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+
+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 ***
+
+
+ GARIBALDI
+
+
+ DI
+ GIUSEPPE GUERZONI.
+
+
+ VOL. II
+ (1860-1882)
+
+ CON DOCUMENTI EDITI E INEDITI
+ E 7 PIANTE TOPOGRAFICHE.
+
+ Terza edizione.
+
+
+
+ FIRENZE,
+ G. BARBÈRA, EDITORE.
+ 1891.
+
+
+
+
+ Compiute le formalità prescritte dalla Legge, i diritti di
+ riproduzione e traduzione sono riservati.
+
+
+
+
+ [Illustrazione: Carta d’insieme della Sicilia]
+
+
+
+
+GARIBALDI.
+
+
+
+
+CAPITOLO OTTAVO.
+
+DA MARSALA AL FARO. [1860.]
+
+
+I.
+
+Il 20 gennaio 1860 il conte di Cavour riafferrava il governo, e
+l’Italia risentiva tosto la mano del nuovo timoniere. Non conviene
+tuttavia piaggiar nessuno, nemmeno il genio fortunato. Fra la
+situazione politica trovata dal gran Ministro al cominciar del
+nuovo anno e quella da lui lasciata a’ suoi successori correva per
+l’appunto la stessa differenza che tra una nave in alto mare, sbattuta
+dalla tempesta, e una nave, lottante bensì cogli ultimi colpi della
+traversía, ma già in vista della terra e prossima a toccare il
+porto. Dell’eredità di Villafranca al Ministero La Marmora-Rattazzi
+toccarono tutti i rischi e tutti i fastidi; al conte di Cavour
+tutti i frutti e tutti i trionfi. Ad essi, se fosse lecito dire,
+la parte penosa ed oscura della liquidazione; a lui l’attuosa e
+brillante dell’accettazione. Sia giusta la storia: se il conte di
+Cavour fosse stato al potere dal luglio al dicembre 1859, non avrebbe
+potuto comportarsi diversamente dai suoi eredi; e gli sarebbe stato
+giuocoforza o temporeggiare e barcamenarsi com’essi; o volendo osar
+troppo, porre ogni cosa a repentaglio. Il Ministero La Marmora-Rattazzi
+non compì grandi cose; ma, come suol dirsi di certi medici, aiutò la
+natura ad operare: diede cioè tempo ed agio all’Italia d’aspettare
+che tutto quel cumulo di difficoltà, d’ostacoli, di triboli che
+facevan barriera d’ogni dove al nostro cammino, si assottigliasse e
+s’indebolisse da sè, per sola forza delle cose, sì che non restasse più
+che scavalcarlo con un passo, o rovesciarlo con una spinta.
+
+E così infatti era accaduto. L’annessione dell’Italia centrale al Regno
+sardo era, se non consacrata nella forma, compiuta nella sostanza; la
+chimera napoleonica d’una federazione austro-italiana presieduta dal
+Papa già ita in dileguo; tutti i progetti di congressi, di conferenze,
+di vicariati, di regni autonomi svaporati; tutte le promesse di
+restaurazioni, papali, ducali, granducali, scritte ne’ capitolari di
+Villafranca, cassate dalla manifesta volontà degl’Italiani, e ridotte
+lettera morta. Napoleone III, dopo cinque mesi di politica ambidestra,
+una pubblica e avversa, una segreta e propizia all’Italia, liberatosi
+dal reazionario Walewsky, dettato o ispirato l’opuscolo: _Il Papa
+e il Congresso_,[1] si chiariva di giorno in giorno più favorevole
+alle nostre sorti; mentre l’Inghilterra, subentrati i _Whigs_ ai
+_Torys_, dichiarava apertamente la sua simpatia per la causa italiana,
+s’associava al Napoleonide nell’idea del non intervento armato, e ne
+faceva uno de’ cardini della sua politica nella Penisola. L’Austria
+sola continuava naturalmente ad atteggiarsi o stile e minacciosa;
+ma tanto la Prussia, quanto la Russia, sebbene diffidenti della
+rivoluzione e gelose del diritto divino, non sapevano risolversi a far
+causa comune l’una colla prepotente rivale, l’altra colla fedifraga ed
+ingrata alleata, e chiaramente lasciavano intendere che non avrebbero
+mai tratta la spada per lei: unica cosa che importasse. E intanto il
+savio contegno dell’Italia centrale continuava a far l’ammirazione
+di tutti i popoli civili; forzando i suoi stessi avversari a parlare
+con rispetto d’una rivoluzione che procedeva con sì pacata e ordinata
+costanza, ed a discuter seriamente di quel nuovo diritto fondato
+sulla volontà popolare e sui caratteri indelebili delle nazioni,
+che la vecchia Diplomazia non voleva ancora riconoscere, ma che avrà
+sconvolto, prima che il secolo finisca, tutta l’Europa.
+
+A tale essendo le cose, restava solo che una mano vigorosa desse
+l’ultimo colpo; e il Cavour ricomparve nell’arena. Salito appena al
+potere, annunciò ai Gabinetti d’Europa che oramai era impossibile una
+più lunga aspettativa; che le popolazioni italiane, dopo avere atteso
+lungamente indarno che le Potenze d’Europa mettessero ordine a’ loro
+affari, avevan diritto di passar oltre, e che «il solo scioglimento
+pratico consisteva nell’ammissione legale dell’annessione, già
+stabilita in fatto, dell’Emilia, come della Toscana.[2]»
+
+Chi però vedesse in queste ardite dichiarazioni l’atto irriflessivo
+d’un giuocatore disperato che rischia l’ultima sua posta,
+s’ingannerebbe a partito. Il conte di Cavour aveva già calcolato
+tutte le sorti del giuoco, ed era certo oramai che la partita decisiva
+sarebbe stata per lui. Che l’Austria strepitasse o la Germania e la
+Russia tenessero il broncio, poco gli caleva. Sapeva d’aver seco, più
+che queste non volessero confessare, Francia e Inghilterra; sapeva
+meglio ancora d’aver per sè il diritto, il fatto, l’opinione civile,
+e ciò gli bastava. Non andò guari infatti che l’Inghilterra inviava
+ai Gabinetti delle maggiori Potenze queste quattro proposte: non
+intervento armato; diritto ai popoli dell’Italia centrale di decidere,
+con un nuovo voto de’ lor Parlamenti, circa i loro destini; garantita
+la sovranità papale, ma sgombra Roma dai Francesi; soltanto la
+questione di Venezia taciuta e messa in disparte. Rispose sdegnosamente
+l’Austria; non piegarono tosto le Corti nordiche; ondeggiò ancora
+per poco lo stesso Napoleone, tentando introdurre nelle proposte
+inglesi altre condizioni: ma poichè egli consentiva nella massima
+fondamentale del non intervento, e richiedeva solo che al voto
+de’ Parlamenti si sostituisse il suffragio universale; il conte di
+Cavour, vinte o deluse tutte le nuove eccezioni, lo prese in parola,
+e mandata copia delle proposte inglesi, così come le aveva modificate
+l’Imperatore, ai Governi della Toscana e dell’Emilia, li invitò senza
+più a pronunciarsi. Era quanto dir loro (se già non era stato detto in
+privato): procedete subito ai plebisciti e confermate le annessioni;
+e va da sè che nessun invito poteva riuscire più aspettato e più
+gradito. Così tre giorni dopo l’ultima Nota francese, mentre ancora i
+potentati erano affaccendati a librare, analizzare, stillare le famose
+quattro proposte, l’Emilia e la Toscana votavano per voto universale
+la loro unione alla Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele; e la
+rivincita di Villafranca era presa.
+
+
+II.
+
+Se non che nessuna gioia senz’amarezza; l’imperatore Napoleone metteva
+alle annessioni dell’Italia centrale un prezzo; quel medesimo ch’egli
+aveva prima richiesto per la cacciata degli Austriaci: Savoia e Nizza.
+Nè era da pretendersi che l’opera sua fosse tutta gratuita. Nemmeno
+la Francia era la _gran nazione_ che potesse far la guerra soltanto
+_per un’idea_. Ciò si scrive volentieri nell’ebbrezza del trionfo, sui
+proclami; ma rare volte si ratifica co’ fatti. Quand’anche Napoleone
+l’avesse voluto, non era in di lui balía chiedere il sangue della
+nazione ond’era capo, per una guerra non sua, senza procacciarle
+almeno un compenso rimuneratore dei rischi corsi e dei sacrifici
+patiti. Oltre di che la cessione della Savoia e di Nizza era la
+conseguenza, per dirla collo stesso conte di Cavour, «della politica
+che ci aveva portati a Milano, a Bologna, a Firenze;» ed era certamente
+un’applicazione di que’ medesimi principii di volontà nazionale e
+di voto popolare che noi stessi avevamo invocati siccome fondamento
+giuridico alla nostra rivoluzione, e sul quale dovrà consistere
+l’intero edificio d’Italia.
+
+Piuttosto era ad esaminarsi se tutto quel compenso era dovuto; se di
+quel tanto sacrificio richiesto all’Italia, una parte almeno non poteva
+esser risparmiata. Per la Savoia nessun dubbio: poteva essere doloroso
+abbandonare que’ monti, antemurale di nostra casa e cuna de’ nostri Re;
+ma proclamato il diritto delle nazioni, diveniva necessario e doveroso.
+Per Nizza, invece, il discorso mutava: ivi tutto era Italia; e la
+miscèla di idiomi, propria a tutte le regioni confinanti, non bastava
+a cancellarne i grandi e solenni caratteri scritti dalla storia, dalla
+natura e da Dio.
+
+Però che l’imperiale alleato chiedesse con pari durezza le due spoglie,
+nessuno contende; rimane solo a chiarirsi se l’una non poteva essere
+più validamente e più tenacemente contrastata dell’altra. Il conte di
+Cavour, disse uno de’ suoi più valenti cooperatori,[3] aveva perduto di
+fronte all’ingrata questione la consueta sua serenità, e facilmente si
+crede; ma che abbia posto a risolverla tutto il nerbo dell’anima sua;
+ch’egli abbia tentato la salvezza di Nizza con quel medesimo sforzo
+di destrezza e di energia da lui adoperato a disfar Villafranca, e
+unificar mezza Italia, questo in nessun libro e in nessun documento è
+attestato: eppure questo sarebbe stato un serto di più alla sua gloria.
+Si direbbe che il gran Ministro, assorto nell’unico fine «di rendersi
+complice[4]» la Francia, non ne vedesse alcun altro. Tuttavia se al
+conte di Cavour fosse balenato il pensiero che quella complicità era
+per Napoleone ormai fatale, e che in ogni caso non avrebbe mai fatto
+guerra all’Italia per Nizza, come non gliela fece, nè la potè fare
+per Bologna e Firenze,[5] forse avrebbe risparmiato agl’Italiani quel
+gentile e caro brano di patria, e a sè sospetti, rancori, inimicizie,
+di cui tra non molto egli e la parte sua sentiranno, primi, le
+difficoltà ed i danni.
+
+Oltre a ciò avevano offesi i modi. Nizza era inondata da emissari
+napoleonici; bandi pubblici firmati dai magistrati del Re, o tollerati
+o non abbastanza puniti, apertamente propugnavano la dedizione alla
+Francia; nessun’arte di pressione e di broglio era risparmiata; la
+libertà del voto, unica scusa e salvaguardia di quel triste plebiscito,
+sfrontatamente conculcata.
+
+Qual maraviglia pertanto che un soldato, un nizzardo, Giuseppe
+Garibaldi, infiammato d’amore per la terra nativa e d’odio per ogni
+signoria straniera; inasprito da quello spettacolo nauseabondo di
+frodi e di violenze, si levasse per il primo contro un Governo che, per
+usare il linguaggio suo, «mercanteggiava come armento la città sua;» e
+vedesse da quell’istante un nemico in colui che era stato a’ suoi occhi
+l’artefice e lo stromento principale del mercato?
+
+
+III.
+
+Prima conseguenza della felice annessione era l’ampliamento e la
+rinnovazione del Parlamento. Lo stesso conte di Cavour aveva richieste
+le elezioni generali come precipua condizione al suo ritorno al
+Governo; e infatti dal 25 al 29 marzo i Collegi delle antiche e nuove
+province convenivano all’urne per eleggere i loro deputati.
+
+E naturalmente tra gli eletti fu anche Garibaldi. Molti Collegi gli
+furono profferti, tra gli altri Brescia, Stradella, Varese; ma egli
+ringraziò tutti, dichiarando di non poter accettare che per Nizza
+«posta in pericolo di cadere nelle ugne del protettore padrone,[6]» e
+che a lui incombeva difendere. Nizza infatti lo elesse;[7] ond’egli
+appena conosciuto il voto lascia Caprera, corre nella sua città, vi
+raggruppa i suoi amici e devoti, tenta avvivare (e la sola sua presenza
+bastava) la fede nella patria antica; e illuso che il sentimento suo
+sia pur quello di tutti i suoi concittadini; ignaro che intorno a
+quel po’ di popolo schietto ed onesto, che si sentiva e voleva essere
+italiano, brulicava una plebe famelica, pronta al miglior offerente,
+e una borghesia ingorda, impaziente di subiti guadagni, che avrebbe
+venduto dieci patrie; parte per Torino accompagnato dal suo amico
+Robaudi, col proposito d’interpellare il Governo sulla sorte della sua
+città natale e di fare un ultimo sforzo per scongiurarne la perdita.
+
+Del suo arrivo a Torino, delle commozioni provate dalla città, son
+pieni i giornali del tempo; ma in ciò nessuna maraviglia. Presentata
+col Robaudi la sua interpellanza fin dal 7 aprile, soltanto nella
+tornata del 12 fu ammesso a svolgerla. Era la prima volta che Garibaldi
+compariva nel Parlamento subalpino; grande quindi l’impazienza di
+conoscere l’oratore e di giudicare il politico; «generale, siccome dice
+il resoconto ufficiale, il movimento d’attenzione.»
+
+Parlò calmo e breve; ma è dubbio se con parole e concetti tutti
+suoi.[8] Reclamò l’osservanza dell’articolo 5º dello Statuto, che
+pei trattati importanti cessione di provincie richiede la perentoria
+sanzione della Camera: rammentò la storia di Nizza datasi a Casa di
+Savoia nel 1391 a patto di non essere ceduta a straniera potenza:
+dichiarò ogni traffico di gente repugnante al diritto ed alla coscienza
+delle nazioni civili: denunziò sommariamente i fatti di pressione
+elettorale, sotto la quale era soffocata la libertà di voto de’ suoi
+concittadini: chiese infine che, sino all’approvazione del trattato, il
+voto di Nizza fosse sospeso.
+
+Rispose il Cavour temperato e cortese; negando l’incostituzionalità,
+giustificando il trattato colla necessità politica e l’interesse
+d’Italia; attenuando, non smentendo, i fatti di pressione. La
+discussione s’avvivò. Per Nizza, in vario tenore, parlarono i nizzardi
+Laurenti-Robaudi e Bottero, sostenuti dal Mellana e dal Mancini; per il
+trattato i ministri Farini e Mamiani e il deputato Pier Carlo Boggio;
+e la conclusione fu l’approvazione d’un ordine del giorno di questi,
+mercè il quale «espressa la fiducia che il Governo del Re provvederebbe
+efficacemente che le guarentigie costituzionali e la sincerità
+e libertà del voto nelle provincie di Savoia e Nizza sarebbero
+rispettate,» la Camera non chiedeva di più.
+
+E di più forse, al punto cui eran le cose, non si poteva nè sperare
+nè conseguire; ma Garibaldi non era uomo d’intenderlo, e uscì da
+Palazzo Carignano coll’anima ribollente d’ira e d’amarezza; nauseato
+di quella politica barattiera, a senso suo, e codarda, e guardando
+da quell’istante il conte di Cavour collo stesso occhio, con cui si
+guarderebbe colui che vi ha strappato dal braccio vostra madre, e l’ha
+gettata al mercato.
+
+Ma per ventura sua e d’Italia altri e ben più gravi avvenimenti eran
+già venuti a divertirlo da quei turbolenti pensieri, e ad aprire al
+vorticoso torrente della sua passione patriottica uno sfogo più degno e
+più vasto.
+
+
+IV.
+
+La rivoluzione italiana era proceduta a sembianza d’un corpo leggiero,
+che, in una grossa battaglia, un po’ trasportato dal suo ardore, un
+po’ sospinto dalle circostanze, marcia avanti, senza badare nè a destra
+nè a manca, occupa alla baionetta un’eccellente posizione; ma, giunto
+colà, si trova circuito da nemici, che di fronte, ai fianchi, alle
+spalle gli fanno siepe da ogni lato; sicchè non può più nè avanzare nè
+retrocedere. Dovunque l’Italia si rivolgesse, incontrava una barriera
+di ferro che le sbarrava il cammino e la forzava a ristare. Ai fianchi,
+accampata sul Quadrilatero, l’Austria; di fronte, meglio che dalle
+spade mercenarie, difeso dalla sua ibrida natura, il Papato; dietro
+a lui, nemico imbelle, ma protetto dall’egida dei trattati, il Re di
+Napoli; dietro a tutti il vecchio diritto, le vecchie tradizioni, la
+vecchia Europa; caparbi avversari avvezzi a non piegare mai che alla
+forza ed ai fatti compiuti.
+
+Ora come l’Italia potesse trovar da sè stessa la via d’uscir da
+siffatti frangenti, nessuno, nemmeno il genio del conte di Cavour,
+lo sapeva. Pertanto egli pure s’accontentava di stare alla specula
+degli eventi, e più che a muovere innanzi badava a temporeggiare con
+frutto e ad assodarsi sull’occupato terreno. Il concetto dell’unità
+italiana non s’era ancora affacciato alla sua mente, come cosa pratica
+ed effettuabile, e frattanto gli pareva saggio volgere le prime cure
+a due scopi più prossimi e conseguibili: rafforzare il nuovo Stato,
+ed apparecchiarsi a nuova guerra coll’Austria.[9] A questo intento
+però, oltre al lavorío diplomatico che continuava a condurre con mano
+infaticabile, reputava ottimo mezzo premere sul Re di Napoli, tentando
+attrarlo nell’orbita del moto italiano e associarlo alla politica del
+Piemonte pel conquisto dell’indipendenza nazionale. Ma nè il pusillo
+Francesco era uomo da seguirlo per cotali altezze, nè gli uomini che
+l’attorniavano, o inetti o codardi, da sospingervelo. A Napoli si
+credeva sempre alla rivincita legittimista e la si preparava. La Reggia
+borbonica era divenuta il centro della gran congiura principesca, che
+doveva restaurare su tutti i troni rovesciati d’Italia il diritto
+divino. Si arruolavano mercenari; si concentrava l’esercito negli
+Abruzzi; si fantasticava un’occupazione delle Marche; si patteggiava
+che contemporaneamente il Papa invaderebbe le Romagne, e il Duca di
+Modena i Ducati; si aspettava ad ogni istante di veder l’Austria
+rivarcare il Mincio, e Germania e Russia calar dalle loro selve e
+dalle loro steppe alla crociata dell’oppressa legittimità. Quanto
+all’interno, si derideva ogni consiglio di riforme, si sfidava, o
+fingevasi, ogni minaccia di rivoluzione; e in ogni evento fidando
+sull’esercito devoto, sulla sbirraglia innumerevole, sulla magistratura
+servile, e più che tutto sull’Ajossa, dittatore della Polizia di
+Napoli, e sul Maniscalco, emulo suo a Palermo, si dormiva fra due
+guanciali.
+
+A riscuoterli dal sopore squillò la campana della Gancia: la soluzione
+che indarno il conte di Cavour cercava; la soluzione che forse l’Italia
+avrebbe dovuto attendere dalla lenta opera del tempo, usciva a un
+tratto dal seno misterioso della rivoluzione, e un pugno di popolani,
+decisi di morire per la patria loro, recideva quel nodo, che nè la
+forza legale della nuova Monarchia, nè la destrezza politica del suo
+grande Ministro, sarebbe bastata a risolvere.
+
+
+V.
+
+L’insurrezione siciliana non fu, come ben s’immagina, una eruzione
+vulcanica e subitanea. Astrazion fatta dall’odio per la tirannia
+borbonica, tre grandi cause n’avevano preparato e affrettato lo
+scoppio. L’indomita energia d’una falange di patriotti e di proscritti
+che da tutte le terre dell’Isola, da tutti gli angoli d’Europa
+soffiavano da anni nella fiamma e l’alimentavano. L’apostolato
+infaticabile di Giuseppe Mazzini, che dal 1856 in poi aveva indirizzati
+al Sud tutti gli sforzi del partito d’azione da lui capitanato, e
+fatto del moto siciliano la leva suscitatrice dell’unità di tutta la
+Penisola. Infine, e con maggior efficacia per fermo, gli avvenimenti
+dell’Italia superiore e centrale, i quali dimostrando possibile
+quell’unità, che poco dianzi agli occhi de’ più pareva un’utopia;
+attestando la devozione d’una Casa guerriera e d’un Re galantuomo alla
+causa nazionale; dando all’Italia un nome, un esercito, un governo,
+una diplomazia; aprivano anche ai Siciliani un orizzonte di speranze
+novelle, spegnevano nell’Isola le viete discordie, confondevano in un
+solo tutti i vecchi partiti, porgevano infine ai patriotti sinceri e
+spassionati di tutti i colori un vessillo di rannodamento ed un grido
+di battaglia.
+
+E di questo fermento latente degli animi non tardarono ad apparire
+i segni manifesti. Le dimostrazioni succedevano alle dimostrazioni;
+i Consigli locali rifiutavano i consueti indirizzi di sudditanza al
+nuovo Re: i nomi di Vittorio Emanuele e di Napoleone III suonavan su
+tutte le labbra, apparivano su tutte le pareti; gli animi pendevano
+dalle notizie di Lombardia, come da altrettanti messaggi di vita e di
+morte; le vittorie di Magenta e di Solferino, a malgrado le minaccie
+della polizia, erano festeggiate con luminarie ed acclamazioni; passava
+infine per lo stretto la flotta degli alleati diretta all’Adriatico,
+e Messina tutta versavasi sulle sue spiagge a salutare le armate
+liberatrici.[10]
+
+Una vasta trama avvolgeva l’Isola e Comitati segreti ne tenevano le
+fila e la governavano. Si propagavano e affiggevano scritti incendiari;
+si allestivano armi e munizioni; si ordinavano squadre, e tutto ciò
+sotto gli occhi del truce Maniscalco che indarno ne cercava gli autori
+e nella cecità della furia colpiva a casaccio, confiscando, torturando,
+percuotendo spesso i più innocenti, e affrettando per tal modo lo
+scoppio dell’uragano che presumeva scongiurare.
+
+Anche la Sicilia, è ben vero, aveva sentito il contraccolpo di
+Villafranca; ma fu buffo passeggiero, e i propositi un istante
+rattiepiditi si rianimarono con novello vigore. L’esempio fortunato
+dell’Italia centrale cominciava a persuadere anche i più restii, che
+oramai la prima arbitra de’ propri destini era la Sicilia stessa e
+che l’ora di rompere gli indugi s’avvicinava a gran passi. Soltanto
+i _Comitati Lafariniani_ e della _Società nazionale_, male ispirati
+interpreti della politica del conte di Cavour, assai più rivoluzionario
+di loro, persistevano a sconsigliare ogni moto da essi chiamato
+intempestivo, «promettendo la salute della Sicilia a patto che non
+fosse insorta nel periodo delle annessioni.[11]»
+
+Verso la metà di settembre però, Francesco Crispi, anima in quei
+giorni della parte più avanzata degli esuli siciliani, accordatosi da
+un lato con Giuseppe Mazzini e con tutti gli amici suoi, dall’altro
+incoraggiato dalle facili parole dello stesso Dittatore Farini, che
+a quei giorni pareva inclinato a tutti gli ardimenti, s’imbarcava
+nascostamente per la Sicilia, dove già con pari rischio e audacia era
+stato dal 1856 in poi altre due volte, per gettar sulla bilancia degli
+oscillanti il peso della sua ascoltata parola e dar l’ultimo tratto al
+partito dell’insurrezione.
+
+E i più fervidi dei patriotti siciliani, parvero disposti ad
+ascoltarlo; e serrate le fila, assegnati i posti, distribuite le poche
+armi e munizioni, la sollevazione fu deliberata pel 4 ottobre; poi, per
+difficoltà sopravvenute, differita all’11 di quello stesso mese.[12] Ma
+anche in quel giorno l’impresa, chi scrisse perchè già scoperta dalla
+Polizia, chi affermò per effetto delle lettere di alcuni Lafariniani
+venute a raccomandare novelli indugi,[13] dovette essere differita a
+più propizia occasione. Differita, diciamo, non abbandonata e soltanto
+in alcune parti del suo disegno modificata.
+
+Così i patriotti siciliani, come Francesco Crispi, come in generale
+tutti quanti lavoravano a quell’opera, avevan finito col convenire
+che un moto nell’Isola non poteva scoppiare, e scoppiato espandersi e
+trionfare se non l’iniziava o almeno non lo soccorreva immediatamente
+una spedizione armata di fuori, capace di divenire il nerbo
+dell’insurrezione e di governarla. Però fu intorno a questo nuovo
+concetto che s’appuntarono tutti gli sforzi del partito d’azione
+dal novembre del 1859 fino alla spedizione di Quarto che ne fu
+l’incoronazione.
+
+Il Crispi, che a stento era scampato da Sicilia, pellegrinava dal
+Farini al Rattazzi e dal La Farina a Garibaldi chiedendo a tutti:
+armi, danaro, aiuti per la vagheggiata impresa; Nicola Fabrizi, che da
+Malta per oltre venti anni era stato l’anello di congiunzione tra la
+Sicilia e il partito d’azione, tornava colà per riannodarvi le trame
+già allentate; Giuseppe Mazzini moltiplicava le lettere, i proclami,
+gli emissari, cercando nella _Falange sacra_ di Genova, dove già avea
+trovato i seguaci del moto del 1856, il nucleo della spedizione di cui
+proponeva il comando, se Garibaldi ricusava capitanarla, al Bixio, al
+Medici, a chicchessia, e racimolando a spizzico schioppi, polveri e
+moneta, goccie a innaffiare un deserto, ma che facevan testimonianza
+non solo della sua incrollabile fede, ma quella volta almeno d’un senso
+profondo e quasi fatidico delle necessità d’Italia. Infine nella notte
+del 20 marzo Rosolino Pilo, dei Conti di Capaci, elettissima anima
+d’eroe e di martire, d’intesa col Mazzini e col Crispi, incuorato da
+Garibaldi stesso, salpava su fragile paranza in compagnia di Giovanni
+Corrao con poche armi e poco peculio alla volta della sua isola natía,
+deliberato a chiamarvi alle armi i suoi compaesani e a dar egli, per
+primo, l’esempio della magnanima rivolta.
+
+Ma questa scoppiò per forza propria anche prima del suo arrivo.[14] La
+brutalità del Governo aveva cospirato più di tutte le propagande. Le
+fila da lui spezzate si riannodarono da sè stesse; ad ogni patriotta
+incarcerato o spento, ne subentravano cento; un ignoto pugnalava in
+pien meriggio sulla porta della Matrice lo stesso Maniscalco, che dava
+così egli pel primo col proprio sangue il segnale della riscossa.
+
+Il disegno era: far del Convento della Gancia, i cui frati sapevansi
+devoti alla causa nazionale, base d’operazione; preparare, nascosti
+ne’ suoi sotterranei, colle poche armi già introdotte in città, un
+manipolo di animosi disposti a trattarle; all’alba del 4 aprile al
+suono delle campane a stormo sbucare dal Convento, chiamando la città
+alle armi; altre schiere di patriotti frattanto, già appostati in
+Via Scopari e nella chiesa della Magione, uscirebbero a lor volta ad
+appoggiare il movimento: simultaneamente le squadre del contado, già
+preste, sforzerebbero le porte, e mettendo il nemico fra due fuochi
+compirebbero l’opera.
+
+E così fu fatto. Capo degli animosi che dovevan cominciare il fuoco
+dalla Gancia si profferì un popolano, certo Francesco Riso, fontaniere
+d’arte, anima candida di patriotta e di eroe, che fu il vero iniziatore
+della rivoluzione palermitana, e il cui nome va ormai proferito in
+Italia accanto a quelli de’ suoi martiri più gloriosi.
+
+Se non che il Maniscalco, per una delle consuete e fatali imprudenze
+inseparabili da siffatte imprese,[15] ebbe vento della trama, e sebbene
+in una perquisizione, fatta la sera del 3 al Convento, non gli fosse
+riuscito di scoprire nulla di più, fece tuttavia occupare durante
+la notte tutti gli approcci della Gancia da picchetti di truppa e di
+sbirraglia, e si tenne preparato ad ogni evento. Infatti all’alba del
+4 fu pronta la campana di Santa Maria degli Angeli a dare il segnale;
+pronto Francesco Riso ad uscir al cimento; pronti i due drappelli
+di Via Scopari e della Magione a far la parte loro; ma sorpresi e
+questi e quelli e colti dalle soldatesche già appostate a tutti i
+varchi; sopraffatti in breve da altre sopravvenienti da ogni banda;
+furono parte dispersi, parte costretti a ricoverarsi nel Convento
+della Gancia, che divenne così l’estrema rôcca de’ patriotti. Ma non
+tardarono ad assalirli, superbi del numero, i Borbonici, e atterratane,
+senza grande sforzo, la porta, ricacciati di scala in scala, di piano
+in piano, i disperati difensori, ferito a morte l’eroico Francesco
+Riso, freddato d’un colpo il Padre Angelo di Montemaggiore, in brev’ora
+rimasero padroni del campo sanguinoso. Allora i vincitori non conobbero
+più freno; e trucidando alla cieca quanti incontravano; scorrazzando,
+manomettendo, guastando l’intero Convento; non arretrandosi nemmeno
+dinanzi alla santità degli altari, spogliando le immagini sacre de’
+loro arredi e sperdendo al suolo persino le particole consacrate,
+coronarono con quest’ultima prodezza la vittoria del trono e
+dell’altare.
+
+E fu crudele disdetta; chè le bande del contado fide alla promessa
+si erano già da ogni parte appressate ai sobborghi ed alle porte,
+richiamando verso sè stesse molta forza de’ Regi e appiccando in
+più luoghi, come ai Porrazzi, zuffe ardimentose, le quali potevano
+anco volgersi in vittoria, se l’insurrezione cittadina avesse potuto
+dilatarsi e dar loro la mano.
+
+
+VI.
+
+E tuttavia l’insurrezione poteva dirsi sbaragliata, non vinta. Le
+squadre ritiratesi nei dintorni continuavano bravamente la resistenza,
+e ne erano principali: quella di Piana de’ Greci comandata da Luigi
+Piediscalzi; quella di Corleone guidata dal marchese Firmaturi;
+quella di Termini condotta dal Barrante e da Ignazio Quattrocchi;
+quelle di Ventimiglia, di Ciminna e Villafrati organizzate da
+Luigi La Porta; infine quelle dei distretti d’Alcamo e di Partinico
+capitanate dai fratelli Sant’Anna; le più numerose di tutte. Quanto
+al rimanente dell’Isola poi, appena corse l’annunzio del 4 aprile,
+tutte le maggiori città si apparecchiarono, secondo le forze e la
+possibilità, a secondare il moto, e quali con protesta solenne, come
+Messina; quali levandosi in aperta rivolta, come Girgenti, Noto,
+Caltanissetta, Trapani; non conseguendo, è vero, in alcun luogo alcun
+successo decisivo; ma dove scacciando o bloccando i piccoli presidii,
+dove inviando la più belligera gioventù a ingrossare le squadre alla
+campagna, dove organizzando, come a Trapani, le guardie nazionali,
+persino col consenso dell’Intendente borbonico, alimentavano, se non
+potevano afforzarlo, il fuoco dell’insurrezione, al quale mancava
+bensì la forza di divampare in incendio struggitore, ma s’appiccava con
+cento fiammelle in cento luoghi, molestando gli oppressori e facendo
+testimonio della vitalità degli oppressi.
+
+E Palermo stessa quantunque spopolata de’ suoi più animosi, dagli
+arresti e dalle stragi e soffocata dallo stato d’assedio, e minacciata
+dai Consigli di guerra permanenti, e tenuta d’occhio da ventimila
+soldati e da una sterminata sbirraglia, non voleva permettere che i
+Salzano ed i Maniscalco potessero impunemente spacciare nelle loro
+gride: «la popolazione palermitana estranea ed indifferente al moto
+sfortunato del 4 aprile;» talchè, a smentire l’artificiosa calunnia,
+il 13 aprile versavasi tutta quanta nelle vie e nelle piazze a
+testimoniare con migliaia di voci i suoi sentimenti d’odio al Borbone,
+a gridare Italia e Vittorio Emanuele, a sfidare con ogni maniera di
+scherni e di sfregi il superbo vincitore, il quale, sbalordito da tanta
+solennità di manifestazione, nè osando inferocire contro una sì grande
+moltitudine inerme, dovette rassegnarsi a patire in pace la fiera
+disfida.
+
+Ma superfluo il dire che proteste, manifestazioni, pronunciamenti a
+nulla valevano, se o prima o poi non li seguiva o non li afforzava
+una vittoria militare qualsiasi, che desse all’insurrezione un punto
+d’appoggio ed una promessa di durata.
+
+Disgraziatamente, nè le forze soverchianti dell’esercito regio, nè la
+natura e lo stato delle squadre permettevano di sperare che il giorno
+di quella vittoria fosse vicino.
+
+Quel che fossero quelle squadre l’abbiamo detto altrove.[16] Un cento
+di giovanotti, o come dicon là di _picciotti_, raccolti o condotti
+dal signore della terra, o da qualche noto e stimato patriotta;
+armati, quando lo erano tutti, della paesana _scopetta_; forniti al
+più di tre o quattro cartuccie, tenute care come _onze_ d’oro; scalzi,
+laceri, la maggior parte, ed affamati: ecco una squadra. Di siffatte
+se ne potevano contare, è vero, alcune diecine, e non difettavano
+certamente di alcune delle doti più preziose del soldato: il valore
+ne’ combattimenti, la tolleranza delle fatiche, la pazienza delle
+privazioni; ma la povertà d’armi e di munizioni, la inesperienza de’
+condottieri, la dissuetudine della guerra, la mancanza di disciplina,
+la perpetua mobilità, sicchè da un giorno all’altro sparivano o
+ricomparivano, ingrossavano o si diradavano, senza che mai si potesse
+far calcolo sulla loro forza precisa, ne sfruttavano la virtù e ne
+isterilivano i sacrifici.
+
+Però dopo aver tenuto altri sette giorni sulle alture circostanti
+Palermo e conseguíto persino, in uno scontro alla Bagheria, di bloccar
+nella loro caserma due compagnie di Regi, incalzati da ogni dove da
+soverchianti colonne mobili, perduta Bagheria, cacciati da Gibilrossa,
+minacciati da Monreale, alle bande non restò altro partito che
+abbandonare quella linea troppo inoltrata e ritirarsi in Misilmeri,
+dove le gole di Portella di Mare e di Belmonte potevano offrire un buon
+baluardo ai difensori e un nuovo centro di riscossa all’insurrezione.
+
+Se non che difettose le forze, povera l’arte e avversa la fortuna.
+Scacciati tra il 12 e il 13 da Misilmeri (chi incolpa l’incuria delle
+guardie, chi il tradimento de’ paesani, chi la sfortuna); fallito
+un assalto di Sant’Anna contro Monreale; rovesciati poco dopo anche
+dalle alture di Monte Cuccio; ecco gl’insorti costretti a cedere nuovo
+terreno e a ripiegare su Piana de’ Greci, dove li conduceva la speranza
+di potersi unire, appoggiando ad occidente, alle squadre del Sant’Anna,
+che dopo l’infausto successo di Monreale andavano a lor volta
+ritraendosi, ed erano venute a darsi la posta presso Carini. E a Carini
+li aspettava una prova decisiva.
+
+I Regi non avevano mai perduto la pista delle squadre, molto meno
+di quella del Sant’Anna, e appena saputo del loro concentramento,
+mossero in tre colonne: l’una pel mare a destra (generale Wytemback,
+mille uomini), una per Baida al centro (duemila uomini, generale
+Cataldo), una da Monreale a sinistra (mille uomini, colonnello Bosco),
+col proposito di circuirle e di distruggerle. Se gl’insorti però
+avessero deciso di concentrar la difesa in Carini occupandone la rôcca
+e sbarrandone le vie, avrebbero potuto, se non ributtar l’assalto,
+protrarre a lungo la resistenza; ma impietositi dalle strida degli
+abitanti che non volevano una battaglia fra le loro case, scelsero
+il partito di uscire all’aperto, e fu la loro rovina. Resistettero
+tuttavia imperterriti al primo fuoco della colonna proveniente
+dal mare; ma attaccati in breve di fronte e di fianco dalle altre
+colonne, schiacciati dal numero, esauste le cartuccie non tardarono
+ad esser vôlti in rotta precipitosa, abbandonando Carini al furore de’
+vincitori, che ubriachi dalla facile vittoria vi si precipitano dentro,
+saccheggiando, uccidendo, stuprando, consumandovi una di quelle immani
+carneficine, onde il nome borbonico va famoso.
+
+E coll’infausta giornata di Carini, l’insurrezione siciliana agonizzò.
+Restavano qua e là dispersi sui monti alcuni frammenti di squadre;
+ma traccheggiati da ogni parte, stremati di forze, privi di viveri
+e di munizioni, sarà gran mercè se i più costanti fra loro potranno
+trascinare di rupe in rupe una vita precaria, e se di quando in quando
+la debole eco di qualche rara fucilata potrà annunciare ai Siciliani
+che l’Isola loro non era ancor morta e combatteva sempre.
+
+
+VII.
+
+Al primo grido dell’insurrezione siciliana grande fu la commozione in
+tutta Italia. I nemici per dispetto o paura, gli amici per affetto o
+speranza, nessuno poteva riguardare con occhio freddo e non curante
+un avvenimento, che apriva una via sì inaspettata all’interrotto moto
+italiano. Però man mano che risuonava l’annunzio d’un nuovo fatto,
+svisato, come accade, dalla lontananza e amplificato dal desiderio,
+una la voce che usciva dai petti patriottici, uno il proposito: bisogna
+aiutare i fratelli. E la magnanima idea, caldeggiata, prima che dagli
+altri, dai fuorusciti così di Sicilia come di Napoli, accolta dalle
+città più importanti, bandita dai Comitati e dalle rappresentanze
+di tutti i partiti, acclamata colla passione dell’età dalla gioventù
+più animosa, e finalmente già tradotta in un principio d’esecuzione
+mediante pubbliche collette d’armi e di danari, divenne in breve il
+convincimento, la volontà, diremmo quasi il decreto della nazione
+intera.
+
+Se non che s’affacciava a tutte le menti un’incognita, e susurrava
+su tutte le bocche una domanda: Che cosa farà il generale Garibaldi?
+Che cosa farà il conte di Cavour? Consentirà egli, l’Eroe, a recare
+all’Isola combattente l’aiuto poderoso del suo braccio e del suo nome?
+Vorrà egli, il Ministro, impegnare nella zarosa impresa la politica
+del suo Governo, e dare egli stesso, o almeno permettere che si diano,
+i soccorsi invocati? Quanto al Cavour, vedremo tra poco quel ch’egli
+ne pensava: quanto a Garibaldi, ecco, sceverato dalle piacenterie
+partigiane come dalle calunnie, l’animo suo.
+
+Non era quella la prima volta che egli era invitato a capitanare
+un’insurrezione siciliana. Anco senza rimontare più addietro,
+glien’avevano scritto e parlato fin dal settembre del 1859 a Bologna;
+gliel’avevano ripetuto nel marzo del 1860 a Genova; non c’era, può
+dirsi, patriotta ed esule siciliano che accostandolo e portandogli un
+saluto dai suoi concittadini, non gli annunziasse imminente una levata
+della sua Isola, e non sollecitasse la promessa del suo soccorso.
+
+Ma a tutti questi Garibaldi aveva sempre risposto: — «Non assumere
+su di sè di promovere insurrezioni: se i Siciliani spontaneamente si
+leveranno in armi, egli, se non sia impedito da altri doveri, accorrerà
+in loro aiuto. — Frattanto, soggiungeva, risovvenitevi che il mio
+programma è _Italia e Vittorio Emanuele_.[17]»
+
+Era infatti un dir troppo e nulla; e i Siciliani ne sapevan quanto
+prima. Gli è che Garibaldi non fu mai nè un iniziatore, nè un
+cospiratore. Egli era, prima e sopra di ogni cosa, un soldato. Il
+lavorío paziente, coperto, sedentario delle cospirazioni, non era fatto
+per lui. Che gli si offrisse un terreno anche angusto, ma franco, e un
+manipolo d’uomini anche inagguerriti, ma armati e pronti a marciare, ed
+egli non misurerà il terreno, nè conterà gli uomini, e farà miracoli;
+ma obbligarlo a prepararsi da sè nel chiuso d’un gabinetto, a forza di
+lettere, di bollettini, di proclami, il campo, le armi e l’esercito,
+era un pretendere ch’egli si snaturasse e non fosse più Garibaldi. Egli
+non aveva la tempra mazziniana.
+
+Utopista in tante altre cose, in fatto d’insurrezioni preparate era
+un po’ scettico. Andare, come i Bandiera, i Pisacane, i Calvi, seguíto
+da poche diecine d’uomini a suscitare per primo un paese sconosciuto,
+inerme, addormentato nella pace, non fu mai affar suo. La sentenza
+del Maestro: «Il martirio è una battaglia vinta,» lo capacitava fino
+a un certo segno. Uomo di guerra, era pronto alla morte, ma a patto di
+vender cara la vita; e quanto alla vittoria, non ne conosceva veramente
+che una: quella in cui si atterra il nemico e si dorme sul campo. Per
+questo nessuno de’ grandi tentativi rivoluzionari d’Italia fu iniziato
+da lui; molto meno quello di Sicilia. Garibaldi non ambì mai la corona
+del martire precursore, e non l’avrà.
+
+
+VIII.
+
+Tuttavia le notizie della Sicilia tornavano quella volta troppo gravi
+ed insistenti perchè Garibaldi non dovesse impensierirsene. Il 7
+aprile era a Torino, condottovi, come vedemmo, dall’interpellanza sulla
+cessione di Nizza, quando si presentavano, quasi improvvisi, nella sua
+stanza Francesco Crispi e Nino Bixio. Venivano entrambi da Genova;
+avevan recenti novelle dell’insurrezione; chiedevano a nome degli
+amici comuni, per l’onore della rivoluzione, per carità della povera
+Isola, per la salute della patria intera, che Garibaldi si mettesse a
+capo d’una spedizione d’armati e la conducesse egli stesso in Sicilia.
+L’eroe sfavillò al magnanimo invito, ma il condottiero esitò; e quando
+finalmente, vinto dalle pertinaci istanze de’ suoi amici, rispose
+d’accettare, fece ancora una riserva: che la rivoluzione fosse tuttora
+viva e tenesse fermo fino al suo arrivo.
+
+Partirono paghi della risposta i due amici, e reduci a Genova si
+accontarono tosto co’ più intimi della parte loro, con Agostino Bertani
+principalmente, per la scelta e l’allestimento de’ mezzi. Occorreva
+uno, e forse due piroscafi, e di questi si tolse l’assunto Nino Bixio;
+occorrevano armi e danari, e per questi fidavano soprattutto nel
+Comitato del _Milione di fucili_, fattura, a dir così, di Garibaldi,
+che chiudeva già in cassa una discreta somma e nascondeva in certi
+arsenali di Milano alcune migliaia di carabine colle rispettive
+cartuccie.
+
+Quanto poi a’ soldati, nessun timore che difettassero. Da mesi migliaia
+di giovani non facevano che attendere un segnale; bastava che Garibaldi
+mandasse una voce, facesse un cenno, perchè vedesse balzar dal suolo
+legioni. E tuttavia, nel primo suo concetto, non era con un Corpo
+irregolare e improvvisato di Volontari che la spedizione di Sicilia
+avrebbe dovuto iniziarsi. Anco qui di sotto all’eroe traspariva il
+capitano. Non che avesse perduto la fede nell’armi popolari, molto
+meno ne’ suoi vecchi commilitoni; ma unico, forse, fra quanti lo
+consigliavano, a giudicar con occhio esperto tutte le difficoltà
+dell’impresa, non gli pareva troppo il tentarla con un’agguerrita e
+ordinata milizia.
+
+Però, cosa fin qui non risaputa, appena ebbe impegnata co’ Siciliani
+la sua parola, Garibaldi presentossi al re Vittorio Emanuele, e
+confidatogli tutto il disegno, gli chiese se avrebbe permesso ch’egli
+si togliesse seco una delle brigate dell’esercito; precisamente la
+brigata Reggio, un reggimento della quale era comandato dal Sacchi, e
+contava così nelle file come ne’ quadri numerosi avanzi delle antiche
+falangi garibaldine. E Vittorio Emanuele, il quale probabilmente non
+aveva ancor consultato il conte di Cavour, nè ben ponderate tutte le
+ragioni della domanda che gli era rivolta, non assentì, ma non dissentì
+nemmeno apertamente; onde Garibaldi, chiamato con gran diligenza il
+Sacchi e riferitogli il colloquio avuto col Re, fidando senz’altro
+sulla devozione del suo più antico luogotenente di Montevideo, gli
+disse di tenersi pronto a seguitarlo col suo reggimento. Esultò il
+Sacchi; e tornato ad Alessandria e confidato il segreto a’ più intimi
+suoi ufficiali, il Pellegrini, il Grioli, l’Isnardi, il Chiassi, il
+Lombardi, n’ebbe da tutti la stessa risposta ch’egli aveva data a
+Garibaldi. Se non che, era sogno troppo dorato. Scorsi pochi giorni,
+Garibaldi richiamava a Torino il Sacchi, e gli annunziava che il
+re Vittorio non solo negava il suo consenso al noto progetto, ma
+raccomandava che l’esercito stesse più serrato e disciplinato che
+mai, pronto a fronteggiare tutti gli eventuali nemici che gli stessi
+avvenimenti del Mezzodì potevano suscitare.
+
+E così fu che il posto assegnato, nella mente di Garibaldi alla brigata
+Reggio, toccò ai Mille. Certo che quell’idea rasentava l’utopía; nè
+era presumibile che Vittorio Emanuele, re prudente ed accorto se mai
+ve ne fu, e conscio de’ suoi doveri costituzionali, avrebbe impegnato
+la sua regia parola in un complotto che gettava il suo Stato novello
+nell’ignoto d’un’avventura, ed equivaleva ad un’aperta dichiarazione di
+guerra.
+
+Valga piuttosto il fatto, quale sulla fede di non disputabile
+testimonianza l’abbiamo narrato,[18] a chiarire sempre più in quale
+confidente abbandono d’ogni più riposto loro pensiero vivessero a que’
+giorni il Re Galantuomo e il Condottiero popolare, ed a riattestare
+in faccia alla storia, se pur ve n’ha mestieri, quanto fosse grande la
+complicità della Monarchia in quella congiura fortunata, che ebbe per
+prologo Marsala e per lieta catastrofe l’unità nazionale.
+
+E sia pur vero che quella complicità sia stata, in sulle prime
+segnatamente, peritosa, ambigua, negativa: chiunque abbia senso delle
+necessità d’uno Stato, e memoria de’ pericoli che attorniavano a que’
+giorni l’Italia, intende che non poteva essere diversa. La rivoluzione
+poteva azzardar tutto su una carta; la Monarchia no. L’alleanza
+della Monarchia colla rivoluzione non poteva essere effettuabile e
+fruttuosa che a due patti: che entrambe operassero a seconda della loro
+natura, e che l’una non usurpasse le parti e non intralciasse l’azione
+dell’altra. Un partito rivoluzionario che si fosse proposto procedere
+coi riguardi, le cautele, gli scrupoli d’un governo costituito, si
+sarebbe esausto nelle sterilità; un Governo che avesse voluto seguir
+gli andamenti, imitare le audacie e affettare la irresponsabilità d’un
+partito rivoluzionario, si sarebbe infranto contro la lega di tutti gli
+altri governi costituiti, e avrebbe trascinato nella propria rovina la
+causa stessa che voleva difendere. Era lecito a Garibaldi ed a’ suoi
+tentare il magnanimo giuoco, poichè al postutto si arrischiavano bensì
+molte vite preziose, ma non la patria tutta; il Governo del nuovo Regno
+d’Italia, responsabile non solo dell’esistenza sua, ma dell’avvenire
+della nazione intera, non poteva, senza abiura della sua stessa
+missione, correre la medesima sorte.
+
+Queste pertanto e non altre le ragioni della politica all’aspetto
+obliqua, dubbiosa e talvolta bifronte del conte di Cavour alla vigilia
+di Marsala. Il problema che per Garibaldi era semplicissimo, per lui
+era terribilmente complesso ed aggrovigliato. Egli non poteva certo,
+senza offendere il sentimento della universalità degl’Italiani, guardar
+con occhio indifferente la sommossa siciliana, molto meno lasciarla
+strozzare disperata d’ogni soccorso; ma non poteva nemmanco farsene
+aperto campione, nè recare ostensibilmente un aiuto che avrebbe svelato
+anzi tempo il fine ultimo della sua politica, e attirato sopra il
+giovine Regno italiano la collera sino allora delusa e blandita di
+tutta l’Europa conservatrice. Poteva però permettere che l’aiuto si
+recasse, o fingere di non poter impedire che fosse recato; ma perchè
+questa tattica, non grande per fermo, ma certo utilissima, sortisse
+tutto il suo pieno effetto, gli era mestieri appunto di quell’arte
+occulta, sottile, prestigiosa, lesta di mano e larga di coscienza che
+offende le anime rettilinee e cavalleresche, e spiace in sulle prime ad
+amici e nemici; ma vien poi sempre perdonata, tanto è umana essa pure,
+in virtù dello scopo e in grazia del successo.
+
+E così fece. Che il conte di Cavour avesse scorto fin da’ primi giorni
+la grande importanza del moto siciliano, lo accerti questo solo: che
+prima ancora di conoscere gl’intendimenti di Garibaldi, egli fece
+chiedere al generale Ribotti[19] (quel medesimo che aveva comandato
+i primi corpi volontari di Modena e di Parma), se, venendo il caso,
+avrebbe consentito d’andare a capitanare anco gl’insorti di Sicilia.
+Poscia ebbe egli pure, come li avrà più tardi Garibaldi, alcuni giorni
+di dubbiezza e d’indecisione: le novelle di Sicilia non venivano
+più così propizie; già correva voce che l’insurrezione agonizzasse
+nei monti; e naturalmente l’uomo di Stato prima di dar un passo e di
+scoprire i suoi intendimenti esitava.
+
+Tuttavia, quando intese che la lotta nell’Isola persisteva e che
+Garibaldi s’era impegnato a soccorrerla; quando udì intorno a sè gli
+esuli di Napoli e di Sicilia preganti per la loro terra nativa; quando
+vide tra i complici e i fautori dell’insurrezione i suoi stessi amici
+e più fidati seguaci; quando s’accorse che il grido per la Sicilia
+non era artificio d’un sol uomo o d’un sol partito, ma eco schietta
+e profonda d’un sentimento dell’intera nazione; allora non vacillò
+più, e concesse a’ soccorritori tutto quello che a governante di Stato
+ordinato era lecito concedere: la balía di prepararsi, d’armarsi, di
+salpare all’ombra del suo Governo e sotto l’egida del suo Re.[20]
+
+Così quando il Comitato del _Milione di fucili_ fece intendere che le
+armi raccolte a Milano dovevano essere trasportate a Genova, finse
+di non saperlo; che se poi quell’armi furono negate e sequestrate,
+l’autore del diniego e del sequestro è noto; una appunto di quelle
+anime rettilinee e cavalleresche che non sapevano seguire la politica
+molto curvilinea del conte di Cavour; nè intendere si «potesse avere
+un rappresentante presso il Re di Napoli e mandar de’ fucili in
+Sicilia.[21]»
+
+Così quando tra il 18 e il 19 aprile Giuseppe La Masa si presentava al
+conte di Cavour per chiedergli in nome de’ suoi compagni d’esiglio di
+voler concedere alla insurrezione un aiuto un po’ più efficace della
+semplice astensione e di risarcire almeno i fucili staggiti a Milano;
+ecco il Conte fare un altro passo ancor più decisivo, e ordinare al
+La Farina di somministrare a Garibaldi quante armi avesse disponibili
+ne’ suoi depositi la Società nazionale. Che se poi quelle armi
+parvero scarse e pessime, e furon date con avarizia e mala grazia, e
+rinfacciate poi con acrimonia e superbia, la colpa ricade sull’uomo che
+il Cavour s’era tolto a Ministro della sua politica segreta, un uomo
+di nobile mente, di infaticabile e fervido patriottismo; ma invasato
+di passione partigiana, infatuato nell’idea d’aver egli solo preparato
+la spedizione siciliana, e morto col rancore male dissimulato[22] di
+aver rappresentato sulla scena italiana una parte poco vistosa e poco
+applaudita.
+
+E così finalmente, quando la spedizione fu in procinto di partire,
+inviava nelle acque di Sardegna l’ammiraglio Persano, coll’ordine di
+catturare i volontari se toccavano qualche porto dell’Isola,_ ma di
+lasciarli procedere nel loro camminino incontrandoli per mare_; ordine,
+a dir vero, che non imponeva all’Ammiraglio alcuno sforzo straordinario
+d’acume, nè alcuna prova singolare di coraggio per essere nel suo vero
+senso interpetrato.[23]
+
+
+IX.
+
+Intanto Garibaldi, visitato nuovamente a Torino dal Crispi, dal Medici,
+dal Finzi, dal Bertani, e presi con loro gli ultimi accordi, partiva
+il giorno 20 aprile per Genova, e dalla casa del suo amico Coltelletti
+passato tostamente nella Villa Spinola presso Quarto, offertagli
+dall’altro suo amico Candido Augusto Vecchi, piantava colà il Quartier
+generale della spedizione.
+
+Questa infatti pareva irrevocabilmente deliberata. Il Bixio, cercato
+indarno un bastimento che assumesse il viaggio periglioso, pel puro
+noleggio, era riuscito più fortunatamente a persuadere Raffaele
+Rubattino a lasciarsi rapire, con un simulacro di pirateria, e mercè la
+sola malleveria della firma di Garibaldi, due de’ suoi piroscafi, e al
+più era provveduto.
+
+Le carabine di Milano si potevan dire perdute; ma i mille cinquecento
+fucili e le cinque casse di munizioni, promessi dal La Farina, e
+qualche diecina di carabine e di rivoltelle raccolte a Genova, parevan
+bastare al bisogno. I danari penuriavano, ma si contava sulla cassa
+del _Milione di fucili_ e intanto si suppliva alle prime spese con
+ottomila lire mandate dai Pavesi e con qualche dono venuto a Garibaldi
+da Montevideo.
+
+La gioventù abbondava e passeggiava anche troppo rumorosamente le
+strade di Genova: l’accordo infine tra i capi delle varie parti, o
+meglio dire tra i membri dei varii Comitati patriottici (quello di
+_Soccorso degli Esuli siciliani_; quello della _Società nazionale_;
+quello del _Partito d’azione_), pareva più o meno affettuosamente
+stabilito; e una voce già correva da Villa Spinola per tutte le fila
+che la notte del 27 aprile si sarebbero salpate le àncore.
+
+Se non che le Bande siciliane toccavano appunto in que’ giorni la rotta
+di Carini; e un telegramma in cifra spedito da Malta da Nicola Fabrizi
+a Francesco Crispi venne interpretato così:
+
+ «Malta, 26 aprile 1860.
+
+ Completo insuccesso nelle provincie e nella città di Palermo. Molti
+ profughi raccolti dalle navi inglesi giunti in Malta.[24]»
+
+Era quanto dire tutto finito; e se i più, gli esuli principalmente, non
+potevano ancora confessarlo, Garibaldi, il quale fin da principio aveva
+posto per condizione del suo soccorso la durata dell’insurrezione,
+e si era mostrato più d’ogni altro impensierito della gravità del
+cimento, appena udito l’infausto annunzio dichiarò che l’impresa era
+ormai impossibile, e ne disdisse egli stesso gli apparecchi. Con quale
+animo i principali attori e cooperatori della spedizione accogliessero
+l’inattesa risoluzione del loro Capitano, non si potrebbe con una
+sola parola ridire. I consigli e i propositi furono diversi secondo
+i caratteri e i temperamenti, gl’interessi e le parti. Chi esclamava,
+come il La Masa: Garibaldi non necessario, e lui essere sempre pronto
+a prenderne il posto; chi sconsigliava severamente la spedizione
+come il Sirtori, ma diceva: «se Garibaldi parte io lo seguo;» chi
+la dava addirittura per fallita e se ne ritornava rassegnato a
+Torino, come il La Farina; chi infine, come il Crispi, il Bertani,
+il Bixio persistevano a crederla sempre effettuabile, e con questa
+nobile ostinazione nell’animo si stringevano intorno al Generale,
+scongiurandolo a non desistere dal magnanimo voto, a non privare quella
+povera Isola combattente del poderoso soccorso della sua spada, a
+pensare a tanta gioventù accorsa d’ogni dove per combattere o morire
+con lui: a pensare all’Italia.
+
+Generosi consigli, ma vani: Garibaldi ne’ solenni cimenti non li
+prende mai che da sè stesso. Però ascoltava cortesemente tutti; ma
+non dava risposta concludente e decisiva a veruno. Fin dall’arrivo di
+quell’infausto telegramma aveva mutato d’aspetto. Fattosi anche più
+pensoso e taciturno del consueto, andava solitario lungo la spiaggia
+del mare e vi restava lunghe ore immobile, silenzioso, cogli occhi
+fissi ad un punto dell’orizzonte, come se vi scorgesse tra le ultime
+brume la immagine dolente e insanguinata della Sicilia, e ognuna di
+quelle ondate che veniva a frangersi a’ suoi piedi gli portasse dal
+deserto infinito il responso del suo destino.
+
+Così era fatto Garibaldi! Il consiglio decisivo egli non lo chiedeva
+più oramai ai sillogismi della ragione; ma lo aspettava da que’ moti
+istintivi, da quelle ispirazioni inconscie, da quei presagi fatidici
+che sono il sesto senso, la coscienza privilegiata, il Dio ignoto de’
+poeti e degli eroi.
+
+Però ripetiamo qui ciò che scrivemmo in altre pagine, per risposta ai
+tanti che si vantarono d’avergli persuaso Marsala: nessuno lo persuase;
+nessuno lo dissuase. Garibaldi non può essere misurato al metro comune,
+e chi lo dimentichi rischierà quasi sempre di sbagliare la giusta
+grandezza così delle sue colpe, come delle sue virtù. La Poesia,
+fatidica interprete della storia umana, attribuì sempre ad una volontà
+divina le gesta solenni degli eroi; e solo al celeste lume della Poesia
+convien cercare la spiegazione suprema di Marsala. È l’Araldo di Giove
+che strappa il Dardanide dai molli talami della Cartaginese, e gli
+rammenta il grande fato di Roma; è l’Angiolo del Signore che scuote
+in sogno il pio Goffredo e gli addita il Sepolcro di Cristo; son voci
+arcane dall’alto che suscitan la Vergine di Domrémy e l’armano per il
+riscatto della patria sua; e fu certo una gran voce echeggiata dentro
+le profondità più ascose dell’anima sua, quella che troncò tutti i
+contrasti, vinse tutte le dubbiezze di Garibaldi, e all’improvviso,
+imperiosamente, inappellabilmente, come un cenno di Dio, gl’intimò
+la partenza: «Partiamo,» disse il 1º maggio agli amici raccoltisi
+ancora intorno a lui a iterare le preghiere e supplicare la risposta:
+«Partiamo, ma purchè sia domani.» E domani non era possibile; ma quel
+grido subitaneo d’impazienza, quella fretta quasi febbrile, dopo tanti
+giorni d’indecisione, attesta una volta di più che l’eroe agiva oramai
+sotto l’impero d’una volontà arcana, e che scendendo nell’arena egli
+sentiva intorno a sè, come Achille e Rolando, l’egida d’una protezione
+divina.
+
+
+X.
+
+La sera del 4 maggio Genova ferveva d’insolito moto. Le vie brulicavano
+d’una folla straordinaria; capannelli di cittadini si componevano
+e scomponevano rapidamente in tutti i canti, e la voce: «Partono
+stanotte,» volava con accenti alterni di ansietà e di gioia su tutte
+le labbra. Intanto drappelli di giovani, all’aspetto forastieri,
+traversavano taciti e affrettati la città e si dirigevano tutti
+insieme, come mossi da un solo pensiero, fuori di Porta Pila. Poche
+ore dopo il Bixio, finto pirata, saltava con pochi seguaci a bordo del
+_Piemonte_ e del _Lombardo_ (i due vapori concessi dal Rubattino) e
+se ne impadroniva, e Garibaldi in camicia rossa e _puncio_ americano,
+il sombrero sugli occhi, la sciabola sulle spalle, il _rewolver_
+e il pugnale alla cintura, scendeva sul far della mezzanotte da
+Villa Spinola alla spiaggia di Quarto, e colà attorniato tosto da’
+suoi volontari giunti prima di lui al convegno, e tornato sereno e
+quasi ilare, vi attendeva in placidi ragionari l’arrivo dei predati
+bastimenti. Il Governo solo in tanto tramenío sembrava dormire
+profondamente.
+
+Era però succeduto un piccolo incaglio. L’operazione de’ bastimenti era
+stata più lunga del supposto; la macchina del _Lombardo_ non funzionava
+bene, talchè era stato mestieri che il _Piemonte_ se lo attaccasse alla
+poppa e lo traesse a rimorchio; onde Garibaldi, dubitando di qualche
+inatteso sinistro, fu preso subitamente da una tal quale impazienza,
+e buttatosi in un canotto faceva vogare a forza di poppa verso Genova
+per verificare co’ suoi occhi la causa dell’indugio. Fortunatamente
+i bastimenti erano già in cammino; e Garibaldi balzato a bordo del
+_Piemonte_ e preso da quel momento il governo della piccola flottiglia,
+comandò egli stesso la manovra per accostar la spiaggia di Quarto.
+Colà tutto era pronto: da Villa Spinola eran già stati calati i mille
+fucili, non più, dati dal La Farina[25] (i viveri, le munizioni e
+il resto dell’armi dovevano esser presi in mare); il Bertani aveva
+già consegnato a Garibaldi trentamila franchi in oro, terzo della
+somma offerta del _Milione di fucili_;[26] i Legionari «battevano
+il piede sulla spiaggia, come il corsiero generoso impaziente delle
+battaglie;[27]» e in brev’ora, senza strepito e senza disordine, tutto
+fu imbarcato.
+
+Già biancheggiava l’alba del 5 maggio: le camminiere fumavano; la
+rotta era segnata; tutti gli ordini erano dati; il Bixio al comando del
+_Lombardo_, il Castiglia a quello del _Piemonte_, non attendevano più
+che il segnale; Garibaldi tuonò un sonoro: _Avanti_; le àncore furono
+salpate; le ruote si scossero; le prue si drizzarono verso sirocco, e
+in brev’ora le due navi non furono che due masse nere, sormontate da un
+pennacchio grigio, sulla glauca conca del Golfo ligure.
+
+_O nimis optato sæclorum tempore nati — Heroes salvete_.[28]» Voi
+portate l’Italia e la sua fortuna; voi state per scrivere una delle
+più stupende pagine del secolo nostro; voi apparecchiate alla patria
+l’unità, alla poesia la leggenda, al valore latino una novella
+apoteosi, e felici o sfortunati siete immortali. Però scegliere tra
+voi la schiera de’ più eletti sarebbe ingiusto: vi accomuna la fede
+nella virtù, vi uguaglia la religione del sacrificio, e Omero dovrebbe
+scrivere il vostro eroico catalogo coll’intero Albo dei _Mille_.
+
+
+XI.
+
+Garibaldi non poteva cimentar sè e la causa d’Italia a sì perigliosa
+avventura senza chiarire alla nazione ed al suo capo i propri
+intendimenti e, soprattutto, senza stringere co’ suoi amici lasciati
+sul Continente tutti gli accordi che valessero ad assicurargli alle
+spalle una base d’operazione ed una fonte durevole di soccorso.
+
+Al Re aveva scritto: non aver consigliato l’insurrezione dei Siciliani,
+ma dacchè essi s’erano levati in nome dell’unità italiana non poter
+più esitare a correre in loro aiuto. Sapeva la spedizione pericolosa,
+ma confidava in Dio e nel valore de’ suoi compagni. «Suo grido sarebbe
+sempre: Viva l’Unità d’Italia e Vittorio Emanuele, suo primo e più
+prode soldato. Non avergli comunicato il suo progetto, perchè temeva
+che la grande devozione che nutriva per lui l’avesse persuaso ad
+abbandonarlo.[29]»
+
+All’esercito, memore della promessa fatta al Sacchi, raccomandava di
+non sbandarsi, di sovvenirsi che anche nel Settentrione avevamo nemici
+e fratelli, di stringersi sempre più ai suoi valorosi ufficiali ed a
+quel Vittorio, la di cui bravura «può essere rallentata un momento da
+pusillanimi consiglieri, ma che non tarderà a condurli a definitivi
+trionfi.[30]»
+
+Finalmente ad Agostino Bertani, creato da lui suo proministro per tutta
+Italia, lasciava questi amplissimi incarichi:
+
+ «Genova, 5 maggio 1860.
+
+ »Mio caro Bertani,
+
+ »Spinto nuovamente sulla scena degli avvenimenti patrii, io lascio
+ a voi gli incarichi seguenti:
+
+ »Raccogliere quanti mezzi sarà possibile per coadiuvarci nella
+ nostra impresa;
+
+ »Procurare di far capire agl’Italiani, che, se saremo aiutati
+ dovutamente, sarà fatta l’Italia in poco tempo, con poche spese;
+ ma che non avranno fatto il dovere, quando si limitano a qualche
+ sterile sottoscrizione;
+
+ »Che l’Italia libera d’oggi, in luogo di centomila soldati deve
+ armarne cinquecentomila, numero non certamente sproporzionato
+ alla popolazione, e che tale proporzione di soldati l’hanno gli
+ Stati vicini, che non hanno indipendenza da conquistare; con tale
+ esercito l’Italia non avrà più bisogno di stranieri, che se la
+ mangiano a poco a poco col pretesto di liberarla;
+
+ »Che ovunque sono Italiani che combattono oppressori, là bisogna
+ spingere tutti gli animosi e provvederli del necessario per il
+ viaggio;
+
+ »Che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla,
+ ma nell’Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel Napoletano, ec.,
+ dovunque sono dei nemici da combattere.
+
+ »Io non consigliai il moto della Sicilia, ma venuti alle mani quei
+ nostri fratelli, ho creduto obbligo di aiutarli.
+
+ »Il nostro grido di guerra sarà: _Italia e Vittorio Emanuele_;
+ e spero che la bandiera italiana anche questa volta non riceverà
+ sfregio.
+
+ »Con affetto
+
+ »vostro GIUSEPPE GARIBALDI.[31]»
+
+E questo mandato troppo per sè solo vago e indeterminato, combinato
+con altre lettere e discorsi di Garibaldi, diverrà poi il primo germe
+maligno di dissidi che minacceranno più d’una volta di turbar la
+concordia del partito nazionale e saranno origine di alcuni non lieti
+episodi che avremo a narrare fra poco.
+
+Se non che la fortuna parve fin dai primi passi corrucciarsi
+dell’audace disfida, e suscitò ai navigatori una imprevista difficoltà.
+Una parte delle armi, e tutte le munizioni erano state caricate sopra
+due paranze, che dovevano aspettare con un fanale alla prua i due
+vapori all’altezza di Bogliasco e in essi trasbordare il loro carico.
+E difatti poco lontano dal punto indicato un fioco lume tremola sulle
+acque e par che navighi esso pure verso i piroscafi; quando, a un
+tratto che fu, che non fu,[32] il lume dà volta, s’allontana, dilegua,
+lasciando tutta la costa nella silenziosa oscurità di prima. Indarno
+Garibaldi fa rallentare le macchine, indarno fruga, quanto gira
+l’occhio, la costa ed il mare; il mare e la costa non gli danno altra
+risposta. Era una terribile verità: quella barca portava a bordo la più
+necessaria parte dell’arsenale della spedizione; senza quella barca
+anche quel migliaio di grami fucili del La Farina diventava affatto
+inservibile; i Mille non erano più che una turba di viaggiatori inermi,
+ed ogni altro capitano avrebbe giudicato la spedizione ineffettuabile
+e deciso il ritorno. Non Garibaldi. Ordinato ai suoi Luogotenenti,
+partecipi del segreto, di nascondere a chicchessia il contrattempo,
+ormai fidente nella sua stella, e avendo probabilmente già trovato
+nella fervida mente il rimedio del male: «Non importa, esclama,
+facciamo rotta per il canale di Piombino;» e le due navi ripigliarono
+all’istante l’interrotto cammino, e i Volontari, che s’erano tutti
+levati a commentar quella sosta inattesa senza nulla capirne, tornarono
+inconsci e tranquilli ad accucciarsi sul ponte, a spandersi nelle
+cabine, a dondolarsi sui bordi; taluno a scriver le prime linee delle
+sue Memorie; tal altro a battagliare, come Don Giovanni, tra i ricordi
+della bella lasciata al paese, e gl’ingrati effetti del rollío e del
+beccheggio.
+
+Poichè v’era tutto un mondo su quel naviglio: la recluta ed il
+veterano; l’avventuriere e l’eroe; l’artista ed il filosofo; il
+settario ed il patriotta; il lafariniano intollerante ed il mazziniano
+arrabbiato: «il Siciliano in cerca della patria, il poeta d’un romanzo,
+l’innamorato dell’obblío, l’affamato di un pane, l’infelice della
+morte: mille teste, mille cuori, mille vite diverse; ma la cui lega
+purificata dalla santità dell’insegna, animata dalla volontà unica di
+quel Capitano, formava una legione formidabile e quasi fatata.[33]»
+
+
+XII.
+
+Oltrepassato il Canale di Piombino la mattina del 7 maggio, la piccola
+flottiglia andò a gettar l’ancora innanzi a Talamone, a breve tratto da
+Porto Santo Stefano, a poche miglia da Capo Argentaro e dalla fortezza
+d’Orbetello. Nè fu certo per riposarvi.
+
+Parecchie potevano essere le ragioni di quella fermata, ma principale
+fra tutte quella di cercare su quella costa solitaria, ma spesseggiante
+di fortilizi e di arsenali terrestri e marittimi, un mezzo, un
+espediente qualsiasi per risarcire la grave perdita delle munizioni,
+o predate o smarrite colla paranza di Portofino. E però fu anche
+questo il primo scopo, cui Garibaldi converse i suoi pensieri.
+«Talamone (narra egli stesso) aveva un povero porto poveramente armato,
+comandato da un ufficiale e da pochi veterani. I Mille avrebbero potuto
+facilmente impadronirsene anche scalandolo; ma non sembrò conveniente,
+e perchè si sarebbe fatto troppo chiasso, e perchè non si era certi di
+trovarvi quanto abbisognava.»
+
+Conveniva dunque fidare in qualche stratagemma, e Garibaldi, già, lo
+sappiamo, non ne fu mai a corto.
+
+Sovvenutosi d’aver seco nel poco bagaglio la sua uniforme da Generale
+piemontese del 1859, appena sceso a terra la indossò, e fatto chiamare
+a sè il vecchio Comandante di Talamone, gli fu facile ottenere da
+lui, parte col prestigio del nome e l’affabilità de’ modi, parte
+coll’autorità di quell’assisa, tutto quanto gli occorreva. Se non
+che il Castellano era più volenteroso che ricco; nella sua vecchia
+bicocca non v’erano più che pochi fucili arrugginiti e un’antiquata
+colubrina; buoni pur quelli, pensò il Capitano de’ Mille, ma non
+certo bastevoli alla sua grande miseria. Fortunatamente però il
+Comandante di Talamone nel consegnargli que’ poveri rimasugli fece
+intendere che le scorte di guerra di tutto quel tratto di costa
+erano raccolte nel forte di Orbetello, e che colà certamente la
+spedizione avrebbe trovato quanto le poteva occorrere. Bastò. Pochi
+istanti dopo il colonnello Türr riceveva da Garibaldi l’incarico di
+chiedere al Comandante d’Orbetello quante armi e munizioni aveva in
+serbo ne’ suoi arsenali; e due ore dopo, munito di questo biglietto
+di Garibaldi: — «Credete a tutto quanto vi dice il mio Aiutante di
+campo, il colonnello Türr, ed aiutateci con tutti i vostri mezzi per
+la spedizione che io intraprendo per la gloria del nostro re Vittorio
+Emanuele e per la grandezza d’Italia;» — il Colonnello stesso si
+presentava al maggiore Giorgini, tale era il nome del Comandante, e
+gli esponeva l’oggetto del suo mandato. Il Giorgini in sulle prime,
+sgomento della grave responsabilità cui andava incontro, ne rifuggì
+apertamente; ma poi il Türr seppe tanto dire e fare e così destramente
+dimostrargli l’impresa esser voluta dal Re, andarne della Sicilia non
+solo, ma dell’Italia, ogni ritardo poter riuscire esiziale, infine
+la responsabilità del concedere essere in quel caso un nulla al
+paragone di quella del rifiutare, che il buon Giorgini, ascoltando
+certo più le voci del patriottismo che quelle della rigida disciplina
+militare, finì col darsi per vinto, e col concedere tutto quanto gli
+era richiesto. Nè infatti quel giorno era ancora tramontato, che lo
+stesso Giorgini conduceva a Garibaldi (tenersi dal vedere egli stesso
+il magico eroe non avrebbe potuto) centomila cartocci, tre pezzi da
+sei e milleduecento cariche, le quali, unite ai vecchi schioppi e alla
+barocca colubrina di Talamone, compirono l’armamento ben degno di quei
+Mille _pezzenti_ alla conquista di un regno.[34]
+
+Ma di pari passo a questa, un’altra operazione, importantissima fra
+tutte, era stata compiuta. La gente imbarcata a Quarto non era fino
+allora che una turba informe e confusa; conveniva darle al più presto
+una forma ed un aspetto militare. Però anche a questa bisogna poche ore
+bastarono. Scesi a terra i Legionari, e passata una prima rassegna,
+millesettantadue risposero all’appello. In seguito, divisa la gente
+in nove compagnie, ed eletti: a Capo dello Stato Maggiore Giuseppe
+Sirtori, del Quartier generale Stefano Türr, dell’Intendenza Giovanni
+Acerbi, del Corpo sanitario il dottor Ripari; fu letto un Ordine del
+giorno, nel quale, dopo aver stabilito che il corpo riprenderebbe
+il nome di _Cacciatori delle Alpi_, e raccomandata l’abnegazione
+e la disciplina, era proclamato che il suo grido sarebbe sempre
+quello, rimbombato già sulle sponde del Ticino: _Italia e Vittorio
+Emanuele_.[35] L’organizzazione poi, soggiungeva l’Ordine del giorno,
+sarebbe stata «in tutto simile a quella dell’esercito italiano a cui
+apparteniamo, ed i gradi, più che al privilegio, _sono dati_ al merito,
+e sono gli stessi già coperti su altri campi di battaglia.[36]»
+
+A questo solo però non s’eran fermate le cure di Garibaldi. Il pensiero
+vagheggiato fin dai giorni della Cattolica di un’invasione nelle
+provincie romane, egli l’aveva sepolto in fondo al cuore, ma deposto
+non mai; e la riscossa siciliana non aveva fatto che ridestarlo e
+richiamarlo a vita novella. Nella mente sua un concetto non escludeva
+l’altro, anzi a vicenda s’integravano e insieme compievano quel disegno
+d’insurrezione generale di tutta Italia, che era il suo eroico sogno,
+e di cui i «cinquecentomila volontari e il milione di fucili» dovevano
+essere i fattori e gli stromenti.
+
+Poichè l’eroe aveva promesso il suo braccio ai Siciliani, e’ non
+intendeva ritrarlo; ma pensava sempre che la Sicilia potesse essere
+soccorsa in due modi: recandole un rinforzo d’armi e d’armati; e
+suscitando nella restante Italia, rimasta schiava, segnatamente nelle
+Marche, nell’Umbria e nel Napoletano, una vasta sommossa che mettesse
+in fiamme tutta la Penisola, e finisse una buona volta, per dirla con
+lui, «le nostre miserie di tanti secoli.» Da ciò le parole al Bertani
+«che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla, ma
+dovunque sono nemici;» da ciò la lettera al Medici (Genova, 5 maggio
+1860), nella quale consigliandolo a serbarsi per altre imprese ed a
+fare ogni sforzo per inviare soccorsi di armi e di gente in Sicilia,
+gli aggiungeva di fare «lo stesso nelle Marche e nell’Umbria, ove
+presto sarà l’insurrezione, e dove presto conviene promuoverla a
+tutta oltranza.[37]» Da ciò infine l’appello agl’Italiani bandito da
+Talamone: «Che le Marche, l’Umbria, la Sabina, Roma, il Napoletano,
+insorgano per dividere le forze de’ nostri nemici;» e quale ultimo
+portato di quest’idea, quella diversione o spedizione nell’Umbria, che
+fu detta di Talamone.
+
+Di questo fatto inesattamente si scrisse, e male si giudicò fin
+d’allora; ma alieni dall’occupare, con litigiose digressioni, il posto
+sacro alla Storia, ci restringeremo a dire del fatto, quanto a noi
+stessi, testimoni e attori involontari, consta in modo non discutibile,
+nè confutabile.
+
+Nella mattina stessa del 7 maggio, Garibaldi faceva chiamare nella
+casa del Gonfaloniere, dove aveva posto il Quartier generale, il
+colonnello Zambianchi e gli proponeva di mettersi a capo d’una schiera
+di Cacciatori delle Alpi per tentare un’invasione nell’Umbria dal lato
+di Orvieto. Gli avrebbe dato, diceva, armi e danari; l’affidava che a
+poche miglia avrebbe trovato una colonna già in marcia di Livornesi che
+s’unirebbe a lui; lo lusingava che una spedizione si stesse preparando
+a Genova dal Cosenz e dal Medici, e ch’egli stesso, Garibaldi, potesse
+comparire nell’Umbria e pigliare il comando dell’impresa.
+
+E questo fu il primo capitale errore del Duce dei Mille. Lo Zambianchi,
+colonnello nel 1849 de’ Gendarmi della Repubblica romana, aveva
+lasciato dietro a sè una fama piuttosto di brutalità che di prodezza;
+e non possedeva certo alcuna delle doti necessarie a governare una
+siffatta impresa. Appunto perchè grosso di cervello, quanto spavaldo di
+cuore, non si rese alcun conto della difficoltà e della responsabilità
+del mandato, e l’accettò. Garibaldi gli diè facoltà di scegliersi, fra
+i Mille, una schiera di cinquanta o sessanta volontari, gli assegnò
+egli stesso due o tre ufficiali (buoni, diceva il Generale), i quali,
+indarno supplicato di non essere staccati dai camerata coi quali
+eran partiti, ma non volendo in quell’ora solenne dar l’esempio d’una
+indisciplinatezza, si rassegnarono al sacrificio; gli pose nelle mani
+sessanta buone carabine, quaranta _revolver_ e seimila franchi; gli
+consegnò un Manifesto da bandirsi ai Romani, e un foglio d’Istruzioni
+tutto di suo pugno e lo mandò con Dio.
+
+Il Manifesto già noto diceva:
+
+ «Romani!
+
+ »Domani voi udrete dai preti di Lamoricière che alcuni _Mussulmani_
+ hanno invaso il vostro terreno. Ebbene, questi _Mussulmani_ sono
+ gli stessi che si batterono per l’Italia a Montevideo, a Roma, in
+ Lombardia! quelli stessi che voi ricorderete ai vostri figli con
+ orgoglio, quando giunga il giorno che la doppia tirannía dello
+ straniero e del prete vi lasci la libertà del ricordo!
+
+ »Quelli stessi che piegarono un momento davanti ai soldati
+ agguerriti e numerosi di Buonaparte, ma piegarono colla fronte
+ rivolta al nemico, ma col giuramento di tornare alla pugna, e con
+ quello di non lasciare ai loro figli altro legato, altra eredità
+ che quella dell’odio all’oppressore ed ai vili!
+
+ »Sì, questi miei compagni combattevano fuori delle vostre mura,
+ accanto a Manara, Melara, Masina, Daverio, Peralta, Panizzi,
+ Ramorino, Mameli, Montaldi, e tanti vostri prodi che dormono presso
+ alle vostre catacombe, ed ai quali voi stessi deste sepoltura,
+ perchè _feriti per davanti_.
+
+ »I vostri nemici sono astuti e potenti, ma noi marciamo sulla terra
+ degli Scevola, degli Orazii e dei Ferrucci; la nostra causa è la
+ causa di tutti gl’Italiani. Il nostro grido di guerra è lo stesso
+ che risuonò a Varese ed a Como: _Italia e Vittorio Emanuele!_ e
+ voi sapete che con noi, caduti o vincenti, sarà illeso l’onore
+ italiano.
+
+ »G. GARIBALDI
+
+ »Generale romano promosso da un Governo
+ eletto dal suffragio universale.»
+
+Le Istruzioni, ignorate sino ad ora e che per la prima volta si
+pubblicano, aggiungevano:[38]
+
+ _Istruzioni al comandante Zambianchi._
+
+ «1º Il comandante Zambianchi invaderà il territorio pontificio
+ colle forze ai suoi ordini, ostilizzando le truppe straniere
+ mercenarie di quel Governo antinazionale con tutti i mezzi
+ possibili.
+
+ »2º Egli susciterà all’insurrezione tutte quelle schiave
+ popolazioni contro l’immorale Governo, e procurerà ogni modo
+ per attrarre con lui tutti i soldati italiani che si trovano al
+ servizio del Papa.
+
+ »3º Egli, campione della causa santa italiana, reprimerà qualunque
+ atto di vandalismo col maggior rigore, e procurerà di farsi amare
+ dalle popolazioni.
+
+ »4º Chiederà, come è giusto, dai Municipi ogni cosa, di cui possa
+ aver bisogno in nome della Patria, che compenserà alla fine della
+ guerra ogni spesa sopportata da particolari e Comuni.
+
+ »5º Egli propagherà l’insurrezione dovunque negli Stati del Papa
+ ed in quelli del Re di Napoli, evitando, per quanto è possibile, di
+ percorrere gli Stati italiani del re Vittorio Emanuele, il nome del
+ quale e d’Italia saranno il grido di guerra d’ogni Italiano.
+
+ »6º Eviterà più che possibile d’accettare soldati dell’esercito
+ nostro regolare, anzi raccomanderà a questi di non abbandonare le
+ loro bandiere, e che non tarderà il loro turno in combattimenti
+ maggiori.
+
+ »7º Trovandosi con altri corpi italiani nostri, procurerà di
+ accordarsi circa le operazioni. Se alla testa di quei corpi
+ si trovassero i brigadieri Cosenz o Medici, egli si porrà
+ immediatamente ai suoi ordini, e se vi fosse guerra tra Vittorio
+ Emanuele e i tiranni meridionali, allora si porrebbe agli ordini
+ del comando superiore del Re o chi per lui.
+
+ »(_Firmato_) G. GARIBALDI
+
+ »Generale del Governo di Roma, eletto dal suffragio universale
+ e con poteri straordinari.»
+
+Ora come Garibaldi potesse dar per cosa quasi certa la prossima
+entrata del Cosenz e del Medici[39] nelle provincie romane, e molto
+più come potesse credere che l’esercito regio li avrebbe o preceduti
+o spalleggiati, è problema che forse Garibaldi stesso non saprebbe
+risolvere; uno dei tanti enigmi di cui tutte le congiure son piene, e
+quella del risorgimento italiano è riboccante.
+
+Comunque, lo Zambianchi, radunata la sua piccola schiera, la sera
+stessa del 7 maggio spiccò la marcia verso Fontebranda, e incontrata la
+mattina vegnente la colonna promessagli de’ Livornesi,[40] continuò,
+attraverso tutta la Maremma grossetana, senza mai incontrare su
+suoi passi l’ombra d’un ostacolo. Soccorso dai Municipi di viveri,
+di vesti, e talvolta, come a Scansano, di armi; non molestato dalle
+Autorità governative, e spesso segretamente secondato, arrivò dopo
+dodici giorni di viaggio agiato e tranquillo a Pitigliano sul confine
+della provincia orvietana. Colà ospitato, mantenuto, al solito,
+festeggiato dagli abitanti, sostò comodamente altri tre giorni; e tra
+il 20 e il 21 sconfinò. I troppi saggi di volgarità e d’imperizia dati
+dallo Zambianchi non consentivano più alcuna illusione sull’esito
+finale dell’impresa, e i pochi che nelle file ragionavano ancora,
+lo prevedevano e ne tremavano. Ma che fare? Non avrebbero potuto
+denunciare l’inettitudine del Comandante senza taccia di sediziosi;
+non sottrarsi al destino de’ loro camerata senza taccia di disertori, e
+convenne loro rassegnarsi, tacere e marciare sino alla fine. Infatti,
+giunti alle grotte di San Lorenzo, tra Valentano e Acquapendente, la
+catastrofe, preveduta, precipitò. Il Colonnello, disposti a rovescio
+gli avamposti e trascurate le più elementari norme di cautela militare,
+aveva lasciato i volontari disperdersi tra le case e le cantine,
+dove col dolce vin di Orvieto gli abitanti medesimi li attiravano;
+e abbandonatosi egli stesso a copiose libazioni, era caduto, briaco
+fradicio, in pesantissimo sonno.
+
+Intanto, scorsa poco più d’un’ora, uno squadrone di Gendarmi,
+condotti da quello stesso colonnello Pimodan che lasciò poi la vita
+a Castelfidardo, entrava di sorpresa nel villaggio e lo traversava
+ventre a terra in tutta la sua lunghezza. Se non che non tutti erano
+venuti a patti coll’_Orvietano_: una mano di valorosi oppose da un
+caffè una disperata resistenza; al rumore della zuffa accorrono via via
+i più vicini e i meno assonnati: la pugna si accende alla spicciolata
+in più luoghi: una barricata improvvisata dinanzi al caffè sbarra la
+via ai cavalli nemici; una scarica bene aggiustata, penetrando nei
+loro fianchi, ne abbatte alcuni, e sgomina gli altri; e in men di
+due ore gli assalitori sono costretti a dar volta precipitosamente,
+lasciando dietro a sè non pochi feriti e prigionieri. I Garibaldini
+dunque non furono sconfitti, siccome i Pontificii spacciarono e molti
+ripeterono:[41] essi restarono padroni del terreno; essi stettero
+ancora accampati sul territorio pontificio circa tre ore, e soltanto al
+calar della sera in ordine minaccioso, trascinando seco lo Zambianchi
+più come un ostaggio che come un capitano, ripassarono il confine a
+Sovano, dove il Governo di Ricasoli, che quindici giorni prima li aveva
+lasciati armare de’ suoi fucili, li disarmò.
+
+E così nacque, procedette e finì la spedizione delle Grotte. Commessa
+a forze inadeguate, guidata da capo imbelle ed inetto, tentata in ora
+inopportuna fra popolazioni intorpidite ed avverse, essa doveva fallire
+al suo fine; ma se non fu vittoriosa nel suo campo, non ne recesse
+nemmeno disonorata; e fruttò almeno un’utile diversione all’impresa
+siciliana,[42] tenne incerti e confusi più giorni i governi nemici
+d’Italia sui veri passi di Garibaldi e agevolò, col sacrificio di
+sessanta dei Mille, la vittoria de’ loro compagni.
+
+
+XIII.
+
+I Cacciatori delle Alpi erano già tornati a bordo; i cannoni di
+Talamone già imbarcati; i vapori passati nella mattina dell’8 dal
+Porto di Talamone in quel vicino di Santo Stefano, vi prendevano
+il resto delle provvigioni da guerra e da bocca, e nel pomeriggio
+del giorno stesso il naviglio sferrava nuovamente con mare placido
+alla volta di Sicilia. E per due giorni e due notti nessun accidente
+notevole. Sulla prua del _Piemonte_ erano stati posti in batteria la
+colubrina e sul casseretto della sua poppa il cannone da quattro; i
+Legionari pigliavano le armi e le munizioni: l’Orsini, nominato capo
+dell’Artiglieria, piantava in un camerino un laboratorio pirotecnico;
+c’era un po’ di maretta e qualche volontario pagava il tributo; ma nel
+rimanente tutto andava a seconda. Soltanto a una cert’ora del giorno:
+«Un uomo, un uomo in mare,» si udì gridare a prua del _Piemonte_; ed
+infatti un volontario, chi disse caduto per caso, chi buttatosi per
+accesso subitaneo di pazzia, dal bastimento, compariva e scompariva
+sull’onde, sì che fu mestieri che il _Piemonte_ sciasse e mettesse
+in acqua una lancia per pescare, non si seppe mai di certo, se il
+naufrago o il suicida. Episodio insignificante, e che certo avremmo
+taciuto, se Garibaldi, combinando insieme il ritardo cagionato da quel
+salvataggio col perditempo occorsogli per la paranza delle munizioni
+e colla conseguitane deviazione per Talamone, non avesse tratto da
+tutti quegl’indugi la conseguenza che essi, anzichè nuocere, giovarono
+provvidenzialmente all’impresa; sia continuando l’incertezza del nemico
+sulla vera rotta dei due piroscafi, sia facendo in guisa che essi
+arrivassero allo scoperto di Marettimo proprio nel momento, in cui la
+crociera borbonica lasciava i paraggi di Marsala e correva a levante
+verso Capo San Marco.
+
+Garibaldi invece non nota nemmen di sfuggita altro più grave caso
+avvenutogli tra la notte del 10 e 11 maggio, e che per poco non cagionò
+un cozzo rovinoso fra i due legni fratelli. Infatti era accaduto che
+il _Lombardo_, filando due nodi meno del _Piemonte_, aveva perduto
+tanta strada sul suo compagno, che al calar della notte era scomparso
+affatto dalla sua vista. Era un grave inconveniente tanto più che nelle
+tenebre il viaggiar di conserva diveniva indispensabile. Garibaldi
+però decide di aspettare lo smarrito; ma poichè era già nelle acque
+di Marettimo e poco lunge probabilmente dalla crociera nemica, così
+aveva fatto spegnere a bordo tutti i fanali e intimato il più rigoroso
+silenzio. Ma il _Lombardo_, che intanto aveva fatto strada, «giunto a
+poche miglia da Marettimo vide a un tratto davanti a sè una massa nera,
+immobile con tutto l’aspetto d’un nemico in agguato. Chi può essere,
+che cosa può volere a quell’ora in quelle acque un bastimento a vapore
+senza lumi, senza segnali, senza voci? Però è già da un quarto d’ora
+che Bixio è fisso con tutti i sensi su quell’inerte e cieco fantasma;
+ma più guarda, più ascolta e più il legno s’avanza e più gli cresce
+nell’animo il sospetto, che sin dal primo istante gli era balenato.
+Certo è una fregata nemica alla posta della preda. Che fare? Che fare?
+Bisogna risolvere, e presto, finchè ne avanza il tempo. Madido di
+freddo sudore, tremante di rabbia, ma coll’animo sacrato ad ogni più
+mortale cimento, il Bixio ha deciso. Si rammenta che Garibaldi fin da
+Genova gli mormorò all’orecchio: — Bixio, se mai.... all’arembaggio,
+— e credendo giunta l’ora di eseguire l’ordine del suo Generale, urla
+al macchinista di spingere a tutta forza, al pilota di drizzar la prua
+sul supposto incrociatore, e sveglia con un disperato ululo d’allarmi
+tutto il bastimento. In un baleno la voce corre che si è caduti nella
+crociera borbonica; i volontari, che dormivano sicuri, si svegliano in
+sussulto, danno di piglio alle armi, si schierano instintivamente lungo
+i parapetti, si preparano a combattere contro chi, perchè, come, non
+lo sanno; ripetendo macchinalmente quella parola _all’arembaggio_, che
+molti non sanno nemmeno che cosa voglia dire, che i più, capaci appena
+di tenersi ritti su un bastimento, non avrebbero nemmen saputo come si
+tenti. Ma hanno fede in Bixio, e la disperazione opera l’usato effetto
+di dar valore anche ai più imbelli.
+
+»E Bixio, dal canto suo, continua a camminare in tutta furia
+sull’immaginario nemico, che immobile sempre pare che l’attenda e lo
+sfidi. A un tratto una voce sonora, piena, calda come un bramito,
+parte dal legno misterioso e rompe la silenziosa tenebra del mare:
+— Oh capitano Bixiooo! — Garibaldi! — scoppia in una voce sola il
+_Lombardo_. E Bixio già curvo all’estrema punta di prua per esser primo
+all’assalto, tremante ancora del disperato passo che era per dare,
+tremante anche più per l’irreparabile disastro che stava per cagionare,
+Bixio trova tuttavia la forza di rispondere:
+
+» — Generale!
+
+» — Ma cosa fate, volete mandarci a fondo?
+
+» — Generale, non vedevo più i segnali.
+
+» — Eh! non vedete che siamo in mezzo alla crociera nemica?... Faremo
+rotta per Marsala.
+
+» — Va bene, Generale.[43]»
+
+Marsala infatti era il punto che fin dalla sera del 10 era stato scelto
+per lo sbarco. In sulle prime Garibaldi aveva titubato tra Porto Palo
+e Sciacca; ma poi un esame più diligente della costa e degli andamenti
+della crociera, e soprattutto i consigli pratici d’un bravo pescatore
+trovato nelle vicinanze di Marettimo, lo indussero a preferire, fra
+quei tre punti, il primo. Sciacca infatti era troppo lontano; Porto
+Palo non aveva pescaggio sufficiente; mentre Marsala, oltre alla bontà
+dell’ancoraggio ed all’abbondanza di battelli da sbarco, offriva questo
+importantissimo vantaggio, che navigando tra Marettimo e Favignana vi
+si poteva accostar più facilmente al coperto e trovarvi men pericoloso
+l’approdo.
+
+Oltre a ciò, spiando Garibaldi nella sera del 10 le mosse dei legni
+borbonici, li aveva veduti incamminarsi placidamente verso scirocco
+e levante, sicchè n’aveva argomentato che, quand’anche al suo uscire
+dall’Arcipelago delle Egadi fosse stato subito scoperto, egli si
+trovava però sempre assai più vicino a Marsala che gli incrociatori,
+quindi nella possibilità di afferrarvi molto prima che al nemico fosse
+bastato il tempo di traversargli il passo.
+
+Tutto ciò ben ponderato e considerato, le navi corrono per la rotta
+indicata; scivolano tra Marettimo e Favignana, e girato il Capo della
+Provvidenza, mai come in quell’istante meritevole del suo nome, ecco
+apparire dalla cima dell’Erice alla punta del Lilibeo tutta la costa
+siciliana, e tra breve, entro una cerchia di mura merlate le bianche
+case di Marsala, il _Porto d’Alì_.[44]
+
+Se non che quasi nel punto medesimo emersero alla vista, ancorate
+innanzi a Marsala stessa, due grosse navi. Erano, senza tema d’inganno,
+navi da guerra; ma di qual bandiera, con quali propositi? Un gran
+silenzio si fa a bordo. Tutti gli occhi son fissi sui due legni
+sospetti; il dubbio d’essere incapati nella crociera nemica accende
+la fantasia de’ più inesperti, e fa battere i cuori de’ più intrepidi;
+sullo stesso volto di Garibaldi passa una nube. Quando uno _schooner_
+inglese, che veniva facendo la rotta opposta al nostro naviglio,
+risponde al capitano Castiglia, che l’aveva interrogato, nella lingua
+sua: _They are two vassel of the british squadron_. — «Son due legni
+della squadra britannica.» — Un respiro allarga tutti i petti: le
+macchine sono spinte a tutta forza; l’onda fugge sotto le rapide
+ruote; l’ambito lido si disegna: _crebrescunt optatæ aures portusque
+potescit_; giù verso scirocco tre incrociatori nemici, richiamati dai
+telegrafi ottici della costa, rimontano col massimo della loro velocità
+verso i legni ribelli, ma è ormai troppo tardi: il _Piemonte_, già
+sorpassata la punta del molo, infila il porto; il _Lombardo_, sforzando
+la vaporiera fin ad investire la costa, lo segue a breve tratto; e al
+tocco dell’11 maggio 1860, i novelli Argonauti afferrano gloriosamente
+la lor Colchide agognata.
+
+Nè l’opera dello sbarco fu tardata un istante: numerose barche, quali
+prese a forza,[45] quali volontarie, s’affollano intorno alle due
+navi, e prima ancora che i legni nemici, sempre accorrenti a tutto
+vapore, sian giunti a tiro de’ loro cannoni, il grosso della truppa,
+delle armi, delle provvigioni è già trasportato a terra. Anche gli
+incrociatori però ebbero tempo di sopraggiungere, e lo _Stromboli_,
+lasciata la Partenope che si trascinava al rimorchio, per nulla
+_impedito_, come fu novellato,[46] dai legni inglesi, rimastisi
+neutrali, veniva a postarsi traverso, cominciando tosto a fulminare
+l’acqua, i bastimenti, le barche, la rada, il molo, di furiose e
+disordinate bordate.
+
+Vano rumore! Spreco impotente di polvere e di ferro! Ogni colpo, fosse
+la fretta, l’imperizia o la trepidazione de’ tiratori, muore nell’acqua
+o passa innocuo per l’aria, e le _Camicie rosse_ sfilano in perfetta
+ordinanza fino alla città, salutando di viva, di motteggi, di risate la
+vana mitraglia.
+
+La prima prova era vinta. Otto secoli prima,[47] i Normanni di Ruggiero
+sbarcavano in Sicilia a fondarvi sullo sfacelo della dominazione
+mussulmana una monarchia cristiana, ma feudale; ora altri Normanni
+guidati da un eroe, non men famoso del nipote di Tancredi, scendevano
+nella medesima Isola non più conquistatori, ma liberatori, a fondarvi
+una monarchia civile e redentrice, pietra angolare dell’Unità d’Italia.
+
+
+XIV.
+
+ «Siciliani!
+
+ »Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all’eroico grido
+ della Sicilia — resto delle battaglie lombarde. — Noi siamo con voi
+ — e noi non chiediamo altro che la liberazione della vostra terra.
+ — Tutti uniti, l’opera sarà facile e breve. — All’armi dunque;
+ chi non impugna un’arma, è un codardo o un traditore della patria.
+ Non vale il pretesto della mancanza d’armi. Noi avremo fucili, ma
+ per ora un’arma qualunque ci basta, impugnata dalla destra d’un
+ valoroso. I Municipi provvederanno ai bimbi, alle donne ed ai
+ vecchi derelitti. — All’armi tutti! La Sicilia insegnerà ancora
+ una volta come si libera un paese dagli oppressori, colla potente
+ volontà d’un popolo unito.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+Con queste parole annunziava ai Siciliani la sua calata nell’Isola,
+e il gagliardo appello diffuso prestamente da mani fidate in tutte le
+terre circostanti, correva come caldo soffio sulle ceneri semispente
+della rivoluzione, e ne sprigionava una vampa novella.
+
+Intanto però una cosa urgeva: marciare avanti al più presto. Marsala
+tanto propizia all’approdo, non lo era del pari alla dimora. Confinata
+in un angolo estremo dell’Isola, segregata dai maggiori centri
+dell’insurrezione, esposta ad essere circuita in brev’ora così dalla
+terra come dal mare, ogni buona cagione politica e militare consigliava
+a levarne senza indugio le tende.
+
+Oltre a ciò Garibaldi aveva compreso che, se v’era impresa in cui
+confidarsi alla celerità delle mosse, era quella; e provetto di
+quell’arte, fu risoluto di usarla da par suo. Comandò quindi che alla
+prima alba dell’indomani fosse suonato a raccolta e tutta la Colonna
+pronta alla partenza. Non aveva ancora fermo in mente alcun disegno
+preciso; ma vedeva però già chiara questa necessità: camminare diviato,
+per la più retta, su Palermo, salvo a prender più tardi consiglio dai
+casi e dalle fortune. Ora la via più retta era quella appunto che da
+Marsala va per Salemi, Alcamo, Partinico, Monreale, e che correndo fra
+due altre strade conducenti con giri più tortuosi al medesimo scopo,
+gli lasciava aperto il campo a quei volteggiamenti ed a quelle finte,
+di cui era maestro.
+
+Con questa semplice idea nella mente, la mattina del 12 fece dare
+nelle trombe. Nessuna marcia di esercito potente e vittorioso fu più
+allegra, come la prima di que’ poveri Mille, cui poteva attendere tra
+poco l’ultimo sterminio. Gli è che per essi il solo esser sbarcati
+su quella terra, era già una conquista, e il passeggiarla co’ loro
+piedi un trionfo. Alla lor testa camminava Garibaldi stesso. A Marsala
+erano stati presi alcuni cavalli, e il Generale aveva ricevuto in
+dono un’eccellente puledra; tuttavia dopo averla montata per breve
+tratto fuori della città, ne era sceso per marciare a piedi co’ suoi
+commilitoni e dividere con essi la fatica gioconda di quella prima
+tappa. E i Mille seguivano, alacri e giulivi quali mai non erano
+stati, ballando, avreste detto, più che camminando, burlandosi della
+canicola, non avvertendo la sete, cantando in dieci dialetti diversi le
+loro vecchie canzoni di guerra; osservando, paragonando, illustrando
+più come una brigata di viaggiatori artisti che come una colonna
+di soldati, gli spettacoli dell’insolita natura; apostrofando ogni
+Siciliano, e più, s’intende, ogni Siciliana, che incontrassero per
+via, di cui ammiravano e commentavano, secondo i gusti, il vernacolo
+melodioso, i grand’occhi neri, la tinta olivigna, i fieri aspetti de’
+maschi, la selvaggia bellezza delle donne, l’orrendo sfacelo delle
+vecchie, la innocente nudità dei bambini.
+
+Così la Colonna era giunta a Rampagallo, feudo di un barone Mistretta,
+a mezza via tra Marsala e Salemi, e colà fu ordinato il _grand’alto_.
+Se non che, considerato l’ora tarda, la stanchezza già incipiente della
+truppa, l’inopportunità di arrivare in Salemi di notte, la scarsezza
+di notizie del paese circostante, Garibaldi deliberò di fermarsi nel
+luogo stesso dove era giunto e di pernottarvi. E fu a Rampagallo
+che cominciarono a comparire i primi segni di quella insurrezione
+siciliana, di cui sino allora, a dir vero, eran corse più le novelle
+che apparse le prove. Infatti i due fratelli Sant’Anna e il barone
+Mocarta, che campeggiavano coi resti delle bande del Carini sui
+monti del Trapanese, appena udito lo sbarco del Liberatore, si erano
+affrettati, con una mano dei loro, sulle sue traccie, e raggiuntolo
+al bivacco di Rampagallo gli si eran presentati. Non eran più di
+cinquanta; coperti la più parte di pelli di caprone, e armati di
+vecchie scoppette e di pistole arrugginite; ma se Garibaldi avesse
+veduto arrivargli il soccorso d’un intero esercito, non sarebbe stato
+più radiante. Questi abbracciava, a quelli stringeva la mano, per tutti
+trovava qualcuna di quelle sue maliarde parole, di quelle sue note
+carezzevoli, di quei suoi sorrisi fascinatori che furono dovunque,
+ma saranno principalmente fra i Siciliani, il maggior segreto del suo
+trionfo.
+
+Occupato pertanto il rimanente della giornata a riordinare la Legione,
+che fu ripartita in otto compagnie e due battaglioni ai comandi del
+Bixio e del Carini, e ad organizzare coi marinai del Piemonte e del
+Lombardo una compagnia di cannonieri; la mattina appresso la Colonna
+riparte per Salemi, e dopo una marcia alquanto più faticosa della
+precedente, in sulle prime ore del meriggio vi arrivò. E colà i Mille
+cominciarono ad avere una prima idea delle ovazioni siciliane. Intanto
+che da tutti i campanili della città le campane volavano a gloria,
+una turba di popolo, accompagnato da una musica, moveva incontro ai
+liberatori, dando loro un primo saggio di quel pittoresco linguaggio
+tutto meridionale, fatto insieme di mimica e di suoni, più dipinto,
+direste, che parlato e che nei momenti delle grandi ebbrezze scoppia
+in un tumulto bacchico di urla selvaggie, di gesti vertiginosi, di
+contorsioni quasi epilettiche, che ora direste un’eco lontana delle
+orgie dionisiache, ora vi dà l’immagine d’un ballo di Dervisch urlanti
+e danzanti al suono della _darbouka_, testimonianza a tutti sensibile
+che una ricca vena di sangue greco ed arabo scorre sempre sotto le
+carni infocate del Siculo nativo.
+
+«Quando poi giunse il Generale (scrive uno dei Mille),[48] fu proprio
+un delirio. La banda si arrabbiava a suonare; non si vedevano che
+braccia alzate e armi brandite; chi giurava, chi s’inginocchiava, chi
+benediceva; la piazza, le vie, i vicoli erano stipati, ci volle del
+bello prima che gli facessero un po’ di largo. Ed egli, paziente e
+lieto, salutava e aspettava sorridendo.»
+
+Entrato in città, dato quel resto di giornata al riposo, ed alla
+pulizia della sua truppa, raccolto il Consiglio de’ suoi maggiori
+Luogotenenti e dei capi delle Deputazioni inviategli a fargli omaggio,
+emanava due solennissimi decreti. Coll’uno assumeva, per la volontà
+dei principali cittadini e dei liberi Comuni della Sicilia, e in nome
+di Vittorio Emanuele re d’Italia, la Dittatura; coll’altro bandiva
+la leva in massa di tutti gli uomini atti alle armi dai diciassette
+ai cinquant’anni, partendoli in tre classi di milizie: attiva,
+distrettuale e comunale, ordinamento che più tardi l’Italia crederà
+di apprendere dagli eserciti germanici, e le era antico e naturale.
+Che se quel secondo decreto, infrangendosi contro l’inveterata
+dissuetudine de’ Siciliani da ogni milizia obbligatoria, restò lettera
+morta, non affrettiamoci per questo a giudicarlo, come parve a taluno,
+sragionevole ed improvvido. Poteva essere, quanto a’ modi ed al tempo,
+meglio elaborato ed apparecchiato; ma quanto al concetto attestava,
+per dirlo con uno storico,[49] «della mente del Dittatore» e fa il
+suo miglior elogio. Garibaldi aveva compreso quant’altri che primo
+fondamento all’impresa d’Italia era una grande, stabile ed ordinata
+milizia. Che se più tardi fu costretto dalla necessità d’una guerra,
+che non permetteva tregua, a combattere con bande tumultuarie ed
+eserciti improvvisati, egli può gloriarsi d’aver saputo vincere con
+quelli, non essere accusato di non aver saputo ordinarne di migliori.
+E non vogliamo accusare nemmeno la Sicilia. Educata dalla funesta
+signoria borbonica a non vedere nelle milizie stanziali che gli
+stromenti della sua oppressione, era naturale che essa non discernesse
+subitamente la differenza che correva tra un pretoriano della tirannide
+e il difensore d’una libera patria, e si spiega senza colpa d’alcuno,
+fuorchè della triste eredità del passato, come essa non intendesse
+il grande diritto che il suo Liberatore le conferiva, chiamandola
+all’adempimento di quel supremo dovere.
+
+A modo suo però, conforme le sue forze e il suo costume, la Sicilia
+aveva risposto all’appello. La rivoluzione si rianimava. Se le città
+ferreamente compresse da forti presidii non ardivano ancora rialzar
+la testa; le campagne, specialmente nelle provincie più occidentali
+dell’Isola, cominciavano a riscuotersi; e se altro non potevano,
+allargavano intorno alla Colonna liberatrice il terreno, su cui vivere
+e combattere. Il La Masa, popolarissimo in Sicilia pei ricordi del 48,
+inviato a sommuovere i distretti di Santa Ninfa e Partanna, correva
+quelle terre annunziando Garibaldi, rovesciando e istituendo governi,
+fugando i birri borbonici, raccogliendo i primi nuclei di quelle nuove
+bande che tra poco egli stesso comanderà.
+
+Una banda di circa seicento, comandata da Giuseppe Coppola, era già
+calata dai ricoveri di Monte San Giuliano, e fin dalla sera del 13
+arrivata a Salemi per offrire il suo braccio al Dittatore; un’altra
+squadra di un centinaio, la conduceva il giorno seguente quel frate
+Pantaleo, divenuto per brev’ora famoso, incontrato dai Mille presso a
+Rampagallo, che era ben lunge dal meritare il titolo di «novello Ugo
+Bassi,» da Garibaldi conferitogli; ma che però in quel momento colla
+simpatica figura, la scorrevole parlantina, il carattere non per anco
+sconsacrato e il bizzarro accoppiamento della cocolla e della camicia
+rossa, giovava ad apostolare quegl’ingenui Isolani ed a persuadere loro
+che Garibaldi non era quel Saracino che era stato loro dipinto, e che
+egli veniva non a spiantar la croce, ma a rassodarne nella giustizia e
+nella libertà il santo stelo.
+
+Da lontano poi arrivavano non meno promettenti novelle. Rosolino Pilo
+(riuscito finalmente, dopo lunghe peripezie, ad unirsi agli insorti)
+teneva sempre con una mano di prodi le alture di San Martino nei
+dintorni di Monreale; e formava da quel lato un’estrema avanguardia
+utilissima; nel contado di Ventimiglia, di Ciminna, di Misilmeri, il
+La Porta, il Firmaturi, il Piediscalzi, il Paternostro, battevano
+ancora la montagna; infine, cosa nuova per Garibaldi e per vero
+significantissima, il Clero faceva quasi dovunque causa comune colla
+rivolta; anzi in molti luoghi ne era il principale istigatore e
+condottiero egli stesso; tanto profondo, universale, superiore ad ogni
+precetto di rassegnazione e ad ogni legge di perdono, era l’odio del
+nome borbonico.
+
+E fu sotto l’impressione di quello spettacolo che Garibaldi bandì da
+Salemi stesso quel suo proclama ai «buoni preti» (un arguto disse:
+«Sarebbe stato meglio dire, _ai preti buoni_»), nel quale, «consolatosi
+che la vera religione di Cristo non fosse perduta,» li incoraggiava
+a perseverare nella loro santa crociata, «fino alla totale cacciata
+dello straniero dal suolo d’Italia.» E non solo tentava affezionarsi
+quei buoni preti coi proclami; ma li cercava, li voleva d’attorno,
+li festeggiava, li seguiva nelle loro chiese, s’inginocchiava ai loro
+altari; azioni codeste che in tutt’altri che Garibaldi si potrebbero
+dire volgari furberíe politiche; ma che in lui erano una riprova, un
+documento di più che una sola fede dominava veramente nel suo spirito:
+la patria; e che chiunque gli paresse disposto a dargli mano per
+redimerla, Papa o Re, zoccolante o soldato, angelo o demone, egli era
+pronto a celebrarlo, e, se occorreva, ad adorarlo.
+
+
+XV.
+
+Il Governo borbonico conosceva fin da’ primi suoi apparecchi la
+spedizione garibaldina; ma pur movendone qualche lagno al Governo
+sardo, l’aveva superbamente disprezzata, credendo che la sua crociera
+sarebbe bastata a colarla a fondo. Quando invece la vide sbarcar
+felicemente sotto gli occhi delle sue fregate, non potendo più negare
+il fatto, si provò a svisarlo, dipingendo gli sbarcati come una
+mano di filibustieri, annunciando come una vittoria la cattura de’
+loro bastimenti, già abbandonati, consolandosi colla illusione che
+li avrebbe tutti esterminati, se non fosse stato l’impedimento de’
+due legni inglesi. Finalmente quando i filibustieri presero terra, e
+malgrado i telegrammi de’ suoi Luogotenenti che li davano per distrutti
+e annichilati, li vide avanzare e ingrossare più vivi e baldanzosi
+che mai, allora scosse il letargo, e intanto che la sua Diplomazia
+protestava contro la perfidia del Gabinetto piemontese ed empiva di lai
+tutte le Corti dell’Europa; dava ordine a Palermo di inviare contro
+gl’invasori il nerbo delle sue truppe migliori, e di schiacciarli
+rapidamente in un sol colpo.
+
+Per effetto di questi ordini, una colonna di tremila fanti, cento
+cavalli e quattro pezzi di artiglieria, agli ordini del generale
+Landi, marciava tosto per Partinico ed Alcamo alla volta di Salemi;
+mentre altre truppe navigavano per Trapani o salivano da Girgenti col
+proposito di mettere i filibustieri tra due fuochi e toglier loro ogni
+scampo.
+
+Come però il Landi fu giunto, in sul pomeriggio del 14, a Calatafimi,
+vista la gagliardía del sito, deliberò di appostarvisi e di aspettare
+a quel varco inevitabile il nemico. Nè la postura, dato il concetto
+di una difensiva, poteva essere migliore. Essa offriva in un punto
+il doppio vantaggio tattico e strategico. Calatafimi, vecchia città
+saracena, giace sul dorso di un colle, dal quale mediante un’agevole
+sella se ne spicca un altro che serve quasi di spalla al primo, e
+scendendo a terrazze, degradanti fino ad un’aperta e brulla pianura,
+domina le due strade di Palermo e di Trapani, e come un bastione
+bifronte la serra. Tutto quel luogo porta ancora il funebre nome di
+_Pianto de’ Romani_, in memoria della rotta inflitta dagli Egestani
+al console Appio Claudio, nel 263 avanti Cristo, ed ora attende che un
+altro pianto lo ribattezzi _Pianto de’ tiranni._
+
+Un cozzo adunque appariva inevitabile; tuttavia il Capitano de’
+Mille, non sperando di poter espugnare colle scarse sue forze quella
+formidabile altura, fermò da principio di tenersi in sulla difensiva
+sulle colline di Vita, provandosi, se gli riusciva, di tirar il nemico
+al piano per combatterlo quivi con maggior probabilità di fortuna.
+
+Concepito pertanto questo disegno, stese in catena i Carabinieri
+genovesi, sostenuti da una compagnia del Carini, coll’ordine di non
+rispondere al fuoco nemico che assai da vicino, e assaliti da presso,
+di ripiegare scaramucciando; pose al centro il restante del battaglione
+del Carini; tenne in riserva quello del Bixio; lasciò l’Artiglieria
+sulla strada; spinse sulle estreme alture di destra e di sinistra le
+squadre siciliane dei Sant’Anna e del Coppola, e stette a sua volta ad
+aspettare.
+
+Intanto verso le 10 del mattino anche la Colonna garibaldina era giunta
+a Vita a un’ora incirca da Calatafimi, e pochi istanti dopo le Guide
+del Missori, spinte innanzi ad esplorare, riportavano d’aver scoperto
+su per quelle cime il luccicare delle baionette nemiche. All’annunzio
+Garibaldi spronò avanti per riconoscere egli pure il nemico, e vide
+chiaramente che fitte colonne di Napoletani uscivano da Calatafimi per
+coronare il colle vicino e scaglionarvisi in battaglia. Nel frattempo
+però anche la catena dei Cacciatori borbonici era già discesa verso
+le falde del monte, e di là, colle sue eccellenti carabine rigate
+bersagliando la nostra avanguardia, aveva cominciato a farle patire
+qualche perdita. Per alcuni istanti i bravi Genovesi si ricordarono
+dell’ordine ricevuto e ressero, pazienti ed inerti, ai molesti saluti;
+ma poi, a poco a poco infastiditi e irritati, principiarono a ribattere
+colpo per colpo, fino a che, infocandosi l’azione, si gettarono a testa
+bassa, traverso la nuda vallata, contro l’inimico.
+
+Non era quella l’intenzione di Garibaldi; però scrive egli stesso:
+«Chi fermava più quei focosi e prodi volontari, una volta lanciati sul
+nemico? Invano le trombe toccarono: _Alto!_ I nostri o non le udirono
+o fecero i sordi, e portarono a baionettate l’avanguardia nemica
+sino a mischiarla col grosso delle forze borboniche che coronavano le
+alture.[50]»
+
+Allora il Generale vide che non c’era più tempo da perdere, o «perduto
+sarebbe stato quel pugno di prodi,» e ordinò una carica generale di
+tutte le sue forze. Il Bixio da sinistra, le rimanenti compagnie da
+destra; i Carabinieri, le Guide, lo Stato maggiore, Garibaldi stesso,
+s’avventano a baionetta calata sulla catena borbonica; traversano
+senza balenare un istante l’arsa pianura tempestata dalla moschettería
+e dalla mitraglia nemica; e nel solo tempo richiesto al tragitto,
+sforzano il nemico a riparare sulle prime falde del monte. Era il
+prologo della battaglia; ma il dramma e la catastrofe eran lontani,
+in alto, molto in alto, là sulla cima di quel monte che il nemico
+occupava, e per giungere alla quale era mestieri salire per sette
+ardui scaglioni, custoditi da forti battaglioni squisitamente armati
+e da quattro bocche d’artiglieria, e ai quali que’ poveri Mille non
+potevano opporre che le punte arrugginite delle loro baionette, il loro
+ardimento e i loro petti.
+
+Lo vide Garibaldi, ma intendendo che la vittoria era a quel patto,
+e che in quel giorno, su quel monte, si decidevano le sorti della
+Sicilia, deliberò di tentare il cimento.
+
+Concesso pertanto un po’ di riposo a’ suoi Legionari; prescritto lo
+stesso ordine di battaglia; avvisate le bande di appoggiare dalle
+loro cime il movimento; fece dar nuovamente nelle trombe, e si slanciò
+contro il primo scaglione. Era il tocco e mezzo! incominciava allora la
+vera battaglia.
+
+
+XVI.
+
+Noi non presumiamo descriverla. In siffatti combattimenti, dove tutta
+l’arte riducesi a chi primo avanza o retrocede, e tutto lo spettacolo
+in un succedersi alternato di assalti e di fughe, di singolari certami
+e di epiche mischie, lo storico militare non ha più voce; la tavolozza
+d’un Meissonier, la fantasia d’un Victor Hugo dovrebbero parlare per
+lui.
+
+«Ad ogni terrazza una scarica, una corsa fremebonda sotto la mitraglia
+nemica, una mischia rapida, muta, disperata, un momento di riposo a’
+piedi della terrazza conquistata, e daccapo un’altra scarica, un’altra
+corsa, un’altra mischia, altri prodigi di valore, altro nobile sangue
+che gronda, altri Italiani che uccidono Italiani;[51]» finchè viene
+un punto, in cui il coraggio avendo ragione del numero, e la costanza
+della morte, il nemico, scacciato da altura in altura, abbandona il
+campo: ecco Calatafimi.
+
+Svariati, invece, e mirabili gli episodi del valore personale. Qua
+il Bixio che urla, tempesta, fiammeggia, galoppa contra il nemico
+colla furia del Telamonio; là il Sirtori, montato su uno squallido
+cavalluccio, tutto vestito di nero, abbottonato fino al mento come
+un quacquero, che s’avanza in mezzo alla mischia, lento, impassibile,
+melanconico, più somigliante ad un sacerdote che benedica que’ bravi,
+o all’apostolo che cerchi il martirio, anzichè ad un soldato; mentre
+poco lunge, a render più vivo il contrasto, «un frate francescano
+caricava un trombone con manate di palle e di pietre, si arrampicava
+e scaricava a rovina.[52]» Altrove Deodato Schiaffino, da Camogli,
+leonardesca figura di Genovese, più biondo di Garibaldi, ma più alto
+e tarchiato di lui, presa in mano una piccola bandiera, s’avventa,
+seguito dal Menotti, dall’Elia e da altri pochi nel fitto de’
+battaglioni napoletani; ma ad un tratto eccolo spalancare le braccia,
+abbandonare la bandiera e stramazzare crivellato il largo petto da una
+scarica intera, fra una cerchia di nemici. A quella vista il Menotti si
+precipita per ricuperare la bandiera e vendicar l’amico; ma una palla
+gli fracassa la destra, e lo costringe a sua volta a lasciare al nemico
+la contrastata insegna; preda male decantata dai Regi, poichè quella
+pretesa bandiera non era che un umile cencio tricolore improvvisato da
+qualche gregario, e di cui lo Schiaffino s’era fatto in quel momento
+dell’assalto volontario alfiere. Incontrastabile invece, glorioso
+il trofeo del cannone da montagna, centro per parecchi minuti d’una
+zuffa accanita, strappato finalmente ai Regi a prezzo delle vite più
+preziose.
+
+E girando per il campo avreste incontrato ancora, ora il Bandi di
+Siena, grondante da più ferite; ora il Majocchi di Milano, fracassato
+un braccio; ora l’elegante Missori, l’occhio livido da una sassata;
+e qua e là stesi a terra, placidi, composti, colla faccia vòlta al
+nemico, il Sartori di Sacile, morto; il Pagani di Borgomanero, morto;
+il Montanari, veterano di Montevideo e di Roma, morto.
+
+E non parliamo di Garibaldi. In quella pugna, dove il Capitano
+s’identificava all’eroe, egli era gigante. A piedi colla sciabola
+inguainata sopra una spalla, il mantello ripiegato sull’altra,
+inerpicandosi su per que’ greppi coll’agilità d’un montanaro e l’ardore
+d’un gregario; gridando di quando in quando uno squillante _Avanti_,
+che echeggiava nel petto dei Mille come un clangore di trombe;
+incoraggiando con amorose parole i feriti che trovava per via; pagando
+d’un sorriso i forti e invitandoli a riposarsi, egli seguiva, sereno,
+imperturbato, infaticabile, tutte le peripezíe della pugna; ed ora
+partecipandovi, ora dominandola, attento a tutti i casi, esposto a
+tutti i pericoli, e pronto a tutti i consigli, ne era davvero, per la
+sola sua presenza, l’anima invisibile e il Genio tutelare.
+
+Finchè egli era vivo, la speranza viveva; lui morto, tutto era perduto.
+E lo sentivano i suoi Mille; lo sentivan così quelli che da lontano
+vedevano sparire e ricomparire nella zuffa il suo mantello grigio,
+come quelli che l’attorniavano e gli facevano scudo de’ loro corpi;
+l’aveva sentito il suo Bixio che fin dai primi assalti lo scongiurava a
+ritirarsi, per amor d’Italia; l’aveva sentito l’Elia, quando al vederlo
+preso di mira da un Cacciatore regio balzava davanti a lui e riceveva
+egli nella bocca la ferita quasi mortale, destinata forse al cuore del
+suo Generale.
+
+Ma egli un’altra cosa anche più grande sentiva: che in quel giorno, su
+quel monte, bisognava vincere o morire; e che qual si fosse la sorte,
+egli doveva correrla tutta coll’ultimo de’ suoi. E fu anche quella
+l’idea salvatrice della battaglia. A un certo punto, dopo il secondo o
+il terzo assalto, affranti, sfiniti gli assalitori; sempre rinnovati,
+sempre più forti gli assaliti; parendo ormai impossibile la vittoria,
+e disperata la giornata, il Bixio stesso s’arrischiò a susurrargli:
+«Generale, temo che bisognerà ritirarsi.» — «Ma che dite mai, Bixio!»
+rispose, sereno e solenne, Garibaldi: «Qua si muore.» Sul campo
+d’Hastings, la Calatafimi normanna, Guglielmo il conquistatore gridava
+a’ suoi: «Qui fuira sera mort, qui se battra bien sera sauvé.[53]»
+Garibaldi esprimeva con diverse parole lo stesso pensiero; il pensiero
+di tutti i grandi Capitani,[54] il pensiero vincitore di tutte le
+battaglie: la più difficile delle vittorie appartiene sempre ai più
+costanti.
+
+E l’ultimo sforzo della loro costanza i Mille non l’avevano fatto
+ancora. Sei terrazze erano conquistate, restava la settima. I nostri,
+decimati dalle perdite, dalla stanchezza, dal diradamento naturale
+che avviene su tutti i campi di battaglia, eran ridotti a poco più che
+tre o quattro centinaia; ma restava pur sempre quell’ultima terrazza,
+ed era forza espugnarla. «Ancora quest’assalto, figliuoli (disse loro
+Garibaldi), e sarà l’ultimo. Pochi minuti di riposo; poi tutti insieme
+alla carica.»
+
+E quel pugno d’uomini, trafelato, pesto, insanguinato, sfinito da tre
+ore di corsa e di lotta, trovata ancora in quelle maliarde parole
+la forza di risollevarsi e tenersi in piedi, riprese, come gli era
+ordinato, la sua ascesa micidiale; rigando ancora ogni palmo dell’erta
+terribile d’altro nobile sangue; scrollando ancora senza vacillare il
+nembo infocato della moschettería nemica; risoluto all’estremo cimento,
+risoluto all’ecatombe. Ma come l’eroe aveva preveduto, la fortuna
+fu coi costanti. Incalzati nuovamente di fronte da quel branco di
+indemoniati che pareva uscissero di sotterra, sgomenti dall’improvviso
+rombo dei nostri cannoni che il bravo Orsini era finalmente riuscito a
+portare in linea, turbati dal clamore crescente delle squadre sui loro
+fianchi, i Borbonici disperano di vincere, e voltate per la settima
+volta le spalle, abbandonano il monte combattuto e non s’arrestano più
+che dentro Calatafimi.
+
+Il miracolo era compiuto; la giornata era vinta; e all’indomani
+Garibaldi stesso lo annunciava ai suoi Mille, da Calatafimi già vuota
+di nemici, con quest’Ordine del giorno:
+
+ «Con compagni del vostro valore posso tentare qualunque impresa, e
+ ve lo mostrai ieri conducendovi ad una vittoria, ad onta del numero
+ dei nemici ed attraverso le loro forti posizioni. Feci un giusto
+ conto delle nostre baionette ben taglienti, e vedete che non mi
+ sono ingannato.
+
+ »Mentre deploro la triste necessità di dover combattere contro
+ soldati italiani, debbo nullameno confessare di aver trovato una
+ resistenza degna di una causa migliore. E tal fatto ci mostra
+ quello che noi potremmo operare nel giorno, nel quale l’intiera
+ famiglia italiana si radunerà intorno la gloriosa bandiera della
+ redenzione.
+
+ »Domani la Terraferma italiana sarà tutta in festa per celebrare la
+ vittoria dei suoi figli liberi e dei nostri valorosi Siciliani.
+
+ »Le vostre madri e le vostre amanti cammineranno per le strade alta
+ la testa e con la faccia ridente, superbe di voi.
+
+ »Il combattimento ci ha costato molti cari fratelli che cadevano
+ nelle prime file. Nei fasti della gloria italiana risplenderanno
+ eternamente i nomi di questi martiri della nostra santa causa.
+
+ »Paleserò al vostro paese i nomi dei bravi che con sommo valore
+ conducevano alla lotta i soldati i più giovani, i più inesperti, e
+ che domani li guideranno alla vittoria sopra un campo più ampio;
+ essi sono destinati a rompere gli ultimi anelli delle catene che
+ tengono avvinta la nostra cara Italia.
+
+ »GIUSEPPE GARIBALDI.»
+
+Nel qual Manifesto però noteremo noi pure con uno storico,[55] che
+tanto erano dovuti gli elogi ai vincitori, quanto immeritati quelli
+dispensati ai vinti. Magnificare il valore de’ nemici per accrescere
+la gloria del proprio esercito è antico costume d’ogni Capitano,
+e Garibaldi fece ottimamente ad imitarlo; ma contro alla sentenza
+dettata dalla generosità o dalla convenienza, la verità storica tosto
+o tardi protesta e pronuncia in appello. Non è vero che la resistenza
+dei Napoletani a Calatafimi sia stata degna d’una causa migliore.
+Militarmente parlando, essa non fu degna d’alcuna causa. Combattere
+al sicuro, trincerati su posizioni quasi inespugnabili; accogliere gli
+assalitori finchè eran lontani con furiosi fuochi di fila nutriti colla
+precisione d’una piazza d’arme, ma appena che il ferro delle baionette
+garibaldine balenava sui loro occhi, ripiegarsi sopra una posizione
+più alta, e poscia sempre, colla stessa tattica, sopra una seconda,
+una terza, una quarta fino all’ultima, ecco tutto il valore, ecco la
+tattica loro. Non un contrassalto energico, non una diversione ardita,
+non una mossa qualsiasi che potesse far costar cara la vittoria agli
+avversari, e meritare il nome, a quella ininterrotta ritirata, di vera
+resistenza.
+
+Nè con ciò vogliamo dire che ai vinti mancasse ogni prodezza: erano
+Italiani essi pure, e ci graverebbe il confessarlo, se anche fosse
+vero. Ma non è: i soldati sono dal più al meno uguali in tutti gli
+eserciti del mondo; quello che li fa diversi, è il diverso valore
+degli ufficiali, de’ generali principalmente; è sopra ogni cosa il
+diverso grado di quella forza morale, prodotta insieme dall’indole,
+dalle tradizioni, dalla educazione, dal paese, dall’essenza della causa
+difesa, e dal color della bandiera drappellata, e che si chiama spirito
+militare. Ora diciamolo qui per non averlo a ridire mai più; ciò che
+mancava all’esercito borbonico erano appunto quelle siffatte doti, che
+sole potevan renderlo eccellente. Generali che non videro mai un campo
+di battaglia; ufficiali invecchiati nelle caserme, impigriti nelle
+guarnigioni, carichi di famiglia, schiavi del pane, senz’altra fede
+che la carriera, senz’altra speranza che la pensione; soldati, infine,
+cresciuti in una lunga tradizione di violenza e di servitù, serbati
+alternamente agli uffici di scaccini e di sgherri d’una dinastia feroce
+e bacchettona, e condannati alle parti di pretoriani del più abbietto
+fra i dispotismi, non daranno mai la vita per il loro Re e pel loro
+Paese; non vinceranno mai una battaglia; non salveranno mai nemmeno
+l’onore; fuggiranno come i Napoletani a Calatafimi, o capitoleranno
+come i Lanza, i Briganti, i Ghio, a Palermo, a San Giovanni, a Soveria,
+trascinando nella immeritata vergogna anche lo stuolo eletto dei
+valorosi.
+
+Però quanto la sentenza di Garibaldi: «La vittoria di Calatafimi fu
+incontestabilmente decisiva per la Campagna del 1860» è contestabile
+nel rigoroso senso militare, altrettanto ne sembra vera e indiscutibile
+nel senso morale. Dal giorno di Calatafimi la superiorità della camicia
+rossa sul cappotto bigio fu inconcussamente stabilita. D’ora in avanti
+ogni Garibaldino sapeva che, vinta alla baionetta una posizione,
+nessuno tornava più a contrastargliela; mentre ogni soldato borbonico
+era certo che, appena si trovava petto a petto con un Garibaldino,
+toccava a lui a cedere, e i suoi stessi ufficiali sarebbero stati
+i primi a comandargli la ritirata. E poichè la fede della vittoria
+nell’uno corrispondeva esattamente alla certezza della sconfitta
+dell’altro, così la ragione del numero, l’unica che ancora militasse
+pei Regi, non aveva più valore, e non contava più che ad ingrossare
+le torme dei fuggenti, dei disertori e dei prigionieri: miserabile
+ingombro ai vincitori.
+
+
+XVII.
+
+«Aiuto e pronto aiuto,» aveva scritto a Palermo, la sera stessa
+del 15, il general Landi; ma poi temendo che assai più dell’aiuto
+degli amici, fosse pronta una nuova visita dei nemici, alla prima
+alba del 16, in grandissima fretta, con raddoppiate cautele, diede
+le spalle anche a Calatafimi, e per la strada d’Alcamo e Partinico
+s’incamminava alla volta di Palermo. La sua partenza però ebbe ben
+presto più somiglianza di fuga che di ritirata. I Mille, spossati
+dalla cruenta fatica della vigilia, non avevan potuto inseguirlo; ma
+quello che essi tralasciarono, lo compierono i paesani. Gli abitanti
+di Partinico, infatti (fierissimi fra i Siciliani), esaltati dalle
+novelle di Calatafimi, s’erano accordati con alcuni sbrancati delle
+squadre di appostarsi fuori della città e al primo apparire della
+schiera aborrita piombarle addosso e finirla. Il disegno era temerario,
+e il successo prevedibile. I battaglioni regi ebbero presto ragione
+di quei contadini quasi inermi, e chi pagò per tutti fu la povera
+Partinico, che, abbandonata dallo stesso general Landi al ferro ed
+al fuoco, patì per tre ore tutti i flagelli del furore soldatesco.
+Ma il sangue frutta sangue; e appena il grosso della colonna nemica
+fu sfilata, guai agli sbandati, guai ai feriti, guai ai tardigradi! I
+Partinichesi sbucano dalle case ancora crepitanti dal recente incendio,
+tornano dai campi, ridiscendono dai monti dove li aveva dispersi il
+terrore, e avventandosi colla voluttà d’un lungo odio che si disseta
+su quanti Borbonici cadono loro fra le mani, ne fanno orrendo macello.
+Nè soltanto sui vivi infuriò la immane vendetta, i cadaveri stessi
+non ottennero perdono; e due giorni dopo i Mille passando per di là
+videro ammucchiati nei fossati cataste di corpi borbonici arrostiti,
+e strascinati per le vie, putrido pasto a’ cani, frammenti d’ossa e
+lacerti di carni umane.[56]
+
+
+XVIII.
+
+Intanto anche Garibaldi s’era rimesso in cammino. Scritto a Rosolino
+Pilo per annunziargli la vittoria del 15 e «la speranza di rivederlo
+presto;[57]» inviato nuovamente il La Masa[58] a far nuova gente nei
+distretti di Misilmeri e di Corleone; spediti messaggi sul Continente
+per annunziare la vittoria, e chieder soccorsi d’armi e munizioni;[59]
+il 17 di buon mattino riprese la marcia per Alcamo, dove,
+festeggiandosi l’Assunta, fu dal Pantaleo condotto in chiesa a ricevere
+la benedizione; il 18 continuò per Partinico; il 19 infine salì per
+Borgetto al Passo di Renna, d’onde s’offerse agli sguardi attoniti de’
+Mille tutto lo splendido panorama della Conca d’Oro, e in quella gloria
+di cielo e di mare, Palermo.
+
+Colà però era mestieri arrestarsi: Ercole era al bivio: qualunque passo
+fuori di quella gola di Renna poteva essere decisivo. Appunto perchè
+la mèta appariva sì attraente e sì prossima, tanto più conveniva non
+lasciarsene ammaliare e guardarsi da tutti gli agguati che potevano
+circondarla. Molte erano le vie che conducevano a Palermo; ma non
+era per anco dimostrato che la più breve e la più diretta fosse la
+più sicura. Nulla di più ovvio a primo tratto che scender rapidi da
+Renna, calar improvvisi su Monreale, e di là, ripetendo le cariche
+di Calatafimi, entrare, commisti al fiotto de’ nemici sgominati,
+nell’agognata città; ma chi assicurava che la tattica eroica sarebbe
+sempre la più fortunata, e non fosse invece da saggio e accorto
+Capitano scemare colla prudenza e coll’arte le difficoltà d’un cimento
+che poteva essere decisivo?
+
+Questo il problema; e il solo avere ordinato quella sosta di Renna,
+dimostra che Garibaldi ne aveva presentito fin dalla prima tutta la
+gravità. Però non gli occorse gran tempo a risolverlo. Un rapido esame
+delle posizioni nemiche, un’occhiata alla carta ed al terreno l’avevano
+già fatto accorto di questi due fatti: che i Borbonici appostati
+a Monreale lo aspettavano da quella banda, sicchè ogni speranza di
+sorpresa dileguava; e che prendendo quella strada, all’aspetto più
+corta, egli andava a chiudersi in una specie di angiporto, nel quale,
+perduta una battaglia, tutto sarebbe perduto.
+
+Era evidente infatti che, se il colpo di mano su Palermo falliva,
+i Mille venivano a trovarsi rinserrati tra il mare da un lato ed
+i forti presidii di Palermo e di Trapani dall’altro, senza alcuna
+possibilità di scampo e di salvezza veruna. Ora Garibaldi non era uomo
+da cadere in siffatto errore; e prontamente risolvendo come prontamente
+aveva giudicato, abbandonava ogni pensiero d’assalire Palermo dal
+lato occidentale, e deliberava di tentarla dal lato di mezzogiorno,
+trasportandosi celeremente a cavaliere delle due strade di Piana de’
+Greci e di Misilmeri, e manovrando su quello scacchiere. Ad effettuare
+però l’ardito disegno una condizione era indispensabile: che il nemico
+non avesse sentore della sua marcia di fianco, e perdurasse fino
+all’ultimo istante nell’inganno che egli mirasse sempre ad attaccare la
+capitale dalla banda di Monreale, scendendovi direttamente dal campo di
+Renna. Necessario perciò mascherare di molte finte e accorgimenti la
+mossa vera; al che Garibaldi si apprestò con tutta l’arte, di cui era
+maestro.
+
+Mandato avviso a Rosolino Pilo di accendere molti fuochi, e di simulare
+grandi movimenti sulla sua montagna affine di attirare sempre più da
+quel lato l’attenzione del nemico, ogni cosa predisposta in Renna per
+la levata del campo, scende egli stesso a capo d’una forte ricognizione
+fino al villaggio di Pioppo, col duplice fine di scoprire più davvicino
+gli andamenti dei Regi, e di ribadirgli nella mente ch’egli meditasse
+sempre di tentar Palermo per quella via. E ci riesce. I Borbonici,
+colti al grosso zimbello, escono a loro volta da Monreale ad affrontare
+il temerario nemico; le due avanguardie si scontrano, barattano alcune
+fucilate: ma non appena l’accorto Condottiero le vide bene alle prese,
+lascia l’ordine all’avanguardia sua, divenuta retroguardia, di ripiegar
+combattendo; risale rapidamente col grosso della colonna a Renna;
+spianta il campo, smonta i cannoni e li affida alle spalle di robusti
+montanari; alleggerisce quanto può i carriaggi, e sul calar del giorno
+piega a destra per una via asprissima di montagna, cammina l’intera
+notte, entro una tenebra fittissima, sotto un uragano diluviale, sopra
+un terreno stemperato da pioggie quatriduane, e riesce tuttavia ad
+afferrare colla intiera colonna, miracolosa di costanza, come là,
+era stata a Calatafimi di valore, le opposte alture di Parco e a
+fronteggiar Palermo dal lato di mezzogiorno.
+
+«Io non ricordo (scriveva quindici anni dopo Garibaldi stesso), io non
+ricordo d’aver veduto una marcia simile e tanto ardua nemmeno nelle
+vergini foreste dell’America,[60]» e certo egli avrebbe potuto contare
+la giornata del 21 maggio come una delle sue più fortunate, se non
+gli fosse stata amareggiata da un crudele annunzio: nel giorno stesso
+Rosolino Pilo, mentre dalle alture di San Martino stava scrivendogli,
+era colto in fronte da una palla borbonica e stramazzava freddo sul
+colpo. Onore perpetuo alla magnanima sua ombra!
+
+
+XIX.
+
+Della mossa del 21 però i vantaggi non potevano essere immediati:
+essa era un passo preparatorio, la condizione indispensabile al
+conseguimento dello scopo finale; ma non poteva ancora dirsi per sè
+sola decisiva. Garibaldi, con quella marcia, s’era sottratto, a dir
+così, alla vista del nemico, ponendosi «in più facile comunicazione
+coll’interno e la parte orientale dell’Isola;[61]» aveva guadagnato un
+terreno più acconcio alle utili manovre e che gli avrebbe permesso fin
+all’ultimo la scelta tra l’offensiva e la difensiva, tra l’attacco e la
+ritirata; ma l’ora e il modo della difesa o dell’offesa, anzi la stessa
+decisione tra l’assalto e la ritirata erano altrettanti termini nuovi
+d’un problema nuovo, e di cui soltanto gli eventi potevano suggerirgli
+la soluzione. Gli eventi però a que’ giorni correvano veloci.
+
+Dopo avere per ben ventiquattro ore perduto ogni traccia di Garibaldi,
+anco i Regi s’erano raccapezzati, e scoperto alla fine il suo nuovo
+rifugio, parevan risoluti a non lasciargli più un sol giorno di
+tregua. Il general Lanza (inviato a Palermo Commissario _alter ego_
+del Re a surrogare il Castelcicala revocato) aveva ordinato infatti
+che due colonne muovessero simultaneamente dalla capitale, la prima da
+sinistra per Monreale, la seconda di fronte per La Grazia, ad assalire
+il filibustiere nel suo campo di Parco, procacciando di chiudervelo
+dentro e di schiacciarlo d’un colpo. Ma il filibustiere vegliava, e
+scoperta egli stesso dalla cima del Pizzo del Fico la duplice mossa
+del nemico, n’aveva indovinato l’ultimo fine. Sulle prime però, o non
+avesse ben calcolato le forze del nemico, o confidasse nella forte
+postura, o sperasse soccorso dalle bande del La Masa che campeggiavano
+sui monti di Gibilrossa alla sua destra, parve deciso ad accettare la
+battaglia, e ne fece tutti gli apparecchi. Ma alla mattina del 24,
+meglio contati i nemici e avvistosi soprattutto che la colonna di
+sinistra, capitanata dai colonnelli Von Meckel e Bosco, camminando
+per le scorciatoie dei monti, minacciava di cader sulla sua via di
+ritirata; composta prontamente una forte retroguardia coi Carabinieri
+genovesi e due compagnie, e imposto loro di contrastar più a lungo che
+fosse possibile le alture di Parco, ripiega col grosso della colonna su
+Piana de’ Greci. I nemici tuttavia avevan già guadagnato molto terreno;
+i Carabinieri eran già stati forzati a cedere da Parco; i Cacciatori
+del Bosco comparivano già sulle cime di sinistra a piombo della
+strada di Piana. Urgeva il pericolo, e Garibaldi fu pronto ancora al
+riparo, rimandando quegl’infaticabili Carabinieri a coronar le alture
+fiancheggianti la via e ponendosi egli stesso sulla difesa all’entrata
+di Piana; ma confidando assai più sulla probabile stanchezza de’
+persecutori e sull’appressarsi della sera, che sulle sue forze. Nè
+s’ingannò. Durava da alcune ore l’avvisaglia sulla montagna, e già i
+Carabinieri, estenuati dalla fatica e dalle perdite, più non reggevano
+al disuguale cimento; quando il Comandante borbonico, visto che
+annottava e stimando forse opportuno di attendere l’arrivo delle altre
+colonne, deliberò, nella certezza di chi tiene ormai la preda in pugno,
+di differire all’indomani l’assalto. Appunto domani era tardi.
+
+Garibaldi, approfittando della breve tregua, traversa Piana de’ Greci
+senza sostarvi; bivacca alcune ore della notte in una boscaglia
+vicina; poi innanzi giorno ripiglia di nuovo la ritirata per la
+strada di Corleone. Giunto però al punto dove si stacca la strada di
+Marineo, affida le artiglierie, gli impedimenti e una compagnia di
+scorta all’Orsini, ordinandogli di continuare, senza spiegargli di
+più, la marcia per Corleone;[62] mentre egli svolta rapido col forte
+della colonna per la traversa di Marineo, dove, riposatosi poche ore,
+contromarcia celerissimamente per Misilmeri, e si trova prima che la
+giornata del 25 tramonti, liberi i fianchi e le spalle da ogni nemico,
+sulla strada di Palermo.
+
+All’alba del 25 però anche i Napoletani furono pronti alle armi; ma di
+quale maraviglia restassero colpiti nel veder Piana de’ Greci e tutti i
+dintorni vuoti di nemici, lo scrivano essi. Convinti però che oramai la
+sola paura sospingesse Garibaldi, si pongono risoluti sulle sue orme,
+e raccolto da paesani che cannoni, cannonieri e bagagli si son visti
+sfilare per la strada di Corleone, giustamente sillogizzando che con
+essi debba pure essere il maggior nerbo de’ ribelli, quindi il loro
+capo, ripigliano ad occhi chiusi la loro caccia spensierata, spacciando
+allegramente a Palermo ed a tutta l’Isola: «Garibaldi fuggiasco fra le
+montagne; prossima la sua totale disfatta.»
+
+Era l’inganno, di cui Garibaldi aveva bisogno: era il compimento
+del suo disegno. Il qual disegno non nacque già tutto intero per
+miracolosa fecondità di genio, d’un sol getto e in un solo istante;
+ma fu lentamente covato, preparato, compíto, perfezionato; il che ne
+accrescerà agli occhi degl’intendenti il pregio e la meraviglia.[63]
+
+Fino alla marcia da Renna al Parco, Garibaldi non ebbe ben ferme in
+mente che queste due idee: portarsi sopra un terreno più propizio;
+tirare il nemico fuori di Palermo per batterlo divisamente, potendo,
+stancheggiarlo o scivolargli in mezzo, secondo l’opportunità e la
+forza.
+
+Quando però la mattina del 24 si vide piombare addosso, per due vie
+convergenti, una mole di nemici anche più grossa della preveduta,
+e conobbe non restargli pel momento altro scampo che una subita
+ritirata, cammin facendo, meditando alla distretta in cui si trovava,
+e compiendo rapidamente l’analisi e la sintesi dei molti partiti che
+gli si affacciavano, allora gli balenò l’ardito concetto di farsi
+della ritirata lo strumento della vittoria, e intanto che il nemico
+allucinato inseguiva la sua ombra sulla strada di Corleone, marciare
+per l’opposta via all’assalto di Palermo.
+
+
+XX.
+
+Ma i mezzi? Per l’opera, a dir vero, infaticabile di Giuseppe La Masa,
+s’eran venuti raccogliendo sulla vetta di Gibilrossa, centro dei monti
+che serrano Palermo da sud-est, un grosso campo di squadriglie, armate
+e istruite come sappiamo, ma che per le loro marcie irrequiete, i loro
+fuochi numerosi, e gli innumerevoli e altisonanti proclami coi quali il
+loro capitano ne magnificava il numero e la fierezza, erano riuscite
+fino allora a tenere in allarme il presidio di Palermo, ed a coprire
+l’estrema destra del corpo garibaldino da subitanei assalti. A dir
+il vero la prima volta che queste bande ricevettero il battesimo del
+fuoco, non fecero buona prova: al Parco anzi la mattina del 26 chiamate
+in sostegno della minacciata destra garibaldina, avevan dato volta ai
+primi spari, gridando per giunta (insania della paura!) «al tradimento
+di Garibaldi,[64]» e spargendo la loro fola e il loro terrore fin
+dentro Palermo. Tuttavia erano intorno a tremila; rappresentavano
+l’eletta militante del paese; confusi nella turba battevano i cuori
+più intrepidi della Sicilia, e non sarebbe stato giustizia, oltre che
+prudenza, trascurarli. Garibaldi inoltre ne aveva bisogno; sicchè
+salita la mattina stessa del 26 Gibilrossa (da Misilmeri distante
+poche ore) e passato a rassegna tutto il campo, ne ritrae così buona
+impressione, che promette al La Masa di porre a capo della colonna
+destinata alla marcia imminente su Palermo i suoi «bravi Picciotti.»
+
+Sceso però da Gibilrossa, ebbe uno scrupolo e volle adempiere una
+formalità. Chiamati a consiglio, cosa insolita, i suoi principali
+Luogotenenti, Sirtori, Türr, Bixio, La Masa, Crispi, quando li vide
+tutti raccolti, diresse loro questa breve parlata: «Voi sapete che
+non ho mai radunato Consigli di guerra, ma le circostanze in cui siamo
+mi vi inducono. Due vie ci stanno davanti: l’assalto di Palermo, o la
+ritirata nell’Isola. Scegliete.»
+
+Taluno dicesi fu per la ritirata, i più per l’assalto,[65] che era in
+quel caso, non solo il più eroico, ma anche il più prudente partito,
+per non dirlo senz’altro l’unico effettuabile. Allora Garibaldi, fedele
+sempre al _tolle moras_, riunita la sua colonna al campo di Gibilrossa
+e quivi raccolte tutte le sue forze, dà nella sera stessa gli ultimi
+ordini per la deliberata battaglia. L’assalto nel primo concetto doveva
+effettuarsi nel cuore della notte, la partenza quindi essere suonata
+per le prime ore della sera. Composte le ordinanze colle squadre del
+La Masa e uno stuolo de’ Mille per guida ed esempio alla testa; i
+battaglioni del Bixio e del Carini al centro; le squadre del Sant’Anna
+alla retroguardia; la colonna doveva scendere da Gibilrossa pel
+sentiero dei Ciaculli che va a cadere sulla strada di Porta Termini,
+poco lungi da San Giovanni, e passato l’Oreto al Ponte dell’Ammiraglio
+camminar diritta sulla città. L’ordine era: marciar serrati e
+silenziosi; avvicinarsi quanto più era possibile al nemico; giuntogli
+dappresso, rovesciar alla baionetta ogni ostacolo e penetrare al più
+presto, comunque, in Palermo.
+
+Se non che, come accade sovente anco agli eserciti meglio ordinati, la
+marcia non cominciò per l’appunto all’ora designata; il sentiero preso,
+soggiorno quasi aereo di caproni selvatici, era oltre al preveduto
+aspro e malagevole; i Picciotti posti alla fronte, inesperti di marcie
+militari, molto più delle notturne, s’arrestano ad ogni tratto per
+ombre ed allarmi immaginari; talchè al sommar di tutte queste ragioni
+la colonna assalitrice non potè sboccare sulla strada di Palermo che
+allo spuntar dell’alba. Tuttavia non era per anco stata avvertita
+da alcuno, e la sorpresa era sperabile sempre, quando i Picciotti
+dell’estrema avanguardia, giunti ai così detti _Molini della Scaffa_ e
+scambiandoli forse per le prime case di Palermo, alzano, probabilmente
+per darsi coraggio, tale un clamore di grida, con accompagnamento
+di fuochi, non sapremmo dire se di paura o di gioia, che i Regi di
+guardia, appostati al Ponte dell’Ammiraglio, ne sono riscossi in
+sussulto e corrono, tutt’ora assonnati, alle armi.
+
+Di colpo improvviso non era più a parlarne, e non restava che supplire
+colla subitaneità dell’assalto e la forza dell’impeto alla fallita
+sorpresa.
+
+Lo comprese tosto Garibaldi; lo comprese Nino Bixio, suo braccio
+destro; lo compresero quanti in quella falange avevan anima di soldati
+e senso della terribilità del momento. E prima di tutti l’avevan
+compreso il prode Tükery e i suoi compagni dell’antiguardo; i quali
+al primo grido, alla prima ombra può dirsi del nemico, s’avventano
+su di lui a testa bassa, e prima ch’egli abbia tempo di conoscere gli
+assalitori, lo sforzano ad accettare la pugna.
+
+E da quel punto «avanti, addosso, alla carica tutti.» I Regi,
+fortemente asserragliati dietro il Ponte dell’Ammiraglio, spazzano
+con un turbine di moschetteria e di mitraglia la via ed i campi:
+i Picciotti, nuovi a quei cimenti a petto a petto, balenano, si
+sparnazzano, scompigliano col rigurgito le schiere sopravvenienti
+degli amici; ma non monta: il Bixio e il Carini colle coorti di
+Calatafimi sopraggiungono al rincalzo; i più animosi delle squadre
+stesse si mescolano agli agguerriti compagni e fanno valanga; i
+Regi già vacillano, già danno le spalle e il Ponte dell’Ammiraglio è
+conquistato.
+
+Era un fausto preludio, ma non ancora la vittoria. Restava ancora
+Porta Termini, chiave della città; restava una seconda linea di
+nemici gagliardamente appostati dietro case e barricate, protetti da
+numerose artiglierie, fiancheggiati da una forte squadra, liberi di
+piombare sui fianchi degli assalitori per le due strade che dalla Porta
+Sant’Antonino e da Porta de’ Greci convergono sulla via di Termini,
+e dentro una cerchia di fuoco schiacciarli. Ma non era sfuggito il
+pericolo a Garibaldi, il quale, provvedendo a un punto all’attacco ed
+alla difesa, mandava quanti branchi di squadre poteva raccogliere a
+custodire quelle due vie, mentre ordinava un ultimo disperato assalto
+alla Porta. E «al concitato imperio» non seguì mai sì pronto «il celere
+obbedir.»
+
+Serrati, concordi, non contando i nemici, disprezzando la morte,
+gareggianti solamente a chi prima arriva, si slanciano di fronte i
+Mille: alla destra, avanzando arditamente tra vigneti e giardini, li
+fiancheggiano, condotti dall’intrepido Fuxa, manipoli di Siciliani;
+da sinistra altri Picciotti e Cacciatori misti insieme, guidati
+dal Sirtori e dal Türr, tengono in iscacco i difensori della Porta
+Sant’Antonino: procombono sul fulminato terreno, della bella morte de’
+prodi, Tükery, Rocco La Russa, Pietro Inserillo e Giuseppe Lo Squiglio;
+giacciono feriti Benedetto Cairoli, Enrico Piccinini, Raffaello Di
+Benedetto, Leonardo Cacioppo; Bixio stesso, ferito al petto da una
+palla, se la estrae da sè; ma i Napoletani, quasi sopraffatti da
+superstizioso terrore, più non reggono alla diabolica irruzione. Nullo,
+il Fieramosca della schiera, a cavallo, ritto, intrepido, stupendo
+nella sua marziale eleganza di cavaliere antico, ha già varcato, primo
+de’ primi, la Porta, e dietro a lui, come torrente che rompa le dighe,
+penetra da cento bocche la piena procellosa degli assalitori, i quali
+dilagando rapidi per tutte le vie, scacciando da ritta e da manca i
+residui dei nemici resistenti, e portando in trionfo, più che seguendo,
+il loro fatato Capitano, mondano Fiera Vecchia, il cuore di Palermo.
+Eran forse le 6 del mattino; due ore eran bastate alla prodigiosa
+vittoria, e il sole del 27 maggio, il sole di San Fermo, illuminava
+un’altra volta uno de’ più memorabili portenti del valore italiano.
+
+
+XXI.
+
+Palermo dormiva ancora. Sorpresi essi pure dall’inaspettato assalto,
+già tratti in inganno da falsi allarmi perfidamente simulati dalla
+Polizia, e minacciati di morte coloro che al tuonar del cannone fossero
+trovati per le vie, i Palermitani avevano alquanto esitato prima
+di prestar fede ad un risveglio tanto fortunato; e come gente non
+libera ancora dal sospetto d’un’insidia o dal timore d’un’imprudenza,
+si tennero chiusi e celati nelle loro case ad attendere che gli
+avvenimenti colla stessa luce del giorno si rischiarassero. Ma a poco
+a poco una finestra si socchiude; un uscio si apre; una, dieci, cento
+persone cominciano a far capolino; i più curiosi o i più animosi
+s’avventurano nella strada; altri corrono a’ campanili a dar nelle
+campane; la gran nuova si spande, il grande fatto si conferma, e
+finalmente tutta la più gagliarda e patriottica parte della popolazione
+(dir tutta la città sarebbe ancora troppo presto) si precipita festante
+sui passi dei liberatori, offre loro i primi conforti e i primi
+soccorsi e si mesce al gran fiume della rivolta.
+
+ [Illustrazione: Piano delle Operazioni sotto PALERMO]
+
+E non v’era un istante da perdere. Alle 6 del mattino la situazione
+dei due belligeranti, per dirlo alla moderna, era questa: i ribelli
+occupavano precariamente Fiera Vecchia, e il tratto della città
+compreso tra la Porta Sant’Antonino e Porta Termini, meno alla destra
+la caserma di Sant’Antonino e, più a sinistra, i dintorni dell’Orto
+botanico; i Regi invece: Porta Montalto, Palazzo Reale, Porta Macqueda,
+il Castellamare, tutta la Marina; quanto dire quattro quinti della
+perifería.
+
+E alla tattica bontà delle posizioni rispondeva la forza del numero
+e la ricchezza de’ mezzi di guerra. Per la rivolta ottocento camicie
+rosse[66] stremate, indigenti d’ogni cosa, e da tre ai quattromila
+Picciotti armati e agguerriti come sappiamo; per il Borbone ventimila
+soldati ben istrutti, ben pasciuti, straricchi d’artiglierie, di
+munizioni, di viveri, d’ogni ben di Dio, fiancheggiati da quattro
+fregate, protetti da due forti e da numerose caserme, massiccie quanto
+i forti, padroni di tutte le loro comunicazioni, liberi d’essere
+soccorsi dal mare e dalla terra, quando che sia.
+
+Però nulla di più precario, di più incompiuto, di più periglioso
+della vittoria garibaldina. Tutta la loro conquista poteva dirsi la
+conquista d’una mina, che da un istante all’altro poteva saltare e
+seppellirli sotto monti di rovine. Conveniva dunque strapparne subito
+al nemico le miccie o, per uscir di metafora, metter Palermo in istato
+di difesa, allargarvi quanto più era possibile la rivolta, rompere la
+cerchia nemica, occuparne i principali punti strategici, assicurarsi
+infine quelle tre condizioni indispensabili ad ogni guerra: posizioni
+per combattere; comunicazioni per manovrare; base d’operazione per
+rifornirsi.
+
+E a tutto ciò fu, con maravigliosa rapidità, provveduto. Garibaldi,
+appena raccolta la sua gente, si inoltrava fino al Palazzo Pretorio
+e vi piantava il suo Quartier generale; occupava i quattro Cantoni,
+centro delle due grandi vie che segano in croce la città, e vi si
+asserragliava; istituiva un Comitato provvisorio, di cui faceva capo
+il dottor La Loggia e poco dopo una Commissione delle barricate,
+di cui eleggeva presidente il duca Della Verdura; chiamava di nuovo
+tutti i Palermitani alle armi, ed abbozzava un primo nucleo di guardie
+nazionali; spingeva, non senza combattimenti, i suoi avamposti verso
+Palazzo Reale fino a Piazza Bologna, e verso Porta Macqueda fino alla
+Villa Filippina; faceva nella giornata stessa attaccare la caserma
+di Sant’Antonino rimasta in potere dei Regi, e prima di sera se ne
+impadroniva; infine trasfondeva in tutti i petti un raggio della sua
+serenità e una favilla della sua fede, forze inespugnabili.
+
+E ciò non ostante il generale Lanza era sempre arbitro, purchè l’avesse
+voluto, del campo. Un istante d’energia, un contrassalto ben combinato,
+uno sforzo appena volonteroso di que’ ventimila uomini, e Palermo
+tornava sua. Ma era chieder troppo a siffatto Capitano ed a siffatto
+esercito. Però l’unica prodezza, di cui l’uno e l’altro furono capaci,
+fu il bombardamento; e già fin dalle 10 del mattino, dai forti di
+Castellamare e dalla Squadra ancorata di faccia a Toledo, cominciò a
+piovere sulla città, principalmente ne’ dintorni di Palazzo Pretorio,
+un nuovo diluvio di granate e di bombe; sprezzato, a dir vero, dai
+combattenti, e in sulle prime poco dannoso alla città, ma preludio di
+rovina maggiore.
+
+L’indugio invece fu la fortuna dei ribellati. Giuseppe Sirtori, a capo
+d’una mano di Legionari e di Picciotti, fatta base il convento de’
+Benedettini, riusciva ad impadronirsi del bastione di Montalto, punto
+avanzato sulla sinistra del Palazzo Reale; quasi contemporaneamente
+un’altra compagnia de’ Mille, Bergamaschi quasi tutti, guadagnava, non
+senza fiera lotta, la Piazza della Matrice e i dintorni del Burrone,
+del Papireto e di Porta Sant’Agata; sicchè per queste conquiste
+venivano tagliate le comunicazioni tra il Castello ed il Palazzo
+Reale, e gli approcci della rivolta avvicinati sempre più agli estremi
+baluardi della resistenza nemica. E quel che accresceva la maraviglia,
+era che ogni barricata sorgeva sotto il diluviare delle bombe; ogni
+palmo di terreno era guadagnato fra il crepitar degl’incendi, il
+crollar delle case, le urla delle vittime sepolte sotto le rovine, o
+trucidate nella fuga dalla ferina vendetta soldatesca.
+
+Infatti il bombardamento dopo alcune ore di sosta aveva ripreso, nel
+28 mattina, continuando fin nel cuore della notte con frenetica rabbia
+e facendo della miseranda, ma invitta città, un immane sterminio. Il
+vasto e ricco monastero di Santa Caterina ardeva tutto intero, assieme
+al lungo tratto di botteghe e di case che rispondevano sulla Strada
+Toledo: il Palazzo arcivescovile era saccheggiato, i ricchi monasteri
+dei Sette Angioli e della Badia Nuova saccheggiati e incendiati, il
+palazzo del principe di Carini distrutto; quelli del principe di Cutò
+e del marchese d’Artale smantellati. «In un remoto chiassuolo della
+città (scriveva un egregio Palermitano, spettatore della terribile
+tragedia[67]), presso alla Via del Pizzuto, la esplosione d’una sola
+bomba cagionava lo scempio di ventidue innocenti, ed erano in maggior
+parte donne e bambini: orrendo spettacolo quello di corpi oscenamente
+mutilati e squarciati, spettacolo commovente e pietoso quello d’intere
+famiglie, nude, raminghe, con vecchi e infermi che trascinavansi a
+stento e fuggivano gli abbattuti lor tetti. D’un subito, nella zona
+superiore della città, a dritta del Palazzo regio, sollevasi un vortice
+caliginoso di fiamme: ed è il bruciamento e la distruzione di tutto
+un quartiere. Dal Palazzo le napoletane milizie procedono verso la
+Piazza Grande e la Piazzetta de’ Tedeschi: la insurrezione ha preso
+appena a minacciar da quel lato; ed ecco i soldati trapassare di casa
+in casa, scassinare le porte, saccheggiare e disperdere quanto vi si
+trovasse per entro, macellarvi i sorpresi e sbigottiti abitanti ed
+appiccarvi l’incendio. A chi fuggiva sì traea co’ moschetti; a chi
+chiedeva mercede s’insultava, poi si dava la morte: s’inducevano i
+miseri a ricattarsi svelando le preziosità e le masserizie nascoste,
+e, appagata la rapace ingordigia, seguivano le ferite e il sangue; si
+stupravano donne e fanciulle, poi scannavansi, e dopo loro i padri, i
+mariti, i fratelli: il nome del Re suonava da’ manigoldi acclamato fra
+le strida che sfuggíano alle vittime: e di quelle immanità e di quei
+fatti potrebbero allegarsi senza fine gli esempi, e non era guerra,
+ma eccidio efferato e vilissimo eccidio, non da uomini, ma da bestie
+crudeli. Il fuoco infuriava quel giorno per vasto recinto di edifici
+e di strade; infuriava nella notte e ne’ due giorni seguenti; e in
+quell’accesa fornace cuocevano e soffocavano umane creature, senza
+difesa e senza scampo immolate.»
+
+Mille e trecento furono le bombe lanciate dal Castello e dalla Squadra
+senza contar le palle e la mitraglia: cinquecento trentasette i
+cadaveri ufficialmente numerati fino al 12 giugno.[68] Orrendo scempio
+che Lord Brougham nel Parlamento inglese pareggiava al neroniano e
+Lord Palmerston aggiungeva: «indegno del nostro tempo e della nostra
+civiltà.[69]»
+
+
+XXII.
+
+La mattina del 29, con gran stupore dei bombardati, il bombardamento
+taceva; ma dell’inattesa tregua varie le cagioni, nessuna di pietà.
+Nella notte dal 28 al 29 due piroscafi della Squadra regia portavano da
+Termini a Palermo un reggimento di Bavaresi, col rinforzo de’ quali il
+Generalissimo borbonico aveva contato di tentare una sortita generale
+di tutte le sue forze, onde ricuperare i posti perduti la vigilia.
+Ora così per non molestare il passaggio dalla Marina al Palazzo Reale
+de’ nuovi arrivati, come per evitare il rischio di colpire i propri
+soldati durante il premeditato assalto, il generale Lanza aveva dato
+l’ordine che il bombardamento rallentasse per alcune ore, limitandosi
+a battere i dintorni di Castro Pretorio, nido della rivolta.[70] Ma
+invano. Per tutta quella giornata si combattè nuovamente al bastione
+di Montalto, all’Annunciata, ai Benedettini, al Duomo: in quest’ultimo
+punto anzi i Regi, sorpresi i Picciotti del Sant’Anna, ebbero alcune
+ore di sopravvento; ma poi sopraggiunti gli ormai terribili Cacciatori,
+riannodatesi le squadre, apparso Garibaldi, tutti i posti furono o
+conservati o ripresi, ed ai Regi toccò nuovamente di riparare a’ loro
+quartieri, più che vinti disperati di vincere; e riadorni soltanto di
+quei sanguinosi allori, a cui oramai sembravano aspirare: il saccheggio
+di nuove case e l’eccidio di nuove vittime.
+
+Gli è che i soldati del Borbone non si battevano più. Quei tre fatti
+miracolosi della vittoria di Calatafimi, della ritirata del Parco
+e della sorpresa di Palermo avevano ispirato ne’ loro petti tale
+un superstizioso terrore, che era oggimai più forte d’ogni legge
+di disciplina e d’ogni punto d’onore. Per essi Garibaldi era ormai
+invincibile; vedevano in lui un essere privilegiato, protetto da
+una potenza sovrumana, contro la quale ogni forza terrestre doveva
+soccombere. Si spacciavano sul suo conto le più strane fole: chi
+lo diceva stregato; chi aggiungeva che fin da bambino fosse stato
+inoculato con un’ostia consacrata; e poichè gli ufficiali stessi per
+onestare la loro dappocaggine accreditavano queste insensatezze, non
+era più a sperarsi da siffatto esercito alcun atto, non che di energia,
+di decorosa resistenza.
+
+Il Lanza però non aveva confidato soltanto sulla forza: un po’ di frode
+ad assodar l’opera gli era parsa giovevole. Infatti fin dal 28 mattina
+egli si era rivolto, per mezzo d’un ufficiale della regia Marina,
+all’ammiraglio Mundy, comandante in capo della Squadra inglese,[71] per
+pregarlo d’un favore, all’apparenza innocentissimo: di voler soltanto
+ricevere al suo bordo due Generali dell’esercito regio incaricati di
+conferire con lui; procacciando unicamente che, durante le conferenze,
+i ribelli sospendessero le ostilità e i due Generali potessero aver
+libero passo traverso le linee nemiche sotto la protezione della
+bandiera britannica.
+
+L’agguato era ben preparato, e se gli riusciva, il Generale borbonico
+otteneva in un colpo solo parecchi scopi: metteva in tutela della
+bandiera britannica l’assisa, quanto dire, la causa borbonica; otteneva
+dai ribelli, mercè una mediazione potente, una sospensione d’armi, e
+ciò senza essere costretto a richiederla egli stesso al disprezzato
+avventuriero. Ma quanto il laccio era sottile, altrettanto era acuto
+l’occhio dell’Inglese, e scivolandogli in mezzo con destrezza e
+prudenza, faceva al Commissario del Re questa risposta: «Prontissimo
+alla conferenza, lietissimo di ricevere a bordo della sua ammiraglia
+i due Generali che gli erano annunziati; ma quanto al loro passaggio
+traverso le linee degl’insorti, necessario richiederlo al generale
+Garibaldi che solo aveva diritto di darlo.[72]» Non era questa la
+conclusione che il Borbonico s’aspettava, anzi era precisamente
+quella che più di tutte aborriva; ma ciò non ostante, per quanto egli
+tornasse all’assalto con nuove missive anche più ambigue e capziose,
+l’Ammiraglio non si smosse d’una linea dalla prima sua risposta,
+sventando così colla sua accorta tenacia una trama che intendeva a fare
+lui complice, e l’Inghilterra stromento della politica borbonica.[73]
+
+Astretto da questa repulsa a non confidare più che nell’armi; ma
+nell’armi, dopo i falliti assalti del 29, non avendo più fiducia, il
+Generale borbonico si sentì a un tratto mancare quell’ultimo residuo,
+non diremo certo di coraggio, che non ebbe mai, ma di dignità umana
+e di pudore soldatesco che ancora gli era rimasto, e senza nulla dire
+al Mundy, all’improvviso, come preso da subitaneo terrore, scrisse al
+filibustiere, fino a ieri schernito, questa lettera quasi incredibile:
+
+ «_Il generale Lanza a S. E. il general Garibaldi._
+
+ »Palermo, 30 maggio 1860.
+
+ »Avendomi l’Ammiraglio inglese fatto sapere che riceverebbe con
+ piacere a bordo del suo vascello due de’ miei Generali, affine di
+ aprire con Lei una conferenza, della quale l’Ammiraglio stesso
+ sarebbe il mediatore, purchè Ella consenta a conceder loro un
+ passaggio traverso le sue linee; io la prego di farmi conoscere se
+ vuole consentirvi, e in caso affermativo (supponendo le ostilità
+ sospese da ambe le parti), io la prego di farmi sapere l’ora in
+ cui la detta conferenza dovrà cominciare. Sarebbe allo stesso tempo
+ utile che Ella accordasse una scorta ai summenzionati due Generali,
+ dal Palazzo Reale alla Sanità, dove essi s’imbarcheranno per andare
+ a bordo.
+
+ »In attesa d’una sua risposta, ec.
+
+ »FERDINANDO LANZA.[74]»
+
+«Quale non doveva essere l’avvilimento dell’esercito regio (scrive
+lo stesso ammiraglio Mundy), perchè l’_alter ego_ d’un Sovrano
+acconsentisse a scrivere una lettera sì umiliante. L’uomo che fino
+a quel momento era stato stigmatizzato cogli epiteti più vituperosi
+dell’umana natura e denunziato nei proclami come un pirata, un ribelle,
+un filibustiere, eccolo elevato al titolo ed al rango di Generale e
+d’Eccellenza! Ciò equivaleva ad una ricognizione del suo carattere
+d’uguale, e ad una confessione d’impotenza di sottometterlo colla
+forza.[75]»
+
+E questo pure dovette sentire Garibaldi; ma disprezzando in cuor suo le
+antiche e nuove codardíe del suo avversario e pensando solo a trarne
+profitto, rispose all’istante al Commissario di Francesco II esser
+pronto alla propostagli conferenza; fissarla per le due pomeridiane
+del giorno stesso; avrebbe fatto immediatamente sospendere il fuoco de’
+suoi, e accordato il passo e la scorta a’ due Generali regi.
+
+
+XXIII.
+
+Se non che verso le 10 antimeridiane dello stesso giorno (30 maggio),
+dopo cioè che Garibaldi ebbe mandato a tutti i suoi posti l’ordine di
+cessare da ogni ostilità, un inatteso avvenimento rischiava di mettere
+in forse con un sol colpo tutta la conquistata fortuna. La colonna
+di Von Meckel e del Bosco, in maggior parte composta di Bavaresi,
+dopo aver per tre giorni perseguíto vanamente l’Orsini (il quale,
+inchiodati i cannoni e bruciati gli affusti, era riuscito a scamparla,
+sperdendosi per le campagne al di là di Giuliana), quella colonna,
+dicevamo, risaputa alla fine la notizia[76] che quel Garibaldi, da essi
+sognato fuggiasco sulla strada di Corleone, accampava già in Palermo,
+era tornata quanto più veloce aveva potuto sui suoi passi, e appunto
+la mattina del 30 maggio compariva innanzi a Porta Termini[77] e ne
+assaliva la barricata che la custodiva. Le squadre di guardia al posto
+ributtarono, com’era debito loro, l’inatteso nemico; questi incalzò più
+risoluto che mai, e la fucilata si accese vivacissima da ambe le parti.
+Indarno il luogotenente Wilmot, _ufficiale di bandiera_ dell’ammiraglio
+Mundy, che per caso di là passava diretto al Castro Pretorio,
+sventolava il suo bianco fazzoletto e gridava agli assalitori: una
+tregua essere pattuita; fedifrago l’assalto; doverosa la ritirata; que’
+Bavaresi, o avessero meditato un’insidia o la temessero, non vollero
+intendere ragione. Allora il combattimento si accanì più che mai: e a
+chi contava il numero soverchiante degli aggressori non era difficile
+prevederne il risultato. I Picciotti resistevano del loro meglio; una
+compagnia de’ Mille, guidata dall’intrepido Carini, tratteneva ancora
+per alcuni istanti quella piena irrompente; ma ferito gravemente
+ad un braccio lo stesso Carini, caduti molti de’ suoi, crescente
+l’irruzione nemica, la barricata sarebbe stata certamente perduta e
+la via aperta fino a Fiera Vecchia, se la fortuna non avesse voluto
+che presso il generale Garibaldi stesse in quel momento, inviato dal
+Lanza, l’ufficiale di Stato Maggiore regio, Nicoletti, il quale, udito
+l’evento e invitato con acerbe parole dallo stesso Garibaldi a cessare
+quella perfidia, accorse sul luogo del conflitto e colla sua assisa ed
+autorità riuscì a persuadere quei, non sappiamo se testardi o astuti
+Tedeschi, se non a ritirarsi, come avrebbero dovuto, a restar nei posti
+indebitamente conquistati.[78]
+
+Superato anche questo nuovo periglio, indossata ancora la sua vecchia
+uniforme di Generale piemontese (divenuta buona un’altra volta),
+accompagnato dal solo Crispi,[79] poco prima delle due pomeridiane si
+mosse per recarsi al convegno fissato. Al Molo della Sanità l’aspettava
+la lancia dell’_Hannibal_: quivi il caso volle che arrivassero nello
+stesso punto il generale Letizia ed il generale Chretien; sicchè la
+medesima barca li tragittò insieme al bordo dell’Ammiraglio inglese.
+Colà giunti, i Generali borbonici lasciarono il passo a Garibaldi;
+l’Ammiraglio, così a lui, come a’ suoi avversari, fece rendere i dovuti
+onori militari e li invitò ad entrare nella sua cabina.[80] Non appena
+radunati però, quasi preliminare al trattato che stava per cominciare,
+sorse un singolare litigio, che qualificò subitamente agli occhi
+dell’Inglese il diverso carattere de’ negoziatori da lui ospitati al
+suo bordo.
+
+L’ammiraglio Mundy per rendere più solenne la conferenza e porne la
+fede sotto il suggello di autorevoli testimonianze, aveva invitato
+ad assistere alla conferenza anche i Comandanti dei legni da guerra
+Francese, Americano e Sardo ancorati nello stesso porto, ed essi,
+accettato l’invito, stavano già sul ponte all’arrivo de’ negoziatori
+ed eran loro stati presentati. Quando però il generale Letizia li
+vide entrare assieme a tutti gli altri nella cabina dell’Ammiraglio
+e disporsi ad assistere alla conferenza, si fece innanzi e dichiarò
+ch’egli non era preparato ad intraprendere alcun negoziato alla
+presenza di quei Capitani stranieri, sicchè richiedeva formalmente che
+si ritirassero. Nè a questo si fermò. Soggiunse, «che quantunque egli
+avesse consentito a incontrare il generale Garibaldi a bordo della
+nave britannica, egli non intendeva riconoscergli alcuna officiale
+capacità, nè molto meno conferire con lui sopra qualsivoglia soggetto.
+Ogni mediazione, continuava egli, doveva aver luogo tra l’Ammiraglio
+inglese, lui ed il suo collega; e al generale Garibaldi non restava
+che confermare o disapprovare le parole del trattato che si fossero per
+usare. Queste le istruzioni da lui ricevute dal generale Lanza e dalle
+quali egli non poteva nè voleva dipartirsi.[81]»
+
+A questa inattesa parlata, il cui senso era aggravato dal tuono
+dittatorio con cui era proferita, la sorpresa fu generale. L’Ammiraglio
+però, rotto per il primo il silenzio e raccomandata la calma e la
+temperanza, stimava suo debito chiedere prima d’ogni cosa, se anche
+il generale Garibaldi aveva da muovere qualche obbiezione circa alla
+presenza dei Comandanti stranieri. A cui Garibaldi rispose che ogni
+concerto preso dall’Ammiraglio inglese gli sarebbe stato gradito, e che
+quanto ai signori Comandanti era lieto di vederli rimanere. Ma nemmeno
+a questa lezione di tolleranza e cortesia il generale Letizia volle
+darsi per vinto, e arzigogolando cavillosamente sulle parole della
+lettera scritta la mattina dal generale Lanza, ribadì la sua tèsi che
+«i negoziati dovevano correre tra l’inglese Ammiraglio e gli incaricati
+napoletani, e il generale Garibaldi non dover prendervi alcuna parte.»
+Alla caparbia malafede del Napoletano proruppero indignati, tanto il
+capitano francese Lefebre, quanto l’americano Palmer; «solo il marchese
+D’Aste, antico ufficiale sardo, restò silenzioso;[82]» finalmente lo
+stesso ammiraglio Mundy interveniva a cessare l’alterco, protestando
+apertamente che, «se il generale Letizia non consentiva a trattar
+personalmente col generale Garibaldi e in presenza dei Capitani esteri,
+egli sarebbe obbligato di rimandare tutti a terra, e dichiarare rotti i
+negoziati.[83]»
+
+A sì aperto e risoluto linguaggio il generale Letizia finì col
+rassegnarsi, e riconosciuta al generale Garibaldi la parte che gli
+spettava, le trattative s’avviarono. I quattro primi articoli della
+convenzione proposta passarono senza contraddizione o discussione
+di sorta; giunti al 5º: «Che la Municipalità rassegnasse un’umile
+petizione a Sua Maestà il Re, esprimendogli i reali bisogni della
+città.» — «No!» proruppe con veemenza Garibaldi; e alzandosi di scatto
+soggiunse: «Il tempo delle umili petizioni o al Re, o a chicchessia,
+è passato; inoltre non ci sono più Municipalità.... La Municipalità
+sono io. Io rifiuto il mio consenso. Passiamo alla sesta ed ultima
+proposta.»
+
+All’udir queste parole sdegno e stupore si dipingono sul volto del
+generale Letizia, e sgualcendo la carta che stava spiegata sulla
+tavola, esclama: «Allora se questo articolo non è concesso, ogni
+comunicazione cessa fra di noi.[84]»
+
+Garibaldi, il quale fino all’enunciazione del quinto articolo avea
+sempre serbato un calmo e imperturbato contegno, a quell’ultima
+albagiosa dichiarazione del suo avversario non seppe più frenarsi.
+«Egli denunciò in termini eccessivi[85] la mancanza di buona fede, anzi
+l’infamia della Reale Autorità nel permettere che truppe mercenarie,
+mentre una bandiera di tregua sventolava, attaccassero le italiane, le
+quali avevano avuto l’ordine di cessare il fuoco. Ed altre cose anche
+più appassionate soggiunse Garibaldi; a cui replicò con violenza non
+disuguale, ma certo con minor giustizia il suo antagonista. Sicchè
+l’Ammiraglio fu costretto di nuovo ad interporsi non solo per rimettere
+la calma fra i disputanti, ma per raddrizzare le torte argomentazioni,
+con cui il negoziatore napoletano continuava a sillogizzare.»
+
+A tal punto Garibaldi, credendo ormai compiuta la rottura de’
+negoziati, si levò dalla sua sedia e fece atto di disporsi alla
+partenza; «ma tale non appariva in alcuna guisa l’intenzione del
+Generale borbonico.[86]» Anzi dopo essersi consultato alquanto col suo
+collega, si rivolse di nuovo al suo avversario, annunziandogli che
+egli consentirebbe a cassare il quinto articolo della convenzione,
+quantunque sapesse che per quella concessione egli incontrerebbe il
+disfavore del suo Generale in capo.
+
+E dopo questa dichiarazione tanto maravigliosa ed inattesa, quanto
+lo erano state fino allora tutte le parole del negoziatore regio,
+l’armistizio fu prolungato fino alle nove del mattino seguente, al solo
+fine di concordare definitivamente i punti controversi e di ottenere
+dal Commissario _alter ego_ del Re la ratifica dei già patteggiati.
+Prima di lasciar l’_Hannibal_ però il generale Garibaldi, cogliendo il
+momento in cui l’ammiraglio Mundy s’era stretto in privato colloquio
+co’ due Inviati regi, si traeva in un canto col capitano Palmer e col
+marchese D’Aste, e susurrò loro in tutta fretta e in gran secretezza:
+essere allo stremo di munizioni; questo il suo pensiero più tormentoso;
+lo soccorressero, se potevano, in quella necessità; avrebbe pagato
+un pacco di cartuccie a peso d’oro. Il capitano D’Aste non volle dare
+neanche un grano di polvere; il Capitano americano crediamo che desse
+la poca che aveva; al resto pensò la Provvidenza!
+
+Ma sia che l’ultima impressione ricevuta da Garibaldi fosse che il
+pattuito armistizio non potesse durare oltre il vegnente mattino; sia
+ch’egli mirasse a trar profitto delle pretese esorbitanti del nemico, e
+della sua sdegnosa risposta per infiammare vieppiù gli animi già accesi
+de’ Palermitani, giunto a Palazzo Pretorio fece tosto pubblicare questo
+Manifesto:
+
+ «Siciliani!
+
+ »Il nemico mi ha proposto un armistizio. Io ne accettai quelle
+ condizioni che l’umanità dettava di accettare; cioè: ritirar
+ famiglie e feriti; ma fra le richieste, una ve n’era umiliante per
+ la brava popolazione di Palermo, ed io la rigettai con disprezzo.
+ Il risultato della mia conferenza di oggi fu dunque di ripigliare
+ le ostilità domani. Io ed i miei compagni siamo festanti di poter
+ combattere accanto ai figli del Vespro una battaglia, che deve
+ infrangere l’ultimo anello di catene con cui fu avvinta questa
+ terra del genio e dell’eroismo.»
+
+Alla lettura del fiero bando la città intera, può dirsi, si versò
+a Palazzo Pretorio per udire dalle labbra del Dittatore, quasi per
+leggere sul suo viso, la conferma della grande nuova. E Garibaldi,
+apparso al balcone di Palazzo Pretorio, parlò come sapeva parlare
+lui tutte le volte che il cuore lo ispirava, e la grandezza degli
+avvenimenti s’accordava alla lirica intuonazione della sua tribunizia
+eloquenza. Però quando disse: «Il nemico mi ha fatto delle proposte
+che io credei ignominiose per te, o Popolo di Palermo, ed io sapendoti
+pronto a farti seppellire sotto le ruine della tua città le ho
+rifiutate....» un urlo, un urlo solo fu la risposta di quel popolo
+divenuto delirante: «Guerra, guerra;» e le donne stesse con parola
+anche più espressiva: «Grazie, gridavano al Generale, grazie;» e gli
+inviavano baci e benedizioni.... «E dal fondo della piazza (soggiunge
+uno de’ Mille testimonio alla gran scena) gli mandai un bacio anch’io.
+Credo che Garibaldi non sia mai stato visto sfolgorante come in quel
+momento da quel balcone; l’anima di quel popolo pareva tutta trasfusa
+in lui.[87]» Nè furono parole soltanto: ogni uomo armato corse a
+prendere il suo posto di combattimento: quante braccia erano atte
+lavorarono l’intera notte al compimento delle barricate; e per supplire
+alla mancata luminaria delle bombe e delle granate, Palermo illuminò
+tutte le sue case, se non è meglio dir le sue rovine, come fosse alla
+vigilia di una festa.
+
+Risapute però queste nuove, anche i Generali borbonici vennero a
+miglior consiglio, e nella mattina del 31 lo stesso generale Letizia
+tornava al Dittatore per ripigliare gli interrotti negoziati e
+chiedergli un armistizio indefinito. Tanto non poteva concedere
+Garibaldi; consentì bensì ad una tregua di tre giorni, e fu in questi
+capitoli stipulata:
+
+ «1º La sospensione delle ostilità resta prolungata per tre giorni,
+ a contare da questo momento che sono le 12 meridiane del dì 31
+ maggio: al termine della quale S. E. il Generale in Capo spedirà
+ un suo aiutante di campo onde di consenso si stabilisca l’ora per
+ riprendersi le ostilità.
+
+ »2º Il Regio Banco sarà consegnato al rappresentante Crispi
+ segretario di Stato, con analoga ricevuta, ed il distaccamento che
+ lo custodisce andrà a Castellamare con armi e bagaglio.
+
+ »3º Sarà continuato l’imbarco di tutti i feriti e famiglie, non
+ trascurando alcun mezzo per impedire qualunque sopruso.
+
+ »4º Sarà libero il transito dei viveri per le due parti
+ combattenti, in tutte le ore del giorno, dando le analoghe
+ disposizioni per mandar ciò pienamente ad effetto.
+
+ »5º Sarà permesso di contraccambiare i prigionieri Mosto e Rivalta
+ con il primo tenente Colonna ed altro ufficiale o capitano Grasso.
+
+ »_Il Generale in Capo_
+ »Firmato: FERDINANDO LANZA.
+
+ »_Il Segretario di Stato
+ »del Governo Provvisorio di Sicilia_
+ »Firmato: FRANCESCO CRISPI.»
+
+Taluno censurò il vincitore di aver concesso al nemico una tregua
+troppo lunga; noi pensiamo altrimenti. Per fermo i Regi potevan
+ricevere nuovi rinforzi; ma che importavano oramai alcune migliaia
+di nemici di più, se mancava tra di loro la mente che governasse e il
+cuore che combattesse? Per la rivolta invece ogni ora che passava era
+un passo alla vittoria: lo scoramento nelle file avversarie cresceva,
+le diserzioni moltiplicavano, la città s’agguerriva, e s’abituava
+all’idea della lotta disperata; e frattanto i Mille si ristoravano,
+le munizioni si risarcivano, le difese si perfezionavano, i soccorsi
+sperati o promessi dal Continente o arrivavano o potevano arrivare,
+come sarebbe stato debito loro.[88]
+
+Oltre a ciò nella generosità di Garibaldi s’ascondeva un grande
+concetto non meno politico che umanitario. Nessuno più di lui sentiva
+che quella era guerra civile, e quel pensiero fisso di renderla
+quanto più fosse possibile umana e pietosa sarà, nella calma sentenza
+de’ posteri, non ultima gloria della sua eroica vita. Quei soldati,
+lo diceva ad ogni istante, eran nostri fratelli; lo diceva a’ suoi
+seguaci consigliandoli ad essere miti; lo diceva a’ nemici stessi, se
+qualcuno gliene compariva dinanzi o prigioniero o disertore; e solo
+dicendolo faceva proseliti e diradava le file nemiche. La generosità
+in quel caso era virtù ed arte insieme; e quando vedremo l’esercito
+borbonico squagliarsi e quasi sfumare innanzi ai passi di Garibaldi
+che li incalzava col sorriso sulle labbra e l’offerta del ritorno alle
+loro case, intenderemo quanto quella virtù fosse utile e quell’arte
+profonda.
+
+Nè quei tre giorni li passò inerti. Intanto che i suoi Luogotenenti
+attendevano al riordinamento delle milizie, e i Palermitani al
+perfezionamento delle barricate, e il Crispi a prender possesso del
+Palazzo di Finanza, dove trovava cinque milioni di ducati, insperato
+tesoro per quei cenciosi conquistatori partiti da Quarto con trentamila
+franchi; Garibaldi pensava a dare all’improvvisato Governo di Palermo
+una forma più regolare e compíta, istituendo un Ministero, in cui
+il Crispi riteneva il portafoglio dell’interno e delle finanze, il
+barone Pisani gli esteri, il canonico Ugdulena il culto e la pubblica
+istruzione, un Raffaele i lavori pubblici, un Guarnieri la giustizia, e
+l’Orsini, riuscito miracolosamente a traforarsi il giorno 2 in Palermo,
+con tutti i suoi cannoni e i suoi uomini, il Ministero della guerra.
+
+I Napoletani, all’opposto, non riuscirono che a rendere sempre più
+manifesta la loro impotenza. Non appena infatti fu conchiuso il primo
+armistizio, il generale Letizia partiva per Napoli per comunicarne il
+testo al suo Re ed al suo Governo, dipinger loro il vero stato delle
+cose, e richiederne le istruzioni per la condotta avvenire. Ruppe
+in amari rimbrotti il Re, e sola sua risposta fu che si riprendesse
+Palermo a viva forza, anche a costo di raderla al suolo; ma tale non fu
+il consiglio nè la risposta de’ suoi Ministri, i quali già affaccendati
+ad ottenere la mediazione delle estere Potenze, fecero capire al
+Letizia che quel mezzo del bombardamento sarebbe stato esiziale a tutto
+il Regno, e che, se altra via non s’apriva per ricuperar Palermo, era
+minor danno abbandonarlo. Se lo tenne per detto il Letizia; e convinto
+oramai che il Governo di Napoli non aveva più nè volontà, nè speranza
+di vincere, riportò queste notizie e impressioni al regio Commissario
+in Palermo. Il quale, sperimentata già vana la forza delle bombe, non
+sapendo, nè osando confidar in quella delle baionette, delle quali,
+se voleva vincere, gli conveniva mettersi alla testa; sconfidando
+sempre più nella fedeltà delle truppe e temendo una sedizione della
+flotta;[89] ma tremando forse più per sè stesso, si decise a chiedere
+un prolungamento all’armistizio d’altri tre giorni, prodromo evidente
+della resa finale. E Garibaldi accondiscese ancora; ed ancora il suo
+naturale accorgimento non l’ingannò.
+
+Infatti il 6 giugno i negoziati furono ancora ripresi, e senza molta
+difficoltà condussero alla Convenzione seguente:
+
+ «1º Gl’infermi (dell’armata regia) che giacciono in ambedue
+ gli ospedali od in altri luoghi dovranno essere imbarcati colla
+ maggiore sollecitudine.
+
+ »2º Le truppe regie che si trovano in Palermo avranno la scelta di
+ abbandonare la città per terra o per mare con equipaggi, materiali
+ da guerra, artiglieria, cavalli, bagagli, famiglie e tutto ciò che
+ loro spetta, comprese le munizioni rinchiuse in Castellamare. A S.
+ E. il tenente generale Lanza viene concesso di abbandonare Palermo
+ per mare o per terra a sua scelta.
+
+ »3º Qualora si scegliesse la via di mare, si darà principio allo
+ sgombramento caricando i materiali da guerra, gli equipaggi e parte
+ dei cavalli e delle altre bestie da soma; le truppe rimarranno
+ ultime.
+
+ »4º Tutte le truppe s’imbarcheranno sul Molo, e quindi prenderanno
+ provvisoriamente alloggio nel quartiere dei Quattroventi.
+
+ »5º Il generale Garibaldi lascierà Castelluccio, il Molo e la
+ batteria del Faro senza atti di ostilità.
+
+ »6º Il generale Garibaldi consegnerà tutti gl’infermi ed i feriti
+ (delle truppe regie) che si trovassero in suo potere.
+
+ »7º I prigionieri saranno scambiati da ambe le parti senza
+ distinzione di grado o di numero, e non uomo per uomo.
+
+ »8º Sette prigionieri (non militari) rinchiusi in Castellamare
+ saranno messi in libertà tosto che sia compíto l’imbarco delle
+ truppe e totalmente sgomberato il forte Castellamare. Questi
+ prigionieri verranno condotti dalla guarnigione sul Molo e quivi
+ consegnati.
+
+ »Ritenuti tutti i sovraccennati articoli, si aggiunge in una
+ clausola addizionale che la guarnigione sarà spedita per la via di
+ mare ed imbarcata sul Molo di Palermo.
+
+ »6 giugno 1860.
+
+ »G. GARIBALDI.
+
+ »Con procura di S. E. il Luogotenente generale LANZA, Comandante
+ del Corpo delle truppe regie:
+
+ »V. BONOPANE,
+ »_Colonnello e Capo dello Stato Maggiore._
+
+ »L. LETIZIA, march. di Mompellieri, _generale_.»
+
+
+XXIV.
+
+La nuova dell’entrata di Garibaldi nella capitale aveva precipitata la
+sollevazione di tutta l’Isola. Le principali città, quali senza grave
+sforzo, come Trapani, Girgenti, Noto, Caltanissetta, Modica, Sciacca,
+Mazzara; quali dopo aspra lotta di popolo e fiero martirio di saccheggi
+e di stragi, come Catania, s’erano vendicate in libertà; e di tutta la
+Sicilia al mattino del 7 giugno non restava più in mano del Borbone che
+Messina e le cittadelle di Milazzo, Augusta e Siracusa.
+
+In Palermo frattanto lo sgombero dei Regi era cominciato e l’aspetto
+della città si rasserenava. All’ansietà angosciosa della lotta
+succedeva d’ora in ora il respiro più libero e il moto festivo e
+chiassoso della vittoria. La gente, come suole accadere ne’ giorni
+di pubblici commovimenti, viveva più nelle strade che nelle case;
+le grida, gli assembramenti, le manifestazioni rinascenti per ogni
+nonnulla non posavano ancora; il variopinto brulicame delle squadre,
+delle camicie rosse, dei frati in coccarda e cartucciera, dei preti in
+piuma ed archibugio, continuava tuttavia a mascherare d’una tal quale
+veste quarantottesca la città; ma intanto le barricate si sfacevano,
+le rovine degl’incendi si sgomberavano, ai morti tratti dalle macerie
+si dava onorata sepoltura, ai feriti ricoverati nelle case o negli
+ospedali si apprestavano cure più ordinate e più sollecite; migliaia di
+mani lavoravano ad ammannire vesti, scarpe, cartuccie; tutto dimostrava
+che Palermo respirava a polmoni dilatati la nuova aura di libertà, e
+guardava con serena fede all’avvenire.
+
+Al tempo stesso il Dittatore provvedeva del suo meglio, come le
+opportunità consentivano e i suoi Ministri sapevano suggerire, alle
+più urgenti necessità dello stato novello. Volgendo il primo pensiero
+ai morti per la patria, decretava ricoveri e pensioni alle loro vedove
+e ai loro orfani; rivolgendo il secondo all’imperioso problema della
+forza, si rassegnava a riporre in fondo al cuore la sua bella utopia
+della leva in massa, ma consentiva tosto all’Orsini una leva più
+limitata di quarantamila uomini: beato ancora se tutti accorressero!
+
+Frattanto congedava con parole affettuose le squadre divenute più un
+ingombro che un aiuto, ma invitava ancora una volta quanti Siciliani
+fosser disposti a restar nell’armi, a prender ferma regolare nei quadri
+de’ suoi Mille coi quali pensava di formare due brigate, destinate a
+percorrere l’Isola per impiantarvi il Governo nazionale, reclutar nuova
+gente e far atto di signoria.
+
+Non meno importanti, se non tutte ugualmente saggie, erano le
+provvisioni che i suoi Ministri gli _facevano firmare_ (ogni altra
+parola sarebbe impropria) per l’ordinamento politico e amministrativo.
+
+Il Crispi ceduto il portafoglio delle finanze a Domenico Peranni, e
+tenutosi per sè l’Interno e la Segreteria della Dittatura, divideva
+l’Isola in ventiquattro Distretti, ponendo a capo di ciascuno un
+Governatore; intraprendeva l’organizzazione della Polizia e della
+Pubblica Sicurezza con questori, delegati, milizie a cavallo; tentava
+ricostruire le vecchie Municipalità, restaurando in carica i deposti
+o gli sbanditi del 1848; commetteva il giudizio de’ reati comuni a
+Commissioni speciali, parte civili e parte militari. Dal canto suo
+l’Ugdulena otteneva dal Dittatore lo scioglimento delle compagnie de’
+Gesuiti e de’ Liguorini;[90] il Peranni, l’abolizione del macinato,
+dei dazi d’entrata sui cereali, e di qualunque altra gabella decretata
+dal Governo borbonico dopo il 15 maggio 1849; indi l’assegnamento d’una
+quota sui beni pubblici dei Comuni ai soldati della patria e il divieto
+di pagare qualsiasi tassa al Governo caduto, e l’obbligo di versarle
+tutte nelle casse del nuovo. Di quando in quando in mezzo a questi
+decreti di scopo politico e finanziario, parti esclusivi della mente
+dei Ministri, ai quali Garibaldi non faceva che apporre il suo nome, ne
+compariva qualcuno di veramente pensato e voluto da lui, che portava
+manifestamente l’impronta del suo animo generoso e delle sue idee
+filantropiche, e che si poteva dire, senza tema di fallire, tutto suo.
+
+Ora aboliva il titolo di _eccellenza_, e l’usanza del baciamano,
+vergognose reliquie della servitù; ora si volgeva «al bello e gentile
+sesso di Palermo,» perchè soccorresse della sua carità l’Ospizio dei
+lattanti e degli orfani di Palermo, «dove novanta su cento lattanti
+perivano di fame;[91]» ora infine decretava la demolizione del forte
+di Castellamare, «conservando soltanto le batterie che difendono il
+porto e battono la rada;» alla qual’opera si videro accorrere, per più
+giorni, uomini, donne, nobili, plebei, laici, frati, il popolo intero,
+lieto di offrire quel tributo, quasi direste quella giornata di fatica
+servile alla patria tornata signora.[92]
+
+
+XXV.
+
+Certo ben pochi di questi Decreti passeranno alla posterità come
+esemplari di sapienza politica o legislativa. Quello che richiamava in
+ufficio i proscritti del 48, ridesta alla memoria la follía di Vittorio
+Emanuele I di Sardegna, il quale, ristaurato ne’ suoi Stati, si pensò
+bastasse ripubblicare l’_Almanacco reale del 1815_ per riavere tutta
+la sua vecchia magistratura. La istituzione dei tribunali speciali
+era un’offesa alla giustizia della libertà rinascente; l’abolizione
+tumultuaria del macinato e d’ogni altra gabella fruttuosa era, per
+non dirne peggio, una solenne imprudenza; ma per quanto severa voglia
+essere la storia, essa finirà coll’ascoltare le molte circostanze
+attenuanti, e conchiuderà con una mite sentenza. Non si dimentichi che
+la Dittatura era uscita dal seno d’una rivoluzione; che il Governo,
+privo della consacrazione del tempo e della tradizione, era costretto
+a cercare il suo principal fondamento sulla popolarità; che infine il
+paese, inasprito da lunghi dolori, era avido di novità e di riforme,
+le quali era assai dubbio fino a qual punto fosse saggio il concedere
+o il rifiutare. Oltre a ciò, nulla di quanto il Governo borbonico
+lasciava dietro di sè poteva più essere conservato. Magistrati, leggi,
+consuetudini, tutto era fradicio, e tutto conveniva spazzar via e
+rinnovare: impresa ardua in tempi calmi anco ai più esperti, ma che
+ad uomini cresciuti fino allora o nei sogni delle congiure, o nelle
+speculazioni della dottrina, e affatto nuovi alla pratica dei governi,
+doveva riuscire difficilissima e quasi invincibile.
+
+Ma nè la loro apologia, nè la loro censura è dell’ufficio nostro. A
+noi si aspetta soltanto giudicar anche in questo l’opera di Garibaldi;
+e ne pare che il giudizio si riassuma in queste parole: egli nulla
+ne intendeva, nè poteva intenderne. Nè la vita del mare, nè quella
+de’ campi, nè la tebaide di Caprera, nè gli esempi di Bento Gonzales,
+del Ribera e dell’Oribe, l’avevano per fermo preparato ad essere un
+reggitore di Stati. Qual fosse per lui l’ideale più eccelso delle
+società umane, noi lo sappiamo: lo stato di natura; epperò anche il
+governo patriarcale era il più perfetto modello di governo, cui egli
+sapesse aspirare. Finanze, polizia, imposte, tribunali, congegni
+amministrativi, erano per lui meccanismi artificiali, superfetazioni
+oppressive, inventate dalla nequizia o dall’astuzia umana, delle quali,
+potendo, avrebbe fatto tavola rasa; non potendolo, si rassegnava a
+subirle, ma in cuor suo sprezzandole ed abborrendole. Ora con queste
+idee pel capo, non solo non si governano gli Stati, ma si resta inetti
+a discernere chi possa meglio governarli per voi; e fu questa la
+sorte di Garibaldi. Creato dalla meritata fortuna Dittatore di nove
+milioni d’uomini, egli non sarà mai in effetto che un regolo dimidiato,
+metà genio, metà automa: nel campo di battaglia sovrano possente ed
+invincibile; nella corte, nel foro, nel reggimento civile, pupillo e
+stromento di chi lo attorniava e consigliava. E però ognuno di que’
+Decreti che egli aveva già firmati o firmerà, portava a’ piedi il
+suo nome; ma il suo spirito poteva dirsene assente e la sua coscienza
+irresponsabile. Nè ciò fa la sua lode; aggiunge solo un chiaroscuro
+caratteristico alla sua figura. Una cosa sola egli vide, e ben chiara,
+nella sua Dittatura, dallo sbarco a Marsala all’arrivo in Napoli:
+differire l’annessione del Regno alla Monarchia di Vittorio Emanuele
+fino a che la rivoluzione, che doveva gettare le prime basi all’unità
+dell’Italia, non fosse compiuta. E ciò chiarirà meglio chi non voglia
+stancarsi di leggere queste pagine.
+
+
+XXVI.
+
+Frattanto il favore della causa siciliana cresceva nell’opinione
+europea, ed ogni giorno le arrecava nuovi conforti e nuovi soccorsi.
+
+Fin dal 6 giugno gettava l’àncora nella rada di Palermo l’ammiraglio
+Persano, il quale, scambiate con Garibaldi visite e cortesie pubbliche
+ed ufficiali, pareva assumesse la rivoluzione sotto l’egida della
+bandiera sarda, e accresceva colla sola sua presenza la forza
+morale del nuovo Governo. Parimenti, il 22 del mese stesso sbarcava
+a Castellamare Siculo la seconda spedizione capitanata da Giacomo
+Medici; ordinata più apertamente sotto il patrocinio del Governo sardo,
+scortata da’ suoi legni di guerra per tutta la traversata, e che ora
+veniva a recare a Garibaldi il gagliardo soccorso di tremilacinquecento
+volontari, ottomila carabine rigate (_rifles_ inglesi) e
+quattrocentomila cartucce.[93] Cosa infine altrettanto importante, il
+Governo di Francesco II andava stendendo la mano a tutte le Potenze
+d’Europa, non escluso l’abborrito Piemonte, per mendicare da queste la
+mediazione, da quelle l’alleanza, senza ottenerne altra risposta che
+di parole evasive, di sterili compianti o di vergognose proposte, le
+quali tutte parevan ripetergli in vario metro che l’ultima sua ora era
+suonata.
+
+Garibaldi intanto pensò a trar profitto dei ben venuti soccorsi per
+dare un passo avanti e preparare la conquista totale dell’Isola.
+Raccolta colle due brigate del Bixio e del Türr, di cui già dicemmo
+intrapreso l’ordinamento, e con la novella brigata del Medici, la
+meglio ordinata ed armata fra tutte, una forza di circa seimila uomini,
+esercito formidabile per il guerrillero vincitore di Palermo, pose
+in esecuzione il disegno, fino allora soltanto per mancanza di forza
+ritardato, di occupare militarmente i centri principali dell’Isola,
+serrando sempre più dappresso l’estreme trincee dell’esercito
+borbonico.
+
+A tal uopo manda la brigata Türr per la via di Villafrati, Santa
+Caterina, Caltanissetta e Caltagirone ad occupare Catania; la brigata
+Bixio per la via di Corleone a Girgenti, per risalire poi di là
+la costa orientale; e quella del Medici ad invadere per la strada
+littoranea di Termini la provincia di Messina, ed a portarsi quanto
+più vicino le fosse concesso alle linee borboniche. Ora, per la sua
+posizione più inoltrata, la colonna Medici doveva essere la prima a
+scontrarsi col nemico, forte ancora di otto in diecimila uomini, assiso
+in una gagliarda postura militare, padrone del forte di Milazzo, chiave
+della via che conduce a Messina.
+
+Ma prima di narrare del combattimento di Milazzo, che compì la
+liberazione dell’Isola, ci è d’uopo dire brevemente una parola d’un
+accidente, che poco mancò fosse origine di dolorosa discordia; ma di
+cui se a qualcuno risale la responsabilità e la colpa, non fu certo a
+Garibaldi.
+
+
+XXVII.
+
+Era sbarcato a Palermo, coll’ammiraglio Persano, Giuseppe La Farina.
+Era partito per volontà sua, senza mandato positivo ed ufficiale,
+in apparenza per osservare, studiare, portare il tributo della sua
+opera e del suo nome; in realtà per mestare ed intrigare. Appena
+giunto, cominciò a trovare tutto malfatto e spregevole: il Governo, la
+negazione d’ogni governo; i Ministri, o ribaldi o inetti; Garibaldi
+quasi uno scemo. Errori parecchi, lo dicemmo noi pure, erano stati
+commessi; ma il La Farina, anzichè alleviarli coi consigli amichevoli
+e leali, coll’aspra e superba censura li ribadiva e peggiorava.
+Ostentando l’amicizia del conte di Cavour, atteggiandosi a suo unico
+interprete e rappresentante, anticipava in Sicilia lo scoppio di
+dissidii partigiani, che ancora non erano nati. Stimando panacea
+a tutti i mali la subita convocazione d’un’Assemblea siciliana che
+votasse a precipizio l’annessione dell’Isola alla Monarchia di Vittorio
+Emanuele, non adoperava nella predicazione di questo suo concetto, per
+tanti rispetti disputabile, alcuna cautela e misura. Fattosi centro
+d’una camarilla di nobili e di dottrinari, impazienti di porsi in
+tutela d’una Monarchia, e più pensosi certamente, in quel momento, del
+trionfo della lor parte che della redenzione d’Italia e della salute
+dell’Isola loro, in luogo di dar loro consigli di tolleranza e di
+prudenza, li pungolava, li aizzava, prestava la mano a tutte le mène
+o occulte o palesi, colle quali essi tentavano isolare il Dittatore da
+tutti i suoi amici, e renderlo stromento de’ loro disegni.
+
+Il Crispi, vuoi per la naturale asprezza dell’indole sua, vuoi per
+l’infelice genía di persone di cui aveva inondati i pubblici uffici,
+vuoi per la politica fin troppo rigidamente unitaria con cui sfatava
+le speranze e rompeva le trame dei regionali, partito antico e sempre
+potente nell’Isola, era infatti divenuto inviso a moltissimi e quasi
+impopolare. Però non tardò il giorno in cui i Palermitani, soffiando
+il La Farina, ne chiesero il congedo al Dittatore. Questi in sulle
+prime riluttò, repugnandogli giustamente di staccarsi da colui ch’egli
+reputava uno de’ più energici fattori della spedizione di Sicilia, e
+nella questione suprema della redenzione ed unità nazionale sapeva fido
+interprete ed esecutore delle sue più care idee. Tuttavia, per amor di
+concordia, s’era alla fine rassegnato a togliere a lui ed ai principali
+suoi compagni il portafoglio, eleggendo in lor vece un nuovo Ministero
+d’uomini creduti o neutrali o conciliativi, e sui quali per la dignità
+del nome e del carattere primeggiava il marchese di Torrearsa. Se
+non che, indi a pochi giorni avendo anche il Torrearsa rassegnato
+l’ufficio, questo passò subito al barone Natoli, probo Siciliano,
+appena tornato dall’esilio, ma amicissimo del La Farina. Poteva questi
+esserne soddisfatto; ma poichè Garibaldi, perdurando a confidare nel
+Crispi, l’aveva nominato Segretario della Dittatura, ecco riscoppiare
+anche più accese le ire del La Farina, cagione d’altre agitazioni e
+di nuove trame. A sentirlo, il Crispi era la rovina della Sicilia;
+imminente lo scoppio della collera popolare; fra una settimana, fra
+quindici giorni al più, certa la caduta della Dittatura e la fine di
+Garibaldi.[94]
+
+Indarno parlava per questi la fedeltà da lui tenuta fino a quel giorno
+al programma di Marsala; indarno la ragione categorica che, proclamando
+subito l’annessione, il moto fino allora felicemente avviato arenava e
+l’Italia, a cui un varco sì insperato s’era dischiuso, veniva arrestata
+nuovamente al Faro; indarno, infine, lo stesso conte di Cavour faceva
+raccomandare al La Farina di non affrettarsi ad agire «e di aver
+pazienza, dovendosi ad ogni costo evitare urti col Generale:[95]» il
+fervente emissario non sapeva nè avere nè dar pace, fin che venne il
+giorno in cui Garibaldi, stanco di quel fanatico cadutogli fra i piedi,
+perduta la pazienza, lo sfrattò dalla Sicilia in 24 ore.
+
+Nè la piena giustizia del bando potrà essere contrastata. Il La Farina
+non era più che un cospiratore arrabbiato e pericoloso, e il governo
+nascente d’un paese in guerra non lo avrebbe potuto soffrire più a
+lungo senza mettere a repentaglio la salvezza dello Stato, di cui gli
+era stata commessa la Dittatura. Ma se la pena era meritata, il modo
+aveva offeso. I confini della incolpata tutela erano stati inutilmente
+violati; le dure necessità della guerra con un brutale oltraggio
+superfluamente inasprite.
+
+L’articolo del Giornale Ufficiale di Palermo, col quale il bando del La
+Farina era annunciato assieme a quello di due spioni côrsi,[96] fu una
+selvaggia rappresaglia, un lusso grossolano di durezza, che Garibaldi
+non doveva permettere se lo conosceva prima, e conosciutolo dopo doveva
+sconfessare e punire.[97]
+
+Ciò detto, però, il torto del La Farina non cessa d’essere
+inescusabile; e chiunque abbia scorso quel suo triste _Epistolario_, in
+cui gli atti ed i pensieri del suo soggiorno in Sicilia sono riflessi
+come in uno specchio, potrà farne testimonianza. Volere l’annessione
+della Sicilia prima della sua compiuta liberazione, era un’insania;
+volerla quando da due mesi non v’era atto o parola di Garibaldi che
+non bandisse, affermasse, glorificasse il nome di Vittorio Emanuele,
+era ingiuriosa diffidenza e grossa gratitudine che conchiudeva alla
+peggiore delle politiche. La poteva giustificare un argomento solo:
+che l’Isola fosse in piena anarchia; ma quest’anarchia non era che
+un sogno del La Farina. La confusione era più alla superficie che
+al fondo; nessun arbitrio scandaloso, nessuna discordia pubblica era
+accaduta, e il prestigio del nome di Garibaldi era ancora sì grande,
+che bastava esso solo, come in quei primi mesi bastò, a tener luogo
+di governo e di leggi. Lo stesso conte di Cavour, che pure ingannato
+dalle amplificazioni lafariniane non vedeva dapprincipio altra salute
+che nell’annessione immediata, aveva finito per non reputarla più
+così urgente e necessaria come da prima aveva stimato, e il 30 giugno
+scriveva esplicitamente al Persano che, «se il generale Garibaldi
+non vuole l’annessione immediata, sia lasciato libero di agire a
+suo talento.[98]» Il La Farina adunque non poteva dirsi nemmeno
+l’interprete fedele del pensiero del suo alto committente; egli lo
+esagerava, lo svisava, e dicasi pure per innocente zelo, da segnacolo
+di concordia che doveva essere, ne faceva un’arme di guerra, un tizzone
+di discordia, un lievito di partiti; rischiando egli per il primo di
+ritardare o guastare quell’unione, che tutti, e prima d’ogni altro
+Garibaldi, fermamente volevano.
+
+
+XXVIII.
+
+Frattanto il Medici aveva continuato la sua marcia; se non che giunto a
+Termini e di là udito che il presidio di Messina muoveva su Barcellona
+per guadagnarvi quell’importante postura e punire la città di non
+sappiamo quale riotta liberale, delibera accelerare il passo nella
+speranza di occupar Barcellona prima del nemico e di contrastargliela.
+E così accadde. Il Medici, giunto a Barcellona quando appena la
+vanguardia borbonica appariva a Milazzo, tolse a questa ogni voglia e
+ragione di procedere oltre; talchè al Comandante garibaldino avanzarono
+ancora alcuni giorni per dar riposo alle sue milizie e apparecchiar più
+pensatamente le mosse ulteriori.
+
+A mezza tappa da Barcellona, a poche miglia da Messina, sorge una
+piccola terra detta Meri, che prende il nome dal torrentello dello
+stesso nome, il quale calando da’ monti di Santa Lucia mette foce nel
+mare. Il fiumiciattolo, asciutto molti mesi dell’anno, non oppone,
+specialmente nell’estate, alcun ostacolo d’acque; ma per il suo letto
+incassato, rotto e sassoso, e le ripe costeggiate da muraglie di orti
+o da siepi di aloe, può far le veci in caso di estremo bisogno d’un
+simulacro di difesa.
+
+Oltre a ciò, di là da Meri correva dinanzi al villaggetto di Coriolo
+un rio dello stesso nome che veniva a tracciare, meglio che a formare,
+un’altra linea più avanzata, la quale avrebbe potuto aiutare non diremo
+ad arrestare, ma a ritardare d’alcun poco un’aggressione nemica. In
+questa posizione, la migliore che il terreno consentisse, decise
+di appostarsi il Medici, e barricata la strada presso il Coriolo;
+piantativi in batteria due pezzi d’artiglieria accattati a Barcellona;
+colla destra a Santa Lucia; il centro e la sinistra lungo il Meri; gli
+avamposti tra Coriolo e San Filippo, si tenne, scarso di forze com’era,
+e conoscendo le soverchianti del nemico, nella più circospetta e
+serrata difesa.
+
+I Borbonici invece accennavano a voler ripigliare l’offesa, non a
+dir vero per espresso comando del Governo napoletano, ma per occulta
+volontà dello stesso Francesco II. Infatti a Napoli erano accaduti,
+dal giorno della perdita di Palermo, alcune novità che importa
+brevemente rammentare. Re Francesco, impaurito dal montar sordo della
+rivoluzione, istigato da’ suoi consiglieri, o inetti o traditori,
+aggirato dalla Diplomazia, pressato da’ suoi stessi parenti, aveva
+finito col concedere una Costituzione, a cui nessuno, e primo di
+tutti il largitore, credeva. Cedendo poi così ai consigli dei suoi
+nuovi Ministri,[99] come agl’inviti capziosi del conte di Villamarina,
+ministro di Sardegna e manipolatore in Napoli di tutte le trame del
+conte di Cavour, s’era già indotto ad entrare in negoziati colla
+Corte di Torino, accettando per base alle trattative l’abbandono della
+Sicilia, se Garibaldi rinunciava ad invadere il Regno, l’alleanza col
+Piemonte e l’accordo con lui nella politica nazionale. A quale poi
+fra questi giuocatori di vantaggio, che di negoziatori leali avevan
+perduto ogni titolo, s’aspetti il primato della mala fede, sarebbe
+difficile il dire. Fra il conte di Cavour, che mentre negoziava con Re
+Francesco cospirava a subornargli l’esercito e la flotta, armeggiando
+contemporaneamente contro Garibaldi onde levargli di mano l’impresa,
+e Liborio Romano, abbietto cittadino di Gand, che accettava il potere
+dalle mani del suo Re per tradirlo più al sicuro; fra il generale
+Nunziante, che oggi prometteva di farla finita col _Filibustiere_,
+e dimani nell’ora del pericolo abbandonava la bandiera che l’aveva
+fatto nobile e ricco, e non sapendo essere nè apertamente ribelle, nè
+religiosamente fedele, cospirava ad involgere nella sua perfidia i suoi
+antichi camerata,[100] e l’ammiraglio Persano che faceva l’assisa della
+Marina italiana mezzana e complice di tutte codeste frodi e di codesti
+mercati, la storia sarà incerta a cui dare la palma, ma certo l’ultima
+fronda non toccherà a Francesco II. Anch’egli, ingannato da tutti,
+sperava tutti ingannare; e mentre blandiva di promesse il popolo, gli
+aizzava contro segretamente la sua Guardia del Corpo; mentre giurava
+la Costituzione, sollecitava aiuti dall’Austria, dal Papa, dalla
+Russia; infine, mentre inviava i suoi Ministri a Torino per trattare
+dell’alleanza nazionale, e dicevasi pronto a rinunziare alla Sicilia,
+eccitava, all’insaputa de’ suoi Ministri, i suoi Generali alla ripresa
+dell’Isola e li soccorreva per questo di nuove armi ed armati.
+
+Codesto suo desiderio sarebbe rimasto forse inadempiuto, se non avesse
+trovato un fautore ardente, e un esecutore devoto ed intraprendente
+nel colonnello Beneventano Del Bosco, che già incontrammo a Salemi, al
+Parco, a Corleone; più vantatore forse che prode; ma certo uno degli
+ufficiali più popolari dell’esercito borbonico, il quale, indettatosi
+col Re, gli promise non solo di conservargli Milazzo, ma di passare sul
+corpo del Medici alla riconquista di Palermo.
+
+Sbarcato infatti da più giorni a Messina, e compostasi una colonna di
+circa cinquemila uomini, fra i quali il suo ottavo Cacciatori, muoveva
+di là alla volta di Milazzo; e lasciato un battaglione di custodia
+alle importanti posizioni di Gesso, in sul mattino del 17 arrivava
+col grosso presso Archi, a breve tratto dagli avamposti garibaldini.
+Siccome però anche il Medici non era stato colle mani alla cintola, e
+fin dal mattino aveva spedito una delle sue compagnie a riconoscere
+al di là di Coriolo l’annunciato nemico, accadde che appunto presso
+Archi l’avanguardia regia e gli esploratori garibaldini si scontrassero
+e venissero alle mani. Il combattimento fu breve e di poco momento:
+molto, come al solito, il numero de’ Borbonici; molto il valore de’
+Garibaldini; ma nè da una parte nè dall’altra alcun decisivo vantaggio.
+
+
+XXIX.
+
+Dopo questo però il Comandante borbonico, sia che volesse riconoscere
+più a fondo le forze e le posizioni dell’avversario; sia che sperasse
+con un subitaneo assalto sorprenderlo e sgominarlo (ciò è ancora
+controverso), deliberò di deviare per poco dalla via presa e di
+attaccarlo nel giorno stesso, col grosso delle sue forze, nel centro
+delle sue linee. Ma o ricognizione o attacco, nulla di quanto il Bosco
+aveva premeditato gli riuscì. Assaliti quasi contemporaneamente dalla
+destra e dal centro, nessuno dei posti garibaldini indietreggiò d’un
+passo. Spiegatosi più furioso l’attacco contro la barricata della
+strada di Coriolo, questa tenne fermo; accostatosi il nemico e venuto
+l’istante della baionetta, la carica fu sì concorde, sì impetuosa,
+che i Regi andarono cacciati colla punta alle reni fino al di là di
+Coriolo, rischiando di perdere un cannone, che a stento salvarono. Il
+Medici però non poteva illudersi; era evidente che il Bosco, qual che
+fosse stato il suo scopo, non aveva impegnato che una parte delle sue
+forze; e il giorno in cui le avesse spiegate tutte, il rischio poteva
+esser grave. Telegrafò quindi al Comandante in capo il buon successo
+del 17, ma insieme i pericoli da cui era minacciato.
+
+Ed all’annunzio Garibaldi deliberò di partir immediatamente pel
+campo. Fin dal 7 luglio, la terza spedizione del Cosenz, forte di
+ben millecinquecento uomini, ben armata ed istrutta, era giunta a
+Palermo e già incamminata per Messina; un altro battaglione, comandato
+dall’inglese Dunn, grosso non più che di quattrocento uomini, stava
+pronto alla partenza; il caso volle che proprio nella mattina del 18
+quel battaglione, comandato da Clemente Corte, che era stato preso
+dai Regi in mare e tradotto a Gaeta, ora liberato dalla tediosa
+prigionía approdasse egli pure a Palermo; infine il 12 luglio il
+capitano Anguissola, comandante della corvetta regia la Veloce,[101]
+dando per il primo l’esempio della rivolta, conduceva al Dittatore
+in Palermo il proprio legno e gliene faceva dedizione. Tutto sommato
+pertanto, Garibaldi possedeva già un principio di marina da guerra, e
+poteva portare al Medici un soccorso di circa duemila baionette, forza
+straordinaria al paragone di quella con cui aveva vinto fino allora.
+
+Lasciata quindi la prodittatura al general Sirtori; avvisata la
+colonna del Cosenz di affrettare la marcia; presa seco sulla Veloce,
+ribattezzata col nome di Tükery (quel prode Magiaro, morto nella presa
+di Palermo), la gente del Dunn e del Corte, salpa il 18, mattina, per
+Patti; colà preso terra, continua in vettura col Cosenz, che l’aveva
+raggiunto, per Meri, dove arriva la sera del giorno stesso. Il suo
+arrivo suonava battaglia, lo intesero e glielo fecero intendere colla
+loro entusiastica accoglienza i volontari del Medici, e il presagio
+s’avverò.
+
+Spesa la giornata del 19 ad esplorare co’ suoi Luogotenenti le
+posizioni del nemico, e ad attendere l’arrivo delle truppe in marcia,
+decise per l’indomani l’attacco di Milazzo.
+
+_Qu’est ce que c’est que Milazzo?_ chiedeva Napoleone I a suo fratello
+Giuseppe, quando meditava egli pure una spedizione in Sicilia. Quel
+che fosse allora esattamente, non sapremmo dire; quel che sia oggi,
+eccolo. Milazzo sorge alla base d’un istmo sottile, congiunto alla
+terra mediante tre strade principali, quella d’Archi e Spadafora
+all’oriente, che lo allaccia a Messina; quella di San Pietro Meri
+a mezzogiorno, e quella di Santa Marina Meri a occidente, che lo
+annodano alla strada consolare di Barcellona, quindi all’interno
+dell’Isola. La città, di circa diecimila abitanti, è cinta da vecchie
+mura, costrutta in pendío e coronata alla sua estremità settentrionale
+da un castello a due piani di fortilizi, capace di alcune migliaia
+d’uomini e di parecchie batterie. Il terreno che lo circonda più arido
+a levante, più ubertoso a ponente, è, in generale, basso, coperto,
+privo d’orizzonte, intersecato da acque frequenti, frastagliato di case
+e di molini, irretito, a dir così, entro una maglia di viottole che
+corrono, nella parte coltivata, tra continue muraglie di giardini e di
+vigneti, e nell’incolta tra folti canneti, che cessano soltanto dove
+comincia la nuda e sabbiosa spiaggia del mare, detta di San Papino,
+dominata da tutte le feritoie del Castello. Ora non è chi non veda
+che siffatto terreno quanto è propizio a chi debba difenderlo di piè
+fermo, altrettanto è avverso a chiunque tocchi traversarlo palmo a
+palmo e conquistarlo di viva forza. Tuttavia Garibaldi confidò ancora
+nel valore de’ suoi, nel suo genio e nella sua stella, e decise la
+battaglia.
+
+Semplicissimo come al solito, ma logico, chiaro, antiveggente il
+disegno. Giustamente prevedendo che il Bosco avrebbe rivolto il maggior
+suo sforzo contro la destra garibaldina, per tentare di sfondarla e
+piombare sulla sua linea di ritirata; non che temerla, delibera di
+invogliarlo a quella mossa; ma intanto che il nemico concentrerà il
+grosso delle sue forze sulla sua sinistra, attaccarlo col maggior nerbo
+della propria gente sulla destra e pel centro, camminando direttamente
+su Milazzo. A tal uopo ordina che il Malenchini si porti, per la strada
+di Santa Marina, contro la sinistra del nemico e appena scopertolo lo
+assalti; commette al Medici e al Cosenz di avanzare col reggimento
+Simonetta e il battaglione Gaeta per la strada di San Pietro,
+spingendosi pel centro e per la destra contro la città; affida a
+Niccola Fabrizi di occupare con un’improvvisata legione di Siciliani la
+strada di Spadafora per antivenire una eventuale sortita del presidio
+di Messina; delibera infine che il battaglione Dunn e la colonna
+Cosenz, già partiti fino dall’alba da Patti, col battaglione Guerzoni,
+lasciato a guardia di Meri, formino la riserva.
+
+Alle 5 del mattino tutti furono in moto: alle 7, il Malenchini aveva
+già aperto il fuoco presso San Papino; poco dopo anche il Medici
+incontrava al di là di San Pietro il nemico; e il combattimento
+s’accendeva su tutta la linea. Se non che il Bosco che, come Garibaldi
+aveva preveduto, teneva in serbo il massimo delle sue forze sulla
+sua sinistra, accoglie l’assalto del Malenchini con tale furia di
+mitraglia, che il prode Colonnello, malgrado i più gagliardi sforzi per
+contenere e riordinare le sue giovani milizie, è costretto a ripiegare
+rotto e disordinato sulla strada di Meri. Ciò eccedeva il desiderio di
+Garibaldi; egli voleva bensì impegnare in serio combattimento il nemico
+da quel lato; ma non certo lasciarlo padrone del terreno, e molto meno
+della sua linea di ritirata. Occorreva dunque riparare tostamente
+all’inatteso rovescio, e lo soccorse ancora il suo prodigioso colpo
+d’occhio. Ordinato al Cosenz di spingere il battaglione Dunn, arrivato
+per fortuna in quel punto, in sostegno del Malenchini, si caccia egli
+stesso, alla testa de’ Carabinieri genovesi e delle poche Guide, sul
+fianco del nemico per arrestarne la foga irrompente. Ma i _bianchi_
+del Dunn non sono in sulle prime più fortunati de’ _neri_ del
+Malenchini:[102] chè uno squadrone di cavalli lanciato a tempo contro
+di loro, li mette in rotta, sperdendoli fra i canneti e le siepi che
+lungheggiano la via. In quel punto però Garibaldi co’ Carabinieri
+riusciva sul fianco nemico, sicchè gli Usseri reduci dalla carica, poco
+dianzi vittoriosa, si trovarono fra due fuochi in faccia a Garibaldi,
+che intimava loro la resa. E accadde allora la famosa lotta a corpo
+a corpo di Garibaldi, sceneggiata a penna ed a matita in tante guise
+diverse; ma che sfrondata dalle frasche romanzesche avvenne veramente
+così.[103]
+
+Il generale Garibaldi era a piedi, in un campo di fichi d’India,
+seguíto e attorniato dal Missori, dal capitano Statella dello
+Stato Maggiore, da due o tre altre Guide e da qualche quadriglia di
+Carabinieri appiattati qua e là dietro le siepi. All’arrivare della
+cavalleria, quanti erano presso il Generale cercarono di coprirlo
+del loro meglio; ma il Capitano borbonico galoppò direttamente su di
+lui, e senza sospettare qual nemico gli stesse di fronte, gli menò
+un terribile fendente, che l’avrebbe certamente tagliato in due se
+Garibaldi, parando con maravigliosa agilità e freddezza e ribattendo
+subito colpo con colpo, non avesse spaccato egli la testa del Capitano.
+Intanto anche il resto della scorta non si era rimasta inerte: il
+Missori con alcuni ben appuntati colpi di revolver rovesciava due o
+tre cavalieri; lo Statella, rimasto poco dopo ferito, ne atterrava
+un altro; i Carabinieri, le Guide si precipitarono per partecipare
+alla zuffa; sicchè di tutto quel bello squadrone di Usseri pochissimi
+rientrarono in Milazzo; la più parte rimasero sul terreno feriti o
+prigionieri.
+
+Questo episodio aveva arrestato l’irrompere del nemico sulla sinistra;
+dal canto suo il Medici e il Cosenz, rinforzati da nuovi soccorsi,
+guadagnavano a prezzo di preziosissime vite (pianta fra tutte la morte
+del maggiore Filippo Migliavacca, uno dei prodi di Roma e di Varese)
+nuovo terreno; ma la battaglia era tutt’altro che vinta. Il ponte del
+Coriolo, gli sbocchi dei canneti, le case dei sobborghi erano ancora
+in potere dei nemici; e non appariva chiaro nè con quante forze vi
+stessero, nè con quali avrebbero potuto esserne sloggiati.
+
+A quel punto Garibaldi divinava il segreto della vittoria. Indispettito
+contro quelle bassure paludose e assiepate che gli impedivano di
+vedere gli andamenti della giornata, andava cercando intorno a sè un
+punto culminante d’onde dominare il campo; quando l’occhio gli cadde
+sulle antenne del _Tükery_, che sbarcata la sua gente a Patti arrivava
+per l’appunto nelle acque di Milazzo. Ora veder quel bastimento
+e fabbricarvi sopra un intero stratagemma di guerra, fu un punto.
+Raccomandata al Cosenz quell’ala della battaglia, si butta con pochi
+aiutanti in una barca, voga fino al _Tükery_; salitovi, arrampica sulla
+gabbia dell’albero maestro e di là scoperto finalmente tutto il teatro
+della battaglia, scende, fa accostare il _Tükery_ a tiro di mitraglia,
+e aspettato che una colonna sortisse di Milazzo per riassalire
+la sua sinistra, la fulmina di fianco, l’arresta come tramortita
+da quell’inatteso attacco, e la costringe poco dopo a rientrare
+scompigliata in Milazzo.
+
+Il colpo felice ridà tempo e lena ai Garibaldini; il Medici e il
+Cosenz hanno riordinato le loro truppe e le preparano ad un nuovo
+assalto. Garibaldi, fatto sbarcare dal _Tükery_ un manipolo d’armati,
+probabilmente la scorta del bastimento, e mandatili a scaramucciare
+sul lato settentrionale del forte, ridiscende egli stesso a terra
+a rianimare il combattimento sulla sinistra; le ultime riserve sono
+impegnate: il Guerzoni arriva al passo di corsa sul campo di battaglia;
+un ultimo assalto quindi è ordinato; i canneti a sinistra, il ponte
+di Coriolo di fronte, le case di destra, terribili strette, son tutte
+superate: i Cacciatori del Bosco mandano fuori dai loro ripari un fuoco
+infernale; le perdite degli assalitori sono numerose e dolorosissime;
+il capitano Leardi morto; il Corte, lo Statella, il Martini, il Cosenz
+stesso, feriti; ma il nemico è in fuga, la porta di Milazzo è presa; i
+Garibaldini sono in Milazzo.
+
+Però non è ancora la vittoria: la pianta della città è tale, che un
+valido difensore ne può rendere esiziale il possesso. L’unica strada,
+lunga, erta, tagliata a mezzo da una vasta caserma, che potrebbe
+tener luogo d’un forte, mette, passando sotto un volto della caserma
+stessa, al Castello che la domina, quindi la spazza a suo beneplacito.
+Alcune compagnie risolute a difendersi in quella caserma, un fuoco
+ben nutrito dal Castello, e una nuova battaglia diveniva inevitabile.
+Fortunatamente il Bosco aveva già rinunciato a vincere. I difensori
+della caserma, dopo alcune scariche, cercano riparo nel Castello;
+i cannoni del forte non rallentano ancora, ma i Garibaldini con due
+rapide corse si son già portati fuori del tiro; già investono, già
+serrano il Castello da ogni parte, e prima del mezzogiorno piantano le
+loro sentinelle a’ piedi delle sue mura.
+
+La battaglia di Milazzo fu la più sanguinosa tra le combattute dalle
+armi garibaldine nel Mezzogiorno. Degli assalitori sopra non più che
+quattromila combattenti, settecento tra morti e feriti restarono sul
+campo; più d’un sesto quindi della forza, proporzione enorme nelle
+guerre moderne. I Regi invece si gloriarono di non aver perduto che
+centosessantadue uomini sopra milleseicento: ridevole menzogna e
+incauto vanto insieme! Menzogna ridevole, poichè a tutti è noto che il
+solo Bosco condusse in Milazzo un cinquemila uomini; vanto incauto, più
+degno di commiserazione che di plauso, poichè se così scarse furono le
+perdite dei vinti, non ha più giustificazione l’abbandono, in men di
+tre ore, di posizioni formidabili; e la sconfitta che potrebbe essere
+giustificata dalla gravità dei danni patiti, non si spiega più se non
+colla dappocaggine dei vinti.
+
+
+XXX.
+
+Il 21 passò in entrambi i campi a contarsi e riposare; il 22 apparvero
+inaspettati nel porto di Milazzo, prima due grossi legni mercantili
+francesi, poi un avviso da guerra, _La Muette_, della stessa bandiera,
+i quali venivano, noleggiati dallo stesso Governo di Napoli, per
+imbarcarsi le truppe del Bosco e trasportarle sul Continente. Quando
+però seppero della giornata antecedente e videro il Bosco bloccato
+nel suo forte, tre di quelle navi partirono, e solo il _Protis_ restò
+per farsi mediatore, insieme al Capitano del Porto, d’un trattato di
+resa. E i Comandanti delle due parti non si ricusarono al negoziare; ma
+Garibaldi chiedeva la resa a discrezione, minacciando far saltare il
+Bosco e la sua truppa dalle rupi del Castello; il Bosco pretendeva la
+sortita libera coll’onore delle armi, preferendo, diceva, ad una resa
+disonorata saltare in aria con una mina; talchè l’accordarsi, se le
+parole dicevano il vero, pareva impossibile.
+
+ [Illustrazione: PIANO della BATTAGLIA DI MILAZZO]
+
+Nella mattina del 23, altra e più grande sorpresa: quattro fregate
+napoletane entravano nelle acque di Milazzo e si schieravano in
+battaglia dinanzi alla città. A che venivano esse? Forse ad aiutare i
+bloccati? Forse a ricominciare la lotta? Tale fu per alcuni istanti
+il sospetto anche di Garibaldi; ma non andò guari che ogni cagione
+d’allarme cessò. Quelle quattro navi venivano come quelle del giorno
+precedente per imbarcare il presidio del Castello, e di più portavano
+a bordo il colonnello di Stato Maggiore Anzani per trattare della
+cessione del forte e di tutte le altre condizioni relative all’imbarco
+ed alla resa.
+
+Ora questo fatto, di cui occorrerà tra breve la spiegazione, vinse
+tutte le incertezze. Il Bosco, da un lato, non aveva più nè motivo
+nè diritto di ostinarsi in una difesa che il suo stesso Governo
+non approvava; Garibaldi doveva benedire quelle quattro fregate che
+venivano a liberarlo da un grande fastidio, se già non dovesse dirsi
+da un serio pericolo; poichè se il Comandante borbonico resisteva,
+prendere a forza di baionette, senza una sol bocca d’assedio, un
+Castello cortinato e terrapienato, era cosa, anche a Garibaldi, più
+facile a minacciarsi che a mantenersi.
+
+Ne conseguì che la sera stessa del 23 i negoziati furono ripresi collo
+stesso colonnello Anzani, e al mattino vegnente una Convenzione era già
+sottoscritta, per la quale la truppa napoletana abbandonava il Castello
+di Milazzo in armi e bagaglio e con tutti gli onori della guerra;
+e il forte veniva consegnato al generale Garibaldi «con cannoni,
+munizioni, attrezzi da guerra, cavalli, bardature degli stessi e tutti
+gli accessorii appartenenti al forte, come all’atto della stipulazione
+della Convenzione si trovavano.[104]»
+
+E si badi che nessuno de’ cavalli, nemmeno quelli degli ufficiali,
+molto meno quelli del colonnello Bosco, furono eccettuati. Che se
+a taluno questa condizione a nemico patteggiato sembra insolita e
+dura, eccone la spiegazione. Avendo i patriotti messinesi presentato
+il colonnello Medici d’un superbo cavallo, il Bosco, fedele alla sua
+indole millantatrice, s’era fatto sentire co’ donatori che tra poco
+sarebbe rientrato in Messina proprio su quel cavallo da essi regalato
+al suo compatito avversario. Ora come le sorti dell’armi posero il
+colonnello Bosco tra i vinti, parve giusta rappresaglia ch’egli dovesse
+cedere al vincitore precisamente quel medesimo onore ch’egli s’era
+vantato di prendersi da lui, e che invece del Bosco sul cavallo del
+Medici, i Messinesi dovessero salutare trionfante nella loro città il
+Medici sul cavallo del Bosco.
+
+
+XXXI.
+
+E così avvenne. La risoluzione presa dal primo Ministero di Francesco
+II, di rinunciare alla Sicilia per salvare il rimanente del Regno,
+stornata un istante, siccome dicemmo, dagli occulti complotti della
+Corte e dall’inane tentativo del colonnello Bosco, era stata ripresa
+con più fermo proposito da un secondo Ministero,[105] e quelle quattro
+navi che vedemmo apparire nelle acque di Milazzo e portarne via i
+difensori, non erano in fatto che le prime esecutrici di quella nuova
+politica di sottomissione o rassegnazione che il Gabinetto di Napoli
+inaugurava. Ora quelle medesime navi avevano portato lo stesso ordine
+al generale Clary, governatore di Messina, il quale dopo alcune finte
+di resistenza finiva col sottoscrivere egli pure col generale Medici
+la resa della città, salva soltanto alle truppe regie la cittadella,
+la quale però non poteva compiere alcun atto di ostilità fino a che i
+Garibaldini rispettassero la condizione di non assalirla.
+
+Liberata così tutta la Sicilia, padrone di Messina, Garibaldi affissò
+tutti i suoi pensieri in un punto solo: la passata dello Stretto e
+l’invasione delle Calabrie.
+
+Nè da questo scopo nulla valeva a distoglierlo; non le suggestioni
+politiche, non le difficoltà militari. Alcuni giorni dopo la sua
+entrata in Messina, il re Vittorio Emanuele gli aveva inviato, per
+mezzo del conte Giulio Litta, la lettera seguente:
+
+ «Generale,
+
+ »Voi sapete che io non ho approvato la vostra spedizione, alla
+ quale sono rimasto assolutamente estraneo. Ma oggi, la posizione
+ difficile, nella quale versa l’Italia, mi pone nel dovere di
+ mettermi in diretta comunicazione con voi.
+
+ »Nel caso che il Re di Napoli concedesse l’evacuazione completa
+ della Sicilia dalle sue truppe, se desistesse volontariamente
+ d’ogni influenza e s’impegnasse personalmente a non esercitare
+ pressione di sorta sopra i Siciliani, dimodochè essi abbiano
+ tutta la libertà di scegliersi quel Governo che a loro meglio
+ piacesse, in questo caso io credo che ciò che per noi tornerebbe
+ più ragionevole sarebbe di rinunziare ad ogni ulteriore impresa
+ contro il Regno di Napoli. Se voi siete di altra opinione, io mi
+ riservo espressamente ogni libertà d’azione, e mi astengo di farvi
+ qualunque osservazione relativamente ai vostri piani.»
+
+Ora, fino a qual punto questa lettera potesse ingannare la
+sonnacchiosa, ma non istupidita Diplomazia, è dubbio assai; certo ella
+pareva fatta piuttosto per raffermare il proposito del Dittatore che
+per iscrollarlo. Vecchia d’un mese, essa aveva perduto ogni valore
+d’opportunità. Il Re vi dava un consiglio a Garibaldi, movendo da fatti
+che erano totalmente cambiati. Ciò che, in un certo rispetto, poteva
+esser vero quindici giorni dopo la presa di Palermo, non lo era più
+dopo la battaglia di Milazzo e l’entrata in Messina. La condizione
+imposta da Vittorio Emanuele al passaggio del Faro era già in gran
+parte adempita. I Borboni avevano oramai sgombrata la Sicilia, ed essa
+era arbitra de’ suoi destini. Garibaldi adunque poteva trovare nella
+lettera regale piuttosto un nuovo argomento per affrettarsi che per
+arretrarsi. Restava, è vero, quella clausola che i Siciliani fossero
+liberi di eleggersi il Governo che loro tornasse più gradito, la
+quale poi si traduceva ancora nel vecchio programma dell’annessione
+immediata; ma senza dire che anche questa condizione era annullata
+dagli stessi argomenti che infirmavano tutta la lettera, sappiamo che
+su quel punto dell’annessione Garibaldi era incrollabile, e sappiamo
+altresì che non gliene mancavano le ragioni. Rispose quindi al Re con
+questa lettera altrettanto celebre:
+
+ «Sire,
+
+ »La Maestà Vostra sa di quanto affetto e riverenza io sia penetrato
+ per la sua persona e quanto brami d’ubbidirla. Però Vostra
+ Maestà deve poi comprendere in quale imbarazzo mi porrebbe oggi
+ un’attitudine passiva in faccia alla popolazione del Continente
+ napoletano, che io sono obbligato di frenare da tanto tempo, ed a
+ cui ho promesso il mio immediato appoggio. L’Italia mi chiederebbe
+ conto della mia passività, e ne deriverebbe immenso danno. Al
+ termine della mia missione io deporrò ai piedi di Vostra Maestà
+ l’autorità che le circostanze mi hanno conferito, e sarò ben
+ fortunato d’obbedire per il resto della mia vita.»
+
+Ora, questo è notabile, che la risposta di Garibaldi non solo
+corrispondeva ai desiderii mal celati del Re Galantuomo, ma in quel
+momento s’accordava col pensiero più intimo dello stesso conte di
+Cavour. Egli infatti fino dal 25 luglio, udita la vittoria di Milazzo,
+scriveva al Persano:[106]
+
+ «Dopo sì splendida vittoria io non vedo come gli si potrebbe
+ impedire di passare sul Continente. Sarebbe stato meglio che i
+ Napoletani compissero, od almeno iniziassero l’opera rigeneratrice;
+ ma poichè non vogliono, o non possono muoversi, si lasci fare a
+ Garibaldi. L’impresa non può rimanere a metà. La bandiera nazionale
+ inalberata in Sicilia deve risalire il Regno ed estendersi lungo le
+ coste dell’Adriatico, finchè ricopra la regina del mare.[107]»
+
+Soltanto circa un punto il conte di Cavour non aveva mutato parere, e
+s’immagina quale: la pronta annessione. Sentendo però quanto fosse vano
+il tentare la posizione di fronte, pensava come al solito a girarla di
+costa, sperando che a ciò l’avrebbero aiutato, oltre che l’ingegno e
+le circostanze, lo stesso Prodittatore che Garibaldi s’era chiamato al
+fianco. Avremmo infatti dovuto dir prima che il generale Garibaldi fino
+dalla metà del giugno aveva ceduto al consiglio di chiamare in Sicilia
+un uomo di grido e di autorità politica, il quale assumesse la grande
+bisogna dell’ordinamento dello Stato e lo rappresentasse come suo
+Vicario o Prodittatore in tutti gli attributi del reggimento civile.
+
+Nella scelta della persona ondeggiò alquanto. Egli avrebbe preferito, o
+Giorgio Pallavicino, o Carlo Cattaneo; il Persano gli suggeriva invece
+Agostino Depretis; il Re ed il Cavour gli profferivano Valerio; ma
+infine, essendosi Garibaldi deciso per il Depretis, ogni opposizione
+alla sua nomina cessò, e verso la metà del luglio questi partì
+Prodittatore per la Sicilia.
+
+Il conte di Cavour aveva torto di diffidare di lui. Agostino Depretis
+non era de’ suoi amici, ma circa al problema dell’annessione era
+pienamente d’accordo con lui; non la voleva, è vero, precipitata e
+violenta; meditava prepararla a poco a poco, renderla necessaria,
+ottenerla amichevolmente dalle mani di Garibaldi, non strappargliela:
+ma infine la voleva quanto il Cavour stesso, e più che ad un Ministro
+di Garibaldi si convenisse. Però quando il 22 luglio si presentò a
+Garibaldi in Milazzo il Prodittatore non svelò tutto il suo pensiero;
+si dimostrò anzi impaziente di dare un assetto stabile allo Stato,
+promulgandovi al più presto lo Statuto e gli ordinamenti piemontesi (il
+che fece tosto con molta lode sua); ma delle sue idee annessioniste
+non fece motto; crescendo così subito nella fiducia del Generale, ma
+preparandosi a perderla fra breve.
+
+
+
+
+CAPITOLO NONO.
+
+DAL FARO AL VOLTURNO. [1860.]
+
+
+I.
+
+Se la passata nel Regno era caldeggiata da quei medesimi che prima
+l’avevano sconsigliata, l’eseguirla era impresa assai meno facile
+di quanto, anche ai credenti nel genio e nella fortuna di Garibaldi,
+potesse apparire.
+
+L’esercito borbonico, non ostante le defezioni e le perdite, poteva
+sempre mettere in linea un centomila uomini, e Garibaldi, sommati
+insieme i Mille, le tre spedizioni Medici, Cosenz e Sacchi, la brigata
+Türr di stanza a Catania e la brigata Bixio staccata a Taormina,[108]
+non riusciva a rassegnarne diecimila. La flotta nemica teneva sempre
+il mare con dieci fregate e cinque corvette a vapore, due vascelli e
+quattro fregate a vela, senza contare i legni minori; e a tutte quelle
+moli era già molto se la nascente marina siciliana poteva contrapporre
+quattro o cinque piroscafi armati per ripiego, ed assolutamente
+incapaci, non che a misurarsi col potente avversario, di recare, ad
+una impresa tanto fortunosa qual è sempre uno sbarco di truppe, alcun
+valido soccorso. E v’ha di peggio. La posizione dei Regi sullo Stretto
+era formidabile. Dodicimila uomini protetti da una fitta linea di
+forti guardavano da Bagnara a Reggio la costa calabrese; due grosse
+fregate, il _Fieramosca_ e la _Fulminante_, fiancheggiate da legni
+minori correvano il Canale e vi spadroneggiavano, infine sulla stessa
+costa sicula possedevano nella cittadella di Messina un posto avanzato,
+il quale, se altro non poteva, s’insinuava pur sempre come una spia
+insidiosa nel campo garibaldino e nuoceva al segreto ed alla libertà
+delle sue mosse.
+
+Primo pensiero di Garibaldi perciò fu di uscire dalla città al
+più presto e di trapiantarsi a Punta di Faro. E fu ispirazione
+provvidenziale. Nessun luogo più opportuno all’impresa che Garibaldi
+apparecchiava, di quella specie d’Istmo che costituisce la estrema
+punta settentrionale dello Stretto e che, ora dalla sua forma e
+giacitura, ora dalla torre che l’illumina, si chiama alternamente,
+_Punta, Capo o Torre di Faro_. Posta tra l’alto mare e la parte
+più angusta dello Stretto, essa era al tempo stesso un agguato, una
+sfida ed uno zimbello. Un agguato, perchè nascondeva sempre la doppia
+opportunità, o di traversare all’improvviso il Canale o di gettarsi
+al largo per rischiare uno sbarco sopra un altro punto della costa
+napoletana; una sfida, perchè minacciava, come un’opera avanzata, la
+riva nemica, e opportunamente armata poteva ribattere i fuochi de’ suoi
+forti e delle sue batterie; uno zimbello, perchè costringeva i Regi a
+tenervi fissi gli occhi, ed a perdere di vista, per quel solo, tutti
+gli altri punti.
+
+Nessuno pertanto di questi vantaggi era sfuggito all’occhio esperto
+del nostro Capitano; e senza aver in mente alcun concetto definito e
+compiuto deliberò frattanto di fare di quella lingua di terra, obliato
+nido di pescatori, la base delle sue operazioni e il campo delle sue
+forze.
+
+Eccolo quindi trasferire colà il suo Quartier generale: riunirvi le
+due brigate Medici e Cosenz, tenendo pronta a raggiungerle quella del
+Sacchi; farvi costruire batterie, ordinando all’Orsini di montarvi i
+cannoni di grosso calibro presi a Milazzo ed a Messina; raccogliervi
+infine, sotto gli ordini del Castiglia, un centinaio di barche da
+pesca, che dovevano nella mente sua comporre la flottiglia da sbarco, e
+tener il posto delle fregate da guerra di cui il nemico andava superbo.
+
+Convintosi però che uno sbarco in massa, di viva forza, lungo lo
+Stretto, era impossibile, Garibaldi deliberò sperimentare in sulle
+prime il sistema dei colpi di mano, delle sorprese, degli assalti
+alla spicciolata, mercè i quali afferrare un caposaldo sulla riva
+opposta e preparare un colpo più decisivo. Infatti, nella sera dell’8
+agosto, commetteva al calabrese Musolino di tentare, con una scelta
+mano di volontari (lo secondavano come ufficiali, Missori, Alberto
+Mario, Vincenzo Cattabeni), la sorpresa del forte Cavallo, e la
+sommossa dell’ultima Calabria; e tre sere dopo, ordinava a Salvatore
+Castiglia di sbarcare presso Alta Fiumara con altri quattrocento
+uomini, che dovevano andare in rincalzo de’ primi e impadronirsi con
+essi di qualche punto della costiera. È vero che nessuno di questi
+tentativi riuscì: Musolino al primo colpo di cannone del forte, veduta
+impossibile la sorpresa, non tentava nemmeno l’assalto e si rifugiava
+nei forestali dell’Aspromonte; le barche del Castiglia, fulminate
+dai fuochi incrociati delle fregate e delle batterie di terra, erano
+costrette a virar di bordo e a ricorrere più che frettolose sotto la
+tutela del Faro; ma ciò non ostante chi reputasse questi conati tutti
+del pari infruttuosi, s’ingannerebbe a partito. Se altro buon effetto
+non erano atti a produrre, questo di certo fruttavano: stancheggiavano
+con allarmi e marcie continuate il nemico; ne dividevano le forze e
+ne confondevano le idee, e sopra ogni cosa lo confermavano e quasi
+indurivano nell’errore che unico disegno degl’invasori fosse la
+traversata diretta del Canale: errore che Garibaldi aveva veduto
+nascere con gioia, ch’egli stesso s’era studiato di nutrire e di
+crescere, e che gli aprirà tra breve le porte del Regno.
+
+Quando infatti vide i Borbonici ben bene sprofondati nell’illusione,
+e fu certo ormai che tutti i loro sguardi e tutte le loro forze erano
+converse all’unico punto del Faro, Garibaldi commette al Sirtori il
+comando supremo dell’esercito, gli raccomanda di continuare come prima
+in quelle finte e in quegli apparecchi che avevano tanto giovato fino
+allora, e la notte del 12 scompare.
+
+Dov’era andato?
+
+
+II.
+
+In sullo scorcio di giugno Agostino Bertani spronato dal Mazzini,
+ma assenziente Garibaldi, aveva posto mano all’ordinamento d’una
+spedizione destinata ad invadere gli Stati pontificii, e se la fortuna
+secondava a spingersi anche nel Regno.
+
+Il corpo (novemila uomini al più), commesso al comando supremo di Luigi
+Pianciani, uomo più politico che guerresco, era diviso pomposamente in
+sei brigate: una delle quali, agli ordini di Giovanni Nicotera, veniva
+ordinandosi a Castelpucci poco lunge da Firenze e doveva da quel lato
+penetrare nell’Umbria fino a Perugia; un’altra si raccoglieva nelle
+Romagne ed aveva per obbiettivo le Marche; mentre le altre quattro
+erano già radunate tra Genova e la Spezia col disegno di sbarcare sulla
+costa pontificia in vicinanza di Montalto e là per Viterbo rannodarsi
+alle altre colonne.
+
+Che una siffatta impresa non potesse essere tollerata dal Governo di
+Vittorio Emanuele, s’intende da sè. Ogni istituzione vive della logica
+sua. La Monarchia non poteva abbandonare il Papato alle mani della
+rivoluzione senza esporsi o ad esautorare sè stessa, se la rivoluzione
+trionfava, o a rovinare l’Italia, se la rivoluzione soccombeva.
+Oltre di che era da cansare il pericolo sommo che la rivoluzione
+trascorrendo, com’è natura sua, andasse a dar di cozzo contro Roma,
+scatenando dalle violate mura la collera della Francia, e i fulmini
+dell’intera Cattolicità. Importava dunque che una siffatta spedizione
+fosse comunque impedita, e il Gabinetto di Torino deliberò che la
+fosse ad ogni costo. Diverso però, secondo la diversa mente degli
+esecutori, il metodo d’esecuzione. Mentre il barone Ricasoli, sempre
+governatore di Toscana, ubbidendo alla sua rigida, ma schietta natura,
+scioglieva senz’altro la brigata di Castelpucci, sostenendo per alcune
+ore lo stesso Nicotera, il Farini deliberava appigliarsi piuttosto al
+sistema dei temporeggiamenti e degli artificii, e recatosi a Genova si
+studiò persuadere il Bertani stesso a rinunciare all’ideata impresa.
+In sulle prime il delegato di Garibaldi resistette; ma il Ministro
+di re Vittorio avendo alla fine smascherato il suo fermo proposito
+d’impedire la divisata spedizione anche colla forza, le due parti
+vennero pel minor male ad un compromesso, mercè del quale tutte le
+truppe predisposte all’impresa di Roma s’imbarcherebbero in più riprese
+per la baia di Terranova, nell’isola di Sardegna, e di là non appena
+radunate continuerebbero per Sicilia, onde mettersi quivi agli ordini
+di Garibaldi.
+
+Fino a qual punto però un siffatto componimento fosse sincero, sarebbe
+prudente non scandagliare. Certo nessuno de’ due contraenti svelò
+chiaramente il suo pensiero: vecchi cospiratori entrambi, entrambi
+convinti di giovare alla patria, facevano probabilmente a chi
+meglio gabbava l’altro. Il Farini intanto che concedeva la radunata
+in Sardegna, spiccava bastimenti da guerra perchè obbligassero i
+volontari, mano mano che arrivavano al convegno, a continuare per la
+Sicilia; il Bertani, mentre s’era impegnato a proseguire per Palermo,
+faceva intendere ai Comandanti la mèta vera della spedizione esser
+sempre le coste romane, verso le quali appena radunato il naviglio
+dovevano essere drizzate le prue. Ciò stabilito pertanto, ciascuno
+a seconda del suo disegno si mise in moto. Al finire del luglio la
+sciolta brigata di Castelpucci, passata al comando di Gaetano Sacchi,
+sbarcava tranquillamente a Palermo, e passava tosto ad ingrossare le
+schiere del Faro: poco dopo Agostino Bertani arrivava a Messina ad
+annunziare al Dittatore l’avvenuto compromesso; ai 13 di agosto il
+Farini pubblicava un bando inutilmente provocatore, in cui, sconfessate
+tutte le passate spedizioni, vietava le presenti e le future, e
+proclamava l’Italia dover essere degl’Italiani, non delle sètte; una
+cannoniera della marina sarda, la _Gulnara_, navigava per Terranova
+onde aspettarvi al varco i volontari e forzarli a proseguire per
+Palermo; le due brigate infine, nominate dai loro comandanti Eberhardt
+e Tharrena, grosse non più che di duemila uomini ciascuna imbarcati sui
+due piroscafi il _Franklin_ e il _Torino_, approdavano nel pomeriggio
+del 13 agosto nel Golfo degli Aranci, dove però, trovata la _Gulnara_
+e da essa ricevuta l’intimazione di continuare la rotta volenti o
+nolenti, mormoranti o rassegnati, ubbidirono.
+
+Ed ecco la cagione della scomparsa di Garibaldi dal Faro. Toccata
+con mano, dopo quindici giorni di vani sperimenti, la difficoltà del
+passaggio dello Stretto, misurata l’esiguità delle proprie forze e
+persuaso che in essa stava il maggior ostacolo all’impresa; udito
+dal Bertani che in Sardegna stava aspettando una bella ed agguerrita
+legione di circa ottomila armati, co’ quali poteva d’un colpo solo
+addoppiare il suo esercito; convinto anche più che la spedizione
+romana, utile un tempo, era divenuta intempestiva e che a Roma
+si poteva marciar più spediti e sicuramente per la via di Napoli,
+delibera, quasi all’improvviso, di correre egli stesso nel Golfo degli
+Aranci a prendere quel prezioso soccorso e portarselo seco in Sicilia.
+
+Di tutte le azioni di Garibaldi questa fu quella che i repubblicani gli
+perdonarono meno; ma pochi converranno nella loro sentenza. Certamente
+egli, non che approvata aveva consigliata e affrettata la spedizione
+negli Stati pontificii; talchè fa meraviglia che nel suo libro de’
+_Mille_, dopo d’averla dichiarata _inutile_, anzi _nociva_, la rinfacci
+poi con amare parole a coloro che pur la ordinarono e apparecchiarono
+col suo esplicito consenso, stimolati e spinti fino all’ultimo istante
+da lettere e telegrammi suoi, che lo scrittore dei _Mille_, più labile
+di memoria del loro Capitano, può aver dimenticato, ma che la storia
+non può scancellare.[109]
+
+Ma ciò detto, il torto di Garibaldi si ferma qui. Generalissimo di
+tutte le forze popolari in Italia, Dittatore d’uno Stato, garante
+in quell’ora delle sorti della patria che a lui principalmente si
+affidava, egli non solo aveva il diritto di muovere le sue insegne e
+mutare i suoi disegni a seconda delle opportunità, e giusta il criterio
+ch’egli via via se ne formava; ma n’aveva il preciso dovere. Pessimo
+de’ Capitani colui che ad una male intesa fedeltà a formole preconcette
+e convenzioni partigiane sacrifica la vittoria, prima e suprema
+sua norma. I Mazziniani che consideravano di quella spedizione più
+l’aspetto politico che militare, potevano credere sufficiente trionfo
+della parte loro, anche la sola iniziativa; ma di questo Garibaldi,
+uomo di guerra, non poteva appagarsi.
+
+Più che alla gloria d’un partito egli guardava alla grandezza d’Italia,
+e in ciò stava la sua eccellenza.
+
+Che fossero primi a entrare nelle Marche e nell’Umbria le camicie rosse
+o i cappotti bigi: che di far l’Italia egli dovesse dividere l’onore
+con Vittorio Emanuele nulla gli caleva, se non è anche più giusto il
+dire che gli caleva questo solo: di veder tutti gli Italiani uniti e
+concordi affinchè la grand’opera si compisse più presto. Oltre di ciò
+era naturale che giunto vittorioso al Faro, e in procinto di tentare
+un altro passo decisivo, egli reputasse assai più saggio afforzarsi
+nel suo campo per fornire prestamente la ben incominciata impresa,
+anzichè sperdere le sue forze in un’avventura nuova, lontana e piena
+tuttora d’alea e di difficoltà, osteggiata dal Governo nazionale,
+temuta da buona parte degl’Italiani, e conducente ad una mèta, se pur
+vi conduceva, alla quale per una via più lunga, ma più certa, poteva e
+voleva arrivare quando che sia egli stesso.
+
+
+III.
+
+E il successo gli diede ragione. Lasciato nella notte del 12 il Faro,
+delude prodigiosamente la crociera borbonica e dà fondo, sul mattino
+del 14, nel Golfo degli Aranci. Colà ode che le due brigate (quella
+Eberhardt e Tharrena, di cui dicemmo) son già in viaggio per Palermo;
+ma ci trova invece il grosso di altre due (Gandini e Puppi) raggiunte
+nella giornata stessa dai loro distaccamenti e dall’intero Stato
+Maggiore della spedizione col Pianciani in persona. Allora si presenta
+improvviso a quella gioventù già devota a lui più che non volesse
+parere; vince col fáscino della parola e anche più dell’aspetto gli
+scrupoli degli uni, la repugnanza degli altri, e preso, colla sicurezza
+di chi non teme di vederselo contrastato, il bastone del comando, fa
+prima un’escursione a Caprera, saluto del Leone alla diletta sua tana,
+e tornatone, ordina senz’altro che tutta la squadriglia lo segua a
+Cagliari e di là prosegua per Palermo, dove egli stesso nel mattino del
+17 approda.
+
+Nè a Palermo perde il tempo. La brigata Eberhardt era già stata avviata
+sul _Torino_ a raggiungere il Bixio a Taormina; ora s’imbarca egli
+stesso scortato dal battaglione Chiassi sul _Franklin_: fa egli pure
+il giro dell’Isola; arriva il 19 mattina a Taormina; comanda al Bixio,
+che aveva sospirato quel comando per lunghi giorni, d’imbarcare tutta
+la gente raccolta, circa quattromila uomini, su due vapori venuti da
+Palermo; udito però che le navi hanno bisogno di urgenti raddobbi, si
+fa per alcuni istanti carpentiere e si mette egli stesso coll’ascia
+e col martello a tappare falle e piantar chiavarde, e quando tutto è
+lesto, pigiati in quei due piroscafi, pieni di avaríe e di magagne,
+quei quattromila uomini, nella notte del 19 sferra da Taormina;
+corre tutta quella notte, non visto, non sospettato, nella direzione
+di greco, e ai primi albori del 20 afferra presso Melito, tra Capo
+dell’Armi e Capo Spartivento, l’estrema spiaggia calabrese.
+
+Il _Torino_ s’era arenato; Garibaldi dapprima aveva tentato di
+liberarlo facendolo tirare a rimorchio dal _Franklin_, ma non gli era
+riuscito. Allora non volendo lasciar quella preda ai nemici, s’era
+deciso ad andar egli stesso al Faro in cerca d’un soccorso qualsiasi;
+quando fatti pochi nodi vide arrivargli addosso due vapori della flotta
+borbonica, l’_Aquila_ e la _Fulminante_, i quali appena scoperte sul
+far del giorno le antenne delle due navi garibaldine accorrevano a
+tutto vapore contro di loro coll’intento e la speranza di catturarli
+assieme a tutti gli imbarcati.
+
+A Garibaldi allora non restò che retrocedere e buttarsi a salvamento
+sulla costa calabrese abbandonando alla sua sorte il _Torino_, che
+infatti bombardato prima dai legni, poi saccheggiato e dato alle fiamme
+dagli equipaggi borbonici, colò lentamente a fondo.
+
+Tutti gli armati però ne erano discesi; il Bixio s’era già impadronito
+del telegrafo; il Missori subentrato al Musolino nel comando militare
+della banda d’Aspromonte, richiamato al tempo stesso da un biglietto
+di Garibaldi e dal fragore della cannonata borbonica, s’era accostato
+di monte in monte a Melito; la strada littoranea era tutta sgombra fin
+presso a Reggio; non restava che impadronirsi di Reggio medesima, e il
+Generale volle che nella notte stessa ne fosse tentato l’assalto.
+
+
+IV.
+
+Reggio è munita al mare da un forte, al monte da un castello, ed era
+a que’ giorni difesa da circa duemila uomini comandati dal vecchio
+generale Gallotti. Avendo però gli abitanti chiesto al Comandante
+borbonico di risparmiare alla città un combattimento nelle vie, egli
+pietosamente consentì, chiudendo parte de’ suoi nel Castello e andando
+ad appostarsi col rimanente, non più d’un migliaio, lungo una fiumara
+asciutta, scorrente a mezzogiorno della città, ma che non gli poteva
+servire di schermo alcuno. Infatti essendo stato deciso che l’Eberhardt
+attaccasse per la sinistra e il Bixio per la destra, questi potè
+girare gli avamposti del nemico, prima che egli se ne fosse avveduto,
+e spiegatosi l’assalto costringerlo a riparare frettolosamente
+nell’abitato. Qui però la resistenza degli assaliti fu più gagliarda;
+e avrebbe anche fatto costar più cara la vittoria degli assalitori,
+se il Chiassi, a capo di due compagnie della brigata Sacchi, non fosse
+piombato di costa sul nemico, e non ne avesse affrettato lo scompiglio
+e la ritirata. Restava però ai Regi il Castello; e quivi infatti si
+ritrassero, disposti, pareva, a nuova e più lunga resistenza; il
+che, a Garibaldi, bisognoso d’impadronirsi di Reggio prima che le
+colonne del Briganti e del Melendez, accampate tra San Giovanni e
+Piale, arrivassero al soccorso, dava non poco pensiero. Fortunatamente
+la comparsa del Missori sulle alture sovrastanti al Castello, e
+alcuni colpi ben appuntati de’ suoi, persuasero i difensori d’essere
+totalmente circondati; e nel pomeriggio del giorno stesso li indussero
+ad innalzare bandiera bianca. Garibaldi, com’era sua arte e suo
+proposito, fu nei patti liberalissimo: alle truppe libera l’andata alle
+lor case o dove gradissero; agli ufficiali salva la spada e le robe
+private; solamente il materiale del forte, cinquantotto pezzi di vario
+calibro e cinquecento fucili, senza dire delle buffetterie e delle
+munizioni, in mano del vincitore.
+
+Ma la vittoria di Reggio era ben presto coronata da un’altra più
+importante e decisiva. Nella notte dal 21 al 22 il generale Cosenz
+imbarcata sopra la flottiglia del Faro parte della sua divisione, i
+Carabinieri genovesi e la Legione estera, riusciva ad afferrare la
+sponda calabra poco lontano da Scilla, ed a trovarsi così alle spalle
+della brigata Briganti, accampata, come dicemmo, nei dintorni di San
+Giovanni.
+
+A questo annunzio Garibaldi, che s’era già mosso con tutte le forze
+contro il Briganti, non esita un istante; lo serra più dappresso,
+ai fianchi e di fronte, e quando è ben certo d’averlo circuito, gli
+intima senz’altro la resa a discrezione. Avrebbe forse resistito il
+Generale borbonico, se la soldatesca, ormai svogliata di combattere,
+diffidente de’ suoi ufficiali, e dagli ufficiali stessi corrotta,
+disamorata d’una bandiera che pareva portasse fatalmente nelle sue
+pieghe la sconfitta e l’ignominia, carezzata soprattutto dall’idea di
+tornare a’ suoi focolari, come il presidio di Reggio, non avesse fatto
+sedizione e costretto il suo Generale a subire il patto umiliante.
+Allora si videro novemila uomini d’ogni arma, ricchi d’artiglieria,
+protetti da batterie d’acqua e di terra, abbassare l’armi innanzi a
+seimila scamiciati; e quali patteggiati, quali no, andarsene ciascuno
+a beneplacito suo, a stormi, a branchi, a coppie; facendo di sè lunga
+riga per tutte le vie del Regno; qua trafficando, là gettando le armi;
+vivendo di ruba e di limosina; stendendo talora la mano agli stessi
+Garibaldini che li cacciavano innanzi; dove passando umili ed innocui,
+dove lasciando traccia di prepotenze e di delitti: più atroce di tutti
+quello perpetrato a Melito, dove abbattutisi in quel misero generale
+Briganti, a cui essi pei primi avevano imposto il disonore, non seppero
+meglio nascondere la vergogna del proprio tradimento che gridando lui
+traditore (solita accusa delle soldatesche vinte contro i Capitani
+infelici); e giubilanti d’aver nelle mani una vittima espiatrice
+dell’onta comune, selvaggiamente lo trucidarono.
+
+
+V.
+
+Da quel giorno lo sfacelo continuò colla celerità spaventosa d’una
+putrefazione. Padrone delle due rive del Faro e di lungo tratto
+della sponda tirrena, raccolti ormai nelle Calabrie da venti a
+venticinquemila uomini, e libero di farli avanzare per terra e per mare
+secondo i casi e le opportunità; acclamato, festeggiato, portato sulle
+braccia dalle popolazioni accorrenti in armi sui suoi passi, Garibaldi
+s’innoltrava verso Napoli colla rapidità d’una folgore e la maestà d’un
+trionfo.
+
+_Bellum ambulando perfecerunt_, fu detto dei Cesariani nella Gallia,
+e così poteva dirsi di Garibaldi. La sua non era una guerra, era una
+passeggiata militare. La rivoluzione non lo scortava soltanto, lo
+precedeva. Fino dal 17 agosto, prima ancora dello sbarco di Garibaldi a
+Melito, Potenza cacciava i pochi Gendarmi che la custodivano, e tutta
+la Basilicata si vendicava in libertà. All’annunzio della vittoria di
+Reggio tutte le Calabrie insorgevano; Cosenza costringeva il generale
+Caldarelli a capitolare con una brigata intera ed a ritirarsi a Salerno
+col patto di non più guerreggiare contro Garibaldi; a Foggia le truppe
+facevan causa comune col popolo; a Bari altrettanto: sicchè il generale
+Flores, comandante militare delle Puglie, era costretto a riparare
+cogli avanzi dei fedeli nel Principato; fuga da un incendio in un
+precipizio. Il generale Viale posto con dodicimila uomini a guardia
+della Termopile di Monteleone, minacciato da una sedizione pari a
+quella che aveva forzato il Briganti, non osando attendere Garibaldi,
+batteva in precipitosa ritirata, abbandonando agl’invasori una delle
+chiavi della Calabria. Succedutogli nel comando il generale Ghio,
+egli pure continuò la ritirata; ma pervenuto a Soveria-Manelli, tra
+Tiriolo e Cosenza, fosse stanchezza della lunga corsa, fosse disperato
+proposito, pensò di prendervi campo e di attendere di piè fermo
+l’instancabile persecutore. Fu la sua rovina.
+
+Quando egli arrivava a Soveria, le alture, che da oriente e da
+settentrione la dominano, erano già occupate dalle bande calabresi
+dello Stocco, ed egli si trovava già prima di combattere quasi
+aggirato. Garibaldi frattanto lo incalzava di fronte, e vista
+l’infelice posizione del suo nemico, non gli lasciò un istante di
+posa. Egli che faceva quella guerra correndo le poste, precedendo di
+sette giorni la sua stessa avanguardia, esploratore degli esploratori,
+era giunto in faccia al Ghio, quasi solo; ma non per questo pensò
+d’indugiarsi. Ordinato a tutte le truppe che lo seguivano di convergere
+tutte a marcia forzata per Tiriolo, appena ha sottomano l’avanguardia
+della divisione del Cosenz, forte non più di millecinquecento uomini,
+la spinge, ancora trafelata, sulla strada di Soveria-Manelli; fa calar
+dalle alture le bande dello Stocco e intima al generale Ghio la resa.
+Questi tenta guadagnar tempo e negoziare; ma gli fu accordata un’ora
+sola, e dopo un’ora sola altri dodicimila uomini andavano sperperati
+e disciolti in varie direzioni come quelli del Briganti, lasciando in
+mano del fortunato Dittatore tutte le Calabrie.
+
+E quel che era accaduto da San Giovanni a Cosenza, ripetevasi dovunque.
+Non era una rivoluzione, era una grande diserzione. Il trono borbonico
+non cadeva tanto per l’assalto de’ suoi nemici, quanto per l’abbandono
+e l’infedeltà de’ suoi difensori. I soldati disertavano: i Generali
+capitolavano: i cortigiani si nascondevano: i funzionari fuggivano: i
+Napoletani non scacciavano il proprio Re, gli voltavano le spalle.
+
+
+VI.
+
+E lo stato delle provincie riflettevasi coll’intensità d’un vasto
+focolare nella capitale. Il conte di Cavour, ostinato a volere che
+una sommossa scoppiasse in Napoli prima dell’arrivo di Garibaldi,
+ne aveva affidata la suprema cura al marchese di Villamarina ed
+all’ammiraglio Persano e sotto di loro un vario stuolo di emigrati,
+cui la nuova Costituzione aveva riaperte le porte della patria, e di
+emissari d’ogni provincia e d’ogni fatta s’affaticavano alla tanto
+travagliosa quanto inutile trama. Il barone Nisco, per mezzo del
+Persano, introduceva nella città migliaia di fucili: il generale
+Nunziante, compro dal Cavour, diffondeva fra l’esercito proclami
+corruttori: a bordo della squadra piemontese infine stavan nascosti due
+battaglioni di Bersaglieri, pronti a scendere a terra al primo segnale
+di rivolta;[110] e quantunque non fosse da aspettarsi che il popolo
+napoletano volesse dipartirsi da quel sistema di resistenza passiva e
+di inerzia ostile che era nell’indole sua, e in parte imposta dagli
+avvenimenti che camminavano più celeri della sua volontà; tuttavia,
+questi soli due fatti d’un popolo che aspettava da un’ora all’altra
+la caduta de’ suoi Re, e d’un esercito che non pareva più disposto a
+sparare un sol colpo per scongiurarla, bastano ad accertare che il fato
+de’ Borboni era consumato.
+
+Nè la reggia era più sicura della piazza. Sorpreso da un turbine
+che avrebbe dato le vertigini a’ più gagliardi, aggirato da opposte
+correnti, circuito da consiglieri o fiacchi o stolti o infidi, col
+sospetto e la discordia nella stessa sua famiglia, Francesco II
+era la foglia in preda alla tormenta. Le Potenze lo abbandonavano;
+l’Inghilterra gli era ostile; la Francia lo trastullava di vane
+promesse; la Russia, la Prussia, l’Austria lo confortavano di sterili
+proteste; il Papa era impotente; il Piemonte, lo sappiamo, teneva in
+mano tutte le molle della tagliola in cui doveva cadere. Dovunque
+si volgesse, non udiva che amari rimproveri, o consigli vani ed
+impraticabili. Il conte di Siracusa, suo zio, lo consigliava ad
+abdicare;[111] il Ministero di Liborio Romano lo invitava formalmente
+ad uscire temporaneamente dallo Stato e ad affidare il governo ad una
+reggenza; solo il conte Brenier, ministro di Francia, e il generale
+Pianell ed altri pochi gli davano l’unico consiglio, degno d’un Re, di
+mettersi a capo del suo esercito e di cadere o vincere con esso; ma era
+consiglio troppo alto per l’animo suo e ormai forse inutile e tardivo.
+In tanta tempesta di pensieri egli non s’appigliava a partito alcuno; o
+piuttosto li tentava tutti senza coerenza e senza energia. Ora faceva
+chiedere alle Potenze la neutralizzazione di Napoli e del territorio,
+colla speranza di arrestare Garibaldi e di restaurare, indugiando,
+le sorti del Regno; ora mandava segrete lettere a Garibaldi stesso
+per offrirgli cinquantamila uomini e la flotta per la guerra contro
+l’Austria, a condizione che s’arrestasse e gli salvasse il restante del
+Regno;[112] ora infine, rifiutata dalla Diplomazia la neutralizzazione
+e da Garibaldi, sdegnosamente, l’alleanza, si buttava in braccio alla
+reazione, tramando colla madre, la moglie, il generale Cutrofiano,
+l’Ischitella ed altri arnesi di Corte, un nuovo colpo di Stato, una
+specie di 15 maggio, che avrebbe dovuto fare man bassa di tutte le
+libertà e di tutti i liberali, se, come tutte le congiure, non fosse
+stato anzi tempo scoperto e i congiurati stessi non si fossero chiariti
+impotenti a tentarlo soltanto.
+
+
+VII.
+
+Frattanto Garibaldi camminava. Fra Salerno ed Avellino erano raccolti
+oltre a quarantamila uomini, la più parte di truppe straniere,
+risolute, dicevano, ad attraversare ad ogni costo il passo al
+Filibustiere e a dargli una battaglia decisiva. E Garibaldi pure lo
+credette; onde affaccendandosi a concentrare quanto più presto poteva
+le sue forze intorno ad Eboli, s’andava a sua volta preparando alla
+giornata finale.
+
+Ma inutile allarme. Anche l’esercito di Salerno era affetto dal
+contagio comune e sacrato al medesimo destino de’ suoi compagni. Corsa
+appena la notizia che la rivoluzione s’era propagata ad Avellino e nel
+Principato Ulteriore, saputo che quel Caldarelli, che aveva capitolato
+a Cosenza, era passato con Garibaldi e marciava con lui contro gli
+antichi camerata, anche le truppe di quel campo cominciarono a dar
+que’ medesimi segni di indisciplina e di ammutinamento, che già avevan
+sciolte le fila del Briganti e del Ghio, ed a levare ogni speranza ai
+Comandanti di tentare, con qualche probabilità di buon successo, la
+prova estrema a cui si erano impegnati.
+
+L’arrivo di queste notizie a Napoli fu decisivo. Nella sera del 5
+settembre, il Re, radunato il Consiglio dei Ministri, chiese il da
+farsi, e una sola fu la risposta loro: impossibile la resistenza; il Re
+si ritirasse a Gaeta colla famiglia; le truppe ripiegassero dietro il
+Volturno; Napoli fosse lasciata in tutela della sua Guardia nazionale.
+Il Re s’arrese al consiglio, e la sera del 6 settembre, intanto che
+le sue truppe cominciavano il loro movimento, dato un addio, non
+privo di dignità, ai suoi antichi sudditi, s’imbarcava colla moglie
+e i parenti sopra il _Colon_, nave da guerra spagnuola, e scortato da
+un’altra della stessa bandiera, poichè la sua flotta aveva rifiutato
+di seguirlo, salpava alla volta di Gaeta. La partenza di Francesco II
+fu pei Napoletani il lieto fine inaspettato d’un dramma che minacciava
+ad ogni scena di finire in tragica catastrofe. Tutti respiravano come
+sollevati da un incubo. I patriotti che conseguivano la libertà senza
+il dolore di macchiarla di sangue civile; il popolo che poteva mutar di
+padrone senza nemmeno darsi la fatica d’una sommossa; i cortigiani cui
+era concesso di voltar livrea senza passare per ingrati; i magistrati
+cui era lecito di barattar giuramento senza esser tacciati di
+fedifraghi; gli ammiragli, i generali, le assise dorate dell’esercito
+e dell’armata, cui s’offriva la rara fortuna di passar sotto le
+bandiere del vincitore senza la vergogna di disertare quelle del vinto;
+Liborio Romano, infine, cui era riuscito di far sparire Francesco
+II e comparire Garibaldi, rendendosi ministro possibile dell’uno e
+dell’altro: tutti avevan sul volto quell’aria di soddisfatta sicurezza
+che esalò dal petto di Don Abbondio quando udì che Don Rodrigo era
+morto. Infatti la nave che portava in esiglio perpetuo Francesco II
+era ancora in vista del Golfo, che il Presidente de’ suoi Ministri
+proponeva ai colleghi fosse tosto annunciato a Garibaldi il felice
+evento, e invitato a venire a prendere possesso della metropoli. Non
+era ufficio che spettasse a’ Ministri d’un Re che non aveva ancora
+abdicato, e il Manna, il De Martino, lo Spinelli, rispettosi di sè
+medesimi, lo ricusarono; ma il Romano era preparato a ben altro, e
+quando gli fu detto esser necessario comporre un indirizzo di devozione
+da presentarsi al Dittatore: «Eccolo,» disse, e lo trasse di tasca
+bell’e fatto.
+
+All’udir pertanto la gran nuova, Garibaldi che era già arrivato
+ad Eboli parte difilato per Salerno; colà ricevuta la Deputazione
+del Ministero che lo invitava d’affrettare il suo ingresso nella
+capitale, risponde saviamente esser pronto a partire appena vengano
+a lui il Sindaco e il Comandante della Guardia nazionale della
+città; raccomandare frattanto l’ordine e la calma; ma poichè anche
+il Romano, divorato dalla febbre di ricevere egli per il primo il
+trionfatore, replica con enfatica parola l’invito, Garibaldi lasciando
+ogni esitazione prende a Vietri la ferrovia; arriva a mezzogiorno
+alla stazione di Napoli, dove Liborio Romano lo riceve e gli declama
+l’indirizzo preparato; e al tocco, in carrozza, accompagnato dal
+Cosenz, dal Bertani dal Nullo e da due altri ufficiali, entra in
+Napoli, e passando sotto il fuoco de’ forti tuttora occupati dai
+Borbonici, traversando i drappelli delle soldatesche nemiche sparse per
+la città, protetto soltanto dall’amore entusiasta d’un popolo e dalla
+serenità radiosa del suo volto che incute al pericolo e disarma il
+tradimento, va a posare alla _Foresteria_ (Palazzo del Governo), e ne
+prende possesso. Modo di conquista unico nella storia: prodigio quasi
+divino d’un’idea, cui basta la fede d’un eroe ingenuo e sorridente per
+disperdere gli eserciti, atterrare le fortezze ed abbattere i troni!
+
+
+VIII.
+
+Primo atto di Garibaldi in Napoli fu di aggregare tutta la marina da
+guerra e mercantile delle Due Sicilie alla squadra del re Vittorio
+Emanuele, comandata dall’ammiraglio Persano.[113] Questo Decreto
+era già un principio d’annessione, e doveva bastare esso solo a
+testimoniare della fede del Dittatore e a disarmare a un tempo tutti i
+sospetti e tutte le diffidenze. Quella flotta, oggetto da un mese delle
+bramosíe e delle trame del conte di Cavour, per aver la quale egli ed
+il Persano avevan tanto armeggiato e congiurato, ecco che Garibaldi
+spontaneamente, tre ore appena dal suo ingresso in Napoli, al solo
+vedere l’ammiraglio di Vittorio Emanuele, la consegna egli stesso nelle
+di lui mani. Dal punto di veduta della politica rivoluzionaria era il
+più madornale degli spropositi; ma dal punto di veduta della politica
+unitaria italiana, era il più sublime degli olocausti.
+
+Pure non bastò. Il conte di Cavour aveva detto alla rivoluzione: _non
+plus ultra_; e ciò non per tema che Garibaldi tradisse la Monarchia,
+ma per repugnanza che la Monarchia gli dovesse troppo. E su questo
+pernio ruotava da tre mesi tutta la sua politica. A Palermo aveva
+cercato arrestare il vincitore coll’annessione immediata; al di
+qua dello Stretto s’era provato a prevenirlo col fargli scoppiare
+dinanzi per iniziativa e con forze monarchiche una sommossa che lo
+costringesse o a tornarsene a Caprera, o a divenire un luogotenente
+di Vittorio Emanuele; dileguata poi anche la chimera dell’insurrezione
+monarchica, non cessa per questo dal macchinare: ora perchè Persano si
+assicuri della flotta; ora perchè s’impossessi dei forti di Napoli;
+ora perchè si tolga in mano la dittatura. Udito infine che Garibaldi
+è alle porte di Napoli, risolve con Vittorio Emanuele l’invasione
+delle Marche e dell’Umbria, «resa necessaria, scriveva al La Marmora,
+dalla conquista di Napoli;» — «unico mezzo, soggiungeva al Persano,
+per domare la rivoluzione e impedire che entrasse nel Regno.» E qui
+non s’ingannava. Lo scopo finale «di coronare Vittorio Emanuele re
+d’Italia in Campidoglio,» lunge dal nasconderlo, Garibaldi lo gridava
+colla sua ingenua franchezza a’ quattro venti. Lo proclamava ne’ suoi
+bandi; lo diceva ne’ suoi colloqui; lo ripeteva al ministro inglese
+Lord Elliot, quando questi lo pregava a nome del suo Governo di non
+toccare la questione della Venezia;[114] lo confermava all’ammiraglio
+Persano ed al conte di Villamarina, quando l’uno dopo l’altro andavano
+ad annunciargli la deliberata impresa degli Stati pontificii.
+
+«All’udire (dice un autorevole scrittore)[115] che i soldati piemontesi
+si apparecchiavano a entrare nell’Umbria e nelle Marche, il Dittatore
+manifestò gioia schiettissima. Ma poi, fattosi pensieroso, dopo
+alcuni istanti di silenzio, disse: — Se questa spedizione è diretta a
+tirare un cordone di difesa attorno al Papa, farà un pessimo effetto
+sull’animo degl’Italiani; — Villamarina con franca e calorosa parola
+si pose a dimostrare, che, se tra la politica sarda e quella seguíta
+dal Dittatore v’era qualche screzio in ordine ai mezzi, v’era perfetta
+concordia di fine, e che quindi bisognava che l’una aiutasse l’altra.
+— A me poco importa, riprese Garibaldi, che il Papa rimanga in Roma
+come vescovo, o come Capo della Chiesa cattolica; ma bisogna togliergli
+il principato temporale, e costringere la Francia a richiamare i suoi
+soldati da Roma. Se il Governo sardo è capace di conseguire tutto ciò
+per negoziati diplomatici, faccia pure, ma presto; giacchè, se tarda,
+niuno mi potrà trattenere di sciogliere la questione colla sciabola
+alla mano.»
+
+Di fronte a queste dichiarazioni dell’eroe la risoluzione del conte
+di Cavour diventava legittima e quasi necessaria. E però la spedizione
+delle Marche e dell’Umbria può dirsi, dopo la guerra di Crimea, la più
+ispirata e fatidica azione del grand’uomo di Stato. Con quel passo
+egli salvò al tempo stesso la Monarchia e l’Italia; frenò il corso
+precipitoso della rivoluzione, per riaddurla poscia più sicuramente
+alla mèta.[116] Se un giorno, esaurito ogni altro mezzo, fosse per
+divenire necessario di recidere colla sciabola il nodo di Roma, nessuno
+poteva, nel 1860, nè affermare, nè negare: certo in quell’istante
+pareva, anche ai più impazienti, intempestivo; e il Mazzini stesso nel
+suo proclama di risposta alla circolare di Pier Luigi Farini, non si
+peritava a confessare che «la questione di Roma sarà sciolta, spero
+provarlo, pacificamente più tardi.[117]»
+
+Ma se l’andare incontro a Garibaldi per prevenirlo e compiere più
+ordinatamente l’impresa ch’egli aveva rivoluzionariamente iniziata,
+era concetto ardito e saggio al tempo stesso; il vessare di sospetti,
+di pressure, di spinte l’uomo che aveva liberato mezza Italia, perchè
+s’affrettasse a deporre un potere ch’egli non aveva alcuna intenzione
+di ritenere, era affatto inopportuno ed improvvido, e poteva, a lungo
+andare, riuscire funesto. Certo Garibaldi, a Napoli, non aveva più
+le ragioni che in Sicilia per differire l’annessione, e s’intende
+che i patriotti napoletani intorno ad una questione di sì capitale
+importanza dovessero esporgli sin da principio i loro voti colla
+più aperta franchezza. Quello tuttavia che non s’intende è che vi
+fossero annessionisti così impazienti da pretendere che il Dittatore
+scrivesse il decreto dell’annessione appena messo il piede in Napoli,
+incerte tuttora le sorti della guerra, non chiari per anco gli effetti
+dell’impresa negli Stati pontificii, non esaurita ancora, nè di qua
+nè di là dallo Stretto, la fase della rivoluzione. L’annessione era
+ormai nella forza delle cose, e come Garibaldi non avrebbe potuto,
+anco volendolo, impedirla, così non s’addiceva a coloro, che insomma
+dovevano a lui la libertà di discuterla, l’imporgliela ad ora fissa,
+lo strappargliela quasi a forza di mano. Nessun diritto aveva egli dato
+fino allora agli annessionisti di dubitare delle sue intenzioni; molti
+argomenti invece per rassicurarli. A Napoli si annuncia, proclamando
+Vittorio Emanuele: _Vero Padre della Patria_.[118] Giunto, consegna
+la flotta borbonica all’ammiraglio Persano; il giorno stesso nomina
+Ministri i capi più eletti della parte moderata e cavouriana; poco
+dopo prega il Persano a volergli mandare in città i Bersaglieri per
+custodire gli arsenali ed i porti; infine al settimo giorno promulga
+lo Statuto del Regno sardo come legge fondamentale di tutto il
+novello Stato. Come insospettire dunque e diffidare di lui? Certo gli
+stavano al fianco altri consiglieri dell’annessione non zelanti, e
+della politica del Cavour tutt’altro che amici; ma fino a qual punto
+li ascoltava egli? Lo spettro pauroso degli annessionisti era il
+Bertani, segretario generale della Dittatura, dell’impresa di Roma
+fautore aperto, in fama di mazziniano, anima rivoluzionaria al certo
+ed in ogni suo proposito audace e tenacissima. Ma senza dire che il
+Bertani non era veramente avverso all’annessione, ma soltanto la voleva
+differita e condizionata, i suoi avversari non dovevano ignorare che
+il suo ascendente sul Dittatore era assai debole; che anzi di tutti
+gli uomini che attorniavano Garibaldi, quello che più gli era in
+sospetto e quasi in uggia era appunto il celebre medico; vuoi per i
+suoi rapporti occulti col Mazzini, vuoi per i contrasti avuti, e non
+per anco interamente quetati, per la spedizione di Terranova; vuoi per
+la disformità dei temperamenti e dei caratteri: l’uno rigido, loico,
+tenace, e sopra ogni cosa partigiano; l’altro mobile, subitaneo,
+intollerante delle opposizioni metodiche e ombroso dei consigli
+dottrinari; facile alle simpatie ed alle antipatie; accessibile
+da cento parti, ma sopra alcuni punti, formanti il suo _credo_,
+incrollabile e quasi inabbordabile.
+
+Tutto ciò per altro non fu nemmanco sospettato dai partigiani a
+oltranza dell’annessione immediata; e così a Napoli come in Sicilia
+cominciarono tosto ad assediare il Dittatore di indirizzi e di
+deputazioni, di cicalate di gabinetto e di manifestazioni di piazza,
+che in sulle prime ottenevano da lui l’effetto precisamente contrario.
+
+Però se a Napoli la sola sua presenza bastava a moderare le impazienze
+ed a tenere in rispetto le opposizioni; in Sicilia, lui assente,
+presente invece il suo Prodittatore, dell’annessione segreto istigatore
+dapprima, poscia pubblico favoreggiatore, le voglie annessioniste
+erano divenute smaniose, e fino a un certo punto anco pericolose. Il 4
+settembre, il comandante Piola, capo della Marina siciliana, raggiunto
+il generale Garibaldi a Fortino, presso Sapri, gli porgeva una
+lettera del Depretis, colla quale questi lo sollecitava a decretare il
+plebiscito dell’Isola.
+
+«La scena (scrive il Bertani)[119] accadeva in una povera osteria.
+Türr e Cosenz, presenti al colloquio, secondavano la proposta del
+Depretis, e già Garibaldi, non sapremmo se più persuaso o infastidito,
+aveva detto: — Basso, scrivete: _Caro Depretis, Fate l’annessione
+quando volete_; — allorchè il Bertani, entrato poco prima, esclamò:
+— Generale, voi abdicate; — e capacitato ben presto dalle opposte
+ragioni del Bertani (capacitato, perchè secondavano l’inclinazione
+del suo animo): — Avete ragione, — rispose, e rivoltosi a Basso, che
+stava sempre colla penna in mano, soggiunse: — Basso, stracciate la
+lettera. —
+
+»E poi con calma riprese a dettare: _Caro Depretis, per l’annessione
+parmi che Bonaparte possa ancora aspettare alquanti giorni.
+Sbarazzatevi intanto di mezza dozzina d’inquieti, e cominciate dai due
+C....._[120]
+
+»E la scena finì;»..... ma non finirono del pari le lotte per
+l’annessione siciliana. Gli annessionisti, capitanati principalmente
+dal Cordova, e spalleggiati dal Depretis, non volevano desistere dal
+loro proposito; anzi in un Consiglio di Ministri ventilarono persino
+se non si dovesse bandire il plebiscito anche malgrado la lettera
+di Garibaldi. Il Crispi invece colla parte più rivoluzionaria e
+garibaldina insisteva perchè la volontà del Dittatore fosse rispettata;
+onde tumulti in piazza e conflitti in Palazzo, che mantenevano Palermo
+in uno stato d’agitazione assai presso all’anarchia e scrollavano
+sempre più la poca autorità al Prodittatore. Quando però corse la
+nuova che Garibaldi era entrato in Napoli, tanto il Crispi, quanto il
+Depretis, decisero, l’uno dietro l’altro, di partire pel Continente,
+onde rendere giudice un’altra volta il Dittatore della perpetua
+controversia. E il Dittatore fu ancora del parere di Fortino; sicchè il
+Crispi continuò a stargli al fianco Ministro degli affari esteri, ed
+al Depretis, fallitogli ormai il principale scopo della sua missione,
+non restò che rassegnare l’ufficio. La rinuncia del Depretis però
+lasciava la Sicilia senza Prodittatore e senza governo, e all’urgente
+bisogno Garibaldi pensò di provvedere egli stesso in persona. La
+sera del 16 settembre, infatti, s’imbarca quasi di nascosto; approda
+l’indomani a Palermo; radunati tostamente i Ministri e trovatili fermi
+nella loro idea, con parole fin troppo dittatorie li congeda; elegge a
+Prodittatore Antonio Mordini, allora Auditore generale dell’esercito
+garibaldino, e lo fiancheggia di Ministri a lui graditi; fattosi al
+balcone del Palazzo arringa il popolo impaziente di acclamarlo dopo
+i recenti trionfi, lo ringrazia d’aver avuto fede in lui e di aver
+respinto un’annessione ch’egli credeva intempestiva, l’incuora a
+persistere finchè vi siano fratelli da liberare;[121] e dopo aver
+protestato nuovamente della sua amicizia per Vittorio Emanuele,
+«l’unico rappresentante della causa italiana,» si accommiata colla
+lusinga di aver per alquanto tempo restaurata la pace e l’autorità in
+Sicilia, e ritorna a Napoli, dove le faccende della guerra s’erano già
+troppo risentite della sua mancanza.
+
+
+IX.
+
+Appena potè aver sottomano un nucleo di forze, Garibaldi aveva
+spedito in tutta fretta il generale Türr ad Ariano per soffocarvi una
+sommossa borbonica suscitata dal Vescovo di colà, e spalleggiata dal
+generale Bonanno che presidiava con una brigata l’Abruzzo Ulteriore.
+E il valoroso Ungherese se n’era sbrigato presto e bene; costretti i
+reazionari a piegar la testa, il Bonanno a render l’armi con tutta la
+sua brigata, il Vescovo, divenuto da quel giorno fervente patriotta,
+a ringraziarlo della sua umanità e cortesia. Questo felice successo
+però nè cansava nè ritardava per nulla l’estrema prova, a cui la
+rivoluzione, non ostante la sua corsa vittoriosa, era chiamata.
+L’esercito, ritiratosi dietro il Volturno, contava ancora tra Capua
+e Gaeta circa cinquantamila[122] uomini, era provveduto d’un ricco
+materiale, protetto da un fiume di cui signoreggiava le due sponde,
+appoggiato infine, senza dir dell’estremo propugnacolo di Gaeta, da una
+fortezza di prim’ordine, quale Capua; e se, come certi indizi facevan
+credere, l’appello di Francesco II, il quale da Gaeta invitava i suoi
+fedeli alla riscossa, era ascoltato, la partita giuocata allora con
+tanta fortuna poteva ridiventare molto combattuta ed incerta.
+
+Garibaldi però ne era impensierito più di quello che volesse
+confessare; ma obbligato ad attendere che le sue truppe, disseminate
+dal Golfo di Policastro a quelle di Salerno, si rannodassero, molestato
+ai fianchi dall’insorgere della reazione e costretto egli stesso dalla
+controversia annessionista ad allontanarsi da Napoli ed a partire per
+Sicilia, non potè nei primi giorni consacrarsi alle cose della guerra
+con l’intera energia del suo spirito, o se anche tutto lo spirito,
+non avrebbe potuto consacrarvi soldati. Però soltanto tra il 12 e
+il 13 di settembre aveva potuto mandare la divisione Türr, forte non
+più di quattromila uomini, ad appostarsi tra Caserta e Santa Maria;
+raccomandando però così al suo Comandante, come al generale Sirtori,
+capo di Stato Maggiore, di tenersi in sulla difesa, spiccando tutt’al
+più delle bande volanti sui fianchi ed alle spalle del nemico, onde
+tentare di sollevargli dattorno le popolazioni e turbarne le mosse.
+
+Ma bastò ch’egli fosse lontano, perchè la fortuna, schiava fin allora
+del maliardo eroe, scuotesse la chioma e tentasse fuggire dalle sue
+insegne.
+
+Il generale Türr (se d’accordo col Sirtori o di suo capo, è
+controverso; ma certo frantendendo od oltrepassando gli ordini precisi
+del suo Generale) s’era proposto di tentare una grande operazione
+strategica; nientemeno che di impadronirsi delle due sponde del
+Volturno, e di occuparvi sulla destra il forte luogo di Caiazzo che
+domina uno dei suoi passi. Infatti il 19 mattina mentre la brigata
+Rustow fingeva un attacco contro la fronte di Capua, spinto poi troppo
+a fondo o dall’imprudenza dei capi o dalla foga dei combattenti;
+il battaglione Cattabeni marciava per il passo di Limatola sopra
+Caiazzo e con poco sforzo se ne impossessava. All’apparenza il colpo
+pareva riuscito; molto sangue di prodi era stato versato, ma insomma
+i Garibaldini potevan credersi padroni delle due rive del Volturno e
+felicemente piantati come una punta aguzza sulla costa sinistra del
+nemico. Illusione d’inesperti coraggiosi che sole ventiquattro ore
+basteranno a dileguare!
+
+Già reduce da Sicilia e precisamente nella sera del 19 al campo di
+Caiazzo, Garibaldi aveva tosto compreso il grosso fallo del generale
+Türr, e se n’era accorato; ma o perchè gli repugnasse abbandonare nel
+pericolo il battaglione del Cattabeni, uno dei suoi vecchi soldati,
+o perchè temesse il triste effetto che sulla accendibile fantasia
+dei Napoletani poteva produrre una ritirata; per ragioni insomma di
+umanità o di politica, quelle ragioni che furono sempre le peggiori
+nemiche dei migliori concetti di guerra, comandò che il Cattabeni,
+minacciato d’imminente attacco, fosse soccorso prima con una brigata
+del Medici; poi, la brigata non essendo pronta, con un reggimento,
+quello che comandava il colonnello Vacchieri. E il preveduto accadde.
+Il Cattabeni e il Vacchieri, assaliti il 21 mattina da forze quattro
+volte superiori, furono, malgrado la prodezza dei capi e dei soldati,
+interamente sbaragliati; ferito e prigioniero col grosso del suo
+battaglione lo stesso Cattabeni; salvatosi a stento coll’avanzo dei
+suoi il Vacchieri; molti che, cercando scampo nel fiume, tentarono
+guadi mal noti, miseramente affogati.
+
+Era il primo errore commesso durante quella campagna; era il primo e
+l’unico rovescio. Però se gli ordini lasciati da Garibaldi ai suoi
+fossero stati osservati, e l’errore ed il rovescio sarebbero stati
+evitati.
+
+Garibaldi aveva certamente ordinato al Türr di lanciar scorribande al
+di là del Volturno; ma non gli aveva dato facoltà di prendere posizioni
+fisse, molto meno poi di dare battaglia per prenderle. Non si tengono
+con iscarse forze le due rive di un fiume privo di ponti, dominato da
+una fortezza; e il nostro Capitano l’aveva tosto compreso. Il difficile
+non stava tanto nel prendere Caiazzo, quanto nel conservarlo; e poichè
+a conservarlo occorrevano una e forse più teste di ponte sul Volturno e
+forze pari ai borbonici, così la rotta del 21 settembre era prevedibile
+ed inevitabile[123]
+
+
+X.
+
+Persuaso anche prima del 21 settembre dell’impossibilità di conservare
+una posizione offensiva-difensiva sulle due sponde del Volturno,
+deliberò di tenersi nella più stretta difensiva sulla sinistra del
+fiume stesso. Disgraziatamente anco la difesa, per la esiguità delle
+forze e l’estensione del terreno, rendevasi molto problematica e
+difficile. Perocchè non bastava difendersi dalle sortite di una piazza
+forte come Capua, ridotta un campo trincerato di circa quarantamila
+uomini, ma conveniva guardare, per il corso di sedici miglia, i passi
+di un fiume tortuosissimo, come il Volturno, e che forma una delle
+linee più bizzarre e insidiose che la topografia strategica conosca. I
+meandri e gli avvolgimenti di questo fiume son tanti, che un esercito
+costretto a campeggiare sulla sinistra del suo tronco inferiore, se lo
+trova, comunque si giri, di fronte, ai fianchi e alle spalle nel tempo
+medesimo. Non ha, è vero, che un sol ponte stabile, quello di Capua; ma
+in iscambio, una serie di ponti volanti a barche, detti, nel vernacolo
+del paese, _scafe_, che danno il mezzo a chiunque ne sia padrone, e
+i Borbonici lo erano, di tragittarsi da una sponda all’altra con una
+facilità di poco minore a quella che offrirebbe un sistema di ponti
+fissi.
+
+E non basta. Posto che l’obbiettivo dei Regi fosse Napoli, essi
+potevano marciarvi per sette grandi vie collegate tra di loro da un
+dedalo di strade minori, che di tanto agevolavano ad essi le offese,
+di quanto accrescevano le difficoltà della difesa. Da Capua infatti
+essi potevano arrivare alla capitale, così per la doppia via Santa
+Maria-Caserta, o Sant’Angelo-Caserta, come per la strada più lunga, ma
+non meno insidiosa, San Tammaro-Aversa. Dal Volturno poi gli sbocchi
+erano tanti quante le _scafe_. Dalle _scafe_ di Formicola e di Caiazzo
+si spiccavano due vie, che congiungendosi al bivio del Gradillo
+venivano a cader traverso la colonia di San Leucio, sul gran parco
+di Caserta; dalla _scafa_ di Limatola un’altra via, passando rasente
+Castel Morone, riusciva più a oriente alla medesima mèta; infine da
+tutti i passi del Volturno superiore si poteva sboccare sulla strada
+di Piedimonte-Dugenta, che piombava diritta sui Ponti della Valle e
+Maddaloni, a nove miglia da Napoli.
+
+Ora il difensore, forzato a manovrare su questo scacchiere, non
+aveva libertà di scelta: o guardarne tutti i passi del pari, o,
+concentrandosi in pochi punti, correr rischio di vedersi aggirato e
+tagliato fuori della sua base d’operazione. Il suolo gli offriva qua e
+là qualche buon punto d’appoggio; come la catena del Tifata alle spalle
+di Sant’Angelo, i poggi di Briano ed i boschi di San Leucio innanzi al
+bivio di Formicola e di Caiazzo; la vetta di Castel Morone di contro
+alla _scafa_ di Limatola: le alture di Monte Caro, di Villa Gualtieri
+e del Longano a guardia di Maddaloni; ma tutti questi baluardi essendo
+interrotti e separati da grandi intervalli scoperti, non bastavano a
+bilanciare la lunghezza della linea e la sottigliezza del numero, col
+quale l’esercito garibaldino era costretto a difenderla.
+
+Ora nessuno vorrà credere che il difetto d’una siffatta linea sia
+sfuggito al nostro Capitano: molti anni dopo, in un suo libro lo
+denunziava egli stesso;[124] ma da vero uomo di guerra, anzichè
+perdersi in vani conati per cambiare ciò che la natura aveva creato, e
+la forza delle cose gl’imponeva, prese il suo partito di far fronte al
+nemico su tutti i punti, salvo a distribuire le forze a seconda delle
+naturali difese del suolo, ed a tenersi sotto mano una forte riserva
+per accorrere sul punto più minacciato.
+
+Ciò deliberato, stende fra Santa Maria e San Tammaro la divisione
+Cosenz,[125] comandata dal Milbitz (quattromila uomini e quattro
+pezzi), e vi stabilisce la sua sinistra; colloca a Sant’Angelo,
+in comunicazione colla prima, la diciassettesima divisione Medici
+(quattromila uomini e quattro pezzi), e ne fa il suo centro; apposta
+a San Leucio la brigata Sacchi (duemila uomini), ed a Castel Morone il
+battaglione Bronzetti (dugentosettanta uomini); affida alla divisione
+Bixio, la più forte di tutte (cinquemilaseicento uomini e otto pezzi),
+la difesa dei Ponti della Valle e Maddaloni, e vi assicura la sua
+destra; mette a guardia della strada d’Aversa la nascente brigata
+Corte; accampa a Caserta, sotto il comando del Türr, la sua riserva
+(quattromilasettecento uomini e tredici pezzi) e insedia, nella celebre
+Villa del Vanvitelli, prediletto svago dei Borboni, il suo Quartier
+generale.
+
+Ventunmila uomini, la più parte de’ quali male armati e peggio
+istruiti, seminati sopra un terreno di oltre venti chilometri, dovevano
+contrastare il passo a quarantamila vecchi soldati, il fiore dei
+fedeli del Borbone, protetti da una fortezza di primo ordine, armata di
+sessanta bocche da fuoco, fiancheggiati da un fiume tutto in mano loro,
+ai quali la vicinanza, e tra poco la presenza, del Re loro trasfonderà
+uno spirito novello, e che tenendosi incolpevoli delle vergogne
+di Palermo, di Reggio e di Soveria parevano tanto più deliberati a
+vendicarle.
+
+
+XI.
+
+Una battaglia era imminente; molti indizi l’annunciavano, Garibaldi la
+presentiva. «Tornato da Palermo (scrive egli stesso) presi stanza a
+Caserta, e visitando ogni giorno Monte Sant’Angelo, da dove scorgeva
+bene il campo dei nemici, a levante della città di Capua e nei
+dintorni, dai loro movimenti sulla sponda destra del Volturno, che
+non potevano sfuggire al mio osservatorio del Monte suddetto, e dalle
+loro disposizioni, io congetturava essere i Borbonici in preparativi
+d’una battaglia aggressiva.» E non s’ingannava. Fin dal 26 settembre il
+generale Ritucci, nuovo comandante supremo dell’esercito regio, aveva
+già fermato il suo disegno, modello di primitiva semplicità: attaccare
+la linea garibaldina su tutti i punti, con maggior sforzo alle due
+ali di Santa Maria e di Maddaloni, e, sfondatala, marciare su Napoli.
+E da ciò questa distribuzione di parti: il generale Tabacchi colla
+divisione della guardia, settemila uomini, doveva assalire Santa Maria,
+fiancheggiato alla sua destra dalla brigata Sergardi, tremila uomini,
+che spuntando l’estrema sinistra garibaldina a San Tammaro aveva per
+iscopo di minacciare la strada d’Aversa. Al centro, invece, dando
+la destra al Tabacchi e sostenuto a manca dal generale Colonna, cui
+era commesso di passare con cinquemila uomini la Scafa di Triflisco,
+doveva marciare su Sant’Angelo con diecimila uomini, maggior nerbo
+degli assalitori, il generale Afan de Rivera: ad oriente il colonnello
+Perrone, con milledugento combattenti spalleggiati però da una riserva
+di altri tremila rimasti a Caiazzo, doveva sboccare da Limatola, e
+per la strada di Castel Morone mirare diritto a Caserta: all’ultima
+destra, infine, il Von Mechel con una divisione di ottomila uomini, la
+più gran parte Tedeschi, doveva, per la strada di Ducenta, avventarsi
+sul Bixio ai Ponti della Valle, e di là, dando la mano al Perrone,
+come questi doveva darla al Colonna, al Rivera, al Tabacchi, a tutti
+quanti marciare a bandiere spiegate su Napoli. Il gran colpo era stato
+deciso per il 1º ottobre, onomastico di Francesco II; il Re stesso,
+coi fratelli, doveva seguire, a convenevole distanza, le sue legioni, e
+coll’augusta presenza incoraggiarle, da lontano, alla sacra riscossa.
+
+Fino dalla vigilia Garibaldi aveva notato sotto le mura di Capua
+un grande tramenío, sicchè, come uomo che ha letto fino al fondo
+il pensiero del suo avversario, diceva o mandava a dire a’ suoi
+Luogotenenti: «Fate buona guardia, domani saremo attaccati.»
+
+In sull’alba del 1º ottobre, infatti, un crescente colpeggiare di
+moschetteria, echeggiante da Sant’Angelo a Santa Maria, annunziava che
+la zuffa era cominciata. Poco dopo il Milbitz era già alle prese col
+Tabacchi, e il Medici con Afan de Rivera; laonde Garibaldi, accorso al
+fragore de’ primi colpi a Santa Maria, aveva subito indovinato che la
+giornata sarebbe stata, come suol dirsi, assai calda, e che conveniva
+rinforzare senza indugio Santa Maria, che era, tra i punti principali
+della sua linea, il più debole e per postura e per numero di difensori.
+Mandò quindi a chiedere a Caserta la brigata Assanti della riserva, e
+confidatosi interamente al Milbitz, uno de’ suoi vecchi commilitoni di
+Roma, partì in carrozza per Sant’Angelo, altro dei punti che più gli
+stavano a cuore.
+
+Potevano essere le sei del mattino. Circa all’ora medesima gli
+avamposti del Bixio si scontravano con l’avanguardia di Von Mechel, e
+il Perrone passava il Volturno a Limatola. Se non che, giunta verso la
+metà della strada che da Santa Maria mena a Sant’Angelo, la carrozza di
+Garibaldi è all’improvviso tempestata da una grandine di fucilate, e
+al tempo stesso involta in un nugolo di nemici sbucati da certe fosse
+asciutte che tenevan luogo di vere strade coperte. E già quella prima
+scarica aveva morti il cocchiere ed un cavallo della carrozza; talchè
+Garibaldi stesso, in presentissimo pericolo, fu costretto a balzare a
+terra ed a mettersi co’ suoi aiutanti in sulla difesa. «Ma (narra egli
+medesimo) mi trovavo in mezzo ai Genovesi di Mosto ed ai Lombardi di
+Simonetta. — Non fu quindi necessario di difenderci noi stessi; quei
+prodi militi, vedendoci in pericolo, caricarono i Borbonici con tanto
+impeto, che li respinsero un buon pezzo distanti e ci facilitarono la
+via verso Sant’Angelo.[126]»
+
+Pure anco l’arrivo a Sant’Angelo non fu senza pericolo. Intanto che la
+prima catena del Rivera per quelle fosse o strade coperte, che dicemmo,
+s’insinuava non vista dentro il fianco sinistro del Medici e stava
+per tagliargli ogni comunicazione col Milbitz, dal lato opposto le
+avanguardie del Colonna, tragittata nella notte la Scafa di Triflisco,
+aggiravano favorite dalle tenebre la destra di Sant’Angelo, e per
+sentieri ascosi di monti arrivavano in sul fare dell’alba sui poggi
+di San Vito, uno dei contrafforti del Tifata. Poco mancò pertanto
+che Garibaldi, il quale appunto verso quella medesima ora arrivava su
+quell’altura, cascasse in mezzo a quella nuova imboscata di nemici; e
+sarebbe certamente accaduto se appena scortili non li avesse arrestati,
+cacciando loro incontro il drappello della sua scorta, facendoli al
+tempo stesso pigliar di costa da una compagnia del Sacchi che chiamò in
+tutta fretta da San Leucio.
+
+Liberato, con tanta fortuna sua e della giornata che stava
+combattendo, da quel nuovo pericolo, Garibaldi potè abbracciare dal
+suo osservatorio di Sant’Angelo tutto il quadro della battaglia. E gli
+apparve formidabile. Il Milbitz e il Medici resistevano prodemente,
+ora contrastando, ora riacquistando con infaticabili contrassalti i
+punti capitali delle loro posizioni; ma il nemico, forte delle sue
+grosse riserve, rinnovava di continuo con truppe fresche gli assalti,
+mentre i Garibaldini, diradati dalla strage e dalla stanchezza, erano
+all’estremo della loro possa. Si combatteva da una parte e dall’altra
+da oltre sei ore; ma verso il tocco pomeridiano un nuovo e generale
+assalto del Tabacchi contro il Milbitz, e di Afan de Rivera contro il
+Medici, addossa i difensori agli ultimi ripari delle loro linee. Il
+Milbitz a Santa Maria è ridotto alla difesa di Porta Capuana; il Medici
+a Sant’Angelo è forzato a disputare con un pugno di gente il crocivio
+Capua-Sant’Angelo, Santa Maria-Sant’Angelo, centro delle sue, e chiave
+di tutte le posizioni a occidente di Caserta. Ancora un passo de’
+Borbonici e la giornata è perduta. Garibaldi lo vede, ed afferrando a
+volo l’istante, scende a galoppo dal Tifata, rincora, rampogna, raduna,
+risospinge al combattimento quanti fuggiaschi o sbandati incontra per
+via: raccomanda al Medici, cui ogni raccomandazione era superflua, di
+tenersi a Sant’Angelo fino all’ultimo fiato; spicca ordine al Sirtori
+di mandare incontanente a Santa Maria tutte le riserve, e pei sentieri
+bistorti e ruinosi della montagna, poichè la strada diritta era in
+potere del nemico, corre egli stesso a Santa Maria per attendervi le
+riserve e ristorare la pugna.
+
+Le riserve infatti, verso le due pomeridiane, parte per la consolare,
+parte per la ferrovia, arrivarono. Non v’era più un solo istante
+da perdere; ogni altro capitano le avrebbe cacciate, senza dar
+loro un secondo di riposo, nella mischia: Garibaldi no. Composto
+il viso all’abituale placidezza, non tradendo alcun segno d’interna
+trepidazione, rassicura col solo aspetto le truppe sopravvenienti,
+comanda agli ufficiali che siano lasciate riposare, dice ad alta voce
+al generale Türr, in guisa che tutti possano sentirlo: «La vittoria
+è certa, manca solo il colpo decisivo;[127]» poi, senza fretta,
+senza trambusto, con ordine e calma mirabili, piglia egli stesso la
+brigata Milano e parte della Eber e la caccia sulla strada di Santa
+Maria a Sant’Angelo; intanto che il Türr col rimanente della Eber e
+gli avanzi della Milbitz va a rinforzare la difesa di Porta Capuana
+e a fronteggiare il nemico su tutta la sinistra. Nel suo concetto le
+riserve mandate alla riscossa sulla destra dovevano attaccare il nemico
+in due colonne e con due obbiettivi affini, ma diversi: l’uno, cioè,
+urtare diagonalmente la destra del Tabacchi in modo da spuntarlo e
+separarlo da Afan de Rivera; l’altro marciar perpendicolarmente sul
+fianco sinistro di questi, in guisa da minacciarne la ritirata e da
+liberar a Sant’Angelo il Medici che eroicamente agonizzava. E tutto
+riuscì a seconda. Pochi colpi, alcune cariche a fondo brillanti,
+soprattutto quelle della Legione ungherese e del battaglione Milano, e
+i Generali borbonici, sconfidati da tanta resistenza, se non stremati
+di forze, fatta coprire la loro fronte, spezzata da un’ultima carica
+di cavalleria, male guidata e presto risospinta, suonarono a ritirata.
+Alle 5 della sera tutte le posizioni garibaldine erano riconquistate.
+Il Medici tornava signore indisputato del suo quadrivio. Il Türr e
+il Rustow (il Milbiltz era rimasto ferito) inseguivano le schiere
+disordinate del Tabacchi e del Rivera, fin sotto le mura di Capua.
+Alla stessa ora il Bixio, dopo avere per tutta la giornata ributtati
+gli assalti di Von Mechel, lo ricacciava colle baionette alle reni
+di là dai Ponti della Valle fin presso a Ducenta; al Perrone infine,
+trattenuto sei ore sotto Castel Morone dall’eroico petto di Pilade
+Bronzetti e de’ suoi trecento, sacratisi a certa morte per la salvezza
+comune, era tolto di tentare per quel giorno il divisato colpo su
+Caserta; sicchè in quell’ora stessa, 5 pomeridiane, Garibaldi poteva
+telegrafare a Napoli: «Vittoria su tutta la linea.[128]»
+
+ [Illustrazione: PIANO DELLA GIORNATA DEL VOLTURNO]
+
+
+XII.
+
+E vittoria era, piena, compiuta, gloriosa e, checchè altri abbia
+novellato, tutta dell’armi volontarie, tutta garibaldina. All’indomani,
+come suol spesso accadere dopo i grandi fatti d’arme, la battaglia ebbe
+uno strascico che poteva arricchire e quasi allietare la vittoria, ma
+non avrebbe mai potuto, non che metterla in forse, turbarla un istante.
+Dicemmo che Pilade Bronzetti, anzichè cedere il passo di Castel Morone,
+a lui affidato, aveva tolto di morire col fiore più eletto de’ suoi.
+Da ciò era conseguíto che il Perrone, perduto intorno a quella vetta
+il suo tempo migliore, e ritardato novamente da un contrassalto ardito
+di alcune compagnie della brigata Sacchi, era stato sopraggiunto
+dalla sera e non aveva più potuto proseguire per Caserta, come era suo
+disegno. Tuttavia, o perchè ignorasse (strana cosa invero) la ritirata
+dell’esercito suo, o perchè fosse d’animo temerario e sconsiderato, non
+volle rinunziarvi per l’indomani, e all’alba del giorno mosse per la
+via di Caserta Vecchia alla sua mèta. Il generale Sirtori, che tutta
+la giornata del primo aveva vegliato con grande alacrità all’invio
+dei rinforzi e delle munizioni, e insieme alla sicurezza del Quartier
+generale, fu il primo ad avvertir l’avanzarsi del corpo del Perrone e
+nella notte stessa n’aveva mandato l’annunzio a Garibaldi, che spossato
+dalla grande fatica della vigilia era rimasto a prendere un po’ di
+riposo a Sant’Angelo. Egli però fu più noiato del sonno interrotto,
+che conturbato dalla gravità del messaggio. Anche senza vederlo aveva,
+per istinto, compreso che si trattava d’un corpo isolato, rimasto
+spensieratamente di qua dal Volturno e che non poteva in alcuna guisa
+rimettere in dubbio la vittoria della vigilia. Montato tuttavia
+a cavallo, corre nella notte stessa a Caserta, dove concorda col
+Sirtori le disposizioni necessarie, non tanto per combattere, quanto
+per irretire e prendere il nemico. Il Sirtori con una frazione della
+brigata Assanti levata da Santa Maria, e un battaglione di Bersaglieri
+dell’esercito settentrionale chiamato il dì innanzi da Napoli, quando
+più ondeggiava la fortuna, doveva stare alla difesa di Caserta, quindi
+del centro; il Bixio ebbe ordine di attorniare il nemico dal lato di
+Monte Viro e Caserta Vecchia, cioè dalla sua sinistra; mentre Garibaldi
+in persona con un manipolo di Carabinieri genovesi, alcuni frammenti
+della brigata Spangaro razzolati a Sant’Angelo, un battaglione
+regolare della brigata Re e l’intera brigata Sacchi, si era assunto di
+accerchiarlo dalla destra, togliendogli così ogni scampo.
+
+Se non che, intanto che le truppe destinate all’azione si ordinavano
+e mettevano in marcia, l’avanguardia del Perrone, che già nel mattino
+era stata scoperta dalle guide del Missori a Caserta Vecchia, si
+avanzava alla sprovveduta sino alle prime case di Caserta,[129] talchè
+il Sirtori, costretto ad accorrere alla difesa con quanta gente si
+trovava fra mano, diè modo a quei bravi Bersaglieri dell’esercito
+settentrionale, chiamati la vigilia, di barattare coi Borboni
+alcuni felici colpi di carabina, e di suggellare anche sui campi del
+Mezzogiorno la fratellanza non mai smentita tra i soldati di Vittorio
+Emanuele e le camicie rosse della rivoluzione.[130] Intanto però
+che il Sirtori respingeva l’attacco di fronte, le truppe destinate
+all’aggiramento giungevano a’ loro posti, sicchè non restò più che
+a dar sul nemico l’ultimo colpo. Infatti verso le tre pomeridiane,
+attaccata dai Calabresi dello Stocco, e dal battaglione della brigata
+Re, lanciati alle spalle ed ai fianchi di Caserta da Garibaldi stesso,
+attorniata e serrata da due brigate del Bixio, perseguitata dal
+battaglione Isnardi della brigata Sacchi, opportunamente accorsa a
+chiudere il passo ai respinti da Caserta, tutta la colonna del Perrone
+o restò prigioniera, o andò dispersa di là dal Volturno, assicurando
+con nuovi trofei la vittoria della giornata precedente.
+
+La battaglia del Volturno, e per l’estensione del campo e pel numero
+de’ combattenti e per la durata della pugna e per la grandezza
+dei risultati, fu una delle più grosse che l’armi italiane abbiano
+combattuto. Ventimila giovani volontari, disseminati sopra un terreno
+tortuoso e capricciosissimo di circa venti chilometri, resistettero ad
+un esercito di quarantamila vecchi soldati agguerriti, ed alla fine
+lo sbaragliarono. Le perdite dei Garibaldini sommarono all’incirca a
+cinquecento morti, a milletrecento feriti e milletrecento sbandati
+o prigionieri; fuori del conto i codardi che passeggiavano le vie,
+biscazzavano nei caffè, o sbevazzavano nelle taverne di Napoli,
+intanto che i loro camerati combattevano e morivano. Dei morti e feriti
+borbonici invece incerto il numero, quantunque sia probabile che per
+la imperfezione delle armi garibaldine non abbia uguagliato quello
+dei vincitori; certissimo però quello dei prigionieri e delle prede:
+tremila e più tra soldati ed ufficiali e sette bocche da campagna
+di grosso calibro. Come in tutte le grandi fazioni campali, così in
+questa i fattori della vittoria furono tre: il genio del Capitano
+supremo, la prodezza de’ suoi Luogotenenti e soldati, gli errori del
+nemico. «Il generale Garibaldi (dice un ufficiale tedesco storico e
+testimone) fu inarrivabile prima, nel corso e dopo la battaglia.[131]»
+Preparato da molti giorni ad un assalto generale, prese in tempo le
+opportune misure per respingerlo, raddoppiò colla sua la vigilanza dei
+suoi Luogotenenti e si premunì da ogni sorpresa. Non appena accesa
+la pugna, ne estimò l’importanza, ne fermò il disegno, ne divinò
+l’obiettivo. Salito fin dal mattino al suo prediletto osservatorio del
+Tifata, vi potè abbracciare d’uno sguardo l’intero campo di battaglia
+e seguirne davvicino tutte le principali vicende. Veduto il balenare
+delle sue linee e il soverchiare del nemico, non dubitò un istante
+della vittoria. Apparso il momento del colpo decisivo, l’afferrò
+al volo; chiamò in tempo le riserve e le capitanò egli stesso; egli
+stesso le diresse contro il punto più offensibile del fianco nemico
+e decise della giornata. Nella prima fase dell’azione fu l’occhio,
+nella seconda la mente e l’anima dell’esercito suo. Comandò e combattè
+insieme; osservò con acutezza, ragionò con logica, agì con rapidità e
+precisione; dovunque apparve serenò, col solo aspetto, i combattenti,
+fugò la paura e sovraneggiò la fortuna.
+
+Il dubbio, tenace tuttora nella mente di molti, che Garibaldi non
+sia mai stato che un abile partigiano, inetto al comando di numerosi
+eserciti ed alle fazioni della grossa guerra, non merita più, dopo il
+1º ottobre, di essere seriamente discusso. Nella battaglia del Volturno
+erano impegnate tante forze quante a Rivoli, sopra un terreno non meno
+esteso di quello di Marengo, e se il vincere una siffatta battaglia
+non conferisce al vincitore il titolo di Capitano, Bonaparte fino
+alle Piramidi non avrebbe potuto dirsi che un guerrigliero.[132] Certo
+anche Garibaldi non avrebbe potuto vincere senza Generali e soldati; ma
+avrebbe forse Napoleone trionfato in tante battaglie senza i Massena,
+i Soult, i Ney, i Lannes, i Marmont, i Davoust? E invero la condotta
+dei divisionari di Garibaldi al 1º ottobre è degna d’esser citata ad
+esempio. Posti a difendere con forze inadeguate posizioni tutt’altro
+che gagliarde, e il cui primo difetto era di essere tutte ugualmente
+importanti, adempirono l’arduo assunto con grande abilità e valore;
+disputarono palmo a palmo il terreno, tenendosi concentrati nei punti
+decisivi e soprattutto usando a tempo e con energia dei contrassalti
+offensivi, che sono la salvezza di tutte le difese. È vero che furono
+a lor volta mirabilmente secondati. Il Bixio disse: «Quando dei corpi
+saranno comandati da ufficiali come Dezza, Piva, Taddei, Spinazzi,
+ed avranno a capo di Stato Maggiore un ufficiale come Ghersi, se la
+vittoria non coronerà sempre i loro sforzi, certo sapranno incontrare
+ai loro posti una morte gloriosa.[133]»
+
+Ora lo stesso avrebbe potuto dirsi a Santa Maria, di Faldella, di
+Malenchini, di Eber, di De Giorgis, di Assanti, e a Sant’Angelo di
+Simonetta, di Ferrari, di Guastalla, di Cadolini, di Spangaro, e
+a Caserta di Bonnet, di Bruzzesi, di Majocchi; e serbata la debita
+misura di tutti i gregari. Le azioni di valore in quella giornata
+furono innumerevoli; ma a tutte sovrasta, come una gloria, quella del
+Bronzetti a Castel Morone, il cui generoso sacrificio salvò, ben può
+dirsi, l’esercito garibaldino dal più terribile colpo che il nemico gli
+serbasse, poichè a nessuno è dato affermare quel che sarebbe avvenuto,
+se il 1º ottobre un corpo, anche relativamente piccolo, fosse piombato
+su Caserta, nell’ora decisiva, costringendo Garibaldi ad usar contro di
+esso quelle riserve che gli erano necessarie a ristorare la battaglia
+sugli altri punti più minacciati.
+
+Ma, siccome dicemmo, una parte non ultima della vittoria va dovuta agli
+errori de’ nemici. «Per fortuna nostra (scrive Garibaldi stesso), fu
+pur difettoso il piano di battaglia dei Generali borbonici. Essi ci
+attaccarono con forze considerevoli su tutta la linea, in sei punti
+diversi, a Maddaloni, a Castel Morone, a Sant’Angelo, a Santa Maria, a
+San Tammaro, ed in un punto intermediario di cui non ricordo il nome,
+ove comandava il general Sacchi.
+
+»Diedero così una battaglia parallela, cozzando col grosso del loro
+esercito contro il grosso del nostro, ed assalendo posizioni da noi
+studiate e preparate.
+
+»Se avessero invece preferito una battaglia obliqua, cioè minacciato
+cinque dei punti summentovati, con avvisaglie di notte, e nella stessa
+notte portare quarantamila uomini sulla nostra sinistra a San Tammaro,
+o sulla nostra destra a Maddaloni, io non dubito essi potean giungere a
+Napoli con poche perdite.
+
+»Non sarebbe stato perciò perduto l’esercito meridionale, ma un grande
+scompiglio ce lo avrebbero cagionato. Con un’ala rotta, ed il nemico
+padrone di Napoli e delle nostre risorse, diventava l’affare un poco
+serio.[134]»
+
+E di più non ci occorre aggiungere. Garibaldi con questo giudizio,
+tanto modesto quanto esatto, ha dimostrato una volta di più che nessuno
+degli elementi del cimentoso problema incontrato il 1º ottobre nella
+pianura capuana gli era rimasto ignoto; ch’egli agì con piena coscienza
+della situazione sua e degli avversari; che la vittoria non premiò in
+lui soltanto il valore, e non servì soltanto la fortuna; ma ubbidì alla
+sagacia, all’arte, alla prodezza, a tutte le doti che formano il buon
+Capitano, e lo rendono degno delle marziali corone.[135]
+
+
+XIII.
+
+Le due giornate del Volturno avevano tolto ai Borbonici ogni
+probabilità di prossima rivincita, ma non ogni possibilità di lunga
+resistenza. Francesco II, non ostante le perdite, poteva ancora
+allineare circa a quarantamila combattenti; le principali fortezze del
+Regno, Capua e Gaeta, erano sempre in suo potere; tutto il territorio
+dal Volturno al Tronto era signoreggiato dal suo esercito; gran
+parte della popolazione rurale degli Abruzzi gli rimaneva fedele e in
+taluni distretti, come in quello d’Isernia, i contadini respingevano
+apertamente la rivoluzione e pigliavan le armi in sua difesa; talchè
+egli poteva protrarre per lungo tempo la lotta e se non voltare la
+fortuna, differire ancora la finale caduta.
+
+Pel contrario l’esercito garibaldino cominciava ad assottigliarsi
+e svigorirsi. I rinforzi non bilanciavano più da parecchio tempo
+le perdite: le grandi spedizioni del Continente erano arenate: la
+Sicilia, dati al passaggio dello Stretto dai quattro ai cinquemila
+Picciotti, pareva come esaurita; e peggio devesi dire delle Calabrie,
+delle Puglie, di tutte le provincie del Regno. Indarno Garibaldi
+ripeteva i suoi belligeri appelli in nome di Roma e Venezia; da
+qualche avventuriero in fuori nessuno rispondeva più alla chiamata.
+Dei ventunmila uomini del 1º ottobre non ne restavano oramai che
+diciottomila; e quando si eccettui una legione inglese, masnada di
+beoni e di saccomanni,[136] non una insegna di soccorso spuntava
+sull’orizzonte.
+
+E come andava scemando la quantità, così peggiorava la qualità. I
+bei giorni di Calatafimi e di Milazzo erano passati. Nelle schiere
+cominciavano a serpeggiare quei primi sintomi di stanchezza, che
+sono quasi sempre i precursori della dissoluzione. Una parte reggeva
+ancora al dovere; ma la molla dell’entusiasmo, che aveva fino allora
+rese dolci le privazioni e belli i pericoli, era fiaccata. La vanità
+dei brevetti e dei gradi, i mercenari calcoli della carriera,
+già subentravano, nel cuore di molti, ai puri stimoli dell’amore
+della patria e della gloria. Gli ufficiali esuberavano in misura
+insolita[137] anco fra gli eserciti rivoluzionari, ed acceleravano essi
+pei primi, coll’ingombro degl’inetti e lo scandalo degli oziosi, la
+corruzione dell’intero esercito.
+
+Anche i migliori principiavano ad essere disamorati d’una guerra
+che dopo l’annunciato sopraggiungere dell’esercito sardo perdeva la
+sua ragione principale, e null’altro prometteva che un’incresciosa
+vigilanza attorno ad una uggiosa fortezza in una più uggiosa pianura.
+Che se a tutto ciò s’aggiunga l’intristire della stagione, le lunghe e
+piovose notti del morente autunno, il difetto di riparo e di vesti, il
+crescere conseguente delle sofferenze e delle malattie, si intenderà di
+leggieri come l’esercito garibaldino potesse tener ancora la difensiva
+sulla linea occupata, ma non mai pensare ad alcuna decisiva operazione
+offensiva, molto meno poi all’impresa di Roma. E Garibaldi lo sentiva,
+e talvolta nei confidenti abbandoni dell’amicizia gliene fuggiva di
+bocca l’amara confessione. «Leggete questa lettera di Mazzini (diceva
+ad Alberto Mario, qualche giorno dopo la vittoria del Volturno); egli
+mi sprona alla spedizione di Roma. Sapete se io non ci abbia di lunga
+mano pensato. Il 1º ottobre abbiamo sconfitto il nemico a tal punto,
+che non sarà più in grado d’affrontarci; ma non potrò mai andare a
+Roma, lasciandomi addietro sessantamila uomini trincerati fra due
+fortezze, i quali intanto si ripiglierebbero Napoli.[138]» E se quei
+sessantamila uomini erano un’amplificazione, tutto il resto era pura
+verità. Dopo il 2 ottobre l’esercito garibaldino bastava appena a
+salvar Napoli da un colpo di mano, se pure bastava.
+
+Ma a distoglierlo dalla temeraria impresa, più ancora della ragione
+militare poteva la politica.
+
+Disfatto a Castelfidardo il Lamoricière, espugnata Ancona, riuscita
+oltre la speranza l’impresa delle Marche e dell’Umbria, il conte di
+Cavour deliberò di farsi perdonare l’audacia coll’audacia e di spingere
+l’esercito, già sulla via, all’invasione del Regno. Così con un colpo
+solo lo strappava a Garibaldi ed al Borbone insieme; rompeva gli ultimi
+indugi all’annessione, rivendicando alla spada del suo Re l’onore di
+compiere e assodare l’opera dalla rivoluzione iniziata.
+
+Sfidata ancora la collera delle Potenze d’Europa, di cui presentiva
+le strida, ma insieme presagiva l’inerzia;[139] annunziata con
+brutale laconismo al Ministro napoletano presso la Corte di Torino la
+sua risoluzione; chiesta dal Parlamento subalpino,[140] non ancora
+italiano, l’approvazione della sua politica e la balía di annettere
+tutte le provincie italiane, che liberamente dichiarassero di voler
+far parte integrante della Monarchia; spinge il Re stesso a mettersi
+a capo dell’esercito vincitore ed a passare il Tronto. E Vittorio
+Emanuele, cui nulla era più gradito della parte di re guerriero, e
+che degli ardimenti del suo Ministro era piuttosto l’istigatore che il
+moderatore, lasciata la reggenza al Principe di Carignano raggiunge il
+3 ottobre l’esercito ad Ancona; d’onde bandito ai Napoletani, in un
+Manifesto, a dir vero, nè sobrio nè modesto,[141] ch’egli stava per
+arrivare, invitato, tra loro, a «chiudere l’èra delle rivoluzioni,»
+s’incamminò a grandi giornate verso i confini del Regno.
+
+Ciò stante a Garibaldi non faceva mestieri di grande acume politico per
+comprendere che egli non poteva più oramai muovere le insegne contro
+Roma senza urtare o prima o poi nelle schiere di Vittorio Emanuele, e
+peggio ancora nella volontà di quel Parlamento che era a quei giorni
+il supremo rappresentante morale, se non per anco legale, della
+nazione intera; senza incorrere perciò nella terribile responsabilità
+d’una guerra civile. E poichè nulla era più profondo nel cuore del
+patriottico eroe che l’orrore della discordia fraterna, così molto
+prima d’accorgersi che gliene mancava la forza e molto prima che
+Vittorio Emanuele venisse a capitanare l’esercito d’Ancona, egli aveva
+deliberato in cuor suo, mormorando, imprecando, fors’anco, a chi ve
+lo sforzava, ma pure senza restrizioni nè riserve, di rinunciare, pel
+momento almeno, ad ogni tentativo su Roma.
+
+E di questo fanno fede due documenti noti, ma per avventura non
+abbastanza notati, nè dirittamente finora interpretati. Il primo
+è l’_Ordine del giorno_ del 28 settembre, nel quale, bandita con
+esultanti parole ai Volontari la disfatta del Lamoricière, precorreva
+colla speranza gli eventi, compiacevasi della resa d’Ancona e della
+passata dell’esercito del Settentrione nel Regno anche prima che ciò
+avvenisse, e conchiudeva giubilando: «Fra poco avremo la fortuna di
+stringere quelle destre vittoriose.[142]» L’altro ancora più espressivo
+è la lettera ch’egli stesso dirigeva a re Vittorio Emanuele in data del
+4 ottobre, e che preferiamo riprodurre testualmente:
+
+ «Caserta, 4 ottobre 1860.
+
+ »Sire,
+
+ »Mi congratulo colla Maestà Vostra per le brillanti vittorie
+ riportate dal vostro bravo generale Cialdini e per le felici
+ lor conseguenze. Una battaglia guadagnata sul Volturno ed un
+ combattimento alle due Caserte pongono i soldati di Francesco II
+ nell’impossibilità di più resisterci. Spero dunque poter passare il
+ Volturno domani. Non sarebbe male che la Maestà Vostra ordinasse a
+ parte delle truppe, che si trovano vicino alla frontiera abruzzese,
+ di passare quella frontiera e far abbassare le armi a certi
+ gendarmi che parteggiano ancora per il Borbone.
+
+ »So che V. M. sta per mandare quattromila uomini a Napoli, e
+ sarebbe bene. Pensi V. M. che io le sono amico di cuore, e merito
+ un poco d’esser creduto. È molto meglio accogliere tutti gli
+ Italiani onesti, a qualunque colore essi abbiano appartenuto per il
+ passato, anzichè inasprire fazioni che potrebbero essere pericolose
+ nell’avvenire.
+
+ »Essendo ad Ancona, dovrebbe V. M. fare una passeggiata a Napoli
+ per terra o per mare. Se per terra, e ciò sarebbe meglio, V. M.
+ deve marciare almeno con una divisione. Avvertito in tempo, io vi
+ congiungerei la mia destra, e mi recherei in persona a presentarle
+ i miei omaggi, e ricevere ordini per le ulteriori operazioni.
+
+ »La V. M. promulghi un decreto che riconosca i gradi de’ miei
+ ufficiali. Io mi adopererò ad eliminare coloro che debbono essere
+ eliminati.»
+
+Chi consideri pertanto di questa lettera, il tempo, il contenuto, la
+forma, ne vedrà risplendere vieppiù il significato. Essa fu scritta
+il 4 ottobre, prima dunque che Garibaldi potesse conoscere il bando
+di Vittorio Emanuele ai Napoletani, prima che l’esercito sardo si
+fosse levato d’Ancona, prima assai che il Parlamento avesse votato
+l’annessione dell’Italia meridionale, e sanzionato con siffatto voto la
+politica del conte di Cavour.
+
+Checchè dunque scriva a lode o vitupero lo spirito di parte, questo
+rimane incontrastato, che Cavour e Garibaldi, lo statista e l’eroe,
+quasi nel tempo stesso, ad insaputa l’uno dell’altro, s’accordavano
+a dare al Re quel medesimo consiglio, intorno al quale pareva
+dovessero restar divisi implacabilmente! _Ecco il giudicio uman come
+spesso erra_. I monarchici superlativi credevano d’essere costretti,
+o prima o poi, a dar battaglia «alla rivoluzione personificata in
+Garibaldi,[143]» e Garibaldi apriva loro le porte di quello che ancora
+era suo Stato, di null’altro ansioso che di incontrarli e schierarsi
+sotto le loro insegne.
+
+Nè si dica che la sua lettera parla di «una passeggiata;» è questa
+un’attenuazione metaforica per scemare l’importanza del fatto e farne
+parere più facile l’esecuzione; ma s’intende da sè che «la passeggiata»
+d’una divisione, capitanata da un Re, fiancheggiata da un’altra
+divisione, entro i confini d’uno Stato forestiero, è invasione bella
+e buona, è guerra in tutte le forme. E con quali intendimenti egli
+affretti la venuta di Vittorio Emanuele, è palese: vuol essere il primo
+a rendergli omaggio, desidera «ricevere i suoi ordini per le ulteriori
+operazioni,» ambisce, in una parola, di combattere al suo fianco, come
+suo luogotenente, contro il comune nemico.
+
+Il linguaggio della lettera è semplice e schietto, ma reverente e
+affettuoso insieme; in essa il soldato dà consigli al Re; ma consigli
+saggi, di moderazione e di temperanza, che re Vittorio, il quale
+chiamerà un giorno l’antico mazziniano Medici a suo primo aiutante di
+campo, e il vecchio repubblicano Crispi a suo primo Ministro, non si
+pentirà d’aver ascoltati. Tutto persuade, adunque, che allorquando più
+si strillava a Torino perchè Garibaldi si ostinasse nell’avventura di
+Roma, egli n’aveva già deposto, almeno per quell’anno, il proposito,
+e che ad altro non pensava se non a finir gloriosamente, in compagnia
+dei suoi fratelli dell’esercito sardo, sotto gli ordini del suo Re, la
+guerra contro il Borbone.
+
+Ma perchè indugiava dunque ancora l’annessione, quell’annessione voluta
+ormai dalla quasi totalità del paese, decretata dal Parlamento, da
+Garibaldi stesso, indirettamente offerta a Vittorio Emanuele, e contro
+la quale, colla rinunzia alla marcia su Roma, cessava ogni ragione
+ed ogni pretesto? In verità, giunti a questo punto, il concetto del
+nostro eroe ci sfugge. Abbiamo compresa e difesa la sua resistenza
+all’annessione sino al giorno del suo ingresso in Napoli; l’abbiamo
+scusato d’averla differita anche dopo l’entrata dell’esercito sardo
+sul territorio ecclesiastico; ma ora, appressandosi quell’esercito,
+vietata dall’espressa volontà del Governo e del Parlamento la via di
+Roma, certo l’incontro ed il conflitto, nè l’intendiamo, nè sappiamo
+difenderla più. E fortuna volle che non la sapesse intendere a lungo
+nemmeno Garibaldi, siccome il seguito di questo racconto sta per
+dimostrare.
+
+
+XIV.
+
+Fino dall’11 settembre il Dittatore chiamava presso di sè Giorgio
+Pallavicino coll’intenzione di offrirgli la Proditattura delle
+provincie napoletane. E l’onorando patriotta accorreva all’invito; se
+non che, giunto a Napoli, non assunse subito l’ufficio; ne ripartiva,
+invece, immediatamente per adempiere un altro confidenziale mandato
+commessogli dal Dittatore e del quale ecco la ragione. La ruggine
+frappostasi tra il conte di Cavour e il generale Garibaldi fin dalla
+cessione di Nizza, s’era, per gli attriti del Mezzogiorno, dilatata e
+approfondita al segno da degenerare in aperta e implacabile inimicizia.
+Insusurrato da incauti o maligni consiglieri, il Generale aveva finito
+coll’accogliere il sospetto, che colui il quale era stato capace
+di mercanteggiare una volta una terra italiana, lo sarebbe stato la
+seconda. Ignaro o dimentico di quanto il conte di Cavour aveva operato
+per soccorrere l’impresa di Marsala, non ricordava, del rivale, che gli
+intoppi, le insidie, le trafitture; finchè venne il giorno, in cui, in
+buona fede, credendo che quegli solo, il Ministro, fosse d’inciampo
+al compimento della sua missione nazionale, ebbe l’infelicissima
+ispirazione di chiederne al Re il congedo, insieme al Farini ed al
+Fanti, che giudicava, ed erano, suoi complici.[144]
+
+Nè Vittorio Emanuele era re da piegare a siffatta intimazione, nè
+il conte di Cavour ministro da consigliarlo. E ciò tanto più che la
+lettera del Dittatore, arte o imprudenza che fosse, era stata divulgata
+su pei giornali, e la dignità del Governo, non che quella della Corona,
+pubblicamente ferita. Su questo proposito il conte di Cavour fece
+in Parlamento alcune dichiarazioni, che non vanno dimenticate. «Fin
+dall’agosto, diss’egli, quando il dissenso del generale Garibaldi
+era probabile, ma non ancora conosciuto, io non aveva esitato,
+per olocausto alla concordia, di offrire al Re la mia rinuncia e
+dell’intero Gabinetto; ma dal momento, egli aggiungeva, che quella
+lettera era stata propalata, che quel dissenso era divenuto pubblico,
+non era più lecito a noi l’offerta delle nostre dimissioni, giacchè,
+o Signori, io lo ripeto, se la Corona sulla richiesta di un cittadino,
+per quanto illustre egli sia e benemerito della patria, avesse mutati
+i suoi consiglieri, essa avrebbe recato al sistema costituzionale una
+grave e, dirò anzi, una mortale ferita.[145]»
+
+E, per fermo, così la condotta sua, come quella del Re, non poteva
+essere nè più decorosa, nè più corretta. Chi sgarrava in tutto ciò era
+Garibaldi; ma poichè anche al conte di Cavour non pareva vero d’aver
+un’arma in mano per iscreditare e indebolire l’avversario fortunato,
+i mutui rancori, caritatevolmente soffiando gli zelanti d’ambo le
+parti, eran venuti di giorno in giorno siffattamente inturgidendo da
+minacciare non lontano qualche scoppio violento.
+
+Ma appunto in que’ giorni giungeva in Napoli il Pallavicino, il quale,
+appena seppe il segno pericoloso a cui era giunto il dissidio, si
+offerse di comporlo, facendosi mediatore a Torino di proposte, com’egli
+le reputava, conciliatrici. E poichè Garibaldi consentì tosto, munito
+d’una seconda sua lettera pel Re il Marchese si rimise in viaggio.
+Se non che le condizioni, ond’egli era apportatore, non erano quelle
+per l’appunto che meglio potessero condurre ad un accordo. Garibaldi
+insisteva ancora nel pretendere il congedo del Cavour; in compenso
+prometteva l’annessione immediata. La risposta fu quindi quale era da
+attendersi: una disputa di più tra il Conte ed il Marchese, e una nuova
+e più ricisa ripulsa. Al Prodittatore perciò non restò che il ritorno
+a Napoli; ma dicasi a lode del suo animo patriottico, lasciando per via
+ogni risentimento della fallita missione e non d’altro preoccupato che
+d’affrettare, come cittadino e come governante, quel patto d’unione,
+che era anco a’ suoi occhi la pietra angolare della finale unità
+d’Italia.
+
+
+XV.
+
+Nel frattempo però la questione dell’annessione erasi pericolosamente
+inasprita e complicata. E per ben intendere quanto fossero diverse
+le favelle che garrivano in quel piato, è mestieri rammentarsi
+chi e quanti erano coloro che, più o men dappresso, attorniavano
+Garibaldi. V’era anzitutto il Ministero, presieduto dal Conforti,
+cui eran colleghi il Pisanelli, il D’Afflitto, lo Scialoja, il
+Ciccone, il Crispi, tutti, meno quest’ultimo, Cavourriani infocati e
+dell’annessione zelatori impazienti ed intolleranti. V’era di contro
+a quello, rivale nata, antagonista necessaria, la Segreteria della
+Dittatura, gabinetto aulico del Bertani, grande macchina celerifera
+di leggi e decreti, fucina di tutte le discordie e di tutti i guai
+del Governo dittatoriale, la quale nella questione del plebiscito,
+dopo essersi sforzata d’indugiarlo fino all’estremo, ora professava
+apertamente di volerlo circuito di tutte le condizioni e garanzie di
+un vero contratto. Infine v’era quella che potrebbe dirsi la Sezione
+politica del Quartier generale, rappresentata principalmente da Alberto
+Mario, del prolungamento della Dittatura e del plebiscito condizionale
+partigiano ardentissimo, e per la prodezza dell’animo, la illibatezza
+del carattere, la gentilezza della parola e dell’aspetto, caro al
+Generale e da tutti rispettato. All’infuori poi del contorno abituale
+e del consorzio ufficiale del Dittatore, ma più vicini a lui di quanto
+non paresse, v’erano Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo; l’Apostolo
+degli Unitari, e il Filosofo dei Federalisti: il primo, venuto a Napoli
+di volontà sua nella fiducia di giovare, nella lusinga di potere, il
+quale, sebbene non avesse veduto che una sol volta e clandestinamente
+il Dittatore, non tralasciava di insufflargli di continuo, mediante
+quegl’innumerevoli biglietti ond’era prodigiosamente fecondo, il suo
+antico verbo del _se no, no_, cioè a dire di non cedere alla Monarchia
+di Savoia un solo palmo delle provincie liberate, se non a patto
+che essa s’impegnasse a gridar subito l’Italia una dal Campidoglio;
+l’altro, venuto per espresso invito del Generale, il quale molinava
+di farne ora un ambasciatore a Londra, ora un suo prodittatore, e che
+pur con diverso intento arrivava alle stesse conclusioni del Mazzini,
+volendo che le condizioni del plebiscito fossero prima discusse e
+sancite da un’Assemblea, specie di Costituente, per impedire, diceva,
+che la Monarchia violasse la integrità dell’Italia, e mercanteggiasse
+le nuove provincie annesse, come aveva già mercanteggiato Nizza e
+Savoia.
+
+Ora, quando si aggiunga a tutto ciò il quotidiano supplizio
+degl’indirizzi e delle orazioni, il vociar della stampa, il tumultuar
+della piazza, si vedrà fra quante correnti diverse fosse abballottata
+la mente del Dittatore, e come, non avendo l’animo temprato a siffatte
+bufere, rischiasse più d’una volta d’andarne travolto. E di questo
+ondeggiare faticoso della sua volontà si risentono dal mezzo settembre
+in poi tutti i suoi atti. Il 25 settembre accetta la rinuncia de’ suoi
+Ministri, querelantisi per l’annessione; ma tre giorni dopo incarica di
+nuovo il Conforti della composizione d’un altro Gabinetto, che riesce
+poco dissimile al primo. Al fin di settembre, noiato dalle perpetue
+querele della Segreteria, congeda in cortese forma il Bertani, ma gli
+sostituisce pochi giorni dopo il Crispi, non meno inviso di lui. Lascia
+che Pallavicino, suo prodittatore preconizzato, scriva al Mazzini,
+«con buono intendimento e povero consiglio,[146]» una lettera in cui,
+fattogli intendere che la sua persona creava inciampi al Governo
+e pericoli alla nazione, sì che _anche non volendolo divideva_, lo
+invitava a bandirsi da quelle provincie, quanto dire d’Italia;[147] e
+si tiene accanto Carlo Cattaneo, repubblicano e federalista insieme,
+che frugandogli continuo nella ferita di Nizza, empiendogli l’animo di
+sospetti contro il Piemonte, il suo Re e il suo Ministro, _divideva
+davvero volendolo_, ed era il più pericoloso di quanti Consiglieri
+l’attorniavano allora.
+
+Il 5 ottobre, infine, insedia nella Prodittatura il Pallavicino stesso,
+dell’annessione schietta ed immediata fautore aperto e deliberato, e
+permette che, a Palermo, l’altro suo prodittatore Mordini, bandisca
+nel giorno stesso i Comizi per l’elezione dell’Assemblea siciliana, che
+dovrà stabilire il tempo e le condizioni del plebiscito.[148]
+
+Non fu quello il miglior periodo del governo di Garibaldi, nè manco
+il più lieto della sua vita. Egli non anelava che al bene della
+patria sua; ma l’occhio debole ed inesperto non ne travedeva che un
+barlume nel cielo procelloso di quei giorni, e spesso scambiava il
+fosco balenar delle nubi per la luce da lui desiderata. Una così fatta
+condizione di cose non poteva, senza manifesto pericolo della patria,
+più a lungo durare, e il Pallavicino tolse su di sè la responsabilità
+e l’onore di farla cessare. L’8 ottobre, posto in mora per l’ultima
+volta Garibaldi a decretare il plebiscito, e udito, o creduto di
+udire da lui una risposta favorevole,[149] propone e fa approvare al
+Consiglio de’ Ministri il decreto che convoca pel 22 il popolo delle
+provincie meridionali ad accettare o respingere il seguente plebiscito:
+«Il popolo vuole l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele
+Re costituzionale e suoi legittimi discendenti,» e si prepara a
+promulgarlo.
+
+Grande, naturalmente, la meraviglia in Garibaldi, che non aveva mai
+creduto di autorizzare siffatto decreto; grandissimo lo sdegno in
+tutti gli antiannessionisti, i quali, stimandosi giuocati dal novello
+Prodittatore, si prepararono a prendere la rivincita. Indotto il
+Dittatore a convocare presso di sè, a Caserta, per l’11 ottobre i
+principali d’ambe le parti, e intervenuti per l’una col Pallavicino
+il Caranti suo segretario ed il ministro Conforti, per l’altra col
+Cattaneo il Crispi, il Mario, il Parisi, ministro dell’interno per la
+Sicilia, la discussione si fece tosto ardente e pugnace. «Garibaldi
+(scrive lo stesso signor Caranti[150]), Crispi, Cattaneo, il Ministro
+dell’interno della Sicilia, e, se non erro, Mario e qualche altro
+peroravano per l’assemblea, Pallavicino solo la combatteva. L’ora erasi
+fatta tarda assai; Pallavicino, convulso dallo sdegno e dal dolore,
+dichiarò che egli non voleva avere alcuna partecipazione a questo
+tradimento dell’unità nazionale, che era ben dolente di dover vedere
+che colui che con una mano aveva tanto operato in suo pro, coll’altra
+la atterrasse, che egli all’istante rassegnava i suoi poteri, e che il
+domani avrebbe abbandonato Napoli.»
+
+Ma non appena le notizie della deplorevole scena corsero per la
+Capitale, ecco la città intera commoversi: le vie, quantunque alta la
+notte, affollarsi come per incanto d’un popolo imperioso; i pubblici
+ritrovi risuonar di dispute infiammate; un analizzare, un chiosare,
+un giudicare in varie guise le novelle del Consiglio di Caserta;
+ma altresì un concordare di tutti, della grandissima maggioranza
+almeno, in questa unica sentenza: la nuova risoluzione del Dittatore
+poter esprimere forse la volontà d’un partito, non certamente quella
+del popolo napoletano; questi invocar sempre l’annessione pronta e
+incondizionata; importare quindi alla dignità del popolo stesso, alla
+salute d’Italia intera che questo voto fosse al più presto, ma in modo
+perentorio e solenne manifestato.
+
+«Infatti (aggiunge il citato scrittore[151]) il domani mattina pareva
+che per un incanto in Napoli fossevi stata una grande nevicata di Sì.
+Essi stavano affissi su tutte le porte, le finestre, le mura delle
+case, sulle vetture, sui cappelli degli uomini, sui loro abiti, sui
+vestiti delle donne, nelle vetrine dei negozi, nei poetici tempietti
+degli acquaiuoli. Ovunque vi foste rivolto, dappertutto avreste trovato
+un Sì, con cui quella nobile popolazione sanzionava il dogma dell’unità
+nazionale.»
+
+Nè a questo si fermavano le dimostrazioni. La Guardia Nazionale,
+rimasta in quei frangenti l’unica tutrice dell’ordine, si accordava
+nello scrivere un indirizzo al Dittatore, in cui con figliale,
+ma schietta parola lo supplicava a non cimentare la sua gloria,
+disdicendo quel plebiscito che già era dal suo Prodittatore bandito:
+consimile indirizzo andava correndo fra i varii ordini de’ cittadini
+e coprendosi di migliaia di firme; turbe di popolo infine percorrevano
+la città, accampavano sulle piazze, assediavano il palazzo del Governo,
+alternando agli evviva per Vittorio Emanuele, Garibaldi e Pallavicino,
+grida di morte al Mazzini, al Cattaneo, a tutti gli antiannessionisti;
+profondamente turbando la pubblica quiete, minacciando gli eccessi a
+cui le folle scatenate sogliono giungere.
+
+Nè possiamo in tutto aderire a quanto scrittori di parte
+antiannessionista vanno tuttora asserendo, che quelle manifestazioni
+non altro siano state che spettacoli allestiti dai loro medesimi
+avversari. Vi avranno, forse, messa una mano; ma non si suscita una
+città di mezzo milione per solo artificio di sètte o di cricche. Era
+quella palesemente la volontà di Napoli e del Reame intero, volontà
+determinata, nol negheremo, da molti e opposti motivi, ispirata così
+dell’amor puro d’Italia e dal desiderio onesto d’uscir dal provvisorio,
+come dall’impazienza servile di adorare il novello astro; così dallo
+schietto affetto alla Casa di Savoia, come dall’interessata speranza
+di una più lauta mèsse di stipendi e d’impieghi; ma volontà pur sempre
+chiara, ferma ed universale.
+
+
+XVI.
+
+E però la situazione era gravissima. Garibaldi, chiamato in tutta
+fretta dal Türr, di recente eletto Comandante della provincia e città
+di Napoli, accorse alla Capitale e potè da sè medesimo accertarsene.
+Infatti, accompagnato egli pure da grande moltitudine, che applaudiva
+a lui ed al Pallavicino, ma gli intronava le orecchie degli _abbasso_
+e dei _morte_ ai fautori dell’Assemblea, ed empiva a lui stesso la
+carrozza di _Sì_, fu costretto a farsi al balcone della Foresteria
+ad arringare il popolo tumultuante,[152] il quale però abbonacciato
+ben presto dal caro aspetto, dall’affascinante parola, e più forse
+dall’annunzio del non lontano arrivo del Re, non tardò a quietarsi e
+disperdersi.
+
+Ma l’impressione prodotta in Garibaldi da quella solenne manifestazione
+fu profonda. Decise perciò di riconvocare pel giorno medesimo (13
+ottobre) i suoi Ministri e Consiglieri, e si recò egli stesso alla
+Foresteria per invitare il Pallavicino ad esser parte dell’adunanza.
+Questa doveva aver luogo al Palazzo d’Angri, dove il Dittatore soleva
+prendere stanza. Erano presenti, oltre a lui, il Prodittatore, i
+ministri Conforti e Crispi, Aurelio Saliceti, Carlo Cattaneo, Francesco
+De Luca. Il Generale cominciò, chiedendo che tra i due opposti partiti
+dell’Assemblea e del Plebiscito si cercasse un mezzo di conciliazione.
+Il Pallavicino e il Conforti risposero che non sapevano vederne alcuno,
+e propugnavano novamente con caldo accento la necessità del plebiscito
+schietto ed immediato. Il Cattaneo, a sua volta, ribattè combattendo
+per la sua teoria dell’assemblea. Il Conforti replicò di nuovo; il
+Saliceti introdusse una sua proposta, per la quale Garibaldi doveva
+proclamare per decreto la sovranità nazionale di Vittorio Emanuele,
+salvo a farla sancire da un plebiscito e regolare da un Parlamento:
+altri diceva altre cose; talchè la discussione facendosi sempre più
+aspra e confusa, il Pallavicino stanco di quel lungo ed affannoso
+dibattere erasi già alzato dicendo: «Vedo che io sono inutile qui,
+permettetemi che io mi ritiri,» quando il generale Türr, che era stato
+incaricato di presentare al Dittatore i voti della Guardia Nazionale
+e della cittadinanza, testè citati, e che era giunto poco dianzi alla
+riunione, si rivolse al Dittatore e gli disse: «Prima che prendiate
+una decisione, dalla quale può dipendere la sorte d’Italia, vi prego
+di esaminare il desiderio della popolazione di Napoli;» e gli sciorinò
+sotto gli occhi gli indirizzi che aveva portati seco.
+
+Il Dittatore li lesse, vide le numerosissime firme onde erano segnati,
+stette un istante profondamente concentrato, poi, ripresa quella
+serenità che gli era consueta nei momenti delle solenni risoluzioni:
+«Non voglio assemblea, esclamò, si faccia l’Italia.... E voi, caro
+Giorgio (riprese, volgendosi al Pallavicino), voi non siete inutile
+qui; e vi prego di rimanere al vostro posto e cercate di meritarvi
+anche d’ora innanzi la stima della popolazione di Napoli.[153]»
+
+L’annessione era deliberata. Non diremo col signor Caranti «che il
+Leone avesse trionfato delle Volpi,» poichè a nessuno di quanti in
+que’ giorni lo consigliavano s’addice la volgare similitudine; ma il
+Leone aveva trionfato certamente di sè stesso, de’ suoi ricordi di
+Nizza, de’ suoi rancori contro il Cavour, delle sfide del Farini, delle
+impertinenze del Fanti, della sua medesima ignoranza, illuminando colla
+fiamma del cuore le tenebre involontarie della mente, e dal solo amore
+alla patria traendo le ispirazioni al più sapiente atto politico della
+sua vita.
+
+E, cosa singolare in quest’uomo singolarissimo, nel giorno stesso[154]
+ch’egli deponeva la Dittatura d’un regno, e i Napoletani tentavano
+una grossa sortita da Capua che poteva mettere un’altra volta in serio
+cimento le sue linee, e s’impegnava sotto i suoi occhi una battaglia,
+egli, il Capitano di ventura, il filibustiere, l’uomo del sangue,
+dalle alture di Sant’Angelo, al rombo del cannone, al fragore della
+mischia, dettava un Manifesto, o _Memorandum_ che vogliasi dire,
+in cui predicava, colla fede d’un Apostolo e l’accento d’un Vate,
+la Confederazione europea, la fratellanza dei popoli, la fine della
+guerra, il disarmo universale delle nazioni, conchiudendo con queste
+parole degne dello spirito di Gentile e dell’eloquenza di Canning:
+
+ «_Memorandum alle Potenze d’Europa._
+
+ »È alla portata di tutte le intelligenze, che l’Europa è ben
+ lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole alle sue
+ popolazioni.
+
+ »La Francia, che occupa senza contrasto il primo posto fra le
+ Potenze europee, mantiene sotto le armi seicentomila soldati, una
+ delle prime flotte del mondo, ed una quantità immensa d’impiegati
+ per la sua sicurezza interna.
+
+ »L’Inghilterra non ha il medesimo numero di soldati; ma una flotta
+ superiore e forse un numero maggiore d’impiegati per la sicurezza
+ de’ suoi possedimenti lontani.
+
+ »La Russia e la Prussia, per mantenersi in equilibrio, hanno
+ bisogno pure di assoldare eserciti immensi.
+
+ »Gli Stati secondari, non foss’altro che per ispirito di
+ imitazione, e per far atto di presenza, sono obbligati di tenersi
+ proporzionalmente sullo stesso piede.
+
+ »Non parlerò dell’Austria e dell’Impero ottomano, dannati per il
+ bene degli sventurati popoli che opprimono a crollare.
+
+ »Uno può alfine chiedersi: perchè questo stato agitato e
+ dell’Europa? Tutti parlano di civiltà e di progresso?... a me
+ sembra invece che, eccettuandone il lusso, non differiam molto
+ dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbranavano fra loro per
+ strapparsi una preda. Noi passiamo la nostra vita a minacciarci
+ continuamente e reciprocamente, mentre che in Europa la grande
+ maggioranza non solo dell’intelligenza, ma degli uomini di
+ buon senso, comprende perfettamente che potremmo pur passare la
+ povera nostra vita senza questo perpetuo stato di minaccia e di
+ ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità che
+ sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto
+ ed invisibile dell’umanità, di ucciderci con tanta scienza e
+ raffinatezza.
+
+ »Per esempio, supponiamo una cosa:
+
+ »Supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato.
+
+ »Chi mai penserebbe a disturbarla in casa sua, chi mal si
+ avviserebbe, io ve lo domando, turbare il riposo di questa sovrana
+ del mondo?
+
+ »Ed in tale supposizione, non più eserciti, non più flotte,
+ e gl’immensi capitali strappati quasi sempre ai bisogni ed
+ alla miseria dei popoli per essere prodigati in servizio di
+ sterminio, sarebbero convertiti invece a vantaggio del popolo in
+ uno sviluppo colossale dell’industria, del miglioramento delle
+ strade, nella costruzione dei ponti, nello scavamento dei canali,
+ nella fondazione di stabilimenti pubblici, e nell’erezione delle
+ scuole che tornerebbero alla miseria ed alla ignoranza tante
+ povere creature che in tutti i paesi del mondo, qualunque sia il
+ loro grado di civiltà, sono condannate dall’egoismo del calcolo e
+ dalla cattiva amministrazione delle classi privilegiate e potenti
+ all’abbrutimento, alla prostituzione dell’anima o della materia.
+
+ »Ebbene! l’attuazione delle riforme sociali che accenno, appena
+ dipende soltanto da una potente e generosa iniziativa. Quando mai
+ presentò l’Europa più grandi probabilità di riuscita per questi
+ benefizi umanitari?
+
+ »Esaminiamo la situazione: Alessandro II in Russia proclama
+ l’emancipazione dei servi;
+
+ »Vittorio Emanuele in Italia getta il suo scettro sul campo di
+ battaglia, ed espone la sua persona per la rigenerazione di una
+ nobile razza e di una grande nazione;
+
+ »In Inghilterra una Regina virtuosa ed una nazione generosa e
+ savia che si associa con entusiasmo alla causa delle nazionalità
+ oppresse;
+
+ »La Francia finalmente, per la massa della sua popolazione
+ concentrata, per il valore dei suoi soldati e per il prestigio
+ recente del più brillante periodo della sua storia militare,
+ chiamato ad arbitra dell’Europa.
+
+ »A chi l’iniziativa di questa grand’opera?
+
+ »Al paese che marcia in avanguardia della rivoluzione! L’idea
+ di una Confederazione europea che fosse posta innanzi dal capo
+ dell’Impero francese, e che spargerebbe la sicurezza e la felicità
+ del mondo, non vale essa meglio di tutte le combinazioni politiche
+ che rendono febbrile e tormentano ogni giorno questo povero popolo?
+
+ »Al pensiero dell’atroce distruzione che un solo combattimento,
+ tra le grandi flotte delle Potenze occidentali, porterebbe seco,
+ colui che si avvisasse di darne l’ordine dorrebbe rabbrividire
+ di terrore, e probabilmente non vi sarà mai un uomo così vilmente
+ ardito per assumere la spaventevole responsabilità.
+
+ »La rivalità che ha sussistito tra la Francia e l’Inghilterra
+ dal XIV secolo fino ai nostri dì esiste ancora; ma oggi, noi lo
+ contrastiamo a gloria del progresso umano, essa è infinitamente
+ meno intensa, di modo che una transazione tra le due più grandi
+ nazioni dell’Europa, transazione che avrebbe per iscopo il bene
+ dell’umanità, non può più essere posta tra i sogni e le utopíe
+ degli uomini di cuore.
+
+ »Dunque la base di una Confederazione europea è naturalmente
+ tracciata dalla Francia e dall’Inghilterra. Che la Francia e
+ l’Inghilterra si stendano francamente, lealmente la mano, e
+ l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Ungheria, il Belgio, la
+ Svizzera, la Grecia, la Romelia verranno esse pure, e per così
+ dire, istintivamente, ad aggrupparsi intorno a loro.
+
+ »Insomma tutte le nazionalità divise ed oppresse, le razze slave,
+ celtiche, germaniche, scandinave, la gigantesca Russia compresa,
+ non vorranno restar fuori di questa rigenerazione politica, alla
+ quale le chiama il genio dei secolo.
+
+ »Io so bene che una obbiezione si affaccia naturalmente in
+ opposizione al progetto che precede.
+
+ »Che cosa fare di questa innumerevole massa d’uomini impiegati ora
+ nelle armate e nella marina militare?
+
+ »La risposta è facile:
+
+ »Nel medesimo tempo che sarebbero licenziate queste masse, saremmo
+ sbarazzati delle istituzioni gravose e nocive, e lo spirito dei
+ sovrani non più preoccupato dall’ambizione, dalle conquiste, dalla
+ guerra, dalla distruzione, sarebbe rivolto invece alla creazione di
+ istituzioni utili, e discenderebbe dallo studio delle generalità a
+ quello delle famiglie ed anche degl’individui.
+
+ »D’altronde coll’accrescimento dell’industria, con la sicurezza del
+ commercio, la marina mercantile reclamerà dalla marina militare sul
+ momento tutta la parte attiva di essa; e la quantità incalcolabile
+ di lavori creati dalla pace, dall’associazione, dalla sicurezza,
+ ingoierebbe tutta questa popolazione armata, fosse anche il doppio
+ di quello che è oggi.
+
+ »La guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti
+ diverrebbero inutili. Ma quello che non sarebbe inutile è di
+ mantenere il popolo nelle sue abitudini guerriere e generose, per
+ mezzo di milizie nazionali, le quali sarebbero pronte a reprimere
+ i disordini e qualunque ambizione tentasse infrangere il patto
+ europeo.
+
+ »Desidero ardentemente che le mie parole pervengano a conoscenza
+ di coloro, a cui Dio confidò la santa missione di fare il bene, ed
+ essi lo faranno certamente, preferendo ad una grandezza falsa ed
+ effimera la vera grandezza, quella che ha la sua base nell’amore e
+ nella riconoscenza dei popoli.»
+
+
+XVII.
+
+Il 21 finalmente il plebiscito[155] era votato, così al di qua che
+al di là dello Stretto. La formola: «Il popolo vuole l’Italia una
+e indivisibile sotto lo scettro di Casa Savoia,» era assai più
+comprensiva della semplice annessione al Piemonte, ma forse ne
+esagerarono la portata coloro che videro in esso il vincolo della
+Monarchia, la garanzia dell’Unità, il pegno di Roma. L’unità d’Italia
+era già nel fatto dell’unione di ventidue milioni d’italiani; il
+vincolo della Monarchia stava nella storia d’una Casa, che da vent’anni
+aveva confuse le sue sorti a quelle dell’intera nazione; il pegno stava
+nell’evoluzione naturale del risorgimento italiano, e il Cavour stesso,
+molto prima che il plebiscito fosse bandito, lo dava al Parlamento
+nelle solenni parole: «Noi vogliamo fare di Roma la splendida capitale
+del Regno d’Italia.»
+
+Col plebiscito e l’entrata di Vittorio Emanuele nel Regno l’opera di
+Garibaldi e della rivoluzione nel Mezzogiorno poteva dirsi finita.
+Pure, nè il Dittatore nè il suo Prodittatore lo credevano: il
+Pallavicino s’affaticava a profittare di quegli ultimi istanti per
+riordinare e migliorare l’amministrazione della cosa pubblica, quasi
+direbbesi, per rassettare la casa che doveva consegnare a’ novelli
+signori; Garibaldi sentivasi obbligato a qualcosa più che montar la
+guardia al Volturno; egli lusingavasi davvero di poter dare una mano
+non invalida a quelli che, non per una blandizia rettorica, egli
+chiamava «i fratelli del Settentrione;» e non nascondeva ad alcuno
+la nobile ambizione di combattere sul medesimo campo di battaglia al
+loro fianco. Quando infatti per la vittoria del Cialdini al Macerone
+(21 ottobre),[156] Francesco II decise di abbandonare Caiazzo e la
+destra del Volturno, e serbando la sola Capua di ritirarsi prima verso,
+poi dietro il Garigliano, Garibaldi, passato il fiume a Formicola,
+con circa cinquemila[157] uomini, commesso alla divisione Medici di
+difendere da una eventuale sortita di Capua la sua marcia di fianco,
+s’incamminò per la strada di Venafro sulle traccie de’ Borbonici.
+Da Venafro, all’incontro, scendevano le avanguardie dell’esercito
+settentrionale, e il 26 ottobre a Caianello, poco lungi da Teano,
+le due schiere s’incontrarono.[158] «Erano le 6 del mattino (scrive
+Alberto Mario, testimonio all’episodio); Garibaldi e noi del suo
+seguito eravamo già discesi da cavallo. Garibaldi vestiva l’abito
+leggendario, e a cagione dell’umidità erasi coperto il capo e le
+orecchie col fazzoletto di seta annodato sotto il mento. Di lì a poco
+le musiche intuonando la _Marcia reale_ annunciarono il Re, il quale
+arrivò sopra un cavallo arabo stornello. Garibaldi andò incontro a lui,
+ed egli venne verso Garibaldi fra la strada e la stradella. Garibaldi,
+cavatosi il cappellino, gridò: _Salute al Re d’Italia_, e il Re
+rispose: — Grazie. — Il Re soggiunse: — Come state, caro Garibaldi? —
+E Garibaldi fece: — Bene, e Vostra Maestà? — E il Re: — Benone. — Indi
+stettero a colloquio in presenza nostra un quarto d’ora. Dopo di che
+si partì per Teano. Il Re a destra, a sinistra Garibaldi, e, dietro, il
+seguito dell’uno e dell’altro alla rinfusa.[159]»
+
+E fu allora che Garibaldi, sentendo che una battaglia al Garigliano
+era imminente, chiese al Re l’onore del primo scontro. Ma il Re: «Voi
+vi battete da lungo tempo: tocca a me adesso; le vostre truppe sono
+stanche, le mie fresche; ponetevi alla riserva.»
+
+Il bel sogno di Garibaldi di affratellare sullo stesso campo le camicie
+rosse e i cappotti grigi era ito in dileguo. Reduce la sera stessa
+da Calvi, disse mestamente alla signora White Mario: «Ci hanno messi
+alla coda;» e la frase scolpiva un’intera politica. Per metterlo alla
+coda era stata deliberata la spedizione dello Stato ecclesiastico, e
+per metterlo alla coda arrischiata l’entrata nel Regno; poteva forse
+parere crudele che subito, al primo incontro, Vittorio Emanuele glielo
+rammentasse; ma era logico. Garibaldi aveva vinto troppo: bisognava
+che la partita di quell’indiscreto donatore di regni fosse chiusa;
+bisognava dimostrare che si poteva vincere senza di lui, dovesse
+la vittoria costare a cento doppi più cara;[160] bisognava, e qui
+intendiamo l’altezza del concetto, che il futuro Re d’Italia potesse
+presentarsi a’ suoi nuovi popoli, non già nelle umili sembianze
+d’un sovranello protetto e patteggiato, ma di un vero Re soldato e
+conquistatore.
+
+
+XVIII.
+
+Garibaldi aveva finito davvero. Arrivata sul Volturno la divisione del
+generale Della Rocca e stabilito di serrar Capua con regolare assedio
+e di espugnarla con bombardamenti, Garibaldi, o perchè gli ripugnasse
+di cannoneggiare una città italiana, o perchè stimasse la parte sua
+oramai accessoria e quasi superflua, lascia il comando de’ suoi, ancora
+campeggianti intorno a Capua, al Generale sardo, e si ritira a Napoli.
+Di là il 29, quasi segno di commiato, scrive al Re un’affettuosa
+lettera, nella quale, dopo «rimesso in sua mano il potere sopra dieci
+milioni d’Italiani bisognosi d’un regime riparatore,» lo assicurava che
+in quelle contrade avrebbe trovato un popolo civile, amico dell’ordine,
+quanto desideroso della libertà, pronto ad ogni sacrificio, se
+richiesto nell’interesse della patria e di un governo nazionale;
+affermava che l’Isola di Sicilia, malgrado le difficoltà suscitatevi
+da gente venuta di fuori, ebbe ordini civili e politici pari a quelli
+dell’Italia superiore, e godeva tranquillità senza esempio. Supplicava
+infine «mettesse sotto la sua tutela tutti coloro che egli aveva avuti
+a collaboratori in quella grande opera di affrancamento dell’Italia
+meridionale, e accogliesse nel regio esercito i suoi commilitoni che
+bene avevano meritato della patria.[161]»
+
+E così gli ultimi giorni della sua Dittatura si avvicinavano. Il 31
+ottobre consegnava solennemente alla Legione ungherese una bandiera
+ricamata per essa dalle signore napoletane; il 2 novembre Capua segnava
+la resa; il 4 faceva ai _Mille_ la solenne distribuzione delle medaglie
+loro decretate dal Comune di Palermo; il 6 passava in rassegna sulla
+piazza di Caserta il suo stracciato, ma glorioso esercito, dopo aver
+atteso invano che il Re venisse ad onorare d’un suo sguardo i prodi
+che da Marsala a Sant’Angelo avevano combattuto in suo nome.[162]
+Al dì vegnente, 7 novembre, giorno prefisso al solenne ingresso di
+Vittorio Emanuele in Napoli, lo accompagnava in carrozza, seduto alla
+sua sinistra, nella consueta sua assisa, dirimpetto i due Prodittatori,
+sotto una proterva pioggia che sciupava gli archi, dilavava i parati
+e infracidiva i fiori, ma non poteva intiepidire l’immenso entusiasmo
+dei Napoletani, ebbri di quel giorno tanto aspettato. E fu l’ultima
+comparsa pubblica del Dittatore. Gli furono offerti il collare
+dell’Annunziata, il grado di Maresciallo, altri onori e stipendi:
+rifiutò ogni cosa. L’8 di novembre consegnò a Vittorio Emanuele, nella
+gran Sala del trono, il plebiscito delle Due Sicilie; poscia, diretto
+a’ suoi compagni d’armi un ultimo belligero addio,[163] in sull’alba
+del 9, tacitamente, clandestinamente, quasi un fuggitivo, seguíto dal
+Basso, dal Gusmaroli, dal Coltelletti, dal Nuvolari e da qualche altro
+famigliare, s’imbarcò sul _Washington_ alla volta della sua Caprera.
+
+Le ultime parole da lui dette ai pochi che l’avevano scortato a
+bordo, furono quelle del suo addio ai Volontari: «A rivederci a Roma.»
+Quando tutto fu lesto alla partenza, sciolse egli stesso la fune del
+bastimento, quasi volesse simboleggiare che scioglieva così le ritorte
+del potere, nel quale era stato fino allora avvinto e ricuperava la sua
+libertà. L’eroe però non partiva a mani vuote: Basso, il segretario,
+nascondeva nelle sue valigie alcune centinaia di lire, ed egli stesso
+aveva fatto imbarcare sul _Washington_, spoglie opime della conquista,
+un sacco di legumi, un altro di sementi e un rotolo di merluzzo secco!
+
+Il _Giornale Ufficiale di Napoli_ ostentò per tre giorni di ignorare
+la sua partenza; il Farini nell’annunciare la sua Luogotenenza ai
+Napoletani si scordò di nominarlo; altrettale cortesia fu suggerita
+al Re nel suo bando ai Palermitani, talchè fra il Liberatore che
+trionfa da Marsala al Volturno e il Dittatore che parte povero, oscuro
+e insalutato da Napoli, resterà dubbio nella storia quale sia il più
+grande.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMO.
+
+DA CAPRERA AD ASPROMONTE. [1861-1862.]
+
+
+I.
+
+Garibaldi è sparito per alcuni istanti dalla scena del mondo, ma il
+suo spirito è dovunque presente; egli non è più che un’ombra romita
+sopra un’isola deserta, ma l’eco del suo nome risuona fra i popoli
+più lontani, e il poema delle sue gesta empie la terra. Nessuna
+impresa era parsa più maravigliosa della sua. Ben altri prodigi
+di guerra aveva veduti il secolo nostro; di ben altre catastrofi
+di regni e rivolgimenti di popoli era stato testimone e narratore;
+ma lo spettacolo d’un uomo che seguíto da una falange quasi inerme
+varca incolume i mari, conquista isole e continenti, rovescia in
+poche settimane uno de’ più antichi troni d’Europa, ma per donarlo,
+s’impossessa d’una delle più felici contrade del mondo, ma per
+redimerla, dà terribili colpi se combatte, ma vince più coll’amore che
+coll’armi, disperde col solo apparire gli eserciti nemici, s’arma e
+ingrossa per via camminando e combattendo, vola con rapidità cesarea
+dall’estremo capo d’un Regno alle porte della sua Capitale, e colà
+giunto, basta il rosseggiare del suo fantasma, basta il rumore ancor
+lontano del suo passo perchè il Re nemico gli abbandoni la reggia
+de’ suoi padri e la metropoli de’ suoi Stati, ed egli, il taumaturgo,
+vi entri solo e sereno come ad un convegno festivo, sorridendo alle
+soldatesche nemiche rimaste a vano presidio, non curando i cento
+cannoni puntati sul suo cammino, e trionfando più glorioso e sicuro
+che se l’avessero seguito le legioni di Cesare dopo Ilerda e dopo
+Farsaglia; uno spettacolo simile, diciamo, la storia non lo vide e
+non lo raccontò mai, o l’avrebbe esigliato, quasi incredula, nell’età
+eroica de’ miti e delle leggende.
+
+E dicasi pure che veduti dappresso la leggenda si sfata e il prodigio
+dilegua; dicasi pure che l’albero della tirannide borbonica era ormai
+fradicio, e che Garibaldi non ebbe che urtarlo col dito per atterrarlo:
+varrà, ancora, per risposta quella che già diede un celebrato diario
+inglese:[164] «Chi se non lui conobbe che il momento della maturità era
+giunto; chi se non lui ebbe occhio per vedere che l’ora di colpire era
+venuta, discernendo il punto in cui l’impossibile diventa possibile,
+nel che, secondo il De Retz, sta la prima dote dei grandi uomini di
+Stato?»
+
+E quando lo si accetti con la debita discrezione, nemmeno quest’ultimo
+attributo reputiamo improprio. Anco Garibaldi fu, in un dato momento
+e in un certo senso, un grande uomo di Stato. Lo fu in una guisa tutta
+sua ed originale; lo fu più per quell’istinto che tien luogo di genio,
+che per coscienza; lo fu come lo poteva essere un Capitano che non
+ha altro Stato fuor che quello misurato dalla sua lancia, e pianta
+e spianta il suo governo colla sua tenda; ma, rispetto alla missione
+ch’egli s’era assunta, lo fu. Due fini gli erano imposti nell’Italia
+meridionale: liberar quei popoli; consegnarli liberati alla legittima
+Podestà ch’essi invocavano; e chi sappia sorvolare all’inezia de’
+particolari, riconoscerà che a quei fini egli adempiette nel più breve
+tempo, colla maggior concordia e col minor danno possibile.
+
+Che a lui sian mancate le doti dell’Amministratore e del Legislatore,
+fu abbastanza ridetto, e l’Italia, se appena conosceva la di lui vita,
+poteva aspettarselo; ma che quelle doti colaggiù, in quelle condizioni,
+gli potessero grandemente giovare, dubitiamo assai forte. Fosse stato
+pieno la mente di sapienti concetti legislativi, gli sarebbe pur sempre
+mancato il tempo ed il modo di effettuarli. Sfasciare uno Stato per
+ricostruirlo a un tempo, dettar buone leggi sotto il cannone, e meglio
+che dettarle farle obbedire, aver mestieri di governare col popolo e
+tenerlo a dovere, inducendolo a sopportare i freni e i carichi degli
+Stati ordinati, è cosa da pochi; non riuscita, che sappiamo, ad alcuno
+in Italia, e che, molto meno, poteva riuscire a Garibaldi.
+
+Oltre di che, è egli vero che tutte le provvisioni e le leggi prese o
+scritte in suo nome nel Mezzogiorno siano state del pari improvvide
+o stolte? A dire il vero un siffatto quesito si converrebbe meglio
+in una storia della Dittatura che in una vita di Garibaldi, e ciò per
+quella ragione, già altrove toccata, ma che giova il rammentare, che
+dei tanti decreti firmati da Garibaldi Dittatore ben pochi sono quelli,
+di cui egli abbia avuto chiara coscienza, e gli spetti perciò la piena
+ed intera responsabilità. Consiglio e fattura de’ suoi Prodittatori
+e Ministri, ad essi il risponderne! Tuttavia chi voglia accomodarsi
+d’una finzione legale, e nel Dittatore impersonare tutta la Dittatura,
+troverà che personificatori e personificati hanno a temere il giudizio
+dell’equa posterità men di quanto fu scritto.
+
+E non si parli della promulgazione dello Statuto sardo e delle altre
+leggi che ne sono adempimento; atto lodevole, per fermo, ma assai più
+politico che amministrativo, di cui furono ottime le intenzioni, ma
+assai remoti gli effetti. Parliamo soltanto di quelle provvisioni che
+rendevano testimonianza d’un concetto e d’un indirizzo governativo, che
+miravano ad un fine pratico e vicino, di cui si poterono vedere sin da
+principio i frutti o almeno i germogli.
+
+In paese dove la magistratura era apparsa troppe volte strumento
+servile della tirannide, la purificò dagli elementi più screditati
+ed aborriti, riordinò i Tribunali, rintegrò, dopo il breve interregno
+delle Commissioni speciali, le Corti ordinarie, avviò il corso regolare
+della giustizia, ne ravvivò la fede ed il decoro.[165] E in quelle
+medesime contrade dove la Polizia non aveva lasciato nella mente altra
+immagine che quella di un’occulta veheme di delitti e di sangue, e dove
+nessuno de’ suoi vecchi arnesi era stato risparmiato dalla vendetta
+popolare, restaurò colla stessa legge sarda la pubblica sicurezza;
+istituì i corpi delle Guardie e de’ Carabinieri, e li rese rispettati;
+ottenne una tregua ai reati che parve portentosa.
+
+Fallitogli il nobile tentativo di estendere alla Sicilia, ineducata al
+debito dell’armi, la legge uguagliatrice della coscrizione, introdusse
+nel suo esercito le ordinanze e persino avrebbe voluto le assise
+piemontesi;[166] e frattanto diè vita così al di qua come al di là
+dello Stretto alle prime Legioni di quella Guardia Nazionale, che
+fu, specialmente a Napoli, esemplare tutela d’ordine e di sicurezza.
+Riaprì ed avviò a nuovo indirizzo le Scuole, i Licei, le Università;
+riordinò il Museo napoletano; fondò a Palermo una Scuola militare
+per gli adolescenti, ed a Napoli un Collegio gratuito pei figli dei
+popolani poveri.[167] Aprì in Napoli dodici Asili infantili;[168]
+assegnò mille scudi annui agli scavi di Pompei; spegnò i piccoli pegni
+del Monte di Pietà;[169] decretò il miglioramento delle Carceri[170] e
+la scarcerazione dei prigionieri politici; abolì il nefando privilegio
+della Comune di Pizzo,[171] benemerita ai Borboni della morte di
+Murat; accordò pensioni alle famiglie dei morti o mutilati per la
+patria; perdonabile anche quella alla madre ed alle sorelle di Agesilao
+Milano; come perdonabile che un uomo siasi creduto in diritto di dare
+la propria testa per liberare la terra da quel mostro, che passò nella
+storia col nome di «Re Bomba.»
