l’ordine d’intimargli la resa a discrezione, +ma attendere che esprimesse i suoi desiderii.» Al che il Generale avendo +chiesto che fosse concesso ai disertori dell’esercito regolare di mettersi +in salvo, e per sè di essere imbarcato cogli ufficiali che in quel momento +l’attorniavano, su una nave inglese, il colonnello rispose: che ai disertori +avrebbe concesso quarantotto ore, e quanto alla seconda domanda ne +avrebbe interpellato i suoi capi, non avendo egli autorità di assentirvi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note238"> +<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>.  </span>Circa al trasporto vanno aggiunti questi particolari. Nella notte, +fu trasportato nella cascina dei Forestali della Marchesina. All’alba vegnente, +fatta con rami e frasche una barella (la migliore, dice Garibaldi +stesso, di quante s’adoperassero <i>negli ulteriori suoi trasporti</i>), fu trasportato +sulle braccia de’ suoi fedeli, che gareggiavano a darsi la muta fino +alla marina di Scilla, dove il <i>Duca di Genova</i> lo attendeva per tradurlo +alla Spezia. Quando il Generale vide la nave e ne seppe l’uso, rampognò +sdegnato il colonnello Pallavicini che avesse mancato alle sue parole; +ma il Pallavicini potè giustamente rispondergli «avergli soltanto promesso +di esporre la di lui domanda al Governo, e a questo non aver mancato; +il Governo aver risposto rifiutandola e ordinando che il prigioniero +fosse tradotto alla Spezia; suo dovere di soldato ubbidire.» +</p> + +<p> +L’ultima e forse più penosa scena della tragica catastrofe fu quella +di cui fu infelice protagonista il generale Cialdini. Nel punto in cui il ferito +d’Aspromonte tragittava dalla spiaggia al mare, dal cassero d’una nave +vicina, eretto di tutta la persona, nella posa d’un trionfatore, stava a +contemplarlo il generale Cialdini. A che quella mostra, per lo meno +superflua? Voleva egli, il non invidiabile vincitore, passare a rassegna +quel lacero stuolo di prigionieri? Non era cura da lui. Bearsi della vista +del vinto nemico? Era indegno. Ostentare impersonata in lui la maestà +della legge vendicatrice e vendicata? Era superbo e crudele insieme. +</p> + +<p> +Quanto è più grande, in questo caso, il vinto che passa non vedendo +o non curando l’oltraggio, e nelle sue più intime <i>Memorie</i> non ricordandolo +nemmeno! Ma egli poteva perdonare; non lo seppero i suoi compagni, i +quali, notata la bravata del Generalissimo regio, gli inviarono, saluto e disfida +insieme, il grido di <i>Roma o morte</i>, che gli fu forza ascoltare in silenzio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note239"> +<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>.  </span>Ecco la lettera del Console e la risposta del Generale: +</p> + +<p class="center"> +«<i>Al Generale Garibaldi</i>, Spezia (Italia). +</p> + +<p class="indr"> +»Vienna, 1º settembre 1862. +</p> + +<p class="indl"> +»Generale, +</p> + +<p> +»Essendovi riuscito impossibile il compiere per ora la grand’opera +patriottica che avevate intrapreso nell’interesse della vostra patria diletta, +mi prendo la libertà d’indirizzarvi la presente per sapere se non entrasse +nei vostri disegni di offrirci il vostro valoroso braccio nella lotta che sosteniamo +per la libertà e unità della nostra gran repubblica. +</p> + +<p> +»Il combattimento che sosteniamo non interessa noi soli, ma interessa +tutto il mondo civile. +</p> + +<p> +»La gloria e l’entusiasmo con cui sareste accolto nella nostra patria, +ove avete passata una parte della vostra vita, sarebbero immensi, e la vostra +missione che sarebbe quella d’indurre i nostri bravi soldati a combattere +per lo stesso principio al quale avete consacrato nobilmente tutta la +vostra esistenza, sarebbe pienamente conforme alle vostre intenzioni. +</p> + +<p> +»Mi stimerei fortunatissimo, o Generale, se potessi ricevere da voi +una risposta. +</p> + +<p> +»Ho l’onore di essere, ec. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Canisius</span><br> +»Console degli Stati-Uniti d’America.» +</p> + +<p class="ast">* * *</p> + +<p class="center"> +«<i>Al signor Teodoro Canisius</i>, ec. +</p> + +<p class="indr"> +»Varignano, 14 settembre 1862. +</p> + +<p class="indl"> +»Signore, +</p> + +<p> +»Io sono prigioniero e pericolosamente ferito: per conseguenza m’è +impossibile di disporre di me stesso. Tuttavia credo che, se io sarò restituito +alla libertà e se le mie ferite guariranno, sarà giunta l’occasione favorevole +nella quale potrò soddisfare il mio desiderio di servire la Gran Repubblica +Americana, di cui io sono cittadino, e che oggi combatte per la +libertà universale. +</p> + +<p> +»Ho l’onore, ec. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note240"> +<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>.  </span><i>Patrie</i> del 17 settembre 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note241"> +<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>.  </span>Diversa era l’opinione di Massimo d’Azeglio. Ancora due anni dopo +Aspromonte scriveva ad Antonio Panizzi: «Dopo Aspromonte (Rattazzi +ministro) mi fecero l’onore di chiamarmi con altri al Consiglio dei ministri, +che doveva decidere la sorte di Garibaldi. Io dissi: <i>Sottoporlo ad +un giudizio come ogni cittadino. E dopo la condanna, grazia del Re immediata</i>. +Ma siccome nelle tasche della camicia rossa doveva essere rimasto +un certo pezzo di carta, ec. ec., si pensò meglio di dargli l’amnistia, +ch’egli rifiutò, dicendo che aveva fatto quel che doveva, ec. ec., e +così finì,» — Vedi <i>Lettere ad Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici +italiani</i>. Firenze, G. Barbèra, 1880, pag. 480.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note242"> +<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>.  </span>Frase infelicissima, ma testuale, della <i>Relazione</i> del ministro Rattazzi +al Re. Come la clemenza regia si potesse far dipendere dal beneplacito della +Francia spieghi chi può!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note243"> +<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>.  </span>Decreto del 5 ottobre 1862.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note244"> +<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>.  </span>Visitarono e curarono il Generale, il dottor Partridge di Londra, +Nélaton di Parigi, e fra i medici e chirurghi italiani: Porta, Bertani, +Cipriani, Zannetti, Tommasi, Albanese, Prandina, Ripari, Basile.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note245"> +<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>.  </span>Testuale. Io narrai questo ed altri episodii della malattia del Generale +al Varignano in una lettera al <i>Movimento</i>, in data del 14 ottobre, +e riprodotta poi da altri giornali.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note246"> +<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>.  </span>Era rimasto a Caprera chirurgo ordinario del Generale il dottor +Basile. Altri medici suoi amici non tralasciarono di visitarlo assiduamente, +e primo fra tutti il dottor Enrico Albanese, tanto valente chirurgo +quanto prode soldato e generosissimo amico. Egli in data del 23 gennaio +scriveva della salute del Generale in questi termini: +</p> + +<p> +«Il Generale va meglio, e già son sei giorni che, coll’aiuto delle +gruccie, cammina qualche poco per la stanza; la ferita non è ancora +risanata, ma il pus diminuisce sempre, ed io ho fede che fra due mesi, +al maximum, sarà completamente guarito. La fasciatura inamidata, ultimamente +applicata, agisce potentemente a migliorare le condizioni locali. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Enrico Albanese</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note247"> +<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>.  </span>Nel 1862 era stata ordinata la leva generale in tutto l’impero, +ma per la Polonia prescritto che fossero esenti dal reclutamento i contadini +ed i grandi proprietari rurali, sicchè la legge veniva a cadere soltanto +sugli abitanti della città, quanto a dire sulla popolazione più colta +e civile. La commozione suscitata dall’iniquo privilegio fu grandissima +in tutta la Polonia. Il marchese Wielopolski, governatore di Varsavia, +per recidere fin da principio i nervi alla rivolta, deliberò che tutti i designati +al reclutamento fossero presi in una notte, e, dove essi mancassero, +arrestati in loro vece i fratelli, i parenti, gli amici. A quest’atto +di caccia selvaggia i Polacchi non ressero più, e nella notte del 18 gennaio +il Comitato nazionale di Varsavia bandì la insurrezione.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note248"> +<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>.  </span>V. il <i>Diritto</i> del 6 marzo 1863.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note249"> +<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>.  </span>Manifesto ai <i>Popoli dell’Europa</i> in data di Caprera 15 febbraio +1863, pubblicato dal <i>Diritto</i> del 21 febbraio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note250"> +<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>.  </span>Manifesto al popolo inglese da Caprera, 4 febbraio 1863, pubblicato +dal <i>Movimento</i> di Genova.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note251"> +<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>.  </span>Manifesto all’Emigrazione polacca da Caprera, 5 febbraio 1863, +pubblicato dal <i>Diritto</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note252"> +<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>.  </span>Vedi l’indirizzo da Caprera <i>ai prodi dell’esercito russo</i>, pubblicato +dal <i>Diritto</i> e riprodotto nel <i>Pungolo</i> di Milano del 7 marzo 1863.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note253"> +<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>.  </span>La lettera del Langievicz a Garibaldi fu pubblicata da parecchi +giornali e tra gli altri dalla <i>France</i>. La troviamo ricordata anche nell’opera: +<i>Fatti della Polonia dal 1863 in poi</i>, Venezia 1863, pag. 161.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note254"> +<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>.  </span>Rammentiamo con uguale rimpianto il prode toscano Stanislao +Bechi, fucilato dai Russi a Wloclaweck, la mattina del 17 dicembre 1863.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note255"> +<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>.  </span>Crediamo il generale Wisoky e il signor Charnewsky.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note256"> +<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>.  </span>Ciò si legge nel citato opuscolo su <i>Garibaldi</i> del Maggiore Bideschini, +pag. 35. Il piroscafo giunto a Genova fu staggito dalla polizia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note257"> +<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>.  </span>Si allude alle molte trame di insurrezioni, di spedizioni, di sbarchi +orditi a Londra dall’infaticabile genio rivoluzionario di Giuseppe Mazzini, +che era riuscito in tra il finire del 1863 e il cominciare del 1864 +ad avvolgere ne’ suoi disegni d’insurrezione in Transilvania e Gallizia +non solo il generale Garibaldi e il generale Klapka, ma per qualche +tempo lo stesso re Vittorio Emanuele, che di congiurare un po’ a insaputa +de’ suoi ministri s’era sempre compiaciuto. — Vedi fra gli altri +<i>Politica segreta italiana</i> (1863-70). Torino, Roux e Favale, 1880: specie +il cap. II e III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note258"> +<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>.  </span>Citeremo i nomi dei principali, come in parte li ricordiamo noi +stessi e in parte li troviamo scritti nei giornali inglesi. E primo di tutti +il signor John Richardson, notabile nel ceto dei commercianti, capo del +Comitato delle dimostrazioni garibaldine nel 1862 ed ora presidente dello +stesso Comitato per ricevere Garibaldi in Inghilterra. Indi il signor Peter +Steward, ricco banchiere; il signor Andrews, membro del Consiglio della +<i>Peninsular and Oriental Company</i>; il signor Roberto Taylor, proprietario +di Glascow; il signor Cowen, industriale di Newcastle; i signori Seely, +Ashley, Kinnaird, Peter Taylor, membri del Parlamento; Lord Shaftesbury +e Lord Sutherland, membri della Camera dei Lordi; il signor Stansfeld, +già segretario di Stato nel Gabinetto Palmerston; il signor Chambers, +tenente colonnello dei <i>Rifles Volunteers</i>; il prof. Balley, l’avv. Edmondo +Beales; indi la signora Sara Nathan, la signora Stansfeld, la signora Wight, +la signora Ashurth, la signora Schwabe; infine tutta la Colonia italiana, +di cui eran principali Panizzi, direttore del <i>British Museum</i>; l’ottico +Negretti; i maestri di musica Campana e Arditi; i signori Costa, Semenza, +Vivanti, Serena, Fabbricotti ed altri.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note259"> +<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>.  </span>«He know the General would never lift a finger to disturb the +England,» frase d’un libro recente su Garibaldi uscito in Inghilterra: +<i>The Life of Giuseppe Garibaldi</i>, by <span class="smcap">J. Theodore Bent</span>, B. A. Oxon. Londra, +Longmans, Green and Co. 1881, pag. 219; libro del resto compilato +sopra notizie inesattissime, di cui non si veggono nè i documenti nè le +fonti, e che soltanto in questa parte del viaggio d’Inghilterra può prestare +qualche lume e qualche sussidio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note260"> +<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>.  </span>Il <i>Daily Telegraph</i>, amico a quei giorni del Gabinetto Palmerston, +scriveva così: +</p> + +<p> +«Tutte le voci corse sulla completa guarigione di Garibaldi erano +quasi interamente false. La ferita ricevuta al piede fa pochi progressi +verso la guarigione, se pure ne ha fatti. Alcuni sintomi poterono essere +attenuati dal sollievo derivato dall’estrazione di una parte dell’osso fratturato. +Ma la ferita in sè non è guarita. La spossatezza, ancor più che +il male, ha grandemente influito sulla salute del Generale, e malgrado il +vigore della sua costituzione che non ha cessato di manifestarsi nella +potenza della sua voce, nella vivacità del suo spirito, nell’energia del suo +patriottismo, che è in lui un’affezione personale ed appassionata, egli è +tuttora in uno stato di notevole debolezza. Sorse dunque naturalmente +l’idea che il mutamento di clima potesse avere un effetto benefico sulla +sua salute e contribuire a produrre la guarigione così a lungo ritardata. +</p> + +<p> +»Si opinò eziandio che a Londra Garibaldi troverebbe cure mediche +tali da farlo guarire perfettamente. Pertanto il Generale accettò il privato +invito di venire in Inghilterra. +</p> + +<p> +»Egli sbarcherà a Brook nell’isola di Wight, ove passerà un mese.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note261"> +<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>.  </span>Io dimoravo allora a Caprera presso il Generale prestandogli per +preghiera sua e d’amici l’ufficio di segretario; onde ero in grado di +seguire giorno per giorno le vicende di quel progetto di viaggio e per +la confidenza di cui il Generale mi onorava, di conoscere su quell’argomento +i suoi più intimi pensieri. La signora Chambers invece, credendomi +avverso al progetto, diffidava di me e non me ne parlava affatto. La +buona signora s’ingannava; certo a me premeva che il Generale non +s’impegnasse in un intrigo di partiti stranieri e fosse vittima o strumento +degli interessi o delle vanità di chicchessia; ma se il viaggio +poteva farsi con tutte quelle condizioni che a me parevano necessarie +a salvare con la dignità del Generale quella d’Italia, io lo desiderava +quant’altri mai. Tutta la mia opposizione consisteva dunque nel consigliare +il Generale ad andar cauto; ad informarsi bene chi fossero le +persone che lo invitavano e quale mandato avessero, e quale credito godessero; +e soprattutto quali fossero gl’intendimenti del Governo inglese, +che sino allora almeno, erano rimasti incerti. Non appena però giunse +a Caprera la lettera del signor Thornton Hunt, il Generale me ne +parlò subito; e come io m’arrischiai ad esprimergli il desiderio di vederla, +egli se la fece dare dalla signora Chambers, e il giorno dopo +me la mostrò. Ora avendola io letta e riletta, anzi analizzata col Generale +stesso, giacchè mi pareva che essa contenesse molte frasi ambigue, +così ho potuto ritenerne nella mente i principali concetti, e, senza +tema d’errare, riprodurli. Ne discussi anzi colla signora Chambers, la +quale ormai saputomi partecipe d’ogni segreto, temendo forse di far +peggio continuando a trattarmi ostilmente, cominciò prima a farmi vedere +quella famosa lettera di cui ella magnificava più del giusto la importanza; +poi a farmi via via molte confidenze, le quali non contenevano +certo che una piccola dose di verità; ma tutta quella verità che una +accorta diplomatica sua pari, era in dovere di confidare ad un occulto +ed astuto rivale della mia forza!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note262"> +<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>.  </span>Per non dire d’altri, lo scrittore di queste pagine.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note263"> +<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>.  </span>Parrà strano certamente e bisognevole di qualche spiegazione che +un bastimento d’una Compagnia postale potesse, senza legittima causa e +per servigio d’un privato, deviare dalla sua rotta, venendo meno manifestamente +ai propri doveri ed ai propri statuti. Ma dovunque compaia +Garibaldi, alle violazioni delle norme comuni bisogna essere preparati. +Eccone però la spiegazione. Fra i più caldi amici e zelanti fautori del +viaggio v’era pure, come già s’è detto, un certo signor Andrews, ricco +commerciante, <i>Mayor</i> di Londra nel 1848, e della <i>Peninsular and Oriental +Company</i> forte ed influentissimo socio. Ora, essendosi questo signor Andrews +tolto l’assunto di fornire al Generale i mezzi di trasporto, potè +anche ottenere dalla sua Compagnia di navigazione una concessione che +altri certamente non avrebbe potuto. E la concessione fu questa: che +uno dei bastimenti della <i>Peninsulare</i> incaricati della valigia postale tra +Marsiglia, Genova e Malta appoggiasse per poche ore a Caprera e vi +imbarcasse il Generale. +</p> + +<p> +Siccome però quella deviazione sarebbe parsa una troppo flagrante +violazione degli statuti, della quale avrebbero potuto essere chiamati a +rispondere anche i governi delegati alla sorveglianza di quella Società, +così fu pensato e adoperato quest’espediente. A Marsiglia c’era un +vecchio vapore in riparazione, la <i>Valletta</i>; faccia essa il viaggio; appoggi +al momento opportuno nelle acque della Maddalena; e se alcuno gli fa +carico dello sviamento dia per scusa lo stato mal sicuro del bastimento, +e la necessità di nuove riparazioni. Così fu escogitato, combinato, eseguito; +così avvenne che un vapore postale della più grande Compagnia +di navigazione di quell’anno abbandonasse la propria rotta e facesse +aspettare per più di sei ore la <i>Valigia delle Indie</i>, per fare il comodo +di Giuseppe Garibaldi e de’ suoi amici.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note264"> +<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>.  </span>Il braccio orientale del Canale di Southampton.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note265"> +<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>.  </span>In conferma delle sue intenzioni, Garibaldi lasciò al signor Negretti +un biglietto, nel quale diceva che «non desiderava d’avere dimostrazioni +politiche, e soprattutto non eccitare tumulti.» Questo biglietto +fu subito pubblicato nei giornali.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note266"> +<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>.  </span>Fu da tutti notato che il signor Seely, sbarcato a Cowes, in luogo +di far tenere a Garibaldi la strada comune che passa per Newport ed +altri luoghi popolosi dell’Isola, lo fece poi passare per strade traverse +con gran delusione di quelle popolazioni che attendevano al passaggio +l’eroe, ansiose esse pure di vederlo. Ma il signor Seely diede per ragione, +di evitare al Generale altre dimostrazioni che l’avrebbero stancato +e forse nociuto alla sua salute. Ognuno intende però che tutte quelle cure +non erano che un eccesso di zelo del bravo gentiluomo. Del rimanente +il giuoco del signor Seely e soci era già scoperto; infatti nella stessa +mattina del 3 aprile un signor Walk tenne a Southampton un <i>meeting</i> di +operai per protestare contro coloro che volevano monopolizzare Garibaldi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note267"> +<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>.  </span>Restituendo la visita al Tennyson, questi gli chiese e ottenne che +il Generale piantasse nel ricco giardino del poeta una <i>Wellingtonia gigantea</i>, +maniera di cortesia che gl’Inglesi tengono di grande importanza +e per chi la fa e per chi la riceve. Se non che pochi giorni dopo la +<i>Wellingtonia</i> fu trovata ignuda di quasi tutte le sue fronde, e cercandosi +la cagione del sacrilegio, si seppe che taluni idolatri l’avevano così spogliata +per possedere, in alcune di quelle foglie, un ricordo di cosa toccata +da Garibaldi. I feticismi non sono soltanto de’ popoli barbari.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note268"> +<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>.  </span>Nello stesso giorno il Generale, togliendosi a tutte le feste, andava +a visitare la signora White, sua amica ed ospite fin dal 1854, +e madre della signora Jessie White Mario.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note269"> +<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>.  </span>L’ordine della processione era il seguente: — Le bande a capo +della processione — La società dei calzolai — Dieci <i>marescialli</i> con bandiere +recanti il motto «Ben venuto Garibaldi» — I membri dei Comitati +riuniti a piedi — Dieci carrozze di visitatori — La società di temperanza — Cinque +<i>marescialli</i> con bandiere col motto «L’Eroe d’Italia» — Le +società di commercio con la loro banda — Le minori società amiche +(<i>Friendly Societies</i>) — Le carrozze della società dei <i>Foresters</i> — La banda +degli <i>Old Fellows</i> — Cinque <i>marescialli</i> con bandiere «Il primo patriotta» — Dieci +carrozze — La loggia di Memfi dei Frammassoni — Venti <i>marescialli</i> — Le +carrozze della stampa — Venti <i>marescialli</i> — Bandiere «L’uomo +del popolo» — La carrozza del signor Plesmal — La carrozza del signor +Giorgio Moore (tesoriere) — La carrozza del dottor Massey — Il Comitato +esecutivo — La carrozza del signor Chinery — Quella del signor Nicholas — Quella +del signor Richardson — Le carrozze della nazionalità +ungherese — Quelle della nazionalità polacca e della nazionalità italiana — La +banda italiana — La carrozza del generale Garibaldi, col quale sedevano +il signor Seely ed il signor Negretti, circondata da un corpo di +<i>marescialli</i> delle Corporazioni e da un manipolo della legione Garibaldi — Le +carrozze dei figli di Garibaldi, con la signora Seely — I segretari — Il +seguito — Il Comitato degli operai, a piedi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note270"> +<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>.  </span>C’era in un palco l’ammiraglio Mundy, quel medesimo che comandava +la squadra inglese in Sicilia nel 1860; non appena il generale +lo vide si levò per andarlo a visitare; l’atto cortese, notato dal pubblico, +fu salutato da un vivissimo applauso.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note271"> +<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>.  </span>La casa di Lord Palmerston in Londra era a 94 Piccadilly.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note272"> +<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>.  </span>Assistevano al banchetto il russo Ogareff, il tedesco Blind, gl’inglesi +Ashurt e Taylor; gl’italiani Aurelio Saffi, Antonio Mordini e Giuseppe +Guerzoni.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note273"> +<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>.  </span>Diamo qui interi i brindisi pronunziati dai due celebri patriotti. +</p> + +<p> +Mazzini pronunziò il seguente: +</p> + +<p> +«Mon <i>toast</i> comprendra tout ce que nous aimons et tout ce pour +quoi nous combattons: +</p> + +<p> +»A la liberté des peuples! +</p> + +<p> +»A l’association des peuples! +</p> + +<p> +»A l’homme, qui, par ses actions, est l’incarnation vivante de ces +grandes idées! +</p> + +<p> +»A Joseph Garibaldi! +</p> + +<p> +»À la pauvre, sainte, héroïque Pologne, qui depuis plus d’une année +combat en silence et meurt pour la liberté! +</p> + +<p> +»A la nouvelle Russie, qui, sous la devise <i>terre et liberté</i>, tendra dans +un jour rapproché, une main de sœur à la Pologne pour la défense de la +liberté et de l’indépendance et effacera le souvenir de la Russie des Tzars! +</p> + +<p> +»Aux Russes, qui, notre ami Herzen en tête, ont le plus travaillé +à l’éclosion de la nouvelle Russie! +</p> + +<p> +»À la religion du devoir qui nous fera lutter jusqu’à la mort pour +que toutes ces choses s’accomplissent!» +</p> + +<p> +Garibaldi rispose: +</p> + +<p> +«Je vais faire une déclaration que j’aurais dû faire depuis longtemps; +il y a ici un homme qui a rendu les plus grands services à mon +pays et à la cause de la liberté. Quand j’étais jeune et que je n’avais +que des aspirations, j’ai cherché un homme qui pût me conseiller et +guider mes jeunes années; je l’ai cherché comme l’homme qui a soif et +cherche l’eau. Cet homme je l’ai trouvé; lui seul a conservé le feu sacré, +lui seul veillait quand tout le monde dormait. Il est toujours resté +mon ami, plein d’amour pour son pays, plein de dévouement pour la +cause de la liberté. +</p> + +<p> +»Cet homme c’est mon ami Joseph Mazzini. +</p> + +<p> +»A mon maître!» +</p> + +<p> +Dopo una breve pausa proseguì: +</p> + +<p> +«À la Pologne, la patrie des martyrs, au pays qui se dévoue à la +mort pour l’indépendance, au pays qui donne un sublime exemple aux +autres peuples! +</p> + +<p> +»À la jeune Russie, au nouveau peuple, qui une fois libre et maître +de la Russie du Tzar, est appelé à jouer un grand rôle dans les destinées +de l’Europe! +</p> + +<p> +»A l’Angleterre, ce grand pays de la liberté qui nous donne l’hospitalité, +à qui nous devons le bonheur de nous trouver réunis!» — Vedi +<i>Politica segreta italiana</i> (1863-1870), Torino, Roux e Favale, 1880, pagine +145-146.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note274"> +<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>.  </span>Quella de’ Danesi fra le altre.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note275"> +<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>.  </span>Menotti, tagliato fuori dalla calca, non aveva potuto penetrare in +Guild-Hall.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note276"> +<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>.  </span>Erano venuti d’Italia il colonnello Chiassi, il colonnello Missori, +il deputato Mordini ed altri.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note277"> +<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>.  </span>Tornata del 19 aprile 1864.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note278"> +<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>.  </span>Nel citato libro la <i>Politica segreta italiana</i>, a proposito delle cagioni +che il governo aveva di desiderare l’allontanamento di Garibaldi, +si leggono a pag. 164-65 queste parole: +</p> + +<p> +«Il governo italiano aveva mandato presso quello inglese un agente +segreto, il quale aveva fra altri il mandato di tentare che l’Inghilterra +come espressione concreta di quella simpatia che dimostrava all’Italia +negli omaggi resi a Garibaldi si decidesse a cedere al nuovo +regno l’isola di Malta, come aveva ceduto alla Grecia le isole Ionie, la +quale idea era stata comunicata e non aveva dispiaciuto alle Tuilerie.... +Ciò fece che il gabinetto di San Giacomo desiderasse più vivamente anch’egli +che il soggiorno di Garibaldi venisse abbreviato, e che non avesse +luogo il viaggio nelle provincie, dove accrescendosi con incalcolabili proporzioni +l’entusiasmo popolare esso temeva che gettata in campo la proposta +della cessione di quell’isola, la pubblica opinione eccitata lo costringesse +ad acconsentire.» +</p> + +<p> +Ora è questa una delle tante fiabe onde codesto libro è infarcito. +A noi consta in modo incontrovertibile che in tutto questo racconto +<i>non c’è parola di vero</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note279"> +<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>.  </span>Riproduciamo per brevità soltanto le due ultime lettere del 18 aprile. +Della prima del 17, scritta in forma privata al Duca di Sutherland, abbiamo +riassunto fedelmente il senso. +</p> + +<p class="indr"> +«13 aprile. +</p> + +<p class="indl"> +»Milord Duca, +</p> + +<p> +»Confermando la mia lettera di ieri, ho l’onore di parteciparvi il +risultato d’un colloquio avuto questa mane col generale Garibaldi. Egli +ammette di sentirsi stanco e di non essere nelle stesse disposizioni fisiche +come al suo giungere dall’isola di Wight. +</p> + +<p> +»Mi ha parlato delle emozioni e dello strepito che lo circondano, +formando un forte contrasto cogli usi abituali della sua vita. Quando +parlava, osservai in lui una stanchezza mentale, forse più pronunciata +della fisica debolezza. +</p> + +<p> +»Non potrei asserire essere impossibile lo adempiere agli impegni +assunti, ma non esito a dirlo pericoloso. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">W. Fergusson.</span> +</p> + +<p class="indl"> +»<i>A. S. G.</i><br> +»<i>il Duca di Sutherland</i>.» +</p> + +<p class="ast">* * *</p> + +<p class="indr"> +«18 aprile. +</p> + +<p class="indl"> +»Mio caro Seely, +</p> + +<p> +»Leggo nei giornali che il Generale impegnossi a viaggi in tutte +le direzioni. L’impresa è ardua e non v’ha uomo dell’arte che non la +riconoscerebbe piena di pericoli. Ho scritto in proposito al Duca di Sutherland, +e credo mio debito consigliare anche voi e tutti i suoi amici +d’Inghilterra di suggerir un mezzo qualsiasi per distoglierlo dalle imprudenti +emozioni delle sue visite progettate. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">W. Fergusson.</span> +</p> + +<p class="indl"> +»<i>Al signor Carlo Seely.</i>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note280"> +<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>.  </span>Fra quei due o tre amici c’era anche, in un angolo della sala, +l’Autore di questo libro. Io vedeva da parecchi giorni quello che si tramava, +ed ero deciso ad averne, come suol dirsi, il cuor netto. E ciò non +perchè m’importasse che Garibaldi abbreviasse o no il suo viaggio; fallito +anzi lo scopo politico pel quale l’avea intrapreso, non vedevo più +ragione di prolungarlo; ma solo perchè stimavo mio preciso dovere per +l’ufficio di fiducia che il Generale m’aveva commesso di vegliare attentamente +a tutto ciò che si ordiva intorno a lui, e d’impedire, per quanto +era in me, ch’egli fosse vittima d’un intrigo. Saputo pertanto delle progettate +riunioni, mi preparai alcuni minuti prima nel salotto del Generale +ben risoluto a non muovermi di là se il Generale stesso non me lo ordinava. +Ma come il Generale mi parve piuttosto contento che io restassi, +così non ostante il visibile dispetto che la mia importuna presenza cagionava +ai congregati, restai, fermo come una sentinella, e potei quindi +udire dal principio alla fine tutto il dialogo di quella sera memoranda. +Il qual dialogo ho riprodotto con tutta la maggior fedeltà che mi fu concessa, +certissimo d’averne serbate nella memoria le parole più salienti, +e in ogni caso il senso e l’andamento.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note281"> +<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>.  </span>Chi confronti la mia versione colle dichiarazioni del signor Gladstone +ai Comuni (seduta del 21 aprile) e del signor Seely al <i>meeting</i> del +<i>London Tavern</i> (la sera del 20) vedrà che le differenze sono quanto +alla sostanza insignificanti. Il solo particolare dimenticato da quei due +signori furono le parole «partirò domani,» ma io tanto quelle parole, +come l’alzata impetuosa dalla sedia che le precedette, le vedo e le odo +come se accadessero ora, e le riaffermo qui in tutta la loro pienezza. +Aggiungo anzi che quelle parole caratteristiche si leggono tra le linee +del discorso del signor Seely e non è mestieri di grande acume per comprendere +com’egli avesse interesse ad attenuarne il senso. +</p> + +<p> +Il signor Seely al <i>London Tavern</i> disse «che Garibaldi avendo promesso +di visitare più di trenta città, i suoi amici credevano che la promessa +non potrebbe essere tenuta senza pregiudizio della sua salute. Per +conseguenza, domenica a sera, il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, +il generale Eber, il colonnello Peard, il signor Gladstone, il signor +Negretti ed egli stesso si riunirono a Stafford-House onde considerare +se non fosse espediente di limitare le visite del Generale a sei od otto +delle principali città del regno. Il Generale replicò essergli impossibile +tirare una linea di separazione, e che <i>preferirebbe abbandonare addirittura +l’Inghilterra</i>. +</p> + +<p> +»Quella stessa mattina (la mattina in cui il Seely parlava, cioè +il 20 aprile) il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, Saffi, il generale +Eber, il colonnello Peard, Negretti e il signor Stansfeld avevano +tentato far cambiare il Generale d’avviso, ma indarno.» +</p> + +<p> +Ora ognuno intende che tra le parole «abbandonare addirittura +l’Inghilterra» e il «partirò domani» non c’è altra differenza che di +forma; e basta poi il fatto riaccertato dallo stesso signor Seely che la +mattina dopo il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, ec. ec. tentarono +far cambiare d’avviso al Generale (cioè di non partire subito) +per confermare in ogni parte la nostra testimonianza. +</p> + +<p> +Ed ora ecco le parole dette dal signor Gladstone ai Comuni: +</p> + +<p> +«Sono tenuto al mio onorevole amico d’avermi mosso questa domanda +per ciò che riguarda me stesso. Il fatto ch’egli ha accennato +tiene molto commosso il popolo inglese, il quale da niente più rifugge +che dal mistero e segreto in simili cose. Or ecco quel che veramente è +avvenuto, e che ha fatto narrare diceríe false ed assurde. Il Duca di +Sutherland mi fece sapere, sabato passato, che egli ed altri amici del +Generale avevano concepito forti timori rispetto alla sua salute, e che +un insigne medico, il signor Fergusson, pensava che s’egli avesse messo +in effetto il disegnato giro per le provincie avrebbe assai patito. +</p> + +<p> +»Il Duca di Sutherland m’invitò ad andare da lui, quella sera, per +consigliarci insieme intorno al da farsi. +</p> + +<p> +»Io, pensando che il Duca aveva molti titoli di gratitudine per quello +che ha fatto pel governo, andai, com’ero stato invitato, e trovai che i +timori erano giusti, tanto più che il Generale aveva accettato quasi cinquanta +inviti di città vicine, e l’elenco ogni dì cresceva rapidamente. +Il signor Fergusson chiaramente disse non poter il Generale sopportare +le fatiche di tanti viaggi e dimostrazioni. Venuti dunque a consiglio il +Duca, il colonnello Peard, il generale Eber e due o tre amici del Generale, +si trovò esser nostro dovere consigliarlo a restringere il numero +delle sue promesse, e determinasse bene prima di lasciar Londra. +</p> + +<p> +»Questo fu fatto conoscere da due amici particolari al Generale, e +quindi fui io richiesto di parlare a lui medesimo. Così allora m’avventurai +a mostrargli quello che ognuno doveva vedere, come l’andar incontro +a tante fatiche non potesse essere che a danno della sua salute. Aggiunsi +ancora che mi pareva che le magnifiche accoglienze avute in questa metropoli, +che sono certamente uno dei più memorabili avvenimenti dei +nostri tempi, potevano perdere un poco della loro dignità e bellezza, se +fossero state ripetute ogni giorno in tanti luoghi diversi. Queste furono +le cose che io dissi al Generale, nè mai dissi che era meglio partire, +ma solamente di tenere entro a certi limiti le sue promesse. +</p> + +<p> +»Il Generale m’ascoltò con molta pazienza, indi mi rispose che +v’era gran verità in quel che io gli avevo esposto, ma parergli che sarebbe +assai difficile distinguere fra i desiderii e le domande d’una e +d’altra città; che egli pensava che il fine della sua venuta in Inghilterra +era conseguito, essendovi egli venuto, non per avere quegli onori, +di cui egli era ricolmo, ma per ringraziare il governo ed il popolo inglese +per quello che avevano fatto a pro della sua patria. Disse che egli +credeva che, visitando Londra, aveva visitata tutta la nazione; che le +promesse fatte erano tutte sotto condizione, e non si teneva più obbligato, +quando forti cagioni l’impedissero, di adempierle. Soggiunse sperare +di poter in altro tempo, ma senza cerimonie di gran pubblicità, tornare +in Inghilterra, e allora potrebbe vedere molti più amici che non +aveva ora fatto. Questo egli disse, nè pensò mai che vi fosse alcuna +cagione politica, nè sospettò certo, come altri ha fatto, che qualche potentato +straniero fosse mescolato in questa pratica. +</p> + +<p> +»Quanto all’Imperatore dei Francesi e al suo governo, il nobile Lord +in questa Camera ha già detto assai chiaramente ch’egli non vi ha nulla +a che fare. Ma molte volte avviene che una piccola verità è sorgente di molti +errori; e in questo caso l’essere io stato chiamato per dare un consiglio, +richiesto dal bene e dalla salute del Generale, ha fatto credere cose +che sono al tutto senza parte alcuna di vero.