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| author | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-03-25 12:21:04 -0700 |
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Chi è caduto nella gran tazza? + +— Nessuno, signor Collin, — rispose una voce che scendeva dalla coffa +dell’albero di mezzana. + +— Che io sia diventato sordo? + +— Sarà stato il timone che ha i cardini un po’ stretti ed arrugginiti. + +— Non è possibile, gabbiere. + +— Allora saranno state le tigri che ruggiscono in modo da mettere i +brividi. + +— No, ti ripeto, era una voce umana. + +— Eppure non vedo nulla, signor luogotenente. + +— Di questo sono certissimo. Bisognerebbe avere gli occhi d’un gatto +per discernere qualche cosa con questa oscurità. — + +In mezzo all’urlío della tempesta e ai muggiti delle onde che il vento +sollevava a grande altezza, si udì ancora un grido che non pareva +emesso nè dalle belve, delle quali aveva parlato il gabbiere, nè dal +cigolío del timone. Il luogotenente Collin, che stava aggrappato alla +ribolla del timone tenendo gli occhi fissi sulla bussola, si scosse per +la seconda volta e disse: + +— Qualcuno è caduto in mare. Non hai udito un grido, Jack? + +— No, — ripetè il gabbiere. + +— Eppure questa volta non mi sono ingannato! + +— Se un uomo fosse caduto dalla _Nuova Georgia_, gli uomini di quarto +si sarebbero subito accorti della disgrazia. + +— E dunque?... + +— Che ci sia qualche pesce di nuova specie, nelle nostre acque? + +— Non conosco alcun pesce dell’Oceano Pacifico che possa mandare un +simile grido. + +— Che sia un naufrago? + +— Un naufrago qui, a dugento leghe dalla Nuova Zelanda? Hai visto +qualche vascello, prima che il sole tramontasse? + +— Nessuno, signore, — rispose il gabbiere. + +— Aiuto!... + +— Per mille diavoli! — esclamò il luogotenente, mordendosi i lunghi +baffi rossicci che ornavano il suo viso abbronzato dai venti del mare e +dai calori equatoriali. — Un uomo segue il nostro vascello! + +— Sì, è vero, signor Collin, ho udito anch’io il grido. + +— Asthor!... — + +Un vecchio marinaio, con la barba lunga grigia, con le forme tozze +che dimostravano una robustezza eccezionale, attraversò barcollando il +ponte della nave e raggiunse il luogotenente. + +— Eccomi, signore, — rispose il lupo di mare. + +— Dov’è il capitano? + +— A prua, luogotenente. + +— Hai udito un grido, tu? + +— Sì, e veniva dal mare. + +— Tieni la ribolla, pilota. — + +Il signor Collin lasciò il timone, ed aggrappandosi ai cordami, +ai bordi ed agli attrezzi che ingombravano la nave, per non venire +rovesciato dai violenti colpi di mare, che saltavano di quando in +quando in coperta con tremendi muggiti, giunse a prua. Un uomo di +alta statura, con le spalle larghe, di membra muscolose, impartiva con +voce squillante dei comandi ad un gruppo di marinai che tentavano di +spiegare una vela di trinchetto che il vento continuava ad abbattere. + +— Capitano, — disse. + +— Cosa desiderate, luogotenente? — rispose il gigante, volgendosi. + +— Abbiamo un naufrago nelle nostre acque. Ho udito due volte gridare +aiuto. + +— Quando? + +— Poco fa. + +— Un naufrago qui! Non bisogna perder tempo e virare subito di bordo. +Mia figlia non mi perdonerebbe mai di non aver salvato un disgraziato +marinaio. + +— Ma il tempo è orribile, signore. + +— Non importa; tutto si deve tentare per salvarlo. Fate virare di +bordo! — + +Collin con un colpo di fischietto chiamò i marinai dispersi pel ponte +e li dispose ai bracci delle manovre, mentre il pilota Asthor, che si +trovava sempre alla ribolla, faceva uno sforzo potente per far poggiare +la nave. + +Il momento era tutt’altro che propizio per eseguire questa manovra, e +tanto meno per tentare un salvataggio. + +L’Oceano, smentendo, come del resto ben sovente accade, il suo nome di +Pacifico datogli da Magellano che pel primo lo attraversò, era in piena +rivoluzione. Montagne d’acqua, irte di candida spuma ma nere come se +fossero d’inchiostro, si scagliavano con inaudita rabbia in tutte le +direzioni, ora formando baratri spaventevoli che parevano non dovessero +finire più, ed ora slanciandosi verso il cielo con muggiti tremendi. + +Un vento impetuoso scendeva di tratto in tratto dalle tempestose nubi +che correvano all’impazzata pel cielo oscurissimo, e balzando, con un +moto circolare, su tutti i punti della bussola, fischiava in tutti i +modi scotendo furiosamente l’alberatura della nave, strappando brano a +brano le vele, sbattendo i boscelli. + +La _Nuova Georgia_ però, nonostante quei doppi assalti, le montagne +d’acqua che balzavano sopra i suoi bordi, e le violente oscillazioni, +eseguì l’ardita manovra comandata dal suo intrepido capitano. Tornata +al vento, si slanciò sulla via poco prima percorsa, tenendo bravamente +testa agli elementi infuriati. + +Il capitano ed il luogotenente collocatisi a prua, presso l’albero di +bompresso, scrutavano attentamente i marosi cercando il naufrago che +per ben due volte aveva chiamato «aiuto,» mentre i marinai allestivano +le cinture di salvataggio, le corde da lanciarsi e preparavano una +baleniera per essere pronti a calarla in mare, se vi fosse stato +bisogno. + +— Vedete nulla; signor Collin? — chiese il capitano dopo alcuni minuti. + +— Nulla, capitano, quantunque noi siamo già nelle acque del naufrago. + +— Che si sia annegato? — + +Il luogotenente stava per manifestare la sua opinione, quando un +giovane marinaio, dall’aria furba e intelligente, disse, volgendosi +verso il capitano: + +— Miss Anna è sul ponte! + +— Mia figlia qui! — esclamò il capitano, volgendosi vivamente. — Dov’è? + +— Eccomi, padre mio, — rispose, una voce armoniosa, ma tranquilla. + +Una giovinetta si avanzava verso prua aggrappandosi alla murata ed ai +cordami, per non venire travolta dai cavalloni che irrompevano sulla +tolda con mille muggiti. Poteva avere sedici o diciassette anni; era +una graziosa ragazza, alta, snella, con capigliatura abbondante di un +biondo oro, con occhi di un azzurro profondo, di carni vermiglie, non +ancora guastate dall’aria marina e dai morsi del sole equatoriale. + +Negli occhi, nell’espressione del viso, nelle labbra sottili, +s’indovinava in quella delicata personcina una tenacità e un’audacia, +che sono ben lungi dal possedere le donne della sua età e soprattutto +le donne europee. + +Nonostante che la tempesta fosse violentissima e la nave corresse non +lieve pericolo, sebbene di solida costruzione e montata da un numeroso +equipaggio, quella creatura non sembrava per nulla spaventata, e +sorrideva tranquillamente come se si trovasse benissimo anche fra la +natura sconvolta. + +— Qui tu, Anna! — ripetè il capitano con accento di terrore. + +— Sì, padre mio, — rispose la coraggiosa giovinetta, avvicinandoglisi. + +— Ma non pensi che un’onda può strapparti dal ponte e trascinarti in +mare? + +— La figlia di un capitano marittimo non deve essere da meno di suo +padre. Eppoi, credi tu che si stia meglio giù che sul ponte, quando vi +sono quelle brutte belve che urlano orrendamente? Ah, padre mio, che +carico pericoloso portiamo noi! + +— Le gabbie sono solide e il quadro di poppa non ha comunicazione colla +stiva. + +— Lo so, ma quei ruggiti mettono i brividi. To’!... La _Nuova Georgia_ +ha cambiato rotta!... E si prepara una imbarcazione!... Cosa vuol dire +ciò, padre? + +— Non t’inquietare, Anna, — rispose il capitano. — Abbiamo virato di +bordo per cercare un naufrago. + +— Forse uno dei tuoi marinai è caduto in mare? + +— No, ringraziando il cielo. Si tratta di uno sconosciuto che pochi +minuti fa gridava aiuto. + +— E dove? + +— Non lo sappiamo neanche noi. + +— Non l’hai veduto? + +— No, ma il luogotenente e il pilota l’hanno inteso gridare. + +— Pover’uomo!... Bisogna salvarlo a qualunque costo. + +— È ciò che stiamo facendo. — + +In quell’istante, in mezzo alle onde che si rovesciavano le une +addosso alle altre con orribile frastuono, si udì una voce gridare +ripetutamente: + +— _Help! Help!_... (Aiuto! aiuto!) + +— Il naufrago! — esclamò il signor Collin, precipitandosi verso la +murata di babordo. + +— Attenzione, timoniere! — gridò il capitano. — Poggia tutto!... — + +La nave virò sul posto mettendosi attraverso al vento, in maniera da +non allontanarsi troppo da quel punto. Il capitano, il luogotenente, +miss Anna ed i marinai, curvi sulle murate o issati sulle griselle, +guardavano attentamente in mezzo alle onde, che le tenebre facevano a +malapena distinguere. + +— Coraggio! — gridò il capitano, imboccando il portavoce. — Veniamo in +vostro aiuto. + +— Soccorso!... Annego!... — ripetè la stessa voce di prima, che pareva +uscisse di sotto le onde. + +— L’abbiamo sottovento, — disse il luogotenente. + +— Sì, sì, — confermò il vecchio pilota. + +— Maledette tenebre! — esclamò il capitano. — Non si può vedere a tre +metri di distanza. + +— Aspettiamo un lampo, — disse miss Anna. + +— E facciamo intanto qualche segnale, — aggiunse il luogotenente. — +Ehi, Harry, lancia un razzo! — + +Un marinaio partì come una freccia, balzando attraverso le corcome e +gli attrezzi che ruzzolavano per la tolda, scese nel quadro di poppa e +ritornò portando un razzo che subito accese. + +Una striscia fiammeggiante salì verso le nubi oscillando vivamente +sotto i violenti soffi del vento, e scoppiò spandendo all’intorno +miriadi di scintille dai riflessi azzurri. Quasi subito, come se il +cielo fosse stato invidioso di quella linea di fuoco, un lampo la +fendette da ponente a levante, illuminando come in pieno giorno lo +sconvolto Oceano. + +Agli occhi dell’equipaggio s’offerse allora un terribile spettacolo, +che certamente non s’aspettava. + +A mezza gomena dalla nave una piccola zattera, mezzo sfasciata, +coll’albero spezzato a cui era ancora attaccato un lembo di tela, +ondeggiava disperatamente fra le onde che l’assalivano da tutte le +parti. Due uomini, uno bianco ed uno nero, sdraiati presso l’albero +e strettamente abbracciati, pareva che lottassero ferocemente. Nelle +loro mani si vedevano brillare degli oggetti che si alzavano e si +abbassavano rapidamente, e che sembrava fossero o coltelli o pugnali. + +— Gran Dio! — esclamò miss Anna, retrocedendo vivamente. + +— Mille milioni di fulmini! — esclamò il capitano. — Cosa succede su +quella zattera? — + +Un urlo acuto, straziante, come di un uomo che viene assassinato s’alzò +fra le onde seguito da un altro che pareva di trionfo. + +— Laggiù si assassinano! — esclamò Collin. + +— Quale dramma si svolge su quella zattera? — chiese Anna +rabbrividendo. — Degli uomini che si uccidono mentre la morte gli +minaccia! Padre mio, fuggiamo di qua! + +— No, bisogna salvarli. + +— Ma uno a quest’ora sarà morto. + +— Salveremo il vivo. + +— Un assassino! + +— Chi può dire che sia un assassino? Forse si è difeso; noi non +possiamo sapere di che cosa si tratta, almeno per ora. — + +In quel momento si udì a babordo un cozzo violento, e proprio sotto il +fianco della nave una voce che gridava: + +— Salvatemi!... Ohe!... della nave!... + +— Lanciate delle funi! — gridò il capitano. + +Sette od otto gomene vennero gettate insieme con alcune cinture di +salvataggio. Malgrado la profonda oscurità, presso il babordo si vedeva +la zattera la quale finiva con lo sfasciarsi, e, fra i rottami, un uomo +che si dibatteva disperatamente fra la spuma. + +— Issa! — gridò il naufrago. + +— Terrete fermo? — chiese il capitano. + +— Sì. + +— Issate! — + +I marinai ritirarono la gomena alla cui estremità erasi aggrappato il +naufrago. Una testa sparuta, inzuppata di acqua, con una capigliatura +lunga appiccicata alle gote ed al collo, apparve dopo alcuni istanti. +Il capitano afferrò il disgraziato per le spalle e sollevandolo come +fosse stato un fanciullo, lo depose sul ponte. + +Lo sconosciuto stette qualche istante ritto girando due occhi smarriti +sui marinai, aprì le labbra balbettando con voce appena distinta «un +grazie,» poi stramazzò fra le braccia del luogotenente che gli stava +dietro. + +— Morto! — esclamò miss Anna. + +— No, il suo cuore batte, — rispose Collin. + +— Portiamolo nel quadro di poppa. + +— Sì, miss. + +— E l’altro? — chiese un marinaio. — Sulla zattera erano in due. + +— Cerchiamolo, — disse il capitano. + +I marinai accorsero verso la murata; ma ormai era troppo tardi. La +zattera sfasciatasi contro i banchi della nave, era scomparsa col +secondo naufrago. + + + + +CAPITOLO SECONDO. + +Il Naufrago. + + +La _Nuova Georgia_ aveva lasciate il porto giapponese di Yokoama il +24 agosto 1836 diretta in Australia, dove contava di fare un carico +di _trepang_, sorta di molluschi cilindrici, abbastanza coriacei, ma +che sono tanto pregiati dai ghiottoni dell’Impero Celeste. Portava +con sè, oltre una partita di sete e di porcellane giapponesi, dieci +grandi gabbie di ferro contenenti dodici stupende tigri indiane, +appartenenti al proprietario di un serraglio di Yeddo, il quale, dopo +aver raggranellata una cospicua sostanza, si era deciso di sbarazzarsi +dei suoi pericolosi compagni, cedendoli ad un negoziante di belve +domiciliato a Melburne. Per quanto contasse già quindici anni, la +_Nuova Georgia_ era ancora una bella e robusta nave, anzi passava per +una delle migliori della marina mercantile americana. + +Si poteva dire che era il più grande veliero che in quei tempi solcasse +le acque dell’Oceano Pacifico, poichè stazzava oltre duemila tonnellate +e portava l’attrezzatura completa di una vera nave, ossia, vele quadre +al trinchetto, alla maestra e anche all’albero di mezzana. + +Destinata dapprima a servire d’incrociatore nella marina repubblicana, +era stata in seguito venduta al capitano James Hill di Boston, il +quale cercava appunto in quel tempo una solida nave per esercitare +il traffico nell’Oceano Pacifico, traffico molto difficile ma assai +vantaggioso, specialmente allora. + +Il capitano Hill, un marinaio vero nel più largo senso della parola, +che aveva fatto quattordici volte il giro del mondo, era audace quanto +si può immaginare, forte come un toro, risoluto in qualsiasi pericolo. +Aveva preso con sè la propria figlia miss Anna, rimasta orfana della +madre, aveva arruolato il luogotenente Collin suo antico compagno, +venti scelti marinai e si era avventurato fra le isole della Polinesia +e della Melanesia non punto spaventato della trista fama, che hanno +gl’isolani, grandi amatori di carne umana cotta allo spiedo e con la +salsa verde. + +Aveva fatto sette viaggi fortunati, ed ora aveva cominciato l’ottavo +con quel pericoloso carico, che però egli era sicuro di condurre +intatto a Melburne, insieme con le sete destinate alle bellezze +australiane. + +Ma il destino, come vedremo in seguito, aveva deciso altrimenti! + + . . . . . . . + +Portato nel quadro di poppa lo sconosciuto raccolto sulla piccola +zattera, il capitano si era affrettato a discendere in compagnia della +figlia, mentre il luogotenente risaliva sul ponte per resistere alla +tempesta che da due giorni si scagliava rabbiosamente contro il grande +veliero. + +Il vecchio Asthor stava strofinandogli vigorosamente le membra con uno +straccio di lana inzuppata di _gin_ e cercava di fargli introdurre +nella bocca, strettamente chiusa, alcune goccie di generoso vino di +Spagna. Il misero però si ostinava a non dar segno di vita, quantunque +il cuore continuasse a battere debolmente sì, ma tanto da far sperare +una non lontana ripresa dei sensi. + +— Il povero uomo è stato conciato molto male, — disse il capitano. — +Fammi largo, Asthor, onde possa visitarlo. — + +Il naufrago poteva avere quaranta o quarantacinque anni. Era di statura +media, ma tarchiata, muscolosa, che dimostrava una forza non comune; la +sua pelle bianca in alcune parti e assai abbronzata in altre, portava +dovunque delle tracce rossastre, dei tatuaggi strani ma non molto +dissimili da quelli che usano farsi i marinai. + +Il suo viso era tutt’altro che simpatico. Aveva i lineamenti duri, un +naso grosso, rosso come quello di un gran bevitore, la fronte bassa +come quella di un delinquente, la barba lunga, incolta, rossastra. Sul +collo, verso il lato destro, vi si vedeva una ferita cicatrizzata di +recente, e più sotto un piccolo foro che pareva prodotto da un colpo +di coltello. Anche sul viso si vedeva un’altra ferita, la quale mandava +ancora alcune goccie di sangue. + +— Sono ferite gravi? — chiese miss Anna. + +— No, figlia mia, — rispose il capitano, — poichè il ferro che le ha +prodotte non doveva essere acuto. + +— Chi può essere? Un marinaio? + +— Non te lo so dire, ma.... To’! cosa sono queste lividure che vedo ai +polsi? + +— Delle lividure? + +— Sì, e molto marcate. + +— Prodotte da che cosa? — + +Il capitano non rispose, ma aggrottò la fronte e scosse ripetutamente +il capo. + +— Forse da delle corde? — insistette miss Anna. + +— E forse da delle manette, — rispose il capitano con voce grave. + +— Che sia un forzato fuggito da qualche penitenziario? + +— Può essere. + +— Forse dall’isola di Norfolk? + +— Non ne so nulla; fra breve però quest’uomo ci dirà, qualche cosa. + +— Ritorna in sè? + +— Sì, figlia mia. — + +Il capitano non s’ingannava. Il naufrago aveva aperto la bocca come per +respirare più liberamente, e stava per alzare le palpebre. Due occhi +falsi, grigiastri, che mandavano una luce sinistra, si fissarono ben +presto sul capitano e sulla giovane donna con una specie di stupore. + +— Come vi sentite? — chiese il capitano. + +Lo sconosciuto invece di rispondere si alzò lentamente a sedere e +chiese con voce rotta: + +— Dove.... sono.... io?... + +— In una cabina della _Nuova Georgia_, — rispose il capitano. + +— Una nave.... inglese?... + +— No, americana. — + +Il naufrago mandò un respiro come di soddisfazione. Il capitano Hill lo +notò, e dopo aver fatto cenno a sua figlia di ritirarsi, riprese: + +— Chi siete? + +— Bill Habbart,... un povero naufrago;... ma.... e Sangor?... + +— Sangor?... Chi è costui?... — + +Il naufrago fece un gesto di stupore, poi si morse le labbra come si +fosse pentito di essersi lasciato sfuggire quel nome. + +— Chi è questo Sangor? — tornò a chiedere