+
+Abolì le decime e le manimorte; incamerò i beni reali ed ecclesiastici,
+assegnando però una pensione ai Vescovi ed una cassa di sussidio al
+Clero minore; soppresse infine l’ordine dei Gesuiti, ma ne tolse il
+diritto dalla storia e l’esempio da tutta l’Europa civile.
+
+In fatto poi di Finanza camminò sulle orme di tutti i Governi
+rivoluzionari; annullò l’odiosa gabella del macino, come l’aveva
+annullata la rivoluzione del 48; abolì, anzi bruciò pubblicamente
+la carta bollata; decretò, sogno onesto, la soppressione graduale
+del lotto, surrogandovi le Casse di Risparmio; atterrò ogni barriera
+doganale tra Sicilia e Napoli; fece prestiti e convertì la Rendita
+pubblica;[172] ma quando il bilancio siciliano fu sottoposto all’esame
+del Parlamento, restò bensì controverso se avesse lasciato risparmi, e
+fu disputabile se quei prestiti potevano essere contratti a condizioni
+più laute; ma nessuno, nemmeno il più acuto e facondo economista
+della Camera,[173] potè tassare l’Amministrazione della Dittatura,
+non che d’abusi e di malversazioni,[174] di gravi irregolarità. Il
+maggiore addebito che potè essergli rivolto fu d’aver ecceduto nella
+largizione degl’impieghi e nel dispendio de’ salari. Ma se il Farini
+potè dire, difendendo dalla medesima accusa il bilancio dell’Emilia:
+«Non nego siansi collocati in impiego uomini nuovi. Fu principalissimo
+intendimento del Governo di chiamare ne’ primi posti di fiducia que’
+cittadini che per causa di libertà avevano sofferto persecuzioni
+ed esiglio. Ed infra i dolori che tormentano chi in tempi nuovi è
+chiamato ad amministrare la causa pubblica, rammenterò sempre fra’
+più acerbi quello di non poter esaudire tanti uomini sventurati, che,
+in nome delle loro famiglie, in nome della fede politica, invocano un
+collocamento, cui credono aver loro dato diritto le sventure patite;»
+perchè non si meneranno buone le stesse ragioni alle Dittature di
+Napoli e di Sicilia, dove la febbre degl’impieghi e delle pensioni
+scoppiò con tutti i sintomi d’un fiero contagio; dove i patriotti,
+che nel 1848 avevano «salvato la patria,» che nel decennio avevano
+patito nelle prigioni e negli esigli, pullulavano a sciami dal suolo;
+dove certamente lo strazio d’onest’uomini, che aveva fatto il governo
+«negazione di Dio,» era stato sì lungo ed immane?
+
+Non è questa un’apologia, è pura difesa della verità. Errori la
+Dittatura di Garibaldi ne commise e non pochi; ne commise colla
+Prodittatura Depretis e colla Prodittatura Mordini, colla Segreteria
+Crispi-Bertani e colla Prodittatura Pallavicino; coi Ministri
+cavourriani e coi Ministri rivoluzionari; ma qual Governo non ne
+ha commessi? Quella stessa Luogotenenza regia che s’annunziava
+medicatrice di tutti i mali, e riparatrice di tutti i torti, succeduta
+alla Dittatura in giorni relativamente calmi, già queta la marea
+rivoluzionaria e ormai ridotta a un torneo innocuo la guerra, nuova
+di prestigio, di forza e d’autorità, quanti errori non commise ella in
+breve spazio di tempo? Quanto malcontento di popolo non suscitò; quante
+speranze non deluse, quanti pericoli non rinnovò? Fallirono a Napoli,
+l’uno dopo l’altro, il Farini e il principe di Carignano; a Palermo il
+Montezemolo e il Della Rovere, e non correranno molti mesi che Deputati
+di parte loro si leveranno nel Parlamento italiano[175] ad incolpare
+le Luogotenenze di torti e d’abusi anche maggiori di quelli ond’era
+stata incolpata la Dittatura; con questa sola, ma sensibile differenza,
+che mentre il Governo di Garibaldi era rimproverato d’aver troppo
+ciecamente favorito i rivoluzionari ed i repubblicani, il nuovo Governo
+di Vittorio Emanuele era accusato dello stesso favore a tutto beneficio
+dei Borbonici e dei reazionari.
+
+
+II.
+
+Il primo atto di Garibaldi, rimettendo il piede nella sua Caprera, fu
+di levare le briglie e mandar sciolti per l’Isola i suoi due cavalli
+di battaglia, affinchè ad essi pure non fosse tardata quella libertà
+ch’egli veniva impaziente a cercare. E ciò fatto tornò senz’altro al
+suo consueto tenore di vita, come se tutta quella splendida pompa di
+potere, di trionfi, di gloria, in che aveva vissuto sette mesi, non gli
+avesse lasciato nell’anima che sazietà e stanchezza. Deideri, il suo
+fedele amico e compaesano di Nizza, gli aveva fatto costruire, accanto
+all’antica, parte con danari suoi, parte col tributo d’altri amici,
+parte cogli stessi risparmi del Generale, una nuova casa più comoda e
+più signorile; pure l’antico mozzo gradì la sorpresa e ringraziò del
+dono, ma non volle abbandonare la sua vecchia casetta, costrutta in
+tanta parte col sudor della sua fronte; e continuò a dormire in quella
+medesima stanzetta a pian terreno, la prima a sinistra di chi entra, in
+cui aveva abitato la prima notte che ebbe un tetto nell’Isola.
+
+Nel rimanente, si levava come per lo passato all’alba, il primo di
+tutta la colonia, e alternava le sue ore tra la pesca e la caccia (rese
+talvolta necessarie dalla mancanza del companatico quotidiano), e la
+coltura di que’ pochi frastagli di terreno che la roccia concedeva
+e ch’egli, con ingenua pomposità, decorava col nome di campi e di
+vigne. E il luogo più favorito di que’ giorni era il _Fontanaccio_, un
+quarto forse dei celebri quattro iugeri del Romano, tutto frastagliato
+e scaccheggiato per giunta di roveti e di scogli, e da cui Garibaldi
+s’era fitto in capo di cavare il suo podere modello. Ed era laggiù che
+voi potevate vederlo più di sovente, ora affaccendato a sterpare, a
+potare, a innestare, e qui a piantare un filare di magliuoli siciliani,
+là a zappare un quadrato di fave napoletane, più sotto a riparare
+dalle prime sferzate del grecale una buttata d’aranci novelli, più
+sopra a vegliare allo scavo d’un futuro pozzo artesiano; ora seduto
+sopra un certo gradino, naturale rialzo del terreno, col cappello
+sugli occhi e il sigaro spento nella mano, lo sguardo fisso sul mare,
+tutta la persona immobile e quasi abbandonata, a guatar nel vuoto, a
+fantasticare, a nuotare nel pelago infinito delle sue ricordanze e dei
+suoi sogni, tuffandovisi dentro colla voluttà del poeta:
+
+ E ’l naufragar m’è dolce in questo mare.
+
+Non eran quelle sole le sue fatiche, un’altra men geniale gli era
+imposta dalla stessa celebrità cresciuta, ed era, o avrebbe dovuto
+essere, lo smaltimento della mole di giornali e di lettere che
+ad ogni corriere gli arrivava. È ben vero che dei giornali finiva
+a non leggerne più che tre o quattro (preferito a quei giorni il
+_Movimento_ di Genova), e che delle lettere lasciava quasi tutta la
+briga al suo segretario Basso, od al primo amico che volesse rendergli
+quell’ufficio, il quale poi lettogliene sommariamente il contenuto, e
+separate quelle condannate al paniere, dalle poche ammesse all’onore
+d’una risposta, la scriveva ora sotto dettatura del Generale stesso,
+ora di suo capo, e poi, usanza tradizionale e tuttora inviolata in
+Caprera, la spediva irremissibilmente a chiunque si fosse «senza
+francobollo postale.»
+
+E come le lettere, cominciavano a piovere da ogni parte le visite.
+Avreste detto che Caprera fosse divenuta la Mecca della Democrazia
+europea. Non passava venerdì che il postale di Sardegna non sbarcasse
+alla Maddalena una brigata più o men grossa di pellegrinanti a quella
+Medinat-al-Nabi dell’eroe; e come è facile immaginare, era un brulicame
+di tutte le razze e di tutti i colori. Col vecchio amico e commilitone
+veniva il curioso importuno e il piacentiere sguaiato: coll’innocente
+idolatra, alla conquista d’una firma o d’una fotografia, accompagnavasi
+lo scroccone volgare alla cerca d’un’elemosina o d’una commendatizia:
+le Deputazioni patriottiche, cariche d’indirizzi o di regali,
+gareggiavano colle ambasciate politiche, o politicanti, portatrici di
+piani di guerra o di abbozzi di programmi: la filantropessa inglese
+incontravasi colla emancipatrice americana e la socialista russa:
+gli emissari occulti di Mazzini s’incrociavano agli agenti segreti
+del Re: una carovana di emigrati veneti, trentini, istriani, romani,
+mescolavasi di continuo ad una processione interminabile di proscritti
+ungheresi, polacchi, spagnuoli, greci, russi, tedeschi, serbi,
+valacchi, insomma di tutto il mondo dove si sognava, si soffriva o
+si congiurava per una patria, e Garibaldi tutti accoglieva coll’usata
+cortesia ed ospitalità; un’ospitalità che poteva parere talvolta assai
+magra e quaresimale a chi la riceveva, ma che riusciva, per il gran
+numero, dispendiosissima e soverchiante a chi la dava.
+
+Ma ognuno intende che siffatta pace non era che apparente. «Cincinnato»
+(il soprannome, divenuto poi volgarmente sazievole, gli fu imposto a
+que’ giorni) era tornato suo malgrado all’aratro, e ben diverso dal
+romano, non avrebbe accolto sospirando gli oratori del Senato che gli
+offrivano la Dittatura. Le parole del suo ultimo bando ai Volontari:
+«Se il marzo del 61 non trova un milione d’Italiani armati, povera
+libertà, povera vita italiana!...» non erano, sulle sue labbra, una
+figura rettorica; non è retore mai chi è pronto a confermare la frase
+col sangue; ma voto ardente e convincimento profondo dell’animo suo.
+Sinceramente egli credeva che la prossima primavera del 1861 non
+potesse passare senza una grande conflagrazione di popoli; vedeva già
+l’Ungheria e i Principati Danubiani insorti: non dubitava un istante
+che, gettata una scintilla, tutta l’Europa, da Mantova a Galatz,
+andasse in fiamme: affermava che era un sacro dovere l’Italia farsi
+antesignana e aiutatrice del grande riscatto, e capitanarlo.[176]
+
+Nè a questo pensiero frammischiavasi alcun intendimento di ribellione.
+Non solo Garibaldi tenevasi stretto per debito di lealtà alla bandiera
+di Marsala; ma credeva più che mai che in quella sola stesse la salute
+d’Italia. Soltanto voleva, e qui rincomincia il suo dissidio col conte
+di Cavour, che il Governo scrollasse il giogo umiliante delle alleanze
+straniere, della napoleonica principalmente, raccogliesse in un fascio
+solo tutte le forze vive combattenti dell’Italia, e, senza riguardo
+a colore e partito, le avventasse tutte insieme all’ultima battaglia
+della redenzione d’Italia. «Che il conte di Cavour armi (diceva un
+giorno a Caprera a due suoi amici[177]), ed io sono politicamente con
+lui,» e in questo concetto stette prima, stava allora, starà poi tutta
+la sua politica. E dicasi pure che un simile linguaggio nascondeva una
+condizione imperiosa, e, se vuolsi, anche una minaccia; ma non poteva
+dirsi ancora un cartello di sfida e una manifesta ribellione. Garibaldi
+era sempre nella legalità. Voleva spingere, spronare il Governo; ma
+il proposito di forzargli la mano e di trascinarlo a forza non gli era
+spuntato ancora nell’animo, o almeno da nessun suo scritto o discorso
+traspariva. E di ciò fanno principale testimonianza quei _Comitati
+di provvedimento per Roma e Venezia_, progenie diretta di quelli che
+il Bertani aveva già fondati per la Sicilia, e che Garibaldi aveva
+consentito a ricostituire siccome gli organi destinati a dar vita e
+disciplina a quel concetto di armamento universale della nazione, che
+era, a’ suoi occhi, lo stromento ed il simbolo insieme d’ogni vera
+rigenerazione. Nella mente sua siffatti Comitati dovevano essere aiuto,
+non impedimento, al Governo: propagare le idee, preparare gli animi,
+ordinare le forze, apprestare i mezzi, come già erano stati apprestati
+per Marsala, ma senza sconfinar per anco dalla legge; procedendo
+sempre d’accordo col Governo che la nazione s’era dato, rammentando il
+giuramento fatto al suo Re, e attendendone il cenno, che non parevagli
+poter essere lontano.
+
+«Io desidero[178] (scriveva al segretario de’ Comitati, Bellazzi)
+l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani per coadiuvare al gran
+riscatto. Così Vittorio Emanuele, con un milione d’italiani armati,
+questa primavera chiederà giustamente ciò che manca all’Italia.»
+E due settimane dopo, agitatosi e deliberato dalla Presidenza de’
+Comitati il programma definitivo dell’Associazione, scriveva anche più
+esplicitamente:
+
+ «Accettando la presidenza dell’Associazione dei Comitati di
+ provvedimento e dando la mia adesione ai tre articoli formulati
+ dall’Assemblea generale il 4 di questo mese, nomino come mio
+ rappresentante presso il Comitato centrale il generale Bixio,
+ autorizzandolo a farsi sostituire, occorrendo, da una terza persona
+ di sua piena fiducia.[179]
+
+ Il Comitato centrale, invocando il patriottismo degli Italiani,
+ insisteva tenacemente presso tutti i Comitati di provvedimento,
+ eccitandoli a promuovere nuove oblazioni tra i nostri concittadini,
+ e a riunire tutti i mezzi necessari ad agevolare a Vittorio
+ Emanuele la liberazione della rimanente Italia.
+
+ Altra delle precipue cure del Comitato centrale dovrà essere
+ quella di istituire Comitati in tutti i punti della Penisola, ove
+ non esistessero ancora, onde al più presto da un capo all’altro
+ d’Italia, non esclusa la Venezia nè Roma, si trovi l’associazione
+ organizzata, ed operi simultanea, concorde e rapidamente, obbedendo
+ a un medesimo impulso.
+
+ Il Comitato centrale dovrà, come parola d’ordine di tutti i giorni,
+ d’ogni momento, ripetere incessantemente a tutti i Comitati e
+ cercare per ogni altra via di farlo penetrare nell’animo di tutti
+ gl’italiani: — che nella prossima primavera di quest’anno 1861 deve
+ irremissibilmente porre sotto le armi un milione di patriotti,
+ unico mezzo a mostrarci potenti e farci veramente padroni delle
+ nostre sorti e degni del rispetto del mondo che ci contempla.
+
+ »Credo debito mio rendere avvertiti i Volontari che nessun
+ arruolamento è stato da me promosso, nè consigliato per ora.
+
+ »Un giornale col titolo di _Roma e Venezia_ (il quale, ispirandosi
+ ai concetti enunciati, predichi la necessità della _Guerra santa_
+ a far cessare una volta la vergogna che pesa sull’Italia, e che in
+ pari tempo inculchi agli elettori, come uno dei mezzi più efficaci
+ a raggiungere l’intento, la scelta dei deputati, che mirando
+ anzitutto al totale affrancamento ed integrità d’Italia _impongano
+ al Governo il generale armamento della nazione_) deve essere
+ fondato in Genova senz’altro indugio.»
+
+Questi e non più erano i pensieri di Garibaldi nel gennaio del 1861;
+che se mutarono in appresso, prepariamoci a seguirne le fasi ed a
+penetrarne le cagioni, cominciando però a notare attentamente le
+date, ed a rispettare la cronologia, che mai, come in questo periodo
+della vita dell’eroe, così copiosa di contraddizioni e di evoluzioni,
+meriterà il suo nome di «occhio della storia.» Non abbiamo negato mai,
+riconfermiamo anzi, che un siffatto programma poteva contenere in germe
+quel diritto dell’iniziativa individuale che fu per parecchi anni nel
+Parlamento e fuori la divisa della parte rivoluzionaria, o garibaldina
+che vogliasi dire; ma a’ giorni di cui discorriamo, quel germe non era
+ancora venuto a maturanza, nè l’idea, vagamente adombrata nelle sonanti
+frasi dei proclami, tradotta in una formola precisa, e soprattutto
+cimentata al paragone de’ fatti. Però di Garibaldi allora non disdice
+ripetere quel che un giornale massimo di parte moderata scriveva ancora
+con benignità di lui: «Se i Comitati cammineranno come desidera il
+Generale, il paese l’asseconderà ed applaudirà, così come applaude
+ai generosi sentimenti, coi quali il generale Garibaldi desidera la
+concordia di tutti i partiti.[180]
+
+
+III.
+
+Uno dei più intricati problemi, legati dalla rivoluzione al Governo
+italiano (gli spettava questo nome, dacchè il Parlamento, nella
+persona di tutti i rappresentanti della Penisola, aveva proclamato il
+Regno d’Italia e Vittorio Emanuele suo Re), era quello dell’esercito
+meridionale. Garibaldi nell’ultima sua lettera a re Vittorio[181] gli
+aveva detto: «Io imploro dalla Maestà Vostra che accogliate nel vostro
+esercito i miei commilitoni che hanno bene meritato della patria e
+di Voi;» ma egli ignorava probabilmente che non era in arbitrio di Re
+costituzionale il cedere o resistere a siffatta preghiera.
+
+Infatti, due giorni dopo della partenza di Garibaldi, usciva un
+_Ordine del giorno_ del Comando supremo dell’esercito, tradotto poi in
+Decreto,[182] in cui, proclamati i Volontari benemeriti della patria,
+li dichiarava però Corpo separato dall’esercito regolare, offriva
+ai gregari la scelta tra due anni di ferma o il congedo con tre mesi
+di soldo, ed agli ufficiali l’alternativa tra uno scrutinio de’ loro
+titoli fatto da apposita Commissione e la rinuncia della spada, mercè
+sei mesi di stipendio.
+
+Questa provvisione, come era da attendersi, anzichè contentare, ferì
+nel vivo tutta la parte garibaldina, così la frazione militare come la
+politica, e la fece scoppiare in altissimi lai. Nè gli argomenti alle
+querele difettavano. O come, dicevasi, gridate benemerito l’esercito
+del Mezzodì e nell’ora stessa lo colpite di sospetti e d’ostracismo!
+Promettete che la milizia de’ Volontari sarà conservata e poscia collo
+spaventacchio della ferma di due anni in una mano e l’offa del congedo
+salariato nell’altra, la fate fuggire e la sciogliete! Accogliete
+senza tanta ritrosia nè inquisizione nelle file dell’esercito gli
+ufficiali ducali, granducali, borbonici, avanzi la maggior parte di
+corti servili e di caserme oziose, strumento fino all’ultima ora delle
+tirannidi domestiche, più corruttrici delle straniere, e codesti di
+Garibaldi, reliquie di tutte le battaglie italiane, li sogguardate
+con sospetto, li ponete al duro bivio o d’un sindacato umiliante, o
+d’una rinuncia prezzolata, e pareggiandoli alla bassa condizione di
+mercenari, li avvilite e li corrompete insieme?! Infine non è lecito,
+soggiungevano coloro che riguardavano le cose dal più alto punto della
+politica, disperdere in momenti così solenni tanto prezioso tesoro di
+giovani forze: il Governo, sacrificando il supremo fine dell’armamento
+nazionale a misere gelosie di parte o convenienze di persone, si
+chiarisce dimentico del primo fra i suoi doveri; e tenendo divisi i
+figli della stessa patria destinati a formare un solo esercito, sotto
+una sola bandiera, alimenta egli pel primo quel funesto antagonismo,
+che a parole tanto depreca, e prepara colle sue mani l’armi della
+discordia civile.
+
+Ma nemmeno alla parte contraria facevan difetto le buone ragioni.
+L’armamento della nazione, ripeteva, è nei propositi del Governo;
+tanto vero che il decreto dell’11 novembre conserva il Corpo dei
+Volontari e lo riordina. A due soli patti però era possibile dare una
+forma organica e durevole a una milizia siffatta: rendendone stabile
+la forza, mediante una ferma purchessia; depurandone i quadri, previa
+un sindacato. E come una lunga ferma obbligatoria repugnava alla
+natura ed al nome stesso di volontari, così quella facoltà, tanto
+censurata, di scegliere tra l’assoldamento e il congedo, diveniva una
+imprescendibile necessità. Nè diversamente poteva comportarsi quanto
+agli ufficiali. Una cerna era indispensabile, così per scemarne la
+quantità che per migliorarne la qualità. Non si dimentichi mai che
+erano settemila, circa un ufficiale ogni sei soldati;[183] che in mezzo
+a loro, tra non pochi egregi per singolari virtù militari e civili,
+parecchi non avrebbero saputo come giustificare le loro «favolose
+promozioni,» e moltissimi come chiarire la loro fosca origine e la
+lor dubbia vita; che perciò nessuno avrebbe potuto accoglierli alla
+cieca nelle file d’un esercito di specchiato carattere e di pure
+tradizioni, come il piemontese, dove i gradi erano sudato frutto non
+che del valore, dell’anzianità, dello studio, della esperienza, senza
+offendere l’esercito stesso e rischiare di corromperlo e scompaginarlo
+profondamente.
+
+E ciò basti alla cronaca dell’increscioso litigio; chè il giudicarne
+sarà ufficio di più tarda e più fredda posterità. A parer nostro (è
+parere, non sentenza), si errava da entrambi le parti. Avevano torto
+i Garibaldini di presentare il conto, e torto il Governo di tirare di
+prezzo: torto i primi di querelarsi di una legge, della quale, o per un
+verso o per l’altro, gli uni intascando il soldo e andandosene liberi,
+gli altri restando nelle file e aspettando a lor agio la conferma,
+tutti si avvantaggiavano; e torto il secondo di non avere, intorno a
+sì importante questione, un’idea netta e una volontà recisa, lasciando
+estendere e divampare, mercè una fiacca altalena di ripulse irose e
+di concessioni avare, un braciere di discordie che poteva riuscire
+funesto; torto infine tutti quanti permettendo che un alto problema
+di difesa nazionale immiserisse in un meschino piato di salari e di
+stipendi; talchè paresse che l’amor d’Italia fosse il pretesto, e
+il fine ultimo e vero, le spalline, le pensioni, la carriera di due
+eserciti rivali.[184]
+
+
+IV.
+
+E com’è naturale, ogni parola della gran contesa ripercuotevasi a
+Caprera: non passava corriere che Garibaldi non fosse costretto a
+riudire, dalle innumeri lettere e gazzette che da ogni dove gli
+fioccavano, l’eco delle lamentazioni de’ suoi compagni d’armi,
+accompagnata dalla pittura, più o men fedele, degli strapazzi e delle
+persecuzioni di cui il Governo li angariava; e non passava corriere che
+sulla fronte del Generale non calasse una nuova nube, e sull’anima, non
+per anco purgata dalla ruggine antica, non piovessero nuove e più acri
+stille d’amarezza. E non perchè egli desse ragione in cuor suo a tutte
+quelle querimonie, ma perchè colle sorti de’ suoi commilitoni, che non
+avrebbe mai potuto abbandonare senza parer egli medesimo improvvido
+ed ingrato, vedeva identificata la causa dell’armamento nazionale,
+dell’armamento, s’intende, quale lo concepiva egli, che era ormai il
+solo verbo della sua politica, il solo regolo delle sue azioni, l’unica
+corda vibrante nell’anima sua.
+
+Quando però a quella dei Volontari venne ad intrecciarsi la questione
+delle provincie meridionali, e nella stampa cominciò a rumoreggiarne
+e nello stesso Parlamento a penetrarne la discussione, ed ai richiami
+de’ suoi vecchi camerata vennero ad aggiungersi gli appelli de’ suoi
+amici di Palermo e di Napoli, che lo pregavano a riassumere nel suo
+patrocinio la causa delle loro provincie sgovernate, egli, che non
+aveva voluto accettare, sino allora, alcuna candidatura,[185] accetta
+quella del Collegio di Napoli offertagli come protesta; vi è eletto
+il 30 marzo alla quasi unanimità: parte il 1º d’aprile da Caprera;
+sosta poche ore del 2 a Genova, e riparte la sera stessa per Torino,
+deliberato a entrare egli pure in Parlamento ed a partecipare alla
+lotta.
+
+La inattesa apparizione aveva sorpreso amici ed avversari.[186]
+Tuttavia, mentre i primi s’affrettavano a trarne profitto pei loro
+fini, i secondi non seppero con alcun onesto artificio e lieta
+accoglienza prevenirne gli effetti. I più importanti fra i Cavourriani,
+lungi dall’accostare il Generale per tentar d’illuminarne e correggerne
+le idee, affettavano di cansarlo; la stampa moderata lo apostrofava
+di superflue paternali e di alteri consigli; il Governo stesso,
+infine, aspettava proprio l’indomani del suo arrivo sul continente
+per far perquisire in Genova le stanze del _Comitato centrale di
+provvedimento_, cercandovi, invano, indizi di arruolamenti, gettando in
+faccia al Generale ed alla parte sua una inutile od almeno intempestiva
+provocazione, aggiungendo nuova esca alle tante materie predisposte
+all’incendio. Conseguenza pertanto di questi due fatti furono le
+interpellanze del deputato Brofferio per chiedere ragione al Ministero
+della perquisizione di Genova e la interpellanza del deputato Ricasoli
+per invitare con indiretta, ma chiara intimazione il generale Garibaldi
+a scolparsi di certe parole, irriverenti al Re ed al Parlamento,
+attribuitegli dalla stampa e sollecitare al tempo stesso il Ministero
+a rispondere della di lui intenzione circa all’esercito dei Volontari.
+E poichè il Ministero non volle dare al Brofferio soddisfazione alcuna,
+anzi rincarò con parole, nè tutte giuste, nè tutte opportune, il torto
+di Garibaldi e de’ suoi; e al Ricasoli invece, quasi il suo invito non
+fosse che il frutto d’un tacito accordo, si dimostrò premuroso, anzi
+impaziente, di dar ragione; così la prima battaglia parlamentare tra
+la parte garibaldina e la cavourriana, quella battaglia preparata da
+dodici mesi di ostilità, di sfide, di scaramucce, desiderata forse più
+dai gregari, ma non saputa evitare con abbastanza prudenza dai capi, si
+annunciò ad un tratto imminente ed inevitabile.
+
+
+V.
+
+Ed eccoci alle memorabili Tornate dei 18, 19 e 20 aprile. Fin
+dal 14 il Generale aveva inviato al Presidente della Camera una
+lettera ed un progetto di legge: nella lettera respingeva, sdegnando
+giustificarsene, le parole irriverenti al Re ed alla Rappresentanza
+nazionale, appostegli da’ giornali;[187] nel progetto di legge, ombra
+pallida del suo pensiero, consiglio e fattura de’ suoi amici, specie
+del Depretis, proponeva come rincalzo all’esercito l’istituzione delle
+Guardie nazionali mobili; chiamando a parteciparvi tutti i validi da’
+diciotto ai trentacinque anni.[188] Ma il Governo, pure ammettendo la
+discussione della proposta, la fece rimandare agli Uffici e aspettò a
+piè fermo il giorno della interpellanza.
+
+Il 28 aprile Garibaldi fece la sua prima entrata nel Parlamento
+italiano; e pari alla celebrità dell’uomo ed alla straordinarietà
+dell’evento fu l’aspettazione. Vestiva la stessa foggia che da Quarto
+in poi non aveva più abbandonato: _sombrero_ spagnuolo in mano,
+camicia rossa, _poncio_ grigio; abbigliamento, se vuolsi, strano assai
+per un Parlamento, e nel quale si può anche convenire che talvolta
+si pavoneggiasse, ma che egli aveva fatto suo per quello spirito
+di originalità e d’indipendenza quasi selvaggia, che era l’essenza
+vitale del suo carattere; abbigliamento che egli preferiva alle
+sgarbate uniformi ed alle complicate bardature delle nostre mode per
+la ragione medesima, per la quale preferiva il suo scoglio di Caprera
+a tutte le metropoli del mondo, una zuppa di fave ai più elaborati
+manicaretti di Brillat-Savarin; che portava insomma perchè gli piaceva
+ed era cresciuto, ragazzo male avvezzo dal destino, facendo sempre il
+piacer suo, ma senza metterci, come fu detto, alcun recondito fine
+di teatralità, e certo senza sospettare di mancar di reverenza a
+chicchessia.
+
+Lo accompagnavano, uno per fianco, quasi lo menassero prigione, il
+letterato Macchi e il professore Zuppetta, accompagnatura a ver dire
+poco marziale: quando comparve al sommo dell’ultimo settore di sinistra
+un uragano d’applausi scoppiò anche dalle ultime gallerie; e non poteva
+parere onore straordinario, se la stessa accoglienza era stata fatta
+all’ammiraglio Persano, e sarà tra poco ripetuta al generale Cialdini.
+
+Cessate le salve festive, il fuoco vero cominciò. Anco un breve sunto
+di quelle tre giornate parlamentari esorbiterebbe da questo libro:
+bastino a ritrarne la fisonomia i tratti più caratteristici. Aperse il
+dibattimento il Ricasoli con un esordio, più solenne che necessario,
+conchiudendo colla domanda già annunziata circa ai Volontari in
+particolare ed all’armamento in generale, e invitando il Governo a dar
+spiegazione del suo ultimo decreto dell’11 aprile, pel quale erano
+istituiti i quadri di tre divisioni di Volontari, ma posti i loro
+ufficiali in disponibilità. Toccò a rispondere al Fanti, e fu, come
+al suo solito, infelice; lesse, con lena affannata e accento sbiadito,
+un lungo discorso infarcito di particolarità, di cifre, di citazioni,
+di raffronti non sempre appropriati; nel quale ricantate le note
+argomentazioni dell’impossibilità di tenere sotto le armi Volontari in
+pace, del soverchio numero degli ufficiali, delle promozioni favolose,
+della necessità d’una cerna, finiva dichiarando che nulla aveva da
+mutare, perchè in nulla aveva fallito, e invocava tranquillo la fiducia
+dalla Camera.
+
+Fu allora la volta di Garibaldi. Ringraziò il Ricasoli d’aver posta
+quella importante questione; preludiò alla concordia; respinse da
+sè ogni imputazione di colpa in quel dualismo, cui il Barone aveva
+accennato, perocchè «tutte le volte che quel dualismo potrà nuocere
+alla gran causa del paese, egli piegò e piegherà sempre;» chiedendo
+soltanto «ai rappresentanti della Nazione, se come uomo egli avrebbe
+mai potuto porgere la mano a colui che lo fece straniero in Italia.»
+Se non che, a un certo punto, entrato a discorrere del suo esercito,
+senza alterazione, senza transizione di sorta, senza lasciar presentire
+ad alcuno la procella che stava per scatenare, esclama che i «prodigi
+dell’esercito meridionale furono offuscati solamente quando la fredda
+e nemica mano di codesto Ministero faceva sentire i suoi malefici
+effetti,» e come se ciò fosse poco ancora, punto badando all’agitazione
+che quelle prime parole avevan già suscitata in tutta la Camera,
+scaraventa in mezzo all’Assemblea, in faccia ai Ministri nient’altro
+che questo colpo di folgore: «quando l’amore della concordia e l’orrore
+d’una guerra fratricida, provocata da questo stesso Ministero....»
+e più forse avrebbe detto, se un tuono di grida indignate non avesse
+tronca a mezzo l’atroce ingiuria. Il conte di Cavour, pallido d’ira,
+balza dalla sua scranna e grida con quanto ha di voce: «Non è permesso
+insultarci a questo modo; signor Presidente, faccia rispettare il
+Governo ed i rappresentanti della Nazione;» il Presidente ammonisce,
+scampanella, si sgola a sua volta: la Destra e il Centro strillano,
+ululano, si dimenano come ossessi: la Sinistra è muta, stordita, quasi
+mortificata dalla sortita del suo Capitano; ma Garibaldi, con quella
+medesima ostinazione che sul campo di battaglia e quando più imperversa
+la bufera nemica lo faceva invincibile, ripete ancora con voce tonante:
+«Sì la guerra fratricida....» Talchè nuova e più fragorosa stroscia
+di proteste e di richiami; la Destra urla: All’ordine; la Sinistra
+ribatte: Libertà di parola; il tumulto è al colmo: «Molti Deputati
+(trascriviamo il Resoconto parlamentare) abbandonano i loro stalli....
+rumori da tutte le parti della Camera. Il Presidente si copre il
+capo; gran numero di Deputati è sceso nell’emiciclo, dove si disputa
+vivamente. La seduta rimane sospesa per un quarto d’ora; cessata
+l’agitazione dolorosa, la seduta è ripresa alle ore 4 in profondo
+silenzio.»
+
+La parola toccava novamente al Generale: il Presidente gliela dà
+coll’ammonizione che gliel’avrebbe tolta se avesse trascorso ancora;
+egli se la ripiglia imperturbato, come se nulla fosse accaduto e senza
+un motto, non che di scusa, di schiarimento o di spiegazione, continua
+il suo discorso. E per un po’ tutto pareva rimesso sulla buona via.
+Garibaldi leggendo più che parlando, dappoichè era evidente che una
+parte del discorso gli stava scritta davanti, continua a far la censura
+dei provvedimenti del Fanti: questi a difendersi, quegli a replicare:
+a primo aspetto sarebbesi detto che la calma era tornata, se una nube
+vagante su tutti i banchi dell’Assemblea non avesse avvertito che il
+nembo non era sciolto per anco e che poteva riscoppiare. E lo sentì
+per primo Nino Bixio, e fu allora che gli uscirono dall’anima grande,
+sfolgoranti come una spada, alternate di gemiti e di bestemmie, grido
+di eroe che combatte e angoscia di figlio che prega, le più potenti e
+ispirate parole che sian mai state proferite in un Parlamento italiano:
+«Io sorgo in nome della concordia e dell’Italia (_Bravo, bravo_).
+Quelli che mi conoscono, sanno che io appartengo sopra ad ogni cosa al
+mio paese.... (_Segni d’approvazione_). Io sono fra coloro che credono
+alla santità dei pensieri che hanno guidato il generale Garibaldi in
+Italia (_bravo!_); ma appartengo anche a quelli che hanno fede nel
+patriottismo del signor conte di Cavour (_Applausi_). Domando adunque
+che nel nome santo di Dio si faccia un’Italia al di sopra de’ partiti
+(_Applausi vivissimi e prolungati dalla Camera e dalle tribune_). Io
+faccio un discorso che non sarà del tutto parlamentare. Ma quanto
+agli uomini come il generale Garibaldi e come il conte di Cavour,
+debbo dire che c’è la disgrazia (e tutto al mondo non può andar bene)
+che si cacciano in mezzo un’infinità d’altri uomini che mettono la
+discordia (_bene_); questo non posso astenermi dal dirlo (_Applausi_).
+Ebbene, io ho una famiglia, e darei la mia famiglia e la mia persona il
+giorno che vedessi questi uomini e quelli che con il signor Rattazzi
+hanno diretto il movimento italiano stringersi la mano (_Segni di
+approvazioni_). Per l’amor di Dio non pensiamo che ad una cosa. Il
+paese nostro non è ancora abbastanza compatto, queste discussioni
+ci pregiudicano nell’opinione dell’estero. Il conte di Cavour è
+certamente un uomo generoso; la seduta d’oggi nella prima sua parte
+dev’essere dimenticata, è una disgrazia che sia succeduta, ma vuol
+essere cancellata dalla nostra mente. Ecco quello che io volevo dire
+(_Applausi vivissimi e prolungati_).»
+
+Non poteva essere sordo al nobile appello il Conte; e rimossa da sè
+l’accusa d’esser stato nemico de’ Volontari, rammentando al Generale
+ch’egli primo aveva pensato ad istituirli chiamando lui a comandarli,
+dichiarò, fra gli applausi dell’Assemblea, che la prima parte di
+quella seduta tenevala per non avvenuta; opponevasi solo alla proposta
+del Generale per alte ragioni politiche, pel timore soprattutto che
+gli arruolamenti da lui voluti potessero essere interpretati come
+provocazione di guerra; ma quanto ai Volontari ripeteva le sue proteste
+di stima e simpatia, desiderando che quelle sue parole «fossero
+accolte dall’onorevole Generale e da’ suoi amici politici collo
+stesso sentimento di concordia e di schiettezza, colle quali egli le
+pronunciava a nome del Ministero.»
+
+E Garibaldi, soggiunte alcune spiegazioni sui Cacciatori delle
+Alpi,[189] le accolse, restituendo al conte di Cavour tutte le sue
+cortesie, e dichiarandogli, cosa a ver dire nulla più che onesta, «che
+non aveva mai dubitato del suo patriottismo;» le accolse, conviene
+dirlo, anche meglio che con vacue parole, mutando radicalmente la sua
+prima proposta, tanto radicalmente che, mentre dianzi sollecitava
+il Ministero a ricostituire immediatamente l’esercito meridionale,
+ora lasciava al Ministero di «ordinare la chiamata dei Volontari
+quanto prima lo trovasse opportuno.» Era un gran pegno che la parte
+garibaldina dava alla concordia, e non era soverchia la lusinga che il
+Ministero l’avrebbe accettato. Ma il Ministero, o perchè si reputasse
+vincolato alla formola concordata col Ricasoli, o perchè gli paresse
+atto di buona politica il dimostrare che il Governo non aveva mestieri
+di venire a patti col suo popolare avversario, e che sentiva in sè
+tanta forza da resistergli e domarlo, ricusò ogni accordo ed ogni
+transazione.
+
+La discussione pertanto riprese e continuò, ma non più intorno al
+tèma veramente interessante e disputabile della chiamata immediata
+o differita de’ Volontari, poichè oramai di questo anche la proposta
+di Garibaldi lasciava la balía al Ministero; ma sul misero punto se
+quei «quadri» che eran disegnati sulla carta si avessero a tenere
+per effettivi, e quegli ufficiali che il decreto dell’11 aprile aveva
+posti in disponibilità, dovessero essere chiamati, dopo uno scrutinio,
+in attività di servizio. Epperò s’intende che ridotta a siffatti
+termini la questione poteva bensì appassionare ancora i partiti, e dar
+di quando in quando occasione a sottili argomentazioni od a vivaci
+scaramucce; ma non poteva più interessare Garibaldi. Non era quello
+ch’egli chiedeva: non era per lo stipendio o la carriera di alcune
+centinaia di ufficiali ch’ei s’era mosso, e tutto quanto si veniva
+dicendo di sofistico o di generoso, di propizio o d’avverso intorno
+a quell’argomento non lo toccava più. Invano il conte di Cavour,
+nuovamente da lui interpellato, gli promette di prendere in maturo
+esame la sua proposta circa la Guardia mobile; invano gli soggiunge
+che alla prima seria minaccia di guerra chiamerebbe i Volontari e ne
+darebbe a lui il comando; Garibaldi oramai non vuole più ascoltare
+che una sola parola: armamento generale della nazione, chiamata subita
+dei Volontari; e poichè il Conte quella parola non poteva o non voleva
+proferirla, il dissidio, fino a quel momento contenuto e dissimulato
+fra le ambiguità e le cortesie reciproche, irrompe in tutta la sua
+violenza.
+
+Non appena infatti il Presidente del Consiglio ebbe cessato di parlare,
+che il Generale s’alza di nuovo e fra lo stupore, lo sbalordimento
+anzi di tutta la Camera, non eccettuati gli stessi suoi amici, dichiara
+che tutto quanto gli era venuto dicendo sino allora il conte di Cavour
+lo ha _pienamente insoddisfatto_; che per sola condiscendenza a’ suoi
+amici egli aveva consentito a «modificare in senso malva,» parole sue,
+il suo Ordine del giorno; ma che oramai essendo anche questo repudiato
+dal Governo, egli pure tornava al suo antico programma, l’unico in
+cui avesse fede: armamento generale della nazione e guerra immediata;
+conchiudendo alla fine che non essendo soddisfatto nè dell’Ordine
+del giorno Ricasoli nè del proprio, non ne avrebbe votato alcuno e
+sarebbesi astenuto.
+
+E Garibaldi dal suo punto di veduta era logico: il solo veramente
+logico fra tutta la Sinistra: l’unico che vedesse la questione
+dell’armamento nazionale dalla sua vera altezza; l’unico che
+contrapponesse alla politica del conte di Cavour un’altra politica,
+errata forse, temeraria certo, ma lucida e grande.
+
+Pochi istanti dopo 194 sì approvarono la proposta ministeriale, 92 _no_
+la respinsero; il Ministero avea stravinto, il volgo misto dei fatui e
+dei piacentieri poteva menare il trionfo; ma chi avesse bene esaminati
+i frutti di quella vittoria, sarebbesi prestamente accorto che eran
+«stecchi con tosco.» La questione dei Volontari era insoluta più
+che mai; poichè una mostra di quadri senza soldati e senza ufficiali
+non era una soluzione. L’irritazione della Sinistra garibaldina era
+cresciuta, perchè aveva veduto respinte tutte le sue più oneste e
+conciliative proposte. Sulla conciliazione di Garibaldi non potevasi
+più contare, perchè ormai egli era nella condizione del vinto, a cui fu
+negato quartiere. La concordia infine, quella concordia che era stata
+eretta in Parlamento come la Divinità tutelare della Patria, a cui ogni
+oratore s’era creduto in obbligo di sciogliere un inno e di bruciare
+un grano d’incenso, era caduta fragorosamente dal suo provvisorio
+piedistallo, aprendo fra i contendenti un nuovo e più profondo solco di
+discordia.
+
+
+VI.
+
+E ne apparvero tosto i certissimi segni. Il 21 aprile, non dileguata
+peranco l’eco della recente battaglia parlamentare, il generale
+Cialdini, tradito, conviene pensarlo, dalla più infelice ispirazione
+della sua vita, arrogatosi a un tratto l’ufficio di vindice e campione
+dell’esercito, del Parlamento, del Re e dell’Italia, indirizzava, sui
+giornali, al generale Garibaldi questa inaspettatissima lettera: «Voi
+non siete, dicevagli, l’uomo che io credeva, nè il Garibaldi che ho
+amato. Voi osate mettervi a paro del Re, parlandone coll’affettata
+famigliarità d’un camerata; al di sopra del Governo, dicendone
+traditori i Ministri; al di sopra del Parlamento, vituperandone i
+rappresentanti; al di sopra degli usi parlamentari, presentandovi
+alla Camera in un costume strano e teatrale; al di sopra infine di
+tutto il paese, che vorreste sospingere dove e come meglio v’aggrada.
+Collo sparire dell’incanto è scomparso l’affetto che a voi mi legava.
+Voi operaste grandi cose; ma il merito di aver liberato l’Italia
+meridionale non spetta a voi solo. Voi eravate sul Volturno in pessime
+condizioni, quando noi arrivammo. Capua, Gaeta, Messina, Civitella non
+caddero per opera vostra e cinquantaseimila Borbonici furono battuti,
+dispersi, fatti prigionieri da noi, non da voi. È dunque inesatto
+che il Regno sia stato liberato dalle armi vostre. Voi ordinaste al
+colonnello Tripoti _di ricevere i Piemontesi a fucilate_: voi dunque
+provocatore vero della guerra civile; ma io, nemico d’ogni tirannia o
+rossa o nera, saprò combattere anche la vostra.»
+
+Se il generale Cialdini agisse soltanto di suo capo o sospinto dalle
+suggestioni di nascosti e zelanti consiglieri, fu disputato, ma non
+potè esser chiarito.[190] Certo non è presumibile che un Generale
+dell’esercito ardisse scrivere ed inviare un simile cartello di sfida,
+se in qualche modo non l’affidava il consenso o la tolleranza tacita
+del Governo, o per lo meno della podestà militare a lui immediatamente
+superiore. Guai pertanto se l’altro Generale raccoglieva il guanto
+collo stesso sentimento, con cui eragli stato gittato. Uno scontro fra
+i due soldati avrebbe potuto dirsi il minor danno; il pericolo grande
+era che dietro i capitani si movessero i gregari, che da un duello
+ne rampollassero mille, che il mattino del nostro risorgimento fosse
+funestato dallo scandalo dei _pronunciamenti_ e dal sangue della guerra
+cittadina.
+
+Fortunatamente però il più rozzo fu il più saggio, e Garibaldi, guidato
+soltanto da’ suoi generosi istinti e dal suo profondo amore patrio,
+trovò tale una risposta, che attutì tutte le ire e soffocò nel nascere
+la lite:
+
+ «Anch’io, Generale, fui vostro amico ed ammiratore delle vostre
+ gesta. Oggi sarò ciò che voi volete, non volendo scendere
+ certamente a giustificarmi di quanto voi accennate, nella vostra
+ lettera, d’indecoroso per parte mia verso il Re e verso l’esercito:
+ forte in tutto ciò, della mia coscienza di soldato e di cittadino
+ italiano.
+
+ »Circa alla foggia mia di vestire, io la porterò sinchè mi si dica
+ che non sono più in un libero paese, ove ciascuno va vestito come
+ crede.
+
+ »Le parole al colonnello Tripoti mi vengono nuove. Io non conosco
+ altro ordine che quello da me dato: — Di ricevere i soldati
+ italiani dell’esercito del Settentrione come fratelli; — mentre si
+ sapeva _che questo esercito veniva per combattere la rivoluzione
+ personificata in Garibaldi_. (Parole, di Farini a Napoleone III.)
+
+ »Come deputatolo credo avere esposto alla Camera una piccolissima
+ parte dei torti ricevuti dall’esercito meridionale dal Ministero, e
+ credo di averne il diritto.
+
+ »L’armata italiana troverà nelle sue file un soldato di più, quando
+ si tratti di combattere i nemici d’Italia — _e ciò non vi giungerà
+ nuovo_.
+
+ »Altro che possiate aver udito di me verso l’armata sono calunnie.
+
+ »Noi eravamo sul Volturno al vespero della più splendida vittoria
+ nostra, ottenuta nell’Italia del Mezzogiorno prima, del vostro
+ arrivo, e tutt’altro che in pessime condizioni.
+
+ »Da quanto so, l’armata ha applaudito alle libere parole e moderate
+ d’un milite Deputato, per cui l’onore italiano è stato un culto di
+ tutta la sua vita.
+
+ »Se poi qualcheduno si trova offeso dal mio modo di procedere,
+ io parlando in nome di me solo, e delle mie parole sono garante,
+ aspetto tranquillo che mi si chieda soddisfazione delle stesse. —
+ _Torino, 22 aprile 1861._»
+
+La nobile lettera apriva essa stessa la via alla conciliazione; e
+onesti amici d’ambe le parti, il Fabrizi, il Pallavicino, il Depretis,
+s’interposero per affrettarla. Il Re stesso, già fin dalle prime
+conturbato dal doloroso dissidio, volle intervenire coll’alta sua
+influenza; nè solo per conciliare i due Generali; ma, ciò che più
+importava, i capi delle due parti, la mente e il braccio della sua
+politica, Cavour e Garibaldi.
+
+E la regia volontà fu obbedita: alle 7 pomeridiane del 23 aprile, i
+due avversari, invitati a convegno dal Re, venivano in presenza sua
+a franche spiegazioni ed aperta conciliazione;[191] e poco dopo i due
+Generali abbracciaronsi fraternamente nel palazzo Pallavicino.
+
+L’autore di queste pagine, però, scrivendo a quei giorni in un
+autorevole diario, e desiderando di dare a’ suoi lettori, intorno alla
+riconciliazione di Cavour con Garibaldi, più sicure e circostanziate
+notizie, scrisse al Generale stesso, pregandolo, per solo interesse
+della storia, a volergliele fornire. E il Generale gli rispose da
+Majatico, villa del Pallavicino, questa lettera, la quale, come si
+vedrà, dava un suono assai diverso dai cantici di pace, che la troppo
+credula speranza aveva già fatto intonare:
+
+ «Majatico, 29 aprile 1861.
+
+ »Caro Guerzoni,
+
+ »Io non ho stretto la mano di Cavour, nè cercato riconciliazioni.
+ Ho bensì consentito ad un abboccamento, i cui risultati sono stati
+ da parte mia: — Armamento e giustizia all’esercito meridionale. Se
+ così riesce — io porgerò la piccolissima opera mia all’opera del
+ Conte. — Diversamente io seguirò il sentiero che ci siam tracciato
+ da tanto tempo — per il bene della causa nazionale — anche contro
+ la volontà di chicchessia.
+
+ »Trecchi, che servì d’intermediario alla conferenza, s’incarica
+ di far tacere le millanterie dei ministeriali. — Vedremo — in ogni
+ modo non si deve pubblicare nulla di mio per ora. — In caso poi —
+ cosa molto probabile — che non si ottenga nulla, e che quei signori
+ continuino a gracchiare, allora ripiglieremo il tralasciato.
+
+ »Ho incaricato il generale Medici d’un mio programma
+ sull’occorrente.
+
+ »Mi resta a ringraziarvi.
+
+ »Vostro
+ »G. GARIBALDI.»
+
+La qual lettera dimostra all’evidenza tre cose: che tutto quel
+discorrere e scrivere e affannarsi d’amici, di avversi, di Ministri,
+di Deputati, di Re, per indurre l’eroe a modificare in qualche parte
+soltanto il suo pensiero, era stato fiato e tempo sprecato; che il
+dissidio del Generale col Conte non aveva radice in alcun rancore
+personale, ma in ragioni politiche, che soltanto il mutuo pegno
+delle opere poteva conciliare; che infine Garibaldi scese la reggia
+di Vittorio Emanuele, mormorando ancora il _se no, no_ del primo suo
+Maestro, e covando, forse inconsciamente, in cuore il germe di Sarnico
+e d’Aspromonte.
+
+
+VII.
+
+Il 1º maggio Garibaldi era già tornato a Caprera: il 6 giugno moriva
+il conte di Cavour. L’Italia aveva perduto il suo grand’uomo di Stato;
+la libertà, uno de’ suoi più devoti amici; la dinastia di Savoia, uno
+de’ suoi più validi sostegni; la rivoluzione, uno de’ suoi più abili
+moderatori, e (stupiscano pure i superficiali, chi pensa sarà con
+noi) Garibaldi stesso, il migliore de’ suoi interpreti ed alleati. Si
+narrò[192] che il nobile Conte nell’uscire, la sera del 20 aprile,
+dalla Camera dei Deputati, vibrante tuttora delle emozioni provate
+in quelle tre memorabili giornate, al La Farina che lo abbordava
+scalmanato: «Eppure, dicesse, eppure se venisse il momento della
+guerra, prenderei sotto il mio braccio il generale Garibaldi e gli
+direi: andiamo a vedere che cosa si dice dentro Verona.» Queste parole
+parlan meglio d’ogni documento. Lo Statista aveva capito l’Eroe; egli
+era penetrato nel più intimo segreto della sua anima e ne teneva le
+chiavi. Cavour vivo, molte pagine della storia d’Italia sarebbero
+state diverse, e quelle della vita di Garibaldi del pari. Cavour vivo,
+la guerra dell’indipendenza non sarebbesi protratta di cinque anni
+(la gran trama rivoluzionaria a cui lavorava lo dimostra), e Sarnico
+ed Aspromonte non sarebbero accaduti. Cavour vivo, il valore vero
+di Garibaldi sarebbe stato più utilmente e più degnamente estimato;
+non sarebbe stato inviato, come nel 1866, a dar di cozzo contro le
+rupi trentine; e se al governo della flotta, avrebbe signoreggiato
+l’Adriatico; se a capo d’un esercito di Volontari, avrebbe preceduto
+o fiancheggiato il regolare e forse risparmiate all’Italia Lissa e
+Custoza. Vivo Cavour, finalmente, Garibaldi non avrebbe più trovato
+nelle contraddizioni e nelle ambagi di Governi fiacchi, presi dal
+prurito malaticcio delle grandi gesta, un incoraggiamento e quasi
+una ragione a mettersi sulla via della ribellione: la gagliarda e
+prestigiosa mano del grande Ministro l’avrebbe saputo a tempo blandire
+e frenare, a tempo lanciare e trattenere, e nessuno può affermare, ma
+nemmen negare, che un giorno la mente soggiogando il cuore, il cuore
+infiammando la mente, Cavour e Garibaldi si modificassero a vicenda, e
+l’uno finisse più rivoluzionario, l’altro più moderato: legge naturale
+di selezione e d’evoluzione.
+
+Garibaldi frattanto era tornato alle sue consuete abitudini, e in
+tutto quel 1861 non vi furono di notevoli nella sua vita che questi due
+episodi. Ai primi di luglio corse pei giornali la voce d’un attentato
+alla vita del Generale. Dicevasi che quattro mercenari, prezzolati da
+una segreta congrega reazionaria annidata in una città di confine,[193]
+eran partiti per Caprera onde compiere il reo disegno; che il Generale,
+avvertito del pericolo, l’aveva, come altra volta,[194] disprezzato;
+che i famigliari di lui non solo, ma tutta la popolazione di Maddalena
+era nella più grande ansietà; che il Governo, già istruito della trama
+da alcuni complici pentiti, aveva già posto la Caprera sotto la più
+stretta sorveglianza ed altri particolari.
+
+E forse si esagerava; ma tutto non era favola, come attesta questa
+lettera di C. Augusto Vecchi, che appunto a que’ giorni era ospite del
+Generale nell’Isola:
+
+ «Caprera, 8 agosto 1861.
+
+ »Ieri sera vennero qui tre cavalleggieri. Avevano avuto sentore
+ che due uomini di male affare erano sbarcati in Caprera. Noi la
+ credemmo un’ubbía. Essi si licenziarono e noi andammo a cena.
+ Stagnati ed io passeggiammo fumando su e giù pel piazzale sino
+ alle undici, e poi andammo a coricarci. Verso le tre udii i cani
+ abbaiare ed escire a starno dal chiuso. Poco dopo mi addormentai.
+
+ »Alle cinque era in piedi. E vidi i gendarmi, i quali narravano
+ l’accaduto nella notte. Quando noi andammo a cena, essi si
+ ridussero sugli scogli che prospettano sull’alto il nostro piazzale
+ e vi si adagiarono a distanza determinata. Alle tre udirono rumore
+ di passi, e nelle tenebre videro due uomini passare parallelamente
+ ai loro posti ad un tiro di pistola. Il Maresciallo esclamò: — _Chi
+ va là?_ — Fu risposto con un’archibugiata.
+
+ »Allora i tre trassero loro addosso e discostandosi, il Maresciallo
+ replicò: — _Fermi in nome del Re._ — Una voce gli ingiuriò con
+ un’oscena parola. I gendarmi scaricarono di nuovo il moschetto ed
+ udirono uno dei ribaldi gridare: — _Madonna!_ — Ed ambedue a gambe,
+ a precipizio. Accorsi dov’erano i tristi, trovarono le loro palle
+ confitte sullo scoglio; sopra il granito, tre stampi di una mano
+ insanguinata; per la terra, una breve gora di sangue; e più in
+ giù tracce sanguigne sulla via percorsa: un fazzoletto di cotone
+ macchiato di sangue ed un fiaschetto di corno con polvere dentro.
+
+ »I Sardi feriti guaiscono: — _Gesù, Maria, Giuseppe!_ — Dunque i
+ gendarmi argomentarono, quei due non essere banditi dell’Isola, ma
+ assassini venuti di fuori.
+
+ »Poichè il Generale ebbe preso il suo bagno a vapore, lo
+ avvertirono dell’accaduto. Ed egli, colla solita indifferenza,
+ disse d’aver veduto dalla sua finestra, ieri, prima di passeggiare
+ con me, due uomini ignoti passar su per gli scogli. Parlò
+ coi gendarmi e cercò di persuaderli del malinteso, onde non
+ allarmassero la popolazione della Maddalena. Poi andò col Carpeneti
+ a visitare una vignetta lontana.
+
+ »Ma i cavalleggieri col loro rapporto alle Autorità hanno
+ impensierito il paese. Le esagerazioni si accrescevano sulle bocche
+ del popolo. Le donne urlavano dalle finestre che era stato ucciso
+ il loro Generale. E tutti all’accorrere sul porto e gettarsi nelle
+ barche. Le donne si fermarono alla Moneta. Le Autorità — meno la
+ ecclesiastica — i gendarmi, i bersaglieri marittimi, i doganieri, i
+ cittadini di ogni classe — persino i ragazzi — sbarcarono in armi a
+ Caprera e accorsero sul piazzale. Mi parve lo spianato del palazzo
+ di Caserta, quando noi avevamo l’onore di proteggervi l’unità della
+ patria. Le squadre partirono per la via del monte, per la parte
+ opposta. E tutti avevano nel cuore una sola idea — far salva la più
+ nobile e la più necessaria esistenza all’Italia.
+
+ »Due golette governative facevano intanto il giro dell’Isola.
+ Una di esse disse d’aver visto una barca staccarsi a pieno vento
+ dall’isola del Giglio colla prua vòlta a Capo Ferro. Si sono
+ spediti ordini per indagare chi fossero gli individui che ne
+ sbarcassero.
+
+ »Nè più. — Vi ho scritto, perchè si sappia il vero di ciò che è
+ avvenuto.
+
+ »C. AUGUSTO VECCHI.[195]»
+
+La minaccia infatti non si rinnovò; ma scampato da un pericolo, ecco
+invitarlo un altro cimento, perpetua sua vicenda. Ardeva fra gli
+Stati Uniti del Nord e del Sud la guerra così detta di secessione,
+e il presidente Lincoln, o fosse grande fiducia nel prestigio
+oramai mondiale del Liberatore di Sicilia, o fosse penuria, in
+quell’improvviso irrompere della rivolta, di buoni e reputati Generali
+(gli allievi di West-Point eran pochi, la più parte secessionisti; e i
+Grant, i Sherman, i Sheridan non s’eran rivelati ancora), fece chiedere
+a Garibaldi per mezzo del Console della Federazione a Bruxelles se
+avrebbe accettato il comando in capo dell’esercito federale. Nessuna
+offerta poteva riuscire più geniale e lusinghiera all’eroe: aggiungere
+alla gloria d’una vita spesa ne’ due emisferi per la libertà de’ suoi
+fratelli di razza, quella di capitanare a nome d’una grande Repubblica
+la guerra d’emancipazione dei Negri, voto della sua giovinezza, onore
+del suo secolo, era tale tentazione da vincere ogni modestia e tal
+premio da compensare ogni pericolo.
+
+Pure gradì, ma non accettò tosto l’invito. Pensoso più d’Italia che di
+sè stesso, non sapeva risolversi ad abbandonarla alla vigilia forse di
+quella nuova riscossa da lui tanto invocata, e frattanto temporeggiava,
+ponendo condizioni che erano clausole dilatorie; consultando il
+Governo, che gli faceva dire: «Andasse pure, non aver per ora alcun
+bisogno di lui;[196]» interrogando gli amici più divisi e perplessi di
+lui e incapaci d’un concorde consiglio.
+
+Prevaleva tuttavia anco fra i principali, il partito dell’accettazione,
+non tanto per gli onori e gli allori che la bella avventura prometteva,
+così al Capitano come a’ suoi seguaci, quanto perchè, parendo a
+tutti lontana la possibilità d’una guerra in Italia, conveniva assai
+meglio alla stessa fama dell’eroe ch’egli traversasse quel periodo di
+tregua forzata, tra le lotte d’una vasta e gloriosa palestra anzichè
+nell’angusta arena delle fazioni nazionali, o nell’ozio increscioso e
+nella solitudine amareggiata di un’isola deserta.
+
+Se non che al divulgarsi della nuova anche il paese cominciò a
+commuoversene; gli avversi alla partenza si fecero essi medesimi
+istigatori o consiglieri di manifestazioni popolari: a Napoli si
+andava sottoscrivendo un indirizzo al Generale che lo scongiurava
+a non abbandonare l’Italia, ed a recarsi nel Mezzogiorno a sanare
+le piaghe che il Governo di Torino vi aveva riaperte; talchè egli,
+incapace di distinguere, in quelle dimostrazioni, la parte artificiale
+dalla sincera, e credendo di udire in quelle voci la voce della patria
+stessa, finì col dichiarare al Console americano d’esser dolente di
+non poter aderire all’invito, soggiungendo «che dubitare del trionfo
+della causa dell’Unione non poteva; ma che, se per mala sorte la
+guerra dovesse continuare, egli avrebbe vinto tutti gli ostacoli per
+affrettarsi alla difesa d’un popolo che gli era tanto caro.[197]»
+
+E la guerra durò ancora quattro anni e l’invito fu ripetuto, ma
+Garibaldi, anche volendo, non avrebbe più potuto accettarlo: un
+ostacolo ch’egli non avrebbe mai potuto prevedere, ma più forte d’ogni
+volontà, gliel’avrebbe vietato: la palla d’Aspromonte.
+
+
+VIII.
+
+In sullo scorcio di febbraio il senatore Giacomo Plezza, presi seco
+il suo schioppo ed i suoi cani da caccia, s’imbarcava per Caprera.
+E che unico scopo della sua gita fosse una partita alle pernici ed
+alle beccaccie, i giornali spacciarono e il pubblico credette. Ma
+non appena il Senatore fu nell’Isola, svela a Garibaldi l’arnese da
+caccia non essere che una maschera; mandarlo in segreto il barone
+Ricasoli (primo successore del conte di Cavour) onde assicurarlo in
+suo nome che il Governo non aveva rallentato, nè rallenterebbe un
+istante dagli apparecchi dell’impresa nazionale; affrettarne anzi, ma
+non esserne ancora maturata l’opportunità; pregar quindi il Generale a
+non voler con moti intempestivi guastare l’opera bene avviata; giunta
+l’ora, sarebbe fra i primi avvertito; tenesse frattanto come pegno
+dei buoni intendimenti del Governo l’imminente apertura dei Tiri a
+segno nazionali e l’invito che gli faceva per mezzo suo di venire sul
+continente a presiederne l’inaugurazione e a diffonderne l’istituzione.
+
+Che il Plezza abbia tradotto esattamente, oppure no, il pensiero
+del suo mandante; che a lui sia stato commesso soltanto di
+invitare il Generale «a rimanersi tranquillo in aspettazione
+dell’opportunità;[198]» che quell’idea di trastullare l’irrequieto
+Capitano con quella distrazione dei Bersagli sia stata suggerita prima
+dal Plezza, e dal Ricasoli soltanto assentita, tutto ciò poco monta;
+il fatto è che Garibaldi aveva il diritto di credersi invitato da
+un’ambasciata del Governo, e poichè quell’invito s’accordava coi mille
+che da ogni parte i suoi amici gli inviavano, e colle sue più segrete
+speranze e vivaci impazienze, così l’accettò tosto, e il 2 marzo in
+compagnia del Plezza medesimo sbarcava improvviso, come al solito, in
+Genova.
+
+Se non che tre giorni dopo il Ministero Ricasoli non era più. Meglio
+ancora dell’aperta ostilità degli avversari l’avevan ucciso la
+tolleranza ostentata, e la malcelata freddezza de’ suoi amici. Certi
+suoi atteggiamenti più altezzosi che fieri verso Napoleone III ed i
+suoi Ministri, ond’era venuto in fama di poco devoto e poco gradito
+all’imperiale protettore; certe sue professioni di fede liberalesca,
+più mistiche a ver dire che pratiche, ma ad orecchio moderato troppo
+puritane; la stessa rigidezza baronale colla quale soleva trattare
+uomini e cose, l’avevano da lungo tempo indebolito nel favore della
+sua parte; ma quando gli fu chiesto, quasi per metterlo alla prova, di
+sciogliere i garibaldini _Comitati di provvedimento_, ed egli in nome
+della libertà d’associazione, mallevata dallo Statuto, sdegnosamente
+rifiutò, fu evidente, nonostante l’ombra d’uno stentato voto di
+fiducia, che ogni consenso d’idee e di affetti fra lui e la Destra
+era rotto, e che altro non gli restava che deporre il governo. E così
+fece; e poichè il Rattazzi ne febbricitava di voglia da più mesi, e il
+Re lo prediligeva, e i Centri lo invocavano, e la Sinistra prometteva
+tollerarlo, e la Destra doveva subirlo, così egli ne fu il naturale
+successore; senz’altro contrasto che de’ più arrabbiati delle varie
+consorterie moderate, le quali non avendo saputo fino allora nè
+combattere con lealtà, nè sostenere con franchezza il Ricasoli, si
+lagnavano ora ch’egli cadesse in un punto ed in un modo da lasciarne
+l’eredità al loro più aborrito avversario.
+
+All’udire pertanto questa nuova, anche Garibaldi s’allietò. Egli non
+conosceva il Deputato d’Alessandria che di nome, e non era certo in
+grado di giudicare della sua politica, molto meno di distinguere quella
+sottile linea che appena lo discerneva dai moderati; ma da ogni parte
+glielo dipingevano per vecchio avversario del conte di Cavour, diletto
+a Vittorio Emanuele, beneviso a gran parte della Sinistra, democratico
+d’origine e di costumi; e ciò bastava perchè egli si felicitasse del
+cambio e si illudesse di trovare in lui un alleato più compiacente
+e più maneggevole. Nè alcuno si curò, a quel che parve, di trarlo
+d’illusione; chè ridottosi il Generale a Torino e ristrettosi a intimo
+colloquio, prima col Re, poi col Rattazzi medesimo, partì da entrambi
+quasi entusiasta, a tutti magnificando le idee del nuovo Ministro,
+esortando i suoi amici a sostenerlo, ripromettendosi di compiere con
+lui le più grandi cose. E fino a qual punto fossero arrivate da un lato
+le promesse o le lusinghe del Presidente del Consiglio, e dall’altro
+la bonomia o la credulità del Generale, sarà difficile il documentare;
+certo da quel giorno si diffuse la voce che in quei colloqui fossero
+stati fermati importantissimi disegni; che Ministero e Garibaldi
+agissero ormai d’accordo; e che l’Italia fosse alla vigilia di grandi
+avvenimenti.[199]
+
+
+IX.
+
+Ma intanto che questi avvenimenti, più o meno probabili, maturavano,
+Garibaldi era chiamato a Genova da un’altra cura. Le antiche discordie
+della parte rivoluzionaria erano rinate. Essa pure era da molto tempo
+partita in due fazioni, o frazioni che vogliansi dire, l’una procedente
+più direttamente da Mazzini, che accettava condizionatamente la
+Monarchia, rimetteva bensì al tempo, ma non nascondeva il suo ideale
+repubblicano, teorizzava il diritto dell’iniziativa privata, predicava
+l’azione immediata e continua, poneva al Governo il dilemma: lasciarla
+fare e seguirla, o cadere; l’altra, capitanata più visibilmente da
+Garibaldi, che pur avendo con la prima molti punti di somiglianza,
+pure ne dissomigliava in tre essenzialissimi: era schiettamente
+monarchica; credeva, senza dottrineggiare della sua legittimità, alla
+utilità dell’iniziativa rivoluzionaria e alla potenza della guerra
+popolare; serbavasi ferma tuttavia a non staccarsi dal Governo, pronta
+anche, se egli precedeva, a marciare dietro a lui; infaticabile solo a
+sospingerlo se indugiava; ma, fino al giorno in cui discorriamo, aliena
+pur sempre dal disconoscerlo ed esautorarlo. Ora, com’è ben naturale,
+ciascuna di queste due frazioni aveva la sua speciale organizzazione;
+e come la garibaldina era disciplinata, e quasi militarmente
+instrutta nei _Comitati di Provvedimento_, così la mazziniana per
+opera principalissima dell’infaticabile Bertani (che nel Bellazzi,
+già suo creato ed ora segretario de’ Comitati, trovava un fomite di
+più alle sue antipatie) era venuta prendendo nome e persona in tante
+_Associazioni unitarie_, che a primo aspetto si sarebbero dette un
+plagio e un pleonasmo dei _Comitati_, che in realtà ne differivano
+per quei punti che abbiamo posti in rilievo, e coi quali combatteva da
+parecchi mesi una sorda guerra fraterna, immagine riprodotta per mille
+membra della suprema discordia de’ capi.
+
+Parve quindi urgente ai principali delle due parti che il periglioso
+dissidio cessasse; e cercandone il modo, nessun migliore espediente
+seppero immaginare che un’Adunanza generale, quasi un Concilio
+ecumenico, di tutti i rappresentanti dei _Comitati_ e delle
+_Associazioni_ auspice da Londra l’Apostolo del pensiero, da Caprera il
+Pontefice dell’azione.
+
+Convocata infatti da Garibaldi stesso, l’Assemblea si raccolse in
+Genova nel teatro Paganini il 9 di marzo. Eran presenti tutti i
+caporioni e caporali della democrazia, non meno di quattrocento
+persone; presiedeva Garibaldi per ciò appunto venuto da Torino; il
+quale, dopo aver nell’usato stile, scongiurato per la concordia,
+additato nuovamente Roma e Venezia, riaffermata la necessità di
+formare il fascio, o com’egli diceva, «il fascio romano di tutte le
+forze,» aperse la discussione, quanto dire tutte le cataratte della
+patriottica eloquenza. Pure fu notabile che in un’adunata d’uomini
+sì diversi, nessuno esorbitò. Parve anzi che l’Assemblea ci mettesse
+una tal quale ostentazione ad imitare l’ordine e la gravità dei
+dibattimenti parlamentari, sicchè fra il dispetto e l’ironia fu
+battezzata di _secondo Parlamento_. E d’un Parlamento ebbe, a dir vero,
+tutto l’aspetto e tutta la solennità, tanto che se fu doveroso che il
+Governo la rispettasse, perocchè così l’impedirla come il discioglierla
+sarebbe stato del pari illegittimo, certamente fu molto significativo
+che un’Assemblea di quattrocento persone, non munite d’alcun mandato
+legale, assegnasse termini alla pace ed alla guerra; accettasse e
+respingesse alleanze; passasse in rassegna armi ed armati; facesse
+e rifacesse l’Italia, e il Governo fosse costretto a restare inerte
+spettatore di tutto ciò, quasi in sembianza di tacito complice.
+
+Per ventura però le deliberazioni furono meno paurose delle
+discussioni. I _Comitati di Provvedimento_ si fusero colle
+_Associazioni unitarie_ in un nuovo sodalizio che prese nome di
+_Società Emancipatrice_; un Comitato di ventiquattro membri, cibreo
+di tutte le tinte, fu eletto a rappresentarla; si auspicò al fausto
+connubio; si inneggiò a Roma e Venezia; si indusse Garibaldi ad
+invocare come pegno della restaurata concordia il richiamo di Mazzini,
+e tutto passò come iride, lasciando i nembi di prima.
+
+
+X.
+
+Ma il Governo era impegnato a concedere ben più. Reduce Garibaldi a
+Torino, Rattazzi perfezionando il disegno del Barone Ricasoli gli
+commette la direzione dei Tiri a bersaglio, colla balla di girare
+Italia per propagarne l’effettuazione: poco dopo gli consente la
+istituzione di due battaglioni di _Carabinieri mobili_ comandati
+da suo figlio Menotti;[200] apparentemente destinati a combattere
+il brigantaggio nel Mezzogiorno, ma presti, occorrendo, per altre
+imprese; infine, complotto trapelato soltanto più tardi, ma non men
+vero, gli promette un milione di lire per provvedere all’armamento
+d’una spedizione in Grecia, insorta allora contro il re Ottone, e che
+Garibaldi aveva promesso soccorrere[201] se non gli si apriva altra via
+in Italia.
+
+Così il Dittatore cacciato da Napoli pareva risorgere a Torino.
+Si invocava il suo consiglio, si ambiva il suo aggradimento, si
+interpretavano i suoi discorsi come responsi d’oracolo. Ospite del
+senatore Plezza, la sua casa pareva un ministero; una processione
+perpetua di Garibaldini, di patriotti, di Ministri, di Deputati d’ogni
+colore, di ammiratori e sollecitatori d’ogni fatta, passava e ripassava
+a visitarlo, a onorarlo, a consultarlo. I principi reali di Savoia lo
+convitavano alla loro mensa quasi ingloriando dell’onore; finalmente
+l’ultima settimana di marzo scortato dai figli e da numeroso corteo
+di luogotenenti e di commilitoni, sopra treni appositi, in carrozze
+separate, a spese dello Stato, s’incamminava alla volta di Lombardia.
+Per contrapposto in quei medesimi giorni Vittorio Emanuele moveva colla
+Corte e coi Ministri a visitare per la seconda volta il Mezzogiorno; ma
+la cronaca narrò che il viaggio del mozzo nizzardo fu più trionfale.
+
+I Sindaci gli muovono incontro, i Municipi lo albergano a loro spese, i
+Prefetti lo banchettano, il clero lo ossequia, l’esercito lo acclama,
+le Guardie nazionali gli presentano l’armi, i Garibaldini in camicia
+rossa montano la guardia alla sua porta, le donne lo corteggiano, lo
+abbracciano, lo baciano, ne portan via per reliquia i capelli e le
+vesti, gli offrono in dono le gemme ed i figli: infine dovunque arriva
+una turba immensa di popolo lo attende impavido alla pioggia ed al
+sole, monta sui tetti e sugli alberi per vederlo, si precipita, appena
+lo scorge, intorno a lui, lo avviluppa, lo serra, lo trasporta, lo
+tien prigione del suo affetto e del suo delirio, lo spia in ogni atto,
+lo segue in ogni passo, assedia da mane a sera gli approcci della sua
+casa, lo chiama e richiama al balcone, lo fa parlare e lo apostrofa,
+gli promette tutto quello ch’egli domanda, gli grida ad ogni istante:
+«Roma e Venezia;» a cui il Generale risponde quasi invariabilmente:
+«Sì, Roma e Venezia son nostre, e se saremo forti, le avremo.»
+
+A Milano, murato da un serraglio vivente, non gli basta un’ora per
+arrivare dalla Stazione all’albergo: dalla terrazza della _Ville_
+saluta «il popolo delle cinque giornate capace di venticinque,»
+raccomanda la carabina; promette al solito Roma e Venezia. Inaugurando
+con pompa solenne il bersaglio provinciale, spara egli il primo colpo,
+che i giornali trovano stupendo. Dovendosi distribuire le medaglie
+commemoratrici delle ultime campagne, ne è commesso l’ufficio a lui, e
+molti, pigliando le medaglie da quella mano, piangon di gioia e tentano
+baciarla. Il Sindaco lo arringa; le Guardie nazionali e le Associazioni
+operaie gli sfilan davanti a bandiere spiegate; i membri dell’Istituto
+Lombardo s’affrettano a visitarlo; il prefetto Pasolini lo invita
+a pranzo, e all’udire il racconto delle sue gesta esclama: «Questa
+sera divento garibaldino anch’io.[202]» Manzoni infine, visitato per
+omaggio dall’eroe, dice: «Sono io che devo prestar omaggio a voi: io
+che mi trovo ben piccolo dinanzi all’ultimo dei _Mille_, e più ancora
+dinanzi al loro Duce, che ha redento tanta parte d’Italia e nel modo
+migliore, offrendola a Vittorio Emanuele;» e avendogli il Generale
+nell’accommiatarsi fatto presente d’un mazzettino di viole, «lo
+conserverò, esclama il Poeta, lo conserverò in memoria d’uno de’ giorni
+più belli della mia vita!»
+
+A Monza, a Como, a Lodi gli stessi deliramenti; a Parma, presiedendo
+un Comizio d’operai al teatro San Giovanni, molte voci gli gridano:
+«Viva Mazzini, ed egli replica: «Viva Vittorio Emanuele.[203]» A
+Casalmaggiore bandisce la «Religione della santa Carabina.» A Cremona è
+una epifania di donne, di ufficiali dell’esercito, di preti: monsignor
+Vescovo Novasconi, malato, si leva di letto per ricevere la sua
+visita: il clero gli manda una deputazione e pende dal suo labbro,
+come da un nuovo Messia: dodici donne, madri, spose, figlie di morti
+per la patria, gli presentano un indirizzo firmato da un migliaio
+di signore e popolane cremonesi, nel quale promettono «che al nuovo
+appello del Capitano dei Mille esse ridaranno ai loro uomini il brando
+che spezzerà per sempre le catene delle loro sorelle ancora schiave.»
+Era un’ebbrezza che dava il capogiro alle teste più salde e non sarà
+meraviglia se tra poco ne sarà preso lo stesso Garibaldi. Perocchè
+respirare tanto tempo in un’atmosfera sì infocata e non esserne
+infiammato; sentirsi per quindici giorni intronati gli orecchi dalle
+parole di «Roma e Venezia» e non crederle sincere; vedersi portato in
+trionfo, udirsi glorificato e quasi incielato da un popolo intero e
+non credersene il Dittatore; sapersi segretamente spalleggiato dallo
+stesso Governo e non supporlo consenziente e complice, poteva essere
+saggezza non difficile alla fredda mente d’un filosofo e d’un uomo di
+Stato; ma all’anima ribollente d’un eroe diventava virtù pressochè
+impossibile. Garibaldi sta per commettere i due più grandi errori
+della sua vita; ma quando pure non bastasse a riscattarli la nobile
+prepotenza dell’amor patrio, starebbero sempre a loro scusa questi
+tre argomenti: la imprevidente e ambidestra condotta del Governo,
+che pur di godere un riflesso della popolarità del Generale gli aveva
+sacrificato una parte della propria autorità; la obbedienza passiva
+dei di lui amici e commilitoni che tenendosi vincolati da una specie di
+giuramento militare non seppero nè parlargli con verità, nè resistergli
+con fermezza; finalmente la spensierata e quasi fanatica apoteosi che
+i Lombardi prima, i Siculi poi, fecero d’un uomo che pure s’atteggiava
+ad arbitro della nazione e li invitava a seguirlo in una avventura che
+aveva tutte le apparenze d’una follia e d’una ribellione.
+
+A ciascuno la sua responsabilità. Per aver il diritto di dire tutta
+la verità ai grandi bisogna prima saperla dire ai popoli. Sarnico ed
+Aspromonte li fecero in gran parte anche gli Italiani. Stia pure a loro
+discolpa che il magico Capitano li stregò col suo fascino; il Governo
+li confuse colle sue ambagi; la parte rivoluzionaria li sorprese
+colle sue audacie; non è men vero che se Garibaldi non avesse trovato
+fin dai primi passi tanto incoraggiamento d’applausi, di promesse e
+di offerte, non avrebbe mai potuto pensare, nonchè avviare, le due
+temerarie imprese a cui nel 1862 s’accinse. Gl’Italiani gli urlavano:
+«A Venezia,» ed egli, seguendo la sua natura, rispondeva: «Andiamo.»
+Essi gli giuravano sulla spada e sulla croce, nelle piazze e nelle
+chiese: «Roma o morte;» ed egli li invitava a confermare i giuramenti
+coi fatti; essi continuarono per un mese a rappresentare sotto i suoi
+occhi la commedia dell’eroismo disperato e del patriottismo indomabile;
+ed egli, ignorando quanto di rettorico, di melodrammatico e di
+carnevalesco s’ascondesse ancora, per antica legge ereditaria, nelle
+vene de’ suoi concittadini, egli, l’eroe dabbene e sincero, li prese
+sul serio e scontò la pena per tutti.
+
+
+XI.
+
+La storia di Sarnico è breve. Garibaldi, visitate ancora Brescia,
+Castelgoffredo, Asola, Desenzano, Pavia, adducendo il bisogno di
+curarsi della sua vecchia artritide si riduce in sul finire d’aprile
+presso le Terme sulfuree di Trescorre, nella villa del suo vecchio
+amico Gabriele Camozzi. Chiunque però sapeva che Trescorre giace
+come al centro delle valli che mettono al Tirolo, e osservava gli
+andamenti del Generale e de’ suoi seguaci non poteva tardare ad
+avvedersi che la salute e i bagni erano un comodo pretesto; ma la
+ragione vera, ben altra e più grave. La villa Camozzi sembrava divenuta
+un Quartier-generale. Un andirivieni incessante di Garibaldini, di
+profughi veneti e trentini, di Deputati dell’estrema Sinistra; un
+discorrere sommesso, un appartarsi guardingo, un apparire e scomparire
+misterioso, dicevano abbastanza che qualcosa di nuovo si macchinava.
+Il 5 maggio i membri della _Emancipatrice_, convenuti a Trescorre
+per festeggiare la partenza di Quarto, confermavano l’alleanza e
+la concordia giurata a Genova, e davano a Garibaldi nuovo stimolo a
+compiere il concepito disegno.[204]
+
+Era una congiura condotta press’a poco colla stessa noncuranza del
+segreto con cui due anni prima lo era stata la più grande congiura
+di Marsala. I più noti luogotenenti di Garibaldi, i più celebrati
+agitatori del partito d’azione[205] giravan apertamente di città
+in città ad incettare armi, a commettere vesti, a comprare scarpe,
+a negoziar prestiti di danaro; e bastava aver occhi ed orecchi per
+conoscerne i passi ed udirne i discorsi. Garibaldi stesso, infine,
+aveva già dato al Governo di Torino il più chiaro di tutti gl’indizi,
+inviando agli ultimi d’aprile il dottor Ripari a richiedere al signor
+Capriolo, segretario dell’interno, plenipotenziario del Rattazzi
+assente, tutto o parte di quel milione che già era stato promesso per
+la Grecia, e che era assai facile sospettare dovesse servire a impresa
+più vicina. Insomma la trama ordivasi con tanta sicurezza e pubblicità
+che a Parigi ed a Vienna sapevasi già quello che il Ministero a Torino,
+e, cosa ancor più strana, i suoi governatori di Brescia e di Bergamo
+sul teatro stesso dell’azione ignoravano. Ma un caso inatteso venne ad
+illuminarli. A Genova una banda di audaci, svaligiato in pien meriggio
+il banco Parodi, tenta la fuga sopra una tartana che mesi prima era
+stata noleggiata a nome di Garibaldi dal colonnello Cattabene, appunto
+per quella spedizione di Grecia di cui tanto si discorreva e che mai
+si effettuava. La polizia italiana, frattanto, scoperta la via tenuta
+dai ladri, riesce ad arrestarli in mare sulla tartana medesima; ma
+quivi, trovando fra le carte del Capitano il primo contratto del
+Cattabene, sospetta questi pure complice del furto, e saputolo a
+Trescorre presso il Generale, senza badar più che tanto, nella notte
+del 13 aprile, arresta lui pure e lo traduce come un malfattore ad
+Alessandria. Proteste del Generale; strida del partito; invano; chè
+al Tribunale soltanto spetta decidere la lite. Se non che l’autorità,
+frugando la casa del Cattabene per iscoprire maggiori tracce della
+sua colpabilità nel furto Parodi, viene inaspettatamente ad avere tra
+le mani gl’indizii d’un’altra impresa non sospettata fino allora: gli
+appunti, gli ordini, i piani dell’imminente invasione del Tirolo. A
+tal punto anche il Governo si desta, e mentre bandisce illegittimi
+tutti quegli apparecchi e falsa la vociferata connivenza del Governo, e
+ferma la risoluzione d’impedire e reprimere quei tentativi, occorrendo
+anche colla forza,[206] spedisce truppe a sbarrare tutti i passi di
+Valcamonica e di Valsabbia; ordina che quanti s’avviano per quelle
+valli siano arrestati; pone sotto rigorosa sorveglianza Trescorre
+stesso e i suoi abitatori.
+
+Ed era tempo. Il 14, sera, un manipolo di giovani conveniva da ogni
+parte nei dintorni del lago d’Iseo, manifestamente avviati per la
+Valcamonica: il 15 il colonnello Nullo e il capitano Ambiveri, seguíti
+da una più grossa squadra, stavan per raggiungerli: tutto dimostrava
+che si era alla vigilia d’un’entrata in campagna. Allora anco i
+Prefetti di Brescia e di Bergamo si riscuotono in sussulto: Nullo,
+Ambiveri e cinquantacinque de’ loro compagni sono presi a Palazzolo:
+altri quarantaquattro tra Sarnico ed Alzano Superiore: e i prigionieri,
+con l’imprudenza che segue sempre le risoluzioni precipitate, sono
+tradotti parte a Bergamo e parte a Brescia, patria di quasi tutti
+gli arrestati, le due città più infiammabili d’Italia. E ne apparvero
+tosto le conseguenze: il popolo bergamasco si accontentò d’un tumulto
+presto sedato; ma il bresciano più sulfureo s’avventa alle prigioni
+per tentare di liberare i prigionieri: il picchetto di guardia resiste;
+spiana l’armi, fa fuoco: un cittadino è ferito, un altro morto: grande
+lutto e maggior scompiglio in tutta la città.
+
+A questa nuova Garibaldi schizza fuoco e fiamme: scaraventa contro
+i difensori delle prigioni di Brescia una violenta invettiva,
+pareggiandoli «a sgherri mascherati da soldati,» e proponendo una spada
+d’onore all’ufficiale russo Popof, che favoleggiavasi avesse spezzato
+la sua piuttosto che usarla contro l’inerme popolo di Varsavia; nè pago
+di ciò, chiede imperiosamente al Prefetto di Bergamo la liberazione de’
+suoi prigionieri, proclamando «aver essi agito per espresso suo ordine
+e sè solo in ogni evento responsabile.» Dove fosse per trascorrere
+l’accecato Achille era pauroso il pensarlo; pure avendogli il dabben
+Prefetto comunicato la cortese, ma ferma risposta del Ministero:
+«rincrescere al Governo, ma non poter ammettere il modo di vedere
+del generale Garibaldi circa le conseguenze de’ fatti avvenuti;»
+eccolo a un tratto, come se tutto quel furore non fosse stato che un
+fuoco d’artificio, mutar parole e contegno; ridivenir ragionevole
+e sereno; temperare in una nuova lettera le acerbe frasi dirette
+all’esercito:[207] promettere a quanti l’avvicinano d’aver deposto
+ogni pensiero di spedizione; reduci i ministri da Napoli, abboccarsi
+tranquillo col Rattazzi e il Depretis; tranquillo partirsi da Torino;
+tranquillo ritirarsi a Belgirate, ospite di Benedetto Cairoli, d’onde
+dichiara pubblicamente: «Che ogni arruolamento che si potesse fare,
+sarebbe a sua insaputa ed avrebbe la sua disapprovazione.[208]»
+
+E non basta: riapertosi in quei medesimi giorni il Parlamento, il
+Generale consigliavasi di inviare al Presidente della Camera dei
+Deputati una lunghissima lettera, la quale, riassunta ne’ suoi capi
+principali, diceva: esser venuto sul continente chiamato dal Ministro
+Ricasoli, che dicevasi disposto ad occuparsi seriamente dell’armamento
+nazionale: il nuovo Ministero avergli confermato il mandato dei Tiri a
+segno, e più «data larga speranza» che sarebbesi adoperato alacremente
+alla definitiva costituzione d’Italia: pegno dei patti convenuti
+doversi riguardare la istituzione di due battaglioni di Carabinieri
+Genovesi; venuta meno anco questa promessa, aver egli rimandato alle
+loro case i giovani accorsi a parteciparvi; ma poichè parte di loro
+riluttava a rimpatriare, egli «li consigliò a raccogliersi in alcuni
+luoghi della pacifica Lombardia nei quali si doveva provvedere al
+loro mantenimento con ispontanee oblazioni di buoni cittadini, mentre
+essi si sarebbero esercitati viemeglio alle armi in aspettazione di
+futuri avvenimenti.» Il Governo quindi equivocò fatalmente sullo
+scopo di quei depositi: niente di più falso che si trattasse d’un
+tentativo d’invasione nel Tirolo; dolorose tutte le persecuzioni di
+cui i suoi compagni furono fatti segno: suo grido sempre _Vittorio
+Emanuele_, e guai a chi tocca il concetto salvatore: necessario però
+a fecondarlo l’armamento universale della nazione. Questa tende alla
+sua unificazione come i gravi al centro della terra: irrefrenabile
+l’agitazione della gioventù: chi vuole opporsi al generoso movimento
+assume tutta la responsabilità delle disgrazie che ci possono
+minacciare.[209]
+
+Non rifaremo la discussione, o meglio il diverbio, che per questa
+lettera s’accese in Parlamento. Il Crispi la difese passo passo,
+spiattellando in faccia al Rattazzi anche la storia del milione, o,
+come volgarmente dicevasi, del _milioncino_ promesso per la Grecia; il
+Rattazzi armeggiò abilmente a contraddirla in tutti quei punti che lo
+prendevano di mira; la Camera, più per tutelare l’autorità del governo
+che per fiducia nel Ministero, votò un Ordine del giorno che prendeva
+atto delle di lui dichiarazioni e lo incoraggiava a far rispettare la
+legge; ma un’opinione s’accordò nelle menti, che la verità non si disse
+nè si seppe intera da alcuno; e che poche giornate meritarono come
+quella il proverbiale titolo di _journée des dupes_.
+
+E questo giudizio tocca per primo Garibaldi. Quale imperiosa ragione
+abbia potuto indurre il Generale a firmare quella lettera (a firmare,
+diciamo, non a scrivere, poichè lo stile prolisso e il sillogizzare
+curialesco la dimostrano evidentemente fattura d’altra mano), a noi
+non fu dato chiarire; il segreto è morto probabilmente coll’eroe.
+Per certo quel messaggio non diceva tutta la verità e ne dissimulava
+la principalissima parte. Che la spedizione del Tirolo non dovesse
+aver luogo immediatamente; che tra la raccolta delle armi e degli
+armati, e il momento dell’invasione potesse o dovesse trascorrere
+ancora un certo tempo, e che in questo intervallo fosse possibile
+una resipiscenza e un contr’ordine, ciò si comprende di leggieri; e
+in questo senso la lettera del Generale diceva il vero; ma che tutta
+quella gioventù si radunasse ai piedi dello Stelvio e del Tonale,
+sulle soglie del confine austriaco, solo per esercitarsi alle armi,
+o molto meno, come nell’eccesso del suo zelo apologetico volle dare
+a credere il deputato Crispi,[210] o molto meno per apparecchiarsi a
+tragittare il Mediterraneo e combattere in Grecia, ciò oltrepassa i
+confini del credibile e dell’intelligibile, e ciò non è.[211] E non
+andremo in cerca per questo di superflue prove; non faremo appello
+alla testimonianza di centinaia dei nostri antichi amici e compagni
+d’armi; non pretenderemo nemmeno che si creda alla nostra;[212] ci
+basta rammentare un fatto solo: Bixio, alla Camera dei Deputati, nella
+tornata dell’8 giugno 1862, studiandosi a dimostrare che il Ministero
+non poteva avere alcun sentore di quella impresa di cui eran piene le
+bocche, adoperò questo singolarissimo argomento: «Tanto vero, esclamò,
+che Garibaldi interrogò me se conveniva renderne partecipe il ministro
+Depretis ed io ne lo dissuasi.» Ora è troppo ovvio che nè Garibaldi
+avrebbe stimato necessario di consultare il Depretis, nè Bixio reputato
+sì pericoloso il farlo, se quei disegni che allora mulinavano per la
+mente del Generale fossero stati embrioni ancora non nati; o, come egli
+scriveva, si fossero arrestati all’innocente idea di esercitar alle
+armi qualche giovanetto ramingo e sfaccendato.
+
+La verità è che Sarnico doveva essere la prima tappa di Trento; e
+sarebbe stato più degno di Garibaldi confessare apertamente il proprio
+generoso errore, anzichè sforzarsi a mascherarlo di avvocateschi
+sotterfugi e di pie menzogne. Certo più che a lui la responsabilità
+della lettera del 3 giugno spetta ai malavvisati consiglieri che gliela
+dettarono; certo egli non s’indusse ad apporvi il proprio nome se
+non per l’ingenuo convincimento di salvare per tal modo i suoi amici
+compromessi da lui e per lui; ma non è men increscioso il pensare che
+egli per una male intesa convenienza politica abbia dovuto lasciar
+cadere sull’immacolata fama della sua lealtà una stilla d’inchiostro e
+siasi esposto a veder sorridere della sua parola, sacra fin ora, la più
+benigna posterità.
+
+
+XII.
+
+Anche quello strascico di mar vecchio che aveva lasciato dietro di sè
+la burrasca di Sarnico pareva del tutto quietato. Garibaldi era sempre
+a Belgirate nella villa dei Cairoli; ma vi menava da due settimane
+una vita sì privata e tranquilla che persino quei diari, che erano in
+voce di suoi più intimi, non sapevan che si dire di lui. La sola nuova
+un po’ importante che da qualche tempo fosse corsa dal Lago Maggiore
+fu che a cagione di nuovi dissidi insorti tra il Generale e la parte
+mazziniana (quella che voleva l’azione a ogni costo) egli aveva dato
+la sua rinuncia di Presidente della _Società Emancipatrice_; e, com’è
+ben naturale, anche questo fatto parve ai più buono augurio che l’eroe
+andasse a poco a poco mettendo il cuore in pace, e deponendo, almeno
+pel momento, ogni proposito di fortunose avventure.
+
+Se non che, a un tratto, una dietro l’altra, coll’incalzare staremmo
+per dire d’un nembo che s’avanzi, rumoreggiarono queste notizie:
+Garibaldi è giunto a Torino dov’ebbe un segreto abboccamento col Re
+e un alterco con Rattazzi; Garibaldi seguíto da un manipolo de’ suoi
+fidati è ripartito per Caprera: Garibaldi è sbarcato improvvisamente a
+Palermo.
+
+Ma a che fare a Palermo? Perchè quel viaggio precipitato e misterioso?
+Quale nuovo disegno covava il Generale? Quale nuova sorpresa preparava
+egli all’Italia? Eran queste le domande ansiose che susurravan
+su tutte le labbra e s’agitavan in tutti i cuori ed ai quali nè
+oggi, nè mai, forse, sarà concesso dare precisa e certa risposta.
+Tuttavia, rifrugando fra quei _frammenti a matita_ di cui altrove
+abbiamo parlato, ci venne fatto di trovare questa pagina di tutto
+pugno del Generale che getta un raggio di luce inattesa sulle origini
+d’Aspromonte, e decifra almeno la prima sillaba dell’«enigma forte:»
+
+ «Disgustato delle cose di Sarnico — e tornato in Caprera — io non
+ avrei abbandonato la mia solitudine — se le notizie dell’Italia
+ meridionale fossero state men tetre. — I miei amici di quelle parti
+ — massime dalla Sicilia — mi narravano il malcontento crescente ed
+ il pericolo d’un movimento autonomista — coadiuvato certamente da
+ tutti gli altri partiti che col mal governo di Rattazzi avevano
+ alzato la testa. — L’opinione generale era, che al richiamo (qui
+ minacciato) del Pallavicino un’insurrezione sarebbe scoppiata
+ in Sicilia. Tali considerazioni mi fecero decidere a visitare la
+ capitale dell’Isola.
+
+ »Io sapeva che i Principi erano stati a Palermo — ma confesso che
+ se avessi saputo che essi si trovavano ancora là — io avrei scelto
+ un altro luogo di sbarco.
+
+ »Avendoli però trovati a Palermo — ed essendo sempre stato ben
+ accolto da loro, mi affrettai a dire al mio amico Pallavicino che
+ mi sarebbe stato carissimo l’incontrarli.
+
+ »Giunsi in città al principio della notte — e subito che quella
+ cara popolazione seppe del mio arrivo — volle vedermi e mi accolse
+ come un caro della famiglia.
+
+ »Noi avevamo passato insieme momenti così solenni, tanti pericoli e
+ divise insieme tante glorie, ch’era naturale il rivederci oltremodo
+ commossi.[213]»
+
+Ora vi è in questa pagina autobiografica un punto che importa rilevare.
+Fino ad ora fu detto e creduto che il disegno di far della Sicilia una
+base all’impresa di Roma fosse già fermo e compiuto nella mente di
+Garibaldi prima della sua partenza da Caprera. Ecco invece che egli
+ci disinganna e con grande asseveranza ci assicura nelle più intime
+sue carte come unico motivo di quel suo viaggio fosse l’idea, tuttora
+vaga ed oscura, di ravvivarvi colla sua presenza lo spirito unitario,
+quietarvi il pubblico malcontento, e combattervi le fazioni autonomiste
+e borboniche che tentavano rialzare la testa. Nè di dubitare della sua
+parola vi sarebbe ragione; in ogni caso, a noi suoi compagni d’azione
+non mancherebbero argomenti per confermarla.
+
+Nessuno infatti di quanti, invitati da lui, lo accompagnarono da
+Caprera a Palermo seppe mai dal suo labbro nè dove s’andasse, nè
+perchè s’andasse! Soldati, seguivamo il Capitano: credenti, seguivamo
+l’Apostolo.[214] Soltanto in alto mare nella notte del 7 luglio in
+vista della costa siciliana, taluno essendosi arrischiato a chiedere
+timidamente se si facesse rotta per la Sicilia: «Sì, rispose....
+andremo a Palermo e là vedremo.» E tuttavia questa indeterminatissima
+parola «vedremo» era ancora la parte più definita e più certa del
+programma di Garibaldi in quel momento. Nessuna mèta fissa guidava
+i suoi passi; nessun proposito chiaro animava la sua volontà; e,
+a guisa d’uomo che intraprenda un viaggio d’esplorazione in una
+terra incognita, attendeva dalle scoperte che andrebbe facendo
+per via la norma del suo cammino ulteriore. Però, lo si tenga per
+fermo, il concetto di muovere dalla Sicilia al conquisto di Roma,
+lunge dell’essere stato, come fu scritto, la causa del suo viaggio
+in Sicilia, non ne fu che l’effetto. Che quel concetto dormisse
+in embrione in fondo al cervello dell’eroe è più che probabile; ma
+affinchè quell’embrione si animasse e prendesse forma viva e concreta
+nel disperato dilemma _o Roma o Morte_, fu prima mestieri che sentisse
+i vulcanici influssi del clima e del suolo siciliano, e trovasse in
+quel medesimo maleficio di insanie, di debolezze, di equivoci d’onde
+nacque l’aborto di Sarnico, la forza d’ingrandire e di minacciare.
+
+
+XIII.
+
+Come accogliesse Palermo il suo primo liberatore lo narrò testè
+egli stesso, e a chi conosce la forza d’espansione degli entusiasmi
+siciliani è facile immaginarlo. Incontrato fra i primi dal prefetto
+Pallavicino-Trivulzio, condotto al Palazzo Reale e ospitato in quella
+medesima stanza da lui abitata nel 1860, visitato a gara da ogni ceto
+di cittadini e da ogni ordine di magistrati, applaudito, baciato,
+benedetto da una moltitudine di popolo delirante che cangiava sempre e
+non scemava mai; unico nome su tutte le labbra, unico tema a tutti i
+giornali, gli stessi figli di Vittorio Emanuele parvero dimenticati.
+Però, quantunque il Generale fosse stato sollecito di rendere loro,
+appena arrivato, il debito omaggio, essi sentirono il falso della
+loro posizione, e affrettarono, senza parere, la partenza. E da
+quell’istante il vero padrone della città fu lui; i partiti pendevano
+dalle sue labbra; le Autorità facevano a gara ad ossequiarlo; gli
+Istituti pubblici sollecitavano l’onore d’una sua visita, come
+quella d’un sovrano; la Guardia Nazionale, fiore della cittadinanza,
+novellamente comandata dal generale Medici, sembrava trasformarsi
+in una sua guardia del corpo; il prefetto Pallavicino, supremo
+rappresentante del Governo, pareva tornato suo prodittatore. Tuttavia
+per alcuni giorni il Generale non profferì verbo, nè fece un passo che
+uscisse dalla stretta legalità. Che cosa fosse venuto a fare a Palermo,
+continuava ad essere un mistero anche pei suoi intimi; e probabilmente
+non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. Soltanto la domenica del
+15 luglio assistendo al Foro Italico, da una tribuna eminente, in
+compagnia del Sindaco, del Prefetto e dei primari Magistrati della
+città, ad una rassegna della Guardia Nazionale; punto badando al luogo,
+alla cerimonia, al contorno ufficiale (fors’anco in cuor suo avendo
+pensato giovarsene) saetta in mezzo alla milizia ed al popolo accalcato
+a’ suoi piedi questa terribile invettiva:
+
+ «Popolo di Palermo,
+
+ Il padrone della Francia, il traditore del 2 dicembre, colui
+ che versò il sangue de’ fratelli di Parigi, sotto il pretesto
+ di tutelare la persona del Papa, di tutelare la religione, il
+ cattolicismo, occupa Roma. Menzogna! menzogna! Egli è mosso da
+ libidine, da rapina, da sete infame d’impero, egli è il primo che
+ alimenta il brigantaggio. Egli si è fatto capo di briganti, di
+ assassini.
+
+ Popolo del Vespro, Popolo del 1860, bisogna che Napoleone sgombri
+ Roma. Se è necessario, si faccia un nuovo Vespro.»
+
+All’inattesa folgore gli stessi amici impallidirono; giuntane la nuova
+a Torino, il Parlamento si commosse; il Ministro Rattazzi, incalzato
+d’interpellanze, negò, arruffò, disdisse, deplorò le insensate parole,
+censurando apertamente il prefetto Pallavicino d’averle ascoltate senza
+protesta; ma poichè il Pallavicino pareva non darsene ancora per inteso
+e Garibaldi non udiva intorno a sè che voci di plauso e di consenso,
+e vedeva quell’idea di Roma accolta dall’inconsapevole entusiasmo
+popolare più ch’egli non avesse sperato, così s’afferra a quella e ne
+fa oramai la stella fissa del suo cammino.
+
+Risoltosi infatti a visitare i luoghi della epopea del 1860, tocca
+Alcamo, Partinico, percorre, esaltandosi a quei ricordi gloriosi, il
+campo di Calatafimi, fa una punta a Corleone, a Sciacca, a Mazzara,
+e di là ripiega su Marsala, dove parendogli bello riprendere da
+«quella terra di felice augurio il tronco cammino,[215]» annunzia,
+più categoricamente che fino allora non avesse fatto, il suo fermo
+proposito di marciare all’impresa di Roma, ed apertamente invita i
+Siciliani a dar di piglio alle armi ed a seguirlo. E poichè, a quel
+bellicoso appello, una voce ignota dalla folla plaudente sclamò: _Roma
+o Morte_, «Sì,» ripetè più volte il Generale, «_o Roma o Morte_;» e
+questo grido, uscito forse dalle labbra inconscie d’un Picciotto o
+d’un pescatore marsalese, diventò da quell’istante, per il fato delle
+parole, il segnacolo in vessillo d’una delle avventure più cimentose a
+cui mai Garibaldi siasi accinto ed abbia tentato strascinare l’Italia.
+
+
+XIV.
+
+Da quell’istante Garibaldi non s’arresta più. Appena reduce a Palermo
+affretta colla nativa energia, incuriosa de’ particolari, sempre
+diretta al fine, gli apparecchi della bandita impresa: manda i suoi
+più fidati ufficiali a correre il continente, ad avvertirvi gli amici,
+a fare incetta d’armi e di danaro: ad altri commette lo stesso ufficio
+nella Capitale: spedisce nei comuni limitrofi il Corrao e il Bentivegna
+(compagno il primo di Rosolino Pilo, fratello l’altro dell’infelice
+Capo della insurrezione del 1856) a chiamare a raccolta i Picciotti;
+e tutti lo ubbidiscono, tutti argomentando dalla palese acquiescenza
+del prefetto Pallavicino che si fosse a una ripetizione del sessanta,
+e che il Governo tacitamente assentisse, tutti lo secondano e gli
+prestano aiuto. Soltanto tre de’ suoi più intimi, tra tanti che
+lo circondavano,[216] raccolto tutto il loro coraggio, tentano di
+far sentire al Generale consigli di prudenza, dimostrandogli la
+impossibilità di transitare armata mano la Sicilia, senza incontrarvi
+o prima o poi l’esercito regio, e soggiungendo, allo stremo d’ogni
+altro argomento, che se la spedizione di Roma era invariabilmente
+deliberata nell’animo suo, fosse il minor dei mali tentarla, come nel
+sessanta, per l’ampia via del mare, dove il rischio di esser colati
+a fondo sarebbe stato sempre minor danno d’una guerra civile, quasi
+inevitabile per terra. E, fosse la bontà dei ragionamenti, fosse
+un rimasuglio d’incertezza ancora tenzonante nella sua mente, il
+Generale, cosa insolita, consentì ad ascoltare e discutere; cosa poi
+veramente straordinaria e quasi unica, parve anche disposto a seguire
+il consiglio. Infatti fu notato da chi gli era più vicino che il giorno
+dopo egli diede ordine di raccogliere le armi e le munizioni in qualche
+casa presso la costa; e spedì il suo segretario Basso a Messina in
+cerca di vapori mercantili.
+
+Se non che avendogli taluno de’ più esaltati Siciliani, specie il
+Corrao ed il Bentivegna, dato l’annunzio che nel bosco della Ficuzza
+erano già raccolte in armi alcune migliaia di Picciotti, e dipinta la
+Sicilia tutta pronta a insorgere, il Generale si lasciò trasportare
+da quelle novelle, e deliberando piede stante, secondo il suo costume,
+all’insaputa della maggior parte de’ suoi amici, seguíto dai pochissimi
+che in quel momento gli si trovavan d’attorno, parte per la Ficuzza,
+dando la posta colà a quanti volessero raggiungerlo. Allora nuovo e
+più strano spettacolo; Palermo brulica d’armi e d’armati, come alla
+vigilia d’una campagna; squadre di giovani a piedi, in carrozza, a
+cavallo, in completo arnese garibaldino traversano a tutte le ore la
+città; un nerbo di loro, in una casetta a poche miglia dalle porte,
+piglia le armi e le buffetterie, s’organizza in compagnie e in colonna
+al suon delle trombe, sfilando a pochi passi da un battaglione di
+truppe regie, mandate non si sapeva se per fiancheggiarli o sbarrar
+loro il cammino, s’avvia sicuramente, allegramente al campo designato.
+Ora dire o far credere al popolo testimonio di quelle scene che non
+fosse negozio inteso; che quelle mostre di proteste e di proibizioni
+del Governo fossero altro che commedia, era impossibile. E lo provò
+subito il prefetto De Ferrari, mandato a surrogare il Pallavicino, dopo
+che questi, più non potendo reggersi nell’equivoca posizione, aveva
+rassegnato l’ufficio; lo provò, diciamo, quando essendosi stimato in
+dovere di pubblicare un suo manifesto, che il Governo disapprovava
+quella mossa ed era deliberato ad impedirla, si vide strappati, tra le
+beffe e le minaccie, i suoi bandi e posti in mora tanto egli quanto
+il generale Righini, Comandante militare della città, o di venire ad
+aperta battaglia per le vie o di starsene inerti.
+
+
+XV.
+
+La mattina del 1º agosto infatti erano assembrati nei boschi della
+Ficuzza circa tremila Volontari; talchè il Generale tutto lieto
+esclamò: «Non ne ebbi tanti nel sessanta.» Eppure la qualità n’era
+tanto diversa! Quando se ne eccettui il battaglione de’ Palermitani,
+eletta della cittadinanza, e con esso una piccola mano di continentali
+e poche reliquie di veterani e di patriotti seminati per le file,
+il grosso componevasi d’un’accozzaglia di vagabondi e di ragazzacci
+razzolati a caso fra quel vario elemento che in Sicilia forma, a
+seconda dei tempi, così il ripieno delle squadre patriottiche, come
+il fondo delle bande brigantesche, e che diede subito saggio di sè
+stessa gridando al Generale per primo saluto: «pane pane....» Pure il
+Generale li accolse tripudiando, compiacendosi quasi di que’ cenci e di
+quelle faccie con quel sentimento medesimo con cui un altro e ben più
+grande entusiasta lungo le rive dei laghi galilei compiacevasi delle
+lacere turbe che lo seguivano. Però dopo averli arringati in un suo
+Ordine del giorno che cominciava[217] colla formola «Italia e Vittorio
+Emanuele, Roma o morte» e finiva colla speranza «di dare, riuniti al
+prode esercito, un ultimo saggio del valore italiano,» partisce la sua
+gente in tre colonne: una, la più grossa, sotto il suo comando diretto;
+l’altra sotto gli ordini del Bentivegna, destinata a percorrere, per
+Girgenti, la costa meridionale della Sicilia; la terza guidata da un
+Trasselli, diretta per Termini, su Messina; e ciò fatto la mattina
+del 2 agosto per Corleone, dove un picchetto della truppa regolare gli
+monta la guardia, s’avvia a Mezzojuso.
+
+E colà soltanto gli giunge la nuova che era messo fuori della legge. Il
+ministro Rattazzi, veduta l’ostinata impenitenza del Generale, e vani
+ormai così i mezzi della persuasione, come quelli della repressione
+ordinaria, si scuote alla fine; propone apertamente al Re di porre la
+Sicilia in istato d’assedio; manda Commissario a Palermo, con pieni
+poteri militari e civili, il generale Cugia, e il Re stesso, sancendo
+la proposta de’ suoi Ministri, pubblica un proclama agli Italiani,
+nel quale ammonitili «a guardarsi dalle colpevoli impazienze e dalle
+improvvide agitazioni,» e assicuratili che «giunta l’ora della grande
+opera la voce del loro Re si farà udire,» dichiara «ogni appello
+che non sia il suo, appello alla ribellione ed alla guerra civile,»
+minaccia del rigor della legge quanti non daranno ascolto alle sue
+parole, e chiude solennemente: «Re acclamato dalla nazione, conosco
+i miei doveri. Saprò conservare integra la dignità della Corona e del
+Parlamento per avere il diritto di chiedere all’Europa intera giustizia
+per l’Italia.[218]»
+
+Primi portatori a Mezzojuso di queste novelle, come del bando regale,
+furono il duca Della Verdura e il dottor Gaetano La Loggia, vecchi
+e cari amici del Generale; ma nè i loro affettuosi consigli, nè la
+voce augusta di Vittorio Emanuele, nè la minaccia della legge, nè i
+pericoli della guerra civile valsero a smuovere il proposito, ormai
+incrollabile, dell’indomito Capitano. E n’adduceva le ragioni, o
+quelle almeno che a lui parevano tali: non credere il Ministero giusto
+interprete della volontà nazionale; non sgomentarsi, memore d’avervi
+felicemente disobbedito altra volta, del divieto regio, probabilmente
+imposto da prepotenza straniera o da intrighi diplomatici: l’esercito
+poi, lungi dal temerlo nemico, attenderlo aiutatore e alleato, e
+in ogni evento lasciassero a lui la cura d’evitarlo; finalmente il
+disputare era tardi; l’alea era tratta; egli aveva giurato a Roma
+per la vita e per la morte; campione sacro a quella causa, non poteva
+retrocedere più.
+
+E non retrocesse; e per venticinque giorni precisi egli proseguì la sua
+via con tanta sicurezza e tanta fortuna che gli Italiani non seppero
+più se il Governo parlasse per celia o per davvero; se quell’esercito
+che lo scontrava ad ogni passo e non l’arrestava mai fosse destinato
+ad una indiretta complicità o ad una comparsa teatrale; se infine in
+tutto quell’ingarbugliato dramma, che da mesi si svolgeva sotto i loro
+occhi, essi fossero giuoco d’un occulto protagonista che dirigesse a
+sua posta la macchina, e di cui Garibaldi non fosse, a dir così, che il
+confidente e lo stromento.
+
+
+XVI.
+
+Udito il _Te Deum_ nella chiesa di Mezzojuso (a compiere quella
+shakespeariana tragicommedia d’equivoci non mancava più che preti
+cattolici in chiesa cattolica benedicessero a Dio per la caduta del
+poter temporale), Garibaldi leva il campo il 6, mattina; la sera del
+dì medesimo è ad Allia; il 7 a Valledolmo; l’8 a Villalba, dove gli
+perviene la notizia che a Santo Stefano la colonna Bentivegna era
+venuta alle mani a cagione di due disertori con un battaglione di
+regolari che colà presiedeva; ma aveva evitato più sanguinoso conflitto
+principalmente per l’ardito e pronto accorrere di Enrico Cairoli, il
+quale, cacciatosi fra i combattenti, aveva ottenuto si cessasse dal
+sangue fraterno a patto di lasciare i disertori e sgombrare al più
+presto la terra.
+
+Ripresa la marcia, traversa il 9 Santa Caterina; il 10, incontrato
+dalle Guardie nazionali del paese, accampa a Marianopoli; l’11 entra
+in Caltanisetta, d’onde la truppa regia, udito il suo avvicinarsi, si
+ritira quasi fuggiasca, a Girgenti, la città gli dà un banchetto in cui
+il Prefetto medesimo beve «alla fortuna della sua impresa;» ed egli
+saluta Vittorio Emanuele in Campidoglio, e parte regalato d’armi, di
+danari, di vesti. L’indomani a Villarosa lo raggiunge, con ottocento
+uomini, il Bentivegna; il 14 a Castrogiovanni un barone varesano si
+arruola sotto la sua bandiera con una grossa squadra soldata da lui,
+talchè, ascesa la colonna a quattromila armati, viene divisa in due
+_Legioni romane_, agli ordini, la prima del Menotti, la seconda del
+Corrao. A Piazza, a Leonforte, a San Filippo le stesse accoglienze.
+A Regalbuto sopraggiungono i deputati Mordini, Fabrizi, Calvino e
+Cadolini, venuti di terra ferma per esplorare davvicino il vero stato
+delle cose ed a seconda dei casi, o ripregare il Generale a desistere
+dall’impresa, o associarvisi. E fu, se ci apponiamo, in que’ dintorni
+(non sapremmo tuttavia precisarne il punto) che il Generale stesso
+ricevette una lettera dell’ammiraglio Albini,[219] nella quale questi a
+nome del Governo proponevagli di trasportarlo su una fregata regia in
+quel qualsiasi porto del Regno che meglio gli fosse piaciuto; pronta
+la fregata ad attendere i suoi ordini fra Acireale e Catania. Offerta
+benigna, ma imprudente, come quella che dava al Generale un pretesto di
+più per marciare su Catania, e ch’egli perciò s’affrettò ad accettare.
+
+E così di tappa in tappa era giunto a Centorbi, presso alle rive del
+Simeta, dove cominciò a riavere notizie dell’esercito regio, di cui da
+ben otto giorni aveva perduto ogni sentore.
+
+Infatti il generale Mella, comandante il presidio di Catania, era
+venuto ad appostarsi coll’intera Brigata _Piemonte_ tra Adernò e
+Paternò, a cavaliere delle due strade che menano a Catania ed a
+Messina, risoluto, a quanto pareva, a sbarrargliene i passi; mentre
+il generale Ricotti, spintosi da Girgenti alle spalle della colonna
+ribelle, arrivava in que’ medesimi giorni a Castrogiovanni e serrava
+sempre più dappresso il retroguardo garibaldino. Per Capitano deciso
+a combattere, il cimento sarebbe stato poco temibile; per Capitano
+deciso a sfuggire ogni battaglia, il frangente era minaccioso. Però
+Garibaldi non pensò altro mezzo per uscirne che affrettare la marcia,
+guadar notte tempo il Simeta, traversare a passi celeri e silenziosi
+Paternò e deludere così la vigilanza de’ suoi custodi. Ma l’intento
+gli fallì: l’avanguardia del Corrao fu indugiata per via; il Simeta
+più grosso dell’usato rese difficile il guado; sicchè la colonna non
+potè arrivare in faccia a Paternò che a giorno già alto. E siccome a
+Paternò stava di guardia un battaglione regolare, il quale, al primo
+apparire delle camicie rosse, corse subito a schierarsi in difesa,
+così tutti pensarono, i più col cuore serrato, che uno scontro fosse
+ormai inevitabile. Ma, il lettore l’ha già compreso, noi viaggiamo
+da un pezzo nel mondo ariostesco dei sortilegi e degli incantesimi, e
+conviene essere apparecchiati a tutte le sorprese. Garibaldi manda in
+cerca del Maggiore Comandante di quel Battaglione, non si può dire se
+amico o nemico, e il Maggiore s’affretta all’invito, stavamo per dire
+all’ordine, del Generale avversario. Questi a sua volta esce dal suo
+campo incontro al Maggiore e sotto gli occhi dei loro soldati, presti
+a combattere, si salutano, si stringono la mano ed amichevolmente
+conversano.
+
+Quel che siansi detto non si seppe; taluno vide il Generale mostrare al
+Maggiore una lettera con un gran suggello rosso;[220] letta la quale
+l’ufficiale s’inchinò riverentemente e partì. E non è inverosimile;
+probabilmente la lettera era quella medesima che l’ammiraglio Albini
+aveva scritto pochi giorni innanzi al Generale, nella quale gli dava
+convegno nel porto di Catania; d’onde il consenso del Maggiore regio
+a concedere il passo. Certo è che, appena separatisi, i Volontari
+poterono mandare i loro furieri a provvedersi di viveri in Paternò; che
+il battaglione regio non fece un passo fuori della linea già occupata;
+che infine, verso le quattro pomeridiane, dopo almeno sei ore di sosta,
+Garibaldi potè levare tranquillamente il campo, e, preso prima per
+viottole traverse, poi per vigneti e giardini, girare attorno Paternò
+e riescire franco da ogni molestia sulla strada maestra di Catania,
+dove, per giunta, un picchetto di Regi, di guardia alla porta, gli
+presenta l’armi. E tutto gli sarebbe riuscito ancora più a seconda, se
+una parte della legione Corrao, la meno disciplinata tra tutte, o per
+capriccio o per errore, non avesse tentato traversare il paese; per il
+che i Regi furono costretti a far fronte ed a vietare loro il cammino.
+E certo un conflitto ne sarebbe scoppiato, se, altra e più grande
+meraviglia di quella favolosa giornata, Garibaldi avvisato del pericolo
+non fosse tornato sui suoi passi e non avesse ottenuto sempre da quel
+Maggiore, mercè una sua dichiarazione scritta, il libero passo degli
+arrestati.[221]
+
+Strana guerra, invero, in cui il Comandante d’una parte stava ai cenni
+del Comandante dell’altra: il nemico prestava i viveri al nemico; i
+prigionieri erano liberati sulla parola del Capitano avversario; e
+coloro che avrebbero dovuto, a rigor de’ termini, passarlo per l’armi,
+gliele presentavano.
+
+
+XVII.
+
+E tuttavia il genio di quella fantastica tregenda non aveva esaurite le
+sue gherminelle. Nella sera stessa essendosi il Generale avanzato con
+pochi seguaci verso Misterbianco, vede a un tratto illuminato il paese
+da una gran luce e pochi istanti dopo una folla festante armata di
+fiaccole uscirgli incontro, e annunziatagli Catania già libera di Regi,
+sobbarcarsi alla sua carrozza, e per parecchie miglia portarlo, quasi
+di peso, come in una sedia gestatoria, nella città.
+
+Tralasciamo le accoglienze, non dissimili, più fervide forse, di quante
+n’aveva ricevute fin allora. In Catania non c’è più ombra di governo
+regio: governa Garibaldi. Una o due compagnie di linea sono chiuse in
+castello quasi prigioniere, e quella volta è Garibaldi che concede la
+libertà. Il prefetto Tholosano s’è ritirato a bordo della _Vittorio
+Emanuele_, una delle fregate che ancoravano nel porto; e Giovanni
+Nicotera, fatto Comandante civile e militare della città, tiene il
+suo luogo. E il più notevole si è che non un partito solo coopera
+a quella strana rivoluzione, ma la cittadinanza intera. Garibaldi è
+ospitato nel _Casino della Società degli Operai_, di cui eran membri
+cittadini d’ogni colore politico. Il marchese di Casalotto, deputato
+di parte moderata, Comandante in capo della Guardia nazionale, gli
+manda una compagnia d’onore; una legione cataniese si recluta fra
+l’eletta della città: insomma l’inganno che Garibaldi, se pure discorde
+col Governo, agisse in segreto accordo col Re, confermato in quegli
+ultimi giorni dalla fiacchezza del generale Mella e dall’inazione
+della squadra, continua il suo giuoco e travia tutte le menti. Ed a tal
+segno le travia, che sparsasi, il 22 sera, la novella che il Mella ed
+il Ricotti marciassero con forze unite e mosse combinate ad assalire
+Garibaldi, la città si leva in tumulto; le vie e le porte si coprono di
+barricate; gran parte della Guardia nazionale si mette in armi, pronta
+a respingere l’assalto; sicchè può dirsi che chi lo teme di più sia lo
+stesso Garibaldi.
+
+Fortunatamente, a scongiurare il pauroso evento ed a levarlo
+dall’atroce distretta, apparvero in vista del porto due piroscafi,
+uno con bandiera francese, l’altro con italiana; laonde Garibaldi, che
+dall’alto del Convento dei Benedettini era stato il primo a scoprirli,
+«È un’occasione, sclamò, che non bisogna lasciarci sfuggire;» e in men
+d’un’ora quelle due navi erano in suo potere.
+
+Ma qui è il tempo di lasciar parlare egli stesso. Nei già noti
+_Frammenti a matita_ troviamo di tutto suo pugno la narrazione
+d’Aspromonte, e quantunque l’autobiografo sorvoli a non pochi
+particolari, e lasci qua e là qualche lacuna;[222] siam certi che
+il lettore preferirà sempre queste pagine autografe, scolpite dalla
+interna stampa dell’eroe, a qualsiasi più veridico e diligente
+racconto.
+
+
+XVIII.
+
+ «Catania s’era mostrata degna di Palermo e della Sicilia. In
+ Catania trovammo un vulcano di patriottismo. — Uomini, denaro,
+ vettovaglie e vesti per la nuda mia gente.
+
+ »La Provvidenza c’inviò due vapori ed io, amante del mare,
+ dall’alto della torre del Convento dei Benedettini che domina
+ Catania salutai la venuta de’ due piroscafi collo sguardo
+ appassionato d’un amante. — Uno era italiano, roba nostra — l’altro
+ francese.[223](?) — Buonaparte non ci aveva rubato Roma — che
+ teneva da tredici anni? — e perchè non potrò io disporre d’un suo
+ piccolo legno per una notte? Due fregate italiane custodivano il
+ porto e s’accorsero naturalmente dell’intenzione nostra. — Dovendo
+ traversar lo Stretto di notte bisognava fare i preparativi di
+ giorno. Le fregate vigilavano accuratamente e quasi chiudevano
+ l’entrata del porto di Catania. Esse nella notte — o sarebbero
+ all’àncora, e in quel caso potevano tenersi molto vicine; ma non
+ pronte a proseguirci nella nostra uscita — oppure si terrebbero
+ esse sulla macchina — ed allora impossibile di star così vicini
+ agli scogli — in una notte oscura — poichè tutto intorno al porto
+ di Catania è scoglio e d’una lava che incute timore anche di
+ giorno. Di notte quella costa è d’un oscuro — d’un tetro d’inferno.
+ Ostile l’esercito che circondava Catania, e che aumentava di numero
+ ogni giorno. Ostile la squadra che senza dubbio sarebbe aumentata
+ pure. Non v’era miglior espediente che di profittare de’ due
+ provvidenziali vapori e tentare il passaggio.
+
+ »Se le fregate crociavano — non potendo esse tenersi vicino agli
+ scogli, a noi gli scogli — e stringerli quanto più si poteva.
+
+ »Se le fregate ancoravano sulla bocca del porto — diritto su di
+ esse — e passar tanto sotto le loro batterie da non poter colpire —
+ con tutta l’inclinazione data ai cannoni.[224] Io avevo calcolato
+ dall’alto e l’altezza delle batterie delle fregate e l’altezza
+ de’ due piccoli piroscafi — ambi esposti alla mia vista ed a poca
+ distanza.
+
+ »Presa cotal risoluzione — io scesi dalla torre del Convento e
+ m’incamminai verso il porto per sollecitare l’imbarco ordinato
+ da varie ore. Erano tremila e più i miei compagni — che meco
+ dovevano traversare il mare — ed appena mille ne poterono ricevere
+ i due piroscafi. Quello fu un momento penibile.[225] Nessuno
+ voleva rimanere, eppure molti lo dovevano. Vi era un’assoluta
+ impossibilità di fare altrimenti.
+
+ »Col cuore lacerato io vidi rimanersi quella cara gioventù, che
+ altro non voleva che precipitarsi nella impresa la più ardua e
+ la più pericolosa, senza chiedere ove si andava — e qual’era il
+ loro guiderdone? Oh! Chi può disperare dell’avvenire d’una patria
+ con uomini tali — eppure quegli stessi uomini che si cercò di
+ schiacciare, di distruggere — erano poco tempo dopo trascinati
+ come malfattori nelle prigioni dello Stato — coi nomi di ribelli,
+ briganti e camorristi!
+
+ »I piroscafi che non potevano ricevere più di mille uomini — ne
+ ricevettero più di duemila — ma erano stracarichi d’un modo, come
+ non ho mai veduto.
+
+ »Chi poteva impedire l’imbarco a quella buona, ma disperata
+ gioventù? Non ne entravano più sui bastimenti quando materialmente
+ nè un solo vi poteva più mettere il piede, dalla gran calca. Era
+ cosa spettacolosa!
+
+ »Così si uscì dal porto di Catania — verso le 10 pomeridiane. Le
+ fregate — come avevo previsto — non tenendosi all’àncora, dovevano
+ tenersi alquanto scostate — e l’espediente fu allora di costeggiare
+ vicinissimo gli scogli al settentrione del porto.
+
+ »Anche questa volta la fortuna marciò colla spedizione dei Liberi
+ — e prima di giorno noi toccavamo la sponda meridionale della
+ Calabria a pochissima distanza del punto ove sbarcammo nel 60 — ed
+ ove rimaneva lo scheletro del _Torino_,[226] che per molto tempo si
+ scoprirà ancora, testimonio della rabbia ridicola e sterminatrice
+ dei Borboni. Il _Torino_ era uno dei più bei piroscafi che io
+ m’avessi veduto. Proprietà nazionale ed individuale italiana —
+ quel bel vapore si sarebbe potuto salvare al paese non essendovi nè
+ necessità, nè gloria militare nel distruggerlo.
+
+ »Ancora una volta noi salutammo il continente italiano, pieno il
+ cuore di speranze e colla mèta di scuotere a libertà gli schiavi
+ fratelli di Roma. Ma il continente italiano non rispondeva
+ degnamente alla chiamata del risorgimento. Il Moderantismo aveva
+ gettato tra le moltitudini la sua ghiacciata parola — e per
+ sciagura que’ moderati d’oggi erano i corifei della rivoluzione del
+ 60 — e quindi possenti ad ingannare i popoli.
+
+ »Lo stesso giorno dello sbarco in Calabria si occupò Melito. Da
+ Melito v’erano tre vie da prendere. L’orientale per Gerace — la
+ centrale per San Lorenzo ed i Monti — e l’occidentale per Reggio.
+ Per Reggio fummo fortunati nel 60 e si scelse quella.
+
+ »Da tutte le notizie raccolte io non dubitava che in quella
+ estremità del continente italiano non si facessero quanti
+ preparativi si potevano per fermarci — e veramente colla direzione
+ su Reggio io avevo poca speranza di penetrarvi.
+
+ »Ciononostante — il fortunato nostro passaggio e la celerità di cui
+ erimo capaci — ci mettevano nella possibilità d’entrare in Reggio
+ — non avendo potuto ancora i nostri avversarii radunare in quella
+ città forza sufficiente per chiudercene l’entrata. Con un colpo
+ di mano come quello del 60 — e colla simpatia della popolazione di
+ cui non dubitavo noi saressimo entrati in Reggio. Ma molto dubbioso
+ era, se potevamo entrare senza combattere e contrariamente al 60
+ noi dovevamo evitare i combattimenti.
+
+ »Tali considerazioni mi obbligarono d’accennare a Reggio — ma poi
+ deviarci — e presimo a destra nella direzione d’Aspromonte.[227]
+
+ »Il letto del torrente[228] fu la via che si seguitò per
+ raggiungere le alture. Ad onta però di celere marcia la
+ retroguardia nostra fu attaccata da una compagnia di truppa.[229]
+ Io ero già un pezzo sulla montagna quando fui avvertito di tale
+ avvenimento — tornai indietro e vidi che tutto era terminato.
+
+ »La strada dei monti che avevamo presa ci faceva evitare i corpi
+ di truppa — ma ci lasciava in quasi assoluto difetto di viveri.
+ Il primo giorno si passò con alcune pecore comperate dai pastori,
+ e che furono insufficienti. Bisognava con tuttociò marciare
+ fortemente, sia per trovare de’ viveri — come per oltrepassare
+ Reggio ove si sapevano ingrossare ad ogni momento le truppe.
+
+ »Quei due giorni di marcia per i monti[230] furono veramente
+ disastrosi. La gente aveva mangiato pochissimo ed alcuni nulla.
+ Grande difetto di calzatura, per cui si doveva rallentare la
+ marcia. Poi si consideri che la maggior parte de’ giovani che mi
+ accompagnavano — oltre all’essere poco assuefatta alla fatica —
+ perchè gente agiata — erano giovanissimi — ed io avevo l’anima
+ straziata di vederli così in misero stato — trascinarsi piuttosto
+ che camminare.
+
+ »Qui mi accade ricordarmi di quei bei mobili di preti, che ci
+ tolgono quasi assolutamente la gente della campagna. Indi la
+ mancanza di gente nerboruta e forte per le marcie — quei miei
+ poveri giovani in tutte le epoche hanno fatto marcie forzate e
+ non poche — ma sostenuti più dalla forza morale che dalla fisica e
+ penetrati dall’indomabile amor di patria.
+
+ »Non è da stupirsi se i sedicenti briganti che con tanta
+ ostinazione tengono testa alle nostre truppe regolari nelle
+ provincie napoletane hanno potuto sostenersi fin oggi e vi si
+ sosterranno forse per un pezzo ancora — se dura loro la protezione
+ del Papa e di Buonaparte.
+
+ »Tutti questi briganti sono uomini del campo e della montagna — la
+ suola naturale dei loro piedi non si consuma mai. Io ricordo un mio
+ compagno di caccia contadino con cui cacciavo sui monti di Nizza
+ — che quando entravamo in caccia toglieva le scarpe e le poneva in
+ cintura.
+
+ »Con uomini simili si può fare facilmente trenta miglia in una
+ notte — sorprendere il nemico, batterlo e dopo d’aver bottinato
+ ritirarsi in luoghi sicuri.
+
+ »Senza preti quella gente svelta, coraggiosa, robusta delle
+ popolazioni sarebbe con noi, ed agevolerebbe immensamente a
+ raggiungere la mèta prefissa dalla nazione italiana.
+
+ »Io marciavo avanti — e — singolare — l’eletta della mia gente,
+ in numero di circa cinquecento, marciava meco non solo, ma era
+ obbligato di fermarla sovente perchè non passasse avanti, spinta,
+ povera gente, anche dalla fame e dalla speranza di trovare più
+ avanti qualche cosa da mangiare. Si giunse finalmente alla casetta
+ forestale d’Aspromonte ove si credeva trovare alcuni viveri — ma
+ nulla — e vi trovammo porte chiuse.
+
+ »Un campo di patate sfamò i primi giunti — che avevano pure avuto
+ la previdenza di portare seco loro alcune fascine secche atte ad
+ arrostire le patate, ciocchè fu eseguito in un momento. Per parte
+ mia mangiai quelle patate arrostite deliziosamente.[231]
+
+ »Il 28 agosto, credo, giunsimo in Aspromonte in numero di circa
+ cinquecento, ed accampammo intorno alla casetta — io dentro. I miei
+ poveri compagni giungevano alla spicciolata in uno stato da far
+ pietà — affranti dalla fatica e dalla fame, e sprovvisti la maggior
+ parte del necessario vestimento. Così stesso[232] tra quella brava
+ gioventù non si sentiva un lamento. Nel decorso della giornata
+ giungevano sempre piccoli drappelli de’ nostri — e nello stesso
+ tempo viveri che si erano mandati cercare — ed altri che la brava
+ popolazione dei paesi circonvicini ci offriva spontaneamente. Così
+ passammo quel giorno.
+
+ »Mi pare d’aver detto — che l’ultima marcia alquanto forzata —
+ aveva il doppio oggetto di porci presto a settentrione di Reggio
+ — e cercare da mangiare. Quest’ultimo motivo mi poneva nel caso
+ di sollecitare la marcia — inquieto ed impaziente di trovar
+ presto cibo per la gente, quindi immenso allungamento di colonna
+ — e certamente la coda rimaneva indietro. In marcia cotale era
+ impossibile trovare guide per ogni frazione della colonna. Indi
+ deviamenti di direzione. Nella notte poi la scabrosità dei sentieri
+ di montagna ed oscurità de’ boschi. Poi molti, dalle informazioni
+ prese conoscevano ch’io non seguivo sulle traccie de’ paesi, ma
+ bensì verso un campo situato al limitare d’una foresta, e prendendo
+ consiglio dalla fame si dirigevano di preferenza verso i paesi ove
+ si presentasse loro più probabilità di trovare de’ viveri.
+
+ »Tali e tanti motivi fecero sì che alla fine del giorno 28 ci
+ mancarono ancora più di cinquecento dei nostri. La maggior parte
+ di quei nostri mancanti caddero in potere della truppa che si
+ avvicinava ad Aspromonte — e gli altri che rimasero liberi si
+ traviavano per non essere colti dalla truppa a Santo Stefano alcune
+ miglia distante e seppero quasi subito ch’essa s’incamminava per
+ Aspromonte.[233] Feci subito toccare a riunione e marciare verso
+ una posizione più conveniente ch’io già aveva riconosciuta. La
+ posizione era magnifica — e se avessimo dovuto combattere de’
+ nemici anche in numero doppio di quanto era la truppa italiana io
+ non dubitavo della vittoria.
+
+ »E qui commisi un errore che per deferenza non è citato da nessuno
+ di quanti scrissero sul fatto doloroso d’Aspromonte; ma che in
+ ossequio della verità io devo confessare. Non volendo combattere —
+ perchè aspettare la truppa? Avrebbe dovuto il capo che la comandava
+ mandarmi un parlamentario prima d’attaccare? Ma non dovevo io
+ supporre che finalmente si voleva rompere, e che _un po’ di sangue
+ fraterno non farebbe male_, e che per non dar tempo ai soldati di
+ riconoscere chi avevano in fronte si farebbero cominciare il fuoco
+ da lontano e subito giunti al passo di trotto — come fecero.
+
+ »Io dovevo supporre tutto questo e non lo feci. Io dovevo marciare
+ prima dell’arrivo della truppa — lo potevo e non lo feci.
+
+ »Avrei molti motivi da anteporre[234] a mio favore: per esempio
+ — la distribuzione dei viveri ch’erano giunti, e che stavano per
+ giungere. Veramente mentre io vedeva giù la truppa avanzare alla
+ nostra volta, delle file di donne e d’uomini si scorgevano in
+ lontananza carichi di provvigioni per noi.
+
+ »Non è questo sufficiente motivo perchè la gente qualche cosa
+ aveva mangiato — e si poteva fare almeno una piccola marcia sino
+ a Santa Eufemia — distante due ore — ed ove la popolazione con
+ varie deputazioni mi aveva caldamente invitato. Oppure marciare
+ io, con parte della gente a Santa Eufemia, e mandare il generale
+ Corrao in altra direzione. Avrei potuto ancora frazionare di più
+ la gente. Tutte queste misure che potevano almeno momentaneamente
+ allontanare la catastrofe io avevo nella mente di eseguire, ma ciò
+ doveva essere eseguito colla celerità che mi aveva servito in tante
+ occasioni. E non lo feci.
+
+ »Un altro motivo era quello di aspettare la gente nostra che
+ marciava ancora, e che poteva giungere da un momento all’altro.
+ Motivo anche questo insufficiente poichè chi non s’era riunito a
+ quell’ora, o aveva poca voglia di riunirsi, od era stato arrestato
+ — od era traviato, e si sarebbe riunito in altri luoghi.
+
+ »Infine un po’ d’irresoluzione da parte mia — posso dire insolita
+ — fu per gran parte colpa di quanto avvenne. Ora devo confessare
+ che quando vidi la forza (e certo nessuno la scoprì prima di
+ me) alla distanza di circa tre miglia che marciava su di noi con
+ sollecitudine, non mi passò nemmeno per idea la ritirata — quando
+ fosse stata quella forza doppia di quello che era.
+
+ »Solamente ordinai al Capo di Stato Maggiore di rettificare
+ la linea occupata dai nostri — e prendere alcune convenienti
+ posizioni. La foresta d’Aspromonte formava nella posizione in
+ cui ci trovammo un contrafforte di piante che s’avanzava verso
+ la pianura. A ponente del contrafforte il bosco si limitava, in
+ linea retta scendendo dal monte, verso la pianura, ed al di fuori
+ del bosco verso ponente pure, il colle era privo d’alte piante e
+ ricoperto di felce — formando un piano interrotto e convesso che
+ terminava alla nostra destra nella pianura ed al fronte nostro nel
+ letto di un torrente.
+
+ »Io avevo fatto formare la nostra linea sull’alto del bosco, la
+ sinistra al Monte ove mi collocai io stesso per esser la parte più
+ alta ed ove appoggiavano la loro sinistra alcuni dei battaglioni
+ del corpo di Menotti.
+
+ »Menotti essendo alla destra del suo corpo si trovava al centro.
+
+ »La destra comandata dal generale Corrao si stendeva oltre
+ l’estremità.
+
+ »Avevo ordinato che si schierassero alcune catene al fronte della
+ linea, e che il resto fosse tenuto in colonna nei vuoti che si
+ trovavano nella linea del bosco. Due compagnie furono staccate a
+ crocchietto[235] sulla nostra sinistra formando una perpendicolare
+ colla nostra linea e colla direzione del torrente che dominavano.
+ Una terza compagnia fu inviata pure sulla nostra sinistra ad
+ occupare un’eminenza che dominava tutta la linea — ed ove si temeva
+ che verrebbero a comparire alcune compagnie di bersaglieri — che
+ staccati dalla truppa minacciavano di fiancheggiarci.
+
+ »Ho già detto: che alla vista della truppa non mi sarei ritirato
+ ancorchè avessi saputo che ci succederebbe peggio di quanto ci
+ successe.
+
+ »Avevo commesso l’errore di non marciare appena scoperta la truppa
+ — non dovevo più marciare alla vista di essa. Ciò sarebbe stata una
+ fuga — e poca voglia v’era di fuggire.
+
+ »Dimodochè noi contemplammo tranquillamente il celere avvicinarsi
+ de’ soldati italiani — i quali giunsero al passo di trotto
+ sulla collina che fronteggiava la nostra al di là del torrente —
+ stendersi in linea e cominciare un fuoco d’inferno. Fu cosa d’un
+ momento. Io passeggiavo al fronte delle nostre catene — e certo
+ addolorato dalla piega che prendevano le cose — massime che udivo
+ sulla destra — essere stato risposto continuatamente alle fucilate
+ degli assalitori — continuavo colla raccomandazione di non far
+ fuoco — ed i miei aiutanti percorrendo la linea raccomandavano
+ lo stesso — ed ordinavo alle trombe di comandare il _cessare il
+ fuoco_.
+
+ »Io fui ferito al principio della fucilata — ed accompagnato
+ all’orlo del bosco — ove fui obbligato di sedermi — rimasi quasi
+ nell’impossibilità di più poter distinguere ciò che succedeva sulla
+ linea. Ove avessimo avuto da fare con dei nemici — la cosa andava
+ certo diversamente. Avrei potuto collocare, coperte dalle prime
+ piante, le nostre catene dei bersaglieri e con loro potevo rimanere
+ io stesso. Lasciare avanzare la truppa al di qua del torrente —
+ e dopo d’averla fucilata a bruciapelo — caricarla di fronte — col
+ vantaggio dell’altura, e di fianco sulla sua destra spingendovi,
+ collo stesso vantaggio, le compagnie che si trovavano a crocchietto
+ nella nostra sinistra. Tutto ciò poteva operarsi molto prima
+ che le compagnie de’ bersaglieri che marciavano per il bosco per
+ fiancheggiarci sulla nostra sinistra potessero comparire e prender
+ parte alla pugna.
+
+ »Io non ho mai dubitato che per valorosi che fossero i soldati che
+ avevamo di fronte — essi non potevano mancare d’essere sbaragliati.
+
+ »Io ho fatto gli elogi del colonnello Pallavicini — e sono oggi
+ della stessa opinione. In primo luogo — noi potevamo cadere in
+ peggiori mani. In secondo, egli eseguiva gli ordini che aveva,
+ con valore e risoluzione. Ciò nonostante — ripeto — se nemici
+ dell’Italia noi avessimo avuto in faccia da combattere — l’Italia
+ in quel giorno contava una splendida vittoria di più.
+
+ »Già dissi in un altro luogo che alcuni picciotti dell’ala destra
+ avevano risposto al fuoco della truppa. Io ciò aveva veduto nel
+ momento in cui fui ferito. Ma ciò che non vidi — e seppi dopo — fu
+ che li stessi picciotti e Menotti nel centro — avevano eseguito una
+ scarica.[236]
+
+ »È positivo però che da tutte le parti della linea dal centro alla
+ sinistra — ove si trovavano in maggioranza i veterani di tutte
+ le pugne — dei volontari italiani, e che più immediati erano alla
+ posizione da me occupata — nessuno si mosse nè fece fuoco.
+
+ »Seduto — attorniato da’ miei prodi fratelli d’armi — io ebbi
+ la prima medicatura al mio piede destro — alla coscia sinistra
+ un’altra palla mi aveva contuso, ma fu poca cosa.
+
+ »Frattanto giungevano alcuni della truppa — e tra essi varii di
+ coloro che con me avevano servito nei tempi passati — e vidi il
+ cordoglio sulla fisonomia di tutti — meno alcuni giovani ufficiali
+ dell’esercito — che senza dubbio — nuovi nei combattimenti
+ credevano di aver riportato una strepitosa vittoria. Io ebbi ad
+ incomodarmi con alcuni di questi pei spropositi loro — ma fu cosa
+ di momento.[237]
+
+ »Giungendo la truppa sulla linea nostra — e non sapendo di me —
+ molti de’ nostri si ritiravano per il bosco — dimodochè si rimase
+ in pochi e ciò accelerò il disarmo della gente.
+
+ »I miei ufficiali di Stato Maggiore col colonnello Pallavicini
+ stipulavano alcune condizioni — fatica inutile — poichè fummo
+ trattati come prigionieri di guerra — come tali accompagnati a
+ Scilla e come tali imbarcati a bordo della fregata il Duca di
+ Genova e condotti alla Spezia.
+
+ »Da Aspromonte alla Spezia — io devo ricordare con gratitudine il
+ trattamento del colonnello Pallavicini — del maggior Pinelli — del
+ comandante, Whright, del _Duca di Genova_ — del colonnello Santa
+ Rosa, e del comandante Ansaldi al Varignano — e del capitano di
+ Porto, Rossi (uno dei mille), alla Spezia.[238]»
+
+
+XIX.
+
+La commozione suscitata dall’annuncio d’Aspromonte fa grandissima,
+e non in Italia soltanto, ma in quante contrade era giunto il nome
+del mondiale condottiero e l’eco della catastrofe. Strano destino di
+quest’uomo: egli raccoglieva dalla sua disfatta una mèsse di gloria che
+mai sì grande dai trionfi di Palermo e di Napoli! Finchè fu in piedi
+col vessillo della rivolta in pugno, egli non era, agli occhi dei più,
+che un ribelle dissennato, che pareva lecito anzi doveroso combattere
+e schiacciare al più presto; appena fu atterrato, egli diventò a quegli
+occhi medesimi il martire d’un’idea, reso dalla sventura inviolabile e
+sacro.
+
+Perseguitato, temuto, da molti esecrato fino a ieri come un bandito
+pericoloso, oggi è ricerco, glorificato, staremmo per dire, adorato
+come un santo. Un incessante pellegrinaggio di devoti assedia il suo
+carcere; una gara d’affetti circonda il suo capezzale; un concento
+di compianti e di voti vola a lui da ogni angolo della terra, e ne
+dice l’apoteosi. E quel che è più meraviglioso, prima in quel torneo
+di pietà la fredda, compassata, calcolatrice Inghilterra. A Londra,
+a Birmingham, a New-Castle, a Dundey, a Birkenhead i _meetings_ si
+succedono ai _meetings_, nè solo per esprimere all’eroe la simpatia
+del popolo britannico, ma per protestare insieme contro la Potestà
+temporale de’ Papi e l’occupazione francese di Roma. Uno de’ più
+celebri chirurghi inglesi parte a pubbliche spese per visitare il
+ferito; una colletta popolare d’un _penny_, destinata a costituire
+un fondo di soccorso a Garibaldi, raccoglie in pochi giorni 40,000
+franchi; i giornali d’ogni parte riboccano di notizie del ferito, di
+particolari della sua vita, d’apologie della sua causa; da tutti i
+porti del Regno Unito partono per la Spezia lettere, telegrammi, doni,
+visitatori e visitatrici; un Comitato permanente di notabili governa
+nella metropoli le onoranze a Garibaldi; ad Hyde Park in un _meeting_
+di quarantamila persone si combatte tra Irlandesi ed Inglesi pro e
+contro Garibaldi, pro e contro il Papa più che non si fosse combattuto
+ad Aspromonte; la questione garibaldina par divenuta una questione
+inglese.
+
+Diverse di forma, non di sostanza, sono le manifestazioni degli altri
+popoli. A Lipsia si getta in oro per sottoscrizione pubblica una
+corona d’alloro al Campione della libertà umana; a Stocolma per lo
+stesso fine, per il medesimo uomo, si tiene nel palazzo della Borsa un
+immenso Comizio popolare; in America rinasce il pensiero di affidare
+a Garibaldi il comando dell’esercito federale, e il Console degli
+Stati-Uniti a Vienna ha l’incarico di ripetergliene la proposta.[239]
+In Francia finalmente, quantunque il regime imperiale non tolleri
+manifestazioni politiche, gli operai sottoscrivono indirizzi e mandano
+deputazioni; i diari dell’Opposizione esaltano le virtù dell’eroe e
+chiedono la sua liberazione; e quel che più sorprende, taluno fra gli
+stessi organi napoleonici ne consiglia l’amnistia.[240]
+
+E codesta dell’amnistia era il più intricato de’ problemi che il
+prigioniero del Varignano imponesse ai suoi custodi. Che si faceva
+di lui? Graziarlo? Processarlo? Condannarlo come un reo volgare e un
+ribelle comune? Certo i pareri erano divisi a seconda delle passioni
+e delle idee, ma una sovrastava manifestamente a tutte le altre e
+veniva sempre più raccogliendo il suffragio degli uomini moderati
+di tutte le parti: Garibaldi non si tocca.[241] E i più espliciti in
+questa sentenza erano ancora i giornali stranieri. Il _Daily News_,
+appena udito il fatto d’Aspromonte, esclamava: «Se Napoleone è stanco
+di regnare e di vivere, basta ch’egli tocchi un capello della testa
+di Garibaldi;» il _Morning Post_, di tendenze napoleoniche, chiedeva
+che «gli fosse permesso di ritirarsi in un paese di sua scelta:»
+l’_Opinion Nationale_ più esplicitamente diceva: «Garibaldi infatti non
+è un ribelle ordinario. Quand’anche non si voglia tener conto dei suoi
+immensi servigi, della sua devozione senza limiti alla causa italiana,
+del suo disinteresse assoluto, del suo coraggio, di tutto ciò ch’egli
+ha fatto col suo prestigio e colla sua popolarità; è tuttavia permesso
+di dire a suo discarico ch’egli colla sua rivolta ha espresso, in un
+modo illegale, irregolare, e sia pure inammissibile, il sentimento di
+tutta l’Italia.»
+
+Tale non fu in sulle prime il pensiero del Governo. Come non aveva
+saputo arrestare a tempo il ribelle, così ora pareva risoluto a tutte
+le audacie per annientarlo. Però con infelice consiglio elevava al
+grado di generale il Pallavicini, decorava i suoi ufficiali, tollerava
+che un Maggiore in Sicilia fucilasse, senza processo, veri e supposti
+disertori; inaspriva, coi vani rimbrotti de’ suoi portavoce, la piaga
+del ferito, annunziava finalmente il suo proposito di abbandonarlo
+al rigor della legge; discuteva soltanto se tradurlo innanzi ad un
+Tribunale ordinario o innanzi al Senato convocato in Alta Corte di
+giustizia. Di mano in mano però che i fumi della facile vittoria si
+dileguavano e i voti della pubblica opinione si facevano più manifesti,
+e i pericoli di quello straordinario processo politico più certi,
+anche il Governo cominciò a piegare a più miti e prudenti consigli,
+fino a che, stimando cessata la causa della severità, e restaurato
+l’impero della legge, e domo Garibaldi, e «risorta la fiducia
+della Francia,[242]» facendosi interprete del voto del Parlamento,
+sottoponeva alla firma del Re Vittorio Emanuele un decreto d’amnistia,
+e, colto il destro delle fauste nozze della principessa Maria Pia col
+re di Portogallo, lo promulgava.[243]
+
+Il decreto di amnistia però, aveva fatto grazia a Garibaldi della
+libertà, non del suo piede. La palla d’Aspromonte era certamente
+annidata nella profondità dell’arto, ma non era stato finora possibile
+ai più valenti chirurghi d’Italia e d’Europa[244] il determinarne la
+posizione precisa. Da ciò la gravità sempre pericolosa della ferita; da
+ciò una tortura quotidiana di specillazioni, di tagli, di esplorazioni,
+che il martoriato sapeva sopportare con spartana fortezza, ingannando
+quelle lunghe giornate di decubito e di inerzia colla lettura di
+pochi libri e la scrittura de’ suoi ricordi; sorridendo e conversando
+placidamente sotto il bisturi e lo specillo; tollerando con serena
+cortesia il fastidio delle interminabili visite, più tormentose,
+sovente, della sua piaga; mostrandosi talora più sensibile a un raggio
+di sole che scherzasse per la sua camera, o ad un alitar di brezza
+marina che gli carezzasse la fronte, che a tutti gli strazi della mano
+chirurgica, ed esclamando un giorno, durante una di quelle dolorose
+medicazioni, che facevano impallidire i suoi infermieri: «Che magnifica
+bonaccia![245]»
+
+Finalmente però, mercè lo specillo del dottor Nélaton (dotato della
+proprietà di tingersi in nero al contatto del metallo), l’ubicazione
+della palla potè con sicurezza essere accertata (stava incuneata a
+quattro centimetri e mezzo, sotto l’estremità inferiore della tibia),
+e la mattina del 22 novembre, senza sforzo, senza lacerazioni, senza
+grave dolore dell’infermo, l’esperto dottor Ferdinando Zannetti riuscì
+ad estrarla.
+
+Ed era questo, dopo ottantasei giorni di cura incerta e
+temporeggiatrice, la prima vittoria certa, condizione indispensabile
+della guarigione; ma la guarigione appariva tuttora assai lontana.
+Prima che l’opera restauratrice della natura sia compiuta, che la piaga
+sia rimarginata, che il malato abbia ricuperate le sue forze, molti
+mesi dovranno trascorrere, ed anche quando i medici lo licenzieranno
+per il ritorno a Caprera, non potranno tacergli il pronostico che egli
+rimarrà zoppo per tutta la vita. S’ingannerebbe però chi, giudicando
+dalle sole apparenze, conchiudesse che l’unico frutto raccolto da
+Garibaldi sulla vetta di Aspromonte, sia stato un piede di meno e
+un disinganno di più! Si torni al finire del 1862, si paragoni, in
+quell’anno, Garibaldi che si trascina sulle gruccie pei greppi di
+Caprera, al Papato che troneggia e minaccia da Roma, e si dica quale
+dei due fosse allora più ferito e più zoppicante! La palla del 29
+agosto 1862 abbattè il corpo del temuto Capitano, ma l’idea animatrice
+del suo pensiero percorse in quell’ora un cammino che forse la più
+splendida sua vittoria non avrebbe potuto. Aspromonte non soccorse
+alla soluzione della questione romana che in un modo indiretto, ma pur
+decisivo; la liberò dalle ambagi della diplomazia e la ripropose, in
+tutta la sua fiera nudità, al tribunale delle nazioni civili. Il _Roma
+o morte_ di Garibaldi aveva detto al mondo che la Penisola non avrebbe
+posa, nè la rivoluzione tregua, nè l’Europa pace, finchè la mostruosa
+lega dei due Reggimenti non fosse spezzata, e Roma rivendicata alla
+sua terza gloria di capitale d’Italia; e non vi sarà oramai prepotenza
+principesca o astuzia clericale, che possa sfuggire all’implacabile
+dilemma.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOPRIMO.
+
+DA LONDRA A BEZZECCA. [1863-66.]
+
+
+I.
+
+Garibaldi è a Caprera e la sua ferita rimargina con lentezza, ma
+con regolarità; il piede imbustato in un apparecchio inamidato va
+acquistando ogni giorno elasticità e vigoria; non può abbandonarsi
+ancora con grande confidenza all’appoggio delle gruccie, sicchè quando
+esce per l’Isola è costretto a farsi trascinare in un carrozzino a
+seggiola, dono ed industria elegante d’Inglesi; ciò malgrado, i medici
+son persuasi che la guarigione non sia più che una questione di tempo e
+che di tutto il danno temuto non resterà più che una zoppicatura appena
+sensibile.[246]
+
+Pure mai forse come in quell’anno egli sentì il cruccio dell’impotenza
+e il tedio dell’inerzia. La Polonia era novamente insorta: spinta alla
+disperazione dall’ukase che le strappava in una notte il fiore dei
+suoi figli[247] per mandarli sotto l’assisa del pretoriano moscovita
+a servire tra le rupi del Caucaso, o le nevi della Siberia, dava di
+piglio alle sue lancie, si inselvava ne’ suoi boschi, e ricominciava
+per la quarta volta, contro il suo colossale oppressore, uno di quei
+duelli ineguali a cui la vecchia Europa da oltre ottant’anni assisteva,
+le braccia al sen conserte, incoraggiando la indomita combattente
+de’ suoi applausi sentimentali e de’ suoi petrarcheschi conforti per
+abbandonarla poi sempre a nuovo e più crudo martirio.
+
+Però con qual cuore udisse l’infermo di Caprera i primi annunzi
+dell’eroica lotta l’immagini chi lo conobbe. Egli avrebbe voluto
+accorrere, volare, ritentare sulle rive della Vistola le disperate
+prove da lui compiute nelle campagne dell’Uruguay e della Sicilia,
+pagare almeno col sangue suo il debito di gratitudine che l’Italia
+doveva ai tanti Polacchi morti per lei; ma il leone è confitto alla
+sua rupe; l’eroe non è più che un apostolo inerme ed impotente, che
+può ancora dare i suoi figli, spronare i suoi amici, fustigare se non
+scuotere, con infiammati appelli e acerbe rampogne, l’infingarda apatia
+dei popoli e de’ governi; ma il soccorso vero, poderoso, efficace, il
+soccorso del suo braccio di soldato e della sua esperienza di capitano,
+egli non può darlo più: Aspromonte l’ha rapito alla Polonia.
+
+Intanto, null’altro potendo, parlava e scriveva. A Mariano Langievicz,
+Dittatore degli insorti, scriveva: «Che Dio vi benedica: tutti saremo
+con voi e presto;[248]» ai popoli dell’Europa gridava: «Non abbandonate
+la Polonia;[249]» al popolo inglese soggiungeva: «Volgiti all’Oriente,
+o generoso; là si dibatte in un lago di sangue sotto il _knout_
+sterminatore lo schiavo bianco.... Britanno, chiama a te i popoli ed i
+popoli ti seguiranno.[250]» All’Emigrazione polacca rispondeva: «Voi mi
+chiedete una parola, ed io vorrei porgevi dei fatti:[251]» all’esercito
+russo finalmente, quasi glossando un enfatico manifesto che poco prima
+Vittor Hugo gli aveva diretto, pregava a «considerare i Polacchi come
+fratelli ed a meritare le benedizioni della specie umana, stringendo la
+mano alla più sventurata ed alla più degna delle nazioni.[252]» Ma eran
+parole; più sincere e generose per fermo di quelle che a quei medesimi
+giorni schiamazzavano nelle concioni de’ tribuni, cinguettavano nelle
+pagine delle gazzette, o arzigogolavano nelle note delle Cancellerie
+diplomatiche, ma ne’ loro effetti poco dissimili; parole anzi non bene
+accette a quei medesimi pei quali erano profferite, perchè il Governo
+insurrezionale di Varsavia, timoroso che l’intervento di Garibaldi
+potesse imprimere al moto polacco un carattere troppo rivoluzionario
+e alienargli per tal modo lo sperato favore delle Potenze europee
+(dell’Austria principalmente, che in sulle prime era parsa secondare
+sottomano gli insorti), faceva intendere al famoso Capitano[253] che la
+Polonia eragli grata della sua magnanima offerta e contava sul di lui
+morale patrocinio, ma che per il momento non reputava opportuno che la
+sua persona apparisse sul teatro della lotta.
+
+Ed anche in Italia la causa polacca raccoglieva aiuto più d’orazioni
+che d’opere. E non parliamo del Governo costretto dalla condotta
+incerta degli Stati occidentali e più dalla posizione ambigua presa
+dall’Austria ad una grande circospezione; ma nella stessa democrazia,
+fra i più devoti commilitoni di Garibaldi, gli animi erano perplessi
+e i pareri divisi. Perocchè se tutti consentivano nella santità della
+causa e nel debito di aiutarla, i più non ne vedevano nè il mezzo
+nè la via; e pochissimi soltanto, primo fra tutti l’anima eroica ed
+impaziente di martirio di Francesco Nullo, cui attendeva la bella
+morte dei prodi sugli argini di Olkutz, pochissimi erano quelli
+che si mostrassero deliberati ad ogni sbaraglio.[254] Tuttavia un
+Comitato erasi costituito in Genova sotto la direzione di Clemente
+Corte che andava un po’ a stento, per ver dire, accattando armi e
+danari, soccorrendo gli esuli polacchi che volevan rimpatriare e
+apparecchiandosi alla meglio all’eventualità d’una spedizione. E non
+andò molto infatti che parve offrirsene l’opportunità.
+
+In sul finire di maggio due emissari polacchi[255] erano arrivati a
+Caprera apportatori di questo audacissimo progetto: attaccare la Russia
+anche da mezzogiorno; raccogliere in Costantinopoli quante armi e
+volontari fosse possibile; sommovere la Rumenia, rovesciar coll’aiuto
+del partito nazionale, capitanato dal Rossetti e dal Bratiano, il
+principe Couza; e fatto base del Principato, penetrare, con legioni
+miste d’italiani e Polacchi, guidati da Menotti, in Bessarabia, e di là
+per la Podolia e la Gallizia dar la mano agli insorti del centro.
+
+Non ci arrestiamo a discutere l’attuabilità di siffatto progetto;
+eran progetti di esuli disperati e basta: aggiungiamo questo solo:
+che Garibaldi diè il consenso; che Menotti[256] partiva pochi giorni
+dopo da Caprera con un piroscafo che nascondeva nella sua stiva
+tutto il piccolo arsenale dell’Isola, compresovi un cannoncino; che
+a Genova il Comitato per la Polonia, presieduto dal Corte, accettò
+l’idea, soltanto fece intendere così al Generale come ai Polacchi che
+trattandosi d’impresa sì fortunosa nella quale andava avventurata non
+solo la vita di tanti giovani, e le poche sostanze del Comitato, ma il
+credito della stessa democrazia italiana e del loro capo, era per lo
+meno prudente inviar qualcuno a Costantinopoli ed a Bukarest affine di
+scandagliare il terreno, esaminare fino a qual punto il disegno fosse
+effettuabile, prendere gli accordi coi Comitati polacchi esistenti colà
+e rapportare ogni cosa agli amici d’Italia. E ciò convenuto, Giacinto
+Bruzzesi e Giuseppe Guerzoni, scelti di comune accordo a quell’ufficio,
+s’imbarcarono per l’Oriente. Se non che poche settimane di dimora a
+Costantinopoli, una visita fatta dal Bruzzesi a Bukarest bastarono ai
+due esploratori per conoscere tutto il vero. In primo luogo il Governo
+turco poteva fino a un certo segno chiudere un occhio sui disegni della
+Emigrazione polacca, ma protestavasi fermamente risoluto ad impedire
+qualsiasi accolta d’armi e d’armati sul suo territorio; in secondo
+quantunque il trono del principe Couza apparisse assai vacillante, nè
+il Rossetti nè i suoi amici stimavano giunta l’ora di dargli l’ultimo
+crollo, tanto meno arrischiando la patria loro in una avventura il cui
+primo frutto sarebbe stato di inimicare alla causa dell’indipendenza
+rumena la potente Russia, sua naturale tutrice; finalmente v’era bensì
+a Costantinopoli un manipolo di Polacchi deliberati a tentare, non
+foss’altro perchè l’avevano promesso, la impresa, ma per l’esiguità
+del numero e la povertà dei mezzi sfiduciati essi pei primi di
+poterla condurre a compimento. E tanto è vero che in sul cominciare di
+luglio essendosi un centinaio di loro raccolti ne’ dintorni di Galatz
+furono dal Governo di Bukarest immediatamente perseguiti, e prima che
+riuscissero a varcare il Pruth, disciolti e disarmati. Però riportate
+queste notizie a Genova, l’impossibilità della divisata impresa apparve
+a’ suoi più accesi zelatori evidente, e Garibaldi pel primo si rassegnò
+a rinunciarvi.
+
+Quasi contemporaneamente anche la insurrezione polacca, stremata
+da oltre un anno di lotta disperata, mandava gli ultimi aneliti.
+Sempre cullata dalla speranza che la platonica tenerezza e la verbosa
+commiserazione delle Potenze occidentali si convertissero finalmente
+in aiuti efficaci d’opere e d’armi; sempre credente alla voce de’ suoi
+esuli che, illusi a lor volta dalle lunghe promesse de’ capitani veri o
+presunti della rivoluzione europea, le facevan balenare ad ogni giro di
+luna il miraggio d’una spedizione, d’uno sbarco, d’una crociata;[257]
+oggi confortata dall’aspettazione d’un congresso europeo, domani
+rianimata dal sogno d’una insurrezione rumena o galliziana, o d’una
+ripresa della quistione d’Oriente; la grande martire riusciva bensì a
+protrarre per tutto l’inverno del 1864 la sua prodigiosa agonia, ma
+ahimè! senz’altro frutto che di veder ingrandire giorno per giorno
+la già immane ecatombe de’ suoi figli, e rinnovare sulla pietra
+risuggellata del suo sepolcro la funebre epigrafe del primo suo
+campione: _Finis Poloniæ_.
+
+
+II.
+
+Ed eccoci a quel viaggio d’Inghilterra che per il modo onde fu
+avviato e condotto, il clamore che menò, gli spettacoli che offerse,
+i sentimenti che suscitò, i commenti a cui porse occasione divenne non
+per Garibaldi e l’Italia soltanto, ma per buona parte d’Europa, un vero
+avvenimento.
+
+L’idea di veder Garibaldi nel loro paese non era nuova nei cervelli
+inglesi, e fin dal 1862, e prima e dopo Aspromonte, a voce e per
+iscritto, vecchi e novelli amici gliene avevan più volte ripetuto
+l’invito. Il Generale però, pur protestandosi desiderosissimo di
+ringraziare in persona il popolo inglese per il grande patrocinio
+prestato in ogni tempo alla causa italiana, s’era sempre schermito
+dal prendere alcun impegno definitivo. E ciò non tanto per l’argomento
+della sua infermità, divenuto dopo Aspromonte, achilleo davvero, quanto
+perchè non si sentiva in fondo all’animo abbastanza tranquillo circa
+all’opportunità di quel viaggio che poteva vestire le apparenze d’una
+vanitosa questua d’onori, e risolversi, anche contro sua volontà, nel
+clamore d’un trionfo senza alcun beneficio per l’Italia.
+
+Tuttavia, quando in sul finire del 1863 corse la notizia che il
+Generale poteva coll’appoggio d’un tenue bastoncello passeggiare
+francamente per l’Isola e che perciò quell’impedimento della salute,
+l’unico riconosciuto dagli Inglesi, era cessato; i fautori del viaggio
+gli furono novamente addosso con tanta concordia e tanta insistenza che
+non gli fu più possibile pagarli di risposte evasive, e gli convenne
+prendere un partito.
+
+Nè si creda, come a taluno parve, che quei promotori o fautori fossero
+pochi ed oscuri. V’erano persone di tutti i ceti e di tutte le parti,
+_Whigs_ e _Tories_, nobili e popolani, commercianti ed avvocati,
+segretari di Stato e membri del Parlamento, lordi scritti da secoli
+nel _peerage_ e dame accolte ne’ penetrali più rigidi della società
+inglese; v’era tutto ciò che in un paese di libertà e di discussione
+forma, illumina e dirige l’opinione pubblica, se pure in quel caso
+l’opinione pubblica non era anticipatamente formata dal consenso
+istintivo del popolo intero.[258] Nè si vuol dire che queste persone
+fossero mosse da un solo pensiero; come suole accadere, i motivi
+personali si frammischiavano anche allora ai pubblici, ed è assai
+probabile che i sentimenti di simpatia all’Italia e d’ammirazione
+pel suo eroe non fossero le sole molle eccitatrici di tutto
+quell’entusiasmo. Così, a mo’ d’esempio, mentre i _Whigs_ caldeggiavano
+il viaggio, perchè vi scorgevano un mezzo di accrescere la popolarità
+del Governo; i _Tories_ lo favorivano per il motivo precisamente
+opposto, che il Ministero vi avrebbe trovato una certa cagione di
+triboli e di guai: così intanto che i radicali, i socialisti, i
+rivoluzionari, gli agitatori e i congiurati di tutte le cause e di
+tutte le patrie, di cui la metropoli era il grande asilo, sollecitavan
+la venuta di Garibaldi più per la speranza di farne uno strumento delle
+loro idee e un vessillifero delle loro imprese che per il desiderio di
+festeggiare la sua persona e rendere omaggio alle sue virtù, il popolo,
+scevro di secondi fini, lo desiderava ed aspettava ansiosamente solo
+per mirare in lui uno dei più nobili frutti del suo sangue; povero,
+semplice, ingenuo, figlio delle sue opere come lui: il marinaio
+divenuto redentore di popoli, e creatore di re.
+
+Un dubbio solo restava a chiarire: fino a qual punto il Governo,
+rappresentato a que’ giorni dal Gabinetto Palmerston, gradisse
+quel viaggio e fosse disposto a favorirlo. Lord Palmerston infatti,
+richiesto a nome del Comitato per il ricevimento di Garibaldi (poichè
+un Comitato s’era già formato e lo presiedeva quello stesso signor
+Richardson che aveva istituito il Comitato per le manifestazioni
+garibaldine ai giorni d’Aspromonte), aveva manifestato intorno a quel
+disegno un aperto scontento, non già perchè fosse o amasse apparire
+freddo ammiratore del Generale, del quale pensava «che non avrebbe
+mosso un dito per recar disturbi all’Inghilterra;[259]» ma perchè
+non sapeva fino a qual segno l’agitazione popolare suscitata dalla
+sua venuta potesse trascorrere, nè in qual modo un’accoglienza anche
+semiufficiale potesse essere interpretata dai potentati, specie da
+Napoleone III, del quale, ardendo la contesa dano-germanica, apprezzava
+più che mai l’amicizia. Però resistette, traccheggiò, chiese proroghe,
+suscitò inciampi; e sol quando i membri del Comitato per il ricevimento
+gli fecero intendere che Garibaldi sarebbe venuto anche contro il suo
+consenso, mutò tattica e volse tutto il suo ingegno a fare in guisa
+che l’avvenimento ormai inevitabile gli tornasse più innocuo o meno
+pericoloso.
+
+Fra i più entusiasti di quel viaggio v’erano certi signori Chambers
+di Liverpool, marito e moglie, entrambi devoti al Generale e per le
+cure prodigategli durante la sua infermità al Varignano ed a Pisa a
+lui singolarmente cari: egli, il marito, rispettabile _tory_, maggiore
+della milizia e colonnello dei _Rifles Volunteers_ della sua contea,
+ma per l’indole flemmatica e aliena dalle brighe pubbliche assai più
+inclinato a secondare le voglie della moglie che a dirigerle; ella
+donna di scarse attrattive femminili, ma dotata in cambio di tutta la
+energia che mancava al marito, invasata da quello ardore d’apostolato
+che in molte donne della sua razza fa singolar contrasto collo
+spirito di famiglia e il culto della _home_, e che essendosi fitta
+in capo di condurre il Generale in Inghilterra s’era fatta oramai di
+quest’impresa, lo scopo supremo della sua volontà tenace e della sua
+febbrile operosità.
+
+Ora, come tutto ciò era noto in Inghilterra, ad essi principalmente il
+Comitato del ricevimento affidò il mandato di riannodare la pratica
+del viaggio e di concertare tutto quanto fosse necessario alla sua
+effettuazione.
+
+Però s’intende che essi, la signora principalmente, non si fecero
+pregare; giunsero in sullo scorcio di gennaio a Caprera, vi si
+insediarono senza cerimonie e posero tosto il Generale in un vero
+stato d’assedio. La signora Chambers non gli lasciava, staremmo per
+dire, un istante di tregua; gli entrava in camera, lo seguiva alla
+passeggiata, ne interrompeva i lavori, ne turbava le ore a lui più
+care della meditazione e della solitudine, e sempre e dappertutto per
+parlargli d’un argomento solo: il viaggio d’Inghilterra. Ora gli recava
+i giornali che pronosticavano il suo arrivo, ora gli mostrava lettere
+di questo o quell’Inglese che l’invitavano al viaggio, ora disputava,
+ora pregava, ora per convincerlo dipingeva con enfatici colori le
+accoglienze che lo attendevano: le contentezze della nobiltà; le gioie
+della _city_; l’entusiasmo del popolo. Il Generale però esitava sempre;
+sicchè può affermarsi che poche risoluzioni furono da lui più dibattute
+e ponderate di quella. Due dubbi principalmente gli battagliavano
+nell’animo e lo tenevano perplesso. Qual era il pensiero del Governo
+britannico intorno a quel suo viaggio; quale profitto avrebbe potuto
+ritrarne l’Italia? E poichè da un canto le esitanze del Palmerston
+duravano sempre, e dall’altro la parola d’ordine mandata alla signora
+Chambers era di togliere al viaggio qualsiasi colore politico e molto
+più rivoluzionario, così le due principali obbiezioni del Generale
+continuarono a restare lungamente intatte e i negoziati a non
+progredire d’un passo.
+
+Sui primi di marzo però arrivarono all’infaticabile plenipotenziaria
+decisivi soccorsi. Dicemmo che Lord Palmerston, veduta l’impossibilità
+di scongiurare un avvenimento che ormai l’Inghilterra tutta voleva,
+aveva da quell’accorto uomo che era finito coll’acconciarvisi,
+riserbandosi soltanto di studiare co’ suoi amici il modo onde
+cansarne o almeno scemarne i probabili pericoli e i certi fastidi.
+E il modo fu ben presto trovato. Anzitutto per levare viemeglio dal
+viaggio ogni ombra d’intento politico si doveva propalare la voce, e
+non mancavano giornali all’uopo,[260] che il Generale, non per anco
+ristabilito dalla sua ferita, venisse solo in Inghilterra per cercare,
+in un clima diverso, un ristoro alla sua malferma salute; poscia
+importava fare in guisa che il Generale appena messo piede sul suolo
+britannico fosse circondato da tali persone e cadesse in tali mani che
+gl’impedissero, senza parere, qualsiasi scarto e, assopendolo tra le
+carezze e cingendolo di catene di rose, lo tenessero, a sua insaputa,
+prigioniero. Così fermato il disegno, l’esecuzione fu un portento
+di abilità e di esattezza. Il signor Seely, membro del Parlamento e
+insieme del Comitato promotore, cominciò ad accaparrarlo per la sua
+villa di Brook-House nell’isola di Wight, dove avrebbe potuto, diceva,
+rimettersi dai disagi del viaggio prima d’accingersi alla maggior
+fatica dell’ingresso in Londra; ma dove infatti era convenuto dovesse
+passare una specie di quarantena, la quale desse modo a’ suoi ospiti
+di scrutarne le intenzioni, catechizzarne lo spirito ed apparecchiarne
+il contorno. Nello stesso tempo il Duca di Sutherland gli scriveva per
+offrirgli la principesca ospitalità del suo palazzo di Stafford-House,
+più volte insistendo perchè non gli fosse negato tanto onore. Infine
+il signor Thornton Hunt, segretario, o uno dei segretari privati di
+Lord Palmerston, parlando in proprio nome, ma lasciando intendere che
+era certo d’interpretare i propositi del suo Ministro, toglieva su
+di sè di vincere quella che fin allora era stata una delle più forti
+obbiezioni del Generale, assicurandolo che il governo della Regina
+non poteva nutrire alcun sentimento avverso ad un fatto che non solo
+era voluto dalla grande maggioranza del popolo britannico, ma tendeva
+ad onorare una delle più schiette personificazioni del patriottismo
+e della virtù; certo, soggiungeva, non era quello il caso di parlare
+di accoglienze ufficiali; ma qualora tanto il Generale quanto i suoi
+amici si fossero studiati a spogliare la visita desiderata da ogni
+carattere politico, impedendo sopratutto che potesse mai degenerare
+in pretesto di agitazioni e di tumulti, egli, il signor Hunt, poteva
+quasi star mallevadore che così Lord Palmerston come i suoi colleghi
+sarebbero stati lietissimi d’incontrare dove che sia l’ospite onorato
+dall’Inghilterra, e associarsi come cittadini inglesi al meritato onore
+che la loro patria gli tributava.[261]
+
+Al ricevere di questi iterati inviti, alla lettura di queste lettere,
+il Generale si diede per vinto; e non già perchè le offerte del signor
+Seely, o del Duca di Sutherland lo avessero sedotto o le dichiarazioni
+del segretario Hunt appagato: ma perchè dopo due anni di negoziati, di
+dispute, di lotte, egli pure era all’estremo delle sue forze; perchè
+una volta assicurato che al desiderio del popolo inglese s’associava
+il consenso del suo Governo, non avrebbe più potuto senza taccia di
+selvatichezza rispondere a tanta cortesia con un rifiuto; perchè se
+anco gli fosse impedito di bandire ai quattro venti quale fosse il
+vero ed ultimo scopo della sua visita e quali aiuti sperasse ritrarre a
+profitto della sua Italia, si lusingava tuttavia che non gli sarebbe o
+prima o poi mancata l’occasione di farlo intendere in segreto; perchè
+infine se non poteva propriamente definire in che quell’ultimo scopo
+avesse a consistere ed a quale impresa quegli aiuti dovessero servire,
+sperava sempre che da cosa nascesse cosa, e che in ogni caso le
+circostanze l’avrebbero ispirato e la fortuna come sempre soccorso.
+
+Ed è questo un punto che nella storia di quest’episodio non va
+dimenticato. Garibaldi non aveva intorno al suo viaggio in Inghilterra
+alcun fermo e chiaro concetto: avrebbe voluto che non isterilisse
+in una vana mostra; ma in qual modo renderlo fecondo, egli pel primo
+sarebbe stato incapace ad affermare. Più volte infatti, interrogato
+da chi l’attorniava,[262] che cosa si farebbe in Inghilterra? dava
+risposte diverse e contradittorie: ora accennava in confuso all’idea
+di armar in qualche porto inglese uno o più bastimenti per muovere
+una disperata guerra di corsari contro l’Austria allora impegnata
+nel litigio danese; ora delineava vagamente progetti di spedizioni
+in Grecia o in Polonia; ora carezzava il disegno di raccogliere in
+Inghilterra denari ed armi per una futura impresa veneta; ed altre
+siffatte fantasticaggini. Delle quali fantasticaggini però era utile
+toccare per mettere in sodo fin da principio che nessuna libidine di
+popolarità, nessuna vanità di pompe e di trionfi spingeva l’eroe a
+quel pellegrinaggio; ma soltanto la speranza, vaga, annebbiata, finchè
+si voglia, di poter giovare un’altra volta, come si fosse, alla causa
+della patria sua, alla causa di tutti i popoli oppressi, per la quale
+andava, da circa trent’anni, apostolo armato pel mondo predicando e
+combattendo.
+
+
+III.
+
+Deciso il viaggio, in poche settimane ne furono apprestati i mezzi.
+Giusto un accordo preso tra i signori Chambers e il Comitato di Londra,
+un bastimento della _Peninsular Oriental Company_ doveva passare a
+Caprera per prendere il Generale e tragittarlo a Malta, d’onde un altro
+della stessa Compagnia l’avrebbe poi trasportato in Inghilterra.[263] E
+così avvenne.
+
+Il 21 aprile la _Valletta_ gettava l’àncora nelle acque della
+Maddalena; poche ore dopo il Generale vi s’imbarcava. Lo accompagnavano
+il signor Chambers, i figli Menotti e Ricciotti, il dottor Basile,
+il signor Sanchez spagnuolo (destinato però a sbarcare a Gibilterra),
+Giovanni Basso e Giuseppe Guerzoni. Prima dell’imbrunire il piroscafo
+sferrò e nella sera del giorno 22 approdava nel porto della Valletta.
+E com’era a prevedersi, non appena corsa la nuova di quell’inaspettato
+arrivo, la città fu tutta a rumore; e Garibaldi cominciò tosto a
+saggiare le prime delizie di quelle ovazioni di cui tra poco il
+popolo inglese lo sazierà. Fortunatamente il _Ripon,_ quel secondo
+vapore della _Peninsulare_ che doveva portarlo in Inghilterra,
+arrivò; egli potè imbarcarvisi con tutti i suoi, e nella notte
+stessa del 23 ripigliare il suo viaggio. Il quale sino alla fine fu
+felicissimo, senz’altro di notevole che una fermata a Gibilterra,
+dove il Governatore del Capo, appena saputo l’arrivo del Generale,
+gli manda incontro ufficiali di terra e di mare, in grande uniforme,
+per ossequiarlo in suo nome ed invitarlo a scendere a terra. Ma il
+Generale, adducendo che il piroscafo era sulle mosse, si schermì
+cortesemente; e infatti prima che il sole di quel medesimo giorno 26
+aprile fosse tramontato, il _Ripon_ aveva già varcato lo stretto e dopo
+altri sei giorni di prospera navigazione gettava l’àncora nel porto di
+Southampton.
+
+Quantunque piovesse a dirotto e fosse domenica, ciò nonostante
+un’immensa moltitudine di popolo, alla cui testa primeggiava il
+_Mayor_ della città, stava ad attendere fino dalla mattina l’annunziato
+visitatore. Le campane suonavano a festa: i bastimenti ancorati nel
+porto avevano issato ai più alti pennoni le loro bandiere, e tutta la
+città era pavesata dagli intrecciati colori d’Italia e d’Inghilterra.
+Gran numero di cittadini erano accorsi da Londra e dalle terre vicine;
+e non appena il _Ripon_ apparve all’imboccatura del Solten,[264] il
+Duca di Sutherland, il signor Seely, il signor Negretti ed altri
+Italiani, sopra un agile vaporetto di rimorchio gli erano mossi
+incontro. Pochi istanti dopo il _Ripon_ entrava nel _dock_, e il
+Generale montato sul ponte salutò più volte col cappello la folla
+aspettante, la quale indovinatolo allo storico suo costume gli rispose
+con salve triplicate di fragorosissimi _urrà_. Intanto però che il
+_Ripon_ manovrava per accostar lo scalo, il Duca di Sutherland, il
+signor Seely, e il signor Negretti montavano al suo bordo, impazienti,
+dicevano, di dare il benvenuto al Generale, che doveva essere loro
+ospite; in fatto premurosi di dare un principio d’esecuzione al disegno
+prestabilito d’isolarlo al più presto da ogni consorzio pericoloso e
+impadronirsene. Garibaldi non cercò più che tanto, e deliberato ormai
+a non far cosa che potesse sgradire a’ suoi ospiti, e in ogni caso
+a cattivarseli e vincerli colla dolcezza e la sottomissione, accettò
+senz’altro la graziosa offerta e si preparò a scendere a terra.[265]
+
+Qui però confidiamo che il lettore non ci vorrà muovere rimprovero
+se gli risparmiamo un’altra volta la circostanziata narrazione delle
+accoglienze. In una storia in cui codesta sorta di trionfi occorre ad
+ogni passo e sovente con monotona somiglianza si rinnova, la parsimonia
+delle descrizioni ne par quasi un preciso dovere e tanto più in questo
+viaggio dove il gigantesco romano trionfo di Londra sta per riassumerli
+e vincerli tutti.
+
+Accolto allo scalo dal Lord Mayor; condotto in una carrozza a quattro
+cavalli al _Town-Hall_ e quivi convitato dal Mayor stesso a sontuoso
+banchetto, ricevute nel corso della giornata innumerevoli visite,
+udito al mattino vegnente l’indirizzo del Consiglio di città e
+rispostogli in uno stentato e lento, ma chiaro inglese che «la nazione
+britanna meritava la riconoscenza degli Italiani,» ricevute poco
+dopo le Deputazioni delle città di Bristol e di Newcastle, e d’altre
+Corporazioni e Comitati, passò finalmente nelle mani del signor Seely,
+il quale, rapitoselo sopra uno degli eleganti vaporetti che fanno il
+servizio dell’isola di Wight, se lo trafugò per viottole segrete nel
+suo Brook-House,[266] spaziosa e dorata muda, dove il leone prima
+di comparire in pubblico dovrà addestrarsi, per alquanti giorni, ad
+addolcire la voce ed ammorbidire le ugne.
+
+A Brook-House il Generale doveva restare sinchè i preparativi del
+ricevimento di Londra fossero compiuti. Nè egli sembrava premuroso di
+abbreviare il termine del suo ritiro. L’ospitalità infatti del signor
+e della signora Seely, oltrechè splendida era sì amabile, e il recesso
+così ameno, e quel riposo così grato, che ogni uomo anche di gusti
+meno semplici e solitari di Garibaldi vi si sarebbe obbliato. Era
+però un ozio relativo. Il solo rispondere alle innumerevoli lettere
+d’invito, d’offerte, di augurii, di domande di ritratti, d’autografi
+e di capelli che da ogni angolo del Regno gli fioccavano, era una
+faccenda laboriosissima. Così le visite che era obbligato a fare
+nelle principali terre dell’Isola (notevole tra tutte l’accoglienza
+di Newport), s’alternavano con quelle che riceveva a Brook-House egli
+stesso; e quindi oggi il poeta Tennyson[267] e Lord Shafterbury; domani
+il signor Gladstone, Cancelliere dello Scacchiere, e Carlo Blind il
+celebre patriota tedesco; posdomani i signori Kinnaird ed Ashley membri
+del Parlamento, e Alessandro Herzen, l’ardente agitatore russo: un
+altro giorno infine Giuseppe Mazzini in persona, che il Generale stesso
+aveva desiderato vedere prima del suo arrivo in Londra, col quale
+s’abbracciava affettuosamente e restava in lungo segreto colloquio.
+
+La più geniale però di tutte quelle occupazioni fu la rivista
+all’arsenale di Portsmouth. Invitatovi dallo stesso ammiraglio Seymour,
+comandante di quella stazione navale, trasportato da Cowes a Portsmouth
+sul _yacht_ ammiraglio _Fire Queen_, comandato dal capitano Scott, un
+avanzo di Trafalgar; incontrato all’ingresso del porto dalle lancie di
+tutti i comandanti della squadra e da grandissima folla di cittadini;
+condotto a visitare minutamente ogni punto del grandioso stabilimento e
+cantieri, e officine, e scuole di marina, gli è alla fine, sul _Royal
+Sovereign_, offerto il grandioso spettacolo di una gara al bersaglio
+con cannoni Armstrong di 300 libbre, nuovissimi allora, seguíto tosto
+da evoluzioni e manovre a fuoco di tutta la squadra.[268]
+
+
+IV.
+
+Frattanto il giorno destinato al solenne ingresso in Londra era
+giunto, e la mattina dell’11 aprile, giusta il convenuto, Garibaldi
+s’imbarca col signor Seely, i signori Chambers, i figli e gli altri
+suoi compagni di viaggio per Southampton, d’onde in sul mezzogiorno un
+treno apposito, al tuonar del cannone, allo squillar delle campane, lo
+trasportava con velocità inglese verso la grande metropoli.
+
+Anche Londra però erasi degnamente preparata a riceverlo. Era stato
+stabilito che il Generale smonterebbe alla stazione di _Nine Elms_,
+ove sarebbe ricevuto dai membri del Comitato promotore, dai Delegati
+degli operai e della Colonia italiana; che fuori della stazione lo
+attenderebbero schierate per scortarlo, ciascuna colle sue musiche
+e i suoi gonfaloni, le corporazioni principali della città, tra le
+altre quelle della _Soutwark Temperance_, dei _Foresters_, degli
+_Old Fellows_; dei _Temperance Sons of Phenix_, degli _Old Friends_,
+e della _Legione inglese Garibaldi_ nel 1860; che di là monterebbe
+nella carrozza a tiro a quattro del Duca di Sutherland e per
+Wandsworth Road, Miles, Brough, New Bridge-Street, Upper-Kennington,
+Lane, Kennington-Road, Westminster-Bridge-Road, Westminster-Bridge,
+Parliament Street, Charing Cross e Pall-Mall, procederebbe,
+processionalmente, fino a Stafford-House. Quantunque però fosse stato
+annunziato che egli non arriverebbe a Nine Elms se non verso le due
+del pomeriggio, tutte le strade d’onde doveva passare brulicavano, fin
+dalle prime ore del mattino, d’una folla immensa, multiforme, rumorosa,
+che veniva crescendo, ad ogni istante, incalzando, accavallandosi,
+allagando le piazze e le vie, stipando i palchi eretti espressamente
+lungo il passaggio, rigurgitando dalle finestre, spuntando dagli
+abbaini, arrampicandosi sui tetti, penzolando dagli alberi, vivente
+oceano di teste che faceva ondeggiare all’occhio, case, monumenti,
+torri, ponti, giardini, e pareva quasi subissarli.
+
+Finalmente, poco dopo le due, un lungo fischio e un subitaneo e più
+violento mareggiare della folla annunziava che il treno tanto aspettato
+entrava in stazione. Garibaldi ne scese tosto, e uditi gl’indirizzi
+delle Deputazioni, ricevuti gli omaggi d’un’eletta di spettatori e
+spettatrici, raccolta sotto un ricco padiglione, che l’apostrofava
+co’ più teneri ed eroici nomi e «Dio vi benedica, benvenuto nel paese
+della libertà» e «Benvenuto l’eroe italiano,» riuscì finalmente, non
+senza stento per la fitta calca che ne assiepava le porte, a uscir
+dalla stazione ed a montare nella carrozza designatagli. E qui accadde
+un fatto straordinario, il più straordinario forse fra i mille di
+quella giornata. Tutta quella moltitudine che dianzi fiotteggiava
+e sordamente mugghiava come un mare gonfiato dai primi soffi della
+bufera, all’apparire di Garibaldi sulla carrozza, fosse il pittoresco
+ed insolito costume, fosse la nuova meraviglia di quella superba testa
+leonina, nella quale la natura pareva essersi compiaciuta a fondere
+insieme tutti i tratti della forza e della bellezza; tutta, dicevamo,
+quella tempestosa e sterminata moltitudine, s’abbonacciò a un tratto
+e per alcuni secondi restò davanti a quella inattesa apparizione,
+estatica, muta, quasi pietrificata, come se avesse veduto balzar di
+sotterra all’improvviso, il biondo e capelluto fantasma d’uno de’
+leggendari eroi d’Engisto e d’Horsa, cari ad Odino ed a Thor. Ma fu,
+come dicemmo, un attimo, chè subito dopo, scossa la istantanea malía,
+quella stessa moltitudine esalò dall’immane petto tale un ruggito, tale
+un iato, non sapremmo dire, se di tripudio, d’ammirazione o d’amore,
+da far correre un brivido per le vene ai più, e lasciar a sua volta lo
+stesso Garibaldi sbalordito per un istante ed esterrefatto.
+
+Allora cominciò lo sfilare delle corporazioni e delle rappresentanze;
+finita la sfilata, il corteo si mosse e si vide un nuovo
+spettacolo.[269] Migliaia di braccia s’agitavano; migliaia di
+fazzoletti sventolavano; migliaia di cappelli salutavano; migliaia
+di mani applaudivano; migliaia e migliaia di bocche gridavano co’
+più svariati accenti, co’ più fantastici attributi, un nome solo:
+Garibaldi. La processione delle corporazioni che aprivano la marcia,
+arrestata a ogni passo dalla piena, avanzava lentamente; ancora più
+lentamente la carrozza del Generale. In taluni luoghi la stipa era
+tale che la carozza, incastrata entro un serraglio di corpi umani,
+non poteva nè avanzare nè retrocedere. E in mezzo a tutto ciò due
+meraviglie, una per gl’Inglesi: la serenità olimpica di Garibaldi;
+un’altra per il forestiere: l’ordine perfetto, nel disordine immane
+di tutta quella folla babilonica, mantenuto da pochi _policemen_
+senz’armi. Dire i saluti a cui ha risposto, i baci che ha restituito,
+le strette di mano che ha barattate il Generale sarebbe impossibile:
+basti che dopo poche ore le sue mani, il suo volto, il suo mantello
+erano tutti tigrati di macchie nerastre come fosse uscito appena da
+una fucina o da una miniera. A un certo punto, presso Westminster,
+una subitanea rotta della fiumana popolare divide il Generale dalle
+corporazioni, ond’eccolo tagliato fuori dal suo corteo e prigioniero
+d’un popolo nuovo, ma non meno infanatichito, che a somiglianza del
+primo lo assale, lo serra, lo pigia, vuol parlargli e farlo parlare; lo
+assorda colle sue voci, lo soffoca ne’ suoi amplessi, lo ucciderebbe
+fors’anco, se l’opportuno intervenire di due o tre _policemen_ non
+lo liberasse a tempo da quelle strette d’amore delirante, e non
+aprissero, in quel gigantesco ginepraio di mani e di braccia, un
+breve spiraglio per cui potere proseguire. Quando a Dio piacque
+infatti il convoglio potè ravviarsi: passò Westminster-Bridge, passò
+Trafalgar-Square, dove la base della colonna di Nelson, fitta di
+spettatori, sembrava un piedestallo di statue viventi, ed entrò in
+Pall-Mall; ma in quel punto, circa le sette e mezzo, l’ultimo raggio
+di sole si nascondeva nel lenzuolo di nebbia delle sere britanniche,
+e pochi istanti dopo carrozze, bandiere, rappresentanze, spettatori e
+Garibaldi non erano più che una torbida fantasmagoria d’ombre confuse
+che s’agitavano nella caliginosa opacità della notte imminente. Ma
+ciò non ostante il popolo continuava ancora a seguire, a gridare, a
+segnare a dito Garibaldi, indovinandolo coll’istinto, salutando il suo
+mantello grigio che solo spiccava ancora nelle tenebre. Finalmente
+l’architettonica massa di Stafford-House spuntò: la folla raccolta
+sullo _square_, tra preghiere, ammonimenti, spinte, fece quel tanto
+di largo che permettesse alla carrozza d’entrare la grande cancellata
+del palazzo e colà finalmente il Generale potè mettere piede a terra.
+Un tappeto di porpora era steso dall’atrio allo scalone, a’ piedi del
+quale attendeva con gran corteo di gentiluomini e di dame la bella
+Duchessa di Sutherland; Garibaldi s’avanzò verso di lei con passo
+lento ma fermo; ne ricevette il benvenuto, ne sfiorò colla sua destra,
+affumicata dal contatto di tutto il catrame di Londra, la candida mano,
+e lasciando delusa la moltitudine che ancora s’ostinava a volerlo
+rivedere, sparì nei penetrali della principesca dimora. Sei ore da
+Nine-Elms a Stafford-House; sei ore per cinque miglia: un mezzo milione
+di spettatori accalcati sulla via del passaggio; una piena di popolo
+quale non vide l’esercito inglese reduce da Crimea, erano le parole che
+correvano su tutte le labbra alla fine di quella memorabile giornata e
+ne riepilogavano la meraviglia.
+
+
+V.
+
+All’indomani Garibaldi parve riposato, ma cominciarono allora le sue
+dodici fatiche. Come però non è questa una storia aneddotica e il
+descriverle tutte, episodio per episodio, particolare per particolare,
+richiederebbe, senza iperbole, un volume, così ne restringeremo il
+racconto in rapidissimi tocchi.
+
+Il 12 di buon mattino ascolta un indirizzo degli abitanti del quartiere
+di San Pancrazio, santo a lui memorabile; visita più tardi a Chiswick
+la Duchessa madre di Sutherland; dove incontra Lord Russell, Lord
+Granville, il duca e la duchessa d’Argyll, il conte e la contessa di
+Clarendon, il signore e la signora Gladstone e durante la colazione la
+banda del secondo reggimento delle _Life Guards_ gli suona il suo inno.
+Sul pomeriggio altra visita a Lord Palmerston, col quale si trattiene
+in segreto oltre un’ora, e la sera banchetto, ricevimenti e discorsi
+ancora.
+
+Il 13 mattina rivista all’arsenale di Woolwich, dove impennatisi i
+cavalli gli operai dello stabilimento trascinano la sua carrozza a
+forza di braccia; nella sera banchetto di quaranta coperti dal duca
+di Sutherland, e subito dopo solenne ricevimento, durante il quale
+il Generale, seduto sopra una specie di trono nella gran sala degli
+Staffords, vede sfilargli davanti la più antica e più pura nobiltà di
+Brettagna e di Scozia.
+
+Il 14 mattina udienza alle Deputazioni della città di Manchester;
+poco dopo rivista della brigata dei pompieri, di cui è colonnello
+il Duca di Sutherland, e la sera comparsa al Covent-Garden dove si
+rappresenta la _Norma_ e in suo onore un atto della _Muta di Portici_;
+ed egli è letteralmente coperto di fiori dalle più belle mani del Regno
+Unito.[270]
+
+Il 15 escursione agricola a Bedford e davanti a nuova moltitudine di
+popolo, convenuto da tutte le parti del distretto, esperimenti delle
+macchine Howard; alla sera desinare intimo da Antonio Panizzi, il
+celebre restauratore del _British Museum_ e vecchio amico suo.
+
+Nella mattina del 16 visita alla birreria Berkley e Perkins; verso
+il tocco gran concerto al Palazzo di Cristallo, datogli dagli
+Italiani; trentamila spettatori lo accolgono, una Deputazione di suoi
+compatriotti gli presenta una bandiera col motto «Roma e Venezia;»
+Arditi dirige l’orchestra, e un coro di mille voci gli canta:
+
+ O Garibaldi nostro salvator,
+ Te seguiremo al Campo dell’onor.
+
+Dal _Crystal Palace_ passa a Piccadilly[271] dove Lord Palmerston lo
+convita a solenne banchetto.
+
+Il 17 è domenica, e come è noto il rigoroso rispetto che gl’Inglesi
+professano od ostentano per il giorno festivo, così il russo Alessandro
+Herzen riunisce in casa sua a fraterna mensa, fra una scelta d’amici,
+Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.[272]
+
+L’agape però nulla aveva di politico. Certo in quel cenacolo di
+apostoli e di soldati di tutte le patrie e di tutte le libertà
+un discorso doveva ricorrere e dominare su tutti gli altri; ma
+nessuno prestabilito disegno di complotti rivoluzionari, nessun
+occulto pensiero presiedeva il nobile simposio. Gli stessi brindisi,
+commoventissimi per chi li profferiva come per chi li udiva, non furono
+che reciproche testimonianze d’onore e d’affetto, scevri interamente
+da ogni ascoso fine politico, se non forse l’altissimo di riaccostare
+almeno un istante due grandi spiriti affratellati un giorno dalla
+medesima idea, e che non avrebbero potuto passarsi vicini senza
+seppellire in un amplesso ogni ricordo della passata discordia. Mazzini
+con ispirate parole bevve alla «libertà de’ popoli, all’associazione
+de’ popoli, a Garibaldi vivente incarnazione di questa idea, alla
+povera, santa Polonia, alla giovine Russia.» Garibaldi con caldo
+accento rispose: «Al mio amico e maestro Giuseppe Mazzini;[273] alla
+Polonia, alla Russia, all’Inghilterra.» E al toccar de’ bicchieri
+una lacrima brillava nell’occhio di tutti i commensali; ed Herzen,
+strozzato dall’emozione, non potè pronunciare che poche e rotte parole.
+
+Al lunedì vegnente ricevimento a Stafford-House di privati e di
+Deputazioni;[274] visita a Ledru Rollin, e Louis Blanc; al tocco un
+secondo concerto popolare al Palazzo di Cristallo, dove un popolo
+misto di Corporazioni, di Rappresentanze, di Deputazioni, sfila
+davanti al Trionfatore, che sa trovare per tutti il contegno e la
+parola opportuna, notevole e notata da coloro che cominciavano ad
+impensierirsi di quei trionfi, quella da lui gridata ad alta voce alla
+Deputazione degli esuli polacchi: «Chiedo che la nobile nazione inglese
+non voglia abbandonare la nazione polacca.»
+
+Il martedì invece è giornata di riposo, se riposo può dirsi leggere o
+firmare serque di lettere e di ritratti, discorrere con centinaia di
+persone e posare ora per un busto, ora per una fotografia, risedersi
+a tavola tre o quattro volte il giorno, per non far torto all’usanza
+degli ospiti, meravigliati che un eroe mangiasse così poco e bevesse
+anche meno, e finito il pasto, all’ora rituale in cui le signore
+lasciano i lor cavalieri in intimi colloqui col _Sherry_ e col
+_Brandy_, si ritirasse con loro.
+
+Così però era arrivato il 20 aprile; il giorno solennissimo destinato
+al conferimento della cittadinanza di Londra, che è, come ognuno sa,
+il più grande onore che la vecchia _city_ possa dare, invidiato e
+raramente ottenuto dagli stessi Sovrani; e che a Garibaldi era stato
+decretato, senza contrasto, appena ebbe messo il piede sul suolo
+britannico. E come la storica cerimonia fu anche il compendio simbolico
+di tutte le onoranze tributate all’eroe italiano, così ne toccheremo
+meno fugacemente.
+
+Assistito ad un asciolvere dal duca d’Argyll, in un tiro a quattro
+alla _Daumont_ da Prince’s Gate, dimora del signor Seely dove il
+Generale era passato, s’avviò in sul mezzogiorno verso Guild-Hall.
+Lo accompagnavano, giusta il rito, il signor Richardson e l’Alderman
+Scott, ciambellano del Town-Hall, cui spettava quest’onore, il primo
+per aver proposto, il secondo per aver secondato la mozione del
+_Freedom_: lo seguivano in altra carrozza il signor Seely e i figli, e
+in altre ancora un lungo corteo di membri del Parlamento e di nobili
+invitati. Le botteghe erano chiuse, i lavori sospesi come nel giorno
+dell’ingresso. Turbe di popolo assiepavano le strade per le quali
+doveva passare il corteo; ma all’ingresso della _city_ e più ancora nei
+pressi del Palazzo di città la calca è sì densa, la piena sì procellosa
+da pareggiare quasi quella impareggiabile dell’11 aprile. Arduo perciò
+come in quel giorno il transito; arduo ai _policemen_ contenere il
+torrente; arduo e pericoloso insieme per il Generale lo scendere
+di carrozza. Vi pervenne tuttavia, e allora, accolto nell’atrio di
+Guild-Hall dalla deputazione del Comitato di ricevimento, passando fra
+due ale di _gentlemen_ e di _ladies_ che lo salutano e s’inchinano come
+ad un re, è condotto nel gran salone del Consiglio, in mezzo ad una
+fiorita corona d’invitati, e quivi, sotto un ricco baldacchino, sopra
+seggiolone dorato, fra il signor Seely e suo figlio Ricciotti,[275]
+fatto sedere.
+
+Entrarono allora gravi e solenni nel loro storico costume, roboni
+di velluto nero, parrucche bianche a zazzera, grandi lattughe allo
+sparato, il Lord Mayor, gli Aldermen, i Clerks, e fattosi un solenne
+silenzio il Town’s Clerk venne innanzi e lesse il seguente decreto:
+
+«Che l’onorevole titolo di cittadino sia conferito al generale
+Garibaldi come segno di riverenza al più magnanimo e valoroso dei
+patriotti e gli sia presentato in una scatola d’oro del valore di cento
+ghinee.»
+
+Una salva d’applausi era già scoppiata alle parole _most generous
+and magnanimous man_, un’altra ancora più fragorosa seguì la chiusa
+del decreto. Allora il Generale si alzò e il signor Scott gli lesse
+un lungo indirizzo, nel quale, dopo avergli significato come Londra
+andasse superba d’avere tra’ suoi cittadini un uomo che a nessun
+altro poteva essere paragonato, «perchè in nessun uomo si trovarono
+insieme accoppiate come in lui la semplicità d’un Cincinnato,
+l’incorruttibilità d’un Dentato, il cuore di Leonida, la tenerezza
+d’una donna, la confidenza d’un fanciullo;» conchiuse ringraziandolo
+d’aver destata in Inghilterra la fiamma della libertà, ed augurando
+all’Italia di compiere la sua unità ed indipendenza.
+
+Il Generale, che aveva ascoltato con profondo e decoroso raccoglimento,
+fece in inglese, con accento stentato e troppo apertamente meridionale,
+ma con perfetta correzione di sintassi e di lingua, questa risposta:
+
+ «Non mi è possibile esprimere a voi, come rappresentanti di questa
+ gloriosa città, la gratitudine che io provo dell’onore che mi avete
+ oggi conferito. Ne inorgoglisco più che dell’avere il primo onore,
+ il primo grado in guerra, perchè non so qual cosa possa tenersi più
+ onorevole che l’esser libero cittadino di questa città. Nè io dico
+ questo per adularvi. Ho veduto che questo è il vero centro della
+ libertà del mondo, è il foco della civiltà di tutte le nazioni.
+ Qui niuno è straniero, perchè in Inghilterra ogni uomo è in casa
+ sua. Vi ripeto che non potrei esprimere la mia riconoscenza, ma
+ ve ne ringrazierò, non potendolo per me stesso, in nome della mia
+ patria, che aspetta dall’Inghilterra quell’aiuto ch’essa può dare
+ in guerra.
+
+ »Certo l’Italia non potrà mai dire abbastanza quanto è grata a
+ questo paese pel gran favore con cui ha accolto la sua causa, e per
+ gli aiuti che le ha dato in tempi di gran bisogno. Nè è questa la
+ sola volta che io sono stato beneficato dal popolo inglese. Lo fui
+ in America quando dovetti alla protezione inglese se fui salvo da
+ gran pericolo. — Ebbi anche aiuto da Inglesi in Cina. Tutto questo
+ non potrei mai dimenticare; ma dovunque sarò, il mio affetto, la
+ riconoscenza verso il popolo inglese sarà imperitura. — Ripeto che
+ sono gratissimo per me e per la mia patria al popolo inglese.»
+
+Certo questo discorso non aveva nulla di peregrino, ma il Generale
+che al toccar del suolo inglese pareva aver acquistato il senso, a
+lui tanto innaturale, della convenienza e della misura, ed essersi
+trasformato in un attore provetto, a cui nessuno dei lenocinj dell’arte
+sia ignoto; il Generale, dico, seppe dare a quelle sue parole, studiate
+più che non si pensi, tale un’impronta di verità e di naturalezza, e
+trovare recitandole un atteggiamento così artisticamente equilibrato
+tra la modestia e la dignità, un gesto così giustamente misurato tra
+la vivacità italiana e la rigidezza anglo-sassone, un’intonazione così
+abilmente indovinata tra la rozzezza eroica e la cortesia signorile,
+e sopratutto tali modulazioni, tali blandimenti e incanti di voce da
+suscitare in tutto l’uditorio un vero delirio. Una triplice tonante
+salva d’applausi, quali forse quella sala non aveva mai uditi, accolse
+la fine del discorso e soltanto la maestà del luogo e della cerimonia
+parve trattenere da più clamorose manifestazioni. Quando però il
+Generale, salutato il Mayor e la Mayoressa, si mosse per uscire, il
+pubblico, rotta ormai quella diga di tradizionale rispetto che l’aveva
+fino allora contenuto, dimenticò ogni gravità, e scavalcando sedie
+e barriere si rovesciò letteralmente su di lui, per ottenere, con
+mille voci, l’onore d’un suo _shake hands_. Nè forse l’eroe sarebbesi
+rifiutato anche a quel capriccio se taluno de’ suoi amici non si fosse
+opposto, dicendo che ciò avrebbe nociuto alla sua salute; il che bastò
+perchè tutta quella folla tumultuante si ritraesse e diradasse in
+silenzio.
+
+Allora il Generale uscì da Guild Hall per passare a Mansion-House, dove
+il Lord Mayor dava in suo onore lo storico banchetto della _Loving
+Cup_, nel quale il Generale, ignaro del rito, bevve alla salute del
+Popolo inglese fra le acclamazioni de’ convitati.
+
+Non fu quella però l’ultima impresa di quella giornata campale. Alle
+6 il Generale dovette intervenire ad un altro banchetto, il terzo in
+un giorno, offertogli dal Cancelliere dello Scacchiere e trattenervisi
+fino a tarda ora sempre sulla scena, sempre in sull’all’erta per
+ascoltare e rispondere, sempre meraviglioso a tutti di semplicità, di
+cortesia, di tatto e di pazienza.
+
+
+VI.
+
+Ma nel medesimo giorno che Londra scriveva nell’Albo de’ suoi cittadini
+il nome di Giuseppe Garibaldi, una voce, susurrata pochi giorni
+prima come una vaga ipotesi ed una remota eventualità, prendeva a
+un tratto nei giornali la forma asseverante d’una positiva notizia:
+«Garibaldi interrompeva il suo viaggio e si preparava a ripartire per
+l’Italia.» Naturale pertanto che un simile annunzio destasse in tutte
+le classi della vasta metropoli (eccettuati forse i pochi consiglieri
+e preparatori di quella partenza) il più grande stupore ed il più
+vivo malcontento. Indarno i diari amici del Ministero si studiavano
+di onestare e spiegare quella repentina risoluzione con semplici e
+naturali motivi; dicendola imposta da ragioni di salute, consigliata
+dai medici, suggerita dalla pietosa sollecitudine di risparmiare al
+Generale, già affranto dalle fatiche de’ suoi primi trionfi, nuovi
+e più gravi travagli; la città, le classi popolari principalmente,
+non sapevano appagarsi di queste ragioni; e messe già in sospetto da
+tutta quella estemporaneità di passione amorosa onde l’aristocrazia
+britannica era stata presa per il mozzo nizzardo, fiutavano sotto
+quelle mostre di zelo per la salute d’un uomo, che stava forse
+benissimo, le fila d’una trama aristocratica o politica, cominciando
+già a dimostrare apertamente la loro incredulità e diffidenza,
+agitandosi nei pubblici _meetings_, e forzando il governo stesso a
+rispondere in Parlamento.
+
+Per intendere frattanto fino a qual punto quei sospetti fossero
+giustificati, e fra le tante e contradittorie ragioni di quella
+partenza, sceverare, non diremo la vera, ma la più prossima al vero,
+importa rimontare alcuni giorni addietro e penetrare un po’ più
+addentro nel retro scena della storia.
+
+Il lettore non ha dimenticato che il Governo inglese non aveva mai
+veduto di buon occhio il viaggio di Garibaldi. Presago dei disturbi
+che la inopportuna visita gli avrebbe, o prima o poi, arrecati, Lord
+Palmerston s’era studiato fino alla fine di scongiurarla, e solo
+quando la vide ormai inevitabile fece buon viso, come suol dirsi,
+all’avversa sorte, e s’adoperò, nel modo che sappiamo, a menomarne
+le conseguenze. In sulle prime però tutto parve andargli a seconda.
+Garibaldi s’era abbandonato, senza resistenza alcuna, alle braccia
+dei Geni tutelari che dovevano, durante il suo passaggio per Albione,
+custodire la sua innocenza e preservarlo dai diabolici contatti
+della rivoluzione; Garibaldi mansueto, quale mai non fu, passava
+di banchetto in banchetto, di cerimonia in cerimonia, di teatro in
+teatro, rappresentandovi, appuntino come una brava bestia feroce
+bene ammaestrata, la parte che meglio gradiva a’ suoi custodi e al
+suo pubblico, senza dare mai il più piccolo segno di ribellione, o
+mandare il più lieve ruggito di collera. Non v’era dunque a pentirsi
+troppo d’averlo lasciato venire. È ben vero che egli aveva messo
+sottosopra mezza Inghilterra, e in combustione tutta Londra; ma infine
+era sperabile, era presumibile che a poco a poco il fanatismo si
+stancherebbe, l’entusiasmo svamperebbe, la vecchia freddezza inglese
+riprenderebbe il sopravvento; lo stesso attore a forza di essere veduto
+e sentito si logorerebbe, e tutto rientrerebbe in breve, con poco
+fastidio, nella calma e nell’ordine di prima. Accadde invece tutto il
+contrario. Passavano i giorni, le ovazioni succedevano alle ovazioni,
+e gli spettacoli agli spettacoli, ma il saturnale garibaldino non dava
+alcun segno di cessare. Garibaldi continuava da oltre una settimana
+a mostrarsi, a concedersi, a distribuirsi a quanti volevano vederlo,
+udirlo e toccarlo; ma il farnetico non accennava a calmarsi; Londra
+tornava ogni mattina e ogni sera a mirare, a contemplare ad adorare il
+suo nuovo idolo in tutte le pose e su tutti gli altari, ma non ne era
+sazia ancora.
+
+Eppure Londra non era che una stazione, ed il trionfatore non si
+trovava ancora che alla prima pietra miliare della sua via trionfale.
+Ma che sarebbe accaduto se egli avesse mantenuto la promessa di
+visitare una ad una tutte le principali città d’Inghilterra e di
+Scozia, Manchester, Birmingham, Bristol, Newcastle, Liverpool, Glascow,
+Edimburgo, che l’attendevano impazienti di rinnovargli tra le loro mura
+i trionfi della Capitale?
+
+Questo era il pensiero che principalmente turbava gli uomini di Stato
+inglesi, e in generale quanti pregiavano, sopra ogni cosa, l’ordine
+e la quiete del loro paese. Perocchè se tanta, dicevano essi, era
+l’agitazione che quel fatato Italiano era riuscito a suscitare in
+Londra dove pure le masse popolari erano guidate e contenute dalla
+presenza del governo e del Parlamento, dagl’influssi d’una stampa
+autorevole e dall’azione moderatrice di numerose classi superiori
+illuminate e potenti, quale non sarebbe stata in quelle grandi città
+manifattrici, alveari giganteschi d’operai e d’industriali, focolari
+naturali delle idee rivoluzionarie e socialiste, miniere profonde e
+insidiose cariche insieme d’oro e di dinamite, d’onde l’Inghilterra
+traeva da secoli la sua ricchezza, ma che troppo arditamente esposte al
+contatto d’una scintilla fulminea, avrebbero anche potuto cagionarne la
+rovina!
+
+Certo non era a temersi che Garibaldi vi andasse a suscitare una
+rivoluzione sociale; ma il solo dubbio ch’egli riuscisse a trascinare
+quelle popolazioni in manifestazioni di politica internazionale ed
+a renderle complici più o meno dirette de’ suoi appelli e de’ suoi
+disegni patriottici, bastava ad obbligare un governo appena consapevole
+della propria responsabilità alla più grande cautela e vigilanza. Nè
+queste apprensioni eran del tutto infondate. Garibaldi era stato fino
+allora, non all’occhio degli Inglesi soltanto, un miracolo di saggezza
+e di temperanza; ma fino a quando il miracolo fosse per durare nessuno
+poteva affermarlo. L’eroe non poteva rinnegare a lungo la propria
+natura, e con lui era prudenza star pronti a tutte le sorprese. Anche
+in que’ primi dieci giorni egli aveva fatto più d’una scappata fuori
+del morbido serraglio in cui i suoi guardiani lo tenevano custodito;
+e il brindisi a Mazzini, le visite a Ledru Rollin e Luigi Blanc, le
+parole ai Polacchi, parevano segni abbastanza eloquenti che v’erano
+idee, amicizie, relazioni, alle quali egli, sotto pena di snaturarsi,
+non poteva rinunciare.
+
+Oltre di che i Mentori blasonati, che s’erano tolto il carico della sua
+tutela in Londra, non lo potevano accompagnare dappertutto, e il giorno
+in cui egli fosse uscito dalle loro mani per cadere in quelle, a mo’ di
+esempio, dei Taylor, degli Stuard, dei Cowen, conosciuti in Inghilterra
+per le loro opinioni rivoluzionarie, la loro intimità con Mazzini, e
+la loro influenza sulle popolazioni artigiane delle città industriali,
+nessuno poteva prevedere fino a qual punto il mutato ambiente avrebbe
+influito sul mobile spirito del Patriotta italiano, nè a qual eccesso,
+una volta lasciato in balía di consiglieri o complici o compiacenti,
+avrebbe potuto trascorrere.
+
+E ciò tanto più che il vero ultimo scopo della sua visita in
+Inghilterra non traspariva ancora. Egli andava bensì dicendo, e i suoi
+seguaci ripetendo, che l’unico motivo di quella sua visita era stato
+il ringraziare il popolo inglese di quanto aveva operato per l’Italia;
+ma questa spiegazione, buona forse, non appagava abbastanza gli uomini
+politici inglesi, avvezzi a non credere troppo alla gratitudine,
+e a diffidare un tantino anche delle parole degli eroi. Infatti i
+suoi incessanti rapporti col Mazzini, col Saffi, l’arrivo continuo
+dall’Italia di ufficiali garibaldini, di deputati, di personaggi
+politici che apparivano un istante, s’abboccavano col Generale e
+sparivano,[276] se non costituivano ancora un indizio certo di congiure
+latenti, erano però sintomi poco rassicuranti, i quali, sommati a tutti
+gli altri segni, accrescevano naturalmente le inquietudini del Governo
+inglese e ne acuivano i sospetti.
+
+Nè qui finivano le inquietudini che quella visita troppo prolungata
+cagionava ai Ministri di Sua Maestà Britannica. L’indomani della
+entrata di Garibaldi in Londra era il giorno destinato alla
+riunione della Conferenza diplomatica per l’accomodamento della
+lite dano-germanica; e la coincidenza di questi due fatti poneva il
+gabinetto di Lord Palmerston in una posizione singolarmente difficile
+e delicata. Era infatti per lo meno strano che la Diplomazia europea
+fosse convocata a negoziar della pace, in quella città che era in quel
+momento la più agitata del vecchio mondo, e ripeteva da mane a sera
+l’apoteosi di colui che passava per il campione giurato di tutte le
+rivoluzioni e di tutte le guerre.
+
+E più di tutti dovevano sentire il dispetto di quei trionfi l’Austria
+e la Francia. Per Francesco Giuseppe, Garibaldi era sempre l’uomo
+di Luino e di Sarnico; per Napoleone III, quello del Gianicolo e
+d’Aspromonte; per entrambi l’Annibale implacato che quando non poteva
+guerreggiarli coll’armi, li combatteva colle parole, colla penna e col
+nome.
+
+Ora come l’amicizia della Francia e dell’Austria era a quei giorni uno
+dei perni della politica inglese, così veniva da sè che il governo
+della Regina fosse il primo a riguardare con ansietà il perdurare
+d’un fatto che era cagione di disgusto a’ suoi più utili amici e
+poteva, lungamente protratto, fruttare alla stessa Inghilterra noie
+e contrarietà imprevedibili. Nè, per far intendere il loro sentimento
+circa la presenza di Garibaldi in Londra, era mestieri che i Gabinetti
+europei ricorressero al mezzo estremo delle proteste. Quando Lord
+Palmerston nella Camera dei Comuni,[277] diceva che «qualunque governo
+forestiero si fosse fatto lecito di intromettersi nelle interne
+faccende dell’Inghilterra avrebbe avuto da qualsiasi governante del suo
+paese una urbana sì, ma franca e ferma risposta,» diceva cosa da tutti
+saputa, sottintesa e creduta.
+
+Ma ognuno sa che tra la diretta intromissione e l’indifferente
+astensione ci corre tanto spazio che basta per contenere insieme la
+indiretta disapprovazione e il tacito dissenso, la triste scontentezza
+e il broncio amichevole, tutte le gradazioni del malcontento e
+del malumore. È noto che la politica ha parecchi vocabolari: che
+in diplomazia ciò che non si vuol dire ufficialmente si susurra
+ufficiosamente; che il più delle volte basta un segno, un monosillabo,
+un silenzio tempestivo ed un sussiego calcolato per dir più di tutti
+i discorsi e di tutte le note. Ora tale era appunto il linguaggio
+che conveniva a quel caso. Nessuno dei governi interessati avrebbe
+osato esprimere al Gabinetto di Londra il proprio dispiacere per gli
+onori straordinari che il popolo inglese aveva stimato di rendere a
+quell’avventuriere fortunato; ma pochi di loro avevan saputo nascondere
+il proprio scontento.
+
+Era stato notato infatti che a nessuno dei grandi ricevimenti dati al
+Patriota italiano, meno l’ambasciatore di Turchia e il Ministro degli
+Stati Uniti, nessun altro diplomatico, nemmeno in forma privata, era
+intervenuto; che il conte Appony, ambasciatore d’Austria, s’era chiuso
+fin dall’arrivo in uno sdegnoso ritiro non comparendo più nemmeno al
+Palazzo del governo; che l’Austria e la Prussia tardavano ad inviare i
+loro rappresentanti al Congresso, senza dire apertamente che la cagione
+ne fosse la sgradita vicinanza di quello spadroneggiante trionfatore,
+ma facendolo con abbastanza chiarezza trapelare; che infine la stampa
+governativa ed officiosa così di Francia come d’Austria e di Germania,
+canzonando quella nuova frenesia garibaldina onde il serio popolo
+britannico era stato colto, non perdevano mai il destro di tirare una
+botta contro i ministri della Regina che si lasciavano pigliare dallo
+stesso delirio e adoravano lo stesso feticcio.
+
+Combinati questi fatti, sommate tutte queste cagioni;[278] considerato
+da un canto la necessità di tagliar corto ad un’agitazione fino
+allora soltanto inquietante che poteva tralignare in più pericolosi
+disordini, e dall’altro la convenienza di evitare alle potenze amiche,
+in un momento di negoziati diplomatici, una cagione di fastidio e
+di disgusto, il Governo inglese deliberò di indurre Garibaldi ad
+abbreviare il suo viaggio e ad affrettare il suo ritorno in Italia.
+
+
+VII.
+
+E fermato il disegno, il modo d’esecuzione, e gli esecutori furono
+presto trovati. Quei medesimi fedeli del governo che s’erano fino
+allora assunto di guidare i primi passi dell’eroe sul suolo britannico,
+quei medesimi s’impegnerebbero a condurnelo fuori. La sera del 16
+infatti il duca di Sutherland, il signor Seely, il dottor Fergusson,
+medico della Regina, il generale Eber, il colonnello Peard, il signor
+Gladstone, e pochi altri amici del Generale si raccolsero a consiglio
+in Stafford-House e convennero prestamente sul da farsi: Il Generale
+doveva esser un ammalato: il dottor Fergusson l’avrebbe attestato;
+i suoi ospiti amici, compresi dall’obbligo di risparmiare al grande
+patriota i danni e i pericoli d’un viaggio più disastroso, si sarebbero
+tolto l’assunto di consigliargli il ritorno desiderato: il Duca di
+Sutherland, ottenuto l’assenso, l’avrebbe fatto a poco a poco dileguare
+portandoselo via sul suo velocissimo _yacht_; e tutto sarebbe riuscito
+al suo fine senza scandali e senza compromissioni.
+
+Con quest’accordo la mattina del 17 il dottor Fergusson cominciò a
+fare al Generale, ignaro ancora di quella parte d’ammalato immaginario
+che gli era preparata, la sua prima visita, e notò in lui tracce così
+profonde di stanchezza, e lo trovò così sofferente anche nella gamba
+sana costretta a sostenere parte del lavoro della ammalata che non
+potè a meno di dichiarare al Duca di Sutherland, «i suoi timori sugli
+effetti che ne potevano derivare dalla permanente eccitazione prodotta
+da quelle ripetute ovazioni, che gli stessi uomini più robusti non
+avrebbero potuto affrontare.»
+
+Come restasse a questa lettera inattesa il nobile Duca, inutile ridire:
+tutta Stafford-House fu piena in poche ore della dolorosa notizia, e
+l’argomento della malattia del Generale su tutte le labbra de’ suoi
+ospiti e frequentatori.
+
+Il dottor Fergusson però, da medico coscienzioso, non poteva fidarsi al
+giudizio di una sola visita, e volle ripeterne una seconda: ma ahimè
+il pronostico non poteva essere diverso! Non solo il Generale era
+stanco, non solo «ne conveniva egli stesso;» non solo era manifesta
+la sua fisica debolezza, ma cominciava già a trasparire la mentale.
+Infelice eroe, stanco, debole, sofferente nella gamba destra per
+contraccolpo della sinistra, e quasi scemo di mente! L’Archiatro di
+Sua Maestà la Regina Vittoria non poteva più esitare; e presa tosto
+la penna non più soltanto al duca di Sutherland, ma anche al suo
+collega il signor Seely, scrisse risolutamente che, viste le miserande
+condizioni del generale Garibaldi, «riteneva ormai pericoloso per lui
+l’adempiere a tutti i presi impegni;» e consigliava perciò «sì l’uno
+che l’altro e tutti i suoi amici d’Inghilterra di cercare un mezzo
+qualsiasi per distoglierlo dalle imprudenti emozioni delle sue visite
+progettate.[279]»
+
+La parola era detta; il dado era tratto e conveniva tosto giuocare
+l’ultima posta. Ecco infatti il Duca di Sutherland, il signor Seely, il
+generale Eber, il colonnello Chambers, il signor Negretti, tutti quanti
+gli artefici ed i complici della trama stringersi attorno al Generale e
+tentare di persuaderlo con tutti gli argomenti che loro occorrevano, al
+passo desiderato. Indarno. Il Generale, o troppo ingenuo per sospettare
+l’intrigo o troppo furbo per mostrar d’accorgersene, rispondeva a tutti
+invariabilmente: «che non s’era mai sentito così bene come da quando
+era venuto in Inghilterra;» in ogni caso pochi giorni di riposo gli
+sarebbero bastati a rimetterlo dalla momentanea stanchezza; non potere
+però in alcun modo deludere l’aspettazione di tanti cari amici, di
+tante illustri città, e mancare alla propria promessa. Innanzi a questa
+non preveduta resistenza, i manipolatori della partenza si trovarono
+un po’ sconcertati e stimarono necessario di invocare l’autorevole
+intervento dello stesso Cancelliere dello Scacchiere. E questi accettò,
+e nella sera medesima del 18, in presenza del Duca di Sutherland,
+del dottor Fergusson, del signor Seely, del colonnello Peard, del
+generale Eber, del signor Negretti e di due o tre altri amici[280] del
+Generale, ebbe con questi un lungo colloquio. L’assunto era arduo: la
+veste ufficiale onde il signor Gladstone era rivestito ne accresceva le
+difficoltà; ma egli seppe tirarsi d’impiccio con mirabile delicatezza e
+maestria. Accortosi prestamente che quell’argomento ormai logoro «della
+salute» non aveva più alcuna presa sull’animo d’un uomo che credeva
+e protestava di sentirsi benissimo, vi scivolò sopra lievemente e
+volse tutta l’arte a toccare altri tasti più graditi o meno stridenti.
+Dichiarò che parlava come amico, non come membro del governo; respinse,
+sprezzandolo come indegno di confutazione, ogni sospetto di ingerenza
+forestiera e di secondo fine politico: assicurò il Generale che
+qualunque fosse la sua risoluzione nessun Inglese si sarebbe permesso
+di mancare ai doveri dell’ospitalità; desiderava soltanto fargli
+considerare come ormai, visitata Londra, lo scopo principale del
+suo viaggio fosse raggiunto, e come quelle stesse splendide ovazioni
+che erano uno dei più mirabili avvenimenti del nostro tempo, anzichè
+crescere, potessero, colla continuata ripetizione, scemare della loro
+dignità e bellezza: in ogni caso nessuno poter pretendere che gli
+impegni da lui presi dovessero tenersi per incondizionati e assoluti;
+sì che quando non credesse di sciogliersi da tutti restavagli sempre
+l’espediente di limitare le sue visite ai luoghi più vicini e più
+importanti, facendo valere verso gli altri la ragione indiscutibile
+della salute e della necessità di riposo che avrebbe tagliato corto a
+tutte le querele e a tutte le pretese. Ed altre cose disse e avrebbe
+potuto soggiungere l’eloquente ministro, se il Generale n’avesse avuto
+mestieri.
+
+Ma egli, che fino allora non aveva voluto o saputo capire, vide come
+in un lampo tutta la situazione. Più il signor Gladstone si studiava
+a girar attorno alla ragione principale che l’aveva mosso a parlare,
+e più questa ragione, come per effetto di chiaroscuro, risaltava; più
+adoperava a tener lontano dal suo discorso l’ombra del governo e più
+quell’ombra ricompariva e il suo pensiero erompeva. Il solo fatto del
+suo intervento in quel negozio era un fatto politico; il solo trovarsi
+a fianco agli uomini che da tre giorni peroravano per la causa della
+partenza, parlava più eloquentemente d’ogni discorso. Il Generale
+dunque capì, e alzandosi di scatto dalla sedia con quel suo fulmineo
+risolvere che tante volte scompigliava i calcoli più studiati de’ suoi
+avversari: «No! disse, con voce secca e imperiosa, credo impossibile
+fare una scelta fra città e città, e dare la preferenza piuttosto
+all’una che all’altra, sarebbe scortesia ch’io non commetterò mai.
+Piuttosto, se credete che debba partire, partirò domani.[281]»
+
+Alla sortita inattesa, così il signor Gladstone come i suoi colleghi
+restarono alquanto sconcertati.
+
+Non era infatti una partenza precipitata e quasi clandestina che essi
+s’eran proposto di ottenere dal Generale: un siffatto modo avrebbe
+avuto l’aspetto o d’una fuga o d’uno sfratto, e destate anche più
+vive quelle agitazioni che essi miravano a spegnere. Essi chiedevano
+soltanto un lento ritiro; un allontanamento a piccole giornate; un
+dileguarsi insensibile che togliesse ogni sospetto di violenza e
+vestisse tutte le sembianze d’un atto volontario e spontaneo del
+Generale stesso. Però quando udirono quelle due parole: «partirò
+domani,» misurarono tosto il pericolo e corsero tutti insieme al riparo
+adoperandosi con ogni miglior argomento a smuovere il loro ospite da
+una risoluzione che rischiava di guastare i loro disegni assai più
+d’un reciso rifiuto. Ma il Generale fu in quella sera irremovibile; e
+soltanto la mattina dopo (19), assalito nuovamente dalle insistenti
+preghiere di quasi tutti i suoi consiglieri della vigilia,[282]
+irretito, fors’anco sedotto, dalle provette blandizie della Duchessa
+madre di Sutherland e dalle rosee grazie della giovane sua nuora, finì
+col cedere e col dichiarare che sarebbe partito come e quando ai loro
+amici fosse piaciuto. Era la vittoria desiderata, e non restava più
+che bandirla nei giornali per rendere impossibile colla pubblicità
+qualsiasi pentimento. Infatti nello stesso pomeriggio del 19, i signori
+Duca di Sutherland e Seely inviavano al _Times_ le tre lettere del
+dottor Fergusson, da noi già compendiate, facendole precedere da questa
+loro dichiarazione che annunciava la prossima partenza dell’eroe,
+precisandone persino il giorno ed il modo:
+
+ «All’Editore del _Times_.
+
+ »Il Duca di Sutherland ed il signor Seely presentano i loro omaggi
+ all’editore del _Times_ e gli trasmettono copia delle lettere
+ ricevute dall’illustre professore Fergusson sullo stato sanitario
+ del generale Garibaldi.
+
+ »In conseguenza di ciò, il Generale si trova costretto a rinunciare
+ al suo progetto di visitare le provincie, e partirà da Londra
+ venerdì mattina. S’imbarcherà sul _yacht_ del Duca di Sutherland,
+ il quale lo accompagnerà alla sua residenza dell’isola di Caprera.»
+
+
+VIII.
+
+Quale effetto producesse nel popolo inglese questo annuncio, già
+accennammo: di amaro sospetto ne’ più; d’intera contentezza in pochi;
+di sorpresa in quasi tutti. Però l’opinione pubblica si divise quasi
+tosto in due campi. Gli amici del governo, gli uomini politici, le
+classi superiori e in generale tutti coloro che, per un motivo o
+per l’altro, erano inquieti o tediati di quella prolungata baraonda
+garibaldina, lodavano il Generale d’esservisi arreso; gli avversi
+al Ministero, gli idolatri dell’eroe, la gente più di sentimento che
+di ragione, e tutti coloro in generale cui quella baraonda piaceva o
+giovava, non sapevano persuadersi che la malattia fosse reale (tanto
+più dopo una attestazione del dottor Basile che la smentiva[283]), nè
+quella partenza spontanea e sospettandovi sotto un oscuro complotto
+aristocratico e diplomatico, a cui non parevano estranei nè il Governo
+inglese, nè Napoleone III, nè l’Austria, s’apparecchiavano con tutti i
+mezzi che la legge loro concedeva a sventarla.
+
+Già infatti tra il 20 e il 21 la più parte dei giornali liberali e
+radicali[284] denunziava, esagerandolo, il misterioso complotto:
+innumerevoli cartelli affissi per le vie avvertivano il popolo
+che Garibaldi era forzato a partire: alla _Taverna di Londra_ per
+iniziativa del Comitato di Ricevimento convocavasi un meeting nel
+quale si deliberava «non essere desiderabile che il generale Garibaldi
+venisse indotto ad abbandonare l’Inghilterra, tanto più che non erano
+stati sufficientemente chiariti i motivi della sua partenza.» Un
+altro _meeting_ pubblico e più numeroso preparavasi per istigazione di
+Mazzini a Primrose, sotto la Presidenza del signor Beales; infine il
+Ministro degli Esteri, il Presidente del Consiglio, e il Cancelliere
+dello Scacchiere erano invitati a dar spiegazione nelle due Camere di
+quell’inatteso rimpatrio, e sopratutto a dichiarare quanto vi fosse
+di vero nella voce persistente che il governo della Regina, spinto da
+suggestioni straniere, vi avesse partecipato.
+
+Ma le risposte erano prevedibili. Lord Clarendon si dichiarò persino
+inconsapevole della progettata partenza, e quanto a Napoleone III
+non solo lo purgò da qualsiasi taccia d’avversione a Garibaldi, ma
+assicurò che caduto il discorso su quel tema, l’Imperatore gli disse
+di comprendere benissimo come un uomo sì straordinario, quale era
+Garibaldi, dovesse toccare l’animo agli Inglesi e trasportarli fino
+all’entusiasmo. Nè sostanzialmente diverse furono le parole di Lord
+Palmerston e del signor Gladstone. Solo il primo soggiunse anche più
+esplicitamente che qualunque governo forastiero facesse all’inglese,
+sopra un consimile argomento, una rimostranza qualsiasi, «riceverebbe
+una urbana sì, ma ferma ed aperta risposta;» mentre il secondo, senza
+sconfessare la sua intromissione nell’affare e narrati press’a poco i
+fatti come li narrammo noi stessi, si studiò soltanto a rimuovere da
+sè e dal governo ogni sospetto di indebita ingerenza e d’inospitale
+pressione, ed a gettare la colpa dell’avvenimento su quella disgraziata
+salute del Generale, del cui stato sofferente, dopo le attestazioni
+d’un medico come il signor Fergusson e d’amici così affezionati e
+devoti, come il signor Seely e il Duca di Sutherland, non era più
+possibile dubitare.[285]
+
+Contemporaneamente le Deputazioni dei _meetings_ si presentavano a
+Garibaldi, il quale, fluttuante ancora tra le promesse fatte agli uni
+di visitarli ed agli altri di partire, si tirava alla meglio d’impaccio
+dicendo agli inviati del _London Tavern_, che desiderava ardentemente
+di visitare i suoi vecchi amici di Newcastle e del Nord, ma che
+avrebbe meglio considerato se dopo la promessa data poteva cambiare di
+determinazione;[286] e scrivendo anche più esplicitamente al signor
+Beales, presidente del _meeting_ che si stava preparando a Primrose,
+ed a tutti i suoi amici «che accettassero i suoi ringraziamenti per
+l’affetto dimostratogli: che sarebbe felice di rivederli in circostanze
+migliori e quando potesse a tutto agio godere del loro nobile paese;
+ma pel momento essere obbligato a lasciare l’Inghilterra.[287]» E
+queste ultime parole valgono un documento. Garibaldi poteva essere
+o più generoso o più coerente tralasciandole; ma infine se la verità
+suo malgrado gli scappò dalla penna, raccogliamola e scriviamola come
+l’unica conclusione chiara di tutto questo torbido negozio: Garibaldi
+fu obbligato a partire d’Inghilterra; graziosamente, soavemente
+obbligato; ma «obbligato.»
+
+
+IX.
+
+Fissata la partenza pel 22, Garibaldi adopera i due giorni che gli
+avanzano a fare a precipizio tutte quelle visite che per dovere o
+per affetto non poteva assolutamente tralasciare. Però il 21, di
+buon mattino, sciogliendo un voto da lui fatto sino dal suo arrivo in
+Inghilterra, va in compagnia di Panizzi e d’altri Italiani, a visitare
+la tomba di Ugo Foscolo a Chiswick; resta alcuni istanti assorto in
+una mesta contemplazione dinanzi all’avello del poeta, indi vi depone
+una corona d’alloro in bronzo sul cui nastro aveva fatto scolpire egli
+stesso la leggenda:
+
+ AI GENEROSI
+ GIUSTA DI GLORIA DISPENSIERA È MORTE.
+ DEPOSTA OGGI 21 APRILE 1864
+ DAL GENERALE
+ GIUSEPPE GARIBALDI.
+
+Al tornare dal suo pellegrinaggio, si reca senza perdere un istante
+al _Reform-Club_, dove subíto, non sapremmo dire se più il tormento o
+l’onore d’uno de’ soliti banchetti, il presidente, Lord d’Elbury, lo
+arringa chiamandolo «lo strumento di Dio,» e soggiungendogli, parole
+significative su quel labbro ed in quel luogo, che «le accoglienze
+ricevute dal popolo inglese dovevano essergli largo compenso per
+l’apparente ingratitudine che viene da un luogo d’onde l’ingratitudine
+era meno da aspettarsi.» Licenziatosi poi anche di là con opportune
+parole di ringraziamento, si fa condurre a Richmond per prendervi
+commiato da Lord Russell; quindi, reduce nuovamente in Londra senza il
+respiro d’un istante, passa a visitare, introdottovi da Lord Clifford,
+la Camera dei Lordi, i quali al suo apparire si distraggono e si
+agitano al segno che Lord Chelmsford, che in quel momento parlava, può
+a stento continuare il suo discorso, finito il quale tutti s’accalcano
+intorno all’eroe, e quanti fra di loro l’hanno conosciuto, specialmente
+i _Whigs_, si disputano l’onore di salutarlo pubblicamente, il Vescovo
+d’Oxford fra i primi. Finalmente verso sera, sempre senza sosta e senza
+riposo, passa al _Fishmonger Club_ (Circolo dei pescivendoli), uno de’
+più antichi, e, non ostante il nome, de’ più aristocratici circoli di
+Londra, dove l’attende a uno de’ loro pranzi tradizionali, famosi per
+luculliane ghiottornie di pesci, il fiore più eletto della nobiltà,
+della ricchezza, dell’armi, della eleganza e della cultura britanniche;
+dove il primo _Warden_ (il primo Guardiano) gli accorda il titolo di
+membro onorario del _Club_, ambito quanto il _Freedom_, e d’onde parte
+a tarda notte pensando forse, con segreta compiacenza, che era quella
+l’ultima delle sue sterili fatiche londinesi, e che toccava oramai alla
+vigilia di quel rimpatrio che egli più d’ogni altro sospirava.
+
+Nel giorno vegnente, infatti, fatta colazione dal Console Generale
+degli Stati Uniti, visitato nella sua casa Giuseppe Mazzini,
+congedatosi da Lord Shaftesbury, ricevute a Prince’s Gate quante
+persone vogliono dirgli addio, incontrato a Stafford-House il Principe
+di Galles che avea espresso il desiderio di conoscerlo in quel luogo
+ed a quel modo, lasciati al Popolo inglese i suoi addii, i suoi
+ringraziamenti e le sue scuse di non poter andar per ora dovunque avea
+desiderato, accompagnate dalla promessa di tornar forse fra non molto a
+veder, nella quiete della vita domestica inglese, gli amici che allora
+non poteva,[288] verso le 3 del pomeriggio, in carrozza a quattro
+cavalli, accompagnato soltanto dal Duca e dalla Duchessa di Sutherland
+e dal signor Seely, passando in mezzo a un fitto stuolo di popolani
+che fin dalla mattina l’attendevano e gli gridavano: «Non partite,
+Generale, non partite,» s’avviò alla volta di Clifden Park, una delle
+principesche villeggiature della madre dei Sutherland, nei dintorni di
+Maidenhead.
+
+E di quella sosta in villa, le ragioni erano parecchie: si
+allontanava subito da Londra il Generale senza portarlo via di colpo
+dall’Inghilterra, il che sarebbe stato pericoloso: si mettevano tra lui
+e i suoi più intimi e devoti un tratto di ferrovia e i cancelli d’un
+castello feudale, e lo si separava così da consiglieri sospettati a
+torto avversi al rimpatrio:[289] si abituava insensibilmente il buon
+popolo inglese alla sgradita separazione, e mostrandogli il suo eroe
+contento della quiete della campagna, e vivente co’ primi suoi ospiti
+nei termini della più cordiale famigliarità, di tanto si avvalorava la
+credenza ch’egli fosse realmente sofferente e bisognevole di riposo,
+di quanto si svigoriva il sospetto che la sua partenza fosse l’effetto
+d’un intrigo e d’una violenza.
+
+Trascorsi infatti tre giorni nelle delizie di Clifden (un giardino
+d’Armida a cui non mancava la fata), il 26 mattino, in ferrovia, sempre
+accompagnato dal Duca e dalla Duchessa di Sutherland, si mosse alla
+volta del Cornwall; giunto a Bristol, devia per Weimouth dove visita la
+squadra, vede manovrare il _Warrior_, e pranza a bordo dall’ammiraglio
+Dacres; di là, continuando per Exeter e Plimouth, ossequiato sempre
+dai Mayors delle città, da svariate Deputazioni e da sempre nuova
+moltitudine di popolo, smonta finalmente a Penquite Par, dimora di quel
+suo vecchio commilitone, il colonnello Peard, che aveva avuta tanta
+parte nell’imbroglio di quella partenza. Quivi però non passa che la
+notte e una parte del giorno successivo; chè inviato di colà un nuovo
+e più lungo manifesto alla nazione inglese, nel quale raccomandava
+più apertamente che fino allora non avesse fatto la causa della patria
+sua,[290] sul cadere del giorno stesso, sempre in compagnia del Duca di
+Sutherland e del costui fratello, del figlio Ricciotti, di Basile e di
+Basso, ne ripartiva per Fowey, dove l’_Ondine_ l’attendeva, lesta alla
+partenza, e sulla quale in fatti pochi istanti dopo metteva alla vela.
+Costretto però da un forte vento di levante a poggiare nella notte
+stessa a Weimouth, non poteva ripartirne che il giorno successivo,
+sicchè soltanto nel mattino del 28 aprile può veramente dirsi ch’egli
+abbia lasciato le spiaggie d’Inghilterra.[291]
+
+Il 5 maggio, data a quel viaggiatore memorabile, ritraversava
+lo Stretto di Gibilterra, e dopo altri quattro giorni di fausta
+navigazione, il 9 dello stesso mese, egli afferrava finalmente il
+porticciuolo della sua diletta Caprera, d’onde quarantaquattro giorni
+prima era salpato pieno di illusioni e di speranze, dove tornava non
+sapremmo più dire se scontento dei disinganni patiti, o felice della
+pace e della libertà che stava per riacquistare.
+
+Da quel viaggio, in verità, Garibaldi aveva raccolti onori quali e
+quanti nessun uomo aveva mai conseguiti in quel paese, ma un frutto
+sostanziale, un aiuto anche indiretto, un beneficio anche remoto non
+l’aveva raccolto.
+
+Aiutare la Polonia, sommovere il Veneto, intraprendere una guerra di
+corsa contro l’Austria, con danari, armi e bastimenti inglesi, erano
+stati i tre fini nascosti, vaghi ancora quanto ai mezzi, fermi quanto
+all’intento, che l’avevano spinto a quel faticoso pellegrinaggio, e
+sappiamo oramai che nessuno di quei tre fini gli riuscì. Un giornalista
+francese scrisse a quei medesimi giorni che «gli Inglesi impinzarono
+Garibaldi di _plum puddings_ di _turtle’s soups_ e di _sandwiches_, ma
+che quanto al suo milione di fucili non gli diedero un soldo,[292]» e
+non sapremmo negare che la frase contenga, malgrado la forma triviale,
+gran parte di vero. Garibaldi ottenne tutto dal popolo inglese;
+tutto fuori di quello che più gli stava a cuore; sebbene convenga
+soggiungere ad onor suo che egli non chiese nulla. Fin dai suoi primi
+passi sul suolo britannico, aiutato da quell’istinto che spesse volte
+s’addormentava nel suo spirito, ma che svegliatosi gli teneva luogo di
+genio, s’accorse immantinente che qualunque parola anche remotamente
+allusiva a imprese rivoluzionarie non solo non avrebbe trovato ascolto
+in quel paese, per indole e per istoria positivista e utilitario, ma
+gli avrebbe, quasi di colpo, alienata quella pubblica opinione che
+era del massimo suo interesse serbarsi amica. Però ingoiò ogni parola
+ardente che gli potesse ricorrere alle labbra, chiuse in fondo al
+petto le sue patriottiche speranze e i suoi belligeri disegni; imparò
+subito la parte di ospite soddisfatto, di commensale compiacente, di
+Eroe cerimonioso, che gli veniva con tanto garbo imposta, e lasciò
+anche quella volta che la vecchia sua fortuna decidesse di lui. I suoi
+ospiti, d’altra parte, prima lo assordarono d’applausi, lo ingozzarono
+di pranzi, lo soffocarono di doni, lo tempestarono di brindisi, di
+indirizzi e di poesie, lo menarono di qua, di là, di su, di giù,
+dove loro piacque, mostrandolo su tutti i palchi e in tutte le fiere,
+come il fenomeno vivente, e la _great attraction_ dell’ultima moda;
+poi, quando ne furono satolli e ristucchi, lo pregarono gentilmente
+d’andarsene, ed egli se n’andò.
+
+Se n’andò; e noi, confessiamo il vero, preferiamo ancora questo
+Garibaldi che s’adatta docilmente alla maschera dell’ingenuo e del
+compiacente, e pur vedendo le grosse panie tese intorno a lui, le
+rispetta e le compatisce, ad un altro Garibaldi qualsiasi che per
+raggiungere fini impossibili avesse usato del suo prestigio e della sua
+popolarità a mandar sossopra il paese che lo accoglieva, il quale poi,
+e a dir tutto, se aveva il dovere di parlar più schiettamente all’eroe
+che andava con tanto abbandono ad assidersi a’ suoi focolari, non ne
+aveva però alcuno di farsi paladino della sua politica e di seguirlo
+nelle sue avventure.
+
+
+X.
+
+Garibaldi però non rimaneva a lungo nella sua isola. Il 19 di giugno
+collo stesso vapore con cui era giunto d’Inghilterra e che il Duca
+di Sutherland, dopo un giro in Oriente, aveva rinviato nelle acque di
+Caprera a disposizione del Generale, questi approdava improvvisamente
+nell’isola d’Ischia, prendendo stanza in Casamicciola presso un
+suo amico.[293] Pretesto, come al solito, il bisogno di curare in
+quelle terme salutari la sua artritide: ragion vera un progetto di
+spedizione in Oriente, di cui erano state segnate, durante il viaggio
+d’Inghilterra, testè lungamente narrato, le prime linee.
+
+Ma qui pure ci troviamo tra le mani un’aggrovigliata matassa della
+quale non ci è possibile sbrogliare i fili senza rifarci parecchi
+mesi addietro e ripassar nuovamente la Manica. È noto che Vittorio
+Emanuele non ebbe mai grande tenerezza per la formola «il Re regna
+e non governa.» Scrupoloso de’ suoi doveri, ma geloso de’ suoi
+diritti; infiammato dell’alto orgoglio di non essere soltanto nella
+grande impresa commessagli dalla Provvidenza un simbolo vano od un
+gonfaloniere passivo, ma un artefice operoso ed un utile combattente;
+unico forse tra i Principi costituzionali, se non lo uguaglia il
+Taciturno, che in tempi procellosi abbia saputo conciliare la tutela
+delle prerogative regie colla osservanza delle libertà popolari; egli
+non credeva venir meno alla costituzione giurata, se partecipava un po’
+più che astrattamente alla politica del suo Stato e dentro i termini
+della legge faceva sentire l’influsso del suo pensiero e qualche volta
+il peso della sua volontà. Da ciò quindi quella che fu chiamata la
+politica segreta o personale di Vittorio Emanuele; da ciò quella nomea
+di Re cospiratore a cui ogni nuova lettera che si pubblichi di lui
+aggiunge un documento; da ciò infine quell’ordito sottile d’intrighi,
+di complotti, di congiure mazziniane, garibaldine, regie, italiane,
+polacche, ungheresi, rumene, serpeggiante come una vegetazione spuria
+nelle pagine della storia palese, che sorprende il più delle volte ed
+arresta lo storico, e gli impedisce di scrutare e conoscere fino al
+fondo la verità, od anco conosciutala di scoprirla e proclamarla tutta
+quanta. E così dicasi ora dell’episodio d’Ischia.
+
+Vittorio Emanuele, dopo aver fino al 1862 cospirato a modo suo con
+tutti coloro che accettavano di far l’Italia con lui, nel 1863 fa
+l’ultimo passo a cui un re possa giungere, e si risolve a cospirare
+anche con colui che gli diceva apertamente di volerla fare contro di
+lui: con Giuseppe Mazzini. In un libro recente[294] questa pagina
+dei rapporti segreti tra Vittorio Emanuele e Giuseppe Mazzini fu,
+non potremmo dire se fedelmente, certo diffusamente scritta, e il
+lettore potrà attingere di colà più ampi particolari. Al nostro
+racconto basta il rammentarne questo solo: che per oltre un anno
+Re e Tribuno continuarono a carteggiare segretamente fra loro, ed
+a dibattere in vario senso, per mezzo di confidenti e di cifrari,
+progetti d’insurrezioni nella Venezia, nella Polonia, nella Gallizia,
+nell’Ungheria, nei Principati, senza però riuscire ad intendersi mai.
+Nè lo potevano. Mentre infatti il Mazzini voleva che la rivoluzione
+veneta precedesse, come scintilla all’incendio, tutte le altre, e
+che il Governo italiano se ne facesse complice e aiutatore; Vittorio
+Emanuele rifuggiva da idea siffatta; dichiarava che qualsiasi
+tentativo di simil genere l’avrebbe non solo abbandonato, ma represso,
+e consentiva soltanto a secondare copertamente i moti progettati
+della Gallizia, dell’Ungheria e dei Principati, dei quali però non
+s’impegnava a profittare «se non quando prendessero tali proporzioni
+da tenere fortemente occupata l’Austria e da permettere all’esercito
+italiano di tentare l’impresa comune con probabilità di riuscita.[295]»
+
+Erano, come ognun vede, due concetti totalmente opposti e destinati a
+non incontrarsi mai. Mazzini mirava a farsi stromento della monarchia,
+e Vittorio Emanuele della rivoluzione: entrambi volevano la stessa
+impresa, ma nessuno de’ due intendeva rinunciare all’altro il diritto
+e l’onore di compierla; entrambi eran guidati dallo stesso fine, ma nel
+mentre il tribuno, responsabile soltanto del credito d’un partito, era
+pronto a giuocare tutto su una carta; il Re, mallevadore della sorte
+d’un’intera Nazione, era deciso a non rischiare nulla all’azzardo;
+disposto bensì ad accettare od affrettare l’opportunità come e d’onde
+che sia; ma col fermo proposito di tenersi sempre libero di giovarsene
+o di ripudiarla a sua posta, e di respingerne da sè e dall’Italia la
+responsabilità.
+
+È vero che in una seconda fase delle trattative[296] Mazzini aveva
+acconsentito anche a posporre il moto veneto al galliziano a patto
+soltanto che gli si fosse lasciata preparare una introduzione d’armi
+pel Veneto; ma il Re, risoluto più che mai a non impegnarsi in cosa
+alcuna che potesse compromettere l’Italia e scemare la libertà d’azione
+del suo governo, ricusò anche questo patto; sicchè non corse molto
+tempo che ogni negoziato fra i due illustri cospiratori andò rotto per
+sempre.[297]
+
+Rotti i negoziati, ma non abbandonata l’idea. Vittorio Emanuele
+non voleva rinunciare a quella sua chimera, forse troppo favorita,
+dell’insurrezione galliziana; e, sia che la credesse un mezzo, come
+pensò taluno, d’allontanare dall’Italia i più torbidi elementi; sia
+che vi intravedesse davvero una opportunità ed una leva, la leva
+tanto desiderata della nuova riscossa italiana, n’aveva fatto da due
+anni uno dei punti di mira della sua politica segreta. Però mentre ne
+carteggiava col Mazzini, ne trattava insieme col Klapka e col Türr,
+capi del Governo insurrezionale ungherese, ne cospirava con altri
+suoi agenti secondari a Costantinopoli, a Belgrado, a Bukarest, e
+finalmente, verso la metà d’aprile, proprio ne’ medesimi giorni in
+cui il Generale arrivava in Inghilterra, risolveva d’aprirsene anche
+con lui. Infatti verso il 15 d’aprile arrivava a Londra certo signor
+Porcelli, uno degli emissari segreti del Re, coll’incarico da lui
+di esporre al Generale il progetto galliziano, e promettergli, se
+acconsentisse, tutti gli aiuti che potesse desiderare. Il Generale
+però cansò dal dare una risposta immediata e decisiva, e ciò tanto più
+che per un progetto quasi consimile era già impegnato col Comitato
+insurrezionale polacco residente in Londra presieduto da certo
+Borzilawski e in relazione col Mazzini. Scorsi però quattro o cinque
+giorni arrivò d’Italia, con un mandato quasi consimile, un messaggiero
+anche più importante, il generale Klapka in persona, e poichè Garibaldi
+era già a Clifden Park, la visita tra i due famosi soldati avvenne
+colà. Quel che siansi detto, nè noi, nè alcun altro saprebbe affermare,
+poichè restarono chiusi in camera e soli;[298] ma non è difficile
+l’indovinarlo. L’argomento del loro discorso fu certo l’insurrezione
+galliziana, della quale il Klapka, per desiderio del Re, era destinato
+ad essere uno dei capi.[299] Anche in quel giorno però crediamo che
+nulla da veruna parte siasi definitivamente stabilito; e in questa
+credenza ci rafferma il fatto che il Klapka non era beneviso alla parte
+rivoluzionaria degli Ungheresi e dei Polacchi, coi quali Garibaldi
+teneva sempre corrispondenza e che stimava imprudente, almeno per
+allora, lo scontentare.[300]
+
+Intanto al partire del Generale dall’Inghilterra ecco press’a poco
+la situazione; press’a poco, perchè in tutte le congiure, massime
+in quella che aveva per campo mezza Europa, v’è sempre una parte
+misteriosa, cangiante e, ci si perdoni la frase, volatile, che nessuno
+può cogliere con sicurezza e fissare.
+
+Mazzini, in rotta momentanea col Re, ma in pace momentanea con
+Garibaldi, anima del Centro rivoluzionario polacco-ungherese
+del Borzylawski e in rapporto con tutti i Comitati rivoluzionari
+immaginabili, che predica, e, come dice egli, prepara la sommossa
+veneta, prima se possibile, dopo se non lo è, di quella galliziana; ma
+in ogni caso, insurrezione entro l’anno dappertutto, ad ogni costo, col
+Re, con Garibaldi, col Klapka, con tutti.
+
+Il Re, che vuole il moto serbo-ungherese-galliziano anteriore al
+veneto, cospira per questo col Klapka, col Türr, con Garibaldi, pronto,
+come vedremo tra poco, a cospirare di nuovo col Mazzini e co’ suoi, se
+convenivano nelle sue idee, e accettavano la sua disciplina.
+
+Klapka, che promette il moto galliziano-ungherese a patto che non sia
+guastato con conati intempestivi, nè caschi in mani rivoluzionarie.
+Il Comitato rivoluzionario magiaro-polacco, che promette la stessa
+cosa a patto che non ne sia affidato il comando a Klapka; Garibaldi
+finalmente pronto a tutto, amico di tutti, legato insieme con Vittorio
+Emanuele, con Mazzini, col Borzylawski, con chicchessia, indifferente
+a cominciare dalla Venezia o dall’Ungheria, dalla Serbia o dalla
+Gallizia, purchè si cominciasse; e compendio e conclusione di tutto
+quest’agitarsi di tanti cuori generosi e di tanti nobili spiriti,
+un’ombra trattata come cosa salda; un tesoro negli spazi immaginari
+speso per realtà; una enorme cambiale d’eroismo e di sangue tratta
+sulla vita di ben dieci milioni d’uomini, ma che nessuno ha fino allora
+accettata; insomma una rivoluzione, certa, infallibile, europea, a cui
+nulla oramai mancava, fuorchè una cosa insignificante: i popoli che la
+facessero.
+
+
+XI.
+
+Ma in sullo scorcio di maggio l’intrigo cominciò ad arruffarsi
+ancora più. Il Re si metteva in corrispondenza col Comitato
+rivoluzionario polacco di Londra (quindi indirettamente col Mazzini)
+e ne approvava tutte le proposte; conveniva con lui di sollecitare
+il moto ungherese-galliziano, escludendone affatto il Klapka e il
+Türr, fermo il comando supremo a Garibaldi; metteva in comunicazione
+il Plenipotenziario del Comitato (signor Bulewsky) col suo ministro
+dell’Interno (allora Ubaldino Peruzzi); s’impegnava a fornire l’erario
+dell’impresa e intanto ne sborsava i primi fondi; consentiva che
+in Italia si ordinassero i primi quadri del Corpo spedizionario e
+prometteva d’inviarlo a sue spese in Moldavia, ed altre concessioni e
+soccorsi.[301]
+
+Intanto però che il Re stringeva questi accordi, coll’Emigrazione
+polacco-ungherese, quindi, giova ripeterlo, col Mazzini stesso, che
+n’era la mente, fosse diffidenza de’ suoi nuovi soci, fosse istinto
+di autorità o bisogno di far da sè, fosse il gusto di cospirare
+anche nella cospirazione, il fatto è ch’egli, all’insaputa così del
+Mazzini, come del Bulewsky, avviava segretamente col Garibaldi un’altro
+complotto che invece di assicurare l’esito della progettata impresa,
+riuscì, come vedremo tra poco, al fine precisamente opposto, di farla
+tramontare per sempre.
+
+Infatti quel signor Porcelli che vedemmo comparire a Londra, incaricato
+di aprire a Garibaldi le prime intenzioni del Re intorno al moto
+galliziano, eccolo circa alla metà di maggio riapparire a Caprera,
+abboccarsi in segreto col Generale, ripartirne tosto, ma per tornar
+subito dopo col postale successivo, e così di seguito per due o
+tre volte, e sempre con aria, fin troppo, di mistero e di congiura.
+Contemporaneamente il Re, questo pure bisogna notare, incaricava Bixio,
+allora comandante il campo di San Maurizio, di interrogare il signor
+Accossato di Genova se, dati certi eventi, avrebbe potuto tenere a
+disposizione del Re uno o due de’ suoi vapori;[302] mentre poi, quasi
+ne’ medesimi giorni, si vedeva il Duca di Sutherland, reduce dalla
+sua corsa in Oriente, approdare a Caprera, lasciarvi il suo _yacht_,
+ripartirne per Torino, dov’era ricevuto dal Re, correre al Campo di San
+Maurizio, esservi onorato dal Bixio d’onori fin anco eccessivi,[303]
+e come epilogo e chiave insieme di tutti questi fatti il generale
+Garibaldi imbarcarsi, come dicemmo, sul piroscafo del Sutherland e
+partire per Ischia.
+
+Tuttavia per alcuni giorni, nè della cagione di tutto quel sordo
+andirivieni, nè della mèta ultima dell’escursione ad Ischia nulla era
+trapelato per anco. Il Generale fin dal primo nascere di quell’arruffio
+austro-orientale s’era chiuso nel più geloso silenzio, e, tranne
+qualche parola sfuggitagli con Menotti, non aveva svelato ad anima viva
+la novella trama a cui, insieme con Vittorio Emanuele, stava lavorando.
+
+Se non che sul finire di quel mese il Generale, credendo giunta forse
+l’ora d’agire, fu obbligato ad aprirsi, almeno con quelli tra’ suoi più
+devoti e fidati che si era predestinati per compagni; epperò chiamato
+a sè il Guerzoni, che gli faceva sempre da Segretario, gli svelò a
+larghi tratti tutto il disegno. Diceva press’a poco tutto quello che
+noi abbiamo narrato: il Re d’accordo con lui, imminente l’insurrezione,
+il principe Couza disposto ad appoggiarla, il colonnello Frigesy
+pronto, a Bukarest, ad entrare in Ungheria con una mano d’Ungheresi
+e Polacchi, egli prossimo a partire per Costantinopoli, d’onde poi
+a tempo opportuno entrerebbe nei Principati: aspettare per questo
+un vapore da Genova che lo portasse in Oriente, intanto partissi
+anch’io per Torino affine di chiamare a raccolta gli amici comuni, e
+me ne indicava i nomi, e farli convenire ad Ischia. Come restasse il
+Guerzoni a quella inattesa rivelazione non ridiremo: basti solo ch’egli
+misurando subitamente e senza grande sforzo di acume tutti i rischi
+d’una siffatta avventura, incoraggito dalla fiducia che gli accordava
+il Generale e dalla coscienza d’adempiere ad un alto dovere, non si
+peritò a rispondere anche a quel Garibaldi col quale era cosa sì ardua
+il solo discutere, e pel quale egli nutriva una venerazione quasi
+figliale, non si peritò, diciamo, a rispondergli: «che egli l’avrebbe,
+come sempre, ubbidito e seguito in capo al mondo; ma che ponderasse
+se quella impresa era possibile; se le notizie che riceveva da quei
+paesi lontani erano certe; se i soccorsi promessi parevano bastanti;
+se infine Vittorio Emanuele, re costituzionale, era autorizzato a
+promettergli un aiuto che solo d’accordo col Parlamento e col Ministero
+avrebbe potuto arrecargli. Infine soggiunse non intendere come anche
+giunto a Costantinopoli, il Generale potesse sperare di penetrare di
+là, tanto più con un seguito d’ufficiali e in atteggiamento guerresco,
+fino in Gallizia, e credere che il Governo ottomano o il principe Couza
+non l’avessero ad arrestare per via anche prima che l’arrestassero al
+confine transilvano i battaglioni austriaci. Infine pregò, scongiurò
+il Generale a pensare alla risoluzione che stava per prendere: andarne
+della sua vita tanto preziosa; andarne della salvezza della patria
+medesima.»
+
+«Che cosa importa la vita,» interruppe con uno de’ suoi più fieri
+accenti il Generale: «è ora di finirla: l’Italia non si libera che
+colla rivoluzione. Se volete partire, partite, se no manderò un altro.»
+
+Il Guerzoni chinò la testa e partì. Giunto a Torino dava convegno a
+tutte le persone indicategli dal Generale; Benedetto Cairoli, Giovanni
+Acerbi, Clemente Corte, Enrico Guastalla, Giuseppe Missori, Giacinto
+Bruzzesi, Giovanni Chiassi, Francesco Cucchi, Agostino Lombardi,[304]
+e manifestò loro i propositi, se non è meglio dire, la volontà del
+Generale, e li invitò, come n’aveva ricevuto l’incarico, ad Ischia,
+dove avrebbero ricevute più compiute istruzioni. Al messaggio del
+Guerzoni unanime fu il sentimento di tutti i suoi commilitoni, unanime
+il dolore di quella risoluzione del loro Generale, e il proposito di
+sconsigliargliela con tutte le loro forze. Lasciatigli pertanto in
+questa disposizione d’animo, fatta una visita al generale Bixio al
+Campo di San Maurizio, il Guerzoni il 6 di sera (gioverà rammentarsi
+di questa data) ripartiva per Ischia; dove cinque giorni dopo, tra il
+12 e il 13, lo raggiungevano pure il Cairoli, il Bruzzesi, il Corte,
+il Guastalla, il Lombardi, l’Acerbi; insomma quasi tutti gli ufficiali
+garibaldini dianzi accennati. Se non che sullo stesso vapore col
+quale avevano viaggiato gli amici di Garibaldi erasi imbarcato pure il
+signor Porcelli, e come vedremo, apportatore d’una novella totalmente
+inaspettata. Giunta infatti tutta questa varia comitiva a Casamicciola,
+il primo ad essere ricevuto dal Generale fu Benedetto Cairoli, il
+secondo il signor Porcelli, col quale il Generale volle restar solo e
+si trattenne lungamente. Ma quale non fu la meraviglia di tutti gli
+astanti e convenuti nel sentire, poco dopo, dalle labbra stesse del
+Generale: ogni idea di partenza abbandonata, l’impresa abortita e
+libero ciascuno di tornare alle proprie case?
+
+Perchè mai? Che cosa era accaduto? Quale era la nuova cagione di quel
+mutamento così repentino e inopinato?
+
+Il _Diritto_ del 10 luglio pubblicava a titolo di documento questa
+sedicente protesta.
+
+ «Domenica, 10 luglio 1864.
+
+ »Avuta certa notizia che alcuni fra’ migliori del partito
+ d’azione sono chiamati a prender parte ad imprese rivoluzionarie e
+ guerresche fuori d’Italia, i sottoscritti[305] convinti:
+
+ »Che noi stessi versiamo in gravi condizioni politiche;
+
+ »Che nessun popolo e nessun terreno sia più propizio ad una
+ rivoluzione per gl’interessi della libertà che l’italiano;
+
+ »Che le imprese troppo incerte e remote, quali sono le indicate,
+ ordite da principi, debbano necessariamente servire più a’ loro
+ interessi che a quello dei popoli;
+
+ »Credono loro dovere e per isgravio della loro coscienza
+ dichiarare:
+
+ »Che l’allontanarsi dei patrioti italiani in questi momenti non può
+ che riuscire funesto agli interessi della patria.»
+
+Come ognun vede, questo scritto senza data, senza firma, buttato là
+dal giornale stesso che lo pubblicava senza una parola di conferma e
+di schiarimento; che vagamente parlava di progetti generici in paesi
+ipotetici, non poteva avere in sè stesso alcun valore, e sarebbe
+probabilmente passato nel pubblico o inosservato o incompreso, come una
+delle cento novelle de’ giornali che nascono al mattino e la sera son
+morte.
+
+Tale non fu il pensiero di Vittorio Emanuele. Sia che egli si fosse
+avveduto del mal passo in cui s’era impigliato[306] e stesse spiando
+uno scappavia per districarsene; sia che fosse sinceramente persuaso di
+non poter più dopo quella pubblicazione del 10 luglio condurre colla
+dovuta segretezza la trama avviata (anche i Re galantuomini quando
+cospirano non dicono mai tutto intero l’animo loro), il fatto sta che
+egli vede, o immagina, o finge vedere in quella anonima protesta una
+denunzia pensata, una perfidia calcolata, una ostilità deliberata di
+tutto quel partito d’azione col quale aveva fino allora congiurato e
+trovando in questo solo fatto un motivo a’ suoi occhi plausibile per
+giustificare la sua ritirata, annunzia a Garibaldi (per una lettera
+recata da quello stesso Porcelli) che visto oramai il disegno propalato
+da’ suoi stessi amici, e se compromesso col governo, si scioglieva da
+ogni impegno e disdiceva l’opera intrapresa.
+
+Grande fu naturalmente l’indignazione di Garibaldi a questo inaspettato
+messaggio, e nella prima concitazione dell’animo, vedendo egli pure
+nella protesta del 10 luglio la cagione prima della fallitagli impresa,
+corse egli pure, sospinto da maligne suggestioni, a sospettarne autori
+coloro che più erano in voce di avversi alla spedizione e primo di
+tutti il suo segretario Guerzoni, che n’era invece più di tutti non
+che innocente affatto inconsapevole.[307] Pochi giorni di riflessione
+però bastarono a riaprirgli gli occhi, ed a fargli discernere di
+nuovo i veri dai falsi amici. Quanto più grande era la sconvenienza,
+diciamo senz’altro, la colpa della protesta del 10 luglio, tanto più
+appariva impossibile che alcuno degli ufficiali garibaldini convenuti
+o chiamati ad Ischia vi avesse partecipato. Nè Cairoli, nè Acerbi, nè
+Corte, nè Guastalla, nè Missori, nè Cucchi, nè Chiassi, nè Bruzzesi,
+nè Lombardi, nè Guerzoni erano uomini da dissimulare il loro pensiero,
+o da rimpiattarsi dietro i nascondigli dell’anonimo per esprimerlo.
+Essi non approvavano quella scorreria austro-orientale, e non lo
+nascondevano; essi potevano anche tentare d’opporvisi manifestando
+schiettamente il loro dissenso; ma chi appena li conosceva li sapeva
+assolutamente incapaci di abusare d’un segreto che il loro Generale
+avesse loro confidato, e molto meno di cospirare di soppiatto contro di
+lui per farne abortire i disegni. Non era certo da coloro che l’avevano
+sino allora seguito in silenzio e ad occhi chiusi da Varese a Marsala e
+da Sarnico ad Aspromonte, che Garibaldi poteva temere un atto, non che
+di slealtà, di defezione o di rivolta. Anzi tanto era, a que’ giorni,
+tenace il loro attaccamento, e cieca la loro devozione, che se egli si
+fosse ostinato a partire e avesse detto loro come l’udimmo altre volte
+«chi vuol restare resti: andrò anche solo;» mettiamo pegno che nessuno
+di que’ suoi fedeli, pur credendo di perdersi con lui, avrebbe avuto
+cuore d’abbandonarlo.
+
+Fortunatamente a cessare per lui e per l’Italia questo pericolo
+venne la lettera di Vittorio Emanuele, e il dì appresso, 14 luglio,
+Garibaldi, cupo, triste, aggrondato, ripartiva sullo _Zuavo di
+Palestro_ per la sua Caprera, null’altro portando seco del gran fuoco
+artificiale di Londra e del tizzone passionatamente covato d’Ischia,
+che un pugno di cenere; la cenere amara di due sogni distrutti.
+
+
+XII.
+
+Giungemmo così a quell’anno 1866 che doveva essere la prova di fuoco
+del nostro valore e non fu che la superflua conferma della nostra
+fortuna. Le origini della guerra che sta per iscoppiare, i negoziati
+diplomatici che la prepararono, gli interessi e le alleanze che ne
+furono il fondamento, sono noti e non sarebbe di questo libro il
+riandarli punto per punto e nemmeno il compendiarli. Soltanto ci sia
+lecito rammentare, a onore della generazione che governò i primordi del
+nostro risorgimento, come i primi a scoprire, quasi divinare, quella
+comunanza di interessi e d’intenti che segretamente stringeva l’Italia
+e la Prussia, e grado grado le preparava a trovarsi un giorno sui
+medesimi campi, contro il medesimo nemico, furono gli uomini di Stato
+italiani.
+
+Questo concetto, che trent’anni fa poteva parere poco meno che una
+utopía, fu, staremo per dire, vaticinato nel 1848 da Pellegrino Rossi
+in una delle sue tre celebri lettere da Roma, che morte repentina
+gli impedì di pubblicare;[308] ripreso nel 1858 dal conte di Cavour,
+che tentava pel primo farne oggetto di diplomatiche trattative, fu di
+nuovo enunciato da lui nel Parlamento del 1861 come un’eventualità non
+lontana e nell’anno stesso, mercè la fida e ascoltata parola di Alfonso
+La Marmora che n’era sempre stato caldo favoreggiatore, insinuato
+per la prima volta nella Corte di Berlino, dove il solo nome d’Italia
+metteva tuttora il ribrezzo d’una befana.[309]
+
+Quanto poi al 1866, nessuno che abbia letto i documenti di quell’anno
+potrà negare oramai che una gran parte del merito della conchiusa
+alleanza non ispetti al generale La Marmora. Il Bismarck fu il primo
+a concepirne il disegno e intavolarne i negoziati, e non gli torremo
+questo vanto; a patto però che non si neghi al La Marmora l’altro non
+minore d’aver prontamente afferrata la mano che, ancora esitando, gli
+era stesa, e soprattutto d’essere rimasto fedele ai patti stipulati
+anche quando l’alleato col suo contegno, e l’avversario colle sue
+offerte, lo tentavano a violarli.
+
+Furono la sua coerenza, la sua fermezza, la sua lealtà, non disgiunta
+in taluni istanti da molta prudenza ed accortezza, che condussero
+in porto quella nave respinta, in sulle prime, da tanti venti, e che
+abbandonata un giorno dallo stesso suo maggior pilota, per poco mancò
+di naufragare. Se il generale La Marmora col mettere risolutamente
+l’Imperatore de’ Francesi nelle confidenze del trattato non ne avesse
+assicurata all’Italia ed alla Prussia l’amichevole neutralità, non
+sappiamo se il conte di Bismarck sarebbe riuscito da solo a condurre a
+termine un disegno di cui la Francia aveva tanta ragione d’adombrarsi;
+se quando l’Austria propose il disarmo simultaneo (21 aprile) e
+la Prussia l’accettò, e Napoleone III lo consigliava, l’Italia non
+avesse risposto accelerando i suoi armamenti, non è ben certo con
+quale altra carta il conte di Bismarck avrebbe potuto rimettere la
+partita pericolante; se infine, anche essendone giustificato dalle
+ambiguità del suo alleato,[310] il La Marmora avesse consentito alle
+proposte di cessione della Venezia, fattegli dall’Austria per mezzo
+di Napoleone III, a sola condizione di restare neutrale nella lotta
+imminente fra i due Potentati tedeschi, ognuno intende che non solo
+della lega italo-prussiana non restava più nemmeno la memoria, ma
+assai probabilmente la vittoria di Sadowa si sarebbe compiaciuta di
+volare sotto altre bandiere. E dicasi pure che il rifiuto del generale
+La Marmora non fu, insomma, che il semplice adempimento d’un volgare
+dovere; resta tuttavia a sapersi quali interpretazioni avrebbe dato ad
+un siffatto dovere il Machiavelli prussiano se per avventura l’Austria
+gli avesse fatto offrire di ritirarsi in perpetuo dalla Confederazione
+germanica, a patto solo di lasciarla scapriccire in Italia. Assai
+probabilmente l’uomo che ci offriva la sua amicizia, e ratificava poco
+dopo i preliminari di Gastein, che interpretava il Trattato dell’8
+aprile obbligatorio soltanto per l’Italia e si rifiutava di impegnare
+la Prussia a soccorrerci nel caso che l’Austria ci assalisse; che
+aveva sempre considerato la questione di Venezia «come una carta
+da giuocare,» buona a puntarsi così contro l’Austria per amicarsi
+l’Italia, come contro l’Italia per ingraziarsi l’Austria; assai
+probabilmente, diciamo, un uomo siffatto si sarebbe intascato il lauto
+e gratuito compenso, lasciando solo nelle peste il dabbene alleato, fra
+l’ammirazione ancora più probabile di tutti i volghi cui non sarebbe
+parso vero di gridare lui genio portentoso della politica e il gabbato
+ministro italiano un povero gonzo!... Onore ad Alfonso La Marmora, che
+preferì per sè il rischio d’una reputazione perpetua di dabbenaggine e
+per la patria sua le alee cimentose ma onorate d’un’amicizia non bene
+saldata e d’una guerra sempre ardua, al marchio, che nessuna gloria
+avrebbe scancellato e nessun guadagno riscattato, di mancatore di fede.
+
+
+XIII.
+
+Gli avvenimenti frattanto erano corsi colla rapidità delle cose che
+hanno in sè stesse il loro impulso e la loro ragione. Il 6 marzo
+pervenivano a Firenze le proposte dell’alleanza prussiana; il 7 il
+generale Govone partiva per Berlino, latore delle controproposte
+del La Marmora: l’8 d’aprile il Trattato offensivo e difensivo era
+conchiuso: dal 12 al 27 aprile tutte le disposizioni preparatorie della
+mobilitazione erano state prese: il 27 veniva incorporata la seconda
+categoria della classe 1844: il 28 decretato il richiamo delle due
+classi in congedo, e la formazione dei depositi: in sui primi di maggio
+l’esercito veniva ordinato e mobilitato in sedici divisioni attive
+e quattro Corpi d’armata, che andavano concentrandosi tra Cremona,
+Piacenza, Bologna: finalmente il 6 maggio era decretata la formazione
+di cinque reggimenti di Volontari, il comando dei quali era commesso al
+generale Garibaldi; stabiliti i depositi a Como ed a Bari, aperti nel
+14 dello stesso mese gli arruolamenti.
+
+La lode schietta però che la storia deve tributare al generale La
+Marmora ed al suo Ministero della Guerra per la rapidità con cui in
+breve tempo, e malgrado la necessità di serbare in sul principio il
+segreto, fece passare l’esercito (indebolito dalla smania intermittente
+delle economie e mancante persino dell’ultima sua classe) dal
+piede di pace al piede di guerra, portandolo in poche settimane,
+sufficientemente istruito e provvisto, sulle prime linee d’operazione,
+quella lode, diciamo, non gli potrà esser concessa, nè per il modo con
+cui provvide all’armamento della flotta, nè per l’indugio che frappose
+all’ordinamento dei Volontari.
+
+E lasciando a cui ne spetti il doloroso assunto di parlare dell’armata,
+ecco quale fu la condotta del Governo verso i Volontari.
+
+Nell’opera ufficiale la _Campagna del 1866 in Italia_, si legge:
+«L’idea della formazione dei Corpi volontari si presentò al Ministero
+sino dai primi indizi di guerra come questione risolta di sua natura.
+Se non che le considerazioni che lo avevano trattenuto da qualunque
+misura d’armamento manifesto, gli impedivano di porre per tempo mano a
+qualsiasi provvedimento di tale fatta, che avrebbe potuto essere segno
+di guerra decisa.[311]»
+
+Queste ultime considerazioni se giustificano, fino a un certo punto,
+il ritardo della chiamata pubblica dei Volontari (e anche questa
+poteva essere anticipata di parecchi giorni), non ci pare abbiano lo
+stesso valore per iscusare il troppo lungo indugio frapposto alla
+loro formazione ed ordinamento. Appunto perchè la istituzione de’
+Corpi volontari era «già questione risolta di sua natura;» appunto
+per ciò importava che ne fossero da tempo apparecchiati i quadri, il
+vestiario e l’armamento. Nè contro siffatte provvisioni preparatorie
+poteva stare la ragione della prudenza politica accampata giustamente
+contro gli arruolamenti. Questi erano per necessità pubblici; quelli
+potevano anche essere segreti, o almeno larvati e dissimulati in guisa
+da togliere ogni appicco legittimo alle rimostranze diplomatiche, e
+da poter essere poi in ogni evento, senza grande compromissione, o
+negati, o attenuati, o disdetti. Come si preparavano negli arsenali
+armi e vesti per trecentomila soldati, nulla vietava se ne preparassero
+alcune migliaia di più per i Volontari, che già si sapeva di non poter
+rifiutare; come i Comitati di Stato Maggiore lavoravano pubblicamente
+da circa due mesi alla mobilitazione dell’esercito, nulla avrebbe
+impedito di affidare a Comitati segreti di ufficiali superiori
+garibaldini la composizione ed epurazione dei quadri, opera fra tutte
+ardua, lenta ed importante. Nè soltanto circa al tempo si sbagliò; ma
+altresì circa al numero della milizia cui si doveva provvedere; anzi
+il primo errore derivò manifestamente dal secondo. Il Ministero, lo
+confessò egli stesso, non aveva calcolato che su quattordici o al più
+quindicimila Volontari.[312] Ma davvero non si sa intendere su quale
+criterio questo calcolo fosse basato. Nel 1860 Garibaldi tra utili ed
+inutili rassegnò circa quarantamila Volontari, ond’era ragionevolmente
+presumibile ch’egli ne avrebbe contati altrettanti nel 1866; più anzi
+se si tenga conto che la sanzione reale, dando all’istituzione dei
+Volontari un carattere prettamente monarchico e governativo, avrebbe
+spinto sotto le insegne garibaldine molti che nel 1860 per ritrosia
+o diffidenza politica ne avevano rifuggito, e che infine la guerra
+all’Austria era la guerra più popolare di tutte; la guerra nazionale
+per eccellenza.
+
+Ma per credere ai quarantamila Volontari, per apparecchiarne in tempo
+opportuno l’agguerrimento, per adoperarli con fiducia e con profitto,
+occorreva una fede che al generale La Marmora era disgraziatamente
+sempre mancata. L’uomo che in Parlamento aveva dichiarato d’aver per la
+sola parola _rivoluzione_ un’antipatia invincibile, non poteva essere
+un amico sincero e cordiale di quella milizia e di quel Capitano che a’
+suoi occhi rappresentavano l’incarnazione armata dell’esecrata parola.
+Tutto ciò che sapeva di popolare, di improvvisato, di exlege, gli era
+istintivamente sospetto. Però i Volontari egli poteva subirli come
+fece nel 1859, ma non amarli; reputarli in qualche caso non inutili,
+non mai necessari. Nei suoi _Ricordi_ rammenta con certa compiacenza
+d’aver proposto egli il _mezzo termine_ di _Cacciatori delle Alpi_;
+ma quel _mezzo termine_ era la estrema concessione a cui gli fosse
+dato arrivare: il di più lo poteva concedere, molto a malincuore, alla
+opinione pubblica, al pregiudizio popolare, alla opportunità politica,
+non mai alla sua coscienza. A’ suoi occhi un corpo grosso di Volontari
+era militarmente un imbarazzo e politicamente un pericolo. E tanto più
+in quell’anno 1866, in cui colla guerra veniva a coincidere la partenza
+de’ Francesi da Roma! Perocchè, domanda a’ lettori uno de’ suoi più
+devoti biografi: che cosa poteva accadere se Garibaldi alla testa di
+quaranta o cinquantamila Volontari rifiutava di deporre le armi fino
+a che i Francesi avessero sgombrato, o fosse marciato direttamente
+su Roma? «L’Imperatore non aveva mancato di mostrarsi inquieto di
+questa eventualità e per quanto il Ministro a Parigi avesse tentato di
+rassicurarlo, questi non si lusingava di esservi riuscito.[313]»
+
+Date pertanto queste idee, che dal punto di vista strettamente
+monarchico e conservatore in cui il La Marmora si poneva erano
+logiche, le conseguenze furono immancabili ed immediate. I presunti
+quindicimila Volontari diventarono in meno d’una settimana trentamila,
+talchè non bastando più i due depositi di Como e di Bari a capirli,
+non che ad acquartierarli, fu mestieri sospenderne per alquanti giorni
+gli arruolamenti, stabilire in fretta e furia altri quattro depositi:
+Varese, Gallarate, Barletta, Bergamo; portare i battaglioni da venti a
+quaranta, raddoppiare e triplicare di conserva i mezzi d’armamento e di
+corredo, i quali, però, nonostante tutto il buon volere dei Reggitori
+della guerra, restarono sempre, fino alla fine della campagna, e per
+numero e per qualità inadeguati al bisogno.
+
+E più grave ancora apparve la insufficienza de’ quadri. Le Commissioni
+di scrutinio non posavano nè dì nè notte; ma strette dall’urgenza,
+sopraffatte dal lavoro, dovettero ben presto abbandonare ogni proposito
+di cerna rigorosa, prendendo gli ufficiali come venivano loro alle
+mani, spesso e malgrado loro fra i meno idonei, e mandandoli poi,
+a sorte ed a casaccio, a questo o quel reggimento; taluno de’ quali
+veniva così a sovrabbondare d’inetti ed altri a mancare de’ necessari.
+E poichè la confusione del centro non poteva a meno d’irradiarsi,
+moltiplicando, alla periferia, i comandanti di corpo incalzati pur
+essi dalla fretta, «che l’onestade ad ogni atto dismaga,» obbligati
+a provvedere al tempo stesso con pochi e spesso inesperti ufficiali
+all’arruolamento ed all’epurazione, ai quadri ed all’amministrazione,
+alle distribuzioni ed alle proviande, erano di necessità forzati a
+trascurare, o almeno a non curare quanto avrebbero dovuto o voluto la
+istruzione e la disciplina, che erano il supremo e più urgente bisogno
+di quelle improvvisate milizie.
+
+Tuttavia e malgrado questi difetti, anzi staremmo per dire vizi
+organici, l’opera preparatoria procedeva senza sosta, e Garibaldi,
+null’altro potendo, si sforzava d’agevolarla col consiglio e
+coll’esempio. Pregato a non muoversi da Caprera, pel timore che la sua
+venuta sul continente potesse accrescere gl’imbarazzi del Governo,
+aveva subito obbedito; ricevuto l’annunzio della sua nomina, vi
+aveva risposto pubblicamente con fervide proteste di gratitudine e
+di devozione al Re ed a’ suoi Ministri;[314] interpellato da amici,
+da commilitoni, da società politiche sul da farsi, rispondeva a tutti
+una sola parola; «Guerra e concordia.[315]» Infine quando sulla fine
+di maggio il colonnello Vecchi si recò a Caprera, incaricato dal
+Governo di concertare con lui le ultime provvisioni per il comando e
+l’ordinamento dei Volontari, ed esporgli insieme il piano di guerra
+stabilito per la imminente campagna, egli pose uno studio singolare
+nel mostrarsi arrendevole su tutti i punti, riducendo al più stretto
+necessario le sue domande, e protestandosi contento di qualunque parte
+gli si volesse assegnare.
+
+Circa ai Volontari approvò quasi senza discutere tutto quanto era
+stato predisposto; chiedendo soltanto che al corpo fossero aggiunti
+uno squadrone di guide, un battaglione di Bersaglieri volontari, e,
+se dovesse operare in Tirolo, alcune batterie da montagna: nominò
+egli, poichè glie n’era lasciata la facoltà, i Comandanti di corpo, e
+gli ufficiali dello Stato Maggiore, esprimendo però il desiderio, che
+non fu poi soddisfatto, di poter accettare nei quadri gli ufficiali
+che avevano disertato per lui ai giorni d’Aspromonte e che perciò
+erano stati cassati dai ruoli dell’esercito. Interpellato circa
+all’Intendenza, rispose: «Datemi Acerbi e del danaro, e basta;»
+consultato circa al concetto di ordinare i venti reggimenti in quattro
+divisioni, esternò qualche dubbio, natogli principalmente dal timore
+che un siffatto ordinamento potesse nuocere alla mobilità e speditezza
+del corpo; ma rimettendosi anche in questo al giudizio de’ suoi capi.
+Soggiunse, tuttavia, che qualora la propostagli formazione fosse
+deliberata, egli proporrebbe per comandanti delle quattro divisioni,
+Nino Bixio, suo figlio Menotti, Nicola Fabrizi, e, questo solo
+basterebbe a nobilitare l’uomo, il generale Pallavicini, quel medesimo
+che l’avea ferito ad Aspromonte. Nè questo gli bastò, chè discorrendo
+della eventualità di combattere sopra un terreno più vasto, dichiarò
+che avrebbe tenuto a onore e fortuna singolari l’avere sotto i suoi
+ordini una divisione dell’esercito regolare, la quale ben pensava
+che a fianco dei suoi Volontari avrebbe rappresentato la più nobile
+incarnazione dell’unità della patria.
+
+E tutto ciò, meno gli ufficiali disertori, gli fu prontamente e
+largamente promesso; ma in qual misura al lungo promettere sia
+seguito l’attendere lo vedremo in appresso. Quanto poi al disegno
+generale della guerra, espresse, poichè erane richiesto, il suo
+parere, lasciando però anche intorno a siffatto argomento chiaramente
+trasparire che nessuno più di lui era alieno dall’imporre le proprie
+idee, e che unico suo pensiero in quella guerra era di servire il
+proprio paese e di combattere. A’ suoi occhi il concetto sul quale lo
+Stato Maggiore generale italiano pareva essersi già fermato, di agire
+sul Po allo scopo di girare il quadrilatero, distraendo l’attenzione
+del nemico con alcune dimostrazioni sul Mincio, era buono in massima;
+solamente alla sua felice riuscita credeva indispensabili due
+condizioni: che sul Po, d’onde doveva partire lo sforzo principale,
+fosse concentrato il grosso dell’esercito e che alla dimostrazione sul
+Mincio fossero assegnate poche divisioni, le quali più che a combattere
+dovessero pensare a muoversi e manovrare. Quanto poi a sè stesso,
+non negò di mirare ad una impresa più vasta ed arrischiata, meditata
+a lungo e del cui buon successo sentiva quasi di poter rispondere.
+«L’intendimento suo (lo diremo colle stesse parole della Storia
+ufficiale) non era già di tentare una punta della Dalmazia attraverso
+alle provincie slave del mezzodì verso l’Ungheria e porre piede
+nell’Istria alle spalle di Pola; ma sbarcare presso Trieste, occupare
+quella città e manovrare verso nord sul rovescio delle Alpi Giulie
+e Carniche per impadronirsi dei passi che dal Veneto conducono nelle
+valli della Sava e della Drava.[316]»
+
+Se non che avendo il colonnello Vecchi fatto considerare a Garibaldi
+che il Governo italiano non avrebbe potuto impegnarsi in quel progetto
+«se non a guerra cominciata, quando la situazione politica e militare
+si fosse rettamente disegnata,» (quando cioè l’esercito italiano fosse
+riuscito a postarsi gagliardamente nel Veneto, e la Confederazione
+Germanica, che la Prussia aveva interesse a non disgustare, avesse
+chiarito meglio i suoi propositi circa Trieste e l’Istria), il Generale
+si persuase subito della gravità di queste ragioni (specie della
+prima, che era la sola valida), e diede al suo interlocutore questa
+testuale risposta, che basta di per sè sola a qualificare i sentimenti
+con cui egli s’accingeva a quell’impresa: «Certamente ho anch’io,
+come gli altri, il mio piano di campagna. Espongo le mie idee, se
+sono consultato, e naturalmente ho piacere di vederle messe in opera;
+ma non farò mai difficoltà ad eseguire i comandi del capo supremo
+dell’armata.[317]»
+
+Siccome però il colonnello Vecchi aveva pure dovuto soggiungergli
+che, nel primo periodo della guerra, il Governo l’aveva destinato ad
+operare in Tirolo, donde soltanto nel momento in cui la spedizione
+transadriatica fosse matura avrebbe potuto essere richiamato, il
+Generale accettò tosto l’offertagli impresa e volgendosi senz’altro a
+studiare i mezzi che potessero agevolargliene la riuscita, «richiamava
+fin d’allora l’attenzione sulla necessità di provvedere alla difesa
+del Lago di Garda, consigliando di armare batterie potenti, anche
+fino a venti o trenta pezzi, su zattere da rimorchiarsi col mezzo di
+vapori o di canotti a remi, assicurando aver egli stesso impiegato
+un tale espediente con successo nel Plata. Consigliava pure, e
+vivamente raccomandava, che si riunissero sulle rive del Garda molte
+imbarcazioni, quand’anche si fosse dovuto trasportarle colla ferrovia
+da punti lontani, e ciò per transitare attraverso il Lago grosse forze,
+e prendere piede sulla sponda sinistra, nello scopo di facilitare il
+passaggio del Mincio all’esercito e di assicurare il possesso di quella
+regione collinosa, che forma il punto più debole del Quadrilatero.»
+
+E soggiunge il dotto ufficiale, da cui abbiamo tolto a bello studio
+queste parole: «e a nessuno sfuggì la saggezza di tale consiglio; ma
+la mancanza di tempo, la ressa, e tant’altre cagioni note e malnote
+impedirono di effettuarlo, sicchè (notevoli parole) mentre l’Austria
+signoreggiava il Lago di Garda colle fortificazioni di Peschiera e
+di Riva, ed una flottiglia di sei cannoniere e di due vapori a ruote,
+armate le prime di due pezzi ciascuna ed i secondi di sei pezzi, noi
+non avevamo sul Lago che cinque cannoniere male in arnese, armate
+ciascuna di tre pezzi; una sola di esse in buono stato, le altre
+inabili al movimento.[318]»
+
+Nè con questo vogliamo dire che seguendo quei concetti le fortune del
+1866 sarebbero state diverse; pur troppo gli spropositi commessi e i
+difetti apparsi nella preparazione e nella condotta di quella guerra
+furono tali che non si sa più quale disegno, per eccellente che fosse,
+avrebbe potuto dar la vittoria; a noi basti dire che le idee colle
+quali si combattè nel 1866 non furon quelle di Garibaldi, che nessuno
+de’ suoi consigli fu ascoltato, e nessuna delle sue proposte accolta e
+messa in atto.
+
+La campagna del 1866 fu in realtà la negazione di ogni concetto. Fra
+la dimostrazione sul Mincio e l’irruzione dal Po, fu scelto un mezzo
+termine che aveva i difetti di entrambi i sistemi, senza alcuno de’
+vantaggi che la scelta risoluta e l’attuazione compiuta d’un solo
+avrebbe portati seco. Le parti furono invertite: l’accessorio divenne
+il principale, e il principale l’accessorio; il passaggio del Po fu
+subordinato alla dimostrazione sul Mincio, la quale poi si mutò in
+un’irruzione; ma perchè anche la irruzione non era stata nè seriamente
+pensata, nè risolutamente voluta, nè convenientemente predisposta,
+si tramutò a sua volta in un’azione, anzi in una sequenza d’azioni
+imprevedute, estemporanee, sconnesse, che avrebbero reso difficile la
+vittoria anche ad un esercito più prode e più numeroso di quello che
+fu mandato a dar di cozzo ciecamente contro i colli di Sommacampagna
+e di Custoza, la mattina del 24 giugno. Che se a questo fondamentale
+errore si aggiunga la funesta dualità del comando e la discordia dei
+capi, con tutto il corteo degli equivoci, dei malintesi, dei puntigli,
+dei ripicchi che ne furono il naturale portato, si spiegherà ancora più
+facilmente, senza bisogno di acute disquisizioni strategiche, come una
+campagna che pareva vinta prima che intrapresa, cominciata con tanta
+superiorità di forze, e ardore di milizie, ed entusiasmo di popoli,
+esordisse da una sconfitta, indarno palliata col barbarico eufemismo
+d’_insuccesso_, e dopo una ritirata precipitosa senza ragione, e un
+lungo ozio senza scusa, finisse in una passeggiata militare senza
+gloria e in una conquista senza merito.
+
+
+XIV.
+
+Il 10 giugno, il generale Garibaldi, chiamato finalmente dal Ministero,
+s’imbarcava a Caprera sul _Piemonte_ (quello stesso auguroso piroscafo
+della spedizione di Marsala), e da Genova correva diritto in Lombardia
+a passarvi la prima rivista de’ suoi Volontari. L’11 era a Como; il 12
+a Monza, ove si ordinavano le guide, indi a Varese e Gallarate; il 13
+a Lecco; il 17 a Bergamo, dove s’era stabilito il deposito del primo
+battaglione Bersaglieri; e con quale entusiasmo d’amore l’accogliessero
+quei giovani che vedevano in lui la gemina personificazione della
+patria e della vittoria, lo si immaginerà di leggieri. I Volontari
+erano ancora nello scompiglio della prima formazione. I quadri erano
+tuttora incompiuti, scarseggiavano il vestiario e le buffetterie, un
+battaglione aveva le camice rosse e non i berretti, un altro le uose e
+non i calzoni: a tutti poi mancavano le armi; pure Garibaldi, anzichè
+crucciarsene, si compiaceva di quel disordine e vedendosi sfilar
+davanti quel carnevale bizzarro e pittoresco di tinte e di foggie che
+ormai era la veste abituale e caratteristica del garibaldino, esclamava
+gioiendo: «Non erano diversi i _Mille_.» A tutti però raccomandava la
+disciplina, l’esercizio al bersaglio, la scherma della baionetta; a
+tutti lasciava di quelle sue parole colle quali era solito da tant’anni
+a trascinarsi dietro la gioventù italiana; e a trasformare anche i
+più fiacchi e restii in anime d’eroi, pronti ad ogni cimento e ad ogni
+sacrificio.[319]
+
+Ma oramai, come egli stesso diceva, l’ora delle parole era passata
+e suonava quella de’ fatti. Il 19, cessate in Germania le incertezze
+che fino allora avevano tenuto in sospeso anche l’Italia, la guerra
+era deliberata: il generale La Marmora lasciava il Ministero per
+recarsi ad assumere il comando dell’esercito: le dieci divisioni del
+Mincio e le sette del Po si avvicinavano alle sponde de’ due fiumi
+apparecchiandosi al passaggio; e il generale Garibaldi da Brescia,
+dove aveva già stabilito il suo Quartiere generale, moveva col 1º
+reggimento (colonnello Corte), col 2º (colonnello Spinazzi) e col 1º
+battaglione de’ Bersaglieri (maggiore Castellini), i soli armati fin
+allora, moveva, dico, alla volta di Salò; allineandosi così all’estrema
+sinistra dell’esercito e prendendo in sua custodia i valichi della
+Valsabbia e della sinistra del Garda, primo passo alle operazioni in
+Tirolo. Ed anche Salò non era che una tappa. Esplorate egli stesso
+nella giornata del 21 giugno le posizioni intorno al Caffaro,[320]
+appena è raggiunto dal secondo reggimento ripiglia la sua marcia
+avanti; sicchè tra il 23 e il 24 viene a trovarsi con tutte le milizie
+di cui poteva pel momento disporre nei dintorni del Lago d’Idro,
+tra Hano, Vestone e Rocca d’Anfo, e all’indomani, nel giorno stesso
+di Custoza, spingere le sue teste di colonna al Ponte del Caffaro e
+a Monte Suello, prime chiavi di quel confine che era impaziente di
+varcare.
+
+Se non che nella sera stessa giungeva al Quartier generale di Salò,
+dove Garibaldi dimorava ancora, l’inaspettato annunzio dell’infelice
+giornata combattuta tra il Mincio e l’Adige, e nel mattino vegnente
+l’ordine di proteggere Brescia, anzi per dir la frase usata dal
+Quartier generale del Re, «di proteggere l’eroica Brescia.» E
+l’annunzio e l’ordine erano per il nostro Capitano due volte
+dolorosi: poichè alla trafitta ch’egli pure al pari d’ogni altro
+cittadino dovette sentire per quel primo infelice esperimento delle
+armi italiane, si associava nell’animo suo il rammarico di dovere
+abbandonare quelle due posizioni di Monte Suello e del Caffaro; la
+prima fortunatamente occupata senza colpo ferire, l’altra valorosamente
+difesa in quella stessa mattina del 25 contro un furioso assalto di
+nemici;[321] e perdute le quali non si sapeva quanto sangue sarebbe
+occorso a riconquistarle. Tuttavia non v’era luogo ad esitare, e
+Garibaldi s’apprestò ad eseguire l’ordine coll’usata sua energia
+e rapidità. Richiama in gran fretta le truppe accampate intorno
+ai confini, e le fa scendere a marcia forzata lungo la riviera del
+Lago; fa avanzare da Brescia a Lonato il 3º reggimento (colonnello
+Bruzzesi), che vi era appena giunto e appena vi aveva preso le armi;
+chiama contemporaneamente da Bergamo, per ferrovia, il 4º (colonnello
+Cadolini), di cui già aveva spedito il primo battaglione a custodia
+della Valcamonica minacciata da un’incursione austriaca, corre egli
+stesso nella sera del 25 a Lonato, e scorto a colpo d’occhio il partito
+che si poteva trarre da quella cerchia di contrafforti che girano
+dall’estrema punta occidentale del Garda ai poggi di Castiglione,
+scagliona colà tra Padenghe, Lonato e l’Esenta tutte le forze che può
+avere sottomano e si prepara a disperata battaglia.
+
+L’allarme fortunatamente fu vano. Il Generalissimo austriaco non aveva
+alcuna intenzione di rischiare in conflitti spicciolati la facile
+gloria del 24; e, da qualche scorribanda d’esploratori in fuori, si
+tenne serrato nel suo Quadrilatero, intento assai più a spiare le mosse
+del Cialdini che sperava avrebbe passato il Po e si sarebbe ingolfato
+nel dedalo d’acque del Polesine. Ma indarno: l’esercito del Mincio
+era già in ritirata sull’Oglio, disposto, pareva, a continuarla fino a
+Cremona; l’esercito del Po, per naturale conseguenza, contromarciava
+a sua volta per prendere posizione tra Bologna e Modena, e coprire
+Firenze; talchè tra il 27 e il 30 giugno non restarono più difaccia
+agli Austriaci che dieci o undicimila Volontari; più alcuni squadroni
+dell’esercito regolare volteggianti tra il Chiese e il Mincio, e, non
+si deve dimenticarlo, i petti dei Bresciani, risoluti, se lo straniero
+avanzasse fin sotto le loro mura, a rinnovare le fiere prodezze del
+1849.
+
+Al 1º luglio però erano giunti in Lombardia dal mezzogiorno tre dei
+cinque reggimenti che si organizzavano colaggiù; e poichè da un lato
+appariva manifesto che l’Arciduca Alberto non aveva alcuna intenzione
+di passare il Mincio e dall’altro contro simili scorrerie potevano
+bastare le nuove Legioni sopraggiunte, Garibaldi, d’accordo col
+Quartier generale, lascia una parte delle sue forze (terzo, sesto e
+nono reggimento) a guardia delle sue spalle, e a protezione di Brescia,
+tra Salò e Lonato; invia il quarto reggimento col primo battaglione
+Bersaglieri a rinforzare le difese della Valcamonica; e incamminasi
+egli stesso col primo e secondo reggimento e il 2º battaglione
+Bersaglieri (maggiore Mosto) verso il confine trentino per ripigliarvi
+le posizioni che Custoza, con tanto suo cruccio, l’aveva costretto ad
+abbandonare.
+
+
+XV.
+
+Ma anche il nemico non era stato inerte. Nel giorno stesso in cui
+Garibaldi si preparava a risalire la Valsabbia, l’Arciduca Alberto
+pensava ad un movimento generale di tutto l’esercito imperiale,
+talchè il dì appresso, 1º luglio, mentre i tre corpi del Quadrilatero
+passavano il Mincio sui quattro ponti di Peschiera, di Monzambano, di
+Borghetto e di Goito, il generale Kuhn, comandante il corpo austriaco
+di operazione in Tirolo, spingeva innanzi le teste delle sue colonne
+al di qua dello Stelvio, del Tonale e del Caffaro, preparandosi a
+riprendere l’offensiva ed a capitanare egli stesso col grosso delle sue
+forze una punta in Valcamonica.
+
+E in quale posizione sarebbero venute a trovarsi le milizie garibaldine
+non è chi non veda. Se l’esercito imperiale del Mincio avanzava ancora
+d’una tappa; se le colonne del generale Kuhn compivano la loro mossa,
+Garibaldi sarebbe stato o prima o poi inevitabilmente schiacciato.
+
+Fortunatamente l’Arciduca Alberto s’arrestò. In quel 1º di luglio
+pareva che tutti i campi fossero stati colti dalla febbre del
+movimento; e in quello stesso giorno anche il generale La Marmora,
+che comandava ancora la sinistra dell’esercito italiano, ordinava
+all’intero corpo del generale Della Rocca di ripassare l’Oglio ed
+il basso Chiese e di spingere una ricognizione, senza però impegnar
+alcun combattimento, fino al Mincio. Questa mossa, che nella mente
+del generale La Marmora doveva ridursi ad un semplice esercizio di
+gambe, anzi per usare la celebre frase, ad una mostra «tanto per
+far qualcosa;» questa mossa salvò Garibaldi. L’Arciduca Alberto,
+infatti, il quale a sua volta aveva varcato il Mincio senza scopo
+ben determinato e soltanto per muover campo e foraggiare alquanto sul
+territorio lombardo, veduta da un lato quella avanzata dell’esercito
+italiano sul Mincio, e dall’altro avuto sentore del riavvicinarsi
+di Cialdini alle sponde del Po, insospettito, non senza ragione,
+d’un ritorno offensivo che poteva coglierlo nel fianco e scalzarlo
+dalla sua base, deliberò subitamente di ritornar sui suoi passi, non
+solo riconducendo nei suoi alloggiamenti sulla sinistra del Mincio
+l’esercito del Quadrilatero, ma ordinando a Kuhn di fare altrettanto
+sulle Alpi, ripassando cioè il già varcato confine e riprendendovi le
+sue prime posizioni difensive.[322]
+
+Il generale Kuhn tuttavia, pur obbedendo agli ordini del suo
+Generalissimo e cominciando nel pomeriggio del 2 il suo movimento
+retrogrado, lasciò a guardia dello Stelvio a Sponda Lunga, del Tonale
+a Ponte di Legno, e del Caffaro a Bagolino e Monte Suello forti
+retroguardie che dovevano non solo proteggere la sua ritirata, ma
+disputare, se il destro si porgeva, con energici contrassalti il
+terreno e impedire l’avanzare degli assalitori.
+
+E nacquero da ciò i combattimenti del 3 e 4 luglio di Monte Suello e
+Vezza, che stiamo per raccontare brevemente.
+
+Infatti nel pomeriggio del 2 luglio, intanto che la Brigata Corte, 1º e
+3º reggimento, marciava alla volta del Caffaro, due colonne austriache,
+di cui ancora non era dato misurare la forza, scendevano in senso
+contrario, l’una da Moerno per Hano su Treviso, l’altra da Bagolino
+per Presegno su Lavenone, rendendo così inevitabile per l’indomani uno
+scontro. Nè il colonnello Corte pensò a fuggirlo; anzi rinforzate le
+sue avanguardie che già erano giunte a Ponte d’Idro, e mandate quattro
+compagnie col maggiore Salomone a girare per le pendici del Monte Berga
+le alture di Bagolino, si preparava cautamente al conflitto, quando
+Garibaldi, giunto nel frattempo a Rocca d’Anfo, venne a precipitarlo.
+
+Siccome le due colonne nemiche s’erano ripiegate l’una a Moerno e
+l’altra a Monte Suello, Garibaldi deliberò di non lasciar loro alcuna
+tregua, e inviate altre due compagnie di Bersaglieri da Rocca d’Anfo,
+guidate dai capitani Evangelisti e Bezzi, ad aggirare per la destra
+Monte Suello, senza nemmeno attendere che l’aggiramento fosse compiuto,
+ordinò al colonnello Corte di assalire di fronte la postura nemica e
+di espugnarla. Nè si può dire che ai Garibaldini scarseggiassero le
+forze; il colonnello Corte, non ostante i molti distaccamenti, aveva
+sempre sotto mano diciassette compagnie e una batteria da campagna; ma
+la postura nemica era gagliardissima; il Suello sbarra quasi a picco le
+due vie di Bagolino e del Caffaro; quattro compagnie di _Kaiser-Jäger_
+(800 uomini) lo custodivano, altre quattro compagnie di fanti ne
+guardavano i dintorni, e snidarli di lassù a punta di baionetta era
+difficile impresa. Ma Garibaldi, impaziente quel giorno e nervoso
+fuor dell’usato, non volle persuadersene, e se ne ebbe a pentire
+ben presto. Ordinato l’assalto, i Volontari si slanciarono animosi;
+impotenti a rispondere coi loro sfocati ferravecchi alle eccellenti
+carabine dei Tirolesi, non indietreggian per questo, e non ostante la
+grandine di fuoco che li fulmina e li dirada, avanzano, avanzano sempre
+e costringono ad ogni carica il nemico a cedere il passo, a risalire
+ancora più in alto per cercare una nuova trincea sulle vette del monte.
+Ma a tal punto anche le ultime forze degli assalitori vengono meno.
+Indarno Bruzzesi e Corte rianimano colla voce e coll’esempio la lena
+affranta dei loro valorosi; indarno gli ufficiali prodigano al fuoco
+le vite fiorenti; e Bottino muore, Vianello muore, Trasselli e Piazzi e
+Carlo Mayer e tant’altri cadono feriti sull’erta sanguinosa; indarno lo
+stesso Garibaldi urla, rampogna, tempesta; ferito egli stesso al sommo
+della coscia, è costretto a riconoscere la necessità della ritirata.
+Ritirata però compiuta col massimo ordine, colla faccia al nemico,
+e che avrebbe dovuto levargli dal capo ogni velleità d’inseguimento.
+Egli invece, illuso da quel movimento retrogrado, pensa scendere sulla
+strada del Caffaro, e, formandosi in colonna, passare a sua volta dalla
+difesa all’offesa. Fu il suo passo falso: chè sfolgorato di fianco dai
+quattro pezzi posti in batteria sui poggi di Sant’Antonio e ributtato
+di fronte dalle compagnie del terzo reggimento, fu costretto a riparare
+di nuovo, sanguinolento, dietro le roccie del Monte Suello, seminando
+il terreno di molti de’ suoi morti o feriti.
+
+La sera intanto era calata; i due campi stavan di fronte incapaci, sì
+l’uno che l’altro, di dare un passo avanti, quando le quattro compagnie
+del Salomone, mandate sin dal mattino a circuire la sinistra nemica,
+essendo apparse sulla cima del Berga, gli Austriaci temendo, a ragione,
+di vedersi all’indomani chiusa ogni via, abbandonarono nella notte
+stessa la forte posizione e raggiunsero su per le Giudicarie il loro
+Corpo principale.[323]
+
+Ma se il combattimento di Suello non fu per le armi garibaldine che
+uno scacco passeggiero, lo scontro di Vezza fu una vera sconfitta.
+Nel pomeriggio del 3 luglio i sei battaglioni confidati al colonnello
+Cadolini per la difesa della Valcamonica erano così distribuiti: il 1º
+battaglione Bersaglieri (maggiore Castellini), un battaglione del 5º
+reggimento (maggiore Caldesi) e due compagnie del 44º di Guardia mobile
+a Vezza sopra Edolo, a pochi chilometri dal Tonale; tre battaglioni
+del 5º reggimento, sotto gli ordini diretti dello stesso Cadolini, a
+Campolaro di fronte al passo di Croce Domini, sulla via che congiunge
+la Valcamonica alla Valtrompia.
+
+Ora la retroguardia austriaca rimasta di guardia al Tonale saputa la
+scarsa forza che le stava di fronte, obbedendo essa pure all’ordine
+di proteggere il concentramento generale della difesa del Tirolo
+con opportuni ritorni offensivi, deliberò di assaltare in Vezza
+l’accampamento garibaldino non tanto per aprirsi un varco a imprese
+maggiori, quanto per dare una scossa (frase prediletta del generale
+Kuhn) al suo nemico e togliergli la volontà di avanzar troppo
+sollecito. La mattina del 4 perciò una colonna di milledugento
+imperiali, scortati da due pezzi d’artiglieria, piomba su Vezza,
+e giovata dalla posizione infelicemente scelta dai difensori,
+dall’assenza del comandante in capo, dal dissenso dei due ufficiali che
+ne tenevano le veci[324] e infine dalla cieca avventatezza del maggiore
+Castellini, che a petto scoperto si precipitò sull’inimico; posti fuori
+di combattimento in men di tre ore, tra morti (14) e feriti (66) ben
+ottanta gregari, morto lo stesso Castellini che sconta eroicamente
+il temerario ardimento, morti il capitano Frigerio e il tenente
+Prada, costringe il rimanente, malgrado sforzi disperati di valore, a
+ripiegare su Edolo, per tornarsene poi nella sera medesima a Ponte di
+Legno assai malconcia essa pure, ma paga del piccolo e forse insperato
+trionfo.
+
+E con questo ultimo scontro, il periodo dei combattimenti difensivi
+delle milizie garibaldine in Lombardia era chiuso per sempre. Il 5
+luglio Garibaldi portava il suo Quartier generale da Rocca d’Anfo a
+Bagolino, e da quel giorno la campagna del Tirolo potè dirsi veramente
+cominciata. Prima però di narrarne le vicende ci conviene esaminare
+brevemente in quali condizioni Garibaldi la intraprendeva.
+
+Nella seconda settimana di luglio disseminati da Brescia a Lodrone e da
+Salò ad Edolo ubbidivano a Garibaldi quaranta battaglioni di fanteria;
+due battaglioni di Bersaglieri riuniti in dieci reggimenti e cinque
+brigate; tre batterie di artiglieria da campagna ed una da montagna;
+due squadroni di guide a cavallo; quattro compagnie di Zappatori,
+i quali sommati ai relativi corpi del treno, dell’intendenza,
+dell’ambulanza,[325] componevano un totale di trentottomila uomini,
+ventiquattro cannoni, dugento cavalli; non contati due piroscafi, dei
+quali uno solo poteva navigare, e sei barche cannoniere prive fino al
+6 luglio di cannoni e d’artiglieri, e ai quali era commesso non già di
+fare, ma di simulare la difesa del Lago di Garda.
+
+Ora nessuno negherà che una simile forza stimata alla sola stregua del
+numero e paragonata a quella del nemico non potesse dirsi soverchiante
+e quasi strapotente; soltanto a fare una forza non basta una massa,
+e il valore d’un numero non è determinato dal solo esponente. Che
+cos’erano in realtà quei trentottomila uomini? Come armati, come
+vestiti, come ordinati, come agguerriti? come comandati? Chi sa come
+sono nati i Volontari ha già sulle labbra la risposta.
+
+Per armi, i macchinosi schioppettoni d’ordinanza del 1866, inferiori
+anche al fucile ordinario austriaco, pressochè inservibili nella guerra
+alpestre, se già non poteva dirsi altrettanto in ogni sorta di guerra;
+incapaci poi di gareggiare nè da vicino, nè da lontano colle celebrate
+armi di precisione del nemico contro il quale perciò ogni garibaldino
+veniva a trovarsi in una necessaria e quasi organica inferiorità:
+quella stessa inferiorità a cui lamentò d’aver soggiaciuto l’austriaco
+contro il fucile ad ago del suo nemico di Sadowa.
+
+E pari all’armi veniva la perizia di chi doveva trattarle. Nè per
+colpa loro. Soldati improvvisati, sbalzati dopo un mese di caserma e
+una settimana di piazza d’armi, al campo; ignari moltissimi del come
+si caricasse uno schioppo; ignari parecchi di quel che uno schioppo
+si fosse; armati la più parte per via, spesso alla vigilia d’andare al
+fuoco; non esercitati al bersaglio, non addestrati alle marcie, nuovi
+affatto alla montagna, quei trentottomila uomini non rappresentavano
+una forza militare proporzionata al loro numero; essi erano tutt’al più
+un gran campo di reclute; il rudimento d’un mirabile esercito, atto a
+crescere e perfezionarsi più rapidamente di qualsivoglia altro, ma che
+fino al termine del suo tirocinio restava pur sempre fra le mani del
+suo Capitano uno strumento imperfetto, una lama mal temprata che egli
+era obbligato a trattare tanto più riguardosamente, quanto più delicata
+e gentile era la materia onde si componeva.
+
+E non si discorra degli ufficiali. Il modo usato nella loro scelta
+dà la norma della qualità loro. Scarsi di numero, lo erano ancora
+più di capacità. Non mancavano i buoni e nemmeno gli ottimi; ma la
+valanga dei mediocri, non senza mistura di pessimi, li soffocava.
+Sentivasi soprattutto (fatte qui pure le debite eccezioni) il difetto
+di ufficiali generali e superiori; più benemeriti la maggior parte
+per servigi resi alla patria che ragguardevoli per gesta militari.
+Come nei gregari così ne’ comandanti sovrabbondava il valore,
+scarseggiavano l’arte e l’esperienza. Molti non avevano mai tenuto
+un comando effettivo di truppe in campagna, e la stagion campale
+più lunga che avesser veduta era quella di Sicilia del 1860. Non si
+parli poi della guerra di montagna; era per essi un mondo nuovo; un
+continuo viaggio d’esplorazione in terra incognita, in mezzo alla quale
+avanzavan brancolando, interamente persi e disorientati. Nessuno, o,
+per non esagerare, ben pochi coloro che sapessero come coprirsi nelle
+marcie, guardarsi negli accampamenti, piantar un avamposto, misurare
+approssimativamente una distanza, leggere con certa sicurezza una
+carta. Anche ai migliori falliva in sulle prime il senso dell’insolito
+terreno sul quale eran chiamati a guerreggiare, e soltanto più tardi,
+dopo alcune settimane di lezioni, spesso dolorose, cominciavano
+ad acquistarlo. «Fate l’aquila,» diceva loro Garibaldi; ma quando
+principiarono a impararlo la guerra finì.
+
+E non eran queste sole le cagioni che scemavano il valore di quelle
+milizie in cui pure grandeggiavano tante nobili virtù; un’altra ve
+n’era, forse la più grave di tutte: la infelicissima composizione dei
+reggimenti, interamente disadatta alla guerra che dovevano combattere.
+Anche qui l’imprevidenza aveva cagionato la precipitazione e la
+precipitazione il disordine. A Garibaldi occorreva una formazione
+svelta, leggiera, elastica, atta alle marcie, ai volteggiamenti,
+alle sorprese della montagna; gli fu consegnata invece una compagine
+abborracciata di corpi mastodontei, taluno de’ quali toccava, tal
+altro superava i quattromila uomini, difficili a maneggiarsi in rasa
+campagna, ma che tra i picchi delle Retiche, in quella guerra quasi
+aerea di falchi e di camosci, diventavano per chi doveva comandarli
+un problema ed un impaccio incessante; una cagione quotidiana di
+quella lentezza, di quei ritardi, di quei contrattempi che, nei monti
+principalmente, o costano la sconfitta o fanno pagar più sanguinosa la
+vittoria.
+
+E a rendere più evidente quanto siamo venuti sin qui discorrendo, si
+volga uno sguardo al teatro nel quale Garibaldi era stato obbligato ad
+agire. A’ suoi occhi l’impresa del Tirolo non poteva esser condotta con
+rapidità e sicurezza, se non da chi avesse saputo a tempo assicurarsi
+la signoria del Garda. Però il consiglio da lui dato fin dal 10 maggio
+a Caprera di stabilirvi senza indugio una flottiglia di combattimento
+e di trasporto capace non solo di tener spazzato il Lago dalle navi
+nemiche, ma altresì, e più ancora, di tragittare sulla riva veneta
+quante forze fossero stimate espedienti così a penetrare nel Trentino
+per la valle del Sarca, come a dar la mano all’esercito italiano che
+vinta la linea del Mincio si fosse incamminato verso l’alto Adige.
+
+E in entrambi questi casi, sia che il buon consiglio fosse stato
+seguito, sia che l’eventualità fortunata si fosse verificata, i
+quarantamila Volontari non sarebbero stati più di troppo. Libero di
+spiegarli e di muoverli per le tre grandi vie dell’Oglio, del Chiese
+e dell’Adige, collegate tra di loro dalle squadriglie del Garda,
+Garibaldi avrebbe potuto trarre dal suo esercito numeroso tutto il
+frutto di cui era capace e marciare più rapidamente alla vittoria.
+Invece quel che accadde è noto. Il Garda abbandonato alla difesa di
+quattro o cinque squallide carcasse su le quali doveva essere gran
+mercè, non di cacciare, ma di fuggire alla caccia del nemico, fu
+in realtà e per tutta la durata della campagna un lago austriaco;
+dal Mincio, anzichè l’annuncio della vittoria, suonò il grido
+spaventato «d’un disastro irreparabile;» e per l’effetto combinato di
+quell’imprevidenza e di questa sventura, ogni possibilità di operare
+per la sponda orientale del Garda e per le due rive dell’Adige venne a
+fallir per sempre.
+
+Allora naturalmente non restò a Garibaldi che un partito:[326] tentare
+l’irruzione di fronte e prendere la strada più diretta e vicina,
+invadere il Tirolo per le valli del Chiese e di Ledro, e girati secondo
+i casi, o sforzati i forti che le sbarrano, salir in tre colonne per le
+Giudicarie la convalle di Conzei e la valle del Sarca nella direzione
+di Trento, sotto la quale avrebbe potuto dare una battaglia finale e
+decisiva con tutte le sue forze collegate.
+
+Però chi abbia percorso una volta sola quelle Alpi, od anche volga
+soltanto un’occhiata rapida alla loro Carta, comprenderà di leggieri
+che penetrare con quarantamila uomini nelle anguste gole di quelle
+vallate era quanto voler penetrar di colpo colla folla di Serse nella
+bocca delle Termopili.
+
+Nel primo istante, fino a che l’imbocco delle valli non fosse superato
+e gli invasori non avessero guadagnato tanto terreno da potervisi
+distendere e manovrare, l’avanzare per essi non poteva essere che assai
+lento e penoso, e piuttosto un tentar a destra e a manca mille sentieri
+e mille varchi, che un vero avanzare. Naturalmente in quelle strette
+non ci potevano capire che le teste di colonna; epperò si può affermare
+con tutta asseveranza che soltanto nel giorno in cui da un lato ebbe
+posato saldamente il piede all’imbocco delle Giudicarie e dall’altro
+colla presa d’Ampola afferrata la chiave della valle di Ledro; soltanto
+cioè tra il 17 e il 18 luglio, Garibaldi potè spiegare in linea tutte
+le sue forze e adoperarle utilmente.
+
+Ma se Garibaldi era assai men forte di quello che appariva, il suo
+avversario non era tanto debole quanto egli stesso voleva far credere.
+Il generale Kuhn non poteva disporre, è vero, che di diciassettemila
+uomini, trentadue cannoni e duecento cavalli; ma chi consideri come
+quei diciassettemila uomini erano comandati, istruiti ed armati, e
+quale rinforzo trovavano nel terreno stesso che dovevano proteggere,
+nell’indole stessa della guerra difensiva che dovevano combattere,
+vedrà la pretesa superiorità delle forze italiane scemare d’assai, e
+la partita de’ due contendenti, per un reciproco compenso di vantaggi e
+svantaggi, quasi pareggiarsi.
+
+Composti in gran parte di quei Cacciatori imperiali che l’Austria
+leva dal seno stesso del Tirolo, e i quali contendono agli Svizzeri la
+fama di migliori tiratori d’Europa; formati abilmente in quattro mezze
+brigate leggiere, di cui l’unità tattica predominante era la compagnia;
+spalleggiati e collegati tra di loro da due grosse brigate di riserva;
+armati di quei loro _Stutzen_ di precisione, che tra gli alpigiani
+tirolesi sono quasi un’arma tradizionale e domestica; protetti oltre
+che dai baluardi naturali del suolo, che è di per sè solo un grande
+campo trincerato, da un sistema di forti asserraglianti le principali
+arterie del paese (Lardaro nelle Giudicarie, Ampola e Ponal in Val
+di Ledro, Riva in quella della Sarca, Buco di Vela e Doblino presso
+Trento), quei diciassettemila combattenti potevano dirsi nel fatto
+raddoppiati e fino a che non li avesse raggiunti sulle loro rupi la
+baionetta garibaldina tenersi pressochè invincibili. Nè ciò basta
+ancora: li comandava uno de’ più abili uomini di guerra dell’Austria;
+quel generale Kuhn, che passa oggi ancora per uno de’ più dotti maestri
+della guerra di montagna,[327] il quale, accoppiando alla prodezza
+ed all’ingegno uno studio lungo e approfondito dello scacchiere che
+era chiamato a difendere, diventava anche per Garibaldi un avversario
+veramente temibile; il solo, forse, fra tanti che n’aveva scontrati in
+trent’anni di guerra, il solo degno di lui.
+
+E tuttavia la sorte preparava al Generale austriaco un altro immenso,
+inestimabile vantaggio: Garibaldi era ferito! Conviene aver veduto
+Garibaldi in campagna, conoscere il suo modo di guerreggiare,
+ricordarsi quale partito egli sapesse trarre dalla sua prediletta
+abitudine di salire ogni mattina il punto più culminante e sovente più
+avanzato della sua linea per esplorare le mosse e le posizioni nemiche,
+per comprendere tutto il valore di quella parola. La ferita era più
+molesta che grave; ma dapprima configgendolo in letto, poscia, durante
+la convalescenza, vietandogli l’uso del cavallo e non permettendogli
+altro modo di locomozione che la carrozza, si risolveva difatto per
+quell’uomo e quel Capitano in una vera e grossa infermità che lo
+paralizzava in uno de’ punti più vitali della sua energia.
+
+Ridotto a far la guerra, come suol dirsi, a tavolino, ed a fidarsi alle
+relazioni de’ suoi luogotenenti, che non sempre erano i più fedeli ed
+abili interpreti del suo pensiero; posto nell’impossibilità di essere
+egli il primo esploratore o la prima vedetta del proprio esercito, che
+tutto vede co’ suoi occhi, dirige colla sua voce, ravviva colla sua
+presenza, il Capitano del 1866 non era più in realtà che un Garibaldi
+dimezzato, uno spirito prigioniero del proprio corpo, privo degli
+strumenti principali del suo genio: il moto e la vista.
+
+Certo, che anche ferito e chiuso fra quattro pareti, l’occhio più
+vigile del suo campo era sempre lui. Quel che Garibaldi vedeva,
+concepiva, divinava anche dal fondo della sua cameruccia di Storo,
+è inenarrabile e forse incredibile. Col solo aiuto d’una Carta
+topografica egli passeggiava su per le creste e dentro i valloni
+del Tirolo meglio di quegli stessi ufficiali che pur v’andavano e ne
+venivano ogni mattina. Quante volte non lo udimmo noi stessi indicare
+un sentiero, rilevare una posizione, scoprire una scorciatoia che i
+suoi migliori luogotenenti non avevano talvolta nemmeno sospettata! Era
+una meraviglia incessante; e non esitiamo ad affermare che tra tutte
+le campagne combattute fino allora, quella in cui emerse maggiormente
+la potenza geniale del nostro Capitano fu quella del Tirolo. Soltanto
+era, come dicemmo, una potenza i cui effetti non potevano più farsi
+sentire colla rapidità ed efficacia con cui si fece sentire altra volta
+ad altri nemici, allorquando Garibaldi, in pieno possesso di tutte
+le sue membra e di tutte le sue forze, era il primo nelle marcie, il
+primo alle avanguardie, il primo alle scoperte, l’ultimo alle ritirate,
+e poteva col sussidio del suo colpo d’occhio maraviglioso confermare
+le ispirazioni della mente e vegliarne l’applicazione. Però ringrazi
+il generale Kuhn, il suo bravo _Kaiser-Jäger_ di Monte Suello: quella
+palla così bene aggiustata nella gamba del suo avversario gli vinse la
+migliore sua battaglia.
+
+
+XVI.
+
+Ed ora vediamo i due campioni alla prova. Il 6 luglio la posizione
+dei belligeranti era la seguente: Garibaldi col Quartier generale,
+il 1º reggimento ed il 2º battaglione Bersaglieri a Bagolino, e posti
+avanzati verso il Monte Brufione; il 3º reggimento al ponte del Caffaro
+con avamposti a Lodrone; il 2º tra Tremosine e Limone con avamposti
+verso il Monte Notta sul confine meridionale della Val di Ledro; il
+7º e l’8º scaglionati lungo il Garda tra Salò e Gargnano; il 6º e il
+9º in marcia da Salò a Vestone; il 5º e il 10º ancora in formazione
+ai due depositi di Varese e di Barletta; il 4º finalmente col 1º
+Battaglione bersaglieri e un battaglione di Guardie nazionali tra Edolo
+e Incudine a custodia della Valcamonica. Nel campo opposto invece il
+generale Kuhn col suo quartiere e la brigata di riserva Kaim (6921
+uomini, 12 cannoni) a Bad Comano; la mezza brigata Metz (950 uomini,
+4 cannoni) allo Stelvio, coll’appoggio al forte Gomogoi; la mezza
+brigata Albertini (1700 uomini, 4 cannoni) al Tonale coll’appoggio al
+forte Strino; la mezza brigata Höffern (1800 uomini, 4 cannoni) nelle
+Giudicarie col grosso nei dintorni di Daone; l’avanguardia tra Cimego
+e Condino, appoggiata al forte Lardaro; la brigata Thour (1500 uomini,
+4 cannoni) a Tiarno, al punto d’incidenza della Valle di Conzei in
+quella di Ledro, appoggiata a destra dal forte d’Ampola, ed a sinistra
+da quello del Ponal; infine la brigata di riserva Montluisant (3500
+uomini, 4 cannoni) scaglionati in seconda linea tra le Arche e Fiavè,
+postura centrale tra le Giudicarie, Val di Ledro e la Valle del Sarca,
+e collegata a sua volta all’altra più grossa brigata di riserva Kaim,
+accantonata, come dicemmo, nei dintorni di Bad Comano, colle spalle
+ai forti di Buco di Vela e di Doblino, e che veniva a costituire una
+specie di terza linea o riserva generale in grado di proteggere o
+rinforzare al bisogno tutte le altre.[328]
+
+Per alcuni giorni i due campi stettero guardandosi senza dare un passo
+innanzi nè l’uno, nè l’altro. Evidentemente nessuno dei due Generali
+aveva formato il proprio definitivo disegno, e intanto andavano
+tasteggiandosi con scorrerie e ricognizioni; l’austriaco per iscoprire
+da qual parte gli potesse venire l’assalto principale; l’italiano per
+istudiare in qual punto gli convenisse meglio tentarlo.
+
+Il 7 luglio però avendo il 3º reggimento respinto una ricognizione
+della mezza brigata Thour che s’era inoltrata a Lodrone, e tre giorni
+dopo, sotto gli occhi stessi di Garibaldi, ributtato ancora più
+brillantemente un secondo assalto della stessa brigata inseguendo
+i fuggenti fino al di là di Darzo; il generale Kuhn ordinò alla
+brigata Höffern di abbandonare interamente la destra del Chiese e di
+concentrarsi tra Lardaro e Tione, perno della difesa nelle Giudicarie.
+In conseguenza di ciò Garibaldi non ebbe più ad esitare: e spinti da
+un lato i suoi posti avanzati fin presso Condino; dall’altro fatto
+occupare l’ingresso del vallone d’Ampola, andò a piantare il 13 sera
+il suo Quartier generale a Storo al bivio delle due vallate principali
+per cui doveva operare. E con questa mossa la campagna del Tirolo entrò
+nella sua fase più operosa e decisiva.
+
+Ma nemmeno il generale Kuhn era uomo da restare lungamente inerte;
+e però appena vide il rapido, troppo rapido forse, avanzare della
+brigata Nicotera sulla strada delle Giudicarie, divisò di andarle
+incontro a sua volta e con un energico attacco darle una buona
+scrollata e costringerla ad arrestarsi. E ad incuorarlo nell’impresa,
+oltre la massima troppo da lui predicata ne’ suoi libri per non
+essere confermata coll’esempio, che la migliore delle difese sta in
+un energica offesa, cospiravano in quel caso le sviste tattiche dei
+suoi avversari. Infatti mentre il colonnello Nicotera commetteva lo
+sbaglio di allungar troppo la propria linea in fondo alla valle senza
+occupare di pari passo le alture che la fiancheggiano, l’ufficiale
+incaricato di custodire gli sbocchi di Val d’Ampola[329] aveva
+dimenticato nientemeno, non ostante le istruzioni precise di Garibaldi,
+di assicurarsi il possesso di Monte Giovo e Rocca Pagana, il nucleo più
+eccelso dei passi che da Ampola per Val di Buono menano nella valle del
+Chiese dominante insieme le strade di Condino, di Storo e di Ampola,
+e fino a quel giorno la chiave delle posizioni occupate dall’esercito
+garibaldino in Tirolo.
+
+
+XVII.
+
+Nella sera del 14 pertanto il generale Kuhn aveva già riunito nelle
+alte Giudicarie tra Roncone e Lardaro il grosso delle sue forze, e
+dato verbalmente a’ suoi luogotenenti le istruzioni per la battaglia
+dell’indomani. Il colonnello Montluisant, composta una colonna di
+dieci compagnie, doveva attaccare il centro garibaldino di fronte
+per la strada principale Lardaro-Condino ed ai fianchi per Val di
+Buono e Cologna sulla sinistra, e Prezzo e Castelert sulla destra del
+Chiese. Il colonnello Höffern, forte esso pure di dieci compagnie e
+una batteria, marciando obliquamente da Daone verso Narone-Clef doveva
+assalire l’estrema sinistra italiana scaglionata da Brione ai varchi
+del Brufione. Il maggiore Grünne (subentrato al colonnello Thour
+nella valle di Ledro) preso seco sei compagnie della sua brigata,
+lasciato il rimanente a rinfranco del forte d’Ampola e a guardia della
+Valle di Conzei, doveva afferrare i passi di Monte Giovo e di là tra
+Condino e Storo compiere l’avviluppamento della destra garibaldina.
+Infine la brigata di riserva Kaim, chiamata essa pure fino dal 14 a
+Stenico, doveva scendere colla sua avanguardia verso Prezzo e Cotogna e
+appoggiare, occorrendo, l’azione generale.[330]
+
+E, lo vede ognuno, non si trattava, come fu detto, di una semplice
+ricognizione; si trattava d’un attacco in piena regola, eseguito con
+tutto il nerbo delle forze di cui gli imperiali potevano disporre
+nel Trentino meridionale; e che riuscendo a seconda poteva avere per
+effetto di ricacciare Garibaldi fuori delle Giudicarie e strappargli di
+mano il prezzo di dodici giorni di fatiche e di lotte.[331]
+
+Fortunatamente il disegno gli fu guasto, non oseremmo dire dall’arte,
+ma dalla costanza e prodezza degli avversari. Nel frattempo avendo
+il brigadiere Nicotera ripetuto l’errore di spingersi troppo innanzi,
+facendo occupare il ponte di Cimego senza munire di conserve le alture
+che lo dominano, avvenne che lo scontro fu anticipato di qualche ora,
+e in posizione, per l’Austriaco, più vantaggiosa di quello che per
+avventura avesse sperato. Infatti tra le 7 e le 8 del 16 mattina,
+il fuoco era cominciato; ma anche i Volontari, finchè non l’ebbero
+che di fronte, vi risposero bravamente. In brev’ora però assaliti da
+ogni parte, stipati in una specie di pozzo, dall’alto del quale li
+saettava una grandine di palle; posti nell’impossibilità di muoversi,
+nell’impossibilità di ribattere, anche i più valorosi principiarono
+a balenare. Fu allora che il maggiore Lombardi, anima bresciana
+d’eroe, visto che il nemico poteva da un istante all’altro chiudere la
+ritirata, si slancia, con quanti hanno cuore di seguirlo, nel Chiese
+colla speranza di arrestare l’avanzare del nemico che dalle vette di
+Cologna s’innoltrava continuo serrando sempre più dappresso il ponte di
+Cimego. Nè il sagrificio grande fu del tutto sterile. Molti travolse
+la corrente; molti abbattè la carabina de’ Cacciatori; lo stesso
+Lombardi, già superata la sponda, colpito alla fronte suggella col
+sacrificio della nobile vita il magnanimo ardimento;[332] ma intanto la
+mossa attorniante del nemico è rallentata; la strada della ritirata è
+aperta: i Volontari possono ripiegare, in iscompiglio, ma non in fuga,
+sopra Condino, dove, spalleggiati dai rinforzi accorrenti da Storo e
+da Darzo, e più ancora rinfrancati dalla presenza di Garibaldi stesso,
+accorso in carrozza al primo fragore delle fucilate, ponno ancora far
+testa e ristorare la pugna.
+
+Intanto però anche la colonna austriaca venuta di Val di Ledro aveva
+compiuto il suo movimento; e mentre una frazione di essa, capitanata da
+quello stesso Gredler che aveva fatto così bella difesa a Monte Suello,
+s’innoltrava per le balze del Giovo fino alla chiesetta di San Lorenzo,
+d’onde poteva bersagliare al coperto la strada di Condino e il Ponte
+di Darzo; un altro distaccamento s’inerpicava fino al sommo di Rocca
+Pagana tempestando de’ suoi proiettili le vie di Storo e persino il
+cortile del Quartier generale di Garibaldi. Il momento era critico: per
+fortuna Garibaldi era là; una mezza batteria, opportunamente appostata
+e validamente sostenuta da alcune compagnie del 9º reggimento, arresta
+la colonna di San Lorenzo: un’altra colonna di Volontari del 7º si
+avanza a cerchio contro Rocca Pagana e ne risospinge gli occupatori;
+finchè dopo alcune ore di contrasto, il nemico che di fronte aveva
+guadagnati appena pochi palmi di terreno al di qua di Cimego, visto
+il fallimento del premeditato aggiramento; udita la notizia che anche
+la brigata Höffern, attardatasi fra i gioghi dei monti, era stata
+anche meno fortunata delle sue compagne; il nemico, diciamo, checchè
+abbia potuto dire e scrivere in appresso per giustificare la sua
+risoluzione,[333] comandò la ritirata su tutta la linea.
+
+Non per questo il 16 luglio andrà scritto ne’ fasti garibaldini. Esso
+fu una di quelle dubbie giornate in cui ciascuna delle due parti si
+appropria con pari ragionevolezza la vittoria. I volontari trovaronsi
+signori del combattuto terreno, ma lo pagarono con sacrifici di sangue
+maggiori del compenso: gli Austriaci non ebbero a dolersi che di
+pochissime perdite, e videro per alcuni istanti le spalle de’ loro
+avversari; ma non poterono conservare il campo di battaglia e furono
+costretti di rinunziare al principale disegno pel quale s’erano mossi.
+
+
+XVIII.
+
+Oltre di che il combattimento di Condino non ritardò d’un giorno
+solo, una sola delle operazioni garibaldine.[335] Non a settentrione
+della Val di Ledro, dove il forte d’Ampola investito gagliardamente
+dall’artiglieria italiana fin dal 17 mattina, dopo due giorni di
+valida, ma inutile resistenza capitolava a discrezione;[336] non
+a mezzodì della Valle, dove il colonnello Spinazzi dopo un breve e
+felice scontro s’impadroniva del passo di Monte Notta e si sgombrava
+il cammino fino al Lago di Ledro; non nelle Giudicarie, dove Garibaldi
+aveva già fatto riprendere Cimego, ed occupare, mercè un’ardita
+sorpresa dei due battaglioni del 9º reggimento, Friggesy e Cairoli,
+quel Monte Giovo, che egli fino al risveglio del 16 aveva sempre
+creduto in mano de’ suoi e che costituiva, siccome dicemmo, il pernio
+delle comunicazioni tra la sinistra, la destra e il centro garibaldino
+e il loro baluardo più forte e più avanzato.
+
+E poichè questi tre fatti quasi simultanei, l’occupazione di Monte
+Giovo, la presa di Monte Notta, e la caduta d’Ampola, aprendo ai
+Garibaldini gli sbocchi principali di Val di Ledro avevano obbligata
+la brigata Grünne ad abbandonare tosto Bezzecca, epperò anche l’imbocco
+della Valle di Conzei, e la strada del Ponal e di Riva; così Garibaldi
+ne approfittò tostamente ordinando alla brigata Haug di occupare col 5º
+e 7º reggimento le posizioni testè sguernite dal nemico, facendone al
+tempo stesso appoggiare il movimento in avanti dal 9º reggimento sceso
+dal Giovo ad occupare Tiarno e dal 2º reggimento Spinazzi invitato a
+scendere verso Ledro.
+
+Ma tra l’antico Guerrillero e il Maestro della guerra di montagna il
+duello era infaticabile. Nel giorno stesso in cui Garibaldi pensava ad
+avanzare da un lato, il generale Kuhn molinava d’assalirlo dall’altro.
+Saputo infatti che quella spedizione di Val Sugana che gli era fatta
+presentire fin dal 16 luglio era ancora lontana, e che in ogni caso non
+avrebbe potuto essergli addosso prima di tre o quattro giorni, concepì
+il disegno, non privo d’audacia, di giovarsi di quel frattempo per dare
+prima un’altra delle sue batoste a Garibaldi, eppoi voltarsi con tutte
+le sue forze contro il suo luogotenente che s’avanzava dalla Brenta.
+Però staccate alcune truppe e artiglierie a rinforzo delle piccole
+brigate destinate a custodia degli sbocchi di Val d’Arsa e Val Sugana,
+compose nuovamente col resto delle sue truppe due colonne mobili; l’una
+delle quali, forte di seimila uomini sotto gli ordini del generale
+Kaim, doveva per le Giudicarie attaccare la sinistra e il centro
+garibaldino, mentre l’altra, grossa di quattromilacinquecento uomini e
+quattro pezzi, capitanata dal Montluisant, piombando per Val di Conzei
+tra Tiarno e Bezzecca, doveva sfondarne la destra, e di là convergendo
+su Ampola e Storo dar la mano alla colonna scendente per Val di Chiese
+e con forze riunite schiacciare il nemico.
+
+Il giorno prestabilito al nuovo assalto fu il 21 luglio. Il corpo
+Montluisant, al quale spettava evidentemente lo sforzo principale,
+doveva scendere in due colonne (Krynicki alla sua destra, Grünne alla
+sinistra) su Val di Conzei, e appoggiato da una terza colonna che
+aveva l’ordine di sboccare da Riva, pigliare Bezzecca da tre parti
+e sgominarne i difensori. Ed anche in quel giorno accadde quel che
+vedemmo nella giornata di Condino.
+
+Il generale Garibaldi non aveva preveduto l’attacco; il generale Haug,
+che aveva l’ordine di arrestarsi a Bezzecca, volle spingere il 5º
+reggimento a Locca dentro la Valle di Conzei; il colonnello Chiassi si
+credette a sua volta in dovere di proteggere la sua fronte avviando
+innanzi un battaglione d’avanguardia fino a Lensumo, e proprio nel
+momento in cui quel battaglione stava per prendere posizione al di
+là di Lensumo era colto di sorpresa dalla colonna di sinistra del
+Montluisant (maggiore Grünne) e in parte fatto prigioniero, e in parte
+ributtato in grande disordine sopra Locca.
+
+Ma anche Locca era una posizione infelicissima, e se n’avvide tosto il
+bravo Chiassi, il quale, assalito di lì a poco e avvolto da ogni parte
+da entrambe le colonne di Montluisant, dopo non lungo e assai disuguale
+combattimento fu ricacciato a sua volta sopra Bezzecca lasciando per
+via, morti, o feriti, o prigionieri, alcune centinaia dei suoi.
+
+Non per questo il prode Colonnello smarrì l’animo invitto, chè presa
+posizione all’ingresso di Bezzecca tra la chiesa e il cimitero,
+sostenuto soltanto da due pezzi dell’artiglieria regolare e da
+alcuni manipoli dei Bersaglieri di Mosto, si accinse ad una seconda
+e più disperata difesa. Indarno. Le armi di precisione, le posizioni
+dominanti, la conoscenza dei luoghi, lo scompiglio introdottosi nelle
+file garibaldine sin dal principio dell’azione, davano al nemico tale
+vantaggio che la resistenza non poteva esser lunga.
+
+I Garibaldini facevano prodezze; ma cannoneggiati da ogni parte da una
+numerosa artiglieria, costretti come al solito a guardar con le inutili
+armi al braccio un nemico quasi invulnerabile, che dall’alto delle sue
+roccie li bersagliava come selvaggina al fermo e li decimava, circuito
+in breve dalla colonna Krynicki il poggio della Chiesa estremo baluardo
+della difesa, e minacciata da quella del Grünne la stessa via di
+Bezzecca, tornarono nuovamente in fuga precipitosa fin dentro le case
+del villaggio, sul quale già calavano urlando vittoria i Cacciatori
+nemici.
+
+Chiassi però, travolto suo malgrado dall’onda rigurgitante de’ suoi,
+non vuol disperare ancora; ma nel punto in cui tenta far argine colla
+voce e coll’esempio alla rotta e raccogliere intorno a sè un manipolo
+de’ più risoluti per tentare un ultimo disperato contrassalto, una
+palla lo coglie al petto e lo stramazza morto sul campo.[337]
+
+In quel momento, circa le otto, arrivava da Tiarno il generale
+Garibaldi. Era, s’intende, in carrozza, costretto perciò a restar
+sulla strada, posto nell’impossibilità di abbracciare da un punto
+eminente tutto il campo di battaglia. Pure quello che non poteva
+vedere indovinò, e diede immantinente i suoi ordini come se tutta la
+situazione gli stesse spiegata innanzi sopra una carta. Menotti con
+quanto ha sottomano del 9º reggimento piombi da Tiarno sulla destra del
+nemico; il colonnello Spinazzi sbocchi da Molina e lo avvolga per la
+destra; il 7º reggimento e i rotti avanzi del 5º e dei Bersaglieri si
+slancino di fronte e tutti insieme riprendano ad ogni costo Bezzecca,
+chiave della posizione, premio supremo della vittoria.
+
+Menotti, impedito dai sentieri torti e malagevoli, tarda a comparire
+in linea; Spinazzi, o ricevesse tardi o fraintendesse l’ordine, non
+compare affatto: gli Austriaci frattanto non solo si son resi padroni
+incontrastati di Bezzecca, ma già sboccano fuori del villaggio, già
+coronano le alture circostanti di artiglierie e si preparano ad un
+terzo e finale attacco contro l’estrema linea garibaldina. Stringeva
+il pericolo: la strada di Tiarno è tempestata dai proiettili nemici,
+e Garibaldi vi è il più visibile e cercato bersaglio. Le palle
+sibilano, guizzano, rimbalzano, ravvolgono in un nembo di polvere
+la sua carrozza; uno de’ cavalli è già ferito: una delle guide a
+cavallo (Giannini) che la scortano è morta; i suoi aiutanti Cairoli,
+Albanese, Damiani, Miceli, Cariolato, Civinini gli fanno scudo de’
+loro corpi, tentano strapparlo da quel posto mortale e salvar lui, se
+non è possibile salvar la giornata. Ma Garibaldi ha sul volto la calma
+delle tragiche risoluzioni: la calma del Salto, e di Calatafimi: «Là
+si vince o si muore.» Sordo ai consigli, insensibile al pericolo, tutto
+assorto nelle peripezie della pugna, fa avanzar al galoppo la batteria
+di riserva ed ordina al maggiore Dogliotti, eroico in quel giorno,
+di convergere i suoi fuochi principalmente su Bezzecca, additandogli
+egli stesso, con colpo d’occhio maestro, la posizione più propizia
+all’appuntamento dei pezzi. «Però mi ci vorrà più di mezz’ora!...»
+grida il bravo Dogliotti...: «Fate più presto che sia possibile,»
+esclamò Garibaldi: «mi troverete qui vivo o morto.» E le otto bocche
+stupendamente dirette dal Dogliotti producono tosto il loro terribile
+effetto; il nemico sfolgorato dentro Bezzecca, ributtato sulla via dai
+bravi del 7º reggimento, ben presto colto di fianco dal 9º reggimento,
+è costretto ad arrestarsi, a ripiegar su Bezzecca ed a provvedere a
+sua volta alla difesa. Ma nulla è fatto se Bezzecca non è ripresa, ed
+è quello l’ultimo sforzo della battaglia. Garibaldi lo vuole: ogni
+bravo lo ascolta. Ed ecco Menotti, Canzio, Ricciotti, Bedeschini,
+Rizzi, Mosto, Antongini, Pellizzari, improvvisata una falange coi
+più volonterosi di tutti i corpi, lanciarsi tutti insieme, intanto
+che il cannone del Dogliotti manda in fiamme Bezzecca, a testa bassa,
+al passo di corsa, al grido d’Italia e di Garibaldi, sul villaggio,
+e scacciarne, dopo una lotta corpo a corpo, gli ultimi difensori,
+inseguirli colla baionetta alle reni fino al di là di Enguiso e di
+Lensumo alle falde del Monte Pichea d’ond’erano discesi.
+
+E poichè nell’ora stessa anche la colonna Kaim, che doveva scendere
+in Val di Chiese, avea trovato i Garibaldini pronti a riceverla e dopo
+breve avvisaglie era stata respinta su tutti i punti, così la vittoria
+del 21, facile a Condino, contrastata e sanguinosa a Bezzecca, fu
+compiuta su tutta la linea.[338]
+
+
+XIX.
+
+E però resterà sempre inesplicabile come gli storiografi austriaci
+persistano a negarla.
+
+ [Illustrazione: Schizzo topografico delle operazioni di
+ Garibaldi nel Trentino — 1866]
+
+La battaglia cominciò avversa ai Garibaldini; le loro perdite furono
+gravissime; il numero de’ prigionieri fu dura e non immeritata
+lezione.[339] Nessuno pensa a contrastare nè il valore degli Imperiali,
+nè, sia pur detto, l’inferiorità del loro numero (largamente compensata
+però dalla superiorità delle armi); ma infine ogni battaglia è un
+succedersi alternato di rovesci e di trionfi, dei quali il trionfo o il
+rovescio finale rimane l’arbitro supremo. E il successo finale fu (come
+negarlo?) avverso agli Austriaci. Essi volevano scacciar Garibaldi
+dalle soglie della Valle di Conzei e di Ledro, e non vi riuscirono:
+essi volevano romperne le due ale, sfondarne il centro, ributtarlo al
+di là di Storo, e non vi riuscirono: ad essi il vanto d’aver preso alle
+nove Bezzecca; a Garibaldi la gloria d’averla ripresa a mezzogiorno per
+non perderla più.[340]
+
+Fu quella l’ultima prova dei Garibaldini in Tirolo. Al 23 mattina il
+generale Kuhn, avvertito del rapido avanzar di Medici, volgeva contro
+il nuovo suo avversario il grosso delle sue forze non lasciando in
+faccia a Garibaldi che i presidii dei forti e pochi distaccamenti di
+sostegno, e nel giorno stesso il condottiero dei Volontari tuttora
+ignaro di questo movimento spingeva innanzi tutta la sua linea,
+occupando sopra Val di Conzei, Campi, serrando più dappresso Riva,
+trasportando nelle Giudicarie il Quartier generale a Cologna, e
+cominciando l’investimento di Lardaro. Se non che, il 25 mattina,
+quando tutto era pronto nel campo garibaldino per il bombardamento
+di quel forte e per un altro passo in avanti verso la Sarca, giungeva
+l’annunzio del primo armistizio di otto giorni, prodromo manifesto di
+tregua più lunga e forse della pace.
+
+Quel che sarebbe avvenuto se la guerra avesse continuato a nessuno
+è dato profetare. Probabilmente il Medici, che era ad una marcia
+da Trento, vi sarebbe entrato prima e senza Garibaldi; se no, e
+nell’ipotesi che il Kuhn avesse potuto protrarre la resistenza,
+Garibaldi in pochi giorni avrebbe dato la mano al suo Luogotenente;
+e nell’uno e nell’altro caso stretto in un anello di ferro il loro
+nemico, e compiuta in pochi giorni la conquista del Trentino.
+
+Certo da quel fatale 25 luglio cominciava per Garibaldi il periodo
+più brillante e fruttuoso. Padrone oramai delle due valli principali
+che dal Garda rimontano a Trento e delle convalli finitime; libero
+di spiegare di fronte, sopra uno scacchiere tutto suo le proprie
+forze e di marciare in battaglia contro un nemico inferiore di numero
+e che veniva a perdere la sola superiorità fino allora goduta del
+terreno propizio, Garibaldi avrebbe certamente dovuto dare o sostenere
+contro il suo intraprendente nemico un’altra e più grossa battaglia;
+ma sarebbe stata finale e decisiva, e a quali braccia si sarebbe
+concessa la vittoria non è difficile il prevedere. Tutto fino allora
+gli era stato contrario: l’imperizia degli ufficiali, l’inesperienza
+delle milizie, l’inefficacia delle armi, persino la soverchianza del
+numero, nel quale aveva trovato assai più un inciampo che un aiuto. E
+nulla ridiciamo di quella ferita che gli rubò metà della sua forza e
+costrinse lui, il più attivo forse e onnipresente dei Capitani moderni,
+a far la guerra sopra una carta topografica, o dal fondo d’una carrozza
+accomodata a lettiera.
+
+Pure se non stupì novellamente il mondo con strepitose vittorie,
+non allegrò nemmeno i suoi nemici con alcuna sconfitta. Lentamente,
+ma assiduamente fece ogni giorno un passo innanzi e dal terreno
+conquistato nemmeno l’arte del suo valente avversario valse a
+sradicarlo. Non corse come Joubert nel 1797; ma non ebbe neanche, come
+Joubert, le spalle sicure da ogni minaccia, la larga valle dell’Adige
+per linea d’operazione, i vincitori di Millesimo, di Castiglione e di
+Rivoli per soldati, la floscia inettitudine dei Kerpen e dei Laudon
+per avversaria, le vittorie di Bonaparte e di Massena per esempio ed
+incitamento. Non corse, perchè, come disse egli stesso, «su per le
+montagne non si corre;» ma in quindici giorni s’era posto già in grado
+di prendere con maggior energia l’offensiva su tutta la linea, e in
+meno di venticinque sarebbe stato probabilmente padrone di Trento.
+
+«Noi conveniamo (dice uno storico militare)[341] che la campagna
+garibaldina del 1866 rassomiglia poco a quella del 1860, non solamente
+rispetto ai frutti raccolti, ma eziandio rispetto alle operazioni in sè
+stesse. Tuttavia essa ebbe un merito che forse nessuna delle operazioni
+più brillanti di Garibaldi potè vantare: fu più ordinata e, nonostante
+la massa considerabile delle forze, più metodica di qualsivoglia sua
+impresa. Sembra invece che alla maggior parte de’ suoi subalterni
+sia mancata la conoscenza del mestiere e soprattutto la pratica di
+quelle tre colonne con avanguardia e riserva, così ben conosciuta
+dai Prussiani, necessaria in montagna anche più che in pianura, e
+che convenientemente usata avrebbe risparmiato alle sue masse, il più
+delle volte rinserrate entro strette angustissime, il fuoco micidiale
+dei fiancheggiatori nemici, lasciati troppo liberi nei loro movimenti
+d’aggiramento sulle alture circostanti.
+
+»Quando pertanto si tenga conto di questa circostanza, lieve
+all’aspetto, ma importantissima a spiegare le gravi perdite toccate;
+quando si tenga conto altresì dell’inferiorità relativa dei Corpi
+volontari rispetto al materiale; dello scarso appoggio loro prestato,
+contro ogni aspettazione, dalle popolazioni trentine; del formidabile
+avversario da essi trovato nel corpo del generale Kuhn; nel difetto
+d’una flottiglia dominante sul Lago di Garda; infine del subitaneo
+troncarsi della campagna, si deve riconoscere che le operazioni di
+Garibaldi, sebbene all’apparenza non abbiano conquistato che poche
+leghe di territorio nemico, son ben lontane dall’offrire alcun appiglio
+di biasimo o di sprezzo. Esse diedero dei risultati sostanzialmente
+utili e non certamente ingloriosi: esse fecero testimonianza in ogni
+caso della stessa virile tenacità, del medesimo eroico slancio di
+cui avevano dato tante volte prova i Volontari, dietro l’esempio
+dell’illustre loro Capitano.»
+
+E con questo giudizio del dotto ufficiale chiudiamo il nostro. Il 3
+agosto la sospensione d’armi era prolungata d’un’altra settimana, e
+il 10 dello stesso mese il generale Garibaldi riceveva dal generale
+La Marmora il seguente telegramma: «Considerazioni politiche esigono
+imperiosamente la conclusione dell’armistizio per il quale si richiede
+che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo, d’ordine del Re.
+Ella disporrà quindi in modo che per le ore quattro antimeridiane di
+posdimani 11 agosto le truppe da lei dipendenti abbiano lasciato le
+frontiere del Tirolo. Il generale Medici ha dalla sua parte cominciato
+i movimenti.»
+
+Quale scossa abbia provato in quel momento il cuore dell’Eroe, lo
+storico può indovinarlo, ma affermarlo con certezza non può. Forse
+le vergogne immeritate di Custoza e di Lissa; la Venezia accettata
+come una elemosina dalle mani straniere; il Trentino perduto; Trieste
+abbandonata; il confine orientale d’Italia aperto da tutte le parti;
+tanto eroico fiore di giovani vite inutilmente sacrificato, tutto
+ciò passò come nembo di foschi fantasmi sull’animo di Garibaldi e vi
+suscitò in tumulto i pensieri da anni soffocati dell’antica rivolta;
+ma al tempo stesso un pensiero più alto, uno spettro più terribile si
+levò contro lo stuolo delle maligne tentazioni e le fugò in un istante.
+Garibaldi non tradì nemmeno ai più intimi la sua interna tempesta;
+tranquillo prese la penna e rispose egli stesso al La Marmora questa
+sola parola: «Obbedisco.» E con quell’ultima vittoria sopra sè stesso
+chiuse la campagna.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOSECONDO.
+
+DA MENTANA A DIJON. [1867-1870.]
+
+
+I.
+
+Pagato il debito a Venezia, Garibaldi si preparò a sciogliere il voto
+a Roma. E Roma, lo sappiamo, era la idea fissa, la stella polare, il
+termine ultimo della sua missione patriottica. La palla d’Aspromonte
+aveva potuto arrestarlo in cammino, ma non isviarlo dalla meta.
+Un giuramento sacro lo legava alla redenzione dell’eterna città, e
+conveniva che il giuramento s’adempisse: _O Roma o morte_! Di tutto
+quell’aggrovigliato intreccio di problemi politici, religiosi, morali
+onde componevasi allora, e sempre, forse, si comporrà il gran nodo
+della questione romana, egli non vedeva chiaro che due cose: un
+mostruoso potere che opprimeva e corrompeva a un punto coll’aiuto
+dell’armi straniere la metropoli d’Italia, la regina del mondo: il
+diritto e il dovere degli Italiani di levarsi concordi e di cessare
+d’un sol colpo la doppia tirannide. Egli accomunava in un odio solo il
+protetto e il protettore; sicchè a lui stesso sarebbe stato difficile
+il discernere quali dei due abborrisse di più. Che gl’importava se il
+guardiano del Papato era uno degli arbitri d’Europa, il capo di una
+potente nazione, sorella di sangue e di civiltà all’italiana, il solo
+fra tanti principi forastieri che avesse porta una mano soccorrevole
+alla patria sua, e aiutatala a rialzarsi da un sepolcro di secoli?
+E non era egli altresì l’Uomo del 2 Dicembre, il «tiranno» della
+Francia? Non aveva egli riscosso il prezzo di Magenta e Solferino con
+Nizza e Savoia? Non cancellava egli ogni giorno la memoria de’ suoi
+beneficii puntellando, solo in Europa, quel tarlato poter temporale che
+abbandonato da lui crollerebbe in un punto?
+
+Nè gli si opponga come spauracchio la potenza della Francia. L’Eroe
+era forse il primo di quella lunga schiera d’allucinati che, traendo
+da una distinzione ragionevole una conseguenza erratissima, reputavano
+il popolo francese più liberale e più amico dell’Italia di quello che
+lo fosse, a danno della Francia stessa e della sua propria corona,
+Napoleone III.
+
+Ingannato pertanto da questa illusione, Garibaldi rifiutavasi a credere
+che la Francia avrebbe seguito a lungo il suo oppressore in una guerra
+liberticida; anzi, trascorrendo colla facile fantasia, vedeva già
+affratellarsi nell’impresa comune i figli delle due nazioni, e per
+provvidenziale disegno, dalla liberazione di Roma uscire la vendetta
+del 2 Dicembre e la redenzione della Francia stessa.
+
+Inutile poi parlargli della Convenzione di Settembre. Un Trattato pieno
+di tante ambiguità, capace di interpretazioni così diverse, e che dalle
+stesse parti contraenti poteva essere inteso in due sensi totalmente
+opposti, non era certamente fatto per rassicurare la sua anima semplice
+e schietta sulle sorti di Roma e persuadergli quella serena e fiduciosa
+aspettazione dell’avvenire che i negoziatori del Trattato s’erano
+impromessa.
+
+Fosse anche erronea l’interpretazione del Governo francese che la
+Convenzione significasse rinuncia perpetua a Roma, questo era pur
+sempre evidente e indiscutibile che l’Italia concedeva al Papato una
+tregua indefinita, subentrando essa in luogo della Francia nell’obbligo
+di tutelarlo, ed impegnandosi persino a custodirgli il mal definito
+confine, intanto che una _Grande Compagnia_ di mercenari cosmopoliti
+gli avrebbe montato la guardia nella capitale.
+
+Ora se v’era Italiano che non potesse acquetarsi a simili patti,
+quegli era certamente Garibaldi. La Convenzione era stata subita con
+ripugnanza da parecchi degli stessi uomini di parte moderata, che
+l’avevano stipulata; a maggior ragione doveva esserlo da lui. Ciò che
+in essa v’era di equivoco offendeva la sua coscienza; ciò che v’era di
+chiaro offendeva il suo patriottismo. Molto meno però avrebbe potuto
+acquietarvisi quando vide la Francia stessa non osservare nemmeno i
+patti stipulati e farsi beffe dell’Italia.
+
+E alludiamo a quella _Legione d’Antibo_, reclutata sfacciatamente
+tra le file dello stesso esercito francese; comandata da ufficiali
+francesi; passata in rassegna, arringata da generali francesi:
+miserabile commedia, intervento male mascherato, violazione grossolana
+e sleale della lettera e dello spirito della Convenzione, che sdegnò
+in Italia i più devoti del Governo napoleonico, fece scoppiare in alte
+grida di protesta tutta la parte rivoluzionaria e diede il trabocco
+alla misura di collera da cui l’anima dell’Eroe era ricolma.
+
+Che se a tutto ciò si aggiunga l’agitarsi della parte più avanzata
+dell’emigrazione romana, il sorgere in Roma specialmente per opera
+sua d’un _Centro d’insurrezione_, rappresentante la frazione
+più rivoluzionaria della città, frazione infinitesimale, come
+chiarirà l’evento, ma che si riprometteva combattere la propaganda
+addormentatrice del _Comitato Nazionale_, organo del partito moderato,
+e di apparecchiare il popolo romano alla riscossa, si vedranno, in
+compendio ma esattamente, riassunte tutte le ragioni che spinsero
+Garibaldi alla sua seconda crociata per Roma e prepararono Mentana.
+
+
+II.
+
+L’11 febbraio il Ministero Ricasoli, disapprovato egli pure nella
+perpetua lite del diritto di riunione, aveva sciolto la Camera e
+bandito nuove elezioni generali. Dal canto suo la Sinistra parlamentare
+si apparecchiò a sostenere la lotta dichiarando in un manifesto agli
+elettori il proprio programma, e invitando al tempo stesso Garibaldi
+a venir sul continente a prestargli l’appoggio del suo nome e del suo
+prestigio. Il Generale non si sentiva molto disposto a quella parte; ma
+un mezzo impegno già contratto coi Veneti di andarli presto a visitare,
+il desiderio di far cosa gradita a’ suoi amici, la speranza di trovar
+in quel viaggio una propizia occasione per cominciare la sua propaganda
+per Roma; lo indussero ad accettare l’invito e il 22 sera arrivò
+inaspettato, fuorchè da pochi, in Firenze.[342]
+
+Giunto colà però non volle indugiarsi. All’indomani aveva già fatto
+adesione al programma della Sinistra,[343] e il 23 s’era già messo
+in viaggio per la Venezia. Superfluo il dire le ovazioni. Era quella
+la prima volta che i Veneti lo vedevano e da ciò solo s’argomenti il
+loro entusiasmo. Come però dei due fini pei quali egli s’era mosso, la
+campagna elettorale e l’apostolato per Roma, quella non era per lui
+che l’accessorio e questo soltanto il principale; così i suoi amici
+che s’erano lusingati di trovare in lui un destro e potente procolo
+delle loro candidature, dovettero ben presto persuadersi quanto fosse
+stato grande errore affibbiargli quell’ufficio così disadatto alle
+sue spalle e cominciarono piuttosto a tremare del suo patrocinio che a
+rallegrarsene.
+
+Dovunque arrivava, dal terrazzo della casa o dell’albergo che
+l’ospitava, era costretto dagli stessi inviti della folla a pronunciare
+un discorso; ma ogni discorso, dopo un esordio il più delle volte
+freddo e stentato sul tema obbligato delle elezioni, si conchiudeva
+sempre in una perorazione, ancora più obbligata: Roma. Anche gli
+argomenti che adoperava per raccomandare questo o quel candidato
+ricascavano tutti nel ritornello: «Eleggete degli uomini che vi
+conducano presto a Roma.» A Bologna diceva: «Mandate al Parlamento
+degli uomini che ci facciano andare a Roma come a casa nostra, e che
+abbiano più a cuore gli interessi del popolo che quelli dei preti.» A
+Ferrara, proponendo a deputato il dottor Riboli, soggiungeva: «Bisogna
+prepararsi a difendersi dai preti, a combattere il clericalismo,
+perchè è tempo che cessi la di lui preponderanza in Italia.» A Venezia
+ancora più chiaramente, dal balcone di casa Zecchini dove era ospite,
+esclamava:
+
+«Abbiamo ancora un bocconcino che non manca di avere la sua importanza:
+Roma. Dunque Roma, che quei signori mitrati non vogliono cedere
+all’Italia, e che pure è nostra capitale!... colle buone o colle
+cattive faremo in modo che ce la diano.
+
+»Quei signori preti, che per tanti secoli l’hanno goduta, deturpata,
+trascinata nel fango, e del primo popolo ne han fatto una cloaca,
+sarebbe tempo che finissero d’insudiciarci, che ci lasciassero la
+nostra capitale.... Io sono persuaso che l’Italia ha abbastanza
+valorosi per prendersela colle armi. Ma non credo che sia il caso.
+Roma è nostra, è nostra legalmente. In conseguenza andremo a Roma come
+andiamo nella nostra stanza, in casa nostra.
+
+»Spero che non vi sarà bisogno di prendere le armi! troppo facile
+sarebbe andarvi colle armi — noi siamo assuefatti a imprese ben più
+ardite!...
+
+»Dunque oggi gli Italiani devono ottenere Roma coi mezzi legali;
+chiederla al Governo italiano, e per conseguenza mandare rappresentanti
+al Parlamento che non patteggino coi preti, nè coi complici dei preti,
+nè coi protettori dei preti.» E una voce dalla folla rispondeva: _El
+parla come un Dio!_[344]
+
+Partito da Venezia andava a ripetere press’a poco le medesime cose a
+Chioggia, Treviso, Udine, Palmanuova, Belluno, Feltre, Vicenza, Verona,
+dappertutto; e dappertutto conchiudendo con una sentenza strana davvero
+sulla sua bocca: che Roma bisogna prima chiederla coi mezzi pacifici e
+legali; soltanto esauriti questi, coll’armi. Ora che cosa voleva egli
+dire con quelle insolite parole? Ubbidiva egli ad una raccomandazione
+fattagli a Firenze da’ suoi amici, ma nell’esprimere il concetto
+suggeritogli, confondeva i «mezzi morali» coi quali il Parlamento aveva
+dichiarato di voler andare a Roma, coi «mezzi legali» coi quali si
+poteva chiedere al Parlamento stesso che affrettasse la soluzione del
+grande problema? In verità crediamo che non avrebbe saputo spiegarlo
+egli stesso, tanto era evidente che quella frase era un artificio
+oratorio insufflatogli da qualche nascosta Egeria, il quale non
+rispondeva ad alcuno degli abituali concetti della sua mente, nè molto
+meno agli eroici impulsi del suo cuore.
+
+Ma in quel suo viaggio anche più delle sue parole parvero strani gli
+atti. O fosse stato colto da uno di quegli accessi di misticismo, dei
+quali nessun uomo di ardente fantasia va immune, o a forza di scavare
+il problema che aveva sotto mano fosse arrivato alla conclusione
+che a rendere compiuta la emancipazione dal Vaticano era necessario
+principiare da una rivoluzione religiosa; o gli fosse anche balenata
+l’idea (con uomini siffatti tutte le ipotesi sono permesse) d’esser
+egli il Maometto, la voce e la spada di siffatta rivoluzione, fatto
+è che egli non poteva ormai pronunciare una concione politica senza
+mescolarvi insieme la buona novella di una certa sua religione
+naturale, un quissimile di quella di Giangiacomo, senza preti, senza
+culto e senza altari, e che, secondo lui, doveva redimere l’umanità
+intera, a patto però, s’intende, di cominciare dalla redenzione di
+Roma.
+
+E l’effetto di quella sua predicazione fu tale che un giorno in
+Verona un sarto, certo Amadio Somma, convertito, a quanto pare, al
+suo evangelio, avendogli portato innanzi un suo bambino di nove mesi
+non battezzato per anco, perchè gli desse il battesimo della sua nuova
+religione civile, egli, Garibaldi, alla presenza di due testimoni,[345]
+imposta sul catecumeno la mano, colla formola: «Io ti battezzo in nome
+di Dio e del legislatore Gesù. Possa tu divenire un apostolo del vero;
+ama il tuo simile; assisti gli sventurati; sii forte a combattere i
+tiranni dell’anima e del corpo: sii degno del bravo Chiassi di cui ti
+impongo il nome,» — lo battezzò.
+
+La quale scena sarebbe bastata a seppellire sotto una valanga di
+ridicolo qualsiasi uomo più famoso, ma non Garibaldi. I suoi amici ne
+sorrisero; i suoi avversari ne borbottarono un po’; ma egli restò, come
+prima, intatto sul suo piedistallo, l’idolo delle moltitudini.
+
+Lasciato il Veneto, passò in Lombardia e in Piemonte, dovunque
+ricevendo le stesse accoglienze, e dovunque ripetendo le stesse
+raccomandazioni, le stesse prediche e le stesse cerimonie. A Mantova
+diceva: «Avversate i preti, ma non i preti come Tazzoli, Grioli e
+Grazioli, veri sacerdoti di Dio.» A Torino, festeggiato dall’intera
+cittadinanza, ossequiato oltre che dai capi delle corporazioni operaie
+e democratiche, dai principali dell’antico partito moderato, quali
+i Rorà, i Ferraris, i San Martino, dopo la Convenzione di settembre
+divenuti ardentissimi per Roma; confortava, dal balcone del palazzo
+Pallavicino, quel popolo «fortissimo, che aveva dato la prima spinta,
+a dare l’ultima e portarci verso la nostra capitale, Roma;» ad
+Alessandria battezzava colla stessa formola, «in nome di Dio e di Gesù
+liberale,» altri figli di popolani, imponendo loro i nomi di Bottino,
+Lombardi e Cappellini, martiri i primi due del Tirolo, l’ultimo di
+Lissa!
+
+E finito anche quel giro si riduceva nella fine di marzo a San Fiorano,
+nella villa dello stesso Pallavicino, dove colle lettere e coi discorsi
+privati continuava la propaganda che in pubblico aveva cominciata.
+
+Intanto la nuova Camera era stata convocata, e poichè essa non appariva
+affatto diversa da quella che il barone Ricasoli aveva disciolta,
+e persino in quella maggioranza, che egli aveva sperato ritemprare
+al battesimo delle urne, rispuntavano gli stessi screzi, gli stessi
+attriti, gli stessi germi di sorda opposizione, che l’avevano indotto
+a congedarla, così rinnovando il poco lodevole esempio del 1861, senza
+attendere alcun voto che lo giudicasse, rassegnò il potere. E come nel
+1861 un uomo era già designato a raccoglierlo, e lo raccolse difatti:
+Urbano Rattazzi.
+
+Se non che il ritorno al governo del deputato d’Alessandria aveva,
+segnatamente rispetto alla questione romana, un significato che a
+nessuno poteva sfuggire. Anzitutto il Rattazzi era pur sempre l’uomo
+d’Aspromonte; colui, è vero, che aveva fracassato un piede a Garibaldi,
+ma colui altresì che l’aveva lasciato scorrazzare in armi un terzo
+d’Italia, poi tenutolo prigioniero come un sovrano vinto in battaglia e
+alla fine amnistiato.
+
+In secondo luogo le sue opinioni intorno a Roma erano note. Aveva
+proclamato per mezzo del suo ministro Durando l’urgenza del gran
+problema; aveva censurata la Convenzione di settembre; s’era opposto
+al Contratto Langrand Dumonceau; sorrideva della libertà della Chiesa,
+non intendendo farle alcuna concessione «se non quando fosse cessato
+il poter temporale dell’autorità ecclesiastica ed il Governo italiano
+fosse insediato in Roma.»
+
+Infine egli non era ancora la Sinistra, ma ne era il precursore. I
+suoi rapporti coi capi più autorevoli della parte avanzata non erano
+un mistero per alcuno. Essi non sedevano nella sala del Consiglio, ma
+ne occupavano le anticamere; non salivano al palazzo Riccardi per le
+grandi scale, ma tenevano le chiavi di quelle segrete: Rattazzi li
+conteneva e moderava, e, occorrendo, non ristava dallo sconfessare
+pubblicamente le loro idee; ma era manifesto che non avrebbe potuto
+reggersi a lungo su quel sottile pernio tra la Destra e la Sinistra
+sul quale si studiava bilicarsi, e che il giorno s’avvicinava a gran
+passi in cui per necessità di cose, non potendo cadere tra le braccia
+de’ moderati, sarebbe caduto di nuovo tra quelle de’ rivoluzionari suoi
+fatali amici.
+
+Ora quanto questa condizione del Governo giovasse ai progetti
+rivoluzionari che mulinavano pel capo di Garibaldi e de’ suoi amici non
+è chi nol vegga: possiamo anzi affermare che solo dal giorno in cui
+il Rattazzi salì al potere, le idee del partito d’azione, vaghe fino
+allora, incominciarono a disegnarsi con qualche chiarezza ed a prendere
+una forma rilevata e concreta in un principio d’azione.
+
+E i primi segni di questa maggiore alacrità apparvero ne’ Romani
+stessi. Quel medesimo _Centro d’insurrezione_, al quale più su
+accennammo, pubblicando nel 1º d’aprile il primo suo Manifesto ai
+Romani, annunziava trascorsa ormai l’ora delle tacite proteste e
+delle imbelli manifestazioni; bandiva la necessità dell’insurrezione
+e riconoscendo Garibaldi col titolo di Generale romano, lo pregava ad
+assumere la direzione della patriottica impresa e a darle esecuzione
+per mezzo degli uomini che a lui fosse piaciuto designare. E Garibaldi,
+cui nessun eccitamento poteva essere più caro a quei giorni, non
+cercando chi e quanti fossero coloro che gli parlavano sì alto in
+nome di Roma, non curandosi di scandagliare fino a qual punto la
+realtà delle cose, la volontà dei Romani, le ragioni dell’opportunità,
+consuonassero a sì magnifiche promesse, rispondeva quasi subito,
+dichiarandosi superbo, diceva, del titolo che gli era rinnovato di
+Generale romano; accettando senza più l’incarico commessogli; eleggendo
+per coordinare il lavoro di Roma e quello della restante Italia un
+_Centro d’emigrazione_, il quale allacciato a sua volta ad una rete
+di _Sub Centri_ provinciali e locali, doveva fare il censimento degli
+idonei alle armi, raccogliere l’_Obolo della Libertà_, contrapposto
+all’_Obolo di San Pietro_, e apparecchiare quanti mezzi fossero in suo
+potere per la nuova levata che s’annunziava vicina.
+
+E tutto ciò così scopertamente, con tanto rumore di proclami e di
+programmi, e pubblico via vai di emissari e di agenti, che il barone
+Malaret, ministro di Francia a Firenze, egregiamente informato d’ogni
+più minuto particolare dalla doppia polizia del suo Governo e del
+cardinale Antonelli, si trovò nella necessità di presentare i suoi
+reclami al Rattazzi e di obbligarlo ad ufficiali assicurazioni.[346]
+Le quali, a dir vero, non avrebbero potuto essere nè più oneste nè
+più accorte: scarsi i mezzi di Garibaldi per essere temibili; sacri al
+Governo italiano gl’impegni assunti colla Convenzione del settembre,
+e risoluta la sua volontà di farla rispettare; soltanto non poter egli
+starsi garante che pochi individui isolati non riuscissero a schizzare
+nel Pontificio per la frontiera; avvenendo il caso però, tener per
+certissimo che il Governo di Sua Santità avrebbe saputo averne ragione
+da sè.
+
+E il Rattazzi, giova ridirlo, fino a quel giorno, anzi per molti
+giorni e mesi ancora parlava sincero. Egli disapprovava ogni conato
+intempestivo verso Roma e non lo nascondeva; egli non voleva nè
+denunziare nè perseguitare gli agitatori; ma non aveva alcun vincolo
+con essi: s’illudeva, come altre volte, sulle forze di Garibaldi, e
+sperava che il nuovo nembo da lui addensato si scioglierebbe da sè
+in un acquazzone d’estate; ma in ogni ipotesi egli si credeva forte
+e destro abbastanza per sorprenderlo ed arrestarlo a tempo. Solo
+quando sopraffatto dal turbine non vedrà più modo di scongiurarlo, si
+nasconderà anch’egli tra le nubi e vi soffierà dentro per la disperata
+speranza di poterne usufruttare lo scoppio a beneficio della sua
+politica e dell’Italia.
+
+
+III.
+
+In sui primi di maggio Garibaldi passava di Lombardia in Toscana.
+Sostato un giorno a Firenze, andava a prender stanza nella villa del
+deputato Cattani-Cavalcanti, a Castelletti presso Firenze. Ora, che
+questo tramutamento si collegasse ai disegni su Roma era visibile a
+chicchessia, e il fatto non tardò a dimostrarlo.
+
+Nella prima settimana di giugno il Generale riceveva in Castelletti una
+visita inaspettata. Due incaricati dal _Comitato Nazionale Romano_, di
+quel Comitato che era l’antagonista nato del partito d’azione e che per
+la sua propaganda eternamente temporeggiatrice s’era acquistato il non
+immeritato titolo d’addormentatore, si presentarono a lui, dicendosi
+a nome de’ loro mandanti pronti a entrare in accordo col _Centro
+d’insurrezione_ e desiderosi di intendersi con lo stesso Generale,
+circa al programma d’azione. Il come e il quando di quest’azione pare
+non dicessero: forse si restrinsero a generiche dichiarazioni ed a
+vaghe profferte; ma Garibaldi, ignaro delle ambagi e delle sfumature
+del linguaggio, avvezzo a veder dietro ogni detto un fatto, non si
+cura di chieder di più, e tenendo subito per conchiusa l’alleanza,
+e per decisa indifferibilmente l’azione, spaccia ai due Comitati di
+Terni, il _Nazionale_ e l’_Insurrezionale_, certi Galliano e Perelli
+col mandato di prendervi alcune centinaia di fucili che sapeva nascosti
+colà fin dai giorni d’Aspromonte, armare con questi quanti giovani o
+fuorusciti romani si potessero raccogliere, e fatta irruzione nello
+Stato Pontificio, gettarvi la prima favilla dell’incendio. Trasognarono
+all’inatteso messaggio i patriotti ternani: il rappresentante del
+Comitato moderato, certo Mauri, protestò di nulla potere senza espresso
+ordine de’ suoi capi (riprova codesta che il _Comitato Nazionale_
+non aveva promesso nulla di positivo), e ricusò di ubbidire; il
+rappresentante del _Comitato d’azione_, certo Frattini, caldo patriotta
+e vecchio cospiratore, persuaso dalle molte parole del Perelli e
+del Galliano che la mossa fosse combinata coi Comitati di Roma sì
+_Nazionale_ che _Insurrezionale_, e tutto pronto al di là del confine
+per aiutarla; vinto ancora più dal nome di Garibaldi, di cui i due
+emissari presentavano un’amplissima credenziale, consentì a secondarli
+e dar la sua mano all’impresa. Nè furon lunghi gli apparecchi: appena
+due giorni dopo, il 19 giugno, il Perelli e il Galliano raccoltisi con
+altri centoquattro giovani nel convento di San Martino, tragittata
+sopra una barca del Frattini stesso la Nera e ricevute colà presso
+le armi, s’incamminarono diviati verso la Sabina. Se non che quasi
+sul punto di sconfinare, nei pressi di Ponte Catino e Castelnuovo, un
+pelottone del 7º Granatieri, imboscato da più giorni in quelle macchie,
+circuì in un battibaleno la colonna e fatta per intimorirla una scarica
+all’aria, le intimò la resa.[347] Infatti il Rattazzi, eccitato, anzi
+pungolato senza posa, dalla polizia francese, più vigilante forse e
+informata della sua, era da oltre una settimana sulle orme di tutta la
+congiura, impartendo ordini rigorosissimi a tutte le autorità così di
+terra come di mare, affinchè le custodie della doppia frontiera fossero
+raddoppiate, e ad ogni costo s’impedisse il passaggio di qualsiasi
+banda d’armati; e, come ognun vede, era stato fedelmente e zelantemente
+ubbidito.
+
+Pari però all’ingrata sorpresa, il clamore dei delusi. Nessuno voleva
+assumere la paternità del fallito tentativo, e ogni parte se ne
+scaricava sull’avversa. Garibaldi indignato imprecava al Governo,
+«birro del Papa;» il partito d’azione incolpava di tradimento il
+_Comitato Nazionale_, accusandolo persino d’aver egli spinto il
+Generale a quella scorreria coll’intenzione di pubblicarne le trame e
+comprometterlo; il _Comitato Nazionale_ invece apertamente sconfessava
+l’intempestivo conato e persisteva a raccomandare ai Romani la pazienza
+e l’aspettazione. Era insomma il consueto palleggio di accuse, di
+recriminazioni e di vituperii che suol seguitare tutte le imprese
+fallite, di mezzo al quale sarebbe bensì facile trarre una prova di più
+delle passioni partigiane; ma non la verità.
+
+Non dobbiamo però tacere che tra mezzo al tumulto delle voci contrarie
+quella che ci sembrò allora, e ci sembra tuttodì la meno vera, la
+meno probabile, la meno dimostrata, fu quella che appose al _Comitato
+Nazionale_ d’aver tradito per cieco livore di parte l’impresa da lui
+medesimo suggerita e apparecchiata. Fino a prova contraria noi non
+abbiamo alcuna ragione per credere a tanta scelleraggine. Aggiungiamo
+anzi, che tutte le ragioni ci sforzano a discrederla. E ciò non solo
+perchè la onestà privata, fino ad oggi indisputata, dei componenti
+del Comitato Romano ci sta garante della loro probità politica; ma
+anche perchè se fosse stata soltanto probabile la perfidia apposta al
+Comitato, Garibaldi, che non era certo sulla via dei riguardosi riserbi
+e dei temperati discorsi, non l’avrebbe taciuta, ed in ogni caso il
+Comitato stesso, per ispudorato che si potesse supporre, non avrebbe
+mai osato di infliggere un biasimo pubblico ad un’azione della quale
+ognuno avrebbe potuto dirgli ad ogni istante: «Tacete, voi stessi ne
+foste complici.»
+
+No: l’enormezza stessa dell’accusa attesta per la sua incredibilità.
+Reputiamo superfluo cercare l’autore responsabile di quel tentativo,
+che potrebbe dirsi il prologo sbagliato d’un dramma male abbozzato; ma
+se quell’autore si volesse cercare, lo si cerchi in Garibaldi stesso.
+
+Egli ideò e volle e fece eseguire la scorreria; egli scambiando le
+indeterminate profferte del Comitato moderato per impegni positivi
+d’azione, e fidandosi alle notizie dubbie ed ai suggerimenti fallaci
+di agenti innominati ed oscuri, e sprezzando ogni consiglio di
+preparazione e d’opportunità e dimenticandosi persino di prevenire
+de’ suoi disegni il Centro di Roma e il Centro di Firenze e tutti i
+suoi principali amici e cooperatori, egli pel primo rese inevitabile
+il fallimento d’un’intrapresa che aveva già in sè tanti rischi e tante
+difficoltà.
+
+Già dicemmo che Garibaldi non fu mai cospiratore, e il modo con
+cui egli condusse la Campagna preparatoria di Mentana lo proverà
+luminosamente. Ciò non scema la sua grandezza; ma aggiunge un
+lineamento più originale e caratteristico alla sua straordinaria
+figura.
+
+
+IV.
+
+Ma come ognuno immagina, l’infelice successo della Sabina non aveva
+rallentato un solo istante l’opera di Garibaldi, nè quella de’ suoi
+amici. Trasferitosi sull’aprirsi di luglio alle Terme di Monsummano,
+dove lo conduceva la necessità, tutt’altro che fittizia, di curare la
+sua implacabile artritide, diceva subito ad alcuni suoi commilitoni,
+accorsi a visitarlo: «A Roma ci si andrà; e se hanno impedito a
+quei duecento valorosi di entrarvi, i duecento diverranno duemila,
+e i duemila ventimila.» E a Pescia, arringando il popolo raccolto
+sulla piazza a festeggiarlo, soggiungeva: «Dobbiamo andare a Roma a
+snidarvi quel vivaio di vipere;» così a Montecatini, a Castelfranco,
+a Lucca, sempre e dovunque ribattendo il medesimo chiodo e predicando
+il medesimo verbo, con quel suo linguaggio ignaro di eufemismi,
+fiammeggiante d’amor patrio, ma che troppo spesso urtando nella corda
+delicata delle credenze religiose non era sempre, specialmente tra le
+popolazioni delle campagne, il più opportuno e convincente.
+
+Nè oramai si trattava più di sole parole. Uno dei maggiori ostacoli
+alla felice riuscita della meditata riscossa era quell’antagonismo
+più volte accennato del _Comitato d’insurrezione_ e del _Comitato
+Nazionale_, che dividendo i patriotti romani in due campi (e quando si
+volesse contare la frazione mazziniana del _Comitato d’azione_ in tre)
+formava la cagione principale della loro mutua debolezza.
+
+A Garibaldi però era sempre parso che la prima e più urgente necessità
+fosse quella di cessare, a qualsiasi patto, quel funesto dissidio,
+adoperando ogni maniera di sforzi affinchè tutti coloro che nelle due
+parti ponevano al disopra delle astiosità partigiane il pensiero della
+patria, stringessero in un sol fascio le loro forze e procedessero
+concordi al conseguimento del fine comune. E a così onesto desiderio,
+partecipato dalla eletta dei fuorusciti romani, sembrò rispondere,
+quasi senza contrasto, l’adempimento; sembrò, diciamo, perchè si vedrà
+in appresso che la festeggiata concordia era più apparente che reale;
+più tra i gregari che fra i capi; più tra pochi individui che nella
+pluralità de’ due partiti.