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note282"> +<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>.  </span>In questo terzo colloquio della mattina del 19, v’erano il Duca +di Sutherland, il signor Eber, il signor Peard, il signor Negretti e forse +altri, ma nè Lord Shaftesbury, nè il signor Gladstone, nè il signor Seely, +nè il dottor Fergusson vi erano.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note283"> +<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>.  </span>Il dottor Basile, in una lettera al <i>Sun</i> del 19 aprile, diceva: +</p> + +<p> +«Come medico ordinario del Generale, mi credo in obbligo d’affermare +trovarsi la sua salute nel più soddisfacente stato e la ferita del +piede cicatrizzata da vari mesi, non aver più bisogno di cure chirurgiche.... +Sono dunque fermamente convinto che il Generale possa intraprendere +il progettato viaggio senza pericolo.» +</p> + +<p> +Il Basile diceva la verità; ma non saprei affermare che egli fosse +stato autorizzato dal Generale a dirla, e molto più a scrivere questa lettera. +</p> + +<p> +Il dottor Partridge nel Times del 20 pubblicava un’attestazione quasi +consimile a quella del dottor Basile.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note284"> +<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>.  </span>Il <i>Sun</i>, il <i>Morning Star</i>, l’<i>Evening Standard</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note285"> +<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>.  </span>Vedi Tornate della Camera dei Lordi del 18 aprile 1864, e dei +Comuni 19 e 21 aprile.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note286"> +<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>.  </span>Ecco la testuale risposta di Garibaldi: +</p> + +<p> +«Sono profondamente grato al popolo inglese degli onori che mi ha +resi, ma di cui mi considero indegno. Le accoglienze che ho ricevute da +ogni classe di persone sono state tali che non le scorderò giammai. +</p> + +<p> +»Desidero ardentemente di visitare i miei vecchi amici di Newcastle +e del Nord. Considererò se posso cambiare di determinazione dopo la +promessa data e farò conoscere la mia risoluzione al mio amico signor +Beales.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note287"> +<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>.  </span>Ecco la lettera testuale: +</p> + +<p class="indl"> +«Cari amici, +</p> + +<p> +»Accettate i ringraziamenti del mio cuore per la vostra simpatia +e pel vostro affetto. Sarò felice se potrò rivedervi in circostanze migliori e +quando potrò godere con tutto agio della ospitalità del vostro nobile paese. +Pel momento io sono obbligato di lasciar l’Inghilterra. Ancora una volta, +la mia gratitudine sarà sempre viva per voi. +</p> + +<p class="indl"> +»21 aprile. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note288"> +<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>.  </span>Ecco la lettera: +</p> + +<p> +«Rivolgo le più vive grazie del mio cuore e i sentimenti di gratitudine +alla nazione e al governo inglese per l’accoglienza ricevuta su +questa libera terra. Il primo scopo della mia venuta era di compiere un +dovere per la simpatia dimostrata a me ed alla mia patria. Questo scopo +è raggiunto: ma bramavo eziandio di pormi a disposizione di tutti i miei +amici inglesi e recarmi in tutti i luoghi ove poteasi dimostrare desiderio +di me. Ora <i>non mi è lecito</i> di soddisfare tutti gl’impulsi del mio cuore. +</p> + +<p> +»Se fui causa di qualche turbamento o di qualche disinganno, ne +chiedo perdono agli amici, i quali comprenderanno come io non potessi +stabilire una linea di demarcazione fra i luoghi da visitare. Accettino +perciò i miei ringraziamenti e i miei saluti. +</p> + +<p> +»Tuttavia spero in un tempo non lontano poter fare ritorno, visitare +i miei amici nella vita domestica inglese, e mantenere quella promessa +che oggi, con mio immenso dolore, non mi è dato poter secondare. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> + +<p> +Giova notare che la lettera era scritta nel più perfetto inglese, e +che il Generale non fece che firmarla. La frase «non posso stabilire una +linea di demarcazione fra i luoghi da visitare,» già usata dal signor +Seely al <i>meeting</i> di <i>London Tavern</i>, la fa sospettare dettata da lui.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note289"> +<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>.  </span>Infatti nè i figli, nè il dottor Basile, nè il segretario Guerzoni +erano stati invitati a Clifden Park. Oltre a ciò era stato deciso dai manipolatori +della partenza che il Generale s’imbarcherebbe sull’<i>Ondine</i> seguíto +dal Basso, e forse dal dottor Basile e dal figlio Ricciotti, e che +l’altro figlio Menotti, il segretario Guerzoni e gli altri suoi amici ritornerebbero +in Italia per altra strada. Il Generale tuttavia volle rivedere +prima a Clifden, poi a Penquite Par, dimora del colonnello Peard, il +suo segretario Guerzoni e questi ubbidì come diremo meglio in appresso.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note290"> +<p><span class="label"><a href="#tag290">290</a>.  </span>Il documento meriterebbe essere pubblicato per intiero, ma ce ne +trattiene la soverchia lunghezza. La prima bozza era stata concertata +tra il segretario Guerzoni, il deputato Mordini, e, se non c’inganna la +memoria, Aurelio Saffi. Il Guerzoni la portò a Penquite Par nella sera +stessa del 26, dove arrivò per la linea più diretta, Londra-Bristol-Exeter-Plimouth; +il Generale vi fece parecchie ed importanti mutazioni, e fu +pubblicato nei giornali inglesi colla data di quella medesima sera. +</p> + +<p> +Eccone pertanto i brani più salienti: +</p> + +<p class="center"> +«Al popolo inglese. +</p> + +<p class="indr"> +»Penquite Par, Cornwall, aprile 26. +</p> + +<p> +»Al popolo inglese io non ho nulla a ricordare che esso non conosca. +Egli sa ciò che l’Italia desidera. L’Italia ha risoluto di esistere. +Essa ne ha il diritto, e se alcuno ne dubitasse, io aggiungerei che essa +esiste già di fatto, e che nulla le impedirà dal completar sè stessa. +L’Italia non desidera che di scuotere il giogo delle due avverse potenze +che la opprimono — lasciate che il mondo l’oda — essa non può rimaner +tranquilla finchè non avrà ottenuto questo scopo, che è fra le questioni +di vita o di morte. Il popolo inglese che sprofonderebbe sotto il +suo Oceano piuttosto che permettere che il sacro suolo del suo paese sia +violato dallo straniero comprenderà quanto legittime siano le aspirazioni, +e quanto irremovibili le risoluzioni del mio paese. +</p> + +<p> +»L’Inghilterra conosce che cooperando disinteressatamente in favore +dei destini dell’Italia nel 1860 contribuì a promuovere l’ordine e la pace +in Europa — quella pace e quell’ordine che soli riescono durevoli e benefici +perchè fondati sulla giustizia e sul progresso. +</p> + +<p> +»L’Inghilterra, ne sono convinto, si confermerà sempre più in questa +opinione che se da una parte sta all’Italia a mostrarsi forte ed essere +realmente forte e indipendente da servili alleanze, affine di cattivarsi +fiducia dai suoi veri amici (fra i quali il primo posto è dovuto all’Inghilterra), +l’Inghilterra stessa vedrà dall’altra parte in quanto l’alleanza +d’una giovine incivilita e libera nazione come l’Italia, sia preferibile alle +eterogenee e mal sicure alleanze colle potenze dispotiche. Tuttavia io non +posso sperare — lo dico con dolore — che l’Italia sarà atta a compiere i +suoi destini senza correr di nuovo la terribile prova dell’armi. La voce +dell’Inghilterra è udita e rispettata, essa è in alto grado arbitra dei +destini dell’Europa, ma sia pienamente persuasa che essa non può sciogliere +la questione italiana o quella di altre nazionalità, mediante alcuna +immaginazione di compensi e negoziazioni diplomatiche. Ma in faccia al +gran principio della solidarietà dei popoli, proclamato e sancito dalla +coscienza universale, io non posso parlare solo dell’Italia, molto meno +in un tempo in cui il presagio di questa vera sacra alleanza fu irrevocabilmente +confermato quando di recente io strinsi la mano dei proscritti +di tutte le parti dell’Europa. Lasciando questa spiaggia ospitale non +posso nascondere più a lungo il segreto del mio cuore, raccomandando +la causa dei popoli oppressi alla più generosa e sagace delle nazioni. — Dacchè +il loro sorgere è certo ed il loro trionfo è fatale, l’Inghilterra +saprà come stendere su di loro il poderoso scudo del suo nome e sostenerli +se bisogna col suo forte braccio. +</p> + +<p> +»L’Inghilterra sa che essa non sarà sola in questa grande missione. +Di là dello Stretto v’è un altro popolo gigante, che è stato sovente +costretto dalle arti del dispotismo ad essere il rivale e il nemico +di questo paese, ma che la libertà riuscirà a volgere in pacifico competitore +e amico. — Libertà! questo è il sole che deve fecondare la sincera +e formidabile alleanza dei due popoli della civiltà contro la barbarie, e +per cui, senza sguainar la spada, la grand’opera della pace del mondo +sarà realizzata.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note291"> +<p><span class="label"><a href="#tag291">291</a>.  </span>Nella citata <i>Politica segreta italiana</i> (pag. 167-168) si narra che +il Duca di Sutherland aveva proposto al Re, per mezzo del conte Maffei, +allora consigliere di legazione a Londra, di far viaggiare Garibaldi due +mesi nei mari d’Oriente impedendogli così di sbarcare a Caprera, d’onde +si temeva che il Generale potesse slanciarsi in nuove avventure. Il libro +però aggiunge che Mazzini, scoperto il complotto, lo sventò avvertendone +per telegrafo il Generale, il quale ricevuto il dispaccio a Gibilterra chiese +ed ottenne che la rotta dell’<i>Ondine</i> sarebbe stata in retta linea per +Caprera. A noi mancano argomenti per confermare o smentire questo +racconto. Diciamo solo che non ne abbiamo mai sentito a parlare. Che +il progetto sia nato nel cervello del Duca di Sutherland par certo poichè +esiste il dispaccio del conte Maffei che lo prova; ma non crediamo che +il Re l’abbia approvato, nè che Mazzini abbia avuto bisogno di sventarlo. +Soltanto il fatto meritava essere ricordato come indizio delle +mille tranellerie da cui il Generale era circondato.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note292"> +<p><span class="label"><a href="#tag292">292</a>.  </span>Il signor Assollant, nel <i>Courrier du Dimanche</i> citato da Bent, +pag. 228, op. cit. E lo stesso Bent, dopo aver dato ragione al signor +Assollant, soggiungeva: «From first to last Garibaldi’s visit was one +long cheer; he was a veritable nine days’ wonder; but beyond good wishes, +and addresses from every imaginable town that could squeeze in a word +edgeways, Garibaldi got only a few handsful of presents from his immediate +admirers, and when he made his second rash attempt on Homo +in 1867 he found England no more inclined to help him than if he had +remained quietly at home.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note293"> +<p><span class="label"><a href="#tag293">293</a>.  </span>Arrivava verso le 11 del mattino. Lo seguivano il dottore Albanese, +il segretario Guerzoni, i figli ed altri. Prendeva alloggio nella casa +del signor Luigi Mansi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note294"> +<p><span class="label"><a href="#tag294">294</a>.  </span><i>La Politica segreta italiana</i> già citata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note295"> +<p><span class="label"><a href="#tag295">295</a>.  </span>Il 2 maggio in un suo biglietto autografo il Re faceva al Mazzini +questa risposta: +</p> + +<p> +«Non è da ammettersi la frase che si sia <i>tenuto a bada</i> il partito +d’azione, mentre gli si fece sempre intendere in modo netto e preciso +che qualunque moto, sia interno, sia avente per iscopo un’iniziativa verso +il Veneto, sarebbe stato impedito con ogni mezzo energico di cui si può +disporre. +</p> + +<p> +»Essere pertanto una prova insensata che si tenterebbe senza risultato +di sorta, che cagionerebbe guai a deplorarsi per parte dei motori. +</p> + +<p> +»La Polonia mancò ognora nelle varie sue fasi insurrezionali della +forza vitale di espansione, e questa è la principale cagione della sua rovina, +forse potrebbe rinascere come la fenice dalle proprie ceneri, estendendo +le sue ramificazioni in Gallizia, Principati ed Ungheria, dove il +terreno sarebbe facile <i>à exploiter</i> se vi fossero uomini energici ed audaci +che servissero di <i>trait-d’union</i>. +</p> + +<p> +»Se i moti in Gallizia estesi alle citate contrade prendessero le proporzioni +di una <i>spontanea popolare</i> insurrezione da tenere fortemente occupata +l’Austria, allora sarebbe necessario anzitutto d’aiutarla con un nucleo +d’Italiani determinati, e così riuniti vari fecondi elementi, <i>tutti ostili al +principale nemico</i>, si potrebbe condurre a compimento il comune desiderio. +</p> + +<p class="indr"> +»V. E.» +</p> + +<p> +(<i>Politica segreta</i> ec., pag. 72-73.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note296"> +<p><span class="label"><a href="#tag296">296</a>.  </span>«Ottenendo il moto galliziano <i>anteriore</i>, il moto veneto dovrebbe +seguire immediato.... Intendendo che il moto veneto <i>segua</i> rapidamente, +è necessario aumentare l’armamento <i>fin d’ora</i>. Quindi la richiesta di +restituzione dell’armi e del rinvio d’un uomo persecutore (Spaventa), che +d’altra parte è screditato per ogni dove e disonora il governo.» +</p> + +<p> +Nota-<i>memorandum</i> Mazzini da rimettersi al Re. — <i>Politica segreta</i> ec., +pag. 77.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note297"> +<p><span class="label"><a href="#tag297">297</a>.  </span>Vedi risposta del Re a Mosto, incaricato di Mazzini. — <i>Politica +segreta</i> ec., pag. 88.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note298"> +<p><span class="label"><a href="#tag298">298</a>.  </span>Il generale Klapka arrivò a Clifden il giorno stesso in cui, chiamatovi +dal Generale, vi arrivava da Londra io pure. Lo vidi restare a +lungo con Garibaldi e ne immaginai facilmente la cagione. — Vedi anche +<i>Politica segreta</i> ec., pag. 87.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note299"> +<p><span class="label"><a href="#tag299">299</a>.  </span>Documento di pugno del Re letto ad Antonio Mosto in presenza +del conte Verasis di Castiglione e del signor D. Müller. Fra le altre cose +diceva: «Che per quanto riguardava la rivoluzione in Gallizia il Re e +il suo governo ne avevano lasciata la direzione al Klapka, ec.....» — <i>Politica +segreta</i> ec., pag. 85.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note300"> +<p><span class="label"><a href="#tag300">300</a>.  </span>«Le parti d’action (ungherese) nous a donné la main à condition +que nous n’aurons rien à faire avec Kossuth et les généraux Klapka et +Türr.» Parole d’una nota del signor Bulewsky, agente del Centro +Rivoluzionario Polacco in Londra. — <i>Politica segreta</i> ec., pag. 97.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note301"> +<p><span class="label"><a href="#tag301">301</a>.  </span>Vedi <i>Politica segreta</i> ec., pag. 99.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note302"> +<p><span class="label"><a href="#tag302">302</a>.  </span>Nè più nè meno però. Di preparare armi ed armati, come altri +disse, Bixio non ebbe nessun incarico. Fu anzi per mettere in chiaro la +verità di questa novella che io nella notte dal 4 al 5 luglio mi recai da +lui al campo di San Maurizio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note303"> +<p><span class="label"><a href="#tag303">303</a>.  </span>Radunò gli ufficiali a gran rapporto, e lo presentò loro come amico +di Garibaldi, del Re e dell’Italia. L’eccesso stava nella presentazione +d’un personaggio borghese non rivestito d’alcuna carica o dignità ufficiale +ad un corpo di ufficiali.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note304"> +<p><span class="label"><a href="#tag304">304</a>.  </span>Questi sono i nomi che ci occorrono alla memoria. Forse ne dimentichiamo +alcuno. Tutti invece non poterono venire, tra gli altri Giovanni +Chiassi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note305"> +<p><span class="label"><a href="#tag305">305</a>.  </span>Come si vede, i <i>sottoscritti</i> non si sottoscrissero, e la così detta protesta +restò quello che era in fatto, l’opera d’un solo e anonimo autore. +Come poi il <i>Diritto</i> potesse chiamare <i>documento</i> uno scritto anonimo, è +ciò che non riesciamo a comprendere!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note306"> +<p><span class="label"><a href="#tag306">306</a>.  </span>Questa è l’ipotesi più probabile. Dai Principati non venivano da +parecchio tempo che notizie sfavorevoli alla meditata impresa. Il governo +del principe Cuza, sul cui assenso tacito e segreto si era contato, +chiarivasi invece recisamente avverso ed arrestava il Frygesy, quel colonnello +ungherese che era in Rumenia il capo ed il centro della congiura.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note307"> +<p><span class="label"><a href="#tag307">307</a>.  </span>Egli aveva lasciato Torino il 6 mattina e non poteva avere conoscenza +della lettera pubblicata il 10. A proposito del Guerzoni, in quel libro +più volte citato, la <i>Politica segreta italiana</i>, sono spacciate tante fandonie +che sarebbe impossibile smentirle tutte anche scrivendoci intorno un +intero capitolo. Come però da una parte non vogliamo far servire un +libro consacrato a Garibaldi alla nostra privata difesa, e dall’altra di +quella difesa non sentiamo alcun bisogno, così passiamo accanto sorridendo +alla povera cantafavola, e aspettiamo che il tempo ne faccia la +dovuta giustizia. +</p> + +<p> +Solo un fatto è narrato in quelle pagine con poche varianti più +maligne che importanti, ed è il congedo che Garibaldi diede al Guerzoni +quando lo sospettò autore delle voci che a detta di taluni avevano mutata +la risoluzione di Vittorio Emanuele e fatto abortire la progettata +corsa in Oriente. Ora come di quel fatto il Guerzoni non si vergognò +mai, anzi andò sempre fiero come d’una delle azioni più oneste e coraggiose +della sua vita, così non ha alcun ritegno a narrarlo egli stesso +più veracemente per esteso. Ingannato da mendaci rapporti, sorpresa la +sua buona fede e nell’acciecamento del primo sdegno trasportato a pensare +che il Guerzoni fosse stato autore o istigatore della lettera del +10 luglio, il Generale lo fece venire a sè e gli disse con accento tuttavia +pacato e benigno: «Guerzoni, è necessario che per qualche tempo +ci separiamo.... La cosa però resterà fra di noi. Noi saremo sempre amici +come prima.» +</p> + +<p> +Il Guerzoni alzò la testa alla immeritata ferita e rispose come ogni +uomo al suo posto avrebbe fatto: «Io non ho nulla da rimproverarmi, +Generale, — però non ho nulla da nascondere. Parli o taccia, io resterò +sempre quale mi parto di qui, suo amico devoto e suo fedele soldato.» +</p> + +<p> +E il Guerzoni partì.... Da quel giorno non scrisse più al Generale +che sei mesi dopo per mandargli in brevi parole i suoi augurii pel buon +capo d’anno del 1865. Il Generale gli rispose con questa lettera: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 2 del 1865. +</p> + +<p class="indl"> +»Mio caro Guerzoni, +</p> + +<p> +»Grazie per la lettera vostra gentile. Io vi contraccambio gli augurii +con augurarmi d’aver compagni che vi somiglino in una battaglia +che forma l’unica speranza della mia vita. V’invio la parola che mi +chiedete, e sono sempre vostro +</p> + +<p class="indr"> +»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> + +<p> +Scorsi altri sei mesi egli scriveva a Benedetto Cairoli, a proposito +della candidatura del Guerzoni a deputato: +</p> + +<p> +«Vi raccomando Guerzoni per tutti i collegi.» +</p> + +<p> +Il congedato d’Ischia poteva dirsi soddisfatto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note308"> +<p><span class="label"><a href="#tag308">308</a>.  </span>Una fu pubblicata dal <span class="smcap">Farini</span> nel suo <i>Stato Romano</i>, vol. II, pag. 253. +Firenze, 1850.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note309"> +<p><span class="label"><a href="#tag309">309</a>.  </span>Anche Giuseppe Mazzini, scrivendo nel 1861 ad un Tedesco, diceva +alla nazione germanica: «Cancellate dalla fronte della Germania la macchia +che l’Austria vi ha messo.... Siate un popolo e c’intenderemo. L’idea +germanica e l’idea italiana s’abbracceranno sulle Alpi libere.» — Vedi +<i>Scritti editi e inediti</i> di <span class="smcap">Giuseppe Mazzini</span>, vol. XI, pag. 262. Roma, 1882.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note310"> +<p><span class="label"><a href="#tag310">310</a>.  </span>Il Bismarck, interpellato dal La Marmora se in caso che l’Austria +attaccasse l’Italia la Prussia sarebbe stata pronta ad accorrere in nostro +soccorso, rispose che il Trattato dell’8 aprile non era un Trattato +bilaterale, e che la Prussia non vi era in alcun modo vincolata ad +aiutare l’Italia. +</p> + +<p> +Del resto chi voglia sincerarsi di quanto abbiamo detto sin qui intorno +all’alleanza italo-prussiana veda principalmente: <i>Le général La +Marmora et l’alliance prussienne</i>, Paris, 1868. Opera del capitano <span class="smcap">Chiala</span>, +il più fedele e devoto interprete istoriografo del generale La Marmora. — <i>Due +anni di politica italiana</i>. Milano, 1868, di <span class="smcap">Stefano Jacini</span>, nel 1866 +ministro dei lavori pubblici del gabinetto La Marmora e principale confidente +e consigliere del Generale stesso. — <i>Un po’ più di luce sugli eventi +politici e militari dell’anno 1866</i>, pel generale <span class="smcap">Alfonso La Marmora</span>. Firenze, +G. Barbèra editore, 1873. — <i>Il generale Alfonso La Marmora, Ricordi +biografici</i> di <span class="smcap">Giuseppe Massari</span>. Firenze, G. Barbèra editore, 1880.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note311"> +<p><span class="label"><a href="#tag311">311</a>.  </span><i>La Campagna del 1866 in Italia</i>, redatta dalla Sezione Storica +del Corpo di Stato Maggiore. Roma, 1875, vol. I, pag. 65 e 66.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note312"> +<p><span class="label"><a href="#tag312">312</a>.  </span>Vedi op. cit., pag. 67.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note313"> +<p><span class="label"><a href="#tag313">313</a>.  </span>Vedi <i>Cenni Storici sui Preliminari della Guerra del 1866</i>, ec. del +capitano <span class="smcap">Luigi Chiala</span>, pag. 580.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note314"> +<p><span class="label"><a href="#tag314">314</a>.  </span>Al ministro della guerra, generale Pettinengo, scriveva: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 14 maggio 1866. +</p> + +<p class="indl"> +»Signor Ministro, +</p> + +<p> +»Accetto con vera gratitudine le disposizioni emanate da S. M. in +riguardo ai Corpi volontari, riconoscente alla fiducia in me riposta con +l’affidarmene il comando. Voglia essere interprete presso S. M. di questi +miei sentimenti nella speranza di poter subito concorrere col glorioso +nostro esercito al compimento dei destini nazionali. +</p> + +<p> +»Ringrazio la Signoria sua della cortesia colla quale si è degnata +farmene partecipazione. +</p> + +<p> +»Voglia credermi della Signoria sua +</p> + +<p class="indr"> +»devotissimo<br> +»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note315"> +<p><span class="label"><a href="#tag315">315</a>.  </span>Questo scriveva in quei giorni ai signori Valzania, Caldesi, Bagnasco, +noti repubblicani. Per brevità citeremo solo la lettera a quest’ultimo: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 11 maggio 1866. +</p> + +<p class="indl"> +»Caro Bagnasco, +</p> + +<p> +»È cosa utile al paese che in ogni modo tutti siamo pronti e concordi. +E questione di vita o di morte perla patria, e sta all’Italia tutta +il problema. +</p> + +<p> +»Io accetterò tutti coloro che vogliono combattere lo straniero oppressore. +Per le istruzioni dirigetevi ai nostri amici della Commissione; e fra +gli altri a Benedetto Cairoli. Bando alle gare ed alle opinioni, e facciamo. +</p> + +<p> +»Credetemi +</p> + +<p class="indr"> +»vostro sempre<br> +»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note316"> +<p><span class="label"><a href="#tag316">316</a>.  </span><i>La Campagna del 1866 in Italia</i>, redatta dalla Sezione Storica del +Corpo di Stato Maggiore, tomo I, pag. 129. +</p> + +<p> +Vi fu chi disse che il piano di guerra di Garibaldi era simile in +tutto a quello del generale Moltke e dello Stato Maggiore prussiano dichiarato +nella celebre Nota del signor D’Usedom, ministro del re di Prussia +a Firenze. +</p> + +<p> +Chi abbia letto quella Nota e la confronti colle parole testè citate +della <i>Relazione Ufficiale</i>, vedrà che tra i due concetti corre una capitale +differenza. Entrambi, è ben vero, s’accordavano nel pensiero di non arrestarsi +intorno al quadrilatero, di girarlo o di attraversarlo; entrambi +credevano che compiuta questa prima operazione e «quando la sorte fosse +propizia sul principio ai due alleati» (parole della Nota Usedom), l’Italia +dovesse spingere un forte Corpo di spedizione nel cuore dell’impero austriaco; +ma circa alla strada che quel Corpo dovesse tenere e al modo +con cui doveva operare, dissentivano grandemente. Garibaldi infatti, come +fu già detto, voleva sbarcare presso Trieste allo scopo di prendere a rovescio +l’esercito austriaco e tagliarlo da Vienna; lo Stato Maggiore prussiano +voleva uno sbarco nella Dalmazia, il quale appoggiandosi ad una +ipotetica insurrezione slavo-ungherese, desse la mano all’esercito prussiano +e marciasse su Vienna. +</p> + +<p> +Il Generale italiano, rivoluzionario dalla nascita, non pensava che ad +una operazione prettamente militare; il Generale prussiano, militare nel +sangue, aveva in mente una operazione rivoluzionaria. +</p> + +<p> +Quale dei due concetti fosse migliore sarebbe ormai superfluo il discutere. +Certo il disegno prussiano appare a prima giunta più audace e +più vasto; ma esso aveva, secondo noi, il grave difetto di fondarsi sopra +una rivoluzione di popoli che nessun indizio prometteva, e di calcolare +sopra una vittoria delle armi prussiane che era ancora nei segreti +del fato. Si supponga la insurrezione slavo-ungherese fallita; si immagini +una Sadowa favorevole all’Austria, che cosa avrebbe fatto il Corpo +di spedizione italiano? Che cosa sarebbe accaduto a Garibaldi nel cuore +dell’impero austriaco? +</p> + +<p> +Non per questo crediamo che il progetto prussiano meritasse lo sdegnoso +disprezzo con cui lo trattò il generale La Marmora. Anzitutto l’accusa +da lui mossa a quel progetto, che volesse la spedizione transadriatica +prima che l’esercito italiano avesse preso posizione alle spalle del quadrilatero +è affatto gratuita; e le parole stesse dell’Usedom, che pure +nella sua qualità di diplomatico non era obbligato a spiegarsi con tutta +la precisione del linguaggio militare, la smentiscono completamente. La +Nota Usedom, infatti, muove dal supposto che l’esercito italiano abbia +già <i>attraversato e girato il quadrilatero e vinto una battaglia in campo +aperto</i>; ed evidentemente coordina e subordina tutte le operazioni proposte +al di là dell’Adriatico, a quella ipotesi. Il generale La Marmora dunque, +rimproverando allo Stato Maggiore prussiano un assurdo, che davvero +sarebbe stato enorme, non faceva che pensarlo egli stesso e da sè solo. +Ma non è qui il punto. +</p> + +<p> +Il torto del generale La Marmora non consistette già nel respingere +un disegno che anche nella felice ipotesi d’una piena vittoria in Italia +sarebbe pur sempre stato temerario e pericolosissimo; il torto del Generale +stette, e starà sempre, nell’essersi rifiutato di esaminare, di discutere +quel disegno, nell’averlo nascosto a’ suoi colleghi del ministero e +dell’esercito; nell’aver perciò impedito che potesse di comune accordo +fra i due alleati essere corretto e modificato, reso più utile e praticabile. +</p> + +<p> +Ma a che pro esaminare i torti del generale La Marmora nel 1866? +A che mai fargli colpa di non aver nemmeno degnato di discussione i +disegni del suo alleato, se non eseguì quelli che aveva combinati col +suo primo luogotenente in Italia, col generale Cialdini, anzi che aveva +sanciti egli stesso, poichè nella sua qualità di <i>Capo dello Stato Maggiore +generale</i> dell’esercito stava a lui il comandare? +</p> + +<p> +Che se gli apologisti del La Marmora sorgono a dire che il piano +combinato col Cialdini era diverso; che il passaggio del Po doveva essere +l’accessorio e l’irruzione dal Mincio il principale, allora noi chiediamo, +e lo chiederà sempre, vivaddio, la storia, perchè questa irruzione +non fu almeno preparata cogli accorgimenti e le precauzioni che l’arte +suggeriva per assicurarne il trionfo, tanto più facile al generale La Marmora +quanto meno gli erano mancati quei due fattori essenziali d’ogni +vittoria: il tempo e la forza?</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note317"> +<p><span class="label"><a href="#tag317">317</a>.  </span>Vedi <span class="smcap">L. Chiala</span>, <i>Cenni Storici sui Preliminari della Guerra</i>, vol. I, +pag. 584.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note318"> +<p><span class="label"><a href="#tag318">318</a>.  </span><span class="smcap">Chiala</span>, op. cit., vol. I, pag. 585 e 588.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note319"> +<p><span class="label"><a href="#tag319">319</a>.  </span>A Lecco, per esempio, dal terrazzo dell’albergo <i>La Croce di Malta</i>, +diresse alla moltitudine de’ Garibaldini, stipata giù nella piazza, queste +parole: +</p> + +<p> +«<i>Amici!</i> — Voi sapete che in questo mondo ci vuol fortuna quasi +in ogni cosa; ci vuol fortuna pel marinaio che alcune volte in mezzo al +mare incontra uno scoglio, altre volte invece scopre un tesoro; ci vuol +fortuna per il soldato, che spesso stando tra l’ultime file trova una palla, +mentre un altro che trovasi tra i primi, rimane illeso. +</p> + +<p> +»Ora voi siete una generazione fortunata, io vo declinando in età, +e mi chiamo felicissimo d’essere ancora con voi. Prima di voi furonvi +mille generazioni che vedevano i lor campi calpestati dallo straniero, e +le loro donne in preda di truppe mercenarie, e voi questa terra la libererete, +i vostri figli e nipoti alzeranno la fronte e si glorieranno del +vostro nome, io ve lo dico: voi siete destinati a vincere e dire agli +eserciti stranieri che hanno la boria di credersi invincibili, perchè si chiamano +organizzati, che diano un fucile a voi altri che avete chi berretto, +chi cilindro, chi fazzoletto bianco in capo, e vedranno cosa saprete fare. +</p> + +<p> +»Io sono contento d’essere con voi e per certo faremo qualche cosa.... +Non è vero?» — (<i>Pungolo</i> di Milano, 14 giugno, supplemento pag. 2.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note320"> +<p><span class="label"><a href="#tag320">320</a>.  </span>Lo accompagnavano nella esplorazione il suo vecchio segretario +Basso e il capitano Ergisto Bezzi, uno dei prodi trentini che insieme ai +Bronzetti, ai Manci, ai Tranquillini, ai Martini, ai Fontana, ai Bolognini, +agli Zancani si incontravano dal 59 in poi su tutti i campi di battaglia +dell’indipendenza italiana ad attestare col valore, e spesso col +sangue e col martirio, l’indelebile italianità della loro terra. +</p> + +<p> +Il Generale s’avvicinò tanto agli accampamenti nemici che fu a +occhio nudo riconosciuto, sicchè i suoi compagni tremarono qualche +istante per lui.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note321"> +<p><span class="label"><a href="#tag321">321</a>.  </span>Non v’erano che due compagnie de’ nostri. Vi fecero prodezze il +trentino Bezzi già nominato e il friulano Celli, il quale sostenne un vero +singolar certame con un ufficiale austriaco, uscendo dal conflitto tagliuzzato +e pesto in più parti del corpo, ma lasciando morente sul terreno +il suo avversario.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note322"> +<p><span class="label"><a href="#tag322">322</a>.  </span>Molti scrittori militari affermano che l’Arciduca Alberto ritornò +sulla sinistra del Mincio udita la notizia di Königgrätz. Evidentemente +essi confondono le date. La battaglia di Königgrätz accadeva il 3 luglio, +e soltanto alla notte di quel giorno l’Arciduca Alberto poteva aver certa +notizia della disfatta delle armi imperiali. Il movimento di ritirata invece +da lui fu ordinato la sera del 1º luglio e cominciato la mattina +del 2. Conviene dunque attribuirlo ad altra cagione, e la sola cagione +probabile e plausibile è quella da noi data. Si guardi una carta e s’immaginino +due eserciti l’uno de’ quali s’avanza su Piubega, Gazzoldo e +Castellucchio nei pressi del Mincio, e l’altro muove tra Borgoforte e +Sermide a sboccare dal Po, e si dica se il Generale austriaco poteva continuare +a restare sulla destra del Mincio, senza esporsi al pericolo, se +la mossa era seria, d’esser preso a rovescio e svelto dalla sua base.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note323"> +<p><span class="label"><a href="#tag323">323</a>.  </span>Il combattimento di Suello fu variamente raccontato. Noi attingemmo, +oltrechè ai racconti più volte uditi dal colonnello Bruzzesi, al +Rapporto ufficiale del brigadiere Corte al generale Garibaldi in data del +6 luglio; dal quale consta che l’attacco subitaneo di fronte di Monte +Suello non fu ordinato da lui, ma dallo stesso generale Garibaldi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note324"> +<p><span class="label"><a href="#tag324">324</a>.  </span>Il maggiore Castellini volle accettare il combattimento nella posizione +di Vezza; il maggiore Caldesi a cui era stato realmente affidato +il comando voleva indietreggiare nelle posizioni già trincerate d’Incudine. +Da ciò quel dissidio e quel contrasto d’ordini e di contr’ordini che +riuscì fatale alla difesa. Per tutti i particolari del combattimento di +Vezza vedi principalmente <i>Il Quarto Reggimento dei Volontari ed il Corpo +d’Operazione in Valcamonica nella Campagna del 1866</i> del tenente colonnello +<span class="smcap">Giovanni Cadolini</span>, comandante lo stesso reggimento. Firenze 1867, +tip. del <i>Diritto</i>. In essi ci trovi anche spiegata la ragione per cui il +colonnello Cadolini tenne così divise nella giornata del 3 luglio le sue forze. +Egli temette per tutto quel giorno un attacco dal passo di Croce Domini +e dovette premunirsi contro quell’eventualità che avrebbe posto a serio +rischio le sue comunicazioni, e l’esistenza stessa del corpo d’operazione.