il capitano. + +— Un compagno di sventura. + +— Che poi avete assassinato. + +— Io!... — esclamò il naufrago impallidendo e stringendo i pugni. + +— Vi ho veduti poco fa coi coltelli in mano, lottare come due tigri +sulla vostra zattera. + +— È vero, ma fu primo l’indiano a gettarsi addosso a me. + +— Per qual motivo? + +— La zattera stava per affondare sotto il nostro peso, avendo le onde +strappate quasi tutte le tavole. Sangor allora, cieco di paura, cercò +disfarsi di me sperando di salvarsi, ma nella lotta ebbe la peggio, +poichè cadde in mare. + +— È proprio vero quello che mi dite? + +— Lo giuro, — disse il naufrago. + +— Ma come vi trovavate in pieno Oceano, su quella zattera? + +— Appartengo all’equipaggio di una nave naufragata due mesi fa presso +le isole Figii. + +— Come si chiamava quella nave? + +— Il _Tamigi_. + +— Una nave inglese forse? + +— Sissignore. + +— E vi eravate salvati voi due soli? + +— No, — rispose il naufrago nel cui sguardo brillò uno strano lampo. +— Alle Figii vi sono altri sette compagni che attendono di venire +salvati. + +— Avevano mandato voi in cerca di aiuto? — chiese il capitano. + +— Sissignore. + +— In quali condizioni si trovano? + +— Disperate, poichè li avevo lasciati mezzo morti di fame e alle prese +con gli antropofagi. + +— Credete che siano ancora vivi? + +— Lo spero, poichè sono tutti armati e risoluti! + +— Da quanti giorni avete lasciata l’isola? + +— Da tredici. Capitano, ditemi, cercherete di salvare quei disgraziati? + +— Tutto dipende da una vostra risposta, — rispose il comandante +guardandolo fisso, come se volesse leggergli nel più profondo del +cuore. + +— Parlate, interrogatemi, signore. + +— Ditemi, perchè avete ai polsi quelle profonde lividure? — + +Il naufrago a quella domanda, che forse non si aspettava, trasalì, ma +rimettendosi prontamente, rispose colla massima calma: + +— Me le hanno prodotte le funi, essendomi fatto legare alla ribolla del +timone durante la tempesta che ci fece naufragare. Il mare saltava a +bordo con tanta furia, che senza quella precauzione mi avrebbe portato +via. + +— Sono soddisfatto di voi, — disse il capitano, tendendo la destra +al naufrago che gliela strinse vigorosamente. — Ora non pensate che a +dormire ed a rimettervi della vostra brutta avventura. + +— Ma i miei compagni li salverete? — insistette il naufrago. + +— Appena la tempesta sarà cessata, metterò la prua verso le isole Figii. + +— Grazie, grazie, signore. + +— Non una parola di più e riposate. — + +Il naufrago si ricoricò nel lettuccio, ma appena si vide solo si rialzò +con uno scatto di tigre e sulle sue labbra sottili apparve uno strano +sorriso, una specie di sogghigno che avrebbe dato da pensare a chi +avesse potuto vederlo. + +Nella cabina attigua miss Anna aspettava suo padre, impaziente +d’interrogarlo sull’esito di quel colloquio. Appena seppe di che si +trattava, l’anima generosa di lei non ebbe che un solo pensiero: +salvare i disgraziati minacciati dagli implacabili denti degli +antropofagi. + +— Lo farai, padre mio? — chiese la coraggiosa giovanetta. + +— Sì, figlia, — rispose il capitano, — noi andremo a liberare quei +poveri marinai. + +— Le conosci tu quelle isole? + +— Le ho vedute una sola volta e mi è bastato per giudicarle. + +— Forse sono abitate da selvaggi feroci? + +— Da antropofagi e dei più terribili, figlia mia, poichè vanno pazzi +per la carne umana che dicono che somiglia, per sapore, a quella dei +migliori maiali. + +— Hai perduto dei marinai, forse? + +— Ne ho veduti tre cadere sotto le mazze di quei feroci mangiatori, +mentre stavano preparando il trepang a poche centinaia di metri dal mio +vascello. + +— E sono stati mangiati? + +— Abbiamo trovato i loro scheletri il giorno appresso, all’entrata di +un villaggio disabitato. + +— E resisteranno i disgraziati compagni del naufrago? + +— Lo spero, Anna, poichè quel Bill Hobbart mi ha detto che sono armati +ed i selvaggi hanno una gran paura delle armi da fuoco. + +— E sono molto lontane queste isole? + +— Fra sei o sette giorni vi possiamo giungere, se la tempesta non ci +spinge troppo verso l’est. + +— Voglia il cielo che noi ritroviamo quei disgraziati ancora vivi! + +— Speriamolo, figlia mia. Orsù, ritorna nella tua cabina, che in +coperta non si può rimanere senza pericolo. + +— Mi lasci? + +— La tempesta non accenna a calmarsi e la mia presenza è necessaria sul +ponte. Tu sai che navighiamo in un Oceano cosparso d’isole, d’isolotti +e di banchi coralliferi, e che un urto può avvenire da un momento +all’altro. Va’, Anna e non temere, che io veglio attentamente, e il +nostro legno è solido. — + +Il capitano baciò in fronte la giovanetta, e salì rapidamente in +coperta non ostante il violentissimo rollío che faceva sbandare +spaventosamente la nave. + +L’Oceano era ancora tempestosissimo, e il vento non accennava a +calmarsi tanto presto; però le nubi cominciavano a mostrare qua e là +degli strappi attraverso ai quali si vedevano apparire, ad intervalli, +le stelle. Quantunque il pericolo non fosse cessato, era facile capire +che l’uragano stava per volgere al suo termine. + +Era tempo, poichè l’equipaggio, spossato da una lotta che durava +già da tre giorni, senza aver potuto chiudere occhio e senza mai +aver acceso il fuoco, non ne poteva proprio più. Anche la _Nuova +Georgia_, quantunque costruita senza risparmi e non nuova alle +tempeste dell’Oceano, era ridotta in deplorevole stato; i suoi fianchi +resistevano sempre agli assalti furiosi delle onde, nè pareva che +avessero sofferto, ma tutta la sua attrezzatura era in completo +disordine. Le vele fatte a brani in più luoghi non tenevano più al +vento, le sartie si erano rallentate in varii punti, le manovre +scorrenti erano state in gran parte strappate ed anche un tratto +della murata di babordo aveva ceduto, lasciando il passo alle montagne +d’acqua. + +Il capitano Hill appena salito sul ponte si accostò al secondo che +si teneva ancora saldo accanto al timoniere, cercando di mantenere il +veliero sulla buona via e gli chiese: + +— Abbiamo nessuna terra in vista? + +— No, capitano, — rispose l’ufficiale. + +— Eppure, se i miei calcoli non errano, dobbiamo essere vicini +all’arcipelago di Santa-Cruz. + +— Che la deriva ci abbia portati così tanto verso l’est? + +— Sono tre giorni che il vento ci allontana dal gruppo delle isole +Salomone, ed a quest’ora dobbiamo navigare lungo il 182º parallelo. + +— Ecco un nuovo pericolo in vista. Le isole di Santa-Cruz non godono +troppo buona fama, capitano. + +— Nè migliore nè peggiore di tutte le altre isole che sorgono in questo +lembo dell’Oceano Pacifico, ma noi passeremo senza dar di cozzo contro +le scogliere. + +— L’oscurità è tanto profonda da non potersi distinguere una terra +qualsiasi a due gomene di distanza. + +— Ce la indicheranno le onde e le folgori. To’! non mi era ingannato io! + +— Terra sottovento! — gridò in quell’istante un marinaio, che stava a +prua. + +— In guardia, Asthor, — disse il secondo volgendosi al vecchio marinaio +che teneva la ribolla del timone. + +— Non temete, signore, — rispose il lupo di mare cacciando la ribolla +all’orza. — I selvaggi almeno per questa volta non metteranno sotto i +loro denti la mia carne coriacea. — + +Il capitano Hill, che con quella po’ po’ di tempesta non sapeva +precisamente dove si trovava, non avendo potuto da tre giorni fare una +sola osservazione che gli potesse dare la longitudine e la latitudine, +si portò a prua per vedere coi propri occhi la terra segnalata. + +Al chiarore di un lampo potè scorgere, a meno di due miglia da prua, +un’isola ergersi sulle spumanti onde. Aguzzando ben bene gli occhi, gli +parve di vedere dei punti luminosi brillare sulla spiaggia. + +— Quelle canaglie di selvaggi ci hanno scorti e cercano di attirarci in +qualche porto, — mormorò. — Ma, miei cari ghiottoni, il capitano Hill +vi conosce così bene da non lasciarsi ingannare. — + +Poi, volgendosi verso il vecchio Asthor, gridò con voce tonante: + +— Ehi, vecchio lupo, tutta la barra all’orza e viriamo al largo. Lo +spiedo degli antropofagi non è fatto per noi. — + +A quel comando i marinai si slanciarono alle braccia di manovra e la +_Nuova Georgia_, con una magnifica bordata girò al largo lasciando a +sinistra quella prima isola che indicava la vicinanza dell’arcipelago +di Santa-Cruz. + + + + +CAPITOLO TERZO. + +Le isole di Santa-Cruz. + + +L’arcipelago di Santa-Cruz, poichè era proprio quello, come il capitano +aveva già previsto, è la continuazione di quel grande semicerchio +d’isole, che, dipartendosi dalle coste orientali della Nuova Guinea, si +collega con la Nuova Caledonia, formando con la costa Australiana quel +temuto mare che si chiama del Corallo. + +È situato fra l’arcipelago Salomone e l’arcipelago delle Nuove Ebridi, +e si compone di un grandissimo numero di isole, vedute per la prima +volta dal navigatore spagnuolo Quiros nel 1605, e dipoi da Mondana, +mentre si recava in cerca delle isole Salomone, che aveva scoperte +l’anno precedente. + +Santa-Cruz è l’isola più grande, essendo lunga oltre otto leghe e larga +tre, ed è situata a 10°,46′ di lat. meridionale e 163°,34′ di lat. +orientale. Vengono in seguito il gruppo La Perusa, tristamente celebre +pel naufragio fattovi dall’infelice ammiraglio francese La Perouse nel +1788, gruppo composto di Vanikoro, Tevai, Manevai e Nanuna; poi Ticopia +che ha un circuito di quattro o cinque miglia, ed i cui abitanti, +caso veramente strano, sono ospitali e di costumi mitissimi mentre +i loro vicini sono tutti mangiatori di carne umana; il gruppo Danks +composto di quattro isole assai elevate ed assai popolate; Mitria, +così chiamata perchè in distanza sembra precisamente una mitria; il +gruppo Duff composto di undici isolette; Chennedy che è abitata da +selvaggi ferocissimi; Tinacoro che è un picco vulcanico di due miglia +di circuito e coronato da un cratere fiammeggiante; il gruppo Mendana +composto di nove isolette basse e boscose e alcune altre conosciute +solo di nome, ma che non hanno importanza alcuna stante la loro poca +estensione. + +Tutte queste isole sono abitate da Polinesiani di aspetto niente +affatto sgradevole, di statura proporzionata, di colorito oscuro ma che +varia in alcuni isolani, toccando l’olivastro, la tinta dei Malesi. +Hanno però le labbra grosse e sporgenti come gli Africani, il naso +schiacciato ed i capelli cresputi, ciò che fa supporre provengano dalla +non molto lontana Papuasia. + +In generale godono pessima reputazione, e non risparmiano i disgraziati +equipaggi che naufragano sulle loro coste. + +Il capitano Hill, che, come dicemmo, non ignorava ciò, si affrettò +ad allontanarsi dall’isola segnalata, e che, secondo i suoi calcoli, +doveva essere una del gruppo di Mendana o Tinacoro, che sono le +prime che s’incontrano venendo dal nord. L’uragano che non cessava +di soffiare, quantunque a poco a poco accennasse a calmarsi, poteva +spingerlo su quelle inospitali coste ed allora sarebbe stata la morte +di tutti quanti, quand’anche l’Oceano e gli scogli gli avessero pel +momento risparmiati. + +La _Nuova Georgia_ riprese adunque la lotta cogli elementi scatenati, +salendo e discendendo le montagne d’acqua che l’assalivano da ogni +parte, ora rovesciandosi sul tribordo ed ora sul babordo, non ostante +l’abilità del vecchio Asthor, che si teneva sempre alla barra. + +Alle sette del mattino però, il sole irrompendo da un grande squarcio +apertosi nelle nubi, illuminò l’Oceano e come se quello fosse un +segnale di pace, il vento scemò di violenza e l’acquazzone che da +dodici ore cadeva quasi senza interruzione, cessò affatto. + +Il capitano Hill ed il tenente Collin, approfittarono di una tregua, +che pareva durevole, e scesero nel quadro di poppa per vedere come +stava il naufrago, che fino allora era stato abbandonato a sè stesso. + +Il pover’uomo dormiva tranquillamente come si fosse trovato in una +comoda e sicurissima camera, ma udendo entrare delle persone si svegliò +bruscamente. + +— Come state, amico? — gli chiese il capitano. + +— Mi sento ancora debole ma sto benissimo, — rispose il naufrago. — Vi +devo molto, signore, per avermi salvato con un tempo così indiavolato; +un altro capitano non avrebbe compromesso la sua nave per raccogliere +uno sconosciuto. + +— Non parliamo di ciò; un altro al mio posto avrebbe fatto altrettanto, +o per lo meno lo avrebbe tentato. + +— È finita la tempesta? + +— Sta per cessare. + +— E vi dirigerete alle isole Figii? + +— Ho già modificata la mia rotta. + +— Ma dove siamo noi ora? + +— Dinanzi l’arcipelago di Santa-Cruz. + +— Fra pochi giorni adunque giungeremo alle isole. + +— Se Dio lo permette. + +— Grazie, signore. + +— Non sapevate dove eravate, quando vi raccogliemmo? + +— No, ma supponevo di trovarmi nell’arcipelago di Salomone. + +— E ove eravate diretto? + +— Andavo a cercare aiuti verso la costa australiana, ma l’uragano +mi colse e mi respinse verso l’est. Avevo deciso di raggiungere +l’arcipelago di Salomone nella speranza d’incrociare qualche nave +proveniente dalle isole Marianne in rotta per Sidney, quando voi mi +raccoglieste. + +— Sulla vostra zattera, c’era solamente l’indiano che uccideste? + +— Sì, capitano. + +— E perchè siete partiti in due soli? + +— Perchè non avevamo che pochissimi viveri. + +— Chi comandava la vostra nave? — + +Il naufrago a quella domanda parve esitare come se cercasse nella +memoria un nome, poi disse: + +— Il capitano James Welcome. + +— Lo avete mai udito nominare, signor Collin? — chiese il capitano al +secondo. + +— Mai, ma siamo in tanti noi, — rispose l’interrogato. + +Il naufrago guardò i due comandanti aggrottando più volte la fronte con +una specie di inquietudine, ma fu un lampo poichè si rasserenò subito. + +Il capitano Hill ed il suo compagno raccomandarono al naufrago il più +assoluto riposo, poi risalirono in coperta. + +— Che vi pare di quell’uomo? — chiese il capitano che sembrava fosse +diventato pensieroso. + +— È un tipo non troppo simpatico, signore. Avete forse qualche sospetto +per farmi simile domanda? + +— No, ma mi sembra che non si spieghi francamente, e se devo dirvi +tutto, aggiungerò che ho dei sinistri presentimenti. + +— E come? Chi credete che possa essere? Su questo Oceano non si possono +raccogliere che dei marinai disgraziati. + +— O dei forzati, signor Collin, — aggiunse il capitano. + +— Voi credereste?... + +— Non credo nulla per ora, ma voi sapete che il penitenziario delle +isole Norfolk non è molto lontano, e che ogni anno buon numero di quei +pericolosi soggetti evadono su dei semplici canotti che rubano alle +navi, od anche su delle zattere. + +— Potete ingannarvi, capitano, ma mi date da pensare. + +— Vedremo in seguito, tenente. — + +In quell’istante un marinaio postosi di guardia sulla coffa dell’albero +maestro, segnalò un’altra isola che appariva a una dozzina di miglia +versa l’est. + +Il capitano approfittando del sole che brillava, prese il sestante e +fece il calcolo per accertare la posizione e la rotta della nave. Stava +per terminare, quando una voce dolce e melodiosa gli domandò: + +— Siamo lontani ancora? + +— Ah! sei tu Anna, — chiese egli volgendosi verso la giovanetta. + +— Sì, io che vengo a chiederti se siamo ancora assai lontani dalle +isole dei naufraghi. + +— C’è del tempo, figlia mia; ma se il vento si mantiene così buono e se +l’onda cessa, noi vi approderemo fra cinque o sei giorni. + +— Oh! un’isola dinanzi a noi? + +— Una brutta terra, figlia mia, che gode una fama sinistra, nota anche +in America, ma specialmente in Francia. + +— Come si chiama adunque? + +— Vanikoro. + +— Cos’è questa Vanikoro? + +— Un’isola che con quelle di Tevai, Manevai e a Nanuna forma il gruppo +di La Perusa. + +— Il gruppo di La Perusa? Forse che a queste isole si unisce il nome +dell’ammiraglio La Perouse, l’infelice navigatore scomparso così +misteriosamente con le sue navi e i suoi equipaggi? + +— Sì, Anna: guarda attentamente quell’isola di così trista +celebrità. — + +Vanikoro era allora interamente visibile. Quest’isola ha un circuito +di circa dieci leghe ed è irta di picchi conici, il più alto dei quali +porta il nome di Monte Capogo. L’interno è tutta una fitta boscaglia, +interrotta da paludi che la rendono quanto si può dire insalubre; +le coste hanno invece due baie chiamate Vana e Paiu, che sarebbero +accessibili ai bastimenti, se non le rendessero pericolose la cintura +di scogli coralliferi che la difendono contro gli assalti delle onde. + +I suoi abitanti sono senza dubbio i più brutti che s’incontrino nelle +isole della Polinesia e nel tempo stesso i più feroci. Nulla potrebbesi +immaginare di più schifoso e di più stomachevole di quegli esseri con +faccie di scimmia, con forme angolose, con membra da etici, coperte di +sudiciume d’ogni specie. + +Anna che osservava attentamente l’isola col cannocchiale del padre, +fermò la sua attenzione su di uno strano monumento che non doveva +essere l’opera di quei selvaggi. Sembrava un obelisco posato su di una +base quadrangolare e che alzavasi circa due metri: + +— Cos’è quel monumento? — chiese al padre. + +— Un ricordo rizzato dal capitano Dumont d’Urville alla memoria di La +Perouse e dei suoi disgraziati compagni. + +— Ma è proprio su quest’isola che s’infransero i vascelli di quello +sfortunato navigatore? + +— Proprio su questa, Anna. + +— Si salvò adunque qualche marinaio dal naufragio? + +— Nessuno o almeno nessuno fu raccolto dalle navi che andarono in cerca +dei naufraghi. + +— Spiegati adunque. + +— Ecco qui: La Perouse, come già saprai, era scomparso coi suoi due +vascelli dopo d’aver fatto numerose scoperte e d’aver fatto capire +che si recava nell’Oceano Pacifico. Le ricerche non approdarono a +nulla, quantunque il capitano D’Entrecasteaux, spedito appositamente +in questi mari, passasse a breve distanza da Vanikoro che egli anzi +chiamò Isola della Ricerca. Erano già passati quarant’anni dacchè le +due navi erano state inghiottite, quando nel 1826 il capitano inglese +Dillen, visitando le isole di questo arcipelago, vide