+
+Comunque, il patto fu sancito, e il _Comitato Nazionale Romano_ e il
+_Centro d’insurrezione_, scontenti però sempre quelli del _Comitato
+d’azione_, si fusero in un nuovo ed unico Comitato e lo annunziarono ai
+loro concittadini in questo manifesto:
+
+ «Romani!
+
+ »Il voto comune, il voto di tutti quelli a cui batte il cuore
+ per l’onore e la libertà della patria, si è realizzato. Non più
+ dissensi, non più divisioni; tutte le frazioni del partito liberale
+ si sono data la mano, hanno unite le forze per abbattere per sempre
+ questo resto del governo papale e dare Roma all’Italia.
+
+ »Il Comitato Nazionale Romano ed il Centro d’insurrezione fanno
+ quindi luogo ad una Giunta Nazionale Romana, la quale assume la
+ suprema direzione delle cose.
+
+ »Rallegriamoci di questa santa concordia, e diamo opera a
+ fecondarla con unità di fede e di disciplina, con unità di
+ propositi e di sacrifizi. Il fascio romano è ora veramente formato:
+ facciamo che non si sciolga mai più, e che presto ci dia la
+ vittoria.
+
+ »Romani!
+
+ »I cittadini rispettabili che fanno parte della Giunta a cui
+ rassegniamo l’ufficio, sono degni dell’alta missione; ma a nulla
+ riuscirebbero senza il vostro concorso.
+
+ »Secondateli adunque fidenti ed animosi, e l’impresa non fallirà.
+ Vogliamolo tutti, e ben presto venticinque milioni di fratelli
+ saluteranno Roma capitale d’Italia.
+
+ »Roma, 13 luglio 1867.
+
+ »IL COMITATO NAZIONALE ROMANO.
+ »IL CENTRO D’INSURREZIONE.»
+
+Queste parole, a dir vero, suonavano tutt’altro che promessa di azione
+immediata; ma Garibaldi, credulo sempre a quello che più desiderava,
+non curandosi di indagare quanto quella lega fosse salda e sincera,
+e se dietro quei Comitati, diremmo quasi, quegli stati-maggiori,
+stesse la milizia d’un popolo veramente deliberato ai cimenti cui era
+invitato; ingannato, come ai giorni di Sarnico e d’Aspromonte, dalle
+manifestazioni in gran parte artificiali delle città italiane;[348]
+fidente, come sempre, nella propria forza e incrollabile nella
+sua volontà, stimò giunta l’ora di raccogliere i frutti della sua
+predicazione e di passare dalle parole ai fatti.
+
+Trasferitosi a Vinci (nella villa del conte Masetti, al Ferrale),
+riepiloga di là in un lunghissimo manifesto le idee che era venuto fin
+allora sparsamente predicando;[349] convoca presso di sè quelli tra
+i suoi amici che in quel momento stimava più devoti o meno renitenti
+a’ suoi concetti, e coll’usato stile, più da Generale che impartisca
+degli ordini a’ suoi luogotenenti che da capo politico, il quale
+proponga delle risoluzioni a’ suoi seguaci, li lega a’ suoi disegni;
+commette a Francesco Cucchi di andare a Roma ad annodare in sua mano
+le prime fila della trama avviata: manda suo figlio Menotti a tastare
+il terreno e stringere le prime relazioni nel mezzogiorno; delega
+Giovanni Acerbi, l’Intendente dei Mille, alla raccolta dei giovani
+e delle armi alla frontiera umbro-toscana e lo manda in suo nome a
+scandagliare le intenzioni di Rattazzi; indi passa egli stesso a Siena,
+a Montepulciano, a Orvieto, a Rapolano scuotendo fin sulle porte del
+Gran Nemico la fiaccola incendiaria della sua parola, colla quale senza
+posa da tre mesi lo minacciava.
+
+Ed appariva tanto evidente che oramai l’impresa era non solo deliberata
+nel suo animo, ma imminente, che ad un banchetto offertogli in Siena
+dalla storica Accademia de’ _Rozzi_, rispondendo al professore Stocchi,
+il quale pareva indirettamente consigliarlo a differire il segnale
+della magnanima riscossa a tempi più maturi, esclamò: «No, no, questo
+non è il mio pensiero: _alla rinfrescata_ moveremo.»
+
+E _alla rinfrescata_ diventò, da quel giorno, la segreta parola
+d’ordine di tutti i Garibaldini. Invano il Rattazzi aveva risposto
+all’Acerbi severe parole, non solo togliendogli ogni speranza che il
+Governo avrebbe aiutato l’avventura, ma esplicitamente dichiarandogli
+che l’avrebbe con tutte le sue forze impedita; invano i principali
+del partito avanzato e gli stessi suoi più devoti amici, quali il
+Crispi, il Cairoli, il Miceli, il Guastalla, si mostravano o avversi
+all’impresa, o sgomenti delle difficoltà e dei pericoli onde essa era
+piena: Garibaldi, o non accettava discussioni o le troncava con uno
+de’ suoi soliti motti dittatoriali, e camminava imperturbato per la sua
+via.
+
+
+V.
+
+Se non che accadeva a quei giorni un fatto singolarissimo. Un gruppo
+de’ più avanzati socialisti europei, fra i quali il Barny francese,
+il Fazy svizzero, il Bakounine russo ed altri, s’era dato l’intesa di
+convocare a Ginevra pel mese di settembre un _Congresso internazionale
+della pace_ (per chieder cioè la pace universale perpetua, la
+soppressione degli eserciti stanziali, la federazione dei nuovi Stati
+d’Europa ed altre siffatte bazzecole), e naturalmente al Congresso
+fra i famosi campioni della democrazia cosmopolita era stato invitato
+il famosissimo fra tutti Giuseppe Garibaldi. Si poteva credere però
+che quell’invito a discorrere e sentir discorrere di pace, per un
+uomo tutto affaccendato in apparecchi di guerra non potesse, in quel
+momento almeno, tornare il più opportuno ed accetto; ma non così
+per l’Eroe nostro. Nulla anzi a’ suoi occhi di più propizio di quel
+Concilio ecumenico dei sacerdoti della libertà aperto nella «Roma
+dell’intelligenza» per dare solennità alla Crociata da lui bandita
+contro l’altra «Roma bugiarda del Papato;» talchè lasciato a Menotti
+il mandato di continuare il lavoro incominciato, parte improvviso
+per Belgirate dove prende seco Benedetto Cairoli, e accompagnato
+da Giuseppe Missori, Alberto Mario, il professor Ceneri, Vincenzo
+Caldesi, Mauro Macchi, il dottor Riboli ed altri che non sapremmo dire,
+continua per Ginevra. E questa volta pure perdoneremo al lettore la
+cronica delle accoglienze; Ginevra in questo non fu diversa da Londra
+nè ad alcuno dei tanti luoghi in cui la maliarda figura di quell’uomo
+comparve. Ivi pure riuscito a gran stento ad aprirsi un varco nella
+calca, fino alla casa che doveva ospitarlo e presentato dal signor
+Fazy al popolo ginevrino che dalla piazza lo acclamava, il Generale lo
+arringa in lingua francese, con un discorso che fu certo uno de’ più
+nobili che gli uscissero dal labbro in quei giorni e del quale basti il
+saggio di questi due periodi, ad attestare la eloquenza.
+
+ . . . . . . .
+
+ »La magnifica accoglienza fattami nella vostra città m’inorgoglisce
+ e forse mi dà troppa baldanza. In ogni modo, essa m’incoraggia a
+ dire la verità; e se io avessi la disgrazia di travisarla, crederei
+ di aver commesso un sacrilegio, in un paese donde la libertà del
+ pensiero si va spandendo in tutte le pianure di Europa, a quel
+ modo che vi diffondono le acque sgorgate dalle sue ghiacciaie.
+ (_Applausi strepitosi._)
+
+ »Qui i vostri antenati ebbero animo di assalire tra i primi
+ cotesta pestilenziale istituzione che si chiama: il Papato. A voi,
+ cittadini di Ginevra, che vibraste i primi colpi alla Roma papale,
+ non è più l’iniziativa ch’io domando; ma vi domando di compir
+ l’opera dei vostri padri, quando noi recheremo gli ultimi colpi
+ al mostro. Vi ha nella missione degli Italiani che lo custodirono
+ così a lungo nel loro seno una parte espiatoria; noi faremo il
+ debito nostro. A quell’uopo il vostro consenso potrebbe esserci
+ necessario; io lo spero.» (_Applausi._)
+
+Nè dissimile fu l’accoglimento che all’indomani ricevette al Congresso
+di cui teneva la presidenza Giulio Barny ed in mezzo al quale
+spiccavano variamente illustri i nomi di Edgardo Quinet, di Pietro
+Leroux, di Stefano Arago, di Luigi Bückner e di altre celebrità della
+democrazia mondiale. Non dissimile l’accoglimento alla persona, ma
+assai diverso quello alle idee. Anco in quell’assemblea battagliavano
+troppi partiti: i socialisti puri della scuola manchesteriana, avversi
+a qualunque guerra per qualsivoglia pretesto o ragione: gli atei e
+miscredenti ad oltranza, nemici deliberati d’ogni religione e del nome
+stesso di Dio e convenuti colà col semplicissimo assunto di chiederne
+la soppressione: i clericali cattolici zelanti della pace evangelica
+e sotto quella maschera infiltratisi anche in quel Congresso, ma,
+quando mai, propizi a quella sola guerra che restituisse alla Chiesa
+romana il tolto potere; infine i dottrinari della democrazia svizzera,
+professanti la libertà panacea di tutti i mali; ma soprattutto
+gelosi della neutralità del loro paese e paurosi di arrischiarne con
+sovversive dottrine la pace.
+
+Ora Garibaldi in mezzo a costoro era, senza saperlo, come un disperso
+nel campo nemico: e lo vide ben presto, quando levatosi a rispondere al
+signor Schmidlin oratore dei clericali, e al signor Fazy oratore dei
+democratici svizzeri, tentò ribattere in un discorso le loro opinioni
+per affermare la propria, negli otto articoli di questa proposta:
+
+ «1º Tutte le nazioni sono sorelle.
+
+ »2º La guerra tra di loro è impossibile.
+
+ »3º Tutte le querele che sorgeranno tra le nazioni dovranno essere
+ giudicate da un Congresso.
+
+ »4º I membri del Congresso saranno nominati dalle Società
+ democratiche dei popoli.
+
+ »5º Ciascun popolo avrà diritto di voto al Congresso qualunque sia
+ il numero dei suoi membri.
+
+ »6º Il Papato, essendo la più nociva delle sètte, è dichiarato
+ decaduto.
+
+ »7º La religione di Dio è adottata dal Congresso e ciascuno de’
+ suoi membri si obbliga di propagarla. Intendo per religione di Dio
+ la religione della verità e della ragione.
+
+ »8º Supplire al sacerdozio delle rivelazioni e della ignoranza col
+ sacerdozio della scienza e della intelligenza.
+
+ »La democrazia sola può rimediare al flagello della guerra.
+
+ »Lo schiavo solo ha il diritto di far la guerra al tiranno; è il
+ solo caso in cui la guerra è permessa.»
+
+A questo colpo inatteso, che dava nel petto a tutte, può dirsi, le
+idee predominanti nel Congresso, il rimbalzo dello sdegno e della paura
+collegati insieme fu irrefrenabile. Indarno il Quinet coll’autorevole
+parola, e il Ceneri e il Macchi colla persuasiva si studiarono
+difendere le proposte del Generale; i clericali suscitandovi contro
+la reazione del sentimento cattolico, gli Svizzeri facendo appello al
+sentimento ancora più forte ne’ loro concittadini della tranquillità
+e sicurezza della Confederazione, riuscirono a far tale pressione
+sul Congresso ed a raggruppar intorno ad essi tale maggioranza, che
+tutte le proposte di Garibaldi furono scartate e surrogate da una di
+quelle mozioni verbose e vuote di cui gli archivi del dottrinarismo
+democratico sono così ricchi, ma che nulla contenendo di sostanziale e
+di sodo non ci sembrano meritare la fatica d’essere trascritte.
+
+Garibaldi però non attese nemmeno la votazione de’ suoi articoli, e
+già fiutato il vento infido, pago d’aver gettato in faccia all’Europa
+democratica ivi congregata la sua bomba incendiaria, tornava l’11
+mattina, per la via del Sempione in Italia, e sostato brevemente
+a Belgirate, metteva capo a Genestrello, altra villa del suo amico
+Pallavicino presso Voghera.
+
+Colà però lo raggiungevano tosto importanti notizie da Roma che lo
+consigliarono ad affrettare il suo ritorno in Toscana.
+
+Quelle notizie dicevano certa la insurrezione purchè il braccio di
+Roma fosse armato: facile l’impadronirsi di due porte e la sorpresa
+delle ferrovie conducenti a Roma: utile con un colpo di mano occupar le
+due stazioni d’Orte e di Ceprano; necessario soltanto armi e danaro:
+tutta la Carboneria, numerosa a Roma, pronta a secondare il moto
+appena Garibaldi facesse appello. La _Giunta romana_ poi rincarando
+su queste speranze dichiarava, venuta l’ora dell’azione, ogni indugio
+pericoloso, urgente la costituzione d’un fondo di cassa, al quale, in
+forma di prestito gratuito o rimborsabile, invitava nuovamente tutti
+gli Italiani a contribuire.
+
+E come ognuna di queste parole scendeva soave all’animo già
+febbricitante dell’Eroe, così da Genestrello stesso, senza frapporre
+un’ora, rispondeva confermando l’appello della _Giunta romana_ con
+questo nuovo manifesto:
+
+ «_Alla Giunta Nazionale Romana._
+
+ »Genestrello, 16 settembre 1867.
+
+ »Il vostro appello agli Italiani non andrà perduto.
+
+ »In Italia sonvi molti paolotti, molti gesuiti, molti che
+ sacrificarono sull’altare del ventre. Ma, è pure consolante il
+ dirlo, vi sono molti prodi di San Martino, molti eroici bersaglieri
+ del Re d’Italia, molti soldati della prima artiglieria del mondo,
+ molti nepoti dei trecento Fabii ed un avanzo dei mille di Marsala,
+ i quali, se non m’inganno, hanno prodotto centomila giovani che
+ temono oggi di esser troppi a dividere la misera gloria di cacciar
+ dall’Italia mercenari stranieri e negromanti.
+
+ »Circa ai mezzi, l’Italia ebbe sempre la disgrazia d’essere troppo
+ ricca per mantenere eserciti stranieri, e fra i suoi ricchi non
+ mancano patriotti che tosto porgeranno, ne sono sicuro, le loro
+ splendide offerte.
+
+ »Avanti adunque, o Romani, spezzate i rottami dei vostri ferri
+ sulle cocolle dei vostri oppressori, e d’avanzo saranno gl’Italiani
+ che divideranno le vostre glorie.
+
+ »Vostro
+ »GARIBALDI.»
+
+E ciò detto, partiva al dì vegnente (17) per Firenze.
+
+
+VI.
+
+Colà giunto però erano tali ancora gli ostacoli e tanti i motivi di
+indugio e di prudenza, che qualunque altro uomo ne sarebbe stato
+scosso; non Garibaldi. Roma non era armata ancora, nè per quanto
+si fossero studiati fin allora tutti i passi di terra e di mare per
+introdurvi quei pochi fucili che stavan sempre nascosti nei pressi
+di Terni e di Follonica, nessuno n’aveva ancora trovato la via. I
+principali fra gli amici del Generale persistevano sempre presso di lui
+nel concetto di lasciare a Roma l’iniziativa del moto, apparecchiando
+bensì in silenzio i mezzi per accorrerle in soccorso; ma evitando
+ogni apparenza di una importazione artificiale e facendo in ogni caso
+seguire l’irruzione delle bande all’insurrezione della capitale; non
+questa a quella.
+
+Infine il ministro Rattazzi, dopo aver dato qualche segno e qualche
+promessa di tacita acquiescenza, forse nella speranza di guadagnar
+tempo, e aver persino condisceso a lasciar continuare in segreto
+gli apparecchi dell’invasione, purchè il Generale acconsentisse a
+ritirarsi ed a scomparire nella sua Caprera;[350] spinto ora e sempre
+più dai richiami e dai ministri della Francia, rappresentata allora in
+Firenze dal signor De la Villestreux, tornava ai suoi primi propositi,
+protestandosi deliberato ad impedire anco colla forza qualsiasi
+violazione della Convenzione di settembre e dandone la prova col
+raddoppiare le guardie alla frontiera e col rinnuovare gli ordini della
+più severa vigilanza.
+
+A tutto ciò però Garibaldi non movea collo nè piegava sua costa: le
+armi in un modo o nell’altro sarebbero entrate: a’ suoi amici faceva le
+mostre di consentire ai loro consigli, ripetendo anzi a taluno di loro
+che l’iniziativa romana la teneva indispensabile;[351] ma non cessava
+per questo dall’avviare quanti Volontari gli capitavano verso i confini
+e dal concentrarvi come ad un campo ormai prestabilito l’attuazione
+e la forza: al Governo infine rispondeva sdegnosamente rifiutando
+la condizione del ritiro in Caprera; e dichiarandosi a sua volta
+deliberato a qualunque cimento. Tutt’al più piegando all’argomento
+sempre più evidente che Roma non era ancora preparata, consentiva a
+differire la mossa fino agli ultimi di settembre; non però a sospendere
+e molto meno a mascherare alcuni degli apparecchi avviati.
+
+Epperò, prima che l’agosto finisse, tutte le parti erano nella sua
+mente assegnate e tutti gli ordini distribuiti come alla vigilia
+d’un’entrata in campagna. Il Cucchi, munito d’un’amplissima sua
+credenziale che lo eleggeva suo rappresentante in Roma, partiva
+un’altra volta per la città eterna a prendervi la direzione del
+moto creduto imminente; Menotti ed Acerbi doveano tenersi pronti a
+sconfinare colla gente già raccolta, il primo da Terni coll’obbiettivo
+su Monterotondo; l’altro da Orvieto coll’obbiettivo su Viterbo, mentre
+Nicotera e Salomone dovevano fare altrettanto da Aquila e Pontecorvo
+verso Velletri; a Canzio era commesso di allestire una spedizione
+marittima che andasse a gettarsi sulle coste pontificie tra Montalto e
+Corneto, compiendo così l’invasione da tutte le parti. Nè il Generale
+arrestavasi a questi ordini guerreschi, ma colla consumata abilità del
+guerrillero prevedeva tutti i casi possibili, distribuendo a tutti i
+capi delle colonne designate queste particolareggiate istruzioni:
+
+ «1º Punto di concentrazione delle colonne invadenti il territorio
+ romano — Viterbo.
+
+ »2º Si raccomanda ad ogni comandante di colonna di non impegnare
+ combattimenti colle truppe pontificie, senonchè con molta
+ probabilità di riuscita. Ed ove le forze nemiche sieno superiori,
+ manovrare di modo da concentrarsi su Viterbo ove si troverà
+ probabilmente la colonna principale.
+
+ »3º Ove un comandante di colonna si trovasse nella assoluta
+ necessità di combattere, egli deve ricordarsi e ricordare ai suoi
+ che il mondo intiero ha gli occhi su di noi e sa che noi siamo
+ assuefatti a vincere.
+
+ »4º A qualunque costo i comandanti delle colonne non devono
+ impegnarsi in combattimenti colle truppe dell’esercito italiano.
+
+ »5º Scopo del movimento è il rovesciare il governo dei preti,
+ proclamare Roma capitale d’Italia e lasciare il popolo romano in
+ piena libertà sulle proprie condizioni di plebiscito.
+
+ »6º Credo superfluo il raccomandare molto un lodevole contegno
+ verso le popolazioni. I militi della libertà, nostri fratelli
+ d’armi, sono assuefatti a trattare il popolo da fratelli e giammai
+ vi fu esempio che si macchiassero di brutture.
+
+ » 7º Si darà alle colonne l’organizzazione ch’ebbero in tutti i
+ tempi i corpi volontari — acciocchè essi si presentino al paese
+ ispirandovi la fiducia — e la paura ai nemici d’Italia.
+
+ »8º I comandanti delle colonne hanno il diritto d’impossessarsi
+ d’ogni cosa appartenente alle autorità nemiche a profitto della
+ rivoluzione.
+
+ »9º Abbisognando di viveri od altro, ne faranno richiesta alle
+ autorità municipali o locali, rilasciando loro idonee ricevute.
+
+ »10º Una colonna che si trovi nell’impossibilità di concentrarsi
+ alla colonna principale — manovrerà di modo da non combattere con
+ isvantaggio, inquietando il nemico quanto è possibile — e procurerà
+ frattanto di mettersi in comunicazione col quartiere generale.
+
+ »11º In quest’impresa gl’Italiani devono ben penetrarsi d’avere su
+ di loro gli occhi del mondo intiero — e che quindi il nome italiano
+ deve uscirne bello, radiante di gloria, salutato con entusiasmo e
+ rispetto da tutte le nazioni.
+
+ »12º Fra le eventualità possibili, vi è quella di essere io
+ arrestato. In quel caso, il movimento deve continuare colla stessa
+ impavidezza — come se fossi libero. E deve pur continuare anche che
+ arrestassero la maggior parte dei capi.
+
+ »13º In caso non riuscisse una colonna nell’intento, le altre
+ devono continuare il moto come se nulla fosse successo.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+
+VII.
+
+A tal punto però anche il Ministero, perduta ormai ogni speranza
+di contenere coi privati consigli e le blande minaccie il patriotta
+agitatore, deliberava di lasciar quel riserbo che s’era fino allora
+imposto, e di accettare il guanto che gli era gettato. Però nel 21
+agosto comparve nella _Gazzetta Ufficiale_ una dichiarazione del
+Governo, la conclusione della quale era che «se alcuno si attenterà
+di venir meno alla lealtà de’ patti e violare quella frontiera da cui
+ci deve allontanare l’onore della nostra parola, il Ministero non lo
+permetterà in niun modo e lascerà ai contravventori la responsabilità
+degli atti che avranno provocato.»
+
+Ma «un po’ tardi,» notava il signor De Moustier[352] nel ricevere
+notizia di questa dichiarazione; un po’ tardi pel Governo, un po’ tardi
+per Garibaldi stesso.
+
+Egli oramai aveva tratto il dado, nè anco volendolo poteva più
+retrocedere. Anzi quella pubblica minaccia gli parve come un
+avvertimento di rompere gli ultimi indugi; talchè già coperti
+vari punti della frontiera di Roma di Volontari, pronti a seguirlo
+il Menotti e l’Acerbi; la mattina del 23 settembre s’incamminava
+accompagnato soltanto dal fedele Basso e dal signor Del Vecchio,
+alla volta d’Arezzo, diretto, secondo diceva, e voleva far credere, a
+Perugia (per ingannare la vigilanza della polizia aveva fatto spedire
+colà i suoi bagagli); ma proseguendo ratto nella sera stessa di quel
+giorno per la strada di Orvieto, e andando quella notte a pernottare a
+Sinalunga a circa cinquanta miglia dal confine orvietano.
+
+Il prefetto di Perugia però non s’era lasciato allucinare e aveva
+provveduto in guisa che qualunque strada il Generale fosse per
+prendere, al primo tocco di telegrafo, potesse essere arrestato. E
+così fu. Garibaldi, ospitato in Sinalunga dal signor Agnolucci, s’era
+appena coricato, che una compagnia di soldati e carabinieri, venuti da
+Orvieto, invadeva il paese, circuiva la sua casa, e un luogotenente
+de’ carabinieri salito da lui, gli intimava senz’altro l’arresto. Il
+Generale non chiese che il tempo di fare il suo solito bagno: gli fu
+concesso; e di lì a mezz’ora in biroccino fino a Lucignano, poscia
+in ferrovia fu tradotto col Basso e il Del Vecchio nella direzione
+di Firenze. Nemmeno Firenze però era l’ultima meta che gli era stata
+imposta; il treno ne traversò rapido la stazione, e soltanto a Pistoia
+sostò per alcuni istanti per deporre il Basso e il Del Vecchio, e
+continuare di là, senza resta, fino ad Alessandria, dove il Governo
+aveva deciso che il Generale passerebbe i primi giorni della sua
+cattività.
+
+A Pistoia però nemmen l’occhio vigile de’ suoi custodi aveva potuto
+veder tutto. Infatti il Generale era riuscito in quei pochi momenti di
+fermata a scrivere a matita un biglietto, e prima che il Del Vecchio
+s’allontanasse a ficcarglielo nelle mani. Il biglietto era un nuovo e
+più fiero appello all’insurrezione, e diceva testualmente così:
+
+ «24 settembre.
+
+ »I Romani hanno il diritto degli schiavi, insorgere contro i loro
+ tiranni: i preti.
+
+ »Gli Italiani hanno il dovere di aiutarli — e spero lo faranno — a
+ dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi.
+
+ »Avanti adunque nelle vostre belle risoluzioni, Romani e Italiani.
+ Il mondo intiero vi guarda, e voi, compiuta l’opera, marcerete
+ colla fronte alta e direte alle nazioni: Noi vi abbiamo sbarazzata
+ la via della fratellanza umana dal più abominevole suo nemico: il
+ Papato.
+
+ »Caro Del Vecchio — voi non verrete in prigione con me — e farete
+ stampare queste linee.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+La lettura pertanto di queste linee e ancora più l’annuncio
+dell’arresto del Generale suscitò in tutte le maggiori città d’Italia
+fierissimi tumulti. In Firenze i deputati della Sinistra, raccoltisi in
+Palazzo Vecchio, firmavano una protesta per l’illegale arresto del loro
+collega; i giornali avanzati schizzavano fiamme; il popolo inferocito
+percorreva le vie cercando a morte il Rattazzi, il quale solo al
+caso di essere entrato per il mal tempo in una vettura pubblica,
+dovette di non essere subito riconosciuto e d’aver salva la vita. E
+a Bologna, a Modena, a Milano, a Torino, a Pavia, a Genova, le stesse
+manifestazioni; a Genova soprattutto, dove la collera per l’arresto del
+Generale, inasprita dal sequestro delle armi destinate alla spedizione
+marittima del Canzio, era giunta a tale che la folla diede un vero
+assalto a Palazzo Tursi.
+
+Nè in Alessandria l’aria era più quieta. Al primo giungere di Garibaldi
+nella fortezza, anche quella popolazione, comechè spettatrice abituale
+di tanti prigionieri politici, s’era commossa; e i soldati stessi del
+presidio, affollati sotto le finestre della cittadella dove il Generale
+era stato rinchiuso, gli gridavano «A Roma, a Roma!» il che gli fece
+dire più tardi:[353] «Se avessi detto una sola parola che suonasse
+lavacro delle vergogne italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero
+seguíto ovunque.»
+
+Intanto l’agitazione crescente della Penisola, i doveri della pubblica
+tutela, le insistenti e quasi insolenti pressioni della Francia
+ponevano il Governo in terribili frangenti.
+
+Anzitutto che cosa fare di quel prigioniero? Era ancora il medesimo
+problema d’Aspromonte, ma più intricato forse; giacchè sostenere che
+Garibaldi fosse stato colto in flagrante non era sì facile assunto, e
+l’accusa di violazione della immunità parlamentare poteva tornare assai
+pericolosa. Però dopo molto ondeggiare tra il processo, la libertà
+incondizionata, la libertà condizionata, Rattazzi si risolveva ad
+inviare in Alessandria il generale Pescetto, Ministro della Marina,
+coll’incarico di commuovere l’animo del Generale, e di indurlo, se
+fosse possibile, a ritornare a Caprera sotto la sola condizione che
+non avrebbe fatto alcun tentativo per uscirne. Ma il Generale diede a
+questa proposta un così aperto e secco rifiuto che il Pescetto, dopo
+aver chiesto e atteso invano per oltre dodici ore nuove istruzioni,
+s’indusse, sotto la propria responsabilità, a consentirgli il ritorno
+a Caprera senza condizione alcuna, provvedendo soltanto che non
+s’indugiasse a Genova e fosse trasferito immediatamente alla sua isola
+da un piroscafo della R. Marina.
+
+E così avvenne.
+
+Il 27 mattina, in sull’alba delle 4, il Generale usciva da Alessandria
+e circa due ore dopo smontava nella casa del signor Coltelletti
+all’Acquasola di Genova. Quivi il popolo ebbro di rivederlo, ma
+credendolo tuttavia prigioniero, minacciava di liberarlo egli stesso
+colle proprie braccia; quando il Generale con una lettera ad A. G.
+Barrili, Direttore del _Movimento_, nella quale diceva che «a scanso
+d’equivoci tornava a Caprera libero e senza condizioni,» e con molte
+altre consimili parole dirette ora in italiano, ora in genovese alla
+folla, riuscì a quietare ogni tumulto e nella sera del giorno stesso
+condotto amichevolmente a bordo del regio Avviso l’_Esploratore_,
+ricevuto con tutte le mostre d’un illustre viaggiatore, in realtà
+custodito come un deportato, salpava per Caprera.
+
+
+VIII.
+
+Ma dietro al corpo di Garibaldi prigioniero restava la sua anima;
+restava nell’eco infocata de’ cento manifesti e de’ mille discorsi,
+restava in quelle demosteniche parole: «I Romani hanno il diritto
+d’insorgere; gl’Italiani hanno il dovere di aiutarli, e spero lo
+faranno a dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi:» e, se
+un dubbio fosse ancora possibile, restava in quest’ultima lettera a
+Francesco Crispi, scritta sulla nave stessa che lo portava a Caprera,
+e nella quale non sapresti se più ammirare il senso fatidico dell’Eroe
+che presentiva in un atto di suprema energia la soluzione del grande
+problema, o la virtù del patriota che non fa della salvezza della
+patria un misero piato di vanità o di primazia, ed è sempre pronto
+ad ecclissarsi dietro chiunque inalberi prima di lui il vessillo
+redentore.
+
+ «Caro Crispi,
+
+ »Dopo ben maturo esame della situazione, io vedo un solo modo di
+ rimediarla a soddisfazione della nazione e del governo.
+
+ »Invadere Roma coll’esercito italiano e subito.
+
+ »Non creda il governo di contentare l’Italia in altro modo. Essa
+ perdonerà le sue miserie, ma non la sua degradazione. Ed oggi
+ non solo la nazione italiana si sente oltraggiata, ma si sente
+ oltraggiato l’esercito; e se in Alessandria, quando ero acclamato
+ dall’intiera guarnigione, io avessi detto una parola che suonasse
+ lavacro delle vergogne italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero
+ seguíto ovunque.
+
+ »Per cotali considerazioni il governo si persuada che, con pochi
+ giorni d’energia, esso tutto accomoda, si concilia la nazione
+ intiera e dove vi fosse minaccia esterna di volerlo inceppare, noi
+ solleveremo fino alle donne, ai bambini, e certo il mondo vedrà
+ risoluzione di popolo, come forse non ha veduto ancora.
+
+ »Rispondetemi subito.
+
+ »Vostro
+ »G. GARIBALDI.
+
+ »27 settembre 1867.»
+
+Ora in cospetto d’una causa così santa e di una fede sì ardente, e
+dopo tante ripetute manifestazioni della medesima volontà, al punto in
+cui erano giunte le cose, un dilemma si presentava chiaro ai vecchi
+garibaldini e a tutto in generale il partito democratico italiano: o
+sconfessare il loro Capo, rinnegando con lui tutto il proprio passato
+rivoluzionario e dando una mentita a tutte le idee sin allora espresse
+in Parlamento e fuori circa al modo di risolvere la questione romana;
+o continuare l’opera da lui avviata, giovandosi soltanto della sua
+forzata e temporanea assenza per compierne meno precipitosamente
+gli apparecchi e sceglierne con maggior ponderatezza l’opportunità e
+l’istante.
+
+Se non che, come accade sovente, alla concordia nel fine non andava di
+pari passo l’accordo dei mezzi. Crispi, ormai buttatosi corpo e anima
+nella congiura, Fabrizi, Cucchi, Cairoli, Guastalla, Miceli, La Porta,
+Oliva, Guerzoni, tutta in generale la frazione politico-militare del
+partito garibaldino opinavano sempre che il segnale della riscossa
+dovesse partire da Roma, e che qualsiasi anticipato moto di bande,
+mettendo sull’allarme il Governo pontificio, non potesse che nuocere
+alla riuscita dell’impresa principale. Menotti, invece, Canzio, Acerbi
+e qualcun altro, tenendosi più ligi alle istruzioni del Generale,
+persistevano a credere che le due mosse dovessero andare parallele;
+che la insurrezione di Roma non accadrebbe mai, o difficilmente, senza
+l’esempio e l’eccitamento della insurrezione della campagna, e che
+questa non potrebbe mai ottenersi se non per mezzo di una irruzione di
+Volontari che la suscitasse.
+
+Tuttavia il dissidio non era tra amici e commilitoni impacificabile,
+e già pareva che l’idea dell’iniziativa romana, caldeggiata, più
+che da tutti, dal Cucchi, che la dava, se il tempo non mancasse
+alla preparazione, per sicura, e dal Crispi, che oltre a tant’altre
+ragioni tentava dimostrare non renitente il Rattazzi col quale
+aveva frequenti convegni, pareva, dico, che quell’idea cominciasse a
+prevalere; quando ad un tratto, all’improvviso per tutti, una mano di
+forse centocinquanta giovani, dei quali soltanto un terzo armati di
+pessimi fucili, capitanati dal trentino Luigi Fontana, uno dei Mille,
+appiattati fino a quel giorno nelle macchie d’una _Bandita_ viterbese,
+chi dice spinti dalla fame, chi dalla paura d’essere smacchiati e presi
+dalle truppe italiane spedite alla loro caccia, passano il confine,
+si buttano sopra Acquapendente e dopo una zuffa accanita vi fanno
+prigionieri trentadue gendarmi pontifici e s’impossessano della terra.
+
+Fu il trabocco della bilancia: Acerbi e Menotti si credettero impegnati
+d’onore ad accorrere in aiuto degli arditi che pei primi eransi
+gettati allo sbaraglio; e tra quei medesimi che fino allora erano
+stati piuttosto avversi a qualsiasi intempestiva invasione armata,
+cominciava a farsi strada l’idea che fosse mestieri soccorrere i
+combattenti e che in ogni caso non si potesse abbandonarli. Ecco
+perciò Acerbi dar l’ordine alle altre sue genti, che aveva raccozzate
+nei dintorni d’Orvieto, di sconfinare; ecco Menotti partire per
+Terni col proposito di fare altrettanto; ecco Nicotera prepararsi ad
+imitarli. Fra il 2 e il 5 ottobre tutto l’agro viterbese e la Sabina
+formicolavano di bande. Il 4 era passato Menotti con soli venti
+uomini; ma il 7 ne aveva seicento, ed occupato Nerola, sul confine
+sabino, aveva già respinta una prima ricognizione di Pontifici. Il 3, i
+Garibaldini d’Acquapendente rinforzati da alcune centinaia di camicie
+rosse, guidate dal maggiore Ravini, occupavano prima San Lorenzo, poi
+Bagnorea, da dove il 5, dopo un eroico ma sfortunato combattimento,
+eran ricacciati in disordine su Castiglione; alcune squadriglie
+stormeggiavano presso Bolsena, ed altre nei dintorni di Viterbo;
+e finalmente Acerbi, dopo lungo e non bene giustificabile indugio,
+compariva in mezzo a’ suoi e annunziata la sua prodittatura, piantava
+il Quartier generale a Torre Alfina.
+
+Che faceva ora innanzi a questa marea crescente il Governo? Urbano
+Rattazzi fino a quel momento, fino cioè alla passata delle bande,
+aveva parlato ed agito chiaramente. Tutt’al più qualche eccessivo
+gli poteva rinfacciare un po’ di lentezza nella caccia de’ Volontari
+accorrenti a Garibaldi, e qualche reazionario di non aver fino dalle
+prime fatto man bassa su tutte le libertà, e posta mezza Italia in
+istato d’assedio; ma insomma gli uomini equi ed imparziali dovranno
+convenire che un governo liberale in una monarchia costituzionale,
+in una questione nazionale d’indole così delicata e complessa, come
+quella suscitata dalla crociata garibaldina, non poteva fare di più.
+Egli aveva protestato apertamente che disapprovava quel moto e che
+l’avrebbe, occorrendo, impedito anco colla forza: aveva confermato
+il fatto col detto, sequestrando, disperdendo, incarcerando: anche
+i più esigenti conservatori non potevano chiedergli di più. Se non
+che, quando il torrente malgrado tutti gli sforzi dilagò e parve
+manifesto che l’arrestarlo non era più possibile senza opporgli dighe
+di cadaveri umani; quando il fatto si chiarì più forte d’ogni consiglio
+e il sentimento patriottico soverchiava anche ne’ più prudenti ogni
+considerazione politica;[354] quando infine la repressione del conato
+garibaldino poteva parere una sconfessione dell’idea nazionale ed
+essere interpretata come un atto di paura o di soggezione all’Impero
+Francese, unico protettore rimasto al Papato, allora il gabinetto
+Rattazzi non poteva più esitare: o cedere ad altri immediatamente
+il governo della pubblica cosa (e non sarebbe stato nè onesto nè
+coraggioso), o secondare arditamente, anzi governare egli stesso il
+moto che non aveva potuto impedire.
+
+Ma come tutti i deboli e i mediocri, prese non diremo nemmanco una
+via di mezzo, ma cento viottole torte che non conducevano ad alcuna.
+Oggi sequestrava i fucili de’ Volontari e domani metteva in mano
+dei Comitati garibaldini quelli degli arsenali governativi:[355]
+non permetteva che i Volontari sconfinassero in grosse bande, e li
+lasciava passare alla spicciolata; conveniva che una insurrezione in
+Roma sarebbe stata il taglio macedone di tutti i nodi, e largheggiava
+di danari in suo soccorso e forniva di passaporti coloro che volessero
+entrarvi ad aiutarla, ma non aveva il coraggio di confessarlo, e
+soprattutto d’aiutarla pubblicamente; minacciava ripetutamente al
+Governo francese di occupar Roma al primo annuncio d’insurrezione,
+e alle troppe parole non faceva mai seguire il fatto. Il solo
+audace partito di cui si sentì capace fu la istituzione d’una certa
+_Legione Romana_, che doveva a’ suoi occhi imprimere il suggello
+d’un’insurrezione veramente paesana e spontanea a quella che fin
+allora era stata accusata di importazione forestiera, e forzare anche
+la più incredula diplomazia a riconoscerne la autentica romanità. Il
+qual disegno, piccino in sè stesso, ordito ad insaputa dei principali
+capi garibaldini, e pregiudicato fin dal nascere dal sospetto d’una
+cospirazione nella cospirazione, finì poi, per le mani indegne cui fu
+affidato, a degenerare in un vero pericolo ed in un danno reale per
+l’impresa stessa cui mirava giovare.
+
+Infatti il ministro Rattazzi, fidatosi, con una cecità che riesce
+tuttora inesplicabile, a certo Filippo Ghirelli, emigrato romano e già
+maggiore prima di Garibaldi, eppoi dell’esercito, commise a lui non
+solo l’ordinamento ed il comando della _Legione_, ma persino il titolo
+e le facoltà di Commissario regio nel distretto d’Orte; dei quali
+titoli e facoltà quel nobil campione del valore romano seppe usare
+così bene che per saggio della sua onestà svaligiò in compagnia del
+famigerato barone Franco Mistrali la Posta d’Orte; per documento della
+sua accortezza politica impose una taglia di 25,000 franchi al clero
+della stessa città; per riprova infine de’ suoi talenti militari tagliò
+la ferrovia tra Orte e Corese, base delle comunicazioni ferroviarie
+della rivolta; per la quale ultima prodezza, prima ancora che il
+Fabrizi lo destituisse, fu cacciato via da’ suoi stessi soldati col
+grido di traditore.
+
+Ciò non ostante, l’insurrezione si sosteneva, e quantunque breve,
+ognuna delle colonne invadenti aveva fatto un passo avanti. Il 13
+ottobre, Nicotera, dopo un ritardo, a dir vero, poco giustificabile,
+riusciva a sconfinare a Vallecorsa con oltre ottocento uomini (dei
+quali peraltro soltanto alcune centinaia armate alla meglio) e
+s’avviava l’indomani per Falvaterra. Nel giorno stesso Menotti si
+spingeva fino a Montelibretti, che contrastava all’indomani per tutto
+il giorno al nemico, abbandonandolo senza plausibile ragione la sera;
+ma per ricuperarlo al mattino vegnente.[356] In fine il 15 ottobre
+l’Acerbi, rimastosi immobile tutti quei giorni a Torre Alfina, moveva
+con tutte le sue forze sopra San Lorenzo, ne sloggiava il nemico e si
+preparava a marciare su Viterbo, che si diceva pronta ad insorgere al
+primo apparire delle camicie rosse.
+
+Solo Roma non dava ancora alcun segno di vita, nè lo poteva. Una
+sollevazione generale, uno di quegli impeti spontanei e irresistibili
+di popolo, che, senza bisogno di disegni e d’apparecchi, coll’armi
+sole dello sdegno e dell’amor patrio, fa crollare in poche ore le
+più antiche tirannidi, in Roma non era possibile. L’infiacchimento
+degli animi e de’ corpi, naturale effetto della centenaria educazione
+sacerdotale, e l’idea propagata dalla funesta scuola del _Comitato
+Nazionale_, e infiltratasi anche nelle fibre de’ più energici, che
+unica soluzione sperabile alla questione romana fossero il consenso
+delle maggiori Potenze cattoliche e l’opera lenta dei mezzi morali,
+avevano doma, se non ispenta, l’antica virtù del popolo romano, e
+toltagli la fede di poter da sè solo vendicarsi in libertà. Però
+sola cosa sperabile e conseguibile in Roma era una sommossa parziale;
+un colpo di mano degli elementi più rivoluzionari e gagliardi della
+città (e non abbondavano), preparato artificialmente nel segreto d’una
+congiura, epperò soggetto ai mille eventi ed ai mille pericoli di tutte
+le congiure. Affinchè però anche un siffatto colpo di mano potesse
+riuscire in una città quale Roma, due condizioni erano indispensabili:
+che il lavoro preparatorio potesse essere condotto con una certa
+libertà e sicurezza: che in ogni caso le braccia pronte a tentarlo
+fossero armate. Ora al 16 ottobre Roma non aveva ancora una sola arma
+da guerra; e quanto a cospirare, la sveglia data alla polizia papale
+dalla invasione garibaldina, l’aveva reso così pericoloso e difficile
+che poteva dirsi un vero miracolo se la trama non era dieci volte
+al giorno scoperta e disfatta. Appena infatti la prima banda ebbe
+sconfinato, il Governo pontificio lasciò ogni ritegno; e raddoppiati i
+posti militari; chiuse o vegliate più gelosamente le porte; frugando
+case ed alberghi; espellendo i forestieri sospetti; mettendo alle
+calcagna d’ogni patriotta un birro; perlustrando notte e giorno la
+città; minacciando con pubbliche gride i cittadini, pose Roma, senza
+dirlo apertamente, in un vero stato d’assedio. Ora introducete armi
+e cospirate in siffatta città! Cucchi, Guerzoni, Adamoli, Bossi,
+Cella, stretti in lega coi membri più operosi della Giunta Nazionale,
+lavoravano arditi e indefessi; ma, senza che nessuno osasse confessarlo
+all’altro, tutti sentivano gli influssi di quel nemico che fin da
+principio aveva più d’ogni altro cooperato ad accrescere le difficoltà
+dell’opera loro: la sollevazione intempestiva e forse sterile delle
+province, che aveva reso pressochè impossibile la sorpresa della
+capitale.
+
+
+IX.
+
+Ma torniamo a Caprera. La _Gazzetta Ufficiale_ del 27 settembre
+stampava: «Il generale Garibaldi avendo manifestato il desiderio
+di ritornare a Caprera, il Governo, trovando questa intenzione
+conforme alla sua, vi ha tosto aderito;» ma in queste parole l’organo
+governativo mentiva a una metà del vero, e ne dissimulava l’altra
+metà. Mentiva quando diceva che il Generale aveva chiesto egli stesso
+di tornarsene a Caprera; come vedemmo, posto al bivio dal generale
+Pescetto o di restar prigione nella fortezza d’Alessandria, o di
+tornarsene senza condizioni al suo eremo, egli non aveva fatto che
+appigliarsi a questo partito come al minor male; dissimulava poi la
+parte più importante della verità, quando taceva che appena toccata
+terra il generale Garibaldi era stato posto sotto la custodia d’una
+squadra prima di quattro, poi di cinque, finalmente di nove[357]
+legni da guerra, e rinchiuso nella sua isola se non veramente come un
+prigioniero, come un relegato a confino.
+
+Il Generale tuttavia ricusò in sulle prime di credere ad una sì aperta
+mancanza di fede, e continuando a reputarsi libero de’ suoi passi e
+delle sue azioni tempestava di lettere e di telegrammi il Cucchi ed il
+Crispi perchè alla lor volta mantenessero la data parola e mandassero
+un vapore a prenderlo.[358] Il che nè il Cucchi, nè il Crispi potevano
+fare: il Cucchi perchè era in Roma; il Crispi perchè sapeva bene quali
+erano gli ordini del Governo e non poteva sperare di mutarli se non
+col mutare della politica generale del Governo stesso. E per questo
+egli scriveva al Generale: «State tranquillo: ottime disposizioni e
+spero non tarderete a vederne conseguenze;» e per questo il Generale
+continuava ancora per alquanti giorni a pazientare ed attendere.
+
+Venne però il momento in cui l’inganno non fu più possibile. Agli 8 di
+ottobre infatti avendo voluto far la prova d’imbarcarsi sopra il vapore
+postale che tocca periodicamente la Maddalena, un legno della crociera,
+la Sesia, tirò replicatamente su di lui e forzatolo a montare al suo
+bordo lo ricondusse a Caprera. Allora finalmente aperti gli occhi
+all’evidenza, mandò quella specie di ruggito di leone incatenato che
+suonava così:
+
+ «Caprera, 10 ottobre 1867.
+
+ »Amici carissimi,
+
+ »Sono veramente prigioniero, e vi lascio pensare con che spirito,
+ sapendo Menotti ed i miei amici impegnati sul territorio romano.
+
+ »Impegnate il mondo perchè non mi lascino in questo carcere.
+
+ »Un saluto a tutti dal
+
+ »sempre vostro
+ »G. GARIBALDI.»
+
+Ma gli amici erano tuttora divisi in due; alcuni, quali il Crispi, il
+Fabrizi, il Cairoli, il Guastalla, fidenti sempre negli accordi col
+Rattazzi, opinavano che il Generale avrebbe assai meglio giovato a sè
+ed alla causa sua attendendo in Caprera l’esito de’ negoziati: altri
+invece, tra questi principalissimo Stefano Canzio, diffidente di tutte
+quelle ambagi, non ammetteva dimore; e non vedendo altra salute che
+nel ritorno del Generale sul continente, prima ancora che la signora
+Mario recasse da Caprera il biglietto testè citato, lavoravano a
+tutt’uomo alla sua liberazione. Non passavano infatti tre giorni che
+Stefano Canzio, noleggiata colla mediazione di Andrea Sgarallino e col
+danaro d’Adriano Lemmi, l’instancabile e inesauribile tesoriere della
+rivoluzione, la paranzella _San Francesco_, e avuto seco a bordo Andrea
+Viggiani, espertissimo marinaio della Maddalena, salpava da Livorno,
+e dopo tre giorni di traversíe e di rischi d’ogni fatta, ingannata
+felicemente la crociera in mezzo alla quale fu costretto a passare,
+approdava alla Maddalena, poco lunge dalla punta della Moneta, e per
+mezzo della signora Collins, una Inglese dimorante da lunghi anni in
+quel paraggio, riusciva a rendere avvertito del suo arrivo il Generale
+e a comunicargli il fine che l’aveva condotto.
+
+E il Generale, che a guisa dell’uomo del Vangelo era sempre pronto,
+inviava tostamente il Basso con la figlia Teresita alla Moneta, e
+concertava col genero questo disegno di fuga.
+
+Egli, il Generale, tragitterebbe di notte da Caprera alla Moneta,
+e di là in una barca da pesca tenterebbe di afferrar la Sardegna, o
+nel porto di Liscia o in quello d’Arsachena; il Canzio e il Viggiani
+colla _San Francesco_, girata la Maddalena, andrebbero a lor volta a
+prender terra sulla costa orientale sarda e nel porto di Brandinchi
+l’aspetterebbero.
+
+
+X.
+
+Ma tutto ciò era molto facile a dirsi, e forse per il Canzio ed il
+Viggiani, intraprendenti e audaci, non straordinariamente difficile
+ad effettuarsi; ma per il Generale, guardato a vista nell’isola,
+addirittura portentoso e quasi impossibile.
+
+Una squadra di nove legni da guerra senza contare i minori[359]
+guardava Caprera da tutti i lati, visitando qualsiasi barca salpasse
+dall’isola, od anche solo la costeggiasse, ricacciando indietro tutte
+quelle i cui andamenti fossero appena sospetti e tirando a palla,
+come fu fatto sul Generale stesso e sulla figlia, su quanti navigatori
+di quelle acque non si mostrassero pronti ad obbedire al comando. La
+vigilanza era dunque rigorosissima e dato lo scopo non poteva essere
+minore in quello stretto di Bonifacio, tutto frastagliato, come
+un arcipelago di scogli e bassi fondi, intorno ad un’isola, quale
+Caprera, tutta seni, calanche, porticciuoli innumeri e di cui Garibaldi
+conosceva come un pesce i più misteriosi recessi.
+
+«Per guardare un’isola simile — esclamava ancora il comandante Isola —
+non c’era che legare una barca ad ogni scoglio.... e per essere sicuri
+che Garibaldi non fuggisse imbarcarselo a bordo d’un legno da guerra e
+portarselo a fare un viaggio all’estero.»
+
+Pure il capo della crociera, non pago delle prese precauzioni,
+raddoppiava ogni giorno d’astuzie e di vigilanza. Ora mandava a terra
+con studiati appigli i suoi ufficiali a spiare le mosse del Generale in
+casa sua: ora gli si presentava egli stesso col pretesto di chiedere
+nuove della sua salute, in fatto per accertarsi della sua presenza;
+ora infine poneva sotto guardia speciale di un’apposita squadriglia di
+barche da guerra tutti i legni grandi e piccoli del Generale, cioè il
+canotto, il _Yacht_, dono d’Inghilterra, un’altra barca, e tutto quanto
+insomma galleggiava nel porto dello Stagnarello, che era il principale
+asilo della piccola flottiglia di Caprera.[360]
+
+Allora adunque la fuga poteva dirsi quasi disperata, e allora Garibaldi
+la tentò.
+
+A lui di tutto quell’arsenale non era rimasto, perduto in un magazzino
+tra gli altri rottami marinareschi, che un canottino, una chiatterella,
+uno di quei gingilli, diremo così, sottili, leggieri, fragili, capaci
+appena d’un uomo e d’un remo, che i cacciatori pisani usano per
+la caccia delle anitre e delle beccaccie nelle morte gore de’ loro
+paduli, e che appunto dal nome della caccia son chiamati _beccaccini_.
+Mai più sospettare che Garibaldi si sarebbe avventurato a traversare
+uno stretto di mare su quella tavola che un buffo di vento poteva
+capovolgere ed un’ondata ingoiare; mai più sospettare che il gingillo
+fosse uno strumento bellico, e che il _beccaccino_ del cacciatore
+dovesse portare la guerra al Papato! Fu dunque non visto, dimenticato,
+trascurato, che so io, non calcolato e non contato. Lo contò per altro
+Garibaldi, che nell’anima chiusa covava la fuga colla fissazione del
+forzato nell’Ergastolo; lo contò sì bene che, colta una notte oscura,
+lo fece, a spalle d’un suo fido, trasportare e rimpiattare ben bene
+in una delle più ascose insenature del così detto Passo della Moneta,
+punto che, per essere più prossimo all’isola della Maddalena, serviva a
+meraviglia al disegno che già molinava in mente e di cui quel trasporto
+poteva dirsi la prima mossa esecutrice. Fatto ciò, si disse ammalato, e
+chiuso in camera, invisibile per parecchi giorni ad anima viva, stette
+ad aspettare l’occasione. E l’occasione, come dicemmo, navigava già
+alla sua volta, e gliela conduceva la _paranzella_ di Stefano Canzio.
+
+Durante tutta la giornata del 16 era regnata una fitta nebbia,
+frequente in que’ paraggi, e la notte perciò prometteva d’essere
+oscurissima. Garibaldi scelse quella; e verso le 10, calato solo al
+nascondiglio del suo _beccaccino_, si spiccò da terra e s’avventurò al
+tragitto. Bisognava possedere l’occhio felino, veggente nelle tenebre,
+di Garibaldi; essere vissuto in que’ mari da quindici anni, saperne
+a memoria pietra a pietra tutti gli scogli e quasi indovinare dove
+vegliano a fior d’acqua e dove dormono insidiosi; essersi provato dieci
+altre volte a passare illeso in mezzo ad una flotta nemica, conoscere a
+prova tutte le leggi, tutte le manovre, tutti gli strattagemmi, tutte
+le abitudini della gente di mare, da quelle del mozzo a quelle del
+nostromo, da quelle dell’ammiraglio a quelle del corsaro, per concepire
+anche solo la speranza di poter approdare a quel modo, in quell’ora,
+con cento occhi e cento fanali puntati su di voi, in un porto o ad una
+riva qualunque.
+
+Tanto più che le barche della crociera non solo potevano vedere, ma
+udire; e il più lieve batter di remo, persino un insolito frangere
+d’onda, bastava a destarne l’allarme.
+
+Il problema era dunque doppio: avanzare senza farsi vedere e vogare
+senza farsi sentire; ridurre a un punto impercettibile la barca, e a un
+fiato quasi insensibile il remeggio ed ogni altro rumore. E Garibaldi
+lo risolse. Disteso allungato immobile dentro il suo guscio, in guisa
+da formare con esso e colla superficie del mare quasi una linea sola,
+maneggiando coll’agilità del _piroghiere_ indiano la spatola che
+gli tien luogo di remo, studiando la rotta, spiando ogni ostacolo,
+misurando ogni colpo, vogando leggiero e costante, inoltrando guardingo
+e veloce, come uno smergo che strisci sull’acqua, scivola via.
+
+Le storie narrano di molti aiuti prestati dai piccoli ai grandi; da
+quella notte del 16 ottobre esse dovranno anche registrare l’aiuto
+prestato dal piccolo navicello maremmano al grande vincitor di Palermo,
+al grande vinto di Mentana.
+
+Ci fu anzi un momento in cui Garibaldi passò così rasente ad un barcone
+di guardia che poteva persin sentire le parole delle sentinelle;
+pure anche in quel momento nessuno sospettò di lui ed egli continuò
+felicemente, fino alla Maddalena, il tragitto. Sbarcato poi, la signora
+Collins lo ricoverò in casa sua, e là, sotto la duplice tutela della
+santità della donna e della inviolabilità d’una bandiera che non
+tollera insulti, passò il resto della notte.
+
+Alla mattina del 17, nessun movimento insolito, nessuno indizio di
+novità importante nelle acque di Caprera e della Maddalena; soltanto
+una barca di pescatori fu veduta passare tra l’isolotto San Stefano e
+la Punta Rossa, colla prua verso Liscia o verso Arsachena. Per sola
+formalità, la barca giunta in vicinanza di un legno di crociera,
+probabilmente il _Ferruccio_, ebbe il _Chi va là?_ — _Pescatori!_
+fu risposto. Infatti pescatori maddalenesi d’aragoste e _corallini_
+di Torre del Greco rifanno ogni mattina quella strada e per quella
+direzione, ed era già cosa convenuta di lasciarli liberamente passare.
+Nella barca, tinta la barba, camuffato da pescatore, insieme con Basso,
+il servo Maurizio e il marinaio Cuneo, v’era Garibaldi.
+
+Sbarcò in una insenata della Punta di Sardegna e quivi in una _conca_
+(specie di caverna) passò la notte. Al mattino seguente montato sopra
+uno di que’ ginnetti sardi che ballano sulle roccie, per valli e per
+monti, su per sentieri dove appena s’inerpica il caprone selvatico, per
+diciassett’ore di seguito, arrestandosi appena per lasciar rifiatare le
+bestie, giunse presso Porto San Paolo, dove riposatosi alcune ore nello
+_stazzo_ del pastore Jaceddu, continuò di lì a poco per Brandinchi; e
+colà trovati Canzio e Viggiani, colto un vento fresco di poppa in sulle
+tre e mezzo pomeridiane del 18 mise alla vela per la costa toscana.
+
+E così il vecchio Corsaro tornava signore del regno ampio de’ venti
+e sarà bravo chi lo arriva. Superato all’alba del 19 il Canale di
+Piombino, giunse in poche ore in vista della rada di Vado, a poche
+miglia da Livorno e verso le nove del mattino vi atterrò. Colà però
+nuovo e non meno fastidioso ostacolo. Tutta quella spiaggia vadese è
+un impasto così appiccaticcio di rena e di alghe, che mettervi il piede
+senza restarvi invischiati dentro è quasi impossibile.
+
+Ecco dunque tutta la brigata de’ fuggitivi, ma più Garibaldi cui
+la ferita d’Aspromonte rendeva penosissimo il camminare, costretta
+ad aprirsi faticosamente un sentiero tramezzo quei paduli, spesso
+affondando fino a mezza gamba e avanzando a piccoli passi, talvolta
+non potendo nè avanzare nè retrocedere; ma pure a forza di volontà
+e di costanza riuscendo a sfangare da quella melma ed a guadagnare
+finalmente le case di Vado.
+
+E da quel punto tutto va a seconda. Canzio noleggiati in Vado due
+baroccini monta egli stesso sul primo col Generale, che aveva ripreso
+per precauzione il suo vecchio nome di guerra di «Giuseppe Pane;» sul
+secondo vengon dietro gli altri tre compagni, e via allegramente tutti
+insieme alla volta di Livorno. E quivi pure il Generale non arrivava a
+tutti inaspettato. Entrato per vie remote in città, riposatosi alcune
+ore in casa degli Sgarallino, monta verso la mezzanotte sul legno da
+posta, che Adriano Lemmi aveva già apparecchiato, e a trotto serrato,
+senza voltarsi indietro, correndo senza posa quel resto di notte e
+tutta la mattina successiva, in sul mezzogiorno del 20 arrivava in
+Firenze.
+
+Ad Empoli gli erano mossi incontro, già edotti del suo arrivo, Enrico
+Guastalla e Benedetto Cairoli; e tant’era la gioia che sfavillava
+dall’animo del Generale che buttandosi tra le braccia di Benedetto
+esclamò: «Di tante rischiate imprese che ho tentato in vita mia la più
+ardua e la più bella, e di cui sentirò un certo vanto fino che campi, è
+codesta mia fuga da Caprera.»
+
+
+XI.
+
+Descrivere la sorpresa, la scossa, la gioia e lo sgomento insieme,
+cagionati da quell’inaspettata apparizione, noi non lo sapremmo.
+Governo, Parlamento, cittadini, erano tutti sossopra. I telegrammi
+della vigilia avevano per l’appunto assicurato che Garibaldi era sempre
+a Caprera, non solo ben sorvegliato e custodito, ma anche un po’
+ammalato e quindi costretto a rimanere in camera; e la mattina dopo
+eccotelo, come uno spettro balzato di sotterra, a Firenze. Fu detto
+subito che il Governo l’aveva lasciato scappare, e quanto non fosse
+vero lo sappiamo! Chi non l’aveva veduto non voleva crederlo. Vedutolo,
+il fáscino della sua persona riguadagnava tutti i cuori. Il popolo
+lo contemplava col superstizioso stupore con cui si contemplerebbe
+un redivivo: gli amici lo consultavano con ansietà: gli avversari lo
+interrogavano con rispetto: tutti gli si affollavano dintorno trepidi
+ed inquieti, come se egli portasse nelle pieghe del suo _puncho_ i
+destini d’Italia.
+
+E quel che è più, nessuna forza poteva pel momento opporglisi. Il
+Governo non esisteva più che di nome. Fin dal 18 ottobre ad Urbano
+Rattazzi, dopo aver respinto uno ad uno i partiti che il Governo
+francese pretendeva imporgli, ora dell’intervento momentaneo sul
+territorio pontificio per disarmarvi i Volontari; ora dell’intervento
+misto in Roma, francese e italiano, per tutelarvi il Pontefice e
+proporvi d’accordo la questione romana ad un Congresso europeo, non era
+rimasta aperta altra via che quella dell’intervento puro e semplice in
+Roma, non già coll’intento, dichiarava il Rattazzi medesimo, di tagliar
+colla spada il nodo della questione romana, ma di tutelare insieme
+alla indipendenza spirituale del Santo Padre gli interessi de’ Romani
+rimettendo nelle loro mani l’arbitrio delle loro sorti politiche.
+Come, però, al solo annuncio di questo disegno il Governo francese
+s’era tosto inalberato minacciando a sua volta di rioccupare Roma,
+e se avesse fatto un sol passo innanzi di intimar guerra all’Italia;
+così il Gabinetto Rattazzi, ridotto al bivio estremo, o di raccogliere
+il guanto di sfida della Francia, o di sottomettersi a’ suoi voleri,
+non avendo potuto trovarsi concorde nè sull’uno nè sull’altro partito,
+rassegnò i suoi poteri indicando al Re il generale Cialdini come
+l’unica persona politica che in quell’istante potesse succedergli.[361]
+Ma poichè d’altra parte il Cialdini, giunto in Firenze soltanto
+nella giornata del 21, era più lontano che mai dal riuscire nella
+composizione del Gabinetto, così il Rattazzi perchè non era più
+Ministro, il Cialdini perchè non lo era ancora, nessuno de’ due si
+sentiva l’autorità e la forza di porre le mani sul grande ribelle, il
+quale in poche ore era ridivenuto più potente che mai, e oramai padrone
+di tutti i suoi passi.
+
+Il Cialdini, è vero, tentò nella mattina del 22, prima per mezzo
+del Crispi, poi direttamente egli stesso, di persuaderlo a fermarsi
+e a ritirarsi nuovamente nell’ombra, assicurandolo che la questione
+romana non sarebbe abbandonata, nè l’intervento straniero permesso;
+ma le scariche a polvere sulle corazze producono lo stesso effetto.
+Fermo, tenace più che mai nel suo proposito, banditi l’un dopo l’altro
+due nuovi appelli di guerra,[362] nel secondo de’ quali, credulo
+immantinente ad una fola, sparsa non si sa come, in Firenze, che i
+Romani fossero insorti, diceva: «A Roma i nostri fratelli innalzano
+barricate e da ieri sera si battono cogli sgherri della tirannide
+papale. L’Italia spera da noi che ognuno faccia il suo dovere;»
+arringato due volte dal suo albergo in Piazza Santa Maria Novella
+il popolo fiorentino, scompare improvviso come era venuto; e in sul
+pomeriggio del giorno stesso con un treno straordinario procacciatogli
+dal Crispi parte per Terni, dove saputo che il Cialdini ed il Rattazzi,
+postisi per un istante d’accordo, avevano dato ordine d’inseguirlo
+(inseguirlo fu detto, ma non raggiungerlo), sconfinò, in sul primo
+albeggiare del 23, da Passo Corese.
+
+
+XII.
+
+Nella sera stessa in cui Garibaldi arrivava a Terni, la tanto promessa
+e invocata e sudata insurrezione romana scoppiava;... ma ohimè! eterno
+apologo delle montagne partorienti!
+
+A tutto rigore, nonostante i prodigi d’operosità e d’ardire del Cucchi
+e de’ suoi compagni, gli apparecchi dell’impresa non erano ancora
+compíti; e non foss’altro, le armi, quelle armi, senza le quali i
+congiurati romani si protestavano impotenti a qualunque sforzo, non
+erano per anco potute penetrare in Roma; e gli unici duecento fucili
+su cui gl’insorti potevano contare, dopo essere rimasti sepolti per
+alquanti giorni sotto la pozzolana della riva sinistra del Tevere,
+era parso grande fortuna disotterrarli e nasconderli in certa Vigna
+Matteini, a circa un miglio da Porta San Paolo. Però tutto l’arsenale
+dell’insurrezione consisteva in alcune serque di bombe Orsini e di
+_rewolvers_ e in qualche barile di polvere. Ma il Comitato di Firenze
+a nome del Rattazzi stesso, il generale Fabrizi da Terni, tutti
+scrivevano o facevano dire al Cucchi: «una schioppettata, una sola
+schioppettata, per carità,» e la schioppettata fu tirata.
+
+Nel disegno de’ congiurati, troppo a dir vero complicato, il più grosso
+drappello, guidato dal Cucchi stesso, doveva assalire il Campidoglio,
+e se gli veniva fatto d’impadronirsene, asserragliarvisi; un’altra
+squadra, comandata dal colonnello Bossi, tentare lo stesso colpo
+sul corpo di guardia di Piazza Colonna: Guerzoni con cento uomini
+condurre, sforzando la Porta San Paolo, il carico delle armi dalla
+Villa Matteini entro la città, e presso Campo Vaccino distribuirle:
+Giuseppe Monti minar la caserma Serristori: Francesco Zoffetti ed altri
+sette cannonieri inchiodare le artiglierie di Sant’Angelo: i fratelli
+Cairoli infine (benchè il loro magnanimo tentativo non potesse dirsi
+concertato, almeno quanto al tempo e al modo, col Comitato Romano)
+dovevan scendere pel Tevere fino a Ripetta, apportando ai Romani parte
+delle armi di Terni, e, quel che più montava, l’aiuto d’un manipolo
+di valorosi, le cui forze potevansi dire centuplicate e dalla prodezza
+singolare dei Capitani e dall’apparire inopinato.
+
+E tutto ciò a giorno e ora fissa: il 22 ottobre alle ore sette della
+sera.
+
+Se non che coteste fila erano troppe, perchè potessero essere tutte
+forti del pari e qualcuna spezzandosi non producesse lo sfasciamento
+dell’intera trama. La polizia era già in sull’all’erta: tutti i
+particolari forse non conosceva; ma pareva certa del giorno e dell’ora,
+e frattanto il generale Zappi, governatore di Roma, faceva murare
+sei delle dodici porte della città; raddoppiava i posti di Piazza
+Colonna e del Campidoglio; tratteneva in quartiere le truppe ed
+altre siffatte precauzioni. Però il Guerzoni (che in luogo dei cento
+promessi, compagni n’aveva sette), sorpreso quasi tosto nella Villa
+Matteini e assalito da una compagnia di Zuavi rinfrancata da Gendarmi e
+Dragoni, era costretto, dopo breve lotta, ad abbandonare le armi agli
+aggressori; l’assalto del Campidoglio, alla cui difesa stava nascosto
+il De Curten con due compagnie, fallì; quello di Piazza Colonna,
+dispersi i congiurati anche prima dell’ora, non potè nemmeno essere
+tentato; la caserma Serristori saltò in parte; ma gli Zuavi, quei
+medesimi che erano andati ad assalire Vigna Matteini, ne erano usciti;
+sicchè fu assai più il rumore che il danno; i Cairoli infine, del cui
+arrivo nè Cucchi nè alcun altro era stato avvertito in tempo, pervenuti
+nella notte del 22 con settantasei compagni all’altezza di Ponte Molle,
+e udito di là il fallimento della sperata sollevazione, eran stati
+costretti a tenersi rimpiattati nella notte fra i canneti della riva
+ed a cercarsi, alla prim’alba, un rifugio meno periglioso nella Villa
+Glori sui Monti Parioli. Scoperti anche colà, assaliti nel pomeriggio
+da un nemico tre volte soverchiante, piagato a morte Enrico, rotto
+da ben dieci ferite Giovannino, l’un fratello spirante nelle braccia
+dell’altro esangue, decimata in breve la più bella schiera di prodi che
+l’Italia da molto tempo avesse partorito, il campo restò al numero ed
+alla forza, miserabile conquista dei vincitori, ara perenne di gloria
+al sacro stuolo dei vinti.[363]
+
+E tuttavia non fu quella la catastrofe più tragica di quell’infelice
+conato. Nel lanificio Ajani in Trastevere, alcuni patriotti avevano
+raccolte poche armi col proposito di usarle, se, come speravasi,
+Roma era decisa a ritentare la riscossa. Se non che scoperto per
+l’imprudenza d’un fanciullo il ricovero, circuita e battuta da ogni
+lato la casa, gli assaliti infiammati dallo spartano esempio di
+Giuditta Tavani-Arquati si preparano a disperata difesa. Combattono
+prima dagli abbaini, dalle finestre, dalle porte; poscia, penetrata
+l’onda degli aggressori, invase le scale, sfondati gli ultimi serragli
+che il furore aveva innalzati, il combattimento si muta in zuffa
+feroce, al pugnale, coll’ugne, co’ denti; dominante in mezzo a tutti
+la eroica Giuditta, che incuora, comanda, combatte, fino a che, già
+cadutole al fianco il marito e il figlio giovanetto, essa medesima
+ai replicati colpi soccombe, ingombrando con altri nove cadaveri la
+memorabile casa, fumante di orrida strage.
+
+E il magnanimo fatto bastò esso solo a scontar l’inerzia di Roma nel
+1867. Nè più operose e risolute s’eran mostrate le provincie. Viterbo,
+che da tanto tempo andava promettendo all’Acerbi, già grosso di mille
+uomini, di insorgere, non ne aveva ancora trovato, fino al 22, nè la
+forza nè la opportunità, sicchè il Prodittatore era sempre alla sua
+famosa Torre Alfina: Menotti, da parte sua, dopo il combattimento del
+14 ottobre, sospettoso di nuovi assalti, costretto a cercarsi una
+stanza più propizia al vivere e all’ordinarsi, dopo aver errato un
+po’ alla ventura da Nerola a Monte Calvario e da questo a Pericle,
+finiva col riparare a Scandriglia nel territorio del Regno; similmente
+il Nicotera tra il 23 e il 24 mattina non s’era ancora mosso da
+Veroli; talchè quando Garibaldi giunse sul teatro della guerra trovò
+la insurrezione delle provincie paralizzata, quella della capitale
+soffocata, le bande scoraggite e disordinate; e insomma l’insieme
+della situazione anco peggiore di quella in cui l’aveva lasciata al suo
+partire per Caprera.
+
+E tuttavia al suo giungere sul teatro della guerra uomini e cose
+risentirono tosto l’impulso della sua mano poderosa. Tutte le colonne
+del centro, tanto quella che Menotti aveva riportata a Scandriglia
+come le altre che stavano organizzandosi a Terni od erano già in
+cammino per passare il confine, ricevevano tutte insieme e nel giorno
+stesso (22 ottobre) l’ordine di muovere senza ritardo e di venirsi
+a concentrare a Monte Maggiore e Passo Corese. Però la sera del 25
+Garibaldi stesso poteva telegrafare al Comitato Centrale di Firenze:
+«Occupo Passo Corese e Monte Maggiore con le forze riunite di Menotti,
+Caldesi, Salomone, Mosto e Friggesy.» Concentramento, diciamolo subito,
+ammirabile, favorito di certo dalla inerzia de’ Pontifici, ma che per
+la rapidità di pensiero con cui fu concepito e d’azione con cui fu
+eseguito, merita nota come quello che assicurava al piccolo esercito
+insurrezionale la prima condizione della vittoria: l’unità delle forze.
+
+Ma che cos’erano codeste forze di cui parla il telegramma di Garibaldi,
+com’erano formate, ed a quanto salivano?
+
+Che fossero colonne, quali di due, quali di tre o quattro battaglioni
+formanti, come i Bersaglieri dell’esercito, unità tattica ed
+amministrativa da sè, ma riuniti sotto il comando dei colonnelli
+già nominati, lo possiamo dire; ma conoscere ed accertare a quanto
+ascendessero i loro uomini, cioè, per dirla militarmente, a quanto
+sommasse la loro _forza_, fu impossibile cosa a noi, ma crediamo lo
+sia stato, e lo sarà sempre ai comandanti stessi, allo Stato Maggiore
+e a tutti quanti ebbero tra le mani alcune delle fila di quel _lavoro
+di Penelope_[364] a cui s’era ridotto, per le ragioni già discorse,
+l’organismo dell’esercito insurrezionale. Pure non temiamo dilungarci
+troppo dal vero tenendoci intorno ai settemila uomini.
+
+Garibaldi intanto andava molinando come prendere di notte e per
+sorpresa Monte Rotondo. È desso l’antico _Eretum_, poi feudo degli
+Orsini, dei Barberini, dei Grillo ed ora dei Montefeltro, una delle
+solite cittaduzze della Comarca, lanciata sopra un’altura se non
+inaccessibile, molto ardua di certo, ricinta da mura non a prova di
+cannone ma tali da scoraggiare le scalate; ha due porte massicce e
+gagliardamente sbarrate; ha nel centro, ultimo ridotto, un castello
+quadrato, solido, fitto di finestre e di feritoie d’ogni guisa: è
+posizione forte per sè, non solo, ma chiave di posizioni; guarda e
+domina, a occidente la grande via Salara e la ferrata; a mezzogiorno,
+per mezzo di Mentana, la Nomentana e Tiburtina, e tutte insomma le
+principali vie strategiche che dalla sinistra del Tevere sboccano in
+Roma; munito d’artiglieria, può essere buon punto di ritirata e di
+difesa a chi lo possiede, un cimento per chi deva impadronirsene, una
+minaccia per chi l’abbia alle spalle, e finchè si parli o si scriva
+d’arte militare, resterà sempre arduo il comprendere come lo Stato
+Maggiore pontificio o non l’abbia guernita anticipatamente di tutte
+le forze capaci d’una lunga difesa, o, quello che tornava ancora
+più opportuno appena Garibaldi vi apparve dattorno minaccioso, non
+siasi tenuto pronto a spedirvi da Roma un nerbo di truppe sufficienti
+a sostenere gli assediati ed attaccare sul fianco gli assalitori.
+Lasciarono invece che Garibaldi facesse a sua posta un giorno ed una
+notte, nè si decisero a partire da Roma che la mattina del 26, due ore
+dopo che Monte Rotondo aveva già capitolato.
+
+Fallita però, per le consuete ragioni per cui falliscono quasi sempre
+tutte le imprese notturne, la sorpresa ordinata per la notte del 24,
+non restò che l’attacco di fronte e fu ordinato per l’alba del 25.
+
+A difesa di Monte Rotondo stavano circa trecento uomini, tutti della
+Legione d’Antibo, ed ora può ben dirsi, tutti dell’esercito francese,
+alcuni gendarmi e dragoni a cavallo e due pezzi di artiglieria da
+sedici. Avevano asserragliate le porte, aperto nelle mura un ordine
+di feritoie, occupate le finestre delle case che sovrastavano, e non
+sappiamo se ignorando la presenza di tutto l’esercito di Garibaldi o
+per alto sentimento d’onore militare, s’apprestarono a vigorosa difesa.
+
+Le colonne di Valzanía, Mosto, Friggesy e Caldesi, erano destinate
+all’assalto; quella di Salomone fu lasciata a guardia della stazione
+della ferrovia e della Salaria, d’onde era buona regola attendersi da
+un istante all’altro un attacco di fianco. Il lato scelto all’attacco
+fu il meridionale e la Porta San Rocco, ma pare che la scelta non fosse
+bene ponderata. Se la posizione nemica fosse stata meglio riconosciuta,
+si sarebbe scoperto che dal lato occidentale, dove le mura cessano e
+le case cominciano, gli approcci erano assai più agevoli e la presa
+più facile e meno costosa. Assalita invece di fronte, nel suo punto
+più forte, dovea essere pagata al caro prezzo di diciannove ore di
+combattimento e del sangue più prezioso.
+
+Valzanía e Caldesi attaccarono con parte delle loro genti dalla destra,
+appoggiandosi al convento di Santa Maria; Mosto co’ suoi Genovesi
+veniva di fronte; da sinistra, sboccando dal convento de’ Cappuccini,
+Friggesy; Menotti dirigeva, sotto gli ordini del padre, l’azione
+generale. Malgrado che i nostri soperchiassero di numero, era sempre
+un combattimento disuguale. I nemici al sicuro dietro le feritoie e
+armati di squisite armi di precisione; i nostri a petto nudo, scoperti,
+veri bersagli viventi ai tiri nemici, armati di quegli arnesi che
+tutti sanno, affranti per giunta dagli stenti per le rapidissime
+marcie di due giorni, gittati a cozzare contro pareti inaccessibili che
+vomitavano la morte! pure andavano e morivano al grido di Garibaldi e
+d’Italia, lietamente. Gli ufficiali, è vero, brillavano tra i primi
+nello sbaraglio, e molti di loro, i Mosto, i Martinelli, gli Uziel,
+i Sabbatini, i Giovagnoli cadevano quali morti e quali feriti. Ma
+tutta la giornata era trascorsa, la sera stava per calare e il nemico
+continuava il suo fuoco micidiale e non dava alcun segno di resa.
+
+«Ma pur bisogna vincere, grida Garibaldi, bisogna vincere stanotte,»
+e ordinava che si raccogliessero in fretta tutti i mezzi per
+incendiare la porta. Ed ecco subitamente ufficiali e soldati formare
+una mobile catasta di legne e zolfo, e fattasi di quella al tempo
+stesso una barricata e un brulotto, sospingerla, sotto il grandinar
+incessante delle fucilate, contro la porta e appiccarvene le fiamme.
+La porta verso le otto cominciò ad ardere, ed a mezzanotte cascava
+già carbonizzata e sfasciata da tutte le parti. Però anche questa
+operazione era costata molte vite generose, tra le quali il capitano
+Sabbatini di Sogliano, perocchè il nemico non aveva mai smesso un
+momento dal trarre contro gl’incendiari. Alla fine appena scavato un
+pertugio i Volontari, proprio come onda che abbia trovato la stura,
+vi si precipitarono dentro. I Dragoni nella loro caserma esterna si
+arresero; ma gli Antiboini serrati nel castello non vollero udir parola
+di dedizione, e appena albeggiato ricominciarono a moschettare, e
+con fuoco più terribile, i Garibaldini stipati per le strade, onde fu
+forza rizzare una barricata e appiccare l’incendio anche alla porta
+del castello. Allora minacciati essi pure dalle fiamme, veduto ormai
+svanire l’ultimo raggio di quella speranza di soccorso che forse li
+tenne in vita, verso le nove del mattino stesso alzarono bandiera
+bianca, e la resa fu stipulata.
+
+Caddero tutti, senza onore d’armi, prigionieri di guerra, lasciando i
+due cannoni con poco più di settanta cariche e tutte le altre munizioni
+da bocca e da guerra che possedevano. Una compagnia li scortò a Passo
+Corese e li consegnò alle truppe italiane, primo ed ultimo trofeo
+della campagna. Ai nostri questa giornata costò centoquaranta feriti e
+quaranta morti, cifra che ci venne confermata dal Medico Capo del corpo
+sanitario dell’esercito insurrezionale, e che possiamo ritenere esatta.
+
+Verso le undici antimeridiane del giorno stesso una colonna di
+Pontificii di circa duemila uomini di tutte le armi, zuavi, antiboini,
+cacciatori esteri, mezzo squadrone di dragoni, e mezza sezione
+d’artiglieria, con tutto comodo, con tutta placidezza, usciva da
+Porta Pia per andare in soccorso dei difensori di Monte Rotondo, e
+arrivava verso le quattro del pomeriggio presso alla stazione. Ivi
+gli avamposti di Salomone accolsero la testa di colonna a fucilate,
+ond’essa, avvedutasi che tutto era finito su a Monte Rotondo, con molto
+disordine, quasi tornasse da una rotta (noi stessi ne fummo testimoni
+oculari) rientrò il giorno dopo in Roma.
+
+
+XIII.
+
+La giornata di Monte Rotondo produsse lo sgombro di tutto il territorio
+pontificio e la ritirata dell’intero esercito dietro i ponti del Tevere
+e del Teverone, onde facevasi omai evidente che tutto lo sforzo papale
+andava a concentrarsi nella difesa delle mura di Roma, le quali in
+tutta fretta erano state guernite di batterie e di fortilizi d’ogni
+natura.
+
+E libera per tal modo la campagna, Acerbi, cui era fallita due giorni
+prima (24 ottobre) una sorpresa di Viterbo, se ne impadroniva nella
+giornata stessa di Monte Rotondo senza colpo ferire, insediandovi la
+prodittatura e proclamandovi i plebisciti; altrettanto faceva a mezzodì
+il Nicotera, il quale, dopo l’eroico sacrificio di Raffaele Benedetto
+e de’ suoi ventidue compagni a Monte San Giovanni, campeggiato altri
+due giorni nei dintorni di Veroli, saputa sgombra di nemici tutta
+la provincia di Velletri vi si gettava tosto con tutte le sue genti;
+trionfando il 28 a Frosinone, il 30 a Velletri, dove egli pure, colla
+proclamazione dei plebisciti, dissipava i maligni sospetti insorti sul
+colore della sua bandiera.
+
+Stando così le cose, Garibaldi, regalato un giorno di riposo a’ suoi
+Volontari, lasciato un battaglione a Monte Rotondo, un altro a Mentana,
+e speditone un terzo col colonnello Pianciani a Tivoli, ordinato alle
+colonne dell’Acerbi e del Nicotera di raggiungerlo, mosse difilato con
+tutte le sue forze verso Roma. La sera del 27 pernottò a Fornuovo: il
+29 portò il suo quartier generale a Castel Giubileo, spingendo i suoi
+avamposti oltre a Villa Spada in vista del ponte Salario, a pochi tiri
+dall’inimico. I Pontificii pare l’attendessero da questo lato, giacchè
+Porta del Popolo, Porta Salara e Porta Pia e tutte le ville attigue,
+la Torlonia, la Patrizi, la Ludovisi, erano state guernite di pezzi
+coperti e occupate da compagnie imboscate. Monte Mario, contrafforte
+formidabile che munisce l’entrata di Porta del Popolo, era pure stato
+posto in istato di difesa, ed una specie di campo trincierato vi si
+andava alacremente costruendo.
+
+Garibaldi vide le difficoltà e passò tutta la giornata del 29 a
+studiarle. Tuttavia una falsa notizia, recatagli da un bugiardo
+messaggiere, «che Roma fosse pronta a ritentare nella notte dal 29 al
+30 una seconda riscossa,» lo indusse a persistere nel primo divisamento
+di attaccare Monte Mario, e pensando rincorare colla promessa di un
+vicino aiuto i Romani, ordinò si accendessero molti fuochi lungo tutta
+la linea del campo e si preparassero quante barche potevasi, per il
+passaggio del Tevere. A chi scrive queste linee toccò l’amaro ufficio
+di far sentire a Garibaldi, addormentatosi nella forte speranza della
+battaglia, la sgradita sveglia della delusione. Tutto era spento in
+Roma. I Romani non potevano fare e non avrebbero fatto di più; chi gli
+aveva portato quel messaggio era od un ingannato od un ingannatore.
+Garibaldi ci diede ascolto, e gli eventi risposero se noi avevamo detto
+il vero.
+
+Allora il Generale si volse ad altri pensieri. Stare accampato lungo
+le umide rive d’un fiume, senza avanzarsi nè retrocedere, a nulla
+approdava e molto poteva nuocere, specialmente alla salute de’ soldati,
+e tutto consigliava a prendere stanza in qualche luogo sicuro e
+difeso, centrale tra le due colonne di destra e sinistra che dovevano
+raggiungerlo, aspettando l’occasione propizia per riprendere più
+decisamente le offese.
+
+Gli restava per altro a riconoscere la postura e il contegno
+dell’inimico dall’altra parte della città, vedere fino a qual segno
+fossero guardati i ponti sul Teverone, e infine scandagliare lungo la
+via il punto più debole per l’assalto futuro.
+
+A tal uopo, la mattina del 30, scortato da due battaglioni di
+Carabinieri genovesi sotto gli ordini di Burlando e Stallo, da una
+dozzina di guide e dal suo Stato Maggiore, guidò egli stesso la
+divisata ricognizione su Ponte Nomentano. Menotti con tutte le sue
+genti, meno un battaglione rimasto a Castel Giubileo, dovea marciare
+più tardi in sostegno della ricognizione. E in questa breve e quasi
+oscura operazione, parve ancora una volta quell’acume militare e quella
+famigliarità col campo di battaglia, onde Garibaldi terrà mai sempre,
+contrastato o no, il primo posto tra i primi capitani del mondo.
+
+Egli stesso in un bullettino, che noi scrivemmo sotto la sua dettatura
+nel suo quartier generale di Monte Rotondo, faceva con brevi e scolpite
+parole la storia di quella giornata.
+
+ «Monte Rotondo, 31 ottobre.
+
+ »Ieri, alle sei antimeridiane, giunse una scoperta nostra di
+ pochi uomini a cavallo al Castello dei Pazzi, ed una guida nostra
+ assieme ad un ufficiale di Stato Maggiore, entrati per i primi,
+ s’incontrarono petto a petto con una pattuglia di Pontificii,
+ l’attaccarono co’ _rewolvers_ e la misero in fuga. La guida nostra
+ ebbe una palla nel petto che lo sfiorò felicemente, e fu ferita di
+ poco momento.
+
+ »La scoperta era seguita dal primo battaglione di bersaglieri
+ nostri che occuparono il castello suddetto ed il Casale Ceccina.
+ Dopo un’ora circa di soggiorno in quel sito, due colonne di Zuavi e
+ di Antiboini sboccarono una dal Ponte Nomentano e l’altra dal Ponte
+ Mammolo.
+
+ »I nostri, collocati in posizione dal Casale suddetto al Castello,
+ ebbero ordine d’aspettare il nemico a bruciapelo.
+
+ »I nemici avvicinandosi a destra e sinistra della posizione ci
+ fecero molti tiri da destra a cui non fu risposto; solamente verso
+ sera avvicinandosi alcuni Pontificii per la destra, furono sparati
+ alcuni tiri, i quali uccisero quattro uomini e non si sa quanti
+ feriti.
+
+ »Noi abbiamo tre feriti leggermente. Così passò la giornata e si
+ tennero le posizioni fino alla notte, a un tiro di carabina dal
+ Ponte Nomentano.
+
+ »Non essendo l’obiettivo se non che di riconoscere la posizione
+ del nemico sul Teverone, quella notte si diede ordine di ritirarla
+ su Monte Rotondo, lasciando una quantità di fuochi accesi sulla
+ linea. La ritirata si fece in buonissimo ordine, e questa mattina
+ il nemico, credendo che occupassimo ancora le nostre posizioni, vi
+ fece una quantità di cannonate al vento.
+
+ »I nostri Volontari scalzi ed affamati si stanno rifocillando in
+ Monte Rotondo e contorni. Il loro contegno di ieri in presenza del
+ nemico fu ammirabile.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+Se Garibaldi si fosse lasciato tentare a rispondere con una sola
+fucilata alle tante che il nemico c’inviava, o se un solo volontario
+lo avesse disubbidito, noi avremmo dovuto accettare il combattimento,
+trecento contro le migliaia, in un terreno scoperto e in parte
+sconosciuto, separati dalle nostre linee (almeno fino all’arrivo di
+Menotti) mediante un vasto tratto di campagna, e non solo la giornata,
+ma Garibaldi stesso sarebbe stato posto a grave pericolo. E già poco
+mancò non lo fosse nel mattino stesso, giacchè fra i primi entrati
+nel cortile de’ Pazzi v’era Garibaldi in persona! Una palla di un
+mercenario, e Garibaldi spariva oscuramente sotto le volte d’un
+castellaccio abbandonato della Comarca romana! Ma il colpo d’occhio di
+quell’uomo e la fede in lui salva tutto. Gli stette sempre al fianco,
+interprete intelligente e risoluto de’ suoi ordini, un altro veterano
+di battaglie rivoluzionarie, il generale Fabrizi, arrivato al campo dal
+mattino soltanto a riprendere il suo posto di capo di stato maggiore,
+che Garibaldi gli aveva meritamente conservato.
+
+Questa marcia avanti e indietro, quella ritirata su Monte Rotondo
+_non piacque_ ai Volontari; e se la parola ai militari sembra strana,
+chi fu volontario la comprenderà. Il piacere o non piacere, il
+benedire o maledire, il discutere i movimenti, i disegni, i comandi,
+il _rerum cognoscere causas_ è uno dei bisogni invincibili e degli
+abiti incurabili delle baionette intelligenti. Perchè si fosse andati
+fino a Ponte Nomentano ognuno press’a poco presumeva comprenderlo; ma
+perchè senza sconfitta, quasi senza combattimento, si desse addietro,
+e addietro fino a Monte Rotondo, questo nessuno poteva metterselo in
+capo. E il non intendere rendeva grave e svogliato l’ubbidire. Quindi i
+commenti, le interpretazioni, le censure, le querimonie infinite. Chi
+voleva che la ritirata ci fosse imposta dal Governo italiano, e che
+il ritorno a Monte Rotondo significasse dissoluzione; chi sosteneva
+che Garibaldi stesso, riconosciuta l’impossibilità di prender Roma
+con quelle forze, abbandonava l’impresa; e chi andava più innanzi e
+faceva già sparito, già arrivato a Firenze il Generale, il quale per
+smentire la puerile diceria, era costretto a mostrarsi e a parlare; chi
+ci vedeva una tregua, chi un acquartieramento, pochissimi una manovra,
+ed infine, cosa assai più grave, chi gettava in mezzo ai crocchi dei
+novellieri e dei disputanti la notizia, vera pur troppo, dell’arrivo in
+Roma de’ Francesi, e portava così al colmo il malumore, la confusione e
+lo scoramento.
+
+Pure finchè non erano che ragionari di giovani, o queruli, o curiosi,
+ma onesti, si potevano presto quetare; una parola di Garibaldi, un
+ordine del giorno, una promessa qualunque, li avrebbe persuasi: ma in
+mezzo al fiore degli schietti ed ingenui v’era la mondiglia dei tristi,
+dei maligni, dei corruttori, degli spacciatori di bugiarde notizie,
+degli agenti segreti e prezzolati della dissoluzione; peste che
+aveva ammorbato fin dal loro nascere quelle avveniticcie milizie. Lo
+sfasciamento pertanto cominciò da costoro e si propagò in breve anco a’
+meno peggio; laonde al toccar Monte Rotondo era già visibile e grande.
+I Volontari, quali col fucile, quali senza, a lor beneplacito, senza
+chiedere nè accettare licenza, se ne andavano a coppie, a squadre, e
+per far più presto, giunti alla svolta della strada di Monte Rotondo,
+non la salivano nemmeno e continuavano su per via Salaria verso il
+confine. L’onesto partiva dicendo: «Poichè a Roma non si va più, stia
+ne’ quartieri chi vuole;» il mariuolo partiva pensando: «Poichè non
+v’è più nulla da bottinare costà, a Roma, ci pensi chi vuole,» e quali
+istigando, quali scimmiottando, tutti persuadendosi a vicenda che la
+era finita, e non restava altro da fare, a drappelli, a frotte, se la
+svignavano. Lo sfacelo durò così vasto e crescente fino alla mattina
+del 2. In quel giorno però, la voce sparsa d’una marcia in avanti, una
+rivista passata da Garibaldi, lo sforzo de’ buoni ufficiali rimasti
+fedeli al posto, lo arrestò. Frattanto potè ben dirsi che circa 2000
+uomini erano sfumati a quel modo.[365]
+
+Però finchè la defezione non era che dei tristi, anzichè impedirla era
+da incuorarla; ma il male era che nè i tristi se n’andavano tutti, nè i
+buoni restavano tutti; onde si era minacciati dei danni dello sfacelo
+senza i vantaggi che sarebbero derivati da uno spurgo generale, fatto
+con criterio e con energia, degli elementi morbosi che infracidavano il
+corpo anche nelle sue parti più sane. In altre parole, la diserzione
+complicava anzichè risolvere il problema della riorganizzazione, e lo
+rendeva sempre più urgente e pericoloso.
+
+A questo problema però quanti avevano coscienza dello stato vero delle
+cose, da Garibaldi all’ultimo ufficiale, s’erano dati gravemente
+a pensare. Il generale Fabrizi, aiutato da Alberto Mario, lavorava
+alacremente a ordinare il suo stato maggiore, e la prima opera a cui
+mostrava intendere era la riorganizzazione. Un tribunale militare con
+poteri eccezionali era improvvisato, e se non gli fosse venuto meno il
+tempo, avrebbe fatta rigorosa giustizia; la ferrovia tra Orte e Corese
+già interrotta, era restaurata, e l’arrivo de’ più indispensabili
+oggetti d’equipaggiamento, elemento principalissimo d’ogni
+organizzazione, affrettato. Si tentava inoltre di formare una scelta
+e numerosa guardia del campo, posta agli ordini d’un capo energico
+ed autorevole che avrebbe dovuto fare la polizia dell’esercito, che
+ne avea tanto bisogno, e marciando col quartier generale proteggere
+la persona di Garibaldi, ad ogni momento esposto a’ più rischiosi
+sbaragli.
+
+E tutto ciò era un nulla, a petto del vero, del supremo problema
+dominante tutti gli altri. Che si faceva a Monte Rotondo? Che si faceva
+oggimai nello stesso Agro romano? Al Cialdini, cui la composizione
+di un Gabinetto di conciliazione era fallita, subentrava il generale
+Menabrea con un Ministero così detto di _resistenza_, il cui primo
+atto era stato un bando del Re che apertamente sconfessava il
+conato garibaldino e del quale furono ben tosto chiaro commento lo
+scioglimento del _Comitato centrale di soccorso_, la fermata al confine
+dei viveri diretti al campo garibaldino, il consenso all’intervento
+francese in Roma, e la sottomissione infine a tutti i voleri
+dell’imperatore Napoleone III e alle disfide oltraggiose de’ suoi
+ministri.[366]
+
+Infatti tra la sera del 30 e la mattina del 31 la voce era cominciata
+a propagarsi che i Francesi fossero sbarcati a Civitavecchia, anzi già
+entrati in Roma, e quantunque al generale Garibaldi nessuno avesse
+pensato a darne l’annuncio ufficiale, la sola probabilità del fatto
+era anche per l’eroe più temerario d’una importanza capitale. Infine
+contemporanea a quella notizia ne era corsa subito un’altra, che le
+truppe italiane avessero varcato la frontiera pontificia occupandovi i
+punti più prossimi, col mandato, dicevano i dispacci del Menabrea, di
+tutelarvi l’ordine, di evitare ogni cozzo colle truppe francesi e di
+procedere, potendo, d’accordo con esse.
+
+Ora la gravità di questi fatti era manifesta a chicchessia. La impresa
+garibaldina veniva a trovarsi interamente abbandonata a sè stessa,
+posta da un giorno all’altro al cimento di dover combattere, insieme al
+pontificio, l’esercito francese e fors’anco scontrarsi coll’italiano,
+giacchè le intenzioni del Governo di Firenze non erano su questo
+proposito ben chiare. Che fare? Garibaldi non era mai stato così cupo
+e cogitabondo! In quella mattina del 31 parecchi amici, tra i quali
+Cairoli e Guastalla, venuti da Firenze a visitarlo a Monte Rotondo,
+l’avevano consigliato a desistere da una lotta, il cui ultimo resultato
+non poteva essere oramai che un infruttuoso e cruento sacrificio;
+ma ciò che appariva semplice e chiaro ai più volgari, non lo era
+altrettanto agli occhi dell’Eroe! Cedere in faccia allo straniero
+fino allora sfidato; cedere senza aver tentato un supremo sforzo per
+riafferrare la vittoria, o almeno glorificare la sconfitta, non era
+da lui! E non era nemmeno il parere degli amici militari che l’avevan
+seguito fino allora. Anche per essi, come per Garibaldi, l’impresa non
+per anco era disperata, la resistenza poteva essere ancora possibile,
+tanto più che a nessuno era dato prevedere quale sarebbe stato il
+sentimento dell’Italia innanzi ad una guerra combattuta da’ suoi
+figli, anco con mediocre fortuna, contro uno straniero invasore! Però
+Garibaldi, concorde con tutti i principali suoi Luogotenenti, deliberò
+di continuare la lotta a oltranza; e nel 31 stesso provvide al da
+farsi.
+
+Se non che prendere quella risoluzione e veder che Monte Rotondo non
+era più stanza adatta ad una campagna di guerriglie, di volteggiamenti,
+di meditati indugi e di accorte ritirate, quale era quella cui
+bisognava prepararsi, fu per Garibaldi un punto.
+
+Posizione forte contro la fanteria Monte Rotondo non lo è più quando
+abbia di contro un nemico munito d’artiglierie, che possa coronare
+le alture circostanti e batterlo in breccia da ogni punto. Però i
+veri pericoli della dimora a Monte Rotondo, senza dire che le lunghe
+scorrerie militari l’avevan dissanguato d’ogni cosa necessaria al
+vivere quotidiano, eran principalmente queste: la troppa vicinanza
+al confine che apriva una comoda via al flusso già cominciato delle
+diserzioni; la sua posizione isolata e facilmente aggirabile, la quale
+non lasciava ai difensori altra scelta che di seppellirsi uno ad uno
+sotto le sue pietre o di capitolare a discrezione.
+
+L’abbandonarlo dunque era più che saggezza, necessità; e poichè
+d’altro canto Tivoli era città prossima a Roma quanto Monte Rotondo,
+in posizione ancora più forte, con un fiume davanti, una catena di
+contrafforti a’ fianchi, due o tre strade di ritirata in caso di
+rovescio; più lontana da Acerbi, ma più vicina a Nicotera; un vasto
+territorio alle spalle; popolosa, ampia, fornita di vettovaglie, così
+Garibaldi prescelse Tivoli.
+
+
+XIV.
+
+Tuttavia, convien confessarlo, il Generale prima di risolversi al
+partito che da ogni parte gli veniva proposto, ed egli stesso aveva
+chiaramente indovinato, esitò. Qual pensiero lo trattenne? Noi
+nol potremmo mallevare: appena ci periteremmo a supporre che egli
+sperasse ad ogni istante di veder l’esercito italiano marciare contro
+il nuovo invasore e chiedergli così ragione del violato suolo della
+patria. Nessuno stupisca: son pensieri di Garibaldi! Il condottiero
+di Volontari che lietamente si sarebbe messo alla coda dell’armi
+nazionali, non voleva con una mossa apparentemente ostile aggravare
+la situazione politica, nè guastare quelle che per lui erano buone
+intenzioni del Governo italiano e nelle quali ancora confidava.
+Comunque, l’esitazione di Garibaldi, fosse pur figlia d’un’alta e
+patriottica ragione, pesò sulla bilancia degli eventi che il futuro
+prossimo maturava.
+
+Nel dopo pranzo del 2 novembre parecchi messaggeri al quartier generale
+recarono che le truppe pontificie, non si diceva ancora le francesi, si
+apparecchiavano ad uscir da Roma per venire ad attaccare i Garibaldini
+a Monte Rotondo. Queste notizie, sebbene non certe, tolsero Garibaldi
+ad ogni incertezza, e tutte le disposizioni per la marcia su Tivoli
+furono prese, caute e sapienti come l’arte più rigorosa poteva
+suggerire.
+
+Il movimento che stava per intraprendere, era una marcia sul fianco
+sinistro; e ognuno sa i rischi e i pericoli di siffatte manovre. Però
+Garibaldi era di fronte a due ipotesi ugualmente probabili: che il
+nemico, già in marcia su Monte Rotondo, ci incontrasse nella nostra
+marcia su Tivoli: che il nemico, avvertito della nostra partenza,
+sboccasse da Roma, e scegliendo il luogo e il tempo, ci assalisse
+sul nostro fianco. Importava quindi parare a queste due eventualità,
+potrebbesi già dire probabilità, ed ecco come Garibaldi provvide.
+
+A levante della via Nomentana, da Mentana a Tivoli, si spiega un
+sistema di piccoli poggi popolati di frequenti villaggi, i quali
+paiono gettati là dalla natura per guardare quella strada fino al
+suo punto d’incontro colla strada Tiburtina. Qualora perciò fossero
+state occupate quelle alture, coll’ordine di spingere avamposti
+e ricognizioni sulle diverse vie che da esse sboccano sulla via
+Nomentana, si sarebbe stati per lo meno sicuri di queste due cose: o
+che il nemico sarebbe stato scoperto molto prima che potesse incontrare
+la colonna marciante, la quale perciò avrebbe avuto tempo di spiegarsi
+come e dove voleva; o che il nemico anche sfuggendo alle scoperte,
+comunque e dovunque attaccasse la colonna, avrebbe sempre avuto sul suo
+fianco destro od alle spalle la minaccia, ed occorrendo anche il peso
+dei battaglioni stesi lungo tutte quelle posizioni avanzate, e cadendo
+fra due fuochi si sarebbe inevitabilmente esposto al pericolo di una
+rotta là dove sperava trovare una vittoria.
+
+Fermo in questi concetti, il generale Garibaldi fin dal 1º novembre
+avea mandato il colonnello Paggi con tre battaglioni (900 uomini)
+ad occupare i villaggi di Sant’Angelo in Capoccia e Monticelli e le
+alture più avanzate di Monte Lupari e Monte Porci con tutte quelle
+prescrizioni d’avamposti, di sorveglianza e di precauzioni che abbiamo
+indicate. Date queste disposizioni, Garibaldi stesso, nel pomeriggio
+del 2, andava a riconoscere le posizioni nuovamente occupate da Paggi e
+lo stradale da percorrersi, e tranquillo da questo lato tornava a Monte
+Rotondo per dare in un ordine del giorno, tutto scritto di suo pugno,
+le disposizioni finali della partenza, che importa trascrivere:
+
+ «Colonnello Menotti Garibaldi,
+
+ »Le colonne da voi comandate marceranno per la sinistra sulla via
+ di Tivoli.
+
+ »Nella marcia esse si terranno compatte il più possibile ed in
+ ordine.
+
+ »Sulla destra delle colonne in marcia e sulle strade che conducono
+ a Roma si dovranno spingere delle pattuglie a piedi e degli
+ esploratori a cavallo bastantemente lontani, per essere avvisati
+ a tempo a poter prendere posizioni, in caso dell’approssimarsi del
+ nemico.
+
+ »Sulle alture di destra della linea di marcia si dovranno pure
+ tenere delle vedette allo stesso scopo.
+
+ »Una vanguardia precederà le colonne ad una distanza per lo meno
+ di millecinquecento a duemila passi, ed essa sarà preceduta pure da
+ esploratori e fiancheggiatori competenti.
+
+ »Una retroguardia pure molto importante, con rispettive guide
+ indietro a considerevoli distanze, per avvisare di qualunque cosa
+ utile.
+
+ »Questa retroguardia non deve lasciare dietro di sè un solo
+ individuo delle colonne ed un solo carro o bagaglio.
+
+ »L’artiglieria e munizioni marceranno nel centro.
+
+ »I bagagli, i viveri, ec. potranno marciare in testa od in coda
+ delle rispettive colonne.
+
+ »Si raccomanda ai comandanti le colonne il buon ordine che col
+ valore dei nostri Volontari deve acquistarci la stima delle
+ popolazioni.
+
+ »Monte Rotondo, 2 novembre 1867.
+
+ »Il Capo di Stato Maggiore
+
+ »N. FABRIZI.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+L’ordine di marcia dapprima era fissato per l’alba del 3; se non che
+il colonnello Menotti, opponendo la necessità di una distribuzione di
+oggetti di vestiario e specialmente di scarpe, arrivate poco prima,
+pregava il padre a sospendere la partenza fino alle 11 del giorno
+stesso.
+
+Garibaldi, pieno di paterna fede nella voce del figlio, si arrese,
+e quel che gli abbia costato quella condiscendenza l’evento lo
+dimostrerà. Che cosa era mai il bisogno, fosse pur sentito, di
+scarpe, davanti alla suprema necessità d’una marcia manovra di quella
+importanza e natura, gravida di tanti pericoli e di tanti effetti,
+e fallita la quale, tutto era perduto? Come si poteva posporre il
+principale all’accessorio? Come intraprendere una marcia, che doveva
+esser fatta di soppiatto, in pieno mezzogiorno? Basti il dire che alle
+11, marciando anche senza scarpe, tutta la colonna sarebbe stata a
+Tivoli; e che i Pontifici, giungendo in faccia a Mentana, l’avrebbero
+trovata vuota. Quale scacco per i generali francesi! Quale trionfo per
+Garibaldi!
+
+Non si potè naturalmente partire che a mezzogiorno. Garibaldi poco
+prima aveva spedito un altro messo all’Orsini, subentrato al Nicotera,
+perchè sollecitasse la sua marcia su Tivoli, e quando vennero ad
+avvertirlo che tutto era pronto per la marcia, si mosse senza dir
+verbo, pensieroso e triste, zufolando per le scale una sua vecchia
+canzone d’America,[367] quasi volesse dai ricordi di quei giorni
+gloriosi trarre gli auspicii del destino al quale andava incontro. Indi
+montò a cavallo ed al galoppo, cosa insolita in lui, passò via, rapido
+e silenzioso davanti ai battaglioni schierati in battaglia lungo la
+strada di Mentana, e poco dopo dietro a lui tutta la colonna si pose in
+cammino.
+
+Il servizio d’esploratori e fiancheggiatori, oltre ad un manipolo di
+guide mal montate e per la maggior parte nuove a quel delicatissimo
+servizio, fu affidato al 1º battaglione dei Bersaglieri genovesi,
+comandati dal maggiore Stallo. Dietro dovevano seguire, sempre
+come avanguardia, i due altri battaglioni di bersaglieri, il 2º de’
+Genovesi, comandato da Burlando, e il 3º dei Lombardi e Romagnoli
+comandato da Missori, e con essi la compagnia de’ Carabinieri
+livornesi, forte non più di 70 uomini, sotto gli ordini del capitano
+Mayer. Ora senza rivangare qui le molte ragioni che possono avervi
+influito, ma incontrastabilmente per la principalissima che la
+distribuzione del mattino avea disturbato le ordinanze, il fatto sta,
+e importa notarlo, che tra l’avanguardia e il corpo principale sparì,
+appena staccata la marcia, ogni intervallo, talchè persino l’estrema
+punta del maggiore Stallo non potè che assai malamente adempiere
+all’ufficio suo di scoprire il nemico e di proteggere la testa e il
+fianco della colonna marnante. D’altra parte il colonnello Paggi, che
+avea spedito al comando generale a prendere nuove istruzioni, riceveva
+firmato dal signor Berna, capo di stato maggiore del colonnello
+Menotti, l’ordine di lasciare Monte Porci e Monte Lupari e di andare
+colle stesse forze ad occupare Palombara (se il Paggi aveva letto
+bene), paese a settentrione delle posizioni prima occupate, rivolto a
+tutt’altra direzione e che nulla avea a che fare nè colla via Nomentana
+nè con nessun’altra via onde il nemico potesse sboccare. Quest’ordine
+accrebbe nella mente del Paggi la confusione, laonde la sorveglianza
+che egli stesso dovea esercitare sulla via Nomentana, divenne disforme
+interamente dalle istruzioni del Generale in capo, e affatto illusoria.
+A sommar tutto, gli ordini chiari, accurati e precisi dati da Garibaldi
+non furono che imperfettamente eseguiti e negligentemente sorvegliati,
+onde non sarà gran meraviglia se il nemico potrà quasi improvviso
+piombare sulla testa della colonna garibaldina e prima ancora che ella
+si fosse riavuta dalla sorpresa costringerla a duro cimento.
+
+
+XV.
+
+Garibaldi collo stato maggiore e il quartier generale erano appena
+entrati in Mentana, che le guide a cavallo venivano ad annunziare
+la comparsa de’ Pontificii. Nello stesso tempo le fucilate degli
+avamposti confermavano la notizia. Garibaldi ordinò tosto alla colonna
+di arrestarsi, ma indarno cercava un luogo onde poter riconoscere
+l’inimico. Mentana è quasi incassata in un avvallamento, e tutti i
+poggi circostanti la dominano. Questo solo fatto mostrava già fin dalle
+prime che la posizione era sfavorevole, e che la difesa di Mentana
+sarebbe stata difficile. O bisognava avere il tempo e la possibilità di
+spingersi ad occupare le posizioni davanti il villaggio, o abbandonarlo
+interamente per difendere le posizioni indietro, tra Mentana e Monte
+Rotondo, a noi d’altronde già note e in parte non ancora abbandonate.
+Ci fu allora chi si peritò a profferire al Generale quest’ultimo
+consiglio.[368] Garibaldi rispose: «Udite quel che ne dice Menotti,
+e se crede che le posizioni davanti siano tenibili.» Menotti assicurò
+«che davanti stava benissimo,» e.... un quarto d’ora dopo eravamo tutti
+ricacciati nel villaggio.
+
+Tuttavia ogni segno rendeva manifesto che il nemico, benchè abilmente
+coperto dalle macchie e dalle pieghe del suolo, avanzava dalla destra,
+e Garibaldi non titubò un istante. Ordinò ai battaglioni di Burlando,
+di Missori ed ai Cacciatori livornesi di spiegarsi prontamente
+sulle alture di destra; mentre il figlio Menotti portava avanti
+a sinistra e sul centro altre forze in sostegno dei combattenti.
+Allora il combattimento si propagò vivo ed energico su tutta la linea
+dell’avanguardia. In sulle prime però parve che il nemico mirasse
+a concentrare l’attacco sulla destra e sulla fronte di Mentana, e
+soltanto dopo avere seriamente impegnati i Garibaldini in questi punti
+si decise ad assalire anche la sinistra, sulla quale rovesciò il nerbo
+principale delle sue forze. Frattanto la sua manovra era smascherata:
+l’attacco di destra e di fronte, benchè gagliardo, non era che una
+finta per coprire il vero attacco di sinistra e ingannarci sulle sue
+intenzioni. Ma nessuno cascò nell’inganno, meno poi Garibaldi. A destra
+e di fronte i battaglioni di Missori, di Burlando, di Carlo Mayer,
+ai quali si erano venute a riunire le genti di Stallo risospinte,
+furono lasciati soli a sostenere l’urto, certi che l’avrebbero fatto
+bravamente, e non furono più rinforzati. D’altronde la strada era
+stata quasi subitamente perduta, e non restava altro che arrestare
+l’impeto de’ nemici, asserragliando alla meglio l’entrata del paese.
+Così fu fatto: e lì dietro poche tavole tarlate e qualche frantume di
+mobilia, simulacro squallido di barricata, i più volenterosi tenevano
+testa intanto che col grosso delle forze si provvedeva alla sinistra
+del villaggio, sempre più gravemente minacciata. Non v’era un attimo da
+indugiare. Coperti dalle ortaglie e dai vigneti della villa Santucci,
+dove era venuto a piantarsi il quartier generale del nemico, fitti
+gruppi di Zuavi e Carabinieri esteri s’erano spinti fin presso alle
+prime case, avvolgendo in un arco di fuoco i pochi Garibaldini che
+al riparo de’ pagliai e delle fronteggianti finestre cercavano di
+arrestarne la marcia. Ma il numero de’ nemici soperchiava: ufficiali e
+soldati non s’erano ancora riscossi dalla prima sorpresa dell’inopinato
+attacco; tutti consigliavano, comandavano, strafacevano: v’erano quelli
+che gridavano «avanti» rimpiattati dietro le muraglie; v’erano gli
+altri che stavano soli in mezzo alle palle a sfidare i battaglioni:
+era un vocío, una confusione, un tumulto, sul quale, anche chi non
+aveva perduta la testa mal riusciva a dominare. Mentana parve per un
+istante perduta. Indarno ogni valoroso, soldato od ufficiale che fosse,
+cercava far testa colla voce, col comando, coll’esempio, colla vita;
+l’onda de’ nemici invadeva e sospingeva innanzi a sè l’onda non meno
+rapida dei fuggenti. Molti si rifugiavano nelle case, ma pochi per
+continuarvi la difesa, i più, doloroso a confessarsi se meritassero
+pietà, per nascondersi e peggio. Tuttavia i nemici non avevano ancora
+vinto, e purchè si fosse potuto rimettere un po’ d’ordine, di calma e
+di silenzio — oh di silenzio soprattutto! — così negli allarmanti come
+negli allarmati, e formare punta con una schiera di risoluti, le forze
+fresche erano molte ancora, e le parti potevano essere mutate.
+
+Lo pensò Garibaldi, e sapendo quanto possa e sui nemici non solo,
+ma sull’anima facilmente elettrizzabile de’ suoi Volontari il tuono
+del cannone, corse egli stesso a postare e puntare contro il centro
+nemico i due pezzi predati a Monte Rotondo, onde appena partirono i
+primi colpi, giusti come in un bersaglio, se ne vide subito il magico
+effetto. Il nemico si arrestò: i Volontari fra grida di gioia parvero
+pronti a ripigliare l’assalto. Era il momento decisivo, e Garibaldi
+slanciò quanta gente avea d’intorno alla baionetta. Fu davvero una
+carica stupenda. Si rientrò in Mentana, si risalì ai perduti pagliai,
+si ricaricò il nemico di siepe in siepe, di dosso in dosso, fin dentro
+la cinta degli orti Santucci. Ancora uno sforzo, e la villa, chiave
+della posizione, è presa e la giornata è nostra. Ad animare e dirigere
+questo sforzo, Fabrizi, Menotti, Mario, Bezzi, Canzio, il Generale
+non sono di troppo; ma una moschetteria diabolica partiva dalle file
+nemiche sempre rinnovate, che ributtava sul terreno morti e feriti i
+più audaci. Tuttavia si avanzava, e per un istante la fucilata nemica
+parve allentare. Che era? Pur troppo non era che una sostituzione di
+linee.
+
+Ad un tratto, all’estrema nostra sinistra, due zone nere nere apparvero
+traverso le ondulazioni dei colli di San Sulpizio: erano i due freschi
+battaglioni del 1º di linea francese che entravano in battaglia.
+Ma nessuno allora ci pensò, nessuno lo credette. La stragrande
+uniformità delle assise e la somiglianza di linguaggio e di comando li
+confondevano cogli Antiboini, e le minute distinzioni non erano in quel
+momento permesse. Del resto un sentimento, una voce interiore più che
+una ragione politica, facevan credere quella cosa impossibile. «Io non
+avrei mai creduto — scriveva Garibaldi a Edgardo Quinet — che i soldati
+di Solferino sarebbero venuti a combattere i fratelli, che avevano col
+loro sangue liberati, e questa credenza mi valse una disfatta.»
+
+Comunque erano nemici, e trovarono sulle prime degna resistenza. I
+Francesi avanzavano su due ordini: davanti una catena di bersaglieri;
+dietro, in sostegno, un battaglione per divisioni, descrivendo, di
+mano in mano, una conversione a sinistra sempre più pronunciata,
+coll’evidente intenzione di avviluppare l’esercito ribelle, di
+tagliarlo interamente dalla sua ritirata. Garibaldi allora corse di
+nuovo a puntare i due pezzi contro i nuovi nemici, ma ahi! que’ poveri
+settanta colpi, unico tesoro del parco, erano esauriti. I nostri,
+finchè ebbero cartucce, tennero fermo; Menotti tentò una carica, ma
+fu ributtata, e il bravo maggiore Cantoni vi lasciò la vita. Alberto
+Mario, che fu sempre in tutta la giornata dove più incalzava il
+pericolo, tentò girare con un battaglione l’estrema destra francese, ma
+era tardi: per difetto di forze, di munizioni, di fiato, in una parola,
+nessun movimento approdava e nessun eroismo valeva più.
+
+I Francesi avanzavano sempre. Villa Santucci, ristorata da nuove forze,
+non avea ceduto; dalla destra un battaglione del 29º di linea francese
+subentrava ai Pontificii e serrava dappresso gl’indomiti difensori di
+quel fianco: non c’era più una compagnia disponibile; la giornata vinta
+alle due, alle quattro era di nuovo perduta.
+
+E non pareva vero. Fabrizi, il vecchio Fabrizi, sereno ed impassibile
+in mezzo alle palle, quasi solo talvolta a un trar di pistola dal
+nemico, implorava, dimentico di sè, quasi pregando ancora, pochi
+istanti di resistenza; Bezzi, rimasto tutto il giorno con Cella ed
+altri prodi contro Villa Santucci, e tratto anch’esso nel fiotto
+de’ fuggenti, si strappava i capelli; Mario, Friggesy, Menotti,
+Missori (parliamo di quelli che ci passarono davanti in quell’ora)
+si spingevano dove più ardeva la mischia a contrastare il terreno.
+Garibaldi, pallido, rauco, cupo, invecchiato di vent’anni, seguíto
+dall’indivisibile Canzio, ululava ai fuggenti: «Sedetevi, chè
+vincerete.» Invano! tutto rigurgitava, correva, precipitava sulla via
+finale della ritirata.
+
+E non parea vero! — Triste ritornello che ci torna sulle labbra
+e ci riempie ancora di tutta l’amarezza di quell’ora! I Francesi
+inoltravano così lentamente, con tanta cautela, con tale peritanza da
+non riconoscergli più; non diciamo poi degli Zuavi, degli Antiboini e
+di tutta la restante masnada. Non una carica, non una mossa risoluta da
+que’ superbi soldati dell’Impero! Volevano avvilupparci e non osarono;
+intendevano pigliarci tutti, compreso Garibaldi, e non seppero. Padroni
+del campo, baionettarono i feriti; questo sì; ma bravura no! Erano
+diecimila contro quattromila, e se quando incominciò la nostra rotta,
+un solo sottotenente avesse cacciato su di noi il suo pelottone,
+ci avrebbe con pochi uomini presi tutti prigionieri! Ma dov’erano
+gli ufficiali francesi? dove le cariche decantate di Malakoff e di
+Solferino! In quel supremo istante un’amara parola ci uscì dalle
+labbra, e la ripetiamo ancora perchè dipinge Mentana a quattro ore
+pomeridiane: _È un combattimento fra gente che fugge e gente che non
+s’avanza_.
+
+Perocchè, vogliamo dire anco questo a onore della verità e per
+lasciare ai valorosi una gloria senza mistura, anche fra i Volontari
+ci furono le centinaia di bravi che pagarono per tutti, ma il grosso
+del corpo _non si battè_. E infatti come si sarebbe battuto? Il
+coraggio è dovere, onore, patriottismo, ordine, disciplina, e non era
+certo da quell’immondo lezzo che potevano scaturire queste virtù.
+Finchè a vincere bastarono i pochi, i pochi ci furono e ammirandi:
+quando occorsero tutti, i più mancarono e travolsero nella disfatta i
+migliori.
+
+Non restava ormai altro partito che la ritirata su Monte Rotondo, e fu
+operata sotto la sinfonia _merveilleuse_ dei fucili _Chassepot_. Però,
+sia ridetto per isbaldanzire ancora una volta un nemico che non seppe
+aver rispetto nè pei vinti, nè per la verità, i tiratori francesi erano
+circa a dugento passi dalla via che percorrevamo, vedevano noi a occhio
+nudo, come noi essi, e non osarono scendere sulla strada.
+
+In Mentana però tutto non era finito: un millecinquecento uomini circa
+vi restavano sempre; e quali per paura d’uscirne, come coloro che fin
+da principio corsero a rimpiattarsi nelle case; quali per non saperne
+trovare la via, come i tardivi o gli sbandati: quali per vender cara
+la libertà e la vita, come i Bersaglieri di Burlando, che, dopo aver
+bravamente combattuto tutta la giornata, si buttarono con un centinaio
+d’altri compagni nel castello e vi si rinchiusero; quali infine per
+non voler disperare della vittoria, come i Carabinieri livornesi, che
+già caduto il sole, ultimo quadrato di Waterloo, combattevano ancora;
+venivano tuttavia per ragioni e con propositi diversi a formare una
+massa che a prima giunta, a nemico non bene certo della vittoria,
+poteva parere temibile.
+
+E infatti di fronte a questa folla di feriti, di dispersi, di nascosti,
+di impotenti, i generali franco-papali s’arrestarono; e non solo non
+ardirono entrare in Mentana, ma, vedi sapienza! sospesero persino una
+ricognizione che avevano ordinato per quella sera, accontentandosi di
+mettere le gran guardie a un mezzo tiro di fucile dal paese.[369] E
+questo lo scrive proprio il generale francese, e il fatto conferma,
+almeno in questo punto, il suo rapporto. Una cosa sola inesatta
+sfuggì al signor De Failly, «che egli dormì sul campo di battaglia.»
+Il valente Generale dimenticò che il campo di battaglia era Mentana
+stessa, e che egli per quella notte dormì fuori.
+
+Garibaldi non l’avrebbe mai immaginato, e convinto che Mentana sarebbe
+stata nella sera stessa in potere del nemico, vedendo omai vana, e più
+per le ragioni politiche che per le militari, ogni altra resistenza,
+ordinò per la sera stessa la ritirata di tutto il corpo (circa tremila
+uomini) su Passo Corese. Egli sapeva, come noi tutti, che a Passo
+Corese l’attendeva la catastrofe, ma non sarebbe stato da uomini,
+poichè la era inevitabile, il differirla con un infecondo spargimento
+di sangue, o con un ludo teatrale di gladiatori, mascherarla.
+
+Al mattino seguente, 4 novembre, al primo apparire del 59º reggimento
+francese, che, sotto gli ordini del tenente colonnello Bresolles,
+marciava in ricognizione sopra Mentana, una bandiera bianca issata
+sul castello annunziava che i Garibaldini ivi rinchiusi intendevano
+capitolare, e furono tosto intavolate le negoziazioni. Il maggiore
+Burlando per i suoi stipulò che _tutti i Volontari chiusi in Mentana_
+avrebbero deposte le armi e sarebbero stati ricondotti al confine
+italiano da una scorta francese. I generali franco-papali mostrarono
+intendere, ed amiamo ancora crederlo, per l’onore di Francia,
+incolpevole equivoco, che pei soli _rinchiusi nel castello_ fosse
+pattuito il partire così, laonde tutti quelli che trovarono per le vie
+di Mentana, circa ottocento, li ritennero prigionieri di guerra e li
+portarono, trofeo non legittimo, in Roma.
+
+Ridire poi tutte le prove di valore e di sacrificio sarebbe
+impossibile: empirebbero un poema. I settanta Carabinieri livornesi,
+la vecchia guardia della giornata, lasciarono circa la metà de’ loro
+sul terreno, fra i quali dodici morti, dei quali troviamo in un album
+pietoso registrati i nomi che ci par sacro ripetere.[370] Era stato
+degno di comandarli fino all’ultimo istante, fino a che gravemente
+ferito ad un braccio cadde egli stesso, Carlo Mayer, nome in Livorno
+onorato, già soldato e ferito d’altre campagne, colto intelletto e
+nobile cuore, fra i rari superstiti di quella generazione di veri
+volontari, di veri patriotti, e, sia pur detto, di veri uomini, che le
+battaglie della vita, più ancora che le battaglie del campo, vennero
+decimando. Cantoni di Bologna, il conte Bolis romagnuolo, bravamente
+morirono. Egisto Bezzi, di cui basta il nome, Adami livornese, Stallo
+genovese, Erba e Vigo Pellizzari di Milano, molti altri de’ quali il
+nome non si conosce, caddero feriti e con uno stuolo non meno ammirando
+di usciti illesi per prodigio da ogni più disperato sbaraglio,
+confermarono al nome italiano l’immortalità del valore.
+
+Che cosa faceva intanto il colonnello Paggi co’ suoi tre battaglioni?
+Aveva egli scoperto il nemico, aveva visto il combattimento, aveva
+sentito la fucilata ed il cannone? Tanto Menotti Garibaldi quanto
+il generale Fabrizi gli mossero ne’ loro rapporti grave censura per
+non aver prima d’ogni altra cosa avvertita la marcia dell’esercito
+franco-papale per via Nomentana, e non essere disceso, una volta
+impegnato il combattimento, ad attaccare il nemico alle spalle.
+
+Ma il colonnello Paggi in un suo rapporto, edito da’ giornali, s’è
+giustificato adducendo che il nemico, girando per le posizioni di
+Casale e Romitorio su Mentana, passò lontano da’ suoi avamposti otto
+miglia: che Monte Porci e Monte Lupari, oltre che essere anch’essi
+assai lontani e fuor d’ogni vista dalle accennate posizioni di Casale
+e Romitorio, erano stati il giorno prima per ordine di Menotti stesso
+abbandonati: che egli era stato mandato ad occupare _Palombara_ fuori
+affatto di linea, mentre dovea occupare il monte _Palombino_ dominante
+la strada; che infine egli avea udito il cannone soltanto verso il
+tocco e mezzo, ma che non avendo ricevuto alcun ordine di muoversi,
+stimò di non poterlo fare sulla sua responsabilità.
+
+A noi mancano tuttavia argomenti bastevoli per pronunciare un giudizio.
+È certo però che il generale Garibaldi contava molto sulla vigilanza
+e sull’intervento della colonna del Paggi, tanto vero che durante il
+combattimento spedì guide ed ufficiali di stato maggiore a chiamarlo,
+ed è altresì certo che se un solo battaglione di quella colonna fosse
+comparso anche verso le tre alle spalle del nemico, l’effetto ne poteva
+essere grande e forse decisivo.
+
+Tale fu la giornata di Mentana. In essa si trovarono di fronte,
+secondo i nostri ed i rapporti dello stato maggiore dell’esercito
+alleato, 11,000 Franco-papali contro 4652 Garibaldini. Tutto l’esercito
+pontificio sì mercenario che indigeno era uscito da Roma, ed il
+generale Fabrizi calcolando ai 5000 uomini si tiene molto al disotto
+del vero. Dell’esercito francese erano in linea tutto il 1º, il 29º e
+il 59º reggimento di linea, un battaglione di cacciatori di Vincennes e
+un’intera batteria d’artiglieria.
+
+Le perdite de’ nostri, secondo le informazioni raccolte dal corpo
+sanitario, ammontarono a circa 240 feriti e 150 morti, oltre a circa
+900 prigionieri. I morti del nemico ascesero a 256, sui quali, fatta
+la proporzione, si può calcolare il numero dei feriti. La differenza è
+dunque tutta a danno de’ Franco-papali; i Garibaldini non ebbero altro
+privilegio che di lasciare un maggior numero d’ufficiali sul campo di
+battaglia.[371]
+
+
+XVI.
+
+La notte era grigia e tetra, la campagna squallida e muta: buffi di
+vento soffiati dal Tevere penetravano nelle ossa, intirizzendovi quelle
+ultime ceneri d’energia che l’ambascia e la fatica di quell’aspra
+giornata non aveano consumate. La colonna seguiva, lunga, serrata,
+taciturna: non un canto, non un grido, non un colloquio. Garibaldi
+precedeva a cavallo, silenzioso anch’esso, col cappello sugli occhi,
+le braccia abbandonate, lugubre, spettrale. Pareva il _Napoleone_ di
+Meissonnier, che batte in ritirata dopo la sconfitta di Laon. Egli non
+badava ad alcuno, e nessuno a sua volta avrebbe osato interrompere il
+sacro colloquio di quell’uomo con la sua sventura.
+
+Un istante tuttavia parve accorgersi che qualcuno gli cavalcava più
+dappresso, guatando ansioso tutti i moti della sua fronte; onde, rotto
+per poco il silenzio, gli disse: «È la prima volta, Guerzoni, che
+mi fanno voltare le spalle così, e sarebbe stato meglio....» qui un
+profondo sospiro gli troncò nella strozza la parola, e spinto avanti il
+suo cavallo, arrivò poche ore dopo insieme a tutta la colonna a Passo
+Corese.
+
+Voleva forse dire: «Sarebbe stato meglio morire?» L’evento e l’ora
+consigliavano siffatti pensieri, e molti forse li covavano come lui.
+
+Ivi il primo ad affacciarglisi fu il volto franco ed ospitale del
+colonnello Caravà, già suo soldato, ora comandante il 4º Granatieri al
+confine, e che fin dove glielo avevano concesso i suoi rigorosi doveri,
+era stato durante tutta la campagna sollecito in ogni guisa de’ nostri
+sbandati e de’ nostri feriti. Garibaldi gli porse la mano e gli disse:
+
+«Colonnello, siamo stati battuti, ma potete assicurare i nostri
+fratelli dell’esercito che l’onore delle armi italiane fu salvo.»
+
+E fu quella la più eloquente epigrafe di tutta quella campagna.
+
+Il dì appresso il Generale montava in ferrovia, col proposito di
+ricondursi diritto alla sua Caprera, quando, «giunto a Figline (lo
+diremo colle parole stesse della protesta che i seguaci del Generale
+stesero in quella circostanza),[372] il convoglio fu fatto arrestare
+e presentossi al generale Garibaldi il luogotenente colonnello dei
+Carabinieri, signor cavalier Camozzi, il quale chiese conferire da
+solo col Generale stesso. La stazione era occupata militarmente da una
+divisione di Bersaglieri, comandata dal maggiore Fiastri, e da un forte
+drappello di Carabinieri.
+
+»Dopo pochi istanti il Generale scese dal convoglio, e tutti noi che lo
+accompagnavamo con lui.
+
+»A un tratto si udì il generale Garibaldi dire ad alta voce al
+colonnello Camozzi le seguenti parole:
+
+» — Avete il regolare mandato d’arresto? —
+
+»Il Colonnello rispose: — No. Ho l’ordine d’arrestarla. —
+
+»Il Generale replicò: — Voi sapete di commettere una illegalità. Io non
+sono colpevole d’alcuna ostilità contro lo Stato italiano, nè contro le
+sue leggi. Sono deputato italiano, generale romano eletto da un governo
+legalmente costituito e cittadino americano. Come tale, non essendo
+colto in flagrante di nessun delitto, non posso essere arrestato, e
+voi e chi vi manda, violate la legge. Però vi dichiaro che non cederò
+che ad un atto di violenza, e che, se volete arrestarmi, vi converrà
+trasportarmi a forza. —
+
+»A queste sue parole noi tutti (s’intendano i sottoscrittori della
+protesta) eravamo risoluti a difendere anche colle armi, nella
+persona del Generale, la legge e il diritto. Ma egli ci dichiarò «che
+alla violenza, che si intendeva usare contro di lui, non voleva si
+rispondesse con altra violenza; che non avrebbe mai consentito ad
+un conflitto con soldati italiani, e ci impose di tralasciare ogni
+pensiero di resistenza armata.»
+
+» — Perchè (soggiunse) se avessi voluto resistere colle armi, io pel
+primo avrei usato di quelle che aveva sotto i miei ordini. —
+
+»Noi ubbidimmo.
+
+»Accorsa molta gente, la quale poteva far temere una collisione, e nel
+desiderio di evitare uno spettacolo così umiliante per il paese, il
+deputato Crispi telegrafò due volte al Presidente del Consiglio dei
+ministri, chiedendo una revocazione degli ordini in nome d’Italia, ed
+affermando replicatamente che il Generale voleva andare a casa sua,
+a Caprera. Perciò fu chiesta al colonnello Camozzi la breve dilazione
+necessaria per ottenere da Firenze una risposta telegrafica, come era
+stata domandata.
+
+»Nello stesso tempo molti fra noi insistevano presso il colonnello
+Camozzi, perchè anch’egli, da parte sua, telegrafasse al Governo,
+significandogli la risoluzione del generale Garibaldi e chiedendogli,
+per la nuova e impreveduta circostanza, nuove istruzioni.
+
+»A questo nostro consiglio il colonnello Camozzi oppose il più reciso
+rifiuto.
+
+»Scorsa un’ora, senza che fosse arrivata da Firenze alcuna risposta al
+telegramma del deputato Crispi, il colonnello dei Carabinieri dichiarò
+che doveva far eseguire gli ordini.
+
+»Nemmeno la dichiarazione fatta più volte dal generale Garibaldi
+d’essere stanco, sofferente, affranto da molti giorni di privazioni
+e di fatiche, e di non poter sopportare il nuovo e grave disagio d’un
+lungo viaggio, valse a trattenerlo.
+
+»Allora quattro carabinieri si avvicinarono al Generale, il loro
+maresciallo lo invitò, in nome de’ suoi superiori, a seguirli. Il
+Generale, mantenendo ferma la sua prima risoluzione, fu sollevato dai
+suddetti carabinieri, tolto da dove era seduto nella sala d’aspetto,
+e così trasportato di peso in mezzo al silenzio più solenne de’ suoi
+amici sino alla carrozza a lui destinata.
+
+»Solo il deputato Crispi, in nome di tutti, protestò con energiche
+parole contro la violazione della legge e contro l’oltraggio inflitto
+al più grande cittadino d’Italia.
+
+»Fu concesso soltanto alla sua famiglia ed a’ suoi domestici
+d’accompagnarlo, ma solo il genero Canzio rimase con lui.
+
+»Nello stesso compartimento andò a sedersi il colonnello Camozzi; molti
+vagoni di Bersaglieri precedevano e seguivano il treno.[373]»
+
+E di là continuò fino al Varignano, dove sostenuto tre settimane, il 26
+di sera fu imbarcato per Caprera, e quivi colla sola condizione di non
+uscirne sino al marzo vegnente e di presentarsi al Tribunale, caso mai
+il processo dovesse aver luogo, posto in libertà.
+
+Le ultime parole da lui scritte, uscendo da quel secondo carcere patito
+per Roma, furono: «Addio Roma, addio Campidoglio! Chi sa chi e quando a
+te penserà!»
+
+Ci pensò la Nemesi della Storia, che ai vinti di Mentana preparò la
+triste, ma giusta, ma fatale rivincita di Sédan!
+
+ [Illustrazione: SCHIZZO TOPOGRAFICO dell’Insurrezione Romana —
+ 1867]
+
+
+XVII.
+
+L’Eroe aveva più che mantenuta la sua parola; dal 1868 al 1870, non
+solamente non s’era più mosso da Caprera, ma, cosa portentosa, aveva
+scritto poche lettere, e fatto parlare raramente di sè.[374]
+
+Che cosa fa il Generale?; — era la domanda quasi obbligata e periodica
+de’ suoi amici in quegli anni; — che cosa pensa, che cosa mulina, che
+cosa apparecchia? — Nulla! pota le viti del Fontanaccio, scrive de’
+romanzi,[375] e fa la corte alla signora Francesca Armosino, che non
+sembra ritrosa a quell’onore.
+
+Se non che, a un tratto, l’una dietro l’altra, col crescendo d’un
+uragano, scoppiano le notizie dell’_anno terribile_: l’antico duello
+tra Francia e Germania ripreso; il primo esercito francese disfatto a
+Wörth e a Gravelotte; il secondo annientato, coll’Imperatore stesso
+prigioniero, a Sédan; l’Impero caduto e la Repubblica gridata: gli
+eserciti di Germania alle mura di Parigi: la Francia boccheggiante
+sotto il piede del vincitore, troppo orgogliosa, vorremmo dire, troppo
+grande, per darsi vinta ancora.
+
+Ora in mezzo a questo cataclisma che spostava da un istante all’altro
+il fulcro dell’equilibrio mondiale, quale sia stato il contegno
+dell’Europa, il contegno dell’Italia nostra, non è mestieri ridirlo.
+L’Europa gridò: «Beati i neutri;» l’Italia esclamò: «Quest’è l’ora di
+riprender Roma:», più d’uno forse pensò se non era il caso di riavere
+anche Nizza; e continuando a lasciar che la Francia si liberasse come
+poteva dalle strette del colosso che le stava sul petto, ciascuno badò
+soltanto a trarre quel qualunque profitto che potesse dalla vittoria
+dell’uno, dalla sconfitta dell’altro, dallo spossamento d’entrambi.
+Ciascuno, eccettuatone un solo: colui che fu, sotto ogni rispetto,
+l’eccezione vivente del nostro secolo, Giuseppe Garibaldi. Intanto
+che gl’Italiani si preparavano tripudiando alla facile conquista
+dell’eterna città, intanto che taluno de’ suoi concittadini nizzardi
+lo sollecitava a entrare nel moto _revisionista_ che doveva restituire
+la sua terra nativa all’Italia, egli solo pensava alla Francia; egli
+solo forse sentiva il pericolo di veder sparire dal consorzio delle
+nazioni latine quella madre presunta, ma agitatrice certa di tutte le
+grandi idee moderne; ed egli solo le offerse, con semplice e commovente
+parola, «quanto restava di lui.»
+
+La sua lettera però al _Governo della Difesa Nazionale_ in Tours
+restò senza risposta; e forse la sarebbe rimasta per sempre se il
+francese colonnello Bordone, uno de’ suoi ufficiali del 60, fattosi
+zelatore ardentissimo di quel viaggio, non fosse riuscito a strappare
+al signor Crémieux, Guardasigilli della _Difesa Nazionale_ una specie
+di aggradimento o d’incoraggiamento ufficioso che non aveva nulla,
+a dir vero, dell’invito ufficiale e categorico d’un Governo; ma che
+bastò al Bordone stesso per credere e far credere al Generale che egli
+sarebbe stato accolto a braccia quadre da tutto il popolo francese
+e salutato come un salvatore.[376] Ma fu disingannato ben presto. A
+Marsiglia il popolo lo accolse coll’usato entusiasmo; ma a Tours era
+così poco aspettato[377] che lo stesso Crémieux fu udito esclamare
+in suon lamentoso: «Ah mon Dieu; il arrive! Il ne nous manquait plus
+que cela;[378]» e il Gambetta, disceso per l’appunto in quei giorni
+in aerostata alla capitale provvisoria della nascente repubblica, non
+seppe ringraziarlo in altro modo che facendogli offrire il comando di
+due o trecento Volontari, di cui il Governo non sapeva che farsi.
+
+Il fatto era che, eccettuati quei pochi amici ed ammiratori che
+l’Eroe aveva in tutti gli angoli della terra, nessuno in Francia
+aveva desiderato la sua venuta. Il Governo pel primo l’aveva subíta,
+ma non l’avrebbe mai invocata. Aborrito da tutte le frazioni del
+partito retrivo come il campione più pericoloso della rivoluzione;
+dipinto alle ignare contadinanze come un anticristo nemico a tutte
+le religioni e a tutti gli altari; inviso alla borghesia bottegaia
+e pacifica, come un impedimento di più alla conclusione della pace,
+che era in fondo l’anelito segreto e il desiderio più sincero del
+popolo francese, Garibaldi si trovò in Francia fin da’ primi giorni
+nella falsa posizione d’un intruso che arreca in casa d’altri un
+aiuto non richiesto, ed è tanto più increscioso agli aiutati, quanto
+più sono costretti a confessare che di quell’aiuto avrebbero bisogno.
+L’esercito pel primo non avrebbe mai potuto tollerarlo. «Mai, esclamava
+il Gambetta, mai io metterò un Generale francese sotto gli ordini di
+Garibaldi.[379]» Ed era un proponimento ingrato, ma in quel momento e
+per quel paese, politico. Nessun Generale si sarebbe mai rassegnato
+ad aver per uguale, molto meno per capo, quel soldato di ventura.
+I Capitani dell’Impero erano stati troppo solennemente battuti per
+ammettere che altri venisse loro ad apprendere il modo di non esserlo
+più. Vittoriosi, avrebbero forse tollerato di dividere con lui i resti
+della loro gloria; vinti, non avrebbero patito di dovere a lui gli
+onori della rivincita sperata. Checchè facesse Garibaldi, ponendo il
+piede in Francia egli era già predestinato a questo fine: portare
+la soma di tutti gli errori altrui; perdere il frutto di tutti i
+meriti propri; non raccogliere altro premio del suo beneficio che
+l’ingratitudine implacabile de’ beneficati.
+
+Tuttavia il governo di Tours se non poteva desiderarlo, non poteva
+neanche osar di respingerlo; e quando il Generale, indignato
+dell’oltraggiosa offerta che gli era stata fatta, annunziò che
+sarebbe ripartito dalla Francia col primo treno diretto, il Gambetta,
+impensierito dell’interpretazione che si sarebbe data a quella
+partenza, e soprattutto forzato dal programma di guerra a oltranza
+da lui stesso bandito, che gli impediva di trascurare qualsiasi più
+piccolo soccorso, finì coll’offrire al Generale «il comando di tutti i
+Corpi franchi della zona dei Vosgi compresi da Strasburgo a Parigi, e
+d’una brigata di Guardie mobili.»
+
+E come ognun sente, il titolo era troppo risonante per non sospettarvi
+sotto più vento che sostanza; tuttavia Garibaldi ormai disposto a
+sacrificare tutto sè stesso al fine che lo conduceva, l’accettò subito,
+e nell’indomani diede convegno a tutte le forze reali ed immaginarie
+poste a’ suoi ordini, nei dintorni di Dôle, dove andò egli stesso il 15
+ottobre a porre il suo Quartier generale.
+
+La scelta di quel primo punto di concentramento, dato l’obbiettivo
+prescritto al generale Garibaldi, e le posizioni del nemico, non poteva
+essere migliore. La piccola città di Dôle, capoluogo del Giura, domina
+dall’alto le due valli della Saona e del Doubs; allaccia intorno a sè
+le quattro strade di Dijon, di Langres, di Besançon, e di Lione, ed
+offre a qualunque esercito abbia l’ufficio di proteggere il Giura ed il
+Lionese da un nemico sboccante dai Vosgi, un pernio d’operazione e di
+difesa per ogni rispetto gagliardo ed opportuno.
+
+E tale era infatti il problema dei belligeranti nel sud-est della
+Francia. Il generale Werder vinta Strasburgo era sceso con tutto il suo
+Corpo d’armata (XIV) nella regione meridionale dei Vosgi, e lasciata
+una divisione all’assedio di Belfort, s’era disteso colla sua ala
+destra nelle convalli della Saona e dell’Ognon, spingendo già le sue
+scorrerie fino a Vesoul, Langres e Montbeillaird in faccia a Dijon,
+Dôle e Besançon.
+
+Ora contro queste truppe, sommanti a più che quarantamila uomini,
+non istettero fino ai primi d’ottobre che il Corpo del generale
+Cambriels, forte tutt’al più di ventimila soldati, tra Besançon e
+Beaume-les-Dames, e alcuni battaglioni di milizie mobili sotto gli
+ordini del dottore Lavalle, a guardia di Dijon. Tra questa città e
+Besançon v’era dunque un largo spazio vuoto, già minacciato dalle
+scorrerie nemiche, che importava e si pretendeva infatti coprire col
+così detto _Esercito dei Vosgi_ del generale Garibaldi.
+
+Il qual esercito però non cominciò che al 20 ottobre a parere almeno
+l’embrione di quello che sarebbe stato in futuro. E non parliamo del
+numero, che fino a tutto ottobre non superò mai i quattromila uomini
+e per quasi l’intero novembre i settemila, ma tocchiamo qualcosa
+soltanto della qualità. Un cibreo cosmopolita di Francesi, Spagnuoli,
+Polacchi, Greci, Algerini, miscuglio a sua volta di guardie mobili, di
+soldati stanziali, di volontari, di reclute forzate, e decorato de’
+nomi più strani e diremmo quasi quarantotteschi: _Francs-tireurs du
+Rhône, de Gand, de l’Isère ec.; Alsaciens de Paris, Explorateurs de
+Gray, Compagnie de Colmar e d’Oran, Enfants perdus de Paris, Guerrillos
+d’Orient, le Bataillon l’Egalité de Marseille_ ec.; i _Cacciatori
+delle Alpi, di Marsala, di Genova_, ec.; camuffati nelle foggie più
+strane, militari, brigantesche, eroiche, borghesi; armati di tutte
+le armi, dalla _tabatière_ al _Chassepot_, dal _Remington_ alla
+carabina svizzera, dall’antiquato fucile a percussione al nuovissimo
+_Spencer Rifle_; comandati da ufficiali, la cui gerarchia morale andava
+dall’avventuriere mestierante, lanciaspezzata di tutte le cause, al
+candido paladino dell’idea, accorso a morire per la repubblica; dal
+veterano incanutito nelle battaglie, al tribuno popolare improvvisato
+generale; dal vigliacco degno di fucilazione,[380] all’eroe degno
+d’apoteosi: ecco l’esercito dei Vosgi.
+
+Che se a tutto ciò si aggiunga, fino quasi al finire della campagna, la
+mancanza di cavalleria, la povertà d’artiglieria, la freddezza, se non
+era qualche volta avversione, delle popolazioni e delle magistrature
+locali; la lentezza, se pur non poteva dirsi ritrosia del Governo a
+soddisfare ai più stringenti bisogni del nuovo esercito, e infine la
+perpetua incertezza del comando, sicchè in quella zona dei Vosgi, o
+del Giura, o della Costa d’Oro, non si seppe mai chi comandasse in
+capo; se Garibaldi, o Cambriels; se Michel, o Cremer; se Crousat o
+Bressolles; si avrà una pallida idea delle condizioni in cui Garibaldi
+dovette fare quella guerra, e quanta virtù di pazienza, di costanza, di
+coraggio, dovesse racchiudersi nel petto di quell’eroe per resistere
+a tante contrarietà, ben più moleste del fucile ad ago prussiano, e
+non piantare su due piedi un paese che gli lesinava persino i mezzi di
+combattere e morire onoratamente per lui.
+
+
+XVIII.
+
+E se ne videro ben presto le prove. Le avanguardie del Werder
+scorazzavano già nei dintorni di Gray, laonde Garibaldi, accortosi
+della necessità di far argine all’invasione crescente, mentre con
+abili manovre tra la Saone e l’Ognon tentava di arrestare la marcia
+del nemico o di guastarne i disegni, insisteva col Cambriels, affinchè
+cooperasse con lui, sia colle mosse combinate delle sue truppe, sia
+coll’inviargli rinforzi, a contenere il nemico sempre più minaccioso.
+
+Ma indarno. Ora il Cambriels dichiarava di non poter dare nè un uomo,
+nè un cannone de’ suoi; ora invece sognando d’essere attaccato egli
+stesso, interrompeva le operazioni meglio avviate di Garibaldi per
+chiedere soccorso a lui;[381] ora infine per l’impotenza di Garibaldi,
+ora per l’incapacità e il malvolere del Cambriels, la cosa andò tanto
+a seconda ai Prussiani da quel lato, che alla fine dell’ottobre, avuta
+pronta ragione dei pochi mobili che guardavano la città, entrarono, per
+dedizione del municipio, in Dijon.
+
+Il fatto era grave. Colla presa di Dijon non solo tutte le gole del
+Morvan, dietro le quali la Francia possiede nei grandi opifici del
+Creuzot una delle maggiori sue ricchezze, erano esposte all’invasione
+nemica, ma persino le strade di Lione e di Nevers, quindi la linea
+della Loira, dietro la quale il generale Bourbaky ordinava il suo
+ultimo esercito salvatore, poteva essere minacciata. Di fronte pertanto
+a questo pericolo, il governo di Tours pensò di incaricare il Generale
+della difesa del Morvan, ordinandogli di trasportarsi con tutte le sue
+forze ad Autun. E il Generale, che fino a quel giorno avea reso alla
+difesa del Giura importantissimi servigi, arrestando coi felici scontri
+di Genlis e Saint-Jean de Losne (5, 6, 7 novembre) i Prussiani al di
+là della Saona, accettò, ringraziando, il nuovo mandato, e tra il 14
+e il 15 novembre mosse per il nuovo teatro della guerra che gli era
+destinato.
+
+Ma quivi pure la parte affibbiatagli era superiore alle forze.
+Col sopraggiungere della legione italiana e d’altri corpi franchi,
+Garibaldi aveva potuto accrescere e riordinare il suo piccolo esercito
+in quattro brigate; la prima comandata dal generale Bossack, veterano
+delle guerre polacche, con circa quattromila uomini; la seconda agli
+ordini del signor Delpeck, testè prefetto di Marsiglia, prode, ma nuovo
+alle armi, di circa millecinquecento; la terza, capitanata da Menotti
+Garibaldi, comprendente i Corpi franchi italiani, di circa cinquemila
+seicento uomini; una quarta infine, posta sotto il comando di Ricciotti
+Garibaldi, composta in gran parte di _francs-tireurs_, ma che a quei
+giorni era tuttora in formazione a Dôle e superava di poco il migliaio
+di combattenti.
+
+E conviene sempre rammentarsi che se questa massa di circa
+quattordicimila uomini cominciava a prendere qualche forma e qualche
+aspetto militare, non aveva ancora al suo arrivo in Autun che quattro
+pezzi d’artiglieria di montagna; contava tutt’al più un centocinquanta
+cavalieri miseramente montati; penuriava de’ più necessari oggetti
+di corredo, principalmente di cappotti e di scarpe, divenuti, pel
+crudo inverno che s’innoltrava, assolutamente indispensabili. Il
+nemico invece presidiava con circa ventimila uomini Digione, e nei
+dintorni ne teneva altri diecimila tra Auxonne e Dôle, ed era già
+potentemente fiancheggiato dalla 14ª divisione, del 7º corpo (Zastrow),
+staccato dall’armata del principe Federico Carlo, le cui avanguardie
+stormeggiavano tra Auxerre e Montbard e minacciavano insieme il fianco
+sinistro di Garibaldi e le sue comunicazioni col sud. Erano insomma
+cinquantamila uomini, muniti di potente e numerosa artiglieria e
+forniti a dovizia d’ogni ben di Dio, contro quindicimila soldati
+improvvisati, sprovvisti d’ogni cosa più necessaria.
+
+È ben vero che il generale Garibaldi non era solo, e che quasi a
+contatto della sua destra, tra Beaune e Chagny, stava scaglionato
+tutto l’esercito dell’est, passato allora sotto gli ordini del generale
+Crousat, per ripassare tra poco sotto gli ordini del generale Cremer;
+ma chi rammenti dall’un canto la funesta dualità di comando che
+paralizzava le migliori intenzioni dei due eserciti e l’antipatia che
+i generali francesi avevano d’accordarsi col Condottiero italiano; chi
+consideri dall’altro il modo veramente singolare con cui que’ generali
+intendevano e facevano la guerra, senza concetto, senza iniziativa,
+senza fede, vedrà che Garibaldi non poteva fare assegnamento per
+operazioni importanti che sopra sè stesso; e leggendo attentamente la
+storia di quel tratto di campagna, si convincerà che se egli non fosse
+stato, nulla avrebbe impedito all’esercito di Werder di marciare un
+mese prima sopra Lione, e di sorprendere dietro la Loira il generale
+Bourbaky in piena formazione.
+
+Tuttavia, come al solito, egli disse: «i’ mi sobbarco,» e si mise
+all’opera. Fino a quei giorni i prussiani avevano potuto scorazzare
+impunemente il paese e con pochi ulani spadroneggiarlo. Da che entrò
+in campo Garibaldi la scena mutò, ed essi pure dovettero pensare un
+po’ più seriamente ai casi loro. Oramai in quell’arte delle scoperte,
+dei volteggiamenti, delle sorprese in cui si eran chiariti maestri,
+avevano trovato un emulo, e un emulo degno di loro. D’ora in poi non un
+bivio, non un villaggio, non un bosco, in cui i formidabili scorridori
+tedeschi non incontrassero, pronte a riceverli, anzi desiderose
+d’incontrarli, le pattuglie dei franchi tiratori garibaldini. Il giuoco
+delle allegre scorribande nel Morvan e sulla Costa d’Oro era finito,
+quando non erano i superbi vincitori di Sédan e di Strasburgo che ne
+pagavano le spese.
+
+Munita alla meglio Autun, scaglionatosi arditamente da Epinac a
+Soubernon, Garibaldi non s’accontenta di star sopra una inerte difesa;
+attacca, sorprende, molesta egli stesso il nemico, e col moto perpetuo
+sulla fronte, sui fianchi, alle spalle, gli nasconde i suoi disegni.
+Così il 20 lancia a fondo la brigata Ricciotti sulla colonna Zastrow,
+e il figliuolo fa così bene la sua prima prova di comandante che
+sorprende, a Châtillon-sur-Seine, una delle avanguardie nemiche, le
+uccide dugento uomini, le porta via centosessanta prigionieri,[382] e
+quattro carri di munizioni.
+
+Ma di ciò non s’appagava. Da lungo tempo Garibaldi mulinava di tentare
+un colpo di mano notturno su Dijon, e nella sera del 24, lasciata parte
+delle forze a guardia d’Autun, mosse colla 1ª e 3ª brigata Bossack
+e Menotti, all’ardua impresa. Se non che la brigata Bossack essendo
+incappata negli avamposti prussiani di Velars, che avrebbe dovuto
+cansare, la sorpresa, come accade di sovente, fu sventata e il disegno
+mutato. Non per questo Garibaldi indietreggiò. Presa posizione sulle
+alture e nei dintorni di Lantenay, Garibaldi aveva concertato col
+capo di stato maggiore del generale Cremer di attirare nella Val di
+Suzon l’inimico, per lasciar modo ai Francesi di accostarsi a Dijon da
+sud-est, e se era possibile penetrarvi.
+
+Ai Prussiani però importava troppo di non avere un siffatto nemico,
+potrebbe dirsi, a ridosso; sicchè intanto che egli meditava di
+attaccarli nelle loro posizioni di Plombières, aggirandoli per
+nord-ovest, essi si movevano ad attaccar lui nelle sue posizioni
+di Lantenay aggirandolo per la strada di Prenois-Pasques, d’onde
+lo scontro e quel che fu detta la battaglia di Pasques. Garibaldi
+però, vigile sempre, aveva scoperto fin dal mattino (26 novembre),
+la marcia del nemico, sicchè non appena egli cominciò a spuntar colle
+avanguardie su Pasques, potè salutarlo colle sue artiglierie. Allora
+il combattimento s’accese, e Garibaldi in persona, montato pel primo
+giorno a cavallo, lo dirigeva. E quantunque il numero de’ Prussiani
+fosse da quel lato minore (la sola brigata Degenfeld), la superiorità
+della loro artiglieria era tale che la bilancia delle forze traboccava
+ancora in loro favore. Tuttavia l’ardore dei Garibaldini è in quel
+mattino grandissimo; la legione italiana, condotta dal Tanara, si
+lancia alla baionetta; alcune compagnie di _franchi tiratori_, guidati
+da Canzio, secondano il Movimento; la brigata Delpeck spuntando
+da Ancey minaccia la destra di Pasques, talchè i Prussiani, in
+presentissimo pericolo d’essere tutti avvolti, si ripiegano disordinati
+su Prenois. Colà però trincerati dietro le case, e protetti dalle
+muraglie dei giardini, ripiglian la resistenza; ma di là pure
+intrepidamente assaliti da ogni fianco cominciano a vacillare ed a
+cedere terreno. Egli è allora che Stefano Canzio, il quale in tutta
+quella campagna manifestò doti d’intelligentissimo capitano, veduto il
+balenar de’ nemici si pone a capo di quel distaccamento di _cacciatori
+a cavallo_ e di quelle poche guide garibaldine, che facevan tutta la
+cavalleria dell’esercito, raccozza quanti altri ufficiali e soldati
+a cavallo gli cadon pel momento sotto mano, e formato così un gruppo
+di forse centocinquanta cavalieri, si lancia ventre a terra, Murat
+improvvisato, contro il fianco sinistro dell’inimico sulla strada di
+Prenois-Darois, e ne compie la rotta.
+
+
+XIX.
+
+«A Dijon, a Dijon,» gridaron tosto ebbri della vittoria i Garibaldini.
+«Ebbene a Dijon,» rispose Garibaldi, e cedendo ancora una volta al
+cattivo genio degli assalti notturni, date poche ore di riposo alle
+truppe, posti i carabinieri genovesi del Razzetto in testa, dietro i
+legionari italiani e i _francs-tireurs_ di Ricciotti, in ultimo i tre
+battaglioni dei _mobiles_, in sul cader della sera per la strada di Val
+Suzon si pose in marcia.
+
+La notte era già calata e tutto fin presso a Talant era andato a
+seconda. Il Generale in una carrozzetta ferma sulla strada, rassegnava,
+a mano a mano che passavano, le sue milizie e gridava loro: «Avanti,
+figliuoli: alla baionetta, non un colpo di fucile,» accompagnando il
+passo marziale de’ suoi con un suo inno patriottico, che egli aveva
+composto in quei giorni e che suonava così:
+
+ Aux armes! aux armes! aux armes!
+ L’étranger veut nous envahir,
+ Aux armes! aux armes!
+ Nous saurons le punir.
+ Vous osez menacer la France,
+ Souverains pleins d’arrogance;
+ Oubliez-vous qu’en cent combats
+ Vos phalanges fuyaient
+ Au seul bruit de nos pas,
+ Et vos trônes brisés
+ Tombaient avec fracas?
+ Aux armes! etc.
+ Pour asservir notre patrie
+ S’est formée une ligue impie;
+ Les rois nous préparent des fers.
+ Vainqueurs de l’Univers,
+ A nous des fers? A nous des fers?
+ Aux armes! etc.
+
+Ma all’entusiasmo latino stava per rispondere ben presto la solidità
+tedesca. Sorpresi a Hauteville dai carabinieri del Razzetto, gli
+avamposti di Degenfeld danno in volta disordinata, e dietro loro i
+franchi tiratori di Ravelli e di Ricciotti si avanzano arditamente
+fin sotto Talant; ma il nemico s’è già riavuto dalla prima sorpresa;
+il 1º battaglione del 2º reggimento badese, fiancheggiato da batterie
+a mitraglia, si spiega sulla strada accogliendo con rapide scariche
+su quattro righe gli assalitori: i mobili, nuovissimi al fuoco,
+nuovissimi a quelle imprese notturne, infilati dalla moschetteria e
+dalla mitraglia, rompono, si scompigliano, rigurgitano in grandissimo
+tumulto, trascinando nel loro vortice i più audaci e volonterosi.
+Invano Garibaldi dalla sua carrozza, esposto egli pure alla grandine
+dei colpi nemici, urla, prega, bestemmia, vuol farsi portare innanzi
+a forza di braccia: non c’è genio o virtù di Capitano che imponga ad
+un esercito vinto da un timor pánico; e quando il pánico lo prende di
+notte, nessuna potenza umana che lo salvi.
+
+Ma che cosa faceva, intanto che i Garibaldini attaccavano due volte
+in un giorno il nemico, che cosa faceva il generale Cremer co’ suoi
+dodicimila uomini scaglionati da Beaune a Chagny, a quattro ore di
+marcia da Dijon? «Dobbiamo supporre, esclama il generale Bordone,
+ch’essi siano stati battuti e schiacciati, poichè conoscendo il forte
+conflitto, che durava dal mezzogiorno in poi, non diedero segno di
+vita.[383]»
+
+A Garibaldi frattanto fu giuocoforza battere in ritirata. Rioccupate
+nella notte le sue posizioni di Lantenay-Commarin, al mattino vegnente,
+27, mentre il generale Werder con due colonne convergenti si preparava
+a circuirlo e tagliargli la via, riusciva a sgusciargli dalle mani col
+grosso delle sue forze, e fatta fronte due giorni ad Arnay-le-Duc, il
+30 novembre rientrava, senza lasciarsi dietro nè feriti nè prigionieri,
+in Autun.[384]
+
+Colà però il nemico non tardò a rendergli la visita di Dijon.
+Solo Garibaldi la presentiva; e datone avviso al Cremer, che
+prometteva ancora il suo aiuto, faceva munire d’artiglierie le due
+strade di Saint-Martin e Saint-Symphorien, d’onde il nemico doveva
+infallibilmente sbucare.
+
+Se non che la guardia di Saint-Martin era stata affidata a certo
+Chenet, comandante la _Guerrilla d’Orient_, che nella notte dal 30
+novembre al 1º dicembre, senza ordine, senza perchè, come si lascia una
+villeggiatura, scomparve, abbandonando nelle mani dei Tedeschi quella
+posizione importantissima. Era una vigliaccheria inaudita, una patente
+diserzione in faccia al nemico; il Chenet fu da un regolare Consiglio
+di Guerra condannato alla degradazione ed alla morte (graziato poi
+della vita per troppa generosità di Garibaldi); ma frattanto il
+danno era avvenuto e il nemico, forte di tutta la brigata Kettler,
+di un reggimento dragoni e di tre batterie, era già, prima che fosse
+avvertito, ai sobborghi della città. Nulla di meno, trovò resistenza
+degna di lui. Intanto che i _francs-tireurs_ di Ricciotti e i volontari
+della Legione italiana, fiancheggiati da due battaglioni di _mobiles_,
+ributtavano il nemico dai sobborghi e ricuperavano Saint-Martin,
+le batterie garibaldine, collocate da Garibaldi, controbattevano
+felicemente le prussiane, Menotti arrestava sulla destra la colonna
+di Saint-Symphorien e frustrava il movimento girante d’un’altra
+dalla foresta di Vesvres; talchè in meno di due ore, l’assalitore
+era forzato a dar volta su tutti i punti. Ed a compiere la vittoria
+che i Garibaldini per mancanza di cavalleria non poterono proseguire,
+il generale Cremer riusciva a cogliere le retroguardie dei fuggenti
+presso Châteauneuf, rimeritato per ciò da elogi eccessivi di Garibaldi,
+il quale l’aveva fatto avvertire della rotta dei Prussiani e l’aveva
+posto in grado, usando un po’ d’energia e di solerzia, di circuirli e
+annientarli.[385]
+
+
+XX.
+
+Le marcie e i combattimenti di quell’ultima settimana di novembre
+avevano gravemente danneggiato la debole compagine dell’esercito dei
+Vosgi, e Garibaldi fu costretto ad occupar gran parte del dicembre ad
+accrescerlo, riordinarlo e soprattutto fornirlo di quanto fino allora
+l’avara mano del governo di Tours gli aveva fatto desiderare.
+
+Infatti l’esercito s’era ingrossato fino a sedicimila uomini; una
+seconda batteria di campagna le era stata aggiunta; una certa unità
+d’armamento e d’assise cominciava ad ottenersi; soltanto difettava
+sempre di cavalli e gl’intrighi del Frapolli a Lione che arrestava i
+Volontari accorrenti a Garibaldi, i pettegolezzi del Quartier generale
+e le animosità dei generali francesi duravano ancora.
+
+Ad aggravar le disgrazie nella seconda metà di quel mese, Garibaldi fu
+ripreso da uno de’ suoi consueti accessi di artritide, che lo inchiodò
+per parecchi giorni in letto, obbligandolo ancora, come nel Trentino, a
+far la guerra dalla sua camera, per divinazione.
+
+E tuttavia la sua alacrità non rallentò un istante. Il gran disegno,
+che, secondo il signor Gambetta e il suo ispiratore signor De Serre,
+doveva salvare la Francia, la punta cioè di Bourbaky su Belfort con
+l’intendimento di liberare quella fortezza, riafferrare l’Alsazia e
+troncare gli eserciti germanici dalla loro base, sembrava maturo, e non
+restava più che concertare gli ultimi particolari della sua esecuzione.
+In vero Garibaldi non approvava quel disegno. A parer suo era un errore
+da cima a fondo: «errore perchè di quanta gente staccavasi dalla Loira,
+di altrettanta il nemico ringagliardiva le linee che stringevano la
+capitale; errore perchè lasciava isolato Chanzy contro il Principe
+Federico, che Bourbaky avrebbe dovuto assalire, e contro il Duca di
+Mecklemburgo; errore perchè prima che Bourbaky, con la solita lentezza
+francese, si fosse avvicinato a Belfort, Werder avrebbe spedito
+rinforzi: errore soprattutto, secondo lui, perchè muovendo sul suolo
+ghiacciato, sotto l’incessante fioccare della neve, una giovine truppa,
+nuova ai disagi, sarebbe stata affranta dalle fatiche e dagli stenti,
+prima di cominciare i combattimenti. Io (esclama la signora Jessie
+Mario, angelo confortatore dei feriti e degli ammalati, in quella
+campagna) l’udii favellare in questo senso con accento di profonda
+afflizione e non c’è sillaba che i fatti non abbiano con precisione
+confermato.[386]»
+
+Tuttavia quando la impresa fu decisa, egli fu pronto a cooperarvi
+con tutte le sue forze. La parte assegnatagli era di coprir il fianco
+sinistro del Bourbaky dalla Saona fino ai Vosgi, al quale scopo gli era
+stato promesso, non sapremmo se per la terza o quarta volta, di porre
+sotto i suoi comandi la divisione Cremer; ma quantunque questa promessa
+non fosse mai mantenuta, il Generale accettò il carico impostogli,
+e prima ancora che il Bourbaky fosse giunto a Châlons-sur-Saone,
+era già all’opera. Intento soprattutto a disturbare la congiunzione
+del corpo di Zastrow con quello di Werder, lanciava in mezzo a loro
+le due brigate di Ricciotti e di Lobbia (succeduto al Delpeck nel
+comando della 2ª) coll’ordine di distruggere ponti, eseguir sorprese,
+arrestar convogli; e i due valenti sanno destreggiarsi così bene che
+il Ricciotti batte più volte il nemico nei dintorni di Montbard; il
+Lobbia, dopo aver campeggiato vittoriosamente per oltre una settimana
+nell’altipiano di Langres, riesce a penetrare in questa fortezza ed a
+destarvi l’assonnata energia de’ suoi difensori.
+
+Ma la marcia di Bourbaky era stata troppo strombettata a quei giorni
+dagli stessi suoi ordinatori, perchè potesse più essere un segreto per
+chicchessia; laonde il Werder, avvertito l’avvicinare del nuovo nemico,
+fra il 28 e il 29 dicembre abbandonava Dijon, per ristringersi a Vesoul
+e porsi in grado di proteggere gli assedianti di Belfort dall’assalto
+che li minacciava. E allora fu ordinato a Garibaldi di occupare e
+difendere _inébranlablement_ Dijon, e quantunque egli preferisse
+appostarsi col grosso a Dôle, dove fin da principio aveva intravveduto
+il pernio delle operazioni nel sud-est, e che inconsultamente
+abbandonata dal Cremer sarà fra poco la porta per la quale Manteuffel
+sbucherà sul dosso di Bourbaky, tuttavia obbedì ancora, e tra il 5 e il
+6 fu con tutte le sue genti nella capitale della Costa d’Oro. E quivi,
+afforzata di opere temporanee la città, occupate le forti posizioni
+che da Plombières passando per Talant, chiave loro, si spiegano a
+ventaglio fino a Saint-Apollinaire, spingeva scoperte in tutti i sensi,
+sorprendeva talvolta gli avamposti nemici, ma non era certo da temersi
+fosse sorpreso egli stesso.
+
+Se non che il Quartier generale prussiano prendeva una risoluzione,
+che mutava interamente anche nel sud-est lo stato delle cose. Un nuovo
+esercito era formato sotto gli ordini del generale Manteuffel, il quale
+aveva appunto per iscopo di gettarsi sull’esercito di Bourbaky e, a
+seconda dei casi, o attraversargli la strada di Belfort, o metterlo tra
+due fuochi e schiacciarlo. E già verso la metà di gennaio il generale
+Manteuffel aveva cominciato l’esecuzione del suo disegno; marciando
+rapido da Châtillon-sur-Seine sopra Vesoul, e facendosi coprire
+dagli attacchi eventuali di Garibaldi colle due colonne Dannenberg e
+Kettler, la prima delle quali stormeggiava già tra Bagneux-les-Juifs e
+Darcey,[387] l’altra camminava dietro a lui tra Nuits e Montbard.
+
+
+XXI.
+
+Avvennero per tal modo le tre giornate di Dijon. La mattina del 21
+la brigata Kettler compariva sulle alture di Hauteville in faccia a
+Talant e apriva contro queste posizioni e contro quelle di Fontaine
+un fuoco micidiale. Nel medesimo tempo numerosi battaglioni si
+spingevano nella pianura che si stende tra Hauteville, Daix, Talant
+e Fontaine, intanto che un’altra colonna nemica accennava una
+diversione dal lato di Plombières sull’estrema sinistra francese. Ma
+sei pezzi, posti in posizione e diretti da Garibaldi in persona sui
+poggi di Talant, arrestavano tosto con tiri ammirabili l’avanzar del
+nemico, smontando parecchi dei suoi cannoni; talchè dopo un breve e
+felice duello d’artiglieria, Garibaldi potè lanciar all’attacco le
+sue colonne. E allora da Plombières, da Hauteville, da Talant, da
+Fontaine, Canzio, Tanara, Menotti, Ravelli (primi sempre gl’Italiani
+e i _francs-tireurs_, oscillanti come al solito i _mobiles_),
+irrompono con grandissimo impeto; gli approcci di Talant, dove stava
+Menotti, sono più fieramente disputati; ma alla fine ripetute le
+cariche, apparsi sull’estrema destra del nemico tra Darois e Messigny
+gl’infaticabili volteggiatori di Ricciotti, il nemico fu ricacciato
+fino a’ suoi accampamenti al di là di Messigny. Fu bella e meritata
+vittoria, e Garibaldi superbo, non per sè ma pe’ suoi bravi compagni,
+ne telegrafava l’annunzio a sua figlia Teresita in questo tenore;
+
+«Attaccati vigorosamente dal nemico, l’abbiamo costretto a ritirarsi
+dopo dieci ore di combattimento: l’esercito de’ Vosgi ancora una volta
+ha ben meritato dalla Repubblica.»
+
+Grande però la strage in ambi i campi, lamentata fra tutte l’ecatombe
+degli Italiani: e Imbriani e Perla e Cavallotti e Pastoris e Bassi e
+Gnecco e Settignani e Leonardi e Valdata e Cerruti e Ricci e Canova e
+Cecchini e altri ed altri ancora, primo fra tutti per la nobile vita, e
+per la fine miseranda, lo stesso generale Bossack, trovato cadavere due
+giorni dopo sull’orlo d’un bosco verso Darois; forse abbandonato da’
+suoi, probabilmente morto solo.
+
+Non si rassegnò a questo scacco il nemico, e all’indomani si preparò a
+rinnovare l’assalto. Ma Garibaldi era, s’intende, pronto a riceverlo;
+non così per altro tutti i Digionesi. Narra il Bordone che nella notte
+stessa dal 21 al 22 un notaio di Messigny accompagnato dal _Maire_ di
+Dijon e da un generale Pellissier, cui il governo di Bordeaux aveva
+confidato il comando delle _Guardie mobili_ concentrate in Dijon, fa
+svegliare Garibaldi per annunziargli, tutto ansante, aver il generale
+Kettler ricevuto nella notte grandi rinforzi, essere deliberato a
+riattaccare al dì seguente la città ed a bombardarla se resisteva;
+scongiurarlo quindi a salvar Dijon dal certissimo eccidio.
+
+Il Generale prese allora dalle mani del notaio il foglio sul quale
+era scritto il salvacondotto prussiano, guardò gli astanti con una di
+quelle occhiate che soltanto coloro che gli erano famigliari potevano
+comprendere, e disse: «Va bene, Signore: è questo tutto quanto avete a
+dirmi?»
+
+«Sì, Generale,» fece il notaio.... «Ebbene, replicò Garibaldi, potete
+tornarvene, per non mancare alla vostra parola; ma dite a quello che
+vi ha dato questo salvacondotto, che l’aspetto e che se egli non viene
+andrò io a cercarlo: generale Bordone, fate accompagnare questo signore
+agli avamposti e buona notte agli altri.[388]»
+
+I Prussiani tornarono infatti, men numerosi però che il giorno
+precedente e forse più per riconoscere e tener occupato il loro nemico
+che per ritentare l’assalto; ma anche quel giorno i _mobiles_ cui
+toccava l’onore della prima linea, capitanati dal colonnello Lhost,
+che vi lasciò da prode la vita, ributtarono gli assalitori, e Garibaldi
+potè ancora annunciare al governo di Bordeaux: «Oggi combattimento meno
+serio di quelli di ieri, ma più decisivo, che obbligò il nemico alla
+ritirata inseguito questa sera dai nostri franco-tiratori.»
+
+Ma l’attacco finale e decisivo il generale Kettler l’aveva serbato
+per il 23. Ristorato di truppe fresche e d’artiglierie, mosse per la
+strada di Langres prendendo per obbiettivo il castello di Pouilly,
+mascherando il suo movimento con una finta aggirante sulla strada
+Saint-Apollinaire. Ma quel giorno a riceverli c’erano le genti di
+Ricciotti e del Canzio, che raccolta a Lione un’altra schiera di
+Volontari italiani e staccati qua e là i frammenti d’altri corpi,
+era riuscito a formare una 5ª brigata, di cui era stato posto a
+capo. Il castello di Pouilly, meta della battaglia, fu perduto dai
+Franco-Italiani, riguadagnato e riperduto tre volte; ma alla fine
+l’entrata in azione di Menotti Garibaldi sulla strada di Langres, il
+valor disperato di Ricciotti e di Canzio, una carica di cavalleria
+sostenuta con sufficiente valore dai _mobiles_ del Jura, ridiedero il
+contrastato castello in mano ai loro primi possessori. Allora le veci
+sono mutate, gli assalitori divengono assaliti; e il 1º battaglione
+del 61º di Pomerania, incaricato di sostenere la ritirata, mirabile di
+costanza e di solidità, ravvolto da un turbine di fuoco, perde circa
+la metà de’ suoi, ma non cede il terreno che a notte alta, quando
+la battaglia era perduta. Ed avvenne così che i franchi-tiratori di
+Ricciotti entrando nella fattoria dove il 61º aveva fatto le ultime
+prove, sotto un mucchio di cadaveri e di rovine, accanto al suo alfiere
+morto, trovarono coll’asta spezzata quella bandiera prussiana, che fu
+l’unico trofeo di quella campagna, entrato a tener compagnia a quelli
+di Jena e di Auerstaedt nel _Duomo degli Invalidi_.
+
+E Garibaldi che tutto il giorno era stato dove più infuriava la
+mischia e che poco mancò non restasse crivellato da una scarica quasi a
+bruciapelo, fattagli da una mano di nemici imboscati, Garibaldi salutò
+la chiusa di quelle tre eroiche giornate con questo manifesto scritto
+in francese e di cui crederemmo scemare il valore storico, voltandolo
+in altra lingua.
+
+ «Aux braves de l’armée des Vosges,
+
+ »Eh bien! vous les avez revus les talons des terribles soldats de
+ Guillaume, jeunes fils de la liberté! Dans deux jours de combats
+ acharnés, vous avez écrit une page bien glorieuse pour les annales
+ de la République, et les opprimés de la grande famille humaine
+ salueront en vous encore une fois les nobles champions du droit et
+ de la justice.
+
+ »Vous avez vaincu les troupes les plus aguerries du monde, et
+ cependant vous n’avez pas exactement rempli les règles qui donnent
+ l’avantage dans la bataille.
+
+ »Les nouvelles armes de précision exigent une tactique plus
+ rigoureuse dans les lignes de tirailleurs; vous vous massez trop,
+ vous ne profitez pas assez des accidents de terrain, et vous ne
+ conservez pas le sang-froid indispensable en présence de l’ennemi,
+ de sorte que vous faites toujours peu de prisonniers; vous
+ avez beaucoup de blessés, et l’ennemi, plus astucieux que vous,
+ maintient, malgré votre bravoure, une supériorité qu’il ne devrait
+ pas avoir.
+
+ »La conduite des officiers envers les soldats laisse beaucoup à
+ désirer; à quelques exceptions près, les officiers ne s’occupent
+ pas assez de l’instruction des miliciens, de leur propreté, de la
+ bonne tenue de leurs armes, et enfin de leurs procédés envers les
+ habitants qui sont bons pour nous et que nous devons considérer
+ comme des frères.
+
+ »Enfin, soyez diligents et affectueux entre vous, comme vous
+ êtes braves; acquérez l’amour des populations dont vous êtes les
+ défenseurs et les soutiens, et bientôt nous secouerons jusqu’à
+ l’anéantir le trône sanglant et vermoulu du despotisme, et nous
+ fonderons sur le sol hospitalier de notre belle France le pacte
+ sacré de la fraternité des nations.
+
+ »Signé: G. GARIBALDI.»
+
+Intanto che Garibaldi, fedele al mandato ricevuto, difendeva a quel
+modo Dijon, il Bourbaky, sbaragliato dal Werder alla Lisaine (18
+gennaio), era ributtato su Besançon; dove incalzato da nord-est dallo
+stesso generale che l’aveva vinto, serrato da sud-ovest dal 7º corpo
+di Manteuffel, già penetrato per Dôle (come Garibaldi aveva preveduto)
+fino a Mouchard e Salins, non vedeva dietro a sè altro scampo che la
+via di Pontarlier e una ritirata precipitosa per i passi del Giura. Se
+non che, chiusi in men di ventiquattr’ore dalla rete degli eserciti
+vincitori anche quegli ultimi valichi, il misero Bourbaky disperò; e
+dopo aver tentato invano di bruciarsi le cervella, rassegnò il comando
+dell’ormai disfatto suo esercito al generale Clinchant, affinchè dove e
+come potesse lo riducesse in salvo.
+
+Garibaldi però non se ne stava inerte, e appena conosciuto il primo
+rovescio del Bourbaky, del quale era rimasto fino al 27 senza notizie,
+lanciava, senza abbandonare Dijon sempre minacciato, tutte le forze
+di cui poteva disporre sui fianchi del Manteuffel, facendo occupare
+Saint-Jean de Losme da Menotti e Mont Roland presso Dôle da Baghino,
+e portando egli stesso il suo Quartier generale a Mondaine. Nè colà
+s’arrestava; all’appello di Clinchant, ormai chiuso in Pontarlier, si
+gettava con mosse arditissime colla 4ª e 5ª brigata sulle spalle dei
+Prussiani verso Bourg e Lons-le-Saulinier, deciso comunque ad aprire
+un varco all’esercito amico; ma il 29 mattina giungeva a lui pure la
+notizia dell’armistizio di ventun giorni conchiuso a Versailles, e
+l’ordine di fermarsi sui posti occupati.
+
+Non era quello il voto di Garibaldi e de’ suoi seguaci, tuttavia
+si riconfortò nel pensiero che la tregua gli avrebbe dato modo di
+riordinare e agguerrire il suo esercito, ponendolo in grado di compiere
+più segnalate imprese a servizio della Repubblica. Quale non fu invece
+la sua meraviglia nel sentire che tutti gli eserciti militanti nel
+Giura, nel Doubs e nella Costa d’Oro erano esclusi dalla tregua e che
+tanto a lui quanto al Clinchant era imposto di correre ancora la sorte
+dell’armi, e far fronte al nemico!
+
+Nè il combattere l’avrebbe sgomentato; ma dietro quell’annunzio ne
+seguiva quasi subito un altro, che l’esercito dell’Est oramai serrato
+nelle tanaglie di ferro del Werder e del Manteuffel, già a mezzo
+disfatto dagli stenti e dalle diserzioni, s’era buttato per perduto
+oltre la frontiera svizzera, abbandonando così lui solo alle prese
+co’ formidabili nemici da cui fuggiva. Vide tosto il pericolo l’Eroe
+italiano; se indugiava un giorno solo, la tagliuola in cui era caduto
+il Bourbaky avrebbe stritolato lui pure, condannandolo inesorabilmente
+ad essere come la più parte de’ generali francesi «ingabbiato sui
+vagoni del bestiame» e tradotto prigioniero in una fortezza tedesca.
+
+Non perdette però un istante; corse a Dijon, e mentre Menotti sulla
+strada di Saint-Apollinaire, Baghino a Mont Roland continuavano ancora
+a respingere le scorrerie de’ nemici, che tentavano avvilupparli,
+Garibaldi prepara dietro di loro la ritirata di tutto l’esercito,
+che in ordine perfetto, senza perder nè un uomo, nè un carro, nè un
+cannone, si compie per la strada comune di Autun e la ferrata di
+Beaune-Chagny, e restituisce così intatto alla Francia l’esercito
+ch’essa gli aveva confidato.
+
+Ed oramai il destino aveva detto la sua ultima parola. Il Governo
+aveva convocato in Bordeaux un’assemblea di rappresentanti, che aveva
+principalmente per mandato di deliberare sui preliminari conchiusi
+a Versailles; e Garibaldi, eletto, per Algeri, rimise il comando
+dell’esercito nelle mani del figlio Menotti e si recò all’Assemblea.
+Quivi pure due partiti tenevano il campo: i rivoluzionari di tutte le
+tinte, per la guerra a oltranza: i conservatori in massa, mescuglio
+di bonapartisti, legittimisti, borghesi, _rurali_, per la pace ad
+ogni costo. I primi accolsero Garibaldi con ovazioni frenetiche, i
+secondi con oltraggi bestiali. Calmo in mezzo al tumulto babelico,
+l’Eroe chiese di parlare e non gli fu concesso. Allora uscì dalla
+Camera, rassegnò l’ufficio di deputato, salutò con un altro proclama
+i suoi fedeli dell’esercito de’ Vosgi, e triste, scorato, schivando le
+pubbliche manifestazioni, fuggendo persino le visite degli amici, nulla
+avendo accettato per sè, nulla avendo chiesto per i suoi, se ne tornò
+nel romitaggio della sua Caprera.
+
+
+XXII.
+
+Fu quella l’ultima stagione campale dell’Eroe e non poteva chiudere
+con azione più cavalleresca la sua cavalleresca epopea. Mille pensieri
+potevano trattenerlo; ma nella Francia caduta egli non vide che un
+grande e miserando infortunio, ed accorse a sollevarlo. Ciò basta
+alla sua gloria. Non ridiremo per altro quello che pure è ritornello
+obbligato di tutti i discorsi, ch’egli sia andato a quell’impresa
+soffocando i ricordi di Roma, di Nizza e di Mentana, perchè ciò non è.
+Noi vogliamo il nostro Eroe grande, ma lo vogliamo soprattutto vero.
+Garibaldi distingueva due Francie: quella di Napoleone, e quella del
+Popolo francese; la prima aveva rubato all’Italia Nizza e Roma, e
+non le avrebbe perdonato mai; la seconda non era stata che la vittima
+inconscia e lo strumento involontario del predatore, e per essa gli era
+parso il più semplice dei doveri offrire il sangue e la vita.
+
+Epperò non è vero ch’egli siasi offerto alla Francia soltanto quando
+vi fu proclamata la Repubblica; ma è verissimo che se vi fosse durato
+l’Impero, egli non vi sarebbe andato mai. Della sua andata in Francia
+non avrebbe fatto mai una questione astratta di Monarchia e Repubblica
+(non la fece nemmeno in Italia), e qualunque fosse il governo prescelto
+dal popolo francese, egli non avrebbe consultato che i diritti della
+sventura e i doveri della fratellanza, e sarebbe accorso; ma ne
+avrebbe fatto sempre una questione di Bonapartismo. Convien prendere
+l’uomo qual era. Il suo amore alla Francia aveva per confine l’odio al
+Bonaparte: finchè essa tollerava quell’uomo, e volontaria o no se ne
+faceva complice e satellite, non meritava più che un braccio si levasse
+per lei, e conveniva che il suo destino si adempisse.
+
+Libera invece del Bonaparte, ecco che la Francia si trasfigura: i
+suoi vizi scompaiono; le sue virtù ingigantiscono; essa torna la
+grande, la forte, la invincibile, la madre della libertà, la nutrice
+dell’incivilimento, caduta un istante, per colpa non sua, sotto il
+ferro d’un despotismo parente a quello onde s’è appena liberata, ma
+che è dovere di quanti uomini liberi sono nati da quel seno, ed hanno
+succhiato quel latte, di rialzare e redimere.
+
+Magnanimo illuso! Nemmeno l’accoglienza fatta a lui medesimo valse ad
+aprirgli gli occhi. Stimarono grande mercè concedere a quel Capitano
+di ventura una condotta; gli avareggiarono prima gli uomini, poi le
+armi, poi le vesti; sdegnarono ch’egli comandasse ad una sola compagnia
+dell’esercito regolare; avrebbero reputato sacrilego che un solo de’
+loro più ignoti generali ubbidisse a’ suoi ordini; lo tormentarono
+infine per quattro mesi di angherie, di sospetti, di calunnie, ed
+egli impavido e rassegnato a tutto, ingollò fino al fondo l’aceto e il
+fiele di che lo abbeverarono; e quando suo figlio e suo genero, stanchi
+ormai delle incessanti vessazioni, gli fanno dire che se durano ancora
+avrebbero dato le loro dimissioni: «Ebbene, dice, vadano pure: faremo
+la guerra anche senza di loro.»
+
+E quella guerra, la fece come nessuno dei generali che si sarebber
+creduti umiliati di ubbidirlo, seppe farla. Fra lui e i suoi
+Luogotenenti, sempre però ispirati da lui, sostenne nel corto spazio
+di quattro mesi oltre venti combattimenti, de’ quali le giornate di
+Pasques e di Dijon vere battaglie, ed eccettuato il fallito colpo
+notturno di Dijon non fu battuto mai. Soccorse i generali francesi suoi
+vicini, e non ne fu soccorso: vide fin dal primo giorno l’importanza di
+Dôle, e non fu per colpa sua se gli eserciti nemici la ripresero senza
+colpo ferire.
+
+Fu detto che egli ignorò la mossa del generale Manteuffel e che questi
+lo tenne a bada con una sola brigata; ma basti rileggere con un istante
+di spassionatezza la storia di quella campagna per vedere quanto, in
+quella asserzione, vi sia d’ingiusto e di falso.
+
+«Il passaggio dell’armata di Manteuffel al nord (dice Garibaldi
+stesso)[389] per aiutare quella di Werder era noto a me come alle
+mie quattro brigate: la seconda comandata dal colonnello Lobbia, e
+la quarta da Ricciotti manovravano insieme a tutti i nostri corpi di
+_francs-tireurs_, ed erano distaccate per contrariare la congiunzione
+degli eserciti nemici.»
+
+Che poi il Manteuffel abbia baloccato Garibaldi con una sola brigata
+è ancora più falso. Anzitutto, e qui preghiamo i militari a guardare
+la Carta e a leggere le storie ufficiali, fino al 17 o 18 di gennaio
+Manteuffel fu incerto se prendere la strada di Dijon o quella di
+Vesoul, sicchè fino a quel giorno le sue avanguardie avviluppavano
+può dirsi Dijon alla distanza di una giornata di marcia, e certo in
+quel momento non si vorrà pretendere che Garibaldi solo andasse a dar
+di cozzo nell’intera armata del Generale prussiano. In secondo luogo
+è affatto inesatto che quando il Manteuffel decise di continuare per
+Vesoul egli si lasciasse addietro per ischermo soltanto la brigata
+Kettler; fino dal 21 sera c’era la divisione Zastrow che manovrava
+sempre nei dintorni di Montbard, e Garibaldi, che aveva nemici di
+fianco, di fronte, da tutti i lati, sopra un’area di oltre cinquanta
+chilometri, non poteva certo supporre, come non era, che quelle truppe
+appartenessero ad una sola brigata.
+
+Finalmente è vero che la brigata Kettler fu la sola ad attaccare Dijon,
+dimostrando in quelle tre giornate un valore ed un ardimento veramente
+mirabili; ma ciò non conduce a concludere che le sue forze fossero così
+sproporzionate a quelle del nemico che assaliva; o che anche, data la
+sproporzione, questi potesse far di più che respingere l’attacco. Non
+era sì grande la sproporzione: poichè la brigata Kettler, rinforzata
+da un reggimento di cavalleria, contava pur sempre i suoi diecimila
+combattenti; mentre Garibaldi non poteva opporgli che il vecchio
+esercito dei Vosgi scemato allora della brigata Lobbia, chiusa in
+Langres, cioè circa sedicimila uomini, una metà dei quali _mobiles,
+moblots_ e _mobilisés_, gente che si batteva intermittentemente, o non
+si batteva affatto.[390]
+
+Ma ammessa pure dalla parte garibaldina una tal quale superiorità
+numerica (troppo pareggiata dalla inferiorità morale), chiediamo
+a tutti gli uomini che in siffatte questioni vedono lume, che cosa
+poteva far Garibaldi assalito così gagliardamente per tre giorni, se
+non ributtare gli assalti, e conservare quella città che il governo di
+Bordeaux gli replicava ogni giorno di difendere _inébranlablement_?
+Forse si pretenderebbe che co’ suoi diciottomila uomini egli dovesse
+al tempo stesso batter Kettler e assalir Manteuffel, forte di ben
+sessantamila, il quale, sia detto per soprappiù, il 21 mattina non
+aveva più nemmeno l’inquietudine di Bourbaky già disfatto il 18 alla
+Lisaine?
+
+Poteva, è vero, tentarlo dopo, quando respinto il Kettler e rinforzato
+di nuove milizie e nuove artiglierie, la condizione disperata del
+Bourbaky richiedeva uno sforzo disperato, e sappiamo che lo tentò. Lo
+tentò; ma la nostra molta fede nel genio di Garibaldi non va sino al
+punto di credere che il suo temerario tentativo[391] sarebbe approdato.
+Lo sfacelo dell’esercito di Bourbaky era cominciato molto prima della
+sconfinata di Pontarlier; e non c’era più forza umana che lo potesse
+arrestare. Garibaldi avrebbe sacrificato inutilmente il suo esercito,
+il suo nome, forse la sua vita, ma non avrebbe potuto mutare i decreti
+della sorte.
+
+Tutto quanto un uomo, un soldato, un cittadino poteva fare per la più
+cara, la più diletta delle patrie, Garibaldi lo fece per la Francia;
+e ciò spiega sempre più perchè gli imbastigliati di Gravelotte e di
+Sédan, i capitolati di Metz e di Parigi non gli abbiano perdonato mai
+l’oltraggio di quel beneficio. Soltanto dopo la sua morte una parte
+della Francia parve voler cancellare l’ingratitudine dell’altra parte,
+decretando espressioni di pubblico cordoglio; e noi ne siamo lieti, non
+già per Garibaldi, che oramai «s’è beato e ciò non ode,» ma per l’onore
+della Francia stessa.
+
+ [Illustrazione: SCHIZZO TOPOGRAFICO della CAMPAGNA DI FRANCIA
+ — 1870]
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOTERZO.
+
+ULTIMI ANNI. [1871-1882.]
+
+
+I.
+
+Triste il narrare questi ultimi anni: triste, come lo spettacolo
+d’una grandezza che decade e sopravvive a sè stessa. Garibaldi non
+è oramai che il fantasma d’un gigante, costretto a strascinare sulla
+terra il peso della sua passata grandezza e ad assistere lentamente,
+faticosamente alla propria consunzione. Il leone manda ancora dal suo
+antro solitario qualche ruggito d’amore e di collera; ma l’ugna, l’ugna
+che lo rese terribile e glorioso nelle pugne del suo tempo, affievolita
+dagli anni e dall’infermità, pende inerte dal suo tronco invecchiato, e
+lo danna ad un ozio che è il più tormentoso de’ suoi mali e, forse, il
+più funesto dei suoi nemici.
+
+Perocchè la fortuna che fu larga al nostro Eroe di tanti favori, gli
+rifiutò tuttavia il più grande: quello di giacere sull’ultima orma
+delle sue vittorie e di morire a tempo. Parole crudeli a quanti lo
+conobbero e lo amaron vivo, ma di cui i futuri sapranno estimare l’alta
+pietà.
+
+È giusto, infatti, è doveroso che a noi suoi contemporanei, commossi
+tuttora dalla sua partita recente, ogni minuto di quella vita, ogni
+soffio di quel respiro guadagnato alla morte, sembri una ineffabile
+conquista; ma alla storia, che guarda l’uomo nell’immortalità, e
+misura il proprio amore e la propria ammirazione non dal numero ma
+dall’utilità degli anni vissuti, quest’appendice di giorni vuoti e
+prosaici, appiccicati ad una vita così poetica e così piena, questo
+lungo, freddo, decennale tramonto, imposto a forza ad un sì rapido
+mattino e ad un sì caldo meriggio, sembreranno una superfetazione
+capricciosa, uno strascico superfluo, un castigo crudele del destino,
+inflitto ad uno de’ più nobili suoi figliuoli, ed ella, per la prima,
+si studierà di affrettarne il fine condensandone in poche pagine la
+sintesi dolorosa.
+
+E ciò tanto più che a nessun uomo dovette increscere la troppo lunga
+vita, quanto a Garibaldi; e non già per filosofico tedio, o per
+intolleranza dei malanni comuni della vecchiaia; ma per fastidio
+di quella che è certamente l’infermità più tormentosa dell’eroismo:
+l’inerzia.
+
+Perocchè sotto la scorza logora dagli anni e dagli acciacchi del
+Garibaldi sessagenario, reduce da Dijon, c’era sempre il Garibaldi
+giovane e virile di Montevideo e di Marsala; c’era cioè quel contrasto
+tra la fiamma del cuore e la rigidezza delle membra, i voli della
+mente e il peso del corpo, gl’ideali dello spirito e le realtà della
+vita, che sono l’eterno tormento di tutte le grandi anime; e all’anima
+novissima di quel novissimo Eroe, martirio incomportabile.
+
+E ciò per una ragione che è la chiave di tutte le altre: Garibaldi non
+credeva fornita la sua giornata.
+
+Da giovane era partito troppo da lontano, verso una cima troppo
+eccelsa, perchè ora anche la lunga via percorsa gli paresse termine
+ultimo al suo viaggio. Vedeva, in gran parte per opera sua, la patria
+una; ma era dessa forte, gloriosa, felice, quale l’aveva sognata?
+E al di là della patria non v’erano altre patrie, ed altre patrie
+ancora? E al di sopra di tutte le patrie non v’era dessa l’umanità?
+Forse che colla indipendenza delle nazioni tutti i problemi politici,
+sociali del suo tempo erano risolti? Ma le reliquie di Roma sacerdotale
+chi le spazzava? E i privilegi sopravviventi chi li aboliva? E alle
+plebi affamate chi provvedeva? E gli eserciti stanziali quando si
+trasformavano? E la fratellanza dei popoli, e gli Stati Uniti d’Europa,
+e la pace universale quando si proclamavano? Quanti mali da rimediare;
+quante battaglie da combattere; quante mete da raggiungere ancora!
+
+Ora si prenda un uomo simile, invecchiato in queste idee, avvezzo non
+a bandirle soltanto colle parole, ma a confermarle coi fatti e segnarle
+col sangue, e poscia lo si sforzi a ripassarle, ruminarle e rimuginarle
+per dieci anni nel silenzio d’un’isola deserta, tra i soliloqui d’un
+ozio forzato, chiudendogli colla vasta palestra de’ campi di battaglia
+l’unica distrazione e l’unico sfogo, al troppo e al vano delle sue
+utopie e delle sue chimere; si configga a un tratto il protagonista
+operoso sullo scanno dello spettatore inerte; si costringa il più
+battagliero de’ condottieri, il più infaticabile de’ cavalieri erranti
+ad entrare nella giornea dell’apostolo verboso o del gazzettiere
+polemista; si trasformi insomma l’uomo d’azione in uomo di parola,
+obbligandolo a barattare i poderosi colpi di spada della giovinezza
+nelle ventose figure rettoriche della vecchiaia, e il concitato
+imperio e il celere obbedir delle battaglie, in prolisse concioni,
+in elaborati programmi ed in sofistiche lucubrazioni, e si avrà un
+concetto delle torture morali che Garibaldi dovette provare negli
+ultimi suoi anni; e al tempo stesso la ragione più interiore e più vera
+delle contraddizioni, degli errori, de’ difetti, che ombreggiano più
+foscamente che mai quest’ultimo periodo della sua vita.
+
+Non furono però nè errori ignobili nè contraddizioni spregevoli, nè
+difetti volgari. La parola fu sovente condannabile; il pensiero stesso
+talvolta confutabile; ma l’intento non cessò mai d’esser puro ed
+elevato.
+
+Anche l’epistolario di Garibaldi, specialmente il volume più
+farraginoso del suo ultimo decennio, avrebbe mestieri d’un rogo
+purificatore; ma quando la fiamma avrà compiuta l’opera sua, sopra le
+scorie della veste informe e selvaggia, in mezzo agli atomi volatili
+delle idee stravaganti e fantastiche, rimarranno sempre, ceneri pure
+e inconsumabili, le reliquie d’un pensiero e d’un amore eterni: il
+pensiero e l’amore della umanità.
+
+Nel 1871, col sangue acre ancora degli influssi del partito
+rivoluzionario francese, che, non ostante tutti i suoi torti, era stato
+ancora il solo amico e difensore ch’egli avesse trovato in Francia,
+scrive una lettera all’avv. Petroni, che si potrebbe dire un’apoteosi
+della _Comune_; ma ecco che in fondo all’epistola, tornando come sopra
+sè stesso, e chiedendosi che cosa sia l’_Internazionale_, la figura e
+la presenta così pura d’intendimenti, così temperata di mezzi, così
+diversa insomma dalla realtà, che nell’atto in cui sta per farne
+l’apoteosi ne pronuncia la condanna.[392]
+
+Quattro anni dopo, nel 1875, quasi lo crucciasse il pensiero di
+non aver fatto abbastanza per Roma, gli balena l’idea, grandiosa
+certamente, di convertire il Tevere in un canale navigabile da Roma al
+mare, risanare l’Agro romano, restituire all’antica metropoli del mondo
+la prisca prosperità, bandendo da essa alla terza Italia un intero
+programma di nuova vita economica e sociale.
+
+E non si ferma ad una vaga proposta; ma rattratto dall’artritide,
+torturato da reumi, abbandona Caprera, arriva improvviso a Roma,
+lasciando per alcuni giorni trepidi de’ suoi propositi amici e nemici;
+e colà, dichiarato a tutti il fine che lo moveva, spiega ne’ suoi
+minuti particolari il suo progetto; invoca ed ottiene per esso il
+patrocinio di Vittorio Emanuele, il favore d’un grandissimo numero
+di uomini tecnici e parlamentari e il consenso del Governo medesimo;
+il quale però, o perchè non trovasse effettuabile il disegno, come
+andava egli stesso dicendo, o perchè in suo segreto fosse poco propizio
+alla proposta a cagione del proponente, tirò siffattamente in lungo
+il negozio, che il Generale vessato, stanco, nauseato ormai di tutte
+quelle lungherie e quegli andirivieni «di Commissioni che nominavano
+le sotto Commissioni» per non approdare mai a nulla, abbandonò per
+disperata l’impresa, portando seco l’ingiusto sospetto d’essere stato
+canzonato, e un rancore di più contro il governo della parte moderata
+che accagionava di tutti i mali.[393]
+
+Salutò quindi egli pure come l’aurora d’un’èra novella l’assunzione
+della Sinistra parlamentare al governo; e nei primi mesi plaudì ai
+magniloquenti programmi, diede il pegno del suo nome alle lusingatici
+promesse, distribuì ai novelli ministri, succedentisi con vertiginosa
+vicenda, diplomi di genio e di patriottismo, inneggiò ai regni della
+Riparazione: _Saturnia regna_.
+
+Ma la Sinistra aveva troppo promesso per poter tutto mantenere;
+d’altra parte i prodigi per accontentare Garibaldi neppur essa
+poteva farli; talchè non correranno molti mesi che il principale suo
+paladino ne sarà divenuto il principale avversario. Eccolo quindi nel
+1879 piombare di nuovo come folgore a Roma, destandovi le consuete
+alternative d’inquietudine e d’entusiasmo, e predicando a tutti, dal
+Re che lo visitava pel primo in sua casa, al più modesto giornalista
+e al più umile operaio, la necessità di disfarsi dell’_uomo fatale_,
+e l’uomo fatale era per lui il Depretis; di riconciliare tutte le
+frazioni discordi della Sinistra, cementandone con un Ministero che
+ne comprendesse le sommità più pure l’auspicata concordia;[394] di
+affrettar soprattutto l’adempimento delle fatte promesse, che per
+Garibaldi non ammettevano indugi e non conoscevano confine.
+
+Nè basta, come alla demolizione della Sinistra costituzionale tutti i
+partiti radicali avevan interesse, così riuscì loro, giovandosi dello
+stato di esaltazione in cui l’Eroe si trovava, d’averlo facilmente
+complice d’un loro disegno: e complice, per Garibaldi, non poteva voler
+dire che gonfaloniere e capitano.
+
+Per la qual cosa eccotelo in brevi giorni a capo d’una così detta
+_Lega della Democrazia_, la quale raccogliendo sotto una specie di
+bandiera neutra tutte le gradazioni del partito radicale, dall’unitario
+al federalista, dal Mazziniano al Garibaldino, dal repubblicano
+_insurrezionista_ al repubblicano _evoluzionista_, ponesse in mora
+la Monarchia, o di concedere il suffragio universale, la revisione
+della Costituzione, la trasformazione degli eserciti permanenti in
+nazione armata, l’incameramento di tutte le proprietà ecclesiastiche,
+l’abolizione della legge delle guarentigie al Papato spirituale, e
+un micolino di riforme sociali — o di cadere. Quest’ultima parola,
+a dir vero, non era espressamente scritta, ma era nella maggior
+parte dei compilatori del grande programma sottintesa; e per ciò
+appunto, Garibaldi, organicamente impenetrabile ai sottintesi ed alle
+anfibologie, non la capì e la sottoscrisse. Gli avessero detto chiaro:
+oggi poniamo a Casa di Savoia il dilemma o di darci la repubblica
+— o d’andarsene, Garibaldi, che al di sopra d’ogni repubblica aveva
+posto sempre l’unità e la concordia della patria, che ebbe sempre un
+religioso orrore anche del solo nome di guerra civile, che intendeva
+per Repubblica la «Dittatura d’un uomo onesto» ed era sempre stato
+alieno dalle sottigliezze dei dottrinari, come egli li chiamava, che
+gli facevan corona, Garibaldi, lo crediamo fermamente, non avrebbe mai
+sancito quel pericoloso dilemma, nè dato il suo nome al cartello di
+sfida che lo intimava.
+
+Ma così la sua passata per Roma, al pari della famosa _Lega_ da lui
+cresimata, lasciò, come suol dirsi, il tempo che aveva trovato. La
+Sinistra continuò a volgersi in sè stessa co’ denti: in luogo del
+suffragio universale promise una riforma, di cui soltanto la prova de’
+fatti potrà dimostrare la bontà e contro la quale i primi a ribellarsi
+furono i medesimi radicali della _Lega_; mise quattro anni ad abolire
+la gabella del macinato, che doveva sparire al tocco di bacchetta
+magica; l’esercito stanziale è per fortuna d’Italia sempre in piedi;
+la legge delle guarentigie riconosciuta dai replicati giuramenti di
+fedeltà dei nuovi governanti par più sicura che mai; la riforma sociale
+sembra piuttosto destinata a divenire un programma della nuova Destra
+che della vecchia Sinistra; qualche bandieretta rossa a saliscendi fu
+non vista, qualche grido non interamente ortodosso fu compatito; ma
+la libertà piena di spiegar al vento i vessilli e di levare al cielo i
+voti della repubblica non fu per anco concessa: finalmente i _Comitati
+dell’Irredenta_, dopo essere stati per qualche tempo carezzati in
+segreto, furono essi pure scomunicati e disciolti in pubblico, con uno
+zelo da meritare la gratitudine dell’Austria stessa.
+
+Ora tutto ciò non era fatto certo per strappare gli applausi dell’Eroe,
+il quale tornato a Caprera, già _senex querulus_ egli pure, si pentiva
+sempre più d’aver accordato il suo patrocinio a quella Sinistra così
+fedifraga alle sue promesse; e ad ogni atto del governo che urtasse
+nelle sue idee ripigliava a borbottare, a maledire, a sfolgorare de’
+suoi anatemi anche coloro tra i Ministri che gli erano stati più cari;
+non rispettando nella cecità dell’ira sua nemmeno il suo Benedetto
+Cairoli (sol perchè gli fece sostenere il genero Canzio, condannato dai
+Tribunali per discorsi sovversivi), coprendo d’un oltraggio plebeo,
+che la penna sdegna ripetere, colui che poco prima aveva egli stesso
+proclamato il «Baiardo della democrazia.»
+
+Eppure dalla Sinistra accettò due favori, per varie cagioni non
+dimenticabili. Fin dal 1875, il ministro Minghetti, edotto delle
+angustie finanziarie del Generale che già confinavano colla povertà,
+penetrato, al pari della nazione intera, da un alto sentimento di
+riconoscenza verso l’uomo che tanto aveva operato e tutto sacrificato
+per la patria sua, aveva ottenuto che il Parlamento approvasse e
+il Re sancisse (Vittorio Emanuele non aveva mestieri che altri lo
+istruisse delle quotidiane necessità del suo grande amico) una Legge
+che accordava a Garibaldi una rendita di lire cinquantamila annue a
+decorrere dal 1º gennaio 1875 ed inoltre un’annua pensione vitalizia di
+altre cinquantamila lire colla stessa decorrenza.[395]
+
+Ma Garibaldi in sulle prime scorse in quel dono un salario a’ suoi
+servigi, un oltraggio al suo disinteresse, una vittoria de’ suoi
+nemici, una perdita di quella indipendenza che fino allora era stata
+la più preziosa delle sue ricchezze, ed aspramente rifiutò. E in verità
+se egli avesse potuto respingere quel dono, l’aureola della sua fronte
+avrebbe avuto una stella di più. Ma la vita ha realtà implacabili;
+realtà che non perdonano nemmeno agli eroi, e Garibaldi pure dovette
+piegarvi la fronte.
+
+Finchè durò al potere la Destra persistette nel rifiuto; ma venuto
+agl’Interni Giovanni Nicotera e conosciuto più dappresso tutte le
+strettezze in cui il Generale si dibatteva, toccato egli stesso
+con mano la prova che così egli come i suoi figli potevano essere
+minacciati da un istante all’altro da una levata di creditori e dallo
+scandalo d’un fallimento, trovò in un forte sentimento di dovere il
+coraggio di dipingere al Generale tutta la gravità delle condizioni
+sue, chiedendogli un’altra volta l’accettazione di quel dono, che non
+era insomma se non il compenso inadeguato de’ suoi grandi servigi e un
+tributo doveroso che l’intera nazione veniva volontaria a deporre a’
+suoi piedi.
+
+E tuttavia l’Eroe riluttò ancora, durando per parecchi giorni una
+delle più fiere battaglie della sua vita. Ma posto finalmente tra la
+sua fierezza d’uomo e il suo amore di padre, sbigottito dal pensiero
+di non lasciare a’ suoi figli che un retaggio di miseria e forse di
+disonore, premuto, incalzato da ogni parte, dai parenti, dagli amici,
+consapevoli più di lui dei pericoli che da ogni parte stringevano,
+piegò tristamente il capo a inesorabile fato ed accettò. E corse la
+voce che nel dare il doloroso assenso, mormorasse sospirando cupamente
+«anche questo mi fanno fare,» le quali parole dette o pensate soltanto
+che siano, dovranno risuonare come un perpetuo rimorso nella coscienza
+di coloro che lo posero nella disperata necessità di subire quel grande
+sacrificio, e quasi sull’orlo del sepolcro gli rapirono quella che
+sarebbe stata la gemma più sfolgorante della sua corona: la gloria del
+morir povero.
+
+
+II.
+
+Quell’amarezza però gli venne raddolcita ben presto da una grande
+consolazione. Sappiamo di toccar un delicatissimo tasto e vi
+scivoleremo leggieri. Chi lesse quanto ne dicemmo noi stessi[396]
+sa come il matrimonio di Garibaldi colla signora marchesa Giuseppina
+Raimondi sia rimasto in quello stato che i legali chiamano: rato e non
+consumato.
+
+Dal giorno in cui i due coniugi si separarono a Fino, essi non
+s’incontrarono, non si videro, possiamo soggiungere non si perdonarono
+più, e il loro vincolo si mutò da quell’ora in quella specie di
+catena lunga che la nostra sapiente legislazione civile inventò col
+nome di «separazione,» e la quale non essendo nè la libertà nè la
+schiavitù, nè il matrimonio nè il libero amore, pone i falsi coniugati
+nell’alternativa perpetua o del celibato obbligatorio o del concubinato
+forzoso e crea in mezzo alla nostra società quelle condizioni
+famigliari scandalose e violenti di cui Giuseppe Garibaldi e Giuseppina
+Raimondi furono uno degli esempi più celebri, ma non più dolorosi.
+
+Se non che a quale de’ due partiti dell’alternativa si sia appigliato
+Garibaldi, non è mestieri ridirlo. Alla castità si sentiva negato; e
+un giorno conosciuta, come ogni mortale conosce, la signora Francesca
+Armosino, n’ebbe da lei, a lunghi intervalli, tre figli: Clelia,
+nata il 16 febbraio 1867; Rosita, nata il 10 luglio 1869, morta il 1º
+gennaio 1871; Manlio, nato il 23 aprile 1873.[397]
+
+Ora di fronte a questi fatti che cosa potevano desiderare e volere,
+Garibaldi, la signora Raimondi, la signora Francesca; che cosa
+avrebbero potuto desiderare e volere, giunti all’età del raziocinio
+i figli stessi nati da lei? E che cosa, aggiungiamo noi, potrebbe
+desiderare e volere non diciamo la legge scritta de’ codici, ma la
+legge morale scritta nella coscienza di tutto l’uman genere?
+
+Da un lato un’unione fittizia rimasta sterile; dall’altro un vincolo
+reale saldato da diciannove anni d’amore e dal pegno di tre figli; di
+qua la famiglia legale, ma immaginaria, di là una famiglia illegittima,
+ma vera; di qua tre bambini innocenti a cui un atto di giustizia
+può dare un nome, di là due donne, all’una delle quali la legge può
+riscattare il fallo, e all’altra riconsacrare il suo amore; in verità
+nè Garibaldi, nè la signora Raimondi, nè la signora Armosino, nè, a
+parer nostro, i tribunali depositari della morale pubblica e privata,
+potevano esitare più. I coniugi Garibaldi Raimondi se ebbero un torto
+fu di aver troppo atteso: essi dovevano chiedere molto prima che la
+legge regolasse la loro anormale condizione, e ciò tanto più che ai
+molti e solenni argomenti morali se ne aggiunsero, a quanto sembra,
+parecchi di stretto ordine legale che confermavano il loro diritto.
+
+Comunque, sul principiare del 1879 deliberarono d’accordo di domandare
+o la nullità o lo scioglimento del loro matrimonio, ma al primo passo
+furono sfortunati: il Tribunale Civile di Roma con una sua sentenza del
+6 luglio 1879 respinse la loro istanza.
+
+Allora Garibaldi non ebbe più posa. Tempestava di lettere gli amici
+e i giornali, consultava avvocati, scongiurava il giovane Re, se i
+tribunali non lo potevano, a sciogliere egli stesso con un colpo della
+sua autorità dittatoria il nodo iniquo (a queste teoriche garibaldine
+siamo già avvezzi); voleva a forza che il Cairoli, Presidente del
+Consiglio, proponesse al Re un decreto, o alla Camera una legge, che lo
+liberasse dal giogo incomportabile e gli desse modo di divenir marito e
+padre legittimo della sua donna e de’ suoi figli.
+
+E va da sè che Re e Ministro si rifiutassero all’atto autoritario,
+d’onde novelle sfuriate dell’Eroe, pacificate ben presto dalla notizia
+che un celebre avvocato, il più celebre d’Italia, Pasquale Stanislao
+Mancini, assumeva su di sè l’ardua causa, sicchè non era disperabile
+che la Corte d’Appello revocasse la prima sentenza e facesse paghi i
+reclamanti. E così avvenne.
+
+La Corte d’Appello di Roma, considerato principalmente che il
+matrimonio Garibaldi Raimondi avvenne sotto il regime del diritto
+austriaco, emanante dal Concordato del 1855, il quale appunto ammetteva
+la nullità dei matrimoni _rati e non consumati_, colla sua sentenza del
+14 gennaio 1880 «dichiarava Giuseppe Garibaldi libero dal vincolo del
+matrimonio celebrato in Como il 24 gennaio 1860 ed il matrimonio stesso
+destituito d’ogni conseguenza giuridica.»
+
+Ne fu beato il Generale e pochi giorni dopo la pronunciata liberazione,
+il 26 gennaio, innanzi al Sindaco della Maddalena dava la mano di
+legittimo sposo alla sua Francesca, e, cosa forse per lui anche più
+dolce, il nome a’ suoi bambini che adorava. Non fu così piena e unanime
+la soddisfazione del pubblico, e del forense in principal modo. Più
+d’uno, riguardando la causa solo dal punto di veduta giuridico; reputò
+il primo voto della Corte d’Appello romana un’aperta illegalità, un
+diritto privilegiato creato per un uomo privilegiato, una violazione
+insomma di tutti i principii della nostra legislazione civile.
+
+Va da sè che noi non osiamo metter verbo in siffatta lite: noi,
+indotti, consideriamo il problema nel rispetto più umile e più
+comune della moralità e della naturale giustizia, e, confessiamo il
+vero, nella nostra coscienza di giurati avremmo noi pure pronunciato
+l’annullamento. Sia pur stata violata, in qualche punto delle sue
+rigide forme, la legge; ma lo diremo con un egregio giureconsulto: «Noi
+confessiamo di non poter soffocare un intimo e prepotente sentimento di
+soddisfazione che le incongruenze giuridiche dei canoni e dei causisti
+abbiano permesso di rimediare ad una condizione di cose, dolorosa ad un
+tempo ed eccezionalmente immorale.[398]»
+
+
+III.
+
+Ma in sullo scorcio del 1880 le condizioni di salute del Generale
+declinarono rapidamente. L’artritide si era fatta cronica e
+invincibile, e gli sformava mani e piedi in modo miserando. Ogni
+moto, eccettuato quello della carrozzella a mano, gli era interdetto.
+Gli organi vitali funzionavano regolarmente, la mente era lucida,
+la energia morale vivace, ma una paralisi incipiente delle membra
+ed un catarro senile costringevano medici ed amici alla più grande
+vigilanza. E ciò non ostante intendeva curarsi a modo suo; dai medici
+non accettava che i consigli che gli garbavano; non voleva rinunciare
+nè anche nella stagione men propizia ai bagni, ed era tanto difficile
+governarlo da ammalato, quanto guidarlo da sano.
+
+E tuttavia, anche in questo stato, appena udì che suo genero era stato
+arrestato a Genova, volle a forza farsi portare colà per protestare,
+almeno colla presenza, contro quello che a lui era parso una violazione
+ed un arbitrio; e pochi giorni dopo, invitato a partecipare in Milano
+alla commemorazione di Mentana ed allo scoprimento del suo monumento,
+si faceva mettere in vagone e partiva. E il suo ingresso nella capitale
+lombarda fu lo spettacolo più pietoso a cui la grande città avesse da
+tempo assistito. Steso sopra un letto, trascinato a passi lenti da una
+grande carrozza, bianca la barba, cereo il viso, immobile la persona,
+le mani rattrappite involte in un fazzoletto, coperto il capo da una
+papalina dorata e argentata, ammantellato in una specie di paludamento
+pontificale, Garibaldi sembrava piuttosto la salma d’un santo portato a
+processione da un popolo di devoti, che il corpo vivo d’un uomo! «Pare
+sant’Ambrogio!» mormorava il popolino milanese, memore de’ giorni in
+cui faceva passeggiare per la città il suo antico protettore, e forse
+l’analogia che la fantasia popolare trovava tra quel vecchio Pontefice
+armato della libertà latina e il belligero arcivescovo campione della
+nuova fede romana contro la prepotenza gotica, non era fisica soltanto.
+Pure quella reliquia d’eroe non s’arrendeva ancora; imperterrito
+accettava tutti gl’inviti, si prestava a tutte le cerimonie, riceveva
+a centinaia visite ed omaggi ed assisteva il 3 novembre da una
+loggia apposita, all’inaugurazione del monumento per cui era venuto;
+soltanto così egli che lo faceva come coloro che glielo permettevano
+o consigliavano, non pensavano abbastanza che ognuna di quelle fatiche
+era un giorno di più sottratto alla sua vita?[399]
+
+Nel 1881, non soltanto per ragioni di salute, aggravatasi anche per
+una caduta fatta dalla carrozzella sugli scogli di Caprera, d’onde
+n’ebbe la testa ferita e qualche minuto di deliquio, si recava sopra
+la riviera ligure e in certa villetta d’Alassio vi passava due mesi
+d’inverno in una placida e forse ristoratrice solitudine.
+
+Se non che aveva appena, può dirsi, riposto il piede nel suo eremo,
+che scoppiò il conflitto italo-francese per la questione tunisina,
+quindi l’una cosa dietro l’altra: il grido delle prepotenze del signor
+Roustan, la invasione della Reggenza, l’estorsione del trattato del
+Bardo, gli insulti alla nostra bandiera, gli eccidi dei nostri operai
+a Marsiglia, le contumelie quotidiane della stampa francese buttateci
+in viso a piene mani, e tutto insomma quell’insieme di fatti che misero
+in chiara luce a qual caro prezzo la nostra vicina repubblicana ci
+presterebbe la sua amicizia, e qual frutto usuraio d’umiliazioni e di
+servitù ella pretenda ancora dal beneficio, principalmente imperiale,
+di Solferino e di Magenta, pagato tuttavia abbastanza collo scotto di
+Nizza e di Savoia, e col sangue di Mentana e di Dijon.
+
+Ora s’immagini a queste notizie il vecchio Eroe! Pareva che tutti
+quegli oltraggi fatti alla patria sua, penetrassero come lame di spada
+nel suo petto, tanto erano acute le urla di dolore e di collera che
+mandava. Schizzava fuoco e fiamme, e se avesse contato alcuni anni
+di meno, è difficile pensar qual nuovo incendio avrebbe suscitato in
+Italia. Avreste detto che al limitare del sepolcro, nel punto stesso
+che la compagine del suo corpo si sfasciava, l’anima sua ringiovanisse
+e sfolgorasse nuovamente di tutta l’energia de’ suoi giorni più
+gagliardi.
+
+Null’altro potendo, parlava e scriveva, ma eran scritti e parole che
+valevano fatti. Egli solo parve a quei giorni la voce della nazione;
+e quegli Italiani, la grande pluralità pur troppo, che avevan stimato
+doveroso subire l’oltraggio con quel temperato risentimento e quella
+dignitosa rassegnazione con cui si sopporta una insignificante
+mancanza di galateo in una conversazione, quegli Italiani dovettero
+sentire ognuna di quelle parole piombar loro sull’anima come tante
+goccie roventi e destarvi almeno un istante di vergogna e di rimorso.
+Prima aveva cominciato con una nota più temperata: «Io sono amico
+della Francia e credo si debba fare il possibile per conservare
+la di lei amicizia. Però siccome sono Italiano anzitutto, darò
+lietamente questo resto di vita acciò l’Italia non sia oltraggiata
+da chicchessia....[400]» Poi alzando il tono coll’incalzar degli
+avvenimenti: «Il trattato della Francia col Bey fece crollare la
+buona opinione che io avevo per la Francia.... e se i suoi ingiusti
+procedimenti in Africa continuano, ci costringerà a ricordarci che
+Cartagine e Nizza sono francesi come io sono tartaro, e che nell’antica
+Cartagine gli Italiani hanno tanto diritto quanto la Francia, e che
+devono tendere alla completa indipendenza della Tunisia.[401]»
+
+E quasi tutto ciò non fosse ancora abbastanza esplicito, come uomo
+cui tarda di dir tutto e nella forma più chiara il suo pensiero,
+prorompeva:
+
+ «Caprera, 22 settembre 1881.
+
+ »Miei cari amici,
+
+ »Lavare la bandiera italiana trascinata nel fango per le vie di
+ Marsiglia — e stracciare il Trattato — tolto colla violenza —
+ al Bey di Tunisi: solo a tal patto gl’Italiani potranno tornare
+ a fraternizzare coi Francesi — lasciare a Bismarck accarezzare
+ il Papato, e non oltraggiare la Repubblica coll’alleanza della
+ menzogna — dalla quale si minaccia l’Italia.
+
+ »I nostri vicini da ponente a levante devono capire esser finiti
+ i tempi delle loro villeggiature _nel bel paese_. E se han paura
+ i........, gl’Italiani sono disposti a non tollerare oltraggi.
+
+ »Sono
+
+ »vostro
+ »G. GARIBALDI.[402]»
+
+Nè di sole parole si contentava. Udito che Palermo si prepara a
+festeggiare il suo Vespro, vede in quella commemorazione della disfatta
+angioina un risveglio del sentimento nazionale, e ad ogni costo, non
+sappiam se sprezzando i consigli de’ medici e de’ parenti, perchè di
+questi consigli non si vide la prova, ma certo sprezzando i consigli
+della sua salute, deliberò di recarsi a Palermo. Solo concede a sè
+stesso, non sapremmo se dire il riposo, o la fatica maggiore, di
+arrivarvi a piccole giornate, posando prima a Napoli, rivedendo le
+Calabrie, rifacendo a ritroso, come chi ricorda, la strada trionfale
+del 1860. E parte, e il 21 gennaio è a Napoli: ricevuto con delirio
+dalla città, che dal 60 in poi non l’aveva più riveduto, ma che
+rispettando il suo stato lo lascia tranquillo per oltre due mesi nella
+villa del signor Maclean a Posilipo, dove entrando, alla vista del
+magnifico golfo, esclama col nostalgico affetto del vecchio marinaio:
+«Oh bello questo mare!»
+
+Colà però il corpo riposava, non lo spirito ancora. Egli non perde
+d’occhio Tunisi, e ad un certo punto è tale la nausea che lo prende
+delle rodomontate francesi e della dappocaggine italiana, che a
+pochi giorni di distanza scrive al signor Leo Taxil: «È finita, la
+vostra repubblica chiercuta non ingannerà più alcuno. L’amore e la
+venerazione che avevamo per lei si son mutati in disprezzo.[403]» E ad
+un ministro italiano andato a visitarlo, soggiungeva: «Lessi in qualche
+giornale che trattate con la Francia, per trovar modo di accettare
+senza scandalo il trattato del Bardo. Non lo fate. Una nazione non
+può mai tollerare le offese. E, se lo farete, io, vecchio, che non
+potrò correre l’Italia gridando vendetta contro di voi, io mi farò
+trascinare qui alla Riviera di Chiaia e in via Toledo, e sputerò sul
+viso alle guardie di pubblica sicurezza e alle sentinelle dell’esercito
+italiano, finchè o una mi uccida con un colpo di baionetta, o mi si
+porti a morire in prigione. Così, se voi farete quello, io farò che
+voi mi ammazziate, sperando che la mia morte muova contro di voi il
+popolo.[404]»
+
+Tanta era ancora la fiamma vitale in quel settuagenario disfatto!
+
+E dicasi pure ch’egli esagerava; a parer nostro, l’esagerazione era più
+nella forma che nel sentimento; ma gli è sol quando un paese esagera a
+questo modo, sente di sè e del proprio onore in siffatta guisa, che si
+fa rispettare dagli amici e dai nemici, e diventa grande.
+
+
+IV.
+
+Da Napoli a traverso le Calabrie, posando una notte a Catanzaro, parte
+in vettura, parte in ferrovia, pellegrinaggio micidiale a quell’uomo,
+arrivò allo Stretto, e di là, salutata la sua Messina, entrò il 28
+marzo, di mattina, a Palermo.
+
+Ma qui pure, come a Milano, come a Napoli, sorvoleremo alle
+accoglienze, poichè l’immaginarle è più facile che il descriverle.
+Noteremo soltanto un episodio singolare. Si era fatta correre la voce
+che il Generale, affranto dal lungo viaggio, avesse talmente bisogno di
+riposo che persino le grida e gli applausi avrebbero potuto nuocergli.
+Ond’ecco tutta la popolazione palermitana, concorde per incanto in un
+solo sentimento, soffocare le voci, smorzar i passi, domar l’indole
+espansiva ed entusiastica, e al Generale, cui aveva forse preparato uno
+dei suoi più strepitosi baccanali di gioia, render l’omaggio, nobile,
+delicato, figliale del silenzio.[405]
+
+All’indomani Garibaldi, ospitato lungo la marina nel casino del signor
+Ugo Delle Favare, Sindaco di Palermo, scriveva di tutto suo pugno,
+con sforzo grandissimo della mano, ma lucido ancora di mente, questo
+Manifesto ai Palermitani, che senza toccare della Francia, la quale già
+pareva tornar verso l’Italia a meno violenti consigli, riepilogava il
+supremo ideale ghibellino del Vespro, e insieme gli amori e gli odii
+più antichi dell’anima sua.
+
+ «A te, Palermo — città delle grandi iniziative, maestra nell’arte
+ di cacciare i tiranni — appartiene il diritto della sublime
+ iniziativa di cacciare dall’Italia il puntello di tutte le
+ tirannidi, il corruttore delle genti che — villeggiando sulla
+ riva destra del Tevere — sguinzaglia di là i suoi neri cagnotti
+ alla adulterazione del suffragio universale, quasi ottenuto, dopo
+ essersi provato a vendere l’Italia per la centesima volta.
+
+ »Ricordati — o valoroso popolo — che dal Vaticano si mandarono
+ benedizioni agli sgherri che, nel 1282, cacciasti con tanto
+ eroismo.
+
+ »Forma, quindi, nel tuo seno — dove palpitano tanti cuori
+ generosi — una associazione che abbia il titolo di _Emancipatrice
+ dell’intelligenza umana_, la cui missione sia quella di combattere
+ l’ignoranza e svegliare il libero pensiero.
+
+ »Occorre andare, per ciò, tra le plebi della città e delle
+ campagne, per sostituirvi alla menzogna la religione del Vero.
+
+ »GIUSEPPE GARIBALDI.»
+
+E trascorriamo ancora sulle feste, sulle visite, sulle ovazioni, tutte
+minori di quelle che avrebbe volute il popolo palermitano, maggiori
+pur sempre di quelle che le condizioni minacciosissime del suo ospite
+potevano comportare. Il 31 marzo, infatti, anniversario del terribile
+eccidio, il Generale non potè assistere alla lunga cerimonia; ma
+due giorni prima di partire volle visitare ad ogni patto la storica
+chiesa di Santo Spirito e giunto sulla piazza del famoso «mora, mora,»
+pronunciò con voce commossa, ma chiara: «Onoriamo la memoria dei nostri
+padri palermitani che seppero scacciare i tiranni, e dico i nostri
+padri perchè anch’io mi credo palermitano come voi.»
+
+All’indomani suo figlio Menotti leggeva alla folla radunata sotto
+le sue finestre, al chiarore d’una serenata, un affettuoso addio del
+padre, nel quale egli si protestava ancora «figlio di Palermo,» e il
+17 aprile, mattina, imbarcato sul _Cristoforo Colombo_ risalpava per
+Caprera....
+
+
+V.
+
+Non doveva uscirne più. Tra l’aprile e il maggio le notizie del suo
+stato di salute s’erano fatte sempre più rare e confuse; la notte dal
+2 al 3 giugno corser l’uno dietro l’altro i telegrammi: Garibaldi è
+agonizzante: Garibaldi è morto. Corre il detto: «che saetta previsa
+vien più lenta;» infatti da parecchi anni l’Italia vedeva il suo Eroe
+morire giorno per giorno, e vi era tristamente apparecchiata; tuttavia
+come il colpo non fu preceduto da alcun segno prenunziatore, così
+l’effetto ne parve ugualmente fulmineo e tremendo.
+
+E l’Italia, com’era da attendersi, si scosse in sussulto e guardò
+sbigottita la immensità della perdita che aveva fatto. Un sol pensiero
+occupa in un subito tutte le menti, un sol nome corre su tutte le
+labbra; una folla triste e come trasognata ingombra le vie; le bandiere
+si abbrunano, le feste si sospendono, i negozi si differiscono: i
+teatri, le scuole, le officine si chiudono: la concordia della sventura
+affratella, come nel funebre giorno di Vittorio Emanuele, gli affetti
+e le opinioni più discordi: quei medesimi che ieri ancora sprezzavano
+ed aborrivano l’implacato nemico, s’arrestano riverenti innanzi al
+cordoglio della nazione e sentono essi pure muoversi qualcosa nel loro
+cuore, che se non è peranco dolore, è rispetto e pietà. E tuttavia,
+l’ansietà che tutti preme, appena scosso il primo stordimento della
+percossa, è il conoscere la storia degli ultimi momenti dell’eroe! Come
+e quando morì? e chi l’attorniava e chi l’assistette, e quali furono
+le ultime sue parole, e chi raccolse l’estremo suo respiro, e chi gli
+chiuse gli occhi, e chi lo compose sul letto di morte?
+
+Nel mattino del 1º giugno il Generale aveva cominciato a sentirsi male.
+Il catarro bronchiale gli faceva ingorgo più del solito nel petto
+e non potendo espellerlo gli rendeva sempre più lento e affannoso
+il respiro. Non c’era presso di lui a Caprera altro medico che il
+dottore Cappelletti, medico di bordo del _Cariddi_, ancorato in quelle
+acque, ma egli avvertì tosto la gravità del caso, e d’accordo colla
+signora Francesca e con Menotti, che da più giorni si trovava presso
+il padre, telegrafò al dottor Albanese in Palermo, perchè accorresse
+immediatamente.
+
+Ma il male incalzava con rapidità terribile e nella notte dal 1º al 2
+s’aggravò siffattamente che nel cuore di tutti gli astanti entrò lo
+sgomento d’un pericolo urgente. Allora ne fu telegrafato a Canzio a
+Genova ed a Ricciotti a Roma; ma oramai nè essi, nè Albanese potevan
+più giungere a tempo.
+
+La forte natura del Generale, prostrata da una decenne congiura
+d’infermità, era alla sua ultima prova.
+
+Nel pomeriggio del 2 la difficoltà crescente del respiro,
+l’affievolimento della voce, l’abbandono delle forze, fecero a tutti
+comprendere che la catastrofe era imminente.
+
+Tuttavia il Generale, sebbene parlasse a stento, aveva ancora la mente
+serena. Solo l’inquietava la tardanza d’Albanese, sicchè iteratamente
+domandò se Albanese fosse arrivato; se il vapore fosse in vista;
+ma nessuno potè dargli la consolante risposta! A un certo punto due
+capinere, consuete visitatrici del Generale, vennero a posarsi sul
+suo balcone aperto, cinguettando allegramente; la moglie, temendo
+disturbassero l’ammalato, fece un gesto per allontanarle; ma il
+Generale, con un fil di voce soave, susurrò: «Lasciatele stare, son
+forse le anime delle mie due bambine che vengono a salutarmi prima di
+morire. Quando non sarò più vi raccomando di non abbandonarle e di dar
+loro sempre da mangiare.»
+
+E pare siano state quelle le ultime parole che profferì. Solo più
+tardi chiese ripetutamente del piccolo Manlio, infermiccio egli pure,
+si asciugò con un moto convulso della mano la fronte, mormorando
+«sudo....» cercò il suo cielo, il suo mare.... sorrise a’ suoi cari....
+e colla placidezza d’un patriarca, fra le braccia della dolce famiglia,
+alle 6.22 pomeridiane spirò.[406]
+
+E da allora comincia il grande epicedio delle Nazioni. Re Umberto
+scrive di proprio pugno al figlio Menotti:
+
+ «Mio padre m’insegnò nella prima gioventù ad onorare nel generale
+ Garibaldi le virtù del cittadino e del soldato.
+
+ »Testimone delle gloriose sue gesta, ebbi per lui l’affetto più
+ profondo e la più grande riconoscenza e ammirazione. Queste memorie
+ mi fanno sentire doppiamente la gravità irreparabile della perdita.
+
+ »Mi associo quindi al supremo cordoglio del popolo italiano, e
+ prego d’essere interprete delle mie condoglianze condividendole
+ coll’intera nazione.
+
+ »UMBERTO.»
+
+La Camera dei deputati ed il Senato prorogano per quindici giorni le
+loro tornate; il Governo propone e il Parlamento approva che la _Festa
+Nazionale dello Statuto_ sia sospesa, le esequie dell’Eroe sieno fatte
+a pubbliche spese, una pensione vitalizia di diecimila lire annue sia
+assegnata alla vedova ed a ciascuno de’ figli.
+
+In ogni terra d’Italia, da Roma al più umile borgo, si decretano statue
+e lapidi, e si consacrano istituzioni benefiche in sua memoria; le
+università, gl’istituti scientifici, le associazioni operaie, ogni
+maniera di sodalizi gareggiano nel commemorare con pubblici discorsi
+e solenni onoranze la sua vita e la sua morte; l’elettrico non basta a
+sfogare la colluvie de’ telegrammi che da ogni angolo, può dirsi, della
+terra, piove a Caprera.
+
+L’Assemblea dei deputati della Repubblica francese sospende per un
+giorno le sue sedute; la Sinistra del Senato vota un indirizzo di
+cordoglio alla famiglia dell’estinto; il Municipio di Parigi delibera
+di inviare rappresentanti a’ suoi funerali; Lione, Marsiglia, Dijon
+attestano con pubbliche manifestazioni le loro condoglianze; lo
+stesso urlo di protesta della lega napoleonico-legittimista vale
+un omaggio di più. La Camera dei deputati e il Senato di Washington
+approvano una mozione deplorante «la morte di Garibaldi ed esprimente
+la simpatia degli Stati Uniti per l’Italia.» La Camera dei deputati
+di Buda-Pest vuole scritto nel processo verbale il compianto della
+nazione ungherese, per la scomparsa dell’Eroe; il Consiglio nazionale
+di Berna, con voti 63 contro 20, «rende omaggio a nome del popolo
+svizzero alla memoria di Garibaldi, si associa all’Italia nel lutto
+causato dalla morte del grande patriotta.» Nel Consiglio municipale di
+Londra Sir John Bennet propone «una mozione di profonda simpatia alla
+nazione italiana in occasione della morte del cittadino Garibaldi e
+condoglianze alla famiglia,» e la mozione è approvata all’unanimità.
+
+Tutta la stampa mondiale dice in vario tenore il compianto del
+grand’uomo.
+
+Il Times, che non gli fu mai amico, scrive: «Ebbe tutte le qualità del
+leone; non soltanto il coraggio senza confini, ma le doti più nobili,
+come la magnanimità, la placidezza e l’abnegazione.»
+
+La _France_ esclama: «Questa morte è un lutto dell’umanità. Garibaldi
+era cittadino del mondo.» La tedesca _Vossische Zeitung_: «Dobbiamo
+dimenticare il ricordo di averlo avuto nemico;» e il _Tageblatt_
+conferma: «Egli nel suo idealismo vide solo l’infelicità della
+Francia e non pugnò contro il popolo germanico, ma bensì in favore
+della libertà del popolo.» La _Germania_, organo dell’ultramontanismo
+tedesco, dichiara: «Vogliamo rendergli questa giustizia. Egli fu
+generoso, patriottico, pronto al sacrificio.» L’austriaca _Neue Freie
+Presse_ conchiude: «Simili figure sono i fari della storia. Non con
+lunga calcolata previdenza, non con piani e concetti faticosamente
+elaborati, essi muovono i loro passi; è con l’azione vivace, libera
+che essi si imprimono nella memoria degli uomini, e a coloro che
+paurosamente guardano il loro entusiasmo, risponde Guglielmo Tell con
+le parole messegli in bocca da Schiller: — Se io fossi stato prudente,
+non sarei stato Tell! — »
+
+Due soli uomini nel secolo nostro migraron dalla terra accompagnati
+da sì universale consenso di laudi e di dolore: Vittorio Emanuele
+e Garibaldi; perchè essi soli parvero incarnare due delle più
+straordinarie eccezioni della storia: un Re fedele alla Libertà,
+che oblia le tradizioni della sua stirpe e arrischia il retaggio dei
+suoi figli per la redenzione di un popolo; un popolano che si eleva,
+per sola virtù propria, fino alla potenza di Re; ma per tornare
+invitto dalle tentazioni dell’ambizione, nel suo modesto focolare, e
+sacrificare gli affetti del suo cuore e gli ideali della sua anima alla
+suprema felicità della patria.
+
+Quali funebri pertanto potevano parere degni di un tant’uomo se non
+quei medesimi resi al grande Re che l’aveva preceduto nella tomba?
+più solenni ancora se fosse stato possibile! Quindi un grande lavorío
+di fantasie, una subita faccenda di necrofori pubblici e privati
+per risolvere l’arduo problema; quindi un vociferar di monumenti
+e di mausolei, un presentarsi di imbalsamatori, di pietrificatori,
+di conciatori d’ogni fatta; un progettare di onoranze e di cortei
+di ogni specie; e la flotta che dovrà levare la salma da Caprera;
+e le rappresentanze che dovranno scortarla; e i Principi del sangue
+che dovranno accompagnarla; e il luogo di Roma (se il Gianicolo, il
+Campidoglio o il Panteon era tuttavia controverso, ma in Roma pareva
+certo) in cui doveva posare; quando da Caprera il dottore Albanese
+inviò questo telegramma:
+
+ «Garibaldi spirò iersera; lasciò un’autografa disposizione in
+ data 17 settembre 1881, così concepita: — Avendo per testamento
+ determinato la cremazione del mio cadavere, incarico mia
+ moglie dell’eseguimento di tale volontà, prima di dare avviso a
+ chicchessia della mia morte. Ove ella morisse prima di me, io farò
+ lo stesso per essa. Verrà costruita una piccola urna in granito che
+ racchiuderà le ceneri sue e le mie. L’urna sarà collocata sul muro
+ dietro il sarcofago delle nostre bambine e sotto la acacia che lo
+ domina. — »
+
+Era insieme un pensiero sublime ed una volontà sacra. Garibaldi non
+voleva nè essere sepolto, nè esserlo in Roma; voleva, prima ancora che
+il mondo sapesse della sua morte, essere bruciato, colle piante odorose
+della sua Caprera, e quivi, poca cenere chiusa in un’urnetta, tra i
+sarcofagi delle sue bambine, sotto l’acacia che li consola di molle
+ombra, dormire in pace per sempre.
+
+E questo voto doveva parere tanto più intangibile e santo, in quanto
+non era nè estemporaneo nè nuovo. Molto prima, può dirsi, che il
+rito della cremazione tornasse di moda, Garibaldi ebbe quell’idea
+di confidare la suprema cura della sua spoglia mortale alle fiamme.
+L’aveva confessato fin dal 1870 al colonnello Bordone; l’aveva ridetto
+al suo vecchio amico Giuseppe Nuvolari; lo ripetè poco dopo ad Achille
+Fazzari; lo raccomandò ancora più esplicitamente nel 1877 al suo fido
+medico, il dottor Prandina.[407] «Voglio essere bruciato: bruciato
+e non cremato capite bene. In quei forni che si chiamano _Crematoi_
+non ci voglio andare. Voglio esser bruciato come Pompeo, all’aria
+aperta.... e voi, Fazzari, soggiungeva scherzando, sarete il mio
+liberto..... Farete una catasta, soggiungeva al Nuvolari, di quelle
+acacie della Caprera, che bruciano come l’olio; stenderete il mio corpo
+vestito della camicia rossa sopra un lettino di ferro, mi deporrete
+sulla catasta colla faccia rivolta al sole e così mi brucerete. La
+cenere che resterà la metterete in un’urna.... anzi in una pignatta
+qualunque, e la deporrete sul muricciolo dietro le tombe di Anita e di
+Rosita. Così voglio finire.»
+
+Ma chiese il dottor Prandina: «E se per disgrazia moriste sul
+continente, lontano dalla vostra Isola?» — «Non importa, fece il
+Generale, mi caricherete sopra una barca, mi condurrete alla Caprera, e
+mi brucerete come v’ho detto.»
+
+Nessun uomo espresse mai più chiaramente e replicatamente la
+sua estrema volontà, e di nessun uomo avrebbe dovuto essere più
+religiosamente osservata.
+
+Ma altro fu il parere di coloro che l’Eroe aveva il diritto di credere
+i più gelosi interpreti e più fidi custodi del suo testamento. I
+politicanti dissero che le spoglie di Garibaldi non appartenevano a
+lui, ma alla nazione, e che a questa sola, mediante i suoi legittimi
+rappresentanti, spettava il diritto di decidere della loro sorte; i
+medici, sgomenti del rapido progredire della corruzione, sostennero
+la necessità di provvedere senza indugio alla imbalsamazione del
+cadavere, il che era già un avviamento alla sua conservazione; altri,
+quale il signor Crispi, affermava l’impossibilità di eseguire alla
+lettera la combustione come il Generale l’aveva ordinata, affermando
+che la mancanza in Caprera de’ mezzi adatti ad una perfetta cremazione
+esponeva al certo pericolo di vedere «le ceneri della spoglia confuse
+con quelle delle legne;» altri vociarono: Roma! Roma sola degna tomba
+dell’Eroe: tutto deve piegare, anche Garibaldi, innanzi alla maestà di
+quel luogo e di quel nome; e insomma quali per una ragione, quali per
+l’altra, radunatosi in Caprera una specie di consiglio di famiglia,
+al quale erano presenti, oltre la signora Francesca, Menotti, Canzio
+e la signora Teresita, anche il dottor Albanese, Francesco Crispi,
+Alberto Mario e Achille Fazzari, contro la volontà, fu detto, della
+signora Francesca (e doveva farla valere più gagliardamente) e contro
+il parere del Fazzari, la maggioranza deliberò di compiere senz’altro
+l’imbalsamazione del cadavere e di seppellirlo frattanto in Caprera,
+lasciando al Parlamento di decidere quale ultima dimora gli dovesse
+essere destinata.
+
+Noi non discuteremo qui quelle ragioni, nè riapriremo una polemica, che
+falserebbe il carattere di questo libro. Alla storia interessa soltanto
+che la deliberazione del Consiglio di Caprera suscitò in tutta, può
+dirsi, l’Italia un grido unanime di riprovazione e di sdegno.
+
+Le città e le associazioni radunarono comizi e votarono indirizzi
+di protesta; la stampa, fatte poche eccezioni, echeggiò concorde
+l’indignazione della coscienza nazionale; gli uomini più eminenti di
+tutti i colori e di tutte le parti sfolgorarono talvolta in parole
+eloquenti il sacrilegio minacciato, ma indarno. Garibaldi aveva voluto;
+un Plebiscito della nazione aveva confermato, ma il conciliabolo di
+Caprera aveva deciso altrimenti; _sic volo, sic jubeo, stat pro ratione
+voluntas_.
+
+L’8 giugno, presente il Principe Tommaso per il Re, i ministri Ferrero
+e Zanardelli per il Governo, le Presidenze della Camera e del Senato,
+le Rappresentanze della marina e dell’esercito, gli inviati delle città
+e delle corporazioni, i superstiti dei Mille e dei Volontari, presente
+in simbolo tutta l’Italia ufficiale e reale, Garibaldi, in un giorno
+di uragano, protestando il cielo ed il mare, fu fatto scendere a forza
+sotto l’umida terra, a forza vi fu chiuso e suggellato dentro sotto
+una duplice lapide; la volontà dei vivi mise a giacere per sempre la
+volontà del morto; la inviolabilità della pietra sepolcrale tagliò
+corto a tutti i reclami e a tutte le querele; e il popolo italiano,
+facile alle accidie perchè facile agli entusiasmi, piegò la testa al
+fatto compiuto e lo subì.
+
+Washington non volle altra tomba che un’aiuola del suo Mount Vernon,
+e nessun Americano avrebbe nemmeno per un istante dubitato che quella
+volontà potesse essere violata. Robert Peel lasciò scritto di voler
+esser sepolto nella chiesa parrocchiale di Draylon Bassett, e il
+Parlamento che gli aveva destinato gli onori di Westminster s’inchinò
+al suo volere; il conte di Cavour volle posar per sempre nel domestico
+sepolcreto di Santena, e nessuno della sua famiglia l’avrebbe ceduto a
+Torino, o a Santa Croce.
+
+Giuseppe Garibaldi non pretese dalla sua patria, per la quale aveva
+tanto operato, non domandò alla sua famiglia, che aveva tanto adorata,
+altro pegno di gratitudine, altro ricambio d’amore, che di dormire
+pugno di cenere tra le fosse delle sue bambine, lontano dal fatuo
+rumore del mondo, che aveva sempre sprezzato, nell’Isola solinga, sotto
+il libero aere, presso l’immenso mare, che avea tanto amati; — e gli fu
+negato.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOQUARTO.
+
+EPILOGO.
+
+
+I.
+
+_L’Eroe e il Capitano._
+
+Tale fu l’uomo di cui ci siamo avventurati a narrare la vita. Molti
+particolari vi potranno essere aggiunti, molti aneddoti intarsiati,
+molti falli corretti; ma se l’amore dell’opera nostra non ci ha
+fatto sin qui fitto velo al giudizio, confidiamo che i tratti più
+caratteristici della sua figura vi siano tutti raccolti e bastevolmente
+lumeggiati.
+
+Giuseppe Garibaldi fu principalmente «l’Eroe», e sarà questo
+l’antonomastico nome col quale vivrà nella storia. Il coraggio,
+l’agilità, la forza, la fortuna, la vaghezza delle imprese ardue e
+maravigliose, la famigliarità col pericolo, il disprezzo della morte,
+la fede nella vittoria, una tal quale presunzione d’invulnerabilità
+taumaturgica, tutte le doti essenziali all’eroe, egli le compendiò e
+fuse in sè medesimo con una forma così eletta e così tipica, che non è
+mestieri ridirne di più. Pure non basta: _Multi fuere ante Agamemnona
+fortes_; quelli che siam venuti sin qui enumerando in Garibaldi son
+pure gli attributi comuni dell’eroismo, e Achille, Orlando, Leonida,
+Epaminonda, Aroldo, il Cuor di Leone, il Cid, Bajardo, quali li
+concepirono insieme la leggenda e la storia, ponno vantarsi di averli
+posseduti quanto lui, taluno forse, in talun caso, più di lui.
+
+La virtù invece che lo distingue e lo solleva sulla falange di tutti
+gli eroi fino ad ora conosciuti, e lo accomuna piuttosto a quella
+speciale famiglia d’uomini di guerra che furono insieme guerrieri e
+capitani, quali i Maratonomachi, l’Africano, il Barbarossa, Giovanni
+delle Bande Nere, il Morosini, il gran Condé, Gustavo Adolfo, è la
+calma imperturbabile, la serenità olimpica, la padronanza sovrana del
+campo di battaglia, per la quale anche travolto nei vortici più furiosi
+della pugna egli poteva seguirne e dominarne con occhio sicuro e freddo
+giudizio le peripezie, e nel momento stesso in cui sembrava sparire
+nella mischia come l’ultimo dei combattenti, giganteggiava sul campo
+come un ispirato capitano.
+
+Ed eccola detta la gran parola, quella che a molti sarà la più ostica
+di questo libro, ma per la quale appunto l’abbiamo scritto: la parola
+che tarderà lungo tempo ad essere accolta nei sinedri delle vecchie
+cricche militari, ma che alla fine, non già per merito nostro, o
+nemmeno di alcun più poderoso propugnatore di noi, ma per solo merito
+intrinseco della sua verità, finirà a farsi strada e trionfare.
+
+Garibaldi fu un gran Capitano e di terra e di mare; e se la _Campagna
+del Parana_ (rammentiamo le azioni in cui principalmente il Capitano
+rifulse) e la _Ritirata da Roma_, la _Presa di Palermo_ e la _Battaglia
+del Volturno_, la _Campagna del Trentino_, fatta a tavolino o in
+carrozza, e la _Campagna di Francia_, fatta infermo a sessantatrè anni,
+tra gli ostacoli e le difficoltà d’ogni maniera che ci sono note, non
+bastano a decretargli un siffatto titolo, non sappiamo più con quale
+criterio si estimerà oggimai la capacità degli uomini, nè perchè si
+dirà grande un poeta pei suoi poemi, e un artista pe’ suoi marmi e per
+le sue tele, e non un capitano per le sue battaglie e le sue vittorie.
+
+La natura lo aveva fatto capitano, ed è questo ancora il miglior
+modo d’esserlo. Perocchè la guerra è arte; la scienza ne determina
+i canoni e le appresta gli strumenti, ma l’atto supremo della sua
+estrinsecazione è essenzialmente una creazione artistica; un pensiero
+cioè sorpreso, divinato, tradotto in un baleno in un’azione viva, che
+può essere il tocco d’un pennello, l’atteggiamento d’un periodo, la
+mossa d’una divisione, e che in tutti i casi richiede quella medesima
+potenza di ispirazione e di esecuzione che non si apprende nè da
+maestri nè da libri, che la natura sola dà a taluni predisposti da essa
+a riceverla, e che diede a Garibaldi.
+
+Nè vogliam dire che la natura abbia dovuto concedergli molto.
+Le doti per essere grande capitano sono rare, ma non sono le più
+sublimi. La guerra è in fondo una gran caccia, nella quale capitano e
+soldati fanno, volta a volta, la parte della fiera, del bracco e del
+cacciatore. Ora date ad un uomo gli istinti della fiera che si trafuga
+e si difende, del cane che la imposta e la stana, del cacciatore che la
+circuisce e l’assale, e avrete nelle sue qualità essenziali il grande
+uomo di guerra: avrete Garibaldi.
+
+Gli si aggiungano poi come doti peculiari, se non veramente a lui
+solo, a pochissimi come lui: un senso profondo e quasi fatidico del
+terreno, tanto che indovinarne, dal punto di veduta militare, il
+carattere, misurarne l’estensione, stimare quanta truppa vi possa
+capire in colonna od in battaglia, era per lui, può dirsi, l’affare
+d’un’occhiata: l’attitudine, perfezionatagli di certo dallo studio
+delle matematiche, di leggere con tanta sicurezza e precisione
+nelle carte topografiche da potere, come gli accadde nel Trentino,
+far la guerra quasi esclusivamente su quelle: la facoltà acuitagli
+dall’esercizio della navigazione, di essere orientato sempre e di
+guidarsi, perduta ogni altra scorta, anco colle stelle, sicchè non gli
+accadde mai di perdere la strada, spessissimo di trovarla dove nessuno
+la sospettava: la virtù di non allarmarsi mai, sorella a quella di
+non lasciarsi mai sorprendere, e figlie entrambi di altre due qualità
+naturali: il sangue freddo e il fiuto del pericolo; sicchè nel 1859
+presso Casale, essendosi alcuni de’ suoi esploratori precipitati nella
+stanza dove desinava, gridando ansanti: «Il nemico! Il nemico!» —
+«Ebbene,» disse, senza interrompere il pittagorico pasto, «lasciatelo
+venire, dopo pranzo lo riceveremo;» la sua qualità d’anfibio, sicchè
+poteva giovarsi a suo grado dell’uno e dell’altro elemento, e nella
+terra, dove un ammiraglio avrebbe trovato un incaglio, egli trovare
+uno sbocco, e nell’acqua, dove un generale avrebbe scorto un ostacolo,
+egli vedere un veicolo: la potenza infine acquistata essa pure nelle
+ginnastiche della gioventù nomade e marinaresca, di durare più di
+chicchessia alla fatica ed alle privazioni della vita guerriera,
+d’onde quella sua abitudine d’essere il primo alzato nel suo campo e
+il primo a farne suonare la _Diana_, per andare, albeggiando appena,
+ad esplorare egli stesso, molto al di là delle proprie linee, le
+posizioni del nemico; si aggiungano, dicevamo, o meglio ancora, si
+innestino sulla prima radice della sua natura eroica tutte queste
+qualità omogenee ed affini a quella prima, e si avrà la spiegazione
+perchè Garibaldi, avendo letti pochi trattati d’arte militare, e forse
+nessuno, non avendo mai sostenuto esami in nessuna Accademia, nè fatto
+manovrare una compagnia sopra nessun campo di Marte, abbia potuto sopra
+quaranta combattimenti, tra i quali almeno sette giornate campali
+(il 30 aprile e il 3 giugno a San Pancrazio, Milazzo e il Volturno,
+Bezzecca e le tre giornate di Dijon), vincere almeno trentasette volte
+il nemico,[408] e sconfitto veramente, disfatto in guisa da dover
+abbassare le armi ed arrendersi alla mercè del vincitore, non lo sia
+stato mai.
+
+Gli mancò, è vero, per la guerra a cui fu condannato, l’occasione di
+sviluppare grandi concetti strategici; ma tutti quelli che suggerì od
+effettuò: la marcia manovra su Palermo; la occupazione difensiva della
+sinistra del Volturno; il progetto di Campagna consigliato nel 1866,
+concorde a quello proposto dal generale Moltke; la disapprovazione
+data in Francia alla mossa del Bourbaky; il consiglio ripetuto e non
+ascoltato di occupare in ogni caso gagliardamente Dôle; tutti questi ed
+altri esempi provano abbastanza che l’intelletto strategico non mancava
+certo al nostro Capitano, e che gli fallì soltanto l’opportunità di
+sperimentarlo egli stesso sopra campi più vasti.
+
+Certo il suo merito risalta più spiccatamente nelle operazioni
+tattiche. Per la guerra di partigiano, marciar di notte, dormire
+il giorno, spiegarsi possibilmente coperto; cansar la lotta, se
+non è sicura la vittoria; costretto ad accettare il combattimento
+in condizioni sfavorevoli, protrarre fino a notte la resistenza,
+perchè di notte la ritirata è più sicura; caricati dalla cavalleria,
+formare la massa in difesa, preferibile al quadrato vuoto che si muove
+con difficoltà e presenta una fronte troppo debole e troppo estesa
+all’assalitore. Per la guerra grossa poi «riunire il più di forze
+possibili sul punto tattico o obbiettivo di campo di battaglia, massima
+di tutti i grandi uomini di guerra; pericolose però le colonne serrate,
+specialmente dopo il perfezionamento delle armi: in ogni caso lasciare
+accostar il nemico: bersagliarlo di pochi colpi ben diretti, e quando
+sia vicino, fidar sempre nella baionetta e caricarlo.
+
+Questi i precetti principali, ch’egli riassunse in tanti scritti,[409]
+e professò con l’esempio. «Lasciateli venire,» gridava al Volturno.
+«Sedetevi, che vincerete,» urlava a Mentana. «Un soldato non deve
+aver mai vergogna di coprirsi per colpir meglio il nemico,» esclamava
+a Dijon; ed era la stessa voce che ordinava al momento opportuno le
+cariche a _ferro freddo_ e le capitanava.
+
+Che cosa mancava dunque a quest’uomo perchè gli si potesse contrastare
+il titolo di gran Capitano? Di aver mai fatto la grossa guerra, nè
+condotte le grandi masse degli eserciti moderni. Davvero, che questo
+argomento sia ripetuto da un pubblico profano e ignaro di siffatte
+questioni lo si capisce, ma che possa essere in buona fede adoperato
+da’ militari, sorprende e attrista ad un tempo. E qual uomo di guerra
+fu egli assunto al comando supremo delle grandi masse, se non dopo
+aver fatto le sue prove comandando le minori? Oh come! Nella gerarchia
+militare chi ha comandato un reggimento è presunto capace di comandare
+una brigata, e chi una brigata una divisione, e così di seguito, e
+questa presunzione di capacità non varrà per Garibaldi?
+
+Voi, Tedeschi, eleggeste generalissimo de’ vostri eserciti il
+Moltke, che prima di Sadowa non aveva mai guidato in guerra un
+solo battaglione; voi, Francesi, deste il bastone di maresciallo a
+Mac-Mahon, che prima di Magenta non aveva mai condotto al fuoco una
+divisione; voi, Italiani, reputaste capaci il generale La Marmora e il
+generale Cialdini, di comandare in capo tutto l’esercito italiano, sol
+perchè il primo aveva capitanato 15,000 uomini in Crimea, e il secondo
+ne aveva guidati altrettanti a Castelfidardo ed a Gaeta; e nessuno di
+voi riconoscerà che Garibaldi, il quale cominciò a guidarne parecchie
+migliaia fin dal 1849; che al Volturno ne comandava 30,000, e nel
+Trentino 35,000, possa bastare all’ufficio, a cui pure i gallonati e
+piumati suoi colleghi furono reputati meritevoli? Col criterio di non
+reputar Capitano chi non ha comandato grandi eserciti, Napoleone I,
+che non ne comandò, nella prima e più gloriosa sua campagna d’Italia,
+più di 30,000, non sarebbe mai stato che un _guerrillero_, e Hoche,
+Massena, Lannes, Augereau, che eran già salutati grandi generali quando
+non avevano ancora condotto al fuoco che le minuscole divisioni della
+Repubblica, non sarebbero rimasti che dei _cabecillas_.
+
+Certo, a dirigere le grandi masse, Garibaldi solo non sarebbe bastato;
+ma quale più sommo Capitano vi bastò? Anco a Garibaldi faceva mestieri
+quello che occorse a Napoleone, all’Arciduca Carlo, a Wellington, a
+Moltke, una corona d’interpreti intelligenti, e di cooperatori fidi;
+uno Stato maggiore istrutto, e generali di divisione valenti; un
+servizio organizzato di amministrazione, d’ambulanza, di provianda;
+ma se a lui pure fosse stato concesso tutto ciò, con quanta maggior
+libertà ed efficacia non avrebbe potuto attuare i suoi concetti e far
+sentire alla macchina ben congegnata posta nelle sue mani l’impulso
+del suo genio! Gli eserciti mancarono a Garibaldi, non Garibaldi
+agli eserciti! Egli partì co’ Mille di Marsala; ma sarebbe partito
+assai più volentieri, noi lo vedemmo, con una brigata dell’esercito
+regolare,[410] e quando voleva esprimere il gran conto in cui
+teneva l’esercito italiano, invocava l’onore «di combattere alla sua
+sinistra.»
+
+Strana logica invero!
+
+Fino ad ora si era sempre creduto che chi fu capace di far bene
+co’ pochi potesse essere presunto idoneo a far meglio co’ più; ma a
+Garibaldi pare che questa maniera di ragionamento non sia applicabile.
+
+Egli è escluso dalla legge del perfezionamento umano. Fosse stato, come
+dicevano i Piemontesi d’una volta, una _vecchia giberna_ invecchiata
+fra le piazze d’armi e le caserme, avrebbe potuto dire egli pure il
+suo bravo «porto nel mio zaino il bastone di Maresciallo;» ma aver
+guerreggiato per circa quarant’anni, nel vecchio e nel nuovo mondo,
+portar sul corpo dieci ferite, presentare uno stato di servizio di
+sedici campagne[411] e quaranta combattimenti; aver battuto in America
+Oribe e Brown, in Italia Oudinot e Colonna, Landi e Bosco, Lanza e
+Ritucci, Urban e Kuhn, e in Francia Keller, Danemberg e Kettler, tutto
+ciò non dà diritto ad alcuna promozione.
+
+Guerrigliero cominciò, guerrigliero visse, guerrigliero morì.
+
+Diverso fu il giudizio di Abramo Lincoln, che gli fece offrire il
+comando d’un esercito della grande repubblica americana; diverso quello
+dell’austriaco D’Aspre, che nel 48 esclamava: «Un sol uomo avrebbe
+potuto ancora salvar l’Italia, e non fu compreso;» diverso quello del
+prussiano generale Manteuffel, che pochi anni or sono scriveva: «Se il
+generale Bourbaky avesse operato secondo i suoi consigli, la campagna
+dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata combattuta nel 1870-71 dalle
+armi francesi.[412]»
+
+Diversi i pareri dei moderni storici militari, quali il Rustow e il
+Lecomte, che studiarono un po’ più attentamente e spassionatamente
+le sue campagne; ma ciò non conta. Non è un generale,» cominciò a
+mormorare qualche professore d’arte militare, che non aveva letto mai
+probabilmente una sola pagina delle sue guerre; «non è un generale,»
+ripetè in coro la scolaresca, e «non è un generale,» fece eco il
+pubblico pappagallo; e con questa sentenza pronunciata senza esame,
+senza motivi e senza processo fu accompagnato al sepolcro.
+
+E frattanto la prima vittima di questi errori e di questi pregiudizi,
+propri a dir vero a tutto ciò che tiene ancora della casta e
+dell’accademia, fu l’Italia. Pensino invece gl’Italiani, se il valore
+reale di quest’uomo fosse stato giustamente estimato, quanti rovesci
+di meno e quanti trionfi di più! Pensi il valoroso esercito nostro,
+quanto corteo di novelle vittorie avrebbe scortato le sue bandiere, se
+colui che vinse coi cento e coi mille, coi diecimila e coi trentamila,
+nel piano e sui monti, cogli scamiciati e cogli inermi, avesse
+potuto capitanare le agguerrite schiere di Palestro, di San Martino
+e di Gaeta, e nella sera della fatale Custoza, dare, a chi l’avesse
+interrogato sul da farsi, la classica risposta: «dormire sul campo.»
+
+Ma anche per lui la giustizia verrà dal di fuori e comincerà dopo
+morto. Fra pochi anni i giudizi degli stranieri, più intelligenti e più
+spassionati dei suoi compaesani, saranno conosciuti, i preconcetti e le
+gelosie che vietarono sin qui la conoscenza e la manifestazione della
+verità saranno spenti, le storie militari del nostro tempo e del nostro
+paese saranno meglio scritte, più lette e meglio apprezzate, e allora
+forse l’Italia comprenderà a qual caro prezzo abbia pagato l’errore
+d’aver partorito dal suo seno un grand’uomo di guerra e d’averlo
+disconosciuto.
+
+
+II.
+
+_Il Patriotta e l’Umanitario._
+
+Pura quanto quella del guerriero, incontestata più di quella del
+capitano è la gloria del patriotta. Se fra gli eroi della spada è
+difficile trovargli il simigliante, trovargli l’uguale nello stuolo
+degli eroi della patria lo è ancora più. E ciò perchè quello che egli
+offerse in olocausto all’Italia supera in valore tutto quanto fino a
+lui, anche i più grandi cittadini, anche Washington, il grandissimo
+fra tutti, avevano offerto alla patria loro. Tutti come lui diedero
+alla loro terra natale il meglio di sè stessi: il sangue, la vita,
+gli averi, le gioie del domestico focolare, persino, costosissimo fra
+i sacrifici, le palme più meritate della gloria ed i risentimenti più
+legittimi dell’ambizione; ma nessuno di loro le immolò, come lui, il
+tesoro più sacro del suo petto, la fede dell’anima sua.
+
+La patria creata dal genio e dalla virtù di Washington fu quella
+vagheggiata da lui: fra il suo concetto politico e la volontà de’ suoi
+concittadini nessun divario essenziale e nessun dissenso: il Virginiano
+diede alle Colonie da lui redente e federate le istituzioni pensate ed
+elaborate dalla sua mente, le suggellò, a dir così, dello stampo del
+suo spirito e ottenne un frutto e un premio dell’opera sua che nessun
+altro maggiore.
+
+Di Garibaldi diverso il destino. Egli non sortì la mente pratica del
+grande Piantatore; il genio della politica non era il suo e non v’è
+mestieri di riprova. Discernere tra la verità ideale e la realtà
+effettuale la distanza e la differenza non era da lui; veder ciò
+che nel suo paese ed anche nel suo tempo fosse fattibile era al di
+sopra o al di sotto, secondo il punto da cui lo si consideri, del suo
+intelletto, e il solo trovarsi di fronte ad una questione pratica, se
+non era militare, lo confondeva e paralizzava.
+
+Epperò il contrasto profondo tra quello che i suoi coetanei preferirono
+e quello ch’egli amò; tra gl’ideali del suo capo e quelli della sua
+patria. Il suo ideale religioso fu la Religione naturale o il Deismo
+filosofico, che dir si voglia, di Gian Giacomo; e l’Italia è per
+due terzi cattolica, per l’altro terzo scettica o indifferente. Il
+suo ideale politico fu una specie di Repubblica patriarcale con un
+Dittatore temporaneo, assistito da un Consiglio di _probi viri_, «la
+Repubblica della gente onesta,[413]» come egli la chiamava; e l’Italia
+è e vuol essere monarchica. Il suo ideale sociale è un quissimile di
+società pastorale, nè colta, nè barbara, vivente nella semplicità e
+nell’innocenza, retta da un regime che sarebbe un che di mezzo tra il
+comunismo sansimoniano, «a ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuna
+’capacità secondo il suo lavoro,» e il nuovo socialismo della cattedra,
+«governo largitore di tutti i beni e riparatore di tutti i mali;» e
+l’Italia si dibatte ancora contro gli avanzi del passato e non osa
+sbarbicare le ultime radici delle antiche caste e dei vieti privilegi.
+Quale abisso adunque tra l’anima di quell’uomo e le aspirazioni del
+suo paese; quanti conflitti dolorosi, quante tentazioni insidiose, o
+di sciogliere il litigio coi colpi di spada dei Cesari, dei Cromwell
+e dei Napoleonidi, imponendo alla patria ignara e riluttante la legge
+della sua volontà, o di abbandonarla, come persona che si sprezza, alla
+meritata servitù!
+
+Ora Garibaldi non seguì nè l’uno, nè l’altro consiglio, gettò sull’ara
+della Patria i suoi amori e i suoi odii, le sue più care speranze,
+le sue più carezzate chimere, e senza chiederle alcun prezzo del suo
+sacrificio la servì e la salvò.
+
+Nel 1848 proclamava, primo fra i repubblicani, la necessità di
+stringersi al re Carlo Alberto, e non dipese da lui se la sua spada,
+che poteva essere forse la salvezza d’Italia, fu ricacciata nel fodero.
+
+Nel 1857 è ancora il primo a sottoscrivere con Daniele Manin e Giorgio
+Pallavicino il patto d’unione dell’Italia con Casa di Savoia ed a
+fondare con essi quel nuovo partito nazionale, che fu la base popolare
+dell’imminente risorgimento.
+
+Nel 1859 non esita ad offrire il suo braccio al Re Galantuomo, e
+trascinata dietro al suo esempio tutta la gioventù più gagliarda ed
+attuosa d’Italia, suggella sui campi di battaglia l’unione auspicata
+della rivoluzione con la monarchia.
+
+Nel 1860 infine, quando il nodo del problema italiano sembrava
+giunto a tale che la monarchia nè poteva tagliarlo colla spada,
+senza compromettersi, nè lasciarlo in balía della rivoluzione, senza
+abdicare, nè scioglierlo coll’artificio dei compromessi e delle
+transazioni, senza nuocere al suo principio vitale, Garibaldi ancora
+scioglie il nodo intricato e ponendosi a capo di un’impresa, che
+adempiva insieme ai fini della rivoluzione ed agli obblighi della
+monarchia, amplia il patto dei plebisciti e fonda sovra essi il nuovo
+regno.
+
+Nè a questo patto venne meno più. Aspromonte e Mentana furono
+certamente, il primo un grande errore, il secondo una grande temerità,
+entrambi una illegalità; ma astraendo anche da quel segreto viluppo
+di equivoci e di ambiguità, che in tanta parte li giustificarono, essi
+devono essere giudicati piuttosto un conato di insurrezione contro la
+politica d’un governo, che un atto di ribellione contro le istituzioni
+d’uno Stato.
+
+Non si dimentichi mai che tanto sulla bandiera di Aspromonte, quanto su
+quella di Mentana, il motto era pur sempre quello di Marsala; e l’aspro
+dissidio insorto per questo fatto fra Garibaldi e Mazziniani, ne indica
+meglio d’ogni altro argomento la capitale importanza.
+
+Nè bisogna credere che tutte le conseguenze di Aspromonte e di Mentana
+siano state malefiche. Non si scordi che l’Italia nel 1861 non era
+ancora che un simulacro; le mancavano Roma e Venezia, le veniva meno,
+cosa anche più triste, la speranza e l’ardire di presto acquistarle.
+Roma era serrata nel circolo vizioso dei voti della Camera e della
+Convenzione di settembre, che ne rimettevano la liberazione al doppio
+miracolo dei «mezzi morali» e del consenso della Francia; Venezia
+poteva, è vero, aspettare più fidente la fortuna d’una nuova alleanza;
+ma era sempre l’aspettazione del fato.
+
+Ora un uomo che sorgesse protesta viva della volontà nazionale contro
+la lettera dei trattati e le ambagi della diplomazia, che fosse sempre
+pronto a spingere il governo, se si arrestava, a scuotere la nazione,
+se intorpidiva; che serrando insieme l’Italia e la Francia nel dilemma
+implacabile: «Roma o morte,» rendesse sempre più accorti coloro che ci
+contendevano la nostra capitale, dei pericoli d’un più lungo rifiuto;
+un uomo simile non poteva mai dirsi senza un influsso benefico sui
+destini della patria sua, nè egli stimare del tutto compiuta la sua
+missione.
+
+Oltre di che, e sta in ciò l’importante, quella propaganda,
+quell’agitazione, anche quelle rivolte, non erano che uno sfogo
+ed una distrazione offerta alla parte rivoluzionaria, la quale, o
+abbandonata a sè stessa, o caduta in potere d’altri capi, avrebbe assai
+probabilmente varcata quella barriera che il generale Garibaldi le
+impedì sempre d’oltrepassare.
+
+E in ciò veramente si assomma l’opera benefica del grande patriotta
+negli estremi suoi anni. Egli gettò più volte in mezzo alla Nazione
+parole terribili, che potevano essere pericolosissimi tizzoni
+d’incendio, ma quando li vide prossimi a divampare in fiamme minacciose
+al sacro edificio della patria, egli stesso accorse pel primo e sotto
+il suo piede li soffocò.
+
+Egli fu, finché visse, come un Dio Termine sulla strada della
+rivoluzione, innanzi al quale anche i più esaltati e temerari de’ suoi
+seguaci si sarebbero sempre arretrati. Tutto potevano dire, tutto
+potevano tentare, ma lui vivo il grido ultimo della discordia, il
+segnale irrevocabile della guerra civile non avrebbero osato darlo mai.
+
+Il pensiero di Garibaldi è in questo rispetto limpidissimo. Prima
+l’unità, la concordia, la volontà d’Italia; poi, se vi sia posto,
+i sogni della sua mente. Si congiungano le parole che egli, reduce
+dal primo esiglio, indirizzava nel 1848 ai Nizzardi: «Tutti quei
+che mi conoscono sanno se io sia mai stato favorevole alla causa dei
+re; ma questo fu solo perchè i principi facevano il male d’Italia;
+ora invece io sono realista e vengo ad esibirmi coi miei al Re di
+Sardegna, che s’è fatto il rigeneratore della nostra Penisola;» si
+congiungano con quelle ch’egli scriveva alla vigilia, staremmo per
+dire, della sua morte: «La Casa di Savoia ha fatto molto per la patria
+e merita rispetto. Ma quand’anche avesse fatto meno, ha la grandissima
+maggioranza degl’Italiani per sè, e il sentimento della maggioranza noi
+dobbiamo rispettarlo, perchè è la continuazione dei plebisciti. Volerlo
+disconoscere e combattere sarebbe accendere la guerra civile e quindi
+distruggere colle nostre stesse mani l’opera nostra;» e nell’esordio
+e nella conclusione di questo discorso, attraverso i contrasti, gli
+sviamenti, le alternative, che sono il portato necessario di tutte le
+grandi lotte, avrete riassunto da Garibaldi stesso il suo testamento
+politico.
+
+
+E ciò non ostante resterà sempre dubbio se più della patria sua abbia
+amato le altrui. È questo il tratto più singolare e più radioso
+della sua immagine. Il patriotta s’immedesimava talmente in lui
+all’umanitario che era difficile il discernere quale dei due fosse il
+più vero e il più grande. Primo precetto della sua «Religione del Vero»
+egli stimava l’evangelico: «Non fare ad altri quel che non vorresti
+fatto a te stesso;[414]» e con questa norma nel cuore, l’indipendenza,
+la libertà, la felicità che voleva per la patria sua, le voleva
+per tutte le altre. Su questo proposito la sua dottrina era di una
+semplicità biblica. Dio avea creato tutti gli uomini uguali e tutti
+i popoli fratelli, dividendoli in tante famiglie quanti i linguaggi,
+ed imponendo loro per dimora tante regioni distinte, di cui la natura
+stessa aveva, con linee eterne di mari e di monti, tracciati i confini.
+Soltanto la cupidigia e la nequizia di pochi uomini, nequitosissimi
+fra tutti i preti, violarono quei confini, tentarono confondere quelle
+lingue, falsarono il disegno di Dio. Ad essi perciò guerra perpetua:
+_guerra anzi alla guerra_, di cui essi pei primi gittarono il mal seme
+nel mondo. Sopprimere gli eserciti stanziali, primi alimentatori e
+provocatori della guerra, braccia sottratte al lavoro, sangue rapito
+alla vita economica delle società moderne, trasformandoli in una
+milizia volontaria, chiamata soltanto a difesa dei diritti e della
+libertà dei popoli: fondare una Unione Europea delle Nazioni «con un
+rappresentante per ciascuna, uno Statuto fondamentale, il cui primo
+articolo fosse: la guerra è impossibile, ed il secondo: ogni lite
+delle nazioni sarà liquidata da un Congresso:» proclamare l’unità
+dell’umana famiglia, cementandola, se fosse possibile, coll’unità d’una
+sola _lingua mondiale_;[415] ecco i sogni che l’Eroe incessantemente
+perseguiva e da cui era egli stesso perseguito, e talvolta anche nel
+tumulto delle sommosse e il fragor delle battaglie, ma che egli era
+sempre pronto non solo a bandire e predicare, ma a suggellare col
+sangue.
+
+Non una causa umana cui fosse indifferente; non una giusta rivolta a
+cui, anco non potendo colla spada, non partecipasse colla voce e colla
+penna; non un appello d’oppressi a cui non abbia risposto: presente.
+
+Nel mezzo secolo da lui vissuto nell’uno e l’altro mondo, congiurano,
+insorgono, combattono, quali per la libertà, quali per l’indipendenza,
+Brasiliani, Platensi, Spagnuoli, Portoghesi, Polacchi, Ungheresi,
+Serbi, Rumeni, Greci, Jugo-Slavi, da ultimo anco i Francesi, e non uno
+di questi popoli che non abbia ricevuto da lui, se non l’aiuto del suo
+braccio, un soccorso di armi, o di danari, un consiglio utile, una
+parola confortatrice ed amorosa, e spesso, inviati direttamente da
+lui, o mossi dall’influsso del suo apostolato, manipoli di valorosi
+che nelle più remote contrade propagano l’onore della camicia rossa
+e combattono e muoiono per la libertà dei popoli fratelli al grido di
+«Viva Garibaldi!»
+
+Nè la sola causa dei popoli l’interessava. Il problema sociale
+l’occupava anche più del politico. Convinto più che mai che le
+disuguaglianze sociali fossero non già l’effetto d’una legge naturale,
+irrevocabile e fatale, ma il prodotto della perversità di pochi uomini
+o furbi o prepotenti, era contro la società in uno stato di guerra
+aperta e continua.
+
+E non era un filosofo che meditasse le cause e gli effetti, nè uno
+statista che distinguesse i mali rimediabili dagl’irrimediabili, e
+ne apprestasse i provvedimenti e le leggi: era un plebeo, un paria,
+un diseredato che giudicava della società matrigna in cui si trovava
+sbalestrato dietro le impressioni del momento, secondo l’effetto più
+sensibile e più, staremmo per dire, drammatico che ne riceveva; secondo
+i criteri assoluti di chi vive solitario nelle proprie idee ed ignora
+la realtà.
+
+La vista, a mo’ d’esempio, d’un signore in panciolle che passasse in
+carrozza dinanzi a un contadino sudante alla canicola, curvo sulla
+marra, gli strappava lo stesso gemito di rabbia, le stesso gesto di
+minaccia che il contadino stesso lanciava alle spalle del superbo
+gaudente. Credeva la società una lega dei forti contro i deboli, de’
+furbi contro gl’ingenui, dei ricchi contro i poveri, e senza esitare un
+istante, in qualunque causa, stava istintivamente cogli ultimi.
+
+Aveva per vangelo la onestà impeccabile dell’operaio, la bontà
+innocente del contadino, la brutalità feroce del padrone, la furberia
+rapace del mercante, la boria ignorante del nobile; e su questi criteri
+regolava i suoi giudizi. Credeva sul serio ai lauti stipendi della
+burocrazia, alle ricchezze ammassate dai ministri, ai sordidi traffici
+dei deputati, alle orgie sardanapalesche della Corte, a tutti i luoghi
+comuni della eloquenza tribunizia, con questa differenza tuttavia che i
+tribuni le ripetevano per convenzione e per mestiere; egli con tutta la
+ingenuità della fede e la profondità del sentimento.
+
+Aveva insomma della società il concetto pessimista di Gian Giacomo, e
+come Gian Giacomo avrebbe voluto rinnovarla da cima a fondo per mezzo
+d’una revisione del suo patto fondamentale, cominciando naturalmente la
+riforma da sè stesso e dalla sua famiglia.
+
+Come però queste idee non potevano essere accettate, od anche accettate
+in parte non potevano subito nè tutte in una volta essere effettuate,
+e il mondo continuava a girare sul suo vecchio asse senza curarsi
+dei sognatori che l’avrebbero voluto far andare a modo loro, così
+ad ogni nuova disdetta che la realtà dava alle sue dottrine, ad ogni
+nuovo disinganno che la società in generale o l’Italia in particolare
+gli facevano patire, il suo umore si faceva acre, il suo pessimismo
+peggiorava, la sua misantropia filantropica (sentiamo il bisticcio,
+ma a Garibaldi, che abborriva gli uomini perchè rifiutavano il bene
+che avrebbe voluto far loro, s’adatta a capello), la sua misantropia
+filantropica s’inaspriva, e, vero «burbero benefico,» sfogava la sua
+atrabile sulle spalle di coloro che amava di più e per la cui felicità
+s’affannava da mezzo secolo, ed era pronto ad ogni istante a dare la
+vita.
+
+
+III.
+
+_L’uomo privato_.
+
+Questo, se non c’inganniamo, l’uomo pubblico; ma e l’uomo privato?
+L’uomo privato fu tale egli pure, che se anche non avesse compiuto
+alcuna delle azioni famose per cui diventò storico, sarebbe stato
+tuttavia un esemplare singolarissimo della specie umana, degno di
+tutto lo studio dello psicologo e dell’artista. Il biondo fanciullo
+che dipingemmo scorrazzante sulla riviera di Nizza; il bel Corsaro che
+vedemmo ammaliare la povera Anita alla fontana di Laguna; il trionfante
+Dittatore del 1860, che al suo apparire faceva squittire in coro le
+picciotte siciliane: _Oh quant’è beddu!_ aveva serbato fino agli ultimi
+anni la sua maschia bellezza, una bellezza però tutta sua, lontana dal
+tipo comune della bellezza eroica e guerriera; originale e novissima
+essa pure.
+
+Perocchè Garibaldi non poteva dirsi un «bell’uomo,» nel senso più
+usitato della parola. Era piccolo: aveva le gambe leggermente arcate
+dal di dentro all’infuori, e nemmeno il busto poteva dirsi una
+perfezione. Ma su quel corpo, non irregolare nè sgraziato di certo,
+s’impostava una testa superba; una testa che aveva insieme, secondo
+l’istante in cui la si osservava e il sentimento che l’animava, del
+Giove Olimpico, del Cristo e del Leone, e di cui si potrebbe quasi
+affermare che nessuna madre partorì, nessun artista concepì mai
+l’eguale. E quante cose non diceva quella testa; quanto orizzonte di
+pensieri in quella fronte elevata e spaziosa, quanti lampi d’amore e di
+corruccio in quell’occhio piccolo, profondo, scintillante, che marchio
+insieme di forza e d’eleganza in quel profilo di naso greco, piccolo,
+muscoloso, diritto, formante colla fronte una sola linea scendente a
+perpendicolo sulla bocca; quanta grazia e quanta dolcezza nel sorriso
+di quella bocca, che era certo, anche più dello sguardo, il lume più
+radioso, il fascino più insidioso di quel viso, e che nessuno oramai
+il quale volesse serbare intera la libertà del proprio spirito, poteva
+impunemente mirar davvicino.
+
+A questa singolar bellezza poi, che era già per sè sola una potenza,
+la natura, madre parzialissima a questo suo beniamino, aggiunse
+l’agilità e la forza; non veramente la forza muscolare dell’atleta,
+ma quella particolare forza nervosa che si rattempra e ingagliardisce
+coll’esercizio e che, associata all’agilità, rende capace il corpo
+delle più ardue prove e delle più arrischiate ginnastiche.
+
+E che ginnasta fosse Garibaldi lo sappiamo da lui stesso. «Credo
+d’essere nato anfibio,» soleva dire per esprimere la facilità con cui
+fin dalla prima volta in cui si buttò in acqua si trovò naturalmente a
+galla. Abbiamo notato infatti le persone da lui salvate dall’acqua, e
+sono sedici: il che potrebbe bastare, anche non essendo Garibaldi, alla
+rinomanza d’un uomo.
+
+E come nuotava, cavalcava, saltava, s’arrampicava, tirava di carabina,
+di sciabola, occorrendo di pugnale, senza che nessuno gliel’avesse mai
+insegnato, e avendone trovato soltanto nella struttura delle proprie
+membra e negli istinti della propria indole il segreto e la maestria.
+
+Del suo corpo poi, come uomo che sa d’averne bisogno, era curantissimo.
+Egli non vestì sempre il costume con cui il mondo s’abituò a vederlo
+fin dal 1860. In America alternò, secondo i casi, il vestire paesano
+del _gaucho_, la giacca del capitano di mare, e l’uniforme bianca,
+rossa e verde della _Legione Italiana_; venuto in Italia, se non era
+sotto le armi, nel qual caso tornava alla tunica rossa orlata di verde
+(non camicia per anco), al cappello piumato a larghe falde, al mantello
+bianco ed ai calzoni grigi instivalati; indossava un grosso soprabito
+abbottonato sino al mento, e fu con quello che noi lo vedemmo per la
+prima volta a Torino nel 1859.
+
+Soltanto la mattina del 5 maggio comparve sullo scoglio di Quarto
+colla camicia rossa e il _poncho_ sulle spalle; e sia stato amore di
+quell’assisa fortunata o certezza che quella foggia si attagliasse
+meglio d’ogni altra alla sua figura, non l’abbandonò mai più.
+
+Ma anche più che all’eleganza del vestire, tenne alla nettezza della
+persona. Usava frequente bagni e lavacri d’ogni sorte; aveva delle
+sue mani, de’ suoi denti, de’ suoi capelli una cura attentissima; non
+avreste trovata sulle sue vesti, spesso logore e strappate, una sola
+macchia. Strano a dirsi come quel mozzo paresse un gentiluomo. Nel
+primo abbordo aveva quel non so che di semplice e decoroso insieme che
+è il primo incantesimo con cui tutti i grandi uomini pigliano di solito
+i minori. Non dava che del _voi_; tenne il _tu_ per i figli e per i
+più vecchi e più intimi amici; e fuori che al Re non l’abbiamo sentito
+dare del _lei_ a chicchessia. Nel ricevere porgeva egli per il primo
+famigliarmente la mano; alle signore, tanto più se onorande per età o
+per lignaggio, gliela baciava con galanteria di cavaliere.
+
+Nei colloqui preferiva l’ascoltare al parlare, segno questo pure di
+cortesia aristocratica. Nelle cose minime, nelle questioni secondarie
+d’etichetta o di forma, quando si trattasse di rendere un servizio,
+di liberarsi da un fastidio, o di concedere un favore, fosse colui
+che gli parlava ricco o povero, umile o potente, era d’un’amabilità
+e d’un’arrendevolezza affascinanti. E da ciò la sua troppa facilità
+nel concedere commendatizie ed attestati d’onestà e di patriottismo
+anche ai meno meritevoli, e l’abuso che tanti indegni poterono fare
+della sua parola e del suo nome. Ma in tutti gli argomenti a’ suoi
+occhi importanti, quando fosse in giuoco alcuna delle sue opinioni
+predilette, o degli affetti dominanti del suo cuore, allora il discorso
+cominciava a diventar difficile, e se l’interlocutore s’infervorava
+nelle obbiezioni, con una sentenza, un motto, talvolta una scrollata
+di spalle, troncava la disputa. Nel 1864 quando visitò Lord Palmerston
+in casa sua, avendo questi condotta la discussione sulla Venezia e
+tentato di fargli capire che la questione veneta era da rimettersi al
+tempo, alla Diplomazia, ai Trattati: «Ma che cosa mi dite, interruppe
+di scatto, chè non è mai troppo presto per gli schiavi rompere le
+loro catene,» e con una mossa subitanea piantò stupito e quasi a bocca
+aperta il suo eloquente contradittore.[416]
+
+E ciò sganni una buona volta coloro che, non sappiamo con quali fini,
+si son sempre finto un Garibaldi automa senza idee e senza volontà, e
+di cui i pochi furbi che l’accostavano potevano a lor grado guidare i
+movimenti e far scattare le molle. Delle idee ne aveva poche, ma tanto
+più tenaci quanto più avevano trovato libero il campo dello spirito
+in cui abbarbicarsi. Discutere con lui era anche per quelli che più
+stimava ed ascoltava, la più ardua e più erculea delle imprese. Era
+una sfera d’acciaio brunito che non lasciava presa d’alcuna parte.
+Francesco Crispi, nel di lui elogio funebre alla Camera dei Deputati,
+disse: «Non ci fu uomo che sia stato come lui forte nelle sue volontà;
+egli fece sempre soltanto quello che volle, ma non volle che il bene
+d’Italia,» e questa affermazione d’un testimonio che gli fu al fianco
+nei più gravi momenti della patria, ci dispensa dal dirne di più.
+
+Le maniere gentili traevano risalto dai costumi semplici. Pochi
+uomini più di lui furono nel bere più sobri, nel cibo più parchi.
+Fino agli ultimi anni, in cui il vino gli fu ordinato quasi per
+medicina, bevette sempre acqua e dell’acqua migliore si pretendeva
+buon gustaio finissimo, e l’assaporava, e la decantava talvolta ai
+commensali, che non erano sempre del suo gusto, come il più prelibato
+de’ nettari. Quanto alle vivande, mangiava poca carne, anche per un
+residuo di scrupoli pittagorici che non aveva mai saputo vincere;
+prediligeva il pesce, i frutti e i legumi. Un piatto di fichi e di
+baccelli lo metteva d’appetito meglio d’un fagiano tartufato! Il pesce
+godeva, quand’era sano, pescarselo da sè; e allora due o tre volte
+la settimana, al pallido lume di Venere-Diana, presi seco or l’uno or
+l’altro de’ suoi figli e per turno questo o quello de’ suoi compagni di
+Caprera (quasi sempre, nel 1854, anche lo scrittore di questo libro),
+scendeva in canotto, ed ora al largo, ora nei seni più pescosi di
+quella pescosissima marina, passava tal volta coll’amo, tal altra coi
+filaccioni, quasi mai colle reti, l’intera mattinata, tornandone, rare
+volte, a mani vuote, quasi sempre con tanto di preda da fornire il
+desinare a lui e a tutta la colonia.
+
+Ma la sua passione predominante fu l’agricoltura. «Di professione
+_Agricoltore_,» scriveva egli stesso sulla scheda del Censimento del
+1871, e non aveva mentito. Un terzo della Caprera fu ridotto fruttifero
+per molta parte del lavoro sudato della sua fronte, o colla scorta de’
+suoi precetti e per impulso della sua volontà.
+
+La prima sua opera era stato un vigneto sopra un piccolo altipiano,
+a metà via tra la sua casa e Punta Rossa, ma quantunque l’uva, tutta
+bianca, ne fosse squisita, la vendemmia non compensò mai la fatica e
+la spesa. Più tardi, già preoccupato del problema del pane quotidiano,
+volle tentare la coltura dei cereali, e ridusse a frumento un quadrato
+di forse quattro ettari; ma qui pure, per colpa non del cultore, ma del
+terreno, il frutto non corrispose al dispendio.
+
+Ma il suo vero amore, era il podere modello di Caprera, era il
+Fontanaccio. Esso pure, fino al 1859 non era che dura roccia, e d’anno
+in anno ci fece la vite, il fico, il pesco, il mandorlo, il fico
+d’India, e, sebben più sensibili alle sferzate di grecaio, gli agrumi.
+
+E colà ogni mattina, per lunghi anni, coperto il capo da un cappellone
+a larghe falde, in camicia rossa sempre, armato di coltelli e di
+forbici agricole, di cui gran parte portava appesi ad una cintura,
+passava le lunghe ore a potare, sfrondare, innestare; lieto fin che
+lo lasciavano solo, rannuvolato tostamente se un visitatore importuno,
+se un telegramma malarrivato, venivano ad interrompergli il piacere di
+quelle gradite occupazioni.
+
+Nè agiva empiricamente. Nella sua biblioteca i Trattati d’Agronomia
+abbondavano, e parte col sussidio dei libri, parte col consiglio
+di questo o quell’agronomo, che metteva subito nel novero de’ suoi
+amici, parte coll’aiuto del suo ingegno, naturalmente incline a tutti
+gli studi fisici, s’era formato un corredo di idee scientifiche e
+razionali, che certo molti de’ più grossi agricoltori d’Italia non
+hanno mai posseduto.
+
+Epperò fece venire d’Inghilterra macchine agricole, aprì fosse di
+scolo per dar esito alle acque piovane, sanò dalle sotterranee i
+terreni più plastici, sostituì alla rotazione dodicennale la coltura
+più intensiva delle alberate e degl’ingrassi e agli ingrassi provvide
+coll’allevamento del bestiame; (ebbe persino centocinquanta capi
+di armento bovino e quattrocento d’ovino); a poco a poco fornì quel
+suo podere, strappato zolla per zolla alla breccia ed al granito, di
+tutto quanto la scienza ha indicato di più acconcio alla sua coltura;
+e stalle e concimaie e capanni per marcimi e lettimi, e colombaie e
+alveari e via dicendo; e si rovinò del tutto. Garibaldi non fu mai
+ricco; ma i suoi pochi risparmi fatti in America, le eredità fatte dai
+fratelli, i denari ricavati dai ricchi regali mandatigli, i denari
+stessi donatigli o prestatigli dagli amici di tutto il mondo; tutto
+andò a finire nel pozzo senza fondo di Caprera, che non restituì mai al
+suo innamorato cultore nemmeno il salario quotidiano delle fatiche che
+per circa venti anni le aveva spese d’attorno.
+
+
+Ma non sempre poteva stare nei campi; e i giorni di pioggia e di vento,
+o i più crudi dell’inverno, li passava in casa, seduto quasi sempre,
+dopo il 60, di faccia alla terrazza della casa nuova che guardava il
+mare, intento alla lettura e alla scrittura. Lesse molto e un po’ di
+tutto; ma nessuno vorrà dirlo per questo un lettore portentoso. Dei
+libri, già dicemmo quelli che prediligeva: gli storici principalmente
+di Grecia e di Roma; i trattati d’Agronomia e di Matematica; e sopra a
+tutti, i poeti; e fra questi, come è noto, Ugo Foscolo degli italiani;
+Chenier e Voltaire fra i francesi. Negli ultimi anni s’era preso
+d’amore per Guerrazzi e Vittor Hugo; due autori non fatti certamente
+per temperargli la fantasia, e per la _Storia dell’Italia antica_ di
+Atto Vannucci, di cui citava intere pagine anche ne’ suoi romanzi;
+ma diletto fra tutti, compagno inseparabile delle sue veglie, primo
+confidente del suo spirito, il Carme dei _Sepolcri_, di cui gli
+trovaron presso il letto di morte aperto il volume.
+
+Nello scrivere invece inesauribile, infaticabile, e rispetto a tante
+altre cose che faceva, prodigioso. E non diciamo delle sue lettere,
+testimoni troppo eloquenti della scorrevolezza della sua penna; ma egli
+scrisse, in vecchiaia, tre romanzi: _Clelia o il Governo del Monaco_;
+_Cantoni il Volontario_ e _I Mille di Marsala_; e da molti anni aveva
+intrapreso a scrivere in versi sciolti la storia della sua vita, e
+noi stessi, nel 1864, ne udimmo parecchi squarci dalla sua bocca.
+Intralasciato poi, per qual ragione non sapremmo dire, questo lavoro,
+riprese lo stesso tema in prosa, scrivendo le sue _Memorie_, dal giorno
+in cui le lasciò nel 1850, fino, crediamo, alla campagna di Francia. E
+queste _Memorie_, ci consta nel modo più certo, egli le affidò, or sono
+quattr’anni, in una cassetta chiusa, al figlio Menotti, coll’ordine
+espresso di non mostrarle finchè fosse vivo ad alcuno, e soltanto
+trascorso un certo termine dalla sua morte, pubblicarle.[417]
+
+Mescolate poi alle _Memorie_ autobiografiche, si trovarono fra
+le sue carte, e si troveranno anche più quando si spoglino tutte,
+pensieri staccati, frammenti di problemi, appunti, studi fisici e
+matematici;[418] persino uno specchietto dei conti di casa, che non
+oseremmo affermare tornassero perfettamente.
+
+Infine, poeta nell’anima, cui non era forse mancato per esserlo anche
+nell’arte, che il tirocinio degli studi e l’esercizio della tecnica,
+e poesia vivente egli stesso, non seppe resistere mai alle tentazioni
+d’una certa sua musa bizzarra e selvaggia che le si era annidata nel
+cervello, ed empiva quaderni di versi, di cui talvolta l’udimmo noi
+stessi recitarne lunghi brani, talchè non ci meraviglierebbe che un
+giorno sbucasse fuori dalle sue carte anche un Canzoniere.
+
+E non solo in versi italiani[419] scriveva, ma spesso in francesi, come
+ne ha già fatto testimonianza l’inno di guerra composto in Francia
+e recitato durante l’assalto notturno di Dijon; e ne fa conferma lo
+squarcio di questo Carme, scritto a Vittor Hugo nel 1867, in risposta
+della sua _Voix de Guernesey_, rovente ancora delle collere recenti
+di Mentana e dove, in mezzo al rombar monocorde delle tribunizie
+invettive, senti echeggiare qua e là, fieri e solenni, i giambi del
+Barbier.
+
+ Quand plus heureux jadis, aux champs de Parthénope,
+ Mes jeunes miliciens ont étonné l’Europe,
+ Essuyant leurs pieds nus sur le tapis des rois,
+ Donnant à leur pays ce qui fut tant de fois
+ Le rêve, le soupir, l’espoir de nos ancêtres,
+ Crois-tu qu’ils ont servi, combattu pour des maîtres?
+ L’amour de la patrie fut leur seule passion,
+ Et de l’humanité libre la mission.
+ Ce n’est pas vrai qu’aux rois nous ayons fait l’aumône;
+ Nous servions l’Italie, nous ne servions personne.
+ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
+ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
+ Si de l’Europe alors la phalange d’élite
+ Avait de son appui encouragé de suite
+ Les nouveaux Argonautes en leurs braves élans,
+ Le Lucifer de Rome avait fini son temps;
+ Le monde était guéri de la lèpre infernale,
+ Et l’horrible mensogne, à son heure fatale,
+ Aurait du despotisme accéléré le sort!
+ Mais les nations toujours ont le terrible tort
+ De laisser une sœur seule dans la bataille,
+ Seule des potentats affronter la mitraille!
+ Eux, ils sont bien unis, à l’heure du danger;
+ Et les peuples, jamais ne sauront partager
+ Le péril en commun pour la cause commune?
+ De l’humaine famille à la sainte tribune
+ On entendit la voix de la noble Albion
+ Imposant fièrement: «Pas d’intervention!»
+ Seule! et l’on vit alors le superbe despote
+ Reculant sans réplique au devant du grand vote,
+ Aller chercher ailleurs des peuples à duper,
+ Des tyrans à produire, et le monde à tromper.
+ Mais la liberté sainte, au sein de l’Amérique,
+ Oh! n’est pas un vain mot, et le sol du Mexique
+ Sera longtemps fécond par le sang des Français.
+ L’Américain, de maîtres, il n’en voudra jamais!
+ Bons pour nous, surannés, remplis, pétris de vices,
+ Serviteurs de nos rois, agents de leurs polices!
+ Ils ont trouvé la voie de nous tromper toujours,
+ Par leurs statuts masqués, par leurs prêtres, leurs cours,
+ Des marches de l’autel, où le clergé-mensogne
+ Nous montre le salut. C’est hideux, quand j’y songe!
+ Nous courons aux tribunes, où nos sages parleurs,
+ À force de grands mots, nous dorent nos malheurs.
+ Le mouchard, l’alguazil, sont décorés, sont maîtres;
+ Il faut, pour prospérer, être serviles ou traîtres;
+ Le sang de nos enfants sert à river nos fers;
+ La superstition, ce monstre des enfers,
+ Plane encore sur le monde, et, comme l’hydre antique,
+ Ressuscite toujours dans l’affreuse boutique
+ Du prêtre, et le tyran, dont elle est le soutien,
+ De sa fausse piété nous montre le maintien.
+ De l’or des nations on construit la mitraille,
+ Les instruments de mort: et le champ de bataille
+ Est toujours des humains l’arène, où de leurs droits
+ Au jugement du sabre ont appelé les rois.
+ Ton pays et le mien, par un vil servilisme,
+ Sont courbés lâchement sous l’impérialisme
+ Par qui nos champs sont clos et nos sillons blanchis
+ Des os des malheureux que le monstre a trahis
+ Avec les vains appâts de conquête, de gloire.
+ Le monde est un charnier dont il dore l’histoire.
+ «L’empire c’est la paix,» dit-il, le vieux menteur,
+ Tandis que de la guerre il est l’instigateur.
+ Toujours, toujours poussant les peuples au carnage,
+ L’Europe n’a suffi pour contenter sa rage.
+ Oh! de l’humanité, quand ce cœur malfaisant
+ Aura cessé de battre, on verra reparaître
+ Le fraternel amour, les vertus, le bien-être;
+ Et de la liberté le soleil radieux
+ Des nations trompées dessillera les yeux.
+
+ Caprera, décembre 1867.
+
+ G. GARIBALDI.[420]
+
+ * * *
+
+Ma il gusto della vita solitaria stringe l’uomo a tutto ciò che lo
+attornia, e l’amore della natura lo inclina ad amare tutto ciò che
+essa produce. Da ciò quella gentilezza d’affetto che il nostro Eroe
+ebbe sempre per le piante, gli animali, per tutti gli esseri coi
+quali per una ragione o per l’altra si trovò a contatto o convisse. E
+l’estremo episodio delle due capinere è troppo recente e vivo nella
+memoria, perchè sia mestieri addurlo per una prova di più. Soltanto
+egli si rendeva conto di questo suo sentimento: nell’arcano fascino che
+esercitava su di lui la natura, cercava una dottrina, anzi una fede;
+nell’amorosa corrispondenza che sentiva correre tra lui e le cose,
+scopriva una prova che le cose stesse fossero dotate d’un’anima pari
+alla sua, raggio a sua volta dell’anima dell’universo, e nella quale,
+traendo facilmente le ultime illazioni da questa specie di panteismo
+sentimentale, sentiva e adorava Dio.
+
+E perchè di questo non si dubiti, si legga questa pagina, crediamo
+interessantissima, delle sue _Memorie_.
+
+ L’ANIMA.
+
+ «Io ho veduto mia madre in sogno. — Io ho veduto mia madre —
+ sveglio! — L’amore della mia genitrice non merita esso che in
+ qualche momento della mia vita — il mio pensiero si rivolga
+ ad essa? — Essa che fu così buona — così affettuosa per me —
+ così indulgente! Dunque mia madre in molte circostanze mi si è
+ presentata — anche sveglio! Sì, anche sveglio! — perchè pensando
+ a quella carissima creatura anche in pien meriggio — mi par di
+ vederla sotto quella sua semplice veste — sorridermi col sorriso
+ degli angioli. — E l’immateriale corrispondenza degli occhi
+ dell’anima non è forse prova sufficiente dell’immortalità della
+ stessa? questo per la madre mia — potentissimo affetto! Ma non
+ amo io pure il mio cavallo, il mio cane, le mie piante? Quando
+ nella mia vita nomade dell’America — dopo una lunga marcia, e dopo
+ un giorno di pugna — io spogliava de’ suoi arnesi il mio povero
+ stanco cavallo — e lo palpava e lo asciugava del sudore — e rare
+ volte io potevo regalare al mio fedele compagno — un pugno di
+ biada, — poichè nei campi illimitati di quella parte del mondo, per
+ l’abbondanza dei pascoli, ossia per la poca abbondanza di cereali
+ non si dà ordinariamente biada ai cavalli, — e dopo d’averlo
+ accompagnato all’acqua lo collocavo accanto al mio giaciglio —
+ ebbene, dopo tutto ciò che non era altro che un dovere verso il
+ mio compagno di fatiche e di pericoli — io mi sentiva soddisfatto.
+ Se poi un nitrito del rinfrancato mio compagno si aggiungeva, e lo
+ vedevo ravvolgere le stanche membra sulla verdura del campo — oh!
+ allora _sentivo la gentil voluttà d’esser pio_.
+
+ »Il mio cane _Castore_, che nel 1849 mi seguiva in Tangeri,
+ ov’io ero proscritto — io lo amavo perchè nella sventura e
+ nell’isolamento — ov’io ero rigettato dalla fortuna — e dalla
+ codarda malvagità di certi uomini — mi sembrava di sentire più
+ intenso l’affetto de’ miei superstiti. Il mio cane, dovendo partire
+ per l’America, era mestieri lasciarlo — e lo lasciai al mio amico
+ Murray, console inglese. Il mio povero _Castore_! pianse per varii
+ giorni la separazione dell’ingrato amico — e senza voler prendere
+ cibo morì di crepacuore. — Ebbene — io amo e ricordo il mio cane
+ commosso. E le mie piante — quelle piante ch’io seminai — che
+ ho veduto nascere — e che piccine ho trapiantato in collocazione
+ migliore. Quelle piante nei calori estivi — sull’arida terra di
+ Caprera languiranno di siccità — e così languide penderanno le loro
+ foglie appassite verso il suolo.
+
+ »Io con premura innaffiava le mie care piante e a poco a poco si
+ rialzavano dal loro abbattimento e sembravano gettarmi un sorriso
+ di gratitudine. L’anima delle povere piante era in corrispondenza
+ colla mia, come lo sono quando gettato in questo pelago di miserie
+ — lontano da esse — ad esse rivolgo il mio pensiero e mi sento
+ deliziosamente sollevato.
+
+ »Egli è il Signore dei cedri del Libano — come dell’issopo che
+ cresce nelle più profonde convalli (Massillon)!
+
+ »E perchè sarò io geloso della farfalla — assai più di me bella
+ — se piacque all’Onnipotente di dotarla di un’anima? Non bastava
+ la mia scintilla animatrice per costituirmi parte dell’anima
+ dell’Universo — parte dell’Infinito — parte di Dio? — come lo è la
+ scintilla che vivifica la formica ed il rinoceronte?[421]
+
+ »Ignorati da mille passate generazioni — miriadi di mondi rotavano
+ nello spazio — e l’occhio scintillante di Galileo li scopriva e
+ li svelava all’uomo maravigliato. L’onda e l’aria esplorate dalla
+ scienza hanno rivelato all’atterrito osservatore tale numero di
+ esseri viventi ignorati sinora, da fare impazzire le maggiori
+ intelligenze. L’elettrico solca lo spazio colla celerità del
+ pensiero. E chi può limitare i tesori concessi da Dio all’uomo —
+ nei portentosi suoi misteri?
+
+ »E l’anima che noi presentiamo — che noi vediamo coll’occhio
+ dell’immaginazione — che noi scorgiamo sino nell’impercettibile
+ aereo abitatore — l’anima — è dessa forse al di là o al di qua
+ della barriera innalzata dall’Eterno all’umana intelligenza?
+ Comunque sia — l’anima mia — è un atomo dell’anima dell’Universo
+ — e questa credenza mi nobilita — m’innalza al di sopra del
+ miserabile materialismo — m’infonde rispetto per gli altri
+ atomi, emanazioni di Dio, e mi spinge a meritare il plauso delle
+ moltitudini degli atomi che mi somigliano — e che coll’esempio —
+ più che colla dottrina — devono far bene — perchè appartengono per
+ essenza all’Eterno Benefattore.»
+
+In uomini siffatti gli affetti domestici sono potenti: e di quanta
+religione abbia amato la madre sua, di cui portava dovunque nella sua
+odissea l’immagine, che rivedeva in sogno come persona viva, nelle
+preghiere della quale credeva come ad un talismano, lo sappiamo; e
+da qual passione d’amore sia stato avvinto alla sua Anita narrammo a
+lungo, per non aver mestieri di dirne più. Così avesse potuto serbar
+fede a quel suo primo bello eroico amore; ma la natura non potè dargli
+tutte le perfezioni; anzi gli pose nel sangue più acre e imperiosa che
+mai l’imperfezione della sensualità.
+
+E qui ripetiamo una parola detta fin da principio in questo libro:
+la cronaca degli amori di Garibaldi non è tema per noi. Soggiungiamo
+soltanto, poichè c’è in Caprera una lapide di cui tutto il mondo in
+quest’ultimo mese ha ripetuto l’epigrafe, che l’Anita Garibaldi, sulla
+di cui tomba si legge: «Nata il 5 maggio 1859, morta il 25 agosto
+1875,» non è figlia della signora Francesca Armosino; essa è figlia
+d’una signora nizzarda, conosciuta da Garibaldi in quel periodo tra
+il 1856 e il 1857, in cui navigava ancora su e giù da Nizza a Caprera;
+una signora nizzarda di civile condizione, che vive tuttora, e sembra
+angustamente, nella sua città natale, e della quale, per questo
+appunto, stimiamo dover nostro non gettare in pubblico il nome.[422]
+Perchè poi abbia sposato la Raimondi e non quella signora da lui resa
+madre, ed abbia creduto doveroso legittimare Manlio, Clelia e Rosita
+e non l’Anita, figlia essa pure, al pari di tutti i suoi fratelli,
+dell’amore, è uno di quei problemi che la storia non può risolvere, e
+fa bene a non approfondire. Perchè si ami e non si sposi; si sposi e
+non si ami; si cessi d’amare dopo aver sposato, sono enigmi del cieco
+iddio, di cui nessun mortale tenne finora le chiavi.
+
+Lasciamo Garibaldi col fardello de’ suoi peccati amorosi innanzi a
+quel tribunale in cui si giudicano insieme i fatti e le intenzioni,
+le attenuanti e le aggravanti, e facciamo noi stessi, noi uomini di
+questo secolo XIX, _medicus aliorum, ipse ulceribus scatens_, facciamo
+il nostro esame di coscienza. Garibaldi ebbe delle amanti! ma qual
+meraviglia? Non tiriamo in campo il solito paragone escusativo dei
+grandi uomini (donnaiuoli superlativi quasi tutti), perchè anche
+parlando solo degli Italiani s’andrebbe all’infinito. Chiediamo
+piuttosto al pudico lettore che si scandalizza, alla vereconda damina
+che s’imporpora, se una scivolata fuori dalla diritta rotaia degli
+amori legali non l’abbian fatta mai. Probabilmente entrambi, dopo una
+abbassatina di testa che varrà una confessione, scapperanno fuori in
+coro con questa risposta: sì, ma senza scandalo. Era da attendersi:
+_si non caste, saltem caute_. Soltanto si potrebbe replicare: se lo
+scandalo non sia avvenuto perchè essi seppero destreggiarsi con arte ed
+astuzia maggiori di quelli che nello scandalo incapparono, o perchè,
+non avendo intorno alla loro persona l’incomodo riverbero di alcuna
+celebrità, nessuno s’è occupato dei fatti loro. E forse, posti innanzi
+a questi due quesiti, tanto il benigno lettore, quanto la gentile
+lettrice non saprebbero quale risposta profferire.
+
+Garibaldi invece, cattivo cospiratore anche nelle congiure d’amore,
+operò alla piena luce del sole; non nascose mai nè quello che sentiva,
+nè quello che voleva: «Ti amo, mi piaci, ti voglio,» disse alla sua
+donna, e se la donna assentì, animale di preda, mai di frode, la rapì
+nelle sue braccia, e la fece sua.
+
+E v’ha di più. Qualunque più franco e più ardito amatore avrebbe potuto
+avere la probabilità di nascondersi; Garibaldi no.
+
+Per quasi mezzo secolo, gli occhi del mondo restarono sbarrati su
+di lui: egli non potè dare un passo, fare un gesto, pronunziare un
+detto, comparire o scomparire da un luogo, essere accompagnato o no
+da una persona, che migliaia di sguardi non fossero già appostati a
+sorprenderlo, e migliaia di migliaia di voci a denunziarlo.
+
+È la sorte degli uomini storici. Tutti sanno a mente le tredici mogli
+di Cesare; nessuno sa quante volte al giorno il liberto entrava i
+lupanari della Suburra.
+
+Così di Garibaldi! Se egli fosse stato un ignoto, la storia delle sue
+mogli e de’ suoi figliuoli, in mezzo alla grande babele erotica del
+nostro secolo, sarebbe trascorsa inosservata; mentre è quasi certo che
+il tempo, consumate le ultime scorie che ancora involgono la statua
+dell’Eroe, la seppellirà nell’oblio.
+
+Comunque, nessuno, per quanto faccia, potrebbe sostenere che Garibaldi
+sia stato, nello stretto senso della parola, un libertino.
+
+Un uomo che ebbe una gioventù affaticata e combattuta come la sua,
+ed una vecchiezza, nonostante i tanti acciacchi, così resistente e
+così prolifica, non può aver abusato della voluttà. Condannato egli
+pure ai tormenti del deserto, non macerò le sue carni come i Padri
+della Tebaide, ubbidì egli pure alla umana fragilità; ma non permise
+a una tale ubbidienza di convertirsi in abito vizioso e molto meno
+di degenerare in colpa. Egli non fu un volgare _Don Giovanni_. Figlio
+schietto e tuttora indomito della natura, amò con tutta la subitaneità
+fulminea e l’abbandono innocente del selvaggio, che non avverte i freni
+e ignora le leggi onde la società civile modera e disciplina ad un
+più alto fine gli istinti e le passioni umane; ma appena la satanica
+scintilla divampò nel suo petto, non la nascose, non s’infinse, non si
+mascherò, non sedusse con volgari inganni e con mendaci promesse alcuna
+donna, non fece delle conquiste d’amore una gloriola o un mestiere; non
+eccitò con turpi artifici le spossate satiriasi della sua senilità: amò
+con tutto il foco naturale de’ suoi sensi, con tutto l’impeto del suo
+cuore; promise alla donna da lui prescelta quello soltanto che sapeva
+di poter mantenere, e mantenne; tre volte giurò di farla sua sposa
+innanzi agli altari, o in faccia ai magistrati che la legge religiosa
+e civile del suo tempo o del suo paese prescrivevano, e tre volte tenne
+il giuramento.
+
+E a dir vero, in questo secoletto di pudichi adulterii, di frolli
+concubinati, di bastardini abbandonati, di nozze mercantili, di George
+Dandin tolleranti e di monsieur Alphonse tollerati, non toccherà a
+Giuseppe Garibaldi, che si affanna e lotta dieci anni per dare il nome
+alla donna che amò, non toccherà a lui, innanzi alle Assisie della
+Morale pubblica e privata, d’abbassare la fronte.
+
+
+IV.
+
+_Tutto l’uomo._
+
+Ed ora chi è quest’uomo?
+
+Nasce nella oscura casipola d’un porto da una famiglia di umili
+marinai, e già immortale prima della morte, migra dalla terra cogli
+onori d’un Re ideale, nella gloria d’un’apoteosi olimpica, lasciando
+dietro a sè piuttosto la tristezza d’un astro che s’allontani per
+salire ad una sfera più fulgida, che il dolore d’un uomo che muoia.
+
+Trascina la giovinezza in una faticosa vicenda di monotone navigazioni
+e di travagliati esigli; e ad un tratto irrompe dalla sua penombra coi
+fulgori d’un’apparizione fantastica, e di grado in grado ascendendo
+giganteggia nell’arena del nostro secolo come uno de’ suoi più
+portentosi figliuoli.
+
+Sbalestrato dall’Oriente all’Occidente, volta a volta pedagogo e
+corsaro, mandriano e guerrigliero, agricoltore e capitano, candelaio
+e dittatore, la sua vita si svolge nel ciclo di tre generazioni con
+tutte le varietà e i contrasti, le sorprese e gli incantesimi d’un
+poema ariostesco, mentre colla fusione della storia e della leggenda,
+della realtà e della poesia sembra risuscitare la classica unità della
+omerica epopea.
+
+È un corsaro; ma comincia il suo byroniano romanzo liberando gli
+schiavi neri trovati a bordo della nave predata e rifiutando dai
+mercanti prigionieri gli scrigni di gemme che gli offrono per il loro
+riscatto.
+
+È un filibustiere; ma una volta, cadutogli nelle mani colui che sei
+anni prima gli aveva inflitto l’oltraggio anche più che il dolore della
+tortura, lo rimanda libero e perdonato.
+
+È un avventuriere; ma, lo diremo colle stesse parole del generale
+Pacheco, «se recavasi negli uffici del Governo era soltanto per
+domandare la grazia d’un cospiratore, o per chiedere qualcosa a favore
+d’un infelice.»
+
+È un condottiere; ma non riceve altro soldo dal paese a cui consacra
+da dodici anni la vita, che la razione del gregario: distribuisce fra
+i feriti, gli ammalati e le vedove dell’esercito il primo regalo che
+la Repubblica gli fa; rifiuta i gradi e gli onori che essa gli offre;
+e di fatto, se non di nome, Generale Ammiraglio, quasi Dittatore, non
+possiede che una camicia, i piedi gli sboccano dagli stivali sfondati,
+e non ha tanto da pagare il lume del povero abituro in cui si ricovera.
+
+Lo immaginano un fiero lupo di mare e di terra, ispido e coriaceo, vago
+soltanto degli spettacoli sanguinosi delle cariche e degli arrembaggi;
+eppure l’uomo che nel _saladero_ di Camacua con soli tredici compagni
+sfidava, cantando, l’assalto di trecento cavalieri e accettava di
+seppellirsi tra le fiamme e le rovine del suo fragile asilo piuttosto
+che arrendersi, o che nelle acque del Paranà dopo tre giorni di lotta
+«a ferro freddo,» piuttosto che ammainar la bandiera, faceva saltar
+egli stesso l’ultimo legno della sua flottiglia; era lo stesso che
+in un giorno di battaglia marciando contro il nemico s’arrestava,
+dimentico, ad ascoltare il gorgheggio d’un usignolo innamorato, e che
+udendo in una cruda notte d’inverno belar tra le rupi della sua Caprera
+un’agnella abbandonata, s’alzava di letto per andare, tra il rigor del
+libeccio ed il frizzar di brumaio a cercare la derelitta e ospitarla
+nella sua medesima stanza.
+
+Lo acclamano infine l’Ettore di Montevideo, il Camillo di Roma,
+l’Argonauta di Marsala; ma l’uomo a cui poteva parer poca gloria
+la statua di Giove Ultore che dall’alto del Gianicolo assicura il
+Quirinale e sfida il Vaticano, non chiede all’Italia, non invoca
+dalla sua famiglia altro pegno d’amore che di dormire poca cenere in
+un’urnetta di granito, accanto al sarcofago delle sue bambine, sotto
+l’acacia che l’ombreggia; novissimo fantasma d’eroe che non potendo
+morire come Orlando sulla catasta dei nemici, muore come Washington,
+decretando a sè stesso il «rogo di Pompeo.»
+
+Chi è dunque quest’uomo? Costretto a vivere la vita nomade e quasi
+selvaggia dei _gauchos_ e dei _rastreadores_; mescolato dalla sua
+fortuna alla schiuma degli avventurieri e dei fuorbanditi di tutte le
+stirpi, cresciuto suo malgrado alla scuola delle rivoluzioni e delle
+guerre perpetue, travolto a controgenio nella mischia di fazioni feroci
+e sanguinarie, conserva intatta in mezzo a tanto contagio la nativa
+purità dell’anima sua, riportando dal forzato consorzio qualche difetto
+e qualche stranezza, non un solo abito vizioso nè un solo sentimento
+colpevole.
+
+Braccio designato di tutte le congiure, campione atteso di tutte le
+rivolte, alfiere desiderato di tutte le parti; si consacra a tutte, ma
+non serve a nessuna, e nel tumultuante pandemonio delle chiese, delle
+confessioni, delle sette del suo tempo, si innalza come un Pontefice a
+cui tutti si volgono e s’inchinano, e che nessuno può dir suo.
+
+Ama dell’amore geloso e intollerante del selvaggio la sua patria, e va
+cavaliere errante di tutte le patrie e crociato di tutte le libertà.
+Proclama la fratellanza dei popoli, ma ad ogni straniero che s’accampi
+entro il sacro confine della sua terra, grida minaccioso lo sfratto del
+poeta:
+
+ Ripassin l’Alpi e tornerem fratelli.
+
+Si protesta repubblicano, ed offre due volte la sua spada a due re.
+Resta democratico rivoluzionario socialista; ma partendo per la più
+maravigliosa delle sue imprese riconsacra sulla bandiera il patto
+d’Italia con Vittorio Emanuele e la monarchia dei plebisciti.
+
+È un Dittatore onnipotente per la gloria e la fortuna, e festeggia
+egli stesso l’arrivo del Re e dell’esercito che vengono a spodestarlo;
+e fatto nascostamente bottino d’un sacco di civaie, colla ricchezza
+di questa preda, colla gioia di chi perdendo il potere ricupera la
+libertà, dispare novellamente nella solitudine del suo mare.
+
+È un ribelle, e scrive sulla bandiera il nome del Re a cui si ribella;
+poi ferito e imprigionato da lui, continua a restargli fedele, e per la
+causa per cui era caduto di palla italiana sul colle d’Aspromonte, cade
+di palla austriaca a piedi di Monte Suello.
+
+È un Belial, un Lucifero, un Dragone; sfolgora la grande simonia
+del Poter Temporale colle invettive di Dante, e odia la Chiesa
+Romana dell’odio di Lutero; a sentirlo si direbbe che sia pronto a
+cominciar da un istante all’altro una Saint-Barthélemy di cattolici,
+e se incontra uno di quei preti ch’egli chiama _buoni_, è il primo
+a stendergli la mano, e crede ancora alla possibilità d’un clero
+evangelico, amico della libertà e del progresso; e cerca nelle parole
+di Cristo i precetti della _Religione del Vero_, e confida alle sue
+_Memorie_ la sua fede in Dio e nell’anima immortale.
+
+Chi è dunque quest’uomo?
+
+Vittor Hugo, il Garibaldi della lirica, lo chiama «l’eroe dell’ideale,»
+ma è un responso apollineo: Giulio Michelet esclama: «Degli eroi non
+ne conosco che uno: Garibaldi;» ma l’iperbole tradisce la difficoltà
+del giudizio: Giorgio Sand scrive: «Garibaldi non assomiglia a nessuno,
+pure v’è qualcosa in lui di misterioso che fa pensare;» ma in tal
+modo ripropone il problema, non lo risolve. Una delle più celebrate
+effemeridi della Gran Brettagna l’_Athenæum_[423] tenta seriamente di
+trovare in lui l’incarnazione del veltro allegorico:
+
+ Questi non ciberà terra nè peltro
+ Ma sapienza ed amore e virtute;
+
+ma con ciò non fa che addensare sulla fronte del Proteo le nebbie del
+più oscuro simbolo dantesco.
+
+I partiti se lo palleggiano; i repubblicani lo contrastano ai
+monarchici; i rivoluzionari lo levano al cielo; i reazionari lo
+inabissano nel fango; i preti di Sicilia lo annunziano dai pergami
+come un nuovo Messia, i preti di Roma lo folgorano d’anatemi come
+un Anticristo; la rettorica consuma tutte le sue metafore; l’amore
+profonde tutti i suoi inni; l’idolatria esaurisce i suoi incensi;
+l’odio erutta tutte le sue bestemmie; la critica stanca i suoi occhi
+e la filosofia i suoi ragionamenti; ed egli, al pari della favolosa
+Jungfrau, di cui a tutti è concesso ascendere i fianchi e superare le
+prime vette, ma a nessuno toccare la cima, ravvolta nell’intatto velo
+delle nevi eterne; egli nasconde ancora la parte più alta e più pura di
+sè stesso, e dalla sua solitaria rupe continua a sfidare i definitori e
+gl’interpreti.
+
+Ancora una volta: chi è quest’uomo?
+
+Il lettore rammenta certamente quell’apparizione quasi fantastica del
+secolo XVIII che fu chiamata l’uomo di Rousseau. Prediletto figlio
+della natura, dotato delle più nobili facoltà, più ricco d’istinto che
+di ragione, e più di sensibilità che di riflessione, uscito più che a
+mezzo dallo stato di barbarie, ma ancora esitante sul confine della
+civiltà, e portando sempre seco in tutti i passi della sua vita le
+abitudini, i gusti e i ricordi della nativa selvatichezza; cresciuto
+nella fede che la natura abbia creato l’uomo virtuoso e felice, e la
+società sola l’abbia fatto colpevole e infelice; carezzato dal sogno
+d’una età reditura di perfezione e di felicità, da cui non già le colpe
+sue, ma la prepotenza di pochi malvagi l’abbiano sbandito; educato a
+vedere in un ipotetico contratto sociale, quando e come scritto non si
+saprebbe, il patto leonino del più astuto o del più forte imposto al
+più dabbene e al più debole, l’uomo di Gian Giacomo, quantunque non
+corrisponda ad alcuna realtà storica e sia manifestamente il portato
+di un erroneo concetto, rappresenta ancora in una figura simbolica
+quella lotta antica e perenne della società e della natura, dell’ideale
+umanitario, e dell’ideale politico, d’onde uscirono ed usciranno in
+perpetuo, insieme alle periodiche convulsioni del genere umano, i
+periodici progressi del suo incivilimento.
+
+Agli occhi dell’Adamo ginevrino la natura è la madre, e la società è la
+matrigna; da quella la cornucopia di tutti i beni, da questa il vaso di
+Pandora di tutti i mali.
+
+Dio si rivela da sè stesso alla coscienza umana nelle opere della sua
+creazione, nei beneficii della sua provvidenza, e la società ne oscura
+il limpido concetto colla fola delle religioni, le superstizioni dei
+culti, il mendacio de’ sacerdoti. La terra fu concessa dal Creatore
+per stanza e nutrimento di tutti i suoi figli, e la società sancisce
+l’usurpazione del più forte e il furto della proprietà. La natura creò
+dal suo grembo tutti gli uomini uguali, e la società vi sostituisce la
+superfetazione dei privilegi e delle caste. La natura largì a tutti
+i cuori i diritti del libero amore, e la società li sconosce o li
+violenta coll’imposizione delle nozze artificiali e indissolubili. La
+natura donò alle arti pacifiche e benigne dell’uman genere il fuoco de’
+suoi soli, i metalli delle sue viscere, la scintilla de’ suoi corpi,
+tutte le arcane potenze de’ suoi elementi, e l’egoismo o l’ambizione
+di pochi privilegiati convertirono tutte quelle forze benefiche
+in istrumenti di distruzione e di rovina. La natura infine scrisse
+nell’anima d’ogni suo figliuolo i sentimenti della giustizia, della
+carità e dell’amore, e dacchè in un angolo di quest’aiuola si strinse
+il primo consorzio umano,
+
+ . . . . . . . . . . Una feroce
+ Forza il mondo possiede, e fa nomarsi
+ Dritto!
+
+Tutto in questo dorato ergastolo della civiltà, dove l’uomo della
+natura si sente incarcerato, tutto gli è sospetto ed esoso. La scienza
+è un pericolo, il lusso un oltraggio, i trovati dell’uman pensiero
+un’insidia, le arti, le arti stesse divine, ponno mutarsi in scuola del
+vizio ed in veleno della virtù.
+
+Quale meraviglia pertanto se un uomo siffatto traendo a fil di logica
+le ultime conseguenze delle sue premesse, conformando il fatto alla
+dottrina, brandisse la fiaccola d’Erostrato e appiccasse egli stesso
+le fiamme ai bugiardi templi di quella civiltà ch’egli gridò la
+grande nemica dell’umana famiglia? Ma rassicuratevi. L’uomo che vi sta
+dinanzi non fu mai un dialettico; il sentimento domina troppo il suo
+intelletto, l’amore sovrasta troppo ai suoi odii, perchè egli possa,
+coll’inflessibilità d’un Convenzionale e la brutalità d’un Comunardo,
+giungere imperturbato alle ultime illazioni de’ suoi principii ed
+erigere sopra monti di teste, al chiaror delle torcie petroliere, la
+città nuova de’ suoi sogni.
+
+Perisca pure la logica, ma sia salva l’umanità; e però la stessa voce
+che poco prima nelle medesime pagine scrollava come vento impetuoso le
+mura della vecchia società, risponderà a coloro che gli rinfacciarono
+di non saper usare strumenti più efficaci e più pronti: «E che!
+bisognerà dunque distruggere la società, annientare il tuo e il mio,
+e tornar cogli orsi a vivere nelle selve? Pochi, cacciati dal rimorso
+o chiamati da una popolare vocazione, lo potranno; ma i più, ma tutti
+coloro che avranno udito la voce dell’Eterno e compreso la necessità
+di cooperare colla virtù a’ suoi alti disegni, coloro rispetteranno i
+sacri legami della società di cui sono membri, ameranno i loro simili,
+serviranno scrupolosamente alle leggi ed agli uomini che ne sono gli
+arbitri ed i ministri, e onoreranno sopra ogni cosa i Principi buoni e
+saggi che sapranno prevenire o guarire la moltitudine crescente degli
+abusi e dei mali che senza posa ci assalgono e ci percuotono.[424]»
+
+Ora si riuniscano tutte le idee capitali di questa dottrina, e si
+spiri loro un’anima; si raccolgano tutti i lineamenti sparsi dell’uomo
+immaginario che ci passò davanti, e si gettino nella forma concreta e
+salda d’un uomo vivo e vero; si dia quindi a quest’uomo reale e storico
+lo stesso istinto del bene e intuito del vero, lo stesso concetto
+della vita e del mondo, lo stesso amore appassionato della natura e la
+stessa antipatia invincibile della società; si compia la sua figura
+colla semplicità de’ costumi, il gusto della libertà campestre, il
+fastidio della vita cittadina, il bisogno profondo e ineffabile di
+solitudine e di pace; non si nascondano per questo alcune delle ombre
+che frastagliano anco più scuramente la fronte del simbolico _Emilio_:
+la sensibilità eccessiva, la mobilità impetuosa, la intemperanza
+delle passioni, la crudezza del linguaggio; si collochi quest’essere
+fantasioso e ardente, sdegnoso e pio, istintivo e geniale innanzi
+alla civiltà d’un secolo non più, credo, ma non meno corrotto di
+quanti l’hanno preceduto, in faccia alle religioni bugiarde non ancora
+sfatate, alla clerocrazia tuttora prepotente, ai privilegi mutati, ma
+non distrutti, alle caste trasformate, ma non annichilite, al grido
+delle nazioni oppresse, all’urlo delle plebi affamate, al gemito dei
+bambini venduti, al pane salato dalle lagrime di vergogna della donna
+prostituita, e tuttavia saporito al dente dello Stato, e ciò fatto si
+dia ad un uomo simile il cuore d’un eroe e il braccio d’un atleta, lo
+si armi d’una spada, in luogo d’una penna; si converta ognuna delle
+sue idee e delle sue passioni in un fatto, e ogni fatto in un prodigio;
+gli si apra per arena il vecchio e il nuovo mondo, e lo si segua sopra
+un’interminabile Via Sacra che va da Laguna a Montevideo, dal Salto a
+Roma, da Varese a Marsala, dal Volturno a Bezzecca, da Mentana a Dijon;
+si riepiloghi finalmente tutta questa epopea nell’egloga di Caprera;
+si nasconda tutto questo mondo di gloria e di virtù in una povera urna,
+fra due bambine, sotto un’acacia, — e si avrà Garibaldi.
+
+
+ FINE DEL VOLUME SECONDO ED ULTIMO.
+
+
+
+
+AVVERTENZA.
+
+
+Nel primo volume trascorsero alcune sviste tipografiche, e alcuni
+errori di fatto. Alle prime si ripara con l’_Errata-Corrige_ che viene
+appresso; dei secondi siamo lieti di potere, mercè il consiglio di
+qualche cortese che volle onorare de’ suoi appunti l’opera nostra, fare
+ammenda con queste
+
+
+ _Postille:_
+
+Nel primo volume, a pag. 389, in nota, parlando della pensione offerta
+dal Governo sardo, per mezzo del generale La Marmora, al generale
+Garibaldi, ci siamo un po’ maravigliati che il La Marmora, in certe
+sue lettere al Dabormida, avesse tralasciato di notare che Garibaldi la
+pensione l’accettò per la madre e la rifiutò per sè, traendo la prova
+di questo fatto da una lettera di Massimo d’Azeglio ad Antonio Panizzi,
+del 25 luglio 1864, e scorgendo quindi una certa contraddizione tra
+l’asserto del generale La Marmora e quello del suo amico, allora
+Presidente del Consiglio dei Ministri.
+
+Ma _Verax_ nel _Fanfulla_ del 30 giugno 1882 (e tutti sanno quale
+devoto amico del generale La Marmora si nasconda dietro quel
+pseudonimo) mi scrisse una lettera pubblica nella quale sostenne che
+contraddizione non c’è: che le pensioni date a Garibaldi furono due:
+una, quella di cui parla La Marmora, nel 1849; l’altra, quella a cui
+allude Massimo d’Azeglio, accettata per la madre ed i figli nel 1851. E
+noi, rispondendo al _Verax_, abbiamo espresso qualche dubbio su questa
+seconda pensione; ma egli ci rispose ribadendo e affermando d’avere
+visti i Documenti, e noi, senza credere per questo chiusa del tutto la
+lite, ci rimettiamo per ora alle autorevoli parole del nostro stimato
+amico.
+
+Lo stesso _Verax_ poi.... cioè no.... Luigi Chiala ci scrive
+additandoci un altro errore scappatoci a pag. 225, dove diciamo che
+teneva il portafogli della guerra il generale Ricci: egli ci ammonisce
+che reggente il ministero della guerra era allora Cesare Balbo,
+Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale aveva per suo primo
+ufficiale il colonnello Dabormida, e soggiunge: «Hai confuso alle volte
+col maggiore Giuseppe Ricci, che fu poi generale di Stato Maggiore, e,
+se non erro, era allora segretario generale, cioè primo ufficiale agli
+esteri?»
+
+E non abbiamo nulla a che ridire sulla rettifica. Soltanto ne giova
+soggiungere che un Ricci generale o maggiore deve esserci entrato,
+perchè il generale Medici nel brano di Memorie da lui confidate ad
+Alessandro Dumas seniore, e delle quali il Medici stesso ci confermò
+più volte la veridicità, narrando questo episodio di Garibaldi, dice
+che Carlo Alberto lo rimandò a Torino «pour qu’il y attendît les ordres
+de son Ministre de la guerre Mr Ricci.»
+
+E il Medici e il Dumas, o forse anche Garibaldi, fecero la confusione
+dalla quale fui colto io stesso. E non solo potrebbe essere che essi
+abbiano scambiato il maggiore Ricci per un generale Ricci ministro
+della guerra; ma che il Ricci di cui parla Garibaldi sia stato il
+Giuseppe Ricci ministro dell’interno, appunto nel Ministero Balbo.
+
+D’un altro sbaglio mi avvertì il signor Luigi Torre, di Casale (pag.
+256): «Macerata lo elesse (Garibaldi) a suo Deputato alla Costituente
+Romana;» soggiunsi: «e fu quello il primo voto che lo mandò in
+un’assemblea politica.» Ora il signor Torre mi scrive: «Badi, il primo
+Collegio che mandò Garibaldi ad un’assemblea politica fu Cicagna in
+quel di Chiavari, nelle elezioni parziali del 30 settembre 1848. La
+Camera convalidò la sua elezione nella tornata del 18 ottobre 1848.» Ed
+io ringrazio il signor Torre della notizia, e, come vede, la confermo.
+
+Il signor conte Alessandro Morando, che nel 1848 fu tra i primi ad
+accogliere Garibaldi a Milano, guardato ancora con sospetto dalla
+cittadinanza, dice: che l’albergo da cui arringò il popolo milanese,
+di cui si parla a pag. 227 in nota, non fu già _La Bella Venezia_,
+dove albergava il Mazzini, ma l’_Albergo del Marino_, e che insieme
+e intorno a lui a riceverlo c’era l’ingegnere Geronimo Cantoni, e
+l’ingegnere Antonio Anselmi. Anche le parole da lui dette, e da noi
+tolte dai giornali del tempo, dovrebbero essere modificate così:
+«Quello che avete fatto è un nulla a fronte di quello che dovete fare.
+Il nemico che dovete combattere non è tutto fuori di voi: è in mezzo a
+voi. Io sono venuto dall’America a dare il mio sangue: fate altrettanto
+anche voi.»
+
+
+
+
+ERRATA-CORRIGE.
+
+Volume I.
+
+
+ _Pag._ _lin._
+ 5, 7 l’anno stesso di Cavour _va soppresso_
+ 27, 12 Ragiundo Raimondi
+ 84, 25 Tramandahy Taramanday
+ id., ult. id. id.
+ 85, 4 id. id.
+ id., ult. id. id.
+ 170, 9 1842 1843
+ 202, 13 14 gennaio 12 gennaio
+ 206, 22 Duyman Dayman
+ 233, 7 4 luglio 4 agosto
+ 247, 27 24 aprile 29 aprile
+ 259, 7 22 marzo 23 marzo
+ 280, 24 Giuseppe Rosselli Pietro Rosselli
+ 398, 25 barca bara
+ 422, 24 fosse assalita non fosse assalita
+ 424, 21 Migliavaca Migliavacca
+ 437, 25 giornata stessa del 27 giornata stessa del 21
+ 450, 14 maggiore Bioll tenente colonnello Bioll
+ 453, 17 colonnello Bioll id. id.
+
+A pag. 193, riproducendo in nota l’ode a Garibaldi del signor Giuseppe
+Bertoldi, corse un errore di disposizione.
+
+Dopo la strofe sesta «Or leva dai marmorei ec.,» devono seguire
+le ultime quattro strofe, che cominciano dal verso «Chi sono quei
+fortissimi» e vanno al verso «Che fa l’americane acque stupir;» poi
+l’ode continua colla strofe che nel volume sarebbe la settima: «Quando
+su noi le barbare ec.»
+
+
+
+
+INDICE DEI NOMI E DELLE COSE
+
+
+ (Il numero romano indica il volume, l’arabo la pagina.)
+
+
+Abba Giuseppe Cesare, I, XXI.
+
+Acerbi Giovanni, II, 47, 403, 417, 481, 489, 498, 517, 523.
+
+Acquapendente, II, 498.
+
+Agnetta Carmelo, II, 116.
+
+Agnolucci, II, 492.
+
+Airoldi, I, 424.
+
+Alassio, II, 601.
+
+Albanese Enrico, II, 332, 609.
+
+Albini (ammiraglio), II, 309.
+
+Alcamo, II, 84, 302.
+
+Alessandria, II, 492.
+
+Alfieri, I, 424.
+
+Allemann (signora), I, 75.
+
+Allia, II, 308.
+
+America, vi giunge Garibaldi, I, 48; considerazioni generali sulle
+imprese compiutevi da Garibaldi, I, 206.
+
+Amoy, I, 399.
+
+Ampola, II, 440.
+
+Anagni, I, 259, 299.
+
+Andreus Giacinto, I, 71, 75.
+
+Andrews (signor), II, 340, 348.
+
+Anfossi, II, 47.
+
+Anguissola, II, 137.
+
+Anita, I, 90; si fa sposa di G. Garibaldi, I, 93; sua patria e
+famiglia, I, 94; è compagna di valore di Garibaldi, I, 97; partorisce
+Menotti, I, 99; sofferti coraggiosamente al fianco del marito i disagi
+della ritirata dei Riograndesi, giunge a Montevideo, I, 100, 108;
+consacra innanzi a Dio le sue nozze con Garibaldi, I, 152; dà vita a
+Ricciotti e parte per l’Italia, I, 202; riabbraccia il marito, I, 218;
+riceve da Subiaco una lettera dal marito, I, 259; segue il marito nella
+ritirata da Roma, I, 332; a Sant’Angelo, I, 346: parte da San Marino,
+I, 357; ripara sulla costa di Magnavacca, I, 360, 363; sua morte e
+sepoltura, I, 366; aneddoti ed epilogo sulla sua vita, I, 371.
+
+Antonini Stefano, I, 149, 202.
+
+Anzani Francesco, incontra Garibaldi, I, 108; divide con Garibaldi il
+comando della Legione di Montevideo, I, 168; notizie sulla sua vita,
+I, 169; al combattimento della Boyada, I, 171; al Salto, I, 185; scrive
+con Garibaldi una lettera a Pio IX, I, 197; s’imbarca per l’Italia, I,
+205; vi giunge moribondo, I, 221; ultime sue parole, I, 224; sua morte,
+I, 224, 229.
+
+_Aquila_ (fregata), II, 160.
+
+Archi, II, 136.
+
+Arcioni, I, 235.
+
+Arcisate, I, 240, 465.
+
+Arditi, II, 359.
+
+Arduino (colonnello), I, 424.
+
+Arena (capitano), I, 15.
+
+Arezzo, I, 342; II, 492.
+
+Argentina (repubblica), sue vicende politiche e cagioni della sua
+guerra contro l’Uruguay, I, 109.
+
+Argyll (duchi di) II, 358, 362
+
+Armosino-Garibaldi Francesca, II, 596, 598.
+
+Arnay-le-Duc, II, 567.
+
+Arona, I, 236, 438.
+
+Artigas, I, 122.
+
+Ashley, II, 340, 352.
+
+Ashurth, II, 359.
+
+Asola, II, 288.
+
+Aspromonte, II, 153, 298, 314, 317.
+
+_Associazioni unitarie_, II, 281.
+
+Autun, II, 563.
+
+Avezzana Giuseppe, I, 264.
+
+Azzarini Paolo, I, 386.
+
+
+Bagnorea, II, 498.
+
+Bagolino, II, 434.
+
+Bajada, I, 75.
+
+Barcellona, II, 133.
+
+Bari, II, 412.
+
+Barletta, II, 415.
+
+Barrault, I, 31.
+
+Basile (dottor), II, 330, 332, 382.
+
+Bassi Ugo, I, 269, 332, 349, 357, 360.
+
+Basso Giovanni, I, 400, 403; II, 348, 492, 510.
+
+Bazan (capitano), I, 47.
+
+Beales, II, 340, 382.
+
+Beauregard (capitano), I, 48.
+
+Bedford, II, 358.
+
+Bedini (monsignor), I, 197, 200.
+
+Beghelli G., I, XXIII.
+
+Belforte, I, 450.
+
+Belgirate, II, 292, 483, 486.
+
+Belluno, II, 468.
+
+Belzoppi (capitano), I, 349.
+
+Bentivegna, II, 303, 306, 308.
+
+Bergamo, I, 229, 291, 475; II, 415, 424.
+
+Berkley, II, 359.
+
+Bertani Agostino, I, 401, 425; II, 25, 33, 35, 41, 154, 177, 548.
+
+Bettoletto, I, 480.
+
+Bezzecca, II, 452.
+
+Bideschini F., I, XXI.
+
+Biella, I, 429, 433, 435.
+
+_Bifronte_ (brigantino), I, 205.
+
+Birkenhead, II, 326.
+
+Birmingham, II, 326.
+
+Bixio Nino, a Villa Pamfili, I, 269; nei _Cacciatori delle Alpi_, I,
+420, 424, 443, 449, 456, 459; all’impresa dei _Mille_, II, 25, 33, 35,
+39, 47, 59, 67, 77, 93, 96, 127, 159, 161; al Parlamento il 28 aprile
+1861, II, 261, 400, 418.
+
+Blanc Louis, II, 361.
+
+Blind Carlo, II, 352, 359.
+
+Boggio P. C., I, XXI.
+
+Bogliasco, II, 43.
+
+Bologna, I, 249, 499, 501; II, 467, 493.
+
+Bolzola, I, 431.
+
+Bonnet Giovacchino, I, XXVII, 361.
+
+Bordeaux, II, 579.
+
+Bordone, I, XXII; II, 555.
+
+Borel, I, 36.
+
+Borgomanero, I, 436.
+
+Bosco Beneventano Del (colonnello), II, 21, 136.
+
+Bossi (colonnello), II, 515.
+
+Bourbaky, II, 570.
+
+Bourg, II, 577.
+
+Boyada (torrente), I, 171.
+
+Boyada (città), I, 155.
+
+Brasile, compendio storico delle sue vicende politiche, I, 52; cause
+che gli sollevarono contro il territorio di Rio Grande, I, 59.
+
+Brescia, I, 478; II, 7, 288, 425.
+
+Briganti (generale), II, 162.
+
+Bristol, II, 351, 388.
+
+Brodo, I, 338.
+
+Bronzetti Narciso, I, 424, 460, 476, 482.
+
+Brook-House, II, 344, 351.
+
+Brown, I, 153.
+
+Brozzolo, I, 427, 432.
+
+Brusasco, I, 426.
+
+Bruzzesi Giacinto, II, 403.
+
+Bueno, I, 332.
+
+
+Cabo Frio, I, 51.
+
+_Cacciatori degli Appennini_, I, 432.
+
+_Cacciatori della Stura_, I, 423.
+
+_Cacciatori delle Alpi_, I, 421; II, 17.
+
+Cadolini (colonnello), I, XXVII, 424.
+
+Caffaro, II, 425.
+
+Caianello, II, 229.
+
+Caiazzo, II, 181.
+
+Cairoli Benedetto, I, 424; II, 47, 403, 482, 483, 512, 593.
+
+Cairoli Enrico, II, 516.
+
+Cairoli Giovanni, II, 516.
+
+Calatafimi, II, 72, 302.
+
+Caldesi Vincenzo, II, 483.
+
+Caltanissetta, II, 338.
+
+Cambriels, II, 560.
+
+Camerlata, I, 235.
+
+Camozzi Gabriele, II, 288.
+
+Canavarro (generale), I, 84, 88, 92.
+
+Canton, I, 399.
+
+Canzio Stefano, II, 456, 505, 565, 575, 609.
+
+Capivari, I, 84.
+
+Cappelletti Alessandro, II, 608.
+
+Caprera, I, 394, 400, 401, 417, 504, 509; II, 8, 233, 271, 298, 332,
+391, 407, 423, 495, 579, 589, 607.
+
+_Carabinieri mobili_, II, 283.
+
+Caravà (colonnello), II, 549.
+
+Carini, II, 47, 67, 73, 93, 108.
+
+Carlo Alberto, I, 37, 217, 225, 231, 233.
+
+Carniglia Luigi, I, 70, 79, 87.
+
+Carpaneti (console), I, 395, 397.
+
+Carrano Francesco, I, XX, 424.
+
+Casabona Antonio, I, 26.
+
+Casa Bruciata, I, 37.
+
+Casale, I, 430.
+
+Casalmaggiore II, 285.
+
+Casamicciola, II, 393.
+
+Caserta, II, 183, 193.
+
+_Cassapara_ (goletta), I, 88.
+
+Castelfranco, II, 478.
+
+Castel Giubileo, II, 524.
+
+Castelgoffredo, II, 288.
+
+Castelletti, II, 475.
+
+Castelletto, I, 236, 439.
+
+Castellini Napoleone, I, 76, 146.
+
+Castiglia Salvatore, II, 39, 153.
+
+Castiglion Fiorentino, I, 342.
+
+Castore, II, 652.
+
+Castrogiovanni, II, 309.
+
+Catania, II, 312.
+
+Catanzaro, II, 605.
+
+Cattabeni Vincenzo, II, 153, 180.
+
+Cattaneo Carlo, II, 216, 218.
+
+Cattolica, I, 492.
+
+Cavallasca, I, 455.
+
+Cavallotti Felice, I, XXII.
+
+Cavour (conte di), I, 412, 417, 432; II, 1, 9, 28, 149, 170, 206, 211,
+260, 262, 269.
+
+Cazzone, I, 451.
+
+Ceccaldi, I, 332, 357.
+
+Ceneri (professor), II, 483, 485.
+
+Cenni, I, 332.
+
+Centorbi, II, 309.
+
+_Centro romano d’insurrezione_, II, 466, 472.
+
+Ceprano, I, 297.
+
+Cerrito, I, 155.
+
+Cesenatico, I, 357.
+
+Cetona, I, 339.
+
+Chambers (signori), II, 340, 342, 353, 375.
+
+Châtillon-sur-Seine, II, 563.
+
+Chenet, II, 568.
+
+Chiassi, I, 332; II, 159, 161, 370, 403, 452.
+
+Chiavari, I, 5, 387.
+
+China, I, 897.
+
+Chioggia, II, 468.
+
+Chretien, II, 109.
+
+Chiswick, II, 385.
+
+Chiusi, I, 339.
+
+Chivasso, I, 426, 429, 432.
+
+Cialdini Enrico, I, 423, 427, 430; II, 266, 511.
+
+Ciceruacchio, I, 253, 332, 357, 360.
+
+Cima-la-Costa, I, 456.
+
+Cincia (isola di), I, 397.
+
+Cipriani Emilio, II, 380, 548.
+
+Citerna, I, 343.
+
+Civitavecchia, I, 261.
+
+Clarendon (conti), II, 358.
+
+_Cleombroto_, I, 40.
+
+Clifden Park, II, 387.
+
+Collins (signora), II, 506, 510.
+
+_Colombo_ (legno da guerra), I, 394.
+
+Colonia, I, 177.
+
+Coltelletti, II, 33, 495.
+
+Comacchio, I, 361.
+
+_Comitati di Provvedimento_, II, 281.
+
+_Comitato Nazionale Romano_, II, 466, 475.
+
+Como, I, 234, 453, 457, 465; II, 285, 412, 424.
+
+_Commonwealth_ (brigantino), I, 399.
+
+Condino, II, 446.
+
+Confine, I, 335.
+
+Coppola Giuseppe, II, 70, 73.
+
+Coriolo, II, 133.
+
+Coritibani, I, 98.
+
+Corleone, II, 302.
+
+Cornwall, II, 388.
+
+Corrao Giovanni, II, 16, 303.
+
+Corrientes, I, 151, 156.
+
+Corte Clemente, I, 489; II, 137, 337, 403, 430.
+
+_Cortese_ (brigantino), I, 25.
+
+Cosenz Enrico, I, 408, 424, 449, 457, 481; II, 137, 153, 162, 177, 186.
+
+Costantinopoli, I, 25.
+
+_Costanza_ (brigantino), I, 19.
+
+_Costitucion_ (corvetta), I, 148.
+
+Covent-Garden, II, 358.
+
+Cremer, II, 567.
+
+Crémieux, II, 555.
+
+Cremona, II, 285.
+
+Crispi Francesco, II, 14, 25, 33, 34, 35, 93, 109, 117, 482, 495, 504,
+551.
+
+_Cristoforo Colombo_, II, 607.
+
+Cruz-Alta, I, 97.
+
+_Crystal Palace_, II, 359, 361.
+
+Cucchi Francesco, II, 403, 481, 489, 504.
+
+Cuneo Gio. Batt., I, XVIII, 31.
+
+
+Dacres (ammiraglio), II, 388.
+
+Dandolo Emilio, I, 298.
+
+D’Apice, I, 235.
+
+D’Aspre (generale), I, 240.
+
+D’Aste, II, 111.
+
+David, I, 289.
+
+Della Verdura (duca), II, 307.
+
+Del Vecchio, II, 489.
+
+De Cristoforis, I, 424, 431, 439, 443, 446, 455.
+
+De Negri (don Pedro), I, 397.
+
+Depretis Agostino, II, 150, 176, 591.
+
+Desenzano, II, 288.
+
+_Des Geneys_ (fregata), I, 41.
+
+Di Cossilla, I, 387.
+
+Dijon, II, 571.
+
+_Diritto_ (_Il_), giornale, II, 404.
+
+Draghignano, I, 43.
+
+Duca di Genova, I, 236.
+
+_Duca di Genova_ (fregata), II, 324.
+
+Dumas Alessandro, I, XVII, XVIII.
+
+Dundey, II, 326.
+
+Dunn, II, 137.
+
+
+Eber (generale), II, 373, 375.
+
+Eberhardt, II, 156, 161.
+
+Eboli, II, 167.
+
+Echague (don Pedro), I, 71, 75.
+
+Elpis Melena, I, XVII.
+
+Empoli, II, 512.
+
+_Enea_ (brigantino), I, 24.
+
+Entre-Rios, I, 71, 75.
+
+Esenta, II, 427.
+
+_Esploratore_ (L’), I, 400.
+
+Europa (L’) nel 1831, I, 27.
+
+Exeter, II, 388.
+
+
+Fabrizi Nicola, II, 16, 34, 139, 418, 530, 542.
+
+Fanti (Brigata), I, 424.
+
+Fanti Manfredo, I, 491; II, 259.
+
+Farini, I, 491; II, 14.
+
+Faro, II, 152.
+
+Fazy, II, 482, 483.
+
+Fazzari, II, 614.
+
+Feltre, II, 468.
+
+Fergusson (dottor), II, 373.
+
+Ferrara, II, 467.
+
+Ferrari, I, 424.
+
+Ficulle, I, 339.
+
+Ficuzza, II, 304.
+
+Figline, II, 549.
+
+Filigare, I, 249.
+
+Fino, I, 505, 508.
+
+Finzi Giuseppe, II, 33.
+
+Firenze, I, 249; II, 466, 475, 487, 511.
+
+Foiano, I, 342.
+
+Follonica, I, 386.
+
+Fontana Luigi, II, 493.
+
+Fontebranda, II, 54.
+
+Forbes, I, 357.
+
+Foresti Felice, I, 405.
+
+Forio (Da) Giuseppe, I, XX.
+
+Formicola; II, 229.
+
+Fornuovo, II, 524.
+
+Fortino, II, 176.
+
+Foscolo Ugo, II, 385.
+
+Fowey, II, 390.
+
+Francesco I di Napoli, II, 166.
+
+Francia, II, 328.
+
+_Franklin_ (piroscafo), II, 157.
+
+Frattini, II, 476.
+
+Friggesy Gustavo, I, XXII; II, 518.
+
+Froscianti, I, 403.
+
+Frosinone, I, 297, 299.
+
+_Fulminante_ (fregata), II, 160.
+
+Fumagalli, I, 332.
+
+Fuxa, II, 96.
+
+Fuzzi Antonio, I, 386.
+
+
+Gallarate, II, 415, 424.
+
+Galles (principe di), II, 386.
+
+Galliano, II, 475.
+
+Galpon de Chargucada, I, 80.
+
+Gambetta, II, 556.
+
+Gancia (convento della), II, 17.
+
+Garibaldi Angelo (iuniore), I, 10.
+
+Garibaldi Angelo (seniore), I, 6.
+
+Garibaldi Anita. Vedi Anita.
+
+Garibaldi Anita (figlia), II, 596, 653.
+
+Garibaldi Clelia, II, 596.
+
+Garibaldi Domenico, I, 5, 6.
+
+Garibaldi Felice, I, 10, 401.
+
+Garibaldi Giuseppe, sue _Memorie_, I, XXV, 3; prima sentenza che
+lo condanna nel capo, I, 1; sua nascita, patria e discendenza della
+famiglia, I, 5; suo padre, I, 5, 6; sua madre, I, 5; suo onomastico,
+I, 9; fratelli e sorella, I, 10; condizioni morali ed economiche della
+sua famiglia, I, 10; sua infanzia, I, 11; prime prove di coraggio ed
+abnegazione, I, 13; studi, maestri e coltura, I, 13; suo grande amore
+per il mare, I, 18; primi viaggi marittimi, I, 19; visita Roma, I,
+21; pensa all’incanalamento dei Tevere, I, 23; continua i viaggi ed è
+spettatore al primo naufragio, I, 24; infermasi a Costantinopoli, I,
+25; precettore di fanciulli, I, 25; diviene capitano di mare, I, 26; lo
+stato politico d’Europa e d’Italia comincia a commuovergli l’animo, I,
+27; incontrasi coi _Sansimoniani_, I, 31; a Taganrok scopre l’esistenza
+della _Giovine Italia_, I, 33; presentasi a Mazzini, in Marsiglia, per
+esservi aggregato, I, 35; tornato in Liguria, si mette in relazione
+co’ principali patriotti e iscrivesi come semplice marinaio nella
+flotta regia, per far propaganda fra gli equipaggi, I, 39; fallito
+il movimento repubblicano in Piemonte, ripara in Francia, I, 41;
+arrestato, riesce a fuggire, I, 43; volge i passi verso Marsiglia e
+dopo una curiosa avventura vi giunge, I, 44; legge la sua condanna
+di morte, I, 46; cambia nome, I, 47; gode dell’ospitalità di un amico
+finchè trovasi un posto di secondo sopra un brigantino, I, 47; salva
+un giovinetto che annega, I, 47; assoldasi nella flottiglia del Bey di
+Tunisi, I, 47; tornato a Marsiglia e trovatala afflitta dal colèra, si
+dà ad assistere gl’infermi, I, 48.
+
+Fa vela per Rio Janeiro, I, 48; v’incontra Luigi Rossetti, I, 50; si
+dà al cabotaggio, I, 51; dopo la sollevazione di Rio Grande, visita in
+carcere Livio Zambeccari, che lo anima a far guerra al Brasile, I, 61;
+va corsaro contro il Brasile, I, 62; prima sua impresa di corsaro, I,
+62; tocca le coste dell’Uruguay, dalle quali è obbligato allontanarsi
+per non essere arrestato, I, 64; non volendo abbandonare l’Uruguay,
+giunge con molti pericoli a Jesus-Maria, I, 64; procura con ardito
+espediente vettovaglie al suo equipaggio, I, 65; per la prima volta
+trovasi nelle _Pampas_ e v’incontra una poetessa, I, 66; attaccato
+da due lancioni dell’Uruguay, li respinge, rimanendo ferito, I, 69;
+fa volger la prua verso Santa-Fè, nel Paranà, I, 70; raccolto da un
+bastimento brasiliano, vien condotto a Gualeguay e quivi ritenuto
+prigioniero, I, 71; confortasi coltivando lo spirito e poetando sui
+pietosi casi d’Italia, I, 72; stanco del suo stato fugge, I, 74:
+ripreso e ricondotto a Gualeguay, vien posto alla tortura da un feroce
+governatore, I, 74; al quale più tardi, avendolo prigioniero, perdona,
+I, 76; vien posto in libertà, I, 75; ripara in Montevideo, ospitato e
+protetto da alcuni amici, I, 76; va con Rossetti a Piratinin, campo
+dei Riograndesi, I, 76; raggiunge il presidente della repubblica
+di Rio Grande, I, 77; il quale gli commette l’organizzazione ed il
+comando di una flottiglia, I, 78; costruisce ed arma due lancioni e
+spingesi nella laguna _de los Patos_, I, 78; con tredici uomini resiste
+all’assalto di 150 cavalieri, I, 80; con mille espedienti conduce la
+sua flottiglia in mare, I, 83; un naufragio gli toglie le navi e i
+più cari compagni, I, 85; con altri legni riprende le ostilità, I,
+88; dopo alcuni combattimenti ripara nel porto d’Imbituba, I, 87;
+di dove respinto il nemico, rientra nella laguna di Santa Caterina,
+I, 89; suoi amori, I, 68, 90; incontra Anita Riberas e la toglie in
+moglie, I, 90; è obbligato far saccheggiare Imeruy, I, 95; cominciata
+la ritirata dei Riograndesi, si adopera per renderla meno disastrosa,
+I, 96; con tre navi resiste a ventidue e a molte truppe di terra, I,
+97; protegge la ritirata con settantatrè uomini contro cinquecento, I,
+98; a Santa Vittoria decide del combattimento, si trova alla fazione di
+Taquary, all’assedio di San Josè rimane quasi padrone della città, I,
+98; gli nasce il figlio Menotti, I, 99; la sua famiglia soffre stenti
+e pericoli, I, 99; è funestato dalla morte di Rossetti, I, 102; sua
+descrizione della ritirata dei Riograndesi, I, 103; decidesi portarsi
+a Montevideo, e per via si fa truppiere, I, 107; incontra Francesco
+Anzani, I, 108; giunge a Montevideo, I, 108.
+
+Trova Montevideo impegnata nella guerra contro Rosas, I, 109; si dà
+a trafficare e insegnare matematiche, I, 146; gli viene offerto il
+comando della flottiglia della città, I, 147; accetta e gli è affidata
+rischiosissima impresa, I, 151; avanti di accingervisi consacra
+all’altare la sua unione con Anita, I, 152; partito per il Paranà, a
+Martin Garcia sfida i primi pericoli, I, 153; può sfuggire a un attacco
+dell’ammiraglio Brown, I, 153; entrato nel Paranà vince a Boyada,
+a Las Concas, al Cerrito, I, 155; seguita la rotta per Corrientes,
+catturando alcune navi mercantili, I, 155; a Nueva Cava, attaccato con
+forze superiori, resiste tre giorni e tre notti e si salva co’ suoi
+incendiando le navi, I, 156; suo valore nella campagna del Paranà, I,
+160; conducesi invano a San Francisco per unirsi al generale Ribera,
+I, 161; gli viene affidato da Montevideo l’ordinamento e il comando
+di una nuova flottiglia, I, 164; prende anche il comando della Legione
+Italiana, I, 166; divide con Francesco Anzani il comando della Legione,
+I, 168: la conduce al combattimento della Boyada, I, 171; continuano
+le sue animose avventure, I, 173; risale il Plata, s’impadronisce
+di Colonia, Martin Garcia e Mercedes, respinge il general Lavalleja,
+sorprende Gualeguaychu e giunge al Salto, I, 176; si porta a Tapevi,
+ove vince la battaglia di Sant’Antonio, I, 178; ordine del giorno
+dopo la vittoria, I, 187; continuato a battagliare per qualche tempo
+al Salto, torna a Montevideo, I, 193; risale l’Uruguay e vince a Las
+Vacas, I, 195; gli viene offerto il comando della piazza di Montevideo,
+I, 195; accettatolo è obbligato rinunziarvi poco dopo, per le mene
+di alcuni invidiosi, I, 195; rimette all’obbedienza un reggimento
+di negri ammutinato, I, 196; giuntegli novelle della rivoluzione
+d’Italia, scrive insieme ad Anzani una lettera a Pio IX, offrendogli
+il suo braccio per la causa italiana, I, 197; preparasi a partire
+per l’Italia, I, 201; gli nasce Ricciotti, I, 202; imbarca Anita per
+l’Italia, I, 202; manda in Italia Giacomo Medici con istruzioni per
+preparare la patria a riceverlo, I, 203.
+
+Imbarcasi per l’Italia con un manipolo di legionari, I, 205; sua vita
+tenuta in America: conclusioni generali I, 206; in alto mare salva
+il bastimento da un incendio, I, 214; presso Gibilterra ha notizia
+della scoppiata rivoluzione, I, 214; approda a Palos, I, 217; decide
+offrire il suo braccio a Carlo Alberto, I, 217; giunge a Nizza, I, 217;
+abbraccia i suoi, I, 218; il popolo l’accoglie festante, I, 218; recasi
+a Genova, I, 220; assiste l’amico Anzani morente, I, 221; palesa i suoi
+pensieri intorno ai casi della guerra, I, 222; parte da Genova, passa
+da Novara e da Pavia per condursi a Roverbella a offrire il suo braccio
+a Carlo Alberto, I, 224; rinviatolo questi a’ suoi ministri, si conduce
+a Torino, I, 225; non concluso niente col governo del Piemonte, va a
+Milano, I, 227; vi riceve il comando di tremila volontari, I, 228; con
+questi si porta a Bergamo, I, 229; è chiamato a Milano, I, 231; accampa
+a Monza, I, 232; caduta Milano, ritirasi su Como, I, 234; giunto a
+Camerlata vi si trincera, I, 235; invita l’Italia alle armi, ed apre
+nuovi arruolamenti, I, 235; levato il campo da Como si dirige a San
+Fermo, I, 236; tocca Varese, parte per il Lago Maggiore, tragitta il
+Ticino ed approda presso Arona, I, 236: intimatogli dal Duca di Genova
+di sciogliere i suoi volontari, inalbera il vessillo mazziniano _Dio e
+Popolo_, e fa un proclama agl’Italiani, I, 236; risale il Lago Maggiore
+e si accampa a Luino, I, 238; sbaraglia una colonna austriaca, I, 238;
+giunge a Varese, I, 239; si ritira sulle colline di Induno, I, 239;
+riesce a porsi alle spalle de’ nemici a Morazzone, I, 240; attaccato, è
+obbligato ripararsi in Isvizzera, I, 241; sua prima impresa in Italia:
+conclusioni generali, I, 243.
+
+Si riconduce a Nizza e di là a Genova, I, 246; di qui parte con
+cinquecento volontari in soccorso della Sicilia, I, 243; accetta a
+Livorno il comando dell’esercito toscano e si conduce a Firenze, I,
+249; s’accinge a portare aiuto a Venezia, I, 249; il generale Zucchi
+gl’impedisce il cammino alle Filigare, può proseguire e tocca Bologna
+e Ravenna, I, 249; accorre a Roma, I, 250; non si accolgono troppo
+cordialmente i suoi servigi, I, 251; vien mandato tenente colonnello
+a Macerata, I, 253; gli viene ordinato di combattere il brigantaggio
+nell’Ascolano, I, 254; a tal uopo per Tolentino, Foligno e Spoleto si
+porta a Rieti, I, 255; di qui va a Roma per assistere all’apertura
+del Parlamento come deputato di Macerata, I, 256; suo primo atto
+parlamentare, I, 256; torna a Rieti, I, 258; condottosi a Subiaco
+scrive ad Anita, I, 259; richiamato a Roma per la difesa contro i
+Francesi, è riconosciuto generale, I, 264; vince co’ suoi a Villa
+Pamfili, I, 266; gli è vietato compiere la disfatta dei Francesi, I,
+270; tenta dare un nuovo combattimento I, 271; invaso lo stato di Roma
+da’ Napoletani, gli vien commesso di molestarli, I, 272; a tal uopo va
+a Tivoli, I, 272; poi a Palestrina a vista dei nemici, I, 274; respinge
+un attacco di questi, I, 275; consigliato dai casi della guerra torna a
+Roma, I, 276; vien promosso generale di divisione, I, 280; si accinge
+col generale Rosselli a battere l’esercito borbonico, I, 281; vince a
+Velletri, I, 283; nel caldo della mischia rischia perder la vita, I,
+287; per cogliere i frutti della vittoria vuol entrare nel Napoletano,
+I, 296; gli viene accordato dal governo di Roma, I, 297; partito per
+l’impresa tocca Frosinone e Ripa, sconfina a Ceprano e prende ai nemico
+Rocca d’Arce, I, 297; i casi della guerra lo richiamano a Roma, I,
+299; da Frosinone scrive al Masina dandogli il comando della Legione
+Italiana, I, 300; assalta eroicamente Villa Pamfili, I, 302; sua parte
+nell’assalto, I, 309; assediata Roma ha la parte principale nella
+difesa, I, 314; guida l’_incamiciata_, I, 316; presa dai Francesi
+la breccia rifiuta al Triumvirato tentarne il riacquisto, I, 319;
+consiglia invece altro modo di difesa, I, 321; propostagli da Pietro
+Sterbini la dittatura, la rifiuta, I, 322; continua a dirigere la
+difesa, I, 325; perduta l’ultima breccia, rafforza Villa Spada e la
+difende, I, 327; perduta anch’essa spera arrestare il nemico a Ponte
+Sant’Angelo, I, 328; è richiesto di consiglio dalla Costituente sullo
+stato delle cose, I, 328; esce di Roma, I, 332.
+
+Accompagnato dagli avanzi delle sue legioni pernotta a Monticelli,
+s’accampa a Monterotondo, I, 332; è minacciato dai Francesi, dagli
+Spagnuoli, dai borbonici e dagli Austriaci, I, 334; toccato Confine e
+Poggio Mirteto incontra a Terni il colonnello Forbes con un rinforzo,
+I, 335; si porta a San Gemini presso Todi, I, 336; lascia Todi, passa
+il Tevere a Monte Acuto e s’incammina per Orvieto per la via di Brodo,
+I, 337; da Orvieto va a porre il campo a Ficulle, I, 338; riposa a
+Sole e giunge a Cetona, I, 339; scaramuccia tra Sarteano e Chiusi,
+riposa a Sarteano, I, 339; entrato in Montepulciano fa un proclama ai
+Toscani, I, 340; giunto a Torrita risolve d’andare a Venezia, I, 341;
+passa per Foiano, Castiglion Fiorentino e giunge ad Arezzo, I, 342;
+scaramuccia col nemico e riposa a Monterchi, I, 343; porta il campo a
+Citerna e di là a San Giustino, I, 343; valica il monte della Luna, I,
+344; riposa a Mercatello, I, 345; s’accampa a Macerata Feltria, I, 346;
+per le alture di Carpegna si dirige a San Marino, I, 347; ove manda Ugo
+Bassi a chieder passo e viveri, I, 349; sconfittagli dagli Austriaci
+la retroguardia, ripara a San Marino, I, 349; fattosi mediatore
+il governo di San Marino per ottenergli buoni patti dal nemico,
+scioglie i suoi volontari, I, 350; fugge da San Marino con pochi dei
+suoi, I, 356; a Cesenatico fa vela per Venezia, I, 357: attaccato
+da incrociatori austriaci, si salva sulle coste di Magnavacca, I,
+359; perseguitato, abbandona la spiaggia con la moglie morente, I,
+360; incontra Giovacchino Bonnet, I, 361; dal quale riceve aiuti per
+salvarsi, I, 363; fugge per Comacchio e giunge alla villa Guiccioli,
+I, 365; gli muore Anita, I, 366; da villa Guiccioli va a Sant’Alberto,
+di lì a Modigliana, I, 385; per quel di Prato, Poggibonsi, Pomarance
+e Massa Marittima va a Follonica, I, 386; qui imbarcatosi approda a
+Porto Venere, I, 386; giunto a Chiavari è fatto arrestare dal governo
+piemontese, I, 387; posto in bando dal Piemonte va a Tunisi, I, 388; il
+Bey di Tunisi gli ricusa ospitalità, I, 393; approda all’Isola della
+Maddalena, I, 393; il governo piemontese lo ritrae di là e lo manda
+a Gibilterra, I, 394; salva un canotto sardo naufragante, I, 394;
+Gibilterra e la Spagna ricusano ricettarlo, I, 394; gli viene offerta
+ospitalità dagli Stati Uniti d’America, I, 394; ripara a Tangeri
+ove scrive le sue _Memorie_, I, 395; si conduce a Liverpool, di là a
+New-York, I, 395; ove si dà a fabbricar candele per campare la vita,
+I, 396; offertogli il comando di una nave mercantile lascia New-York,
+I, 397; a Panama è ridotto in fin di vita, I, 397; guarito va a Lima,
+I, 397; commessogli il comando di una nave va da Lima a Hong-Kong,
+I, 397; riapproda a Lima, I, 399; a New-York prende il comando di
+una nuova nave, I, 399; toccato New-Castle giunge a Genova, I, 400; a
+Nizza abbraccia i suoi, I, 400; datosi al cabotaggio va a Marsiglia, è
+intenzionato comprare Caprera, I, 400; si stabilisce a Caprera, I, 401;
+prende l’incarico di liberare i prigionieri di Santo Stefano, I, 404; a
+Genova parla con Foresti sui casi d’Italia, I, 405.
+
+Visita Cavour a Torino, I, 411; a Voltaggio fa un proclama ai giovani,
+I, 412; aderisce all’Associazione Nazionale, I, 413; conferisce col
+Cavour intorno alla futura guerra, I, 417; torna a Torino chiamato
+da Vittorio Emanuele, I, 419; annunzia la guerra a’ suoi amici, I,
+420; è chiamato da Caprera per capitanare i _Cacciatori delle Alpi_,
+I, 423; per Savigliano, Chivasso e Cavagnole giunge a Brusasco co’
+suoi _Cacciatori_, I, 426; presidia Verrua e s’accampa sulle alture
+di Bruzzolo, I, 427; prende posizione a Ponte Stura, Casale, Bolzola
+e Rive, I, 430; a Ponte di Casale ributta il nemico, I, 431; va a San
+Salvatore dal Re che gli dà ordini scritti, I, 431; contromarcia per
+Brozzolo, invia la brigata verso Chivasso e va a Torino dal Cavour, I,
+432; si pone a San Germano sotto gli ordini del general De Sonnaz per
+la presa di Vercelli, I, 432: comincia la marcia per la Lombardia, I,
+433; tocca Biella, Gattinara, Romagnano, Borgomanero, I, 436; muove
+su Arona per Castelletto ed occupa Sesto Calende, I, 437; toccata la
+Lombardia riceve deputazioni patriottiche, giunge a Varese, I, 441; è
+minacciato dagli Austriaci guidati da Urban, I, 445; si dà alla difesa
+di Varese, porta il quartier generale a Villa Ponti, I, 447; batte il
+nemico a Varese e a San Salvatore, I, 449; muove su Como, I, 453; vince
+a San Fermo, I, 454; entra in Como, I, 456; tenta sorprender Laveno,
+I, 458; rioccupato Varese dall’Urban, prende posizione a Sant’Ambrogio
+e Robarello, I, 461; ripiega su Como per Induno ed Arcisate, I, 464;
+incontra la marchesa Giuseppina Raimondi, I, 465; rientra in Como,
+I, 466; conclusioni intorno alla sua campagna di Lombardia, I, 467;
+per Lecco, Caprino e Almenno, piomba su Bergamo, I, 474; è chiamato a
+Milano da Vittorio Emanuele, I, 476; tornato a Bergamo va a Brescia, I,
+478; a Rezzato e a Tre Ponti, I, 480; ultime sue operazioni, I, 483;
+accetta il comando dell’esercito toscano, I, 487; divide con Manfredo
+Fanti il comando dell’esercito dell’Italia centrale, I, 491; vien
+mandato sul confine pontificio con due divisioni, I, 492; è chiamato
+dal Re a conferire intorno agli Stati pontifici, I, 495; resta dinanzi
+alla Cattolica a provocare l’insurrezione fra i Marchigiani, I, 499;
+al governo di Bologna promette desistere dall’impresa d’invadere le
+Marche, I, 499; ad Imola falsi messaggi gli dicono essere scoppiata
+l’insurrezione nelle Marche, I, 500; da Rimini comanda alle sue truppe
+di sconfinare, I, 500; impedito il movimento delle sue truppe va a
+Bologna a rampognarne Fanti e Farini, I, 501; è chiamato da Vittorio
+Emanuele che lo consiglia a rassegnare l’ufficio, I, 503; da Genova
+annunzia con un proclama le sue dimissioni, I, 503; invita gl’italiani
+ad una sottoscrizione per l’acquisto di un milione di fucili, I, 504;
+passa qualche tempo a Nizza, I, 505; tocca Caprera, e da Fino indirizza
+un appello agli studenti di Pavia, I, 505; passato da Milano va a
+Torino a chiedere l’organizzazione della Guardia Nazionale e fonda
+l’associazione _la Nazione Armata_, I, 566; va a Fino a sposare la
+marchesina Raimondi, I, 508; la ripudia e si porta a Caprera, I, 509;
+suo operato nell’Italia centrale: conclusioni, I, 510.
+
+Nizza lo manda al Parlamento subalpino, II, 7; svolge a Torino
+un’interpellanza sulla cessione di Nizza, II, 8; invitato a fare una
+spedizione in Sicilia, accetta, II, 25; chiede a Vittorio Emanuele
+milizie regolari per la spedizione, II, 26; non ottenutele va a
+Quarto ove stabilisce il quartier generale della spedizione, II, 33;
+soffocata l’insurrezione siciliana dichiara impossibile l’impresa,
+II, 35; decide la spedizione, II, 36; salpa da Quarto coi Mille,
+II, 37; scrive a Vittorio Emanuele lo ragioni dell’impresa, II, 40;
+raccomanda disciplina all’esercito regolare italiano, II, 41; dà
+istruzioni ad Agostino Bertani riguardo alla spedizione, lasciandolo
+suo rappresentante sul continente, II, 41; a Bogliasco non trova le
+armi che gli dovevano pervenire, II, 43; fa rotta per Piombino, II,
+44; getta l’àncora a Talamone, II, 45; a Talamone ed Orbetello trova
+armi e munizioni, II, 45; ordina la legione, II, 47; creduto opportuno
+promuovere un’insurrezione nell’Italia centrale, divisa farvi una
+piccola spedizione, II, 48; dà il comando al colonnello Zambianchi,
+II, 50; fa un proclama ai Romani e dà istruzioni allo Zambianchi, II,
+51; nelle acque di Marettimo, II, 58; sbarca a Marsala, II, 60; ove
+pubblica un proclama ai Siciliani, II, 64; a Rampagallo e a Salemi
+ha i primi soccorsi d’armati, II, 66; gli muove contro il generale
+Landi, II, 71; vittoria di Calatafimi, II, 72; sosta ad Alcamo, e per
+Partinico e Borgetto giunge al Passo di Renna, II, 83; a Piana de’
+Greci, a Misilmeri, sulle alture del Parco, II, 86; a Palermo, II, 89;
+dal borbonico Lanza è invitato ad una conferenza, II, 105; è attaccato
+in Palermo dai borbonici, fedifraghi alla pattuita tregua, II, 107;
+prende parte alla conferenza sulla nave inglese _Hannibal_, II,
+109; accetta un armistizio dai borbonici, II, 113; dopo il resultato
+della conferenza fa un proclama ai Siciliani, II, 113; consente al
+nemico una tregua di tre giorni, II, 115; si adopra a dare una forma
+regolare al governo di Palermo, II, 117; resta padrone di Palermo,
+II, 117; provvede ai bisogni del nuovo governo, II, 120; scambia
+visite con Persano, II, 125; pensa bene occupare militarmente i centri
+principali dell’Isola, II, 127; dà lo sfratto al La Farina, II, 128;
+resta padrone di Milazzo, II, 127, 133; occupata Messina, volge in
+mente passare lo stretto, II, 147; intorno a ciò riceve una lettera
+di Vittorio Emanuele, cui risponde, II, 147; elegge Agostino Depretis
+suo prodittatore nel governo dell’Isola, II, 149; per facilitarsi il
+passaggio dello stretto si porta al Faro, II, 151; primi tentativi di
+sbarco, II, 153; commesso al Sirtori il comando dell’esercito, parte
+dal Faro e si porta al Golfo degli Aranci, II, 154; preso il comando
+di due brigate di una nuova spedizione, le conduce a Palermo, II,
+159; di là va a Taormina a prepararsi allo sbarco sur continente, II,
+158; a Melito tocca la spiaggia calabrese, II, 160; s’impadronisce di
+Reggio, II, 161; la divisione Briganti gli si rende a discrezione,
+II, 162; muove su Napoli, II, 163; i generali Caldarelli, Flores e
+Viale gli lasciano libero il passo, II, 164; si sbarazza del general
+Ghio, II, 164; minacciato dai borbonici concentra le forze ad Eboli,
+II, 167; entra in Napoli, II, 168; aggrega la marina militare e
+mercantile napoletane a quella del Piemonte, II, 170; gli annessionisti
+lo stringono a dare il plebiscito, II, 171; vieta al Depretis far
+l’annessione della Sicilia, II, 176, 177; rimasta senza prodittatore
+la Sicilia, si porta a Palermo a ristabilire il governo, II, 178;
+ordina al Türr di soffocare una sommossa ad Ariano, II, 179; a Caiazzo,
+II, 180; si prepara alla battaglia del Volturno, II, 183; vince al
+Volturno, II, 187; alla fazione di Castel Morone e Caserta, II, 193;
+sua battaglia al Volturno: conclusioni generali, II, 195; il suo
+esercito s’indebolisce, II, 200; dopo Castelfidardo ed Ancona felicita
+con lettera Vittorio Emanuele per le vittorie riportate, II, 206;
+offre a Giorgio Pallavicino la prodittatura, II, 211; il suo dissidio
+con Cavour s’inasprisce, tenta comporlo il Pallavicino, II, 211; gli
+si aggrava la questione dell’annessione, II, 214; allontana da Napoli
+il Mazzini, II, 216; dà la prodittatura ai Pallavicino, II, 216; si
+sdegna della promulgazione del plebiscito fatta dal Pallavicino, II,
+217; Napoli gli chiede il plebiscito, II, 218; delibera l’annessione,
+II, 220; respinge una sortita de’ nemici da Capua, II, 223; detta
+un _Memorandum_ alle potenze d’Europa in cui fa voti per la pace de’
+popoli, II, 223; fa un proclama alle Due Sicilie, in cui le dichiara
+annesse all’Italia, II, 227; a Caianello presso Teano incontra Vittorio
+Emanuele, II, 228; gli chiede di essere primo allo scontro nella futura
+battaglia e gli è rifiutato, II, 229; si ritira a Napoli, II, 230;
+scrive a Vittorio Emanuele declinando la dittatura, II, 231; consegna
+una bandiera alla Legione Ungherese, distribuisce le medaglie ai
+_Mille_ e passa in rivista il suo esercito a Caserta, II, 231; entra in
+Napoli con Vittorio Emanuele, ricusando tutti gli onori offertigli, II,
+232; lascia Napoli per la sua Caprera, II, 232; la sua impresa delle
+Due Sicilie: conclusioni generali, II, 235.
+
+Suo tenore di vita a Caprera, II, 242; è visitato da un continuo
+pellegrinaggio, II, 244; preparasi a sciogliere il voto a Roma e
+Venezia, II, 245; giungono a lui i lamenti dei suoi commilitoni
+lagnantisi del trattamento del governo, II, 250; eletto deputato di
+Napoli va a Torino, II, 255; sua prima seduta al Parlamento italiano,
+II, 257; riceve una lettera dal Cialdini, II, 266; vi risponde, II,
+268; Vittorio Emanuele lo invita presso di lui insieme al Cavour per
+conciliarli, II, 269; si riconcilia col Cialdini, II, 269; torna a
+Caprera, II, 271; si attenta alla sua vita, II, 272; è invitato dagli
+Stati Uniti a prendere il comando dell’esercito federale, II, 275; è
+visitato a Caprera dal senatore Plezza, che lo invita ad inaugurare i
+Tiri Nazionali a nome del governo, II, 277; tocca Genova, e a Torino
+parla col Re e Rattazzi, II, 278; torna a Genova per comporre i dissidi
+del partito rivoluzionario, II, 280; avute offerte di armamenti dal
+governo, parte per la Lombardia, II, 283; a Milano visita Manzoni, II,
+284; continua il viaggio per Monza, Como, Lodi, Arona, Casalmaggiore,
+Cremona, II, 285; visitata Brescia, Montechiari, Castelgoffredo, Asola,
+Desenzano, Pavia, si riduce a Trescorre a preparare una spedizione, II,
+288; la sua congiura è scoperta dal governo, II, 290; la sua spedizione
+è arrestata a Palazzolo e a Sarnico, II, 291; da Torino si porta a
+Belgirate, II, 292; scrive una lettera al Parlamento spiegando i fatti
+di Sarnico, II, 293; toccato Torino e Caprera sbarca a Palermo, II,
+297; invita il popolo alle armi per toglier Roma ai Francesi, II, 301;
+visita i luoghi del 1860, a Marsala annunzia la spedizione contro Roma,
+II, 302; affretta i preparativi della spedizione, II, 303; parte per
+la Ficuzza ove sono assembrati i suoi volontari, II, 304; ordina la
+sua gente e s’avvia a Mezzojuso, II, 306; il governo decide opporsi
+alla sua spedizione, II, 306; passa da Allia, Valledolmo, Villalba,
+a Santo Stefano una sua colonna viene alle mani co’ soldati regolari,
+toccata Santa Caterina e Marianopoli entra in Caltanissetta, II, 309;
+passa da Girgenti, Villarosa, Castrogiovanni, Piazza, Leonforte, San
+Filippo, Regalbuto, II, 309; riceve una lettera dell’ammiraglio Albini,
+che si esibisce di condurlo in qualunque porto del regno, II, 309; a
+Paternò gli vien dato il passo da un battaglione di regolari, II, 310;
+entra in Catania, II, 312; parte da Catania, II, 313; sua narrazione
+dei fatti di Aspromonte, II, 314; tocca la costa calabrese ed occupa
+Melito, II, 316; presa la strada di Reggio volge ad Aspromonte, II,
+317: è attaccato dalla truppa italiana, II, 320; è ferito, II, 322;
+imbarcato sul _Duca di Genova_, è condotto prigioniero a Spezia e di
+là al Varignano, II, 324; in Inghilterra, a Stocolma ed a Lipsia gli
+si decretano grandi onoranze, II, 325; è invitato nuovamente dagli
+Stati Uniti ad accettare il comando dell’esercito federale, II, 327;
+è amnistiato, II, 328; gli viene estratta la palla dal piede, II, 329;
+torna a Caprera non bene ristabilito, II, 332.
+
+Si cruccia di non potere aiutar la Polonia insorgente, II, 333; dà
+il consenso per una spedizione in soccorso dei Polacchi, II, 335; è
+invitato dagli Inglesi ad andare nel loro paese, II, 338; è visitato
+a Caprera dai signori Chambers per deciderlo al viaggio, II, 342;
+riceve splendide offerte di ospitalità, II, 344; una lettera del signor
+Thornton Hunt lo avvisa non dispiacere al governo inglese s’effettuasse
+il progettato viaggio, II, 344; riceve offerte di ospitalità, II,
+346; decide il viaggio e va a Malta, II, 346; tocca Gibilterra e
+sbarca a Southampton ricevuto splendidamente, II, 349; è ospitato dal
+signor Seely all’isola di Wight, II, 351; suo soggiorno a Wight, II,
+351; visita Portsmouth, II, 352; entra in Londra ospitato dal duca
+di Sutherland, II, 353; suo soggiorno in Londra, II, 357; banchetto
+con Herzen e Mazzini, II, 359; gli viene conferita la cittadinanza
+londinese, II, 362; ragioni principali della sua partenza, II, 366; è
+consigliato al riposo dal dottor Fergusson, II, 374; è consigliato a
+partire, II, 375; non cede che alle parole del signor Gladstone, II,
+376; la notizia della sua partenza scontenta le popolazioni, II, 381;
+a Chiswick depone una corona sulla tomba di Foscolo, II, 385; parte da
+Londra per Clifden Park, II, 386; tocca Bristol, a Weimouth visita la
+squadra, e per Exeter e Plimouth smonta a Penquite Par, II, 388; manda
+un proclama al popolo inglese, II, 388; a Fowey s’imbarca per l’Italia,
+II, 388; giunge a Caprera, II, 390; conclusioni generali sul suo
+viaggio, II, 391.