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note325"> +<p><span class="label"><a href="#tag325">325</a>.  </span>Le cinque Brigate erano così composte e comandate: +</p> + +<ul> +<li>1ª Brigata 2º e 7º Reggimento, Maggior generale Haugh;</li> +<li>2ª Brigata 4º e 10º Reggimento, Maggior generale Pichi;</li> +<li>3ª Brigata 5º e 9º Reggimento, Maggior generale Orsini;</li> +<li>4ª Brigata 1º e 3º Reggimento, Colonnello brigadiere Corte;</li> +<li>5ª Brigata 6º e 8º Reggimento, Colonnello brigadiere Nicotera.</li> +</ul> + +<p> +<i>Capo dello Stato Maggiore</i>, generale Fabrizi. +</p> + +<p> +<i>Sotto capo</i>, colonnello E. Guastalla. +</p> + +<p> +<i>Capo dell’Artiglieria</i>, Maggiore Doglietti. — <i>Capo dell’Intendenza</i>, +Colonnello Acerbi. — <i>Capo dell’Ambulanza</i>, Colonnello Bertani. — <i>Comandante +le Guide</i>, Tenente Colonnello Missori. — <i>Comandante la zona +delle operazioni sul Garda</i>, Generale Avezzana. — <i>Comandante la flottiglia</i>, +Tenente Colonnello Elia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note326"> +<p><span class="label"><a href="#tag326">326</a>.  </span>Fu detto che Garibaldi poteva trarre maggior partito dalla Valcamonica +sia tentando per quella via l’attacco principale, sia facendone +appoggiare più efficacemente dai corpi mandati a campeggiarvi l’irruzione +delle Giudicarie. Noi opiniamo diversamente. +</p> + +<p> +La via del Tonale, oltre che la più aspra e la più lunga, espone +l’assalitore che non possegga gli sbocchi laterali superiori ad essere ad +ogni passo circuito e stroncato dalla sua base. Circa poi all’idea di trarre +dalla Valcamonica un appoggio più efficace alle operazioni delle Giudicarie, +essa era certamente buona, ma non poteva essere praticata che +a condizione che l’invasore fosse già padrone della chiave delle Giudicarie +o almeno vi tenesse un piede tale da potervi con sicurezza attendere +i soccorsi e combinare le sue mosse colle colonne laterali che dovevan cooperar con lui. Ed a questo sappiamo che Garibaldi pensò inviando +l’ordine al colonnello Cadolini fino dal 14 luglio, fino dunque dall’ingresso +vero in Tirolo, di marciare col suo reggimento per la valle di +Roucon alle spalle di Lardaro. Che se il Cadolini non riescì alla meta +che assai tardi, fu perchè nel frattempo Garibaldi si era rivolto alla Val +di Ledro ed aveva posto in seconda linea l’investimento di Lardaro e la +conquista delle Giudicarie. +</p> + +<p> +Tutt’al più può essere rimproverato a Garibaldi di non aver inviato +in Valcamonica una forza maggiore, che fosse in grado così di scuotere +i difensori del Tonale con abili assalti, come di tener desta e legata +l’attenzione del generale Kuhn per la sua estrema destra. Ma Garibaldi +può ancora rispondere: «E quando l’aveva io questa forza maggiore +disponibile?» Fino al 1º luglio dei suoi dieci reggimenti egli non aveva +in mano che la metà; mandò dunque quel che poteva.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note327"> +<p><span class="label"><a href="#tag327">327</a>.  </span>Vedi la sua opera magistrale <i>Gebirgeskrieg</i> compendiata dal capitano +Chioffredo Hugues nel suo opuscolo: <i>La Guerra di Montagna</i>. Modena, +1872.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note328"> +<p><span class="label"><a href="#tag328">328</a>.  </span>Superfluo il dire che così nella enumerazione, come nella dislocazione +delle forze nemiche noi abbiamo attinto soltanto ad opere e documenti +di fonte ufficiale ed austriaca; quali il rapporto ufficiale sulla +guerra del 1866: <i>Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866, nach Feldachten bearbeitet +durch das K. K. General Stabs Bureau für Kriegs Geschichte</i>. — Wien, +1869. Verlag des K. K. General Stabs; Fünfter Band: Die Vertheidigung +Tirols. +</p> + +<p> +E il libro stesso del generale Kuhn, <i>La Guerra di montagna</i>, traduzione +del capitano Hugues, da noi citato negli esempi che illustrano +la parte teorica. +</p> + +<p> +Anche l’opera <i>Geschichte des Feldzuges 1866 in Italien</i>, ec. von +<span class="smcap">Alexander Hold</span>, Hauptmann im K. K. General Stabs — Wien 1867, +ha valore quasi ufficiale, e certamente molto pregevole. +</p> + +<p> +E di queste sole opere ci serviremo per conoscere e giudicare delle +operazioni degli Austriaci.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note329"> +<p><span class="label"><a href="#tag329">329</a>.  </span>Dobbiamo dir così non sapendo nè chi quell’ufficiale fosse, nè a +chi spetti la responsabilità di quell’errore. A custodia di Val d’Ampola +v’era il settimo reggimento; ma non potremmo dire che il torto di non +aver occupato Rocca Pagana sia imputabile al suo comandante. Certo +Garibaldi la credeva occupata, e restò quasi sbalordito dalla sorpresa +quando il 16 mattina vi vide comparire i Cacciatori austriaci.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note330"> +<p><span class="label"><a href="#tag330">330</a>.  </span>Così i movimenti di queste truppe, come le loro forze, le desumiamo +dal citato libro, <i>La guerra di montagna</i> del barone generale <span class="smcap">Kuhn</span>, +versione di Hugues, pag. 90-91 e seguenti, come dalla <i>Relazione ufficiale +dello Stato Maggiore austriaco</i>, già citata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note331"> +<p><span class="label"><a href="#tag331">331</a>.  </span>Vedi <span class="smcap">Rustow</span> nella <i>sua Guerra del 1866 in Germania ed in Italia</i>. +Milano, 1867, pag. 332. +</p> + +<p> +Del resto anche il generale Kuhn (op. cit., pag. 89) ammise che lo +scopo del combattimento del 16 era maggiore d’una ricognizione.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note332"> +<p><span class="label"><a href="#tag332">332</a>.  </span>Agostino Lombardi di Brescia, prode quanto gentile d’animo, fece +tutte le campagne d’Italia del 48, 49, 59, 60 e 66. Non aveva che 33 anni!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note333"> +<p><span class="label"><a href="#tag333">333</a>.  </span>Il generale Kuhn tentò spiegare la sua subitanea ritirata dal campo +di battaglia coll’arrivo di due telegrammi, l’uno dal Comando di piazza +di Verona, l’altro dallo stesso Arciduca Alberto; col primo dei quali +era avvertito che l’esercito italiano, già entrato nel Veneto, stava per +inviare due colonne, una per Val d’Arsa, l’altra per Val Sugana, a invadere +dal lato orientale il Trentino; e col secondo invitato a nome +dello stesso Imperatore a tenersi nella più stretta difensiva.<a class="tag" id="tag334" href="#note334">[334]</a> Lunge da +noi il pensiero di negare l’autenticità dei due telegrammi, allegati dall’illustre +Generale; quantunque possa parere strano a chicchessia che +il Comandante di Verona potesse aver sentore d’una spedizione per Val +d’Arsa e Val Sugana, che al 16 luglio non era decisa, e nemmeno forse +pensata al Quartier generale italiano, e che ebbe un principio d’esecuzione +visibile soltanto il 20 dello stesso mese. Tralasciando però ogni discussione +sul tenore delle notizie e degli ordini ricevuti dal generale +Kuhn, essi non bastano ancora a spiegare la risoluzione da lui presa +nel pomeriggio del giorno 16. Che infatti un Generale si risolva a troncare +a mezzo una vittoria già tenuta per certa, e abbandonare un campo +di battaglia già creduto suo, solo perchè riceve un telegramma che lo +avvisa della possibilità di essere assalito egli stesso, cinque o sei giorni +dopo, è cosa assolutamente inammissibile. Per esatto che potesse parere +l’annunzio del Comando di Verona, e perentorio l’ordine del Generalissimo +dell’esercito imperiale, il generale Kuhn sapeva meglio d’ogni altro +che gli Italiani non potevano volare, e che alla peggio gli sarebbe sempre +rimasto il tempo di battere prima i Garibaldini che aveva dinanzi +a Condino e di marciare poi con tutte le sue forze e con tutto il suo +comodo, contro l’altro nemico che gli veniva sul fianco. +</p> + +<p> +Però ci meraviglia grandemente che il dotto e valente Generale abbia +potuto scegliere, per ispiegare la ritirata da Condino, una scusa così +magra ed irragionevole. Era assai più decoroso per lui l’ammettere che +fallito l’aggiramento della destra garibaldina, e riuscita ancora più vana +la mossa dell’Höffern sulla sinistra, egli non si sentì in grado con tutte +le sue forze di affrontare una seconda volta nelle sue posizioni di Storo-Condino il grosso dell’esercito nemico. Il qual grosso però non sommava a +trentacinquemila uomini, come egli nel citato suo libro affermò. In linea +tra il Brufione, Brione, Condino non vi erano che il 1º e il 6º reggimento +e un battaglione di Bersaglieri; in seconda linea tra Darzo e Storo che +il 3º, il 9º e il 7º; poco più di diciottomila uomini; gli altri erano troppo +lontani per poter prendere parte alla giornata.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note334"> +<p><span class="label"><a href="#tag334">334</a>.  </span><i>Guerra di Montagna</i> già citata, pag. 94-95, e nel Rapporto ufficiale +<i>Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866</i>. Viert Band.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note335"> +<p><span class="label"><a href="#tag335">335</a>.  </span>Anche il <span class="smcap">Lecomte</span>, <i>Guerre de la Prusse et de l’Italie contre l’Autriche +et la Confédération germanique en 1866</i>, pag. 87, è dello stesso +parere.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note336"> +<p><span class="label"><a href="#tag336">336</a>.  </span>Centosettantasei prigionieri, fra cui quattro ufficiali; tutte le artiglierie +e munizioni del forte oltre a qualche centinaio di fucili furono +i trofei della conquista. Gli Italiani ebbero perdite dolorosissime; tra le +altre quella del bravo luogotenente d’artiglieria Tancredi Alasia che +aveva diretto con rara precisione e intrepidezza la sua batteria durante +il cannoneggiamento, e col suo primo colpo spezzata l’asta della bandiera +nemica. Egli morì da prode ai piedi de’ suoi pezzi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note337"> +<p><span class="label"><a href="#tag337">337</a>.  </span>Aveva soli 39 anni. Era nato a Mantova. Combattè nel 48 a Governolo, +nel 49 a Roma e seguì Garibaldi fino a San Marino; nel 1859 +comandò in secondo la compagnia de’ Carabinieri Genovesi. Nel 1860 si +distinse nella presa di Reggio, e lasciò l’esercito meridionale tenente-colonnello. +Era ingegnere; mente colta e severa. Idolatrava la sua vecchia +madre tanto che nel 1866 pel timore di darle un dolore troppo +forte si arruolò di nascosto con Garibaldi, e gli riuscì di tenerglielo celato +fino all’ultimo. Continuato poi il pietoso inganno dagli amici, ella +ignorò per parecchi mesi anche la morte del figlio. «Quando però fu +giuocoforza destarla dalla dolcissima illusione e rivelarle l’atroce realtà, +ella ancor più madre di Rachele, che rifiutò d’essere consolata, rifiutò +di credere. Non lasciò la vita sotto il colpo, ma vi lasciò la ragione; e +due anni dopo cogli occhi fissi sulla porta d’onde aveva veduto uscire il +suo Giovanni, dove lo vedeva sempre ritornare, in questo bellissimo +sogno spirò.» +</p> + +<p> +I Castiglionesi eressero al loro virtuoso concittadino un monumento, +e le ultime parole che abbiamo testè trascritte sono tolte dal <i>Discorso</i> +che allo scoprimento della statua faceva l’Autore di questo libro, alla +memoria dei suo grande amico.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note338"> +<p><span class="label"><a href="#tag338">338</a>.  </span>Superfluo parlare delle operazioni della flottiglia sul Garda, dalle +condizioni del suo armamento e dalla soverchiante superiorità dell’avversaria +condannata all’impotenza. Due volte la squadriglia austriaca +potè bombardare quasi impunemente Gargnano e Bogliaco. Un giorno +le cinque cannoniere italiane riescono a circuirne una austriaca; ma +avendo il Depretis mandato sul Garda certi artiglieri di marina, che non +avevan mai sparato un cannone, la vanità de’ loro colpi fu tale che la +cannoniera austriaca non solo riescì a farsi largo, ma a costringere alla ritirata +i cinque assalitori. Il 17 poi la squadra austriaca va a pigliare fin +dentro il porto di Gargnano il vaporetto italiano il <i>Benaco</i> e se lo porta +via prigioniero. Così <span class="smcap">Alberto Mario</span> nel suo <i>Garibaldi</i>, pag. 122.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note339"> +<p><span class="label"><a href="#tag339">339</a>.  </span>Cento morti, dugentocinquanta feriti, millecento prigionieri. Non +diecimila però come spacciò il maggiore Haymerle in un opuscolo detto +dell’<i>Italicæ res</i>. Le mie cifre son tolte al <i>Rapporto ufficiale austriaco</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note340"> +<p><span class="label"><a href="#tag340">340</a>.  </span>Della sincerità dei Rapporti ufficiali di guerra di tutti i paesi e +di tutti gli eserciti fu sempre prudente diffidare; ma pochi meriteranno +una minor fede del <i>Rapporto ufficiale austriaco</i> sul combattimento di +Bezzecca. Basti dire che esso non accenna nemmeno al tentativo fatto +dal Montluisant di sboccare da Bezzecca, e tace poi interamente dell’ultimo +contrassalto garibaldino diretto appunto a riconquistare Bezzecca. +Siccome però conveniva spiegare come mai dopo esser rimasti padroni +di Bezzecca, l’avessero abbandonata, così il generale Kuhn nelle <i>Note</i> +al suo <i>Gebirgeskrieg</i> diede la ragione taciuta interamente nel <i>Rapporto ufficiale</i>, +che il generale Montluisant ordinò la ritirata per <i>mancanza di munizioni</i>. +È strano davvero che una colonna partita espressamente per dar +battaglia si trovi, dopo sole quattro ore di fuoco, senza munizioni; ma accettata +per buona la ragione (e il Kuhn stesso confessa che i suoi cannoni +avevano ancora quarantasette colpi e le riserve erano ancora provviste +di cartuccie), domandiamo noi: Come il Montluisant avrebbe potuto sentire +il difetto delle munizioni se i Garibaldini non lo avessero attaccato? O è +vera l’ultima carica dei Garibaldini, e allora il generale Kuhn deve confessare +che, munizioni o no, riuscì vittoriosa; o non l’ammette (cosa impossibile), +e allora resta inesplicabile come un corpo che si credeva vincitore +alle undici si ritirasse, senza colpo ferire, a mezzogiorno, e cedesse +senza contrasto al nemico una posizione di sì capitale importanza, privandosi +persino dell’onore, se per altre cagioni era costretto a ritirarsi +il giorno dopo, di dormire sul campo. +</p> + +<p> +Del resto valga di risposta a tutti il <i>Rapporto</i> dello stesso generale +Garibaldi. +</p> + +<p class="center"> +«<i>Combattimento del 21 luglio</i>. +</p> + +<p> +»Ieri ancora la vittoria sorrise alle armi italiane. +</p> + +<p> +»Il vantaggio delle posizioni da lungo tempo studiate, quello immenso delle armi, ed il valore con cui si batterono i nemici, fecero l’esito +della giornata alquanto incerto fino ad un’ora pomeridiana. +</p> + +<p> +»Il combattimento ebbe principio all’alba. Il prode generale Haug +aveva ordine di operare sulla nostra destra in Val di Ledro, ma la maggior +parte della sua brigata era ancora sulle alture per le operazioni dei +giorni precedenti. Avevo dato l’ordine al 5º reggimento e a due battaglioni +del 9º della 3ª brigata di preparare l’occupazione della Valle di +Ledro, finchè la 1ª brigata si riunisse e marciasse a rilevare la 3ª. +</p> + +<p> +»Io non prevedeva un attacco per parte del nemico, nonostante +aveva ordinato di spingere solamente sino a Bezzecca e di contentarsi +di esplorare al di là. Giunta la nostra testa di colonna a Bezzecca nella +sera del 20, all’alba del 21 mandò un battaglione in ricognizione sui +monti che a levante dominano la Valle di Conzei. +</p> + +<p> +»Questo si trovò avviluppato da una forza superiore di Austriaci +ed obbligato di ripiegarsi in disordine sulla colonna principale. Ciò diè +luogo ad un combattimento accanito a Bezzecca e nei paesi alla bocca +della Valle di Conzei, ove, dopo caduto eroicamente il colonnello Chiassi, +il 5º reggimento fu obbligato di battere in ritirata. Sostenuto però da +un battaglione del 6º comandato dal maggiore Tanara, pure gravemente +ferito, da un battaglione del 9º, da alcune compagnie del 2º, dai Bersaglieri +e dalla valorosissima nostra artiglieria, l’azione si ripigliò, non +con vantaggio, ma conservando le posizioni, massime sulla nostra sinistra, +sostenuta efficacemente dal 9º. Avendo più tardi il prode maggiore +Dogliotti ricevuto una batteria fresca, la collocò sulla nostra destra in +vantaggiosa posizione; e gli Austriaci, bersagliati e fulminati con una +speditezza sorprendente dalla nostra artiglieria, cominciarono a sgomentarsi. +Allora una piccola colonna di attacco composta di prodi di tutti +i corpi, comprese le guide, e comandata dal maggiore Canzio, sostenuta +dal 9º a sinistra, si precipitò, senza fare un tiro sul nemico, e lo cacciò +colle baionette alle reni in disordine da tutte le posizioni che occupava. +Da quel momento la ritirata del nemico fu generale, ed i nostri lo inseguirono +oltre Bezzecca ed Enguiso entro la Valle di Conzei. +</p> + +<p> +»Un Rapporto più dettagliato verrà compilato in seguito; ora si +stanno compilando gli elenchi dei morti e feriti, e quelli dei soldati, sottufficiali +ed ufficiali che si distinsero in questo combattimento. +</p> + +<p class="indl"> +»Cologna, 1º agosto 1866. +</p> + +<p class="indr"> +»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note341"> +<p><span class="label"><a href="#tag341">341</a>.  </span>Il colonnello <span class="smcap">Lecomte</span> nella sua citata opera: <i>Guerre de la Prusse +et de l’Italie contre l’Autriche</i> ec., pag. 110, 111. +</p> + +<p> +Anche l’Autore della <i>Guerra in Italia nel 1866</i>, Milano, 1867, che +si firma <i>Un vecchio soldato italiano</i>, emette press’a poco lo stesso giudizio +a pag. 335.