nelle mani di +alcuni isolani di Ticopia degli oggetti di ferro di provenienza europea +e un’elsa d’argento su cui erano incise delle iniziali che parevano +quelle di La Perouse. + +Desideroso di sapere qualche cosa intorno a quel duplice naufragio che +aveva commosso i due mondi, si mise in cerca di due marinai, prussiano +l’uno e lascaro l’altro, che tredici anni prima aveva sbarcati +nell’isola, e trovatili ancora vivi li interrogò circa la provenienza +di quegli oggetti. Saputo che erano stati colà trasportati da alcuni +indigeni di Vanikoro, si diresse a quella volta, e dagli isolani seppe +che appunto quarant’anni prima erano colà naufragate due grandi navi, +che uno degli equipaggi era stato massacrato e divorato, e che l’altro, +dopo aver soggiornato alcuni mesi in quel luogo, aveva preso il largo +su di una piccola nave che si era costruita, lasciando però a terra +alcuni di loro. + +Infatti il Lascaro di Ticopia aveva detto di aver veduto, cinque +anni prima, a Vanikoro, due uomini che sembravano marinai di navi +naufragate. + +Non potendo il Dillen disporre di molto tempo, veleggiò verso l’India, +e giunto a Calcutta informava i rettori della Compagnia delle Indie +della scoperta fatta. Gli venne tosto affidato un bastimento per +esplorare Vanikoro, e nel luglio del 1827 vi sbarcava. + +Le sue indagini portarono piena luce sulla misteriosa scomparsa della +spedizione La Perouse, poichè potè vedere una delle navi sommerse, +incastrata fra i coralli e visitare il luogo dove era stato costruito +il piccolo vascello. Gl’indigeni negarono di aver massacrato e divorato +uno degli equipaggi, ma così doveva essere accaduto, poichè seppe che +in una capanna detta la _Casa degli Spiriti_ conservavano ancora i +cranii delle vittime. + +Dillon raccolse gran numero di oggetti, àncore, uncini, chiodi, +petrieri, pezzi d’istrumenti geografici ed astronomici, una campana +fusa a Brest, parecchi oggetti d’argento e di ferro, una lastra adorna +di tre gigli che poi regalò a Carlo X allora re di Francia e che ora +si trovano nel Museo della Marina. Più tardi Dumont D’Urville raccolse +a Vanikoro un cannoncino, un’àncora e due petrieri che furono aggiunti +alle prime reliquie di quel tremendo naufragio. + +— Adunque le due navi si ruppero contro quelle coste, — disse Anna, +additando l’isola. + +— Sì, ed a quanto sembra in una notte tempestosa e oscurissima. + +— Ma cosa accadde agli uomini che si erano imbarcati sulla piccola nave +da loro costruita? + +— Non si ebbero di loro mai più notizie; però un capitano inglese ha +affermato di aver veduto distintamente verso il 1811, in uno stretto +braccio di mare delle isole Salomone, una grande antenna ergersi dal +fondo, fornita di tutti i suoi attrezzi. + +— Sono naufragati anche loro? + +— Così deve essere. + +— E non si fece alcuna ricerca alle isole Salomone? + +— Nessuna. + +— Eppure qualcuno poteva essersi salvato e potrebbe vivere.... + +— Ciò non è impossibile; forse qualche mozzo potrebbe essere ancora +vivo. + +— Disgraziati!... — mormorò Anna. — Chi sa quanti saranno caduti sotto +i denti degli antropofagi. + +— Molti senza dubbio, poichè gl’isolani di Vanikoro hanno pessima fama. + +— Sono molto feroci? + +— Molto, Anna. + +— Ma come possono aver vinto i marinai di La Perouse armati di fucili e +di cannoni? + +— Colle freccie avvelenate. + +— Conoscono i veleni quei mostri? + +— Sì, e quello che adoperano non perdona, poichè chi è toccato da una +delle loro freccie muore dopo tre giorni di agonia atroce, senza che +alcun rimedio lo possa salvare. + +— Hanno anche delle lancie. + +— Sì, ma la punta non è di ferro, non possedendo essi tale metallo, +ma di scheggie d’ossa umane che estraggono dai cadaveri che mettono a +macerare per alcune settimane nell’acqua marina. + +— Che abominevoli selvaggi! padre mio. Non vorrei cadere nelle loro +mani. + +— Bah!... abbiamo un equipaggio scelto ed affezionato, una buona +nave e armi in tal quantità da tenere fronte a mille polinesiani +riuniti. — + +In quell’istante si udì nella stiva un orribile concerto che scosse +l’intero vascello, facendo trabalzare i marinai. Lo stesso capitano, +non ostante il suo provato coraggio, impallidì e la sua destra corse al +calcio della pistola che portava sempre alla cintura. + +Erano urla rauche, ruggiti soffocati, miagolii potenti accompagnati da +scricchiolii e da colpi sordi, che parevano prodotti da corpi poderosi +lanciati contro una parete di legno. + +— Cosa succede? — chiese miss Anna, che istintivamente fece un passo +verso il quadro di poppa. + +— Che le tigri abbiano sfondate le gabbie? — chiese il capitano +volgendosi verso il secondo di bordo che accorreva con una scure in +mano. + +— È impossibile, signore, — rispose questi. — I ferri sono solidi. + +— Andiamo a vedere. — + +I due uomini si slanciarono verso il boccaporto che era aperto e +guardarono giù. Dinanzi alle dieci gabbie, entro le quali ruggivano +furiosamente e saltavano rabbiosamente dodici superbe tigri reali, +videro un uomo che le guardava con profonda attenzione, per nulla +intimorito di quelle dimostrazioni feroci. + +Quell’uomo era il naufrago. + + + + +CAPITOLO QUARTO. + +Le bizzarrie di Bill. + + +Il naufrago era tanto fisso nella sua contemplazione, che non si era +accorto della presenza del capitano e del signor Collin. Le braccia +incrociate sul petto, seguiva con uno sguardo ardente, che talvolta +pareva mandasse lampi magnetici, l’evoluzioni delle belve le quali +continuavano a mandare potenti ruggiti, tentando di slanciarsi verso di +lui. + +I suoi occhi si fissavano specialmente, con strana attenzione, su di +una grossa tigre che pareva fosse la più robusta e la più feroce, +seguendola in tutte le mosse, con un’ostinazione inesplicabile. Si +sarebbe detto che egli conosceva quella fiera delle _jungle_ indiane o +che tentava di soggiogarla con la potenza del suo sguardo. + +Ad un tratto la gran tigre, che dapprima pareva la più indemoniata, si +arrestò guardando a sua volta il naufrago che era sempre fermo dinanzi +alla gabbia, e, cosa davvero stranissima, la si vide accovacciarsi, +battendosi lentamente i fianchi con la coda e rimanere immobile come se +una potenza occulta l’avesse soggiogata. + +— Ehi, amico! — disse il capitano che aveva osservato colla più viva +curiosità quella bizzarra scena. — Per caso, sareste voi un domatore di +belve? — + +Il naufrago a quella domanda si scosse e fece un gesto di dispetto, ma +che subito represse. Alzò il capo verso il boccaporto e salutò i due +comandanti. + +— No, signore, — rispose poi, sforzandosi di sorridere. + +— Vi conosce forse quella tigre? + +— Nemmeno, quantunque ne abbia incontrate parecchie durante i miei +viaggi. + +— Eppure si direbbe che la tigre è stata magnetizzata da voi. + +— Non lo credo, capitano. + +— Vi dico che avete uno sguardo che affáscina. Guardate! anche le altre +belve non si muovono più e strisciano in fondo alle gabbie come se +avessero paura di voi. + +— Voi scherzate, signore, — rispose il marinaio con tono brusco che +nascondeva un mal celato dispetto. + +— Vi rivedremo alla prova; ma perchè avete lasciato la vostra cabina? + +— Ho udito dei ruggiti e sono sceso qui per vedere da che cosa +provenivano. + +— Volete salire in coperta? Se vi sentite un po’ meglio, venite a +respirare una boccata d’aria fresca. + +— Grazie, capitano. — + +Il naufrago che pareva si fosse pienamente rimesso, salì abbastanza +lesto la scala e comparve sul ponte. Nello scorgere miss Anna si +arrestò come stupito fissando su di lei un acuto sguardo che mandava +strani bagliori; ma vedendosi osservato dall’equipaggio e dal capitano, +scosse il capo come se volesse scacciare un importuno pensiero e si +levò il berretto inchinandosi e mormorando una parola che nessuno potè +ben comprendere. + +— Come vi sentite? — gli chiese il capitano. + +— Benissimo, signore, — rispose egli senza però staccare gli occhi +dalla giovane miss. + +— E le vostre ferite? + +— Guariscono a vista d’occhio. Ma.... dove siamo noi, signore? + +— Navighiamo verso il gruppo delle Nuove Ebridi. + +— Ah!... non siamo adunque molto lontani dalle isole Figii? + +— Spero di raggiungerle fra cinque o sei giorni, e di arrivare in tempo +per salvarli. Se non li trovassimo, mia figlia ne sarebbe dolentissima. + +— Ah! è vostra figlia la signora! — esclamò il naufrago con uno strano +accento. + +— Sì, miss Anna è mia figlia. + +— E naviga sempre con voi? + +— Da parecchi anni. + +— Bella e coraggiosa fanciulla, — mormorò il marinaio fissando +nuovamente la giovane donna. — Miss, vi ringrazio dal più profondo del +cuore dell’interesse che prendete pei miei compagni di sventura. Vi +serberanno riconoscenza per lungo tempo. + +— È dovere d’ogni donna d’interessarsi dei disgraziati, — rispose la +giovanetta. — Non avrei mai perdonato all’equipaggio di un vascello che +non fosse accorso in aiuto di poveri marinai minacciati dai denti degli +antropofagi. + +— Grazie, miss; voi siete troppo buona. + +— Ditemi, Bill, — chiese improvvisamente il tenente avvicinandosi al +naufrago. — Avete mai udito parlare dell’isola di Norfolk? — + +Il marinaio a quella brusca interrogazione, che forse era lungi +dall’aspettarsi, restò come fulminato; ed un rapido pallore, seguito +subito da un vivo rossore, gli passò sul volto. Si volse di colpo +verso il tenente che pareva non avesse dato il menomo peso a quella +significantissima domanda, e piantandogli in viso due occhi nei quali +guizzava una cupa fiamma, gli chiese: + +— Cosa intendete di dire? + +— Nulla, vi ho fatto una semplice domanda. + +— Ah! ora comprendo! — esclamò Bill battendosi la fronte. — Voi mi +domandate se conosco un’isola dove si custodiscono i forzati inglesi. +Ma perchè tale domanda?... + +— Ve lo dissi già, per una curiosità qualunque. + +— La conosco quell’isola di fama sinistra. Ho approdato una volta +su quelle spiagge coll’_Alert_, un bastimento americano che faceva +il traffico fra le isole del Pacifico come il vostro. Brutta isola, +signore, e brutti abitanti. + +— Me lo immagino. + +— Dove siamo ora? — chiese il naufrago che pareva volesse troncare quel +discorso che non gli andava troppo a sangue. + +— Abbiamo lasciato da un’ora l’isola di Vanikoro e corriamo verso le +Nuove Ebridi. + +— Grazie, signore. — + +S’inchinò dinanzi a miss Anna, salutò il tenente e giunto a prua si +sedette sopra un gruppo di funi senza aggiunger sillaba. Quell’uomo +però pareva in preda ad una strana inquietudine, dopo la domanda +rivoltagli dal signor Collin. + +I suoi occhi, che avevano una luce falsa, giravano nelle orbite +fissandosi ora sul tenente che passeggiava in coperta ed ora su di Anna +che discorreva col padre, e le sue mani si stringevano energicamente +come se stritolasse qualche cosa. Il di lui volto ora impallidiva ed +ora diventava rosso, e i suoi muscoli avevano delle scosse nervose. Si +sarebbe detto che una collera tremenda, frenata a gran pena, ruggiva +nel cuore di quel marinaio, raccolto quasi morente sui flutti del +Grande Oceano. + +Fortunatamente l’attenzione dell’equipaggio venne in quel momento +attratta dalla comparsa di un magnifico pesce-veliero o _sword-fish_, +come l’hanno battezzato gli Inglesi. Appartiene alla specie dei +pesci-spada, coi quali ha anche qualche somiglianza e s’incontra +spesso nell’Oceano Pacifico, dove viene assiduamente cacciato dagli +isolani che apprezzano assai le sue carni, che sono delicatissime, +specialmente se giovane. Se è ricercato è però anche temuto, perchè è +d’un temperamento violento. + +Quello che navigava nei pressi della _Nuova Georgia_, misurava non meno +di dieci piedi di lunghezza e portava un corno lungo quasi due metri, +rotondo anzichè piatto come quello del pesce-spada e in parte spuntato. +Aveva spiegata la sua natatoia dorsale di cui si serve come d’una vela, +e si lasciava portare dal vento. + +— Sono pericolosi, padre mio, tali pesci? — chiese Anna al capitano che +seguiva con curiosità la corsa di quello strano abitatore del mare. + +— Tutti gli isolani lo temono, ed è così coraggioso da affrontare anche +le balene ed i vascelli. + +— Eppure non è grande. + +— È vero, ma la sua arma è robusta e ne fa un grande uso. È quasi +impossibile incontrarne uno che abbia il corno intero, e vedi che +anche quello lì lo ha smussato. Nella sua rabbia, s’è visto sovente +precipitarsi contro i bastimenti che egli forse scambia per balene e +piantarvi profondamente il corno. Anche la nostra _Georgia_ ebbe un +giorno la prua trapassata da quell’arma. + +— E il pesce visse? + +— Rimase attaccato alla nave e morì dopo aver ricevuto tre colpi di +carabina. + +— È facile la pesca di quegli animali? + +— Molto difficile, Anna. Finchè sono giovani si prendono facilmente +colle reti, ma quando sono grandi ed hanno il corno sviluppato, +spezzano le maglie per quanto siano solide, e fuggono. Occorrono allora +le fiocine od i ramponi ma difficilmente si lasciano avvicinare. — + +Il veliero non seguì che per un breve tratto la nave, perchè +d’improvviso ripiegò la sua natatoia e s’immerse scomparendo agli occhi +dell’equipaggio, che aveva già fatto portare in coperta un rampone con +la speranza di banchettare con le delicate carni del nuotatore. + +La _Nuova Georgia_ continuava intanto a filare verso l’ovest +avvicinandosi all’arcipelago delle Nuove Ebridi, dietro il quale, +ad una distanza di dugento trenta o dugento cinquanta miglia si +trova quello di Figii. Il vento si manteneva buono ma non era ancora +regolare, anzi pareva accennasse a muovere un nuovo perturbamento +spingendo innanzi a sè neri nuvoloni. + +Dopo il tramonto quei vapori che si erano veduti verso il sud, invasero +rapidamente la volta celeste oscurando gli astri in tal modo, che il +mare parve fosse diventato d’inchiostro. Il vento invece di crescere, +cosa davvero strana, cadde completamente, e la _Nuova Georgia_ +rimase quasi immobile su quei neri flutti, immersa nella più profonda +oscurità. + +A un tratto però un fenomeno che è frequente nei climi caldi, accadde +rompendo quella fitta tenebria. Il mare, un momento prima così nero, +s’illuminò stranamente come se sotto fosse stata accesa una lampada +elettrica d’una potenza straordinaria. + +L’acqua pareva che fosse diventata una immensa distesa di bronzo fuso, +che aveva splendidi riflessi argentei, ma intersecati qua e là da +linee che parevano di fuoco e che cangiavano ad ogni istante forma, +diventando circolari per poi rompersi ancora. Le onde frangendosi +contro i fianchi neri del legno, pareva che mandassero miriadi di +scintille, le quali prendevano i colori più brillanti che si possano +immaginare. + +Torme di pesci gli uni più strani degli altri, allungati e neri, corti +o grossi e di svariati colori, correvano, guizzavano in quel mare +d’argento, inseguendosi, giocherellando, battendosi e divorandosi, ora +scendendo ed ora salendo alla superficie, mentre immobili come ombrelli +aperti o come funghi giganti, galleggiavano i polipi dalle carni +trasparenti e gelatinose. Miriadi di molluschi fosforescenti andavano +alla deriva, lasciandosi portare dal flusso, spiegando ognuno un lampo +di luce diversa: ecco le pelagie che ondulano pigramente, simili a +paracadute che si lasciano portare dal vento; ecco le melitee dalle cui +braccia stranamente incrociate sprizzano lampi d’un rosso cremisi; ecco +le acalefe microscopiche che sembrano costellate di diamanti della più +bell’acqua, le vellele le cui creste tramandano una luce azzurra d’una +infinita dolcezza, e le beroe, le meduse, le osyroe, ec. che uniscono +i loro bagliori a quelli che producono certi piccoli molluschi, grandi +come un pollice, di forma cilindrica, di consistenza delicatissima e +che si trovano colà ammassati a miriadi, invadendo una larga zona di +mare. + +La _Nuova Georgia_, immobile su quel mare, spiccava vivamente con la +sua nera massa su quella argentea superficie, e pareva che più non +navigasse, ma nuotasse sopra un’atmosfera abbagliante, fosforescente. + +Miss Anna, il capitano Hill, il tenente Collin e tutti i marinai + + [Illustrazione: LA _NUOVA GEORGIA_.] +contemplavano con ammirazione quel fenomeno che è frequente, come +abbiam detto, in quelle regioni, ma che è pur sempre tanto bello. +Perfino il naufrago si era lentamente alzato e curvato sul bordo del +legno; ma invece d’uno sguardo di ammirazione, quello strano uomo aveva +lanciato un cupo sguardo su lo scintillante mare ed aveva fatto un +gesto di dispetto gettando nel tempo istesso una sorda imprecazione. + +A poco a poco però quel fenomeno si allontanò in direzione dell’est +e la nave che filava lentamente in senso contrario, rimase nuovamente +avvolta fra dense tenebre che i fanali di prua non erano sufficienti a +rompere. + +Il naufrago che era tornato a sedersi a prua, quando vide scintillare +il mare in lontananza, si alzò lentamente e cogli occhi parve che +cercasse qualcuno. Lo stesso gesto di dispetto che aveva fatto prima lo +ripetè, non vedendo sul ponte nè il capitano Hill, nè miss Anna, nè il +tenente. + +Una profonda ruga gli si disegnò sulla fronte e rimase lì come +perplesso. Vedendo però passare un giovane marinaio che aveva allora +allora lasciato la camera di prua e che non aveva assistito alla brusca +interrogazione del signor Collin a proposito dell’isola di Norfolk, lo +fermò dicendo: + +— Ehi, camerata, che ora abbiamo? + +— Devono essere le dieci, — rispose il marinaio. + +— Chi degli ufficiali è di guardia per il primo quarto? + +— Asthor, il pilota. + +— E il signor Collin? + +— Monterà la guardia della mezzanotte. + +— È un bravo ufficiale il signor Collin? + +— Bravissimo, ve lo assicuro. + +— Gode molta fiducia a bordo? + +— Quanta ne gode Asthor che naviga da vent’anni col capitano Hill, e +forse di più. + +— È vero che è il fidanzato di miss Anna? + +— Non l’ho mai saputo e non lo credo. + +— Dimmi, camerata, si crede realmente che io sia un povero marinaio che +ha avuto la disgrazia di naufragare? + +— Per bacco! Non vi abbiamo raccolto in pieno mare, su di una zattera? + +— È