+
+Lascia Caprera e si porta ad Ischia per preparare una spedizione sotto
+gli auspicii di Vittorio Emanuele, II, 393; ragioni dell’impresa, II,
+393; comincia i preparativi della spedizione, II, 400; gli fallisce
+l’impresa, II, 403; si divide dal Guerzoni, II, 405; parte per Caprera,
+II, 407: venuto il 1866 riceve il comando dei volontari, II, 411; i
+quali gli vengono organizzati dal governo, II, 412; sue relazioni col
+governo d’Italia intorno ai volontari e alla guerra, II, 416; lascia
+Caprera e per Genova va in Lombardia a capo dei suoi, II, 423; tocca
+Como, Monza, Varese, Gallarate, Lecco e Bergamo, ove ordina le sue
+genti, II, 424; da Brescia muove verso Salò con parte delle truppe, II,
+425; abbandona le posizioni del Lago d’Idro, del Caffaro e di Monte
+Suello per protegger Brescia, II, 426; rimarcia verso il Trentino,
+II, 427; al combattimento di Monte Suello, II, 430; è ferito, II,
+431; al combattimento di Vezza, II, 432; conclusioni generali sulla
+condotta del primo periodo della guerra nel Tirolo, II, 434; porta il
+quartier generale a Bagolino, II, 443; scaramuccie di Lodrone e Darzo,
+II, 444; porta il quartier generale a Storo, II, 445; a Condino, II,
+446; s’impadronisce di Ampola, Monte Notta e Monte Giovo, II, 451; a
+Bezzecca, II, 451; a Cologna si accinge alla presa di Lardaro, quando
+gli giunge la nuova dell’armistizio, II, 458; conclusioni generali sul
+suo operato nel Trentino, II, 459; si ritira dal Tirolo, II, 462.
+
+Si prepara a sciogliere il voto a Roma, II, 463; dà opera a far
+sorgere centri rivoluzionari a tal uopo, II, 465; va a Firenze, II,
+466; prosegue per Venezia, II, 467; tocca Bologna e Ferrara, II, 467;
+partito da Venezia passa per Chioggia, Treviso, Udine, Palmanuova,
+Belluno, Feltre, Vicenza e Verona sempre con Roma sul labbro, II, 468;
+battezza un bambino, II, 469; passa in Lombardia e Piemonte, tocca
+Mantova e si riduce a San Fiorano, II, 470; il centro d’insurrezione
+romano lo riconosce generale della futura insurrezione, II, 472; giunge
+a Firenze e prende stanza a Castelletti, II, 475; riceve due delegati
+del Centro Nazionale Romano che lo invitano all’azione, II, 475;
+ordina il primo tentativo d’invasione negli Stati romani, II, 475; va
+a Monsummano per Pescia, Montecatini, Castelfranco e Lucca, II, 478;
+fusisi i Comitati romani d’insurrezione si prepara all’azione, II, 479;
+a tal uopo va a Vinci, Siena, Montepulciano, Orvieto e Rapolano, II,
+481; assiste in Ginevra al Congresso internazionale della pace, II,
+482; torna in Italia per Belgirate e Genestrello, II, 486; invitato
+all’azione fa un proclama ai Romani, II, 486; tocca Firenze ove trova
+ostacoli alla sua impresa, II, 487; è invitato dal governo a ritirarsi
+a Caprera, II, 488: ordina le sue genti ai confini pontificii, II,
+489; ove volge i suoi passi, toccando Arezzo e Sinalunga, II, 491; qui
+è arrestato dal governo italiano, e per Firenze e Pistoia condotto
+prigione ad Alessandria, II, 492; manda un proclama agl’italiani
+invitandoli ad aiutare l’impresa di Roma, II, 493; è ricondotto a
+Caprera, II, 494; invia una lettera al Crispi intorno alla questione
+romana, II, 495; i tentativi d’invasione de’ suoi volontari lo
+crucciano di non poter esser fra loro, II, 496; a Caprera è posto
+sotto la sorveglianza di una squadra di guerra, II, 503: Canzio si
+accinge a liberarlo di prigionia, II, 505; fugge e ripara in Sardegna,
+II, 508; giunge a Vado sul continente, II, 511; sotto finto nome va
+a Livorno, di là per Empoli a Firenze, II, 511; non piegando nè ai
+consigli nè alle minaccie del governo, parte e sconfina a Passo Corese,
+II, 514; giunge a Terni, II, 514; ordina e mette in posizione le sue
+genti, II, 518; a Monterotondo, II, 519; cadono in suo potere Viterbo,
+Frosinone e Velletri, II, 523; tocca Fornuovo e Castel Giubileo, II,
+524; marcia su Roma, poi volge fino a Ponte Nomentano, II, 525; alcuni
+cattivi elementi mandano in dissoluzione il suo esercito, II, 527;
+l’intervento francese cresce le difficoltà della sua impresa, II,
+530: crede necessario marciare su Tivoli, II, 531; dà le disposizioni
+per la marcia, II, 533; muove su Tivoli, II, 536: combattimento di
+Mentana, II, 538; sua ritirata, II, 548; a Figline il governo d’Italia
+l’arresta, II, 549; è tratto prigione al Varignano, torna a Caprera,
+II, 552; rompe il suo lungo silenzio con un proclama agli Spagnuoli,
+II, 552; offre il suo braccio alla Francia, II, 554; sbarca a Marsiglia
+e giunge a Tours, II, 565; riceve il comando dei Corpi franchi, II,
+557; dopo gli scontri di Genlis e Saint-Jean de Losne muove su Autun,
+II, 560; i suoi battono il nemico a Châtillon-sur-Seine, II, 563;
+muove su Dijon, II, 564; prende posizione a Lantenay, vince a Prenois,
+II, 564; tenta infruttuosamente un attacco su Dijon, II, 565; rientra
+in Autun, II, 567; batte il nemico alle fazioni di Saint-Martin
+e Saint-Symphorien, II, 568; sue fazioni di concerto al generale
+Bourbaky, II, 570; scontri fortunati di Montbard, II, 571; occupa
+Dijon: le tre giornate di Dijon, II, 572; alla fazione di Pouilly
+la sua gente s’impadronisce di una bandiera nemica, II, 575; fa un
+proclama lodando i suoi soldati del valore dimostrato, II, 576; porta
+il quartier generale a Mondaine, II, 577; ritirata su Autun e di là su
+Lione, II, 578; si porta a Bordeaux all’Assemblea Nazionale, II, 579;
+torna a Caprera, II, 579; sua campagna nei Vosgi: conclusioni generali,
+II, 579.
+
+Suoi ultimi anni, II, 585; scrive all’avvocato Petroni intorno
+all’Internazionale, II, 588; si porta a Roma a proporre l’incanalamento
+del Tevere, II, 589; è lieto dell’assunzione al governo della Sinistra,
+II, 590; torna a Roma per avversar la Sinistra e il Depretis, II, 590;
+si mette a capo della _Lega della Democrazia_, II, 591; accetta una
+rendita dallo Stato, II, 593; è dichiarato nullo il suo matrimonio
+colla marchesa Raimondi, II, 595; sposa la signora Francesca Armosino,
+II, 598; va a Genova a protestare per l’arresto di Canzio, II, 599;
+quindi a Milano per la commemorazione di Mentana, II, 599; va ad
+Alassio a ristabilirsi in salute, II, 601; protesta energicamente
+contro la politica francese nella questione di Tunisi, II, 601; a
+questo proposito manda una lettera al giornale _La Patria_, II, 603;
+per la commemorazione dei _Vespri Siciliani_ va a Napoli, II, 603; e
+per le Calabrie, riposando a Catanzaro e passando per Messina, giunge
+a Palermo, II, 605; fa un proclama alla città di Palermo, II, 606;
+torna a Caprera, II, 607: sua morte, II, 607; onoranze tributategli
+in Italia e all’estero, II, 610; ultime sue volontà, II, 613: l’Eroe
+e il Capitano, II, 618; il Patriotta e l’Umanitario, II, 627; l’uomo
+privato, II, 638; tutto l’uomo, II, 657.
+
+Garibaldi Manlio, II, 596, 609.
+
+Garibaldi, Maurizio, I, 65.
+
+Garibaldi Menotti; sua nascita, I, 99; a Caprera, I, 403; a Palermo,
+II, 300; ad Aspromonte, II, 322; a Londra, II, 348; ad Ischia, II, 401;
+nel Trentino, II, 454, 456; a Mentana, II, 481, 498, 518, 525, 535;
+alla campagna dei Vosgi, II, 561, 568, 577; a Palermo, II, 607; gli
+muore il padre, II, 609.
+
+Garibaldi Michele, I, 10.
+
+Garibaldi Raimondi Rosa. Vedi Raimondi Garibaldi Rosa.
+
+Garibaldi Ricciotti; sua nascita, I, 202; a Londra, II, 348, 390; nel
+Trentino, II, 456; nei Vosgi, II, 561, 563, 571, 575; gli muore il
+padre, II, 609.
+
+Garibaldi Rosita (prima), I, 376.
+
+Garibaldi Rosita (seconda), II, 596.
+
+Garibaldi Teresita, II, 376.
+
+Garigliano, II, 228.
+
+Gattinara, I, 432.
+
+Gemonio, I, 459.
+
+Genestrello, II, 486.
+
+Genova, I, 24, 39, 220, 246, 400, 405, 503; II, 33, 255, 278, 280, 424,
+493, 495, 599.
+
+Gervino Giuseppe, I, 24.
+
+Ghio (generale), II, 164.
+
+Ghirelli, II, 501.
+
+Giaccone (padre), I, 15.
+
+Gianuzzi, I, 232.
+
+Gibilrossa, II, 92.
+
+Gibilterra, I; 394; II, 349, 390.
+
+Ginevra, II, 482.
+
+Giorgini (maggiore), II, 46.
+
+_Giovine Italia_, I, 34; suo stato quando accolse nelle sue file
+Giuseppe Garibaldi, I, 37.
+
+Girgenti, II, 308.
+
+Giulay (generale), I, 428.
+
+Gladstone, II, 352, 358, 373, 376.
+
+Golfo degli Aranci, II, 157, 159.
+
+Gomez Servando, I, 179.
+
+Gonçales de Silva Bento, I, 60, 77.
+
+Gorini, I, 424, 427, 455.
+
+Granville (Lord), II, 358.
+
+Grasse, I, 43.
+
+Griffini, I, 235.
+
+Griggs John, I, 79.
+
+Gualeguaj, I, 71.
+
+Gualeguaychu, I, 177.
+
+Guastalla Enrico, I, 23, 403; II, 482, 512.
+
+Guelfi, I, 386.
+
+Guerzoni, II, 140, 359, 401, 405, 515.
+
+Guiccioli (fattoria), I, 365.
+
+Guild-Hall, II, 362.
+
+Gusmaroli, I, 403
+
+
+Hervidero, I, 177.
+
+Herzen Alessandro, II, 352, 359.
+
+Hoffstetter Gustav, I, XX, 332.
+
+Hong-Kong, I, 398, 399.
+
+Hyde Park, II, 326.
+
+
+Imbituba, I, 89.
+
+Imeruy, I, 92.
+
+Imola, I, 500.
+
+Induno, I, 240, 465.
+
+Ischia, II, 393.
+
+Isnardi, I, 332.
+
+Isola (capitano), II, 504, 507.
+
+Italia, suo stato nel 1821, I, 28; nel 1848, I, 196, 229, 247, 259; nel
+1859, I, 415; nel 1860, II, 1; nel 1866, II, 408.
+
+_Itaparika_ (goletta), I, 92.
+
+Ivrea, I, 429.
+
+
+Jesus-Maria, I, 65.
+
+
+Kinnaird, II, 340, 352.
+
+Klapka (generale), II, 397.
+
+Kuhn, II, 428.
+
+
+_La Carmen_, I, 397.
+
+La Farina, II, 16, 35, 128.
+
+Lago di Garda, II, 421.
+
+Lago d’Idro, II, 426.
+
+Lago Maggiore, I, 429.
+
+Laguna, I, 88, 92, 95.
+
+La Loggia, II, 307.
+
+La Marmora, I, 387.
+
+La Masa Giuseppe, II, 31, 35, 47, 69, 83, 91, 93.
+
+Landi (generale), II, 72.
+
+Landi, I, 424, 460.
+
+Lantenay, II, 564.
+
+Lanza (generale), II, 88, 103.
+
+Lardaro, II, 459.
+
+Las Concas, I, 155.
+
+Las Cruces, I, 170.
+
+Las Vacas, I, 195.
+
+Lavalleja Juan Antonio, I, 129, 177.
+
+Laveno, I, 459.
+
+Leblanc, I, 263.
+
+Lecco, I, 475; II, 424.
+
+Ledru Rollin, II, 361.
+
+Lefebre, II, 111.
+
+_Lega della Democrazia_, II, 591.
+
+Leggiero, I, 360.
+
+Legione Italiana di Montevideo, sua organizzazione, I, 165; primi fatti
+d’arme, I, 166; sua bandiera, I, 168; combattimenti di Las Cruces e
+della Boyada, I, 170; eroica battaglia di Sant’Antonio, I, 177; onori
+tributatile dal governo di Montevideo, I, 187; un manipolo dei suoi
+passa in Italia, I, 205.
+
+Lemmi Adriano, II, 506, 511.
+
+Leonforte, II, 309.
+
+Lesseps, I, 277.
+
+Letizia (generale), II, 109.
+
+Levante, I, 25, 31.
+
+Liborio Romano, II, 169.
+
+Lima, I, 397, 399.
+
+Lincoln, II, 275.
+
+Lipsia, II, 327.
+
+Liveriero, I, 357.
+
+Liverpool, I, 396.
+
+Livorno, I, 248; II, 511.
+
+Livraghi, I, 332, 357, 360.
+
+Lobbia, II, 571.
+
+Lodi, II, 285.
+
+Lombardi Agostino, II, 403.
+
+_Lombardo_, II, 37.
+
+Lonato, II, 426.
+
+Londra, II, 326, 353.
+
+Lons-le-Saulnier, II, 577.
+
+Los Patos, I, 77.
+
+Lucca, II, 478.
+
+Lucignano, II, 492.
+
+Luino, I, 238.
+
+_Luisa_ (goletta), I, 63.
+
+Luna (monte), I, 344.
+
+
+Macchi, II, 259, 4S3, 485.
+
+Macerata, I, 253.
+
+Macerata Feltria, I, 316.
+
+Maddalena (isola della), I, 393, 400; II, 510.
+
+Magnavacca, I, 359.
+
+Maidenhead, II, 387.
+
+Maineri B. E., I, XXII.
+
+Majatico, II, 270.
+
+Maldonado, I, 64.
+
+Malenchini, I, 488; II, 139.
+
+Manara Luciano, I, 235, 265, 272, 275.
+
+Manchester, II, 358.
+
+Mandriole, I, 365.
+
+Mansion-House, II, 365.
+
+Mantova, II, 470.
+
+Manzoni Alessandro, II, 285.
+
+Marettimo, II, 58.
+
+Marianopoli, II, 308.
+
+Marineo, II, 89.
+
+Mario Alberto, I, XXII; II, 153, 483, 530.
+
+Mario White Jessie, I, XXII; II, 230, 505, 570.
+
+Marocchetti, I, 332, 424.
+
+Marsala, II, 60, 302.
+
+Marsiglia, I, 35, 46, 48, 400; II, 555.
+
+Martin Garcia, I, 153, 177.
+
+Martini Antonio, I, 356.
+
+Masina (colonnello), I, 299, 306.
+
+Massa Marittima, I, 386.
+
+Masséna Andrea, I, 5.
+
+Matteucci Ferdinando, I, 385.
+
+Mauri, II, 475.
+
+Maurigi Ruggiero, I, XXI.
+
+Mazzara, II, 302.
+
+Mazzini Giuseppe, I, 35, 38, 201, 228, 271, 322; II, 216, 359, 386, 394.
+
+_Mazzini_ (barca da guerra), I, 62.
+
+Medici Giacomo, sbarca a Montevideo e si arruola nella Legione
+italiana, I, 263; è inviato da Garibaldi in Italia ad annunziare la
+sua spedizione, I, 203; parte per l’Italia, I, 205; crucciatosi con
+Garibaldi, riannoda con lui l’antica amicizia, I, 224; comanda a Milano
+il battaglione _Anzani_, I, 229; combatte a Luino, I, 239; è inviato da
+Garibaldi ad Arcisate, I, 239; con pochi uomini resiste a cinquemila
+Austriaci e si ritira in Svizzera, I, 242; va alla difesa di Roma, I,
+278; combatte alla Casa Bruciata, I, 307; difende il Vascello, I, 324;
+è nominato colonnello nei Cacciatori delle Alpi, I, 424; a Varese, I,
+450, 456; a Rezzato, I, 489; segue Garibaldi nell’esercito dell’Italia
+centrale, I, 489; sbarca in Sicilia, II, 125; a Milazzo, II, 127, 133;
+al Volturno, II, 186, 189; nel Tirolo, II, 458.
+
+Medina Anacleto, I, 177.
+
+Melito, II, 160, 316.
+
+Mella (generale), II, 309.
+
+Mentana, II, 538.
+
+Mercatello, I, 345.
+
+Mercedes, I, 177.
+
+Meri, II, 133.
+
+Messina, II, 146, 605.
+
+Meucci, I, 396.
+
+Mezzacapo Luigi, I, 491.
+
+Mezzojuso, II, 306.
+
+Miceli, II, 482.
+
+Migliavacca, I, 421.
+
+Milano, I, 227, 476, 505; II, 284, 493, 599.
+
+Milazzo, II, 136.
+
+Milian, I, 74, 76, 177.
+
+Misilmeri, II, 90.
+
+Missiones, I, 97.
+
+Missori, II, 73, 141, 153, 160, 162, 370, 403, 483.
+
+Mocarta (barone), II, 67.
+
+Modena, I, 488; II, 493.
+
+Mondaine, II, 577.
+
+Monsummano, II, 478.
+
+Montaldi Luigi, I, 269.
+
+Montanari, I, 332, 366, 385.
+
+Montbard, II, 571.
+
+Montecatini, II, 479.
+
+Montelibretti, II, 501.
+
+Monte Maggiore, II, 518.
+
+Montepulciano, I, 340; II, 481.
+
+Monterchi, I, 343.
+
+Monterotondo I, 33; II, 519.
+
+Monte San Giovanni, II, 524.
+
+Monte Suello, II, 426, 430.
+
+Montevideo, I, 64, 76, 108, 109, 146. Vedi Legione.
+
+Monti Giuseppe, II, 515.
+
+Mont Roland, II, 577.
+
+Monza, I, 232; II, 285, 424.
+
+Morazzone, I, 240.
+
+Mordini Antonio, II, 216, 359.
+
+Moreschi Antonio, I, 385.
+
+Moringue (colonnello), I, 81, 100.
+
+Mosto, II, 47.
+
+Müller, I, 332.
+
+Mundy, I, XXI; II, 105, 358.
+
+Musolino, II, 153.
+
+Mustarda, I, 99.
+
+Mutro Edoardo, I, 82, 87.
+
+
+Napoli, II, 168, 254, 603.
+
+_Nautonier_ (brick), I, 48.
+
+Negretti, II, 340, 349, 375.
+
+New-Castle, I, 399; II, 326, 351.
+
+Newport, II, 351.
+
+New-York, I, 396, 399.
+
+Nicotera Giovanni, II, 489, 501, 518, 524, 594.
+
+Nizza Marittima, I, 5, 26, 217, 246, 400, 505; II, 5, 7, 9.
+
+_Nostra Signora delle Grazie_ (_La_), I, 26.
+
+Novara, I, 225.
+
+Nuova Cava, I, 150.
+
+
+Odessa, I, 19, 47.
+
+Ogareff, II, 359.
+
+_Ondine_, II, 390.
+
+Orbetello, II, 46.
+
+Oribe (generale), I, 109, 140.
+
+Orsini, II, 47, 57, 89, 107, 153.
+
+Orvieto, I, 338; II, 481.
+
+Oudinot, I, 261.
+
+
+Pacheco y Obes, I, XVIII, 163.
+
+Padenghe, II, 427.
+
+Palazzolo, II, 291.
+
+Palermo, II, 91, 298, 605.
+
+Palestrina, I, 275.
+
+Pallavicini (generale), II, 323, 325, 329, 418.
+
+Pallavicino Giorgio, I, 405; II, 211, 216.
+
+Palmanuova, II, 468.
+
+Palmer, II, 111.
+
+Palmerston (Lord), II, 341, 343, 358, 359, 371, 641.
+
+Palos, I, 217.
+
+Pampa, I, 66.
+
+Panama, I, 397.
+
+_Pane Giuseppe_, I, 47; II, 511.
+
+Panizzi Antonio, I, 404; II, 340, 359.
+
+Pantaleo, II, 70.
+
+Paranà, I, 151.
+
+Parco, II, 87.
+
+Paris Giuseppe, I, 47.
+
+Parma, II, 285.
+
+_Partenope_, II, 62.
+
+Partinico, II, 82, 85, 302.
+
+Pasolini Giuseppe, II, 285.
+
+Pasques, II, 564.
+
+Passo Corese, II, 514, 518.
+
+Paternò, II, 310.
+
+_Patria_ (_La_), giornale, II, 603.
+
+Pavia, I, 225; II, 288, 493.
+
+Peard, II, 373, 388.
+
+Penquite Par, II, 388.
+
+_Pereira_ (legno da guerra), I, 148.
+
+Perelli, II, 475.
+
+Perkins, II, 359.
+
+Persano (Di) C., I, XXI; 11, 32, 125.
+
+Pesante, I, 76.
+
+Pesante Angelo, I, 19.
+
+Pescetto (generale), II, 494.
+
+Pescia, II, 479.
+
+Petroni (avvocato), II, 588.
+
+Piana de’ Greci, II, 89.
+
+Piazza, II, 309.
+
+Piccadilly, II, 359.
+
+Picozzi Antonio, I, 229.
+
+_Piemonte_, II, 37, 423.
+
+Pinelli (ministro), I, 337.
+
+Pio IX, I, 197.
+
+Piombino, II, 44.
+
+Piratinin, I, 77.
+
+Pistoia, II, 492.
+
+Pitigliano, II, 54.
+
+Plata (Stati della), loro storia, I, 109.
+
+Plezza Giacomo, I, 277, 283.
+
+Plimouth, II, 388.
+
+Poggibonsi, I, 386.
+
+Poggio Mirteto, I, 335.
+
+Polonia, II, 333.
+
+Pomarance, I, 386.
+
+Ponte Acuto, I, 337.
+
+Ponte Nomentano, II, 525.
+
+Ponte Stura, I, 430.
+
+Ponte Tresa, I, 241.
+
+Porcelli, II, 397, 400.
+
+Portsmouth, II, 352.
+
+Prandina, II, 614.
+
+Prato, I, 386.
+
+_Procida_ (legno di guerra), I, 148.
+
+
+Quarto, II, 33, 37.
+
+Quattro-Venti (Casino de’). Vedi villa Corsini.
+
+Quintini, I, 424, 456.
+
+
+Raimondi Garibaldi Rosa, I, 5, 7 9.
+
+Raimondi Giuseppina, I, 466, 508, 595.
+
+Rammon (dottore), I, 71.
+
+Rampagallo, II, 60.
+
+Rapolano, II, 481.
+
+Rattazzi, II, 16, 279, 283, 306, 482, 494.
+
+Ravaglia, I, 366.
+
+Ravenna, I, 219, 385.
+
+Ravini (maggiore), II, 498.
+
+Regalbuto, II, 309.
+
+Reggio, II, 161, 316.
+
+Renna, II, 85.
+
+Repubblica romana. Vedi Roma.
+
+_Repubblicano_, I, 79.
+
+Reumont (De) Alfredo, I, 391.
+
+Rezzato, I, 480.
+
+Ribera (presidente), I, 109, 140.
+
+Riberas Anita. Vedi Anita.
+
+Riboli, II, 483.
+
+Ricasoli, II, 259, 277.
+
+Ricciardi Giuseppe, I, XXI.
+
+Richardson, II, 340, 341, 362.
+
+Ricotti (generale), II, 310.
+
+Rieti, I, 255, 258.
+
+Rimini, I, 495, 500.
+
+Rio della Plata, I, 64, 176.
+
+Rio Grande del Sud, cause che lo sollevarono contro il Brasile, I, 59.
+
+Rio Janeiro, I, 48, 50.
+
+_Rio Pardo_ (lancione da guerra), I, 79, 88.
+
+Ripari (dottore), II, 47.
+
+_Ripon_ (vapore), II, 349.
+
+Riso Francesco, II, 17.
+
+Rive, I, 431.
+
+Rizzo Giovanni, I, 146.
+
+Robarello, I, 462, 466.
+
+Robaudi, II, 8.
+
+Rocca d’Anfo, II, 430.
+
+Rocca d’Arce, I, 297.
+
+Rodney Mundy, I, XXI.
+
+Roma, è visitata da Garibaldi giovinetto, I, 21; fuggito Pio IX,
+elegge la _Giunta Suprema_, I, 250; Garibaldi va in sua difesa, I,
+250; proclama la repubblica, I, 257; l’intervento francese, I, 261;
+si prepara alla difesa, I, 262; vince a Villa Pamfili, I, 266; è
+minacciata dagli Austriaci, dagli Spagnuoli e dal re di Napoli, I, 272;
+la missione di Lesseps, I, 277, 301; elegge Rosselli comandante supremo
+dell’esercito e Garibaldi a generale di divisione, I, 279; vince a
+Velletri, I, 282; tenta invadere il Napoletano, I, 296; è minacciata
+sempre più dagli Austriaci, I, 299: la giornata del 3 giugno a Villa
+Pamfili, I, 302; è assediata, I, 314; estrema difesa, I, 326; caduta,
+I, 328; ospita Garibaldi, II, 589, 591.
+
+Romagnano, I, 436.
+
+Rondinello, I, 455.
+
+Rosas (don Juan Manuel), I, 133.
+
+Rosolino Pilo, II, 16, 70, 83, 86.
+
+Rosselli Giuseppe, I, 280.
+
+Rosselli Pietro, I, 491.
+
+Rossetti Luigi, I, 50, 76, 102.
+
+Roverbella, I, 225.
+
+Rubattino Raffaele, II, 33.
+
+Russell (Lord), II, 358, 386.
+
+
+Sacchi Gaetano, I, XXVII, 76, 178, 205, 225, 332, 420, 424; II, 26,
+153, 268.
+
+Saffi Aurelio, II, 359.
+
+Saint-Jean de Losme, II, 577.
+
+Saint-Martin. II, 568.
+
+Salemi, II, 67.
+
+Salò, II, 425.
+
+Salomone, II, 489.
+
+Salto, I, 177.
+
+_San Carlo_ (piroscafo), I, 238.
+
+San Dalmazio, I, 386.
+
+San Fermo, I, 455, 466.
+
+San Filippo, II, 309.
+
+San Fiorano, II, 471.
+
+_San Francesco_ (paranzella), II, 506.
+
+San Francisco, I, 162.
+
+San Gemini, I, 336.
+
+San Germano, I, 432.
+
+San Giustino, I, 344.
+
+San José (del Norte), I, 98.
+
+San Lorenzo, II, 54, 498, 502.
+
+San Marino (Repubblica di), I, 347.
+
+_San Michele_, I, 390.
+
+San Pancrazio, I, 302.
+
+San Salvatore, I, 431, 451.
+
+Santa Caterina, I, 83, 97; II, 308.
+
+Santa Fé (nel Parana), I, 71.
+
+Sant’Ambrogio, I, 462, 466.
+
+Sant’Angelo, II, 223.
+
+Sant’Angelo in Vado, I, 346.
+
+Sant’Anna (fratelli), II, 67, 73, 93.
+
+Sant’Antonio, I, 178.
+
+Santa Vittoria, I, 98.
+
+Santo Stefano, I, 404; II, 308.
+
+Santo Stefano (porto di), II, 57.
+
+Sardegna, I, 400.
+
+Sarnico, II, 288, 291.
+
+Sauvaigo Luigia, I, 25.
+
+Savigliano, I, 426.
+
+Savini Giuseppe, I, 385.
+
+Savoia, II, 5.
+
+Schwarz. Vedi Elpis Melena.
+
+Sciacca, II, 302.
+
+Scilla, II, 324.
+
+Scott (_Alderman_), II, 362.
+
+Seely (signore), II, 340, 344, 349, 353, 362, 373, 375, 387.
+
+_Seival_ (lancione da guerra), I, 84.
+
+Semeria Carlo, I, 25.
+
+Semidei (Collegio), I, 147.
+
+Serafini Camillo, I, 386.
+
+Sesto Calende, I, 439.
+
+Settembrini Luigi, I, 404.
+
+Seymour (ammiraglio), II, 352.
+
+Sgarallino Andrea, II, 505.
+
+Shaftesbury, II, 340, 352, 386.
+
+Sicilia, I, 248; II, 12.
+
+Siena, II, 481.
+
+Simonetta Francesco, I, 425, 436, 457, 459.
+
+Sinalunga, II, 492.
+
+Sirtori Giuseppe, II, 35, 47, 93.
+
+Sisco, I, 332.
+
+_Società Emancipatrice,_ II, 282, 288, 298.
+
+Somma Amadio, II, 470.
+
+Sonnaz (generale), I, 432.
+
+Soveria, II, 164.
+
+_Speranza_ (_La_), brigantino, I, 206, 214.
+
+Spezia, II, 325.
+
+Stafford-House, II, 361.
+
+Stagnetti, I, 332.
+
+Stati-Uniti, I, 275.
+
+Sterbini Pietro, I, 253.
+
+Stocco, II, 47, 164.
+
+Stocolma, II, 327.
+
+Storo, II, 445.
+
+Southampton, II, 349.
+
+Stradella, II, 7.
+
+_Stromboli_, II, 62.
+
+Susini Millelire, I, 424, 455.
+
+Susini Pietro, I, 393.
+
+Sutherland (Lord), II, 340, 344, 349, 353, 358, 373, 375, 387, 401.
+
+
+Taganrok, I, 33.
+
+Talamone, II, 45, 48.
+
+Talant, II, 565.
+
+Tanara, II, 564.
+
+Tangeri, I, 395.
+
+Tapevi, I, 178.
+
+Taramanday, I, 84, 85.
+
+Tavani-Arquati Giuditta, II, 517.
+
+Taxil Leo, II, 604.
+
+Taylor, II, 340, 359.
+
+Teano, II, 229.
+
+Tennyson, II, 352.
+
+Termini, II, 133.
+
+Terni, I, 335, 514.
+
+Tevere, I, 23; II, 289.
+
+Thornton Hunt, II, 344.
+
+Timoni (signora), I, 25.
+
+Tivoli, I, 273, 332.
+
+Todi, I, 336.
+
+Torino, I, 225, 417, 420, 432, 495, 503, 506; II, 8, 255, 298, 470, 493.
+
+_Torino_ (piroscafo), II, 157, 159.
+
+Torricelli, I, 332.
+
+Torrita, I, 341.
+
+Tours, II, 555.
+
+Trasselli, II, 306.
+
+Tre Ponti, I, 480.
+
+Trescorre, II, 288.
+
+Treviso, II, 468.
+
+Tükery, II, 94, 96, 138.
+
+Tunisi, I, 47, 390.
+
+Türr Stefano, I, 481; II, 46, 47, 93, 127, 177, 179, 180.
+
+
+Udine, II, 468.
+
+Ugo Delle Favare, II, 606.
+
+Umberto I, II, 610.
+
+_Unione_ (brigantino), I, 47.
+
+Urban (tenente maresciallo), I, 417.
+
+Urquiza (generale), I, 146.
+
+Uruguay, I, 61; compendio storico delle sue vicende politiche, cause
+della sua guerra contro la Repubblica Argentina, I, 109.
+
+
+Vacchieri, I, 455; II, 181.
+
+Vado, II, 511.
+
+Valcamonica, II, 427.
+
+Valcuvia, I, 461.
+
+Valle (Della) Giuseppe, I, XX.
+
+Valledolmo, II, 308.
+
+Valletta, II, 348.
+
+_Valletta_ (piroscafo), II, 348.
+
+Valsabbia, I, 484.
+
+Valtellina, I, 484.
+
+Varese, I, 289, 441, 458, 461; II, 7, 415, 424.
+
+Varignano, II, 552.
+
+Vascello, I, 303, 323.
+
+Vecchi (colonnello), II, 417.
+
+Vecchi Candido Augusto, I, XIX; II, 33.
+
+Velletri, I, 282.
+
+_Veloce_ (corvetta), II, 137.
+
+Venezia, I, 249; II, 468.
+
+_Verbano_ (piroscafo), I, 238.
+
+Vercelli, I, 432.
+
+Verità (don Giovanni), I, 386.
+
+Verona, II, 468.
+
+Verrua, I, 427.
+
+Vezza, II, 430, 432.
+
+Vicari (signor), I, 241.
+
+Vicenza, II, 468.
+
+Viganotti, I, 438.
+
+Villa Corsini, I, 268, 302.
+
+Villa Glori, II, 516.
+
+Villalba, II, 308.
+
+Villa Pamfili, I, 267, 302.
+
+Villa Ponti, I, 448.
+
+Villarosa, II, 309.
+
+Villa Spada, I, 324, 326.
+
+Villa Spinola, II, 33, 37.
+
+Vinci, II, 481.
+
+Vita, II, 73.
+
+Viterbo, II, 517, 523.
+
+Vittorio Emanuele, I, 420, 431, 476, 494, 503; II, 26, 40, 147, 208,
+229, 232, 269, 893, 590.
+
+Voltaggio, I, 412.
+
+Volturno, II, 179.
+
+
+Wampoo, I, 399.
+
+_Washington_, II, 233.
+
+Weimouth, II, 388.
+
+Wight (isola di), II, 344, 351.
+
+Woolwich, II, 358.
+
+
+Zambeccari Livio, I, 160.
+
+Zambianchi (colonnello), II, 50.
+
+Zanardelli, I, 479.
+
+Zoffetti Francesco, II, 515.
+
+_Zuavo di Palestro_, II, 407.
+
+Zucchi (generale), I, 249.
+
+Zuppetta, II, 259.
+
+
+
+
+INDICE DEL VOLUME SECONDO.
+
+
+ _Capitolo_
+ VIII. Da Marsala al Faro [1860] Pag. 1
+ Carta d’insieme della Sicilia ivi
+ Piano delle operazioni sotto Palermo 96
+ Piano della battaglia di Milazzo 144
+ IX. Dal Faro al Volturno [1860] 151
+ Piano della giornata del Volturno [1º
+ ottobre 1860] 193
+ X. Da Caprera ad Aspromonte [1861-1862] 235
+ XI. Da Londra a Bezzecca [1863-1866] 332
+ Schizzo topografico delle operazioni di
+ Garibaldi nel Trentino [1866] 456
+ XII. Da Mentana a Dijon. [1867-1870] 463
+ Schizzo topografico dell’insurrezione romana
+ [1867] 552
+ Schizzo topografico della Campagna di Francia
+ [1870] 584
+ XIII. Ultimi anni [1871-1882] 585
+ XIV. Epilogo 618
+ I. L’Eroe e il Capitano ivi
+ II. Il Patriotta e l’Umanitario 627
+ III. L’Uomo privato 638
+ IV. Tutto l’uomo 657
+ Indice generale dei nomi e delle cose 671
+
+
+
+
+NOTE:
+
+
+[1] In quell’opuscolo scritto, come è noto, dal visconte A. de La
+Guerronière, ma evidentemente ispirato da Napoleone, si proponeva la
+creazione d’un Regno dell’Alta Italia, lasciando al Papa la sola città
+di Roma.
+
+[2] Nota-Circolare del conte di Cavour alle Legazioni sarde all’estero,
+del 27 gennaio 1860.
+
+[3] Il signor Artom, oggi senatore del Regno, allora capo del gabinetto
+del grande Ministro. Vedi _Œuvre parlementaire du comte de Cavour,
+Préface._
+
+[4] _Maintenant nous voilà complices_, parole del Cavour al principe
+Talleyrand, ministro di Francia a Torino, appena fu sottoscritto il
+Trattato di Nizza e Savoia. Vedile in ARTOM, DE LA RIVE, MASSARI.
+
+[5] Nel 1860 al barone De Martini, inviato di Francesco di Napoli
+a Napoleone, questi diceva: «Scaltri sono davvero gl’Italiani; essi
+comprendono a meraviglia che, dopo di aver dato il sangue de’ miei
+soldati per l’indipendenza del loro paese, giammai non farò tirare il
+cannone contro di essi. È stata questa convinzione che ha guidata la
+rivoluzione a compiere l’annessione della Toscana al Piemonte contro i
+miei interessi, e che ora la sospinge ai danni della Casa di Napoli.» —
+N. BIANCHI, _Storia documentata della Diplomazia europea_, già citata,
+pag. 298.
+
+[6] La frase è d’una lettera diretta allo scrittore di queste pagine in
+risposta ad una, colla quale, in nome del partito liberale di Brescia,
+gli aveva offerto la candidatura di quella città.
+
+Riporto la lettera per intero:
+
+ «Caprera, 26 marzo 1860.
+
+ »Mio caro Guerzoni,
+
+»Mi duole di non poter accettare per Brescia, avendo accettato per
+Nizza. — La città mia natale si trova in pericolo di cadere nelle
+ugne del protettore padrone — ed il mio dovere mi chiama sulle sponde
+del Varo. — Trent’anni al servizio della libertà dei popoli — avrò
+guadagnato il servaggio della mia povera terra! Domani forse dovrò
+arrossire di chiamarmi Italiano al cospetto de’ miei compagni d’armi
+— e mi chiamerete suddito del Due Decembre — del protettore del Papa —
+del bombardatore di Roma.
+
+»Ringraziate i vostri bravi concittadini, e credetemi sempre
+
+ »vostro
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[7] Non a primo scrutinio però. Il conte di Cavour nella tornata della
+Camera del 12 aprile per dimostrare che anche in Nizza il partito
+italiano avverso all’annessione non era tanto forte quanto si credeva,
+fece notare che sopra 1596 elettori inscritti, Garibaldi non ottenne
+che 444 voti, cioè solo il 28 per cento; pel che fu resa necessaria
+una seconda votazione. La conseguenza tratta da quella cifra non ci
+pare che corra a fil di logica, poichè nel novero di quegli elettori
+mancavano appunto le classi popolari, che erano più di tutte avverse
+all’annessione.
+
+[8] Non crediamo, per esempio, farina del suo sacco tutta
+l’argomentazione di costituzionalità; molto meno le parole usate a
+svilupparla. Ne giudichi il lettore:
+
+«_Garibaldi_. Signori, nell’articolo 5º dello Statuto si dice:
+
+»I trattati che importassero una variazione di territorio dello Stato,
+non avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Camere.»
+
+»Conseguenza di questo articolo della legge fondamentale si è, che
+qualunque principio d’esecuzione dato ad una diminuzione dello Stato,
+prima che questa diminuzione sia sancita dalla Camera, è contrario allo
+Statuto. Che una parte dello Stato voti per la separazione prima che la
+Camera abbia deciso se questa separazione debba aver luogo, prima che
+abbia deciso se si debba votare, e come si debba votare pel principio
+d’esecuzione della separazione medesima, è un atto incostituzionale.
+
+»Questa, Signori, è la quistione di Nizza sotto il punto
+costituzionale, e che io sottopongo al sagace giudizio della Camera.»
+— _Atti del Parlamento italiano, Sessione del 1860_. Tornata del 12
+aprile 1860.
+
+[9] Vedi nella _Storia documentata della Diplomazia europea_, vol.
+VIII, pag. 275, le _Istruzioni_ al marchese Pes di Villamarina,
+ministro plenipotenziario di Sardegna presso la Corte di Napoli, e pag.
+280, il _Dispaccio confidenziale_ del Cavour allo stesso colla data del
+13 marzo 1860.
+
+[10] Su queste dimostrazioni vedi _La restaurazione borbonica e la
+rivoluzione del 1860 in Sicilia dal 4 aprile al 18 giugno; Ragguagli
+storici_ di ISIDORO LA LUMIA. Palermo, 1860.
+
+Per la parte avuta dai Siciliani del partito d’azione e da Giuseppe
+Mazzini nell’opera preparatrice della rivoluzione, vedi principalmente
+RAFFAELE VILLARI, _Cospirazione e rivolta_. Messina, tip. D’Amico,
+1861; ed i _Cenni biografici e storici_ dettati da AURELIO SAFFI e da
+lui premessi a proemio del testo al vol. XI degli _Scritti editi ed
+inediti di Giuseppe Mazzini._
+
+[11] VILLARI, op. cit., pag. 372.
+
+[12] _Cenni biografici e storici, Proemio_ di AURELIO SAFFI sopra
+citato, pag. 39. Anche sul viaggio di Crispi in Sicilia e sulla parte
+da lui avuta ad apparecchiarne la riscossa, vedi nello stesso _Proemio_
+molti documenti e particolari; tra gli altri una serie cronologica
+di _Note storiche_ del Crispi medesimo ed uno scritto anonimo di un
+Siciliano partecipe al lavoro di quegli anni. In quello scritto si
+legge fra gli altri particolari che il Crispi pel primo insegnò ai
+Siciliani a fare le bombe all’Orsini, modellandone egli stesso in creta
+alcuni campioni.
+
+[13] Il LA LUMIA, opera citata, l’attribuisce alla prima cagione; il
+CRISPI nelle sue _Note storiche_ confidate al Saffi, alla seconda.
+
+[14] Rosolino Pilo, patita una fiera fortuna di mare ed altre
+peripezie, non potè approdare a Messina che il 9 aprile. Vedi sul
+viaggio di Pilo, _Relazione esatta della spedizione di Rosolino Pilo e
+Giovanni Corrao avvenuta nel 1860_, scritta da RAFFAELE MOTTO, pilota
+della paranza, pubblicata per cura di Francesco Zannoni. Spezia,
+novembre 1877.
+
+[15] Fu scritto per delazione d’uno dei frati della Gancia: pura
+favola. Il processo chiarì che l’involontario delatore fa uno degli
+operai affigliati alla congiura che la confidò, credendolo fidato, ad
+un altro operaio, il quale invece altro non era che un arnese occulto
+della polizia.
+
+[16] _Vita di Nino Bixio_, pag. 173 e segg.
+
+[17] Vedi lettera di Garibaldi in risposta ai Siciliani nel _Proemio_
+già citato di AURELIO SAFFI, pag. 39 e 46.
+
+[18] La testimonianza è quella dello stesso colonnello, ora generale
+Sacchi. Ecco come nel fascicolo de’ suoi _Ricordi_ egli racconta
+l’episodio:
+
+«La spedizione in Sicilia doveva prima farsi colla brigata Reggio,
+45º e 46º reggimento, quest’ultimo da me comandato; Garibaldi da
+Alessandria ove io stanziava mi chiamò a Torino; mi parlò di quest’idea
+che aveva subordinata al parere del Re; mi diede istruzioni pel caso
+si dovesse effettuare; io misi a parte del segreto Chiassi, Isnardi,
+Pellegrini, Grioli, Lombardi e qualche altro ufficiale del reggimento;
+dopo qualche tempo mi richiamò a Torino; in presenza di Trecchi, che
+ritornava d’aver visto il Re, mi disse che non si pensava più a quanto
+erasi prima ideato; e non solo non ci si pensava, ma bisognava anche
+che rimanesse nelle fila chi eravi vincolato, salvo ad accorrer poi; ma
+che intanto bisognava lavorare ad impedire che si sciogliessero forze
+organizzate; tale era il parere del Re! Fu allora che io chiesi una
+parola di Garibaldi perchè fossero conosciuti i suoi intendimenti al
+proposito, e che egli prima di partire redasse l’Ordine del giorno che
+ho trascritto.»
+
+[19] Lettera del generale Fanti, ministro della guerra, al generale
+Ribotti, Torino, 6 aprile 1860, citata nella _Storia documentata della
+Diplomazia europea_, di N. BIANCHI, pag. 289.
+
+[20] Il dottore AGOSTINO BERTANI nel suo opuscolo: _Ire politiche
+d’oltre tomba_ (pag. 61), dice che il Sirtori al ritorno d’una visita
+fatta al Cavour, alcuni giorni prima della spedizione, gli narrò che il
+Conte stesso interpellato cosa pensasse della fortuna di quegli arditi
+patriotti, rispose sorridendo e fregandosi le mani: «Io non penso che
+li prenderanno.»
+
+Non vogliamo mettere in dubbio la sincerità del dottor Bertani; ma come
+si concilierebbe quel racconto del Sirtori con questa lettera da lui
+stesso diretta nel medesimo giorno al conte Giulini di Milano:
+
+«Partiamo per un’impresa risolta contro i miei consigli. Vedi
+Cavour e fa’ che non ci abbandoni. La nostra bandiera è la vostra.
+Aiuti efficaci non ci possono venire che da voi, cioè dal Governo.
+I nostri mezzi sono troppo al di sotto dell’impresa; ma l’impresa
+merita che il Governo ci aiuti, e lo può senza compromettersi. Giorni
+sono vidi Cavour a Genova; gli parlai del nostro disegno, toccai
+dell’insufficienza dei nostri mezzi; il suo discorso mi lascia sperare
+aiuto. Egli è il solo che possa aiutare efficacemente, e credo che
+abbia cuore e mente per comprendere quanto bene farà all’Italia
+aiutandoci.» — Si trova nella citata _Storia documentata della
+Diplomazia europea_, vol. VIII, pag. 290.
+
+[21] Vedi l’ormai famosa Lettera di Massimo D’Azeglio a M. Rendu, del
+15 maggio 1860.
+
+Il D’Azeglio poi restituì le armi sequestrate, dodicimila carabine
+_Enfields_, che servirono per le successive spedizioni.
+
+[22] Tutto ciò attesta il suo _Epistolario_; ma avremo occasione di
+riparlare di questo, quando incontreremo il La Farina a Palermo.
+
+[23] Leggiamo in parecchi libri e giornali che il conte di Cavour,
+al Persano che lo interpellava sul vero senso dell’ordine ricevuto,
+rispondesse: «Navighi tra Garibaldi e gl’incrociatori napoletani;» al
+che l’Ammiraglio avrebbe risposto: «Ho capito; se sbaglio mi manderà
+a Fenestrelle.» Ma la verità vuole si dica che il PERSANO stesso,
+nel suo noto _Diario politico militare_, racconta un po’ diversamente
+l’aneddoto, e importa ricordarne il vero tenore:
+
+«9. — .... Devo arrestare i volontari partiti da Genova per la Sicilia
+su due piroscafi della Società Rubattino sotto il comando del generale
+Garibaldi, ove tocchino in qualche porto della Sardegna, e più
+particolarmente a quelli della Maddalena e del golfo di Cagliari, MA
+DEVO LASCIARLI PROCEDERE NEL LORO CAMMINO INCONTRANDOLI PER MARE.
+
+»Nella via percorsa mi fermo a Tortolì tanto quanto basta ad
+impostarvi una lettera riservata a S. E. il conte di Cavour, dettatami
+dall’ambiguità dell’ordine avuto. Gli dico che la spedizione che ho
+mandato di arrestare non avendo potuto effettuarsi ad insaputa del
+Governo, ne argomentava non avesse a toccare nè alla Maddalena, nè
+dove mi si ingiungeva di fermarla; ma siccome potrebbe pur esservi
+sforzata da eventualità di mare, chiedeva di telegrafarmi CAGLIARI,
+quando realmente si volesse l’arresto; e MALTA nel caso contrario;
+proferendomi in qualsiasi evento di salvare sempre colla mia persona
+il Governo del Re col lasciargli facoltà di oppormi ogni operato
+_della divisione che comando sebbene ordinatomi_, e di castigarmi ove
+occorrano maggiori prove.
+
+»10. — S. E. il conte di Cavour mi telegrafa: _Il_ MINISTERO HA DECISO
+_per_ CAGLIARI. Questo specificarmi che la decisione era stata presa
+dal Ministero mi fa comprendere che egli, Cavour, opinava diversamente;
+quindi per tranquillarlo mi faccio premura di ripetergli: _Ho capito_;
+e risolvo di lasciar procedere l’ardito condottiero al suo destino,
+ove mai approdasse nei porti in cui erami ingiunto di arrestarlo;
+facendo ogni mostra atta a far credere sul serio essere io stato
+nell’intendimento di trattenerlo.» — Vedi _Diario_ citato, pag. 14, 15
+e 16.
+
+Ma come ognun vede, qui dell’ordine _di navigare tra i Garibaldini e
+gl’incrociatori non ce n’è parola_; quindi la supposta protezione della
+squadra sarda preparata dal conte di Cavour dilegua in fumo. Il conte
+di Cavour non voleva impedire la prima spedizione, e faceva certamente
+voti per la sua riuscita; ma fino al punto di volerla coprire e
+difendere colle sue navi non era ancor disposto ad arrivare. Oltre
+di che dicano i marinai, se un ordine dato a una squadra ancorata in
+Sardegna di coprire dei legni partiti da Genova e diretti Dio sa per
+quale rotta alla volta di Sicilia, poteva essere dato seriamente e in
+ogni cosa efficacemente eseguito!
+
+[24] Ripeto qui una Nota della mia _Vita di Nino Bixio_:
+
+«Trascrivo testualmente questo telegramma dal _Diario_ di Bixio. E
+così fu interpretato dal Crispi che lo ricevette, così fatto leggere
+a Garibaldi e a quanti lo circondavano. A me pure, venuto in que’
+giorni da Brescia con una schiera di cento Bresciani pronti a partire,
+fu tradotto così. Ora invece il generale Fabrizi mi avverte che il
+suo telegramma fu male interpretato, e che suonava invece così:
+_L’insurrezione, vinta nella città di Palermo, si sostiene nelle
+provincie_. L’equivoco nacque certamente dall’essere il telegramma in
+cifra, e una di quelle cifre rivoluzionarie destinate a passare non
+intese sotto gli occhi di tante Polizie nemiche, quindi più oscura
+delle altre. Certo il generale Fabrizi non ebbe intenzione di mandare
+alcuna notizia che avesse per effetto di sospendere una spedizione da
+lui prima che da ogni altro aspettata e secondata.»
+
+[25] Il La Farina aveva ricevuto millecinquecento fucili; ma per quante
+preghiere gli fossero fatte, non ne volle mai dare più di mille. Ciò è
+attestato tanto da GARIBALDI nei _Mille_, quanto dal BERTANI nelle sue
+_Ire d’oltre tomba_, e riconfermato poi da questa lettera del signor
+Enrico Besana, uno dei direttori del _Milione di fucili_, illibatissimo
+patriotta, ma di parte moderata, e la cui testimonianza non può in
+questa cosa essere sospetta:
+
+ «Pregiatissimo sig. Direttore del Giornale _La Perseveranza_.
+
+ »Milano, 12 gennaio....
+
+»Nell’impossibilità di indirizzarmi al signor Ba.... mi rivolgo a lei,
+perchè voglia rettificare alcune inesattezze inserite nell’appendice
+del pregiatissimo di lei giornale del 12 gennaio corrente. Parlando
+di Giuseppe La Farina, l’appendicista attribuisce al suddetto, come
+presidente della _Società nazionale_, la somministrazione dei mezzi
+necessari per la spedizione di Marsala; ma il fatto si è che il La
+Farina, con tutta la più buona volontà del mondo, non potè contribuire
+che pochi fucili; l’amministrazione del _Milione di fucili_, di cui io
+era indebitamente uno dei due direttori, somministrò tutto il materiale
+che fu imbarcato, non che centomila franchi in contanti. La spedizione
+Medici poi fu completamente organizzata, vestita, armata e provveduta
+persino de’ necessari bastimenti a vapore di trasporto dalla suddetta
+amministrazione.
+
+»Tutto ciò in onore al vero. Con tutta la stima
+
+ »ENRICO BESANA.»
+
+(BERTANI, op. cit., pag. 126.)
+
+[26] Circa ai denari che servirono d’erario alla prima spedizione, così
+scrive il BERTANI nelle sue _Ire politiche d’oltre tomba_, pag. 53 e
+54:
+
+«I primi danari per la spedizione, cospicua somma che servì appunto
+alla compra di armi, di munizioni, di viveri e per cento altri bisogni,
+vennero da Pavia, città sempre esemplare nella iniziativa delle più
+ardite e patriottiche imprese, altri e molti ne fornì, come dissi già,
+la cassa del _Milione di fucili_. Altre migliaia di lire aveva ricevute
+Garibaldi dall’America, raccolte da amici suoi.
+
+»I denari _per poter salpare_ li recò a me il 5 maggio a sera,
+coll’ultima corsa della ferrovia da Milano, l’avvocato Filippo
+Migliavacca, già tenente de’ volontari del 1859, maggiore a Milazzo,
+dove morì combattendo.
+
+»Erano le sessantamila lire provenienti dalla cassa del _Milione di
+fucili_, e rappresentate da un _buono_ sulla Banca di Genova. Ma l’ora
+era già troppo tarda per averne il cambio. Che fare? l’imbarazzo era
+grande quanto la premura.
+
+»Mandai tosto, giacchè io era infermo, presso alcuni ricchi negozianti
+miei clienti per avere il denaro; ma a quell’ora e con tanta fretta non
+potei trovare presso di un solo la rilevante somma in metallo.
+
+»Fu necessario che mi accontentassi di trentamila lire in marenghi, che
+consegnai oltre le 11 ore di notte a bordo dei battelli a vapore già
+venuti nelle mani dei volontari.»
+
+[27] Parole dello stesso GARIBALDI nel suo libro _I Mille_, pag. 7.
+
+[28] CATULLO, nell’_Epitalamio di Teti e Peleo_, versi 22-23.
+
+[29]
+
+ «Quarto, 5 maggio 1860.
+
+ »Sire,
+
+»Il grido di sofferenza che dalla Sicilia arrivò alle mie orecchie,
+ha commosso il mio cuore e quello di alcune centinaia dei miei vecchi
+compagni d’arme.
+
+»Io non ho consigliato il moto insurrezionale dei miei fratelli
+di Sicilia; ma dal momento che si sono sollevati a nome dell’unità
+italiana, di cui Vostra Maestà è la personificazione, contro la più
+infame tirannide dell’epoca nostra, non ho esitato di mettermi alla
+testa della spedizione.
+
+»So bene che m’imbarco per un’impresa pericolosa, ma pongo confidenza
+in Dio, nel coraggio e nella devozione de’ miei compagni. Il nostro
+grido di guerra sarà sempre: _Viva l’Unità d’Italia! Viva Vittorio
+Emanuele, suo primo e bravo soldato!_
+
+»Se noi falliremo, spero che l’Italia e l’Europa liberale non
+dimenticheranno che questa impresa è stata decisa per motivi puri
+affatto da egoismo e interamente patriottici. Se riusciremo, sarò
+superbo d’ornare la corona di Vostra Maestà di questo nuovo e
+brillantissimo gioiello, a condizione tuttavia che Vostra Maestà si
+opponga a ciò che i di lei consiglieri cedano questa provincia allo
+straniero, come hanno fatto della mia terra natale.
+
+»Io non ho partecipato il mio progetto a Vostra Maestà: temeva infatti
+che per la riverenza che le professo non riuscisse a persuadermi
+d’abbandonarlo.
+
+»Di Vostra Maestà, Sire, il più devoto suddito
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[30]
+
+ «Soldati Italiani,
+
+»Per alcuni secoli la discordia e l’indisciplina furono sorgente di
+grandi sciagure al nostro paese. Oggi è mirabile la concordia che anima
+le popolazioni tutte dalla Sicilia alle Alpi. Però di disciplina la
+nazione difetta ancora — e su di voi, che sì mirabile esempio ne daste
+e di valore — essa conta, per riordinarsi, e compatta presentarsi al
+cospetto di chi vuol manometterla.
+
+»Non vi sbandate, dunque, o giovani! Resto delle patrie battaglie!...
+Sovvenitevi che anche nel Settentrione abbiamo nemici e fratelli
+schiavi, e che le popolazioni del Mezzogiorno, sbarazzate dai mercenari
+del Papa e del Borbone, abbisogneranno dell’ordinato marziale vostro
+insegnamento per presentarsi a maggiori conflitti.
+
+»Io raccomando dunque, in nome della patria rinascente, alla gioventù
+che fregia le file del prode esercito, di non abbandonarle.... ma di
+stringersi vieppiù ai loro valorosi ufficiali, ed a quel Vittorio,
+la di cui bravura può esser rallentata un momento da pusillanimi
+consiglieri, ma che non tarderà molto a condurci tutti a definitiva
+vittoria!
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[31] Questa lettera fu pubblicata ne’ giornali del 1860 con alcune
+varianti ed ommissioni; ma noi abbiamo preferito il testo di quella che
+dallo stesso Agostino Bertani fu spedita in copia ad Antonio Panizzi,
+che si legge nelle _Lettere ad Antonio Panizzi_, e che reputiamo il
+testo originale e genuino.
+
+Nella lezione de’ giornali, precisamente nel periodo che dice: «....
+l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla,
+ma dovunque, ec.,» fu ommesso l’inciso: _ma nell’Umbria, nelle
+Marche, nella Sabina, nel Napoletano,_ ec., di cui a nessuno
+sfuggirà l’importanza. La ragione dell’omissione non sapremmo dire:
+probabilmente originò da scrupoli o da ritardi politici: certo che
+da quell’inciso risultava più chiaramente il concetto di Garibaldi
+di collegare l’impresa di Sicilia colla insurrezione della rimanente
+Italia e di aiutare l’una coll’altra.
+
+[32] Si seppe dipoi che fu un vero tradimento. Il capo della spedizione
+piantò in mare, fuggendo sopra un canotto, le paranze che doveva
+dirigere nello scopo infame di giovarsi della confusione di quella
+notte per contrabbandare entro Genova molti colli di seta. Vedi
+_Relazione inviata al generale Garibaldi sul fatto delle armi sottratte
+nelle acque di Genova alla spedizione dei Mille_. Sampierdarena, 2
+novembre 1874. — _Firmati_: Stefano Lagorara, Giacomo Canepa, Pietro
+Botto, Francesco Moro (detto Baxaicò), Giuseppe Oneto, Michele
+Danovaro, Castello Lorenzo, Castello Girolamo. — Nomi dei superstiti
+tra coloro che erano stati incaricati di scortare il carico delle armi,
+e che furono le prime vittime del tradimento.
+
+[33] _Vita di Nino Bixio_, pag. 160. — Ho scritto altra volta sullo
+stesso tema e mi accadrà spesso di citare me stesso. Chi conosce
+l’artificio di travestire con diverse parole i medesimi affetti e
+pensieri, mi condanni.
+
+[34] Il fatto è in diversi libri diversamente narrato; Garibaldi
+stesso ne’ _Mille_, tradito dalla memoria, confonde Santo Stefano
+con Orbetello, dice di non essersi messo che il berretto da
+Generale, mentre noi stessi lo vedemmo in completa uniforme; ed
+altre inesattezze. Noi ci siamo attenuti al racconto che ne fa il
+maggiore PECORINI-MANZONI nella _Storia della 15ª Divisione Türr nella
+Campagna del 1860_ (Firenze, 1876, pag. 17-18), sembrandoci che un
+libro riveduto ed approvato dallo stesso generale Türr, in un fatto
+memorabile che personalmente lo riguarda, debba essere più d’ogni altro
+esatto e credibile.
+
+La colubrina era da sei, montata su d’un affusto di marina; i
+cannoncini erano: uno da quattro sull’affusto, gli altri due da sei
+senza affusto.
+
+[35] «La missione di questo corpo è, come fu, basata sull’abnegazione
+la più completa davanti alla rigenerazione della patria. I prodi
+Cacciatori servirono e serviranno il loro paese colla devozione
+e disciplina dei migliori corpi militanti, senz’altra speranza,
+senz’altra pretesa che quella della loro incontaminata coscienza.
+Non gradi, non onori, non ricompensa allettarono questi bravi; essi
+si rannicchiarono nella modestia della loro vita privata, allorchè
+scomparve il pericolo; ma, suonando l’ora della pugna, l’Italia li
+rivede ancora in prima fila, ilari, volonterosi e pronti a versare il
+loro sangue per essa. Il grido di guerra dei Cacciatori delle Alpi è
+lo stesso che rimbombò sulle sponde del Ticino, or sono dodici mesi:
+_Italia e Vittorio Emanuele_; e questo grido, ovunque pronunciato da
+noi, incuterà spavento ai nemici dell’Italia.
+
+ _Comandanti delle Compagnie_:
+
+ Nino Bixio, comandante la prima compagnia
+ Orsini » seconda »
+ Stocco » terza »
+ La Masa » quarta »
+ Anfossi » quinta »
+ Carini » sesta »
+ Cairoli » settima »
+ Mosto, comandante i Carabinieri genovesi.
+ Sirtori, capo di Stato Maggiore.
+ Türr, primo aiutante di campo del Generale.
+ Acerbi, Intendenza.
+ Ripari, capo del Corpo sanitario.
+
+»L’organizzazione è la stessa dell’esercito italiano a cui
+apparteniamo, ed i gradi, più che al privilegio, al merito, sono gli
+stessi già coperti su altri campi di battaglia.
+
+ »GIUSEPPE GARIBALDI.»
+
+(ODDO, op. cit., pag. 187.)
+
+[36] Il _sono dati_ l’aggiungiamo noi, fatti per necessità grammatici
+e linguai. L’Autore dell’Ordine del giorno, che aveva il coraggio
+d’andare innanzi senz’armi, saprà bene sbarcare a Marsala anche senza
+un _verbo_!
+
+[37] Vedila a pag. 5 dell’opuscolo: _Una pagina di storia del 1860_, di
+GIACOMO MEDICI. Palermo, 1869.
+
+[38] Di queste Istruzioni vidi io stesso a Talamone co’ miei occhi
+l’originale tutto del Generale. Esse restarono qualche tempo nelle mani
+dello Zambianchi; poi passarono in quelle del professor I. B. Savi di
+Genova, il quale lo offerse al _Gran Bazar_ aperto in Londra nel 1863
+da Giuseppe Mazzini a beneficio di Roma e Venezia. Ma il signor Michele
+Tassara di Genova, allora incaricato dal Sotto-Comitato delle signore
+genovesi delle operazioni del sopradetto _Gran Bazar_, ne tenne copia;
+e fu da esso che i miei amici dottor Cantoni e capitano Pittaluga
+poterono ricavare quello che qui si stampa.
+
+[39] Che il generale Medici non ignorasse l’assegnamento che Garibaldi
+aveva fatto su di lui, lo dimostra, oltre la lettera già citata, anche
+la seguente, che egli dirigeva al Panizzi due giorni dopo la partenza
+dei Mille:
+
+ «Genova, 7 maggio 1860.
+
+ »Caro Panizzi,
+
+»Garibaldi con 1500 uomini corre il mare in due battelli a vapore da
+ieri mattina, alla volta di Sicilia.
+
+»L’impresa è generosa; Dio la proteggerà e la fortuna del fortunato
+Condottiero.
+
+»Io son rimasto per appoggiare l’ardita iniziativa con una seconda
+spedizione, _o meglio con potente diversione altrove_; ma i mezzi ci
+mancano. Bertani ha fatto miracoli di attività che molto hanno prodotto
+e che la prima spedizione ha completamente esauriti.
+
+»Caro Panizzi, non lasciarci soli, non lasciamo solo il nostro
+Garibaldi e suoi generosi compagni, aiutaci ad aiutarlo, tu puoi
+molto, procura di raccogliere tra pochi amici almeno per la compera
+di un battello a vapore e di mandarcelo subito subito, con bandiera ed
+equipaggio inglese: quanto più di marcia veloce, tanto meglio servirà
+allo scopo.
+
+»Addio; lascio la penna a Bertani.
+
+ »_Tuo affezionatissimo_
+ »MEDICI.»
+
+(Vedi _Lettere ad Antonio Panizzi_, pubblicate da LUIGI FAGAN. —
+Firenze, Barbèra editore, 1880, pag. 424-25.)
+
+[40] La comandava Andrea Sgarallino: eran circa duecento.
+
+[41] Ci spiace doverlo dire, ma il signor Zini non fece che accogliere
+nella sua _Storia_ le menzogne pontificie, senza nemmeno darsi la
+cura di vagliarle e appurarle. Quando dal suo racconto si eccettui il
+giudizio che egli dà dello Zambianchi, esagerato esso pure, poichè in
+fondo quel pover’uomo era un _miles gloriosus_ che faceva colle sue
+smargiassate credere di sè peggio di quello che faceva; non resta più
+una sola parola di vero.
+
+Dico che «lo Zambianchi passò speditamente il confine colla sua banda
+ingrossata, Dio sa da quanti venturieri, e volteggiò alquanti giorni
+attorno al lago di Bolsena e tentò l’Agro viterbese; ma indarno, chè
+scorrazzando quelle terre e taglieggiando per sostenersi e peggio, ben
+altro che suscitare quelle popolazioni ignare a levarsi, messe in loro
+un grandissimo sbigottimento.» _Tante parole, tanti spropositi. Lo
+Zambianchi, lungi dal passare speditamente, vi impiegò dodici giorni;
+non volteggiò e non poteva volteggiare al lago di Bolsena e sull’Agro
+viterbese, essendosi diretto su Orvieto; molto meno volteggiò alquanti
+giorni, avendo passato il confine la mattina ed essendone ripartito la
+sera. Però tutti quegli altri gerundii,_ SCORRAZZANDO, TAGLIEGGIANDO,
+_sono borra rettorica del periodo e nulla più._
+
+Il signor Zini prosegue: «.... nè guardandosi, improvviso da
+Montefiascone vennegli addosso polso di Gendarmi e Zuavi pontificii.»
+(_Vennero da Valentano, non da Montefiascone, e soli Gendarmi a cavallo
+e un reggimento di fanteria svizzera, ma non Zuavi._) «.... La banda,
+sorpresa al villaggio delle Grotte, andò subitamente fugata e dispersa
+quasi senza combattere, lasciando parecchi morti nella fuga, li più per
+mano dei villani infelloniti.» _La banda fu sorpresa, come dicemmo,
+ma non andò subito fugata; fugò anzi, e in che modo, i Pontificii,
+costringendoli a lasciare i loro morti e feriti sul terreno_. È
+vero che i villani del paese ci erano avversi, e che molti di loro
+avevano fatto fuoco dalle case; ma non perchè i Garibaldini avessero
+fatto loro alcun male, ma perchè il villaggio dominato dal Vescovo di
+Montefiascone era feudo di preti e vecchio nido di barbacani.
+
+Del resto, le pagine del signor Zini non hanno oggi più mestieri di
+confutazione. Dopo diciotto anni d’ingiusto oblío, anche agli sbarcati
+di Talamone fu resa giustizia, e il Parlamento equiparandoli, colla
+legge del 26 gennaio 1879, agli sbarcati di Marsala, ha sciolto al
+tempo stesso una questione di diritto e di storia.
+
+[42] Così giudicarono i principali storici, come il LECOMTE, _L’Italie
+en 1860_, pag. 37, e il RUSTOW, _Storia della Campagna del 1860_;
+così credettero i giornali del tempo.... così scrisse Garibaldi nella
+lettera del 25 maggio 1869, che tronca ogni lite:
+
+ «Caprera, 25 maggio 1869.
+
+»Fu per ordine mio che la spedizione Zambianchi in Talamone si staccò
+dal corpo principale dei Mille, per ingannare i nemici sulla vera
+destinazione di detto corpo.
+
+»Io sono certo che i componenti la spedizione Zambianchi, Guerzoni,
+Leardi e tutti loro sarebbero stati degni, come sempre, dei loro
+compagni, ove avessero avuto la fortuna di partecipare ai gloriosi
+combattimenti di Calatafimi e di Palermo.
+
+»L’onorificenza della medaglia dei Mille accordata dal Municipio
+di Palermo senza mia richiesta, e la pensione conceduta agli stessi
+individui fu decretata dal Parlamento nazionale. Io quindi nulla chiedo
+pei miei fratelli d’armi di Talamone. Ma sarò contento se essi vengono
+soddisfatti nel loro desiderio.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[43] Vedi mia _Vita di Nino Bixio_, pag. 165-166.
+
+[44] La città ed il porto furono ricostruiti dagli Arabi, che vi
+diedero il nome: _Marsa-’Alì_ (Porto d’Alì).
+
+[45] Non siamo noi che le diciamo, sono i Siciliani. — «All’istante
+Castiglia discese su d’uno de’ suoi battelli unitamente al bravo marino
+signor Andrea Rossi; girando tutti i piccoli legni ancorati nel porto,
+imponevano a quei marinari, col _revolver_ alla mano, di inviare gli
+schifi a bordo del _Piemonte_ loro malgrado.»
+
+Questo è il brano d’un opuscolo: _Memorie relative al marino
+Castiglia_, scritto da un Siciliano, ripubblicato nel libro: _Alcuni
+fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia meridionale del 1860,
+riguardanti i Siciliani e La Masa_ (opera del LA MASA stesso). Torino,
+1861, pag. 20.
+
+[46] La diceria fu accolta da parecchi ed anche in molte parti
+dall’acutissimo Zini. Pure bastava il semplice fatto della posizione
+rispettiva dei bastimenti per chiarirlo _dell’errore_. I vapori
+inglesi erano la corvetta _Argus_ e l’avviso _Intrepid_: il primo
+era ancorato alla punta del molo; il secondo più entro terra verso
+scirocco; lo _Stromboli_ si mise di traverso al porto; era dunque
+materialmente impossibile, finchè i bastimenti inglesi stavano fermi
+nei loro ancoraggi, che essi potessero impedire il tiro dei bastimenti
+napolitani.
+
+ [Illustrazione: Posizione dei bastimenti]
+
+La fiaba poi fu smentita, prima da un rapporto del capitano Marryatt,
+comandante dell’_Intrepid_; poscia da una esplicita dichiarazione di
+Lord John Russel, ministro degli esteri di S. M. Britannica, fatta alla
+Camera dei Comuni nella seduta del 21 maggio 1860:
+
+«_Lord John Russel_. Il mio onorevole amico mi fece una domanda
+relativa allo sbarco di Garibaldi ed a due vascelli inglesi, che,
+secondo alcuni telegrammi, dicono avrebbero protetto lo sbarco
+di quegli uomini. Ebbene, io ricevetti oggi dall’Ammiragliato il
+dispaccio telegrafico dell’ufficiale comandante uno di questi vascelli,
+l’_Intrepid_. Gli onorevoli signori devono sapere che in Marsala
+vi sono molte case inglesi, e che da tempo, quando si attendeva
+un’insurrezione nella Sicilia, e specialmente poi quando corse la voce
+che Garibaldi vi sarebbe andato, erano spôrte dimande al Ministero
+degli esteri ed all’ammiraglio Fanshawe, che comanda sul Mediterraneo,
+di mandare vascelli per proteggere le proprietà inglesi nei luoghi
+dove si trovassero sudditi britannici. Quindi è che l’ammiraglio
+Fanshawe mandò l’_Intrepid_ e l’_Argus_ a Marsala. L’_Intrepid_
+vi giunse, io credo, agli 11; ma non ebbe tempo a fermarvisi molto
+prima che giungessero due vapori mercantili colle forze di Garibaldi,
+che cominciarono tosto a scendere a terra. Mentre ciò succedeva,
+due bastimenti da guerra napolitani, un vapore ed una fregata,
+s’avvicinarono a Marsala. Ma questo ufficiale dice che, sebbene questi
+bastimenti potessero far fuoco sui vascelli e sugli uomini durante lo
+sbarco, nol fecero.
+
+»Non dice, nulla sapendo della storia, che poi fu messa in giro, che i
+bastimenti inglesi impedissero i Napolitani da fare fuoco; ma dice che,
+sebbene questi avessero l’opportunità di far fuoco sui vascelli e sugli
+uomini, nol fecero.
+
+»Dice inoltre che, dopo che gli uomini furono sbarcati, e che i vapori
+mercantili ebbero sbarcate tutte le truppe di Garibaldi, l’ufficiale
+comandante il vapore napoletano venne da lui a richiederlo di mandare
+un battello inglese a prendere possesso di quei vascelli. L’ufficiale
+inglese, il capitano Marryatt, ben con ragione vi si rifiutò (_Hear,
+hear_). Egli non aveva istruzioni che lo autorizzassero a prendere
+quei vascelli, ed a partecipare in quella faccenda. Le sue istruzioni
+erano, come sempre è stata la condotta del Governo inglese, di
+osservare una perfetta neutralità nel conflitto ora insorto (_Hear,
+hear_). Perciò, sebbene questo ufficiale non dia formale diniego (per
+nulla conoscendone l’esistenza) all’allegazione che i suoi bastimenti
+all’àncora impedissero il fuoco dei vascelli napoletani, possiamo
+inferire dalla sua relazione che tale non fu il caso. Sembra che il
+capitano napoletano lo richiedesse di richiamare da Marsala qualunque
+dei suoi ufficiali fosse a terra, e che egli immediatamente innalzasse
+un segnale per tal fine, e che quando i suoi ufficiali furono a bordo,
+sia stato aperto il fuoco contro Marsala dai bastimenti napoletani. Ciò
+potrebbesi ravvisare come un atto di cortesia internazionale per parte
+del capitano napoletano, ma punto non implica che i bastimenti inglesi
+si opponessero al suo fuoco. Non risulta che l’ufficiale inglese
+eccedesse in modo alcuno il suo dovere. Egli si ritrova colà nello
+scopo di proteggere gl’interessi britannici e nulla fece di più.»
+
+[47] Otto secoli precisi. I Normanni di Ruggiero sbarcarono la prima
+volta in Sicilia nell’inverno, e la seconda nella primavera del 1060.
+Nessuno de’ vecchi cronisti siciliani accertò il loro numero: chi li
+fa trecento, chi quattrocento, chi seicento e più; certo che i quaranta
+sono pura leggenda.
+
+[48] _Noterelle d’uno dei Mille, edite dopo vent’anni_, di GIUSEPPE
+CESARE ABBA. Bologna, 1880, pag. 60.
+
+[49] ZINI, _Storia citata_, pag. 605.
+
+[50] Vedi _I Mille_ pag. 26.
+
+[51] _Vita di Nino Bixio_, pag. 175.
+
+[52] ABBA, _Noterelle citate_.
+
+[53] _Vedi Histoire de la Conquête de l’Angleterre_, par Augustin
+Thierry. Lione, vol. III, pag. 199.
+
+[54] Ricordo che il Davoust ad Aerstaedt diceva: «Les braves mourront
+ici; les lâches iront mourir en Sibérie.»
+
+[55] RUSTOW, _La guerra d’Italia del 1860_, vol. II, pag. 189 e segg.
+
+[56] Vedi _I Mille_ di GARIBALDI, pag. 36, e GIUSEPPE CAPUZZI
+(bresciano, de’ Mille egli pure), _La spedizione di Garibaldi in
+Sicilia_. — L’ABBA, _Noterelle_ già citate, conferma.
+
+Un altro assalto di bande subirono pure i Regi a Montelepre.
+
+[57] «Caro Rosolino. — Ieri abbiamo combattuto ed abbiamo vinto.
+I nemici fuggono impauriti verso Palermo. Le popolazioni sono
+animatissime e si riuniscono a me in folla. Domani marcerò verso
+Alcamo. Dite ai Siciliani che è ora di finirla, e che la finiremo
+presto; qualunque arma è buona per un valoroso, fucile, falce, mannaia,
+un chiodo alla punta di un bastone. Riunitevi a noi ed ostilizzate il
+nemico in quei dintorni, se più vi conviene; fate accendere dei fuochi
+su tutte le alture che contornano il nemico. Tirate quante fucilate
+si può di notte sulle sentinelle e sui posti avanzati. Intercettate
+le comunicazioni. Incomodatelo infine in ogni modo. Spero ci rivedremo
+presto.»
+
+[58] Accompagnavano il La Masa i siciliani cav. Fuxa, Curatolo, Di
+Marco, Nicolosi, i due fratelli La Russa e Rebaudo.
+
+[59] Scriveva alla Direzione del fondo pel milione di fucili:
+
+ «Stimatissimi Signori,
+
+»Ebbimo un brillante fatto d’armi avanti ieri coi Regi capitanati
+dal generale Landi presso Calatafimi. Il successo fu completo,
+e sbaragliati interamente i nemici. Devo confessare però che i
+Napoletani si batterono da leoni, e certamente non ho avuto in Italia
+combattimento così accanito, nè avversari così prodi. Quei soldati, ben
+diretti, pugneranno come i primi soldati del mondo.
+
+»Da quanto vi scrivo, dovete presumere quale fu il coraggio dei
+nostri vecchi Cacciatori delle Alpi e dei pochi Siciliani che ci
+accompagnavano.
+
+»Il risultato della vittoria poi è stupendo: le popolazioni sono
+frenetiche. La truppa di Landi, demoralizzata dalla sconfitta, è stata
+assalita nella ritirata a Partinico e a Montelepre con molto danno, e
+non so quanti ne torneranno a Palermo, o se ne tornerà qualcuno.
+
+»Io procedo colla Colonna verso la capitale, e con molta speranza,
+ingrossando ad ogni momento colle squadre insorte, e che a me si
+riuniscono. Non posso determinarvi il punto ove dovete inviarmi armi
+e munizioni, ma voi dovete prepararne molte, e presto saprete il punto
+ove dovrete mandarlo.
+
+»Addio di cuore.
+
+ »Alcamo, 17 maggio 1860.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+Quattro giorni prima aveva parimente scritto al dottor Bertani:
+
+ «Salemi, 13 maggio 1860.
+
+ »Caro Bertani,
+
+»Sbarcammo avant’ieri a Marsala felicemente. Le popolazioni ci hanno
+accolto con entusiasmo, e si riuniscono a noi in folla. Marceremo a
+piccole giornate sulla capitale, e spero che faremo la valanga. Ho
+trovato questa gente migliore ancora dell’idea che me ne fecero.
+
+»Dite alla Direzione Rubattino che reclamino i vapori _Piemonte_ e
+_Lombardo_ dal Governo, ed il Governo nostro li reclamerà naturalmente
+dal Governo napoletano.
+
+»Che la Direzione per il milione di fucili ci mandi armi e munizioni
+quanto può. Non dubito che si farà altra spedizione per quest’Isola, ed
+allora avremo più gente.
+
+ »_Vostro_
+ »G. GARIBALDI.»
+
+(_Pungolo_ di Milano del 3 e 4 giugno 1860.)
+
+[60] _I Mille_, pag. 90. Soggiunge per l’onor del vero: «Marcia che,
+senza la cooperazione di que’ Picciotti delle squadre siciliane,
+sarebbe stato impossibile di eseguire o almeno di trasportare i pochi
+cannoni nostri e le munizioni.»
+
+[61] Parole sue nei _Mille_, pag. 90.
+
+[62] Non svelò nè all’Orsini, nè ad anima viva la ragione di quella
+marcia. Solo nel vederlo partire, il Crispi l’udì mormorare: «Povero
+Orsini, va al sacrificio.»
+
+[63] ALBERTO MARIO nel suo _Garibaldi_ (pag. 35) in una descrizione
+delle mosse di Garibaldi da Renna al Parco, piena, a parer nostro, di
+molti errori di fatto e di non poche sviste topografiche, afferma che
+il Capitano dei Mille pensò all’assalto di Palermo per la via di Porta
+Termini, e quindi alla ritirata manovra per Piana de’ Greci, Marineo,
+Misilmeri, fin dal suo arrivo al Parco. Ora che Garibaldi meditasse di
+portarsi sulla via di Termini, è probabile, sebbene non ne abbia dato
+alcun indizio; ma che egli nello stesso tempo, fin dal 22 o 23, avesse
+concepita e fermata la finta ritirata, e lo strattagemma che gli aperse
+dopo Piana de’ Greci la strada di Misilmeri e quella di Palermo, questo
+ne sembra non solo improbabile, ma viene da tutte le circostanze del
+fatto smentito.
+
+[64] Nel libro: _Alcuni fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia
+meridionale del 1860 riguardanti i Siciliani e La Masa_ (Torino,
+tipografia Scolastica Franco e Figli, 1861), a pag. XLVI si legge:
+
+«Lungo la via La Masa incontrò molte guerriglie sbandate che gridavano
+al tradimento ed alla fuga dei Continentali, perchè, dicevano, era
+stato ordinato loro di respingere gagliardamente l’attacco del nemico,
+che i Cacciatori delle Alpi coll’artiglieria sarebbero accorsi ad
+aiutarli al momento opportuno; ed invece quando essi erano impegnati
+nel combattimento disuguale, quelli si ritirarono conducendo seco anche
+l’artiglieria.
+
+»La Masa ordinò la fucilazione per chi avesse ripetute le parole
+_fuga_ e _tradimento_ — assicurò alle guerriglie che quella ritirata
+era un’_astuzia strategica_, ch’esse non avevano saputo comprendere —
+ordinò che gli sbandati s’incorporassero nella sua colonna, e proseguì
+la marcia riconducendoli al punto da cui essi erano fuggiti.
+
+»Quanto più inoltravasi, maggior numero di sbandati incontrava, —
+ripeteva la scena stessa; — non vedendo nessun avviso nè contrordine,
+ei proseguì il cammino.»
+
+Ora ognuno sa che questo libro fu scritto dal La Masa stesso.
+
+[65] Nè dalle istorie, nè dalle testimonianze orali ci fu possibile
+raccapezzare intorno a cotesto Consiglio di guerra l’esatta verità. Il
+La Masa nel suo libro (pag. XLIX e LI) attribuisce a sè solo il merito
+del consiglio più eroico; il Crispi invece ed il Türr, da me in varii
+tempi interrogati, affermano che il partito dell’assalto fu sostenuto
+principalmente da essi, contro il Sirtori che stava apertamente per la
+ritirata. Questi, al contrario, che interrogai del pari quando scrivevo
+la _Vita_ del povero Bixio, negò recisamente d’aver mai espressa
+quell’opinione. Insomma non si sa a chi credere! Forse colui che fu
+meglio servito dalla memoria era il Bixio, il quale soleva dire «che
+non ci fu discussione, nè ci poteva essere.»
+
+[66] Più d’un centinaio era posto fuori di combattimento dalle morti,
+dalle ferite, dalle malattie; circa altri cento correvano coll’Orsini;
+dire ottocento dunque è già un dir troppo. Dallo _Stato numerico delle
+Squadriglie siciliane passate in rivista dall’Ispettore generale Türr
+il 1º giugno 1860_, il totale delle loro forze apparisce di 3229
+uomini, ma supponiamo che anche il Türr non abbia potuto contarli
+tutti.
+
+[67] ISIDORO LA LUMIA, valente storico della sua Isola nativa; anima
+rettissima e cuore gentile, rapito anzi tempo agli studi ed alla
+patria, nel suo opuscolo: _La Restaurazione borbonica e la Rivoluzione
+del 1860_, pag. 117, 118 e 119.
+
+[68] Vedi: _Notamento dei cadaveri rinvenuti nella città di Palermo
+dal 30 maggio 1860 in poi, ufficialmente constatati dall’Autorità
+municipale, avvertendo che è stato impossibile di raccogliere più
+precisi e circonstanziati ragguagli_.
+
+[69] Lord Brougham alla _Camera dei Lordi_ nella seduta dell’8 giugno;
+e Lord Palmerston alla _Camera dei Comuni_ in quella del 12 giugno
+1860.
+
+[70] In alcuni storici (RUSTOW, op. cit., pag. 214; ZINI, op. cit.,
+pag. 612) troviamo che il Console inglese e l’ammiraglio Mundy
+chiesero ed ottennero dal Commissario del re Francesco la cessazione
+del bombardamento. Ma nel libro dell’ammiraglio Mundy, che abbiamo
+sott’occhio (_H. M. S. «Hannibal» at Palermo and Naples during the
+Italian Revolutions 1859-1861. With notices of Garibaldi, Francis II
+and Victor Emanuel, by Rear-Admiral Sir_ RODNEY MUNDY. K. C. B. London,
+John Murray, 1863), non abbiamo letto una sola parola che giustifichi
+quell’affermazione. Tutto quanto l’Ammiraglio inglese ha operato per
+impedire il bombardamento o diminuirne i danni, si riduce a questi due
+fatti da lui stesso raccontati:
+
+1º Nel 25 maggio, due giorni prima dell’entrata di Garibaldi,
+l’ammiraglio Mundy scrisse al generale Lanza per pregarlo a risparmiare
+alla città gli orrori del bombardamento. A questa domanda però, a cui
+si associò naturalmente il console inglese Sir Podven, il generale
+Lanza fece questa risposta: «Non credersi obbligato a risparmiare il
+bombardamento a città ribelle; promettere soltanto che, scoppiando
+la rivolta, non aprirebbe il fuoco se non due ore dopo cominciate le
+ostilità, per lasciar tempo ai sudditi stranieri ed ai pacifici sudditi
+di S. M. di riparare alle navi.» (Vedi nell’op. cit., dalla pag. 99
+alla 103.)
+
+2º Essendosi il generale Lanza nella mattina del 28 posto in
+comunicazione coll’ammiraglio Mundy allo scopo di ottenere la di lui
+mediazione, l’Ammiraglio aveva creduto bene avvertire il Comandante
+della Cittadella delle intavolate trattative, richiedendolo nello
+stesso tempo di sospendere, durante le stesse, il fuoco delle sue
+batterie. Ma anche questa richiesta ebbe la sorte della prima; poichè
+il Comandante del forte mandava a rispondere all’Ammiraglio, che era
+impossibilitato di compiacere a’ suoi desiderii «as his orders were
+imperative to continue the bombardment unless the answer which I
+(cioè l’ammiraglio Mundy) should give was a full acquiescence in the
+proposals which had been made.» (Vedi op. cit., pag. 134.) E in ogni
+caso ognuno vede che il Mundy si era diretto non al Comandante in capo
+dell’esercito napoletano, ma ad un ufficiale subordinato, e non con
+una formale richiesta o protesta, ma con una specie di preghiera, che
+doveva restare, come restò, inesaudita.
+
+[71] Quell’ufficiale si chiamava il capitano Cossovich, comandante
+della regia fregata _Partenope_, e corrispondeva col Lanza per mezzo
+del telegrafo ottico del Castellamare collegato a quello del Palazzo
+Reale.
+
+[72] MUNDY, op. cit., pag. 124.
+
+[73] Di codesta trama noi non abbiamo dato che i sommi capi. Chi
+ne voglia vedere il lungo complicato intrigo, legga i capi XI e
+XII dell’opera citata del Mundy. Soggiungeremo solo, per maggiore
+chiarezza, che quando il generale Lanza udì che il Mundy, in luogo
+della chiesta protezione dell’Inghilterra, gli offriva il salvocondotto
+di Garibaldi, gli replicò secco e sdegnato che egli aveva chiesto la
+protezione della bandiera inglese, e mancando questa, egli non aveva
+più nulla a dire all’Ammiraglio. Allora questi ragionevolmente pensò
+che ogni carteggio in proposito fosse chiuso; quando, con sua grande
+maraviglia, nella mattina del 29 si vide arrivare quest’altro dispaccio
+del Commissario regio: «Riferendomi all’ultima corrispondenza, mando
+i due Generali a conferire con lei. Il fuoco sarà sospeso da ambe le
+parti verso sera.» Che cosa significava questo sibillino dispaccio? Il
+Lanza si riferiva all’ultima corrispondenza! Ma l’ultima corrispondenza
+aveva precisamente conchiuso, che il Mundy credeva necessario
+l’intervento di Garibaldi e che il Lanza non poteva accettare questa
+condizione. Ora come mai poteva riferirvisi? Certo il Commissario regio
+voleva traccheggiar sopra un equivoco, sperando con questo di strappare
+all’Ammiraglio britannico una concessione che altrimenti non avrebbe
+mai fatta. L’Ammiraglio cansò ancora il tranello e replicò per la terza
+volta al generale Lanza la lettera seguente, che fu l’ultima e che
+testualmente pubblichiamo:
+
+ «_Rear-Admiral Mundy to General Lanza_
+
+ (Translation.)
+
+ _Hannibal_, at Palermo, May 29, 1860, Noon.
+
+»Sir — From your Excellency’s last communication al 7 P. M. yesterday,
+in which you state it is not necessary to speak to me any more, I
+concluded the correspondence was finished. But as you again earnestly
+request my mediation, I consent to receive the two Generals on board,
+provided general Garibaldi allaws them to pass through his lines. My
+boat will be at Porta Felice to receive them.
+
+ »(Signed) G. RODNEY MUNDY.»
+
+[74] Ho ritradotto testualmente la traduzione in inglese
+dell’ammiraglio Mundy, che varia in alcune parti da quelle che
+corrono per le storie, ma che credo più genuina, come quella che venne
+testualmente comunicata in copia dal generale Lanza all’Ammiraglio
+stesso.
+
+[75] MUNDY, op. cit., pag. 142.
+
+[76] Non lo riseppe che nella sera del 28; tanto fu il segreto serbato
+da quella brava popolazione sulle mosse del liberatore.
+
+Il Lanza non aveva tardato di spedire ai due comandanti, nella giornata
+stessa del 27, un corriere che li avvisava dell’accaduto e prontamente
+li chiamava; ma il corriere fu spacciato, ed il plico, di cui era
+latore, riportato, dopo la liberazione di Palermo, a Garibaldi.
+
+[77] Stando ad un rapporto del luogotenente Wilmot (in Mundy, op.
+cit., pag. 145), sembrerebbe che quella colonna fosse entrata da Porta
+de’ Greci e venisse di fianco dall’Orto botanico; ma tutte le nostre
+testimonianze ci ripetono che la colonna entrò per la Porta di Termini:
+forse quella veduta dal Wilmot ne era un distaccamento.
+
+Nel libro: _Storia della 15ª Divisione Türr nella Campagna del 1860 in
+Sicilia e Napoli_, per il maggiore di fanteria CARLO PECORINI-MANZONI
+(Firenze, 1876, pag. 63), si legge che fu il Letizia, il quale per
+l’appunto traversava la città per recarsi a bordo dell’_Hannibal_, a
+correre a Porta Termini a far cessare il combattimento. Ciò non è nè
+poteva essere. Il convegno sull’_Hannibal_ era fissato per le due, e
+il Letizia vi arrivò contemporaneamente a Garibaldi; non poteva dunque
+traversare Palermo tra le 10 e le 11, ora in cui accadde lo scontro a
+Porta Termini.
+
+Lo stesso maggiore Pecorini fa intervenire al fatto di Porta Termini il
+generale Türr. È probabile ch’egli pure sia accorso a veder che fosse
+quell’inaspettato combattimento e si sia adoperato a farlo cessare;
+come accorsero e s’adoperarono altri, fra i quali il Sirtori; ma gli
+attori principali dell’episodio furono quelli da noi citati.
+
+[78] Non ci arrestiamo a smentire tutti gli altri favolosi racconti
+di questo episodio; diremo solo che ALBERTO MARIO nel suo _Garibaldi_
+(pag. 38) lo fa accadere il 1º giugno!
+
+[79] In molti libri si legge Türr. Lo stesso Generale ci assicurò che è
+un errore.
+
+[80] Il MUNDY, op. cit., pag. 147, dice: «Whether this arrangement was
+an act of simple politeness on their part, or a premeditated scheme
+for accertaining if he would be received with military honours, I
+do not pretend to say, but as they did not immediatley follow him
+up the accomodation ladder et struck me the delay was not entirely
+accidental.»
+
+[81] MUNDY, op. cit., pag. 148.
+
+[82] MUNDY, op. cit., pag. 150.
+
+[83] Ib., pag. 150.
+
+[84] MUNDY, op. cit., pag. 153.
+
+[85] Ib., pag. 153 e 154. — Del resto, la parola _unmeasured terms_ è
+dell’ammiraglio Mundy, non nostra, e siamo ben lungi dal confermarla.
+Quali che fossero i termini usati da Garibaldi (villani non saranno
+stati certamente), non era mai _unmeasured_ dire in quel momento e a
+siffatto nemico il fatto suo. Se anche, per generosità, non si voglia
+scorgere nel fatto di Porta Termini alcuna perfidia premeditata, resta
+sempre l’altro fatto ancor più irritante d’un nemico, che dopo aver
+sollecitato dal proprio avversario la grazia d’una conferenza o d’un
+armistizio, ricusava poi di riconoscere l’avversario stesso nella
+persona del suo capitano supremo, e di trattare con lui! Pensiamo che
+alla sortita del generale Letizia un Inglese avrebbe forse risposto,
+effetto di temperamento, con più flemma, ma l’avrebbe anche assai
+probabilmente fatto saltare nella lancia di bordo, e rimandato a voga
+più che arrancata a terra.
+
+[86] MUNDY, op. cit., pag. 156.
+
+[87] ABBA, _Noterelle d’uno dei Mille_, ec., pag. 154.
+
+[88] Fino dal 2 sul vaporetto _Utile_ erano già sbarcati a Marsala
+altri cinquantasei volontari, parte Siciliani, parte Continentali. Li
+guidava Carmelo Agnetta e portavano, oltre che il loro braccio, qualche
+soccorso d’armi e di munizioni. Non poterono però penetrare in Palermo
+che la mattina del 5 giugno.
+
+[89] E non gliene mancava la ragione. Il conte di Cavour lavorava
+già da tempo a promuovere un _pronunciamento_ fra gli ufficiali della
+flotta borbonica; e all’uopo gli serviva d’intermediario l’ammiraglio
+Persano, autorizzato a mettersi in corrispondenza cogli ufficiali
+stessi «ed a spendervi qualche danaro occorrendo.» (_Diario_ citato,
+pag. 22.) L’8 di giugno poi, narra lo stesso Persano (pag. 29) che
+il comandante Vacca andò ad un convegno datogli da lui e disposto,
+per solo vivo sentimento d’italianità, ad inalberare sul suo legno la
+bandiera italiana. E tralasciando la parte non bella che facevano in
+tutto questo così il conte di Cavour come l’ammiraglio Persano, si vede
+che il Lanza aveva fiutato il pericolo.
+
+[90] Decreto del 17 giugno 1860.
+
+[91]
+
+ «_Al bello e gentil sesso di Palermo_.
+
+»Colla coscienza di far bene, io propongo cosa gradita certamente ad
+anime generose come voi siete, o donne di Palermo!... A voi che io
+conobbi nell’ora del pericolo!... belle di sdegno e di patriottismo
+sublime!... disprezzando nel furore della pugna le immani mercenarie
+soldatesche, ed animando i coraggiosi figli di tutte le terre italiane,
+stretti al patto di liberazione o di morte!
+
+»Fidente a voi mi presento, vezzose Palermitane!... e per confessarvi
+un atto mio di debolezza, io vecchio soldato dei Due Mondi, piansi....
+commosso nell’anima!... e piansi.... non alla vista delle miserie e del
+soqquadro a cui fu condannata questa nobile città!... non al cospetto
+delle macerie del bombardamento e dei mutilati cadaveri; ma alla vista
+dei lattanti e degli orfani dannati a morir di fame!... Nell’Ospizio
+degli orfani novanta su cento lattanti periscono mancanti d’alimento!
+Una balia nutre quattro di quelle creature fatte ad immagine di Dio!...
+io lascio pensare il resto all’anima vostra gentile, già addolorata
+dalla nuova desolante.
+
+»Nei molti congedi della mia vita, il più sensibile sarà certamente
+quello in cui mi dividerò da voi, popolazione carissima!... Io sarò
+mesto in quel giorno!... ma spero la mia mestizia raddolcita da voi,
+nobile parte di questo popolo, colla speranza, col convincimento, che
+le derelitte innocenti creature, cui più la sventura che la colpa ha
+gettato un marchio d’infamia!... ripulse lungi dal seno della società
+umana!... dannate ad una vita di vituperio e di miserie.... quelle
+infelici, dico, restino affidate alla cura preziosa di queste care
+donne, a cui mi vincola, per la vita, un sentimento irremovibile
+d’amore e di gratitudine!
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[92] Il Decreto era del 20 giugno.
+
+[93] Ci atteniamo alle cifre date dal Medici nella sua lettera
+a Garibaldi, scrittagli da Cagliari il 12 giugno, e che si legge
+nel _Diario_ PERSANO (pag. 33), benchè il Resoconto del fondo del
+Milione di fucili, che abbiamo potuto consultare, presenti, circa al
+numero delle armi segnatamente, qualche differenza. Ma di ciò poco
+monta. Importa forse più mettere in sodo che le spese della seconda
+spedizione, checchè altri ne abbia scritto, furono tutte sostenute
+dallo stesso fondo del Milione di fucili sopra ricordato, come risulta
+da questo specchietto cortesemente favoritomi dal mio dilettissimo
+amico Enrico Guastalla, segretario allora del fondo dei fucili,
+ordinatore principale della spedizione Medici, in appresso Capo di
+Stato Maggiore della stessa Divisione: patriotta e soldato valoroso
+quanto modesto, che l’Italia presente degli arruffoni e dei ciarlieri
+dimentica, ma che la futura ricorderà.
+
+ _Seconda spedizione_.
+ Colonnello GIACOMO MEDICI.
+ _Battelli a vapore._
+
+ Importo dei tre vapori _Washington, Oregon e Franklin_
+ con approvvigionamenti e paghe agli equipaggi
+ comperati in Marsiglia, comprese le spese di
+ viaggi, telegrafi, corrispondenze e provvigioni. L. 752,489.55
+
+ _Oggetti d’armamento._
+
+ Nº 4850 fucili francesi.
+ Nº 200 carabine _Enfield_.
+ Nº 200 fucili di Liegi.
+ Sciabole, _revolwers_, cartuccie, capsule
+ ed altri accessorii, per 324,596.10
+ _Oggetti di equipaggiamento_, per 22,144.27
+ _Oggetti di abbigliamento_, per 60,266.64
+ Totale L. 1,159,496.56
+
+[94] Vedi lettere sue al conte di Cavour del 10, 18, 25, 28 giugno e 2
+luglio 1860.
+
+[95] Vedi _Diario privato politico-militare_ dell’ammiraglio PERSANO,
+parte I, pag. 47. Lettera scritta dal conte di Cavour all’Ammiraglio
+stesso.
+
+[96] Ecco quell’articolo:
+
+«Sabato 7 corrente, per ordine speciale del Dittatore, sono stati
+allontanati dall’Isola nostra i signori Giuseppe La Farina, Giacomo
+Griscelli e Pasquale Totti. I signori Griscelli e Totti, côrsi di
+nascita, sono di coloro che trovano modo ad arruolarsi negli uffici di
+tutte le polizie del Continente.
+
+»I tre espulsi erano in Palermo cospirando contro l’attuale ordine
+di cose. Il Governo, che invigila perchè la tranquillità pubblica non
+venga menomamente turbata, non poteva tollerare ancora la presenza tra
+noi di codesti individui venutivi con intenzioni colpevoli.» — Vedi
+_Epistolario_ di GIUSEPPE LA FARINA, tomo II, pag. 376.
+
+[97] Di averlo ignorato lo disse all’ammiraglio Persano, al quale
+soggiunse anche di non lo voler disdire. — Vedi _Diario_ citato, pag.
+73.
+
+[98] Il conte di Cavour, il 13 luglio, scrivendo all’ammiraglio
+Persano, faceva l’ipotesi che Garibaldi si mettesse un giorno o l’altro
+in opposizione col Governo del Re; ma s’affrettava a soggiungere che
+questo non poteva accadere, se non quando si giudicasse dal Re giunto
+il tempo di operare l’annessione di Sicilia e Napoli. Ora queste parole
+provano che al dì 13 luglio, quel tempo il Conte non lo credeva ancora
+venuto. Del resto quella lettera del 13 luglio onorerà la previdenza,
+ma non certo la lealtà, del conte di Cavour, e basti la citazione di
+questo brano a provarlo:
+
+«In quest’ipotesi (nell’ipotesi della resistenza di Garibaldi
+all’annessione), importerebbe sommamente che tutte le forze marittime
+passassero immediatamente sotto il di lei comando. Io son certo che
+noi possiamo fare affidamento assoluto sopra Piola. Ma ciò non basta;
+bisogna che egli possa portar seco tutti i legni che comporranno la
+squadra di Garibaldi, perciò sarebbe bene che questi legni fossero
+comandati da ufficiali fidati. Io la autorizzo quindi ad accettare
+le dimissioni di tre o quattro ufficiali della squadra, a cui Piola
+affiderebbe il comando dei varii legni, di cui il Governo della
+Sicilia dispone. Questi devono essere scelti in modo da non lasciare
+il benchè minimo dubbio sulla loro devozione al Re ed alla Monarchia
+costituzionale.
+
+»In questo momento rispondo a Piola, che mi fece richiesta d’alcuni
+ufficiali, di rivolgersi a lei per conoscere le mie intenzioni, e che
+ha piena facoltà di mandarle ad effetto.»
+
+Da questa lettera sarebbe difficile argomentare quale de’ tre
+personaggi il conte di Cavour, l’ammiraglio Persano e il comandante
+Piola facesse la più triste figura. Il conte di Cavour cospirava
+con un Ammiraglio del Re e un Ministro di Garibaldi stesso, tentando
+ammutinargli contro o portargli via la flotta. L’ammiraglio Persano
+doveva farsi complice della trama, dando a Garibaldi degli ufficiali di
+marina infidi, disposti, a un dato momento, ad abbandonarlo e tradirlo.
+Il signor Piola, ministro della Marina di Garibaldi, chiesto da lui e
+depositario della sua fiducia, doveva dar l’ultima mano al complotto,
+mettendo a bordo quegli ufficiali e consegnando al momento anche la
+squadra.
+
+Fortunatamente quel disegno, nato certamente da un triste incubo del
+conte di Cavour, non ebbe bisogno d’esser mandato a compimento; ma quel
+disegno prova che, se Garibaldi credeva d’essere attorniato da insidie,
+non aveva tutti i torti. (Vedi _Diario_ citato, pag. 41.)
+
+[99] Presiedevali Don Antonio Spinelli: n’erano principali per gli
+_Esteri_ Giacomo De Martino, per le _Finanze_ Giovanni Manno, per la
+_Giustizia_ Gregorio Morelli, per la _Polizia_ Liborio Romano.
+
+[100] Alessandro Nunziante, duca di Mignano, figlio del tormentatore
+delle Calabrie, e stromento egli stesso delle ferocie di Ferdinando
+II: dopo aver chiesto di capitanare una spedizione contro Garibaldi,
+vistolo trionfante, tocco dalla grazia, chiedeva all’improvviso licenza
+dal suo esercito; offertogli il ritiro, lo rifiutava, rinviando con
+sdegno pomposo le sue decorazioni e indirizzando a’ suoi soldati un
+_addio_, nel quale li esortava a militare per la patria, «quasichè
+(dice bene lo Zini) egli avesse fino allora portato in petto la
+patria in compagnia degli esuli e dei macerati negli ergastoli.» Poi
+riparatosi a Torino e ricevuta colà la parola del conte di Cavour,
+circa la metà d’agosto torna nascosto a Napoli, e vivendo clandestino
+ora a bordo dell’ammiraglia del Persano, ora in casa d’amici, cospira
+a ribellare coll’oro del conte di Cavour l’esercito, al quale pur ora
+apparteneva; specialmente i Cacciatori, che, a sentirlo, si sarebbe
+tirati dietro al solo presentarsi. Ma nè egli si presentò, nè i
+Cacciatori si mossero; pure egli potè essere accolto nell’esercito
+italiano e morirvi generale! (Vedi _Diario_ PERSANO, parte II, pag. 16,
+35, 36, 44, 66, 73, ec.)
+
+[101] Era un antico legno da guerra borbonico; preso dai Palermitani
+nel 1848 e battezzato _Indipendenza_, ripreso dal Borbone e restituito
+al suo primo nome di _Veloce_.
+
+[102] Fra i volontari eran chiamati così dal colore della divisa: tutte
+di tela bianca quelle del Dunn; con tuniche bigio-scure quelle del
+Medici.
+
+[103] Alberto Mario la racconta con verità. Il Rustow scrisse che lo
+scontro avvenne nella prima carica, ma è un errore. Io udii narrare il
+fatto da Garibaldi stesso.
+
+[104] Parole del testo della Convenzione 23 luglio 1860, tra il
+colonnello Anzani ed il generale Garibaldi.
+
+[105] In questo, Liborio Romano passava al Ministero dell’interno e il
+generale Pianell a quello della guerra.
+
+[106] PERSANO, _Diario_ cit., pag. 92.
+
+[107] Anche prima di quel giorno, nell’annunciare allo stesso
+Ammiraglio la lettera di Vittorio Emanuele a Garibaldi, invitava
+l’Ammiraglio a non cercare d’influire sulle determinazioni di
+questi, confessando che _per poco esso sia ragionevole bisogna che il
+Governo del Re cammini con lui_; e dicendosi pronto a ritirarsi onde
+_facilitare_ lo stabilimento di una perfetta concordia tra Garibaldi e
+il Ministero.
+
+Lettera del conte di Cavour al contrammiraglio Persano, estratta dal
+_Diario_ di questi, parte I, pag. 89.
+
+[108] Al Türr ammalato e partito per ragione di cura per il Continente
+era subentrato nel comando della brigata l’ungherese colonnello Eber.
+
+[109] Vedi _I Mille_, cap. XXXII, pag. 151-152. Che Garibaldi abbia
+ordinato egli stesso la spedizione romana, lo provano le lettere
+pubblicamente scritte al Bertani ed al Medici prima di partire da
+Quarto; l’approvazione tacita o espressa a tutti gli apparecchi fatti
+dal Bertani al medesimo scopo, e stando ad un’affermazione di Maurizio
+Quadrio, un telegramma che Garibaldi stesso avrebbe diretto dal Faro
+tra il 10 e l’11 agosto ad uno dei capi della spedizione romana, e
+che avrebbe suonato precisamente così: «Io scenderò in Calabria il 19
+agosto, voi operate ad oltranza negli Stati romani.» Vedi il _Libro
+dei Mille del generale Giuseppe Garibaldi_, Commenti di MAURIZIO
+QUADRIO, pag. 47 e segg. Il Quadrio però non dice d’aver veduto egli il
+telegramma: afferma solo che fu veduto da Mauro Macchi, e che una copia
+autenticata da notaio ne fu consegnata per sua garanzia al colonnello
+Pianciani.
+
+[110] Vedi _Diario_ PERSANO, quasi tutta la parte seconda.
+
+[111] Lettera del conte Leopoldo di Siracusa al re Francesco del 24
+agosto 1860, e Indirizzo del Ministero Liborio Romano allo stesso Re
+del 22 agosto.
+
+[112] Vedi BIANCHI, _Storia documentata della Diplomazia europea_, vol.
+VIII, pag. 322-323.
+
+[113] Vedi il Decreto nel _Diario_ PERSANO, parte II, pag. 117:
+
+ «Napoli, 7 settembre 1860.
+
+ »Il Dittatore decreta:
+
+»Tutti i bastimenti da guerra e mercantili appartenenti allo Stato
+delle Due Sicilie, arsenali e materiali di marina sono aggregati alla
+squadra del Re d’Italia Vittorio Emanuele, comandata dall’ammiraglio
+Persano.
+
+ »_Firmato_: G. GARIBALDI.»
+
+[114] L’ammiraglio PERSANO nel suo _Diario_ citato, parte II, pag. 135,
+narra:
+
+«Vedo a terra l’ammiraglio Mundy. Egli mi dice che il signor Elliot,
+ministro d’Inghilterra, aveva avuto un abboccamento col generale
+Garibaldi a bordo dell’_Annibale_, essendo stato incaricato da Lord
+John Russell di dissuaderlo dal suo intendimento di attaccare la
+Venezia, dacchè tutto induceva a far credere che tale atto sarebbe
+tornato oltremodo dannoso all’Italia; per l’appunto come s’era detto
+fra noi due alcuni giorni prima: che il Dittatore, alla comunicazione
+fattagli dal signor Elliot, aveva risposto, essere egli risoluto di
+proclamare, ma dal Campidoglio, Vittorio Emanuele Re d’Italia; e che
+dopo ciò si sarebbe offerto uno de’ suoi luogotenenti per l’impresa
+della Venezia.»
+
+[115] NICOMEDE BIANCHI, _Storia documentata della Diplomazia europea in
+Italia_ (1859-1861), vol. VIII, pag. 338-339.
+
+[116] Consentiamo collo Zini (_Storia_ cit., pag. 702) che «l’arditezza
+del conte di Cavour venne a contraccolpo della prima arditezza di
+Garibaldi; onde questi, non quegli, fu il vero motore dell’impresa;»
+ma non per questo possiamo tenerci dall’ammirarle entrambe. Se anzi
+una censura può muoversi al conte di Cavour è di troppa temerità. Nel
+giorno infatti in cui egli spingeva metà dell’esercito sardo al di là
+della Cattolica, egli non era sicuro che l’Austria, che ingrossava
+nel quadrilatero, non l’avrebbe assalito. Tanto vero che scriveva a
+Persano: «Tenga la squadra pronta a partire per l’Adriatico. Faccia
+una leva forzata di marinai in codeste parti.... Dica al generale
+Garibaldi, da parte mia, che, se noi siamo assaliti, l’invito in nome
+d’Italia ad imbarcarsi tosto con due delle sue divisioni per venire a
+combattere sul Mincio, ec.» (_Istruzioni Cavour a Persano_, Torino, 22
+ottobre 1860.)
+
+Solo alcuni giorni dopo, essendo stato assicurato da Napoleone che
+l’Austria non l’avrebbe attaccato, o che altrimenti egli, almeno
+rispetto alla Lombardia, l’avrebbe impedito, il conte di Cavour
+respirò. Quando poi, nel convegno di Varsavia, la Prussia e la Russia
+accettarono il principio del non intervento, energicamente difeso dalla
+Francia e dall’Inghilterra, ogni pericolo svanì, e Cavour potè correre
+franco fino alla fine. Ma aveva giuocato un terribile giuoco. Per
+salvare l’Italia dal mostro della rivoluzione aveva rischiato di farla
+sbranare nuovamente dall’aquila austriaca. Ma poichè l’Austria in fin
+de’ conti non si mosse, e Cavour vinse la partita, non gli può essere
+negato l’applauso che ha sempre salutato il successo.
+
+[117] Vedi la lettera del Mazzini nei _Mille_, di G. ODDO, pag. 708.
+
+[118] Vedi il suo Proclama in data di Salerno, 7 settembre 1860:
+
+ «_Alla cara popolazione di Napoli_.
+
+»Figlio del popolo, è con vero rispetto ed amore che io mi presento a
+questo nobile ed imponente centro di popolazione italiana, che molti
+secoli di dispotismo non hanno potuto umiliare, nè ridurre a piegare il
+ginocchio al cospetto della tirannide.
+
+»Il primo bisogno dell’Italia era la concordia per raggiungere l’unità
+della grande famiglia italiana: oggi la Provvidenza ha provveduto
+alla concordia con la sublime unanimità di tutte le provincie per
+la ricostituzione nazionale; per l’unità essa diede al nostro paese
+Vittorio Emanuele, che noi da questo momento possiamo chiamare il vero
+padre della patria italiana.» (_Diario_ cit., parte II, pag. 115.)
+
+[119] _Ire politiche d’oltre tomba_, di AGOSTINO BERTANI, pag. 74 e seg.
+
+[120] Doveva alludere a Filippo Cordova e al barone Camerata Scovazzo.
+
+[121] Pubblicava nello stesso senso un Manifesto, nel quale è notevole
+questo periodo:
+
+«Essi vi hanno parlato (ai Palermitani) d’annessione, come se più
+fervidi di me fossero per la rigenerazione d’Italia — ma la loro mèta
+era di servire a bassi interessi individuali — e voi rispondeste come
+conviene a popolo che sente la sua dignità, e che fida nel sacro ed
+inviolato programma da me proclamato:
+
+ »ITALIA E VITTORIO EMANUELE.
+
+»A Roma, popolo di Palermo, noi proclameremo il Regno d’Italia — e là
+solamente santificheremo il gran consorzio di famiglia tra i liberi e
+gli schiavi ancora, figli della stessa terra.
+
+»A Palermo si volle l’annessione, perchè io non passassi lo Stretto.
+
+»A Napoli si vuole l’annessione, perchè io non possa passare il
+Volturno.
+
+»Ma in quanto vi siano in Italia catene da infrangere — io seguirò la
+via — o vi seminerò le ossa.....»
+
+[122] Il maresciallo Ritucci, eletto comandante in capo dell’esercito
+borbonico, aveva sotto i suoi ordini tre divisioni di fanteria, una
+di cavalleria, alle quali aggiunte le truppe accantonate qua e là a
+guardia degli Abruzzi, i presidii di Gaeta e di Civitella del Tronto,
+si vede che la cifra di cinquantamila uomini sta piuttosto al di sotto
+che al di sopra del vero.
+
+[123] Il Rustow, che pare sia stato uno dei consiglieri dell’operazione
+di Caiazzo, vorrebbe far credere che l’abbia ordinata Garibaldi stesso
+(Op. cit., pag. 892); ma ciò, siccome narrammo, non è. Garibaldi nel
+suo libro dei _Mille_ (pag. 276-277) respinge da sè la responsabilità
+dell’impresa tentata e contro ordine suo, con queste esplicite parole:
+
+«Obbligato di lasciare l’esercito sul Volturno e di recarmi a Palermo
+per placare quel bravo e bollente popolo nell’esaltazione in cui
+l’avean spinto gli annessionisti, io aveva raccomandato al generale
+Sirtori, degno capo dello Stato Maggiore dell’esercito meridionale, di
+lanciar delle bande nostre sulle comunicazioni del nemico.
+
+»Ciò fu fatto, ma pure chi ne avea l’incarico immediato stimò opportuno
+di fare qualche cosa di più serio, e col prestigio delle precedenti
+vittorie non dubitò qualunque impresa essere eseguibile dai nostri
+prodi militi.
+
+»Fu decisa l’occupazione di Caiazzo, villaggio all’oriente di Capua,
+sulla sponda destra del Volturno.
+
+»Il 19 settembre ebbe luogo l’operazione: si occupò Caiazzo, ed io
+giunsi lo stesso giorno per assistere al deplorevole spettacolo del
+sacrifizio dei nostri poveri volontari, che avendo marciato, secondo
+il costume loro, intrepidamente sul nemico sino all’orlo del fiume,
+furono poi obbligati, non trovandovi riparo contro la grandine di
+palle nemiche, di retrocedere fuggendo, fulminati alle spalle. Il
+giorno seguente, credo, il nemico inviò un forte nerbo di forze
+ad attaccare i nostri in Caiazzo, che in pochi furono obbligati ad
+evacuare, e ritirarsi precipitosamente verso la sinistra del Volturno,
+dopo essersi valorosamente battuti ed aver perduto non pochi militi,
+morti, feriti ed affogati nel fiume. L’operazione di Caiazzo fu, più
+che un’imprudenza, una mancanza di tatto militare, da parte di chi la
+comandava.
+
+»E serva quell’esempio ai nostri giovani militi, tuttora obbligati a
+studiare quella manía di macellar gli uomini, che si chiama arte della
+guerra.»
+
+S’aggiunga: il Pecorini-Manzoni, nella sua citata _Storia della XV
+Divisione Türr_, ec., cercando di giustificare il Türr della mossa, si
+limita a dire, che «egli pensava di lanciare dei distaccamenti al di
+là del Volturno verso Piedimonte per verificare l’opinione del paese,
+e trovandovi simpatia organizzare delle squadre di Guardia Nazionale,
+e con esse tormentare alle spalle ed ai fianchi il nemico e simulare
+quindi degli attacchi sopra Caiazzo e dietro Capua, per obbligarlo
+a mostrare le forze che potrebbe spiegare in un fatto d’arme serio
+contro le forze garibaldine, e non dargli tempo di mandare ad effetto
+un tale fatto prima che tutta l’armata di Garibaldi fosse riunita sul
+Volturno.» (Op. cit., pag. 182.)
+
+Infine meglio d’ogni testimonianza valgano le istruzioni che Garibaldi
+stesso dava in iscritto al maggiore Csudafy, incaricato appunto
+di comandare una delle scorribande al di là del Volturno, e che
+chiariscono tutto il pensiero del Generale in capo dell’esercito
+meridionale:
+
+ «_Al signor maggiore Csudafy_.
+
+ »Caserta, 16 settembre 1860.
+
+ »Maggiore!
+
+»Con tre distaccamenti, che confiderà a voi il generale Türr, voi
+passerete il Volturno al di sopra di Capua ove vi convenga.
+
+»Il principale oggetto della vostra missione è di mostrarvi nella
+retroguardia al nemico dietro Capua e incomodarlo in ogni modo
+possibile.
+
+»Quindi mostrarvi alle popolazioni circonvicine, fra le quali voi
+dovete spargere i buoni principii di libertà e d’indipendenza italiana,
+e spingerle all’armamento contro il dispotismo. Soprattutto voi dovrete
+ottenere dai vostri soldati che rispettino la gente, le proprietà, e
+che procurino di farsi amare da tutti e temere dai nemici.
+
+»Per mezzi di cui abbisognate, rivolgetevi alle Autorità locali che
+munirete di competente ricevuta.
+
+»Se potete spingere alcuno dei vostri distaccamenti (che cercherete
+d’aumentare quanto possibile) alla frontiera e sul territorio
+pontificio, farete bene di farlo e spingere pure le popolazioni
+pontificie a scuotere il giogo.
+
+»Infine voi darete notizie di voi e di qualunque cosa importante al
+Quartier generale del generale Türr ed al mio.
+
+ »_Firmato_: G. GARIBALDI.»
+
+(PECORINI-MANZONI, op. cit., pag. 183-184.)
+
+[124] «La nostra linea di battaglia era difettosa; essa era troppo
+estesa da Maddaloni a Santa Maria.» (_I Mille_, pag. 280.)
+
+[125] Abbiamo usato per brevità la parola _Divisione_; ma
+s’ingannerebbe assai chi la prendesse alla lettera. L’esercito
+meridionale essendo in formazione continua, nulla di più difficile di
+dare la situazione quotidiana dei corpi. La divisione Türr comprendeva
+cinque brigate: Sacchi, Eber, Spangaro, De Giorgis, La Masa; ma
+essendo esse tutte sparpagliate in mezzo alle altre divisioni, può
+dirsi che la divisione in fatto non esisteva. Così la brigata La Masa
+era aggregata alla 16ª divisione Cosenz e Milbitz; quella Spangaro
+alla 17ª Medici, e la brigata Sacchi stava da sè a San Leucio; le
+brigate Eber e De Giorgis stavano nella riserva. La 18ª divisione Bixio
+comprendeva tre brigate: quella Dezza, della forza di milleottocento
+uomini; quella Eberhard, di millecinquecento, e una terza, Spinazzi,
+di seicentosettanta, più una così detta colonna Fabrizi che non
+apparteneva a nessuna divisione. La 16ª invece aveva un battaglione
+Bronzetti nientemeno che a Castel Morone, e una brigata intera, quella
+Assanti, nella riserva.
+
+La riserva poi era un miscuglio curiosissimo. Essa comprendeva, oltre
+le nominate:
+
+ Brigata Eber 1600
+ Brigata De Giorgis 850
+ Brigata Assanti 1100
+ Un battaglione Paterniti 250
+ Una brigata calabrese comandata dal colonnello
+ Pace, grossa di oltre duemila uomini, ma di
+ cui soltanto ottocento armati alla meglio
+ e servibili 800
+ _Totale_ 4600
+
+Centocinquanta uomini di cavalleria, quattrocento del Genio aggregati
+la maggior parte alla 17ª divisione, e gli artiglieri necessari ai
+servizio dei trenta pezzi summentovati, compivano l’esercito.
+
+[126] _I Mille_, pag. 282.
+
+[127] Il RUSTOW, pag. 436; il PECORINI, pag. 242, riferiscono queste
+parole del Generale con alcune varianti. Al solito noi ne prendiamo
+l’essenziale, lasciando l’accessorio.
+
+[128] Altri disse che mandò la notizia della vittoria molto prima,
+cioè quando giunse a Santa Maria. Nel suo libro dei _Mille_ egli tronca
+ogni dubbio scrivendo: «In quel momento, 5 pomeridiane, io telegrafai a
+Napoli: _Vittoria su tutta la linea_.» — (Vedi op. cit., pag. 297.)
+
+[129] Quando diciamo puramente _Caserta_ intendiamo la città, ora
+capoluogo della provincia.
+
+[130] L’abbiamo detto altrove (_Vita di Nino Bixio_), lo ridiciamo
+qui, questa e _questa sola_ fu la parte presa da quei Bersaglieri alla
+battaglia del Volturno. Tutto quanto fu scritto sin qui nell’intento
+di accrescere a’ regolari e scemare a’ Volontari una gloria, a cui
+basta d’essere italiana, è assolutamente falso: falso che essi abbiano
+partecipato in un modo qualsiasi alla giornata del 1º; falso che
+abbiano contribuito alla vittoria del 2, la quale era già ottenuta
+prima di combattere, che fu una razzía di truppe disperse, non un
+combattimento, e che in ogni caso sarebbe stata decisa dai movimenti
+aggiranti di Garibaldi e del Bixio, non dalle poche fucilate di quei
+pochi Bersaglieri contro l’avanguardia sviata d’una colonna venuta a
+cascare nel centro delle nostre linee.
+
+[131] RUSTOW, op. cit., pag. 449.
+
+[132] E non abbiamo mestieri di citare esempi più recenti. Il La
+Marmora non comandò in Crimea più di quindicimila uomini, eppure
+fu nominato Generale d’armata. Castelfidardo fu un combattimento di
+posizione di otto o diecimila uomini contro cinque o seimila, eppure il
+Cialdini fu nominato Generale d’armata, e nessuno dubitò mai che que’
+due Generali non fossero capaci di condurre più grossi eserciti.
+
+[133] Rapporto del generale Bixio sul fatto d’armi di Maddaloni, in
+data di Caserta, 6 ottobre 1860.
+
+[134] _I Mille_, pag. 292-293.
+
+[135] È doloroso il pensare che la battaglia del 1º ottobre non abbia
+ancora ottenuto nella storia delle armi italiane il posto che le
+conviene. Storici anche autorevoli ne parlano con una leggerezza da far
+dubitare della loro serietà. A mo’ d’esempio, nella _Storia militare_
+del colonnello CARLO CORSI, professore di Storia militare alla Scuola
+superiore di guerra (libro di testo anche per gli allievi della
+R. Accademia militare), terza parte, pag. 295 e seg., ci sono tali
+errori e di fatto e di apprezzamento da legittimare il sospetto che
+lo storico abbia mai riflettuto un istante alle cose da lui narrate.
+Noi riproduciamo qui il suo racconto, accompagnandolo di brevissime
+osservazioni, lasciando giudice il lettore se a siffatti romanzi
+convenga il nome di storia, e di storia destinata all’educazione della
+mente o del cuore della gioventù militare della patria nostra:
+
+Pag. 295. «_Battaglia del Volturno o di Santa Maria_ (_1º ottobre_). —
+Lo scopo primo del radunamento delle truppe borboniche sul Volturno,
+cioè rassodar le milizie e fermar Garibaldi, era stato ottenuto; ora
+bisognava procedere alla riscossa, come Radetzky nel 1848, col massimo
+vigore. Ma invece di tener riuniti attorno a Capua quei quaranta e
+più mila uomini e adoperarli per una gran riscossa, i Generali del
+re Francesco li divisero tra Capua e Gaeta in modo che non più di
+un ventimila rimasero disponibili sul Volturno tra San Clemente e
+Caiazzo....»
+
+1º Errore. — _Non sappiamo d’onde lo storico abbia attinto questa
+cifra. Essa è patentemente erronea. L’esercito del Volturno sotto il
+comando del generale Ritucci componevasi di tre_ DIVISIONI COMPLETE
+_di fanteria ed una di cavalleria, e quando si aggiunga a queste le
+armi secondarie e il presidio di Capua, si supera di molto la cifra di
+quarantamila uomini da noi stabilita_.
+
+Pag. 295-296. «I Garibaldini s’erano distesi sulla sinistra del
+Volturno; debole era la loro sinistra attorno a Santa Maria, aggirabile
+la loro destra per l’alto Volturno e i monti sopra Caserta e Maddaloni.
+La loro situazione era ancora più pericolosa di quella dei Toscani a
+Montanara e Curtatone nel 1848.»
+
+_Questo lo vide e lo disse anche Garibaldi. Ma perchè lo storico
+non soggiunse che quella situazione, data l’esiguità delle forze
+garibaldine, era la sola tenibile in quel caso?_
+
+Pag. 296. «Dal lato dei Garibaldini la divisione Medici teneva
+Sant’Angelo, la divisione Cosenz Santa Maria, Türr stava presso
+Caserta, Bixio presso Maddaloni, Garibaldi aveva il suo quartiere in
+Caserta. Il 1º ottobre quindicimila Borbonici con molta cavalleria,
+sboccando da Capua sotto il comando del generale Ritucci, assaltarono
+all’improvviso e con molto impeto la sinistra dei Garibaldini a Santa
+Maria....»
+
+2º Errore. — _Il primo errore è dimostrato dal secondo. Se l’esercito
+borbonico sommava appena a ventimila uomini e quindicimila attaccavano
+Santa Maria, bisognerebbe supporre che all’attacco di tutto il
+resto della linea comprendente le posizioni di Sant’Angelo, Caserta,
+Maddaloni, il generale Ritucci non ne avesse impiegati che cinquemila,
+il che sarebbe stato semplicemente assurdo._
+
+Pag. 296. «.... E di primo lancio s’impadronirono d’una gran parte di
+quella città....»
+
+3º Errore. — _I Borbonici, come narrammo, non s’impadronirono mai
+d’alcuna parte, nè grande nè piccola, di Santa Maria. Essi non poterono
+mai oltrepassare la linea di Porta Capuana_.
+
+Pag. 296. «L’attacco si estese prontamente a sinistra su Sant’Angelo,
+ove il combattimento fu vivissimo. La divisione Türr s’avanzò a
+rinforzo. Un reggimento toscano, condotto dal colonnello Malenchini,
+investì il fianco destro degli assalitori dal lato di San Tammaro....»
+
+4º Errore. — _Il Türr condusse i rinforzi sol quando fu chiamato da
+Garibaldi, il Malenchini ribattè gli assalti dell’estrema destra nemica
+sul lato di San Tammaro, ma in principio non in fine della battaglia
+e non in guisa da liberar San Tammaro, ma solo da contrastar la
+posizione. Il contr’attacco decisivo fu diretto tra Sant’Angelo e Santa
+Maria e capitanato, siccome scrivemmo, da Garibaldi in persona. Non
+sono, a tutto rigore, errori, ma inesattezze che sfigurano l’aspetto
+della battaglia_.
+
+Pag. 296-297. «Par tuttavia tra quelle milizie tumultuarie, composte la
+massima parte di gente eccessivamente sensitiva e affatto nuova alla
+guerra, quel vigoroso assalto cagionò grande scompiglio, anzi fuga e
+sbandata che portò lo spavento fin nel cuore di Napoli.»
+
+5º Errore. — _Di fuggiaschi e di sbandati ce ne furono di certo, come
+ce ne sono in tutti gli eserciti e in tutte le battaglie; ma parlare
+«di fuga e sbandata che portò lo spavento fino a Napoli,» come se
+tutto l’esercito garibaldino avesse dato le spalle al primo urto, è
+peggio che errore. Non si può accusare di fuga e sbandata un esercito
+inferiore di numero che contrasta il terreno per oltre sei ore e dà
+tempo alle sue riserve di soccorrerlo._
+
+«.... Ma Garibaldi, Medici, Türr ed altri capi minori con quelle poche
+migliaia di valorosi che loro rimasero, sostennero e rintuzzarono
+l’attacco, che impetuoso da principio, poi sul più bello languì e
+sfumò indietro per mancanza di spinta, d’alimento, di buona direzione.
+I soldati aveano fatto assai bene la parte loro, ma i Generali non
+s’accorsero nemmeno dei vantaggi che aveano ottenuto, perchè erano
+troppo lontani dal luogo ove le loro truppe combattevano, e sentito
+che il nemico resisteva, invece di mandar rinforzi e spingere innanzi
+comandarono la ritirata, e l’effetto fu come di una sconfitta....»
+
+6º Errore. — _La frase ambigua: «e l’effetto fu come di una sconfitta,»
+ci toglie di penetrare la vera intenzione dell’Autore. Se egli ha
+voluto dire che la sconfitta de’ Borbonici fu più apparente che reale,
+i particolari della battaglia da noi narrati lo smentiscono_.
+
+Pag. 297. «Anche la cavalleria v’ebbe qualche parte, con isvantaggio
+dei Borbonici, che furono ricacciati dagli Usseri ungheresi. I
+Garibaldini inseguirono fin presso Capua. La perdita dei Borbonici
+fu di circa duemila uomini, quella dei Garibaldini di circa
+millecinquecento uomini.
+
+7º Errore. — _La cifra delle perdite borboniche è arbitraria. Se tra le
+perdite si devon computare i prigionieri, quelle de’ Borbonici superò
+di certo i quattromila. Quanto ai Garibaldini dicemmo più sopra che
+il danno loro fu di circa cinquecento morti, milletrecento feriti,
+milletrecento sbandati o prigionieri; molto maggiore quindi da quello
+affermato dallo storico._
+
+Pag. 297. «Se nel concetto dei Generali del re Francesco quel fatto
+dovea essere una ricognizione (inopportunissima), il risultato più
+ragionevole avrebbe dovuto esserne una vera battaglia il dì seguente.
+Ma così non fu. Dal canto suo Garibaldi, che in quel dì s’era veduto
+quasi sfuggir di mano, insieme a tanta parte delle sue forze, la
+vittoria e la fortuna....»
+
+8º Errore. — _Come Garibaldi, che a capo di ventimila ribatte l’assalto
+di quarantamila, prende loro circa tremila prigionieri e richiude il
+rimanente in una fortezza, si sia veduto sfuggir di mano la «vittoria
+e la fortuna,» davvero non sappiamo comprendere. Che far doveva
+Garibaldi? forse dar l’assalto a Capua?_
+
+Pag. 297. «.... Aveva chiesto al Ministro del re Vittorio Emanuele a
+Napoli il sussidio di alcuni battaglioni di truppe regolari, che là
+stavano nel porto sui navigli di S. M., e quegli avea fatto sbarcare il
+primo battaglione Bersaglieri e lo avea avviato in fretta a Maddaloni e
+Caserta....»
+
+9º Errore. — _Non fu veramente Garibaldi a chieder rinforzo delle
+truppe piemontesi, bensì il suo Capo di Stato Maggiore, il Sirtori;
+ma tralasciando questo, fa maraviglia che un ufficiale dell’esercito
+regolare ignori che le truppe dell’esercito settentrionale, venute da
+Napoli a Caserta la sera del 1º ottobre, furono non solo un battaglione
+di Bersaglieri, ma anche un battaglione del 1º reggimento della brigata
+Re_.
+
+Pag. 297. «_Combattimento di Caserta_ (_2 ottobre_). — Frattanto il
+corpo aggirante di sinistra (generale Von Mechel), passato il Volturno
+a Caiazzo, era stato ritardato dalle cattive strade nella sua marcia
+alla volta di Caserta, sicchè la sua azione tattica nella giornata del
+1º non s’era estesa più là che a tenere a bada Bixio. La mattina del
+2, non avendo ancora notizia di ciò che era avvenuto il dì prima e dei
+mutati intendimenti del Re, quel corpo scese su Caserta. Ma intanto che
+un corpo di Garibaldini, rinforzato dal primo battaglione Bersaglieri,
+lo tratteneva di fronte sulle alture di Caserta Vecchia, Bixio da
+Maddaloni si portava a tagliargli la ritirata al Ponte delle Valli, in
+conseguenza di che una parte di quella mal capitata colonna (duemila
+uomini circa) posava le armi. V’era in tutto ciò motivo sufficiente
+da crescer l’animo ai Garibaldini e scemarlo ai Borbonici, tra i
+quali i malumori contro i loro ufficiali e Generali proruppero allora
+più violenti nelle aperte accuse di viltà e tradimento. Garibaldi
+rassicurato riprese il suo disegno di manovrare contro la sinistra del
+nemico.»
+
+10º Errore. — _Gli spropositi intorno a questa giornata sono tanti, che
+davvero non ci è che una frase sola per confutarli: tutto falso. Falso
+che il corpo aggirante di sinistra, Von Mechel, passasse il Volturno
+a Caiazzo; falso che mirasse a Caserta; falso che attaccasse il Bixio
+a Maddaloni solo per tenerlo a bada. Von Mechel era già da giorni di
+qua dal Volturno; veniva dalla grande strada di Piedimonte d’Alife,
+marciava direttamente su Maddaloni coll’intendimento di sfondare
+l’estrema destra garibaldina e aprirsi di là la via per Napoli. Il
+corpo che passò il Volturno presso Caiazzo diretto su Coperta era
+quello del Perrone, spalleggiato dal Ruiz, e fu arrestato il 1º
+d’ottobre a Castel Morone e fatto prigioniero il 2, non colla sola
+opera del Bixio, ma con quella altresì, come dicemmo, di Garibaldi e
+del Sacchi che lo circuirono dalla loro sinistra_.
+
+E basti. Se così nei nostri Istituti militari si insegna la storia
+delle battaglie italiane, che cosa sarà mai di quella delle altre
+nazioni?
+
+[136] La comandava il maggiore Carlo Smiles, e non il colonnello
+Peard (accrebbe lo sproposito stampando _Pearce_), come scrive il
+CANTÙ, _Cronistoria_, vol. III, parte II, pag. 509. Nel rimanente gli
+spropositi, e usiamo mite parola, di questo libro sono tanti e tali,
+nella parte militare principalmente, che ci è impossibile, non che
+confutarlo, leggerla seriamente.
+
+[137] Erano settemila, sopra un esercito (contando i depositi,
+i presidii, i servigi d’amministrazione e d’intendenza) di
+trentacinquemila.
+
+[138] ALBERTO MARIO, _Garibaldi_, pag. 53.
+
+[139] È però ammiranda, non saprei dire se più per schiettezza o per
+abilità, la Nota da lui diretta il 9 novembre alla Prussia, la sola
+che coll’Inghilterra non avesse ritirato il suo rappresentante; e
+nella quale ribatteva con stupenda eloquenza tutte le censure mosse
+all’occupazione delle Marche e dell’Umbria dal barone Schleinitz,
+ministro di S. M. Prussiana nella sua Nota del 13 ottobre. Vedi
+BIANCHI, _Storia docum_. citata.
+
+[140] Non la ottenne però che nella seduta dell’11 ottobre, in cui fu
+votato quest’Ordine del giorno:
+
+«La Camera dei Deputati, mentre plaude altamente allo splendido
+valore dell’armata di terra e di mare e al generoso patriottismo dei
+Volontari, attesta la nazionale ammirazione e riconoscenza all’eroico
+generale Garibaldi che, soccorrendo con magnanimo ardire ai popoli
+di Sicilia e di Napoli, in nome di Vittorio Emanuele restituiva
+agl’Italiani tanta parte d’Italia.»
+
+E questo articolo di legge:
+
+«Il Governo del Re è autorizzato ad accettare e stabilire per reali
+decreti l’annessione allo Stato di quelle provincie dell’Italia
+centrale e meridionale, nelle quali si manifesti liberamente, per
+suffragio diretto universale, la volontà delle popolazioni di far parte
+integrante alla nostra Monarchia costituzionale.»
+
+Fu in quel giorno che il conte di Cavour pronunciò uno de’ più
+eloquenti ed ispirati discorsi della Tribuna italiana; e, per ardimento
+di concetti, uno de’ più rivoluzionari che uomo di Stato abbia
+pronunciato da cento anni a quest’oggi. Vedi _Il Conte di Cavour in
+Parlamento_, Discorsi raccolti da I. ARTOM e A. BLANC. Un volume.
+Firenze, Barbèra, 1868.
+
+[141] È uno degli scritti più infelice del Farini, che pure ne dettò in
+quegli anni di felicissimi.
+
+[142] Vedi l’Ordine del giorno del 28 settembre 1860. PECORINI, op.
+cit. pag. 218-219:
+
+ «Caserta, 28 settembre 1860.
+
+»Il Quartier generale è a Caserta: i nostri fratelli dell’esercito
+italiano comandato dal bravo generale Cialdini combattono i nemici
+d’Italia e vincono.
+
+»L’esercito di Lamoricière è stato disfatto da quei prodi. Tutte le
+provincie serve del Papa sono libere. Ancona è nostra: i valorosi
+soldati dell’esercito del Settentrione hanno passato la frontiera e
+sono sul territorio napoletano. Fra poco avremo la fortuna di stringere
+quelle destre vittoriose.
+
+ »_Firmato_: G. GARIBALDI.»
+
+[143] Frase del Farini a sazietà ripetuta, a sazietà rimproveratagli.
+
+[144] Questa, secondo la _Presse_ francese, fu la lettera di Garibaldi
+al Re, portatagli dal marchese Trecchi:
+
+ «Sire,
+
+»Congedate Cavour e Farini, datemi il comando d’una brigata delle
+vostre truppe; datemi Pallavicino Trivulzio per prodittatore, ed io
+rispondo di tutto.»
+
+Che in fatto di diritto costituzionale tutte le nozioni di Garibaldi
+si fermassero alla dittatura, questa lettera lo dimostra. Egli aveva
+del Re la stessa idea che ne ha il popolo. Il Re può fare e disfare
+i Ministri; i Ministri soli sono i cattivi genii del Re: solo il Re è
+buono, anzi bonario, come nei melodrammi, ec.
+
+[145] Tornata della Camera dei Deputati dell’11 ottobre 1860.
+
+[146] Sentenza dello ZINI, _Storia_ citata, vol. I, parte II, pag. 757.
+
+[147] Si sa che il Mazzini rispose con altra lettera sdegnosa,
+risolutamente ricusando di partire.
+
+[148] Ecco la prima parte del decreto del prodittatore Mordini:
+
+«In virtù dell’autorità a lui delegata,
+
+»Considerando che i progressi delle armi italiane ravvicinano
+sempre più il giorno, nel quale sarà costituito sotto lo scettro
+costituzionale di Vittorio Emanuele II il Regno d’Italia;
+
+»Considerando essere perciò conveniente che la Sicilia si trovi
+preparata a pronunziare anch’essa il suo voto per entrare in seno alla
+grande famiglia italiana;
+
+»Volendo a tale oggetto stabilire le condizioni di tempo e di modo;
+
+»Sulla proposta del Segretario di Stato per l’interno;
+
+»Udito il Consiglio dei Segretari di Stato;
+
+ »Decreta e promulga:
+
+»Art. 1º I Collegi elettorali, costituiti ai termini del decreto
+dittatoriale del 23 giugno 1860, sono convocati per il giorno 21
+ottobre corrente ad oggetto di eleggere i respettivi loro deputati nel
+numero stabilito all’art. 4º del decreto.»
+
+[149] Gli avversari suoi sostennero che la risposta era stata
+sfavorevole addirittura. Ma finora il vero si nasconde per difetto di
+documenti.
+
+Il signor CARANTI però, nelle sue _Notizie intorno al plebiscito delle
+Provincie napoletane_ (pag. 330), non s’arrischia ad affermare che il
+Dittatore avesse autorizzato il Pallavicino a proporre in Consiglio dei
+Ministri quel decreto, nè molto meno promesso di approvarlo.
+
+[150] _Notizie sul plebiscito nelle Provincie napoletane_, pag. 334.
+
+[151] CARANTI, _Notizie sul plebiscito_, ec., pag. 335.
+
+[152] Ecco il Discorso pronunziato in quel giorno:
+
+«In questa Capitale regna la discordia e l’agitazione. Sapete voi
+chi l’ha eccitata? Quegli stessi che mi hanno impedito di combattere
+gli Austriaci con quarantacinquemila Volontari; che nell’anno scorso
+mi vietarono di accorrere con venticinquemila uomini alla vostra
+liberazione; quegli stessi che spedirono La Farina a Palermo, e
+chiesero l’immediata annessione, quelli cioè che volevano impedire a
+Garibaldi di passare lo Stretto e cacciare Francesco II. Si è gridato:
+morte a questo, morte a quello! Si è gridato contro i miei amici. Gli
+Italiani non deggiono gridare morte l’uno contro l’altro, essi tutti
+deggiono stimarsi ed amarsi, perchè tutti hanno contribuito a fondare
+l’unità d’Italia. Quando sorge discordia, accorrete a me. Non venga
+una deputazione di marchesi e di principi, ma di semplici popolani,
+ed io disperderò i dissidii e tranquillerò gli animi. Ieri vi dissi
+che sarebbe venuto il Re. Oggi ho lettera di lui. Il 9 le sue truppe
+passarono il confine, e due giorni or sono Vittorio Emanuele si pose
+alla testa del suo valoroso esercito. Laonde fra breve noi vedremo
+il nostro Re. Durante questo stato di transizione fate che regnino
+dovunque la tranquillità, la prudenza, la moderazione; si mostri il
+popolo napoletano quel bravo popolo che è. Facciamo l’Italia una, a
+dispetto di quelli che la vorrebbero scissa per tenerla schiava!» —
+RUSTOW, op. cit., pag. 564.
+
+[153] Abbiamo sott’occhio tre _Relazioni_ di quella importante riunione.
+
+_Alcune notizie sul plebiscito delle Provincie napoletane_ di BIAGIO
+CARANTI, segretario particolare del Pallavicino, che scrisse colla sua
+approvazione, se non può dirsi sotto la sua dettatura.
+
+Una _Relazione_ del generale TÜRR, pubblicata nel 1869, che parla
+dei fatti, a cui fu parte e testimonio. Una _Relazione_ infine del
+_Giornale Ufficiale di Napoli_, organo del ministro dell’interno
+Conforti, e che si deve ragionevolmente pensare riveduta ed approvata
+da lui. Se non che, mentre queste tre _Relazioni_, tutte ugualmente
+fededegne, sono concordi nei fatti sostanziali, non lo sono punto
+quanto ai particolari e mettono lo scrittore, costretto a prenderle
+per fonti, nella più grande incertezza. Sulla impossibilità pertanto
+di decidere quale sia la più completa e veridica, ci siamo appigliati
+al partito di comporre un’epitome di tutte e tre, scegliendo in ciascun
+racconto quelle parti che riferendosi a parole e fatti detti o compiuti
+dal raccontatore medesimo, o dal suo diretto ispiratore, v’è fondata
+ragione di credere che siano le più genuine. Il caso di veder narrato
+diversamente il medesimo fatto dagli stessi testimoni o attori è, pur
+troppo, frequentissimo, e fa correre per le vene dei terribili brividi
+di dubbio sull’autenticità della storia.
+
+[154] Il 15 ottobre fu anche il giorno, in cui pubblicava il decreto da
+noi citato più innanzi a pag. 225. In quel giorno eran già entrati in
+linea sotto Capua a sollievo dei Garibaldini estenuati un reggimento di
+linea e tre battaglioni di Bersaglieri dell’esercito settentrionale.
+
+[155] Il 15 ottobre Garibaldi scriveva e mandava da Sant’Angelo
+quest’altro Manifesto:
+
+ «_Per adempiere ad un voto indisputabilmente caro
+ alla Nazione intera determino:_
+
+»Che le Due Sicilie — che al sangue italiano devono il loro riscatto,
+e che mi elessero liberamente a Dittatore — fanno parte integrante
+dell’Italia una ed indivisibile — con suo re costituzionale Vittorio
+Emanuele ed i suoi discendenti.
+
+»Io deporrò nelle mani del Re — al suo arrivo — la Dittatura
+conferitami dalla nazione.
+
+»I Prodittatori sono incaricati dell’esecuzione del presente decreto.
+
+ »Sant’Angelo, 15 ottobre 1860.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+Che voleva egli dire? I Ministri ne furono allarmati e credettero
+scorgervi una nuova voltata del Generale, una seconda disdetta del
+plebiscito. Non tardarono però a ravvedersi. Garibaldi non aveva voluto
+con quelle parole che ripetere il suo programma: unire a quello del
+popolo napoletano e siculo il suo voto, e dichiarare che deponeva senza
+rancore e senza astio il potere.
+
+[156] L’aveva annunziata Garibaldi stesso all’esercito meridionale
+con queste parole, che sembravano scelte accuratamente per dimostrare
+sempre più che nessun antagonismo era possibile fra i due eserciti,
+e ch’egli, Garibaldi, tenne la vittoria d’entrambi per vittoria della
+sola nazione.
+
+ «_Ordine del giorno 21 ottobre 1860._
+
+»Il prode generale Cialdini ha vinto presso Isernia. I Borbonici
+sbaragliati hanno lasciato ottocentottanta prigionieri, cinquanta
+ufficiali, bandiere e cannoni.
+
+»Ben presto i valorosi dell’esercito settentrionale porgeranno la mano
+ai coraggiosi soldati di Calatafimi e del Volturno.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+(PECORINI-MANZONI, op. cit., pag. 291.)
+
+[157] Aveva seco due brigate della divisione Bixio; la brigata Eber e
+De Giorgis della divisione Türr e la Legione inglese.
+
+[158] Di questo incontro di Garibaldi col Re fu molto favoleggiato. Fra
+le altre cose all’epico saluto di Garibaldi fu messa in bocca del Re la
+condegna risposta: «Salute al mio migliore amico,» che il Re non diede.
+
+Anch’io in altri scritti credetti al romanzo. Alberto Mario mi
+disinganna. La risposta del Re fu assai più prosaica, ma vogliamo
+ritenere non meno cordiale.
+
+[159] ALBERTO MARIO, _Garibaldi_, pag. 78.
+
+[160] Forse, accettata l’offerta di Garibaldi, non sarebbe toccato
+all’esercito piemontese lo scacco del Garigliano (29 ottobre). Il
+tragitto del Garigliano avrebbe potuto essere tentato o almeno
+minacciato in più punti e avvenire prima e molto facilmente e
+sicuramente. E vado più in là: se Garibaldi fosse stato avvisato
+in tempo dell’avanzarsi de’ Sardi, avrebbe potuto passare prima in
+qualche punto il Volturno, e impedire o almeno turbare in modo tale ai
+Borbonici il passaggio del Garigliano da renderlo loro esiziale.
+
+[161] Lettera di Garibaldi al re Vittorio Emanuele, 29 ottobre 1861.
+
+[162] I commenti per quella mancanza furono molti, acerbi e lunghi. Noi
+non possiamo credere ad una pensata scortesia; ma nessun impedimento
+doveva trattenere Vittorio Emanuele dal rendere all’esercito
+meridionale quel meritato onore. Se il giorno 6 il Re era impedito, la
+rivista poteva differirsi, ma egli doveva assistervi.
+
+Altre volte, in quei giorni, il Re, mal consigliato, mancò alle forme
+della cortesia, che erano in quel caso anco le forme della buona
+politica.
+
+Così, per esempio, fece scrivere al generale Della Rocca un Ordine del
+giorno di encomio all’esercito garibaldino, che poteva scrivere egli
+stesso!
+
+[163]
+
+ «Ai miei compagni d’armi.
+
+»Penultima tappa del risorgimento nostro noi dobbiamo considerare il
+periodo che sta per finire, e prepararci ad attuare splendidamente lo
+stupendo concetto degli eletti di venti generazioni, il cui compimento
+assegnò la Provvidenza a questa generazione fortunata.
+
+»Sì, giovani! L’Italia deve a voi un’impresa che meritò il plauso del
+mondo.
+
+»Voi vinceste; — e vincerete, — perchè siete ormai istrutti nella
+tattica che decide delle battaglie!
+
+»Voi non siete degeneri da coloro ch’entravano nel fitto profondo
+delle falangi macedoniche, e squarciavano il petto ai superbi vincitori
+dell’Asia.
+
+»A questa pagina stupenda della storia del nostro paese ne seguirà
+una più gloriosa ancora, e lo schiavo mostrerà finalmente al libero
+fratello un ferro arruotato che appartenne agli anelli delle sue
+catene.
+
+»All’armi tutti! — tutti; e gli oppressori — i prepotenti sfumeranno
+come la polvere.
+
+»Voi, donne, rigettate lontano i codardi: — essi non vi daranno che
+codardi; — e voi, figlie della terra della bellezza, volete prode e
+generosa prole.
+
+»Che i paurosi dottrinari se ne vadano a trascinare altrove il loro
+servilismo, le loro miserie.
+
+»Questo popolo è padrone di sè. Egli vuol essere fratello degli altri
+popoli, ma guardare i protervi con la fronte alta; non rampicarsi
+mendicando la sua libertà — egli non vuole essere a rimorchio d’uomini
+a cuore di fango. No! no! no!
+
+»La Provvidenza fece dono all’Italia di Vittorio Emanuele. Ogni
+Italiano deve rannodarsi a lui — serrarsi intorno a lui. Accanto al Re
+Galantuomo ogni gara deve sparire, ogni rancore dissiparsi! Anche una
+volta io vi ripeto il mio grido: all’armi tutti! tutti! Se il marzo
+del 61 non trova un milione d’Italiani armati, povera libertà, povera
+vita italiana!... Oh! no: lungi da me un pensiero che mi ripugna come
+un veleno. Il marzo del 61, e, se fa bisogno, il febbraio, ci troverà
+tutti al nostro posto.
+
+»Italiani di Calatafimi, di Palermo, del Volturno, di Ancona, di
+Castelfidardo, d’Isernia, e con noi ogni uomo di questa terra non
+codardo, non servile; tutti, tutti serrati intorno al glorioso soldato
+di Palestro, daremo l’ultima scossa, l’ultimo colpo alla crollante
+tirannide!
+
+»Accogliete, giovani Volontari, resto onorato di dieci battaglie, una
+parola d’addio! Io ve la mando commosso d’affetto dal profondo della
+mia anima. Oggi io devo ritirarmi, ma per pochi giorni. L’ora della
+pugna mi ritroverà con voi ancora — accanto ai soldati della libertà
+italiana.
+
+»Che ritornino alle loro case quelli soltanto chiamati da doveri
+imperiosi di famiglia, e coloro che gloriosamente mutilati hanno
+meritato la gratitudine della patria. Essi la serviranno nei loro
+focolari col consiglio e coll’aspetto delle nobili cicatrici che
+decorano la loro maschia fronte di venti anni. All’infuori di questi,
+gli altri restino a custodire le gloriose bandiere.
+
+»Noi ci ritroveremo fra poco per marciare insieme al riscatto dei
+nostri fratelli, schiavi ancora dello straniero, noi ci ritroveremo fra
+poco per marciare insieme a nuovi trionfi.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[164] L’_Examiner_ citato dal _Giornale Ufficiale di Napoli_, quando
+però Garibaldi era ancora Dittatore.
+
+[165] Garibaldi tentò istituire a Napoli anche i giurati (decreto del
+Dittatore, 11 settembre 1860); ma non avendo il Ministero Conforti
+stimato opportuno di introdurre i codici che erano necessario
+compimento alla Giuría, il decreto restò lettera morta.
+
+[166]
+
+ «MINISTERO DELLA GUERRA.
+
+ »_Circolare a tutti gl’Ispettori delle diverse armi._
+
+»In ordine a quanto prescrisse il Dittatore a Palermo, io rendo noto
+che l’uniforme da adottarsi per l’armata sarà perfettamente identico a
+quello dell’armata del re Vittorio Emanuele.
+
+»I modelli di ogni arma saranno esposti nelle sale di questo Ministero,
+affinchè tutti possano uniformarvisi esattamente.
+
+ »_Il Ministro:_ COSENZ.»
+
+[167] Decreto. Palermo, 22 giugno 1860; e Napoli, 12 settembre 1860.
+
+[168] Decreto. Napoli, 11 settembre 1860.
+
+[169] Decreto. Napoli, 11 settembre 1860.
+
+[170] Decreto. Napoli, 19 settembre 1860.
+
+[171] Decreto. Napoli, 19 settembre 1860.
+
+[172] Il primo prestito lo fece il Depretis all’82-1/2 ed al 5%,
+accettando in pagamento anche le cartelle del prestito siciliano del
+1848 fino al limite della metà del prezzo della rendita medesima.
+
+Il Mordini ne fece un secondo, comperando tutta l’antica e nuova
+rendita. Fu questa operazione che il Cordova accusò di svantaggiosa
+(Camera dei deputati, seduta del 28 giugno 1860); ma che il Mordini
+difese valorosamente, riassumendo così la sua argomentazione:
+
+«Riassumendomi, dico che la sola o quasi sola mia risorsa fu
+l’alienazione dell’antica e della nuova rendita. La prima fece
+entrare nelle casse dello Stato lire 841,500, la seconda 7,743,500,
+in tutto 8,585,000; somma che, unita a quella di 896,760 ricavata dal
+prodittatore Depretis, dà un totale di 9,481,760.
+
+»Queste furono le risorse straordinarie di una rivoluzione di sei mesi,
+9,481,760.» (_Atti della Camera dei Deputati_, tornata del 1º luglio
+1861, vol. II, pag. 1681.)
+
+[173] Filippo Cordova, nel già citato suo discorso e in quello
+successivo del 1º luglio 1861.
+
+[174] L’unico abuso di cui fu accusata la Dittatura, in materia di
+finanza, fu d’aver messo mano sui depositi dei privati, giacenti sul
+Banco di Napoli.
+
+Il deputato Crispi, nella tornata predetta, tolse a dimostrare: 1º Che
+l’accusa di violazione dei depositi è male indicata, perchè il Governo
+dittatoriale non fece che prendere il fondo di guarentigia ch’egli
+aveva presso il Banco stesso; 2º Che quando mai un simile addebito va
+rivolto ai Ministri di parte moderata, che sedevano presso Garibaldi
+dal 28 giugno al 22 luglio 1860.
+
+[175] Vedi Interpellanza sulle condizioni di Napoli e Sicilia dei
+deputati Massari e Paternostro nella tornata del 2 aprile 1861.
+
+[176] Queste cose le ripeteva spesso; lo ridisse anche ad una
+Commissione d’Inglesi, fra cui il duca di Southerland, andato a Caprera
+tra il 12 e il 13 gennaio coll’apparente scopo di visitarlo, col reale
+di dissuaderlo dal pensiero d’una spedizione nella Venezia. A questa
+proposizione il Generale rispose:
+
+«L’Ungheria e le provincie danubiane sono pronte a sollevarsi, e il
+moto si estenderà infallibilmente alle coste adriatiche. Venezia
+freme sotto il giogo; e da Venezia la rivoluzione si estenderà al
+Tirolo italiano. In quindici giorni si può mettere il fuoco da Mantova
+a Galatz, e quando questa immensa rivoluzione in luogo d’essere
+abbandonata alle sole sue forze, come suole avvenire in simili casi,
+fosse sostenuta da un’armata italiana, capace non di vincere, secondo
+il nostro avviso, ma di tenere in iscacco l’austriaca, non credete che
+le probabilità a noi favorevoli siano meravigliosamente accumulate e
+che noi azzardiamo assai meno che non sembri?
+
+[177] Il generale Türr e G. B. Cuneo. Vedi una corrispondenza da
+Caprera alla _Perseveranza_ del 23 gennaio 1861.
+
+[178] Lettera di Garibaldi al Bellazzi del 29 dicembre 1860:
+
+ «Caprera, 29 dicembre 1860.
+
+ »Caro Bellazzi,
+
+»Io desidero l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani per
+coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio Emanuele, con un milione
+d’Italiani armati, questa primavera chiederà giustamente ciò che manca
+all’Italia.
+
+»Nella sacra via che si segue io desidero che scomparisca ogni indizio
+di partiti, i nostri antagonisti sono un partito, essi vogliono
+l’Italia fatta da loro col concorso dello straniero e senza di noi.
+Noi siamo la nazione, non vogliamo altro capo che Vittorio Emanuele;
+non escludiamo nessun Italiano che voglia francamente come noi.
+Dunque sopra ogni cosa si predichi energicamente la concordia, di cui
+abbisogniamo immensamente.
+
+ »Vostro G. GARIBALDI.»
+
+(_Pungolo_ di Milano, 9 gennaio 1861.)
+
+[179] Il generale Bixio non accettò l’incarico, riservandosi di
+conferire col generale Garibaldi a Caprera.
+
+[180] _Perseveranza_, 23 gennaio 1861.
+
+[181] Lettera del 29 ottobre di Garibaldi a Vittorio Emanuele, già
+citata.
+
+[182] Decreto in data di Napoli 11 novembre, e Ordine del giorno del
+Comando supremo dell’esercito, firmato dallo stesso Vittorio Emanuele,
+in data del 12.
+
+[183] Fu il Fanti che nella tornata della Camera dei Deputati del
+23 marzo 1861 li dichiarò 7013, e come l’esercito garibaldino, tutti
+compresi, ondeggiò sempre tra i 35 e i 40,000, la proporzione sarebbe
+di un ufficiale per 5 soldati e 5/8.
+
+[184] Io pure, come ufficiale dimissionario dell’esercito meridionale,
+partecipai a quel litigio e mi spetta quindi la mia parte di torto.
+A quei giorni credeva alla possibilità della nazione armata; pur
+conservando l’esercito permanente, volevo anch’io che un secondo
+esercito di Volontari, modellato sui Volontari inglesi, lo integrasse
+e rafforzasse. Però soltanto in questa istituzione vedevo la soluzione
+della questione dell’esercito meridionale, e gridavo con quanto
+fiato avevo in gola perchè il Governo s’affrettasse a decretarla.
+Mi illudevo. Contavo sopra uno spirito militare che gl’Italiani non
+hanno e non ebbero mai. I _Volontari_ sarebbero morti come la _Guardia
+nazionale mobile e stanziale_, come i _Tiri a segno_. L’Italia ha
+potuto dare a Garibaldi dai trentamila ai quarantamila Volontari
+(tanti ne ebbe nel 1866) per uno scopo determinato e per un breve
+periodo; ma un grande esercito di cento o dugentomila uomini, tali che
+rispondessero veramente al nome ed allo scopo di _Nazione armata_, e
+da uguagliare per numero ed organismo la forza dei _Rifles Volunteers_,
+o delle _Landwehr_ e delle _Landsthurm_ tedesche, l’Italia non potè nè
+volle allora, non potrà nè vorrà darlo giammai. L’Italia non è capace
+d’altre istituzioni militari, che di quelle che la legge impone e lo
+Stato fonda ed alimenta. Oltre di che, l’esperienza ha chiarito anche
+me, tardi, ma in tempo, che un Corpo permanente di Volontari, comandato
+da Garibaldi e dai Garibaldini, sarebbe degenerato immediatamente in
+un corpo politico, antagonista nato dell’esercito stanziale, probabile
+strumento di tutte le rivoluzioni, causa perpetua di guai, o almeno
+d’allarmi alla nazione. Però la risoluzione del Petitti di sciogliere
+il Corpo de’ Volontari e d’incorporarne gli ufficiali nell’esercito
+fu la più saggia che Ministro della guerra abbia presa. Ebbe un solo
+difetto, d’essere tardiva. Il Fanti è dubbio assai se l’avrebbe presa.
+Egli nutriva contro l’esercito di Garibaldi un’avversione invincibile.
+Come corpo separato e ausiliare dell’esercito, li avrebbe subiti;
+come parte dell’esercito stesso non li avrebbe accettati mai. Ed anche
+come Corpo di Volontari non sapeva decidersi nè a trasfondergli vita
+organica e durevole, nè a discioglierlo. Qui stava il maggior suo
+torto. Agiva come uomo che, fatta una incresciosa eredità, non osa
+rifiutarla; ma pensa disfarsene lentamente, lasciandola consumare dal
+tempo. E parlava anche peggio che non agiva. Infelice oratore, non
+sapeva nè riscaldar la lode coll’affetto, nè ammorbidire la censura
+colla cortesia. Però inacerbiva gli animi e rendeva sempre più aspro il
+conflitto.
+
+[185] Al Bellazzi aveva scritto sino dal 29 dicembre 1860:
+
+ «Caprera, 29 dicembre 1860.
+
+ »Caro Bellazzi,
+
+»Per circostanze eccezionali io non posso accettare candidatura alcuna
+a deputato. Desidero che ciò sia notorio a tutti i Collegi, onde
+evitare l’inconveniente di dover addivenire ad altre elezioni.
+
+»Sono
+
+ »Suo
+ »G. GARIBALDI.»
+
+(Pungolo di Milano, 8 gennaio 1861.)
+
+[186] I giornali moderati avevano stampato che Garibaldi era venuto a
+Torino per invito del conte di Cavour. Il Generale lo smentì con questa
+lettera al Direttore del _Diritto_:
+
+ «Signore,
+
+»Un foglio di Torino pubblica che io venni qui chiamato dal conte di
+Cavour.
+
+»Questa notizia è del tutto inesatta.
+
+ »Torino, 3 aprile 1861.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[187] Ecco testualmente la lettera:
+
+ «Signor Presidente,
+
+»Alcune mie parole malignamente interpretate hanno fatto supporre un
+concetto contro il Parlamento e la persona del Re.
+
+»La mia devozione ed amicizia per Vittorio Emanuele sono proverbiali in
+Italia, e la mia coscienza mi vieta di scendere a giustificazioni.
+
+»Circa al Parlamento nazionale, la mia vita intera, dedita
+all’indipendenza e alla libertà del mio paese, non mi permette neppure
+di scendere a giustificarmi d’irriverenza verso la maestosa Assemblea
+dei rappresentanti di un popolo libero, chiamata a ricostituire
+l’Italia e collocarla degnamente accanto alle prime nazioni del mondo.
+
+»Lo stato deplorabile dell’Italia meridionale e l’abbandono in cui si
+trovano così ingiustamente i valorosi miei compagni d’armi, mi hanno
+veramente commosso di sdegno verso coloro che furono causa di tanti
+disordini e di tanta ingiustizia.
+
+»Inclinato però alla santa causa nazionale, io calpesto qualunque
+contesa individuale, per occuparmi unicamente ed indefessamente di
+essa.
+
+»Per concorrere quanto io posso a cotesto grande scopo, valendomi
+dell’iniziativa parlamentare le trasmetto un disegno di legge per
+l’armamento nazionale e la prego di comunicarlo alla Camera secondo le
+forme prescritte dal Regolamento.
+
+»Nutro la speranza che tutte le frazioni della Camera si accorderanno
+nell’intento di eliminare ogni superflua digressione, e che il
+Parlamento italiano porterà tutto il peso della sua autorità nel dare
+spinta a quei provvedimenti che sono più urgentemente necessari alla
+salute della patria.
+
+ »Torino, 12 aprile 1861.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[188] Ed ecco i principali articoli del suo progetto:
+
+«Art. 1º La Guardia nazionale sarà ordinata in tutto il Regno giusta
+le prescrizioni delle leggi vigenti nelle antiche provincie colle
+modificazioni portate dagli articoli seguenti.
+
+»Art. 2º I corpi destinati per far servizio di guerra prenderanno il
+nome di Guardia mobile. Essa sarà formata in divisioni, in conformità
+dei regolamenti dell’armata di terra.
+
+»Art. 3º Sono chiamati a far parte della Guardia mobile tutti i
+regnicoli che hanno compiuto il 18º e non oltrepassano il 35º anno di
+età.
+
+»Art. 4º Le armi, il vestito, il corredo, i cavalli e tutto il
+materiale da guerra necessario alla Guardia mobile sarà fornito
+interamente a carico dello Stato.
+
+»Art. 5º Il contingente della Guardia mobile è ripartito per provincie,
+per circondari, per mandamenti, a proporzione della popolazione. I
+militi sono chiamati al servizio in base della legge sul reclutamento
+dell’esercito e delle altre leggi vigenti. La durata del servizio è
+regolata dall’art. 8 della legge 27 febbraio 1859.»
+
+Con altri articoli erano dichiarati esenti i facenti parte
+dell’esercito e dell’armata, gl’inabili, gli unici, i primogeniti
+orfani, ec., e coll’ultimo aprivasi un credito di trenta milioni per
+l’armamento della Guardia stessa.
+
+[189] Furono superflue. La questione dei _Cacciatori_ era morta e
+sepolta, e a nulla giovava il rivangarla. È vero che Garibaldi vi
+fu provocato dalle parole del conte di Cavour; ma sarebbe stato più
+generoso e certamente più abile lasciar cadere l’invito. Oltredichè
+avevan ragione entrambi: ragione il Cavour, che primo istitutore e
+protettore di quel Corpo fosse stato lui; ragione Garibaldi di dolersi
+delle difficoltà suscitategli in cammino, e degli scarti dell’esercito
+mandati a lui, e del Corpo degli _Appennini_ promessogli dal Re e
+rifiutatogli dal Ministero, e di tant’altre angheríe. Nei discorsi
+così di Cavour che di Garibaldi sono però notevoli due cose: la prima
+che Garibaldi si sia dimenticato d’aver chiesto i _Cacciatori degli
+Appennini_ non una, ma due volte: una a Treponti, e l’altra molto prima
+a Chivasso nel momento di intraprendere la sua marcia in Lombardia; la
+seconda che il conte di Cavour per iscusarsi di non avergli mandati
+i _Cacciatori degli Appennini_, gli abbia dato poi ragione che,
+avendo egli sempre stimata la Valtellina «un teatro disadatto alla
+sua capacità,» quella forza su quei gioghi sarebbe stata perduta,
+come già la furono i _Cacciatori delle Alpi_. Ottima ragione, e che
+dimostra, oltre a tante altre cose, che il conte di Cavour ne capiva
+delle faccende della guerra assai più di coloro che avevan l’ufficio di
+governarle.
+
+E finiremo la nota con un’altra osservazione. Il generale Petitti alla
+fine della seduta del 20 aprile lesse un telegramma del La Marmora,
+nel quale questi smentiva l’asserzione di Garibaldi, che i Volontari
+più idonei fossero costretti a entrar nell’esercito e soltanto gli
+scarti lasciati andare nei _Cacciatori_. Il generale La Marmora diceva
+il vero, «nessun ordine costringeva i Volontari a entrare piuttosto
+in un corpo che nell’altro»; ma in ogni ufficio d’arruolamento, me
+testimonio, c’era uno o più ufficiali che consigliavano i più aitanti a
+preferire l’esercito ai Volontari.
+
+[190] I giornali di Sinistra vollero vedervi la mano del conte di
+Cavour; ma basta la memoria della sua grande accortezza, non che del
+suo forte ingegno e del suo nobile carattere, per purgarlo d’ogni
+accusa.
+
+Lo Zini invece «sospetta li caporali di parte sua, e principalmente di
+quel manipolo che intorno al Minghetti s’avvoltacchiava.» (Op. cit.)
+
+[191] Son testuali parole della _Monarchia Nazionale_ di Torino, organo
+del _terzo partito_, e per i suoi intimi rapporti col Depretis, col
+Rattazzi e gran parte della Sinistra, in grado d’essere bene informato.
+
+[192] Vedi NICOMEDE BIANCHI, _Il conte di Cavour_, pag. 83.
+
+[193] Nizza probabilmente.
+
+[194] Alludiamo all’assassinio, di cui doveva essere vittima nel
+1860. L’ammiraglio Persano nel suo _Diario_ (parte I, pag. 30 e 40)
+ne parla distesamente. Certo Valentini, caporale della fanteria di
+marina borbonica, era partito da Napoli col disegno di uccidere il
+Generale. Il Persano ne fu avvertito prima dal conte di Cavour, poi dal
+Villamarina, sicchè corse immediatamente ad informarne il Generale,
+pregandolo a premunirsi; ma il Generale non se ne volle curare! e
+solo per compiacere l’Ammiraglio ne fece parola sorridendo ad un suo
+aiutante di campo.
+
+Il Valentini tra il 15 e il 16 sbarcò a Palermo, ma essendosi accorto
+d’essere tenuto d’occhio dalla Polizia, si gettò in mare e a nuoto
+riparò sulla _Partenope_, una delle fregate della marina napoletana che
+ancoravano a quei giorni nella rada di Palermo.
+
+[195] Dal _Movimento_ di Genova, 18 agosto 1861.
+
+[196] Egli mandò per avere il consiglio del Re e dei Ministri il
+colonnello Trecchi, il quale ne ricevette quella risposta.
+
+[197] La lettera si legge nei giornali americani, ed era del seguente
+tenore:
+
+ «_Al Console degli Stati Uniti d’America._
+
+ »Caprera, 10 settembre 1861.
+
+ »Caro Signore,
+
+»Ho veduto il signor Sanford, e sono dolente d’esser costretto a dire
+che non posso andare pel presente agli Stati Uniti. Non dubito del
+trionfo della causa dell’Unione, e che avvenga presto; ma se la guerra
+dovesse per mala sorte continuare nel vostro paese, io vincerò tutti
+gli ostacoli che mi trattengono, e mi affretterò a venire alla difesa
+di quel popolo che mi è tanto caro.
+
+ «G. GARIBALDI.»
+
+[198] Parole di Celestino Bianchi, segretario generale del Ministero
+dell’interno, in una sua lettera a Pier Carlo Boggio, deputato al
+Parlamento, intitolata: _Il barone Ricasoli, Mazzini, Garibaldi e i
+Comitati di provvedimento._ Torino, 1862, pag. 11.
+
+[199] Una notizia dell’_Italie_ giornale ufficioso, telegrafata il
+9 (sera) dall’Agenzia Stefani a tutta la stampa, diceva: «Secondo le
+nostre informazioni, la conferenza di ieri tra Garibaldi e Rattazzi
+avrebbe avuto importantissimi risultati, di natura da esercitare grande
+influenza sui destini del paese.»
+
+[200] Li dovevano comandare il maggiore Bideschini e il capitano
+Baghino. Giuseppe Guerzoni doveva tenere le funzioni di Capo di Stato
+Maggiore. I Carabinieri si organizzavano in Genova, onde il nome di
+_Carabinieri genovesi_, e gli arruolati ai primi d’aprile sommavano già
+a millecinquecento.
+
+[201] Il fatto fu negato invano. Il Crispi l’affermò recisamente in
+pieno Parlamento (_Seduta del 3 giugno 1861_) ed al Rattazzi stesso
+mancò l’animo di smentirlo. Del resto noi abbiamo l’aneddoto dalle
+labbra stesse del dottor Ripari, che fu appunto la persona incaricata
+da Garibaldi di chiedere al commendator Capriolo, segretario generale
+dell’Interno e _alter ego_ del Rattazzi assente, la consegna della
+somma promessa.
+
+[202] Vedi GIUSEPPE PASOLINI, _Memorie raccolte da suo figlio_. Imola,
+tip. I. Galeati, 1880, pag. 297.
+
+[203] Val la pena di riprodurre qui il discorso di Garibaldi
+pronunziato nel teatro di Parma che venne dai giornali travisato.
+
+Lo togliamo dalla _Gazzetta di Parma_ del 2 aprile:
+
+«Io vi spiegherò le condizioni presenti. — Io sono repubblicano —
+benchè molti credano farsi un delitto il dirlo, non lo nascondo. —
+_Alle grida che s’innalzavano nella sala, soggiunse:_ Ricordatovi
+che siamo forti, ma i forti sono tranquilli e calmi e colla calma
+faremo fatti. Io voglio farvi un’ipotesi — supponete che siamo qui
+in cento: se sono ottanta che vogliono un governo o venti un altro,
+i venti che violentano la volontà degli ottanta sono despoti, sono
+tiranni. Ma quegli ottanta sarà il governo del popolo, quello sarà la
+mia repubblica. Ora dunque abbiate in mente la concordia, lasciamo da
+parte i torti ricevuti per la causa italiana. — Io posso esser certo
+che quando in nome della patria e del Re vi chiamerò, tutti verrete.
+(_Sì, sì prolungati._) Ora tornando all’ipotesi, gli ottanta hanno
+già accettato quel programma col quale dal Ticino ci accampammo alle
+falde del Vesuvio; voi ben lo conoscete — _Italia e Vittorio Emanuele_
+— e mentre noi esprimiamo il nostro principio, noi seguiremo quel
+programma. Chi non segue quel programma deve essere considerato come
+nemico della patria. Siamo leali; se l’abbiamo accettato, seguiamolo.
+Ricordiamo la concordia.
+
+_Al grido di viva Mazzini_ disse che incaricato di parlare a Rattazzi
+e al Re per il richiamo di Mazzini, il fece e spera che non vi siano
+serii ostacoli, non essendovi ormai che un punto legale da sciogliere
+che egli non saprebbe spiegare. _Al grido di viva Mazzini egli ripete:_
+Io vi accompagno, ma io ve l’ho detto: il popolo forte deve essere
+calmo e concorde — _Viva Vittorio Emanuele_ — (Si ripeterono le grida:
+_Viva Vittorio Emanuele_.) Ho fatto un discorso, esso conchiuse, che
+passa di molto la mia capacità; ma colla vostra fisonomia marziale e
+franca mi avete dato l’energia di parlare: vi saluto con affetto, o
+degni figli del lavoro, vi raccomando la concordia: nella concordia
+sta la salute della patria. Mantenetevi buoni — sarò con voi sino alla
+morte.»
+
+[204] Egli infatti scriveva:
+
+ «Trescorre, 6 maggio 1862.
+
+»Nel 5 maggio in Trescorre ho potuto corroborarmi nel concetto che si
+meritano i miei correligionari politici — confermarmi che non ci può
+essere democrazia senza onestà d’intendimento e rispetto alla volontà
+nazionale.
+
+»Non più diffidenze dunque in un paese che deve trovarsi compatto
+nelle ultime battaglie dell’indipendenza. I membri del Consiglio
+dell’Associazione emancipatrice, eletti nell’adunanza generale
+di Genova, che si componeva dei delegati di tutte le Associazioni
+liberali d’Italia, confermarono in questo solenne anniversario il
+patto fondamentale, su cui posa l’avvenire della patria; il concerto
+che lega questa nazione, che vuole risorgere tutta, al suo Re leale e
+galantuomo.
+
+»I nostri convincimenti furono trovati da noi tutti consentanei al
+nobile plebiscito siculo-napolitano, al programma glorioso delle nostre
+vittorie.
+
+»_Italia e Vittorio Emanuele!_... Ecco la nostra bandiera, ecco il
+voto consacrato dalle moltitudini, proclamato oggi dall’entusiasmo per
+il Re guerriero di mezzo milione di popolo, a cui fanno eco tutte le
+popolazioni. — Ecco la mèta a cui devono tendere tutte le aspirazioni.
+— Ecco finalmente il vangelo politico su cui posero la destra, ieri —
+uomini che mi onoro di chiamare fratelli, uomini che l’Italia ed il
+Re troveranno sempre cooperatori sulla via che conduce alla intera
+nazionale rigenerazione.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[205] Citiamo i colonnelli Nullo, Missori, Guastalla, Corte, Cattabene,
+i maggiori Cucchi, Mosto, Lombardi, Bedeschini, il dottor Ripari,
+Benedetto ed Enrico Cairoli, i trentini Ergisto Bezzi, Filippo Manci,
+Pietro Martini; Paolo Francesco Savi di Genova, Alberto Mario, e
+potremmo raddoppiare la schiera.
+
+[206] Vedi Circolare del Ministero dell’interno, 15 aprile 1862.
+
+[207] «Taluni male interpretarono la mia protesta sul _Diritto_.
+Soldato italiano, non ebbi, nè poteva avere, intenzione di lanciare
+contumelie contro l’esercito italiano, gloria e speranza della
+nazione. Volli soltanto dichiarare che dovere dei soldati italiani
+è di combattere i nemici della patria e del Re, e non di uccidere e
+ferire inermi cittadini. — Se il Comandante di Brescia avesse potuto
+provvedere secondo gl’impulsi del proprio cuore, non avremmo oggi da
+maledire chi fu la causa della strage, nè lamentare vittime di quel
+popolo generoso. Alle frontiere e sui campi di battaglia la milizia —
+quello e non altro è il suo posto.
+
+ »GARIBALDI.»
+
+Supplemento del _Pungolo_ di Milano del 23 maggio 1862.
+
+[208] Vedi _Diritto_ del 4 giugno 1862.
+
+[209] Vedi negli _Atti parlamentari_, Lettera di Garibaldi del 2 giugno
+1862.
+
+[210] Tornata della Camera dei Deputati del 3 giugno 1861.
+
+[211] Ci conviene tuttavia essere più esatti. Per molto tempo nella
+mente di Garibaldi l’impresa veneta e la greca andarono di conserva:
+l’una a’ suoi occhi non escludeva l’altra, a vicenda forse si
+aiutavano. Anzi fra il 7 e l’8 maggio avendo il Generale ricevuto una
+visita del generale Di Saint-Front, aiutante di campo del re Vittorio
+Emanuele, si notò che per due o tre giorni le idee e gli ordini del
+Generale cambiarono totalmente; talchè la spedizione in Tirolo parve
+messa in disparte e quella per l’Oriente ripresa più alacremente.
+Tanto vero che il maggiore Bideschini ebbe l’ordine di scegliere tra
+i giovani raccoltisi a Genova una grossa schiera, di unire ad essa
+una mano di marinai e di tenerli tutti preparati ad un imbarco. (Vedi
+_Garibaldi_, per F. BIDESCHINI, pag. 25.) Se non che, prevalendo
+probabilmente l’impazienza generosa dei Veneti e dei Trentini, e
+continuando ad affluire in Lombardia nuovi Volontari, Garibaldi lasciò
+che la prima trama del Trentino fosse ravviata e condotta fino al
+termine in cui la vedemmo troncata.
+
+[212] Io era a que’ giorni segretario particolare capo del Gabinetto
+del ministro dei lavori pubblici, Agostino Depretis; ma, come ognuno
+sa, ero nello stesso tempo soldato ed amico di Garibaldi, col consenso
+del quale soltanto mi ero indotto ad accettare il posto di fiducia che
+l’onorevole Depretis mi aveva offerto. Ora io non appaio certamente
+questi due fatti per dare a credere che io tenessi nel Governo alcun
+importante e molto meno segreto ufficio politico; ma li ricordo
+soltanto per chiarire come la mia origine, il modo della mia elezione,
+la mutua confidenza di cui mi onoravano il generale Garibaldi e il
+ministro Depretis, facessero di me qualcosa di diverso, per lo meno,
+d’un burocratico qualsiasi e mi mettessero quindi in grado di essere
+più addentro di molti altri miei colleghi in taluni negozi; in quelli
+specialmente che concernevano la principale materia degli accordi a
+quei giorni avviati tra il Governo e il Generale.
+
+Ora dunque, essendomi recato nell’ultima settimana d’aprile a Desenzano
+per vedervi il Generale e sentire da lui a che punto stessero le cose
+circa a quei _Carabinieri genovesi_, dei quali ero predestinato a
+diventare il Capo di Stato Maggiore, il Generale mi rispose col suo
+ordinario laconismo: «Presto spero che faremo qualche cosa; fatene
+un cenno anche a Depretis, e tenetevi pronto.» Tornato a Torino come
+il Generale mi aveva detto, riferii il breve dialogo al Ministro,
+che ascoltò quasi senza rispondere; e non mi lasciò in alcun modo
+intravedere quello ch’egli pensasse di quella mia confidenza. Io non
+dirò come de’ particolari fossi informato quasi giorno per giorno dagli
+altri miei amici e commilitoni. Soltanto ai primi di maggio dovendo io
+accompagnare il ministro Depretis a Napoli, scrissi al Generale anche
+a nome di Bixio, che era a parte di tutta la trama (Vedi _Vita di Nino
+Bixio_, pag. 306 e seg.), se potevamo fare impunemente il viaggio senza
+pericolo di perdere il nostro posto nella impresa che tutto faceva
+credere imminente. Ma egli mi rispose: «Partite pure: occorrendo vi
+chiamerò.» Ed io, rassicurato come la cosa non fosse così prossima
+come si vociferava, partii, e soltanto in mare, tornando da Sicilia,
+seppi con qualche certezza le notizie degli arresti di Palazzolo e
+di Sarnico. Allora, appena arrivato a Torino, e meglio conosciuti
+tutti i particolari degli eventi, udito il consiglio de’ miei amici,
+reputai di non poter più servire convenevolmente un Ministero che dopo
+aver fino alla vigilia parte congiurato col Generale, parte tollerato
+ad occhi chiusi ch’egli cospirasse con chi voleva, gli si avventava
+contro all’improvviso e lo trattava come ribelle e poco meno che
+nemico. E questa pertanto fu l’unica cagione della dimissione ch’io
+diedi, in quei termini forse un po’ troppo vivaci che la giovinezza
+dovrebbe scusare, al ministro Depretis. Se poi in Parlamento taluni
+Deputati vollero farsi della mia nomina come della mia rinunzia un’arma
+di partito e tirarne a forza illazioni esorbitanti dalla logica e
+dalla verità, ciò poteva attristarmi, ma non era in me d’impedirlo.
+Io m’ero risolto a quell’atto per un profondo sentimento di dovere;
+ma ero il primo a dolermi del rumore che esso veniva facendo, e non
+l’avrei certamente voluto ingrossare con nuove polemiche che avrebbero
+richiesto di necessità nuove rivelazioni e generati scandali maggiori.
+Però se anche oggi dopo venti anni ne parlo, gli è solo perchè la
+necessità di questa storia mi vi trascina, e ciò nonostante resta
+ancora una parte della verità che stimo debito mio il tacere. Spero
+tuttavia che anche il poco che ne ho detto varrà a consigliare il
+signor Zini ad una onorevole ammenda. Egli nella sua _Storia_ (vol. I,
+parte II, pag. 1021) ha tassata la mia rinuncia di «triste vanità;»
+ma confido che dopo le spiegazioni da me date vorrà dolersi della
+sua frase e pronunciar di me più benigna sentenza. Quando nol facesse
+saprei ben passarmene, ma egli m’avrebbe dato il diritto di dire che se
+tutti gli uomini e tutte le cose, delle quali giudica e manda nella sua
+_Storia_, sono trattati colla stessa conoscenza de’ fatti, ponderatezza
+di giudizio e temperanza di stile con cui trattò il mio minuscolo
+aneddoto, non c’è più in tutti i suoi quattro volumi una sola parola
+degna di fede.
+
+[213] _Frammenti_ citati, pag. 13 e 14.
+
+[214] Lo accompagnarono a Palermo, oltre il figlio Menotti, Enrico
+Guastalla, Giuseppe Missori, Giacinto Bruzzesi, Agostino Lombardi,
+Giuseppe Guerzoni, Giovanni Basso e in qualità di segretario Giuseppe
+Civinini.
+
+[215] Troviamo la frase in un periodo dei citati _Frammenti_, pag. 16:
+
+«Addio Marsala! terra di felice augurio. — Anche questa volta il tuo
+bravo popolo mi spinse ad opera buona — e rispose con risoluzione ed
+entusiasmo al mio grido di _Roma o Morte_ — che il dispotismo crede
+d’aver sepolto con due palle di carabina; ma ch’io spero non passerà
+molto — udremo risuonare ancora più terribile di prima. — E come
+riveder Marsala senza concepire il progetto di ripigliare il tronco
+cammino? Forse perchè Buonaparte lo vietava? Ed io ho mai temuto
+Buonaparte?
+
+»Oh! Italiani — penetratevi una volta delle mie ragioni e persuadetevi
+che i tiranni hanno paura, se non si temono.»
+
+[216] Giuseppe Guerzoni, Enrico Guastalla, Giovanni Chiassi. Accennai
+il fatto anche nella mia _Vita di Nino Bixio_, pag. 309.
+
+[217] Fu scritto da Giuseppe Civinini, che faceva allora da suo
+segretario.
+
+[218] Proclama del Re agl’Italiani, del 3 agosto 1862.
+
+[219] Così la lettera dell’Albini come la risposta del Generale furono
+vedute dal generale Cugia e dal deputato Miceli, che l’attestarono
+nella tornata della Camera dei Deputati del 25 novembre 1862.
+
+[220] Ciò è attestato, fra gli altri, dall’Autore della _Verità sul
+fatto d’Aspromonte per un testimonio oculare_. Milano, 1862, pag. 26.
+Che la lettera poi fosse quella dell’ammiraglio Albini è supposizione
+nostra, ragionevole crediamo, ma pur sempre supposizione.
+
+[221] Vedi su questo e molti altri particolari _Aspromonte, Ricordi
+storici militari_ del marchese RUGGERO MAURIGI, già aiutante del
+generale Garibaldi. Torino, 1862; fedele ed accuratissimo diario.
+
+[222] Ci studieremo di colmar noi le principali, con postille cavate
+dai nostri personali _Ricordi_ e dagli altri documenti che abbiamo fra
+mano.
+
+[223] L’interrogativo è di Garibaldi; forse egli non ricordava più i
+nomi dei due bastimenti, eccoli: _Il Generale Abbatucci_ francese della
+Compagnia Valéry francese, e il _Dispaccio_ della Florio, italiano.
+
+[224] Così il manoscritto, ma il senso riesce alquanto oscuro;
+dubitiamo che lo scrittore abbia omesso qualche parola che l’avrebbe
+schiarito. Certo voleva dire: se le fregate incrociavano al largo, egli
+(Garibaldi) sarebbe passato fra gli scogli dove le fregate non potevano
+inseguirlo; se invece ancoravano vicino agli scogli, egli sarebbe
+marciato diritto su di esse, passando tanto vicino alle loro batterie
+da metterle nell’impossibilità di colpire.
+
+[225] Voleva dire _penoso, angoscioso_, ec. Ma chi s’occuperebbe a
+riveder la lingua a Garibaldi!
+
+[226] Vapore con cui era passato il generale Bixio nel 60 colla sua
+brigata.
+
+[227] Qui il Generale tace o dimentica che una Deputazione reggiana,
+composta dei signori Bolani, Ramirez, Bruno Rossi e Grillo, era venuta
+a Sannazzaro per avvertirlo la città essere posta in istato di assedio;
+il presidio, triplicato per soccorsi venuti da Messina, forte di
+circa quattromila uomini, disposto a sbarrargli il passo; scongiurarlo
+fervidamente a risparmiare alla città lo spettacolo e il danno d’una
+guerra cittadina. Garibaldi rispose parole concilianti e pacifiche, e
+sebben non lo promettesse esplicitamente agli oratori, avea già in cuor
+suo fermato di lasciare in disparte Reggio e prendere il sentiero dei
+monti.
+
+[228] Il torrente San Nicolò.
+
+[229] Devesi aggiungere che la marcia fu molestata da alcune scariche
+di moschetteria sparate dalla corazzata regia _Terribile_, specialmente
+contro il gruppo in cui marciava Garibaldi. L’avvisaglia poi di
+retroguardia a cui qui accenna il Generale ebbe luogo la mattina del
+secondo giorno di marcia, 27 agosto. Ci furono dei feriti e morti da
+ambe le parti.
+
+[230] E poteva bastare un giorno solo. La guida, o mal pratica o
+traditora, aveva fatto fare ai Garibaldini doppio cammino. Da ciò la
+facilità con cui i Regi poterono presto raggiungerli.
+
+[231] Eppure le _fascine_ erano così poche e fradice dalla pioggia
+che non bastarono a cuocere le patate per tutti; e i più le dovettero
+mangiar crude.
+
+[232] Intendi: _Malgrado ciò; Ciò non ostante_.
+
+[233] La forza che il colonnello Pallavicini capitanava, come si
+desume dal rapporto ufficiale del generale Cialdini, componevasi di due
+reggimenti di linea, il 20º e il 1º, e due battaglioni di bersaglieri;
+in totale sette battaglioni e tremilacinquecento uomini circa.
+L’ordine che il Pallavicini aveva ricevuto dal generale Cialdini era
+perentorio; «Raggiunto Garibaldi, attaccarlo senza più, schiacciarlo
+e non accordargli che la resa a discrezione.» — Vedi nella _Gazzetta
+Ufficiale del Regno_ dell’8 settembre 1862 i _Rapporti_ del generale
+Cialdini e del colonnello Pallavicini.
+
+[234] Anche qui intende a modo suo il senso del verbo _anteporre_. Vuol
+dire _allegare, addurre, mettere innanzi._
+
+[235] Crediamo voglia dire _in gruppo_. La formazione che ne risaltava
+era quella che in linguaggio militare si dice _a potenza_.
+
+[236] E questo fu il _vivo fuoco_ di cui parla nel suo rapporto il
+colonnello Pallavicini; questo l’_accanito combattimento_ che magnificò
+il generale Cialdini. Il fuoco durò poco più di dieci minuti; le
+perdite d’ambe le parti furono di cinque morti e venti feriti tra
+i Garibaldini; di sette morti e ventiquattro feriti tra i Regi, e
+tuttavia le perdite di questi sarebbero state molto minori se non
+avessero ricevuta la scarica garibaldina a brevissima distanza e quasi
+a bruciapelo.
+
+[237] Allude a questo fatto. Il colonnello Pallavicini aveva inviato
+a parlamentare col Generale un suo ufficiale di Stato Maggiore. Questi
+però essendosi presentato armato senza farsi precedere da un trombetta
+o da un segnale qualsiasi, e di più avendo brutalmente intimato al
+Generale la resa a discrezione, l’atterrato ma ancor fiero Capitano era
+scoppiato in queste indignate parole: «Faccio la guerra da trent’anni
+e ne conosco meglio di voi le leggi. Non è così che si presentano i
+parlamentari. Disarmatelo.» E gli fu infatti tolta la spada, che gli
+venne però poco dopo restituita. Allora lo stesso generale Garibaldi
+chiese di vedere il Pallavicini, il quale s’affrettò a lui, ma in
+atteggiamento ben diverso del suo parlamentario. Si presentò al grande
+sconfitto in atto riverente col cappello in mano, gli s’inginocchiò
+dappresso e gli disse, con cortese accento: «Aver l’ordine d’intimargli
+la resa a discrezione, ma attendere che esprimesse i suoi desiderii.»
+Al che il Generale avendo chiesto che fosse concesso ai disertori
+dell’esercito regolare di mettersi in salvo, e per sè di essere
+imbarcato cogli ufficiali che in quel momento l’attorniavano, su una
+nave inglese, il colonnello rispose: che ai disertori avrebbe concesso
+quarantotto ore, e quanto alla seconda domanda ne avrebbe interpellato
+i suoi capi, non avendo egli autorità di assentirvi.
+
+[238] Circa al trasporto vanno aggiunti questi particolari. Nella
+notte, fu trasportato nella cascina dei Forestali della Marchesina.
+All’alba vegnente, fatta con rami e frasche una barella (la migliore,
+dice Garibaldi stesso, di quante s’adoperassero _negli ulteriori
+suoi trasporti_), fu trasportato sulle braccia de’ suoi fedeli, che
+gareggiavano a darsi la muta fino alla marina di Scilla, dove il
+_Duca di Genova_ lo attendeva per tradurlo alla Spezia. Quando il
+Generale vide la nave e ne seppe l’uso, rampognò sdegnato il colonnello
+Pallavicini che avesse mancato alle sue parole; ma il Pallavicini potè
+giustamente rispondergli «avergli soltanto promesso di esporre la di
+lui domanda al Governo, e a questo non aver mancato; il Governo aver
+risposto rifiutandola e ordinando che il prigioniero fosse tradotto
+alla Spezia; suo dovere di soldato ubbidire.»
+
+L’ultima e forse più penosa scena della tragica catastrofe fu quella
+di cui fu infelice protagonista il generale Cialdini. Nel punto in
+cui il ferito d’Aspromonte tragittava dalla spiaggia al mare, dal
+cassero d’una nave vicina, eretto di tutta la persona, nella posa
+d’un trionfatore, stava a contemplarlo il generale Cialdini. A che
+quella mostra, per lo meno superflua? Voleva egli, il non invidiabile
+vincitore, passare a rassegna quel lacero stuolo di prigionieri? Non
+era cura da lui. Bearsi della vista del vinto nemico? Era indegno.
+Ostentare impersonata in lui la maestà della legge vendicatrice e
+vendicata? Era superbo e crudele insieme.
+
+Quanto è più grande, in questo caso, il vinto che passa non vedendo
+o non curando l’oltraggio, e nelle sue più intime _Memorie_ non
+ricordandolo nemmeno! Ma egli poteva perdonare; non lo seppero i suoi
+compagni, i quali, notata la bravata del Generalissimo regio, gli
+inviarono, saluto e disfida insieme, il grido di _Roma o morte_, che
+gli fu forza ascoltare in silenzio.
+
+[239] Ecco la lettera del Console e la risposta del Generale:
+
+ «_Al Generale Garibaldi_, Spezia (Italia).
+
+ »Vienna, 1º settembre 1862.
+
+ »Generale,
+
+»Essendovi riuscito impossibile il compiere per ora la grand’opera
+patriottica che avevate intrapreso nell’interesse della vostra patria
+diletta, mi prendo la libertà d’indirizzarvi la presente per sapere se
+non entrasse nei vostri disegni di offrirci il vostro valoroso braccio
+nella lotta che sosteniamo per la libertà e unità della nostra gran
+repubblica.
+
+»Il combattimento che sosteniamo non interessa noi soli, ma interessa
+tutto il mondo civile.
+
+»La gloria e l’entusiasmo con cui sareste accolto nella nostra patria,
+ove avete passata una parte della vostra vita, sarebbero immensi, e la
+vostra missione che sarebbe quella d’indurre i nostri bravi soldati a
+combattere per lo stesso principio al quale avete consacrato nobilmente
+tutta la vostra esistenza, sarebbe pienamente conforme alle vostre
+intenzioni.
+
+»Mi stimerei fortunatissimo, o Generale, se potessi ricevere da voi una
+risposta.
+
+»Ho l’onore di essere, ec.
+
+ »CANISIUS
+ »Console degli Stati-Uniti d’America.»
+
+ * * *
+
+ «_Al signor Teodoro Canisius_, ec.
+
+ »Varignano, 14 settembre 1862.
+
+ »Signore,
+
+»Io sono prigioniero e pericolosamente ferito: per conseguenza m’è
+impossibile di disporre di me stesso. Tuttavia credo che, se io sarò
+restituito alla libertà e se le mie ferite guariranno, sarà giunta
+l’occasione favorevole nella quale potrò soddisfare il mio desiderio di
+servire la Gran Repubblica Americana, di cui io sono cittadino, e che
+oggi combatte per la libertà universale.
+
+»Ho l’onore, ec.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[240] _Patrie_ del 17 settembre 1862.
+
+[241] Diversa era l’opinione di Massimo d’Azeglio. Ancora due anni dopo
+Aspromonte scriveva ad Antonio Panizzi: «Dopo Aspromonte (Rattazzi
+ministro) mi fecero l’onore di chiamarmi con altri al Consiglio
+dei ministri, che doveva decidere la sorte di Garibaldi. Io dissi:
+_Sottoporlo ad un giudizio come ogni cittadino. E dopo la condanna,
+grazia del Re immediata_. Ma siccome nelle tasche della camicia rossa
+doveva essere rimasto un certo pezzo di carta, ec. ec., si pensò meglio
+di dargli l’amnistia, ch’egli rifiutò, dicendo che aveva fatto quel che
+doveva, ec. ec., e così finì,» — Vedi _Lettere ad Antonio Panizzi di
+uomini illustri e di amici italiani_. Firenze, G. Barbèra, 1880, pag.
+480.
+
+[242] Frase infelicissima, ma testuale, della _Relazione_ del ministro
+Rattazzi al Re. Come la clemenza regia si potesse far dipendere dal
+beneplacito della Francia spieghi chi può!
+
+[243] Decreto del 5 ottobre 1862.
+
+[244] Visitarono e curarono il Generale, il dottor Partridge di Londra,
+Nélaton di Parigi, e fra i medici e chirurghi italiani: Porta, Bertani,
+Cipriani, Zannetti, Tommasi, Albanese, Prandina, Ripari, Basile.
+
+[245] Testuale. Io narrai questo ed altri episodii della malattia del
+Generale al Varignano in una lettera al _Movimento_, in data del 14
+ottobre, e riprodotta poi da altri giornali.
+
+[246] Era rimasto a Caprera chirurgo ordinario del Generale il dottor
+Basile. Altri medici suoi amici non tralasciarono di visitarlo
+assiduamente, e primo fra tutti il dottor Enrico Albanese, tanto
+valente chirurgo quanto prode soldato e generosissimo amico. Egli
+in data del 23 gennaio scriveva della salute del Generale in questi
+termini:
+
+«Il Generale va meglio, e già son sei giorni che, coll’aiuto delle
+gruccie, cammina qualche poco per la stanza; la ferita non è ancora
+risanata, ma il pus diminuisce sempre, ed io ho fede che fra due
+mesi, al maximum, sarà completamente guarito. La fasciatura inamidata,
+ultimamente applicata, agisce potentemente a migliorare le condizioni
+locali.
+
+ »ENRICO ALBANESE.»
+
+[247] Nel 1862 era stata ordinata la leva generale in tutto l’impero,
+ma per la Polonia prescritto che fossero esenti dal reclutamento
+i contadini ed i grandi proprietari rurali, sicchè la legge veniva
+a cadere soltanto sugli abitanti della città, quanto a dire sulla
+popolazione più colta e civile. La commozione suscitata dall’iniquo
+privilegio fu grandissima in tutta la Polonia. Il marchese Wielopolski,
+governatore di Varsavia, per recidere fin da principio i nervi alla
+rivolta, deliberò che tutti i designati al reclutamento fossero
+presi in una notte, e, dove essi mancassero, arrestati in loro vece
+i fratelli, i parenti, gli amici. A quest’atto di caccia selvaggia
+i Polacchi non ressero più, e nella notte del 18 gennaio il Comitato
+nazionale di Varsavia bandì la insurrezione.
+
+[248] V. il _Diritto_ del 6 marzo 1863.
+
+[249] Manifesto ai _Popoli dell’Europa_ in data di Caprera 15 febbraio
+1863, pubblicato dal _Diritto_ del 21 febbraio.
+
+[250] Manifesto al popolo inglese da Caprera, 4 febbraio 1863,
+pubblicato dal _Movimento_ di Genova.
+
+[251] Manifesto all’Emigrazione polacca da Caprera, 5 febbraio 1863,
+pubblicato dal _Diritto_.
+
+[252] Vedi l’indirizzo da Caprera _ai prodi dell’esercito russo_,
+pubblicato dal _Diritto_ e riprodotto nel _Pungolo_ di Milano del 7
+marzo 1863.
+
+[253] La lettera del Langievicz a Garibaldi fu pubblicata da parecchi
+giornali e tra gli altri dalla _France_. La troviamo ricordata anche
+nell’opera: _Fatti della Polonia dal 1863 in poi_, Venezia 1863, pag.
+161.
+
+[254] Rammentiamo con uguale rimpianto il prode toscano Stanislao
+Bechi, fucilato dai Russi a Wloclaweck, la mattina del 17 dicembre
+1863.
+
+[255] Crediamo il generale Wisoky e il signor Charnewsky.
+
+[256] Ciò si legge nel citato opuscolo su _Garibaldi_ del Maggiore
+Bideschini, pag. 35. Il piroscafo giunto a Genova fu staggito dalla
+polizia.
+
+[257] Si allude alle molte trame di insurrezioni, di spedizioni, di
+sbarchi orditi a Londra dall’infaticabile genio rivoluzionario di
+Giuseppe Mazzini, che era riuscito in tra il finire del 1863 e il
+cominciare del 1864 ad avvolgere ne’ suoi disegni d’insurrezione in
+Transilvania e Gallizia non solo il generale Garibaldi e il generale
+Klapka, ma per qualche tempo lo stesso re Vittorio Emanuele, che
+di congiurare un po’ a insaputa de’ suoi ministri s’era sempre
+compiaciuto. — Vedi fra gli altri _Politica segreta italiana_
+(1863-70). Torino, Roux e Favale, 1880: specie il cap. II e III.
+
+[258] Citeremo i nomi dei principali, come in parte li ricordiamo noi
+stessi e in parte li troviamo scritti nei giornali inglesi. E primo di
+tutti il signor John Richardson, notabile nel ceto dei commercianti,
+capo del Comitato delle dimostrazioni garibaldine nel 1862 ed ora
+presidente dello stesso Comitato per ricevere Garibaldi in Inghilterra.
+Indi il signor Peter Steward, ricco banchiere; il signor Andrews,
+membro del Consiglio della _Peninsular and Oriental Company_; il signor
+Roberto Taylor, proprietario di Glascow; il signor Cowen, industriale
+di Newcastle; i signori Seely, Ashley, Kinnaird, Peter Taylor, membri
+del Parlamento; Lord Shaftesbury e Lord Sutherland, membri della
+Camera dei Lordi; il signor Stansfeld, già segretario di Stato nel
+Gabinetto Palmerston; il signor Chambers, tenente colonnello dei
+_Rifles Volunteers_; il prof. Balley, l’avv. Edmondo Beales; indi la
+signora Sara Nathan, la signora Stansfeld, la signora Wight, la signora
+Ashurth, la signora Schwabe; infine tutta la Colonia italiana, di cui
+eran principali Panizzi, direttore del _British Museum_; l’ottico
+Negretti; i maestri di musica Campana e Arditi; i signori Costa,
+Semenza, Vivanti, Serena, Fabbricotti ed altri.
+
+[259] «He know the General would never lift a finger to disturb the
+England,» frase d’un libro recente su Garibaldi uscito in Inghilterra:
+_The Life of Giuseppe Garibaldi_, by J. THEODORE BENT, B. A. Oxon.
+Londra, Longmans, Green and Co. 1881, pag. 219; libro del resto
+compilato sopra notizie inesattissime, di cui non si veggono nè i
+documenti nè le fonti, e che soltanto in questa parte del viaggio
+d’Inghilterra può prestare qualche lume e qualche sussidio.
+
+[260] Il _Daily Telegraph_, amico a quei giorni del Gabinetto
+Palmerston, scriveva così:
+
+«Tutte le voci corse sulla completa guarigione di Garibaldi erano quasi
+interamente false. La ferita ricevuta al piede fa pochi progressi verso
+la guarigione, se pure ne ha fatti. Alcuni sintomi poterono essere
+attenuati dal sollievo derivato dall’estrazione di una parte dell’osso
+fratturato. Ma la ferita in sè non è guarita. La spossatezza, ancor
+più che il male, ha grandemente influito sulla salute del Generale,
+e malgrado il vigore della sua costituzione che non ha cessato di
+manifestarsi nella potenza della sua voce, nella vivacità del suo
+spirito, nell’energia del suo patriottismo, che è in lui un’affezione
+personale ed appassionata, egli è tuttora in uno stato di notevole
+debolezza. Sorse dunque naturalmente l’idea che il mutamento di clima
+potesse avere un effetto benefico sulla sua salute e contribuire a
+produrre la guarigione così a lungo ritardata.
+
+»Si opinò eziandio che a Londra Garibaldi troverebbe cure mediche tali
+da farlo guarire perfettamente. Pertanto il Generale accettò il privato
+invito di venire in Inghilterra.
+
+»Egli sbarcherà a Brook nell’isola di Wight, ove passerà un mese.»
+
+[261] Io dimoravo allora a Caprera presso il Generale prestandogli per
+preghiera sua e d’amici l’ufficio di segretario; onde ero in grado
+di seguire giorno per giorno le vicende di quel progetto di viaggio
+e per la confidenza di cui il Generale mi onorava, di conoscere su
+quell’argomento i suoi più intimi pensieri. La signora Chambers invece,
+credendomi avverso al progetto, diffidava di me e non me ne parlava
+affatto. La buona signora s’ingannava; certo a me premeva che il
+Generale non s’impegnasse in un intrigo di partiti stranieri e fosse
+vittima o strumento degli interessi o delle vanità di chicchessia;
+ma se il viaggio poteva farsi con tutte quelle condizioni che a me
+parevano necessarie a salvare con la dignità del Generale quella
+d’Italia, io lo desiderava quant’altri mai. Tutta la mia opposizione
+consisteva dunque nel consigliare il Generale ad andar cauto; ad
+informarsi bene chi fossero le persone che lo invitavano e quale
+mandato avessero, e quale credito godessero; e soprattutto quali
+fossero gl’intendimenti del Governo inglese, che sino allora almeno,
+erano rimasti incerti. Non appena però giunse a Caprera la lettera
+del signor Thornton Hunt, il Generale me ne parlò subito; e come
+io m’arrischiai ad esprimergli il desiderio di vederla, egli se la
+fece dare dalla signora Chambers, e il giorno dopo me la mostrò. Ora
+avendola io letta e riletta, anzi analizzata col Generale stesso,
+giacchè mi pareva che essa contenesse molte frasi ambigue, così ho
+potuto ritenerne nella mente i principali concetti, e, senza tema
+d’errare, riprodurli. Ne discussi anzi colla signora Chambers, la
+quale ormai saputomi partecipe d’ogni segreto, temendo forse di far
+peggio continuando a trattarmi ostilmente, cominciò prima a farmi
+vedere quella famosa lettera di cui ella magnificava più del giusto
+la importanza; poi a farmi via via molte confidenze, le quali non
+contenevano certo che una piccola dose di verità; ma tutta quella
+verità che una accorta diplomatica sua pari, era in dovere di confidare
+ad un occulto ed astuto rivale della mia forza!
+
+[262] Per non dire d’altri, lo scrittore di queste pagine.
+
+[263] Parrà strano certamente e bisognevole di qualche spiegazione
+che un bastimento d’una Compagnia postale potesse, senza legittima
+causa e per servigio d’un privato, deviare dalla sua rotta, venendo
+meno manifestamente ai propri doveri ed ai propri statuti. Ma dovunque
+compaia Garibaldi, alle violazioni delle norme comuni bisogna essere
+preparati. Eccone però la spiegazione. Fra i più caldi amici e zelanti
+fautori del viaggio v’era pure, come già s’è detto, un certo signor
+Andrews, ricco commerciante, _Mayor_ di Londra nel 1848, e della
+_Peninsular and Oriental Company_ forte ed influentissimo socio. Ora,
+essendosi questo signor Andrews tolto l’assunto di fornire al Generale
+i mezzi di trasporto, potè anche ottenere dalla sua Compagnia di
+navigazione una concessione che altri certamente non avrebbe potuto. E
+la concessione fu questa: che uno dei bastimenti della _Peninsulare_
+incaricati della valigia postale tra Marsiglia, Genova e Malta
+appoggiasse per poche ore a Caprera e vi imbarcasse il Generale.
+
+Siccome però quella deviazione sarebbe parsa una troppo flagrante
+violazione degli statuti, della quale avrebbero potuto essere chiamati
+a rispondere anche i governi delegati alla sorveglianza di quella
+Società, così fu pensato e adoperato quest’espediente. A Marsiglia
+c’era un vecchio vapore in riparazione, la _Valletta_; faccia essa
+il viaggio; appoggi al momento opportuno nelle acque della Maddalena;
+e se alcuno gli fa carico dello sviamento dia per scusa lo stato mal
+sicuro del bastimento, e la necessità di nuove riparazioni. Così fu
+escogitato, combinato, eseguito; così avvenne che un vapore postale
+della più grande Compagnia di navigazione di quell’anno abbandonasse la
+propria rotta e facesse aspettare per più di sei ore la _Valigia delle
+Indie_, per fare il comodo di Giuseppe Garibaldi e de’ suoi amici.
+
+[264] Il braccio orientale del Canale di Southampton.
+
+[265] In conferma delle sue intenzioni, Garibaldi lasciò al signor
+Negretti un biglietto, nel quale diceva che «non desiderava d’avere
+dimostrazioni politiche, e soprattutto non eccitare tumulti.» Questo
+biglietto fu subito pubblicato nei giornali.
+
+[266] Fu da tutti notato che il signor Seely, sbarcato a Cowes, in
+luogo di far tenere a Garibaldi la strada comune che passa per Newport
+ed altri luoghi popolosi dell’Isola, lo fece poi passare per strade
+traverse con gran delusione di quelle popolazioni che attendevano al
+passaggio l’eroe, ansiose esse pure di vederlo. Ma il signor Seely
+diede per ragione, di evitare al Generale altre dimostrazioni che
+l’avrebbero stancato e forse nociuto alla sua salute. Ognuno intende
+però che tutte quelle cure non erano che un eccesso di zelo del bravo
+gentiluomo. Del rimanente il giuoco del signor Seely e soci era già
+scoperto; infatti nella stessa mattina del 3 aprile un signor Walk
+tenne a Southampton un _meeting_ di operai per protestare contro coloro
+che volevano monopolizzare Garibaldi.
+
+[267] Restituendo la visita al Tennyson, questi gli chiese e
+ottenne che il Generale piantasse nel ricco giardino del poeta una
+_Wellingtonia gigantea_, maniera di cortesia che gl’Inglesi tengono di
+grande importanza e per chi la fa e per chi la riceve. Se non che pochi
+giorni dopo la _Wellingtonia_ fu trovata ignuda di quasi tutte le sue
+fronde, e cercandosi la cagione del sacrilegio, si seppe che taluni
+idolatri l’avevano così spogliata per possedere, in alcune di quelle
+foglie, un ricordo di cosa toccata da Garibaldi. I feticismi non sono
+soltanto de’ popoli barbari.
+
+[268] Nello stesso giorno il Generale, togliendosi a tutte le feste,
+andava a visitare la signora White, sua amica ed ospite fin dal 1854, e
+madre della signora Jessie White Mario.
+
+[269] L’ordine della processione era il seguente: — Le bande a capo
+della processione — La società dei calzolai — Dieci _marescialli_
+con bandiere recanti il motto «Ben venuto Garibaldi» — I membri dei
+Comitati riuniti a piedi — Dieci carrozze di visitatori — La società
+di temperanza — Cinque _marescialli_ con bandiere col motto «L’Eroe
+d’Italia» — Le società di commercio con la loro banda — Le minori
+società amiche (_Friendly Societies_) — Le carrozze della società dei
+_Foresters_ — La banda degli _Old Fellows_ — Cinque _marescialli_ con
+bandiere «Il primo patriotta» — Dieci carrozze — La loggia di Memfi
+dei Frammassoni — Venti _marescialli_ — Le carrozze della stampa —
+Venti _marescialli_ — Bandiere «L’uomo del popolo» — La carrozza del
+signor Plesmal — La carrozza del signor Giorgio Moore (tesoriere) —
+La carrozza del dottor Massey — Il Comitato esecutivo — La carrozza
+del signor Chinery — Quella del signor Nicholas — Quella del signor
+Richardson — Le carrozze della nazionalità ungherese — Quelle della
+nazionalità polacca e della nazionalità italiana — La banda italiana —
+La carrozza del generale Garibaldi, col quale sedevano il signor Seely
+ed il signor Negretti, circondata da un corpo di _marescialli_ delle
+Corporazioni e da un manipolo della legione Garibaldi — Le carrozze dei
+figli di Garibaldi, con la signora Seely — I segretari — Il seguito —
+Il Comitato degli operai, a piedi.
+
+[270] C’era in un palco l’ammiraglio Mundy, quel medesimo che comandava
+la squadra inglese in Sicilia nel 1860; non appena il generale lo vide
+si levò per andarlo a visitare; l’atto cortese, notato dal pubblico, fu
+salutato da un vivissimo applauso.
+
+[271] La casa di Lord Palmerston in Londra era a 94 Piccadilly.
+
+[272] Assistevano al banchetto il russo Ogareff, il tedesco Blind,
+gl’inglesi Ashurt e Taylor; gl’italiani Aurelio Saffi, Antonio Mordini
+e Giuseppe Guerzoni.
+
+[273] Diamo qui interi i brindisi pronunziati dai due celebri patriotti.
+
+Mazzini pronunziò il seguente:
+
+«Mon _toast_ comprendra tout ce que nous aimons et tout ce pour quoi
+nous combattons:
+
+»A la liberté des peuples!
+
+»A l’association des peuples!
+
+»A l’homme, qui, par ses actions, est l’incarnation vivante de ces
+grandes idées!
+
+»A Joseph Garibaldi!
+
+»À la pauvre, sainte, héroïque Pologne, qui depuis plus d’une année
+combat en silence et meurt pour la liberté!
+
+»A la nouvelle Russie, qui, sous la devise _terre et liberté_, tendra
+dans un jour rapproché, une main de sœur à la Pologne pour la défense
+de la liberté et de l’indépendance et effacera le souvenir de la Russie
+des Tzars!
+
+»Aux Russes, qui, notre ami Herzen en tête, ont le plus travaillé à
+l’éclosion de la nouvelle Russie!
+
+»À la religion du devoir qui nous fera lutter jusqu’à la mort pour que
+toutes ces choses s’accomplissent!»
+
+Garibaldi rispose:
+
+«Je vais faire une déclaration que j’aurais dû faire depuis longtemps;
+il y a ici un homme qui a rendu les plus grands services à mon pays
+et à la cause de la liberté. Quand j’étais jeune et que je n’avais que
+des aspirations, j’ai cherché un homme qui pût me conseiller et guider
+mes jeunes années; je l’ai cherché comme l’homme qui a soif et cherche
+l’eau. Cet homme je l’ai trouvé; lui seul a conservé le feu sacré, lui
+seul veillait quand tout le monde dormait. Il est toujours resté mon
+ami, plein d’amour pour son pays, plein de dévouement pour la cause de
+la liberté.
+
+»Cet homme c’est mon ami Joseph Mazzini.
+
+»A mon maître!»
+
+Dopo una breve pausa proseguì:
+
+«À la Pologne, la patrie des martyrs, au pays qui se dévoue à la mort
+pour l’indépendance, au pays qui donne un sublime exemple aux autres
+peuples!
+
+»À la jeune Russie, au nouveau peuple, qui une fois libre et maître de
+la Russie du Tzar, est appelé à jouer un grand rôle dans les destinées
+de l’Europe!
+
+»A l’Angleterre, ce grand pays de la liberté qui nous donne
+l’hospitalité, à qui nous devons le bonheur de nous trouver réunis!»
+— Vedi _Politica segreta italiana_ (1863-1870), Torino, Roux e Favale,
+1880, pagine 145-146.
+
+[274] Quella de’ Danesi fra le altre.
+
+[275] Menotti, tagliato fuori dalla calca, non aveva potuto penetrare
+in Guild-Hall.
+
+[276] Erano venuti d’Italia il colonnello Chiassi, il colonnello
+Missori, il deputato Mordini ed altri.
+
+[277] Tornata del 19 aprile 1864.
+
+[278] Nel citato libro la _Politica segreta italiana_, a proposito
+delle cagioni che il governo aveva di desiderare l’allontanamento di
+Garibaldi, si leggono a pag. 164-65 queste parole:
+
+«Il governo italiano aveva mandato presso quello inglese un
+agente segreto, il quale aveva fra altri il mandato di tentare
+che l’Inghilterra come espressione concreta di quella simpatia che
+dimostrava all’Italia negli omaggi resi a Garibaldi si decidesse
+a cedere al nuovo regno l’isola di Malta, come aveva ceduto alla
+Grecia le isole Ionie, la quale idea era stata comunicata e non aveva
+dispiaciuto alle Tuilerie.... Ciò fece che il gabinetto di San Giacomo
+desiderasse più vivamente anch’egli che il soggiorno di Garibaldi
+venisse abbreviato, e che non avesse luogo il viaggio nelle provincie,
+dove accrescendosi con incalcolabili proporzioni l’entusiasmo
+popolare esso temeva che gettata in campo la proposta della cessione
+di quell’isola, la pubblica opinione eccitata lo costringesse ad
+acconsentire.»
+
+Ora è questa una delle tante fiabe onde codesto libro è infarcito. A
+noi consta in modo incontrovertibile che in tutto questo racconto _non
+c’è parola di vero_.
+
+[279] Riproduciamo per brevità soltanto le due ultime lettere del
+18 aprile. Della prima del 17, scritta in forma privata al Duca di
+Sutherland, abbiamo riassunto fedelmente il senso.
+
+ «13 aprile.
+
+ »Milord Duca,
+
+»Confermando la mia lettera di ieri, ho l’onore di parteciparvi il
+risultato d’un colloquio avuto questa mane col generale Garibaldi. Egli
+ammette di sentirsi stanco e di non essere nelle stesse disposizioni
+fisiche come al suo giungere dall’isola di Wight.
+
+»Mi ha parlato delle emozioni e dello strepito che lo circondano,
+formando un forte contrasto cogli usi abituali della sua vita. Quando
+parlava, osservai in lui una stanchezza mentale, forse più pronunciata
+della fisica debolezza.
+
+»Non potrei asserire essere impossibile lo adempiere agli impegni
+assunti, ma non esito a dirlo pericoloso.
+
+ »W. FERGUSSON.
+
+ »_A. S. G._
+ »_il Duca di Sutherland_.»
+
+ * * *
+
+ «18 aprile.
+
+ »Mio caro Seely,
+
+»Leggo nei giornali che il Generale impegnossi a viaggi in tutte le
+direzioni. L’impresa è ardua e non v’ha uomo dell’arte che non la
+riconoscerebbe piena di pericoli. Ho scritto in proposito al Duca di
+Sutherland, e credo mio debito consigliare anche voi e tutti i suoi
+amici d’Inghilterra di suggerir un mezzo qualsiasi per distoglierlo
+dalle imprudenti emozioni delle sue visite progettate.
+
+ »W. FERGUSSON.
+
+ »_Al signor Carlo Seely._»
+
+[280] Fra quei due o tre amici c’era anche, in un angolo della sala,
+l’Autore di questo libro. Io vedeva da parecchi giorni quello che si
+tramava, ed ero deciso ad averne, come suol dirsi, il cuor netto. E ciò
+non perchè m’importasse che Garibaldi abbreviasse o no il suo viaggio;
+fallito anzi lo scopo politico pel quale l’avea intrapreso, non vedevo
+più ragione di prolungarlo; ma solo perchè stimavo mio preciso dovere
+per l’ufficio di fiducia che il Generale m’aveva commesso di vegliare
+attentamente a tutto ciò che si ordiva intorno a lui, e d’impedire, per
+quanto era in me, ch’egli fosse vittima d’un intrigo. Saputo pertanto
+delle progettate riunioni, mi preparai alcuni minuti prima nel salotto
+del Generale ben risoluto a non muovermi di là se il Generale stesso
+non me lo ordinava. Ma come il Generale mi parve piuttosto contento che
+io restassi, così non ostante il visibile dispetto che la mia importuna
+presenza cagionava ai congregati, restai, fermo come una sentinella, e
+potei quindi udire dal principio alla fine tutto il dialogo di quella
+sera memoranda. Il qual dialogo ho riprodotto con tutta la maggior
+fedeltà che mi fu concessa, certissimo d’averne serbate nella memoria
+le parole più salienti, e in ogni caso il senso e l’andamento.
+
+[281] Chi confronti la mia versione colle dichiarazioni del signor
+Gladstone ai Comuni (seduta del 21 aprile) e del signor Seely al
+_meeting_ del _London Tavern_ (la sera del 20) vedrà che le differenze
+sono quanto alla sostanza insignificanti. Il solo particolare
+dimenticato da quei due signori furono le parole «partirò domani,»
+ma io tanto quelle parole, come l’alzata impetuosa dalla sedia che le
+precedette, le vedo e le odo come se accadessero ora, e le riaffermo
+qui in tutta la loro pienezza. Aggiungo anzi che quelle parole
+caratteristiche si leggono tra le linee del discorso del signor Seely
+e non è mestieri di grande acume per comprendere com’egli avesse
+interesse ad attenuarne il senso.
+
+Il signor Seely al _London Tavern_ disse «che Garibaldi avendo
+promesso di visitare più di trenta città, i suoi amici credevano
+che la promessa non potrebbe essere tenuta senza pregiudizio della
+sua salute. Per conseguenza, domenica a sera, il Duca di Sutherland,
+il Conte di Shaftesbury, il generale Eber, il colonnello Peard, il
+signor Gladstone, il signor Negretti ed egli stesso si riunirono a
+Stafford-House onde considerare se non fosse espediente di limitare le
+visite del Generale a sei od otto delle principali città del regno. Il
+Generale replicò essergli impossibile tirare una linea di separazione,
+e che _preferirebbe abbandonare addirittura l’Inghilterra_.
+
+»Quella stessa mattina (la mattina in cui il Seely parlava, cioè il
+20 aprile) il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, Saffi, il
+generale Eber, il colonnello Peard, Negretti e il signor Stansfeld
+avevano tentato far cambiare il Generale d’avviso, ma indarno.»
+
+Ora ognuno intende che tra le parole «abbandonare addirittura
+l’Inghilterra» e il «partirò domani» non c’è altra differenza che di
+forma; e basta poi il fatto riaccertato dallo stesso signor Seely che
+la mattina dopo il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, ec.
+ec. tentarono far cambiare d’avviso al Generale (cioè di non partire
+subito) per confermare in ogni parte la nostra testimonianza.
+
+Ed ora ecco le parole dette dal signor Gladstone ai Comuni:
+
+«Sono tenuto al mio onorevole amico d’avermi mosso questa domanda
+per ciò che riguarda me stesso. Il fatto ch’egli ha accennato tiene
+molto commosso il popolo inglese, il quale da niente più rifugge che
+dal mistero e segreto in simili cose. Or ecco quel che veramente è
+avvenuto, e che ha fatto narrare diceríe false ed assurde. Il Duca di
+Sutherland mi fece sapere, sabato passato, che egli ed altri amici del
+Generale avevano concepito forti timori rispetto alla sua salute, e che
+un insigne medico, il signor Fergusson, pensava che s’egli avesse messo
+in effetto il disegnato giro per le provincie avrebbe assai patito.
+
+»Il Duca di Sutherland m’invitò ad andare da lui, quella sera, per
+consigliarci insieme intorno al da farsi.
+
+»Io, pensando che il Duca aveva molti titoli di gratitudine per quello
+che ha fatto pel governo, andai, com’ero stato invitato, e trovai
+che i timori erano giusti, tanto più che il Generale aveva accettato
+quasi cinquanta inviti di città vicine, e l’elenco ogni dì cresceva
+rapidamente. Il signor Fergusson chiaramente disse non poter il
+Generale sopportare le fatiche di tanti viaggi e dimostrazioni. Venuti
+dunque a consiglio il Duca, il colonnello Peard, il generale Eber e due
+o tre amici del Generale, si trovò esser nostro dovere consigliarlo a
+restringere il numero delle sue promesse, e determinasse bene prima di
+lasciar Londra.
+
+»Questo fu fatto conoscere da due amici particolari al Generale,
+e quindi fui io richiesto di parlare a lui medesimo. Così allora
+m’avventurai a mostrargli quello che ognuno doveva vedere, come l’andar
+incontro a tante fatiche non potesse essere che a danno della sua
+salute. Aggiunsi ancora che mi pareva che le magnifiche accoglienze
+avute in questa metropoli, che sono certamente uno dei più memorabili
+avvenimenti dei nostri tempi, potevano perdere un poco della loro
+dignità e bellezza, se fossero state ripetute ogni giorno in tanti
+luoghi diversi. Queste furono le cose che io dissi al Generale, nè
+mai dissi che era meglio partire, ma solamente di tenere entro a certi
+limiti le sue promesse.
+
+»Il Generale m’ascoltò con molta pazienza, indi mi rispose che
+v’era gran verità in quel che io gli avevo esposto, ma parergli che
+sarebbe assai difficile distinguere fra i desiderii e le domande
+d’una e d’altra città; che egli pensava che il fine della sua venuta
+in Inghilterra era conseguito, essendovi egli venuto, non per avere
+quegli onori, di cui egli era ricolmo, ma per ringraziare il governo
+ed il popolo inglese per quello che avevano fatto a pro della sua
+patria. Disse che egli credeva che, visitando Londra, aveva visitata
+tutta la nazione; che le promesse fatte erano tutte sotto condizione,
+e non si teneva più obbligato, quando forti cagioni l’impedissero,
+di adempierle. Soggiunse sperare di poter in altro tempo, ma senza
+cerimonie di gran pubblicità, tornare in Inghilterra, e allora potrebbe
+vedere molti più amici che non aveva ora fatto. Questo egli disse,
+nè pensò mai che vi fosse alcuna cagione politica, nè sospettò certo,
+come altri ha fatto, che qualche potentato straniero fosse mescolato in
+questa pratica.
+
+»Quanto all’Imperatore dei Francesi e al suo governo, il nobile Lord in
+questa Camera ha già detto assai chiaramente ch’egli non vi ha nulla
+a che fare. Ma molte volte avviene che una piccola verità è sorgente
+di molti errori; e in questo caso l’essere io stato chiamato per dare
+un consiglio, richiesto dal bene e dalla salute del Generale, ha fatto
+credere cose che sono al tutto senza parte alcuna di vero.»
+
+[282] In questo terzo colloquio della mattina del 19, v’erano il Duca
+di Sutherland, il signor Eber, il signor Peard, il signor Negretti
+e forse altri, ma nè Lord Shaftesbury, nè il signor Gladstone, nè il
+signor Seely, nè il dottor Fergusson vi erano.
+
+[283] Il dottor Basile, in una lettera al _Sun_ del 19 aprile, diceva:
+
+«Come medico ordinario del Generale, mi credo in obbligo d’affermare
+trovarsi la sua salute nel più soddisfacente stato e la ferita
+del piede cicatrizzata da vari mesi, non aver più bisogno di cure
+chirurgiche.... Sono dunque fermamente convinto che il Generale possa
+intraprendere il progettato viaggio senza pericolo.»
+
+Il Basile diceva la verità; ma non saprei affermare che egli fosse
+stato autorizzato dal Generale a dirla, e molto più a scrivere questa
+lettera.
+
+Il dottor Partridge nel Times del 20 pubblicava un’attestazione quasi
+consimile a quella del dottor Basile.
+
+[284] Il _Sun_, il _Morning Star_, l’_Evening Standard_.
+
+[285] Vedi Tornate della Camera dei Lordi del 18 aprile 1864, e dei
+Comuni 19 e 21 aprile.
+
+[286] Ecco la testuale risposta di Garibaldi:
+
+«Sono profondamente grato al popolo inglese degli onori che mi ha resi,
+ma di cui mi considero indegno. Le accoglienze che ho ricevute da ogni
+classe di persone sono state tali che non le scorderò giammai.
+
+»Desidero ardentemente di visitare i miei vecchi amici di Newcastle
+e del Nord. Considererò se posso cambiare di determinazione dopo la
+promessa data e farò conoscere la mia risoluzione al mio amico signor
+Beales.»
+
+[287] Ecco la lettera testuale:
+
+ «Cari amici,
+
+»Accettate i ringraziamenti del mio cuore per la vostra simpatia e pel
+vostro affetto. Sarò felice se potrò rivedervi in circostanze migliori
+e quando potrò godere con tutto agio della ospitalità del vostro nobile
+paese. Pel momento io sono obbligato di lasciar l’Inghilterra. Ancora
+una volta, la mia gratitudine sarà sempre viva per voi.
+
+ »21 aprile.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[288] Ecco la lettera:
+
+«Rivolgo le più vive grazie del mio cuore e i sentimenti di gratitudine
+alla nazione e al governo inglese per l’accoglienza ricevuta su questa
+libera terra. Il primo scopo della mia venuta era di compiere un dovere
+per la simpatia dimostrata a me ed alla mia patria. Questo scopo è
+raggiunto: ma bramavo eziandio di pormi a disposizione di tutti i
+miei amici inglesi e recarmi in tutti i luoghi ove poteasi dimostrare
+desiderio di me. Ora _non mi è lecito_ di soddisfare tutti gl’impulsi
+del mio cuore.
+
+»Se fui causa di qualche turbamento o di qualche disinganno, ne
+chiedo perdono agli amici, i quali comprenderanno come io non potessi
+stabilire una linea di demarcazione fra i luoghi da visitare. Accettino
+perciò i miei ringraziamenti e i miei saluti.
+
+»Tuttavia spero in un tempo non lontano poter fare ritorno, visitare
+i miei amici nella vita domestica inglese, e mantenere quella promessa
+che oggi, con mio immenso dolore, non mi è dato poter secondare.
+
+ »GARIBALDI.»
+
+Giova notare che la lettera era scritta nel più perfetto inglese, e che
+il Generale non fece che firmarla. La frase «non posso stabilire una
+linea di demarcazione fra i luoghi da visitare,» già usata dal signor
+Seely al _meeting_ di _London Tavern_, la fa sospettare dettata da lui.
+
+[289] Infatti nè i figli, nè il dottor Basile, nè il segretario
+Guerzoni erano stati invitati a Clifden Park. Oltre a ciò era stato
+deciso dai manipolatori della partenza che il Generale s’imbarcherebbe
+sull’_Ondine_ seguíto dal Basso, e forse dal dottor Basile e dal figlio
+Ricciotti, e che l’altro figlio Menotti, il segretario Guerzoni e gli
+altri suoi amici ritornerebbero in Italia per altra strada. Il Generale
+tuttavia volle rivedere prima a Clifden, poi a Penquite Par, dimora
+del colonnello Peard, il suo segretario Guerzoni e questi ubbidì come
+diremo meglio in appresso.
+
+[290] Il documento meriterebbe essere pubblicato per intiero, ma
+ce ne trattiene la soverchia lunghezza. La prima bozza era stata
+concertata tra il segretario Guerzoni, il deputato Mordini, e, se non
+c’inganna la memoria, Aurelio Saffi. Il Guerzoni la portò a Penquite
+Par nella sera stessa del 26, dove arrivò per la linea più diretta,
+Londra-Bristol-Exeter-Plimouth; il Generale vi fece parecchie ed
+importanti mutazioni, e fu pubblicato nei giornali inglesi colla data
+di quella medesima sera.
+
+Eccone pertanto i brani più salienti:
+
+ «Al popolo inglese.
+
+ »Penquite Par, Cornwall, aprile 26.
+
+»Al popolo inglese io non ho nulla a ricordare che esso non conosca.
+Egli sa ciò che l’Italia desidera. L’Italia ha risoluto di esistere.
+Essa ne ha il diritto, e se alcuno ne dubitasse, io aggiungerei che
+essa esiste già di fatto, e che nulla le impedirà dal completar sè
+stessa. L’Italia non desidera che di scuotere il giogo delle due
+avverse potenze che la opprimono — lasciate che il mondo l’oda — essa
+non può rimaner tranquilla finchè non avrà ottenuto questo scopo,
+che è fra le questioni di vita o di morte. Il popolo inglese che
+sprofonderebbe sotto il suo Oceano piuttosto che permettere che il
+sacro suolo del suo paese sia violato dallo straniero comprenderà
+quanto legittime siano le aspirazioni, e quanto irremovibili le
+risoluzioni del mio paese.
+
+»L’Inghilterra conosce che cooperando disinteressatamente in favore dei
+destini dell’Italia nel 1860 contribuì a promuovere l’ordine e la pace
+in Europa — quella pace e quell’ordine che soli riescono durevoli e
+benefici perchè fondati sulla giustizia e sul progresso.
+
+»L’Inghilterra, ne sono convinto, si confermerà sempre più in questa
+opinione che se da una parte sta all’Italia a mostrarsi forte ed
+essere realmente forte e indipendente da servili alleanze, affine di
+cattivarsi fiducia dai suoi veri amici (fra i quali il primo posto è
+dovuto all’Inghilterra), l’Inghilterra stessa vedrà dall’altra parte
+in quanto l’alleanza d’una giovine incivilita e libera nazione come
+l’Italia, sia preferibile alle eterogenee e mal sicure alleanze colle
+potenze dispotiche. Tuttavia io non posso sperare — lo dico con dolore
+— che l’Italia sarà atta a compiere i suoi destini senza correr di
+nuovo la terribile prova dell’armi. La voce dell’Inghilterra è udita
+e rispettata, essa è in alto grado arbitra dei destini dell’Europa,
+ma sia pienamente persuasa che essa non può sciogliere la questione
+italiana o quella di altre nazionalità, mediante alcuna immaginazione
+di compensi e negoziazioni diplomatiche. Ma in faccia al gran
+principio della solidarietà dei popoli, proclamato e sancito dalla
+coscienza universale, io non posso parlare solo dell’Italia, molto
+meno in un tempo in cui il presagio di questa vera sacra alleanza fu
+irrevocabilmente confermato quando di recente io strinsi la mano dei
+proscritti di tutte le parti dell’Europa. Lasciando questa spiaggia
+ospitale non posso nascondere più a lungo il segreto del mio cuore,
+raccomandando la causa dei popoli oppressi alla più generosa e sagace
+delle nazioni. — Dacchè il loro sorgere è certo ed il loro trionfo è
+fatale, l’Inghilterra saprà come stendere su di loro il poderoso scudo
+del suo nome e sostenerli se bisogna col suo forte braccio.
+
+»L’Inghilterra sa che essa non sarà sola in questa grande missione.
+Di là dello Stretto v’è un altro popolo gigante, che è stato sovente
+costretto dalle arti del dispotismo ad essere il rivale e il nemico
+di questo paese, ma che la libertà riuscirà a volgere in pacifico
+competitore e amico. — Libertà! questo è il sole che deve fecondare la
+sincera e formidabile alleanza dei due popoli della civiltà contro la
+barbarie, e per cui, senza sguainar la spada, la grand’opera della pace
+del mondo sarà realizzata.»
+
+[291] Nella citata _Politica segreta italiana_ (pag. 167-168) si narra
+che il Duca di Sutherland aveva proposto al Re, per mezzo del conte
+Maffei, allora consigliere di legazione a Londra, di far viaggiare
+Garibaldi due mesi nei mari d’Oriente impedendogli così di sbarcare a
+Caprera, d’onde si temeva che il Generale potesse slanciarsi in nuove
+avventure. Il libro però aggiunge che Mazzini, scoperto il complotto,
+lo sventò avvertendone per telegrafo il Generale, il quale ricevuto
+il dispaccio a Gibilterra chiese ed ottenne che la rotta dell’_Ondine_
+sarebbe stata in retta linea per Caprera. A noi mancano argomenti per
+confermare o smentire questo racconto. Diciamo solo che non ne abbiamo
+mai sentito a parlare. Che il progetto sia nato nel cervello del Duca
+di Sutherland par certo poichè esiste il dispaccio del conte Maffei che
+lo prova; ma non crediamo che il Re l’abbia approvato, nè che Mazzini
+abbia avuto bisogno di sventarlo. Soltanto il fatto meritava essere
+ricordato come indizio delle mille tranellerie da cui il Generale era
+circondato.
+
+[292] Il signor Assollant, nel _Courrier du Dimanche_ citato da Bent,
+pag. 228, op. cit. E lo stesso Bent, dopo aver dato ragione al signor
+Assollant, soggiungeva: «From first to last Garibaldi’s visit was
+one long cheer; he was a veritable nine days’ wonder; but beyond good
+wishes, and addresses from every imaginable town that could squeeze in
+a word edgeways, Garibaldi got only a few handsful of presents from his
+immediate admirers, and when he made his second rash attempt on Homo
+in 1867 he found England no more inclined to help him than if he had
+remained quietly at home.»
+
+[293] Arrivava verso le 11 del mattino. Lo seguivano il dottore
+Albanese, il segretario Guerzoni, i figli ed altri. Prendeva alloggio
+nella casa del signor Luigi Mansi.
+
+[294] _La Politica segreta italiana_ già citata.
+
+[295] Il 2 maggio in un suo biglietto autografo il Re faceva al Mazzini
+questa risposta:
+
+«Non è da ammettersi la frase che si sia _tenuto a bada_ il partito
+d’azione, mentre gli si fece sempre intendere in modo netto e preciso
+che qualunque moto, sia interno, sia avente per iscopo un’iniziativa
+verso il Veneto, sarebbe stato impedito con ogni mezzo energico di cui
+si può disporre.
+
+»Essere pertanto una prova insensata che si tenterebbe senza risultato
+di sorta, che cagionerebbe guai a deplorarsi per parte dei motori.
+
+»La Polonia mancò ognora nelle varie sue fasi insurrezionali della
+forza vitale di espansione, e questa è la principale cagione della sua
+rovina, forse potrebbe rinascere come la fenice dalle proprie ceneri,
+estendendo le sue ramificazioni in Gallizia, Principati ed Ungheria,
+dove il terreno sarebbe facile _à exploiter_ se vi fossero uomini
+energici ed audaci che servissero di _trait-d’union_.
+
+»Se i moti in Gallizia estesi alle citate contrade prendessero
+le proporzioni di una _spontanea popolare_ insurrezione da tenere
+fortemente occupata l’Austria, allora sarebbe necessario anzitutto
+d’aiutarla con un nucleo d’Italiani determinati, e così riuniti vari
+fecondi elementi, _tutti ostili al principale nemico_, si potrebbe
+condurre a compimento il comune desiderio.
+
+ »V. E.»
+
+(_Politica segreta_ ec., pag. 72-73.)
+
+[296] «Ottenendo il moto galliziano _anteriore_, il moto veneto
+dovrebbe seguire immediato.... Intendendo che il moto veneto _segua_
+rapidamente, è necessario aumentare l’armamento _fin d’ora_. Quindi la
+richiesta di restituzione dell’armi e del rinvio d’un uomo persecutore
+(Spaventa), che d’altra parte è screditato per ogni dove e disonora il
+governo.»
+
+Nota-_memorandum_ Mazzini da rimettersi al Re. — _Politica segreta_
+ec., pag. 77.
+
+[297] Vedi risposta del Re a Mosto, incaricato di Mazzini. — _Politica
+segreta_ ec., pag. 88.
+
+[298] Il generale Klapka arrivò a Clifden il giorno stesso in cui,
+chiamatovi dal Generale, vi arrivava da Londra io pure. Lo vidi restare
+a lungo con Garibaldi e ne immaginai facilmente la cagione. — Vedi
+anche _Politica segreta_ ec., pag. 87.
+
+[299] Documento di pugno del Re letto ad Antonio Mosto in presenza del
+conte Verasis di Castiglione e del signor D. Müller. Fra le altre cose
+diceva: «Che per quanto riguardava la rivoluzione in Gallizia il Re e
+il suo governo ne avevano lasciata la direzione al Klapka, ec.....» —
+_Politica segreta_ ec., pag. 85.
+
+[300] «Le parti d’action (ungherese) nous a donné la main à condition
+que nous n’aurons rien à faire avec Kossuth et les généraux Klapka
+et Türr.» Parole d’una nota del signor Bulewsky, agente del Centro
+Rivoluzionario Polacco in Londra. — _Politica segreta_ ec., pag. 97.
+
+[301] Vedi _Politica segreta_ ec., pag. 99.
+
+[302] Nè più nè meno però. Di preparare armi ed armati, come altri
+disse, Bixio non ebbe nessun incarico. Fu anzi per mettere in chiaro la
+verità di questa novella che io nella notte dal 4 al 5 luglio mi recai
+da lui al campo di San Maurizio.
+
+[303] Radunò gli ufficiali a gran rapporto, e lo presentò loro come
+amico di Garibaldi, del Re e dell’Italia. L’eccesso stava nella
+presentazione d’un personaggio borghese non rivestito d’alcuna carica o
+dignità ufficiale ad un corpo di ufficiali.
+
+[304] Questi sono i nomi che ci occorrono alla memoria. Forse ne
+dimentichiamo alcuno. Tutti invece non poterono venire, tra gli altri
+Giovanni Chiassi.
+
+[305] Come si vede, i _sottoscritti_ non si sottoscrissero, e la così
+detta protesta restò quello che era in fatto, l’opera d’un solo e
+anonimo autore. Come poi il _Diritto_ potesse chiamare _documento_ uno
+scritto anonimo, è ciò che non riesciamo a comprendere!
+
+[306] Questa è l’ipotesi più probabile. Dai Principati non venivano
+da parecchio tempo che notizie sfavorevoli alla meditata impresa. Il
+governo del principe Cuza, sul cui assenso tacito e segreto si era
+contato, chiarivasi invece recisamente avverso ed arrestava il Frygesy,
+quel colonnello ungherese che era in Rumenia il capo ed il centro della
+congiura.
+
+[307] Egli aveva lasciato Torino il 6 mattina e non poteva avere
+conoscenza della lettera pubblicata il 10. A proposito del Guerzoni,
+in quel libro più volte citato, la _Politica segreta italiana_, sono
+spacciate tante fandonie che sarebbe impossibile smentirle tutte
+anche scrivendoci intorno un intero capitolo. Come però da una parte
+non vogliamo far servire un libro consacrato a Garibaldi alla nostra
+privata difesa, e dall’altra di quella difesa non sentiamo alcun
+bisogno, così passiamo accanto sorridendo alla povera cantafavola, e
+aspettiamo che il tempo ne faccia la dovuta giustizia.
+
+Solo un fatto è narrato in quelle pagine con poche varianti più maligne
+che importanti, ed è il congedo che Garibaldi diede al Guerzoni quando
+lo sospettò autore delle voci che a detta di taluni avevano mutata la
+risoluzione di Vittorio Emanuele e fatto abortire la progettata corsa
+in Oriente. Ora come di quel fatto il Guerzoni non si vergognò mai,
+anzi andò sempre fiero come d’una delle azioni più oneste e coraggiose
+della sua vita, così non ha alcun ritegno a narrarlo egli stesso più
+veracemente per esteso. Ingannato da mendaci rapporti, sorpresa la sua
+buona fede e nell’acciecamento del primo sdegno trasportato a pensare
+che il Guerzoni fosse stato autore o istigatore della lettera del
+10 luglio, il Generale lo fece venire a sè e gli disse con accento
+tuttavia pacato e benigno: «Guerzoni, è necessario che per qualche
+tempo ci separiamo.... La cosa però resterà fra di noi. Noi saremo
+sempre amici come prima.»
+
+Il Guerzoni alzò la testa alla immeritata ferita e rispose come ogni
+uomo al suo posto avrebbe fatto: «Io non ho nulla da rimproverarmi,
+Generale, — però non ho nulla da nascondere. Parli o taccia, io resterò
+sempre quale mi parto di qui, suo amico devoto e suo fedele soldato.»
+
+E il Guerzoni partì.... Da quel giorno non scrisse più al Generale che
+sei mesi dopo per mandargli in brevi parole i suoi augurii pel buon
+capo d’anno del 1865. Il Generale gli rispose con questa lettera:
+
+ «Caprera, 2 del 1865.
+
+ »Mio caro Guerzoni,
+
+»Grazie per la lettera vostra gentile. Io vi contraccambio gli augurii
+con augurarmi d’aver compagni che vi somiglino in una battaglia
+che forma l’unica speranza della mia vita. V’invio la parola che mi
+chiedete, e sono sempre vostro
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+Scorsi altri sei mesi egli scriveva a Benedetto Cairoli, a proposito
+della candidatura del Guerzoni a deputato:
+
+«Vi raccomando Guerzoni per tutti i collegi.»
+
+Il congedato d’Ischia poteva dirsi soddisfatto.
+
+[308] Una fu pubblicata dal FARINI nel suo _Stato Romano_, vol. II,
+pag. 253. Firenze, 1850.
+
+[309] Anche Giuseppe Mazzini, scrivendo nel 1861 ad un Tedesco, diceva
+alla nazione germanica: «Cancellate dalla fronte della Germania la
+macchia che l’Austria vi ha messo.... Siate un popolo e c’intenderemo.
+L’idea germanica e l’idea italiana s’abbracceranno sulle Alpi libere.»
+— Vedi _Scritti editi e inediti_ di GIUSEPPE MAZZINI, vol. XI, pag.
+262. Roma, 1882.
+
+[310] Il Bismarck, interpellato dal La Marmora se in caso che l’Austria
+attaccasse l’Italia la Prussia sarebbe stata pronta ad accorrere
+in nostro soccorso, rispose che il Trattato dell’8 aprile non era
+un Trattato bilaterale, e che la Prussia non vi era in alcun modo
+vincolata ad aiutare l’Italia.
+
+Del resto chi voglia sincerarsi di quanto abbiamo detto sin qui
+intorno all’alleanza italo-prussiana veda principalmente: _Le général
+La Marmora et l’alliance prussienne_, Paris, 1868. Opera del capitano
+CHIALA, il più fedele e devoto interprete istoriografo del generale La
+Marmora. — _Due anni di politica italiana_. Milano, 1868, di STEFANO
+JACINI, nel 1866 ministro dei lavori pubblici del gabinetto La Marmora
+e principale confidente e consigliere del Generale stesso. — _Un po’
+più di luce sugli eventi politici e militari dell’anno 1866_, pel
+generale ALFONSO LA MARMORA. Firenze, G. Barbèra editore, 1873. — _Il
+generale Alfonso La Marmora, Ricordi biografici_ di GIUSEPPE MASSARI.
+Firenze, G. Barbèra editore, 1880.
+
+[311] _La Campagna del 1866 in Italia_, redatta dalla Sezione Storica
+del Corpo di Stato Maggiore. Roma, 1875, vol. I, pag. 65 e 66.
+
+[312] Vedi op. cit., pag. 67.
+
+[313] Vedi _Cenni Storici sui Preliminari della Guerra del 1866_, ec.
+del capitano LUIGI CHIALA, pag. 580.
+
+[314] Al ministro della guerra, generale Pettinengo, scriveva:
+
+ «Caprera, 14 maggio 1866.
+
+ »Signor Ministro,
+
+»Accetto con vera gratitudine le disposizioni emanate da S. M. in
+riguardo ai Corpi volontari, riconoscente alla fiducia in me riposta
+con l’affidarmene il comando. Voglia essere interprete presso S. M. di
+questi miei sentimenti nella speranza di poter subito concorrere col
+glorioso nostro esercito al compimento dei destini nazionali.
+
+»Ringrazio la Signoria sua della cortesia colla quale si è degnata
+farmene partecipazione.
+
+»Voglia credermi della Signoria sua
+
+ »devotissimo
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[315] Questo scriveva in quei giorni ai signori Valzania, Caldesi,
+Bagnasco, noti repubblicani. Per brevità citeremo solo la lettera a
+quest’ultimo:
+
+ «Caprera, 11 maggio 1866.
+
+ »Caro Bagnasco,
+
+»È cosa utile al paese che in ogni modo tutti siamo pronti e concordi.
+E questione di vita o di morte perla patria, e sta all’Italia tutta il
+problema.
+
+»Io accetterò tutti coloro che vogliono combattere lo straniero
+oppressore. Per le istruzioni dirigetevi ai nostri amici della
+Commissione; e fra gli altri a Benedetto Cairoli. Bando alle gare ed
+alle opinioni, e facciamo.
+
+»Credetemi
+
+ »vostro sempre
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[316] _La Campagna del 1866 in Italia_, redatta dalla Sezione Storica
+del Corpo di Stato Maggiore, tomo I, pag. 129.
+
+Vi fu chi disse che il piano di guerra di Garibaldi era simile in
+tutto a quello del generale Moltke e dello Stato Maggiore prussiano
+dichiarato nella celebre Nota del signor D’Usedom, ministro del re di
+Prussia a Firenze.
+
+Chi abbia letto quella Nota e la confronti colle parole testè citate
+della _Relazione Ufficiale_, vedrà che tra i due concetti corre
+una capitale differenza. Entrambi, è ben vero, s’accordavano nel
+pensiero di non arrestarsi intorno al quadrilatero, di girarlo o di
+attraversarlo; entrambi credevano che compiuta questa prima operazione
+e «quando la sorte fosse propizia sul principio ai due alleati»
+(parole della Nota Usedom), l’Italia dovesse spingere un forte Corpo
+di spedizione nel cuore dell’impero austriaco; ma circa alla strada
+che quel Corpo dovesse tenere e al modo con cui doveva operare,
+dissentivano grandemente. Garibaldi infatti, come fu già detto, voleva
+sbarcare presso Trieste allo scopo di prendere a rovescio l’esercito
+austriaco e tagliarlo da Vienna; lo Stato Maggiore prussiano voleva
+uno sbarco nella Dalmazia, il quale appoggiandosi ad una ipotetica
+insurrezione slavo-ungherese, desse la mano all’esercito prussiano e
+marciasse su Vienna.
+
+Il Generale italiano, rivoluzionario dalla nascita, non pensava che ad
+una operazione prettamente militare; il Generale prussiano, militare
+nel sangue, aveva in mente una operazione rivoluzionaria.
+
+Quale dei due concetti fosse migliore sarebbe ormai superfluo il
+discutere. Certo il disegno prussiano appare a prima giunta più audace
+e più vasto; ma esso aveva, secondo noi, il grave difetto di fondarsi
+sopra una rivoluzione di popoli che nessun indizio prometteva, e di
+calcolare sopra una vittoria delle armi prussiane che era ancora nei
+segreti del fato. Si supponga la insurrezione slavo-ungherese fallita;
+si immagini una Sadowa favorevole all’Austria, che cosa avrebbe fatto
+il Corpo di spedizione italiano? Che cosa sarebbe accaduto a Garibaldi
+nel cuore dell’impero austriaco?
+
+Non per questo crediamo che il progetto prussiano meritasse lo sdegnoso
+disprezzo con cui lo trattò il generale La Marmora. Anzitutto l’accusa
+da lui mossa a quel progetto, che volesse la spedizione transadriatica
+prima che l’esercito italiano avesse preso posizione alle spalle del
+quadrilatero è affatto gratuita; e le parole stesse dell’Usedom, che
+pure nella sua qualità di diplomatico non era obbligato a spiegarsi
+con tutta la precisione del linguaggio militare, la smentiscono
+completamente. La Nota Usedom, infatti, muove dal supposto che
+l’esercito italiano abbia già _attraversato e girato il quadrilatero
+e vinto una battaglia in campo aperto_; ed evidentemente coordina
+e subordina tutte le operazioni proposte al di là dell’Adriatico, a
+quella ipotesi. Il generale La Marmora dunque, rimproverando allo Stato
+Maggiore prussiano un assurdo, che davvero sarebbe stato enorme, non
+faceva che pensarlo egli stesso e da sè solo. Ma non è qui il punto.
+
+Il torto del generale La Marmora non consistette già nel respingere un
+disegno che anche nella felice ipotesi d’una piena vittoria in Italia
+sarebbe pur sempre stato temerario e pericolosissimo; il torto del
+Generale stette, e starà sempre, nell’essersi rifiutato di esaminare,
+di discutere quel disegno, nell’averlo nascosto a’ suoi colleghi del
+ministero e dell’esercito; nell’aver perciò impedito che potesse di
+comune accordo fra i due alleati essere corretto e modificato, reso più
+utile e praticabile.
+
+Ma a che pro esaminare i torti del generale La Marmora nel 1866? A che
+mai fargli colpa di non aver nemmeno degnato di discussione i disegni
+del suo alleato, se non eseguì quelli che aveva combinati col suo primo
+luogotenente in Italia, col generale Cialdini, anzi che aveva sanciti
+egli stesso, poichè nella sua qualità di _Capo dello Stato Maggiore
+generale_ dell’esercito stava a lui il comandare?
+
+Che se gli apologisti del La Marmora sorgono a dire che il piano
+combinato col Cialdini era diverso; che il passaggio del Po doveva
+essere l’accessorio e l’irruzione dal Mincio il principale, allora noi
+chiediamo, e lo chiederà sempre, vivaddio, la storia, perchè questa
+irruzione non fu almeno preparata cogli accorgimenti e le precauzioni
+che l’arte suggeriva per assicurarne il trionfo, tanto più facile al
+generale La Marmora quanto meno gli erano mancati quei due fattori
+essenziali d’ogni vittoria: il tempo e la forza?
+
+[317] Vedi L. CHIALA, _Cenni Storici sui Preliminari della Guerra_,
+vol. I, pag. 584.
+
+[318] CHIALA, op. cit., vol. I, pag. 585 e 588.
+
+[319] A Lecco, per esempio, dal terrazzo dell’albergo _La Croce di
+Malta_, diresse alla moltitudine de’ Garibaldini, stipata giù nella
+piazza, queste parole:
+
+«_Amici!_ — Voi sapete che in questo mondo ci vuol fortuna quasi in
+ogni cosa; ci vuol fortuna pel marinaio che alcune volte in mezzo al
+mare incontra uno scoglio, altre volte invece scopre un tesoro; ci vuol
+fortuna per il soldato, che spesso stando tra l’ultime file trova una
+palla, mentre un altro che trovasi tra i primi, rimane illeso.
+
+»Ora voi siete una generazione fortunata, io vo declinando in età, e
+mi chiamo felicissimo d’essere ancora con voi. Prima di voi furonvi
+mille generazioni che vedevano i lor campi calpestati dallo straniero,
+e le loro donne in preda di truppe mercenarie, e voi questa terra
+la libererete, i vostri figli e nipoti alzeranno la fronte e si
+glorieranno del vostro nome, io ve lo dico: voi siete destinati a
+vincere e dire agli eserciti stranieri che hanno la boria di credersi
+invincibili, perchè si chiamano organizzati, che diano un fucile a voi
+altri che avete chi berretto, chi cilindro, chi fazzoletto bianco in
+capo, e vedranno cosa saprete fare.
+
+»Io sono contento d’essere con voi e per certo faremo qualche cosa....
+Non è vero?» — (_Pungolo_ di Milano, 14 giugno, supplemento pag. 2.)
+
+[320] Lo accompagnavano nella esplorazione il suo vecchio segretario
+Basso e il capitano Ergisto Bezzi, uno dei prodi trentini che insieme
+ai Bronzetti, ai Manci, ai Tranquillini, ai Martini, ai Fontana, ai
+Bolognini, agli Zancani si incontravano dal 59 in poi su tutti i campi
+di battaglia dell’indipendenza italiana ad attestare col valore, e
+spesso col sangue e col martirio, l’indelebile italianità della loro
+terra.
+
+Il Generale s’avvicinò tanto agli accampamenti nemici che fu a occhio
+nudo riconosciuto, sicchè i suoi compagni tremarono qualche istante per
+lui.
+
+[321] Non v’erano che due compagnie de’ nostri. Vi fecero prodezze il
+trentino Bezzi già nominato e il friulano Celli, il quale sostenne un
+vero singolar certame con un ufficiale austriaco, uscendo dal conflitto
+tagliuzzato e pesto in più parti del corpo, ma lasciando morente sul
+terreno il suo avversario.
+
+[322] Molti scrittori militari affermano che l’Arciduca Alberto ritornò
+sulla sinistra del Mincio udita la notizia di Königgrätz. Evidentemente
+essi confondono le date. La battaglia di Königgrätz accadeva il 3
+luglio, e soltanto alla notte di quel giorno l’Arciduca Alberto poteva
+aver certa notizia della disfatta delle armi imperiali. Il movimento di
+ritirata invece da lui fu ordinato la sera del 1º luglio e cominciato
+la mattina del 2. Conviene dunque attribuirlo ad altra cagione, e la
+sola cagione probabile e plausibile è quella da noi data. Si guardi una
+carta e s’immaginino due eserciti l’uno de’ quali s’avanza su Piubega,
+Gazzoldo e Castellucchio nei pressi del Mincio, e l’altro muove tra
+Borgoforte e Sermide a sboccare dal Po, e si dica se il Generale
+austriaco poteva continuare a restare sulla destra del Mincio, senza
+esporsi al pericolo, se la mossa era seria, d’esser preso a rovescio e
+svelto dalla sua base.
+
+[323] Il combattimento di Suello fu variamente raccontato. Noi
+attingemmo, oltrechè ai racconti più volte uditi dal colonnello
+Bruzzesi, al Rapporto ufficiale del brigadiere Corte al generale
+Garibaldi in data del 6 luglio; dal quale consta che l’attacco
+subitaneo di fronte di Monte Suello non fu ordinato da lui, ma dallo
+stesso generale Garibaldi.
+
+[324] Il maggiore Castellini volle accettare il combattimento nella
+posizione di Vezza; il maggiore Caldesi a cui era stato realmente
+affidato il comando voleva indietreggiare nelle posizioni già
+trincerate d’Incudine. Da ciò quel dissidio e quel contrasto d’ordini e
+di contr’ordini che riuscì fatale alla difesa. Per tutti i particolari
+del combattimento di Vezza vedi principalmente _Il Quarto Reggimento
+dei Volontari ed il Corpo d’Operazione in Valcamonica nella Campagna
+del 1866_ del tenente colonnello GIOVANNI CADOLINI, comandante lo
+stesso reggimento. Firenze 1867, tip. del _Diritto_. In essi ci trovi
+anche spiegata la ragione per cui il colonnello Cadolini tenne così
+divise nella giornata del 3 luglio le sue forze. Egli temette per tutto
+quel giorno un attacco dal passo di Croce Domini e dovette premunirsi
+contro quell’eventualità che avrebbe posto a serio rischio le sue
+comunicazioni, e l’esistenza stessa del corpo d’operazione.
+
+[325] Le cinque Brigate erano così composte e comandate:
+
+ 1ª Brigata 2º e 7º Reggimento, Maggior generale Haugh;
+ 2ª » 4º e 10º » » Pichi;
+ 3ª » 5º e 9º » » Orsini;
+ 4ª » 1º e 3º » Colonnello
+ brigadiere Corte;
+ 5ª » 6º e 8º » » Nicotera.
+
+_Capo dello Stato Maggiore_, generale Fabrizi.
+
+_Sotto capo_, colonnello E. Guastalla.
+
+_Capo dell’Artiglieria_, Maggiore Doglietti. — _Capo dell’Intendenza_,
+Colonnello Acerbi. — _Capo dell’Ambulanza_, Colonnello Bertani. —
+_Comandante le Guide_, Tenente Colonnello Missori. — _Comandante la
+zona delle operazioni sul Garda_, Generale Avezzana. — _Comandante la
+flottiglia_, Tenente Colonnello Elia.
+
+[326] Fu detto che Garibaldi poteva trarre maggior partito dalla
+Valcamonica sia tentando per quella via l’attacco principale, sia
+facendone appoggiare più efficacemente dai corpi mandati a campeggiarvi
+l’irruzione delle Giudicarie. Noi opiniamo diversamente.
+
+La via del Tonale, oltre che la più aspra e la più lunga, espone
+l’assalitore che non possegga gli sbocchi laterali superiori ad essere
+ad ogni passo circuito e stroncato dalla sua base. Circa poi all’idea
+di trarre dalla Valcamonica un appoggio più efficace alle operazioni
+delle Giudicarie, essa era certamente buona, ma non poteva essere
+praticata che a condizione che l’invasore fosse già padrone della
+chiave delle Giudicarie o almeno vi tenesse un piede tale da potervi
+con sicurezza attendere i soccorsi e combinare le sue mosse colle
+colonne laterali che dovevan cooperar con lui. Ed a questo sappiamo
+che Garibaldi pensò inviando l’ordine al colonnello Cadolini fino dal
+14 luglio, fino dunque dall’ingresso vero in Tirolo, di marciare col
+suo reggimento per la valle di Roucon alle spalle di Lardaro. Che se il
+Cadolini non riescì alla meta che assai tardi, fu perchè nel frattempo
+Garibaldi si era rivolto alla Val di Ledro ed aveva posto in seconda
+linea l’investimento di Lardaro e la conquista delle Giudicarie.
+
+Tutt’al più può essere rimproverato a Garibaldi di non aver inviato in
+Valcamonica una forza maggiore, che fosse in grado così di scuotere i
+difensori del Tonale con abili assalti, come di tener desta e legata
+l’attenzione del generale Kuhn per la sua estrema destra. Ma Garibaldi
+può ancora rispondere: «E quando l’aveva io questa forza maggiore
+disponibile?» Fino al 1º luglio dei suoi dieci reggimenti egli non
+aveva in mano che la metà; mandò dunque quel che poteva.
+
+[327] Vedi la sua opera magistrale _Gebirgeskrieg_ compendiata dal
+capitano Chioffredo Hugues nel suo opuscolo: _La Guerra di Montagna_.
+Modena, 1872.
+
+[328] Superfluo il dire che così nella enumerazione, come nella
+dislocazione delle forze nemiche noi abbiamo attinto soltanto ad
+opere e documenti di fonte ufficiale ed austriaca; quali il rapporto
+ufficiale sulla guerra del 1866: _Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866,
+nach Feldachten bearbeitet durch das K. K. General Stabs Bureau für
+Kriegs Geschichte_. — Wien, 1869. Verlag des K. K. General Stabs;
+Fünfter Band: Die Vertheidigung Tirols.
+
+E il libro stesso del generale Kuhn, _La Guerra di montagna_,
+traduzione del capitano Hugues, da noi citato negli esempi che
+illustrano la parte teorica.
+
+Anche l’opera _Geschichte des Feldzuges 1866 in Italien_, ec. von
+ALEXANDER HOLD, Hauptmann im K. K. General Stabs — Wien 1867, ha valore
+quasi ufficiale, e certamente molto pregevole.
+
+E di queste sole opere ci serviremo per conoscere e giudicare delle
+operazioni degli Austriaci.
+
+[329] Dobbiamo dir così non sapendo nè chi quell’ufficiale fosse,
+nè a chi spetti la responsabilità di quell’errore. A custodia di Val
+d’Ampola v’era il settimo reggimento; ma non potremmo dire che il torto
+di non aver occupato Rocca Pagana sia imputabile al suo comandante.
+Certo Garibaldi la credeva occupata, e restò quasi sbalordito dalla
+sorpresa quando il 16 mattina vi vide comparire i Cacciatori austriaci.
+
+[330] Così i movimenti di queste truppe, come le loro forze, le
+desumiamo dal citato libro, _La guerra di montagna_ del barone generale
+KUHN, versione di Hugues, pag. 90-91 e seguenti, come dalla _Relazione
+ufficiale dello Stato Maggiore austriaco_, già citata.
+
+[331] Vedi RUSTOW nella _sua Guerra del 1866 in Germania ed in Italia_.
+Milano, 1867, pag. 332.
+
+Del resto anche il generale Kuhn (op. cit., pag. 89) ammise che lo
+scopo del combattimento del 16 era maggiore d’una ricognizione.
+
+[332] Agostino Lombardi di Brescia, prode quanto gentile d’animo, fece
+tutte le campagne d’Italia del 48, 49, 59, 60 e 66. Non aveva che 33
+anni!
+
+[333] Il generale Kuhn tentò spiegare la sua subitanea ritirata dal
+campo di battaglia coll’arrivo di due telegrammi, l’uno dal Comando
+di piazza di Verona, l’altro dallo stesso Arciduca Alberto; col primo
+dei quali era avvertito che l’esercito italiano, già entrato nel
+Veneto, stava per inviare due colonne, una per Val d’Arsa, l’altra per
+Val Sugana, a invadere dal lato orientale il Trentino; e col secondo
+invitato a nome dello stesso Imperatore a tenersi nella più stretta
+difensiva.[334] Lunge da noi il pensiero di negare l’autenticità dei
+due telegrammi, allegati dall’illustre Generale; quantunque possa
+parere strano a chicchessia che il Comandante di Verona potesse aver
+sentore d’una spedizione per Val d’Arsa e Val Sugana, che al 16 luglio
+non era decisa, e nemmeno forse pensata al Quartier generale italiano,
+e che ebbe un principio d’esecuzione visibile soltanto il 20 dello
+stesso mese. Tralasciando però ogni discussione sul tenore delle
+notizie e degli ordini ricevuti dal generale Kuhn, essi non bastano
+ancora a spiegare la risoluzione da lui presa nel pomeriggio del giorno
+16. Che infatti un Generale si risolva a troncare a mezzo una vittoria
+già tenuta per certa, e abbandonare un campo di battaglia già creduto
+suo, solo perchè riceve un telegramma che lo avvisa della possibilità
+di essere assalito egli stesso, cinque o sei giorni dopo, è cosa
+assolutamente inammissibile. Per esatto che potesse parere l’annunzio
+del Comando di Verona, e perentorio l’ordine del Generalissimo
+dell’esercito imperiale, il generale Kuhn sapeva meglio d’ogni altro
+che gli Italiani non potevano volare, e che alla peggio gli sarebbe
+sempre rimasto il tempo di battere prima i Garibaldini che aveva
+dinanzi a Condino e di marciare poi con tutte le sue forze e con tutto
+il suo comodo, contro l’altro nemico che gli veniva sul fianco.
+
+Però ci meraviglia grandemente che il dotto e valente Generale abbia
+potuto scegliere, per ispiegare la ritirata da Condino, una scusa così
+magra ed irragionevole. Era assai più decoroso per lui l’ammettere
+che fallito l’aggiramento della destra garibaldina, e riuscita ancora
+più vana la mossa dell’Höffern sulla sinistra, egli non si sentì in
+grado con tutte le sue forze di affrontare una seconda volta nelle
+sue posizioni di Storo-Condino il grosso dell’esercito nemico. Il qual
+grosso però non sommava a trentacinquemila uomini, come egli nel citato
+suo libro affermò. In linea tra il Brufione, Brione, Condino non vi
+erano che il 1º e il 6º reggimento e un battaglione di Bersaglieri; in
+seconda linea tra Darzo e Storo che il 3º, il 9º e il 7º; poco più di
+diciottomila uomini; gli altri erano troppo lontani per poter prendere
+parte alla giornata.
+
+[334] _Guerra di Montagna_ già citata, pag. 94-95, e nel Rapporto
+ufficiale _Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866_. Viert Band.
+
+[335] Anche il LECOMTE, _Guerre de la Prusse et de l’Italie contre
+l’Autriche et la Confédération germanique en 1866_, pag. 87, è dello
+stesso parere.
+
+[336] Centosettantasei prigionieri, fra cui quattro ufficiali; tutte
+le artiglierie e munizioni del forte oltre a qualche centinaio di
+fucili furono i trofei della conquista. Gli Italiani ebbero perdite
+dolorosissime; tra le altre quella del bravo luogotenente d’artiglieria
+Tancredi Alasia che aveva diretto con rara precisione e intrepidezza
+la sua batteria durante il cannoneggiamento, e col suo primo colpo
+spezzata l’asta della bandiera nemica. Egli morì da prode ai piedi de’
+suoi pezzi.
+
+[337] Aveva soli 39 anni. Era nato a Mantova. Combattè nel 48 a
+Governolo, nel 49 a Roma e seguì Garibaldi fino a San Marino; nel 1859
+comandò in secondo la compagnia de’ Carabinieri Genovesi. Nel 1860
+si distinse nella presa di Reggio, e lasciò l’esercito meridionale
+tenente-colonnello. Era ingegnere; mente colta e severa. Idolatrava
+la sua vecchia madre tanto che nel 1866 pel timore di darle un dolore
+troppo forte si arruolò di nascosto con Garibaldi, e gli riuscì di
+tenerglielo celato fino all’ultimo. Continuato poi il pietoso inganno
+dagli amici, ella ignorò per parecchi mesi anche la morte del figlio.
+«Quando però fu giuocoforza destarla dalla dolcissima illusione e
+rivelarle l’atroce realtà, ella ancor più madre di Rachele, che rifiutò
+d’essere consolata, rifiutò di credere. Non lasciò la vita sotto il
+colpo, ma vi lasciò la ragione; e due anni dopo cogli occhi fissi sulla
+porta d’onde aveva veduto uscire il suo Giovanni, dove lo vedeva sempre
+ritornare, in questo bellissimo sogno spirò.»
+
+I Castiglionesi eressero al loro virtuoso concittadino un monumento, e
+le ultime parole che abbiamo testè trascritte sono tolte dal _Discorso_
+che allo scoprimento della statua faceva l’Autore di questo libro, alla
+memoria dei suo grande amico.
+
+[338] Superfluo parlare delle operazioni della flottiglia sul Garda,
+dalle condizioni del suo armamento e dalla soverchiante superiorità
+dell’avversaria condannata all’impotenza. Due volte la squadriglia
+austriaca potè bombardare quasi impunemente Gargnano e Bogliaco.
+Un giorno le cinque cannoniere italiane riescono a circuirne una
+austriaca; ma avendo il Depretis mandato sul Garda certi artiglieri di
+marina, che non avevan mai sparato un cannone, la vanità de’ loro colpi
+fu tale che la cannoniera austriaca non solo riescì a farsi largo, ma
+a costringere alla ritirata i cinque assalitori. Il 17 poi la squadra
+austriaca va a pigliare fin dentro il porto di Gargnano il vaporetto
+italiano il _Benaco_ e se lo porta via prigioniero. Così ALBERTO MARIO
+nel suo _Garibaldi_, pag. 122.
+
+[339] Cento morti, dugentocinquanta feriti, millecento prigionieri.
+Non diecimila però come spacciò il maggiore Haymerle in un opuscolo
+detto dell’_Italicæ res_. Le mie cifre son tolte al _Rapporto ufficiale
+austriaco_.
+
+[340] Della sincerità dei Rapporti ufficiali di guerra di tutti i
+paesi e di tutti gli eserciti fu sempre prudente diffidare; ma pochi
+meriteranno una minor fede del _Rapporto ufficiale austriaco_ sul
+combattimento di Bezzecca. Basti dire che esso non accenna nemmeno
+al tentativo fatto dal Montluisant di sboccare da Bezzecca, e tace
+poi interamente dell’ultimo contrassalto garibaldino diretto appunto
+a riconquistare Bezzecca. Siccome però conveniva spiegare come mai
+dopo esser rimasti padroni di Bezzecca, l’avessero abbandonata,
+così il generale Kuhn nelle _Note_ al suo _Gebirgeskrieg_ diede la
+ragione taciuta interamente nel _Rapporto ufficiale_, che il generale
+Montluisant ordinò la ritirata per _mancanza di munizioni_. È strano
+davvero che una colonna partita espressamente per dar battaglia si
+trovi, dopo sole quattro ore di fuoco, senza munizioni; ma accettata
+per buona la ragione (e il Kuhn stesso confessa che i suoi cannoni
+avevano ancora quarantasette colpi e le riserve erano ancora provviste
+di cartuccie), domandiamo noi: Come il Montluisant avrebbe potuto
+sentire il difetto delle munizioni se i Garibaldini non lo avessero
+attaccato? O è vera l’ultima carica dei Garibaldini, e allora il
+generale Kuhn deve confessare che, munizioni o no, riuscì vittoriosa;
+o non l’ammette (cosa impossibile), e allora resta inesplicabile come
+un corpo che si credeva vincitore alle undici si ritirasse, senza
+colpo ferire, a mezzogiorno, e cedesse senza contrasto al nemico una
+posizione di sì capitale importanza, privandosi persino dell’onore, se
+per altre cagioni era costretto a ritirarsi il giorno dopo, di dormire
+sul campo.
+
+Del resto valga di risposta a tutti il _Rapporto_ dello stesso generale
+Garibaldi.
+
+ «_Combattimento del 21 luglio_.
+
+»Ieri ancora la vittoria sorrise alle armi italiane.
+
+»Il vantaggio delle posizioni da lungo tempo studiate, quello immenso
+delle armi, ed il valore con cui si batterono i nemici, fecero l’esito
+della giornata alquanto incerto fino ad un’ora pomeridiana.
+
+»Il combattimento ebbe principio all’alba. Il prode generale Haug aveva
+ordine di operare sulla nostra destra in Val di Ledro, ma la maggior
+parte della sua brigata era ancora sulle alture per le operazioni
+dei giorni precedenti. Avevo dato l’ordine al 5º reggimento e a due
+battaglioni del 9º della 3ª brigata di preparare l’occupazione della
+Valle di Ledro, finchè la 1ª brigata si riunisse e marciasse a rilevare
+la 3ª.
+
+»Io non prevedeva un attacco per parte del nemico, nonostante aveva
+ordinato di spingere solamente sino a Bezzecca e di contentarsi di
+esplorare al di là. Giunta la nostra testa di colonna a Bezzecca nella
+sera del 20, all’alba del 21 mandò un battaglione in ricognizione sui
+monti che a levante dominano la Valle di Conzei.
+
+»Questo si trovò avviluppato da una forza superiore di Austriaci ed
+obbligato di ripiegarsi in disordine sulla colonna principale. Ciò diè
+luogo ad un combattimento accanito a Bezzecca e nei paesi alla bocca
+della Valle di Conzei, ove, dopo caduto eroicamente il colonnello
+Chiassi, il 5º reggimento fu obbligato di battere in ritirata.
+Sostenuto però da un battaglione del 6º comandato dal maggiore Tanara,
+pure gravemente ferito, da un battaglione del 9º, da alcune compagnie
+del 2º, dai Bersaglieri e dalla valorosissima nostra artiglieria,
+l’azione si ripigliò, non con vantaggio, ma conservando le posizioni,
+massime sulla nostra sinistra, sostenuta efficacemente dal 9º. Avendo
+più tardi il prode maggiore Dogliotti ricevuto una batteria fresca, la
+collocò sulla nostra destra in vantaggiosa posizione; e gli Austriaci,
+bersagliati e fulminati con una speditezza sorprendente dalla nostra
+artiglieria, cominciarono a sgomentarsi. Allora una piccola colonna
+di attacco composta di prodi di tutti i corpi, comprese le guide,
+e comandata dal maggiore Canzio, sostenuta dal 9º a sinistra, si
+precipitò, senza fare un tiro sul nemico, e lo cacciò colle baionette
+alle reni in disordine da tutte le posizioni che occupava. Da quel
+momento la ritirata del nemico fu generale, ed i nostri lo inseguirono
+oltre Bezzecca ed Enguiso entro la Valle di Conzei.
+
+»Un Rapporto più dettagliato verrà compilato in seguito; ora si stanno
+compilando gli elenchi dei morti e feriti, e quelli dei soldati,
+sottufficiali ed ufficiali che si distinsero in questo combattimento.
+
+ »Cologna, 1º agosto 1866.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[341] Il colonnello LECOMTE nella sua citata opera: _Guerre de la
+Prusse et de l’Italie contre l’Autriche_ ec., pag. 110, 111.
+
+Anche l’Autore della _Guerra in Italia nel 1866_, Milano, 1867, che
+si firma _Un vecchio soldato italiano_, emette press’a poco lo stesso
+giudizio a pag. 335.
+
+[342] Andò ospite di Alberto Mario che abitava allora in Piazza
+Bellosguardo.
+
+[343] Il _Diritto_, annunziandone l’arrivo a Firenze, pubblicava la
+seguente dichiarazione del Generale:
+
+ «Firenze, 22 febbraio.
+
+»Non solamente io aderisco al manifesto dell’opposizione parlamentare
+con tutta l’anima — ma spero che la gratitudine del paese non mancherà
+a quel patriottico documento.
+
+ »Vostro
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[344] Togliamo questi proclami e discorsi dal _Diritto_ di Firenze
+e dal _Pungolo_ di Milano (mesi di febbraio e marzo), che ne erano
+esattamente informati dai loro corrispondenti.
+
+[345] E non di centomila spettatori come scrisse Alberto Mario nel
+suo _Garibaldi_. Il battesimo avvenne nelle stanze di Garibaldi alla
+presenza di Francesco Marnelli, di Teresa Bellotti, testimoni, e di
+pochi altri dei seguaci del Generale.
+
+[346] Vedi nel _Libro Verde_ presentato alla Camera dal generale
+Menabrea il 3 dicembre 1867 le Note dello stesso De Malaret al Ministro
+degli affari esteri in Francia, in data 15 e 17 aprile 1867.
+
+E poichè ne abbiamo il destro, diciamo una volta che i documenti citati
+in questo capitolo, siano dessi lettere o manifesti di Garibaldi, e
+atti del Governo o del Parlamento, gli abbiamo tolti, oltre che dal
+citato _Libro Verde_, dalle opere seguenti: _Documenti_ presentati alla
+Camera relativi agli ultimi avvenimenti 1867; _Discussioni della Camera
+dei Deputati_, Sessione 1867, dal 5 dicembre al 22 dicembre 1867:
+_Storia della insurrezione di Roma nel 1867_ per FELICE CAVALLOTTI,
+continuata da B. E. MAINERI. Milano, 1869; _L’Italia nel 1867_ di G.
+FRIGGESY. Firenze, 1868. E infine nei giornali più volte accennati.
+
+[347] Vedi Documenti sui fatti di Terni fra i _Documenti sugli ultimi
+avvenimenti_, pag. 5 alla 17.
+
+[348] Dimostrazioni erano avvenute a Milano, Torino, Genova, ec.
+
+[349] La sua eccessiva lunghezza ci obbliga a tralasciarlo. Lo si può
+vedere in CAVALLOTTI, opera citata, pag. 173, 74, 75.
+
+[350] L’Acerbi aveva in que’ giorni frequenti colloqui col commendatore
+De Ferrari, direttore generale della polizia del Regno; e in uno
+di essi si sentì dire dal De Ferrari medesimo «che il Rattazzi non
+dissentiva dall’idea del Generale ed era pronto a fornire i mezzi
+per coadiuvarlo. Solo dimostrava la necessità che il Generale, per
+acquietare le rimostranze della Francia e stornare i sospetti del
+Governo pontificio, _lasciasse per qualche tempo il continente e
+tornasse a Caprera_.» Vedi anche CAVALLOTTI, op. cit., pag. 256, 257,
+258.
+
+[351] Fra gli altri, all’Autore di questo libro. Chiamato da lui nei
+primi di settembre, ero, come sempre, accorso; soltanto, interrogato se
+ero disposto a seguirlo, colsi il destro, non sempre facile, per dirgli
+che se si trattava di eccitare o di aiutare i Romani ad insorgere ci
+stavo; ma se invece si pensava ad una delle solite spedizioni di bande,
+io la credevo inopportuna, anzi dannosa, e non mi sarei mosso.
+
+«Ebbene,» mi fece il Generale bruscamente, «e voi andate in Roma!»
+
+Ed io vi andai!
+
+[352] Ministro degli Affari Esteri in Francia nella sua nota 23
+settembre 1867 al signor De la Villestreux in Firenze.
+
+[353] Vedi più sotto, a pag. 496, la lettera a F. Crispi in data 27
+settembre.
+
+[354] Noti e ricordati da tutti gli articoli della _Perseveranza_ e
+dell’_Opinione_, che innanzi alle minaccie della Francia consigliavano
+il Governo italiano ad un contegno risoluto.
+
+[355] All’incirca ottocento fucili della Guardia nazionale di Perugia
+furono dal prefetto Gadda, d’ordine del Rattazzi, consegnati al
+deputato Crispi, me presente e testimone.
+
+[356] Vedi nella _Nuova Antologia_ del giugno 1868 un mio esteso
+racconto del combattimento. Il Menotti, dopo aver combattuto tutto il
+giorno essendo sempre superiore di forze, credette d’essere circuito e
+si ritirò su Nerola; il nemico a sua volta, che non si sentiva sicuro
+a Montelibretti, ripiegò la notte stessa su Valentano, e all’indomani
+Menotti riprendeva la terra. Vi fece prodezza il maggiore Fazzari
+rimastovi ferito e per poche ore prigioniero.
+
+[357] Prima la squadra si compose dell’avviso _Esploratore_, delle
+pirocorvette la _Gulnara_ e la _Sesia_ e della pirofregata _Principe
+Umberto_, nave capitana. Più tardi vi si aggiunsero il _Weasel_, il
+_Tukeri_, l’_Indipendenza_, la _Confienza_ ed il _Ferruccio_. Comandava
+tutta la crociera il capitano di vascello Isola.
+
+[358] Al Cucchi telegrafava:
+
+«Conforme avviso vostro e promesse, io sono qui. Vogliate inviare
+vapore per condurmi continente.»
+
+E al Crispi in data del 2 ottobre:
+
+«Conforme ai vostri consigli, io sono qui e spero che penserete a tener
+parola facendomi ricondurre presto continente.»
+
+[359] Il comandante la crociera aveva noleggiato due o tre _latini_ per
+aiuto alle navi regie.
+
+[360] Vedi la _Deposizione_ del comandante Isola nel _Rapporto della
+Commissione superiore d’inchiesta_ composta del vice-ammiraglio Serra,
+presidente, contr’ammiraglio De Viry e contr’ammiraglio Riboty, membri.
+
+[361] Vedi, sulle cagioni della dimissione del ministero Rattazzi,
+_Documenti sugli ultimi avvenimenti_, pag. 148-149 e la fine del
+secondo discorso del Rattazzi stesso sulle interpellanze Miceli e La
+Porta sui fatti di Mentana, pronunciato nella seduta del 19 dicembre
+1867. _Discussioni della Camera dei Deputati, Sessione 1867_, vol. III,
+dal 14 luglio al 23 dicembre.
+
+[362] Uno l’aveva scritto a bordo della paranza _San Francesco_, ed
+aveva per motto: _Redimere l’Italia o morire_; per brevità l’omettiamo.
+
+[363] Dolente che la economia di questo lavoro mi vieti di dare al
+magnanimo gesto la meritata ampiezza, rimando il lettore a quanto
+ne scrissi io stesso nella _Nuova Antologia_ del giugno 1868. Quelle
+pagine non hanno alcun valore letterario, ma le scrissi colle lacrime
+più calde del mio cuore, e soltanto come un fiore di più, deposto sulla
+tomba di quei santissimi martiri, amo ricordarle.
+
+[364] «In questo lavoro di Penelope, in questa vicenda d’invio e di
+ritorno di Volontari, la forza maggiore presente al campo nel corpo di
+operazione del centro fu quella raggiunta dopo l’arrivo del generale
+Garibaldi dalla vittoria di Monte Rotondo in poi, cioè di ottomila
+uomini, forza che riprese ben tosto decrescenza nonostante il ricambio
+con nuovi arrivati.» FABRIZI, _Mentana_, pag. 15.
+
+Anche Menotti somma ad ottomila uomini le forze dell’intero corpo dopo
+Monte Rotondo. Ora se si calcola che alcuni battaglioni già formati e
+molti Volontari isolati aveano raggiunto dopo quella vittoria il campo,
+la nostra cifra di settemila uomini è la più prossima al vero.
+
+[365] «...... Ad una giornata del più lodevole contegno per parte de’
+Volontari, successe quella di una deplorabile ed estesa defezione,
+che continuò sino alla mattina del 3, in cui i Volontari rimasti si
+rianimarono pel movimento ordinato su Tivoli.» FABRIZI, _Mentana_, pag.
+18.
+
+[366] Fu in que’ giorni che il ministro Rouher disse all’Assemblea
+francese il suo famoso _Jamais_.
+
+[367] Quello che cantava nel Galpon de Chargucada:
+
+ Soldados, la patria
+ Nos llama á la lid.
+
+[368] Lo scrittore di questo libro che gli cavalcava al fianco.
+
+[369] Rapporti dei generali De Failly e Kantzler.
+
+[370] Bertagni Vincenzo, Boni Egidio, Caillou Gustavo, Capaccioli
+Natale, Cipriani Ubaldo, Costa Pietro, Franceschi Francesco, Grotta
+Giovanni, Linau, Bellini, Giuliani Francesco, Paci Silvestro.
+
+[371] I feriti di quella giornata, tranne i pochi che poterono sfuggire
+assieme ai capitolati del castello, furono trasportati negli ospedali
+di Roma, dove il duplice influsso dell’atmosfera pontina e pretina finì
+coll’ucciderne il trenta per cento.
+
+Il servizio sanitario, diretto dal professore Emilio Cipriani, avrebbe
+fatto l’invidia di qualsivoglia esercito più ordinato. Quantunque
+egli non fosse stato investito dell’ufficio se non ai 17 d’ottobre,
+pure fino dal 26 aveva organizzato tutto il suo servizio, formati i
+quadri, raccolti e distribuiti i materiali d’ambulanza, istituita da
+Monte Rotondo una linea non interrotta d’ospedali, capaci di un doppio
+numero di feriti se la campagna fosse continuata. Ospedali di prima
+linea furono Monte Rotondo, di seconda Corese e Poggio Mirteto, di
+terza Spoleto, Fuligno e Perugia. Sotto capo di servizio nominò il
+bravo dottor Pastore, ed oltre al dottor Agostino Bertani, il chirurgo
+nato di tutti i campi rivoluzionari, che non aveva alcuno speciale
+uffizio, ma che fu la provvidenza di centinaia di feriti, un manipolo
+di distintissimi giovani, Pierozzi, Cristofori, Lauri, l’aiutavano con
+zelo indefesso. I Comitati, i Comuni, tutti gli ordini de’ cittadini
+gareggiarono per mantenere provveduta l’ambulanza di tutto quanto
+occorreva, e non vi fu richiesta, per quanto improvvisa, che non fosse
+prontamente soddisfatta. Le donne, assidue vestali della pietà, vinsero
+anche in questa prova gli uomini, e appresero a molti infingardi
+gridatori da trivio come si ami e si voglia Roma.
+
+[372] Tanto più che della scrittura di quella protesta fu incaricato lo
+stesso Autore di questo libro; talchè le parole che usiamo sono ancora
+le nostre.
+
+[373] Erano firmati a questa protesta: F. Crispi, deputato; G.
+Guerzoni, deputato; Alberto Mario, Numa Palazzini, colonnello Bossi
+Luigi, Carlo Francesco Cucchi, deputato; E. Guastalla, Fabrizi Paolo,
+Guarneri-Zanetti Giuseppe, Achille Panizza, Raffaello Massimiliano
+Giovagnoli, romano; Enea Crivelli, Giovanni Costa, romano; Achille
+Bizzoni, Giulio Adamoli, Domenico Adamoli, Missori Giuseppe, Giupponi
+Ambrogio, Pisano Giovanni, dottor Carlo Tivaroni, Stanislao Carlevaris,
+Vincenzo Carlevaris, Niccolò Marcellini, Leopoldo Gisonna, Gualterio
+Scarlatti, Vincenzo Restivo, Giuseppe Bennici, Domenico Cariolato. —
+Vedi _La Riforma_, 6 novembre 1867.
+
+[374] Unico scritto notevole in quell’anno questa specie di programma
+ai suoi amici di Spagna, nel quale dopo la rivoluzione repubblicana
+federale del 1868 raccomandava agli Spagnuoli di nominare un Dittatore
+per due anni, sua idea fissa e prediletta.
+
+ «Caprera, 10 di novembre.
+
+ »Miei cari amici,
+
+»Io era deciso di tacere, non per indifferenza alla causa della nazione
+spagnuola, che tanto amo e ammiro, non per mancanza d’interesse alla
+gloriosa rivoluzione che voi ultimaste tanto eroicamente, ma per non
+immischiar la mia voce al rumore che amici e nemici fanno intorno a
+voi; mentre voi abbisognate di calma per costituirvi in un modo degno
+della grande nazione che pose la sua sovranità sulle rovine d’un trono
+esecrato. Oggi da voi richiesto, io dirò francamente l’opinione mia.
+
+»Proclamate la repubblica federale, e immediatamente nominate un
+dittatore per due anni.
+
+»La Spagna non manca di uomini onesti che possano governarla meglio di
+qualunque dei moderni feudalisti europei, che mantengono questa parte
+del mondo in guerre continue, in desolazioni ed in miserie.
+
+»Non cadano i vostri ammirabili e valenti capi nello stesso errore
+del buono, ma credulo ed ingannato Lafayette, che lasciò alla Francia
+l’eredità di due rivoluzioni e la tirannide.
+
+»Lo spauracchio della repubblica, di cui si servono con tanta abilità i
+despoti ed i gesuiti, nasce dalle esorbitanze della grande rivoluzione
+dell’89, che, a forza di allontanare il despotismo e sublimare la
+libertà, terminò col gettarsi nelle braccia di un tiranno avventuroso.
+
+»Voi già avete provato colla moderazione la più esemplare che il vostro
+sistema non è quello della ghigliottina, e quindi la vostra rivoluzione
+può inspirare fiducia anche alle code di paglia, che disgraziatamente
+non sono poche.
+
+»La repubblica è il governo della gente onesta, e se ne vide la prova
+in tutte le epoche. Esse durano mentre virtuose, e cadono quando
+corrotte e piene di vizi.
+
+»La Svizzera e gli Stati Uniti si sostengono senza dittatura, è vero;
+quantunque i Washington ed i Lincoln fossero i dittatori morali, quando
+lo necessitò la patria americana.
+
+»La Spagna trovasi in una condizione speciale; molti e forti
+pretendenti; influenze gesuitiche in casa e molto vicine; e infine un
+carattere nazionale, generoso e cavaliero (_sic_), ma nello stesso
+tempo molto inquieto; per cui si ha bisogno d’un governo giusto ma
+molto energico.
+
+»La sovranità nazionale acquistata passi alle Cortes costituenti col
+suffragio universale, e queste non si occupino d’altro che di trovare
+nel seno della nazione l’uomo capace di costituire la Repubblica
+degnamente e di tornare ai suoi focolari dopo due anni, accompagnato
+dalle benedizioni dei suoi concittadini riconoscenti.
+
+»Ecco quanto auguro ad una nazione che io amo, e sono il
+
+ »vostro
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[375] A que’ giorni appunto scriveva il romanzo _Clelia, o il Governo
+del Monaco_, pubblicato nel 1870.
+
+[376] Il signor Crémieux disse: «Oh ce cher Garibaldi, que de plaisir
+j’aurais à le voir! Ah si nous pouvions le faire entrer à Paris, quel
+effet ça produirait!...» ec. — Vedi _Garibaldi et l’armée des Vosges,
+Récit officiel de la Campagne, avec documents, etc._ par le général
+BORDONE, chef d’État Major de l’armée des Vosges. Pag. 15. Paris, 1871.
+
+[377] Il signor Gent, uno dei segretari del governo di Tours, telegrafò
+al Prefetto di Marsiglia: «Faites à Garibaldi un accueil splendide,»
+ma firmò egli solo; e più tardi nessun ministro volle assumere la
+responsabilità di quel telegramma. Vedi BORDONE, op. cit., pag. 20.
+
+[378] BORDONE, pag. 13.
+
+[379] BORDONE, op. cit., pag. 244.
+
+[380] Alludiamo al colonnello Chanet, che disertò sotto Autun come
+vedremo più tardi.
+
+[381] Vedi BORDONE, op. cit., tutto il capitolo V. Tra le altre cose
+si legge in questo capitolo che il generale Cambriels vedendo, come
+al solito, nemici dove non erano, mandò ad insaputa di Garibaldi a
+tagliare i ponti del Doubs che erano, in caso, i soli punti di ritirata
+e di approvvigionamento dei difensori di Dôle, e fu mestieri di tutta
+l’energia di Garibaldi per impedirlo.
+
+[382] Diede egli stesso al figliuolo le istruzioni particolareggiate,
+modello di arte tattica. Dopo il fatto, pregato e ripregato, fece il
+grande onore al figliuolo di nominarlo maggiore.
+
+[383] Anzi il generale Cremer in un suo libro ebbe il coraggio
+di scrivere che il generale Werder avea tratto Garibaldi in un
+_guet-à-pens!_ Non si può spingere più oltre l’impudenza! Che i
+Prussiani anzichè aver teso un tranello siano stati impensatamente
+assaliti a Pasques e visitati a Dijon lo dice il loro Rapporto
+ufficiale, parte II, fascicolo XV, pag. 563.
+
+[384] Sosteneva valorosamente la ritirata la brigata Delpeck a Pasques.
+Altri piccoli combattimenti di retroguardia avvennero più al sud, ma la
+battaglia di Lantenay, descritta dal colonnello Corsi nel suo _Sommario
+di Storia militare_, parte IV, pag. 299, e la disfatta della brigata
+Menotti e la ritirata precipitosa su Autun è un sogno. Noi abbiamo
+qui sott’occhio due libri in diverso modo ufficiali: il _Rapporto
+prussiano_ più volte citato, parte II, fasc. XV, pag. 564, e il libro
+del BORDONE, _L’Armée des Vosges_, ec. in tutto il XIV capitolo del
+vol. II, e nessuno dei due libri parla di ciò.
+
+[385] Il generale Garibaldi felicitò il generale Cremer con questi
+telegrammi:
+
+«Mes félicitations au jeune et vaillant général de la République. Votre
+manœuvre est marquée au coin du génie de la guerre. J’en augure bien
+pour l’avenir de la République.»
+
+Il Cremer rispose:
+
+«Merci au maître de ses compliments à l’élève. Demain je reprends mes
+positions sur la ligne du chemin de fer de Nuits à Beaune, prêt à agir
+de concert avec vous au premier signal.» Ma, come si vede, qui si parla
+di concerto, mai di ordini. Quando il governo della Repubblica parlò di
+mettere il Cremer sotto gli ordini di Garibaldi, il Francese offrì le
+sue dimissioni che non furono accettate.
+
+[386] _I Garibaldini_ in Francia per J. WHITE MARIO. Roma, Tip. G.
+Polizzi e Comp. 1872, pag. 93.
+
+[387] Vedi sulla parte avuta da questa brigata a tenere in iscacco
+Garibaldi, _Opérations de l’Armée du Sud pendant les mois de janvier
+et février 1871_ etc., par le comte Hermann de Wartensleben, colonel
+d’État Major. Paris 1872, pag. 10 e 13.
+
+[388] BORDONE, op. cit., pag. 332.
+
+[389] Nella sua lettera al generale Fabrizi, stampata prima nella
+_Riforma_ e riprodotta dal BORDONE, pag. 420-421.
+
+[390] Non possiamo contare i diciottomila uomini di _gardes mobilisés_
+del generale Pellissier, che non dipendevano direttamente da Garibaldi,
+e nei giorni di Dijon non vollero uscire a combattere, anzi misero la
+confusione tra i combattenti.
+
+[391] Egli stesso lo giudicò una _temerarietà_ nella lettera succitata
+al Fabrizi.
+
+[392] «E l’Internazionale? Che necessità di attaccare un’associazione,
+quasi senza conoscerla? Non è essa una emanazione dello stato anormale,
+in cui si trova la società del mondo? _E quando essa possa essere
+tersa da certe dottrine_, forse introdottevi dalla malevolenza de’
+suoi nemici, essa non sarà la prima, ma certo non potrà non essere la
+continuazione dell’emancipazione del diritto umano.
+
+»Una società (dico l’umana) ove i più faticano per la sussistenza,
+ed ove i meno con menzogne e con violenze vogliono la maggior parte
+dei prodotti dei primi, senza sudarli, non deve suscitar essa il
+malcontento e la vendetta di chi soffre?
+
+»Io desidero che non succeda all’Internazionale, come al popolo di
+Parigi, cioè di lasciarsi sopraffare dagli spacciatori di dottrine,
+onde essere spinta a delle esagerazioni e finalmente al ridicolo; ma
+che studi essa bene gli uomini che devono condurla sul sentiero del
+miglioramento morale e materiale prima d’affidarvisi.
+
+»Soprattutto si astenga dalle esagerazioni ove cercheranno di condurla
+gli agenti della monarchia e del clero per perderla nell’opinione delle
+classi agiate, sempre tremanti davanti al terribile spettro della legge
+agraria. E le classi agiate si persuadano bene, che non sono i molti
+_sergents de ville_ ed i grandi eserciti permanenti che costituiscono
+la sicurezza d’uno Stato e della proprietà individuale, ma un governo
+fondato sulla giustizia per tutti. E di ciò ne hanno un troppo
+eloquente esempio nella Francia.
+
+»Io vengo ad assidermi ad un banchetto, ove ho diritto come voi. Non
+tocco il patrimonio vostro, benchè più pingue del mio, ma non toccate
+questo poco, che stillo dalla mia fronte, cogli odiosi mezzi che avete
+impiegato finora, di tasse sul macinato, sul sale e con tante altre
+ingiustizie che gravitano sulla mia miseria.
+
+»Soprattutto non mi venite colle speciose bugiarde ragioni di pubbliche
+sicurezze e di _preposti_, di cui voi abbisognate, e ch’io debbo
+pagare; di esercito per la difesa della patria, che difende voi, le
+vostre prepotenze, e mi priva delle braccia valide, che potrebbero
+migliorare la condizione del paese e la mia.»
+
+[393] Garibaldi intervenne alla tornata del 25 novembre in cui
+Benedetto Cairoli presentò la sua mozione di biasimo sugli arresti di
+Villa Ruffi, e votò naturalmente con lui contro il Ministero.
+
+Era la prima volta dacchè Roma lo elesse deputato che interveniva alla
+Camera e così al suo apparire come al pronunciare del giuramento la
+sala scoppiò in applausi fragorosissimi.
+
+[394] Voleva un ministero Crispi, Cairoli, Zanardelli, Nicotera, Villa,
+Mancini: coloro precisamente che in quel momento più si dilaniavano.
+
+[395] Ecco il testo della Legge:
+
+«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato: Noi abbiamo
+decretato e decretiamo:
+
+ »_Articolo unico._
+
+»In attestato di riconoscenza della nazione italiana al glorioso
+concorso prestato dal generale Garibaldi alla grande opera della sua
+unità e indipendenza, è autorizzato il Governo del Re ad inscrivere
+sul gran libro del debito pubblico dello Stato una rendita di lire
+cinquantamila annue del consolidato cinque per cento con decorrenza
+dal 1º gennaio 1875, in favore di Giuseppe Garibaldi; ed è inoltre
+assegnata al medesimo un’annua pensione vitalizia di altrettante
+cinquantamila lire con la stessa decorrenza.
+
+»Ordiniamo che la presente Legge, ec.
+
+ »VITTORIO EMANUELE.
+
+ »M. MINGHETTI.»
+
+(_Gazzetta Ufficiale_, 11 giugno 1875.)
+
+[396] Vol. I, pag. 508-509.
+
+[397] Vi è un’altra bambina sepolta a Caprera, Anita, nata nel 1859 e
+morta nel 1875, della quale riparleremo più tardi.
+
+[398] L’avvocato A. Bussolini in nota alla Sentenza della Corte
+d’appello. _Monitore de’ Tribunali_, 1880, vol. XXI, pag. 144.
+
+Il professor Gabba invece, valente giurista, condannò apertamente in
+una dottissima Memoria la Sentenza. — GABBA, _Questioni giuridiche_,
+pag. 233.
+
+[399] Io pure fui a visitarlo il 5 novembre. Lo dico perchè fu quella
+l’ultima volta che lo vidi, e la sua vista mi ambasciò. Ragionava
+abbastanza lucidamente; ma la lingua, parlando, gli si attorcigliava
+nella bocca e la parola gli usciva stentatissima. Gli dissi che stavo
+scrivendo la sua vita, non ostante ch’egli m’avesse sconsigliato, ed
+egli sorridendo mi rispose: «Vi ringrazio. — Voi farete bene; ma quante
+cose difficili a capirsi. Per esempio, sapete voi chi ci portò via la
+gente a Monterotondo, la vigilia di Mentana? Furono i Mazziniani....»
+
+Io l’aveva sentita dire più volte questa cosa e non l’aveva mai
+creduta, anzi sapevo che non era vera.... ma non era quello il luogo
+e il momento di discutere, e lo lasciai nel suo errore. Mi congedai io
+stesso per non affaticarlo, ed egli mi disse: «Non posso darvi la mano;
+datemi un bacio!» Fu l’ultimo suo.
+
+[400] Nella sua lettera ad Achille Fazzari. Caprera, 12 giugno 1881.
+
+[401] Lettera da Caprera, 17 maggio 1881.
+
+[402] Al giornale _La Patria_.
+
+[403] Riproduciamo per intero la lettera, pubblicata per la prima volta
+dal _Piccolo_ di Napoli l’11 marzo 1882:
+
+ «Napoli, 9 marzo 1882.
+
+ »Mio carissimo Leo Taxil,
+
+»È finita, la vostra repubblica chiercuta (_république à calotte_) non
+ingannerà più alcuno. L’amore e la venerazione che avevamo per lei, si
+son mutati in disprezzo.
+
+»La vostra guerra tunisina è vergognosa. E se il governo italiano
+avesse la viltà di riconoscere il fatto compiuto, sarebbe assai
+spregevole, come codarda sarebbe la nazione che tollerasse tale
+governo.
+
+»I vostri famosi generali che si sono lasciati dai Prussiani
+ingabbiare nei _vagoni_ da bestiame e trascinare in Germania, dopo aver
+abbandonato e lasciato al nemico un mezzo milione di prodi soldati,
+oggi fanno i rodomonti contro le deboli innocenti popolazioni della
+Tunisia che nulla loro debbono e in nulla li hanno offesi.
+
+»Conoscete voi i telegrammi che annunziano: il generale in capo
+ha combattuto — il generale tale ha fatto una brillante razzía: ha
+distrutto tre villaggi, abbattuto mille datteri, rubato dugento buoi,
+sgozzato mille pecore, sequestrato duemila galline, eccetera eccetera?
+Se avessero l’impudenza di mettere quei telegrammi nella bella storia
+di Francia, bisognerebbe spazzarneli, spazzarneli con la granata di
+cucina infangata nella poltiglia.
+
+ »G. GARIBALDI.»
+
+[404] Così raccontò Rocco De Zerbi nel suo giornale il _Piccolo_ di
+Napoli.
+
+[405] Garibaldi fece rispondere dal sindaco signor Ugo Delle Favare:
+«Mai come oggi i Palermitani si mostrarono così sublimi...» e se
+l’epiteto si risente della tendenza all’iperbole che era il difetto
+dell’educazione di Garibaldi, non è però men vero che il contegno dei
+Palermitani non sia stato singolarmente nobile e gentile.
+
+[406] Ecco l’atto di morte del generale Garibaldi:
+
+ »_Anno 1882, 5 giugno, ore 7 m. 2 ant. Casa Garibaldi._
+
+»Avanti a me, Bargone cavaliere Leonardo, Sindaco ufficiale dello stato
+civile del Comune di Maddalena, comparsi il professor Enrico Albanese,
+di anni 48, medico-chirurgo domiciliato a Palermo, ed il dottore
+Alessandro Cappelletti, di anni 26, medico-chirurgo della Regia Marina,
+domiciliato a Torino, mi hanno dichiarato che alle 6 pomeridiane e
+minuti 22 del 2 corrente, nella casa posta in Caprera è morto Garibaldi
+generale Giuseppe, di anni 75, residente alla Maddalena, nato a Nizza
+Marittima, figlio del fu Domenico capitano marittimo e della fu Rosa
+Raimondi, donna di casa, residenti a Nizza Marittima, e marito alla
+signora Armosino; presenti i testimoni: Bianchi Vincenzo e Pieramonti
+Egidio, residenti alla Maddalena.»
+
+ * * *
+
+Il certificato dei medici dice:
+
+ «Caprera, 3 giugno 1882.
+
+ »Signor Sindaco,
+
+»Ieri (2) alle ore 6 pomeridiane è morto in Caprera al suo domicilio il
+generale Giuseppe Garibaldi in seguito a paralisi faringea. Dichiariamo
+che la tumulazione del cadavere può farsi dopo 24 ore dalla morte.
+
+»In fede ci sottoscriviamo.
+
+ »PROFESSORE ALBANESE.
+ »DOTTORE CAPPELLETTI.»
+
+[407] Vedi lettera di G. Nuvolari, pubblicata in tutti i giornali, da
+noi letta nel _Pungolo_ del 17-18 giugno.
+
+Ecco poi testualmente la lettera del Generale al dottor Prandina:
+
+ «Caprera, 27 settembre 1877.
+
+ »Mio carissimo Prandina,
+
+»Voi gentilmente vi incaricate della cremazione del mio cadavere; ve ne
+sono grato.
+
+»Sulla strada che da questa casa conduce verso tramontana alla marina,
+alla distanza di trecento passi a sinistra, vi è una depressione di
+terreno limitata da un muro.
+
+»Su quel canto si formerà una catasta di legna di due metri, con legna
+d’acacia, lentisco, mirto ed altre legna aromatiche. Sulla catasta si
+poserà un lettino di ferro, e su questo la bara scoperta, con dentro
+gli avanzi adorni della camicia rossa.
+
+»Un pugno di cenere sarà conservato in un’urna qualunque, e questa
+dovrà essere posta nel sepolcreto che conserva le ceneri delle mie
+bambine Rosa e Anita.
+
+ »Vostro sempre
+ »G. GARIBALDI.»
+
+(_Pungolo_ di Milano, 11-12 giugno 1882.)
+
+[408] Battuto veramente dove egli comandava in persona, non lo fu che a
+Morazzono, a Mentana, e nell’assalto notturno di Dijon.
+
+[409] Vedi principalmente le _Questions pour les francs-tireurs et les
+corps de volontaires_. BORDONE, Documents, pag. 123.
+
+[410] Vedi vol. II, capitolo VIII, pagg. 26 e 27.
+
+[411] Quattro anni di guerra guerreggiata nel Rio Grande, 1837-1840
+— Sei anni idem nell’Uruguay, 1842-1847 — Cinque campagne in Italia,
+1848, 1849, 1859, 1866, 1867, e la campagna di Francia.
+
+[412] «La tattica del generale Garibaldi, dice il MANTEUFFEL nella
+puntata XX della _Storia della guerra franco-germanica_, va segnalata
+specialmente per la grande rapidità delle mosse, per sagge disposizioni
+durante il combattimento a fuoco, e per un’energia e focosità
+nell’attacco, che se dipende in parte dall’indole dei suoi soldati,
+dimostra eziandio che il Generale non dimentica un solo istante
+l’obiettivo del combattimento, ch’è appunto quello di sloggiare il
+nemico dalle sue posizioni, mediante un attacco rapido, vigoroso,
+risoluto.
+
+»La prova di questa sua speciale valentia l’avemmo nel fatto d’arme
+che fece rifulgere non solo l’eroismo dei nostri soldati, ma anche la
+bravura dei Garibaldini.
+
+»Il 61º fucilieri ebbe sepolta la sua bandiera sotto un mucchio di
+morti e feriti, appunto perchè non gli fu possibile sottrarsi alla
+celerità delle mosse di Garibaldi.
+
+»Certamente i successi del Generale furono successi parziali e non
+ebbero seguito; ma se il generale Bourbaky avesse operato secondo i
+suoi consigli, la campagna dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata
+combattuta nel 1870-71 dalle armi francesi.»
+
+[413] _Clelia_, ovvero _Il Governo del Monaco_ (_Roma nel secolo XIX_),
+romanzo storico-politico di GIUSEPPE GARIBALDI. Milano, 1870, pag.
+210-211:
+
+«Quanto a lui crede che Repubblica sia: _il governo della gente onesta_
+— e lo prova; accennando alla caduta delle repubbliche — quando i
+cittadini sprofondandosi nel vizio hanno cessato di esser virtuosi.
+— Non crede però alla durata del governo repubblicano composto di
+cinquecento individui.
+
+»Egli è d’avviso che la libertà d’un popolo consista nella facoltà
+di eleggersi il proprio governo — e questo governo, secondo lui,
+dev’essere dittatoriale — cioè d’un uomo solo. — A questa Istituzione
+dovette la propria grandezza il più grande dei popoli della terra.
+
+»Sventura però a chi in luogo di un Cincinnato elegge un Cesare!
+
+»Vuole poi limitata a tempo determinato la Dittatura — e solo in un
+caso straordinario, come quello di Lincoln nell’ultima guerra degli
+Stati Uniti — consentirebbe la proroga, in nessun caso accorderebbe —
+ereditario il potere.
+
+»Egli però non è esclusivo: pensa che il sistema del governo veramente
+voluto dalla maggioranza della Nazione — qualunque esso sia — equivalga
+alla Repubblica — com’avviene per esempio del governo inglese.»
+
+[414] Vedi nel _fac-simile_ del suo autografo pubblicato in principio
+al 1º volume.
+
+[415] Vedi il _Governo del Monaco_, pag. 242, e il suo _Memorandum
+alle potenze d’Europa_, scritto dal Monte Tifata, poche ore dopo la
+battaglia del 1º ottobre 1860.
+
+Circa alle sue idee sulla _Lingua mondiale_, curioso il leggere questo
+brano trovato fra le sue memorie manoscritte e ancora inedite:
+
+«Il modo dunque più indicato ad un’Unità mondiale — e che più
+coadiuverebbe all’Unità religiosa vera — Dio! — sarebbe una lingua
+universale.
+
+»Non è questa idea mia — ma vecchia e ne lascio l’esame cronologico a
+chi vuol incaricarsene.
+
+»Vado alla sostanza.
+
+»Voler imporre una lingua qualunque delle esistenti per lingua
+universale credo sarebbe questione alquanto simile a quella dei preti,
+e l’abbandono. — Proviamo un altro espediente.
+
+»Per esempio — vari complessi di lingue per formare un tutto — col
+tempo.
+
+»Il francese sarebbe uno dei complessi — esso ha agglomerato un gran
+numero di dialetti delle diverse sue provincie ed ha una rispettabile
+estensione al di fuori.
+
+»L’anglo-germano — od anglo-sassone immensamente propagato.
+
+»Per le lingue orientali lascio a’ più scienziati la cura d’occuparsene
+— se così loro piace.
+
+»Tu puoi occuparti del complesso — _Iberitalo_ — formato di tre lingue:
+portoghese, spagnuola ed italiana, di cui conosci qualche cosa e
+consultare perciò tutti quegli umanitarii di quei tre paesi e delle
+colonie dell’America portoghese e spagnuola, che volessero essere
+tanto buoni da cooperarvi. — Le tre lingue hanno molte voci comuni — si
+può cercarle e riunirle in un principio di Dizionario, ove gettar la
+base d’una lingua nuova, che potrebbe frattanto essere imparata dalla
+gioventù dei tre paesi.
+
+»Io non mi nascondo l’arduità dell’impresa — ma la sua importanza
+sembrami meritare l’attenzione degli uomini cui il progresso umano non
+è una chimera.
+
+»Certo vi vorranno secoli per raggiungere il nobile scopo — ma è pur
+vero che se i Caldei non avessero principiato, gettando uno sguardo
+nello spazio — ad investigare i moti e le leggi stupende che regolano
+gli eterni luminari — gli odierni astronomi — non sarebbero forse così
+inoltrati nelle vie dell’Infinito.»
+
+[416] Lo raccontò Garibaldi stesso a me nell’uscire dalla casa del
+Palmerston. Io era rimasto con altri del seguito in una sala attigua al
+gabinetto in cui il Generale era entrato; ma pochi momenti dopo vidi
+uscire il Generale col viso tutto infiammato; ed io che lo conosceva,
+capii subito che il colloquio non gli era andato pel suo verso. Però in
+carrozza azzardai una domanda:
+
+— Pare che vi abbiano fatto inquietare, Generale?
+
+— Cosa volete, _amigo_.... — e mi raccontò il dialogo testè riferito.
+
+[417] Alcune bozze a matita di queste memorie sono quelle che il
+Generale regalò a Giovanni Basso e ch’egli diede a me perchè ne facessi
+l’uso migliore che credevo.
+
+[418] Come saggio di questi studi sui _Venti_ diamo questa lettera in
+francese, inedita fino ad ora, diretta ad uno scienziato, di cui non ci
+fu dato scoprire il nome:
+
+«J’ai lu avec un bien vif intérêt votre magnifique ouvrage sur les
+phénomènes de l’atmosphère — et je vous en suis reconnaissant. J’ai vu
+avec un sentiment d’orgueil et de fraternité vos principes humanitaires
+sur la solidarité des peuples.
+
+»Certes tant que les Gouvernements emploieront les revenus des nations
+à construire des bayonettes et des vaisseaux cuirassés, il sera
+difficile que le monde atteigne cette unité de famille à laquelle il
+aspire et jusqu’à ce que les armées ouvrières, comme celles qui aux
+ordres de votre illustre compatriote Mr Lesseps creusent des canaux
+et posent des rails de chemins de fer, ne substitueront les armées
+guerrières maintenues pour destruction de l’homme, l’homme sera
+toujours un misérable instrument du despotisme et de la dilapidation.
+
+»Comme vous dites, la guerre d’Amérique — dans les malheureuses
+conséquences porte l’inaction d’un de vos plus illustres
+collaborateurs, le commandant Maury, que j’ai connu à l’Observatoire de
+Washington — et duquel j’ai possédé les belles cartes inventées par lui
+sur la théorie des vents. — A Boston, où j’avais obtenu des cartes, je
+m’étais obligé de fournir ma quote d’observations maritimes au savant
+Américain. — Mais ayant dû encore une fois abandonner ma profession de
+marin — je ne pus tenir ma promesse.
+
+»Peu initié dans la science, je me confesse incapable d’apprécier
+toutes les beautés renfermées dans votre bel ouvrage. — Mais comme vous
+y traitez d’une manière si savante la théorie des vents — je me permets
+de vous présenter quelques observations faites dans mes voyages sur le
+même sujet.
+
+»Les observations dont je vais vous entretenir — et que je n’aurais
+peut-être jamais ébauchées — me furent suggérées par la lecture
+des ouvrages d’agriculture — dont je m’occupe presque uniquement
+aujourd’hui.
+
+»En général la cause des vents sur la surface du globe comme elle est
+décrite par certains auteurs d’agriculture ne me satisfait pas.
+
+»Par exemple — on dit toujours que la cause des vents est causée par
+la condensation de l’air froid dans les zones glaciales — qui tend
+naturellement à se précipiter dans les espaces d’air raréfié par la
+chaleur dans la zône torride.
+
+»Jusqu’ici nous sommes d’accord — ce que je voudrais seulement,
+ç’est qu’on signalât un peu davantage l’action que causent sur l’air
+atmosphérique les mouvements de rotation et de translation de notre
+globe dans l’espace.
+
+»Le mouvement de rotation de la terre effectuant une entière révolution
+de 360° en 24 heures, donne aux objets qui se trouvent sur l’Équateur
+une vitesse de 900 milles par heure.
+
+»Le mouvement de translation de la même dans son orbite pousse les
+mêmes objets qui se trouvent sur l’Équateur à midi, avec l’immense
+vitesse — je crois — d’à peu près 65 mille milles par heure — et si
+cette surprenante célérité n’était modifiée, je crois, par une force
+de projection de notre planète qui nous lance dans la direction qu’elle
+parcourt — et par le remous du fluide atmosphérique tendant à devancer
+latéralement comme le remous d’un navire — sans cette compensation,
+dis-je, l’air que rencontrerait un habitant de l’Équateur dans se
+pérégrination aérienne le balayerait de dessus son cheval céleste plus
+facilement qu’un ouragan ne livre dans les airs le moindre brin de
+paille.
+
+»Que les mouvements susdits aient une action sur la surface du globe le
+prouvent les éternels vents alizés qui règnent dans la zône torride et
+les courants qui trouvent la direction de ces vents.
+
+»Une zône di 60° environ, comprise entre 30° de latitude Nord-Est et le
+30° Sud-Est, est sillonnée éternellement par les vents venant de l’Est.
+Dans l’émisphère Nord ces vents s’approchent du N.-E., dans le S.-E. Ou
+plutôt dans cette zône l’air reste en arrière vers l’Ouest tandis que
+le planète s’avance vers l’Est.
+
+»Un corps solide quelconque, qui s’avance dans l’espace ou dans l’eau,
+génère naturellement un remous derrière lui. — Ce remous suit le
+corps — et dans les parties latérales il tend à le précéder. — On peut
+observer cela sur un navire qui marche.
+
+»Voilà, je crois, la cause des contr’alizés, qui soufflent de l’Ouest à
+l’Est — dans les zônes en dehors de la zône torride.
+
+»Ne pouvant rompre les alizés de la zône torride, le remous se dilate
+latéralement — et au de là du parallèle de 40, tant dans un émisphère
+que dans l’autre, on est presque certain de le trouver souvent plus
+fort que les alizés, mais beaucoup plus inconstant.
+
+»Il paraît que les vents d’Ouest dans les zônes torrides tendent vers
+les pôles contrairement aux alizés qui tendent vers l’Équateur. — Ainsi
+le S.-O. prévaut dans l’émisphère boréal et le N.-O. dans l’Australie.
+Le diagramme de Mr Maury note ainsi, et dans ma traversée de Van Diémen
+à la côte méridionale du Chili au Sud du parallèle de 50 courant droit
+à l’Est, le vent descendait toujours sur babord.
+
+»J’ai souvent entendu dire par les marins venant de l’Amérique du Sud:
+— Nous avons remonté jusque vers les Açores pour trouver les variables,
+et vraiment cela signifie qu’ils ont traversé la zône torride avec les
+ancres à tribord et qu’ils sont ainsi arrivés vers le parallèle des
+Açores pour trouver les vents variables qui soufflent irrégulièrement
+entre les zônes des vents _alizés_ et _contr’alizés_. —
+
+»C’est bien désirable que pour le progrès de la navigation le
+commandant Maury puisse bientôt reprendre son premier recueil des
+observations de toutes les mers du monde. On pourra alors mieux
+connaître les vents qui se plaisent dans les zônes variables — et les
+points surtout des zônes calmes qu’il faudra éviter.»
+
+[419] Già ne citammo alcuni. Uno de’ suoi ultimi componimenti poetici
+in italiano fu la Epistola metrica a Felice Cavallotti, scrittagli da
+Roma nell’aprile del 1879: la sua lunghezza ci toglie il piacere di
+ripubblicarla.
+
+[420] Dal _Caffaro_ di Genova, 5 giugno 1882. Ne abbiamo riprodotto
+soltanto i brani principali.
+
+[421] Questo periodo non è ben chiaro, ma nel manoscritto è tal quale,
+e lo rispettiamo.
+
+[422] Potremmo, occorrendo, dire il nome della contrada e il numero
+della casa in cui vive, tanto sono sicure le nostre informazioni.
+
+[423] Vedi l’_Athenæum_ del 16 febbraio 1861 (n. 1738)
+
+[424] ROUSSEAU, _Discours sur l’origine de l’inégalité parmi les
+hommes_. Deuxième Partie, Note neuvième, nella edizione d’Amsterdam
+1772, a pag. 126, 127.
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
+senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a
+fine libro, riguardanti il volume 1, sono state riportate nel volume
+corrispondente.
+
+
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 ***
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+ <title>Garibaldi, vol. 2/2 | Project Gutenberg</title>
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+<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 ***</div>
+
+<div class="booktitle">
+<h1>
+GARIBALDI.
+<span class="smaller">Vol. II<br>
+(1860-1882).</span>
+</h1>
+</div>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="titlepage">
+<p class="main-t">
+GARIBALDI
+</p>
+
+<p class="pad1">
+DI
+</p>
+
+<p class="x-large">
+GIUSEPPE GUERZONI.
+</p>
+
+<p class="pad1 large">
+Vol. II<br>
+(1860-1882)
+</p>
+
+<p class="pad1">
+CON DOCUMENTI EDITI E INEDITI
+E 7 PIANTE TOPOGRAFICHE.
+</p>
+
+<p class="pad1">
+Terza edizione.
+</p>
+
+<p class="pad4">
+FIRENZE,<br>
+<span class="small">G. BARBÈRA, EDITORE.<br>
+1891.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="verso">
+<hr class="mid">
+<p>
+Compiute le formalità prescritte dalla Legge, i diritti di riproduzione
+e traduzione sono riservati.
+</p>
+<hr class="mid">
+</div>
+
+<div class="somm">
+<hr>
+<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
+<hr>
+</div>
+
+<figure><a id="fill-0-006-inl"></a>
+ <img src="images/ill-0-006-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>Carta d’insieme della Sicilia (<a href="images/ill-0-006.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<hr>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
+</p>
+
+<p class="title">
+GARIBALDI.
+</p>
+
+<h2 id="cap8"><span class="smcap">Capitolo Ottavo.</span>
+<span class="smaller">DA MARSALA AL FARO.<br>
+[1860.]</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+Il 20 gennaio 1860 il conte di Cavour riafferrava
+il governo, e l’Italia risentiva tosto la mano del nuovo
+timoniere. Non conviene tuttavia piaggiar nessuno,
+nemmeno il genio fortunato. Fra la situazione politica
+trovata dal gran Ministro al cominciar del nuovo
+anno e quella da lui lasciata a’ suoi successori correva
+per l’appunto la stessa differenza che tra una
+nave in alto mare, sbattuta dalla tempesta, e una
+nave, lottante bensì cogli ultimi colpi della traversía,
+ma già in vista della terra e prossima a toccare il
+porto. Dell’eredità di Villafranca al Ministero La Marmora-Rattazzi
+toccarono tutti i rischi e tutti i fastidi;
+al conte di Cavour tutti i frutti e tutti i trionfi.
+Ad essi, se fosse lecito dire, la parte penosa ed oscura
+della liquidazione; a lui l’attuosa e brillante dell’accettazione.
+Sia giusta la storia: se il conte di Cavour
+fosse stato al potere dal luglio al dicembre 1859, non
+avrebbe potuto comportarsi diversamente dai suoi
+eredi; e gli sarebbe stato giuocoforza o temporeggiare
+e barcamenarsi com’essi; o volendo osar troppo, porre
+<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
+ogni cosa a repentaglio. Il Ministero La Marmora-Rattazzi
+non compì grandi cose; ma, come suol dirsi
+di certi medici, aiutò la natura ad operare: diede
+cioè tempo ed agio all’Italia d’aspettare che tutto
+quel cumulo di difficoltà, d’ostacoli, di triboli che facevan
+barriera d’ogni dove al nostro cammino, si assottigliasse
+e s’indebolisse da sè, per sola forza delle
+cose, sì che non restasse più che scavalcarlo con un
+passo, o rovesciarlo con una spinta.
+</p>
+
+<p>
+E così infatti era accaduto. L’annessione dell’Italia
+centrale al Regno sardo era, se non consacrata nella
+forma, compiuta nella sostanza; la chimera napoleonica
+d’una federazione austro-italiana presieduta dal
+Papa già ita in dileguo; tutti i progetti di congressi,
+di conferenze, di vicariati, di regni autonomi svaporati;
+tutte le promesse di restaurazioni, papali, ducali,
+granducali, scritte ne’ capitolari di Villafranca, cassate
+dalla manifesta volontà degl’Italiani, e ridotte lettera
+morta. Napoleone III, dopo cinque mesi di politica ambidestra,
+una pubblica e avversa, una segreta e propizia
+all’Italia, liberatosi dal reazionario Walewsky, dettato
+o ispirato l’opuscolo: <i>Il Papa e il Congresso</i>,<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> si
+chiariva di giorno in giorno più favorevole alle nostre
+sorti; mentre l’Inghilterra, subentrati i <i>Whigs</i> ai <i>Torys</i>,
+dichiarava apertamente la sua simpatia per la causa
+italiana, s’associava al Napoleonide nell’idea del non
+intervento armato, e ne faceva uno de’ cardini della sua
+politica nella Penisola. L’Austria sola continuava naturalmente
+ad atteggiarsi o stile e minacciosa; ma tanto
+la Prussia, quanto la Russia, sebbene diffidenti della rivoluzione
+e gelose del diritto divino, non sapevano risolversi
+<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
+a far causa comune l’una colla prepotente
+rivale, l’altra colla fedifraga ed ingrata alleata, e chiaramente
+lasciavano intendere che non avrebbero mai
+tratta la spada per lei: unica cosa che importasse.
+E intanto il savio contegno dell’Italia centrale continuava
+a far l’ammirazione di tutti i popoli civili;
+forzando i suoi stessi avversari a parlare con rispetto
+d’una rivoluzione che procedeva con sì pacata e
+ordinata costanza, ed a discuter seriamente di quel
+nuovo diritto fondato sulla volontà popolare e sui caratteri
+indelebili delle nazioni, che la vecchia Diplomazia
+non voleva ancora riconoscere, ma che avrà
+sconvolto, prima che il secolo finisca, tutta l’Europa.
+</p>
+
+<p>
+A tale essendo le cose, restava solo che una mano
+vigorosa desse l’ultimo colpo; e il Cavour ricomparve
+nell’arena. Salito appena al potere, annunciò ai Gabinetti
+d’Europa che oramai era impossibile una più
+lunga aspettativa; che le popolazioni italiane, dopo
+avere atteso lungamente indarno che le Potenze d’Europa
+mettessero ordine a’ loro affari, avevan diritto di
+passar oltre, e che «il solo scioglimento pratico consisteva
+nell’ammissione legale dell’annessione, già stabilita
+in fatto, dell’Emilia, come della Toscana.<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Chi però vedesse in queste ardite dichiarazioni
+l’atto irriflessivo d’un giuocatore disperato che rischia
+l’ultima sua posta, s’ingannerebbe a partito. Il conte
+di Cavour aveva già calcolato tutte le sorti del giuoco,
+ed era certo oramai che la partita decisiva sarebbe
+stata per lui. Che l’Austria strepitasse o la Germania
+e la Russia tenessero il broncio, poco gli caleva. Sapeva
+d’aver seco, più che queste non volessero confessare,
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+Francia e Inghilterra; sapeva meglio ancora d’aver
+per sè il diritto, il fatto, l’opinione civile, e ciò gli bastava.
+Non andò guari infatti che l’Inghilterra inviava
+ai Gabinetti delle maggiori Potenze queste quattro proposte:
+non intervento armato; diritto ai popoli dell’Italia
+centrale di decidere, con un nuovo voto de’ lor Parlamenti,
+circa i loro destini; garantita la sovranità papale,
+ma sgombra Roma dai Francesi; soltanto la questione
+di Venezia taciuta e messa in disparte. Rispose sdegnosamente
+l’Austria; non piegarono tosto le Corti nordiche;
+ondeggiò ancora per poco lo stesso Napoleone,
+tentando introdurre nelle proposte inglesi altre condizioni:
+ma poichè egli consentiva nella massima fondamentale
+del non intervento, e richiedeva solo che
+al voto de’ Parlamenti si sostituisse il suffragio universale;
+il conte di Cavour, vinte o deluse tutte le
+nuove eccezioni, lo prese in parola, e mandata copia
+delle proposte inglesi, così come le aveva modificate
+l’Imperatore, ai Governi della Toscana e dell’Emilia,
+li invitò senza più a pronunciarsi. Era quanto dir
+loro (se già non era stato detto in privato): procedete
+subito ai plebisciti e confermate le annessioni; e va
+da sè che nessun invito poteva riuscire più aspettato
+e più gradito. Così tre giorni dopo l’ultima Nota francese,
+mentre ancora i potentati erano affaccendati a
+librare, analizzare, stillare le famose quattro proposte,
+l’Emilia e la Toscana votavano per voto universale la
+loro unione alla Monarchia costituzionale di Vittorio
+Emanuele; e la rivincita di Villafranca era presa.
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+Se non che nessuna gioia senz’amarezza; l’imperatore
+Napoleone metteva alle annessioni dell’Italia
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+centrale un prezzo; quel medesimo ch’egli aveva
+prima richiesto per la cacciata degli Austriaci: Savoia
+e Nizza. Nè era da pretendersi che l’opera sua fosse
+tutta gratuita. Nemmeno la Francia era la <i>gran nazione</i>
+che potesse far la guerra soltanto <i>per un’idea</i>.
+Ciò si scrive volentieri nell’ebbrezza del trionfo, sui
+proclami; ma rare volte si ratifica co’ fatti. Quand’anche
+Napoleone l’avesse voluto, non era in di lui balía
+chiedere il sangue della nazione ond’era capo, per una
+guerra non sua, senza procacciarle almeno un compenso
+rimuneratore dei rischi corsi e dei sacrifici patiti.
+Oltre di che la cessione della Savoia e di Nizza
+era la conseguenza, per dirla collo stesso conte di
+Cavour, «della politica che ci aveva portati a Milano,
+a Bologna, a Firenze;» ed era certamente un’applicazione
+di que’ medesimi principii di volontà nazionale
+e di voto popolare che noi stessi avevamo invocati siccome
+fondamento giuridico alla nostra rivoluzione, e
+sul quale dovrà consistere l’intero edificio d’Italia.
+</p>
+
+<p>
+Piuttosto era ad esaminarsi se tutto quel compenso
+era dovuto; se di quel tanto sacrificio richiesto all’Italia,
+una parte almeno non poteva esser risparmiata.
+Per la Savoia nessun dubbio: poteva essere doloroso
+abbandonare que’ monti, antemurale di nostra
+casa e cuna de’ nostri Re; ma proclamato il diritto
+delle nazioni, diveniva necessario e doveroso. Per
+Nizza, invece, il discorso mutava: ivi tutto era Italia;
+e la miscèla di idiomi, propria a tutte le regioni confinanti,
+non bastava a cancellarne i grandi e solenni
+caratteri scritti dalla storia, dalla natura e da Dio.
+</p>
+
+<p>
+Però che l’imperiale alleato chiedesse con pari durezza
+le due spoglie, nessuno contende; rimane solo a
+chiarirsi se l’una non poteva essere più validamente
+e più tenacemente contrastata dell’altra. Il conte di
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+Cavour, disse uno de’ suoi più valenti cooperatori,<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>
+aveva perduto di fronte all’ingrata questione la consueta
+sua serenità, e facilmente si crede; ma che abbia
+posto a risolverla tutto il nerbo dell’anima sua;
+ch’egli abbia tentato la salvezza di Nizza con quel
+medesimo sforzo di destrezza e di energia da lui adoperato
+a disfar Villafranca, e unificar mezza Italia,
+questo in nessun libro e in nessun documento è attestato:
+eppure questo sarebbe stato un serto di più
+alla sua gloria. Si direbbe che il gran Ministro, assorto
+nell’unico fine «di rendersi complice<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>» la Francia,
+non ne vedesse alcun altro. Tuttavia se al conte di
+Cavour fosse balenato il pensiero che quella complicità
+era per Napoleone ormai fatale, e che in ogni
+caso non avrebbe mai fatto guerra all’Italia per Nizza,
+come non gliela fece, nè la potè fare per Bologna e
+Firenze,<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a> forse avrebbe risparmiato agl’Italiani quel
+gentile e caro brano di patria, e a sè sospetti, rancori,
+inimicizie, di cui tra non molto egli e la parte
+sua sentiranno, primi, le difficoltà ed i danni.
+</p>
+
+<p>
+Oltre a ciò avevano offesi i modi. Nizza era inondata
+da emissari napoleonici; bandi pubblici firmati
+dai magistrati del Re, o tollerati o non abbastanza
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+puniti, apertamente propugnavano la dedizione alla
+Francia; nessun’arte di pressione e di broglio era risparmiata;
+la libertà del voto, unica scusa e salvaguardia
+di quel triste plebiscito, sfrontatamente conculcata.
+</p>
+
+<p>
+Qual maraviglia pertanto che un soldato, un nizzardo,
+Giuseppe Garibaldi, infiammato d’amore per
+la terra nativa e d’odio per ogni signoria straniera;
+inasprito da quello spettacolo nauseabondo di frodi e
+di violenze, si levasse per il primo contro un Governo
+che, per usare il linguaggio suo, «mercanteggiava come
+armento la città sua;» e vedesse da quell’istante un
+nemico in colui che era stato a’ suoi occhi l’artefice
+e lo stromento principale del mercato?
+</p>
+
+<h3>III.</h3>
+
+<p>
+Prima conseguenza della felice annessione era l’ampliamento
+e la rinnovazione del Parlamento. Lo stesso
+conte di Cavour aveva richieste le elezioni generali come
+precipua condizione al suo ritorno al Governo; e infatti
+dal 25 al 29 marzo i Collegi delle antiche e nuove province
+convenivano all’urne per eleggere i loro deputati.
+</p>
+
+<p>
+E naturalmente tra gli eletti fu anche Garibaldi.
+Molti Collegi gli furono profferti, tra gli altri Brescia,
+Stradella, Varese; ma egli ringraziò tutti, dichiarando
+di non poter accettare che per Nizza «posta in pericolo
+di cadere nelle ugne del protettore padrone,<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>» e
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+che a lui incombeva difendere. Nizza infatti lo elesse;<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>
+ond’egli appena conosciuto il voto lascia Caprera, corre
+nella sua città, vi raggruppa i suoi amici e devoti,
+tenta avvivare (e la sola sua presenza bastava) la fede
+nella patria antica; e illuso che il sentimento suo sia
+pur quello di tutti i suoi concittadini; ignaro che intorno
+a quel po’ di popolo schietto ed onesto, che si
+sentiva e voleva essere italiano, brulicava una plebe
+famelica, pronta al miglior offerente, e una borghesia
+ingorda, impaziente di subiti guadagni, che avrebbe
+venduto dieci patrie; parte per Torino accompagnato
+dal suo amico Robaudi, col proposito d’interpellare
+il Governo sulla sorte della sua città natale e di fare
+un ultimo sforzo per scongiurarne la perdita.
+</p>
+
+<p>
+Del suo arrivo a Torino, delle commozioni provate
+dalla città, son pieni i giornali del tempo; ma in ciò
+nessuna maraviglia. Presentata col Robaudi la sua
+interpellanza fin dal 7 aprile, soltanto nella tornata
+del 12 fu ammesso a svolgerla. Era la prima volta
+che Garibaldi compariva nel Parlamento subalpino;
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+grande quindi l’impazienza di conoscere l’oratore e di
+giudicare il politico; «generale, siccome dice il resoconto
+ufficiale, il movimento d’attenzione.»
+</p>
+
+<p>
+Parlò calmo e breve; ma è dubbio se con parole
+e concetti tutti suoi.<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a> Reclamò l’osservanza dell’articolo
+5º dello Statuto, che pei trattati importanti
+cessione di provincie richiede la perentoria sanzione
+della Camera: rammentò la storia di Nizza datasi a
+Casa di Savoia nel 1391 a patto di non essere ceduta
+a straniera potenza: dichiarò ogni traffico di gente repugnante
+al diritto ed alla coscienza delle nazioni civili:
+denunziò sommariamente i fatti di pressione elettorale,
+sotto la quale era soffocata la libertà di voto
+de’ suoi concittadini: chiese infine che, sino all’approvazione
+del trattato, il voto di Nizza fosse sospeso.
+</p>
+
+<p>
+Rispose il Cavour temperato e cortese; negando
+l’incostituzionalità, giustificando il trattato colla necessità
+politica e l’interesse d’Italia; attenuando, non
+smentendo, i fatti di pressione. La discussione s’avvivò.
+Per Nizza, in vario tenore, parlarono i nizzardi
+Laurenti-Robaudi e Bottero, sostenuti dal Mellana e
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+dal Mancini; per il trattato i ministri Farini e Mamiani
+e il deputato Pier Carlo Boggio; e la conclusione fu
+l’approvazione d’un ordine del giorno di questi, mercè
+il quale «espressa la fiducia che il Governo del Re
+provvederebbe efficacemente che le guarentigie costituzionali
+e la sincerità e libertà del voto nelle provincie
+di Savoia e Nizza sarebbero rispettate,» la Camera
+non chiedeva di più.
+</p>
+
+<p>
+E di più forse, al punto cui eran le cose, non si
+poteva nè sperare nè conseguire; ma Garibaldi non
+era uomo d’intenderlo, e uscì da Palazzo Carignano
+coll’anima ribollente d’ira e d’amarezza; nauseato
+di quella politica barattiera, a senso suo, e codarda,
+e guardando da quell’istante il conte di Cavour collo
+stesso occhio, con cui si guarderebbe colui che vi ha
+strappato dal braccio vostra madre, e l’ha gettata
+al mercato.
+</p>
+
+<p>
+Ma per ventura sua e d’Italia altri e ben più
+gravi avvenimenti eran già venuti a divertirlo da quei
+turbolenti pensieri, e ad aprire al vorticoso torrente
+della sua passione patriottica uno sfogo più degno e
+più vasto.
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+
+<p>
+La rivoluzione italiana era proceduta a sembianza
+d’un corpo leggiero, che, in una grossa battaglia, un
+po’ trasportato dal suo ardore, un po’ sospinto dalle
+circostanze, marcia avanti, senza badare nè a destra
+nè a manca, occupa alla baionetta un’eccellente posizione;
+ma, giunto colà, si trova circuito da nemici,
+che di fronte, ai fianchi, alle spalle gli fanno siepe da
+ogni lato; sicchè non può più nè avanzare nè retrocedere.
+Dovunque l’Italia si rivolgesse, incontrava una
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+barriera di ferro che le sbarrava il cammino e la forzava
+a ristare. Ai fianchi, accampata sul Quadrilatero,
+l’Austria; di fronte, meglio che dalle spade mercenarie,
+difeso dalla sua ibrida natura, il Papato; dietro
+a lui, nemico imbelle, ma protetto dall’egida dei trattati,
+il Re di Napoli; dietro a tutti il vecchio diritto,
+le vecchie tradizioni, la vecchia Europa; caparbi avversari
+avvezzi a non piegare mai che alla forza ed
+ai fatti compiuti.
+</p>
+
+<p>
+Ora come l’Italia potesse trovar da sè stessa la
+via d’uscir da siffatti frangenti, nessuno, nemmeno
+il genio del conte di Cavour, lo sapeva. Pertanto egli
+pure s’accontentava di stare alla specula degli eventi,
+e più che a muovere innanzi badava a temporeggiare
+con frutto e ad assodarsi sull’occupato terreno.
+Il concetto dell’unità italiana non s’era ancora affacciato
+alla sua mente, come cosa pratica ed effettuabile,
+e frattanto gli pareva saggio volgere le prime cure
+a due scopi più prossimi e conseguibili: rafforzare il
+nuovo Stato, ed apparecchiarsi a nuova guerra coll’Austria.<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>
+A questo intento però, oltre al lavorío diplomatico
+che continuava a condurre con mano infaticabile,
+reputava ottimo mezzo premere sul Re di
+Napoli, tentando attrarlo nell’orbita del moto italiano
+e associarlo alla politica del Piemonte pel conquisto
+dell’indipendenza nazionale. Ma nè il pusillo Francesco
+era uomo da seguirlo per cotali altezze, nè gli
+uomini che l’attorniavano, o inetti o codardi, da sospingervelo.
+A Napoli si credeva sempre alla rivincita
+legittimista e la si preparava. La Reggia borbonica era
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+divenuta il centro della gran congiura principesca, che
+doveva restaurare su tutti i troni rovesciati d’Italia
+il diritto divino. Si arruolavano mercenari; si concentrava
+l’esercito negli Abruzzi; si fantasticava un’occupazione
+delle Marche; si patteggiava che contemporaneamente
+il Papa invaderebbe le Romagne, e il
+Duca di Modena i Ducati; si aspettava ad ogni istante di
+veder l’Austria rivarcare il Mincio, e Germania e Russia
+calar dalle loro selve e dalle loro steppe alla crociata
+dell’oppressa legittimità. Quanto all’interno, si derideva
+ogni consiglio di riforme, si sfidava, o fingevasi,
+ogni minaccia di rivoluzione; e in ogni evento fidando
+sull’esercito devoto, sulla sbirraglia innumerevole, sulla
+magistratura servile, e più che tutto sull’Ajossa, dittatore
+della Polizia di Napoli, e sul Maniscalco, emulo
+suo a Palermo, si dormiva fra due guanciali.
+</p>
+
+<p>
+A riscuoterli dal sopore squillò la campana della
+Gancia: la soluzione che indarno il conte di Cavour
+cercava; la soluzione che forse l’Italia avrebbe dovuto
+attendere dalla lenta opera del tempo, usciva a
+un tratto dal seno misterioso della rivoluzione, e un
+pugno di popolani, decisi di morire per la patria loro,
+recideva quel nodo, che nè la forza legale della nuova
+Monarchia, nè la destrezza politica del suo grande
+Ministro, sarebbe bastata a risolvere.
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+
+<p>
+L’insurrezione siciliana non fu, come ben s’immagina,
+una eruzione vulcanica e subitanea. Astrazion
+fatta dall’odio per la tirannia borbonica, tre grandi
+cause n’avevano preparato e affrettato lo scoppio.
+L’indomita energia d’una falange di patriotti e di
+proscritti che da tutte le terre dell’Isola, da tutti gli
+angoli d’Europa soffiavano da anni nella fiamma e
+<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
+l’alimentavano. L’apostolato infaticabile di Giuseppe
+Mazzini, che dal 1856 in poi aveva indirizzati al Sud
+tutti gli sforzi del partito d’azione da lui capitanato,
+e fatto del moto siciliano la leva suscitatrice dell’unità
+di tutta la Penisola. Infine, e con maggior efficacia
+per fermo, gli avvenimenti dell’Italia superiore
+e centrale, i quali dimostrando possibile quell’unità,
+che poco dianzi agli occhi de’ più pareva un’utopia;
+attestando la devozione d’una Casa guerriera e d’un
+Re galantuomo alla causa nazionale; dando all’Italia
+un nome, un esercito, un governo, una diplomazia; aprivano
+anche ai Siciliani un orizzonte di speranze novelle,
+spegnevano nell’Isola le viete discordie, confondevano
+in un solo tutti i vecchi partiti, porgevano infine ai
+patriotti sinceri e spassionati di tutti i colori un vessillo
+di rannodamento ed un grido di battaglia.
+</p>
+
+<p>
+E di questo fermento latente degli animi non tardarono
+ad apparire i segni manifesti. Le dimostrazioni
+succedevano alle dimostrazioni; i Consigli locali
+rifiutavano i consueti indirizzi di sudditanza al nuovo
+Re: i nomi di Vittorio Emanuele e di Napoleone III
+suonavan su tutte le labbra, apparivano su tutte le
+pareti; gli animi pendevano dalle notizie di Lombardia,
+come da altrettanti messaggi di vita e di morte; le
+vittorie di Magenta e di Solferino, a malgrado le minaccie
+della polizia, erano festeggiate con luminarie ed
+acclamazioni; passava infine per lo stretto la flotta
+degli alleati diretta all’Adriatico, e Messina tutta versavasi
+sulle sue spiagge a salutare le armate liberatrici.<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+</p>
+
+<p>
+Una vasta trama avvolgeva l’Isola e Comitati segreti
+ne tenevano le fila e la governavano. Si propagavano
+e affiggevano scritti incendiari; si allestivano
+armi e munizioni; si ordinavano squadre, e tutto
+ciò sotto gli occhi del truce Maniscalco che indarno
+ne cercava gli autori e nella cecità della furia colpiva
+a casaccio, confiscando, torturando, percuotendo
+spesso i più innocenti, e affrettando per tal modo lo
+scoppio dell’uragano che presumeva scongiurare.
+</p>
+
+<p>
+Anche la Sicilia, è ben vero, aveva sentito il contraccolpo
+di Villafranca; ma fu buffo passeggiero, e i
+propositi un istante rattiepiditi si rianimarono con novello
+vigore. L’esempio fortunato dell’Italia centrale
+cominciava a persuadere anche i più restii, che oramai
+la prima arbitra de’ propri destini era la Sicilia
+stessa e che l’ora di rompere gli indugi s’avvicinava
+a gran passi. Soltanto i <i>Comitati Lafariniani</i> e della
+<i>Società nazionale</i>, male ispirati interpreti della politica
+del conte di Cavour, assai più rivoluzionario di
+loro, persistevano a sconsigliare ogni moto da essi
+chiamato intempestivo, «promettendo la salute della
+Sicilia a patto che non fosse insorta nel periodo delle
+annessioni.<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Verso la metà di settembre però, Francesco Crispi,
+anima in quei giorni della parte più avanzata degli
+esuli siciliani, accordatosi da un lato con Giuseppe
+Mazzini e con tutti gli amici suoi, dall’altro incoraggiato
+dalle facili parole dello stesso Dittatore Farini,
+che a quei giorni pareva inclinato a tutti gli ardimenti,
+s’imbarcava nascostamente per la Sicilia, dove
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+già con pari rischio e audacia era stato dal 1856 in
+poi altre due volte, per gettar sulla bilancia degli
+oscillanti il peso della sua ascoltata parola e dar l’ultimo
+tratto al partito dell’insurrezione.
+</p>
+
+<p>
+E i più fervidi dei patriotti siciliani, parvero disposti
+ad ascoltarlo; e serrate le fila, assegnati i
+posti, distribuite le poche armi e munizioni, la sollevazione
+fu deliberata pel 4 ottobre; poi, per difficoltà
+sopravvenute, differita all’11 di quello stesso mese.<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>
+Ma anche in quel giorno l’impresa, chi scrisse perchè
+già scoperta dalla Polizia, chi affermò per effetto delle
+lettere di alcuni Lafariniani venute a raccomandare
+novelli indugi,<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a> dovette essere differita a più propizia
+occasione. Differita, diciamo, non abbandonata e soltanto
+in alcune parti del suo disegno modificata.
+</p>
+
+<p>
+Così i patriotti siciliani, come Francesco Crispi,
+come in generale tutti quanti lavoravano a quell’opera,
+avevan finito col convenire che un moto nell’Isola non
+poteva scoppiare, e scoppiato espandersi e trionfare
+se non l’iniziava o almeno non lo soccorreva immediatamente
+una spedizione armata di fuori, capace di
+divenire il nerbo dell’insurrezione e di governarla.
+Però fu intorno a questo nuovo concetto che s’appuntarono
+tutti gli sforzi del partito d’azione dal novembre
+del 1859 fino alla spedizione di Quarto che ne
+fu l’incoronazione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il Crispi, che a stento era scampato da Sicilia,
+pellegrinava dal Farini al Rattazzi e dal La Farina a
+Garibaldi chiedendo a tutti: armi, danaro, aiuti per
+la vagheggiata impresa; Nicola Fabrizi, che da Malta
+per oltre venti anni era stato l’anello di congiunzione
+tra la Sicilia e il partito d’azione, tornava colà per
+riannodarvi le trame già allentate; Giuseppe Mazzini
+moltiplicava le lettere, i proclami, gli emissari, cercando
+nella <i>Falange sacra</i> di Genova, dove già avea
+trovato i seguaci del moto del 1856, il nucleo della
+spedizione di cui proponeva il comando, se Garibaldi
+ricusava capitanarla, al Bixio, al Medici, a chicchessia,
+e racimolando a spizzico schioppi, polveri e moneta,
+goccie a innaffiare un deserto, ma che facevan testimonianza
+non solo della sua incrollabile fede, ma quella
+volta almeno d’un senso profondo e quasi fatidico
+delle necessità d’Italia. Infine nella notte del 20 marzo
+Rosolino Pilo, dei Conti di Capaci, elettissima anima
+d’eroe e di martire, d’intesa col Mazzini e col Crispi,
+incuorato da Garibaldi stesso, salpava su fragile paranza
+in compagnia di Giovanni Corrao con poche armi
+e poco peculio alla volta della sua isola natía, deliberato
+a chiamarvi alle armi i suoi compaesani e a dar
+egli, per primo, l’esempio della magnanima rivolta.
+</p>
+
+<p>
+Ma questa scoppiò per forza propria anche prima
+del suo arrivo.<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a> La brutalità del Governo aveva cospirato
+più di tutte le propagande. Le fila da lui
+spezzate si riannodarono da sè stesse; ad ogni patriotta
+incarcerato o spento, ne subentravano cento;
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+un ignoto pugnalava in pien meriggio sulla porta della
+Matrice lo stesso Maniscalco, che dava così egli pel
+primo col proprio sangue il segnale della riscossa.
+</p>
+
+<p>
+Il disegno era: far del Convento della Gancia, i
+cui frati sapevansi devoti alla causa nazionale, base
+d’operazione; preparare, nascosti ne’ suoi sotterranei,
+colle poche armi già introdotte in città, un manipolo
+di animosi disposti a trattarle; all’alba del 4 aprile
+al suono delle campane a stormo sbucare dal Convento,
+chiamando la città alle armi; altre schiere di
+patriotti frattanto, già appostati in Via Scopari e nella
+chiesa della Magione, uscirebbero a lor volta ad appoggiare
+il movimento: simultaneamente le squadre del
+contado, già preste, sforzerebbero le porte, e mettendo
+il nemico fra due fuochi compirebbero l’opera.
+</p>
+
+<p>
+E così fu fatto. Capo degli animosi che dovevan
+cominciare il fuoco dalla Gancia si profferì un popolano,
+certo Francesco Riso, fontaniere d’arte, anima
+candida di patriotta e di eroe, che fu il vero iniziatore
+della rivoluzione palermitana, e il cui nome va
+ormai proferito in Italia accanto a quelli de’ suoi martiri
+più gloriosi.
+</p>
+
+<p>
+Se non che il Maniscalco, per una delle consuete e
+fatali imprudenze inseparabili da siffatte imprese,<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a> ebbe
+vento della trama, e sebbene in una perquisizione, fatta
+la sera del 3 al Convento, non gli fosse riuscito di scoprire
+nulla di più, fece tuttavia occupare durante la notte
+tutti gli approcci della Gancia da picchetti di truppa
+e di sbirraglia, e si tenne preparato ad ogni evento.
+Infatti all’alba del 4 fu pronta la campana di Santa
+<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
+Maria degli Angeli a dare il segnale; pronto Francesco
+Riso ad uscir al cimento; pronti i due drappelli
+di Via Scopari e della Magione a far la parte loro;
+ma sorpresi e questi e quelli e colti dalle soldatesche
+già appostate a tutti i varchi; sopraffatti in breve da
+altre sopravvenienti da ogni banda; furono parte dispersi,
+parte costretti a ricoverarsi nel Convento della
+Gancia, che divenne così l’estrema rôcca de’ patriotti.
+Ma non tardarono ad assalirli, superbi del numero, i
+Borbonici, e atterratane, senza grande sforzo, la porta,
+ricacciati di scala in scala, di piano in piano, i disperati
+difensori, ferito a morte l’eroico Francesco Riso,
+freddato d’un colpo il Padre Angelo di Montemaggiore,
+in brev’ora rimasero padroni del campo sanguinoso.
+Allora i vincitori non conobbero più freno; e
+trucidando alla cieca quanti incontravano; scorrazzando,
+manomettendo, guastando l’intero Convento;
+non arretrandosi nemmeno dinanzi alla santità degli
+altari, spogliando le immagini sacre de’ loro arredi e
+sperdendo al suolo persino le particole consacrate, coronarono
+con quest’ultima prodezza la vittoria del
+trono e dell’altare.
+</p>
+
+<p>
+E fu crudele disdetta; chè le bande del contado
+fide alla promessa si erano già da ogni parte appressate
+ai sobborghi ed alle porte, richiamando verso sè
+stesse molta forza de’ Regi e appiccando in più luoghi,
+come ai Porrazzi, zuffe ardimentose, le quali potevano
+anco volgersi in vittoria, se l’insurrezione cittadina
+avesse potuto dilatarsi e dar loro la mano.
+</p>
+
+<h3>VI.</h3>
+
+<p>
+E tuttavia l’insurrezione poteva dirsi sbaragliata,
+non vinta. Le squadre ritiratesi nei dintorni continuavano
+<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
+bravamente la resistenza, e ne erano principali:
+quella di Piana de’ Greci comandata da Luigi Piediscalzi;
+quella di Corleone guidata dal marchese Firmaturi;
+quella di Termini condotta dal Barrante e da
+Ignazio Quattrocchi; quelle di Ventimiglia, di Ciminna
+e Villafrati organizzate da Luigi La Porta; infine quelle
+dei distretti d’Alcamo e di Partinico capitanate dai
+fratelli Sant’Anna; le più numerose di tutte. Quanto
+al rimanente dell’Isola poi, appena corse l’annunzio
+del 4 aprile, tutte le maggiori città si apparecchiarono,
+secondo le forze e la possibilità, a secondare il moto,
+e quali con protesta solenne, come Messina; quali levandosi
+in aperta rivolta, come Girgenti, Noto, Caltanissetta,
+Trapani; non conseguendo, è vero, in alcun
+luogo alcun successo decisivo; ma dove scacciando o
+bloccando i piccoli presidii, dove inviando la più belligera
+gioventù a ingrossare le squadre alla campagna,
+dove organizzando, come a Trapani, le guardie
+nazionali, persino col consenso dell’Intendente borbonico,
+alimentavano, se non potevano afforzarlo, il fuoco
+dell’insurrezione, al quale mancava bensì la forza di
+divampare in incendio struggitore, ma s’appiccava
+con cento fiammelle in cento luoghi, molestando gli
+oppressori e facendo testimonio della vitalità degli
+oppressi.
+</p>
+
+<p>
+E Palermo stessa quantunque spopolata de’ suoi
+più animosi, dagli arresti e dalle stragi e soffocata dallo
+stato d’assedio, e minacciata dai Consigli di guerra
+permanenti, e tenuta d’occhio da ventimila soldati e da
+una sterminata sbirraglia, non voleva permettere che i
+Salzano ed i Maniscalco potessero impunemente spacciare
+nelle loro gride: «la popolazione palermitana
+estranea ed indifferente al moto sfortunato del 4 aprile;»
+talchè, a smentire l’artificiosa calunnia, il 13 aprile versavasi
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+tutta quanta nelle vie e nelle piazze a testimoniare
+con migliaia di voci i suoi sentimenti d’odio al
+Borbone, a gridare Italia e Vittorio Emanuele, a sfidare
+con ogni maniera di scherni e di sfregi il superbo vincitore,
+il quale, sbalordito da tanta solennità di manifestazione,
+nè osando inferocire contro una sì grande
+moltitudine inerme, dovette rassegnarsi a patire in
+pace la fiera disfida.
+</p>
+
+<p>
+Ma superfluo il dire che proteste, manifestazioni,
+pronunciamenti a nulla valevano, se o prima o poi
+non li seguiva o non li afforzava una vittoria militare
+qualsiasi, che desse all’insurrezione un punto d’appoggio
+ed una promessa di durata.
+</p>
+
+<p>
+Disgraziatamente, nè le forze soverchianti dell’esercito
+regio, nè la natura e lo stato delle squadre permettevano
+di sperare che il giorno di quella vittoria
+fosse vicino.
+</p>
+
+<p>
+Quel che fossero quelle squadre l’abbiamo detto
+altrove.<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> Un cento di giovanotti, o come dicon là di
+<i>picciotti</i>, raccolti o condotti dal signore della terra, o
+da qualche noto e stimato patriotta; armati, quando
+lo erano tutti, della paesana <i>scopetta</i>; forniti al più di
+tre o quattro cartuccie, tenute care come <i>onze</i> d’oro;
+scalzi, laceri, la maggior parte, ed affamati: ecco una
+squadra. Di siffatte se ne potevano contare, è vero,
+alcune diecine, e non difettavano certamente di alcune
+delle doti più preziose del soldato: il valore ne’ combattimenti,
+la tolleranza delle fatiche, la pazienza
+delle privazioni; ma la povertà d’armi e di munizioni,
+la inesperienza de’ condottieri, la dissuetudine della
+guerra, la mancanza di disciplina, la perpetua mobilità,
+sicchè da un giorno all’altro sparivano o ricomparivano,
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+ingrossavano o si diradavano, senza che mai
+si potesse far calcolo sulla loro forza precisa, ne sfruttavano
+la virtù e ne isterilivano i sacrifici.
+</p>
+
+<p>
+Però dopo aver tenuto altri sette giorni sulle alture
+circostanti Palermo e conseguíto persino, in uno
+scontro alla Bagheria, di bloccar nella loro caserma
+due compagnie di Regi, incalzati da ogni dove da soverchianti
+colonne mobili, perduta Bagheria, cacciati
+da Gibilrossa, minacciati da Monreale, alle bande non
+restò altro partito che abbandonare quella linea troppo
+inoltrata e ritirarsi in Misilmeri, dove le gole di Portella
+di Mare e di Belmonte potevano offrire un buon
+baluardo ai difensori e un nuovo centro di riscossa all’insurrezione.
+</p>
+
+<p>
+Se non che difettose le forze, povera l’arte e avversa
+la fortuna. Scacciati tra il 12 e il 13 da Misilmeri
+(chi incolpa l’incuria delle guardie, chi il tradimento
+de’ paesani, chi la sfortuna); fallito un assalto
+di Sant’Anna contro Monreale; rovesciati poco dopo
+anche dalle alture di Monte Cuccio; ecco gl’insorti costretti
+a cedere nuovo terreno e a ripiegare su Piana
+de’ Greci, dove li conduceva la speranza di potersi
+unire, appoggiando ad occidente, alle squadre del Sant’Anna,
+che dopo l’infausto successo di Monreale andavano
+a lor volta ritraendosi, ed erano venute a darsi
+la posta presso Carini. E a Carini li aspettava una
+prova decisiva.
+</p>
+
+<p>
+I Regi non avevano mai perduto la pista delle squadre,
+molto meno di quella del Sant’Anna, e appena
+saputo del loro concentramento, mossero in tre colonne:
+l’una pel mare a destra (generale Wytemback,
+mille uomini), una per Baida al centro (duemila uomini,
+generale Cataldo), una da Monreale a sinistra
+(mille uomini, colonnello Bosco), col proposito di circuirle
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+e di distruggerle. Se gl’insorti però avessero
+deciso di concentrar la difesa in Carini occupandone
+la rôcca e sbarrandone le vie, avrebbero potuto,
+se non ributtar l’assalto, protrarre a lungo la resistenza;
+ma impietositi dalle strida degli abitanti che
+non volevano una battaglia fra le loro case, scelsero
+il partito di uscire all’aperto, e fu la loro rovina.
+Resistettero tuttavia imperterriti al primo fuoco
+della colonna proveniente dal mare; ma attaccati in
+breve di fronte e di fianco dalle altre colonne, schiacciati
+dal numero, esauste le cartuccie non tardarono
+ad esser vôlti in rotta precipitosa, abbandonando Carini
+al furore de’ vincitori, che ubriachi dalla facile
+vittoria vi si precipitano dentro, saccheggiando, uccidendo,
+stuprando, consumandovi una di quelle immani
+carneficine, onde il nome borbonico va famoso.
+</p>
+
+<p>
+E coll’infausta giornata di Carini, l’insurrezione
+siciliana agonizzò. Restavano qua e là dispersi sui
+monti alcuni frammenti di squadre; ma traccheggiati
+da ogni parte, stremati di forze, privi di viveri e di
+munizioni, sarà gran mercè se i più costanti fra loro
+potranno trascinare di rupe in rupe una vita precaria,
+e se di quando in quando la debole eco di qualche
+rara fucilata potrà annunciare ai Siciliani che l’Isola
+loro non era ancor morta e combatteva sempre.
+</p>
+
+<h3>VII.</h3>
+
+<p>
+Al primo grido dell’insurrezione siciliana grande
+fu la commozione in tutta Italia. I nemici per dispetto
+o paura, gli amici per affetto o speranza, nessuno poteva
+riguardare con occhio freddo e non curante un
+avvenimento, che apriva una via sì inaspettata all’interrotto
+moto italiano. Però man mano che risuonava
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+l’annunzio d’un nuovo fatto, svisato, come accade, dalla
+lontananza e amplificato dal desiderio, una la voce
+che usciva dai petti patriottici, uno il proposito: bisogna
+aiutare i fratelli. E la magnanima idea, caldeggiata,
+prima che dagli altri, dai fuorusciti così di Sicilia
+come di Napoli, accolta dalle città più importanti,
+bandita dai Comitati e dalle rappresentanze di tutti
+i partiti, acclamata colla passione dell’età dalla gioventù
+più animosa, e finalmente già tradotta in un
+principio d’esecuzione mediante pubbliche collette
+d’armi e di danari, divenne in breve il convincimento,
+la volontà, diremmo quasi il decreto della nazione
+intera.
+</p>
+
+<p>
+Se non che s’affacciava a tutte le menti un’incognita,
+e susurrava su tutte le bocche una domanda:
+Che cosa farà il generale Garibaldi? Che cosa farà
+il conte di Cavour? Consentirà egli, l’Eroe, a recare
+all’Isola combattente l’aiuto poderoso del suo braccio
+e del suo nome? Vorrà egli, il Ministro, impegnare
+nella zarosa impresa la politica del suo Governo, e
+dare egli stesso, o almeno permettere che si diano, i
+soccorsi invocati? Quanto al Cavour, vedremo tra poco
+quel ch’egli ne pensava: quanto a Garibaldi, ecco,
+sceverato dalle piacenterie partigiane come dalle calunnie,
+l’animo suo.
+</p>
+
+<p>
+Non era quella la prima volta che egli era invitato
+a capitanare un’insurrezione siciliana. Anco senza
+rimontare più addietro, glien’avevano scritto e parlato
+fin dal settembre del 1859 a Bologna; gliel’avevano
+ripetuto nel marzo del 1860 a Genova; non c’era,
+può dirsi, patriotta ed esule siciliano che accostandolo
+e portandogli un saluto dai suoi concittadini, non gli
+annunziasse imminente una levata della sua Isola, e
+non sollecitasse la promessa del suo soccorso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma a tutti questi Garibaldi aveva sempre risposto: — «Non
+assumere su di sè di promovere insurrezioni:
+se i Siciliani spontaneamente si leveranno in
+armi, egli, se non sia impedito da altri doveri, accorrerà
+in loro aiuto. — Frattanto, soggiungeva, risovvenitevi
+che il mio programma è <i>Italia e Vittorio
+Emanuele</i>.<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Era infatti un dir troppo e nulla; e i Siciliani ne
+sapevan quanto prima. Gli è che Garibaldi non fu mai
+nè un iniziatore, nè un cospiratore. Egli era, prima e
+sopra di ogni cosa, un soldato. Il lavorío paziente, coperto,
+sedentario delle cospirazioni, non era fatto per
+lui. Che gli si offrisse un terreno anche angusto, ma
+franco, e un manipolo d’uomini anche inagguerriti,
+ma armati e pronti a marciare, ed egli non misurerà
+il terreno, nè conterà gli uomini, e farà miracoli; ma
+obbligarlo a prepararsi da sè nel chiuso d’un gabinetto,
+a forza di lettere, di bollettini, di proclami, il
+campo, le armi e l’esercito, era un pretendere ch’egli
+si snaturasse e non fosse più Garibaldi. Egli non
+aveva la tempra mazziniana.
+</p>
+
+<p>
+Utopista in tante altre cose, in fatto d’insurrezioni
+preparate era un po’ scettico. Andare, come i
+Bandiera, i Pisacane, i Calvi, seguíto da poche diecine
+d’uomini a suscitare per primo un paese sconosciuto,
+inerme, addormentato nella pace, non fu mai
+affar suo. La sentenza del Maestro: «Il martirio è
+una battaglia vinta,» lo capacitava fino a un certo
+segno. Uomo di guerra, era pronto alla morte, ma a
+patto di vender cara la vita; e quanto alla vittoria,
+non ne conosceva veramente che una: quella in cui
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+si atterra il nemico e si dorme sul campo. Per questo
+nessuno de’ grandi tentativi rivoluzionari d’Italia fu
+iniziato da lui; molto meno quello di Sicilia. Garibaldi
+non ambì mai la corona del martire precursore, e
+non l’avrà.
+</p>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<p>
+Tuttavia le notizie della Sicilia tornavano quella
+volta troppo gravi ed insistenti perchè Garibaldi non
+dovesse impensierirsene. Il 7 aprile era a Torino, condottovi,
+come vedemmo, dall’interpellanza sulla cessione
+di Nizza, quando si presentavano, quasi improvvisi,
+nella sua stanza Francesco Crispi e Nino Bixio.
+Venivano entrambi da Genova; avevan recenti novelle
+dell’insurrezione; chiedevano a nome degli amici comuni,
+per l’onore della rivoluzione, per carità della
+povera Isola, per la salute della patria intera, che Garibaldi
+si mettesse a capo d’una spedizione d’armati e
+la conducesse egli stesso in Sicilia. L’eroe sfavillò al
+magnanimo invito, ma il condottiero esitò; e quando
+finalmente, vinto dalle pertinaci istanze de’ suoi amici,
+rispose d’accettare, fece ancora una riserva: che la
+rivoluzione fosse tuttora viva e tenesse fermo fino al
+suo arrivo.
+</p>
+
+<p>
+Partirono paghi della risposta i due amici, e reduci
+a Genova si accontarono tosto co’ più intimi della
+parte loro, con Agostino Bertani principalmente, per
+la scelta e l’allestimento de’ mezzi. Occorreva uno, e
+forse due piroscafi, e di questi si tolse l’assunto Nino
+Bixio; occorrevano armi e danari, e per questi fidavano
+soprattutto nel Comitato del <i>Milione di fucili</i>,
+fattura, a dir così, di Garibaldi, che chiudeva già in
+cassa una discreta somma e nascondeva in certi arsenali
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+di Milano alcune migliaia di carabine colle rispettive
+cartuccie.
+</p>
+
+<p>
+Quanto poi a’ soldati, nessun timore che difettassero.
+Da mesi migliaia di giovani non facevano che
+attendere un segnale; bastava che Garibaldi mandasse
+una voce, facesse un cenno, perchè vedesse balzar dal
+suolo legioni. E tuttavia, nel primo suo concetto, non
+era con un Corpo irregolare e improvvisato di Volontari
+che la spedizione di Sicilia avrebbe dovuto iniziarsi.
+Anco qui di sotto all’eroe traspariva il capitano.
+Non che avesse perduto la fede nell’armi popolari,
+molto meno ne’ suoi vecchi commilitoni; ma unico,
+forse, fra quanti lo consigliavano, a giudicar con occhio
+esperto tutte le difficoltà dell’impresa, non gli pareva
+troppo il tentarla con un’agguerrita e ordinata
+milizia.
+</p>
+
+<p>
+Però, cosa fin qui non risaputa, appena ebbe impegnata
+co’ Siciliani la sua parola, Garibaldi presentossi
+al re Vittorio Emanuele, e confidatogli tutto
+il disegno, gli chiese se avrebbe permesso ch’egli si
+togliesse seco una delle brigate dell’esercito; precisamente
+la brigata Reggio, un reggimento della quale
+era comandato dal Sacchi, e contava così nelle file
+come ne’ quadri numerosi avanzi delle antiche falangi
+garibaldine. E Vittorio Emanuele, il quale probabilmente
+non aveva ancor consultato il conte di Cavour,
+nè ben ponderate tutte le ragioni della domanda che
+gli era rivolta, non assentì, ma non dissentì nemmeno
+apertamente; onde Garibaldi, chiamato con gran diligenza
+il Sacchi e riferitogli il colloquio avuto col Re,
+fidando senz’altro sulla devozione del suo più antico luogotenente
+di Montevideo, gli disse di tenersi pronto a
+seguitarlo col suo reggimento. Esultò il Sacchi; e tornato
+ad Alessandria e confidato il segreto a’ più intimi
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+suoi ufficiali, il Pellegrini, il Grioli, l’Isnardi, il Chiassi,
+il Lombardi, n’ebbe da tutti la stessa risposta ch’egli
+aveva data a Garibaldi. Se non che, era sogno troppo
+dorato. Scorsi pochi giorni, Garibaldi richiamava a Torino
+il Sacchi, e gli annunziava che il re Vittorio non
+solo negava il suo consenso al noto progetto, ma raccomandava
+che l’esercito stesse più serrato e disciplinato
+che mai, pronto a fronteggiare tutti gli eventuali
+nemici che gli stessi avvenimenti del Mezzodì
+potevano suscitare.
+</p>
+
+<p>
+E così fu che il posto assegnato, nella mente di
+Garibaldi alla brigata Reggio, toccò ai Mille. Certo
+che quell’idea rasentava l’utopía; nè era presumibile
+che Vittorio Emanuele, re prudente ed accorto
+se mai ve ne fu, e conscio de’ suoi doveri costituzionali,
+avrebbe impegnato la sua regia parola in un complotto
+che gettava il suo Stato novello nell’ignoto
+d’un’avventura, ed equivaleva ad un’aperta dichiarazione
+di guerra.
+</p>
+
+<p>
+Valga piuttosto il fatto, quale sulla fede di non disputabile
+testimonianza l’abbiamo narrato,<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a> a chiarire
+<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
+sempre più in quale confidente abbandono d’ogni più
+riposto loro pensiero vivessero a que’ giorni il Re Galantuomo
+e il Condottiero popolare, ed a riattestare
+in faccia alla storia, se pur ve n’ha mestieri, quanto
+fosse grande la complicità della Monarchia in quella
+congiura fortunata, che ebbe per prologo Marsala e
+per lieta catastrofe l’unità nazionale.
+</p>
+
+<p>
+E sia pur vero che quella complicità sia stata, in
+sulle prime segnatamente, peritosa, ambigua, negativa:
+chiunque abbia senso delle necessità d’uno Stato, e
+memoria de’ pericoli che attorniavano a que’ giorni
+l’Italia, intende che non poteva essere diversa. La rivoluzione
+poteva azzardar tutto su una carta; la Monarchia
+no. L’alleanza della Monarchia colla rivoluzione
+non poteva essere effettuabile e fruttuosa che a
+due patti: che entrambe operassero a seconda della
+loro natura, e che l’una non usurpasse le parti e non
+intralciasse l’azione dell’altra. Un partito rivoluzionario
+che si fosse proposto procedere coi riguardi, le
+cautele, gli scrupoli d’un governo costituito, si sarebbe
+esausto nelle sterilità; un Governo che avesse voluto
+seguir gli andamenti, imitare le audacie e affettare la
+irresponsabilità d’un partito rivoluzionario, si sarebbe
+infranto contro la lega di tutti gli altri governi costituiti,
+e avrebbe trascinato nella propria rovina la
+causa stessa che voleva difendere. Era lecito a Garibaldi
+ed a’ suoi tentare il magnanimo giuoco, poichè al
+postutto si arrischiavano bensì molte vite preziose,
+ma non la patria tutta; il Governo del nuovo Regno
+d’Italia, responsabile non solo dell’esistenza sua, ma
+dell’avvenire della nazione intera, non poteva, senza
+abiura della sua stessa missione, correre la medesima
+sorte.
+</p>
+
+<p>
+Queste pertanto e non altre le ragioni della politica
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+all’aspetto obliqua, dubbiosa e talvolta bifronte
+del conte di Cavour alla vigilia di Marsala. Il problema
+che per Garibaldi era semplicissimo, per lui
+era terribilmente complesso ed aggrovigliato. Egli non
+poteva certo, senza offendere il sentimento della universalità
+degl’Italiani, guardar con occhio indifferente
+la sommossa siciliana, molto meno lasciarla
+strozzare disperata d’ogni soccorso; ma non poteva
+nemmanco farsene aperto campione, nè recare ostensibilmente
+un aiuto che avrebbe svelato anzi tempo
+il fine ultimo della sua politica, e attirato sopra il
+giovine Regno italiano la collera sino allora delusa e
+blandita di tutta l’Europa conservatrice. Poteva però
+permettere che l’aiuto si recasse, o fingere di non
+poter impedire che fosse recato; ma perchè questa
+tattica, non grande per fermo, ma certo utilissima,
+sortisse tutto il suo pieno effetto, gli era mestieri appunto
+di quell’arte occulta, sottile, prestigiosa, lesta
+di mano e larga di coscienza che offende le anime
+rettilinee e cavalleresche, e spiace in sulle prime ad
+amici e nemici; ma vien poi sempre perdonata, tanto
+è umana essa pure, in virtù dello scopo e in grazia
+del successo.
+</p>
+
+<p>
+E così fece. Che il conte di Cavour avesse scorto
+fin da’ primi giorni la grande importanza del moto
+siciliano, lo accerti questo solo: che prima ancora di
+conoscere gl’intendimenti di Garibaldi, egli fece chiedere
+al generale Ribotti<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a> (quel medesimo che aveva
+comandato i primi corpi volontari di Modena e di
+Parma), se, venendo il caso, avrebbe consentito d’andare
+a capitanare anco gl’insorti di Sicilia. Poscia
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+ebbe egli pure, come li avrà più tardi Garibaldi, alcuni
+giorni di dubbiezza e d’indecisione: le novelle
+di Sicilia non venivano più così propizie; già correva
+voce che l’insurrezione agonizzasse nei monti; e naturalmente
+l’uomo di Stato prima di dar un passo e
+di scoprire i suoi intendimenti esitava.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia, quando intese che la lotta nell’Isola persisteva
+e che Garibaldi s’era impegnato a soccorrerla;
+quando udì intorno a sè gli esuli di Napoli e di Sicilia
+preganti per la loro terra nativa; quando vide tra
+i complici e i fautori dell’insurrezione i suoi stessi
+amici e più fidati seguaci; quando s’accorse che il
+grido per la Sicilia non era artificio d’un sol uomo
+o d’un sol partito, ma eco schietta e profonda d’un
+sentimento dell’intera nazione; allora non vacillò più,
+e concesse a’ soccorritori tutto quello che a governante
+di Stato ordinato era lecito concedere: la balía
+di prepararsi, d’armarsi, di salpare all’ombra del
+suo Governo e sotto l’egida del suo Re.<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>
+</p>
+
+<p>
+Così quando il Comitato del <i>Milione di fucili</i> fece
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+intendere che le armi raccolte a Milano dovevano essere
+trasportate a Genova, finse di non saperlo; che
+se poi quell’armi furono negate e sequestrate, l’autore
+del diniego e del sequestro è noto; una appunto di
+quelle anime rettilinee e cavalleresche che non sapevano
+seguire la politica molto curvilinea del conte di
+Cavour; nè intendere si «potesse avere un rappresentante
+presso il Re di Napoli e mandar de’ fucili in
+Sicilia.<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Così quando tra il 18 e il 19 aprile Giuseppe
+La Masa si presentava al conte di Cavour per chiedergli
+in nome de’ suoi compagni d’esiglio di voler
+concedere alla insurrezione un aiuto un po’ più efficace
+della semplice astensione e di risarcire almeno i fucili
+staggiti a Milano; ecco il Conte fare un altro passo
+ancor più decisivo, e ordinare al La Farina di somministrare
+a Garibaldi quante armi avesse disponibili
+ne’ suoi depositi la Società nazionale. Che se poi quelle
+armi parvero scarse e pessime, e furon date con avarizia
+e mala grazia, e rinfacciate poi con acrimonia e
+superbia, la colpa ricade sull’uomo che il Cavour s’era
+tolto a Ministro della sua politica segreta, un uomo
+di nobile mente, di infaticabile e fervido patriottismo;
+ma invasato di passione partigiana, infatuato nell’idea
+d’aver egli solo preparato la spedizione siciliana, e
+morto col rancore male dissimulato<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a> di aver rappresentato
+sulla scena italiana una parte poco vistosa e
+poco applaudita.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
+</p>
+
+<p>
+E così finalmente, quando la spedizione fu in procinto
+di partire, inviava nelle acque di Sardegna l’ammiraglio
+Persano, coll’ordine di catturare i volontari
+se toccavano qualche porto dell’Isola,<i> ma di lasciarli
+procedere nel loro camminino incontrandoli per mare</i>;
+ordine, a dir vero, che non imponeva all’Ammiraglio
+alcuno sforzo straordinario d’acume, nè alcuna prova
+singolare di coraggio per essere nel suo vero senso
+interpetrato.<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
+</p>
+
+<h3>IX.</h3>
+
+<p>
+Intanto Garibaldi, visitato nuovamente a Torino
+dal Crispi, dal Medici, dal Finzi, dal Bertani, e presi
+con loro gli ultimi accordi, partiva il giorno 20 aprile
+per Genova, e dalla casa del suo amico Coltelletti passato
+tostamente nella Villa Spinola presso Quarto, offertagli
+dall’altro suo amico Candido Augusto Vecchi,
+piantava colà il Quartier generale della spedizione.
+</p>
+
+<p>
+Questa infatti pareva irrevocabilmente deliberata.
+Il Bixio, cercato indarno un bastimento che assumesse
+il viaggio periglioso, pel puro noleggio, era riuscito
+più fortunatamente a persuadere Raffaele Rubattino
+a lasciarsi rapire, con un simulacro di pirateria, e
+mercè la sola malleveria della firma di Garibaldi, due
+de’ suoi piroscafi, e al più era provveduto.
+</p>
+
+<p>
+Le carabine di Milano si potevan dire perdute;
+ma i mille cinquecento fucili e le cinque casse di munizioni,
+promessi dal La Farina, e qualche diecina di
+carabine e di rivoltelle raccolte a Genova, parevan
+bastare al bisogno. I danari penuriavano, ma si contava
+sulla cassa del <i>Milione di fucili</i> e intanto si
+suppliva alle prime spese con ottomila lire mandate
+dai Pavesi e con qualche dono venuto a Garibaldi da
+Montevideo.
+</p>
+
+<p>
+La gioventù abbondava e passeggiava anche troppo
+<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
+rumorosamente le strade di Genova: l’accordo infine
+tra i capi delle varie parti, o meglio dire tra i membri
+dei varii Comitati patriottici (quello di <i>Soccorso degli
+Esuli siciliani</i>; quello della <i>Società nazionale</i>; quello
+del <i>Partito d’azione</i>), pareva più o meno affettuosamente
+stabilito; e una voce già correva da Villa Spinola
+per tutte le fila che la notte del 27 aprile si
+sarebbero salpate le àncore.
+</p>
+
+<p>
+Se non che le Bande siciliane toccavano appunto
+in que’ giorni la rotta di Carini; e un telegramma in
+cifra spedito da Malta da Nicola Fabrizi a Francesco
+Crispi venne interpretato così:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Malta, 26 aprile 1860.
+</p>
+
+<p>
+Completo insuccesso nelle provincie e nella città di Palermo.
+Molti profughi raccolti dalle navi inglesi giunti in
+Malta.<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Era quanto dire tutto finito; e se i più, gli esuli
+principalmente, non potevano ancora confessarlo, Garibaldi,
+il quale fin da principio aveva posto per condizione
+del suo soccorso la durata dell’insurrezione,
+e si era mostrato più d’ogni altro impensierito della
+gravità del cimento, appena udito l’infausto annunzio
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+dichiarò che l’impresa era ormai impossibile, e ne
+disdisse egli stesso gli apparecchi. Con quale animo
+i principali attori e cooperatori della spedizione accogliessero
+l’inattesa risoluzione del loro Capitano, non
+si potrebbe con una sola parola ridire. I consigli e i
+propositi furono diversi secondo i caratteri e i temperamenti,
+gl’interessi e le parti. Chi esclamava, come
+il La Masa: Garibaldi non necessario, e lui essere sempre
+pronto a prenderne il posto; chi sconsigliava severamente
+la spedizione come il Sirtori, ma diceva:
+«se Garibaldi parte io lo seguo;» chi la dava addirittura
+per fallita e se ne ritornava rassegnato a Torino,
+come il La Farina; chi infine, come il Crispi, il Bertani,
+il Bixio persistevano a crederla sempre effettuabile,
+e con questa nobile ostinazione nell’animo si stringevano
+intorno al Generale, scongiurandolo a non desistere
+dal magnanimo voto, a non privare quella povera
+Isola combattente del poderoso soccorso della
+sua spada, a pensare a tanta gioventù accorsa d’ogni
+dove per combattere o morire con lui: a pensare all’Italia.
+</p>
+
+<p>
+Generosi consigli, ma vani: Garibaldi ne’ solenni
+cimenti non li prende mai che da sè stesso. Però
+ascoltava cortesemente tutti; ma non dava risposta
+concludente e decisiva a veruno. Fin dall’arrivo di
+quell’infausto telegramma aveva mutato d’aspetto.
+Fattosi anche più pensoso e taciturno del consueto,
+andava solitario lungo la spiaggia del mare e vi restava
+lunghe ore immobile, silenzioso, cogli occhi fissi
+ad un punto dell’orizzonte, come se vi scorgesse tra
+le ultime brume la immagine dolente e insanguinata
+della Sicilia, e ognuna di quelle ondate che veniva a
+frangersi a’ suoi piedi gli portasse dal deserto infinito
+il responso del suo destino.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+</p>
+
+<p>
+Così era fatto Garibaldi! Il consiglio decisivo egli
+non lo chiedeva più oramai ai sillogismi della ragione;
+ma lo aspettava da que’ moti istintivi, da quelle ispirazioni
+inconscie, da quei presagi fatidici che sono
+il sesto senso, la coscienza privilegiata, il Dio ignoto
+de’ poeti e degli eroi.
+</p>
+
+<p>
+Però ripetiamo qui ciò che scrivemmo in altre
+pagine, per risposta ai tanti che si vantarono d’avergli
+persuaso Marsala: nessuno lo persuase; nessuno lo
+dissuase. Garibaldi non può essere misurato al metro
+comune, e chi lo dimentichi rischierà quasi sempre
+di sbagliare la giusta grandezza così delle sue colpe,
+come delle sue virtù. La Poesia, fatidica interprete della
+storia umana, attribuì sempre ad una volontà divina
+le gesta solenni degli eroi; e solo al celeste lume della
+Poesia convien cercare la spiegazione suprema di Marsala.
+È l’Araldo di Giove che strappa il Dardanide
+dai molli talami della Cartaginese, e gli rammenta il
+grande fato di Roma; è l’Angiolo del Signore che
+scuote in sogno il pio Goffredo e gli addita il Sepolcro
+di Cristo; son voci arcane dall’alto che suscitan la
+Vergine di Domrémy e l’armano per il riscatto della
+patria sua; e fu certo una gran voce echeggiata dentro
+le profondità più ascose dell’anima sua, quella che
+troncò tutti i contrasti, vinse tutte le dubbiezze di
+Garibaldi, e all’improvviso, imperiosamente, inappellabilmente,
+come un cenno di Dio, gl’intimò la partenza:
+«Partiamo,» disse il 1º maggio agli amici raccoltisi
+ancora intorno a lui a iterare le preghiere e
+supplicare la risposta: «Partiamo, ma purchè sia domani.»
+E domani non era possibile; ma quel grido
+subitaneo d’impazienza, quella fretta quasi febbrile,
+dopo tanti giorni d’indecisione, attesta una volta di
+più che l’eroe agiva oramai sotto l’impero d’una volontà
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+arcana, e che scendendo nell’arena egli sentiva
+intorno a sè, come Achille e Rolando, l’egida d’una
+protezione divina.
+</p>
+
+<h3>X.</h3>
+
+<p>
+La sera del 4 maggio Genova ferveva d’insolito
+moto. Le vie brulicavano d’una folla straordinaria;
+capannelli di cittadini si componevano e scomponevano
+rapidamente in tutti i canti, e la voce: «Partono
+stanotte,» volava con accenti alterni di ansietà
+e di gioia su tutte le labbra. Intanto drappelli di giovani,
+all’aspetto forastieri, traversavano taciti e affrettati
+la città e si dirigevano tutti insieme, come
+mossi da un solo pensiero, fuori di Porta Pila. Poche
+ore dopo il Bixio, finto pirata, saltava con pochi seguaci
+a bordo del <i>Piemonte</i> e del <i>Lombardo</i> (i due vapori
+concessi dal Rubattino) e se ne impadroniva, e Garibaldi
+in camicia rossa e <i>puncio</i> americano, il sombrero
+sugli occhi, la sciabola sulle spalle, il <i>rewolver</i>
+e il pugnale alla cintura, scendeva sul far della mezzanotte
+da Villa Spinola alla spiaggia di Quarto, e colà
+attorniato tosto da’ suoi volontari giunti prima di lui
+al convegno, e tornato sereno e quasi ilare, vi attendeva
+in placidi ragionari l’arrivo dei predati bastimenti.
+Il Governo solo in tanto tramenío sembrava dormire
+profondamente.
+</p>
+
+<p>
+Era però succeduto un piccolo incaglio. L’operazione
+de’ bastimenti era stata più lunga del supposto;
+la macchina del <i>Lombardo</i> non funzionava bene, talchè
+era stato mestieri che il <i>Piemonte</i> se lo attaccasse
+alla poppa e lo traesse a rimorchio; onde Garibaldi,
+dubitando di qualche inatteso sinistro, fu preso subitamente
+da una tal quale impazienza, e buttatosi in un
+<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
+canotto faceva vogare a forza di poppa verso Genova
+per verificare co’ suoi occhi la causa dell’indugio. Fortunatamente
+i bastimenti erano già in cammino; e
+Garibaldi balzato a bordo del <i>Piemonte</i> e preso da
+quel momento il governo della piccola flottiglia, comandò
+egli stesso la manovra per accostar la spiaggia
+di Quarto. Colà tutto era pronto: da Villa Spinola eran
+già stati calati i mille fucili, non più, dati dal La Farina<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>
+(i viveri, le munizioni e il resto dell’armi dovevano
+esser presi in mare); il Bertani aveva già consegnato
+a Garibaldi trentamila franchi in oro, terzo
+della somma offerta del <i>Milione di fucili</i>;<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a> i Legionari
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+«battevano il piede sulla spiaggia, come il corsiero
+generoso impaziente delle battaglie;<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>» e in brev’ora,
+senza strepito e senza disordine, tutto fu imbarcato.