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note342"> +<p><span class="label"><a href="#tag342">342</a>.  </span>Andò ospite di Alberto Mario che abitava allora in Piazza Bellosguardo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note343"> +<p><span class="label"><a href="#tag343">343</a>.  </span>Il <i>Diritto</i>, annunziandone l’arrivo a Firenze, pubblicava la seguente +dichiarazione del Generale: +</p> + +<p class="indr"> +«Firenze, 22 febbraio. +</p> + +<p> +»Non solamente io aderisco al manifesto dell’opposizione parlamentare +con tutta l’anima — ma spero che la gratitudine del paese non +mancherà a quel patriottico documento. +</p> + +<p class="indr"> +»Vostro<br> +»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note344"> +<p><span class="label"><a href="#tag344">344</a>.  </span>Togliamo questi proclami e discorsi dal <i>Diritto</i> di Firenze e dal +<i>Pungolo</i> di Milano (mesi di febbraio e marzo), che ne erano esattamente +informati dai loro corrispondenti.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note345"> +<p><span class="label"><a href="#tag345">345</a>.  </span>E non di centomila spettatori come scrisse Alberto Mario nel +suo <i>Garibaldi</i>. Il battesimo avvenne nelle stanze di Garibaldi alla presenza +di Francesco Marnelli, di Teresa Bellotti, testimoni, e di pochi +altri dei seguaci del Generale.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note346"> +<p><span class="label"><a href="#tag346">346</a>.  </span>Vedi nel <i>Libro Verde</i> presentato alla Camera dal generale Menabrea +il 3 dicembre 1867 le Note dello stesso De Malaret al Ministro +degli affari esteri in Francia, in data 15 e 17 aprile 1867. +</p> + +<p> +E poichè ne abbiamo il destro, diciamo una volta che i documenti +citati in questo capitolo, siano dessi lettere o manifesti di Garibaldi, e +atti del Governo o del Parlamento, gli abbiamo tolti, oltre che dal citato +<i>Libro Verde</i>, dalle opere seguenti: <i>Documenti</i> presentati alla Camera relativi +agli ultimi avvenimenti 1867; <i>Discussioni della Camera dei Deputati</i>, +Sessione 1867, dal 5 dicembre al 22 dicembre 1867: <i>Storia della insurrezione +di Roma nel 1867</i> per <span class="smcap">Felice Cavallotti</span>, continuata da B. E. <span class="smcap">Maineri</span>. +Milano, 1869; <i>L’Italia nel 1867</i> di G. <span class="smcap">Friggesy</span>. Firenze, 1868. E +infine nei giornali più volte accennati.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note347"> +<p><span class="label"><a href="#tag347">347</a>.  </span>Vedi Documenti sui fatti di Terni fra i <i>Documenti sugli ultimi avvenimenti</i>, +pag. 5 alla 17.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note348"> +<p><span class="label"><a href="#tag348">348</a>.  </span>Dimostrazioni erano avvenute a Milano, Torino, Genova, ec.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note349"> +<p><span class="label"><a href="#tag349">349</a>.  </span>La sua eccessiva lunghezza ci obbliga a tralasciarlo. Lo si può +vedere in <span class="smcap">Cavallotti</span>, opera citata, pag. 173, 74, 75.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note350"> +<p><span class="label"><a href="#tag350">350</a>.  </span>L’Acerbi aveva in que’ giorni frequenti colloqui col commendatore +De Ferrari, direttore generale della polizia del Regno; e in uno di essi +si sentì dire dal De Ferrari medesimo «che il Rattazzi non dissentiva +dall’idea del Generale ed era pronto a fornire i mezzi per coadiuvarlo. +Solo dimostrava la necessità che il Generale, per acquietare le rimostranze +della Francia e stornare i sospetti del Governo pontificio, <i>lasciasse per +qualche tempo il continente e tornasse a Caprera</i>.» Vedi anche <span class="smcap">Cavallotti</span>, +op. cit., pag. 256, 257, 258.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note351"> +<p><span class="label"><a href="#tag351">351</a>.  </span>Fra gli altri, all’Autore di questo libro. Chiamato da lui nei primi +di settembre, ero, come sempre, accorso; soltanto, interrogato se ero disposto +a seguirlo, colsi il destro, non sempre facile, per dirgli che se +si trattava di eccitare o di aiutare i Romani ad insorgere ci stavo; ma +se invece si pensava ad una delle solite spedizioni di bande, io la credevo +inopportuna, anzi dannosa, e non mi sarei mosso. +</p> + +<p> +«Ebbene,» mi fece il Generale bruscamente, «e voi andate in Roma!» +</p> + +<p> +Ed io vi andai!</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note352"> +<p><span class="label"><a href="#tag352">352</a>.  </span>Ministro degli Affari Esteri in Francia nella sua nota 23 settembre +1867 al signor De la Villestreux in Firenze.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note353"> +<p><span class="label"><a href="#tag353">353</a>.  </span>Vedi più sotto, a pag. 496, la lettera a F. Crispi in data 27 settembre.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note354"> +<p><span class="label"><a href="#tag354">354</a>.  </span>Noti e ricordati da tutti gli articoli della <i>Perseveranza</i> e dell’<i>Opinione</i>, +che innanzi alle minaccie della Francia consigliavano il Governo +italiano ad un contegno risoluto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note355"> +<p><span class="label"><a href="#tag355">355</a>.  </span>All’incirca ottocento fucili della Guardia nazionale di Perugia furono +dal prefetto Gadda, d’ordine del Rattazzi, consegnati al deputato +Crispi, me presente e testimone.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note356"> +<p><span class="label"><a href="#tag356">356</a>.  </span>Vedi nella <i>Nuova Antologia</i> del giugno 1868 un mio esteso racconto +del combattimento. Il Menotti, dopo aver combattuto tutto il giorno essendo +sempre superiore di forze, credette d’essere circuito e si ritirò su +Nerola; il nemico a sua volta, che non si sentiva sicuro a Montelibretti, +ripiegò la notte stessa su Valentano, e all’indomani Menotti riprendeva +la terra. Vi fece prodezza il maggiore Fazzari rimastovi ferito e per poche +ore prigioniero.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note357"> +<p><span class="label"><a href="#tag357">357</a>.  </span>Prima la squadra si compose dell’avviso <i>Esploratore</i>, delle pirocorvette +la <i>Gulnara</i> e la <i>Sesia</i> e della pirofregata <i>Principe Umberto</i>, +nave capitana. Più tardi vi si aggiunsero il <i>Weasel</i>, il <i>Tukeri</i>, l’<i>Indipendenza</i>, +la <i>Confienza</i> ed il <i>Ferruccio</i>. Comandava tutta la crociera il capitano +di vascello Isola.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note358"> +<p><span class="label"><a href="#tag358">358</a>.  </span>Al Cucchi telegrafava: +</p> + +<p> +«Conforme avviso vostro e promesse, io sono qui. Vogliate inviare +vapore per condurmi continente.» +</p> + +<p> +E al Crispi in data del 2 ottobre: +</p> + +<p> +«Conforme ai vostri consigli, io sono qui e spero che penserete a +tener parola facendomi ricondurre presto continente.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note359"> +<p><span class="label"><a href="#tag359">359</a>.  </span>Il comandante la crociera aveva noleggiato due o tre <i>latini</i> per +aiuto alle navi regie.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note360"> +<p><span class="label"><a href="#tag360">360</a>.  </span>Vedi la <i>Deposizione</i> del comandante Isola nel <i>Rapporto della Commissione +superiore d’inchiesta</i> composta del vice-ammiraglio Serra, presidente, +contr’ammiraglio De Viry e contr’ammiraglio Riboty, membri.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note361"> +<p><span class="label"><a href="#tag361">361</a>.  </span>Vedi, sulle cagioni della dimissione del ministero Rattazzi, <i>Documenti +sugli ultimi avvenimenti</i>, pag. 148-149 e la fine del secondo discorso +del Rattazzi stesso sulle interpellanze Miceli e La Porta sui fatti di +Mentana, pronunciato nella seduta del 19 dicembre 1867. <i>Discussioni della +Camera dei Deputati, Sessione 1867</i>, vol. III, dal 14 luglio al 23 dicembre.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note362"> +<p><span class="label"><a href="#tag362">362</a>.  </span>Uno l’aveva scritto a bordo della paranza <i>San Francesco</i>, ed aveva +per motto: <i>Redimere l’Italia o morire</i>; per brevità l’omettiamo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note363"> +<p><span class="label"><a href="#tag363">363</a>.  </span>Dolente che la economia di questo lavoro mi vieti di dare al +magnanimo gesto la meritata ampiezza, rimando il lettore a quanto ne +scrissi io stesso nella <i>Nuova Antologia</i> del giugno 1868. Quelle pagine +non hanno alcun valore letterario, ma le scrissi colle lacrime più calde +del mio cuore, e soltanto come un fiore di più, deposto sulla tomba di +quei santissimi martiri, amo ricordarle.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note364"> +<p><span class="label"><a href="#tag364">364</a>.  </span>«In questo lavoro di Penelope, in questa vicenda d’invio e di +ritorno di Volontari, la forza maggiore presente al campo nel corpo di +operazione del centro fu quella raggiunta dopo l’arrivo del generale +Garibaldi dalla vittoria di Monte Rotondo in poi, cioè di ottomila uomini, +forza che riprese ben tosto decrescenza nonostante il ricambio con +nuovi arrivati.» <span class="smcap">Fabrizi</span>, <i>Mentana</i>, pag. 15. +</p> + +<p> +Anche Menotti somma ad ottomila uomini le forze dell’intero corpo +dopo Monte Rotondo. Ora se si calcola che alcuni battaglioni già formati +e molti Volontari isolati aveano raggiunto dopo quella vittoria il +campo, la nostra cifra di settemila uomini è la più prossima al vero.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note365"> +<p><span class="label"><a href="#tag365">365</a>.  </span>«...... Ad una giornata del più lodevole contegno per parte de’ Volontari, +successe quella di una deplorabile ed estesa defezione, che continuò +sino alla mattina del 3, in cui i Volontari rimasti si rianimarono +pel movimento ordinato su Tivoli.» <span class="smcap">Fabrizi</span>, <i>Mentana</i>, pag. 18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note366"> +<p><span class="label"><a href="#tag366">366</a>.  </span>Fu in que’ giorni che il ministro Rouher disse all’Assemblea francese +il suo famoso <i>Jamais</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note367"> +<p><span class="label"><a href="#tag367">367</a>.  </span>Quello che cantava nel Galpon de Chargucada: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Soldados, la patria</p> +<p class="i01">Nos llama á la lid.</p> +</div></div> +</div> + +<div class="footnote" id="note368"> +<p><span class="label"><a href="#tag368">368</a>.  </span>Lo scrittore di questo libro che gli cavalcava al fianco.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note369"> +<p><span class="label"><a href="#tag369">369</a>.  </span>Rapporti dei generali De Failly e Kantzler.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note370"> +<p><span class="label"><a href="#tag370">370</a>.  </span>Bertagni Vincenzo, Boni Egidio, Caillou Gustavo, Capaccioli Natale, +Cipriani Ubaldo, Costa Pietro, Franceschi Francesco, Grotta Giovanni, +Linau, Bellini, Giuliani Francesco, Paci Silvestro.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note371"> +<p><span class="label"><a href="#tag371">371</a>.  </span>I feriti di quella giornata, tranne i pochi che poterono sfuggire +assieme ai capitolati del castello, furono trasportati negli ospedali di +Roma, dove il duplice influsso dell’atmosfera pontina e pretina finì +coll’ucciderne il trenta per cento. +</p> + +<p> +Il servizio sanitario, diretto dal professore Emilio Cipriani, avrebbe +fatto l’invidia di qualsivoglia esercito più ordinato. Quantunque egli non +fosse stato investito dell’ufficio se non ai 17 d’ottobre, pure fino dal 26 +aveva organizzato tutto il suo servizio, formati i quadri, raccolti e distribuiti +i materiali d’ambulanza, istituita da Monte Rotondo una linea +non interrotta d’ospedali, capaci di un doppio numero di feriti se la campagna +fosse continuata. Ospedali di prima linea furono Monte Rotondo, +di seconda Corese e Poggio Mirteto, di terza Spoleto, Fuligno e Perugia. +Sotto capo di servizio nominò il bravo dottor Pastore, ed oltre al dottor +Agostino Bertani, il chirurgo nato di tutti i campi rivoluzionari, che +non aveva alcuno speciale uffizio, ma che fu la provvidenza di centinaia +di feriti, un manipolo di distintissimi giovani, Pierozzi, Cristofori, +Lauri, l’aiutavano con zelo indefesso. I Comitati, i Comuni, tutti gli ordini +de’ cittadini gareggiarono per mantenere provveduta l’ambulanza di +tutto quanto occorreva, e non vi fu richiesta, per quanto improvvisa, +che non fosse prontamente soddisfatta. Le donne, assidue vestali della +pietà, vinsero anche in questa prova gli uomini, e appresero a molti +infingardi gridatori da trivio come si ami e si voglia Roma.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note372"> +<p><span class="label"><a href="#tag372">372</a>.  </span>Tanto più che della scrittura di quella protesta fu incaricato lo +stesso Autore di questo libro; talchè le parole che usiamo sono ancora +le nostre.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note373"> +<p><span class="label"><a href="#tag373">373</a>.  </span>Erano firmati a questa protesta: F. Crispi, deputato; G. Guerzoni, +deputato; Alberto Mario, Numa Palazzini, colonnello Bossi Luigi, Carlo +Francesco Cucchi, deputato; E. Guastalla, Fabrizi Paolo, Guarneri-Zanetti +Giuseppe, Achille Panizza, Raffaello Massimiliano Giovagnoli, romano; Enea +Crivelli, Giovanni Costa, romano; Achille Bizzoni, Giulio Adamoli, Domenico +Adamoli, Missori Giuseppe, Giupponi Ambrogio, Pisano Giovanni, +dottor Carlo Tivaroni, Stanislao Carlevaris, Vincenzo Carlevaris, Niccolò +Marcellini, Leopoldo Gisonna, Gualterio Scarlatti, Vincenzo Restivo, Giuseppe +Bennici, Domenico Cariolato. — Vedi <i>La Riforma</i>, 6 novembre 1867.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note374"> +<p><span class="label"><a href="#tag374">374</a>.  </span>Unico scritto notevole in quell’anno questa specie di programma +ai suoi amici di Spagna, nel quale dopo la rivoluzione repubblicana federale +del 1868 raccomandava agli Spagnuoli di nominare un Dittatore +per due anni, sua idea fissa e prediletta. +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 10 di novembre. +</p> + +<p class="indl"> +»Miei cari amici, +</p> + +<p> +»Io era deciso di tacere, non per indifferenza alla causa della nazione +spagnuola, che tanto amo e ammiro, non per mancanza d’interesse +alla gloriosa rivoluzione che voi ultimaste tanto eroicamente, ma per +non immischiar la mia voce al rumore che amici e nemici fanno intorno +a voi; mentre voi abbisognate di calma per costituirvi in un modo degno +della grande nazione che pose la sua sovranità sulle rovine d’un +trono esecrato. Oggi da voi richiesto, io dirò francamente l’opinione mia. +</p> + +<p> +»Proclamate la repubblica federale, e immediatamente nominate un +dittatore per due anni. +</p> + +<p> +»La Spagna non manca di uomini onesti che possano governarla +meglio di qualunque dei moderni feudalisti europei, che mantengono questa +parte del mondo in guerre continue, in desolazioni ed in miserie. +</p> + +<p> +»Non cadano i vostri ammirabili e valenti capi nello stesso errore +del buono, ma credulo ed ingannato Lafayette, che lasciò alla Francia +l’eredità di due rivoluzioni e la tirannide. +</p> + +<p> +»Lo spauracchio della repubblica, di cui si servono con tanta abilità +i despoti ed i gesuiti, nasce dalle esorbitanze della grande rivoluzione +dell’89, che, a forza di allontanare il despotismo e sublimare la +libertà, terminò col gettarsi nelle braccia di un tiranno avventuroso. +</p> + +<p> +»Voi già avete provato colla moderazione la più esemplare che il +vostro sistema non è quello della ghigliottina, e quindi la vostra rivoluzione +può inspirare fiducia anche alle code di paglia, che disgraziatamente +non sono poche. +</p> + +<p> +»La repubblica è il governo della gente onesta, e se ne vide la +prova in tutte le epoche. Esse durano mentre virtuose, e cadono quando +corrotte e piene di vizi. +</p> + +<p> +»La Svizzera e gli Stati Uniti si sostengono senza dittatura, è +vero; quantunque i Washington ed i Lincoln fossero i dittatori morali, +quando lo necessitò la patria americana. +</p> + +<p> +»La Spagna trovasi in una condizione speciale; molti e forti pretendenti; +influenze gesuitiche in casa e molto vicine; e infine un carattere +nazionale, generoso e cavaliero (<i>sic</i>), ma nello stesso tempo molto +inquieto; per cui si ha bisogno d’un governo giusto ma molto energico. +</p> + +<p> +»La sovranità nazionale acquistata passi alle Cortes costituenti col +suffragio universale, e queste non si occupino d’altro che di trovare nel +seno della nazione l’uomo capace di costituire la Repubblica degnamente +e di tornare ai suoi focolari dopo due anni, accompagnato dalle benedizioni +dei suoi concittadini riconoscenti. +</p> + +<p> +»Ecco quanto auguro ad una nazione che io amo, e sono il +</p> + +<p class="indr"> +»vostro<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note375"> +<p><span class="label"><a href="#tag375">375</a>.  </span>A que’ giorni appunto scriveva il romanzo <i>Clelia, o il Governo del +Monaco</i>, pubblicato nel 1870.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note376"> +<p><span class="label"><a href="#tag376">376</a>.  </span>Il signor Crémieux disse: «Oh ce cher Garibaldi, que de plaisir +j’aurais à le voir! Ah si nous pouvions le faire entrer à Paris, quel effet +ça produirait!...» ec. — Vedi <i>Garibaldi et l’armée des Vosges, Récit officiel +de la Campagne, avec documents, etc.</i> par le général <span class="smcap">Bordone</span>, chef d’État +Major de l’armée des Vosges. Pag. 15. Paris, 1871.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note377"> +<p><span class="label"><a href="#tag377">377</a>.  </span>Il signor Gent, uno dei segretari del governo di Tours, telegrafò al +Prefetto di Marsiglia: «Faites à Garibaldi un accueil splendide,» ma +firmò egli solo; e più tardi nessun ministro volle assumere la responsabilità +di quel telegramma. Vedi <span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., pag. 20.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note378"> +<p><span class="label"><a href="#tag378">378</a>.  </span><span class="smcap">Bordone</span>, pag. 13.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note379"> +<p><span class="label"><a href="#tag379">379</a>.  </span><span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., pag. 244.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note380"> +<p><span class="label"><a href="#tag380">380</a>.  </span>Alludiamo al colonnello Chanet, che disertò sotto Autun come vedremo +più tardi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note381"> +<p><span class="label"><a href="#tag381">381</a>.  </span>Vedi <span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., tutto il capitolo V. Tra le altre cose si +legge in questo capitolo che il generale Cambriels vedendo, come al solito, +nemici dove non erano, mandò ad insaputa di Garibaldi a tagliare +i ponti del Doubs che erano, in caso, i soli punti di ritirata e di approvvigionamento +dei difensori di Dôle, e fu mestieri di tutta l’energia +di Garibaldi per impedirlo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note382"> +<p><span class="label"><a href="#tag382">382</a>.  </span>Diede egli stesso al figliuolo le istruzioni particolareggiate, modello +di arte tattica. Dopo il fatto, pregato e ripregato, fece il grande +onore al figliuolo di nominarlo maggiore.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note383"> +<p><span class="label"><a href="#tag383">383</a>.  </span>Anzi il generale Cremer in un suo libro ebbe il coraggio di scrivere +che il generale Werder avea tratto Garibaldi in un <i>guet-à-pens!</i> +Non si può spingere più oltre l’impudenza! Che i Prussiani anzichè aver +teso un tranello siano stati impensatamente assaliti a Pasques e visitati +a Dijon lo dice il loro Rapporto ufficiale, parte II, fascicolo XV, pag. 563.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note384"> +<p><span class="label"><a href="#tag384">384</a>.  </span>Sosteneva valorosamente la ritirata la brigata Delpeck a Pasques. +Altri piccoli combattimenti di retroguardia avvennero più al sud, ma la +battaglia di Lantenay, descritta dal colonnello Corsi nel suo <i>Sommario +di Storia militare</i>, parte IV, pag. 299, e la disfatta della brigata Menotti +e la ritirata precipitosa su Autun è un sogno. Noi abbiamo qui sott’occhio +due libri in diverso modo ufficiali: il <i>Rapporto prussiano</i> più +volte citato, parte II, fasc. XV, pag. 564, e il libro del <span class="smcap">Bordone</span>, <i>L’Armée +des Vosges</i>, ec. in tutto il XIV capitolo del vol. II, e nessuno dei +due libri parla di ciò.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note385"> +<p><span class="label"><a href="#tag385">385</a>.  </span>Il generale Garibaldi felicitò il generale Cremer con questi telegrammi: +</p> + +<p> +«Mes félicitations au jeune et vaillant général de la République. +Votre manœuvre est marquée au coin du génie de la guerre. J’en augure +bien pour l’avenir de la République.» +</p> + +<p> +Il Cremer rispose: +</p> + +<p> +«Merci au maître de ses compliments à l’élève. Demain je reprends +mes positions sur la ligne du chemin de fer de Nuits à Beaune, prêt à +agir de concert avec vous au premier signal.» Ma, come si vede, qui si +parla di concerto, mai di ordini. Quando il governo della Repubblica +parlò di mettere il Cremer sotto gli ordini di Garibaldi, il Francese offrì +le sue dimissioni che non furono accettate.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note386"> +<p><span class="label"><a href="#tag386">386</a>.  </span><i>I Garibaldini</i> in Francia per J. <span class="smcap">White Mario</span>. Roma, Tip. G. Polizzi +e Comp. 1872, pag. 93.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note387"> +<p><span class="label"><a href="#tag387">387</a>.  </span>Vedi sulla parte avuta da questa brigata a tenere in iscacco Garibaldi, +<i>Opérations de l’Armée du Sud pendant les mois de janvier et +février 1871</i> etc., par le comte Hermann de Wartensleben, colonel d’État +Major. Paris 1872, pag. 10 e 13.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note388"> +<p><span class="label"><a href="#tag388">388</a>.  </span><span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., pag. 332.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note389"> +<p><span class="label"><a href="#tag389">389</a>.  </span>Nella sua lettera al generale Fabrizi, stampata prima nella <i>Riforma</i> +e riprodotta dal <span class="smcap">Bordone</span>, pag. 420-421.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note390"> +<p><span class="label"><a href="#tag390">390</a>.  </span>Non possiamo contare i diciottomila uomini di <i>gardes mobilisés</i> del +generale Pellissier, che non dipendevano direttamente da Garibaldi, e +nei giorni di Dijon non vollero uscire a combattere, anzi misero la confusione +tra i combattenti.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note391"> +<p><span class="label"><a href="#tag391">391</a>.  </span>Egli stesso lo giudicò una <i>temerarietà</i> nella lettera succitata al +Fabrizi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note392"> +<p><span class="label"><a href="#tag392">392</a>.  </span>«E l’Internazionale? Che necessità di attaccare un’associazione, +quasi senza conoscerla? Non è essa una emanazione dello stato anormale, +in cui si trova la società del mondo? <i>E quando essa possa essere +tersa da certe dottrine</i>, forse introdottevi dalla malevolenza de’ suoi nemici, +essa non sarà la prima, ma certo non potrà non essere la continuazione +dell’emancipazione del diritto umano. +</p> + +<p> +»Una società (dico l’umana) ove i più faticano per la sussistenza, +ed ove i meno con menzogne e con violenze vogliono la maggior parte +dei prodotti dei primi, senza sudarli, non deve suscitar essa il malcontento +e la vendetta di chi soffre? +</p> + +<p> +»Io desidero che non succeda all’Internazionale, come al popolo +di Parigi, cioè di lasciarsi sopraffare dagli spacciatori di dottrine, onde +essere spinta a delle esagerazioni e finalmente al ridicolo; ma che studi +essa bene gli uomini che devono condurla sul sentiero del miglioramento +morale e materiale prima d’affidarvisi. +</p> + +<p> +»Soprattutto si astenga dalle esagerazioni ove cercheranno di condurla +gli agenti della monarchia e del clero per perderla nell’opinione +delle classi agiate, sempre tremanti davanti al terribile spettro della +legge agraria. E le classi agiate si persuadano bene, che non sono i molti +<i>sergents de ville</i> ed i grandi eserciti permanenti che costituiscono la sicurezza +d’uno Stato e della proprietà individuale, ma un governo fondato +sulla giustizia per tutti. E di ciò ne hanno un troppo eloquente +esempio nella Francia. +</p> + +<p> +»Io vengo ad assidermi ad un banchetto, ove ho diritto come voi. +Non tocco il patrimonio vostro, benchè più pingue del mio, ma non toccate +questo poco, che stillo dalla mia fronte, cogli odiosi mezzi che +avete impiegato finora, di tasse sul macinato, sul sale e con tante altre +ingiustizie che gravitano sulla mia miseria. +</p> + +<p> +»Soprattutto non mi venite colle speciose bugiarde ragioni di pubbliche +sicurezze e di <i>preposti</i>, di cui voi abbisognate, e ch’io debbo pagare; +di esercito per la difesa della patria, che difende voi, le vostre +prepotenze, e mi priva delle braccia valide, che potrebbero migliorare la +condizione del paese e la mia.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note393"> +<p><span class="label"><a href="#tag393">393</a>.  </span>Garibaldi intervenne alla tornata del 25 novembre in cui Benedetto +Cairoli presentò la sua mozione di biasimo sugli arresti di Villa +Ruffi, e votò naturalmente con lui contro il Ministero. +</p> + +<p> +Era la prima volta dacchè Roma lo elesse deputato che interveniva +alla Camera e così al suo apparire come al pronunciare del giuramento +la sala scoppiò in applausi fragorosissimi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note394"> +<p><span class="label"><a href="#tag394">394</a>.  </span>Voleva un ministero Crispi, Cairoli, Zanardelli, Nicotera, Villa, Mancini: +coloro precisamente che in quel momento più si dilaniavano.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note395"> +<p><span class="label"><a href="#tag395">395</a>.  </span>Ecco il testo della Legge: +</p> + +<p> +«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato: Noi abbiamo +decretato e decretiamo: +</p> + +<p class="center"> +»<i>Articolo unico.</i> +</p> + +<p> +»In attestato di riconoscenza della nazione italiana al glorioso concorso +prestato dal generale Garibaldi alla grande opera della sua unità +e indipendenza, è autorizzato il Governo del Re ad inscrivere sul gran +libro del debito pubblico dello Stato una rendita di lire cinquantamila +annue del consolidato cinque per cento con decorrenza dal 1º gennaio 1875, +in favore di Giuseppe Garibaldi; ed è inoltre assegnata al medesimo +un’annua pensione vitalizia di altrettante cinquantamila lire con la stessa +decorrenza. +</p> + +<p> +»Ordiniamo che la presente Legge, ec. +</p> + +<p class="center"> +»VITTORIO EMANUELE. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">M. Minghetti.</span>» +</p> + +<p> +(<i>Gazzetta Ufficiale</i>, 11 giugno 1875.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note396"> +<p><span class="label"><a href="#tag396">396</a>.  </span>Vol. I, pag. 508-509.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note397"> +<p><span class="label"><a href="#tag397">397</a>.  </span>Vi è un’altra bambina sepolta a Caprera, Anita, nata nel 1859 +e morta nel 1875, della quale riparleremo più tardi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note398"> +<p><span class="label"><a href="#tag398">398</a>.  </span>L’avvocato A. Bussolini in nota alla Sentenza della Corte d’appello. +<i>Monitore de’ Tribunali</i>, 1880, vol. XXI, pag. 144. +</p> + +<p> +Il professor Gabba invece, valente giurista, condannò apertamente +in una dottissima Memoria la Sentenza. — <span class="smcap">Gabba</span>, <i>Questioni giuridiche</i>, +pag. 233.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note399"> +<p><span class="label"><a href="#tag399">399</a>.  </span>Io pure fui a visitarlo il 5 novembre. Lo dico perchè fu quella l’ultima +volta che lo vidi, e la sua vista mi ambasciò. Ragionava abbastanza +lucidamente; ma la lingua, parlando, gli si attorcigliava nella bocca e la +parola gli usciva stentatissima. Gli dissi che stavo scrivendo la sua vita, +non ostante ch’egli m’avesse sconsigliato, ed egli sorridendo mi rispose: +«Vi ringrazio. — Voi farete bene; ma quante cose difficili a capirsi. +Per esempio, sapete voi chi ci portò via la gente a Monterotondo, la vigilia +di Mentana? Furono i Mazziniani....» +</p> + +<p> +Io l’aveva sentita dire più volte questa cosa e non l’aveva mai +creduta, anzi sapevo che non era vera.... ma non era quello il luogo e +il momento di discutere, e lo lasciai nel suo errore. Mi congedai io stesso +per non affaticarlo, ed egli mi disse: «Non posso darvi la mano; datemi +un bacio!» Fu l’ultimo suo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note400"> +<p><span class="label"><a href="#tag400">400</a>.  </span>Nella sua lettera ad Achille Fazzari. Caprera, 12 giugno 1881.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note401"> +<p><span class="label"><a href="#tag401">401</a>.  </span>Lettera da Caprera, 17 maggio 1881.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note402"> +<p><span class="label"><a href="#tag402">402</a>.  </span>Al giornale <i>La Patria</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note403"> +<p><span class="label"><a href="#tag403">403</a>.  </span>Riproduciamo per intero la lettera, pubblicata per la prima volta +dal <i>Piccolo</i> di Napoli l’11 marzo 1882: +</p> + +<p class="indr"> +«Napoli, 9 marzo 1882. +</p> + +<p class="indl"> +»Mio carissimo Leo Taxil, +</p> + +<p> +»È finita, la vostra repubblica chiercuta (<i>république à calotte</i>) non +ingannerà più alcuno. L’amore e la venerazione che avevamo per lei, si +son mutati in disprezzo. +</p> + +<p> +»La vostra guerra tunisina è vergognosa. E se il governo italiano +avesse la viltà di riconoscere il fatto compiuto, sarebbe assai spregevole, +come codarda sarebbe la nazione che tollerasse tale governo. +</p> + +<p> +»I vostri famosi generali che si sono lasciati dai Prussiani ingabbiare +nei <i>vagoni</i> da bestiame e trascinare in Germania, dopo aver abbandonato +e lasciato al nemico un mezzo milione di prodi soldati, oggi +fanno i rodomonti contro le deboli innocenti popolazioni della Tunisia +che nulla loro debbono e in nulla li hanno offesi. +</p> + +<p> +»Conoscete voi i telegrammi che annunziano: il generale in capo +ha combattuto — il generale tale ha fatto una brillante razzía: ha distrutto +tre villaggi, abbattuto mille datteri, rubato dugento buoi, sgozzato +mille pecore, sequestrato duemila galline, eccetera eccetera? Se +avessero l’impudenza di mettere quei telegrammi nella bella storia di +Francia, bisognerebbe spazzarneli, spazzarneli con la granata di cucina +infangata nella poltiglia. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note404"> +<p><span class="label"><a href="#tag404">404</a>.  </span>Così raccontò Rocco De Zerbi nel suo giornale il <i>Piccolo</i> di Napoli.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note405"> +<p><span class="label"><a href="#tag405">405</a>.  </span>Garibaldi fece rispondere dal sindaco signor Ugo Delle Favare: +«Mai come oggi i Palermitani si mostrarono così sublimi...» e se l’epiteto +si risente della tendenza all’iperbole che era il difetto dell’educazione +di Garibaldi, non è però men vero che il contegno dei Palermitani non +sia stato singolarmente nobile e gentile.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note406"> +<p><span class="label"><a href="#tag406">406</a>.  </span>Ecco l’atto di morte del generale Garibaldi: +</p> + +<p class="center"> +»<i>Anno 1882, 5 giugno, ore 7 m. 2 ant. Casa Garibaldi.</i> +</p> + +<p> +»Avanti a me, Bargone cavaliere Leonardo, Sindaco ufficiale dello +stato civile del Comune di Maddalena, comparsi il professor Enrico Albanese, +di anni 48, medico-chirurgo domiciliato a Palermo, ed il dottore +Alessandro Cappelletti, di anni 26, medico-chirurgo della Regia Marina, +domiciliato a Torino, mi hanno dichiarato che alle 6 pomeridiane e minuti +22 del 2 corrente, nella casa posta in Caprera è morto Garibaldi +generale Giuseppe, di anni 75, residente alla Maddalena, nato a Nizza +Marittima, figlio del fu Domenico capitano marittimo e della fu Rosa +Raimondi, donna di casa, residenti a Nizza Marittima, e marito alla signora +Armosino; presenti i testimoni: Bianchi Vincenzo e Pieramonti +Egidio, residenti alla Maddalena.» +</p> + +<p class="ast">* * *</p> + +<p> +Il certificato dei medici dice: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 3 giugno 1882. +</p> + +<p class="indl"> +»Signor Sindaco, +</p> + +<p> +»Ieri (2) alle ore 6 pomeridiane è morto in Caprera al suo domicilio +il generale Giuseppe Garibaldi in seguito a paralisi faringea. Dichiariamo +che la tumulazione del cadavere può farsi dopo 24 ore dalla +morte. +</p> + +<p> +»In fede ci sottoscriviamo. +</p> + +<p class="indr"> +»<span class="smcap">Professore Albanese.</span><br> +»<span class="smcap">Dottore Cappelletti.</span>» +</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note407"> +<p><span class="label"><a href="#tag407">407</a>.  </span>Vedi lettera di G. Nuvolari, pubblicata in tutti i giornali, da noi +letta nel <i>Pungolo</i> del 17-18 giugno. +</p> + +<p> +Ecco poi testualmente la lettera del Generale al dottor Prandina: +</p> + +<p class="indr"> +«Caprera, 27 settembre 1877. +</p> + +<p class="indl"> +»Mio carissimo Prandina, +</p> + +<p> +»Voi gentilmente vi incaricate della cremazione del mio cadavere; +ve ne sono grato. +</p> + +<p> +»Sulla strada che da questa casa conduce verso tramontana alla +marina, alla distanza di trecento passi a sinistra, vi è una depressione di +terreno limitata da un muro. +</p> + +<p> +»Su quel canto si formerà una catasta di legna di due metri, con +legna d’acacia, lentisco, mirto ed altre legna aromatiche. Sulla catasta +si poserà un lettino di ferro, e su questo la bara scoperta, con dentro +gli avanzi adorni della camicia rossa. +</p> + +<p> +»Un pugno di cenere sarà conservato in un’urna qualunque, e +questa dovrà essere posta nel sepolcreto che conserva le ceneri delle +mie bambine Rosa e Anita. +</p> + +<p class="indr"> +»Vostro sempre<br> +»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.» +</p> + +<p> +(<i>Pungolo</i> di Milano, 11-12 giugno 1882.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note408"> +<p><span class="label"><a href="#tag408">408</a>.  </span>Battuto veramente dove egli comandava in persona, non lo fu che +a Morazzono, a Mentana, e nell’assalto notturno di Dijon.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note409"> +<p><span class="label"><a href="#tag409">409</a>.  </span>Vedi principalmente le <i>Questions pour les francs-tireurs et les corps +de volontaires</i>. <span class="smcap">Bordone</span>, Documents, pag. 123.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note410"> +<p><span class="label"><a href="#tag410">410</a>.  </span>Vedi vol. II, capitolo VIII, pagg. 26 e 27.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note411"> +<p><span class="label"><a href="#tag411">411</a>.  </span>Quattro anni di guerra guerreggiata nel Rio Grande, 1837-1840 — Sei +anni idem nell’Uruguay, 1842-1847 — Cinque campagne in Italia, +1848, 1849, 1859, 1866, 1867, e la campagna di Francia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note412"> +<p><span class="label"><a href="#tag412">412</a>.  </span>«La tattica del generale Garibaldi, dice il <span class="smcap">Manteuffel</span> nella puntata +XX della <i>Storia della guerra franco-germanica</i>, va segnalata specialmente +per la grande rapidità delle mosse, per sagge disposizioni durante +il combattimento a fuoco, e per un’energia e focosità nell’attacco, che +se dipende in parte dall’indole dei suoi soldati, dimostra eziandio che +il Generale non dimentica un solo istante l’obiettivo del combattimento, +ch’è appunto quello di sloggiare il nemico dalle sue posizioni, mediante +un attacco rapido, vigoroso, risoluto. +</p> + +<p> +»La prova di questa sua speciale valentia l’avemmo nel fatto d’arme +che fece rifulgere non solo l’eroismo dei nostri soldati, ma anche la +bravura dei Garibaldini. +</p> + +<p> +»Il 61º fucilieri ebbe sepolta la sua bandiera sotto un mucchio di +morti e feriti, appunto perchè non gli fu possibile sottrarsi alla celerità +delle mosse di Garibaldi. +</p> + +<p> +»Certamente i successi del Generale furono successi parziali e non +ebbero seguito; ma se il generale Bourbaky avesse operato secondo i +suoi consigli, la campagna dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata +combattuta nel 1870-71 dalle armi francesi.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note413"> +<p><span class="label"><a href="#tag413">413</a>.  </span><i>Clelia</i>, ovvero <i>Il Governo del Monaco</i> (<i>Roma nel secolo XIX</i>), romanzo +storico-politico di <span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>. Milano, 1870, pag. 210-211: +</p> + +<p> +«Quanto a lui crede che Repubblica sia: <i>il governo della gente +onesta</i> — e lo prova; accennando alla caduta delle repubbliche — quando +i cittadini sprofondandosi nel vizio hanno cessato di esser virtuosi. — Non +crede però alla durata del governo repubblicano composto di cinquecento +individui. +</p> + +<p> +»Egli è d’avviso che la libertà d’un popolo consista nella facoltà +di eleggersi il proprio governo — e questo governo, secondo lui, dev’essere +dittatoriale — cioè d’un uomo solo. — A questa Istituzione dovette +la propria grandezza il più grande dei popoli della terra. +</p> + +<p> +»Sventura però a chi in luogo di un Cincinnato elegge un Cesare! +</p> + +<p> +»Vuole poi limitata a tempo determinato la Dittatura — e solo in +un caso straordinario, come quello di Lincoln nell’ultima guerra degli +Stati Uniti — consentirebbe la proroga, in nessun caso accorderebbe — ereditario +il potere. +</p> + +<p> +»Egli però non è esclusivo: pensa che il sistema del governo veramente +voluto dalla maggioranza della Nazione — qualunque esso sia — equivalga +alla Repubblica — com’avviene per esempio del governo +inglese.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note414"> +<p><span class="label"><a href="#tag414">414</a>.  </span>Vedi nel <i>fac-simile</i> del suo autografo pubblicato in principio al +1º volume.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note415"> +<p><span class="label"><a href="#tag415">415</a>.  </span>Vedi il <i>Governo del Monaco</i>, pag. 242, e il suo <i>Memorandum alle potenze +d’Europa</i>, scritto dal Monte Tifata, poche ore dopo la battaglia del +1º ottobre 1860. +</p> + +<p> +Circa alle sue idee sulla <i>Lingua mondiale</i>, curioso il leggere questo +brano trovato fra le sue memorie manoscritte e ancora inedite: +</p> + +<p> +«Il modo dunque più indicato ad un’Unità mondiale — e che più +coadiuverebbe all’Unità religiosa vera — Dio! — sarebbe una lingua +universale. +</p> + +<p> +»Non è questa idea mia — ma vecchia e ne lascio l’esame cronologico +a chi vuol incaricarsene. +</p> + +<p> +»Vado alla sostanza. +</p> + +<p> +»Voler imporre una lingua qualunque delle esistenti per lingua universale credo sarebbe questione alquanto simile a quella dei preti, e l’abbandono. — Proviamo +un altro espediente. +</p> + +<p> +»Per esempio — vari complessi di lingue per formare un tutto — col +tempo. +</p> + +<p> +»Il francese sarebbe uno dei complessi — esso ha agglomerato un +gran numero di dialetti delle diverse sue provincie ed ha una rispettabile +estensione al di fuori. +</p> + +<p> +»L’anglo-germano — od anglo-sassone immensamente propagato. +</p> + +<p> +»Per le lingue orientali lascio a’ più scienziati la cura d’occuparsene — se +così loro piace. +</p> + +<p> +»Tu puoi occuparti del complesso — <i>Iberitalo</i> — formato di tre +lingue: portoghese, spagnuola ed italiana, di cui conosci qualche cosa e +consultare perciò tutti quegli umanitarii di quei tre paesi e delle colonie +dell’America portoghese e spagnuola, che volessero essere tanto buoni +da cooperarvi. — Le tre lingue hanno molte voci comuni — si può cercarle +e riunirle in un principio di Dizionario, ove gettar la base d’una +lingua nuova, che potrebbe frattanto essere imparata dalla gioventù dei +tre paesi. +</p> + +<p> +»Io non mi nascondo l’arduità dell’impresa — ma la sua importanza +sembrami meritare l’attenzione degli uomini cui il progresso umano +non è una chimera. +</p> + +<p> +»Certo vi vorranno secoli per raggiungere il nobile scopo — ma è +pur vero che se i Caldei non avessero principiato, gettando uno sguardo +nello spazio — ad investigare i moti e le leggi stupende che regolano +gli eterni luminari — gli odierni astronomi — non sarebbero forse così +inoltrati nelle vie dell’Infinito.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note416"> +<p><span class="label"><a href="#tag416">416</a>.  </span>Lo raccontò Garibaldi stesso a me nell’uscire dalla casa del Palmerston. +Io era rimasto con altri del seguito in una sala attigua al gabinetto +in cui il Generale era entrato; ma pochi momenti dopo vidi +uscire il Generale col viso tutto infiammato; ed io che lo conosceva, +capii subito che il colloquio non gli era andato pel suo verso. Però in +carrozza azzardai una domanda: +</p> + +<p> +— Pare che vi abbiano fatto inquietare, Generale? +</p> + +<p> +— Cosa volete, <i>amigo</i>.... — e mi raccontò il dialogo testè riferito.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note417"> +<p><span class="label"><a href="#tag417">417</a>.  </span>Alcune bozze a matita di queste memorie sono quelle che il Generale +regalò a Giovanni Basso e ch’egli diede a me perchè ne facessi +l’uso migliore che credevo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note418"> +<p><span class="label"><a href="#tag418">418</a>.  </span>Come saggio di questi studi sui <i>Venti</i> diamo questa lettera in francese, +inedita fino ad ora, diretta ad uno scienziato, di cui non ci fu dato +scoprire il nome: +</p> + +<p> +«J’ai lu avec un bien vif intérêt votre magnifique ouvrage sur les +phénomènes de l’atmosphère — et je vous en suis reconnaissant. J’ai +vu avec un sentiment d’orgueil et de fraternité vos principes humanitaires +sur la solidarité des peuples. +</p> + +<p> +»Certes tant que les Gouvernements emploieront les revenus des +nations à construire des bayonettes et des vaisseaux cuirassés, il sera +difficile que le monde atteigne cette unité de famille à laquelle il aspire +et jusqu’à ce que les armées ouvrières, comme celles qui aux ordres de +votre illustre compatriote M<sup>r</sup> Lesseps creusent des canaux et posent des +rails de chemins de fer, ne substitueront les armées guerrières maintenues +pour destruction de l’homme, l’homme sera toujours un misérable +instrument du despotisme et de la dilapidation. +</p> + +<p> +»Comme vous dites, la guerre d’Amérique — dans les malheureuses +conséquences porte l’inaction d’un de vos plus illustres collaborateurs, +le commandant Maury, que j’ai connu à l’Observatoire de Washington — et +duquel j’ai possédé les belles cartes inventées par lui sur la théorie +des vents. — A Boston, où j’avais obtenu des cartes, je m’étais obligé +de fournir ma quote d’observations maritimes au savant Américain. — Mais +ayant dû encore une fois abandonner ma profession de marin — je +ne pus tenir ma promesse. +</p> + +<p> +»Peu initié dans la science, je me confesse incapable d’apprécier +toutes les beautés renfermées dans votre bel ouvrage. — Mais comme +vous y traitez d’une manière si savante la théorie des vents — je me +permets de vous présenter quelques observations faites dans mes voyages +sur le même sujet. +</p> + +<p> +»Les observations dont je vais vous entretenir — et que je n’aurais +peut-être jamais ébauchées — me furent suggérées par la lecture des ouvrages +d’agriculture — dont je m’occupe presque uniquement aujourd’hui. +</p> + +<p> +»En général la cause des vents sur la surface du globe comme elle +est décrite par certains auteurs d’agriculture ne me satisfait pas. +</p> + +<p> +»Par exemple — on dit toujours que la cause des vents est causée +par la condensation de l’air froid dans les zones glaciales — qui tend +naturellement à se précipiter dans les espaces d’air raréfié par la chaleur +dans la zône torride. +</p> + +<p> +»Jusqu’ici nous sommes d’accord — ce que je voudrais seulement, +ç’est qu’on signalât un peu davantage l’action que causent sur l’air +atmosphérique les mouvements de rotation et de translation de notre +globe dans l’espace. +</p> + +<p> +»Le mouvement de rotation de la terre effectuant une entière révolution +de 360° en 24 heures, donne aux objets qui se trouvent sur +l’Équateur une vitesse de 900 milles par heure. +</p> + +<p> +»Le mouvement de translation de la même dans son orbite pousse +les mêmes objets qui se trouvent sur l’Équateur à midi, avec l’immense vitesse — je +crois — d’à peu près 65 mille milles par heure — et si cette +surprenante célérité n’était modifiée, je crois, par une force de projection +de notre planète qui nous lance dans la direction qu’elle parcourt — et +par le remous du fluide atmosphérique tendant à devancer latéralement +comme le remous d’un navire — sans cette compensation, dis-je, l’air que +rencontrerait un habitant de l’Équateur dans se pérégrination aérienne +le balayerait de dessus son cheval céleste plus facilement qu’un ouragan +ne livre dans les airs le moindre brin de paille. +</p> + +<p> +»Que les mouvements susdits aient une action sur la surface du +globe le prouvent les éternels vents alizés qui règnent dans la zône torride +et les courants qui trouvent la direction de ces vents. +</p> + +<p> +»Une zône di 60° environ, comprise entre 30° de latitude Nord-Est +et le 30° Sud-Est, est sillonnée éternellement par les vents venant de l’Est. +Dans l’émisphère Nord ces vents s’approchent du N.-E., dans le S.-E. Ou +plutôt dans cette zône l’air reste en arrière vers l’Ouest tandis que le +planète s’avance vers l’Est. +</p> + +<p> +»Un corps solide quelconque, qui s’avance dans l’espace ou dans +l’eau, génère naturellement un remous derrière lui. — Ce remous suit le +corps — et dans les parties latérales il tend à le précéder. — On peut +observer cela sur un navire qui marche. +</p> + +<p> +»Voilà, je crois, la cause des contr’alizés, qui soufflent de l’Ouest à +l’Est — dans les zônes en dehors de la zône torride. +</p> + +<p> +»Ne pouvant rompre les alizés de la zône torride, le remous se dilate +latéralement — et au de là du parallèle de 40, tant dans un émisphère +que dans l’autre, on est presque certain de le trouver souvent plus fort +que les alizés, mais beaucoup plus inconstant. +</p> + +<p> +»Il paraît que les vents d’Ouest dans les zônes torrides tendent +vers les pôles contrairement aux alizés qui tendent vers l’Équateur. — Ainsi +le S.-O. prévaut dans l’émisphère boréal et le N.-O. dans l’Australie. +Le diagramme de M<sup>r</sup> Maury note ainsi, et dans ma traversée de Van +Diémen à la côte méridionale du Chili au Sud du parallèle de 50 courant +droit à l’Est, le vent descendait toujours sur babord. +</p> + +<p> +»J’ai souvent entendu dire par les marins venant de l’Amérique +du Sud: — Nous avons remonté jusque vers les Açores pour trouver les +variables, et vraiment cela signifie qu’ils ont traversé la zône torride +avec les ancres à tribord et qu’ils sont ainsi arrivés vers le parallèle +des Açores pour trouver les vents variables qui soufflent irrégulièrement +entre les zônes des vents <i>alizés</i> et <i>contr’alizés</i>. — +</p> + +<p> +»C’est bien désirable que pour le progrès de la navigation le commandant +Maury puisse bientôt reprendre son premier recueil des observations +de toutes les mers du monde. On pourra alors mieux connaître les vents +qui se plaisent dans les zônes variables — et les points surtout des +zônes calmes qu’il faudra éviter.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note419"> +<p><span class="label"><a href="#tag419">419</a>.  </span>Già ne citammo alcuni. Uno de’ suoi ultimi componimenti poetici +in italiano fu la Epistola metrica a Felice Cavallotti, scrittagli da Roma +nell’aprile del 1879: la sua lunghezza ci toglie il piacere di ripubblicarla.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note420"> +<p><span class="label"><a href="#tag420">420</a>.  </span>Dal <i>Caffaro</i> di Genova, 5 giugno 1882. Ne abbiamo riprodotto +soltanto i brani principali.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note421"> +<p><span class="label"><a href="#tag421">421</a>.  </span>Questo periodo non è ben chiaro, ma nel manoscritto è tal quale, +e lo rispettiamo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note422"> +<p><span class="label"><a href="#tag422">422</a>.  </span>Potremmo, occorrendo, dire il nome della contrada e il numero +della casa in cui vive, tanto sono sicure le nostre informazioni.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note423"> +<p><span class="label"><a href="#tag423">423</a>.  </span>Vedi l’<i>Athenæum</i> del 16 febbraio 1861 (n. 1738)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note424"> +<p><span class="label"><a href="#tag424">424</a>.  </span><span class="smcap">Rousseau</span>, <i>Discours sur l’origine de l’inégalité parmi les hommes</i>. +Deuxième Partie, Note neuvième, nella edizione d’Amsterdam 1772, a +pag. 126, 127.</p> +</div> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a fine libro, riguardanti il volume 1, sono state riportate nel volume corrispondente. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/75139-h/images/cover.jpg b/75139-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..01d64b5 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/cover.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-0-006-inl.jpg b/75139-h/images/ill-0-006-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..5422d14 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-0-006-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-0-006.jpg b/75139-h/images/ill-0-006.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..562f29b --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-0-006.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-096a-inl.jpg b/75139-h/images/ill-096a-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..a0ed198 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-096a-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-096a.jpg b/75139-h/images/ill-096a.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..beb8175 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-096a.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-144a-inl.jpg b/75139-h/images/ill-144a-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..cb79316 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-144a-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-144a.jpg b/75139-h/images/ill-144a.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..1181b43 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-144a.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-192b-inl.jpg b/75139-h/images/ill-192b-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..977ba26 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-192b-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-192b.jpg b/75139-h/images/ill-192b.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..59d6fb9 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-192b.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-456a-inl.jpg b/75139-h/images/ill-456a-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..b712000 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-456a-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-456a.jpg b/75139-h/images/ill-456a.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..ebdd5ad --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-456a.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-552a-inl.jpg b/75139-h/images/ill-552a-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..8bd8756 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-552a-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-552a.jpg b/75139-h/images/ill-552a.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..1b89a74 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-552a.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-584a-inl.jpg b/75139-h/images/ill-584a-inl.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..af803cb --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-584a-inl.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-584a.jpg b/75139-h/images/ill-584a.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..8af354b --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-584a.jpg diff --git a/75139-h/images/ill-marsala.jpg b/75139-h/images/ill-marsala.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..5741983 --- /dev/null +++ b/75139-h/images/ill-marsala.jpg diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..6312041 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This eBook, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. Anyone seeking to utilize +this eBook outside of the United States should confirm copyright +status under the laws that apply to them. diff --git a/README.md b/README.md new file mode 100644 index 0000000..2fac176 --- /dev/null +++ b/README.md @@ -0,0 +1,2 @@ +Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org) public repository for +eBook #75139 (https://www.gutenberg.org/ebooks/75139) |