vero, ma mi pare che il signor Collin mi guardi con certa +diffidenza. + +— È un uomo sospettoso il tenente, ma non credo che abbia motivi per +diffidare di voi. Toglietevi simili ubbíe dal capo. + +— Hai ragione, camerata. Sono pazzo a credere che a bordo della _Nuova +Georgia_ mi si veda di cattivo occhio. Buona notte! — + +Il naufrago attraversò lentamente il ponte colla fronte aggrottata e +le braccia incrociate strettamente sul petto. Pareva assai pensieroso e +preoccupato. + +Nel passare dinanzi al grande boccaporto si fermò ad ascoltare le +tigri, che mandavano dei profondi brontolii. + +— Hanno fame, — mormorò con voce sorda. — Eppure carne ve n’è qui per +tutt’e dodici. — + +Poi retrocesse lentamente verso prua e fissò gli occhi sulle nubi che +correvano disordinatamente pel cielo. + +— La tempesta, — mormorò, — sarà fatale per qualcuno. — + +Represse un triste sorriso che gli spuntava sulle labbra e sparve nella +camera di prua. + + + + +CAPITOLO QUINTO. + +Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico. + + +Contrariamente alle previsioni di tutti, l’uragano che pareva tornasse +a minacciare la _Nuova Georgia_ non scoppiò, anzi durante la notte le +masse nuvolose si ruppero e riapparvero le stelle; però si capiva che +era un momento di tregua e nulla più, poichè il vento soffiava sempre +dal sud, ossia dalla parte donde si formano e partono i tifoni, e +il mare conservava quella tinta plumbea che indicava come altrove un +grande temporale lo sconvolgesse. + +Il giorno dopo, all’alba, la _Nuova Georgia_, che durante la notte +aveva percorso una settantina di miglia, si trovava di fronte +all’arcipelago delle Nuove Ebridi. + +Questo gruppo è uno dei più importanti di quella regione, quantunque +in quel tempo fosse ben poco conosciuto, come del resto è anche oggidì +assai imperfettamente, e si estende sopra una superficie di centoventi +leghe. Quiros, che le scoprì il primo nel 1606, diede all’arcipelago il +nome di Australia dello Spirito Santo; Bougainville, che le visitò nel +1768, le chiamò Nuove Cicladi, e Cook, che aveva la smania di cangiare +nome a tutte le isole, quello di Nuove Ebridi. + +Le principali sono Fauna, che è la più nota, fertilissima, di aspetto +piacevole, con un vulcano e sorgenti di acqua calda: misura sette leghe +di lunghezza e tre di larghezza; Koro-Mango, di grandezza quasi eguale, +e che gode fama perchè dai suoi boschi si estrae la preziosissima +polvere di sandalo dal profumo delicato; Mallicolo, che ha una +lunghezza di diciotto leghe e sette di larghezza; Sandwich, notabile +per la bellezza dei suoi siti; Santo Spirito, che è l’isola maggiore +e che si dice sia una delle più belle e delle più fertili del mondo. +Molte altre, ma più piccole, circondano il gruppo principale e si +estendono verso il sud-est fino a sessantacinque leghe dall’estremità +meridionale della Nuova Caledonia. + +Gli abitanti, eccettuati quelli di Fauna, non godono una fama migliore +degli altri polinesiani, poichè le navi che ebbero contatto con loro +furono spesso costrette a far uso delle armi da fuoco, per non cadere +sotto i denti di quei mangiatori di carne umana. + +Sono per lo più di statura bassa, gracili, di pelle assai abbronzata e +per la maggior parte brutti. Quelli di Mallicolo specialmente sono di +lineamenti così ributtanti, che le scimmie appariscono belle in loro +confronto. + +La _Nuova Georgia_, che filava con notevole velocità, si tenne +prudentemente lontana da quelle coste inospitali; però non isfuggì +agli occhi degli isolani, i quali si mostrarono in buon numero sulle +spiagge, agitando minacciosamente le loro lancie ed i loro archi. Delle +freccie furono pure lanciate, ma caddero a mezza via ed il capitano +Hill, che non voleva perdere tempo nè impegnarsi in qualche brutta +avventura, non si degnò di rispondere. + +Però verso il mezzogiorno, a circa trenta miglia dall’isola Barwell, +la _Nuova Georgia_ fece l’incontro di un doppio canotto, solidamente +legato e fornito di un ponte, montato da una dozzina di selvaggi +di statura piccola, la tinta oscura, la testa lunga ed il naso +schiacciato, nudi quasi del tutto, ma armati di lancie le cui punte +parevano formate da scheggie di ossa e molto probabilmente da frammenti +di ossa umane. + +Vedendo la nave veleggiare al largo, il grande canotto manovrato da una +diecina di pagaie si diede a inseguirla con la speranza di abbordarla +e di ottenere, forse con la violenza, qualche cosa. Il capitano Hill +però fece dirigere la nave al nord e fece sparare un piccolo cannone +che teneva nascosto sotto il castello di prua. La detonazione e anche +l’impossibilità di vincere il veliero che camminava colla velocità di +otto nodi all’ora, persuasero quei brutali selvaggi a proseguire la +loro rotta. + +— Dimmi, babbo, sono molti gli abitanti di queste isole? — chiese miss +Anna al capitano. + +— Quando Bougainville le visitò, cioè nei 1799, stimò il loro numero +a 200,000, e Cook confermò tale cifra; ma ora sono scemati più della +metà. + +— E perchè tale enorme diminuzione? + +— Perchè gli isolani sono quasi sempre in guerra fra di loro ed i vinti +vengono senz’altro mangiati, siano feriti o completamente sani. + +— Assistono anche le donne a quei mostruosi banchetti? + +— No, poichè le donne non possono prendere i pasti in compagnia degli +uomini; ma si fanno cuocere da parte un pezzo dei prigionieri. + +— Nemmeno le mogli mangiano coi mariti? + +— No, poichè pei mariti esse rappresentano semplicemente delle bestie +da soma. La loro condizione è così misera e così opprimente, che spesso +uccidono le figlie per sottrarle ad una vita tanto degradante. + +— Che orribili selvaggi! E a quale razza appartengono? + +— A quella melanesica; ma notasi però in loro l’influenza della razza +polinesica. + +— Dimmi, tutti i popoli che abitano le isole del Grande Oceano sono +antropofagi? + +— Quasi tutti. + +— Per necessità forse? Mi hanno detto che le isole del Pacifico sono +assai scarse di animali e di alberi fruttiferi. + +— Sì, ma non tutte. Alcune abbondano di cani, di maiali, di uccelli, di +alberi che danno frutta saporite, e per di più il mare che le circonda +è ricco di pesci. Malgrado ciò, gli abitanti sono antropofagi e mettono +nello spiede e in salsa i loro nemici. + +Un tempo non si credeva all’antropofagia, ma dopo i viaggi di Van +Diemen, di Tasman, di La Perouse, di Bougainville, di Cook, di Quiros, +di Mendana, ec. bisognò ammetterla. + +Alcune tribù sacrificavano i nemici per spirito religioso, ma li +mangiavano, altri per insufficenza di alimenti, altri ancora per +leccornía e taluni per ereditare il coraggio o le virtù del morto, +come per esempio gli Australiani che mangiano a preferenza il cuore +del nemico per acquistare maggior energia, i Maori della Nuova Zelanda +l’occhio sinistro prima di tutto, perchè secondo le loro credenze +figura l’anima del mangiato, e le tribù americane dell’Amazzoni che +bruciano il cadavere bevendo poi la polvere per appropriarsi i pregi di +lui. + +— Ma come, l’antropofagia non è ristretta agli isolani del Grande +Oceano? + +— No, Anna, — disse il capitano. — Più o meno tutti i popoli hanno +praticato il cannibalismo. I Galli, che sono gli odierni Francesi, +mangiavano gli uomini, e ne fanno fede le caverne ossifere scoperte +nelle vicinanze di Parigi, a Ville-Neuve-Saint-George ed a Saint-Maure; +nel Portogallo in una sola caverna furono raccolti 9500 denti umani +e gran numero di ossa portanti le tracce della combustione e degli +istrumenti taglienti. + +Mangiavano uomini gli abitanti dell’Asia minore; i Giapponesi ed +i Messicani per spirito religioso; anzi aggiungerò che questi, +discendenti del grande impero di Montezuma, rimproveravano agli +Spagnuoli il sapore amaro delle loro carni!... + +— È incredibile!... — esclamò miss Anna con orrore. + +— Un tempo poteva dirsi così, ma oggi la scienza ha messo tutto in +chiaro. Del resto l’antropofagia è ancora molto estesa; si mangiano +uomini fra i Battias, di Sumatra, dove il cannibalismo ha spiccatamente +il carattere di punizione, fra gli Indiani dell’America del Nord per +vendetta, fra i Cafri, i Caraibi di Masoris, nel Congo, nel Timbuctu, +nel Dahomey e nell’Ogowai per pura leccornía. Aggiungerò per ultimo +che a Taiti, isola oggi civilizzata, or non è molto, in un periodo di +carestia si mangiarono tante persone che fu chiamato quel tempo «la +stagione da mangiare gli uomini» e che in Francia nel 1090 e in Egitto +nel 1200, pure in tempo di carestia, si andava a caccia delle persone +per venderne la carne!... + +— È orribile! + +— Ma storico, Anna. Del resto anche oggidì di quando in quando +giunge la notizia di scene di cannibalismo avvenute fra naufraghi. Le +cronache marinaresche sono piene di sì orribili pasti, fortunatamente +consigliati non dalla golosità, ma dalla fame. + +— I selvaggi dicono che è eccellente la carne umana? — chiese il +tenente, che da qualche minuto assisteva alla conversazione. + +— Tutti sono d’accordo nel lodare il gusto squisito e la delicatezza +della carne umana; però dicono che quella della razza bianca è amara e +troppo salata. + +— Speriamo allora che ci risparmino, se abbiamo la disgrazia di cadere +nelle loro mani. + +— Troveranno qualche mezzo per farci diventare eccellenti, signor +Collin, — disse il capitano ridendo. — Io so che gli isolani delle +Figii hanno un modo speciale per ingrassare i loro prigionieri e +renderli più succulenti. + +— Compiango i compagni di Bill se hanno avuto la sfortuna di cadere, +in questo frattempo, nelle loro mani. Purchè non sia invece una mezza +fortuna. + +— Perchè, tenente? — chiese il capitano sorpreso. + +— M’intendo io, signor Hill. + +— Spiegatevi, — disse miss Anna. + +— Non ora. — + +In quel momento dietro di loro si udì una specie di grugnito. Il +naufrago stava a tre soli passi di distanza e forse aveva inteso le +parole del tenente. + +Fortunatamente per lui, nessuno lo vide fissare sul tenente due occhi +che mandavano cupe fiamme e stringere i pugni con tale forza, da farsi +entrare le unghie nelle carni. + +Si allontanò silenziosamente senza essere stato scorto e andò a sedersi +a prua, ma i suoi occhi correvano sempre, però con diversa espressione, +da miss Anna al signor Collin. + +Cosa mai meditava in quel momento quell’enimmatico personaggio, sul +cui viso si leggeva ad un tempo una strana tenerezza e si vedevan lampi +d’un odio profondo? Gli avvenimenti dovevano fra breve dirlo. + +Nel pomeriggio il vento crebbe di violenza, e il barometro si abbassò +bruscamente, mentre le onde provenienti dal sud, si facevano più +frequenti e sempre più alte. Si vedevano accavallarsi sull’orizzonte +mostrando le loro creste coperte di candida spuma e venivano a rompersi +con violenza contro la _Nuova Georgia_, la quale rollava e beccheggiava +vivamente. + +Le tigri, quasi presentissero la vicinanza di una tempesta, si +mostravano assai inquiete, e già nella stiva si udivano incessantemente +rintronare le loro rauche urla, facendo impallidire i marinai che non +si erano ancora abituati a quegli sgradevoli concerti. + +Il capitano per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da quell’uragano +che da due giorni andava raccogliendo le proprie forze, per scatenarsi +chi sa mai con quale furore, fece imbrogliare le alte vele di pappafico +e contra-pappafico e fece ammainare i coltellacci e gli scapamari che +aveva fatti spiegare al mattino per guadagnare velocità. Non ancora +soddisfatto, fece rinforzare i paterazzi e legare solidamente le +imbarcazioni, la cui perdita poteva diventare funesta, e le gabbie +delle tigri onde nel rollío o nel beccheggio non si rovesciassero +spezzando, le sbarre. + +— Temi qualche tifone? — gli chiese Anna, che di rado lasciava la +coperta della nave. + +— Sì, e non ti nascondo che questo uragano mi dà molto da pensare, +trovandoci noi in un mare cosparso di isole e di isolotti, e per di più +d’una profondità che mette i brividi. + +— Ha dei baratri immensi l’Oceano Pacifico? + +— Spaventevoli, Anna; una nave che andasse a picco non lascerebbe +spuntare di certo la sommità dei suoi alberetti. + +— In quale punto è più profondo? + +— Secondo gli ultimi scandagli, la maggiore profondità si troverebbe +a mezzogiorno del Kamtschiatca, penisola della costa asiatica. Là lo +scandaglio avrebbe toccato fondo a 8515 metri. + +— Otto chilometri e mezzo di profondità! + +— Pare però che vi siano dei baratri profondi quattordici e perfino +sedici chilometri. + +— Ma tutti gli Oceani hanno tali abissi? + +— La profondità media del Grande Oceano toccherebbe i 4380 metri; +ma si sa che fra le isole Figii, Tonga e Samoa esiste un abisso di +8102 metri secondo taluni e di 8280 secondo altri navigatori; quella +dell’Atlantico toccherebbe i 4022 verso il nord e i 3927 verso il sud; +quella dell’Oceano Indiano i 3627 e degli altri due Oceani i 3803. +Forse in avvenire queste profondità diverranno maggiori, poichè si +difetta ancora di scandagli precisi. + +— Ma la vita a simili profondità deve essere nulla. + +— E perchè mia cara? + +— Per la grande pressione che deve esercitare una massa così immensa +d’acqua. + +— Un tempo si credeva a questo, anzi aggiungerò che si riteneva che +l’acqua si comprimesse talmente pel suo peso, da raggiungere una +densità paragonabile a quella del ferro o del piombo. Si riteneva che +una palla di ferro gettata in un mare profondo non giungesse fino a +toccare gli abissi, ma si arrestasse fra gli strati acquosi, poichè non +si era pensato che l’acqua è appena compressibile e che anche sotto +le più potenti pressioni la sua densità è minima. Io so che recenti +esperimenti hanno dimostrato che la pressione è così leggiera da non +essere d’impedimento nemmeno ai pesci che hanno l’abitudine di vivere +alla superficie dei mari. Ed infatti, se questa forza fosse così enorme +come si credeva, come vivrebbero i crostacei che abitano il fondo degli +abissi marini? Bisognerebbe che fossero più solidi del ferro, mentre +non lo sono affatto. + +— La dimostrazione è chiara, padre mio. Ma.... to’, piove. + +— Il tempo si mette male. Ritirati, Anna, chè fra breve avremo +un uragano dei più furiosi, e il ponte sarà spazzato dai colpi di +vento. — + +Infatti il tempaccio si avanzava rapidamente, invadendo la vôlta +celeste e sconvolgendo il grande Oceano Pacifico che stava per smentire +ancora, il suo tranquillo nome datogli da Magellano. + +L’equipaggio era tutto salito in coperta pronto a sostenere la lotta, +e si vedeva interrogare con ansietà le nubi e le onde. Quei lupi di +mare presentivano una fiera tempesta. Solo il naufrago, che stava +sempre seduto a prua su di un ammasso di cordami, pareva tranquillo e +sogghignava ad ogni muggito delle onde, fissando con due occhi di fuoco +il tenente Collin quasi che meditasse un sinistro progetto. + + + + +CAPITOLO SESTO. + +Il delitto del naufrago. + + +L’Oceano Pacifico montava a vista d’occhio; si sarebbe detto che +una forza misteriosa, irrompente dagli abissi immensi del fondo, +lo sollevasse. Montagne d’acqua, poichè ora potevansi chiamare +con tal nome, venivano dal sud accavallandosi le une sulle altre, +coperte da un immenso lenzuolo di candidissima spuma, e venivano a +rompersi con lunghi muggiti contro i fianchi del vascello, il quale +si rovesciava violentemente ora sul babordo ed ora sul tribordo con +mille scricchiolii, ed ora s’impennava come un cavallo vigorosamente +spronato. + +La tinta del mare aveva perduto il suo azzurro brillante ed era +diventata cupa, quasi volesse gareggiare colla tinta nerastra dei +nuvoloni che correvano disordinatamente, accumulandosi negli immensi +spazii del cielo. + +Il vento, che poco prima era ancora costante, pareva che fosse +impazzito e balzava bruscamente dal nord al sud, dall’est all’ovest, +accennando a prendere un violento moto circolare. Sibilava attraverso +i mille cordami della _Nuova Georgia_, scoteva con furore i boscelli +rugosi delle manovre, faceva crepitare le vele e curvare perfino gli +alberi. + +Il capitano Hill, consultato il barometro, vide non senza una viva +emozione, che segnava la cifra straordinaria di 705 millimetri! + +— È un vero tifone quello che sta per assalirci, — disse al tenente +Collin, che si era messo accanto al timoniere. + +— Ma come nascono questi tifoni che si sono acquistati una così triste +celebrità nei mari del Giappone, della China e del Grande Oceano? — +chiese il tenente. + +— Nascono generalmente dall’incontro di due o più correnti +d’aria contrarie, le quali provocano un movimento rotatorio che è +pericolosissimo per le navi che si trovano nel mezzo. + +— Si estendono per un largo tratto? + +— Per quattrocento o cinquecento chilometri, comunemente; ma si sono +osservati dei cicloni di mille chilometri, e temo che quello che +sta per piombarci addosso sia così immenso, poichè la depressione +barometrica è considerevolissima. + +— Ordinariamente quale direzione hanno? + +— Vanno dal sud-ovest al nord-est, e il loro movimento circolare, +nell’incontro delle due correnti, è da destra a sinistra. + +— Sicchè avremo qualche tromba marina. + +— È probabile, tenente; anzi faremo bene a preparare il nostro piccolo +cannone. + +— Volete spezzarla colle palle? + +— Basta la detonazione, il più delle volte, per romperla d’un sol +colpo; la palla sarebbe inutile, poichè non farebbe che attraversare la +colonna d’acqua. + +— Ma è pericoloso per una nave che si trova a breve distanza. + +— Sì, è vero, poichè la massa liquida nel precipitare sul mare solleva +cavalloni enormi; ma tutto si deve tentare piuttosto di lasciarsi +avviluppare da quelle furiose colonne liquide, che sono dotate di tale +potenza rotatoria da trasportare con loro i più grandi vascelli e da +sollevarli. — + +Un grande lampo che fendette la massa delle nubi come se fosse una +gigantesca scimitarra, seguito poco dopo da un cupo rimbombo che si +perdette nei lontani orizzonti, troncò la conversazione. + +Il capitano Hill abbandonò il posto e salì sul ponte di comando col +portavoce in mano, pronto a comandare la