+</p>
+
+<p>
+Già biancheggiava l’alba del 5 maggio: le camminiere
+fumavano; la rotta era segnata; tutti gli ordini
+erano dati; il Bixio al comando del <i>Lombardo</i>, il Castiglia
+a quello del <i>Piemonte</i>, non attendevano più che
+il segnale; Garibaldi tuonò un sonoro: <i>Avanti</i>; le
+àncore furono salpate; le ruote si scossero; le prue
+si drizzarono verso sirocco, e in brev’ora le due navi
+non furono che due masse nere, sormontate da un
+pennacchio grigio, sulla glauca conca del Golfo ligure.
+</p>
+
+<p>
+<i>O nimis optato sæclorum tempore nati — Heroes
+salvete</i>.<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>» Voi portate l’Italia e la sua fortuna; voi
+state per scrivere una delle più stupende pagine del
+secolo nostro; voi apparecchiate alla patria l’unità,
+alla poesia la leggenda, al valore latino una novella
+apoteosi, e felici o sfortunati siete immortali. Però
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+scegliere tra voi la schiera de’ più eletti sarebbe ingiusto:
+vi accomuna la fede nella virtù, vi uguaglia
+la religione del sacrificio, e Omero dovrebbe scrivere
+il vostro eroico catalogo coll’intero Albo dei <i>Mille</i>.
+</p>
+
+<h3>XI.</h3>
+
+<p>
+Garibaldi non poteva cimentar sè e la causa d’Italia
+a sì perigliosa avventura senza chiarire alla nazione
+ed al suo capo i propri intendimenti e, soprattutto, senza
+stringere co’ suoi amici lasciati sul Continente tutti
+gli accordi che valessero ad assicurargli alle spalle
+una base d’operazione ed una fonte durevole di soccorso.
+</p>
+
+<p>
+Al Re aveva scritto: non aver consigliato l’insurrezione
+dei Siciliani, ma dacchè essi s’erano levati
+in nome dell’unità italiana non poter più esitare a
+correre in loro aiuto. Sapeva la spedizione pericolosa,
+ma confidava in Dio e nel valore de’ suoi compagni.
+«Suo grido sarebbe sempre: Viva l’Unità d’Italia e
+Vittorio Emanuele, suo primo e più prode soldato. Non
+avergli comunicato il suo progetto, perchè temeva che
+la grande devozione che nutriva per lui l’avesse persuaso
+ad abbandonarlo.<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+</p>
+
+<p>
+All’esercito, memore della promessa fatta al Sacchi,
+raccomandava di non sbandarsi, di sovvenirsi che
+anche nel Settentrione avevamo nemici e fratelli, di
+stringersi sempre più ai suoi valorosi ufficiali ed a
+quel Vittorio, la di cui bravura «può essere rallentata
+un momento da pusillanimi consiglieri, ma che non
+tarderà a condurli a definitivi trionfi.<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Finalmente ad Agostino Bertani, creato da lui suo
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+proministro per tutta Italia, lasciava questi amplissimi
+incarichi:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Genova, 5 maggio 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Mio caro Bertani,
+</p>
+
+<p>
+»Spinto nuovamente sulla scena degli avvenimenti patrii,
+io lascio a voi gli incarichi seguenti:
+</p>
+
+<p>
+»Raccogliere quanti mezzi sarà possibile per coadiuvarci
+nella nostra impresa;
+</p>
+
+<p>
+»Procurare di far capire agl’Italiani, che, se saremo aiutati
+dovutamente, sarà fatta l’Italia in poco tempo, con poche
+spese; ma che non avranno fatto il dovere, quando si
+limitano a qualche sterile sottoscrizione;
+</p>
+
+<p>
+»Che l’Italia libera d’oggi, in luogo di centomila soldati
+deve armarne cinquecentomila, numero non certamente
+sproporzionato alla popolazione, e che tale proporzione di
+soldati l’hanno gli Stati vicini, che non hanno indipendenza
+da conquistare; con tale esercito l’Italia non avrà più bisogno
+di stranieri, che se la mangiano a poco a poco col pretesto
+di liberarla;
+</p>
+
+<p>
+»Che ovunque sono Italiani che combattono oppressori,
+là bisogna spingere tutti gli animosi e provvederli del necessario
+per il viaggio;
+</p>
+
+<p>
+»Che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia bisogna
+aiutarla, ma nell’Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel
+Napoletano, ec., dovunque sono dei nemici da combattere.
+</p>
+
+<p>
+»Io non consigliai il moto della Sicilia, ma venuti alle
+mani quei nostri fratelli, ho creduto obbligo di aiutarli.
+</p>
+
+<p>
+»Il nostro grido di guerra sarà: <i>Italia e Vittorio Emanuele</i>;
+e spero che la bandiera italiana anche questa volta
+non riceverà sfregio.
+</p>
+
+<p>
+»Con affetto
+</p>
+
+<p class="indr">
+»vostro <span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>.<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+</p>
+
+<p>
+E questo mandato troppo per sè solo vago e indeterminato,
+combinato con altre lettere e discorsi di
+Garibaldi, diverrà poi il primo germe maligno di dissidi
+che minacceranno più d’una volta di turbar la
+concordia del partito nazionale e saranno origine di
+alcuni non lieti episodi che avremo a narrare fra poco.
+</p>
+
+<p>
+Se non che la fortuna parve fin dai primi passi
+corrucciarsi dell’audace disfida, e suscitò ai navigatori
+una imprevista difficoltà. Una parte delle armi,
+e tutte le munizioni erano state caricate sopra due
+paranze, che dovevano aspettare con un fanale alla
+prua i due vapori all’altezza di Bogliasco e in essi
+trasbordare il loro carico. E difatti poco lontano dal
+punto indicato un fioco lume tremola sulle acque e par
+che navighi esso pure verso i piroscafi; quando, a un
+tratto che fu, che non fu,<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a> il lume dà volta, s’allontana,
+dilegua, lasciando tutta la costa nella silenziosa oscurità
+di prima. Indarno Garibaldi fa rallentare le macchine,
+indarno fruga, quanto gira l’occhio, la costa ed il mare;
+<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
+il mare e la costa non gli danno altra risposta. Era una
+terribile verità: quella barca portava a bordo la più
+necessaria parte dell’arsenale della spedizione; senza
+quella barca anche quel migliaio di grami fucili del
+La Farina diventava affatto inservibile; i Mille non
+erano più che una turba di viaggiatori inermi, ed ogni
+altro capitano avrebbe giudicato la spedizione ineffettuabile
+e deciso il ritorno. Non Garibaldi. Ordinato ai
+suoi Luogotenenti, partecipi del segreto, di nascondere
+a chicchessia il contrattempo, ormai fidente nella sua
+stella, e avendo probabilmente già trovato nella fervida
+mente il rimedio del male: «Non importa, esclama,
+facciamo rotta per il canale di Piombino;» e le due
+navi ripigliarono all’istante l’interrotto cammino, e i
+Volontari, che s’erano tutti levati a commentar quella
+sosta inattesa senza nulla capirne, tornarono inconsci
+e tranquilli ad accucciarsi sul ponte, a spandersi nelle
+cabine, a dondolarsi sui bordi; taluno a scriver le prime
+linee delle sue Memorie; tal altro a battagliare, come
+Don Giovanni, tra i ricordi della bella lasciata al paese,
+e gl’ingrati effetti del rollío e del beccheggio.
+</p>
+
+<p>
+Poichè v’era tutto un mondo su quel naviglio: la
+recluta ed il veterano; l’avventuriere e l’eroe; l’artista
+ed il filosofo; il settario ed il patriotta; il lafariniano
+intollerante ed il mazziniano arrabbiato: «il Siciliano
+in cerca della patria, il poeta d’un romanzo,
+l’innamorato dell’obblío, l’affamato di un pane, l’infelice
+della morte: mille teste, mille cuori, mille vite
+diverse; ma la cui lega purificata dalla santità dell’insegna,
+animata dalla volontà unica di quel Capitano,
+formava una legione formidabile e quasi fatata.<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+</p>
+
+<h3>XII.</h3>
+
+<p>
+Oltrepassato il Canale di Piombino la mattina
+del 7 maggio, la piccola flottiglia andò a gettar l’ancora
+innanzi a Talamone, a breve tratto da Porto
+Santo Stefano, a poche miglia da Capo Argentaro
+e dalla fortezza d’Orbetello. Nè fu certo per riposarvi.
+</p>
+
+<p>
+Parecchie potevano essere le ragioni di quella fermata,
+ma principale fra tutte quella di cercare su
+quella costa solitaria, ma spesseggiante di fortilizi e
+di arsenali terrestri e marittimi, un mezzo, un espediente
+qualsiasi per risarcire la grave perdita delle
+munizioni, o predate o smarrite colla paranza di Portofino.
+E però fu anche questo il primo scopo, cui
+Garibaldi converse i suoi pensieri. «Talamone (narra
+egli stesso) aveva un povero porto poveramente armato,
+comandato da un ufficiale e da pochi veterani.
+I Mille avrebbero potuto facilmente impadronirsene
+anche scalandolo; ma non sembrò conveniente, e perchè
+si sarebbe fatto troppo chiasso, e perchè non si
+era certi di trovarvi quanto abbisognava.»
+</p>
+
+<p>
+Conveniva dunque fidare in qualche stratagemma,
+e Garibaldi, già, lo sappiamo, non ne fu mai
+a corto.
+</p>
+
+<p>
+Sovvenutosi d’aver seco nel poco bagaglio la sua
+uniforme da Generale piemontese del 1859, appena
+sceso a terra la indossò, e fatto chiamare a sè il vecchio
+Comandante di Talamone, gli fu facile ottenere da
+lui, parte col prestigio del nome e l’affabilità de’ modi,
+parte coll’autorità di quell’assisa, tutto quanto gli occorreva.
+Se non che il Castellano era più volenteroso
+che ricco; nella sua vecchia bicocca non v’erano più
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+che pochi fucili arrugginiti e un’antiquata colubrina;
+buoni pur quelli, pensò il Capitano de’ Mille, ma non
+certo bastevoli alla sua grande miseria. Fortunatamente
+però il Comandante di Talamone nel consegnargli
+que’ poveri rimasugli fece intendere che le scorte
+di guerra di tutto quel tratto di costa erano raccolte
+nel forte di Orbetello, e che colà certamente la spedizione
+avrebbe trovato quanto le poteva occorrere.
+Bastò. Pochi istanti dopo il colonnello Türr riceveva
+da Garibaldi l’incarico di chiedere al Comandante
+d’Orbetello quante armi e munizioni aveva in serbo
+ne’ suoi arsenali; e due ore dopo, munito di questo
+biglietto di Garibaldi: — «Credete a tutto quanto vi
+dice il mio Aiutante di campo, il colonnello Türr, ed
+aiutateci con tutti i vostri mezzi per la spedizione che
+io intraprendo per la gloria del nostro re Vittorio
+Emanuele e per la grandezza d’Italia;» — il Colonnello
+stesso si presentava al maggiore Giorgini, tale
+era il nome del Comandante, e gli esponeva l’oggetto
+del suo mandato. Il Giorgini in sulle prime, sgomento
+della grave responsabilità cui andava incontro,
+ne rifuggì apertamente; ma poi il Türr seppe
+tanto dire e fare e così destramente dimostrargli
+l’impresa esser voluta dal Re, andarne della Sicilia
+non solo, ma dell’Italia, ogni ritardo poter riuscire
+esiziale, infine la responsabilità del concedere essere
+in quel caso un nulla al paragone di quella del rifiutare,
+che il buon Giorgini, ascoltando certo più
+le voci del patriottismo che quelle della rigida disciplina
+militare, finì col darsi per vinto, e col concedere
+tutto quanto gli era richiesto. Nè infatti quel
+giorno era ancora tramontato, che lo stesso Giorgini
+conduceva a Garibaldi (tenersi dal vedere egli
+stesso il magico eroe non avrebbe potuto) centomila
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+cartocci, tre pezzi da sei e milleduecento cariche, le
+quali, unite ai vecchi schioppi e alla barocca colubrina
+di Talamone, compirono l’armamento ben degno di
+quei Mille <i>pezzenti</i> alla conquista di un regno.<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>
+</p>
+
+<p>
+Ma di pari passo a questa, un’altra operazione,
+importantissima fra tutte, era stata compiuta. La gente
+imbarcata a Quarto non era fino allora che una turba
+informe e confusa; conveniva darle al più presto una
+forma ed un aspetto militare. Però anche a questa
+bisogna poche ore bastarono. Scesi a terra i Legionari,
+e passata una prima rassegna, millesettantadue risposero
+all’appello. In seguito, divisa la gente in nove
+compagnie, ed eletti: a Capo dello Stato Maggiore
+Giuseppe Sirtori, del Quartier generale Stefano Türr,
+dell’Intendenza Giovanni Acerbi, del Corpo sanitario
+il dottor Ripari; fu letto un Ordine del giorno, nel
+quale, dopo aver stabilito che il corpo riprenderebbe
+il nome di <i>Cacciatori delle Alpi</i>, e raccomandata
+l’abnegazione e la disciplina, era proclamato che il
+suo grido sarebbe sempre quello, rimbombato già
+sulle sponde del Ticino: <i>Italia e Vittorio Emanuele</i>.<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
+L’organizzazione poi, soggiungeva l’Ordine del giorno,
+sarebbe stata «in tutto simile a quella dell’esercito
+italiano a cui apparteniamo, ed i gradi, più che al
+privilegio, <i>sono dati</i> al merito, e sono gli stessi già
+coperti su altri campi di battaglia.<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>»
+</p>
+
+<p>
+A questo solo però non s’eran fermate le cure di
+Garibaldi. Il pensiero vagheggiato fin dai giorni della
+Cattolica di un’invasione nelle provincie romane, egli
+l’aveva sepolto in fondo al cuore, ma deposto non
+<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
+mai; e la riscossa siciliana non aveva fatto che ridestarlo
+e richiamarlo a vita novella. Nella mente sua
+un concetto non escludeva l’altro, anzi a vicenda s’integravano
+e insieme compievano quel disegno d’insurrezione
+generale di tutta Italia, che era il suo eroico
+sogno, e di cui i «cinquecentomila volontari e il milione
+di fucili» dovevano essere i fattori e gli stromenti.
+</p>
+
+<p>
+Poichè l’eroe aveva promesso il suo braccio ai Siciliani,
+e’ non intendeva ritrarlo; ma pensava sempre
+che la Sicilia potesse essere soccorsa in due modi:
+recandole un rinforzo d’armi e d’armati; e suscitando
+nella restante Italia, rimasta schiava, segnatamente
+nelle Marche, nell’Umbria e nel Napoletano, una vasta
+sommossa che mettesse in fiamme tutta la Penisola,
+e finisse una buona volta, per dirla con lui, «le nostre
+miserie di tanti secoli.» Da ciò le parole al Bertani
+«che l’insurrezione siciliana non solo in Sicilia
+bisogna aiutarla, ma dovunque sono nemici;» da ciò
+la lettera al Medici (Genova, 5 maggio 1860), nella
+quale consigliandolo a serbarsi per altre imprese ed
+a fare ogni sforzo per inviare soccorsi di armi e di
+gente in Sicilia, gli aggiungeva di fare «lo stesso nelle
+Marche e nell’Umbria, ove presto sarà l’insurrezione,
+e dove presto conviene promuoverla a tutta oltranza.<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>»
+Da ciò infine l’appello agl’Italiani bandito da Talamone:
+«Che le Marche, l’Umbria, la Sabina, Roma,
+il Napoletano, insorgano per dividere le forze de’ nostri
+nemici;» e quale ultimo portato di quest’idea,
+quella diversione o spedizione nell’Umbria, che fu
+detta di Talamone.
+</p>
+
+<p>
+Di questo fatto inesattamente si scrisse, e male si
+giudicò fin d’allora; ma alieni dall’occupare, con litigiose
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+digressioni, il posto sacro alla Storia, ci restringeremo
+a dire del fatto, quanto a noi stessi, testimoni
+e attori involontari, consta in modo non discutibile,
+nè confutabile.
+</p>
+
+<p>
+Nella mattina stessa del 7 maggio, Garibaldi faceva
+chiamare nella casa del Gonfaloniere, dove aveva
+posto il Quartier generale, il colonnello Zambianchi e
+gli proponeva di mettersi a capo d’una schiera di
+Cacciatori delle Alpi per tentare un’invasione nell’Umbria
+dal lato di Orvieto. Gli avrebbe dato, diceva,
+armi e danari; l’affidava che a poche miglia
+avrebbe trovato una colonna già in marcia di Livornesi
+che s’unirebbe a lui; lo lusingava che una
+spedizione si stesse preparando a Genova dal Cosenz e
+dal Medici, e ch’egli stesso, Garibaldi, potesse comparire
+nell’Umbria e pigliare il comando dell’impresa.
+</p>
+
+<p>
+E questo fu il primo capitale errore del Duce
+dei Mille. Lo Zambianchi, colonnello nel 1849 de’ Gendarmi
+della Repubblica romana, aveva lasciato dietro
+a sè una fama piuttosto di brutalità che di prodezza;
+e non possedeva certo alcuna delle doti necessarie
+a governare una siffatta impresa. Appunto perchè
+grosso di cervello, quanto spavaldo di cuore, non
+si rese alcun conto della difficoltà e della responsabilità
+del mandato, e l’accettò. Garibaldi gli diè
+facoltà di scegliersi, fra i Mille, una schiera di cinquanta
+o sessanta volontari, gli assegnò egli stesso
+due o tre ufficiali (buoni, diceva il Generale), i quali,
+indarno supplicato di non essere staccati dai camerata
+coi quali eran partiti, ma non volendo in quell’ora
+solenne dar l’esempio d’una indisciplinatezza, si rassegnarono
+al sacrificio; gli pose nelle mani sessanta
+buone carabine, quaranta <i>revolver</i> e seimila franchi;
+gli consegnò un Manifesto da bandirsi ai Romani, e
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+un foglio d’Istruzioni tutto di suo pugno e lo mandò
+con Dio.
+</p>
+
+<p>
+Il Manifesto già noto diceva:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Romani!
+</p>
+
+<p>
+»Domani voi udrete dai preti di Lamoricière che alcuni
+<i>Mussulmani</i> hanno invaso il vostro terreno. Ebbene, questi
+<i>Mussulmani</i> sono gli stessi che si batterono per l’Italia a
+Montevideo, a Roma, in Lombardia! quelli stessi che voi
+ricorderete ai vostri figli con orgoglio, quando giunga il
+giorno che la doppia tirannía dello straniero e del prete vi
+lasci la libertà del ricordo!
+</p>
+
+<p>
+»Quelli stessi che piegarono un momento davanti ai soldati
+agguerriti e numerosi di Buonaparte, ma piegarono
+colla fronte rivolta al nemico, ma col giuramento di tornare
+alla pugna, e con quello di non lasciare ai loro figli altro
+legato, altra eredità che quella dell’odio all’oppressore ed
+ai vili!
+</p>
+
+<p>
+»Sì, questi miei compagni combattevano fuori delle vostre
+mura, accanto a Manara, Melara, Masina, Daverio, Peralta,
+Panizzi, Ramorino, Mameli, Montaldi, e tanti vostri
+prodi che dormono presso alle vostre catacombe, ed ai quali
+voi stessi deste sepoltura, perchè <i>feriti per davanti</i>.
+</p>
+
+<p>
+»I vostri nemici sono astuti e potenti, ma noi marciamo
+sulla terra degli Scevola, degli Orazii e dei Ferrucci; la
+nostra causa è la causa di tutti gl’Italiani. Il nostro grido
+di guerra è lo stesso che risuonò a Varese ed a Como: <i>Italia
+e Vittorio Emanuele!</i> e voi sapete che con noi, caduti o
+vincenti, sarà illeso l’onore italiano.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Generale romano promosso da un Governo<br>
+eletto dal suffragio universale.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Le Istruzioni, ignorate sino ad ora e che per la
+prima volta si pubblicano, aggiungevano:<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="center">
+<i>Istruzioni al comandante Zambianchi.</i>
+</p>
+
+<p>
+«1º Il comandante Zambianchi invaderà il territorio
+pontificio colle forze ai suoi ordini, ostilizzando le truppe
+straniere mercenarie di quel Governo antinazionale con tutti
+i mezzi possibili.
+</p>
+
+<p>
+»2º Egli susciterà all’insurrezione tutte quelle schiave
+popolazioni contro l’immorale Governo, e procurerà ogni
+modo per attrarre con lui tutti i soldati italiani che si trovano
+al servizio del Papa.
+</p>
+
+<p>
+»3º Egli, campione della causa santa italiana, reprimerà
+qualunque atto di vandalismo col maggior rigore, e procurerà
+di farsi amare dalle popolazioni.
+</p>
+
+<p>
+»4º Chiederà, come è giusto, dai Municipi ogni cosa, di
+cui possa aver bisogno in nome della Patria, che compenserà
+alla fine della guerra ogni spesa sopportata da particolari
+e Comuni.
+</p>
+
+<p>
+»5º Egli propagherà l’insurrezione dovunque negli Stati
+del Papa ed in quelli del Re di Napoli, evitando, per quanto
+è possibile, di percorrere gli Stati italiani del re Vittorio
+Emanuele, il nome del quale e d’Italia saranno il grido di
+guerra d’ogni Italiano.
+</p>
+
+<p>
+»6º Eviterà più che possibile d’accettare soldati dell’esercito
+nostro regolare, anzi raccomanderà a questi di non
+abbandonare le loro bandiere, e che non tarderà il loro
+turno in combattimenti maggiori.
+</p>
+
+<p>
+»7º Trovandosi con altri corpi italiani nostri, procurerà
+di accordarsi circa le operazioni. Se alla testa di quei corpi
+si trovassero i brigadieri Cosenz o Medici, egli si porrà immediatamente
+ai suoi ordini, e se vi fosse guerra tra Vittorio
+<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
+Emanuele e i tiranni meridionali, allora si porrebbe
+agli ordini del comando superiore del Re o chi per lui.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»(<i>Firmato</i>) <span class="smcap">G. Garibaldi</span>
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Generale del Governo di Roma, eletto dal suffragio universale<br>
+e con poteri straordinari.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Ora come Garibaldi potesse dar per cosa quasi
+certa la prossima entrata del Cosenz e del Medici<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> nelle
+provincie romane, e molto più come potesse credere
+che l’esercito regio li avrebbe o preceduti o spalleggiati,
+è problema che forse Garibaldi stesso non saprebbe
+risolvere; uno dei tanti enigmi di cui tutte le
+congiure son piene, e quella del risorgimento italiano
+è riboccante.
+</p>
+
+<p>
+Comunque, lo Zambianchi, radunata la sua piccola
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+schiera, la sera stessa del 7 maggio spiccò la marcia
+verso Fontebranda, e incontrata la mattina vegnente
+la colonna promessagli de’ Livornesi,<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> continuò, attraverso
+tutta la Maremma grossetana, senza mai incontrare
+su suoi passi l’ombra d’un ostacolo. Soccorso
+dai Municipi di viveri, di vesti, e talvolta, come a
+Scansano, di armi; non molestato dalle Autorità governative,
+e spesso segretamente secondato, arrivò
+dopo dodici giorni di viaggio agiato e tranquillo a
+Pitigliano sul confine della provincia orvietana. Colà
+ospitato, mantenuto, al solito, festeggiato dagli abitanti,
+sostò comodamente altri tre giorni; e tra il 20
+e il 21 sconfinò. I troppi saggi di volgarità e d’imperizia
+dati dallo Zambianchi non consentivano più alcuna
+illusione sull’esito finale dell’impresa, e i pochi
+che nelle file ragionavano ancora, lo prevedevano e
+ne tremavano. Ma che fare? Non avrebbero potuto denunciare
+l’inettitudine del Comandante senza taccia
+di sediziosi; non sottrarsi al destino de’ loro camerata
+senza taccia di disertori, e convenne loro rassegnarsi,
+tacere e marciare sino alla fine. Infatti, giunti alle
+grotte di San Lorenzo, tra Valentano e Acquapendente,
+la catastrofe, preveduta, precipitò. Il Colonnello, disposti
+a rovescio gli avamposti e trascurate le più elementari
+norme di cautela militare, aveva lasciato i
+volontari disperdersi tra le case e le cantine, dove col
+dolce vin di Orvieto gli abitanti medesimi li attiravano;
+e abbandonatosi egli stesso a copiose libazioni,
+era caduto, briaco fradicio, in pesantissimo sonno.
+</p>
+
+<p>
+Intanto, scorsa poco più d’un’ora, uno squadrone
+di Gendarmi, condotti da quello stesso colonnello Pimodan
+che lasciò poi la vita a Castelfidardo, entrava
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+di sorpresa nel villaggio e lo traversava ventre a terra
+in tutta la sua lunghezza. Se non che non tutti erano
+venuti a patti coll’<i>Orvietano</i>: una mano di valorosi
+oppose da un caffè una disperata resistenza; al rumore
+della zuffa accorrono via via i più vicini e i
+meno assonnati: la pugna si accende alla spicciolata
+in più luoghi: una barricata improvvisata dinanzi al
+caffè sbarra la via ai cavalli nemici; una scarica bene
+aggiustata, penetrando nei loro fianchi, ne abbatte
+alcuni, e sgomina gli altri; e in men di due ore
+gli assalitori sono costretti a dar volta precipitosamente,
+lasciando dietro a sè non pochi feriti e prigionieri.
+I Garibaldini dunque non furono sconfitti, siccome
+i Pontificii spacciarono e molti ripeterono:<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a> essi
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+restarono padroni del terreno; essi stettero ancora
+accampati sul territorio pontificio circa tre ore, e soltanto
+al calar della sera in ordine minaccioso, trascinando
+seco lo Zambianchi più come un ostaggio che
+come un capitano, ripassarono il confine a Sovano, dove
+il Governo di Ricasoli, che quindici giorni prima li
+aveva lasciati armare de’ suoi fucili, li disarmò.
+</p>
+
+<p>
+E così nacque, procedette e finì la spedizione delle
+Grotte. Commessa a forze inadeguate, guidata da
+capo imbelle ed inetto, tentata in ora inopportuna fra
+popolazioni intorpidite ed avverse, essa doveva fallire
+al suo fine; ma se non fu vittoriosa nel suo campo,
+non ne recesse nemmeno disonorata; e fruttò almeno
+un’utile diversione all’impresa siciliana,<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> tenne incerti
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+e confusi più giorni i governi nemici d’Italia sui veri
+passi di Garibaldi e agevolò, col sacrificio di sessanta
+dei Mille, la vittoria de’ loro compagni.
+</p>
+
+<h3>XIII.</h3>
+
+<p>
+I Cacciatori delle Alpi erano già tornati a bordo;
+i cannoni di Talamone già imbarcati; i vapori passati
+nella mattina dell’8 dal Porto di Talamone in
+quel vicino di Santo Stefano, vi prendevano il resto
+delle provvigioni da guerra e da bocca, e nel pomeriggio
+del giorno stesso il naviglio sferrava nuovamente
+con mare placido alla volta di Sicilia. E per
+due giorni e due notti nessun accidente notevole. Sulla
+prua del <i>Piemonte</i> erano stati posti in batteria la colubrina
+e sul casseretto della sua poppa il cannone
+da quattro; i Legionari pigliavano le armi e le munizioni:
+l’Orsini, nominato capo dell’Artiglieria, piantava
+in un camerino un laboratorio pirotecnico; c’era
+un po’ di maretta e qualche volontario pagava il tributo;
+ma nel rimanente tutto andava a seconda. Soltanto
+a una cert’ora del giorno: «Un uomo, un uomo
+in mare,» si udì gridare a prua del <i>Piemonte</i>; ed infatti
+un volontario, chi disse caduto per caso, chi buttatosi
+per accesso subitaneo di pazzia, dal bastimento,
+compariva e scompariva sull’onde, sì che fu mestieri
+che il <i>Piemonte</i> sciasse e mettesse in acqua una lancia
+per pescare, non si seppe mai di certo, se il naufrago
+o il suicida. Episodio insignificante, e che certo avremmo
+taciuto, se Garibaldi, combinando insieme il ritardo
+cagionato da quel salvataggio col perditempo
+occorsogli per la paranza delle munizioni e colla conseguitane
+deviazione per Talamone, non avesse tratto
+da tutti quegl’indugi la conseguenza che essi, anzichè
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+nuocere, giovarono provvidenzialmente all’impresa;
+sia continuando l’incertezza del nemico sulla
+vera rotta dei due piroscafi, sia facendo in guisa che
+essi arrivassero allo scoperto di Marettimo proprio
+nel momento, in cui la crociera borbonica lasciava i
+paraggi di Marsala e correva a levante verso Capo
+San Marco.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi invece non nota nemmen di sfuggita
+altro più grave caso avvenutogli tra la notte del 10 e
+11 maggio, e che per poco non cagionò un cozzo rovinoso
+fra i due legni fratelli. Infatti era accaduto
+che il <i>Lombardo</i>, filando due nodi meno del <i>Piemonte</i>,
+aveva perduto tanta strada sul suo compagno, che al
+calar della notte era scomparso affatto dalla sua vista.
+Era un grave inconveniente tanto più che nelle tenebre
+il viaggiar di conserva diveniva indispensabile.
+Garibaldi però decide di aspettare lo smarrito; ma
+poichè era già nelle acque di Marettimo e poco lunge
+probabilmente dalla crociera nemica, così aveva fatto
+spegnere a bordo tutti i fanali e intimato il più rigoroso
+silenzio. Ma il <i>Lombardo</i>, che intanto aveva fatto
+strada, «giunto a poche miglia da Marettimo vide a un
+tratto davanti a sè una massa nera, immobile con
+tutto l’aspetto d’un nemico in agguato. Chi può essere,
+che cosa può volere a quell’ora in quelle acque
+un bastimento a vapore senza lumi, senza segnali,
+senza voci? Però è già da un quarto d’ora che Bixio
+è fisso con tutti i sensi su quell’inerte e cieco fantasma;
+ma più guarda, più ascolta e più il legno s’avanza
+e più gli cresce nell’animo il sospetto, che sin dal
+primo istante gli era balenato. Certo è una fregata
+nemica alla posta della preda. Che fare? Che fare?
+Bisogna risolvere, e presto, finchè ne avanza il tempo.
+Madido di freddo sudore, tremante di rabbia, ma
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+coll’animo sacrato ad ogni più mortale cimento, il Bixio
+ha deciso. Si rammenta che Garibaldi fin da Genova
+gli mormorò all’orecchio: — Bixio, se mai.... all’arembaggio, — e
+credendo giunta l’ora di eseguire l’ordine
+del suo Generale, urla al macchinista di spingere a
+tutta forza, al pilota di drizzar la prua sul supposto
+incrociatore, e sveglia con un disperato ululo d’allarmi
+tutto il bastimento. In un baleno la voce corre
+che si è caduti nella crociera borbonica; i volontari,
+che dormivano sicuri, si svegliano in sussulto, danno
+di piglio alle armi, si schierano instintivamente lungo
+i parapetti, si preparano a combattere contro chi, perchè,
+come, non lo sanno; ripetendo macchinalmente
+quella parola <i>all’arembaggio</i>, che molti non sanno
+nemmeno che cosa voglia dire, che i più, capaci appena
+di tenersi ritti su un bastimento, non avrebbero
+nemmen saputo come si tenti. Ma hanno fede in Bixio,
+e la disperazione opera l’usato effetto di dar valore
+anche ai più imbelli.
+</p>
+
+<p>
+»E Bixio, dal canto suo, continua a camminare in
+tutta furia sull’immaginario nemico, che immobile
+sempre pare che l’attenda e lo sfidi. A un tratto una
+voce sonora, piena, calda come un bramito, parte dal
+legno misterioso e rompe la silenziosa tenebra del
+mare: — Oh capitano Bixiooo! — Garibaldi! — scoppia
+in una voce sola il <i>Lombardo</i>. E Bixio già curvo all’estrema
+punta di prua per esser primo all’assalto,
+tremante ancora del disperato passo che era per dare,
+tremante anche più per l’irreparabile disastro che
+stava per cagionare, Bixio trova tuttavia la forza di
+rispondere:
+</p>
+
+<p>
+» — Generale!
+</p>
+
+<p>
+» — Ma cosa fate, volete mandarci a fondo?
+</p>
+
+<p>
+» — Generale, non vedevo più i segnali.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+</p>
+
+<p>
+» — Eh! non vedete che siamo in mezzo alla crociera
+nemica?... Faremo rotta per Marsala.
+</p>
+
+<p>
+» — Va bene, Generale.<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Marsala infatti era il punto che fin dalla sera del 10
+era stato scelto per lo sbarco. In sulle prime Garibaldi
+aveva titubato tra Porto Palo e Sciacca; ma poi
+un esame più diligente della costa e degli andamenti
+della crociera, e soprattutto i consigli pratici d’un bravo
+pescatore trovato nelle vicinanze di Marettimo, lo indussero
+a preferire, fra quei tre punti, il primo. Sciacca
+infatti era troppo lontano; Porto Palo non aveva pescaggio
+sufficiente; mentre Marsala, oltre alla bontà
+dell’ancoraggio ed all’abbondanza di battelli da sbarco,
+offriva questo importantissimo vantaggio, che navigando
+tra Marettimo e Favignana vi si poteva accostar
+più facilmente al coperto e trovarvi men pericoloso
+l’approdo.
+</p>
+
+<p>
+Oltre a ciò, spiando Garibaldi nella sera del 10 le
+mosse dei legni borbonici, li aveva veduti incamminarsi
+placidamente verso scirocco e levante, sicchè
+n’aveva argomentato che, quand’anche al suo uscire
+dall’Arcipelago delle Egadi fosse stato subito scoperto,
+egli si trovava però sempre assai più vicino a Marsala
+che gli incrociatori, quindi nella possibilità di afferrarvi
+molto prima che al nemico fosse bastato il
+tempo di traversargli il passo.
+</p>
+
+<p>
+Tutto ciò ben ponderato e considerato, le navi corrono
+per la rotta indicata; scivolano tra Marettimo
+e Favignana, e girato il Capo della Provvidenza, mai
+come in quell’istante meritevole del suo nome, ecco
+apparire dalla cima dell’Erice alla punta del Lilibeo
+tutta la costa siciliana, e tra breve, entro una cerchia
+<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
+di mura merlate le bianche case di Marsala, il
+<i>Porto d’Alì</i>.<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>
+</p>
+
+<p>
+Se non che quasi nel punto medesimo emersero
+alla vista, ancorate innanzi a Marsala stessa, due grosse
+navi. Erano, senza tema d’inganno, navi da guerra;
+ma di qual bandiera, con quali propositi? Un gran
+silenzio si fa a bordo. Tutti gli occhi son fissi sui due
+legni sospetti; il dubbio d’essere incapati nella crociera
+nemica accende la fantasia de’ più inesperti, e
+fa battere i cuori de’ più intrepidi; sullo stesso volto
+di Garibaldi passa una nube. Quando uno <i>schooner</i> inglese,
+che veniva facendo la rotta opposta al nostro
+naviglio, risponde al capitano Castiglia, che l’aveva
+interrogato, nella lingua sua: <i>They are two vassel of
+the british squadron</i>. — «Son due legni della squadra
+britannica.» — Un respiro allarga tutti i petti: le macchine
+sono spinte a tutta forza; l’onda fugge sotto
+le rapide ruote; l’ambito lido si disegna: <i>crebrescunt
+optatæ aures portusque potescit</i>; giù verso scirocco
+tre incrociatori nemici, richiamati dai telegrafi ottici
+della costa, rimontano col massimo della loro velocità
+verso i legni ribelli, ma è ormai troppo tardi: il
+<i>Piemonte</i>, già sorpassata la punta del molo, infila il
+porto; il <i>Lombardo</i>, sforzando la vaporiera fin ad investire
+la costa, lo segue a breve tratto; e al tocco
+dell’11 maggio 1860, i novelli Argonauti afferrano gloriosamente
+la lor Colchide agognata.
+</p>
+
+<p>
+Nè l’opera dello sbarco fu tardata un istante: numerose
+barche, quali prese a forza,<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> quali volontarie,
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+s’affollano intorno alle due navi, e prima ancora che
+i legni nemici, sempre accorrenti a tutto vapore, sian
+giunti a tiro de’ loro cannoni, il grosso della truppa,
+delle armi, delle provvigioni è già trasportato a terra.
+Anche gli incrociatori però ebbero tempo di sopraggiungere,
+e lo <i>Stromboli</i>, lasciata la Partenope che si
+trascinava al rimorchio, per nulla <i>impedito</i>, come fu
+novellato,<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> dai legni inglesi, rimastisi neutrali, veniva
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+a postarsi traverso, cominciando tosto a fulminare
+l’acqua, i bastimenti, le barche, la rada, il molo, di
+furiose e disordinate bordate.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+</p>
+
+<p>
+Vano rumore! Spreco impotente di polvere e di
+ferro! Ogni colpo, fosse la fretta, l’imperizia o la trepidazione
+de’ tiratori, muore nell’acqua o passa innocuo
+per l’aria, e le <i>Camicie rosse</i> sfilano in perfetta
+ordinanza fino alla città, salutando di viva, di motteggi,
+di risate la vana mitraglia.
+</p>
+
+<p>
+La prima prova era vinta. Otto secoli prima,<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> i
+Normanni di Ruggiero sbarcavano in Sicilia a fondarvi
+sullo sfacelo della dominazione mussulmana una monarchia
+cristiana, ma feudale; ora altri Normanni
+guidati da un eroe, non men famoso del nipote di
+Tancredi, scendevano nella medesima Isola non più
+conquistatori, ma liberatori, a fondarvi una monarchia
+civile e redentrice, pietra angolare dell’Unità
+d’Italia.
+</p>
+
+<h3>XIV.</h3>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Siciliani!
+</p>
+
+<p>
+»Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all’eroico
+grido della Sicilia — resto delle battaglie lombarde. — Noi
+siamo con voi — e noi non chiediamo altro che la liberazione
+della vostra terra. — Tutti uniti, l’opera sarà facile e
+breve. — All’armi dunque; chi non impugna un’arma, è un
+codardo o un traditore della patria. Non vale il pretesto
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+della mancanza d’armi. Noi avremo fucili, ma per ora un’arma
+qualunque ci basta, impugnata dalla destra d’un valoroso.
+I Municipi provvederanno ai bimbi, alle donne ed ai vecchi
+derelitti. — All’armi tutti! La Sicilia insegnerà ancora
+una volta come si libera un paese dagli oppressori, colla
+potente volontà d’un popolo unito.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Con queste parole annunziava ai Siciliani la sua
+calata nell’Isola, e il gagliardo appello diffuso prestamente
+da mani fidate in tutte le terre circostanti,
+correva come caldo soffio sulle ceneri semispente della
+rivoluzione, e ne sprigionava una vampa novella.
+</p>
+
+<p>
+Intanto però una cosa urgeva: marciare avanti al
+più presto. Marsala tanto propizia all’approdo, non lo
+era del pari alla dimora. Confinata in un angolo estremo
+dell’Isola, segregata dai maggiori centri dell’insurrezione,
+esposta ad essere circuita in brev’ora così dalla
+terra come dal mare, ogni buona cagione politica e militare
+consigliava a levarne senza indugio le tende.
+</p>
+
+<p>
+Oltre a ciò Garibaldi aveva compreso che, se v’era
+impresa in cui confidarsi alla celerità delle mosse, era
+quella; e provetto di quell’arte, fu risoluto di usarla
+da par suo. Comandò quindi che alla prima alba dell’indomani
+fosse suonato a raccolta e tutta la Colonna
+pronta alla partenza. Non aveva ancora fermo in mente
+alcun disegno preciso; ma vedeva però già chiara questa
+necessità: camminare diviato, per la più retta, su Palermo,
+salvo a prender più tardi consiglio dai casi e
+dalle fortune. Ora la via più retta era quella appunto
+che da Marsala va per Salemi, Alcamo, Partinico,
+Monreale, e che correndo fra due altre strade conducenti
+con giri più tortuosi al medesimo scopo, gli lasciava
+aperto il campo a quei volteggiamenti ed a
+quelle finte, di cui era maestro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+</p>
+
+<p>
+Con questa semplice idea nella mente, la mattina
+del 12 fece dare nelle trombe. Nessuna marcia di
+esercito potente e vittorioso fu più allegra, come la
+prima di que’ poveri Mille, cui poteva attendere tra
+poco l’ultimo sterminio. Gli è che per essi il solo
+esser sbarcati su quella terra, era già una conquista, e
+il passeggiarla co’ loro piedi un trionfo. Alla lor testa
+camminava Garibaldi stesso. A Marsala erano stati
+presi alcuni cavalli, e il Generale aveva ricevuto in
+dono un’eccellente puledra; tuttavia dopo averla montata
+per breve tratto fuori della città, ne era sceso
+per marciare a piedi co’ suoi commilitoni e dividere
+con essi la fatica gioconda di quella prima tappa. E i
+Mille seguivano, alacri e giulivi quali mai non erano
+stati, ballando, avreste detto, più che camminando,
+burlandosi della canicola, non avvertendo la sete, cantando
+in dieci dialetti diversi le loro vecchie canzoni
+di guerra; osservando, paragonando, illustrando più
+come una brigata di viaggiatori artisti che come una
+colonna di soldati, gli spettacoli dell’insolita natura;
+apostrofando ogni Siciliano, e più, s’intende, ogni Siciliana,
+che incontrassero per via, di cui ammiravano e
+commentavano, secondo i gusti, il vernacolo melodioso,
+i grand’occhi neri, la tinta olivigna, i fieri aspetti
+de’ maschi, la selvaggia bellezza delle donne, l’orrendo
+sfacelo delle vecchie, la innocente nudità dei bambini.
+</p>
+
+<p>
+Così la Colonna era giunta a Rampagallo, feudo
+di un barone Mistretta, a mezza via tra Marsala e
+Salemi, e colà fu ordinato il <i>grand’alto</i>. Se non che,
+considerato l’ora tarda, la stanchezza già incipiente
+della truppa, l’inopportunità di arrivare in Salemi di
+notte, la scarsezza di notizie del paese circostante,
+Garibaldi deliberò di fermarsi nel luogo stesso dove
+era giunto e di pernottarvi. E fu a Rampagallo che
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+cominciarono a comparire i primi segni di quella insurrezione
+siciliana, di cui sino allora, a dir vero, eran
+corse più le novelle che apparse le prove. Infatti i due
+fratelli Sant’Anna e il barone Mocarta, che campeggiavano
+coi resti delle bande del Carini sui monti del
+Trapanese, appena udito lo sbarco del Liberatore, si
+erano affrettati, con una mano dei loro, sulle sue traccie,
+e raggiuntolo al bivacco di Rampagallo gli si eran
+presentati. Non eran più di cinquanta; coperti la più
+parte di pelli di caprone, e armati di vecchie scoppette
+e di pistole arrugginite; ma se Garibaldi avesse
+veduto arrivargli il soccorso d’un intero esercito, non
+sarebbe stato più radiante. Questi abbracciava, a quelli
+stringeva la mano, per tutti trovava qualcuna di quelle
+sue maliarde parole, di quelle sue note carezzevoli, di
+quei suoi sorrisi fascinatori che furono dovunque, ma
+saranno principalmente fra i Siciliani, il maggior segreto
+del suo trionfo.
+</p>
+
+<p>
+Occupato pertanto il rimanente della giornata a
+riordinare la Legione, che fu ripartita in otto compagnie
+e due battaglioni ai comandi del Bixio e del Carini,
+e ad organizzare coi marinai del Piemonte e del
+Lombardo una compagnia di cannonieri; la mattina
+appresso la Colonna riparte per Salemi, e dopo una
+marcia alquanto più faticosa della precedente, in sulle
+prime ore del meriggio vi arrivò. E colà i Mille cominciarono
+ad avere una prima idea delle ovazioni siciliane.
+Intanto che da tutti i campanili della città le
+campane volavano a gloria, una turba di popolo, accompagnato
+da una musica, moveva incontro ai liberatori,
+dando loro un primo saggio di quel pittoresco linguaggio
+tutto meridionale, fatto insieme di mimica e
+di suoni, più dipinto, direste, che parlato e che nei
+momenti delle grandi ebbrezze scoppia in un tumulto
+<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
+bacchico di urla selvaggie, di gesti vertiginosi, di contorsioni
+quasi epilettiche, che ora direste un’eco lontana
+delle orgie dionisiache, ora vi dà l’immagine
+d’un ballo di Dervisch urlanti e danzanti al suono
+della <i>darbouka</i>, testimonianza a tutti sensibile che una
+ricca vena di sangue greco ed arabo scorre sempre
+sotto le carni infocate del Siculo nativo.
+</p>
+
+<p>
+«Quando poi giunse il Generale (scrive uno dei
+Mille),<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a> fu proprio un delirio. La banda si arrabbiava
+a suonare; non si vedevano che braccia alzate e armi
+brandite; chi giurava, chi s’inginocchiava, chi benediceva;
+la piazza, le vie, i vicoli erano stipati, ci volle
+del bello prima che gli facessero un po’ di largo. Ed
+egli, paziente e lieto, salutava e aspettava sorridendo.»
+</p>
+
+<p>
+Entrato in città, dato quel resto di giornata al
+riposo, ed alla pulizia della sua truppa, raccolto il
+Consiglio de’ suoi maggiori Luogotenenti e dei capi
+delle Deputazioni inviategli a fargli omaggio, emanava
+due solennissimi decreti. Coll’uno assumeva, per la
+volontà dei principali cittadini e dei liberi Comuni della
+Sicilia, e in nome di Vittorio Emanuele re d’Italia, la
+Dittatura; coll’altro bandiva la leva in massa di tutti gli
+uomini atti alle armi dai diciassette ai cinquant’anni,
+partendoli in tre classi di milizie: attiva, distrettuale
+e comunale, ordinamento che più tardi l’Italia crederà
+di apprendere dagli eserciti germanici, e le era
+antico e naturale. Che se quel secondo decreto, infrangendosi
+contro l’inveterata dissuetudine de’ Siciliani
+da ogni milizia obbligatoria, restò lettera morta, non
+affrettiamoci per questo a giudicarlo, come parve a
+taluno, sragionevole ed improvvido. Poteva essere,
+quanto a’ modi ed al tempo, meglio elaborato ed apparecchiato;
+<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
+ma quanto al concetto attestava, per dirlo
+con uno storico,<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a> «della mente del Dittatore» e fa il
+suo miglior elogio. Garibaldi aveva compreso quant’altri
+che primo fondamento all’impresa d’Italia era una
+grande, stabile ed ordinata milizia. Che se più tardi
+fu costretto dalla necessità d’una guerra, che non permetteva
+tregua, a combattere con bande tumultuarie
+ed eserciti improvvisati, egli può gloriarsi d’aver
+saputo vincere con quelli, non essere accusato di non
+aver saputo ordinarne di migliori. E non vogliamo
+accusare nemmeno la Sicilia. Educata dalla funesta
+signoria borbonica a non vedere nelle milizie stanziali
+che gli stromenti della sua oppressione, era naturale
+che essa non discernesse subitamente la differenza che
+correva tra un pretoriano della tirannide e il difensore
+d’una libera patria, e si spiega senza colpa d’alcuno,
+fuorchè della triste eredità del passato, come
+essa non intendesse il grande diritto che il suo Liberatore
+le conferiva, chiamandola all’adempimento di
+quel supremo dovere.
+</p>
+
+<p>
+A modo suo però, conforme le sue forze e il suo
+costume, la Sicilia aveva risposto all’appello. La rivoluzione
+si rianimava. Se le città ferreamente compresse
+da forti presidii non ardivano ancora rialzar la testa;
+le campagne, specialmente nelle provincie più occidentali
+dell’Isola, cominciavano a riscuotersi; e se altro
+non potevano, allargavano intorno alla Colonna liberatrice
+il terreno, su cui vivere e combattere. Il La Masa,
+popolarissimo in Sicilia pei ricordi del 48, inviato a
+sommuovere i distretti di Santa Ninfa e Partanna, correva
+quelle terre annunziando Garibaldi, rovesciando
+e istituendo governi, fugando i birri borbonici, raccogliendo
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+i primi nuclei di quelle nuove bande che tra
+poco egli stesso comanderà.
+</p>
+
+<p>
+Una banda di circa seicento, comandata da Giuseppe
+Coppola, era già calata dai ricoveri di Monte
+San Giuliano, e fin dalla sera del 13 arrivata a Salemi
+per offrire il suo braccio al Dittatore; un’altra
+squadra di un centinaio, la conduceva il giorno seguente
+quel frate Pantaleo, divenuto per brev’ora
+famoso, incontrato dai Mille presso a Rampagallo, che
+era ben lunge dal meritare il titolo di «novello Ugo
+Bassi,» da Garibaldi conferitogli; ma che però in
+quel momento colla simpatica figura, la scorrevole parlantina,
+il carattere non per anco sconsacrato e il
+bizzarro accoppiamento della cocolla e della camicia
+rossa, giovava ad apostolare quegl’ingenui Isolani ed
+a persuadere loro che Garibaldi non era quel Saracino
+che era stato loro dipinto, e che egli veniva non
+a spiantar la croce, ma a rassodarne nella giustizia
+e nella libertà il santo stelo.
+</p>
+
+<p>
+Da lontano poi arrivavano non meno promettenti
+novelle. Rosolino Pilo (riuscito finalmente, dopo lunghe
+peripezie, ad unirsi agli insorti) teneva sempre con
+una mano di prodi le alture di San Martino nei dintorni
+di Monreale; e formava da quel lato un’estrema
+avanguardia utilissima; nel contado di Ventimiglia,
+di Ciminna, di Misilmeri, il La Porta, il Firmaturi,
+il Piediscalzi, il Paternostro, battevano ancora la montagna;
+infine, cosa nuova per Garibaldi e per vero
+significantissima, il Clero faceva quasi dovunque causa
+comune colla rivolta; anzi in molti luoghi ne era il
+principale istigatore e condottiero egli stesso; tanto
+profondo, universale, superiore ad ogni precetto di
+rassegnazione e ad ogni legge di perdono, era l’odio
+del nome borbonico.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+</p>
+
+<p>
+E fu sotto l’impressione di quello spettacolo che
+Garibaldi bandì da Salemi stesso quel suo proclama
+ai «buoni preti» (un arguto disse: «Sarebbe stato meglio
+dire, <i>ai preti buoni</i>»), nel quale, «consolatosi che
+la vera religione di Cristo non fosse perduta,» li incoraggiava
+a perseverare nella loro santa crociata, «fino
+alla totale cacciata dello straniero dal suolo d’Italia.»
+E non solo tentava affezionarsi quei buoni preti coi
+proclami; ma li cercava, li voleva d’attorno, li festeggiava,
+li seguiva nelle loro chiese, s’inginocchiava ai
+loro altari; azioni codeste che in tutt’altri che Garibaldi
+si potrebbero dire volgari furberíe politiche; ma
+che in lui erano una riprova, un documento di più
+che una sola fede dominava veramente nel suo spirito:
+la patria; e che chiunque gli paresse disposto a
+dargli mano per redimerla, Papa o Re, zoccolante o
+soldato, angelo o demone, egli era pronto a celebrarlo,
+e, se occorreva, ad adorarlo.
+</p>
+
+<h3>XV.</h3>
+
+<p>
+Il Governo borbonico conosceva fin da’ primi suoi
+apparecchi la spedizione garibaldina; ma pur movendone
+qualche lagno al Governo sardo, l’aveva superbamente
+disprezzata, credendo che la sua crociera
+sarebbe bastata a colarla a fondo. Quando invece la
+vide sbarcar felicemente sotto gli occhi delle sue fregate,
+non potendo più negare il fatto, si provò a svisarlo,
+dipingendo gli sbarcati come una mano di filibustieri,
+annunciando come una vittoria la cattura
+de’ loro bastimenti, già abbandonati, consolandosi colla
+illusione che li avrebbe tutti esterminati, se non fosse
+stato l’impedimento de’ due legni inglesi. Finalmente
+quando i filibustieri presero terra, e malgrado i telegrammi
+<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
+de’ suoi Luogotenenti che li davano per distrutti
+e annichilati, li vide avanzare e ingrossare più
+vivi e baldanzosi che mai, allora scosse il letargo, e
+intanto che la sua Diplomazia protestava contro la
+perfidia del Gabinetto piemontese ed empiva di lai
+tutte le Corti dell’Europa; dava ordine a Palermo di
+inviare contro gl’invasori il nerbo delle sue truppe
+migliori, e di schiacciarli rapidamente in un sol colpo.
+</p>
+
+<p>
+Per effetto di questi ordini, una colonna di tremila
+fanti, cento cavalli e quattro pezzi di artiglieria,
+agli ordini del generale Landi, marciava tosto per
+Partinico ed Alcamo alla volta di Salemi; mentre altre
+truppe navigavano per Trapani o salivano da Girgenti
+col proposito di mettere i filibustieri tra due fuochi e
+toglier loro ogni scampo.
+</p>
+
+<p>
+Come però il Landi fu giunto, in sul pomeriggio
+del 14, a Calatafimi, vista la gagliardía del sito, deliberò
+di appostarvisi e di aspettare a quel varco inevitabile
+il nemico. Nè la postura, dato il concetto di
+una difensiva, poteva essere migliore. Essa offriva in
+un punto il doppio vantaggio tattico e strategico.
+Calatafimi, vecchia città saracena, giace sul dorso di
+un colle, dal quale mediante un’agevole sella se ne
+spicca un altro che serve quasi di spalla al primo, e
+scendendo a terrazze, degradanti fino ad un’aperta
+e brulla pianura, domina le due strade di Palermo e
+di Trapani, e come un bastione bifronte la serra. Tutto
+quel luogo porta ancora il funebre nome di <i>Pianto
+de’ Romani</i>, in memoria della rotta inflitta dagli Egestani
+al console Appio Claudio, nel 263 avanti Cristo,
+ed ora attende che un altro pianto lo ribattezzi <i>Pianto
+de’ tiranni.</i>
+</p>
+
+<p>
+Un cozzo adunque appariva inevitabile; tuttavia il
+Capitano de’ Mille, non sperando di poter espugnare
+<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
+colle scarse sue forze quella formidabile altura, fermò
+da principio di tenersi in sulla difensiva sulle colline
+di Vita, provandosi, se gli riusciva, di tirar il nemico
+al piano per combatterlo quivi con maggior probabilità
+di fortuna.
+</p>
+
+<p>
+Concepito pertanto questo disegno, stese in catena
+i Carabinieri genovesi, sostenuti da una compagnia
+del Carini, coll’ordine di non rispondere al fuoco nemico
+che assai da vicino, e assaliti da presso, di ripiegare
+scaramucciando; pose al centro il restante
+del battaglione del Carini; tenne in riserva quello del
+Bixio; lasciò l’Artiglieria sulla strada; spinse sulle
+estreme alture di destra e di sinistra le squadre siciliane
+dei Sant’Anna e del Coppola, e stette a sua volta
+ad aspettare.
+</p>
+
+<p>
+Intanto verso le 10 del mattino anche la Colonna
+garibaldina era giunta a Vita a un’ora incirca da
+Calatafimi, e pochi istanti dopo le Guide del Missori,
+spinte innanzi ad esplorare, riportavano d’aver scoperto
+su per quelle cime il luccicare delle baionette
+nemiche. All’annunzio Garibaldi spronò avanti per
+riconoscere egli pure il nemico, e vide chiaramente
+che fitte colonne di Napoletani uscivano da Calatafimi
+per coronare il colle vicino e scaglionarvisi in battaglia.
+Nel frattempo però anche la catena dei Cacciatori
+borbonici era già discesa verso le falde del monte, e
+di là, colle sue eccellenti carabine rigate bersagliando
+la nostra avanguardia, aveva cominciato a farle patire
+qualche perdita. Per alcuni istanti i bravi Genovesi si
+ricordarono dell’ordine ricevuto e ressero, pazienti ed
+inerti, ai molesti saluti; ma poi, a poco a poco infastiditi
+e irritati, principiarono a ribattere colpo per colpo,
+fino a che, infocandosi l’azione, si gettarono a testa
+bassa, traverso la nuda vallata, contro l’inimico.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non era quella l’intenzione di Garibaldi; però
+scrive egli stesso: «Chi fermava più quei focosi e prodi
+volontari, una volta lanciati sul nemico? Invano le
+trombe toccarono: <i>Alto!</i> I nostri o non le udirono o
+fecero i sordi, e portarono a baionettate l’avanguardia
+nemica sino a mischiarla col grosso delle forze
+borboniche che coronavano le alture.<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Allora il Generale vide che non c’era più tempo
+da perdere, o «perduto sarebbe stato quel pugno di
+prodi,» e ordinò una carica generale di tutte le sue
+forze. Il Bixio da sinistra, le rimanenti compagnie da
+destra; i Carabinieri, le Guide, lo Stato maggiore, Garibaldi
+stesso, s’avventano a baionetta calata sulla catena
+borbonica; traversano senza balenare un istante
+l’arsa pianura tempestata dalla moschettería e dalla
+mitraglia nemica; e nel solo tempo richiesto al tragitto,
+sforzano il nemico a riparare sulle prime falde
+del monte. Era il prologo della battaglia; ma il dramma
+e la catastrofe eran lontani, in alto, molto in alto,
+là sulla cima di quel monte che il nemico occupava,
+e per giungere alla quale era mestieri salire per sette
+ardui scaglioni, custoditi da forti battaglioni squisitamente
+armati e da quattro bocche d’artiglieria, e
+ai quali que’ poveri Mille non potevano opporre che le
+punte arrugginite delle loro baionette, il loro ardimento
+e i loro petti.
+</p>
+
+<p>
+Lo vide Garibaldi, ma intendendo che la vittoria
+era a quel patto, e che in quel giorno, su quel monte,
+si decidevano le sorti della Sicilia, deliberò di tentare
+il cimento.
+</p>
+
+<p>
+Concesso pertanto un po’ di riposo a’ suoi Legionari;
+prescritto lo stesso ordine di battaglia; avvisate
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+le bande di appoggiare dalle loro cime il movimento;
+fece dar nuovamente nelle trombe, e si slanciò contro
+il primo scaglione. Era il tocco e mezzo! incominciava
+allora la vera battaglia.
+</p>
+
+<h3>XVI.</h3>
+
+<p>
+Noi non presumiamo descriverla. In siffatti combattimenti,
+dove tutta l’arte riducesi a chi primo
+avanza o retrocede, e tutto lo spettacolo in un succedersi
+alternato di assalti e di fughe, di singolari
+certami e di epiche mischie, lo storico militare non ha
+più voce; la tavolozza d’un Meissonier, la fantasia
+d’un Victor Hugo dovrebbero parlare per lui.
+</p>
+
+<p>
+«Ad ogni terrazza una scarica, una corsa fremebonda
+sotto la mitraglia nemica, una mischia rapida,
+muta, disperata, un momento di riposo a’ piedi della
+terrazza conquistata, e daccapo un’altra scarica, un’altra
+corsa, un’altra mischia, altri prodigi di valore,
+altro nobile sangue che gronda, altri Italiani che uccidono
+Italiani;<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>» finchè viene un punto, in cui il coraggio
+avendo ragione del numero, e la costanza della
+morte, il nemico, scacciato da altura in altura, abbandona
+il campo: ecco Calatafimi.
+</p>
+
+<p>
+Svariati, invece, e mirabili gli episodi del valore
+personale. Qua il Bixio che urla, tempesta, fiammeggia,
+galoppa contra il nemico colla furia del Telamonio; là
+il Sirtori, montato su uno squallido cavalluccio, tutto
+vestito di nero, abbottonato fino al mento come un
+quacquero, che s’avanza in mezzo alla mischia, lento,
+impassibile, melanconico, più somigliante ad un sacerdote
+che benedica que’ bravi, o all’apostolo che cerchi
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+il martirio, anzichè ad un soldato; mentre poco lunge,
+a render più vivo il contrasto, «un frate francescano
+caricava un trombone con manate di palle e di pietre,
+si arrampicava e scaricava a rovina.<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>» Altrove
+Deodato Schiaffino, da Camogli, leonardesca figura di
+Genovese, più biondo di Garibaldi, ma più alto e tarchiato
+di lui, presa in mano una piccola bandiera,
+s’avventa, seguito dal Menotti, dall’Elia e da altri pochi
+nel fitto de’ battaglioni napoletani; ma ad un tratto
+eccolo spalancare le braccia, abbandonare la bandiera
+e stramazzare crivellato il largo petto da una scarica
+intera, fra una cerchia di nemici. A quella vista
+il Menotti si precipita per ricuperare la bandiera e vendicar
+l’amico; ma una palla gli fracassa la destra, e
+lo costringe a sua volta a lasciare al nemico la contrastata
+insegna; preda male decantata dai Regi, poichè
+quella pretesa bandiera non era che un umile
+cencio tricolore improvvisato da qualche gregario, e
+di cui lo Schiaffino s’era fatto in quel momento dell’assalto
+volontario alfiere. Incontrastabile invece, glorioso
+il trofeo del cannone da montagna, centro per
+parecchi minuti d’una zuffa accanita, strappato finalmente
+ai Regi a prezzo delle vite più preziose.
+</p>
+
+<p>
+E girando per il campo avreste incontrato ancora,
+ora il Bandi di Siena, grondante da più ferite; ora il
+Majocchi di Milano, fracassato un braccio; ora l’elegante
+Missori, l’occhio livido da una sassata; e qua
+e là stesi a terra, placidi, composti, colla faccia vòlta
+al nemico, il Sartori di Sacile, morto; il Pagani di
+Borgomanero, morto; il Montanari, veterano di Montevideo
+e di Roma, morto.
+</p>
+
+<p>
+E non parliamo di Garibaldi. In quella pugna, dove
+<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
+il Capitano s’identificava all’eroe, egli era gigante. A
+piedi colla sciabola inguainata sopra una spalla, il
+mantello ripiegato sull’altra, inerpicandosi su per
+que’ greppi coll’agilità d’un montanaro e l’ardore d’un
+gregario; gridando di quando in quando uno squillante
+<i>Avanti</i>, che echeggiava nel petto dei Mille come un
+clangore di trombe; incoraggiando con amorose parole
+i feriti che trovava per via; pagando d’un sorriso
+i forti e invitandoli a riposarsi, egli seguiva, sereno,
+imperturbato, infaticabile, tutte le peripezíe della pugna;
+ed ora partecipandovi, ora dominandola, attento
+a tutti i casi, esposto a tutti i pericoli, e pronto a tutti
+i consigli, ne era davvero, per la sola sua presenza,
+l’anima invisibile e il Genio tutelare.
+</p>
+
+<p>
+Finchè egli era vivo, la speranza viveva; lui morto,
+tutto era perduto. E lo sentivano i suoi Mille; lo sentivan
+così quelli che da lontano vedevano sparire e
+ricomparire nella zuffa il suo mantello grigio, come
+quelli che l’attorniavano e gli facevano scudo de’ loro
+corpi; l’aveva sentito il suo Bixio che fin dai primi
+assalti lo scongiurava a ritirarsi, per amor d’Italia;
+l’aveva sentito l’Elia, quando al vederlo preso di mira
+da un Cacciatore regio balzava davanti a lui e riceveva
+egli nella bocca la ferita quasi mortale, destinata
+forse al cuore del suo Generale.
+</p>
+
+<p>
+Ma egli un’altra cosa anche più grande sentiva:
+che in quel giorno, su quel monte, bisognava vincere
+o morire; e che qual si fosse la sorte, egli doveva correrla
+tutta coll’ultimo de’ suoi. E fu anche quella
+l’idea salvatrice della battaglia. A un certo punto,
+dopo il secondo o il terzo assalto, affranti, sfiniti gli
+assalitori; sempre rinnovati, sempre più forti gli assaliti;
+parendo ormai impossibile la vittoria, e disperata
+la giornata, il Bixio stesso s’arrischiò a susurrargli:
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+«Generale, temo che bisognerà ritirarsi.» — «Ma
+che dite mai, Bixio!» rispose, sereno e solenne,
+Garibaldi: «Qua si muore.» Sul campo d’Hastings, la
+Calatafimi normanna, Guglielmo il conquistatore gridava
+a’ suoi: «Qui fuira sera mort, qui se battra bien
+sera sauvé.<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a>» Garibaldi esprimeva con diverse parole
+lo stesso pensiero; il pensiero di tutti i grandi Capitani,<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>
+il pensiero vincitore di tutte le battaglie: la più
+difficile delle vittorie appartiene sempre ai più costanti.
+</p>
+
+<p>
+E l’ultimo sforzo della loro costanza i Mille non
+l’avevano fatto ancora. Sei terrazze erano conquistate,
+restava la settima. I nostri, decimati dalle perdite,
+dalla stanchezza, dal diradamento naturale che avviene
+su tutti i campi di battaglia, eran ridotti a poco
+più che tre o quattro centinaia; ma restava pur sempre
+quell’ultima terrazza, ed era forza espugnarla.
+«Ancora quest’assalto, figliuoli (disse loro Garibaldi),
+e sarà l’ultimo. Pochi minuti di riposo; poi tutti insieme
+alla carica.»
+</p>
+
+<p>
+E quel pugno d’uomini, trafelato, pesto, insanguinato,
+sfinito da tre ore di corsa e di lotta, trovata ancora
+in quelle maliarde parole la forza di risollevarsi
+e tenersi in piedi, riprese, come gli era ordinato, la sua
+ascesa micidiale; rigando ancora ogni palmo dell’erta
+terribile d’altro nobile sangue; scrollando ancora senza
+vacillare il nembo infocato della moschettería nemica;
+risoluto all’estremo cimento, risoluto all’ecatombe. Ma
+come l’eroe aveva preveduto, la fortuna fu coi costanti.
+Incalzati nuovamente di fronte da quel branco di indemoniati
+che pareva uscissero di sotterra, sgomenti
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+dall’improvviso rombo dei nostri cannoni che il bravo
+Orsini era finalmente riuscito a portare in linea, turbati
+dal clamore crescente delle squadre sui loro
+fianchi, i Borbonici disperano di vincere, e voltate per
+la settima volta le spalle, abbandonano il monte combattuto
+e non s’arrestano più che dentro Calatafimi.
+</p>
+
+<p>
+Il miracolo era compiuto; la giornata era vinta; e
+all’indomani Garibaldi stesso lo annunciava ai suoi
+Mille, da Calatafimi già vuota di nemici, con quest’Ordine
+del giorno:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Con compagni del vostro valore posso tentare qualunque
+impresa, e ve lo mostrai ieri conducendovi ad una vittoria,
+ad onta del numero dei nemici ed attraverso le loro forti
+posizioni. Feci un giusto conto delle nostre baionette ben
+taglienti, e vedete che non mi sono ingannato.
+</p>
+
+<p>
+»Mentre deploro la triste necessità di dover combattere
+contro soldati italiani, debbo nullameno confessare di aver
+trovato una resistenza degna di una causa migliore. E tal
+fatto ci mostra quello che noi potremmo operare nel giorno,
+nel quale l’intiera famiglia italiana si radunerà intorno la
+gloriosa bandiera della redenzione.
+</p>
+
+<p>
+»Domani la Terraferma italiana sarà tutta in festa per
+celebrare la vittoria dei suoi figli liberi e dei nostri valorosi
+Siciliani.
+</p>
+
+<p>
+»Le vostre madri e le vostre amanti cammineranno per
+le strade alta la testa e con la faccia ridente, superbe di voi.
+</p>
+
+<p>
+»Il combattimento ci ha costato molti cari fratelli che
+cadevano nelle prime file. Nei fasti della gloria italiana risplenderanno
+eternamente i nomi di questi martiri della nostra
+santa causa.
+</p>
+
+<p>
+»Paleserò al vostro paese i nomi dei bravi che con sommo
+valore conducevano alla lotta i soldati i più giovani, i più
+inesperti, e che domani li guideranno alla vittoria sopra un
+campo più ampio; essi sono destinati a rompere gli ultimi
+anelli delle catene che tengono avvinta la nostra cara Italia.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nel qual Manifesto però noteremo noi pure con
+uno storico,<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a> che tanto erano dovuti gli elogi ai vincitori,
+quanto immeritati quelli dispensati ai vinti.
+Magnificare il valore de’ nemici per accrescere la gloria
+del proprio esercito è antico costume d’ogni Capitano,
+e Garibaldi fece ottimamente ad imitarlo; ma
+contro alla sentenza dettata dalla generosità o dalla
+convenienza, la verità storica tosto o tardi protesta e
+pronuncia in appello. Non è vero che la resistenza dei
+Napoletani a Calatafimi sia stata degna d’una causa
+migliore. Militarmente parlando, essa non fu degna
+d’alcuna causa. Combattere al sicuro, trincerati su
+posizioni quasi inespugnabili; accogliere gli assalitori
+finchè eran lontani con furiosi fuochi di fila nutriti
+colla precisione d’una piazza d’arme, ma appena che
+il ferro delle baionette garibaldine balenava sui loro
+occhi, ripiegarsi sopra una posizione più alta, e poscia
+sempre, colla stessa tattica, sopra una seconda, una
+terza, una quarta fino all’ultima, ecco tutto il valore,
+ecco la tattica loro. Non un contrassalto energico, non
+una diversione ardita, non una mossa qualsiasi che
+potesse far costar cara la vittoria agli avversari, e
+meritare il nome, a quella ininterrotta ritirata, di vera
+resistenza.
+</p>
+
+<p>
+Nè con ciò vogliamo dire che ai vinti mancasse
+ogni prodezza: erano Italiani essi pure, e ci graverebbe
+il confessarlo, se anche fosse vero. Ma non è:
+i soldati sono dal più al meno uguali in tutti gli eserciti
+del mondo; quello che li fa diversi, è il diverso
+valore degli ufficiali, de’ generali principalmente; è sopra
+ogni cosa il diverso grado di quella forza morale,
+prodotta insieme dall’indole, dalle tradizioni, dalla
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+educazione, dal paese, dall’essenza della causa difesa,
+e dal color della bandiera drappellata, e che si chiama
+spirito militare. Ora diciamolo qui per non averlo a
+ridire mai più; ciò che mancava all’esercito borbonico
+erano appunto quelle siffatte doti, che sole potevan
+renderlo eccellente. Generali che non videro mai un
+campo di battaglia; ufficiali invecchiati nelle caserme,
+impigriti nelle guarnigioni, carichi di famiglia, schiavi
+del pane, senz’altra fede che la carriera, senz’altra
+speranza che la pensione; soldati, infine, cresciuti in
+una lunga tradizione di violenza e di servitù, serbati
+alternamente agli uffici di scaccini e di sgherri d’una
+dinastia feroce e bacchettona, e condannati alle parti
+di pretoriani del più abbietto fra i dispotismi, non daranno
+mai la vita per il loro Re e pel loro Paese; non
+vinceranno mai una battaglia; non salveranno mai
+nemmeno l’onore; fuggiranno come i Napoletani a
+Calatafimi, o capitoleranno come i Lanza, i Briganti,
+i Ghio, a Palermo, a San Giovanni, a Soveria, trascinando
+nella immeritata vergogna anche lo stuolo eletto
+dei valorosi.
+</p>
+
+<p>
+Però quanto la sentenza di Garibaldi: «La vittoria
+di Calatafimi fu incontestabilmente decisiva per la
+Campagna del 1860» è contestabile nel rigoroso senso
+militare, altrettanto ne sembra vera e indiscutibile nel
+senso morale. Dal giorno di Calatafimi la superiorità
+della camicia rossa sul cappotto bigio fu inconcussamente
+stabilita. D’ora in avanti ogni Garibaldino sapeva
+che, vinta alla baionetta una posizione, nessuno
+tornava più a contrastargliela; mentre ogni soldato
+borbonico era certo che, appena si trovava petto a
+petto con un Garibaldino, toccava a lui a cedere, e i
+suoi stessi ufficiali sarebbero stati i primi a comandargli
+la ritirata. E poichè la fede della vittoria nell’uno
+<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
+corrispondeva esattamente alla certezza della sconfitta
+dell’altro, così la ragione del numero, l’unica che ancora
+militasse pei Regi, non aveva più valore, e non
+contava più che ad ingrossare le torme dei fuggenti,
+dei disertori e dei prigionieri: miserabile ingombro
+ai vincitori.
+</p>
+
+<h3>XVII.</h3>
+
+<p>
+«Aiuto e pronto aiuto,» aveva scritto a Palermo,
+la sera stessa del 15, il general Landi; ma poi temendo
+che assai più dell’aiuto degli amici, fosse
+pronta una nuova visita dei nemici, alla prima alba
+del 16, in grandissima fretta, con raddoppiate cautele,
+diede le spalle anche a Calatafimi, e per la strada
+d’Alcamo e Partinico s’incamminava alla volta di Palermo.
+La sua partenza però ebbe ben presto più somiglianza
+di fuga che di ritirata. I Mille, spossati dalla
+cruenta fatica della vigilia, non avevan potuto inseguirlo;
+ma quello che essi tralasciarono, lo compierono
+i paesani. Gli abitanti di Partinico, infatti (fierissimi
+fra i Siciliani), esaltati dalle novelle di Calatafimi,
+s’erano accordati con alcuni sbrancati delle squadre
+di appostarsi fuori della città e al primo apparire
+della schiera aborrita piombarle addosso e finirla. Il
+disegno era temerario, e il successo prevedibile. I battaglioni
+regi ebbero presto ragione di quei contadini
+quasi inermi, e chi pagò per tutti fu la povera Partinico,
+che, abbandonata dallo stesso general Landi al
+ferro ed al fuoco, patì per tre ore tutti i flagelli del
+furore soldatesco. Ma il sangue frutta sangue; e appena
+il grosso della colonna nemica fu sfilata, guai
+agli sbandati, guai ai feriti, guai ai tardigradi! I Partinichesi
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+sbucano dalle case ancora crepitanti dal recente
+incendio, tornano dai campi, ridiscendono dai
+monti dove li aveva dispersi il terrore, e avventandosi
+colla voluttà d’un lungo odio che si disseta su quanti
+Borbonici cadono loro fra le mani, ne fanno orrendo
+macello. Nè soltanto sui vivi infuriò la immane vendetta,
+i cadaveri stessi non ottennero perdono; e due
+giorni dopo i Mille passando per di là videro ammucchiati
+nei fossati cataste di corpi borbonici arrostiti,
+e strascinati per le vie, putrido pasto a’ cani, frammenti
+d’ossa e lacerti di carni umane.<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>
+</p>
+
+<h3>XVIII.</h3>
+
+<p>
+Intanto anche Garibaldi s’era rimesso in cammino.
+Scritto a Rosolino Pilo per annunziargli la vittoria
+del 15 e «la speranza di rivederlo presto;<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>» inviato
+nuovamente il La Masa<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a> a far nuova gente nei distretti
+di Misilmeri e di Corleone; spediti messaggi
+sul Continente per annunziare la vittoria, e chieder
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+soccorsi d’armi e munizioni;<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a> il 17 di buon mattino
+riprese la marcia per Alcamo, dove, festeggiandosi
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+l’Assunta, fu dal Pantaleo condotto in chiesa a ricevere
+la benedizione; il 18 continuò per Partinico;
+il 19 infine salì per Borgetto al Passo di Renna, d’onde
+s’offerse agli sguardi attoniti de’ Mille tutto lo splendido
+panorama della Conca d’Oro, e in quella gloria
+di cielo e di mare, Palermo.
+</p>
+
+<p>
+Colà però era mestieri arrestarsi: Ercole era al
+bivio: qualunque passo fuori di quella gola di Renna
+poteva essere decisivo. Appunto perchè la mèta appariva
+sì attraente e sì prossima, tanto più conveniva
+non lasciarsene ammaliare e guardarsi da tutti gli
+agguati che potevano circondarla. Molte erano le vie
+che conducevano a Palermo; ma non era per anco dimostrato
+che la più breve e la più diretta fosse la
+più sicura. Nulla di più ovvio a primo tratto che scender
+rapidi da Renna, calar improvvisi su Monreale,
+e di là, ripetendo le cariche di Calatafimi, entrare,
+commisti al fiotto de’ nemici sgominati, nell’agognata
+città; ma chi assicurava che la tattica eroica sarebbe
+sempre la più fortunata, e non fosse invece da saggio
+e accorto Capitano scemare colla prudenza e coll’arte
+le difficoltà d’un cimento che poteva essere decisivo?
+</p>
+
+<p>
+Questo il problema; e il solo avere ordinato quella
+sosta di Renna, dimostra che Garibaldi ne aveva presentito
+fin dalla prima tutta la gravità. Però non gli
+occorse gran tempo a risolverlo. Un rapido esame
+delle posizioni nemiche, un’occhiata alla carta ed al
+terreno l’avevano già fatto accorto di questi due fatti:
+che i Borbonici appostati a Monreale lo aspettavano
+da quella banda, sicchè ogni speranza di sorpresa
+dileguava; e che prendendo quella strada, all’aspetto
+più corta, egli andava a chiudersi in una specie di
+angiporto, nel quale, perduta una battaglia, tutto sarebbe
+perduto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era evidente infatti che, se il colpo di mano su
+Palermo falliva, i Mille venivano a trovarsi rinserrati
+tra il mare da un lato ed i forti presidii di Palermo
+e di Trapani dall’altro, senza alcuna possibilità di
+scampo e di salvezza veruna. Ora Garibaldi non era
+uomo da cadere in siffatto errore; e prontamente risolvendo
+come prontamente aveva giudicato, abbandonava
+ogni pensiero d’assalire Palermo dal lato occidentale,
+e deliberava di tentarla dal lato di mezzogiorno,
+trasportandosi celeremente a cavaliere delle due strade
+di Piana de’ Greci e di Misilmeri, e manovrando su
+quello scacchiere. Ad effettuare però l’ardito disegno
+una condizione era indispensabile: che il nemico non
+avesse sentore della sua marcia di fianco, e perdurasse
+fino all’ultimo istante nell’inganno che egli mirasse
+sempre ad attaccare la capitale dalla banda di Monreale,
+scendendovi direttamente dal campo di Renna.
+Necessario perciò mascherare di molte finte e accorgimenti
+la mossa vera; al che Garibaldi si apprestò
+con tutta l’arte, di cui era maestro.
+</p>
+
+<p>
+Mandato avviso a Rosolino Pilo di accendere molti
+fuochi, e di simulare grandi movimenti sulla sua montagna
+affine di attirare sempre più da quel lato l’attenzione
+del nemico, ogni cosa predisposta in Renna
+per la levata del campo, scende egli stesso a capo
+d’una forte ricognizione fino al villaggio di Pioppo,
+col duplice fine di scoprire più davvicino gli andamenti
+dei Regi, e di ribadirgli nella mente ch’egli
+meditasse sempre di tentar Palermo per quella via.
+E ci riesce. I Borbonici, colti al grosso zimbello, escono
+a loro volta da Monreale ad affrontare il temerario
+nemico; le due avanguardie si scontrano, barattano
+alcune fucilate: ma non appena l’accorto Condottiero
+le vide bene alle prese, lascia l’ordine all’avanguardia
+<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
+sua, divenuta retroguardia, di ripiegar combattendo;
+risale rapidamente col grosso della colonna
+a Renna; spianta il campo, smonta i cannoni e li affida
+alle spalle di robusti montanari; alleggerisce
+quanto può i carriaggi, e sul calar del giorno piega a
+destra per una via asprissima di montagna, cammina
+l’intera notte, entro una tenebra fittissima, sotto un
+uragano diluviale, sopra un terreno stemperato da
+pioggie quatriduane, e riesce tuttavia ad afferrare colla
+intiera colonna, miracolosa di costanza, come là, era
+stata a Calatafimi di valore, le opposte alture di
+Parco e a fronteggiar Palermo dal lato di mezzogiorno.
+</p>
+
+<p>
+«Io non ricordo (scriveva quindici anni dopo Garibaldi
+stesso), io non ricordo d’aver veduto una marcia
+simile e tanto ardua nemmeno nelle vergini foreste
+dell’America,<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>» e certo egli avrebbe potuto contare
+la giornata del 21 maggio come una delle sue più fortunate,
+se non gli fosse stata amareggiata da un crudele
+annunzio: nel giorno stesso Rosolino Pilo, mentre
+dalle alture di San Martino stava scrivendogli, era colto
+in fronte da una palla borbonica e stramazzava freddo
+sul colpo. Onore perpetuo alla magnanima sua ombra!
+</p>
+
+<h3>XIX.</h3>
+
+<p>
+Della mossa del 21 però i vantaggi non potevano
+essere immediati: essa era un passo preparatorio, la
+condizione indispensabile al conseguimento dello scopo
+finale; ma non poteva ancora dirsi per sè sola decisiva.
+<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
+Garibaldi, con quella marcia, s’era sottratto, a
+dir così, alla vista del nemico, ponendosi «in più
+facile comunicazione coll’interno e la parte orientale
+dell’Isola;<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>» aveva guadagnato un terreno più acconcio
+alle utili manovre e che gli avrebbe permesso
+fin all’ultimo la scelta tra l’offensiva e la difensiva,
+tra l’attacco e la ritirata; ma l’ora e il modo della
+difesa o dell’offesa, anzi la stessa decisione tra l’assalto
+e la ritirata erano altrettanti termini nuovi d’un
+problema nuovo, e di cui soltanto gli eventi potevano
+suggerirgli la soluzione. Gli eventi però a que’ giorni
+correvano veloci.
+</p>
+
+<p>
+Dopo avere per ben ventiquattro ore perduto ogni
+traccia di Garibaldi, anco i Regi s’erano raccapezzati,
+e scoperto alla fine il suo nuovo rifugio, parevan risoluti
+a non lasciargli più un sol giorno di tregua.
+Il general Lanza (inviato a Palermo Commissario
+<i>alter ego</i> del Re a surrogare il Castelcicala revocato)
+aveva ordinato infatti che due colonne muovessero
+simultaneamente dalla capitale, la prima da sinistra
+per Monreale, la seconda di fronte per La Grazia,
+ad assalire il filibustiere nel suo campo di Parco,
+procacciando di chiudervelo dentro e di schiacciarlo
+d’un colpo. Ma il filibustiere vegliava, e scoperta
+egli stesso dalla cima del Pizzo del Fico la duplice
+mossa del nemico, n’aveva indovinato l’ultimo fine.
+Sulle prime però, o non avesse ben calcolato le forze
+del nemico, o confidasse nella forte postura, o sperasse
+soccorso dalle bande del La Masa che campeggiavano
+sui monti di Gibilrossa alla sua destra, parve deciso
+ad accettare la battaglia, e ne fece tutti gli apparecchi.
+Ma alla mattina del 24, meglio contati i nemici e
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+avvistosi soprattutto che la colonna di sinistra, capitanata
+dai colonnelli Von Meckel e Bosco, camminando
+per le scorciatoie dei monti, minacciava di cader sulla
+sua via di ritirata; composta prontamente una forte
+retroguardia coi Carabinieri genovesi e due compagnie,
+e imposto loro di contrastar più a lungo che fosse possibile
+le alture di Parco, ripiega col grosso della colonna
+su Piana de’ Greci. I nemici tuttavia avevan già
+guadagnato molto terreno; i Carabinieri eran già stati
+forzati a cedere da Parco; i Cacciatori del Bosco comparivano
+già sulle cime di sinistra a piombo della
+strada di Piana. Urgeva il pericolo, e Garibaldi fu
+pronto ancora al riparo, rimandando quegl’infaticabili
+Carabinieri a coronar le alture fiancheggianti la
+via e ponendosi egli stesso sulla difesa all’entrata di
+Piana; ma confidando assai più sulla probabile stanchezza
+de’ persecutori e sull’appressarsi della sera,
+che sulle sue forze. Nè s’ingannò. Durava da alcune
+ore l’avvisaglia sulla montagna, e già i Carabinieri,
+estenuati dalla fatica e dalle perdite, più non reggevano
+al disuguale cimento; quando il Comandante
+borbonico, visto che annottava e stimando forse opportuno
+di attendere l’arrivo delle altre colonne,
+deliberò, nella certezza di chi tiene ormai la preda in
+pugno, di differire all’indomani l’assalto. Appunto
+domani era tardi.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi, approfittando della breve tregua, traversa
+Piana de’ Greci senza sostarvi; bivacca alcune
+ore della notte in una boscaglia vicina; poi innanzi
+giorno ripiglia di nuovo la ritirata per la strada di
+Corleone. Giunto però al punto dove si stacca la
+strada di Marineo, affida le artiglierie, gli impedimenti
+e una compagnia di scorta all’Orsini, ordinandogli
+di continuare, senza spiegargli di più, la
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+marcia per Corleone;<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a> mentre egli svolta rapido col
+forte della colonna per la traversa di Marineo, dove,
+riposatosi poche ore, contromarcia celerissimamente
+per Misilmeri, e si trova prima che la giornata del 25
+tramonti, liberi i fianchi e le spalle da ogni nemico,
+sulla strada di Palermo.
+</p>
+
+<p>
+All’alba del 25 però anche i Napoletani furono
+pronti alle armi; ma di quale maraviglia restassero
+colpiti nel veder Piana de’ Greci e tutti i dintorni vuoti
+di nemici, lo scrivano essi. Convinti però che oramai
+la sola paura sospingesse Garibaldi, si pongono risoluti
+sulle sue orme, e raccolto da paesani che cannoni,
+cannonieri e bagagli si son visti sfilare per la
+strada di Corleone, giustamente sillogizzando che con
+essi debba pure essere il maggior nerbo de’ ribelli,
+quindi il loro capo, ripigliano ad occhi chiusi la loro
+caccia spensierata, spacciando allegramente a Palermo
+ed a tutta l’Isola: «Garibaldi fuggiasco fra le montagne;
+prossima la sua totale disfatta.»
+</p>
+
+<p>
+Era l’inganno, di cui Garibaldi aveva bisogno: era
+il compimento del suo disegno. Il qual disegno non
+nacque già tutto intero per miracolosa fecondità di
+genio, d’un sol getto e in un solo istante; ma fu lentamente
+covato, preparato, compíto, perfezionato; il
+che ne accrescerà agli occhi degl’intendenti il pregio
+e la meraviglia.<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+</p>
+
+<p>
+Fino alla marcia da Renna al Parco, Garibaldi
+non ebbe ben ferme in mente che queste due idee:
+portarsi sopra un terreno più propizio; tirare il nemico
+fuori di Palermo per batterlo divisamente, potendo,
+stancheggiarlo o scivolargli in mezzo, secondo
+l’opportunità e la forza.
+</p>
+
+<p>
+Quando però la mattina del 24 si vide piombare
+addosso, per due vie convergenti, una mole di nemici
+anche più grossa della preveduta, e conobbe non restargli
+pel momento altro scampo che una subita ritirata,
+cammin facendo, meditando alla distretta in
+cui si trovava, e compiendo rapidamente l’analisi e
+la sintesi dei molti partiti che gli si affacciavano, allora
+gli balenò l’ardito concetto di farsi della ritirata
+lo strumento della vittoria, e intanto che il nemico
+allucinato inseguiva la sua ombra sulla strada di
+Corleone, marciare per l’opposta via all’assalto di
+Palermo.
+</p>
+
+<h3>XX.</h3>
+
+<p>
+Ma i mezzi? Per l’opera, a dir vero, infaticabile
+di Giuseppe La Masa, s’eran venuti raccogliendo sulla
+vetta di Gibilrossa, centro dei monti che serrano Palermo
+da sud-est, un grosso campo di squadriglie, armate
+e istruite come sappiamo, ma che per le loro
+marcie irrequiete, i loro fuochi numerosi, e gli innumerevoli
+e altisonanti proclami coi quali il loro capitano
+ne magnificava il numero e la fierezza, erano
+riuscite fino allora a tenere in allarme il presidio di
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+Palermo, ed a coprire l’estrema destra del corpo garibaldino
+da subitanei assalti. A dir il vero la prima
+volta che queste bande ricevettero il battesimo del
+fuoco, non fecero buona prova: al Parco anzi la mattina
+del 26 chiamate in sostegno della minacciata destra
+garibaldina, avevan dato volta ai primi spari,
+gridando per giunta (insania della paura!) «al tradimento
+di Garibaldi,<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>» e spargendo la loro fola e il
+loro terrore fin dentro Palermo. Tuttavia erano intorno
+a tremila; rappresentavano l’eletta militante
+del paese; confusi nella turba battevano i cuori più
+intrepidi della Sicilia, e non sarebbe stato giustizia,
+oltre che prudenza, trascurarli. Garibaldi inoltre ne
+aveva bisogno; sicchè salita la mattina stessa del 26
+Gibilrossa (da Misilmeri distante poche ore) e passato
+a rassegna tutto il campo, ne ritrae così buona impressione,
+che promette al La Masa di porre a capo
+della colonna destinata alla marcia imminente su Palermo
+i suoi «bravi Picciotti.»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sceso però da Gibilrossa, ebbe uno scrupolo e volle
+adempiere una formalità. Chiamati a consiglio, cosa
+insolita, i suoi principali Luogotenenti, Sirtori, Türr,
+Bixio, La Masa, Crispi, quando li vide tutti raccolti,
+diresse loro questa breve parlata: «Voi sapete
+che non ho mai radunato Consigli di guerra, ma le
+circostanze in cui siamo mi vi inducono. Due vie ci
+stanno davanti: l’assalto di Palermo, o la ritirata
+nell’Isola. Scegliete.»
+</p>
+
+<p>
+Taluno dicesi fu per la ritirata, i più per l’assalto,<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>
+che era in quel caso, non solo il più eroico,
+ma anche il più prudente partito, per non dirlo
+senz’altro l’unico effettuabile. Allora Garibaldi, fedele
+sempre al <i>tolle moras</i>, riunita la sua colonna al
+campo di Gibilrossa e quivi raccolte tutte le sue
+forze, dà nella sera stessa gli ultimi ordini per la
+deliberata battaglia. L’assalto nel primo concetto
+doveva effettuarsi nel cuore della notte, la partenza
+quindi essere suonata per le prime ore della sera. Composte
+le ordinanze colle squadre del La Masa e uno
+stuolo de’ Mille per guida ed esempio alla testa; i
+battaglioni del Bixio e del Carini al centro; le squadre
+del Sant’Anna alla retroguardia; la colonna doveva
+scendere da Gibilrossa pel sentiero dei Ciaculli che
+va a cadere sulla strada di Porta Termini, poco lungi
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+da San Giovanni, e passato l’Oreto al Ponte dell’Ammiraglio
+camminar diritta sulla città. L’ordine era:
+marciar serrati e silenziosi; avvicinarsi quanto più
+era possibile al nemico; giuntogli dappresso, rovesciar
+alla baionetta ogni ostacolo e penetrare al più presto,
+comunque, in Palermo.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, come accade sovente anco agli eserciti
+meglio ordinati, la marcia non cominciò per l’appunto
+all’ora designata; il sentiero preso, soggiorno quasi
+aereo di caproni selvatici, era oltre al preveduto aspro e
+malagevole; i Picciotti posti alla fronte, inesperti di
+marcie militari, molto più delle notturne, s’arrestano
+ad ogni tratto per ombre ed allarmi immaginari; talchè
+al sommar di tutte queste ragioni la colonna assalitrice
+non potè sboccare sulla strada di Palermo che
+allo spuntar dell’alba. Tuttavia non era per anco stata
+avvertita da alcuno, e la sorpresa era sperabile sempre,
+quando i Picciotti dell’estrema avanguardia, giunti ai
+così detti <i>Molini della Scaffa</i> e scambiandoli forse per
+le prime case di Palermo, alzano, probabilmente per
+darsi coraggio, tale un clamore di grida, con accompagnamento
+di fuochi, non sapremmo dire se di paura
+o di gioia, che i Regi di guardia, appostati al Ponte
+dell’Ammiraglio, ne sono riscossi in sussulto e corrono,
+tutt’ora assonnati, alle armi.
+</p>
+
+<p>
+Di colpo improvviso non era più a parlarne, e non
+restava che supplire colla subitaneità dell’assalto e la
+forza dell’impeto alla fallita sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+Lo comprese tosto Garibaldi; lo comprese Nino
+Bixio, suo braccio destro; lo compresero quanti in
+quella falange avevan anima di soldati e senso della
+terribilità del momento. E prima di tutti l’avevan
+compreso il prode Tükery e i suoi compagni dell’antiguardo;
+i quali al primo grido, alla prima ombra può
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+dirsi del nemico, s’avventano su di lui a testa bassa,
+e prima ch’egli abbia tempo di conoscere gli assalitori,
+lo sforzano ad accettare la pugna.
+</p>
+
+<p>
+E da quel punto «avanti, addosso, alla carica
+tutti.» I Regi, fortemente asserragliati dietro il Ponte
+dell’Ammiraglio, spazzano con un turbine di moschetteria
+e di mitraglia la via ed i campi: i Picciotti, nuovi
+a quei cimenti a petto a petto, balenano, si sparnazzano,
+scompigliano col rigurgito le schiere sopravvenienti
+degli amici; ma non monta: il Bixio e il Carini
+colle coorti di Calatafimi sopraggiungono al rincalzo;
+i più animosi delle squadre stesse si mescolano agli
+agguerriti compagni e fanno valanga; i Regi già vacillano,
+già danno le spalle e il Ponte dell’Ammiraglio
+è conquistato.
+</p>
+
+<p>
+Era un fausto preludio, ma non ancora la vittoria.
+Restava ancora Porta Termini, chiave della città; restava
+una seconda linea di nemici gagliardamente appostati
+dietro case e barricate, protetti da numerose
+artiglierie, fiancheggiati da una forte squadra, liberi
+di piombare sui fianchi degli assalitori per le due
+strade che dalla Porta Sant’Antonino e da Porta
+de’ Greci convergono sulla via di Termini, e dentro
+una cerchia di fuoco schiacciarli. Ma non era sfuggito
+il pericolo a Garibaldi, il quale, provvedendo a
+un punto all’attacco ed alla difesa, mandava quanti
+branchi di squadre poteva raccogliere a custodire
+quelle due vie, mentre ordinava un ultimo disperato
+assalto alla Porta. E «al concitato imperio» non seguì
+mai sì pronto «il celere obbedir.»
+</p>
+
+<p>
+Serrati, concordi, non contando i nemici, disprezzando
+la morte, gareggianti solamente a chi prima
+arriva, si slanciano di fronte i Mille: alla destra, avanzando
+arditamente tra vigneti e giardini, li fiancheggiano,
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+condotti dall’intrepido Fuxa, manipoli di Siciliani;
+da sinistra altri Picciotti e Cacciatori misti
+insieme, guidati dal Sirtori e dal Türr, tengono in
+iscacco i difensori della Porta Sant’Antonino: procombono
+sul fulminato terreno, della bella morte de’ prodi,
+Tükery, Rocco La Russa, Pietro Inserillo e Giuseppe
+Lo Squiglio; giacciono feriti Benedetto Cairoli, Enrico
+Piccinini, Raffaello Di Benedetto, Leonardo Cacioppo;
+Bixio stesso, ferito al petto da una palla, se la estrae
+da sè; ma i Napoletani, quasi sopraffatti da superstizioso
+terrore, più non reggono alla diabolica irruzione.
+Nullo, il Fieramosca della schiera, a cavallo,
+ritto, intrepido, stupendo nella sua marziale eleganza
+di cavaliere antico, ha già varcato, primo de’ primi, la
+Porta, e dietro a lui, come torrente che rompa le dighe,
+penetra da cento bocche la piena procellosa degli assalitori,
+i quali dilagando rapidi per tutte le vie,
+scacciando da ritta e da manca i residui dei nemici
+resistenti, e portando in trionfo, più che seguendo, il
+loro fatato Capitano, mondano Fiera Vecchia, il cuore
+di Palermo. Eran forse le 6 del mattino; due ore eran
+bastate alla prodigiosa vittoria, e il sole del 27 maggio,
+il sole di San Fermo, illuminava un’altra volta
+uno de’ più memorabili portenti del valore italiano.
+</p>
+
+<h3>XXI.</h3>
+
+<p>
+Palermo dormiva ancora. Sorpresi essi pure dall’inaspettato
+assalto, già tratti in inganno da falsi allarmi
+perfidamente simulati dalla Polizia, e minacciati
+di morte coloro che al tuonar del cannone fossero trovati
+per le vie, i Palermitani avevano alquanto esitato
+prima di prestar fede ad un risveglio tanto fortunato;
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+e come gente non libera ancora dal sospetto d’un’insidia
+o dal timore d’un’imprudenza, si tennero chiusi
+e celati nelle loro case ad attendere che gli avvenimenti
+colla stessa luce del giorno si rischiarassero.
+Ma a poco a poco una finestra si socchiude; un uscio si
+apre; una, dieci, cento persone cominciano a far capolino;
+i più curiosi o i più animosi s’avventurano nella
+strada; altri corrono a’ campanili a dar nelle campane;
+la gran nuova si spande, il grande fatto si conferma,
+e finalmente tutta la più gagliarda e patriottica parte
+della popolazione (dir tutta la città sarebbe ancora
+troppo presto) si precipita festante sui passi dei liberatori,
+offre loro i primi conforti e i primi soccorsi
+e si mesce al gran fiume della rivolta.
+</p>
+
+<figure class="break-before"><a id="fill-096a-inl"></a>
+ <img src="images/ill-096a-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>Piano delle Operazioni
+sotto PALERMO (<a href="images/ill-096a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<p>
+E non v’era un istante da perdere. Alle 6 del
+mattino la situazione dei due belligeranti, per dirlo
+alla moderna, era questa: i ribelli occupavano precariamente
+Fiera Vecchia, e il tratto della città compreso
+tra la Porta Sant’Antonino e Porta Termini,
+meno alla destra la caserma di Sant’Antonino e, più
+a sinistra, i dintorni dell’Orto botanico; i Regi invece:
+Porta Montalto, Palazzo Reale, Porta Macqueda,
+il Castellamare, tutta la Marina; quanto dire quattro
+quinti della perifería.
+</p>
+
+<p>
+E alla tattica bontà delle posizioni rispondeva la
+forza del numero e la ricchezza de’ mezzi di guerra.
+Per la rivolta ottocento camicie rosse<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a> stremate, indigenti
+d’ogni cosa, e da tre ai quattromila Picciotti
+armati e agguerriti come sappiamo; per il Borbone
+<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
+ventimila soldati ben istrutti, ben pasciuti, straricchi
+d’artiglierie, di munizioni, di viveri, d’ogni ben di
+Dio, fiancheggiati da quattro fregate, protetti da due
+forti e da numerose caserme, massiccie quanto i forti,
+padroni di tutte le loro comunicazioni, liberi d’essere
+soccorsi dal mare e dalla terra, quando che sia.
+</p>
+
+<p>
+Però nulla di più precario, di più incompiuto, di
+più periglioso della vittoria garibaldina. Tutta la loro
+conquista poteva dirsi la conquista d’una mina, che
+da un istante all’altro poteva saltare e seppellirli sotto
+monti di rovine. Conveniva dunque strapparne subito
+al nemico le miccie o, per uscir di metafora, metter
+Palermo in istato di difesa, allargarvi quanto più era
+possibile la rivolta, rompere la cerchia nemica, occuparne
+i principali punti strategici, assicurarsi infine
+quelle tre condizioni indispensabili ad ogni guerra:
+posizioni per combattere; comunicazioni per manovrare;
+base d’operazione per rifornirsi.
+</p>
+
+<p>
+E a tutto ciò fu, con maravigliosa rapidità, provveduto.
+Garibaldi, appena raccolta la sua gente, si inoltrava
+fino al Palazzo Pretorio e vi piantava il suo
+Quartier generale; occupava i quattro Cantoni, centro
+delle due grandi vie che segano in croce la città, e
+vi si asserragliava; istituiva un Comitato provvisorio,
+di cui faceva capo il dottor La Loggia e poco dopo
+una Commissione delle barricate, di cui eleggeva
+presidente il duca Della Verdura; chiamava di nuovo
+tutti i Palermitani alle armi, ed abbozzava un primo
+nucleo di guardie nazionali; spingeva, non senza combattimenti,
+i suoi avamposti verso Palazzo Reale fino
+a Piazza Bologna, e verso Porta Macqueda fino alla
+Villa Filippina; faceva nella giornata stessa attaccare
+la caserma di Sant’Antonino rimasta in potere dei
+Regi, e prima di sera se ne impadroniva; infine trasfondeva
+<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
+in tutti i petti un raggio della sua serenità
+e una favilla della sua fede, forze inespugnabili.
+</p>
+
+<p>
+E ciò non ostante il generale Lanza era sempre
+arbitro, purchè l’avesse voluto, del campo. Un istante
+d’energia, un contrassalto ben combinato, uno sforzo
+appena volonteroso di que’ ventimila uomini, e Palermo
+tornava sua. Ma era chieder troppo a siffatto Capitano
+ed a siffatto esercito. Però l’unica prodezza, di
+cui l’uno e l’altro furono capaci, fu il bombardamento;
+e già fin dalle 10 del mattino, dai forti di Castellamare
+e dalla Squadra ancorata di faccia a Toledo,
+cominciò a piovere sulla città, principalmente
+ne’ dintorni di Palazzo Pretorio, un nuovo diluvio di
+granate e di bombe; sprezzato, a dir vero, dai combattenti,
+e in sulle prime poco dannoso alla città, ma
+preludio di rovina maggiore.
+</p>
+
+<p>
+L’indugio invece fu la fortuna dei ribellati. Giuseppe
+Sirtori, a capo d’una mano di Legionari e di Picciotti,
+fatta base il convento de’ Benedettini, riusciva
+ad impadronirsi del bastione di Montalto, punto avanzato
+sulla sinistra del Palazzo Reale; quasi contemporaneamente
+un’altra compagnia de’ Mille, Bergamaschi
+quasi tutti, guadagnava, non senza fiera lotta,
+la Piazza della Matrice e i dintorni del Burrone, del
+Papireto e di Porta Sant’Agata; sicchè per queste
+conquiste venivano tagliate le comunicazioni tra il Castello
+ed il Palazzo Reale, e gli approcci della rivolta
+avvicinati sempre più agli estremi baluardi della resistenza
+nemica. E quel che accresceva la maraviglia,
+era che ogni barricata sorgeva sotto il diluviare delle
+bombe; ogni palmo di terreno era guadagnato fra il
+crepitar degl’incendi, il crollar delle case, le urla
+delle vittime sepolte sotto le rovine, o trucidate nella
+fuga dalla ferina vendetta soldatesca.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+</p>
+
+<p>
+Infatti il bombardamento dopo alcune ore di sosta
+aveva ripreso, nel 28 mattina, continuando fin nel
+cuore della notte con frenetica rabbia e facendo della
+miseranda, ma invitta città, un immane sterminio.
+Il vasto e ricco monastero di Santa Caterina ardeva
+tutto intero, assieme al lungo tratto di botteghe e di
+case che rispondevano sulla Strada Toledo: il Palazzo
+arcivescovile era saccheggiato, i ricchi monasteri dei
+Sette Angioli e della Badia Nuova saccheggiati e incendiati,
+il palazzo del principe di Carini distrutto;
+quelli del principe di Cutò e del marchese d’Artale
+smantellati. «In un remoto chiassuolo della città (scriveva
+un egregio Palermitano, spettatore della terribile
+tragedia<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>), presso alla Via del Pizzuto, la esplosione
+d’una sola bomba cagionava lo scempio di ventidue
+innocenti, ed erano in maggior parte donne e
+bambini: orrendo spettacolo quello di corpi oscenamente
+mutilati e squarciati, spettacolo commovente
+e pietoso quello d’intere famiglie, nude, raminghe,
+con vecchi e infermi che trascinavansi a stento e fuggivano
+gli abbattuti lor tetti. D’un subito, nella zona
+superiore della città, a dritta del Palazzo regio, sollevasi
+un vortice caliginoso di fiamme: ed è il bruciamento
+e la distruzione di tutto un quartiere. Dal
+Palazzo le napoletane milizie procedono verso la Piazza
+Grande e la Piazzetta de’ Tedeschi: la insurrezione
+ha preso appena a minacciar da quel lato; ed ecco i
+soldati trapassare di casa in casa, scassinare le porte,
+saccheggiare e disperdere quanto vi si trovasse per
+entro, macellarvi i sorpresi e sbigottiti abitanti ed
+<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
+appiccarvi l’incendio. A chi fuggiva sì traea co’ moschetti;
+a chi chiedeva mercede s’insultava, poi si
+dava la morte: s’inducevano i miseri a ricattarsi svelando
+le preziosità e le masserizie nascoste, e, appagata
+la rapace ingordigia, seguivano le ferite e il sangue;
+si stupravano donne e fanciulle, poi scannavansi,
+e dopo loro i padri, i mariti, i fratelli: il nome del
+Re suonava da’ manigoldi acclamato fra le strida che
+sfuggíano alle vittime: e di quelle immanità e di quei
+fatti potrebbero allegarsi senza fine gli esempi, e non
+era guerra, ma eccidio efferato e vilissimo eccidio, non
+da uomini, ma da bestie crudeli. Il fuoco infuriava
+quel giorno per vasto recinto di edifici e di strade;
+infuriava nella notte e ne’ due giorni seguenti; e in
+quell’accesa fornace cuocevano e soffocavano umane
+creature, senza difesa e senza scampo immolate.»
+</p>
+
+<p>
+Mille e trecento furono le bombe lanciate dal Castello
+e dalla Squadra senza contar le palle e la mitraglia:
+cinquecento trentasette i cadaveri ufficialmente
+numerati fino al 12 giugno.<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a> Orrendo scempio
+che Lord Brougham nel Parlamento inglese pareggiava
+al neroniano e Lord Palmerston aggiungeva: «indegno
+del nostro tempo e della nostra civiltà.<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>»
+</p>
+
+<h3>XXII.</h3>
+
+<p>
+La mattina del 29, con gran stupore dei bombardati,
+il bombardamento taceva; ma dell’inattesa tregua
+varie le cagioni, nessuna di pietà. Nella notte
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+dal 28 al 29 due piroscafi della Squadra regia portavano
+da Termini a Palermo un reggimento di Bavaresi,
+col rinforzo de’ quali il Generalissimo borbonico
+aveva contato di tentare una sortita generale di tutte
+le sue forze, onde ricuperare i posti perduti la vigilia.
+Ora così per non molestare il passaggio dalla Marina
+al Palazzo Reale de’ nuovi arrivati, come per evitare
+il rischio di colpire i propri soldati durante il
+premeditato assalto, il generale Lanza aveva dato
+l’ordine che il bombardamento rallentasse per alcune
+ore, limitandosi a battere i dintorni di Castro Pretorio,
+nido della rivolta.<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a> Ma invano. Per tutta quella
+<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
+giornata si combattè nuovamente al bastione di Montalto,
+all’Annunciata, ai Benedettini, al Duomo: in
+quest’ultimo punto anzi i Regi, sorpresi i Picciotti del
+Sant’Anna, ebbero alcune ore di sopravvento; ma poi
+sopraggiunti gli ormai terribili Cacciatori, riannodatesi
+le squadre, apparso Garibaldi, tutti i posti furono
+o conservati o ripresi, ed ai Regi toccò nuovamente
+di riparare a’ loro quartieri, più che vinti
+disperati di vincere; e riadorni soltanto di quei sanguinosi
+allori, a cui oramai sembravano aspirare: il
+saccheggio di nuove case e l’eccidio di nuove vittime.
+</p>
+
+<p>
+Gli è che i soldati del Borbone non si battevano
+più. Quei tre fatti miracolosi della vittoria di Calatafimi,
+della ritirata del Parco e della sorpresa di Palermo
+avevano ispirato ne’ loro petti tale un superstizioso
+terrore, che era oggimai più forte d’ogni legge
+di disciplina e d’ogni punto d’onore. Per essi Garibaldi
+era ormai invincibile; vedevano in lui un essere
+privilegiato, protetto da una potenza sovrumana, contro
+la quale ogni forza terrestre doveva soccombere.
+Si spacciavano sul suo conto le più strane fole: chi
+lo diceva stregato; chi aggiungeva che fin da bambino
+fosse stato inoculato con un’ostia consacrata;
+e poichè gli ufficiali stessi per onestare la loro dappocaggine
+accreditavano queste insensatezze, non era
+più a sperarsi da siffatto esercito alcun atto, non che
+di energia, di decorosa resistenza.
+</p>
+
+<p>
+Il Lanza però non aveva confidato soltanto sulla
+forza: un po’ di frode ad assodar l’opera gli era parsa
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+giovevole. Infatti fin dal 28 mattina egli si era rivolto,
+per mezzo d’un ufficiale della regia Marina,
+all’ammiraglio Mundy, comandante in capo della
+Squadra inglese,<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a> per pregarlo d’un favore, all’apparenza
+innocentissimo: di voler soltanto ricevere al suo
+bordo due Generali dell’esercito regio incaricati di conferire
+con lui; procacciando unicamente che, durante
+le conferenze, i ribelli sospendessero le ostilità e i due
+Generali potessero aver libero passo traverso le linee
+nemiche sotto la protezione della bandiera britannica.
+</p>
+
+<p>
+L’agguato era ben preparato, e se gli riusciva, il
+Generale borbonico otteneva in un colpo solo parecchi
+scopi: metteva in tutela della bandiera britannica
+l’assisa, quanto dire, la causa borbonica; otteneva dai
+ribelli, mercè una mediazione potente, una sospensione
+d’armi, e ciò senza essere costretto a richiederla egli
+stesso al disprezzato avventuriero. Ma quanto il laccio
+era sottile, altrettanto era acuto l’occhio dell’Inglese,
+e scivolandogli in mezzo con destrezza e prudenza, faceva
+al Commissario del Re questa risposta: «Prontissimo
+alla conferenza, lietissimo di ricevere a bordo
+della sua ammiraglia i due Generali che gli erano
+annunziati; ma quanto al loro passaggio traverso le
+linee degl’insorti, necessario richiederlo al generale
+Garibaldi che solo aveva diritto di darlo.<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>» Non era
+questa la conclusione che il Borbonico s’aspettava,
+anzi era precisamente quella che più di tutte aborriva;
+ma ciò non ostante, per quanto egli tornasse all’assalto
+con nuove missive anche più ambigue e capziose,
+l’Ammiraglio non si smosse d’una linea dalla prima
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+sua risposta, sventando così colla sua accorta tenacia
+una trama che intendeva a fare lui complice, e l’Inghilterra
+stromento della politica borbonica.<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a>
+</p>
+
+<p>
+Astretto da questa repulsa a non confidare più che
+nell’armi; ma nell’armi, dopo i falliti assalti del 29,
+non avendo più fiducia, il Generale borbonico si sentì
+a un tratto mancare quell’ultimo residuo, non diremo
+certo di coraggio, che non ebbe mai, ma di dignità
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+umana e di pudore soldatesco che ancora gli era rimasto,
+e senza nulla dire al Mundy, all’improvviso,
+come preso da subitaneo terrore, scrisse al filibustiere,
+fino a ieri schernito, questa lettera quasi incredibile:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="center">
+«<i>Il generale Lanza a S. E. il general Garibaldi.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Palermo, 30 maggio 1860.
+</p>
+
+<p>
+»Avendomi l’Ammiraglio inglese fatto sapere che riceverebbe
+con piacere a bordo del suo vascello due de’ miei
+Generali, affine di aprire con Lei una conferenza, della quale
+l’Ammiraglio stesso sarebbe il mediatore, purchè Ella consenta
+a conceder loro un passaggio traverso le sue linee;
+io la prego di farmi conoscere se vuole consentirvi, e in caso
+affermativo (supponendo le ostilità sospese da ambe le parti),
+io la prego di farmi sapere l’ora in cui la detta conferenza
+dovrà cominciare. Sarebbe allo stesso tempo utile che Ella
+accordasse una scorta ai summenzionati due Generali, dal
+Palazzo Reale alla Sanità, dove essi s’imbarcheranno per
+andare a bordo.
+</p>
+
+<p>
+»In attesa d’una sua risposta, ec.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Ferdinando Lanza</span>.<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+«Quale non doveva essere l’avvilimento dell’esercito
+regio (scrive lo stesso ammiraglio Mundy), perchè
+l’<i>alter ego</i> d’un Sovrano acconsentisse a scrivere una
+lettera sì umiliante. L’uomo che fino a quel momento
+era stato stigmatizzato cogli epiteti più vituperosi dell’umana
+natura e denunziato nei proclami come un
+pirata, un ribelle, un filibustiere, eccolo elevato al titolo
+ed al rango di Generale e d’Eccellenza! Ciò equivaleva
+ad una ricognizione del suo carattere d’uguale,
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+e ad una confessione d’impotenza di sottometterlo
+colla forza.<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E questo pure dovette sentire Garibaldi; ma disprezzando
+in cuor suo le antiche e nuove codardíe
+del suo avversario e pensando solo a trarne profitto,
+rispose all’istante al Commissario di Francesco II
+esser pronto alla propostagli conferenza; fissarla per
+le due pomeridiane del giorno stesso; avrebbe fatto
+immediatamente sospendere il fuoco de’ suoi, e accordato
+il passo e la scorta a’ due Generali regi.
+</p>
+
+<h3>XXIII.</h3>
+
+<p>
+Se non che verso le 10 antimeridiane dello stesso
+giorno (30 maggio), dopo cioè che Garibaldi ebbe mandato
+a tutti i suoi posti l’ordine di cessare da ogni
+ostilità, un inatteso avvenimento rischiava di mettere
+in forse con un sol colpo tutta la conquistata fortuna.
+La colonna di Von Meckel e del Bosco, in maggior
+parte composta di Bavaresi, dopo aver per tre giorni
+perseguíto vanamente l’Orsini (il quale, inchiodati i
+cannoni e bruciati gli affusti, era riuscito a scamparla,
+sperdendosi per le campagne al di là di Giuliana),
+quella colonna, dicevamo, risaputa alla fine la notizia<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>
+che quel Garibaldi, da essi sognato fuggiasco sulla
+strada di Corleone, accampava già in Palermo, era
+tornata quanto più veloce aveva potuto sui suoi passi,
+e appunto la mattina del 30 maggio compariva innanzi
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+a Porta Termini<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a> e ne assaliva la barricata
+che la custodiva. Le squadre di guardia al posto ributtarono,
+com’era debito loro, l’inatteso nemico;
+questi incalzò più risoluto che mai, e la fucilata si accese
+vivacissima da ambe le parti. Indarno il luogotenente
+Wilmot, <i>ufficiale di bandiera</i> dell’ammiraglio
+Mundy, che per caso di là passava diretto al Castro
+Pretorio, sventolava il suo bianco fazzoletto e gridava
+agli assalitori: una tregua essere pattuita; fedifrago
+l’assalto; doverosa la ritirata; que’ Bavaresi, o avessero
+meditato un’insidia o la temessero, non vollero
+intendere ragione. Allora il combattimento si
+accanì più che mai: e a chi contava il numero soverchiante
+degli aggressori non era difficile prevederne
+il risultato. I Picciotti resistevano del loro meglio; una
+compagnia de’ Mille, guidata dall’intrepido Carini, tratteneva
+ancora per alcuni istanti quella piena irrompente;
+ma ferito gravemente ad un braccio lo stesso
+Carini, caduti molti de’ suoi, crescente l’irruzione nemica,
+la barricata sarebbe stata certamente perduta e
+<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
+la via aperta fino a Fiera Vecchia, se la fortuna non
+avesse voluto che presso il generale Garibaldi stesse in
+quel momento, inviato dal Lanza, l’ufficiale di Stato
+Maggiore regio, Nicoletti, il quale, udito l’evento e invitato
+con acerbe parole dallo stesso Garibaldi a cessare
+quella perfidia, accorse sul luogo del conflitto e colla
+sua assisa ed autorità riuscì a persuadere quei, non
+sappiamo se testardi o astuti Tedeschi, se non a ritirarsi,
+come avrebbero dovuto, a restar nei posti indebitamente
+conquistati.<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a>
+</p>
+
+<p>
+Superato anche questo nuovo periglio, indossata
+ancora la sua vecchia uniforme di Generale piemontese
+(divenuta buona un’altra volta), accompagnato
+dal solo Crispi,<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a> poco prima delle due pomeridiane si
+mosse per recarsi al convegno fissato. Al Molo della
+Sanità l’aspettava la lancia dell’<i>Hannibal</i>: quivi il
+caso volle che arrivassero nello stesso punto il generale
+Letizia ed il generale Chretien; sicchè la medesima
+barca li tragittò insieme al bordo dell’Ammiraglio
+inglese. Colà giunti, i Generali borbonici lasciarono
+il passo a Garibaldi; l’Ammiraglio, così a lui, come
+a’ suoi avversari, fece rendere i dovuti onori militari
+e li invitò ad entrare nella sua cabina.<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a> Non appena
+radunati però, quasi preliminare al trattato che stava
+per cominciare, sorse un singolare litigio, che qualificò
+<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
+subitamente agli occhi dell’Inglese il diverso carattere
+de’ negoziatori da lui ospitati al suo bordo.
+</p>
+
+<p>
+L’ammiraglio Mundy per rendere più solenne la
+conferenza e porne la fede sotto il suggello di autorevoli
+testimonianze, aveva invitato ad assistere alla
+conferenza anche i Comandanti dei legni da guerra
+Francese, Americano e Sardo ancorati nello stesso
+porto, ed essi, accettato l’invito, stavano già sul ponte
+all’arrivo de’ negoziatori ed eran loro stati presentati.
+Quando però il generale Letizia li vide entrare assieme
+a tutti gli altri nella cabina dell’Ammiraglio
+e disporsi ad assistere alla conferenza, si fece innanzi
+e dichiarò ch’egli non era preparato ad intraprendere
+alcun negoziato alla presenza di quei Capitani stranieri,
+sicchè richiedeva formalmente che si ritirassero.
+Nè a questo si fermò. Soggiunse, «che quantunque
+egli avesse consentito a incontrare il generale Garibaldi
+a bordo della nave britannica, egli non intendeva
+riconoscergli alcuna officiale capacità, nè molto
+meno conferire con lui sopra qualsivoglia soggetto.
+Ogni mediazione, continuava egli, doveva aver luogo
+tra l’Ammiraglio inglese, lui ed il suo collega; e al
+generale Garibaldi non restava che confermare o
+disapprovare le parole del trattato che si fossero per
+usare. Queste le istruzioni da lui ricevute dal generale
+Lanza e dalle quali egli non poteva nè voleva dipartirsi.<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a>»
+</p>
+
+<p>
+A questa inattesa parlata, il cui senso era aggravato
+dal tuono dittatorio con cui era proferita, la
+sorpresa fu generale. L’Ammiraglio però, rotto per il
+primo il silenzio e raccomandata la calma e la temperanza,
+stimava suo debito chiedere prima d’ogni
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+cosa, se anche il generale Garibaldi aveva da muovere
+qualche obbiezione circa alla presenza dei Comandanti
+stranieri. A cui Garibaldi rispose che ogni
+concerto preso dall’Ammiraglio inglese gli sarebbe
+stato gradito, e che quanto ai signori Comandanti era
+lieto di vederli rimanere. Ma nemmeno a questa lezione
+di tolleranza e cortesia il generale Letizia volle
+darsi per vinto, e arzigogolando cavillosamente sulle
+parole della lettera scritta la mattina dal generale
+Lanza, ribadì la sua tèsi che «i negoziati dovevano
+correre tra l’inglese Ammiraglio e gli incaricati napoletani,
+e il generale Garibaldi non dover prendervi
+alcuna parte.» Alla caparbia malafede del Napoletano
+proruppero indignati, tanto il capitano francese Lefebre,
+quanto l’americano Palmer; «solo il marchese
+D’Aste, antico ufficiale sardo, restò silenzioso;<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a>» finalmente
+lo stesso ammiraglio Mundy interveniva a cessare
+l’alterco, protestando apertamente che, «se il generale
+Letizia non consentiva a trattar personalmente
+col generale Garibaldi e in presenza dei Capitani esteri,
+egli sarebbe obbligato di rimandare tutti a terra, e
+dichiarare rotti i negoziati.<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a>»
+</p>
+
+<p>
+A sì aperto e risoluto linguaggio il generale Letizia
+finì col rassegnarsi, e riconosciuta al generale
+Garibaldi la parte che gli spettava, le trattative s’avviarono.
+I quattro primi articoli della convenzione
+proposta passarono senza contraddizione o discussione
+di sorta; giunti al 5º: «Che la Municipalità rassegnasse
+un’umile petizione a Sua Maestà il Re, esprimendogli
+i reali bisogni della città.» — «No!» proruppe
+con veemenza Garibaldi; e alzandosi di scatto soggiunse:
+«Il tempo delle umili petizioni o al Re, o a
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+chicchessia, è passato; inoltre non ci sono più Municipalità....
+La Municipalità sono io. Io rifiuto il mio
+consenso. Passiamo alla sesta ed ultima proposta.»
+</p>
+
+<p>
+All’udir queste parole sdegno e stupore si dipingono
+sul volto del generale Letizia, e sgualcendo la
+carta che stava spiegata sulla tavola, esclama: «Allora
+se questo articolo non è concesso, ogni comunicazione
+cessa fra di noi.<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi, il quale fino all’enunciazione del quinto
+articolo avea sempre serbato un calmo e imperturbato
+contegno, a quell’ultima albagiosa dichiarazione
+del suo avversario non seppe più frenarsi. «Egli denunciò
+in termini eccessivi<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a> la mancanza di buona
+fede, anzi l’infamia della Reale Autorità nel permettere
+che truppe mercenarie, mentre una bandiera di
+tregua sventolava, attaccassero le italiane, le quali
+avevano avuto l’ordine di cessare il fuoco. Ed altre
+cose anche più appassionate soggiunse Garibaldi; a
+cui replicò con violenza non disuguale, ma certo con
+minor giustizia il suo antagonista. Sicchè l’Ammiraglio
+fu costretto di nuovo ad interporsi non solo per
+rimettere la calma fra i disputanti, ma per raddrizzare
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+le torte argomentazioni, con cui il negoziatore
+napoletano continuava a sillogizzare.»
+</p>
+
+<p>
+A tal punto Garibaldi, credendo ormai compiuta
+la rottura de’ negoziati, si levò dalla sua sedia e fece
+atto di disporsi alla partenza; «ma tale non appariva
+in alcuna guisa l’intenzione del Generale borbonico.<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a>»
+Anzi dopo essersi consultato alquanto col
+suo collega, si rivolse di nuovo al suo avversario, annunziandogli
+che egli consentirebbe a cassare il quinto
+articolo della convenzione, quantunque sapesse che
+per quella concessione egli incontrerebbe il disfavore
+del suo Generale in capo.
+</p>
+
+<p>
+E dopo questa dichiarazione tanto maravigliosa ed
+inattesa, quanto lo erano state fino allora tutte le parole
+del negoziatore regio, l’armistizio fu prolungato
+fino alle nove del mattino seguente, al solo fine di
+concordare definitivamente i punti controversi e di
+ottenere dal Commissario <i>alter ego</i> del Re la ratifica
+dei già patteggiati. Prima di lasciar l’<i>Hannibal</i> però
+il generale Garibaldi, cogliendo il momento in cui
+l’ammiraglio Mundy s’era stretto in privato colloquio
+co’ due Inviati regi, si traeva in un canto col capitano
+Palmer e col marchese D’Aste, e susurrò loro in tutta
+fretta e in gran secretezza: essere allo stremo di munizioni;
+questo il suo pensiero più tormentoso; lo soccorressero,
+se potevano, in quella necessità; avrebbe
+pagato un pacco di cartuccie a peso d’oro. Il capitano
+D’Aste non volle dare neanche un grano di polvere;
+il Capitano americano crediamo che desse la
+poca che aveva; al resto pensò la Provvidenza!
+</p>
+
+<p>
+Ma sia che l’ultima impressione ricevuta da Garibaldi
+fosse che il pattuito armistizio non potesse
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+durare oltre il vegnente mattino; sia ch’egli mirasse
+a trar profitto delle pretese esorbitanti del nemico,
+e della sua sdegnosa risposta per infiammare vieppiù
+gli animi già accesi de’ Palermitani, giunto a Palazzo
+Pretorio fece tosto pubblicare questo Manifesto:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Siciliani!
+</p>
+
+<p>
+»Il nemico mi ha proposto un armistizio. Io ne accettai
+quelle condizioni che l’umanità dettava di accettare; cioè:
+ritirar famiglie e feriti; ma fra le richieste, una ve n’era
+umiliante per la brava popolazione di Palermo, ed io la rigettai
+con disprezzo. Il risultato della mia conferenza di
+oggi fu dunque di ripigliare le ostilità domani. Io ed i miei
+compagni siamo festanti di poter combattere accanto ai figli
+del Vespro una battaglia, che deve infrangere l’ultimo anello
+di catene con cui fu avvinta questa terra del genio e dell’eroismo.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Alla lettura del fiero bando la città intera, può
+dirsi, si versò a Palazzo Pretorio per udire dalle labbra
+del Dittatore, quasi per leggere sul suo viso, la
+conferma della grande nuova. E Garibaldi, apparso al
+balcone di Palazzo Pretorio, parlò come sapeva parlare
+lui tutte le volte che il cuore lo ispirava, e la
+grandezza degli avvenimenti s’accordava alla lirica intuonazione
+della sua tribunizia eloquenza. Però quando
+disse: «Il nemico mi ha fatto delle proposte che io
+credei ignominiose per te, o Popolo di Palermo, ed io
+sapendoti pronto a farti seppellire sotto le ruine della
+tua città le ho rifiutate....» un urlo, un urlo solo fu
+la risposta di quel popolo divenuto delirante: «Guerra,
+guerra;» e le donne stesse con parola anche più espressiva:
+«Grazie, gridavano al Generale, grazie;» e gli inviavano
+baci e benedizioni.... «E dal fondo della piazza
+(soggiunge uno de’ Mille testimonio alla gran scena)
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+gli mandai un bacio anch’io. Credo che Garibaldi non
+sia mai stato visto sfolgorante come in quel momento
+da quel balcone; l’anima di quel popolo pareva tutta
+trasfusa in lui.<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a>» Nè furono parole soltanto: ogni
+uomo armato corse a prendere il suo posto di combattimento:
+quante braccia erano atte lavorarono
+l’intera notte al compimento delle barricate; e per
+supplire alla mancata luminaria delle bombe e delle
+granate, Palermo illuminò tutte le sue case, se non è
+meglio dir le sue rovine, come fosse alla vigilia di una
+festa.
+</p>
+
+<p>
+Risapute però queste nuove, anche i Generali borbonici
+vennero a miglior consiglio, e nella mattina
+del 31 lo stesso generale Letizia tornava al Dittatore
+per ripigliare gli interrotti negoziati e chiedergli un
+armistizio indefinito. Tanto non poteva concedere Garibaldi;
+consentì bensì ad una tregua di tre giorni,
+e fu in questi capitoli stipulata:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«1º La sospensione delle ostilità resta prolungata per
+tre giorni, a contare da questo momento che sono le 12 meridiane
+del dì 31 maggio: al termine della quale S. E. il
+Generale in Capo spedirà un suo aiutante di campo onde
+di consenso si stabilisca l’ora per riprendersi le ostilità.
+</p>
+
+<p>
+»2º Il Regio Banco sarà consegnato al rappresentante
+Crispi segretario di Stato, con analoga ricevuta, ed il distaccamento
+che lo custodisce andrà a Castellamare con armi
+e bagaglio.
+</p>
+
+<p>
+»3º Sarà continuato l’imbarco di tutti i feriti e famiglie,
+non trascurando alcun mezzo per impedire qualunque sopruso.
+</p>
+
+<p>
+»4º Sarà libero il transito dei viveri per le due parti
+combattenti, in tutte le ore del giorno, dando le analoghe
+disposizioni per mandar ciò pienamente ad effetto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+</p>
+
+<p>
+»5º Sarà permesso di contraccambiare i prigionieri Mosto
+e Rivalta con il primo tenente Colonna ed altro ufficiale o
+capitano Grasso.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Il Generale in Capo</i><br>
+»Firmato: <span class="smcap">Ferdinando Lanza</span>.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»<i>Il Segretario di Stato<br>
+»del Governo Provvisorio di Sicilia</i><br>
+»Firmato: <span class="smcap">Francesco Crispi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Taluno censurò il vincitore di aver concesso al
+nemico una tregua troppo lunga; noi pensiamo altrimenti.
+Per fermo i Regi potevan ricevere nuovi
+rinforzi; ma che importavano oramai alcune migliaia
+di nemici di più, se mancava tra di loro la
+mente che governasse e il cuore che combattesse? Per
+la rivolta invece ogni ora che passava era un passo
+alla vittoria: lo scoramento nelle file avversarie cresceva,
+le diserzioni moltiplicavano, la città s’agguerriva,
+e s’abituava all’idea della lotta disperata; e
+frattanto i Mille si ristoravano, le munizioni si risarcivano,
+le difese si perfezionavano, i soccorsi sperati
+o promessi dal Continente o arrivavano o potevano
+arrivare, come sarebbe stato debito loro.<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a>
+</p>
+
+<p>
+Oltre a ciò nella generosità di Garibaldi s’ascondeva
+un grande concetto non meno politico che umanitario.
+Nessuno più di lui sentiva che quella era
+guerra civile, e quel pensiero fisso di renderla quanto
+più fosse possibile umana e pietosa sarà, nella calma
+sentenza de’ posteri, non ultima gloria della sua eroica
+vita. Quei soldati, lo diceva ad ogni istante, eran nostri
+<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
+fratelli; lo diceva a’ suoi seguaci consigliandoli ad
+essere miti; lo diceva a’ nemici stessi, se qualcuno gliene
+compariva dinanzi o prigioniero o disertore; e solo
+dicendolo faceva proseliti e diradava le file nemiche.
+La generosità in quel caso era virtù ed arte insieme;
+e quando vedremo l’esercito borbonico squagliarsi e
+quasi sfumare innanzi ai passi di Garibaldi che li incalzava
+col sorriso sulle labbra e l’offerta del ritorno
+alle loro case, intenderemo quanto quella virtù fosse
+utile e quell’arte profonda.
+</p>
+
+<p>
+Nè quei tre giorni li passò inerti. Intanto che i
+suoi Luogotenenti attendevano al riordinamento delle
+milizie, e i Palermitani al perfezionamento delle barricate,
+e il Crispi a prender possesso del Palazzo di Finanza,
+dove trovava cinque milioni di ducati, insperato
+tesoro per quei cenciosi conquistatori partiti da
+Quarto con trentamila franchi; Garibaldi pensava a
+dare all’improvvisato Governo di Palermo una forma
+più regolare e compíta, istituendo un Ministero, in cui
+il Crispi riteneva il portafoglio dell’interno e delle
+finanze, il barone Pisani gli esteri, il canonico Ugdulena
+il culto e la pubblica istruzione, un Raffaele i lavori
+pubblici, un Guarnieri la giustizia, e l’Orsini,
+riuscito miracolosamente a traforarsi il giorno 2 in
+Palermo, con tutti i suoi cannoni e i suoi uomini, il
+Ministero della guerra.
+</p>
+
+<p>
+I Napoletani, all’opposto, non riuscirono che a rendere
+sempre più manifesta la loro impotenza. Non appena
+infatti fu conchiuso il primo armistizio, il generale
+Letizia partiva per Napoli per comunicarne il
+testo al suo Re ed al suo Governo, dipinger loro il
+vero stato delle cose, e richiederne le istruzioni per la
+condotta avvenire. Ruppe in amari rimbrotti il Re,
+e sola sua risposta fu che si riprendesse Palermo a
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+viva forza, anche a costo di raderla al suolo; ma tale
+non fu il consiglio nè la risposta de’ suoi Ministri, i
+quali già affaccendati ad ottenere la mediazione delle
+estere Potenze, fecero capire al Letizia che quel mezzo
+del bombardamento sarebbe stato esiziale a tutto il
+Regno, e che, se altra via non s’apriva per ricuperar
+Palermo, era minor danno abbandonarlo. Se lo
+tenne per detto il Letizia; e convinto oramai che il
+Governo di Napoli non aveva più nè volontà, nè speranza
+di vincere, riportò queste notizie e impressioni
+al regio Commissario in Palermo. Il quale, sperimentata
+già vana la forza delle bombe, non sapendo, nè
+osando confidar in quella delle baionette, delle quali,
+se voleva vincere, gli conveniva mettersi alla testa;
+sconfidando sempre più nella fedeltà delle truppe e temendo
+una sedizione della flotta;<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a> ma tremando forse
+più per sè stesso, si decise a chiedere un prolungamento
+all’armistizio d’altri tre giorni, prodromo evidente
+della resa finale. E Garibaldi accondiscese ancora; ed
+ancora il suo naturale accorgimento non l’ingannò.
+</p>
+
+<p>
+Infatti il 6 giugno i negoziati furono ancora ripresi,
+e senza molta difficoltà condussero alla Convenzione
+seguente:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«1º Gl’infermi (dell’armata regia) che giacciono in ambedue
+gli ospedali od in altri luoghi dovranno essere imbarcati
+colla maggiore sollecitudine.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
+</p>
+
+<p>
+»2º Le truppe regie che si trovano in Palermo avranno
+la scelta di abbandonare la città per terra o per mare con
+equipaggi, materiali da guerra, artiglieria, cavalli, bagagli,
+famiglie e tutto ciò che loro spetta, comprese le munizioni
+rinchiuse in Castellamare. A S. E. il tenente generale Lanza
+viene concesso di abbandonare Palermo per mare o per terra
+a sua scelta.
+</p>
+
+<p>
+»3º Qualora si scegliesse la via di mare, si darà principio
+allo sgombramento caricando i materiali da guerra, gli equipaggi
+e parte dei cavalli e delle altre bestie da soma; le
+truppe rimarranno ultime.
+</p>
+
+<p>
+»4º Tutte le truppe s’imbarcheranno sul Molo, e quindi
+prenderanno provvisoriamente alloggio nel quartiere dei
+Quattroventi.
+</p>
+
+<p>
+»5º Il generale Garibaldi lascierà Castelluccio, il Molo
+e la batteria del Faro senza atti di ostilità.
+</p>
+
+<p>
+»6º Il generale Garibaldi consegnerà tutti gl’infermi ed
+i feriti (delle truppe regie) che si trovassero in suo potere.
+</p>
+
+<p>
+»7º I prigionieri saranno scambiati da ambe le parti
+senza distinzione di grado o di numero, e non uomo per uomo.
+</p>
+
+<p>
+»8º Sette prigionieri (non militari) rinchiusi in Castellamare
+saranno messi in libertà tosto che sia compíto l’imbarco
+delle truppe e totalmente sgomberato il forte Castellamare.
+Questi prigionieri verranno condotti dalla guarnigione
+sul Molo e quivi consegnati.
+</p>
+
+<p>
+»Ritenuti tutti i sovraccennati articoli, si aggiunge in
+una clausola addizionale che la guarnigione sarà spedita per
+la via di mare ed imbarcata sul Molo di Palermo.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»6 giugno 1860.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>
+</p>
+
+<p>
+»Con procura di S. E. il Luogotenente generale <span class="smcap">Lanza</span>,
+Comandante del Corpo delle truppe regie:
+</p>
+
+<p class="indl">
+»V. <span class="smcap">Bonopane</span>,<br>
+»<i>Colonnello e Capo dello Stato Maggiore.</i>
+</p>
+
+<p>
+»L. <span class="smcap">Letizia</span>, march. di Mompellieri, <i>generale</i>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
+</p>
+
+<h3>XXIV.</h3>
+
+<p>
+La nuova dell’entrata di Garibaldi nella capitale
+aveva precipitata la sollevazione di tutta l’Isola. Le
+principali città, quali senza grave sforzo, come Trapani,
+Girgenti, Noto, Caltanissetta, Modica, Sciacca,
+Mazzara; quali dopo aspra lotta di popolo e fiero martirio
+di saccheggi e di stragi, come Catania, s’erano
+vendicate in libertà; e di tutta la Sicilia al mattino
+del 7 giugno non restava più in mano del Borbone
+che Messina e le cittadelle di Milazzo, Augusta e
+Siracusa.
+</p>
+
+<p>
+In Palermo frattanto lo sgombero dei Regi era
+cominciato e l’aspetto della città si rasserenava. All’ansietà
+angosciosa della lotta succedeva d’ora in ora
+il respiro più libero e il moto festivo e chiassoso della
+vittoria. La gente, come suole accadere ne’ giorni di
+pubblici commovimenti, viveva più nelle strade che
+nelle case; le grida, gli assembramenti, le manifestazioni
+rinascenti per ogni nonnulla non posavano ancora;
+il variopinto brulicame delle squadre, delle camicie
+rosse, dei frati in coccarda e cartucciera, dei
+preti in piuma ed archibugio, continuava tuttavia a
+mascherare d’una tal quale veste quarantottesca la
+città; ma intanto le barricate si sfacevano, le rovine
+degl’incendi si sgomberavano, ai morti tratti dalle
+macerie si dava onorata sepoltura, ai feriti ricoverati
+nelle case o negli ospedali si apprestavano cure più
+ordinate e più sollecite; migliaia di mani lavoravano
+ad ammannire vesti, scarpe, cartuccie; tutto dimostrava
+che Palermo respirava a polmoni dilatati la
+nuova aura di libertà, e guardava con serena fede
+all’avvenire.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
+</p>
+
+<p>
+Al tempo stesso il Dittatore provvedeva del suo
+meglio, come le opportunità consentivano e i suoi Ministri
+sapevano suggerire, alle più urgenti necessità
+dello stato novello. Volgendo il primo pensiero ai
+morti per la patria, decretava ricoveri e pensioni alle
+loro vedove e ai loro orfani; rivolgendo il secondo
+all’imperioso problema della forza, si rassegnava a
+riporre in fondo al cuore la sua bella utopia della leva
+in massa, ma consentiva tosto all’Orsini una leva più
+limitata di quarantamila uomini: beato ancora se
+tutti accorressero!
+</p>
+
+<p>
+Frattanto congedava con parole affettuose le squadre
+divenute più un ingombro che un aiuto, ma invitava
+ancora una volta quanti Siciliani fosser disposti
+a restar nell’armi, a prender ferma regolare nei quadri
+de’ suoi Mille coi quali pensava di formare due
+brigate, destinate a percorrere l’Isola per impiantarvi
+il Governo nazionale, reclutar nuova gente e far atto
+di signoria.
+</p>
+
+<p>
+Non meno importanti, se non tutte ugualmente
+saggie, erano le provvisioni che i suoi Ministri gli
+<i>facevano firmare</i> (ogni altra parola sarebbe impropria)
+per l’ordinamento politico e amministrativo.
+</p>
+
+<p>
+Il Crispi ceduto il portafoglio delle finanze a Domenico
+Peranni, e tenutosi per sè l’Interno e la Segreteria
+della Dittatura, divideva l’Isola in ventiquattro
+Distretti, ponendo a capo di ciascuno un Governatore;
+intraprendeva l’organizzazione della Polizia e della
+Pubblica Sicurezza con questori, delegati, milizie a cavallo;
+tentava ricostruire le vecchie Municipalità, restaurando
+in carica i deposti o gli sbanditi del 1848;
+commetteva il giudizio de’ reati comuni a Commissioni
+speciali, parte civili e parte militari. Dal canto
+suo l’Ugdulena otteneva dal Dittatore lo scioglimento
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+delle compagnie de’ Gesuiti e de’ Liguorini;<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a> il Peranni,
+l’abolizione del macinato, dei dazi d’entrata
+sui cereali, e di qualunque altra gabella decretata
+dal Governo borbonico dopo il 15 maggio 1849; indi
+l’assegnamento d’una quota sui beni pubblici dei Comuni
+ai soldati della patria e il divieto di pagare qualsiasi
+tassa al Governo caduto, e l’obbligo di versarle
+tutte nelle casse del nuovo. Di quando in quando in
+mezzo a questi decreti di scopo politico e finanziario,
+parti esclusivi della mente dei Ministri, ai quali Garibaldi
+non faceva che apporre il suo nome, ne compariva
+qualcuno di veramente pensato e voluto da lui,
+che portava manifestamente l’impronta del suo animo
+generoso e delle sue idee filantropiche, e che si poteva
+dire, senza tema di fallire, tutto suo.
+</p>
+
+<p>
+Ora aboliva il titolo di <i>eccellenza</i>, e l’usanza del
+baciamano, vergognose reliquie della servitù; ora si
+volgeva «al bello e gentile sesso di Palermo,» perchè
+soccorresse della sua carità l’Ospizio dei lattanti e
+degli orfani di Palermo, «dove novanta su cento lattanti
+perivano di fame;<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a>» ora infine decretava la
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+demolizione del forte di Castellamare, «conservando
+soltanto le batterie che difendono il porto e battono
+la rada;» alla qual’opera si videro accorrere, per più
+giorni, uomini, donne, nobili, plebei, laici, frati, il popolo
+intero, lieto di offrire quel tributo, quasi direste
+quella giornata di fatica servile alla patria tornata
+signora.<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a>
+</p>
+
+<h3>XXV.</h3>
+
+<p>
+Certo ben pochi di questi Decreti passeranno alla
+posterità come esemplari di sapienza politica o legislativa.
+Quello che richiamava in ufficio i proscritti
+del 48, ridesta alla memoria la follía di Vittorio
+Emanuele I di Sardegna, il quale, ristaurato ne’ suoi
+Stati, si pensò bastasse ripubblicare l’<i>Almanacco reale
+del 1815</i> per riavere tutta la sua vecchia magistratura.
+La istituzione dei tribunali speciali era un’offesa
+alla giustizia della libertà rinascente; l’abolizione tumultuaria
+del macinato e d’ogni altra gabella fruttuosa
+era, per non dirne peggio, una solenne imprudenza;
+ma per quanto severa voglia essere la storia,
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+essa finirà coll’ascoltare le molte circostanze attenuanti,
+e conchiuderà con una mite sentenza. Non si
+dimentichi che la Dittatura era uscita dal seno d’una
+rivoluzione; che il Governo, privo della consacrazione
+del tempo e della tradizione, era costretto a cercare
+il suo principal fondamento sulla popolarità; che infine
+il paese, inasprito da lunghi dolori, era avido di
+novità e di riforme, le quali era assai dubbio fino a
+qual punto fosse saggio il concedere o il rifiutare.
+Oltre a ciò, nulla di quanto il Governo borbonico lasciava
+dietro di sè poteva più essere conservato. Magistrati,
+leggi, consuetudini, tutto era fradicio, e tutto
+conveniva spazzar via e rinnovare: impresa ardua in
+tempi calmi anco ai più esperti, ma che ad uomini
+cresciuti fino allora o nei sogni delle congiure, o nelle
+speculazioni della dottrina, e affatto nuovi alla pratica
+dei governi, doveva riuscire difficilissima e quasi invincibile.
+</p>
+
+<p>
+Ma nè la loro apologia, nè la loro censura è dell’ufficio
+nostro. A noi si aspetta soltanto giudicar
+anche in questo l’opera di Garibaldi; e ne pare che
+il giudizio si riassuma in queste parole: egli nulla ne
+intendeva, nè poteva intenderne. Nè la vita del mare,
+nè quella de’ campi, nè la tebaide di Caprera, nè gli
+esempi di Bento Gonzales, del Ribera e dell’Oribe,
+l’avevano per fermo preparato ad essere un reggitore
+di Stati. Qual fosse per lui l’ideale più eccelso delle
+società umane, noi lo sappiamo: lo stato di natura;
+epperò anche il governo patriarcale era il più perfetto
+modello di governo, cui egli sapesse aspirare. Finanze,
+polizia, imposte, tribunali, congegni amministrativi,
+erano per lui meccanismi artificiali, superfetazioni
+oppressive, inventate dalla nequizia o dall’astuzia
+umana, delle quali, potendo, avrebbe fatto tavola rasa;
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+non potendolo, si rassegnava a subirle, ma in cuor suo
+sprezzandole ed abborrendole. Ora con queste idee pel
+capo, non solo non si governano gli Stati, ma si resta
+inetti a discernere chi possa meglio governarli per
+voi; e fu questa la sorte di Garibaldi. Creato dalla
+meritata fortuna Dittatore di nove milioni d’uomini,
+egli non sarà mai in effetto che un regolo dimidiato,
+metà genio, metà automa: nel campo di battaglia sovrano
+possente ed invincibile; nella corte, nel foro,
+nel reggimento civile, pupillo e stromento di chi lo
+attorniava e consigliava. E però ognuno di que’ Decreti
+che egli aveva già firmati o firmerà, portava
+a’ piedi il suo nome; ma il suo spirito poteva dirsene
+assente e la sua coscienza irresponsabile. Nè ciò fa
+la sua lode; aggiunge solo un chiaroscuro caratteristico
+alla sua figura. Una cosa sola egli vide, e ben
+chiara, nella sua Dittatura, dallo sbarco a Marsala
+all’arrivo in Napoli: differire l’annessione del Regno
+alla Monarchia di Vittorio Emanuele fino a che la
+rivoluzione, che doveva gettare le prime basi all’unità
+dell’Italia, non fosse compiuta. E ciò chiarirà meglio
+chi non voglia stancarsi di leggere queste pagine.
+</p>
+
+<h3>XXVI.</h3>
+
+<p>
+Frattanto il favore della causa siciliana cresceva
+nell’opinione europea, ed ogni giorno le arrecava nuovi
+conforti e nuovi soccorsi.
+</p>
+
+<p>
+Fin dal 6 giugno gettava l’àncora nella rada di
+Palermo l’ammiraglio Persano, il quale, scambiate con
+Garibaldi visite e cortesie pubbliche ed ufficiali, pareva
+assumesse la rivoluzione sotto l’egida della bandiera
+sarda, e accresceva colla sola sua presenza la forza
+morale del nuovo Governo. Parimenti, il 22 del mese
+<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
+stesso sbarcava a Castellamare Siculo la seconda spedizione
+capitanata da Giacomo Medici; ordinata più
+apertamente sotto il patrocinio del Governo sardo,
+scortata da’ suoi legni di guerra per tutta la traversata,
+e che ora veniva a recare a Garibaldi il gagliardo
+soccorso di tremilacinquecento volontari, ottomila carabine
+rigate (<i>rifles</i> inglesi) e quattrocentomila cartucce.<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a>
+Cosa infine altrettanto importante, il Governo
+di Francesco II andava stendendo la mano a tutte le
+Potenze d’Europa, non escluso l’abborrito Piemonte,
+per mendicare da queste la mediazione, da quelle
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+l’alleanza, senza ottenerne altra risposta che di parole
+evasive, di sterili compianti o di vergognose proposte,
+le quali tutte parevan ripetergli in vario metro che
+l’ultima sua ora era suonata.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi intanto pensò a trar profitto dei ben venuti
+soccorsi per dare un passo avanti e preparare
+la conquista totale dell’Isola. Raccolta colle due brigate
+del Bixio e del Türr, di cui già dicemmo intrapreso
+l’ordinamento, e con la novella brigata del Medici,
+la meglio ordinata ed armata fra tutte, una forza di
+circa seimila uomini, esercito formidabile per il guerrillero
+vincitore di Palermo, pose in esecuzione il disegno,
+fino allora soltanto per mancanza di forza ritardato,
+di occupare militarmente i centri principali
+dell’Isola, serrando sempre più dappresso l’estreme
+trincee dell’esercito borbonico.
+</p>
+
+<p>
+A tal uopo manda la brigata Türr per la via di
+Villafrati, Santa Caterina, Caltanissetta e Caltagirone
+ad occupare Catania; la brigata Bixio per la via di
+Corleone a Girgenti, per risalire poi di là la costa
+orientale; e quella del Medici ad invadere per la strada
+littoranea di Termini la provincia di Messina, ed a
+portarsi quanto più vicino le fosse concesso alle linee
+borboniche. Ora, per la sua posizione più inoltrata, la
+colonna Medici doveva essere la prima a scontrarsi col
+nemico, forte ancora di otto in diecimila uomini, assiso
+in una gagliarda postura militare, padrone del
+forte di Milazzo, chiave della via che conduce a Messina.
+</p>
+
+<p>
+Ma prima di narrare del combattimento di Milazzo,
+che compì la liberazione dell’Isola, ci è d’uopo
+dire brevemente una parola d’un accidente, che poco
+mancò fosse origine di dolorosa discordia; ma di cui
+se a qualcuno risale la responsabilità e la colpa, non
+fu certo a Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+</p>
+
+<h3>XXVII.</h3>
+
+<p>
+Era sbarcato a Palermo, coll’ammiraglio Persano,
+Giuseppe La Farina. Era partito per volontà sua, senza
+mandato positivo ed ufficiale, in apparenza per osservare,
+studiare, portare il tributo della sua opera e
+del suo nome; in realtà per mestare ed intrigare. Appena
+giunto, cominciò a trovare tutto malfatto e spregevole:
+il Governo, la negazione d’ogni governo; i Ministri,
+o ribaldi o inetti; Garibaldi quasi uno scemo.
+Errori parecchi, lo dicemmo noi pure, erano stati commessi;
+ma il La Farina, anzichè alleviarli coi consigli
+amichevoli e leali, coll’aspra e superba censura li ribadiva
+e peggiorava. Ostentando l’amicizia del conte
+di Cavour, atteggiandosi a suo unico interprete e rappresentante,
+anticipava in Sicilia lo scoppio di dissidii
+partigiani, che ancora non erano nati. Stimando panacea
+a tutti i mali la subita convocazione d’un’Assemblea
+siciliana che votasse a precipizio l’annessione
+dell’Isola alla Monarchia di Vittorio Emanuele,
+non adoperava nella predicazione di questo suo concetto,
+per tanti rispetti disputabile, alcuna cautela e
+misura. Fattosi centro d’una camarilla di nobili e di
+dottrinari, impazienti di porsi in tutela d’una Monarchia,
+e più pensosi certamente, in quel momento, del
+trionfo della lor parte che della redenzione d’Italia e
+della salute dell’Isola loro, in luogo di dar loro consigli
+di tolleranza e di prudenza, li pungolava, li aizzava,
+prestava la mano a tutte le mène o occulte o palesi,
+colle quali essi tentavano isolare il Dittatore da tutti
+i suoi amici, e renderlo stromento de’ loro disegni.
+</p>
+
+<p>
+Il Crispi, vuoi per la naturale asprezza dell’indole
+sua, vuoi per l’infelice genía di persone di cui
+<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
+aveva inondati i pubblici uffici, vuoi per la politica
+fin troppo rigidamente unitaria con cui sfatava le speranze
+e rompeva le trame dei regionali, partito antico
+e sempre potente nell’Isola, era infatti divenuto inviso
+a moltissimi e quasi impopolare. Però non tardò
+il giorno in cui i Palermitani, soffiando il La Farina,
+ne chiesero il congedo al Dittatore. Questi in sulle
+prime riluttò, repugnandogli giustamente di staccarsi
+da colui ch’egli reputava uno de’ più energici fattori
+della spedizione di Sicilia, e nella questione suprema
+della redenzione ed unità nazionale sapeva fido interprete
+ed esecutore delle sue più care idee. Tuttavia,
+per amor di concordia, s’era alla fine rassegnato a
+togliere a lui ed ai principali suoi compagni il portafoglio,
+eleggendo in lor vece un nuovo Ministero d’uomini
+creduti o neutrali o conciliativi, e sui quali per
+la dignità del nome e del carattere primeggiava il marchese
+di Torrearsa. Se non che, indi a pochi giorni
+avendo anche il Torrearsa rassegnato l’ufficio, questo
+passò subito al barone Natoli, probo Siciliano, appena
+tornato dall’esilio, ma amicissimo del La Farina.
+Poteva questi esserne soddisfatto; ma poichè Garibaldi,
+perdurando a confidare nel Crispi, l’aveva nominato
+Segretario della Dittatura, ecco riscoppiare anche più
+accese le ire del La Farina, cagione d’altre agitazioni
+e di nuove trame. A sentirlo, il Crispi era la rovina della
+Sicilia; imminente lo scoppio della collera popolare;
+fra una settimana, fra quindici giorni al più, certa la
+caduta della Dittatura e la fine di Garibaldi.<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a>
+</p>
+
+<p>
+Indarno parlava per questi la fedeltà da lui tenuta
+fino a quel giorno al programma di Marsala;
+indarno la ragione categorica che, proclamando subito
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+l’annessione, il moto fino allora felicemente avviato
+arenava e l’Italia, a cui un varco sì insperato s’era
+dischiuso, veniva arrestata nuovamente al Faro; indarno,
+infine, lo stesso conte di Cavour faceva raccomandare
+al La Farina di non affrettarsi ad agire «e di
+aver pazienza, dovendosi ad ogni costo evitare urti
+col Generale:<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a>» il fervente emissario non sapeva nè
+avere nè dar pace, fin che venne il giorno in cui Garibaldi,
+stanco di quel fanatico cadutogli fra i piedi,
+perduta la pazienza, lo sfrattò dalla Sicilia in 24 ore.
+</p>
+
+<p>
+Nè la piena giustizia del bando potrà essere contrastata.
+Il La Farina non era più che un cospiratore
+arrabbiato e pericoloso, e il governo nascente d’un
+paese in guerra non lo avrebbe potuto soffrire più a
+lungo senza mettere a repentaglio la salvezza dello
+Stato, di cui gli era stata commessa la Dittatura. Ma
+se la pena era meritata, il modo aveva offeso. I confini
+della incolpata tutela erano stati inutilmente violati;
+le dure necessità della guerra con un brutale oltraggio
+superfluamente inasprite.
+</p>
+
+<p>
+L’articolo del Giornale Ufficiale di Palermo, col
+quale il bando del La Farina era annunciato assieme
+a quello di due spioni côrsi,<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a> fu una selvaggia rappresaglia,
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+un lusso grossolano di durezza, che Garibaldi
+non doveva permettere se lo conosceva prima, e conosciutolo
+dopo doveva sconfessare e punire.<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a>
+</p>
+
+<p>
+Ciò detto, però, il torto del La Farina non cessa
+d’essere inescusabile; e chiunque abbia scorso quel
+suo triste <i>Epistolario</i>, in cui gli atti ed i pensieri del suo
+soggiorno in Sicilia sono riflessi come in uno specchio,
+potrà farne testimonianza. Volere l’annessione della
+Sicilia prima della sua compiuta liberazione, era un’insania;
+volerla quando da due mesi non v’era atto o
+parola di Garibaldi che non bandisse, affermasse,
+glorificasse il nome di Vittorio Emanuele, era ingiuriosa
+diffidenza e grossa gratitudine che conchiudeva
+alla peggiore delle politiche. La poteva giustificare un
+argomento solo: che l’Isola fosse in piena anarchia;
+ma quest’anarchia non era che un sogno del La Farina.
+La confusione era più alla superficie che al fondo;
+nessun arbitrio scandaloso, nessuna discordia pubblica
+era accaduta, e il prestigio del nome di Garibaldi era
+ancora sì grande, che bastava esso solo, come in quei
+primi mesi bastò, a tener luogo di governo e di leggi.
+Lo stesso conte di Cavour, che pure ingannato dalle amplificazioni
+lafariniane non vedeva dapprincipio altra
+salute che nell’annessione immediata, aveva finito per
+non reputarla più così urgente e necessaria come da
+prima aveva stimato, e il 30 giugno scriveva esplicitamente
+al Persano che, «se il generale Garibaldi non
+vuole l’annessione immediata, sia lasciato libero di
+agire a suo talento.<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a>» Il La Farina adunque non poteva
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+dirsi nemmeno l’interprete fedele del pensiero
+del suo alto committente; egli lo esagerava, lo svisava,
+e dicasi pure per innocente zelo, da segnacolo
+di concordia che doveva essere, ne faceva un’arme di
+guerra, un tizzone di discordia, un lievito di partiti;
+rischiando egli per il primo di ritardare o guastare
+quell’unione, che tutti, e prima d’ogni altro Garibaldi,
+fermamente volevano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+</p>
+
+<h3>XXVIII.</h3>
+
+<p>
+Frattanto il Medici aveva continuato la sua marcia;
+se non che giunto a Termini e di là udito che il
+presidio di Messina muoveva su Barcellona per guadagnarvi
+quell’importante postura e punire la città
+di non sappiamo quale riotta liberale, delibera accelerare
+il passo nella speranza di occupar Barcellona
+prima del nemico e di contrastargliela. E così accadde.
+Il Medici, giunto a Barcellona quando appena la vanguardia
+borbonica appariva a Milazzo, tolse a questa
+ogni voglia e ragione di procedere oltre; talchè al Comandante
+garibaldino avanzarono ancora alcuni giorni
+per dar riposo alle sue milizie e apparecchiar più
+pensatamente le mosse ulteriori.
+</p>
+
+<p>
+A mezza tappa da Barcellona, a poche miglia da
+Messina, sorge una piccola terra detta Meri, che prende
+il nome dal torrentello dello stesso nome, il quale calando
+da’ monti di Santa Lucia mette foce nel mare.
+Il fiumiciattolo, asciutto molti mesi dell’anno, non oppone,
+specialmente nell’estate, alcun ostacolo d’acque;
+ma per il suo letto incassato, rotto e sassoso, e le ripe
+costeggiate da muraglie di orti o da siepi di aloe,
+può far le veci in caso di estremo bisogno d’un simulacro
+di difesa.
+</p>
+
+<p>
+Oltre a ciò, di là da Meri correva dinanzi al villaggetto
+di Coriolo un rio dello stesso nome che veniva
+a tracciare, meglio che a formare, un’altra linea
+più avanzata, la quale avrebbe potuto aiutare non
+diremo ad arrestare, ma a ritardare d’alcun poco
+un’aggressione nemica. In questa posizione, la migliore
+che il terreno consentisse, decise di appostarsi il
+Medici, e barricata la strada presso il Coriolo; piantativi
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+in batteria due pezzi d’artiglieria accattati a
+Barcellona; colla destra a Santa Lucia; il centro e
+la sinistra lungo il Meri; gli avamposti tra Coriolo
+e San Filippo, si tenne, scarso di forze com’era,
+e conoscendo le soverchianti del nemico, nella più
+circospetta e serrata difesa.
+</p>
+
+<p>
+I Borbonici invece accennavano a voler ripigliare
+l’offesa, non a dir vero per espresso comando del Governo
+napoletano, ma per occulta volontà dello stesso
+Francesco II. Infatti a Napoli erano accaduti, dal
+giorno della perdita di Palermo, alcune novità che
+importa brevemente rammentare. Re Francesco, impaurito
+dal montar sordo della rivoluzione, istigato
+da’ suoi consiglieri, o inetti o traditori, aggirato dalla
+Diplomazia, pressato da’ suoi stessi parenti, aveva finito
+col concedere una Costituzione, a cui nessuno, e primo
+di tutti il largitore, credeva. Cedendo poi così ai consigli
+dei suoi nuovi Ministri,<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a> come agl’inviti capziosi
+del conte di Villamarina, ministro di Sardegna e manipolatore
+in Napoli di tutte le trame del conte di
+Cavour, s’era già indotto ad entrare in negoziati colla
+Corte di Torino, accettando per base alle trattative
+l’abbandono della Sicilia, se Garibaldi rinunciava ad
+invadere il Regno, l’alleanza col Piemonte e l’accordo
+con lui nella politica nazionale. A quale poi fra questi
+giuocatori di vantaggio, che di negoziatori leali avevan
+perduto ogni titolo, s’aspetti il primato della mala
+fede, sarebbe difficile il dire. Fra il conte di Cavour,
+che mentre negoziava con Re Francesco cospirava a
+subornargli l’esercito e la flotta, armeggiando contemporaneamente
+contro Garibaldi onde levargli di mano
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+l’impresa, e Liborio Romano, abbietto cittadino di
+Gand, che accettava il potere dalle mani del suo Re
+per tradirlo più al sicuro; fra il generale Nunziante,
+che oggi prometteva di farla finita col <i>Filibustiere</i>,
+e dimani nell’ora del pericolo abbandonava la bandiera
+che l’aveva fatto nobile e ricco, e non sapendo
+essere nè apertamente ribelle, nè religiosamente fedele,
+cospirava ad involgere nella sua perfidia i suoi
+antichi camerata,<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a> e l’ammiraglio Persano che faceva
+l’assisa della Marina italiana mezzana e complice di
+tutte codeste frodi e di codesti mercati, la storia sarà
+incerta a cui dare la palma, ma certo l’ultima fronda
+non toccherà a Francesco II. Anch’egli, ingannato da
+tutti, sperava tutti ingannare; e mentre blandiva di
+promesse il popolo, gli aizzava contro segretamente la
+sua Guardia del Corpo; mentre giurava la Costituzione,
+sollecitava aiuti dall’Austria, dal Papa, dalla
+Russia; infine, mentre inviava i suoi Ministri a Torino
+per trattare dell’alleanza nazionale, e dicevasi pronto
+a rinunziare alla Sicilia, eccitava, all’insaputa de’ suoi
+<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
+Ministri, i suoi Generali alla ripresa dell’Isola e li soccorreva
+per questo di nuove armi ed armati.
+</p>
+
+<p>
+Codesto suo desiderio sarebbe rimasto forse inadempiuto,
+se non avesse trovato un fautore ardente, e un
+esecutore devoto ed intraprendente nel colonnello Beneventano
+Del Bosco, che già incontrammo a Salemi,
+al Parco, a Corleone; più vantatore forse che prode;
+ma certo uno degli ufficiali più popolari dell’esercito
+borbonico, il quale, indettatosi col Re, gli promise non
+solo di conservargli Milazzo, ma di passare sul corpo
+del Medici alla riconquista di Palermo.
+</p>
+
+<p>
+Sbarcato infatti da più giorni a Messina, e compostasi
+una colonna di circa cinquemila uomini, fra
+i quali il suo ottavo Cacciatori, muoveva di là alla
+volta di Milazzo; e lasciato un battaglione di custodia
+alle importanti posizioni di Gesso, in sul mattino
+del 17 arrivava col grosso presso Archi, a breve tratto
+dagli avamposti garibaldini. Siccome però anche il
+Medici non era stato colle mani alla cintola, e fin dal
+mattino aveva spedito una delle sue compagnie a riconoscere
+al di là di Coriolo l’annunciato nemico, accadde
+che appunto presso Archi l’avanguardia regia
+e gli esploratori garibaldini si scontrassero e venissero
+alle mani. Il combattimento fu breve e di poco momento:
+molto, come al solito, il numero de’ Borbonici;
+molto il valore de’ Garibaldini; ma nè da una parte
+nè dall’altra alcun decisivo vantaggio.
+</p>
+
+<h3>XXIX.</h3>
+
+<p>
+Dopo questo però il Comandante borbonico, sia che
+volesse riconoscere più a fondo le forze e le posizioni
+dell’avversario; sia che sperasse con un subitaneo assalto
+sorprenderlo e sgominarlo (ciò è ancora controverso),
+deliberò di deviare per poco dalla via presa
+<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
+e di attaccarlo nel giorno stesso, col grosso delle sue
+forze, nel centro delle sue linee. Ma o ricognizione o
+attacco, nulla di quanto il Bosco aveva premeditato
+gli riuscì. Assaliti quasi contemporaneamente dalla
+destra e dal centro, nessuno dei posti garibaldini indietreggiò
+d’un passo. Spiegatosi più furioso l’attacco
+contro la barricata della strada di Coriolo, questa
+tenne fermo; accostatosi il nemico e venuto l’istante
+della baionetta, la carica fu sì concorde, sì impetuosa,
+che i Regi andarono cacciati colla punta alle reni fino
+al di là di Coriolo, rischiando di perdere un cannone,
+che a stento salvarono. Il Medici però non poteva illudersi;
+era evidente che il Bosco, qual che fosse stato
+il suo scopo, non aveva impegnato che una parte delle
+sue forze; e il giorno in cui le avesse spiegate tutte,
+il rischio poteva esser grave. Telegrafò quindi al Comandante
+in capo il buon successo del 17, ma insieme
+i pericoli da cui era minacciato.
+</p>
+
+<p>
+Ed all’annunzio Garibaldi deliberò di partir immediatamente
+pel campo. Fin dal 7 luglio, la terza
+spedizione del Cosenz, forte di ben millecinquecento
+uomini, ben armata ed istrutta, era giunta a Palermo
+e già incamminata per Messina; un altro battaglione,
+comandato dall’inglese Dunn, grosso non più che di
+quattrocento uomini, stava pronto alla partenza; il caso
+volle che proprio nella mattina del 18 quel battaglione,
+comandato da Clemente Corte, che era stato
+preso dai Regi in mare e tradotto a Gaeta, ora liberato
+dalla tediosa prigionía approdasse egli pure a
+Palermo; infine il 12 luglio il capitano Anguissola,
+comandante della corvetta regia la Veloce,<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a> dando per
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+il primo l’esempio della rivolta, conduceva al Dittatore
+in Palermo il proprio legno e gliene faceva dedizione.
+Tutto sommato pertanto, Garibaldi possedeva già un
+principio di marina da guerra, e poteva portare al Medici
+un soccorso di circa duemila baionette, forza
+straordinaria al paragone di quella con cui aveva vinto
+fino allora.
+</p>
+
+<p>
+Lasciata quindi la prodittatura al general Sirtori;
+avvisata la colonna del Cosenz di affrettare la marcia;
+presa seco sulla Veloce, ribattezzata col nome di Tükery
+(quel prode Magiaro, morto nella presa di Palermo),
+la gente del Dunn e del Corte, salpa il 18, mattina, per
+Patti; colà preso terra, continua in vettura col Cosenz,
+che l’aveva raggiunto, per Meri, dove arriva la sera
+del giorno stesso. Il suo arrivo suonava battaglia, lo
+intesero e glielo fecero intendere colla loro entusiastica
+accoglienza i volontari del Medici, e il presagio s’avverò.
+</p>
+
+<p>
+Spesa la giornata del 19 ad esplorare co’ suoi Luogotenenti
+le posizioni del nemico, e ad attendere l’arrivo
+delle truppe in marcia, decise per l’indomani l’attacco
+di Milazzo.
+</p>
+
+<p>
+<i>Qu’est ce que c’est que Milazzo?</i> chiedeva Napoleone
+I a suo fratello Giuseppe, quando meditava egli
+pure una spedizione in Sicilia. Quel che fosse allora
+esattamente, non sapremmo dire; quel che sia oggi,
+eccolo. Milazzo sorge alla base d’un istmo sottile,
+congiunto alla terra mediante tre strade principali,
+quella d’Archi e Spadafora all’oriente, che lo allaccia
+a Messina; quella di San Pietro Meri a mezzogiorno,
+e quella di Santa Marina Meri a occidente, che lo
+annodano alla strada consolare di Barcellona, quindi
+all’interno dell’Isola. La città, di circa diecimila abitanti,
+è cinta da vecchie mura, costrutta in pendío e
+coronata alla sua estremità settentrionale da un castello
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+a due piani di fortilizi, capace di alcune migliaia
+d’uomini e di parecchie batterie. Il terreno che lo
+circonda più arido a levante, più ubertoso a ponente,
+è, in generale, basso, coperto, privo d’orizzonte, intersecato
+da acque frequenti, frastagliato di case e di
+molini, irretito, a dir così, entro una maglia di viottole
+che corrono, nella parte coltivata, tra continue
+muraglie di giardini e di vigneti, e nell’incolta tra
+folti canneti, che cessano soltanto dove comincia la
+nuda e sabbiosa spiaggia del mare, detta di San Papino,
+dominata da tutte le feritoie del Castello. Ora
+non è chi non veda che siffatto terreno quanto è propizio
+a chi debba difenderlo di piè fermo, altrettanto
+è avverso a chiunque tocchi traversarlo palmo a palmo
+e conquistarlo di viva forza. Tuttavia Garibaldi confidò
+ancora nel valore de’ suoi, nel suo genio e nella
+sua stella, e decise la battaglia.
+</p>
+
+<p>
+Semplicissimo come al solito, ma logico, chiaro,
+antiveggente il disegno. Giustamente prevedendo che
+il Bosco avrebbe rivolto il maggior suo sforzo contro
+la destra garibaldina, per tentare di sfondarla e piombare
+sulla sua linea di ritirata; non che temerla, delibera
+di invogliarlo a quella mossa; ma intanto che
+il nemico concentrerà il grosso delle sue forze sulla
+sua sinistra, attaccarlo col maggior nerbo della propria
+gente sulla destra e pel centro, camminando direttamente
+su Milazzo. A tal uopo ordina che il Malenchini
+si porti, per la strada di Santa Marina, contro
+la sinistra del nemico e appena scopertolo lo assalti;
+commette al Medici e al Cosenz di avanzare col reggimento
+Simonetta e il battaglione Gaeta per la strada
+di San Pietro, spingendosi pel centro e per la destra
+contro la città; affida a Niccola Fabrizi di occupare
+con un’improvvisata legione di Siciliani la strada
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+di Spadafora per antivenire una eventuale sortita del
+presidio di Messina; delibera infine che il battaglione
+Dunn e la colonna Cosenz, già partiti fino dall’alba
+da Patti, col battaglione Guerzoni, lasciato a guardia
+di Meri, formino la riserva.
+</p>
+
+<p>
+Alle 5 del mattino tutti furono in moto: alle 7,
+il Malenchini aveva già aperto il fuoco presso San Papino;
+poco dopo anche il Medici incontrava al di là di
+San Pietro il nemico; e il combattimento s’accendeva
+su tutta la linea. Se non che il Bosco che, come Garibaldi
+aveva preveduto, teneva in serbo il massimo delle
+sue forze sulla sua sinistra, accoglie l’assalto del Malenchini
+con tale furia di mitraglia, che il prode Colonnello,
+malgrado i più gagliardi sforzi per contenere e
+riordinare le sue giovani milizie, è costretto a ripiegare
+rotto e disordinato sulla strada di Meri. Ciò eccedeva
+il desiderio di Garibaldi; egli voleva bensì
+impegnare in serio combattimento il nemico da quel
+lato; ma non certo lasciarlo padrone del terreno, e
+molto meno della sua linea di ritirata. Occorreva dunque
+riparare tostamente all’inatteso rovescio, e lo soccorse
+ancora il suo prodigioso colpo d’occhio. Ordinato
+al Cosenz di spingere il battaglione Dunn, arrivato per
+fortuna in quel punto, in sostegno del Malenchini, si
+caccia egli stesso, alla testa de’ Carabinieri genovesi e
+delle poche Guide, sul fianco del nemico per arrestarne
+la foga irrompente. Ma i <i>bianchi</i> del Dunn non sono
+in sulle prime più fortunati de’ <i>neri</i> del Malenchini:<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a>
+chè uno squadrone di cavalli lanciato a tempo contro
+di loro, li mette in rotta, sperdendoli fra i canneti
+e le siepi che lungheggiano la via. In quel punto però
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+Garibaldi co’ Carabinieri riusciva sul fianco nemico,
+sicchè gli Usseri reduci dalla carica, poco dianzi vittoriosa,
+si trovarono fra due fuochi in faccia a Garibaldi,
+che intimava loro la resa. E accadde allora la
+famosa lotta a corpo a corpo di Garibaldi, sceneggiata
+a penna ed a matita in tante guise diverse; ma che
+sfrondata dalle frasche romanzesche avvenne veramente
+così.<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a>
+</p>
+
+<p>
+Il generale Garibaldi era a piedi, in un campo di
+fichi d’India, seguíto e attorniato dal Missori, dal capitano
+Statella dello Stato Maggiore, da due o tre
+altre Guide e da qualche quadriglia di Carabinieri
+appiattati qua e là dietro le siepi. All’arrivare della
+cavalleria, quanti erano presso il Generale cercarono
+di coprirlo del loro meglio; ma il Capitano borbonico
+galoppò direttamente su di lui, e senza sospettare qual
+nemico gli stesse di fronte, gli menò un terribile fendente,
+che l’avrebbe certamente tagliato in due se
+Garibaldi, parando con maravigliosa agilità e freddezza
+e ribattendo subito colpo con colpo, non avesse spaccato
+egli la testa del Capitano. Intanto anche il resto
+della scorta non si era rimasta inerte: il Missori con
+alcuni ben appuntati colpi di revolver rovesciava due
+o tre cavalieri; lo Statella, rimasto poco dopo ferito,
+ne atterrava un altro; i Carabinieri, le Guide si precipitarono
+per partecipare alla zuffa; sicchè di tutto
+quel bello squadrone di Usseri pochissimi rientrarono
+in Milazzo; la più parte rimasero sul terreno feriti
+o prigionieri.
+</p>
+
+<p>
+Questo episodio aveva arrestato l’irrompere del nemico
+sulla sinistra; dal canto suo il Medici e il Cosenz,
+<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
+rinforzati da nuovi soccorsi, guadagnavano a prezzo
+di preziosissime vite (pianta fra tutte la morte del
+maggiore Filippo Migliavacca, uno dei prodi di Roma
+e di Varese) nuovo terreno; ma la battaglia era tutt’altro
+che vinta. Il ponte del Coriolo, gli sbocchi dei
+canneti, le case dei sobborghi erano ancora in potere
+dei nemici; e non appariva chiaro nè con quante
+forze vi stessero, nè con quali avrebbero potuto esserne
+sloggiati.
+</p>
+
+<p>
+A quel punto Garibaldi divinava il segreto della
+vittoria. Indispettito contro quelle bassure paludose
+e assiepate che gli impedivano di vedere gli andamenti
+della giornata, andava cercando intorno a sè un
+punto culminante d’onde dominare il campo; quando
+l’occhio gli cadde sulle antenne del <i>Tükery</i>, che sbarcata
+la sua gente a Patti arrivava per l’appunto nelle
+acque di Milazzo. Ora veder quel bastimento e fabbricarvi
+sopra un intero stratagemma di guerra, fu un
+punto. Raccomandata al Cosenz quell’ala della battaglia,
+si butta con pochi aiutanti in una barca, voga
+fino al <i>Tükery</i>; salitovi, arrampica sulla gabbia dell’albero
+maestro e di là scoperto finalmente tutto il
+teatro della battaglia, scende, fa accostare il <i>Tükery</i>
+a tiro di mitraglia, e aspettato che una colonna sortisse
+di Milazzo per riassalire la sua sinistra, la fulmina
+di fianco, l’arresta come tramortita da quell’inatteso
+attacco, e la costringe poco dopo a rientrare scompigliata
+in Milazzo.
+</p>
+
+<p>
+Il colpo felice ridà tempo e lena ai Garibaldini;
+il Medici e il Cosenz hanno riordinato le loro truppe e le
+preparano ad un nuovo assalto. Garibaldi, fatto sbarcare
+dal <i>Tükery</i> un manipolo d’armati, probabilmente
+la scorta del bastimento, e mandatili a scaramucciare
+sul lato settentrionale del forte, ridiscende egli stesso
+<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
+a terra a rianimare il combattimento sulla sinistra;
+le ultime riserve sono impegnate: il Guerzoni arriva al
+passo di corsa sul campo di battaglia; un ultimo assalto
+quindi è ordinato; i canneti a sinistra, il ponte di Coriolo
+di fronte, le case di destra, terribili strette, son
+tutte superate: i Cacciatori del Bosco mandano fuori
+dai loro ripari un fuoco infernale; le perdite degli assalitori
+sono numerose e dolorosissime; il capitano
+Leardi morto; il Corte, lo Statella, il Martini, il Cosenz
+stesso, feriti; ma il nemico è in fuga, la porta di
+Milazzo è presa; i Garibaldini sono in Milazzo.
+</p>
+
+<p>
+Però non è ancora la vittoria: la pianta della città
+è tale, che un valido difensore ne può rendere esiziale
+il possesso. L’unica strada, lunga, erta, tagliata a
+mezzo da una vasta caserma, che potrebbe tener luogo
+d’un forte, mette, passando sotto un volto della caserma
+stessa, al Castello che la domina, quindi la spazza a
+suo beneplacito. Alcune compagnie risolute a difendersi
+in quella caserma, un fuoco ben nutrito dal Castello,
+e una nuova battaglia diveniva inevitabile. Fortunatamente
+il Bosco aveva già rinunciato a vincere.
+I difensori della caserma, dopo alcune scariche, cercano
+riparo nel Castello; i cannoni del forte non rallentano
+ancora, ma i Garibaldini con due rapide corse
+si son già portati fuori del tiro; già investono, già
+serrano il Castello da ogni parte, e prima del mezzogiorno
+piantano le loro sentinelle a’ piedi delle sue mura.
+</p>
+
+<p>
+La battaglia di Milazzo fu la più sanguinosa tra
+le combattute dalle armi garibaldine nel Mezzogiorno.
+Degli assalitori sopra non più che quattromila combattenti,
+settecento tra morti e feriti restarono sul
+campo; più d’un sesto quindi della forza, proporzione
+enorme nelle guerre moderne. I Regi invece si gloriarono
+di non aver perduto che centosessantadue uomini
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+sopra milleseicento: ridevole menzogna e incauto
+vanto insieme! Menzogna ridevole, poichè a tutti è
+noto che il solo Bosco condusse in Milazzo un cinquemila
+uomini; vanto incauto, più degno di commiserazione
+che di plauso, poichè se così scarse furono le perdite
+dei vinti, non ha più giustificazione l’abbandono,
+in men di tre ore, di posizioni formidabili; e la sconfitta
+che potrebbe essere giustificata dalla gravità dei
+danni patiti, non si spiega più se non colla dappocaggine
+dei vinti.
+</p>
+
+<h3>XXX.</h3>
+
+<p>
+Il 21 passò in entrambi i campi a contarsi e riposare;
+il 22 apparvero inaspettati nel porto di Milazzo,
+prima due grossi legni mercantili francesi, poi
+un avviso da guerra, <i>La Muette</i>, della stessa bandiera,
+i quali venivano, noleggiati dallo stesso Governo di Napoli,
+per imbarcarsi le truppe del Bosco e trasportarle
+sul Continente. Quando però seppero della giornata
+antecedente e videro il Bosco bloccato nel suo forte,
+tre di quelle navi partirono, e solo il <i>Protis</i> restò per
+farsi mediatore, insieme al Capitano del Porto, d’un
+trattato di resa. E i Comandanti delle due parti non
+si ricusarono al negoziare; ma Garibaldi chiedeva la
+resa a discrezione, minacciando far saltare il Bosco
+e la sua truppa dalle rupi del Castello; il Bosco pretendeva
+la sortita libera coll’onore delle armi, preferendo,
+diceva, ad una resa disonorata saltare in aria
+con una mina; talchè l’accordarsi, se le parole dicevano
+il vero, pareva impossibile.
+</p>
+
+<figure class="break-before"><a id="fill-144a-inl"></a>
+ <img src="images/ill-144a-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>PIANO
+della
+BATTAGLIA DI MILAZZO (<a href="images/ill-144a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<p>
+Nella mattina del 23, altra e più grande sorpresa:
+quattro fregate napoletane entravano nelle acque di
+Milazzo e si schieravano in battaglia dinanzi alla
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+città. A che venivano esse? Forse ad aiutare i bloccati?
+Forse a ricominciare la lotta? Tale fu per alcuni
+istanti il sospetto anche di Garibaldi; ma non
+andò guari che ogni cagione d’allarme cessò. Quelle
+quattro navi venivano come quelle del giorno precedente
+per imbarcare il presidio del Castello, e di più
+portavano a bordo il colonnello di Stato Maggiore
+Anzani per trattare della cessione del forte e di tutte
+le altre condizioni relative all’imbarco ed alla resa.
+</p>
+
+<p>
+Ora questo fatto, di cui occorrerà tra breve la spiegazione,
+vinse tutte le incertezze. Il Bosco, da un lato,
+non aveva più nè motivo nè diritto di ostinarsi in
+una difesa che il suo stesso Governo non approvava;
+Garibaldi doveva benedire quelle quattro fregate che
+venivano a liberarlo da un grande fastidio, se già non
+dovesse dirsi da un serio pericolo; poichè se il Comandante
+borbonico resisteva, prendere a forza di
+baionette, senza una sol bocca d’assedio, un Castello
+cortinato e terrapienato, era cosa, anche a Garibaldi,
+più facile a minacciarsi che a mantenersi.
+</p>
+
+<p>
+Ne conseguì che la sera stessa del 23 i negoziati
+furono ripresi collo stesso colonnello Anzani, e al mattino
+vegnente una Convenzione era già sottoscritta, per
+la quale la truppa napoletana abbandonava il Castello
+di Milazzo in armi e bagaglio e con tutti gli onori
+della guerra; e il forte veniva consegnato al generale
+Garibaldi «con cannoni, munizioni, attrezzi da guerra,
+cavalli, bardature degli stessi e tutti gli accessorii appartenenti
+al forte, come all’atto della stipulazione
+della Convenzione si trovavano.<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E si badi che nessuno de’ cavalli, nemmeno quelli
+degli ufficiali, molto meno quelli del colonnello Bosco,
+<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
+furono eccettuati. Che se a taluno questa condizione
+a nemico patteggiato sembra insolita e dura, eccone
+la spiegazione. Avendo i patriotti messinesi presentato
+il colonnello Medici d’un superbo cavallo, il Bosco,
+fedele alla sua indole millantatrice, s’era fatto sentire
+co’ donatori che tra poco sarebbe rientrato in Messina
+proprio su quel cavallo da essi regalato al suo compatito
+avversario. Ora come le sorti dell’armi posero
+il colonnello Bosco tra i vinti, parve giusta rappresaglia
+ch’egli dovesse cedere al vincitore precisamente
+quel medesimo onore ch’egli s’era vantato di prendersi
+da lui, e che invece del Bosco sul cavallo del Medici,
+i Messinesi dovessero salutare trionfante nella
+loro città il Medici sul cavallo del Bosco.
+</p>
+
+<h3>XXXI.</h3>
+
+<p>
+E così avvenne. La risoluzione presa dal primo Ministero
+di Francesco II, di rinunciare alla Sicilia per
+salvare il rimanente del Regno, stornata un istante,
+siccome dicemmo, dagli occulti complotti della Corte
+e dall’inane tentativo del colonnello Bosco, era stata
+ripresa con più fermo proposito da un secondo Ministero,<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a>
+e quelle quattro navi che vedemmo apparire nelle
+acque di Milazzo e portarne via i difensori, non erano
+in fatto che le prime esecutrici di quella nuova politica
+di sottomissione o rassegnazione che il Gabinetto di
+Napoli inaugurava. Ora quelle medesime navi avevano
+portato lo stesso ordine al generale Clary, governatore
+di Messina, il quale dopo alcune finte di resistenza
+finiva col sottoscrivere egli pure col generale Medici
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+la resa della città, salva soltanto alle truppe regie la
+cittadella, la quale però non poteva compiere alcun
+atto di ostilità fino a che i Garibaldini rispettassero
+la condizione di non assalirla.
+</p>
+
+<p>
+Liberata così tutta la Sicilia, padrone di Messina,
+Garibaldi affissò tutti i suoi pensieri in un punto solo:
+la passata dello Stretto e l’invasione delle Calabrie.
+</p>
+
+<p>
+Nè da questo scopo nulla valeva a distoglierlo; non
+le suggestioni politiche, non le difficoltà militari. Alcuni
+giorni dopo la sua entrata in Messina, il re Vittorio
+Emanuele gli aveva inviato, per mezzo del conte
+Giulio Litta, la lettera seguente:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Generale,
+</p>
+
+<p>
+»Voi sapete che io non ho approvato la vostra spedizione,
+alla quale sono rimasto assolutamente estraneo. Ma
+oggi, la posizione difficile, nella quale versa l’Italia, mi pone
+nel dovere di mettermi in diretta comunicazione con voi.
+</p>
+
+<p>
+»Nel caso che il Re di Napoli concedesse l’evacuazione
+completa della Sicilia dalle sue truppe, se desistesse volontariamente
+d’ogni influenza e s’impegnasse personalmente
+a non esercitare pressione di sorta sopra i Siciliani, dimodochè
+essi abbiano tutta la libertà di scegliersi quel Governo
+che a loro meglio piacesse, in questo caso io credo che ciò
+che per noi tornerebbe più ragionevole sarebbe di rinunziare
+ad ogni ulteriore impresa contro il Regno di Napoli.
+Se voi siete di altra opinione, io mi riservo espressamente
+ogni libertà d’azione, e mi astengo di farvi qualunque osservazione
+relativamente ai vostri piani.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Ora, fino a qual punto questa lettera potesse ingannare
+la sonnacchiosa, ma non istupidita Diplomazia,
+è dubbio assai; certo ella pareva fatta piuttosto
+per raffermare il proposito del Dittatore che per iscrollarlo.
+Vecchia d’un mese, essa aveva perduto ogni
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+valore d’opportunità. Il Re vi dava un consiglio a
+Garibaldi, movendo da fatti che erano totalmente
+cambiati. Ciò che, in un certo rispetto, poteva esser
+vero quindici giorni dopo la presa di Palermo, non
+lo era più dopo la battaglia di Milazzo e l’entrata in
+Messina. La condizione imposta da Vittorio Emanuele
+al passaggio del Faro era già in gran parte adempita.
+I Borboni avevano oramai sgombrata la Sicilia,
+ed essa era arbitra de’ suoi destini. Garibaldi adunque
+poteva trovare nella lettera regale piuttosto un
+nuovo argomento per affrettarsi che per arretrarsi.
+Restava, è vero, quella clausola che i Siciliani fossero
+liberi di eleggersi il Governo che loro tornasse
+più gradito, la quale poi si traduceva ancora nel vecchio
+programma dell’annessione immediata; ma senza
+dire che anche questa condizione era annullata dagli
+stessi argomenti che infirmavano tutta la lettera, sappiamo
+che su quel punto dell’annessione Garibaldi
+era incrollabile, e sappiamo altresì che non gliene
+mancavano le ragioni. Rispose quindi al Re con questa
+lettera altrettanto celebre:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Sire,
+</p>
+
+<p>
+»La Maestà Vostra sa di quanto affetto e riverenza io
+sia penetrato per la sua persona e quanto brami d’ubbidirla.
+Però Vostra Maestà deve poi comprendere in quale
+imbarazzo mi porrebbe oggi un’attitudine passiva in faccia
+alla popolazione del Continente napoletano, che io sono obbligato
+di frenare da tanto tempo, ed a cui ho promesso
+il mio immediato appoggio. L’Italia mi chiederebbe conto
+della mia passività, e ne deriverebbe immenso danno. Al
+termine della mia missione io deporrò ai piedi di Vostra
+Maestà l’autorità che le circostanze mi hanno conferito,
+e sarò ben fortunato d’obbedire per il resto della mia
+vita.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ora, questo è notabile, che la risposta di Garibaldi
+non solo corrispondeva ai desiderii mal celati del Re
+Galantuomo, ma in quel momento s’accordava col
+pensiero più intimo dello stesso conte di Cavour. Egli
+infatti fino dal 25 luglio, udita la vittoria di Milazzo,
+scriveva al Persano:<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a>
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Dopo sì splendida vittoria io non vedo come gli si potrebbe
+impedire di passare sul Continente. Sarebbe stato
+meglio che i Napoletani compissero, od almeno iniziassero
+l’opera rigeneratrice; ma poichè non vogliono, o non possono
+muoversi, si lasci fare a Garibaldi. L’impresa non può
+rimanere a metà. La bandiera nazionale inalberata in Sicilia
+deve risalire il Regno ed estendersi lungo le coste dell’Adriatico,
+finchè ricopra la regina del mare.<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Soltanto circa un punto il conte di Cavour non
+aveva mutato parere, e s’immagina quale: la pronta
+annessione. Sentendo però quanto fosse vano il tentare
+la posizione di fronte, pensava come al solito a girarla
+di costa, sperando che a ciò l’avrebbero aiutato,
+oltre che l’ingegno e le circostanze, lo stesso Prodittatore
+che Garibaldi s’era chiamato al fianco. Avremmo
+infatti dovuto dir prima che il generale Garibaldi fino
+dalla metà del giugno aveva ceduto al consiglio di
+chiamare in Sicilia un uomo di grido e di autorità
+politica, il quale assumesse la grande bisogna dell’ordinamento
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+dello Stato e lo rappresentasse come suo
+Vicario o Prodittatore in tutti gli attributi del reggimento
+civile.
+</p>
+
+<p>
+Nella scelta della persona ondeggiò alquanto. Egli
+avrebbe preferito, o Giorgio Pallavicino, o Carlo Cattaneo;
+il Persano gli suggeriva invece Agostino Depretis;
+il Re ed il Cavour gli profferivano Valerio; ma
+infine, essendosi Garibaldi deciso per il Depretis, ogni
+opposizione alla sua nomina cessò, e verso la metà
+del luglio questi partì Prodittatore per la Sicilia.
+</p>
+
+<p>
+Il conte di Cavour aveva torto di diffidare di lui.
+Agostino Depretis non era de’ suoi amici, ma circa al
+problema dell’annessione era pienamente d’accordo
+con lui; non la voleva, è vero, precipitata e violenta;
+meditava prepararla a poco a poco, renderla necessaria,
+ottenerla amichevolmente dalle mani di Garibaldi,
+non strappargliela: ma infine la voleva quanto
+il Cavour stesso, e più che ad un Ministro di Garibaldi
+si convenisse. Però quando il 22 luglio si presentò
+a Garibaldi in Milazzo il Prodittatore non svelò
+tutto il suo pensiero; si dimostrò anzi impaziente di
+dare un assetto stabile allo Stato, promulgandovi al
+più presto lo Statuto e gli ordinamenti piemontesi
+(il che fece tosto con molta lode sua); ma delle sue
+idee annessioniste non fece motto; crescendo così subito
+nella fiducia del Generale, ma preparandosi a
+perderla fra breve.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+</p>
+
+<h2 id="cap9"><span class="smcap">Capitolo Nono.</span>
+<span class="smaller">DAL FARO AL VOLTURNO.<br>
+[1860.]</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+Se la passata nel Regno era caldeggiata da quei
+medesimi che prima l’avevano sconsigliata, l’eseguirla
+era impresa assai meno facile di quanto, anche ai credenti
+nel genio e nella fortuna di Garibaldi, potesse
+apparire.
+</p>
+
+<p>
+L’esercito borbonico, non ostante le defezioni e
+le perdite, poteva sempre mettere in linea un centomila
+uomini, e Garibaldi, sommati insieme i Mille, le tre
+spedizioni Medici, Cosenz e Sacchi, la brigata Türr
+di stanza a Catania e la brigata Bixio staccata a Taormina,<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a>
+non riusciva a rassegnarne diecimila. La flotta
+nemica teneva sempre il mare con dieci fregate e
+cinque corvette a vapore, due vascelli e quattro fregate
+a vela, senza contare i legni minori; e a tutte
+quelle moli era già molto se la nascente marina siciliana
+poteva contrapporre quattro o cinque piroscafi
+armati per ripiego, ed assolutamente incapaci, non che
+a misurarsi col potente avversario, di recare, ad una
+<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
+impresa tanto fortunosa qual è sempre uno sbarco
+di truppe, alcun valido soccorso. E v’ha di peggio.
+La posizione dei Regi sullo Stretto era formidabile.
+Dodicimila uomini protetti da una fitta linea di forti
+guardavano da Bagnara a Reggio la costa calabrese;
+due grosse fregate, il <i>Fieramosca</i> e la <i>Fulminante</i>, fiancheggiate
+da legni minori correvano il Canale e vi
+spadroneggiavano, infine sulla stessa costa sicula possedevano
+nella cittadella di Messina un posto avanzato,
+il quale, se altro non poteva, s’insinuava pur sempre
+come una spia insidiosa nel campo garibaldino e
+nuoceva al segreto ed alla libertà delle sue mosse.
+</p>
+
+<p>
+Primo pensiero di Garibaldi perciò fu di uscire
+dalla città al più presto e di trapiantarsi a Punta di
+Faro. E fu ispirazione provvidenziale. Nessun luogo
+più opportuno all’impresa che Garibaldi apparecchiava,
+di quella specie d’Istmo che costituisce la
+estrema punta settentrionale dello Stretto e che, ora
+dalla sua forma e giacitura, ora dalla torre che l’illumina,
+si chiama alternamente, <i>Punta, Capo o Torre
+di Faro</i>. Posta tra l’alto mare e la parte più angusta
+dello Stretto, essa era al tempo stesso un agguato,
+una sfida ed uno zimbello. Un agguato, perchè nascondeva
+sempre la doppia opportunità, o di traversare
+all’improvviso il Canale o di gettarsi al largo per rischiare
+uno sbarco sopra un altro punto della costa napoletana;
+una sfida, perchè minacciava, come un’opera
+avanzata, la riva nemica, e opportunamente armata
+poteva ribattere i fuochi de’ suoi forti e delle sue batterie;
+uno zimbello, perchè costringeva i Regi a tenervi
+fissi gli occhi, ed a perdere di vista, per quel
+solo, tutti gli altri punti.
+</p>
+
+<p>
+Nessuno pertanto di questi vantaggi era sfuggito
+all’occhio esperto del nostro Capitano; e senza aver
+<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
+in mente alcun concetto definito e compiuto deliberò
+frattanto di fare di quella lingua di terra, obliato
+nido di pescatori, la base delle sue operazioni e il
+campo delle sue forze.
+</p>
+
+<p>
+Eccolo quindi trasferire colà il suo Quartier generale:
+riunirvi le due brigate Medici e Cosenz, tenendo
+pronta a raggiungerle quella del Sacchi; farvi
+costruire batterie, ordinando all’Orsini di montarvi
+i cannoni di grosso calibro presi a Milazzo ed a Messina;
+raccogliervi infine, sotto gli ordini del Castiglia,
+un centinaio di barche da pesca, che dovevano nella
+mente sua comporre la flottiglia da sbarco, e tener
+il posto delle fregate da guerra di cui il nemico andava
+superbo.
+</p>
+
+<p>
+Convintosi però che uno sbarco in massa, di viva
+forza, lungo lo Stretto, era impossibile, Garibaldi deliberò
+sperimentare in sulle prime il sistema dei colpi
+di mano, delle sorprese, degli assalti alla spicciolata,
+mercè i quali afferrare un caposaldo sulla riva opposta
+e preparare un colpo più decisivo. Infatti, nella sera
+dell’8 agosto, commetteva al calabrese Musolino di
+tentare, con una scelta mano di volontari (lo secondavano
+come ufficiali, Missori, Alberto Mario, Vincenzo
+Cattabeni), la sorpresa del forte Cavallo, e la
+sommossa dell’ultima Calabria; e tre sere dopo, ordinava
+a Salvatore Castiglia di sbarcare presso Alta
+Fiumara con altri quattrocento uomini, che dovevano
+andare in rincalzo de’ primi e impadronirsi con essi di
+qualche punto della costiera. È vero che nessuno di
+questi tentativi riuscì: Musolino al primo colpo di cannone
+del forte, veduta impossibile la sorpresa, non tentava
+nemmeno l’assalto e si rifugiava nei forestali dell’Aspromonte;
+le barche del Castiglia, fulminate dai
+fuochi incrociati delle fregate e delle batterie di terra,
+<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
+erano costrette a virar di bordo e a ricorrere più che
+frettolose sotto la tutela del Faro; ma ciò non ostante
+chi reputasse questi conati tutti del pari infruttuosi,
+s’ingannerebbe a partito. Se altro buon effetto non
+erano atti a produrre, questo di certo fruttavano:
+stancheggiavano con allarmi e marcie continuate il
+nemico; ne dividevano le forze e ne confondevano le
+idee, e sopra ogni cosa lo confermavano e quasi indurivano
+nell’errore che unico disegno degl’invasori
+fosse la traversata diretta del Canale: errore che Garibaldi
+aveva veduto nascere con gioia, ch’egli stesso
+s’era studiato di nutrire e di crescere, e che gli aprirà
+tra breve le porte del Regno.
+</p>
+
+<p>
+Quando infatti vide i Borbonici ben bene sprofondati
+nell’illusione, e fu certo ormai che tutti i loro
+sguardi e tutte le loro forze erano converse all’unico
+punto del Faro, Garibaldi commette al Sirtori il comando
+supremo dell’esercito, gli raccomanda di continuare
+come prima in quelle finte e in quegli apparecchi
+che avevano tanto giovato fino allora, e la notte
+del 12 scompare.
+</p>
+
+<p>
+Dov’era andato?
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+In sullo scorcio di giugno Agostino Bertani spronato
+dal Mazzini, ma assenziente Garibaldi, aveva
+posto mano all’ordinamento d’una spedizione destinata
+ad invadere gli Stati pontificii, e se la fortuna
+secondava a spingersi anche nel Regno.
+</p>
+
+<p>
+Il corpo (novemila uomini al più), commesso al
+comando supremo di Luigi Pianciani, uomo più politico
+che guerresco, era diviso pomposamente in sei
+brigate: una delle quali, agli ordini di Giovanni Nicotera,
+<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
+veniva ordinandosi a Castelpucci poco lunge
+da Firenze e doveva da quel lato penetrare nell’Umbria
+fino a Perugia; un’altra si raccoglieva nelle Romagne
+ed aveva per obbiettivo le Marche; mentre le
+altre quattro erano già radunate tra Genova e la
+Spezia col disegno di sbarcare sulla costa pontificia
+in vicinanza di Montalto e là per Viterbo rannodarsi
+alle altre colonne.
+</p>
+
+<p>
+Che una siffatta impresa non potesse essere tollerata
+dal Governo di Vittorio Emanuele, s’intende da
+sè. Ogni istituzione vive della logica sua. La Monarchia
+non poteva abbandonare il Papato alle mani della
+rivoluzione senza esporsi o ad esautorare sè stessa,
+se la rivoluzione trionfava, o a rovinare l’Italia, se la
+rivoluzione soccombeva. Oltre di che era da cansare
+il pericolo sommo che la rivoluzione trascorrendo,
+com’è natura sua, andasse a dar di cozzo contro
+Roma, scatenando dalle violate mura la collera della
+Francia, e i fulmini dell’intera Cattolicità. Importava
+dunque che una siffatta spedizione fosse comunque
+impedita, e il Gabinetto di Torino deliberò che la
+fosse ad ogni costo. Diverso però, secondo la diversa
+mente degli esecutori, il metodo d’esecuzione. Mentre
+il barone Ricasoli, sempre governatore di Toscana,
+ubbidendo alla sua rigida, ma schietta natura, scioglieva
+senz’altro la brigata di Castelpucci, sostenendo
+per alcune ore lo stesso Nicotera, il Farini deliberava
+appigliarsi piuttosto al sistema dei temporeggiamenti
+e degli artificii, e recatosi a Genova si studiò persuadere
+il Bertani stesso a rinunciare all’ideata impresa.
+In sulle prime il delegato di Garibaldi resistette; ma
+il Ministro di re Vittorio avendo alla fine smascherato
+il suo fermo proposito d’impedire la divisata
+spedizione anche colla forza, le due parti vennero pel
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+minor male ad un compromesso, mercè del quale tutte
+le truppe predisposte all’impresa di Roma s’imbarcherebbero
+in più riprese per la baia di Terranova, nell’isola
+di Sardegna, e di là non appena radunate continuerebbero
+per Sicilia, onde mettersi quivi agli
+ordini di Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Fino a qual punto però un siffatto componimento
+fosse sincero, sarebbe prudente non scandagliare. Certo
+nessuno de’ due contraenti svelò chiaramente il suo pensiero:
+vecchi cospiratori entrambi, entrambi convinti di
+giovare alla patria, facevano probabilmente a chi meglio
+gabbava l’altro. Il Farini intanto che concedeva la
+radunata in Sardegna, spiccava bastimenti da guerra
+perchè obbligassero i volontari, mano mano che arrivavano
+al convegno, a continuare per la Sicilia; il Bertani,
+mentre s’era impegnato a proseguire per Palermo,
+faceva intendere ai Comandanti la mèta vera
+della spedizione esser sempre le coste romane, verso
+le quali appena radunato il naviglio dovevano essere
+drizzate le prue. Ciò stabilito pertanto, ciascuno a seconda
+del suo disegno si mise in moto. Al finire del
+luglio la sciolta brigata di Castelpucci, passata al comando
+di Gaetano Sacchi, sbarcava tranquillamente
+a Palermo, e passava tosto ad ingrossare le schiere del
+Faro: poco dopo Agostino Bertani arrivava a Messina
+ad annunziare al Dittatore l’avvenuto compromesso;
+ai 13 di agosto il Farini pubblicava un bando inutilmente
+provocatore, in cui, sconfessate tutte le passate
+spedizioni, vietava le presenti e le future, e proclamava
+l’Italia dover essere degl’Italiani, non delle sètte;
+una cannoniera della marina sarda, la <i>Gulnara</i>, navigava
+per Terranova onde aspettarvi al varco i volontari
+e forzarli a proseguire per Palermo; le due brigate
+infine, nominate dai loro comandanti Eberhardt
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+e Tharrena, grosse non più che di duemila uomini
+ciascuna imbarcati sui due piroscafi il <i>Franklin</i> e il
+<i>Torino</i>, approdavano nel pomeriggio del 13 agosto nel
+Golfo degli Aranci, dove però, trovata la <i>Gulnara</i> e
+da essa ricevuta l’intimazione di continuare la rotta
+volenti o nolenti, mormoranti o rassegnati, ubbidirono.
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco la cagione della scomparsa di Garibaldi
+dal Faro. Toccata con mano, dopo quindici giorni di
+vani sperimenti, la difficoltà del passaggio dello Stretto,
+misurata l’esiguità delle proprie forze e persuaso che
+in essa stava il maggior ostacolo all’impresa; udito
+dal Bertani che in Sardegna stava aspettando una
+bella ed agguerrita legione di circa ottomila armati,
+co’ quali poteva d’un colpo solo addoppiare il suo
+esercito; convinto anche più che la spedizione romana,
+utile un tempo, era divenuta intempestiva e che a
+Roma si poteva marciar più spediti e sicuramente per
+la via di Napoli, delibera, quasi all’improvviso, di
+correre egli stesso nel Golfo degli Aranci a prendere
+quel prezioso soccorso e portarselo seco in Sicilia.
+</p>
+
+<p>
+Di tutte le azioni di Garibaldi questa fu quella
+che i repubblicani gli perdonarono meno; ma pochi
+converranno nella loro sentenza. Certamente egli, non
+che approvata aveva consigliata e affrettata la spedizione
+negli Stati pontificii; talchè fa meraviglia che
+nel suo libro de’ <i>Mille</i>, dopo d’averla dichiarata <i>inutile</i>,
+anzi <i>nociva</i>, la rinfacci poi con amare parole a coloro
+che pur la ordinarono e apparecchiarono col suo
+esplicito consenso, stimolati e spinti fino all’ultimo
+istante da lettere e telegrammi suoi, che lo scrittore
+dei <i>Mille</i>, più labile di memoria del loro Capitano, può
+aver dimenticato, ma che la storia non può scancellare.<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma ciò detto, il torto di Garibaldi si ferma qui.
+Generalissimo di tutte le forze popolari in Italia, Dittatore
+d’uno Stato, garante in quell’ora delle sorti
+della patria che a lui principalmente si affidava, egli
+non solo aveva il diritto di muovere le sue insegne
+e mutare i suoi disegni a seconda delle opportunità,
+e giusta il criterio ch’egli via via se ne formava; ma
+n’aveva il preciso dovere. Pessimo de’ Capitani colui
+che ad una male intesa fedeltà a formole preconcette
+e convenzioni partigiane sacrifica la vittoria, prima
+e suprema sua norma. I Mazziniani che consideravano
+di quella spedizione più l’aspetto politico che militare,
+potevano credere sufficiente trionfo della parte
+loro, anche la sola iniziativa; ma di questo Garibaldi,
+uomo di guerra, non poteva appagarsi.
+</p>
+
+<p>
+Più che alla gloria d’un partito egli guardava alla
+grandezza d’Italia, e in ciò stava la sua eccellenza.
+</p>
+
+<p>
+Che fossero primi a entrare nelle Marche e nell’Umbria
+le camicie rosse o i cappotti bigi: che di
+far l’Italia egli dovesse dividere l’onore con Vittorio
+Emanuele nulla gli caleva, se non è anche più giusto
+il dire che gli caleva questo solo: di veder tutti gli
+Italiani uniti e concordi affinchè la grand’opera si
+compisse più presto. Oltre di ciò era naturale che
+giunto vittorioso al Faro, e in procinto di tentare un
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+altro passo decisivo, egli reputasse assai più saggio
+afforzarsi nel suo campo per fornire prestamente la
+ben incominciata impresa, anzichè sperdere le sue
+forze in un’avventura nuova, lontana e piena tuttora
+d’alea e di difficoltà, osteggiata dal Governo nazionale,
+temuta da buona parte degl’Italiani, e conducente
+ad una mèta, se pur vi conduceva, alla quale
+per una via più lunga, ma più certa, poteva e voleva
+arrivare quando che sia egli stesso.
+</p>
+
+<h3>III.</h3>
+
+<p>
+E il successo gli diede ragione. Lasciato nella
+notte del 12 il Faro, delude prodigiosamente la crociera
+borbonica e dà fondo, sul mattino del 14, nel
+Golfo degli Aranci. Colà ode che le due brigate (quella
+Eberhardt e Tharrena, di cui dicemmo) son già in
+viaggio per Palermo; ma ci trova invece il grosso di
+altre due (Gandini e Puppi) raggiunte nella giornata
+stessa dai loro distaccamenti e dall’intero Stato Maggiore
+della spedizione col Pianciani in persona. Allora
+si presenta improvviso a quella gioventù già devota
+a lui più che non volesse parere; vince col fáscino
+della parola e anche più dell’aspetto gli scrupoli degli
+uni, la repugnanza degli altri, e preso, colla sicurezza
+di chi non teme di vederselo contrastato, il
+bastone del comando, fa prima un’escursione a Caprera,
+saluto del Leone alla diletta sua tana, e tornatone,
+ordina senz’altro che tutta la squadriglia lo
+segua a Cagliari e di là prosegua per Palermo, dove
+egli stesso nel mattino del 17 approda.
+</p>
+
+<p>
+Nè a Palermo perde il tempo. La brigata Eberhardt
+era già stata avviata sul <i>Torino</i> a raggiungere il Bixio
+a Taormina; ora s’imbarca egli stesso scortato dal battaglione
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+Chiassi sul <i>Franklin</i>: fa egli pure il giro dell’Isola;
+arriva il 19 mattina a Taormina; comanda
+al Bixio, che aveva sospirato quel comando per lunghi
+giorni, d’imbarcare tutta la gente raccolta, circa
+quattromila uomini, su due vapori venuti da Palermo;
+udito però che le navi hanno bisogno di urgenti
+raddobbi, si fa per alcuni istanti carpentiere e si
+mette egli stesso coll’ascia e col martello a tappare
+falle e piantar chiavarde, e quando tutto è lesto, pigiati
+in quei due piroscafi, pieni di avaríe e di magagne,
+quei quattromila uomini, nella notte del 19
+sferra da Taormina; corre tutta quella notte, non visto,
+non sospettato, nella direzione di greco, e ai primi
+albori del 20 afferra presso Melito, tra Capo dell’Armi
+e Capo Spartivento, l’estrema spiaggia calabrese.
+</p>
+
+<p>
+Il <i>Torino</i> s’era arenato; Garibaldi dapprima aveva
+tentato di liberarlo facendolo tirare a rimorchio dal
+<i>Franklin</i>, ma non gli era riuscito. Allora non volendo
+lasciar quella preda ai nemici, s’era deciso ad andar
+egli stesso al Faro in cerca d’un soccorso qualsiasi;
+quando fatti pochi nodi vide arrivargli addosso due
+vapori della flotta borbonica, l’<i>Aquila</i> e la <i>Fulminante</i>,
+i quali appena scoperte sul far del giorno le antenne
+delle due navi garibaldine accorrevano a tutto vapore
+contro di loro coll’intento e la speranza di catturarli
+assieme a tutti gli imbarcati.
+</p>
+
+<p>
+A Garibaldi allora non restò che retrocedere e
+buttarsi a salvamento sulla costa calabrese abbandonando
+alla sua sorte il <i>Torino</i>, che infatti bombardato
+prima dai legni, poi saccheggiato e dato alle
+fiamme dagli equipaggi borbonici, colò lentamente a
+fondo.
+</p>
+
+<p>
+Tutti gli armati però ne erano discesi; il Bixio
+s’era già impadronito del telegrafo; il Missori subentrato
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+al Musolino nel comando militare della banda
+d’Aspromonte, richiamato al tempo stesso da un biglietto
+di Garibaldi e dal fragore della cannonata
+borbonica, s’era accostato di monte in monte a Melito;
+la strada littoranea era tutta sgombra fin presso
+a Reggio; non restava che impadronirsi di Reggio
+medesima, e il Generale volle che nella notte stessa
+ne fosse tentato l’assalto.
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+
+<p>
+Reggio è munita al mare da un forte, al monte
+da un castello, ed era a que’ giorni difesa da circa
+duemila uomini comandati dal vecchio generale Gallotti.
+Avendo però gli abitanti chiesto al Comandante
+borbonico di risparmiare alla città un combattimento
+nelle vie, egli pietosamente consentì, chiudendo parte
+de’ suoi nel Castello e andando ad appostarsi col rimanente,
+non più d’un migliaio, lungo una fiumara
+asciutta, scorrente a mezzogiorno della città, ma che
+non gli poteva servire di schermo alcuno. Infatti essendo
+stato deciso che l’Eberhardt attaccasse per la
+sinistra e il Bixio per la destra, questi potè girare gli
+avamposti del nemico, prima che egli se ne fosse avveduto,
+e spiegatosi l’assalto costringerlo a riparare
+frettolosamente nell’abitato. Qui però la resistenza
+degli assaliti fu più gagliarda; e avrebbe anche fatto
+costar più cara la vittoria degli assalitori, se il Chiassi,
+a capo di due compagnie della brigata Sacchi, non
+fosse piombato di costa sul nemico, e non ne avesse
+affrettato lo scompiglio e la ritirata. Restava però ai
+Regi il Castello; e quivi infatti si ritrassero, disposti,
+pareva, a nuova e più lunga resistenza; il che, a Garibaldi,
+bisognoso d’impadronirsi di Reggio prima che
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+le colonne del Briganti e del Melendez, accampate tra
+San Giovanni e Piale, arrivassero al soccorso, dava
+non poco pensiero. Fortunatamente la comparsa del
+Missori sulle alture sovrastanti al Castello, e alcuni
+colpi ben appuntati de’ suoi, persuasero i difensori
+d’essere totalmente circondati; e nel pomeriggio del
+giorno stesso li indussero ad innalzare bandiera bianca.
+Garibaldi, com’era sua arte e suo proposito, fu nei
+patti liberalissimo: alle truppe libera l’andata alle
+lor case o dove gradissero; agli ufficiali salva la spada
+e le robe private; solamente il materiale del forte,
+cinquantotto pezzi di vario calibro e cinquecento fucili,
+senza dire delle buffetterie e delle munizioni, in
+mano del vincitore.
+</p>
+
+<p>
+Ma la vittoria di Reggio era ben presto coronata
+da un’altra più importante e decisiva. Nella notte
+dal 21 al 22 il generale Cosenz imbarcata sopra la
+flottiglia del Faro parte della sua divisione, i Carabinieri
+genovesi e la Legione estera, riusciva ad afferrare
+la sponda calabra poco lontano da Scilla, ed a trovarsi
+così alle spalle della brigata Briganti, accampata,
+come dicemmo, nei dintorni di San Giovanni.
+</p>
+
+<p>
+A questo annunzio Garibaldi, che s’era già mosso
+con tutte le forze contro il Briganti, non esita un
+istante; lo serra più dappresso, ai fianchi e di fronte,
+e quando è ben certo d’averlo circuito, gli intima
+senz’altro la resa a discrezione. Avrebbe forse resistito
+il Generale borbonico, se la soldatesca, ormai
+svogliata di combattere, diffidente de’ suoi ufficiali, e
+dagli ufficiali stessi corrotta, disamorata d’una bandiera
+che pareva portasse fatalmente nelle sue pieghe
+la sconfitta e l’ignominia, carezzata soprattutto dall’idea
+di tornare a’ suoi focolari, come il presidio di
+Reggio, non avesse fatto sedizione e costretto il suo
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+Generale a subire il patto umiliante. Allora si videro
+novemila uomini d’ogni arma, ricchi d’artiglieria,
+protetti da batterie d’acqua e di terra, abbassare
+l’armi innanzi a seimila scamiciati; e quali patteggiati,
+quali no, andarsene ciascuno a beneplacito suo, a stormi,
+a branchi, a coppie; facendo di sè lunga riga per
+tutte le vie del Regno; qua trafficando, là gettando
+le armi; vivendo di ruba e di limosina; stendendo
+talora la mano agli stessi Garibaldini che li cacciavano
+innanzi; dove passando umili ed innocui, dove
+lasciando traccia di prepotenze e di delitti: più atroce
+di tutti quello perpetrato a Melito, dove abbattutisi
+in quel misero generale Briganti, a cui essi pei primi
+avevano imposto il disonore, non seppero meglio nascondere
+la vergogna del proprio tradimento che gridando
+lui traditore (solita accusa delle soldatesche
+vinte contro i Capitani infelici); e giubilanti d’aver
+nelle mani una vittima espiatrice dell’onta comune,
+selvaggiamente lo trucidarono.
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+
+<p>
+Da quel giorno lo sfacelo continuò colla celerità
+spaventosa d’una putrefazione. Padrone delle due rive
+del Faro e di lungo tratto della sponda tirrena, raccolti
+ormai nelle Calabrie da venti a venticinquemila
+uomini, e libero di farli avanzare per terra e per mare
+secondo i casi e le opportunità; acclamato, festeggiato,
+portato sulle braccia dalle popolazioni accorrenti in
+armi sui suoi passi, Garibaldi s’innoltrava verso Napoli
+colla rapidità d’una folgore e la maestà d’un
+trionfo.
+</p>
+
+<p>
+<i>Bellum ambulando perfecerunt</i>, fu detto dei Cesariani
+nella Gallia, e così poteva dirsi di Garibaldi.
+<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
+La sua non era una guerra, era una passeggiata militare.
+La rivoluzione non lo scortava soltanto, lo precedeva.
+Fino dal 17 agosto, prima ancora dello sbarco di
+Garibaldi a Melito, Potenza cacciava i pochi Gendarmi
+che la custodivano, e tutta la Basilicata si vendicava
+in libertà. All’annunzio della vittoria di Reggio tutte
+le Calabrie insorgevano; Cosenza costringeva il generale
+Caldarelli a capitolare con una brigata intera ed
+a ritirarsi a Salerno col patto di non più guerreggiare
+contro Garibaldi; a Foggia le truppe facevan
+causa comune col popolo; a Bari altrettanto: sicchè
+il generale Flores, comandante militare delle Puglie,
+era costretto a riparare cogli avanzi dei fedeli nel
+Principato; fuga da un incendio in un precipizio. Il
+generale Viale posto con dodicimila uomini a guardia
+della Termopile di Monteleone, minacciato da una sedizione
+pari a quella che aveva forzato il Briganti,
+non osando attendere Garibaldi, batteva in precipitosa
+ritirata, abbandonando agl’invasori una delle chiavi
+della Calabria. Succedutogli nel comando il generale
+Ghio, egli pure continuò la ritirata; ma pervenuto a
+Soveria-Manelli, tra Tiriolo e Cosenza, fosse stanchezza
+della lunga corsa, fosse disperato proposito, pensò di
+prendervi campo e di attendere di piè fermo l’instancabile
+persecutore. Fu la sua rovina.
+</p>
+
+<p>
+Quando egli arrivava a Soveria, le alture, che da
+oriente e da settentrione la dominano, erano già occupate
+dalle bande calabresi dello Stocco, ed egli si
+trovava già prima di combattere quasi aggirato. Garibaldi
+frattanto lo incalzava di fronte, e vista l’infelice
+posizione del suo nemico, non gli lasciò un istante
+di posa. Egli che faceva quella guerra correndo le
+poste, precedendo di sette giorni la sua stessa avanguardia,
+esploratore degli esploratori, era giunto in
+<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
+faccia al Ghio, quasi solo; ma non per questo pensò
+d’indugiarsi. Ordinato a tutte le truppe che lo seguivano
+di convergere tutte a marcia forzata per Tiriolo,
+appena ha sottomano l’avanguardia della divisione
+del Cosenz, forte non più di millecinquecento
+uomini, la spinge, ancora trafelata, sulla strada di
+Soveria-Manelli; fa calar dalle alture le bande dello
+Stocco e intima al generale Ghio la resa. Questi tenta
+guadagnar tempo e negoziare; ma gli fu accordata
+un’ora sola, e dopo un’ora sola altri dodicimila uomini
+andavano sperperati e disciolti in varie direzioni
+come quelli del Briganti, lasciando in mano del fortunato
+Dittatore tutte le Calabrie.
+</p>
+
+<p>
+E quel che era accaduto da San Giovanni a Cosenza,
+ripetevasi dovunque. Non era una rivoluzione,
+era una grande diserzione. Il trono borbonico non cadeva
+tanto per l’assalto de’ suoi nemici, quanto per
+l’abbandono e l’infedeltà de’ suoi difensori. I soldati
+disertavano: i Generali capitolavano: i cortigiani si
+nascondevano: i funzionari fuggivano: i Napoletani
+non scacciavano il proprio Re, gli voltavano le spalle.
+</p>
+
+<h3>VI.</h3>
+
+<p>
+E lo stato delle provincie riflettevasi coll’intensità
+d’un vasto focolare nella capitale. Il conte di Cavour,
+ostinato a volere che una sommossa scoppiasse in
+Napoli prima dell’arrivo di Garibaldi, ne aveva affidata
+la suprema cura al marchese di Villamarina ed all’ammiraglio
+Persano e sotto di loro un vario stuolo di emigrati,
+cui la nuova Costituzione aveva riaperte le porte
+della patria, e di emissari d’ogni provincia e d’ogni
+fatta s’affaticavano alla tanto travagliosa quanto inutile
+trama. Il barone Nisco, per mezzo del Persano,
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+introduceva nella città migliaia di fucili: il generale
+Nunziante, compro dal Cavour, diffondeva fra l’esercito
+proclami corruttori: a bordo della squadra piemontese
+infine stavan nascosti due battaglioni di Bersaglieri,
+pronti a scendere a terra al primo segnale
+di rivolta;<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a> e quantunque non fosse da aspettarsi che
+il popolo napoletano volesse dipartirsi da quel sistema
+di resistenza passiva e di inerzia ostile che era nell’indole
+sua, e in parte imposta dagli avvenimenti
+che camminavano più celeri della sua volontà; tuttavia,
+questi soli due fatti d’un popolo che aspettava da
+un’ora all’altra la caduta de’ suoi Re, e d’un esercito
+che non pareva più disposto a sparare un sol
+colpo per scongiurarla, bastano ad accertare che il
+fato de’ Borboni era consumato.
+</p>
+
+<p>
+Nè la reggia era più sicura della piazza. Sorpreso
+da un turbine che avrebbe dato le vertigini a’ più gagliardi,
+aggirato da opposte correnti, circuito da consiglieri
+o fiacchi o stolti o infidi, col sospetto e la
+discordia nella stessa sua famiglia, Francesco II era
+la foglia in preda alla tormenta. Le Potenze lo abbandonavano;
+l’Inghilterra gli era ostile; la Francia
+lo trastullava di vane promesse; la Russia, la Prussia,
+l’Austria lo confortavano di sterili proteste; il Papa
+era impotente; il Piemonte, lo sappiamo, teneva in
+mano tutte le molle della tagliola in cui doveva
+cadere. Dovunque si volgesse, non udiva che amari
+rimproveri, o consigli vani ed impraticabili. Il conte
+di Siracusa, suo zio, lo consigliava ad abdicare;<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a> il
+Ministero di Liborio Romano lo invitava formalmente
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+ad uscire temporaneamente dallo Stato e ad affidare il
+governo ad una reggenza; solo il conte Brenier, ministro
+di Francia, e il generale Pianell ed altri pochi gli davano
+l’unico consiglio, degno d’un Re, di mettersi a
+capo del suo esercito e di cadere o vincere con esso; ma
+era consiglio troppo alto per l’animo suo e ormai forse
+inutile e tardivo. In tanta tempesta di pensieri egli non
+s’appigliava a partito alcuno; o piuttosto li tentava
+tutti senza coerenza e senza energia. Ora faceva chiedere
+alle Potenze la neutralizzazione di Napoli e del
+territorio, colla speranza di arrestare Garibaldi e di
+restaurare, indugiando, le sorti del Regno; ora mandava
+segrete lettere a Garibaldi stesso per offrirgli
+cinquantamila uomini e la flotta per la guerra contro
+l’Austria, a condizione che s’arrestasse e gli salvasse
+il restante del Regno;<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> ora infine, rifiutata dalla Diplomazia
+la neutralizzazione e da Garibaldi, sdegnosamente,
+l’alleanza, si buttava in braccio alla reazione,
+tramando colla madre, la moglie, il generale Cutrofiano,
+l’Ischitella ed altri arnesi di Corte, un nuovo colpo
+di Stato, una specie di 15 maggio, che avrebbe dovuto
+fare man bassa di tutte le libertà e di tutti
+i liberali, se, come tutte le congiure, non fosse stato
+anzi tempo scoperto e i congiurati stessi non si fossero
+chiariti impotenti a tentarlo soltanto.
+</p>
+
+<h3>VII.</h3>
+
+<p>
+Frattanto Garibaldi camminava. Fra Salerno ed
+Avellino erano raccolti oltre a quarantamila uomini,
+la più parte di truppe straniere, risolute, dicevano, ad
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+attraversare ad ogni costo il passo al Filibustiere e a
+dargli una battaglia decisiva. E Garibaldi pure lo credette;
+onde affaccendandosi a concentrare quanto più
+presto poteva le sue forze intorno ad Eboli, s’andava
+a sua volta preparando alla giornata finale.
+</p>
+
+<p>
+Ma inutile allarme. Anche l’esercito di Salerno era
+affetto dal contagio comune e sacrato al medesimo destino
+de’ suoi compagni. Corsa appena la notizia che
+la rivoluzione s’era propagata ad Avellino e nel Principato
+Ulteriore, saputo che quel Caldarelli, che aveva
+capitolato a Cosenza, era passato con Garibaldi e marciava
+con lui contro gli antichi camerata, anche le
+truppe di quel campo cominciarono a dar que’ medesimi
+segni di indisciplina e di ammutinamento, che già
+avevan sciolte le fila del Briganti e del Ghio, ed a
+levare ogni speranza ai Comandanti di tentare, con
+qualche probabilità di buon successo, la prova estrema
+a cui si erano impegnati.
+</p>
+
+<p>
+L’arrivo di queste notizie a Napoli fu decisivo.
+Nella sera del 5 settembre, il Re, radunato il Consiglio
+dei Ministri, chiese il da farsi, e una sola fu la
+risposta loro: impossibile la resistenza; il Re si ritirasse
+a Gaeta colla famiglia; le truppe ripiegassero
+dietro il Volturno; Napoli fosse lasciata in tutela
+della sua Guardia nazionale. Il Re s’arrese al consiglio,
+e la sera del 6 settembre, intanto che le sue
+truppe cominciavano il loro movimento, dato un addio,
+non privo di dignità, ai suoi antichi sudditi, s’imbarcava
+colla moglie e i parenti sopra il <i>Colon</i>, nave
+da guerra spagnuola, e scortato da un’altra della
+stessa bandiera, poichè la sua flotta aveva rifiutato
+di seguirlo, salpava alla volta di Gaeta. La partenza
+di Francesco II fu pei Napoletani il lieto fine inaspettato
+d’un dramma che minacciava ad ogni scena di
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+finire in tragica catastrofe. Tutti respiravano come
+sollevati da un incubo. I patriotti che conseguivano
+la libertà senza il dolore di macchiarla di sangue civile;
+il popolo che poteva mutar di padrone senza
+nemmeno darsi la fatica d’una sommossa; i cortigiani
+cui era concesso di voltar livrea senza passare per
+ingrati; i magistrati cui era lecito di barattar giuramento
+senza esser tacciati di fedifraghi; gli ammiragli,
+i generali, le assise dorate dell’esercito e dell’armata,
+cui s’offriva la rara fortuna di passar sotto le bandiere
+del vincitore senza la vergogna di disertare quelle
+del vinto; Liborio Romano, infine, cui era riuscito di
+far sparire Francesco II e comparire Garibaldi, rendendosi
+ministro possibile dell’uno e dell’altro: tutti
+avevan sul volto quell’aria di soddisfatta sicurezza
+che esalò dal petto di Don Abbondio quando udì che
+Don Rodrigo era morto. Infatti la nave che portava
+in esiglio perpetuo Francesco II era ancora in vista
+del Golfo, che il Presidente de’ suoi Ministri proponeva
+ai colleghi fosse tosto annunciato a Garibaldi il felice
+evento, e invitato a venire a prendere possesso della
+metropoli. Non era ufficio che spettasse a’ Ministri
+d’un Re che non aveva ancora abdicato, e il Manna,
+il De Martino, lo Spinelli, rispettosi di sè medesimi,
+lo ricusarono; ma il Romano era preparato a ben
+altro, e quando gli fu detto esser necessario comporre
+un indirizzo di devozione da presentarsi al Dittatore:
+«Eccolo,» disse, e lo trasse di tasca bell’e fatto.
+</p>
+
+<p>
+All’udir pertanto la gran nuova, Garibaldi che era
+già arrivato ad Eboli parte difilato per Salerno; colà
+ricevuta la Deputazione del Ministero che lo invitava
+d’affrettare il suo ingresso nella capitale, risponde
+saviamente esser pronto a partire appena vengano a
+lui il Sindaco e il Comandante della Guardia nazionale
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+della città; raccomandare frattanto l’ordine e la
+calma; ma poichè anche il Romano, divorato dalla febbre
+di ricevere egli per il primo il trionfatore, replica
+con enfatica parola l’invito, Garibaldi lasciando ogni
+esitazione prende a Vietri la ferrovia; arriva a mezzogiorno
+alla stazione di Napoli, dove Liborio Romano
+lo riceve e gli declama l’indirizzo preparato; e al tocco,
+in carrozza, accompagnato dal Cosenz, dal Bertani
+dal Nullo e da due altri ufficiali, entra in Napoli, e passando
+sotto il fuoco de’ forti tuttora occupati dai
+Borbonici, traversando i drappelli delle soldatesche
+nemiche sparse per la città, protetto soltanto dall’amore
+entusiasta d’un popolo e dalla serenità radiosa
+del suo volto che incute al pericolo e disarma
+il tradimento, va a posare alla <i>Foresteria</i> (Palazzo
+del Governo), e ne prende possesso. Modo di conquista
+unico nella storia: prodigio quasi divino d’un’idea,
+cui basta la fede d’un eroe ingenuo e sorridente per
+disperdere gli eserciti, atterrare le fortezze ed abbattere
+i troni!
+</p>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<p>
+Primo atto di Garibaldi in Napoli fu di aggregare
+tutta la marina da guerra e mercantile delle Due Sicilie
+alla squadra del re Vittorio Emanuele, comandata
+dall’ammiraglio Persano.<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a> Questo Decreto era già un
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+principio d’annessione, e doveva bastare esso solo a
+testimoniare della fede del Dittatore e a disarmare a
+un tempo tutti i sospetti e tutte le diffidenze. Quella
+flotta, oggetto da un mese delle bramosíe e delle trame
+del conte di Cavour, per aver la quale egli ed il Persano
+avevan tanto armeggiato e congiurato, ecco che
+Garibaldi spontaneamente, tre ore appena dal suo ingresso
+in Napoli, al solo vedere l’ammiraglio di Vittorio
+Emanuele, la consegna egli stesso nelle di lui
+mani. Dal punto di veduta della politica rivoluzionaria
+era il più madornale degli spropositi; ma dal punto
+di veduta della politica unitaria italiana, era il più
+sublime degli olocausti.
+</p>
+
+<p>
+Pure non bastò. Il conte di Cavour aveva detto alla
+rivoluzione: <i>non plus ultra</i>; e ciò non per tema che
+Garibaldi tradisse la Monarchia, ma per repugnanza
+che la Monarchia gli dovesse troppo. E su questo pernio
+ruotava da tre mesi tutta la sua politica. A Palermo
+aveva cercato arrestare il vincitore coll’annessione
+immediata; al di qua dello Stretto s’era provato
+a prevenirlo col fargli scoppiare dinanzi per iniziativa
+e con forze monarchiche una sommossa che lo costringesse
+o a tornarsene a Caprera, o a divenire un luogotenente
+di Vittorio Emanuele; dileguata poi anche la
+chimera dell’insurrezione monarchica, non cessa per
+questo dal macchinare: ora perchè Persano si assicuri
+della flotta; ora perchè s’impossessi dei forti di Napoli;
+ora perchè si tolga in mano la dittatura. Udito infine
+che Garibaldi è alle porte di Napoli, risolve con Vittorio
+Emanuele l’invasione delle Marche e dell’Umbria,
+«resa necessaria, scriveva al La Marmora, dalla conquista
+di Napoli;» — «unico mezzo, soggiungeva al Persano,
+per domare la rivoluzione e impedire che entrasse
+nel Regno.» E qui non s’ingannava. Lo scopo finale «di
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+coronare Vittorio Emanuele re d’Italia in Campidoglio,»
+lunge dal nasconderlo, Garibaldi lo gridava colla
+sua ingenua franchezza a’ quattro venti. Lo proclamava
+ne’ suoi bandi; lo diceva ne’ suoi colloqui; lo ripeteva al
+ministro inglese Lord Elliot, quando questi lo pregava
+a nome del suo Governo di non toccare la questione
+della Venezia;<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a> lo confermava all’ammiraglio Persano
+ed al conte di Villamarina, quando l’uno dopo l’altro
+andavano ad annunciargli la deliberata impresa degli
+Stati pontificii.
+</p>
+
+<p>
+«All’udire (dice un autorevole scrittore)<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a> che i soldati
+piemontesi si apparecchiavano a entrare nell’Umbria
+e nelle Marche, il Dittatore manifestò gioia schiettissima.
+Ma poi, fattosi pensieroso, dopo alcuni istanti
+di silenzio, disse: — Se questa spedizione è diretta a
+tirare un cordone di difesa attorno al Papa, farà un
+pessimo effetto sull’animo degl’Italiani; — Villamarina
+con franca e calorosa parola si pose a dimostrare,
+che, se tra la politica sarda e quella seguíta
+dal Dittatore v’era qualche screzio in ordine ai mezzi,
+v’era perfetta concordia di fine, e che quindi bisognava
+che l’una aiutasse l’altra. — A me poco importa,
+riprese Garibaldi, che il Papa rimanga in Roma
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+come vescovo, o come Capo della Chiesa cattolica; ma
+bisogna togliergli il principato temporale, e costringere
+la Francia a richiamare i suoi soldati da Roma.
+Se il Governo sardo è capace di conseguire tutto ciò
+per negoziati diplomatici, faccia pure, ma presto;
+giacchè, se tarda, niuno mi potrà trattenere di sciogliere
+la questione colla sciabola alla mano.»
+</p>
+
+<p>
+Di fronte a queste dichiarazioni dell’eroe la risoluzione
+del conte di Cavour diventava legittima e
+quasi necessaria. E però la spedizione delle Marche
+e dell’Umbria può dirsi, dopo la guerra di Crimea, la
+più ispirata e fatidica azione del grand’uomo di Stato.
+Con quel passo egli salvò al tempo stesso la Monarchia
+e l’Italia; frenò il corso precipitoso della rivoluzione,
+per riaddurla poscia più sicuramente alla mèta.<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
+Se un giorno, esaurito ogni altro mezzo, fosse per
+divenire necessario di recidere colla sciabola il nodo
+di Roma, nessuno poteva, nel 1860, nè affermare, nè
+negare: certo in quell’istante pareva, anche ai più
+impazienti, intempestivo; e il Mazzini stesso nel suo
+proclama di risposta alla circolare di Pier Luigi Farini,
+non si peritava a confessare che «la questione
+di Roma sarà sciolta, spero provarlo, pacificamente
+più tardi.<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Ma se l’andare incontro a Garibaldi per prevenirlo
+e compiere più ordinatamente l’impresa ch’egli
+aveva rivoluzionariamente iniziata, era concetto ardito
+e saggio al tempo stesso; il vessare di sospetti, di pressure,
+di spinte l’uomo che aveva liberato mezza Italia,
+perchè s’affrettasse a deporre un potere ch’egli non
+aveva alcuna intenzione di ritenere, era affatto inopportuno
+ed improvvido, e poteva, a lungo andare, riuscire
+funesto. Certo Garibaldi, a Napoli, non aveva più
+le ragioni che in Sicilia per differire l’annessione, e
+s’intende che i patriotti napoletani intorno ad una
+questione di sì capitale importanza dovessero esporgli
+sin da principio i loro voti colla più aperta franchezza.
+Quello tuttavia che non s’intende è che vi
+fossero annessionisti così impazienti da pretendere
+che il Dittatore scrivesse il decreto dell’annessione
+appena messo il piede in Napoli, incerte tuttora le
+sorti della guerra, non chiari per anco gli effetti dell’impresa
+negli Stati pontificii, non esaurita ancora,
+nè di qua nè di là dallo Stretto, la fase della rivoluzione.
+L’annessione era ormai nella forza delle cose,
+e come Garibaldi non avrebbe potuto, anco volendolo,
+impedirla, così non s’addiceva a coloro, che insomma
+<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
+dovevano a lui la libertà di discuterla, l’imporgliela
+ad ora fissa, lo strappargliela quasi a forza di mano.
+Nessun diritto aveva egli dato fino allora agli annessionisti
+di dubitare delle sue intenzioni; molti argomenti
+invece per rassicurarli. A Napoli si annuncia,
+proclamando Vittorio Emanuele: <i>Vero Padre della
+Patria</i>.<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a> Giunto, consegna la flotta borbonica all’ammiraglio
+Persano; il giorno stesso nomina Ministri
+i capi più eletti della parte moderata e cavouriana;
+poco dopo prega il Persano a volergli mandare in
+città i Bersaglieri per custodire gli arsenali ed i porti;
+infine al settimo giorno promulga lo Statuto del
+Regno sardo come legge fondamentale di tutto il novello
+Stato. Come insospettire dunque e diffidare di
+lui? Certo gli stavano al fianco altri consiglieri dell’annessione
+non zelanti, e della politica del Cavour
+tutt’altro che amici; ma fino a qual punto li ascoltava
+egli? Lo spettro pauroso degli annessionisti era
+il Bertani, segretario generale della Dittatura, dell’impresa
+di Roma fautore aperto, in fama di mazziniano,
+anima rivoluzionaria al certo ed in ogni suo
+proposito audace e tenacissima. Ma senza dire che
+il Bertani non era veramente avverso all’annessione,
+<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
+ma soltanto la voleva differita e condizionata, i suoi
+avversari non dovevano ignorare che il suo ascendente
+sul Dittatore era assai debole; che anzi di
+tutti gli uomini che attorniavano Garibaldi, quello
+che più gli era in sospetto e quasi in uggia era appunto
+il celebre medico; vuoi per i suoi rapporti
+occulti col Mazzini, vuoi per i contrasti avuti, e non
+per anco interamente quetati, per la spedizione di
+Terranova; vuoi per la disformità dei temperamenti
+e dei caratteri: l’uno rigido, loico, tenace, e sopra
+ogni cosa partigiano; l’altro mobile, subitaneo, intollerante
+delle opposizioni metodiche e ombroso dei
+consigli dottrinari; facile alle simpatie ed alle antipatie;
+accessibile da cento parti, ma sopra alcuni
+punti, formanti il suo <i>credo</i>, incrollabile e quasi inabbordabile.
+</p>
+
+<p>
+Tutto ciò per altro non fu nemmanco sospettato
+dai partigiani a oltranza dell’annessione immediata;
+e così a Napoli come in Sicilia cominciarono tosto ad
+assediare il Dittatore di indirizzi e di deputazioni, di
+cicalate di gabinetto e di manifestazioni di piazza,
+che in sulle prime ottenevano da lui l’effetto precisamente
+contrario.
+</p>
+
+<p>
+Però se a Napoli la sola sua presenza bastava a
+moderare le impazienze ed a tenere in rispetto le opposizioni;
+in Sicilia, lui assente, presente invece il suo
+Prodittatore, dell’annessione segreto istigatore dapprima,
+poscia pubblico favoreggiatore, le voglie annessioniste
+erano divenute smaniose, e fino a un certo
+punto anco pericolose. Il 4 settembre, il comandante
+Piola, capo della Marina siciliana, raggiunto il generale
+Garibaldi a Fortino, presso Sapri, gli porgeva una
+lettera del Depretis, colla quale questi lo sollecitava a
+decretare il plebiscito dell’Isola.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
+</p>
+
+<p>
+«La scena (scrive il Bertani)<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a> accadeva in una povera
+osteria. Türr e Cosenz, presenti al colloquio, secondavano
+la proposta del Depretis, e già Garibaldi,
+non sapremmo se più persuaso o infastidito, aveva
+detto: — Basso, scrivete: <i>Caro Depretis, Fate l’annessione
+quando volete</i>; — allorchè il Bertani, entrato poco
+prima, esclamò: — Generale, voi abdicate; — e capacitato
+ben presto dalle opposte ragioni del Bertani
+(capacitato, perchè secondavano l’inclinazione del suo
+animo): — Avete ragione, — rispose, e rivoltosi a Basso,
+che stava sempre colla penna in mano, soggiunse: — Basso,
+stracciate la lettera.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+»E poi con calma riprese a dettare: <i>Caro Depretis,
+per l’annessione parmi che Bonaparte possa ancora
+aspettare alquanti giorni. Sbarazzatevi intanto di mezza
+dozzina d’inquieti, e cominciate dai due C.....</i><a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a>
+</p>
+
+<p>
+»E la scena finì;»..... ma non finirono del pari
+le lotte per l’annessione siciliana. Gli annessionisti,
+capitanati principalmente dal Cordova, e spalleggiati
+dal Depretis, non volevano desistere dal loro proposito;
+anzi in un Consiglio di Ministri ventilarono persino
+se non si dovesse bandire il plebiscito anche
+malgrado la lettera di Garibaldi. Il Crispi invece colla
+parte più rivoluzionaria e garibaldina insisteva perchè
+la volontà del Dittatore fosse rispettata; onde tumulti
+in piazza e conflitti in Palazzo, che mantenevano Palermo
+in uno stato d’agitazione assai presso all’anarchia
+e scrollavano sempre più la poca autorità al
+Prodittatore. Quando però corse la nuova che Garibaldi
+era entrato in Napoli, tanto il Crispi, quanto il
+Depretis, decisero, l’uno dietro l’altro, di partire pel
+Continente, onde rendere giudice un’altra volta il
+<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
+Dittatore della perpetua controversia. E il Dittatore
+fu ancora del parere di Fortino; sicchè il Crispi continuò
+a stargli al fianco Ministro degli affari esteri,
+ed al Depretis, fallitogli ormai il principale scopo della
+sua missione, non restò che rassegnare l’ufficio. La
+rinuncia del Depretis però lasciava la Sicilia senza Prodittatore
+e senza governo, e all’urgente bisogno Garibaldi
+pensò di provvedere egli stesso in persona. La
+sera del 16 settembre, infatti, s’imbarca quasi di nascosto;
+approda l’indomani a Palermo; radunati tostamente
+i Ministri e trovatili fermi nella loro idea, con
+parole fin troppo dittatorie li congeda; elegge a Prodittatore
+Antonio Mordini, allora Auditore generale dell’esercito
+garibaldino, e lo fiancheggia di Ministri a lui
+graditi; fattosi al balcone del Palazzo arringa il popolo
+impaziente di acclamarlo dopo i recenti trionfi, lo ringrazia
+d’aver avuto fede in lui e di aver respinto un’annessione
+ch’egli credeva intempestiva, l’incuora a persistere
+finchè vi siano fratelli da liberare;<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a> e dopo aver
+protestato nuovamente della sua amicizia per Vittorio
+<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
+Emanuele, «l’unico rappresentante della causa italiana,»
+si accommiata colla lusinga di aver per alquanto
+tempo restaurata la pace e l’autorità in Sicilia,
+e ritorna a Napoli, dove le faccende della guerra
+s’erano già troppo risentite della sua mancanza.
+</p>
+
+<h3>IX.</h3>
+
+<p>
+Appena potè aver sottomano un nucleo di forze,
+Garibaldi aveva spedito in tutta fretta il generale
+Türr ad Ariano per soffocarvi una sommossa borbonica
+suscitata dal Vescovo di colà, e spalleggiata dal
+generale Bonanno che presidiava con una brigata
+l’Abruzzo Ulteriore. E il valoroso Ungherese se n’era
+sbrigato presto e bene; costretti i reazionari a piegar
+la testa, il Bonanno a render l’armi con tutta la sua
+brigata, il Vescovo, divenuto da quel giorno fervente
+patriotta, a ringraziarlo della sua umanità e cortesia.
+Questo felice successo però nè cansava nè ritardava
+per nulla l’estrema prova, a cui la rivoluzione, non
+ostante la sua corsa vittoriosa, era chiamata. L’esercito,
+ritiratosi dietro il Volturno, contava ancora tra
+Capua e Gaeta circa cinquantamila<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a> uomini, era provveduto
+d’un ricco materiale, protetto da un fiume di cui
+signoreggiava le due sponde, appoggiato infine, senza
+dir dell’estremo propugnacolo di Gaeta, da una fortezza
+di prim’ordine, quale Capua; e se, come certi
+indizi facevan credere, l’appello di Francesco II, il
+quale da Gaeta invitava i suoi fedeli alla riscossa, era
+<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
+ascoltato, la partita giuocata allora con tanta fortuna
+poteva ridiventare molto combattuta ed incerta.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi però ne era impensierito più di quello che
+volesse confessare; ma obbligato ad attendere che le
+sue truppe, disseminate dal Golfo di Policastro a quelle
+di Salerno, si rannodassero, molestato ai fianchi dall’insorgere
+della reazione e costretto egli stesso dalla
+controversia annessionista ad allontanarsi da Napoli ed
+a partire per Sicilia, non potè nei primi giorni consacrarsi
+alle cose della guerra con l’intera energia
+del suo spirito, o se anche tutto lo spirito, non avrebbe
+potuto consacrarvi soldati. Però soltanto tra il 12 e
+il 13 di settembre aveva potuto mandare la divisione
+Türr, forte non più di quattromila uomini, ad appostarsi
+tra Caserta e Santa Maria; raccomandando
+però così al suo Comandante, come al generale Sirtori,
+capo di Stato Maggiore, di tenersi in sulla difesa,
+spiccando tutt’al più delle bande volanti sui
+fianchi ed alle spalle del nemico, onde tentare di sollevargli
+dattorno le popolazioni e turbarne le mosse.
+</p>
+
+<p>
+Ma bastò ch’egli fosse lontano, perchè la fortuna,
+schiava fin allora del maliardo eroe, scuotesse la
+chioma e tentasse fuggire dalle sue insegne.
+</p>
+
+<p>
+Il generale Türr (se d’accordo col Sirtori o di suo
+capo, è controverso; ma certo frantendendo od oltrepassando
+gli ordini precisi del suo Generale) s’era
+proposto di tentare una grande operazione strategica;
+nientemeno che di impadronirsi delle due sponde del
+Volturno, e di occuparvi sulla destra il forte luogo
+di Caiazzo che domina uno dei suoi passi. Infatti il 19
+mattina mentre la brigata Rustow fingeva un attacco
+contro la fronte di Capua, spinto poi troppo a fondo
+o dall’imprudenza dei capi o dalla foga dei combattenti;
+il battaglione Cattabeni marciava per il passo
+<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
+di Limatola sopra Caiazzo e con poco sforzo se ne
+impossessava. All’apparenza il colpo pareva riuscito;
+molto sangue di prodi era stato versato, ma insomma
+i Garibaldini potevan credersi padroni delle due rive
+del Volturno e felicemente piantati come una punta
+aguzza sulla costa sinistra del nemico. Illusione d’inesperti
+coraggiosi che sole ventiquattro ore basteranno
+a dileguare!
+</p>
+
+<p>
+Già reduce da Sicilia e precisamente nella sera
+del 19 al campo di Caiazzo, Garibaldi aveva tosto compreso
+il grosso fallo del generale Türr, e se n’era accorato;
+ma o perchè gli repugnasse abbandonare nel
+pericolo il battaglione del Cattabeni, uno dei suoi vecchi
+soldati, o perchè temesse il triste effetto che sulla
+accendibile fantasia dei Napoletani poteva produrre
+una ritirata; per ragioni insomma di umanità o di
+politica, quelle ragioni che furono sempre le peggiori
+nemiche dei migliori concetti di guerra, comandò
+che il Cattabeni, minacciato d’imminente attacco,
+fosse soccorso prima con una brigata del Medici; poi,
+la brigata non essendo pronta, con un reggimento,
+quello che comandava il colonnello Vacchieri. E il
+preveduto accadde. Il Cattabeni e il Vacchieri, assaliti
+il 21 mattina da forze quattro volte superiori, furono,
+malgrado la prodezza dei capi e dei soldati, interamente
+sbaragliati; ferito e prigioniero col grosso del
+suo battaglione lo stesso Cattabeni; salvatosi a stento
+coll’avanzo dei suoi il Vacchieri; molti che, cercando
+scampo nel fiume, tentarono guadi mal noti, miseramente
+affogati.
+</p>
+
+<p>
+Era il primo errore commesso durante quella campagna;
+era il primo e l’unico rovescio. Però se gli
+ordini lasciati da Garibaldi ai suoi fossero stati osservati,
+e l’errore ed il rovescio sarebbero stati evitati.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi aveva certamente ordinato al Türr di
+lanciar scorribande al di là del Volturno; ma non gli
+aveva dato facoltà di prendere posizioni fisse, molto
+meno poi di dare battaglia per prenderle. Non si tengono
+con iscarse forze le due rive di un fiume privo
+di ponti, dominato da una fortezza; e il nostro Capitano
+l’aveva tosto compreso. Il difficile non stava
+tanto nel prendere Caiazzo, quanto nel conservarlo; e
+poichè a conservarlo occorrevano una e forse più teste
+di ponte sul Volturno e forze pari ai borbonici, così la
+rotta del 21 settembre era prevedibile ed inevitabile<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
+</p>
+
+<h3>X.</h3>
+
+<p>
+Persuaso anche prima del 21 settembre dell’impossibilità
+di conservare una posizione offensiva-difensiva
+<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
+sulle due sponde del Volturno, deliberò di tenersi
+nella più stretta difensiva sulla sinistra del fiume
+stesso. Disgraziatamente anco la difesa, per la esiguità
+delle forze e l’estensione del terreno, rendevasi molto
+problematica e difficile. Perocchè non bastava difendersi
+dalle sortite di una piazza forte come Capua,
+ridotta un campo trincerato di circa quarantamila
+uomini, ma conveniva guardare, per il corso di sedici
+miglia, i passi di un fiume tortuosissimo, come
+il Volturno, e che forma una delle linee più bizzarre
+e insidiose che la topografia strategica conosca.
+I meandri e gli avvolgimenti di questo fiume son tanti,
+che un esercito costretto a campeggiare sulla sinistra
+del suo tronco inferiore, se lo trova, comunque si giri,
+di fronte, ai fianchi e alle spalle nel tempo medesimo.
+Non ha, è vero, che un sol ponte stabile, quello di
+Capua; ma in iscambio, una serie di ponti volanti a
+barche, detti, nel vernacolo del paese, <i>scafe</i>, che danno
+il mezzo a chiunque ne sia padrone, e i Borbonici
+lo erano, di tragittarsi da una sponda all’altra con
+una facilità di poco minore a quella che offrirebbe un
+sistema di ponti fissi.
+</p>
+
+<p>
+E non basta. Posto che l’obbiettivo dei Regi fosse
+Napoli, essi potevano marciarvi per sette grandi vie
+collegate tra di loro da un dedalo di strade minori,
+che di tanto agevolavano ad essi le offese, di quanto
+accrescevano le difficoltà della difesa. Da Capua infatti
+essi potevano arrivare alla capitale, così per la
+doppia via Santa Maria-Caserta, o Sant’Angelo-Caserta,
+come per la strada più lunga, ma non meno
+insidiosa, San Tammaro-Aversa. Dal Volturno poi gli
+sbocchi erano tanti quante le <i>scafe</i>. Dalle <i>scafe</i> di
+Formicola e di Caiazzo si spiccavano due vie, che congiungendosi
+al bivio del Gradillo venivano a cader
+<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
+traverso la colonia di San Leucio, sul gran parco di
+Caserta; dalla <i>scafa</i> di Limatola un’altra via, passando
+rasente Castel Morone, riusciva più a oriente
+alla medesima mèta; infine da tutti i passi del Volturno
+superiore si poteva sboccare sulla strada di
+Piedimonte-Dugenta, che piombava diritta sui Ponti
+della Valle e Maddaloni, a nove miglia da Napoli.
+</p>
+
+<p>
+Ora il difensore, forzato a manovrare su questo
+scacchiere, non aveva libertà di scelta: o guardarne
+tutti i passi del pari, o, concentrandosi in pochi punti,
+correr rischio di vedersi aggirato e tagliato fuori della
+sua base d’operazione. Il suolo gli offriva qua e là
+qualche buon punto d’appoggio; come la catena del
+Tifata alle spalle di Sant’Angelo, i poggi di Briano
+ed i boschi di San Leucio innanzi al bivio di Formicola
+e di Caiazzo; la vetta di Castel Morone di contro
+alla <i>scafa</i> di Limatola: le alture di Monte Caro, di
+Villa Gualtieri e del Longano a guardia di Maddaloni;
+ma tutti questi baluardi essendo interrotti e separati
+da grandi intervalli scoperti, non bastavano a bilanciare
+la lunghezza della linea e la sottigliezza del
+numero, col quale l’esercito garibaldino era costretto
+a difenderla.
+</p>
+
+<p>
+Ora nessuno vorrà credere che il difetto d’una siffatta
+linea sia sfuggito al nostro Capitano: molti anni
+dopo, in un suo libro lo denunziava egli stesso;<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> ma
+da vero uomo di guerra, anzichè perdersi in vani conati
+per cambiare ciò che la natura aveva creato, e
+la forza delle cose gl’imponeva, prese il suo partito
+di far fronte al nemico su tutti i punti, salvo a
+distribuire le forze a seconda delle naturali difese del
+<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
+suolo, ed a tenersi sotto mano una forte riserva per
+accorrere sul punto più minacciato.
+</p>
+
+<p>
+Ciò deliberato, stende fra Santa Maria e San Tammaro
+la divisione Cosenz,<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a> comandata dal Milbitz
+(quattromila uomini e quattro pezzi), e vi stabilisce la
+sua sinistra; colloca a Sant’Angelo, in comunicazione
+colla prima, la diciassettesima divisione Medici (quattromila
+uomini e quattro pezzi), e ne fa il suo centro;
+apposta a San Leucio la brigata Sacchi (duemila uomini),
+ed a Castel Morone il battaglione Bronzetti
+<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
+(dugentosettanta uomini); affida alla divisione Bixio,
+la più forte di tutte (cinquemilaseicento uomini e otto
+pezzi), la difesa dei Ponti della Valle e Maddaloni, e
+vi assicura la sua destra; mette a guardia della strada
+d’Aversa la nascente brigata Corte; accampa a Caserta,
+sotto il comando del Türr, la sua riserva (quattromilasettecento
+uomini e tredici pezzi) e insedia,
+nella celebre Villa del Vanvitelli, prediletto svago dei
+Borboni, il suo Quartier generale.
+</p>
+
+<p>
+Ventunmila uomini, la più parte de’ quali male armati
+e peggio istruiti, seminati sopra un terreno di
+oltre venti chilometri, dovevano contrastare il passo
+a quarantamila vecchi soldati, il fiore dei fedeli del
+Borbone, protetti da una fortezza di primo ordine,
+armata di sessanta bocche da fuoco, fiancheggiati da
+un fiume tutto in mano loro, ai quali la vicinanza, e tra
+poco la presenza, del Re loro trasfonderà uno spirito
+novello, e che tenendosi incolpevoli delle vergogne
+di Palermo, di Reggio e di Soveria parevano tanto
+più deliberati a vendicarle.
+</p>
+
+<h3>XI.</h3>
+
+<p>
+Una battaglia era imminente; molti indizi l’annunciavano,
+Garibaldi la presentiva. «Tornato da
+Palermo (scrive egli stesso) presi stanza a Caserta, e
+visitando ogni giorno Monte Sant’Angelo, da dove scorgeva
+bene il campo dei nemici, a levante della città
+di Capua e nei dintorni, dai loro movimenti sulla
+sponda destra del Volturno, che non potevano sfuggire
+al mio osservatorio del Monte suddetto, e dalle
+loro disposizioni, io congetturava essere i Borbonici in
+preparativi d’una battaglia aggressiva.» E non s’ingannava.
+Fin dal 26 settembre il generale Ritucci,
+<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
+nuovo comandante supremo dell’esercito regio, aveva
+già fermato il suo disegno, modello di primitiva semplicità:
+attaccare la linea garibaldina su tutti i punti,
+con maggior sforzo alle due ali di Santa Maria e di
+Maddaloni, e, sfondatala, marciare su Napoli. E da
+ciò questa distribuzione di parti: il generale Tabacchi
+colla divisione della guardia, settemila uomini, doveva
+assalire Santa Maria, fiancheggiato alla sua destra
+dalla brigata Sergardi, tremila uomini, che spuntando
+l’estrema sinistra garibaldina a San Tammaro aveva
+per iscopo di minacciare la strada d’Aversa. Al centro,
+invece, dando la destra al Tabacchi e sostenuto a
+manca dal generale Colonna, cui era commesso di
+passare con cinquemila uomini la Scafa di Triflisco,
+doveva marciare su Sant’Angelo con diecimila uomini,
+maggior nerbo degli assalitori, il generale Afan de Rivera:
+ad oriente il colonnello Perrone, con milledugento
+combattenti spalleggiati però da una riserva di altri
+tremila rimasti a Caiazzo, doveva sboccare da Limatola,
+e per la strada di Castel Morone mirare diritto a
+Caserta: all’ultima destra, infine, il Von Mechel con
+una divisione di ottomila uomini, la più gran parte
+Tedeschi, doveva, per la strada di Ducenta, avventarsi
+sul Bixio ai Ponti della Valle, e di là, dando la mano
+al Perrone, come questi doveva darla al Colonna, al Rivera,
+al Tabacchi, a tutti quanti marciare a bandiere
+spiegate su Napoli. Il gran colpo era stato deciso per
+il 1º ottobre, onomastico di Francesco II; il Re stesso,
+coi fratelli, doveva seguire, a convenevole distanza,
+le sue legioni, e coll’augusta presenza incoraggiarle,
+da lontano, alla sacra riscossa.
+</p>
+
+<p>
+Fino dalla vigilia Garibaldi aveva notato sotto le
+mura di Capua un grande tramenío, sicchè, come uomo
+che ha letto fino al fondo il pensiero del suo avversario,
+<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
+diceva o mandava a dire a’ suoi Luogotenenti:
+«Fate buona guardia, domani saremo attaccati.»
+</p>
+
+<p>
+In sull’alba del 1º ottobre, infatti, un crescente colpeggiare
+di moschetteria, echeggiante da Sant’Angelo
+a Santa Maria, annunziava che la zuffa era cominciata.
+Poco dopo il Milbitz era già alle prese col Tabacchi,
+e il Medici con Afan de Rivera; laonde Garibaldi,
+accorso al fragore de’ primi colpi a Santa Maria,
+aveva subito indovinato che la giornata sarebbe stata,
+come suol dirsi, assai calda, e che conveniva rinforzare
+senza indugio Santa Maria, che era, tra i punti
+principali della sua linea, il più debole e per postura
+e per numero di difensori. Mandò quindi a chiedere
+a Caserta la brigata Assanti della riserva, e confidatosi
+interamente al Milbitz, uno de’ suoi vecchi commilitoni
+di Roma, partì in carrozza per Sant’Angelo,
+altro dei punti che più gli stavano a cuore.
+</p>
+
+<p>
+Potevano essere le sei del mattino. Circa all’ora
+medesima gli avamposti del Bixio si scontravano con
+l’avanguardia di Von Mechel, e il Perrone passava il
+Volturno a Limatola. Se non che, giunta verso la metà
+della strada che da Santa Maria mena a Sant’Angelo,
+la carrozza di Garibaldi è all’improvviso tempestata da
+una grandine di fucilate, e al tempo stesso involta in
+un nugolo di nemici sbucati da certe fosse asciutte
+che tenevan luogo di vere strade coperte. E già quella
+prima scarica aveva morti il cocchiere ed un cavallo
+della carrozza; talchè Garibaldi stesso, in presentissimo
+pericolo, fu costretto a balzare a terra ed a mettersi
+co’ suoi aiutanti in sulla difesa. «Ma (narra egli
+medesimo) mi trovavo in mezzo ai Genovesi di Mosto
+ed ai Lombardi di Simonetta. — Non fu quindi necessario
+di difenderci noi stessi; quei prodi militi, vedendoci
+in pericolo, caricarono i Borbonici con tanto impeto,
+<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
+che li respinsero un buon pezzo distanti e ci
+facilitarono la via verso Sant’Angelo.<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Pure anco l’arrivo a Sant’Angelo non fu senza
+pericolo. Intanto che la prima catena del Rivera per
+quelle fosse o strade coperte, che dicemmo, s’insinuava
+non vista dentro il fianco sinistro del Medici e
+stava per tagliargli ogni comunicazione col Milbitz,
+dal lato opposto le avanguardie del Colonna, tragittata
+nella notte la Scafa di Triflisco, aggiravano favorite
+dalle tenebre la destra di Sant’Angelo, e per sentieri
+ascosi di monti arrivavano in sul fare dell’alba
+sui poggi di San Vito, uno dei contrafforti del Tifata.
+Poco mancò pertanto che Garibaldi, il quale appunto
+verso quella medesima ora arrivava su quell’altura,
+cascasse in mezzo a quella nuova imboscata di nemici;
+e sarebbe certamente accaduto se appena scortili
+non li avesse arrestati, cacciando loro incontro il
+drappello della sua scorta, facendoli al tempo stesso
+pigliar di costa da una compagnia del Sacchi che
+chiamò in tutta fretta da San Leucio.
+</p>
+
+<p>
+Liberato, con tanta fortuna sua e della giornata
+che stava combattendo, da quel nuovo pericolo, Garibaldi
+potè abbracciare dal suo osservatorio di Sant’Angelo
+tutto il quadro della battaglia. E gli apparve
+formidabile. Il Milbitz e il Medici resistevano prodemente,
+ora contrastando, ora riacquistando con infaticabili
+contrassalti i punti capitali delle loro posizioni;
+ma il nemico, forte delle sue grosse riserve, rinnovava
+di continuo con truppe fresche gli assalti, mentre i
+Garibaldini, diradati dalla strage e dalla stanchezza,
+erano all’estremo della loro possa. Si combatteva da
+una parte e dall’altra da oltre sei ore; ma verso il
+<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
+tocco pomeridiano un nuovo e generale assalto del
+Tabacchi contro il Milbitz, e di Afan de Rivera contro
+il Medici, addossa i difensori agli ultimi ripari delle
+loro linee. Il Milbitz a Santa Maria è ridotto alla difesa
+di Porta Capuana; il Medici a Sant’Angelo è forzato
+a disputare con un pugno di gente il crocivio Capua-Sant’Angelo,
+Santa Maria-Sant’Angelo, centro delle
+sue, e chiave di tutte le posizioni a occidente di Caserta.
+Ancora un passo de’ Borbonici e la giornata è
+perduta. Garibaldi lo vede, ed afferrando a volo l’istante,
+scende a galoppo dal Tifata, rincora, rampogna,
+raduna, risospinge al combattimento quanti fuggiaschi
+o sbandati incontra per via: raccomanda al Medici,
+cui ogni raccomandazione era superflua, di tenersi a
+Sant’Angelo fino all’ultimo fiato; spicca ordine al
+Sirtori di mandare incontanente a Santa Maria tutte
+le riserve, e pei sentieri bistorti e ruinosi della montagna,
+poichè la strada diritta era in potere del nemico,
+corre egli stesso a Santa Maria per attendervi
+le riserve e ristorare la pugna.
+</p>
+
+<p>
+Le riserve infatti, verso le due pomeridiane, parte
+per la consolare, parte per la ferrovia, arrivarono. Non
+v’era più un solo istante da perdere; ogni altro capitano
+le avrebbe cacciate, senza dar loro un secondo
+di riposo, nella mischia: Garibaldi no. Composto il
+viso all’abituale placidezza, non tradendo alcun segno
+d’interna trepidazione, rassicura col solo aspetto
+le truppe sopravvenienti, comanda agli ufficiali che
+siano lasciate riposare, dice ad alta voce al generale
+Türr, in guisa che tutti possano sentirlo: «La vittoria
+è certa, manca solo il colpo decisivo;<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a>» poi,
+<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
+senza fretta, senza trambusto, con ordine e calma
+mirabili, piglia egli stesso la brigata Milano e parte
+della Eber e la caccia sulla strada di Santa Maria
+a Sant’Angelo; intanto che il Türr col rimanente della
+Eber e gli avanzi della Milbitz va a rinforzare la
+difesa di Porta Capuana e a fronteggiare il nemico
+su tutta la sinistra. Nel suo concetto le riserve mandate
+alla riscossa sulla destra dovevano attaccare
+il nemico in due colonne e con due obbiettivi affini,
+ma diversi: l’uno, cioè, urtare diagonalmente la destra
+del Tabacchi in modo da spuntarlo e separarlo da
+Afan de Rivera; l’altro marciar perpendicolarmente
+sul fianco sinistro di questi, in guisa da minacciarne
+la ritirata e da liberar a Sant’Angelo il Medici che
+eroicamente agonizzava. E tutto riuscì a seconda.
+Pochi colpi, alcune cariche a fondo brillanti, soprattutto
+quelle della Legione ungherese e del battaglione
+Milano, e i Generali borbonici, sconfidati da tanta
+resistenza, se non stremati di forze, fatta coprire la
+loro fronte, spezzata da un’ultima carica di cavalleria,
+male guidata e presto risospinta, suonarono a ritirata.
+Alle 5 della sera tutte le posizioni garibaldine
+erano riconquistate. Il Medici tornava signore indisputato
+del suo quadrivio. Il Türr e il Rustow (il Milbiltz
+era rimasto ferito) inseguivano le schiere disordinate
+del Tabacchi e del Rivera, fin sotto le mura di Capua.
+Alla stessa ora il Bixio, dopo avere per tutta la giornata
+ributtati gli assalti di Von Mechel, lo ricacciava
+colle baionette alle reni di là dai Ponti della Valle
+fin presso a Ducenta; al Perrone infine, trattenuto
+sei ore sotto Castel Morone dall’eroico petto di Pilade
+Bronzetti e de’ suoi trecento, sacratisi a certa
+morte per la salvezza comune, era tolto di tentare per
+quel giorno il divisato colpo su Caserta; sicchè in quell’ora
+<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
+stessa, 5 pomeridiane, Garibaldi poteva telegrafare
+a Napoli: «Vittoria su tutta la linea.<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a>»
+</p>
+
+<figure class="break-before"><a id="fill-192b-inl"></a>
+ <img src="images/ill-192b-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>PIANO DELLA GIORNATA DEL VOLTURNO (<a href="images/ill-192b.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<h3>XII.</h3>
+
+<p>
+E vittoria era, piena, compiuta, gloriosa e, checchè
+altri abbia novellato, tutta dell’armi volontarie, tutta
+garibaldina. All’indomani, come suol spesso accadere
+dopo i grandi fatti d’arme, la battaglia ebbe uno strascico
+che poteva arricchire e quasi allietare la vittoria,
+ma non avrebbe mai potuto, non che metterla in forse,
+turbarla un istante. Dicemmo che Pilade Bronzetti, anzichè
+cedere il passo di Castel Morone, a lui affidato,
+aveva tolto di morire col fiore più eletto de’ suoi. Da
+ciò era conseguíto che il Perrone, perduto intorno a
+quella vetta il suo tempo migliore, e ritardato novamente
+da un contrassalto ardito di alcune compagnie
+della brigata Sacchi, era stato sopraggiunto dalla
+sera e non aveva più potuto proseguire per Caserta,
+come era suo disegno. Tuttavia, o perchè ignorasse
+(strana cosa invero) la ritirata dell’esercito suo, o
+perchè fosse d’animo temerario e sconsiderato, non
+volle rinunziarvi per l’indomani, e all’alba del giorno
+mosse per la via di Caserta Vecchia alla sua mèta.
+Il generale Sirtori, che tutta la giornata del primo
+aveva vegliato con grande alacrità all’invio dei rinforzi
+e delle munizioni, e insieme alla sicurezza del
+Quartier generale, fu il primo ad avvertir l’avanzarsi
+del corpo del Perrone e nella notte stessa n’aveva
+mandato l’annunzio a Garibaldi, che spossato dalla
+<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
+grande fatica della vigilia era rimasto a prendere un
+po’ di riposo a Sant’Angelo. Egli però fu più noiato
+del sonno interrotto, che conturbato dalla gravità del
+messaggio. Anche senza vederlo aveva, per istinto,
+compreso che si trattava d’un corpo isolato, rimasto
+spensieratamente di qua dal Volturno e che non poteva
+in alcuna guisa rimettere in dubbio la vittoria della
+vigilia. Montato tuttavia a cavallo, corre nella notte
+stessa a Caserta, dove concorda col Sirtori le disposizioni
+necessarie, non tanto per combattere, quanto per
+irretire e prendere il nemico. Il Sirtori con una frazione
+della brigata Assanti levata da Santa Maria, e un
+battaglione di Bersaglieri dell’esercito settentrionale
+chiamato il dì innanzi da Napoli, quando più ondeggiava
+la fortuna, doveva stare alla difesa di Caserta, quindi
+del centro; il Bixio ebbe ordine di attorniare il nemico
+dal lato di Monte Viro e Caserta Vecchia, cioè dalla sua
+sinistra; mentre Garibaldi in persona con un manipolo
+di Carabinieri genovesi, alcuni frammenti della brigata
+Spangaro razzolati a Sant’Angelo, un battaglione
+regolare della brigata Re e l’intera brigata Sacchi,
+si era assunto di accerchiarlo dalla destra, togliendogli
+così ogni scampo.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, intanto che le truppe destinate all’azione
+si ordinavano e mettevano in marcia, l’avanguardia
+del Perrone, che già nel mattino era stata
+scoperta dalle guide del Missori a Caserta Vecchia, si
+avanzava alla sprovveduta sino alle prime case di
+Caserta,<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a> talchè il Sirtori, costretto ad accorrere alla
+difesa con quanta gente si trovava fra mano, diè
+modo a quei bravi Bersaglieri dell’esercito settentrionale,
+<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
+chiamati la vigilia, di barattare coi Borboni alcuni
+felici colpi di carabina, e di suggellare anche sui
+campi del Mezzogiorno la fratellanza non mai smentita
+tra i soldati di Vittorio Emanuele e le camicie
+rosse della rivoluzione.<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a> Intanto però che il Sirtori
+respingeva l’attacco di fronte, le truppe destinate all’aggiramento
+giungevano a’ loro posti, sicchè non
+restò più che a dar sul nemico l’ultimo colpo. Infatti
+verso le tre pomeridiane, attaccata dai Calabresi dello
+Stocco, e dal battaglione della brigata Re, lanciati
+alle spalle ed ai fianchi di Caserta da Garibaldi stesso,
+attorniata e serrata da due brigate del Bixio, perseguitata
+dal battaglione Isnardi della brigata Sacchi,
+opportunamente accorsa a chiudere il passo ai respinti
+da Caserta, tutta la colonna del Perrone o restò prigioniera,
+o andò dispersa di là dal Volturno, assicurando
+con nuovi trofei la vittoria della giornata precedente.
+</p>
+
+<p>
+La battaglia del Volturno, e per l’estensione del
+campo e pel numero de’ combattenti e per la durata
+della pugna e per la grandezza dei risultati, fu una
+delle più grosse che l’armi italiane abbiano combattuto.
+Ventimila giovani volontari, disseminati sopra
+un terreno tortuoso e capricciosissimo di circa venti
+chilometri, resistettero ad un esercito di quarantamila
+<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
+vecchi soldati agguerriti, ed alla fine lo sbaragliarono.
+Le perdite dei Garibaldini sommarono all’incirca a
+cinquecento morti, a milletrecento feriti e milletrecento
+sbandati o prigionieri; fuori del conto i codardi che
+passeggiavano le vie, biscazzavano nei caffè, o sbevazzavano
+nelle taverne di Napoli, intanto che i loro camerati
+combattevano e morivano. Dei morti e feriti borbonici
+invece incerto il numero, quantunque sia probabile che
+per la imperfezione delle armi garibaldine non abbia
+uguagliato quello dei vincitori; certissimo però quello
+dei prigionieri e delle prede: tremila e più tra soldati
+ed ufficiali e sette bocche da campagna di grosso
+calibro. Come in tutte le grandi fazioni campali, così
+in questa i fattori della vittoria furono tre: il genio
+del Capitano supremo, la prodezza de’ suoi Luogotenenti
+e soldati, gli errori del nemico. «Il generale
+Garibaldi (dice un ufficiale tedesco storico e testimone)
+fu inarrivabile prima, nel corso e dopo la battaglia.<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a>»
+Preparato da molti giorni ad un assalto
+generale, prese in tempo le opportune misure per respingerlo,
+raddoppiò colla sua la vigilanza dei suoi
+Luogotenenti e si premunì da ogni sorpresa. Non appena
+accesa la pugna, ne estimò l’importanza, ne
+fermò il disegno, ne divinò l’obiettivo. Salito fin dal
+mattino al suo prediletto osservatorio del Tifata, vi
+potè abbracciare d’uno sguardo l’intero campo di battaglia
+e seguirne davvicino tutte le principali vicende.
+Veduto il balenare delle sue linee e il soverchiare del
+nemico, non dubitò un istante della vittoria. Apparso
+il momento del colpo decisivo, l’afferrò al volo; chiamò
+in tempo le riserve e le capitanò egli stesso; egli stesso
+le diresse contro il punto più offensibile del fianco
+<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
+nemico e decise della giornata. Nella prima fase dell’azione
+fu l’occhio, nella seconda la mente e l’anima
+dell’esercito suo. Comandò e combattè insieme; osservò
+con acutezza, ragionò con logica, agì con rapidità
+e precisione; dovunque apparve serenò, col solo
+aspetto, i combattenti, fugò la paura e sovraneggiò la
+fortuna.
+</p>
+
+<p>
+Il dubbio, tenace tuttora nella mente di molti, che
+Garibaldi non sia mai stato che un abile partigiano,
+inetto al comando di numerosi eserciti ed alle fazioni
+della grossa guerra, non merita più, dopo il 1º ottobre,
+di essere seriamente discusso. Nella battaglia del Volturno
+erano impegnate tante forze quante a Rivoli,
+sopra un terreno non meno esteso di quello di Marengo,
+e se il vincere una siffatta battaglia non conferisce
+al vincitore il titolo di Capitano, Bonaparte fino
+alle Piramidi non avrebbe potuto dirsi che un guerrigliero.<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a>
+Certo anche Garibaldi non avrebbe potuto
+vincere senza Generali e soldati; ma avrebbe forse
+Napoleone trionfato in tante battaglie senza i Massena,
+i Soult, i Ney, i Lannes, i Marmont, i Davoust?
+E invero la condotta dei divisionari di Garibaldi al
+1º ottobre è degna d’esser citata ad esempio. Posti
+a difendere con forze inadeguate posizioni tutt’altro
+che gagliarde, e il cui primo difetto era di essere
+tutte ugualmente importanti, adempirono l’arduo assunto
+con grande abilità e valore; disputarono palmo
+a palmo il terreno, tenendosi concentrati nei punti decisivi
+<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
+e soprattutto usando a tempo e con energia dei
+contrassalti offensivi, che sono la salvezza di tutte le
+difese. È vero che furono a lor volta mirabilmente secondati.
+Il Bixio disse: «Quando dei corpi saranno
+comandati da ufficiali come Dezza, Piva, Taddei, Spinazzi,
+ed avranno a capo di Stato Maggiore un ufficiale
+come Ghersi, se la vittoria non coronerà sempre i loro
+sforzi, certo sapranno incontrare ai loro posti una
+morte gloriosa.<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Ora lo stesso avrebbe potuto dirsi a Santa Maria,
+di Faldella, di Malenchini, di Eber, di De Giorgis, di
+Assanti, e a Sant’Angelo di Simonetta, di Ferrari,
+di Guastalla, di Cadolini, di Spangaro, e a Caserta di
+Bonnet, di Bruzzesi, di Majocchi; e serbata la debita
+misura di tutti i gregari. Le azioni di valore in quella
+giornata furono innumerevoli; ma a tutte sovrasta,
+come una gloria, quella del Bronzetti a Castel Morone,
+il cui generoso sacrificio salvò, ben può dirsi, l’esercito
+garibaldino dal più terribile colpo che il nemico
+gli serbasse, poichè a nessuno è dato affermare quel
+che sarebbe avvenuto, se il 1º ottobre un corpo, anche
+relativamente piccolo, fosse piombato su Caserta, nell’ora
+decisiva, costringendo Garibaldi ad usar contro
+di esso quelle riserve che gli erano necessarie a ristorare
+la battaglia sugli altri punti più minacciati.
+</p>
+
+<p>
+Ma, siccome dicemmo, una parte non ultima della
+vittoria va dovuta agli errori de’ nemici. «Per fortuna
+nostra (scrive Garibaldi stesso), fu pur difettoso
+il piano di battaglia dei Generali borbonici. Essi ci
+attaccarono con forze considerevoli su tutta la linea,
+in sei punti diversi, a Maddaloni, a Castel Morone,
+<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
+a Sant’Angelo, a Santa Maria, a San Tammaro, ed in
+un punto intermediario di cui non ricordo il nome, ove
+comandava il general Sacchi.
+</p>
+
+<p>
+»Diedero così una battaglia parallela, cozzando
+col grosso del loro esercito contro il grosso del nostro,
+ed assalendo posizioni da noi studiate e preparate.
+</p>
+
+<p>
+»Se avessero invece preferito una battaglia obliqua,
+cioè minacciato cinque dei punti summentovati,
+con avvisaglie di notte, e nella stessa notte portare
+quarantamila uomini sulla nostra sinistra a San Tammaro,
+o sulla nostra destra a Maddaloni, io non dubito
+essi potean giungere a Napoli con poche perdite.
+</p>
+
+<p>
+»Non sarebbe stato perciò perduto l’esercito meridionale,
+ma un grande scompiglio ce lo avrebbero
+cagionato. Con un’ala rotta, ed il nemico padrone di
+Napoli e delle nostre risorse, diventava l’affare un
+poco serio.<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E di più non ci occorre aggiungere. Garibaldi con
+questo giudizio, tanto modesto quanto esatto, ha dimostrato
+una volta di più che nessuno degli elementi del
+cimentoso problema incontrato il 1º ottobre nella pianura
+capuana gli era rimasto ignoto; ch’egli agì con
+piena coscienza della situazione sua e degli avversari;
+che la vittoria non premiò in lui soltanto il valore,
+e non servì soltanto la fortuna; ma ubbidì alla sagacia,
+all’arte, alla prodezza, a tutte le doti che formano
+il buon Capitano, e lo rendono degno delle marziali
+corone.<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
+</p>
+
+<h3>XIII.</h3>
+
+<p>
+Le due giornate del Volturno avevano tolto ai Borbonici
+ogni probabilità di prossima rivincita, ma non
+<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
+ogni possibilità di lunga resistenza. Francesco II, non
+ostante le perdite, poteva ancora allineare circa a
+quarantamila combattenti; le principali fortezze del
+<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
+Regno, Capua e Gaeta, erano sempre in suo potere;
+tutto il territorio dal Volturno al Tronto era signoreggiato
+dal suo esercito; gran parte della popolazione
+<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
+rurale degli Abruzzi gli rimaneva fedele e in taluni
+distretti, come in quello d’Isernia, i contadini respingevano
+apertamente la rivoluzione e pigliavan le armi
+<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
+in sua difesa; talchè egli poteva protrarre per lungo
+tempo la lotta e se non voltare la fortuna, differire
+ancora la finale caduta.
+</p>
+
+<p>
+Pel contrario l’esercito garibaldino cominciava ad
+assottigliarsi e svigorirsi. I rinforzi non bilanciavano
+più da parecchio tempo le perdite: le grandi spedizioni
+del Continente erano arenate: la Sicilia, dati al
+passaggio dello Stretto dai quattro ai cinquemila Picciotti,
+pareva come esaurita; e peggio devesi dire delle
+Calabrie, delle Puglie, di tutte le provincie del Regno.
+Indarno Garibaldi ripeteva i suoi belligeri appelli in
+nome di Roma e Venezia; da qualche avventuriero
+in fuori nessuno rispondeva più alla chiamata. Dei
+ventunmila uomini del 1º ottobre non ne restavano
+oramai che diciottomila; e quando si eccettui una
+legione inglese, masnada di beoni e di saccomanni,<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a>
+non una insegna di soccorso spuntava sull’orizzonte.
+</p>
+
+<p>
+E come andava scemando la quantità, così peggiorava
+la qualità. I bei giorni di Calatafimi e di Milazzo
+erano passati. Nelle schiere cominciavano a
+serpeggiare quei primi sintomi di stanchezza, che sono
+quasi sempre i precursori della dissoluzione. Una parte
+reggeva ancora al dovere; ma la molla dell’entusiasmo,
+che aveva fino allora rese dolci le privazioni e
+belli i pericoli, era fiaccata. La vanità dei brevetti e
+dei gradi, i mercenari calcoli della carriera, già subentravano,
+nel cuore di molti, ai puri stimoli dell’amore
+della patria e della gloria. Gli ufficiali esuberavano in
+<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
+misura insolita<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a> anco fra gli eserciti rivoluzionari, ed
+acceleravano essi pei primi, coll’ingombro degl’inetti
+e lo scandalo degli oziosi, la corruzione dell’intero
+esercito.
+</p>
+
+<p>
+Anche i migliori principiavano ad essere disamorati
+d’una guerra che dopo l’annunciato sopraggiungere
+dell’esercito sardo perdeva la sua ragione principale,
+e null’altro prometteva che un’incresciosa
+vigilanza attorno ad una uggiosa fortezza in una più
+uggiosa pianura. Che se a tutto ciò s’aggiunga l’intristire
+della stagione, le lunghe e piovose notti del
+morente autunno, il difetto di riparo e di vesti, il crescere
+conseguente delle sofferenze e delle malattie, si
+intenderà di leggieri come l’esercito garibaldino potesse
+tener ancora la difensiva sulla linea occupata,
+ma non mai pensare ad alcuna decisiva operazione
+offensiva, molto meno poi all’impresa di Roma. E
+Garibaldi lo sentiva, e talvolta nei confidenti abbandoni
+dell’amicizia gliene fuggiva di bocca l’amara
+confessione. «Leggete questa lettera di Mazzini (diceva
+ad Alberto Mario, qualche giorno dopo la vittoria
+del Volturno); egli mi sprona alla spedizione di
+Roma. Sapete se io non ci abbia di lunga mano pensato.
+Il 1º ottobre abbiamo sconfitto il nemico a tal
+punto, che non sarà più in grado d’affrontarci; ma
+non potrò mai andare a Roma, lasciandomi addietro
+sessantamila uomini trincerati fra due fortezze, i quali
+intanto si ripiglierebbero Napoli.<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a>» E se quei sessantamila
+uomini erano un’amplificazione, tutto il
+resto era pura verità. Dopo il 2 ottobre l’esercito garibaldino
+<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
+bastava appena a salvar Napoli da un colpo
+di mano, se pure bastava.
+</p>
+
+<p>
+Ma a distoglierlo dalla temeraria impresa, più ancora
+della ragione militare poteva la politica.
+</p>
+
+<p>
+Disfatto a Castelfidardo il Lamoricière, espugnata
+Ancona, riuscita oltre la speranza l’impresa delle
+Marche e dell’Umbria, il conte di Cavour deliberò
+di farsi perdonare l’audacia coll’audacia e di spingere
+l’esercito, già sulla via, all’invasione del Regno.
+Così con un colpo solo lo strappava a Garibaldi ed
+al Borbone insieme; rompeva gli ultimi indugi all’annessione,
+rivendicando alla spada del suo Re l’onore
+di compiere e assodare l’opera dalla rivoluzione iniziata.
+</p>
+
+<p>
+Sfidata ancora la collera delle Potenze d’Europa,
+di cui presentiva le strida, ma insieme presagiva
+l’inerzia;<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a> annunziata con brutale laconismo al Ministro
+napoletano presso la Corte di Torino la sua risoluzione;
+chiesta dal Parlamento subalpino,<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a> non ancora
+<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
+italiano, l’approvazione della sua politica e la
+balía di annettere tutte le provincie italiane, che liberamente
+dichiarassero di voler far parte integrante
+della Monarchia; spinge il Re stesso a mettersi a capo
+dell’esercito vincitore ed a passare il Tronto. E Vittorio
+Emanuele, cui nulla era più gradito della parte
+di re guerriero, e che degli ardimenti del suo Ministro
+era piuttosto l’istigatore che il moderatore, lasciata
+la reggenza al Principe di Carignano raggiunge
+il 3 ottobre l’esercito ad Ancona; d’onde bandito ai
+Napoletani, in un Manifesto, a dir vero, nè sobrio nè
+modesto,<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> ch’egli stava per arrivare, invitato, tra loro,
+a «chiudere l’èra delle rivoluzioni,» s’incamminò a
+grandi giornate verso i confini del Regno.
+</p>
+
+<p>
+Ciò stante a Garibaldi non faceva mestieri di grande
+acume politico per comprendere che egli non poteva
+più oramai muovere le insegne contro Roma senza
+urtare o prima o poi nelle schiere di Vittorio Emanuele,
+e peggio ancora nella volontà di quel Parlamento
+che era a quei giorni il supremo rappresentante
+morale, se non per anco legale, della nazione intera;
+senza incorrere perciò nella terribile responsabilità
+d’una guerra civile. E poichè nulla era più profondo
+nel cuore del patriottico eroe che l’orrore della discordia
+fraterna, così molto prima d’accorgersi che gliene
+mancava la forza e molto prima che Vittorio Emanuele
+<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
+venisse a capitanare l’esercito d’Ancona, egli aveva
+deliberato in cuor suo, mormorando, imprecando, fors’anco,
+a chi ve lo sforzava, ma pure senza restrizioni
+nè riserve, di rinunciare, pel momento almeno, ad ogni
+tentativo su Roma.
+</p>
+
+<p>
+E di questo fanno fede due documenti noti, ma
+per avventura non abbastanza notati, nè dirittamente
+finora interpretati. Il primo è l’<i>Ordine del giorno</i> del
+28 settembre, nel quale, bandita con esultanti parole
+ai Volontari la disfatta del Lamoricière, precorreva
+colla speranza gli eventi, compiacevasi della resa d’Ancona
+e della passata dell’esercito del Settentrione nel
+Regno anche prima che ciò avvenisse, e conchiudeva
+giubilando: «Fra poco avremo la fortuna di stringere
+quelle destre vittoriose.<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a>» L’altro ancora più espressivo
+è la lettera ch’egli stesso dirigeva a re Vittorio
+Emanuele in data del 4 ottobre, e che preferiamo riprodurre
+testualmente:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Caserta, 4 ottobre 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Sire,
+</p>
+
+<p>
+»Mi congratulo colla Maestà Vostra per le brillanti vittorie
+riportate dal vostro bravo generale Cialdini e per le
+felici lor conseguenze. Una battaglia guadagnata sul Volturno
+<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
+ed un combattimento alle due Caserte pongono i soldati
+di Francesco II nell’impossibilità di più resisterci. Spero
+dunque poter passare il Volturno domani. Non sarebbe male
+che la Maestà Vostra ordinasse a parte delle truppe, che si
+trovano vicino alla frontiera abruzzese, di passare quella
+frontiera e far abbassare le armi a certi gendarmi che parteggiano
+ancora per il Borbone.
+</p>
+
+<p>
+»So che V. M. sta per mandare quattromila uomini
+a Napoli, e sarebbe bene. Pensi V. M. che io le sono amico
+di cuore, e merito un poco d’esser creduto. È molto meglio
+accogliere tutti gli Italiani onesti, a qualunque colore essi
+abbiano appartenuto per il passato, anzichè inasprire fazioni
+che potrebbero essere pericolose nell’avvenire.
+</p>
+
+<p>
+»Essendo ad Ancona, dovrebbe V. M. fare una passeggiata
+a Napoli per terra o per mare. Se per terra, e ciò
+sarebbe meglio, V. M. deve marciare almeno con una divisione.
+Avvertito in tempo, io vi congiungerei la mia destra,
+e mi recherei in persona a presentarle i miei omaggi, e ricevere
+ordini per le ulteriori operazioni.
+</p>
+
+<p>
+»La V. M. promulghi un decreto che riconosca i gradi
+de’ miei ufficiali. Io mi adopererò ad eliminare coloro che
+debbono essere eliminati.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Chi consideri pertanto di questa lettera, il tempo,
+il contenuto, la forma, ne vedrà risplendere vieppiù
+il significato. Essa fu scritta il 4 ottobre, prima dunque
+che Garibaldi potesse conoscere il bando di Vittorio
+Emanuele ai Napoletani, prima che l’esercito
+sardo si fosse levato d’Ancona, prima assai che il
+Parlamento avesse votato l’annessione dell’Italia meridionale,
+e sanzionato con siffatto voto la politica del
+conte di Cavour.
+</p>
+
+<p>
+Checchè dunque scriva a lode o vitupero lo spirito
+di parte, questo rimane incontrastato, che Cavour e
+Garibaldi, lo statista e l’eroe, quasi nel tempo stesso,
+ad insaputa l’uno dell’altro, s’accordavano a dare
+<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
+al Re quel medesimo consiglio, intorno al quale pareva
+dovessero restar divisi implacabilmente! <i>Ecco
+il giudicio uman come spesso erra</i>. I monarchici superlativi
+credevano d’essere costretti, o prima o poi, a
+dar battaglia «alla rivoluzione personificata in Garibaldi,<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a>»
+e Garibaldi apriva loro le porte di quello che
+ancora era suo Stato, di null’altro ansioso che di incontrarli
+e schierarsi sotto le loro insegne.
+</p>
+
+<p>
+Nè si dica che la sua lettera parla di «una passeggiata;»
+è questa un’attenuazione metaforica per
+scemare l’importanza del fatto e farne parere più
+facile l’esecuzione; ma s’intende da sè che «la passeggiata»
+d’una divisione, capitanata da un Re, fiancheggiata
+da un’altra divisione, entro i confini d’uno
+Stato forestiero, è invasione bella e buona, è guerra
+in tutte le forme. E con quali intendimenti egli affretti
+la venuta di Vittorio Emanuele, è palese: vuol
+essere il primo a rendergli omaggio, desidera «ricevere
+i suoi ordini per le ulteriori operazioni,» ambisce,
+in una parola, di combattere al suo fianco, come
+suo luogotenente, contro il comune nemico.
+</p>
+
+<p>
+Il linguaggio della lettera è semplice e schietto,
+ma reverente e affettuoso insieme; in essa il soldato
+dà consigli al Re; ma consigli saggi, di moderazione
+e di temperanza, che re Vittorio, il quale chiamerà
+un giorno l’antico mazziniano Medici a suo primo
+aiutante di campo, e il vecchio repubblicano Crispi
+a suo primo Ministro, non si pentirà d’aver ascoltati.
+Tutto persuade, adunque, che allorquando più si
+strillava a Torino perchè Garibaldi si ostinasse nell’avventura
+di Roma, egli n’aveva già deposto, almeno
+per quell’anno, il proposito, e che ad altro non pensava
+<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
+se non a finir gloriosamente, in compagnia dei
+suoi fratelli dell’esercito sardo, sotto gli ordini del
+suo Re, la guerra contro il Borbone.
+</p>
+
+<p>
+Ma perchè indugiava dunque ancora l’annessione,
+quell’annessione voluta ormai dalla quasi totalità del
+paese, decretata dal Parlamento, da Garibaldi stesso,
+indirettamente offerta a Vittorio Emanuele, e contro
+la quale, colla rinunzia alla marcia su Roma, cessava
+ogni ragione ed ogni pretesto? In verità, giunti a questo
+punto, il concetto del nostro eroe ci sfugge. Abbiamo
+compresa e difesa la sua resistenza all’annessione
+sino al giorno del suo ingresso in Napoli;
+l’abbiamo scusato d’averla differita anche dopo l’entrata
+dell’esercito sardo sul territorio ecclesiastico;
+ma ora, appressandosi quell’esercito, vietata dall’espressa
+volontà del Governo e del Parlamento la
+via di Roma, certo l’incontro ed il conflitto, nè l’intendiamo,
+nè sappiamo difenderla più. E fortuna volle
+che non la sapesse intendere a lungo nemmeno Garibaldi,
+siccome il seguito di questo racconto sta per
+dimostrare.
+</p>
+
+<h3>XIV.</h3>
+
+<p>
+Fino dall’11 settembre il Dittatore chiamava presso
+di sè Giorgio Pallavicino coll’intenzione di offrirgli la
+Proditattura delle provincie napoletane. E l’onorando
+patriotta accorreva all’invito; se non che, giunto a
+Napoli, non assunse subito l’ufficio; ne ripartiva,
+invece, immediatamente per adempiere un altro confidenziale
+mandato commessogli dal Dittatore e del
+quale ecco la ragione. La ruggine frappostasi tra
+il conte di Cavour e il generale Garibaldi fin dalla
+cessione di Nizza, s’era, per gli attriti del Mezzogiorno,
+<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
+dilatata e approfondita al segno da degenerare
+in aperta e implacabile inimicizia. Insusurrato
+da incauti o maligni consiglieri, il Generale aveva
+finito coll’accogliere il sospetto, che colui il quale era
+stato capace di mercanteggiare una volta una terra
+italiana, lo sarebbe stato la seconda. Ignaro o dimentico
+di quanto il conte di Cavour aveva operato per
+soccorrere l’impresa di Marsala, non ricordava, del
+rivale, che gli intoppi, le insidie, le trafitture; finchè
+venne il giorno, in cui, in buona fede, credendo che
+quegli solo, il Ministro, fosse d’inciampo al compimento
+della sua missione nazionale, ebbe l’infelicissima
+ispirazione di chiederne al Re il congedo, insieme
+al Farini ed al Fanti, che giudicava, ed erano,
+suoi complici.<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a>
+</p>
+
+<p>
+Nè Vittorio Emanuele era re da piegare a siffatta
+intimazione, nè il conte di Cavour ministro da consigliarlo.
+E ciò tanto più che la lettera del Dittatore,
+arte o imprudenza che fosse, era stata divulgata su
+pei giornali, e la dignità del Governo, non che quella
+della Corona, pubblicamente ferita. Su questo proposito
+il conte di Cavour fece in Parlamento alcune
+dichiarazioni, che non vanno dimenticate. «Fin dall’agosto,
+diss’egli, quando il dissenso del generale
+<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
+Garibaldi era probabile, ma non ancora conosciuto,
+io non aveva esitato, per olocausto alla concordia, di
+offrire al Re la mia rinuncia e dell’intero Gabinetto;
+ma dal momento, egli aggiungeva, che quella lettera
+era stata propalata, che quel dissenso era divenuto
+pubblico, non era più lecito a noi l’offerta delle nostre
+dimissioni, giacchè, o Signori, io lo ripeto, se la
+Corona sulla richiesta di un cittadino, per quanto illustre
+egli sia e benemerito della patria, avesse mutati
+i suoi consiglieri, essa avrebbe recato al sistema
+costituzionale una grave e, dirò anzi, una mortale
+ferita.<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E, per fermo, così la condotta sua, come quella del
+Re, non poteva essere nè più decorosa, nè più corretta.
+Chi sgarrava in tutto ciò era Garibaldi; ma poichè
+anche al conte di Cavour non pareva vero d’aver
+un’arma in mano per iscreditare e indebolire l’avversario
+fortunato, i mutui rancori, caritatevolmente
+soffiando gli zelanti d’ambo le parti, eran venuti di
+giorno in giorno siffattamente inturgidendo da minacciare
+non lontano qualche scoppio violento.
+</p>
+
+<p>
+Ma appunto in que’ giorni giungeva in Napoli il
+Pallavicino, il quale, appena seppe il segno pericoloso
+a cui era giunto il dissidio, si offerse di comporlo, facendosi
+mediatore a Torino di proposte, com’egli le
+reputava, conciliatrici. E poichè Garibaldi consentì
+tosto, munito d’una seconda sua lettera pel Re il Marchese
+si rimise in viaggio. Se non che le condizioni,
+ond’egli era apportatore, non erano quelle per l’appunto
+che meglio potessero condurre ad un accordo.
+Garibaldi insisteva ancora nel pretendere il congedo
+del Cavour; in compenso prometteva l’annessione
+<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
+immediata. La risposta fu quindi quale era da attendersi:
+una disputa di più tra il Conte ed il Marchese,
+e una nuova e più ricisa ripulsa. Al Prodittatore perciò
+non restò che il ritorno a Napoli; ma dicasi a
+lode del suo animo patriottico, lasciando per via ogni
+risentimento della fallita missione e non d’altro
+preoccupato che d’affrettare, come cittadino e come
+governante, quel patto d’unione, che era anco a’ suoi
+occhi la pietra angolare della finale unità d’Italia.
+</p>
+
+<h3>XV.</h3>
+
+<p>
+Nel frattempo però la questione dell’annessione
+erasi pericolosamente inasprita e complicata. E per ben
+intendere quanto fossero diverse le favelle che garrivano
+in quel piato, è mestieri rammentarsi chi e quanti
+erano coloro che, più o men dappresso, attorniavano
+Garibaldi. V’era anzitutto il Ministero, presieduto dal
+Conforti, cui eran colleghi il Pisanelli, il D’Afflitto,
+lo Scialoja, il Ciccone, il Crispi, tutti, meno quest’ultimo,
+Cavourriani infocati e dell’annessione zelatori
+impazienti ed intolleranti. V’era di contro a quello,
+rivale nata, antagonista necessaria, la Segreteria della
+Dittatura, gabinetto aulico del Bertani, grande macchina
+celerifera di leggi e decreti, fucina di tutte le
+discordie e di tutti i guai del Governo dittatoriale,
+la quale nella questione del plebiscito, dopo essersi
+sforzata d’indugiarlo fino all’estremo, ora professava
+apertamente di volerlo circuito di tutte le condizioni
+e garanzie di un vero contratto. Infine v’era quella
+che potrebbe dirsi la Sezione politica del Quartier
+generale, rappresentata principalmente da Alberto
+Mario, del prolungamento della Dittatura e del plebiscito
+condizionale partigiano ardentissimo, e per la
+<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
+prodezza dell’animo, la illibatezza del carattere, la
+gentilezza della parola e dell’aspetto, caro al Generale
+e da tutti rispettato. All’infuori poi del contorno abituale
+e del consorzio ufficiale del Dittatore, ma più
+vicini a lui di quanto non paresse, v’erano Giuseppe
+Mazzini e Carlo Cattaneo; l’Apostolo degli Unitari,
+e il Filosofo dei Federalisti: il primo, venuto a Napoli
+di volontà sua nella fiducia di giovare, nella lusinga
+di potere, il quale, sebbene non avesse veduto che una
+sol volta e clandestinamente il Dittatore, non tralasciava
+di insufflargli di continuo, mediante quegl’innumerevoli
+biglietti ond’era prodigiosamente fecondo,
+il suo antico verbo del <i>se no, no</i>, cioè a dire di non
+cedere alla Monarchia di Savoia un solo palmo delle
+provincie liberate, se non a patto che essa s’impegnasse
+a gridar subito l’Italia una dal Campidoglio;
+l’altro, venuto per espresso invito del Generale, il quale
+molinava di farne ora un ambasciatore a Londra, ora
+un suo prodittatore, e che pur con diverso intento arrivava
+alle stesse conclusioni del Mazzini, volendo che
+le condizioni del plebiscito fossero prima discusse e
+sancite da un’Assemblea, specie di Costituente, per
+impedire, diceva, che la Monarchia violasse la integrità
+dell’Italia, e mercanteggiasse le nuove provincie
+annesse, come aveva già mercanteggiato Nizza e Savoia.
+</p>
+
+<p>
+Ora, quando si aggiunga a tutto ciò il quotidiano
+supplizio degl’indirizzi e delle orazioni, il vociar della
+stampa, il tumultuar della piazza, si vedrà fra quante
+correnti diverse fosse abballottata la mente del Dittatore,
+e come, non avendo l’animo temprato a siffatte
+bufere, rischiasse più d’una volta d’andarne travolto.
+E di questo ondeggiare faticoso della sua volontà si
+risentono dal mezzo settembre in poi tutti i suoi atti.
+Il 25 settembre accetta la rinuncia de’ suoi Ministri,
+<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
+querelantisi per l’annessione; ma tre giorni dopo
+incarica di nuovo il Conforti della composizione d’un
+altro Gabinetto, che riesce poco dissimile al primo.
+Al fin di settembre, noiato dalle perpetue querele
+della Segreteria, congeda in cortese forma il Bertani,
+ma gli sostituisce pochi giorni dopo il Crispi, non
+meno inviso di lui. Lascia che Pallavicino, suo prodittatore
+preconizzato, scriva al Mazzini, «con buono
+intendimento e povero consiglio,<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a>» una lettera in cui,
+fattogli intendere che la sua persona creava inciampi
+al Governo e pericoli alla nazione, sì che <i>anche non
+volendolo divideva</i>, lo invitava a bandirsi da quelle
+provincie, quanto dire d’Italia;<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a> e si tiene accanto
+Carlo Cattaneo, repubblicano e federalista insieme, che
+frugandogli continuo nella ferita di Nizza, empiendogli
+l’animo di sospetti contro il Piemonte, il suo
+Re e il suo Ministro, <i>divideva davvero volendolo</i>, ed
+era il più pericoloso di quanti Consiglieri l’attorniavano
+allora.
+</p>
+
+<p>
+Il 5 ottobre, infine, insedia nella Prodittatura il
+Pallavicino stesso, dell’annessione schietta ed immediata
+fautore aperto e deliberato, e permette che, a
+Palermo, l’altro suo prodittatore Mordini, bandisca
+nel giorno stesso i Comizi per l’elezione dell’Assemblea
+siciliana, che dovrà stabilire il tempo e le condizioni
+del plebiscito.<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non fu quello il miglior periodo del governo di
+Garibaldi, nè manco il più lieto della sua vita. Egli
+non anelava che al bene della patria sua; ma l’occhio
+debole ed inesperto non ne travedeva che un barlume
+nel cielo procelloso di quei giorni, e spesso scambiava
+il fosco balenar delle nubi per la luce da lui desiderata.
+Una così fatta condizione di cose non poteva,
+senza manifesto pericolo della patria, più a lungo durare,
+e il Pallavicino tolse su di sè la responsabilità e
+l’onore di farla cessare. L’8 ottobre, posto in mora
+per l’ultima volta Garibaldi a decretare il plebiscito,
+e udito, o creduto di udire da lui una risposta favorevole,<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a>
+propone e fa approvare al Consiglio de’ Ministri
+il decreto che convoca pel 22 il popolo delle
+provincie meridionali ad accettare o respingere il seguente
+plebiscito: «Il popolo vuole l’Italia una ed
+indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale
+e suoi legittimi discendenti,» e si prepara a promulgarlo.
+</p>
+
+<p>
+Grande, naturalmente, la meraviglia in Garibaldi,
+<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
+che non aveva mai creduto di autorizzare siffatto
+decreto; grandissimo lo sdegno in tutti gli antiannessionisti,
+i quali, stimandosi giuocati dal novello Prodittatore,
+si prepararono a prendere la rivincita. Indotto
+il Dittatore a convocare presso di sè, a Caserta,
+per l’11 ottobre i principali d’ambe le parti, e intervenuti
+per l’una col Pallavicino il Caranti suo segretario
+ed il ministro Conforti, per l’altra col Cattaneo
+il Crispi, il Mario, il Parisi, ministro dell’interno per
+la Sicilia, la discussione si fece tosto ardente e pugnace.
+«Garibaldi (scrive lo stesso signor Caranti<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a>),
+Crispi, Cattaneo, il Ministro dell’interno della Sicilia,
+e, se non erro, Mario e qualche altro peroravano per
+l’assemblea, Pallavicino solo la combatteva. L’ora
+erasi fatta tarda assai; Pallavicino, convulso dallo sdegno
+e dal dolore, dichiarò che egli non voleva avere
+alcuna partecipazione a questo tradimento dell’unità
+nazionale, che era ben dolente di dover vedere che
+colui che con una mano aveva tanto operato in suo
+pro, coll’altra la atterrasse, che egli all’istante rassegnava
+i suoi poteri, e che il domani avrebbe abbandonato
+Napoli.»
+</p>
+
+<p>
+Ma non appena le notizie della deplorevole scena
+corsero per la Capitale, ecco la città intera commoversi:
+le vie, quantunque alta la notte, affollarsi come
+per incanto d’un popolo imperioso; i pubblici ritrovi
+risuonar di dispute infiammate; un analizzare, un chiosare,
+un giudicare in varie guise le novelle del Consiglio
+di Caserta; ma altresì un concordare di tutti,
+della grandissima maggioranza almeno, in questa unica
+sentenza: la nuova risoluzione del Dittatore poter
+esprimere forse la volontà d’un partito, non certamente
+<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
+quella del popolo napoletano; questi invocar
+sempre l’annessione pronta e incondizionata; importare
+quindi alla dignità del popolo stesso, alla salute
+d’Italia intera che questo voto fosse al più presto,
+ma in modo perentorio e solenne manifestato.
+</p>
+
+<p>
+«Infatti (aggiunge il citato scrittore<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a>) il domani
+mattina pareva che per un incanto in Napoli fossevi
+stata una grande nevicata di Sì. Essi stavano affissi
+su tutte le porte, le finestre, le mura delle case, sulle
+vetture, sui cappelli degli uomini, sui loro abiti, sui
+vestiti delle donne, nelle vetrine dei negozi, nei poetici
+tempietti degli acquaiuoli. Ovunque vi foste rivolto,
+dappertutto avreste trovato un Sì, con cui quella
+nobile popolazione sanzionava il dogma dell’unità
+nazionale.»
+</p>
+
+<p>
+Nè a questo si fermavano le dimostrazioni. La Guardia
+Nazionale, rimasta in quei frangenti l’unica tutrice
+dell’ordine, si accordava nello scrivere un indirizzo al
+Dittatore, in cui con figliale, ma schietta parola lo supplicava
+a non cimentare la sua gloria, disdicendo quel
+plebiscito che già era dal suo Prodittatore bandito:
+consimile indirizzo andava correndo fra i varii ordini
+de’ cittadini e coprendosi di migliaia di firme; turbe
+di popolo infine percorrevano la città, accampavano
+sulle piazze, assediavano il palazzo del Governo, alternando
+agli evviva per Vittorio Emanuele, Garibaldi e
+Pallavicino, grida di morte al Mazzini, al Cattaneo,
+a tutti gli antiannessionisti; profondamente turbando
+la pubblica quiete, minacciando gli eccessi a cui le folle
+scatenate sogliono giungere.
+</p>
+
+<p>
+Nè possiamo in tutto aderire a quanto scrittori di
+parte antiannessionista vanno tuttora asserendo, che
+<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
+quelle manifestazioni non altro siano state che spettacoli
+allestiti dai loro medesimi avversari. Vi avranno,
+forse, messa una mano; ma non si suscita una città
+di mezzo milione per solo artificio di sètte o di cricche.
+Era quella palesemente la volontà di Napoli e del
+Reame intero, volontà determinata, nol negheremo, da
+molti e opposti motivi, ispirata così dell’amor puro
+d’Italia e dal desiderio onesto d’uscir dal provvisorio,
+come dall’impazienza servile di adorare il novello
+astro; così dallo schietto affetto alla Casa di Savoia,
+come dall’interessata speranza di una più lauta mèsse
+di stipendi e d’impieghi; ma volontà pur sempre chiara,
+ferma ed universale.
+</p>
+
+<h3>XVI.</h3>
+
+<p>
+E però la situazione era gravissima. Garibaldi,
+chiamato in tutta fretta dal Türr, di recente eletto
+Comandante della provincia e città di Napoli, accorse
+alla Capitale e potè da sè medesimo accertarsene. Infatti,
+accompagnato egli pure da grande moltitudine,
+che applaudiva a lui ed al Pallavicino, ma gli intronava
+le orecchie degli <i>abbasso</i> e dei <i>morte</i> ai fautori
+dell’Assemblea, ed empiva a lui stesso la carrozza
+di <i>Sì</i>, fu costretto a farsi al balcone della Foresteria
+ad arringare il popolo tumultuante,<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a> il quale però abbonacciato
+<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
+ben presto dal caro aspetto, dall’affascinante
+parola, e più forse dall’annunzio del non lontano
+arrivo del Re, non tardò a quietarsi e disperdersi.
+</p>
+
+<p>
+Ma l’impressione prodotta in Garibaldi da quella
+solenne manifestazione fu profonda. Decise perciò di
+riconvocare pel giorno medesimo (13 ottobre) i suoi Ministri
+e Consiglieri, e si recò egli stesso alla Foresteria
+per invitare il Pallavicino ad esser parte dell’adunanza.
+Questa doveva aver luogo al Palazzo d’Angri, dove
+il Dittatore soleva prendere stanza. Erano presenti,
+oltre a lui, il Prodittatore, i ministri Conforti e Crispi,
+Aurelio Saliceti, Carlo Cattaneo, Francesco De Luca.
+Il Generale cominciò, chiedendo che tra i due opposti
+partiti dell’Assemblea e del Plebiscito si cercasse un
+mezzo di conciliazione. Il Pallavicino e il Conforti risposero
+che non sapevano vederne alcuno, e propugnavano
+novamente con caldo accento la necessità del plebiscito
+schietto ed immediato. Il Cattaneo, a sua volta,
+ribattè combattendo per la sua teoria dell’assemblea.
+Il Conforti replicò di nuovo; il Saliceti introdusse una
+sua proposta, per la quale Garibaldi doveva proclamare
+per decreto la sovranità nazionale di Vittorio
+Emanuele, salvo a farla sancire da un plebiscito e
+regolare da un Parlamento: altri diceva altre cose;
+talchè la discussione facendosi sempre più aspra e
+<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
+confusa, il Pallavicino stanco di quel lungo ed affannoso
+dibattere erasi già alzato dicendo: «Vedo che
+io sono inutile qui, permettetemi che io mi ritiri,»
+quando il generale Türr, che era stato incaricato di
+presentare al Dittatore i voti della Guardia Nazionale
+e della cittadinanza, testè citati, e che era giunto
+poco dianzi alla riunione, si rivolse al Dittatore e gli
+disse: «Prima che prendiate una decisione, dalla quale
+può dipendere la sorte d’Italia, vi prego di esaminare
+il desiderio della popolazione di Napoli;» e gli sciorinò
+sotto gli occhi gli indirizzi che aveva portati seco.
+</p>
+
+<p>
+Il Dittatore li lesse, vide le numerosissime firme
+onde erano segnati, stette un istante profondamente
+concentrato, poi, ripresa quella serenità che gli era
+consueta nei momenti delle solenni risoluzioni: «Non
+voglio assemblea, esclamò, si faccia l’Italia.... E voi,
+caro Giorgio (riprese, volgendosi al Pallavicino), voi non
+siete inutile qui; e vi prego di rimanere al vostro
+posto e cercate di meritarvi anche d’ora innanzi la
+stima della popolazione di Napoli.<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’annessione era deliberata. Non diremo col signor
+Caranti «che il Leone avesse trionfato delle
+Volpi,» poichè a nessuno di quanti in que’ giorni lo
+consigliavano s’addice la volgare similitudine; ma il
+Leone aveva trionfato certamente di sè stesso, de’ suoi
+ricordi di Nizza, de’ suoi rancori contro il Cavour,
+delle sfide del Farini, delle impertinenze del Fanti,
+della sua medesima ignoranza, illuminando colla fiamma
+del cuore le tenebre involontarie della mente, e dal
+solo amore alla patria traendo le ispirazioni al più
+sapiente atto politico della sua vita.
+</p>
+
+<p>
+E, cosa singolare in quest’uomo singolarissimo, nel
+giorno stesso<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a> ch’egli deponeva la Dittatura d’un
+regno, e i Napoletani tentavano una grossa sortita
+da Capua che poteva mettere un’altra volta in serio
+cimento le sue linee, e s’impegnava sotto i suoi occhi
+una battaglia, egli, il Capitano di ventura, il filibustiere,
+l’uomo del sangue, dalle alture di Sant’Angelo,
+al rombo del cannone, al fragore della mischia, dettava
+un Manifesto, o <i>Memorandum</i> che vogliasi dire,
+in cui predicava, colla fede d’un Apostolo e l’accento
+d’un Vate, la Confederazione europea, la fratellanza
+dei popoli, la fine della guerra, il disarmo universale
+delle nazioni, conchiudendo con queste parole degne
+dello spirito di Gentile e dell’eloquenza di Canning:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="center">
+«<i>Memorandum alle Potenze d’Europa.</i>
+</p>
+
+<p>
+»È alla portata di tutte le intelligenze, che l’Europa è
+ben lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole
+alle sue popolazioni.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
+</p>
+
+<p>
+»La Francia, che occupa senza contrasto il primo posto
+fra le Potenze europee, mantiene sotto le armi seicentomila
+soldati, una delle prime flotte del mondo, ed una quantità
+immensa d’impiegati per la sua sicurezza interna.
+</p>
+
+<p>
+»L’Inghilterra non ha il medesimo numero di soldati;
+ma una flotta superiore e forse un numero maggiore d’impiegati
+per la sicurezza de’ suoi possedimenti lontani.
+</p>
+
+<p>
+»La Russia e la Prussia, per mantenersi in equilibrio,
+hanno bisogno pure di assoldare eserciti immensi.
+</p>
+
+<p>
+»Gli Stati secondari, non foss’altro che per ispirito di
+imitazione, e per far atto di presenza, sono obbligati di tenersi
+proporzionalmente sullo stesso piede.
+</p>
+
+<p>
+»Non parlerò dell’Austria e dell’Impero ottomano, dannati
+per il bene degli sventurati popoli che opprimono a
+crollare.
+</p>
+
+<p>
+»Uno può alfine chiedersi: perchè questo stato agitato
+e dell’Europa? Tutti parlano di civiltà e di progresso?... a
+me sembra invece che, eccettuandone il lusso, non differiam
+molto dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbranavano
+fra loro per strapparsi una preda. Noi passiamo la nostra
+vita a minacciarci continuamente e reciprocamente, mentre
+che in Europa la grande maggioranza non solo dell’intelligenza,
+ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente
+che potremmo pur passare la povera nostra vita
+senza questo perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli
+uni contro gli altri, e senza questa necessità che sembra fatalmente
+imposta ai popoli da qualche nemico segreto ed
+invisibile dell’umanità, di ucciderci con tanta scienza e raffinatezza.
+</p>
+
+<p>
+»Per esempio, supponiamo una cosa:
+</p>
+
+<p>
+»Supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato.
+</p>
+
+<p>
+»Chi mai penserebbe a disturbarla in casa sua, chi mal
+si avviserebbe, io ve lo domando, turbare il riposo di questa
+sovrana del mondo?
+</p>
+
+<p>
+»Ed in tale supposizione, non più eserciti, non più flotte,
+e gl’immensi capitali strappati quasi sempre ai bisogni ed
+alla miseria dei popoli per essere prodigati in servizio di
+sterminio, sarebbero convertiti invece a vantaggio del popolo
+<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
+in uno sviluppo colossale dell’industria, del miglioramento
+delle strade, nella costruzione dei ponti, nello scavamento
+dei canali, nella fondazione di stabilimenti pubblici, e nell’erezione
+delle scuole che tornerebbero alla miseria ed alla
+ignoranza tante povere creature che in tutti i paesi del
+mondo, qualunque sia il loro grado di civiltà, sono condannate
+dall’egoismo del calcolo e dalla cattiva amministrazione
+delle classi privilegiate e potenti all’abbrutimento, alla prostituzione
+dell’anima o della materia.
+</p>
+
+<p>
+»Ebbene! l’attuazione delle riforme sociali che accenno,
+appena dipende soltanto da una potente e generosa iniziativa.
+Quando mai presentò l’Europa più grandi probabilità
+di riuscita per questi benefizi umanitari?
+</p>
+
+<p>
+»Esaminiamo la situazione: Alessandro II in Russia proclama
+l’emancipazione dei servi;
+</p>
+
+<p>
+»Vittorio Emanuele in Italia getta il suo scettro sul
+campo di battaglia, ed espone la sua persona per la rigenerazione
+di una nobile razza e di una grande nazione;
+</p>
+
+<p>
+»In Inghilterra una Regina virtuosa ed una nazione generosa
+e savia che si associa con entusiasmo alla causa delle
+nazionalità oppresse;
+</p>
+
+<p>
+»La Francia finalmente, per la massa della sua popolazione
+concentrata, per il valore dei suoi soldati e per il
+prestigio recente del più brillante periodo della sua storia
+militare, chiamato ad arbitra dell’Europa.
+</p>
+
+<p>
+»A chi l’iniziativa di questa grand’opera?
+</p>
+
+<p>
+»Al paese che marcia in avanguardia della rivoluzione!
+L’idea di una Confederazione europea che fosse posta innanzi
+dal capo dell’Impero francese, e che spargerebbe la
+sicurezza e la felicità del mondo, non vale essa meglio di
+tutte le combinazioni politiche che rendono febbrile e tormentano
+ogni giorno questo povero popolo?
+</p>
+
+<p>
+»Al pensiero dell’atroce distruzione che un solo combattimento,
+tra le grandi flotte delle Potenze occidentali, porterebbe
+seco, colui che si avvisasse di darne l’ordine dorrebbe
+rabbrividire di terrore, e probabilmente non vi sarà
+mai un uomo così vilmente ardito per assumere la spaventevole
+responsabilità.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
+</p>
+
+<p>
+»La rivalità che ha sussistito tra la Francia e l’Inghilterra
+dal XIV secolo fino ai nostri dì esiste ancora; ma
+oggi, noi lo contrastiamo a gloria del progresso umano, essa
+è infinitamente meno intensa, di modo che una transazione
+tra le due più grandi nazioni dell’Europa, transazione che
+avrebbe per iscopo il bene dell’umanità, non può più essere
+posta tra i sogni e le utopíe degli uomini di cuore.
+</p>
+
+<p>
+»Dunque la base di una Confederazione europea è naturalmente
+tracciata dalla Francia e dall’Inghilterra. Che la
+Francia e l’Inghilterra si stendano francamente, lealmente
+la mano, e l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Ungheria, il
+Belgio, la Svizzera, la Grecia, la Romelia verranno esse pure,
+e per così dire, istintivamente, ad aggrupparsi intorno a loro.
+</p>
+
+<p>
+»Insomma tutte le nazionalità divise ed oppresse, le razze
+slave, celtiche, germaniche, scandinave, la gigantesca Russia
+compresa, non vorranno restar fuori di questa rigenerazione
+politica, alla quale le chiama il genio dei secolo.
+</p>
+
+<p>
+»Io so bene che una obbiezione si affaccia naturalmente
+in opposizione al progetto che precede.
+</p>
+
+<p>
+»Che cosa fare di questa innumerevole massa d’uomini
+impiegati ora nelle armate e nella marina militare?
+</p>
+
+<p>
+»La risposta è facile:
+</p>
+
+<p>
+»Nel medesimo tempo che sarebbero licenziate queste
+masse, saremmo sbarazzati delle istituzioni gravose e nocive,
+e lo spirito dei sovrani non più preoccupato dall’ambizione,
+dalle conquiste, dalla guerra, dalla distruzione, sarebbe rivolto
+invece alla creazione di istituzioni utili, e discenderebbe
+dallo studio delle generalità a quello delle famiglie ed anche
+degl’individui.
+</p>
+
+<p>
+»D’altronde coll’accrescimento dell’industria, con la sicurezza
+del commercio, la marina mercantile reclamerà dalla
+marina militare sul momento tutta la parte attiva di essa;
+e la quantità incalcolabile di lavori creati dalla pace, dall’associazione,
+dalla sicurezza, ingoierebbe tutta questa popolazione
+armata, fosse anche il doppio di quello che è oggi.
+</p>
+
+<p>
+»La guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti
+diverrebbero inutili. Ma quello che non sarebbe inutile è
+di mantenere il popolo nelle sue abitudini guerriere e generose,
+<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
+per mezzo di milizie nazionali, le quali sarebbero pronte
+a reprimere i disordini e qualunque ambizione tentasse infrangere
+il patto europeo.
+</p>
+
+<p>
+»Desidero ardentemente che le mie parole pervengano
+a conoscenza di coloro, a cui Dio confidò la santa missione
+di fare il bene, ed essi lo faranno certamente, preferendo ad
+una grandezza falsa ed effimera la vera grandezza, quella
+che ha la sua base nell’amore e nella riconoscenza dei
+popoli.»
+</p>
+</div>
+
+<h3>XVII.</h3>
+
+<p>
+Il 21 finalmente il plebiscito<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a> era votato, così al
+di qua che al di là dello Stretto. La formola: «Il popolo
+vuole l’Italia una e indivisibile sotto lo scettro
+di Casa Savoia,» era assai più comprensiva della semplice
+annessione al Piemonte, ma forse ne esagerarono
+la portata coloro che videro in esso il vincolo della
+Monarchia, la garanzia dell’Unità, il pegno di Roma.
+L’unità d’Italia era già nel fatto dell’unione di ventidue
+<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
+milioni d’italiani; il vincolo della Monarchia
+stava nella storia d’una Casa, che da vent’anni aveva
+confuse le sue sorti a quelle dell’intera nazione; il pegno
+stava nell’evoluzione naturale del risorgimento italiano,
+e il Cavour stesso, molto prima che il plebiscito
+fosse bandito, lo dava al Parlamento nelle solenni parole:
+«Noi vogliamo fare di Roma la splendida capitale
+del Regno d’Italia.»
+</p>
+
+<p>
+Col plebiscito e l’entrata di Vittorio Emanuele
+nel Regno l’opera di Garibaldi e della rivoluzione nel
+Mezzogiorno poteva dirsi finita. Pure, nè il Dittatore
+nè il suo Prodittatore lo credevano: il Pallavicino
+s’affaticava a profittare di quegli ultimi istanti per
+riordinare e migliorare l’amministrazione della cosa
+pubblica, quasi direbbesi, per rassettare la casa che
+doveva consegnare a’ novelli signori; Garibaldi sentivasi
+obbligato a qualcosa più che montar la guardia
+al Volturno; egli lusingavasi davvero di poter dare una
+mano non invalida a quelli che, non per una blandizia
+rettorica, egli chiamava «i fratelli del Settentrione;»
+e non nascondeva ad alcuno la nobile ambizione di combattere
+sul medesimo campo di battaglia al loro fianco.
+Quando infatti per la vittoria del Cialdini al Macerone
+(21 ottobre),<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a> Francesco II decise di abbandonare
+<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
+Caiazzo e la destra del Volturno, e serbando la sola
+Capua di ritirarsi prima verso, poi dietro il Garigliano,
+Garibaldi, passato il fiume a Formicola, con circa cinquemila<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a>
+uomini, commesso alla divisione Medici di
+difendere da una eventuale sortita di Capua la sua
+marcia di fianco, s’incamminò per la strada di Venafro
+sulle traccie de’ Borbonici. Da Venafro, all’incontro,
+scendevano le avanguardie dell’esercito settentrionale,
+e il 26 ottobre a Caianello, poco lungi da Teano, le due
+schiere s’incontrarono.<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> «Erano le 6 del mattino (scrive
+Alberto Mario, testimonio all’episodio); Garibaldi e noi
+del suo seguito eravamo già discesi da cavallo. Garibaldi
+vestiva l’abito leggendario, e a cagione dell’umidità
+erasi coperto il capo e le orecchie col fazzoletto di
+seta annodato sotto il mento. Di lì a poco le musiche
+intuonando la <i>Marcia reale</i> annunciarono il Re, il quale
+arrivò sopra un cavallo arabo stornello. Garibaldi andò
+incontro a lui, ed egli venne verso Garibaldi fra la
+strada e la stradella. Garibaldi, cavatosi il cappellino,
+gridò: <i>Salute al Re d’Italia</i>, e il Re rispose: — Grazie. — Il
+Re soggiunse: — Come state, caro Garibaldi? — E Garibaldi
+fece: — Bene, e Vostra Maestà? — E il Re: — Benone. — Indi
+stettero a colloquio in presenza nostra
+un quarto d’ora. Dopo di che si partì per Teano.
+Il Re a destra, a sinistra Garibaldi, e, dietro, il seguito
+dell’uno e dell’altro alla rinfusa.<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E fu allora che Garibaldi, sentendo che una battaglia
+<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
+al Garigliano era imminente, chiese al Re l’onore
+del primo scontro. Ma il Re: «Voi vi battete da lungo
+tempo: tocca a me adesso; le vostre truppe sono stanche,
+le mie fresche; ponetevi alla riserva.»
+</p>
+
+<p>
+Il bel sogno di Garibaldi di affratellare sullo stesso
+campo le camicie rosse e i cappotti grigi era ito in
+dileguo. Reduce la sera stessa da Calvi, disse mestamente
+alla signora White Mario: «Ci hanno messi alla
+coda;» e la frase scolpiva un’intera politica. Per metterlo
+alla coda era stata deliberata la spedizione dello
+Stato ecclesiastico, e per metterlo alla coda arrischiata
+l’entrata nel Regno; poteva forse parere crudele che
+subito, al primo incontro, Vittorio Emanuele glielo
+rammentasse; ma era logico. Garibaldi aveva vinto
+troppo: bisognava che la partita di quell’indiscreto
+donatore di regni fosse chiusa; bisognava dimostrare
+che si poteva vincere senza di lui, dovesse la vittoria
+costare a cento doppi più cara;<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a> bisognava, e qui
+intendiamo l’altezza del concetto, che il futuro Re
+d’Italia potesse presentarsi a’ suoi nuovi popoli, non
+già nelle umili sembianze d’un sovranello protetto e
+patteggiato, ma di un vero Re soldato e conquistatore.
+</p>
+
+<h3>XVIII.</h3>
+
+<p>
+Garibaldi aveva finito davvero. Arrivata sul Volturno
+la divisione del generale Della Rocca e stabilito
+<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
+di serrar Capua con regolare assedio e di espugnarla
+con bombardamenti, Garibaldi, o perchè gli
+ripugnasse di cannoneggiare una città italiana, o perchè
+stimasse la parte sua oramai accessoria e quasi
+superflua, lascia il comando de’ suoi, ancora campeggianti
+intorno a Capua, al Generale sardo, e si ritira
+a Napoli. Di là il 29, quasi segno di commiato, scrive
+al Re un’affettuosa lettera, nella quale, dopo «rimesso
+in sua mano il potere sopra dieci milioni d’Italiani
+bisognosi d’un regime riparatore,» lo assicurava che
+in quelle contrade avrebbe trovato un popolo civile,
+amico dell’ordine, quanto desideroso della libertà,
+pronto ad ogni sacrificio, se richiesto nell’interesse
+della patria e di un governo nazionale; affermava che
+l’Isola di Sicilia, malgrado le difficoltà suscitatevi da
+gente venuta di fuori, ebbe ordini civili e politici pari
+a quelli dell’Italia superiore, e godeva tranquillità
+senza esempio. Supplicava infine «mettesse sotto la sua
+tutela tutti coloro che egli aveva avuti a collaboratori
+in quella grande opera di affrancamento dell’Italia meridionale,
+e accogliesse nel regio esercito i suoi commilitoni
+che bene avevano meritato della patria.<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E così gli ultimi giorni della sua Dittatura si avvicinavano.
+Il 31 ottobre consegnava solennemente
+alla Legione ungherese una bandiera ricamata per essa
+dalle signore napoletane; il 2 novembre Capua segnava
+la resa; il 4 faceva ai <i>Mille</i> la solenne distribuzione
+delle medaglie loro decretate dal Comune
+di Palermo; il 6 passava in rassegna sulla piazza di
+Caserta il suo stracciato, ma glorioso esercito, dopo
+aver atteso invano che il Re venisse ad onorare d’un
+suo sguardo i prodi che da Marsala a Sant’Angelo
+<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
+avevano combattuto in suo nome.<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> Al dì vegnente,
+7 novembre, giorno prefisso al solenne ingresso di
+Vittorio Emanuele in Napoli, lo accompagnava in carrozza,
+seduto alla sua sinistra, nella consueta sua
+assisa, dirimpetto i due Prodittatori, sotto una proterva
+pioggia che sciupava gli archi, dilavava i parati
+e infracidiva i fiori, ma non poteva intiepidire l’immenso
+entusiasmo dei Napoletani, ebbri di quel giorno
+tanto aspettato. E fu l’ultima comparsa pubblica del
+Dittatore. Gli furono offerti il collare dell’Annunziata,
+il grado di Maresciallo, altri onori e stipendi: rifiutò
+ogni cosa. L’8 di novembre consegnò a Vittorio Emanuele,
+nella gran Sala del trono, il plebiscito delle Due
+Sicilie; poscia, diretto a’ suoi compagni d’armi un ultimo
+belligero addio,<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a> in sull’alba del 9, tacitamente,
+<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
+clandestinamente, quasi un fuggitivo, seguíto dal Basso,
+dal Gusmaroli, dal Coltelletti, dal Nuvolari e da qualche
+altro famigliare, s’imbarcò sul <i>Washington</i> alla
+volta della sua Caprera.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le ultime parole da lui dette ai pochi che l’avevano
+scortato a bordo, furono quelle del suo addio ai
+Volontari: «A rivederci a Roma.» Quando tutto fu
+lesto alla partenza, sciolse egli stesso la fune del bastimento,
+quasi volesse simboleggiare che scioglieva
+così le ritorte del potere, nel quale era stato fino allora
+avvinto e ricuperava la sua libertà. L’eroe però non
+partiva a mani vuote: Basso, il segretario, nascondeva
+nelle sue valigie alcune centinaia di lire, ed egli stesso
+aveva fatto imbarcare sul <i>Washington</i>, spoglie opime
+della conquista, un sacco di legumi, un altro di sementi
+e un rotolo di merluzzo secco!
+</p>
+
+<p>
+Il <i>Giornale Ufficiale di Napoli</i> ostentò per tre giorni
+di ignorare la sua partenza; il Farini nell’annunciare
+la sua Luogotenenza ai Napoletani si scordò di nominarlo;
+altrettale cortesia fu suggerita al Re nel suo
+bando ai Palermitani, talchè fra il Liberatore che
+trionfa da Marsala al Volturno e il Dittatore che parte
+povero, oscuro e insalutato da Napoli, resterà dubbio
+nella storia quale sia il più grande.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
+</p>
+
+<h2 id="cap10"><span class="smcap">Capitolo Decimo.</span>
+<span class="smaller">DA CAPRERA AD ASPROMONTE.<br>
+[1861-1862.]</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+Garibaldi è sparito per alcuni istanti dalla scena
+del mondo, ma il suo spirito è dovunque presente;
+egli non è più che un’ombra romita sopra un’isola
+deserta, ma l’eco del suo nome risuona fra i popoli
+più lontani, e il poema delle sue gesta empie la terra.
+Nessuna impresa era parsa più maravigliosa della sua.
+Ben altri prodigi di guerra aveva veduti il secolo nostro;
+di ben altre catastrofi di regni e rivolgimenti
+di popoli era stato testimone e narratore; ma lo spettacolo
+d’un uomo che seguíto da una falange quasi
+inerme varca incolume i mari, conquista isole e continenti,
+rovescia in poche settimane uno de’ più antichi
+troni d’Europa, ma per donarlo, s’impossessa
+d’una delle più felici contrade del mondo, ma per
+redimerla, dà terribili colpi se combatte, ma vince
+più coll’amore che coll’armi, disperde col solo apparire
+gli eserciti nemici, s’arma e ingrossa per via
+camminando e combattendo, vola con rapidità cesarea
+dall’estremo capo d’un Regno alle porte della sua
+Capitale, e colà giunto, basta il rosseggiare del suo
+<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
+fantasma, basta il rumore ancor lontano del suo passo
+perchè il Re nemico gli abbandoni la reggia de’ suoi
+padri e la metropoli de’ suoi Stati, ed egli, il taumaturgo,
+vi entri solo e sereno come ad un convegno
+festivo, sorridendo alle soldatesche nemiche rimaste
+a vano presidio, non curando i cento cannoni puntati
+sul suo cammino, e trionfando più glorioso e sicuro
+che se l’avessero seguito le legioni di Cesare dopo
+Ilerda e dopo Farsaglia; uno spettacolo simile, diciamo,
+la storia non lo vide e non lo raccontò mai, o l’avrebbe
+esigliato, quasi incredula, nell’età eroica de’ miti e
+delle leggende.
+</p>
+
+<p>
+E dicasi pure che veduti dappresso la leggenda
+si sfata e il prodigio dilegua; dicasi pure che l’albero
+della tirannide borbonica era ormai fradicio, e
+che Garibaldi non ebbe che urtarlo col dito per atterrarlo:
+varrà, ancora, per risposta quella che già
+diede un celebrato diario inglese:<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a> «Chi se non lui
+conobbe che il momento della maturità era giunto;
+chi se non lui ebbe occhio per vedere che l’ora di colpire
+era venuta, discernendo il punto in cui l’impossibile
+diventa possibile, nel che, secondo il De Retz,
+sta la prima dote dei grandi uomini di Stato?»
+</p>
+
+<p>
+E quando lo si accetti con la debita discrezione,
+nemmeno quest’ultimo attributo reputiamo improprio.
+Anco Garibaldi fu, in un dato momento e in un certo
+senso, un grande uomo di Stato. Lo fu in una guisa
+tutta sua ed originale; lo fu più per quell’istinto che
+tien luogo di genio, che per coscienza; lo fu come lo
+poteva essere un Capitano che non ha altro Stato fuor
+che quello misurato dalla sua lancia, e pianta e spianta
+<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
+il suo governo colla sua tenda; ma, rispetto alla missione
+ch’egli s’era assunta, lo fu. Due fini gli erano
+imposti nell’Italia meridionale: liberar quei popoli;
+consegnarli liberati alla legittima Podestà ch’essi invocavano;
+e chi sappia sorvolare all’inezia de’ particolari,
+riconoscerà che a quei fini egli adempiette nel
+più breve tempo, colla maggior concordia e col minor
+danno possibile.
+</p>
+
+<p>
+Che a lui sian mancate le doti dell’Amministratore
+e del Legislatore, fu abbastanza ridetto, e l’Italia,
+se appena conosceva la di lui vita, poteva aspettarselo;
+ma che quelle doti colaggiù, in quelle condizioni, gli
+potessero grandemente giovare, dubitiamo assai forte.
+Fosse stato pieno la mente di sapienti concetti legislativi,
+gli sarebbe pur sempre mancato il tempo ed
+il modo di effettuarli. Sfasciare uno Stato per ricostruirlo
+a un tempo, dettar buone leggi sotto il cannone,
+e meglio che dettarle farle obbedire, aver mestieri
+di governare col popolo e tenerlo a dovere, inducendolo
+a sopportare i freni e i carichi degli Stati ordinati,
+è cosa da pochi; non riuscita, che sappiamo,
+ad alcuno in Italia, e che, molto meno, poteva riuscire
+a Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Oltre di che, è egli vero che tutte le provvisioni
+e le leggi prese o scritte in suo nome nel Mezzogiorno
+siano state del pari improvvide o stolte? A
+dire il vero un siffatto quesito si converrebbe meglio
+in una storia della Dittatura che in una vita di
+Garibaldi, e ciò per quella ragione, già altrove toccata,
+ma che giova il rammentare, che dei tanti decreti
+firmati da Garibaldi Dittatore ben pochi sono
+quelli, di cui egli abbia avuto chiara coscienza, e gli
+spetti perciò la piena ed intera responsabilità. Consiglio
+e fattura de’ suoi Prodittatori e Ministri, ad essi
+<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
+il risponderne! Tuttavia chi voglia accomodarsi d’una
+finzione legale, e nel Dittatore impersonare tutta la
+Dittatura, troverà che personificatori e personificati
+hanno a temere il giudizio dell’equa posterità men di
+quanto fu scritto.
+</p>
+
+<p>
+E non si parli della promulgazione dello Statuto
+sardo e delle altre leggi che ne sono adempimento;
+atto lodevole, per fermo, ma assai più politico che amministrativo,
+di cui furono ottime le intenzioni, ma
+assai remoti gli effetti. Parliamo soltanto di quelle
+provvisioni che rendevano testimonianza d’un concetto
+e d’un indirizzo governativo, che miravano ad un fine
+pratico e vicino, di cui si poterono vedere sin da principio
+i frutti o almeno i germogli.
+</p>
+
+<p>
+In paese dove la magistratura era apparsa troppe
+volte strumento servile della tirannide, la purificò dagli
+elementi più screditati ed aborriti, riordinò i Tribunali,
+rintegrò, dopo il breve interregno delle Commissioni
+speciali, le Corti ordinarie, avviò il corso
+regolare della giustizia, ne ravvivò la fede ed il decoro.<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a>
+E in quelle medesime contrade dove la Polizia
+non aveva lasciato nella mente altra immagine che
+quella di un’occulta veheme di delitti e di sangue, e
+dove nessuno de’ suoi vecchi arnesi era stato risparmiato
+dalla vendetta popolare, restaurò colla stessa
+legge sarda la pubblica sicurezza; istituì i corpi delle
+Guardie e de’ Carabinieri, e li rese rispettati; ottenne
+una tregua ai reati che parve portentosa.
+</p>
+
+<p>
+Fallitogli il nobile tentativo di estendere alla Sicilia,
+ineducata al debito dell’armi, la legge uguagliatrice
+<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
+della coscrizione, introdusse nel suo esercito le
+ordinanze e persino avrebbe voluto le assise piemontesi;<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a>
+e frattanto diè vita così al di qua come al di
+là dello Stretto alle prime Legioni di quella Guardia
+Nazionale, che fu, specialmente a Napoli, esemplare
+tutela d’ordine e di sicurezza. Riaprì ed avviò a nuovo
+indirizzo le Scuole, i Licei, le Università; riordinò il
+Museo napoletano; fondò a Palermo una Scuola militare
+per gli adolescenti, ed a Napoli un Collegio gratuito
+pei figli dei popolani poveri.<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a> Aprì in Napoli
+dodici Asili infantili;<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a> assegnò mille scudi annui agli
+scavi di Pompei; spegnò i piccoli pegni del Monte di
+Pietà;<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a> decretò il miglioramento delle Carceri<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a> e la
+scarcerazione dei prigionieri politici; abolì il nefando
+privilegio della Comune di Pizzo,<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a> benemerita ai Borboni
+della morte di Murat; accordò pensioni alle famiglie
+dei morti o mutilati per la patria; perdonabile
+anche quella alla madre ed alle sorelle di Agesilao
+Milano; come perdonabile che un uomo siasi creduto
+in diritto di dare la propria testa per liberare la terra
+da quel mostro, che passò nella storia col nome di
+«Re Bomba.»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
+</p>
+
+<p>
+Abolì le decime e le manimorte; incamerò i beni
+reali ed ecclesiastici, assegnando però una pensione
+ai Vescovi ed una cassa di sussidio al Clero minore;
+soppresse infine l’ordine dei Gesuiti, ma ne tolse il
+diritto dalla storia e l’esempio da tutta l’Europa
+civile.
+</p>
+
+<p>
+In fatto poi di Finanza camminò sulle orme di
+tutti i Governi rivoluzionari; annullò l’odiosa gabella
+del macino, come l’aveva annullata la rivoluzione
+del 48; abolì, anzi bruciò pubblicamente la carta bollata;
+decretò, sogno onesto, la soppressione graduale
+del lotto, surrogandovi le Casse di Risparmio; atterrò
+ogni barriera doganale tra Sicilia e Napoli; fece
+prestiti e convertì la Rendita pubblica;<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a> ma quando
+il bilancio siciliano fu sottoposto all’esame del Parlamento,
+restò bensì controverso se avesse lasciato
+risparmi, e fu disputabile se quei prestiti potevano essere
+contratti a condizioni più laute; ma nessuno, nemmeno
+il più acuto e facondo economista della Camera,<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a>
+potè tassare l’Amministrazione della Dittatura, non
+<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
+che d’abusi e di malversazioni,<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a> di gravi irregolarità.
+Il maggiore addebito che potè essergli rivolto fu
+d’aver ecceduto nella largizione degl’impieghi e nel
+dispendio de’ salari. Ma se il Farini potè dire, difendendo
+dalla medesima accusa il bilancio dell’Emilia:
+«Non nego siansi collocati in impiego uomini nuovi.
+Fu principalissimo intendimento del Governo di chiamare
+ne’ primi posti di fiducia que’ cittadini che per
+causa di libertà avevano sofferto persecuzioni ed esiglio.
+Ed infra i dolori che tormentano chi in tempi
+nuovi è chiamato ad amministrare la causa pubblica,
+rammenterò sempre fra’ più acerbi quello di non poter
+esaudire tanti uomini sventurati, che, in nome delle
+loro famiglie, in nome della fede politica, invocano
+un collocamento, cui credono aver loro dato diritto
+le sventure patite;» perchè non si meneranno buone
+le stesse ragioni alle Dittature di Napoli e di Sicilia,
+dove la febbre degl’impieghi e delle pensioni scoppiò
+con tutti i sintomi d’un fiero contagio; dove i patriotti,
+che nel 1848 avevano «salvato la patria,» che nel decennio
+avevano patito nelle prigioni e negli esigli, pullulavano
+a sciami dal suolo; dove certamente lo strazio
+d’onest’uomini, che aveva fatto il governo «negazione
+di Dio,» era stato sì lungo ed immane?
+</p>
+
+<p>
+Non è questa un’apologia, è pura difesa della verità.
+Errori la Dittatura di Garibaldi ne commise e
+<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
+non pochi; ne commise colla Prodittatura Depretis e
+colla Prodittatura Mordini, colla Segreteria Crispi-Bertani
+e colla Prodittatura Pallavicino; coi Ministri
+cavourriani e coi Ministri rivoluzionari; ma qual Governo
+non ne ha commessi? Quella stessa Luogotenenza
+regia che s’annunziava medicatrice di tutti i
+mali, e riparatrice di tutti i torti, succeduta alla Dittatura
+in giorni relativamente calmi, già queta la marea
+rivoluzionaria e ormai ridotta a un torneo innocuo
+la guerra, nuova di prestigio, di forza e d’autorità,
+quanti errori non commise ella in breve spazio di
+tempo? Quanto malcontento di popolo non suscitò;
+quante speranze non deluse, quanti pericoli non rinnovò?
+Fallirono a Napoli, l’uno dopo l’altro, il Farini
+e il principe di Carignano; a Palermo il Montezemolo
+e il Della Rovere, e non correranno molti mesi che
+Deputati di parte loro si leveranno nel Parlamento italiano<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a>
+ad incolpare le Luogotenenze di torti e d’abusi
+anche maggiori di quelli ond’era stata incolpata la
+Dittatura; con questa sola, ma sensibile differenza,
+che mentre il Governo di Garibaldi era rimproverato
+d’aver troppo ciecamente favorito i rivoluzionari ed
+i repubblicani, il nuovo Governo di Vittorio Emanuele
+era accusato dello stesso favore a tutto beneficio dei
+Borbonici e dei reazionari.
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+Il primo atto di Garibaldi, rimettendo il piede nella
+sua Caprera, fu di levare le briglie e mandar sciolti
+per l’Isola i suoi due cavalli di battaglia, affinchè ad
+essi pure non fosse tardata quella libertà ch’egli veniva
+<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
+impaziente a cercare. E ciò fatto tornò senz’altro
+al suo consueto tenore di vita, come se tutta quella
+splendida pompa di potere, di trionfi, di gloria, in che
+aveva vissuto sette mesi, non gli avesse lasciato nell’anima
+che sazietà e stanchezza. Deideri, il suo fedele
+amico e compaesano di Nizza, gli aveva fatto costruire,
+accanto all’antica, parte con danari suoi, parte
+col tributo d’altri amici, parte cogli stessi risparmi del
+Generale, una nuova casa più comoda e più signorile;
+pure l’antico mozzo gradì la sorpresa e ringraziò del
+dono, ma non volle abbandonare la sua vecchia casetta,
+costrutta in tanta parte col sudor della sua
+fronte; e continuò a dormire in quella medesima
+stanzetta a pian terreno, la prima a sinistra di chi
+entra, in cui aveva abitato la prima notte che ebbe
+un tetto nell’Isola.
+</p>
+
+<p>
+Nel rimanente, si levava come per lo passato all’alba,
+il primo di tutta la colonia, e alternava le sue
+ore tra la pesca e la caccia (rese talvolta necessarie
+dalla mancanza del companatico quotidiano), e la coltura
+di que’ pochi frastagli di terreno che la roccia
+concedeva e ch’egli, con ingenua pomposità, decorava
+col nome di campi e di vigne. E il luogo più favorito
+di que’ giorni era il <i>Fontanaccio</i>, un quarto forse dei
+celebri quattro iugeri del Romano, tutto frastagliato
+e scaccheggiato per giunta di roveti e di scogli, e da
+cui Garibaldi s’era fitto in capo di cavare il suo
+podere modello. Ed era laggiù che voi potevate vederlo
+più di sovente, ora affaccendato a sterpare, a potare,
+a innestare, e qui a piantare un filare di magliuoli
+siciliani, là a zappare un quadrato di fave
+napoletane, più sotto a riparare dalle prime sferzate
+del grecale una buttata d’aranci novelli, più sopra a
+vegliare allo scavo d’un futuro pozzo artesiano; ora
+<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
+seduto sopra un certo gradino, naturale rialzo del terreno,
+col cappello sugli occhi e il sigaro spento nella
+mano, lo sguardo fisso sul mare, tutta la persona immobile
+e quasi abbandonata, a guatar nel vuoto, a
+fantasticare, a nuotare nel pelago infinito delle sue
+ricordanze e dei suoi sogni, tuffandovisi dentro colla
+voluttà del poeta:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">E ’l naufragar m’è dolce in questo mare.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Non eran quelle sole le sue fatiche, un’altra men
+geniale gli era imposta dalla stessa celebrità cresciuta,
+ed era, o avrebbe dovuto essere, lo smaltimento della
+mole di giornali e di lettere che ad ogni corriere gli
+arrivava. È ben vero che dei giornali finiva a non leggerne
+più che tre o quattro (preferito a quei giorni il
+<i>Movimento</i> di Genova), e che delle lettere lasciava quasi
+tutta la briga al suo segretario Basso, od al primo
+amico che volesse rendergli quell’ufficio, il quale poi
+lettogliene sommariamente il contenuto, e separate
+quelle condannate al paniere, dalle poche ammesse all’onore
+d’una risposta, la scriveva ora sotto dettatura
+del Generale stesso, ora di suo capo, e poi, usanza tradizionale
+e tuttora inviolata in Caprera, la spediva irremissibilmente
+a chiunque si fosse «senza francobollo
+postale.»
+</p>
+
+<p>
+E come le lettere, cominciavano a piovere da ogni
+parte le visite. Avreste detto che Caprera fosse divenuta
+la Mecca della Democrazia europea. Non passava
+venerdì che il postale di Sardegna non sbarcasse alla
+Maddalena una brigata più o men grossa di pellegrinanti
+a quella Medinat-al-Nabi dell’eroe; e come è facile
+immaginare, era un brulicame di tutte le razze
+e di tutti i colori. Col vecchio amico e commilitone
+veniva il curioso importuno e il piacentiere sguaiato:
+<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
+coll’innocente idolatra, alla conquista d’una firma o
+d’una fotografia, accompagnavasi lo scroccone volgare
+alla cerca d’un’elemosina o d’una commendatizia:
+le Deputazioni patriottiche, cariche d’indirizzi o di
+regali, gareggiavano colle ambasciate politiche, o politicanti,
+portatrici di piani di guerra o di abbozzi di
+programmi: la filantropessa inglese incontravasi colla
+emancipatrice americana e la socialista russa: gli
+emissari occulti di Mazzini s’incrociavano agli agenti
+segreti del Re: una carovana di emigrati veneti, trentini,
+istriani, romani, mescolavasi di continuo ad una
+processione interminabile di proscritti ungheresi, polacchi,
+spagnuoli, greci, russi, tedeschi, serbi, valacchi,
+insomma di tutto il mondo dove si sognava, si soffriva
+o si congiurava per una patria, e Garibaldi tutti accoglieva
+coll’usata cortesia ed ospitalità; un’ospitalità
+che poteva parere talvolta assai magra e quaresimale
+a chi la riceveva, ma che riusciva, per il gran numero,
+dispendiosissima e soverchiante a chi la dava.
+</p>
+
+<p>
+Ma ognuno intende che siffatta pace non era che
+apparente. «Cincinnato» (il soprannome, divenuto poi
+volgarmente sazievole, gli fu imposto a que’ giorni) era
+tornato suo malgrado all’aratro, e ben diverso dal
+romano, non avrebbe accolto sospirando gli oratori
+del Senato che gli offrivano la Dittatura. Le parole
+del suo ultimo bando ai Volontari: «Se il marzo
+del 61 non trova un milione d’Italiani armati, povera
+libertà, povera vita italiana!...» non erano, sulle sue
+labbra, una figura rettorica; non è retore mai chi è
+pronto a confermare la frase col sangue; ma voto ardente
+e convincimento profondo dell’animo suo. Sinceramente
+egli credeva che la prossima primavera
+del 1861 non potesse passare senza una grande conflagrazione
+di popoli; vedeva già l’Ungheria e i Principati
+<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
+Danubiani insorti: non dubitava un istante che,
+gettata una scintilla, tutta l’Europa, da Mantova a
+Galatz, andasse in fiamme: affermava che era un sacro
+dovere l’Italia farsi antesignana e aiutatrice del
+grande riscatto, e capitanarlo.<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a>
+</p>
+
+<p>
+Nè a questo pensiero frammischiavasi alcun intendimento
+di ribellione. Non solo Garibaldi tenevasi
+stretto per debito di lealtà alla bandiera di Marsala;
+ma credeva più che mai che in quella sola stesse la
+salute d’Italia. Soltanto voleva, e qui rincomincia il suo
+dissidio col conte di Cavour, che il Governo scrollasse
+il giogo umiliante delle alleanze straniere, della napoleonica
+principalmente, raccogliesse in un fascio
+solo tutte le forze vive combattenti dell’Italia, e, senza
+riguardo a colore e partito, le avventasse tutte insieme
+all’ultima battaglia della redenzione d’Italia.
+«Che il conte di Cavour armi (diceva un giorno a Caprera
+a due suoi amici<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a>), ed io sono politicamente con
+lui,» e in questo concetto stette prima, stava allora,
+starà poi tutta la sua politica. E dicasi pure che un
+simile linguaggio nascondeva una condizione imperiosa,
+<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
+e, se vuolsi, anche una minaccia; ma non poteva
+dirsi ancora un cartello di sfida e una manifesta ribellione.
+Garibaldi era sempre nella legalità. Voleva
+spingere, spronare il Governo; ma il proposito di forzargli
+la mano e di trascinarlo a forza non gli era
+spuntato ancora nell’animo, o almeno da nessun suo
+scritto o discorso traspariva. E di ciò fanno principale
+testimonianza quei <i>Comitati di provvedimento per
+Roma e Venezia</i>, progenie diretta di quelli che il Bertani
+aveva già fondati per la Sicilia, e che Garibaldi
+aveva consentito a ricostituire siccome gli organi destinati
+a dar vita e disciplina a quel concetto di armamento
+universale della nazione, che era, a’ suoi occhi,
+lo stromento ed il simbolo insieme d’ogni vera rigenerazione.
+Nella mente sua siffatti Comitati dovevano
+essere aiuto, non impedimento, al Governo: propagare
+le idee, preparare gli animi, ordinare le forze, apprestare
+i mezzi, come già erano stati apprestati per
+Marsala, ma senza sconfinar per anco dalla legge; procedendo
+sempre d’accordo col Governo che la nazione
+s’era dato, rammentando il giuramento fatto al suo
+Re, e attendendone il cenno, che non parevagli poter
+essere lontano.
+</p>
+
+<p>
+«Io desidero<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a> (scriveva al segretario de’ Comitati,
+<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
+Bellazzi) l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani
+per coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio
+Emanuele, con un milione d’italiani armati, questa
+primavera chiederà giustamente ciò che manca all’Italia.»
+E due settimane dopo, agitatosi e deliberato
+dalla Presidenza de’ Comitati il programma definitivo
+dell’Associazione, scriveva anche più esplicitamente:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Accettando la presidenza dell’Associazione dei Comitati
+di provvedimento e dando la mia adesione ai tre articoli
+formulati dall’Assemblea generale il 4 di questo mese, nomino
+come mio rappresentante presso il Comitato centrale
+il generale Bixio, autorizzandolo a farsi sostituire, occorrendo,
+da una terza persona di sua piena fiducia.<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a>
+</p>
+
+<p>
+Il Comitato centrale, invocando il patriottismo degli
+Italiani, insisteva tenacemente presso tutti i Comitati di
+provvedimento, eccitandoli a promuovere nuove oblazioni tra
+i nostri concittadini, e a riunire tutti i mezzi necessari ad
+agevolare a Vittorio Emanuele la liberazione della rimanente
+Italia.
+</p>
+
+<p>
+Altra delle precipue cure del Comitato centrale dovrà
+essere quella di istituire Comitati in tutti i punti della Penisola,
+ove non esistessero ancora, onde al più presto da un
+capo all’altro d’Italia, non esclusa la Venezia nè Roma, si
+trovi l’associazione organizzata, ed operi simultanea, concorde
+e rapidamente, obbedendo a un medesimo impulso.
+</p>
+
+<p>
+Il Comitato centrale dovrà, come parola d’ordine di
+tutti i giorni, d’ogni momento, ripetere incessantemente a
+tutti i Comitati e cercare per ogni altra via di farlo penetrare
+nell’animo di tutti gl’italiani: — che nella prossima
+<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
+primavera di quest’anno 1861 deve irremissibilmente porre
+sotto le armi un milione di patriotti, unico mezzo a mostrarci
+potenti e farci veramente padroni delle nostre sorti
+e degni del rispetto del mondo che ci contempla.
+</p>
+
+<p>
+»Credo debito mio rendere avvertiti i Volontari che nessun
+arruolamento è stato da me promosso, nè consigliato
+per ora.
+</p>
+
+<p>
+»Un giornale col titolo di <i>Roma e Venezia</i> (il quale, ispirandosi
+ai concetti enunciati, predichi la necessità della
+<i>Guerra santa</i> a far cessare una volta la vergogna che pesa
+sull’Italia, e che in pari tempo inculchi agli elettori, come
+uno dei mezzi più efficaci a raggiungere l’intento, la scelta
+dei deputati, che mirando anzitutto al totale affrancamento
+ed integrità d’Italia <i>impongano al Governo il generale armamento
+della nazione</i>) deve essere fondato in Genova senz’altro
+indugio.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Questi e non più erano i pensieri di Garibaldi nel
+gennaio del 1861; che se mutarono in appresso, prepariamoci
+a seguirne le fasi ed a penetrarne le cagioni,
+cominciando però a notare attentamente le date,
+ed a rispettare la cronologia, che mai, come in questo
+periodo della vita dell’eroe, così copiosa di contraddizioni
+e di evoluzioni, meriterà il suo nome di «occhio
+della storia.» Non abbiamo negato mai, riconfermiamo
+anzi, che un siffatto programma poteva contenere in
+germe quel diritto dell’iniziativa individuale che fu
+per parecchi anni nel Parlamento e fuori la divisa
+della parte rivoluzionaria, o garibaldina che vogliasi
+dire; ma a’ giorni di cui discorriamo, quel germe non
+era ancora venuto a maturanza, nè l’idea, vagamente
+adombrata nelle sonanti frasi dei proclami, tradotta
+in una formola precisa, e soprattutto cimentata al paragone
+de’ fatti. Però di Garibaldi allora non disdice
+ripetere quel che un giornale massimo di parte moderata
+scriveva ancora con benignità di lui: «Se i
+<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
+Comitati cammineranno come desidera il Generale, il
+paese l’asseconderà ed applaudirà, così come applaude
+ai generosi sentimenti, coi quali il generale Garibaldi
+desidera la concordia di tutti i partiti.<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a>
+</p>
+
+<h3>III.</h3>
+
+<p>
+Uno dei più intricati problemi, legati dalla rivoluzione
+al Governo italiano (gli spettava questo nome,
+dacchè il Parlamento, nella persona di tutti i rappresentanti
+della Penisola, aveva proclamato il Regno
+d’Italia e Vittorio Emanuele suo Re), era quello dell’esercito
+meridionale. Garibaldi nell’ultima sua lettera
+a re Vittorio<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a> gli aveva detto: «Io imploro dalla
+Maestà Vostra che accogliate nel vostro esercito i miei
+commilitoni che hanno bene meritato della patria e
+di Voi;» ma egli ignorava probabilmente che non era
+in arbitrio di Re costituzionale il cedere o resistere
+a siffatta preghiera.
+</p>
+
+<p>
+Infatti, due giorni dopo della partenza di Garibaldi,
+usciva un <i>Ordine del giorno</i> del Comando supremo
+dell’esercito, tradotto poi in Decreto,<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a> in cui, proclamati
+i Volontari benemeriti della patria, li dichiarava
+però Corpo separato dall’esercito regolare, offriva ai
+gregari la scelta tra due anni di ferma o il congedo
+con tre mesi di soldo, ed agli ufficiali l’alternativa
+tra uno scrutinio de’ loro titoli fatto da apposita Commissione
+e la rinuncia della spada, mercè sei mesi di
+stipendio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
+</p>
+
+<p>
+Questa provvisione, come era da attendersi, anzichè
+contentare, ferì nel vivo tutta la parte garibaldina,
+così la frazione militare come la politica, e la fece
+scoppiare in altissimi lai. Nè gli argomenti alle querele
+difettavano. O come, dicevasi, gridate benemerito
+l’esercito del Mezzodì e nell’ora stessa lo colpite di
+sospetti e d’ostracismo! Promettete che la milizia
+de’ Volontari sarà conservata e poscia collo spaventacchio
+della ferma di due anni in una mano e l’offa
+del congedo salariato nell’altra, la fate fuggire e la
+sciogliete! Accogliete senza tanta ritrosia nè inquisizione
+nelle file dell’esercito gli ufficiali ducali, granducali,
+borbonici, avanzi la maggior parte di corti servili
+e di caserme oziose, strumento fino all’ultima ora
+delle tirannidi domestiche, più corruttrici delle straniere,
+e codesti di Garibaldi, reliquie di tutte le battaglie
+italiane, li sogguardate con sospetto, li ponete
+al duro bivio o d’un sindacato umiliante, o d’una
+rinuncia prezzolata, e pareggiandoli alla bassa condizione
+di mercenari, li avvilite e li corrompete insieme?!
+Infine non è lecito, soggiungevano coloro che riguardavano
+le cose dal più alto punto della politica, disperdere
+in momenti così solenni tanto prezioso tesoro
+di giovani forze: il Governo, sacrificando il supremo
+fine dell’armamento nazionale a misere gelosie di parte
+o convenienze di persone, si chiarisce dimentico del
+primo fra i suoi doveri; e tenendo divisi i figli della
+stessa patria destinati a formare un solo esercito, sotto
+una sola bandiera, alimenta egli pel primo quel funesto
+antagonismo, che a parole tanto depreca, e prepara
+colle sue mani l’armi della discordia civile.
+</p>
+
+<p>
+Ma nemmeno alla parte contraria facevan difetto
+le buone ragioni. L’armamento della nazione, ripeteva,
+è nei propositi del Governo; tanto vero che il decreto
+<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
+dell’11 novembre conserva il Corpo dei Volontari e lo
+riordina. A due soli patti però era possibile dare una
+forma organica e durevole a una milizia siffatta: rendendone
+stabile la forza, mediante una ferma purchessia;
+depurandone i quadri, previa un sindacato. E come
+una lunga ferma obbligatoria repugnava alla natura
+ed al nome stesso di volontari, così quella facoltà,
+tanto censurata, di scegliere tra l’assoldamento e il
+congedo, diveniva una imprescendibile necessità. Nè
+diversamente poteva comportarsi quanto agli ufficiali.
+Una cerna era indispensabile, così per scemarne la
+quantità che per migliorarne la qualità. Non si dimentichi
+mai che erano settemila, circa un ufficiale ogni
+sei soldati;<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a> che in mezzo a loro, tra non pochi egregi
+per singolari virtù militari e civili, parecchi non avrebbero
+saputo come giustificare le loro «favolose promozioni,»
+e moltissimi come chiarire la loro fosca
+origine e la lor dubbia vita; che perciò nessuno avrebbe
+potuto accoglierli alla cieca nelle file d’un esercito
+di specchiato carattere e di pure tradizioni, come il
+piemontese, dove i gradi erano sudato frutto non che
+del valore, dell’anzianità, dello studio, della esperienza,
+senza offendere l’esercito stesso e rischiare di
+corromperlo e scompaginarlo profondamente.
+</p>
+
+<p>
+E ciò basti alla cronaca dell’increscioso litigio;
+chè il giudicarne sarà ufficio di più tarda e più fredda
+posterità. A parer nostro (è parere, non sentenza),
+si errava da entrambi le parti. Avevano torto i Garibaldini
+di presentare il conto, e torto il Governo di
+tirare di prezzo: torto i primi di querelarsi di una
+<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
+legge, della quale, o per un verso o per l’altro, gli uni
+intascando il soldo e andandosene liberi, gli altri restando
+nelle file e aspettando a lor agio la conferma,
+tutti si avvantaggiavano; e torto il secondo di non
+avere, intorno a sì importante questione, un’idea netta
+e una volontà recisa, lasciando estendere e divampare,
+mercè una fiacca altalena di ripulse irose e di concessioni
+avare, un braciere di discordie che poteva riuscire
+funesto; torto infine tutti quanti permettendo
+che un alto problema di difesa nazionale immiserisse
+in un meschino piato di salari e di stipendi; talchè
+paresse che l’amor d’Italia fosse il pretesto, e il fine
+ultimo e vero, le spalline, le pensioni, la carriera di due
+eserciti rivali.<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+
+<p>
+E com’è naturale, ogni parola della gran contesa
+ripercuotevasi a Caprera: non passava corriere che
+Garibaldi non fosse costretto a riudire, dalle innumeri
+lettere e gazzette che da ogni dove gli fioccavano,
+l’eco delle lamentazioni de’ suoi compagni d’armi,
+accompagnata dalla pittura, più o men fedele, degli
+strapazzi e delle persecuzioni di cui il Governo li angariava;
+e non passava corriere che sulla fronte del
+Generale non calasse una nuova nube, e sull’anima,
+non per anco purgata dalla ruggine antica, non piovessero
+nuove e più acri stille d’amarezza. E non
+perchè egli desse ragione in cuor suo a tutte quelle
+querimonie, ma perchè colle sorti de’ suoi commilitoni,
+che non avrebbe mai potuto abbandonare senza
+parer egli medesimo improvvido ed ingrato, vedeva
+identificata la causa dell’armamento nazionale, dell’armamento,
+s’intende, quale lo concepiva egli, che
+era ormai il solo verbo della sua politica, il solo regolo
+delle sue azioni, l’unica corda vibrante nell’anima
+sua.
+</p>
+
+<p>
+Quando però a quella dei Volontari venne ad intrecciarsi
+la questione delle provincie meridionali, e
+<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
+nella stampa cominciò a rumoreggiarne e nello stesso
+Parlamento a penetrarne la discussione, ed ai richiami
+de’ suoi vecchi camerata vennero ad aggiungersi gli
+appelli de’ suoi amici di Palermo e di Napoli, che lo
+pregavano a riassumere nel suo patrocinio la causa
+delle loro provincie sgovernate, egli, che non aveva voluto
+accettare, sino allora, alcuna candidatura,<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a> accetta
+quella del Collegio di Napoli offertagli come protesta;
+vi è eletto il 30 marzo alla quasi unanimità: parte
+il 1º d’aprile da Caprera; sosta poche ore del 2 a
+Genova, e riparte la sera stessa per Torino, deliberato
+a entrare egli pure in Parlamento ed a partecipare
+alla lotta.
+</p>
+
+<p>
+La inattesa apparizione aveva sorpreso amici ed
+avversari.<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a> Tuttavia, mentre i primi s’affrettavano
+a trarne profitto pei loro fini, i secondi non seppero
+con alcun onesto artificio e lieta accoglienza prevenirne
+gli effetti. I più importanti fra i Cavourriani,
+<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
+lungi dall’accostare il Generale per tentar d’illuminarne
+e correggerne le idee, affettavano di cansarlo;
+la stampa moderata lo apostrofava di superflue paternali
+e di alteri consigli; il Governo stesso, infine,
+aspettava proprio l’indomani del suo arrivo sul continente
+per far perquisire in Genova le stanze del
+<i>Comitato centrale di provvedimento</i>, cercandovi, invano,
+indizi di arruolamenti, gettando in faccia al Generale
+ed alla parte sua una inutile od almeno intempestiva
+provocazione, aggiungendo nuova esca alle
+tante materie predisposte all’incendio. Conseguenza
+pertanto di questi due fatti furono le interpellanze
+del deputato Brofferio per chiedere ragione al Ministero
+della perquisizione di Genova e la interpellanza
+del deputato Ricasoli per invitare con indiretta, ma
+chiara intimazione il generale Garibaldi a scolparsi
+di certe parole, irriverenti al Re ed al Parlamento, attribuitegli
+dalla stampa e sollecitare al tempo stesso
+il Ministero a rispondere della di lui intenzione circa
+all’esercito dei Volontari. E poichè il Ministero non
+volle dare al Brofferio soddisfazione alcuna, anzi rincarò
+con parole, nè tutte giuste, nè tutte opportune,
+il torto di Garibaldi e de’ suoi; e al Ricasoli invece,
+quasi il suo invito non fosse che il frutto d’un tacito
+accordo, si dimostrò premuroso, anzi impaziente, di
+dar ragione; così la prima battaglia parlamentare tra
+la parte garibaldina e la cavourriana, quella battaglia
+preparata da dodici mesi di ostilità, di sfide, di
+scaramucce, desiderata forse più dai gregari, ma non
+saputa evitare con abbastanza prudenza dai capi, si
+annunciò ad un tratto imminente ed inevitabile.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+
+<p>
+Ed eccoci alle memorabili Tornate dei 18, 19 e 20
+aprile. Fin dal 14 il Generale aveva inviato al Presidente
+della Camera una lettera ed un progetto di
+legge: nella lettera respingeva, sdegnando giustificarsene,
+le parole irriverenti al Re ed alla Rappresentanza
+nazionale, appostegli da’ giornali;<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a> nel progetto
+di legge, ombra pallida del suo pensiero, consiglio e
+fattura de’ suoi amici, specie del Depretis, proponeva
+<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
+come rincalzo all’esercito l’istituzione delle Guardie
+nazionali mobili; chiamando a parteciparvi tutti i validi
+da’ diciotto ai trentacinque anni.<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a> Ma il Governo,
+pure ammettendo la discussione della proposta, la fece
+rimandare agli Uffici e aspettò a piè fermo il giorno
+della interpellanza.
+</p>
+
+<p>
+Il 28 aprile Garibaldi fece la sua prima entrata
+nel Parlamento italiano; e pari alla celebrità dell’uomo
+ed alla straordinarietà dell’evento fu l’aspettazione.
+Vestiva la stessa foggia che da Quarto in poi
+non aveva più abbandonato: <i>sombrero</i> spagnuolo in
+mano, camicia rossa, <i>poncio</i> grigio; abbigliamento, se
+vuolsi, strano assai per un Parlamento, e nel quale si
+può anche convenire che talvolta si pavoneggiasse,
+ma che egli aveva fatto suo per quello spirito di originalità
+e d’indipendenza quasi selvaggia, che era l’essenza
+vitale del suo carattere; abbigliamento che egli
+preferiva alle sgarbate uniformi ed alle complicate bardature
+<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
+delle nostre mode per la ragione medesima,
+per la quale preferiva il suo scoglio di Caprera a
+tutte le metropoli del mondo, una zuppa di fave ai
+più elaborati manicaretti di Brillat-Savarin; che portava
+insomma perchè gli piaceva ed era cresciuto,
+ragazzo male avvezzo dal destino, facendo sempre il
+piacer suo, ma senza metterci, come fu detto, alcun recondito
+fine di teatralità, e certo senza sospettare di
+mancar di reverenza a chicchessia.
+</p>
+
+<p>
+Lo accompagnavano, uno per fianco, quasi lo menassero
+prigione, il letterato Macchi e il professore
+Zuppetta, accompagnatura a ver dire poco marziale:
+quando comparve al sommo dell’ultimo settore di sinistra
+un uragano d’applausi scoppiò anche dalle ultime
+gallerie; e non poteva parere onore straordinario,
+se la stessa accoglienza era stata fatta all’ammiraglio
+Persano, e sarà tra poco ripetuta al generale
+Cialdini.
+</p>
+
+<p>
+Cessate le salve festive, il fuoco vero cominciò.
+Anco un breve sunto di quelle tre giornate parlamentari
+esorbiterebbe da questo libro: bastino a ritrarne
+la fisonomia i tratti più caratteristici. Aperse il dibattimento
+il Ricasoli con un esordio, più solenne che
+necessario, conchiudendo colla domanda già annunziata
+circa ai Volontari in particolare ed all’armamento
+in generale, e invitando il Governo a dar spiegazione
+del suo ultimo decreto dell’11 aprile, pel
+quale erano istituiti i quadri di tre divisioni di Volontari,
+ma posti i loro ufficiali in disponibilità. Toccò
+a rispondere al Fanti, e fu, come al suo solito, infelice;
+lesse, con lena affannata e accento sbiadito, un
+lungo discorso infarcito di particolarità, di cifre, di
+citazioni, di raffronti non sempre appropriati; nel
+quale ricantate le note argomentazioni dell’impossibilità
+<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
+di tenere sotto le armi Volontari in pace, del
+soverchio numero degli ufficiali, delle promozioni favolose,
+della necessità d’una cerna, finiva dichiarando
+che nulla aveva da mutare, perchè in nulla aveva fallito,
+e invocava tranquillo la fiducia dalla Camera.
+</p>
+
+<p>
+Fu allora la volta di Garibaldi. Ringraziò il Ricasoli
+d’aver posta quella importante questione; preludiò
+alla concordia; respinse da sè ogni imputazione
+di colpa in quel dualismo, cui il Barone aveva accennato,
+perocchè «tutte le volte che quel dualismo potrà
+nuocere alla gran causa del paese, egli piegò e
+piegherà sempre;» chiedendo soltanto «ai rappresentanti
+della Nazione, se come uomo egli avrebbe mai
+potuto porgere la mano a colui che lo fece straniero
+in Italia.» Se non che, a un certo punto, entrato a
+discorrere del suo esercito, senza alterazione, senza
+transizione di sorta, senza lasciar presentire ad alcuno
+la procella che stava per scatenare, esclama che i
+«prodigi dell’esercito meridionale furono offuscati
+solamente quando la fredda e nemica mano di codesto
+Ministero faceva sentire i suoi malefici effetti,»
+e come se ciò fosse poco ancora, punto badando all’agitazione
+che quelle prime parole avevan già suscitata
+in tutta la Camera, scaraventa in mezzo all’Assemblea,
+in faccia ai Ministri nient’altro che questo
+colpo di folgore: «quando l’amore della concordia e
+l’orrore d’una guerra fratricida, provocata da questo
+stesso Ministero....» e più forse avrebbe detto, se un
+tuono di grida indignate non avesse tronca a mezzo
+l’atroce ingiuria. Il conte di Cavour, pallido d’ira,
+balza dalla sua scranna e grida con quanto ha di voce:
+«Non è permesso insultarci a questo modo; signor
+Presidente, faccia rispettare il Governo ed i rappresentanti
+della Nazione;» il Presidente ammonisce,
+<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
+scampanella, si sgola a sua volta: la Destra e il Centro
+strillano, ululano, si dimenano come ossessi: la
+Sinistra è muta, stordita, quasi mortificata dalla sortita
+del suo Capitano; ma Garibaldi, con quella medesima
+ostinazione che sul campo di battaglia e quando
+più imperversa la bufera nemica lo faceva invincibile,
+ripete ancora con voce tonante: «Sì la guerra
+fratricida....» Talchè nuova e più fragorosa stroscia
+di proteste e di richiami; la Destra urla: All’ordine;
+la Sinistra ribatte: Libertà di parola; il tumulto è
+al colmo: «Molti Deputati (trascriviamo il Resoconto
+parlamentare) abbandonano i loro stalli.... rumori da
+tutte le parti della Camera. Il Presidente si copre il
+capo; gran numero di Deputati è sceso nell’emiciclo,
+dove si disputa vivamente. La seduta rimane sospesa
+per un quarto d’ora; cessata l’agitazione dolorosa, la
+seduta è ripresa alle ore 4 in profondo silenzio.»
+</p>
+
+<p>
+La parola toccava novamente al Generale: il Presidente
+gliela dà coll’ammonizione che gliel’avrebbe
+tolta se avesse trascorso ancora; egli se la ripiglia
+imperturbato, come se nulla fosse accaduto e senza un
+motto, non che di scusa, di schiarimento o di spiegazione,
+continua il suo discorso. E per un po’ tutto pareva
+rimesso sulla buona via. Garibaldi leggendo più
+che parlando, dappoichè era evidente che una parte
+del discorso gli stava scritta davanti, continua a far
+la censura dei provvedimenti del Fanti: questi a difendersi,
+quegli a replicare: a primo aspetto sarebbesi
+detto che la calma era tornata, se una nube vagante
+su tutti i banchi dell’Assemblea non avesse
+avvertito che il nembo non era sciolto per anco e che
+poteva riscoppiare. E lo sentì per primo Nino Bixio,
+e fu allora che gli uscirono dall’anima grande, sfolgoranti
+come una spada, alternate di gemiti e di bestemmie,
+<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
+grido di eroe che combatte e angoscia di
+figlio che prega, le più potenti e ispirate parole che
+sian mai state proferite in un Parlamento italiano:
+«Io sorgo in nome della concordia e dell’Italia (<i>Bravo,
+bravo</i>). Quelli che mi conoscono, sanno che io appartengo
+sopra ad ogni cosa al mio paese.... (<i>Segni d’approvazione</i>).
+Io sono fra coloro che credono alla santità
+dei pensieri che hanno guidato il generale Garibaldi
+in Italia (<i>bravo!</i>); ma appartengo anche a quelli che
+hanno fede nel patriottismo del signor conte di Cavour
+(<i>Applausi</i>). Domando adunque che nel nome
+santo di Dio si faccia un’Italia al di sopra de’ partiti
+(<i>Applausi vivissimi e prolungati dalla Camera e
+dalle tribune</i>). Io faccio un discorso che non sarà del
+tutto parlamentare. Ma quanto agli uomini come il
+generale Garibaldi e come il conte di Cavour, debbo
+dire che c’è la disgrazia (e tutto al mondo non può
+andar bene) che si cacciano in mezzo un’infinità d’altri
+uomini che mettono la discordia (<i>bene</i>); questo
+non posso astenermi dal dirlo (<i>Applausi</i>). Ebbene, io
+ho una famiglia, e darei la mia famiglia e la mia persona
+il giorno che vedessi questi uomini e quelli che
+con il signor Rattazzi hanno diretto il movimento italiano
+stringersi la mano (<i>Segni di approvazioni</i>). Per
+l’amor di Dio non pensiamo che ad una cosa. Il paese
+nostro non è ancora abbastanza compatto, queste discussioni
+ci pregiudicano nell’opinione dell’estero.
+Il conte di Cavour è certamente un uomo generoso;
+la seduta d’oggi nella prima sua parte dev’essere dimenticata,
+è una disgrazia che sia succeduta, ma vuol
+essere cancellata dalla nostra mente. Ecco quello che
+io volevo dire (<i>Applausi vivissimi e prolungati</i>).»
+</p>
+
+<p>
+Non poteva essere sordo al nobile appello il Conte;
+e rimossa da sè l’accusa d’esser stato nemico de’ Volontari,
+<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
+rammentando al Generale ch’egli primo aveva
+pensato ad istituirli chiamando lui a comandarli, dichiarò,
+fra gli applausi dell’Assemblea, che la prima
+parte di quella seduta tenevala per non avvenuta; opponevasi
+solo alla proposta del Generale per alte ragioni
+politiche, pel timore soprattutto che gli arruolamenti
+da lui voluti potessero essere interpretati come
+provocazione di guerra; ma quanto ai Volontari ripeteva
+le sue proteste di stima e simpatia, desiderando
+che quelle sue parole «fossero accolte dall’onorevole
+Generale e da’ suoi amici politici collo stesso sentimento
+di concordia e di schiettezza, colle quali egli le
+pronunciava a nome del Ministero.»
+</p>
+
+<p>
+E Garibaldi, soggiunte alcune spiegazioni sui Cacciatori
+delle Alpi,<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a> le accolse, restituendo al conte di
+<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
+Cavour tutte le sue cortesie, e dichiarandogli, cosa a
+ver dire nulla più che onesta, «che non aveva mai
+dubitato del suo patriottismo;» le accolse, conviene
+dirlo, anche meglio che con vacue parole, mutando
+radicalmente la sua prima proposta, tanto radicalmente
+che, mentre dianzi sollecitava il Ministero a ricostituire
+immediatamente l’esercito meridionale, ora lasciava
+al Ministero di «ordinare la chiamata dei Volontari
+quanto prima lo trovasse opportuno.» Era un
+gran pegno che la parte garibaldina dava alla concordia,
+e non era soverchia la lusinga che il Ministero
+l’avrebbe accettato. Ma il Ministero, o perchè si reputasse
+vincolato alla formola concordata col Ricasoli,
+o perchè gli paresse atto di buona politica il dimostrare
+che il Governo non aveva mestieri di venire a
+patti col suo popolare avversario, e che sentiva in sè
+tanta forza da resistergli e domarlo, ricusò ogni accordo
+ed ogni transazione.
+</p>
+
+<p>
+La discussione pertanto riprese e continuò, ma non
+più intorno al tèma veramente interessante e disputabile
+della chiamata immediata o differita de’ Volontari,
+poichè oramai di questo anche la proposta di
+Garibaldi lasciava la balía al Ministero; ma sul misero
+punto se quei «quadri» che eran disegnati sulla
+carta si avessero a tenere per effettivi, e quegli ufficiali
+che il decreto dell’11 aprile aveva posti in disponibilità,
+dovessero essere chiamati, dopo uno scrutinio,
+in attività di servizio. Epperò s’intende che
+ridotta a siffatti termini la questione poteva bensì appassionare
+ancora i partiti, e dar di quando in quando
+<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
+occasione a sottili argomentazioni od a vivaci scaramucce;
+ma non poteva più interessare Garibaldi. Non
+era quello ch’egli chiedeva: non era per lo stipendio
+o la carriera di alcune centinaia di ufficiali ch’ei
+s’era mosso, e tutto quanto si veniva dicendo di sofistico
+o di generoso, di propizio o d’avverso intorno a
+quell’argomento non lo toccava più. Invano il conte
+di Cavour, nuovamente da lui interpellato, gli promette
+di prendere in maturo esame la sua proposta
+circa la Guardia mobile; invano gli soggiunge che
+alla prima seria minaccia di guerra chiamerebbe i Volontari
+e ne darebbe a lui il comando; Garibaldi oramai
+non vuole più ascoltare che una sola parola: armamento
+generale della nazione, chiamata subita dei Volontari;
+e poichè il Conte quella parola non poteva
+o non voleva proferirla, il dissidio, fino a quel momento
+contenuto e dissimulato fra le ambiguità e le cortesie
+reciproche, irrompe in tutta la sua violenza.
+</p>
+
+<p>
+Non appena infatti il Presidente del Consiglio ebbe
+cessato di parlare, che il Generale s’alza di nuovo
+e fra lo stupore, lo sbalordimento anzi di tutta la Camera,
+non eccettuati gli stessi suoi amici, dichiara
+che tutto quanto gli era venuto dicendo sino allora
+il conte di Cavour lo ha <i>pienamente insoddisfatto</i>;
+che per sola condiscendenza a’ suoi amici egli aveva
+consentito a «modificare in senso malva,» parole sue,
+il suo Ordine del giorno; ma che oramai essendo anche
+questo repudiato dal Governo, egli pure tornava
+al suo antico programma, l’unico in cui avesse fede:
+armamento generale della nazione e guerra immediata;
+conchiudendo alla fine che non essendo soddisfatto nè
+dell’Ordine del giorno Ricasoli nè del proprio, non
+ne avrebbe votato alcuno e sarebbesi astenuto.
+</p>
+
+<p>
+E Garibaldi dal suo punto di veduta era logico: il
+<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
+solo veramente logico fra tutta la Sinistra: l’unico che
+vedesse la questione dell’armamento nazionale dalla
+sua vera altezza; l’unico che contrapponesse alla politica
+del conte di Cavour un’altra politica, errata
+forse, temeraria certo, ma lucida e grande.
+</p>
+
+<p>
+Pochi istanti dopo 194 sì approvarono la proposta
+ministeriale, 92 <i>no</i> la respinsero; il Ministero avea
+stravinto, il volgo misto dei fatui e dei piacentieri
+poteva menare il trionfo; ma chi avesse bene esaminati
+i frutti di quella vittoria, sarebbesi prestamente
+accorto che eran «stecchi con tosco.» La questione
+dei Volontari era insoluta più che mai; poichè una
+mostra di quadri senza soldati e senza ufficiali non
+era una soluzione. L’irritazione della Sinistra garibaldina
+era cresciuta, perchè aveva veduto respinte tutte
+le sue più oneste e conciliative proposte. Sulla conciliazione
+di Garibaldi non potevasi più contare, perchè
+ormai egli era nella condizione del vinto, a cui fu negato
+quartiere. La concordia infine, quella concordia
+che era stata eretta in Parlamento come la Divinità
+tutelare della Patria, a cui ogni oratore s’era creduto
+in obbligo di sciogliere un inno e di bruciare un grano
+d’incenso, era caduta fragorosamente dal suo provvisorio
+piedistallo, aprendo fra i contendenti un nuovo
+e più profondo solco di discordia.
+</p>
+
+<h3>VI.</h3>
+
+<p>
+E ne apparvero tosto i certissimi segni. Il 21 aprile,
+non dileguata peranco l’eco della recente battaglia
+parlamentare, il generale Cialdini, tradito, conviene
+pensarlo, dalla più infelice ispirazione della sua vita,
+arrogatosi a un tratto l’ufficio di vindice e campione
+dell’esercito, del Parlamento, del Re e dell’Italia, indirizzava,
+<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
+sui giornali, al generale Garibaldi questa
+inaspettatissima lettera: «Voi non siete, dicevagli,
+l’uomo che io credeva, nè il Garibaldi che ho amato.
+Voi osate mettervi a paro del Re, parlandone coll’affettata
+famigliarità d’un camerata; al di sopra del
+Governo, dicendone traditori i Ministri; al di sopra
+del Parlamento, vituperandone i rappresentanti; al di
+sopra degli usi parlamentari, presentandovi alla Camera
+in un costume strano e teatrale; al di sopra
+infine di tutto il paese, che vorreste sospingere dove
+e come meglio v’aggrada. Collo sparire dell’incanto
+è scomparso l’affetto che a voi mi legava. Voi operaste
+grandi cose; ma il merito di aver liberato l’Italia
+meridionale non spetta a voi solo. Voi eravate sul
+Volturno in pessime condizioni, quando noi arrivammo.
+Capua, Gaeta, Messina, Civitella non caddero per opera
+vostra e cinquantaseimila Borbonici furono battuti,
+dispersi, fatti prigionieri da noi, non da voi. È dunque
+inesatto che il Regno sia stato liberato dalle armi
+vostre. Voi ordinaste al colonnello Tripoti <i>di ricevere
+i Piemontesi a fucilate</i>: voi dunque provocatore vero
+della guerra civile; ma io, nemico d’ogni tirannia o
+rossa o nera, saprò combattere anche la vostra.»
+</p>
+
+<p>
+Se il generale Cialdini agisse soltanto di suo capo
+o sospinto dalle suggestioni di nascosti e zelanti consiglieri,
+fu disputato, ma non potè esser chiarito.<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a>
+Certo non è presumibile che un Generale dell’esercito
+ardisse scrivere ed inviare un simile cartello di sfida,
+se in qualche modo non l’affidava il consenso o la
+<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
+tolleranza tacita del Governo, o per lo meno della podestà
+militare a lui immediatamente superiore. Guai
+pertanto se l’altro Generale raccoglieva il guanto
+collo stesso sentimento, con cui eragli stato gittato.
+Uno scontro fra i due soldati avrebbe potuto dirsi
+il minor danno; il pericolo grande era che dietro i
+capitani si movessero i gregari, che da un duello ne
+rampollassero mille, che il mattino del nostro risorgimento
+fosse funestato dallo scandalo dei <i>pronunciamenti</i>
+e dal sangue della guerra cittadina.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente però il più rozzo fu il più saggio,
+e Garibaldi, guidato soltanto da’ suoi generosi istinti e
+dal suo profondo amore patrio, trovò tale una risposta,
+che attutì tutte le ire e soffocò nel nascere la lite:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Anch’io, Generale, fui vostro amico ed ammiratore
+delle vostre gesta. Oggi sarò ciò che voi volete,
+non volendo scendere certamente a giustificarmi di
+quanto voi accennate, nella vostra lettera, d’indecoroso
+per parte mia verso il Re e verso l’esercito: forte
+in tutto ciò, della mia coscienza di soldato e di cittadino
+italiano.
+</p>
+
+<p>
+»Circa alla foggia mia di vestire, io la porterò
+sinchè mi si dica che non sono più in un libero
+paese, ove ciascuno va vestito come crede.
+</p>
+
+<p>
+»Le parole al colonnello Tripoti mi vengono nuove.
+Io non conosco altro ordine che quello da me dato: — Di
+ricevere i soldati italiani dell’esercito del Settentrione
+come fratelli; — mentre si sapeva <i>che questo
+esercito veniva per combattere la rivoluzione personificata
+in Garibaldi</i>. (Parole, di Farini a Napoleone III.)