manovra, mentre il tenente +Collin si portava a prua dove gli uomini si disponevano ad ammainare i +fiocchi e a prendere terzaruoli sulle vele basse. + +L’uragano si avvicinava con rapidità straordinaria, sconvolgendo il +mare e il cielo. Impetuosi colpi di vento, dopo d’aver sollevate e +sferzate le onde che montavano sempre con tremendi muggiti, giungevano +l’uno addosso all’altro sulla _Nuova Georgia_, la quale fuggiva con la +rapidità d’un immenso uccello, verso il sud-ovest. + +Il sole era scomparso da qualche ora, e una profonda oscurità pesava +sul Grande Oceano. Però al balenar dei lampi, si vedevano volteggiare, +sospinti dalla forza del ciclone, i grandi albatros, con le loro +piume bianche e nere, il becco grosso e tanto robusto, da spaccare il +cranio ad un uomo, e con le loro ampie ali che misuravano non meno +di cinque metri. Si vedevano lottare contro il vento, volteggiare +disordinatamente sopra i flutti e si udivano, fra i fischi ed i muggiti +della natura irritata, le loro grida rauche e discordi. + +Anche gli abitatori del mare parevano inquieti, perchè si vedevano +ruzzolare fra le onde numerosi squali con potenti mascelle fornite +di triplici file di denti, e slanciarsi in aria torme di _Exocœtus +volitans_, strani pesci dotati di larghe pinne somiglianti ad ali, +che si innalzano con un potente colpo di coda percorrendo distanze +di centocinquanta a dugento metri, e che appena ricaduti tornano a +riprendere il volo, riaprendo le pinne ventrali e agitandole in modo da +sembrare quattro invece di due. + +La _Nuova Georgia_, nonostante venisse assalita da ogni lato dai marosi +che si slanciavano talvolta fino sul suo ponte, pure si comportava bene +e teneva bravamente testa all’uragano. + +Guidata dalla ferrea mano del vecchio Asthor si manteneva sulla via +del sud-ovest, per rifugiarsi, in caso disperato, nelle insenature di +qualche isola. Rollava disperatamente la poveretta, si copriva d’acqua +da prua a poppa, tuffava nel seno delle onde spumeggianti i suoi solidi +fianchi, montava sulla cresta delle montagne mobili, precipitava nel +fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo albero di bompresso, +tanto s’inchinava colla prua, ma usciva sempre vittoriosa da quegli +assalti furiosi che non le lasciavano tregua. + +Ad un tratto però, verso il sud, quando il vento, ormai scatenato aveva +perduto ogni ritegno, girando ora al sud-ovest ed ora al nord-est, +provocando quegli incontri di correnti che generano i cicloni, apparve +una specie di cono che pareva scendesse dalle nubi per posarsi sulla +sconvolta superficie dell’Oceano. + +Il capitano Hill, quantunque coraggiosissimo e pronto a tutto, +impallidì. + +— Si forma una tromba verso il sud, — disse rivolgendosi verso il +tenente Collin che lo aveva raggiunto sul ponte di comando. + +— La _Nuova Georgia_ fugge rapidamente, signore, — rispose il tenente. +— Forse noi saremo lontani, quando la tromba si sarà formata. + +— Confidiamo in Dio! Non temo per me, ma per la mia povera Anna. + +— Speriamo, signore. — + +L’uragano cresceva sempre. I colpi di vento erano così impetuosi che +pareva uscissero a forza da un’immensa tromba collocata a pochi passi +dalla nave. Scuotevano orribilmente gli alberi, sbrandellavano le vele, +facevano volteggiare come pagliuzze i più grossi boscelli delle manovre +e facevano fremere le grosse sartie e i grossi paterazzi in tal modo, +da temere che si spezzassero. + +Onde sopra onde si slanciavano addosso alla nave percuotendola +fieramente a prua e a poppa, a babordo e a tribordo, facendo gemere +i cordami ed i puntelli, spostando le imbarcazioni e aprendo delle +breccie nelle murate. Pareva che si accanissero ad aprire i fianchi del +legno, onde trascinarlo negli spaventosi baratri dell’Oceano Pacifico. + +La notte era calata, una notte oscura come il fondo d’un barile di +catrame. Non si vedevano che tenebre, le quali pareva si addensassero +di momento in momento sempre più sull’Oceano, quasi volessero rendere +più pericolosa e più orrida la situazione della _Nuova Georgia_. +Solamente all’orizzonte, di tratto in tratto balenava, e a quel rapido +bagliore si vedevano correre sulla coperta i marinai coi capelli +sciolti al vento, i volti pallidi, gli occhi smarriti e i panni +inzuppati, e sul ponte di comando si vedeva spiccare l’alta statura del +capitano Hill ed a prua la tetra figura del naufrago. + +In mezzo agli urli della tempesta, ai sibili del vento e ai ruggiti +delle onde si udivano a un tratto irrompere, dalle nere profondità +della stiva, i potenti gridi delle dodici tigri, le quali, atterrite da +quei fragori e da quelle scosse orribili, si dibattevano furiosamente +dentro le gabbie. + +Verso la mezzanotte una raffica più impetuosa delle altre si rovesciò +sulla nave con tale violenza, da farle immergere tutta intera la prua. + +Il capitano Hill temendo che la _Nuova Georgia_ si rovesciasse sui +fianchi per non più rialzarsi, comandò di imbrogliare le vele di +parrochetto e di mezzana contentandosi di tenere spiegate le vele +basse. + +Alcuni marinai si slanciarono sulle griselle, ma le scosse che +risentiva la nave e i colpi di mare che giungevano tanto alti sopra le +murate, lo impedivano; onde furono costretti a ridiscendere in coperta +per non essere portati via e precipitati nei flutti muggenti. Due +uomini, dopo aver corso mille pericoli, erano riusciti a raggiungere la +vela di mezzana ed a imbrogliarla. + +Quella di parrochetto però, violentemente investita dalle raffiche, +dava tali colpi da compromettere la sicurezza del naviglio e +dell’albero di trinchetto. Era necessario di chiuderla o per lo meno di +sventrarla con un buon colpo di coltello. + +Il tenente Collin, giovane ardimentoso e che sfidava intrepidamente il +pericolo, vedendo riuscire vani gli sforzi dei marinai, si slanciò a +prua, e afferratosi fortemente alle griselle si elevò nelle tenebre. Un +altro uomo si era contemporaneamente mosso: era il naufrago. + +Senza essere stato veduto, fra quella profonda oscurità e quei colpi di +mare che spazzavano senza interruzione il ponte della nave, sbattendo +i marinai addosso alle murate, s’aggrappò allo straglio di maestra, e +coll’agilità d’una scimmia si inerpicò a forza di braccia, giungendo +nell’istesso momento del tenente, sul pennone di parrochetto. + +— Tu qui, Bill? — chiese il tenente nel vederselo vicino. + +— Sì, signor tenente, — rispose il naufrago con strano accento. — Vi +sorprende? + +— Da qual parte sei salito? + +— Dallo straglio. + +— Aiutami adunque. — + +Il tenente si mise a cavalcioni del pennone tenendosi avvinghiato alla +sbarra di ferro che corre sopra, e appoggiando i piedi sulla corda che +corre sotto, cercò di raccogliere i bracci di manovra per imbrogliare +la vela. D’improvviso si sentì stringere alla gola da due mani nervose +e con tale forza, da non esser capace di emettere il più lieve grido. +Facendo uno sforzo disperato, girò il capo e vide sopra di sè la tetra +figura del naufrago, sulle cui labbra errava un satanico sorriso. +Abbandonò con una mano la sbarra tentando di respingerlo; ma il +naufrago era robusto e pareva che in quel momento avesse triplicato le +forze. + +Il vascello sospinto dalle onde barcollava furiosamente ed il vento +ruggiva tremendo fra l’alberatura e faceva scuotere i due uomini, ma +la lotta continuava senza che si scambiassero una parola. Il povero +tenente che non poteva abbandonare il pennone per non sfracellarsi sul +ponte della nave, non opponeva ormai che una debole resistenza e si +sentì rapidamente strangolare. + +Quella lotta fra cielo e mare, in mezzo a quelle tenebre e la burrasca +che ruggiva, durò un solo minuto. Il signor Collin si sentì quindi +trascinare verso l’estremità del pennone, e smarrì i sensi. + +Il naufrago attese che la nave s’inclinasse sul tribordo, poi tenendosi +stretto al pennone colle sole gambe, con una spinta precipitò nello +sconvolto Oceano la vittima, la quale scomparve negli abissi. + +— Ecco uno che non parlerà più, — mormorò il naufrago con voce +sorda. — Andrai a chiedere ai pesci se io vengo o no dall’isola dei +forzati. — + +Girò gli occhi intorno per vedere se nessuno lo aveva veduto, e +ridiscese silenziosamente in coperta, confondendosi fra l’equipaggio. + + + + +CAPITOLO SETTIMO. + +I frangenti. + + +Nè il capitano Hill che si trovava sul ponte di comando, nè il vecchio +Asthor che concentrava tutti i suoi sforzi sulla ribolla del timone +per mantenere sempre la nave sulla buona via, nè l’equipaggio che aveva +un gran da fare a evitare le ondate che irrompevano ad ogni istante in +coperta e che era occupato a bracciare continuamente le vele basse, si +erano accorti della caduta del tenente Collin. + +Il mare irritato e le tenebre avevano coperto quell’assassinio, +forse lungamente meditato da quel sinistro uomo, e così freddamente +consumato. + +Il naufrago ridisceso in coperta era silenziosamente scivolato a +prua e pareva occupato alla manovra dei fiocchi, sicuro ormai di non +essere stato veduto da nessuno, poichè l’oscurità non permetteva +di distinguere l’assenza di chicchessia. Malgrado però la sua +apparente calma, più volte si era curvato sulla prua, aveva scrutato +profondamente quei flutti irritati e aveva teso l’orecchio a lungo, +temendo che il disgraziato tenente seguisse la nave e chiamasse aiuto. + +Certo la coscienza di Bill, per quanto fosse incallita nel delitto, non +doveva in quel momento essere tranquilla, poichè tutte le volte che +incontrava gli sguardi di qualche marinaio impallidiva orribilmente, +e gli si gelava sulle labbra lo strano sorriso che di rado lo +abbandonava. + +Erano passati dieci minuti e la _Nuova Georgia_, trasportata +dall’uragano aveva percorso un miglio, quando il capitano Hill, +vedendo ancora semi-sciolta la vela di parrochetto e non scorgendo fra +l’equipaggio il tenente, si mise a gridare: + +— Ohe! signor Collin, dove siete? Volete un aiuto? — + +I soli muggiti delle onde e i fischi sempre più violenti e stridenti +del vento, risposero a quella domanda. + +Il capitano credendo che la sua voce non fosse stata udita, discese dal +ponte di comando e si avanzò fino ai piedi dell’albero di trinchetto +cercando di discernere il tenente fra le vele e i cordami; ma +l’oscurità era così profonda che non potevasi distinguere alcuna cosa. + +— Signor Collin! — ripetè con voce tonante. + +Anche questa volta la domanda rimase senza risposta. + +— Scommetterei un penny contro una sterlina che il signor Collin non +è sull’albero, — disse un marinaio che era salito sul castello di prua +per meglio vedere. + +— È impossibile, — esclamò il capitano impallidendo. + +— Eppure, signore, io non lo scorgo nè sulla coffa, nè sulla crocetta, +nè sui pennoni, — disse il marinaio. + +— Che gli sia avvenuta qualche disgrazia? Ma quando?... Come?... Avete +udito nessun grido voialtri? + +— Nessuno, signore, — risposero i marinai che si erano aggruppati +presso l’albero. + +— Non l’avete veduto discendere? + +— No. + +— Che sia caduto in mare? — + +In quel momento un lampo abbagliante ruppe l’oscurità che pesava +sull’Oceano. Tutti gli occhi si fissarono sulla vela di parrochetto e +tutti videro distintamente che il luogotenente non era più sull’albero. + +— Gran Dio! — esclamò il capitano, facendo un gesto disperato. + +Si slanciò verso la murata di babordo scrutando le onde e gettò tre +tuonanti chiamate: + +— Signor Collin!... dove siete?... rispondete, in nome di Dio!... — + +Anche queste chiamate non ebbero esito migliore delle altre. Il mare +ruggiva sempre, il vento urlava e fischiava attraverso l’alberatura e +il sartiame, ma nessuna voce umana si udiva mescolarsi alla possente +voce della tempesta. + +— Perduto!... — esclamò il capitano Hill con accento disperato. — +Asthor, viriamo di bordo!... + +— La tempesta incalza, signore, e le onde ci assaliranno sui fianchi, — +disse il vecchio marinaio. + +— Bisogna tentare di salvarlo. + +— Badate, signore, che metterete a pericolo la nave. + +— Non importa, Asthor; tutto si deve tentare per salvarlo. Ai bracci +delle vele voialtri e pronti per virare!... — + +Era una pazzia il voler virare di bordo con quell’uragano che assaliva +furiosamente la _Nuova Georgia_. Le onde potevano irrompere sul suo +fianco, spostare il carico della stiva e rovesciarla; ma il capitano +Hill era un uomo di gran cuore, che amava molto i suoi uomini e voleva +tentare a qualunque rischio il salvataggio del disgraziato ufficiale. + +Sotto la robusta mano del vecchio pilota, la _Nuova Georgia_ virò di +bordo presentando per alcuni istanti il fianco destro alle onde. Sotto +la spinta formidabile di quelle masse liquide che il vento trascinava +in una corsa disordinata verso l’est, si piegò talmente da temere che +si rovesciasse per sempre; ma si risollevò quasi subito e ritornò sulla +via poco prima percorsa, affrontando con l’affilata sua prua l’uragano +che ora l’assaliva di fronte. + +Il capitano Hill e gran parte dell’equipaggio, affollati sul castello +di prua, scrutavano avidamente le tenebre e di quando in quando +mandavano acute chiamate. L’armaiuolo di bordo aveva fatto portare in +coperta il piccolo cannone e lo scaricava a intervalli di due o tre +minuti. + +Alcune volte, fra i muggiti delle onde, pareva di udire una lontana +chiamata o un grido straziante, ma poi l’equipaggio si persuadeva di +essersi ingannato. Il vento quando fischia fra l’attrezzatura produce +sovente dei suoni così strani, da scambiarli bene spesso per grida di +naufraghi. + +— È perduto! — esclamava il capitano Hill strappandosi i capelli dal +dolore. — Povero Collin! Così buono, così coraggioso e così giovane!... +Sento che non lo ritroverò più mai!... + +— Se fosse vivo, avrebbe risposto alle nostre grida e ai nostri +segnali, signore, — disse il vecchio Asthor che aveva affidato il +timone al contro-mastro. + +— Ma come mai cadde senza mandare un grido e senza che si vedesse? + +— Gli saranno venute meno le forze e il vento l’avrà strappato dal +pennone, oppure è caduto per una forte scossa. + +— Ma senza mandare un grido? + +— Che il pennone di pappafico lo abbia percosso al capo in modo da +farlo svenire? + +— Bisogna supporlo, Asthor. + +— Se ciò è accaduto, il povero ufficiale a quest’ora riposa in fondo +agli abissi marini. Ritorniamo, capitano. — + +Continuare a lottare contro la tempesta che era girata all’ovest, +non era prudenza. La nave era solida, sì, ma il fasciame poteva da un +istante all’altro cedere agli urti sempre più potenti di quelle masse +liquide. + +La _Nuova Georgia_ guidata da Asthor, che aveva ripresa la ribolla +del timone, virò nuovamente di bordo e riprese la rotta primiera, +lasciandosi trasportare dall’uragano che non accennava ancora a +calmarsi. + +Il capitano Hill però ed anche l’equipaggio non riuscivano a staccare +gli occhi da quel tratto d’Oceano, nelle cui onde era stato inghiottito +il povero Collin e quantunque ormai assai lontani, si vedevano curvarsi +di frequente sui bordi e guardare lungamente lontano, quasi avessero +la speranza di veder passare presso la nave il cadavere dell’audace e +sfortunato marinaio. + +Un uomo solo pareva fosse contento di allontanarsi da quei paraggi, e +questo era il naufrago, il quale ormai si teneva sicuro, ben sapendo +che l’Oceano non restituisce la preda e che sa conservare troppo bene i +segreti. Aveva avuto paura dapprima, quando cioè la nave era ritornata +sulla propria via, non essendo certo che il luogotenente fosse morto, +ma ora più nulla aveva da temere, e poteva respirare tranquillamente. + +Il delitto non aveva avuto testimoni; nessuno aveva veduto la scena +svoltasi sul pennone del parrochetto; a che adunque temere? + +Intanto la _Nuova Georgia_ continuava a fuggire dinanzi all’uragano, +con una velocità che il capitano Hill stimava superiore ai tredici +nodi. S’avvicinava alle isole sulle quali, secondo quanto aveva narrato +il naufrago, dovevano trovarsi i superstiti della nave affondata. Si +poteva ormai dire che non era molto lontana, poichè già l’Oceano si +rompeva con maggior furore, segno evidente che stava per rinserrarsi +fra le isole dell’arcipelago Figiano. + +Verso le due del mattino, un marinaio che era salito sul castello +di prua per imbrogliare la trinchettina che il vento aveva sciolto, +segnalò un fuoco che si scorgeva verso il sud-est. + +Il capitano Hill puntò il cannocchiale in quella direzione, e scorse +infatti un punto luminoso che appariva e scompariva secondo che le +montagne d’acqua si alzavano o si abbassavano. + +— Che siamo di già presso l’arcipelago Figiano? — disse fra sè. — +Vorrei essere lontano ancora trecento leghe piuttosto che trovarmi +addosso a quelle terre con simile tempesta. — + +In quell’istante apparve sul ponte miss Anna. La coraggiosa giovanetta +aveva indossato un lungo mantello di tela impermeabile e non pareva +spaventata, quantunque la _Nuova Georgia_ beccheggiasse e rollasse +spaventosamente e le onde montassero sempre in coperta, correndo +all’impazzata da prua a poppa. + +— Dove siamo, padre mio? — chiese ella. + +— Quale pazzia, Anna, salire sul ponte con questo uragano, — disse il +capitano correndole incontro. + +— Sono inquieta, babbo, e poi vicina a te mi pare di non correre +pericolo alcuno. Non accenna a cessare questo uragano? + +— Non ancora, e temo che si prolunghi fin troppo. + +— Che notte orribile! + +— Tremenda, Anna, e disgraziata per uno di noi. + +— Cosa vuoi dire?... + +— Collin non è più con noi. + +— Morto!... + +— È scomparso mentre dall’alto del parrochetto tentava d’imbrogliare la +vela. + +— Quale disgrazia! — esclamò la giovanetta con voce soffocata. — +Morto!... lui morto!... — + +Due lagrimoni le scendevano sulle gote, mentre un rauco singhiozzo le +saliva alla gola. + +— Morto! — ripetè per la terza volta. — E tu non l’hai salvato? + +— Nessuno lo ha veduto cadere in mare, e quando mi accorsi della sua +scomparsa eravamo assai lontani. + +— E non sei ritornato? + +— Abbiamo virato di bordo a rischio di inabissarci tutti e l’abbiamo +cercato a lungo, ma il disgraziato era scomparso. + +— Ah! padre mio!... + +— Terra a prua! — gridò in quell’istante un marinaio. + +— I frangenti a tribordo! — urlò un altro che si teneva ritto sulla +murata, aggrappato ai paterazzi dell’albero di maestra. — Attenzione, +Asthor!... + +— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dove siamo noi?... — + +Stava per slanciarsi verso prua, quando un uomo gli sbarrò il passo: +quest’uomo era il naufrago. + +— Cosa vuoi, Bill? — gli chiese. + +— Se vi preme la vita, fate imbrogliare le vele o cercate di +riguadagnare il largo, — rispose il naufrago con voce sorda. + +— Conosci questi luoghi? + +— Sì, capitano. + +— Dove siamo noi? + +— Dinanzi ai frangenti di Figi-Levù. — + +Poi si tirò da una parte per dare il passo al capitano e si avvicinò +a miss Anna, che pareva ancora atterrita per la disgraziata fine del +signor Collin e che si sforzava a soffocare dei singhiozzi. + +— Signorina, — le disse fissandola con due occhi che mandavano vivi +lampi. — Volete che io salvi tutti o che perda tutti? — + +La giovanetta alzò il capo che teneva chinato sul petto e guardò con +stupore quell’uomo che le indirizzava una così strana domanda. + +— Cosa avete detto, Bill? — gli chiese. + +— La nave è perduta, signora. + +— Come lo sapete voi? + +— Sta sui frangenti, e fra pochi minuti si sventrerà sugli scogli +coralliferi di Figi-Levù. + +— Ma salvatela adunque! + +— Lo volete, miss Anna? + +— Ne va la vita di tutti! — + +Il naufrago scrollò le spalle con un gesto di noncuranza, poi disse con +voce sorda: + +— È voi che desidero salvare, perchè non voglio che finiate sotto i +denti dei cannibali. — + +Si slanciò verso poppa e guardò per alcuni istanti intorno alla nave. +Il mare si infrangeva furiosamente per ogni dove, rimbalzando a grande +altezza con sprazzi mostruosi. Ruggiva orribilmente sopra i bassifondi +che lo tenevano imprigionato, cercando di sorpassarli o di spazzarli +via. + +All’est, attraverso le tenebre, si scorgeva confusamente una massa +enorme sormontata da una serie di picchi aguzzi che si perdevano, di +quando in quando, fra le nubi che volteggiavano in tutte le direzioni, +trascinate dal vento che pareva impazzito. + +Il naufrago con un solo salto balzò giù dal cassero e si fermò dinanzi +al capitano che correva verso il ponte di comando. + +— Signore! — gli disse. + +— Cosa vuoi, Bill? Spicciati, chè i minuti sono preziosi. + +— Se volete che la vostra nave non s’infranga sulle scogliere, è +necessario che mi affidiate il comando per pochi istanti. + +— Cosa vuoi fare? + +— Salvare la vostra nave, ho detto. + +— Sei capace di compiere questo miracolo? + +— Conosco l’isola e le sue scogliere, signore! + +— Comanda adunque! — + +Il naufrago salì sul ponte di comando, imboccò il portavoce e gridò: + +— Asthor, barra tutta all’orza! Due àncore a picco a prua!... — + +Il vecchio timoniere ubbidì. La _Nuova Georgia_ a quel colpo di +timone virò sul posto, presentando la prua alle onde; subito i marinai +lasciarono cadere le due àncore che s’infissero solidamente sul fondo +roccioso dei bassifondi. Quando vide la nave fermarsi, il naufrago si +avvicinò al capitano che lo aveva raggiunto sul ponte di comando e gli +chiese: + +— Avete dell’olio a bordo? + +— Dell’olio! — esclamò l’americano guardandolo con profondo stupore. + +— Dalla vostra risposta dipende la salvezza della nave. + +— Ma cosa volete farne? + +— Lo saprete poi. Fate portare in coperta tutto quello che avete. — + +Due marinai, al comando del capitano, discesero nella dispensa e +ritornarono sul ponte portando due barili della capacità di sessanta o +settanta litri ciascuno. Il naufrago senza perder tempo, poichè la nave +ancorata come era, subiva a prua delle scosse tremende che minacciavano +o di sfasciarla o di spezzare le catene, fece riempire di canape due +sacchi di tela ben fitta, vi fece versare dentro alcuni litri d’olio e +li calò uno a tribordo e uno a babordo. + +Allora, dinanzi agli occhi dell’equipaggio stupefatto, avvenne un +fenomeno strano, meraviglioso. Appena quei due sacchi, dai cui fori +piccolissimi trapelava lentamente l’olio, ebbero toccata l’acqua, le +onde quasi per incanto si spianarono tutto all’intorno. + +Fin dove giungeva l’olio, che si espandeva rapidamente, l’acqua si +estendeva tranquilla, senza contrazioni, senza sussulti, mantenendo +la nave quasi immobile; ma al di là di quella zona si vedeva il mare +dibattersi con una rabbia estrema, quasi volesse sfogarsi di quella +calma forzata. + +Il naufrago avvicinandosi allora al capitano stupefatto, gli disse: + +— Se le àncore non cedono, potremo attendere con piena sicurezza l’alba +di domani, o potremo aspettare che l’uragano si calmi; se le catene +si spezzano, per noi e per i miei compagni è finita, poichè laggiù si +stende l’isola dei cannibali. Sperate!... — + + + + +CAPITOLO OTTAVO. + +Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù. + + +Il modo di calmare le onde adoperando l’olio, non è cosa moderna, +come generalmente si crede. Quantunque questo sistema, che può rendere +immensi vantaggi alle navi sbattute dalle fiere tempeste degli oceani, +sia sconosciuto a molti capitani e marinai, è vecchio, poichè alcuni +antichi scrittori ne fanno menzione nelle loro opere. Plinio, per +esempio, nella sua _Storia Naturale_ ne dimostra l’efficacia, e +Plutarco pure dice qualche cosa su ciò, ma per varii secoli nessuno +si curò di verificare tale fenomeno. Il merito ne doveva spettare al +celebre propugnatore dell’indipendenza degli Stati Uniti, a Franklin, +il quale nel 1757, avendo osservato che i pescatori delle isole Bermude +oliavano il mare per calmare, come egli diceva, le _onde tremanti_, +ne dimostrò l’efficacia; però ben pochi adottarono il sistema, e anche +oggi, come dicemmo, molti lo ignorano. + +Anche i balenieri, le cui navi più o meno sono sempre lorde d’olio, +avevano notato che le onde si spianavano intorno ai loro legni, +specialmente durante la fusione delle materie grasse, e avevano anzi +notato che l’olio di pesce, e specialmente quello di foca e di delfino, +era il migliore, avendo constatato che gli oli minerali erano troppo +leggieri ed i vegetali di poca efficacia nelle alte latitudini perchè +troppo facili a rapprendersi. + +Ci vollero moltissimi esempi, prima che questa meravigliosa scoperta +venisse adottata, se non dai legni minori, almeno dai più grandi che +intraprendono lunghi viaggi; anzi si può dire che soltanto in questi +ultimi anni venne presa in considerazione, quantunque dapprima fosse +stata vivamente combattuta, poichè si credeva che il mare diventasse +dipoi così burrascoso da riuscire fatale alle altre navi che avessero +avuto la disgrazia di passare sopra quei tratti prima oliati. + +L’ufficio idrografico di Washington ha pienamente constatato i grandi +benefizi che rende alle navi questo sistema, dimostrandolo in dugento +rapporti che sono il risultato di dugento esperienze fatte sia da +barche di salvataggio, sia da bastimenti. Le barche di salvataggio +dell’Australia, che da più anni si esercitano a passare fra gli scogli +durante il cattivo tempo, coll’aiuto dell’olio, hanno pure dimostrato +che il mare subito si spiana e che si rompe solamente sui margini del +tratto oliato. + +E all’olio dovettero la loro salvezza il piroscafo _Stockolm City_ +nella sua traversata fra Boston e l’Inghilterra, la _Nehemiah Gibson_ +del capitano Bailey, l’_Emily Witney_ del capitano Rollin sorpresa +da un furioso uragano il 25 agosto 1886, la _Marta Cabb_ in viaggio +dall’America all’Europa, il _Meno_ del Lloyd nord-tedesco comandato +dal capitano Kuhlmann, ec. Senza l’olio tutte queste navi avrebbero +affondato e chi sa se dei loro equipaggi qualche persona sarebbe +sopravvissuta, per dare al mondo la notizia del disastro. + +Non si creda, del resto, che sia necessaria una spesa enorme per +oliare il mare. La sostanza grassa si dilata con rapidità immensa, dura +attorno alla nave anche se questa fugge e bastano due sacchi pieni di +canape imbevuto della materia grassa, e sospesi o a prua, o a poppa, +o a babordo o a tribordo, secondo la direzione della nave, per fare +un lungo cammino. In mancanza di sacchi, basta far cadere l’olio dagli +ombrinali dopo averli mezzo-turati con canape, onde non scorra troppo +facilmente. + +Si è constatato che in media la spesa subita da diciassette bastimenti +fuggenti in poppa, fu di litri 1,83 per ora, di altri undici di litri +2,70; ma devesi notare che questi fuggivano in direzione del vento e +che quindi l’olio si disperdeva con maggiore facilità. + +Le cause che producono questo fenomeno, sono facilissime a spiegarsi. + +Non essendo l’olio penetrabile nè all’aria nè all’acqua, la coesione +delle sue molecole è tale, che il suo getto non può trasformarsi in +pioggia. Il vento non avendo nessuna presa su di esso, lascia intatto +lo strato che copre l’acqua, la quale non venendo più urtata si +mantiene quasi tranquilla. Tutt’al più subisce gli urti delle onde che +si dibattano agli orli dello strato, ma non forma che delle ondulazioni +che sono sensibili solamente in pieno mare. + +La _Nuova Georgia_, immersa nello strato oleoso che opponeva una fiera +resistenza alle contro-ondate della risacca, quantunque il suo spessore +fosse talmente sottile da superare tuttociò che si può supporre (si +calcola che sia di 1/90000 di millimetro) rimaneva quasi immobile, +essendo rinchiusa fra i bassifondi dell’isola. + +I marosi, che il vento sollevava a prodigiosa altezza, si scagliavano +rabbiosamente, colle creste bianche di spuma, contro lo specchio unito +prodotto dall’olio che sempre più dilatavasi, ma si calmavano quasi di +colpo. Le sommità si abbassavano come per incanto, passavano sotto lo +strato sollevando lentamente la nave e uscivano dall’altra parte, dove +tornavano ad alzarsi con furore estremo frangendosi e rifrangendosi +contro le scogliere. + +— È meraviglioso questo fenomeno, — disse miss Anna che contemplava il +mare dalla murata di poppa. + +— Meraviglioso e pur tanto facile a spiegarsi, — rispose il capitano +Hill. — Occorreva un semplice marinaio per insegnarlo a me, che navigo +da tanti anni. + +— Che Bill lo abbia usato egli stesso? + +— O lui o il suo capitano senza dubbio. + +— Qualunque olio gode la proprietà di calmare il mare? + +— Sì; e ora che mi ricordo, ti dirò anzi che qualunque materia oleosa +può fare altrettanto. Ho infatti più volte osservato che tutti i +detriti diversi provenienti dalle cucine delle navi e tutti i corpi +galleggianti formanti una massa compatta, producevano un rallentamento +nelle onde. + +— È vero, — disse una voce dietro di loro. + +— Ah! sei tu, Bill! — esclamò il capitano. — Lascia che ti ringrazi +di averci salvati, poichè senza di te forse la _Nuova Georgia_ più non +galleggerebbe. — + +Un enimmatico sorriso sfiorò le sottili labbra del naufrago. + +— Non parliamo di questo, — disse. — Avete fatto abbastanza per me: +siamo pari. + +— Hai fatto altra volta uso di questo prodigioso esperimento? — domandò +il capitano Hill. + +— Sì, a bordo di una nave baleniera. Il capitano avea osservato più +volte che durante la fusione di grassi di balene, i cui residui vengono +gettati in mare, le onde non andavano ad infrangersi contro la nave: +tentò l’esperimento durante una terribile tempesta che ci aveva colti +all’uscita del mare di Behring, e riuscì pienamente. Del resto non +è solamente l’olio che ha la proprietà di calmare le onde, poichè +più tardi verificai che tutti i corpi galleggianti in massa compatta +oppongono una grande resistenza alle disgregazioni delle particelle +del liquido marino sotto l’azione delle raffiche. Infatti nella +baia di Bristol, che si trova nell’America settentrionale, presso la +penisola di Aliaska, mentre attraversavamo uno spazio di mare coperto +da un numero infinito di ghiacci, vidi che le onde si frangevano +furiosamente tutt’all’intorno, ma che l’acqua era tranquillissima sotto +i ghiaccioli. All’ingiro si scatenava la bufera, ma dove eravamo noi la +calma era completa. + +— Vi credo, poichè anch’io ho verificato un fatto quasi simile, — +disse il capitano. — Attraversando un banco immenso di aringhe, trovai +colà il mare perfettamente calmo, mentre al di là le onde s’alzavano a +prodigiosa altezza. + +— L’isola che ci sta dinanzi, la conoscete bene? — chiese Anna al +naufrago, mostrando la massa enorme che si distingueva a grande stento +fra l’oscurità. + +— È Figi-Levù, non m’inganno, — rispose il marinaio. + +— È su quella terra che si trovano i vostri compagni? + +— Sì, miss. + +— Sapete dove essi sono? + +— Quando lasciai l’isola erano accampati presso una piccola baia sulle +coste occidentali; ma so che stavano per lasciarla, essendo stati +scoperti e minacciati dai selvaggi. + +— Dove saranno ora? — chiese il capitano. + +— Lo ignoro; ma li troveremo. — + +Ciò detto, il naufrago parve immergersi in profondi pensieri e non +parlò più. + +Il capitano Hill e sua figlia abbandonarono la poppa e si portarono +a prua, dove l’equipaggio si affaccendava a calare una terza àncora, +quella così detta di speranza, che è la più grossa e che invece della +catena porta una grossa gomena. + +Il mare tutto intorno alla nave si manteneva sempre calmo, ma al +di là dello strato d’olio infuriava sempre, con tremendi muggiti, e +producendo anche sotto lo strato una violenta oscillazione, di cui si +risentiva anche la _Nuova Georgia_. + +La materia grassa che si vedeva scintillare al chiarore dei lampi a +tre quarti di miglio sottovento e sopravvento, di quando in quando +veniva respinta e scompaginata dalla furia dei marosi e del vento, ma +subito si estendeva, opponendo una resistenza incredibile agli elementi +scatenati. + +Finchè l’olio non veniva a mancare, vi era la speranza di salvar la +nave; però il capitano e Asthor s’accorsero ben presto che le àncore, +forse perchè il fondo doveva essere o poco resistente o troppo liscio, +a poco a poco cedevano, lasciandosi trascinare verso l’isola degli +antropofagi. + +— Brutta scoperta! — disse il capitano ad Anna. — Se le àncore non +incontrano un fondo roccioso, fra due ore saremo a poche gomene +dall’isola. + +— Eppure il mare è abbastanza tranquillo attorno a noi, — osservò la +giovane miss. + +— Non è il mare che ci trascina, è il vento che investe la nostra nave, +cacciandoci al sud-est. + +— Sono feroci gli abitanti di Figi-Levù? + +— Tanto feroci, che si divorano tra fratelli. Si dice che siano gli +antropofagi più temibili di tutte le isole del Grande Oceano. Non +vorrei che ci toccasse la sorte che toccò all’_Union_. + +— Cos’era questa _Union_? + +— Una bella e solida nave americana, appartenente al dipartimento +marittimo di New York e montata da un numeroso equipaggio. Era partita +in sul finire del 1799 diretta a Tonga-Tabù, un’isola grande, che dista +di qua poche diecine di leghe, ma che ha una tristissima fama. + +Raggiunta l’isola, i selvaggi assalirono il vascello e uccisero +il capitano e tre marinai. Stavano per impadronirsene, quando il +sotto-capitano tagliò le funi che erano legate alle àncore, prendendo +prontamente il largo. + +Gl’isolani che sono tanto ipocriti quanto feroci, finsero di mostrarsi +pentiti e mandarono a dire all’ufficiale di tornare a Tonga per far la +pace. Cadde nell’agguato e tornò ad approdare; ma accortosi a tempo che +stavano tramando per impadronirsi del legno, prese definitivamente il +largo. + +La sfortuna pesava però su quel vascello, poichè cinque giorni dopo +naufragava su Figi-Levù e l’equipaggio veniva assalito e divorato da +quei mostruosi amatori di carne umana. + +— E non furono capaci di difendersi quei disgraziati marinai? + +— I polinesiani sono coraggiosi e non temono le armi da fuoco. Quando +un legno approda alle loro coste, nulla più li trattiene e montano +all’abbordaggio con un’intrepidità che spaventa, e.... — + +Non proseguì. Si era bruscamente curvato sul bordo e guardava con +profonda attenzione l’acqua che si sollevava in forma d’una grande +onda, scuotendo la _Nuova Georgia_. + +— Abbiamo toccato! — esclamò. + +— Dove? — chiese Anna impallidendo. + +— Sul fondo. + +— Ti sarai ingannato. — + +In quel momento a prua si levò un clamore acuto. I marinai correvano da +babordo a tribordo, guardando l’acqua e incrociando domande e risposte. + +— Siamo su di uno scoglio?... + +— Non vedo nulla. + +— Abbiamo urtato? + +— No! + +— Sì! + +— Ma la nave raschia sul fondo! + +— Gettate lo scandaglio! — gridò Asthor. — Presto, o sarà troppo +tardi. — + +Il capitano Hill, in preda ad una viva emozione che si può ben +comprendere, poichè la nave poteva da un istante all’altro arrenarsi, +corse a prua seguito da Anna. + +— Abbiamo urtato? — domandò. + +— Lo temo, capitano, — rispose Asthor con voce alterata. + +— Quanti piedi d’acqua abbiamo? + +— Sette! — esclamò il marinaio che ritirava in quel momento lo +scandaglio. + +— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dov’è il naufrago? + +— Eccomi, signore, — rispose Bill facendosi innanzi. + +— Tu mi dicevi di conoscere questi luoghi. + +— Sissignore. + +— Ma abbiamo urtato. + +— Me ne sono accorto. + +— Abbiamo un banco sotto di noi o siamo sulle sabbie dell’isola. + +— Credo che vi sia un banco. + +— Ma lo ignoravi tu? + +— Voi sapete che i polipi cambiano sovente i dintorni delle isole del +Grande Oceano. Un mese fa il fondo non si scorgeva; senza dubbio lo +hanno inalzato quei microscopici fabbricatori di banchi e di scogliere. + +— Che ci sia acqua bastante al di là del banco? + +— Lo credo. + +— Riusciremo a raggiungerla? — + +Il naufrago crollò il capo più volte, poi disse con voce lenta e +tranquilla: + +— Siamo nelle mani del destino. + +— Perduti? — chiese miss Anna, rabbrividendo. + +— Forse non ancora, — rispose il capitano Hill. — Non spaventarti, +Anna, chè a bordo abbiamo mezzi sufficienti per rimettere in acqua +la nave ed armi bastanti per respingere gli assalti degl’isolani, se +questi cercheranno di montare all’abbordaggio. — + +Poi ridirizzando l’alta persona tuonò: + +— Spiegate la trinchettina