+</p>
+
+<p>
+»Come deputatolo credo avere esposto alla Camera
+una piccolissima parte dei torti ricevuti dall’esercito
+meridionale dal Ministero, e credo di averne il diritto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
+</p>
+
+<p>
+»L’armata italiana troverà nelle sue file un soldato
+di più, quando si tratti di combattere i nemici
+d’Italia — <i>e ciò non vi giungerà nuovo</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Altro che possiate aver udito di me verso l’armata
+sono calunnie.
+</p>
+
+<p>
+»Noi eravamo sul Volturno al vespero della più
+splendida vittoria nostra, ottenuta nell’Italia del Mezzogiorno
+prima, del vostro arrivo, e tutt’altro che in
+pessime condizioni.
+</p>
+
+<p>
+»Da quanto so, l’armata ha applaudito alle libere
+parole e moderate d’un milite Deputato, per cui l’onore
+italiano è stato un culto di tutta la sua vita.
+</p>
+
+<p>
+»Se poi qualcheduno si trova offeso dal mio modo
+di procedere, io parlando in nome di me solo, e
+delle mie parole sono garante, aspetto tranquillo che
+mi si chieda soddisfazione delle stesse. — <i>Torino,
+22 aprile 1861.</i>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+La nobile lettera apriva essa stessa la via alla conciliazione;
+e onesti amici d’ambe le parti, il Fabrizi,
+il Pallavicino, il Depretis, s’interposero per affrettarla.
+Il Re stesso, già fin dalle prime conturbato dal doloroso
+dissidio, volle intervenire coll’alta sua influenza;
+nè solo per conciliare i due Generali; ma, ciò che più
+importava, i capi delle due parti, la mente e il braccio
+della sua politica, Cavour e Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+E la regia volontà fu obbedita: alle 7 pomeridiane
+del 23 aprile, i due avversari, invitati a convegno dal
+Re, venivano in presenza sua a franche spiegazioni
+ed aperta conciliazione;<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a> e poco dopo i due Generali
+abbracciaronsi fraternamente nel palazzo Pallavicino.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’autore di queste pagine, però, scrivendo a quei
+giorni in un autorevole diario, e desiderando di dare
+a’ suoi lettori, intorno alla riconciliazione di Cavour
+con Garibaldi, più sicure e circostanziate notizie,
+scrisse al Generale stesso, pregandolo, per solo interesse
+della storia, a volergliele fornire. E il Generale
+gli rispose da Majatico, villa del Pallavicino, questa
+lettera, la quale, come si vedrà, dava un suono assai
+diverso dai cantici di pace, che la troppo credula
+speranza aveva già fatto intonare:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Majatico, 29 aprile 1861.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Guerzoni,
+</p>
+
+<p>
+»Io non ho stretto la mano di Cavour, nè cercato riconciliazioni.
+Ho bensì consentito ad un abboccamento, i cui risultati
+sono stati da parte mia: — Armamento e giustizia
+all’esercito meridionale. Se così riesce — io porgerò la piccolissima
+opera mia all’opera del Conte. — Diversamente io
+seguirò il sentiero che ci siam tracciato da tanto tempo — per
+il bene della causa nazionale — anche contro la volontà
+di chicchessia.
+</p>
+
+<p>
+»Trecchi, che servì d’intermediario alla conferenza, s’incarica
+di far tacere le millanterie dei ministeriali. — Vedremo — in
+ogni modo non si deve pubblicare nulla di mio
+per ora. — In caso poi — cosa molto probabile — che non
+si ottenga nulla, e che quei signori continuino a gracchiare,
+allora ripiglieremo il tralasciato.
+</p>
+
+<p>
+»Ho incaricato il generale Medici d’un mio programma
+sull’occorrente.
+</p>
+
+<p>
+»Mi resta a ringraziarvi.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vostro<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+La qual lettera dimostra all’evidenza tre cose: che
+tutto quel discorrere e scrivere e affannarsi d’amici,
+<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span>
+di avversi, di Ministri, di Deputati, di Re, per indurre
+l’eroe a modificare in qualche parte soltanto il suo
+pensiero, era stato fiato e tempo sprecato; che il dissidio
+del Generale col Conte non aveva radice in
+alcun rancore personale, ma in ragioni politiche, che
+soltanto il mutuo pegno delle opere poteva conciliare;
+che infine Garibaldi scese la reggia di Vittorio Emanuele,
+mormorando ancora il <i>se no, no</i> del primo suo
+Maestro, e covando, forse inconsciamente, in cuore il
+germe di Sarnico e d’Aspromonte.
+</p>
+
+<h3>VII.</h3>
+
+<p>
+Il 1º maggio Garibaldi era già tornato a Caprera:
+il 6 giugno moriva il conte di Cavour. L’Italia aveva
+perduto il suo grand’uomo di Stato; la libertà, uno
+de’ suoi più devoti amici; la dinastia di Savoia, uno
+de’ suoi più validi sostegni; la rivoluzione, uno de’ suoi
+più abili moderatori, e (stupiscano pure i superficiali,
+chi pensa sarà con noi) Garibaldi stesso, il migliore
+de’ suoi interpreti ed alleati. Si narrò<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a> che il nobile
+Conte nell’uscire, la sera del 20 aprile, dalla Camera
+dei Deputati, vibrante tuttora delle emozioni provate
+in quelle tre memorabili giornate, al La Farina che
+lo abbordava scalmanato: «Eppure, dicesse, eppure
+se venisse il momento della guerra, prenderei sotto il
+mio braccio il generale Garibaldi e gli direi: andiamo
+a vedere che cosa si dice dentro Verona.» Queste
+parole parlan meglio d’ogni documento. Lo Statista
+aveva capito l’Eroe; egli era penetrato nel più intimo
+segreto della sua anima e ne teneva le chiavi. Cavour
+<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span>
+vivo, molte pagine della storia d’Italia sarebbero state
+diverse, e quelle della vita di Garibaldi del pari. Cavour
+vivo, la guerra dell’indipendenza non sarebbesi
+protratta di cinque anni (la gran trama rivoluzionaria
+a cui lavorava lo dimostra), e Sarnico ed Aspromonte
+non sarebbero accaduti. Cavour vivo, il valore
+vero di Garibaldi sarebbe stato più utilmente e più
+degnamente estimato; non sarebbe stato inviato, come
+nel 1866, a dar di cozzo contro le rupi trentine; e se
+al governo della flotta, avrebbe signoreggiato l’Adriatico;
+se a capo d’un esercito di Volontari, avrebbe
+preceduto o fiancheggiato il regolare e forse risparmiate
+all’Italia Lissa e Custoza. Vivo Cavour, finalmente,
+Garibaldi non avrebbe più trovato nelle contraddizioni
+e nelle ambagi di Governi fiacchi, presi dal
+prurito malaticcio delle grandi gesta, un incoraggiamento
+e quasi una ragione a mettersi sulla via della
+ribellione: la gagliarda e prestigiosa mano del grande
+Ministro l’avrebbe saputo a tempo blandire e frenare,
+a tempo lanciare e trattenere, e nessuno può affermare,
+ma nemmen negare, che un giorno la mente
+soggiogando il cuore, il cuore infiammando la mente,
+Cavour e Garibaldi si modificassero a vicenda, e l’uno
+finisse più rivoluzionario, l’altro più moderato: legge
+naturale di selezione e d’evoluzione.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi frattanto era tornato alle sue consuete
+abitudini, e in tutto quel 1861 non vi furono di notevoli
+nella sua vita che questi due episodi. Ai primi
+di luglio corse pei giornali la voce d’un attentato alla
+vita del Generale. Dicevasi che quattro mercenari,
+prezzolati da una segreta congrega reazionaria annidata
+in una città di confine,<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a> eran partiti per Caprera
+<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span>
+onde compiere il reo disegno; che il Generale, avvertito
+del pericolo, l’aveva, come altra volta,<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a> disprezzato;
+che i famigliari di lui non solo, ma tutta la popolazione
+di Maddalena era nella più grande ansietà; che il Governo,
+già istruito della trama da alcuni complici pentiti,
+aveva già posto la Caprera sotto la più stretta
+sorveglianza ed altri particolari.
+</p>
+
+<p>
+E forse si esagerava; ma tutto non era favola, come
+attesta questa lettera di C. Augusto Vecchi, che appunto
+a que’ giorni era ospite del Generale nell’Isola:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Caprera, 8 agosto 1861.
+</p>
+
+<p>
+»Ieri sera vennero qui tre cavalleggieri. Avevano avuto
+sentore che due uomini di male affare erano sbarcati in Caprera.
+Noi la credemmo un’ubbía. Essi si licenziarono e noi
+andammo a cena. Stagnati ed io passeggiammo fumando
+su e giù pel piazzale sino alle undici, e poi andammo a coricarci.
+Verso le tre udii i cani abbaiare ed escire a starno
+dal chiuso. Poco dopo mi addormentai.
+</p>
+
+<p>
+»Alle cinque era in piedi. E vidi i gendarmi, i quali
+narravano l’accaduto nella notte. Quando noi andammo a
+cena, essi si ridussero sugli scogli che prospettano sull’alto
+il nostro piazzale e vi si adagiarono a distanza determinata.
+Alle tre udirono rumore di passi, e nelle tenebre videro due
+<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span>
+uomini passare parallelamente ai loro posti ad un tiro di
+pistola. Il Maresciallo esclamò: — <i>Chi va là?</i> — Fu risposto
+con un’archibugiata.
+</p>
+
+<p>
+»Allora i tre trassero loro addosso e discostandosi, il
+Maresciallo replicò: — <i>Fermi in nome del Re.</i> — Una voce
+gli ingiuriò con un’oscena parola. I gendarmi scaricarono
+di nuovo il moschetto ed udirono uno dei ribaldi gridare: — <i>Madonna!</i> — Ed
+ambedue a gambe, a precipizio. Accorsi
+dov’erano i tristi, trovarono le loro palle confitte sullo scoglio;
+sopra il granito, tre stampi di una mano insanguinata;
+per la terra, una breve gora di sangue; e più in giù tracce
+sanguigne sulla via percorsa: un fazzoletto di cotone macchiato
+di sangue ed un fiaschetto di corno con polvere
+dentro.
+</p>
+
+<p>
+»I Sardi feriti guaiscono: — <i>Gesù, Maria, Giuseppe!</i> — Dunque
+i gendarmi argomentarono, quei due non essere
+banditi dell’Isola, ma assassini venuti di fuori.
+</p>
+
+<p>
+»Poichè il Generale ebbe preso il suo bagno a vapore,
+lo avvertirono dell’accaduto. Ed egli, colla solita indifferenza,
+disse d’aver veduto dalla sua finestra, ieri, prima di passeggiare
+con me, due uomini ignoti passar su per gli scogli.
+Parlò coi gendarmi e cercò di persuaderli del malinteso,
+onde non allarmassero la popolazione della Maddalena. Poi
+andò col Carpeneti a visitare una vignetta lontana.
+</p>
+
+<p>
+»Ma i cavalleggieri col loro rapporto alle Autorità hanno
+impensierito il paese. Le esagerazioni si accrescevano sulle
+bocche del popolo. Le donne urlavano dalle finestre che era
+stato ucciso il loro Generale. E tutti all’accorrere sul porto
+e gettarsi nelle barche. Le donne si fermarono alla Moneta.
+Le Autorità — meno la ecclesiastica — i gendarmi, i bersaglieri
+marittimi, i doganieri, i cittadini di ogni classe — persino
+i ragazzi — sbarcarono in armi a Caprera e accorsero
+sul piazzale. Mi parve lo spianato del palazzo di Caserta,
+quando noi avevamo l’onore di proteggervi l’unità della
+patria. Le squadre partirono per la via del monte, per la
+parte opposta. E tutti avevano nel cuore una sola idea — far
+salva la più nobile e la più necessaria esistenza all’Italia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span>
+</p>
+
+<p>
+»Due golette governative facevano intanto il giro dell’Isola.
+Una di esse disse d’aver visto una barca staccarsi
+a pieno vento dall’isola del Giglio colla prua vòlta a Capo
+Ferro. Si sono spediti ordini per indagare chi fossero gli
+individui che ne sbarcassero.
+</p>
+
+<p>
+»Nè più. — Vi ho scritto, perchè si sappia il vero di ciò
+che è avvenuto.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">C. Augusto Vecchi.</span><a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+La minaccia infatti non si rinnovò; ma scampato
+da un pericolo, ecco invitarlo un altro cimento, perpetua
+sua vicenda. Ardeva fra gli Stati Uniti del Nord
+e del Sud la guerra così detta di secessione, e il presidente
+Lincoln, o fosse grande fiducia nel prestigio oramai
+mondiale del Liberatore di Sicilia, o fosse penuria,
+in quell’improvviso irrompere della rivolta, di buoni e
+reputati Generali (gli allievi di West-Point eran pochi,
+la più parte secessionisti; e i Grant, i Sherman,
+i Sheridan non s’eran rivelati ancora), fece chiedere
+a Garibaldi per mezzo del Console della Federazione
+a Bruxelles se avrebbe accettato il comando in capo
+dell’esercito federale. Nessuna offerta poteva riuscire
+più geniale e lusinghiera all’eroe: aggiungere alla
+gloria d’una vita spesa ne’ due emisferi per la libertà
+de’ suoi fratelli di razza, quella di capitanare a nome
+d’una grande Repubblica la guerra d’emancipazione
+dei Negri, voto della sua giovinezza, onore del suo
+secolo, era tale tentazione da vincere ogni modestia
+e tal premio da compensare ogni pericolo.
+</p>
+
+<p>
+Pure gradì, ma non accettò tosto l’invito. Pensoso
+più d’Italia che di sè stesso, non sapeva risolversi ad
+abbandonarla alla vigilia forse di quella nuova riscossa
+<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span>
+da lui tanto invocata, e frattanto temporeggiava, ponendo
+condizioni che erano clausole dilatorie; consultando
+il Governo, che gli faceva dire: «Andasse pure,
+non aver per ora alcun bisogno di lui;<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a>» interrogando
+gli amici più divisi e perplessi di lui e incapaci d’un
+concorde consiglio.
+</p>
+
+<p>
+Prevaleva tuttavia anco fra i principali, il partito
+dell’accettazione, non tanto per gli onori e gli allori
+che la bella avventura prometteva, così al Capitano
+come a’ suoi seguaci, quanto perchè, parendo a tutti
+lontana la possibilità d’una guerra in Italia, conveniva
+assai meglio alla stessa fama dell’eroe ch’egli
+traversasse quel periodo di tregua forzata, tra le lotte
+d’una vasta e gloriosa palestra anzichè nell’angusta
+arena delle fazioni nazionali, o nell’ozio increscioso e
+nella solitudine amareggiata di un’isola deserta.
+</p>
+
+<p>
+Se non che al divulgarsi della nuova anche il paese
+cominciò a commuoversene; gli avversi alla partenza
+si fecero essi medesimi istigatori o consiglieri di manifestazioni
+popolari: a Napoli si andava sottoscrivendo
+un indirizzo al Generale che lo scongiurava a
+non abbandonare l’Italia, ed a recarsi nel Mezzogiorno
+a sanare le piaghe che il Governo di Torino vi aveva
+riaperte; talchè egli, incapace di distinguere, in quelle
+dimostrazioni, la parte artificiale dalla sincera, e credendo
+di udire in quelle voci la voce della patria
+stessa, finì col dichiarare al Console americano d’esser
+dolente di non poter aderire all’invito, soggiungendo
+«che dubitare del trionfo della causa dell’Unione
+non poteva; ma che, se per mala sorte la guerra dovesse
+continuare, egli avrebbe vinto tutti gli ostacoli
+<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
+per affrettarsi alla difesa d’un popolo che gli era
+tanto caro.<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E la guerra durò ancora quattro anni e l’invito
+fu ripetuto, ma Garibaldi, anche volendo, non avrebbe
+più potuto accettarlo: un ostacolo ch’egli non avrebbe
+mai potuto prevedere, ma più forte d’ogni volontà,
+gliel’avrebbe vietato: la palla d’Aspromonte.
+</p>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<p>
+In sullo scorcio di febbraio il senatore Giacomo
+Plezza, presi seco il suo schioppo ed i suoi cani da
+caccia, s’imbarcava per Caprera. E che unico scopo
+della sua gita fosse una partita alle pernici ed alle
+beccaccie, i giornali spacciarono e il pubblico credette.
+Ma non appena il Senatore fu nell’Isola, svela a Garibaldi
+l’arnese da caccia non essere che una maschera;
+mandarlo in segreto il barone Ricasoli (primo
+successore del conte di Cavour) onde assicurarlo in
+suo nome che il Governo non aveva rallentato, nè
+rallenterebbe un istante dagli apparecchi dell’impresa
+nazionale; affrettarne anzi, ma non esserne ancora
+maturata l’opportunità; pregar quindi il Generale
+<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span>
+a non voler con moti intempestivi guastare l’opera
+bene avviata; giunta l’ora, sarebbe fra i primi avvertito;
+tenesse frattanto come pegno dei buoni intendimenti
+del Governo l’imminente apertura dei Tiri
+a segno nazionali e l’invito che gli faceva per mezzo
+suo di venire sul continente a presiederne l’inaugurazione
+e a diffonderne l’istituzione.
+</p>
+
+<p>
+Che il Plezza abbia tradotto esattamente, oppure
+no, il pensiero del suo mandante; che a lui sia stato
+commesso soltanto di invitare il Generale «a rimanersi
+tranquillo in aspettazione dell’opportunità;<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a>»
+che quell’idea di trastullare l’irrequieto Capitano
+con quella distrazione dei Bersagli sia stata suggerita
+prima dal Plezza, e dal Ricasoli soltanto assentita,
+tutto ciò poco monta; il fatto è che Garibaldi aveva
+il diritto di credersi invitato da un’ambasciata del Governo,
+e poichè quell’invito s’accordava coi mille che
+da ogni parte i suoi amici gli inviavano, e colle sue
+più segrete speranze e vivaci impazienze, così l’accettò
+tosto, e il 2 marzo in compagnia del Plezza medesimo
+sbarcava improvviso, come al solito, in Genova.
+</p>
+
+<p>
+Se non che tre giorni dopo il Ministero Ricasoli
+non era più. Meglio ancora dell’aperta ostilità degli
+avversari l’avevan ucciso la tolleranza ostentata, e
+la malcelata freddezza de’ suoi amici. Certi suoi atteggiamenti
+più altezzosi che fieri verso Napoleone III
+ed i suoi Ministri, ond’era venuto in fama di poco
+devoto e poco gradito all’imperiale protettore; certe
+sue professioni di fede liberalesca, più mistiche a ver
+dire che pratiche, ma ad orecchio moderato troppo
+<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span>
+puritane; la stessa rigidezza baronale colla quale soleva
+trattare uomini e cose, l’avevano da lungo tempo indebolito
+nel favore della sua parte; ma quando gli fu
+chiesto, quasi per metterlo alla prova, di sciogliere i
+garibaldini <i>Comitati di provvedimento</i>, ed egli in nome
+della libertà d’associazione, mallevata dallo Statuto,
+sdegnosamente rifiutò, fu evidente, nonostante l’ombra
+d’uno stentato voto di fiducia, che ogni consenso d’idee
+e di affetti fra lui e la Destra era rotto, e che altro
+non gli restava che deporre il governo. E così fece;
+e poichè il Rattazzi ne febbricitava di voglia da più
+mesi, e il Re lo prediligeva, e i Centri lo invocavano,
+e la Sinistra prometteva tollerarlo, e la Destra doveva
+subirlo, così egli ne fu il naturale successore; senz’altro
+contrasto che de’ più arrabbiati delle varie consorterie
+moderate, le quali non avendo saputo fino allora
+nè combattere con lealtà, nè sostenere con franchezza il
+Ricasoli, si lagnavano ora ch’egli cadesse in un punto
+ed in un modo da lasciarne l’eredità al loro più
+aborrito avversario.
+</p>
+
+<p>
+All’udire pertanto questa nuova, anche Garibaldi
+s’allietò. Egli non conosceva il Deputato d’Alessandria
+che di nome, e non era certo in grado di giudicare
+della sua politica, molto meno di distinguere quella
+sottile linea che appena lo discerneva dai moderati;
+ma da ogni parte glielo dipingevano per vecchio avversario
+del conte di Cavour, diletto a Vittorio Emanuele,
+beneviso a gran parte della Sinistra, democratico
+d’origine e di costumi; e ciò bastava perchè egli si
+felicitasse del cambio e si illudesse di trovare in lui
+un alleato più compiacente e più maneggevole. Nè alcuno
+si curò, a quel che parve, di trarlo d’illusione;
+chè ridottosi il Generale a Torino e ristrettosi a intimo
+colloquio, prima col Re, poi col Rattazzi medesimo,
+<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span>
+partì da entrambi quasi entusiasta, a tutti magnificando
+le idee del nuovo Ministro, esortando i suoi
+amici a sostenerlo, ripromettendosi di compiere con
+lui le più grandi cose. E fino a qual punto fossero
+arrivate da un lato le promesse o le lusinghe del Presidente
+del Consiglio, e dall’altro la bonomia o la credulità
+del Generale, sarà difficile il documentare; certo
+da quel giorno si diffuse la voce che in quei colloqui
+fossero stati fermati importantissimi disegni; che Ministero
+e Garibaldi agissero ormai d’accordo; e che
+l’Italia fosse alla vigilia di grandi avvenimenti.<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a>
+</p>
+
+<h3>IX.</h3>
+
+<p>
+Ma intanto che questi avvenimenti, più o meno
+probabili, maturavano, Garibaldi era chiamato a Genova
+da un’altra cura. Le antiche discordie della parte
+rivoluzionaria erano rinate. Essa pure era da molto
+tempo partita in due fazioni, o frazioni che vogliansi
+dire, l’una procedente più direttamente da Mazzini,
+che accettava condizionatamente la Monarchia, rimetteva
+bensì al tempo, ma non nascondeva il suo ideale
+repubblicano, teorizzava il diritto dell’iniziativa privata,
+predicava l’azione immediata e continua, poneva
+al Governo il dilemma: lasciarla fare e seguirla, o
+cadere; l’altra, capitanata più visibilmente da Garibaldi,
+che pur avendo con la prima molti punti di somiglianza,
+pure ne dissomigliava in tre essenzialissimi:
+era schiettamente monarchica; credeva, senza dottrineggiare
+<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span>
+della sua legittimità, alla utilità dell’iniziativa
+rivoluzionaria e alla potenza della guerra popolare; serbavasi
+ferma tuttavia a non staccarsi dal Governo,
+pronta anche, se egli precedeva, a marciare dietro
+a lui; infaticabile solo a sospingerlo se indugiava; ma,
+fino al giorno in cui discorriamo, aliena pur sempre dal
+disconoscerlo ed esautorarlo. Ora, com’è ben naturale,
+ciascuna di queste due frazioni aveva la sua speciale
+organizzazione; e come la garibaldina era disciplinata,
+e quasi militarmente instrutta nei <i>Comitati di Provvedimento</i>,
+così la mazziniana per opera principalissima
+dell’infaticabile Bertani (che nel Bellazzi, già
+suo creato ed ora segretario de’ Comitati, trovava un
+fomite di più alle sue antipatie) era venuta prendendo
+nome e persona in tante <i>Associazioni unitarie</i>,
+che a primo aspetto si sarebbero dette un plagio e
+un pleonasmo dei <i>Comitati</i>, che in realtà ne differivano
+per quei punti che abbiamo posti in rilievo, e coi quali
+combatteva da parecchi mesi una sorda guerra fraterna,
+immagine riprodotta per mille membra della
+suprema discordia de’ capi.
+</p>
+
+<p>
+Parve quindi urgente ai principali delle due parti
+che il periglioso dissidio cessasse; e cercandone il
+modo, nessun migliore espediente seppero immaginare
+che un’Adunanza generale, quasi un Concilio ecumenico,
+di tutti i rappresentanti dei <i>Comitati</i> e delle <i>Associazioni</i>
+auspice da Londra l’Apostolo del pensiero,
+da Caprera il Pontefice dell’azione.
+</p>
+
+<p>
+Convocata infatti da Garibaldi stesso, l’Assemblea
+si raccolse in Genova nel teatro Paganini il 9 di
+marzo. Eran presenti tutti i caporioni e caporali della
+democrazia, non meno di quattrocento persone; presiedeva
+Garibaldi per ciò appunto venuto da Torino;
+il quale, dopo aver nell’usato stile, scongiurato per la
+<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span>
+concordia, additato nuovamente Roma e Venezia,
+riaffermata la necessità di formare il fascio, o com’egli
+diceva, «il fascio romano di tutte le forze,» aperse
+la discussione, quanto dire tutte le cataratte della patriottica
+eloquenza. Pure fu notabile che in un’adunata
+d’uomini sì diversi, nessuno esorbitò. Parve anzi
+che l’Assemblea ci mettesse una tal quale ostentazione
+ad imitare l’ordine e la gravità dei dibattimenti
+parlamentari, sicchè fra il dispetto e l’ironia
+fu battezzata di <i>secondo Parlamento</i>. E d’un Parlamento
+ebbe, a dir vero, tutto l’aspetto e tutta la solennità,
+tanto che se fu doveroso che il Governo la rispettasse,
+perocchè così l’impedirla come il discioglierla sarebbe
+stato del pari illegittimo, certamente fu molto
+significativo che un’Assemblea di quattrocento persone,
+non munite d’alcun mandato legale, assegnasse
+termini alla pace ed alla guerra; accettasse e respingesse
+alleanze; passasse in rassegna armi ed armati;
+facesse e rifacesse l’Italia, e il Governo fosse costretto
+a restare inerte spettatore di tutto ciò, quasi in sembianza
+di tacito complice.
+</p>
+
+<p>
+Per ventura però le deliberazioni furono meno
+paurose delle discussioni. I <i>Comitati di Provvedimento</i>
+si fusero colle <i>Associazioni unitarie</i> in un nuovo sodalizio
+che prese nome di <i>Società Emancipatrice</i>; un
+Comitato di ventiquattro membri, cibreo di tutte le
+tinte, fu eletto a rappresentarla; si auspicò al fausto
+connubio; si inneggiò a Roma e Venezia; si indusse
+Garibaldi ad invocare come pegno della restaurata
+concordia il richiamo di Mazzini, e tutto passò come
+iride, lasciando i nembi di prima.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
+</p>
+
+<h3>X.</h3>
+
+<p>
+Ma il Governo era impegnato a concedere ben più.
+Reduce Garibaldi a Torino, Rattazzi perfezionando il
+disegno del Barone Ricasoli gli commette la direzione
+dei Tiri a bersaglio, colla balla di girare Italia per
+propagarne l’effettuazione: poco dopo gli consente la
+istituzione di due battaglioni di <i>Carabinieri mobili</i>
+comandati da suo figlio Menotti;<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a> apparentemente destinati
+a combattere il brigantaggio nel Mezzogiorno,
+ma presti, occorrendo, per altre imprese; infine, complotto
+trapelato soltanto più tardi, ma non men vero,
+gli promette un milione di lire per provvedere all’armamento
+d’una spedizione in Grecia, insorta allora
+contro il re Ottone, e che Garibaldi aveva promesso
+soccorrere<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a> se non gli si apriva altra via in Italia.
+</p>
+
+<p>
+Così il Dittatore cacciato da Napoli pareva risorgere
+a Torino. Si invocava il suo consiglio, si ambiva il suo
+aggradimento, si interpretavano i suoi discorsi come responsi
+d’oracolo. Ospite del senatore Plezza, la sua casa
+pareva un ministero; una processione perpetua di Garibaldini,
+di patriotti, di Ministri, di Deputati d’ogni
+colore, di ammiratori e sollecitatori d’ogni fatta, passava
+e ripassava a visitarlo, a onorarlo, a consultarlo.
+<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
+I principi reali di Savoia lo convitavano alla loro
+mensa quasi ingloriando dell’onore; finalmente l’ultima
+settimana di marzo scortato dai figli e da numeroso
+corteo di luogotenenti e di commilitoni, sopra
+treni appositi, in carrozze separate, a spese dello
+Stato, s’incamminava alla volta di Lombardia. Per
+contrapposto in quei medesimi giorni Vittorio Emanuele
+moveva colla Corte e coi Ministri a visitare
+per la seconda volta il Mezzogiorno; ma la cronaca
+narrò che il viaggio del mozzo nizzardo fu più trionfale.
+</p>
+
+<p>
+I Sindaci gli muovono incontro, i Municipi lo albergano
+a loro spese, i Prefetti lo banchettano, il
+clero lo ossequia, l’esercito lo acclama, le Guardie
+nazionali gli presentano l’armi, i Garibaldini in camicia
+rossa montano la guardia alla sua porta, le
+donne lo corteggiano, lo abbracciano, lo baciano, ne
+portan via per reliquia i capelli e le vesti, gli offrono
+in dono le gemme ed i figli: infine dovunque arriva
+una turba immensa di popolo lo attende impavido alla
+pioggia ed al sole, monta sui tetti e sugli alberi per
+vederlo, si precipita, appena lo scorge, intorno a lui,
+lo avviluppa, lo serra, lo trasporta, lo tien prigione
+del suo affetto e del suo delirio, lo spia in ogni atto,
+lo segue in ogni passo, assedia da mane a sera gli
+approcci della sua casa, lo chiama e richiama al balcone,
+lo fa parlare e lo apostrofa, gli promette tutto
+quello ch’egli domanda, gli grida ad ogni istante:
+«Roma e Venezia;» a cui il Generale risponde quasi
+invariabilmente: «Sì, Roma e Venezia son nostre, e
+se saremo forti, le avremo.»
+</p>
+
+<p>
+A Milano, murato da un serraglio vivente, non gli
+basta un’ora per arrivare dalla Stazione all’albergo:
+dalla terrazza della <i>Ville</i> saluta «il popolo delle cinque
+giornate capace di venticinque,» raccomanda la carabina;
+<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span>
+promette al solito Roma e Venezia. Inaugurando
+con pompa solenne il bersaglio provinciale, spara
+egli il primo colpo, che i giornali trovano stupendo.
+Dovendosi distribuire le medaglie commemoratrici
+delle ultime campagne, ne è commesso l’ufficio a lui,
+e molti, pigliando le medaglie da quella mano, piangon
+di gioia e tentano baciarla. Il Sindaco lo arringa;
+le Guardie nazionali e le Associazioni operaie gli sfilan
+davanti a bandiere spiegate; i membri dell’Istituto
+Lombardo s’affrettano a visitarlo; il prefetto Pasolini
+lo invita a pranzo, e all’udire il racconto delle
+sue gesta esclama: «Questa sera divento garibaldino
+anch’io.<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a>» Manzoni infine, visitato per omaggio dall’eroe,
+dice: «Sono io che devo prestar omaggio a voi:
+io che mi trovo ben piccolo dinanzi all’ultimo dei <i>Mille</i>,
+e più ancora dinanzi al loro Duce, che ha redento
+tanta parte d’Italia e nel modo migliore, offrendola
+a Vittorio Emanuele;» e avendogli il Generale nell’accommiatarsi
+fatto presente d’un mazzettino di
+viole, «lo conserverò, esclama il Poeta, lo conserverò
+in memoria d’uno de’ giorni più belli della mia vita!»
+</p>
+
+<p>
+A Monza, a Como, a Lodi gli stessi deliramenti;
+a Parma, presiedendo un Comizio d’operai al teatro
+San Giovanni, molte voci gli gridano: «Viva Mazzini,
+ed egli replica: «Viva Vittorio Emanuele.<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a>» A Casalmaggiore
+<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span>
+bandisce la «Religione della santa Carabina.»
+A Cremona è una epifania di donne, di
+ufficiali dell’esercito, di preti: monsignor Vescovo Novasconi,
+malato, si leva di letto per ricevere la sua
+visita: il clero gli manda una deputazione e pende dal
+suo labbro, come da un nuovo Messia: dodici donne,
+madri, spose, figlie di morti per la patria, gli presentano
+un indirizzo firmato da un migliaio di signore e
+popolane cremonesi, nel quale promettono «che al
+nuovo appello del Capitano dei Mille esse ridaranno
+ai loro uomini il brando che spezzerà per sempre le
+catene delle loro sorelle ancora schiave.» Era un’ebbrezza
+che dava il capogiro alle teste più salde e non
+sarà meraviglia se tra poco ne sarà preso lo stesso
+Garibaldi. Perocchè respirare tanto tempo in un’atmosfera
+sì infocata e non esserne infiammato; sentirsi
+per quindici giorni intronati gli orecchi dalle parole
+<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span>
+di «Roma e Venezia» e non crederle sincere; vedersi
+portato in trionfo, udirsi glorificato e quasi incielato
+da un popolo intero e non credersene il Dittatore;
+sapersi segretamente spalleggiato dallo stesso Governo
+e non supporlo consenziente e complice, poteva essere
+saggezza non difficile alla fredda mente d’un filosofo
+e d’un uomo di Stato; ma all’anima ribollente d’un
+eroe diventava virtù pressochè impossibile. Garibaldi
+sta per commettere i due più grandi errori della sua
+vita; ma quando pure non bastasse a riscattarli la
+nobile prepotenza dell’amor patrio, starebbero sempre
+a loro scusa questi tre argomenti: la imprevidente
+e ambidestra condotta del Governo, che pur di godere
+un riflesso della popolarità del Generale gli aveva sacrificato
+una parte della propria autorità; la obbedienza
+passiva dei di lui amici e commilitoni che tenendosi
+vincolati da una specie di giuramento militare
+non seppero nè parlargli con verità, nè resistergli con
+fermezza; finalmente la spensierata e quasi fanatica
+apoteosi che i Lombardi prima, i Siculi poi, fecero
+d’un uomo che pure s’atteggiava ad arbitro della nazione
+e li invitava a seguirlo in una avventura che
+aveva tutte le apparenze d’una follia e d’una ribellione.
+</p>
+
+<p>
+A ciascuno la sua responsabilità. Per aver il diritto
+di dire tutta la verità ai grandi bisogna prima
+saperla dire ai popoli. Sarnico ed Aspromonte li fecero
+in gran parte anche gli Italiani. Stia pure a loro discolpa
+che il magico Capitano li stregò col suo fascino;
+il Governo li confuse colle sue ambagi; la parte rivoluzionaria
+li sorprese colle sue audacie; non è men vero
+che se Garibaldi non avesse trovato fin dai primi passi
+tanto incoraggiamento d’applausi, di promesse e di
+offerte, non avrebbe mai potuto pensare, nonchè avviare,
+<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span>
+le due temerarie imprese a cui nel 1862 s’accinse.
+Gl’Italiani gli urlavano: «A Venezia,» ed egli, seguendo
+la sua natura, rispondeva: «Andiamo.» Essi gli giuravano
+sulla spada e sulla croce, nelle piazze e nelle
+chiese: «Roma o morte;» ed egli li invitava a confermare
+i giuramenti coi fatti; essi continuarono per
+un mese a rappresentare sotto i suoi occhi la commedia
+dell’eroismo disperato e del patriottismo indomabile;
+ed egli, ignorando quanto di rettorico, di melodrammatico
+e di carnevalesco s’ascondesse ancora,
+per antica legge ereditaria, nelle vene de’ suoi concittadini,
+egli, l’eroe dabbene e sincero, li prese sul serio
+e scontò la pena per tutti.
+</p>
+
+<h3>XI.</h3>
+
+<p>
+La storia di Sarnico è breve. Garibaldi, visitate
+ancora Brescia, Castelgoffredo, Asola, Desenzano, Pavia,
+adducendo il bisogno di curarsi della sua vecchia
+artritide si riduce in sul finire d’aprile presso le Terme
+sulfuree di Trescorre, nella villa del suo vecchio amico
+Gabriele Camozzi. Chiunque però sapeva che Trescorre
+giace come al centro delle valli che mettono al Tirolo,
+e osservava gli andamenti del Generale e de’ suoi seguaci
+non poteva tardare ad avvedersi che la salute
+e i bagni erano un comodo pretesto; ma la ragione
+vera, ben altra e più grave. La villa Camozzi sembrava
+divenuta un Quartier-generale. Un andirivieni
+incessante di Garibaldini, di profughi veneti e trentini,
+di Deputati dell’estrema Sinistra; un discorrere
+sommesso, un appartarsi guardingo, un apparire e
+scomparire misterioso, dicevano abbastanza che qualcosa
+di nuovo si macchinava. Il 5 maggio i membri
+della <i>Emancipatrice</i>, convenuti a Trescorre per festeggiare
+<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span>
+la partenza di Quarto, confermavano l’alleanza
+e la concordia giurata a Genova, e davano a Garibaldi
+nuovo stimolo a compiere il concepito disegno.<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a>
+</p>
+
+<p>
+Era una congiura condotta press’a poco colla stessa
+noncuranza del segreto con cui due anni prima lo era
+stata la più grande congiura di Marsala. I più noti
+luogotenenti di Garibaldi, i più celebrati agitatori del
+partito d’azione<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a> giravan apertamente di città in città
+ad incettare armi, a commettere vesti, a comprare
+scarpe, a negoziar prestiti di danaro; e bastava aver
+<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span>
+occhi ed orecchi per conoscerne i passi ed udirne i discorsi.
+Garibaldi stesso, infine, aveva già dato al Governo
+di Torino il più chiaro di tutti gl’indizi, inviando
+agli ultimi d’aprile il dottor Ripari a richiedere al signor
+Capriolo, segretario dell’interno, plenipotenziario
+del Rattazzi assente, tutto o parte di quel milione che
+già era stato promesso per la Grecia, e che era assai
+facile sospettare dovesse servire a impresa più vicina.
+Insomma la trama ordivasi con tanta sicurezza e pubblicità
+che a Parigi ed a Vienna sapevasi già quello
+che il Ministero a Torino, e, cosa ancor più strana,
+i suoi governatori di Brescia e di Bergamo sul teatro
+stesso dell’azione ignoravano. Ma un caso inatteso
+venne ad illuminarli. A Genova una banda di audaci,
+svaligiato in pien meriggio il banco Parodi, tenta la
+fuga sopra una tartana che mesi prima era stata noleggiata
+a nome di Garibaldi dal colonnello Cattabene,
+appunto per quella spedizione di Grecia di cui tanto
+si discorreva e che mai si effettuava. La polizia italiana,
+frattanto, scoperta la via tenuta dai ladri, riesce ad
+arrestarli in mare sulla tartana medesima; ma quivi,
+trovando fra le carte del Capitano il primo contratto
+del Cattabene, sospetta questi pure complice del furto,
+e saputolo a Trescorre presso il Generale, senza badar
+più che tanto, nella notte del 13 aprile, arresta
+lui pure e lo traduce come un malfattore ad Alessandria.
+Proteste del Generale; strida del partito; invano;
+chè al Tribunale soltanto spetta decidere la lite.
+Se non che l’autorità, frugando la casa del Cattabene
+per iscoprire maggiori tracce della sua colpabilità
+nel furto Parodi, viene inaspettatamente ad
+avere tra le mani gl’indizii d’un’altra impresa non
+sospettata fino allora: gli appunti, gli ordini, i piani
+dell’imminente invasione del Tirolo. A tal punto anche
+<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span>
+il Governo si desta, e mentre bandisce illegittimi
+tutti quegli apparecchi e falsa la vociferata connivenza
+del Governo, e ferma la risoluzione d’impedire
+e reprimere quei tentativi, occorrendo anche
+colla forza,<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a> spedisce truppe a sbarrare tutti i passi
+di Valcamonica e di Valsabbia; ordina che quanti
+s’avviano per quelle valli siano arrestati; pone sotto
+rigorosa sorveglianza Trescorre stesso e i suoi abitatori.
+</p>
+
+<p>
+Ed era tempo. Il 14, sera, un manipolo di giovani
+conveniva da ogni parte nei dintorni del lago d’Iseo,
+manifestamente avviati per la Valcamonica: il 15 il
+colonnello Nullo e il capitano Ambiveri, seguíti da una
+più grossa squadra, stavan per raggiungerli: tutto dimostrava
+che si era alla vigilia d’un’entrata in campagna.
+Allora anco i Prefetti di Brescia e di Bergamo
+si riscuotono in sussulto: Nullo, Ambiveri e cinquantacinque
+de’ loro compagni sono presi a Palazzolo: altri
+quarantaquattro tra Sarnico ed Alzano Superiore: e
+i prigionieri, con l’imprudenza che segue sempre le
+risoluzioni precipitate, sono tradotti parte a Bergamo
+e parte a Brescia, patria di quasi tutti gli arrestati,
+le due città più infiammabili d’Italia. E ne apparvero
+tosto le conseguenze: il popolo bergamasco si accontentò
+d’un tumulto presto sedato; ma il bresciano più
+sulfureo s’avventa alle prigioni per tentare di liberare
+i prigionieri: il picchetto di guardia resiste; spiana
+l’armi, fa fuoco: un cittadino è ferito, un altro morto:
+grande lutto e maggior scompiglio in tutta la città.
+</p>
+
+<p>
+A questa nuova Garibaldi schizza fuoco e fiamme:
+scaraventa contro i difensori delle prigioni di Brescia
+una violenta invettiva, pareggiandoli «a sgherri mascherati
+da soldati,» e proponendo una spada d’onore
+<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span>
+all’ufficiale russo Popof, che favoleggiavasi avesse
+spezzato la sua piuttosto che usarla contro l’inerme
+popolo di Varsavia; nè pago di ciò, chiede imperiosamente
+al Prefetto di Bergamo la liberazione de’ suoi
+prigionieri, proclamando «aver essi agito per espresso
+suo ordine e sè solo in ogni evento responsabile.»
+Dove fosse per trascorrere l’accecato Achille era pauroso
+il pensarlo; pure avendogli il dabben Prefetto
+comunicato la cortese, ma ferma risposta del Ministero:
+«rincrescere al Governo, ma non poter ammettere
+il modo di vedere del generale Garibaldi
+circa le conseguenze de’ fatti avvenuti;» eccolo a un
+tratto, come se tutto quel furore non fosse stato che
+un fuoco d’artificio, mutar parole e contegno; ridivenir
+ragionevole e sereno; temperare in una nuova
+lettera le acerbe frasi dirette all’esercito:<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a> promettere
+a quanti l’avvicinano d’aver deposto ogni pensiero
+di spedizione; reduci i ministri da Napoli, abboccarsi
+tranquillo col Rattazzi e il Depretis; tranquillo
+partirsi da Torino; tranquillo ritirarsi a Belgirate,
+ospite di Benedetto Cairoli, d’onde dichiara pubblicamente:
+«Che ogni arruolamento che si potesse fare,
+sarebbe a sua insaputa ed avrebbe la sua disapprovazione.<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span>
+</p>
+
+<p>
+E non basta: riapertosi in quei medesimi giorni
+il Parlamento, il Generale consigliavasi di inviare al
+Presidente della Camera dei Deputati una lunghissima
+lettera, la quale, riassunta ne’ suoi capi principali,
+diceva: esser venuto sul continente chiamato dal
+Ministro Ricasoli, che dicevasi disposto ad occuparsi
+seriamente dell’armamento nazionale: il nuovo Ministero
+avergli confermato il mandato dei Tiri a segno,
+e più «data larga speranza» che sarebbesi adoperato
+alacremente alla definitiva costituzione d’Italia: pegno
+dei patti convenuti doversi riguardare la istituzione
+di due battaglioni di Carabinieri Genovesi; venuta
+meno anco questa promessa, aver egli rimandato
+alle loro case i giovani accorsi a parteciparvi; ma
+poichè parte di loro riluttava a rimpatriare, egli «li
+consigliò a raccogliersi in alcuni luoghi della pacifica
+Lombardia nei quali si doveva provvedere al loro
+mantenimento con ispontanee oblazioni di buoni cittadini,
+mentre essi si sarebbero esercitati viemeglio
+alle armi in aspettazione di futuri avvenimenti.» Il
+Governo quindi equivocò fatalmente sullo scopo di
+quei depositi: niente di più falso che si trattasse d’un
+tentativo d’invasione nel Tirolo; dolorose tutte le
+persecuzioni di cui i suoi compagni furono fatti segno:
+suo grido sempre <i>Vittorio Emanuele</i>, e guai a chi
+tocca il concetto salvatore: necessario però a fecondarlo
+l’armamento universale della nazione. Questa
+tende alla sua unificazione come i gravi al centro della
+terra: irrefrenabile l’agitazione della gioventù: chi
+vuole opporsi al generoso movimento assume tutta la
+responsabilità delle disgrazie che ci possono minacciare.<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non rifaremo la discussione, o meglio il diverbio,
+che per questa lettera s’accese in Parlamento.
+Il Crispi la difese passo passo, spiattellando in faccia al
+Rattazzi anche la storia del milione, o, come volgarmente
+dicevasi, del <i>milioncino</i> promesso per la Grecia;
+il Rattazzi armeggiò abilmente a contraddirla in tutti
+quei punti che lo prendevano di mira; la Camera, più
+per tutelare l’autorità del governo che per fiducia
+nel Ministero, votò un Ordine del giorno che prendeva
+atto delle di lui dichiarazioni e lo incoraggiava a far
+rispettare la legge; ma un’opinione s’accordò nelle
+menti, che la verità non si disse nè si seppe intera da
+alcuno; e che poche giornate meritarono come quella
+il proverbiale titolo di <i>journée des dupes</i>.
+</p>
+
+<p>
+E questo giudizio tocca per primo Garibaldi. Quale
+imperiosa ragione abbia potuto indurre il Generale
+a firmare quella lettera (a firmare, diciamo, non a
+scrivere, poichè lo stile prolisso e il sillogizzare curialesco
+la dimostrano evidentemente fattura d’altra
+mano), a noi non fu dato chiarire; il segreto è morto
+probabilmente coll’eroe. Per certo quel messaggio
+non diceva tutta la verità e ne dissimulava la principalissima
+parte. Che la spedizione del Tirolo non
+dovesse aver luogo immediatamente; che tra la raccolta
+delle armi e degli armati, e il momento dell’invasione
+potesse o dovesse trascorrere ancora un
+certo tempo, e che in questo intervallo fosse possibile
+una resipiscenza e un contr’ordine, ciò si comprende
+di leggieri; e in questo senso la lettera del
+Generale diceva il vero; ma che tutta quella gioventù
+si radunasse ai piedi dello Stelvio e del Tonale,
+sulle soglie del confine austriaco, solo per esercitarsi
+alle armi, o molto meno, come nell’eccesso del
+suo zelo apologetico volle dare a credere il deputato
+<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span>
+Crispi,<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a> o molto meno per apparecchiarsi a tragittare
+il Mediterraneo e combattere in Grecia, ciò oltrepassa
+i confini del credibile e dell’intelligibile, e ciò non è.<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a>
+E non andremo in cerca per questo di superflue
+prove; non faremo appello alla testimonianza di centinaia
+dei nostri antichi amici e compagni d’armi;
+non pretenderemo nemmeno che si creda alla nostra;<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span>
+ci basta rammentare un fatto solo: Bixio, alla Camera
+dei Deputati, nella tornata dell’8 giugno 1862, studiandosi
+a dimostrare che il Ministero non poteva
+<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span>
+avere alcun sentore di quella impresa di cui eran
+piene le bocche, adoperò questo singolarissimo argomento:
+«Tanto vero, esclamò, che Garibaldi interrogò
+me se conveniva renderne partecipe il ministro Depretis
+ed io ne lo dissuasi.» Ora è troppo ovvio che nè
+Garibaldi avrebbe stimato necessario di consultare il
+Depretis, nè Bixio reputato sì pericoloso il farlo, se
+quei disegni che allora mulinavano per la mente del
+Generale fossero stati embrioni ancora non nati; o,
+come egli scriveva, si fossero arrestati all’innocente
+idea di esercitar alle armi qualche giovanetto ramingo
+e sfaccendato.
+</p>
+
+<p>
+La verità è che Sarnico doveva essere la prima
+tappa di Trento; e sarebbe stato più degno di Garibaldi
+confessare apertamente il proprio generoso errore,
+anzichè sforzarsi a mascherarlo di avvocateschi
+sotterfugi e di pie menzogne. Certo più che a lui la
+responsabilità della lettera del 3 giugno spetta ai
+malavvisati consiglieri che gliela dettarono; certo
+egli non s’indusse ad apporvi il proprio nome se non
+per l’ingenuo convincimento di salvare per tal modo
+i suoi amici compromessi da lui e per lui; ma non è
+men increscioso il pensare che egli per una male intesa
+convenienza politica abbia dovuto lasciar cadere
+sull’immacolata fama della sua lealtà una stilla d’inchiostro
+e siasi esposto a veder sorridere della sua
+parola, sacra fin ora, la più benigna posterità.
+</p>
+
+<h3>XII.</h3>
+
+<p>
+Anche quello strascico di mar vecchio che aveva
+lasciato dietro di sè la burrasca di Sarnico pareva
+del tutto quietato. Garibaldi era sempre a Belgirate
+nella villa dei Cairoli; ma vi menava da due settimane
+<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span>
+una vita sì privata e tranquilla che persino
+quei diari, che erano in voce di suoi più intimi, non
+sapevan che si dire di lui. La sola nuova un po’ importante
+che da qualche tempo fosse corsa dal Lago
+Maggiore fu che a cagione di nuovi dissidi insorti
+tra il Generale e la parte mazziniana (quella che
+voleva l’azione a ogni costo) egli aveva dato la sua
+rinuncia di Presidente della <i>Società Emancipatrice</i>;
+e, com’è ben naturale, anche questo fatto parve ai più
+buono augurio che l’eroe andasse a poco a poco mettendo
+il cuore in pace, e deponendo, almeno pel momento,
+ogni proposito di fortunose avventure.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, a un tratto, una dietro l’altra, coll’incalzare
+staremmo per dire d’un nembo che s’avanzi,
+rumoreggiarono queste notizie: Garibaldi è giunto a
+Torino dov’ebbe un segreto abboccamento col Re e un
+alterco con Rattazzi; Garibaldi seguíto da un manipolo
+de’ suoi fidati è ripartito per Caprera: Garibaldi
+è sbarcato improvvisamente a Palermo.
+</p>
+
+<p>
+Ma a che fare a Palermo? Perchè quel viaggio
+precipitato e misterioso? Quale nuovo disegno covava
+il Generale? Quale nuova sorpresa preparava egli all’Italia?
+Eran queste le domande ansiose che susurravan
+su tutte le labbra e s’agitavan in tutti i cuori
+ed ai quali nè oggi, nè mai, forse, sarà concesso dare
+precisa e certa risposta. Tuttavia, rifrugando fra quei
+<i>frammenti a matita</i> di cui altrove abbiamo parlato,
+ci venne fatto di trovare questa pagina di tutto pugno
+del Generale che getta un raggio di luce inattesa sulle
+origini d’Aspromonte, e decifra almeno la prima sillaba
+dell’«enigma forte:»
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Disgustato delle cose di Sarnico — e tornato in Caprera — io
+non avrei abbandonato la mia solitudine — se
+<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span>
+le notizie dell’Italia meridionale fossero state men tetre. — I
+miei amici di quelle parti — massime dalla Sicilia — mi
+narravano il malcontento crescente ed il pericolo d’un movimento
+autonomista — coadiuvato certamente da tutti gli
+altri partiti che col mal governo di Rattazzi avevano alzato
+la testa. — L’opinione generale era, che al richiamo (qui
+minacciato) del Pallavicino un’insurrezione sarebbe scoppiata
+in Sicilia. Tali considerazioni mi fecero decidere a visitare
+la capitale dell’Isola.
+</p>
+
+<p>
+»Io sapeva che i Principi erano stati a Palermo — ma
+confesso che se avessi saputo che essi si trovavano ancora
+là — io avrei scelto un altro luogo di sbarco.
+</p>
+
+<p>
+»Avendoli però trovati a Palermo — ed essendo sempre
+stato ben accolto da loro, mi affrettai a dire al mio amico
+Pallavicino che mi sarebbe stato carissimo l’incontrarli.
+</p>
+
+<p>
+»Giunsi in città al principio della notte — e subito che
+quella cara popolazione seppe del mio arrivo — volle vedermi
+e mi accolse come un caro della famiglia.
+</p>
+
+<p>
+»Noi avevamo passato insieme momenti così solenni,
+tanti pericoli e divise insieme tante glorie, ch’era naturale
+il rivederci oltremodo commossi.<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Ora vi è in questa pagina autobiografica un punto
+che importa rilevare. Fino ad ora fu detto e creduto
+che il disegno di far della Sicilia una base all’impresa
+di Roma fosse già fermo e compiuto nella mente
+di Garibaldi prima della sua partenza da Caprera.
+Ecco invece che egli ci disinganna e con grande asseveranza
+ci assicura nelle più intime sue carte come
+unico motivo di quel suo viaggio fosse l’idea, tuttora
+vaga ed oscura, di ravvivarvi colla sua presenza lo
+spirito unitario, quietarvi il pubblico malcontento, e
+combattervi le fazioni autonomiste e borboniche che
+tentavano rialzare la testa. Nè di dubitare della sua
+<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span>
+parola vi sarebbe ragione; in ogni caso, a noi suoi
+compagni d’azione non mancherebbero argomenti per
+confermarla.
+</p>
+
+<p>
+Nessuno infatti di quanti, invitati da lui, lo accompagnarono
+da Caprera a Palermo seppe mai dal suo
+labbro nè dove s’andasse, nè perchè s’andasse! Soldati,
+seguivamo il Capitano: credenti, seguivamo l’Apostolo.<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a>
+Soltanto in alto mare nella notte del 7 luglio
+in vista della costa siciliana, taluno essendosi arrischiato
+a chiedere timidamente se si facesse rotta per
+la Sicilia: «Sì, rispose.... andremo a Palermo e là vedremo.»
+E tuttavia questa indeterminatissima parola
+«vedremo» era ancora la parte più definita e più
+certa del programma di Garibaldi in quel momento.
+Nessuna mèta fissa guidava i suoi passi; nessun proposito
+chiaro animava la sua volontà; e, a guisa d’uomo
+che intraprenda un viaggio d’esplorazione in una terra
+incognita, attendeva dalle scoperte che andrebbe facendo
+per via la norma del suo cammino ulteriore.
+Però, lo si tenga per fermo, il concetto di muovere
+dalla Sicilia al conquisto di Roma, lunge dell’essere
+stato, come fu scritto, la causa del suo viaggio in
+Sicilia, non ne fu che l’effetto. Che quel concetto dormisse
+in embrione in fondo al cervello dell’eroe è più
+che probabile; ma affinchè quell’embrione si animasse
+e prendesse forma viva e concreta nel disperato dilemma
+<i>o Roma o Morte</i>, fu prima mestieri che sentisse
+i vulcanici influssi del clima e del suolo siciliano,
+e trovasse in quel medesimo maleficio di insanie,
+di debolezze, di equivoci d’onde nacque l’aborto di
+Sarnico, la forza d’ingrandire e di minacciare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span>
+</p>
+
+<h3>XIII.</h3>
+
+<p>
+Come accogliesse Palermo il suo primo liberatore
+lo narrò testè egli stesso, e a chi conosce la forza
+d’espansione degli entusiasmi siciliani è facile immaginarlo.
+Incontrato fra i primi dal prefetto Pallavicino-Trivulzio,
+condotto al Palazzo Reale e ospitato in quella
+medesima stanza da lui abitata nel 1860, visitato a
+gara da ogni ceto di cittadini e da ogni ordine di
+magistrati, applaudito, baciato, benedetto da una moltitudine
+di popolo delirante che cangiava sempre e
+non scemava mai; unico nome su tutte le labbra,
+unico tema a tutti i giornali, gli stessi figli di Vittorio
+Emanuele parvero dimenticati. Però, quantunque il
+Generale fosse stato sollecito di rendere loro, appena
+arrivato, il debito omaggio, essi sentirono il falso della
+loro posizione, e affrettarono, senza parere, la partenza.
+E da quell’istante il vero padrone della città
+fu lui; i partiti pendevano dalle sue labbra; le Autorità
+facevano a gara ad ossequiarlo; gli Istituti pubblici
+sollecitavano l’onore d’una sua visita, come
+quella d’un sovrano; la Guardia Nazionale, fiore della
+cittadinanza, novellamente comandata dal generale
+Medici, sembrava trasformarsi in una sua guardia del
+corpo; il prefetto Pallavicino, supremo rappresentante
+del Governo, pareva tornato suo prodittatore. Tuttavia
+per alcuni giorni il Generale non profferì verbo,
+nè fece un passo che uscisse dalla stretta legalità.
+Che cosa fosse venuto a fare a Palermo, continuava
+ad essere un mistero anche pei suoi intimi; e probabilmente
+non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. Soltanto
+la domenica del 15 luglio assistendo al Foro
+Italico, da una tribuna eminente, in compagnia del
+<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span>
+Sindaco, del Prefetto e dei primari Magistrati della
+città, ad una rassegna della Guardia Nazionale; punto
+badando al luogo, alla cerimonia, al contorno ufficiale
+(fors’anco in cuor suo avendo pensato giovarsene)
+saetta in mezzo alla milizia ed al popolo accalcato
+a’ suoi piedi questa terribile invettiva:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Popolo di Palermo,
+</p>
+
+<p>
+Il padrone della Francia, il traditore del 2 dicembre,
+colui che versò il sangue de’ fratelli di Parigi, sotto il pretesto
+di tutelare la persona del Papa, di tutelare la religione,
+il cattolicismo, occupa Roma. Menzogna! menzogna!
+Egli è mosso da libidine, da rapina, da sete infame d’impero,
+egli è il primo che alimenta il brigantaggio. Egli si
+è fatto capo di briganti, di assassini.
+</p>
+
+<p>
+Popolo del Vespro, Popolo del 1860, bisogna che Napoleone
+sgombri Roma. Se è necessario, si faccia un nuovo
+Vespro.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+All’inattesa folgore gli stessi amici impallidirono;
+giuntane la nuova a Torino, il Parlamento si commosse;
+il Ministro Rattazzi, incalzato d’interpellanze,
+negò, arruffò, disdisse, deplorò le insensate parole, censurando
+apertamente il prefetto Pallavicino d’averle
+ascoltate senza protesta; ma poichè il Pallavicino pareva
+non darsene ancora per inteso e Garibaldi non
+udiva intorno a sè che voci di plauso e di consenso, e
+vedeva quell’idea di Roma accolta dall’inconsapevole
+entusiasmo popolare più ch’egli non avesse sperato,
+così s’afferra a quella e ne fa oramai la stella fissa
+del suo cammino.
+</p>
+
+<p>
+Risoltosi infatti a visitare i luoghi della epopea
+del 1860, tocca Alcamo, Partinico, percorre, esaltandosi
+a quei ricordi gloriosi, il campo di Calatafimi,
+fa una punta a Corleone, a Sciacca, a Mazzara, e di
+<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span>
+là ripiega su Marsala, dove parendogli bello riprendere
+da «quella terra di felice augurio il tronco cammino,<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a>»
+annunzia, più categoricamente che fino allora non
+avesse fatto, il suo fermo proposito di marciare all’impresa
+di Roma, ed apertamente invita i Siciliani a
+dar di piglio alle armi ed a seguirlo. E poichè, a quel
+bellicoso appello, una voce ignota dalla folla plaudente
+sclamò: <i>Roma o Morte</i>, «Sì,» ripetè più volte il Generale,
+«<i>o Roma o Morte</i>;» e questo grido, uscito forse
+dalle labbra inconscie d’un Picciotto o d’un pescatore
+marsalese, diventò da quell’istante, per il fato
+delle parole, il segnacolo in vessillo d’una delle avventure
+più cimentose a cui mai Garibaldi siasi accinto
+ed abbia tentato strascinare l’Italia.
+</p>
+
+<h3>XIV.</h3>
+
+<p>
+Da quell’istante Garibaldi non s’arresta più. Appena
+reduce a Palermo affretta colla nativa energia,
+incuriosa de’ particolari, sempre diretta al fine, gli apparecchi
+della bandita impresa: manda i suoi più
+fidati ufficiali a correre il continente, ad avvertirvi
+gli amici, a fare incetta d’armi e di danaro: ad altri
+commette lo stesso ufficio nella Capitale: spedisce nei
+comuni limitrofi il Corrao e il Bentivegna (compagno
+<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span>
+il primo di Rosolino Pilo, fratello l’altro dell’infelice
+Capo della insurrezione del 1856) a chiamare a raccolta
+i Picciotti; e tutti lo ubbidiscono, tutti argomentando
+dalla palese acquiescenza del prefetto Pallavicino
+che si fosse a una ripetizione del sessanta, e che il
+Governo tacitamente assentisse, tutti lo secondano e
+gli prestano aiuto. Soltanto tre de’ suoi più intimi,
+tra tanti che lo circondavano,<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a> raccolto tutto il loro
+coraggio, tentano di far sentire al Generale consigli
+di prudenza, dimostrandogli la impossibilità di transitare
+armata mano la Sicilia, senza incontrarvi o
+prima o poi l’esercito regio, e soggiungendo, allo
+stremo d’ogni altro argomento, che se la spedizione
+di Roma era invariabilmente deliberata nell’animo
+suo, fosse il minor dei mali tentarla, come nel sessanta,
+per l’ampia via del mare, dove il rischio di
+esser colati a fondo sarebbe stato sempre minor danno
+d’una guerra civile, quasi inevitabile per terra. E,
+fosse la bontà dei ragionamenti, fosse un rimasuglio
+d’incertezza ancora tenzonante nella sua mente, il
+Generale, cosa insolita, consentì ad ascoltare e discutere;
+cosa poi veramente straordinaria e quasi unica,
+parve anche disposto a seguire il consiglio. Infatti
+fu notato da chi gli era più vicino che il giorno dopo
+egli diede ordine di raccogliere le armi e le munizioni
+in qualche casa presso la costa; e spedì il suo segretario
+Basso a Messina in cerca di vapori mercantili.
+</p>
+
+<p>
+Se non che avendogli taluno de’ più esaltati Siciliani,
+specie il Corrao ed il Bentivegna, dato l’annunzio
+che nel bosco della Ficuzza erano già raccolte in armi
+alcune migliaia di Picciotti, e dipinta la Sicilia tutta
+pronta a insorgere, il Generale si lasciò trasportare
+<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span>
+da quelle novelle, e deliberando piede stante, secondo
+il suo costume, all’insaputa della maggior parte de’ suoi
+amici, seguíto dai pochissimi che in quel momento gli
+si trovavan d’attorno, parte per la Ficuzza, dando la
+posta colà a quanti volessero raggiungerlo. Allora
+nuovo e più strano spettacolo; Palermo brulica d’armi
+e d’armati, come alla vigilia d’una campagna; squadre
+di giovani a piedi, in carrozza, a cavallo, in completo
+arnese garibaldino traversano a tutte le ore la città;
+un nerbo di loro, in una casetta a poche miglia dalle
+porte, piglia le armi e le buffetterie, s’organizza in
+compagnie e in colonna al suon delle trombe, sfilando
+a pochi passi da un battaglione di truppe regie, mandate
+non si sapeva se per fiancheggiarli o sbarrar loro il
+cammino, s’avvia sicuramente, allegramente al campo
+designato. Ora dire o far credere al popolo testimonio
+di quelle scene che non fosse negozio inteso; che quelle
+mostre di proteste e di proibizioni del Governo fossero
+altro che commedia, era impossibile. E lo provò subito
+il prefetto De Ferrari, mandato a surrogare il
+Pallavicino, dopo che questi, più non potendo reggersi
+nell’equivoca posizione, aveva rassegnato l’ufficio; lo
+provò, diciamo, quando essendosi stimato in dovere di
+pubblicare un suo manifesto, che il Governo disapprovava
+quella mossa ed era deliberato ad impedirla, si
+vide strappati, tra le beffe e le minaccie, i suoi bandi
+e posti in mora tanto egli quanto il generale Righini,
+Comandante militare della città, o di venire ad aperta
+battaglia per le vie o di starsene inerti.
+</p>
+
+<h3>XV.</h3>
+
+<p>
+La mattina del 1º agosto infatti erano assembrati
+nei boschi della Ficuzza circa tremila Volontari; talchè
+<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span>
+il Generale tutto lieto esclamò: «Non ne ebbi tanti
+nel sessanta.» Eppure la qualità n’era tanto diversa!
+Quando se ne eccettui il battaglione de’ Palermitani,
+eletta della cittadinanza, e con esso una piccola mano di
+continentali e poche reliquie di veterani e di patriotti
+seminati per le file, il grosso componevasi d’un’accozzaglia
+di vagabondi e di ragazzacci razzolati a caso
+fra quel vario elemento che in Sicilia forma, a seconda
+dei tempi, così il ripieno delle squadre patriottiche,
+come il fondo delle bande brigantesche, e che diede
+subito saggio di sè stessa gridando al Generale per
+primo saluto: «pane pane....» Pure il Generale li accolse
+tripudiando, compiacendosi quasi di que’ cenci
+e di quelle faccie con quel sentimento medesimo con
+cui un altro e ben più grande entusiasta lungo le
+rive dei laghi galilei compiacevasi delle lacere turbe
+che lo seguivano. Però dopo averli arringati in un suo
+Ordine del giorno che cominciava<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a> colla formola «Italia
+e Vittorio Emanuele, Roma o morte» e finiva colla
+speranza «di dare, riuniti al prode esercito, un ultimo
+saggio del valore italiano,» partisce la sua gente in
+tre colonne: una, la più grossa, sotto il suo comando
+diretto; l’altra sotto gli ordini del Bentivegna, destinata
+a percorrere, per Girgenti, la costa meridionale
+della Sicilia; la terza guidata da un Trasselli, diretta
+per Termini, su Messina; e ciò fatto la mattina del
+2 agosto per Corleone, dove un picchetto della truppa
+regolare gli monta la guardia, s’avvia a Mezzojuso.
+</p>
+
+<p>
+E colà soltanto gli giunge la nuova che era messo
+fuori della legge. Il ministro Rattazzi, veduta l’ostinata
+impenitenza del Generale, e vani ormai così i
+mezzi della persuasione, come quelli della repressione
+<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span>
+ordinaria, si scuote alla fine; propone apertamente
+al Re di porre la Sicilia in istato d’assedio; manda
+Commissario a Palermo, con pieni poteri militari e civili,
+il generale Cugia, e il Re stesso, sancendo la proposta
+de’ suoi Ministri, pubblica un proclama agli
+Italiani, nel quale ammonitili «a guardarsi dalle colpevoli
+impazienze e dalle improvvide agitazioni,» e
+assicuratili che «giunta l’ora della grande opera la
+voce del loro Re si farà udire,» dichiara «ogni appello
+che non sia il suo, appello alla ribellione ed alla
+guerra civile,» minaccia del rigor della legge quanti
+non daranno ascolto alle sue parole, e chiude solennemente:
+«Re acclamato dalla nazione, conosco i miei
+doveri. Saprò conservare integra la dignità della Corona
+e del Parlamento per avere il diritto di chiedere
+all’Europa intera giustizia per l’Italia.<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Primi portatori a Mezzojuso di queste novelle, come
+del bando regale, furono il duca Della Verdura e il
+dottor Gaetano La Loggia, vecchi e cari amici del
+Generale; ma nè i loro affettuosi consigli, nè la voce
+augusta di Vittorio Emanuele, nè la minaccia della
+legge, nè i pericoli della guerra civile valsero a smuovere
+il proposito, ormai incrollabile, dell’indomito Capitano.
+E n’adduceva le ragioni, o quelle almeno che
+a lui parevano tali: non credere il Ministero giusto
+interprete della volontà nazionale; non sgomentarsi,
+memore d’avervi felicemente disobbedito altra volta,
+del divieto regio, probabilmente imposto da prepotenza
+straniera o da intrighi diplomatici: l’esercito poi,
+lungi dal temerlo nemico, attenderlo aiutatore e alleato,
+e in ogni evento lasciassero a lui la cura d’evitarlo;
+finalmente il disputare era tardi; l’alea era tratta; egli
+<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span>
+aveva giurato a Roma per la vita e per la morte; campione
+sacro a quella causa, non poteva retrocedere più.
+</p>
+
+<p>
+E non retrocesse; e per venticinque giorni precisi
+egli proseguì la sua via con tanta sicurezza e tanta
+fortuna che gli Italiani non seppero più se il Governo
+parlasse per celia o per davvero; se quell’esercito che
+lo scontrava ad ogni passo e non l’arrestava mai
+fosse destinato ad una indiretta complicità o ad una
+comparsa teatrale; se infine in tutto quell’ingarbugliato
+dramma, che da mesi si svolgeva sotto i loro
+occhi, essi fossero giuoco d’un occulto protagonista
+che dirigesse a sua posta la macchina, e di cui Garibaldi
+non fosse, a dir così, che il confidente e lo stromento.
+</p>
+
+<h3>XVI.</h3>
+
+<p>
+Udito il <i>Te Deum</i> nella chiesa di Mezzojuso (a compiere
+quella shakespeariana tragicommedia d’equivoci
+non mancava più che preti cattolici in chiesa cattolica
+benedicessero a Dio per la caduta del poter temporale),
+Garibaldi leva il campo il 6, mattina; la sera
+del dì medesimo è ad Allia; il 7 a Valledolmo; l’8 a
+Villalba, dove gli perviene la notizia che a Santo Stefano
+la colonna Bentivegna era venuta alle mani a
+cagione di due disertori con un battaglione di regolari
+che colà presiedeva; ma aveva evitato più sanguinoso
+conflitto principalmente per l’ardito e pronto accorrere
+di Enrico Cairoli, il quale, cacciatosi fra i combattenti,
+aveva ottenuto si cessasse dal sangue fraterno a patto
+di lasciare i disertori e sgombrare al più presto la terra.
+</p>
+
+<p>
+Ripresa la marcia, traversa il 9 Santa Caterina;
+il 10, incontrato dalle Guardie nazionali del paese,
+accampa a Marianopoli; l’11 entra in Caltanisetta,
+d’onde la truppa regia, udito il suo avvicinarsi, si
+<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span>
+ritira quasi fuggiasca, a Girgenti, la città gli dà un
+banchetto in cui il Prefetto medesimo beve «alla fortuna
+della sua impresa;» ed egli saluta Vittorio Emanuele
+in Campidoglio, e parte regalato d’armi, di danari,
+di vesti. L’indomani a Villarosa lo raggiunge, con
+ottocento uomini, il Bentivegna; il 14 a Castrogiovanni
+un barone varesano si arruola sotto la sua bandiera
+con una grossa squadra soldata da lui, talchè, ascesa
+la colonna a quattromila armati, viene divisa in due
+<i>Legioni romane</i>, agli ordini, la prima del Menotti, la
+seconda del Corrao. A Piazza, a Leonforte, a San Filippo
+le stesse accoglienze. A Regalbuto sopraggiungono
+i deputati Mordini, Fabrizi, Calvino e Cadolini,
+venuti di terra ferma per esplorare davvicino il vero
+stato delle cose ed a seconda dei casi, o ripregare il
+Generale a desistere dall’impresa, o associarvisi. E fu,
+se ci apponiamo, in que’ dintorni (non sapremmo tuttavia
+precisarne il punto) che il Generale stesso ricevette
+una lettera dell’ammiraglio Albini,<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a> nella quale
+questi a nome del Governo proponevagli di trasportarlo
+su una fregata regia in quel qualsiasi porto del Regno
+che meglio gli fosse piaciuto; pronta la fregata ad attendere
+i suoi ordini fra Acireale e Catania. Offerta
+benigna, ma imprudente, come quella che dava al Generale
+un pretesto di più per marciare su Catania, e
+ch’egli perciò s’affrettò ad accettare.
+</p>
+
+<p>
+E così di tappa in tappa era giunto a Centorbi,
+presso alle rive del Simeta, dove cominciò a riavere
+notizie dell’esercito regio, di cui da ben otto giorni
+aveva perduto ogni sentore.
+</p>
+
+<p>
+Infatti il generale Mella, comandante il presidio
+<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span>
+di Catania, era venuto ad appostarsi coll’intera Brigata
+<i>Piemonte</i> tra Adernò e Paternò, a cavaliere delle
+due strade che menano a Catania ed a Messina, risoluto,
+a quanto pareva, a sbarrargliene i passi; mentre
+il generale Ricotti, spintosi da Girgenti alle spalle
+della colonna ribelle, arrivava in que’ medesimi giorni
+a Castrogiovanni e serrava sempre più dappresso il
+retroguardo garibaldino. Per Capitano deciso a combattere,
+il cimento sarebbe stato poco temibile; per
+Capitano deciso a sfuggire ogni battaglia, il frangente
+era minaccioso. Però Garibaldi non pensò altro mezzo
+per uscirne che affrettare la marcia, guadar notte
+tempo il Simeta, traversare a passi celeri e silenziosi
+Paternò e deludere così la vigilanza de’ suoi custodi.
+Ma l’intento gli fallì: l’avanguardia del Corrao fu indugiata
+per via; il Simeta più grosso dell’usato rese
+difficile il guado; sicchè la colonna non potè arrivare
+in faccia a Paternò che a giorno già alto. E siccome
+a Paternò stava di guardia un battaglione regolare,
+il quale, al primo apparire delle camicie rosse, corse
+subito a schierarsi in difesa, così tutti pensarono, i
+più col cuore serrato, che uno scontro fosse ormai
+inevitabile. Ma, il lettore l’ha già compreso, noi viaggiamo
+da un pezzo nel mondo ariostesco dei sortilegi
+e degli incantesimi, e conviene essere apparecchiati a
+tutte le sorprese. Garibaldi manda in cerca del Maggiore
+Comandante di quel Battaglione, non si può dire
+se amico o nemico, e il Maggiore s’affretta all’invito,
+stavamo per dire all’ordine, del Generale avversario.
+Questi a sua volta esce dal suo campo incontro al Maggiore
+e sotto gli occhi dei loro soldati, presti a combattere,
+si salutano, si stringono la mano ed amichevolmente
+conversano.
+</p>
+
+<p>
+Quel che siansi detto non si seppe; taluno vide il
+<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span>
+Generale mostrare al Maggiore una lettera con un gran
+suggello rosso;<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a> letta la quale l’ufficiale s’inchinò riverentemente
+e partì. E non è inverosimile; probabilmente
+la lettera era quella medesima che l’ammiraglio
+Albini aveva scritto pochi giorni innanzi al
+Generale, nella quale gli dava convegno nel porto di
+Catania; d’onde il consenso del Maggiore regio a concedere
+il passo. Certo è che, appena separatisi, i Volontari
+poterono mandare i loro furieri a provvedersi
+di viveri in Paternò; che il battaglione regio non fece
+un passo fuori della linea già occupata; che infine,
+verso le quattro pomeridiane, dopo almeno sei ore di
+sosta, Garibaldi potè levare tranquillamente il campo,
+e, preso prima per viottole traverse, poi per vigneti e
+giardini, girare attorno Paternò e riescire franco da
+ogni molestia sulla strada maestra di Catania, dove,
+per giunta, un picchetto di Regi, di guardia alla porta,
+gli presenta l’armi. E tutto gli sarebbe riuscito ancora
+più a seconda, se una parte della legione Corrao,
+la meno disciplinata tra tutte, o per capriccio o per
+errore, non avesse tentato traversare il paese; per il
+che i Regi furono costretti a far fronte ed a vietare
+loro il cammino. E certo un conflitto ne sarebbe scoppiato,
+se, altra e più grande meraviglia di quella favolosa
+giornata, Garibaldi avvisato del pericolo non
+fosse tornato sui suoi passi e non avesse ottenuto sempre
+da quel Maggiore, mercè una sua dichiarazione
+scritta, il libero passo degli arrestati.<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span>
+</p>
+
+<p>
+Strana guerra, invero, in cui il Comandante d’una
+parte stava ai cenni del Comandante dell’altra: il nemico
+prestava i viveri al nemico; i prigionieri erano
+liberati sulla parola del Capitano avversario; e coloro
+che avrebbero dovuto, a rigor de’ termini, passarlo
+per l’armi, gliele presentavano.
+</p>
+
+<h3>XVII.</h3>
+
+<p>
+E tuttavia il genio di quella fantastica tregenda
+non aveva esaurite le sue gherminelle. Nella sera stessa
+essendosi il Generale avanzato con pochi seguaci verso
+Misterbianco, vede a un tratto illuminato il paese da
+una gran luce e pochi istanti dopo una folla festante
+armata di fiaccole uscirgli incontro, e annunziatagli
+Catania già libera di Regi, sobbarcarsi alla sua carrozza,
+e per parecchie miglia portarlo, quasi di peso,
+come in una sedia gestatoria, nella città.
+</p>
+
+<p>
+Tralasciamo le accoglienze, non dissimili, più fervide
+forse, di quante n’aveva ricevute fin allora. In Catania
+non c’è più ombra di governo regio: governa
+Garibaldi. Una o due compagnie di linea sono chiuse
+in castello quasi prigioniere, e quella volta è Garibaldi
+che concede la libertà. Il prefetto Tholosano s’è ritirato
+a bordo della <i>Vittorio Emanuele</i>, una delle fregate
+che ancoravano nel porto; e Giovanni Nicotera, fatto
+Comandante civile e militare della città, tiene il suo
+luogo. E il più notevole si è che non un partito solo
+coopera a quella strana rivoluzione, ma la cittadinanza
+intera. Garibaldi è ospitato nel <i>Casino della Società
+degli Operai</i>, di cui eran membri cittadini d’ogni colore
+politico. Il marchese di Casalotto, deputato di
+parte moderata, Comandante in capo della Guardia
+nazionale, gli manda una compagnia d’onore; una legione
+<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span>
+cataniese si recluta fra l’eletta della città: insomma
+l’inganno che Garibaldi, se pure discorde col
+Governo, agisse in segreto accordo col Re, confermato
+in quegli ultimi giorni dalla fiacchezza del generale
+Mella e dall’inazione della squadra, continua il suo
+giuoco e travia tutte le menti. Ed a tal segno le
+travia, che sparsasi, il 22 sera, la novella che il Mella
+ed il Ricotti marciassero con forze unite e mosse
+combinate ad assalire Garibaldi, la città si leva in
+tumulto; le vie e le porte si coprono di barricate;
+gran parte della Guardia nazionale si mette in armi,
+pronta a respingere l’assalto; sicchè può dirsi che
+chi lo teme di più sia lo stesso Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente, a scongiurare il pauroso evento
+ed a levarlo dall’atroce distretta, apparvero in vista
+del porto due piroscafi, uno con bandiera francese,
+l’altro con italiana; laonde Garibaldi, che dall’alto
+del Convento dei Benedettini era stato il primo a scoprirli,
+«È un’occasione, sclamò, che non bisogna lasciarci
+sfuggire;» e in men d’un’ora quelle due navi
+erano in suo potere.
+</p>
+
+<p>
+Ma qui è il tempo di lasciar parlare egli stesso.
+Nei già noti <i>Frammenti a matita</i> troviamo di tutto suo
+pugno la narrazione d’Aspromonte, e quantunque
+l’autobiografo sorvoli a non pochi particolari, e lasci
+qua e là qualche lacuna;<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a> siam certi che il lettore
+preferirà sempre queste pagine autografe, scolpite
+dalla interna stampa dell’eroe, a qualsiasi più veridico
+e diligente racconto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span>
+</p>
+
+<h3>XVIII.</h3>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Catania s’era mostrata degna di Palermo e della Sicilia.
+In Catania trovammo un vulcano di patriottismo. — Uomini,
+denaro, vettovaglie e vesti per la nuda mia gente.
+</p>
+
+<p>
+»La Provvidenza c’inviò due vapori ed io, amante del
+mare, dall’alto della torre del Convento dei Benedettini che
+domina Catania salutai la venuta de’ due piroscafi collo
+sguardo appassionato d’un amante. — Uno era italiano, roba
+nostra — l’altro francese.<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a>(?) — Buonaparte non ci aveva
+rubato Roma — che teneva da tredici anni? — e perchè non
+potrò io disporre d’un suo piccolo legno per una notte?
+Due fregate italiane custodivano il porto e s’accorsero naturalmente
+dell’intenzione nostra. — Dovendo traversar lo
+Stretto di notte bisognava fare i preparativi di giorno. Le
+fregate vigilavano accuratamente e quasi chiudevano l’entrata
+del porto di Catania. Esse nella notte — o sarebbero
+all’àncora, e in quel caso potevano tenersi molto vicine; ma
+non pronte a proseguirci nella nostra uscita — oppure si
+terrebbero esse sulla macchina — ed allora impossibile di
+star così vicini agli scogli — in una notte oscura — poichè
+tutto intorno al porto di Catania è scoglio e d’una lava che
+incute timore anche di giorno. Di notte quella costa è d’un
+oscuro — d’un tetro d’inferno. Ostile l’esercito che circondava
+Catania, e che aumentava di numero ogni giorno. Ostile
+la squadra che senza dubbio sarebbe aumentata pure. Non
+v’era miglior espediente che di profittare de’ due provvidenziali
+vapori e tentare il passaggio.
+</p>
+
+<p>
+»Se le fregate crociavano — non potendo esse tenersi
+vicino agli scogli, a noi gli scogli — e stringerli quanto più
+si poteva.
+</p>
+
+<p>
+»Se le fregate ancoravano sulla bocca del porto — diritto
+su di esse — e passar tanto sotto le loro batterie da
+<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span>
+non poter colpire — con tutta l’inclinazione data ai cannoni.<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a>
+Io avevo calcolato dall’alto e l’altezza delle batterie delle
+fregate e l’altezza de’ due piccoli piroscafi — ambi esposti
+alla mia vista ed a poca distanza.
+</p>
+
+<p>
+»Presa cotal risoluzione — io scesi dalla torre del Convento
+e m’incamminai verso il porto per sollecitare l’imbarco
+ordinato da varie ore. Erano tremila e più i miei
+compagni — che meco dovevano traversare il mare — ed
+appena mille ne poterono ricevere i due piroscafi. Quello fu
+un momento penibile.<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a> Nessuno voleva rimanere, eppure
+molti lo dovevano. Vi era un’assoluta impossibilità di fare
+altrimenti.
+</p>
+
+<p>
+»Col cuore lacerato io vidi rimanersi quella cara gioventù,
+che altro non voleva che precipitarsi nella impresa
+la più ardua e la più pericolosa, senza chiedere ove si andava — e
+qual’era il loro guiderdone? Oh! Chi può disperare
+dell’avvenire d’una patria con uomini tali — eppure quegli
+stessi uomini che si cercò di schiacciare, di distruggere — erano
+poco tempo dopo trascinati come malfattori nelle prigioni
+dello Stato — coi nomi di ribelli, briganti e camorristi!
+</p>
+
+<p>
+»I piroscafi che non potevano ricevere più di mille uomini — ne
+ricevettero più di duemila — ma erano stracarichi
+d’un modo, come non ho mai veduto.
+</p>
+
+<p>
+»Chi poteva impedire l’imbarco a quella buona, ma disperata
+gioventù? Non ne entravano più sui bastimenti
+quando materialmente nè un solo vi poteva più mettere il
+piede, dalla gran calca. Era cosa spettacolosa!
+</p>
+
+<p>
+»Così si uscì dal porto di Catania — verso le 10 pomeridiane.
+Le fregate — come avevo previsto — non tenendosi
+<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span>
+all’àncora, dovevano tenersi alquanto scostate — e l’espediente
+fu allora di costeggiare vicinissimo gli scogli al settentrione
+del porto.
+</p>
+
+<p>
+»Anche questa volta la fortuna marciò colla spedizione
+dei Liberi — e prima di giorno noi toccavamo la sponda
+meridionale della Calabria a pochissima distanza del punto
+ove sbarcammo nel 60 — ed ove rimaneva lo scheletro del
+<i>Torino</i>,<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a> che per molto tempo si scoprirà ancora, testimonio
+della rabbia ridicola e sterminatrice dei Borboni. Il <i>Torino</i>
+era uno dei più bei piroscafi che io m’avessi veduto. Proprietà
+nazionale ed individuale italiana — quel bel vapore
+si sarebbe potuto salvare al paese non essendovi nè necessità,
+nè gloria militare nel distruggerlo.
+</p>
+
+<p>
+»Ancora una volta noi salutammo il continente italiano,
+pieno il cuore di speranze e colla mèta di scuotere a libertà
+gli schiavi fratelli di Roma. Ma il continente italiano non
+rispondeva degnamente alla chiamata del risorgimento. Il
+Moderantismo aveva gettato tra le moltitudini la sua ghiacciata
+parola — e per sciagura que’ moderati d’oggi erano i
+corifei della rivoluzione del 60 — e quindi possenti ad ingannare
+i popoli.
+</p>
+
+<p>
+»Lo stesso giorno dello sbarco in Calabria si occupò
+Melito. Da Melito v’erano tre vie da prendere. L’orientale
+per Gerace — la centrale per San Lorenzo ed i Monti — e
+l’occidentale per Reggio. Per Reggio fummo fortunati nel 60
+e si scelse quella.
+</p>
+
+<p>
+»Da tutte le notizie raccolte io non dubitava che in
+quella estremità del continente italiano non si facessero
+quanti preparativi si potevano per fermarci — e veramente
+colla direzione su Reggio io avevo poca speranza di penetrarvi.
+</p>
+
+<p>
+»Ciononostante — il fortunato nostro passaggio e la celerità
+di cui erimo capaci — ci mettevano nella possibilità
+d’entrare in Reggio — non avendo potuto ancora i nostri
+avversarii radunare in quella città forza sufficiente per chiudercene
+<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span>
+l’entrata. Con un colpo di mano come quello del 60 — e
+colla simpatia della popolazione di cui non dubitavo
+noi saressimo entrati in Reggio. Ma molto dubbioso era, se
+potevamo entrare senza combattere e contrariamente al 60
+noi dovevamo evitare i combattimenti.
+</p>
+
+<p>
+»Tali considerazioni mi obbligarono d’accennare a Reggio — ma
+poi deviarci — e presimo a destra nella direzione
+d’Aspromonte.<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a>
+</p>
+
+<p>
+»Il letto del torrente<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a> fu la via che si seguitò per raggiungere
+le alture. Ad onta però di celere marcia la retroguardia
+nostra fu attaccata da una compagnia di truppa.<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a>
+Io ero già un pezzo sulla montagna quando fui avvertito di
+tale avvenimento — tornai indietro e vidi che tutto era terminato.
+</p>
+
+<p>
+»La strada dei monti che avevamo presa ci faceva evitare
+i corpi di truppa — ma ci lasciava in quasi assoluto
+difetto di viveri. Il primo giorno si passò con alcune pecore
+comperate dai pastori, e che furono insufficienti. Bisognava
+con tuttociò marciare fortemente, sia per trovare de’ viveri — come
+per oltrepassare Reggio ove si sapevano ingrossare
+ad ogni momento le truppe.
+</p>
+
+<p>
+»Quei due giorni di marcia per i monti<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> furono veramente
+<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span>
+disastrosi. La gente aveva mangiato pochissimo ed
+alcuni nulla. Grande difetto di calzatura, per cui si doveva
+rallentare la marcia. Poi si consideri che la maggior parte
+de’ giovani che mi accompagnavano — oltre all’essere poco
+assuefatta alla fatica — perchè gente agiata — erano giovanissimi — ed
+io avevo l’anima straziata di vederli così in
+misero stato — trascinarsi piuttosto che camminare.
+</p>
+
+<p>
+»Qui mi accade ricordarmi di quei bei mobili di preti,
+che ci tolgono quasi assolutamente la gente della campagna.
+Indi la mancanza di gente nerboruta e forte per le marcie — quei
+miei poveri giovani in tutte le epoche hanno fatto
+marcie forzate e non poche — ma sostenuti più dalla forza
+morale che dalla fisica e penetrati dall’indomabile amor di
+patria.
+</p>
+
+<p>
+»Non è da stupirsi se i sedicenti briganti che con tanta
+ostinazione tengono testa alle nostre truppe regolari nelle
+provincie napoletane hanno potuto sostenersi fin oggi e vi
+si sosterranno forse per un pezzo ancora — se dura loro la
+protezione del Papa e di Buonaparte.
+</p>
+
+<p>
+»Tutti questi briganti sono uomini del campo e della
+montagna — la suola naturale dei loro piedi non si consuma
+mai. Io ricordo un mio compagno di caccia contadino con
+cui cacciavo sui monti di Nizza — che quando entravamo
+in caccia toglieva le scarpe e le poneva in cintura.
+</p>
+
+<p>
+»Con uomini simili si può fare facilmente trenta miglia
+in una notte — sorprendere il nemico, batterlo e dopo d’aver
+bottinato ritirarsi in luoghi sicuri.
+</p>
+
+<p>
+»Senza preti quella gente svelta, coraggiosa, robusta
+delle popolazioni sarebbe con noi, ed agevolerebbe immensamente
+a raggiungere la mèta prefissa dalla nazione italiana.
+</p>
+
+<p>
+»Io marciavo avanti — e — singolare — l’eletta della
+mia gente, in numero di circa cinquecento, marciava meco
+non solo, ma era obbligato di fermarla sovente perchè non
+passasse avanti, spinta, povera gente, anche dalla fame e dalla
+speranza di trovare più avanti qualche cosa da mangiare.
+Si giunse finalmente alla casetta forestale d’Aspromonte ove
+si credeva trovare alcuni viveri — ma nulla — e vi trovammo
+porte chiuse.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span>
+</p>
+
+<p>
+»Un campo di patate sfamò i primi giunti — che avevano
+pure avuto la previdenza di portare seco loro alcune
+fascine secche atte ad arrostire le patate, ciocchè fu eseguito
+in un momento. Per parte mia mangiai quelle patate arrostite
+deliziosamente.<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a>
+</p>
+
+<p>
+»Il 28 agosto, credo, giunsimo in Aspromonte in numero
+di circa cinquecento, ed accampammo intorno alla casetta — io
+dentro. I miei poveri compagni giungevano alla
+spicciolata in uno stato da far pietà — affranti dalla fatica
+e dalla fame, e sprovvisti la maggior parte del necessario
+vestimento. Così stesso<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a> tra quella brava gioventù non si
+sentiva un lamento. Nel decorso della giornata giungevano
+sempre piccoli drappelli de’ nostri — e nello stesso tempo
+viveri che si erano mandati cercare — ed altri che la brava
+popolazione dei paesi circonvicini ci offriva spontaneamente.
+Così passammo quel giorno.
+</p>
+
+<p>
+»Mi pare d’aver detto — che l’ultima marcia alquanto
+forzata — aveva il doppio oggetto di porci presto a settentrione
+di Reggio — e cercare da mangiare. Quest’ultimo motivo
+mi poneva nel caso di sollecitare la marcia — inquieto
+ed impaziente di trovar presto cibo per la gente, quindi immenso
+allungamento di colonna — e certamente la coda rimaneva
+indietro. In marcia cotale era impossibile trovare
+guide per ogni frazione della colonna. Indi deviamenti di
+direzione. Nella notte poi la scabrosità dei sentieri di montagna
+ed oscurità de’ boschi. Poi molti, dalle informazioni
+prese conoscevano ch’io non seguivo sulle traccie de’ paesi,
+ma bensì verso un campo situato al limitare d’una foresta,
+e prendendo consiglio dalla fame si dirigevano di preferenza
+verso i paesi ove si presentasse loro più probabilità di trovare
+de’ viveri.
+</p>
+
+<p>
+»Tali e tanti motivi fecero sì che alla fine del giorno 28
+ci mancarono ancora più di cinquecento dei nostri. La maggior
+<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span>
+parte di quei nostri mancanti caddero in potere della truppa
+che si avvicinava ad Aspromonte — e gli altri che rimasero
+liberi si traviavano per non essere colti dalla truppa a
+Santo Stefano alcune miglia distante e seppero quasi subito
+ch’essa s’incamminava per Aspromonte.<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a> Feci subito toccare
+a riunione e marciare verso una posizione più conveniente
+ch’io già aveva riconosciuta. La posizione era magnifica — e
+se avessimo dovuto combattere de’ nemici anche in numero
+doppio di quanto era la truppa italiana io non dubitavo della
+vittoria.
+</p>
+
+<p>
+»E qui commisi un errore che per deferenza non è citato
+da nessuno di quanti scrissero sul fatto doloroso d’Aspromonte;
+ma che in ossequio della verità io devo confessare.
+Non volendo combattere — perchè aspettare la truppa?
+Avrebbe dovuto il capo che la comandava mandarmi un parlamentario
+prima d’attaccare? Ma non dovevo io supporre
+che finalmente si voleva rompere, e che <i>un po’ di sangue
+fraterno non farebbe male</i>, e che per non dar tempo ai
+soldati di riconoscere chi avevano in fronte si farebbero cominciare
+il fuoco da lontano e subito giunti al passo di trotto — come
+fecero.
+</p>
+
+<p>
+»Io dovevo supporre tutto questo e non lo feci. Io dovevo
+marciare prima dell’arrivo della truppa — lo potevo e
+non lo feci.
+</p>
+
+<p>
+»Avrei molti motivi da anteporre<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a> a mio favore: per
+esempio — la distribuzione dei viveri ch’erano giunti, e che
+stavano per giungere. Veramente mentre io vedeva giù la
+truppa avanzare alla nostra volta, delle file di donne e
+<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span>
+d’uomini si scorgevano in lontananza carichi di provvigioni
+per noi.
+</p>
+
+<p>
+»Non è questo sufficiente motivo perchè la gente qualche
+cosa aveva mangiato — e si poteva fare almeno una piccola
+marcia sino a Santa Eufemia — distante due ore — ed
+ove la popolazione con varie deputazioni mi aveva caldamente
+invitato. Oppure marciare io, con parte della gente
+a Santa Eufemia, e mandare il generale Corrao in altra direzione.
+Avrei potuto ancora frazionare di più la gente. Tutte
+queste misure che potevano almeno momentaneamente allontanare
+la catastrofe io avevo nella mente di eseguire, ma
+ciò doveva essere eseguito colla celerità che mi aveva servito
+in tante occasioni. E non lo feci.
+</p>
+
+<p>
+»Un altro motivo era quello di aspettare la gente nostra
+che marciava ancora, e che poteva giungere da un momento
+all’altro. Motivo anche questo insufficiente poichè chi
+non s’era riunito a quell’ora, o aveva poca voglia di riunirsi,
+od era stato arrestato — od era traviato, e si sarebbe
+riunito in altri luoghi.
+</p>
+
+<p>
+»Infine un po’ d’irresoluzione da parte mia — posso dire
+insolita — fu per gran parte colpa di quanto avvenne. Ora
+devo confessare che quando vidi la forza (e certo nessuno
+la scoprì prima di me) alla distanza di circa tre miglia che
+marciava su di noi con sollecitudine, non mi passò nemmeno
+per idea la ritirata — quando fosse stata quella forza doppia
+di quello che era.
+</p>
+
+<p>
+»Solamente ordinai al Capo di Stato Maggiore di rettificare
+la linea occupata dai nostri — e prendere alcune
+convenienti posizioni. La foresta d’Aspromonte formava nella
+posizione in cui ci trovammo un contrafforte di piante che
+s’avanzava verso la pianura. A ponente del contrafforte il
+bosco si limitava, in linea retta scendendo dal monte, verso
+la pianura, ed al di fuori del bosco verso ponente pure, il
+colle era privo d’alte piante e ricoperto di felce — formando
+un piano interrotto e convesso che terminava alla nostra destra
+nella pianura ed al fronte nostro nel letto di un torrente.
+</p>
+
+<p>
+»Io avevo fatto formare la nostra linea sull’alto del bosco,
+la sinistra al Monte ove mi collocai io stesso per esser
+<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span>
+la parte più alta ed ove appoggiavano la loro sinistra alcuni
+dei battaglioni del corpo di Menotti.
+</p>
+
+<p>
+»Menotti essendo alla destra del suo corpo si trovava
+al centro.
+</p>
+
+<p>
+»La destra comandata dal generale Corrao si stendeva
+oltre l’estremità.
+</p>
+
+<p>
+»Avevo ordinato che si schierassero alcune catene al
+fronte della linea, e che il resto fosse tenuto in colonna nei
+vuoti che si trovavano nella linea del bosco. Due compagnie
+furono staccate a crocchietto<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a> sulla nostra sinistra formando
+una perpendicolare colla nostra linea e colla direzione del
+torrente che dominavano. Una terza compagnia fu inviata
+pure sulla nostra sinistra ad occupare un’eminenza che dominava
+tutta la linea — ed ove si temeva che verrebbero a
+comparire alcune compagnie di bersaglieri — che staccati
+dalla truppa minacciavano di fiancheggiarci.
+</p>
+
+<p>
+»Ho già detto: che alla vista della truppa non mi sarei
+ritirato ancorchè avessi saputo che ci succederebbe peggio
+di quanto ci successe.
+</p>
+
+<p>
+»Avevo commesso l’errore di non marciare appena scoperta
+la truppa — non dovevo più marciare alla vista di essa.
+Ciò sarebbe stata una fuga — e poca voglia v’era di fuggire.
+</p>
+
+<p>
+»Dimodochè noi contemplammo tranquillamente il celere
+avvicinarsi de’ soldati italiani — i quali giunsero al passo di
+trotto sulla collina che fronteggiava la nostra al di là del
+torrente — stendersi in linea e cominciare un fuoco d’inferno.
+Fu cosa d’un momento. Io passeggiavo al fronte delle
+nostre catene — e certo addolorato dalla piega che prendevano
+le cose — massime che udivo sulla destra — essere
+stato risposto continuatamente alle fucilate degli assalitori — continuavo
+colla raccomandazione di non far fuoco — ed
+i miei aiutanti percorrendo la linea raccomandavano lo stesso — ed
+ordinavo alle trombe di comandare il <i>cessare il fuoco</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Io fui ferito al principio della fucilata — ed accompagnato
+all’orlo del bosco — ove fui obbligato di sedermi — rimasi
+<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span>
+quasi nell’impossibilità di più poter distinguere ciò
+che succedeva sulla linea. Ove avessimo avuto da fare con
+dei nemici — la cosa andava certo diversamente. Avrei potuto
+collocare, coperte dalle prime piante, le nostre catene
+dei bersaglieri e con loro potevo rimanere io stesso. Lasciare
+avanzare la truppa al di qua del torrente — e dopo d’averla
+fucilata a bruciapelo — caricarla di fronte — col vantaggio
+dell’altura, e di fianco sulla sua destra spingendovi, collo
+stesso vantaggio, le compagnie che si trovavano a crocchietto
+nella nostra sinistra. Tutto ciò poteva operarsi molto prima
+che le compagnie de’ bersaglieri che marciavano per il bosco
+per fiancheggiarci sulla nostra sinistra potessero comparire
+e prender parte alla pugna.
+</p>
+
+<p>
+»Io non ho mai dubitato che per valorosi che fossero
+i soldati che avevamo di fronte — essi non potevano mancare
+d’essere sbaragliati.
+</p>
+
+<p>
+»Io ho fatto gli elogi del colonnello Pallavicini — e sono
+oggi della stessa opinione. In primo luogo — noi potevamo
+cadere in peggiori mani. In secondo, egli eseguiva gli ordini
+che aveva, con valore e risoluzione. Ciò nonostante — ripeto — se
+nemici dell’Italia noi avessimo avuto in faccia da combattere — l’Italia
+in quel giorno contava una splendida vittoria
+di più.
+</p>
+
+<p>
+»Già dissi in un altro luogo che alcuni picciotti dell’ala
+destra avevano risposto al fuoco della truppa. Io ciò aveva
+veduto nel momento in cui fui ferito. Ma ciò che non vidi — e
+seppi dopo — fu che li stessi picciotti e Menotti nel
+centro — avevano eseguito una scarica.<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a>
+</p>
+
+<p>
+»È positivo però che da tutte le parti della linea dal
+centro alla sinistra — ove si trovavano in maggioranza i
+veterani di tutte le pugne — dei volontari italiani, e che
+<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span>
+più immediati erano alla posizione da me occupata — nessuno
+si mosse nè fece fuoco.
+</p>
+
+<p>
+»Seduto — attorniato da’ miei prodi fratelli d’armi — io
+ebbi la prima medicatura al mio piede destro — alla coscia
+sinistra un’altra palla mi aveva contuso, ma fu poca cosa.
+</p>
+
+<p>
+»Frattanto giungevano alcuni della truppa — e tra essi
+varii di coloro che con me avevano servito nei tempi passati — e
+vidi il cordoglio sulla fisonomia di tutti — meno alcuni
+giovani ufficiali dell’esercito — che senza dubbio — nuovi
+nei combattimenti credevano di aver riportato una
+strepitosa vittoria. Io ebbi ad incomodarmi con alcuni di
+questi pei spropositi loro — ma fu cosa di momento.<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a>
+</p>
+
+<p>
+»Giungendo la truppa sulla linea nostra — e non sapendo
+di me — molti de’ nostri si ritiravano per il bosco — dimodochè
+si rimase in pochi e ciò accelerò il disarmo della
+gente.
+</p>
+
+<p>
+»I miei ufficiali di Stato Maggiore col colonnello Pallavicini
+stipulavano alcune condizioni — fatica inutile — poichè
+fummo trattati come prigionieri di guerra — come tali
+accompagnati a Scilla e come tali imbarcati a bordo della
+fregata il Duca di Genova e condotti alla Spezia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span>
+</p>
+
+<p>
+»Da Aspromonte alla Spezia — io devo ricordare con
+gratitudine il trattamento del colonnello Pallavicini — del
+maggior Pinelli — del comandante, Whright, del <i>Duca di
+Genova</i> — del colonnello Santa Rosa, e del comandante Ansaldi
+al Varignano — e del capitano di Porto, Rossi (uno
+dei mille), alla Spezia.<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<h3>XIX.</h3>
+
+<p>
+La commozione suscitata dall’annuncio d’Aspromonte
+fa grandissima, e non in Italia soltanto, ma
+in quante contrade era giunto il nome del mondiale
+condottiero e l’eco della catastrofe. Strano destino di
+quest’uomo: egli raccoglieva dalla sua disfatta una
+mèsse di gloria che mai sì grande dai trionfi di Palermo
+<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span>
+e di Napoli! Finchè fu in piedi col vessillo della
+rivolta in pugno, egli non era, agli occhi dei più, che
+un ribelle dissennato, che pareva lecito anzi doveroso
+combattere e schiacciare al più presto; appena fu atterrato,
+egli diventò a quegli occhi medesimi il martire
+d’un’idea, reso dalla sventura inviolabile e sacro.
+</p>
+
+<p>
+Perseguitato, temuto, da molti esecrato fino a ieri
+come un bandito pericoloso, oggi è ricerco, glorificato,
+staremmo per dire, adorato come un santo. Un incessante
+pellegrinaggio di devoti assedia il suo carcere;
+una gara d’affetti circonda il suo capezzale; un concento
+di compianti e di voti vola a lui da ogni angolo
+della terra, e ne dice l’apoteosi. E quel che è più
+meraviglioso, prima in quel torneo di pietà la fredda,
+compassata, calcolatrice Inghilterra. A Londra, a Birmingham,
+a New-Castle, a Dundey, a Birkenhead i
+<i>meetings</i> si succedono ai <i>meetings</i>, nè solo per esprimere
+all’eroe la simpatia del popolo britannico, ma per
+protestare insieme contro la Potestà temporale de’ Papi
+e l’occupazione francese di Roma. Uno de’ più celebri
+chirurghi inglesi parte a pubbliche spese per visitare
+il ferito; una colletta popolare d’un <i>penny</i>, destinata
+a costituire un fondo di soccorso a Garibaldi, raccoglie
+in pochi giorni 40,000 franchi; i giornali d’ogni parte
+riboccano di notizie del ferito, di particolari della sua
+vita, d’apologie della sua causa; da tutti i porti del
+Regno Unito partono per la Spezia lettere, telegrammi,
+doni, visitatori e visitatrici; un Comitato permanente
+di notabili governa nella metropoli le onoranze a Garibaldi;
+ad Hyde Park in un <i>meeting</i> di quarantamila
+persone si combatte tra Irlandesi ed Inglesi pro e contro
+Garibaldi, pro e contro il Papa più che non si fosse
+combattuto ad Aspromonte; la questione garibaldina
+par divenuta una questione inglese.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span>
+</p>
+
+<p>
+Diverse di forma, non di sostanza, sono le manifestazioni
+degli altri popoli. A Lipsia si getta in oro per
+sottoscrizione pubblica una corona d’alloro al Campione
+della libertà umana; a Stocolma per lo stesso
+fine, per il medesimo uomo, si tiene nel palazzo della
+Borsa un immenso Comizio popolare; in America
+rinasce il pensiero di affidare a Garibaldi il comando
+dell’esercito federale, e il Console degli Stati-Uniti
+a Vienna ha l’incarico di ripetergliene la proposta.<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span>
+In Francia finalmente, quantunque il regime imperiale
+non tolleri manifestazioni politiche, gli operai sottoscrivono
+indirizzi e mandano deputazioni; i diari dell’Opposizione
+esaltano le virtù dell’eroe e chiedono la
+sua liberazione; e quel che più sorprende, taluno fra
+gli stessi organi napoleonici ne consiglia l’amnistia.<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a>
+</p>
+
+<p>
+E codesta dell’amnistia era il più intricato de’ problemi
+che il prigioniero del Varignano imponesse ai
+suoi custodi. Che si faceva di lui? Graziarlo? Processarlo?
+Condannarlo come un reo volgare e un ribelle
+comune? Certo i pareri erano divisi a seconda delle
+passioni e delle idee, ma una sovrastava manifestamente
+a tutte le altre e veniva sempre più raccogliendo
+il suffragio degli uomini moderati di tutte le parti:
+Garibaldi non si tocca.<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a> E i più espliciti in questa
+sentenza erano ancora i giornali stranieri. Il <i>Daily
+News</i>, appena udito il fatto d’Aspromonte, esclamava:
+«Se Napoleone è stanco di regnare e di vivere, basta
+ch’egli tocchi un capello della testa di Garibaldi;» il
+<i>Morning Post</i>, di tendenze napoleoniche, chiedeva che
+«gli fosse permesso di ritirarsi in un paese di sua
+scelta:» l’<i>Opinion Nationale</i> più esplicitamente diceva:
+«Garibaldi infatti non è un ribelle ordinario. Quand’anche
+non si voglia tener conto dei suoi immensi servigi,
+della sua devozione senza limiti alla causa italiana,
+<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span>
+del suo disinteresse assoluto, del suo coraggio, di tutto
+ciò ch’egli ha fatto col suo prestigio e colla sua popolarità;
+è tuttavia permesso di dire a suo discarico
+ch’egli colla sua rivolta ha espresso, in un modo illegale,
+irregolare, e sia pure inammissibile, il sentimento
+di tutta l’Italia.»
+</p>
+
+<p>
+Tale non fu in sulle prime il pensiero del Governo.
+Come non aveva saputo arrestare a tempo il ribelle,
+così ora pareva risoluto a tutte le audacie per annientarlo.
+Però con infelice consiglio elevava al grado di
+generale il Pallavicini, decorava i suoi ufficiali, tollerava
+che un Maggiore in Sicilia fucilasse, senza processo,
+veri e supposti disertori; inaspriva, coi vani rimbrotti
+de’ suoi portavoce, la piaga del ferito, annunziava finalmente
+il suo proposito di abbandonarlo al rigor della
+legge; discuteva soltanto se tradurlo innanzi ad un
+Tribunale ordinario o innanzi al Senato convocato in
+Alta Corte di giustizia. Di mano in mano però che i
+fumi della facile vittoria si dileguavano e i voti della
+pubblica opinione si facevano più manifesti, e i pericoli
+di quello straordinario processo politico più certi,
+anche il Governo cominciò a piegare a più miti e prudenti
+consigli, fino a che, stimando cessata la causa
+della severità, e restaurato l’impero della legge, e domo
+Garibaldi, e «risorta la fiducia della Francia,<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a>» facendosi
+interprete del voto del Parlamento, sottoponeva
+alla firma del Re Vittorio Emanuele un decreto d’amnistia,
+e, colto il destro delle fauste nozze della principessa
+Maria Pia col re di Portogallo, lo promulgava.<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a>
+</p>
+
+<p>
+Il decreto di amnistia però, aveva fatto grazia a
+<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span>
+Garibaldi della libertà, non del suo piede. La palla
+d’Aspromonte era certamente annidata nella profondità
+dell’arto, ma non era stato finora possibile ai
+più valenti chirurghi d’Italia e d’Europa<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a> il determinarne
+la posizione precisa. Da ciò la gravità sempre
+pericolosa della ferita; da ciò una tortura quotidiana
+di specillazioni, di tagli, di esplorazioni, che il martoriato
+sapeva sopportare con spartana fortezza, ingannando
+quelle lunghe giornate di decubito e di inerzia
+colla lettura di pochi libri e la scrittura de’ suoi ricordi;
+sorridendo e conversando placidamente sotto il
+bisturi e lo specillo; tollerando con serena cortesia
+il fastidio delle interminabili visite, più tormentose,
+sovente, della sua piaga; mostrandosi talora più sensibile
+a un raggio di sole che scherzasse per la sua
+camera, o ad un alitar di brezza marina che gli carezzasse
+la fronte, che a tutti gli strazi della mano
+chirurgica, ed esclamando un giorno, durante una di
+quelle dolorose medicazioni, che facevano impallidire
+i suoi infermieri: «Che magnifica bonaccia!<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Finalmente però, mercè lo specillo del dottor Nélaton
+(dotato della proprietà di tingersi in nero al
+contatto del metallo), l’ubicazione della palla potè con
+sicurezza essere accertata (stava incuneata a quattro
+centimetri e mezzo, sotto l’estremità inferiore della
+tibia), e la mattina del 22 novembre, senza sforzo, senza
+lacerazioni, senza grave dolore dell’infermo, l’esperto
+dottor Ferdinando Zannetti riuscì ad estrarla.
+</p>
+
+<p>
+Ed era questo, dopo ottantasei giorni di cura incerta
+<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span>
+e temporeggiatrice, la prima vittoria certa, condizione
+indispensabile della guarigione; ma la guarigione
+appariva tuttora assai lontana. Prima che l’opera
+restauratrice della natura sia compiuta, che la piaga
+sia rimarginata, che il malato abbia ricuperate le
+sue forze, molti mesi dovranno trascorrere, ed anche
+quando i medici lo licenzieranno per il ritorno a Caprera,
+non potranno tacergli il pronostico che egli rimarrà
+zoppo per tutta la vita. S’ingannerebbe però
+chi, giudicando dalle sole apparenze, conchiudesse che
+l’unico frutto raccolto da Garibaldi sulla vetta di
+Aspromonte, sia stato un piede di meno e un disinganno
+di più! Si torni al finire del 1862, si paragoni,
+in quell’anno, Garibaldi che si trascina sulle
+gruccie pei greppi di Caprera, al Papato che troneggia
+e minaccia da Roma, e si dica quale dei due fosse
+allora più ferito e più zoppicante! La palla del 29 agosto
+1862 abbattè il corpo del temuto Capitano, ma
+l’idea animatrice del suo pensiero percorse in quell’ora
+un cammino che forse la più splendida sua vittoria
+non avrebbe potuto. Aspromonte non soccorse
+alla soluzione della questione romana che in un modo
+indiretto, ma pur decisivo; la liberò dalle ambagi della
+diplomazia e la ripropose, in tutta la sua fiera nudità,
+al tribunale delle nazioni civili. Il <i>Roma o morte</i>
+di Garibaldi aveva detto al mondo che la Penisola
+non avrebbe posa, nè la rivoluzione tregua, nè l’Europa
+pace, finchè la mostruosa lega dei due Reggimenti
+non fosse spezzata, e Roma rivendicata alla
+sua terza gloria di capitale d’Italia; e non vi sarà
+oramai prepotenza principesca o astuzia clericale, che
+possa sfuggire all’implacabile dilemma.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span>
+</p>
+
+<h2 id="cap11"><span class="smcap">Capitolo Decimoprimo.</span>
+<span class="smaller">DA LONDRA A BEZZECCA.<br>
+[1863-66.]</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+Garibaldi è a Caprera e la sua ferita rimargina
+con lentezza, ma con regolarità; il piede imbustato
+in un apparecchio inamidato va acquistando ogni
+giorno elasticità e vigoria; non può abbandonarsi ancora
+con grande confidenza all’appoggio delle gruccie,
+sicchè quando esce per l’Isola è costretto a farsi trascinare
+in un carrozzino a seggiola, dono ed industria
+elegante d’Inglesi; ciò malgrado, i medici son persuasi
+che la guarigione non sia più che una questione
+di tempo e che di tutto il danno temuto non resterà
+più che una zoppicatura appena sensibile.<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span>
+</p>
+
+<p>
+Pure mai forse come in quell’anno egli sentì il
+cruccio dell’impotenza e il tedio dell’inerzia. La Polonia
+era novamente insorta: spinta alla disperazione
+dall’ukase che le strappava in una notte il fiore dei
+suoi figli<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a> per mandarli sotto l’assisa del pretoriano
+moscovita a servire tra le rupi del Caucaso, o le nevi
+della Siberia, dava di piglio alle sue lancie, si inselvava
+ne’ suoi boschi, e ricominciava per la quarta
+volta, contro il suo colossale oppressore, uno di quei
+duelli ineguali a cui la vecchia Europa da oltre ottant’anni
+assisteva, le braccia al sen conserte, incoraggiando
+la indomita combattente de’ suoi applausi
+sentimentali e de’ suoi petrarcheschi conforti per abbandonarla
+poi sempre a nuovo e più crudo martirio.
+</p>
+
+<p>
+Però con qual cuore udisse l’infermo di Caprera
+i primi annunzi dell’eroica lotta l’immagini chi lo
+conobbe. Egli avrebbe voluto accorrere, volare, ritentare
+sulle rive della Vistola le disperate prove da lui
+compiute nelle campagne dell’Uruguay e della Sicilia,
+pagare almeno col sangue suo il debito di gratitudine
+che l’Italia doveva ai tanti Polacchi morti per lei;
+ma il leone è confitto alla sua rupe; l’eroe non è più
+che un apostolo inerme ed impotente, che può ancora
+dare i suoi figli, spronare i suoi amici, fustigare se
+<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span>
+non scuotere, con infiammati appelli e acerbe rampogne,
+l’infingarda apatia dei popoli e de’ governi;
+ma il soccorso vero, poderoso, efficace, il soccorso del
+suo braccio di soldato e della sua esperienza di capitano,
+egli non può darlo più: Aspromonte l’ha rapito
+alla Polonia.
+</p>
+
+<p>
+Intanto, null’altro potendo, parlava e scriveva.
+A Mariano Langievicz, Dittatore degli insorti, scriveva:
+«Che Dio vi benedica: tutti saremo con voi e presto;<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a>»
+ai popoli dell’Europa gridava: «Non abbandonate la
+Polonia;<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a>» al popolo inglese soggiungeva: «Volgiti
+all’Oriente, o generoso; là si dibatte in un lago di
+sangue sotto il <i>knout</i> sterminatore lo schiavo bianco....
+Britanno, chiama a te i popoli ed i popoli ti seguiranno.<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a>»
+All’Emigrazione polacca rispondeva: «Voi mi
+chiedete una parola, ed io vorrei porgevi dei fatti:<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a>»
+all’esercito russo finalmente, quasi glossando un enfatico
+manifesto che poco prima Vittor Hugo gli aveva
+diretto, pregava a «considerare i Polacchi come fratelli
+ed a meritare le benedizioni della specie umana,
+stringendo la mano alla più sventurata ed alla più
+degna delle nazioni.<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a>» Ma eran parole; più sincere e
+generose per fermo di quelle che a quei medesimi
+giorni schiamazzavano nelle concioni de’ tribuni, cinguettavano
+nelle pagine delle gazzette, o arzigogolavano
+nelle note delle Cancellerie diplomatiche, ma
+<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span>
+ne’ loro effetti poco dissimili; parole anzi non bene
+accette a quei medesimi pei quali erano profferite,
+perchè il Governo insurrezionale di Varsavia, timoroso
+che l’intervento di Garibaldi potesse imprimere
+al moto polacco un carattere troppo rivoluzionario e
+alienargli per tal modo lo sperato favore delle Potenze
+europee (dell’Austria principalmente, che in sulle prime
+era parsa secondare sottomano gli insorti), faceva
+intendere al famoso Capitano<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a> che la Polonia
+eragli grata della sua magnanima offerta e contava sul
+di lui morale patrocinio, ma che per il momento non
+reputava opportuno che la sua persona apparisse sul
+teatro della lotta.
+</p>
+
+<p>
+Ed anche in Italia la causa polacca raccoglieva
+aiuto più d’orazioni che d’opere. E non parliamo del
+Governo costretto dalla condotta incerta degli Stati
+occidentali e più dalla posizione ambigua presa dall’Austria
+ad una grande circospezione; ma nella stessa
+democrazia, fra i più devoti commilitoni di Garibaldi,
+gli animi erano perplessi e i pareri divisi. Perocchè
+se tutti consentivano nella santità della causa e nel
+debito di aiutarla, i più non ne vedevano nè il mezzo
+nè la via; e pochissimi soltanto, primo fra tutti l’anima
+eroica ed impaziente di martirio di Francesco Nullo,
+cui attendeva la bella morte dei prodi sugli argini
+di Olkutz, pochissimi erano quelli che si mostrassero
+deliberati ad ogni sbaraglio.<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a> Tuttavia un Comitato
+erasi costituito in Genova sotto la direzione di Clemente
+Corte che andava un po’ a stento, per ver dire,
+<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span>
+accattando armi e danari, soccorrendo gli esuli polacchi
+che volevan rimpatriare e apparecchiandosi alla
+meglio all’eventualità d’una spedizione. E non andò
+molto infatti che parve offrirsene l’opportunità.
+</p>
+
+<p>
+In sul finire di maggio due emissari polacchi<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a>
+erano arrivati a Caprera apportatori di questo audacissimo
+progetto: attaccare la Russia anche da mezzogiorno;
+raccogliere in Costantinopoli quante armi
+e volontari fosse possibile; sommovere la Rumenia,
+rovesciar coll’aiuto del partito nazionale, capitanato
+dal Rossetti e dal Bratiano, il principe Couza; e fatto
+base del Principato, penetrare, con legioni miste d’italiani
+e Polacchi, guidati da Menotti, in Bessarabia, e
+di là per la Podolia e la Gallizia dar la mano agli
+insorti del centro.
+</p>
+
+<p>
+Non ci arrestiamo a discutere l’attuabilità di siffatto
+progetto; eran progetti di esuli disperati e basta:
+aggiungiamo questo solo: che Garibaldi diè il consenso;
+che Menotti<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a> partiva pochi giorni dopo da Caprera
+con un piroscafo che nascondeva nella sua stiva
+tutto il piccolo arsenale dell’Isola, compresovi un cannoncino;
+che a Genova il Comitato per la Polonia,
+presieduto dal Corte, accettò l’idea, soltanto fece intendere
+così al Generale come ai Polacchi che trattandosi
+d’impresa sì fortunosa nella quale andava avventurata
+non solo la vita di tanti giovani, e le poche
+sostanze del Comitato, ma il credito della stessa democrazia
+italiana e del loro capo, era per lo meno
+prudente inviar qualcuno a Costantinopoli ed a Bukarest
+affine di scandagliare il terreno, esaminare fino
+a qual punto il disegno fosse effettuabile, prendere
+<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span>
+gli accordi coi Comitati polacchi esistenti colà e rapportare
+ogni cosa agli amici d’Italia. E ciò convenuto,
+Giacinto Bruzzesi e Giuseppe Guerzoni, scelti
+di comune accordo a quell’ufficio, s’imbarcarono per
+l’Oriente. Se non che poche settimane di dimora a
+Costantinopoli, una visita fatta dal Bruzzesi a Bukarest
+bastarono ai due esploratori per conoscere tutto
+il vero. In primo luogo il Governo turco poteva fino
+a un certo segno chiudere un occhio sui disegni della
+Emigrazione polacca, ma protestavasi fermamente risoluto
+ad impedire qualsiasi accolta d’armi e d’armati
+sul suo territorio; in secondo quantunque il
+trono del principe Couza apparisse assai vacillante, nè
+il Rossetti nè i suoi amici stimavano giunta l’ora di
+dargli l’ultimo crollo, tanto meno arrischiando la patria
+loro in una avventura il cui primo frutto sarebbe
+stato di inimicare alla causa dell’indipendenza rumena
+la potente Russia, sua naturale tutrice; finalmente
+v’era bensì a Costantinopoli un manipolo di Polacchi
+deliberati a tentare, non foss’altro perchè l’avevano
+promesso, la impresa, ma per l’esiguità del numero
+e la povertà dei mezzi sfiduciati essi pei primi di poterla
+condurre a compimento. E tanto è vero che in
+sul cominciare di luglio essendosi un centinaio di loro
+raccolti ne’ dintorni di Galatz furono dal Governo di
+Bukarest immediatamente perseguiti, e prima che riuscissero
+a varcare il Pruth, disciolti e disarmati. Però
+riportate queste notizie a Genova, l’impossibilità della
+divisata impresa apparve a’ suoi più accesi zelatori evidente,
+e Garibaldi pel primo si rassegnò a rinunciarvi.
+</p>
+
+<p>
+Quasi contemporaneamente anche la insurrezione
+polacca, stremata da oltre un anno di lotta disperata,
+mandava gli ultimi aneliti. Sempre cullata dalla speranza
+che la platonica tenerezza e la verbosa commiserazione
+<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span>
+delle Potenze occidentali si convertissero
+finalmente in aiuti efficaci d’opere e d’armi; sempre
+credente alla voce de’ suoi esuli che, illusi a lor volta
+dalle lunghe promesse de’ capitani veri o presunti della
+rivoluzione europea, le facevan balenare ad ogni giro
+di luna il miraggio d’una spedizione, d’uno sbarco,
+d’una crociata;<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a> oggi confortata dall’aspettazione d’un
+congresso europeo, domani rianimata dal sogno d’una
+insurrezione rumena o galliziana, o d’una ripresa
+della quistione d’Oriente; la grande martire riusciva
+bensì a protrarre per tutto l’inverno del 1864 la sua
+prodigiosa agonia, ma ahimè! senz’altro frutto che
+di veder ingrandire giorno per giorno la già immane
+ecatombe de’ suoi figli, e rinnovare sulla pietra risuggellata
+del suo sepolcro la funebre epigrafe del primo
+suo campione: <i>Finis Poloniæ</i>.
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+Ed eccoci a quel viaggio d’Inghilterra che per il
+modo onde fu avviato e condotto, il clamore che menò,
+gli spettacoli che offerse, i sentimenti che suscitò, i
+commenti a cui porse occasione divenne non per Garibaldi
+e l’Italia soltanto, ma per buona parte d’Europa,
+un vero avvenimento.
+</p>
+
+<p>
+L’idea di veder Garibaldi nel loro paese non era
+<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span>
+nuova nei cervelli inglesi, e fin dal 1862, e prima e
+dopo Aspromonte, a voce e per iscritto, vecchi e novelli
+amici gliene avevan più volte ripetuto l’invito.
+Il Generale però, pur protestandosi desiderosissimo
+di ringraziare in persona il popolo inglese per il grande
+patrocinio prestato in ogni tempo alla causa italiana,
+s’era sempre schermito dal prendere alcun impegno
+definitivo. E ciò non tanto per l’argomento della sua
+infermità, divenuto dopo Aspromonte, achilleo davvero,
+quanto perchè non si sentiva in fondo all’animo
+abbastanza tranquillo circa all’opportunità di quel
+viaggio che poteva vestire le apparenze d’una vanitosa
+questua d’onori, e risolversi, anche contro sua
+volontà, nel clamore d’un trionfo senza alcun beneficio
+per l’Italia.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia, quando in sul finire del 1863 corse la
+notizia che il Generale poteva coll’appoggio d’un
+tenue bastoncello passeggiare francamente per l’Isola
+e che perciò quell’impedimento della salute, l’unico
+riconosciuto dagli Inglesi, era cessato; i fautori del
+viaggio gli furono novamente addosso con tanta concordia
+e tanta insistenza che non gli fu più possibile
+pagarli di risposte evasive, e gli convenne prendere
+un partito.
+</p>
+
+<p>
+Nè si creda, come a taluno parve, che quei promotori
+o fautori fossero pochi ed oscuri. V’erano persone
+di tutti i ceti e di tutte le parti, <i>Whigs</i> e <i>Tories</i>, nobili
+e popolani, commercianti ed avvocati, segretari
+di Stato e membri del Parlamento, lordi scritti da secoli
+nel <i>peerage</i> e dame accolte ne’ penetrali più rigidi
+della società inglese; v’era tutto ciò che in un paese
+di libertà e di discussione forma, illumina e dirige
+l’opinione pubblica, se pure in quel caso l’opinione
+pubblica non era anticipatamente formata dal consenso
+<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span>
+istintivo del popolo intero.<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a> Nè si vuol dire che
+queste persone fossero mosse da un solo pensiero;
+come suole accadere, i motivi personali si frammischiavano
+anche allora ai pubblici, ed è assai probabile
+che i sentimenti di simpatia all’Italia e d’ammirazione
+pel suo eroe non fossero le sole molle eccitatrici
+di tutto quell’entusiasmo. Così, a mo’ d’esempio,
+mentre i <i>Whigs</i> caldeggiavano il viaggio, perchè vi
+scorgevano un mezzo di accrescere la popolarità del
+Governo; i <i>Tories</i> lo favorivano per il motivo precisamente
+opposto, che il Ministero vi avrebbe trovato
+una certa cagione di triboli e di guai: così intanto
+che i radicali, i socialisti, i rivoluzionari, gli agitatori
+e i congiurati di tutte le cause e di tutte le patrie, di
+cui la metropoli era il grande asilo, sollecitavan la venuta
+di Garibaldi più per la speranza di farne uno
+strumento delle loro idee e un vessillifero delle loro
+imprese che per il desiderio di festeggiare la sua persona
+e rendere omaggio alle sue virtù, il popolo, scevro
+di secondi fini, lo desiderava ed aspettava ansiosamente
+<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span>
+solo per mirare in lui uno dei più nobili frutti
+del suo sangue; povero, semplice, ingenuo, figlio delle
+sue opere come lui: il marinaio divenuto redentore di
+popoli, e creatore di re.
+</p>
+
+<p>
+Un dubbio solo restava a chiarire: fino a qual
+punto il Governo, rappresentato a que’ giorni dal Gabinetto
+Palmerston, gradisse quel viaggio e fosse disposto
+a favorirlo. Lord Palmerston infatti, richiesto
+a nome del Comitato per il ricevimento di Garibaldi
+(poichè un Comitato s’era già formato e lo presiedeva
+quello stesso signor Richardson che aveva istituito
+il Comitato per le manifestazioni garibaldine
+ai giorni d’Aspromonte), aveva manifestato intorno
+a quel disegno un aperto scontento, non già perchè
+fosse o amasse apparire freddo ammiratore del Generale,
+del quale pensava «che non avrebbe mosso
+un dito per recar disturbi all’Inghilterra;<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a>» ma
+perchè non sapeva fino a qual segno l’agitazione popolare
+suscitata dalla sua venuta potesse trascorrere,
+nè in qual modo un’accoglienza anche semiufficiale
+potesse essere interpretata dai potentati, specie da
+Napoleone III, del quale, ardendo la contesa dano-germanica,
+apprezzava più che mai l’amicizia. Però
+resistette, traccheggiò, chiese proroghe, suscitò inciampi;
+e sol quando i membri del Comitato per il
+ricevimento gli fecero intendere che Garibaldi sarebbe
+venuto anche contro il suo consenso, mutò tattica e
+volse tutto il suo ingegno a fare in guisa che l’avvenimento
+<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span>
+ormai inevitabile gli tornasse più innocuo
+o meno pericoloso.
+</p>
+
+<p>
+Fra i più entusiasti di quel viaggio v’erano certi
+signori Chambers di Liverpool, marito e moglie, entrambi
+devoti al Generale e per le cure prodigategli
+durante la sua infermità al Varignano ed a Pisa a lui
+singolarmente cari: egli, il marito, rispettabile <i>tory</i>,
+maggiore della milizia e colonnello dei <i>Rifles Volunteers</i>
+della sua contea, ma per l’indole flemmatica e
+aliena dalle brighe pubbliche assai più inclinato a secondare
+le voglie della moglie che a dirigerle; ella
+donna di scarse attrattive femminili, ma dotata in
+cambio di tutta la energia che mancava al marito,
+invasata da quello ardore d’apostolato che in molte
+donne della sua razza fa singolar contrasto collo spirito
+di famiglia e il culto della <i>home</i>, e che essendosi
+fitta in capo di condurre il Generale in Inghilterra
+s’era fatta oramai di quest’impresa, lo scopo supremo
+della sua volontà tenace e della sua febbrile operosità.
+</p>
+
+<p>
+Ora, come tutto ciò era noto in Inghilterra, ad essi
+principalmente il Comitato del ricevimento affidò il
+mandato di riannodare la pratica del viaggio e di concertare
+tutto quanto fosse necessario alla sua effettuazione.
+</p>
+
+<p>
+Però s’intende che essi, la signora principalmente,
+non si fecero pregare; giunsero in sullo scorcio di
+gennaio a Caprera, vi si insediarono senza cerimonie
+e posero tosto il Generale in un vero stato d’assedio.
+La signora Chambers non gli lasciava, staremmo per
+dire, un istante di tregua; gli entrava in camera, lo
+seguiva alla passeggiata, ne interrompeva i lavori, ne
+turbava le ore a lui più care della meditazione e della
+solitudine, e sempre e dappertutto per parlargli d’un
+argomento solo: il viaggio d’Inghilterra. Ora gli recava
+<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span>
+i giornali che pronosticavano il suo arrivo, ora
+gli mostrava lettere di questo o quell’Inglese che
+l’invitavano al viaggio, ora disputava, ora pregava,
+ora per convincerlo dipingeva con enfatici colori le
+accoglienze che lo attendevano: le contentezze della
+nobiltà; le gioie della <i>city</i>; l’entusiasmo del popolo.
+Il Generale però esitava sempre; sicchè può affermarsi
+che poche risoluzioni furono da lui più dibattute e
+ponderate di quella. Due dubbi principalmente gli battagliavano
+nell’animo e lo tenevano perplesso. Qual era
+il pensiero del Governo britannico intorno a quel suo
+viaggio; quale profitto avrebbe potuto ritrarne l’Italia?
+E poichè da un canto le esitanze del Palmerston duravano
+sempre, e dall’altro la parola d’ordine mandata
+alla signora Chambers era di togliere al viaggio
+qualsiasi colore politico e molto più rivoluzionario,
+così le due principali obbiezioni del Generale continuarono
+a restare lungamente intatte e i negoziati a
+non progredire d’un passo.
+</p>
+
+<p>
+Sui primi di marzo però arrivarono all’infaticabile
+plenipotenziaria decisivi soccorsi. Dicemmo che
+Lord Palmerston, veduta l’impossibilità di scongiurare
+un avvenimento che ormai l’Inghilterra tutta voleva,
+aveva da quell’accorto uomo che era finito coll’acconciarvisi,
+riserbandosi soltanto di studiare co’ suoi
+amici il modo onde cansarne o almeno scemarne i
+probabili pericoli e i certi fastidi. E il modo fu ben
+presto trovato. Anzitutto per levare viemeglio dal
+viaggio ogni ombra d’intento politico si doveva propalare
+la voce, e non mancavano giornali all’uopo,<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span>
+che il Generale, non per anco ristabilito dalla sua ferita,
+venisse solo in Inghilterra per cercare, in un clima
+diverso, un ristoro alla sua malferma salute; poscia
+importava fare in guisa che il Generale appena messo
+piede sul suolo britannico fosse circondato da tali
+persone e cadesse in tali mani che gl’impedissero,
+senza parere, qualsiasi scarto e, assopendolo tra le
+carezze e cingendolo di catene di rose, lo tenessero,
+a sua insaputa, prigioniero. Così fermato il disegno,
+l’esecuzione fu un portento di abilità e di esattezza.
+Il signor Seely, membro del Parlamento e insieme
+del Comitato promotore, cominciò ad accaparrarlo per
+la sua villa di Brook-House nell’isola di Wight, dove
+avrebbe potuto, diceva, rimettersi dai disagi del viaggio
+prima d’accingersi alla maggior fatica dell’ingresso
+in Londra; ma dove infatti era convenuto dovesse
+passare una specie di quarantena, la quale desse
+modo a’ suoi ospiti di scrutarne le intenzioni, catechizzarne
+lo spirito ed apparecchiarne il contorno.
+Nello stesso tempo il Duca di Sutherland gli scriveva
+per offrirgli la principesca ospitalità del suo palazzo di
+Stafford-House, più volte insistendo perchè non gli fosse
+negato tanto onore. Infine il signor Thornton Hunt,
+<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span>
+segretario, o uno dei segretari privati di Lord Palmerston,
+parlando in proprio nome, ma lasciando intendere
+che era certo d’interpretare i propositi del
+suo Ministro, toglieva su di sè di vincere quella che
+fin allora era stata una delle più forti obbiezioni
+del Generale, assicurandolo che il governo della Regina
+non poteva nutrire alcun sentimento avverso ad
+un fatto che non solo era voluto dalla grande maggioranza
+del popolo britannico, ma tendeva ad onorare
+una delle più schiette personificazioni del patriottismo
+e della virtù; certo, soggiungeva, non era quello il
+caso di parlare di accoglienze ufficiali; ma qualora
+tanto il Generale quanto i suoi amici si fossero studiati
+a spogliare la visita desiderata da ogni carattere
+politico, impedendo sopratutto che potesse mai
+degenerare in pretesto di agitazioni e di tumulti, egli,
+il signor Hunt, poteva quasi star mallevadore che così
+Lord Palmerston come i suoi colleghi sarebbero stati
+lietissimi d’incontrare dove che sia l’ospite onorato
+dall’Inghilterra, e associarsi come cittadini inglesi al
+meritato onore che la loro patria gli tributava.<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span>
+</p>
+
+<p>
+Al ricevere di questi iterati inviti, alla lettura di
+queste lettere, il Generale si diede per vinto; e non
+già perchè le offerte del signor Seely, o del Duca di
+Sutherland lo avessero sedotto o le dichiarazioni del
+segretario Hunt appagato: ma perchè dopo due anni
+di negoziati, di dispute, di lotte, egli pure era all’estremo
+delle sue forze; perchè una volta assicurato
+che al desiderio del popolo inglese s’associava
+il consenso del suo Governo, non avrebbe più potuto
+senza taccia di selvatichezza rispondere a tanta cortesia
+con un rifiuto; perchè se anco gli fosse impedito di
+bandire ai quattro venti quale fosse il vero ed ultimo
+scopo della sua visita e quali aiuti sperasse ritrarre
+a profitto della sua Italia, si lusingava tuttavia che
+non gli sarebbe o prima o poi mancata l’occasione
+di farlo intendere in segreto; perchè infine se non poteva
+propriamente definire in che quell’ultimo scopo
+avesse a consistere ed a quale impresa quegli aiuti
+dovessero servire, sperava sempre che da cosa nascesse
+cosa, e che in ogni caso le circostanze l’avrebbero
+ispirato e la fortuna come sempre soccorso.
+</p>
+
+<p>
+Ed è questo un punto che nella storia di quest’episodio
+non va dimenticato. Garibaldi non aveva intorno
+<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span>
+al suo viaggio in Inghilterra alcun fermo e chiaro concetto:
+avrebbe voluto che non isterilisse in una vana
+mostra; ma in qual modo renderlo fecondo, egli pel
+primo sarebbe stato incapace ad affermare. Più volte
+infatti, interrogato da chi l’attorniava,<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a> che cosa si farebbe
+in Inghilterra? dava risposte diverse e contradittorie:
+ora accennava in confuso all’idea di armar in
+qualche porto inglese uno o più bastimenti per muovere
+una disperata guerra di corsari contro l’Austria
+allora impegnata nel litigio danese; ora delineava vagamente
+progetti di spedizioni in Grecia o in Polonia;
+ora carezzava il disegno di raccogliere in Inghilterra
+denari ed armi per una futura impresa veneta; ed
+altre siffatte fantasticaggini. Delle quali fantasticaggini
+però era utile toccare per mettere in sodo fin da
+principio che nessuna libidine di popolarità, nessuna
+vanità di pompe e di trionfi spingeva l’eroe a quel
+pellegrinaggio; ma soltanto la speranza, vaga, annebbiata,
+finchè si voglia, di poter giovare un’altra volta,
+come si fosse, alla causa della patria sua, alla causa
+di tutti i popoli oppressi, per la quale andava, da
+circa trent’anni, apostolo armato pel mondo predicando
+e combattendo.
+</p>
+
+<h3>III.</h3>
+
+<p>
+Deciso il viaggio, in poche settimane ne furono apprestati
+i mezzi. Giusto un accordo preso tra i signori
+Chambers e il Comitato di Londra, un bastimento
+della <i>Peninsular Oriental Company</i> doveva
+passare a Caprera per prendere il Generale e tragittarlo
+a Malta, d’onde un altro della stessa Compagnia
+<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span>
+l’avrebbe poi trasportato in Inghilterra.<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a> E così
+avvenne.
+</p>
+
+<p>
+Il 21 aprile la <i>Valletta</i> gettava l’àncora nelle acque
+della Maddalena; poche ore dopo il Generale vi s’imbarcava.
+Lo accompagnavano il signor Chambers, i
+figli Menotti e Ricciotti, il dottor Basile, il signor Sanchez
+spagnuolo (destinato però a sbarcare a Gibilterra),
+Giovanni Basso e Giuseppe Guerzoni. Prima
+dell’imbrunire il piroscafo sferrò e nella sera del
+giorno 22 approdava nel porto della Valletta. E com’era
+a prevedersi, non appena corsa la nuova di quell’inaspettato
+arrivo, la città fu tutta a rumore; e Garibaldi
+cominciò tosto a saggiare le prime delizie di
+<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span>
+quelle ovazioni di cui tra poco il popolo inglese lo
+sazierà. Fortunatamente il <i>Ripon,</i> quel secondo vapore
+della <i>Peninsulare</i> che doveva portarlo in Inghilterra,
+arrivò; egli potè imbarcarvisi con tutti i suoi, e nella
+notte stessa del 23 ripigliare il suo viaggio. Il quale
+sino alla fine fu felicissimo, senz’altro di notevole
+che una fermata a Gibilterra, dove il Governatore del
+Capo, appena saputo l’arrivo del Generale, gli manda
+incontro ufficiali di terra e di mare, in grande uniforme,
+per ossequiarlo in suo nome ed invitarlo a scendere
+a terra. Ma il Generale, adducendo che il piroscafo
+era sulle mosse, si schermì cortesemente; e infatti
+prima che il sole di quel medesimo giorno 26 aprile
+fosse tramontato, il <i>Ripon</i> aveva già varcato lo stretto
+e dopo altri sei giorni di prospera navigazione gettava
+l’àncora nel porto di Southampton.
+</p>
+
+<p>
+Quantunque piovesse a dirotto e fosse domenica,
+ciò nonostante un’immensa moltitudine di popolo, alla
+cui testa primeggiava il <i>Mayor</i> della città, stava ad attendere
+fino dalla mattina l’annunziato visitatore. Le
+campane suonavano a festa: i bastimenti ancorati nel
+porto avevano issato ai più alti pennoni le loro bandiere,
+e tutta la città era pavesata dagli intrecciati
+colori d’Italia e d’Inghilterra. Gran numero di cittadini
+erano accorsi da Londra e dalle terre vicine; e
+non appena il <i>Ripon</i> apparve all’imboccatura del Solten,<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a>
+il Duca di Sutherland, il signor Seely, il signor
+Negretti ed altri Italiani, sopra un agile vaporetto
+di rimorchio gli erano mossi incontro. Pochi istanti
+dopo il <i>Ripon</i> entrava nel <i>dock</i>, e il Generale montato
+sul ponte salutò più volte col cappello la folla
+aspettante, la quale indovinatolo allo storico suo costume
+<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span>
+gli rispose con salve triplicate di fragorosissimi
+<i>urrà</i>. Intanto però che il <i>Ripon</i> manovrava per accostar
+lo scalo, il Duca di Sutherland, il signor Seely,
+e il signor Negretti montavano al suo bordo, impazienti,
+dicevano, di dare il benvenuto al Generale,
+che doveva essere loro ospite; in fatto premurosi di
+dare un principio d’esecuzione al disegno prestabilito
+d’isolarlo al più presto da ogni consorzio pericoloso
+e impadronirsene. Garibaldi non cercò più che
+tanto, e deliberato ormai a non far cosa che potesse
+sgradire a’ suoi ospiti, e in ogni caso a cattivarseli
+e vincerli colla dolcezza e la sottomissione, accettò
+senz’altro la graziosa offerta e si preparò a scendere
+a terra.<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a>
+</p>
+
+<p>
+Qui però confidiamo che il lettore non ci vorrà
+muovere rimprovero se gli risparmiamo un’altra volta
+la circostanziata narrazione delle accoglienze. In una
+storia in cui codesta sorta di trionfi occorre ad ogni
+passo e sovente con monotona somiglianza si rinnova,
+la parsimonia delle descrizioni ne par quasi un preciso
+dovere e tanto più in questo viaggio dove il gigantesco
+romano trionfo di Londra sta per riassumerli
+e vincerli tutti.
+</p>
+
+<p>
+Accolto allo scalo dal Lord Mayor; condotto in
+una carrozza a quattro cavalli al <i>Town-Hall</i> e quivi
+convitato dal Mayor stesso a sontuoso banchetto, ricevute
+nel corso della giornata innumerevoli visite,
+udito al mattino vegnente l’indirizzo del Consiglio di
+città e rispostogli in uno stentato e lento, ma chiaro
+inglese che «la nazione britanna meritava la riconoscenza
+<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span>
+degli Italiani,» ricevute poco dopo le Deputazioni
+delle città di Bristol e di Newcastle, e d’altre
+Corporazioni e Comitati, passò finalmente nelle mani
+del signor Seely, il quale, rapitoselo sopra uno degli
+eleganti vaporetti che fanno il servizio dell’isola di
+Wight, se lo trafugò per viottole segrete nel suo
+Brook-House,<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a> spaziosa e dorata muda, dove il leone
+prima di comparire in pubblico dovrà addestrarsi, per
+alquanti giorni, ad addolcire la voce ed ammorbidire
+le ugne.
+</p>
+
+<p>
+A Brook-House il Generale doveva restare sinchè
+i preparativi del ricevimento di Londra fossero compiuti.
+Nè egli sembrava premuroso di abbreviare il
+termine del suo ritiro. L’ospitalità infatti del signor e
+della signora Seely, oltrechè splendida era sì amabile,
+e il recesso così ameno, e quel riposo così grato, che
+ogni uomo anche di gusti meno semplici e solitari
+di Garibaldi vi si sarebbe obbliato. Era però un ozio
+relativo. Il solo rispondere alle innumerevoli lettere
+d’invito, d’offerte, di augurii, di domande di ritratti,
+d’autografi e di capelli che da ogni angolo del Regno
+gli fioccavano, era una faccenda laboriosissima. Così
+le visite che era obbligato a fare nelle principali terre
+dell’Isola (notevole tra tutte l’accoglienza di Newport),
+s’alternavano con quelle che riceveva a Brook-House
+<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span>
+egli stesso; e quindi oggi il poeta Tennyson<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a> e Lord
+Shafterbury; domani il signor Gladstone, Cancelliere
+dello Scacchiere, e Carlo Blind il celebre patriota tedesco;
+posdomani i signori Kinnaird ed Ashley membri
+del Parlamento, e Alessandro Herzen, l’ardente
+agitatore russo: un altro giorno infine Giuseppe Mazzini
+in persona, che il Generale stesso aveva desiderato
+vedere prima del suo arrivo in Londra, col quale
+s’abbracciava affettuosamente e restava in lungo segreto
+colloquio.
+</p>
+
+<p>
+La più geniale però di tutte quelle occupazioni fu
+la rivista all’arsenale di Portsmouth. Invitatovi dallo
+stesso ammiraglio Seymour, comandante di quella stazione
+navale, trasportato da Cowes a Portsmouth sul
+<i>yacht</i> ammiraglio <i>Fire Queen</i>, comandato dal capitano
+Scott, un avanzo di Trafalgar; incontrato all’ingresso
+del porto dalle lancie di tutti i comandanti della squadra
+e da grandissima folla di cittadini; condotto a
+visitare minutamente ogni punto del grandioso stabilimento
+e cantieri, e officine, e scuole di marina, gli
+è alla fine, sul <i>Royal Sovereign</i>, offerto il grandioso spettacolo
+di una gara al bersaglio con cannoni Armstrong
+di 300 libbre, nuovissimi allora, seguíto tosto da evoluzioni
+e manovre a fuoco di tutta la squadra.<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span>
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+
+<p>
+Frattanto il giorno destinato al solenne ingresso in
+Londra era giunto, e la mattina dell’11 aprile, giusta
+il convenuto, Garibaldi s’imbarca col signor Seely, i
+signori Chambers, i figli e gli altri suoi compagni di
+viaggio per Southampton, d’onde in sul mezzogiorno
+un treno apposito, al tuonar del cannone, allo squillar
+delle campane, lo trasportava con velocità inglese
+verso la grande metropoli.
+</p>
+
+<p>
+Anche Londra però erasi degnamente preparata a
+riceverlo. Era stato stabilito che il Generale smonterebbe
+alla stazione di <i>Nine Elms</i>, ove sarebbe ricevuto
+dai membri del Comitato promotore, dai Delegati
+degli operai e della Colonia italiana; che fuori
+della stazione lo attenderebbero schierate per scortarlo,
+ciascuna colle sue musiche e i suoi gonfaloni,
+le corporazioni principali della città, tra le altre
+quelle della <i>Soutwark Temperance</i>, dei <i>Foresters</i>, degli
+<i>Old Fellows</i>; dei <i>Temperance Sons of Phenix</i>, degli
+<i>Old Friends</i>, e della <i>Legione inglese Garibaldi</i> nel 1860;
+che di là monterebbe nella carrozza a tiro a quattro
+del Duca di Sutherland e per Wandsworth Road, Miles,
+Brough, New Bridge-Street, Upper-Kennington, Lane,
+Kennington-Road, Westminster-Bridge-Road, Westminster-Bridge,
+Parliament Street, Charing Cross e
+Pall-Mall, procederebbe, processionalmente, fino a Stafford-House.
+Quantunque però fosse stato annunziato
+che egli non arriverebbe a Nine Elms se non verso le
+due del pomeriggio, tutte le strade d’onde doveva passare
+brulicavano, fin dalle prime ore del mattino, d’una
+folla immensa, multiforme, rumorosa, che veniva crescendo,
+ad ogni istante, incalzando, accavallandosi, allagando
+<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span>
+le piazze e le vie, stipando i palchi eretti
+espressamente lungo il passaggio, rigurgitando dalle
+finestre, spuntando dagli abbaini, arrampicandosi sui
+tetti, penzolando dagli alberi, vivente oceano di teste
+che faceva ondeggiare all’occhio, case, monumenti,
+torri, ponti, giardini, e pareva quasi subissarli.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, poco dopo le due, un lungo fischio e
+un subitaneo e più violento mareggiare della folla
+annunziava che il treno tanto aspettato entrava in
+stazione. Garibaldi ne scese tosto, e uditi gl’indirizzi
+delle Deputazioni, ricevuti gli omaggi d’un’eletta di
+spettatori e spettatrici, raccolta sotto un ricco padiglione,
+che l’apostrofava co’ più teneri ed eroici
+nomi e «Dio vi benedica, benvenuto nel paese della
+libertà» e «Benvenuto l’eroe italiano,» riuscì finalmente,
+non senza stento per la fitta calca che ne assiepava
+le porte, a uscir dalla stazione ed a montare
+nella carrozza designatagli. E qui accadde un fatto
+straordinario, il più straordinario forse fra i mille di
+quella giornata. Tutta quella moltitudine che dianzi
+fiotteggiava e sordamente mugghiava come un mare
+gonfiato dai primi soffi della bufera, all’apparire di
+Garibaldi sulla carrozza, fosse il pittoresco ed insolito
+costume, fosse la nuova meraviglia di quella superba
+testa leonina, nella quale la natura pareva essersi compiaciuta
+a fondere insieme tutti i tratti della forza e
+della bellezza; tutta, dicevamo, quella tempestosa e
+sterminata moltitudine, s’abbonacciò a un tratto e per
+alcuni secondi restò davanti a quella inattesa apparizione,
+estatica, muta, quasi pietrificata, come se avesse
+veduto balzar di sotterra all’improvviso, il biondo e
+capelluto fantasma d’uno de’ leggendari eroi d’Engisto
+e d’Horsa, cari ad Odino ed a Thor. Ma fu, come
+dicemmo, un attimo, chè subito dopo, scossa la istantanea
+<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span>
+malía, quella stessa moltitudine esalò dall’immane
+petto tale un ruggito, tale un iato, non sapremmo
+dire, se di tripudio, d’ammirazione o d’amore, da far
+correre un brivido per le vene ai più, e lasciar a sua
+volta lo stesso Garibaldi sbalordito per un istante ed
+esterrefatto.
+</p>
+
+<p>
+Allora cominciò lo sfilare delle corporazioni e delle
+rappresentanze; finita la sfilata, il corteo si mosse e
+si vide un nuovo spettacolo.<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a> Migliaia di braccia s’agitavano;
+migliaia di fazzoletti sventolavano; migliaia di
+cappelli salutavano; migliaia di mani applaudivano;
+migliaia e migliaia di bocche gridavano co’ più svariati
+accenti, co’ più fantastici attributi, un nome solo:
+Garibaldi. La processione delle corporazioni che aprivano
+la marcia, arrestata a ogni passo dalla piena,
+avanzava lentamente; ancora più lentamente la carrozza
+del Generale. In taluni luoghi la stipa era tale
+che la carozza, incastrata entro un serraglio di corpi
+<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span>
+umani, non poteva nè avanzare nè retrocedere. E in
+mezzo a tutto ciò due meraviglie, una per gl’Inglesi:
+la serenità olimpica di Garibaldi; un’altra per il forestiere:
+l’ordine perfetto, nel disordine immane di tutta
+quella folla babilonica, mantenuto da pochi <i>policemen</i>
+senz’armi. Dire i saluti a cui ha risposto, i baci che
+ha restituito, le strette di mano che ha barattate il
+Generale sarebbe impossibile: basti che dopo poche
+ore le sue mani, il suo volto, il suo mantello erano
+tutti tigrati di macchie nerastre come fosse uscito
+appena da una fucina o da una miniera. A un certo
+punto, presso Westminster, una subitanea rotta della
+fiumana popolare divide il Generale dalle corporazioni,
+ond’eccolo tagliato fuori dal suo corteo e prigioniero
+d’un popolo nuovo, ma non meno infanatichito,
+che a somiglianza del primo lo assale, lo serra,
+lo pigia, vuol parlargli e farlo parlare; lo assorda
+colle sue voci, lo soffoca ne’ suoi amplessi, lo ucciderebbe
+fors’anco, se l’opportuno intervenire di due
+o tre <i>policemen</i> non lo liberasse a tempo da quelle
+strette d’amore delirante, e non aprissero, in quel
+gigantesco ginepraio di mani e di braccia, un breve
+spiraglio per cui potere proseguire. Quando a Dio
+piacque infatti il convoglio potè ravviarsi: passò Westminster-Bridge,
+passò Trafalgar-Square, dove la base
+della colonna di Nelson, fitta di spettatori, sembrava
+un piedestallo di statue viventi, ed entrò in Pall-Mall;
+ma in quel punto, circa le sette e mezzo, l’ultimo
+raggio di sole si nascondeva nel lenzuolo di nebbia
+delle sere britanniche, e pochi istanti dopo carrozze,
+bandiere, rappresentanze, spettatori e Garibaldi non
+erano più che una torbida fantasmagoria d’ombre
+confuse che s’agitavano nella caliginosa opacità della
+notte imminente. Ma ciò non ostante il popolo continuava
+<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span>
+ancora a seguire, a gridare, a segnare a dito
+Garibaldi, indovinandolo coll’istinto, salutando il suo
+mantello grigio che solo spiccava ancora nelle tenebre.
+Finalmente l’architettonica massa di Stafford-House
+spuntò: la folla raccolta sullo <i>square</i>, tra preghiere,
+ammonimenti, spinte, fece quel tanto di largo che
+permettesse alla carrozza d’entrare la grande cancellata
+del palazzo e colà finalmente il Generale potè
+mettere piede a terra. Un tappeto di porpora era
+steso dall’atrio allo scalone, a’ piedi del quale attendeva
+con gran corteo di gentiluomini e di dame la
+bella Duchessa di Sutherland; Garibaldi s’avanzò
+verso di lei con passo lento ma fermo; ne ricevette
+il benvenuto, ne sfiorò colla sua destra, affumicata dal
+contatto di tutto il catrame di Londra, la candida
+mano, e lasciando delusa la moltitudine che ancora
+s’ostinava a volerlo rivedere, sparì nei penetrali della
+principesca dimora. Sei ore da Nine-Elms a Stafford-House;
+sei ore per cinque miglia: un mezzo milione
+di spettatori accalcati sulla via del passaggio; una
+piena di popolo quale non vide l’esercito inglese reduce
+da Crimea, erano le parole che correvano su
+tutte le labbra alla fine di quella memorabile giornata
+e ne riepilogavano la meraviglia.
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+
+<p>
+All’indomani Garibaldi parve riposato, ma cominciarono
+allora le sue dodici fatiche. Come però non
+è questa una storia aneddotica e il descriverle tutte,
+episodio per episodio, particolare per particolare, richiederebbe,
+senza iperbole, un volume, così ne restringeremo
+il racconto in rapidissimi tocchi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il 12 di buon mattino ascolta un indirizzo degli
+abitanti del quartiere di San Pancrazio, santo a lui
+memorabile; visita più tardi a Chiswick la Duchessa
+madre di Sutherland; dove incontra Lord Russell,
+Lord Granville, il duca e la duchessa d’Argyll, il
+conte e la contessa di Clarendon, il signore e la signora
+Gladstone e durante la colazione la banda del
+secondo reggimento delle <i>Life Guards</i> gli suona il
+suo inno. Sul pomeriggio altra visita a Lord Palmerston,
+col quale si trattiene in segreto oltre un’ora,
+e la sera banchetto, ricevimenti e discorsi ancora.
+</p>
+
+<p>
+Il 13 mattina rivista all’arsenale di Woolwich,
+dove impennatisi i cavalli gli operai dello stabilimento
+trascinano la sua carrozza a forza di braccia; nella
+sera banchetto di quaranta coperti dal duca di Sutherland,
+e subito dopo solenne ricevimento, durante
+il quale il Generale, seduto sopra una specie di trono
+nella gran sala degli Staffords, vede sfilargli davanti
+la più antica e più pura nobiltà di Brettagna e di
+Scozia.
+</p>
+
+<p>
+Il 14 mattina udienza alle Deputazioni della città
+di Manchester; poco dopo rivista della brigata dei
+pompieri, di cui è colonnello il Duca di Sutherland,
+e la sera comparsa al Covent-Garden dove si rappresenta
+la <i>Norma</i> e in suo onore un atto della <i>Muta
+di Portici</i>; ed egli è letteralmente coperto di fiori dalle
+più belle mani del Regno Unito.<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a>
+</p>
+
+<p>
+Il 15 escursione agricola a Bedford e davanti a
+nuova moltitudine di popolo, convenuto da tutte le
+parti del distretto, esperimenti delle macchine Howard;
+<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span>
+alla sera desinare intimo da Antonio Panizzi, il celebre
+restauratore del <i>British Museum</i> e vecchio
+amico suo.
+</p>
+
+<p>
+Nella mattina del 16 visita alla birreria Berkley e
+Perkins; verso il tocco gran concerto al Palazzo di
+Cristallo, datogli dagli Italiani; trentamila spettatori
+lo accolgono, una Deputazione di suoi compatriotti
+gli presenta una bandiera col motto «Roma e Venezia;»
+Arditi dirige l’orchestra, e un coro di mille
+voci gli canta:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">O Garibaldi nostro salvator,</p>
+<p class="i01">Te seguiremo al Campo dell’onor.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Dal <i>Crystal Palace</i> passa a Piccadilly<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a> dove Lord
+Palmerston lo convita a solenne banchetto.
+</p>
+
+<p>
+Il 17 è domenica, e come è noto il rigoroso rispetto
+che gl’Inglesi professano od ostentano per il
+giorno festivo, così il russo Alessandro Herzen riunisce
+in casa sua a fraterna mensa, fra una scelta
+d’amici, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a>
+</p>
+
+<p>
+L’agape però nulla aveva di politico. Certo in quel
+cenacolo di apostoli e di soldati di tutte le patrie e
+di tutte le libertà un discorso doveva ricorrere e dominare
+su tutti gli altri; ma nessuno prestabilito disegno
+di complotti rivoluzionari, nessun occulto pensiero
+presiedeva il nobile simposio. Gli stessi brindisi,
+commoventissimi per chi li profferiva come per chi
+li udiva, non furono che reciproche testimonianze
+d’onore e d’affetto, scevri interamente da ogni ascoso
+fine politico, se non forse l’altissimo di riaccostare
+<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span>
+almeno un istante due grandi spiriti affratellati un
+giorno dalla medesima idea, e che non avrebbero potuto
+passarsi vicini senza seppellire in un amplesso
+ogni ricordo della passata discordia. Mazzini con ispirate
+parole bevve alla «libertà de’ popoli, all’associazione
+de’ popoli, a Garibaldi vivente incarnazione
+di questa idea, alla povera, santa Polonia, alla giovine
+Russia.» Garibaldi con caldo accento rispose:
+«Al mio amico e maestro Giuseppe Mazzini;<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a> alla
+<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span>
+Polonia, alla Russia, all’Inghilterra.» E al toccar
+de’ bicchieri una lacrima brillava nell’occhio di tutti
+i commensali; ed Herzen, strozzato dall’emozione, non
+potè pronunciare che poche e rotte parole.
+</p>
+
+<p>
+Al lunedì vegnente ricevimento a Stafford-House
+di privati e di Deputazioni;<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> visita a Ledru Rollin,
+e Louis Blanc; al tocco un secondo concerto popolare
+al Palazzo di Cristallo, dove un popolo misto di
+Corporazioni, di Rappresentanze, di Deputazioni, sfila
+davanti al Trionfatore, che sa trovare per tutti il contegno
+e la parola opportuna, notevole e notata da coloro
+che cominciavano ad impensierirsi di quei trionfi,
+quella da lui gridata ad alta voce alla Deputazione
+degli esuli polacchi: «Chiedo che la nobile nazione
+inglese non voglia abbandonare la nazione polacca.»
+</p>
+
+<p>
+Il martedì invece è giornata di riposo, se riposo
+può dirsi leggere o firmare serque di lettere e di ritratti,
+discorrere con centinaia di persone e posare
+ora per un busto, ora per una fotografia, risedersi a
+tavola tre o quattro volte il giorno, per non far torto
+all’usanza degli ospiti, meravigliati che un eroe mangiasse
+così poco e bevesse anche meno, e finito il
+pasto, all’ora rituale in cui le signore lasciano i lor
+cavalieri in intimi colloqui col <i>Sherry</i> e col <i>Brandy</i>,
+si ritirasse con loro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span>
+</p>
+
+<p>
+Così però era arrivato il 20 aprile; il giorno solennissimo
+destinato al conferimento della cittadinanza
+di Londra, che è, come ognuno sa, il più grande onore
+che la vecchia <i>city</i> possa dare, invidiato e raramente
+ottenuto dagli stessi Sovrani; e che a Garibaldi era
+stato decretato, senza contrasto, appena ebbe messo il
+piede sul suolo britannico. E come la storica cerimonia
+fu anche il compendio simbolico di tutte le
+onoranze tributate all’eroe italiano, così ne toccheremo
+meno fugacemente.
+</p>
+
+<p>
+Assistito ad un asciolvere dal duca d’Argyll, in un
+tiro a quattro alla <i>Daumont</i> da Prince’s Gate, dimora
+del signor Seely dove il Generale era passato, s’avviò in
+sul mezzogiorno verso Guild-Hall. Lo accompagnavano,
+giusta il rito, il signor Richardson e l’Alderman Scott,
+ciambellano del Town-Hall, cui spettava quest’onore, il
+primo per aver proposto, il secondo per aver secondato
+la mozione del <i>Freedom</i>: lo seguivano in altra
+carrozza il signor Seely e i figli, e in altre ancora un
+lungo corteo di membri del Parlamento e di nobili
+invitati. Le botteghe erano chiuse, i lavori sospesi
+come nel giorno dell’ingresso. Turbe di popolo assiepavano
+le strade per le quali doveva passare il corteo;
+ma all’ingresso della <i>city</i> e più ancora nei pressi
+del Palazzo di città la calca è sì densa, la piena sì procellosa
+da pareggiare quasi quella impareggiabile dell’11
+aprile. Arduo perciò come in quel giorno il transito;
+arduo ai <i>policemen</i> contenere il torrente; arduo
+e pericoloso insieme per il Generale lo scendere di carrozza.
+Vi pervenne tuttavia, e allora, accolto nell’atrio
+di Guild-Hall dalla deputazione del Comitato di ricevimento,
+passando fra due ale di <i>gentlemen</i> e di <i>ladies</i>
+che lo salutano e s’inchinano come ad un re, è condotto
+nel gran salone del Consiglio, in mezzo ad una
+<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span>
+fiorita corona d’invitati, e quivi, sotto un ricco baldacchino,
+sopra seggiolone dorato, fra il signor Seely
+e suo figlio Ricciotti,<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> fatto sedere.
+</p>
+
+<p>
+Entrarono allora gravi e solenni nel loro storico
+costume, roboni di velluto nero, parrucche bianche a
+zazzera, grandi lattughe allo sparato, il Lord Mayor,
+gli Aldermen, i Clerks, e fattosi un solenne silenzio
+il Town’s Clerk venne innanzi e lesse il seguente
+decreto:
+</p>
+
+<p>
+«Che l’onorevole titolo di cittadino sia conferito
+al generale Garibaldi come segno di riverenza al
+più magnanimo e valoroso dei patriotti e gli sia presentato
+in una scatola d’oro del valore di cento
+ghinee.»
+</p>
+
+<p>
+Una salva d’applausi era già scoppiata alle parole
+<i>most generous and magnanimous man</i>, un’altra ancora
+più fragorosa seguì la chiusa del decreto. Allora il
+Generale si alzò e il signor Scott gli lesse un lungo
+indirizzo, nel quale, dopo avergli significato come
+Londra andasse superba d’avere tra’ suoi cittadini un
+uomo che a nessun altro poteva essere paragonato,
+«perchè in nessun uomo si trovarono insieme accoppiate
+come in lui la semplicità d’un Cincinnato, l’incorruttibilità
+d’un Dentato, il cuore di Leonida, la tenerezza
+d’una donna, la confidenza d’un fanciullo;»
+conchiuse ringraziandolo d’aver destata in Inghilterra
+la fiamma della libertà, ed augurando all’Italia
+di compiere la sua unità ed indipendenza.
+</p>
+
+<p>
+Il Generale, che aveva ascoltato con profondo e
+decoroso raccoglimento, fece in inglese, con accento
+stentato e troppo apertamente meridionale, ma con
+<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span>
+perfetta correzione di sintassi e di lingua, questa risposta:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Non mi è possibile esprimere a voi, come rappresentanti
+di questa gloriosa città, la gratitudine che io provo
+dell’onore che mi avete oggi conferito. Ne inorgoglisco più
+che dell’avere il primo onore, il primo grado in guerra,
+perchè non so qual cosa possa tenersi più onorevole che l’esser
+libero cittadino di questa città. Nè io dico questo per
+adularvi. Ho veduto che questo è il vero centro della libertà
+del mondo, è il foco della civiltà di tutte le nazioni. Qui
+niuno è straniero, perchè in Inghilterra ogni uomo è in casa
+sua. Vi ripeto che non potrei esprimere la mia riconoscenza,
+ma ve ne ringrazierò, non potendolo per me stesso, in nome
+della mia patria, che aspetta dall’Inghilterra quell’aiuto
+ch’essa può dare in guerra.
+</p>
+
+<p>
+»Certo l’Italia non potrà mai dire abbastanza quanto
+è grata a questo paese pel gran favore con cui ha accolto
+la sua causa, e per gli aiuti che le ha dato in tempi di
+gran bisogno. Nè è questa la sola volta che io sono stato
+beneficato dal popolo inglese. Lo fui in America quando
+dovetti alla protezione inglese se fui salvo da gran pericolo. — Ebbi
+anche aiuto da Inglesi in Cina. Tutto questo
+non potrei mai dimenticare; ma dovunque sarò, il mio affetto,
+la riconoscenza verso il popolo inglese sarà imperitura. — Ripeto
+che sono gratissimo per me e per la mia
+patria al popolo inglese.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Certo questo discorso non aveva nulla di peregrino,
+ma il Generale che al toccar del suolo inglese pareva
+aver acquistato il senso, a lui tanto innaturale, della
+convenienza e della misura, ed essersi trasformato in
+un attore provetto, a cui nessuno dei lenocinj dell’arte
+sia ignoto; il Generale, dico, seppe dare a
+quelle sue parole, studiate più che non si pensi, tale
+un’impronta di verità e di naturalezza, e trovare recitandole
+un atteggiamento così artisticamente equilibrato
+<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span>
+tra la modestia e la dignità, un gesto così
+giustamente misurato tra la vivacità italiana e la rigidezza
+anglo-sassone, un’intonazione così abilmente
+indovinata tra la rozzezza eroica e la cortesia signorile,
+e sopratutto tali modulazioni, tali blandimenti e
+incanti di voce da suscitare in tutto l’uditorio un
+vero delirio. Una triplice tonante salva d’applausi,
+quali forse quella sala non aveva mai uditi, accolse
+la fine del discorso e soltanto la maestà del luogo e
+della cerimonia parve trattenere da più clamorose
+manifestazioni. Quando però il Generale, salutato il
+Mayor e la Mayoressa, si mosse per uscire, il pubblico,
+rotta ormai quella diga di tradizionale rispetto che
+l’aveva fino allora contenuto, dimenticò ogni gravità,
+e scavalcando sedie e barriere si rovesciò letteralmente
+su di lui, per ottenere, con mille voci, l’onore
+d’un suo <i>shake hands</i>. Nè forse l’eroe sarebbesi rifiutato
+anche a quel capriccio se taluno de’ suoi amici
+non si fosse opposto, dicendo che ciò avrebbe nociuto
+alla sua salute; il che bastò perchè tutta quella folla
+tumultuante si ritraesse e diradasse in silenzio.
+</p>
+
+<p>
+Allora il Generale uscì da Guild Hall per passare
+a Mansion-House, dove il Lord Mayor dava in suo
+onore lo storico banchetto della <i>Loving Cup</i>, nel quale
+il Generale, ignaro del rito, bevve alla salute del Popolo
+inglese fra le acclamazioni de’ convitati.
+</p>
+
+<p>
+Non fu quella però l’ultima impresa di quella
+giornata campale. Alle 6 il Generale dovette intervenire
+ad un altro banchetto, il terzo in un giorno, offertogli
+dal Cancelliere dello Scacchiere e trattenervisi
+fino a tarda ora sempre sulla scena, sempre in sull’all’erta
+per ascoltare e rispondere, sempre meraviglioso
+a tutti di semplicità, di cortesia, di tatto e di pazienza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span>
+</p>
+
+<h3>VI.</h3>
+
+<p>
+Ma nel medesimo giorno che Londra scriveva nell’Albo
+de’ suoi cittadini il nome di Giuseppe Garibaldi,
+una voce, susurrata pochi giorni prima come una
+vaga ipotesi ed una remota eventualità, prendeva a un
+tratto nei giornali la forma asseverante d’una positiva
+notizia: «Garibaldi interrompeva il suo viaggio e
+si preparava a ripartire per l’Italia.» Naturale pertanto
+che un simile annunzio destasse in tutte le classi
+della vasta metropoli (eccettuati forse i pochi consiglieri
+e preparatori di quella partenza) il più grande
+stupore ed il più vivo malcontento. Indarno i diari
+amici del Ministero si studiavano di onestare e spiegare
+quella repentina risoluzione con semplici e naturali
+motivi; dicendola imposta da ragioni di salute,
+consigliata dai medici, suggerita dalla pietosa sollecitudine
+di risparmiare al Generale, già affranto dalle
+fatiche de’ suoi primi trionfi, nuovi e più gravi travagli;
+la città, le classi popolari principalmente, non
+sapevano appagarsi di queste ragioni; e messe già in
+sospetto da tutta quella estemporaneità di passione
+amorosa onde l’aristocrazia britannica era stata presa
+per il mozzo nizzardo, fiutavano sotto quelle mostre di
+zelo per la salute d’un uomo, che stava forse benissimo,
+le fila d’una trama aristocratica o politica, cominciando
+già a dimostrare apertamente la loro incredulità
+e diffidenza, agitandosi nei pubblici <i>meetings</i>, e
+forzando il governo stesso a rispondere in Parlamento.
+</p>
+
+<p>
+Per intendere frattanto fino a qual punto quei sospetti
+fossero giustificati, e fra le tante e contradittorie
+ragioni di quella partenza, sceverare, non diremo
+la vera, ma la più prossima al vero, importa rimontare
+<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span>
+alcuni giorni addietro e penetrare un po’ più addentro
+nel retro scena della storia.
+</p>
+
+<p>
+Il lettore non ha dimenticato che il Governo inglese
+non aveva mai veduto di buon occhio il viaggio
+di Garibaldi. Presago dei disturbi che la inopportuna
+visita gli avrebbe, o prima o poi, arrecati, Lord Palmerston
+s’era studiato fino alla fine di scongiurarla,
+e solo quando la vide ormai inevitabile fece buon viso,
+come suol dirsi, all’avversa sorte, e s’adoperò, nel
+modo che sappiamo, a menomarne le conseguenze.
+In sulle prime però tutto parve andargli a seconda.
+Garibaldi s’era abbandonato, senza resistenza alcuna,
+alle braccia dei Geni tutelari che dovevano, durante
+il suo passaggio per Albione, custodire la sua innocenza
+e preservarlo dai diabolici contatti della rivoluzione;
+Garibaldi mansueto, quale mai non fu, passava
+di banchetto in banchetto, di cerimonia in cerimonia,
+di teatro in teatro, rappresentandovi, appuntino come
+una brava bestia feroce bene ammaestrata, la parte
+che meglio gradiva a’ suoi custodi e al suo pubblico,
+senza dare mai il più piccolo segno di ribellione, o
+mandare il più lieve ruggito di collera. Non v’era
+dunque a pentirsi troppo d’averlo lasciato venire.
+È ben vero che egli aveva messo sottosopra mezza Inghilterra,
+e in combustione tutta Londra; ma infine
+era sperabile, era presumibile che a poco a poco il fanatismo
+si stancherebbe, l’entusiasmo svamperebbe,
+la vecchia freddezza inglese riprenderebbe il sopravvento;
+lo stesso attore a forza di essere veduto e sentito
+si logorerebbe, e tutto rientrerebbe in breve, con
+poco fastidio, nella calma e nell’ordine di prima. Accadde
+invece tutto il contrario. Passavano i giorni,
+le ovazioni succedevano alle ovazioni, e gli spettacoli
+agli spettacoli, ma il saturnale garibaldino non dava
+<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span>
+alcun segno di cessare. Garibaldi continuava da oltre
+una settimana a mostrarsi, a concedersi, a distribuirsi
+a quanti volevano vederlo, udirlo e toccarlo;
+ma il farnetico non accennava a calmarsi; Londra
+tornava ogni mattina e ogni sera a mirare, a contemplare
+ad adorare il suo nuovo idolo in tutte le pose
+e su tutti gli altari, ma non ne era sazia ancora.
+</p>
+
+<p>
+Eppure Londra non era che una stazione, ed il
+trionfatore non si trovava ancora che alla prima
+pietra miliare della sua via trionfale. Ma che sarebbe
+accaduto se egli avesse mantenuto la promessa di visitare
+una ad una tutte le principali città d’Inghilterra
+e di Scozia, Manchester, Birmingham, Bristol,
+Newcastle, Liverpool, Glascow, Edimburgo, che l’attendevano
+impazienti di rinnovargli tra le loro mura
+i trionfi della Capitale?
+</p>
+
+<p>
+Questo era il pensiero che principalmente turbava
+gli uomini di Stato inglesi, e in generale quanti pregiavano,
+sopra ogni cosa, l’ordine e la quiete del loro
+paese. Perocchè se tanta, dicevano essi, era l’agitazione
+che quel fatato Italiano era riuscito a suscitare
+in Londra dove pure le masse popolari erano guidate
+e contenute dalla presenza del governo e del Parlamento,
+dagl’influssi d’una stampa autorevole e dall’azione
+moderatrice di numerose classi superiori illuminate
+e potenti, quale non sarebbe stata in quelle
+grandi città manifattrici, alveari giganteschi d’operai
+e d’industriali, focolari naturali delle idee rivoluzionarie
+e socialiste, miniere profonde e insidiose cariche
+insieme d’oro e di dinamite, d’onde l’Inghilterra
+traeva da secoli la sua ricchezza, ma che troppo arditamente
+esposte al contatto d’una scintilla fulminea,
+avrebbero anche potuto cagionarne la rovina!
+</p>
+
+<p>
+Certo non era a temersi che Garibaldi vi andasse
+<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span>
+a suscitare una rivoluzione sociale; ma il solo dubbio
+ch’egli riuscisse a trascinare quelle popolazioni in
+manifestazioni di politica internazionale ed a renderle
+complici più o meno dirette de’ suoi appelli e de’ suoi
+disegni patriottici, bastava ad obbligare un governo
+appena consapevole della propria responsabilità alla
+più grande cautela e vigilanza. Nè queste apprensioni
+eran del tutto infondate. Garibaldi era stato fino allora,
+non all’occhio degli Inglesi soltanto, un miracolo
+di saggezza e di temperanza; ma fino a quando
+il miracolo fosse per durare nessuno poteva affermarlo.
+L’eroe non poteva rinnegare a lungo la propria natura,
+e con lui era prudenza star pronti a tutte le
+sorprese. Anche in que’ primi dieci giorni egli aveva
+fatto più d’una scappata fuori del morbido serraglio
+in cui i suoi guardiani lo tenevano custodito; e
+il brindisi a Mazzini, le visite a Ledru Rollin e Luigi
+Blanc, le parole ai Polacchi, parevano segni abbastanza
+eloquenti che v’erano idee, amicizie, relazioni,
+alle quali egli, sotto pena di snaturarsi, non poteva
+rinunciare.
+</p>
+
+<p>
+Oltre di che i Mentori blasonati, che s’erano tolto
+il carico della sua tutela in Londra, non lo potevano
+accompagnare dappertutto, e il giorno in cui egli fosse
+uscito dalle loro mani per cadere in quelle, a mo’ di
+esempio, dei Taylor, degli Stuard, dei Cowen, conosciuti
+in Inghilterra per le loro opinioni rivoluzionarie,
+la loro intimità con Mazzini, e la loro influenza
+sulle popolazioni artigiane delle città industriali, nessuno
+poteva prevedere fino a qual punto il mutato ambiente
+avrebbe influito sul mobile spirito del Patriotta
+italiano, nè a qual eccesso, una volta lasciato in balía
+di consiglieri o complici o compiacenti, avrebbe potuto
+trascorrere.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span>
+</p>
+
+<p>
+E ciò tanto più che il vero ultimo scopo della sua
+visita in Inghilterra non traspariva ancora. Egli andava
+bensì dicendo, e i suoi seguaci ripetendo, che
+l’unico motivo di quella sua visita era stato il ringraziare
+il popolo inglese di quanto aveva operato per
+l’Italia; ma questa spiegazione, buona forse, non appagava
+abbastanza gli uomini politici inglesi, avvezzi
+a non credere troppo alla gratitudine, e a diffidare
+un tantino anche delle parole degli eroi. Infatti i suoi
+incessanti rapporti col Mazzini, col Saffi, l’arrivo continuo
+dall’Italia di ufficiali garibaldini, di deputati,
+di personaggi politici che apparivano un istante, s’abboccavano
+col Generale e sparivano,<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a> se non costituivano
+ancora un indizio certo di congiure latenti,
+erano però sintomi poco rassicuranti, i quali, sommati a
+tutti gli altri segni, accrescevano naturalmente le inquietudini
+del Governo inglese e ne acuivano i sospetti.
+</p>
+
+<p>
+Nè qui finivano le inquietudini che quella visita
+troppo prolungata cagionava ai Ministri di Sua Maestà
+Britannica. L’indomani della entrata di Garibaldi
+in Londra era il giorno destinato alla riunione della
+Conferenza diplomatica per l’accomodamento della
+lite dano-germanica; e la coincidenza di questi due
+fatti poneva il gabinetto di Lord Palmerston in una
+posizione singolarmente difficile e delicata. Era infatti
+per lo meno strano che la Diplomazia europea fosse
+convocata a negoziar della pace, in quella città che
+era in quel momento la più agitata del vecchio mondo,
+e ripeteva da mane a sera l’apoteosi di colui che
+passava per il campione giurato di tutte le rivoluzioni
+e di tutte le guerre.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span>
+</p>
+
+<p>
+E più di tutti dovevano sentire il dispetto di quei
+trionfi l’Austria e la Francia. Per Francesco Giuseppe,
+Garibaldi era sempre l’uomo di Luino e di
+Sarnico; per Napoleone III, quello del Gianicolo e
+d’Aspromonte; per entrambi l’Annibale implacato
+che quando non poteva guerreggiarli coll’armi, li combatteva
+colle parole, colla penna e col nome.
+</p>
+
+<p>
+Ora come l’amicizia della Francia e dell’Austria
+era a quei giorni uno dei perni della politica inglese,
+così veniva da sè che il governo della Regina fosse
+il primo a riguardare con ansietà il perdurare d’un
+fatto che era cagione di disgusto a’ suoi più utili
+amici e poteva, lungamente protratto, fruttare alla
+stessa Inghilterra noie e contrarietà imprevedibili. Nè,
+per far intendere il loro sentimento circa la presenza
+di Garibaldi in Londra, era mestieri che i Gabinetti
+europei ricorressero al mezzo estremo delle proteste.
+Quando Lord Palmerston nella Camera dei Comuni,<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a>
+diceva che «qualunque governo forestiero si fosse fatto
+lecito di intromettersi nelle interne faccende dell’Inghilterra
+avrebbe avuto da qualsiasi governante del
+suo paese una urbana sì, ma franca e ferma risposta,»
+diceva cosa da tutti saputa, sottintesa e creduta.
+</p>
+
+<p>
+Ma ognuno sa che tra la diretta intromissione e
+l’indifferente astensione ci corre tanto spazio che basta
+per contenere insieme la indiretta disapprovazione
+e il tacito dissenso, la triste scontentezza e il
+broncio amichevole, tutte le gradazioni del malcontento
+e del malumore. È noto che la politica ha parecchi
+vocabolari: che in diplomazia ciò che non si
+vuol dire ufficialmente si susurra ufficiosamente; che
+il più delle volte basta un segno, un monosillabo, un
+<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span>
+silenzio tempestivo ed un sussiego calcolato per dir
+più di tutti i discorsi e di tutte le note. Ora tale era
+appunto il linguaggio che conveniva a quel caso. Nessuno
+dei governi interessati avrebbe osato esprimere al
+Gabinetto di Londra il proprio dispiacere per gli onori
+straordinari che il popolo inglese aveva stimato di
+rendere a quell’avventuriere fortunato; ma pochi di
+loro avevan saputo nascondere il proprio scontento.
+</p>
+
+<p>
+Era stato notato infatti che a nessuno dei grandi
+ricevimenti dati al Patriota italiano, meno l’ambasciatore
+di Turchia e il Ministro degli Stati Uniti,
+nessun altro diplomatico, nemmeno in forma privata,
+era intervenuto; che il conte Appony, ambasciatore
+d’Austria, s’era chiuso fin dall’arrivo in uno sdegnoso
+ritiro non comparendo più nemmeno al Palazzo del
+governo; che l’Austria e la Prussia tardavano ad inviare
+i loro rappresentanti al Congresso, senza dire
+apertamente che la cagione ne fosse la sgradita vicinanza
+di quello spadroneggiante trionfatore, ma facendolo
+con abbastanza chiarezza trapelare; che infine
+la stampa governativa ed officiosa così di Francia come
+d’Austria e di Germania, canzonando quella nuova
+frenesia garibaldina onde il serio popolo britannico era
+stato colto, non perdevano mai il destro di tirare una
+botta contro i ministri della Regina che si lasciavano pigliare
+dallo stesso delirio e adoravano lo stesso feticcio.
+</p>
+
+<p>
+Combinati questi fatti, sommate tutte queste cagioni;<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a>
+considerato da un canto la necessità di tagliar
+<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span>
+corto ad un’agitazione fino allora soltanto inquietante
+che poteva tralignare in più pericolosi disordini, e
+dall’altro la convenienza di evitare alle potenze amiche,
+in un momento di negoziati diplomatici, una
+cagione di fastidio e di disgusto, il Governo inglese
+deliberò di indurre Garibaldi ad abbreviare il suo
+viaggio e ad affrettare il suo ritorno in Italia.
+</p>
+
+<h3>VII.</h3>
+
+<p>
+E fermato il disegno, il modo d’esecuzione, e gli
+esecutori furono presto trovati. Quei medesimi fedeli
+del governo che s’erano fino allora assunto di guidare i
+primi passi dell’eroe sul suolo britannico, quei medesimi
+s’impegnerebbero a condurnelo fuori. La sera
+del 16 infatti il duca di Sutherland, il signor Seely,
+il dottor Fergusson, medico della Regina, il generale
+Eber, il colonnello Peard, il signor Gladstone, e pochi
+altri amici del Generale si raccolsero a consiglio
+in Stafford-House e convennero prestamente sul da
+farsi: Il Generale doveva esser un ammalato: il dottor
+Fergusson l’avrebbe attestato; i suoi ospiti amici,
+compresi dall’obbligo di risparmiare al grande patriota
+i danni e i pericoli d’un viaggio più disastroso,
+<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span>
+si sarebbero tolto l’assunto di consigliargli il ritorno
+desiderato: il Duca di Sutherland, ottenuto l’assenso,
+l’avrebbe fatto a poco a poco dileguare portandoselo
+via sul suo velocissimo <i>yacht</i>; e tutto sarebbe riuscito
+al suo fine senza scandali e senza compromissioni.
+</p>
+
+<p>
+Con quest’accordo la mattina del 17 il dottor Fergusson
+cominciò a fare al Generale, ignaro ancora di
+quella parte d’ammalato immaginario che gli era
+preparata, la sua prima visita, e notò in lui tracce
+così profonde di stanchezza, e lo trovò così sofferente
+anche nella gamba sana costretta a sostenere parte
+del lavoro della ammalata che non potè a meno di dichiarare
+al Duca di Sutherland, «i suoi timori sugli
+effetti che ne potevano derivare dalla permanente eccitazione
+prodotta da quelle ripetute ovazioni, che gli
+stessi uomini più robusti non avrebbero potuto affrontare.»
+</p>
+
+<p>
+Come restasse a questa lettera inattesa il nobile
+Duca, inutile ridire: tutta Stafford-House fu piena in
+poche ore della dolorosa notizia, e l’argomento della
+malattia del Generale su tutte le labbra de’ suoi ospiti
+e frequentatori.
+</p>
+
+<p>
+Il dottor Fergusson però, da medico coscienzioso,
+non poteva fidarsi al giudizio di una sola visita, e
+volle ripeterne una seconda: ma ahimè il pronostico
+non poteva essere diverso! Non solo il Generale era
+stanco, non solo «ne conveniva egli stesso;» non
+solo era manifesta la sua fisica debolezza, ma cominciava
+già a trasparire la mentale. Infelice eroe, stanco,
+debole, sofferente nella gamba destra per contraccolpo
+della sinistra, e quasi scemo di mente! L’Archiatro di
+Sua Maestà la Regina Vittoria non poteva più esitare;
+e presa tosto la penna non più soltanto al duca
+di Sutherland, ma anche al suo collega il signor Seely,
+<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span>
+scrisse risolutamente che, viste le miserande condizioni
+del generale Garibaldi, «riteneva ormai pericoloso
+per lui l’adempiere a tutti i presi impegni;» e
+consigliava perciò «sì l’uno che l’altro e tutti i suoi
+amici d’Inghilterra di cercare un mezzo qualsiasi per
+distoglierlo dalle imprudenti emozioni delle sue visite
+progettate.<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a>»
+</p>
+
+<p>
+La parola era detta; il dado era tratto e conveniva
+tosto giuocare l’ultima posta. Ecco infatti il
+Duca di Sutherland, il signor Seely, il generale Eber,
+il colonnello Chambers, il signor Negretti, tutti quanti
+<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span>
+gli artefici ed i complici della trama stringersi attorno
+al Generale e tentare di persuaderlo con tutti gli argomenti
+che loro occorrevano, al passo desiderato.
+Indarno. Il Generale, o troppo ingenuo per sospettare
+l’intrigo o troppo furbo per mostrar d’accorgersene,
+rispondeva a tutti invariabilmente: «che non s’era
+mai sentito così bene come da quando era venuto in
+Inghilterra;» in ogni caso pochi giorni di riposo gli
+sarebbero bastati a rimetterlo dalla momentanea stanchezza;
+non potere però in alcun modo deludere
+l’aspettazione di tanti cari amici, di tante illustri
+città, e mancare alla propria promessa. Innanzi a
+questa non preveduta resistenza, i manipolatori della
+partenza si trovarono un po’ sconcertati e stimarono
+necessario di invocare l’autorevole intervento dello
+stesso Cancelliere dello Scacchiere. E questi accettò,
+e nella sera medesima del 18, in presenza del Duca
+di Sutherland, del dottor Fergusson, del signor Seely,
+del colonnello Peard, del generale Eber, del signor Negretti
+e di due o tre altri amici<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a> del Generale, ebbe
+<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span>
+con questi un lungo colloquio. L’assunto era arduo:
+la veste ufficiale onde il signor Gladstone era rivestito
+ne accresceva le difficoltà; ma egli seppe tirarsi
+d’impiccio con mirabile delicatezza e maestria. Accortosi
+prestamente che quell’argomento ormai logoro
+«della salute» non aveva più alcuna presa sull’animo
+d’un uomo che credeva e protestava di sentirsi
+benissimo, vi scivolò sopra lievemente e volse tutta
+l’arte a toccare altri tasti più graditi o meno stridenti.
+Dichiarò che parlava come amico, non come
+membro del governo; respinse, sprezzandolo come indegno
+di confutazione, ogni sospetto di ingerenza forestiera
+e di secondo fine politico: assicurò il Generale
+che qualunque fosse la sua risoluzione nessun
+Inglese si sarebbe permesso di mancare ai doveri dell’ospitalità;
+desiderava soltanto fargli considerare
+come ormai, visitata Londra, lo scopo principale del
+suo viaggio fosse raggiunto, e come quelle stesse
+splendide ovazioni che erano uno dei più mirabili
+avvenimenti del nostro tempo, anzichè crescere, potessero,
+colla continuata ripetizione, scemare della loro
+dignità e bellezza: in ogni caso nessuno poter pretendere
+che gli impegni da lui presi dovessero tenersi
+per incondizionati e assoluti; sì che quando non credesse
+di sciogliersi da tutti restavagli sempre l’espediente
+di limitare le sue visite ai luoghi più vicini e
+più importanti, facendo valere verso gli altri la ragione
+indiscutibile della salute e della necessità di
+riposo che avrebbe tagliato corto a tutte le querele
+e a tutte le pretese. Ed altre cose disse e avrebbe
+potuto soggiungere l’eloquente ministro, se il Generale
+n’avesse avuto mestieri.
+</p>
+
+<p>
+Ma egli, che fino allora non aveva voluto o saputo
+capire, vide come in un lampo tutta la situazione.
+<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span>
+Più il signor Gladstone si studiava a girar attorno
+alla ragione principale che l’aveva mosso a parlare,
+e più questa ragione, come per effetto di chiaroscuro,
+risaltava; più adoperava a tener lontano dal suo discorso
+l’ombra del governo e più quell’ombra ricompariva
+e il suo pensiero erompeva. Il solo fatto del
+suo intervento in quel negozio era un fatto politico;
+il solo trovarsi a fianco agli uomini che da tre giorni
+peroravano per la causa della partenza, parlava più eloquentemente
+d’ogni discorso. Il Generale dunque capì,
+e alzandosi di scatto dalla sedia con quel suo fulmineo
+risolvere che tante volte scompigliava i calcoli più studiati
+de’ suoi avversari: «No! disse, con voce secca e
+imperiosa, credo impossibile fare una scelta fra città
+e città, e dare la preferenza piuttosto all’una che all’altra,
+sarebbe scortesia ch’io non commetterò mai. Piuttosto,
+se credete che debba partire, partirò domani.<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span>
+</p>
+
+<p>
+Alla sortita inattesa, così il signor Gladstone come
+i suoi colleghi restarono alquanto sconcertati.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non era infatti una partenza precipitata e quasi
+clandestina che essi s’eran proposto di ottenere dal
+Generale: un siffatto modo avrebbe avuto l’aspetto
+o d’una fuga o d’uno sfratto, e destate anche più
+vive quelle agitazioni che essi miravano a spegnere.
+Essi chiedevano soltanto un lento ritiro; un allontanamento
+a piccole giornate; un dileguarsi insensibile
+che togliesse ogni sospetto di violenza e vestisse tutte
+le sembianze d’un atto volontario e spontaneo del
+Generale stesso. Però quando udirono quelle due parole:
+«partirò domani,» misurarono tosto il pericolo
+e corsero tutti insieme al riparo adoperandosi con
+ogni miglior argomento a smuovere il loro ospite da
+una risoluzione che rischiava di guastare i loro disegni
+assai più d’un reciso rifiuto. Ma il Generale fu
+in quella sera irremovibile; e soltanto la mattina dopo
+(19), assalito nuovamente dalle insistenti preghiere
+di quasi tutti i suoi consiglieri della vigilia,<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> irretito,
+<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span>
+fors’anco sedotto, dalle provette blandizie della Duchessa
+madre di Sutherland e dalle rosee grazie della
+giovane sua nuora, finì col cedere e col dichiarare che
+sarebbe partito come e quando ai loro amici fosse
+piaciuto. Era la vittoria desiderata, e non restava più
+che bandirla nei giornali per rendere impossibile colla
+pubblicità qualsiasi pentimento. Infatti nello stesso
+pomeriggio del 19, i signori Duca di Sutherland e Seely
+inviavano al <i>Times</i> le tre lettere del dottor Fergusson,
+da noi già compendiate, facendole precedere da questa
+loro dichiarazione che annunciava la prossima partenza
+dell’eroe, precisandone persino il giorno ed il modo:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«All’Editore del <i>Times</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Il Duca di Sutherland ed il signor Seely presentano
+i loro omaggi all’editore del <i>Times</i> e gli trasmettono copia
+delle lettere ricevute dall’illustre professore Fergusson sullo
+stato sanitario del generale Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+»In conseguenza di ciò, il Generale si trova costretto
+a rinunciare al suo progetto di visitare le provincie, e partirà
+da Londra venerdì mattina. S’imbarcherà sul <i>yacht</i> del
+Duca di Sutherland, il quale lo accompagnerà alla sua residenza
+dell’isola di Caprera.»
+</p>
+</div>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<p>
+Quale effetto producesse nel popolo inglese questo
+annuncio, già accennammo: di amaro sospetto ne’ più;
+d’intera contentezza in pochi; di sorpresa in quasi
+tutti. Però l’opinione pubblica si divise quasi tosto
+in due campi. Gli amici del governo, gli uomini politici,
+le classi superiori e in generale tutti coloro che,
+per un motivo o per l’altro, erano inquieti o tediati
+di quella prolungata baraonda garibaldina, lodavano
+<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span>
+il Generale d’esservisi arreso; gli avversi al Ministero,
+gli idolatri dell’eroe, la gente più di sentimento
+che di ragione, e tutti coloro in generale cui
+quella baraonda piaceva o giovava, non sapevano persuadersi
+che la malattia fosse reale (tanto più dopo
+una attestazione del dottor Basile che la smentiva<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a>),
+nè quella partenza spontanea e sospettandovi sotto
+un oscuro complotto aristocratico e diplomatico, a cui
+non parevano estranei nè il Governo inglese, nè Napoleone
+III, nè l’Austria, s’apparecchiavano con tutti
+i mezzi che la legge loro concedeva a sventarla.
+</p>
+
+<p>
+Già infatti tra il 20 e il 21 la più parte dei giornali
+liberali e radicali<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a> denunziava, esagerandolo, il
+misterioso complotto: innumerevoli cartelli affissi per
+le vie avvertivano il popolo che Garibaldi era forzato
+a partire: alla <i>Taverna di Londra</i> per iniziativa del
+Comitato di Ricevimento convocavasi un meeting nel
+quale si deliberava «non essere desiderabile che il
+generale Garibaldi venisse indotto ad abbandonare
+l’Inghilterra, tanto più che non erano stati sufficientemente
+chiariti i motivi della sua partenza.» Un
+altro <i>meeting</i> pubblico e più numeroso preparavasi
+per istigazione di Mazzini a Primrose, sotto la Presidenza
+del signor Beales; infine il Ministro degli
+Esteri, il Presidente del Consiglio, e il Cancelliere
+<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span>
+dello Scacchiere erano invitati a dar spiegazione nelle
+due Camere di quell’inatteso rimpatrio, e sopratutto
+a dichiarare quanto vi fosse di vero nella voce persistente
+che il governo della Regina, spinto da suggestioni
+straniere, vi avesse partecipato.
+</p>
+
+<p>
+Ma le risposte erano prevedibili. Lord Clarendon
+si dichiarò persino inconsapevole della progettata partenza,
+e quanto a Napoleone III non solo lo purgò
+da qualsiasi taccia d’avversione a Garibaldi, ma assicurò
+che caduto il discorso su quel tema, l’Imperatore
+gli disse di comprendere benissimo come un
+uomo sì straordinario, quale era Garibaldi, dovesse
+toccare l’animo agli Inglesi e trasportarli fino all’entusiasmo.
+Nè sostanzialmente diverse furono le parole
+di Lord Palmerston e del signor Gladstone. Solo il
+primo soggiunse anche più esplicitamente che qualunque
+governo forastiero facesse all’inglese, sopra un
+consimile argomento, una rimostranza qualsiasi, «riceverebbe
+una urbana sì, ma ferma ed aperta risposta;»
+mentre il secondo, senza sconfessare la sua intromissione
+nell’affare e narrati press’a poco i fatti come
+li narrammo noi stessi, si studiò soltanto a rimuovere
+da sè e dal governo ogni sospetto di indebita ingerenza
+e d’inospitale pressione, ed a gettare la colpa
+dell’avvenimento su quella disgraziata salute del Generale,
+del cui stato sofferente, dopo le attestazioni
+d’un medico come il signor Fergusson e d’amici così
+affezionati e devoti, come il signor Seely e il Duca di
+Sutherland, non era più possibile dubitare.<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a>
+</p>
+
+<p>
+Contemporaneamente le Deputazioni dei <i>meetings</i>
+si presentavano a Garibaldi, il quale, fluttuante ancora
+<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span>
+tra le promesse fatte agli uni di visitarli ed agli altri
+di partire, si tirava alla meglio d’impaccio dicendo
+agli inviati del <i>London Tavern</i>, che desiderava ardentemente
+di visitare i suoi vecchi amici di Newcastle e
+del Nord, ma che avrebbe meglio considerato se dopo
+la promessa data poteva cambiare di determinazione;<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a>
+e scrivendo anche più esplicitamente al signor
+Beales, presidente del <i>meeting</i> che si stava preparando
+a Primrose, ed a tutti i suoi amici «che accettassero
+i suoi ringraziamenti per l’affetto dimostratogli: che
+sarebbe felice di rivederli in circostanze migliori e
+quando potesse a tutto agio godere del loro nobile
+paese; ma pel momento essere obbligato a lasciare
+l’Inghilterra.<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a>» E queste ultime parole valgono un documento.
+Garibaldi poteva essere o più generoso o più
+coerente tralasciandole; ma infine se la verità suo
+malgrado gli scappò dalla penna, raccogliamola e scriviamola
+come l’unica conclusione chiara di tutto questo
+<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span>
+torbido negozio: Garibaldi fu obbligato a partire d’Inghilterra;
+graziosamente, soavemente obbligato; ma
+«obbligato.»
+</p>
+
+<h3>IX.</h3>
+
+<p>
+Fissata la partenza pel 22, Garibaldi adopera i due
+giorni che gli avanzano a fare a precipizio tutte quelle
+visite che per dovere o per affetto non poteva assolutamente
+tralasciare. Però il 21, di buon mattino,
+sciogliendo un voto da lui fatto sino dal suo arrivo in
+Inghilterra, va in compagnia di Panizzi e d’altri Italiani,
+a visitare la tomba di Ugo Foscolo a Chiswick;
+resta alcuni istanti assorto in una mesta contemplazione
+dinanzi all’avello del poeta, indi vi depone una
+corona d’alloro in bronzo sul cui nastro aveva fatto
+scolpire egli stesso la leggenda:
+</p>
+
+<p class="center">
+AI GENEROSI<br>
+GIUSTA DI GLORIA DISPENSIERA È MORTE.<br>
+DEPOSTA OGGI 21 APRILE 1864<br>
+DAL GENERALE<br>
+GIUSEPPE GARIBALDI.
+</p>
+
+<p>
+Al tornare dal suo pellegrinaggio, si reca senza
+perdere un istante al <i>Reform-Club</i>, dove subíto, non
+sapremmo dire se più il tormento o l’onore d’uno
+de’ soliti banchetti, il presidente, Lord d’Elbury, lo arringa
+chiamandolo «lo strumento di Dio,» e soggiungendogli,
+parole significative su quel labbro ed in quel
+luogo, che «le accoglienze ricevute dal popolo inglese
+dovevano essergli largo compenso per l’apparente ingratitudine
+che viene da un luogo d’onde l’ingratitudine
+era meno da aspettarsi.» Licenziatosi poi anche
+di là con opportune parole di ringraziamento, si fa
+<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span>
+condurre a Richmond per prendervi commiato da
+Lord Russell; quindi, reduce nuovamente in Londra
+senza il respiro d’un istante, passa a visitare, introdottovi
+da Lord Clifford, la Camera dei Lordi, i quali
+al suo apparire si distraggono e si agitano al segno
+che Lord Chelmsford, che in quel momento parlava,
+può a stento continuare il suo discorso, finito il quale
+tutti s’accalcano intorno all’eroe, e quanti fra di loro
+l’hanno conosciuto, specialmente i <i>Whigs</i>, si disputano
+l’onore di salutarlo pubblicamente, il Vescovo
+d’Oxford fra i primi. Finalmente verso sera, sempre
+senza sosta e senza riposo, passa al <i>Fishmonger Club</i>
+(Circolo dei pescivendoli), uno de’ più antichi, e, non
+ostante il nome, de’ più aristocratici circoli di Londra,
+dove l’attende a uno de’ loro pranzi tradizionali, famosi
+per luculliane ghiottornie di pesci, il fiore più
+eletto della nobiltà, della ricchezza, dell’armi, della
+eleganza e della cultura britanniche; dove il primo
+<i>Warden</i> (il primo Guardiano) gli accorda il titolo di
+membro onorario del <i>Club</i>, ambito quanto il <i>Freedom</i>,
+e d’onde parte a tarda notte pensando forse, con
+segreta compiacenza, che era quella l’ultima delle
+sue sterili fatiche londinesi, e che toccava oramai
+alla vigilia di quel rimpatrio che egli più d’ogni altro
+sospirava.
+</p>
+
+<p>
+Nel giorno vegnente, infatti, fatta colazione dal
+Console Generale degli Stati Uniti, visitato nella sua
+casa Giuseppe Mazzini, congedatosi da Lord Shaftesbury,
+ricevute a Prince’s Gate quante persone vogliono
+dirgli addio, incontrato a Stafford-House il
+Principe di Galles che avea espresso il desiderio di
+conoscerlo in quel luogo ed a quel modo, lasciati al
+Popolo inglese i suoi addii, i suoi ringraziamenti e le
+sue scuse di non poter andar per ora dovunque avea
+<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span>
+desiderato, accompagnate dalla promessa di tornar
+forse fra non molto a veder, nella quiete della vita
+domestica inglese, gli amici che allora non poteva,<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a>
+verso le 3 del pomeriggio, in carrozza a quattro cavalli,
+accompagnato soltanto dal Duca e dalla Duchessa
+di Sutherland e dal signor Seely, passando in
+mezzo a un fitto stuolo di popolani che fin dalla mattina
+l’attendevano e gli gridavano: «Non partite, Generale,
+non partite,» s’avviò alla volta di Clifden Park,
+una delle principesche villeggiature della madre dei
+Sutherland, nei dintorni di Maidenhead.
+</p>
+
+<p>
+E di quella sosta in villa, le ragioni erano parecchie:
+si allontanava subito da Londra il Generale
+senza portarlo via di colpo dall’Inghilterra, il che sarebbe
+stato pericoloso: si mettevano tra lui e i suoi
+più intimi e devoti un tratto di ferrovia e i cancelli
+<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span>
+d’un castello feudale, e lo si separava così da consiglieri
+sospettati a torto avversi al rimpatrio:<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a> si abituava
+insensibilmente il buon popolo inglese alla sgradita
+separazione, e mostrandogli il suo eroe contento
+della quiete della campagna, e vivente co’ primi suoi
+ospiti nei termini della più cordiale famigliarità, di
+tanto si avvalorava la credenza ch’egli fosse realmente
+sofferente e bisognevole di riposo, di quanto si svigoriva
+il sospetto che la sua partenza fosse l’effetto
+d’un intrigo e d’una violenza.
+</p>
+
+<p>
+Trascorsi infatti tre giorni nelle delizie di Clifden
+(un giardino d’Armida a cui non mancava la fata),
+il 26 mattino, in ferrovia, sempre accompagnato dal
+Duca e dalla Duchessa di Sutherland, si mosse alla
+volta del Cornwall; giunto a Bristol, devia per Weimouth
+dove visita la squadra, vede manovrare il <i>Warrior</i>,
+e pranza a bordo dall’ammiraglio Dacres; di là,
+continuando per Exeter e Plimouth, ossequiato sempre
+dai Mayors delle città, da svariate Deputazioni e da
+sempre nuova moltitudine di popolo, smonta finalmente
+a Penquite Par, dimora di quel suo vecchio
+commilitone, il colonnello Peard, che aveva avuta tanta
+parte nell’imbroglio di quella partenza. Quivi però non
+passa che la notte e una parte del giorno successivo;
+chè inviato di colà un nuovo e più lungo manifesto alla
+nazione inglese, nel quale raccomandava più apertamente
+che fino allora non avesse fatto la causa della
+<span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span>
+patria sua,<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a> sul cadere del giorno stesso, sempre in
+compagnia del Duca di Sutherland e del costui fratello,
+<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span>
+del figlio Ricciotti, di Basile e di Basso, ne ripartiva
+per Fowey, dove l’<i>Ondine</i> l’attendeva, lesta
+alla partenza, e sulla quale in fatti pochi istanti dopo
+metteva alla vela. Costretto però da un forte vento di
+levante a poggiare nella notte stessa a Weimouth, non
+poteva ripartirne che il giorno successivo, sicchè soltanto
+nel mattino del 28 aprile può veramente dirsi
+ch’egli abbia lasciato le spiaggie d’Inghilterra.<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a>
+</p>
+
+<p>
+Il 5 maggio, data a quel viaggiatore memorabile,
+ritraversava lo Stretto di Gibilterra, e dopo altri quattro
+<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span>
+giorni di fausta navigazione, il 9 dello stesso mese,
+egli afferrava finalmente il porticciuolo della sua diletta
+Caprera, d’onde quarantaquattro giorni prima
+era salpato pieno di illusioni e di speranze, dove tornava
+non sapremmo più dire se scontento dei disinganni
+patiti, o felice della pace e della libertà che
+stava per riacquistare.
+</p>
+
+<p>
+Da quel viaggio, in verità, Garibaldi aveva raccolti
+onori quali e quanti nessun uomo aveva mai conseguiti
+in quel paese, ma un frutto sostanziale, un aiuto
+anche indiretto, un beneficio anche remoto non l’aveva
+raccolto.
+</p>
+
+<p>
+Aiutare la Polonia, sommovere il Veneto, intraprendere
+una guerra di corsa contro l’Austria, con
+danari, armi e bastimenti inglesi, erano stati i tre fini
+nascosti, vaghi ancora quanto ai mezzi, fermi quanto
+all’intento, che l’avevano spinto a quel faticoso pellegrinaggio,
+e sappiamo oramai che nessuno di quei tre
+fini gli riuscì. Un giornalista francese scrisse a quei
+medesimi giorni che «gli Inglesi impinzarono Garibaldi
+di <i>plum puddings</i> di <i>turtle’s soups</i> e di <i>sandwiches</i>,
+ma che quanto al suo milione di fucili non gli
+diedero un soldo,<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>» e non sapremmo negare che la
+frase contenga, malgrado la forma triviale, gran parte
+di vero. Garibaldi ottenne tutto dal popolo inglese;
+tutto fuori di quello che più gli stava a cuore; sebbene
+<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span>
+convenga soggiungere ad onor suo che egli non
+chiese nulla. Fin dai suoi primi passi sul suolo britannico,
+aiutato da quell’istinto che spesse volte s’addormentava
+nel suo spirito, ma che svegliatosi gli
+teneva luogo di genio, s’accorse immantinente che
+qualunque parola anche remotamente allusiva a imprese
+rivoluzionarie non solo non avrebbe trovato
+ascolto in quel paese, per indole e per istoria positivista
+e utilitario, ma gli avrebbe, quasi di colpo, alienata
+quella pubblica opinione che era del massimo
+suo interesse serbarsi amica. Però ingoiò ogni parola
+ardente che gli potesse ricorrere alle labbra, chiuse
+in fondo al petto le sue patriottiche speranze e i
+suoi belligeri disegni; imparò subito la parte di ospite
+soddisfatto, di commensale compiacente, di Eroe cerimonioso,
+che gli veniva con tanto garbo imposta, e
+lasciò anche quella volta che la vecchia sua fortuna
+decidesse di lui. I suoi ospiti, d’altra parte, prima
+lo assordarono d’applausi, lo ingozzarono di pranzi,
+lo soffocarono di doni, lo tempestarono di brindisi, di
+indirizzi e di poesie, lo menarono di qua, di là, di
+su, di giù, dove loro piacque, mostrandolo su tutti
+i palchi e in tutte le fiere, come il fenomeno vivente,
+e la <i>great attraction</i> dell’ultima moda; poi, quando ne
+furono satolli e ristucchi, lo pregarono gentilmente
+d’andarsene, ed egli se n’andò.
+</p>
+
+<p>
+Se n’andò; e noi, confessiamo il vero, preferiamo
+ancora questo Garibaldi che s’adatta docilmente alla
+maschera dell’ingenuo e del compiacente, e pur vedendo
+le grosse panie tese intorno a lui, le rispetta e
+le compatisce, ad un altro Garibaldi qualsiasi che per
+raggiungere fini impossibili avesse usato del suo prestigio
+e della sua popolarità a mandar sossopra il
+paese che lo accoglieva, il quale poi, e a dir tutto, se
+<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span>
+aveva il dovere di parlar più schiettamente all’eroe
+che andava con tanto abbandono ad assidersi a’ suoi
+focolari, non ne aveva però alcuno di farsi paladino
+della sua politica e di seguirlo nelle sue avventure.
+</p>
+
+<h3>X.</h3>
+
+<p>
+Garibaldi però non rimaneva a lungo nella sua
+isola. Il 19 di giugno collo stesso vapore con cui era
+giunto d’Inghilterra e che il Duca di Sutherland,
+dopo un giro in Oriente, aveva rinviato nelle acque
+di Caprera a disposizione del Generale, questi approdava
+improvvisamente nell’isola d’Ischia, prendendo
+stanza in Casamicciola presso un suo amico.<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a> Pretesto,
+come al solito, il bisogno di curare in quelle terme
+salutari la sua artritide: ragion vera un progetto di
+spedizione in Oriente, di cui erano state segnate, durante
+il viaggio d’Inghilterra, testè lungamente narrato,
+le prime linee.
+</p>
+
+<p>
+Ma qui pure ci troviamo tra le mani un’aggrovigliata
+matassa della quale non ci è possibile sbrogliare
+i fili senza rifarci parecchi mesi addietro e ripassar
+nuovamente la Manica. È noto che Vittorio Emanuele
+non ebbe mai grande tenerezza per la formola «il
+Re regna e non governa.» Scrupoloso de’ suoi doveri,
+ma geloso de’ suoi diritti; infiammato dell’alto
+orgoglio di non essere soltanto nella grande impresa
+commessagli dalla Provvidenza un simbolo vano od
+un gonfaloniere passivo, ma un artefice operoso ed
+un utile combattente; unico forse tra i Principi costituzionali,
+se non lo uguaglia il Taciturno, che in
+<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span>
+tempi procellosi abbia saputo conciliare la tutela delle
+prerogative regie colla osservanza delle libertà popolari;
+egli non credeva venir meno alla costituzione
+giurata, se partecipava un po’ più che astrattamente
+alla politica del suo Stato e dentro i termini della
+legge faceva sentire l’influsso del suo pensiero e qualche
+volta il peso della sua volontà. Da ciò quindi
+quella che fu chiamata la politica segreta o personale
+di Vittorio Emanuele; da ciò quella nomea di Re cospiratore
+a cui ogni nuova lettera che si pubblichi di
+lui aggiunge un documento; da ciò infine quell’ordito
+sottile d’intrighi, di complotti, di congiure mazziniane,
+garibaldine, regie, italiane, polacche, ungheresi,
+rumene, serpeggiante come una vegetazione
+spuria nelle pagine della storia palese, che sorprende il
+più delle volte ed arresta lo storico, e gli impedisce
+di scrutare e conoscere fino al fondo la verità, od
+anco conosciutala di scoprirla e proclamarla tutta
+quanta. E così dicasi ora dell’episodio d’Ischia.
+</p>
+
+<p>
+Vittorio Emanuele, dopo aver fino al 1862 cospirato
+a modo suo con tutti coloro che accettavano di
+far l’Italia con lui, nel 1863 fa l’ultimo passo a cui
+un re possa giungere, e si risolve a cospirare anche
+con colui che gli diceva apertamente di volerla fare contro
+di lui: con Giuseppe Mazzini. In un libro recente<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a>
+questa pagina dei rapporti segreti tra Vittorio Emanuele
+e Giuseppe Mazzini fu, non potremmo dire se
+fedelmente, certo diffusamente scritta, e il lettore potrà
+attingere di colà più ampi particolari. Al nostro
+racconto basta il rammentarne questo solo: che per
+oltre un anno Re e Tribuno continuarono a carteggiare
+segretamente fra loro, ed a dibattere in vario senso,
+<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span>
+per mezzo di confidenti e di cifrari, progetti d’insurrezioni
+nella Venezia, nella Polonia, nella Gallizia,
+nell’Ungheria, nei Principati, senza però riuscire ad
+intendersi mai. Nè lo potevano. Mentre infatti il Mazzini
+voleva che la rivoluzione veneta precedesse, come
+scintilla all’incendio, tutte le altre, e che il Governo
+italiano se ne facesse complice e aiutatore; Vittorio
+Emanuele rifuggiva da idea siffatta; dichiarava che
+qualsiasi tentativo di simil genere l’avrebbe non solo
+abbandonato, ma represso, e consentiva soltanto a secondare
+copertamente i moti progettati della Gallizia,
+dell’Ungheria e dei Principati, dei quali però non
+s’impegnava a profittare «se non quando prendessero
+tali proporzioni da tenere fortemente occupata
+l’Austria e da permettere all’esercito italiano di tentare
+l’impresa comune con probabilità di riuscita.<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Erano, come ognun vede, due concetti totalmente
+<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span>
+opposti e destinati a non incontrarsi mai. Mazzini
+mirava a farsi stromento della monarchia, e Vittorio
+Emanuele della rivoluzione: entrambi volevano la
+stessa impresa, ma nessuno de’ due intendeva rinunciare
+all’altro il diritto e l’onore di compierla; entrambi
+eran guidati dallo stesso fine, ma nel mentre
+il tribuno, responsabile soltanto del credito d’un partito,
+era pronto a giuocare tutto su una carta; il Re,
+mallevadore della sorte d’un’intera Nazione, era deciso
+a non rischiare nulla all’azzardo; disposto bensì
+ad accettare od affrettare l’opportunità come e d’onde
+che sia; ma col fermo proposito di tenersi sempre libero
+di giovarsene o di ripudiarla a sua posta, e di respingerne
+da sè e dall’Italia la responsabilità.
+</p>
+
+<p>
+È vero che in una seconda fase delle trattative<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>
+Mazzini aveva acconsentito anche a posporre il moto
+veneto al galliziano a patto soltanto che gli si fosse
+lasciata preparare una introduzione d’armi pel Veneto;
+ma il Re, risoluto più che mai a non impegnarsi
+in cosa alcuna che potesse compromettere l’Italia e
+scemare la libertà d’azione del suo governo, ricusò
+anche questo patto; sicchè non corse molto tempo
+che ogni negoziato fra i due illustri cospiratori andò
+rotto per sempre.<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>
+</p>
+
+<p>
+Rotti i negoziati, ma non abbandonata l’idea. Vittorio
+Emanuele non voleva rinunciare a quella sua
+<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span>
+chimera, forse troppo favorita, dell’insurrezione galliziana;
+e, sia che la credesse un mezzo, come pensò
+taluno, d’allontanare dall’Italia i più torbidi elementi;
+sia che vi intravedesse davvero una opportunità
+ed una leva, la leva tanto desiderata della
+nuova riscossa italiana, n’aveva fatto da due anni
+uno dei punti di mira della sua politica segreta. Però
+mentre ne carteggiava col Mazzini, ne trattava insieme
+col Klapka e col Türr, capi del Governo insurrezionale
+ungherese, ne cospirava con altri suoi agenti
+secondari a Costantinopoli, a Belgrado, a Bukarest,
+e finalmente, verso la metà d’aprile, proprio ne’ medesimi
+giorni in cui il Generale arrivava in Inghilterra,
+risolveva d’aprirsene anche con lui. Infatti
+verso il 15 d’aprile arrivava a Londra certo signor
+Porcelli, uno degli emissari segreti del Re, coll’incarico
+da lui di esporre al Generale il progetto galliziano,
+e promettergli, se acconsentisse, tutti gli aiuti
+che potesse desiderare. Il Generale però cansò dal dare
+una risposta immediata e decisiva, e ciò tanto più che
+per un progetto quasi consimile era già impegnato col
+Comitato insurrezionale polacco residente in Londra
+presieduto da certo Borzilawski e in relazione col
+Mazzini. Scorsi però quattro o cinque giorni arrivò
+d’Italia, con un mandato quasi consimile, un messaggiero
+anche più importante, il generale Klapka in
+persona, e poichè Garibaldi era già a Clifden Park,
+la visita tra i due famosi soldati avvenne colà. Quel
+che siansi detto, nè noi, nè alcun altro saprebbe affermare,
+poichè restarono chiusi in camera e soli;<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span>
+ma non è difficile l’indovinarlo. L’argomento del loro
+discorso fu certo l’insurrezione galliziana, della quale
+il Klapka, per desiderio del Re, era destinato ad essere
+uno dei capi.<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a> Anche in quel giorno però crediamo
+che nulla da veruna parte siasi definitivamente
+stabilito; e in questa credenza ci rafferma il fatto che
+il Klapka non era beneviso alla parte rivoluzionaria
+degli Ungheresi e dei Polacchi, coi quali Garibaldi
+teneva sempre corrispondenza e che stimava imprudente,
+almeno per allora, lo scontentare.<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>
+</p>
+
+<p>
+Intanto al partire del Generale dall’Inghilterra
+ecco press’a poco la situazione; press’a poco, perchè
+in tutte le congiure, massime in quella che aveva per
+campo mezza Europa, v’è sempre una parte misteriosa,
+cangiante e, ci si perdoni la frase, volatile, che
+nessuno può cogliere con sicurezza e fissare.
+</p>
+
+<p>
+Mazzini, in rotta momentanea col Re, ma in pace
+momentanea con Garibaldi, anima del Centro rivoluzionario
+polacco-ungherese del Borzylawski e in rapporto
+con tutti i Comitati rivoluzionari immaginabili,
+che predica, e, come dice egli, prepara la sommossa
+veneta, prima se possibile, dopo se non lo è, di quella
+galliziana; ma in ogni caso, insurrezione entro l’anno
+dappertutto, ad ogni costo, col Re, con Garibaldi, col
+Klapka, con tutti.
+</p>
+
+<p>
+Il Re, che vuole il moto serbo-ungherese-galliziano
+<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span>
+anteriore al veneto, cospira per questo col
+Klapka, col Türr, con Garibaldi, pronto, come vedremo
+tra poco, a cospirare di nuovo col Mazzini e co’ suoi,
+se convenivano nelle sue idee, e accettavano la sua
+disciplina.
+</p>
+
+<p>
+Klapka, che promette il moto galliziano-ungherese
+a patto che non sia guastato con conati intempestivi,
+nè caschi in mani rivoluzionarie. Il Comitato rivoluzionario
+magiaro-polacco, che promette la stessa cosa
+a patto che non ne sia affidato il comando a Klapka;
+Garibaldi finalmente pronto a tutto, amico di tutti,
+legato insieme con Vittorio Emanuele, con Mazzini,
+col Borzylawski, con chicchessia, indifferente a cominciare
+dalla Venezia o dall’Ungheria, dalla Serbia
+o dalla Gallizia, purchè si cominciasse; e compendio
+e conclusione di tutto quest’agitarsi di tanti cuori
+generosi e di tanti nobili spiriti, un’ombra trattata
+come cosa salda; un tesoro negli spazi immaginari
+speso per realtà; una enorme cambiale d’eroismo e di
+sangue tratta sulla vita di ben dieci milioni d’uomini,
+ma che nessuno ha fino allora accettata; insomma
+una rivoluzione, certa, infallibile, europea, a cui nulla
+oramai mancava, fuorchè una cosa insignificante: i
+popoli che la facessero.
+</p>
+
+<h3>XI.</h3>
+
+<p>
+Ma in sullo scorcio di maggio l’intrigo cominciò
+ad arruffarsi ancora più. Il Re si metteva in corrispondenza
+col Comitato rivoluzionario polacco di Londra
+(quindi indirettamente col Mazzini) e ne approvava
+tutte le proposte; conveniva con lui di sollecitare il
+moto ungherese-galliziano, escludendone affatto il
+Klapka e il Türr, fermo il comando supremo a Garibaldi;
+<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span>
+metteva in comunicazione il Plenipotenziario
+del Comitato (signor Bulewsky) col suo ministro dell’Interno
+(allora Ubaldino Peruzzi); s’impegnava a
+fornire l’erario dell’impresa e intanto ne sborsava i
+primi fondi; consentiva che in Italia si ordinassero i
+primi quadri del Corpo spedizionario e prometteva
+d’inviarlo a sue spese in Moldavia, ed altre concessioni
+e soccorsi.<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>
+</p>
+
+<p>
+Intanto però che il Re stringeva questi accordi,
+coll’Emigrazione polacco-ungherese, quindi, giova ripeterlo,
+col Mazzini stesso, che n’era la mente, fosse
+diffidenza de’ suoi nuovi soci, fosse istinto di autorità
+o bisogno di far da sè, fosse il gusto di cospirare
+anche nella cospirazione, il fatto è ch’egli,
+all’insaputa così del Mazzini, come del Bulewsky,
+avviava segretamente col Garibaldi un’altro complotto
+che invece di assicurare l’esito della progettata
+impresa, riuscì, come vedremo tra poco, al
+fine precisamente opposto, di farla tramontare per
+sempre.
+</p>
+
+<p>
+Infatti quel signor Porcelli che vedemmo comparire
+a Londra, incaricato di aprire a Garibaldi le
+prime intenzioni del Re intorno al moto galliziano,
+eccolo circa alla metà di maggio riapparire a Caprera,
+abboccarsi in segreto col Generale, ripartirne
+tosto, ma per tornar subito dopo col postale successivo,
+e così di seguito per due o tre volte, e sempre
+con aria, fin troppo, di mistero e di congiura. Contemporaneamente
+il Re, questo pure bisogna notare,
+incaricava Bixio, allora comandante il campo di San
+Maurizio, di interrogare il signor Accossato di Genova
+se, dati certi eventi, avrebbe potuto tenere a disposizione
+<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span>
+del Re uno o due de’ suoi vapori;<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a> mentre
+poi, quasi ne’ medesimi giorni, si vedeva il Duca di
+Sutherland, reduce dalla sua corsa in Oriente, approdare
+a Caprera, lasciarvi il suo <i>yacht</i>, ripartirne per
+Torino, dov’era ricevuto dal Re, correre al Campo di
+San Maurizio, esservi onorato dal Bixio d’onori fin anco
+eccessivi,<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a> e come epilogo e chiave insieme di tutti questi
+fatti il generale Garibaldi imbarcarsi, come dicemmo,
+sul piroscafo del Sutherland e partire per Ischia.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia per alcuni giorni, nè della cagione di
+tutto quel sordo andirivieni, nè della mèta ultima dell’escursione
+ad Ischia nulla era trapelato per anco.
+Il Generale fin dal primo nascere di quell’arruffio
+austro-orientale s’era chiuso nel più geloso silenzio,
+e, tranne qualche parola sfuggitagli con Menotti, non
+aveva svelato ad anima viva la novella trama a cui,
+insieme con Vittorio Emanuele, stava lavorando.
+</p>
+
+<p>
+Se non che sul finire di quel mese il Generale,
+credendo giunta forse l’ora d’agire, fu obbligato ad
+aprirsi, almeno con quelli tra’ suoi più devoti e fidati
+che si era predestinati per compagni; epperò chiamato
+a sè il Guerzoni, che gli faceva sempre da Segretario,
+gli svelò a larghi tratti tutto il disegno.
+Diceva press’a poco tutto quello che noi abbiamo
+narrato: il Re d’accordo con lui, imminente l’insurrezione,
+il principe Couza disposto ad appoggiarla, il
+colonnello Frigesy pronto, a Bukarest, ad entrare in
+<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span>
+Ungheria con una mano d’Ungheresi e Polacchi, egli
+prossimo a partire per Costantinopoli, d’onde poi a
+tempo opportuno entrerebbe nei Principati: aspettare
+per questo un vapore da Genova che lo portasse in
+Oriente, intanto partissi anch’io per Torino affine di
+chiamare a raccolta gli amici comuni, e me ne indicava
+i nomi, e farli convenire ad Ischia. Come restasse
+il Guerzoni a quella inattesa rivelazione non
+ridiremo: basti solo ch’egli misurando subitamente
+e senza grande sforzo di acume tutti i rischi d’una
+siffatta avventura, incoraggito dalla fiducia che gli
+accordava il Generale e dalla coscienza d’adempiere
+ad un alto dovere, non si peritò a rispondere anche
+a quel Garibaldi col quale era cosa sì ardua il solo
+discutere, e pel quale egli nutriva una venerazione
+quasi figliale, non si peritò, diciamo, a rispondergli:
+«che egli l’avrebbe, come sempre, ubbidito e seguito
+in capo al mondo; ma che ponderasse se quella impresa
+era possibile; se le notizie che riceveva da quei
+paesi lontani erano certe; se i soccorsi promessi parevano
+bastanti; se infine Vittorio Emanuele, re costituzionale,
+era autorizzato a promettergli un aiuto
+che solo d’accordo col Parlamento e col Ministero
+avrebbe potuto arrecargli. Infine soggiunse non intendere
+come anche giunto a Costantinopoli, il Generale
+potesse sperare di penetrare di là, tanto più con un
+seguito d’ufficiali e in atteggiamento guerresco, fino
+in Gallizia, e credere che il Governo ottomano o il
+principe Couza non l’avessero ad arrestare per via
+anche prima che l’arrestassero al confine transilvano
+i battaglioni austriaci. Infine pregò, scongiurò il Generale
+a pensare alla risoluzione che stava per prendere:
+andarne della sua vita tanto preziosa; andarne
+della salvezza della patria medesima.»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span>
+</p>
+
+<p>
+«Che cosa importa la vita,» interruppe con uno
+de’ suoi più fieri accenti il Generale: «è ora di
+finirla: l’Italia non si libera che colla rivoluzione. Se
+volete partire, partite, se no manderò un altro.»
+</p>
+
+<p>
+Il Guerzoni chinò la testa e partì. Giunto a Torino
+dava convegno a tutte le persone indicategli dal
+Generale; Benedetto Cairoli, Giovanni Acerbi, Clemente
+Corte, Enrico Guastalla, Giuseppe Missori, Giacinto
+Bruzzesi, Giovanni Chiassi, Francesco Cucchi, Agostino
+Lombardi,<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a> e manifestò loro i propositi, se non è meglio
+dire, la volontà del Generale, e li invitò, come
+n’aveva ricevuto l’incarico, ad Ischia, dove avrebbero
+ricevute più compiute istruzioni. Al messaggio del Guerzoni
+unanime fu il sentimento di tutti i suoi commilitoni,
+unanime il dolore di quella risoluzione del loro
+Generale, e il proposito di sconsigliargliela con tutte
+le loro forze. Lasciatigli pertanto in questa disposizione
+d’animo, fatta una visita al generale Bixio al Campo di
+San Maurizio, il Guerzoni il 6 di sera (gioverà rammentarsi
+di questa data) ripartiva per Ischia; dove
+cinque giorni dopo, tra il 12 e il 13, lo raggiungevano
+pure il Cairoli, il Bruzzesi, il Corte, il Guastalla, il
+Lombardi, l’Acerbi; insomma quasi tutti gli ufficiali
+garibaldini dianzi accennati. Se non che sullo stesso
+vapore col quale avevano viaggiato gli amici di Garibaldi
+erasi imbarcato pure il signor Porcelli, e come
+vedremo, apportatore d’una novella totalmente
+inaspettata. Giunta infatti tutta questa varia comitiva
+a Casamicciola, il primo ad essere ricevuto dal
+Generale fu Benedetto Cairoli, il secondo il signor
+Porcelli, col quale il Generale volle restar solo e si
+<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span>
+trattenne lungamente. Ma quale non fu la meraviglia
+di tutti gli astanti e convenuti nel sentire, poco
+dopo, dalle labbra stesse del Generale: ogni idea di
+partenza abbandonata, l’impresa abortita e libero
+ciascuno di tornare alle proprie case?
+</p>
+
+<p>
+Perchè mai? Che cosa era accaduto? Quale era
+la nuova cagione di quel mutamento così repentino e
+inopinato?
+</p>
+
+<p>
+Il <i>Diritto</i> del 10 luglio pubblicava a titolo di documento
+questa sedicente protesta.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Domenica, 10 luglio 1864.
+</p>
+
+<p>
+»Avuta certa notizia che alcuni fra’ migliori del partito
+d’azione sono chiamati a prender parte ad imprese rivoluzionarie
+e guerresche fuori d’Italia, i sottoscritti<a class="tag" id="tag305" href="#note305">[305]</a> convinti:
+</p>
+
+<p>
+»Che noi stessi versiamo in gravi condizioni politiche;
+</p>
+
+<p>
+»Che nessun popolo e nessun terreno sia più propizio
+ad una rivoluzione per gl’interessi della libertà che l’italiano;
+</p>
+
+<p>
+»Che le imprese troppo incerte e remote, quali sono le
+indicate, ordite da principi, debbano necessariamente servire
+più a’ loro interessi che a quello dei popoli;
+</p>
+
+<p>
+»Credono loro dovere e per isgravio della loro coscienza
+dichiarare:
+</p>
+
+<p>
+»Che l’allontanarsi dei patrioti italiani in questi momenti
+non può che riuscire funesto agli interessi della patria.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Come ognun vede, questo scritto senza data, senza
+firma, buttato là dal giornale stesso che lo pubblicava
+senza una parola di conferma e di schiarimento;
+che vagamente parlava di progetti generici in paesi
+<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span>
+ipotetici, non poteva avere in sè stesso alcun valore, e
+sarebbe probabilmente passato nel pubblico o inosservato
+o incompreso, come una delle cento novelle
+de’ giornali che nascono al mattino e la sera son morte.
+</p>
+
+<p>
+Tale non fu il pensiero di Vittorio Emanuele. Sia
+che egli si fosse avveduto del mal passo in cui s’era
+impigliato<a class="tag" id="tag306" href="#note306">[306]</a> e stesse spiando uno scappavia per districarsene;
+sia che fosse sinceramente persuaso di non
+poter più dopo quella pubblicazione del 10 luglio condurre
+colla dovuta segretezza la trama avviata (anche
+i Re galantuomini quando cospirano non dicono
+mai tutto intero l’animo loro), il fatto sta che egli
+vede, o immagina, o finge vedere in quella anonima
+protesta una denunzia pensata, una perfidia calcolata,
+una ostilità deliberata di tutto quel partito d’azione
+col quale aveva fino allora congiurato e trovando in
+questo solo fatto un motivo a’ suoi occhi plausibile per
+giustificare la sua ritirata, annunzia a Garibaldi (per
+una lettera recata da quello stesso Porcelli) che visto
+oramai il disegno propalato da’ suoi stessi amici,
+e se compromesso col governo, si scioglieva da ogni
+impegno e disdiceva l’opera intrapresa.
+</p>
+
+<p>
+Grande fu naturalmente l’indignazione di Garibaldi
+a questo inaspettato messaggio, e nella prima
+concitazione dell’animo, vedendo egli pure nella protesta
+del 10 luglio la cagione prima della fallitagli impresa,
+corse egli pure, sospinto da maligne suggestioni,
+a sospettarne autori coloro che più erano in voce di
+avversi alla spedizione e primo di tutti il suo segretario
+<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span>
+Guerzoni, che n’era invece più di tutti non che
+innocente affatto inconsapevole.<a class="tag" id="tag307" href="#note307">[307]</a> Pochi giorni di riflessione
+<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span>
+però bastarono a riaprirgli gli occhi, ed a
+fargli discernere di nuovo i veri dai falsi amici. Quanto
+più grande era la sconvenienza, diciamo senz’altro,
+la colpa della protesta del 10 luglio, tanto più appariva
+impossibile che alcuno degli ufficiali garibaldini
+convenuti o chiamati ad Ischia vi avesse partecipato.
+Nè Cairoli, nè Acerbi, nè Corte, nè Guastalla,
+nè Missori, nè Cucchi, nè Chiassi, nè Bruzzesi, nè Lombardi,
+nè Guerzoni erano uomini da dissimulare il
+loro pensiero, o da rimpiattarsi dietro i nascondigli
+dell’anonimo per esprimerlo. Essi non approvavano
+quella scorreria austro-orientale, e non lo nascondevano;
+essi potevano anche tentare d’opporvisi manifestando
+schiettamente il loro dissenso; ma chi appena
+li conosceva li sapeva assolutamente incapaci di abusare
+d’un segreto che il loro Generale avesse loro
+confidato, e molto meno di cospirare di soppiatto contro
+di lui per farne abortire i disegni. Non era certo
+da coloro che l’avevano sino allora seguito in silenzio
+e ad occhi chiusi da Varese a Marsala e da Sarnico
+ad Aspromonte, che Garibaldi poteva temere un atto,
+non che di slealtà, di defezione o di rivolta. Anzi
+tanto era, a que’ giorni, tenace il loro attaccamento,
+e cieca la loro devozione, che se egli si fosse ostinato
+a partire e avesse detto loro come l’udimmo altre
+volte «chi vuol restare resti: andrò anche solo;» mettiamo
+pegno che nessuno di que’ suoi fedeli, pur credendo
+di perdersi con lui, avrebbe avuto cuore d’abbandonarlo.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente a cessare per lui e per l’Italia
+questo pericolo venne la lettera di Vittorio Emanuele,
+e il dì appresso, 14 luglio, Garibaldi, cupo, triste, aggrondato,
+ripartiva sullo <i>Zuavo di Palestro</i> per la sua
+Caprera, null’altro portando seco del gran fuoco artificiale
+<span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span>
+di Londra e del tizzone passionatamente covato
+d’Ischia, che un pugno di cenere; la cenere amara di
+due sogni distrutti.
+</p>
+
+<h3>XII.</h3>
+
+<p>
+Giungemmo così a quell’anno 1866 che doveva
+essere la prova di fuoco del nostro valore e non fu
+che la superflua conferma della nostra fortuna. Le origini
+della guerra che sta per iscoppiare, i negoziati
+diplomatici che la prepararono, gli interessi e le alleanze
+che ne furono il fondamento, sono noti e non
+sarebbe di questo libro il riandarli punto per punto
+e nemmeno il compendiarli. Soltanto ci sia lecito
+rammentare, a onore della generazione che governò
+i primordi del nostro risorgimento, come i primi a
+scoprire, quasi divinare, quella comunanza di interessi
+e d’intenti che segretamente stringeva l’Italia e la
+Prussia, e grado grado le preparava a trovarsi un
+giorno sui medesimi campi, contro il medesimo nemico,
+furono gli uomini di Stato italiani.
+</p>
+
+<p>
+Questo concetto, che trent’anni fa poteva parere
+poco meno che una utopía, fu, staremo per dire, vaticinato
+nel 1848 da Pellegrino Rossi in una delle sue
+tre celebri lettere da Roma, che morte repentina gli
+impedì di pubblicare;<a class="tag" id="tag308" href="#note308">[308]</a> ripreso nel 1858 dal conte di
+Cavour, che tentava pel primo farne oggetto di diplomatiche
+trattative, fu di nuovo enunciato da lui
+nel Parlamento del 1861 come un’eventualità non
+lontana e nell’anno stesso, mercè la fida e ascoltata
+parola di Alfonso La Marmora che n’era sempre stato
+<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span>
+caldo favoreggiatore, insinuato per la prima volta
+nella Corte di Berlino, dove il solo nome d’Italia metteva
+tuttora il ribrezzo d’una befana.<a class="tag" id="tag309" href="#note309">[309]</a>
+</p>
+
+<p>
+Quanto poi al 1866, nessuno che abbia letto i documenti
+di quell’anno potrà negare oramai che una
+gran parte del merito della conchiusa alleanza non
+ispetti al generale La Marmora. Il Bismarck fu il
+primo a concepirne il disegno e intavolarne i negoziati,
+e non gli torremo questo vanto; a patto però
+che non si neghi al La Marmora l’altro non minore
+d’aver prontamente afferrata la mano che, ancora esitando,
+gli era stesa, e soprattutto d’essere rimasto fedele
+ai patti stipulati anche quando l’alleato col suo
+contegno, e l’avversario colle sue offerte, lo tentavano
+a violarli.
+</p>
+
+<p>
+Furono la sua coerenza, la sua fermezza, la sua
+lealtà, non disgiunta in taluni istanti da molta prudenza
+ed accortezza, che condussero in porto quella
+nave respinta, in sulle prime, da tanti venti, e che abbandonata
+un giorno dallo stesso suo maggior pilota,
+per poco mancò di naufragare. Se il generale La Marmora
+col mettere risolutamente l’Imperatore de’ Francesi
+nelle confidenze del trattato non ne avesse assicurata
+all’Italia ed alla Prussia l’amichevole neutralità,
+non sappiamo se il conte di Bismarck sarebbe riuscito
+da solo a condurre a termine un disegno di cui la
+Francia aveva tanta ragione d’adombrarsi; se quando
+l’Austria propose il disarmo simultaneo (21 aprile) e
+la Prussia l’accettò, e Napoleone III lo consigliava,
+<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span>
+l’Italia non avesse risposto accelerando i suoi armamenti,
+non è ben certo con quale altra carta il conte
+di Bismarck avrebbe potuto rimettere la partita pericolante;
+se infine, anche essendone giustificato dalle
+ambiguità del suo alleato,<a class="tag" id="tag310" href="#note310">[310]</a> il La Marmora avesse consentito
+alle proposte di cessione della Venezia, fattegli
+dall’Austria per mezzo di Napoleone III, a sola condizione
+di restare neutrale nella lotta imminente fra
+i due Potentati tedeschi, ognuno intende che non solo
+della lega italo-prussiana non restava più nemmeno
+la memoria, ma assai probabilmente la vittoria di Sadowa
+si sarebbe compiaciuta di volare sotto altre bandiere.
+E dicasi pure che il rifiuto del generale La Marmora
+non fu, insomma, che il semplice adempimento
+d’un volgare dovere; resta tuttavia a sapersi quali
+interpretazioni avrebbe dato ad un siffatto dovere il
+Machiavelli prussiano se per avventura l’Austria gli
+avesse fatto offrire di ritirarsi in perpetuo dalla Confederazione
+germanica, a patto solo di lasciarla scapriccire
+in Italia. Assai probabilmente l’uomo che ci offriva
+la sua amicizia, e ratificava poco dopo i preliminari
+di Gastein, che interpretava il Trattato dell’8 aprile
+<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span>
+obbligatorio soltanto per l’Italia e si rifiutava di impegnare
+la Prussia a soccorrerci nel caso che l’Austria
+ci assalisse; che aveva sempre considerato la
+questione di Venezia «come una carta da giuocare,»
+buona a puntarsi così contro l’Austria per amicarsi
+l’Italia, come contro l’Italia per ingraziarsi l’Austria;
+assai probabilmente, diciamo, un uomo siffatto si sarebbe
+intascato il lauto e gratuito compenso, lasciando
+solo nelle peste il dabbene alleato, fra l’ammirazione
+ancora più probabile di tutti i volghi cui non sarebbe
+parso vero di gridare lui genio portentoso della politica
+e il gabbato ministro italiano un povero gonzo!...
+Onore ad Alfonso La Marmora, che preferì per sè il
+rischio d’una reputazione perpetua di dabbenaggine
+e per la patria sua le alee cimentose ma onorate
+d’un’amicizia non bene saldata e d’una guerra sempre
+ardua, al marchio, che nessuna gloria avrebbe
+scancellato e nessun guadagno riscattato, di mancatore
+di fede.
+</p>
+
+<h3>XIII.</h3>
+
+<p>
+Gli avvenimenti frattanto erano corsi colla rapidità
+delle cose che hanno in sè stesse il loro impulso
+e la loro ragione. Il 6 marzo pervenivano a Firenze le
+proposte dell’alleanza prussiana; il 7 il generale Govone
+partiva per Berlino, latore delle controproposte
+del La Marmora: l’8 d’aprile il Trattato offensivo e
+difensivo era conchiuso: dal 12 al 27 aprile tutte le
+disposizioni preparatorie della mobilitazione erano
+state prese: il 27 veniva incorporata la seconda categoria
+della classe 1844: il 28 decretato il richiamo
+delle due classi in congedo, e la formazione dei depositi:
+in sui primi di maggio l’esercito veniva ordinato
+<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span>
+e mobilitato in sedici divisioni attive e quattro
+Corpi d’armata, che andavano concentrandosi tra Cremona,
+Piacenza, Bologna: finalmente il 6 maggio era
+decretata la formazione di cinque reggimenti di Volontari,
+il comando dei quali era commesso al generale
+Garibaldi; stabiliti i depositi a Como ed a Bari,
+aperti nel 14 dello stesso mese gli arruolamenti.
+</p>
+
+<p>
+La lode schietta però che la storia deve tributare
+al generale La Marmora ed al suo Ministero
+della Guerra per la rapidità con cui in breve tempo,
+e malgrado la necessità di serbare in sul principio il
+segreto, fece passare l’esercito (indebolito dalla smania
+intermittente delle economie e mancante persino
+dell’ultima sua classe) dal piede di pace al piede di
+guerra, portandolo in poche settimane, sufficientemente
+istruito e provvisto, sulle prime linee d’operazione,
+quella lode, diciamo, non gli potrà esser concessa, nè
+per il modo con cui provvide all’armamento della
+flotta, nè per l’indugio che frappose all’ordinamento
+dei Volontari.
+</p>
+
+<p>
+E lasciando a cui ne spetti il doloroso assunto di
+parlare dell’armata, ecco quale fu la condotta del Governo
+verso i Volontari.
+</p>
+
+<p>
+Nell’opera ufficiale la <i>Campagna del 1866 in Italia</i>,
+si legge: «L’idea della formazione dei Corpi volontari
+si presentò al Ministero sino dai primi indizi
+di guerra come questione risolta di sua natura.
+Se non che le considerazioni che lo avevano trattenuto
+da qualunque misura d’armamento manifesto,
+gli impedivano di porre per tempo mano a qualsiasi
+provvedimento di tale fatta, che avrebbe potuto essere
+segno di guerra decisa.<a class="tag" id="tag311" href="#note311">[311]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span>
+</p>
+
+<p>
+Queste ultime considerazioni se giustificano, fino a
+un certo punto, il ritardo della chiamata pubblica dei
+Volontari (e anche questa poteva essere anticipata di
+parecchi giorni), non ci pare abbiano lo stesso valore
+per iscusare il troppo lungo indugio frapposto alla
+loro formazione ed ordinamento. Appunto perchè la
+istituzione de’ Corpi volontari era «già questione risolta
+di sua natura;» appunto per ciò importava
+che ne fossero da tempo apparecchiati i quadri, il
+vestiario e l’armamento. Nè contro siffatte provvisioni
+preparatorie poteva stare la ragione della prudenza
+politica accampata giustamente contro gli arruolamenti.
+Questi erano per necessità pubblici; quelli potevano
+anche essere segreti, o almeno larvati e dissimulati
+in guisa da togliere ogni appicco legittimo
+alle rimostranze diplomatiche, e da poter essere poi
+in ogni evento, senza grande compromissione, o negati,
+o attenuati, o disdetti. Come si preparavano negli
+arsenali armi e vesti per trecentomila soldati, nulla
+vietava se ne preparassero alcune migliaia di più
+per i Volontari, che già si sapeva di non poter rifiutare;
+come i Comitati di Stato Maggiore lavoravano
+pubblicamente da circa due mesi alla mobilitazione
+dell’esercito, nulla avrebbe impedito di affidare a Comitati
+segreti di ufficiali superiori garibaldini la composizione
+ed epurazione dei quadri, opera fra tutte
+ardua, lenta ed importante. Nè soltanto circa al tempo
+si sbagliò; ma altresì circa al numero della milizia
+cui si doveva provvedere; anzi il primo errore derivò
+manifestamente dal secondo. Il Ministero, lo confessò
+egli stesso, non aveva calcolato che su quattordici o
+al più quindicimila Volontari.<a class="tag" id="tag312" href="#note312">[312]</a> Ma davvero non si sa
+<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span>
+intendere su quale criterio questo calcolo fosse basato.
+Nel 1860 Garibaldi tra utili ed inutili rassegnò
+circa quarantamila Volontari, ond’era ragionevolmente
+presumibile ch’egli ne avrebbe contati altrettanti
+nel 1866; più anzi se si tenga conto che la sanzione
+reale, dando all’istituzione dei Volontari un carattere
+prettamente monarchico e governativo, avrebbe spinto
+sotto le insegne garibaldine molti che nel 1860 per ritrosia
+o diffidenza politica ne avevano rifuggito, e che
+infine la guerra all’Austria era la guerra più popolare
+di tutte; la guerra nazionale per eccellenza.
+</p>
+
+<p>
+Ma per credere ai quarantamila Volontari, per apparecchiarne
+in tempo opportuno l’agguerrimento,
+per adoperarli con fiducia e con profitto, occorreva
+una fede che al generale La Marmora era disgraziatamente
+sempre mancata. L’uomo che in Parlamento
+aveva dichiarato d’aver per la sola parola <i>rivoluzione</i>
+un’antipatia invincibile, non poteva essere un
+amico sincero e cordiale di quella milizia e di quel
+Capitano che a’ suoi occhi rappresentavano l’incarnazione
+armata dell’esecrata parola. Tutto ciò che sapeva
+di popolare, di improvvisato, di exlege, gli era
+istintivamente sospetto. Però i Volontari egli poteva
+subirli come fece nel 1859, ma non amarli; reputarli in
+qualche caso non inutili, non mai necessari. Nei suoi
+<i>Ricordi</i> rammenta con certa compiacenza d’aver proposto
+egli il <i>mezzo termine</i> di <i>Cacciatori delle Alpi</i>;
+ma quel <i>mezzo termine</i> era la estrema concessione a
+cui gli fosse dato arrivare: il di più lo poteva concedere,
+molto a malincuore, alla opinione pubblica,
+al pregiudizio popolare, alla opportunità politica, non
+mai alla sua coscienza. A’ suoi occhi un corpo grosso
+di Volontari era militarmente un imbarazzo e politicamente
+un pericolo. E tanto più in quell’anno 1866,
+<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span>
+in cui colla guerra veniva a coincidere la partenza
+de’ Francesi da Roma! Perocchè, domanda a’ lettori
+uno de’ suoi più devoti biografi: che cosa poteva accadere
+se Garibaldi alla testa di quaranta o cinquantamila
+Volontari rifiutava di deporre le armi fino
+a che i Francesi avessero sgombrato, o fosse marciato
+direttamente su Roma? «L’Imperatore non aveva
+mancato di mostrarsi inquieto di questa eventualità e
+per quanto il Ministro a Parigi avesse tentato di rassicurarlo,
+questi non si lusingava di esservi riuscito.<a class="tag" id="tag313" href="#note313">[313]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Date pertanto queste idee, che dal punto di vista
+strettamente monarchico e conservatore in cui il La
+Marmora si poneva erano logiche, le conseguenze furono
+immancabili ed immediate. I presunti quindicimila
+Volontari diventarono in meno d’una settimana trentamila,
+talchè non bastando più i due depositi di
+Como e di Bari a capirli, non che ad acquartierarli,
+fu mestieri sospenderne per alquanti giorni gli arruolamenti,
+stabilire in fretta e furia altri quattro depositi:
+Varese, Gallarate, Barletta, Bergamo; portare i battaglioni
+da venti a quaranta, raddoppiare e triplicare
+di conserva i mezzi d’armamento e di corredo, i quali,
+però, nonostante tutto il buon volere dei Reggitori della
+guerra, restarono sempre, fino alla fine della campagna,
+e per numero e per qualità inadeguati al bisogno.
+</p>
+
+<p>
+E più grave ancora apparve la insufficienza de’ quadri.
+Le Commissioni di scrutinio non posavano nè dì
+nè notte; ma strette dall’urgenza, sopraffatte dal lavoro,
+dovettero ben presto abbandonare ogni proposito
+di cerna rigorosa, prendendo gli ufficiali come
+venivano loro alle mani, spesso e malgrado loro fra i
+meno idonei, e mandandoli poi, a sorte ed a casaccio,
+<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span>
+a questo o quel reggimento; taluno de’ quali veniva
+così a sovrabbondare d’inetti ed altri a mancare
+de’ necessari. E poichè la confusione del centro non
+poteva a meno d’irradiarsi, moltiplicando, alla periferia,
+i comandanti di corpo incalzati pur essi dalla
+fretta, «che l’onestade ad ogni atto dismaga,» obbligati
+a provvedere al tempo stesso con pochi e spesso
+inesperti ufficiali all’arruolamento ed all’epurazione,
+ai quadri ed all’amministrazione, alle distribuzioni ed
+alle proviande, erano di necessità forzati a trascurare,
+o almeno a non curare quanto avrebbero dovuto o voluto
+la istruzione e la disciplina, che erano il supremo
+e più urgente bisogno di quelle improvvisate milizie.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia e malgrado questi difetti, anzi staremmo
+per dire vizi organici, l’opera preparatoria procedeva
+senza sosta, e Garibaldi, null’altro potendo, si sforzava
+d’agevolarla col consiglio e coll’esempio. Pregato
+a non muoversi da Caprera, pel timore che la sua venuta
+sul continente potesse accrescere gl’imbarazzi
+del Governo, aveva subito obbedito; ricevuto l’annunzio
+della sua nomina, vi aveva risposto pubblicamente
+con fervide proteste di gratitudine e di devozione
+al Re ed a’ suoi Ministri;<a class="tag" id="tag314" href="#note314">[314]</a> interpellato da amici,
+<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span>
+da commilitoni, da società politiche sul da farsi, rispondeva
+a tutti una sola parola; «Guerra e concordia.<a class="tag" id="tag315" href="#note315">[315]</a>»
+Infine quando sulla fine di maggio il colonnello
+Vecchi si recò a Caprera, incaricato dal Governo
+di concertare con lui le ultime provvisioni per il comando
+e l’ordinamento dei Volontari, ed esporgli insieme
+il piano di guerra stabilito per la imminente
+campagna, egli pose uno studio singolare nel mostrarsi
+arrendevole su tutti i punti, riducendo al più stretto
+necessario le sue domande, e protestandosi contento
+di qualunque parte gli si volesse assegnare.
+</p>
+
+<p>
+Circa ai Volontari approvò quasi senza discutere
+tutto quanto era stato predisposto; chiedendo soltanto
+che al corpo fossero aggiunti uno squadrone di guide,
+un battaglione di Bersaglieri volontari, e, se dovesse
+operare in Tirolo, alcune batterie da montagna: nominò
+egli, poichè glie n’era lasciata la facoltà, i Comandanti
+di corpo, e gli ufficiali dello Stato Maggiore,
+esprimendo però il desiderio, che non fu poi soddisfatto,
+di poter accettare nei quadri gli ufficiali che
+avevano disertato per lui ai giorni d’Aspromonte e
+che perciò erano stati cassati dai ruoli dell’esercito.
+Interpellato circa all’Intendenza, rispose: «Datemi
+<span class="pagenum" id="Page_418">[418]</span>
+Acerbi e del danaro, e basta;» consultato circa al
+concetto di ordinare i venti reggimenti in quattro divisioni,
+esternò qualche dubbio, natogli principalmente
+dal timore che un siffatto ordinamento potesse nuocere
+alla mobilità e speditezza del corpo; ma rimettendosi
+anche in questo al giudizio de’ suoi capi. Soggiunse,
+tuttavia, che qualora la propostagli formazione
+fosse deliberata, egli proporrebbe per comandanti delle
+quattro divisioni, Nino Bixio, suo figlio Menotti, Nicola
+Fabrizi, e, questo solo basterebbe a nobilitare
+l’uomo, il generale Pallavicini, quel medesimo che
+l’avea ferito ad Aspromonte. Nè questo gli bastò, chè
+discorrendo della eventualità di combattere sopra un
+terreno più vasto, dichiarò che avrebbe tenuto a onore
+e fortuna singolari l’avere sotto i suoi ordini una
+divisione dell’esercito regolare, la quale ben pensava
+che a fianco dei suoi Volontari avrebbe rappresentato
+la più nobile incarnazione dell’unità della patria.
+</p>
+
+<p>
+E tutto ciò, meno gli ufficiali disertori, gli fu prontamente
+e largamente promesso; ma in qual misura al
+lungo promettere sia seguito l’attendere lo vedremo in
+appresso. Quanto poi al disegno generale della guerra,
+espresse, poichè erane richiesto, il suo parere, lasciando
+però anche intorno a siffatto argomento chiaramente
+trasparire che nessuno più di lui era alieno
+dall’imporre le proprie idee, e che unico suo pensiero
+in quella guerra era di servire il proprio paese
+e di combattere. A’ suoi occhi il concetto sul quale
+lo Stato Maggiore generale italiano pareva essersi già
+fermato, di agire sul Po allo scopo di girare il quadrilatero,
+distraendo l’attenzione del nemico con alcune
+dimostrazioni sul Mincio, era buono in massima;
+solamente alla sua felice riuscita credeva indispensabili
+due condizioni: che sul Po, d’onde doveva partire
+<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span>
+lo sforzo principale, fosse concentrato il grosso
+dell’esercito e che alla dimostrazione sul Mincio fossero
+assegnate poche divisioni, le quali più che a combattere
+dovessero pensare a muoversi e manovrare.
+Quanto poi a sè stesso, non negò di mirare ad una
+impresa più vasta ed arrischiata, meditata a lungo e
+del cui buon successo sentiva quasi di poter rispondere.
+«L’intendimento suo (lo diremo colle stesse parole
+della Storia ufficiale) non era già di tentare una
+punta della Dalmazia attraverso alle provincie slave
+del mezzodì verso l’Ungheria e porre piede nell’Istria
+alle spalle di Pola; ma sbarcare presso Trieste, occupare
+quella città e manovrare verso nord sul rovescio
+delle Alpi Giulie e Carniche per impadronirsi dei passi
+che dal Veneto conducono nelle valli della Sava e della
+Drava.<a class="tag" id="tag316" href="#note316">[316]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_420">[420]</span>
+</p>
+
+<p>
+Se non che avendo il colonnello Vecchi fatto considerare
+a Garibaldi che il Governo italiano non
+<span class="pagenum" id="Page_421">[421]</span>
+avrebbe potuto impegnarsi in quel progetto «se non
+a guerra cominciata, quando la situazione politica e
+militare si fosse rettamente disegnata,» (quando cioè
+l’esercito italiano fosse riuscito a postarsi gagliardamente
+nel Veneto, e la Confederazione Germanica,
+che la Prussia aveva interesse a non disgustare, avesse
+chiarito meglio i suoi propositi circa Trieste e l’Istria),
+il Generale si persuase subito della gravità di queste
+ragioni (specie della prima, che era la sola valida),
+e diede al suo interlocutore questa testuale risposta,
+che basta di per sè sola a qualificare i sentimenti con
+cui egli s’accingeva a quell’impresa: «Certamente
+ho anch’io, come gli altri, il mio piano di campagna.
+Espongo le mie idee, se sono consultato, e naturalmente
+ho piacere di vederle messe in opera; ma non
+farò mai difficoltà ad eseguire i comandi del capo
+supremo dell’armata.<a class="tag" id="tag317" href="#note317">[317]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Siccome però il colonnello Vecchi aveva pure dovuto
+soggiungergli che, nel primo periodo della guerra,
+il Governo l’aveva destinato ad operare in Tirolo,
+donde soltanto nel momento in cui la spedizione
+transadriatica fosse matura avrebbe potuto essere richiamato,
+il Generale accettò tosto l’offertagli impresa
+e volgendosi senz’altro a studiare i mezzi che
+potessero agevolargliene la riuscita, «richiamava fin
+d’allora l’attenzione sulla necessità di provvedere alla
+difesa del Lago di Garda, consigliando di armare batterie
+potenti, anche fino a venti o trenta pezzi, su
+zattere da rimorchiarsi col mezzo di vapori o di canotti
+a remi, assicurando aver egli stesso impiegato
+un tale espediente con successo nel Plata. Consigliava
+pure, e vivamente raccomandava, che si riunissero sulle
+<span class="pagenum" id="Page_422">[422]</span>
+rive del Garda molte imbarcazioni, quand’anche si
+fosse dovuto trasportarle colla ferrovia da punti lontani,
+e ciò per transitare attraverso il Lago grosse
+forze, e prendere piede sulla sponda sinistra, nello
+scopo di facilitare il passaggio del Mincio all’esercito e
+di assicurare il possesso di quella regione collinosa,
+che forma il punto più debole del Quadrilatero.»
+</p>
+
+<p>
+E soggiunge il dotto ufficiale, da cui abbiamo tolto
+a bello studio queste parole: «e a nessuno sfuggì
+la saggezza di tale consiglio; ma la mancanza di
+tempo, la ressa, e tant’altre cagioni note e malnote
+impedirono di effettuarlo, sicchè (notevoli parole) mentre
+l’Austria signoreggiava il Lago di Garda colle
+fortificazioni di Peschiera e di Riva, ed una flottiglia
+di sei cannoniere e di due vapori a ruote, armate le
+prime di due pezzi ciascuna ed i secondi di sei pezzi,
+noi non avevamo sul Lago che cinque cannoniere male
+in arnese, armate ciascuna di tre pezzi; una sola di
+esse in buono stato, le altre inabili al movimento.<a class="tag" id="tag318" href="#note318">[318]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Nè con questo vogliamo dire che seguendo quei
+concetti le fortune del 1866 sarebbero state diverse;
+pur troppo gli spropositi commessi e i difetti apparsi
+nella preparazione e nella condotta di quella guerra
+furono tali che non si sa più quale disegno, per eccellente
+che fosse, avrebbe potuto dar la vittoria; a
+noi basti dire che le idee colle quali si combattè
+nel 1866 non furon quelle di Garibaldi, che nessuno
+de’ suoi consigli fu ascoltato, e nessuna delle sue proposte
+accolta e messa in atto.
+</p>
+
+<p>
+La campagna del 1866 fu in realtà la negazione
+di ogni concetto. Fra la dimostrazione sul Mincio
+e l’irruzione dal Po, fu scelto un mezzo termine che
+<span class="pagenum" id="Page_423">[423]</span>
+aveva i difetti di entrambi i sistemi, senza alcuno
+de’ vantaggi che la scelta risoluta e l’attuazione compiuta
+d’un solo avrebbe portati seco. Le parti furono
+invertite: l’accessorio divenne il principale, e
+il principale l’accessorio; il passaggio del Po fu subordinato
+alla dimostrazione sul Mincio, la quale poi
+si mutò in un’irruzione; ma perchè anche la irruzione
+non era stata nè seriamente pensata, nè risolutamente
+voluta, nè convenientemente predisposta, si
+tramutò a sua volta in un’azione, anzi in una sequenza
+d’azioni imprevedute, estemporanee, sconnesse,
+che avrebbero reso difficile la vittoria anche ad un
+esercito più prode e più numeroso di quello che fu
+mandato a dar di cozzo ciecamente contro i colli di
+Sommacampagna e di Custoza, la mattina del 24 giugno.
+Che se a questo fondamentale errore si aggiunga
+la funesta dualità del comando e la discordia dei
+capi, con tutto il corteo degli equivoci, dei malintesi,
+dei puntigli, dei ripicchi che ne furono il naturale portato,
+si spiegherà ancora più facilmente, senza bisogno
+di acute disquisizioni strategiche, come una campagna
+che pareva vinta prima che intrapresa, cominciata con
+tanta superiorità di forze, e ardore di milizie, ed entusiasmo
+di popoli, esordisse da una sconfitta, indarno
+palliata col barbarico eufemismo d’<i>insuccesso</i>, e dopo
+una ritirata precipitosa senza ragione, e un lungo ozio
+senza scusa, finisse in una passeggiata militare senza
+gloria e in una conquista senza merito.
+</p>
+
+<h3>XIV.</h3>
+
+<p>
+Il 10 giugno, il generale Garibaldi, chiamato finalmente
+dal Ministero, s’imbarcava a Caprera sul <i>Piemonte</i>
+(quello stesso auguroso piroscafo della spedizione
+<span class="pagenum" id="Page_424">[424]</span>
+di Marsala), e da Genova correva diritto in Lombardia
+a passarvi la prima rivista de’ suoi Volontari.
+L’11 era a Como; il 12 a Monza, ove si ordinavano le
+guide, indi a Varese e Gallarate; il 13 a Lecco; il 17 a
+Bergamo, dove s’era stabilito il deposito del primo battaglione
+Bersaglieri; e con quale entusiasmo d’amore
+l’accogliessero quei giovani che vedevano in lui la
+gemina personificazione della patria e della vittoria,
+lo si immaginerà di leggieri. I Volontari erano ancora
+nello scompiglio della prima formazione. I quadri
+erano tuttora incompiuti, scarseggiavano il vestiario
+e le buffetterie, un battaglione aveva le camice rosse
+e non i berretti, un altro le uose e non i calzoni: a
+tutti poi mancavano le armi; pure Garibaldi, anzichè
+crucciarsene, si compiaceva di quel disordine e vedendosi
+sfilar davanti quel carnevale bizzarro e pittoresco
+di tinte e di foggie che ormai era la veste
+abituale e caratteristica del garibaldino, esclamava
+gioiendo: «Non erano diversi i <i>Mille</i>.» A tutti però
+raccomandava la disciplina, l’esercizio al bersaglio, la
+scherma della baionetta; a tutti lasciava di quelle
+sue parole colle quali era solito da tant’anni a trascinarsi
+dietro la gioventù italiana; e a trasformare
+anche i più fiacchi e restii in anime d’eroi, pronti
+ad ogni cimento e ad ogni sacrificio.<a class="tag" id="tag319" href="#note319">[319]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_425">[425]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma oramai, come egli stesso diceva, l’ora delle
+parole era passata e suonava quella de’ fatti. Il 19, cessate
+in Germania le incertezze che fino allora avevano
+tenuto in sospeso anche l’Italia, la guerra era
+deliberata: il generale La Marmora lasciava il Ministero
+per recarsi ad assumere il comando dell’esercito:
+le dieci divisioni del Mincio e le sette del Po
+si avvicinavano alle sponde de’ due fiumi apparecchiandosi
+al passaggio; e il generale Garibaldi da
+Brescia, dove aveva già stabilito il suo Quartiere generale,
+moveva col 1º reggimento (colonnello Corte),
+col 2º (colonnello Spinazzi) e col 1º battaglione de’ Bersaglieri
+(maggiore Castellini), i soli armati fin allora,
+moveva, dico, alla volta di Salò; allineandosi così all’estrema
+sinistra dell’esercito e prendendo in sua
+custodia i valichi della Valsabbia e della sinistra del
+Garda, primo passo alle operazioni in Tirolo. Ed anche
+Salò non era che una tappa. Esplorate egli stesso
+nella giornata del 21 giugno le posizioni intorno al
+Caffaro,<a class="tag" id="tag320" href="#note320">[320]</a> appena è raggiunto dal secondo reggimento
+<span class="pagenum" id="Page_426">[426]</span>
+ripiglia la sua marcia avanti; sicchè tra il 23 e il 24
+viene a trovarsi con tutte le milizie di cui poteva pel
+momento disporre nei dintorni del Lago d’Idro, tra
+Hano, Vestone e Rocca d’Anfo, e all’indomani, nel
+giorno stesso di Custoza, spingere le sue teste di colonna
+al Ponte del Caffaro e a Monte Suello, prime
+chiavi di quel confine che era impaziente di varcare.
+</p>
+
+<p>
+Se non che nella sera stessa giungeva al Quartier
+generale di Salò, dove Garibaldi dimorava ancora,
+l’inaspettato annunzio dell’infelice giornata combattuta
+tra il Mincio e l’Adige, e nel mattino vegnente
+l’ordine di proteggere Brescia, anzi per dir la frase
+usata dal Quartier generale del Re, «di proteggere
+l’eroica Brescia.» E l’annunzio e l’ordine erano per
+il nostro Capitano due volte dolorosi: poichè alla trafitta
+ch’egli pure al pari d’ogni altro cittadino dovette
+sentire per quel primo infelice esperimento delle
+armi italiane, si associava nell’animo suo il rammarico
+di dovere abbandonare quelle due posizioni di
+Monte Suello e del Caffaro; la prima fortunatamente
+occupata senza colpo ferire, l’altra valorosamente difesa
+in quella stessa mattina del 25 contro un furioso
+assalto di nemici;<a class="tag" id="tag321" href="#note321">[321]</a> e perdute le quali non si sapeva
+quanto sangue sarebbe occorso a riconquistarle. Tuttavia
+non v’era luogo ad esitare, e Garibaldi s’apprestò
+ad eseguire l’ordine coll’usata sua energia e
+rapidità. Richiama in gran fretta le truppe accampate
+intorno ai confini, e le fa scendere a marcia forzata
+lungo la riviera del Lago; fa avanzare da Brescia
+<span class="pagenum" id="Page_427">[427]</span>
+a Lonato il 3º reggimento (colonnello Bruzzesi),
+che vi era appena giunto e appena vi aveva preso le
+armi; chiama contemporaneamente da Bergamo, per
+ferrovia, il 4º (colonnello Cadolini), di cui già aveva
+spedito il primo battaglione a custodia della Valcamonica
+minacciata da un’incursione austriaca, corre
+egli stesso nella sera del 25 a Lonato, e scorto a colpo
+d’occhio il partito che si poteva trarre da quella cerchia
+di contrafforti che girano dall’estrema punta occidentale
+del Garda ai poggi di Castiglione, scagliona
+colà tra Padenghe, Lonato e l’Esenta tutte le forze
+che può avere sottomano e si prepara a disperata battaglia.
+</p>
+
+<p>
+L’allarme fortunatamente fu vano. Il Generalissimo
+austriaco non aveva alcuna intenzione di rischiare
+in conflitti spicciolati la facile gloria del 24;
+e, da qualche scorribanda d’esploratori in fuori, si
+tenne serrato nel suo Quadrilatero, intento assai più
+a spiare le mosse del Cialdini che sperava avrebbe
+passato il Po e si sarebbe ingolfato nel dedalo d’acque
+del Polesine. Ma indarno: l’esercito del Mincio era
+già in ritirata sull’Oglio, disposto, pareva, a continuarla
+fino a Cremona; l’esercito del Po, per naturale
+conseguenza, contromarciava a sua volta per prendere
+posizione tra Bologna e Modena, e coprire Firenze;
+talchè tra il 27 e il 30 giugno non restarono più difaccia
+agli Austriaci che dieci o undicimila Volontari;
+più alcuni squadroni dell’esercito regolare volteggianti
+tra il Chiese e il Mincio, e, non si deve dimenticarlo,
+i petti dei Bresciani, risoluti, se lo straniero
+avanzasse fin sotto le loro mura, a rinnovare le fiere
+prodezze del 1849.
+</p>
+
+<p>
+Al 1º luglio però erano giunti in Lombardia dal
+mezzogiorno tre dei cinque reggimenti che si organizzavano
+<span class="pagenum" id="Page_428">[428]</span>
+colaggiù; e poichè da un lato appariva manifesto
+che l’Arciduca Alberto non aveva alcuna intenzione
+di passare il Mincio e dall’altro contro simili
+scorrerie potevano bastare le nuove Legioni sopraggiunte,
+Garibaldi, d’accordo col Quartier generale,
+lascia una parte delle sue forze (terzo, sesto e nono
+reggimento) a guardia delle sue spalle, e a protezione
+di Brescia, tra Salò e Lonato; invia il quarto reggimento
+col primo battaglione Bersaglieri a rinforzare
+le difese della Valcamonica; e incamminasi egli stesso
+col primo e secondo reggimento e il 2º battaglione
+Bersaglieri (maggiore Mosto) verso il confine trentino
+per ripigliarvi le posizioni che Custoza, con tanto suo
+cruccio, l’aveva costretto ad abbandonare.
+</p>
+
+<h3>XV.</h3>
+
+<p>
+Ma anche il nemico non era stato inerte. Nel giorno
+stesso in cui Garibaldi si preparava a risalire la Valsabbia,
+l’Arciduca Alberto pensava ad un movimento
+generale di tutto l’esercito imperiale, talchè il dì appresso,
+1º luglio, mentre i tre corpi del Quadrilatero
+passavano il Mincio sui quattro ponti di Peschiera,
+di Monzambano, di Borghetto e di Goito, il generale
+Kuhn, comandante il corpo austriaco di operazione
+in Tirolo, spingeva innanzi le teste delle sue colonne
+al di qua dello Stelvio, del Tonale e del Caffaro, preparandosi
+a riprendere l’offensiva ed a capitanare
+egli stesso col grosso delle sue forze una punta in Valcamonica.
+</p>
+
+<p>
+E in quale posizione sarebbero venute a trovarsi
+le milizie garibaldine non è chi non veda. Se l’esercito
+imperiale del Mincio avanzava ancora d’una
+tappa; se le colonne del generale Kuhn compivano
+<span class="pagenum" id="Page_429">[429]</span>
+la loro mossa, Garibaldi sarebbe stato o prima o poi
+inevitabilmente schiacciato.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente l’Arciduca Alberto s’arrestò. In
+quel 1º di luglio pareva che tutti i campi fossero
+stati colti dalla febbre del movimento; e in quello
+stesso giorno anche il generale La Marmora, che comandava
+ancora la sinistra dell’esercito italiano, ordinava
+all’intero corpo del generale Della Rocca di
+ripassare l’Oglio ed il basso Chiese e di spingere una
+ricognizione, senza però impegnar alcun combattimento,
+fino al Mincio. Questa mossa, che nella mente del
+generale La Marmora doveva ridursi ad un semplice
+esercizio di gambe, anzi per usare la celebre frase,
+ad una mostra «tanto per far qualcosa;» questa
+mossa salvò Garibaldi. L’Arciduca Alberto, infatti,
+il quale a sua volta aveva varcato il Mincio senza
+scopo ben determinato e soltanto per muover campo
+e foraggiare alquanto sul territorio lombardo, veduta
+da un lato quella avanzata dell’esercito italiano sul
+Mincio, e dall’altro avuto sentore del riavvicinarsi di
+Cialdini alle sponde del Po, insospettito, non senza
+ragione, d’un ritorno offensivo che poteva coglierlo nel
+fianco e scalzarlo dalla sua base, deliberò subitamente
+di ritornar sui suoi passi, non solo riconducendo nei
+suoi alloggiamenti sulla sinistra del Mincio l’esercito
+del Quadrilatero, ma ordinando a Kuhn di fare altrettanto
+sulle Alpi, ripassando cioè il già varcato confine
+e riprendendovi le sue prime posizioni difensive.<a class="tag" id="tag322" href="#note322">[322]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_430">[430]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il generale Kuhn tuttavia, pur obbedendo agli ordini
+del suo Generalissimo e cominciando nel pomeriggio
+del 2 il suo movimento retrogrado, lasciò a guardia
+dello Stelvio a Sponda Lunga, del Tonale a Ponte di
+Legno, e del Caffaro a Bagolino e Monte Suello forti
+retroguardie che dovevano non solo proteggere la sua
+ritirata, ma disputare, se il destro si porgeva, con
+energici contrassalti il terreno e impedire l’avanzare
+degli assalitori.
+</p>
+
+<p>
+E nacquero da ciò i combattimenti del 3 e 4 luglio
+di Monte Suello e Vezza, che stiamo per raccontare
+brevemente.
+</p>
+
+<p>
+Infatti nel pomeriggio del 2 luglio, intanto che la
+Brigata Corte, 1º e 3º reggimento, marciava alla volta
+del Caffaro, due colonne austriache, di cui ancora non
+era dato misurare la forza, scendevano in senso contrario,
+l’una da Moerno per Hano su Treviso, l’altra
+da Bagolino per Presegno su Lavenone, rendendo così
+inevitabile per l’indomani uno scontro. Nè il colonnello
+Corte pensò a fuggirlo; anzi rinforzate le sue
+avanguardie che già erano giunte a Ponte d’Idro, e
+mandate quattro compagnie col maggiore Salomone
+a girare per le pendici del Monte Berga le alture di
+Bagolino, si preparava cautamente al conflitto, quando
+Garibaldi, giunto nel frattempo a Rocca d’Anfo, venne
+a precipitarlo.
+</p>
+
+<p>
+Siccome le due colonne nemiche s’erano ripiegate
+l’una a Moerno e l’altra a Monte Suello, Garibaldi
+deliberò di non lasciar loro alcuna tregua, e inviate
+<span class="pagenum" id="Page_431">[431]</span>
+altre due compagnie di Bersaglieri da Rocca d’Anfo,
+guidate dai capitani Evangelisti e Bezzi, ad aggirare
+per la destra Monte Suello, senza nemmeno attendere
+che l’aggiramento fosse compiuto, ordinò al
+colonnello Corte di assalire di fronte la postura nemica
+e di espugnarla. Nè si può dire che ai Garibaldini
+scarseggiassero le forze; il colonnello Corte,
+non ostante i molti distaccamenti, aveva sempre sotto
+mano diciassette compagnie e una batteria da campagna;
+ma la postura nemica era gagliardissima; il
+Suello sbarra quasi a picco le due vie di Bagolino e
+del Caffaro; quattro compagnie di <i>Kaiser-Jäger</i> (800 uomini)
+lo custodivano, altre quattro compagnie di fanti
+ne guardavano i dintorni, e snidarli di lassù a punta
+di baionetta era difficile impresa. Ma Garibaldi, impaziente
+quel giorno e nervoso fuor dell’usato, non
+volle persuadersene, e se ne ebbe a pentire ben presto.
+Ordinato l’assalto, i Volontari si slanciarono animosi;
+impotenti a rispondere coi loro sfocati ferravecchi
+alle eccellenti carabine dei Tirolesi, non indietreggian
+per questo, e non ostante la grandine di fuoco
+che li fulmina e li dirada, avanzano, avanzano sempre
+e costringono ad ogni carica il nemico a cedere
+il passo, a risalire ancora più in alto per cercare una
+nuova trincea sulle vette del monte. Ma a tal punto
+anche le ultime forze degli assalitori vengono meno.
+Indarno Bruzzesi e Corte rianimano colla voce e coll’esempio
+la lena affranta dei loro valorosi; indarno
+gli ufficiali prodigano al fuoco le vite fiorenti; e Bottino
+muore, Vianello muore, Trasselli e Piazzi e Carlo
+Mayer e tant’altri cadono feriti sull’erta sanguinosa;
+indarno lo stesso Garibaldi urla, rampogna, tempesta;
+ferito egli stesso al sommo della coscia, è costretto a
+riconoscere la necessità della ritirata. Ritirata però
+<span class="pagenum" id="Page_432">[432]</span>
+compiuta col massimo ordine, colla faccia al nemico,
+e che avrebbe dovuto levargli dal capo ogni velleità
+d’inseguimento. Egli invece, illuso da quel movimento
+retrogrado, pensa scendere sulla strada del Caffaro, e,
+formandosi in colonna, passare a sua volta dalla difesa
+all’offesa. Fu il suo passo falso: chè sfolgorato di
+fianco dai quattro pezzi posti in batteria sui poggi di
+Sant’Antonio e ributtato di fronte dalle compagnie del
+terzo reggimento, fu costretto a riparare di nuovo,
+sanguinolento, dietro le roccie del Monte Suello, seminando
+il terreno di molti de’ suoi morti o feriti.
+</p>
+
+<p>
+La sera intanto era calata; i due campi stavan di
+fronte incapaci, sì l’uno che l’altro, di dare un passo
+avanti, quando le quattro compagnie del Salomone,
+mandate sin dal mattino a circuire la sinistra nemica,
+essendo apparse sulla cima del Berga, gli Austriaci
+temendo, a ragione, di vedersi all’indomani chiusa
+ogni via, abbandonarono nella notte stessa la forte posizione
+e raggiunsero su per le Giudicarie il loro Corpo
+principale.<a class="tag" id="tag323" href="#note323">[323]</a>
+</p>
+
+<p>
+Ma se il combattimento di Suello non fu per le
+armi garibaldine che uno scacco passeggiero, lo scontro
+di Vezza fu una vera sconfitta. Nel pomeriggio
+del 3 luglio i sei battaglioni confidati al colonnello
+Cadolini per la difesa della Valcamonica erano così
+distribuiti: il 1º battaglione Bersaglieri (maggiore Castellini),
+un battaglione del 5º reggimento (maggiore
+Caldesi) e due compagnie del 44º di Guardia mobile
+a Vezza sopra Edolo, a pochi chilometri dal Tonale;
+<span class="pagenum" id="Page_433">[433]</span>
+tre battaglioni del 5º reggimento, sotto gli ordini diretti
+dello stesso Cadolini, a Campolaro di fronte al
+passo di Croce Domini, sulla via che congiunge la
+Valcamonica alla Valtrompia.
+</p>
+
+<p>
+Ora la retroguardia austriaca rimasta di guardia
+al Tonale saputa la scarsa forza che le stava di
+fronte, obbedendo essa pure all’ordine di proteggere
+il concentramento generale della difesa del Tirolo
+con opportuni ritorni offensivi, deliberò di assaltare
+in Vezza l’accampamento garibaldino non tanto per
+aprirsi un varco a imprese maggiori, quanto per dare
+una scossa (frase prediletta del generale Kuhn) al
+suo nemico e togliergli la volontà di avanzar troppo
+sollecito. La mattina del 4 perciò una colonna di milledugento
+imperiali, scortati da due pezzi d’artiglieria,
+piomba su Vezza, e giovata dalla posizione infelicemente
+scelta dai difensori, dall’assenza del comandante
+in capo, dal dissenso dei due ufficiali che ne
+tenevano le veci<a class="tag" id="tag324" href="#note324">[324]</a> e infine dalla cieca avventatezza del
+maggiore Castellini, che a petto scoperto si precipitò
+sull’inimico; posti fuori di combattimento in men di
+tre ore, tra morti (14) e feriti (66) ben ottanta gregari,
+morto lo stesso Castellini che sconta eroicamente
+il temerario ardimento, morti il capitano Frigerio e il
+<span class="pagenum" id="Page_434">[434]</span>
+tenente Prada, costringe il rimanente, malgrado sforzi
+disperati di valore, a ripiegare su Edolo, per tornarsene
+poi nella sera medesima a Ponte di Legno assai
+malconcia essa pure, ma paga del piccolo e forse insperato
+trionfo.
+</p>
+
+<p>
+E con questo ultimo scontro, il periodo dei combattimenti
+difensivi delle milizie garibaldine in Lombardia
+era chiuso per sempre. Il 5 luglio Garibaldi
+portava il suo Quartier generale da Rocca d’Anfo a
+Bagolino, e da quel giorno la campagna del Tirolo
+potè dirsi veramente cominciata. Prima però di narrarne
+le vicende ci conviene esaminare brevemente
+in quali condizioni Garibaldi la intraprendeva.
+</p>
+
+<p>
+Nella seconda settimana di luglio disseminati da
+Brescia a Lodrone e da Salò ad Edolo ubbidivano a
+Garibaldi quaranta battaglioni di fanteria; due battaglioni
+di Bersaglieri riuniti in dieci reggimenti e
+cinque brigate; tre batterie di artiglieria da campagna
+ed una da montagna; due squadroni di guide a
+cavallo; quattro compagnie di Zappatori, i quali sommati
+ai relativi corpi del treno, dell’intendenza, dell’ambulanza,<a class="tag" id="tag325" href="#note325">[325]</a>
+componevano un totale di trentottomila
+uomini, ventiquattro cannoni, dugento cavalli; non
+<span class="pagenum" id="Page_435">[435]</span>
+contati due piroscafi, dei quali uno solo poteva navigare,
+e sei barche cannoniere prive fino al 6 luglio di
+cannoni e d’artiglieri, e ai quali era commesso non già
+di fare, ma di simulare la difesa del Lago di Garda.
+</p>
+
+<p>
+Ora nessuno negherà che una simile forza stimata
+alla sola stregua del numero e paragonata a quella
+del nemico non potesse dirsi soverchiante e quasi
+strapotente; soltanto a fare una forza non basta una
+massa, e il valore d’un numero non è determinato dal
+solo esponente. Che cos’erano in realtà quei trentottomila
+uomini? Come armati, come vestiti, come ordinati,
+come agguerriti? come comandati? Chi sa come
+sono nati i Volontari ha già sulle labbra la risposta.
+</p>
+
+<p>
+Per armi, i macchinosi schioppettoni d’ordinanza
+del 1866, inferiori anche al fucile ordinario austriaco,
+pressochè inservibili nella guerra alpestre, se già non
+poteva dirsi altrettanto in ogni sorta di guerra; incapaci
+poi di gareggiare nè da vicino, nè da lontano
+colle celebrate armi di precisione del nemico contro
+il quale perciò ogni garibaldino veniva a trovarsi in
+una necessaria e quasi organica inferiorità: quella
+stessa inferiorità a cui lamentò d’aver soggiaciuto
+l’austriaco contro il fucile ad ago del suo nemico di
+Sadowa.
+</p>
+
+<p>
+E pari all’armi veniva la perizia di chi doveva
+trattarle. Nè per colpa loro. Soldati improvvisati, sbalzati
+dopo un mese di caserma e una settimana di piazza
+d’armi, al campo; ignari moltissimi del come si caricasse
+uno schioppo; ignari parecchi di quel che uno
+schioppo si fosse; armati la più parte per via, spesso
+alla vigilia d’andare al fuoco; non esercitati al bersaglio,
+non addestrati alle marcie, nuovi affatto alla
+montagna, quei trentottomila uomini non rappresentavano
+una forza militare proporzionata al loro numero;
+<span class="pagenum" id="Page_436">[436]</span>
+essi erano tutt’al più un gran campo di reclute;
+il rudimento d’un mirabile esercito, atto a crescere
+e perfezionarsi più rapidamente di qualsivoglia altro,
+ma che fino al termine del suo tirocinio restava pur
+sempre fra le mani del suo Capitano uno strumento
+imperfetto, una lama mal temprata che egli era obbligato
+a trattare tanto più riguardosamente, quanto più
+delicata e gentile era la materia onde si componeva.
+</p>
+
+<p>
+E non si discorra degli ufficiali. Il modo usato
+nella loro scelta dà la norma della qualità loro. Scarsi
+di numero, lo erano ancora più di capacità. Non mancavano
+i buoni e nemmeno gli ottimi; ma la valanga
+dei mediocri, non senza mistura di pessimi, li soffocava.
+Sentivasi soprattutto (fatte qui pure le debite
+eccezioni) il difetto di ufficiali generali e superiori;
+più benemeriti la maggior parte per servigi resi alla
+patria che ragguardevoli per gesta militari. Come
+nei gregari così ne’ comandanti sovrabbondava il valore,
+scarseggiavano l’arte e l’esperienza. Molti non
+avevano mai tenuto un comando effettivo di truppe
+in campagna, e la stagion campale più lunga che avesser
+veduta era quella di Sicilia del 1860. Non si
+parli poi della guerra di montagna; era per essi un
+mondo nuovo; un continuo viaggio d’esplorazione in
+terra incognita, in mezzo alla quale avanzavan brancolando,
+interamente persi e disorientati. Nessuno, o,
+per non esagerare, ben pochi coloro che sapessero
+come coprirsi nelle marcie, guardarsi negli accampamenti,
+piantar un avamposto, misurare approssimativamente
+una distanza, leggere con certa sicurezza una
+carta. Anche ai migliori falliva in sulle prime il senso
+dell’insolito terreno sul quale eran chiamati a guerreggiare,
+e soltanto più tardi, dopo alcune settimane
+di lezioni, spesso dolorose, cominciavano ad acquistarlo.
+<span class="pagenum" id="Page_437">[437]</span>
+«Fate l’aquila,» diceva loro Garibaldi; ma
+quando principiarono a impararlo la guerra finì.
+</p>
+
+<p>
+E non eran queste sole le cagioni che scemavano
+il valore di quelle milizie in cui pure grandeggiavano
+tante nobili virtù; un’altra ve n’era, forse la più
+grave di tutte: la infelicissima composizione dei reggimenti,
+interamente disadatta alla guerra che dovevano
+combattere. Anche qui l’imprevidenza aveva
+cagionato la precipitazione e la precipitazione il disordine.
+A Garibaldi occorreva una formazione svelta, leggiera,
+elastica, atta alle marcie, ai volteggiamenti, alle
+sorprese della montagna; gli fu consegnata invece una
+compagine abborracciata di corpi mastodontei, taluno
+de’ quali toccava, tal altro superava i quattromila uomini,
+difficili a maneggiarsi in rasa campagna, ma
+che tra i picchi delle Retiche, in quella guerra quasi
+aerea di falchi e di camosci, diventavano per chi doveva
+comandarli un problema ed un impaccio incessante;
+una cagione quotidiana di quella lentezza, di
+quei ritardi, di quei contrattempi che, nei monti principalmente,
+o costano la sconfitta o fanno pagar più
+sanguinosa la vittoria.
+</p>
+
+<p>
+E a rendere più evidente quanto siamo venuti sin
+qui discorrendo, si volga uno sguardo al teatro nel
+quale Garibaldi era stato obbligato ad agire. A’ suoi
+occhi l’impresa del Tirolo non poteva esser condotta
+con rapidità e sicurezza, se non da chi avesse saputo
+a tempo assicurarsi la signoria del Garda. Però il
+consiglio da lui dato fin dal 10 maggio a Caprera di
+stabilirvi senza indugio una flottiglia di combattimento
+e di trasporto capace non solo di tener spazzato
+il Lago dalle navi nemiche, ma altresì, e più
+ancora, di tragittare sulla riva veneta quante forze
+fossero stimate espedienti così a penetrare nel Trentino
+<span class="pagenum" id="Page_438">[438]</span>
+per la valle del Sarca, come a dar la mano all’esercito
+italiano che vinta la linea del Mincio si
+fosse incamminato verso l’alto Adige.
+</p>
+
+<p>
+E in entrambi questi casi, sia che il buon consiglio
+fosse stato seguito, sia che l’eventualità fortunata
+si fosse verificata, i quarantamila Volontari non
+sarebbero stati più di troppo. Libero di spiegarli e di
+muoverli per le tre grandi vie dell’Oglio, del Chiese
+e dell’Adige, collegate tra di loro dalle squadriglie
+del Garda, Garibaldi avrebbe potuto trarre dal suo
+esercito numeroso tutto il frutto di cui era capace e
+marciare più rapidamente alla vittoria. Invece quel che
+accadde è noto. Il Garda abbandonato alla difesa di
+quattro o cinque squallide carcasse su le quali doveva
+essere gran mercè, non di cacciare, ma di fuggire alla
+caccia del nemico, fu in realtà e per tutta la durata
+della campagna un lago austriaco; dal Mincio, anzichè
+l’annuncio della vittoria, suonò il grido spaventato
+«d’un disastro irreparabile;» e per l’effetto combinato
+di quell’imprevidenza e di questa sventura, ogni possibilità
+di operare per la sponda orientale del Garda
+e per le due rive dell’Adige venne a fallir per sempre.
+</p>
+
+<p>
+Allora naturalmente non restò a Garibaldi che un
+partito:<a class="tag" id="tag326" href="#note326">[326]</a> tentare l’irruzione di fronte e prendere la
+<span class="pagenum" id="Page_439">[439]</span>
+strada più diretta e vicina, invadere il Tirolo per le
+valli del Chiese e di Ledro, e girati secondo i casi, o
+sforzati i forti che le sbarrano, salir in tre colonne
+per le Giudicarie la convalle di Conzei e la valle del
+Sarca nella direzione di Trento, sotto la quale avrebbe
+potuto dare una battaglia finale e decisiva con tutte
+le sue forze collegate.
+</p>
+
+<p>
+Però chi abbia percorso una volta sola quelle Alpi,
+od anche volga soltanto un’occhiata rapida alla loro
+Carta, comprenderà di leggieri che penetrare con
+quarantamila uomini nelle anguste gole di quelle vallate
+era quanto voler penetrar di colpo colla folla di
+Serse nella bocca delle Termopili.
+</p>
+
+<p>
+Nel primo istante, fino a che l’imbocco delle valli
+non fosse superato e gli invasori non avessero guadagnato
+tanto terreno da potervisi distendere e manovrare,
+l’avanzare per essi non poteva essere che
+assai lento e penoso, e piuttosto un tentar a destra
+e a manca mille sentieri e mille varchi, che un vero
+avanzare. Naturalmente in quelle strette non ci potevano
+capire che le teste di colonna; epperò si può
+affermare con tutta asseveranza che soltanto nel giorno
+in cui da un lato ebbe posato saldamente il piede
+<span class="pagenum" id="Page_440">[440]</span>
+all’imbocco delle Giudicarie e dall’altro colla presa
+d’Ampola afferrata la chiave della valle di Ledro; soltanto
+cioè tra il 17 e il 18 luglio, Garibaldi potè spiegare
+in linea tutte le sue forze e adoperarle utilmente.
+</p>
+
+<p>
+Ma se Garibaldi era assai men forte di quello che
+appariva, il suo avversario non era tanto debole quanto
+egli stesso voleva far credere. Il generale Kuhn non
+poteva disporre, è vero, che di diciassettemila uomini,
+trentadue cannoni e duecento cavalli; ma chi consideri
+come quei diciassettemila uomini erano comandati,
+istruiti ed armati, e quale rinforzo trovavano
+nel terreno stesso che dovevano proteggere, nell’indole
+stessa della guerra difensiva che dovevano combattere,
+vedrà la pretesa superiorità delle forze italiane
+scemare d’assai, e la partita de’ due contendenti, per
+un reciproco compenso di vantaggi e svantaggi, quasi
+pareggiarsi.
+</p>
+
+<p>
+Composti in gran parte di quei Cacciatori imperiali
+che l’Austria leva dal seno stesso del Tirolo, e
+i quali contendono agli Svizzeri la fama di migliori
+tiratori d’Europa; formati abilmente in quattro mezze
+brigate leggiere, di cui l’unità tattica predominante
+era la compagnia; spalleggiati e collegati tra di loro
+da due grosse brigate di riserva; armati di quei loro
+<i>Stutzen</i> di precisione, che tra gli alpigiani tirolesi sono
+quasi un’arma tradizionale e domestica; protetti oltre
+che dai baluardi naturali del suolo, che è di per
+sè solo un grande campo trincerato, da un sistema
+di forti asserraglianti le principali arterie del paese
+(Lardaro nelle Giudicarie, Ampola e Ponal in Val di
+Ledro, Riva in quella della Sarca, Buco di Vela e Doblino
+presso Trento), quei diciassettemila combattenti
+potevano dirsi nel fatto raddoppiati e fino a che non
+li avesse raggiunti sulle loro rupi la baionetta garibaldina
+<span class="pagenum" id="Page_441">[441]</span>
+tenersi pressochè invincibili. Nè ciò basta ancora:
+li comandava uno de’ più abili uomini di guerra
+dell’Austria; quel generale Kuhn, che passa oggi ancora
+per uno de’ più dotti maestri della guerra di
+montagna,<a class="tag" id="tag327" href="#note327">[327]</a> il quale, accoppiando alla prodezza ed all’ingegno
+uno studio lungo e approfondito dello scacchiere
+che era chiamato a difendere, diventava anche
+per Garibaldi un avversario veramente temibile; il
+solo, forse, fra tanti che n’aveva scontrati in trent’anni
+di guerra, il solo degno di lui.
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia la sorte preparava al Generale austriaco
+un altro immenso, inestimabile vantaggio: Garibaldi
+era ferito! Conviene aver veduto Garibaldi in campagna,
+conoscere il suo modo di guerreggiare, ricordarsi
+quale partito egli sapesse trarre dalla sua prediletta
+abitudine di salire ogni mattina il punto più
+culminante e sovente più avanzato della sua linea per
+esplorare le mosse e le posizioni nemiche, per comprendere
+tutto il valore di quella parola. La ferita era
+più molesta che grave; ma dapprima configgendolo
+in letto, poscia, durante la convalescenza, vietandogli
+l’uso del cavallo e non permettendogli altro modo di
+locomozione che la carrozza, si risolveva difatto per
+quell’uomo e quel Capitano in una vera e grossa infermità
+che lo paralizzava in uno de’ punti più vitali
+della sua energia.
+</p>
+
+<p>
+Ridotto a far la guerra, come suol dirsi, a tavolino,
+ed a fidarsi alle relazioni de’ suoi luogotenenti,
+che non sempre erano i più fedeli ed abili interpreti
+del suo pensiero; posto nell’impossibilità di essere
+egli il primo esploratore o la prima vedetta del
+<span class="pagenum" id="Page_442">[442]</span>
+proprio esercito, che tutto vede co’ suoi occhi, dirige
+colla sua voce, ravviva colla sua presenza, il Capitano
+del 1866 non era più in realtà che un Garibaldi
+dimezzato, uno spirito prigioniero del proprio
+corpo, privo degli strumenti principali del suo genio:
+il moto e la vista.
+</p>
+
+<p>
+Certo, che anche ferito e chiuso fra quattro pareti,
+l’occhio più vigile del suo campo era sempre
+lui. Quel che Garibaldi vedeva, concepiva, divinava
+anche dal fondo della sua cameruccia di Storo, è inenarrabile
+e forse incredibile. Col solo aiuto d’una
+Carta topografica egli passeggiava su per le creste e
+dentro i valloni del Tirolo meglio di quegli stessi ufficiali
+che pur v’andavano e ne venivano ogni mattina.
+Quante volte non lo udimmo noi stessi indicare un
+sentiero, rilevare una posizione, scoprire una scorciatoia
+che i suoi migliori luogotenenti non avevano talvolta
+nemmeno sospettata! Era una meraviglia incessante;
+e non esitiamo ad affermare che tra tutte
+le campagne combattute fino allora, quella in cui
+emerse maggiormente la potenza geniale del nostro
+Capitano fu quella del Tirolo. Soltanto era, come dicemmo,
+una potenza i cui effetti non potevano più
+farsi sentire colla rapidità ed efficacia con cui si fece
+sentire altra volta ad altri nemici, allorquando Garibaldi,
+in pieno possesso di tutte le sue membra e di
+tutte le sue forze, era il primo nelle marcie, il primo
+alle avanguardie, il primo alle scoperte, l’ultimo alle
+ritirate, e poteva col sussidio del suo colpo d’occhio
+maraviglioso confermare le ispirazioni della mente e
+vegliarne l’applicazione. Però ringrazi il generale
+Kuhn, il suo bravo <i>Kaiser-Jäger</i> di Monte Suello:
+quella palla così bene aggiustata nella gamba del suo
+avversario gli vinse la migliore sua battaglia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_443">[443]</span>
+</p>
+
+<h3>XVI.</h3>
+
+<p>
+Ed ora vediamo i due campioni alla prova. Il 6 luglio
+la posizione dei belligeranti era la seguente: Garibaldi
+col Quartier generale, il 1º reggimento ed il
+2º battaglione Bersaglieri a Bagolino, e posti avanzati
+verso il Monte Brufione; il 3º reggimento al ponte
+del Caffaro con avamposti a Lodrone; il 2º tra Tremosine
+e Limone con avamposti verso il Monte Notta
+sul confine meridionale della Val di Ledro; il 7º e l’8º
+scaglionati lungo il Garda tra Salò e Gargnano; il 6º
+e il 9º in marcia da Salò a Vestone; il 5º e il 10º ancora
+in formazione ai due depositi di Varese e di Barletta;
+il 4º finalmente col 1º Battaglione bersaglieri e
+un battaglione di Guardie nazionali tra Edolo e Incudine
+a custodia della Valcamonica. Nel campo opposto
+invece il generale Kuhn col suo quartiere e la
+brigata di riserva Kaim (6921 uomini, 12 cannoni) a
+Bad Comano; la mezza brigata Metz (950 uomini, 4
+cannoni) allo Stelvio, coll’appoggio al forte Gomogoi;
+la mezza brigata Albertini (1700 uomini, 4 cannoni)
+al Tonale coll’appoggio al forte Strino; la mezza brigata
+Höffern (1800 uomini, 4 cannoni) nelle Giudicarie
+col grosso nei dintorni di Daone; l’avanguardia
+tra Cimego e Condino, appoggiata al forte Lardaro;
+la brigata Thour (1500 uomini, 4 cannoni) a Tiarno,
+al punto d’incidenza della Valle di Conzei in quella di
+Ledro, appoggiata a destra dal forte d’Ampola, ed a
+sinistra da quello del Ponal; infine la brigata di riserva
+Montluisant (3500 uomini, 4 cannoni) scaglionati
+in seconda linea tra le Arche e Fiavè, postura
+centrale tra le Giudicarie, Val di Ledro e la Valle
+del Sarca, e collegata a sua volta all’altra più grossa
+<span class="pagenum" id="Page_444">[444]</span>
+brigata di riserva Kaim, accantonata, come dicemmo,
+nei dintorni di Bad Comano, colle spalle ai forti di
+Buco di Vela e di Doblino, e che veniva a costituire
+una specie di terza linea o riserva generale in grado
+di proteggere o rinforzare al bisogno tutte le altre.<a class="tag" id="tag328" href="#note328">[328]</a>
+</p>
+
+<p>
+Per alcuni giorni i due campi stettero guardandosi
+senza dare un passo innanzi nè l’uno, nè l’altro. Evidentemente
+nessuno dei due Generali aveva formato
+il proprio definitivo disegno, e intanto andavano tasteggiandosi
+con scorrerie e ricognizioni; l’austriaco
+per iscoprire da qual parte gli potesse venire l’assalto
+principale; l’italiano per istudiare in qual punto gli
+convenisse meglio tentarlo.
+</p>
+
+<p>
+Il 7 luglio però avendo il 3º reggimento respinto
+una ricognizione della mezza brigata Thour che s’era
+inoltrata a Lodrone, e tre giorni dopo, sotto gli occhi
+stessi di Garibaldi, ributtato ancora più brillantemente
+un secondo assalto della stessa brigata inseguendo
+i fuggenti fino al di là di Darzo; il generale Kuhn
+ordinò alla brigata Höffern di abbandonare interamente
+la destra del Chiese e di concentrarsi tra Lardaro
+e Tione, perno della difesa nelle Giudicarie. In
+<span class="pagenum" id="Page_445">[445]</span>
+conseguenza di ciò Garibaldi non ebbe più ad esitare:
+e spinti da un lato i suoi posti avanzati fin
+presso Condino; dall’altro fatto occupare l’ingresso
+del vallone d’Ampola, andò a piantare il 13 sera il
+suo Quartier generale a Storo al bivio delle due vallate
+principali per cui doveva operare. E con questa
+mossa la campagna del Tirolo entrò nella sua fase più
+operosa e decisiva.
+</p>
+
+<p>
+Ma nemmeno il generale Kuhn era uomo da restare
+lungamente inerte; e però appena vide il rapido,
+troppo rapido forse, avanzare della brigata Nicotera
+sulla strada delle Giudicarie, divisò di andarle
+incontro a sua volta e con un energico attacco darle
+una buona scrollata e costringerla ad arrestarsi. E
+ad incuorarlo nell’impresa, oltre la massima troppo
+da lui predicata ne’ suoi libri per non essere confermata
+coll’esempio, che la migliore delle difese sta in
+un energica offesa, cospiravano in quel caso le sviste
+tattiche dei suoi avversari. Infatti mentre il colonnello
+Nicotera commetteva lo sbaglio di allungar troppo la
+propria linea in fondo alla valle senza occupare di
+pari passo le alture che la fiancheggiano, l’ufficiale
+incaricato di custodire gli sbocchi di Val d’Ampola<a class="tag" id="tag329" href="#note329">[329]</a>
+aveva dimenticato nientemeno, non ostante le istruzioni
+precise di Garibaldi, di assicurarsi il possesso
+di Monte Giovo e Rocca Pagana, il nucleo più eccelso
+dei passi che da Ampola per Val di Buono menano
+nella valle del Chiese dominante insieme le strade di
+<span class="pagenum" id="Page_446">[446]</span>
+Condino, di Storo e di Ampola, e fino a quel giorno
+la chiave delle posizioni occupate dall’esercito garibaldino
+in Tirolo.
+</p>
+
+<h3>XVII.</h3>
+
+<p>
+Nella sera del 14 pertanto il generale Kuhn aveva
+già riunito nelle alte Giudicarie tra Roncone e Lardaro
+il grosso delle sue forze, e dato verbalmente
+a’ suoi luogotenenti le istruzioni per la battaglia dell’indomani.
+Il colonnello Montluisant, composta una
+colonna di dieci compagnie, doveva attaccare il centro
+garibaldino di fronte per la strada principale Lardaro-Condino
+ed ai fianchi per Val di Buono e Cologna
+sulla sinistra, e Prezzo e Castelert sulla destra
+del Chiese. Il colonnello Höffern, forte esso pure di
+dieci compagnie e una batteria, marciando obliquamente
+da Daone verso Narone-Clef doveva assalire
+l’estrema sinistra italiana scaglionata da Brione ai
+varchi del Brufione. Il maggiore Grünne (subentrato
+al colonnello Thour nella valle di Ledro) preso seco
+sei compagnie della sua brigata, lasciato il rimanente
+a rinfranco del forte d’Ampola e a guardia della
+Valle di Conzei, doveva afferrare i passi di Monte
+Giovo e di là tra Condino e Storo compiere l’avviluppamento
+della destra garibaldina. Infine la brigata
+di riserva Kaim, chiamata essa pure fino dal 14
+a Stenico, doveva scendere colla sua avanguardia verso
+Prezzo e Cotogna e appoggiare, occorrendo, l’azione
+generale.<a class="tag" id="tag330" href="#note330">[330]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_447">[447]</span>
+</p>
+
+<p>
+E, lo vede ognuno, non si trattava, come fu detto,
+di una semplice ricognizione; si trattava d’un attacco
+in piena regola, eseguito con tutto il nerbo delle forze
+di cui gli imperiali potevano disporre nel Trentino
+meridionale; e che riuscendo a seconda poteva avere
+per effetto di ricacciare Garibaldi fuori delle Giudicarie
+e strappargli di mano il prezzo di dodici giorni
+di fatiche e di lotte.<a class="tag" id="tag331" href="#note331">[331]</a>
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente il disegno gli fu guasto, non oseremmo
+dire dall’arte, ma dalla costanza e prodezza
+degli avversari. Nel frattempo avendo il brigadiere
+Nicotera ripetuto l’errore di spingersi troppo innanzi,
+facendo occupare il ponte di Cimego senza munire di
+conserve le alture che lo dominano, avvenne che lo
+scontro fu anticipato di qualche ora, e in posizione,
+per l’Austriaco, più vantaggiosa di quello che per avventura
+avesse sperato. Infatti tra le 7 e le 8 del 16
+mattina, il fuoco era cominciato; ma anche i Volontari,
+finchè non l’ebbero che di fronte, vi risposero
+bravamente. In brev’ora però assaliti da ogni parte,
+stipati in una specie di pozzo, dall’alto del quale li
+saettava una grandine di palle; posti nell’impossibilità
+di muoversi, nell’impossibilità di ribattere, anche
+i più valorosi principiarono a balenare. Fu allora
+che il maggiore Lombardi, anima bresciana d’eroe,
+visto che il nemico poteva da un istante all’altro
+chiudere la ritirata, si slancia, con quanti hanno cuore
+di seguirlo, nel Chiese colla speranza di arrestare
+l’avanzare del nemico che dalle vette di Cologna s’innoltrava
+continuo serrando sempre più dappresso il
+<span class="pagenum" id="Page_448">[448]</span>
+ponte di Cimego. Nè il sagrificio grande fu del tutto
+sterile. Molti travolse la corrente; molti abbattè la
+carabina de’ Cacciatori; lo stesso Lombardi, già superata
+la sponda, colpito alla fronte suggella col sacrificio
+della nobile vita il magnanimo ardimento;<a class="tag" id="tag332" href="#note332">[332]</a>
+ma intanto la mossa attorniante del nemico è rallentata;
+la strada della ritirata è aperta: i Volontari
+possono ripiegare, in iscompiglio, ma non in fuga,
+sopra Condino, dove, spalleggiati dai rinforzi accorrenti
+da Storo e da Darzo, e più ancora rinfrancati
+dalla presenza di Garibaldi stesso, accorso in carrozza
+al primo fragore delle fucilate, ponno ancora far testa
+e ristorare la pugna.
+</p>
+
+<p>
+Intanto però anche la colonna austriaca venuta di
+Val di Ledro aveva compiuto il suo movimento; e mentre
+una frazione di essa, capitanata da quello stesso
+Gredler che aveva fatto così bella difesa a Monte Suello,
+s’innoltrava per le balze del Giovo fino alla chiesetta
+di San Lorenzo, d’onde poteva bersagliare al coperto
+la strada di Condino e il Ponte di Darzo; un altro
+distaccamento s’inerpicava fino al sommo di Rocca
+Pagana tempestando de’ suoi proiettili le vie di Storo
+e persino il cortile del Quartier generale di Garibaldi.
+Il momento era critico: per fortuna Garibaldi era
+là; una mezza batteria, opportunamente appostata e
+validamente sostenuta da alcune compagnie del 9º reggimento,
+arresta la colonna di San Lorenzo: un’altra
+colonna di Volontari del 7º si avanza a cerchio contro
+Rocca Pagana e ne risospinge gli occupatori; finchè
+dopo alcune ore di contrasto, il nemico che di
+fronte aveva guadagnati appena pochi palmi di terreno
+<span class="pagenum" id="Page_449">[449]</span>
+al di qua di Cimego, visto il fallimento del premeditato
+aggiramento; udita la notizia che anche la
+brigata Höffern, attardatasi fra i gioghi dei monti, era
+stata anche meno fortunata delle sue compagne; il nemico,
+diciamo, checchè abbia potuto dire e scrivere in
+appresso per giustificare la sua risoluzione,<a class="tag" id="tag333" href="#note333">[333]</a> comandò
+la ritirata su tutta la linea.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_450">[450]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non per questo il 16 luglio andrà scritto ne’ fasti
+garibaldini. Esso fu una di quelle dubbie giornate in
+cui ciascuna delle due parti si appropria con pari
+ragionevolezza la vittoria. I volontari trovaronsi signori
+del combattuto terreno, ma lo pagarono con
+sacrifici di sangue maggiori del compenso: gli Austriaci
+non ebbero a dolersi che di pochissime perdite,
+e videro per alcuni istanti le spalle de’ loro avversari;
+ma non poterono conservare il campo di battaglia e
+furono costretti di rinunziare al principale disegno pel
+quale s’erano mossi.
+</p>
+
+<h3>XVIII.</h3>
+
+<p>
+Oltre di che il combattimento di Condino non ritardò
+d’un giorno solo, una sola delle operazioni garibaldine.<a class="tag" id="tag335" href="#note335">[335]</a>
+Non a settentrione della Val di Ledro, dove
+il forte d’Ampola investito gagliardamente dall’artiglieria
+italiana fin dal 17 mattina, dopo due giorni
+di valida, ma inutile resistenza capitolava a discrezione;<a class="tag" id="tag336" href="#note336">[336]</a>
+non a mezzodì della Valle, dove il colonnello
+<span class="pagenum" id="Page_451">[451]</span>
+Spinazzi dopo un breve e felice scontro s’impadroniva
+del passo di Monte Notta e si sgombrava il cammino
+fino al Lago di Ledro; non nelle Giudicarie, dove
+Garibaldi aveva già fatto riprendere Cimego, ed occupare,
+mercè un’ardita sorpresa dei due battaglioni del
+9º reggimento, Friggesy e Cairoli, quel Monte Giovo,
+che egli fino al risveglio del 16 aveva sempre creduto
+in mano de’ suoi e che costituiva, siccome dicemmo,
+il pernio delle comunicazioni tra la sinistra, la destra
+e il centro garibaldino e il loro baluardo più forte e
+più avanzato.
+</p>
+
+<p>
+E poichè questi tre fatti quasi simultanei, l’occupazione
+di Monte Giovo, la presa di Monte Notta, e
+la caduta d’Ampola, aprendo ai Garibaldini gli sbocchi
+principali di Val di Ledro avevano obbligata la
+brigata Grünne ad abbandonare tosto Bezzecca, epperò
+anche l’imbocco della Valle di Conzei, e la strada del
+Ponal e di Riva; così Garibaldi ne approfittò tostamente
+ordinando alla brigata Haug di occupare col 5º
+e 7º reggimento le posizioni testè sguernite dal nemico,
+facendone al tempo stesso appoggiare il movimento
+in avanti dal 9º reggimento sceso dal Giovo
+ad occupare Tiarno e dal 2º reggimento Spinazzi invitato
+a scendere verso Ledro.
+</p>
+
+<p>
+Ma tra l’antico Guerrillero e il Maestro della guerra
+di montagna il duello era infaticabile. Nel giorno stesso
+in cui Garibaldi pensava ad avanzare da un lato, il
+generale Kuhn molinava d’assalirlo dall’altro. Saputo
+infatti che quella spedizione di Val Sugana che gli
+era fatta presentire fin dal 16 luglio era ancora lontana,
+e che in ogni caso non avrebbe potuto essergli
+addosso prima di tre o quattro giorni, concepì il
+disegno, non privo d’audacia, di giovarsi di quel frattempo
+per dare prima un’altra delle sue batoste a
+<span class="pagenum" id="Page_452">[452]</span>
+Garibaldi, eppoi voltarsi con tutte le sue forze contro
+il suo luogotenente che s’avanzava dalla Brenta. Però
+staccate alcune truppe e artiglierie a rinforzo delle piccole
+brigate destinate a custodia degli sbocchi di Val
+d’Arsa e Val Sugana, compose nuovamente col resto
+delle sue truppe due colonne mobili; l’una delle quali,
+forte di seimila uomini sotto gli ordini del generale
+Kaim, doveva per le Giudicarie attaccare la sinistra e
+il centro garibaldino, mentre l’altra, grossa di quattromilacinquecento
+uomini e quattro pezzi, capitanata
+dal Montluisant, piombando per Val di Conzei tra
+Tiarno e Bezzecca, doveva sfondarne la destra, e di là
+convergendo su Ampola e Storo dar la mano alla colonna
+scendente per Val di Chiese e con forze riunite
+schiacciare il nemico.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno prestabilito al nuovo assalto fu il 21 luglio.
+Il corpo Montluisant, al quale spettava evidentemente
+lo sforzo principale, doveva scendere in due
+colonne (Krynicki alla sua destra, Grünne alla sinistra)
+su Val di Conzei, e appoggiato da una terza
+colonna che aveva l’ordine di sboccare da Riva, pigliare
+Bezzecca da tre parti e sgominarne i difensori.
+Ed anche in quel giorno accadde quel che vedemmo
+nella giornata di Condino.
+</p>
+
+<p>
+Il generale Garibaldi non aveva preveduto l’attacco;
+il generale Haug, che aveva l’ordine di arrestarsi
+a Bezzecca, volle spingere il 5º reggimento a
+Locca dentro la Valle di Conzei; il colonnello Chiassi
+si credette a sua volta in dovere di proteggere la sua
+fronte avviando innanzi un battaglione d’avanguardia
+fino a Lensumo, e proprio nel momento in cui quel
+battaglione stava per prendere posizione al di là di
+Lensumo era colto di sorpresa dalla colonna di sinistra
+del Montluisant (maggiore Grünne) e in parte fatto
+<span class="pagenum" id="Page_453">[453]</span>
+prigioniero, e in parte ributtato in grande disordine
+sopra Locca.
+</p>
+
+<p>
+Ma anche Locca era una posizione infelicissima, e
+se n’avvide tosto il bravo Chiassi, il quale, assalito
+di lì a poco e avvolto da ogni parte da entrambe le
+colonne di Montluisant, dopo non lungo e assai disuguale
+combattimento fu ricacciato a sua volta sopra
+Bezzecca lasciando per via, morti, o feriti, o prigionieri,
+alcune centinaia dei suoi.
+</p>
+
+<p>
+Non per questo il prode Colonnello smarrì l’animo
+invitto, chè presa posizione all’ingresso di Bezzecca tra
+la chiesa e il cimitero, sostenuto soltanto da due pezzi
+dell’artiglieria regolare e da alcuni manipoli dei Bersaglieri
+di Mosto, si accinse ad una seconda e più disperata
+difesa. Indarno. Le armi di precisione, le
+posizioni dominanti, la conoscenza dei luoghi, lo scompiglio
+introdottosi nelle file garibaldine sin dal principio
+dell’azione, davano al nemico tale vantaggio che
+la resistenza non poteva esser lunga.
+</p>
+
+<p>
+I Garibaldini facevano prodezze; ma cannoneggiati
+da ogni parte da una numerosa artiglieria, costretti
+come al solito a guardar con le inutili armi al braccio
+un nemico quasi invulnerabile, che dall’alto delle sue
+roccie li bersagliava come selvaggina al fermo e li
+decimava, circuito in breve dalla colonna Krynicki il
+poggio della Chiesa estremo baluardo della difesa, e
+minacciata da quella del Grünne la stessa via di Bezzecca,
+tornarono nuovamente in fuga precipitosa fin
+dentro le case del villaggio, sul quale già calavano urlando
+vittoria i Cacciatori nemici.
+</p>
+
+<p>
+Chiassi però, travolto suo malgrado dall’onda rigurgitante
+de’ suoi, non vuol disperare ancora; ma
+nel punto in cui tenta far argine colla voce e coll’esempio
+alla rotta e raccogliere intorno a sè un manipolo
+<span class="pagenum" id="Page_454">[454]</span>
+de’ più risoluti per tentare un ultimo disperato
+contrassalto, una palla lo coglie al petto e lo stramazza
+morto sul campo.<a class="tag" id="tag337" href="#note337">[337]</a>
+</p>
+
+<p>
+In quel momento, circa le otto, arrivava da Tiarno
+il generale Garibaldi. Era, s’intende, in carrozza, costretto
+perciò a restar sulla strada, posto nell’impossibilità
+di abbracciare da un punto eminente tutto
+il campo di battaglia. Pure quello che non poteva
+vedere indovinò, e diede immantinente i suoi ordini
+come se tutta la situazione gli stesse spiegata innanzi
+sopra una carta. Menotti con quanto ha sottomano
+del 9º reggimento piombi da Tiarno sulla destra
+del nemico; il colonnello Spinazzi sbocchi da Molina
+e lo avvolga per la destra; il 7º reggimento e i rotti
+avanzi del 5º e dei Bersaglieri si slancino di fronte e
+tutti insieme riprendano ad ogni costo Bezzecca, chiave
+della posizione, premio supremo della vittoria.
+</p>
+
+<p>
+Menotti, impedito dai sentieri torti e malagevoli,
+tarda a comparire in linea; Spinazzi, o ricevesse tardi
+o fraintendesse l’ordine, non compare affatto: gli Austriaci
+<span class="pagenum" id="Page_455">[455]</span>
+frattanto non solo si son resi padroni incontrastati
+di Bezzecca, ma già sboccano fuori del villaggio,
+già coronano le alture circostanti di artiglierie
+e si preparano ad un terzo e finale attacco contro
+l’estrema linea garibaldina. Stringeva il pericolo: la
+strada di Tiarno è tempestata dai proiettili nemici,
+e Garibaldi vi è il più visibile e cercato bersaglio.
+Le palle sibilano, guizzano, rimbalzano, ravvolgono in
+un nembo di polvere la sua carrozza; uno de’ cavalli
+è già ferito: una delle guide a cavallo (Giannini) che
+la scortano è morta; i suoi aiutanti Cairoli, Albanese,
+Damiani, Miceli, Cariolato, Civinini gli fanno
+scudo de’ loro corpi, tentano strapparlo da quel posto
+mortale e salvar lui, se non è possibile salvar la giornata.
+Ma Garibaldi ha sul volto la calma delle tragiche
+risoluzioni: la calma del Salto, e di Calatafimi:
+«Là si vince o si muore.» Sordo ai consigli, insensibile
+al pericolo, tutto assorto nelle peripezie della
+pugna, fa avanzar al galoppo la batteria di riserva
+ed ordina al maggiore Dogliotti, eroico in quel giorno,
+di convergere i suoi fuochi principalmente su Bezzecca,
+additandogli egli stesso, con colpo d’occhio
+maestro, la posizione più propizia all’appuntamento
+dei pezzi. «Però mi ci vorrà più di mezz’ora!...»
+grida il bravo Dogliotti...: «Fate più presto che sia
+possibile,» esclamò Garibaldi: «mi troverete qui vivo
+o morto.» E le otto bocche stupendamente dirette
+dal Dogliotti producono tosto il loro terribile effetto;
+il nemico sfolgorato dentro Bezzecca, ributtato sulla
+via dai bravi del 7º reggimento, ben presto colto di
+fianco dal 9º reggimento, è costretto ad arrestarsi, a
+ripiegar su Bezzecca ed a provvedere a sua volta alla
+difesa. Ma nulla è fatto se Bezzecca non è ripresa, ed
+è quello l’ultimo sforzo della battaglia. Garibaldi lo
+<span class="pagenum" id="Page_456">[456]</span>
+vuole: ogni bravo lo ascolta. Ed ecco Menotti, Canzio,
+Ricciotti, Bedeschini, Rizzi, Mosto, Antongini, Pellizzari,
+improvvisata una falange coi più volonterosi
+di tutti i corpi, lanciarsi tutti insieme, intanto che il
+cannone del Dogliotti manda in fiamme Bezzecca, a
+testa bassa, al passo di corsa, al grido d’Italia e di
+Garibaldi, sul villaggio, e scacciarne, dopo una lotta
+corpo a corpo, gli ultimi difensori, inseguirli colla baionetta
+alle reni fino al di là di Enguiso e di Lensumo
+alle falde del Monte Pichea d’ond’erano discesi.
+</p>
+
+<p>
+E poichè nell’ora stessa anche la colonna Kaim,
+che doveva scendere in Val di Chiese, avea trovato i
+Garibaldini pronti a riceverla e dopo breve avvisaglie
+era stata respinta su tutti i punti, così la vittoria
+del 21, facile a Condino, contrastata e sanguinosa a
+Bezzecca, fu compiuta su tutta la linea.<a class="tag" id="tag338" href="#note338">[338]</a>
+</p>
+
+<h3>XIX.</h3>
+
+<p>
+E però resterà sempre inesplicabile come gli storiografi
+austriaci persistano a negarla.
+</p>
+
+<figure class="break-before"><a id="fill-456a-inl"></a>
+ <img src="images/ill-456a-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>Schizzo topografico delle operazioni di Garibaldi nel Trentino — 1866 (<a href="images/ill-456a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<p>
+La battaglia cominciò avversa ai Garibaldini; le
+loro perdite furono gravissime; il numero de’ prigionieri
+fu dura e non immeritata lezione.<a class="tag" id="tag339" href="#note339">[339]</a> Nessuno
+<span class="pagenum" id="Page_457">[457]</span>
+pensa a contrastare nè il valore degli Imperiali, nè,
+sia pur detto, l’inferiorità del loro numero (largamente
+compensata però dalla superiorità delle armi);
+ma infine ogni battaglia è un succedersi alternato di
+rovesci e di trionfi, dei quali il trionfo o il rovescio
+finale rimane l’arbitro supremo. E il successo finale
+fu (come negarlo?) avverso agli Austriaci. Essi volevano
+scacciar Garibaldi dalle soglie della Valle di
+Conzei e di Ledro, e non vi riuscirono: essi volevano
+romperne le due ale, sfondarne il centro, ributtarlo al
+di là di Storo, e non vi riuscirono: ad essi il vanto
+d’aver preso alle nove Bezzecca; a Garibaldi la gloria
+d’averla ripresa a mezzogiorno per non perderla più.<a class="tag" id="tag340" href="#note340">[340]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_458">[458]</span>
+</p>
+
+<p>
+Fu quella l’ultima prova dei Garibaldini in Tirolo.
+Al 23 mattina il generale Kuhn, avvertito del
+rapido avanzar di Medici, volgeva contro il nuovo suo
+avversario il grosso delle sue forze non lasciando in
+faccia a Garibaldi che i presidii dei forti e pochi distaccamenti
+di sostegno, e nel giorno stesso il condottiero
+<span class="pagenum" id="Page_459">[459]</span>
+dei Volontari tuttora ignaro di questo movimento
+spingeva innanzi tutta la sua linea, occupando
+sopra Val di Conzei, Campi, serrando più dappresso
+Riva, trasportando nelle Giudicarie il Quartier generale
+a Cologna, e cominciando l’investimento di Lardaro.
+Se non che, il 25 mattina, quando tutto era
+pronto nel campo garibaldino per il bombardamento
+di quel forte e per un altro passo in avanti verso la
+Sarca, giungeva l’annunzio del primo armistizio di
+otto giorni, prodromo manifesto di tregua più lunga
+e forse della pace.
+</p>
+
+<p>
+Quel che sarebbe avvenuto se la guerra avesse
+continuato a nessuno è dato profetare. Probabilmente
+il Medici, che era ad una marcia da Trento, vi sarebbe
+entrato prima e senza Garibaldi; se no, e nell’ipotesi
+che il Kuhn avesse potuto protrarre la resistenza,
+Garibaldi in pochi giorni avrebbe dato la mano al
+suo Luogotenente; e nell’uno e nell’altro caso stretto
+in un anello di ferro il loro nemico, e compiuta in
+pochi giorni la conquista del Trentino.
+</p>
+
+<p>
+Certo da quel fatale 25 luglio cominciava per Garibaldi
+il periodo più brillante e fruttuoso. Padrone
+oramai delle due valli principali che dal Garda rimontano
+a Trento e delle convalli finitime; libero di
+spiegare di fronte, sopra uno scacchiere tutto suo le
+proprie forze e di marciare in battaglia contro un nemico
+inferiore di numero e che veniva a perdere la
+sola superiorità fino allora goduta del terreno propizio,
+Garibaldi avrebbe certamente dovuto dare o sostenere
+contro il suo intraprendente nemico un’altra
+e più grossa battaglia; ma sarebbe stata finale e decisiva,
+e a quali braccia si sarebbe concessa la vittoria
+non è difficile il prevedere. Tutto fino allora gli era
+stato contrario: l’imperizia degli ufficiali, l’inesperienza
+<span class="pagenum" id="Page_460">[460]</span>
+delle milizie, l’inefficacia delle armi, persino
+la soverchianza del numero, nel quale aveva trovato
+assai più un inciampo che un aiuto. E nulla ridiciamo
+di quella ferita che gli rubò metà della sua forza e
+costrinse lui, il più attivo forse e onnipresente dei Capitani
+moderni, a far la guerra sopra una carta topografica,
+o dal fondo d’una carrozza accomodata a
+lettiera.
+</p>
+
+<p>
+Pure se non stupì novellamente il mondo con strepitose
+vittorie, non allegrò nemmeno i suoi nemici
+con alcuna sconfitta. Lentamente, ma assiduamente
+fece ogni giorno un passo innanzi e dal terreno conquistato
+nemmeno l’arte del suo valente avversario
+valse a sradicarlo. Non corse come Joubert nel 1797;
+ma non ebbe neanche, come Joubert, le spalle sicure
+da ogni minaccia, la larga valle dell’Adige per linea
+d’operazione, i vincitori di Millesimo, di Castiglione
+e di Rivoli per soldati, la floscia inettitudine dei Kerpen
+e dei Laudon per avversaria, le vittorie di Bonaparte
+e di Massena per esempio ed incitamento. Non
+corse, perchè, come disse egli stesso, «su per le montagne
+non si corre;» ma in quindici giorni s’era posto
+già in grado di prendere con maggior energia l’offensiva
+su tutta la linea, e in meno di venticinque sarebbe
+stato probabilmente padrone di Trento.
+</p>
+
+<p>
+«Noi conveniamo (dice uno storico militare)<a class="tag" id="tag341" href="#note341">[341]</a> che
+la campagna garibaldina del 1866 rassomiglia poco
+a quella del 1860, non solamente rispetto ai frutti raccolti,
+ma eziandio rispetto alle operazioni in sè stesse.
+<span class="pagenum" id="Page_461">[461]</span>
+Tuttavia essa ebbe un merito che forse nessuna delle
+operazioni più brillanti di Garibaldi potè vantare: fu
+più ordinata e, nonostante la massa considerabile delle
+forze, più metodica di qualsivoglia sua impresa. Sembra
+invece che alla maggior parte de’ suoi subalterni
+sia mancata la conoscenza del mestiere e soprattutto
+la pratica di quelle tre colonne con avanguardia e riserva,
+così ben conosciuta dai Prussiani, necessaria
+in montagna anche più che in pianura, e che convenientemente
+usata avrebbe risparmiato alle sue masse,
+il più delle volte rinserrate entro strette angustissime,
+il fuoco micidiale dei fiancheggiatori nemici, lasciati
+troppo liberi nei loro movimenti d’aggiramento
+sulle alture circostanti.
+</p>
+
+<p>
+»Quando pertanto si tenga conto di questa circostanza,
+lieve all’aspetto, ma importantissima a spiegare
+le gravi perdite toccate; quando si tenga conto
+altresì dell’inferiorità relativa dei Corpi volontari rispetto
+al materiale; dello scarso appoggio loro prestato,
+contro ogni aspettazione, dalle popolazioni trentine;
+del formidabile avversario da essi trovato nel
+corpo del generale Kuhn; nel difetto d’una flottiglia
+dominante sul Lago di Garda; infine del subitaneo
+troncarsi della campagna, si deve riconoscere che le
+operazioni di Garibaldi, sebbene all’apparenza non abbiano
+conquistato che poche leghe di territorio nemico,
+son ben lontane dall’offrire alcun appiglio di
+biasimo o di sprezzo. Esse diedero dei risultati sostanzialmente
+utili e non certamente ingloriosi: esse fecero
+testimonianza in ogni caso della stessa virile tenacità,
+del medesimo eroico slancio di cui avevano
+dato tante volte prova i Volontari, dietro l’esempio
+dell’illustre loro Capitano.»
+</p>
+
+<p>
+E con questo giudizio del dotto ufficiale chiudiamo
+<span class="pagenum" id="Page_462">[462]</span>
+il nostro. Il 3 agosto la sospensione d’armi era prolungata
+d’un’altra settimana, e il 10 dello stesso mese il
+generale Garibaldi riceveva dal generale La Marmora
+il seguente telegramma: «Considerazioni politiche esigono
+imperiosamente la conclusione dell’armistizio
+per il quale si richiede che tutte le nostre forze si
+ritirino dal Tirolo, d’ordine del Re. Ella disporrà
+quindi in modo che per le ore quattro antimeridiane di
+posdimani 11 agosto le truppe da lei dipendenti abbiano
+lasciato le frontiere del Tirolo. Il generale Medici
+ha dalla sua parte cominciato i movimenti.»
+</p>
+
+<p>
+Quale scossa abbia provato in quel momento il
+cuore dell’Eroe, lo storico può indovinarlo, ma affermarlo
+con certezza non può. Forse le vergogne immeritate
+di Custoza e di Lissa; la Venezia accettata
+come una elemosina dalle mani straniere; il Trentino
+perduto; Trieste abbandonata; il confine orientale
+d’Italia aperto da tutte le parti; tanto eroico fiore
+di giovani vite inutilmente sacrificato, tutto ciò passò
+come nembo di foschi fantasmi sull’animo di Garibaldi
+e vi suscitò in tumulto i pensieri da anni soffocati
+dell’antica rivolta; ma al tempo stesso un pensiero
+più alto, uno spettro più terribile si levò contro
+lo stuolo delle maligne tentazioni e le fugò in un
+istante. Garibaldi non tradì nemmeno ai più intimi la
+sua interna tempesta; tranquillo prese la penna e rispose
+egli stesso al La Marmora questa sola parola:
+«Obbedisco.» E con quell’ultima vittoria sopra sè
+stesso chiuse la campagna.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_463">[463]</span>
+</p>
+
+<h2 id="cap12"><span class="smcap">Capitolo Decimosecondo</span>.
+<span class="smaller">DA MENTANA A DIJON.<br>
+[1867-1870.]</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+Pagato il debito a Venezia, Garibaldi si preparò
+a sciogliere il voto a Roma. E Roma, lo sappiamo,
+era la idea fissa, la stella polare, il termine ultimo
+della sua missione patriottica. La palla d’Aspromonte
+aveva potuto arrestarlo in cammino, ma non isviarlo
+dalla meta. Un giuramento sacro lo legava alla redenzione
+dell’eterna città, e conveniva che il giuramento
+s’adempisse: <i>O Roma o morte</i>! Di tutto quell’aggrovigliato
+intreccio di problemi politici, religiosi,
+morali onde componevasi allora, e sempre, forse, si
+comporrà il gran nodo della questione romana, egli
+non vedeva chiaro che due cose: un mostruoso potere
+che opprimeva e corrompeva a un punto coll’aiuto
+dell’armi straniere la metropoli d’Italia, la
+regina del mondo: il diritto e il dovere degli Italiani
+di levarsi concordi e di cessare d’un sol colpo
+la doppia tirannide. Egli accomunava in un odio solo
+il protetto e il protettore; sicchè a lui stesso sarebbe
+stato difficile il discernere quali dei due abborrisse di
+<span class="pagenum" id="Page_464">[464]</span>
+più. Che gl’importava se il guardiano del Papato era
+uno degli arbitri d’Europa, il capo di una potente
+nazione, sorella di sangue e di civiltà all’italiana, il
+solo fra tanti principi forastieri che avesse porta una
+mano soccorrevole alla patria sua, e aiutatala a rialzarsi
+da un sepolcro di secoli? E non era egli altresì
+l’Uomo del 2 Dicembre, il «tiranno» della
+Francia? Non aveva egli riscosso il prezzo di Magenta
+e Solferino con Nizza e Savoia? Non cancellava
+egli ogni giorno la memoria de’ suoi beneficii
+puntellando, solo in Europa, quel tarlato poter temporale
+che abbandonato da lui crollerebbe in un punto?
+</p>
+
+<p>
+Nè gli si opponga come spauracchio la potenza
+della Francia. L’Eroe era forse il primo di quella
+lunga schiera d’allucinati che, traendo da una distinzione
+ragionevole una conseguenza erratissima, reputavano
+il popolo francese più liberale e più amico
+dell’Italia di quello che lo fosse, a danno della Francia
+stessa e della sua propria corona, Napoleone III.
+</p>
+
+<p>
+Ingannato pertanto da questa illusione, Garibaldi
+rifiutavasi a credere che la Francia avrebbe seguito
+a lungo il suo oppressore in una guerra liberticida;
+anzi, trascorrendo colla facile fantasia, vedeva già affratellarsi
+nell’impresa comune i figli delle due nazioni,
+e per provvidenziale disegno, dalla liberazione
+di Roma uscire la vendetta del 2 Dicembre e la redenzione
+della Francia stessa.
+</p>
+
+<p>
+Inutile poi parlargli della Convenzione di Settembre.
+Un Trattato pieno di tante ambiguità, capace di
+interpretazioni così diverse, e che dalle stesse parti
+contraenti poteva essere inteso in due sensi totalmente
+opposti, non era certamente fatto per rassicurare
+la sua anima semplice e schietta sulle sorti di
+Roma e persuadergli quella serena e fiduciosa aspettazione
+<span class="pagenum" id="Page_465">[465]</span>
+dell’avvenire che i negoziatori del Trattato
+s’erano impromessa.
+</p>
+
+<p>
+Fosse anche erronea l’interpretazione del Governo
+francese che la Convenzione significasse rinuncia perpetua
+a Roma, questo era pur sempre evidente e indiscutibile
+che l’Italia concedeva al Papato una tregua
+indefinita, subentrando essa in luogo della Francia
+nell’obbligo di tutelarlo, ed impegnandosi persino a
+custodirgli il mal definito confine, intanto che una
+<i>Grande Compagnia</i> di mercenari cosmopoliti gli
+avrebbe montato la guardia nella capitale.
+</p>
+
+<p>
+Ora se v’era Italiano che non potesse acquetarsi
+a simili patti, quegli era certamente Garibaldi. La
+Convenzione era stata subita con ripugnanza da parecchi
+degli stessi uomini di parte moderata, che
+l’avevano stipulata; a maggior ragione doveva esserlo
+da lui. Ciò che in essa v’era di equivoco offendeva
+la sua coscienza; ciò che v’era di chiaro offendeva
+il suo patriottismo. Molto meno però avrebbe
+potuto acquietarvisi quando vide la Francia stessa
+non osservare nemmeno i patti stipulati e farsi beffe
+dell’Italia.
+</p>
+
+<p>
+E alludiamo a quella <i>Legione d’Antibo</i>, reclutata
+sfacciatamente tra le file dello stesso esercito francese;
+comandata da ufficiali francesi; passata in rassegna,
+arringata da generali francesi: miserabile commedia,
+intervento male mascherato, violazione grossolana e
+sleale della lettera e dello spirito della Convenzione,
+che sdegnò in Italia i più devoti del Governo napoleonico,
+fece scoppiare in alte grida di protesta tutta
+la parte rivoluzionaria e diede il trabocco alla misura
+di collera da cui l’anima dell’Eroe era ricolma.
+</p>
+
+<p>
+Che se a tutto ciò si aggiunga l’agitarsi della parte
+più avanzata dell’emigrazione romana, il sorgere in
+<span class="pagenum" id="Page_466">[466]</span>
+Roma specialmente per opera sua d’un <i>Centro d’insurrezione</i>,
+rappresentante la frazione più rivoluzionaria
+della città, frazione infinitesimale, come chiarirà
+l’evento, ma che si riprometteva combattere la propaganda
+addormentatrice del <i>Comitato Nazionale</i>, organo
+del partito moderato, e di apparecchiare il popolo
+romano alla riscossa, si vedranno, in compendio
+ma esattamente, riassunte tutte le ragioni che spinsero
+Garibaldi alla sua seconda crociata per Roma e
+prepararono Mentana.
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+L’11 febbraio il Ministero Ricasoli, disapprovato
+egli pure nella perpetua lite del diritto di riunione,
+aveva sciolto la Camera e bandito nuove elezioni generali.
+Dal canto suo la Sinistra parlamentare si apparecchiò
+a sostenere la lotta dichiarando in un manifesto
+agli elettori il proprio programma, e invitando
+al tempo stesso Garibaldi a venir sul continente a prestargli
+l’appoggio del suo nome e del suo prestigio.
+Il Generale non si sentiva molto disposto a quella
+parte; ma un mezzo impegno già contratto coi Veneti
+di andarli presto a visitare, il desiderio di far cosa
+gradita a’ suoi amici, la speranza di trovar in quel
+viaggio una propizia occasione per cominciare la sua
+propaganda per Roma; lo indussero ad accettare l’invito
+e il 22 sera arrivò inaspettato, fuorchè da pochi,
+in Firenze.<a class="tag" id="tag342" href="#note342">[342]</a>
+</p>
+
+<p>
+Giunto colà però non volle indugiarsi. All’indomani
+aveva già fatto adesione al programma della
+<span class="pagenum" id="Page_467">[467]</span>
+Sinistra,<a class="tag" id="tag343" href="#note343">[343]</a> e il 23 s’era già messo in viaggio per la
+Venezia. Superfluo il dire le ovazioni. Era quella la
+prima volta che i Veneti lo vedevano e da ciò solo
+s’argomenti il loro entusiasmo. Come però dei due
+fini pei quali egli s’era mosso, la campagna elettorale
+e l’apostolato per Roma, quella non era per lui
+che l’accessorio e questo soltanto il principale; così
+i suoi amici che s’erano lusingati di trovare in lui
+un destro e potente procolo delle loro candidature,
+dovettero ben presto persuadersi quanto fosse stato
+grande errore affibbiargli quell’ufficio così disadatto
+alle sue spalle e cominciarono piuttosto a tremare
+del suo patrocinio che a rallegrarsene.
+</p>
+
+<p>
+Dovunque arrivava, dal terrazzo della casa o dell’albergo
+che l’ospitava, era costretto dagli stessi inviti
+della folla a pronunciare un discorso; ma ogni
+discorso, dopo un esordio il più delle volte freddo e
+stentato sul tema obbligato delle elezioni, si conchiudeva
+sempre in una perorazione, ancora più obbligata:
+Roma. Anche gli argomenti che adoperava per raccomandare
+questo o quel candidato ricascavano tutti
+nel ritornello: «Eleggete degli uomini che vi conducano
+presto a Roma.» A Bologna diceva: «Mandate
+al Parlamento degli uomini che ci facciano andare a
+Roma come a casa nostra, e che abbiano più a cuore
+gli interessi del popolo che quelli dei preti.» A Ferrara,
+proponendo a deputato il dottor Riboli, soggiungeva:
+<span class="pagenum" id="Page_468">[468]</span>
+«Bisogna prepararsi a difendersi dai preti, a
+combattere il clericalismo, perchè è tempo che cessi
+la di lui preponderanza in Italia.» A Venezia ancora
+più chiaramente, dal balcone di casa Zecchini dove era
+ospite, esclamava:
+</p>
+
+<p>
+«Abbiamo ancora un bocconcino che non manca
+di avere la sua importanza: Roma. Dunque Roma,
+che quei signori mitrati non vogliono cedere all’Italia,
+e che pure è nostra capitale!... colle buone o colle
+cattive faremo in modo che ce la diano.
+</p>
+
+<p>
+»Quei signori preti, che per tanti secoli l’hanno
+goduta, deturpata, trascinata nel fango, e del primo
+popolo ne han fatto una cloaca, sarebbe tempo che
+finissero d’insudiciarci, che ci lasciassero la nostra
+capitale.... Io sono persuaso che l’Italia ha abbastanza
+valorosi per prendersela colle armi. Ma non credo che
+sia il caso. Roma è nostra, è nostra legalmente. In
+conseguenza andremo a Roma come andiamo nella
+nostra stanza, in casa nostra.
+</p>
+
+<p>
+»Spero che non vi sarà bisogno di prendere le
+armi! troppo facile sarebbe andarvi colle armi — noi
+siamo assuefatti a imprese ben più ardite!...
+</p>
+
+<p>
+»Dunque oggi gli Italiani devono ottenere Roma
+coi mezzi legali; chiederla al Governo italiano, e per
+conseguenza mandare rappresentanti al Parlamento
+che non patteggino coi preti, nè coi complici dei preti,
+nè coi protettori dei preti.» E una voce dalla folla
+rispondeva: <i>El parla come un Dio!</i><a class="tag" id="tag344" href="#note344">[344]</a>
+</p>
+
+<p>
+Partito da Venezia andava a ripetere press’a poco
+le medesime cose a Chioggia, Treviso, Udine, Palmanuova,
+Belluno, Feltre, Vicenza, Verona, dappertutto;
+<span class="pagenum" id="Page_469">[469]</span>
+e dappertutto conchiudendo con una sentenza strana
+davvero sulla sua bocca: che Roma bisogna prima
+chiederla coi mezzi pacifici e legali; soltanto esauriti
+questi, coll’armi. Ora che cosa voleva egli dire con
+quelle insolite parole? Ubbidiva egli ad una raccomandazione
+fattagli a Firenze da’ suoi amici, ma
+nell’esprimere il concetto suggeritogli, confondeva i
+«mezzi morali» coi quali il Parlamento aveva dichiarato
+di voler andare a Roma, coi «mezzi legali» coi
+quali si poteva chiedere al Parlamento stesso che affrettasse
+la soluzione del grande problema? In verità
+crediamo che non avrebbe saputo spiegarlo egli stesso,
+tanto era evidente che quella frase era un artificio oratorio
+insufflatogli da qualche nascosta Egeria, il quale
+non rispondeva ad alcuno degli abituali concetti della
+sua mente, nè molto meno agli eroici impulsi del suo
+cuore.
+</p>
+
+<p>
+Ma in quel suo viaggio anche più delle sue parole
+parvero strani gli atti. O fosse stato colto da uno di
+quegli accessi di misticismo, dei quali nessun uomo
+di ardente fantasia va immune, o a forza di scavare
+il problema che aveva sotto mano fosse arrivato alla
+conclusione che a rendere compiuta la emancipazione
+dal Vaticano era necessario principiare da una rivoluzione
+religiosa; o gli fosse anche balenata l’idea (con
+uomini siffatti tutte le ipotesi sono permesse) d’esser
+egli il Maometto, la voce e la spada di siffatta rivoluzione,
+fatto è che egli non poteva ormai pronunciare
+una concione politica senza mescolarvi insieme la
+buona novella di una certa sua religione naturale, un
+quissimile di quella di Giangiacomo, senza preti, senza
+culto e senza altari, e che, secondo lui, doveva redimere
+l’umanità intera, a patto però, s’intende, di
+cominciare dalla redenzione di Roma.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_470">[470]</span>
+</p>
+
+<p>
+E l’effetto di quella sua predicazione fu tale che
+un giorno in Verona un sarto, certo Amadio Somma,
+convertito, a quanto pare, al suo evangelio, avendogli
+portato innanzi un suo bambino di nove mesi non
+battezzato per anco, perchè gli desse il battesimo della
+sua nuova religione civile, egli, Garibaldi, alla presenza
+di due testimoni,<a class="tag" id="tag345" href="#note345">[345]</a> imposta sul catecumeno la
+mano, colla formola: «Io ti battezzo in nome di Dio
+e del legislatore Gesù. Possa tu divenire un apostolo
+del vero; ama il tuo simile; assisti gli sventurati;
+sii forte a combattere i tiranni dell’anima e del corpo:
+sii degno del bravo Chiassi di cui ti impongo il nome,» — lo
+battezzò.
+</p>
+
+<p>
+La quale scena sarebbe bastata a seppellire sotto
+una valanga di ridicolo qualsiasi uomo più famoso,
+ma non Garibaldi. I suoi amici ne sorrisero; i suoi
+avversari ne borbottarono un po’; ma egli restò, come
+prima, intatto sul suo piedistallo, l’idolo delle moltitudini.
+</p>
+
+<p>
+Lasciato il Veneto, passò in Lombardia e in Piemonte,
+dovunque ricevendo le stesse accoglienze, e
+dovunque ripetendo le stesse raccomandazioni, le stesse
+prediche e le stesse cerimonie. A Mantova diceva:
+«Avversate i preti, ma non i preti come Tazzoli, Grioli
+e Grazioli, veri sacerdoti di Dio.» A Torino, festeggiato
+dall’intera cittadinanza, ossequiato oltre che dai capi
+delle corporazioni operaie e democratiche, dai principali
+dell’antico partito moderato, quali i Rorà, i
+Ferraris, i San Martino, dopo la Convenzione di settembre
+divenuti ardentissimi per Roma; confortava,
+<span class="pagenum" id="Page_471">[471]</span>
+dal balcone del palazzo Pallavicino, quel popolo «fortissimo,
+che aveva dato la prima spinta, a dare l’ultima
+e portarci verso la nostra capitale, Roma;» ad
+Alessandria battezzava colla stessa formola, «in nome
+di Dio e di Gesù liberale,» altri figli di popolani, imponendo
+loro i nomi di Bottino, Lombardi e Cappellini,
+martiri i primi due del Tirolo, l’ultimo di Lissa!
+</p>
+
+<p>
+E finito anche quel giro si riduceva nella fine di
+marzo a San Fiorano, nella villa dello stesso Pallavicino,
+dove colle lettere e coi discorsi privati continuava
+la propaganda che in pubblico aveva cominciata.
+</p>
+
+<p>
+Intanto la nuova Camera era stata convocata, e
+poichè essa non appariva affatto diversa da quella
+che il barone Ricasoli aveva disciolta, e persino in
+quella maggioranza, che egli aveva sperato ritemprare
+al battesimo delle urne, rispuntavano gli stessi screzi,
+gli stessi attriti, gli stessi germi di sorda opposizione,
+che l’avevano indotto a congedarla, così rinnovando
+il poco lodevole esempio del 1861, senza attendere
+alcun voto che lo giudicasse, rassegnò il potere. E
+come nel 1861 un uomo era già designato a raccoglierlo,
+e lo raccolse difatti: Urbano Rattazzi.
+</p>
+
+<p>
+Se non che il ritorno al governo del deputato
+d’Alessandria aveva, segnatamente rispetto alla questione
+romana, un significato che a nessuno poteva
+sfuggire. Anzitutto il Rattazzi era pur sempre l’uomo
+d’Aspromonte; colui, è vero, che aveva fracassato un
+piede a Garibaldi, ma colui altresì che l’aveva lasciato
+scorrazzare in armi un terzo d’Italia, poi tenutolo
+prigioniero come un sovrano vinto in battaglia
+e alla fine amnistiato.
+</p>
+
+<p>
+In secondo luogo le sue opinioni intorno a Roma
+erano note. Aveva proclamato per mezzo del suo ministro
+Durando l’urgenza del gran problema; aveva
+<span class="pagenum" id="Page_472">[472]</span>
+censurata la Convenzione di settembre; s’era opposto
+al Contratto Langrand Dumonceau; sorrideva della
+libertà della Chiesa, non intendendo farle alcuna concessione
+«se non quando fosse cessato il poter temporale
+dell’autorità ecclesiastica ed il Governo italiano
+fosse insediato in Roma.»
+</p>
+
+<p>
+Infine egli non era ancora la Sinistra, ma ne era
+il precursore. I suoi rapporti coi capi più autorevoli
+della parte avanzata non erano un mistero per alcuno.
+Essi non sedevano nella sala del Consiglio, ma ne
+occupavano le anticamere; non salivano al palazzo Riccardi
+per le grandi scale, ma tenevano le chiavi di
+quelle segrete: Rattazzi li conteneva e moderava, e, occorrendo,
+non ristava dallo sconfessare pubblicamente
+le loro idee; ma era manifesto che non avrebbe potuto
+reggersi a lungo su quel sottile pernio tra la
+Destra e la Sinistra sul quale si studiava bilicarsi, e
+che il giorno s’avvicinava a gran passi in cui per
+necessità di cose, non potendo cadere tra le braccia
+de’ moderati, sarebbe caduto di nuovo tra quelle de’ rivoluzionari
+suoi fatali amici.
+</p>
+
+<p>
+Ora quanto questa condizione del Governo giovasse
+ai progetti rivoluzionari che mulinavano pel
+capo di Garibaldi e de’ suoi amici non è chi nol vegga:
+possiamo anzi affermare che solo dal giorno in cui il
+Rattazzi salì al potere, le idee del partito d’azione,
+vaghe fino allora, incominciarono a disegnarsi con
+qualche chiarezza ed a prendere una forma rilevata
+e concreta in un principio d’azione.
+</p>
+
+<p>
+E i primi segni di questa maggiore alacrità apparvero
+ne’ Romani stessi. Quel medesimo <i>Centro d’insurrezione</i>,
+al quale più su accennammo, pubblicando
+nel 1º d’aprile il primo suo Manifesto ai Romani,
+annunziava trascorsa ormai l’ora delle tacite proteste
+<span class="pagenum" id="Page_473">[473]</span>
+e delle imbelli manifestazioni; bandiva la necessità
+dell’insurrezione e riconoscendo Garibaldi col titolo
+di Generale romano, lo pregava ad assumere la
+direzione della patriottica impresa e a darle esecuzione
+per mezzo degli uomini che a lui fosse piaciuto
+designare. E Garibaldi, cui nessun eccitamento poteva
+essere più caro a quei giorni, non cercando chi
+e quanti fossero coloro che gli parlavano sì alto in
+nome di Roma, non curandosi di scandagliare fino a
+qual punto la realtà delle cose, la volontà dei Romani,
+le ragioni dell’opportunità, consuonassero a sì
+magnifiche promesse, rispondeva quasi subito, dichiarandosi
+superbo, diceva, del titolo che gli era rinnovato
+di Generale romano; accettando senza più l’incarico
+commessogli; eleggendo per coordinare il lavoro
+di Roma e quello della restante Italia un <i>Centro d’emigrazione</i>,
+il quale allacciato a sua volta ad una rete di
+<i>Sub Centri</i> provinciali e locali, doveva fare il censimento
+degli idonei alle armi, raccogliere l’<i>Obolo della
+Libertà</i>, contrapposto all’<i>Obolo di San Pietro</i>, e apparecchiare
+quanti mezzi fossero in suo potere per la
+nuova levata che s’annunziava vicina.
+</p>
+
+<p>
+E tutto ciò così scopertamente, con tanto rumore
+di proclami e di programmi, e pubblico via vai di
+emissari e di agenti, che il barone Malaret, ministro
+di Francia a Firenze, egregiamente informato d’ogni
+più minuto particolare dalla doppia polizia del suo
+Governo e del cardinale Antonelli, si trovò nella necessità
+di presentare i suoi reclami al Rattazzi e di
+obbligarlo ad ufficiali assicurazioni.<a class="tag" id="tag346" href="#note346">[346]</a> Le quali, a dir
+<span class="pagenum" id="Page_474">[474]</span>
+vero, non avrebbero potuto essere nè più oneste nè più
+accorte: scarsi i mezzi di Garibaldi per essere temibili;
+sacri al Governo italiano gl’impegni assunti colla
+Convenzione del settembre, e risoluta la sua volontà
+di farla rispettare; soltanto non poter egli starsi garante
+che pochi individui isolati non riuscissero a
+schizzare nel Pontificio per la frontiera; avvenendo
+il caso però, tener per certissimo che il Governo di
+Sua Santità avrebbe saputo averne ragione da sè.
+</p>
+
+<p>
+E il Rattazzi, giova ridirlo, fino a quel giorno,
+anzi per molti giorni e mesi ancora parlava sincero.
+Egli disapprovava ogni conato intempestivo verso
+Roma e non lo nascondeva; egli non voleva nè denunziare
+nè perseguitare gli agitatori; ma non aveva
+alcun vincolo con essi: s’illudeva, come altre volte,
+sulle forze di Garibaldi, e sperava che il nuovo nembo
+da lui addensato si scioglierebbe da sè in un acquazzone
+d’estate; ma in ogni ipotesi egli si credeva forte
+e destro abbastanza per sorprenderlo ed arrestarlo a
+tempo. Solo quando sopraffatto dal turbine non vedrà
+più modo di scongiurarlo, si nasconderà anch’egli
+tra le nubi e vi soffierà dentro per la disperata speranza
+di poterne usufruttare lo scoppio a beneficio della sua
+politica e dell’Italia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_475">[475]</span>
+</p>
+
+<h3>III.</h3>
+
+<p>
+In sui primi di maggio Garibaldi passava di Lombardia
+in Toscana. Sostato un giorno a Firenze, andava
+a prender stanza nella villa del deputato Cattani-Cavalcanti,
+a Castelletti presso Firenze. Ora, che questo
+tramutamento si collegasse ai disegni su Roma
+era visibile a chicchessia, e il fatto non tardò a dimostrarlo.
+</p>
+
+<p>
+Nella prima settimana di giugno il Generale riceveva
+in Castelletti una visita inaspettata. Due incaricati
+dal <i>Comitato Nazionale Romano</i>, di quel Comitato
+che era l’antagonista nato del partito d’azione
+e che per la sua propaganda eternamente temporeggiatrice
+s’era acquistato il non immeritato titolo d’addormentatore,
+si presentarono a lui, dicendosi a nome
+de’ loro mandanti pronti a entrare in accordo col <i>Centro
+d’insurrezione</i> e desiderosi di intendersi con lo
+stesso Generale, circa al programma d’azione. Il come
+e il quando di quest’azione pare non dicessero: forse
+si restrinsero a generiche dichiarazioni ed a vaghe
+profferte; ma Garibaldi, ignaro delle ambagi e delle
+sfumature del linguaggio, avvezzo a veder dietro ogni
+detto un fatto, non si cura di chieder di più, e tenendo
+subito per conchiusa l’alleanza, e per decisa indifferibilmente
+l’azione, spaccia ai due Comitati di Terni,
+il <i>Nazionale</i> e l’<i>Insurrezionale</i>, certi Galliano e Perelli
+col mandato di prendervi alcune centinaia di fucili
+che sapeva nascosti colà fin dai giorni d’Aspromonte,
+armare con questi quanti giovani o fuorusciti
+romani si potessero raccogliere, e fatta irruzione nello
+Stato Pontificio, gettarvi la prima favilla dell’incendio.
+Trasognarono all’inatteso messaggio i patriotti
+<span class="pagenum" id="Page_476">[476]</span>
+ternani: il rappresentante del Comitato moderato,
+certo Mauri, protestò di nulla potere senza espresso
+ordine de’ suoi capi (riprova codesta che il <i>Comitato
+Nazionale</i> non aveva promesso nulla di positivo), e
+ricusò di ubbidire; il rappresentante del <i>Comitato
+d’azione</i>, certo Frattini, caldo patriotta e vecchio cospiratore,
+persuaso dalle molte parole del Perelli e
+del Galliano che la mossa fosse combinata coi Comitati
+di Roma sì <i>Nazionale</i> che <i>Insurrezionale</i>, e
+tutto pronto al di là del confine per aiutarla; vinto
+ancora più dal nome di Garibaldi, di cui i due emissari
+presentavano un’amplissima credenziale, consentì
+a secondarli e dar la sua mano all’impresa. Nè furon
+lunghi gli apparecchi: appena due giorni dopo, il
+19 giugno, il Perelli e il Galliano raccoltisi con altri
+centoquattro giovani nel convento di San Martino, tragittata
+sopra una barca del Frattini stesso la Nera
+e ricevute colà presso le armi, s’incamminarono diviati
+verso la Sabina. Se non che quasi sul punto di
+sconfinare, nei pressi di Ponte Catino e Castelnuovo,
+un pelottone del 7º Granatieri, imboscato da più giorni
+in quelle macchie, circuì in un battibaleno la colonna
+e fatta per intimorirla una scarica all’aria, le intimò la
+resa.<a class="tag" id="tag347" href="#note347">[347]</a> Infatti il Rattazzi, eccitato, anzi pungolato senza
+posa, dalla polizia francese, più vigilante forse e informata
+della sua, era da oltre una settimana sulle orme
+di tutta la congiura, impartendo ordini rigorosissimi
+a tutte le autorità così di terra come di mare, affinchè
+le custodie della doppia frontiera fossero raddoppiate,
+e ad ogni costo s’impedisse il passaggio di qualsiasi
+banda d’armati; e, come ognun vede, era stato fedelmente
+e zelantemente ubbidito.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_477">[477]</span>
+</p>
+
+<p>
+Pari però all’ingrata sorpresa, il clamore dei delusi.
+Nessuno voleva assumere la paternità del fallito
+tentativo, e ogni parte se ne scaricava sull’avversa.
+Garibaldi indignato imprecava al Governo, «birro del
+Papa;» il partito d’azione incolpava di tradimento
+il <i>Comitato Nazionale</i>, accusandolo persino d’aver egli
+spinto il Generale a quella scorreria coll’intenzione
+di pubblicarne le trame e comprometterlo; il <i>Comitato
+Nazionale</i> invece apertamente sconfessava l’intempestivo
+conato e persisteva a raccomandare ai Romani
+la pazienza e l’aspettazione. Era insomma il consueto
+palleggio di accuse, di recriminazioni e di vituperii
+che suol seguitare tutte le imprese fallite, di mezzo
+al quale sarebbe bensì facile trarre una prova di più
+delle passioni partigiane; ma non la verità.
+</p>
+
+<p>
+Non dobbiamo però tacere che tra mezzo al tumulto
+delle voci contrarie quella che ci sembrò allora,
+e ci sembra tuttodì la meno vera, la meno probabile,
+la meno dimostrata, fu quella che appose al
+<i>Comitato Nazionale</i> d’aver tradito per cieco livore di
+parte l’impresa da lui medesimo suggerita e apparecchiata.
+Fino a prova contraria noi non abbiamo
+alcuna ragione per credere a tanta scelleraggine. Aggiungiamo
+anzi, che tutte le ragioni ci sforzano a discrederla.
+E ciò non solo perchè la onestà privata,
+fino ad oggi indisputata, dei componenti del Comitato
+Romano ci sta garante della loro probità politica; ma
+anche perchè se fosse stata soltanto probabile la perfidia
+apposta al Comitato, Garibaldi, che non era certo
+sulla via dei riguardosi riserbi e dei temperati discorsi,
+non l’avrebbe taciuta, ed in ogni caso il Comitato
+stesso, per ispudorato che si potesse supporre,
+non avrebbe mai osato di infliggere un biasimo pubblico
+ad un’azione della quale ognuno avrebbe potuto
+<span class="pagenum" id="Page_478">[478]</span>
+dirgli ad ogni istante: «Tacete, voi stessi ne
+foste complici.»
+</p>
+
+<p>
+No: l’enormezza stessa dell’accusa attesta per la
+sua incredibilità. Reputiamo superfluo cercare l’autore
+responsabile di quel tentativo, che potrebbe dirsi
+il prologo sbagliato d’un dramma male abbozzato;
+ma se quell’autore si volesse cercare, lo si cerchi in
+Garibaldi stesso.
+</p>
+
+<p>
+Egli ideò e volle e fece eseguire la scorreria; egli
+scambiando le indeterminate profferte del Comitato
+moderato per impegni positivi d’azione, e fidandosi
+alle notizie dubbie ed ai suggerimenti fallaci di agenti
+innominati ed oscuri, e sprezzando ogni consiglio di
+preparazione e d’opportunità e dimenticandosi persino
+di prevenire de’ suoi disegni il Centro di Roma
+e il Centro di Firenze e tutti i suoi principali amici
+e cooperatori, egli pel primo rese inevitabile il fallimento
+d’un’intrapresa che aveva già in sè tanti rischi
+e tante difficoltà.
+</p>
+
+<p>
+Già dicemmo che Garibaldi non fu mai cospiratore,
+e il modo con cui egli condusse la Campagna
+preparatoria di Mentana lo proverà luminosamente.
+Ciò non scema la sua grandezza; ma aggiunge un lineamento
+più originale e caratteristico alla sua straordinaria
+figura.
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+
+<p>
+Ma come ognuno immagina, l’infelice successo della
+Sabina non aveva rallentato un solo istante l’opera
+di Garibaldi, nè quella de’ suoi amici. Trasferitosi sull’aprirsi
+di luglio alle Terme di Monsummano, dove
+lo conduceva la necessità, tutt’altro che fittizia, di
+curare la sua implacabile artritide, diceva subito ad
+<span class="pagenum" id="Page_479">[479]</span>
+alcuni suoi commilitoni, accorsi a visitarlo: «A Roma
+ci si andrà; e se hanno impedito a quei duecento valorosi
+di entrarvi, i duecento diverranno duemila, e i
+duemila ventimila.» E a Pescia, arringando il popolo
+raccolto sulla piazza a festeggiarlo, soggiungeva: «Dobbiamo
+andare a Roma a snidarvi quel vivaio di vipere;»
+così a Montecatini, a Castelfranco, a Lucca, sempre e
+dovunque ribattendo il medesimo chiodo e predicando
+il medesimo verbo, con quel suo linguaggio ignaro di
+eufemismi, fiammeggiante d’amor patrio, ma che
+troppo spesso urtando nella corda delicata delle credenze
+religiose non era sempre, specialmente tra le
+popolazioni delle campagne, il più opportuno e convincente.
+</p>
+
+<p>
+Nè oramai si trattava più di sole parole. Uno dei
+maggiori ostacoli alla felice riuscita della meditata
+riscossa era quell’antagonismo più volte accennato
+del <i>Comitato d’insurrezione</i> e del <i>Comitato Nazionale</i>,
+che dividendo i patriotti romani in due campi (e
+quando si volesse contare la frazione mazziniana del
+<i>Comitato d’azione</i> in tre) formava la cagione principale
+della loro mutua debolezza.
+</p>
+
+<p>
+A Garibaldi però era sempre parso che la prima
+e più urgente necessità fosse quella di cessare, a
+qualsiasi patto, quel funesto dissidio, adoperando ogni
+maniera di sforzi affinchè tutti coloro che nelle due
+parti ponevano al disopra delle astiosità partigiane
+il pensiero della patria, stringessero in un sol fascio
+le loro forze e procedessero concordi al conseguimento
+del fine comune. E a così onesto desiderio,
+partecipato dalla eletta dei fuorusciti romani, sembrò
+rispondere, quasi senza contrasto, l’adempimento;
+sembrò, diciamo, perchè si vedrà in appresso che la
+festeggiata concordia era più apparente che reale;
+<span class="pagenum" id="Page_480">[480]</span>
+più tra i gregari che fra i capi; più tra pochi individui
+che nella pluralità de’ due partiti.
+</p>
+
+<p>
+Comunque, il patto fu sancito, e il <i>Comitato Nazionale
+Romano</i> e il <i>Centro d’insurrezione</i>, scontenti però
+sempre quelli del <i>Comitato d’azione</i>, si fusero in un
+nuovo ed unico Comitato e lo annunziarono ai loro
+concittadini in questo manifesto:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Romani!
+</p>
+
+<p>
+»Il voto comune, il voto di tutti quelli a cui batte il
+cuore per l’onore e la libertà della patria, si è realizzato.
+Non più dissensi, non più divisioni; tutte le frazioni del
+partito liberale si sono data la mano, hanno unite le forze
+per abbattere per sempre questo resto del governo papale
+e dare Roma all’Italia.
+</p>
+
+<p>
+»Il Comitato Nazionale Romano ed il Centro d’insurrezione
+fanno quindi luogo ad una Giunta Nazionale Romana,
+la quale assume la suprema direzione delle cose.
+</p>
+
+<p>
+»Rallegriamoci di questa santa concordia, e diamo opera
+a fecondarla con unità di fede e di disciplina, con unità di
+propositi e di sacrifizi. Il fascio romano è ora veramente
+formato: facciamo che non si sciolga mai più, e che presto
+ci dia la vittoria.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Romani!
+</p>
+
+<p>
+»I cittadini rispettabili che fanno parte della Giunta a
+cui rassegniamo l’ufficio, sono degni dell’alta missione; ma
+a nulla riuscirebbero senza il vostro concorso.
+</p>
+
+<p>
+»Secondateli adunque fidenti ed animosi, e l’impresa non
+fallirà. Vogliamolo tutti, e ben presto venticinque milioni di
+fratelli saluteranno Roma capitale d’Italia.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Roma, 13 luglio 1867.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Il Comitato Nazionale Romano.</span><br>
+»<span class="smcap">Il Centro d’Insurrezione.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Queste parole, a dir vero, suonavano tutt’altro che
+promessa di azione immediata; ma Garibaldi, credulo
+<span class="pagenum" id="Page_481">[481]</span>
+sempre a quello che più desiderava, non curandosi
+di indagare quanto quella lega fosse salda e sincera,
+e se dietro quei Comitati, diremmo quasi, quegli stati-maggiori,
+stesse la milizia d’un popolo veramente deliberato
+ai cimenti cui era invitato; ingannato, come
+ai giorni di Sarnico e d’Aspromonte, dalle manifestazioni
+in gran parte artificiali delle città italiane;<a class="tag" id="tag348" href="#note348">[348]</a>
+fidente, come sempre, nella propria forza e incrollabile
+nella sua volontà, stimò giunta l’ora di raccogliere
+i frutti della sua predicazione e di passare dalle
+parole ai fatti.
+</p>
+
+<p>
+Trasferitosi a Vinci (nella villa del conte Masetti, al
+Ferrale), riepiloga di là in un lunghissimo manifesto
+le idee che era venuto fin allora sparsamente predicando;<a class="tag" id="tag349" href="#note349">[349]</a>
+convoca presso di sè quelli tra i suoi amici che
+in quel momento stimava più devoti o meno renitenti
+a’ suoi concetti, e coll’usato stile, più da Generale che
+impartisca degli ordini a’ suoi luogotenenti che da
+capo politico, il quale proponga delle risoluzioni a’ suoi
+seguaci, li lega a’ suoi disegni; commette a Francesco
+Cucchi di andare a Roma ad annodare in sua mano
+le prime fila della trama avviata: manda suo figlio
+Menotti a tastare il terreno e stringere le prime relazioni
+nel mezzogiorno; delega Giovanni Acerbi, l’Intendente
+dei Mille, alla raccolta dei giovani e delle
+armi alla frontiera umbro-toscana e lo manda in suo
+nome a scandagliare le intenzioni di Rattazzi; indi
+passa egli stesso a Siena, a Montepulciano, a Orvieto,
+a Rapolano scuotendo fin sulle porte del Gran Nemico
+la fiaccola incendiaria della sua parola, colla quale
+senza posa da tre mesi lo minacciava.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_482">[482]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ed appariva tanto evidente che oramai l’impresa
+era non solo deliberata nel suo animo, ma imminente,
+che ad un banchetto offertogli in Siena dalla storica
+Accademia de’ <i>Rozzi</i>, rispondendo al professore Stocchi,
+il quale pareva indirettamente consigliarlo a differire
+il segnale della magnanima riscossa a tempi
+più maturi, esclamò: «No, no, questo non è il mio
+pensiero: <i>alla rinfrescata</i> moveremo.»
+</p>
+
+<p>
+E <i>alla rinfrescata</i> diventò, da quel giorno, la segreta
+parola d’ordine di tutti i Garibaldini. Invano
+il Rattazzi aveva risposto all’Acerbi severe parole,
+non solo togliendogli ogni speranza che il Governo
+avrebbe aiutato l’avventura, ma esplicitamente dichiarandogli
+che l’avrebbe con tutte le sue forze impedita;
+invano i principali del partito avanzato e gli
+stessi suoi più devoti amici, quali il Crispi, il Cairoli,
+il Miceli, il Guastalla, si mostravano o avversi all’impresa,
+o sgomenti delle difficoltà e dei pericoli onde
+essa era piena: Garibaldi, o non accettava discussioni
+o le troncava con uno de’ suoi soliti motti dittatoriali,
+e camminava imperturbato per la sua via.
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+
+<p>
+Se non che accadeva a quei giorni un fatto singolarissimo.
+Un gruppo de’ più avanzati socialisti europei,
+fra i quali il Barny francese, il Fazy svizzero,
+il Bakounine russo ed altri, s’era dato l’intesa di
+convocare a Ginevra pel mese di settembre un <i>Congresso
+internazionale della pace</i> (per chieder cioè la
+pace universale perpetua, la soppressione degli eserciti
+stanziali, la federazione dei nuovi Stati d’Europa ed
+altre siffatte bazzecole), e naturalmente al Congresso
+fra i famosi campioni della democrazia cosmopolita
+<span class="pagenum" id="Page_483">[483]</span>
+era stato invitato il famosissimo fra tutti Giuseppe
+Garibaldi. Si poteva credere però che quell’invito a
+discorrere e sentir discorrere di pace, per un uomo
+tutto affaccendato in apparecchi di guerra non potesse,
+in quel momento almeno, tornare il più opportuno
+ed accetto; ma non così per l’Eroe nostro. Nulla
+anzi a’ suoi occhi di più propizio di quel Concilio ecumenico
+dei sacerdoti della libertà aperto nella «Roma
+dell’intelligenza» per dare solennità alla Crociata da
+lui bandita contro l’altra «Roma bugiarda del Papato;»
+talchè lasciato a Menotti il mandato di continuare
+il lavoro incominciato, parte improvviso per
+Belgirate dove prende seco Benedetto Cairoli, e accompagnato
+da Giuseppe Missori, Alberto Mario, il
+professor Ceneri, Vincenzo Caldesi, Mauro Macchi, il
+dottor Riboli ed altri che non sapremmo dire, continua
+per Ginevra. E questa volta pure perdoneremo
+al lettore la cronica delle accoglienze; Ginevra in questo
+non fu diversa da Londra nè ad alcuno dei tanti
+luoghi in cui la maliarda figura di quell’uomo comparve.
+Ivi pure riuscito a gran stento ad aprirsi un
+varco nella calca, fino alla casa che doveva ospitarlo e
+presentato dal signor Fazy al popolo ginevrino che
+dalla piazza lo acclamava, il Generale lo arringa in
+lingua francese, con un discorso che fu certo uno
+de’ più nobili che gli uscissero dal labbro in quei
+giorni e del quale basti il saggio di questi due periodi,
+ad attestare la eloquenza.
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+»La magnifica accoglienza fattami nella vostra città
+m’inorgoglisce e forse mi dà troppa baldanza. In ogni modo,
+essa m’incoraggia a dire la verità; e se io avessi la disgrazia
+di travisarla, crederei di aver commesso un sacrilegio,
+in un paese donde la libertà del pensiero si va spandendo
+<span class="pagenum" id="Page_484">[484]</span>
+in tutte le pianure di Europa, a quel modo che vi diffondono
+le acque sgorgate dalle sue ghiacciaie. (<i>Applausi strepitosi.</i>)
+</p>
+
+<p>
+»Qui i vostri antenati ebbero animo di assalire tra i
+primi cotesta pestilenziale istituzione che si chiama: il Papato.
+A voi, cittadini di Ginevra, che vibraste i primi colpi
+alla Roma papale, non è più l’iniziativa ch’io domando; ma
+vi domando di compir l’opera dei vostri padri, quando noi
+recheremo gli ultimi colpi al mostro. Vi ha nella missione
+degli Italiani che lo custodirono così a lungo nel loro seno
+una parte espiatoria; noi faremo il debito nostro. A quell’uopo
+il vostro consenso potrebbe esserci necessario; io lo
+spero.» (<i>Applausi.</i>)
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Nè dissimile fu l’accoglimento che all’indomani
+ricevette al Congresso di cui teneva la presidenza
+Giulio Barny ed in mezzo al quale spiccavano variamente
+illustri i nomi di Edgardo Quinet, di Pietro
+Leroux, di Stefano Arago, di Luigi Bückner e di altre
+celebrità della democrazia mondiale. Non dissimile
+l’accoglimento alla persona, ma assai diverso quello
+alle idee. Anco in quell’assemblea battagliavano troppi
+partiti: i socialisti puri della scuola manchesteriana,
+avversi a qualunque guerra per qualsivoglia pretesto
+o ragione: gli atei e miscredenti ad oltranza, nemici
+deliberati d’ogni religione e del nome stesso di Dio
+e convenuti colà col semplicissimo assunto di chiederne
+la soppressione: i clericali cattolici zelanti della
+pace evangelica e sotto quella maschera infiltratisi
+anche in quel Congresso, ma, quando mai, propizi a
+quella sola guerra che restituisse alla Chiesa romana
+il tolto potere; infine i dottrinari della democrazia
+svizzera, professanti la libertà panacea di tutti i mali;
+ma soprattutto gelosi della neutralità del loro paese e
+paurosi di arrischiarne con sovversive dottrine la pace.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_485">[485]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ora Garibaldi in mezzo a costoro era, senza saperlo,
+come un disperso nel campo nemico: e lo vide
+ben presto, quando levatosi a rispondere al signor
+Schmidlin oratore dei clericali, e al signor Fazy oratore
+dei democratici svizzeri, tentò ribattere in un
+discorso le loro opinioni per affermare la propria, negli
+otto articoli di questa proposta:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«1º Tutte le nazioni sono sorelle.
+</p>
+
+<p>
+»2º La guerra tra di loro è impossibile.
+</p>
+
+<p>
+»3º Tutte le querele che sorgeranno tra le nazioni dovranno
+essere giudicate da un Congresso.
+</p>
+
+<p>
+»4º I membri del Congresso saranno nominati dalle Società
+democratiche dei popoli.
+</p>
+
+<p>
+»5º Ciascun popolo avrà diritto di voto al Congresso
+qualunque sia il numero dei suoi membri.
+</p>
+
+<p>
+»6º Il Papato, essendo la più nociva delle sètte, è dichiarato
+decaduto.
+</p>
+
+<p>
+»7º La religione di Dio è adottata dal Congresso e ciascuno
+de’ suoi membri si obbliga di propagarla. Intendo per
+religione di Dio la religione della verità e della ragione.
+</p>
+
+<p>
+»8º Supplire al sacerdozio delle rivelazioni e della ignoranza
+col sacerdozio della scienza e della intelligenza.
+</p>
+
+<p>
+»La democrazia sola può rimediare al flagello della
+guerra.
+</p>
+
+<p>
+»Lo schiavo solo ha il diritto di far la guerra al tiranno;
+è il solo caso in cui la guerra è permessa.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+A questo colpo inatteso, che dava nel petto a tutte,
+può dirsi, le idee predominanti nel Congresso, il rimbalzo
+dello sdegno e della paura collegati insieme fu
+irrefrenabile. Indarno il Quinet coll’autorevole parola,
+e il Ceneri e il Macchi colla persuasiva si studiarono
+difendere le proposte del Generale; i clericali suscitandovi
+contro la reazione del sentimento cattolico,
+gli Svizzeri facendo appello al sentimento ancora più
+<span class="pagenum" id="Page_486">[486]</span>
+forte ne’ loro concittadini della tranquillità e sicurezza
+della Confederazione, riuscirono a far tale pressione
+sul Congresso ed a raggruppar intorno ad essi
+tale maggioranza, che tutte le proposte di Garibaldi
+furono scartate e surrogate da una di quelle mozioni
+verbose e vuote di cui gli archivi del dottrinarismo
+democratico sono così ricchi, ma che nulla contenendo
+di sostanziale e di sodo non ci sembrano meritare la
+fatica d’essere trascritte.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi però non attese nemmeno la votazione
+de’ suoi articoli, e già fiutato il vento infido, pago
+d’aver gettato in faccia all’Europa democratica ivi
+congregata la sua bomba incendiaria, tornava l’11 mattina,
+per la via del Sempione in Italia, e sostato brevemente
+a Belgirate, metteva capo a Genestrello, altra
+villa del suo amico Pallavicino presso Voghera.
+</p>
+
+<p>
+Colà però lo raggiungevano tosto importanti notizie
+da Roma che lo consigliarono ad affrettare il suo
+ritorno in Toscana.
+</p>
+
+<p>
+Quelle notizie dicevano certa la insurrezione purchè
+il braccio di Roma fosse armato: facile l’impadronirsi
+di due porte e la sorpresa delle ferrovie conducenti
+a Roma: utile con un colpo di mano occupar
+le due stazioni d’Orte e di Ceprano; necessario soltanto
+armi e danaro: tutta la Carboneria, numerosa
+a Roma, pronta a secondare il moto appena Garibaldi
+facesse appello. La <i>Giunta romana</i> poi rincarando
+su queste speranze dichiarava, venuta l’ora
+dell’azione, ogni indugio pericoloso, urgente la costituzione
+d’un fondo di cassa, al quale, in forma di
+prestito gratuito o rimborsabile, invitava nuovamente
+tutti gli Italiani a contribuire.
+</p>
+
+<p>
+E come ognuna di queste parole scendeva soave
+all’animo già febbricitante dell’Eroe, così da Genestrello
+<span class="pagenum" id="Page_487">[487]</span>
+stesso, senza frapporre un’ora, rispondeva confermando
+l’appello della <i>Giunta romana</i> con questo
+nuovo manifesto:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="center">
+«<i>Alla Giunta Nazionale Romana.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Genestrello, 16 settembre 1867.
+</p>
+
+<p>
+»Il vostro appello agli Italiani non andrà perduto.
+</p>
+
+<p>
+»In Italia sonvi molti paolotti, molti gesuiti, molti che
+sacrificarono sull’altare del ventre. Ma, è pure consolante il
+dirlo, vi sono molti prodi di San Martino, molti eroici bersaglieri
+del Re d’Italia, molti soldati della prima artiglieria
+del mondo, molti nepoti dei trecento Fabii ed un avanzo dei
+mille di Marsala, i quali, se non m’inganno, hanno prodotto
+centomila giovani che temono oggi di esser troppi a dividere
+la misera gloria di cacciar dall’Italia mercenari stranieri
+e negromanti.
+</p>
+
+<p>
+»Circa ai mezzi, l’Italia ebbe sempre la disgrazia d’essere
+troppo ricca per mantenere eserciti stranieri, e fra i
+suoi ricchi non mancano patriotti che tosto porgeranno, ne
+sono sicuro, le loro splendide offerte.
+</p>
+
+<p>
+»Avanti adunque, o Romani, spezzate i rottami dei vostri
+ferri sulle cocolle dei vostri oppressori, e d’avanzo saranno
+gl’Italiani che divideranno le vostre glorie.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vostro<br>
+»<span class="smcap">Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+E ciò detto, partiva al dì vegnente (17) per Firenze.
+</p>
+
+<h3>VI.</h3>
+
+<p>
+Colà giunto però erano tali ancora gli ostacoli e
+tanti i motivi di indugio e di prudenza, che qualunque
+altro uomo ne sarebbe stato scosso; non Garibaldi.
+Roma non era armata ancora, nè per quanto
+si fossero studiati fin allora tutti i passi di terra e
+<span class="pagenum" id="Page_488">[488]</span>
+di mare per introdurvi quei pochi fucili che stavan
+sempre nascosti nei pressi di Terni e di Follonica,
+nessuno n’aveva ancora trovato la via. I principali fra
+gli amici del Generale persistevano sempre presso di
+lui nel concetto di lasciare a Roma l’iniziativa del
+moto, apparecchiando bensì in silenzio i mezzi per
+accorrerle in soccorso; ma evitando ogni apparenza di
+una importazione artificiale e facendo in ogni caso seguire
+l’irruzione delle bande all’insurrezione della capitale;
+non questa a quella.
+</p>
+
+<p>
+Infine il ministro Rattazzi, dopo aver dato qualche
+segno e qualche promessa di tacita acquiescenza,
+forse nella speranza di guadagnar tempo, e aver persino
+condisceso a lasciar continuare in segreto gli apparecchi
+dell’invasione, purchè il Generale acconsentisse
+a ritirarsi ed a scomparire nella sua Caprera;<a class="tag" id="tag350" href="#note350">[350]</a>
+spinto ora e sempre più dai richiami e dai ministri
+della Francia, rappresentata allora in Firenze dal signor
+De la Villestreux, tornava ai suoi primi propositi,
+protestandosi deliberato ad impedire anco colla forza
+qualsiasi violazione della Convenzione di settembre e
+dandone la prova col raddoppiare le guardie alla
+frontiera e col rinnuovare gli ordini della più severa
+vigilanza.
+</p>
+
+<p>
+A tutto ciò però Garibaldi non movea collo nè piegava
+sua costa: le armi in un modo o nell’altro sarebbero
+entrate: a’ suoi amici faceva le mostre di consentire
+<span class="pagenum" id="Page_489">[489]</span>
+ai loro consigli, ripetendo anzi a taluno di loro
+che l’iniziativa romana la teneva indispensabile;<a class="tag" id="tag351" href="#note351">[351]</a> ma
+non cessava per questo dall’avviare quanti Volontari
+gli capitavano verso i confini e dal concentrarvi come
+ad un campo ormai prestabilito l’attuazione e la forza:
+al Governo infine rispondeva sdegnosamente rifiutando
+la condizione del ritiro in Caprera; e dichiarandosi
+a sua volta deliberato a qualunque cimento. Tutt’al
+più piegando all’argomento sempre più evidente che
+Roma non era ancora preparata, consentiva a differire
+la mossa fino agli ultimi di settembre; non però
+a sospendere e molto meno a mascherare alcuni degli
+apparecchi avviati.
+</p>
+
+<p>
+Epperò, prima che l’agosto finisse, tutte le parti
+erano nella sua mente assegnate e tutti gli ordini distribuiti
+come alla vigilia d’un’entrata in campagna.
+Il Cucchi, munito d’un’amplissima sua credenziale
+che lo eleggeva suo rappresentante in Roma, partiva
+un’altra volta per la città eterna a prendervi la direzione
+del moto creduto imminente; Menotti ed Acerbi
+doveano tenersi pronti a sconfinare colla gente già
+raccolta, il primo da Terni coll’obbiettivo su Monterotondo;
+l’altro da Orvieto coll’obbiettivo su Viterbo,
+mentre Nicotera e Salomone dovevano fare altrettanto
+da Aquila e Pontecorvo verso Velletri; a Canzio era
+commesso di allestire una spedizione marittima che
+andasse a gettarsi sulle coste pontificie tra Montalto
+<span class="pagenum" id="Page_490">[490]</span>
+e Corneto, compiendo così l’invasione da tutte le parti.
+Nè il Generale arrestavasi a questi ordini guerreschi,
+ma colla consumata abilità del guerrillero prevedeva
+tutti i casi possibili, distribuendo a tutti i capi delle
+colonne designate queste particolareggiate istruzioni:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«1º Punto di concentrazione delle colonne invadenti il
+territorio romano — Viterbo.
+</p>
+
+<p>
+»2º Si raccomanda ad ogni comandante di colonna di
+non impegnare combattimenti colle truppe pontificie, senonchè
+con molta probabilità di riuscita. Ed ove le forze nemiche
+sieno superiori, manovrare di modo da concentrarsi su
+Viterbo ove si troverà probabilmente la colonna principale.
+</p>
+
+<p>
+»3º Ove un comandante di colonna si trovasse nella assoluta
+necessità di combattere, egli deve ricordarsi e ricordare
+ai suoi che il mondo intiero ha gli occhi su di noi e
+sa che noi siamo assuefatti a vincere.
+</p>
+
+<p>
+»4º A qualunque costo i comandanti delle colonne non
+devono impegnarsi in combattimenti colle truppe dell’esercito
+italiano.
+</p>
+
+<p>
+»5º Scopo del movimento è il rovesciare il governo dei
+preti, proclamare Roma capitale d’Italia e lasciare il popolo
+romano in piena libertà sulle proprie condizioni di
+plebiscito.
+</p>
+
+<p>
+»6º Credo superfluo il raccomandare molto un lodevole
+contegno verso le popolazioni. I militi della libertà, nostri
+fratelli d’armi, sono assuefatti a trattare il popolo da fratelli
+e giammai vi fu esempio che si macchiassero di brutture.
+</p>
+
+<p>
+» 7º Si darà alle colonne l’organizzazione ch’ebbero in
+tutti i tempi i corpi volontari — acciocchè essi si presentino
+al paese ispirandovi la fiducia — e la paura ai nemici d’Italia.
+</p>
+
+<p>
+»8º I comandanti delle colonne hanno il diritto d’impossessarsi
+d’ogni cosa appartenente alle autorità nemiche
+a profitto della rivoluzione.
+</p>
+
+<p>
+»9º Abbisognando di viveri od altro, ne faranno richiesta
+alle autorità municipali o locali, rilasciando loro idonee
+ricevute.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_491">[491]</span>
+</p>
+
+<p>
+»10º Una colonna che si trovi nell’impossibilità di concentrarsi
+alla colonna principale — manovrerà di modo da
+non combattere con isvantaggio, inquietando il nemico quanto
+è possibile — e procurerà frattanto di mettersi in comunicazione
+col quartiere generale.
+</p>
+
+<p>
+»11º In quest’impresa gl’Italiani devono ben penetrarsi
+d’avere su di loro gli occhi del mondo intiero — e che quindi
+il nome italiano deve uscirne bello, radiante di gloria, salutato
+con entusiasmo e rispetto da tutte le nazioni.
+</p>
+
+<p>
+»12º Fra le eventualità possibili, vi è quella di essere
+io arrestato. In quel caso, il movimento deve continuare colla
+stessa impavidezza — come se fossi libero. E deve pur continuare
+anche che arrestassero la maggior parte dei capi.
+</p>
+
+<p>
+»13º In caso non riuscisse una colonna nell’intento, le
+altre devono continuare il moto come se nulla fosse successo.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<h3>VII.</h3>
+
+<p>
+A tal punto però anche il Ministero, perduta ormai
+ogni speranza di contenere coi privati consigli e
+le blande minaccie il patriotta agitatore, deliberava
+di lasciar quel riserbo che s’era fino allora imposto,
+e di accettare il guanto che gli era gettato. Però
+nel 21 agosto comparve nella <i>Gazzetta Ufficiale</i> una
+dichiarazione del Governo, la conclusione della quale
+era che «se alcuno si attenterà di venir meno alla
+lealtà de’ patti e violare quella frontiera da cui ci deve
+allontanare l’onore della nostra parola, il Ministero
+non lo permetterà in niun modo e lascerà ai contravventori
+la responsabilità degli atti che avranno provocato.»
+</p>
+
+<p>
+Ma «un po’ tardi,» notava il signor De Moustier<a class="tag" id="tag352" href="#note352">[352]</a> nel
+<span class="pagenum" id="Page_492">[492]</span>
+ricevere notizia di questa dichiarazione; un po’ tardi
+pel Governo, un po’ tardi per Garibaldi stesso.
+</p>
+
+<p>
+Egli oramai aveva tratto il dado, nè anco volendolo
+poteva più retrocedere. Anzi quella pubblica minaccia
+gli parve come un avvertimento di rompere
+gli ultimi indugi; talchè già coperti vari punti della
+frontiera di Roma di Volontari, pronti a seguirlo il
+Menotti e l’Acerbi; la mattina del 23 settembre s’incamminava
+accompagnato soltanto dal fedele Basso
+e dal signor Del Vecchio, alla volta d’Arezzo, diretto,
+secondo diceva, e voleva far credere, a Perugia (per
+ingannare la vigilanza della polizia aveva fatto spedire
+colà i suoi bagagli); ma proseguendo ratto nella
+sera stessa di quel giorno per la strada di Orvieto,
+e andando quella notte a pernottare a Sinalunga a
+circa cinquanta miglia dal confine orvietano.
+</p>
+
+<p>
+Il prefetto di Perugia però non s’era lasciato allucinare
+e aveva provveduto in guisa che qualunque
+strada il Generale fosse per prendere, al primo tocco
+di telegrafo, potesse essere arrestato. E così fu. Garibaldi,
+ospitato in Sinalunga dal signor Agnolucci, s’era
+appena coricato, che una compagnia di soldati e carabinieri,
+venuti da Orvieto, invadeva il paese, circuiva
+la sua casa, e un luogotenente de’ carabinieri salito
+da lui, gli intimava senz’altro l’arresto. Il Generale
+non chiese che il tempo di fare il suo solito bagno:
+gli fu concesso; e di lì a mezz’ora in biroccino fino
+a Lucignano, poscia in ferrovia fu tradotto col Basso
+e il Del Vecchio nella direzione di Firenze. Nemmeno
+Firenze però era l’ultima meta che gli era stata imposta;
+il treno ne traversò rapido la stazione, e soltanto
+a Pistoia sostò per alcuni istanti per deporre
+il Basso e il Del Vecchio, e continuare di là, senza
+resta, fino ad Alessandria, dove il Governo aveva deciso
+<span class="pagenum" id="Page_493">[493]</span>
+che il Generale passerebbe i primi giorni della
+sua cattività.
+</p>
+
+<p>
+A Pistoia però nemmen l’occhio vigile de’ suoi custodi
+aveva potuto veder tutto. Infatti il Generale era
+riuscito in quei pochi momenti di fermata a scrivere
+a matita un biglietto, e prima che il Del Vecchio
+s’allontanasse a ficcarglielo nelle mani. Il biglietto
+era un nuovo e più fiero appello all’insurrezione, e
+diceva testualmente così:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«24 settembre.
+</p>
+
+<p>
+»I Romani hanno il diritto degli schiavi, insorgere contro
+i loro tiranni: i preti.
+</p>
+
+<p>
+»Gli Italiani hanno il dovere di aiutarli — e spero lo
+faranno — a dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+»Avanti adunque nelle vostre belle risoluzioni, Romani
+e Italiani. Il mondo intiero vi guarda, e voi, compiuta l’opera,
+marcerete colla fronte alta e direte alle nazioni: Noi vi abbiamo
+sbarazzata la via della fratellanza umana dal più
+abominevole suo nemico: il Papato.
+</p>
+
+<p>
+»Caro Del Vecchio — voi non verrete in prigione con
+me — e farete stampare queste linee.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+La lettura pertanto di queste linee e ancora più
+l’annuncio dell’arresto del Generale suscitò in tutte
+le maggiori città d’Italia fierissimi tumulti. In Firenze
+i deputati della Sinistra, raccoltisi in Palazzo
+Vecchio, firmavano una protesta per l’illegale arresto
+del loro collega; i giornali avanzati schizzavano fiamme;
+il popolo inferocito percorreva le vie cercando a
+morte il Rattazzi, il quale solo al caso di essere entrato
+per il mal tempo in una vettura pubblica, dovette
+di non essere subito riconosciuto e d’aver salva
+la vita. E a Bologna, a Modena, a Milano, a Torino,
+a Pavia, a Genova, le stesse manifestazioni; a Genova
+<span class="pagenum" id="Page_494">[494]</span>
+soprattutto, dove la collera per l’arresto del
+Generale, inasprita dal sequestro delle armi destinate
+alla spedizione marittima del Canzio, era giunta a tale
+che la folla diede un vero assalto a Palazzo Tursi.
+</p>
+
+<p>
+Nè in Alessandria l’aria era più quieta. Al primo
+giungere di Garibaldi nella fortezza, anche quella popolazione,
+comechè spettatrice abituale di tanti prigionieri
+politici, s’era commossa; e i soldati stessi
+del presidio, affollati sotto le finestre della cittadella
+dove il Generale era stato rinchiuso, gli gridavano
+«A Roma, a Roma!» il che gli fece dire più tardi:<a class="tag" id="tag353" href="#note353">[353]</a>
+«Se avessi detto una sola parola che suonasse lavacro
+delle vergogne italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero
+seguíto ovunque.»
+</p>
+
+<p>
+Intanto l’agitazione crescente della Penisola, i doveri
+della pubblica tutela, le insistenti e quasi insolenti
+pressioni della Francia ponevano il Governo in
+terribili frangenti.
+</p>
+
+<p>
+Anzitutto che cosa fare di quel prigioniero? Era
+ancora il medesimo problema d’Aspromonte, ma più
+intricato forse; giacchè sostenere che Garibaldi fosse
+stato colto in flagrante non era sì facile assunto, e
+l’accusa di violazione della immunità parlamentare
+poteva tornare assai pericolosa. Però dopo molto ondeggiare
+tra il processo, la libertà incondizionata, la
+libertà condizionata, Rattazzi si risolveva ad inviare
+in Alessandria il generale Pescetto, Ministro della
+Marina, coll’incarico di commuovere l’animo del Generale,
+e di indurlo, se fosse possibile, a ritornare a
+Caprera sotto la sola condizione che non avrebbe fatto
+alcun tentativo per uscirne. Ma il Generale diede a
+questa proposta un così aperto e secco rifiuto che il
+<span class="pagenum" id="Page_495">[495]</span>
+Pescetto, dopo aver chiesto e atteso invano per oltre
+dodici ore nuove istruzioni, s’indusse, sotto la propria
+responsabilità, a consentirgli il ritorno a Caprera senza
+condizione alcuna, provvedendo soltanto che non s’indugiasse
+a Genova e fosse trasferito immediatamente
+alla sua isola da un piroscafo della R. Marina.
+</p>
+
+<p>
+E così avvenne.
+</p>
+
+<p>
+Il 27 mattina, in sull’alba delle 4, il Generale usciva
+da Alessandria e circa due ore dopo smontava nella
+casa del signor Coltelletti all’Acquasola di Genova.
+Quivi il popolo ebbro di rivederlo, ma credendolo tuttavia
+prigioniero, minacciava di liberarlo egli stesso
+colle proprie braccia; quando il Generale con una
+lettera ad A. G. Barrili, Direttore del <i>Movimento</i>, nella
+quale diceva che «a scanso d’equivoci tornava a Caprera
+libero e senza condizioni,» e con molte altre
+consimili parole dirette ora in italiano, ora in genovese
+alla folla, riuscì a quietare ogni tumulto e nella
+sera del giorno stesso condotto amichevolmente a
+bordo del regio Avviso l’<i>Esploratore</i>, ricevuto con tutte
+le mostre d’un illustre viaggiatore, in realtà custodito
+come un deportato, salpava per Caprera.
+</p>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<p>
+Ma dietro al corpo di Garibaldi prigioniero restava
+la sua anima; restava nell’eco infocata de’ cento
+manifesti e de’ mille discorsi, restava in quelle demosteniche
+parole: «I Romani hanno il diritto d’insorgere;
+gl’Italiani hanno il dovere di aiutarli, e spero
+lo faranno a dispetto della prigionia di cinquanta Garibaldi:»
+e, se un dubbio fosse ancora possibile, restava
+in quest’ultima lettera a Francesco Crispi, scritta sulla
+nave stessa che lo portava a Caprera, e nella quale
+<span class="pagenum" id="Page_496">[496]</span>
+non sapresti se più ammirare il senso fatidico dell’Eroe
+che presentiva in un atto di suprema energia
+la soluzione del grande problema, o la virtù del patriota
+che non fa della salvezza della patria un misero
+piato di vanità o di primazia, ed è sempre pronto
+ad ecclissarsi dietro chiunque inalberi prima di lui il
+vessillo redentore.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Caro Crispi,
+</p>
+
+<p>
+»Dopo ben maturo esame della situazione, io vedo un
+solo modo di rimediarla a soddisfazione della nazione e del
+governo.
+</p>
+
+<p>
+»Invadere Roma coll’esercito italiano e subito.
+</p>
+
+<p>
+»Non creda il governo di contentare l’Italia in altro
+modo. Essa perdonerà le sue miserie, ma non la sua degradazione.
+Ed oggi non solo la nazione italiana si sente oltraggiata,
+ma si sente oltraggiato l’esercito; e se in Alessandria,
+quando ero acclamato dall’intiera guarnigione, io
+avessi detto una parola che suonasse lavacro delle vergogne
+italiane, uffiziali e soldati mi avrebbero seguíto ovunque.
+</p>
+
+<p>
+»Per cotali considerazioni il governo si persuada che, con
+pochi giorni d’energia, esso tutto accomoda, si concilia la nazione
+intiera e dove vi fosse minaccia esterna di volerlo inceppare,
+noi solleveremo fino alle donne, ai bambini, e certo
+il mondo vedrà risoluzione di popolo, come forse non ha
+veduto ancora.
+</p>
+
+<p>
+»Rispondetemi subito.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vostro<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>
+</p>
+
+<p class="indl">
+»27 settembre 1867.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Ora in cospetto d’una causa così santa e di una
+fede sì ardente, e dopo tante ripetute manifestazioni
+della medesima volontà, al punto in cui erano giunte
+le cose, un dilemma si presentava chiaro ai vecchi garibaldini
+e a tutto in generale il partito democratico
+italiano: o sconfessare il loro Capo, rinnegando con
+<span class="pagenum" id="Page_497">[497]</span>
+lui tutto il proprio passato rivoluzionario e dando una
+mentita a tutte le idee sin allora espresse in Parlamento
+e fuori circa al modo di risolvere la questione
+romana; o continuare l’opera da lui avviata, giovandosi
+soltanto della sua forzata e temporanea assenza
+per compierne meno precipitosamente gli apparecchi e
+sceglierne con maggior ponderatezza l’opportunità e
+l’istante.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, come accade sovente, alla concordia nel
+fine non andava di pari passo l’accordo dei mezzi.
+Crispi, ormai buttatosi corpo e anima nella congiura,
+Fabrizi, Cucchi, Cairoli, Guastalla, Miceli, La Porta,
+Oliva, Guerzoni, tutta in generale la frazione politico-militare
+del partito garibaldino opinavano sempre
+che il segnale della riscossa dovesse partire da Roma,
+e che qualsiasi anticipato moto di bande, mettendo
+sull’allarme il Governo pontificio, non potesse che nuocere
+alla riuscita dell’impresa principale. Menotti, invece,
+Canzio, Acerbi e qualcun altro, tenendosi più ligi
+alle istruzioni del Generale, persistevano a credere
+che le due mosse dovessero andare parallele; che la
+insurrezione di Roma non accadrebbe mai, o difficilmente,
+senza l’esempio e l’eccitamento della insurrezione
+della campagna, e che questa non potrebbe mai
+ottenersi se non per mezzo di una irruzione di Volontari
+che la suscitasse.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia il dissidio non era tra amici e commilitoni
+impacificabile, e già pareva che l’idea dell’iniziativa
+romana, caldeggiata, più che da tutti, dal Cucchi, che
+la dava, se il tempo non mancasse alla preparazione,
+per sicura, e dal Crispi, che oltre a tant’altre ragioni
+tentava dimostrare non renitente il Rattazzi col quale
+aveva frequenti convegni, pareva, dico, che quell’idea
+cominciasse a prevalere; quando ad un tratto, all’improvviso
+<span class="pagenum" id="Page_498">[498]</span>
+per tutti, una mano di forse centocinquanta
+giovani, dei quali soltanto un terzo armati di pessimi
+fucili, capitanati dal trentino Luigi Fontana, uno dei
+Mille, appiattati fino a quel giorno nelle macchie d’una
+<i>Bandita</i> viterbese, chi dice spinti dalla fame, chi dalla
+paura d’essere smacchiati e presi dalle truppe italiane
+spedite alla loro caccia, passano il confine, si buttano
+sopra Acquapendente e dopo una zuffa accanita vi
+fanno prigionieri trentadue gendarmi pontifici e s’impossessano
+della terra.
+</p>
+
+<p>
+Fu il trabocco della bilancia: Acerbi e Menotti si
+credettero impegnati d’onore ad accorrere in aiuto
+degli arditi che pei primi eransi gettati allo sbaraglio;
+e tra quei medesimi che fino allora erano stati
+piuttosto avversi a qualsiasi intempestiva invasione
+armata, cominciava a farsi strada l’idea che fosse
+mestieri soccorrere i combattenti e che in ogni caso
+non si potesse abbandonarli. Ecco perciò Acerbi dar
+l’ordine alle altre sue genti, che aveva raccozzate nei
+dintorni d’Orvieto, di sconfinare; ecco Menotti partire
+per Terni col proposito di fare altrettanto; ecco
+Nicotera prepararsi ad imitarli. Fra il 2 e il 5 ottobre
+tutto l’agro viterbese e la Sabina formicolavano
+di bande. Il 4 era passato Menotti con soli venti uomini;
+ma il 7 ne aveva seicento, ed occupato Nerola, sul
+confine sabino, aveva già respinta una prima ricognizione
+di Pontifici. Il 3, i Garibaldini d’Acquapendente
+rinforzati da alcune centinaia di camicie rosse, guidate
+dal maggiore Ravini, occupavano prima San Lorenzo,
+poi Bagnorea, da dove il 5, dopo un eroico ma
+sfortunato combattimento, eran ricacciati in disordine
+su Castiglione; alcune squadriglie stormeggiavano
+presso Bolsena, ed altre nei dintorni di Viterbo; e
+finalmente Acerbi, dopo lungo e non bene giustificabile
+<span class="pagenum" id="Page_499">[499]</span>
+indugio, compariva in mezzo a’ suoi e annunziata
+la sua prodittatura, piantava il Quartier generale a
+Torre Alfina.
+</p>
+
+<p>
+Che faceva ora innanzi a questa marea crescente
+il Governo? Urbano Rattazzi fino a quel momento,
+fino cioè alla passata delle bande, aveva parlato ed
+agito chiaramente. Tutt’al più qualche eccessivo gli
+poteva rinfacciare un po’ di lentezza nella caccia
+de’ Volontari accorrenti a Garibaldi, e qualche reazionario
+di non aver fino dalle prime fatto man bassa
+su tutte le libertà, e posta mezza Italia in istato d’assedio;
+ma insomma gli uomini equi ed imparziali
+dovranno convenire che un governo liberale in una
+monarchia costituzionale, in una questione nazionale
+d’indole così delicata e complessa, come quella suscitata
+dalla crociata garibaldina, non poteva fare di più.
+Egli aveva protestato apertamente che disapprovava
+quel moto e che l’avrebbe, occorrendo, impedito anco
+colla forza: aveva confermato il fatto col detto, sequestrando,
+disperdendo, incarcerando: anche i più esigenti
+conservatori non potevano chiedergli di più. Se
+non che, quando il torrente malgrado tutti gli sforzi
+dilagò e parve manifesto che l’arrestarlo non era più
+possibile senza opporgli dighe di cadaveri umani;
+quando il fatto si chiarì più forte d’ogni consiglio e il
+sentimento patriottico soverchiava anche ne’ più prudenti
+ogni considerazione politica;<a class="tag" id="tag354" href="#note354">[354]</a> quando infine la
+repressione del conato garibaldino poteva parere una
+sconfessione dell’idea nazionale ed essere interpretata
+come un atto di paura o di soggezione all’Impero
+Francese, unico protettore rimasto al Papato, allora il
+<span class="pagenum" id="Page_500">[500]</span>
+gabinetto Rattazzi non poteva più esitare: o cedere
+ad altri immediatamente il governo della pubblica
+cosa (e non sarebbe stato nè onesto nè coraggioso),
+o secondare arditamente, anzi governare egli stesso
+il moto che non aveva potuto impedire.
+</p>
+
+<p>
+Ma come tutti i deboli e i mediocri, prese non diremo
+nemmanco una via di mezzo, ma cento viottole
+torte che non conducevano ad alcuna. Oggi sequestrava
+i fucili de’ Volontari e domani metteva in mano
+dei Comitati garibaldini quelli degli arsenali governativi:<a class="tag" id="tag355" href="#note355">[355]</a>
+non permetteva che i Volontari sconfinassero
+in grosse bande, e li lasciava passare alla spicciolata;
+conveniva che una insurrezione in Roma sarebbe
+stata il taglio macedone di tutti i nodi, e largheggiava
+di danari in suo soccorso e forniva di passaporti
+coloro che volessero entrarvi ad aiutarla, ma
+non aveva il coraggio di confessarlo, e soprattutto
+d’aiutarla pubblicamente; minacciava ripetutamente
+al Governo francese di occupar Roma al primo annuncio
+d’insurrezione, e alle troppe parole non faceva
+mai seguire il fatto. Il solo audace partito di cui si
+sentì capace fu la istituzione d’una certa <i>Legione Romana</i>,
+che doveva a’ suoi occhi imprimere il suggello
+d’un’insurrezione veramente paesana e spontanea a
+quella che fin allora era stata accusata di importazione
+forestiera, e forzare anche la più incredula diplomazia
+a riconoscerne la autentica romanità. Il qual
+disegno, piccino in sè stesso, ordito ad insaputa dei
+principali capi garibaldini, e pregiudicato fin dal nascere
+dal sospetto d’una cospirazione nella cospirazione,
+finì poi, per le mani indegne cui fu affidato, a
+<span class="pagenum" id="Page_501">[501]</span>
+degenerare in un vero pericolo ed in un danno reale
+per l’impresa stessa cui mirava giovare.
+</p>
+
+<p>
+Infatti il ministro Rattazzi, fidatosi, con una cecità
+che riesce tuttora inesplicabile, a certo Filippo
+Ghirelli, emigrato romano e già maggiore prima di
+Garibaldi, eppoi dell’esercito, commise a lui non solo
+l’ordinamento ed il comando della <i>Legione</i>, ma persino
+il titolo e le facoltà di Commissario regio nel
+distretto d’Orte; dei quali titoli e facoltà quel nobil
+campione del valore romano seppe usare così bene
+che per saggio della sua onestà svaligiò in compagnia
+del famigerato barone Franco Mistrali la Posta d’Orte;
+per documento della sua accortezza politica impose
+una taglia di 25,000 franchi al clero della stessa città;
+per riprova infine de’ suoi talenti militari tagliò la
+ferrovia tra Orte e Corese, base delle comunicazioni
+ferroviarie della rivolta; per la quale ultima prodezza,
+prima ancora che il Fabrizi lo destituisse, fu cacciato
+via da’ suoi stessi soldati col grido di traditore.
+</p>
+
+<p>
+Ciò non ostante, l’insurrezione si sosteneva, e quantunque
+breve, ognuna delle colonne invadenti aveva
+fatto un passo avanti. Il 13 ottobre, Nicotera, dopo
+un ritardo, a dir vero, poco giustificabile, riusciva a
+sconfinare a Vallecorsa con oltre ottocento uomini
+(dei quali peraltro soltanto alcune centinaia armate
+alla meglio) e s’avviava l’indomani per Falvaterra.
+Nel giorno stesso Menotti si spingeva fino a Montelibretti,
+che contrastava all’indomani per tutto il
+giorno al nemico, abbandonandolo senza plausibile
+ragione la sera; ma per ricuperarlo al mattino vegnente.<a class="tag" id="tag356" href="#note356">[356]</a>
+In fine il 15 ottobre l’Acerbi, rimastosi immobile
+<span class="pagenum" id="Page_502">[502]</span>
+tutti quei giorni a Torre Alfina, moveva con
+tutte le sue forze sopra San Lorenzo, ne sloggiava
+il nemico e si preparava a marciare su Viterbo, che
+si diceva pronta ad insorgere al primo apparire delle
+camicie rosse.
+</p>
+
+<p>
+Solo Roma non dava ancora alcun segno di vita,
+nè lo poteva. Una sollevazione generale, uno di quegli
+impeti spontanei e irresistibili di popolo, che, senza
+bisogno di disegni e d’apparecchi, coll’armi sole dello
+sdegno e dell’amor patrio, fa crollare in poche ore
+le più antiche tirannidi, in Roma non era possibile.
+L’infiacchimento degli animi e de’ corpi, naturale effetto
+della centenaria educazione sacerdotale, e l’idea
+propagata dalla funesta scuola del <i>Comitato Nazionale</i>,
+e infiltratasi anche nelle fibre de’ più energici,
+che unica soluzione sperabile alla questione romana
+fossero il consenso delle maggiori Potenze cattoliche
+e l’opera lenta dei mezzi morali, avevano doma, se
+non ispenta, l’antica virtù del popolo romano, e toltagli
+la fede di poter da sè solo vendicarsi in libertà.
+Però sola cosa sperabile e conseguibile in Roma era
+una sommossa parziale; un colpo di mano degli elementi
+più rivoluzionari e gagliardi della città (e non
+abbondavano), preparato artificialmente nel segreto
+d’una congiura, epperò soggetto ai mille eventi ed
+ai mille pericoli di tutte le congiure. Affinchè però
+anche un siffatto colpo di mano potesse riuscire in una
+città quale Roma, due condizioni erano indispensabili:
+che il lavoro preparatorio potesse essere condotto con
+una certa libertà e sicurezza: che in ogni caso le braccia
+<span class="pagenum" id="Page_503">[503]</span>
+pronte a tentarlo fossero armate. Ora al 16 ottobre
+Roma non aveva ancora una sola arma da guerra;
+e quanto a cospirare, la sveglia data alla polizia papale
+dalla invasione garibaldina, l’aveva reso così pericoloso
+e difficile che poteva dirsi un vero miracolo
+se la trama non era dieci volte al giorno scoperta e
+disfatta. Appena infatti la prima banda ebbe sconfinato,
+il Governo pontificio lasciò ogni ritegno; e raddoppiati
+i posti militari; chiuse o vegliate più gelosamente
+le porte; frugando case ed alberghi; espellendo
+i forestieri sospetti; mettendo alle calcagna d’ogni patriotta
+un birro; perlustrando notte e giorno la città;
+minacciando con pubbliche gride i cittadini, pose Roma,
+senza dirlo apertamente, in un vero stato d’assedio.
+Ora introducete armi e cospirate in siffatta città! Cucchi,
+Guerzoni, Adamoli, Bossi, Cella, stretti in lega
+coi membri più operosi della Giunta Nazionale, lavoravano
+arditi e indefessi; ma, senza che nessuno osasse
+confessarlo all’altro, tutti sentivano gli influssi di quel
+nemico che fin da principio aveva più d’ogni altro
+cooperato ad accrescere le difficoltà dell’opera loro:
+la sollevazione intempestiva e forse sterile delle province,
+che aveva reso pressochè impossibile la sorpresa
+della capitale.
+</p>
+
+<h3>IX.</h3>
+
+<p>
+Ma torniamo a Caprera. La <i>Gazzetta Ufficiale</i> del
+27 settembre stampava: «Il generale Garibaldi avendo
+manifestato il desiderio di ritornare a Caprera, il Governo,
+trovando questa intenzione conforme alla sua, vi
+ha tosto aderito;» ma in queste parole l’organo governativo
+mentiva a una metà del vero, e ne dissimulava
+l’altra metà. Mentiva quando diceva che il Generale
+<span class="pagenum" id="Page_504">[504]</span>
+aveva chiesto egli stesso di tornarsene a Caprera;
+come vedemmo, posto al bivio dal generale Pescetto
+o di restar prigione nella fortezza d’Alessandria, o di
+tornarsene senza condizioni al suo eremo, egli non
+aveva fatto che appigliarsi a questo partito come al
+minor male; dissimulava poi la parte più importante
+della verità, quando taceva che appena toccata terra
+il generale Garibaldi era stato posto sotto la custodia
+d’una squadra prima di quattro, poi di cinque, finalmente
+di nove<a class="tag" id="tag357" href="#note357">[357]</a> legni da guerra, e rinchiuso nella sua
+isola se non veramente come un prigioniero, come un
+relegato a confino.
+</p>
+
+<p>
+Il Generale tuttavia ricusò in sulle prime di credere
+ad una sì aperta mancanza di fede, e continuando
+a reputarsi libero de’ suoi passi e delle sue azioni
+tempestava di lettere e di telegrammi il Cucchi ed
+il Crispi perchè alla lor volta mantenessero la data
+parola e mandassero un vapore a prenderlo.<a class="tag" id="tag358" href="#note358">[358]</a> Il che
+nè il Cucchi, nè il Crispi potevano fare: il Cucchi
+perchè era in Roma; il Crispi perchè sapeva bene
+quali erano gli ordini del Governo e non poteva sperare
+di mutarli se non col mutare della politica generale
+del Governo stesso. E per questo egli scriveva
+al Generale: «State tranquillo: ottime disposizioni e
+spero non tarderete a vederne conseguenze;» e per
+<span class="pagenum" id="Page_505">[505]</span>
+questo il Generale continuava ancora per alquanti
+giorni a pazientare ed attendere.
+</p>
+
+<p>
+Venne però il momento in cui l’inganno non fu
+più possibile. Agli 8 di ottobre infatti avendo voluto
+far la prova d’imbarcarsi sopra il vapore postale che
+tocca periodicamente la Maddalena, un legno della
+crociera, la Sesia, tirò replicatamente su di lui e forzatolo
+a montare al suo bordo lo ricondusse a Caprera.
+Allora finalmente aperti gli occhi all’evidenza,
+mandò quella specie di ruggito di leone incatenato
+che suonava così:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Caprera, 10 ottobre 1867.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Amici carissimi,
+</p>
+
+<p>
+»Sono veramente prigioniero, e vi lascio pensare con
+che spirito, sapendo Menotti ed i miei amici impegnati sul
+territorio romano.
+</p>
+
+<p>
+»Impegnate il mondo perchè non mi lascino in questo
+carcere.
+</p>
+
+<p>
+»Un saluto a tutti dal
+</p>
+
+<p class="indr">
+»sempre vostro<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Ma gli amici erano tuttora divisi in due; alcuni,
+quali il Crispi, il Fabrizi, il Cairoli, il Guastalla, fidenti
+sempre negli accordi col Rattazzi, opinavano che il Generale
+avrebbe assai meglio giovato a sè ed alla causa
+sua attendendo in Caprera l’esito de’ negoziati: altri
+invece, tra questi principalissimo Stefano Canzio, diffidente
+di tutte quelle ambagi, non ammetteva dimore;
+e non vedendo altra salute che nel ritorno del
+Generale sul continente, prima ancora che la signora
+Mario recasse da Caprera il biglietto testè citato, lavoravano
+a tutt’uomo alla sua liberazione. Non passavano
+infatti tre giorni che Stefano Canzio, noleggiata
+colla mediazione di Andrea Sgarallino e col danaro
+<span class="pagenum" id="Page_506">[506]</span>
+d’Adriano Lemmi, l’instancabile e inesauribile tesoriere
+della rivoluzione, la paranzella <i>San Francesco</i>, e
+avuto seco a bordo Andrea Viggiani, espertissimo marinaio
+della Maddalena, salpava da Livorno, e dopo tre
+giorni di traversíe e di rischi d’ogni fatta, ingannata
+felicemente la crociera in mezzo alla quale fu costretto
+a passare, approdava alla Maddalena, poco lunge dalla
+punta della Moneta, e per mezzo della signora Collins,
+una Inglese dimorante da lunghi anni in quel paraggio,
+riusciva a rendere avvertito del suo arrivo il Generale
+e a comunicargli il fine che l’aveva condotto.
+</p>
+
+<p>
+E il Generale, che a guisa dell’uomo del Vangelo
+era sempre pronto, inviava tostamente il Basso con
+la figlia Teresita alla Moneta, e concertava col genero
+questo disegno di fuga.
+</p>
+
+<p>
+Egli, il Generale, tragitterebbe di notte da Caprera
+alla Moneta, e di là in una barca da pesca tenterebbe
+di afferrar la Sardegna, o nel porto di Liscia o in
+quello d’Arsachena; il Canzio e il Viggiani colla
+<i>San Francesco</i>, girata la Maddalena, andrebbero a lor
+volta a prender terra sulla costa orientale sarda e nel
+porto di Brandinchi l’aspetterebbero.
+</p>
+
+<h3>X.</h3>
+
+<p>
+Ma tutto ciò era molto facile a dirsi, e forse per
+il Canzio ed il Viggiani, intraprendenti e audaci, non
+straordinariamente difficile ad effettuarsi; ma per il
+Generale, guardato a vista nell’isola, addirittura portentoso
+e quasi impossibile.
+</p>
+
+<p>
+Una squadra di nove legni da guerra senza contare
+i minori<a class="tag" id="tag359" href="#note359">[359]</a> guardava Caprera da tutti i lati, visitando
+<span class="pagenum" id="Page_507">[507]</span>
+qualsiasi barca salpasse dall’isola, od anche
+solo la costeggiasse, ricacciando indietro tutte quelle
+i cui andamenti fossero appena sospetti e tirando a
+palla, come fu fatto sul Generale stesso e sulla figlia,
+su quanti navigatori di quelle acque non si mostrassero
+pronti ad obbedire al comando. La vigilanza era
+dunque rigorosissima e dato lo scopo non poteva essere
+minore in quello stretto di Bonifacio, tutto frastagliato,
+come un arcipelago di scogli e bassi fondi,
+intorno ad un’isola, quale Caprera, tutta seni, calanche,
+porticciuoli innumeri e di cui Garibaldi conosceva
+come un pesce i più misteriosi recessi.
+</p>
+
+<p>
+«Per guardare un’isola simile — esclamava ancora
+il comandante Isola — non c’era che legare una barca
+ad ogni scoglio.... e per essere sicuri che Garibaldi non
+fuggisse imbarcarselo a bordo d’un legno da guerra
+e portarselo a fare un viaggio all’estero.»
+</p>
+
+<p>
+Pure il capo della crociera, non pago delle prese
+precauzioni, raddoppiava ogni giorno d’astuzie e di
+vigilanza. Ora mandava a terra con studiati appigli i
+suoi ufficiali a spiare le mosse del Generale in casa sua:
+ora gli si presentava egli stesso col pretesto di chiedere
+nuove della sua salute, in fatto per accertarsi della sua
+presenza; ora infine poneva sotto guardia speciale di
+un’apposita squadriglia di barche da guerra tutti i legni
+grandi e piccoli del Generale, cioè il canotto, il <i>Yacht</i>,
+dono d’Inghilterra, un’altra barca, e tutto quanto insomma
+galleggiava nel porto dello Stagnarello, che era
+il principale asilo della piccola flottiglia di Caprera.<a class="tag" id="tag360" href="#note360">[360]</a>
+</p>
+
+<p>
+Allora adunque la fuga poteva dirsi quasi disperata,
+e allora Garibaldi la tentò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_508">[508]</span>
+</p>
+
+<p>
+A lui di tutto quell’arsenale non era rimasto, perduto
+in un magazzino tra gli altri rottami marinareschi,
+che un canottino, una chiatterella, uno di quei
+gingilli, diremo così, sottili, leggieri, fragili, capaci
+appena d’un uomo e d’un remo, che i cacciatori pisani
+usano per la caccia delle anitre e delle beccaccie
+nelle morte gore de’ loro paduli, e che appunto dal
+nome della caccia son chiamati <i>beccaccini</i>. Mai più
+sospettare che Garibaldi si sarebbe avventurato a traversare
+uno stretto di mare su quella tavola che un
+buffo di vento poteva capovolgere ed un’ondata ingoiare;
+mai più sospettare che il gingillo fosse uno
+strumento bellico, e che il <i>beccaccino</i> del cacciatore
+dovesse portare la guerra al Papato! Fu dunque non
+visto, dimenticato, trascurato, che so io, non calcolato
+e non contato. Lo contò per altro Garibaldi, che nell’anima
+chiusa covava la fuga colla fissazione del
+forzato nell’Ergastolo; lo contò sì bene che, colta una
+notte oscura, lo fece, a spalle d’un suo fido, trasportare
+e rimpiattare ben bene in una delle più ascose
+insenature del così detto Passo della Moneta, punto
+che, per essere più prossimo all’isola della Maddalena,
+serviva a meraviglia al disegno che già molinava in
+mente e di cui quel trasporto poteva dirsi la prima
+mossa esecutrice. Fatto ciò, si disse ammalato, e chiuso
+in camera, invisibile per parecchi giorni ad anima
+viva, stette ad aspettare l’occasione. E l’occasione,
+come dicemmo, navigava già alla sua volta, e gliela
+conduceva la <i>paranzella</i> di Stefano Canzio.
+</p>
+
+<p>
+Durante tutta la giornata del 16 era regnata una
+fitta nebbia, frequente in que’ paraggi, e la notte perciò
+prometteva d’essere oscurissima. Garibaldi scelse
+quella; e verso le 10, calato solo al nascondiglio del
+suo <i>beccaccino</i>, si spiccò da terra e s’avventurò al tragitto.
+<span class="pagenum" id="Page_509">[509]</span>
+Bisognava possedere l’occhio felino, veggente
+nelle tenebre, di Garibaldi; essere vissuto in que’ mari
+da quindici anni, saperne a memoria pietra a pietra
+tutti gli scogli e quasi indovinare dove vegliano a fior
+d’acqua e dove dormono insidiosi; essersi provato dieci
+altre volte a passare illeso in mezzo ad una flotta nemica,
+conoscere a prova tutte le leggi, tutte le manovre,
+tutti gli strattagemmi, tutte le abitudini della gente di
+mare, da quelle del mozzo a quelle del nostromo, da
+quelle dell’ammiraglio a quelle del corsaro, per concepire
+anche solo la speranza di poter approdare a quel
+modo, in quell’ora, con cento occhi e cento fanali puntati
+su di voi, in un porto o ad una riva qualunque.
+</p>
+
+<p>
+Tanto più che le barche della crociera non solo
+potevano vedere, ma udire; e il più lieve batter di
+remo, persino un insolito frangere d’onda, bastava a
+destarne l’allarme.
+</p>
+
+<p>
+Il problema era dunque doppio: avanzare senza
+farsi vedere e vogare senza farsi sentire; ridurre a
+un punto impercettibile la barca, e a un fiato quasi
+insensibile il remeggio ed ogni altro rumore. E Garibaldi
+lo risolse. Disteso allungato immobile dentro
+il suo guscio, in guisa da formare con esso e colla
+superficie del mare quasi una linea sola, maneggiando
+coll’agilità del <i>piroghiere</i> indiano la spatola che gli
+tien luogo di remo, studiando la rotta, spiando ogni
+ostacolo, misurando ogni colpo, vogando leggiero e
+costante, inoltrando guardingo e veloce, come uno
+smergo che strisci sull’acqua, scivola via.
+</p>
+
+<p>
+Le storie narrano di molti aiuti prestati dai piccoli
+ai grandi; da quella notte del 16 ottobre esse
+dovranno anche registrare l’aiuto prestato dal piccolo
+navicello maremmano al grande vincitor di Palermo,
+al grande vinto di Mentana.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_510">[510]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ci fu anzi un momento in cui Garibaldi passò così
+rasente ad un barcone di guardia che poteva persin
+sentire le parole delle sentinelle; pure anche in quel
+momento nessuno sospettò di lui ed egli continuò felicemente,
+fino alla Maddalena, il tragitto. Sbarcato
+poi, la signora Collins lo ricoverò in casa sua, e là,
+sotto la duplice tutela della santità della donna e della
+inviolabilità d’una bandiera che non tollera insulti,
+passò il resto della notte.
+</p>
+
+<p>
+Alla mattina del 17, nessun movimento insolito,
+nessuno indizio di novità importante nelle acque di
+Caprera e della Maddalena; soltanto una barca di
+pescatori fu veduta passare tra l’isolotto San Stefano
+e la Punta Rossa, colla prua verso Liscia o verso Arsachena.
+Per sola formalità, la barca giunta in vicinanza
+di un legno di crociera, probabilmente il <i>Ferruccio</i>,
+ebbe il <i>Chi va là?</i> — <i>Pescatori!</i> fu risposto.
+Infatti pescatori maddalenesi d’aragoste e <i>corallini</i>
+di Torre del Greco rifanno ogni mattina quella
+strada e per quella direzione, ed era già cosa convenuta
+di lasciarli liberamente passare. Nella barca,
+tinta la barba, camuffato da pescatore, insieme con
+Basso, il servo Maurizio e il marinaio Cuneo, v’era
+Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Sbarcò in una insenata della Punta di Sardegna
+e quivi in una <i>conca</i> (specie di caverna) passò la notte.
+Al mattino seguente montato sopra uno di que’ ginnetti
+sardi che ballano sulle roccie, per valli e per
+monti, su per sentieri dove appena s’inerpica il caprone
+selvatico, per diciassett’ore di seguito, arrestandosi
+appena per lasciar rifiatare le bestie, giunse
+presso Porto San Paolo, dove riposatosi alcune ore
+nello <i>stazzo</i> del pastore Jaceddu, continuò di lì a poco
+per Brandinchi; e colà trovati Canzio e Viggiani, colto
+<span class="pagenum" id="Page_511">[511]</span>
+un vento fresco di poppa in sulle tre e mezzo pomeridiane
+del 18 mise alla vela per la costa toscana.
+</p>
+
+<p>
+E così il vecchio Corsaro tornava signore del regno
+ampio de’ venti e sarà bravo chi lo arriva. Superato
+all’alba del 19 il Canale di Piombino, giunse in poche
+ore in vista della rada di Vado, a poche miglia da
+Livorno e verso le nove del mattino vi atterrò. Colà
+però nuovo e non meno fastidioso ostacolo. Tutta
+quella spiaggia vadese è un impasto così appiccaticcio
+di rena e di alghe, che mettervi il piede senza restarvi
+invischiati dentro è quasi impossibile.
+</p>
+
+<p>
+Ecco dunque tutta la brigata de’ fuggitivi, ma più
+Garibaldi cui la ferita d’Aspromonte rendeva penosissimo
+il camminare, costretta ad aprirsi faticosamente
+un sentiero tramezzo quei paduli, spesso affondando
+fino a mezza gamba e avanzando a piccoli passi,
+talvolta non potendo nè avanzare nè retrocedere; ma
+pure a forza di volontà e di costanza riuscendo a
+sfangare da quella melma ed a guadagnare finalmente
+le case di Vado.
+</p>
+
+<p>
+E da quel punto tutto va a seconda. Canzio noleggiati
+in Vado due baroccini monta egli stesso sul
+primo col Generale, che aveva ripreso per precauzione
+il suo vecchio nome di guerra di «Giuseppe
+Pane;» sul secondo vengon dietro gli altri tre compagni,
+e via allegramente tutti insieme alla volta di
+Livorno. E quivi pure il Generale non arrivava a tutti
+inaspettato. Entrato per vie remote in città, riposatosi
+alcune ore in casa degli Sgarallino, monta verso la
+mezzanotte sul legno da posta, che Adriano Lemmi
+aveva già apparecchiato, e a trotto serrato, senza voltarsi
+indietro, correndo senza posa quel resto di notte
+e tutta la mattina successiva, in sul mezzogiorno del
+20 arrivava in Firenze.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_512">[512]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ad Empoli gli erano mossi incontro, già edotti del
+suo arrivo, Enrico Guastalla e Benedetto Cairoli; e
+tant’era la gioia che sfavillava dall’animo del Generale
+che buttandosi tra le braccia di Benedetto esclamò:
+«Di tante rischiate imprese che ho tentato in vita
+mia la più ardua e la più bella, e di cui sentirò un
+certo vanto fino che campi, è codesta mia fuga da
+Caprera.»
+</p>
+
+<h3>XI.</h3>
+
+<p>
+Descrivere la sorpresa, la scossa, la gioia e lo sgomento
+insieme, cagionati da quell’inaspettata apparizione,
+noi non lo sapremmo. Governo, Parlamento, cittadini,
+erano tutti sossopra. I telegrammi della vigilia
+avevano per l’appunto assicurato che Garibaldi era
+sempre a Caprera, non solo ben sorvegliato e custodito,
+ma anche un po’ ammalato e quindi costretto a
+rimanere in camera; e la mattina dopo eccotelo, come
+uno spettro balzato di sotterra, a Firenze. Fu detto
+subito che il Governo l’aveva lasciato scappare, e
+quanto non fosse vero lo sappiamo! Chi non l’aveva
+veduto non voleva crederlo. Vedutolo, il fáscino della
+sua persona riguadagnava tutti i cuori. Il popolo lo
+contemplava col superstizioso stupore con cui si contemplerebbe
+un redivivo: gli amici lo consultavano
+con ansietà: gli avversari lo interrogavano con rispetto:
+tutti gli si affollavano dintorno trepidi ed inquieti,
+come se egli portasse nelle pieghe del suo
+<i>puncho</i> i destini d’Italia.
+</p>
+
+<p>
+E quel che è più, nessuna forza poteva pel momento
+opporglisi. Il Governo non esisteva più che di
+nome. Fin dal 18 ottobre ad Urbano Rattazzi, dopo
+aver respinto uno ad uno i partiti che il Governo francese
+pretendeva imporgli, ora dell’intervento momentaneo
+<span class="pagenum" id="Page_513">[513]</span>
+sul territorio pontificio per disarmarvi i Volontari;
+ora dell’intervento misto in Roma, francese e
+italiano, per tutelarvi il Pontefice e proporvi d’accordo
+la questione romana ad un Congresso europeo, non
+era rimasta aperta altra via che quella dell’intervento
+puro e semplice in Roma, non già coll’intento, dichiarava
+il Rattazzi medesimo, di tagliar colla spada il
+nodo della questione romana, ma di tutelare insieme
+alla indipendenza spirituale del Santo Padre gli interessi
+de’ Romani rimettendo nelle loro mani l’arbitrio
+delle loro sorti politiche. Come, però, al solo annuncio
+di questo disegno il Governo francese s’era
+tosto inalberato minacciando a sua volta di rioccupare
+Roma, e se avesse fatto un sol passo innanzi di
+intimar guerra all’Italia; così il Gabinetto Rattazzi,
+ridotto al bivio estremo, o di raccogliere il guanto di
+sfida della Francia, o di sottomettersi a’ suoi voleri,
+non avendo potuto trovarsi concorde nè sull’uno nè
+sull’altro partito, rassegnò i suoi poteri indicando al
+Re il generale Cialdini come l’unica persona politica
+che in quell’istante potesse succedergli.<a class="tag" id="tag361" href="#note361">[361]</a> Ma poichè
+d’altra parte il Cialdini, giunto in Firenze soltanto
+nella giornata del 21, era più lontano che mai dal
+riuscire nella composizione del Gabinetto, così il Rattazzi
+perchè non era più Ministro, il Cialdini perchè
+non lo era ancora, nessuno de’ due si sentiva l’autorità
+e la forza di porre le mani sul grande ribelle,
+il quale in poche ore era ridivenuto più potente che
+mai, e oramai padrone di tutti i suoi passi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_514">[514]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il Cialdini, è vero, tentò nella mattina del 22, prima
+per mezzo del Crispi, poi direttamente egli stesso, di
+persuaderlo a fermarsi e a ritirarsi nuovamente nell’ombra,
+assicurandolo che la questione romana non
+sarebbe abbandonata, nè l’intervento straniero permesso;
+ma le scariche a polvere sulle corazze producono
+lo stesso effetto. Fermo, tenace più che mai nel
+suo proposito, banditi l’un dopo l’altro due nuovi appelli
+di guerra,<a class="tag" id="tag362" href="#note362">[362]</a> nel secondo de’ quali, credulo immantinente
+ad una fola, sparsa non si sa come, in Firenze,
+che i Romani fossero insorti, diceva: «A Roma i nostri
+fratelli innalzano barricate e da ieri sera si battono
+cogli sgherri della tirannide papale. L’Italia
+spera da noi che ognuno faccia il suo dovere;» arringato
+due volte dal suo albergo in Piazza Santa Maria
+Novella il popolo fiorentino, scompare improvviso come
+era venuto; e in sul pomeriggio del giorno stesso con
+un treno straordinario procacciatogli dal Crispi parte
+per Terni, dove saputo che il Cialdini ed il Rattazzi,
+postisi per un istante d’accordo, avevano dato ordine
+d’inseguirlo (inseguirlo fu detto, ma non raggiungerlo),
+sconfinò, in sul primo albeggiare del 23, da
+Passo Corese.
+</p>
+
+<h3>XII.</h3>
+
+<p>
+Nella sera stessa in cui Garibaldi arrivava a Terni,
+la tanto promessa e invocata e sudata insurrezione romana
+scoppiava;... ma ohimè! eterno apologo delle
+montagne partorienti!
+</p>
+
+<p>
+A tutto rigore, nonostante i prodigi d’operosità e
+d’ardire del Cucchi e de’ suoi compagni, gli apparecchi
+dell’impresa non erano ancora compíti; e non
+<span class="pagenum" id="Page_515">[515]</span>
+foss’altro, le armi, quelle armi, senza le quali i congiurati
+romani si protestavano impotenti a qualunque
+sforzo, non erano per anco potute penetrare in Roma;
+e gli unici duecento fucili su cui gl’insorti potevano
+contare, dopo essere rimasti sepolti per alquanti giorni
+sotto la pozzolana della riva sinistra del Tevere, era
+parso grande fortuna disotterrarli e nasconderli in
+certa Vigna Matteini, a circa un miglio da Porta
+San Paolo. Però tutto l’arsenale dell’insurrezione consisteva
+in alcune serque di bombe Orsini e di <i>rewolvers</i>
+e in qualche barile di polvere. Ma il Comitato
+di Firenze a nome del Rattazzi stesso, il generale Fabrizi
+da Terni, tutti scrivevano o facevano dire al Cucchi:
+«una schioppettata, una sola schioppettata, per
+carità,» e la schioppettata fu tirata.
+</p>
+
+<p>
+Nel disegno de’ congiurati, troppo a dir vero complicato,
+il più grosso drappello, guidato dal Cucchi
+stesso, doveva assalire il Campidoglio, e se gli veniva
+fatto d’impadronirsene, asserragliarvisi; un’altra squadra,
+comandata dal colonnello Bossi, tentare lo stesso
+colpo sul corpo di guardia di Piazza Colonna: Guerzoni
+con cento uomini condurre, sforzando la Porta
+San Paolo, il carico delle armi dalla Villa Matteini
+entro la città, e presso Campo Vaccino distribuirle: Giuseppe
+Monti minar la caserma Serristori: Francesco
+Zoffetti ed altri sette cannonieri inchiodare le artiglierie
+di Sant’Angelo: i fratelli Cairoli infine (benchè
+il loro magnanimo tentativo non potesse dirsi concertato,
+almeno quanto al tempo e al modo, col Comitato
+Romano) dovevan scendere pel Tevere fino a Ripetta,
+apportando ai Romani parte delle armi di Terni, e, quel
+che più montava, l’aiuto d’un manipolo di valorosi, le
+cui forze potevansi dire centuplicate e dalla prodezza
+singolare dei Capitani e dall’apparire inopinato.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_516">[516]</span>
+</p>
+
+<p>
+E tutto ciò a giorno e ora fissa: il 22 ottobre alle
+ore sette della sera.
+</p>
+
+<p>
+Se non che coteste fila erano troppe, perchè potessero
+essere tutte forti del pari e qualcuna spezzandosi
+non producesse lo sfasciamento dell’intera trama.
+La polizia era già in sull’all’erta: tutti i particolari
+forse non conosceva; ma pareva certa del giorno e
+dell’ora, e frattanto il generale Zappi, governatore di
+Roma, faceva murare sei delle dodici porte della città;
+raddoppiava i posti di Piazza Colonna e del Campidoglio;
+tratteneva in quartiere le truppe ed altre siffatte
+precauzioni. Però il Guerzoni (che in luogo dei
+cento promessi, compagni n’aveva sette), sorpreso
+quasi tosto nella Villa Matteini e assalito da una
+compagnia di Zuavi rinfrancata da Gendarmi e Dragoni,
+era costretto, dopo breve lotta, ad abbandonare
+le armi agli aggressori; l’assalto del Campidoglio, alla
+cui difesa stava nascosto il De Curten con due compagnie,
+fallì; quello di Piazza Colonna, dispersi i congiurati
+anche prima dell’ora, non potè nemmeno essere
+tentato; la caserma Serristori saltò in parte; ma
+gli Zuavi, quei medesimi che erano andati ad assalire
+Vigna Matteini, ne erano usciti; sicchè fu assai più il
+rumore che il danno; i Cairoli infine, del cui arrivo
+nè Cucchi nè alcun altro era stato avvertito in tempo,
+pervenuti nella notte del 22 con settantasei compagni
+all’altezza di Ponte Molle, e udito di là il fallimento
+della sperata sollevazione, eran stati costretti a tenersi
+rimpiattati nella notte fra i canneti della riva ed a cercarsi,
+alla prim’alba, un rifugio meno periglioso nella
+Villa Glori sui Monti Parioli. Scoperti anche colà,
+assaliti nel pomeriggio da un nemico tre volte soverchiante,
+piagato a morte Enrico, rotto da ben dieci
+ferite Giovannino, l’un fratello spirante nelle braccia
+<span class="pagenum" id="Page_517">[517]</span>
+dell’altro esangue, decimata in breve la più bella
+schiera di prodi che l’Italia da molto tempo avesse
+partorito, il campo restò al numero ed alla forza, miserabile
+conquista dei vincitori, ara perenne di gloria
+al sacro stuolo dei vinti.<a class="tag" id="tag363" href="#note363">[363]</a>
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia non fu quella la catastrofe più tragica
+di quell’infelice conato. Nel lanificio Ajani in Trastevere,
+alcuni patriotti avevano raccolte poche armi col
+proposito di usarle, se, come speravasi, Roma era decisa
+a ritentare la riscossa. Se non che scoperto per
+l’imprudenza d’un fanciullo il ricovero, circuita e battuta
+da ogni lato la casa, gli assaliti infiammati dallo
+spartano esempio di Giuditta Tavani-Arquati si preparano
+a disperata difesa. Combattono prima dagli
+abbaini, dalle finestre, dalle porte; poscia, penetrata
+l’onda degli aggressori, invase le scale, sfondati gli
+ultimi serragli che il furore aveva innalzati, il combattimento
+si muta in zuffa feroce, al pugnale, coll’ugne,
+co’ denti; dominante in mezzo a tutti la eroica
+Giuditta, che incuora, comanda, combatte, fino a che,
+già cadutole al fianco il marito e il figlio giovanetto,
+essa medesima ai replicati colpi soccombe, ingombrando
+con altri nove cadaveri la memorabile casa,
+fumante di orrida strage.
+</p>
+
+<p>
+E il magnanimo fatto bastò esso solo a scontar
+l’inerzia di Roma nel 1867. Nè più operose e risolute
+s’eran mostrate le provincie. Viterbo, che da tanto
+tempo andava promettendo all’Acerbi, già grosso di
+mille uomini, di insorgere, non ne aveva ancora trovato,
+<span class="pagenum" id="Page_518">[518]</span>
+fino al 22, nè la forza nè la opportunità, sicchè
+il Prodittatore era sempre alla sua famosa Torre Alfina:
+Menotti, da parte sua, dopo il combattimento
+del 14 ottobre, sospettoso di nuovi assalti, costretto a
+cercarsi una stanza più propizia al vivere e all’ordinarsi,
+dopo aver errato un po’ alla ventura da Nerola
+a Monte Calvario e da questo a Pericle, finiva col riparare
+a Scandriglia nel territorio del Regno; similmente
+il Nicotera tra il 23 e il 24 mattina non s’era
+ancora mosso da Veroli; talchè quando Garibaldi
+giunse sul teatro della guerra trovò la insurrezione
+delle provincie paralizzata, quella della capitale soffocata,
+le bande scoraggite e disordinate; e insomma
+l’insieme della situazione anco peggiore di quella in
+cui l’aveva lasciata al suo partire per Caprera.
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia al suo giungere sul teatro della guerra
+uomini e cose risentirono tosto l’impulso della sua
+mano poderosa. Tutte le colonne del centro, tanto
+quella che Menotti aveva riportata a Scandriglia come
+le altre che stavano organizzandosi a Terni od erano
+già in cammino per passare il confine, ricevevano tutte
+insieme e nel giorno stesso (22 ottobre) l’ordine di
+muovere senza ritardo e di venirsi a concentrare a
+Monte Maggiore e Passo Corese. Però la sera del 25
+Garibaldi stesso poteva telegrafare al Comitato Centrale
+di Firenze: «Occupo Passo Corese e Monte Maggiore
+con le forze riunite di Menotti, Caldesi, Salomone,
+Mosto e Friggesy.» Concentramento, diciamolo
+subito, ammirabile, favorito di certo dalla inerzia
+de’ Pontifici, ma che per la rapidità di pensiero con
+cui fu concepito e d’azione con cui fu eseguito, merita
+nota come quello che assicurava al piccolo esercito
+insurrezionale la prima condizione della vittoria:
+l’unità delle forze.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_519">[519]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma che cos’erano codeste forze di cui parla il telegramma
+di Garibaldi, com’erano formate, ed a
+quanto salivano?
+</p>
+
+<p>
+Che fossero colonne, quali di due, quali di tre o
+quattro battaglioni formanti, come i Bersaglieri dell’esercito,
+unità tattica ed amministrativa da sè, ma
+riuniti sotto il comando dei colonnelli già nominati, lo
+possiamo dire; ma conoscere ed accertare a quanto
+ascendessero i loro uomini, cioè, per dirla militarmente,
+a quanto sommasse la loro <i>forza</i>, fu impossibile cosa a
+noi, ma crediamo lo sia stato, e lo sarà sempre ai comandanti
+stessi, allo Stato Maggiore e a tutti quanti
+ebbero tra le mani alcune delle fila di quel <i>lavoro di
+Penelope</i><a class="tag" id="tag364" href="#note364">[364]</a> a cui s’era ridotto, per le ragioni già discorse,
+l’organismo dell’esercito insurrezionale. Pure
+non temiamo dilungarci troppo dal vero tenendoci intorno
+ai settemila uomini.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi intanto andava molinando come prendere
+di notte e per sorpresa Monte Rotondo. È desso
+l’antico <i>Eretum</i>, poi feudo degli Orsini, dei Barberini,
+dei Grillo ed ora dei Montefeltro, una delle solite cittaduzze
+della Comarca, lanciata sopra un’altura se
+non inaccessibile, molto ardua di certo, ricinta da
+mura non a prova di cannone ma tali da scoraggiare
+le scalate; ha due porte massicce e gagliardamente
+<span class="pagenum" id="Page_520">[520]</span>
+sbarrate; ha nel centro, ultimo ridotto, un castello
+quadrato, solido, fitto di finestre e di feritoie d’ogni
+guisa: è posizione forte per sè, non solo, ma chiave
+di posizioni; guarda e domina, a occidente la grande
+via Salara e la ferrata; a mezzogiorno, per mezzo di
+Mentana, la Nomentana e Tiburtina, e tutte insomma
+le principali vie strategiche che dalla sinistra del Tevere
+sboccano in Roma; munito d’artiglieria, può essere
+buon punto di ritirata e di difesa a chi lo possiede, un
+cimento per chi deva impadronirsene, una minaccia
+per chi l’abbia alle spalle, e finchè si parli o si scriva
+d’arte militare, resterà sempre arduo il comprendere
+come lo Stato Maggiore pontificio o non l’abbia guernita
+anticipatamente di tutte le forze capaci d’una lunga
+difesa, o, quello che tornava ancora più opportuno appena
+Garibaldi vi apparve dattorno minaccioso, non
+siasi tenuto pronto a spedirvi da Roma un nerbo
+di truppe sufficienti a sostenere gli assediati ed attaccare
+sul fianco gli assalitori. Lasciarono invece che
+Garibaldi facesse a sua posta un giorno ed una notte,
+nè si decisero a partire da Roma che la mattina
+del 26, due ore dopo che Monte Rotondo aveva già capitolato.
+</p>
+
+<p>
+Fallita però, per le consuete ragioni per cui falliscono
+quasi sempre tutte le imprese notturne, la sorpresa
+ordinata per la notte del 24, non restò che l’attacco
+di fronte e fu ordinato per l’alba del 25.
+</p>
+
+<p>
+A difesa di Monte Rotondo stavano circa trecento
+uomini, tutti della Legione d’Antibo, ed ora può ben
+dirsi, tutti dell’esercito francese, alcuni gendarmi e
+dragoni a cavallo e due pezzi di artiglieria da sedici.
+Avevano asserragliate le porte, aperto nelle mura un
+ordine di feritoie, occupate le finestre delle case che
+sovrastavano, e non sappiamo se ignorando la presenza
+<span class="pagenum" id="Page_521">[521]</span>
+di tutto l’esercito di Garibaldi o per alto sentimento
+d’onore militare, s’apprestarono a vigorosa
+difesa.
+</p>
+
+<p>
+Le colonne di Valzanía, Mosto, Friggesy e Caldesi,
+erano destinate all’assalto; quella di Salomone fu lasciata
+a guardia della stazione della ferrovia e della
+Salaria, d’onde era buona regola attendersi da un
+istante all’altro un attacco di fianco. Il lato scelto
+all’attacco fu il meridionale e la Porta San Rocco,
+ma pare che la scelta non fosse bene ponderata. Se
+la posizione nemica fosse stata meglio riconosciuta,
+si sarebbe scoperto che dal lato occidentale, dove le
+mura cessano e le case cominciano, gli approcci erano
+assai più agevoli e la presa più facile e meno costosa.
+Assalita invece di fronte, nel suo punto più forte, dovea
+essere pagata al caro prezzo di diciannove ore di combattimento
+e del sangue più prezioso.
+</p>
+
+<p>
+Valzanía e Caldesi attaccarono con parte delle
+loro genti dalla destra, appoggiandosi al convento di
+Santa Maria; Mosto co’ suoi Genovesi veniva di fronte;
+da sinistra, sboccando dal convento de’ Cappuccini,
+Friggesy; Menotti dirigeva, sotto gli ordini del padre,
+l’azione generale. Malgrado che i nostri soperchiassero
+di numero, era sempre un combattimento disuguale.
+I nemici al sicuro dietro le feritoie e armati
+di squisite armi di precisione; i nostri a petto nudo,
+scoperti, veri bersagli viventi ai tiri nemici, armati
+di quegli arnesi che tutti sanno, affranti per
+giunta dagli stenti per le rapidissime marcie di due
+giorni, gittati a cozzare contro pareti inaccessibili che
+vomitavano la morte! pure andavano e morivano al
+grido di Garibaldi e d’Italia, lietamente. Gli ufficiali,
+è vero, brillavano tra i primi nello sbaraglio,
+e molti di loro, i Mosto, i Martinelli, gli Uziel, i
+<span class="pagenum" id="Page_522">[522]</span>
+Sabbatini, i Giovagnoli cadevano quali morti e quali
+feriti. Ma tutta la giornata era trascorsa, la sera
+stava per calare e il nemico continuava il suo fuoco
+micidiale e non dava alcun segno di resa.
+</p>
+
+<p>
+«Ma pur bisogna vincere, grida Garibaldi, bisogna
+vincere stanotte,» e ordinava che si raccogliessero in
+fretta tutti i mezzi per incendiare la porta. Ed ecco
+subitamente ufficiali e soldati formare una mobile catasta
+di legne e zolfo, e fattasi di quella al tempo stesso
+una barricata e un brulotto, sospingerla, sotto il grandinar
+incessante delle fucilate, contro la porta e appiccarvene
+le fiamme. La porta verso le otto cominciò ad
+ardere, ed a mezzanotte cascava già carbonizzata e sfasciata
+da tutte le parti. Però anche questa operazione
+era costata molte vite generose, tra le quali il capitano
+Sabbatini di Sogliano, perocchè il nemico non aveva
+mai smesso un momento dal trarre contro gl’incendiari.
+Alla fine appena scavato un pertugio i Volontari,
+proprio come onda che abbia trovato la stura, vi si precipitarono
+dentro. I Dragoni nella loro caserma esterna
+si arresero; ma gli Antiboini serrati nel castello non
+vollero udir parola di dedizione, e appena albeggiato
+ricominciarono a moschettare, e con fuoco più terribile,
+i Garibaldini stipati per le strade, onde fu forza
+rizzare una barricata e appiccare l’incendio anche
+alla porta del castello. Allora minacciati essi pure
+dalle fiamme, veduto ormai svanire l’ultimo raggio
+di quella speranza di soccorso che forse li tenne in
+vita, verso le nove del mattino stesso alzarono bandiera
+bianca, e la resa fu stipulata.
+</p>
+
+<p>
+Caddero tutti, senza onore d’armi, prigionieri di
+guerra, lasciando i due cannoni con poco più di settanta
+cariche e tutte le altre munizioni da bocca e
+da guerra che possedevano. Una compagnia li scortò
+<span class="pagenum" id="Page_523">[523]</span>
+a Passo Corese e li consegnò alle truppe italiane, primo
+ed ultimo trofeo della campagna. Ai nostri questa
+giornata costò centoquaranta feriti e quaranta morti,
+cifra che ci venne confermata dal Medico Capo del
+corpo sanitario dell’esercito insurrezionale, e che possiamo
+ritenere esatta.
+</p>
+
+<p>
+Verso le undici antimeridiane del giorno stesso
+una colonna di Pontificii di circa duemila uomini di
+tutte le armi, zuavi, antiboini, cacciatori esteri, mezzo
+squadrone di dragoni, e mezza sezione d’artiglieria,
+con tutto comodo, con tutta placidezza, usciva da
+Porta Pia per andare in soccorso dei difensori di
+Monte Rotondo, e arrivava verso le quattro del pomeriggio
+presso alla stazione. Ivi gli avamposti di Salomone
+accolsero la testa di colonna a fucilate, ond’essa,
+avvedutasi che tutto era finito su a Monte
+Rotondo, con molto disordine, quasi tornasse da una
+rotta (noi stessi ne fummo testimoni oculari) rientrò
+il giorno dopo in Roma.
+</p>
+
+<h3>XIII.</h3>
+
+<p>
+La giornata di Monte Rotondo produsse lo sgombro
+di tutto il territorio pontificio e la ritirata dell’intero
+esercito dietro i ponti del Tevere e del Teverone,
+onde facevasi omai evidente che tutto lo sforzo
+papale andava a concentrarsi nella difesa delle mura
+di Roma, le quali in tutta fretta erano state guernite
+di batterie e di fortilizi d’ogni natura.
+</p>
+
+<p>
+E libera per tal modo la campagna, Acerbi, cui
+era fallita due giorni prima (24 ottobre) una sorpresa
+di Viterbo, se ne impadroniva nella giornata stessa
+di Monte Rotondo senza colpo ferire, insediandovi la
+prodittatura e proclamandovi i plebisciti; altrettanto
+<span class="pagenum" id="Page_524">[524]</span>
+faceva a mezzodì il Nicotera, il quale, dopo l’eroico
+sacrificio di Raffaele Benedetto e de’ suoi ventidue
+compagni a Monte San Giovanni, campeggiato altri
+due giorni nei dintorni di Veroli, saputa sgombra di
+nemici tutta la provincia di Velletri vi si gettava tosto
+con tutte le sue genti; trionfando il 28 a Frosinone,
+il 30 a Velletri, dove egli pure, colla proclamazione dei
+plebisciti, dissipava i maligni sospetti insorti sul colore
+della sua bandiera.
+</p>
+
+<p>
+Stando così le cose, Garibaldi, regalato un giorno
+di riposo a’ suoi Volontari, lasciato un battaglione a
+Monte Rotondo, un altro a Mentana, e speditone un
+terzo col colonnello Pianciani a Tivoli, ordinato alle
+colonne dell’Acerbi e del Nicotera di raggiungerlo,
+mosse difilato con tutte le sue forze verso Roma. La
+sera del 27 pernottò a Fornuovo: il 29 portò il suo
+quartier generale a Castel Giubileo, spingendo i suoi
+avamposti oltre a Villa Spada in vista del ponte Salario,
+a pochi tiri dall’inimico. I Pontificii pare l’attendessero
+da questo lato, giacchè Porta del Popolo,
+Porta Salara e Porta Pia e tutte le ville attigue, la
+Torlonia, la Patrizi, la Ludovisi, erano state guernite
+di pezzi coperti e occupate da compagnie imboscate.
+Monte Mario, contrafforte formidabile che munisce
+l’entrata di Porta del Popolo, era pure stato posto in
+istato di difesa, ed una specie di campo trincierato vi
+si andava alacremente costruendo.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi vide le difficoltà e passò tutta la giornata
+del 29 a studiarle. Tuttavia una falsa notizia,
+recatagli da un bugiardo messaggiere, «che Roma
+fosse pronta a ritentare nella notte dal 29 al 30 una
+seconda riscossa,» lo indusse a persistere nel primo
+divisamento di attaccare Monte Mario, e pensando
+rincorare colla promessa di un vicino aiuto i Romani,
+<span class="pagenum" id="Page_525">[525]</span>
+ordinò si accendessero molti fuochi lungo tutta la
+linea del campo e si preparassero quante barche potevasi,
+per il passaggio del Tevere. A chi scrive queste
+linee toccò l’amaro ufficio di far sentire a Garibaldi,
+addormentatosi nella forte speranza della battaglia,
+la sgradita sveglia della delusione. Tutto era spento in
+Roma. I Romani non potevano fare e non avrebbero
+fatto di più; chi gli aveva portato quel messaggio
+era od un ingannato od un ingannatore. Garibaldi ci
+diede ascolto, e gli eventi risposero se noi avevamo
+detto il vero.
+</p>
+
+<p>
+Allora il Generale si volse ad altri pensieri. Stare
+accampato lungo le umide rive d’un fiume, senza avanzarsi
+nè retrocedere, a nulla approdava e molto poteva
+nuocere, specialmente alla salute de’ soldati, e
+tutto consigliava a prendere stanza in qualche luogo
+sicuro e difeso, centrale tra le due colonne di destra
+e sinistra che dovevano raggiungerlo, aspettando
+l’occasione propizia per riprendere più decisamente
+le offese.
+</p>
+
+<p>
+Gli restava per altro a riconoscere la postura e
+il contegno dell’inimico dall’altra parte della città,
+vedere fino a qual segno fossero guardati i ponti sul
+Teverone, e infine scandagliare lungo la via il punto
+più debole per l’assalto futuro.
+</p>
+
+<p>
+A tal uopo, la mattina del 30, scortato da due battaglioni
+di Carabinieri genovesi sotto gli ordini di Burlando
+e Stallo, da una dozzina di guide e dal suo
+Stato Maggiore, guidò egli stesso la divisata ricognizione
+su Ponte Nomentano. Menotti con tutte le sue
+genti, meno un battaglione rimasto a Castel Giubileo,
+dovea marciare più tardi in sostegno della ricognizione.
+E in questa breve e quasi oscura operazione,
+parve ancora una volta quell’acume militare e quella
+<span class="pagenum" id="Page_526">[526]</span>
+famigliarità col campo di battaglia, onde Garibaldi
+terrà mai sempre, contrastato o no, il primo posto
+tra i primi capitani del mondo.
+</p>
+
+<p>
+Egli stesso in un bullettino, che noi scrivemmo
+sotto la sua dettatura nel suo quartier generale di
+Monte Rotondo, faceva con brevi e scolpite parole la
+storia di quella giornata.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Monte Rotondo, 31 ottobre.
+</p>
+
+<p>
+»Ieri, alle sei antimeridiane, giunse una scoperta nostra
+di pochi uomini a cavallo al Castello dei Pazzi, ed una guida
+nostra assieme ad un ufficiale di Stato Maggiore, entrati
+per i primi, s’incontrarono petto a petto con una pattuglia
+di Pontificii, l’attaccarono co’ <i>rewolvers</i> e la misero in fuga.
+La guida nostra ebbe una palla nel petto che lo sfiorò felicemente,
+e fu ferita di poco momento.
+</p>
+
+<p>
+»La scoperta era seguita dal primo battaglione di bersaglieri
+nostri che occuparono il castello suddetto ed il Casale
+Ceccina. Dopo un’ora circa di soggiorno in quel sito,
+due colonne di Zuavi e di Antiboini sboccarono una dal
+Ponte Nomentano e l’altra dal Ponte Mammolo.
+</p>
+
+<p>
+»I nostri, collocati in posizione dal Casale suddetto al
+Castello, ebbero ordine d’aspettare il nemico a bruciapelo.
+</p>
+
+<p>
+»I nemici avvicinandosi a destra e sinistra della posizione
+ci fecero molti tiri da destra a cui non fu risposto;
+solamente verso sera avvicinandosi alcuni Pontificii per la
+destra, furono sparati alcuni tiri, i quali uccisero quattro
+uomini e non si sa quanti feriti.
+</p>
+
+<p>
+»Noi abbiamo tre feriti leggermente. Così passò la giornata
+e si tennero le posizioni fino alla notte, a un tiro di
+carabina dal Ponte Nomentano.
+</p>
+
+<p>
+»Non essendo l’obiettivo se non che di riconoscere la
+posizione del nemico sul Teverone, quella notte si diede ordine
+di ritirarla su Monte Rotondo, lasciando una quantità
+di fuochi accesi sulla linea. La ritirata si fece in buonissimo
+ordine, e questa mattina il nemico, credendo che occupassimo
+<span class="pagenum" id="Page_527">[527]</span>
+ancora le nostre posizioni, vi fece una quantità di cannonate
+al vento.
+</p>
+
+<p>
+»I nostri Volontari scalzi ed affamati si stanno rifocillando
+in Monte Rotondo e contorni. Il loro contegno di ieri
+in presenza del nemico fu ammirabile.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Se Garibaldi si fosse lasciato tentare a rispondere
+con una sola fucilata alle tante che il nemico c’inviava,
+o se un solo volontario lo avesse disubbidito,
+noi avremmo dovuto accettare il combattimento, trecento
+contro le migliaia, in un terreno scoperto e in
+parte sconosciuto, separati dalle nostre linee (almeno
+fino all’arrivo di Menotti) mediante un vasto tratto di
+campagna, e non solo la giornata, ma Garibaldi stesso
+sarebbe stato posto a grave pericolo. E già poco
+mancò non lo fosse nel mattino stesso, giacchè fra
+i primi entrati nel cortile de’ Pazzi v’era Garibaldi
+in persona! Una palla di un mercenario, e Garibaldi
+spariva oscuramente sotto le volte d’un castellaccio
+abbandonato della Comarca romana! Ma il colpo d’occhio
+di quell’uomo e la fede in lui salva tutto. Gli
+stette sempre al fianco, interprete intelligente e risoluto
+de’ suoi ordini, un altro veterano di battaglie rivoluzionarie,
+il generale Fabrizi, arrivato al campo
+dal mattino soltanto a riprendere il suo posto di capo
+di stato maggiore, che Garibaldi gli aveva meritamente
+conservato.
+</p>
+
+<p>
+Questa marcia avanti e indietro, quella ritirata su
+Monte Rotondo <i>non piacque</i> ai Volontari; e se la parola
+ai militari sembra strana, chi fu volontario la
+comprenderà. Il piacere o non piacere, il benedire o
+maledire, il discutere i movimenti, i disegni, i comandi,
+il <i>rerum cognoscere causas</i> è uno dei bisogni invincibili
+<span class="pagenum" id="Page_528">[528]</span>
+e degli abiti incurabili delle baionette intelligenti.
+Perchè si fosse andati fino a Ponte Nomentano
+ognuno press’a poco presumeva comprenderlo; ma
+perchè senza sconfitta, quasi senza combattimento, si
+desse addietro, e addietro fino a Monte Rotondo, questo
+nessuno poteva metterselo in capo. E il non intendere
+rendeva grave e svogliato l’ubbidire. Quindi
+i commenti, le interpretazioni, le censure, le querimonie
+infinite. Chi voleva che la ritirata ci fosse imposta
+dal Governo italiano, e che il ritorno a Monte
+Rotondo significasse dissoluzione; chi sosteneva che
+Garibaldi stesso, riconosciuta l’impossibilità di prender
+Roma con quelle forze, abbandonava l’impresa;
+e chi andava più innanzi e faceva già sparito, già arrivato
+a Firenze il Generale, il quale per smentire la
+puerile diceria, era costretto a mostrarsi e a parlare;
+chi ci vedeva una tregua, chi un acquartieramento,
+pochissimi una manovra, ed infine, cosa assai più
+grave, chi gettava in mezzo ai crocchi dei novellieri
+e dei disputanti la notizia, vera pur troppo, dell’arrivo
+in Roma de’ Francesi, e portava così al colmo il malumore,
+la confusione e lo scoramento.
+</p>
+
+<p>
+Pure finchè non erano che ragionari di giovani, o
+queruli, o curiosi, ma onesti, si potevano presto quetare;
+una parola di Garibaldi, un ordine del giorno,
+una promessa qualunque, li avrebbe persuasi: ma in
+mezzo al fiore degli schietti ed ingenui v’era la mondiglia
+dei tristi, dei maligni, dei corruttori, degli
+spacciatori di bugiarde notizie, degli agenti segreti e
+prezzolati della dissoluzione; peste che aveva ammorbato
+fin dal loro nascere quelle avveniticcie milizie.
+Lo sfasciamento pertanto cominciò da costoro e si
+propagò in breve anco a’ meno peggio; laonde al toccar
+Monte Rotondo era già visibile e grande. I Volontari,
+<span class="pagenum" id="Page_529">[529]</span>
+quali col fucile, quali senza, a lor beneplacito,
+senza chiedere nè accettare licenza, se ne andavano
+a coppie, a squadre, e per far più presto, giunti alla
+svolta della strada di Monte Rotondo, non la salivano
+nemmeno e continuavano su per via Salaria verso il
+confine. L’onesto partiva dicendo: «Poichè a Roma
+non si va più, stia ne’ quartieri chi vuole;» il mariuolo
+partiva pensando: «Poichè non v’è più nulla da bottinare
+costà, a Roma, ci pensi chi vuole,» e quali istigando,
+quali scimmiottando, tutti persuadendosi a vicenda
+che la era finita, e non restava altro da fare,
+a drappelli, a frotte, se la svignavano. Lo sfacelo durò
+così vasto e crescente fino alla mattina del 2. In quel
+giorno però, la voce sparsa d’una marcia in avanti,
+una rivista passata da Garibaldi, lo sforzo de’ buoni
+ufficiali rimasti fedeli al posto, lo arrestò. Frattanto
+potè ben dirsi che circa 2000 uomini erano sfumati
+a quel modo.<a class="tag" id="tag365" href="#note365">[365]</a>
+</p>
+
+<p>
+Però finchè la defezione non era che dei tristi, anzichè
+impedirla era da incuorarla; ma il male era che
+nè i tristi se n’andavano tutti, nè i buoni restavano
+tutti; onde si era minacciati dei danni dello sfacelo
+senza i vantaggi che sarebbero derivati da uno spurgo
+generale, fatto con criterio e con energia, degli elementi
+morbosi che infracidavano il corpo anche nelle
+sue parti più sane. In altre parole, la diserzione complicava
+anzichè risolvere il problema della riorganizzazione,
+e lo rendeva sempre più urgente e pericoloso.
+</p>
+
+<p>
+A questo problema però quanti avevano coscienza
+dello stato vero delle cose, da Garibaldi all’ultimo
+<span class="pagenum" id="Page_530">[530]</span>
+ufficiale, s’erano dati gravemente a pensare. Il generale
+Fabrizi, aiutato da Alberto Mario, lavorava
+alacremente a ordinare il suo stato maggiore, e la
+prima opera a cui mostrava intendere era la riorganizzazione.
+Un tribunale militare con poteri eccezionali
+era improvvisato, e se non gli fosse venuto meno
+il tempo, avrebbe fatta rigorosa giustizia; la ferrovia
+tra Orte e Corese già interrotta, era restaurata,
+e l’arrivo de’ più indispensabili oggetti d’equipaggiamento,
+elemento principalissimo d’ogni organizzazione,
+affrettato. Si tentava inoltre di formare una
+scelta e numerosa guardia del campo, posta agli ordini
+d’un capo energico ed autorevole che avrebbe
+dovuto fare la polizia dell’esercito, che ne avea tanto
+bisogno, e marciando col quartier generale proteggere
+la persona di Garibaldi, ad ogni momento esposto
+a’ più rischiosi sbaragli.
+</p>
+
+<p>
+E tutto ciò era un nulla, a petto del vero, del
+supremo problema dominante tutti gli altri. Che si
+faceva a Monte Rotondo? Che si faceva oggimai nello
+stesso Agro romano? Al Cialdini, cui la composizione
+di un Gabinetto di conciliazione era fallita, subentrava
+il generale Menabrea con un Ministero così detto
+di <i>resistenza</i>, il cui primo atto era stato un bando
+del Re che apertamente sconfessava il conato garibaldino
+e del quale furono ben tosto chiaro commento
+lo scioglimento del <i>Comitato centrale di soccorso</i>,
+la fermata al confine dei viveri diretti al campo
+garibaldino, il consenso all’intervento francese in
+Roma, e la sottomissione infine a tutti i voleri dell’imperatore
+Napoleone III e alle disfide oltraggiose
+de’ suoi ministri.<a class="tag" id="tag366" href="#note366">[366]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_531">[531]</span>
+</p>
+
+<p>
+Infatti tra la sera del 30 e la mattina del 31 la
+voce era cominciata a propagarsi che i Francesi fossero
+sbarcati a Civitavecchia, anzi già entrati in Roma,
+e quantunque al generale Garibaldi nessuno avesse
+pensato a darne l’annuncio ufficiale, la sola probabilità
+del fatto era anche per l’eroe più temerario
+d’una importanza capitale. Infine contemporanea a
+quella notizia ne era corsa subito un’altra, che le
+truppe italiane avessero varcato la frontiera pontificia
+occupandovi i punti più prossimi, col mandato, dicevano
+i dispacci del Menabrea, di tutelarvi l’ordine,
+di evitare ogni cozzo colle truppe francesi e di procedere,
+potendo, d’accordo con esse.
+</p>
+
+<p>
+Ora la gravità di questi fatti era manifesta a chicchessia.
+La impresa garibaldina veniva a trovarsi interamente
+abbandonata a sè stessa, posta da un giorno
+all’altro al cimento di dover combattere, insieme al
+pontificio, l’esercito francese e fors’anco scontrarsi
+coll’italiano, giacchè le intenzioni del Governo di Firenze
+non erano su questo proposito ben chiare. Che
+fare? Garibaldi non era mai stato così cupo e cogitabondo!
+In quella mattina del 31 parecchi amici,
+tra i quali Cairoli e Guastalla, venuti da Firenze a visitarlo
+a Monte Rotondo, l’avevano consigliato a desistere
+da una lotta, il cui ultimo resultato non poteva
+essere oramai che un infruttuoso e cruento sacrificio;
+ma ciò che appariva semplice e chiaro ai più volgari,
+non lo era altrettanto agli occhi dell’Eroe! Cedere in
+faccia allo straniero fino allora sfidato; cedere senza
+aver tentato un supremo sforzo per riafferrare la vittoria,
+o almeno glorificare la sconfitta, non era da lui!
+E non era nemmeno il parere degli amici militari che
+l’avevan seguito fino allora. Anche per essi, come per
+Garibaldi, l’impresa non per anco era disperata, la resistenza
+<span class="pagenum" id="Page_532">[532]</span>
+poteva essere ancora possibile, tanto più che a
+nessuno era dato prevedere quale sarebbe stato il sentimento
+dell’Italia innanzi ad una guerra combattuta
+da’ suoi figli, anco con mediocre fortuna, contro uno
+straniero invasore! Però Garibaldi, concorde con tutti
+i principali suoi Luogotenenti, deliberò di continuare
+la lotta a oltranza; e nel 31 stesso provvide al da farsi.
+</p>
+
+<p>
+Se non che prendere quella risoluzione e veder che
+Monte Rotondo non era più stanza adatta ad una campagna
+di guerriglie, di volteggiamenti, di meditati indugi
+e di accorte ritirate, quale era quella cui bisognava
+prepararsi, fu per Garibaldi un punto.
+</p>
+
+<p>
+Posizione forte contro la fanteria Monte Rotondo
+non lo è più quando abbia di contro un nemico munito
+d’artiglierie, che possa coronare le alture circostanti
+e batterlo in breccia da ogni punto. Però i
+veri pericoli della dimora a Monte Rotondo, senza
+dire che le lunghe scorrerie militari l’avevan dissanguato
+d’ogni cosa necessaria al vivere quotidiano, eran
+principalmente queste: la troppa vicinanza al confine
+che apriva una comoda via al flusso già cominciato
+delle diserzioni; la sua posizione isolata e facilmente
+aggirabile, la quale non lasciava ai difensori altra
+scelta che di seppellirsi uno ad uno sotto le sue pietre
+o di capitolare a discrezione.
+</p>
+
+<p>
+L’abbandonarlo dunque era più che saggezza, necessità;
+e poichè d’altro canto Tivoli era città prossima
+a Roma quanto Monte Rotondo, in posizione ancora
+più forte, con un fiume davanti, una catena di
+contrafforti a’ fianchi, due o tre strade di ritirata in
+caso di rovescio; più lontana da Acerbi, ma più vicina
+a Nicotera; un vasto territorio alle spalle; popolosa,
+ampia, fornita di vettovaglie, così Garibaldi
+prescelse Tivoli.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_533">[533]</span>
+</p>
+
+<h3>XIV.</h3>
+
+<p>
+Tuttavia, convien confessarlo, il Generale prima di
+risolversi al partito che da ogni parte gli veniva proposto,
+ed egli stesso aveva chiaramente indovinato,
+esitò. Qual pensiero lo trattenne? Noi nol potremmo
+mallevare: appena ci periteremmo a supporre che egli
+sperasse ad ogni istante di veder l’esercito italiano
+marciare contro il nuovo invasore e chiedergli così
+ragione del violato suolo della patria. Nessuno stupisca:
+son pensieri di Garibaldi! Il condottiero di
+Volontari che lietamente si sarebbe messo alla coda
+dell’armi nazionali, non voleva con una mossa apparentemente
+ostile aggravare la situazione politica, nè
+guastare quelle che per lui erano buone intenzioni del
+Governo italiano e nelle quali ancora confidava. Comunque,
+l’esitazione di Garibaldi, fosse pur figlia
+d’un’alta e patriottica ragione, pesò sulla bilancia
+degli eventi che il futuro prossimo maturava.
+</p>
+
+<p>
+Nel dopo pranzo del 2 novembre parecchi messaggeri
+al quartier generale recarono che le truppe pontificie,
+non si diceva ancora le francesi, si apparecchiavano
+ad uscir da Roma per venire ad attaccare
+i Garibaldini a Monte Rotondo. Queste notizie, sebbene
+non certe, tolsero Garibaldi ad ogni incertezza,
+e tutte le disposizioni per la marcia su Tivoli furono
+prese, caute e sapienti come l’arte più rigorosa poteva
+suggerire.
+</p>
+
+<p>
+Il movimento che stava per intraprendere, era una
+marcia sul fianco sinistro; e ognuno sa i rischi e i pericoli
+di siffatte manovre. Però Garibaldi era di fronte
+a due ipotesi ugualmente probabili: che il nemico, già
+in marcia su Monte Rotondo, ci incontrasse nella nostra
+<span class="pagenum" id="Page_534">[534]</span>
+marcia su Tivoli: che il nemico, avvertito della
+nostra partenza, sboccasse da Roma, e scegliendo il
+luogo e il tempo, ci assalisse sul nostro fianco. Importava
+quindi parare a queste due eventualità, potrebbesi
+già dire probabilità, ed ecco come Garibaldi
+provvide.
+</p>
+
+<p>
+A levante della via Nomentana, da Mentana a Tivoli,
+si spiega un sistema di piccoli poggi popolati di
+frequenti villaggi, i quali paiono gettati là dalla natura
+per guardare quella strada fino al suo punto
+d’incontro colla strada Tiburtina. Qualora perciò fossero
+state occupate quelle alture, coll’ordine di spingere
+avamposti e ricognizioni sulle diverse vie che da
+esse sboccano sulla via Nomentana, si sarebbe stati per
+lo meno sicuri di queste due cose: o che il nemico
+sarebbe stato scoperto molto prima che potesse incontrare
+la colonna marciante, la quale perciò avrebbe
+avuto tempo di spiegarsi come e dove voleva; o che
+il nemico anche sfuggendo alle scoperte, comunque e
+dovunque attaccasse la colonna, avrebbe sempre avuto
+sul suo fianco destro od alle spalle la minaccia, ed occorrendo
+anche il peso dei battaglioni stesi lungo tutte
+quelle posizioni avanzate, e cadendo fra due fuochi
+si sarebbe inevitabilmente esposto al pericolo di una
+rotta là dove sperava trovare una vittoria.
+</p>
+
+<p>
+Fermo in questi concetti, il generale Garibaldi fin
+dal 1º novembre avea mandato il colonnello Paggi con
+tre battaglioni (900 uomini) ad occupare i villaggi di
+Sant’Angelo in Capoccia e Monticelli e le alture più
+avanzate di Monte Lupari e Monte Porci con tutte
+quelle prescrizioni d’avamposti, di sorveglianza e di
+precauzioni che abbiamo indicate. Date queste disposizioni,
+Garibaldi stesso, nel pomeriggio del 2, andava
+a riconoscere le posizioni nuovamente occupate da
+<span class="pagenum" id="Page_535">[535]</span>
+Paggi e lo stradale da percorrersi, e tranquillo da questo
+lato tornava a Monte Rotondo per dare in un ordine
+del giorno, tutto scritto di suo pugno, le disposizioni
+finali della partenza, che importa trascrivere:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Colonnello Menotti Garibaldi,
+</p>
+
+<p>
+»Le colonne da voi comandate marceranno per la sinistra
+sulla via di Tivoli.
+</p>
+
+<p>
+»Nella marcia esse si terranno compatte il più possibile
+ed in ordine.
+</p>
+
+<p>
+»Sulla destra delle colonne in marcia e sulle strade che
+conducono a Roma si dovranno spingere delle pattuglie a
+piedi e degli esploratori a cavallo bastantemente lontani, per
+essere avvisati a tempo a poter prendere posizioni, in caso
+dell’approssimarsi del nemico.
+</p>
+
+<p>
+»Sulle alture di destra della linea di marcia si dovranno
+pure tenere delle vedette allo stesso scopo.
+</p>
+
+<p>
+»Una vanguardia precederà le colonne ad una distanza
+per lo meno di millecinquecento a duemila passi, ed essa
+sarà preceduta pure da esploratori e fiancheggiatori competenti.
+</p>
+
+<p>
+»Una retroguardia pure molto importante, con rispettive
+guide indietro a considerevoli distanze, per avvisare di
+qualunque cosa utile.
+</p>
+
+<p>
+»Questa retroguardia non deve lasciare dietro di sè un
+solo individuo delle colonne ed un solo carro o bagaglio.
+</p>
+
+<p>
+»L’artiglieria e munizioni marceranno nel centro.
+</p>
+
+<p>
+»I bagagli, i viveri, ec. potranno marciare in testa od
+in coda delle rispettive colonne.
+</p>
+
+<p>
+»Si raccomanda ai comandanti le colonne il buon ordine
+che col valore dei nostri Volontari deve acquistarci la stima
+delle popolazioni.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Monte Rotondo, 2 novembre 1867.
+</p>
+
+<p>
+»Il Capo di Stato Maggiore
+</p>
+
+<p class="indl">
+»<span class="smcap">N. Fabrizi.</span>
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_536">[536]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’ordine di marcia dapprima era fissato per l’alba
+del 3; se non che il colonnello Menotti, opponendo
+la necessità di una distribuzione di oggetti di vestiario
+e specialmente di scarpe, arrivate poco prima, pregava
+il padre a sospendere la partenza fino alle 11 del
+giorno stesso.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi, pieno di paterna fede nella voce del
+figlio, si arrese, e quel che gli abbia costato quella
+condiscendenza l’evento lo dimostrerà. Che cosa era
+mai il bisogno, fosse pur sentito, di scarpe, davanti alla
+suprema necessità d’una marcia manovra di quella importanza
+e natura, gravida di tanti pericoli e di tanti
+effetti, e fallita la quale, tutto era perduto? Come si
+poteva posporre il principale all’accessorio? Come intraprendere
+una marcia, che doveva esser fatta di
+soppiatto, in pieno mezzogiorno? Basti il dire che
+alle 11, marciando anche senza scarpe, tutta la colonna
+sarebbe stata a Tivoli; e che i Pontifici, giungendo
+in faccia a Mentana, l’avrebbero trovata vuota.
+Quale scacco per i generali francesi! Quale trionfo per
+Garibaldi!
+</p>
+
+<p>
+Non si potè naturalmente partire che a mezzogiorno.
+Garibaldi poco prima aveva spedito un altro
+messo all’Orsini, subentrato al Nicotera, perchè sollecitasse
+la sua marcia su Tivoli, e quando vennero ad
+avvertirlo che tutto era pronto per la marcia, si mosse
+senza dir verbo, pensieroso e triste, zufolando per le
+scale una sua vecchia canzone d’America,<a class="tag" id="tag367" href="#note367">[367]</a> quasi volesse
+dai ricordi di quei giorni gloriosi trarre gli auspicii
+del destino al quale andava incontro. Indi montò
+a cavallo ed al galoppo, cosa insolita in lui, passò via,
+<span class="pagenum" id="Page_537">[537]</span>
+rapido e silenzioso davanti ai battaglioni schierati in
+battaglia lungo la strada di Mentana, e poco dopo
+dietro a lui tutta la colonna si pose in cammino.
+</p>
+
+<p>
+Il servizio d’esploratori e fiancheggiatori, oltre
+ad un manipolo di guide mal montate e per la maggior
+parte nuove a quel delicatissimo servizio, fu
+affidato al 1º battaglione dei Bersaglieri genovesi, comandati
+dal maggiore Stallo. Dietro dovevano seguire,
+sempre come avanguardia, i due altri battaglioni di
+bersaglieri, il 2º de’ Genovesi, comandato da Burlando,
+e il 3º dei Lombardi e Romagnoli comandato da Missori,
+e con essi la compagnia de’ Carabinieri livornesi,
+forte non più di 70 uomini, sotto gli ordini del capitano
+Mayer. Ora senza rivangare qui le molte ragioni
+che possono avervi influito, ma incontrastabilmente
+per la principalissima che la distribuzione del mattino
+avea disturbato le ordinanze, il fatto sta, e importa
+notarlo, che tra l’avanguardia e il corpo principale
+sparì, appena staccata la marcia, ogni intervallo, talchè
+persino l’estrema punta del maggiore Stallo
+non potè che assai malamente adempiere all’ufficio
+suo di scoprire il nemico e di proteggere la testa e il
+fianco della colonna marnante. D’altra parte il colonnello
+Paggi, che avea spedito al comando generale a
+prendere nuove istruzioni, riceveva firmato dal signor
+Berna, capo di stato maggiore del colonnello
+Menotti, l’ordine di lasciare Monte Porci e Monte
+Lupari e di andare colle stesse forze ad occupare Palombara
+(se il Paggi aveva letto bene), paese a settentrione
+delle posizioni prima occupate, rivolto a tutt’altra
+direzione e che nulla avea a che fare nè colla
+via Nomentana nè con nessun’altra via onde il nemico
+potesse sboccare. Quest’ordine accrebbe nella
+mente del Paggi la confusione, laonde la sorveglianza
+<span class="pagenum" id="Page_538">[538]</span>
+che egli stesso dovea esercitare sulla via Nomentana,
+divenne disforme interamente dalle istruzioni del Generale
+in capo, e affatto illusoria. A sommar tutto,
+gli ordini chiari, accurati e precisi dati da Garibaldi
+non furono che imperfettamente eseguiti e negligentemente
+sorvegliati, onde non sarà gran meraviglia
+se il nemico potrà quasi improvviso piombare sulla
+testa della colonna garibaldina e prima ancora che
+ella si fosse riavuta dalla sorpresa costringerla a duro
+cimento.
+</p>
+
+<h3>XV.</h3>
+
+<p>
+Garibaldi collo stato maggiore e il quartier generale
+erano appena entrati in Mentana, che le guide a
+cavallo venivano ad annunziare la comparsa de’ Pontificii.
+Nello stesso tempo le fucilate degli avamposti
+confermavano la notizia. Garibaldi ordinò tosto alla
+colonna di arrestarsi, ma indarno cercava un luogo
+onde poter riconoscere l’inimico. Mentana è quasi incassata
+in un avvallamento, e tutti i poggi circostanti
+la dominano. Questo solo fatto mostrava già fin dalle
+prime che la posizione era sfavorevole, e che la difesa
+di Mentana sarebbe stata difficile. O bisognava
+avere il tempo e la possibilità di spingersi ad occupare
+le posizioni davanti il villaggio, o abbandonarlo
+interamente per difendere le posizioni indietro, tra
+Mentana e Monte Rotondo, a noi d’altronde già note
+e in parte non ancora abbandonate. Ci fu allora chi
+si peritò a profferire al Generale quest’ultimo consiglio.<a class="tag" id="tag368" href="#note368">[368]</a>
+Garibaldi rispose: «Udite quel che ne dice
+Menotti, e se crede che le posizioni davanti siano tenibili.»
+<span class="pagenum" id="Page_539">[539]</span>
+Menotti assicurò «che davanti stava benissimo,»
+e.... un quarto d’ora dopo eravamo tutti ricacciati
+nel villaggio.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia ogni segno rendeva manifesto che il nemico,
+benchè abilmente coperto dalle macchie e dalle
+pieghe del suolo, avanzava dalla destra, e Garibaldi non
+titubò un istante. Ordinò ai battaglioni di Burlando,
+di Missori ed ai Cacciatori livornesi di spiegarsi prontamente
+sulle alture di destra; mentre il figlio Menotti
+portava avanti a sinistra e sul centro altre forze
+in sostegno dei combattenti. Allora il combattimento
+si propagò vivo ed energico su tutta la linea dell’avanguardia.
+In sulle prime però parve che il nemico mirasse
+a concentrare l’attacco sulla destra e sulla fronte
+di Mentana, e soltanto dopo avere seriamente impegnati
+i Garibaldini in questi punti si decise ad assalire
+anche la sinistra, sulla quale rovesciò il nerbo
+principale delle sue forze. Frattanto la sua manovra
+era smascherata: l’attacco di destra e di fronte, benchè
+gagliardo, non era che una finta per coprire il
+vero attacco di sinistra e ingannarci sulle sue intenzioni.
+Ma nessuno cascò nell’inganno, meno poi Garibaldi.
+A destra e di fronte i battaglioni di Missori,
+di Burlando, di Carlo Mayer, ai quali si erano venute
+a riunire le genti di Stallo risospinte, furono lasciati
+soli a sostenere l’urto, certi che l’avrebbero fatto bravamente,
+e non furono più rinforzati. D’altronde la
+strada era stata quasi subitamente perduta, e non restava
+altro che arrestare l’impeto de’ nemici, asserragliando
+alla meglio l’entrata del paese. Così fu fatto:
+e lì dietro poche tavole tarlate e qualche frantume di
+mobilia, simulacro squallido di barricata, i più volenterosi
+tenevano testa intanto che col grosso delle forze
+si provvedeva alla sinistra del villaggio, sempre più
+<span class="pagenum" id="Page_540">[540]</span>
+gravemente minacciata. Non v’era un attimo da indugiare.
+Coperti dalle ortaglie e dai vigneti della villa
+Santucci, dove era venuto a piantarsi il quartier generale
+del nemico, fitti gruppi di Zuavi e Carabinieri
+esteri s’erano spinti fin presso alle prime case, avvolgendo
+in un arco di fuoco i pochi Garibaldini che al
+riparo de’ pagliai e delle fronteggianti finestre cercavano
+di arrestarne la marcia. Ma il numero de’ nemici
+soperchiava: ufficiali e soldati non s’erano ancora
+riscossi dalla prima sorpresa dell’inopinato attacco;
+tutti consigliavano, comandavano, strafacevano: v’erano
+quelli che gridavano «avanti» rimpiattati dietro le muraglie;
+v’erano gli altri che stavano soli in mezzo alle
+palle a sfidare i battaglioni: era un vocío, una confusione,
+un tumulto, sul quale, anche chi non aveva perduta
+la testa mal riusciva a dominare. Mentana parve
+per un istante perduta. Indarno ogni valoroso, soldato
+od ufficiale che fosse, cercava far testa colla voce, col
+comando, coll’esempio, colla vita; l’onda de’ nemici
+invadeva e sospingeva innanzi a sè l’onda non meno
+rapida dei fuggenti. Molti si rifugiavano nelle case,
+ma pochi per continuarvi la difesa, i più, doloroso a
+confessarsi se meritassero pietà, per nascondersi e
+peggio. Tuttavia i nemici non avevano ancora vinto,
+e purchè si fosse potuto rimettere un po’ d’ordine, di
+calma e di silenzio — oh di silenzio soprattutto! — così
+negli allarmanti come negli allarmati, e formare punta
+con una schiera di risoluti, le forze fresche erano
+molte ancora, e le parti potevano essere mutate.
+</p>
+
+<p>
+Lo pensò Garibaldi, e sapendo quanto possa e sui
+nemici non solo, ma sull’anima facilmente elettrizzabile
+de’ suoi Volontari il tuono del cannone, corse egli
+stesso a postare e puntare contro il centro nemico i
+due pezzi predati a Monte Rotondo, onde appena partirono
+<span class="pagenum" id="Page_541">[541]</span>
+i primi colpi, giusti come in un bersaglio, se
+ne vide subito il magico effetto. Il nemico si arrestò:
+i Volontari fra grida di gioia parvero pronti a ripigliare
+l’assalto. Era il momento decisivo, e Garibaldi
+slanciò quanta gente avea d’intorno alla baionetta.
+Fu davvero una carica stupenda. Si rientrò in Mentana,
+si risalì ai perduti pagliai, si ricaricò il nemico
+di siepe in siepe, di dosso in dosso, fin dentro la cinta
+degli orti Santucci. Ancora uno sforzo, e la villa, chiave
+della posizione, è presa e la giornata è nostra. Ad
+animare e dirigere questo sforzo, Fabrizi, Menotti,
+Mario, Bezzi, Canzio, il Generale non sono di troppo;
+ma una moschetteria diabolica partiva dalle file nemiche
+sempre rinnovate, che ributtava sul terreno
+morti e feriti i più audaci. Tuttavia si avanzava, e per
+un istante la fucilata nemica parve allentare. Che era?
+Pur troppo non era che una sostituzione di linee.
+</p>
+
+<p>
+Ad un tratto, all’estrema nostra sinistra, due zone
+nere nere apparvero traverso le ondulazioni dei colli
+di San Sulpizio: erano i due freschi battaglioni del 1º
+di linea francese che entravano in battaglia. Ma nessuno
+allora ci pensò, nessuno lo credette. La stragrande
+uniformità delle assise e la somiglianza di linguaggio
+e di comando li confondevano cogli Antiboini,
+e le minute distinzioni non erano in quel momento permesse.
+Del resto un sentimento, una voce interiore
+più che una ragione politica, facevan credere quella
+cosa impossibile. «Io non avrei mai creduto — scriveva
+Garibaldi a Edgardo Quinet — che i soldati di
+Solferino sarebbero venuti a combattere i fratelli, che
+avevano col loro sangue liberati, e questa credenza
+mi valse una disfatta.»
+</p>
+
+<p>
+Comunque erano nemici, e trovarono sulle prime
+degna resistenza. I Francesi avanzavano su due ordini:
+<span class="pagenum" id="Page_542">[542]</span>
+davanti una catena di bersaglieri; dietro, in sostegno,
+un battaglione per divisioni, descrivendo, di mano
+in mano, una conversione a sinistra sempre più pronunciata,
+coll’evidente intenzione di avviluppare l’esercito
+ribelle, di tagliarlo interamente dalla sua ritirata.
+Garibaldi allora corse di nuovo a puntare i due
+pezzi contro i nuovi nemici, ma ahi! que’ poveri settanta
+colpi, unico tesoro del parco, erano esauriti. I
+nostri, finchè ebbero cartucce, tennero fermo; Menotti
+tentò una carica, ma fu ributtata, e il bravo maggiore
+Cantoni vi lasciò la vita. Alberto Mario, che fu
+sempre in tutta la giornata dove più incalzava il pericolo,
+tentò girare con un battaglione l’estrema destra
+francese, ma era tardi: per difetto di forze, di munizioni,
+di fiato, in una parola, nessun movimento approdava
+e nessun eroismo valeva più.
+</p>
+
+<p>
+I Francesi avanzavano sempre. Villa Santucci, ristorata
+da nuove forze, non avea ceduto; dalla destra
+un battaglione del 29º di linea francese subentrava ai
+Pontificii e serrava dappresso gl’indomiti difensori di
+quel fianco: non c’era più una compagnia disponibile;
+la giornata vinta alle due, alle quattro era di
+nuovo perduta.
+</p>
+
+<p>
+E non pareva vero. Fabrizi, il vecchio Fabrizi, sereno
+ed impassibile in mezzo alle palle, quasi solo
+talvolta a un trar di pistola dal nemico, implorava,
+dimentico di sè, quasi pregando ancora, pochi istanti
+di resistenza; Bezzi, rimasto tutto il giorno con Cella
+ed altri prodi contro Villa Santucci, e tratto anch’esso
+nel fiotto de’ fuggenti, si strappava i capelli; Mario,
+Friggesy, Menotti, Missori (parliamo di quelli che ci
+passarono davanti in quell’ora) si spingevano dove
+più ardeva la mischia a contrastare il terreno. Garibaldi,
+pallido, rauco, cupo, invecchiato di vent’anni,
+<span class="pagenum" id="Page_543">[543]</span>
+seguíto dall’indivisibile Canzio, ululava ai fuggenti:
+«Sedetevi, chè vincerete.» Invano! tutto rigurgitava,
+correva, precipitava sulla via finale della ritirata.
+</p>
+
+<p>
+E non parea vero! — Triste ritornello che ci torna
+sulle labbra e ci riempie ancora di tutta l’amarezza
+di quell’ora! I Francesi inoltravano così lentamente,
+con tanta cautela, con tale peritanza da non riconoscergli
+più; non diciamo poi degli Zuavi, degli Antiboini
+e di tutta la restante masnada. Non una carica,
+non una mossa risoluta da que’ superbi soldati dell’Impero!
+Volevano avvilupparci e non osarono; intendevano
+pigliarci tutti, compreso Garibaldi, e non seppero.
+Padroni del campo, baionettarono i feriti; questo
+sì; ma bravura no! Erano diecimila contro quattromila,
+e se quando incominciò la nostra rotta, un solo
+sottotenente avesse cacciato su di noi il suo pelottone,
+ci avrebbe con pochi uomini presi tutti prigionieri!
+Ma dov’erano gli ufficiali francesi? dove le cariche
+decantate di Malakoff e di Solferino! In quel supremo
+istante un’amara parola ci uscì dalle labbra, e la ripetiamo
+ancora perchè dipinge Mentana a quattro ore
+pomeridiane: <i>È un combattimento fra gente che fugge
+e gente che non s’avanza</i>.
+</p>
+
+<p>
+Perocchè, vogliamo dire anco questo a onore della
+verità e per lasciare ai valorosi una gloria senza mistura,
+anche fra i Volontari ci furono le centinaia di
+bravi che pagarono per tutti, ma il grosso del corpo
+<i>non si battè</i>. E infatti come si sarebbe battuto? Il coraggio
+è dovere, onore, patriottismo, ordine, disciplina,
+e non era certo da quell’immondo lezzo che
+potevano scaturire queste virtù. Finchè a vincere bastarono
+i pochi, i pochi ci furono e ammirandi: quando
+occorsero tutti, i più mancarono e travolsero nella disfatta
+i migliori.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_544">[544]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non restava ormai altro partito che la ritirata
+su Monte Rotondo, e fu operata sotto la sinfonia
+<i>merveilleuse</i> dei fucili <i>Chassepot</i>. Però, sia ridetto per
+isbaldanzire ancora una volta un nemico che non seppe
+aver rispetto nè pei vinti, nè per la verità, i tiratori
+francesi erano circa a dugento passi dalla via che
+percorrevamo, vedevano noi a occhio nudo, come noi
+essi, e non osarono scendere sulla strada.
+</p>
+
+<p>
+In Mentana però tutto non era finito: un millecinquecento
+uomini circa vi restavano sempre; e quali
+per paura d’uscirne, come coloro che fin da principio
+corsero a rimpiattarsi nelle case; quali per non saperne
+trovare la via, come i tardivi o gli sbandati:
+quali per vender cara la libertà e la vita, come i Bersaglieri
+di Burlando, che, dopo aver bravamente combattuto
+tutta la giornata, si buttarono con un centinaio
+d’altri compagni nel castello e vi si rinchiusero;
+quali infine per non voler disperare della vittoria,
+come i Carabinieri livornesi, che già caduto il sole,
+ultimo quadrato di Waterloo, combattevano ancora;
+venivano tuttavia per ragioni e con propositi diversi
+a formare una massa che a prima giunta, a nemico
+non bene certo della vittoria, poteva parere temibile.
+</p>
+
+<p>
+E infatti di fronte a questa folla di feriti, di dispersi,
+di nascosti, di impotenti, i generali franco-papali
+s’arrestarono; e non solo non ardirono entrare
+in Mentana, ma, vedi sapienza! sospesero persino una
+ricognizione che avevano ordinato per quella sera,
+accontentandosi di mettere le gran guardie a un mezzo
+tiro di fucile dal paese.<a class="tag" id="tag369" href="#note369">[369]</a> E questo lo scrive proprio
+il generale francese, e il fatto conferma, almeno in
+questo punto, il suo rapporto. Una cosa sola inesatta
+<span class="pagenum" id="Page_545">[545]</span>
+sfuggì al signor De Failly, «che egli dormì sul campo
+di battaglia.» Il valente Generale dimenticò che il
+campo di battaglia era Mentana stessa, e che egli per
+quella notte dormì fuori.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi non l’avrebbe mai immaginato, e convinto
+che Mentana sarebbe stata nella sera stessa in
+potere del nemico, vedendo omai vana, e più per le
+ragioni politiche che per le militari, ogni altra resistenza,
+ordinò per la sera stessa la ritirata di tutto
+il corpo (circa tremila uomini) su Passo Corese. Egli
+sapeva, come noi tutti, che a Passo Corese l’attendeva
+la catastrofe, ma non sarebbe stato da uomini, poichè
+la era inevitabile, il differirla con un infecondo spargimento
+di sangue, o con un ludo teatrale di gladiatori,
+mascherarla.
+</p>
+
+<p>
+Al mattino seguente, 4 novembre, al primo apparire
+del 59º reggimento francese, che, sotto gli ordini
+del tenente colonnello Bresolles, marciava in ricognizione
+sopra Mentana, una bandiera bianca issata sul
+castello annunziava che i Garibaldini ivi rinchiusi intendevano
+capitolare, e furono tosto intavolate le negoziazioni.
+Il maggiore Burlando per i suoi stipulò
+che <i>tutti i Volontari chiusi in Mentana</i> avrebbero deposte
+le armi e sarebbero stati ricondotti al confine
+italiano da una scorta francese. I generali franco-papali
+mostrarono intendere, ed amiamo ancora crederlo,
+per l’onore di Francia, incolpevole equivoco, che pei
+soli <i>rinchiusi nel castello</i> fosse pattuito il partire così,
+laonde tutti quelli che trovarono per le vie di Mentana,
+circa ottocento, li ritennero prigionieri di guerra
+e li portarono, trofeo non legittimo, in Roma.
+</p>
+
+<p>
+Ridire poi tutte le prove di valore e di sacrificio
+sarebbe impossibile: empirebbero un poema. I settanta
+Carabinieri livornesi, la vecchia guardia della
+<span class="pagenum" id="Page_546">[546]</span>
+giornata, lasciarono circa la metà de’ loro sul terreno,
+fra i quali dodici morti, dei quali troviamo in un
+album pietoso registrati i nomi che ci par sacro ripetere.<a class="tag" id="tag370" href="#note370">[370]</a>
+Era stato degno di comandarli fino all’ultimo
+istante, fino a che gravemente ferito ad un braccio
+cadde egli stesso, Carlo Mayer, nome in Livorno
+onorato, già soldato e ferito d’altre campagne, colto
+intelletto e nobile cuore, fra i rari superstiti di quella
+generazione di veri volontari, di veri patriotti, e, sia
+pur detto, di veri uomini, che le battaglie della vita,
+più ancora che le battaglie del campo, vennero decimando.
+Cantoni di Bologna, il conte Bolis romagnuolo,
+bravamente morirono. Egisto Bezzi, di cui
+basta il nome, Adami livornese, Stallo genovese, Erba
+e Vigo Pellizzari di Milano, molti altri de’ quali il
+nome non si conosce, caddero feriti e con uno stuolo
+non meno ammirando di usciti illesi per prodigio da
+ogni più disperato sbaraglio, confermarono al nome
+italiano l’immortalità del valore.
+</p>
+
+<p>
+Che cosa faceva intanto il colonnello Paggi co’ suoi
+tre battaglioni? Aveva egli scoperto il nemico, aveva
+visto il combattimento, aveva sentito la fucilata ed il
+cannone? Tanto Menotti Garibaldi quanto il generale
+Fabrizi gli mossero ne’ loro rapporti grave censura
+per non aver prima d’ogni altra cosa avvertita la
+marcia dell’esercito franco-papale per via Nomentana,
+e non essere disceso, una volta impegnato il combattimento,
+ad attaccare il nemico alle spalle.
+</p>
+
+<p>
+Ma il colonnello Paggi in un suo rapporto, edito
+da’ giornali, s’è giustificato adducendo che il nemico,
+girando per le posizioni di Casale e Romitorio su
+<span class="pagenum" id="Page_547">[547]</span>
+Mentana, passò lontano da’ suoi avamposti otto miglia:
+che Monte Porci e Monte Lupari, oltre che essere
+anch’essi assai lontani e fuor d’ogni vista dalle
+accennate posizioni di Casale e Romitorio, erano stati
+il giorno prima per ordine di Menotti stesso abbandonati:
+che egli era stato mandato ad occupare <i>Palombara</i>
+fuori affatto di linea, mentre dovea occupare il
+monte <i>Palombino</i> dominante la strada; che infine egli
+avea udito il cannone soltanto verso il tocco e mezzo,
+ma che non avendo ricevuto alcun ordine di muoversi,
+stimò di non poterlo fare sulla sua responsabilità.
+</p>
+
+<p>
+A noi mancano tuttavia argomenti bastevoli per
+pronunciare un giudizio. È certo però che il generale
+Garibaldi contava molto sulla vigilanza e sull’intervento
+della colonna del Paggi, tanto vero che durante
+il combattimento spedì guide ed ufficiali di stato maggiore
+a chiamarlo, ed è altresì certo che se un solo
+battaglione di quella colonna fosse comparso anche
+verso le tre alle spalle del nemico, l’effetto ne poteva
+essere grande e forse decisivo.
+</p>
+
+<p>
+Tale fu la giornata di Mentana. In essa si trovarono
+di fronte, secondo i nostri ed i rapporti dello
+stato maggiore dell’esercito alleato, 11,000 Franco-papali
+contro 4652 Garibaldini. Tutto l’esercito pontificio
+sì mercenario che indigeno era uscito da Roma,
+ed il generale Fabrizi calcolando ai 5000 uomini si
+tiene molto al disotto del vero. Dell’esercito francese
+erano in linea tutto il 1º, il 29º e il 59º reggimento
+di linea, un battaglione di cacciatori di Vincennes e
+un’intera batteria d’artiglieria.
+</p>
+
+<p>
+Le perdite de’ nostri, secondo le informazioni raccolte
+dal corpo sanitario, ammontarono a circa 240
+feriti e 150 morti, oltre a circa 900 prigionieri. I morti
+del nemico ascesero a 256, sui quali, fatta la proporzione,
+<span class="pagenum" id="Page_548">[548]</span>
+si può calcolare il numero dei feriti. La differenza
+è dunque tutta a danno de’ Franco-papali; i
+Garibaldini non ebbero altro privilegio che di lasciare
+un maggior numero d’ufficiali sul campo di battaglia.<a class="tag" id="tag371" href="#note371">[371]</a>
+</p>
+
+<h3>XVI.</h3>
+
+<p>
+La notte era grigia e tetra, la campagna squallida
+e muta: buffi di vento soffiati dal Tevere penetravano
+nelle ossa, intirizzendovi quelle ultime ceneri d’energia
+che l’ambascia e la fatica di quell’aspra giornata
+non aveano consumate. La colonna seguiva, lunga, serrata,
+taciturna: non un canto, non un grido, non un
+colloquio. Garibaldi precedeva a cavallo, silenzioso anch’esso,
+col cappello sugli occhi, le braccia abbandonate,
+lugubre, spettrale. Pareva il <i>Napoleone</i> di Meissonnier,
+che batte in ritirata dopo la sconfitta di
+<span class="pagenum" id="Page_549">[549]</span>
+Laon. Egli non badava ad alcuno, e nessuno a sua
+volta avrebbe osato interrompere il sacro colloquio di
+quell’uomo con la sua sventura.
+</p>
+
+<p>
+Un istante tuttavia parve accorgersi che qualcuno
+gli cavalcava più dappresso, guatando ansioso tutti
+i moti della sua fronte; onde, rotto per poco il silenzio,
+gli disse: «È la prima volta, Guerzoni, che mi
+fanno voltare le spalle così, e sarebbe stato meglio....»
+qui un profondo sospiro gli troncò nella strozza la parola,
+e spinto avanti il suo cavallo, arrivò poche ore
+dopo insieme a tutta la colonna a Passo Corese.
+</p>
+
+<p>
+Voleva forse dire: «Sarebbe stato meglio morire?»
+L’evento e l’ora consigliavano siffatti pensieri,
+e molti forse li covavano come lui.
+</p>
+
+<p>
+Ivi il primo ad affacciarglisi fu il volto franco ed
+ospitale del colonnello Caravà, già suo soldato, ora comandante
+il 4º Granatieri al confine, e che fin dove
+glielo avevano concesso i suoi rigorosi doveri, era stato
+durante tutta la campagna sollecito in ogni guisa
+de’ nostri sbandati e de’ nostri feriti. Garibaldi gli
+porse la mano e gli disse:
+</p>
+
+<p>
+«Colonnello, siamo stati battuti, ma potete assicurare
+i nostri fratelli dell’esercito che l’onore delle
+armi italiane fu salvo.»
+</p>
+
+<p>
+E fu quella la più eloquente epigrafe di tutta quella
+campagna.
+</p>
+
+<p>
+Il dì appresso il Generale montava in ferrovia, col
+proposito di ricondursi diritto alla sua Caprera, quando,
+«giunto a Figline (lo diremo colle parole stesse della
+protesta che i seguaci del Generale stesero in quella
+circostanza),<a class="tag" id="tag372" href="#note372">[372]</a> il convoglio fu fatto arrestare e presentossi
+<span class="pagenum" id="Page_550">[550]</span>
+al generale Garibaldi il luogotenente colonnello
+dei Carabinieri, signor cavalier Camozzi, il quale chiese
+conferire da solo col Generale stesso. La stazione era
+occupata militarmente da una divisione di Bersaglieri,
+comandata dal maggiore Fiastri, e da un forte drappello
+di Carabinieri.
+</p>
+
+<p>
+»Dopo pochi istanti il Generale scese dal convoglio,
+e tutti noi che lo accompagnavamo con lui.
+</p>
+
+<p>
+»A un tratto si udì il generale Garibaldi dire ad
+alta voce al colonnello Camozzi le seguenti parole:
+</p>
+
+<p>
+» — Avete il regolare mandato d’arresto?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+»Il Colonnello rispose: — No. Ho l’ordine d’arrestarla.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+»Il Generale replicò: — Voi sapete di commettere
+una illegalità. Io non sono colpevole d’alcuna ostilità
+contro lo Stato italiano, nè contro le sue leggi. Sono
+deputato italiano, generale romano eletto da un governo
+legalmente costituito e cittadino americano.
+Come tale, non essendo colto in flagrante di nessun
+delitto, non posso essere arrestato, e voi e chi vi
+manda, violate la legge. Però vi dichiaro che non cederò
+che ad un atto di violenza, e che, se volete arrestarmi,
+vi converrà trasportarmi a forza.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+»A queste sue parole noi tutti (s’intendano i sottoscrittori
+della protesta) eravamo risoluti a difendere
+anche colle armi, nella persona del Generale, la legge e
+il diritto. Ma egli ci dichiarò «che alla violenza, che
+si intendeva usare contro di lui, non voleva si rispondesse
+con altra violenza; che non avrebbe mai consentito
+ad un conflitto con soldati italiani, e ci impose
+di tralasciare ogni pensiero di resistenza armata.»
+</p>
+
+<p>
+» — Perchè (soggiunse) se avessi voluto resistere
+colle armi, io pel primo avrei usato di quelle che aveva
+sotto i miei ordini.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_551">[551]</span>
+</p>
+
+<p>
+»Noi ubbidimmo.
+</p>
+
+<p>
+»Accorsa molta gente, la quale poteva far temere
+una collisione, e nel desiderio di evitare uno spettacolo
+così umiliante per il paese, il deputato Crispi
+telegrafò due volte al Presidente del Consiglio dei ministri,
+chiedendo una revocazione degli ordini in nome
+d’Italia, ed affermando replicatamente che il Generale
+voleva andare a casa sua, a Caprera. Perciò fu
+chiesta al colonnello Camozzi la breve dilazione necessaria
+per ottenere da Firenze una risposta telegrafica,
+come era stata domandata.
+</p>
+
+<p>
+»Nello stesso tempo molti fra noi insistevano
+presso il colonnello Camozzi, perchè anch’egli, da
+parte sua, telegrafasse al Governo, significandogli la
+risoluzione del generale Garibaldi e chiedendogli, per
+la nuova e impreveduta circostanza, nuove istruzioni.
+</p>
+
+<p>
+»A questo nostro consiglio il colonnello Camozzi
+oppose il più reciso rifiuto.
+</p>
+
+<p>
+»Scorsa un’ora, senza che fosse arrivata da Firenze
+alcuna risposta al telegramma del deputato Crispi,
+il colonnello dei Carabinieri dichiarò che doveva
+far eseguire gli ordini.
+</p>
+
+<p>
+»Nemmeno la dichiarazione fatta più volte dal generale
+Garibaldi d’essere stanco, sofferente, affranto
+da molti giorni di privazioni e di fatiche, e di non
+poter sopportare il nuovo e grave disagio d’un lungo
+viaggio, valse a trattenerlo.
+</p>
+
+<p>
+»Allora quattro carabinieri si avvicinarono al Generale,
+il loro maresciallo lo invitò, in nome de’ suoi
+superiori, a seguirli. Il Generale, mantenendo ferma
+la sua prima risoluzione, fu sollevato dai suddetti carabinieri,
+tolto da dove era seduto nella sala d’aspetto,
+e così trasportato di peso in mezzo al silenzio più solenne
+de’ suoi amici sino alla carrozza a lui destinata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_552">[552]</span>
+</p>
+
+<p>
+»Solo il deputato Crispi, in nome di tutti, protestò
+con energiche parole contro la violazione della
+legge e contro l’oltraggio inflitto al più grande cittadino
+d’Italia.
+</p>
+
+<p>
+»Fu concesso soltanto alla sua famiglia ed a’ suoi
+domestici d’accompagnarlo, ma solo il genero Canzio
+rimase con lui.
+</p>
+
+<p>
+»Nello stesso compartimento andò a sedersi il colonnello
+Camozzi; molti vagoni di Bersaglieri precedevano
+e seguivano il treno.<a class="tag" id="tag373" href="#note373">[373]</a>»
+</p>
+
+<p>
+E di là continuò fino al Varignano, dove sostenuto
+tre settimane, il 26 di sera fu imbarcato per Caprera,
+e quivi colla sola condizione di non uscirne sino al
+marzo vegnente e di presentarsi al Tribunale, caso
+mai il processo dovesse aver luogo, posto in libertà.
+</p>
+
+<p>
+Le ultime parole da lui scritte, uscendo da quel
+secondo carcere patito per Roma, furono: «Addio
+Roma, addio Campidoglio! Chi sa chi e quando a te
+penserà!»
+</p>
+
+<p>
+Ci pensò la Nemesi della Storia, che ai vinti di
+Mentana preparò la triste, ma giusta, ma fatale rivincita
+di Sédan!
+</p>
+
+<figure class="break-before"><a id="fill-552a-inl"></a>
+ <img src="images/ill-552a-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>SCHIZZO TOPOGRAFICO
+dell’Insurrezione Romana — 1867 (<a href="images/ill-552a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<h3>XVII.</h3>
+
+<p>
+L’Eroe aveva più che mantenuta la sua parola;
+dal 1868 al 1870, non solamente non s’era più mosso
+<span class="pagenum" id="Page_553">[553]</span>
+da Caprera, ma, cosa portentosa, aveva scritto poche
+lettere, e fatto parlare raramente di sè.<a class="tag" id="tag374" href="#note374">[374]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_554">[554]</span>
+</p>
+
+<p>
+Che cosa fa il Generale?; — era la domanda quasi
+obbligata e periodica de’ suoi amici in quegli anni; — che
+cosa pensa, che cosa mulina, che cosa apparecchia? — Nulla!
+pota le viti del Fontanaccio, scrive
+de’ romanzi,<a class="tag" id="tag375" href="#note375">[375]</a> e fa la corte alla signora Francesca Armosino,
+che non sembra ritrosa a quell’onore.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, a un tratto, l’una dietro l’altra, col
+crescendo d’un uragano, scoppiano le notizie dell’<i>anno
+terribile</i>: l’antico duello tra Francia e Germania ripreso;
+il primo esercito francese disfatto a Wörth e
+a Gravelotte; il secondo annientato, coll’Imperatore
+stesso prigioniero, a Sédan; l’Impero caduto e la Repubblica
+gridata: gli eserciti di Germania alle mura
+di Parigi: la Francia boccheggiante sotto il piede del
+vincitore, troppo orgogliosa, vorremmo dire, troppo
+grande, per darsi vinta ancora.
+</p>
+
+<p>
+Ora in mezzo a questo cataclisma che spostava
+da un istante all’altro il fulcro dell’equilibrio mondiale,
+quale sia stato il contegno dell’Europa, il contegno
+dell’Italia nostra, non è mestieri ridirlo. L’Europa
+gridò: «Beati i neutri;» l’Italia esclamò:
+«Quest’è l’ora di riprender Roma:», più d’uno forse
+pensò se non era il caso di riavere anche Nizza; e
+continuando a lasciar che la Francia si liberasse come
+poteva dalle strette del colosso che le stava sul petto,
+ciascuno badò soltanto a trarre quel qualunque profitto
+che potesse dalla vittoria dell’uno, dalla sconfitta
+<span class="pagenum" id="Page_555">[555]</span>
+dell’altro, dallo spossamento d’entrambi. Ciascuno,
+eccettuatone un solo: colui che fu, sotto ogni
+rispetto, l’eccezione vivente del nostro secolo, Giuseppe
+Garibaldi. Intanto che gl’Italiani si preparavano
+tripudiando alla facile conquista dell’eterna città,
+intanto che taluno de’ suoi concittadini nizzardi lo
+sollecitava a entrare nel moto <i>revisionista</i> che doveva
+restituire la sua terra nativa all’Italia, egli solo pensava
+alla Francia; egli solo forse sentiva il pericolo di
+veder sparire dal consorzio delle nazioni latine quella
+madre presunta, ma agitatrice certa di tutte le grandi
+idee moderne; ed egli solo le offerse, con semplice e
+commovente parola, «quanto restava di lui.»
+</p>
+
+<p>
+La sua lettera però al <i>Governo della Difesa Nazionale</i>
+in Tours restò senza risposta; e forse la sarebbe
+rimasta per sempre se il francese colonnello Bordone,
+uno de’ suoi ufficiali del 60, fattosi zelatore ardentissimo
+di quel viaggio, non fosse riuscito a strappare al
+signor Crémieux, Guardasigilli della <i>Difesa Nazionale</i>
+una specie di aggradimento o d’incoraggiamento ufficioso
+che non aveva nulla, a dir vero, dell’invito ufficiale
+e categorico d’un Governo; ma che bastò al
+Bordone stesso per credere e far credere al Generale
+che egli sarebbe stato accolto a braccia quadre da
+tutto il popolo francese e salutato come un salvatore.<a class="tag" id="tag376" href="#note376">[376]</a>
+Ma fu disingannato ben presto. A Marsiglia il
+popolo lo accolse coll’usato entusiasmo; ma a Tours
+era così poco aspettato<a class="tag" id="tag377" href="#note377">[377]</a> che lo stesso Crémieux fu
+<span class="pagenum" id="Page_556">[556]</span>
+udito esclamare in suon lamentoso: «Ah mon Dieu;
+il arrive! Il ne nous manquait plus que cela;<a class="tag" id="tag378" href="#note378">[378]</a>» e il
+Gambetta, disceso per l’appunto in quei giorni in
+aerostata alla capitale provvisoria della nascente repubblica,
+non seppe ringraziarlo in altro modo che
+facendogli offrire il comando di due o trecento Volontari,
+di cui il Governo non sapeva che farsi.
+</p>
+
+<p>
+Il fatto era che, eccettuati quei pochi amici ed
+ammiratori che l’Eroe aveva in tutti gli angoli della
+terra, nessuno in Francia aveva desiderato la sua venuta.
+Il Governo pel primo l’aveva subíta, ma non
+l’avrebbe mai invocata. Aborrito da tutte le frazioni
+del partito retrivo come il campione più pericoloso
+della rivoluzione; dipinto alle ignare contadinanze
+come un anticristo nemico a tutte le religioni e a
+tutti gli altari; inviso alla borghesia bottegaia e pacifica,
+come un impedimento di più alla conclusione
+della pace, che era in fondo l’anelito segreto e il desiderio
+più sincero del popolo francese, Garibaldi si
+trovò in Francia fin da’ primi giorni nella falsa posizione
+d’un intruso che arreca in casa d’altri un aiuto
+non richiesto, ed è tanto più increscioso agli aiutati,
+quanto più sono costretti a confessare che di quell’aiuto
+avrebbero bisogno. L’esercito pel primo non avrebbe
+mai potuto tollerarlo. «Mai, esclamava il Gambetta,
+mai io metterò un Generale francese sotto gli ordini di
+Garibaldi.<a class="tag" id="tag379" href="#note379">[379]</a>» Ed era un proponimento ingrato, ma in
+quel momento e per quel paese, politico. Nessun Generale
+si sarebbe mai rassegnato ad aver per uguale,
+<span class="pagenum" id="Page_557">[557]</span>
+molto meno per capo, quel soldato di ventura. I Capitani
+dell’Impero erano stati troppo solennemente
+battuti per ammettere che altri venisse loro ad apprendere
+il modo di non esserlo più. Vittoriosi, avrebbero
+forse tollerato di dividere con lui i resti della
+loro gloria; vinti, non avrebbero patito di dovere a
+lui gli onori della rivincita sperata. Checchè facesse
+Garibaldi, ponendo il piede in Francia egli era già
+predestinato a questo fine: portare la soma di tutti
+gli errori altrui; perdere il frutto di tutti i meriti propri;
+non raccogliere altro premio del suo beneficio
+che l’ingratitudine implacabile de’ beneficati.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia il governo di Tours se non poteva desiderarlo,
+non poteva neanche osar di respingerlo; e
+quando il Generale, indignato dell’oltraggiosa offerta
+che gli era stata fatta, annunziò che sarebbe ripartito
+dalla Francia col primo treno diretto, il Gambetta,
+impensierito dell’interpretazione che si sarebbe
+data a quella partenza, e soprattutto forzato dal programma
+di guerra a oltranza da lui stesso bandito,
+che gli impediva di trascurare qualsiasi più piccolo
+soccorso, finì coll’offrire al Generale «il comando
+di tutti i Corpi franchi della zona dei Vosgi compresi
+da Strasburgo a Parigi, e d’una brigata di Guardie
+mobili.»
+</p>
+
+<p>
+E come ognun sente, il titolo era troppo risonante
+per non sospettarvi sotto più vento che sostanza; tuttavia
+Garibaldi ormai disposto a sacrificare tutto sè
+stesso al fine che lo conduceva, l’accettò subito, e
+nell’indomani diede convegno a tutte le forze reali ed
+immaginarie poste a’ suoi ordini, nei dintorni di Dôle,
+dove andò egli stesso il 15 ottobre a porre il suo
+Quartier generale.
+</p>
+
+<p>
+La scelta di quel primo punto di concentramento,
+<span class="pagenum" id="Page_558">[558]</span>
+dato l’obbiettivo prescritto al generale Garibaldi, e
+le posizioni del nemico, non poteva essere migliore. La
+piccola città di Dôle, capoluogo del Giura, domina
+dall’alto le due valli della Saona e del Doubs; allaccia
+intorno a sè le quattro strade di Dijon, di Langres,
+di Besançon, e di Lione, ed offre a qualunque esercito
+abbia l’ufficio di proteggere il Giura ed il Lionese
+da un nemico sboccante dai Vosgi, un pernio
+d’operazione e di difesa per ogni rispetto gagliardo
+ed opportuno.
+</p>
+
+<p>
+E tale era infatti il problema dei belligeranti nel
+sud-est della Francia. Il generale Werder vinta Strasburgo
+era sceso con tutto il suo Corpo d’armata (XIV)
+nella regione meridionale dei Vosgi, e lasciata una
+divisione all’assedio di Belfort, s’era disteso colla sua
+ala destra nelle convalli della Saona e dell’Ognon,
+spingendo già le sue scorrerie fino a Vesoul, Langres
+e Montbeillaird in faccia a Dijon, Dôle e Besançon.
+</p>
+
+<p>
+Ora contro queste truppe, sommanti a più che
+quarantamila uomini, non istettero fino ai primi d’ottobre
+che il Corpo del generale Cambriels, forte tutt’al
+più di ventimila soldati, tra Besançon e Beaume-les-Dames,
+e alcuni battaglioni di milizie mobili sotto gli
+ordini del dottore Lavalle, a guardia di Dijon. Tra
+questa città e Besançon v’era dunque un largo spazio
+vuoto, già minacciato dalle scorrerie nemiche, che importava
+e si pretendeva infatti coprire col così detto
+<i>Esercito dei Vosgi</i> del generale Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Il qual esercito però non cominciò che al 20 ottobre
+a parere almeno l’embrione di quello che sarebbe
+stato in futuro. E non parliamo del numero,
+che fino a tutto ottobre non superò mai i quattromila
+uomini e per quasi l’intero novembre i settemila, ma
+tocchiamo qualcosa soltanto della qualità. Un cibreo
+<span class="pagenum" id="Page_559">[559]</span>
+cosmopolita di Francesi, Spagnuoli, Polacchi, Greci,
+Algerini, miscuglio a sua volta di guardie mobili, di
+soldati stanziali, di volontari, di reclute forzate, e decorato
+de’ nomi più strani e diremmo quasi quarantotteschi:
+<i>Francs-tireurs du Rhône, de Gand, de
+l’Isère ec.; Alsaciens de Paris, Explorateurs de Gray,
+Compagnie de Colmar e d’Oran, Enfants perdus de
+Paris, Guerrillos d’Orient, le Bataillon l’Egalité de
+Marseille</i> ec.; i <i>Cacciatori delle Alpi, di Marsala, di
+Genova</i>, ec.; camuffati nelle foggie più strane, militari,
+brigantesche, eroiche, borghesi; armati di tutte
+le armi, dalla <i>tabatière</i> al <i>Chassepot</i>, dal <i>Remington</i>
+alla carabina svizzera, dall’antiquato fucile a percussione
+al nuovissimo <i>Spencer Rifle</i>; comandati da
+ufficiali, la cui gerarchia morale andava dall’avventuriere
+mestierante, lanciaspezzata di tutte le cause,
+al candido paladino dell’idea, accorso a morire per la
+repubblica; dal veterano incanutito nelle battaglie, al
+tribuno popolare improvvisato generale; dal vigliacco
+degno di fucilazione,<a class="tag" id="tag380" href="#note380">[380]</a> all’eroe degno d’apoteosi: ecco
+l’esercito dei Vosgi.
+</p>
+
+<p>
+Che se a tutto ciò si aggiunga, fino quasi al finire
+della campagna, la mancanza di cavalleria, la povertà
+d’artiglieria, la freddezza, se non era qualche volta
+avversione, delle popolazioni e delle magistrature locali;
+la lentezza, se pur non poteva dirsi ritrosia del
+Governo a soddisfare ai più stringenti bisogni del
+nuovo esercito, e infine la perpetua incertezza del comando,
+sicchè in quella zona dei Vosgi, o del Giura,
+o della Costa d’Oro, non si seppe mai chi comandasse
+in capo; se Garibaldi, o Cambriels; se Michel,
+o Cremer; se Crousat o Bressolles; si avrà una pallida
+<span class="pagenum" id="Page_560">[560]</span>
+idea delle condizioni in cui Garibaldi dovette fare
+quella guerra, e quanta virtù di pazienza, di costanza,
+di coraggio, dovesse racchiudersi nel petto
+di quell’eroe per resistere a tante contrarietà, ben
+più moleste del fucile ad ago prussiano, e non piantare
+su due piedi un paese che gli lesinava persino i
+mezzi di combattere e morire onoratamente per lui.
+</p>
+
+<h3>XVIII.</h3>
+
+<p>
+E se ne videro ben presto le prove. Le avanguardie
+del Werder scorazzavano già nei dintorni di
+Gray, laonde Garibaldi, accortosi della necessità di far
+argine all’invasione crescente, mentre con abili manovre
+tra la Saone e l’Ognon tentava di arrestare la
+marcia del nemico o di guastarne i disegni, insisteva
+col Cambriels, affinchè cooperasse con lui, sia colle
+mosse combinate delle sue truppe, sia coll’inviargli
+rinforzi, a contenere il nemico sempre più minaccioso.
+</p>
+
+<p>
+Ma indarno. Ora il Cambriels dichiarava di non
+poter dare nè un uomo, nè un cannone de’ suoi; ora
+invece sognando d’essere attaccato egli stesso, interrompeva
+le operazioni meglio avviate di Garibaldi per
+chiedere soccorso a lui;<a class="tag" id="tag381" href="#note381">[381]</a> ora infine per l’impotenza
+di Garibaldi, ora per l’incapacità e il malvolere del
+Cambriels, la cosa andò tanto a seconda ai Prussiani
+da quel lato, che alla fine dell’ottobre, avuta pronta
+ragione dei pochi mobili che guardavano la città, entrarono,
+per dedizione del municipio, in Dijon.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_561">[561]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il fatto era grave. Colla presa di Dijon non solo
+tutte le gole del Morvan, dietro le quali la Francia
+possiede nei grandi opifici del Creuzot una delle maggiori
+sue ricchezze, erano esposte all’invasione nemica,
+ma persino le strade di Lione e di Nevers,
+quindi la linea della Loira, dietro la quale il generale
+Bourbaky ordinava il suo ultimo esercito salvatore,
+poteva essere minacciata. Di fronte pertanto a questo
+pericolo, il governo di Tours pensò di incaricare il
+Generale della difesa del Morvan, ordinandogli di trasportarsi
+con tutte le sue forze ad Autun. E il Generale,
+che fino a quel giorno avea reso alla difesa del Giura
+importantissimi servigi, arrestando coi felici scontri
+di Genlis e Saint-Jean de Losne (5, 6, 7 novembre)
+i Prussiani al di là della Saona, accettò, ringraziando,
+il nuovo mandato, e tra il 14 e il 15 novembre mosse
+per il nuovo teatro della guerra che gli era destinato.
+</p>
+
+<p>
+Ma quivi pure la parte affibbiatagli era superiore
+alle forze. Col sopraggiungere della legione italiana e
+d’altri corpi franchi, Garibaldi aveva potuto accrescere
+e riordinare il suo piccolo esercito in quattro
+brigate; la prima comandata dal generale Bossack,
+veterano delle guerre polacche, con circa quattromila
+uomini; la seconda agli ordini del signor Delpeck,
+testè prefetto di Marsiglia, prode, ma nuovo alle
+armi, di circa millecinquecento; la terza, capitanata
+da Menotti Garibaldi, comprendente i Corpi franchi
+italiani, di circa cinquemila seicento uomini; una
+quarta infine, posta sotto il comando di Ricciotti Garibaldi,
+composta in gran parte di <i>francs-tireurs</i>, ma
+che a quei giorni era tuttora in formazione a Dôle e
+superava di poco il migliaio di combattenti.
+</p>
+
+<p>
+E conviene sempre rammentarsi che se questa
+massa di circa quattordicimila uomini cominciava a
+<span class="pagenum" id="Page_562">[562]</span>
+prendere qualche forma e qualche aspetto militare,
+non aveva ancora al suo arrivo in Autun che quattro
+pezzi d’artiglieria di montagna; contava tutt’al più
+un centocinquanta cavalieri miseramente montati; penuriava
+de’ più necessari oggetti di corredo, principalmente
+di cappotti e di scarpe, divenuti, pel crudo
+inverno che s’innoltrava, assolutamente indispensabili.
+Il nemico invece presidiava con circa ventimila uomini
+Digione, e nei dintorni ne teneva altri diecimila
+tra Auxonne e Dôle, ed era già potentemente fiancheggiato
+dalla 14ª divisione, del 7º corpo (Zastrow),
+staccato dall’armata del principe Federico Carlo, le cui
+avanguardie stormeggiavano tra Auxerre e Montbard
+e minacciavano insieme il fianco sinistro di Garibaldi
+e le sue comunicazioni col sud. Erano insomma cinquantamila
+uomini, muniti di potente e numerosa artiglieria
+e forniti a dovizia d’ogni ben di Dio, contro
+quindicimila soldati improvvisati, sprovvisti d’ogni
+cosa più necessaria.
+</p>
+
+<p>
+È ben vero che il generale Garibaldi non era solo,
+e che quasi a contatto della sua destra, tra Beaune
+e Chagny, stava scaglionato tutto l’esercito dell’est,
+passato allora sotto gli ordini del generale Crousat,
+per ripassare tra poco sotto gli ordini del generale
+Cremer; ma chi rammenti dall’un canto la funesta
+dualità di comando che paralizzava le migliori intenzioni
+dei due eserciti e l’antipatia che i generali francesi
+avevano d’accordarsi col Condottiero italiano;
+chi consideri dall’altro il modo veramente singolare
+con cui que’ generali intendevano e facevano la guerra,
+senza concetto, senza iniziativa, senza fede, vedrà che
+Garibaldi non poteva fare assegnamento per operazioni
+importanti che sopra sè stesso; e leggendo attentamente
+la storia di quel tratto di campagna, si
+<span class="pagenum" id="Page_563">[563]</span>
+convincerà che se egli non fosse stato, nulla avrebbe
+impedito all’esercito di Werder di marciare un mese
+prima sopra Lione, e di sorprendere dietro la Loira il
+generale Bourbaky in piena formazione.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia, come al solito, egli disse: «i’ mi sobbarco,»
+e si mise all’opera. Fino a quei giorni i prussiani
+avevano potuto scorazzare impunemente il paese e
+con pochi ulani spadroneggiarlo. Da che entrò in
+campo Garibaldi la scena mutò, ed essi pure dovettero
+pensare un po’ più seriamente ai casi loro. Oramai
+in quell’arte delle scoperte, dei volteggiamenti, delle
+sorprese in cui si eran chiariti maestri, avevano trovato
+un emulo, e un emulo degno di loro. D’ora in
+poi non un bivio, non un villaggio, non un bosco, in
+cui i formidabili scorridori tedeschi non incontrassero,
+pronte a riceverli, anzi desiderose d’incontrarli, le pattuglie
+dei franchi tiratori garibaldini. Il giuoco delle
+allegre scorribande nel Morvan e sulla Costa d’Oro
+era finito, quando non erano i superbi vincitori di
+Sédan e di Strasburgo che ne pagavano le spese.
+</p>
+
+<p>
+Munita alla meglio Autun, scaglionatosi arditamente
+da Epinac a Soubernon, Garibaldi non s’accontenta
+di star sopra una inerte difesa; attacca, sorprende,
+molesta egli stesso il nemico, e col moto
+perpetuo sulla fronte, sui fianchi, alle spalle, gli nasconde
+i suoi disegni. Così il 20 lancia a fondo la brigata
+Ricciotti sulla colonna Zastrow, e il figliuolo fa
+così bene la sua prima prova di comandante che sorprende,
+a Châtillon-sur-Seine, una delle avanguardie
+nemiche, le uccide dugento uomini, le porta via centosessanta
+prigionieri,<a class="tag" id="tag382" href="#note382">[382]</a> e quattro carri di munizioni.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_564">[564]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma di ciò non s’appagava. Da lungo tempo Garibaldi
+mulinava di tentare un colpo di mano notturno
+su Dijon, e nella sera del 24, lasciata parte delle forze
+a guardia d’Autun, mosse colla 1ª e 3ª brigata Bossack
+e Menotti, all’ardua impresa. Se non che la brigata
+Bossack essendo incappata negli avamposti prussiani
+di Velars, che avrebbe dovuto cansare, la sorpresa,
+come accade di sovente, fu sventata e il disegno mutato.
+Non per questo Garibaldi indietreggiò. Presa posizione
+sulle alture e nei dintorni di Lantenay, Garibaldi
+aveva concertato col capo di stato maggiore del
+generale Cremer di attirare nella Val di Suzon l’inimico,
+per lasciar modo ai Francesi di accostarsi a
+Dijon da sud-est, e se era possibile penetrarvi.
+</p>
+
+<p>
+Ai Prussiani però importava troppo di non avere
+un siffatto nemico, potrebbe dirsi, a ridosso; sicchè
+intanto che egli meditava di attaccarli nelle loro posizioni
+di Plombières, aggirandoli per nord-ovest, essi
+si movevano ad attaccar lui nelle sue posizioni di
+Lantenay aggirandolo per la strada di Prenois-Pasques,
+d’onde lo scontro e quel che fu detta la battaglia di
+Pasques. Garibaldi però, vigile sempre, aveva scoperto
+fin dal mattino (26 novembre), la marcia del nemico,
+sicchè non appena egli cominciò a spuntar colle avanguardie
+su Pasques, potè salutarlo colle sue artiglierie.
+Allora il combattimento s’accese, e Garibaldi in persona,
+montato pel primo giorno a cavallo, lo dirigeva.
+E quantunque il numero de’ Prussiani fosse da quel
+lato minore (la sola brigata Degenfeld), la superiorità
+della loro artiglieria era tale che la bilancia delle
+forze traboccava ancora in loro favore. Tuttavia l’ardore
+dei Garibaldini è in quel mattino grandissimo;
+la legione italiana, condotta dal Tanara, si lancia alla
+baionetta; alcune compagnie di <i>franchi tiratori</i>, guidati
+<span class="pagenum" id="Page_565">[565]</span>
+da Canzio, secondano il Movimento; la brigata
+Delpeck spuntando da Ancey minaccia la destra di
+Pasques, talchè i Prussiani, in presentissimo pericolo
+d’essere tutti avvolti, si ripiegano disordinati su Prenois.
+Colà però trincerati dietro le case, e protetti
+dalle muraglie dei giardini, ripiglian la resistenza;
+ma di là pure intrepidamente assaliti da ogni fianco
+cominciano a vacillare ed a cedere terreno. Egli è allora
+che Stefano Canzio, il quale in tutta quella campagna
+manifestò doti d’intelligentissimo capitano, veduto
+il balenar de’ nemici si pone a capo di quel
+distaccamento di <i>cacciatori a cavallo</i> e di quelle poche
+guide garibaldine, che facevan tutta la cavalleria
+dell’esercito, raccozza quanti altri ufficiali e soldati a
+cavallo gli cadon pel momento sotto mano, e formato
+così un gruppo di forse centocinquanta cavalieri, si lancia
+ventre a terra, Murat improvvisato, contro il fianco
+sinistro dell’inimico sulla strada di Prenois-Darois, e
+ne compie la rotta.
+</p>
+
+<h3>XIX.</h3>
+
+<p>
+«A Dijon, a Dijon,» gridaron tosto ebbri della vittoria
+i Garibaldini. «Ebbene a Dijon,» rispose Garibaldi,
+e cedendo ancora una volta al cattivo genio
+degli assalti notturni, date poche ore di riposo alle
+truppe, posti i carabinieri genovesi del Razzetto in
+testa, dietro i legionari italiani e i <i>francs-tireurs</i> di
+Ricciotti, in ultimo i tre battaglioni dei <i>mobiles</i>, in sul
+cader della sera per la strada di Val Suzon si pose in
+marcia.
+</p>
+
+<p>
+La notte era già calata e tutto fin presso a Talant
+era andato a seconda. Il Generale in una carrozzetta
+ferma sulla strada, rassegnava, a mano a mano
+<span class="pagenum" id="Page_566">[566]</span>
+che passavano, le sue milizie e gridava loro: «Avanti,
+figliuoli: alla baionetta, non un colpo di fucile,» accompagnando
+il passo marziale de’ suoi con un suo
+inno patriottico, che egli aveva composto in quei giorni
+e che suonava così:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i05"> Aux armes! aux armes! aux armes!</p>
+<p class="i06"> L’étranger veut nous envahir,</p>
+<p class="i06"> Aux armes! aux armes!</p>
+<p class="i06"> Nous saurons le punir.</p>
+<p class="i01">Vous osez menacer la France,</p>
+<p class="i02"> Souverains pleins d’arrogance;</p>
+<p class="i02"> Oubliez-vous qu’en cent combats</p>
+<p class="i02"> Vos phalanges fuyaient</p>
+<p class="i02"> Au seul bruit de nos pas,</p>
+<p class="i02"> Et vos trônes brisés</p>
+<p class="i02"> Tombaient avec fracas?</p>
+<p class="i05"> Aux armes! etc.</p>
+<p class="i01">Pour asservir notre patrie</p>
+<p class="i02"> S’est formée une ligue impie;</p>
+<p class="i02"> Les rois nous préparent des fers.</p>
+<p class="i02"> Vainqueurs de l’Univers,</p>
+<p class="i02"> A nous des fers? A nous des fers?</p>
+<p class="i05"> Aux armes! etc.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Ma all’entusiasmo latino stava per rispondere ben
+presto la solidità tedesca. Sorpresi a Hauteville dai
+carabinieri del Razzetto, gli avamposti di Degenfeld
+danno in volta disordinata, e dietro loro i franchi
+tiratori di Ravelli e di Ricciotti si avanzano arditamente
+fin sotto Talant; ma il nemico s’è già riavuto
+dalla prima sorpresa; il 1º battaglione del 2º reggimento
+badese, fiancheggiato da batterie a mitraglia,
+si spiega sulla strada accogliendo con rapide scariche
+su quattro righe gli assalitori: i mobili, nuovissimi
+al fuoco, nuovissimi a quelle imprese notturne, infilati
+dalla moschetteria e dalla mitraglia, rompono, si scompigliano,
+rigurgitano in grandissimo tumulto, trascinando
+nel loro vortice i più audaci e volonterosi. Invano
+<span class="pagenum" id="Page_567">[567]</span>
+Garibaldi dalla sua carrozza, esposto egli pure
+alla grandine dei colpi nemici, urla, prega, bestemmia,
+vuol farsi portare innanzi a forza di braccia: non c’è
+genio o virtù di Capitano che imponga ad un esercito
+vinto da un timor pánico; e quando il pánico lo
+prende di notte, nessuna potenza umana che lo salvi.
+</p>
+
+<p>
+Ma che cosa faceva, intanto che i Garibaldini attaccavano
+due volte in un giorno il nemico, che cosa
+faceva il generale Cremer co’ suoi dodicimila uomini
+scaglionati da Beaune a Chagny, a quattro ore di marcia
+da Dijon? «Dobbiamo supporre, esclama il generale
+Bordone, ch’essi siano stati battuti e schiacciati,
+poichè conoscendo il forte conflitto, che durava dal
+mezzogiorno in poi, non diedero segno di vita.<a class="tag" id="tag383" href="#note383">[383]</a>»
+</p>
+
+<p>
+A Garibaldi frattanto fu giuocoforza battere in ritirata.
+Rioccupate nella notte le sue posizioni di Lantenay-Commarin,
+al mattino vegnente, 27, mentre il
+generale Werder con due colonne convergenti si preparava
+a circuirlo e tagliargli la via, riusciva a sgusciargli
+dalle mani col grosso delle sue forze, e fatta
+fronte due giorni ad Arnay-le-Duc, il 30 novembre
+rientrava, senza lasciarsi dietro nè feriti nè prigionieri,
+in Autun.<a class="tag" id="tag384" href="#note384">[384]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_568">[568]</span>
+</p>
+
+<p>
+Colà però il nemico non tardò a rendergli la visita
+di Dijon. Solo Garibaldi la presentiva; e datone
+avviso al Cremer, che prometteva ancora il suo aiuto,
+faceva munire d’artiglierie le due strade di Saint-Martin
+e Saint-Symphorien, d’onde il nemico doveva
+infallibilmente sbucare.
+</p>
+
+<p>
+Se non che la guardia di Saint-Martin era stata
+affidata a certo Chenet, comandante la <i>Guerrilla
+d’Orient</i>, che nella notte dal 30 novembre al 1º dicembre,
+senza ordine, senza perchè, come si lascia una
+villeggiatura, scomparve, abbandonando nelle mani dei
+Tedeschi quella posizione importantissima. Era una
+vigliaccheria inaudita, una patente diserzione in faccia
+al nemico; il Chenet fu da un regolare Consiglio di
+Guerra condannato alla degradazione ed alla morte
+(graziato poi della vita per troppa generosità di Garibaldi);
+ma frattanto il danno era avvenuto e il nemico,
+forte di tutta la brigata Kettler, di un reggimento
+dragoni e di tre batterie, era già, prima che fosse avvertito,
+ai sobborghi della città. Nulla di meno, trovò
+resistenza degna di lui. Intanto che i <i>francs-tireurs</i>
+di Ricciotti e i volontari della Legione italiana, fiancheggiati
+da due battaglioni di <i>mobiles</i>, ributtavano
+il nemico dai sobborghi e ricuperavano Saint-Martin,
+le batterie garibaldine, collocate da Garibaldi, controbattevano
+felicemente le prussiane, Menotti arrestava
+sulla destra la colonna di Saint-Symphorien e frustrava
+il movimento girante d’un’altra dalla foresta
+di Vesvres; talchè in meno di due ore, l’assalitore era
+forzato a dar volta su tutti i punti. Ed a compiere
+la vittoria che i Garibaldini per mancanza di cavalleria
+non poterono proseguire, il generale Cremer riusciva
+a cogliere le retroguardie dei fuggenti presso
+Châteauneuf, rimeritato per ciò da elogi eccessivi di
+<span class="pagenum" id="Page_569">[569]</span>
+Garibaldi, il quale l’aveva fatto avvertire della rotta
+dei Prussiani e l’aveva posto in grado, usando un
+po’ d’energia e di solerzia, di circuirli e annientarli.<a class="tag" id="tag385" href="#note385">[385]</a>
+</p>
+
+<h3>XX.</h3>
+
+<p>
+Le marcie e i combattimenti di quell’ultima settimana
+di novembre avevano gravemente danneggiato
+la debole compagine dell’esercito dei Vosgi, e Garibaldi
+fu costretto ad occupar gran parte del dicembre
+ad accrescerlo, riordinarlo e soprattutto fornirlo
+di quanto fino allora l’avara mano del governo di Tours
+gli aveva fatto desiderare.
+</p>
+
+<p>
+Infatti l’esercito s’era ingrossato fino a sedicimila
+uomini; una seconda batteria di campagna le era stata
+aggiunta; una certa unità d’armamento e d’assise
+cominciava ad ottenersi; soltanto difettava sempre di
+cavalli e gl’intrighi del Frapolli a Lione che arrestava
+i Volontari accorrenti a Garibaldi, i pettegolezzi del
+Quartier generale e le animosità dei generali francesi
+duravano ancora.
+</p>
+
+<p>
+Ad aggravar le disgrazie nella seconda metà di
+quel mese, Garibaldi fu ripreso da uno de’ suoi consueti
+accessi di artritide, che lo inchiodò per parecchi
+<span class="pagenum" id="Page_570">[570]</span>
+giorni in letto, obbligandolo ancora, come nel Trentino,
+a far la guerra dalla sua camera, per divinazione.
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia la sua alacrità non rallentò un istante.
+Il gran disegno, che, secondo il signor Gambetta e
+il suo ispiratore signor De Serre, doveva salvare la
+Francia, la punta cioè di Bourbaky su Belfort con
+l’intendimento di liberare quella fortezza, riafferrare
+l’Alsazia e troncare gli eserciti germanici dalla loro
+base, sembrava maturo, e non restava più che concertare
+gli ultimi particolari della sua esecuzione. In
+vero Garibaldi non approvava quel disegno. A parer
+suo era un errore da cima a fondo: «errore perchè di
+quanta gente staccavasi dalla Loira, di altrettanta il
+nemico ringagliardiva le linee che stringevano la capitale;
+errore perchè lasciava isolato Chanzy contro il
+Principe Federico, che Bourbaky avrebbe dovuto assalire,
+e contro il Duca di Mecklemburgo; errore perchè
+prima che Bourbaky, con la solita lentezza francese,
+si fosse avvicinato a Belfort, Werder avrebbe
+spedito rinforzi: errore soprattutto, secondo lui, perchè
+muovendo sul suolo ghiacciato, sotto l’incessante
+fioccare della neve, una giovine truppa, nuova ai disagi,
+sarebbe stata affranta dalle fatiche e dagli stenti,
+prima di cominciare i combattimenti. Io (esclama la
+signora Jessie Mario, angelo confortatore dei feriti e
+degli ammalati, in quella campagna) l’udii favellare in
+questo senso con accento di profonda afflizione e non
+c’è sillaba che i fatti non abbiano con precisione confermato.<a class="tag" id="tag386" href="#note386">[386]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia quando la impresa fu decisa, egli fu pronto
+a cooperarvi con tutte le sue forze. La parte assegnatagli
+<span class="pagenum" id="Page_571">[571]</span>
+era di coprir il fianco sinistro del Bourbaky dalla
+Saona fino ai Vosgi, al quale scopo gli era stato promesso,
+non sapremmo se per la terza o quarta volta,
+di porre sotto i suoi comandi la divisione Cremer; ma
+quantunque questa promessa non fosse mai mantenuta,
+il Generale accettò il carico impostogli, e prima ancora
+che il Bourbaky fosse giunto a Châlons-sur-Saone, era
+già all’opera. Intento soprattutto a disturbare la congiunzione
+del corpo di Zastrow con quello di Werder,
+lanciava in mezzo a loro le due brigate di Ricciotti e
+di Lobbia (succeduto al Delpeck nel comando della 2ª)
+coll’ordine di distruggere ponti, eseguir sorprese, arrestar
+convogli; e i due valenti sanno destreggiarsi
+così bene che il Ricciotti batte più volte il nemico
+nei dintorni di Montbard; il Lobbia, dopo aver campeggiato
+vittoriosamente per oltre una settimana nell’altipiano
+di Langres, riesce a penetrare in questa
+fortezza ed a destarvi l’assonnata energia de’ suoi difensori.
+</p>
+
+<p>
+Ma la marcia di Bourbaky era stata troppo strombettata
+a quei giorni dagli stessi suoi ordinatori, perchè
+potesse più essere un segreto per chicchessia;
+laonde il Werder, avvertito l’avvicinare del nuovo nemico,
+fra il 28 e il 29 dicembre abbandonava Dijon,
+per ristringersi a Vesoul e porsi in grado di proteggere
+gli assedianti di Belfort dall’assalto che li minacciava.
+E allora fu ordinato a Garibaldi di occupare
+e difendere <i>inébranlablement</i> Dijon, e quantunque
+egli preferisse appostarsi col grosso a Dôle, dove fin
+da principio aveva intravveduto il pernio delle operazioni
+nel sud-est, e che inconsultamente abbandonata
+dal Cremer sarà fra poco la porta per la quale
+Manteuffel sbucherà sul dosso di Bourbaky, tuttavia
+obbedì ancora, e tra il 5 e il 6 fu con tutte le sue
+<span class="pagenum" id="Page_572">[572]</span>
+genti nella capitale della Costa d’Oro. E quivi, afforzata
+di opere temporanee la città, occupate le forti posizioni
+che da Plombières passando per Talant, chiave
+loro, si spiegano a ventaglio fino a Saint-Apollinaire,
+spingeva scoperte in tutti i sensi, sorprendeva talvolta
+gli avamposti nemici, ma non era certo da temersi
+fosse sorpreso egli stesso.
+</p>
+
+<p>
+Se non che il Quartier generale prussiano prendeva
+una risoluzione, che mutava interamente anche
+nel sud-est lo stato delle cose. Un nuovo esercito era
+formato sotto gli ordini del generale Manteuffel, il
+quale aveva appunto per iscopo di gettarsi sull’esercito
+di Bourbaky e, a seconda dei casi, o attraversargli
+la strada di Belfort, o metterlo tra due fuochi e schiacciarlo.
+E già verso la metà di gennaio il generale Manteuffel
+aveva cominciato l’esecuzione del suo disegno;
+marciando rapido da Châtillon-sur-Seine sopra Vesoul,
+e facendosi coprire dagli attacchi eventuali di Garibaldi
+colle due colonne Dannenberg e Kettler, la prima delle
+quali stormeggiava già tra Bagneux-les-Juifs e Darcey,<a class="tag" id="tag387" href="#note387">[387]</a>
+l’altra camminava dietro a lui tra Nuits e Montbard.
+</p>
+
+<h3>XXI.</h3>
+
+<p>
+Avvennero per tal modo le tre giornate di Dijon.
+La mattina del 21 la brigata Kettler compariva sulle
+alture di Hauteville in faccia a Talant e apriva contro
+queste posizioni e contro quelle di Fontaine un
+fuoco micidiale. Nel medesimo tempo numerosi battaglioni
+si spingevano nella pianura che si stende tra
+<span class="pagenum" id="Page_573">[573]</span>
+Hauteville, Daix, Talant e Fontaine, intanto che un’altra
+colonna nemica accennava una diversione dal lato di
+Plombières sull’estrema sinistra francese. Ma sei pezzi,
+posti in posizione e diretti da Garibaldi in persona
+sui poggi di Talant, arrestavano tosto con tiri ammirabili
+l’avanzar del nemico, smontando parecchi dei
+suoi cannoni; talchè dopo un breve e felice duello d’artiglieria,
+Garibaldi potè lanciar all’attacco le sue colonne.
+E allora da Plombières, da Hauteville, da Talant,
+da Fontaine, Canzio, Tanara, Menotti, Ravelli
+(primi sempre gl’Italiani e i <i>francs-tireurs</i>, oscillanti
+come al solito i <i>mobiles</i>), irrompono con grandissimo
+impeto; gli approcci di Talant, dove stava Menotti,
+sono più fieramente disputati; ma alla fine ripetute
+le cariche, apparsi sull’estrema destra del nemico tra
+Darois e Messigny gl’infaticabili volteggiatori di Ricciotti,
+il nemico fu ricacciato fino a’ suoi accampamenti
+al di là di Messigny. Fu bella e meritata vittoria,
+e Garibaldi superbo, non per sè ma pe’ suoi
+bravi compagni, ne telegrafava l’annunzio a sua figlia
+Teresita in questo tenore;
+</p>
+
+<p>
+«Attaccati vigorosamente dal nemico, l’abbiamo
+costretto a ritirarsi dopo dieci ore di combattimento:
+l’esercito de’ Vosgi ancora una volta ha ben meritato
+dalla Repubblica.»
+</p>
+
+<p>
+Grande però la strage in ambi i campi, lamentata
+fra tutte l’ecatombe degli Italiani: e Imbriani e Perla
+e Cavallotti e Pastoris e Bassi e Gnecco e Settignani
+e Leonardi e Valdata e Cerruti e Ricci e Canova e
+Cecchini e altri ed altri ancora, primo fra tutti per
+la nobile vita, e per la fine miseranda, lo stesso generale
+Bossack, trovato cadavere due giorni dopo sull’orlo
+d’un bosco verso Darois; forse abbandonato
+da’ suoi, probabilmente morto solo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_574">[574]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non si rassegnò a questo scacco il nemico, e all’indomani
+si preparò a rinnovare l’assalto. Ma Garibaldi
+era, s’intende, pronto a riceverlo; non così per
+altro tutti i Digionesi. Narra il Bordone che nella notte
+stessa dal 21 al 22 un notaio di Messigny accompagnato
+dal <i>Maire</i> di Dijon e da un generale Pellissier,
+cui il governo di Bordeaux aveva confidato il comando
+delle <i>Guardie mobili</i> concentrate in Dijon, fa
+svegliare Garibaldi per annunziargli, tutto ansante,
+aver il generale Kettler ricevuto nella notte grandi
+rinforzi, essere deliberato a riattaccare al dì seguente
+la città ed a bombardarla se resisteva; scongiurarlo
+quindi a salvar Dijon dal certissimo eccidio.
+</p>
+
+<p>
+Il Generale prese allora dalle mani del notaio il
+foglio sul quale era scritto il salvacondotto prussiano,
+guardò gli astanti con una di quelle occhiate che
+soltanto coloro che gli erano famigliari potevano comprendere,
+e disse: «Va bene, Signore: è questo tutto
+quanto avete a dirmi?»
+</p>
+
+<p>
+«Sì, Generale,» fece il notaio.... «Ebbene, replicò
+Garibaldi, potete tornarvene, per non mancare alla
+vostra parola; ma dite a quello che vi ha dato questo
+salvacondotto, che l’aspetto e che se egli non
+viene andrò io a cercarlo: generale Bordone, fate accompagnare
+questo signore agli avamposti e buona
+notte agli altri.<a class="tag" id="tag388" href="#note388">[388]</a>»
+</p>
+
+<p>
+I Prussiani tornarono infatti, men numerosi però
+che il giorno precedente e forse più per riconoscere e
+tener occupato il loro nemico che per ritentare l’assalto;
+ma anche quel giorno i <i>mobiles</i> cui toccava
+l’onore della prima linea, capitanati dal colonnello
+Lhost, che vi lasciò da prode la vita, ributtarono gli
+<span class="pagenum" id="Page_575">[575]</span>
+assalitori, e Garibaldi potè ancora annunciare al governo
+di Bordeaux: «Oggi combattimento meno serio
+di quelli di ieri, ma più decisivo, che obbligò il nemico
+alla ritirata inseguito questa sera dai nostri franco-tiratori.»
+</p>
+
+<p>
+Ma l’attacco finale e decisivo il generale Kettler
+l’aveva serbato per il 23. Ristorato di truppe fresche
+e d’artiglierie, mosse per la strada di Langres prendendo
+per obbiettivo il castello di Pouilly, mascherando
+il suo movimento con una finta aggirante sulla
+strada Saint-Apollinaire. Ma quel giorno a riceverli
+c’erano le genti di Ricciotti e del Canzio, che raccolta
+a Lione un’altra schiera di Volontari italiani e
+staccati qua e là i frammenti d’altri corpi, era riuscito
+a formare una 5ª brigata, di cui era stato posto
+a capo. Il castello di Pouilly, meta della battaglia, fu
+perduto dai Franco-Italiani, riguadagnato e riperduto
+tre volte; ma alla fine l’entrata in azione di Menotti
+Garibaldi sulla strada di Langres, il valor disperato
+di Ricciotti e di Canzio, una carica di cavalleria
+sostenuta con sufficiente valore dai <i>mobiles</i> del
+Jura, ridiedero il contrastato castello in mano ai loro
+primi possessori. Allora le veci sono mutate, gli assalitori
+divengono assaliti; e il 1º battaglione del 61º di
+Pomerania, incaricato di sostenere la ritirata, mirabile
+di costanza e di solidità, ravvolto da un turbine
+di fuoco, perde circa la metà de’ suoi, ma non cede il
+terreno che a notte alta, quando la battaglia era perduta.
+Ed avvenne così che i franchi-tiratori di Ricciotti
+entrando nella fattoria dove il 61º aveva fatto le ultime
+prove, sotto un mucchio di cadaveri e di rovine,
+accanto al suo alfiere morto, trovarono coll’asta
+spezzata quella bandiera prussiana, che fu l’unico
+trofeo di quella campagna, entrato a tener compagnia
+<span class="pagenum" id="Page_576">[576]</span>
+a quelli di Jena e di Auerstaedt nel <i>Duomo
+degli Invalidi</i>.
+</p>
+
+<p>
+E Garibaldi che tutto il giorno era stato dove più
+infuriava la mischia e che poco mancò non restasse
+crivellato da una scarica quasi a bruciapelo, fattagli
+da una mano di nemici imboscati, Garibaldi salutò
+la chiusa di quelle tre eroiche giornate con questo
+manifesto scritto in francese e di cui crederemmo scemare
+il valore storico, voltandolo in altra lingua.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indl">
+«Aux braves de l’armée des Vosges,
+</p>
+
+<p>
+»Eh bien! vous les avez revus les talons des terribles
+soldats de Guillaume, jeunes fils de la liberté! Dans deux
+jours de combats acharnés, vous avez écrit une page bien
+glorieuse pour les annales de la République, et les opprimés
+de la grande famille humaine salueront en vous encore une
+fois les nobles champions du droit et de la justice.
+</p>
+
+<p>
+»Vous avez vaincu les troupes les plus aguerries du
+monde, et cependant vous n’avez pas exactement rempli les
+règles qui donnent l’avantage dans la bataille.
+</p>
+
+<p>
+»Les nouvelles armes de précision exigent une tactique
+plus rigoureuse dans les lignes de tirailleurs; vous vous
+massez trop, vous ne profitez pas assez des accidents de
+terrain, et vous ne conservez pas le sang-froid indispensable
+en présence de l’ennemi, de sorte que vous faites toujours
+peu de prisonniers; vous avez beaucoup de blessés, et l’ennemi,
+plus astucieux que vous, maintient, malgré votre bravoure,
+une supériorité qu’il ne devrait pas avoir.
+</p>
+
+<p>
+»La conduite des officiers envers les soldats laisse beaucoup
+à désirer; à quelques exceptions près, les officiers ne
+s’occupent pas assez de l’instruction des miliciens, de leur
+propreté, de la bonne tenue de leurs armes, et enfin de
+leurs procédés envers les habitants qui sont bons pour nous
+et que nous devons considérer comme des frères.
+</p>
+
+<p>
+»Enfin, soyez diligents et affectueux entre vous, comme
+vous êtes braves; acquérez l’amour des populations dont
+<span class="pagenum" id="Page_577">[577]</span>
+vous êtes les défenseurs et les soutiens, et bientôt nous secouerons
+jusqu’à l’anéantir le trône sanglant et vermoulu
+du despotisme, et nous fonderons sur le sol hospitalier de
+notre belle France le pacte sacré de la fraternité des nations.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Signé: G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Intanto che Garibaldi, fedele al mandato ricevuto,
+difendeva a quel modo Dijon, il Bourbaky, sbaragliato
+dal Werder alla Lisaine (18 gennaio), era ributtato
+su Besançon; dove incalzato da nord-est dallo stesso
+generale che l’aveva vinto, serrato da sud-ovest dal
+7º corpo di Manteuffel, già penetrato per Dôle (come
+Garibaldi aveva preveduto) fino a Mouchard e Salins,
+non vedeva dietro a sè altro scampo che la via di Pontarlier
+e una ritirata precipitosa per i passi del Giura.
+Se non che, chiusi in men di ventiquattr’ore dalla rete
+degli eserciti vincitori anche quegli ultimi valichi, il misero
+Bourbaky disperò; e dopo aver tentato invano
+di bruciarsi le cervella, rassegnò il comando dell’ormai
+disfatto suo esercito al generale Clinchant, affinchè
+dove e come potesse lo riducesse in salvo.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi però non se ne stava inerte, e appena
+conosciuto il primo rovescio del Bourbaky, del quale
+era rimasto fino al 27 senza notizie, lanciava, senza
+abbandonare Dijon sempre minacciato, tutte le forze
+di cui poteva disporre sui fianchi del Manteuffel, facendo
+occupare Saint-Jean de Losme da Menotti e
+Mont Roland presso Dôle da Baghino, e portando egli
+stesso il suo Quartier generale a Mondaine. Nè colà
+s’arrestava; all’appello di Clinchant, ormai chiuso in
+Pontarlier, si gettava con mosse arditissime colla 4ª
+e 5ª brigata sulle spalle dei Prussiani verso Bourg e
+Lons-le-Saulinier, deciso comunque ad aprire un varco
+all’esercito amico; ma il 29 mattina giungeva a lui
+<span class="pagenum" id="Page_578">[578]</span>
+pure la notizia dell’armistizio di ventun giorni conchiuso
+a Versailles, e l’ordine di fermarsi sui posti
+occupati.
+</p>
+
+<p>
+Non era quello il voto di Garibaldi e de’ suoi seguaci,
+tuttavia si riconfortò nel pensiero che la tregua
+gli avrebbe dato modo di riordinare e agguerrire
+il suo esercito, ponendolo in grado di compiere
+più segnalate imprese a servizio della Repubblica.
+Quale non fu invece la sua meraviglia nel sentire
+che tutti gli eserciti militanti nel Giura, nel Doubs
+e nella Costa d’Oro erano esclusi dalla tregua e che
+tanto a lui quanto al Clinchant era imposto di correre
+ancora la sorte dell’armi, e far fronte al nemico!
+</p>
+
+<p>
+Nè il combattere l’avrebbe sgomentato; ma dietro
+quell’annunzio ne seguiva quasi subito un altro, che
+l’esercito dell’Est oramai serrato nelle tanaglie di
+ferro del Werder e del Manteuffel, già a mezzo disfatto
+dagli stenti e dalle diserzioni, s’era buttato per
+perduto oltre la frontiera svizzera, abbandonando così
+lui solo alle prese co’ formidabili nemici da cui fuggiva.
+Vide tosto il pericolo l’Eroe italiano; se indugiava
+un giorno solo, la tagliuola in cui era caduto
+il Bourbaky avrebbe stritolato lui pure, condannandolo
+inesorabilmente ad essere come la più parte de’ generali
+francesi «ingabbiato sui vagoni del bestiame»
+e tradotto prigioniero in una fortezza tedesca.
+</p>
+
+<p>
+Non perdette però un istante; corse a Dijon, e
+mentre Menotti sulla strada di Saint-Apollinaire, Baghino
+a Mont Roland continuavano ancora a respingere
+le scorrerie de’ nemici, che tentavano avvilupparli,
+Garibaldi prepara dietro di loro la ritirata di tutto
+l’esercito, che in ordine perfetto, senza perder nè un
+uomo, nè un carro, nè un cannone, si compie per la
+strada comune di Autun e la ferrata di Beaune-Chagny,
+<span class="pagenum" id="Page_579">[579]</span>
+e restituisce così intatto alla Francia l’esercito ch’essa
+gli aveva confidato.
+</p>
+
+<p>
+Ed oramai il destino aveva detto la sua ultima parola.
+Il Governo aveva convocato in Bordeaux un’assemblea
+di rappresentanti, che aveva principalmente
+per mandato di deliberare sui preliminari conchiusi a
+Versailles; e Garibaldi, eletto, per Algeri, rimise il comando
+dell’esercito nelle mani del figlio Menotti e si
+recò all’Assemblea. Quivi pure due partiti tenevano il
+campo: i rivoluzionari di tutte le tinte, per la guerra a
+oltranza: i conservatori in massa, mescuglio di bonapartisti,
+legittimisti, borghesi, <i>rurali</i>, per la pace ad
+ogni costo. I primi accolsero Garibaldi con ovazioni
+frenetiche, i secondi con oltraggi bestiali. Calmo in
+mezzo al tumulto babelico, l’Eroe chiese di parlare
+e non gli fu concesso. Allora uscì dalla Camera, rassegnò
+l’ufficio di deputato, salutò con un altro proclama
+i suoi fedeli dell’esercito de’ Vosgi, e triste,
+scorato, schivando le pubbliche manifestazioni, fuggendo
+persino le visite degli amici, nulla avendo accettato
+per sè, nulla avendo chiesto per i suoi, se ne
+tornò nel romitaggio della sua Caprera.
+</p>
+
+<h3>XXII.</h3>
+
+<p>
+Fu quella l’ultima stagione campale dell’Eroe e
+non poteva chiudere con azione più cavalleresca la
+sua cavalleresca epopea. Mille pensieri potevano trattenerlo;
+ma nella Francia caduta egli non vide che
+un grande e miserando infortunio, ed accorse a sollevarlo.
+Ciò basta alla sua gloria. Non ridiremo per
+altro quello che pure è ritornello obbligato di tutti i
+discorsi, ch’egli sia andato a quell’impresa soffocando
+i ricordi di Roma, di Nizza e di Mentana, perchè ciò
+<span class="pagenum" id="Page_580">[580]</span>
+non è. Noi vogliamo il nostro Eroe grande, ma lo
+vogliamo soprattutto vero. Garibaldi distingueva due
+Francie: quella di Napoleone, e quella del Popolo
+francese; la prima aveva rubato all’Italia Nizza e
+Roma, e non le avrebbe perdonato mai; la seconda
+non era stata che la vittima inconscia e lo strumento
+involontario del predatore, e per essa gli era parso
+il più semplice dei doveri offrire il sangue e la vita.
+</p>
+
+<p>
+Epperò non è vero ch’egli siasi offerto alla Francia
+soltanto quando vi fu proclamata la Repubblica; ma
+è verissimo che se vi fosse durato l’Impero, egli non
+vi sarebbe andato mai. Della sua andata in Francia
+non avrebbe fatto mai una questione astratta di Monarchia
+e Repubblica (non la fece nemmeno in Italia),
+e qualunque fosse il governo prescelto dal popolo
+francese, egli non avrebbe consultato che i diritti della
+sventura e i doveri della fratellanza, e sarebbe accorso;
+ma ne avrebbe fatto sempre una questione di Bonapartismo.
+Convien prendere l’uomo qual era. Il suo
+amore alla Francia aveva per confine l’odio al Bonaparte:
+finchè essa tollerava quell’uomo, e volontaria
+o no se ne faceva complice e satellite, non meritava
+più che un braccio si levasse per lei, e conveniva
+che il suo destino si adempisse.
+</p>
+
+<p>
+Libera invece del Bonaparte, ecco che la Francia
+si trasfigura: i suoi vizi scompaiono; le sue virtù ingigantiscono;
+essa torna la grande, la forte, la invincibile,
+la madre della libertà, la nutrice dell’incivilimento,
+caduta un istante, per colpa non sua, sotto il
+ferro d’un despotismo parente a quello onde s’è appena
+liberata, ma che è dovere di quanti uomini liberi
+sono nati da quel seno, ed hanno succhiato quel
+latte, di rialzare e redimere.
+</p>
+
+<p>
+Magnanimo illuso! Nemmeno l’accoglienza fatta a
+<span class="pagenum" id="Page_581">[581]</span>
+lui medesimo valse ad aprirgli gli occhi. Stimarono
+grande mercè concedere a quel Capitano di ventura
+una condotta; gli avareggiarono prima gli uomini, poi
+le armi, poi le vesti; sdegnarono ch’egli comandasse ad
+una sola compagnia dell’esercito regolare; avrebbero
+reputato sacrilego che un solo de’ loro più ignoti generali
+ubbidisse a’ suoi ordini; lo tormentarono infine
+per quattro mesi di angherie, di sospetti, di calunnie,
+ed egli impavido e rassegnato a tutto, ingollò fino al
+fondo l’aceto e il fiele di che lo abbeverarono; e quando
+suo figlio e suo genero, stanchi ormai delle incessanti
+vessazioni, gli fanno dire che se durano ancora avrebbero
+dato le loro dimissioni: «Ebbene, dice, vadano
+pure: faremo la guerra anche senza di loro.»
+</p>
+
+<p>
+E quella guerra, la fece come nessuno dei generali
+che si sarebber creduti umiliati di ubbidirlo, seppe
+farla. Fra lui e i suoi Luogotenenti, sempre però ispirati
+da lui, sostenne nel corto spazio di quattro mesi
+oltre venti combattimenti, de’ quali le giornate di Pasques
+e di Dijon vere battaglie, ed eccettuato il fallito
+colpo notturno di Dijon non fu battuto mai. Soccorse
+i generali francesi suoi vicini, e non ne fu soccorso:
+vide fin dal primo giorno l’importanza di Dôle, e non
+fu per colpa sua se gli eserciti nemici la ripresero
+senza colpo ferire.
+</p>
+
+<p>
+Fu detto che egli ignorò la mossa del generale
+Manteuffel e che questi lo tenne a bada con una sola
+brigata; ma basti rileggere con un istante di spassionatezza
+la storia di quella campagna per vedere quanto,
+in quella asserzione, vi sia d’ingiusto e di falso.
+</p>
+
+<p>
+«Il passaggio dell’armata di Manteuffel al nord
+(dice Garibaldi stesso)<a class="tag" id="tag389" href="#note389">[389]</a> per aiutare quella di Werder
+<span class="pagenum" id="Page_582">[582]</span>
+era noto a me come alle mie quattro brigate: la seconda
+comandata dal colonnello Lobbia, e la quarta
+da Ricciotti manovravano insieme a tutti i nostri
+corpi di <i>francs-tireurs</i>, ed erano distaccate per contrariare
+la congiunzione degli eserciti nemici.»
+</p>
+
+<p>
+Che poi il Manteuffel abbia baloccato Garibaldi
+con una sola brigata è ancora più falso. Anzitutto,
+e qui preghiamo i militari a guardare la Carta e a
+leggere le storie ufficiali, fino al 17 o 18 di gennaio
+Manteuffel fu incerto se prendere la strada di Dijon o
+quella di Vesoul, sicchè fino a quel giorno le sue
+avanguardie avviluppavano può dirsi Dijon alla distanza
+di una giornata di marcia, e certo in quel
+momento non si vorrà pretendere che Garibaldi solo
+andasse a dar di cozzo nell’intera armata del Generale
+prussiano. In secondo luogo è affatto inesatto che
+quando il Manteuffel decise di continuare per Vesoul
+egli si lasciasse addietro per ischermo soltanto la brigata
+Kettler; fino dal 21 sera c’era la divisione Zastrow
+che manovrava sempre nei dintorni di Montbard, e
+Garibaldi, che aveva nemici di fianco, di fronte, da
+tutti i lati, sopra un’area di oltre cinquanta chilometri,
+non poteva certo supporre, come non era, che
+quelle truppe appartenessero ad una sola brigata.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente è vero che la brigata Kettler fu la sola
+ad attaccare Dijon, dimostrando in quelle tre giornate
+un valore ed un ardimento veramente mirabili; ma
+ciò non conduce a concludere che le sue forze fossero
+così sproporzionate a quelle del nemico che assaliva;
+o che anche, data la sproporzione, questi potesse far
+di più che respingere l’attacco. Non era sì grande
+la sproporzione: poichè la brigata Kettler, rinforzata
+da un reggimento di cavalleria, contava pur sempre
+i suoi diecimila combattenti; mentre Garibaldi non
+<span class="pagenum" id="Page_583">[583]</span>
+poteva opporgli che il vecchio esercito dei Vosgi scemato
+allora della brigata Lobbia, chiusa in Langres,
+cioè circa sedicimila uomini, una metà dei quali <i>mobiles,
+moblots</i> e <i>mobilisés</i>, gente che si batteva intermittentemente,
+o non si batteva affatto.<a class="tag" id="tag390" href="#note390">[390]</a>
+</p>
+
+<p>
+Ma ammessa pure dalla parte garibaldina una tal
+quale superiorità numerica (troppo pareggiata dalla
+inferiorità morale), chiediamo a tutti gli uomini che
+in siffatte questioni vedono lume, che cosa poteva far
+Garibaldi assalito così gagliardamente per tre giorni,
+se non ributtare gli assalti, e conservare quella città
+che il governo di Bordeaux gli replicava ogni giorno
+di difendere <i>inébranlablement</i>? Forse si pretenderebbe
+che co’ suoi diciottomila uomini egli dovesse al tempo
+stesso batter Kettler e assalir Manteuffel, forte di ben
+sessantamila, il quale, sia detto per soprappiù, il 21
+mattina non aveva più nemmeno l’inquietudine di
+Bourbaky già disfatto il 18 alla Lisaine?
+</p>
+
+<p>
+Poteva, è vero, tentarlo dopo, quando respinto il
+Kettler e rinforzato di nuove milizie e nuove artiglierie,
+la condizione disperata del Bourbaky richiedeva
+uno sforzo disperato, e sappiamo che lo tentò.
+Lo tentò; ma la nostra molta fede nel genio di Garibaldi
+non va sino al punto di credere che il suo
+temerario tentativo<a class="tag" id="tag391" href="#note391">[391]</a> sarebbe approdato. Lo sfacelo
+dell’esercito di Bourbaky era cominciato molto prima
+della sconfinata di Pontarlier; e non c’era più forza
+umana che lo potesse arrestare. Garibaldi avrebbe
+sacrificato inutilmente il suo esercito, il suo nome,
+<span class="pagenum" id="Page_584">[584]</span>
+forse la sua vita, ma non avrebbe potuto mutare i
+decreti della sorte.
+</p>
+
+<p>
+Tutto quanto un uomo, un soldato, un cittadino
+poteva fare per la più cara, la più diletta delle patrie,
+Garibaldi lo fece per la Francia; e ciò spiega
+sempre più perchè gli imbastigliati di Gravelotte e
+di Sédan, i capitolati di Metz e di Parigi non gli abbiano
+perdonato mai l’oltraggio di quel beneficio.
+Soltanto dopo la sua morte una parte della Francia
+parve voler cancellare l’ingratitudine dell’altra parte,
+decretando espressioni di pubblico cordoglio; e noi ne
+siamo lieti, non già per Garibaldi, che oramai «s’è
+beato e ciò non ode,» ma per l’onore della Francia
+stessa.
+</p>
+
+<figure class="break-before"><a id="fill-584a-inl"></a>
+ <img src="images/ill-584a-inl.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>SCHIZZO TOPOGRAFICO
+della
+CAMPAGNA DI FRANCIA — 1870 (<a href="images/ill-584a.jpg">Versione più grande</a>)</figcaption>
+</figure>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_585">[585]</span>
+</p>
+
+<h2 id="cap13"><span class="smcap">Capitolo Decimoterzo.</span>
+<span class="smaller">ULTIMI ANNI.<br>
+[1871-1882.]</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+Triste il narrare questi ultimi anni: triste, come
+lo spettacolo d’una grandezza che decade e sopravvive
+a sè stessa. Garibaldi non è oramai che il fantasma
+d’un gigante, costretto a strascinare sulla terra
+il peso della sua passata grandezza e ad assistere lentamente,
+faticosamente alla propria consunzione. Il
+leone manda ancora dal suo antro solitario qualche
+ruggito d’amore e di collera; ma l’ugna, l’ugna che
+lo rese terribile e glorioso nelle pugne del suo tempo,
+affievolita dagli anni e dall’infermità, pende inerte
+dal suo tronco invecchiato, e lo danna ad un ozio che
+è il più tormentoso de’ suoi mali e, forse, il più funesto
+dei suoi nemici.
+</p>
+
+<p>
+Perocchè la fortuna che fu larga al nostro Eroe di
+tanti favori, gli rifiutò tuttavia il più grande: quello
+di giacere sull’ultima orma delle sue vittorie e di
+morire a tempo. Parole crudeli a quanti lo conobbero
+e lo amaron vivo, ma di cui i futuri sapranno estimare
+l’alta pietà.
+</p>
+
+<p>
+È giusto, infatti, è doveroso che a noi suoi contemporanei,
+<span class="pagenum" id="Page_586">[586]</span>
+commossi tuttora dalla sua partita recente,
+ogni minuto di quella vita, ogni soffio di quel respiro
+guadagnato alla morte, sembri una ineffabile conquista;
+ma alla storia, che guarda l’uomo nell’immortalità,
+e misura il proprio amore e la propria ammirazione
+non dal numero ma dall’utilità degli anni
+vissuti, quest’appendice di giorni vuoti e prosaici,
+appiccicati ad una vita così poetica e così piena, questo
+lungo, freddo, decennale tramonto, imposto a forza
+ad un sì rapido mattino e ad un sì caldo meriggio,
+sembreranno una superfetazione capricciosa, uno strascico
+superfluo, un castigo crudele del destino, inflitto
+ad uno de’ più nobili suoi figliuoli, ed ella, per la prima,
+si studierà di affrettarne il fine condensandone in
+poche pagine la sintesi dolorosa.
+</p>
+
+<p>
+E ciò tanto più che a nessun uomo dovette increscere
+la troppo lunga vita, quanto a Garibaldi; e non
+già per filosofico tedio, o per intolleranza dei malanni
+comuni della vecchiaia; ma per fastidio di quella che
+è certamente l’infermità più tormentosa dell’eroismo:
+l’inerzia.
+</p>
+
+<p>
+Perocchè sotto la scorza logora dagli anni e dagli
+acciacchi del Garibaldi sessagenario, reduce da Dijon,
+c’era sempre il Garibaldi giovane e virile di Montevideo
+e di Marsala; c’era cioè quel contrasto tra la
+fiamma del cuore e la rigidezza delle membra, i voli
+della mente e il peso del corpo, gl’ideali dello spirito
+e le realtà della vita, che sono l’eterno tormento
+di tutte le grandi anime; e all’anima novissima di
+quel novissimo Eroe, martirio incomportabile.
+</p>
+
+<p>
+E ciò per una ragione che è la chiave di tutte le
+altre: Garibaldi non credeva fornita la sua giornata.
+</p>
+
+<p>
+Da giovane era partito troppo da lontano, verso
+una cima troppo eccelsa, perchè ora anche la lunga
+<span class="pagenum" id="Page_587">[587]</span>
+via percorsa gli paresse termine ultimo al suo viaggio.
+Vedeva, in gran parte per opera sua, la patria
+una; ma era dessa forte, gloriosa, felice, quale l’aveva
+sognata? E al di là della patria non v’erano altre
+patrie, ed altre patrie ancora? E al di sopra di tutte
+le patrie non v’era dessa l’umanità? Forse che colla
+indipendenza delle nazioni tutti i problemi politici,
+sociali del suo tempo erano risolti? Ma le reliquie di
+Roma sacerdotale chi le spazzava? E i privilegi sopravviventi
+chi li aboliva? E alle plebi affamate chi
+provvedeva? E gli eserciti stanziali quando si trasformavano?
+E la fratellanza dei popoli, e gli Stati Uniti
+d’Europa, e la pace universale quando si proclamavano?
+Quanti mali da rimediare; quante battaglie da
+combattere; quante mete da raggiungere ancora!
+</p>
+
+<p>
+Ora si prenda un uomo simile, invecchiato in queste
+idee, avvezzo non a bandirle soltanto colle parole,
+ma a confermarle coi fatti e segnarle col sangue,
+e poscia lo si sforzi a ripassarle, ruminarle e rimuginarle
+per dieci anni nel silenzio d’un’isola deserta,
+tra i soliloqui d’un ozio forzato, chiudendogli colla
+vasta palestra de’ campi di battaglia l’unica distrazione
+e l’unico sfogo, al troppo e al vano delle sue
+utopie e delle sue chimere; si configga a un tratto
+il protagonista operoso sullo scanno dello spettatore
+inerte; si costringa il più battagliero de’ condottieri,
+il più infaticabile de’ cavalieri erranti ad entrare nella
+giornea dell’apostolo verboso o del gazzettiere polemista;
+si trasformi insomma l’uomo d’azione in uomo
+di parola, obbligandolo a barattare i poderosi colpi
+di spada della giovinezza nelle ventose figure rettoriche
+della vecchiaia, e il concitato imperio e il celere
+obbedir delle battaglie, in prolisse concioni, in
+elaborati programmi ed in sofistiche lucubrazioni, e si
+<span class="pagenum" id="Page_588">[588]</span>
+avrà un concetto delle torture morali che Garibaldi
+dovette provare negli ultimi suoi anni; e al tempo
+stesso la ragione più interiore e più vera delle contraddizioni,
+degli errori, de’ difetti, che ombreggiano
+più foscamente che mai quest’ultimo periodo della
+sua vita.
+</p>
+
+<p>
+Non furono però nè errori ignobili nè contraddizioni
+spregevoli, nè difetti volgari. La parola fu sovente
+condannabile; il pensiero stesso talvolta confutabile;
+ma l’intento non cessò mai d’esser puro
+ed elevato.
+</p>
+
+<p>
+Anche l’epistolario di Garibaldi, specialmente il volume
+più farraginoso del suo ultimo decennio, avrebbe
+mestieri d’un rogo purificatore; ma quando la fiamma
+avrà compiuta l’opera sua, sopra le scorie della veste
+informe e selvaggia, in mezzo agli atomi volatili delle
+idee stravaganti e fantastiche, rimarranno sempre, ceneri
+pure e inconsumabili, le reliquie d’un pensiero
+e d’un amore eterni: il pensiero e l’amore della
+umanità.
+</p>
+
+<p>
+Nel 1871, col sangue acre ancora degli influssi del
+partito rivoluzionario francese, che, non ostante tutti
+i suoi torti, era stato ancora il solo amico e difensore
+ch’egli avesse trovato in Francia, scrive una lettera
+all’avv. Petroni, che si potrebbe dire un’apoteosi
+della <i>Comune</i>; ma ecco che in fondo all’epistola, tornando
+come sopra sè stesso, e chiedendosi che cosa
+sia l’<i>Internazionale</i>, la figura e la presenta così pura
+d’intendimenti, così temperata di mezzi, così diversa
+insomma dalla realtà, che nell’atto in cui sta per farne
+l’apoteosi ne pronuncia la condanna.<a class="tag" id="tag392" href="#note392">[392]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_589">[589]</span>
+</p>
+
+<p>
+Quattro anni dopo, nel 1875, quasi lo crucciasse
+il pensiero di non aver fatto abbastanza per Roma,
+gli balena l’idea, grandiosa certamente, di convertire
+il Tevere in un canale navigabile da Roma al
+mare, risanare l’Agro romano, restituire all’antica
+metropoli del mondo la prisca prosperità, bandendo
+da essa alla terza Italia un intero programma di
+nuova vita economica e sociale.
+</p>
+
+<p>
+E non si ferma ad una vaga proposta; ma rattratto
+dall’artritide, torturato da reumi, abbandona Caprera,
+arriva improvviso a Roma, lasciando per alcuni giorni
+<span class="pagenum" id="Page_590">[590]</span>
+trepidi de’ suoi propositi amici e nemici; e colà, dichiarato
+a tutti il fine che lo moveva, spiega ne’ suoi
+minuti particolari il suo progetto; invoca ed ottiene
+per esso il patrocinio di Vittorio Emanuele, il favore
+d’un grandissimo numero di uomini tecnici e parlamentari
+e il consenso del Governo medesimo; il quale
+però, o perchè non trovasse effettuabile il disegno,
+come andava egli stesso dicendo, o perchè in suo segreto
+fosse poco propizio alla proposta a cagione del
+proponente, tirò siffattamente in lungo il negozio, che
+il Generale vessato, stanco, nauseato ormai di tutte
+quelle lungherie e quegli andirivieni «di Commissioni
+che nominavano le sotto Commissioni» per non approdare
+mai a nulla, abbandonò per disperata l’impresa,
+portando seco l’ingiusto sospetto d’essere stato
+canzonato, e un rancore di più contro il governo della
+parte moderata che accagionava di tutti i mali.<a class="tag" id="tag393" href="#note393">[393]</a>
+</p>
+
+<p>
+Salutò quindi egli pure come l’aurora d’un’èra
+novella l’assunzione della Sinistra parlamentare al
+governo; e nei primi mesi plaudì ai magniloquenti
+programmi, diede il pegno del suo nome alle lusingatici
+promesse, distribuì ai novelli ministri, succedentisi
+con vertiginosa vicenda, diplomi di genio e
+di patriottismo, inneggiò ai regni della Riparazione:
+<i>Saturnia regna</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ma la Sinistra aveva troppo promesso per poter
+tutto mantenere; d’altra parte i prodigi per accontentare
+Garibaldi neppur essa poteva farli; talchè non
+<span class="pagenum" id="Page_591">[591]</span>
+correranno molti mesi che il principale suo paladino ne
+sarà divenuto il principale avversario. Eccolo quindi
+nel 1879 piombare di nuovo come folgore a Roma, destandovi
+le consuete alternative d’inquietudine e d’entusiasmo,
+e predicando a tutti, dal Re che lo visitava
+pel primo in sua casa, al più modesto giornalista e
+al più umile operaio, la necessità di disfarsi dell’<i>uomo
+fatale</i>, e l’uomo fatale era per lui il Depretis; di riconciliare
+tutte le frazioni discordi della Sinistra, cementandone
+con un Ministero che ne comprendesse le
+sommità più pure l’auspicata concordia;<a class="tag" id="tag394" href="#note394">[394]</a> di affrettar
+soprattutto l’adempimento delle fatte promesse, che
+per Garibaldi non ammettevano indugi e non conoscevano
+confine.
+</p>
+
+<p>
+Nè basta, come alla demolizione della Sinistra costituzionale
+tutti i partiti radicali avevan interesse,
+così riuscì loro, giovandosi dello stato di esaltazione
+in cui l’Eroe si trovava, d’averlo facilmente complice
+d’un loro disegno: e complice, per Garibaldi, non poteva
+voler dire che gonfaloniere e capitano.
+</p>
+
+<p>
+Per la qual cosa eccotelo in brevi giorni a capo
+d’una così detta <i>Lega della Democrazia</i>, la quale raccogliendo
+sotto una specie di bandiera neutra tutte
+le gradazioni del partito radicale, dall’unitario al federalista,
+dal Mazziniano al Garibaldino, dal repubblicano
+<i>insurrezionista</i> al repubblicano <i>evoluzionista</i>,
+ponesse in mora la Monarchia, o di concedere il suffragio
+universale, la revisione della Costituzione, la
+trasformazione degli eserciti permanenti in nazione
+armata, l’incameramento di tutte le proprietà ecclesiastiche,
+l’abolizione della legge delle guarentigie al
+<span class="pagenum" id="Page_592">[592]</span>
+Papato spirituale, e un micolino di riforme sociali — o
+di cadere. Quest’ultima parola, a dir vero, non era
+espressamente scritta, ma era nella maggior parte dei
+compilatori del grande programma sottintesa; e per
+ciò appunto, Garibaldi, organicamente impenetrabile
+ai sottintesi ed alle anfibologie, non la capì e la sottoscrisse.
+Gli avessero detto chiaro: oggi poniamo a
+Casa di Savoia il dilemma o di darci la repubblica — o
+d’andarsene, Garibaldi, che al di sopra d’ogni
+repubblica aveva posto sempre l’unità e la concordia
+della patria, che ebbe sempre un religioso orrore anche
+del solo nome di guerra civile, che intendeva per
+Repubblica la «Dittatura d’un uomo onesto» ed era
+sempre stato alieno dalle sottigliezze dei dottrinari,
+come egli li chiamava, che gli facevan corona, Garibaldi,
+lo crediamo fermamente, non avrebbe mai sancito
+quel pericoloso dilemma, nè dato il suo nome al
+cartello di sfida che lo intimava.
+</p>
+
+<p>
+Ma così la sua passata per Roma, al pari della
+famosa <i>Lega</i> da lui cresimata, lasciò, come suol dirsi,
+il tempo che aveva trovato. La Sinistra continuò a
+volgersi in sè stessa co’ denti: in luogo del suffragio
+universale promise una riforma, di cui soltanto la
+prova de’ fatti potrà dimostrare la bontà e contro
+la quale i primi a ribellarsi furono i medesimi radicali
+della <i>Lega</i>; mise quattro anni ad abolire la
+gabella del macinato, che doveva sparire al tocco
+di bacchetta magica; l’esercito stanziale è per fortuna
+d’Italia sempre in piedi; la legge delle guarentigie
+riconosciuta dai replicati giuramenti di fedeltà dei
+nuovi governanti par più sicura che mai; la riforma
+sociale sembra piuttosto destinata a divenire un programma
+della nuova Destra che della vecchia Sinistra;
+qualche bandieretta rossa a saliscendi fu non
+<span class="pagenum" id="Page_593">[593]</span>
+vista, qualche grido non interamente ortodosso fu
+compatito; ma la libertà piena di spiegar al vento
+i vessilli e di levare al cielo i voti della repubblica
+non fu per anco concessa: finalmente i <i>Comitati dell’Irredenta</i>,
+dopo essere stati per qualche tempo carezzati
+in segreto, furono essi pure scomunicati e
+disciolti in pubblico, con uno zelo da meritare la gratitudine
+dell’Austria stessa.
+</p>
+
+<p>
+Ora tutto ciò non era fatto certo per strappare
+gli applausi dell’Eroe, il quale tornato a Caprera, già
+<i>senex querulus</i> egli pure, si pentiva sempre più d’aver
+accordato il suo patrocinio a quella Sinistra così fedifraga
+alle sue promesse; e ad ogni atto del governo
+che urtasse nelle sue idee ripigliava a borbottare, a
+maledire, a sfolgorare de’ suoi anatemi anche coloro
+tra i Ministri che gli erano stati più cari; non rispettando
+nella cecità dell’ira sua nemmeno il suo
+Benedetto Cairoli (sol perchè gli fece sostenere il genero
+Canzio, condannato dai Tribunali per discorsi
+sovversivi), coprendo d’un oltraggio plebeo, che la
+penna sdegna ripetere, colui che poco prima aveva egli
+stesso proclamato il «Baiardo della democrazia.»
+</p>
+
+<p>
+Eppure dalla Sinistra accettò due favori, per varie
+cagioni non dimenticabili. Fin dal 1875, il ministro
+Minghetti, edotto delle angustie finanziarie del Generale
+che già confinavano colla povertà, penetrato, al
+pari della nazione intera, da un alto sentimento di
+riconoscenza verso l’uomo che tanto aveva operato e
+tutto sacrificato per la patria sua, aveva ottenuto che
+il Parlamento approvasse e il Re sancisse (Vittorio
+Emanuele non aveva mestieri che altri lo istruisse
+delle quotidiane necessità del suo grande amico)
+una Legge che accordava a Garibaldi una rendita
+di lire cinquantamila annue a decorrere dal 1º gennaio
+<span class="pagenum" id="Page_594">[594]</span>
+1875 ed inoltre un’annua pensione vitalizia di
+altre cinquantamila lire colla stessa decorrenza.<a class="tag" id="tag395" href="#note395">[395]</a>
+</p>
+
+<p>
+Ma Garibaldi in sulle prime scorse in quel dono
+un salario a’ suoi servigi, un oltraggio al suo disinteresse,
+una vittoria de’ suoi nemici, una perdita di
+quella indipendenza che fino allora era stata la più
+preziosa delle sue ricchezze, ed aspramente rifiutò. E
+in verità se egli avesse potuto respingere quel dono,
+l’aureola della sua fronte avrebbe avuto una stella
+di più. Ma la vita ha realtà implacabili; realtà che
+non perdonano nemmeno agli eroi, e Garibaldi pure
+dovette piegarvi la fronte.
+</p>
+
+<p>
+Finchè durò al potere la Destra persistette nel rifiuto;
+ma venuto agl’Interni Giovanni Nicotera e conosciuto
+più dappresso tutte le strettezze in cui il
+Generale si dibatteva, toccato egli stesso con mano la
+prova che così egli come i suoi figli potevano essere
+minacciati da un istante all’altro da una levata di
+creditori e dallo scandalo d’un fallimento, trovò in un
+forte sentimento di dovere il coraggio di dipingere
+<span class="pagenum" id="Page_595">[595]</span>
+al Generale tutta la gravità delle condizioni sue, chiedendogli
+un’altra volta l’accettazione di quel dono,
+che non era insomma se non il compenso inadeguato
+de’ suoi grandi servigi e un tributo doveroso che l’intera
+nazione veniva volontaria a deporre a’ suoi piedi.
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia l’Eroe riluttò ancora, durando per parecchi
+giorni una delle più fiere battaglie della sua
+vita. Ma posto finalmente tra la sua fierezza d’uomo
+e il suo amore di padre, sbigottito dal pensiero di non
+lasciare a’ suoi figli che un retaggio di miseria e forse
+di disonore, premuto, incalzato da ogni parte, dai parenti,
+dagli amici, consapevoli più di lui dei pericoli
+che da ogni parte stringevano, piegò tristamente il capo
+a inesorabile fato ed accettò. E corse la voce che nel
+dare il doloroso assenso, mormorasse sospirando cupamente
+«anche questo mi fanno fare,» le quali parole
+dette o pensate soltanto che siano, dovranno risuonare
+come un perpetuo rimorso nella coscienza di
+coloro che lo posero nella disperata necessità di subire
+quel grande sacrificio, e quasi sull’orlo del sepolcro
+gli rapirono quella che sarebbe stata la gemma
+più sfolgorante della sua corona: la gloria del morir
+povero.
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+Quell’amarezza però gli venne raddolcita ben presto
+da una grande consolazione. Sappiamo di toccar un
+delicatissimo tasto e vi scivoleremo leggieri. Chi lesse
+quanto ne dicemmo noi stessi<a class="tag" id="tag396" href="#note396">[396]</a> sa come il matrimonio
+di Garibaldi colla signora marchesa Giuseppina Raimondi
+sia rimasto in quello stato che i legali chiamano:
+rato e non consumato.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_596">[596]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dal giorno in cui i due coniugi si separarono a Fino,
+essi non s’incontrarono, non si videro, possiamo soggiungere
+non si perdonarono più, e il loro vincolo si
+mutò da quell’ora in quella specie di catena lunga
+che la nostra sapiente legislazione civile inventò col
+nome di «separazione,» e la quale non essendo nè la
+libertà nè la schiavitù, nè il matrimonio nè il libero
+amore, pone i falsi coniugati nell’alternativa perpetua
+o del celibato obbligatorio o del concubinato forzoso
+e crea in mezzo alla nostra società quelle condizioni
+famigliari scandalose e violenti di cui Giuseppe Garibaldi
+e Giuseppina Raimondi furono uno degli esempi
+più celebri, ma non più dolorosi.
+</p>
+
+<p>
+Se non che a quale de’ due partiti dell’alternativa
+si sia appigliato Garibaldi, non è mestieri ridirlo.
+Alla castità si sentiva negato; e un giorno conosciuta,
+come ogni mortale conosce, la signora Francesca Armosino,
+n’ebbe da lei, a lunghi intervalli, tre figli:
+Clelia, nata il 16 febbraio 1867; Rosita, nata il 10 luglio
+1869, morta il 1º gennaio 1871; Manlio, nato il
+23 aprile 1873.<a class="tag" id="tag397" href="#note397">[397]</a>
+</p>
+
+<p>
+Ora di fronte a questi fatti che cosa potevano desiderare
+e volere, Garibaldi, la signora Raimondi, la
+signora Francesca; che cosa avrebbero potuto desiderare
+e volere, giunti all’età del raziocinio i figli
+stessi nati da lei? E che cosa, aggiungiamo noi,
+potrebbe desiderare e volere non diciamo la legge
+scritta de’ codici, ma la legge morale scritta nella
+coscienza di tutto l’uman genere?
+</p>
+
+<p>
+Da un lato un’unione fittizia rimasta sterile; dall’altro
+un vincolo reale saldato da diciannove anni
+<span class="pagenum" id="Page_597">[597]</span>
+d’amore e dal pegno di tre figli; di qua la famiglia
+legale, ma immaginaria, di là una famiglia illegittima,
+ma vera; di qua tre bambini innocenti a cui un atto
+di giustizia può dare un nome, di là due donne, all’una
+delle quali la legge può riscattare il fallo, e
+all’altra riconsacrare il suo amore; in verità nè Garibaldi,
+nè la signora Raimondi, nè la signora Armosino,
+nè, a parer nostro, i tribunali depositari della
+morale pubblica e privata, potevano esitare più. I coniugi
+Garibaldi Raimondi se ebbero un torto fu di
+aver troppo atteso: essi dovevano chiedere molto
+prima che la legge regolasse la loro anormale condizione,
+e ciò tanto più che ai molti e solenni argomenti
+morali se ne aggiunsero, a quanto sembra, parecchi
+di stretto ordine legale che confermavano il
+loro diritto.
+</p>
+
+<p>
+Comunque, sul principiare del 1879 deliberarono
+d’accordo di domandare o la nullità o lo scioglimento
+del loro matrimonio, ma al primo passo furono sfortunati:
+il Tribunale Civile di Roma con una sua sentenza
+del 6 luglio 1879 respinse la loro istanza.
+</p>
+
+<p>
+Allora Garibaldi non ebbe più posa. Tempestava
+di lettere gli amici e i giornali, consultava avvocati,
+scongiurava il giovane Re, se i tribunali non lo potevano,
+a sciogliere egli stesso con un colpo della sua
+autorità dittatoria il nodo iniquo (a queste teoriche
+garibaldine siamo già avvezzi); voleva a forza che il
+Cairoli, Presidente del Consiglio, proponesse al Re
+un decreto, o alla Camera una legge, che lo liberasse
+dal giogo incomportabile e gli desse modo di
+divenir marito e padre legittimo della sua donna e
+de’ suoi figli.
+</p>
+
+<p>
+E va da sè che Re e Ministro si rifiutassero all’atto
+autoritario, d’onde novelle sfuriate dell’Eroe,
+<span class="pagenum" id="Page_598">[598]</span>
+pacificate ben presto dalla notizia che un celebre avvocato,
+il più celebre d’Italia, Pasquale Stanislao
+Mancini, assumeva su di sè l’ardua causa, sicchè non
+era disperabile che la Corte d’Appello revocasse la
+prima sentenza e facesse paghi i reclamanti. E così
+avvenne.
+</p>
+
+<p>
+La Corte d’Appello di Roma, considerato principalmente
+che il matrimonio Garibaldi Raimondi
+avvenne sotto il regime del diritto austriaco, emanante
+dal Concordato del 1855, il quale appunto ammetteva
+la nullità dei matrimoni <i>rati e non consumati</i>,
+colla sua sentenza del 14 gennaio 1880 «dichiarava
+Giuseppe Garibaldi libero dal vincolo del matrimonio
+celebrato in Como il 24 gennaio 1860 ed il matrimonio
+stesso destituito d’ogni conseguenza giuridica.»
+</p>
+
+<p>
+Ne fu beato il Generale e pochi giorni dopo la
+pronunciata liberazione, il 26 gennaio, innanzi al Sindaco
+della Maddalena dava la mano di legittimo
+sposo alla sua Francesca, e, cosa forse per lui anche
+più dolce, il nome a’ suoi bambini che adorava. Non fu
+così piena e unanime la soddisfazione del pubblico, e
+del forense in principal modo. Più d’uno, riguardando
+la causa solo dal punto di veduta giuridico; reputò
+il primo voto della Corte d’Appello romana un’aperta
+illegalità, un diritto privilegiato creato per un uomo
+privilegiato, una violazione insomma di tutti i principii
+della nostra legislazione civile.
+</p>
+
+<p>
+Va da sè che noi non osiamo metter verbo in siffatta
+lite: noi, indotti, consideriamo il problema nel
+rispetto più umile e più comune della moralità e della
+naturale giustizia, e, confessiamo il vero, nella nostra
+coscienza di giurati avremmo noi pure pronunciato
+l’annullamento. Sia pur stata violata, in qualche punto
+delle sue rigide forme, la legge; ma lo diremo con
+<span class="pagenum" id="Page_599">[599]</span>
+un egregio giureconsulto: «Noi confessiamo di non
+poter soffocare un intimo e prepotente sentimento di
+soddisfazione che le incongruenze giuridiche dei canoni
+e dei causisti abbiano permesso di rimediare ad
+una condizione di cose, dolorosa ad un tempo ed eccezionalmente
+immorale.<a class="tag" id="tag398" href="#note398">[398]</a>»
+</p>
+
+<h3>III.</h3>
+
+<p>
+Ma in sullo scorcio del 1880 le condizioni di salute
+del Generale declinarono rapidamente. L’artritide si
+era fatta cronica e invincibile, e gli sformava mani
+e piedi in modo miserando. Ogni moto, eccettuato
+quello della carrozzella a mano, gli era interdetto. Gli
+organi vitali funzionavano regolarmente, la mente era
+lucida, la energia morale vivace, ma una paralisi incipiente
+delle membra ed un catarro senile costringevano
+medici ed amici alla più grande vigilanza. E ciò non
+ostante intendeva curarsi a modo suo; dai medici non
+accettava che i consigli che gli garbavano; non voleva
+rinunciare nè anche nella stagione men propizia
+ai bagni, ed era tanto difficile governarlo da ammalato,
+quanto guidarlo da sano.
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia, anche in questo stato, appena udì che
+suo genero era stato arrestato a Genova, volle a forza
+farsi portare colà per protestare, almeno colla presenza,
+contro quello che a lui era parso una violazione
+ed un arbitrio; e pochi giorni dopo, invitato a
+partecipare in Milano alla commemorazione di Mentana
+<span class="pagenum" id="Page_600">[600]</span>
+ed allo scoprimento del suo monumento, si faceva
+mettere in vagone e partiva. E il suo ingresso nella
+capitale lombarda fu lo spettacolo più pietoso a cui
+la grande città avesse da tempo assistito. Steso sopra
+un letto, trascinato a passi lenti da una grande
+carrozza, bianca la barba, cereo il viso, immobile la
+persona, le mani rattrappite involte in un fazzoletto,
+coperto il capo da una papalina dorata e argentata,
+ammantellato in una specie di paludamento pontificale,
+Garibaldi sembrava piuttosto la salma d’un
+santo portato a processione da un popolo di devoti,
+che il corpo vivo d’un uomo! «Pare sant’Ambrogio!»
+mormorava il popolino milanese, memore
+de’ giorni in cui faceva passeggiare per la città il suo
+antico protettore, e forse l’analogia che la fantasia
+popolare trovava tra quel vecchio Pontefice armato
+della libertà latina e il belligero arcivescovo campione
+della nuova fede romana contro la prepotenza
+gotica, non era fisica soltanto. Pure quella reliquia
+d’eroe non s’arrendeva ancora; imperterrito accettava
+tutti gl’inviti, si prestava a tutte le cerimonie,
+riceveva a centinaia visite ed omaggi ed assisteva
+il 3 novembre da una loggia apposita, all’inaugurazione
+del monumento per cui era venuto; soltanto
+così egli che lo faceva come coloro che glielo permettevano
+o consigliavano, non pensavano abbastanza
+che ognuna di quelle fatiche era un giorno di più
+sottratto alla sua vita?<a class="tag" id="tag399" href="#note399">[399]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_601">[601]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nel 1881, non soltanto per ragioni di salute, aggravatasi
+anche per una caduta fatta dalla carrozzella
+sugli scogli di Caprera, d’onde n’ebbe la testa ferita
+e qualche minuto di deliquio, si recava sopra la riviera
+ligure e in certa villetta d’Alassio vi passava
+due mesi d’inverno in una placida e forse ristoratrice
+solitudine.
+</p>
+
+<p>
+Se non che aveva appena, può dirsi, riposto il piede
+nel suo eremo, che scoppiò il conflitto italo-francese
+per la questione tunisina, quindi l’una cosa dietro
+l’altra: il grido delle prepotenze del signor Roustan,
+la invasione della Reggenza, l’estorsione del trattato
+del Bardo, gli insulti alla nostra bandiera, gli eccidi
+dei nostri operai a Marsiglia, le contumelie quotidiane
+della stampa francese buttateci in viso a piene mani,
+e tutto insomma quell’insieme di fatti che misero in
+chiara luce a qual caro prezzo la nostra vicina repubblicana
+ci presterebbe la sua amicizia, e qual
+frutto usuraio d’umiliazioni e di servitù ella pretenda
+ancora dal beneficio, principalmente imperiale,
+di Solferino e di Magenta, pagato tuttavia abbastanza
+collo scotto di Nizza e di Savoia, e col sangue di
+Mentana e di Dijon.
+</p>
+
+<p>
+Ora s’immagini a queste notizie il vecchio Eroe!
+Pareva che tutti quegli oltraggi fatti alla patria sua,
+penetrassero come lame di spada nel suo petto, tanto
+erano acute le urla di dolore e di collera che mandava.
+<span class="pagenum" id="Page_602">[602]</span>
+Schizzava fuoco e fiamme, e se avesse contato
+alcuni anni di meno, è difficile pensar qual nuovo incendio
+avrebbe suscitato in Italia. Avreste detto che
+al limitare del sepolcro, nel punto stesso che la compagine
+del suo corpo si sfasciava, l’anima sua ringiovanisse
+e sfolgorasse nuovamente di tutta l’energia
+de’ suoi giorni più gagliardi.
+</p>
+
+<p>
+Null’altro potendo, parlava e scriveva, ma eran
+scritti e parole che valevano fatti. Egli solo parve a
+quei giorni la voce della nazione; e quegli Italiani,
+la grande pluralità pur troppo, che avevan stimato
+doveroso subire l’oltraggio con quel temperato risentimento
+e quella dignitosa rassegnazione con cui si
+sopporta una insignificante mancanza di galateo in
+una conversazione, quegli Italiani dovettero sentire
+ognuna di quelle parole piombar loro sull’anima come
+tante goccie roventi e destarvi almeno un istante di
+vergogna e di rimorso. Prima aveva cominciato con
+una nota più temperata: «Io sono amico della Francia
+e credo si debba fare il possibile per conservare
+la di lei amicizia. Però siccome sono Italiano anzitutto,
+darò lietamente questo resto di vita acciò l’Italia
+non sia oltraggiata da chicchessia....<a class="tag" id="tag400" href="#note400">[400]</a>» Poi alzando
+il tono coll’incalzar degli avvenimenti: «Il trattato
+della Francia col Bey fece crollare la buona opinione
+che io avevo per la Francia.... e se i suoi ingiusti
+procedimenti in Africa continuano, ci costringerà a
+ricordarci che Cartagine e Nizza sono francesi come
+io sono tartaro, e che nell’antica Cartagine gli Italiani
+hanno tanto diritto quanto la Francia, e che
+devono tendere alla completa indipendenza della Tunisia.<a class="tag" id="tag401" href="#note401">[401]</a>»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_603">[603]</span>
+</p>
+
+<p>
+E quasi tutto ciò non fosse ancora abbastanza
+esplicito, come uomo cui tarda di dir tutto e nella
+forma più chiara il suo pensiero, prorompeva:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="indr">
+«Caprera, 22 settembre 1881.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Miei cari amici,
+</p>
+
+<p>
+»Lavare la bandiera italiana trascinata nel fango per
+le vie di Marsiglia — e stracciare il Trattato — tolto colla
+violenza — al Bey di Tunisi: solo a tal patto gl’Italiani
+potranno tornare a fraternizzare coi Francesi — lasciare a
+Bismarck accarezzare il Papato, e non oltraggiare la Repubblica
+coll’alleanza della menzogna — dalla quale si minaccia
+l’Italia.
+</p>
+
+<p>
+»I nostri vicini da ponente a levante devono capire esser
+finiti i tempi delle loro villeggiature <i>nel bel paese</i>. E se
+han paura i........, gl’Italiani sono disposti a non tollerare
+oltraggi.
+</p>
+
+<p>
+»Sono
+</p>
+
+<p class="indr">
+»vostro<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.<a class="tag" id="tag402" href="#note402">[402]</a>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Nè di sole parole si contentava. Udito che Palermo
+si prepara a festeggiare il suo Vespro, vede in quella
+commemorazione della disfatta angioina un risveglio
+del sentimento nazionale, e ad ogni costo, non sappiam
+se sprezzando i consigli de’ medici e de’ parenti,
+perchè di questi consigli non si vide la prova, ma
+certo sprezzando i consigli della sua salute, deliberò
+di recarsi a Palermo. Solo concede a sè stesso, non
+sapremmo se dire il riposo, o la fatica maggiore, di
+arrivarvi a piccole giornate, posando prima a Napoli,
+rivedendo le Calabrie, rifacendo a ritroso, come chi
+ricorda, la strada trionfale del 1860. E parte, e il
+21 gennaio è a Napoli: ricevuto con delirio dalla
+città, che dal 60 in poi non l’aveva più riveduto, ma
+<span class="pagenum" id="Page_604">[604]</span>
+che rispettando il suo stato lo lascia tranquillo per
+oltre due mesi nella villa del signor Maclean a Posilipo,
+dove entrando, alla vista del magnifico golfo,
+esclama col nostalgico affetto del vecchio marinaio:
+«Oh bello questo mare!»
+</p>
+
+<p>
+Colà però il corpo riposava, non lo spirito ancora.
+Egli non perde d’occhio Tunisi, e ad un certo punto
+è tale la nausea che lo prende delle rodomontate
+francesi e della dappocaggine italiana, che a pochi
+giorni di distanza scrive al signor Leo Taxil: «È finita,
+la vostra repubblica chiercuta non ingannerà più
+alcuno. L’amore e la venerazione che avevamo per
+lei si son mutati in disprezzo.<a class="tag" id="tag403" href="#note403">[403]</a>» E ad un ministro
+italiano andato a visitarlo, soggiungeva: «Lessi in
+qualche giornale che trattate con la Francia, per trovar
+<span class="pagenum" id="Page_605">[605]</span>
+modo di accettare senza scandalo il trattato del
+Bardo. Non lo fate. Una nazione non può mai tollerare
+le offese. E, se lo farete, io, vecchio, che non
+potrò correre l’Italia gridando vendetta contro di voi,
+io mi farò trascinare qui alla Riviera di Chiaia e in
+via Toledo, e sputerò sul viso alle guardie di pubblica
+sicurezza e alle sentinelle dell’esercito italiano,
+finchè o una mi uccida con un colpo di baionetta, o
+mi si porti a morire in prigione. Così, se voi farete
+quello, io farò che voi mi ammazziate, sperando che
+la mia morte muova contro di voi il popolo.<a class="tag" id="tag404" href="#note404">[404]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Tanta era ancora la fiamma vitale in quel settuagenario
+disfatto!
+</p>
+
+<p>
+E dicasi pure ch’egli esagerava; a parer nostro,
+l’esagerazione era più nella forma che nel sentimento;
+ma gli è sol quando un paese esagera a questo modo,
+sente di sè e del proprio onore in siffatta guisa, che si
+fa rispettare dagli amici e dai nemici, e diventa grande.
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+
+<p>
+Da Napoli a traverso le Calabrie, posando una notte
+a Catanzaro, parte in vettura, parte in ferrovia, pellegrinaggio
+micidiale a quell’uomo, arrivò allo Stretto,
+e di là, salutata la sua Messina, entrò il 28 marzo,
+di mattina, a Palermo.
+</p>
+
+<p>
+Ma qui pure, come a Milano, come a Napoli, sorvoleremo
+alle accoglienze, poichè l’immaginarle è più
+facile che il descriverle. Noteremo soltanto un episodio
+singolare. Si era fatta correre la voce che il Generale,
+affranto dal lungo viaggio, avesse talmente bisogno
+di riposo che persino le grida e gli applausi
+<span class="pagenum" id="Page_606">[606]</span>
+avrebbero potuto nuocergli. Ond’ecco tutta la popolazione
+palermitana, concorde per incanto in un solo
+sentimento, soffocare le voci, smorzar i passi, domar
+l’indole espansiva ed entusiastica, e al Generale, cui
+aveva forse preparato uno dei suoi più strepitosi baccanali
+di gioia, render l’omaggio, nobile, delicato,
+figliale del silenzio.<a class="tag" id="tag405" href="#note405">[405]</a>
+</p>
+
+<p>
+All’indomani Garibaldi, ospitato lungo la marina
+nel casino del signor Ugo Delle Favare, Sindaco di
+Palermo, scriveva di tutto suo pugno, con sforzo grandissimo
+della mano, ma lucido ancora di mente, questo
+Manifesto ai Palermitani, che senza toccare della
+Francia, la quale già pareva tornar verso l’Italia a
+meno violenti consigli, riepilogava il supremo ideale
+ghibellino del Vespro, e insieme gli amori e gli odii
+più antichi dell’anima sua.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«A te, Palermo — città delle grandi iniziative, maestra
+nell’arte di cacciare i tiranni — appartiene il diritto della
+sublime iniziativa di cacciare dall’Italia il puntello di tutte
+le tirannidi, il corruttore delle genti che — villeggiando sulla
+riva destra del Tevere — sguinzaglia di là i suoi neri cagnotti
+alla adulterazione del suffragio universale, quasi ottenuto,
+dopo essersi provato a vendere l’Italia per la centesima
+volta.
+</p>
+
+<p>
+»Ricordati — o valoroso popolo — che dal Vaticano si
+mandarono benedizioni agli sgherri che, nel 1282, cacciasti
+con tanto eroismo.
+</p>
+
+<p>
+»Forma, quindi, nel tuo seno — dove palpitano tanti
+cuori generosi — una associazione che abbia il titolo di
+<span class="pagenum" id="Page_607">[607]</span>
+<i>Emancipatrice dell’intelligenza umana</i>, la cui missione sia
+quella di combattere l’ignoranza e svegliare il libero pensiero.
+</p>
+
+<p>
+»Occorre andare, per ciò, tra le plebi della città e delle
+campagne, per sostituirvi alla menzogna la religione del Vero.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Giuseppe Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+E trascorriamo ancora sulle feste, sulle visite,
+sulle ovazioni, tutte minori di quelle che avrebbe volute
+il popolo palermitano, maggiori pur sempre di
+quelle che le condizioni minacciosissime del suo ospite
+potevano comportare. Il 31 marzo, infatti, anniversario
+del terribile eccidio, il Generale non potè assistere alla
+lunga cerimonia; ma due giorni prima di partire volle
+visitare ad ogni patto la storica chiesa di Santo Spirito
+e giunto sulla piazza del famoso «mora, mora,»
+pronunciò con voce commossa, ma chiara: «Onoriamo
+la memoria dei nostri padri palermitani che seppero
+scacciare i tiranni, e dico i nostri padri perchè
+anch’io mi credo palermitano come voi.»
+</p>
+
+<p>
+All’indomani suo figlio Menotti leggeva alla folla
+radunata sotto le sue finestre, al chiarore d’una serenata,
+un affettuoso addio del padre, nel quale egli si
+protestava ancora «figlio di Palermo,» e il 17 aprile,
+mattina, imbarcato sul <i>Cristoforo Colombo</i> risalpava
+per Caprera....
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+
+<p>
+Non doveva uscirne più. Tra l’aprile e il maggio
+le notizie del suo stato di salute s’erano fatte sempre
+più rare e confuse; la notte dal 2 al 3 giugno corser
+l’uno dietro l’altro i telegrammi: Garibaldi è agonizzante:
+Garibaldi è morto. Corre il detto: «che
+<span class="pagenum" id="Page_608">[608]</span>
+saetta previsa vien più lenta;» infatti da parecchi
+anni l’Italia vedeva il suo Eroe morire giorno per
+giorno, e vi era tristamente apparecchiata; tuttavia
+come il colpo non fu preceduto da alcun segno prenunziatore,
+così l’effetto ne parve ugualmente fulmineo
+e tremendo.
+</p>
+
+<p>
+E l’Italia, com’era da attendersi, si scosse in sussulto
+e guardò sbigottita la immensità della perdita
+che aveva fatto. Un sol pensiero occupa in un subito
+tutte le menti, un sol nome corre su tutte le labbra;
+una folla triste e come trasognata ingombra le
+vie; le bandiere si abbrunano, le feste si sospendono,
+i negozi si differiscono: i teatri, le scuole, le officine
+si chiudono: la concordia della sventura affratella,
+come nel funebre giorno di Vittorio Emanuele, gli
+affetti e le opinioni più discordi: quei medesimi che
+ieri ancora sprezzavano ed aborrivano l’implacato nemico,
+s’arrestano riverenti innanzi al cordoglio della
+nazione e sentono essi pure muoversi qualcosa nel
+loro cuore, che se non è peranco dolore, è rispetto
+e pietà. E tuttavia, l’ansietà che tutti preme, appena
+scosso il primo stordimento della percossa, è il conoscere
+la storia degli ultimi momenti dell’eroe! Come
+e quando morì? e chi l’attorniava e chi l’assistette,
+e quali furono le ultime sue parole, e chi raccolse
+l’estremo suo respiro, e chi gli chiuse gli occhi, e chi
+lo compose sul letto di morte?
+</p>
+
+<p>
+Nel mattino del 1º giugno il Generale aveva cominciato
+a sentirsi male. Il catarro bronchiale gli faceva
+ingorgo più del solito nel petto e non potendo
+espellerlo gli rendeva sempre più lento e affannoso il
+respiro. Non c’era presso di lui a Caprera altro
+medico che il dottore Cappelletti, medico di bordo
+del <i>Cariddi</i>, ancorato in quelle acque, ma egli avvertì
+<span class="pagenum" id="Page_609">[609]</span>
+tosto la gravità del caso, e d’accordo colla signora
+Francesca e con Menotti, che da più giorni si trovava
+presso il padre, telegrafò al dottor Albanese in
+Palermo, perchè accorresse immediatamente.
+</p>
+
+<p>
+Ma il male incalzava con rapidità terribile e nella
+notte dal 1º al 2 s’aggravò siffattamente che nel cuore
+di tutti gli astanti entrò lo sgomento d’un pericolo
+urgente. Allora ne fu telegrafato a Canzio a Genova
+ed a Ricciotti a Roma; ma oramai nè essi, nè Albanese
+potevan più giungere a tempo.
+</p>
+
+<p>
+La forte natura del Generale, prostrata da una decenne
+congiura d’infermità, era alla sua ultima prova.
+</p>
+
+<p>
+Nel pomeriggio del 2 la difficoltà crescente del
+respiro, l’affievolimento della voce, l’abbandono delle
+forze, fecero a tutti comprendere che la catastrofe era
+imminente.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia il Generale, sebbene parlasse a stento,
+aveva ancora la mente serena. Solo l’inquietava la tardanza
+d’Albanese, sicchè iteratamente domandò se Albanese
+fosse arrivato; se il vapore fosse in vista; ma
+nessuno potè dargli la consolante risposta! A un certo
+punto due capinere, consuete visitatrici del Generale,
+vennero a posarsi sul suo balcone aperto, cinguettando
+allegramente; la moglie, temendo disturbassero l’ammalato,
+fece un gesto per allontanarle; ma il Generale,
+con un fil di voce soave, susurrò: «Lasciatele stare,
+son forse le anime delle mie due bambine che vengono
+a salutarmi prima di morire. Quando non sarò più vi
+raccomando di non abbandonarle e di dar loro sempre
+da mangiare.»
+</p>
+
+<p>
+E pare siano state quelle le ultime parole che
+profferì. Solo più tardi chiese ripetutamente del piccolo
+Manlio, infermiccio egli pure, si asciugò con un moto
+convulso della mano la fronte, mormorando «sudo....»
+<span class="pagenum" id="Page_610">[610]</span>
+cercò il suo cielo, il suo mare.... sorrise a’ suoi cari....
+e colla placidezza d’un patriarca, fra le braccia della
+dolce famiglia, alle 6.22 pomeridiane spirò.<a class="tag" id="tag406" href="#note406">[406]</a>
+</p>
+
+<p>
+E da allora comincia il grande epicedio delle Nazioni.
+Re Umberto scrive di proprio pugno al figlio
+Menotti:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Mio padre m’insegnò nella prima gioventù ad onorare
+nel generale Garibaldi le virtù del cittadino e del soldato.
+</p>
+
+<p>
+»Testimone delle gloriose sue gesta, ebbi per lui l’affetto
+più profondo e la più grande riconoscenza e ammirazione.
+Queste memorie mi fanno sentire doppiamente la gravità
+irreparabile della perdita.
+</p>
+
+<p>
+»Mi associo quindi al supremo cordoglio del popolo
+italiano, e prego d’essere interprete delle mie condoglianze
+condividendole coll’intera nazione.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Umberto.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_611">[611]</span>
+</p>
+
+<p>
+La Camera dei deputati ed il Senato prorogano
+per quindici giorni le loro tornate; il Governo propone
+e il Parlamento approva che la <i>Festa Nazionale
+dello Statuto</i> sia sospesa, le esequie dell’Eroe sieno
+fatte a pubbliche spese, una pensione vitalizia di diecimila
+lire annue sia assegnata alla vedova ed a ciascuno
+de’ figli.
+</p>
+
+<p>
+In ogni terra d’Italia, da Roma al più umile borgo,
+si decretano statue e lapidi, e si consacrano istituzioni
+benefiche in sua memoria; le università, gl’istituti
+scientifici, le associazioni operaie, ogni maniera
+di sodalizi gareggiano nel commemorare con pubblici
+discorsi e solenni onoranze la sua vita e la sua morte;
+l’elettrico non basta a sfogare la colluvie de’ telegrammi
+che da ogni angolo, può dirsi, della terra,
+piove a Caprera.
+</p>
+
+<p>
+L’Assemblea dei deputati della Repubblica francese
+sospende per un giorno le sue sedute; la Sinistra
+del Senato vota un indirizzo di cordoglio alla
+famiglia dell’estinto; il Municipio di Parigi delibera
+di inviare rappresentanti a’ suoi funerali; Lione, Marsiglia,
+Dijon attestano con pubbliche manifestazioni
+le loro condoglianze; lo stesso urlo di protesta della
+lega napoleonico-legittimista vale un omaggio di più.
+La Camera dei deputati e il Senato di Washington
+approvano una mozione deplorante «la morte di Garibaldi
+ed esprimente la simpatia degli Stati Uniti per
+l’Italia.» La Camera dei deputati di Buda-Pest vuole
+scritto nel processo verbale il compianto della nazione
+ungherese, per la scomparsa dell’Eroe; il Consiglio
+nazionale di Berna, con voti 63 contro 20, «rende
+omaggio a nome del popolo svizzero alla memoria di
+Garibaldi, si associa all’Italia nel lutto causato dalla
+morte del grande patriotta.» Nel Consiglio municipale
+<span class="pagenum" id="Page_612">[612]</span>
+di Londra Sir John Bennet propone «una mozione
+di profonda simpatia alla nazione italiana in
+occasione della morte del cittadino Garibaldi e condoglianze
+alla famiglia,» e la mozione è approvata
+all’unanimità.
+</p>
+
+<p>
+Tutta la stampa mondiale dice in vario tenore il
+compianto del grand’uomo.
+</p>
+
+<p>
+Il Times, che non gli fu mai amico, scrive: «Ebbe
+tutte le qualità del leone; non soltanto il coraggio
+senza confini, ma le doti più nobili, come la magnanimità,
+la placidezza e l’abnegazione.»
+</p>
+
+<p>
+La <i>France</i> esclama: «Questa morte è un lutto dell’umanità.
+Garibaldi era cittadino del mondo.» La
+tedesca <i>Vossische Zeitung</i>: «Dobbiamo dimenticare il
+ricordo di averlo avuto nemico;» e il <i>Tageblatt</i> conferma:
+«Egli nel suo idealismo vide solo l’infelicità
+della Francia e non pugnò contro il popolo germanico,
+ma bensì in favore della libertà del popolo.» La <i>Germania</i>,
+organo dell’ultramontanismo tedesco, dichiara:
+«Vogliamo rendergli questa giustizia. Egli fu generoso,
+patriottico, pronto al sacrificio.» L’austriaca
+<i>Neue Freie Presse</i> conchiude: «Simili figure sono i
+fari della storia. Non con lunga calcolata previdenza,
+non con piani e concetti faticosamente elaborati, essi
+muovono i loro passi; è con l’azione vivace, libera
+che essi si imprimono nella memoria degli uomini, e
+a coloro che paurosamente guardano il loro entusiasmo,
+risponde Guglielmo Tell con le parole messegli
+in bocca da Schiller: — Se io fossi stato prudente,
+non sarei stato Tell! — »
+</p>
+
+<p>
+Due soli uomini nel secolo nostro migraron dalla
+terra accompagnati da sì universale consenso di laudi
+e di dolore: Vittorio Emanuele e Garibaldi; perchè
+essi soli parvero incarnare due delle più straordinarie
+<span class="pagenum" id="Page_613">[613]</span>
+eccezioni della storia: un Re fedele alla Libertà, che
+oblia le tradizioni della sua stirpe e arrischia il retaggio
+dei suoi figli per la redenzione di un popolo;
+un popolano che si eleva, per sola virtù propria, fino
+alla potenza di Re; ma per tornare invitto dalle tentazioni
+dell’ambizione, nel suo modesto focolare, e sacrificare
+gli affetti del suo cuore e gli ideali della sua
+anima alla suprema felicità della patria.
+</p>
+
+<p>
+Quali funebri pertanto potevano parere degni di
+un tant’uomo se non quei medesimi resi al grande
+Re che l’aveva preceduto nella tomba? più solenni
+ancora se fosse stato possibile! Quindi un grande lavorío
+di fantasie, una subita faccenda di necrofori
+pubblici e privati per risolvere l’arduo problema;
+quindi un vociferar di monumenti e di mausolei, un
+presentarsi di imbalsamatori, di pietrificatori, di conciatori
+d’ogni fatta; un progettare di onoranze e di
+cortei di ogni specie; e la flotta che dovrà levare la
+salma da Caprera; e le rappresentanze che dovranno
+scortarla; e i Principi del sangue che dovranno accompagnarla;
+e il luogo di Roma (se il Gianicolo,
+il Campidoglio o il Panteon era tuttavia controverso,
+ma in Roma pareva certo) in cui doveva posare;
+quando da Caprera il dottore Albanese inviò questo
+telegramma:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Garibaldi spirò iersera; lasciò un’autografa disposizione
+in data 17 settembre 1881, così concepita: — Avendo
+per testamento determinato la cremazione del mio cadavere,
+incarico mia moglie dell’eseguimento di tale volontà, prima
+di dare avviso a chicchessia della mia morte. Ove ella morisse
+prima di me, io farò lo stesso per essa. Verrà costruita
+una piccola urna in granito che racchiuderà le ceneri sue e
+le mie. L’urna sarà collocata sul muro dietro il sarcofago
+delle nostre bambine e sotto la acacia che lo domina. — »
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_614">[614]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era insieme un pensiero sublime ed una volontà
+sacra. Garibaldi non voleva nè essere sepolto, nè esserlo
+in Roma; voleva, prima ancora che il mondo
+sapesse della sua morte, essere bruciato, colle piante
+odorose della sua Caprera, e quivi, poca cenere chiusa
+in un’urnetta, tra i sarcofagi delle sue bambine, sotto
+l’acacia che li consola di molle ombra, dormire in pace
+per sempre.
+</p>
+
+<p>
+E questo voto doveva parere tanto più intangibile
+e santo, in quanto non era nè estemporaneo nè nuovo.
+Molto prima, può dirsi, che il rito della cremazione
+tornasse di moda, Garibaldi ebbe quell’idea di confidare
+la suprema cura della sua spoglia mortale alle
+fiamme. L’aveva confessato fin dal 1870 al colonnello
+Bordone; l’aveva ridetto al suo vecchio amico Giuseppe
+Nuvolari; lo ripetè poco dopo ad Achille Fazzari;
+lo raccomandò ancora più esplicitamente nel 1877
+al suo fido medico, il dottor Prandina.<a class="tag" id="tag407" href="#note407">[407]</a> «Voglio essere
+<span class="pagenum" id="Page_615">[615]</span>
+bruciato: bruciato e non cremato capite bene. In quei
+forni che si chiamano <i>Crematoi</i> non ci voglio andare.
+Voglio esser bruciato come Pompeo, all’aria aperta....
+e voi, Fazzari, soggiungeva scherzando, sarete il mio liberto.....
+Farete una catasta, soggiungeva al Nuvolari, di
+quelle acacie della Caprera, che bruciano come l’olio;
+stenderete il mio corpo vestito della camicia rossa
+sopra un lettino di ferro, mi deporrete sulla catasta
+colla faccia rivolta al sole e così mi brucerete. La
+cenere che resterà la metterete in un’urna.... anzi
+in una pignatta qualunque, e la deporrete sul muricciolo
+dietro le tombe di Anita e di Rosita. Così
+voglio finire.»
+</p>
+
+<p>
+Ma chiese il dottor Prandina: «E se per disgrazia
+moriste sul continente, lontano dalla vostra Isola?» — «Non
+importa, fece il Generale, mi caricherete sopra
+una barca, mi condurrete alla Caprera, e mi brucerete
+come v’ho detto.»
+</p>
+
+<p>
+Nessun uomo espresse mai più chiaramente e replicatamente
+la sua estrema volontà, e di nessun uomo
+avrebbe dovuto essere più religiosamente osservata.
+</p>
+
+<p>
+Ma altro fu il parere di coloro che l’Eroe aveva
+il diritto di credere i più gelosi interpreti e più fidi
+custodi del suo testamento. I politicanti dissero che le
+spoglie di Garibaldi non appartenevano a lui, ma alla
+nazione, e che a questa sola, mediante i suoi legittimi
+rappresentanti, spettava il diritto di decidere della
+loro sorte; i medici, sgomenti del rapido progredire
+della corruzione, sostennero la necessità di provvedere
+senza indugio alla imbalsamazione del cadavere, il
+che era già un avviamento alla sua conservazione;
+altri, quale il signor Crispi, affermava l’impossibilità
+di eseguire alla lettera la combustione come il Generale
+l’aveva ordinata, affermando che la mancanza
+<span class="pagenum" id="Page_616">[616]</span>
+in Caprera de’ mezzi adatti ad una perfetta cremazione
+esponeva al certo pericolo di vedere «le ceneri
+della spoglia confuse con quelle delle legne;» altri
+vociarono: Roma! Roma sola degna tomba dell’Eroe:
+tutto deve piegare, anche Garibaldi, innanzi alla maestà
+di quel luogo e di quel nome; e insomma quali
+per una ragione, quali per l’altra, radunatosi in Caprera
+una specie di consiglio di famiglia, al quale erano
+presenti, oltre la signora Francesca, Menotti, Canzio
+e la signora Teresita, anche il dottor Albanese, Francesco
+Crispi, Alberto Mario e Achille Fazzari, contro
+la volontà, fu detto, della signora Francesca (e doveva
+farla valere più gagliardamente) e contro il parere
+del Fazzari, la maggioranza deliberò di compiere
+senz’altro l’imbalsamazione del cadavere e di seppellirlo
+frattanto in Caprera, lasciando al Parlamento
+di decidere quale ultima dimora gli dovesse essere destinata.
+</p>
+
+<p>
+Noi non discuteremo qui quelle ragioni, nè riapriremo
+una polemica, che falserebbe il carattere di
+questo libro. Alla storia interessa soltanto che la deliberazione
+del Consiglio di Caprera suscitò in tutta,
+può dirsi, l’Italia un grido unanime di riprovazione
+e di sdegno.
+</p>
+
+<p>
+Le città e le associazioni radunarono comizi e votarono
+indirizzi di protesta; la stampa, fatte poche
+eccezioni, echeggiò concorde l’indignazione della coscienza
+nazionale; gli uomini più eminenti di tutti
+i colori e di tutte le parti sfolgorarono talvolta in
+parole eloquenti il sacrilegio minacciato, ma indarno.
+Garibaldi aveva voluto; un Plebiscito della nazione
+aveva confermato, ma il conciliabolo di Caprera aveva
+deciso altrimenti; <i>sic volo, sic jubeo, stat pro ratione
+voluntas</i>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_617">[617]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’8 giugno, presente il Principe Tommaso per il
+Re, i ministri Ferrero e Zanardelli per il Governo,
+le Presidenze della Camera e del Senato, le Rappresentanze
+della marina e dell’esercito, gli inviati delle
+città e delle corporazioni, i superstiti dei Mille e dei
+Volontari, presente in simbolo tutta l’Italia ufficiale
+e reale, Garibaldi, in un giorno di uragano, protestando
+il cielo ed il mare, fu fatto scendere a forza
+sotto l’umida terra, a forza vi fu chiuso e suggellato
+dentro sotto una duplice lapide; la volontà dei vivi
+mise a giacere per sempre la volontà del morto; la
+inviolabilità della pietra sepolcrale tagliò corto a tutti
+i reclami e a tutte le querele; e il popolo italiano,
+facile alle accidie perchè facile agli entusiasmi, piegò
+la testa al fatto compiuto e lo subì.
+</p>
+
+<p>
+Washington non volle altra tomba che un’aiuola del
+suo Mount Vernon, e nessun Americano avrebbe nemmeno
+per un istante dubitato che quella volontà potesse
+essere violata. Robert Peel lasciò scritto di voler
+esser sepolto nella chiesa parrocchiale di Draylon
+Bassett, e il Parlamento che gli aveva destinato gli
+onori di Westminster s’inchinò al suo volere; il conte
+di Cavour volle posar per sempre nel domestico sepolcreto
+di Santena, e nessuno della sua famiglia l’avrebbe
+ceduto a Torino, o a Santa Croce.
+</p>
+
+<p>
+Giuseppe Garibaldi non pretese dalla sua patria,
+per la quale aveva tanto operato, non domandò alla
+sua famiglia, che aveva tanto adorata, altro pegno di
+gratitudine, altro ricambio d’amore, che di dormire
+pugno di cenere tra le fosse delle sue bambine, lontano
+dal fatuo rumore del mondo, che aveva sempre sprezzato,
+nell’Isola solinga, sotto il libero aere, presso l’immenso
+mare, che avea tanto amati; — e gli fu negato.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_618">[618]</span>
+</p>
+
+<h2 id="cap14"><span class="smcap">Capitolo Decimoquarto.</span>
+<span class="smaller">EPILOGO.</span></h2>
+</div>
+
+<h3>I.
+<span class="smaller"><i>L’Eroe e il Capitano.</i></span></h3>
+
+<p>
+Tale fu l’uomo di cui ci siamo avventurati a narrare
+la vita. Molti particolari vi potranno essere aggiunti,
+molti aneddoti intarsiati, molti falli corretti;
+ma se l’amore dell’opera nostra non ci ha fatto sin
+qui fitto velo al giudizio, confidiamo che i tratti più
+caratteristici della sua figura vi siano tutti raccolti
+e bastevolmente lumeggiati.
+</p>
+
+<p>
+Giuseppe Garibaldi fu principalmente «l’Eroe», e
+sarà questo l’antonomastico nome col quale vivrà
+nella storia. Il coraggio, l’agilità, la forza, la fortuna,
+la vaghezza delle imprese ardue e maravigliose, la famigliarità
+col pericolo, il disprezzo della morte, la fede
+nella vittoria, una tal quale presunzione d’invulnerabilità
+taumaturgica, tutte le doti essenziali all’eroe,
+egli le compendiò e fuse in sè medesimo con una
+forma così eletta e così tipica, che non è mestieri
+ridirne di più. Pure non basta: <i>Multi fuere ante Agamemnona
+fortes</i>; quelli che siam venuti sin qui enumerando
+in Garibaldi son pure gli attributi comuni
+<span class="pagenum" id="Page_619">[619]</span>
+dell’eroismo, e Achille, Orlando, Leonida, Epaminonda,
+Aroldo, il Cuor di Leone, il Cid, Bajardo, quali
+li concepirono insieme la leggenda e la storia, ponno
+vantarsi di averli posseduti quanto lui, taluno forse,
+in talun caso, più di lui.
+</p>
+
+<p>
+La virtù invece che lo distingue e lo solleva sulla
+falange di tutti gli eroi fino ad ora conosciuti, e lo accomuna
+piuttosto a quella speciale famiglia d’uomini
+di guerra che furono insieme guerrieri e capitani,
+quali i Maratonomachi, l’Africano, il Barbarossa, Giovanni
+delle Bande Nere, il Morosini, il gran Condé,
+Gustavo Adolfo, è la calma imperturbabile, la serenità
+olimpica, la padronanza sovrana del campo di
+battaglia, per la quale anche travolto nei vortici più
+furiosi della pugna egli poteva seguirne e dominarne
+con occhio sicuro e freddo giudizio le peripezie, e nel
+momento stesso in cui sembrava sparire nella mischia
+come l’ultimo dei combattenti, giganteggiava
+sul campo come un ispirato capitano.
+</p>
+
+<p>
+Ed eccola detta la gran parola, quella che a molti
+sarà la più ostica di questo libro, ma per la quale
+appunto l’abbiamo scritto: la parola che tarderà lungo
+tempo ad essere accolta nei sinedri delle vecchie cricche
+militari, ma che alla fine, non già per merito nostro,
+o nemmeno di alcun più poderoso propugnatore
+di noi, ma per solo merito intrinseco della sua verità,
+finirà a farsi strada e trionfare.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi fu un gran Capitano e di terra e di
+mare; e se la <i>Campagna del Parana</i> (rammentiamo
+le azioni in cui principalmente il Capitano rifulse) e
+la <i>Ritirata da Roma</i>, la <i>Presa di Palermo</i> e la <i>Battaglia
+del Volturno</i>, la <i>Campagna del Trentino</i>, fatta a
+tavolino o in carrozza, e la <i>Campagna di Francia</i>,
+fatta infermo a sessantatrè anni, tra gli ostacoli e le
+<span class="pagenum" id="Page_620">[620]</span>
+difficoltà d’ogni maniera che ci sono note, non bastano
+a decretargli un siffatto titolo, non sappiamo più con
+quale criterio si estimerà oggimai la capacità degli
+uomini, nè perchè si dirà grande un poeta pei suoi
+poemi, e un artista pe’ suoi marmi e per le sue tele, e
+non un capitano per le sue battaglie e le sue vittorie.
+</p>
+
+<p>
+La natura lo aveva fatto capitano, ed è questo ancora
+il miglior modo d’esserlo. Perocchè la guerra
+è arte; la scienza ne determina i canoni e le appresta
+gli strumenti, ma l’atto supremo della sua estrinsecazione
+è essenzialmente una creazione artistica; un
+pensiero cioè sorpreso, divinato, tradotto in un baleno
+in un’azione viva, che può essere il tocco d’un
+pennello, l’atteggiamento d’un periodo, la mossa
+d’una divisione, e che in tutti i casi richiede quella
+medesima potenza di ispirazione e di esecuzione che
+non si apprende nè da maestri nè da libri, che la
+natura sola dà a taluni predisposti da essa a riceverla,
+e che diede a Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Nè vogliam dire che la natura abbia dovuto concedergli
+molto. Le doti per essere grande capitano
+sono rare, ma non sono le più sublimi. La guerra è
+in fondo una gran caccia, nella quale capitano e soldati
+fanno, volta a volta, la parte della fiera, del
+bracco e del cacciatore. Ora date ad un uomo gli
+istinti della fiera che si trafuga e si difende, del cane
+che la imposta e la stana, del cacciatore che la circuisce
+e l’assale, e avrete nelle sue qualità essenziali
+il grande uomo di guerra: avrete Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+Gli si aggiungano poi come doti peculiari, se non
+veramente a lui solo, a pochissimi come lui: un senso
+profondo e quasi fatidico del terreno, tanto che indovinarne,
+dal punto di veduta militare, il carattere, misurarne
+l’estensione, stimare quanta truppa vi possa
+<span class="pagenum" id="Page_621">[621]</span>
+capire in colonna od in battaglia, era per lui, può dirsi,
+l’affare d’un’occhiata: l’attitudine, perfezionatagli
+di certo dallo studio delle matematiche, di leggere
+con tanta sicurezza e precisione nelle carte topografiche
+da potere, come gli accadde nel Trentino, far
+la guerra quasi esclusivamente su quelle: la facoltà
+acuitagli dall’esercizio della navigazione, di essere
+orientato sempre e di guidarsi, perduta ogni altra
+scorta, anco colle stelle, sicchè non gli accadde mai
+di perdere la strada, spessissimo di trovarla dove nessuno
+la sospettava: la virtù di non allarmarsi mai,
+sorella a quella di non lasciarsi mai sorprendere, e
+figlie entrambi di altre due qualità naturali: il sangue
+freddo e il fiuto del pericolo; sicchè nel 1859 presso
+Casale, essendosi alcuni de’ suoi esploratori precipitati
+nella stanza dove desinava, gridando ansanti: «Il nemico!
+Il nemico!» — «Ebbene,» disse, senza interrompere
+il pittagorico pasto, «lasciatelo venire, dopo
+pranzo lo riceveremo;» la sua qualità d’anfibio, sicchè
+poteva giovarsi a suo grado dell’uno e dell’altro
+elemento, e nella terra, dove un ammiraglio avrebbe
+trovato un incaglio, egli trovare uno sbocco, e nell’acqua,
+dove un generale avrebbe scorto un ostacolo,
+egli vedere un veicolo: la potenza infine acquistata
+essa pure nelle ginnastiche della gioventù nomade e
+marinaresca, di durare più di chicchessia alla fatica
+ed alle privazioni della vita guerriera, d’onde quella
+sua abitudine d’essere il primo alzato nel suo campo
+e il primo a farne suonare la <i>Diana</i>, per andare, albeggiando
+appena, ad esplorare egli stesso, molto al di
+là delle proprie linee, le posizioni del nemico; si aggiungano,
+dicevamo, o meglio ancora, si innestino sulla
+prima radice della sua natura eroica tutte queste qualità
+omogenee ed affini a quella prima, e si avrà la
+<span class="pagenum" id="Page_622">[622]</span>
+spiegazione perchè Garibaldi, avendo letti pochi trattati
+d’arte militare, e forse nessuno, non avendo mai
+sostenuto esami in nessuna Accademia, nè fatto manovrare
+una compagnia sopra nessun campo di Marte,
+abbia potuto sopra quaranta combattimenti, tra i
+quali almeno sette giornate campali (il 30 aprile e
+il 3 giugno a San Pancrazio, Milazzo e il Volturno,
+Bezzecca e le tre giornate di Dijon), vincere almeno
+trentasette volte il nemico,<a class="tag" id="tag408" href="#note408">[408]</a> e sconfitto veramente, disfatto
+in guisa da dover abbassare le armi ed arrendersi
+alla mercè del vincitore, non lo sia stato mai.
+</p>
+
+<p>
+Gli mancò, è vero, per la guerra a cui fu condannato,
+l’occasione di sviluppare grandi concetti strategici;
+ma tutti quelli che suggerì od effettuò: la marcia
+manovra su Palermo; la occupazione difensiva della
+sinistra del Volturno; il progetto di Campagna consigliato
+nel 1866, concorde a quello proposto dal generale
+Moltke; la disapprovazione data in Francia
+alla mossa del Bourbaky; il consiglio ripetuto e non
+ascoltato di occupare in ogni caso gagliardamente
+Dôle; tutti questi ed altri esempi provano abbastanza
+che l’intelletto strategico non mancava certo al nostro
+Capitano, e che gli fallì soltanto l’opportunità di
+sperimentarlo egli stesso sopra campi più vasti.
+</p>
+
+<p>
+Certo il suo merito risalta più spiccatamente nelle
+operazioni tattiche. Per la guerra di partigiano, marciar
+di notte, dormire il giorno, spiegarsi possibilmente
+coperto; cansar la lotta, se non è sicura la vittoria;
+costretto ad accettare il combattimento in
+condizioni sfavorevoli, protrarre fino a notte la resistenza,
+perchè di notte la ritirata è più sicura; caricati
+<span class="pagenum" id="Page_623">[623]</span>
+dalla cavalleria, formare la massa in difesa, preferibile
+al quadrato vuoto che si muove con difficoltà
+e presenta una fronte troppo debole e troppo estesa
+all’assalitore. Per la guerra grossa poi «riunire il
+più di forze possibili sul punto tattico o obbiettivo di
+campo di battaglia, massima di tutti i grandi uomini
+di guerra; pericolose però le colonne serrate, specialmente
+dopo il perfezionamento delle armi: in ogni
+caso lasciare accostar il nemico: bersagliarlo di pochi
+colpi ben diretti, e quando sia vicino, fidar sempre
+nella baionetta e caricarlo.
+</p>
+
+<p>
+Questi i precetti principali, ch’egli riassunse in
+tanti scritti,<a class="tag" id="tag409" href="#note409">[409]</a> e professò con l’esempio. «Lasciateli
+venire,» gridava al Volturno. «Sedetevi, che vincerete,»
+urlava a Mentana. «Un soldato non deve aver
+mai vergogna di coprirsi per colpir meglio il nemico,»
+esclamava a Dijon; ed era la stessa voce che ordinava
+al momento opportuno le cariche a <i>ferro freddo</i>
+e le capitanava.
+</p>
+
+<p>
+Che cosa mancava dunque a quest’uomo perchè
+gli si potesse contrastare il titolo di gran Capitano?
+Di aver mai fatto la grossa guerra, nè condotte le
+grandi masse degli eserciti moderni. Davvero, che
+questo argomento sia ripetuto da un pubblico profano
+e ignaro di siffatte questioni lo si capisce, ma che
+possa essere in buona fede adoperato da’ militari, sorprende
+e attrista ad un tempo. E qual uomo di guerra
+fu egli assunto al comando supremo delle grandi
+masse, se non dopo aver fatto le sue prove comandando
+le minori? Oh come! Nella gerarchia militare
+chi ha comandato un reggimento è presunto capace
+<span class="pagenum" id="Page_624">[624]</span>
+di comandare una brigata, e chi una brigata una
+divisione, e così di seguito, e questa presunzione di
+capacità non varrà per Garibaldi?
+</p>
+
+<p>
+Voi, Tedeschi, eleggeste generalissimo de’ vostri
+eserciti il Moltke, che prima di Sadowa non aveva
+mai guidato in guerra un solo battaglione; voi, Francesi,
+deste il bastone di maresciallo a Mac-Mahon, che
+prima di Magenta non aveva mai condotto al fuoco
+una divisione; voi, Italiani, reputaste capaci il generale
+La Marmora e il generale Cialdini, di comandare
+in capo tutto l’esercito italiano, sol perchè il primo
+aveva capitanato 15,000 uomini in Crimea, e il secondo
+ne aveva guidati altrettanti a Castelfidardo ed a Gaeta;
+e nessuno di voi riconoscerà che Garibaldi, il quale
+cominciò a guidarne parecchie migliaia fin dal 1849;
+che al Volturno ne comandava 30,000, e nel Trentino
+35,000, possa bastare all’ufficio, a cui pure i gallonati
+e piumati suoi colleghi furono reputati meritevoli?
+Col criterio di non reputar Capitano chi non
+ha comandato grandi eserciti, Napoleone I, che non
+ne comandò, nella prima e più gloriosa sua campagna
+d’Italia, più di 30,000, non sarebbe mai stato che un
+<i>guerrillero</i>, e Hoche, Massena, Lannes, Augereau, che
+eran già salutati grandi generali quando non avevano
+ancora condotto al fuoco che le minuscole divisioni
+della Repubblica, non sarebbero rimasti che dei
+<i>cabecillas</i>.
+</p>
+
+<p>
+Certo, a dirigere le grandi masse, Garibaldi solo
+non sarebbe bastato; ma quale più sommo Capitano
+vi bastò? Anco a Garibaldi faceva mestieri quello che
+occorse a Napoleone, all’Arciduca Carlo, a Wellington,
+a Moltke, una corona d’interpreti intelligenti, e di
+cooperatori fidi; uno Stato maggiore istrutto, e generali
+di divisione valenti; un servizio organizzato di
+<span class="pagenum" id="Page_625">[625]</span>
+amministrazione, d’ambulanza, di provianda; ma se
+a lui pure fosse stato concesso tutto ciò, con quanta
+maggior libertà ed efficacia non avrebbe potuto attuare
+i suoi concetti e far sentire alla macchina ben congegnata
+posta nelle sue mani l’impulso del suo genio!
+Gli eserciti mancarono a Garibaldi, non Garibaldi
+agli eserciti! Egli partì co’ Mille di Marsala; ma sarebbe
+partito assai più volentieri, noi lo vedemmo,
+con una brigata dell’esercito regolare,<a class="tag" id="tag410" href="#note410">[410]</a> e quando voleva
+esprimere il gran conto in cui teneva l’esercito
+italiano, invocava l’onore «di combattere alla sua sinistra.»
+</p>
+
+<p>
+Strana logica invero!
+</p>
+
+<p>
+Fino ad ora si era sempre creduto che chi fu capace
+di far bene co’ pochi potesse essere presunto
+idoneo a far meglio co’ più; ma a Garibaldi pare che
+questa maniera di ragionamento non sia applicabile.
+</p>
+
+<p>
+Egli è escluso dalla legge del perfezionamento
+umano. Fosse stato, come dicevano i Piemontesi d’una
+volta, una <i>vecchia giberna</i> invecchiata fra le piazze
+d’armi e le caserme, avrebbe potuto dire egli pure
+il suo bravo «porto nel mio zaino il bastone di Maresciallo;»
+ma aver guerreggiato per circa quarant’anni,
+nel vecchio e nel nuovo mondo, portar sul
+corpo dieci ferite, presentare uno stato di servizio di
+sedici campagne<a class="tag" id="tag411" href="#note411">[411]</a> e quaranta combattimenti; aver
+battuto in America Oribe e Brown, in Italia Oudinot
+e Colonna, Landi e Bosco, Lanza e Ritucci, Urban e
+Kuhn, e in Francia Keller, Danemberg e Kettler, tutto
+ciò non dà diritto ad alcuna promozione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_626">[626]</span>
+</p>
+
+<p>
+Guerrigliero cominciò, guerrigliero visse, guerrigliero
+morì.
+</p>
+
+<p>
+Diverso fu il giudizio di Abramo Lincoln, che gli
+fece offrire il comando d’un esercito della grande
+repubblica americana; diverso quello dell’austriaco
+D’Aspre, che nel 48 esclamava: «Un sol uomo avrebbe
+potuto ancora salvar l’Italia, e non fu compreso;» diverso
+quello del prussiano generale Manteuffel, che
+pochi anni or sono scriveva: «Se il generale Bourbaky
+avesse operato secondo i suoi consigli, la campagna
+dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata combattuta
+nel 1870-71 dalle armi francesi.<a class="tag" id="tag412" href="#note412">[412]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Diversi i pareri dei moderni storici militari, quali il
+Rustow e il Lecomte, che studiarono un po’ più attentamente
+e spassionatamente le sue campagne; ma ciò
+non conta. Non è un generale,» cominciò a mormorare
+qualche professore d’arte militare, che non aveva letto
+mai probabilmente una sola pagina delle sue guerre;
+«non è un generale,» ripetè in coro la scolaresca, e
+«non è un generale,» fece eco il pubblico pappagallo; e
+<span class="pagenum" id="Page_627">[627]</span>
+con questa sentenza pronunciata senza esame, senza
+motivi e senza processo fu accompagnato al sepolcro.
+</p>
+
+<p>
+E frattanto la prima vittima di questi errori e di
+questi pregiudizi, propri a dir vero a tutto ciò che
+tiene ancora della casta e dell’accademia, fu l’Italia.
+Pensino invece gl’Italiani, se il valore reale di quest’uomo
+fosse stato giustamente estimato, quanti rovesci
+di meno e quanti trionfi di più! Pensi il valoroso
+esercito nostro, quanto corteo di novelle vittorie
+avrebbe scortato le sue bandiere, se colui che vinse
+coi cento e coi mille, coi diecimila e coi trentamila,
+nel piano e sui monti, cogli scamiciati e cogli inermi,
+avesse potuto capitanare le agguerrite schiere di Palestro,
+di San Martino e di Gaeta, e nella sera della
+fatale Custoza, dare, a chi l’avesse interrogato sul
+da farsi, la classica risposta: «dormire sul campo.»
+</p>
+
+<p>
+Ma anche per lui la giustizia verrà dal di fuori e
+comincerà dopo morto. Fra pochi anni i giudizi degli
+stranieri, più intelligenti e più spassionati dei suoi
+compaesani, saranno conosciuti, i preconcetti e le gelosie
+che vietarono sin qui la conoscenza e la manifestazione
+della verità saranno spenti, le storie militari
+del nostro tempo e del nostro paese saranno meglio
+scritte, più lette e meglio apprezzate, e allora
+forse l’Italia comprenderà a qual caro prezzo abbia
+pagato l’errore d’aver partorito dal suo seno un
+grand’uomo di guerra e d’averlo disconosciuto.
+</p>
+
+<h3 id="cap14-2">II.
+<span class="smaller"><i>Il Patriotta e l’Umanitario.</i></span></h3>
+
+<p>
+Pura quanto quella del guerriero, incontestata più
+di quella del capitano è la gloria del patriotta. Se
+<span class="pagenum" id="Page_628">[628]</span>
+fra gli eroi della spada è difficile trovargli il simigliante,
+trovargli l’uguale nello stuolo degli eroi
+della patria lo è ancora più. E ciò perchè quello che
+egli offerse in olocausto all’Italia supera in valore
+tutto quanto fino a lui, anche i più grandi cittadini,
+anche Washington, il grandissimo fra tutti, avevano
+offerto alla patria loro. Tutti come lui diedero alla
+loro terra natale il meglio di sè stessi: il sangue, la
+vita, gli averi, le gioie del domestico focolare, persino,
+costosissimo fra i sacrifici, le palme più meritate
+della gloria ed i risentimenti più legittimi dell’ambizione;
+ma nessuno di loro le immolò, come lui, il
+tesoro più sacro del suo petto, la fede dell’anima sua.
+</p>
+
+<p>
+La patria creata dal genio e dalla virtù di Washington
+fu quella vagheggiata da lui: fra il suo concetto
+politico e la volontà de’ suoi concittadini nessun divario
+essenziale e nessun dissenso: il Virginiano diede
+alle Colonie da lui redente e federate le istituzioni
+pensate ed elaborate dalla sua mente, le suggellò, a
+dir così, dello stampo del suo spirito e ottenne un
+frutto e un premio dell’opera sua che nessun altro
+maggiore.
+</p>
+
+<p>
+Di Garibaldi diverso il destino. Egli non sortì la
+mente pratica del grande Piantatore; il genio della
+politica non era il suo e non v’è mestieri di riprova.
+Discernere tra la verità ideale e la realtà effettuale
+la distanza e la differenza non era da lui; veder ciò
+che nel suo paese ed anche nel suo tempo fosse fattibile
+era al di sopra o al di sotto, secondo il punto
+da cui lo si consideri, del suo intelletto, e il solo trovarsi
+di fronte ad una questione pratica, se non era
+militare, lo confondeva e paralizzava.
+</p>
+
+<p>
+Epperò il contrasto profondo tra quello che i suoi
+coetanei preferirono e quello ch’egli amò; tra gl’ideali
+<span class="pagenum" id="Page_629">[629]</span>
+del suo capo e quelli della sua patria. Il suo ideale
+religioso fu la Religione naturale o il Deismo filosofico,
+che dir si voglia, di Gian Giacomo; e l’Italia è per due
+terzi cattolica, per l’altro terzo scettica o indifferente.
+Il suo ideale politico fu una specie di Repubblica patriarcale
+con un Dittatore temporaneo, assistito da un
+Consiglio di <i>probi viri</i>, «la Repubblica della gente onesta,<a class="tag" id="tag413" href="#note413">[413]</a>»
+come egli la chiamava; e l’Italia è e vuol essere
+monarchica. Il suo ideale sociale è un quissimile
+di società pastorale, nè colta, nè barbara, vivente nella
+semplicità e nell’innocenza, retta da un regime che
+sarebbe un che di mezzo tra il comunismo sansimoniano,
+«a ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuna
+’capacità secondo il suo lavoro,» e il nuovo socialismo
+della cattedra, «governo largitore di tutti i beni
+e riparatore di tutti i mali;» e l’Italia si dibatte ancora
+contro gli avanzi del passato e non osa sbarbicare
+le ultime radici delle antiche caste e dei vieti
+<span class="pagenum" id="Page_630">[630]</span>
+privilegi. Quale abisso adunque tra l’anima di quell’uomo
+e le aspirazioni del suo paese; quanti conflitti
+dolorosi, quante tentazioni insidiose, o di sciogliere il
+litigio coi colpi di spada dei Cesari, dei Cromwell e
+dei Napoleonidi, imponendo alla patria ignara e riluttante
+la legge della sua volontà, o di abbandonarla,
+come persona che si sprezza, alla meritata
+servitù!
+</p>
+
+<p>
+Ora Garibaldi non seguì nè l’uno, nè l’altro consiglio,
+gettò sull’ara della Patria i suoi amori e i suoi
+odii, le sue più care speranze, le sue più carezzate
+chimere, e senza chiederle alcun prezzo del suo sacrificio
+la servì e la salvò.
+</p>
+
+<p>
+Nel 1848 proclamava, primo fra i repubblicani, la
+necessità di stringersi al re Carlo Alberto, e non dipese
+da lui se la sua spada, che poteva essere forse
+la salvezza d’Italia, fu ricacciata nel fodero.
+</p>
+
+<p>
+Nel 1857 è ancora il primo a sottoscrivere con
+Daniele Manin e Giorgio Pallavicino il patto d’unione
+dell’Italia con Casa di Savoia ed a fondare con essi
+quel nuovo partito nazionale, che fu la base popolare
+dell’imminente risorgimento.
+</p>
+
+<p>
+Nel 1859 non esita ad offrire il suo braccio al Re
+Galantuomo, e trascinata dietro al suo esempio tutta
+la gioventù più gagliarda ed attuosa d’Italia, suggella
+sui campi di battaglia l’unione auspicata della rivoluzione
+con la monarchia.
+</p>
+
+<p>
+Nel 1860 infine, quando il nodo del problema italiano
+sembrava giunto a tale che la monarchia nè
+poteva tagliarlo colla spada, senza compromettersi,
+nè lasciarlo in balía della rivoluzione, senza abdicare,
+nè scioglierlo coll’artificio dei compromessi e delle
+transazioni, senza nuocere al suo principio vitale, Garibaldi
+ancora scioglie il nodo intricato e ponendosi
+<span class="pagenum" id="Page_631">[631]</span>
+a capo di un’impresa, che adempiva insieme ai fini
+della rivoluzione ed agli obblighi della monarchia,
+amplia il patto dei plebisciti e fonda sovra essi il
+nuovo regno.
+</p>
+
+<p>
+Nè a questo patto venne meno più. Aspromonte e
+Mentana furono certamente, il primo un grande errore,
+il secondo una grande temerità, entrambi una
+illegalità; ma astraendo anche da quel segreto viluppo
+di equivoci e di ambiguità, che in tanta parte
+li giustificarono, essi devono essere giudicati piuttosto
+un conato di insurrezione contro la politica d’un
+governo, che un atto di ribellione contro le istituzioni
+d’uno Stato.
+</p>
+
+<p>
+Non si dimentichi mai che tanto sulla bandiera di
+Aspromonte, quanto su quella di Mentana, il motto
+era pur sempre quello di Marsala; e l’aspro dissidio
+insorto per questo fatto fra Garibaldi e Mazziniani,
+ne indica meglio d’ogni altro argomento la capitale
+importanza.
+</p>
+
+<p>
+Nè bisogna credere che tutte le conseguenze di
+Aspromonte e di Mentana siano state malefiche. Non
+si scordi che l’Italia nel 1861 non era ancora che un
+simulacro; le mancavano Roma e Venezia, le veniva
+meno, cosa anche più triste, la speranza e l’ardire
+di presto acquistarle. Roma era serrata nel circolo
+vizioso dei voti della Camera e della Convenzione
+di settembre, che ne rimettevano la liberazione al
+doppio miracolo dei «mezzi morali» e del consenso
+della Francia; Venezia poteva, è vero, aspettare più
+fidente la fortuna d’una nuova alleanza; ma era sempre
+l’aspettazione del fato.
+</p>
+
+<p>
+Ora un uomo che sorgesse protesta viva della volontà
+nazionale contro la lettera dei trattati e le ambagi
+della diplomazia, che fosse sempre pronto a
+<span class="pagenum" id="Page_632">[632]</span>
+spingere il governo, se si arrestava, a scuotere la
+nazione, se intorpidiva; che serrando insieme l’Italia
+e la Francia nel dilemma implacabile: «Roma o
+morte,» rendesse sempre più accorti coloro che ci
+contendevano la nostra capitale, dei pericoli d’un più
+lungo rifiuto; un uomo simile non poteva mai dirsi
+senza un influsso benefico sui destini della patria sua,
+nè egli stimare del tutto compiuta la sua missione.
+</p>
+
+<p>
+Oltre di che, e sta in ciò l’importante, quella propaganda,
+quell’agitazione, anche quelle rivolte, non
+erano che uno sfogo ed una distrazione offerta alla
+parte rivoluzionaria, la quale, o abbandonata a sè
+stessa, o caduta in potere d’altri capi, avrebbe assai
+probabilmente varcata quella barriera che il generale
+Garibaldi le impedì sempre d’oltrepassare.
+</p>
+
+<p>
+E in ciò veramente si assomma l’opera benefica
+del grande patriotta negli estremi suoi anni. Egli gettò
+più volte in mezzo alla Nazione parole terribili, che
+potevano essere pericolosissimi tizzoni d’incendio, ma
+quando li vide prossimi a divampare in fiamme minacciose
+al sacro edificio della patria, egli stesso accorse
+pel primo e sotto il suo piede li soffocò.
+</p>
+
+<p>
+Egli fu, finché visse, come un Dio Termine sulla
+strada della rivoluzione, innanzi al quale anche i più
+esaltati e temerari de’ suoi seguaci si sarebbero sempre
+arretrati. Tutto potevano dire, tutto potevano
+tentare, ma lui vivo il grido ultimo della discordia,
+il segnale irrevocabile della guerra civile non avrebbero
+osato darlo mai.
+</p>
+
+<p>
+Il pensiero di Garibaldi è in questo rispetto limpidissimo.
+Prima l’unità, la concordia, la volontà
+d’Italia; poi, se vi sia posto, i sogni della sua mente.
+Si congiungano le parole che egli, reduce dal primo
+esiglio, indirizzava nel 1848 ai Nizzardi: «Tutti quei
+<span class="pagenum" id="Page_633">[633]</span>
+che mi conoscono sanno se io sia mai stato favorevole
+alla causa dei re; ma questo fu solo perchè i
+principi facevano il male d’Italia; ora invece io sono
+realista e vengo ad esibirmi coi miei al Re di Sardegna,
+che s’è fatto il rigeneratore della nostra Penisola;»
+si congiungano con quelle ch’egli scriveva
+alla vigilia, staremmo per dire, della sua morte: «La
+Casa di Savoia ha fatto molto per la patria e merita
+rispetto. Ma quand’anche avesse fatto meno, ha la
+grandissima maggioranza degl’Italiani per sè, e il
+sentimento della maggioranza noi dobbiamo rispettarlo,
+perchè è la continuazione dei plebisciti. Volerlo
+disconoscere e combattere sarebbe accendere la guerra
+civile e quindi distruggere colle nostre stesse mani
+l’opera nostra;» e nell’esordio e nella conclusione
+di questo discorso, attraverso i contrasti, gli sviamenti,
+le alternative, che sono il portato necessario di tutte
+le grandi lotte, avrete riassunto da Garibaldi stesso
+il suo testamento politico.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+E ciò non ostante resterà sempre dubbio se più
+della patria sua abbia amato le altrui. È questo il
+tratto più singolare e più radioso della sua immagine.
+Il patriotta s’immedesimava talmente in lui all’umanitario
+che era difficile il discernere quale dei due
+fosse il più vero e il più grande. Primo precetto della
+sua «Religione del Vero» egli stimava l’evangelico:
+«Non fare ad altri quel che non vorresti fatto a te
+stesso;<a class="tag" id="tag414" href="#note414">[414]</a>» e con questa norma nel cuore, l’indipendenza,
+la libertà, la felicità che voleva per la patria
+sua, le voleva per tutte le altre. Su questo proposito
+<span class="pagenum" id="Page_634">[634]</span>
+la sua dottrina era di una semplicità biblica. Dio
+avea creato tutti gli uomini uguali e tutti i popoli
+fratelli, dividendoli in tante famiglie quanti i linguaggi,
+ed imponendo loro per dimora tante regioni
+distinte, di cui la natura stessa aveva, con linee
+eterne di mari e di monti, tracciati i confini. Soltanto
+la cupidigia e la nequizia di pochi uomini, nequitosissimi
+fra tutti i preti, violarono quei confini,
+tentarono confondere quelle lingue, falsarono il disegno
+di Dio. Ad essi perciò guerra perpetua: <i>guerra
+anzi alla guerra</i>, di cui essi pei primi gittarono il
+mal seme nel mondo. Sopprimere gli eserciti stanziali,
+primi alimentatori e provocatori della guerra,
+braccia sottratte al lavoro, sangue rapito alla vita
+economica delle società moderne, trasformandoli in
+una milizia volontaria, chiamata soltanto a difesa
+dei diritti e della libertà dei popoli: fondare una
+Unione Europea delle Nazioni «con un rappresentante
+per ciascuna, uno Statuto fondamentale, il cui primo
+articolo fosse: la guerra è impossibile, ed il secondo:
+ogni lite delle nazioni sarà liquidata da un Congresso:»
+proclamare l’unità dell’umana famiglia, cementandola,
+se fosse possibile, coll’unità d’una sola <i>lingua mondiale</i>;<a class="tag" id="tag415" href="#note415">[415]</a>
+ecco i sogni che l’Eroe incessantemente perseguiva
+<span class="pagenum" id="Page_635">[635]</span>
+e da cui era egli stesso perseguito, e talvolta
+anche nel tumulto delle sommosse e il fragor
+delle battaglie, ma che egli era sempre pronto non
+solo a bandire e predicare, ma a suggellare col sangue.
+</p>
+
+<p>
+Non una causa umana cui fosse indifferente; non
+una giusta rivolta a cui, anco non potendo colla spada,
+non partecipasse colla voce e colla penna; non un
+appello d’oppressi a cui non abbia risposto: presente.
+</p>
+
+<p>
+Nel mezzo secolo da lui vissuto nell’uno e l’altro
+mondo, congiurano, insorgono, combattono, quali
+per la libertà, quali per l’indipendenza, Brasiliani,
+Platensi, Spagnuoli, Portoghesi, Polacchi, Ungheresi,
+Serbi, Rumeni, Greci, Jugo-Slavi, da ultimo anco i
+Francesi, e non uno di questi popoli che non abbia
+<span class="pagenum" id="Page_636">[636]</span>
+ricevuto da lui, se non l’aiuto del suo braccio, un
+soccorso di armi, o di danari, un consiglio utile, una
+parola confortatrice ed amorosa, e spesso, inviati direttamente
+da lui, o mossi dall’influsso del suo apostolato,
+manipoli di valorosi che nelle più remote contrade
+propagano l’onore della camicia rossa e combattono
+e muoiono per la libertà dei popoli fratelli
+al grido di «Viva Garibaldi!»
+</p>
+
+<p>
+Nè la sola causa dei popoli l’interessava. Il problema
+sociale l’occupava anche più del politico. Convinto
+più che mai che le disuguaglianze sociali fossero
+non già l’effetto d’una legge naturale, irrevocabile e
+fatale, ma il prodotto della perversità di pochi uomini
+o furbi o prepotenti, era contro la società in uno stato
+di guerra aperta e continua.
+</p>
+
+<p>
+E non era un filosofo che meditasse le cause e gli
+effetti, nè uno statista che distinguesse i mali rimediabili
+dagl’irrimediabili, e ne apprestasse i provvedimenti
+e le leggi: era un plebeo, un paria, un diseredato
+che giudicava della società matrigna in cui si
+trovava sbalestrato dietro le impressioni del momento,
+secondo l’effetto più sensibile e più, staremmo per
+dire, drammatico che ne riceveva; secondo i criteri
+assoluti di chi vive solitario nelle proprie idee ed
+ignora la realtà.
+</p>
+
+<p>
+La vista, a mo’ d’esempio, d’un signore in panciolle
+che passasse in carrozza dinanzi a un contadino
+sudante alla canicola, curvo sulla marra, gli strappava
+lo stesso gemito di rabbia, le stesso gesto di minaccia
+che il contadino stesso lanciava alle spalle del
+superbo gaudente. Credeva la società una lega dei
+forti contro i deboli, de’ furbi contro gl’ingenui, dei
+ricchi contro i poveri, e senza esitare un istante, in
+qualunque causa, stava istintivamente cogli ultimi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_637">[637]</span>
+</p>
+
+<p>
+Aveva per vangelo la onestà impeccabile dell’operaio,
+la bontà innocente del contadino, la brutalità
+feroce del padrone, la furberia rapace del mercante,
+la boria ignorante del nobile; e su questi criteri regolava
+i suoi giudizi. Credeva sul serio ai lauti stipendi
+della burocrazia, alle ricchezze ammassate dai
+ministri, ai sordidi traffici dei deputati, alle orgie
+sardanapalesche della Corte, a tutti i luoghi comuni
+della eloquenza tribunizia, con questa differenza tuttavia
+che i tribuni le ripetevano per convenzione e
+per mestiere; egli con tutta la ingenuità della fede
+e la profondità del sentimento.
+</p>
+
+<p>
+Aveva insomma della società il concetto pessimista
+di Gian Giacomo, e come Gian Giacomo avrebbe
+voluto rinnovarla da cima a fondo per mezzo d’una
+revisione del suo patto fondamentale, cominciando naturalmente
+la riforma da sè stesso e dalla sua famiglia.
+</p>
+
+<p>
+Come però queste idee non potevano essere accettate,
+od anche accettate in parte non potevano subito
+nè tutte in una volta essere effettuate, e il mondo
+continuava a girare sul suo vecchio asse senza curarsi
+dei sognatori che l’avrebbero voluto far andare a
+modo loro, così ad ogni nuova disdetta che la realtà
+dava alle sue dottrine, ad ogni nuovo disinganno che
+la società in generale o l’Italia in particolare gli facevano
+patire, il suo umore si faceva acre, il suo pessimismo
+peggiorava, la sua misantropia filantropica
+(sentiamo il bisticcio, ma a Garibaldi, che abborriva
+gli uomini perchè rifiutavano il bene che avrebbe voluto
+far loro, s’adatta a capello), la sua misantropia
+filantropica s’inaspriva, e, vero «burbero benefico,»
+sfogava la sua atrabile sulle spalle di coloro che amava
+di più e per la cui felicità s’affannava da mezzo secolo,
+ed era pronto ad ogni istante a dare la vita.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_638">[638]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap14-3">III.
+<span class="smaller"><i>L’uomo privato</i>.</span></h3>
+
+<p>
+Questo, se non c’inganniamo, l’uomo pubblico;
+ma e l’uomo privato? L’uomo privato fu tale egli
+pure, che se anche non avesse compiuto alcuna delle
+azioni famose per cui diventò storico, sarebbe stato
+tuttavia un esemplare singolarissimo della specie
+umana, degno di tutto lo studio dello psicologo e dell’artista.
+Il biondo fanciullo che dipingemmo scorrazzante
+sulla riviera di Nizza; il bel Corsaro che vedemmo
+ammaliare la povera Anita alla fontana di
+Laguna; il trionfante Dittatore del 1860, che al suo
+apparire faceva squittire in coro le picciotte siciliane:
+<i>Oh quant’è beddu!</i> aveva serbato fino agli ultimi anni
+la sua maschia bellezza, una bellezza però tutta sua,
+lontana dal tipo comune della bellezza eroica e guerriera;
+originale e novissima essa pure.
+</p>
+
+<p>
+Perocchè Garibaldi non poteva dirsi un «bell’uomo,»
+nel senso più usitato della parola. Era piccolo:
+aveva le gambe leggermente arcate dal di dentro
+all’infuori, e nemmeno il busto poteva dirsi una perfezione.
+Ma su quel corpo, non irregolare nè sgraziato
+di certo, s’impostava una testa superba; una testa che
+aveva insieme, secondo l’istante in cui la si osservava
+e il sentimento che l’animava, del Giove Olimpico,
+del Cristo e del Leone, e di cui si potrebbe quasi
+affermare che nessuna madre partorì, nessun artista
+concepì mai l’eguale. E quante cose non diceva quella
+testa; quanto orizzonte di pensieri in quella fronte
+elevata e spaziosa, quanti lampi d’amore e di corruccio
+in quell’occhio piccolo, profondo, scintillante,
+<span class="pagenum" id="Page_639">[639]</span>
+che marchio insieme di forza e d’eleganza in quel
+profilo di naso greco, piccolo, muscoloso, diritto, formante
+colla fronte una sola linea scendente a perpendicolo
+sulla bocca; quanta grazia e quanta dolcezza
+nel sorriso di quella bocca, che era certo, anche
+più dello sguardo, il lume più radioso, il fascino più
+insidioso di quel viso, e che nessuno oramai il quale
+volesse serbare intera la libertà del proprio spirito,
+poteva impunemente mirar davvicino.
+</p>
+
+<p>
+A questa singolar bellezza poi, che era già per sè
+sola una potenza, la natura, madre parzialissima a
+questo suo beniamino, aggiunse l’agilità e la forza;
+non veramente la forza muscolare dell’atleta, ma
+quella particolare forza nervosa che si rattempra e
+ingagliardisce coll’esercizio e che, associata all’agilità,
+rende capace il corpo delle più ardue prove e delle
+più arrischiate ginnastiche.
+</p>
+
+<p>
+E che ginnasta fosse Garibaldi lo sappiamo da lui
+stesso. «Credo d’essere nato anfibio,» soleva dire per
+esprimere la facilità con cui fin dalla prima volta in
+cui si buttò in acqua si trovò naturalmente a galla.
+Abbiamo notato infatti le persone da lui salvate dall’acqua,
+e sono sedici: il che potrebbe bastare, anche
+non essendo Garibaldi, alla rinomanza d’un uomo.
+</p>
+
+<p>
+E come nuotava, cavalcava, saltava, s’arrampicava,
+tirava di carabina, di sciabola, occorrendo di
+pugnale, senza che nessuno gliel’avesse mai insegnato,
+e avendone trovato soltanto nella struttura delle proprie
+membra e negli istinti della propria indole il segreto
+e la maestria.
+</p>
+
+<p>
+Del suo corpo poi, come uomo che sa d’averne
+bisogno, era curantissimo. Egli non vestì sempre il
+costume con cui il mondo s’abituò a vederlo fin
+dal 1860. In America alternò, secondo i casi, il vestire
+<span class="pagenum" id="Page_640">[640]</span>
+paesano del <i>gaucho</i>, la giacca del capitano di mare,
+e l’uniforme bianca, rossa e verde della <i>Legione
+Italiana</i>; venuto in Italia, se non era sotto le armi,
+nel qual caso tornava alla tunica rossa orlata di verde
+(non camicia per anco), al cappello piumato a larghe
+falde, al mantello bianco ed ai calzoni grigi instivalati;
+indossava un grosso soprabito abbottonato sino
+al mento, e fu con quello che noi lo vedemmo per la
+prima volta a Torino nel 1859.
+</p>
+
+<p>
+Soltanto la mattina del 5 maggio comparve sullo
+scoglio di Quarto colla camicia rossa e il <i>poncho</i> sulle
+spalle; e sia stato amore di quell’assisa fortunata o
+certezza che quella foggia si attagliasse meglio d’ogni
+altra alla sua figura, non l’abbandonò mai più.
+</p>
+
+<p>
+Ma anche più che all’eleganza del vestire, tenne
+alla nettezza della persona. Usava frequente bagni e
+lavacri d’ogni sorte; aveva delle sue mani, de’ suoi
+denti, de’ suoi capelli una cura attentissima; non
+avreste trovata sulle sue vesti, spesso logore e strappate,
+una sola macchia. Strano a dirsi come quel mozzo paresse
+un gentiluomo. Nel primo abbordo aveva quel
+non so che di semplice e decoroso insieme che è il primo
+incantesimo con cui tutti i grandi uomini pigliano di
+solito i minori. Non dava che del <i>voi</i>; tenne il <i>tu</i> per
+i figli e per i più vecchi e più intimi amici; e fuori
+che al Re non l’abbiamo sentito dare del <i>lei</i> a chicchessia.
+Nel ricevere porgeva egli per il primo famigliarmente
+la mano; alle signore, tanto più se onorande
+per età o per lignaggio, gliela baciava con
+galanteria di cavaliere.
+</p>
+
+<p>
+Nei colloqui preferiva l’ascoltare al parlare, segno
+questo pure di cortesia aristocratica. Nelle cose minime,
+nelle questioni secondarie d’etichetta o di forma,
+quando si trattasse di rendere un servizio, di
+<span class="pagenum" id="Page_641">[641]</span>
+liberarsi da un fastidio, o di concedere un favore,
+fosse colui che gli parlava ricco o povero, umile o potente,
+era d’un’amabilità e d’un’arrendevolezza affascinanti.
+E da ciò la sua troppa facilità nel concedere
+commendatizie ed attestati d’onestà e di patriottismo
+anche ai meno meritevoli, e l’abuso che tanti indegni
+poterono fare della sua parola e del suo nome. Ma
+in tutti gli argomenti a’ suoi occhi importanti, quando
+fosse in giuoco alcuna delle sue opinioni predilette, o
+degli affetti dominanti del suo cuore, allora il discorso
+cominciava a diventar difficile, e se l’interlocutore
+s’infervorava nelle obbiezioni, con una sentenza, un
+motto, talvolta una scrollata di spalle, troncava la
+disputa. Nel 1864 quando visitò Lord Palmerston in
+casa sua, avendo questi condotta la discussione sulla
+Venezia e tentato di fargli capire che la questione
+veneta era da rimettersi al tempo, alla Diplomazia, ai
+Trattati: «Ma che cosa mi dite, interruppe di scatto,
+chè non è mai troppo presto per gli schiavi rompere
+le loro catene,» e con una mossa subitanea piantò
+stupito e quasi a bocca aperta il suo eloquente contradittore.<a class="tag" id="tag416" href="#note416">[416]</a>
+</p>
+
+<p>
+E ciò sganni una buona volta coloro che, non sappiamo
+con quali fini, si son sempre finto un Garibaldi
+automa senza idee e senza volontà, e di cui i pochi
+furbi che l’accostavano potevano a lor grado guidare
+i movimenti e far scattare le molle. Delle idee
+<span class="pagenum" id="Page_642">[642]</span>
+ne aveva poche, ma tanto più tenaci quanto più avevano
+trovato libero il campo dello spirito in cui abbarbicarsi.
+Discutere con lui era anche per quelli che
+più stimava ed ascoltava, la più ardua e più erculea
+delle imprese. Era una sfera d’acciaio brunito che
+non lasciava presa d’alcuna parte. Francesco Crispi,
+nel di lui elogio funebre alla Camera dei Deputati,
+disse: «Non ci fu uomo che sia stato come lui forte
+nelle sue volontà; egli fece sempre soltanto quello
+che volle, ma non volle che il bene d’Italia,» e questa
+affermazione d’un testimonio che gli fu al fianco nei
+più gravi momenti della patria, ci dispensa dal dirne
+di più.
+</p>
+
+<p>
+Le maniere gentili traevano risalto dai costumi
+semplici. Pochi uomini più di lui furono nel bere più
+sobri, nel cibo più parchi. Fino agli ultimi anni, in
+cui il vino gli fu ordinato quasi per medicina, bevette
+sempre acqua e dell’acqua migliore si pretendeva
+buon gustaio finissimo, e l’assaporava, e la decantava
+talvolta ai commensali, che non erano sempre
+del suo gusto, come il più prelibato de’ nettari. Quanto
+alle vivande, mangiava poca carne, anche per un residuo
+di scrupoli pittagorici che non aveva mai saputo
+vincere; prediligeva il pesce, i frutti e i legumi.
+Un piatto di fichi e di baccelli lo metteva d’appetito
+meglio d’un fagiano tartufato! Il pesce godeva, quand’era
+sano, pescarselo da sè; e allora due o tre volte
+la settimana, al pallido lume di Venere-Diana, presi
+seco or l’uno or l’altro de’ suoi figli e per turno
+questo o quello de’ suoi compagni di Caprera (quasi
+sempre, nel 1854, anche lo scrittore di questo libro),
+scendeva in canotto, ed ora al largo, ora nei seni più
+pescosi di quella pescosissima marina, passava tal
+volta coll’amo, tal altra coi filaccioni, quasi mai colle
+<span class="pagenum" id="Page_643">[643]</span>
+reti, l’intera mattinata, tornandone, rare volte, a mani
+vuote, quasi sempre con tanto di preda da fornire il
+desinare a lui e a tutta la colonia.
+</p>
+
+<p>
+Ma la sua passione predominante fu l’agricoltura.
+«Di professione <i>Agricoltore</i>,» scriveva egli stesso
+sulla scheda del Censimento del 1871, e non aveva
+mentito. Un terzo della Caprera fu ridotto fruttifero
+per molta parte del lavoro sudato della sua fronte, o
+colla scorta de’ suoi precetti e per impulso della sua
+volontà.
+</p>
+
+<p>
+La prima sua opera era stato un vigneto sopra un
+piccolo altipiano, a metà via tra la sua casa e Punta
+Rossa, ma quantunque l’uva, tutta bianca, ne fosse
+squisita, la vendemmia non compensò mai la fatica e
+la spesa. Più tardi, già preoccupato del problema del
+pane quotidiano, volle tentare la coltura dei cereali,
+e ridusse a frumento un quadrato di forse quattro
+ettari; ma qui pure, per colpa non del cultore, ma
+del terreno, il frutto non corrispose al dispendio.
+</p>
+
+<p>
+Ma il suo vero amore, era il podere modello di
+Caprera, era il Fontanaccio. Esso pure, fino al 1859
+non era che dura roccia, e d’anno in anno ci fece
+la vite, il fico, il pesco, il mandorlo, il fico d’India, e,
+sebben più sensibili alle sferzate di grecaio, gli agrumi.
+</p>
+
+<p>
+E colà ogni mattina, per lunghi anni, coperto il
+capo da un cappellone a larghe falde, in camicia rossa
+sempre, armato di coltelli e di forbici agricole, di cui
+gran parte portava appesi ad una cintura, passava le
+lunghe ore a potare, sfrondare, innestare; lieto fin
+che lo lasciavano solo, rannuvolato tostamente se un
+visitatore importuno, se un telegramma malarrivato,
+venivano ad interrompergli il piacere di quelle gradite
+occupazioni.
+</p>
+
+<p>
+Nè agiva empiricamente. Nella sua biblioteca i
+<span class="pagenum" id="Page_644">[644]</span>
+Trattati d’Agronomia abbondavano, e parte col sussidio
+dei libri, parte col consiglio di questo o quell’agronomo,
+che metteva subito nel novero de’ suoi
+amici, parte coll’aiuto del suo ingegno, naturalmente
+incline a tutti gli studi fisici, s’era formato un corredo
+di idee scientifiche e razionali, che certo molti de’ più
+grossi agricoltori d’Italia non hanno mai posseduto.
+</p>
+
+<p>
+Epperò fece venire d’Inghilterra macchine agricole,
+aprì fosse di scolo per dar esito alle acque piovane,
+sanò dalle sotterranee i terreni più plastici, sostituì
+alla rotazione dodicennale la coltura più intensiva
+delle alberate e degl’ingrassi e agli ingrassi provvide
+coll’allevamento del bestiame; (ebbe persino centocinquanta
+capi di armento bovino e quattrocento d’ovino);
+a poco a poco fornì quel suo podere, strappato zolla
+per zolla alla breccia ed al granito, di tutto quanto la
+scienza ha indicato di più acconcio alla sua coltura;
+e stalle e concimaie e capanni per marcimi e lettimi,
+e colombaie e alveari e via dicendo; e si rovinò del
+tutto. Garibaldi non fu mai ricco; ma i suoi pochi
+risparmi fatti in America, le eredità fatte dai fratelli,
+i denari ricavati dai ricchi regali mandatigli, i
+denari stessi donatigli o prestatigli dagli amici di tutto
+il mondo; tutto andò a finire nel pozzo senza fondo
+di Caprera, che non restituì mai al suo innamorato
+cultore nemmeno il salario quotidiano delle fatiche
+che per circa venti anni le aveva spese d’attorno.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Ma non sempre poteva stare nei campi; e i giorni
+di pioggia e di vento, o i più crudi dell’inverno, li
+passava in casa, seduto quasi sempre, dopo il 60, di
+faccia alla terrazza della casa nuova che guardava il
+mare, intento alla lettura e alla scrittura. Lesse molto
+e un po’ di tutto; ma nessuno vorrà dirlo per questo un
+<span class="pagenum" id="Page_645">[645]</span>
+lettore portentoso. Dei libri, già dicemmo quelli che
+prediligeva: gli storici principalmente di Grecia e di
+Roma; i trattati d’Agronomia e di Matematica; e
+sopra a tutti, i poeti; e fra questi, come è noto, Ugo
+Foscolo degli italiani; Chenier e Voltaire fra i francesi.
+Negli ultimi anni s’era preso d’amore per Guerrazzi
+e Vittor Hugo; due autori non fatti certamente
+per temperargli la fantasia, e per la <i>Storia dell’Italia
+antica</i> di Atto Vannucci, di cui citava intere pagine
+anche ne’ suoi romanzi; ma diletto fra tutti, compagno
+inseparabile delle sue veglie, primo confidente
+del suo spirito, il Carme dei <i>Sepolcri</i>, di cui gli trovaron
+presso il letto di morte aperto il volume.
+</p>
+
+<p>
+Nello scrivere invece inesauribile, infaticabile, e
+rispetto a tante altre cose che faceva, prodigioso. E
+non diciamo delle sue lettere, testimoni troppo eloquenti
+della scorrevolezza della sua penna; ma egli
+scrisse, in vecchiaia, tre romanzi: <i>Clelia o il Governo
+del Monaco</i>; <i>Cantoni il Volontario</i> e <i>I Mille di Marsala</i>;
+e da molti anni aveva intrapreso a scrivere in
+versi sciolti la storia della sua vita, e noi stessi,
+nel 1864, ne udimmo parecchi squarci dalla sua bocca.
+Intralasciato poi, per qual ragione non sapremmo
+dire, questo lavoro, riprese lo stesso tema in prosa,
+scrivendo le sue <i>Memorie</i>, dal giorno in cui le lasciò
+nel 1850, fino, crediamo, alla campagna di Francia. E
+queste <i>Memorie</i>, ci consta nel modo più certo, egli le
+affidò, or sono quattr’anni, in una cassetta chiusa, al
+figlio Menotti, coll’ordine espresso di non mostrarle
+finchè fosse vivo ad alcuno, e soltanto trascorso un
+certo termine dalla sua morte, pubblicarle.<a class="tag" id="tag417" href="#note417">[417]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_646">[646]</span>
+</p>
+
+<p>
+Mescolate poi alle <i>Memorie</i> autobiografiche, si trovarono
+fra le sue carte, e si troveranno anche più
+quando si spoglino tutte, pensieri staccati, frammenti
+di problemi, appunti, studi fisici e matematici;<a class="tag" id="tag418" href="#note418">[418]</a>
+<span class="pagenum" id="Page_647">[647]</span>
+persino uno specchietto dei conti di casa, che non
+oseremmo affermare tornassero perfettamente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_648">[648]</span>
+</p>
+
+<p>
+Infine, poeta nell’anima, cui non era forse mancato
+per esserlo anche nell’arte, che il tirocinio degli
+studi e l’esercizio della tecnica, e poesia vivente
+egli stesso, non seppe resistere mai alle tentazioni
+d’una certa sua musa bizzarra e selvaggia che le si
+era annidata nel cervello, ed empiva quaderni di versi,
+di cui talvolta l’udimmo noi stessi recitarne lunghi
+brani, talchè non ci meraviglierebbe che un giorno
+sbucasse fuori dalle sue carte anche un Canzoniere.
+</p>
+
+<p>
+E non solo in versi italiani<a class="tag" id="tag419" href="#note419">[419]</a> scriveva, ma spesso
+in francesi, come ne ha già fatto testimonianza l’inno
+di guerra composto in Francia e recitato durante l’assalto
+notturno di Dijon; e ne fa conferma lo squarcio
+di questo Carme, scritto a Vittor Hugo nel 1867,
+in risposta della sua <i>Voix de Guernesey</i>, rovente ancora
+delle collere recenti di Mentana e dove, in mezzo
+al rombar monocorde delle tribunizie invettive, senti
+echeggiare qua e là, fieri e solenni, i giambi del Barbier.
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Quand plus heureux jadis, aux champs de Parthénope,</p>
+<p class="i01">Mes jeunes miliciens ont étonné l’Europe,</p>
+<p class="i01">Essuyant leurs pieds nus sur le tapis des rois,</p>
+<p class="i01">Donnant à leur pays ce qui fut tant de fois</p>
+<p class="i01">Le rêve, le soupir, l’espoir de nos ancêtres,</p>
+<p class="i01">Crois-tu qu’ils ont servi, combattu pour des maîtres?</p>
+<p class="i01">L’amour de la patrie fut leur seule passion,</p>
+<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_649">[649]</span></p>
+<p class="i01">Et de l’humanité libre la mission.</p>
+<p class="i01">Ce n’est pas vrai qu’aux rois nous ayons fait l’aumône;</p>
+<p class="i01">Nous servions l’Italie, nous ne servions personne.</p>
+<p class="i01 dotted">. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .</p>
+<p class="i01 dotted">. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .</p>
+<p class="i01">Si de l’Europe alors la phalange d’élite</p>
+<p class="i01">Avait de son appui encouragé de suite</p>
+<p class="i01">Les nouveaux Argonautes en leurs braves élans,</p>
+<p class="i01">Le Lucifer de Rome avait fini son temps;</p>
+<p class="i01">Le monde était guéri de la lèpre infernale,</p>
+<p class="i01">Et l’horrible mensogne, à son heure fatale,</p>
+<p class="i01">Aurait du despotisme accéléré le sort!</p>
+<p class="i01">Mais les nations toujours ont le terrible tort</p>
+<p class="i01">De laisser une sœur seule dans la bataille,</p>
+<p class="i01">Seule des potentats affronter la mitraille!</p>
+<p class="i01">Eux, ils sont bien unis, à l’heure du danger;</p>
+<p class="i01">Et les peuples, jamais ne sauront partager</p>
+<p class="i01">Le péril en commun pour la cause commune?</p>
+<p class="i01">De l’humaine famille à la sainte tribune</p>
+<p class="i01">On entendit la voix de la noble Albion</p>
+<p class="i01">Imposant fièrement: «Pas d’intervention!»</p>
+<p class="i01">Seule! et l’on vit alors le superbe despote</p>
+<p class="i01">Reculant sans réplique au devant du grand vote,</p>
+<p class="i01">Aller chercher ailleurs des peuples à duper,</p>
+<p class="i01">Des tyrans à produire, et le monde à tromper.</p>
+<p class="i01">Mais la liberté sainte, au sein de l’Amérique,</p>
+<p class="i01">Oh! n’est pas un vain mot, et le sol du Mexique</p>
+<p class="i01">Sera longtemps fécond par le sang des Français.</p>
+<p class="i01">L’Américain, de maîtres, il n’en voudra jamais!</p>
+<p class="i02"> Bons pour nous, surannés, remplis, pétris de vices,</p>
+<p class="i01">Serviteurs de nos rois, agents de leurs polices!</p>
+<p class="i01">Ils ont trouvé la voie de nous tromper toujours,</p>
+<p class="i01">Par leurs statuts masqués, par leurs prêtres, leurs cours,</p>
+<p class="i01">Des marches de l’autel, où le clergé-mensogne</p>
+<p class="i01">Nous montre le salut. C’est hideux, quand j’y songe!</p>
+<p class="i01">Nous courons aux tribunes, où nos sages parleurs,</p>
+<p class="i01">À force de grands mots, nous dorent nos malheurs.</p>
+<p class="i01">Le mouchard, l’alguazil, sont décorés, sont maîtres;</p>
+<p class="i01">Il faut, pour prospérer, être serviles ou traîtres;</p>
+<p class="i01">Le sang de nos enfants sert à river nos fers;</p>
+<p class="i01">La superstition, ce monstre des enfers,</p>
+<p class="i01">Plane encore sur le monde, et, comme l’hydre antique,</p>
+<p class="i01">Ressuscite toujours dans l’affreuse boutique</p>
+<p class="i01">Du prêtre, et le tyran, dont elle est le soutien,</p>
+<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_650">[650]</span></p>
+<p class="i01">De sa fausse piété nous montre le maintien.</p>
+<p class="i01">De l’or des nations on construit la mitraille,</p>
+<p class="i01">Les instruments de mort: et le champ de bataille</p>
+<p class="i01">Est toujours des humains l’arène, où de leurs droits</p>
+<p class="i01">Au jugement du sabre ont appelé les rois.</p>
+<p class="i01">Ton pays et le mien, par un vil servilisme,</p>
+<p class="i01">Sont courbés lâchement sous l’impérialisme</p>
+<p class="i01">Par qui nos champs sont clos et nos sillons blanchis</p>
+<p class="i01">Des os des malheureux que le monstre a trahis</p>
+<p class="i01">Avec les vains appâts de conquête, de gloire.</p>
+<p class="i01">Le monde est un charnier dont il dore l’histoire.</p>
+<p class="i01">«L’empire c’est la paix,» dit-il, le vieux menteur,</p>
+<p class="i01">Tandis que de la guerre il est l’instigateur.</p>
+<p class="i01">Toujours, toujours poussant les peuples au carnage,</p>
+<p class="i01">L’Europe n’a suffi pour contenter sa rage.</p>
+<p class="i01">Oh! de l’humanité, quand ce cœur malfaisant</p>
+<p class="i01">Aura cessé de battre, on verra reparaître</p>
+<p class="i01">Le fraternel amour, les vertus, le bien-être;</p>
+<p class="i01">Et de la liberté le soleil radieux</p>
+<p class="i01">Des nations trompées dessillera les yeux.</p>
+</div></div>
+
+<p class="indl">
+Caprera, décembre 1867.
+</p>
+
+<p class="indr">
+<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.<a class="tag" id="tag420" href="#note420">[420]</a>
+</p>
+
+<p class="ast">* * *</p>
+
+<p>
+Ma il gusto della vita solitaria stringe l’uomo a
+tutto ciò che lo attornia, e l’amore della natura lo inclina
+ad amare tutto ciò che essa produce. Da ciò quella
+gentilezza d’affetto che il nostro Eroe ebbe sempre
+per le piante, gli animali, per tutti gli esseri coi quali
+per una ragione o per l’altra si trovò a contatto o
+convisse. E l’estremo episodio delle due capinere è
+troppo recente e vivo nella memoria, perchè sia mestieri
+addurlo per una prova di più. Soltanto egli si
+rendeva conto di questo suo sentimento: nell’arcano
+fascino che esercitava su di lui la natura, cercava
+una dottrina, anzi una fede; nell’amorosa corrispondenza
+<span class="pagenum" id="Page_651">[651]</span>
+che sentiva correre tra lui e le cose, scopriva
+una prova che le cose stesse fossero dotate d’un’anima
+pari alla sua, raggio a sua volta dell’anima dell’universo,
+e nella quale, traendo facilmente le ultime illazioni
+da questa specie di panteismo sentimentale,
+sentiva e adorava Dio.
+</p>
+
+<p>
+E perchè di questo non si dubiti, si legga questa
+pagina, crediamo interessantissima, delle sue <i>Memorie</i>.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="center">
+L’ANIMA.
+</p>
+
+<p>
+«Io ho veduto mia madre in sogno. — Io ho veduto
+mia madre — sveglio! — L’amore della mia genitrice non
+merita esso che in qualche momento della mia vita — il
+mio pensiero si rivolga ad essa? — Essa che fu così buona — così
+affettuosa per me — così indulgente! Dunque mia
+madre in molte circostanze mi si è presentata — anche sveglio!
+Sì, anche sveglio! — perchè pensando a quella carissima
+creatura anche in pien meriggio — mi par di vederla
+sotto quella sua semplice veste — sorridermi col sorriso degli
+angioli. — E l’immateriale corrispondenza degli occhi dell’anima
+non è forse prova sufficiente dell’immortalità della
+stessa? questo per la madre mia — potentissimo affetto!
+Ma non amo io pure il mio cavallo, il mio cane, le mie piante?
+Quando nella mia vita nomade dell’America — dopo una
+lunga marcia, e dopo un giorno di pugna — io spogliava
+de’ suoi arnesi il mio povero stanco cavallo — e lo palpava
+e lo asciugava del sudore — e rare volte io potevo regalare
+al mio fedele compagno — un pugno di biada, — poichè
+nei campi illimitati di quella parte del mondo, per l’abbondanza
+dei pascoli, ossia per la poca abbondanza di cereali
+non si dà ordinariamente biada ai cavalli, — e dopo
+d’averlo accompagnato all’acqua lo collocavo accanto al mio
+giaciglio — ebbene, dopo tutto ciò che non era altro che un
+dovere verso il mio compagno di fatiche e di pericoli — io
+mi sentiva soddisfatto. Se poi un nitrito del rinfrancato mio
+<span class="pagenum" id="Page_652">[652]</span>
+compagno si aggiungeva, e lo vedevo ravvolgere le stanche
+membra sulla verdura del campo — oh! allora <i>sentivo la
+gentil voluttà d’esser pio</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Il mio cane <i>Castore</i>, che nel 1849 mi seguiva in Tangeri,
+ov’io ero proscritto — io lo amavo perchè nella sventura
+e nell’isolamento — ov’io ero rigettato dalla fortuna — e
+dalla codarda malvagità di certi uomini — mi sembrava
+di sentire più intenso l’affetto de’ miei superstiti. Il
+mio cane, dovendo partire per l’America, era mestieri lasciarlo — e
+lo lasciai al mio amico Murray, console inglese.
+Il mio povero <i>Castore</i>! pianse per varii giorni la separazione
+dell’ingrato amico — e senza voler prendere cibo morì
+di crepacuore. — Ebbene — io amo e ricordo il mio cane
+commosso. E le mie piante — quelle piante ch’io seminai — che
+ho veduto nascere — e che piccine ho trapiantato
+in collocazione migliore. Quelle piante nei calori estivi — sull’arida
+terra di Caprera languiranno di siccità — e così
+languide penderanno le loro foglie appassite verso il suolo.
+</p>
+
+<p>
+»Io con premura innaffiava le mie care piante e a poco
+a poco si rialzavano dal loro abbattimento e sembravano gettarmi
+un sorriso di gratitudine. L’anima delle povere piante
+era in corrispondenza colla mia, come lo sono quando gettato
+in questo pelago di miserie — lontano da esse — ad esse
+rivolgo il mio pensiero e mi sento deliziosamente sollevato.
+</p>
+
+<p>
+»Egli è il Signore dei cedri del Libano — come dell’issopo
+che cresce nelle più profonde convalli (Massillon)!
+</p>
+
+<p>
+»E perchè sarò io geloso della farfalla — assai più di
+me bella — se piacque all’Onnipotente di dotarla di un’anima?
+Non bastava la mia scintilla animatrice per costituirmi parte
+dell’anima dell’Universo — parte dell’Infinito — parte di
+Dio? — come lo è la scintilla che vivifica la formica ed il
+rinoceronte?<a class="tag" id="tag421" href="#note421">[421]</a>
+</p>
+
+<p>
+»Ignorati da mille passate generazioni — miriadi di
+mondi rotavano nello spazio — e l’occhio scintillante di Galileo
+li scopriva e li svelava all’uomo maravigliato. L’onda e
+<span class="pagenum" id="Page_653">[653]</span>
+l’aria esplorate dalla scienza hanno rivelato all’atterrito osservatore
+tale numero di esseri viventi ignorati sinora, da
+fare impazzire le maggiori intelligenze. L’elettrico solca lo
+spazio colla celerità del pensiero. E chi può limitare i tesori
+concessi da Dio all’uomo — nei portentosi suoi misteri?
+</p>
+
+<p>
+»E l’anima che noi presentiamo — che noi vediamo
+coll’occhio dell’immaginazione — che noi scorgiamo sino
+nell’impercettibile aereo abitatore — l’anima — è dessa forse
+al di là o al di qua della barriera innalzata dall’Eterno
+all’umana intelligenza? Comunque sia — l’anima mia — è
+un atomo dell’anima dell’Universo — e questa credenza mi
+nobilita — m’innalza al di sopra del miserabile materialismo — m’infonde
+rispetto per gli altri atomi, emanazioni
+di Dio, e mi spinge a meritare il plauso delle moltitudini
+degli atomi che mi somigliano — e che coll’esempio — più
+che colla dottrina — devono far bene — perchè appartengono
+per essenza all’Eterno Benefattore.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+In uomini siffatti gli affetti domestici sono potenti:
+e di quanta religione abbia amato la madre sua, di
+cui portava dovunque nella sua odissea l’immagine, che
+rivedeva in sogno come persona viva, nelle preghiere
+della quale credeva come ad un talismano, lo sappiamo;
+e da qual passione d’amore sia stato avvinto alla sua
+Anita narrammo a lungo, per non aver mestieri di
+dirne più. Così avesse potuto serbar fede a quel suo
+primo bello eroico amore; ma la natura non potè dargli
+tutte le perfezioni; anzi gli pose nel sangue più
+acre e imperiosa che mai l’imperfezione della sensualità.
+</p>
+
+<p>
+E qui ripetiamo una parola detta fin da principio
+in questo libro: la cronaca degli amori di Garibaldi
+non è tema per noi. Soggiungiamo soltanto, poichè
+c’è in Caprera una lapide di cui tutto il mondo in
+quest’ultimo mese ha ripetuto l’epigrafe, che l’Anita
+<span class="pagenum" id="Page_654">[654]</span>
+Garibaldi, sulla di cui tomba si legge: «Nata il 5 maggio
+1859, morta il 25 agosto 1875,» non è figlia della
+signora Francesca Armosino; essa è figlia d’una signora
+nizzarda, conosciuta da Garibaldi in quel periodo
+tra il 1856 e il 1857, in cui navigava ancora
+su e giù da Nizza a Caprera; una signora nizzarda
+di civile condizione, che vive tuttora, e sembra angustamente,
+nella sua città natale, e della quale, per
+questo appunto, stimiamo dover nostro non gettare
+in pubblico il nome.<a class="tag" id="tag422" href="#note422">[422]</a> Perchè poi abbia sposato la Raimondi
+e non quella signora da lui resa madre, ed
+abbia creduto doveroso legittimare Manlio, Clelia e
+Rosita e non l’Anita, figlia essa pure, al pari di tutti
+i suoi fratelli, dell’amore, è uno di quei problemi che
+la storia non può risolvere, e fa bene a non approfondire.
+Perchè si ami e non si sposi; si sposi e non
+si ami; si cessi d’amare dopo aver sposato, sono enigmi
+del cieco iddio, di cui nessun mortale tenne finora le
+chiavi.
+</p>
+
+<p>
+Lasciamo Garibaldi col fardello de’ suoi peccati
+amorosi innanzi a quel tribunale in cui si giudicano
+insieme i fatti e le intenzioni, le attenuanti e le aggravanti,
+e facciamo noi stessi, noi uomini di questo
+secolo XIX, <i>medicus aliorum, ipse ulceribus scatens</i>, facciamo
+il nostro esame di coscienza. Garibaldi ebbe
+delle amanti! ma qual meraviglia? Non tiriamo in
+campo il solito paragone escusativo dei grandi uomini
+(donnaiuoli superlativi quasi tutti), perchè anche parlando
+solo degli Italiani s’andrebbe all’infinito. Chiediamo
+piuttosto al pudico lettore che si scandalizza,
+alla vereconda damina che s’imporpora, se una scivolata
+<span class="pagenum" id="Page_655">[655]</span>
+fuori dalla diritta rotaia degli amori legali non
+l’abbian fatta mai. Probabilmente entrambi, dopo una
+abbassatina di testa che varrà una confessione, scapperanno
+fuori in coro con questa risposta: sì, ma senza
+scandalo. Era da attendersi: <i>si non caste, saltem caute</i>.
+Soltanto si potrebbe replicare: se lo scandalo non sia
+avvenuto perchè essi seppero destreggiarsi con arte
+ed astuzia maggiori di quelli che nello scandalo incapparono,
+o perchè, non avendo intorno alla loro persona
+l’incomodo riverbero di alcuna celebrità, nessuno
+s’è occupato dei fatti loro. E forse, posti innanzi
+a questi due quesiti, tanto il benigno lettore, quanto
+la gentile lettrice non saprebbero quale risposta profferire.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi invece, cattivo cospiratore anche nelle
+congiure d’amore, operò alla piena luce del sole; non
+nascose mai nè quello che sentiva, nè quello che voleva:
+«Ti amo, mi piaci, ti voglio,» disse alla sua
+donna, e se la donna assentì, animale di preda, mai
+di frode, la rapì nelle sue braccia, e la fece sua.
+</p>
+
+<p>
+E v’ha di più. Qualunque più franco e più ardito
+amatore avrebbe potuto avere la probabilità di nascondersi;
+Garibaldi no.
+</p>
+
+<p>
+Per quasi mezzo secolo, gli occhi del mondo restarono
+sbarrati su di lui: egli non potè dare un
+passo, fare un gesto, pronunziare un detto, comparire
+o scomparire da un luogo, essere accompagnato
+o no da una persona, che migliaia di sguardi non fossero
+già appostati a sorprenderlo, e migliaia di migliaia
+di voci a denunziarlo.
+</p>
+
+<p>
+È la sorte degli uomini storici. Tutti sanno a
+mente le tredici mogli di Cesare; nessuno sa quante
+volte al giorno il liberto entrava i lupanari della
+Suburra.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_656">[656]</span>
+</p>
+
+<p>
+Così di Garibaldi! Se egli fosse stato un ignoto,
+la storia delle sue mogli e de’ suoi figliuoli, in mezzo
+alla grande babele erotica del nostro secolo, sarebbe
+trascorsa inosservata; mentre è quasi certo che il
+tempo, consumate le ultime scorie che ancora involgono
+la statua dell’Eroe, la seppellirà nell’oblio.
+</p>
+
+<p>
+Comunque, nessuno, per quanto faccia, potrebbe
+sostenere che Garibaldi sia stato, nello stretto senso
+della parola, un libertino.
+</p>
+
+<p>
+Un uomo che ebbe una gioventù affaticata e combattuta
+come la sua, ed una vecchiezza, nonostante i
+tanti acciacchi, così resistente e così prolifica, non
+può aver abusato della voluttà. Condannato egli pure
+ai tormenti del deserto, non macerò le sue carni come
+i Padri della Tebaide, ubbidì egli pure alla umana fragilità;
+ma non permise a una tale ubbidienza di convertirsi
+in abito vizioso e molto meno di degenerare
+in colpa. Egli non fu un volgare <i>Don Giovanni</i>. Figlio
+schietto e tuttora indomito della natura, amò con tutta
+la subitaneità fulminea e l’abbandono innocente del
+selvaggio, che non avverte i freni e ignora le leggi
+onde la società civile modera e disciplina ad un più
+alto fine gli istinti e le passioni umane; ma appena
+la satanica scintilla divampò nel suo petto, non la
+nascose, non s’infinse, non si mascherò, non sedusse
+con volgari inganni e con mendaci promesse alcuna
+donna, non fece delle conquiste d’amore una gloriola
+o un mestiere; non eccitò con turpi artifici le spossate
+satiriasi della sua senilità: amò con tutto il foco
+naturale de’ suoi sensi, con tutto l’impeto del suo
+cuore; promise alla donna da lui prescelta quello soltanto
+che sapeva di poter mantenere, e mantenne;
+tre volte giurò di farla sua sposa innanzi agli altari,
+o in faccia ai magistrati che la legge religiosa e civile
+<span class="pagenum" id="Page_657">[657]</span>
+del suo tempo o del suo paese prescrivevano, e
+tre volte tenne il giuramento.
+</p>
+
+<p>
+E a dir vero, in questo secoletto di pudichi adulterii,
+di frolli concubinati, di bastardini abbandonati,
+di nozze mercantili, di George Dandin tolleranti
+e di monsieur Alphonse tollerati, non toccherà
+a Giuseppe Garibaldi, che si affanna e lotta dieci anni
+per dare il nome alla donna che amò, non toccherà
+a lui, innanzi alle Assisie della Morale pubblica e
+privata, d’abbassare la fronte.
+</p>
+
+<h3 id="cap14-4">IV.
+<span class="smaller"><i>Tutto l’uomo.</i></span></h3>
+
+<p>
+Ed ora chi è quest’uomo?
+</p>
+
+<p>
+Nasce nella oscura casipola d’un porto da una famiglia
+di umili marinai, e già immortale prima della
+morte, migra dalla terra cogli onori d’un Re ideale,
+nella gloria d’un’apoteosi olimpica, lasciando dietro
+a sè piuttosto la tristezza d’un astro che s’allontani
+per salire ad una sfera più fulgida, che il dolore d’un
+uomo che muoia.
+</p>
+
+<p>
+Trascina la giovinezza in una faticosa vicenda di
+monotone navigazioni e di travagliati esigli; e ad un
+tratto irrompe dalla sua penombra coi fulgori d’un’apparizione
+fantastica, e di grado in grado ascendendo
+giganteggia nell’arena del nostro secolo come uno
+de’ suoi più portentosi figliuoli.
+</p>
+
+<p>
+Sbalestrato dall’Oriente all’Occidente, volta a volta
+pedagogo e corsaro, mandriano e guerrigliero, agricoltore
+e capitano, candelaio e dittatore, la sua vita
+si svolge nel ciclo di tre generazioni con tutte le varietà
+e i contrasti, le sorprese e gli incantesimi d’un
+<span class="pagenum" id="Page_658">[658]</span>
+poema ariostesco, mentre colla fusione della storia e
+della leggenda, della realtà e della poesia sembra risuscitare
+la classica unità della omerica epopea.
+</p>
+
+<p>
+È un corsaro; ma comincia il suo byroniano romanzo
+liberando gli schiavi neri trovati a bordo della
+nave predata e rifiutando dai mercanti prigionieri gli
+scrigni di gemme che gli offrono per il loro riscatto.
+</p>
+
+<p>
+È un filibustiere; ma una volta, cadutogli nelle
+mani colui che sei anni prima gli aveva inflitto l’oltraggio
+anche più che il dolore della tortura, lo rimanda
+libero e perdonato.
+</p>
+
+<p>
+È un avventuriere; ma, lo diremo colle stesse parole
+del generale Pacheco, «se recavasi negli uffici del
+Governo era soltanto per domandare la grazia d’un
+cospiratore, o per chiedere qualcosa a favore d’un
+infelice.»
+</p>
+
+<p>
+È un condottiere; ma non riceve altro soldo dal
+paese a cui consacra da dodici anni la vita, che la
+razione del gregario: distribuisce fra i feriti, gli ammalati
+e le vedove dell’esercito il primo regalo che
+la Repubblica gli fa; rifiuta i gradi e gli onori che
+essa gli offre; e di fatto, se non di nome, Generale
+Ammiraglio, quasi Dittatore, non possiede che una
+camicia, i piedi gli sboccano dagli stivali sfondati, e
+non ha tanto da pagare il lume del povero abituro
+in cui si ricovera.
+</p>
+
+<p>
+Lo immaginano un fiero lupo di mare e di terra,
+ispido e coriaceo, vago soltanto degli spettacoli sanguinosi
+delle cariche e degli arrembaggi; eppure
+l’uomo che nel <i>saladero</i> di Camacua con soli tredici
+compagni sfidava, cantando, l’assalto di trecento cavalieri
+e accettava di seppellirsi tra le fiamme e le
+rovine del suo fragile asilo piuttosto che arrendersi, o
+che nelle acque del Paranà dopo tre giorni di lotta
+<span class="pagenum" id="Page_659">[659]</span>
+«a ferro freddo,» piuttosto che ammainar la bandiera,
+faceva saltar egli stesso l’ultimo legno della
+sua flottiglia; era lo stesso che in un giorno di battaglia
+marciando contro il nemico s’arrestava, dimentico,
+ad ascoltare il gorgheggio d’un usignolo innamorato,
+e che udendo in una cruda notte d’inverno
+belar tra le rupi della sua Caprera un’agnella abbandonata,
+s’alzava di letto per andare, tra il rigor del
+libeccio ed il frizzar di brumaio a cercare la derelitta
+e ospitarla nella sua medesima stanza.
+</p>
+
+<p>
+Lo acclamano infine l’Ettore di Montevideo, il
+Camillo di Roma, l’Argonauta di Marsala; ma l’uomo
+a cui poteva parer poca gloria la statua di Giove Ultore
+che dall’alto del Gianicolo assicura il Quirinale
+e sfida il Vaticano, non chiede all’Italia, non invoca
+dalla sua famiglia altro pegno d’amore che di
+dormire poca cenere in un’urnetta di granito, accanto
+al sarcofago delle sue bambine, sotto l’acacia
+che l’ombreggia; novissimo fantasma d’eroe che non
+potendo morire come Orlando sulla catasta dei nemici,
+muore come Washington, decretando a sè stesso
+il «rogo di Pompeo.»
+</p>
+
+<p>
+Chi è dunque quest’uomo? Costretto a vivere la
+vita nomade e quasi selvaggia dei <i>gauchos</i> e dei <i>rastreadores</i>;
+mescolato dalla sua fortuna alla schiuma
+degli avventurieri e dei fuorbanditi di tutte le stirpi,
+cresciuto suo malgrado alla scuola delle rivoluzioni
+e delle guerre perpetue, travolto a controgenio nella
+mischia di fazioni feroci e sanguinarie, conserva intatta
+in mezzo a tanto contagio la nativa purità dell’anima
+sua, riportando dal forzato consorzio qualche
+difetto e qualche stranezza, non un solo abito
+vizioso nè un solo sentimento colpevole.
+</p>
+
+<p>
+Braccio designato di tutte le congiure, campione
+<span class="pagenum" id="Page_660">[660]</span>
+atteso di tutte le rivolte, alfiere desiderato di tutte
+le parti; si consacra a tutte, ma non serve a nessuna,
+e nel tumultuante pandemonio delle chiese, delle confessioni,
+delle sette del suo tempo, si innalza come un
+Pontefice a cui tutti si volgono e s’inchinano, e che
+nessuno può dir suo.
+</p>
+
+<p>
+Ama dell’amore geloso e intollerante del selvaggio
+la sua patria, e va cavaliere errante di tutte le
+patrie e crociato di tutte le libertà. Proclama la fratellanza
+dei popoli, ma ad ogni straniero che s’accampi
+entro il sacro confine della sua terra, grida
+minaccioso lo sfratto del poeta:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Ripassin l’Alpi e tornerem fratelli.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Si protesta repubblicano, ed offre due volte la sua
+spada a due re. Resta democratico rivoluzionario socialista;
+ma partendo per la più maravigliosa delle
+sue imprese riconsacra sulla bandiera il patto d’Italia
+con Vittorio Emanuele e la monarchia dei plebisciti.
+</p>
+
+<p>
+È un Dittatore onnipotente per la gloria e la fortuna,
+e festeggia egli stesso l’arrivo del Re e dell’esercito
+che vengono a spodestarlo; e fatto nascostamente
+bottino d’un sacco di civaie, colla ricchezza di questa
+preda, colla gioia di chi perdendo il potere ricupera
+la libertà, dispare novellamente nella solitudine del
+suo mare.
+</p>
+
+<p>
+È un ribelle, e scrive sulla bandiera il nome del
+Re a cui si ribella; poi ferito e imprigionato da lui,
+continua a restargli fedele, e per la causa per cui
+era caduto di palla italiana sul colle d’Aspromonte,
+cade di palla austriaca a piedi di Monte Suello.
+</p>
+
+<p>
+È un Belial, un Lucifero, un Dragone; sfolgora la
+grande simonia del Poter Temporale colle invettive di
+Dante, e odia la Chiesa Romana dell’odio di Lutero; a
+<span class="pagenum" id="Page_661">[661]</span>
+sentirlo si direbbe che sia pronto a cominciar da un
+istante all’altro una Saint-Barthélemy di cattolici, e
+se incontra uno di quei preti ch’egli chiama <i>buoni</i>,
+è il primo a stendergli la mano, e crede ancora alla
+possibilità d’un clero evangelico, amico della libertà
+e del progresso; e cerca nelle parole di Cristo i precetti
+della <i>Religione del Vero</i>, e confida alle sue <i>Memorie</i>
+la sua fede in Dio e nell’anima immortale.
+</p>
+
+<p>
+Chi è dunque quest’uomo?
+</p>
+
+<p>
+Vittor Hugo, il Garibaldi della lirica, lo chiama
+«l’eroe dell’ideale,» ma è un responso apollineo:
+Giulio Michelet esclama: «Degli eroi non ne conosco
+che uno: Garibaldi;» ma l’iperbole tradisce la difficoltà
+del giudizio: Giorgio Sand scrive: «Garibaldi
+non assomiglia a nessuno, pure v’è qualcosa in lui
+di misterioso che fa pensare;» ma in tal modo ripropone
+il problema, non lo risolve. Una delle più celebrate
+effemeridi della Gran Brettagna l’<i>Athenæum</i><a class="tag" id="tag423" href="#note423">[423]</a>
+tenta seriamente di trovare in lui l’incarnazione del
+veltro allegorico:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Questi non ciberà terra nè peltro</p>
+<p class="i01">Ma sapienza ed amore e virtute;</p>
+</div></div>
+
+<p>
+ma con ciò non fa che addensare sulla fronte del
+Proteo le nebbie del più oscuro simbolo dantesco.
+</p>
+
+<p>
+I partiti se lo palleggiano; i repubblicani lo contrastano
+ai monarchici; i rivoluzionari lo levano al
+cielo; i reazionari lo inabissano nel fango; i preti di
+Sicilia lo annunziano dai pergami come un nuovo
+Messia, i preti di Roma lo folgorano d’anatemi come
+un Anticristo; la rettorica consuma tutte le sue metafore;
+l’amore profonde tutti i suoi inni; l’idolatria
+<span class="pagenum" id="Page_662">[662]</span>
+esaurisce i suoi incensi; l’odio erutta tutte le sue
+bestemmie; la critica stanca i suoi occhi e la filosofia
+i suoi ragionamenti; ed egli, al pari della favolosa Jungfrau,
+di cui a tutti è concesso ascendere i fianchi e
+superare le prime vette, ma a nessuno toccare la cima,
+ravvolta nell’intatto velo delle nevi eterne; egli nasconde
+ancora la parte più alta e più pura di sè stesso,
+e dalla sua solitaria rupe continua a sfidare i definitori
+e gl’interpreti.
+</p>
+
+<p>
+Ancora una volta: chi è quest’uomo?
+</p>
+
+<p>
+Il lettore rammenta certamente quell’apparizione
+quasi fantastica del secolo XVIII che fu chiamata
+l’uomo di Rousseau. Prediletto figlio della natura, dotato
+delle più nobili facoltà, più ricco d’istinto che di
+ragione, e più di sensibilità che di riflessione, uscito
+più che a mezzo dallo stato di barbarie, ma ancora esitante
+sul confine della civiltà, e portando sempre seco
+in tutti i passi della sua vita le abitudini, i gusti e i ricordi
+della nativa selvatichezza; cresciuto nella fede
+che la natura abbia creato l’uomo virtuoso e felice, e
+la società sola l’abbia fatto colpevole e infelice; carezzato
+dal sogno d’una età reditura di perfezione e di
+felicità, da cui non già le colpe sue, ma la prepotenza
+di pochi malvagi l’abbiano sbandito; educato
+a vedere in un ipotetico contratto sociale, quando e
+come scritto non si saprebbe, il patto leonino del più
+astuto o del più forte imposto al più dabbene e al
+più debole, l’uomo di Gian Giacomo, quantunque non
+corrisponda ad alcuna realtà storica e sia manifestamente
+il portato di un erroneo concetto, rappresenta
+ancora in una figura simbolica quella lotta antica
+e perenne della società e della natura, dell’ideale
+umanitario, e dell’ideale politico, d’onde uscirono ed
+usciranno in perpetuo, insieme alle periodiche convulsioni
+<span class="pagenum" id="Page_663">[663]</span>
+del genere umano, i periodici progressi del suo
+incivilimento.
+</p>
+
+<p>
+Agli occhi dell’Adamo ginevrino la natura è la
+madre, e la società è la matrigna; da quella la cornucopia
+di tutti i beni, da questa il vaso di Pandora
+di tutti i mali.
+</p>
+
+<p>
+Dio si rivela da sè stesso alla coscienza umana nelle
+opere della sua creazione, nei beneficii della sua provvidenza,
+e la società ne oscura il limpido concetto colla
+fola delle religioni, le superstizioni dei culti, il mendacio
+de’ sacerdoti. La terra fu concessa dal Creatore
+per stanza e nutrimento di tutti i suoi figli, e la società
+sancisce l’usurpazione del più forte e il furto
+della proprietà. La natura creò dal suo grembo tutti
+gli uomini uguali, e la società vi sostituisce la superfetazione
+dei privilegi e delle caste. La natura largì a
+tutti i cuori i diritti del libero amore, e la società li
+sconosce o li violenta coll’imposizione delle nozze artificiali
+e indissolubili. La natura donò alle arti pacifiche
+e benigne dell’uman genere il fuoco de’ suoi soli, i metalli
+delle sue viscere, la scintilla de’ suoi corpi, tutte
+le arcane potenze de’ suoi elementi, e l’egoismo o l’ambizione
+di pochi privilegiati convertirono tutte quelle
+forze benefiche in istrumenti di distruzione e di rovina.
+La natura infine scrisse nell’anima d’ogni suo figliuolo
+i sentimenti della giustizia, della carità e dell’amore,
+e dacchè in un angolo di quest’aiuola si strinse il
+primo consorzio umano,
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01"><span class="dotted">. . . . . . . . . .</span> Una feroce</p>
+<p class="i01">Forza il mondo possiede, e fa nomarsi</p>
+<p class="i01">Dritto!</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Tutto in questo dorato ergastolo della civiltà, dove
+l’uomo della natura si sente incarcerato, tutto gli è
+<span class="pagenum" id="Page_664">[664]</span>
+sospetto ed esoso. La scienza è un pericolo, il lusso
+un oltraggio, i trovati dell’uman pensiero un’insidia,
+le arti, le arti stesse divine, ponno mutarsi in scuola
+del vizio ed in veleno della virtù.
+</p>
+
+<p>
+Quale meraviglia pertanto se un uomo siffatto
+traendo a fil di logica le ultime conseguenze delle sue
+premesse, conformando il fatto alla dottrina, brandisse
+la fiaccola d’Erostrato e appiccasse egli stesso
+le fiamme ai bugiardi templi di quella civiltà ch’egli
+gridò la grande nemica dell’umana famiglia? Ma
+rassicuratevi. L’uomo che vi sta dinanzi non fu mai
+un dialettico; il sentimento domina troppo il suo intelletto,
+l’amore sovrasta troppo ai suoi odii, perchè
+egli possa, coll’inflessibilità d’un Convenzionale e la
+brutalità d’un Comunardo, giungere imperturbato alle
+ultime illazioni de’ suoi principii ed erigere sopra
+monti di teste, al chiaror delle torcie petroliere, la
+città nuova de’ suoi sogni.
+</p>
+
+<p>
+Perisca pure la logica, ma sia salva l’umanità;
+e però la stessa voce che poco prima nelle medesime
+pagine scrollava come vento impetuoso le mura della
+vecchia società, risponderà a coloro che gli rinfacciarono
+di non saper usare strumenti più efficaci e
+più pronti: «E che! bisognerà dunque distruggere
+la società, annientare il tuo e il mio, e tornar cogli
+orsi a vivere nelle selve? Pochi, cacciati dal rimorso
+o chiamati da una popolare vocazione, lo potranno; ma
+i più, ma tutti coloro che avranno udito la voce dell’Eterno
+e compreso la necessità di cooperare colla
+virtù a’ suoi alti disegni, coloro rispetteranno i sacri
+legami della società di cui sono membri, ameranno
+i loro simili, serviranno scrupolosamente alle leggi ed
+agli uomini che ne sono gli arbitri ed i ministri, e onoreranno
+sopra ogni cosa i Principi buoni e saggi che
+<span class="pagenum" id="Page_665">[665]</span>
+sapranno prevenire o guarire la moltitudine crescente
+degli abusi e dei mali che senza posa ci assalgono
+e ci percuotono.<a class="tag" id="tag424" href="#note424">[424]</a>»
+</p>
+
+<p>
+Ora si riuniscano tutte le idee capitali di questa
+dottrina, e si spiri loro un’anima; si raccolgano tutti i
+lineamenti sparsi dell’uomo immaginario che ci passò
+davanti, e si gettino nella forma concreta e salda d’un
+uomo vivo e vero; si dia quindi a quest’uomo reale
+e storico lo stesso istinto del bene e intuito del vero,
+lo stesso concetto della vita e del mondo, lo stesso
+amore appassionato della natura e la stessa antipatia
+invincibile della società; si compia la sua figura colla
+semplicità de’ costumi, il gusto della libertà campestre,
+il fastidio della vita cittadina, il bisogno profondo
+e ineffabile di solitudine e di pace; non si nascondano
+per questo alcune delle ombre che frastagliano
+anco più scuramente la fronte del simbolico <i>Emilio</i>:
+la sensibilità eccessiva, la mobilità impetuosa, la intemperanza
+delle passioni, la crudezza del linguaggio;
+si collochi quest’essere fantasioso e ardente, sdegnoso
+e pio, istintivo e geniale innanzi alla civiltà d’un secolo
+non più, credo, ma non meno corrotto di quanti
+l’hanno preceduto, in faccia alle religioni bugiarde
+non ancora sfatate, alla clerocrazia tuttora prepotente,
+ai privilegi mutati, ma non distrutti, alle caste trasformate,
+ma non annichilite, al grido delle nazioni
+oppresse, all’urlo delle plebi affamate, al gemito dei
+bambini venduti, al pane salato dalle lagrime di vergogna
+della donna prostituita, e tuttavia saporito al
+dente dello Stato, e ciò fatto si dia ad un uomo simile
+il cuore d’un eroe e il braccio d’un atleta, lo si
+<span class="pagenum" id="Page_666">[666]</span>
+armi d’una spada, in luogo d’una penna; si converta
+ognuna delle sue idee e delle sue passioni in un fatto,
+e ogni fatto in un prodigio; gli si apra per arena il
+vecchio e il nuovo mondo, e lo si segua sopra un’interminabile
+Via Sacra che va da Laguna a Montevideo,
+dal Salto a Roma, da Varese a Marsala, dal Volturno
+a Bezzecca, da Mentana a Dijon; si riepiloghi finalmente
+tutta questa epopea nell’egloga di Caprera; si
+nasconda tutto questo mondo di gloria e di virtù in
+una povera urna, fra due bambine, sotto un’acacia, — e
+si avrà Garibaldi.
+</p>
+
+<p class="pad2 center large">
+<span class="smcap">Fine del Volume Secondo ed ultimo.</span>
+</p>
+
+<hr>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_667">[667]</span>
+</p>
+
+<p class="title">AVVERTENZA.</p>
+</div>
+
+<p>
+Nel primo volume trascorsero alcune sviste tipografiche,
+e alcuni errori di fatto. Alle prime si ripara con l’<i>Errata-Corrige</i>
+che viene appresso; dei secondi siamo lieti di potere,
+mercè il consiglio di qualche cortese che volle onorare de’ suoi
+appunti l’opera nostra, fare ammenda con queste
+</p>
+
+<div class="errata">
+<p class="center">
+<i>Postille:</i>
+</p>
+
+<p>
+Nel primo volume, a pag. 389, in nota, parlando della
+pensione offerta dal Governo sardo, per mezzo del generale
+La Marmora, al generale Garibaldi, ci siamo un po’ maravigliati
+che il La Marmora, in certe sue lettere al Dabormida,
+avesse tralasciato di notare che Garibaldi la pensione
+l’accettò per la madre e la rifiutò per sè, traendo la prova
+di questo fatto da una lettera di Massimo d’Azeglio ad Antonio
+Panizzi, del 25 luglio 1864, e scorgendo quindi una
+certa contraddizione tra l’asserto del generale La Marmora
+e quello del suo amico, allora Presidente del Consiglio dei
+Ministri.
+</p>
+
+<p>
+Ma <i>Verax</i> nel <i>Fanfulla</i> del 30 giugno 1882 (e tutti sanno
+quale devoto amico del generale La Marmora si nasconda
+dietro quel pseudonimo) mi scrisse una lettera pubblica nella
+quale sostenne che contraddizione non c’è: che le pensioni
+date a Garibaldi furono due: una, quella di cui parla La Marmora,
+nel 1849; l’altra, quella a cui allude Massimo d’Azeglio,
+accettata per la madre ed i figli nel 1851. E noi, rispondendo
+al <i>Verax</i>, abbiamo espresso qualche dubbio su questa seconda
+pensione; ma egli ci rispose ribadendo e affermando
+d’avere visti i Documenti, e noi, senza credere per questo
+<span class="pagenum" id="Page_668">[668]</span>
+chiusa del tutto la lite, ci rimettiamo per ora alle autorevoli
+parole del nostro stimato amico.
+</p>
+
+<p>
+Lo stesso <i>Verax</i> poi.... cioè no.... Luigi Chiala ci scrive
+additandoci un altro errore scappatoci a pag. 225, dove diciamo
+che teneva il portafogli della guerra il generale Ricci:
+egli ci ammonisce che reggente il ministero della guerra
+era allora Cesare Balbo, Presidente del Consiglio dei Ministri,
+il quale aveva per suo primo ufficiale il colonnello Dabormida,
+e soggiunge: «Hai confuso alle volte col maggiore
+Giuseppe Ricci, che fu poi generale di Stato Maggiore,
+e, se non erro, era allora segretario generale, cioè primo ufficiale
+agli esteri?»
+</p>
+
+<p>
+E non abbiamo nulla a che ridire sulla rettifica. Soltanto
+ne giova soggiungere che un Ricci generale o maggiore deve
+esserci entrato, perchè il generale Medici nel brano di Memorie
+da lui confidate ad Alessandro Dumas seniore, e delle
+quali il Medici stesso ci confermò più volte la veridicità, narrando
+questo episodio di Garibaldi, dice che Carlo Alberto
+lo rimandò a Torino «pour qu’il y attendît les ordres de
+son Ministre de la guerre M<sup>r</sup> Ricci.»
+</p>
+
+<p>
+E il Medici e il Dumas, o forse anche Garibaldi, fecero la
+confusione dalla quale fui colto io stesso. E non solo potrebbe
+essere che essi abbiano scambiato il maggiore Ricci per un
+generale Ricci ministro della guerra; ma che il Ricci di cui
+parla Garibaldi sia stato il Giuseppe Ricci ministro dell’interno,
+appunto nel Ministero Balbo.
+</p>
+
+<p>
+D’un altro sbaglio mi avvertì il signor Luigi Torre,
+di Casale (pag. 256): «Macerata lo elesse (Garibaldi) a suo
+Deputato alla Costituente Romana;» soggiunsi: «e fu quello
+il primo voto che lo mandò in un’assemblea politica.» Ora
+il signor Torre mi scrive: «Badi, il primo Collegio che
+mandò Garibaldi ad un’assemblea politica fu Cicagna in
+quel di Chiavari, nelle elezioni parziali del 30 settembre 1848.
+La Camera convalidò la sua elezione nella tornata del 18 ottobre
+1848.» Ed io ringrazio il signor Torre della notizia,
+e, come vede, la confermo.
+</p>
+
+<p>
+Il signor conte Alessandro Morando, che nel 1848 fu tra
+i primi ad accogliere Garibaldi a Milano, guardato ancora
+con sospetto dalla cittadinanza, dice: che l’albergo da cui
+<span class="pagenum" id="Page_669">[669]</span>
+arringò il popolo milanese, di cui si parla a pag. 227 in
+nota, non fu già <i>La Bella Venezia</i>, dove albergava il Mazzini,
+ma l’<i>Albergo del Marino</i>, e che insieme e intorno a
+lui a riceverlo c’era l’ingegnere Geronimo Cantoni, e l’ingegnere
+Antonio Anselmi. Anche le parole da lui dette, e
+da noi tolte dai giornali del tempo, dovrebbero essere modificate
+così: «Quello che avete fatto è un nulla a fronte
+di quello che dovete fare. Il nemico che dovete combattere
+non è tutto fuori di voi: è in mezzo a voi. Io sono venuto
+dall’America a dare il mio sangue: fate altrettanto anche
+voi.»
+</p>
+
+<p id="errata" class="center pad2">
+ERRATA-CORRIGE.
+</p>
+
+<p class="center">
+Volume I.
+</p>
+
+<table class="gener">
+ <tr>
+ <td><i>Pag.</i></td> <td><i>lin.</i></td> <td>&#160;</td> <td>&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">5,</td> <td class="num">7</td> <td>l’anno stesso di Cavour</td> <td><i>va soppresso</i></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">27,</td> <td class="num">12</td> <td>Ragiundo</td> <td>Raimondi</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">84,</td> <td class="num">25</td> <td>Tramandahy</td> <td>Taramanday</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">id.,</td> <td class="num">ult.</td> <td>id.</td> <td>id.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">85,</td> <td class="num">4</td> <td>id.</td> <td>id.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">id.,</td> <td class="num">ult.</td> <td>id.</td> <td>id.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">170,</td> <td class="num">9</td> <td>1842</td> <td>1843</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">202,</td> <td class="num">13</td> <td>14 gennaio</td> <td>12 gennaio</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">206,</td> <td class="num">22</td> <td>Duyman</td> <td>Dayman</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">233,</td> <td class="num">7</td> <td>4 luglio</td> <td>4 agosto</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">247,</td> <td class="num">27</td> <td>24 aprile</td> <td>29 aprile</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">259,</td> <td class="num">7</td> <td>22 marzo</td> <td>23 marzo</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">280,</td> <td class="num">24</td> <td>Giuseppe Rosselli</td> <td>Pietro Rosselli</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">398,</td> <td class="num">25</td> <td>barca</td> <td>bara</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">422,</td> <td class="num">24</td> <td>fosse assalita</td> <td>non fosse assalita</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">424,</td> <td class="num">21</td> <td>Migliavaca</td> <td>Migliavacca</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">437,</td> <td class="num">25</td> <td>giornata stessa del 27</td> <td>giornata stessa del 21</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">450,</td> <td class="num">14</td> <td>maggiore Bioll</td> <td>tenente colonnello Bioll</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="num">453,</td> <td class="num">17</td> <td>colonnello Bioll</td> <td>tenente colonnello Bioll</td>
+ </tr>
+</table>
+
+<p class="pad2">
+A pag. 193, riproducendo in nota l’ode a Garibaldi del
+signor Giuseppe Bertoldi, corse un errore di disposizione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_670">[670]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo la strofe sesta «Or leva dai marmorei ec.,» devono
+seguire le ultime quattro strofe, che cominciano dal verso
+«Chi sono quei fortissimi» e vanno al verso «Che fa l’americane
+acque stupir;» poi l’ode continua colla strofe che
+nel volume sarebbe la settima: «Quando su noi le barbare
+ec.»
+</p>
+
+<hr>
+</div>
+
+<div class="indalf">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_671">[671]</span>
+</p>
+
+<h2 id="indalf">INDICE DEI NOMI E DELLE COSE</h2>
+
+<p class="center">
+(Il numero romano indica il volume, l’arabo la pagina.)
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Abba Giuseppe Cesare, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>.
+</p>
+
+<p>
+Acerbi Giovanni, II, 47, 403, 417, 481, 489, 498, 517, 523.
+</p>
+
+<p>
+Acquapendente, II, 498.
+</p>
+
+<p>
+Agnetta Carmelo, II, 116.
+</p>
+
+<p>
+Agnolucci, II, 492.
+</p>
+
+<p>
+Airoldi, I, 424.
+</p>
+
+<p>
+Alassio, II, 601.
+</p>
+
+<p>
+Albanese Enrico, II, 332, 609.
+</p>
+
+<p>
+Albini (ammiraglio), II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Alcamo, II, 84, 302.
+</p>
+
+<p>
+Alessandria, II, 492.
+</p>
+
+<p>
+Alfieri, I, 424.
+</p>
+
+<p>
+Allemann (signora), I, 75.
+</p>
+
+<p>
+Allia, II, 308.
+</p>
+
+<p>
+America, vi giunge Garibaldi, I, 48; considerazioni generali sulle imprese compiutevi da Garibaldi, I, 206.
+</p>
+
+<p>
+Amoy, I, 399.
+</p>
+
+<p>
+Ampola, II, 440.
+</p>
+
+<p>
+Anagni, I, 259, 299.
+</p>
+
+<p>
+Andreus Giacinto, I, 71, 75.
+</p>
+
+<p>
+Andrews (signor), II, 340, 348.
+</p>
+
+<p>
+Anfossi, II, 47.
+</p>
+
+<p>
+Anguissola, II, 137.
+</p>
+
+<p>
+Anita, I, 90;
+si fa sposa di G. Garibaldi, I, 93;
+sua patria e famiglia, I, 94;
+è compagna di valore di Garibaldi, I, 97;
+partorisce Menotti, I, 99;
+sofferti coraggiosamente al fianco del marito i disagi della ritirata dei Riograndesi, giunge a Montevideo, I, 100, 108;
+consacra innanzi a Dio le sue nozze con Garibaldi, I, 152;
+dà vita a Ricciotti e parte per l’Italia, I, 202;
+riabbraccia il marito, I, 218;
+riceve da Subiaco una lettera dal marito, I, 259;
+segue il marito nella ritirata da Roma, I, 332;
+a Sant’Angelo, I, 346: parte da San Marino, I, 357;
+ripara sulla costa di Magnavacca, I, 360, 363;
+sua morte e sepoltura, I, 366;
+aneddoti ed epilogo sulla sua vita, I, 371.
+</p>
+
+<p>
+Antonini Stefano, I, 149, 202.
+</p>
+
+<p>
+Anzani Francesco, incontra Garibaldi, I, 108;
+divide con Garibaldi il comando della Legione di Montevideo, I, 168;
+notizie sulla sua vita, I, 169;
+al combattimento della Boyada, I, 171;
+al Salto, I, 185;
+scrive con Garibaldi una lettera a Pio IX, I, 197;
+s’imbarca per l’Italia, I, 205;
+vi giunge moribondo, I, 221;
+ultime sue parole, I, 224;
+sua morte, I, 224, 229.
+</p>
+
+<p>
+<i>Aquila</i> (fregata), II, 160.
+</p>
+
+<p>
+Archi, II, 136.
+</p>
+
+<p>
+Arcioni, I, 235.
+</p>
+
+<p>
+Arcisate, I, 240, 465.
+</p>
+
+<p>
+Arditi, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+Arduino (colonnello), I, 424.
+</p>
+
+<p>
+Arena (capitano), I, 15.
+</p>
+
+<p>
+Arezzo, I, 342; II, 492.
+</p>
+
+<p>
+Argentina (repubblica), sue vicende politiche e cagioni della sua guerra contro l’Uruguay, I, 109.
+</p>
+
+<p>
+Argyll (duchi di) II, 358, 362
+</p>
+
+<p>
+Armosino-Garibaldi Francesca, II, 596, 598.
+</p>
+
+<p>
+Arnay-le-Duc, II, 567.
+</p>
+
+<p>
+Arona, I, 236, 438.
+</p>
+
+<p>
+Artigas, I, 122.
+</p>
+
+<p>
+Ashley, II, 340, 352.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_672">[672]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ashurth, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+Asola, II, 288.
+</p>
+
+<p>
+Aspromonte, II, 153, 298, 314, 317.
+</p>
+
+<p>
+<i>Associazioni unitarie</i>, II, 281.
+</p>
+
+<p>
+Autun, II, 563.
+</p>
+
+<p>
+Avezzana Giuseppe, I, 264.
+</p>
+
+<p>
+Azzarini Paolo, I, 386.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Bagnorea, II, 498.
+</p>
+
+<p>
+Bagolino, II, 434.
+</p>
+
+<p>
+Bajada, I, 75.
+</p>
+
+<p>
+Barcellona, II, 133.
+</p>
+
+<p>
+Bari, II, 412.
+</p>
+
+<p>
+Barletta, II, 415.
+</p>
+
+<p>
+Barrault, I, 31.
+</p>
+
+<p>
+Basile (dottor), II, 330, 332, 382.
+</p>
+
+<p>
+Bassi Ugo, I, 269, 332, 349, 357, 360.
+</p>
+
+<p>
+Basso Giovanni, I, 400, 403; II, 348, 492, 510.
+</p>
+
+<p>
+Bazan (capitano), I, 47.
+</p>
+
+<p>
+Beales, II, 340, 382.
+</p>
+
+<p>
+Beauregard (capitano), I, 48.
+</p>
+
+<p>
+Bedford, II, 358.
+</p>
+
+<p>
+Bedini (monsignor), I, 197, 200.
+</p>
+
+<p>
+Beghelli G., I, <span class="smcap lowercase">XXIII</span>.
+</p>
+
+<p>
+Belforte, I, 450.
+</p>
+
+<p>
+Belgirate, II, 292, 483, 486.
+</p>
+
+<p>
+Belluno, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Belzoppi (capitano), I, 349.
+</p>
+
+<p>
+Bentivegna, II, 303, 306, 308.
+</p>
+
+<p>
+Bergamo, I, 229, 291, 475; II, 415, 424.
+</p>
+
+<p>
+Berkley, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+Bertani Agostino, I, 401, 425; II, 25, 33, 35, 41, 154, 177, 548.
+</p>
+
+<p>
+Bettoletto, I, 480.
+</p>
+
+<p>
+Bezzecca, II, 452.
+</p>
+
+<p>
+Bideschini F., I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>.
+</p>
+
+<p>
+Biella, I, 429, 433, 435.
+</p>
+
+<p>
+<i>Bifronte</i> (brigantino), I, 205.
+</p>
+
+<p>
+Birkenhead, II, 326.
+</p>
+
+<p>
+Birmingham, II, 326.
+</p>
+
+<p>
+Bixio Nino, a Villa Pamfili, I, 269;
+nei <i>Cacciatori delle Alpi</i>, I, 420, 424, 443, 449, 456, 459;
+all’impresa dei <i>Mille</i>, II, 25, 33, 35, 39, 47, 59, 67, 77, 93, 96, 127, 159, 161;
+al Parlamento il 28 aprile 1861, II, 261, 400, 418.
+</p>
+
+<p>
+Blanc Louis, II, 361.
+</p>
+
+<p>
+Blind Carlo, II, 352, 359.
+</p>
+
+<p>
+Boggio P. C., I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>.
+</p>
+
+<p>
+Bogliasco, II, 43.
+</p>
+
+<p>
+Bologna, I, 249, 499, 501; II, 467, 493.
+</p>
+
+<p>
+Bolzola, I, 431.
+</p>
+
+<p>
+Bonnet Giovacchino, I, <span class="smcap lowercase">XXVII</span>, 361.
+</p>
+
+<p>
+Bordeaux, II, 579.
+</p>
+
+<p>
+Bordone, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 555.
+</p>
+
+<p>
+Borel, I, 36.
+</p>
+
+<p>
+Borgomanero, I, 436.
+</p>
+
+<p>
+Bosco Beneventano Del (colonnello), II, 21, 136.
+</p>
+
+<p>
+Bossi (colonnello), II, 515.
+</p>
+
+<p>
+Bourbaky, II, 570.
+</p>
+
+<p>
+Bourg, II, 577.
+</p>
+
+<p>
+Boyada (torrente), I, 171.
+</p>
+
+<p>
+Boyada (città), I, 155.
+</p>
+
+<p>
+Brasile, compendio storico delle sue vicende politiche, I, 52; cause che gli sollevarono contro il territorio di Rio Grande, I, 59.
+</p>
+
+<p>
+Brescia, I, 478; II, 7, 288, 425.
+</p>
+
+<p>
+Briganti (generale), II, 162.
+</p>
+
+<p>
+Bristol, II, 351, 388.
+</p>
+
+<p>
+Brodo, I, 338.
+</p>
+
+<p>
+Bronzetti Narciso, I, 424, 460, 476, 482.
+</p>
+
+<p>
+Brook-House, II, 344, 351.
+</p>
+
+<p>
+Brown, I, 153.
+</p>
+
+<p>
+Brozzolo, I, 427, 432.
+</p>
+
+<p>
+Brusasco, I, 426.
+</p>
+
+<p>
+Bruzzesi Giacinto, II, 403.
+</p>
+
+<p>
+Bueno, I, 332.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Cabo Frio, I, 51.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cacciatori degli Appennini</i>, I, 432.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cacciatori della Stura</i>, I, 423.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cacciatori delle Alpi</i>, I, 421; II, 17.
+</p>
+
+<p>
+Cadolini (colonnello), I, <span class="smcap lowercase">XXVII</span>, 424.
+</p>
+
+<p>
+Caffaro, II, 425.
+</p>
+
+<p>
+Caianello, II, 229.
+</p>
+
+<p>
+Caiazzo, II, 181.
+</p>
+
+<p>
+Cairoli Benedetto, I, 424; II, 47, 403, 482, 483, 512, 593.
+</p>
+
+<p>
+Cairoli Enrico, II, 516.
+</p>
+
+<p>
+Cairoli Giovanni, II, 516.
+</p>
+
+<p>
+Calatafimi, II, 72, 302.
+</p>
+
+<p>
+Caldesi Vincenzo, II, 483.
+</p>
+
+<p>
+Caltanissetta, II, 338.
+</p>
+
+<p>
+Cambriels, II, 560.
+</p>
+
+<p>
+Camerlata, I, 235.
+</p>
+
+<p>
+Camozzi Gabriele, II, 288.
+</p>
+
+<p>
+Canavarro (generale), I, 84, 88, 92.
+</p>
+
+<p>
+Canton, I, 399.
+</p>
+
+<p>
+Canzio Stefano, II, 456, 505, 565, 575, 609.
+</p>
+
+<p>
+Capivari, I, 84.
+</p>
+
+<p>
+Cappelletti Alessandro, II, 608.
+</p>
+
+<p>
+Caprera, I, 394, 400, 401, 417, 504, 509; II, 8, 233, 271, 298, 332, 391, 407, 423, 495, 579, 589, 607.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_673">[673]</span>
+</p>
+
+<p>
+<i>Carabinieri mobili</i>, II, 283.
+</p>
+
+<p>
+Caravà (colonnello), II, 549.
+</p>
+
+<p>
+Carini, II, 47, 67, 73, 93, 108.
+</p>
+
+<p>
+Carlo Alberto, I, 37, 217, 225, 231, 233.
+</p>
+
+<p>
+Carniglia Luigi, I, 70, 79, 87.
+</p>
+
+<p>
+Carpaneti (console), I, 395, 397.
+</p>
+
+<p>
+Carrano Francesco, I, <span class="smcap lowercase">XX</span>, 424.
+</p>
+
+<p>
+Casabona Antonio, I, 26.
+</p>
+
+<p>
+Casa Bruciata, I, 37.
+</p>
+
+<p>
+Casale, I, 430.
+</p>
+
+<p>
+Casalmaggiore II, 285.
+</p>
+
+<p>
+Casamicciola, II, 393.
+</p>
+
+<p>
+Caserta, II, 183, 193.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cassapara</i> (goletta), I, 88.
+</p>
+
+<p>
+Castelfranco, II, 478.
+</p>
+
+<p>
+Castel Giubileo, II, 524.
+</p>
+
+<p>
+Castelgoffredo, II, 288.
+</p>
+
+<p>
+Castelletti, II, 475.
+</p>
+
+<p>
+Castelletto, I, 236, 439.
+</p>
+
+<p>
+Castellini Napoleone, I, 76, 146.
+</p>
+
+<p>
+Castiglia Salvatore, II, 39, 153.
+</p>
+
+<p>
+Castiglion Fiorentino, I, 342.
+</p>
+
+<p>
+Castore, II, 652.
+</p>
+
+<p>
+Castrogiovanni, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Catania, II, 312.
+</p>
+
+<p>
+Catanzaro, II, 605.
+</p>
+
+<p>
+Cattabeni Vincenzo, II, 153, 180.
+</p>
+
+<p>
+Cattaneo Carlo, II, 216, 218.
+</p>
+
+<p>
+Cattolica, I, 492.
+</p>
+
+<p>
+Cavallasca, I, 455.
+</p>
+
+<p>
+Cavallotti Felice, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>.
+</p>
+
+<p>
+Cavour (conte di), I, 412, 417, 432; II, 1, 9, 28, 149, 170, 206, 211, 260, 262, 269.
+</p>
+
+<p>
+Cazzone, I, 451.
+</p>
+
+<p>
+Ceccaldi, I, 332, 357.
+</p>
+
+<p>
+Ceneri (professor), II, 483, 485.
+</p>
+
+<p>
+Cenni, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Centorbi, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+<i>Centro romano d’insurrezione</i>, II, 466, 472.
+</p>
+
+<p>
+Ceprano, I, 297.
+</p>
+
+<p>
+Cerrito, I, 155.
+</p>
+
+<p>
+Cesenatico, I, 357.
+</p>
+
+<p>
+Cetona, I, 339.
+</p>
+
+<p>
+Chambers (signori), II, 340, 342, 353, 375.
+</p>
+
+<p>
+Châtillon-sur-Seine, II, 563.
+</p>
+
+<p>
+Chenet, II, 568.
+</p>
+
+<p>
+Chiassi, I, 332; II, 159, 161, 370, 403, 452.
+</p>
+
+<p>
+Chiavari, I, 5, 387.
+</p>
+
+<p>
+China, I, 897.
+</p>
+
+<p>
+Chioggia, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Chretien, II, 109.
+</p>
+
+<p>
+Chiswick, II, 385.
+</p>
+
+<p>
+Chiusi, I, 339.
+</p>
+
+<p>
+Chivasso, I, 426, 429, 432.
+</p>
+
+<p>
+Cialdini Enrico, I, 423, 427, 430; II, 266, 511.
+</p>
+
+<p>
+Ciceruacchio, I, 253, 332, 357, 360.
+</p>
+
+<p>
+Cima-la-Costa, I, 456.
+</p>
+
+<p>
+Cincia (isola di), I, 397.
+</p>
+
+<p>
+Cipriani Emilio, II, 380, 548.
+</p>
+
+<p>
+Citerna, I, 343.
+</p>
+
+<p>
+Civitavecchia, I, 261.
+</p>
+
+<p>
+Clarendon (conti), II, 358.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cleombroto</i>, I, 40.
+</p>
+
+<p>
+Clifden Park, II, 387.
+</p>
+
+<p>
+Collins (signora), II, 506, 510.
+</p>
+
+<p>
+<i>Colombo</i> (legno da guerra), I, 394.
+</p>
+
+<p>
+Colonia, I, 177.
+</p>
+
+<p>
+Coltelletti, II, 33, 495.
+</p>
+
+<p>
+Comacchio, I, 361.
+</p>
+
+<p>
+<i>Comitati di Provvedimento</i>, II, 281.
+</p>
+
+<p>
+<i>Comitato Nazionale Romano</i>, II, 466, 475.
+</p>
+
+<p>
+Como, I, 234, 453, 457, 465; II, 285, 412, 424.
+</p>
+
+<p>
+<i>Commonwealth</i> (brigantino), I, 399.
+</p>
+
+<p>
+Condino, II, 446.
+</p>
+
+<p>
+Confine, I, 335.
+</p>
+
+<p>
+Coppola Giuseppe, II, 70, 73.
+</p>
+
+<p>
+Coriolo, II, 133.
+</p>
+
+<p>
+Coritibani, I, 98.
+</p>
+
+<p>
+Corleone, II, 302.
+</p>
+
+<p>
+Cornwall, II, 388.
+</p>
+
+<p>
+Corrao Giovanni, II, 16, 303.
+</p>
+
+<p>
+Corrientes, I, 151, 156.
+</p>
+
+<p>
+Corte Clemente, I, 489; II, 137, 337, 403, 430.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cortese</i> (brigantino), I, 25.
+</p>
+
+<p>
+Cosenz Enrico, I, 408, 424, 449, 457, 481; II, 137, 153, 162, 177, 186.
+</p>
+
+<p>
+Costantinopoli, I, 25.
+</p>
+
+<p>
+<i>Costanza</i> (brigantino), I, 19.
+</p>
+
+<p>
+<i>Costitucion</i> (corvetta), I, 148.
+</p>
+
+<p>
+Covent-Garden, II, 358.
+</p>
+
+<p>
+Cremer, II, 567.
+</p>
+
+<p>
+Crémieux, II, 555.
+</p>
+
+<p>
+Cremona, II, 285.
+</p>
+
+<p>
+Crispi Francesco, II, 14, 25, 33, 34, 35, 93, 109, 117, 482, 495, 504, 551.
+</p>
+
+<p>
+<i>Cristoforo Colombo</i>, II, 607.
+</p>
+
+<p>
+Cruz-Alta, I, 97.
+</p>
+
+<p>
+<i>Crystal Palace</i>, II, 359, 361.
+</p>
+
+<p>
+Cucchi Francesco, II, 403, 481, 489, 504.
+</p>
+
+<p>
+Cuneo Gio. Batt., I, <span class="smcap lowercase">XVIII</span>, 31.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_674">[674]</span>
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Dacres (ammiraglio), II, 388.
+</p>
+
+<p>
+Dandolo Emilio, I, 298.
+</p>
+
+<p>
+D’Apice, I, 235.
+</p>
+
+<p>
+D’Aspre (generale), I, 240.
+</p>
+
+<p>
+D’Aste, II, 111.
+</p>
+
+<p>
+David, I, 289.
+</p>
+
+<p>
+Della Verdura (duca), II, 307.
+</p>
+
+<p>
+Del Vecchio, II, 489.
+</p>
+
+<p>
+De Cristoforis, I, 424, 431, 439, 443, 446, 455.
+</p>
+
+<p>
+De Negri (don Pedro), I, 397.
+</p>
+
+<p>
+Depretis Agostino, II, 150, 176, 591.
+</p>
+
+<p>
+Desenzano, II, 288.
+</p>
+
+<p>
+<i>Des Geneys</i> (fregata), I, 41.
+</p>
+
+<p>
+Di Cossilla, I, 387.
+</p>
+
+<p>
+Dijon, II, 571.
+</p>
+
+<p>
+<i>Diritto</i> (<i>Il</i>), giornale, II, 404.
+</p>
+
+<p>
+Draghignano, I, 43.
+</p>
+
+<p>
+Duca di Genova, I, 236.
+</p>
+
+<p>
+<i>Duca di Genova</i> (fregata), II, 324.
+</p>
+
+<p>
+Dumas Alessandro, I, <span class="smcap lowercase">XVII</span>, <span class="smcap lowercase">XVIII</span>.
+</p>
+
+<p>
+Dundey, II, 326.
+</p>
+
+<p>
+Dunn, II, 137.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Eber (generale), II, 373, 375.
+</p>
+
+<p>
+Eberhardt, II, 156, 161.
+</p>
+
+<p>
+Eboli, II, 167.
+</p>
+
+<p>
+Echague (don Pedro), I, 71, 75.
+</p>
+
+<p>
+Elpis Melena, I, <span class="smcap lowercase">XVII</span>.
+</p>
+
+<p>
+Empoli, II, 512.
+</p>
+
+<p>
+<i>Enea</i> (brigantino), I, 24.
+</p>
+
+<p>
+Entre-Rios, I, 71, 75.
+</p>
+
+<p>
+Esenta, II, 427.
+</p>
+
+<p>
+<i>Esploratore</i> (L’), I, 400.
+</p>
+
+<p>
+Europa (L’) nel 1831, I, 27.
+</p>
+
+<p>
+Exeter, II, 388.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Fabrizi Nicola, II, 16, 34, 139, 418, 530, 542.
+</p>
+
+<p>
+Fanti (Brigata), I, 424.
+</p>
+
+<p>
+Fanti Manfredo, I, 491; II, 259.
+</p>
+
+<p>
+Farini, I, 491; II, 14.
+</p>
+
+<p>
+Faro, II, 152.
+</p>
+
+<p>
+Fazy, II, 482, 483.
+</p>
+
+<p>
+Fazzari, II, 614.
+</p>
+
+<p>
+Feltre, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Fergusson (dottor), II, 373.
+</p>
+
+<p>
+Ferrara, II, 467.
+</p>
+
+<p>
+Ferrari, I, 424.
+</p>
+
+<p>
+Ficulle, I, 339.
+</p>
+
+<p>
+Ficuzza, II, 304.
+</p>
+
+<p>
+Figline, II, 549.
+</p>
+
+<p>
+Filigare, I, 249.
+</p>
+
+<p>
+Fino, I, 505, 508.
+</p>
+
+<p>
+Finzi Giuseppe, II, 33.
+</p>
+
+<p>
+Firenze, I, 249; II, 466, 475, 487, 511.
+</p>
+
+<p>
+Foiano, I, 342.
+</p>
+
+<p>
+Follonica, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Fontana Luigi, II, 493.
+</p>
+
+<p>
+Fontebranda, II, 54.
+</p>
+
+<p>
+Forbes, I, 357.
+</p>
+
+<p>
+Foresti Felice, I, 405.
+</p>
+
+<p>
+Forio (Da) Giuseppe, I, <span class="smcap lowercase">XX</span>.
+</p>
+
+<p>
+Formicola; II, 229.
+</p>
+
+<p>
+Fornuovo, II, 524.
+</p>
+
+<p>
+Fortino, II, 176.
+</p>
+
+<p>
+Foscolo Ugo, II, 385.
+</p>
+
+<p>
+Fowey, II, 390.
+</p>
+
+<p>
+Francesco I di Napoli, II, 166.
+</p>
+
+<p>
+Francia, II, 328.
+</p>
+
+<p>
+<i>Franklin</i> (piroscafo), II, 157.
+</p>
+
+<p>
+Frattini, II, 476.
+</p>
+
+<p>
+Friggesy Gustavo, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 518.
+</p>
+
+<p>
+Froscianti, I, 403.
+</p>
+
+<p>
+Frosinone, I, 297, 299.
+</p>
+
+<p>
+<i>Fulminante</i> (fregata), II, 160.
+</p>
+
+<p>
+Fumagalli, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Fuxa, II, 96.
+</p>
+
+<p>
+Fuzzi Antonio, I, 386.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Gallarate, II, 415, 424.
+</p>
+
+<p>
+Galles (principe di), II, 386.
+</p>
+
+<p>
+Galliano, II, 475.
+</p>
+
+<p>
+Galpon de Chargucada, I, 80.
+</p>
+
+<p>
+Gambetta, II, 556.
+</p>
+
+<p>
+Gancia (convento della), II, 17.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Angelo (iuniore), I, 10.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Angelo (seniore), I, 6.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Anita. Vedi Anita.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Anita (figlia), II, 596, 653.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Clelia, II, 596.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Domenico, I, 5, 6.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Felice, I, 10, 401.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Giuseppe, sue <i>Memorie</i>, I, <span class="smcap lowercase">XXV</span>, 3;
+prima sentenza che lo condanna nel capo, I, 1;
+sua nascita, patria e discendenza della famiglia, I, 5;
+suo padre, I, 5, 6;
+sua madre, I, 5;
+suo onomastico, I, 9;
+fratelli e sorella, I, 10;
+condizioni morali ed economiche della sua famiglia, I, 10;
+sua infanzia, I, 11;
+prime prove di coraggio ed abnegazione, I, 13;
+studi, maestri e coltura, I, 13;
+suo grande amore per il mare, I, 18;
+primi viaggi marittimi, I, 19;
+visita Roma, I, 21;
+pensa all’incanalamento dei Tevere, I, 23;
+continua i viaggi ed è spettatore al primo naufragio, I, 24;
+<span class="pagenum" id="Page_675">[675]</span>
+infermasi a Costantinopoli, I, 25;
+precettore di fanciulli, I, 25;
+diviene capitano di mare, I, 26;
+lo stato politico d’Europa e d’Italia comincia a commuovergli l’animo, I, 27;
+incontrasi coi <i>Sansimoniani</i>, I, 31;
+a Taganrok scopre l’esistenza della <i>Giovine Italia</i>, I, 33;
+presentasi a Mazzini, in Marsiglia, per esservi aggregato, I, 35;
+tornato in Liguria, si mette in relazione co’ principali patriotti e iscrivesi come semplice marinaio nella flotta regia, per far propaganda fra gli equipaggi, I, 39;
+fallito il movimento repubblicano in Piemonte, ripara in Francia, I, 41;
+arrestato, riesce a fuggire, I, 43;
+volge i passi verso Marsiglia e dopo una curiosa avventura vi giunge, I, 44;
+legge la sua condanna di morte, I, 46;
+cambia nome, I, 47;
+gode dell’ospitalità di un amico finchè trovasi un posto di secondo sopra un brigantino, I, 47;
+salva un giovinetto che annega, I, 47;
+assoldasi nella flottiglia del Bey di Tunisi, I, 47;
+tornato a Marsiglia e trovatala afflitta dal colèra, si dà ad assistere gl’infermi, I, 48.
+</p>
+
+<p>
+Fa vela per Rio Janeiro, I, 48;
+v’incontra Luigi Rossetti, I, 50;
+si dà al cabotaggio, I, 51;
+dopo la sollevazione di Rio Grande, visita in carcere Livio Zambeccari, che lo anima a far guerra al Brasile, I, 61;
+va corsaro contro il Brasile, I, 62;
+prima sua impresa di corsaro, I, 62;
+tocca le coste dell’Uruguay, dalle quali è obbligato allontanarsi per non essere arrestato, I, 64;
+non volendo abbandonare l’Uruguay, giunge con molti pericoli a Jesus-Maria, I, 64;
+procura con ardito espediente vettovaglie al suo equipaggio, I, 65;
+per la prima volta trovasi nelle <i>Pampas</i> e v’incontra una poetessa, I, 66;
+attaccato da due lancioni dell’Uruguay, li respinge, rimanendo ferito, I, 69;
+fa volger la prua verso Santa-Fè, nel Paranà, I, 70;
+raccolto da un bastimento brasiliano, vien condotto a Gualeguay e quivi ritenuto prigioniero, I, 71;
+confortasi coltivando lo spirito e poetando sui pietosi casi d’Italia, I, 72;
+stanco del suo stato fugge, I, 74: ripreso e ricondotto a Gualeguay, vien posto alla tortura da un feroce governatore, I, 74;
+al quale più tardi, avendolo prigioniero, perdona, I, 76;
+vien posto in libertà, I, 75;
+ripara in Montevideo, ospitato e protetto da alcuni amici, I, 76;
+va con Rossetti a Piratinin, campo dei Riograndesi, I, 76;
+raggiunge il presidente della repubblica di Rio Grande, I, 77;
+il quale gli commette l’organizzazione ed il comando di una flottiglia, I, 78;
+costruisce ed arma due lancioni e spingesi nella laguna <i>de los Patos</i>, I, 78;
+con tredici uomini resiste all’assalto di 150 cavalieri, I, 80;
+con mille espedienti conduce la sua flottiglia in mare, I, 83;
+un naufragio gli toglie le navi e i più cari compagni, I, 85;
+con altri legni riprende le ostilità, I, 88;
+dopo alcuni combattimenti ripara nel porto d’Imbituba, I, 87;
+di dove respinto il nemico, rientra nella laguna di Santa Caterina, I, 89;
+suoi amori, I, 68, 90;
+incontra Anita Riberas e la toglie in moglie, I, 90;
+è obbligato far saccheggiare Imeruy, I, 95;
+cominciata la ritirata dei Riograndesi, si adopera per renderla meno disastrosa, I, 96;
+con tre navi resiste a ventidue e a molte truppe di terra, I, 97;
+protegge la ritirata con settantatrè uomini contro cinquecento, I, 98;
+a Santa Vittoria decide del combattimento, si trova alla fazione di Taquary, all’assedio di San Josè rimane quasi padrone della città, I, 98;
+gli nasce il figlio Menotti, I, 99;
+la sua famiglia soffre stenti e pericoli, I, 99;
+è funestato dalla morte di Rossetti, I, 102;
+sua descrizione della ritirata dei Riograndesi, I, 103;
+decidesi portarsi a Montevideo, e per via si fa truppiere, I, 107;
+incontra Francesco Anzani, I, 108;
+giunge a Montevideo, I, 108.
+</p>
+
+<p>
+Trova Montevideo impegnata nella guerra contro Rosas, I, 109; si
+<span class="pagenum" id="Page_676">[676]</span>
+dà a trafficare e insegnare matematiche,
+I, 146; gli viene offerto
+il comando della flottiglia della
+città, I, 147; accetta e gli è affidata
+rischiosissima impresa, I, 151;
+avanti di accingervisi consacra all’altare
+la sua unione con Anita,
+I, 152; partito per il Paranà, a
+Martin Garcia sfida i primi pericoli,
+I, 153; può sfuggire a un
+attacco dell’ammiraglio Brown, I,
+153; entrato nel Paranà vince a
+Boyada, a Las Concas, al Cerrito,
+I, 155; seguita la rotta per Corrientes,
+catturando alcune navi
+mercantili, I, 155; a Nueva Cava,
+attaccato con forze superiori, resiste
+tre giorni e tre notti e si salva
+co’ suoi incendiando le navi, I, 156;
+suo valore nella campagna del Paranà,
+I, 160; conducesi invano a
+San Francisco per unirsi al generale
+Ribera, I, 161; gli viene affidato
+da Montevideo l’ordinamento
+e il comando di una nuova flottiglia,
+I, 164; prende anche il comando
+della Legione Italiana, I, 166;
+divide con Francesco Anzani il comando
+della Legione, I, 168: la
+conduce al combattimento della
+Boyada, I, 171; continuano le sue
+animose avventure, I, 173; risale
+il Plata, s’impadronisce di Colonia,
+Martin Garcia e Mercedes, respinge
+il general Lavalleja, sorprende
+Gualeguaychu e giunge al
+Salto, I, 176; si porta a Tapevi,
+ove vince la battaglia di Sant’Antonio,
+I, 178; ordine del giorno
+dopo la vittoria, I, 187; continuato
+a battagliare per qualche tempo al
+Salto, torna a Montevideo, I, 193;
+risale l’Uruguay e vince a Las Vacas,
+I, 195; gli viene offerto il comando
+della piazza di Montevideo,
+I, 195; accettatolo è obbligato rinunziarvi
+poco dopo, per le mene
+di alcuni invidiosi, I, 195; rimette
+all’obbedienza un reggimento di
+negri ammutinato, I, 196; giuntegli
+novelle della rivoluzione d’Italia,
+scrive insieme ad Anzani una lettera
+a Pio IX, offrendogli il suo braccio
+per la causa italiana, I, 197;
+preparasi a partire per l’Italia, I,
+201; gli nasce Ricciotti, I, 202;
+imbarca Anita per l’Italia, I, 202;
+manda in Italia Giacomo Medici
+con istruzioni per preparare la patria
+a riceverlo, I, 203.
+</p>
+
+<p>
+Imbarcasi per l’Italia con un manipolo
+di legionari, I, 205; sua vita
+tenuta in America: conclusioni generali
+I, 206; in alto mare salva il
+bastimento da un incendio, I, 214;
+presso Gibilterra ha notizia della
+scoppiata rivoluzione, I, 214; approda
+a Palos, I, 217; decide offrire
+il suo braccio a Carlo Alberto, I, 217;
+giunge a Nizza, I, 217; abbraccia
+i suoi, I, 218; il popolo l’accoglie
+festante, I, 218; recasi a Genova,
+I, 220; assiste l’amico Anzani morente,
+I, 221; palesa i suoi pensieri
+intorno ai casi della guerra,
+I, 222; parte da Genova, passa da
+Novara e da Pavia per condursi a
+Roverbella a offrire il suo braccio
+a Carlo Alberto, I, 224; rinviatolo
+questi a’ suoi ministri, si conduce
+a Torino, I, 225; non concluso
+niente col governo del Piemonte,
+va a Milano, I, 227; vi riceve il
+comando di tremila volontari, I,
+228; con questi si porta a Bergamo,
+I, 229; è chiamato a Milano,
+I, 231; accampa a Monza, I,
+232; caduta Milano, ritirasi su
+Como, I, 234; giunto a Camerlata
+vi si trincera, I, 235; invita l’Italia
+alle armi, ed apre nuovi arruolamenti,
+I, 235; levato il campo da
+Como si dirige a San Fermo, I, 236;
+tocca Varese, parte per il Lago
+Maggiore, tragitta il Ticino ed approda
+presso Arona, I, 236: intimatogli
+dal Duca di Genova di sciogliere
+i suoi volontari, inalbera il
+vessillo mazziniano <i>Dio e Popolo</i>,
+e fa un proclama agl’Italiani, I,
+236; risale il Lago Maggiore e si
+accampa a Luino, I, 238; sbaraglia
+una colonna austriaca, I, 238; giunge
+a Varese, I, 239; si ritira sulle colline
+di Induno, I, 239; riesce a
+porsi alle spalle de’ nemici a Morazzone,
+I, 240; attaccato, è obbligato
+ripararsi in Isvizzera, I, 241;
+sua prima impresa in Italia: conclusioni
+generali, I, 243.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_677">[677]</span>
+</p>
+
+<p>
+Si riconduce a Nizza e di là a Genova,
+I, 246; di qui parte con cinquecento
+volontari in soccorso della
+Sicilia, I, 243; accetta a Livorno il
+comando dell’esercito toscano e si
+conduce a Firenze, I, 249; s’accinge
+a portare aiuto a Venezia,
+I, 249; il generale Zucchi gl’impedisce
+il cammino alle Filigare,
+può proseguire e tocca Bologna e
+Ravenna, I, 249; accorre a Roma,
+I, 250; non si accolgono troppo
+cordialmente i suoi servigi, I, 251;
+vien mandato tenente colonnello a
+Macerata, I, 253; gli viene ordinato
+di combattere il brigantaggio
+nell’Ascolano, I, 254; a tal uopo
+per Tolentino, Foligno e Spoleto si
+porta a Rieti, I, 255; di qui va a
+Roma per assistere all’apertura
+del Parlamento come deputato di
+Macerata, I, 256; suo primo atto
+parlamentare, I, 256; torna a Rieti,
+I, 258; condottosi a Subiaco scrive
+ad Anita, I, 259; richiamato a
+Roma per la difesa contro i Francesi,
+è riconosciuto generale, I, 264;
+vince co’ suoi a Villa Pamfili, I, 266;
+gli è vietato compiere la disfatta
+dei Francesi, I, 270; tenta dare un
+nuovo combattimento I, 271; invaso
+lo stato di Roma da’ Napoletani, gli
+vien commesso di molestarli, I, 272;
+a tal uopo va a Tivoli, I, 272; poi
+a Palestrina a vista dei nemici, I,
+274; respinge un attacco di questi,
+I, 275; consigliato dai casi
+della guerra torna a Roma, I, 276;
+vien promosso generale di divisione,
+I, 280; si accinge col generale Rosselli
+a battere l’esercito borbonico,
+I, 281; vince a Velletri, I, 283;
+nel caldo della mischia rischia perder
+la vita, I, 287; per cogliere i
+frutti della vittoria vuol entrare
+nel Napoletano, I, 296; gli viene
+accordato dal governo di Roma, I,
+297; partito per l’impresa tocca
+Frosinone e Ripa, sconfina a Ceprano
+e prende ai nemico Rocca
+d’Arce, I, 297; i casi della guerra
+lo richiamano a Roma, I, 299; da
+Frosinone scrive al Masina dandogli
+il comando della Legione Italiana,
+I, 300; assalta eroicamente
+Villa Pamfili, I, 302; sua parte
+nell’assalto, I, 309; assediata Roma
+ha la parte principale nella difesa,
+I, 314; guida l’<i>incamiciata</i>, I, 316;
+presa dai Francesi la breccia rifiuta
+al Triumvirato tentarne il
+riacquisto, I, 319; consiglia invece
+altro modo di difesa, I, 321; propostagli
+da Pietro Sterbini la dittatura,
+la rifiuta, I, 322; continua
+a dirigere la difesa, I, 325; perduta
+l’ultima breccia, rafforza Villa Spada
+e la difende, I, 327; perduta anch’essa
+spera arrestare il nemico
+a Ponte Sant’Angelo, I, 328; è richiesto
+di consiglio dalla Costituente
+sullo stato delle cose, I, 328;
+esce di Roma, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Accompagnato dagli avanzi delle
+sue legioni pernotta a Monticelli,
+s’accampa a Monterotondo, I, 332;
+è minacciato dai Francesi, dagli
+Spagnuoli, dai borbonici e dagli
+Austriaci, I, 334; toccato Confine
+e Poggio Mirteto incontra a Terni
+il colonnello Forbes con un rinforzo,
+I, 335; si porta a San Gemini presso
+Todi, I, 336; lascia Todi, passa il
+Tevere a Monte Acuto e s’incammina
+per Orvieto per la via di Brodo,
+I, 337; da Orvieto va a porre il
+campo a Ficulle, I, 338; riposa a
+Sole e giunge a Cetona, I, 339;
+scaramuccia tra Sarteano e Chiusi,
+riposa a Sarteano, I, 339; entrato
+in Montepulciano fa un proclama
+ai Toscani, I, 340; giunto a Torrita
+risolve d’andare a Venezia, I, 341;
+passa per Foiano, Castiglion Fiorentino
+e giunge ad Arezzo, I, 342;
+scaramuccia col nemico e riposa a
+Monterchi, I, 343; porta il campo
+a Citerna e di là a San Giustino,
+I, 343; valica il monte della Luna,
+I, 344; riposa a Mercatello, I, 345;
+s’accampa a Macerata Feltria, I,
+346; per le alture di Carpegna si
+dirige a San Marino, I, 347; ove
+manda Ugo Bassi a chieder passo
+e viveri, I, 349; sconfittagli dagli
+Austriaci la retroguardia, ripara a
+San Marino, I, 349; fattosi mediatore
+il governo di San Marino per
+ottenergli buoni patti dal nemico,
+scioglie i suoi volontari, I, 350;
+<span class="pagenum" id="Page_678">[678]</span>
+fugge da San Marino con pochi dei
+suoi, I, 356; a Cesenatico fa vela
+per Venezia, I, 357: attaccato da
+incrociatori austriaci, si salva sulle
+coste di Magnavacca, I, 359; perseguitato,
+abbandona la spiaggia
+con la moglie morente, I, 360; incontra
+Giovacchino Bonnet, I, 361;
+dal quale riceve aiuti per salvarsi,
+I, 363; fugge per Comacchio e
+giunge alla villa Guiccioli, I, 365;
+gli muore Anita, I, 366; da villa
+Guiccioli va a Sant’Alberto, di lì
+a Modigliana, I, 385; per quel di
+Prato, Poggibonsi, Pomarance e
+Massa Marittima va a Follonica,
+I, 386; qui imbarcatosi approda a
+Porto Venere, I, 386; giunto a
+Chiavari è fatto arrestare dal governo
+piemontese, I, 387; posto in
+bando dal Piemonte va a Tunisi,
+I, 388; il Bey di Tunisi gli ricusa
+ospitalità, I, 393; approda all’Isola
+della Maddalena, I, 393; il governo
+piemontese lo ritrae di là e lo
+manda a Gibilterra, I, 394; salva
+un canotto sardo naufragante, I,
+394; Gibilterra e la Spagna ricusano
+ricettarlo, I, 394; gli viene
+offerta ospitalità dagli Stati Uniti
+d’America, I, 394; ripara a Tangeri
+ove scrive le sue <i>Memorie</i>, I,
+395; si conduce a Liverpool, di là
+a New-York, I, 395; ove si dà a
+fabbricar candele per campare la
+vita, I, 396; offertogli il comando
+di una nave mercantile lascia New-York,
+I, 397; a Panama è ridotto
+in fin di vita, I, 397; guarito va
+a Lima, I, 397; commessogli il comando
+di una nave va da Lima a
+Hong-Kong, I, 397; riapproda a
+Lima, I, 399; a New-York prende
+il comando di una nuova nave, I,
+399; toccato New-Castle giunge a
+Genova, I, 400; a Nizza abbraccia
+i suoi, I, 400; datosi al cabotaggio
+va a Marsiglia, è intenzionato comprare
+Caprera, I, 400; si stabilisce
+a Caprera, I, 401; prende l’incarico
+di liberare i prigionieri di
+Santo Stefano, I, 404; a Genova
+parla con Foresti sui casi d’Italia,
+I, 405.