e il fiocco e la vela di trinchetto! Asthor, +al timone! — + +In pochi secondi quei diversi ordini vennero eseguiti. La _Nuova +Georgia_ investita dal vento girò lentamente su sè stessa, cercando +di riguadagnare il largo; ma diede indietro avvicinandosi alle spiagge +di Figi-Levù. Un urlo immenso d’angoscia si levò fra l’equipaggio che +ormai si credeva perduto e in procinto di naufragare sulla terra degli +antropofagi. Le àncore stridevano e strisciavano sul fondo del banco, +che pareva non offrisse più presa alle punte di ferro. + +A poppa si udì un urto dapprima leggiero, poi come uno strofinío +alternato ad altri urti che diventavano sempre più forti, di mano in +mano che la nave indietreggiava. + +— Un’àncora a poppa! — gridò il capitano Hill. — Presto, o siamo +perduti. — + +A bordo non vi era che un ancorotto da pennello. Fu subito portato a +poppa e calato precipitosamente in mare. Parve che avesse preso fondo +buono, poichè la nave virò di bordo, volgendo la prua verso l’isola; +ma fu cosa di poco momento, poichè anche quello strisciava sulla +superficie liscia del banco. + +D’improvviso avvenne un urto violento, che fece tremare gli alberi e +spezzare alcune sartie. La _Nuova Georgia_ sospinta dall’onda s’alzò, +poi si abbassò toccando ancora, indi rimase immobile sbandata sul +tribordo: si era arrenata! + +Quasi nell’istesso momento sotto le tenebrose foreste dell’isola si +udirono degli spaventevoli clamori, che parevano di belve più che di +gole umane. + +L’equipaggio intero rabbrividì, e perfino sulla fronte del naufrago, +ordinariamente serena, si disegnò una profonda ruga. + + + + +CAPITOLO NONO. + +L’arcipelago di Figii. + + +L’arcipelago di Figii, che è anche chiamato di Viti, si estende fra +il 16° e il 21° di longitudine sud e il 174° e il 179° di longitudine +est. Si compone di dugentoventicinque isole, di cui ottanta o novanta +sono abitate, la cui popolazione intera si calcola che superi di poco i +200,000 individui. + +Per grandezza e per numero di popolazione tiene il primo posto +Figi-Levù o Viti-Levù, lunga novanta miglia e larga cinquanta, poi +Vanùa che ne ha cento su venticinque e che nella forma somiglia a +una pera: ha monti elevati, valli profonde, vegetazione ricchissima; +Candabu lunga quaranta miglia e larga dieci, che al sud termina in +un monte sottile ma altissimo; Ono che ha un circuito di cinquanta +miglia; Tabe-Uni che ne ha quaranta; quindi tutte le altre hanno un +circuito più limitato, anzi talune non sono che semplici brani di terra +disabitati. + +Tutte queste isole sono rocce corallifere o vulcaniche, hanno picchi +elevati, alcuni dei quali toccano perfino i cinquanta piedi; ma cosa +davvero strana, presentano tutti forme coniche, sicchè da lontano +si scambierebbero per tanti pani di zucchero. La loro feracità è +incredibile e la loro bellezza è tale, che sembrerebbe di trovarsi +dinanzi a un vero Eden anzichè su di una terra popolata da antropofagi. + +Gli abitanti tuttavia hanno un certo grado di civiltà, conseguito più +pel contatto continuo coi vicini isolani di Tonga che di frequente +irrompono su questo arcipelago per provvedersi di carne umana, che +per proprio istinto. Vestono decentemente, portano turbanti in capo +e grembiali che si fabbricano coi filamenti tessuti d’una specie +di gelso; scavano grandi canotti nei tronchi dei più grossi alberi, +costruiscono spaziose abitazioni, fabbricano stoviglie e coltivano con +passione i loro fertilissimi campi. Malgrado però tanti perfezionamenti +della loro razza, non rinunciano all’abbominevole costume di cibarsi di +carne umana, e basta entrare nelle loro abitazioni per veder bollire +entro grandi pentole dei pezzi di carne strappata non solo ai vinti +nemici, ma talvolta ai loro stessi fratelli!.... + +Bellicosi quanto si può immaginare, poichè non temono affatto la morte +ritenendo che questa non rappresenti che un cambiamento di vita, sono +sempre in guerra fra di loro per rinnovare le provviste di carne umana +e soprattutto con gli isolani di Tonga. + +Guai poi al vascello che va a naufragare sulle loro spiagge! Non danno +quartiere a nessuno, e i disgraziati marinai che cadono nelle loro +mani vanno a finire nelle grandi pentole o sulla punta d’uno spiedo +gigantesco. Si può ora ben immaginare con quale angoscia l’equipaggio +aveva veduto la _Nuova Georgia_ arrenarsi, sapendo quale sinistra fama +avevano gli abitanti dell’isola. Fortunatamente però, la nave non si +era spezzata e si poteva sperare ancora di rimetterla a galla. + +Il capitano Hill, passato il primo momento di terrore, era ritornato +l’energico uomo di prima, risoluto a tutto e pronto a tutto. +Assicuratosi che la _Nuova Georgia_, difesa dallo strato d’olio che +frenava l’impeto delle onde, non correva almeno pel momento pericolo +alcuno, comandò di trasportare a babordo tutti gli oggetti pesanti che +si trovavano in coperta onde rialzarla un po’ e rendere meno facile una +scalata dalla parte opposta; poi fece aprire l’armeria e trasportare +sul ponte i fucili, le pistole, le sciabole d’abbordaggio, le scuri ed +il piccolo cannone da segnali che venne caricato a mitraglia. Terminati +i preparativi di difesa, chiamò il naufrago che in quel frattempo non +aveva lasciato la prua, occupato, a quanto pareva, a studiare la costa +dell’isola che cominciava a diventare visibile, avvicinandosi l’alba. + +— Al mio posto cosa faresti? — gli chiese. + +Il naufrago guardò il ponte della nave, guardò le onde che venivano a +morire contro i bordi, corrugò due o tre volte la fronte, poi disse: + +— Aspetterei un’alta marea, poichè le maree ordinarie sono deboli +nell’Oceano Pacifico. + +— Mi toccherà aspettare quattro giorni. + +— Quando avverrebbe questa grande marea? + +— Alla mezzanotte di sabato, e oggi è martedì. Credi che gettando delle +ancore a poppa e alando al molinello la nave possa scagliarsi? + +— Non lo credo, poichè noi riposiamo su di un fondo roccioso. Se si +trattasse d’un banco di sabbia la nave potrebbe scivolare; ma questi +banchi sono tutti di natura vulcanica o corallifera e per lo più +scabrosi. + +— In questo frattempo i selvaggi ci lasceranno tranquilli? + +— Avete udito poco fa le loro grida? Erano grida di guerra, e vedrete +che appena il mare si sarà calmato, essi verranno sulle loro _canoe_. + +— E sia, ma troveranno pane pei loro denti. Conosco anch’io i selvaggi +del Grande Oceano, e sono stato più volte da loro attaccato, ma ho +sempre trionfato. + +— State in guardia, signore, poichè i Figiesi sono molto coraggiosi +e molto astuti. Non verranno subito con intenzioni ostili; anzi +cercheranno di acquistare prima la vostra fiducia per poter salire a +bordo, vi faranno offerte di pace e anche vi manderanno dei viveri +o dei regali, ma poi piomberanno addosso al vostro equipaggio a +tradimento, e se non sarete pronto, stermineranno tutti noi. + +— Nessuno metterà piede sul ponte della mia nave, Bill, te l’assicuro. +Ora occupiamoci dei tuoi compagni. Dove speri di trovarli? + +— Non ve lo saprei dire. Forse si trovano nell’interno dell’isola, +riparati sui monti e forse nascosti in qualche baia. + +— Come faremo ad avvertirli del nostro arrivo? + +— Avete un cannoncino a bordo; fate sparare alcuni colpi. + +— Ci udranno? + +— Lo spero, signore. Se sono ancora vivi, comprenderanno che una nave +ha approdato a queste coste, e si affretteranno a raggiungerci. Se non +otterremo alcun risultato, interrogherò gli indigeni; e quando avremo +rimesso la nave a galla, faremo il giro dell’isola sparando cannonate. + +— Ora attendiamo l’alba e poi agiremo, — disse il capitano. — Intanto +prepareremo le difese per accogliere come si meritano quei mangiatori +d’uomini. — + +La calma che regnava attorno alla nave, la quale incagliata come era +non risentiva che una leggera ondulazione e solamente verso poppa +essendo la prua arrenata, permetteva d’intraprendere qualunque lavoro +di difesa. + +Il capitano Hill, che aveva sostenuto altri assalti da parte dei +selvaggi, chiamò a raccolta i marinai e fece rizzare presso l’albero di +trinchetto e presso l’albero di mezzana, cioè verso prua e verso poppa, +due robuste trincee per poter difendere più facilmente la nave nel +caso d’un abbordaggio e prendere gli assalitori fra due fuochi. Dietro +quei ripari fece collocare tutte le armi e sul cassero fece piazzare il +cannoncino dopo averlo caricato a mitraglia. + +Non contento, fece portare sul ponte due casse piene di bottiglie vuote +che si dovevano spezzare e spargere per la coperta, onde i rottami +lacerassero le piante dei piedi agli assalitori, i quali ignorano +affatto l’uso delle calzature. + +Ciò fatto, attese tranquillamente l’alba. + +Di mano in mano che il cielo si rischiarava, il vento scemava +di violenza e il mare si calmava. Le onde s’infrangevano sempre +furiosamente attorno allo strato d’olio e attorno ai banchi, ma al +largo si vedevano correre con minor velocità e non più elevarsi a +grande altezza. + +Fra poche ore l’uragano doveva calmarsi del tutto, cosa che se da un +lato era desiderata dal capitano che temeva per la sua nave quella +continua ondulazione, dall’altro tornava svantaggiosa all’equipaggio, +perchè i selvaggi non avrebbero mancato di approfittare della calma per +mettere in mare le loro imbarcazioni. + +Alle cinque un fascio di raggi solari, passando fra uno strappo delle +nubi, illuminò il mare e l’isola, la quale apparve tutta intera, coi +suoi picchi elevati, colle sue foreste, colle sue valli verdeggianti e +le sue baie. + +Fu con una certa emozione che l’equipaggio della nave arrenata scòrse, +aggruppati confusamente sulla spiaggia più vicina, un centinaio di +selvaggi armati di lance e di pesanti mazze. + +Quegli uomini erano di color nero per lo più, di statura alta e bene +proporzionata, con una capigliatura folta e cresputa. + +Alcuni portavano turbanti adorni di conchiglie e di pezzetti di denti +di balena, distintivo speciale dei capi o dei guerrieri famosi, tutti +però avevano i fianchi stretti da una striscia di stoffa, le cui +estremità ricadevano davanti. Dalla lunghezza di queste estremità si +distinguono i personaggi più importanti, e si dice che solo i re ed +i grandi capi abbiano il diritto di lasciarle cadere fino a terra. +In mezzo a quel gruppo, il capitano distinse anche alcune donne, +riconoscibili per la loro cintura adorna di frange, detta _lika_, che +nelle ragazze misura appena venti centimetri di lunghezza, mentre nelle +maritate scende fino al ginocchio. Parevano non meno eccitate degli +uomini e tendevano i pugni verso la nave, pronunciando delle parole che +il marinaio Bill asserì significare minacce orribili. + +Alcuni uomini muniti di frombole si spinsero fino sugli ultimi scogli +e lanciarono alcuni ciottoli; ma essendo la nave lontana due gomene, +caddero a mezza via. + +— Capitano, — disse il naufrago che pareva non meno inquieto degli +altri, — fate sparare il cannone onde quei furfanti sappiano che +abbiamo armi di voce potente. — + +L’armaiuolo di bordo ad un cenno del capitano salì sul cassero e diede +fuoco al piccolo pezzo, scagliando un nembo di mitraglia sugli alberi +della costa. + +A quella detonazione e più di tutto al fischio dei numerosi proiettili, +gli isolani si calmarono come per incanto. Dapprima parvero sorpresi, +quantunque dovessero conoscere da lunga pezza gli effetti delle armi da +fuoco grosse e piccole, poi si videro gettare a terra le armi e alzare +le mani facendo gesti che parevano amichevoli. + +— Canaglie, — borbottò il naufrago. + +Poi si alzò quanto era lungo, e parve che ascoltasse con viva +attenzione. + +— Cosa ascoltate? — gli chiese miss Anna. + +Bill si volse verso di lei col viso alterato. + +— Non avete udito nulla? — le chiese con agitazione. + +— Le grida dei selvaggi e niente altro. + +— Io ho udito una lontana detonazione! — esclamò. — Non m’inganno io!... + +— Anch’io ho udito un lontano colpo di fucile, — disse Asthor. + +— Che siano i vostri compagni? — chiese il capitano. + +— Fate tonare un’altra volta il cannone, signore. — + +L’armaiuolo che aveva ricaricato il pezzo, lo scaricò contro le rupi +dell’isola, le quali ripercossero la detonazione. + +Tutto l’equipaggio ammutolì e tese gli orecchi; ma nulla potè udire, +poichè in quell’istesso momento si alzarono sulla spiaggia urla acute e +si videro quasi tutti i selvaggi abbandonare le scogliere e scomparire +sotto i boschi a tutta velocità. + +— Cosa succede? — chiese miss Anna al naufrago. + +Questi invece di rispondere si slanciò verso le griselle di babordo +e si inerpicò sull’albero di maestra arrestandosi sulle crocette. Da +quella posizione elevata, egli guardò a lungo la costa cercando senza +dubbio d’indovinare la causa della fuga precipitosa dei selvaggi. + +— Vedete nulla? — gli chiese il capitano, dopo alcuni istanti di attesa. + +— No, signore, — rispose il naufrago. — I boschi m’impediscono di +spingere lontano lo sguardo. + +— Vedete nessun canotto? + +— Nessuno, capitano. + +— Volete che faccia tuonare ancora il cannoncino? + +— Fatelo pure. — + +Per la terza volta il piccolo pezzo d’artiglieria scosse gli strati +d’aria e destò l’eco delle scogliere, ma nessuna detonazione vi +rispose. + +Il naufrago rimase sull’albero di maestra alcuni minuti, scrutando +attentamente le spiagge dell’isola, poi discese mormorando: + +— Se sono perduti, sono perduto anch’io. — + +Fece un gesto di rabbia ed i suoi occhi s’accesero d’un lampo sinistro. +Quando toccò il ponte aveva riacquistata la sua solita calma; sulla sua +fronte però si scorgeva ancora una profonda ruga. + +— Ebbene? — gli chiese il capitano. + +— Non ho udito altre detonazioni. + +— Ma come spiegate la fuga dei selvaggi? + +— Forse qualche avvenimento è accaduto nell’isola e non vorrei.... + +— Che cosa? + +— Che questo avvenimento riguardasse i miei compagni. Ho un sinistro +presentimento. + +— Temete che siano stati fatti prigionieri proprio ora che noi siamo +qui? + +— Quel colpo di fucile isolato mi dà assai da pensare. + +— Ma noi li salveremo egualmente, — disse Anna con animazione. — Non +lasceremo a nessun patto che i selvaggi divorino quei disgraziati. + +— Un canotto! — esclamò in quel momento un marinaio, additando la costa. + +Tutti gli sguardi si diressero verso il luogo indicato e videro una +pesante canoa scavata nel tronco di un albero gigantesco, staccarsi +dalla riva e dirigersi rapidamente verso la nave. + +Dodici selvaggi seminudi ma armati di pesanti mazze, remavano con +un accordo perfetto, mentre a prua se ne stava ritto un uomo di alta +statura, col turbante in capo e una folta barba dipinta in rosso. + +I marinai afferrarono i fucili e l’armaiuolo puntò il cannoncino, ma il +naufrago con un gesto imperioso li trattenne. + +In pochi minuti l’imbarcazione attraversò lo strato d’olio e giunse +sotto il tribordo della nave. Allora l’uomo col turbante, alzato il +capo verso l’equipaggio, chiese nella sua lingua: + +— Cosa cercano gli stranieri? — + +Bill si curvò sul bordo e rispose nell’istesso idioma: + +— Cerchiamo gli uomini bianchi naufragati sulla tua isola tempo +addietro e che si trovano nei boschi. — + +Il capo selvaggio lo guardò con due occhi che mandavano lampi feroci, +poi scoppiò in una lunga risata. + +— Il re nostro sta per morire, — gridò, — e gli uomini che cercate gli +faranno scorta d’onore nell’altra vita; ma noi mangeremo voi! — + +Ciò detto, la _canoa_ virò prontamente di bordo e si allontanò colla +velocità di una freccia. + +In quel mentre, il naufrago fece un gesto di furore. + + + + +CAPITOLO DECIMO. + +Un re sepolto vivo. + + +Non esiste forse in tutto il mondo un popolo che abbia tanto poca +paura della morte quanto il Figiano. Abbiamo già detto che per gli +abitanti dell’arcipelago di Figii la morte non rappresenta che un puro +cambiamento di vita, perchè nei loro animi è radicata fortemente la +convinzione che una pronta risurrezione li attenda, appena lasciata +questa terra; ma a quale punto arrivano! + +Quando un uomo crede di esser vissuto abbastanza nella sua isola, non +trova cosa più naturale che di farsi strangolare da qualche fido amico, +il quale si presta colla miglior buona grazia che immaginare si possa, +a quel lugubre ufficio. + +Un uomo si sente ammalato? Si fa strangolare, non sembrandogli giusto +di presentarsi al Grande Spirito affatto agonizzante o stremato di +forze. Muore un bambino? La madre lo segue facendosi strangolare dal +marito, perchè ritiene che il piccino possa avere ancora bisogno delle +sue cure nell’altro mondo. Due amici carissimi non vogliono separarsi? +Quando uno muore, l’altro si affretta a seguirlo facendosi uccidere!... +Due amanti si adorano ma non possono sposarsi per differenza di casta? +Pregano il padre od il suocero o chiunque altro di toglier loro la vita +per unirsi nell’altro mondo, e quei bravi selvaggi non si fanno pregare +due volte. + +Che più? Quando un padre è vecchio e pieno di acciacchi, i figli lo +avvertono rispettosamente che ha vissuto anche troppo, che è giunta +l’ora di lasciare questa terra di miserie, e sempre rispettosamente lo +strangolano o lo fanno strangolare.