+</p>
+
+<p>
+Visita Cavour a Torino, I, 411; a
+Voltaggio fa un proclama ai giovani,
+I, 412; aderisce all’Associazione
+Nazionale, I, 413; conferisce
+col Cavour intorno alla futura
+guerra, I, 417; torna a Torino
+chiamato da Vittorio Emanuele, I,
+419; annunzia la guerra a’ suoi
+amici, I, 420; è chiamato da Caprera
+per capitanare i <i>Cacciatori
+delle Alpi</i>, I, 423; per Savigliano,
+Chivasso e Cavagnole giunge a Brusasco
+co’ suoi <i>Cacciatori</i>, I, 426;
+presidia Verrua e s’accampa sulle
+alture di Bruzzolo, I, 427; prende
+posizione a Ponte Stura, Casale,
+Bolzola e Rive, I, 430; a Ponte di
+Casale ributta il nemico, I, 431;
+va a San Salvatore dal Re che gli
+dà ordini scritti, I, 431; contromarcia
+per Brozzolo, invia la brigata
+verso Chivasso e va a Torino
+dal Cavour, I, 432; si pone a San
+Germano sotto gli ordini del general
+De Sonnaz per la presa di Vercelli,
+I, 432: comincia la marcia per
+la Lombardia, I, 433; tocca Biella,
+Gattinara, Romagnano, Borgomanero,
+I, 436; muove su Arona per
+Castelletto ed occupa Sesto Calende,
+I, 437; toccata la Lombardia riceve
+deputazioni patriottiche, giunge a
+Varese, I, 441; è minacciato dagli
+Austriaci guidati da Urban, I, 445;
+si dà alla difesa di Varese, porta
+il quartier generale a Villa Ponti,
+I, 447; batte il nemico a Varese
+e a San Salvatore, I, 449; muove
+su Como, I, 453; vince a San Fermo,
+I, 454; entra in Como, I, 456;
+tenta sorprender Laveno, I, 458;
+rioccupato Varese dall’Urban, prende
+posizione a Sant’Ambrogio e
+Robarello, I, 461; ripiega su Como
+per Induno ed Arcisate, I, 464;
+incontra la marchesa Giuseppina
+Raimondi, I, 465; rientra in Como,
+I, 466; conclusioni intorno alla sua
+campagna di Lombardia, I, 467;
+per Lecco, Caprino e Almenno,
+piomba su Bergamo, I, 474; è chiamato
+a Milano da Vittorio Emanuele,
+I, 476; tornato a Bergamo
+va a Brescia, I, 478; a Rezzato e
+a Tre Ponti, I, 480; ultime sue
+operazioni, I, 483; accetta il comando
+<span class="pagenum" id="Page_679">[679]</span>
+dell’esercito toscano, I, 487;
+divide con Manfredo Fanti il comando
+dell’esercito dell’Italia centrale,
+I, 491; vien mandato sul
+confine pontificio con due divisioni,
+I, 492; è chiamato dal Re a conferire
+intorno agli Stati pontifici,
+I, 495; resta dinanzi alla Cattolica
+a provocare l’insurrezione fra i
+Marchigiani, I, 499; al governo di
+Bologna promette desistere dall’impresa
+d’invadere le Marche, I, 499;
+ad Imola falsi messaggi gli dicono
+essere scoppiata l’insurrezione nelle
+Marche, I, 500; da Rimini comanda
+alle sue truppe di sconfinare, I, 500;
+impedito il movimento delle sue
+truppe va a Bologna a rampognarne
+Fanti e Farini, I, 501; è chiamato
+da Vittorio Emanuele che lo consiglia
+a rassegnare l’ufficio, I, 503;
+da Genova annunzia con un proclama
+le sue dimissioni, I, 503;
+invita gl’italiani ad una sottoscrizione
+per l’acquisto di un milione
+di fucili, I, 504; passa qualche
+tempo a Nizza, I, 505; tocca Caprera,
+e da Fino indirizza un appello
+agli studenti di Pavia, I, 505;
+passato da Milano va a Torino a
+chiedere l’organizzazione della
+Guardia Nazionale e fonda l’associazione
+<i>la Nazione Armata</i>, I, 566;
+va a Fino a sposare la marchesina
+Raimondi, I, 508; la ripudia e si
+porta a Caprera, I, 509; suo operato
+nell’Italia centrale: conclusioni,
+I, 510.
+</p>
+
+<p>
+Nizza lo manda al Parlamento subalpino,
+II, 7; svolge a Torino un’interpellanza
+sulla cessione di Nizza,
+II, 8; invitato a fare una spedizione
+in Sicilia, accetta, II, 25; chiede a
+Vittorio Emanuele milizie regolari
+per la spedizione, II, 26; non ottenutele
+va a Quarto ove stabilisce il
+quartier generale della spedizione,
+II, 33; soffocata l’insurrezione siciliana
+dichiara impossibile l’impresa,
+II, 35; decide la spedizione,
+II, 36; salpa da Quarto coi Mille,
+II, 37; scrive a Vittorio Emanuele
+lo ragioni dell’impresa, II, 40; raccomanda
+disciplina all’esercito regolare
+italiano, II, 41; dà istruzioni
+ad Agostino Bertani riguardo
+alla spedizione, lasciandolo suo rappresentante
+sul continente, II, 41;
+a Bogliasco non trova le armi che
+gli dovevano pervenire, II, 43; fa
+rotta per Piombino, II, 44; getta
+l’àncora a Talamone, II, 45; a Talamone
+ed Orbetello trova armi e
+munizioni, II, 45; ordina la legione,
+II, 47; creduto opportuno promuovere
+un’insurrezione nell’Italia centrale,
+divisa farvi una piccola spedizione,
+II, 48; dà il comando al colonnello
+Zambianchi, II, 50; fa un
+proclama ai Romani e dà istruzioni
+allo Zambianchi, II, 51; nelle acque
+di Marettimo, II, 58; sbarca a Marsala,
+II, 60; ove pubblica un proclama
+ai Siciliani, II, 64; a Rampagallo
+e a Salemi ha i primi soccorsi
+d’armati, II, 66; gli muove contro il
+generale Landi, II, 71; vittoria di
+Calatafimi, II, 72; sosta ad Alcamo,
+e per Partinico e Borgetto giunge
+al Passo di Renna, II, 83; a Piana
+de’ Greci, a Misilmeri, sulle alture
+del Parco, II, 86; a Palermo, II,
+89; dal borbonico Lanza è invitato
+ad una conferenza, II, 105; è attaccato
+in Palermo dai borbonici,
+fedifraghi alla pattuita tregua, II,
+107; prende parte alla conferenza
+sulla nave inglese <i>Hannibal</i>, II, 109;
+accetta un armistizio dai borbonici,
+II, 113; dopo il resultato della conferenza
+fa un proclama ai Siciliani,
+II, 113; consente al nemico una
+tregua di tre giorni, II, 115; si
+adopra a dare una forma regolare
+al governo di Palermo, II, 117;
+resta padrone di Palermo, II, 117;
+provvede ai bisogni del nuovo governo,
+II, 120; scambia visite con
+Persano, II, 125; pensa bene occupare
+militarmente i centri principali
+dell’Isola, II, 127; dà lo
+sfratto al La Farina, II, 128; resta
+padrone di Milazzo, II, 127, 133;
+occupata Messina, volge in mente
+passare lo stretto, II, 147; intorno
+a ciò riceve una lettera di Vittorio
+Emanuele, cui risponde, II, 147;
+elegge Agostino Depretis suo prodittatore
+nel governo dell’Isola, II,
+149; per facilitarsi il passaggio
+<span class="pagenum" id="Page_680">[680]</span>
+dello stretto si porta al Faro, II,
+151; primi tentativi di sbarco, II,
+153; commesso al Sirtori il comando
+dell’esercito, parte dal Faro
+e si porta al Golfo degli Aranci,
+II, 154; preso il comando di due
+brigate di una nuova spedizione, le
+conduce a Palermo, II, 159; di là
+va a Taormina a prepararsi allo
+sbarco sur continente, II, 158; a
+Melito tocca la spiaggia calabrese,
+II, 160; s’impadronisce di Reggio,
+II, 161; la divisione Briganti gli si
+rende a discrezione, II, 162; muove
+su Napoli, II, 163; i generali Caldarelli,
+Flores e Viale gli lasciano
+libero il passo, II, 164; si sbarazza
+del general Ghio, II, 164; minacciato
+dai borbonici concentra le
+forze ad Eboli, II, 167; entra in
+Napoli, II, 168; aggrega la marina
+militare e mercantile napoletane a
+quella del Piemonte, II, 170; gli
+annessionisti lo stringono a dare
+il plebiscito, II, 171; vieta al Depretis
+far l’annessione della Sicilia,
+II, 176, 177; rimasta senza
+prodittatore la Sicilia, si porta a
+Palermo a ristabilire il governo, II,
+178; ordina al Türr di soffocare
+una sommossa ad Ariano, II, 179;
+a Caiazzo, II, 180; si prepara alla
+battaglia del Volturno, II, 183;
+vince al Volturno, II, 187; alla
+fazione di Castel Morone e Caserta,
+II, 193; sua battaglia al
+Volturno: conclusioni generali, II,
+195; il suo esercito s’indebolisce,
+II, 200; dopo Castelfidardo ed Ancona
+felicita con lettera Vittorio
+Emanuele per le vittorie riportate,
+II, 206; offre a Giorgio Pallavicino
+la prodittatura, II, 211; il suo dissidio
+con Cavour s’inasprisce, tenta
+comporlo il Pallavicino, II, 211;
+gli si aggrava la questione dell’annessione,
+II, 214; allontana da
+Napoli il Mazzini, II, 216; dà la
+prodittatura ai Pallavicino, II, 216;
+si sdegna della promulgazione del
+plebiscito fatta dal Pallavicino, II,
+217; Napoli gli chiede il plebiscito,
+II, 218; delibera l’annessione, II,
+220; respinge una sortita de’ nemici
+da Capua, II, 223; detta un
+<i>Memorandum</i> alle potenze d’Europa
+in cui fa voti per la pace de’ popoli,
+II, 223; fa un proclama alle
+Due Sicilie, in cui le dichiara annesse
+all’Italia, II, 227; a Caianello
+presso Teano incontra Vittorio
+Emanuele, II, 228; gli chiede
+di essere primo allo scontro nella
+futura battaglia e gli è rifiutato,
+II, 229; si ritira a Napoli, II, 230;
+scrive a Vittorio Emanuele declinando
+la dittatura, II, 231; consegna
+una bandiera alla Legione
+Ungherese, distribuisce le medaglie
+ai <i>Mille</i> e passa in rivista il suo
+esercito a Caserta, II, 231; entra
+in Napoli con Vittorio Emanuele,
+ricusando tutti gli onori offertigli,
+II, 232; lascia Napoli per la sua
+Caprera, II, 232; la sua impresa
+delle Due Sicilie: conclusioni generali,
+II, 235.
+</p>
+
+<p>
+Suo tenore di vita a Caprera,
+II, 242; è visitato da un continuo
+pellegrinaggio, II, 244; preparasi
+a sciogliere il voto a Roma e Venezia,
+II, 245; giungono a lui i
+lamenti dei suoi commilitoni lagnantisi
+del trattamento del governo,
+II, 250; eletto deputato
+di Napoli va a Torino, II, 255;
+sua prima seduta al Parlamento
+italiano, II, 257; riceve una lettera
+dal Cialdini, II, 266; vi risponde,
+II, 268; Vittorio Emanuele lo invita
+presso di lui insieme al Cavour
+per conciliarli, II, 269; si riconcilia
+col Cialdini, II, 269; torna
+a Caprera, II, 271; si attenta alla
+sua vita, II, 272; è invitato dagli
+Stati Uniti a prendere il comando
+dell’esercito federale, II, 275; è
+visitato a Caprera dal senatore
+Plezza, che lo invita ad inaugurare
+i Tiri Nazionali a nome del
+governo, II, 277; tocca Genova, e
+a Torino parla col Re e Rattazzi,
+II, 278; torna a Genova per comporre
+i dissidi del partito rivoluzionario,
+II, 280; avute offerte di
+armamenti dal governo, parte per
+la Lombardia, II, 283; a Milano
+visita Manzoni, II, 284; continua
+il viaggio per Monza, Como, Lodi,
+Arona, Casalmaggiore, Cremona, II,
+<span class="pagenum" id="Page_681">[681]</span>
+285; visitata Brescia, Montechiari,
+Castelgoffredo, Asola, Desenzano,
+Pavia, si riduce a Trescorre a preparare
+una spedizione, II, 288; la
+sua congiura è scoperta dal governo,
+II, 290; la sua spedizione
+è arrestata a Palazzolo e a Sarnico,
+II, 291; da Torino si porta a
+Belgirate, II, 292; scrive una lettera
+al Parlamento spiegando i
+fatti di Sarnico, II, 293; toccato
+Torino e Caprera sbarca a Palermo,
+II, 297; invita il popolo alle armi
+per toglier Roma ai Francesi, II,
+301; visita i luoghi del 1860, a
+Marsala annunzia la spedizione contro
+Roma, II, 302; affretta i preparativi
+della spedizione, II, 303;
+parte per la Ficuzza ove sono assembrati
+i suoi volontari, II, 304; ordina
+la sua gente e s’avvia a Mezzojuso,
+II, 306; il governo decide
+opporsi alla sua spedizione, II, 306;
+passa da Allia, Valledolmo, Villalba,
+a Santo Stefano una sua colonna
+viene alle mani co’ soldati regolari,
+toccata Santa Caterina e Marianopoli
+entra in Caltanissetta, II,
+309; passa da Girgenti, Villarosa,
+Castrogiovanni, Piazza, Leonforte,
+San Filippo, Regalbuto, II, 309;
+riceve una lettera dell’ammiraglio
+Albini, che si esibisce di condurlo
+in qualunque porto del regno, II,
+309; a Paternò gli vien dato il
+passo da un battaglione di regolari,
+II, 310; entra in Catania, II,
+312; parte da Catania, II, 313; sua
+narrazione dei fatti di Aspromonte,
+II, 314; tocca la costa calabrese
+ed occupa Melito, II, 316; presa
+la strada di Reggio volge ad Aspromonte,
+II, 317: è attaccato dalla
+truppa italiana, II, 320; è ferito,
+II, 322; imbarcato sul <i>Duca
+di Genova</i>, è condotto prigioniero
+a Spezia e di là al Varignano,
+II, 324; in Inghilterra, a Stocolma
+ed a Lipsia gli si decretano
+grandi onoranze, II, 325; è invitato
+nuovamente dagli Stati Uniti
+ad accettare il comando dell’esercito
+federale, II, 327; è amnistiato,
+II, 328; gli viene estratta
+la palla dal piede, II, 329; torna
+a Caprera non bene ristabilito,
+II, 332.
+</p>
+
+<p>
+Si cruccia di non potere aiutar
+la Polonia insorgente, II, 333; dà
+il consenso per una spedizione in
+soccorso dei Polacchi, II, 335; è
+invitato dagli Inglesi ad andare
+nel loro paese, II, 338; è visitato
+a Caprera dai signori Chambers per
+deciderlo al viaggio, II, 342; riceve
+splendide offerte di ospitalità, II,
+344; una lettera del signor Thornton
+Hunt lo avvisa non dispiacere
+al governo inglese s’effettuasse il
+progettato viaggio, II, 344; riceve
+offerte di ospitalità, II, 346; decide
+il viaggio e va a Malta, II, 346;
+tocca Gibilterra e sbarca a Southampton
+ricevuto splendidamente,
+II, 349; è ospitato dal signor Seely
+all’isola di Wight, II, 351; suo
+soggiorno a Wight, II, 351; visita
+Portsmouth, II, 352; entra in Londra
+ospitato dal duca di Sutherland,
+II, 353; suo soggiorno in Londra,
+II, 357; banchetto con Herzen e
+Mazzini, II, 359; gli viene conferita
+la cittadinanza londinese, II,
+362; ragioni principali della sua
+partenza, II, 366; è consigliato al
+riposo dal dottor Fergusson, II, 374;
+è consigliato a partire, II, 375;
+non cede che alle parole del signor
+Gladstone, II, 376; la notizia della
+sua partenza scontenta le popolazioni,
+II, 381; a Chiswick depone
+una corona sulla tomba di Foscolo,
+II, 385; parte da Londra per Clifden
+Park, II, 386; tocca Bristol,
+a Weimouth visita la squadra, e
+per Exeter e Plimouth smonta a
+Penquite Par, II, 388; manda un
+proclama al popolo inglese, II, 388;
+a Fowey s’imbarca per l’Italia, II,
+388; giunge a Caprera, II, 390;
+conclusioni generali sul suo viaggio,
+II, 391.
+</p>
+
+<p>
+Lascia Caprera e si porta ad
+Ischia per preparare una spedizione
+sotto gli auspicii di Vittorio
+Emanuele, II, 393; ragioni dell’impresa,
+II, 393; comincia i preparativi
+della spedizione, II, 400;
+gli fallisce l’impresa, II, 403; si
+divide dal Guerzoni, II, 405;
+<span class="pagenum" id="Page_682">[682]</span>
+parte per Caprera, II, 407: venuto
+il 1866 riceve il comando dei volontari,
+II, 411; i quali gli vengono
+organizzati dal governo, II, 412;
+sue relazioni col governo d’Italia
+intorno ai volontari e alla guerra,
+II, 416; lascia Caprera e per Genova
+va in Lombardia a capo dei
+suoi, II, 423; tocca Como, Monza,
+Varese, Gallarate, Lecco e Bergamo,
+ove ordina le sue genti, II, 424;
+da Brescia muove verso Salò con
+parte delle truppe, II, 425; abbandona
+le posizioni del Lago d’Idro,
+del Caffaro e di Monte Suello per
+protegger Brescia, II, 426; rimarcia
+verso il Trentino, II, 427; al
+combattimento di Monte Suello, II,
+430; è ferito, II, 431; al combattimento
+di Vezza, II, 432; conclusioni
+generali sulla condotta del
+primo periodo della guerra nel Tirolo,
+II, 434; porta il quartier generale
+a Bagolino, II, 443; scaramuccie
+di Lodrone e Darzo, II, 444;
+porta il quartier generale a Storo,
+II, 445; a Condino, II, 446; s’impadronisce
+di Ampola, Monte Notta
+e Monte Giovo, II, 451; a Bezzecca,
+II, 451; a Cologna si accinge alla
+presa di Lardaro, quando gli giunge
+la nuova dell’armistizio, II, 458;
+conclusioni generali sul suo operato
+nel Trentino, II, 459; si ritira dal
+Tirolo, II, 462.
+</p>
+
+<p>
+Si prepara a sciogliere il voto
+a Roma, II, 463; dà opera a far
+sorgere centri rivoluzionari a tal
+uopo, II, 465; va a Firenze, II, 466;
+prosegue per Venezia, II, 467; tocca
+Bologna e Ferrara, II, 467; partito
+da Venezia passa per Chioggia, Treviso,
+Udine, Palmanuova, Belluno,
+Feltre, Vicenza e Verona sempre con
+Roma sul labbro, II, 468; battezza
+un bambino, II, 469; passa in Lombardia
+e Piemonte, tocca Mantova
+e si riduce a San Fiorano, II, 470;
+il centro d’insurrezione romano lo
+riconosce generale della futura insurrezione,
+II, 472; giunge a Firenze
+e prende stanza a Castelletti,
+II, 475; riceve due delegati del
+Centro Nazionale Romano che lo
+invitano all’azione, II, 475; ordina
+il primo tentativo d’invasione negli
+Stati romani, II, 475; va a
+Monsummano per Pescia, Montecatini,
+Castelfranco e Lucca, II, 478;
+fusisi i Comitati romani d’insurrezione
+si prepara all’azione, II, 479;
+a tal uopo va a Vinci, Siena, Montepulciano,
+Orvieto e Rapolano, II,
+481; assiste in Ginevra al Congresso
+internazionale della pace,
+II, 482; torna in Italia per Belgirate
+e Genestrello, II, 486; invitato
+all’azione fa un proclama ai
+Romani, II, 486; tocca Firenze ove
+trova ostacoli alla sua impresa, II,
+487; è invitato dal governo a ritirarsi
+a Caprera, II, 488: ordina
+le sue genti ai confini pontificii, II,
+489; ove volge i suoi passi, toccando
+Arezzo e Sinalunga, II, 491;
+qui è arrestato dal governo italiano,
+e per Firenze e Pistoia condotto
+prigione ad Alessandria, II,
+492; manda un proclama agl’italiani
+invitandoli ad aiutare l’impresa
+di Roma, II, 493; è ricondotto
+a Caprera, II, 494; invia una
+lettera al Crispi intorno alla questione
+romana, II, 495; i tentativi
+d’invasione de’ suoi volontari lo
+crucciano di non poter esser fra
+loro, II, 496; a Caprera è posto
+sotto la sorveglianza di una squadra
+di guerra, II, 503: Canzio si
+accinge a liberarlo di prigionia, II,
+505; fugge e ripara in Sardegna,
+II, 508; giunge a Vado sul continente,
+II, 511; sotto finto nome
+va a Livorno, di là per Empoli a
+Firenze, II, 511; non piegando nè
+ai consigli nè alle minaccie del governo,
+parte e sconfina a Passo Corese,
+II, 514; giunge a Terni, II, 514;
+ordina e mette in posizione le sue
+genti, II, 518; a Monterotondo, II,
+519; cadono in suo potere Viterbo,
+Frosinone e Velletri, II, 523; tocca
+Fornuovo e Castel Giubileo, II, 524;
+marcia su Roma, poi volge fino a
+Ponte Nomentano, II, 525; alcuni
+cattivi elementi mandano in dissoluzione
+il suo esercito, II, 527; l’intervento
+francese cresce le difficoltà
+della sua impresa, II, 530: crede
+necessario marciare su Tivoli, II,
+<span class="pagenum" id="Page_683">[683]</span>
+531; dà le disposizioni per la marcia,
+II, 533; muove su Tivoli, II, 536:
+combattimento di Mentana, II, 538;
+sua ritirata, II, 548; a Figline il governo
+d’Italia l’arresta, II, 549; è
+tratto prigione al Varignano, torna
+a Caprera, II, 552; rompe il suo
+lungo silenzio con un proclama agli
+Spagnuoli, II, 552; offre il suo braccio
+alla Francia, II, 554; sbarca a
+Marsiglia e giunge a Tours, II, 565;
+riceve il comando dei Corpi franchi,
+II, 557; dopo gli scontri di Genlis e
+Saint-Jean de Losne muove su Autun,
+II, 560; i suoi battono il nemico a
+Châtillon-sur-Seine, II, 563; muove
+su Dijon, II, 564; prende posizione
+a Lantenay, vince a Prenois, II, 564;
+tenta infruttuosamente un attacco
+su Dijon, II, 565; rientra in Autun,
+II, 567; batte il nemico alle fazioni
+di Saint-Martin e Saint-Symphorien,
+II, 568; sue fazioni di concerto al
+generale Bourbaky, II, 570; scontri
+fortunati di Montbard, II, 571;
+occupa Dijon: le tre giornate di
+Dijon, II, 572; alla fazione di
+Pouilly la sua gente s’impadronisce
+di una bandiera nemica, II, 575;
+fa un proclama lodando i suoi soldati
+del valore dimostrato, II, 576;
+porta il quartier generale a Mondaine,
+II, 577; ritirata su Autun
+e di là su Lione, II, 578; si porta
+a Bordeaux all’Assemblea Nazionale,
+II, 579; torna a Caprera, II, 579;
+sua campagna nei Vosgi: conclusioni
+generali, II, 579.
+</p>
+
+<p>
+Suoi ultimi anni, II, 585; scrive
+all’avvocato Petroni intorno all’Internazionale,
+II, 588; si porta a
+Roma a proporre l’incanalamento
+del Tevere, II, 589; è lieto dell’assunzione
+al governo della Sinistra,
+II, 590; torna a Roma per avversar
+la Sinistra e il Depretis, II, 590;
+si mette a capo della <i>Lega della Democrazia</i>,
+II, 591; accetta una rendita
+dallo Stato, II, 593; è dichiarato
+nullo il suo matrimonio colla
+marchesa Raimondi, II, 595; sposa
+la signora Francesca Armosino, II,
+598; va a Genova a protestare per
+l’arresto di Canzio, II, 599; quindi
+a Milano per la commemorazione
+di Mentana, II, 599; va ad Alassio
+a ristabilirsi in salute, II, 601; protesta
+energicamente contro la politica
+francese nella questione di
+Tunisi, II, 601; a questo proposito
+manda una lettera al giornale <i>La
+Patria</i>, II, 603; per la commemorazione
+dei <i>Vespri Siciliani</i> va a Napoli,
+II, 603; e per le Calabrie, riposando
+a Catanzaro e passando
+per Messina, giunge a Palermo, II,
+605; fa un proclama alla città di
+Palermo, II, 606; torna a Caprera,
+II, 607: sua morte, II, 607; onoranze
+tributategli in Italia e all’estero,
+II, 610; ultime sue volontà,
+II, 613: l’Eroe e il Capitano, II,
+618; il Patriotta e l’Umanitario,
+II, 627; l’uomo privato, II, 638;
+tutto l’uomo, II, 657.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Manlio, II, 596, 609.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi, Maurizio, I, 65.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Menotti; sua nascita, I, 99;
+a Caprera, I, 403; a Palermo, II,
+300; ad Aspromonte, II, 322; a Londra,
+II, 348; ad Ischia, II, 401; nel
+Trentino, II, 454, 456; a Mentana,
+II, 481, 498, 518, 525, 535; alla
+campagna dei Vosgi, II, 561, 568,
+577; a Palermo, II, 607; gli muore il
+padre, II, 609.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Michele, I, 10.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Raimondi Rosa. Vedi Raimondi
+Garibaldi Rosa.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Ricciotti; sua nascita, I,
+202; a Londra, II, 348, 390; nel
+Trentino, II, 456; nei Vosgi, II, 561,
+563, 571, 575; gli muore il padre,
+II, 609.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Rosita (prima), I, 376.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Rosita (seconda), II, 596.
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi Teresita, II, 376.
+</p>
+
+<p>
+Garigliano, II, 228.
+</p>
+
+<p>
+Gattinara, I, 432.
+</p>
+
+<p>
+Gemonio, I, 459.
+</p>
+
+<p>
+Genestrello, II, 486.
+</p>
+
+<p>
+Genova, I, 24, 39, 220, 246, 400, 405,
+503; II, 33, 255, 278, 280, 424,
+493, 495, 599.
+</p>
+
+<p>
+Gervino Giuseppe, I, 24.
+</p>
+
+<p>
+Ghio (generale), II, 164.
+</p>
+
+<p>
+Ghirelli, II, 501.
+</p>
+
+<p>
+Giaccone (padre), I, 15.
+</p>
+
+<p>
+Gianuzzi, I, 232.
+</p>
+
+<p>
+Gibilrossa, II, 92.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_684">[684]</span>
+</p>
+
+<p>
+Gibilterra, I; 394; II, 349, 390.
+</p>
+
+<p>
+Ginevra, II, 482.
+</p>
+
+<p>
+Giorgini (maggiore), II, 46.
+</p>
+
+<p>
+<i>Giovine Italia</i>, I, 34; suo stato quando
+accolse nelle sue file Giuseppe Garibaldi,
+I, 37.
+</p>
+
+<p>
+Girgenti, II, 308.
+</p>
+
+<p>
+Giulay (generale), I, 428.
+</p>
+
+<p>
+Gladstone, II, 352, 358, 373, 376.
+</p>
+
+<p>
+Golfo degli Aranci, II, 157, 159.
+</p>
+
+<p>
+Gomez Servando, I, 179.
+</p>
+
+<p>
+Gonçales de Silva Bento, I, 60, 77.
+</p>
+
+<p>
+Gorini, I, 424, 427, 455.
+</p>
+
+<p>
+Granville (Lord), II, 358.
+</p>
+
+<p>
+Grasse, I, 43.
+</p>
+
+<p>
+Griffini, I, 235.
+</p>
+
+<p>
+Griggs John, I, 79.
+</p>
+
+<p>
+Gualeguaj, I, 71.
+</p>
+
+<p>
+Gualeguaychu, I, 177.
+</p>
+
+<p>
+Guastalla Enrico, I, 23, 403; II, 482,
+512.
+</p>
+
+<p>
+Guelfi, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Guerzoni, II, 140, 359, 401, 405, 515.
+</p>
+
+<p>
+Guiccioli (fattoria), I, 365.
+</p>
+
+<p>
+Guild-Hall, II, 362.
+</p>
+
+<p>
+Gusmaroli, I, 403
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Hervidero, I, 177.
+</p>
+
+<p>
+Herzen Alessandro, II, 352, 359.
+</p>
+
+<p>
+Hoffstetter Gustav, I, XX, 332.
+</p>
+
+<p>
+Hong-Kong, I, 398, 399.
+</p>
+
+<p>
+Hyde Park, II, 326.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Imbituba, I, 89.
+</p>
+
+<p>
+Imeruy, I, 92.
+</p>
+
+<p>
+Imola, I, 500.
+</p>
+
+<p>
+Induno, I, 240, 465.
+</p>
+
+<p>
+Ischia, II, 393.
+</p>
+
+<p>
+Isnardi, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Isola (capitano), II, 504, 507.
+</p>
+
+<p>
+Italia, suo stato nel 1821, I, 28;
+nel 1848, I, 196, 229, 247, 259;
+nel 1859, I, 415; nel 1860, II, 1;
+nel 1866, II, 408.
+</p>
+
+<p>
+<i>Itaparika</i> (goletta), I, 92.
+</p>
+
+<p>
+Ivrea, I, 429.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Jesus-Maria, I, 65.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Kinnaird, II, 340, 352.
+</p>
+
+<p>
+Klapka (generale), II, 397.
+</p>
+
+<p>
+Kuhn, II, 428.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+<i>La Carmen</i>, I, 397.
+</p>
+
+<p>
+La Farina, II, 16, 35, 128.
+</p>
+
+<p>
+Lago di Garda, II, 421.
+</p>
+
+<p>
+Lago d’Idro, II, 426.
+</p>
+
+<p>
+Lago Maggiore, I, 429.
+</p>
+
+<p>
+Laguna, I, 88, 92, 95.
+</p>
+
+<p>
+La Loggia, II, 307.
+</p>
+
+<p>
+La Marmora, I, 387.
+</p>
+
+<p>
+La Masa Giuseppe, II, 31, 35, 47, 69,
+83, 91, 93.
+</p>
+
+<p>
+Landi (generale), II, 72.
+</p>
+
+<p>
+Landi, I, 424, 460.
+</p>
+
+<p>
+Lantenay, II, 564.
+</p>
+
+<p>
+Lanza (generale), II, 88, 103.
+</p>
+
+<p>
+Lardaro, II, 459.
+</p>
+
+<p>
+Las Concas, I, 155.
+</p>
+
+<p>
+Las Cruces, I, 170.
+</p>
+
+<p>
+Las Vacas, I, 195.
+</p>
+
+<p>
+Lavalleja Juan Antonio, I, 129, 177.
+</p>
+
+<p>
+Laveno, I, 459.
+</p>
+
+<p>
+Leblanc, I, 263.
+</p>
+
+<p>
+Lecco, I, 475; II, 424.
+</p>
+
+<p>
+Ledru Rollin, II, 361.
+</p>
+
+<p>
+Lefebre, II, 111.
+</p>
+
+<p>
+<i>Lega della Democrazia</i>, II, 591.
+</p>
+
+<p>
+Leggiero, I, 360.
+</p>
+
+<p>
+Legione Italiana di Montevideo, sua
+organizzazione, I, 165; primi fatti
+d’arme, I, 166; sua bandiera, I, 168;
+combattimenti di Las Cruces e della
+Boyada, I, 170; eroica battaglia di
+Sant’Antonio, I, 177; onori tributatile
+dal governo di Montevideo,
+I, 187; un manipolo dei suoi passa
+in Italia, I, 205.
+</p>
+
+<p>
+Lemmi Adriano, II, 506, 511.
+</p>
+
+<p>
+Leonforte, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Lesseps, I, 277.
+</p>
+
+<p>
+Letizia (generale), II, 109.
+</p>
+
+<p>
+Levante, I, 25, 31.
+</p>
+
+<p>
+Liborio Romano, II, 169.
+</p>
+
+<p>
+Lima, I, 397, 399.
+</p>
+
+<p>
+Lincoln, II, 275.
+</p>
+
+<p>
+Lipsia, II, 327.
+</p>
+
+<p>
+Liveriero, I, 357.
+</p>
+
+<p>
+Liverpool, I, 396.
+</p>
+
+<p>
+Livorno, I, 248; II, 511.
+</p>
+
+<p>
+Livraghi, I, 332, 357, 360.
+</p>
+
+<p>
+Lobbia, II, 571.
+</p>
+
+<p>
+Lodi, II, 285.
+</p>
+
+<p>
+Lombardi Agostino, II, 403.
+</p>
+
+<p>
+<i>Lombardo</i>, II, 37.
+</p>
+
+<p>
+Lonato, II, 426.
+</p>
+
+<p>
+Londra, II, 326, 353.
+</p>
+
+<p>
+Lons-le-Saulnier, II, 577.
+</p>
+
+<p>
+Los Patos, I, 77.
+</p>
+
+<p>
+Lucca, II, 478.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_685">[685]</span>
+</p>
+
+<p>
+Lucignano, II, 492.
+</p>
+
+<p>
+Luino, I, 238.
+</p>
+
+<p>
+<i>Luisa</i> (goletta), I, 63.
+</p>
+
+<p>
+Luna (monte), I, 344.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Macchi, II, 259, 4S3, 485.
+</p>
+
+<p>
+Macerata, I, 253.
+</p>
+
+<p>
+Macerata Feltria, I, 316.
+</p>
+
+<p>
+Maddalena (isola della), I, 393, 400;
+II, 510.
+</p>
+
+<p>
+Magnavacca, I, 359.
+</p>
+
+<p>
+Maidenhead, II, 387.
+</p>
+
+<p>
+Maineri B. E., I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>.
+</p>
+
+<p>
+Majatico, II, 270.
+</p>
+
+<p>
+Maldonado, I, 64.
+</p>
+
+<p>
+Malenchini, I, 488; II, 139.
+</p>
+
+<p>
+Manara Luciano, I, 235, 265, 272, 275.
+</p>
+
+<p>
+Manchester, II, 358.
+</p>
+
+<p>
+Mandriole, I, 365.
+</p>
+
+<p>
+Mansion-House, II, 365.
+</p>
+
+<p>
+Mantova, II, 470.
+</p>
+
+<p>
+Manzoni Alessandro, II, 285.
+</p>
+
+<p>
+Marettimo, II, 58.
+</p>
+
+<p>
+Marianopoli, II, 308.
+</p>
+
+<p>
+Marineo, II, 89.
+</p>
+
+<p>
+Mario Alberto, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 153, 483,
+530.
+</p>
+
+<p>
+Mario White Jessie, I, <span class="smcap lowercase">XXII</span>; II, 230,
+505, 570.
+</p>
+
+<p>
+Marocchetti, I, 332, 424.
+</p>
+
+<p>
+Marsala, II, 60, 302.
+</p>
+
+<p>
+Marsiglia, I, 35, 46, 48, 400; II, 555.
+</p>
+
+<p>
+Martin Garcia, I, 153, 177.
+</p>
+
+<p>
+Martini Antonio, I, 356.
+</p>
+
+<p>
+Masina (colonnello), I, 299, 306.
+</p>
+
+<p>
+Massa Marittima, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Masséna Andrea, I, 5.
+</p>
+
+<p>
+Matteucci Ferdinando, I, 385.
+</p>
+
+<p>
+Mauri, II, 475.
+</p>
+
+<p>
+Maurigi Ruggiero, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>.
+</p>
+
+<p>
+Mazzara, II, 302.
+</p>
+
+<p>
+Mazzini Giuseppe, I, 35, 38, 201, 228,
+271, 322; II, 216, 359, 386, 394.
+</p>
+
+<p>
+<i>Mazzini</i> (barca da guerra), I, 62.
+</p>
+
+<p>
+Medici Giacomo, sbarca a Montevideo
+e si arruola nella Legione italiana,
+I, 263; è inviato da Garibaldi
+in Italia ad annunziare la sua spedizione,
+I, 203; parte per l’Italia,
+I, 205; crucciatosi con Garibaldi,
+riannoda con lui l’antica
+amicizia, I, 224; comanda a Milano
+il battaglione <i>Anzani</i>, I, 229; combatte
+a Luino, I, 239; è inviato da
+Garibaldi ad Arcisate, I, 239; con
+pochi uomini resiste a cinquemila
+Austriaci e si ritira in Svizzera, I,
+242; va alla difesa di Roma, I, 278;
+combatte alla Casa Bruciata, I, 307;
+difende il Vascello, I, 324; è nominato
+colonnello nei Cacciatori
+delle Alpi, I, 424; a Varese, I,
+450, 456; a Rezzato, I, 489; segue
+Garibaldi nell’esercito dell’Italia
+centrale, I, 489; sbarca in Sicilia,
+II, 125; a Milazzo, II, 127,
+133; al Volturno, II, 186, 189; nel
+Tirolo, II, 458.
+</p>
+
+<p>
+Medina Anacleto, I, 177.
+</p>
+
+<p>
+Melito, II, 160, 316.
+</p>
+
+<p>
+Mella (generale), II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Mentana, II, 538.
+</p>
+
+<p>
+Mercatello, I, 345.
+</p>
+
+<p>
+Mercedes, I, 177.
+</p>
+
+<p>
+Meri, II, 133.
+</p>
+
+<p>
+Messina, II, 146, 605.
+</p>
+
+<p>
+Meucci, I, 396.
+</p>
+
+<p>
+Mezzacapo Luigi, I, 491.
+</p>
+
+<p>
+Mezzojuso, II, 306.
+</p>
+
+<p>
+Miceli, II, 482.
+</p>
+
+<p>
+Migliavacca, I, 421.
+</p>
+
+<p>
+Milano, I, 227, 476, 505; II, 284, 493,
+599.
+</p>
+
+<p>
+Milazzo, II, 136.
+</p>
+
+<p>
+Milian, I, 74, 76, 177.
+</p>
+
+<p>
+Misilmeri, II, 90.
+</p>
+
+<p>
+Missiones, I, 97.
+</p>
+
+<p>
+Missori, II, 73, 141, 153, 160, 162,
+370, 403, 483.
+</p>
+
+<p>
+Mocarta (barone), II, 67.
+</p>
+
+<p>
+Modena, I, 488; II, 493.
+</p>
+
+<p>
+Mondaine, II, 577.
+</p>
+
+<p>
+Monsummano, II, 478.
+</p>
+
+<p>
+Montaldi Luigi, I, 269.
+</p>
+
+<p>
+Montanari, I, 332, 366, 385.
+</p>
+
+<p>
+Montbard, II, 571.
+</p>
+
+<p>
+Montecatini, II, 479.
+</p>
+
+<p>
+Montelibretti, II, 501.
+</p>
+
+<p>
+Monte Maggiore, II, 518.
+</p>
+
+<p>
+Montepulciano, I, 340; II, 481.
+</p>
+
+<p>
+Monterchi, I, 343.
+</p>
+
+<p>
+Monterotondo I, 33; II, 519.
+</p>
+
+<p>
+Monte San Giovanni, II, 524.
+</p>
+
+<p>
+Monte Suello, II, 426, 430.
+</p>
+
+<p>
+Montevideo, I, 64, 76, 108, 109, 146.
+Vedi Legione.
+</p>
+
+<p>
+Monti Giuseppe, II, 515.
+</p>
+
+<p>
+Mont Roland, II, 577.
+</p>
+
+<p>
+Monza, I, 232; II, 285, 424.
+</p>
+
+<p>
+Morazzone, I, 240.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_686">[686]</span>
+</p>
+
+<p>
+Mordini Antonio, II, 216, 359.
+</p>
+
+<p>
+Moreschi Antonio, I, 385.
+</p>
+
+<p>
+Moringue (colonnello), I, 81, 100.
+</p>
+
+<p>
+Mosto, II, 47.
+</p>
+
+<p>
+Müller, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Mundy, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>; II, 105, 358.
+</p>
+
+<p>
+Musolino, II, 153.
+</p>
+
+<p>
+Mustarda, I, 99.
+</p>
+
+<p>
+Mutro Edoardo, I, 82, 87.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Napoli, II, 168, 254, 603.
+</p>
+
+<p>
+<i>Nautonier</i> (brick), I, 48.
+</p>
+
+<p>
+Negretti, II, 340, 349, 375.
+</p>
+
+<p>
+New-Castle, I, 399; II, 326, 351.
+</p>
+
+<p>
+Newport, II, 351.
+</p>
+
+<p>
+New-York, I, 396, 399.
+</p>
+
+<p>
+Nicotera Giovanni, II, 489, 501, 518,
+524, 594.
+</p>
+
+<p>
+Nizza Marittima, I, 5, 26, 217, 246,
+400, 505; II, 5, 7, 9.
+</p>
+
+<p>
+<i>Nostra Signora delle Grazie</i> (<i>La</i>), I, 26.
+</p>
+
+<p>
+Novara, I, 225.
+</p>
+
+<p>
+Nuova Cava, I, 150.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Odessa, I, 19, 47.
+</p>
+
+<p>
+Ogareff, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+<i>Ondine</i>, II, 390.
+</p>
+
+<p>
+Orbetello, II, 46.
+</p>
+
+<p>
+Oribe (generale), I, 109, 140.
+</p>
+
+<p>
+Orsini, II, 47, 57, 89, 107, 153.
+</p>
+
+<p>
+Orvieto, I, 338; II, 481.
+</p>
+
+<p>
+Oudinot, I, 261.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Pacheco y Obes, I, <span class="smcap lowercase">XVIII</span>, 163.
+</p>
+
+<p>
+Padenghe, II, 427.
+</p>
+
+<p>
+Palazzolo, II, 291.
+</p>
+
+<p>
+Palermo, II, 91, 298, 605.
+</p>
+
+<p>
+Palestrina, I, 275.
+</p>
+
+<p>
+Pallavicini (generale), II, 323, 325,
+329, 418.
+</p>
+
+<p>
+Pallavicino Giorgio, I, 405; II, 211,
+216.
+</p>
+
+<p>
+Palmanuova, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Palmer, II, 111.
+</p>
+
+<p>
+Palmerston (Lord), II, 341, 343, 358,
+359, 371, 641.
+</p>
+
+<p>
+Palos, I, 217.
+</p>
+
+<p>
+Pampa, I, 66.
+</p>
+
+<p>
+Panama, I, 397.
+</p>
+
+<p>
+<i>Pane Giuseppe</i>, I, 47; II, 511.
+</p>
+
+<p>
+Panizzi Antonio, I, 404; II, 340, 359.
+</p>
+
+<p>
+Pantaleo, II, 70.
+</p>
+
+<p>
+Paranà, I, 151.
+</p>
+
+<p>
+Parco, II, 87.
+</p>
+
+<p>
+Paris Giuseppe, I, 47.
+</p>
+
+<p>
+Parma, II, 285.
+</p>
+
+<p>
+<i>Partenope</i>, II, 62.
+</p>
+
+<p>
+Partinico, II, 82, 85, 302.
+</p>
+
+<p>
+Pasolini Giuseppe, II, 285.
+</p>
+
+<p>
+Pasques, II, 564.
+</p>
+
+<p>
+Passo Corese, II, 514, 518.
+</p>
+
+<p>
+Paternò, II, 310.
+</p>
+
+<p>
+<i>Patria</i> (<i>La</i>), giornale, II, 603.
+</p>
+
+<p>
+Pavia, I, 225; II, 288, 493.
+</p>
+
+<p>
+Peard, II, 373, 388.
+</p>
+
+<p>
+Penquite Par, II, 388.
+</p>
+
+<p>
+<i>Pereira</i> (legno da guerra), I, 148.
+</p>
+
+<p>
+Perelli, II, 475.
+</p>
+
+<p>
+Perkins, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+Persano (Di) C., I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>; 11, 32, 125.
+</p>
+
+<p>
+Pesante, I, 76.
+</p>
+
+<p>
+Pesante Angelo, I, 19.
+</p>
+
+<p>
+Pescetto (generale), II, 494.
+</p>
+
+<p>
+Pescia, II, 479.
+</p>
+
+<p>
+Petroni (avvocato), II, 588.
+</p>
+
+<p>
+Piana de’ Greci, II, 89.
+</p>
+
+<p>
+Piazza, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Piccadilly, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+Picozzi Antonio, I, 229.
+</p>
+
+<p>
+<i>Piemonte</i>, II, 37, 423.
+</p>
+
+<p>
+Pinelli (ministro), I, 337.
+</p>
+
+<p>
+Pio IX, I, 197.
+</p>
+
+<p>
+Piombino, II, 44.
+</p>
+
+<p>
+Piratinin, I, 77.
+</p>
+
+<p>
+Pistoia, II, 492.
+</p>
+
+<p>
+Pitigliano, II, 54.
+</p>
+
+<p>
+Plata (Stati della), loro storia, I, 109.
+</p>
+
+<p>
+Plezza Giacomo, I, 277, 283.
+</p>
+
+<p>
+Plimouth, II, 388.
+</p>
+
+<p>
+Poggibonsi, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Poggio Mirteto, I, 335.
+</p>
+
+<p>
+Polonia, II, 333.
+</p>
+
+<p>
+Pomarance, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Ponte Acuto, I, 337.
+</p>
+
+<p>
+Ponte Nomentano, II, 525.
+</p>
+
+<p>
+Ponte Stura, I, 430.
+</p>
+
+<p>
+Ponte Tresa, I, 241.
+</p>
+
+<p>
+Porcelli, II, 397, 400.
+</p>
+
+<p>
+Portsmouth, II, 352.
+</p>
+
+<p>
+Prandina, II, 614.
+</p>
+
+<p>
+Prato, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+<i>Procida</i> (legno di guerra), I, 148.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Quarto, II, 33, 37.
+</p>
+
+<p>
+Quattro-Venti (Casino de’). Vedi villa
+Corsini.
+</p>
+
+<p>
+Quintini, I, 424, 456.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Raimondi Garibaldi Rosa, I, 5, 7 9.
+</p>
+
+<p>
+Raimondi Giuseppina, I, 466, 508, 595.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_687">[687]</span>
+</p>
+
+<p>
+Rammon (dottore), I, 71.
+</p>
+
+<p>
+Rampagallo, II, 60.
+</p>
+
+<p>
+Rapolano, II, 481.
+</p>
+
+<p>
+Rattazzi, II, 16, 279, 283, 306, 482,
+494.
+</p>
+
+<p>
+Ravaglia, I, 366.
+</p>
+
+<p>
+Ravenna, I, 219, 385.
+</p>
+
+<p>
+Ravini (maggiore), II, 498.
+</p>
+
+<p>
+Regalbuto, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Reggio, II, 161, 316.
+</p>
+
+<p>
+Renna, II, 85.
+</p>
+
+<p>
+Repubblica romana. Vedi Roma.
+</p>
+
+<p>
+<i>Repubblicano</i>, I, 79.
+</p>
+
+<p>
+Reumont (De) Alfredo, I, 391.
+</p>
+
+<p>
+Rezzato, I, 480.
+</p>
+
+<p>
+Ribera (presidente), I, 109, 140.
+</p>
+
+<p>
+Riberas Anita. Vedi Anita.
+</p>
+
+<p>
+Riboli, II, 483.
+</p>
+
+<p>
+Ricasoli, II, 259, 277.
+</p>
+
+<p>
+Ricciardi Giuseppe, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>.
+</p>
+
+<p>
+Richardson, II, 340, 341, 362.
+</p>
+
+<p>
+Ricotti (generale), II, 310.
+</p>
+
+<p>
+Rieti, I, 255, 258.
+</p>
+
+<p>
+Rimini, I, 495, 500.
+</p>
+
+<p>
+Rio della Plata, I, 64, 176.
+</p>
+
+<p>
+Rio Grande del Sud, cause che lo sollevarono
+contro il Brasile, I, 59.
+</p>
+
+<p>
+Rio Janeiro, I, 48, 50.
+</p>
+
+<p>
+<i>Rio Pardo</i> (lancione da guerra), I,
+79, 88.
+</p>
+
+<p>
+Ripari (dottore), II, 47.
+</p>
+
+<p>
+<i>Ripon</i> (vapore), II, 349.
+</p>
+
+<p>
+Riso Francesco, II, 17.
+</p>
+
+<p>
+Rive, I, 431.
+</p>
+
+<p>
+Rizzo Giovanni, I, 146.
+</p>
+
+<p>
+Robarello, I, 462, 466.
+</p>
+
+<p>
+Robaudi, II, 8.
+</p>
+
+<p>
+Rocca d’Anfo, II, 430.
+</p>
+
+<p>
+Rocca d’Arce, I, 297.
+</p>
+
+<p>
+Rodney Mundy, I, <span class="smcap lowercase">XXI</span>.
+</p>
+
+<p>
+Roma, è visitata da Garibaldi giovinetto,
+I, 21; fuggito Pio IX, elegge
+la <i>Giunta Suprema</i>, I, 250; Garibaldi
+va in sua difesa, I, 250; proclama
+la repubblica, I, 257; l’intervento
+francese, I, 261; si prepara
+alla difesa, I, 262; vince a
+Villa Pamfili, I, 266; è minacciata
+dagli Austriaci, dagli Spagnuoli e
+dal re di Napoli, I, 272; la missione
+di Lesseps, I, 277, 301; elegge Rosselli
+comandante supremo dell’esercito
+e Garibaldi a generale di divisione,
+I, 279; vince a Velletri, I,
+282; tenta invadere il Napoletano,
+I, 296; è minacciata sempre più
+dagli Austriaci, I, 299: la giornata
+del 3 giugno a Villa Pamfili, I, 302;
+è assediata, I, 314; estrema difesa,
+I, 326; caduta, I, 328; ospita Garibaldi,
+II, 589, 591.
+</p>
+
+<p>
+Romagnano, I, 436.
+</p>
+
+<p>
+Rondinello, I, 455.
+</p>
+
+<p>
+Rosas (don Juan Manuel), I, 133.
+</p>
+
+<p>
+Rosolino Pilo, II, 16, 70, 83, 86.
+</p>
+
+<p>
+Rosselli Giuseppe, I, 280.
+</p>
+
+<p>
+Rosselli Pietro, I, 491.
+</p>
+
+<p>
+Rossetti Luigi, I, 50, 76, 102.
+</p>
+
+<p>
+Roverbella, I, 225.
+</p>
+
+<p>
+Rubattino Raffaele, II, 33.
+</p>
+
+<p>
+Russell (Lord), II, 358, 386.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Sacchi Gaetano, I, <span class="smcap lowercase">XXVII</span>, 76, 178,
+205, 225, 332, 420, 424; II, 26,
+153, 268.
+</p>
+
+<p>
+Saffi Aurelio, II, 359.
+</p>
+
+<p>
+Saint-Jean de Losme, II, 577.
+</p>
+
+<p>
+Saint-Martin. II, 568.
+</p>
+
+<p>
+Salemi, II, 67.
+</p>
+
+<p>
+Salò, II, 425.
+</p>
+
+<p>
+Salomone, II, 489.
+</p>
+
+<p>
+Salto, I, 177.
+</p>
+
+<p>
+<i>San Carlo</i> (piroscafo), I, 238.
+</p>
+
+<p>
+San Dalmazio, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+San Fermo, I, 455, 466.
+</p>
+
+<p>
+San Filippo, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+San Fiorano, II, 471.
+</p>
+
+<p>
+<i>San Francesco</i> (paranzella), II, 506.
+</p>
+
+<p>
+San Francisco, I, 162.
+</p>
+
+<p>
+San Gemini, I, 336.
+</p>
+
+<p>
+San Germano, I, 432.
+</p>
+
+<p>
+San Giustino, I, 344.
+</p>
+
+<p>
+San José (del Norte), I, 98.
+</p>
+
+<p>
+San Lorenzo, II, 54, 498, 502.
+</p>
+
+<p>
+San Marino (Repubblica di), I, 347.
+</p>
+
+<p>
+<i>San Michele</i>, I, 390.
+</p>
+
+<p>
+San Pancrazio, I, 302.
+</p>
+
+<p>
+San Salvatore, I, 431, 451.
+</p>
+
+<p>
+Santa Caterina, I, 83, 97; II, 308.
+</p>
+
+<p>
+Santa Fé (nel Parana), I, 71.
+</p>
+
+<p>
+Sant’Ambrogio, I, 462, 466.
+</p>
+
+<p>
+Sant’Angelo, II, 223.
+</p>
+
+<p>
+Sant’Angelo in Vado, I, 346.
+</p>
+
+<p>
+Sant’Anna (fratelli), II, 67, 73, 93.
+</p>
+
+<p>
+Sant’Antonio, I, 178.
+</p>
+
+<p>
+Santa Vittoria, I, 98.
+</p>
+
+<p>
+Santo Stefano, I, 404; II, 308.
+</p>
+
+<p>
+Santo Stefano (porto di), II, 57.
+</p>
+
+<p>
+Sardegna, I, 400.
+</p>
+
+<p>
+Sarnico, II, 288, 291.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_688">[688]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sauvaigo Luigia, I, 25.
+</p>
+
+<p>
+Savigliano, I, 426.
+</p>
+
+<p>
+Savini Giuseppe, I, 385.
+</p>
+
+<p>
+Savoia, II, 5.
+</p>
+
+<p>
+Schwarz. Vedi Elpis Melena.
+</p>
+
+<p>
+Sciacca, II, 302.
+</p>
+
+<p>
+Scilla, II, 324.
+</p>
+
+<p>
+Scott (<i>Alderman</i>), II, 362.
+</p>
+
+<p>
+Seely (signore), II, 340, 344, 349, 353,
+362, 373, 375, 387.
+</p>
+
+<p>
+<i>Seival</i> (lancione da guerra), I, 84.
+</p>
+
+<p>
+Semeria Carlo, I, 25.
+</p>
+
+<p>
+Semidei (Collegio), I, 147.
+</p>
+
+<p>
+Serafini Camillo, I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Sesto Calende, I, 439.
+</p>
+
+<p>
+Settembrini Luigi, I, 404.
+</p>
+
+<p>
+Seymour (ammiraglio), II, 352.
+</p>
+
+<p>
+Sgarallino Andrea, II, 505.
+</p>
+
+<p>
+Shaftesbury, II, 340, 352, 386.
+</p>
+
+<p>
+Sicilia, I, 248; II, 12.
+</p>
+
+<p>
+Siena, II, 481.
+</p>
+
+<p>
+Simonetta Francesco, I, 425, 436, 457,
+459.
+</p>
+
+<p>
+Sinalunga, II, 492.
+</p>
+
+<p>
+Sirtori Giuseppe, II, 35, 47, 93.
+</p>
+
+<p>
+Sisco, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+<i>Società Emancipatrice,</i> II, 282, 288,
+298.
+</p>
+
+<p>
+Somma Amadio, II, 470.
+</p>
+
+<p>
+Sonnaz (generale), I, 432.
+</p>
+
+<p>
+Soveria, II, 164.
+</p>
+
+<p>
+<i>Speranza</i> (<i>La</i>), brigantino, I, 206, 214.
+</p>
+
+<p>
+Spezia, II, 325.
+</p>
+
+<p>
+Stafford-House, II, 361.
+</p>
+
+<p>
+Stagnetti, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Stati-Uniti, I, 275.
+</p>
+
+<p>
+Sterbini Pietro, I, 253.
+</p>
+
+<p>
+Stocco, II, 47, 164.
+</p>
+
+<p>
+Stocolma, II, 327.
+</p>
+
+<p>
+Storo, II, 445.
+</p>
+
+<p>
+Southampton, II, 349.
+</p>
+
+<p>
+Stradella, II, 7.
+</p>
+
+<p>
+<i>Stromboli</i>, II, 62.
+</p>
+
+<p>
+Susini Millelire, I, 424, 455.
+</p>
+
+<p>
+Susini Pietro, I, 393.
+</p>
+
+<p>
+Sutherland (Lord), II, 340, 344, 349,
+353, 358, 373, 375, 387, 401.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Taganrok, I, 33.
+</p>
+
+<p>
+Talamone, II, 45, 48.
+</p>
+
+<p>
+Talant, II, 565.
+</p>
+
+<p>
+Tanara, II, 564.
+</p>
+
+<p>
+Tangeri, I, 395.
+</p>
+
+<p>
+Tapevi, I, 178.
+</p>
+
+<p>
+Taramanday, I, 84, 85.
+</p>
+
+<p>
+Tavani-Arquati Giuditta, II, 517.
+</p>
+
+<p>
+Taxil Leo, II, 604.
+</p>
+
+<p>
+Taylor, II, 340, 359.
+</p>
+
+<p>
+Teano, II, 229.
+</p>
+
+<p>
+Tennyson, II, 352.
+</p>
+
+<p>
+Termini, II, 133.
+</p>
+
+<p>
+Terni, I, 335, 514.
+</p>
+
+<p>
+Tevere, I, 23; II, 289.
+</p>
+
+<p>
+Thornton Hunt, II, 344.
+</p>
+
+<p>
+Timoni (signora), I, 25.
+</p>
+
+<p>
+Tivoli, I, 273, 332.
+</p>
+
+<p>
+Todi, I, 336.
+</p>
+
+<p>
+Torino, I, 225, 417, 420, 432, 495,
+503, 506; II, 8, 255, 298, 470, 493.
+</p>
+
+<p>
+<i>Torino</i> (piroscafo), II, 157, 159.
+</p>
+
+<p>
+Torricelli, I, 332.
+</p>
+
+<p>
+Torrita, I, 341.
+</p>
+
+<p>
+Tours, II, 555.
+</p>
+
+<p>
+Trasselli, II, 306.
+</p>
+
+<p>
+Tre Ponti, I, 480.
+</p>
+
+<p>
+Trescorre, II, 288.
+</p>
+
+<p>
+Treviso, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Tükery, II, 94, 96, 138.
+</p>
+
+<p>
+Tunisi, I, 47, 390.
+</p>
+
+<p>
+Türr Stefano, I, 481; II, 46, 47, 93,
+127, 177, 179, 180.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Udine, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Ugo Delle Favare, II, 606.
+</p>
+
+<p>
+Umberto I, II, 610.
+</p>
+
+<p>
+<i>Unione</i> (brigantino), I, 47.
+</p>
+
+<p>
+Urban (tenente maresciallo), I, 417.
+</p>
+
+<p>
+Urquiza (generale), I, 146.
+</p>
+
+<p>
+Uruguay, I, 61; compendio storico
+delle sue vicende politiche, cause
+della sua guerra contro la Repubblica
+Argentina, I, 109.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Vacchieri, I, 455; II, 181.
+</p>
+
+<p>
+Vado, II, 511.
+</p>
+
+<p>
+Valcamonica, II, 427.
+</p>
+
+<p>
+Valcuvia, I, 461.
+</p>
+
+<p>
+Valle (Della) Giuseppe, I, <span class="smcap lowercase">XX</span>.
+</p>
+
+<p>
+Valledolmo, II, 308.
+</p>
+
+<p>
+Valletta, II, 348.
+</p>
+
+<p>
+<i>Valletta</i> (piroscafo), II, 348.
+</p>
+
+<p>
+Valsabbia, I, 484.
+</p>
+
+<p>
+Valtellina, I, 484.
+</p>
+
+<p>
+Varese, I, 289, 441, 458, 461; II, 7,
+415, 424.
+</p>
+
+<p>
+Varignano, II, 552.
+</p>
+
+<p>
+Vascello, I, 303, 323.
+</p>
+
+<p>
+Vecchi (colonnello), II, 417.
+</p>
+
+<p>
+Vecchi Candido Augusto, I, <span class="smcap lowercase">XIX</span>; II, 33.
+</p>
+
+<p>
+Velletri, I, 282.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_689">[689]</span>
+</p>
+
+<p>
+<i>Veloce</i> (corvetta), II, 137.
+</p>
+
+<p>
+Venezia, I, 249; II, 468.
+</p>
+
+<p>
+<i>Verbano</i> (piroscafo), I, 238.
+</p>
+
+<p>
+Vercelli, I, 432.
+</p>
+
+<p>
+Verità (don Giovanni), I, 386.
+</p>
+
+<p>
+Verona, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Verrua, I, 427.
+</p>
+
+<p>
+Vezza, II, 430, 432.
+</p>
+
+<p>
+Vicari (signor), I, 241.
+</p>
+
+<p>
+Vicenza, II, 468.
+</p>
+
+<p>
+Viganotti, I, 438.
+</p>
+
+<p>
+Villa Corsini, I, 268, 302.
+</p>
+
+<p>
+Villa Glori, II, 516.
+</p>
+
+<p>
+Villalba, II, 308.
+</p>
+
+<p>
+Villa Pamfili, I, 267, 302.
+</p>
+
+<p>
+Villa Ponti, I, 448.
+</p>
+
+<p>
+Villarosa, II, 309.
+</p>
+
+<p>
+Villa Spada, I, 324, 326.
+</p>
+
+<p>
+Villa Spinola, II, 33, 37.
+</p>
+
+<p>
+Vinci, II, 481.
+</p>
+
+<p>
+Vita, II, 73.
+</p>
+
+<p>
+Viterbo, II, 517, 523.
+</p>
+
+<p>
+Vittorio Emanuele, I, 420, 431, 476,
+494, 503; II, 26, 40, 147, 208, 229,
+232, 269, 893, 590.
+</p>
+
+<p>
+Voltaggio, I, 412.
+</p>
+
+<p>
+Volturno, II, 179.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Wampoo, I, 399.
+</p>
+
+<p>
+<i>Washington</i>, II, 233.
+</p>
+
+<p>
+Weimouth, II, 388.
+</p>
+
+<p>
+Wight (isola di), II, 344, 351.
+</p>
+
+<p>
+Woolwich, II, 358.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Zambeccari Livio, I, 160.
+</p>
+
+<p>
+Zambianchi (colonnello), II, 50.
+</p>
+
+<p>
+Zanardelli, I, 479.
+</p>
+
+<p>
+Zoffetti Francesco, II, 515.
+</p>
+
+<p>
+<i>Zuavo di Palestro</i>, II, 407.
+</p>
+
+<p>
+Zucchi (generale), I, 249.
+</p>
+
+<p>
+Zuppetta, II, 259.
+</p>
+</div>
+
+<div class="somm">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_691">[691]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="indice" href="#indfront">
+INDICE DEL VOLUME SECONDO.</a></h2>
+
+<table class="indice">
+ <tr>
+ <td class="cap"><i>Capitolo</i></td> <td>&#160;</td> <td>&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">VIII.</td> <td>Da Marsala al Faro (1860)</td> <td class="pag"><a href="#cap8">Pag. 1</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Carta d’insieme della Sicilia</td> <td class="pag"><a href="#fill-0-006-inl">ivi</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Piano delle operazioni sotto Palermo</td> <td class="pag"><a href="#fill-096a-inl">96</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Piano della battaglia di Milazzo</td> <td class="pag"><a href="#fill-144a-inl">144</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">IX.</td> <td>Dal Faro al Volturno (1860)</td> <td class="pag"><a href="#cap9">151</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Piano della giornata del Volturno (1º ottobre 1860)</td> <td class="pag"><a href="#fill-192b-inl">193</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">X.</td> <td>Da Caprera ad Aspromonte (1861-1862)</td> <td class="pag"><a href="#cap10">235</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">XI.</td> <td>Da Londra a Bezzecca (1863-1866)</td> <td class="pag"><a href="#cap11">332</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Schizzo topografico delle operazioni di Garibaldi nel Trentino (1866)</td> <td class="pag"><a href="#fill-456a-inl">456</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">XII.</td> <td>Da Mentana a Dijon. (1867-1870)</td> <td class="pag"><a href="#cap12">463</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Schizzo topografico dell’insurrezione romana (1867)</td> <td class="pag"><a href="#fill-552a-inl">552</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>Schizzo topografico della Campagna di Francia (1870)</td> <td class="pag"><a href="#fill-584a-inl">584</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">XIII.</td> <td>Ultimi anni (1871-1882)</td> <td class="pag"><a href="#cap13">585</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="cap">XIV.</td> <td>Epilogo</td> <td class="pag"><a href="#cap14">618</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>I. L’Eroe e il Capitano</td> <td class="pag"><a href="#cap14">ivi</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>II. Il Patriotta e l’Umanitario</td> <td class="pag"><a href="#cap14-2">627</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>III. L’Uomo privato</td> <td class="pag"><a href="#cap14-3">638</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>IV. Tutto l’uomo</td> <td class="pag"><a href="#cap14-4">657</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">Indice generale dei nomi e delle cose</td> <td class="pag"><a href="#indalf">671</a></td>
+ </tr>
+</table>
+<hr>
+</div>
+
+<div class="footnotes">
+
+<h2>
+NOTE:
+</h2>
+
+<div class="footnote" id="note1">
+<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&#160;&#160;</span>In quell’opuscolo scritto, come è noto, dal visconte A. de La Guerronière,
+ma evidentemente ispirato da Napoleone, si proponeva la creazione
+d’un Regno dell’Alta Italia, lasciando al Papa la sola città di Roma.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note2">
+<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&#160;&#160;</span>Nota-Circolare del conte di Cavour alle Legazioni sarde all’estero,
+del 27 gennaio 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note3">
+<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&#160;&#160;</span>Il signor Artom, oggi senatore del Regno, allora capo del gabinetto
+del grande Ministro. Vedi <i>Œuvre parlementaire du comte de Cavour,
+Préface.</i></p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note4">
+<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&#160;&#160;</span><i>Maintenant nous voilà complices</i>, parole del Cavour al principe Talleyrand,
+ministro di Francia a Torino, appena fu sottoscritto il Trattato
+di Nizza e Savoia. Vedile in <span class="smcap">Artom, De la Rive, Massari</span>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note5">
+<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&#160;&#160;</span>Nel 1860 al barone De Martini, inviato di Francesco di Napoli a
+Napoleone, questi diceva: «Scaltri sono davvero gl’Italiani; essi comprendono
+a meraviglia che, dopo di aver dato il sangue de’ miei soldati
+per l’indipendenza del loro paese, giammai non farò tirare il cannone
+contro di essi. È stata questa convinzione che ha guidata la rivoluzione
+a compiere l’annessione della Toscana al Piemonte contro i miei interessi,
+e che ora la sospinge ai danni della Casa di Napoli.» — <span class="smcap">N. Bianchi,</span>
+<i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, già citata, pag. 298.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note6">
+<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&#160;&#160;</span>La frase è d’una lettera diretta allo scrittore di queste pagine in
+risposta ad una, colla quale, in nome del partito liberale di Brescia, gli
+aveva offerto la candidatura di quella città.
+</p>
+
+<p>
+Riporto la lettera per intero:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 26 marzo 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Mio caro Guerzoni,
+</p>
+
+<p>
+»Mi duole di non poter accettare per Brescia, avendo accettato per
+Nizza. — La città mia natale si trova in pericolo di cadere nelle ugne
+del protettore padrone — ed il mio dovere mi chiama sulle sponde del
+Varo. — Trent’anni al servizio della libertà dei popoli — avrò guadagnato
+il servaggio della mia povera terra! Domani forse dovrò arrossire
+di chiamarmi Italiano al cospetto de’ miei compagni d’armi — e mi chiamerete
+suddito del Due Decembre — del protettore del Papa — del
+bombardatore di Roma.
+</p>
+
+<p>
+»Ringraziate i vostri bravi concittadini, e credetemi sempre
+</p>
+
+<p class="indl">
+»vostro
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note7">
+<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&#160;&#160;</span>Non a primo scrutinio però. Il conte di Cavour nella tornata della
+Camera del 12 aprile per dimostrare che anche in Nizza il partito italiano
+avverso all’annessione non era tanto forte quanto si credeva, fece
+notare che sopra 1596 elettori inscritti, Garibaldi non ottenne che 444
+voti, cioè solo il 28 per cento; pel che fu resa necessaria una seconda
+votazione. La conseguenza tratta da quella cifra non ci pare che corra
+a fil di logica, poichè nel novero di quegli elettori mancavano appunto
+le classi popolari, che erano più di tutte avverse all’annessione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note8">
+<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&#160;&#160;</span>Non crediamo, per esempio, farina del suo sacco tutta l’argomentazione
+di costituzionalità; molto meno le parole usate a svilupparla. Ne
+giudichi il lettore:
+</p>
+
+<p>
+«<i>Garibaldi</i>. Signori, nell’articolo 5º dello Statuto si dice:
+</p>
+
+<p>
+»I trattati che importassero una variazione di territorio dello Stato,
+non avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Camere.»
+</p>
+
+<p>
+»Conseguenza di questo articolo della legge fondamentale si è, che
+qualunque principio d’esecuzione dato ad una diminuzione dello Stato,
+prima che questa diminuzione sia sancita dalla Camera, è contrario allo
+Statuto. Che una parte dello Stato voti per la separazione prima che
+la Camera abbia deciso se questa separazione debba aver luogo, prima
+che abbia deciso se si debba votare, e come si debba votare pel principio
+d’esecuzione della separazione medesima, è un atto incostituzionale.
+</p>
+
+<p>
+»Questa, Signori, è la quistione di Nizza sotto il punto costituzionale,
+e che io sottopongo al sagace giudizio della Camera.» — <i>Atti del
+Parlamento italiano, Sessione del 1860</i>. Tornata del 12 aprile 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note9">
+<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&#160;&#160;</span>Vedi nella <i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, vol. VIII,
+pag. 275, le <i>Istruzioni</i> al marchese Pes di Villamarina, ministro plenipotenziario
+di Sardegna presso la Corte di Napoli, e pag. 280, il <i>Dispaccio
+confidenziale</i> del Cavour allo stesso colla data del 13 marzo 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note10">
+<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&#160;&#160;</span>Su queste dimostrazioni vedi <i>La restaurazione borbonica e la rivoluzione
+del 1860 in Sicilia dal 4 aprile al 18 giugno; Ragguagli storici</i>
+di <span class="smcap">Isidoro La Lumia</span>. Palermo, 1860.
+</p>
+
+<p>
+Per la parte avuta dai Siciliani del partito d’azione e da Giuseppe
+Mazzini nell’opera preparatrice della rivoluzione, vedi principalmente <span class="smcap">Raffaele
+Villari</span>, <i>Cospirazione e rivolta</i>. Messina, tip. D’Amico, 1861; ed
+i <i>Cenni biografici e storici</i> dettati da <span class="smcap">Aurelio Saffi</span> e da lui premessi
+a proemio del testo al vol. XI degli <i>Scritti editi ed inediti di Giuseppe
+Mazzini.</i></p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note11">
+<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Villari</span>, op. cit., pag. 372.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note12">
+<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&#160;&#160;</span><i>Cenni biografici e storici, Proemio</i> di <span class="smcap">Aurelio Saffi</span> sopra citato,
+pag. 39. Anche sul viaggio di Crispi in Sicilia e sulla parte da lui avuta
+ad apparecchiarne la riscossa, vedi nello stesso <i>Proemio</i> molti documenti
+e particolari; tra gli altri una serie cronologica di <i>Note storiche</i> del Crispi
+medesimo ed uno scritto anonimo di un Siciliano partecipe al lavoro
+di quegli anni. In quello scritto si legge fra gli altri particolari che il
+Crispi pel primo insegnò ai Siciliani a fare le bombe all’Orsini, modellandone
+egli stesso in creta alcuni campioni.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note13">
+<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&#160;&#160;</span>Il <span class="smcap">La Lumia</span>, opera citata, l’attribuisce alla prima cagione; il <span class="smcap">Crispi</span>
+nelle sue <i>Note storiche</i> confidate al Saffi, alla seconda.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note14">
+<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&#160;&#160;</span>Rosolino Pilo, patita una fiera fortuna di mare ed altre peripezie,
+non potè approdare a Messina che il 9 aprile. Vedi sul viaggio di Pilo,
+<i>Relazione esatta della spedizione di Rosolino Pilo e Giovanni Corrao avvenuta
+nel 1860</i>, scritta da <span class="smcap">Raffaele Motto</span>, pilota della paranza, pubblicata
+per cura di Francesco Zannoni. Spezia, novembre 1877.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note15">
+<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&#160;&#160;</span>Fu scritto per delazione d’uno dei frati della Gancia: pura favola.
+Il processo chiarì che l’involontario delatore fa uno degli operai affigliati
+alla congiura che la confidò, credendolo fidato, ad un altro operaio, il quale
+invece altro non era che un arnese occulto della polizia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note16">
+<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&#160;&#160;</span><i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 173 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note17">
+<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&#160;&#160;</span>Vedi lettera di Garibaldi in risposta ai Siciliani nel <i>Proemio</i> già
+citato di <span class="smcap">Aurelio Saffi</span>, pag. 39 e 46.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note18">
+<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&#160;&#160;</span>La testimonianza è quella dello stesso colonnello, ora generale
+Sacchi. Ecco come nel fascicolo de’ suoi <i>Ricordi</i> egli racconta l’episodio:
+</p>
+
+<p>
+«La spedizione in Sicilia doveva prima farsi colla brigata Reggio,
+45º e 46º reggimento, quest’ultimo da me comandato; Garibaldi da Alessandria
+ove io stanziava mi chiamò a Torino; mi parlò di quest’idea che
+aveva subordinata al parere del Re; mi diede istruzioni pel caso si dovesse
+effettuare; io misi a parte del segreto Chiassi, Isnardi, Pellegrini,
+Grioli, Lombardi e qualche altro ufficiale del reggimento; dopo qualche
+tempo mi richiamò a Torino; in presenza di Trecchi, che ritornava d’aver
+visto il Re, mi disse che non si pensava più a quanto erasi prima ideato;
+e non solo non ci si pensava, ma bisognava anche che rimanesse nelle
+fila chi eravi vincolato, salvo ad accorrer poi; ma che intanto bisognava
+lavorare ad impedire che si sciogliessero forze organizzate; tale era il
+parere del Re! Fu allora che io chiesi una parola di Garibaldi perchè
+fossero conosciuti i suoi intendimenti al proposito, e che egli prima di
+partire redasse l’Ordine del giorno che ho trascritto.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note19">
+<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&#160;&#160;</span>Lettera del generale Fanti, ministro della guerra, al generale Ribotti,
+Torino, 6 aprile 1860, citata nella <i>Storia documentata della Diplomazia
+europea</i>, di <span class="smcap">N. Bianchi</span>, pag. 289.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note20">
+<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&#160;&#160;</span>Il dottore <span class="smcap">Agostino Bertani</span> nel suo opuscolo: <i>Ire politiche d’oltre
+tomba</i> (pag. 61), dice che il Sirtori al ritorno d’una visita fatta al Cavour,
+alcuni giorni prima della spedizione, gli narrò che il Conte stesso interpellato
+cosa pensasse della fortuna di quegli arditi patriotti, rispose
+sorridendo e fregandosi le mani: «Io non penso che li prenderanno.»
+</p>
+
+<p>
+Non vogliamo mettere in dubbio la sincerità del dottor Bertani; ma
+come si concilierebbe quel racconto del Sirtori con questa lettera da lui
+stesso diretta nel medesimo giorno al conte Giulini di Milano:
+</p>
+
+<p>
+«Partiamo per un’impresa risolta contro i miei consigli. Vedi
+Cavour e fa’ che non ci abbandoni. La nostra bandiera è la vostra. Aiuti
+efficaci non ci possono venire che da voi, cioè dal Governo. I nostri
+mezzi sono troppo al di sotto dell’impresa; ma l’impresa merita che il
+Governo ci aiuti, e lo può senza compromettersi. Giorni sono vidi Cavour
+a Genova; gli parlai del nostro disegno, toccai dell’insufficienza
+dei nostri mezzi; il suo discorso mi lascia sperare aiuto. Egli è il solo
+che possa aiutare efficacemente, e credo che abbia cuore e mente per
+comprendere quanto bene farà all’Italia aiutandoci.» — Si trova nella
+citata <i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, vol. VIII, pag. 290.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note21">
+<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&#160;&#160;</span>Vedi l’ormai famosa Lettera di Massimo D’Azeglio a M. Rendu,
+del 15 maggio 1860.
+</p>
+
+<p>
+Il D’Azeglio poi restituì le armi sequestrate, dodicimila carabine
+<i>Enfields</i>, che servirono per le successive spedizioni.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note22">
+<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&#160;&#160;</span>Tutto ciò attesta il suo <i>Epistolario</i>; ma avremo occasione di riparlare
+di questo, quando incontreremo il La Farina a Palermo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note23">
+<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&#160;&#160;</span>Leggiamo in parecchi libri e giornali che il conte di Cavour, al
+Persano che lo interpellava sul vero senso dell’ordine ricevuto, rispondesse:
+«Navighi tra Garibaldi e gl’incrociatori napoletani;» al che
+l’Ammiraglio avrebbe risposto: «Ho capito; se sbaglio mi manderà a
+Fenestrelle.» Ma la verità vuole si dica che il <span class="smcap">Persano</span> stesso, nel suo
+noto <i>Diario politico militare</i>, racconta un po’ diversamente l’aneddoto,
+e importa ricordarne il vero tenore:
+</p>
+
+<p>
+«9. — .... Devo arrestare i volontari partiti da Genova per la
+Sicilia su due piroscafi della Società Rubattino sotto il comando del generale
+Garibaldi, ove tocchino in qualche porto della Sardegna, e più
+particolarmente a quelli della Maddalena e del golfo di Cagliari, <span class="smcap lowercase">MA DEVO
+LASCIARLI PROCEDERE NEL LORO CAMMINO INCONTRANDOLI PER MARE.</span>
+</p>
+
+<p>
+»Nella via percorsa mi fermo a Tortolì tanto quanto basta ad impostarvi
+una lettera riservata a S. E. il conte di Cavour, dettatami
+dall’ambiguità dell’ordine avuto. Gli dico che la spedizione che ho mandato
+di arrestare non avendo potuto effettuarsi ad insaputa del Governo,
+ne argomentava non avesse a toccare nè alla Maddalena, nè dove mi si
+ingiungeva di fermarla; ma siccome potrebbe pur esservi sforzata da
+eventualità di mare, chiedeva di telegrafarmi <span class="smcap">Cagliari</span>, quando realmente
+si volesse l’arresto; e <span class="smcap">Malta</span> nel caso contrario; proferendomi in qualsiasi
+evento di salvare sempre colla mia persona il Governo del Re col
+lasciargli facoltà di oppormi ogni operato <i>della divisione che comando
+sebbene ordinatomi</i>, e di castigarmi ove occorrano maggiori prove.
+</p>
+
+<p>
+»10. — S. E. il conte di Cavour mi telegrafa: <i>Il</i> <span class="smcap">Ministero ha
+deciso</span> <i>per</i> <span class="smcap">Cagliari</span>. Questo specificarmi che la decisione era stata presa
+dal Ministero mi fa comprendere che egli, Cavour, opinava diversamente;
+quindi per tranquillarlo mi faccio premura di ripetergli: <i>Ho capito</i>; e
+risolvo di lasciar procedere l’ardito condottiero al suo destino, ove mai
+approdasse nei porti in cui erami ingiunto di arrestarlo; facendo ogni
+mostra atta a far credere sul serio essere io stato nell’intendimento di
+trattenerlo.» — Vedi <i>Diario</i> citato, pag. 14, 15 e 16.
+</p>
+
+<p>
+Ma come ognun vede, qui dell’ordine <i>di navigare tra i Garibaldini
+e gl’incrociatori non ce n’è parola</i>; quindi la supposta protezione della
+squadra sarda preparata dal conte di Cavour dilegua in fumo. Il conte
+di Cavour non voleva impedire la prima spedizione, e faceva certamente
+voti per la sua riuscita; ma fino al punto di volerla coprire e difendere
+colle sue navi non era ancor disposto ad arrivare. Oltre di che dicano
+i marinai, se un ordine dato a una squadra ancorata in Sardegna di coprire
+dei legni partiti da Genova e diretti Dio sa per quale rotta alla
+volta di Sicilia, poteva essere dato seriamente e in ogni cosa efficacemente
+eseguito!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note24">
+<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&#160;&#160;</span>Ripeto qui una Nota della mia <i>Vita di Nino Bixio</i>:
+</p>
+
+<p>
+«Trascrivo testualmente questo telegramma dal <i>Diario</i> di Bixio.
+E così fu interpretato dal Crispi che lo ricevette, così fatto leggere a
+Garibaldi e a quanti lo circondavano. A me pure, venuto in que’ giorni
+da Brescia con una schiera di cento Bresciani pronti a partire, fu tradotto
+così. Ora invece il generale Fabrizi mi avverte che il suo telegramma
+fu male interpretato, e che suonava invece così: <i>L’insurrezione,
+vinta nella città di Palermo, si sostiene nelle provincie</i>. L’equivoco
+nacque certamente dall’essere il telegramma in cifra, e una di quelle
+cifre rivoluzionarie destinate a passare non intese sotto gli occhi di
+tante Polizie nemiche, quindi più oscura delle altre. Certo il generale
+Fabrizi non ebbe intenzione di mandare alcuna notizia che avesse per
+effetto di sospendere una spedizione da lui prima che da ogni altro aspettata
+e secondata.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note25">
+<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&#160;&#160;</span>Il La Farina aveva ricevuto millecinquecento fucili; ma per quante
+preghiere gli fossero fatte, non ne volle mai dare più di mille. Ciò è
+attestato tanto da <span class="smcap">Garibaldi</span> nei <i>Mille</i>, quanto dal <span class="smcap">Bertani</span> nelle sue
+<i>Ire d’oltre tomba</i>, e riconfermato poi da questa lettera del signor Enrico
+Besana, uno dei direttori del <i>Milione di fucili</i>, illibatissimo patriotta,
+ma di parte moderata, e la cui testimonianza non può in questa
+cosa essere sospetta:
+</p>
+
+<p class="center">
+«Pregiatissimo sig. Direttore del Giornale <i>La Perseveranza</i>.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Milano, 12 gennaio....
+</p>
+
+<p>
+»Nell’impossibilità di indirizzarmi al signor Ba.... mi rivolgo a
+lei, perchè voglia rettificare alcune inesattezze inserite nell’appendice
+del pregiatissimo di lei giornale del 12 gennaio corrente. Parlando di
+Giuseppe La Farina, l’appendicista attribuisce al suddetto, come presidente
+della <i>Società nazionale</i>, la somministrazione dei mezzi necessari
+per la spedizione di Marsala; ma il fatto si è che il La Farina, con
+tutta la più buona volontà del mondo, non potè contribuire che pochi
+fucili; l’amministrazione del <i>Milione di fucili</i>, di cui io era indebitamente
+uno dei due direttori, somministrò tutto il materiale che fu imbarcato,
+non che centomila franchi in contanti. La spedizione Medici poi fu completamente
+organizzata, vestita, armata e provveduta persino de’ necessari
+bastimenti a vapore di trasporto dalla suddetta amministrazione.
+</p>
+
+<p>
+»Tutto ciò in onore al vero. Con tutta la stima
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Enrico Besana.</span>»
+</p>
+
+<p>
+(<span class="smcap">Bertani</span>, op. cit., pag. 126.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note26">
+<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&#160;&#160;</span>Circa ai denari che servirono d’erario alla prima spedizione, così
+scrive il <span class="smcap">Bertani</span> nelle sue <i>Ire politiche d’oltre tomba</i>, pag. 53 e 54:
+</p>
+
+<p>
+«I primi danari per la spedizione, cospicua somma che servì appunto
+alla compra di armi, di munizioni, di viveri e per cento altri bisogni,
+vennero da Pavia, città sempre esemplare nella iniziativa delle più
+ardite e patriottiche imprese, altri e molti ne fornì, come dissi già, la
+cassa del <i>Milione di fucili</i>. Altre migliaia di lire aveva ricevute Garibaldi
+dall’America, raccolte da amici suoi.
+</p>
+
+<p>
+»I denari <i>per poter salpare</i> li recò a me il 5 maggio a sera, coll’ultima
+corsa della ferrovia da Milano, l’avvocato Filippo Migliavacca,
+già tenente de’ volontari del 1859, maggiore a Milazzo, dove morì combattendo.
+</p>
+
+<p>
+»Erano le sessantamila lire provenienti dalla cassa del <i>Milione di
+fucili</i>, e rappresentate da un <i>buono</i> sulla Banca di Genova. Ma l’ora era
+già troppo tarda per averne il cambio. Che fare? l’imbarazzo era grande
+quanto la premura.
+</p>
+
+<p>
+»Mandai tosto, giacchè io era infermo, presso alcuni ricchi negozianti
+miei clienti per avere il denaro; ma a quell’ora e con tanta fretta
+non potei trovare presso di un solo la rilevante somma in metallo.
+</p>
+
+<p>
+»Fu necessario che mi accontentassi di trentamila lire in marenghi,
+che consegnai oltre le 11 ore di notte a bordo dei battelli a vapore
+già venuti nelle mani dei volontari.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note27">
+<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&#160;&#160;</span>Parole dello stesso <span class="smcap">Garibaldi</span> nel suo libro <i>I Mille</i>, pag. 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note28">
+<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Catullo</span>, nell’<i>Epitalamio di Teti e Peleo</i>, versi 22-23.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note29">
+<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&#160;&#160;</span></p>
+
+<p class="indr">
+«Quarto, 5 maggio 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Sire,
+</p>
+
+<p>
+»Il grido di sofferenza che dalla Sicilia arrivò alle mie orecchie, ha
+commosso il mio cuore e quello di alcune centinaia dei miei vecchi compagni
+d’arme.
+</p>
+
+<p>
+»Io non ho consigliato il moto insurrezionale dei miei fratelli di
+Sicilia; ma dal momento che si sono sollevati a nome dell’unità italiana,
+di cui Vostra Maestà è la personificazione, contro la più infame
+tirannide dell’epoca nostra, non ho esitato di mettermi alla testa della
+spedizione.
+</p>
+
+<p>
+»So bene che m’imbarco per un’impresa pericolosa, ma pongo confidenza
+in Dio, nel coraggio e nella devozione de’ miei compagni.
+Il nostro grido di guerra sarà sempre: <i>Viva l’Unità d’Italia!
+Viva Vittorio Emanuele, suo primo e bravo soldato!</i>
+</p>
+
+<p>
+»Se noi falliremo, spero che l’Italia e l’Europa liberale non dimenticheranno
+che questa impresa è stata decisa per motivi puri affatto da
+egoismo e interamente patriottici. Se riusciremo, sarò superbo d’ornare
+la corona di Vostra Maestà di questo nuovo e brillantissimo gioiello,
+a condizione tuttavia che Vostra Maestà si opponga a ciò che i di lei
+consiglieri cedano questa provincia allo straniero, come hanno fatto della
+mia terra natale.
+</p>
+
+<p>
+»Io non ho partecipato il mio progetto a Vostra Maestà: temeva
+infatti che per la riverenza che le professo non riuscisse a persuadermi
+d’abbandonarlo.
+</p>
+
+<p>
+»Di Vostra Maestà, Sire, il più devoto suddito
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note30">
+<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.&#160;&#160;</span></p>
+
+<p class="indl">
+«Soldati Italiani,
+</p>
+
+<p>
+»Per alcuni secoli la discordia e l’indisciplina furono sorgente di
+grandi sciagure al nostro paese. Oggi è mirabile la concordia che anima
+le popolazioni tutte dalla Sicilia alle Alpi. Però di disciplina la nazione
+difetta ancora — e su di voi, che sì mirabile esempio ne daste e di
+valore — essa conta, per riordinarsi, e compatta presentarsi al cospetto
+di chi vuol manometterla.
+</p>
+
+<p>
+»Non vi sbandate, dunque, o giovani! Resto delle patrie battaglie!...
+Sovvenitevi che anche nel Settentrione abbiamo nemici e fratelli schiavi,
+e che le popolazioni del Mezzogiorno, sbarazzate dai mercenari del Papa
+e del Borbone, abbisogneranno dell’ordinato marziale vostro insegnamento
+per presentarsi a maggiori conflitti.
+</p>
+
+<p>
+»Io raccomando dunque, in nome della patria rinascente, alla gioventù
+che fregia le file del prode esercito, di non abbandonarle.... ma di
+stringersi vieppiù ai loro valorosi ufficiali, ed a quel Vittorio, la di cui
+bravura può esser rallentata un momento da pusillanimi consiglieri, ma
+che non tarderà molto a condurci tutti a definitiva vittoria!
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note31">
+<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.&#160;&#160;</span>Questa lettera fu pubblicata ne’ giornali del 1860 con alcune varianti
+ed ommissioni; ma noi abbiamo preferito il testo di quella che
+dallo stesso Agostino Bertani fu spedita in copia ad Antonio Panizzi,
+che si legge nelle <i>Lettere ad Antonio Panizzi</i>, e che reputiamo il testo
+originale e genuino.
+</p>
+
+<p>
+Nella lezione de’ giornali, precisamente nel periodo che dice: «.... l’insurrezione
+siciliana non solo in Sicilia bisogna aiutarla, ma dovunque, ec.,»
+fu ommesso l’inciso: <i>ma nell’Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel Napoletano,</i>
+ec., di cui a nessuno sfuggirà l’importanza. La ragione dell’omissione
+non sapremmo dire: probabilmente originò da scrupoli o da ritardi
+politici: certo che da quell’inciso risultava più chiaramente il
+concetto di Garibaldi di collegare l’impresa di Sicilia colla insurrezione
+della rimanente Italia e di aiutare l’una coll’altra.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note32">
+<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.&#160;&#160;</span>Si seppe dipoi che fu un vero tradimento. Il capo della spedizione
+piantò in mare, fuggendo sopra un canotto, le paranze che doveva dirigere
+nello scopo infame di giovarsi della confusione di quella notte per
+contrabbandare entro Genova molti colli di seta. Vedi <i>Relazione inviata
+al generale Garibaldi sul fatto delle armi sottratte nelle acque di Genova
+alla spedizione dei Mille</i>. Sampierdarena, 2 novembre 1874. — <i>Firmati</i>: Stefano
+Lagorara, Giacomo Canepa, Pietro Botto, Francesco Moro (detto
+Baxaicò), Giuseppe Oneto, Michele Danovaro, Castello Lorenzo, Castello
+Girolamo. — Nomi dei superstiti tra coloro che erano stati incaricati di
+scortare il carico delle armi, e che furono le prime vittime del tradimento.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note33">
+<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.&#160;&#160;</span><i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 160. — Ho scritto altra volta sullo stesso
+tema e mi accadrà spesso di citare me stesso. Chi conosce l’artificio di
+travestire con diverse parole i medesimi affetti e pensieri, mi condanni.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note34">
+<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.&#160;&#160;</span>Il fatto è in diversi libri diversamente narrato; Garibaldi stesso
+ne’ <i>Mille</i>, tradito dalla memoria, confonde Santo Stefano con Orbetello,
+dice di non essersi messo che il berretto da Generale, mentre noi stessi lo
+vedemmo in completa uniforme; ed altre inesattezze. Noi ci siamo attenuti
+al racconto che ne fa il maggiore <span class="smcap">Pecorini-Manzoni</span> nella <i>Storia della
+15ª Divisione Türr nella Campagna del 1860</i> (Firenze, 1876, pag. 17-18),
+sembrandoci che un libro riveduto ed approvato dallo stesso generale
+Türr, in un fatto memorabile che personalmente lo riguarda, debba essere
+più d’ogni altro esatto e credibile.
+</p>
+
+<p>
+La colubrina era da sei, montata su d’un affusto di marina; i cannoncini
+erano: uno da quattro sull’affusto, gli altri due da sei senza
+affusto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note35">
+<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.&#160;&#160;</span>«La missione di questo corpo è, come fu, basata sull’abnegazione
+la più completa davanti alla rigenerazione della patria. I prodi Cacciatori
+servirono e serviranno il loro paese colla devozione e disciplina
+dei migliori corpi militanti, senz’altra speranza, senz’altra pretesa che
+quella della loro incontaminata coscienza. Non gradi, non onori, non ricompensa
+allettarono questi bravi; essi si rannicchiarono nella modestia
+della loro vita privata, allorchè scomparve il pericolo; ma, suonando l’ora
+della pugna, l’Italia li rivede ancora in prima fila, ilari, volonterosi e
+pronti a versare il loro sangue per essa. Il grido di guerra dei Cacciatori
+delle Alpi è lo stesso che rimbombò sulle sponde del Ticino, or sono
+dodici mesi: <i>Italia e Vittorio Emanuele</i>; e questo grido, ovunque pronunciato
+da noi, incuterà spavento ai nemici dell’Italia.
+</p>
+
+<p class="center"><i>Comandanti delle Compagnie</i>:</p>
+
+<ul>
+<li>Nino Bixio, comandante la prima compagnia</li>
+<li>Orsini, comandante la seconda compagnia</li>
+<li>Stocco, comandante la terza compagnia</li>
+<li>La Masa, comandante la quarta compagnia</li>
+<li>Anfossi, comandante la quinta compagnia</li>
+<li>Carini, comandante la sesta compagnia</li>
+<li>Cairoli, comandante la settima compagnia</li>
+<li>Mosto, comandante i Carabinieri genovesi.</li>
+<li>Sirtori, capo di Stato Maggiore.</li>
+<li>Türr, primo aiutante di campo del Generale.</li>
+<li>Acerbi, Intendenza.</li>
+<li>Ripari, capo del Corpo sanitario.</li>
+</ul>
+
+<p>
+»L’organizzazione è la stessa dell’esercito italiano a cui apparteniamo,
+ed i gradi, più che al privilegio, al merito, sono gli stessi già
+coperti su altri campi di battaglia.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>.»
+</p>
+
+<p>
+(<span class="smcap">Oddo</span>, op. cit., pag. 187.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note36">
+<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.&#160;&#160;</span>Il <i>sono dati</i> l’aggiungiamo noi, fatti per necessità grammatici e
+linguai. L’Autore dell’Ordine del giorno, che aveva il coraggio d’andare
+innanzi senz’armi, saprà bene sbarcare a Marsala anche senza un <i>verbo</i>!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note37">
+<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.&#160;&#160;</span>Vedila a pag. 5 dell’opuscolo: <i>Una pagina di storia del 1860</i>, di
+<span class="smcap">Giacomo Medici</span>. Palermo, 1869.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note38">
+<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.&#160;&#160;</span>Di queste Istruzioni vidi io stesso a Talamone co’ miei occhi l’originale
+tutto del Generale. Esse restarono qualche tempo nelle mani dello
+Zambianchi; poi passarono in quelle del professor I. B. Savi di Genova,
+il quale lo offerse al <i>Gran Bazar</i> aperto in Londra nel 1863 da Giuseppe
+Mazzini a beneficio di Roma e Venezia. Ma il signor Michele Tassara di
+Genova, allora incaricato dal Sotto-Comitato delle signore genovesi delle
+operazioni del sopradetto <i>Gran Bazar</i>, ne tenne copia; e fu da esso che
+i miei amici dottor Cantoni e capitano Pittaluga poterono ricavare quello
+che qui si stampa.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note39">
+<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.&#160;&#160;</span>Che il generale Medici non ignorasse l’assegnamento che Garibaldi
+aveva fatto su di lui, lo dimostra, oltre la lettera già citata, anche
+la seguente, che egli dirigeva al Panizzi due giorni dopo la partenza
+dei Mille:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Genova, 7 maggio 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Panizzi,
+</p>
+
+<p>
+»Garibaldi con 1500 uomini corre il mare in due battelli a vapore
+da ieri mattina, alla volta di Sicilia.
+</p>
+
+<p>
+»L’impresa è generosa; Dio la proteggerà e la fortuna del fortunato
+Condottiero.
+</p>
+
+<p>
+»Io son rimasto per appoggiare l’ardita iniziativa con una seconda
+spedizione, <i>o meglio con potente diversione altrove</i>; ma i mezzi ci mancano.
+Bertani ha fatto miracoli di attività che molto hanno prodotto e
+che la prima spedizione ha completamente esauriti.
+</p>
+
+<p>
+»Caro Panizzi, non lasciarci soli, non lasciamo solo il nostro Garibaldi
+e suoi generosi compagni, aiutaci ad aiutarlo, tu puoi molto, procura
+di raccogliere tra pochi amici almeno per la compera di un battello
+a vapore e di mandarcelo subito subito, con bandiera ed equipaggio
+inglese: quanto più di marcia veloce, tanto meglio servirà allo scopo.
+</p>
+
+<p>
+»Addio; lascio la penna a Bertani.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Tuo affezionatissimo</i><br>
+»<span class="smcap">Medici</span>.»
+</p>
+
+<p>
+(Vedi <i>Lettere ad Antonio Panizzi</i>, pubblicate da <span class="smcap">Luigi Fagan</span>. — Firenze,
+Barbèra editore, 1880, pag. 424-25.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note40">
+<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.&#160;&#160;</span>La comandava Andrea Sgarallino: eran circa duecento.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note41">
+<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.&#160;&#160;</span>Ci spiace doverlo dire, ma il signor Zini non fece che accogliere
+nella sua <i>Storia</i> le menzogne pontificie, senza nemmeno darsi la cura di
+vagliarle e appurarle. Quando dal suo racconto si eccettui il giudizio che
+egli dà dello Zambianchi, esagerato esso pure, poichè in fondo quel pover’uomo
+era un <i>miles gloriosus</i> che faceva colle sue smargiassate credere
+di sè peggio di quello che faceva; non resta più una sola parola di vero.
+</p>
+
+<p>
+Dico che «lo Zambianchi passò speditamente il confine colla sua
+banda ingrossata, Dio sa da quanti venturieri, e volteggiò alquanti giorni
+attorno al lago di Bolsena e tentò l’Agro viterbese; ma indarno, chè
+scorrazzando quelle terre e taglieggiando per sostenersi e peggio, ben
+altro che suscitare quelle popolazioni ignare a levarsi, messe in loro un
+grandissimo sbigottimento.» <i>Tante parole, tanti spropositi. Lo Zambianchi,
+lungi dal passare speditamente, vi impiegò dodici giorni; non volteggiò e non
+poteva volteggiare al lago di Bolsena e sull’Agro viterbese, essendosi diretto
+su Orvieto; molto meno volteggiò alquanti giorni, avendo passato il confine
+la mattina ed essendone ripartito la sera. Però tutti quegli altri gerundii,</i>
+<span class="smcap lowercase">SCORRAZZANDO, TAGLIEGGIANDO,</span> <i>sono borra rettorica del periodo e nulla più.</i>
+</p>
+
+<p>
+Il signor Zini prosegue: «.... nè guardandosi, improvviso da Montefiascone
+vennegli addosso polso di Gendarmi e Zuavi pontificii.» (<i>Vennero
+da Valentano, non da Montefiascone, e soli Gendarmi a cavallo e un reggimento
+di fanteria svizzera, ma non Zuavi.</i>) «.... La banda, sorpresa al villaggio
+delle Grotte, andò subitamente fugata e dispersa quasi senza combattere,
+lasciando parecchi morti nella fuga, li più per mano dei villani infelloniti.»
+<i>La banda fu sorpresa, come dicemmo, ma non andò subito fugata;
+fugò anzi, e in che modo, i Pontificii, costringendoli a lasciare i loro
+morti e feriti sul terreno</i>. È vero che i villani del paese ci erano avversi,
+e che molti di loro avevano fatto fuoco dalle case; ma non perchè i
+Garibaldini avessero fatto loro alcun male, ma perchè il villaggio dominato
+dal Vescovo di Montefiascone era feudo di preti e vecchio nido di barbacani.
+</p>
+
+<p>
+Del resto, le pagine del signor Zini non hanno oggi più mestieri di
+confutazione. Dopo diciotto anni d’ingiusto oblío, anche agli sbarcati di
+Talamone fu resa giustizia, e il Parlamento equiparandoli, colla legge
+del 26 gennaio 1879, agli sbarcati di Marsala, ha sciolto al tempo stesso
+una questione di diritto e di storia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note42">
+<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.&#160;&#160;</span>Così giudicarono i principali storici, come il <span class="smcap">Lecomte</span>, <i>L’Italie
+en 1860</i>, pag. 37, e il <span class="smcap">Rustow</span>, <i>Storia della Campagna del 1860</i>; così credettero
+i giornali del tempo.... così scrisse Garibaldi nella lettera del
+25 maggio 1869, che tronca ogni lite:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 25 maggio 1869.
+</p>
+
+<p>
+»Fu per ordine mio che la spedizione Zambianchi in Talamone si
+staccò dal corpo principale dei Mille, per ingannare i nemici sulla vera
+destinazione di detto corpo.
+</p>
+
+<p>
+»Io sono certo che i componenti la spedizione Zambianchi, Guerzoni,
+Leardi e tutti loro sarebbero stati degni, come sempre, dei loro
+compagni, ove avessero avuto la fortuna di partecipare ai gloriosi combattimenti
+di Calatafimi e di Palermo.
+</p>
+
+<p>
+»L’onorificenza della medaglia dei Mille accordata dal Municipio di
+Palermo senza mia richiesta, e la pensione conceduta agli stessi individui
+fu decretata dal Parlamento nazionale. Io quindi nulla chiedo pei
+miei fratelli d’armi di Talamone. Ma sarò contento se essi vengono soddisfatti
+nel loro desiderio.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note43">
+<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.&#160;&#160;</span>Vedi mia <i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 165-166.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note44">
+<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.&#160;&#160;</span>La città ed il porto furono ricostruiti dagli Arabi, che vi diedero
+il nome: <i>Marsa-’Alì</i> (Porto d’Alì).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note45">
+<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.&#160;&#160;</span>Non siamo noi che le diciamo, sono i Siciliani. — «All’istante Castiglia
+discese su d’uno de’ suoi battelli unitamente al bravo marino signor
+Andrea Rossi; girando tutti i piccoli legni ancorati nel porto, imponevano
+a quei marinari, col <i>revolver</i> alla mano, di inviare gli schifi a
+bordo del <i>Piemonte</i> loro malgrado.»
+</p>
+
+<p>
+Questo è il brano d’un opuscolo: <i>Memorie relative al marino Castiglia</i>,
+scritto da un Siciliano, ripubblicato nel libro: <i>Alcuni fatti e documenti
+della Rivoluzione dell’Italia meridionale del 1860, riguardanti i Siciliani
+e La Masa</i> (opera del <span class="smcap">La Masa</span> stesso). Torino, 1861, pag. 20.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note46">
+<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.&#160;&#160;</span>La diceria fu accolta da parecchi ed anche in molte parti dall’acutissimo
+Zini. Pure bastava il semplice fatto della posizione rispettiva
+dei bastimenti per chiarirlo <i>dell’errore</i>. I vapori inglesi erano la
+corvetta <i>Argus</i> e l’avviso <i>Intrepid</i>: il primo era ancorato alla punta del
+molo; il secondo più entro terra verso scirocco; lo <i>Stromboli</i> si mise
+di traverso al porto; era dunque materialmente impossibile, finchè i bastimenti
+inglesi stavano fermi nei loro ancoraggi, che essi potessero impedire
+il tiro dei bastimenti napolitani.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-marsala"></a>
+ <img src="images/ill-marsala.jpg" alt="Posizione dei bastimenti">
+</figure>
+
+<p>
+La fiaba poi fu smentita, prima da un rapporto del capitano Marryatt,
+comandante dell’<i>Intrepid</i>; poscia da una esplicita dichiarazione di
+Lord John Russel, ministro degli esteri di S. M. Britannica, fatta alla
+Camera dei Comuni nella seduta del 21 maggio 1860:
+</p>
+
+<p>
+«<i>Lord John Russel</i>. Il mio onorevole amico mi fece una domanda
+relativa allo sbarco di Garibaldi ed a due vascelli inglesi, che, secondo
+alcuni telegrammi, dicono avrebbero protetto lo sbarco di quegli uomini.
+Ebbene, io ricevetti oggi dall’Ammiragliato il dispaccio telegrafico dell’ufficiale
+comandante uno di questi vascelli, l’<i>Intrepid</i>. Gli onorevoli
+signori devono sapere che in Marsala vi sono molte case inglesi, e che
+da tempo, quando si attendeva un’insurrezione nella Sicilia, e specialmente
+poi quando corse la voce che Garibaldi vi sarebbe andato, erano
+spôrte dimande al Ministero degli esteri ed all’ammiraglio Fanshawe,
+che comanda sul Mediterraneo, di mandare vascelli per proteggere le
+proprietà inglesi nei luoghi dove si trovassero sudditi britannici. Quindi
+è che l’ammiraglio Fanshawe mandò l’<i>Intrepid</i> e l’<i>Argus</i> a Marsala.
+L’<i>Intrepid</i> vi giunse, io credo, agli 11; ma non ebbe tempo a fermarvisi
+molto prima che giungessero due vapori mercantili colle forze di Garibaldi,
+che cominciarono tosto a scendere a terra. Mentre ciò succedeva,
+due bastimenti da guerra napolitani, un vapore ed una fregata, s’avvicinarono
+a Marsala. Ma questo ufficiale dice che, sebbene questi bastimenti
+potessero far fuoco sui vascelli e sugli uomini durante lo sbarco,
+nol fecero.
+</p>
+
+<p>
+»Non dice, nulla sapendo della storia, che poi fu messa in giro, che
+i bastimenti inglesi impedissero i Napolitani da fare fuoco; ma dice che,
+sebbene questi avessero l’opportunità di far fuoco sui vascelli e sugli
+uomini, nol fecero.
+</p>
+
+<p>
+»Dice inoltre che, dopo che gli uomini furono sbarcati, e che i vapori
+mercantili ebbero sbarcate tutte le truppe di Garibaldi, l’ufficiale
+comandante il vapore napoletano venne da lui a richiederlo di mandare
+un battello inglese a prendere possesso di quei vascelli. L’ufficiale inglese,
+il capitano Marryatt, ben con ragione vi si rifiutò (<i>Hear, hear</i>).
+Egli non aveva istruzioni che lo autorizzassero a prendere quei vascelli,
+ed a partecipare in quella faccenda. Le sue istruzioni erano, come sempre
+è stata la condotta del Governo inglese, di osservare una perfetta
+neutralità nel conflitto ora insorto (<i>Hear, hear</i>). Perciò, sebbene questo
+ufficiale non dia formale diniego (per nulla conoscendone l’esistenza) all’allegazione
+che i suoi bastimenti all’àncora impedissero il fuoco dei
+vascelli napoletani, possiamo inferire dalla sua relazione che tale non fu
+il caso. Sembra che il capitano napoletano lo richiedesse di richiamare
+da Marsala qualunque dei suoi ufficiali fosse a terra, e che egli immediatamente
+innalzasse un segnale per tal fine, e che quando i suoi ufficiali
+furono a bordo, sia stato aperto il fuoco contro Marsala dai bastimenti
+napoletani. Ciò potrebbesi ravvisare come un atto di cortesia internazionale
+per parte del capitano napoletano, ma punto non implica che i bastimenti
+inglesi si opponessero al suo fuoco. Non risulta che l’ufficiale
+inglese eccedesse in modo alcuno il suo dovere. Egli si ritrova colà nello
+scopo di proteggere gl’interessi britannici e nulla fece di più.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note47">
+<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.&#160;&#160;</span>Otto secoli precisi. I Normanni di Ruggiero sbarcarono la prima
+volta in Sicilia nell’inverno, e la seconda nella primavera del 1060.
+Nessuno de’ vecchi cronisti siciliani accertò il loro numero: chi li fa trecento,
+chi quattrocento, chi seicento e più; certo che i quaranta sono
+pura leggenda.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note48">
+<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.&#160;&#160;</span><i>Noterelle d’uno dei Mille, edite dopo vent’anni</i>, di <span class="smcap">Giuseppe Cesare
+Abba</span>. Bologna, 1880, pag. 60.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note49">
+<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Zini</span>, <i>Storia citata</i>, pag. 605.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note50">
+<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>I Mille</i> pag. 26.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note51">
+<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.&#160;&#160;</span><i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 175.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note52">
+<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Abba</span>, <i>Noterelle citate</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note53">
+<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.&#160;&#160;</span><i>Vedi Histoire de la Conquête de l’Angleterre</i>, par Augustin Thierry.
+Lione, vol. III, pag. 199.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note54">
+<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.&#160;&#160;</span>Ricordo che il Davoust ad Aerstaedt diceva: «Les braves mourront
+ici; les lâches iront mourir en Sibérie.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note55">
+<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Rustow</span>, <i>La guerra d’Italia del 1860</i>, vol. II, pag. 189 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note56">
+<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>I Mille</i> di <span class="smcap">Garibaldi</span>, pag. 36, e <span class="smcap">Giuseppe Capuzzi</span> (bresciano,
+de’ Mille egli pure), <i>La spedizione di Garibaldi in Sicilia</i>. — L’<span class="smcap">Abba</span>,
+<i>Noterelle</i> già citate, conferma.
+</p>
+
+<p>
+Un altro assalto di bande subirono pure i Regi a Montelepre.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note57">
+<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.&#160;&#160;</span>«Caro Rosolino. — Ieri abbiamo combattuto ed abbiamo vinto. I
+nemici fuggono impauriti verso Palermo. Le popolazioni sono animatissime
+e si riuniscono a me in folla. Domani marcerò verso Alcamo. Dite
+ai Siciliani che è ora di finirla, e che la finiremo presto; qualunque
+arma è buona per un valoroso, fucile, falce, mannaia, un chiodo alla
+punta di un bastone. Riunitevi a noi ed ostilizzate il nemico in quei
+dintorni, se più vi conviene; fate accendere dei fuochi su tutte le alture
+che contornano il nemico. Tirate quante fucilate si può di notte sulle
+sentinelle e sui posti avanzati. Intercettate le comunicazioni. Incomodatelo
+infine in ogni modo. Spero ci rivedremo presto.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note58">
+<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.&#160;&#160;</span>Accompagnavano il La Masa i siciliani cav. Fuxa, Curatolo, Di
+Marco, Nicolosi, i due fratelli La Russa e Rebaudo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note59">
+<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.&#160;&#160;</span>Scriveva alla Direzione del fondo pel milione di fucili:
+</p>
+
+<p class="indl">
+«Stimatissimi Signori,
+</p>
+
+<p>
+»Ebbimo un brillante fatto d’armi avanti ieri coi Regi capitanati
+dal generale Landi presso Calatafimi. Il successo fu completo, e sbaragliati
+interamente i nemici. Devo confessare però che i Napoletani si
+batterono da leoni, e certamente non ho avuto in Italia combattimento
+così accanito, nè avversari così prodi. Quei soldati, ben diretti, pugneranno
+come i primi soldati del mondo.
+</p>
+
+<p>
+»Da quanto vi scrivo, dovete presumere quale fu il coraggio dei
+nostri vecchi Cacciatori delle Alpi e dei pochi Siciliani che ci accompagnavano.
+</p>
+
+<p>
+»Il risultato della vittoria poi è stupendo: le popolazioni sono frenetiche.
+La truppa di Landi, demoralizzata dalla sconfitta, è stata assalita
+nella ritirata a Partinico e a Montelepre con molto danno, e non
+so quanti ne torneranno a Palermo, o se ne tornerà qualcuno.
+</p>
+
+<p>
+»Io procedo colla Colonna verso la capitale, e con molta speranza,
+ingrossando ad ogni momento colle squadre insorte, e che a me si riuniscono.
+Non posso determinarvi il punto ove dovete inviarmi armi e
+munizioni, ma voi dovete prepararne molte, e presto saprete il punto
+ove dovrete mandarlo.
+</p>
+
+<p>
+»Addio di cuore.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Alcamo, 17 maggio 1860.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+
+<p>
+Quattro giorni prima aveva parimente scritto al dottor Bertani:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Salemi, 13 maggio 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Bertani,
+</p>
+
+<p>
+»Sbarcammo avant’ieri a Marsala felicemente. Le popolazioni ci
+hanno accolto con entusiasmo, e si riuniscono a noi in folla. Marceremo
+a piccole giornate sulla capitale, e spero che faremo la valanga. Ho trovato
+questa gente migliore ancora dell’idea che me ne fecero.
+</p>
+
+<p>
+»Dite alla Direzione Rubattino che reclamino i vapori <i>Piemonte</i> e
+<i>Lombardo</i> dal Governo, ed il Governo nostro li reclamerà naturalmente
+dal Governo napoletano.
+</p>
+
+<p>
+»Che la Direzione per il milione di fucili ci mandi armi e munizioni
+quanto può. Non dubito che si farà altra spedizione per quest’Isola,
+ed allora avremo più gente.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Vostro</i><br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+
+<p>
+(<i>Pungolo</i> di Milano del 3 e 4 giugno 1860.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note60">
+<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.&#160;&#160;</span><i>I Mille</i>, pag. 90. Soggiunge per l’onor del vero: «Marcia che,
+senza la cooperazione di que’ Picciotti delle squadre siciliane, sarebbe
+stato impossibile di eseguire o almeno di trasportare i pochi cannoni
+nostri e le munizioni.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note61">
+<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.&#160;&#160;</span>Parole sue nei <i>Mille</i>, pag. 90.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note62">
+<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.&#160;&#160;</span>Non svelò nè all’Orsini, nè ad anima viva la ragione di quella
+marcia. Solo nel vederlo partire, il Crispi l’udì mormorare: «Povero
+Orsini, va al sacrificio.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note63">
+<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Alberto Mario</span> nel suo <i>Garibaldi</i> (pag. 35) in una descrizione delle
+mosse di Garibaldi da Renna al Parco, piena, a parer nostro, di molti
+errori di fatto e di non poche sviste topografiche, afferma che il Capitano
+dei Mille pensò all’assalto di Palermo per la via di Porta Termini, e quindi
+alla ritirata manovra per Piana de’ Greci, Marineo, Misilmeri, fin dal suo
+arrivo al Parco. Ora che Garibaldi meditasse di portarsi sulla via di Termini,
+è probabile, sebbene non ne abbia dato alcun indizio; ma che egli
+nello stesso tempo, fin dal 22 o 23, avesse concepita e fermata la finta
+ritirata, e lo strattagemma che gli aperse dopo Piana de’ Greci la strada
+di Misilmeri e quella di Palermo, questo ne sembra non solo improbabile,
+ma viene da tutte le circostanze del fatto smentito.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note64">
+<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>.&#160;&#160;</span>Nel libro: <i>Alcuni fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia
+meridionale del 1860 riguardanti i Siciliani e La Masa</i> (Torino, tipografia
+Scolastica Franco e Figli, 1861), a pag. <span class="smcap lowercase">XLVI</span> si legge:
+</p>
+
+<p>
+«Lungo la via La Masa incontrò molte guerriglie sbandate che
+gridavano al tradimento ed alla fuga dei Continentali, perchè, dicevano,
+era stato ordinato loro di respingere gagliardamente l’attacco del nemico,
+che i Cacciatori delle Alpi coll’artiglieria sarebbero accorsi ad
+aiutarli al momento opportuno; ed invece quando essi erano impegnati
+nel combattimento disuguale, quelli si ritirarono conducendo seco anche
+l’artiglieria.
+</p>
+
+<p>
+»La Masa ordinò la fucilazione per chi avesse ripetute le parole
+<i>fuga</i> e <i>tradimento</i> — assicurò alle guerriglie che quella ritirata era
+un’<i>astuzia strategica</i>, ch’esse non avevano saputo comprendere — ordinò
+che gli sbandati s’incorporassero nella sua colonna, e proseguì la marcia
+riconducendoli al punto da cui essi erano fuggiti.
+</p>
+
+<p>
+»Quanto più inoltravasi, maggior numero di sbandati incontrava, — ripeteva
+la scena stessa; — non vedendo nessun avviso nè contrordine,
+ei proseguì il cammino.»
+</p>
+
+<p>
+Ora ognuno sa che questo libro fu scritto dal La Masa stesso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note65">
+<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>.&#160;&#160;</span>Nè dalle istorie, nè dalle testimonianze orali ci fu possibile raccapezzare
+intorno a cotesto Consiglio di guerra l’esatta verità. Il
+La Masa nel suo libro (pag. <span class="smcap lowercase">XLIX</span> e <span class="smcap lowercase">LI</span>) attribuisce a sè solo il merito
+del consiglio più eroico; il Crispi invece ed il Türr, da me in varii tempi
+interrogati, affermano che il partito dell’assalto fu sostenuto principalmente
+da essi, contro il Sirtori che stava apertamente per la ritirata.
+Questi, al contrario, che interrogai del pari quando scrivevo la <i>Vita</i> del
+povero Bixio, negò recisamente d’aver mai espressa quell’opinione. Insomma
+non si sa a chi credere! Forse colui che fu meglio servito dalla
+memoria era il Bixio, il quale soleva dire «che non ci fu discussione,
+nè ci poteva essere.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note66">
+<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>.&#160;&#160;</span>Più d’un centinaio era posto fuori di combattimento dalle morti,
+dalle ferite, dalle malattie; circa altri cento correvano coll’Orsini; dire
+ottocento dunque è già un dir troppo. Dallo <i>Stato numerico delle Squadriglie
+siciliane passate in rivista dall’Ispettore generale Türr il 1º giugno
+1860</i>, il totale delle loro forze apparisce di 3229 uomini, ma supponiamo
+che anche il Türr non abbia potuto contarli tutti.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note67">
+<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Isidoro La Lumia</span>, valente storico della sua Isola nativa; anima
+rettissima e cuore gentile, rapito anzi tempo agli studi ed alla patria,
+nel suo opuscolo: <i>La Restaurazione borbonica e la Rivoluzione del 1860</i>,
+pag. 117, 118 e 119.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note68">
+<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>.&#160;&#160;</span>Vedi: <i>Notamento dei cadaveri rinvenuti nella città di Palermo dal
+30 maggio 1860 in poi, ufficialmente constatati dall’Autorità municipale,
+avvertendo che è stato impossibile di raccogliere più precisi e circonstanziati
+ragguagli</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note69">
+<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>.&#160;&#160;</span>Lord Brougham alla <i>Camera dei Lordi</i> nella seduta dell’8 giugno;
+e Lord Palmerston alla <i>Camera dei Comuni</i> in quella del 12 giugno 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note70">
+<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>.&#160;&#160;</span>In alcuni storici (<span class="smcap">Rustow</span>, op. cit., pag. 214; <span class="smcap">Zini</span>, op. cit., pag. 612)
+troviamo che il Console inglese e l’ammiraglio Mundy chiesero ed ottennero
+dal Commissario del re Francesco la cessazione del bombardamento.
+Ma nel libro dell’ammiraglio Mundy, che abbiamo sott’occhio
+(<i>H. M. S. «Hannibal» at Palermo and Naples during the Italian Revolutions
+1859-1861. With notices of Garibaldi, Francis II and Victor Emanuel,
+by Rear-Admiral Sir</i> <span class="smcap">Rodney Mundy</span>. K. C. B. London, John Murray,
+1863), non abbiamo letto una sola parola che giustifichi quell’affermazione.
+Tutto quanto l’Ammiraglio inglese ha operato per impedire
+il bombardamento o diminuirne i danni, si riduce a questi due fatti da
+lui stesso raccontati:
+</p>
+
+<p>
+1º Nel 25 maggio, due giorni prima dell’entrata di Garibaldi,
+l’ammiraglio Mundy scrisse al generale Lanza per pregarlo a risparmiare
+alla città gli orrori del bombardamento. A questa domanda però, a cui
+si associò naturalmente il console inglese Sir Podven, il generale Lanza
+fece questa risposta: «Non credersi obbligato a risparmiare il bombardamento
+a città ribelle; promettere soltanto che, scoppiando la rivolta,
+non aprirebbe il fuoco se non due ore dopo cominciate le ostilità, per
+lasciar tempo ai sudditi stranieri ed ai pacifici sudditi di S. M. di riparare
+alle navi.» (Vedi nell’op. cit., dalla pag. 99 alla 103.)
+</p>
+
+<p>
+2º Essendosi il generale Lanza nella mattina del 28 posto in comunicazione
+coll’ammiraglio Mundy allo scopo di ottenere la di lui mediazione,
+l’Ammiraglio aveva creduto bene avvertire il Comandante della
+Cittadella delle intavolate trattative, richiedendolo nello stesso tempo
+di sospendere, durante le stesse, il fuoco delle sue batterie. Ma anche
+questa richiesta ebbe la sorte della prima; poichè il Comandante del
+forte mandava a rispondere all’Ammiraglio, che era impossibilitato di
+compiacere a’ suoi desiderii «as his orders were imperative to continue
+the bombardment unless the answer which I (cioè l’ammiraglio Mundy)
+should give was a full acquiescence in the proposals which had been
+made.» (Vedi op. cit., pag. 134.) E in ogni caso ognuno vede che il
+Mundy si era diretto non al Comandante in capo dell’esercito napoletano,
+ma ad un ufficiale subordinato, e non con una formale richiesta o
+protesta, ma con una specie di preghiera, che doveva restare, come restò,
+inesaudita.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note71">
+<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>.&#160;&#160;</span>Quell’ufficiale si chiamava il capitano Cossovich, comandante della
+regia fregata <i>Partenope</i>, e corrispondeva col Lanza per mezzo del telegrafo
+ottico del Castellamare collegato a quello del Palazzo Reale.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note72">
+<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 124.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note73">
+<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>.&#160;&#160;</span>Di codesta trama noi non abbiamo dato che i sommi capi. Chi
+ne voglia vedere il lungo complicato intrigo, legga i capi XI e XII dell’opera
+citata del Mundy. Soggiungeremo solo, per maggiore chiarezza,
+che quando il generale Lanza udì che il Mundy, in luogo della chiesta
+protezione dell’Inghilterra, gli offriva il salvocondotto di Garibaldi, gli
+replicò secco e sdegnato che egli aveva chiesto la protezione della bandiera
+inglese, e mancando questa, egli non aveva più nulla a dire all’Ammiraglio.
+Allora questi ragionevolmente pensò che ogni carteggio in
+proposito fosse chiuso; quando, con sua grande maraviglia, nella mattina
+del 29 si vide arrivare quest’altro dispaccio del Commissario regio:
+«Riferendomi all’ultima corrispondenza, mando i due Generali a conferire
+con lei. Il fuoco sarà sospeso da ambe le parti verso sera.» Che
+cosa significava questo sibillino dispaccio? Il Lanza si riferiva all’ultima
+corrispondenza! Ma l’ultima corrispondenza aveva precisamente conchiuso,
+che il Mundy credeva necessario l’intervento di Garibaldi e che il Lanza
+non poteva accettare questa condizione. Ora come mai poteva riferirvisi?
+Certo il Commissario regio voleva traccheggiar sopra un equivoco,
+sperando con questo di strappare all’Ammiraglio britannico una concessione
+che altrimenti non avrebbe mai fatta. L’Ammiraglio cansò ancora
+il tranello e replicò per la terza volta al generale Lanza la lettera
+seguente, che fu l’ultima e che testualmente pubblichiamo:
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Rear-Admiral Mundy to General Lanza</i>
+</p>
+
+<p class="center">
+(Translation.)
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Hannibal</i>, at Palermo, May 29, 1860, Noon.
+</p>
+
+<p>
+»Sir — From your Excellency’s last communication al 7 P. M.
+yesterday, in which you state it is not necessary to speak to me any
+more, I concluded the correspondence was finished. But as you again
+earnestly request my mediation, I consent to receive the two Generals on
+board, provided general Garibaldi allaws them to pass through his lines.
+My boat will be at Porta Felice to receive them.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»(Signed) G. <span class="smcap">Rodney Mundy</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note74">
+<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>.&#160;&#160;</span>Ho ritradotto testualmente la traduzione in inglese dell’ammiraglio
+Mundy, che varia in alcune parti da quelle che corrono per le storie,
+ma che credo più genuina, come quella che venne testualmente comunicata
+in copia dal generale Lanza all’Ammiraglio stesso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note75">
+<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 142.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note76">
+<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>.&#160;&#160;</span>Non lo riseppe che nella sera del 28; tanto fu il segreto serbato
+da quella brava popolazione sulle mosse del liberatore.
+</p>
+
+<p>
+Il Lanza non aveva tardato di spedire ai due comandanti, nella giornata
+stessa del 27, un corriere che li avvisava dell’accaduto e prontamente
+li chiamava; ma il corriere fu spacciato, ed il plico, di cui era
+latore, riportato, dopo la liberazione di Palermo, a Garibaldi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note77">
+<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>.&#160;&#160;</span>Stando ad un rapporto del luogotenente Wilmot (in Mundy, op.
+cit., pag. 145), sembrerebbe che quella colonna fosse entrata da Porta
+de’ Greci e venisse di fianco dall’Orto botanico; ma tutte le nostre testimonianze
+ci ripetono che la colonna entrò per la Porta di Termini:
+forse quella veduta dal Wilmot ne era un distaccamento.
+</p>
+
+<p>
+Nel libro: <i>Storia della 15ª Divisione Türr nella Campagna del 1860
+in Sicilia e Napoli</i>, per il maggiore di fanteria <span class="smcap">Carlo Pecorini-Manzoni</span>
+(Firenze, 1876, pag. 63), si legge che fu il Letizia, il quale per l’appunto
+traversava la città per recarsi a bordo dell’<i>Hannibal</i>, a correre a Porta
+Termini a far cessare il combattimento. Ciò non è nè poteva essere.
+Il convegno sull’<i>Hannibal</i> era fissato per le due, e il Letizia vi arrivò
+contemporaneamente a Garibaldi; non poteva dunque traversare Palermo
+tra le 10 e le 11, ora in cui accadde lo scontro a Porta Termini.
+</p>
+
+<p>
+Lo stesso maggiore Pecorini fa intervenire al fatto di Porta Termini
+il generale Türr. È probabile ch’egli pure sia accorso a veder che
+fosse quell’inaspettato combattimento e si sia adoperato a farlo cessare;
+come accorsero e s’adoperarono altri, fra i quali il Sirtori; ma gli attori
+principali dell’episodio furono quelli da noi citati.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note78">
+<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>.&#160;&#160;</span>Non ci arrestiamo a smentire tutti gli altri favolosi racconti di
+questo episodio; diremo solo che <span class="smcap">Alberto Mario</span> nel suo <i>Garibaldi</i>
+(pag. 38) lo fa accadere il 1º giugno!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note79">
+<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>.&#160;&#160;</span>In molti libri si legge Türr. Lo stesso Generale ci assicurò che
+è un errore.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note80">
+<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>.&#160;&#160;</span>Il <span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 147, dice: «Whether this arrangement was
+an act of simple politeness on their part, or a premeditated scheme for
+accertaining if he would be received with military honours, I do not
+pretend to say, but as they did not immediatley follow him up the accomodation
+ladder et struck me the delay was not entirely accidental.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note81">
+<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 148.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note82">
+<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 150.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note83">
+<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>.&#160;&#160;</span>Ib., pag. 150.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note84">
+<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 153.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note85">
+<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>.&#160;&#160;</span>Ib., pag. 153 e 154. — Del resto, la parola <i>unmeasured terms</i> è
+dell’ammiraglio Mundy, non nostra, e siamo ben lungi dal confermarla.
+Quali che fossero i termini usati da Garibaldi (villani non saranno
+stati certamente), non era mai <i>unmeasured</i> dire in quel momento e a
+siffatto nemico il fatto suo. Se anche, per generosità, non si voglia
+scorgere nel fatto di Porta Termini alcuna perfidia premeditata, resta
+sempre l’altro fatto ancor più irritante d’un nemico, che dopo aver
+sollecitato dal proprio avversario la grazia d’una conferenza o d’un armistizio,
+ricusava poi di riconoscere l’avversario stesso nella persona
+del suo capitano supremo, e di trattare con lui! Pensiamo che alla sortita
+del generale Letizia un Inglese avrebbe forse risposto, effetto di
+temperamento, con più flemma, ma l’avrebbe anche assai probabilmente
+fatto saltare nella lancia di bordo, e rimandato a voga più che arrancata
+a terra.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note86">
+<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Mundy</span>, op. cit., pag. 156.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note87">
+<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Abba</span>, <i>Noterelle d’uno dei Mille</i>, ec., pag. 154.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note88">
+<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>.&#160;&#160;</span>Fino dal 2 sul vaporetto <i>Utile</i> erano già sbarcati a Marsala altri
+cinquantasei volontari, parte Siciliani, parte Continentali. Li guidava
+Carmelo Agnetta e portavano, oltre che il loro braccio, qualche soccorso
+d’armi e di munizioni. Non poterono però penetrare in Palermo che la
+mattina del 5 giugno.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note89">
+<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>.&#160;&#160;</span>E non gliene mancava la ragione. Il conte di Cavour lavorava già
+da tempo a promuovere un <i>pronunciamento</i> fra gli ufficiali della flotta
+borbonica; e all’uopo gli serviva d’intermediario l’ammiraglio Persano,
+autorizzato a mettersi in corrispondenza cogli ufficiali stessi «ed a spendervi
+qualche danaro occorrendo.» (<i>Diario</i> citato, pag. 22.) L’8 di giugno
+poi, narra lo stesso Persano (pag. 29) che il comandante Vacca andò
+ad un convegno datogli da lui e disposto, per solo vivo sentimento d’italianità,
+ad inalberare sul suo legno la bandiera italiana. E tralasciando
+la parte non bella che facevano in tutto questo così il conte di Cavour
+come l’ammiraglio Persano, si vede che il Lanza aveva fiutato il pericolo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note90">
+<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>.&#160;&#160;</span>Decreto del 17 giugno 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note91">
+<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>.&#160;&#160;</span></p>
+
+<p class="center">
+«<i>Al bello e gentil sesso di Palermo</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Colla coscienza di far bene, io propongo cosa gradita certamente
+ad anime generose come voi siete, o donne di Palermo!... A voi che io
+conobbi nell’ora del pericolo!... belle di sdegno e di patriottismo sublime!...
+disprezzando nel furore della pugna le immani mercenarie soldatesche,
+ed animando i coraggiosi figli di tutte le terre italiane, stretti
+al patto di liberazione o di morte!
+</p>
+
+<p>
+»Fidente a voi mi presento, vezzose Palermitane!... e per confessarvi
+un atto mio di debolezza, io vecchio soldato dei Due Mondi, piansi....
+commosso nell’anima!... e piansi.... non alla vista delle miserie e del
+soqquadro a cui fu condannata questa nobile città!... non al cospetto
+delle macerie del bombardamento e dei mutilati cadaveri; ma alla vista
+dei lattanti e degli orfani dannati a morir di fame!... Nell’Ospizio degli
+orfani novanta su cento lattanti periscono mancanti d’alimento! Una
+balia nutre quattro di quelle creature fatte ad immagine di Dio!... io
+lascio pensare il resto all’anima vostra gentile, già addolorata dalla
+nuova desolante.
+</p>
+
+<p>
+»Nei molti congedi della mia vita, il più sensibile sarà certamente
+quello in cui mi dividerò da voi, popolazione carissima!... Io sarò mesto
+in quel giorno!... ma spero la mia mestizia raddolcita da voi, nobile
+parte di questo popolo, colla speranza, col convincimento, che le derelitte
+innocenti creature, cui più la sventura che la colpa ha gettato un
+marchio d’infamia!... ripulse lungi dal seno della società umana!... dannate
+ad una vita di vituperio e di miserie.... quelle infelici, dico, restino
+affidate alla cura preziosa di queste care donne, a cui mi vincola,
+per la vita, un sentimento irremovibile d’amore e di gratitudine!
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note92">
+<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>.&#160;&#160;</span>Il Decreto era del 20 giugno.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note93">
+<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>.&#160;&#160;</span>Ci atteniamo alle cifre date dal Medici nella sua lettera a Garibaldi,
+scrittagli da Cagliari il 12 giugno, e che si legge nel <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>
+(pag. 33), benchè il Resoconto del fondo del Milione di fucili, che abbiamo
+potuto consultare, presenti, circa al numero delle armi segnatamente,
+qualche differenza. Ma di ciò poco monta. Importa forse più mettere in
+sodo che le spese della seconda spedizione, checchè altri ne abbia scritto,
+furono tutte sostenute dallo stesso fondo del Milione di fucili sopra ricordato,
+come risulta da questo specchietto cortesemente favoritomi dal
+mio dilettissimo amico Enrico Guastalla, segretario allora del fondo dei
+fucili, ordinatore principale della spedizione Medici, in appresso Capo
+di Stato Maggiore della stessa Divisione: patriotta e soldato valoroso
+quanto modesto, che l’Italia presente degli arruffoni e dei ciarlieri dimentica,
+ma che la futura ricorderà.
+</p>
+
+<table class="gener">
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="center"><i>Seconda spedizione</i>.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="center">Colonnello <span class="smcap">Giacomo Medici</span>.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="center"><i>Battelli a vapore.</i></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Importo dei tre vapori <i>Washington, Oregon e Franklin</i> con approvvigionamenti e paghe agli equipaggi comperati in Marsiglia, comprese le spese di viaggi, telegrafi, corrispondenze e provvigioni.</td> <td class="num">L. 752,489.55</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2" class="center"><i>Oggetti d’armamento.</i></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Nº 4850 fucili francesi.</td> <td>&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Nº 200 carabine <i>Enfield</i>.</td> <td>&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Nº 200 fucili di Liegi.</td> <td>&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Sciabole, <i>revolwers</i>, cartuccie, capsule ed altri accessorii, per</td> <td class="num">324,596.10</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><i>Oggetti di equipaggiamento</i>, per</td> <td class="num">22,144.27</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><i>Oggetti di abbigliamento</i>, per</td> <td class="num">60,266.64</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="right">Totale</td> <td class="num">L. 1,159,496.56</td>
+ </tr>
+</table>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note94">
+<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>.&#160;&#160;</span>Vedi lettere sue al conte di Cavour del 10, 18, 25, 28 giugno e
+2 luglio 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note95">
+<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>Diario privato politico-militare</i> dell’ammiraglio <span class="smcap">Persano</span>, parte I,
+pag. 47. Lettera scritta dal conte di Cavour all’Ammiraglio stesso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note96">
+<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>.&#160;&#160;</span>Ecco quell’articolo:
+</p>
+
+<p>
+«Sabato 7 corrente, per ordine speciale del Dittatore, sono stati
+allontanati dall’Isola nostra i signori Giuseppe La Farina, Giacomo Griscelli
+e Pasquale Totti. I signori Griscelli e Totti, côrsi di nascita, sono
+di coloro che trovano modo ad arruolarsi negli uffici di tutte le polizie
+del Continente.
+</p>
+
+<p>
+»I tre espulsi erano in Palermo cospirando contro l’attuale ordine
+di cose. Il Governo, che invigila perchè la tranquillità pubblica non venga
+menomamente turbata, non poteva tollerare ancora la presenza tra noi
+di codesti individui venutivi con intenzioni colpevoli.» — Vedi <i>Epistolario</i>
+di <span class="smcap">Giuseppe La Farina</span>, tomo II, pag. 376.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note97">
+<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>.&#160;&#160;</span>Di averlo ignorato lo disse all’ammiraglio Persano, al quale soggiunse
+anche di non lo voler disdire. — Vedi <i>Diario</i> citato, pag. 73.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note98">
+<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>.&#160;&#160;</span>Il conte di Cavour, il 13 luglio, scrivendo all’ammiraglio Persano,
+faceva l’ipotesi che Garibaldi si mettesse un giorno o l’altro in opposizione
+col Governo del Re; ma s’affrettava a soggiungere che questo non
+poteva accadere, se non quando si giudicasse dal Re giunto il tempo di
+operare l’annessione di Sicilia e Napoli. Ora queste parole provano che
+al dì 13 luglio, quel tempo il Conte non lo credeva ancora venuto. Del
+resto quella lettera del 13 luglio onorerà la previdenza, ma non certo la
+lealtà, del conte di Cavour, e basti la citazione di questo brano a provarlo:
+</p>
+
+<p>
+«In quest’ipotesi (nell’ipotesi della resistenza di Garibaldi all’annessione),
+importerebbe sommamente che tutte le forze marittime passassero
+immediatamente sotto il di lei comando. Io son certo che noi possiamo
+fare affidamento assoluto sopra Piola. Ma ciò non basta; bisogna
+che egli possa portar seco tutti i legni che comporranno la squadra di Garibaldi,
+perciò sarebbe bene che questi legni fossero comandati da ufficiali
+fidati. Io la autorizzo quindi ad accettare le dimissioni di tre o quattro
+ufficiali della squadra, a cui Piola affiderebbe il comando dei varii legni,
+di cui il Governo della Sicilia dispone. Questi devono essere scelti in
+modo da non lasciare il benchè minimo dubbio sulla loro devozione al Re
+ed alla Monarchia costituzionale.
+</p>
+
+<p>
+»In questo momento rispondo a Piola, che mi fece richiesta d’alcuni
+ufficiali, di rivolgersi a lei per conoscere le mie intenzioni, e che
+ha piena facoltà di mandarle ad effetto.»
+</p>
+
+<p>
+Da questa lettera sarebbe difficile argomentare quale de’ tre personaggi
+il conte di Cavour, l’ammiraglio Persano e il comandante Piola
+facesse la più triste figura. Il conte di Cavour cospirava con un Ammiraglio
+del Re e un Ministro di Garibaldi stesso, tentando ammutinargli
+contro o portargli via la flotta. L’ammiraglio Persano doveva farsi complice
+della trama, dando a Garibaldi degli ufficiali di marina infidi, disposti,
+a un dato momento, ad abbandonarlo e tradirlo. Il signor Piola,
+ministro della Marina di Garibaldi, chiesto da lui e depositario della sua
+fiducia, doveva dar l’ultima mano al complotto, mettendo a bordo quegli
+ufficiali e consegnando al momento anche la squadra.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente quel disegno, nato certamente da un triste incubo
+del conte di Cavour, non ebbe bisogno d’esser mandato a compimento;
+ma quel disegno prova che, se Garibaldi credeva d’essere attorniato da
+insidie, non aveva tutti i torti. (Vedi <i>Diario</i> citato, pag. 41.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note99">
+<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>.&#160;&#160;</span>Presiedevali Don Antonio Spinelli: n’erano principali per gli <i>Esteri</i>
+Giacomo De Martino, per le <i>Finanze</i> Giovanni Manno, per la <i>Giustizia</i>
+Gregorio Morelli, per la <i>Polizia</i> Liborio Romano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note100">
+<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>.&#160;&#160;</span>Alessandro Nunziante, duca di Mignano, figlio del tormentatore
+delle Calabrie, e stromento egli stesso delle ferocie di Ferdinando II:
+dopo aver chiesto di capitanare una spedizione contro Garibaldi, vistolo
+trionfante, tocco dalla grazia, chiedeva all’improvviso licenza dal suo
+esercito; offertogli il ritiro, lo rifiutava, rinviando con sdegno pomposo
+le sue decorazioni e indirizzando a’ suoi soldati un <i>addio</i>, nel quale li
+esortava a militare per la patria, «quasichè (dice bene lo Zini) egli
+avesse fino allora portato in petto la patria in compagnia degli esuli e
+dei macerati negli ergastoli.» Poi riparatosi a Torino e ricevuta colà
+la parola del conte di Cavour, circa la metà d’agosto torna nascosto
+a Napoli, e vivendo clandestino ora a bordo dell’ammiraglia del Persano,
+ora in casa d’amici, cospira a ribellare coll’oro del conte di Cavour
+l’esercito, al quale pur ora apparteneva; specialmente i Cacciatori, che,
+a sentirlo, si sarebbe tirati dietro al solo presentarsi. Ma nè egli si
+presentò, nè i Cacciatori si mossero; pure egli potè essere accolto nell’esercito
+italiano e morirvi generale! (Vedi <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>, parte II,
+pag. 16, 35, 36, 44, 66, 73, ec.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note101">
+<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>.&#160;&#160;</span>Era un antico legno da guerra borbonico; preso dai Palermitani
+nel 1848 e battezzato <i>Indipendenza</i>, ripreso dal Borbone e restituito al
+suo primo nome di <i>Veloce</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note102">
+<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>.&#160;&#160;</span>Fra i volontari eran chiamati così dal colore della divisa: tutte
+di tela bianca quelle del Dunn; con tuniche bigio-scure quelle del Medici.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note103">
+<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>.&#160;&#160;</span>Alberto Mario la racconta con verità. Il Rustow scrisse che lo
+scontro avvenne nella prima carica, ma è un errore. Io udii narrare il
+fatto da Garibaldi stesso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note104">
+<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>.&#160;&#160;</span>Parole del testo della Convenzione 23 luglio 1860, tra il colonnello
+Anzani ed il generale Garibaldi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note105">
+<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>.&#160;&#160;</span>In questo, Liborio Romano passava al Ministero dell’interno e il
+generale Pianell a quello della guerra.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note106">
+<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Persano</span>, <i>Diario</i> cit., pag. 92.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note107">
+<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>.&#160;&#160;</span>Anche prima di quel giorno, nell’annunciare allo stesso Ammiraglio
+la lettera di Vittorio Emanuele a Garibaldi, invitava l’Ammiraglio
+a non cercare d’influire sulle determinazioni di questi, confessando che
+<i>per poco esso sia ragionevole bisogna che il Governo del Re cammini con
+lui</i>; e dicendosi pronto a ritirarsi onde <i>facilitare</i> lo stabilimento di una
+perfetta concordia tra Garibaldi e il Ministero.
+</p>
+
+<p>
+Lettera del conte di Cavour al contrammiraglio Persano, estratta
+dal <i>Diario</i> di questi, parte I, pag. 89.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note108">
+<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>.&#160;&#160;</span>Al Türr ammalato e partito per ragione di cura per il Continente
+era subentrato nel comando della brigata l’ungherese colonnello Eber.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note109">
+<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>I Mille</i>, cap. XXXII, pag. 151-152. Che Garibaldi abbia ordinato
+egli stesso la spedizione romana, lo provano le lettere pubblicamente scritte al Bertani ed al Medici prima di partire da Quarto; l’approvazione
+tacita o espressa a tutti gli apparecchi fatti dal Bertani al
+medesimo scopo, e stando ad un’affermazione di Maurizio Quadrio, un
+telegramma che Garibaldi stesso avrebbe diretto dal Faro tra il 10 e
+l’11 agosto ad uno dei capi della spedizione romana, e che avrebbe suonato
+precisamente così: «Io scenderò in Calabria il 19 agosto, voi operate
+ad oltranza negli Stati romani.» Vedi il <i>Libro dei Mille del generale
+Giuseppe Garibaldi</i>, Commenti di <span class="smcap">Maurizio Quadrio</span>, pag. 47 e segg. Il
+Quadrio però non dice d’aver veduto egli il telegramma: afferma solo
+che fu veduto da Mauro Macchi, e che una copia autenticata da notaio
+ne fu consegnata per sua garanzia al colonnello Pianciani.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note110">
+<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>, quasi tutta la parte seconda.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note111">
+<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>.&#160;&#160;</span>Lettera del conte Leopoldo di Siracusa al re Francesco del 24 agosto
+1860, e Indirizzo del Ministero Liborio Romano allo stesso Re
+del 22 agosto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note112">
+<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <span class="smcap">Bianchi</span>, <i>Storia documentata della Diplomazia europea</i>, vol. VIII,
+pag. 322-323.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note113">
+<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>.&#160;&#160;</span>Vedi il Decreto nel <i>Diario</i> <span class="smcap">Persano</span>, parte II, pag. 117:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Napoli, 7 settembre 1860.
+</p>
+
+<p class="center">
+»Il Dittatore decreta:
+</p>
+
+<p>
+»Tutti i bastimenti da guerra e mercantili appartenenti allo Stato
+delle Due Sicilie, arsenali e materiali di marina sono aggregati alla squadra
+del Re d’Italia Vittorio Emanuele, comandata dall’ammiraglio Persano.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Firmato</i>: G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note114">
+<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>.&#160;&#160;</span>L’ammiraglio <span class="smcap">Persano</span> nel suo <i>Diario</i> citato, parte II, pag. 135,
+narra:
+</p>
+
+<p>
+«Vedo a terra l’ammiraglio Mundy. Egli mi dice che il signor Elliot,
+ministro d’Inghilterra, aveva avuto un abboccamento col generale
+Garibaldi a bordo dell’<i>Annibale</i>, essendo stato incaricato da Lord John
+Russell di dissuaderlo dal suo intendimento di attaccare la Venezia,
+dacchè tutto induceva a far credere che tale atto sarebbe tornato oltremodo
+dannoso all’Italia; per l’appunto come s’era detto fra noi due
+alcuni giorni prima: che il Dittatore, alla comunicazione fattagli dal signor
+Elliot, aveva risposto, essere egli risoluto di proclamare, ma dal
+Campidoglio, Vittorio Emanuele Re d’Italia; e che dopo ciò si sarebbe
+offerto uno de’ suoi luogotenenti per l’impresa della Venezia.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note115">
+<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Nicomede Bianchi</span>, <i>Storia documentata della Diplomazia europea in
+Italia</i> (1859-1861), vol. VIII, pag. 338-339.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note116">
+<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>.&#160;&#160;</span>Consentiamo collo Zini (<i>Storia</i> cit., pag. 702) che «l’arditezza del
+conte di Cavour venne a contraccolpo della prima arditezza di Garibaldi;
+onde questi, non quegli, fu il vero motore dell’impresa;» ma non per
+questo possiamo tenerci dall’ammirarle entrambe. Se anzi una censura
+può muoversi al conte di Cavour è di troppa temerità. Nel giorno infatti
+in cui egli spingeva metà dell’esercito sardo al di là della Cattolica,
+egli non era sicuro che l’Austria, che ingrossava nel quadrilatero, non
+l’avrebbe assalito. Tanto vero che scriveva a Persano: «Tenga la squadra
+pronta a partire per l’Adriatico. Faccia una leva forzata di marinai
+in codeste parti.... Dica al generale Garibaldi, da parte mia, che, se noi
+siamo assaliti, l’invito in nome d’Italia ad imbarcarsi tosto con due
+delle sue divisioni per venire a combattere sul Mincio, ec.» (<i>Istruzioni
+Cavour a Persano</i>, Torino, 22 ottobre 1860.)
+</p>
+
+<p>
+Solo alcuni giorni dopo, essendo stato assicurato da Napoleone
+che l’Austria non l’avrebbe attaccato, o che altrimenti egli, almeno
+rispetto alla Lombardia, l’avrebbe impedito, il conte di Cavour respirò.
+Quando poi, nel convegno di Varsavia, la Prussia e la Russia accettarono
+il principio del non intervento, energicamente difeso dalla
+Francia e dall’Inghilterra, ogni pericolo svanì, e Cavour potè correre
+franco fino alla fine. Ma aveva giuocato un terribile giuoco. Per salvare
+l’Italia dal mostro della rivoluzione aveva rischiato di farla sbranare
+nuovamente dall’aquila austriaca. Ma poichè l’Austria in fin de’ conti
+non si mosse, e Cavour vinse la partita, non gli può essere negato l’applauso
+che ha sempre salutato il successo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note117">
+<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>.&#160;&#160;</span>Vedi la lettera del Mazzini nei <i>Mille</i>, di G. <span class="smcap">Oddo</span>, pag. 708.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note118">
+<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>.&#160;&#160;</span>Vedi il suo Proclama in data di Salerno, 7 settembre 1860:
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Alla cara popolazione di Napoli</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Figlio del popolo, è con vero rispetto ed amore che io mi presento
+a questo nobile ed imponente centro di popolazione italiana, che
+molti secoli di dispotismo non hanno potuto umiliare, nè ridurre a piegare
+il ginocchio al cospetto della tirannide.
+</p>
+
+<p>
+»Il primo bisogno dell’Italia era la concordia per raggiungere
+l’unità della grande famiglia italiana: oggi la Provvidenza ha provveduto
+alla concordia con la sublime unanimità di tutte le provincie per
+la ricostituzione nazionale; per l’unità essa diede al nostro paese Vittorio
+Emanuele, che noi da questo momento possiamo chiamare il vero
+padre della patria italiana.» (<i>Diario</i> cit., parte II, pag. 115.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note119">
+<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>.&#160;&#160;</span><i>Ire politiche d’oltre tomba</i>, di <span class="smcap">Agostino Bertani</span>, pag. 74 e seg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note120">
+<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>.&#160;&#160;</span>Doveva alludere a Filippo Cordova e al barone Camerata Scovazzo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note121">
+<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>.&#160;&#160;</span>Pubblicava nello stesso senso un Manifesto, nel quale è notevole
+questo periodo:
+</p>
+
+<p>
+«Essi vi hanno parlato (ai Palermitani) d’annessione, come se più
+fervidi di me fossero per la rigenerazione d’Italia — ma la loro mèta
+era di servire a bassi interessi individuali — e voi rispondeste come
+conviene a popolo che sente la sua dignità, e che fida nel sacro ed inviolato
+programma da me proclamato:
+</p>
+
+<p class="center">
+»<span class="smcap">Italia e Vittorio Emanuele</span>.
+</p>
+
+<p>
+»A Roma, popolo di Palermo, noi proclameremo il Regno d’Italia — e
+là solamente santificheremo il gran consorzio di famiglia tra i liberi
+e gli schiavi ancora, figli della stessa terra.
+</p>
+
+<p>
+»A Palermo si volle l’annessione, perchè io non passassi lo Stretto.
+</p>
+
+<p>
+»A Napoli si vuole l’annessione, perchè io non possa passare il
+Volturno.
+</p>
+
+<p>
+»Ma in quanto vi siano in Italia catene da infrangere — io seguirò
+la via — o vi seminerò le ossa.....»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note122">
+<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>.&#160;&#160;</span>Il maresciallo Ritucci, eletto comandante in capo dell’esercito borbonico,
+aveva sotto i suoi ordini tre divisioni di fanteria, una di cavalleria,
+alle quali aggiunte le truppe accantonate qua e là a guardia degli
+Abruzzi, i presidii di Gaeta e di Civitella del Tronto, si vede che la
+cifra di cinquantamila uomini sta piuttosto al di sotto che al di sopra
+del vero.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note123">
+<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>.&#160;&#160;</span>Il Rustow, che pare sia stato uno dei consiglieri dell’operazione
+di Caiazzo, vorrebbe far credere che l’abbia ordinata Garibaldi stesso
+(Op. cit., pag. 892); ma ciò, siccome narrammo, non è. Garibaldi nel
+suo libro dei <i>Mille</i> (pag. 276-277) respinge da sè la responsabilità dell’impresa
+tentata e contro ordine suo, con queste esplicite parole:
+</p>
+
+<p>
+«Obbligato di lasciare l’esercito sul Volturno e di recarmi a Palermo
+per placare quel bravo e bollente popolo nell’esaltazione in cui l’avean
+spinto gli annessionisti, io aveva raccomandato al generale Sirtori, degno
+capo dello Stato Maggiore dell’esercito meridionale, di lanciar delle
+bande nostre sulle comunicazioni del nemico.
+</p>
+
+<p>
+»Ciò fu fatto, ma pure chi ne avea l’incarico immediato stimò opportuno
+di fare qualche cosa di più serio, e col prestigio delle precedenti
+vittorie non dubitò qualunque impresa essere eseguibile dai nostri
+prodi militi.
+</p>
+
+<p>
+»Fu decisa l’occupazione di Caiazzo, villaggio all’oriente di Capua,
+sulla sponda destra del Volturno.
+</p>
+
+<p>
+»Il 19 settembre ebbe luogo l’operazione: si occupò Caiazzo, ed io
+giunsi lo stesso giorno per assistere al deplorevole spettacolo del sacrifizio
+dei nostri poveri volontari, che avendo marciato, secondo il costume
+loro, intrepidamente sul nemico sino all’orlo del fiume, furono poi obbligati,
+non trovandovi riparo contro la grandine di palle nemiche, di retrocedere
+fuggendo, fulminati alle spalle. Il giorno seguente, credo, il nemico
+inviò un forte nerbo di forze ad attaccare i nostri in Caiazzo, che
+in pochi furono obbligati ad evacuare, e ritirarsi precipitosamente verso
+la sinistra del Volturno, dopo essersi valorosamente battuti ed aver perduto
+non pochi militi, morti, feriti ed affogati nel fiume. L’operazione
+di Caiazzo fu, più che un’imprudenza, una mancanza di tatto militare,
+da parte di chi la comandava.
+</p>
+
+<p>
+»E serva quell’esempio ai nostri giovani militi, tuttora obbligati a studiare
+quella manía di macellar gli uomini, che si chiama arte della guerra.»
+</p>
+
+<p>
+S’aggiunga: il Pecorini-Manzoni, nella sua citata <i>Storia della XV Divisione Türr</i>, ec., cercando di giustificare il Türr della mossa, si limita
+a dire, che «egli pensava di lanciare dei distaccamenti al di là del
+Volturno verso Piedimonte per verificare l’opinione del paese, e trovandovi
+simpatia organizzare delle squadre di Guardia Nazionale, e con esse
+tormentare alle spalle ed ai fianchi il nemico e simulare quindi degli
+attacchi sopra Caiazzo e dietro Capua, per obbligarlo a mostrare le forze
+che potrebbe spiegare in un fatto d’arme serio contro le forze garibaldine,
+e non dargli tempo di mandare ad effetto un tale fatto prima che tutta
+l’armata di Garibaldi fosse riunita sul Volturno.» (Op. cit., pag. 182.)
+</p>
+
+<p>
+Infine meglio d’ogni testimonianza valgano le istruzioni che Garibaldi
+stesso dava in iscritto al maggiore Csudafy, incaricato appunto di
+comandare una delle scorribande al di là del Volturno, e che chiariscono
+tutto il pensiero del Generale in capo dell’esercito meridionale:
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Al signor maggiore Csudafy</i>.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Caserta, 16 settembre 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Maggiore!
+</p>
+
+<p>
+»Con tre distaccamenti, che confiderà a voi il generale Türr, voi
+passerete il Volturno al di sopra di Capua ove vi convenga.
+</p>
+
+<p>
+»Il principale oggetto della vostra missione è di mostrarvi nella
+retroguardia al nemico dietro Capua e incomodarlo in ogni modo possibile.
+</p>
+
+<p>
+»Quindi mostrarvi alle popolazioni circonvicine, fra le quali voi
+dovete spargere i buoni principii di libertà e d’indipendenza italiana, e
+spingerle all’armamento contro il dispotismo. Soprattutto voi dovrete ottenere
+dai vostri soldati che rispettino la gente, le proprietà, e che procurino
+di farsi amare da tutti e temere dai nemici.
+</p>
+
+<p>
+»Per mezzi di cui abbisognate, rivolgetevi alle Autorità locali che
+munirete di competente ricevuta.
+</p>
+
+<p>
+»Se potete spingere alcuno dei vostri distaccamenti (che cercherete
+d’aumentare quanto possibile) alla frontiera e sul territorio pontificio,
+farete bene di farlo e spingere pure le popolazioni pontificie a scuotere
+il giogo.
+</p>
+
+<p>
+»Infine voi darete notizie di voi e di qualunque cosa importante
+al Quartier generale del generale Türr ed al mio.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Firmato</i>: G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+
+<p>
+(<span class="smcap">Pecorini-Manzoni</span>, op. cit., pag. 183-184.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note124">
+<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>.&#160;&#160;</span>«La nostra linea di battaglia era difettosa; essa era troppo estesa
+da Maddaloni a Santa Maria.» (<i>I Mille</i>, pag. 280.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note125">
+<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>.&#160;&#160;</span>Abbiamo usato per brevità la parola <i>Divisione</i>; ma s’ingannerebbe
+assai chi la prendesse alla lettera. L’esercito meridionale essendo in
+formazione continua, nulla di più difficile di dare la situazione quotidiana
+dei corpi. La divisione Türr comprendeva cinque brigate: Sacchi, Eber,
+Spangaro, De Giorgis, La Masa; ma essendo esse tutte sparpagliate in
+mezzo alle altre divisioni, può dirsi che la divisione in fatto non esisteva.
+Così la brigata La Masa era aggregata alla 16ª divisione Cosenz
+e Milbitz; quella Spangaro alla 17ª Medici, e la brigata Sacchi stava da
+sè a San Leucio; le brigate Eber e De Giorgis stavano nella riserva. La
+18ª divisione Bixio comprendeva tre brigate: quella Dezza, della forza di
+milleottocento uomini; quella Eberhard, di millecinquecento, e una terza,
+Spinazzi, di seicentosettanta, più una così detta colonna Fabrizi che non
+apparteneva a nessuna divisione. La 16ª invece aveva un battaglione
+Bronzetti nientemeno che a Castel Morone, e una brigata intera, quella
+Assanti, nella riserva.
+</p>
+
+<p>
+La riserva poi era un miscuglio curiosissimo. Essa comprendeva,
+oltre le nominate:
+</p>
+
+<table class="gener">
+ <tr>
+ <td>Brigata Eber</td> <td class="num">1600</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Brigata De Giorgis</td> <td class="num">850</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Brigata Assanti</td> <td class="num">1100</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Un battaglione Paterniti</td> <td class="num">250</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Una brigata calabrese comandata dal colonnello Pace, grossa di oltre duemila uomini, ma di cui soltanto ottocento armati alla meglio e servibili</td> <td class="num">800</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td class="right"><i>Totale</i></td> <td class="num">4600</td>
+ </tr>
+</table>
+
+<p>
+Centocinquanta uomini di cavalleria, quattrocento del Genio aggregati
+la maggior parte alla 17ª divisione, e gli artiglieri necessari ai servizio
+dei trenta pezzi summentovati, compivano l’esercito.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note126">
+<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>.&#160;&#160;</span><i>I Mille</i>, pag. 282.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note127">
+<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>.&#160;&#160;</span>Il <span class="smcap">Rustow</span>, pag. 436; il <span class="smcap">Pecorini</span>, pag. 242, riferiscono queste parole
+del Generale con alcune varianti. Al solito noi ne prendiamo l’essenziale,
+lasciando l’accessorio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note128">
+<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>.&#160;&#160;</span>Altri disse che mandò la notizia della vittoria molto prima, cioè
+quando giunse a Santa Maria. Nel suo libro dei <i>Mille</i> egli tronca ogni
+dubbio scrivendo: «In quel momento, 5 pomeridiane, io telegrafai a
+Napoli: <i>Vittoria su tutta la linea</i>.» — (Vedi op. cit., pag. 297.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note129">
+<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>.&#160;&#160;</span>Quando diciamo puramente <i>Caserta</i> intendiamo la città, ora capoluogo
+della provincia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note130">
+<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>.&#160;&#160;</span>L’abbiamo detto altrove (<i>Vita di Nino Bixio</i>), lo ridiciamo qui,
+questa e <i>questa sola</i> fu la parte presa da quei Bersaglieri alla battaglia
+del Volturno. Tutto quanto fu scritto sin qui nell’intento di accrescere
+a’ regolari e scemare a’ Volontari una gloria, a cui basta d’essere italiana,
+è assolutamente falso: falso che essi abbiano partecipato in un modo
+qualsiasi alla giornata del 1º; falso che abbiano contribuito alla vittoria
+del 2, la quale era già ottenuta prima di combattere, che fu una razzía
+di truppe disperse, non un combattimento, e che in ogni caso sarebbe
+stata decisa dai movimenti aggiranti di Garibaldi e del Bixio, non dalle
+poche fucilate di quei pochi Bersaglieri contro l’avanguardia sviata d’una
+colonna venuta a cascare nel centro delle nostre linee.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note131">
+<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Rustow</span>, op. cit., pag. 449.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note132">
+<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>.&#160;&#160;</span>E non abbiamo mestieri di citare esempi più recenti. Il La Marmora
+non comandò in Crimea più di quindicimila uomini, eppure fu nominato
+Generale d’armata. Castelfidardo fu un combattimento di posizione di otto
+o diecimila uomini contro cinque o seimila, eppure il Cialdini fu nominato
+Generale d’armata, e nessuno dubitò mai che que’ due Generali non
+fossero capaci di condurre più grossi eserciti.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note133">
+<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>.&#160;&#160;</span>Rapporto del generale Bixio sul fatto d’armi di Maddaloni, in data
+di Caserta, 6 ottobre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note134">
+<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>.&#160;&#160;</span><i>I Mille</i>, pag. 292-293.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note135">
+<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>.&#160;&#160;</span>È doloroso il pensare che la battaglia del 1º ottobre non abbia
+ancora ottenuto nella storia delle armi italiane il posto che le conviene.
+Storici anche autorevoli ne parlano con una leggerezza da far dubitare
+della loro serietà. A mo’ d’esempio, nella <i>Storia militare</i> del colonnello
+<span class="smcap">Carlo Corsi</span>, professore di Storia militare alla Scuola superiore di guerra
+(libro di testo anche per gli allievi della R. Accademia militare), terza
+parte, pag. 295 e seg., ci sono tali errori e di fatto e di apprezzamento
+da legittimare il sospetto che lo storico abbia mai riflettuto un
+istante alle cose da lui narrate. Noi riproduciamo qui il suo racconto,
+accompagnandolo di brevissime osservazioni, lasciando giudice il lettore
+se a siffatti romanzi convenga il nome di storia, e di storia destinata
+all’educazione della mente o del cuore della gioventù militare della patria
+nostra:
+</p>
+
+<p>
+Pag. 295. «<i>Battaglia del Volturno o di Santa Maria</i> (<i>1º ottobre</i>). — Lo
+scopo primo del radunamento delle truppe borboniche sul Volturno,
+cioè rassodar le milizie e fermar Garibaldi, era stato ottenuto; ora bisognava
+procedere alla riscossa, come Radetzky nel 1848, col massimo
+vigore. Ma invece di tener riuniti attorno a Capua quei quaranta e più
+mila uomini e adoperarli per una gran riscossa, i Generali del re Francesco
+li divisero tra Capua e Gaeta in modo che non più di un ventimila rimasero
+disponibili sul Volturno tra San Clemente e Caiazzo....»
+</p>
+
+<p>
+1º Errore. — <i>Non sappiamo d’onde lo storico abbia attinto questa
+cifra. Essa è patentemente erronea. L’esercito del Volturno sotto il comando
+del generale Ritucci componevasi di tre</i> <span class="smcap">Divisioni complete</span> <i>di fanteria ed
+una di cavalleria, e quando si aggiunga a queste le armi secondarie e il
+presidio di Capua, si supera di molto la cifra di quarantamila uomini
+da noi stabilita</i>.
+</p>
+
+<p>
+Pag. 295-296. «I Garibaldini s’erano distesi sulla sinistra del Volturno;
+debole era la loro sinistra attorno a Santa Maria, aggirabile la
+loro destra per l’alto Volturno e i monti sopra Caserta e Maddaloni. La
+loro situazione era ancora più pericolosa di quella dei Toscani a Montanara
+e Curtatone nel 1848.»
+</p>
+
+<p>
+<i>Questo lo vide e lo disse anche Garibaldi. Ma perchè lo storico non
+soggiunse che quella situazione, data l’esiguità delle forze garibaldine, era
+la sola tenibile in quel caso?</i>
+</p>
+
+<p>
+Pag. 296. «Dal lato dei Garibaldini la divisione Medici teneva Sant’Angelo,
+la divisione Cosenz Santa Maria, Türr stava presso Caserta, Bixio
+presso Maddaloni, Garibaldi aveva il suo quartiere in Caserta. Il 1º ottobre
+quindicimila Borbonici con molta cavalleria, sboccando da Capua sotto il
+comando del generale Ritucci, assaltarono all’improvviso e con molto
+impeto la sinistra dei Garibaldini a Santa Maria....»
+</p>
+
+<p>
+2º Errore. — <i>Il primo errore è dimostrato dal secondo. Se l’esercito
+borbonico sommava appena a ventimila uomini e quindicimila attaccavano
+Santa Maria, bisognerebbe supporre che all’attacco di tutto il resto della
+linea comprendente le posizioni di Sant’Angelo, Caserta, Maddaloni, il generale
+Ritucci non ne avesse impiegati che cinquemila, il che sarebbe stato
+semplicemente assurdo.</i>
+</p>
+
+<p>
+Pag. 296. «.... E di primo lancio s’impadronirono d’una gran
+parte di quella città....»
+</p>
+
+<p>
+3º Errore. — <i>I Borbonici, come narrammo, non s’impadronirono
+mai d’alcuna parte, nè grande nè piccola, di Santa Maria. Essi non poterono
+mai oltrepassare la linea di Porta Capuana</i>.
+</p>
+
+<p>
+Pag. 296. «L’attacco si estese prontamente a sinistra su Sant’Angelo,
+ove il combattimento fu vivissimo. La divisione Türr s’avanzò a
+rinforzo. Un reggimento toscano, condotto dal colonnello Malenchini, investì
+il fianco destro degli assalitori dal lato di San Tammaro....»
+</p>
+
+<p>
+4º Errore. — <i>Il Türr condusse i rinforzi sol quando fu chiamato da
+Garibaldi, il Malenchini ribattè gli assalti dell’estrema destra nemica sul lato
+di San Tammaro, ma in principio non in fine della battaglia e non in
+guisa da liberar San Tammaro, ma solo da contrastar la posizione. Il
+contr’attacco decisivo fu diretto tra Sant’Angelo e Santa Maria e capitanato,
+siccome scrivemmo, da Garibaldi in persona. Non sono, a tutto rigore,
+errori, ma inesattezze che sfigurano l’aspetto della battaglia</i>.
+</p>
+
+<p>
+Pag. 296-297. «Par tuttavia tra quelle milizie tumultuarie, composte
+la massima parte di gente eccessivamente sensitiva e affatto nuova
+alla guerra, quel vigoroso assalto cagionò grande scompiglio, anzi fuga
+e sbandata che portò lo spavento fin nel cuore di Napoli.»
+</p>
+
+<p>
+5º Errore. — <i>Di fuggiaschi e di sbandati ce ne furono di certo,
+come ce ne sono in tutti gli eserciti e in tutte le battaglie; ma parlare
+«di fuga e sbandata che portò lo spavento fino a Napoli,» come se tutto
+l’esercito garibaldino avesse dato le spalle al primo urto, è peggio che
+errore. Non si può accusare di fuga e sbandata un esercito inferiore di
+numero che contrasta il terreno per oltre sei ore e dà tempo alle sue riserve
+di soccorrerlo.</i>
+</p>
+
+<p>
+«.... Ma Garibaldi, Medici, Türr ed altri capi minori con quelle poche
+migliaia di valorosi che loro rimasero, sostennero e rintuzzarono l’attacco,
+che impetuoso da principio, poi sul più bello languì e sfumò indietro
+per mancanza di spinta, d’alimento, di buona direzione. I soldati
+aveano fatto assai bene la parte loro, ma i Generali non s’accorsero
+nemmeno dei vantaggi che aveano ottenuto, perchè erano troppo lontani
+dal luogo ove le loro truppe combattevano, e sentito che il nemico resisteva,
+invece di mandar rinforzi e spingere innanzi comandarono la
+ritirata, e l’effetto fu come di una sconfitta....»
+</p>
+
+<p>
+6º Errore. — <i>La frase ambigua: «e l’effetto fu come di una sconfitta,»
+ci toglie di penetrare la vera intenzione dell’Autore. Se egli ha voluto dire
+che la sconfitta de’ Borbonici fu più apparente che reale, i particolari della
+battaglia da noi narrati lo smentiscono</i>.
+</p>
+
+<p>
+Pag. 297. «Anche la cavalleria v’ebbe qualche parte, con isvantaggio
+dei Borbonici, che furono ricacciati dagli Usseri ungheresi. I Garibaldini
+inseguirono fin presso Capua. La perdita dei Borbonici fu di circa
+duemila uomini, quella dei Garibaldini di circa millecinquecento uomini.
+</p>
+
+<p>
+7º Errore. — <i>La cifra delle perdite borboniche è arbitraria. Se tra
+le perdite si devon computare i prigionieri, quelle de’ Borbonici superò di
+certo i quattromila. Quanto ai Garibaldini dicemmo più sopra che il danno
+loro fu di circa cinquecento morti, milletrecento feriti, milletrecento sbandati
+o prigionieri; molto maggiore quindi da quello affermato dallo storico.</i>
+</p>
+
+<p>
+Pag. 297. «Se nel concetto dei Generali del re Francesco quel fatto
+dovea essere una ricognizione (inopportunissima), il risultato più ragionevole
+avrebbe dovuto esserne una vera battaglia il dì seguente. Ma
+così non fu. Dal canto suo Garibaldi, che in quel dì s’era veduto quasi
+sfuggir di mano, insieme a tanta parte delle sue forze, la vittoria e la
+fortuna....»
+</p>
+
+<p>
+8º Errore. — <i>Come Garibaldi, che a capo di ventimila ribatte l’assalto
+di quarantamila, prende loro circa tremila prigionieri e richiude il
+rimanente in una fortezza, si sia veduto sfuggir di mano la «vittoria e
+la fortuna,» davvero non sappiamo comprendere. Che far doveva Garibaldi?
+forse dar l’assalto a Capua?</i>
+</p>
+
+<p>
+Pag. 297. «.... Aveva chiesto al Ministro del re Vittorio Emanuele
+a Napoli il sussidio di alcuni battaglioni di truppe regolari, che là
+stavano nel porto sui navigli di S. M., e quegli avea fatto sbarcare il
+primo battaglione Bersaglieri e lo avea avviato in fretta a Maddaloni
+e Caserta....»
+</p>
+
+<p>
+9º Errore. — <i>Non fu veramente Garibaldi a chieder rinforzo delle
+truppe piemontesi, bensì il suo Capo di Stato Maggiore, il Sirtori; ma tralasciando
+questo, fa maraviglia che un ufficiale dell’esercito regolare ignori
+che le truppe dell’esercito settentrionale, venute da Napoli a Caserta la sera
+del 1º ottobre, furono non solo un battaglione di Bersaglieri, ma anche un
+battaglione del 1º reggimento della brigata Re</i>.
+</p>
+
+<p>
+Pag. 297. «<i>Combattimento di Caserta</i> (<i>2 ottobre</i>). — Frattanto il corpo
+aggirante di sinistra (generale Von Mechel), passato il Volturno a Caiazzo,
+era stato ritardato dalle cattive strade nella sua marcia alla volta di Caserta,
+sicchè la sua azione tattica nella giornata del 1º non s’era estesa
+più là che a tenere a bada Bixio. La mattina del 2, non avendo ancora
+notizia di ciò che era avvenuto il dì prima e dei mutati intendimenti
+del Re, quel corpo scese su Caserta. Ma intanto che un corpo di Garibaldini,
+rinforzato dal primo battaglione Bersaglieri, lo tratteneva di fronte
+sulle alture di Caserta Vecchia, Bixio da Maddaloni si portava a tagliargli
+la ritirata al Ponte delle Valli, in conseguenza di che una parte
+di quella mal capitata colonna (duemila uomini circa) posava le armi.
+V’era in tutto ciò motivo sufficiente da crescer l’animo ai Garibaldini
+e scemarlo ai Borbonici, tra i quali i malumori contro i loro ufficiali e
+Generali proruppero allora più violenti nelle aperte accuse di viltà e tradimento.
+Garibaldi rassicurato riprese il suo disegno di manovrare contro
+la sinistra del nemico.»
+</p>
+
+<p>
+10º Errore. — <i>Gli spropositi intorno a questa giornata sono tanti, che
+davvero non ci è che una frase sola per confutarli: tutto falso. Falso che
+il corpo aggirante di sinistra, Von Mechel, passasse il Volturno a Caiazzo;
+falso che mirasse a Caserta; falso che attaccasse il Bixio a Maddaloni solo
+per tenerlo a bada. Von Mechel era già da giorni di qua dal Volturno;
+veniva dalla grande strada di Piedimonte d’Alife, marciava direttamente
+su Maddaloni coll’intendimento di sfondare l’estrema destra garibaldina
+e aprirsi di là la via per Napoli. Il corpo che passò il Volturno presso
+Caiazzo diretto su Coperta era quello del Perrone, spalleggiato dal Ruiz,
+e fu arrestato il 1º d’ottobre a Castel Morone e fatto prigioniero il 2, non
+colla sola opera del Bixio, ma con quella altresì, come dicemmo, di Garibaldi
+e del Sacchi che lo circuirono dalla loro sinistra</i>.
+</p>
+
+<p>
+E basti. Se così nei nostri Istituti militari si insegna la storia delle
+battaglie italiane, che cosa sarà mai di quella delle altre nazioni?</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note136">
+<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>.&#160;&#160;</span>La comandava il maggiore Carlo Smiles, e non il colonnello Peard
+(accrebbe lo sproposito stampando <i>Pearce</i>), come scrive il <span class="smcap">Cantù</span>, <i>Cronistoria</i>,
+vol. III, parte II, pag. 509. Nel rimanente gli spropositi, e
+usiamo mite parola, di questo libro sono tanti e tali, nella parte militare
+principalmente, che ci è impossibile, non che confutarlo, leggerla
+seriamente.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note137">
+<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>.&#160;&#160;</span>Erano settemila, sopra un esercito (contando i depositi, i presidii,
+i servigi d’amministrazione e d’intendenza) di trentacinquemila.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note138">
+<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Alberto Mario</span>, <i>Garibaldi</i>, pag. 53.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note139">
+<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>.&#160;&#160;</span>È però ammiranda, non saprei dire se più per schiettezza o per
+abilità, la Nota da lui diretta il 9 novembre alla Prussia, la sola che
+coll’Inghilterra non avesse ritirato il suo rappresentante; e nella quale
+ribatteva con stupenda eloquenza tutte le censure mosse all’occupazione
+delle Marche e dell’Umbria dal barone Schleinitz, ministro di S. M. Prussiana
+nella sua Nota del 13 ottobre. Vedi <span class="smcap">Bianchi</span>, <i>Storia docum</i>. citata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note140">
+<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>.&#160;&#160;</span>Non la ottenne però che nella seduta dell’11 ottobre, in cui fu
+votato quest’Ordine del giorno:
+</p>
+
+<p>
+«La Camera dei Deputati, mentre plaude altamente allo splendido
+valore dell’armata di terra e di mare e al generoso patriottismo dei
+Volontari, attesta la nazionale ammirazione e riconoscenza all’eroico
+generale Garibaldi che, soccorrendo con magnanimo ardire ai popoli di
+Sicilia e di Napoli, in nome di Vittorio Emanuele restituiva agl’Italiani
+tanta parte d’Italia.»
+</p>
+
+<p>
+E questo articolo di legge:
+</p>
+
+<p>
+«Il Governo del Re è autorizzato ad accettare e stabilire per reali
+decreti l’annessione allo Stato di quelle provincie dell’Italia centrale e
+meridionale, nelle quali si manifesti liberamente, per suffragio diretto
+universale, la volontà delle popolazioni di far parte integrante alla nostra
+Monarchia costituzionale.»
+</p>
+
+<p>
+Fu in quel giorno che il conte di Cavour pronunciò uno de’ più eloquenti
+ed ispirati discorsi della Tribuna italiana; e, per ardimento di
+concetti, uno de’ più rivoluzionari che uomo di Stato abbia pronunciato
+da cento anni a quest’oggi. Vedi <i>Il Conte di Cavour in Parlamento</i>,
+Discorsi raccolti da <span class="smcap">I. Artom</span> e <span class="smcap">A. Blanc</span>. Un volume. Firenze, Barbèra,
+1868.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note141">
+<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>.&#160;&#160;</span>È uno degli scritti più infelice del Farini, che pure ne dettò in
+quegli anni di felicissimi.</p>
+</div>
+<div class="footnote" id="note142">
+<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>.&#160;&#160;</span>Vedi l’Ordine del giorno del 28 settembre 1860. <span class="smcap">Pecorini</span>, op. cit.
+pag. 218-219:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caserta, 28 settembre 1860.
+</p>
+
+<p>
+»Il Quartier generale è a Caserta: i nostri fratelli dell’esercito italiano
+comandato dal bravo generale Cialdini combattono i nemici d’Italia
+e vincono.
+</p>
+
+<p>
+»L’esercito di Lamoricière è stato disfatto da quei prodi. Tutte le
+provincie serve del Papa sono libere. Ancona è nostra: i valorosi soldati
+dell’esercito del Settentrione hanno passato la frontiera e sono sul territorio
+napoletano. Fra poco avremo la fortuna di stringere quelle destre
+vittoriose.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Firmato</i>: <span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note143">
+<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>.&#160;&#160;</span>Frase del Farini a sazietà ripetuta, a sazietà rimproveratagli.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note144">
+<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>.&#160;&#160;</span>Questa, secondo la <i>Presse</i> francese, fu la lettera di Garibaldi al Re,
+portatagli dal marchese Trecchi:
+</p>
+
+<p class="indl">
+«Sire,
+</p>
+
+<p>
+»Congedate Cavour e Farini, datemi il comando d’una brigata delle
+vostre truppe; datemi Pallavicino Trivulzio per prodittatore, ed io rispondo
+di tutto.»
+</p>
+
+<p>
+Che in fatto di diritto costituzionale tutte le nozioni di Garibaldi
+si fermassero alla dittatura, questa lettera lo dimostra. Egli aveva del
+Re la stessa idea che ne ha il popolo. Il Re può fare e disfare i Ministri;
+i Ministri soli sono i cattivi genii del Re: solo il Re è buono, anzi bonario,
+come nei melodrammi, ec.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note145">
+<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>.&#160;&#160;</span>Tornata della Camera dei Deputati dell’11 ottobre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note146">
+<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>.&#160;&#160;</span>Sentenza dello <span class="smcap">Zini</span>, <i>Storia</i> citata, vol. I, parte II, pag. 757.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note147">
+<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>.&#160;&#160;</span>Si sa che il Mazzini rispose con altra lettera sdegnosa, risolutamente
+ricusando di partire.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note148">
+<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>.&#160;&#160;</span>Ecco la prima parte del decreto del prodittatore Mordini:
+</p>
+
+<p>
+«In virtù dell’autorità a lui delegata,
+</p>
+
+<p>
+»Considerando che i progressi delle armi italiane ravvicinano sempre
+più il giorno, nel quale sarà costituito sotto lo scettro costituzionale
+di Vittorio Emanuele II il Regno d’Italia;
+</p>
+
+<p>
+»Considerando essere perciò conveniente che la Sicilia si trovi preparata
+a pronunziare anch’essa il suo voto per entrare in seno alla
+grande famiglia italiana;
+</p>
+
+<p>
+»Volendo a tale oggetto stabilire le condizioni di tempo e di modo;
+</p>
+
+<p>
+»Sulla proposta del Segretario di Stato per l’interno;
+</p>
+
+<p>
+»Udito il Consiglio dei Segretari di Stato;
+</p>
+
+<p class="center">
+»Decreta e promulga:
+</p>
+
+<p>
+»Art. 1º I Collegi elettorali, costituiti ai termini del decreto dittatoriale
+del 23 giugno 1860, sono convocati per il giorno 21 ottobre
+corrente ad oggetto di eleggere i respettivi loro deputati nel numero
+stabilito all’art. 4º del decreto.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note149">
+<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>.&#160;&#160;</span>Gli avversari suoi sostennero che la risposta era stata sfavorevole
+addirittura. Ma finora il vero si nasconde per difetto di documenti.
+</p>
+
+<p>
+Il signor <span class="smcap">Caranti</span> però, nelle sue <i>Notizie intorno al plebiscito delle Provincie
+napoletane</i> (pag. 330), non s’arrischia ad affermare che il Dittatore
+avesse autorizzato il Pallavicino a proporre in Consiglio dei Ministri quel
+decreto, nè molto meno promesso di approvarlo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note150">
+<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>.&#160;&#160;</span><i>Notizie sul plebiscito nelle Provincie napoletane</i>, pag. 334.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note151">
+<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Caranti</span>, <i>Notizie sul plebiscito</i>, ec., pag. 335.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note152">
+<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>.&#160;&#160;</span>Ecco il Discorso pronunziato in quel giorno:
+</p>
+
+<p>
+«In questa Capitale regna la discordia e l’agitazione. Sapete voi
+chi l’ha eccitata? Quegli stessi che mi hanno impedito di combattere
+gli Austriaci con quarantacinquemila Volontari; che nell’anno scorso
+mi vietarono di accorrere con venticinquemila uomini alla vostra liberazione;
+quegli stessi che spedirono La Farina a Palermo, e chiesero l’immediata
+annessione, quelli cioè che volevano impedire a Garibaldi di
+passare lo Stretto e cacciare Francesco II. Si è gridato: morte a questo,
+morte a quello! Si è gridato contro i miei amici. Gli Italiani non deggiono
+gridare morte l’uno contro l’altro, essi tutti deggiono stimarsi ed
+amarsi, perchè tutti hanno contribuito a fondare l’unità d’Italia. Quando
+sorge discordia, accorrete a me. Non venga una deputazione di marchesi
+e di principi, ma di semplici popolani, ed io disperderò i dissidii e tranquillerò
+gli animi. Ieri vi dissi che sarebbe venuto il Re. Oggi ho lettera
+di lui. Il 9 le sue truppe passarono il confine, e due giorni or sono Vittorio
+Emanuele si pose alla testa del suo valoroso esercito. Laonde fra
+breve noi vedremo il nostro Re. Durante questo stato di transizione fate
+che regnino dovunque la tranquillità, la prudenza, la moderazione; si
+mostri il popolo napoletano quel bravo popolo che è. Facciamo l’Italia
+una, a dispetto di quelli che la vorrebbero scissa per tenerla schiava!» — <span class="smcap">Rustow</span>,
+op. cit., pag. 564.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note153">
+<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>.&#160;&#160;</span>Abbiamo sott’occhio tre <i>Relazioni</i> di quella importante riunione.
+</p>
+
+<p>
+<i>Alcune notizie sul plebiscito delle Provincie napoletane</i> di <span class="smcap">Biagio Caranti</span>,
+segretario particolare del Pallavicino, che scrisse colla sua approvazione,
+se non può dirsi sotto la sua dettatura.
+</p>
+
+<p>
+Una <i>Relazione</i> del generale <span class="smcap">Türr</span>, pubblicata nel 1869, che parla dei
+fatti, a cui fu parte e testimonio. Una <i>Relazione</i> infine del <i>Giornale
+Ufficiale di Napoli</i>, organo del ministro dell’interno Conforti, e che si
+deve ragionevolmente pensare riveduta ed approvata da lui. Se non che,
+mentre queste tre <i>Relazioni</i>, tutte ugualmente fededegne, sono concordi
+nei fatti sostanziali, non lo sono punto quanto ai particolari e mettono
+lo scrittore, costretto a prenderle per fonti, nella più grande incertezza.
+Sulla impossibilità pertanto di decidere quale sia la più completa e veridica,
+ci siamo appigliati al partito di comporre un’epitome di tutte e
+tre, scegliendo in ciascun racconto quelle parti che riferendosi a parole
+e fatti detti o compiuti dal raccontatore medesimo, o dal suo diretto
+ispiratore, v’è fondata ragione di credere che siano le più genuine. Il
+caso di veder narrato diversamente il medesimo fatto dagli stessi testimoni
+o attori è, pur troppo, frequentissimo, e fa correre per le vene dei
+terribili brividi di dubbio sull’autenticità della storia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note154">
+<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>.&#160;&#160;</span>Il 15 ottobre fu anche il giorno, in cui pubblicava il decreto da noi
+citato più innanzi a pag. 225. In quel giorno eran già entrati in linea
+sotto Capua a sollievo dei Garibaldini estenuati un reggimento di linea
+e tre battaglioni di Bersaglieri dell’esercito settentrionale.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note155">
+<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>.&#160;&#160;</span>Il 15 ottobre Garibaldi scriveva e mandava da Sant’Angelo quest’altro
+Manifesto:
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Per adempiere ad un voto indisputabilmente caro<br>
+alla Nazione intera determino:</i>
+</p>
+
+<p>
+»Che le Due Sicilie — che al sangue italiano devono il loro riscatto,
+e che mi elessero liberamente a Dittatore — fanno parte integrante dell’Italia
+una ed indivisibile — con suo re costituzionale Vittorio Emanuele
+ed i suoi discendenti.
+</p>
+
+<p>
+»Io deporrò nelle mani del Re — al suo arrivo — la Dittatura conferitami
+dalla nazione.
+</p>
+
+<p>
+»I Prodittatori sono incaricati dell’esecuzione del presente decreto.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Sant’Angelo, 15 ottobre 1860.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+
+<p>
+Che voleva egli dire? I Ministri ne furono allarmati e credettero
+scorgervi una nuova voltata del Generale, una seconda disdetta del plebiscito.
+Non tardarono però a ravvedersi. Garibaldi non aveva voluto con
+quelle parole che ripetere il suo programma: unire a quello del popolo
+napoletano e siculo il suo voto, e dichiarare che deponeva senza rancore
+e senza astio il potere.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note156">
+<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>.&#160;&#160;</span>L’aveva annunziata Garibaldi stesso all’esercito meridionale con
+queste parole, che sembravano scelte accuratamente per dimostrare sempre
+più che nessun antagonismo era possibile fra i due eserciti, e ch’egli,
+Garibaldi, tenne la vittoria d’entrambi per vittoria della sola nazione.
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Ordine del giorno 21 ottobre 1860.</i>
+</p>
+
+<p>
+»Il prode generale Cialdini ha vinto presso Isernia. I Borbonici
+sbaragliati hanno lasciato ottocentottanta prigionieri, cinquanta ufficiali,
+bandiere e cannoni.
+</p>
+
+<p>
+»Ben presto i valorosi dell’esercito settentrionale porgeranno la
+mano ai coraggiosi soldati di Calatafimi e del Volturno.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+
+<p>
+(<span class="smcap">Pecorini-Manzoni</span>, op. cit., pag. 291.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note157">
+<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>.&#160;&#160;</span>Aveva seco due brigate della divisione Bixio; la brigata Eber e
+De Giorgis della divisione Türr e la Legione inglese.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note158">
+<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>.&#160;&#160;</span>Di questo incontro di Garibaldi col Re fu molto favoleggiato. Fra
+le altre cose all’epico saluto di Garibaldi fu messa in bocca del Re la
+condegna risposta: «Salute al mio migliore amico,» che il Re non diede.
+</p>
+
+<p>
+Anch’io in altri scritti credetti al romanzo. Alberto Mario mi disinganna.
+La risposta del Re fu assai più prosaica, ma vogliamo ritenere
+non meno cordiale.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note159">
+<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Alberto Mario</span>, <i>Garibaldi</i>, pag. 78.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note160">
+<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>.&#160;&#160;</span>Forse, accettata l’offerta di Garibaldi, non sarebbe toccato all’esercito
+piemontese lo scacco del Garigliano (29 ottobre). Il tragitto del Garigliano
+avrebbe potuto essere tentato o almeno minacciato in più punti
+e avvenire prima e molto facilmente e sicuramente. E vado più in là: se
+Garibaldi fosse stato avvisato in tempo dell’avanzarsi de’ Sardi, avrebbe
+potuto passare prima in qualche punto il Volturno, e impedire o almeno
+turbare in modo tale ai Borbonici il passaggio del Garigliano da renderlo
+loro esiziale.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note161">
+<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>.&#160;&#160;</span>Lettera di Garibaldi al re Vittorio Emanuele, 29 ottobre 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note162">
+<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>.&#160;&#160;</span>I commenti per quella mancanza furono molti, acerbi e lunghi.
+Noi non possiamo credere ad una pensata scortesia; ma nessun impedimento
+doveva trattenere Vittorio Emanuele dal rendere all’esercito meridionale
+quel meritato onore. Se il giorno 6 il Re era impedito, la rivista
+poteva differirsi, ma egli doveva assistervi.
+</p>
+
+<p>
+Altre volte, in quei giorni, il Re, mal consigliato, mancò alle forme
+della cortesia, che erano in quel caso anco le forme della buona politica.
+</p>
+
+<p>
+Così, per esempio, fece scrivere al generale Della Rocca un Ordine
+del giorno di encomio all’esercito garibaldino, che poteva scrivere egli
+stesso!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note163">
+<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>.&#160;&#160;</span></p>
+
+<p class="center">
+«Ai miei compagni d’armi.
+</p>
+
+<p>
+»Penultima tappa del risorgimento nostro noi dobbiamo considerare
+il periodo che sta per finire, e prepararci ad attuare splendidamente lo
+stupendo concetto degli eletti di venti generazioni, il cui compimento assegnò
+la Provvidenza a questa generazione fortunata.
+</p>
+
+<p>
+»Sì, giovani! L’Italia deve a voi un’impresa che meritò il plauso
+del mondo.
+</p>
+
+<p>
+»Voi vinceste; — e vincerete, — perchè siete ormai istrutti nella
+tattica che decide delle battaglie!
+</p>
+
+<p>
+»Voi non siete degeneri da coloro ch’entravano nel fitto profondo
+delle falangi macedoniche, e squarciavano il petto ai superbi vincitori
+dell’Asia.
+</p>
+
+<p>
+»A questa pagina stupenda della storia del nostro paese ne seguirà
+una più gloriosa ancora, e lo schiavo mostrerà finalmente al libero
+fratello un ferro arruotato che appartenne agli anelli delle sue
+catene.
+</p>
+
+<p>
+»All’armi tutti! — tutti; e gli oppressori — i prepotenti sfumeranno
+come la polvere.
+</p>
+
+<p>
+»Voi, donne, rigettate lontano i codardi: — essi non vi daranno
+che codardi; — e voi, figlie della terra della bellezza, volete prode e generosa
+prole.
+</p>
+
+<p>
+»Che i paurosi dottrinari se ne vadano a trascinare altrove il loro
+servilismo, le loro miserie.
+</p>
+
+<p>
+»Questo popolo è padrone di sè. Egli vuol essere fratello degli altri
+popoli, ma guardare i protervi con la fronte alta; non rampicarsi
+mendicando la sua libertà — egli non vuole essere a rimorchio d’uomini
+a cuore di fango. No! no! no!
+</p>
+
+<p>
+»La Provvidenza fece dono all’Italia di Vittorio Emanuele. Ogni
+Italiano deve rannodarsi a lui — serrarsi intorno a lui. Accanto al Re
+Galantuomo ogni gara deve sparire, ogni rancore dissiparsi! Anche una
+volta io vi ripeto il mio grido: all’armi tutti! tutti! Se il marzo del 61
+non trova un milione d’Italiani armati, povera libertà, povera vita italiana!...
+Oh! no: lungi da me un pensiero che mi ripugna come un veleno.
+Il marzo del 61, e, se fa bisogno, il febbraio, ci troverà tutti al nostro
+posto.
+</p>
+
+<p>
+»Italiani di Calatafimi, di Palermo, del Volturno, di Ancona, di Castelfidardo,
+d’Isernia, e con noi ogni uomo di questa terra non codardo,
+non servile; tutti, tutti serrati intorno al glorioso soldato di Palestro,
+daremo l’ultima scossa, l’ultimo colpo alla crollante tirannide!
+</p>
+
+<p>
+»Accogliete, giovani Volontari, resto onorato di dieci battaglie, una
+parola d’addio! Io ve la mando commosso d’affetto dal profondo della
+mia anima. Oggi io devo ritirarmi, ma per pochi giorni. L’ora della pugna
+mi ritroverà con voi ancora — accanto ai soldati della libertà
+italiana.
+</p>
+
+<p>
+»Che ritornino alle loro case quelli soltanto chiamati da doveri imperiosi
+di famiglia, e coloro che gloriosamente mutilati hanno meritato
+la gratitudine della patria. Essi la serviranno nei loro focolari col consiglio
+e coll’aspetto delle nobili cicatrici che decorano la loro maschia
+fronte di venti anni. All’infuori di questi, gli altri restino a custodire
+le gloriose bandiere.
+</p>
+
+<p>
+»Noi ci ritroveremo fra poco per marciare insieme al riscatto dei
+nostri fratelli, schiavi ancora dello straniero, noi ci ritroveremo fra poco
+per marciare insieme a nuovi trionfi.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note164">
+<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>.&#160;&#160;</span>L’<i>Examiner</i> citato dal <i>Giornale Ufficiale di Napoli</i>, quando però
+Garibaldi era ancora Dittatore.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note165">
+<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>.&#160;&#160;</span>Garibaldi tentò istituire a Napoli anche i giurati (decreto del Dittatore,
+11 settembre 1860); ma non avendo il Ministero Conforti stimato
+opportuno di introdurre i codici che erano necessario compimento alla
+Giuría, il decreto restò lettera morta.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note166">
+<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>.&#160;&#160;</span></p>
+
+<p class="center">
+«<span class="smcap">Ministero della Guerra.</span>
+</p>
+
+<p class="center">
+»<i>Circolare a tutti gl’Ispettori delle diverse armi.</i>
+</p>
+
+<p>
+»In ordine a quanto prescrisse il Dittatore a Palermo, io rendo noto
+che l’uniforme da adottarsi per l’armata sarà perfettamente identico a
+quello dell’armata del re Vittorio Emanuele.
+</p>
+
+<p>
+»I modelli di ogni arma saranno esposti nelle sale di questo Ministero,
+affinchè tutti possano uniformarvisi esattamente.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<i>Il Ministro:</i> <span class="smcap">Cosenz</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note167">
+<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>.&#160;&#160;</span>Decreto. Palermo, 22 giugno 1860; e Napoli, 12 settembre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note168">
+<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>.&#160;&#160;</span>Decreto. Napoli, 11 settembre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note169">
+<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>.&#160;&#160;</span>Decreto. Napoli, 11 settembre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note170">
+<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>.&#160;&#160;</span>Decreto. Napoli, 19 settembre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note171">
+<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>.&#160;&#160;</span>Decreto. Napoli, 19 settembre 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note172">
+<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>.&#160;&#160;</span>Il primo prestito lo fece il Depretis all’82&#x202f;<span class="above">1</span>&#xfeff;&#8260;&#xfeff;<span class="below">2</span> ed al 5%, accettando
+in pagamento anche le cartelle del prestito siciliano del 1848 fino
+al limite della metà del prezzo della rendita medesima.
+</p>
+
+<p>
+Il Mordini ne fece un secondo, comperando tutta l’antica e nuova
+rendita. Fu questa operazione che il Cordova accusò di svantaggiosa
+(Camera dei deputati, seduta del 28 giugno 1860); ma che il Mordini
+difese valorosamente, riassumendo così la sua argomentazione:
+</p>
+
+<p>
+«Riassumendomi, dico che la sola o quasi sola mia risorsa fu l’alienazione
+dell’antica e della nuova rendita. La prima fece entrare nelle
+casse dello Stato lire 841,500, la seconda 7,743,500, in tutto 8,585,000;
+somma che, unita a quella di 896,760 ricavata dal prodittatore Depretis,
+dà un totale di 9,481,760.
+</p>
+
+<p>
+»Queste furono le risorse straordinarie di una rivoluzione di sei
+mesi, 9,481,760.» (<i>Atti della Camera dei Deputati</i>, tornata del 1º luglio
+1861, vol. II, pag. 1681.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note173">
+<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>.&#160;&#160;</span>Filippo Cordova, nel già citato suo discorso e in quello successivo
+del 1º luglio 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note174">
+<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>.&#160;&#160;</span>L’unico abuso di cui fu accusata la Dittatura, in materia di finanza,
+fu d’aver messo mano sui depositi dei privati, giacenti sul Banco di
+Napoli.
+</p>
+
+<p>
+Il deputato Crispi, nella tornata predetta, tolse a dimostrare: 1º Che
+l’accusa di violazione dei depositi è male indicata, perchè il Governo dittatoriale
+non fece che prendere il fondo di guarentigia ch’egli aveva
+presso il Banco stesso; 2º Che quando mai un simile addebito va rivolto
+ai Ministri di parte moderata, che sedevano presso Garibaldi dal 28 giugno
+al 22 luglio 1860.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note175">
+<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>.&#160;&#160;</span>Vedi Interpellanza sulle condizioni di Napoli e Sicilia dei deputati
+Massari e Paternostro nella tornata del 2 aprile 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note176">
+<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>.&#160;&#160;</span>Queste cose le ripeteva spesso; lo ridisse anche ad una Commissione
+d’Inglesi, fra cui il duca di Southerland, andato a Caprera tra il 12
+e il 13 gennaio coll’apparente scopo di visitarlo, col reale di dissuaderlo
+dal pensiero d’una spedizione nella Venezia. A questa proposizione il
+Generale rispose:
+</p>
+
+<p>
+«L’Ungheria e le provincie danubiane sono pronte a sollevarsi, e il
+moto si estenderà infallibilmente alle coste adriatiche. Venezia freme
+sotto il giogo; e da Venezia la rivoluzione si estenderà al Tirolo italiano.
+In quindici giorni si può mettere il fuoco da Mantova a Galatz, e quando
+questa immensa rivoluzione in luogo d’essere abbandonata alle sole sue
+forze, come suole avvenire in simili casi, fosse sostenuta da un’armata
+italiana, capace non di vincere, secondo il nostro avviso, ma di tenere
+in iscacco l’austriaca, non credete che le probabilità a noi favorevoli
+siano meravigliosamente accumulate e che noi azzardiamo assai meno che
+non sembri?</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note177">
+<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>.&#160;&#160;</span>Il generale Türr e G. B. Cuneo. Vedi una corrispondenza da Caprera
+alla <i>Perseveranza</i> del 23 gennaio 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note178">
+<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>.&#160;&#160;</span>Lettera di Garibaldi al Bellazzi del 29 dicembre 1860:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 29 dicembre 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Bellazzi,
+</p>
+
+<p>
+»Io desidero l’apertura concorde di tutti i Comitati italiani per
+coadiuvare al gran riscatto. Così Vittorio Emanuele, con un milione d’Italiani
+armati, questa primavera chiederà giustamente ciò che manca all’Italia.
+</p>
+
+<p>
+»Nella sacra via che si segue io desidero che scomparisca ogni
+indizio di partiti, i nostri antagonisti sono un partito, essi vogliono
+l’Italia fatta da loro col concorso dello straniero e senza di noi. Noi
+siamo la nazione, non vogliamo altro capo che Vittorio Emanuele; non
+escludiamo nessun Italiano che voglia francamente come noi. Dunque sopra
+ogni cosa si predichi energicamente la concordia, di cui abbisogniamo
+immensamente.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vostro <span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+
+<p>
+(<i>Pungolo</i> di Milano, 9 gennaio 1861.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note179">
+<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>.&#160;&#160;</span>Il generale Bixio non accettò l’incarico, riservandosi di conferire
+col generale Garibaldi a Caprera.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note180">
+<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>.&#160;&#160;</span><i>Perseveranza</i>, 23 gennaio 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note181">
+<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>.&#160;&#160;</span>Lettera del 29 ottobre di Garibaldi a Vittorio Emanuele, già citata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note182">
+<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>.&#160;&#160;</span>Decreto in data di Napoli 11 novembre, e Ordine del giorno del Comando
+supremo dell’esercito, firmato dallo stesso Vittorio Emanuele, in
+data del 12.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note183">
+<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>.&#160;&#160;</span>Fu il Fanti che nella tornata della Camera dei Deputati del 23 marzo
+1861 li dichiarò 7013, e come l’esercito garibaldino, tutti compresi,
+ondeggiò sempre tra i 35 e i 40,000, la proporzione sarebbe di un ufficiale
+per 5 soldati e <span class="above">5</span>&#xfeff;&#8260;&#xfeff;<span class="below">8</span>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note184">
+<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>.&#160;&#160;</span>Io pure, come ufficiale dimissionario dell’esercito meridionale, partecipai
+a quel litigio e mi spetta quindi la mia parte di torto. A quei
+giorni credeva alla possibilità della nazione armata; pur conservando
+l’esercito permanente, volevo anch’io che un secondo esercito di Volontari,
+modellato sui Volontari inglesi, lo integrasse e rafforzasse. Però soltanto
+in questa istituzione vedevo la soluzione della questione dell’esercito
+meridionale, e gridavo con quanto fiato avevo in gola perchè il Governo
+s’affrettasse a decretarla. Mi illudevo. Contavo sopra uno spirito militare
+che gl’Italiani non hanno e non ebbero mai. I <i>Volontari</i> sarebbero morti
+come la <i>Guardia nazionale mobile e stanziale</i>, come i <i>Tiri a segno</i>. L’Italia
+ha potuto dare a Garibaldi dai trentamila ai quarantamila Volontari (tanti
+ne ebbe nel 1866) per uno scopo determinato e per un breve periodo;
+ma un grande esercito di cento o dugentomila uomini, tali che rispondessero
+veramente al nome ed allo scopo di <i>Nazione armata</i>, e da uguagliare
+per numero ed organismo la forza dei <i>Rifles Volunteers</i>, o delle <i>Landwehr</i>
+e delle <i>Landsthurm</i> tedesche, l’Italia non potè nè volle allora, non potrà
+nè vorrà darlo giammai. L’Italia non è capace d’altre istituzioni militari,
+che di quelle che la legge impone e lo Stato fonda ed alimenta.
+Oltre di che, l’esperienza ha chiarito anche me, tardi, ma in tempo, che
+un Corpo permanente di Volontari, comandato da Garibaldi e dai Garibaldini,
+sarebbe degenerato immediatamente in un corpo politico, antagonista
+nato dell’esercito stanziale, probabile strumento di tutte le rivoluzioni,
+causa perpetua di guai, o almeno d’allarmi alla nazione. Però la risoluzione
+del Petitti di sciogliere il Corpo de’ Volontari e d’incorporarne gli ufficiali
+nell’esercito fu la più saggia che Ministro della guerra abbia presa. Ebbe
+un solo difetto, d’essere tardiva. Il Fanti è dubbio assai se l’avrebbe presa.
+Egli nutriva contro l’esercito di Garibaldi un’avversione invincibile. Come
+corpo separato e ausiliare dell’esercito, li avrebbe subiti; come parte
+dell’esercito stesso non li avrebbe accettati mai. Ed anche come Corpo
+di Volontari non sapeva decidersi nè a trasfondergli vita organica e durevole,
+nè a discioglierlo. Qui stava il maggior suo torto. Agiva come
+uomo che, fatta una incresciosa eredità, non osa rifiutarla; ma pensa disfarsene
+lentamente, lasciandola consumare dal tempo. E parlava anche
+peggio che non agiva. Infelice oratore, non sapeva nè riscaldar la lode
+coll’affetto, nè ammorbidire la censura colla cortesia. Però inacerbiva gli
+animi e rendeva sempre più aspro il conflitto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note185">
+<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>.&#160;&#160;</span>Al Bellazzi aveva scritto sino dal 29 dicembre 1860:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 29 dicembre 1860.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Bellazzi,
+</p>
+
+<p>
+»Per circostanze eccezionali io non posso accettare candidatura alcuna
+a deputato. Desidero che ciò sia notorio a tutti i Collegi, onde evitare
+l’inconveniente di dover addivenire ad altre elezioni.
+</p>
+
+<p>
+»Sono
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Suo<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+
+<p>
+(Pungolo di Milano, 8 gennaio 1861.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note186">
+<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>.&#160;&#160;</span>I giornali moderati avevano stampato che Garibaldi era venuto a
+Torino per invito del conte di Cavour. Il Generale lo smentì con questa
+lettera al Direttore del <i>Diritto</i>:
+</p>
+
+<p class="indl">
+«Signore,
+</p>
+
+<p>
+»Un foglio di Torino pubblica che io venni qui chiamato dal conte
+di Cavour.
+</p>
+
+<p>
+»Questa notizia è del tutto inesatta.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Torino, 3 aprile 1861.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note187">
+<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>.&#160;&#160;</span>Ecco testualmente la lettera:
+</p>
+
+<p class="indl">
+«Signor Presidente,
+</p>
+
+<p>
+»Alcune mie parole malignamente interpretate hanno fatto supporre
+un concetto contro il Parlamento e la persona del Re.
+</p>
+
+<p>
+»La mia devozione ed amicizia per Vittorio Emanuele sono proverbiali
+in Italia, e la mia coscienza mi vieta di scendere a giustificazioni.
+</p>
+
+<p>
+»Circa al Parlamento nazionale, la mia vita intera, dedita all’indipendenza
+e alla libertà del mio paese, non mi permette neppure di scendere
+a giustificarmi d’irriverenza verso la maestosa Assemblea dei rappresentanti
+di un popolo libero, chiamata a ricostituire l’Italia e collocarla
+degnamente accanto alle prime nazioni del mondo.
+</p>
+
+<p>
+»Lo stato deplorabile dell’Italia meridionale e l’abbandono in cui
+si trovano così ingiustamente i valorosi miei compagni d’armi, mi hanno
+veramente commosso di sdegno verso coloro che furono causa di tanti
+disordini e di tanta ingiustizia.
+</p>
+
+<p>
+»Inclinato però alla santa causa nazionale, io calpesto qualunque
+contesa individuale, per occuparmi unicamente ed indefessamente di essa.
+</p>
+
+<p>
+»Per concorrere quanto io posso a cotesto grande scopo, valendomi
+dell’iniziativa parlamentare le trasmetto un disegno di legge per l’armamento
+nazionale e la prego di comunicarlo alla Camera secondo le
+forme prescritte dal Regolamento.
+</p>
+
+<p>
+»Nutro la speranza che tutte le frazioni della Camera si accorderanno
+nell’intento di eliminare ogni superflua digressione, e che il Parlamento
+italiano porterà tutto il peso della sua autorità nel dare spinta
+a quei provvedimenti che sono più urgentemente necessari alla salute
+della patria.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Torino, 12 aprile 1861.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note188">
+<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>.&#160;&#160;</span>Ed ecco i principali articoli del suo progetto:
+</p>
+
+<p>
+«Art. 1º La Guardia nazionale sarà ordinata in tutto il Regno giusta
+le prescrizioni delle leggi vigenti nelle antiche provincie colle modificazioni
+portate dagli articoli seguenti.
+</p>
+
+<p>
+»Art. 2º I corpi destinati per far servizio di guerra prenderanno
+il nome di Guardia mobile. Essa sarà formata in divisioni, in conformità
+dei regolamenti dell’armata di terra.
+</p>
+
+<p>
+»Art. 3º Sono chiamati a far parte della Guardia mobile tutti i
+regnicoli che hanno compiuto il 18º e non oltrepassano il 35º anno di età.
+</p>
+
+<p>
+»Art. 4º Le armi, il vestito, il corredo, i cavalli e tutto il materiale
+da guerra necessario alla Guardia mobile sarà fornito interamente
+a carico dello Stato.
+</p>
+
+<p>
+»Art. 5º Il contingente della Guardia mobile è ripartito per provincie,
+per circondari, per mandamenti, a proporzione della popolazione.
+I militi sono chiamati al servizio in base della legge sul reclutamento
+dell’esercito e delle altre leggi vigenti. La durata del servizio è regolata
+dall’art. 8 della legge 27 febbraio 1859.»
+</p>
+
+<p>
+Con altri articoli erano dichiarati esenti i facenti parte dell’esercito
+e dell’armata, gl’inabili, gli unici, i primogeniti orfani, ec., e coll’ultimo
+aprivasi un credito di trenta milioni per l’armamento della Guardia
+stessa.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note189">
+<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>.&#160;&#160;</span>Furono superflue. La questione dei <i>Cacciatori</i> era morta e sepolta,
+e a nulla giovava il rivangarla. È vero che Garibaldi vi fu provocato
+dalle parole del conte di Cavour; ma sarebbe stato più generoso e certamente
+più abile lasciar cadere l’invito. Oltredichè avevan ragione
+entrambi: ragione il Cavour, che primo istitutore e protettore di quel
+Corpo fosse stato lui; ragione Garibaldi di dolersi delle difficoltà suscitategli
+in cammino, e degli scarti dell’esercito mandati a lui, e del
+Corpo degli <i>Appennini</i> promessogli dal Re e rifiutatogli dal Ministero, e
+di tant’altre angheríe. Nei discorsi così di Cavour che di Garibaldi sono
+però notevoli due cose: la prima che Garibaldi si sia dimenticato d’aver
+chiesto i <i>Cacciatori degli Appennini</i> non una, ma due volte: una a Treponti,
+e l’altra molto prima a Chivasso nel momento di intraprendere la
+sua marcia in Lombardia; la seconda che il conte di Cavour per iscusarsi
+di non avergli mandati i <i>Cacciatori degli Appennini</i>, gli abbia dato
+poi ragione che, avendo egli sempre stimata la Valtellina «un teatro
+disadatto alla sua capacità,» quella forza su quei gioghi sarebbe stata
+perduta, come già la furono i <i>Cacciatori delle Alpi</i>. Ottima ragione, e
+che dimostra, oltre a tante altre cose, che il conte di Cavour ne capiva
+delle faccende della guerra assai più di coloro che avevan l’ufficio di
+governarle.
+</p>
+
+<p>
+E finiremo la nota con un’altra osservazione. Il generale Petitti alla
+fine della seduta del 20 aprile lesse un telegramma del La Marmora, nel
+quale questi smentiva l’asserzione di Garibaldi, che i Volontari più idonei
+fossero costretti a entrar nell’esercito e soltanto gli scarti lasciati andare nei <i>Cacciatori</i>. Il generale La Marmora diceva il vero, «nessun ordine
+costringeva i Volontari a entrare piuttosto in un corpo che nell’altro»;
+ma in ogni ufficio d’arruolamento, me testimonio, c’era uno o più ufficiali
+che consigliavano i più aitanti a preferire l’esercito ai Volontari.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note190">
+<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>.&#160;&#160;</span>I giornali di Sinistra vollero vedervi la mano del conte di Cavour;
+ma basta la memoria della sua grande accortezza, non che del suo forte
+ingegno e del suo nobile carattere, per purgarlo d’ogni accusa.
+</p>
+
+<p>
+Lo Zini invece «sospetta li caporali di parte sua, e principalmente di
+quel manipolo che intorno al Minghetti s’avvoltacchiava.» (Op. cit.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note191">
+<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>.&#160;&#160;</span>Son testuali parole della <i>Monarchia Nazionale</i> di Torino, organo
+del <i>terzo partito</i>, e per i suoi intimi rapporti col Depretis, col Rattazzi
+e gran parte della Sinistra, in grado d’essere bene informato.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note192">
+<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <span class="smcap">Nicomede Bianchi</span>, <i>Il conte di Cavour</i>, pag. 83.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note193">
+<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>.&#160;&#160;</span>Nizza probabilmente.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note194">
+<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>.&#160;&#160;</span>Alludiamo all’assassinio, di cui doveva essere vittima nel 1860.
+L’ammiraglio Persano nel suo <i>Diario</i> (parte I, pag. 30 e 40) ne parla
+distesamente. Certo Valentini, caporale della fanteria di marina borbonica,
+era partito da Napoli col disegno di uccidere il Generale. Il Persano
+ne fu avvertito prima dal conte di Cavour, poi dal Villamarina, sicchè
+corse immediatamente ad informarne il Generale, pregandolo a premunirsi;
+ma il Generale non se ne volle curare! e solo per compiacere
+l’Ammiraglio ne fece parola sorridendo ad un suo aiutante di campo.
+</p>
+
+<p>
+Il Valentini tra il 15 e il 16 sbarcò a Palermo, ma essendosi accorto
+d’essere tenuto d’occhio dalla Polizia, si gettò in mare e a nuoto
+riparò sulla <i>Partenope</i>, una delle fregate della marina napoletana che
+ancoravano a quei giorni nella rada di Palermo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note195">
+<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>.&#160;&#160;</span>Dal <i>Movimento</i> di Genova, 18 agosto 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note196">
+<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>.&#160;&#160;</span>Egli mandò per avere il consiglio del Re e dei Ministri il colonnello
+Trecchi, il quale ne ricevette quella risposta.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note197">
+<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>.&#160;&#160;</span>La lettera si legge nei giornali americani, ed era del seguente
+tenore:
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Al Console degli Stati Uniti d’America.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Caprera, 10 settembre 1861.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Signore,
+</p>
+
+<p>
+»Ho veduto il signor Sanford, e sono dolente d’esser costretto a
+dire che non posso andare pel presente agli Stati Uniti. Non dubito del
+trionfo della causa dell’Unione, e che avvenga presto; ma se la guerra
+dovesse per mala sorte continuare nel vostro paese, io vincerò tutti gli
+ostacoli che mi trattengono, e mi affretterò a venire alla difesa di quel
+popolo che mi è tanto caro.
+</p>
+
+<p class="indr">
+«<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note198">
+<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>.&#160;&#160;</span>Parole di Celestino Bianchi, segretario generale del Ministero dell’interno,
+in una sua lettera a Pier Carlo Boggio, deputato al Parlamento,
+intitolata: <i>Il barone Ricasoli, Mazzini, Garibaldi e i Comitati di provvedimento.</i>
+Torino, 1862, pag. 11.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note199">
+<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>.&#160;&#160;</span>Una notizia dell’<i>Italie</i> giornale ufficioso, telegrafata il 9 (sera)
+dall’Agenzia Stefani a tutta la stampa, diceva: «Secondo le nostre informazioni,
+la conferenza di ieri tra Garibaldi e Rattazzi avrebbe avuto
+importantissimi risultati, di natura da esercitare grande influenza sui
+destini del paese.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note200">
+<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>.&#160;&#160;</span>Li dovevano comandare il maggiore Bideschini e il capitano Baghino.
+Giuseppe Guerzoni doveva tenere le funzioni di Capo di Stato
+Maggiore. I Carabinieri si organizzavano in Genova, onde il nome di
+<i>Carabinieri genovesi</i>, e gli arruolati ai primi d’aprile sommavano già a
+millecinquecento.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note201">
+<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>.&#160;&#160;</span>Il fatto fu negato invano. Il Crispi l’affermò recisamente in pieno
+Parlamento (<i>Seduta del 3 giugno 1861</i>) ed al Rattazzi stesso mancò l’animo
+di smentirlo. Del resto noi abbiamo l’aneddoto dalle labbra stesse del dottor
+Ripari, che fu appunto la persona incaricata da Garibaldi di chiedere
+al commendator Capriolo, segretario generale dell’Interno e <i>alter ego</i> del
+Rattazzi assente, la consegna della somma promessa.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note202">
+<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <span class="smcap">Giuseppe Pasolini</span>, <i>Memorie raccolte da suo figlio</i>. Imola,
+tip. I. Galeati, 1880, pag. 297.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note203">
+<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>.&#160;&#160;</span>Val la pena di riprodurre qui il discorso di Garibaldi pronunziato
+nel teatro di Parma che venne dai giornali travisato.
+</p>
+
+<p>
+Lo togliamo dalla <i>Gazzetta di Parma</i> del 2 aprile:
+</p>
+
+<p>
+«Io vi spiegherò le condizioni presenti. — Io sono repubblicano — benchè
+molti credano farsi un delitto il dirlo, non lo nascondo. — <i>Alle
+grida che s’innalzavano nella sala, soggiunse:</i> Ricordatovi che siamo forti,
+ma i forti sono tranquilli e calmi e colla calma faremo fatti. Io voglio
+farvi un’ipotesi — supponete che siamo qui in cento: se sono ottanta
+che vogliono un governo o venti un altro, i venti che violentano la volontà
+degli ottanta sono despoti, sono tiranni. Ma quegli ottanta sarà
+il governo del popolo, quello sarà la mia repubblica. Ora dunque abbiate
+in mente la concordia, lasciamo da parte i torti ricevuti per la causa
+italiana. — Io posso esser certo che quando in nome della patria e del Re
+vi chiamerò, tutti verrete. (<i>Sì, sì prolungati.</i>) Ora tornando all’ipotesi,
+gli ottanta hanno già accettato quel programma col quale dal Ticino ci
+accampammo alle falde del Vesuvio; voi ben lo conoscete — <i>Italia e
+Vittorio Emanuele</i> — e mentre noi esprimiamo il nostro principio, noi
+seguiremo quel programma. Chi non segue quel programma deve essere
+considerato come nemico della patria. Siamo leali; se l’abbiamo accettato,
+seguiamolo. Ricordiamo la concordia.
+</p>
+
+<p>
+<i>Al grido di viva Mazzini</i> disse che incaricato di parlare a Rattazzi
+e al Re per il richiamo di Mazzini, il fece e spera che non vi siano
+serii ostacoli, non essendovi ormai che un punto legale da sciogliere
+che egli non saprebbe spiegare. <i>Al grido di viva Mazzini egli ripete:</i> Io
+vi accompagno, ma io ve l’ho detto: il popolo forte deve essere calmo
+e concorde — <i>Viva Vittorio Emanuele</i> — (Si ripeterono le grida: <i>Viva
+Vittorio Emanuele</i>.) Ho fatto un discorso, esso conchiuse, che passa di
+molto la mia capacità; ma colla vostra fisonomia marziale e franca mi
+avete dato l’energia di parlare: vi saluto con affetto, o degni figli del
+lavoro, vi raccomando la concordia: nella concordia sta la salute della
+patria. Mantenetevi buoni — sarò con voi sino alla morte.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note204">
+<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>.&#160;&#160;</span>Egli infatti scriveva:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Trescorre, 6 maggio 1862.
+</p>
+
+<p>
+»Nel 5 maggio in Trescorre ho potuto corroborarmi nel concetto
+che si meritano i miei correligionari politici — confermarmi che non ci
+può essere democrazia senza onestà d’intendimento e rispetto alla volontà
+nazionale.
+</p>
+
+<p>
+»Non più diffidenze dunque in un paese che deve trovarsi compatto
+nelle ultime battaglie dell’indipendenza. I membri del Consiglio dell’Associazione
+emancipatrice, eletti nell’adunanza generale di Genova, che
+si componeva dei delegati di tutte le Associazioni liberali d’Italia, confermarono
+in questo solenne anniversario il patto fondamentale, su cui
+posa l’avvenire della patria; il concerto che lega questa nazione, che
+vuole risorgere tutta, al suo Re leale e galantuomo.
+</p>
+
+<p>
+»I nostri convincimenti furono trovati da noi tutti consentanei al
+nobile plebiscito siculo-napolitano, al programma glorioso delle nostre
+vittorie.
+</p>
+
+<p>
+»<i>Italia e Vittorio Emanuele!</i>... Ecco la nostra bandiera, ecco il voto
+consacrato dalle moltitudini, proclamato oggi dall’entusiasmo per il Re
+guerriero di mezzo milione di popolo, a cui fanno eco tutte le popolazioni. — Ecco
+la mèta a cui devono tendere tutte le aspirazioni. — Ecco
+finalmente il vangelo politico su cui posero la destra, ieri — uomini che
+mi onoro di chiamare fratelli, uomini che l’Italia ed il Re troveranno
+sempre cooperatori sulla via che conduce alla intera nazionale rigenerazione.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note205">
+<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>.&#160;&#160;</span>Citiamo i colonnelli Nullo, Missori, Guastalla, Corte, Cattabene, i
+maggiori Cucchi, Mosto, Lombardi, Bedeschini, il dottor Ripari, Benedetto
+ed Enrico Cairoli, i trentini Ergisto Bezzi, Filippo Manci, Pietro Martini;
+Paolo Francesco Savi di Genova, Alberto Mario, e potremmo raddoppiare
+la schiera.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note206">
+<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>.&#160;&#160;</span>Vedi Circolare del Ministero dell’interno, 15 aprile 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note207">
+<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>.&#160;&#160;</span>«Taluni male interpretarono la mia protesta sul <i>Diritto</i>. Soldato
+italiano, non ebbi, nè poteva avere, intenzione di lanciare contumelie
+contro l’esercito italiano, gloria e speranza della nazione. Volli soltanto
+dichiarare che dovere dei soldati italiani è di combattere i nemici della
+patria e del Re, e non di uccidere e ferire inermi cittadini. — Se il Comandante
+di Brescia avesse potuto provvedere secondo gl’impulsi del
+proprio cuore, non avremmo oggi da maledire chi fu la causa della strage,
+nè lamentare vittime di quel popolo generoso. Alle frontiere e sui campi
+di battaglia la milizia — quello e non altro è il suo posto.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Garibaldi.</span>»
+</p>
+
+<p>
+Supplemento del <i>Pungolo</i> di Milano del 23 maggio 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note208">
+<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>Diritto</i> del 4 giugno 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note209">
+<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>.&#160;&#160;</span>Vedi negli <i>Atti parlamentari</i>, Lettera di Garibaldi del 2 giugno 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note210">
+<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>.&#160;&#160;</span>Tornata della Camera dei Deputati del 3 giugno 1861.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note211">
+<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>.&#160;&#160;</span>Ci conviene tuttavia essere più esatti. Per molto tempo nella
+mente di Garibaldi l’impresa veneta e la greca andarono di conserva:
+l’una a’ suoi occhi non escludeva l’altra, a vicenda forse si aiutavano.
+Anzi fra il 7 e l’8 maggio avendo il Generale ricevuto una visita del
+generale Di Saint-Front, aiutante di campo del re Vittorio Emanuele, si
+notò che per due o tre giorni le idee e gli ordini del Generale cambiarono
+totalmente; talchè la spedizione in Tirolo parve messa in disparte
+e quella per l’Oriente ripresa più alacremente. Tanto vero che il maggiore
+Bideschini ebbe l’ordine di scegliere tra i giovani raccoltisi a Genova
+una grossa schiera, di unire ad essa una mano di marinai e di
+tenerli tutti preparati ad un imbarco. (Vedi <i>Garibaldi</i>, per <span class="smcap">F. Bideschini</span>,
+pag. 25.) Se non che, prevalendo probabilmente l’impazienza generosa
+dei Veneti e dei Trentini, e continuando ad affluire in Lombardia
+nuovi Volontari, Garibaldi lasciò che la prima trama del Trentino fosse
+ravviata e condotta fino al termine in cui la vedemmo troncata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note212">
+<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>.&#160;&#160;</span>Io era a que’ giorni segretario particolare capo del Gabinetto del
+ministro dei lavori pubblici, Agostino Depretis; ma, come ognuno sa, ero
+nello stesso tempo soldato ed amico di Garibaldi, col consenso del quale
+soltanto mi ero indotto ad accettare il posto di fiducia che l’onorevole
+Depretis mi aveva offerto. Ora io non appaio certamente questi due fatti
+per dare a credere che io tenessi nel Governo alcun importante e molto
+meno segreto ufficio politico; ma li ricordo soltanto per chiarire come
+la mia origine, il modo della mia elezione, la mutua confidenza di cui
+mi onoravano il generale Garibaldi e il ministro Depretis, facessero di
+me qualcosa di diverso, per lo meno, d’un burocratico qualsiasi e mi
+mettessero quindi in grado di essere più addentro di molti altri miei
+colleghi in taluni negozi; in quelli specialmente che concernevano la
+principale materia degli accordi a quei giorni avviati tra il Governo e
+il Generale.
+</p>
+
+<p>
+Ora dunque, essendomi recato nell’ultima settimana d’aprile a Desenzano
+per vedervi il Generale e sentire da lui a che punto stessero
+le cose circa a quei <i>Carabinieri genovesi</i>, dei quali ero predestinato a
+diventare il Capo di Stato Maggiore, il Generale mi rispose col suo ordinario
+laconismo: «Presto spero che faremo qualche cosa; fatene un
+cenno anche a Depretis, e tenetevi pronto.» Tornato a Torino come
+il Generale mi aveva detto, riferii il breve dialogo al Ministro, che
+ascoltò quasi senza rispondere; e non mi lasciò in alcun modo intravedere
+quello ch’egli pensasse di quella mia confidenza. Io non dirò come
+de’ particolari fossi informato quasi giorno per giorno dagli altri miei
+amici e commilitoni. Soltanto ai primi di maggio dovendo io accompagnare
+il ministro Depretis a Napoli, scrissi al Generale anche a nome
+di Bixio, che era a parte di tutta la trama (Vedi <i>Vita di Nino Bixio</i>,
+pag. 306 e seg.), se potevamo fare impunemente il viaggio senza pericolo
+di perdere il nostro posto nella impresa che tutto faceva credere imminente.
+Ma egli mi rispose: «Partite pure: occorrendo vi chiamerò.» Ed
+io, rassicurato come la cosa non fosse così prossima come si vociferava,
+partii, e soltanto in mare, tornando da Sicilia, seppi con qualche certezza
+le notizie degli arresti di Palazzolo e di Sarnico. Allora, appena
+arrivato a Torino, e meglio conosciuti tutti i particolari degli eventi,
+udito il consiglio de’ miei amici, reputai di non poter più servire convenevolmente
+un Ministero che dopo aver fino alla vigilia parte congiurato
+col Generale, parte tollerato ad occhi chiusi ch’egli cospirasse con chi
+voleva, gli si avventava contro all’improvviso e lo trattava come ribelle
+e poco meno che nemico. E questa pertanto fu l’unica cagione della
+dimissione ch’io diedi, in quei termini forse un po’ troppo vivaci che la
+giovinezza dovrebbe scusare, al ministro Depretis. Se poi in Parlamento
+taluni Deputati vollero farsi della mia nomina come della mia rinunzia
+un’arma di partito e tirarne a forza illazioni esorbitanti dalla logica e
+dalla verità, ciò poteva attristarmi, ma non era in me d’impedirlo. Io
+m’ero risolto a quell’atto per un profondo sentimento di dovere; ma ero
+il primo a dolermi del rumore che esso veniva facendo, e non l’avrei
+certamente voluto ingrossare con nuove polemiche che avrebbero richiesto
+di necessità nuove rivelazioni e generati scandali maggiori. Però se anche
+oggi dopo venti anni ne parlo, gli è solo perchè la necessità di questa
+storia mi vi trascina, e ciò nonostante resta ancora una parte della
+verità che stimo debito mio il tacere. Spero tuttavia che anche il poco
+che ne ho detto varrà a consigliare il signor Zini ad una onorevole ammenda.
+Egli nella sua <i>Storia</i> (vol. I, parte II, pag. 1021) ha tassata la
+mia rinuncia di «triste vanità;» ma confido che dopo le spiegazioni da
+me date vorrà dolersi della sua frase e pronunciar di me più benigna
+sentenza. Quando nol facesse saprei ben passarmene, ma egli m’avrebbe
+dato il diritto di dire che se tutti gli uomini e tutte le cose, delle quali
+giudica e manda nella sua <i>Storia</i>, sono trattati colla stessa conoscenza
+de’ fatti, ponderatezza di giudizio e temperanza di stile con cui trattò il
+mio minuscolo aneddoto, non c’è più in tutti i suoi quattro volumi una
+sola parola degna di fede.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note213">
+<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>.&#160;&#160;</span><i>Frammenti</i> citati, pag. 13 e 14.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note214">
+<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>.&#160;&#160;</span>Lo accompagnarono a Palermo, oltre il figlio Menotti, Enrico Guastalla,
+Giuseppe Missori, Giacinto Bruzzesi, Agostino Lombardi, Giuseppe
+Guerzoni, Giovanni Basso e in qualità di segretario Giuseppe Civinini.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note215">
+<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>.&#160;&#160;</span>Troviamo la frase in un periodo dei citati <i>Frammenti</i>, pag. 16:
+</p>
+
+<p>
+«Addio Marsala! terra di felice augurio. — Anche questa volta il
+tuo bravo popolo mi spinse ad opera buona — e rispose con risoluzione
+ed entusiasmo al mio grido di <i>Roma o Morte</i> — che il dispotismo crede
+d’aver sepolto con due palle di carabina; ma ch’io spero non passerà
+molto — udremo risuonare ancora più terribile di prima. — E come riveder
+Marsala senza concepire il progetto di ripigliare il tronco cammino?
+Forse perchè Buonaparte lo vietava? Ed io ho mai temuto Buonaparte?
+</p>
+
+<p>
+»Oh! Italiani — penetratevi una volta delle mie ragioni e persuadetevi
+che i tiranni hanno paura, se non si temono.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note216">
+<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>.&#160;&#160;</span>Giuseppe Guerzoni, Enrico Guastalla, Giovanni Chiassi. Accennai
+il fatto anche nella mia <i>Vita di Nino Bixio</i>, pag. 309.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note217">
+<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>.&#160;&#160;</span>Fu scritto da Giuseppe Civinini, che faceva allora da suo segretario.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note218">
+<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>.&#160;&#160;</span>Proclama del Re agl’Italiani, del 3 agosto 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note219">
+<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>.&#160;&#160;</span>Così la lettera dell’Albini come la risposta del Generale furono
+vedute dal generale Cugia e dal deputato Miceli, che l’attestarono nella
+tornata della Camera dei Deputati del 25 novembre 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note220">
+<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>.&#160;&#160;</span>Ciò è attestato, fra gli altri, dall’Autore della <i>Verità sul fatto
+d’Aspromonte per un testimonio oculare</i>. Milano, 1862, pag. 26. Che la
+lettera poi fosse quella dell’ammiraglio Albini è supposizione nostra, ragionevole
+crediamo, ma pur sempre supposizione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note221">
+<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>.&#160;&#160;</span>Vedi su questo e molti altri particolari <i>Aspromonte, Ricordi storici
+militari</i> del marchese <span class="smcap">Ruggero Maurigi</span>, già aiutante del generale Garibaldi.
+Torino, 1862; fedele ed accuratissimo diario.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note222">
+<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>.&#160;&#160;</span>Ci studieremo di colmar noi le principali, con postille cavate dai
+nostri personali <i>Ricordi</i> e dagli altri documenti che abbiamo fra mano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note223">
+<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>.&#160;&#160;</span>L’interrogativo è di Garibaldi; forse egli non ricordava più i nomi
+dei due bastimenti, eccoli: <i>Il Generale Abbatucci</i> francese della Compagnia
+Valéry francese, e il <i>Dispaccio</i> della Florio, italiano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note224">
+<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>.&#160;&#160;</span>Così il manoscritto, ma il senso riesce alquanto oscuro; dubitiamo
+che lo scrittore abbia omesso qualche parola che l’avrebbe schiarito. Certo
+voleva dire: se le fregate incrociavano al largo, egli (Garibaldi) sarebbe
+passato fra gli scogli dove le fregate non potevano inseguirlo; se invece
+ancoravano vicino agli scogli, egli sarebbe marciato diritto su di esse,
+passando tanto vicino alle loro batterie da metterle nell’impossibilità
+di colpire.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note225">
+<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>.&#160;&#160;</span>Voleva dire <i>penoso, angoscioso</i>, ec. Ma chi s’occuperebbe a riveder
+la lingua a Garibaldi!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note226">
+<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>.&#160;&#160;</span>Vapore con cui era passato il generale Bixio nel 60 colla sua
+brigata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note227">
+<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>.&#160;&#160;</span>Qui il Generale tace o dimentica che una Deputazione reggiana,
+composta dei signori Bolani, Ramirez, Bruno Rossi e Grillo, era venuta
+a Sannazzaro per avvertirlo la città essere posta in istato di assedio;
+il presidio, triplicato per soccorsi venuti da Messina, forte di circa quattromila
+uomini, disposto a sbarrargli il passo; scongiurarlo fervidamente
+a risparmiare alla città lo spettacolo e il danno d’una guerra cittadina.
+Garibaldi rispose parole concilianti e pacifiche, e sebben non lo promettesse
+esplicitamente agli oratori, avea già in cuor suo fermato di lasciare
+in disparte Reggio e prendere il sentiero dei monti.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note228">
+<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>.&#160;&#160;</span>Il torrente San Nicolò.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note229">
+<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>.&#160;&#160;</span>Devesi aggiungere che la marcia fu molestata da alcune scariche
+di moschetteria sparate dalla corazzata regia <i>Terribile</i>, specialmente contro
+il gruppo in cui marciava Garibaldi. L’avvisaglia poi di retroguardia
+a cui qui accenna il Generale ebbe luogo la mattina del secondo giorno
+di marcia, 27 agosto. Ci furono dei feriti e morti da ambe le parti.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note230">
+<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>.&#160;&#160;</span>E poteva bastare un giorno solo. La guida, o mal pratica o traditora,
+aveva fatto fare ai Garibaldini doppio cammino. Da ciò la facilità
+con cui i Regi poterono presto raggiungerli.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note231">
+<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>.&#160;&#160;</span>Eppure le <i>fascine</i> erano così poche e fradice dalla pioggia che non
+bastarono a cuocere le patate per tutti; e i più le dovettero mangiar
+crude.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note232">
+<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>.&#160;&#160;</span>Intendi: <i>Malgrado ciò; Ciò non ostante</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note233">
+<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>.&#160;&#160;</span>La forza che il colonnello Pallavicini capitanava, come si desume
+dal rapporto ufficiale del generale Cialdini, componevasi di due reggimenti
+di linea, il 20º e il 1º, e due battaglioni di bersaglieri; in totale
+sette battaglioni e tremilacinquecento uomini circa. L’ordine che il Pallavicini
+aveva ricevuto dal generale Cialdini era perentorio; «Raggiunto
+Garibaldi, attaccarlo senza più, schiacciarlo e non accordargli che la resa
+a discrezione.» — Vedi nella <i>Gazzetta Ufficiale del Regno</i> dell’8 settembre
+1862 i <i>Rapporti</i> del generale Cialdini e del colonnello Pallavicini.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note234">
+<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>.&#160;&#160;</span>Anche qui intende a modo suo il senso del verbo <i>anteporre</i>. Vuol
+dire <i>allegare, addurre, mettere innanzi.</i></p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note235">
+<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>.&#160;&#160;</span>Crediamo voglia dire <i>in gruppo</i>. La formazione che ne risaltava
+era quella che in linguaggio militare si dice <i>a potenza</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note236">
+<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>.&#160;&#160;</span>E questo fu il <i>vivo fuoco</i> di cui parla nel suo rapporto il colonnello
+Pallavicini; questo l’<i>accanito combattimento</i> che magnificò il generale
+Cialdini. Il fuoco durò poco più di dieci minuti; le perdite d’ambe
+le parti furono di cinque morti e venti feriti tra i Garibaldini; di sette
+morti e ventiquattro feriti tra i Regi, e tuttavia le perdite di questi
+sarebbero state molto minori se non avessero ricevuta la scarica garibaldina
+a brevissima distanza e quasi a bruciapelo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note237">
+<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>.&#160;&#160;</span>Allude a questo fatto. Il colonnello Pallavicini aveva inviato a
+parlamentare col Generale un suo ufficiale di Stato Maggiore. Questi però
+essendosi presentato armato senza farsi precedere da un trombetta o da
+un segnale qualsiasi, e di più avendo brutalmente intimato al Generale
+la resa a discrezione, l’atterrato ma ancor fiero Capitano era scoppiato
+in queste indignate parole: «Faccio la guerra da trent’anni e ne conosco
+meglio di voi le leggi. Non è così che si presentano i parlamentari.
+Disarmatelo.» E gli fu infatti tolta la spada, che gli venne però
+poco dopo restituita. Allora lo stesso generale Garibaldi chiese di vedere
+il Pallavicini, il quale s’affrettò a lui, ma in atteggiamento ben
+diverso del suo parlamentario. Si presentò al grande sconfitto in atto
+riverente col cappello in mano, gli s’inginocchiò dappresso e gli disse,
+con cortese accento: «Aver l’ordine d’intimargli la resa a discrezione,
+ma attendere che esprimesse i suoi desiderii.» Al che il Generale avendo
+chiesto che fosse concesso ai disertori dell’esercito regolare di mettersi
+in salvo, e per sè di essere imbarcato cogli ufficiali che in quel momento
+l’attorniavano, su una nave inglese, il colonnello rispose: che ai disertori
+avrebbe concesso quarantotto ore, e quanto alla seconda domanda ne
+avrebbe interpellato i suoi capi, non avendo egli autorità di assentirvi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note238">
+<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>.&#160;&#160;</span>Circa al trasporto vanno aggiunti questi particolari. Nella notte,
+fu trasportato nella cascina dei Forestali della Marchesina. All’alba vegnente,
+fatta con rami e frasche una barella (la migliore, dice Garibaldi
+stesso, di quante s’adoperassero <i>negli ulteriori suoi trasporti</i>), fu trasportato
+sulle braccia de’ suoi fedeli, che gareggiavano a darsi la muta fino
+alla marina di Scilla, dove il <i>Duca di Genova</i> lo attendeva per tradurlo
+alla Spezia. Quando il Generale vide la nave e ne seppe l’uso, rampognò
+sdegnato il colonnello Pallavicini che avesse mancato alle sue parole;
+ma il Pallavicini potè giustamente rispondergli «avergli soltanto promesso
+di esporre la di lui domanda al Governo, e a questo non aver mancato;
+il Governo aver risposto rifiutandola e ordinando che il prigioniero
+fosse tradotto alla Spezia; suo dovere di soldato ubbidire.»
+</p>
+
+<p>
+L’ultima e forse più penosa scena della tragica catastrofe fu quella
+di cui fu infelice protagonista il generale Cialdini. Nel punto in cui il ferito
+d’Aspromonte tragittava dalla spiaggia al mare, dal cassero d’una nave
+vicina, eretto di tutta la persona, nella posa d’un trionfatore, stava a
+contemplarlo il generale Cialdini. A che quella mostra, per lo meno
+superflua? Voleva egli, il non invidiabile vincitore, passare a rassegna
+quel lacero stuolo di prigionieri? Non era cura da lui. Bearsi della vista
+del vinto nemico? Era indegno. Ostentare impersonata in lui la maestà
+della legge vendicatrice e vendicata? Era superbo e crudele insieme.
+</p>
+
+<p>
+Quanto è più grande, in questo caso, il vinto che passa non vedendo
+o non curando l’oltraggio, e nelle sue più intime <i>Memorie</i> non ricordandolo
+nemmeno! Ma egli poteva perdonare; non lo seppero i suoi compagni, i
+quali, notata la bravata del Generalissimo regio, gli inviarono, saluto e disfida
+insieme, il grido di <i>Roma o morte</i>, che gli fu forza ascoltare in silenzio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note239">
+<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>.&#160;&#160;</span>Ecco la lettera del Console e la risposta del Generale:
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Al Generale Garibaldi</i>, Spezia (Italia).
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vienna, 1º settembre 1862.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Generale,
+</p>
+
+<p>
+»Essendovi riuscito impossibile il compiere per ora la grand’opera
+patriottica che avevate intrapreso nell’interesse della vostra patria diletta,
+mi prendo la libertà d’indirizzarvi la presente per sapere se non entrasse
+nei vostri disegni di offrirci il vostro valoroso braccio nella lotta che sosteniamo
+per la libertà e unità della nostra gran repubblica.
+</p>
+
+<p>
+»Il combattimento che sosteniamo non interessa noi soli, ma interessa
+tutto il mondo civile.
+</p>
+
+<p>
+»La gloria e l’entusiasmo con cui sareste accolto nella nostra patria,
+ove avete passata una parte della vostra vita, sarebbero immensi, e la vostra
+missione che sarebbe quella d’indurre i nostri bravi soldati a combattere
+per lo stesso principio al quale avete consacrato nobilmente tutta la
+vostra esistenza, sarebbe pienamente conforme alle vostre intenzioni.
+</p>
+
+<p>
+»Mi stimerei fortunatissimo, o Generale, se potessi ricevere da voi
+una risposta.
+</p>
+
+<p>
+»Ho l’onore di essere, ec.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Canisius</span><br>
+»Console degli Stati-Uniti d’America.»
+</p>
+
+<p class="ast">* * *</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Al signor Teodoro Canisius</i>, ec.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Varignano, 14 settembre 1862.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Signore,
+</p>
+
+<p>
+»Io sono prigioniero e pericolosamente ferito: per conseguenza m’è
+impossibile di disporre di me stesso. Tuttavia credo che, se io sarò restituito
+alla libertà e se le mie ferite guariranno, sarà giunta l’occasione favorevole
+nella quale potrò soddisfare il mio desiderio di servire la Gran Repubblica
+Americana, di cui io sono cittadino, e che oggi combatte per la
+libertà universale.
+</p>
+
+<p>
+»Ho l’onore, ec.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note240">
+<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>.&#160;&#160;</span><i>Patrie</i> del 17 settembre 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note241">
+<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>.&#160;&#160;</span>Diversa era l’opinione di Massimo d’Azeglio. Ancora due anni dopo
+Aspromonte scriveva ad Antonio Panizzi: «Dopo Aspromonte (Rattazzi
+ministro) mi fecero l’onore di chiamarmi con altri al Consiglio dei ministri,
+che doveva decidere la sorte di Garibaldi. Io dissi: <i>Sottoporlo ad
+un giudizio come ogni cittadino. E dopo la condanna, grazia del Re immediata</i>.
+Ma siccome nelle tasche della camicia rossa doveva essere rimasto
+un certo pezzo di carta, ec. ec., si pensò meglio di dargli l’amnistia,
+ch’egli rifiutò, dicendo che aveva fatto quel che doveva, ec. ec., e
+così finì,» — Vedi <i>Lettere ad Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici
+italiani</i>. Firenze, G. Barbèra, 1880, pag. 480.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note242">
+<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>.&#160;&#160;</span>Frase infelicissima, ma testuale, della <i>Relazione</i> del ministro Rattazzi
+al Re. Come la clemenza regia si potesse far dipendere dal beneplacito della
+Francia spieghi chi può!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note243">
+<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>.&#160;&#160;</span>Decreto del 5 ottobre 1862.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note244">
+<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>.&#160;&#160;</span>Visitarono e curarono il Generale, il dottor Partridge di Londra,
+Nélaton di Parigi, e fra i medici e chirurghi italiani: Porta, Bertani,
+Cipriani, Zannetti, Tommasi, Albanese, Prandina, Ripari, Basile.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note245">
+<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>.&#160;&#160;</span>Testuale. Io narrai questo ed altri episodii della malattia del Generale
+al Varignano in una lettera al <i>Movimento</i>, in data del 14 ottobre,
+e riprodotta poi da altri giornali.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note246">
+<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>.&#160;&#160;</span>Era rimasto a Caprera chirurgo ordinario del Generale il dottor
+Basile. Altri medici suoi amici non tralasciarono di visitarlo assiduamente,
+e primo fra tutti il dottor Enrico Albanese, tanto valente chirurgo
+quanto prode soldato e generosissimo amico. Egli in data del 23 gennaio
+scriveva della salute del Generale in questi termini:
+</p>
+
+<p>
+«Il Generale va meglio, e già son sei giorni che, coll’aiuto delle
+gruccie, cammina qualche poco per la stanza; la ferita non è ancora
+risanata, ma il pus diminuisce sempre, ed io ho fede che fra due mesi,
+al maximum, sarà completamente guarito. La fasciatura inamidata, ultimamente
+applicata, agisce potentemente a migliorare le condizioni locali.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Enrico Albanese</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note247">
+<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>.&#160;&#160;</span>Nel 1862 era stata ordinata la leva generale in tutto l’impero,
+ma per la Polonia prescritto che fossero esenti dal reclutamento i contadini
+ed i grandi proprietari rurali, sicchè la legge veniva a cadere soltanto
+sugli abitanti della città, quanto a dire sulla popolazione più colta
+e civile. La commozione suscitata dall’iniquo privilegio fu grandissima
+in tutta la Polonia. Il marchese Wielopolski, governatore di Varsavia,
+per recidere fin da principio i nervi alla rivolta, deliberò che tutti i designati
+al reclutamento fossero presi in una notte, e, dove essi mancassero,
+arrestati in loro vece i fratelli, i parenti, gli amici. A quest’atto
+di caccia selvaggia i Polacchi non ressero più, e nella notte del 18 gennaio
+il Comitato nazionale di Varsavia bandì la insurrezione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note248">
+<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>.&#160;&#160;</span>V. il <i>Diritto</i> del 6 marzo 1863.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note249">
+<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>.&#160;&#160;</span>Manifesto ai <i>Popoli dell’Europa</i> in data di Caprera 15 febbraio
+1863, pubblicato dal <i>Diritto</i> del 21 febbraio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note250">
+<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>.&#160;&#160;</span>Manifesto al popolo inglese da Caprera, 4 febbraio 1863, pubblicato
+dal <i>Movimento</i> di Genova.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note251">
+<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>.&#160;&#160;</span>Manifesto all’Emigrazione polacca da Caprera, 5 febbraio 1863,
+pubblicato dal <i>Diritto</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note252">
+<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>.&#160;&#160;</span>Vedi l’indirizzo da Caprera <i>ai prodi dell’esercito russo</i>, pubblicato
+dal <i>Diritto</i> e riprodotto nel <i>Pungolo</i> di Milano del 7 marzo 1863.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note253">
+<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>.&#160;&#160;</span>La lettera del Langievicz a Garibaldi fu pubblicata da parecchi
+giornali e tra gli altri dalla <i>France</i>. La troviamo ricordata anche nell’opera:
+<i>Fatti della Polonia dal 1863 in poi</i>, Venezia 1863, pag. 161.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note254">
+<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>.&#160;&#160;</span>Rammentiamo con uguale rimpianto il prode toscano Stanislao
+Bechi, fucilato dai Russi a Wloclaweck, la mattina del 17 dicembre 1863.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note255">
+<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>.&#160;&#160;</span>Crediamo il generale Wisoky e il signor Charnewsky.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note256">
+<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>.&#160;&#160;</span>Ciò si legge nel citato opuscolo su <i>Garibaldi</i> del Maggiore Bideschini,
+pag. 35. Il piroscafo giunto a Genova fu staggito dalla polizia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note257">
+<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>.&#160;&#160;</span>Si allude alle molte trame di insurrezioni, di spedizioni, di sbarchi
+orditi a Londra dall’infaticabile genio rivoluzionario di Giuseppe Mazzini,
+che era riuscito in tra il finire del 1863 e il cominciare del 1864
+ad avvolgere ne’ suoi disegni d’insurrezione in Transilvania e Gallizia
+non solo il generale Garibaldi e il generale Klapka, ma per qualche
+tempo lo stesso re Vittorio Emanuele, che di congiurare un po’ a insaputa
+de’ suoi ministri s’era sempre compiaciuto. — Vedi fra gli altri
+<i>Politica segreta italiana</i> (1863-70). Torino, Roux e Favale, 1880: specie
+il cap. II e III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note258">
+<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>.&#160;&#160;</span>Citeremo i nomi dei principali, come in parte li ricordiamo noi
+stessi e in parte li troviamo scritti nei giornali inglesi. E primo di tutti
+il signor John Richardson, notabile nel ceto dei commercianti, capo del
+Comitato delle dimostrazioni garibaldine nel 1862 ed ora presidente dello
+stesso Comitato per ricevere Garibaldi in Inghilterra. Indi il signor Peter
+Steward, ricco banchiere; il signor Andrews, membro del Consiglio della
+<i>Peninsular and Oriental Company</i>; il signor Roberto Taylor, proprietario
+di Glascow; il signor Cowen, industriale di Newcastle; i signori Seely,
+Ashley, Kinnaird, Peter Taylor, membri del Parlamento; Lord Shaftesbury
+e Lord Sutherland, membri della Camera dei Lordi; il signor Stansfeld,
+già segretario di Stato nel Gabinetto Palmerston; il signor Chambers,
+tenente colonnello dei <i>Rifles Volunteers</i>; il prof. Balley, l’avv. Edmondo
+Beales; indi la signora Sara Nathan, la signora Stansfeld, la signora Wight,
+la signora Ashurth, la signora Schwabe; infine tutta la Colonia italiana,
+di cui eran principali Panizzi, direttore del <i>British Museum</i>; l’ottico
+Negretti; i maestri di musica Campana e Arditi; i signori Costa, Semenza,
+Vivanti, Serena, Fabbricotti ed altri.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note259">
+<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>.&#160;&#160;</span>«He know the General would never lift a finger to disturb the
+England,» frase d’un libro recente su Garibaldi uscito in Inghilterra:
+<i>The Life of Giuseppe Garibaldi</i>, by <span class="smcap">J. Theodore Bent</span>, B. A. Oxon. Londra,
+Longmans, Green and Co. 1881, pag. 219; libro del resto compilato
+sopra notizie inesattissime, di cui non si veggono nè i documenti nè le
+fonti, e che soltanto in questa parte del viaggio d’Inghilterra può prestare
+qualche lume e qualche sussidio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note260">
+<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>.&#160;&#160;</span>Il <i>Daily Telegraph</i>, amico a quei giorni del Gabinetto Palmerston,
+scriveva così:
+</p>
+
+<p>
+«Tutte le voci corse sulla completa guarigione di Garibaldi erano
+quasi interamente false. La ferita ricevuta al piede fa pochi progressi
+verso la guarigione, se pure ne ha fatti. Alcuni sintomi poterono essere
+attenuati dal sollievo derivato dall’estrazione di una parte dell’osso fratturato.
+Ma la ferita in sè non è guarita. La spossatezza, ancor più che
+il male, ha grandemente influito sulla salute del Generale, e malgrado il
+vigore della sua costituzione che non ha cessato di manifestarsi nella
+potenza della sua voce, nella vivacità del suo spirito, nell’energia del suo
+patriottismo, che è in lui un’affezione personale ed appassionata, egli è
+tuttora in uno stato di notevole debolezza. Sorse dunque naturalmente
+l’idea che il mutamento di clima potesse avere un effetto benefico sulla
+sua salute e contribuire a produrre la guarigione così a lungo ritardata.
+</p>
+
+<p>
+»Si opinò eziandio che a Londra Garibaldi troverebbe cure mediche
+tali da farlo guarire perfettamente. Pertanto il Generale accettò il privato
+invito di venire in Inghilterra.
+</p>
+
+<p>
+»Egli sbarcherà a Brook nell’isola di Wight, ove passerà un mese.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note261">
+<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>.&#160;&#160;</span>Io dimoravo allora a Caprera presso il Generale prestandogli per
+preghiera sua e d’amici l’ufficio di segretario; onde ero in grado di
+seguire giorno per giorno le vicende di quel progetto di viaggio e per
+la confidenza di cui il Generale mi onorava, di conoscere su quell’argomento
+i suoi più intimi pensieri. La signora Chambers invece, credendomi
+avverso al progetto, diffidava di me e non me ne parlava affatto. La
+buona signora s’ingannava; certo a me premeva che il Generale non
+s’impegnasse in un intrigo di partiti stranieri e fosse vittima o strumento
+degli interessi o delle vanità di chicchessia; ma se il viaggio
+poteva farsi con tutte quelle condizioni che a me parevano necessarie
+a salvare con la dignità del Generale quella d’Italia, io lo desiderava
+quant’altri mai. Tutta la mia opposizione consisteva dunque nel consigliare
+il Generale ad andar cauto; ad informarsi bene chi fossero le
+persone che lo invitavano e quale mandato avessero, e quale credito godessero;
+e soprattutto quali fossero gl’intendimenti del Governo inglese,
+che sino allora almeno, erano rimasti incerti. Non appena però giunse
+a Caprera la lettera del signor Thornton Hunt, il Generale me ne
+parlò subito; e come io m’arrischiai ad esprimergli il desiderio di vederla,
+egli se la fece dare dalla signora Chambers, e il giorno dopo
+me la mostrò. Ora avendola io letta e riletta, anzi analizzata col Generale
+stesso, giacchè mi pareva che essa contenesse molte frasi ambigue,
+così ho potuto ritenerne nella mente i principali concetti, e, senza
+tema d’errare, riprodurli. Ne discussi anzi colla signora Chambers, la
+quale ormai saputomi partecipe d’ogni segreto, temendo forse di far
+peggio continuando a trattarmi ostilmente, cominciò prima a farmi vedere
+quella famosa lettera di cui ella magnificava più del giusto la importanza;
+poi a farmi via via molte confidenze, le quali non contenevano
+certo che una piccola dose di verità; ma tutta quella verità che una
+accorta diplomatica sua pari, era in dovere di confidare ad un occulto
+ed astuto rivale della mia forza!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note262">
+<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>.&#160;&#160;</span>Per non dire d’altri, lo scrittore di queste pagine.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note263">
+<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>.&#160;&#160;</span>Parrà strano certamente e bisognevole di qualche spiegazione che
+un bastimento d’una Compagnia postale potesse, senza legittima causa e
+per servigio d’un privato, deviare dalla sua rotta, venendo meno manifestamente
+ai propri doveri ed ai propri statuti. Ma dovunque compaia
+Garibaldi, alle violazioni delle norme comuni bisogna essere preparati.
+Eccone però la spiegazione. Fra i più caldi amici e zelanti fautori del
+viaggio v’era pure, come già s’è detto, un certo signor Andrews, ricco
+commerciante, <i>Mayor</i> di Londra nel 1848, e della <i>Peninsular and Oriental
+Company</i> forte ed influentissimo socio. Ora, essendosi questo signor Andrews
+tolto l’assunto di fornire al Generale i mezzi di trasporto, potè
+anche ottenere dalla sua Compagnia di navigazione una concessione che
+altri certamente non avrebbe potuto. E la concessione fu questa: che
+uno dei bastimenti della <i>Peninsulare</i> incaricati della valigia postale tra
+Marsiglia, Genova e Malta appoggiasse per poche ore a Caprera e vi
+imbarcasse il Generale.
+</p>
+
+<p>
+Siccome però quella deviazione sarebbe parsa una troppo flagrante
+violazione degli statuti, della quale avrebbero potuto essere chiamati a
+rispondere anche i governi delegati alla sorveglianza di quella Società,
+così fu pensato e adoperato quest’espediente. A Marsiglia c’era un
+vecchio vapore in riparazione, la <i>Valletta</i>; faccia essa il viaggio; appoggi
+al momento opportuno nelle acque della Maddalena; e se alcuno gli fa
+carico dello sviamento dia per scusa lo stato mal sicuro del bastimento,
+e la necessità di nuove riparazioni. Così fu escogitato, combinato, eseguito;
+così avvenne che un vapore postale della più grande Compagnia
+di navigazione di quell’anno abbandonasse la propria rotta e facesse
+aspettare per più di sei ore la <i>Valigia delle Indie</i>, per fare il comodo
+di Giuseppe Garibaldi e de’ suoi amici.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note264">
+<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>.&#160;&#160;</span>Il braccio orientale del Canale di Southampton.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note265">
+<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>.&#160;&#160;</span>In conferma delle sue intenzioni, Garibaldi lasciò al signor Negretti
+un biglietto, nel quale diceva che «non desiderava d’avere dimostrazioni
+politiche, e soprattutto non eccitare tumulti.» Questo biglietto
+fu subito pubblicato nei giornali.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note266">
+<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>.&#160;&#160;</span>Fu da tutti notato che il signor Seely, sbarcato a Cowes, in luogo
+di far tenere a Garibaldi la strada comune che passa per Newport ed
+altri luoghi popolosi dell’Isola, lo fece poi passare per strade traverse
+con gran delusione di quelle popolazioni che attendevano al passaggio
+l’eroe, ansiose esse pure di vederlo. Ma il signor Seely diede per ragione,
+di evitare al Generale altre dimostrazioni che l’avrebbero stancato
+e forse nociuto alla sua salute. Ognuno intende però che tutte quelle cure
+non erano che un eccesso di zelo del bravo gentiluomo. Del rimanente
+il giuoco del signor Seely e soci era già scoperto; infatti nella stessa
+mattina del 3 aprile un signor Walk tenne a Southampton un <i>meeting</i> di
+operai per protestare contro coloro che volevano monopolizzare Garibaldi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note267">
+<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>.&#160;&#160;</span>Restituendo la visita al Tennyson, questi gli chiese e ottenne che
+il Generale piantasse nel ricco giardino del poeta una <i>Wellingtonia gigantea</i>,
+maniera di cortesia che gl’Inglesi tengono di grande importanza
+e per chi la fa e per chi la riceve. Se non che pochi giorni dopo la
+<i>Wellingtonia</i> fu trovata ignuda di quasi tutte le sue fronde, e cercandosi
+la cagione del sacrilegio, si seppe che taluni idolatri l’avevano così spogliata
+per possedere, in alcune di quelle foglie, un ricordo di cosa toccata
+da Garibaldi. I feticismi non sono soltanto de’ popoli barbari.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note268">
+<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>.&#160;&#160;</span>Nello stesso giorno il Generale, togliendosi a tutte le feste, andava
+a visitare la signora White, sua amica ed ospite fin dal 1854,
+e madre della signora Jessie White Mario.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note269">
+<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>.&#160;&#160;</span>L’ordine della processione era il seguente: — Le bande a capo
+della processione — La società dei calzolai — Dieci <i>marescialli</i> con bandiere
+recanti il motto «Ben venuto Garibaldi» — I membri dei Comitati
+riuniti a piedi — Dieci carrozze di visitatori — La società di temperanza — Cinque
+<i>marescialli</i> con bandiere col motto «L’Eroe d’Italia» — Le
+società di commercio con la loro banda — Le minori società amiche
+(<i>Friendly Societies</i>) — Le carrozze della società dei <i>Foresters</i> — La banda
+degli <i>Old Fellows</i> — Cinque <i>marescialli</i> con bandiere «Il primo patriotta» — Dieci
+carrozze — La loggia di Memfi dei Frammassoni — Venti <i>marescialli</i> — Le
+carrozze della stampa — Venti <i>marescialli</i> — Bandiere «L’uomo
+del popolo» — La carrozza del signor Plesmal — La carrozza del signor
+Giorgio Moore (tesoriere) — La carrozza del dottor Massey — Il Comitato
+esecutivo — La carrozza del signor Chinery — Quella del signor Nicholas — Quella
+del signor Richardson — Le carrozze della nazionalità
+ungherese — Quelle della nazionalità polacca e della nazionalità italiana — La
+banda italiana — La carrozza del generale Garibaldi, col quale sedevano
+il signor Seely ed il signor Negretti, circondata da un corpo di
+<i>marescialli</i> delle Corporazioni e da un manipolo della legione Garibaldi — Le
+carrozze dei figli di Garibaldi, con la signora Seely — I segretari — Il
+seguito — Il Comitato degli operai, a piedi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note270">
+<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>.&#160;&#160;</span>C’era in un palco l’ammiraglio Mundy, quel medesimo che comandava
+la squadra inglese in Sicilia nel 1860; non appena il generale
+lo vide si levò per andarlo a visitare; l’atto cortese, notato dal pubblico,
+fu salutato da un vivissimo applauso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note271">
+<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>.&#160;&#160;</span>La casa di Lord Palmerston in Londra era a 94 Piccadilly.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note272">
+<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>.&#160;&#160;</span>Assistevano al banchetto il russo Ogareff, il tedesco Blind, gl’inglesi
+Ashurt e Taylor; gl’italiani Aurelio Saffi, Antonio Mordini e Giuseppe
+Guerzoni.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note273">
+<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>.&#160;&#160;</span>Diamo qui interi i brindisi pronunziati dai due celebri patriotti.
+</p>
+
+<p>
+Mazzini pronunziò il seguente:
+</p>
+
+<p>
+«Mon <i>toast</i> comprendra tout ce que nous aimons et tout ce pour
+quoi nous combattons:
+</p>
+
+<p>
+»A la liberté des peuples!
+</p>
+
+<p>
+»A l’association des peuples!
+</p>
+
+<p>
+»A l’homme, qui, par ses actions, est l’incarnation vivante de ces
+grandes idées!
+</p>
+
+<p>
+»A Joseph Garibaldi!
+</p>
+
+<p>
+»À la pauvre, sainte, héroïque Pologne, qui depuis plus d’une année
+combat en silence et meurt pour la liberté!
+</p>
+
+<p>
+»A la nouvelle Russie, qui, sous la devise <i>terre et liberté</i>, tendra dans
+un jour rapproché, une main de sœur à la Pologne pour la défense de la
+liberté et de l’indépendance et effacera le souvenir de la Russie des Tzars!
+</p>
+
+<p>
+»Aux Russes, qui, notre ami Herzen en tête, ont le plus travaillé
+à l’éclosion de la nouvelle Russie!
+</p>
+
+<p>
+»À la religion du devoir qui nous fera lutter jusqu’à la mort pour
+que toutes ces choses s’accomplissent!»
+</p>
+
+<p>
+Garibaldi rispose:
+</p>
+
+<p>
+«Je vais faire une déclaration que j’aurais dû faire depuis longtemps;
+il y a ici un homme qui a rendu les plus grands services à mon
+pays et à la cause de la liberté. Quand j’étais jeune et que je n’avais
+que des aspirations, j’ai cherché un homme qui pût me conseiller et
+guider mes jeunes années; je l’ai cherché comme l’homme qui a soif et
+cherche l’eau. Cet homme je l’ai trouvé; lui seul a conservé le feu sacré,
+lui seul veillait quand tout le monde dormait. Il est toujours resté
+mon ami, plein d’amour pour son pays, plein de dévouement pour la
+cause de la liberté.
+</p>
+
+<p>
+»Cet homme c’est mon ami Joseph Mazzini.
+</p>
+
+<p>
+»A mon maître!»
+</p>
+
+<p>
+Dopo una breve pausa proseguì:
+</p>
+
+<p>
+«À la Pologne, la patrie des martyrs, au pays qui se dévoue à la
+mort pour l’indépendance, au pays qui donne un sublime exemple aux
+autres peuples!
+</p>
+
+<p>
+»À la jeune Russie, au nouveau peuple, qui une fois libre et maître
+de la Russie du Tzar, est appelé à jouer un grand rôle dans les destinées
+de l’Europe!
+</p>
+
+<p>
+»A l’Angleterre, ce grand pays de la liberté qui nous donne l’hospitalité,
+à qui nous devons le bonheur de nous trouver réunis!» — Vedi
+<i>Politica segreta italiana</i> (1863-1870), Torino, Roux e Favale, 1880, pagine
+145-146.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note274">
+<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>.&#160;&#160;</span>Quella de’ Danesi fra le altre.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note275">
+<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>.&#160;&#160;</span>Menotti, tagliato fuori dalla calca, non aveva potuto penetrare in
+Guild-Hall.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note276">
+<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>.&#160;&#160;</span>Erano venuti d’Italia il colonnello Chiassi, il colonnello Missori,
+il deputato Mordini ed altri.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note277">
+<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>.&#160;&#160;</span>Tornata del 19 aprile 1864.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note278">
+<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>.&#160;&#160;</span>Nel citato libro la <i>Politica segreta italiana</i>, a proposito delle cagioni
+che il governo aveva di desiderare l’allontanamento di Garibaldi,
+si leggono a pag. 164-65 queste parole:
+</p>
+
+<p>
+«Il governo italiano aveva mandato presso quello inglese un agente
+segreto, il quale aveva fra altri il mandato di tentare che l’Inghilterra
+come espressione concreta di quella simpatia che dimostrava all’Italia
+negli omaggi resi a Garibaldi si decidesse a cedere al nuovo
+regno l’isola di Malta, come aveva ceduto alla Grecia le isole Ionie, la
+quale idea era stata comunicata e non aveva dispiaciuto alle Tuilerie....
+Ciò fece che il gabinetto di San Giacomo desiderasse più vivamente anch’egli
+che il soggiorno di Garibaldi venisse abbreviato, e che non avesse
+luogo il viaggio nelle provincie, dove accrescendosi con incalcolabili proporzioni
+l’entusiasmo popolare esso temeva che gettata in campo la proposta
+della cessione di quell’isola, la pubblica opinione eccitata lo costringesse
+ad acconsentire.»
+</p>
+
+<p>
+Ora è questa una delle tante fiabe onde codesto libro è infarcito.
+A noi consta in modo incontrovertibile che in tutto questo racconto
+<i>non c’è parola di vero</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note279">
+<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>.&#160;&#160;</span>Riproduciamo per brevità soltanto le due ultime lettere del 18 aprile.
+Della prima del 17, scritta in forma privata al Duca di Sutherland, abbiamo
+riassunto fedelmente il senso.
+</p>
+
+<p class="indr">
+«13 aprile.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Milord Duca,
+</p>
+
+<p>
+»Confermando la mia lettera di ieri, ho l’onore di parteciparvi il
+risultato d’un colloquio avuto questa mane col generale Garibaldi. Egli
+ammette di sentirsi stanco e di non essere nelle stesse disposizioni fisiche
+come al suo giungere dall’isola di Wight.
+</p>
+
+<p>
+»Mi ha parlato delle emozioni e dello strepito che lo circondano,
+formando un forte contrasto cogli usi abituali della sua vita. Quando
+parlava, osservai in lui una stanchezza mentale, forse più pronunciata
+della fisica debolezza.
+</p>
+
+<p>
+»Non potrei asserire essere impossibile lo adempiere agli impegni
+assunti, ma non esito a dirlo pericoloso.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">W. Fergusson.</span>
+</p>
+
+<p class="indl">
+»<i>A. S. G.</i><br>
+»<i>il Duca di Sutherland</i>.»
+</p>
+
+<p class="ast">* * *</p>
+
+<p class="indr">
+«18 aprile.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Mio caro Seely,
+</p>
+
+<p>
+»Leggo nei giornali che il Generale impegnossi a viaggi in tutte
+le direzioni. L’impresa è ardua e non v’ha uomo dell’arte che non la
+riconoscerebbe piena di pericoli. Ho scritto in proposito al Duca di Sutherland,
+e credo mio debito consigliare anche voi e tutti i suoi amici
+d’Inghilterra di suggerir un mezzo qualsiasi per distoglierlo dalle imprudenti
+emozioni delle sue visite progettate.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">W. Fergusson.</span>
+</p>
+
+<p class="indl">
+»<i>Al signor Carlo Seely.</i>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note280">
+<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>.&#160;&#160;</span>Fra quei due o tre amici c’era anche, in un angolo della sala,
+l’Autore di questo libro. Io vedeva da parecchi giorni quello che si tramava,
+ed ero deciso ad averne, come suol dirsi, il cuor netto. E ciò non
+perchè m’importasse che Garibaldi abbreviasse o no il suo viaggio; fallito
+anzi lo scopo politico pel quale l’avea intrapreso, non vedevo più
+ragione di prolungarlo; ma solo perchè stimavo mio preciso dovere per
+l’ufficio di fiducia che il Generale m’aveva commesso di vegliare attentamente
+a tutto ciò che si ordiva intorno a lui, e d’impedire, per quanto
+era in me, ch’egli fosse vittima d’un intrigo. Saputo pertanto delle progettate
+riunioni, mi preparai alcuni minuti prima nel salotto del Generale
+ben risoluto a non muovermi di là se il Generale stesso non me lo ordinava.
+Ma come il Generale mi parve piuttosto contento che io restassi,
+così non ostante il visibile dispetto che la mia importuna presenza cagionava
+ai congregati, restai, fermo come una sentinella, e potei quindi
+udire dal principio alla fine tutto il dialogo di quella sera memoranda.
+Il qual dialogo ho riprodotto con tutta la maggior fedeltà che mi fu concessa,
+certissimo d’averne serbate nella memoria le parole più salienti,
+e in ogni caso il senso e l’andamento.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note281">
+<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>.&#160;&#160;</span>Chi confronti la mia versione colle dichiarazioni del signor Gladstone
+ai Comuni (seduta del 21 aprile) e del signor Seely al <i>meeting</i> del
+<i>London Tavern</i> (la sera del 20) vedrà che le differenze sono quanto
+alla sostanza insignificanti. Il solo particolare dimenticato da quei due
+signori furono le parole «partirò domani,» ma io tanto quelle parole,
+come l’alzata impetuosa dalla sedia che le precedette, le vedo e le odo
+come se accadessero ora, e le riaffermo qui in tutta la loro pienezza.
+Aggiungo anzi che quelle parole caratteristiche si leggono tra le linee
+del discorso del signor Seely e non è mestieri di grande acume per comprendere
+com’egli avesse interesse ad attenuarne il senso.
+</p>
+
+<p>
+Il signor Seely al <i>London Tavern</i> disse «che Garibaldi avendo promesso
+di visitare più di trenta città, i suoi amici credevano che la promessa
+non potrebbe essere tenuta senza pregiudizio della sua salute. Per
+conseguenza, domenica a sera, il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury,
+il generale Eber, il colonnello Peard, il signor Gladstone, il signor
+Negretti ed egli stesso si riunirono a Stafford-House onde considerare
+se non fosse espediente di limitare le visite del Generale a sei od otto
+delle principali città del regno. Il Generale replicò essergli impossibile
+tirare una linea di separazione, e che <i>preferirebbe abbandonare addirittura
+l’Inghilterra</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Quella stessa mattina (la mattina in cui il Seely parlava, cioè
+il 20 aprile) il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, Saffi, il generale
+Eber, il colonnello Peard, Negretti e il signor Stansfeld avevano
+tentato far cambiare il Generale d’avviso, ma indarno.»
+</p>
+
+<p>
+Ora ognuno intende che tra le parole «abbandonare addirittura
+l’Inghilterra» e il «partirò domani» non c’è altra differenza che di
+forma; e basta poi il fatto riaccertato dallo stesso signor Seely che la
+mattina dopo il Duca di Sutherland, il Conte di Shaftesbury, ec. ec. tentarono
+far cambiare d’avviso al Generale (cioè di non partire subito)
+per confermare in ogni parte la nostra testimonianza.
+</p>
+
+<p>
+Ed ora ecco le parole dette dal signor Gladstone ai Comuni:
+</p>
+
+<p>
+«Sono tenuto al mio onorevole amico d’avermi mosso questa domanda
+per ciò che riguarda me stesso. Il fatto ch’egli ha accennato
+tiene molto commosso il popolo inglese, il quale da niente più rifugge
+che dal mistero e segreto in simili cose. Or ecco quel che veramente è
+avvenuto, e che ha fatto narrare diceríe false ed assurde. Il Duca di
+Sutherland mi fece sapere, sabato passato, che egli ed altri amici del
+Generale avevano concepito forti timori rispetto alla sua salute, e che
+un insigne medico, il signor Fergusson, pensava che s’egli avesse messo
+in effetto il disegnato giro per le provincie avrebbe assai patito.
+</p>
+
+<p>
+»Il Duca di Sutherland m’invitò ad andare da lui, quella sera, per
+consigliarci insieme intorno al da farsi.
+</p>
+
+<p>
+»Io, pensando che il Duca aveva molti titoli di gratitudine per quello
+che ha fatto pel governo, andai, com’ero stato invitato, e trovai che i
+timori erano giusti, tanto più che il Generale aveva accettato quasi cinquanta
+inviti di città vicine, e l’elenco ogni dì cresceva rapidamente.
+Il signor Fergusson chiaramente disse non poter il Generale sopportare
+le fatiche di tanti viaggi e dimostrazioni. Venuti dunque a consiglio il
+Duca, il colonnello Peard, il generale Eber e due o tre amici del Generale,
+si trovò esser nostro dovere consigliarlo a restringere il numero
+delle sue promesse, e determinasse bene prima di lasciar Londra.
+</p>
+
+<p>
+»Questo fu fatto conoscere da due amici particolari al Generale, e
+quindi fui io richiesto di parlare a lui medesimo. Così allora m’avventurai
+a mostrargli quello che ognuno doveva vedere, come l’andar incontro
+a tante fatiche non potesse essere che a danno della sua salute. Aggiunsi
+ancora che mi pareva che le magnifiche accoglienze avute in questa metropoli,
+che sono certamente uno dei più memorabili avvenimenti dei
+nostri tempi, potevano perdere un poco della loro dignità e bellezza, se
+fossero state ripetute ogni giorno in tanti luoghi diversi. Queste furono
+le cose che io dissi al Generale, nè mai dissi che era meglio partire,
+ma solamente di tenere entro a certi limiti le sue promesse.
+</p>
+
+<p>
+»Il Generale m’ascoltò con molta pazienza, indi mi rispose che
+v’era gran verità in quel che io gli avevo esposto, ma parergli che sarebbe
+assai difficile distinguere fra i desiderii e le domande d’una e
+d’altra città; che egli pensava che il fine della sua venuta in Inghilterra
+era conseguito, essendovi egli venuto, non per avere quegli onori,
+di cui egli era ricolmo, ma per ringraziare il governo ed il popolo inglese
+per quello che avevano fatto a pro della sua patria. Disse che egli
+credeva che, visitando Londra, aveva visitata tutta la nazione; che le
+promesse fatte erano tutte sotto condizione, e non si teneva più obbligato,
+quando forti cagioni l’impedissero, di adempierle. Soggiunse sperare
+di poter in altro tempo, ma senza cerimonie di gran pubblicità, tornare
+in Inghilterra, e allora potrebbe vedere molti più amici che non
+aveva ora fatto. Questo egli disse, nè pensò mai che vi fosse alcuna
+cagione politica, nè sospettò certo, come altri ha fatto, che qualche potentato
+straniero fosse mescolato in questa pratica.
+</p>
+
+<p>
+»Quanto all’Imperatore dei Francesi e al suo governo, il nobile Lord
+in questa Camera ha già detto assai chiaramente ch’egli non vi ha nulla
+a che fare. Ma molte volte avviene che una piccola verità è sorgente di molti
+errori; e in questo caso l’essere io stato chiamato per dare un consiglio,
+richiesto dal bene e dalla salute del Generale, ha fatto credere cose
+che sono al tutto senza parte alcuna di vero.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note282">
+<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>.&#160;&#160;</span>In questo terzo colloquio della mattina del 19, v’erano il Duca
+di Sutherland, il signor Eber, il signor Peard, il signor Negretti e forse
+altri, ma nè Lord Shaftesbury, nè il signor Gladstone, nè il signor Seely,
+nè il dottor Fergusson vi erano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note283">
+<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>.&#160;&#160;</span>Il dottor Basile, in una lettera al <i>Sun</i> del 19 aprile, diceva:
+</p>
+
+<p>
+«Come medico ordinario del Generale, mi credo in obbligo d’affermare
+trovarsi la sua salute nel più soddisfacente stato e la ferita del
+piede cicatrizzata da vari mesi, non aver più bisogno di cure chirurgiche....
+Sono dunque fermamente convinto che il Generale possa intraprendere
+il progettato viaggio senza pericolo.»
+</p>
+
+<p>
+Il Basile diceva la verità; ma non saprei affermare che egli fosse
+stato autorizzato dal Generale a dirla, e molto più a scrivere questa lettera.
+</p>
+
+<p>
+Il dottor Partridge nel Times del 20 pubblicava un’attestazione quasi
+consimile a quella del dottor Basile.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note284">
+<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>.&#160;&#160;</span>Il <i>Sun</i>, il <i>Morning Star</i>, l’<i>Evening Standard</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note285">
+<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>.&#160;&#160;</span>Vedi Tornate della Camera dei Lordi del 18 aprile 1864, e dei
+Comuni 19 e 21 aprile.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note286">
+<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>.&#160;&#160;</span>Ecco la testuale risposta di Garibaldi:
+</p>
+
+<p>
+«Sono profondamente grato al popolo inglese degli onori che mi ha
+resi, ma di cui mi considero indegno. Le accoglienze che ho ricevute da
+ogni classe di persone sono state tali che non le scorderò giammai.
+</p>
+
+<p>
+»Desidero ardentemente di visitare i miei vecchi amici di Newcastle
+e del Nord. Considererò se posso cambiare di determinazione dopo la
+promessa data e farò conoscere la mia risoluzione al mio amico signor
+Beales.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note287">
+<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>.&#160;&#160;</span>Ecco la lettera testuale:
+</p>
+
+<p class="indl">
+«Cari amici,
+</p>
+
+<p>
+»Accettate i ringraziamenti del mio cuore per la vostra simpatia
+e pel vostro affetto. Sarò felice se potrò rivedervi in circostanze migliori e
+quando potrò godere con tutto agio della ospitalità del vostro nobile paese.
+Pel momento io sono obbligato di lasciar l’Inghilterra. Ancora una volta,
+la mia gratitudine sarà sempre viva per voi.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»21 aprile.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note288">
+<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>.&#160;&#160;</span>Ecco la lettera:
+</p>
+
+<p>
+«Rivolgo le più vive grazie del mio cuore e i sentimenti di gratitudine
+alla nazione e al governo inglese per l’accoglienza ricevuta su
+questa libera terra. Il primo scopo della mia venuta era di compiere un
+dovere per la simpatia dimostrata a me ed alla mia patria. Questo scopo
+è raggiunto: ma bramavo eziandio di pormi a disposizione di tutti i miei
+amici inglesi e recarmi in tutti i luoghi ove poteasi dimostrare desiderio
+di me. Ora <i>non mi è lecito</i> di soddisfare tutti gl’impulsi del mio cuore.
+</p>
+
+<p>
+»Se fui causa di qualche turbamento o di qualche disinganno, ne
+chiedo perdono agli amici, i quali comprenderanno come io non potessi
+stabilire una linea di demarcazione fra i luoghi da visitare. Accettino
+perciò i miei ringraziamenti e i miei saluti.
+</p>
+
+<p>
+»Tuttavia spero in un tempo non lontano poter fare ritorno, visitare
+i miei amici nella vita domestica inglese, e mantenere quella promessa
+che oggi, con mio immenso dolore, non mi è dato poter secondare.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+
+<p>
+Giova notare che la lettera era scritta nel più perfetto inglese, e
+che il Generale non fece che firmarla. La frase «non posso stabilire una
+linea di demarcazione fra i luoghi da visitare,» già usata dal signor
+Seely al <i>meeting</i> di <i>London Tavern</i>, la fa sospettare dettata da lui.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note289">
+<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>.&#160;&#160;</span>Infatti nè i figli, nè il dottor Basile, nè il segretario Guerzoni
+erano stati invitati a Clifden Park. Oltre a ciò era stato deciso dai manipolatori
+della partenza che il Generale s’imbarcherebbe sull’<i>Ondine</i> seguíto
+dal Basso, e forse dal dottor Basile e dal figlio Ricciotti, e che
+l’altro figlio Menotti, il segretario Guerzoni e gli altri suoi amici ritornerebbero
+in Italia per altra strada. Il Generale tuttavia volle rivedere
+prima a Clifden, poi a Penquite Par, dimora del colonnello Peard, il
+suo segretario Guerzoni e questi ubbidì come diremo meglio in appresso.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note290">
+<p><span class="label"><a href="#tag290">290</a>.&#160;&#160;</span>Il documento meriterebbe essere pubblicato per intiero, ma ce ne
+trattiene la soverchia lunghezza. La prima bozza era stata concertata
+tra il segretario Guerzoni, il deputato Mordini, e, se non c’inganna la
+memoria, Aurelio Saffi. Il Guerzoni la portò a Penquite Par nella sera
+stessa del 26, dove arrivò per la linea più diretta, Londra-Bristol-Exeter-Plimouth;
+il Generale vi fece parecchie ed importanti mutazioni, e fu
+pubblicato nei giornali inglesi colla data di quella medesima sera.
+</p>
+
+<p>
+Eccone pertanto i brani più salienti:
+</p>
+
+<p class="center">
+«Al popolo inglese.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Penquite Par, Cornwall, aprile 26.
+</p>
+
+<p>
+»Al popolo inglese io non ho nulla a ricordare che esso non conosca.
+Egli sa ciò che l’Italia desidera. L’Italia ha risoluto di esistere.
+Essa ne ha il diritto, e se alcuno ne dubitasse, io aggiungerei che essa
+esiste già di fatto, e che nulla le impedirà dal completar sè stessa.
+L’Italia non desidera che di scuotere il giogo delle due avverse potenze
+che la opprimono — lasciate che il mondo l’oda — essa non può rimaner
+tranquilla finchè non avrà ottenuto questo scopo, che è fra le questioni
+di vita o di morte. Il popolo inglese che sprofonderebbe sotto il
+suo Oceano piuttosto che permettere che il sacro suolo del suo paese sia
+violato dallo straniero comprenderà quanto legittime siano le aspirazioni,
+e quanto irremovibili le risoluzioni del mio paese.
+</p>
+
+<p>
+»L’Inghilterra conosce che cooperando disinteressatamente in favore
+dei destini dell’Italia nel 1860 contribuì a promuovere l’ordine e la pace
+in Europa — quella pace e quell’ordine che soli riescono durevoli e benefici
+perchè fondati sulla giustizia e sul progresso.
+</p>
+
+<p>
+»L’Inghilterra, ne sono convinto, si confermerà sempre più in questa
+opinione che se da una parte sta all’Italia a mostrarsi forte ed essere
+realmente forte e indipendente da servili alleanze, affine di cattivarsi
+fiducia dai suoi veri amici (fra i quali il primo posto è dovuto all’Inghilterra),
+l’Inghilterra stessa vedrà dall’altra parte in quanto l’alleanza
+d’una giovine incivilita e libera nazione come l’Italia, sia preferibile alle
+eterogenee e mal sicure alleanze colle potenze dispotiche. Tuttavia io non
+posso sperare — lo dico con dolore — che l’Italia sarà atta a compiere i
+suoi destini senza correr di nuovo la terribile prova dell’armi. La voce
+dell’Inghilterra è udita e rispettata, essa è in alto grado arbitra dei
+destini dell’Europa, ma sia pienamente persuasa che essa non può sciogliere
+la questione italiana o quella di altre nazionalità, mediante alcuna
+immaginazione di compensi e negoziazioni diplomatiche. Ma in faccia al
+gran principio della solidarietà dei popoli, proclamato e sancito dalla
+coscienza universale, io non posso parlare solo dell’Italia, molto meno
+in un tempo in cui il presagio di questa vera sacra alleanza fu irrevocabilmente
+confermato quando di recente io strinsi la mano dei proscritti
+di tutte le parti dell’Europa. Lasciando questa spiaggia ospitale non
+posso nascondere più a lungo il segreto del mio cuore, raccomandando
+la causa dei popoli oppressi alla più generosa e sagace delle nazioni. — Dacchè
+il loro sorgere è certo ed il loro trionfo è fatale, l’Inghilterra
+saprà come stendere su di loro il poderoso scudo del suo nome e sostenerli
+se bisogna col suo forte braccio.
+</p>
+
+<p>
+»L’Inghilterra sa che essa non sarà sola in questa grande missione.
+Di là dello Stretto v’è un altro popolo gigante, che è stato sovente
+costretto dalle arti del dispotismo ad essere il rivale e il nemico
+di questo paese, ma che la libertà riuscirà a volgere in pacifico competitore
+e amico. — Libertà! questo è il sole che deve fecondare la sincera
+e formidabile alleanza dei due popoli della civiltà contro la barbarie, e
+per cui, senza sguainar la spada, la grand’opera della pace del mondo
+sarà realizzata.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note291">
+<p><span class="label"><a href="#tag291">291</a>.&#160;&#160;</span>Nella citata <i>Politica segreta italiana</i> (pag. 167-168) si narra che
+il Duca di Sutherland aveva proposto al Re, per mezzo del conte Maffei,
+allora consigliere di legazione a Londra, di far viaggiare Garibaldi due
+mesi nei mari d’Oriente impedendogli così di sbarcare a Caprera, d’onde
+si temeva che il Generale potesse slanciarsi in nuove avventure. Il libro
+però aggiunge che Mazzini, scoperto il complotto, lo sventò avvertendone
+per telegrafo il Generale, il quale ricevuto il dispaccio a Gibilterra chiese
+ed ottenne che la rotta dell’<i>Ondine</i> sarebbe stata in retta linea per
+Caprera. A noi mancano argomenti per confermare o smentire questo
+racconto. Diciamo solo che non ne abbiamo mai sentito a parlare. Che
+il progetto sia nato nel cervello del Duca di Sutherland par certo poichè
+esiste il dispaccio del conte Maffei che lo prova; ma non crediamo che
+il Re l’abbia approvato, nè che Mazzini abbia avuto bisogno di sventarlo.
+Soltanto il fatto meritava essere ricordato come indizio delle
+mille tranellerie da cui il Generale era circondato.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note292">
+<p><span class="label"><a href="#tag292">292</a>.&#160;&#160;</span>Il signor Assollant, nel <i>Courrier du Dimanche</i> citato da Bent,
+pag. 228, op. cit. E lo stesso Bent, dopo aver dato ragione al signor
+Assollant, soggiungeva: «From first to last Garibaldi’s visit was one
+long cheer; he was a veritable nine days’ wonder; but beyond good wishes,
+and addresses from every imaginable town that could squeeze in a word
+edgeways, Garibaldi got only a few handsful of presents from his immediate
+admirers, and when he made his second rash attempt on Homo
+in 1867 he found England no more inclined to help him than if he had
+remained quietly at home.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note293">
+<p><span class="label"><a href="#tag293">293</a>.&#160;&#160;</span>Arrivava verso le 11 del mattino. Lo seguivano il dottore Albanese,
+il segretario Guerzoni, i figli ed altri. Prendeva alloggio nella casa
+del signor Luigi Mansi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note294">
+<p><span class="label"><a href="#tag294">294</a>.&#160;&#160;</span><i>La Politica segreta italiana</i> già citata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note295">
+<p><span class="label"><a href="#tag295">295</a>.&#160;&#160;</span>Il 2 maggio in un suo biglietto autografo il Re faceva al Mazzini
+questa risposta:
+</p>
+
+<p>
+«Non è da ammettersi la frase che si sia <i>tenuto a bada</i> il partito
+d’azione, mentre gli si fece sempre intendere in modo netto e preciso
+che qualunque moto, sia interno, sia avente per iscopo un’iniziativa verso
+il Veneto, sarebbe stato impedito con ogni mezzo energico di cui si può
+disporre.
+</p>
+
+<p>
+»Essere pertanto una prova insensata che si tenterebbe senza risultato
+di sorta, che cagionerebbe guai a deplorarsi per parte dei motori.
+</p>
+
+<p>
+»La Polonia mancò ognora nelle varie sue fasi insurrezionali della
+forza vitale di espansione, e questa è la principale cagione della sua rovina,
+forse potrebbe rinascere come la fenice dalle proprie ceneri, estendendo
+le sue ramificazioni in Gallizia, Principati ed Ungheria, dove il
+terreno sarebbe facile <i>à exploiter</i> se vi fossero uomini energici ed audaci
+che servissero di <i>trait-d’union</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Se i moti in Gallizia estesi alle citate contrade prendessero le proporzioni
+di una <i>spontanea popolare</i> insurrezione da tenere fortemente occupata
+l’Austria, allora sarebbe necessario anzitutto d’aiutarla con un nucleo
+d’Italiani determinati, e così riuniti vari fecondi elementi, <i>tutti ostili al
+principale nemico</i>, si potrebbe condurre a compimento il comune desiderio.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»V. E.»
+</p>
+
+<p>
+(<i>Politica segreta</i> ec., pag. 72-73.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note296">
+<p><span class="label"><a href="#tag296">296</a>.&#160;&#160;</span>«Ottenendo il moto galliziano <i>anteriore</i>, il moto veneto dovrebbe
+seguire immediato.... Intendendo che il moto veneto <i>segua</i> rapidamente,
+è necessario aumentare l’armamento <i>fin d’ora</i>. Quindi la richiesta di
+restituzione dell’armi e del rinvio d’un uomo persecutore (Spaventa), che
+d’altra parte è screditato per ogni dove e disonora il governo.»
+</p>
+
+<p>
+Nota-<i>memorandum</i> Mazzini da rimettersi al Re. — <i>Politica segreta</i> ec.,
+pag. 77.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note297">
+<p><span class="label"><a href="#tag297">297</a>.&#160;&#160;</span>Vedi risposta del Re a Mosto, incaricato di Mazzini. — <i>Politica
+segreta</i> ec., pag. 88.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note298">
+<p><span class="label"><a href="#tag298">298</a>.&#160;&#160;</span>Il generale Klapka arrivò a Clifden il giorno stesso in cui, chiamatovi
+dal Generale, vi arrivava da Londra io pure. Lo vidi restare a
+lungo con Garibaldi e ne immaginai facilmente la cagione. — Vedi anche
+<i>Politica segreta</i> ec., pag. 87.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note299">
+<p><span class="label"><a href="#tag299">299</a>.&#160;&#160;</span>Documento di pugno del Re letto ad Antonio Mosto in presenza
+del conte Verasis di Castiglione e del signor D. Müller. Fra le altre cose
+diceva: «Che per quanto riguardava la rivoluzione in Gallizia il Re e
+il suo governo ne avevano lasciata la direzione al Klapka, ec.....» — <i>Politica
+segreta</i> ec., pag. 85.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note300">
+<p><span class="label"><a href="#tag300">300</a>.&#160;&#160;</span>«Le parti d’action (ungherese) nous a donné la main à condition
+que nous n’aurons rien à faire avec Kossuth et les généraux Klapka et
+Türr.» Parole d’una nota del signor Bulewsky, agente del Centro
+Rivoluzionario Polacco in Londra. — <i>Politica segreta</i> ec., pag. 97.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note301">
+<p><span class="label"><a href="#tag301">301</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>Politica segreta</i> ec., pag. 99.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note302">
+<p><span class="label"><a href="#tag302">302</a>.&#160;&#160;</span>Nè più nè meno però. Di preparare armi ed armati, come altri
+disse, Bixio non ebbe nessun incarico. Fu anzi per mettere in chiaro la
+verità di questa novella che io nella notte dal 4 al 5 luglio mi recai da
+lui al campo di San Maurizio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note303">
+<p><span class="label"><a href="#tag303">303</a>.&#160;&#160;</span>Radunò gli ufficiali a gran rapporto, e lo presentò loro come amico
+di Garibaldi, del Re e dell’Italia. L’eccesso stava nella presentazione
+d’un personaggio borghese non rivestito d’alcuna carica o dignità ufficiale
+ad un corpo di ufficiali.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note304">
+<p><span class="label"><a href="#tag304">304</a>.&#160;&#160;</span>Questi sono i nomi che ci occorrono alla memoria. Forse ne dimentichiamo
+alcuno. Tutti invece non poterono venire, tra gli altri Giovanni
+Chiassi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note305">
+<p><span class="label"><a href="#tag305">305</a>.&#160;&#160;</span>Come si vede, i <i>sottoscritti</i> non si sottoscrissero, e la così detta protesta
+restò quello che era in fatto, l’opera d’un solo e anonimo autore.
+Come poi il <i>Diritto</i> potesse chiamare <i>documento</i> uno scritto anonimo, è
+ciò che non riesciamo a comprendere!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note306">
+<p><span class="label"><a href="#tag306">306</a>.&#160;&#160;</span>Questa è l’ipotesi più probabile. Dai Principati non venivano da
+parecchio tempo che notizie sfavorevoli alla meditata impresa. Il governo
+del principe Cuza, sul cui assenso tacito e segreto si era contato,
+chiarivasi invece recisamente avverso ed arrestava il Frygesy, quel colonnello
+ungherese che era in Rumenia il capo ed il centro della congiura.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note307">
+<p><span class="label"><a href="#tag307">307</a>.&#160;&#160;</span>Egli aveva lasciato Torino il 6 mattina e non poteva avere conoscenza
+della lettera pubblicata il 10. A proposito del Guerzoni, in quel libro
+più volte citato, la <i>Politica segreta italiana</i>, sono spacciate tante fandonie
+che sarebbe impossibile smentirle tutte anche scrivendoci intorno un
+intero capitolo. Come però da una parte non vogliamo far servire un
+libro consacrato a Garibaldi alla nostra privata difesa, e dall’altra di
+quella difesa non sentiamo alcun bisogno, così passiamo accanto sorridendo
+alla povera cantafavola, e aspettiamo che il tempo ne faccia la
+dovuta giustizia.
+</p>
+
+<p>
+Solo un fatto è narrato in quelle pagine con poche varianti più
+maligne che importanti, ed è il congedo che Garibaldi diede al Guerzoni
+quando lo sospettò autore delle voci che a detta di taluni avevano mutata
+la risoluzione di Vittorio Emanuele e fatto abortire la progettata
+corsa in Oriente. Ora come di quel fatto il Guerzoni non si vergognò
+mai, anzi andò sempre fiero come d’una delle azioni più oneste e coraggiose
+della sua vita, così non ha alcun ritegno a narrarlo egli stesso
+più veracemente per esteso. Ingannato da mendaci rapporti, sorpresa la
+sua buona fede e nell’acciecamento del primo sdegno trasportato a pensare
+che il Guerzoni fosse stato autore o istigatore della lettera del
+10 luglio, il Generale lo fece venire a sè e gli disse con accento tuttavia
+pacato e benigno: «Guerzoni, è necessario che per qualche tempo
+ci separiamo.... La cosa però resterà fra di noi. Noi saremo sempre amici
+come prima.»
+</p>
+
+<p>
+Il Guerzoni alzò la testa alla immeritata ferita e rispose come ogni
+uomo al suo posto avrebbe fatto: «Io non ho nulla da rimproverarmi,
+Generale, — però non ho nulla da nascondere. Parli o taccia, io resterò
+sempre quale mi parto di qui, suo amico devoto e suo fedele soldato.»
+</p>
+
+<p>
+E il Guerzoni partì.... Da quel giorno non scrisse più al Generale
+che sei mesi dopo per mandargli in brevi parole i suoi augurii pel buon
+capo d’anno del 1865. Il Generale gli rispose con questa lettera:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 2 del 1865.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Mio caro Guerzoni,
+</p>
+
+<p>
+»Grazie per la lettera vostra gentile. Io vi contraccambio gli augurii
+con augurarmi d’aver compagni che vi somiglino in una battaglia
+che forma l’unica speranza della mia vita. V’invio la parola che mi
+chiedete, e sono sempre vostro
+</p>
+
+<p class="indr">
+»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+
+<p>
+Scorsi altri sei mesi egli scriveva a Benedetto Cairoli, a proposito
+della candidatura del Guerzoni a deputato:
+</p>
+
+<p>
+«Vi raccomando Guerzoni per tutti i collegi.»
+</p>
+
+<p>
+Il congedato d’Ischia poteva dirsi soddisfatto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note308">
+<p><span class="label"><a href="#tag308">308</a>.&#160;&#160;</span>Una fu pubblicata dal <span class="smcap">Farini</span> nel suo <i>Stato Romano</i>, vol. II, pag. 253.
+Firenze, 1850.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note309">
+<p><span class="label"><a href="#tag309">309</a>.&#160;&#160;</span>Anche Giuseppe Mazzini, scrivendo nel 1861 ad un Tedesco, diceva
+alla nazione germanica: «Cancellate dalla fronte della Germania la macchia
+che l’Austria vi ha messo.... Siate un popolo e c’intenderemo. L’idea
+germanica e l’idea italiana s’abbracceranno sulle Alpi libere.» — Vedi
+<i>Scritti editi e inediti</i> di <span class="smcap">Giuseppe Mazzini</span>, vol. XI, pag. 262. Roma, 1882.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note310">
+<p><span class="label"><a href="#tag310">310</a>.&#160;&#160;</span>Il Bismarck, interpellato dal La Marmora se in caso che l’Austria
+attaccasse l’Italia la Prussia sarebbe stata pronta ad accorrere in nostro
+soccorso, rispose che il Trattato dell’8 aprile non era un Trattato
+bilaterale, e che la Prussia non vi era in alcun modo vincolata ad
+aiutare l’Italia.
+</p>
+
+<p>
+Del resto chi voglia sincerarsi di quanto abbiamo detto sin qui intorno
+all’alleanza italo-prussiana veda principalmente: <i>Le général La
+Marmora et l’alliance prussienne</i>, Paris, 1868. Opera del capitano <span class="smcap">Chiala</span>,
+il più fedele e devoto interprete istoriografo del generale La Marmora. — <i>Due
+anni di politica italiana</i>. Milano, 1868, di <span class="smcap">Stefano Jacini</span>, nel 1866
+ministro dei lavori pubblici del gabinetto La Marmora e principale confidente
+e consigliere del Generale stesso. — <i>Un po’ più di luce sugli eventi
+politici e militari dell’anno 1866</i>, pel generale <span class="smcap">Alfonso La Marmora</span>. Firenze,
+G. Barbèra editore, 1873. — <i>Il generale Alfonso La Marmora, Ricordi
+biografici</i> di <span class="smcap">Giuseppe Massari</span>. Firenze, G. Barbèra editore, 1880.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note311">
+<p><span class="label"><a href="#tag311">311</a>.&#160;&#160;</span><i>La Campagna del 1866 in Italia</i>, redatta dalla Sezione Storica
+del Corpo di Stato Maggiore. Roma, 1875, vol. I, pag. 65 e 66.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note312">
+<p><span class="label"><a href="#tag312">312</a>.&#160;&#160;</span>Vedi op. cit., pag. 67.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note313">
+<p><span class="label"><a href="#tag313">313</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <i>Cenni Storici sui Preliminari della Guerra del 1866</i>, ec. del
+capitano <span class="smcap">Luigi Chiala</span>, pag. 580.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note314">
+<p><span class="label"><a href="#tag314">314</a>.&#160;&#160;</span>Al ministro della guerra, generale Pettinengo, scriveva:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 14 maggio 1866.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Signor Ministro,
+</p>
+
+<p>
+»Accetto con vera gratitudine le disposizioni emanate da S. M. in
+riguardo ai Corpi volontari, riconoscente alla fiducia in me riposta con
+l’affidarmene il comando. Voglia essere interprete presso S. M. di questi
+miei sentimenti nella speranza di poter subito concorrere col glorioso
+nostro esercito al compimento dei destini nazionali.
+</p>
+
+<p>
+»Ringrazio la Signoria sua della cortesia colla quale si è degnata
+farmene partecipazione.
+</p>
+
+<p>
+»Voglia credermi della Signoria sua
+</p>
+
+<p class="indr">
+»devotissimo<br>
+»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note315">
+<p><span class="label"><a href="#tag315">315</a>.&#160;&#160;</span>Questo scriveva in quei giorni ai signori Valzania, Caldesi, Bagnasco,
+noti repubblicani. Per brevità citeremo solo la lettera a quest’ultimo:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 11 maggio 1866.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Caro Bagnasco,
+</p>
+
+<p>
+»È cosa utile al paese che in ogni modo tutti siamo pronti e concordi.
+E questione di vita o di morte perla patria, e sta all’Italia tutta
+il problema.
+</p>
+
+<p>
+»Io accetterò tutti coloro che vogliono combattere lo straniero oppressore.
+Per le istruzioni dirigetevi ai nostri amici della Commissione; e fra
+gli altri a Benedetto Cairoli. Bando alle gare ed alle opinioni, e facciamo.
+</p>
+
+<p>
+»Credetemi
+</p>
+
+<p class="indr">
+»vostro sempre<br>
+»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note316">
+<p><span class="label"><a href="#tag316">316</a>.&#160;&#160;</span><i>La Campagna del 1866 in Italia</i>, redatta dalla Sezione Storica del
+Corpo di Stato Maggiore, tomo I, pag. 129.
+</p>
+
+<p>
+Vi fu chi disse che il piano di guerra di Garibaldi era simile in
+tutto a quello del generale Moltke e dello Stato Maggiore prussiano dichiarato
+nella celebre Nota del signor D’Usedom, ministro del re di Prussia
+a Firenze.
+</p>
+
+<p>
+Chi abbia letto quella Nota e la confronti colle parole testè citate
+della <i>Relazione Ufficiale</i>, vedrà che tra i due concetti corre una capitale
+differenza. Entrambi, è ben vero, s’accordavano nel pensiero di non arrestarsi
+intorno al quadrilatero, di girarlo o di attraversarlo; entrambi
+credevano che compiuta questa prima operazione e «quando la sorte fosse
+propizia sul principio ai due alleati» (parole della Nota Usedom), l’Italia
+dovesse spingere un forte Corpo di spedizione nel cuore dell’impero austriaco;
+ma circa alla strada che quel Corpo dovesse tenere e al modo
+con cui doveva operare, dissentivano grandemente. Garibaldi infatti, come
+fu già detto, voleva sbarcare presso Trieste allo scopo di prendere a rovescio
+l’esercito austriaco e tagliarlo da Vienna; lo Stato Maggiore prussiano
+voleva uno sbarco nella Dalmazia, il quale appoggiandosi ad una
+ipotetica insurrezione slavo-ungherese, desse la mano all’esercito prussiano
+e marciasse su Vienna.
+</p>
+
+<p>
+Il Generale italiano, rivoluzionario dalla nascita, non pensava che ad
+una operazione prettamente militare; il Generale prussiano, militare nel
+sangue, aveva in mente una operazione rivoluzionaria.
+</p>
+
+<p>
+Quale dei due concetti fosse migliore sarebbe ormai superfluo il discutere.
+Certo il disegno prussiano appare a prima giunta più audace e
+più vasto; ma esso aveva, secondo noi, il grave difetto di fondarsi sopra
+una rivoluzione di popoli che nessun indizio prometteva, e di calcolare
+sopra una vittoria delle armi prussiane che era ancora nei segreti
+del fato. Si supponga la insurrezione slavo-ungherese fallita; si immagini
+una Sadowa favorevole all’Austria, che cosa avrebbe fatto il Corpo
+di spedizione italiano? Che cosa sarebbe accaduto a Garibaldi nel cuore
+dell’impero austriaco?
+</p>
+
+<p>
+Non per questo crediamo che il progetto prussiano meritasse lo sdegnoso
+disprezzo con cui lo trattò il generale La Marmora. Anzitutto l’accusa
+da lui mossa a quel progetto, che volesse la spedizione transadriatica
+prima che l’esercito italiano avesse preso posizione alle spalle del quadrilatero
+è affatto gratuita; e le parole stesse dell’Usedom, che pure
+nella sua qualità di diplomatico non era obbligato a spiegarsi con tutta
+la precisione del linguaggio militare, la smentiscono completamente. La
+Nota Usedom, infatti, muove dal supposto che l’esercito italiano abbia
+già <i>attraversato e girato il quadrilatero e vinto una battaglia in campo
+aperto</i>; ed evidentemente coordina e subordina tutte le operazioni proposte
+al di là dell’Adriatico, a quella ipotesi. Il generale La Marmora dunque,
+rimproverando allo Stato Maggiore prussiano un assurdo, che davvero
+sarebbe stato enorme, non faceva che pensarlo egli stesso e da sè solo.
+Ma non è qui il punto.
+</p>
+
+<p>
+Il torto del generale La Marmora non consistette già nel respingere
+un disegno che anche nella felice ipotesi d’una piena vittoria in Italia
+sarebbe pur sempre stato temerario e pericolosissimo; il torto del Generale
+stette, e starà sempre, nell’essersi rifiutato di esaminare, di discutere
+quel disegno, nell’averlo nascosto a’ suoi colleghi del ministero e
+dell’esercito; nell’aver perciò impedito che potesse di comune accordo
+fra i due alleati essere corretto e modificato, reso più utile e praticabile.
+</p>
+
+<p>
+Ma a che pro esaminare i torti del generale La Marmora nel 1866?
+A che mai fargli colpa di non aver nemmeno degnato di discussione i
+disegni del suo alleato, se non eseguì quelli che aveva combinati col
+suo primo luogotenente in Italia, col generale Cialdini, anzi che aveva
+sanciti egli stesso, poichè nella sua qualità di <i>Capo dello Stato Maggiore
+generale</i> dell’esercito stava a lui il comandare?
+</p>
+
+<p>
+Che se gli apologisti del La Marmora sorgono a dire che il piano
+combinato col Cialdini era diverso; che il passaggio del Po doveva essere
+l’accessorio e l’irruzione dal Mincio il principale, allora noi chiediamo,
+e lo chiederà sempre, vivaddio, la storia, perchè questa irruzione
+non fu almeno preparata cogli accorgimenti e le precauzioni che l’arte
+suggeriva per assicurarne il trionfo, tanto più facile al generale La Marmora
+quanto meno gli erano mancati quei due fattori essenziali d’ogni
+vittoria: il tempo e la forza?</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note317">
+<p><span class="label"><a href="#tag317">317</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <span class="smcap">L. Chiala</span>, <i>Cenni Storici sui Preliminari della Guerra</i>, vol. I,
+pag. 584.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note318">
+<p><span class="label"><a href="#tag318">318</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Chiala</span>, op. cit., vol. I, pag. 585 e 588.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note319">
+<p><span class="label"><a href="#tag319">319</a>.&#160;&#160;</span>A Lecco, per esempio, dal terrazzo dell’albergo <i>La Croce di Malta</i>,
+diresse alla moltitudine de’ Garibaldini, stipata giù nella piazza, queste
+parole:
+</p>
+
+<p>
+«<i>Amici!</i> — Voi sapete che in questo mondo ci vuol fortuna quasi
+in ogni cosa; ci vuol fortuna pel marinaio che alcune volte in mezzo al
+mare incontra uno scoglio, altre volte invece scopre un tesoro; ci vuol
+fortuna per il soldato, che spesso stando tra l’ultime file trova una palla,
+mentre un altro che trovasi tra i primi, rimane illeso.
+</p>
+
+<p>
+»Ora voi siete una generazione fortunata, io vo declinando in età,
+e mi chiamo felicissimo d’essere ancora con voi. Prima di voi furonvi
+mille generazioni che vedevano i lor campi calpestati dallo straniero, e
+le loro donne in preda di truppe mercenarie, e voi questa terra la libererete,
+i vostri figli e nipoti alzeranno la fronte e si glorieranno del
+vostro nome, io ve lo dico: voi siete destinati a vincere e dire agli
+eserciti stranieri che hanno la boria di credersi invincibili, perchè si chiamano
+organizzati, che diano un fucile a voi altri che avete chi berretto,
+chi cilindro, chi fazzoletto bianco in capo, e vedranno cosa saprete fare.
+</p>
+
+<p>
+»Io sono contento d’essere con voi e per certo faremo qualche cosa....
+Non è vero?» — (<i>Pungolo</i> di Milano, 14 giugno, supplemento pag. 2.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note320">
+<p><span class="label"><a href="#tag320">320</a>.&#160;&#160;</span>Lo accompagnavano nella esplorazione il suo vecchio segretario
+Basso e il capitano Ergisto Bezzi, uno dei prodi trentini che insieme ai
+Bronzetti, ai Manci, ai Tranquillini, ai Martini, ai Fontana, ai Bolognini,
+agli Zancani si incontravano dal 59 in poi su tutti i campi di battaglia
+dell’indipendenza italiana ad attestare col valore, e spesso col
+sangue e col martirio, l’indelebile italianità della loro terra.
+</p>
+
+<p>
+Il Generale s’avvicinò tanto agli accampamenti nemici che fu a
+occhio nudo riconosciuto, sicchè i suoi compagni tremarono qualche
+istante per lui.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note321">
+<p><span class="label"><a href="#tag321">321</a>.&#160;&#160;</span>Non v’erano che due compagnie de’ nostri. Vi fecero prodezze il
+trentino Bezzi già nominato e il friulano Celli, il quale sostenne un vero
+singolar certame con un ufficiale austriaco, uscendo dal conflitto tagliuzzato
+e pesto in più parti del corpo, ma lasciando morente sul terreno
+il suo avversario.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note322">
+<p><span class="label"><a href="#tag322">322</a>.&#160;&#160;</span>Molti scrittori militari affermano che l’Arciduca Alberto ritornò
+sulla sinistra del Mincio udita la notizia di Königgrätz. Evidentemente
+essi confondono le date. La battaglia di Königgrätz accadeva il 3 luglio,
+e soltanto alla notte di quel giorno l’Arciduca Alberto poteva aver certa
+notizia della disfatta delle armi imperiali. Il movimento di ritirata invece
+da lui fu ordinato la sera del 1º luglio e cominciato la mattina
+del 2. Conviene dunque attribuirlo ad altra cagione, e la sola cagione
+probabile e plausibile è quella da noi data. Si guardi una carta e s’immaginino
+due eserciti l’uno de’ quali s’avanza su Piubega, Gazzoldo e
+Castellucchio nei pressi del Mincio, e l’altro muove tra Borgoforte e
+Sermide a sboccare dal Po, e si dica se il Generale austriaco poteva continuare
+a restare sulla destra del Mincio, senza esporsi al pericolo, se
+la mossa era seria, d’esser preso a rovescio e svelto dalla sua base.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note323">
+<p><span class="label"><a href="#tag323">323</a>.&#160;&#160;</span>Il combattimento di Suello fu variamente raccontato. Noi attingemmo,
+oltrechè ai racconti più volte uditi dal colonnello Bruzzesi, al
+Rapporto ufficiale del brigadiere Corte al generale Garibaldi in data del
+6 luglio; dal quale consta che l’attacco subitaneo di fronte di Monte
+Suello non fu ordinato da lui, ma dallo stesso generale Garibaldi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note324">
+<p><span class="label"><a href="#tag324">324</a>.&#160;&#160;</span>Il maggiore Castellini volle accettare il combattimento nella posizione
+di Vezza; il maggiore Caldesi a cui era stato realmente affidato
+il comando voleva indietreggiare nelle posizioni già trincerate d’Incudine.
+Da ciò quel dissidio e quel contrasto d’ordini e di contr’ordini che
+riuscì fatale alla difesa. Per tutti i particolari del combattimento di
+Vezza vedi principalmente <i>Il Quarto Reggimento dei Volontari ed il Corpo
+d’Operazione in Valcamonica nella Campagna del 1866</i> del tenente colonnello
+<span class="smcap">Giovanni Cadolini</span>, comandante lo stesso reggimento. Firenze 1867,
+tip. del <i>Diritto</i>. In essi ci trovi anche spiegata la ragione per cui il
+colonnello Cadolini tenne così divise nella giornata del 3 luglio le sue forze.
+Egli temette per tutto quel giorno un attacco dal passo di Croce Domini
+e dovette premunirsi contro quell’eventualità che avrebbe posto a serio
+rischio le sue comunicazioni, e l’esistenza stessa del corpo d’operazione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note325">
+<p><span class="label"><a href="#tag325">325</a>.&#160;&#160;</span>Le cinque Brigate erano così composte e comandate:
+</p>
+
+<ul>
+<li>1ª Brigata 2º e 7º Reggimento, Maggior generale Haugh;</li>
+<li>2ª Brigata 4º e 10º Reggimento, Maggior generale Pichi;</li>
+<li>3ª Brigata 5º e 9º Reggimento, Maggior generale Orsini;</li>
+<li>4ª Brigata 1º e 3º Reggimento, Colonnello brigadiere Corte;</li>
+<li>5ª Brigata 6º e 8º Reggimento, Colonnello brigadiere Nicotera.</li>
+</ul>
+
+<p>
+<i>Capo dello Stato Maggiore</i>, generale Fabrizi.
+</p>
+
+<p>
+<i>Sotto capo</i>, colonnello E. Guastalla.
+</p>
+
+<p>
+<i>Capo dell’Artiglieria</i>, Maggiore Doglietti. — <i>Capo dell’Intendenza</i>,
+Colonnello Acerbi. — <i>Capo dell’Ambulanza</i>, Colonnello Bertani. — <i>Comandante
+le Guide</i>, Tenente Colonnello Missori. — <i>Comandante la zona
+delle operazioni sul Garda</i>, Generale Avezzana. — <i>Comandante la flottiglia</i>,
+Tenente Colonnello Elia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note326">
+<p><span class="label"><a href="#tag326">326</a>.&#160;&#160;</span>Fu detto che Garibaldi poteva trarre maggior partito dalla Valcamonica
+sia tentando per quella via l’attacco principale, sia facendone
+appoggiare più efficacemente dai corpi mandati a campeggiarvi l’irruzione
+delle Giudicarie. Noi opiniamo diversamente.
+</p>
+
+<p>
+La via del Tonale, oltre che la più aspra e la più lunga, espone
+l’assalitore che non possegga gli sbocchi laterali superiori ad essere ad
+ogni passo circuito e stroncato dalla sua base. Circa poi all’idea di trarre
+dalla Valcamonica un appoggio più efficace alle operazioni delle Giudicarie,
+essa era certamente buona, ma non poteva essere praticata che
+a condizione che l’invasore fosse già padrone della chiave delle Giudicarie
+o almeno vi tenesse un piede tale da potervi con sicurezza attendere
+i soccorsi e combinare le sue mosse colle colonne laterali che dovevan cooperar con lui. Ed a questo sappiamo che Garibaldi pensò inviando
+l’ordine al colonnello Cadolini fino dal 14 luglio, fino dunque dall’ingresso
+vero in Tirolo, di marciare col suo reggimento per la valle di
+Roucon alle spalle di Lardaro. Che se il Cadolini non riescì alla meta
+che assai tardi, fu perchè nel frattempo Garibaldi si era rivolto alla Val
+di Ledro ed aveva posto in seconda linea l’investimento di Lardaro e la
+conquista delle Giudicarie.
+</p>
+
+<p>
+Tutt’al più può essere rimproverato a Garibaldi di non aver inviato
+in Valcamonica una forza maggiore, che fosse in grado così di scuotere
+i difensori del Tonale con abili assalti, come di tener desta e legata
+l’attenzione del generale Kuhn per la sua estrema destra. Ma Garibaldi
+può ancora rispondere: «E quando l’aveva io questa forza maggiore
+disponibile?» Fino al 1º luglio dei suoi dieci reggimenti egli non aveva
+in mano che la metà; mandò dunque quel che poteva.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note327">
+<p><span class="label"><a href="#tag327">327</a>.&#160;&#160;</span>Vedi la sua opera magistrale <i>Gebirgeskrieg</i> compendiata dal capitano
+Chioffredo Hugues nel suo opuscolo: <i>La Guerra di Montagna</i>. Modena,
+1872.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note328">
+<p><span class="label"><a href="#tag328">328</a>.&#160;&#160;</span>Superfluo il dire che così nella enumerazione, come nella dislocazione
+delle forze nemiche noi abbiamo attinto soltanto ad opere e documenti
+di fonte ufficiale ed austriaca; quali il rapporto ufficiale sulla
+guerra del 1866: <i>Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866, nach Feldachten bearbeitet
+durch das K. K. General Stabs Bureau für Kriegs Geschichte</i>. — Wien,
+1869. Verlag des K. K. General Stabs; Fünfter Band: Die Vertheidigung
+Tirols.
+</p>
+
+<p>
+E il libro stesso del generale Kuhn, <i>La Guerra di montagna</i>, traduzione
+del capitano Hugues, da noi citato negli esempi che illustrano
+la parte teorica.
+</p>
+
+<p>
+Anche l’opera <i>Geschichte des Feldzuges 1866 in Italien</i>, ec. von
+<span class="smcap">Alexander Hold</span>, Hauptmann im K. K. General Stabs — Wien 1867,
+ha valore quasi ufficiale, e certamente molto pregevole.
+</p>
+
+<p>
+E di queste sole opere ci serviremo per conoscere e giudicare delle
+operazioni degli Austriaci.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note329">
+<p><span class="label"><a href="#tag329">329</a>.&#160;&#160;</span>Dobbiamo dir così non sapendo nè chi quell’ufficiale fosse, nè a
+chi spetti la responsabilità di quell’errore. A custodia di Val d’Ampola
+v’era il settimo reggimento; ma non potremmo dire che il torto di non
+aver occupato Rocca Pagana sia imputabile al suo comandante. Certo
+Garibaldi la credeva occupata, e restò quasi sbalordito dalla sorpresa
+quando il 16 mattina vi vide comparire i Cacciatori austriaci.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note330">
+<p><span class="label"><a href="#tag330">330</a>.&#160;&#160;</span>Così i movimenti di queste truppe, come le loro forze, le desumiamo
+dal citato libro, <i>La guerra di montagna</i> del barone generale <span class="smcap">Kuhn</span>,
+versione di Hugues, pag. 90-91 e seguenti, come dalla <i>Relazione ufficiale
+dello Stato Maggiore austriaco</i>, già citata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note331">
+<p><span class="label"><a href="#tag331">331</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <span class="smcap">Rustow</span> nella <i>sua Guerra del 1866 in Germania ed in Italia</i>.
+Milano, 1867, pag. 332.
+</p>
+
+<p>
+Del resto anche il generale Kuhn (op. cit., pag. 89) ammise che lo
+scopo del combattimento del 16 era maggiore d’una ricognizione.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note332">
+<p><span class="label"><a href="#tag332">332</a>.&#160;&#160;</span>Agostino Lombardi di Brescia, prode quanto gentile d’animo, fece
+tutte le campagne d’Italia del 48, 49, 59, 60 e 66. Non aveva che 33 anni!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note333">
+<p><span class="label"><a href="#tag333">333</a>.&#160;&#160;</span>Il generale Kuhn tentò spiegare la sua subitanea ritirata dal campo
+di battaglia coll’arrivo di due telegrammi, l’uno dal Comando di piazza
+di Verona, l’altro dallo stesso Arciduca Alberto; col primo dei quali
+era avvertito che l’esercito italiano, già entrato nel Veneto, stava per
+inviare due colonne, una per Val d’Arsa, l’altra per Val Sugana, a invadere
+dal lato orientale il Trentino; e col secondo invitato a nome
+dello stesso Imperatore a tenersi nella più stretta difensiva.<a class="tag" id="tag334" href="#note334">[334]</a> Lunge da
+noi il pensiero di negare l’autenticità dei due telegrammi, allegati dall’illustre
+Generale; quantunque possa parere strano a chicchessia che
+il Comandante di Verona potesse aver sentore d’una spedizione per Val
+d’Arsa e Val Sugana, che al 16 luglio non era decisa, e nemmeno forse
+pensata al Quartier generale italiano, e che ebbe un principio d’esecuzione
+visibile soltanto il 20 dello stesso mese. Tralasciando però ogni discussione
+sul tenore delle notizie e degli ordini ricevuti dal generale
+Kuhn, essi non bastano ancora a spiegare la risoluzione da lui presa
+nel pomeriggio del giorno 16. Che infatti un Generale si risolva a troncare
+a mezzo una vittoria già tenuta per certa, e abbandonare un campo
+di battaglia già creduto suo, solo perchè riceve un telegramma che lo
+avvisa della possibilità di essere assalito egli stesso, cinque o sei giorni
+dopo, è cosa assolutamente inammissibile. Per esatto che potesse parere
+l’annunzio del Comando di Verona, e perentorio l’ordine del Generalissimo
+dell’esercito imperiale, il generale Kuhn sapeva meglio d’ogni altro
+che gli Italiani non potevano volare, e che alla peggio gli sarebbe sempre
+rimasto il tempo di battere prima i Garibaldini che aveva dinanzi
+a Condino e di marciare poi con tutte le sue forze e con tutto il suo
+comodo, contro l’altro nemico che gli veniva sul fianco.
+</p>
+
+<p>
+Però ci meraviglia grandemente che il dotto e valente Generale abbia
+potuto scegliere, per ispiegare la ritirata da Condino, una scusa così
+magra ed irragionevole. Era assai più decoroso per lui l’ammettere che
+fallito l’aggiramento della destra garibaldina, e riuscita ancora più vana
+la mossa dell’Höffern sulla sinistra, egli non si sentì in grado con tutte
+le sue forze di affrontare una seconda volta nelle sue posizioni di Storo-Condino il grosso dell’esercito nemico. Il qual grosso però non sommava a
+trentacinquemila uomini, come egli nel citato suo libro affermò. In linea
+tra il Brufione, Brione, Condino non vi erano che il 1º e il 6º reggimento
+e un battaglione di Bersaglieri; in seconda linea tra Darzo e Storo che
+il 3º, il 9º e il 7º; poco più di diciottomila uomini; gli altri erano troppo
+lontani per poter prendere parte alla giornata.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note334">
+<p><span class="label"><a href="#tag334">334</a>.&#160;&#160;</span><i>Guerra di Montagna</i> già citata, pag. 94-95, e nel Rapporto ufficiale
+<i>Oesterreichs Kämpfe im Jahre 1866</i>. Viert Band.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note335">
+<p><span class="label"><a href="#tag335">335</a>.&#160;&#160;</span>Anche il <span class="smcap">Lecomte</span>, <i>Guerre de la Prusse et de l’Italie contre l’Autriche
+et la Confédération germanique en 1866</i>, pag. 87, è dello stesso
+parere.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note336">
+<p><span class="label"><a href="#tag336">336</a>.&#160;&#160;</span>Centosettantasei prigionieri, fra cui quattro ufficiali; tutte le artiglierie
+e munizioni del forte oltre a qualche centinaio di fucili furono
+i trofei della conquista. Gli Italiani ebbero perdite dolorosissime; tra le
+altre quella del bravo luogotenente d’artiglieria Tancredi Alasia che
+aveva diretto con rara precisione e intrepidezza la sua batteria durante
+il cannoneggiamento, e col suo primo colpo spezzata l’asta della bandiera
+nemica. Egli morì da prode ai piedi de’ suoi pezzi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note337">
+<p><span class="label"><a href="#tag337">337</a>.&#160;&#160;</span>Aveva soli 39 anni. Era nato a Mantova. Combattè nel 48 a Governolo,
+nel 49 a Roma e seguì Garibaldi fino a San Marino; nel 1859
+comandò in secondo la compagnia de’ Carabinieri Genovesi. Nel 1860 si
+distinse nella presa di Reggio, e lasciò l’esercito meridionale tenente-colonnello.
+Era ingegnere; mente colta e severa. Idolatrava la sua vecchia
+madre tanto che nel 1866 pel timore di darle un dolore troppo
+forte si arruolò di nascosto con Garibaldi, e gli riuscì di tenerglielo celato
+fino all’ultimo. Continuato poi il pietoso inganno dagli amici, ella
+ignorò per parecchi mesi anche la morte del figlio. «Quando però fu
+giuocoforza destarla dalla dolcissima illusione e rivelarle l’atroce realtà,
+ella ancor più madre di Rachele, che rifiutò d’essere consolata, rifiutò
+di credere. Non lasciò la vita sotto il colpo, ma vi lasciò la ragione; e
+due anni dopo cogli occhi fissi sulla porta d’onde aveva veduto uscire il
+suo Giovanni, dove lo vedeva sempre ritornare, in questo bellissimo
+sogno spirò.»
+</p>
+
+<p>
+I Castiglionesi eressero al loro virtuoso concittadino un monumento,
+e le ultime parole che abbiamo testè trascritte sono tolte dal <i>Discorso</i>
+che allo scoprimento della statua faceva l’Autore di questo libro, alla
+memoria dei suo grande amico.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note338">
+<p><span class="label"><a href="#tag338">338</a>.&#160;&#160;</span>Superfluo parlare delle operazioni della flottiglia sul Garda, dalle
+condizioni del suo armamento e dalla soverchiante superiorità dell’avversaria
+condannata all’impotenza. Due volte la squadriglia austriaca
+potè bombardare quasi impunemente Gargnano e Bogliaco. Un giorno
+le cinque cannoniere italiane riescono a circuirne una austriaca; ma
+avendo il Depretis mandato sul Garda certi artiglieri di marina, che non
+avevan mai sparato un cannone, la vanità de’ loro colpi fu tale che la
+cannoniera austriaca non solo riescì a farsi largo, ma a costringere alla ritirata
+i cinque assalitori. Il 17 poi la squadra austriaca va a pigliare fin
+dentro il porto di Gargnano il vaporetto italiano il <i>Benaco</i> e se lo porta
+via prigioniero. Così <span class="smcap">Alberto Mario</span> nel suo <i>Garibaldi</i>, pag. 122.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note339">
+<p><span class="label"><a href="#tag339">339</a>.&#160;&#160;</span>Cento morti, dugentocinquanta feriti, millecento prigionieri. Non
+diecimila però come spacciò il maggiore Haymerle in un opuscolo detto
+dell’<i>Italicæ res</i>. Le mie cifre son tolte al <i>Rapporto ufficiale austriaco</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note340">
+<p><span class="label"><a href="#tag340">340</a>.&#160;&#160;</span>Della sincerità dei Rapporti ufficiali di guerra di tutti i paesi e
+di tutti gli eserciti fu sempre prudente diffidare; ma pochi meriteranno
+una minor fede del <i>Rapporto ufficiale austriaco</i> sul combattimento di
+Bezzecca. Basti dire che esso non accenna nemmeno al tentativo fatto
+dal Montluisant di sboccare da Bezzecca, e tace poi interamente dell’ultimo
+contrassalto garibaldino diretto appunto a riconquistare Bezzecca.
+Siccome però conveniva spiegare come mai dopo esser rimasti padroni
+di Bezzecca, l’avessero abbandonata, così il generale Kuhn nelle <i>Note</i>
+al suo <i>Gebirgeskrieg</i> diede la ragione taciuta interamente nel <i>Rapporto ufficiale</i>,
+che il generale Montluisant ordinò la ritirata per <i>mancanza di munizioni</i>.
+È strano davvero che una colonna partita espressamente per dar
+battaglia si trovi, dopo sole quattro ore di fuoco, senza munizioni; ma accettata
+per buona la ragione (e il Kuhn stesso confessa che i suoi cannoni
+avevano ancora quarantasette colpi e le riserve erano ancora provviste
+di cartuccie), domandiamo noi: Come il Montluisant avrebbe potuto sentire
+il difetto delle munizioni se i Garibaldini non lo avessero attaccato? O è
+vera l’ultima carica dei Garibaldini, e allora il generale Kuhn deve confessare
+che, munizioni o no, riuscì vittoriosa; o non l’ammette (cosa impossibile),
+e allora resta inesplicabile come un corpo che si credeva vincitore
+alle undici si ritirasse, senza colpo ferire, a mezzogiorno, e cedesse
+senza contrasto al nemico una posizione di sì capitale importanza, privandosi
+persino dell’onore, se per altre cagioni era costretto a ritirarsi
+il giorno dopo, di dormire sul campo.
+</p>
+
+<p>
+Del resto valga di risposta a tutti il <i>Rapporto</i> dello stesso generale
+Garibaldi.
+</p>
+
+<p class="center">
+«<i>Combattimento del 21 luglio</i>.
+</p>
+
+<p>
+»Ieri ancora la vittoria sorrise alle armi italiane.
+</p>
+
+<p>
+»Il vantaggio delle posizioni da lungo tempo studiate, quello immenso delle armi, ed il valore con cui si batterono i nemici, fecero l’esito
+della giornata alquanto incerto fino ad un’ora pomeridiana.
+</p>
+
+<p>
+»Il combattimento ebbe principio all’alba. Il prode generale Haug
+aveva ordine di operare sulla nostra destra in Val di Ledro, ma la maggior
+parte della sua brigata era ancora sulle alture per le operazioni dei
+giorni precedenti. Avevo dato l’ordine al 5º reggimento e a due battaglioni
+del 9º della 3ª brigata di preparare l’occupazione della Valle di
+Ledro, finchè la 1ª brigata si riunisse e marciasse a rilevare la 3ª.
+</p>
+
+<p>
+»Io non prevedeva un attacco per parte del nemico, nonostante
+aveva ordinato di spingere solamente sino a Bezzecca e di contentarsi
+di esplorare al di là. Giunta la nostra testa di colonna a Bezzecca nella
+sera del 20, all’alba del 21 mandò un battaglione in ricognizione sui
+monti che a levante dominano la Valle di Conzei.
+</p>
+
+<p>
+»Questo si trovò avviluppato da una forza superiore di Austriaci
+ed obbligato di ripiegarsi in disordine sulla colonna principale. Ciò diè
+luogo ad un combattimento accanito a Bezzecca e nei paesi alla bocca
+della Valle di Conzei, ove, dopo caduto eroicamente il colonnello Chiassi,
+il 5º reggimento fu obbligato di battere in ritirata. Sostenuto però da
+un battaglione del 6º comandato dal maggiore Tanara, pure gravemente
+ferito, da un battaglione del 9º, da alcune compagnie del 2º, dai Bersaglieri
+e dalla valorosissima nostra artiglieria, l’azione si ripigliò, non
+con vantaggio, ma conservando le posizioni, massime sulla nostra sinistra,
+sostenuta efficacemente dal 9º. Avendo più tardi il prode maggiore
+Dogliotti ricevuto una batteria fresca, la collocò sulla nostra destra in
+vantaggiosa posizione; e gli Austriaci, bersagliati e fulminati con una
+speditezza sorprendente dalla nostra artiglieria, cominciarono a sgomentarsi.
+Allora una piccola colonna di attacco composta di prodi di tutti
+i corpi, comprese le guide, e comandata dal maggiore Canzio, sostenuta
+dal 9º a sinistra, si precipitò, senza fare un tiro sul nemico, e lo cacciò
+colle baionette alle reni in disordine da tutte le posizioni che occupava.
+Da quel momento la ritirata del nemico fu generale, ed i nostri lo inseguirono
+oltre Bezzecca ed Enguiso entro la Valle di Conzei.
+</p>
+
+<p>
+»Un Rapporto più dettagliato verrà compilato in seguito; ora si
+stanno compilando gli elenchi dei morti e feriti, e quelli dei soldati, sottufficiali
+ed ufficiali che si distinsero in questo combattimento.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Cologna, 1º agosto 1866.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note341">
+<p><span class="label"><a href="#tag341">341</a>.&#160;&#160;</span>Il colonnello <span class="smcap">Lecomte</span> nella sua citata opera: <i>Guerre de la Prusse
+et de l’Italie contre l’Autriche</i> ec., pag. 110, 111.
+</p>
+
+<p>
+Anche l’Autore della <i>Guerra in Italia nel 1866</i>, Milano, 1867, che
+si firma <i>Un vecchio soldato italiano</i>, emette press’a poco lo stesso giudizio
+a pag. 335.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note342">
+<p><span class="label"><a href="#tag342">342</a>.&#160;&#160;</span>Andò ospite di Alberto Mario che abitava allora in Piazza Bellosguardo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note343">
+<p><span class="label"><a href="#tag343">343</a>.&#160;&#160;</span>Il <i>Diritto</i>, annunziandone l’arrivo a Firenze, pubblicava la seguente
+dichiarazione del Generale:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Firenze, 22 febbraio.
+</p>
+
+<p>
+»Non solamente io aderisco al manifesto dell’opposizione parlamentare
+con tutta l’anima — ma spero che la gratitudine del paese non
+mancherà a quel patriottico documento.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vostro<br>
+»G. <span class="smcap">Garibaldi</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note344">
+<p><span class="label"><a href="#tag344">344</a>.&#160;&#160;</span>Togliamo questi proclami e discorsi dal <i>Diritto</i> di Firenze e dal
+<i>Pungolo</i> di Milano (mesi di febbraio e marzo), che ne erano esattamente
+informati dai loro corrispondenti.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note345">
+<p><span class="label"><a href="#tag345">345</a>.&#160;&#160;</span>E non di centomila spettatori come scrisse Alberto Mario nel
+suo <i>Garibaldi</i>. Il battesimo avvenne nelle stanze di Garibaldi alla presenza
+di Francesco Marnelli, di Teresa Bellotti, testimoni, e di pochi
+altri dei seguaci del Generale.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note346">
+<p><span class="label"><a href="#tag346">346</a>.&#160;&#160;</span>Vedi nel <i>Libro Verde</i> presentato alla Camera dal generale Menabrea
+il 3 dicembre 1867 le Note dello stesso De Malaret al Ministro
+degli affari esteri in Francia, in data 15 e 17 aprile 1867.
+</p>
+
+<p>
+E poichè ne abbiamo il destro, diciamo una volta che i documenti
+citati in questo capitolo, siano dessi lettere o manifesti di Garibaldi, e
+atti del Governo o del Parlamento, gli abbiamo tolti, oltre che dal citato
+<i>Libro Verde</i>, dalle opere seguenti: <i>Documenti</i> presentati alla Camera relativi
+agli ultimi avvenimenti 1867; <i>Discussioni della Camera dei Deputati</i>,
+Sessione 1867, dal 5 dicembre al 22 dicembre 1867: <i>Storia della insurrezione
+di Roma nel 1867</i> per <span class="smcap">Felice Cavallotti</span>, continuata da B. E. <span class="smcap">Maineri</span>.
+Milano, 1869; <i>L’Italia nel 1867</i> di G. <span class="smcap">Friggesy</span>. Firenze, 1868. E
+infine nei giornali più volte accennati.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note347">
+<p><span class="label"><a href="#tag347">347</a>.&#160;&#160;</span>Vedi Documenti sui fatti di Terni fra i <i>Documenti sugli ultimi avvenimenti</i>,
+pag. 5 alla 17.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note348">
+<p><span class="label"><a href="#tag348">348</a>.&#160;&#160;</span>Dimostrazioni erano avvenute a Milano, Torino, Genova, ec.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note349">
+<p><span class="label"><a href="#tag349">349</a>.&#160;&#160;</span>La sua eccessiva lunghezza ci obbliga a tralasciarlo. Lo si può
+vedere in <span class="smcap">Cavallotti</span>, opera citata, pag. 173, 74, 75.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note350">
+<p><span class="label"><a href="#tag350">350</a>.&#160;&#160;</span>L’Acerbi aveva in que’ giorni frequenti colloqui col commendatore
+De Ferrari, direttore generale della polizia del Regno; e in uno di essi
+si sentì dire dal De Ferrari medesimo «che il Rattazzi non dissentiva
+dall’idea del Generale ed era pronto a fornire i mezzi per coadiuvarlo.
+Solo dimostrava la necessità che il Generale, per acquietare le rimostranze
+della Francia e stornare i sospetti del Governo pontificio, <i>lasciasse per
+qualche tempo il continente e tornasse a Caprera</i>.» Vedi anche <span class="smcap">Cavallotti</span>,
+op. cit., pag. 256, 257, 258.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note351">
+<p><span class="label"><a href="#tag351">351</a>.&#160;&#160;</span>Fra gli altri, all’Autore di questo libro. Chiamato da lui nei primi
+di settembre, ero, come sempre, accorso; soltanto, interrogato se ero disposto
+a seguirlo, colsi il destro, non sempre facile, per dirgli che se
+si trattava di eccitare o di aiutare i Romani ad insorgere ci stavo; ma
+se invece si pensava ad una delle solite spedizioni di bande, io la credevo
+inopportuna, anzi dannosa, e non mi sarei mosso.
+</p>
+
+<p>
+«Ebbene,» mi fece il Generale bruscamente, «e voi andate in Roma!»
+</p>
+
+<p>
+Ed io vi andai!</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note352">
+<p><span class="label"><a href="#tag352">352</a>.&#160;&#160;</span>Ministro degli Affari Esteri in Francia nella sua nota 23 settembre
+1867 al signor De la Villestreux in Firenze.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note353">
+<p><span class="label"><a href="#tag353">353</a>.&#160;&#160;</span>Vedi più sotto, a pag. 496, la lettera a F. Crispi in data 27 settembre.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note354">
+<p><span class="label"><a href="#tag354">354</a>.&#160;&#160;</span>Noti e ricordati da tutti gli articoli della <i>Perseveranza</i> e dell’<i>Opinione</i>,
+che innanzi alle minaccie della Francia consigliavano il Governo
+italiano ad un contegno risoluto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note355">
+<p><span class="label"><a href="#tag355">355</a>.&#160;&#160;</span>All’incirca ottocento fucili della Guardia nazionale di Perugia furono
+dal prefetto Gadda, d’ordine del Rattazzi, consegnati al deputato
+Crispi, me presente e testimone.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note356">
+<p><span class="label"><a href="#tag356">356</a>.&#160;&#160;</span>Vedi nella <i>Nuova Antologia</i> del giugno 1868 un mio esteso racconto
+del combattimento. Il Menotti, dopo aver combattuto tutto il giorno essendo
+sempre superiore di forze, credette d’essere circuito e si ritirò su
+Nerola; il nemico a sua volta, che non si sentiva sicuro a Montelibretti,
+ripiegò la notte stessa su Valentano, e all’indomani Menotti riprendeva
+la terra. Vi fece prodezza il maggiore Fazzari rimastovi ferito e per poche
+ore prigioniero.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note357">
+<p><span class="label"><a href="#tag357">357</a>.&#160;&#160;</span>Prima la squadra si compose dell’avviso <i>Esploratore</i>, delle pirocorvette
+la <i>Gulnara</i> e la <i>Sesia</i> e della pirofregata <i>Principe Umberto</i>,
+nave capitana. Più tardi vi si aggiunsero il <i>Weasel</i>, il <i>Tukeri</i>, l’<i>Indipendenza</i>,
+la <i>Confienza</i> ed il <i>Ferruccio</i>. Comandava tutta la crociera il capitano
+di vascello Isola.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note358">
+<p><span class="label"><a href="#tag358">358</a>.&#160;&#160;</span>Al Cucchi telegrafava:
+</p>
+
+<p>
+«Conforme avviso vostro e promesse, io sono qui. Vogliate inviare
+vapore per condurmi continente.»
+</p>
+
+<p>
+E al Crispi in data del 2 ottobre:
+</p>
+
+<p>
+«Conforme ai vostri consigli, io sono qui e spero che penserete a
+tener parola facendomi ricondurre presto continente.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note359">
+<p><span class="label"><a href="#tag359">359</a>.&#160;&#160;</span>Il comandante la crociera aveva noleggiato due o tre <i>latini</i> per
+aiuto alle navi regie.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note360">
+<p><span class="label"><a href="#tag360">360</a>.&#160;&#160;</span>Vedi la <i>Deposizione</i> del comandante Isola nel <i>Rapporto della Commissione
+superiore d’inchiesta</i> composta del vice-ammiraglio Serra, presidente,
+contr’ammiraglio De Viry e contr’ammiraglio Riboty, membri.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note361">
+<p><span class="label"><a href="#tag361">361</a>.&#160;&#160;</span>Vedi, sulle cagioni della dimissione del ministero Rattazzi, <i>Documenti
+sugli ultimi avvenimenti</i>, pag. 148-149 e la fine del secondo discorso
+del Rattazzi stesso sulle interpellanze Miceli e La Porta sui fatti di
+Mentana, pronunciato nella seduta del 19 dicembre 1867. <i>Discussioni della
+Camera dei Deputati, Sessione 1867</i>, vol. III, dal 14 luglio al 23 dicembre.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note362">
+<p><span class="label"><a href="#tag362">362</a>.&#160;&#160;</span>Uno l’aveva scritto a bordo della paranza <i>San Francesco</i>, ed aveva
+per motto: <i>Redimere l’Italia o morire</i>; per brevità l’omettiamo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note363">
+<p><span class="label"><a href="#tag363">363</a>.&#160;&#160;</span>Dolente che la economia di questo lavoro mi vieti di dare al
+magnanimo gesto la meritata ampiezza, rimando il lettore a quanto ne
+scrissi io stesso nella <i>Nuova Antologia</i> del giugno 1868. Quelle pagine
+non hanno alcun valore letterario, ma le scrissi colle lacrime più calde
+del mio cuore, e soltanto come un fiore di più, deposto sulla tomba di
+quei santissimi martiri, amo ricordarle.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note364">
+<p><span class="label"><a href="#tag364">364</a>.&#160;&#160;</span>«In questo lavoro di Penelope, in questa vicenda d’invio e di
+ritorno di Volontari, la forza maggiore presente al campo nel corpo di
+operazione del centro fu quella raggiunta dopo l’arrivo del generale
+Garibaldi dalla vittoria di Monte Rotondo in poi, cioè di ottomila uomini,
+forza che riprese ben tosto decrescenza nonostante il ricambio con
+nuovi arrivati.» <span class="smcap">Fabrizi</span>, <i>Mentana</i>, pag. 15.
+</p>
+
+<p>
+Anche Menotti somma ad ottomila uomini le forze dell’intero corpo
+dopo Monte Rotondo. Ora se si calcola che alcuni battaglioni già formati
+e molti Volontari isolati aveano raggiunto dopo quella vittoria il
+campo, la nostra cifra di settemila uomini è la più prossima al vero.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note365">
+<p><span class="label"><a href="#tag365">365</a>.&#160;&#160;</span>«...... Ad una giornata del più lodevole contegno per parte de’ Volontari,
+successe quella di una deplorabile ed estesa defezione, che continuò
+sino alla mattina del 3, in cui i Volontari rimasti si rianimarono
+pel movimento ordinato su Tivoli.» <span class="smcap">Fabrizi</span>, <i>Mentana</i>, pag. 18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note366">
+<p><span class="label"><a href="#tag366">366</a>.&#160;&#160;</span>Fu in que’ giorni che il ministro Rouher disse all’Assemblea francese
+il suo famoso <i>Jamais</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note367">
+<p><span class="label"><a href="#tag367">367</a>.&#160;&#160;</span>Quello che cantava nel Galpon de Chargucada:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Soldados, la patria</p>
+<p class="i01">Nos llama á la lid.</p>
+</div></div>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note368">
+<p><span class="label"><a href="#tag368">368</a>.&#160;&#160;</span>Lo scrittore di questo libro che gli cavalcava al fianco.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note369">
+<p><span class="label"><a href="#tag369">369</a>.&#160;&#160;</span>Rapporti dei generali De Failly e Kantzler.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note370">
+<p><span class="label"><a href="#tag370">370</a>.&#160;&#160;</span>Bertagni Vincenzo, Boni Egidio, Caillou Gustavo, Capaccioli Natale,
+Cipriani Ubaldo, Costa Pietro, Franceschi Francesco, Grotta Giovanni,
+Linau, Bellini, Giuliani Francesco, Paci Silvestro.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note371">
+<p><span class="label"><a href="#tag371">371</a>.&#160;&#160;</span>I feriti di quella giornata, tranne i pochi che poterono sfuggire
+assieme ai capitolati del castello, furono trasportati negli ospedali di
+Roma, dove il duplice influsso dell’atmosfera pontina e pretina finì
+coll’ucciderne il trenta per cento.
+</p>
+
+<p>
+Il servizio sanitario, diretto dal professore Emilio Cipriani, avrebbe
+fatto l’invidia di qualsivoglia esercito più ordinato. Quantunque egli non
+fosse stato investito dell’ufficio se non ai 17 d’ottobre, pure fino dal 26
+aveva organizzato tutto il suo servizio, formati i quadri, raccolti e distribuiti
+i materiali d’ambulanza, istituita da Monte Rotondo una linea
+non interrotta d’ospedali, capaci di un doppio numero di feriti se la campagna
+fosse continuata. Ospedali di prima linea furono Monte Rotondo,
+di seconda Corese e Poggio Mirteto, di terza Spoleto, Fuligno e Perugia.
+Sotto capo di servizio nominò il bravo dottor Pastore, ed oltre al dottor
+Agostino Bertani, il chirurgo nato di tutti i campi rivoluzionari, che
+non aveva alcuno speciale uffizio, ma che fu la provvidenza di centinaia
+di feriti, un manipolo di distintissimi giovani, Pierozzi, Cristofori,
+Lauri, l’aiutavano con zelo indefesso. I Comitati, i Comuni, tutti gli ordini
+de’ cittadini gareggiarono per mantenere provveduta l’ambulanza di
+tutto quanto occorreva, e non vi fu richiesta, per quanto improvvisa,
+che non fosse prontamente soddisfatta. Le donne, assidue vestali della
+pietà, vinsero anche in questa prova gli uomini, e appresero a molti
+infingardi gridatori da trivio come si ami e si voglia Roma.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note372">
+<p><span class="label"><a href="#tag372">372</a>.&#160;&#160;</span>Tanto più che della scrittura di quella protesta fu incaricato lo
+stesso Autore di questo libro; talchè le parole che usiamo sono ancora
+le nostre.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note373">
+<p><span class="label"><a href="#tag373">373</a>.&#160;&#160;</span>Erano firmati a questa protesta: F. Crispi, deputato; G. Guerzoni,
+deputato; Alberto Mario, Numa Palazzini, colonnello Bossi Luigi, Carlo
+Francesco Cucchi, deputato; E. Guastalla, Fabrizi Paolo, Guarneri-Zanetti
+Giuseppe, Achille Panizza, Raffaello Massimiliano Giovagnoli, romano; Enea
+Crivelli, Giovanni Costa, romano; Achille Bizzoni, Giulio Adamoli, Domenico
+Adamoli, Missori Giuseppe, Giupponi Ambrogio, Pisano Giovanni,
+dottor Carlo Tivaroni, Stanislao Carlevaris, Vincenzo Carlevaris, Niccolò
+Marcellini, Leopoldo Gisonna, Gualterio Scarlatti, Vincenzo Restivo, Giuseppe
+Bennici, Domenico Cariolato. — Vedi <i>La Riforma</i>, 6 novembre 1867.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note374">
+<p><span class="label"><a href="#tag374">374</a>.&#160;&#160;</span>Unico scritto notevole in quell’anno questa specie di programma
+ai suoi amici di Spagna, nel quale dopo la rivoluzione repubblicana federale
+del 1868 raccomandava agli Spagnuoli di nominare un Dittatore
+per due anni, sua idea fissa e prediletta.
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 10 di novembre.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Miei cari amici,
+</p>
+
+<p>
+»Io era deciso di tacere, non per indifferenza alla causa della nazione
+spagnuola, che tanto amo e ammiro, non per mancanza d’interesse
+alla gloriosa rivoluzione che voi ultimaste tanto eroicamente, ma per
+non immischiar la mia voce al rumore che amici e nemici fanno intorno
+a voi; mentre voi abbisognate di calma per costituirvi in un modo degno
+della grande nazione che pose la sua sovranità sulle rovine d’un
+trono esecrato. Oggi da voi richiesto, io dirò francamente l’opinione mia.
+</p>
+
+<p>
+»Proclamate la repubblica federale, e immediatamente nominate un
+dittatore per due anni.
+</p>
+
+<p>
+»La Spagna non manca di uomini onesti che possano governarla
+meglio di qualunque dei moderni feudalisti europei, che mantengono questa
+parte del mondo in guerre continue, in desolazioni ed in miserie.
+</p>
+
+<p>
+»Non cadano i vostri ammirabili e valenti capi nello stesso errore
+del buono, ma credulo ed ingannato Lafayette, che lasciò alla Francia
+l’eredità di due rivoluzioni e la tirannide.
+</p>
+
+<p>
+»Lo spauracchio della repubblica, di cui si servono con tanta abilità
+i despoti ed i gesuiti, nasce dalle esorbitanze della grande rivoluzione
+dell’89, che, a forza di allontanare il despotismo e sublimare la
+libertà, terminò col gettarsi nelle braccia di un tiranno avventuroso.
+</p>
+
+<p>
+»Voi già avete provato colla moderazione la più esemplare che il
+vostro sistema non è quello della ghigliottina, e quindi la vostra rivoluzione
+può inspirare fiducia anche alle code di paglia, che disgraziatamente
+non sono poche.
+</p>
+
+<p>
+»La repubblica è il governo della gente onesta, e se ne vide la
+prova in tutte le epoche. Esse durano mentre virtuose, e cadono quando
+corrotte e piene di vizi.
+</p>
+
+<p>
+»La Svizzera e gli Stati Uniti si sostengono senza dittatura, è
+vero; quantunque i Washington ed i Lincoln fossero i dittatori morali,
+quando lo necessitò la patria americana.
+</p>
+
+<p>
+»La Spagna trovasi in una condizione speciale; molti e forti pretendenti;
+influenze gesuitiche in casa e molto vicine; e infine un carattere
+nazionale, generoso e cavaliero (<i>sic</i>), ma nello stesso tempo molto
+inquieto; per cui si ha bisogno d’un governo giusto ma molto energico.
+</p>
+
+<p>
+»La sovranità nazionale acquistata passi alle Cortes costituenti col
+suffragio universale, e queste non si occupino d’altro che di trovare nel
+seno della nazione l’uomo capace di costituire la Repubblica degnamente
+e di tornare ai suoi focolari dopo due anni, accompagnato dalle benedizioni
+dei suoi concittadini riconoscenti.
+</p>
+
+<p>
+»Ecco quanto auguro ad una nazione che io amo, e sono il
+</p>
+
+<p class="indr">
+»vostro<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note375">
+<p><span class="label"><a href="#tag375">375</a>.&#160;&#160;</span>A que’ giorni appunto scriveva il romanzo <i>Clelia, o il Governo del
+Monaco</i>, pubblicato nel 1870.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note376">
+<p><span class="label"><a href="#tag376">376</a>.&#160;&#160;</span>Il signor Crémieux disse: «Oh ce cher Garibaldi, que de plaisir
+j’aurais à le voir! Ah si nous pouvions le faire entrer à Paris, quel effet
+ça produirait!...» ec. — Vedi <i>Garibaldi et l’armée des Vosges, Récit officiel
+de la Campagne, avec documents, etc.</i> par le général <span class="smcap">Bordone</span>, chef d’État
+Major de l’armée des Vosges. Pag. 15. Paris, 1871.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note377">
+<p><span class="label"><a href="#tag377">377</a>.&#160;&#160;</span>Il signor Gent, uno dei segretari del governo di Tours, telegrafò al
+Prefetto di Marsiglia: «Faites à Garibaldi un accueil splendide,» ma
+firmò egli solo; e più tardi nessun ministro volle assumere la responsabilità
+di quel telegramma. Vedi <span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., pag. 20.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note378">
+<p><span class="label"><a href="#tag378">378</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Bordone</span>, pag. 13.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note379">
+<p><span class="label"><a href="#tag379">379</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., pag. 244.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note380">
+<p><span class="label"><a href="#tag380">380</a>.&#160;&#160;</span>Alludiamo al colonnello Chanet, che disertò sotto Autun come vedremo
+più tardi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note381">
+<p><span class="label"><a href="#tag381">381</a>.&#160;&#160;</span>Vedi <span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., tutto il capitolo V. Tra le altre cose si
+legge in questo capitolo che il generale Cambriels vedendo, come al solito,
+nemici dove non erano, mandò ad insaputa di Garibaldi a tagliare
+i ponti del Doubs che erano, in caso, i soli punti di ritirata e di approvvigionamento
+dei difensori di Dôle, e fu mestieri di tutta l’energia
+di Garibaldi per impedirlo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note382">
+<p><span class="label"><a href="#tag382">382</a>.&#160;&#160;</span>Diede egli stesso al figliuolo le istruzioni particolareggiate, modello
+di arte tattica. Dopo il fatto, pregato e ripregato, fece il grande
+onore al figliuolo di nominarlo maggiore.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note383">
+<p><span class="label"><a href="#tag383">383</a>.&#160;&#160;</span>Anzi il generale Cremer in un suo libro ebbe il coraggio di scrivere
+che il generale Werder avea tratto Garibaldi in un <i>guet-à-pens!</i>
+Non si può spingere più oltre l’impudenza! Che i Prussiani anzichè aver
+teso un tranello siano stati impensatamente assaliti a Pasques e visitati
+a Dijon lo dice il loro Rapporto ufficiale, parte II, fascicolo XV, pag. 563.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note384">
+<p><span class="label"><a href="#tag384">384</a>.&#160;&#160;</span>Sosteneva valorosamente la ritirata la brigata Delpeck a Pasques.
+Altri piccoli combattimenti di retroguardia avvennero più al sud, ma la
+battaglia di Lantenay, descritta dal colonnello Corsi nel suo <i>Sommario
+di Storia militare</i>, parte IV, pag. 299, e la disfatta della brigata Menotti
+e la ritirata precipitosa su Autun è un sogno. Noi abbiamo qui sott’occhio
+due libri in diverso modo ufficiali: il <i>Rapporto prussiano</i> più
+volte citato, parte II, fasc. XV, pag. 564, e il libro del <span class="smcap">Bordone</span>, <i>L’Armée
+des Vosges</i>, ec. in tutto il XIV capitolo del vol. II, e nessuno dei
+due libri parla di ciò.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note385">
+<p><span class="label"><a href="#tag385">385</a>.&#160;&#160;</span>Il generale Garibaldi felicitò il generale Cremer con questi telegrammi:
+</p>
+
+<p>
+«Mes félicitations au jeune et vaillant général de la République.
+Votre manœuvre est marquée au coin du génie de la guerre. J’en augure
+bien pour l’avenir de la République.»
+</p>
+
+<p>
+Il Cremer rispose:
+</p>
+
+<p>
+«Merci au maître de ses compliments à l’élève. Demain je reprends
+mes positions sur la ligne du chemin de fer de Nuits à Beaune, prêt à
+agir de concert avec vous au premier signal.» Ma, come si vede, qui si
+parla di concerto, mai di ordini. Quando il governo della Repubblica
+parlò di mettere il Cremer sotto gli ordini di Garibaldi, il Francese offrì
+le sue dimissioni che non furono accettate.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note386">
+<p><span class="label"><a href="#tag386">386</a>.&#160;&#160;</span><i>I Garibaldini</i> in Francia per J. <span class="smcap">White Mario</span>. Roma, Tip. G. Polizzi
+e Comp. 1872, pag. 93.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note387">
+<p><span class="label"><a href="#tag387">387</a>.&#160;&#160;</span>Vedi sulla parte avuta da questa brigata a tenere in iscacco Garibaldi,
+<i>Opérations de l’Armée du Sud pendant les mois de janvier et
+février 1871</i> etc., par le comte Hermann de Wartensleben, colonel d’État
+Major. Paris 1872, pag. 10 e 13.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note388">
+<p><span class="label"><a href="#tag388">388</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Bordone</span>, op. cit., pag. 332.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note389">
+<p><span class="label"><a href="#tag389">389</a>.&#160;&#160;</span>Nella sua lettera al generale Fabrizi, stampata prima nella <i>Riforma</i>
+e riprodotta dal <span class="smcap">Bordone</span>, pag. 420-421.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note390">
+<p><span class="label"><a href="#tag390">390</a>.&#160;&#160;</span>Non possiamo contare i diciottomila uomini di <i>gardes mobilisés</i> del
+generale Pellissier, che non dipendevano direttamente da Garibaldi, e
+nei giorni di Dijon non vollero uscire a combattere, anzi misero la confusione
+tra i combattenti.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note391">
+<p><span class="label"><a href="#tag391">391</a>.&#160;&#160;</span>Egli stesso lo giudicò una <i>temerarietà</i> nella lettera succitata al
+Fabrizi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note392">
+<p><span class="label"><a href="#tag392">392</a>.&#160;&#160;</span>«E l’Internazionale? Che necessità di attaccare un’associazione,
+quasi senza conoscerla? Non è essa una emanazione dello stato anormale,
+in cui si trova la società del mondo? <i>E quando essa possa essere
+tersa da certe dottrine</i>, forse introdottevi dalla malevolenza de’ suoi nemici,
+essa non sarà la prima, ma certo non potrà non essere la continuazione
+dell’emancipazione del diritto umano.
+</p>
+
+<p>
+»Una società (dico l’umana) ove i più faticano per la sussistenza,
+ed ove i meno con menzogne e con violenze vogliono la maggior parte
+dei prodotti dei primi, senza sudarli, non deve suscitar essa il malcontento
+e la vendetta di chi soffre?
+</p>
+
+<p>
+»Io desidero che non succeda all’Internazionale, come al popolo
+di Parigi, cioè di lasciarsi sopraffare dagli spacciatori di dottrine, onde
+essere spinta a delle esagerazioni e finalmente al ridicolo; ma che studi
+essa bene gli uomini che devono condurla sul sentiero del miglioramento
+morale e materiale prima d’affidarvisi.
+</p>
+
+<p>
+»Soprattutto si astenga dalle esagerazioni ove cercheranno di condurla
+gli agenti della monarchia e del clero per perderla nell’opinione
+delle classi agiate, sempre tremanti davanti al terribile spettro della
+legge agraria. E le classi agiate si persuadano bene, che non sono i molti
+<i>sergents de ville</i> ed i grandi eserciti permanenti che costituiscono la sicurezza
+d’uno Stato e della proprietà individuale, ma un governo fondato
+sulla giustizia per tutti. E di ciò ne hanno un troppo eloquente
+esempio nella Francia.
+</p>
+
+<p>
+»Io vengo ad assidermi ad un banchetto, ove ho diritto come voi.
+Non tocco il patrimonio vostro, benchè più pingue del mio, ma non toccate
+questo poco, che stillo dalla mia fronte, cogli odiosi mezzi che
+avete impiegato finora, di tasse sul macinato, sul sale e con tante altre
+ingiustizie che gravitano sulla mia miseria.
+</p>
+
+<p>
+»Soprattutto non mi venite colle speciose bugiarde ragioni di pubbliche
+sicurezze e di <i>preposti</i>, di cui voi abbisognate, e ch’io debbo pagare;
+di esercito per la difesa della patria, che difende voi, le vostre
+prepotenze, e mi priva delle braccia valide, che potrebbero migliorare la
+condizione del paese e la mia.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note393">
+<p><span class="label"><a href="#tag393">393</a>.&#160;&#160;</span>Garibaldi intervenne alla tornata del 25 novembre in cui Benedetto
+Cairoli presentò la sua mozione di biasimo sugli arresti di Villa
+Ruffi, e votò naturalmente con lui contro il Ministero.
+</p>
+
+<p>
+Era la prima volta dacchè Roma lo elesse deputato che interveniva
+alla Camera e così al suo apparire come al pronunciare del giuramento
+la sala scoppiò in applausi fragorosissimi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note394">
+<p><span class="label"><a href="#tag394">394</a>.&#160;&#160;</span>Voleva un ministero Crispi, Cairoli, Zanardelli, Nicotera, Villa, Mancini:
+coloro precisamente che in quel momento più si dilaniavano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note395">
+<p><span class="label"><a href="#tag395">395</a>.&#160;&#160;</span>Ecco il testo della Legge:
+</p>
+
+<p>
+«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato: Noi abbiamo
+decretato e decretiamo:
+</p>
+
+<p class="center">
+»<i>Articolo unico.</i>
+</p>
+
+<p>
+»In attestato di riconoscenza della nazione italiana al glorioso concorso
+prestato dal generale Garibaldi alla grande opera della sua unità
+e indipendenza, è autorizzato il Governo del Re ad inscrivere sul gran
+libro del debito pubblico dello Stato una rendita di lire cinquantamila
+annue del consolidato cinque per cento con decorrenza dal 1º gennaio 1875,
+in favore di Giuseppe Garibaldi; ed è inoltre assegnata al medesimo
+un’annua pensione vitalizia di altrettante cinquantamila lire con la stessa
+decorrenza.
+</p>
+
+<p>
+»Ordiniamo che la presente Legge, ec.
+</p>
+
+<p class="center">
+»VITTORIO EMANUELE.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">M. Minghetti.</span>»
+</p>
+
+<p>
+(<i>Gazzetta Ufficiale</i>, 11 giugno 1875.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note396">
+<p><span class="label"><a href="#tag396">396</a>.&#160;&#160;</span>Vol. I, pag. 508-509.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note397">
+<p><span class="label"><a href="#tag397">397</a>.&#160;&#160;</span>Vi è un’altra bambina sepolta a Caprera, Anita, nata nel 1859
+e morta nel 1875, della quale riparleremo più tardi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note398">
+<p><span class="label"><a href="#tag398">398</a>.&#160;&#160;</span>L’avvocato A. Bussolini in nota alla Sentenza della Corte d’appello.
+<i>Monitore de’ Tribunali</i>, 1880, vol. XXI, pag. 144.
+</p>
+
+<p>
+Il professor Gabba invece, valente giurista, condannò apertamente
+in una dottissima Memoria la Sentenza. — <span class="smcap">Gabba</span>, <i>Questioni giuridiche</i>,
+pag. 233.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note399">
+<p><span class="label"><a href="#tag399">399</a>.&#160;&#160;</span>Io pure fui a visitarlo il 5 novembre. Lo dico perchè fu quella l’ultima
+volta che lo vidi, e la sua vista mi ambasciò. Ragionava abbastanza
+lucidamente; ma la lingua, parlando, gli si attorcigliava nella bocca e la
+parola gli usciva stentatissima. Gli dissi che stavo scrivendo la sua vita,
+non ostante ch’egli m’avesse sconsigliato, ed egli sorridendo mi rispose:
+«Vi ringrazio. — Voi farete bene; ma quante cose difficili a capirsi.
+Per esempio, sapete voi chi ci portò via la gente a Monterotondo, la vigilia
+di Mentana? Furono i Mazziniani....»
+</p>
+
+<p>
+Io l’aveva sentita dire più volte questa cosa e non l’aveva mai
+creduta, anzi sapevo che non era vera.... ma non era quello il luogo e
+il momento di discutere, e lo lasciai nel suo errore. Mi congedai io stesso
+per non affaticarlo, ed egli mi disse: «Non posso darvi la mano; datemi
+un bacio!» Fu l’ultimo suo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note400">
+<p><span class="label"><a href="#tag400">400</a>.&#160;&#160;</span>Nella sua lettera ad Achille Fazzari. Caprera, 12 giugno 1881.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note401">
+<p><span class="label"><a href="#tag401">401</a>.&#160;&#160;</span>Lettera da Caprera, 17 maggio 1881.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note402">
+<p><span class="label"><a href="#tag402">402</a>.&#160;&#160;</span>Al giornale <i>La Patria</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note403">
+<p><span class="label"><a href="#tag403">403</a>.&#160;&#160;</span>Riproduciamo per intero la lettera, pubblicata per la prima volta
+dal <i>Piccolo</i> di Napoli l’11 marzo 1882:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Napoli, 9 marzo 1882.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Mio carissimo Leo Taxil,
+</p>
+
+<p>
+»È finita, la vostra repubblica chiercuta (<i>république à calotte</i>) non
+ingannerà più alcuno. L’amore e la venerazione che avevamo per lei, si
+son mutati in disprezzo.
+</p>
+
+<p>
+»La vostra guerra tunisina è vergognosa. E se il governo italiano
+avesse la viltà di riconoscere il fatto compiuto, sarebbe assai spregevole,
+come codarda sarebbe la nazione che tollerasse tale governo.
+</p>
+
+<p>
+»I vostri famosi generali che si sono lasciati dai Prussiani ingabbiare
+nei <i>vagoni</i> da bestiame e trascinare in Germania, dopo aver abbandonato
+e lasciato al nemico un mezzo milione di prodi soldati, oggi
+fanno i rodomonti contro le deboli innocenti popolazioni della Tunisia
+che nulla loro debbono e in nulla li hanno offesi.
+</p>
+
+<p>
+»Conoscete voi i telegrammi che annunziano: il generale in capo
+ha combattuto — il generale tale ha fatto una brillante razzía: ha distrutto
+tre villaggi, abbattuto mille datteri, rubato dugento buoi, sgozzato
+mille pecore, sequestrato duemila galline, eccetera eccetera? Se
+avessero l’impudenza di mettere quei telegrammi nella bella storia di
+Francia, bisognerebbe spazzarneli, spazzarneli con la granata di cucina
+infangata nella poltiglia.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">G. Garibaldi.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note404">
+<p><span class="label"><a href="#tag404">404</a>.&#160;&#160;</span>Così raccontò Rocco De Zerbi nel suo giornale il <i>Piccolo</i> di Napoli.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note405">
+<p><span class="label"><a href="#tag405">405</a>.&#160;&#160;</span>Garibaldi fece rispondere dal sindaco signor Ugo Delle Favare:
+«Mai come oggi i Palermitani si mostrarono così sublimi...» e se l’epiteto
+si risente della tendenza all’iperbole che era il difetto dell’educazione
+di Garibaldi, non è però men vero che il contegno dei Palermitani non
+sia stato singolarmente nobile e gentile.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note406">
+<p><span class="label"><a href="#tag406">406</a>.&#160;&#160;</span>Ecco l’atto di morte del generale Garibaldi:
+</p>
+
+<p class="center">
+»<i>Anno 1882, 5 giugno, ore 7 m. 2 ant. Casa Garibaldi.</i>
+</p>
+
+<p>
+»Avanti a me, Bargone cavaliere Leonardo, Sindaco ufficiale dello
+stato civile del Comune di Maddalena, comparsi il professor Enrico Albanese,
+di anni 48, medico-chirurgo domiciliato a Palermo, ed il dottore
+Alessandro Cappelletti, di anni 26, medico-chirurgo della Regia Marina,
+domiciliato a Torino, mi hanno dichiarato che alle 6 pomeridiane e minuti
+22 del 2 corrente, nella casa posta in Caprera è morto Garibaldi
+generale Giuseppe, di anni 75, residente alla Maddalena, nato a Nizza
+Marittima, figlio del fu Domenico capitano marittimo e della fu Rosa
+Raimondi, donna di casa, residenti a Nizza Marittima, e marito alla signora
+Armosino; presenti i testimoni: Bianchi Vincenzo e Pieramonti
+Egidio, residenti alla Maddalena.»
+</p>
+
+<p class="ast">* * *</p>
+
+<p>
+Il certificato dei medici dice:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 3 giugno 1882.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Signor Sindaco,
+</p>
+
+<p>
+»Ieri (2) alle ore 6 pomeridiane è morto in Caprera al suo domicilio
+il generale Giuseppe Garibaldi in seguito a paralisi faringea. Dichiariamo
+che la tumulazione del cadavere può farsi dopo 24 ore dalla
+morte.
+</p>
+
+<p>
+»In fede ci sottoscriviamo.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»<span class="smcap">Professore Albanese.</span><br>
+»<span class="smcap">Dottore Cappelletti.</span>»
+</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note407">
+<p><span class="label"><a href="#tag407">407</a>.&#160;&#160;</span>Vedi lettera di G. Nuvolari, pubblicata in tutti i giornali, da noi
+letta nel <i>Pungolo</i> del 17-18 giugno.
+</p>
+
+<p>
+Ecco poi testualmente la lettera del Generale al dottor Prandina:
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Caprera, 27 settembre 1877.
+</p>
+
+<p class="indl">
+»Mio carissimo Prandina,
+</p>
+
+<p>
+»Voi gentilmente vi incaricate della cremazione del mio cadavere;
+ve ne sono grato.
+</p>
+
+<p>
+»Sulla strada che da questa casa conduce verso tramontana alla
+marina, alla distanza di trecento passi a sinistra, vi è una depressione di
+terreno limitata da un muro.
+</p>
+
+<p>
+»Su quel canto si formerà una catasta di legna di due metri, con
+legna d’acacia, lentisco, mirto ed altre legna aromatiche. Sulla catasta
+si poserà un lettino di ferro, e su questo la bara scoperta, con dentro
+gli avanzi adorni della camicia rossa.
+</p>
+
+<p>
+»Un pugno di cenere sarà conservato in un’urna qualunque, e
+questa dovrà essere posta nel sepolcreto che conserva le ceneri delle
+mie bambine Rosa e Anita.
+</p>
+
+<p class="indr">
+»Vostro sempre<br>
+»<span class="smcap">G. Garibaldi</span>.»
+</p>
+
+<p>
+(<i>Pungolo</i> di Milano, 11-12 giugno 1882.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note408">
+<p><span class="label"><a href="#tag408">408</a>.&#160;&#160;</span>Battuto veramente dove egli comandava in persona, non lo fu che
+a Morazzono, a Mentana, e nell’assalto notturno di Dijon.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note409">
+<p><span class="label"><a href="#tag409">409</a>.&#160;&#160;</span>Vedi principalmente le <i>Questions pour les francs-tireurs et les corps
+de volontaires</i>. <span class="smcap">Bordone</span>, Documents, pag. 123.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note410">
+<p><span class="label"><a href="#tag410">410</a>.&#160;&#160;</span>Vedi vol. II, capitolo VIII, pagg. 26 e 27.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note411">
+<p><span class="label"><a href="#tag411">411</a>.&#160;&#160;</span>Quattro anni di guerra guerreggiata nel Rio Grande, 1837-1840 — Sei
+anni idem nell’Uruguay, 1842-1847 — Cinque campagne in Italia,
+1848, 1849, 1859, 1866, 1867, e la campagna di Francia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note412">
+<p><span class="label"><a href="#tag412">412</a>.&#160;&#160;</span>«La tattica del generale Garibaldi, dice il <span class="smcap">Manteuffel</span> nella puntata
+XX della <i>Storia della guerra franco-germanica</i>, va segnalata specialmente
+per la grande rapidità delle mosse, per sagge disposizioni durante
+il combattimento a fuoco, e per un’energia e focosità nell’attacco, che
+se dipende in parte dall’indole dei suoi soldati, dimostra eziandio che
+il Generale non dimentica un solo istante l’obiettivo del combattimento,
+ch’è appunto quello di sloggiare il nemico dalle sue posizioni, mediante
+un attacco rapido, vigoroso, risoluto.
+</p>
+
+<p>
+»La prova di questa sua speciale valentia l’avemmo nel fatto d’arme
+che fece rifulgere non solo l’eroismo dei nostri soldati, ma anche la
+bravura dei Garibaldini.
+</p>
+
+<p>
+»Il 61º fucilieri ebbe sepolta la sua bandiera sotto un mucchio di
+morti e feriti, appunto perchè non gli fu possibile sottrarsi alla celerità
+delle mosse di Garibaldi.
+</p>
+
+<p>
+»Certamente i successi del Generale furono successi parziali e non
+ebbero seguito; ma se il generale Bourbaky avesse operato secondo i
+suoi consigli, la campagna dei Vosgi sarebbe stata la più fortunata
+combattuta nel 1870-71 dalle armi francesi.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note413">
+<p><span class="label"><a href="#tag413">413</a>.&#160;&#160;</span><i>Clelia</i>, ovvero <i>Il Governo del Monaco</i> (<i>Roma nel secolo XIX</i>), romanzo
+storico-politico di <span class="smcap">Giuseppe Garibaldi</span>. Milano, 1870, pag. 210-211:
+</p>
+
+<p>
+«Quanto a lui crede che Repubblica sia: <i>il governo della gente
+onesta</i> — e lo prova; accennando alla caduta delle repubbliche — quando
+i cittadini sprofondandosi nel vizio hanno cessato di esser virtuosi. — Non
+crede però alla durata del governo repubblicano composto di cinquecento
+individui.
+</p>
+
+<p>
+»Egli è d’avviso che la libertà d’un popolo consista nella facoltà
+di eleggersi il proprio governo — e questo governo, secondo lui, dev’essere
+dittatoriale — cioè d’un uomo solo. — A questa Istituzione dovette
+la propria grandezza il più grande dei popoli della terra.
+</p>
+
+<p>
+»Sventura però a chi in luogo di un Cincinnato elegge un Cesare!
+</p>
+
+<p>
+»Vuole poi limitata a tempo determinato la Dittatura — e solo in
+un caso straordinario, come quello di Lincoln nell’ultima guerra degli
+Stati Uniti — consentirebbe la proroga, in nessun caso accorderebbe — ereditario
+il potere.
+</p>
+
+<p>
+»Egli però non è esclusivo: pensa che il sistema del governo veramente
+voluto dalla maggioranza della Nazione — qualunque esso sia — equivalga
+alla Repubblica — com’avviene per esempio del governo
+inglese.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note414">
+<p><span class="label"><a href="#tag414">414</a>.&#160;&#160;</span>Vedi nel <i>fac-simile</i> del suo autografo pubblicato in principio al
+1º volume.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note415">
+<p><span class="label"><a href="#tag415">415</a>.&#160;&#160;</span>Vedi il <i>Governo del Monaco</i>, pag. 242, e il suo <i>Memorandum alle potenze
+d’Europa</i>, scritto dal Monte Tifata, poche ore dopo la battaglia del
+1º ottobre 1860.
+</p>
+
+<p>
+Circa alle sue idee sulla <i>Lingua mondiale</i>, curioso il leggere questo
+brano trovato fra le sue memorie manoscritte e ancora inedite:
+</p>
+
+<p>
+«Il modo dunque più indicato ad un’Unità mondiale — e che più
+coadiuverebbe all’Unità religiosa vera — Dio! — sarebbe una lingua
+universale.
+</p>
+
+<p>
+»Non è questa idea mia — ma vecchia e ne lascio l’esame cronologico
+a chi vuol incaricarsene.
+</p>
+
+<p>
+»Vado alla sostanza.
+</p>
+
+<p>
+»Voler imporre una lingua qualunque delle esistenti per lingua universale credo sarebbe questione alquanto simile a quella dei preti, e l’abbandono. — Proviamo
+un altro espediente.
+</p>
+
+<p>
+»Per esempio — vari complessi di lingue per formare un tutto — col
+tempo.
+</p>
+
+<p>
+»Il francese sarebbe uno dei complessi — esso ha agglomerato un
+gran numero di dialetti delle diverse sue provincie ed ha una rispettabile
+estensione al di fuori.
+</p>
+
+<p>
+»L’anglo-germano — od anglo-sassone immensamente propagato.
+</p>
+
+<p>
+»Per le lingue orientali lascio a’ più scienziati la cura d’occuparsene — se
+così loro piace.
+</p>
+
+<p>
+»Tu puoi occuparti del complesso — <i>Iberitalo</i> — formato di tre
+lingue: portoghese, spagnuola ed italiana, di cui conosci qualche cosa e
+consultare perciò tutti quegli umanitarii di quei tre paesi e delle colonie
+dell’America portoghese e spagnuola, che volessero essere tanto buoni
+da cooperarvi. — Le tre lingue hanno molte voci comuni — si può cercarle
+e riunirle in un principio di Dizionario, ove gettar la base d’una
+lingua nuova, che potrebbe frattanto essere imparata dalla gioventù dei
+tre paesi.
+</p>
+
+<p>
+»Io non mi nascondo l’arduità dell’impresa — ma la sua importanza
+sembrami meritare l’attenzione degli uomini cui il progresso umano
+non è una chimera.
+</p>
+
+<p>
+»Certo vi vorranno secoli per raggiungere il nobile scopo — ma è
+pur vero che se i Caldei non avessero principiato, gettando uno sguardo
+nello spazio — ad investigare i moti e le leggi stupende che regolano
+gli eterni luminari — gli odierni astronomi — non sarebbero forse così
+inoltrati nelle vie dell’Infinito.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note416">
+<p><span class="label"><a href="#tag416">416</a>.&#160;&#160;</span>Lo raccontò Garibaldi stesso a me nell’uscire dalla casa del Palmerston.
+Io era rimasto con altri del seguito in una sala attigua al gabinetto
+in cui il Generale era entrato; ma pochi momenti dopo vidi
+uscire il Generale col viso tutto infiammato; ed io che lo conosceva,
+capii subito che il colloquio non gli era andato pel suo verso. Però in
+carrozza azzardai una domanda:
+</p>
+
+<p>
+— Pare che vi abbiano fatto inquietare, Generale?
+</p>
+
+<p>
+— Cosa volete, <i>amigo</i>.... — e mi raccontò il dialogo testè riferito.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note417">
+<p><span class="label"><a href="#tag417">417</a>.&#160;&#160;</span>Alcune bozze a matita di queste memorie sono quelle che il Generale
+regalò a Giovanni Basso e ch’egli diede a me perchè ne facessi
+l’uso migliore che credevo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note418">
+<p><span class="label"><a href="#tag418">418</a>.&#160;&#160;</span>Come saggio di questi studi sui <i>Venti</i> diamo questa lettera in francese,
+inedita fino ad ora, diretta ad uno scienziato, di cui non ci fu dato
+scoprire il nome:
+</p>
+
+<p>
+«J’ai lu avec un bien vif intérêt votre magnifique ouvrage sur les
+phénomènes de l’atmosphère — et je vous en suis reconnaissant. J’ai
+vu avec un sentiment d’orgueil et de fraternité vos principes humanitaires
+sur la solidarité des peuples.
+</p>
+
+<p>
+»Certes tant que les Gouvernements emploieront les revenus des
+nations à construire des bayonettes et des vaisseaux cuirassés, il sera
+difficile que le monde atteigne cette unité de famille à laquelle il aspire
+et jusqu’à ce que les armées ouvrières, comme celles qui aux ordres de
+votre illustre compatriote M<sup>r</sup> Lesseps creusent des canaux et posent des
+rails de chemins de fer, ne substitueront les armées guerrières maintenues
+pour destruction de l’homme, l’homme sera toujours un misérable
+instrument du despotisme et de la dilapidation.
+</p>
+
+<p>
+»Comme vous dites, la guerre d’Amérique — dans les malheureuses
+conséquences porte l’inaction d’un de vos plus illustres collaborateurs,
+le commandant Maury, que j’ai connu à l’Observatoire de Washington — et
+duquel j’ai possédé les belles cartes inventées par lui sur la théorie
+des vents. — A Boston, où j’avais obtenu des cartes, je m’étais obligé
+de fournir ma quote d’observations maritimes au savant Américain. — Mais
+ayant dû encore une fois abandonner ma profession de marin — je
+ne pus tenir ma promesse.
+</p>
+
+<p>
+»Peu initié dans la science, je me confesse incapable d’apprécier
+toutes les beautés renfermées dans votre bel ouvrage. — Mais comme
+vous y traitez d’une manière si savante la théorie des vents — je me
+permets de vous présenter quelques observations faites dans mes voyages
+sur le même sujet.
+</p>
+
+<p>
+»Les observations dont je vais vous entretenir — et que je n’aurais
+peut-être jamais ébauchées — me furent suggérées par la lecture des ouvrages
+d’agriculture — dont je m’occupe presque uniquement aujourd’hui.
+</p>
+
+<p>
+»En général la cause des vents sur la surface du globe comme elle
+est décrite par certains auteurs d’agriculture ne me satisfait pas.
+</p>
+
+<p>
+»Par exemple — on dit toujours que la cause des vents est causée
+par la condensation de l’air froid dans les zones glaciales — qui tend
+naturellement à se précipiter dans les espaces d’air raréfié par la chaleur
+dans la zône torride.
+</p>
+
+<p>
+»Jusqu’ici nous sommes d’accord — ce que je voudrais seulement,
+ç’est qu’on signalât un peu davantage l’action que causent sur l’air
+atmosphérique les mouvements de rotation et de translation de notre
+globe dans l’espace.
+</p>
+
+<p>
+»Le mouvement de rotation de la terre effectuant une entière révolution
+de 360° en 24 heures, donne aux objets qui se trouvent sur
+l’Équateur une vitesse de 900 milles par heure.
+</p>
+
+<p>
+»Le mouvement de translation de la même dans son orbite pousse
+les mêmes objets qui se trouvent sur l’Équateur à midi, avec l’immense vitesse — je
+crois — d’à peu près 65 mille milles par heure — et si cette
+surprenante célérité n’était modifiée, je crois, par une force de projection
+de notre planète qui nous lance dans la direction qu’elle parcourt — et
+par le remous du fluide atmosphérique tendant à devancer latéralement
+comme le remous d’un navire — sans cette compensation, dis-je, l’air que
+rencontrerait un habitant de l’Équateur dans se pérégrination aérienne
+le balayerait de dessus son cheval céleste plus facilement qu’un ouragan
+ne livre dans les airs le moindre brin de paille.
+</p>
+
+<p>
+»Que les mouvements susdits aient une action sur la surface du
+globe le prouvent les éternels vents alizés qui règnent dans la zône torride
+et les courants qui trouvent la direction de ces vents.
+</p>
+
+<p>
+»Une zône di 60° environ, comprise entre 30° de latitude Nord-Est
+et le 30° Sud-Est, est sillonnée éternellement par les vents venant de l’Est.
+Dans l’émisphère Nord ces vents s’approchent du N.-E., dans le S.-E. Ou
+plutôt dans cette zône l’air reste en arrière vers l’Ouest tandis que le
+planète s’avance vers l’Est.
+</p>
+
+<p>
+»Un corps solide quelconque, qui s’avance dans l’espace ou dans
+l’eau, génère naturellement un remous derrière lui. — Ce remous suit le
+corps — et dans les parties latérales il tend à le précéder. — On peut
+observer cela sur un navire qui marche.
+</p>
+
+<p>
+»Voilà, je crois, la cause des contr’alizés, qui soufflent de l’Ouest à
+l’Est — dans les zônes en dehors de la zône torride.
+</p>
+
+<p>
+»Ne pouvant rompre les alizés de la zône torride, le remous se dilate
+latéralement — et au de là du parallèle de 40, tant dans un émisphère
+que dans l’autre, on est presque certain de le trouver souvent plus fort
+que les alizés, mais beaucoup plus inconstant.
+</p>
+
+<p>
+»Il paraît que les vents d’Ouest dans les zônes torrides tendent
+vers les pôles contrairement aux alizés qui tendent vers l’Équateur. — Ainsi
+le S.-O. prévaut dans l’émisphère boréal et le N.-O. dans l’Australie.
+Le diagramme de M<sup>r</sup> Maury note ainsi, et dans ma traversée de Van
+Diémen à la côte méridionale du Chili au Sud du parallèle de 50 courant
+droit à l’Est, le vent descendait toujours sur babord.
+</p>
+
+<p>
+»J’ai souvent entendu dire par les marins venant de l’Amérique
+du Sud: — Nous avons remonté jusque vers les Açores pour trouver les
+variables, et vraiment cela signifie qu’ils ont traversé la zône torride
+avec les ancres à tribord et qu’ils sont ainsi arrivés vers le parallèle
+des Açores pour trouver les vents variables qui soufflent irrégulièrement
+entre les zônes des vents <i>alizés</i> et <i>contr’alizés</i>.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+»C’est bien désirable que pour le progrès de la navigation le commandant
+Maury puisse bientôt reprendre son premier recueil des observations
+de toutes les mers du monde. On pourra alors mieux connaître les vents
+qui se plaisent dans les zônes variables — et les points surtout des
+zônes calmes qu’il faudra éviter.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note419">
+<p><span class="label"><a href="#tag419">419</a>.&#160;&#160;</span>Già ne citammo alcuni. Uno de’ suoi ultimi componimenti poetici
+in italiano fu la Epistola metrica a Felice Cavallotti, scrittagli da Roma
+nell’aprile del 1879: la sua lunghezza ci toglie il piacere di ripubblicarla.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note420">
+<p><span class="label"><a href="#tag420">420</a>.&#160;&#160;</span>Dal <i>Caffaro</i> di Genova, 5 giugno 1882. Ne abbiamo riprodotto
+soltanto i brani principali.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note421">
+<p><span class="label"><a href="#tag421">421</a>.&#160;&#160;</span>Questo periodo non è ben chiaro, ma nel manoscritto è tal quale,
+e lo rispettiamo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note422">
+<p><span class="label"><a href="#tag422">422</a>.&#160;&#160;</span>Potremmo, occorrendo, dire il nome della contrada e il numero
+della casa in cui vive, tanto sono sicure le nostre informazioni.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note423">
+<p><span class="label"><a href="#tag423">423</a>.&#160;&#160;</span>Vedi l’<i>Athenæum</i> del 16 febbraio 1861 (n. 1738)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note424">
+<p><span class="label"><a href="#tag424">424</a>.&#160;&#160;</span><span class="smcap">Rousseau</span>, <i>Discours sur l’origine de l’inégalité parmi les hommes</i>.
+Deuxième Partie, Note neuvième, nella edizione d’Amsterdam 1772, a
+pag. 126, 127.</p>
+</div>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a fine libro, riguardanti il volume 1, sono state riportate nel volume corrispondente.
+</p>
+
+<p>
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75139 ***</div>
+</body>
+</html>
+
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