[1] + +Quando il re è vecchio ed ammalato, la popolazione umilmente lo +avverte che è tempo di lasciare il trono al figlio primogenito, e si +prepara a fargli grandi funerali ed a festeggiare contemporaneamente +il successore. Il povero despota di ieri, bene o male bisogna che +si adatti al volere dei suoi fedelissimi sudditi e si lascia portare +alla sepoltura, ma con questa differenza, che mentre gli altri vengono +sotterrati morti, egli invece è sepolto, sì; ma sepolto ancor vivo!... + +Questo seppellimento di un uomo vivo, che potrebbe tuttavia campare +un buon numero d’anni, si compie con cerimonie speciali, come si +converrebbe a persona potente. La sposa principale che non può, con suo +profondo rammarico, seguire il re nel grande viaggio, poichè gli usi +della corte glielo vietano, dipinge il petto e le braccia del povero +despota adoperando un color nero che si ottiene da una specie di noce +chiamata _aluazzi_; poi gli annoda attorno alle gambe ed alle reni +delle striscie di stoffa bianca detta masi, che si ricava dalle fibre +filate di una specie di gelso, comunissimo in tutte le isole del Grande +Oceano. + +Ciò fatto si trasporta con grande pompa il morto-vivo alla sepoltura; +ma prima di calarlo nella fossa, vi si gettano dentro, già strangolati, +due o tre dei più famosi guerrieri onde gli servano di scorta e +facciano capire al Grande Spirito che ha da fare con un potente +personaggio, e vi si gettano altresì parecchie donne, che sono +destinate a servirlo nell’altra vita! + +Questi costumi, che non possono essere stati immaginati che dalle menti +degli antropofagi, sembreranno strani, anzi addirittura inverosimili, +tanto sono orribili, e si potrebbe credere che fossero stati inventati +dalla fantasia degli scrittori o dei marinai, se i navigatori che +visitarono più volte quell’arcipelago non li avessero constatati coi +loro occhi. I missionari che in questi ultimi anni sbarcarono in quelle +isole, tentarono ogni sforzo per mettere un freno a simili atrocità e +in parte vi riuscirono; ma non è molto tempo che il reverendo Thomas +William dovette assistere al seppellimento del re Somo-Somo, uno dei +più valorosi selvaggi che regnava a Nasima e che fu trasportato al +sepolcro ancor vivo, quantunque fosse gravemente ammalato, insieme +con parecchie donne che erano state prima strangolate per tenergli +compagnia nell’altra vita! Ed il missionario, atterrito e impotente, +poichè tutti i suoi sforzi erano riusciti vani, affinchè quell’orribile +funerale non si facesse, fu costretto a udire i colpi di tosse del +vecchio re, mentre la terra lo aveva già ricoperto! + + +La sinistra notizia portata dal selvaggio che montava la canoa, come +è facile immaginare, produsse una impressione dolorosa in tutto +l’equipaggio, poichè nessuno ignorava i feroci costumi di quegli +spietati mangiatori di carne umana. + +I disgraziati naufraghi della nave inglese, che l’equipaggio sperava di +trovare ancora liberi e di salvarli senza dover ricorrere alle armi, +stavano per venire sacrificati per servire di scorta al moribondo re +nel grande viaggio dà cui più non si torna, e d’altra parte la _Nuova +Georgia_ stava per venire assalita senza avere la speranza di prendere +il largo, dacchè l’uragano l’aveva spinta attraverso alle scogliere. + +Per alcuni istanti a bordo della nave regnò un profondo silenzio, +tanta era stata l’impressione ricevuta da quelle brutte notizie; poi il +capitano Hill che era un uomo di grande energia e risoluto, lo ruppe: + +— Non scoraggiamoci, — disse. — Siamo pochi, è vero, ma tutti valorosi +e non nuovi ai pericoli; abbiamo armi, polvere e palle in abbondanza, +e non dobbiamo temere quei brutti antropofagi. Orsù, Bill, cosa mi +consigli di fare? — + +Il naufrago che guardava l’isola cogli occhi fiammeggianti, i pugni +chiusi, il viso sconvolto da una collera furiosa, si volse come +una fiera. Non era più l’istesso uomo di poche ore prima, freddo e +tranquillo; era pallido e nel suo viso si leggeva un non so che di +furore e di sinistro, da mettere paura. + +— Cosa vi consiglio di fare? — diss’egli con voce rauca. — Lo so io +forse? + +— Tu conosci l’isola e gli isolani meglio di me, e puoi darmi +dei preziosi consigli. Credi tu che si possano salvare i tuoi +compagni? — + +Un lampo di gioia attraversò gli occhi di Bill. + +— Volete salvarli? — chiese, cambiando tono. + +— Se è possibile, sono pronto a tentarlo. + +— Possiamo farlo; ma dovremo ricorrere alla forza, signore, e dare +battaglia ai selvaggi. + +— Hai un piano tu? + +— Forse, — rispose Bill, dopo alcuni istanti di meditazione. + +— Mettilo fuori. + +— La _Nuova Georgia_ per ora non correrà pericolo alcuno; di questo +sono certo. Finchè non sarà finita la cerimonia del seppellimento, +nessun selvaggio verrà ad inquietarci, perchè nessuno lascerà le feste +che seguiranno l’inaugurazione del nuovo regno. Abbiamo quindi del +tempo per agire senza temere un improvviso assalto.... + +— Proseguite, — disse miss Anna. + +— Ecco il mio piano: questa sera, dopo calato il sole, lasceremo la +nave sotto la guardia di sei uomini risoluti e andremo a sbarcare +in una piccola rada a me nota. Per un sentiero che non è conosciuto +dai selvaggi, attraverseremo la foresta ed andremo ad appostarci in +prossimità del grande villaggio abitato dal morente re. Quando la +cerimonia funebre comincierà, piomberemo addosso all’orda, rapiremo +i miei compagni e fuggiremo verso la rada. Se più tardi, rimessisi +dalla sorpresa che certamente farà loro la nostra improvvisa comparsa, +verranno ad assalirci sulla nave, preparerò io un’insidia che li terrà +per sempre lontani. + +— Sta bene; noi tenteremo il colpo. + +— E non vi seguirò io? — chiese Anna. + +— È impossibile, figlia mia, — rispose il capitano. — So che tu sei +coraggiosa e abile nel maneggio delle armi da fuoco, ma non potresti +seguirci sotto i boschi, forse con i selvaggi alle spalle. Ti darò una +buona guardia però, e Asthor non lascerà avvicinare il nemico, sta’ +certa. + +— Farò quello che tu vorrai, padre mio. — + +Il mare frattanto si era calmato e la costa era deserta. Il capitano +fece calare in acqua le due imbarcazioni maggiori, che armò con due +spingarde caricate a mitraglia; vi unì un gran numero di fucili scelti +fra i migliori, una buona provvista di polvere e di palle e alcune +provvigioni, ignorando ancora quanto durerebbe la spedizione. + +Ciò fatto, il bravo capitano attese la notte per agire. + +Alle dieci di sera diede il comando d’imbarcarsi. Abbracciò Anna che +era vivamente commossa per quella separazione la quale poteva riuscire +fatale all’uno e all’altro, raccomandò al vecchio Asthor e ai sei +marinai di fare buona guardia, poi scese nella imbarcazione. + +I tredici marinai destinati a prendere parte all’ardito colpo di mano, +avevano già preso posto nelle scialuppe portando con loro altre armi e +non attendevano che un segnale per dar mano ai remi. + +— Veglia, Asthor, — disse il capitano, prima di prendere il largo. — Ti +affido mia figlia che è il tesoro più caro che abbia sulla terra. + +— Mi farò uccidere se sarà necessario, ma la ritroverete viva, signore, +— rispose il lupo di mare. + +Il capitano fece un ultimo saluto ad Anna che stava ritta sulla murata, +poi comandò di prendere il largo. + +Le due scialuppe, facendo meno rumore che era possibile e protette +dalle tenebre, si allontanarono girando attorno alle scogliere e misero +la prua verso il sud. + +Il naufrago che si era messo al timone della maggiore, segnava la via +additando ai remiganti i bassifondi e le scogliere, onde non dessero +in secco. Di quando in quando però li faceva arrestare e con quei suoi +occhi, che anche di notte luccicavano come quelli dei gatti, scrutava +con cura minuziosa le sponde dell’isola per assicurarsi che nessuno gli +spiava. + +Dopo una buona mezz’ora Bill spinse la sua scialuppa verso la costa e +superato un banco, sopra cui rompevasi il mare con una certa violenza, +la fece entrare in una piccola baia assai ristretta, circondata da +una fitta foresta di banani (_ficus indica_), alberi di proporzioni +colossali, con tronchi formati di grossi fusti intrecciati, che riuniti +misurano quasi trenta metri di circonferenza e una massa enorme di +fogliame capace di proteggere, colla sua ombra, quattrocento persone e +più. + +— Fermi, — mormorò il naufrago. + +I remiganti si arrestarono a dieci o dodici metri dalla riva, e non +sapendo di che cosa trattavasi, raccolsero i fucili armandoli. + +— Cosa succede? — chiese il capitano Hill che giungeva colla seconda +scialuppa. + +— Ascoltate! — + +Tutti fecero silenzio, e stettero in ascolto, rattenendo perfino il +respiro. In lontananza si udivano echeggiare i selvaggi clamori a cui +si univano talvolta dei suoni strani che parevano prodotti con delle +conche marine. Il capitano Hill impallidì e provò una stretta al cuore. + +— Che assaltino il mio legno? — chiese. + +— No, — disse Bill. — Queste grida non vengono dalla parte del mare ma +dalla parte del grande villaggio. O Vavanuho è morto o qualche grave +avvenimento è accaduto. + +— Chi è questo Vavanuho? + +— È il re che devono seppellire. + +— Sbarchiamo. — + +Le due scialuppe si accostarono alla spiaggia e si arrenarono su +di un banco di sabbia. I quindici uomini armatisi dei fucili, delle +pistole e dello sciabole d’abbordaggio, sbarcarono ai piedi dei grandi +fichi banani, le cui radici venivano a lambire l’acqua della piccola +baia. Bill fece gettare sulle scialuppe una grande quantità di rami +e di foglie onde non venissero scoperte, poi messosi alla testa del +drappello, s’inoltrò sotto la fitta ombra proiettata dai giganteschi +alberi. + +Avevano percorso appena sei o sette passi, quando Bill si arrestò +bruscamente afferrando il fucile. + +— Cosa avete veduto? — chiese il capitano Hill. + +— Un’ombra ha attraversato il sentiero. + +— To’! — esclamò in quell’istante una voce. — Bill qui! Sogno o i +cannibali mi hanno accoppato? — + + + + +CAPITOLO DECIMOPRIMO. + +I compagni di Bill. + + +Un uomo si era alzato dietro al cespuglio, e dopo quella esclamazione +si era avanzato verso il drappello, fermandosi però di tratto in tratto +per stropicciarsi energicamente gli occhi, come se avesse timore di +vederci male. + +Ma quale uomo! Era alto, magro come se fosse digiuno da tre settimane, +sparuto, livido. Una barba prolissa, rossiccia, gli pendeva dal mento +e una lunga capigliatura arruffata come una matassa gli cadeva sugli +omeri, i quali lasciavano vedere le ossa, tanto erano secchi. + +Pochi brandelli di stoffa, che ricordavano vagamente le forme di +una casacca e d’un paio di calzoni sfondati, coprivano quel corpo +ischeletrito e coperto di contusioni. + +— Ma sei proprio tu Bill? — ripetè quel disgraziato. + +— Mac Bjorn! — esclamò il naufrago. — In quale stato mai ti trovo!... + +— Un po’ magro, non dico di no, ma vivo ancora a dispetto di quella +canaglia di antropofagi che mi volevano morto. Ma.... non sei solo tu, +a quanto pare. + +— Ringrazia innanzi tutto questo signore, il capitano Hill comandante +la _Nuova Georgia_, che è qui appositamente venuto per salvar voi +tutti. — + +L’uomo magro s’inchinò facendo scricchiolare tutte le ossa del dorso, e +disse: + +— Vi ringrazio, signore, a nome di tutti i miei compagni, i quali +saranno ben lieti di vedervi, ve lo assicuro, se li troverete ancora +vivi. + +— Perchè se li ritroverò vivi? — chiese il capitano, dopo d’aver +restituito il saluto. + +— Se non vi affrettate, bisognerà cercarli nella fossa del re. By-god! +Hanno fretta quei buoni selvaggi! + +— Sono prigionieri? — chiese Bill. + +— Tutti. + +— Ma tu perchè sei libero? + +— Eh! eh! — esclamò il naufrago ridendo. — M’avevano legato che parevo +un salame; ma sono così magro, che riuscii a sgusciare fra i cordami e +darmela a gambe. + +— E vi hanno inseguito? — chiese il capitano. + +— Sì, ma ho le gambe lunghe e il corpo leggiero, e presto potei +guadagnare il bosco. + +— Quando sei fuggito? — domandò Bill. + +— Poco fa. + +— Quelle grida adunque che abbiamo udite?.... + +— Erano di rabbia. Gli antropofagi s’accorsero della mia fuga quando +ero lontano, e hanno dato l’allarme; ma ora me ne infischio di +quei bricconi. E.... dov’è Sangor che non lo vedo? Tu eri partito +coll’indiano. + +— È morto, — rispose Bill facendo un gesto di stizza. — Sono vivi tutti +gli altri? + +— Sì, vivi, ma in cattivo stato, magri come bastoni e tanto deboli, +da non poter quasi stare in piedi, perchè sono due giorni che non +mangiano. Pare che i selvaggi vogliano mandarli all’altro mondo cogli +intestini leggieri e una gran dose d’appetito. Cosa vuoi? costumi da +antropofagi! + +— Vi sentite in grado di condurci fino al villaggio? — gli chiese il +capitano. + +— Lo spero, purchè mi sia dato un biscotto da sgretolare e un sorso di +_gin_ o di _brandy_. — + +Un marinaio gli offrì la propria fiaschetta mentre un altro gli +riempiva di biscotti le tasche della sbrindellata giacca e un terzo gli +dava una scatola di pesce in conserva. + +Il naufrago prese avidamente la fiaschetta e in tre lunghe sorsate la +vuotò. + +— Eccellente, in fede mia, questo _wisky_, — disse facendo scoppiettare +la lingua. — Andiamo ora, o sarà troppo tardi; ma silenzio assoluto ed +aprite per bene gli occhi. — + +Impugnò colla destra una sciabola d’abbordaggio datagli da un marinaio +e colla sinistra una pistola offertagli da un altro; e raccolti i lembi +della sua giacca, quel corpo lungo lungo, le cui ossa scricchiolavano +ad ogni passo, si mise in cammino fiancheggiato da Bill, il quale gli +sussurrava, agli orecchi, delle parole che il capitano non riusciva a +comprendere, quantunque si trovasse due passi più indietro. + +Chiedeva degli schiarimenti o si trattava di qualche cosa di più grave? +Mac Bjorn, l’uomo-scheletro, non rispondeva, ma si vedeva muovere +spesso il capo, come se approvasse ciò che gli veniva chiesto o detto: +chi però l’avesse osservato meglio e di fronte, anzichè di dietro, +avrebbe veduto quei piccoli occhi affondati nelle magre occhiaie +mandare strani bagliori, e su quelle aride labbra apparire di tratto in +tratto un sarcastico sorriso. + +Camminando con precauzione, con gli orecchi sempre tesi e gli occhi +bene aperti, la piccola colonna giungeva dopo un’ora in uno spazio +aperto fra gli alberi. Mac Bjorn con un gesto fece fermare i marinai +che lo seguivano. + +Si curvò verso terra per raccogliere meglio i rumori, fiutò a più +riprese l’aria come un cane fiuta la selvaggina, poi volgendosi verso +il capitano che non perdeva di vista alcuno dei suoi gesti: + +— Siamo presso il villaggio, — disse. — Superata questa boscaglia, ci +troveremo dietro le ultime capanne. + +— Dove si trovano i nostri compagni? — gli chiese Bill. + +— In una capanna accanto a quella reale, — rispose Mac Bjorn. + +— Guardata da molti guerrieri? + +— Sì; da una ventina, e armati di lancie e di pesanti mazze. + +— Se irrompessimo questa notte nel villaggio, credete che si potrebbero +liberare? — domandò il capitano. + +— Non lo credo, perchè la capanna è forte, i nostri compagni +solidamente legati e prima di giungere presso di loro i cannibali +li accopperanno. È meglio attendere il momento in cui comincerà la +cerimonia funebre, poichè allora la popolazione sarà inerme. Il nostro +improvviso assalto cagionerà un pànico generale, le donne e i ragazzi +faranno una grande confusione, e noi ne approfitteremo per disperdere +quelle canaglie e liberare i prigionieri. Seguitemi! — + +Mac Bjorn che conosceva la via meglio di Bill, si mise alla testa +del drappello e s’avviò verso il nord con mille precauzioni, evitando +di fare scricchiolare i rami degli alberi, e fermandosi di tratto in +tratto per ascoltare se la foresta era silenziosa. + +Dopo cinquecento passi abbandonava la foresta dei banani e s’addentrava +in un’altra più fitta formata da superbi artocarpi, alberi che danno +frutte grosse, di corteccia rugosa, contenenti una polpa giallastra +e che cucinata serve da pane. Infatti, tali piante vengono appunto +chiamate anche alberi del pane, quantunque la polpa di quelle frutta +somigli più al fondo del carciofo che alla farina. + +Mac Bjorn l’attraversò, strisciando fra le liane che correvano fra i +tronchi, formando una rete arruffata, e si arrestò dinanzi a un gruppo +gigantesco di fitti cespugli. + +— Guardate laggiù, attraverso ai rami, — disse volgendosi verso il +capitano. + +Hill s’alzò, scostò alcuni rami per meglio vedere e scorse, a circa +dugento metri, una doppia fila di capanne le cui forme rammentavano gli +alveari delle api, ma ampie e difese qua e là da palizzate. + +Numerosi fuochi ardevano lungo il grande viale che divideva le +abitazioni, e al chiarore di quelle fiamme vide parecchi gruppi di +selvaggi i quali bivaccavano all’aperto tenendo in pugno le loro lancie +con la punta di osso o di ferro, e le loro pesanti mazze chiamate molto +opportunamente rompiteste. + +Aguzzando meglio lo sguardo, il capitano scorse un po’ più oltre una +grande capanna, sulla cui cima ondeggiavano degli stracci e dei rami +d’albero, e attorno alla quale si affollavano moltissime persone +movendosi con una certa animazione. + +— È la capanna reale, — gli sussurrò agli orecchi Mac Bjorn. + +— È morto il re? + +— Ieri mattina era ancora vivo e non mi parve tanto ammalato da +far temere prossima la sua fine. Io scommetterei anzi, che se lo +lasciassero in vita, camperebbe ancora un discreto numero d’anni. + +— È contento di farsi seppellire? + +— Non mi parve sconcertato; anzi, incoraggiava suo figlio che si +strappava i capelli per la disperazione. + +— Il suo erede? + +— Precisamente. + +— E perchè quel caro figlio non impedisce il seppellimento? + +— Perchè dice che è meglio essere re che figlio di re, e che suo padre +ha vissuto fin troppo. + +— Che razza di furfanti! + +— Costumi da antropofagi, signore, — disse Mac Bjorn, senza manifestare +il menomo orrore. — Oh! ecco che comincia ad albeggiare. — + +Infatti verso oriente una luce scialba si vedeva apparire, e gli astri +a poco a poco impallidivano. Fra pochi minuti il sole doveva splendere, +poichè in quelle latitudini si può dire che non vi è nè tramonto, nè +alba. Scomparso il sole, la notte cala bruscamente, e viceversa. + +Ad un tratto si udirono echeggiare pel villaggio le conche marine e si +videro uscire dalle capanne uomini, donne e ragazzi in gran numero, +indossanti gonnellini affatto nuovi, file di denti di pescicani e di +pezzi di ossi di balena. Attorno alla capanna reale s’alzarono acute +grida, in mezzo alle quali si distinguevano delle urla strazianti. + +— Sono le spose del re che piangono, — disse Mac Bjorn. — Quelle brutte +streghe si disperano perchè tutte non possono venire sepolte, mentre i +nostri compagni fremeranno pensando che dovranno accompagnare nel gran +viaggio quell’ubriacone di Vavanuho. + +— Speriamo di salvarli, — disse il capitano. — Tenetevi pronti a tutto: +quando darò il comando, scaricate i fucili nel più fitto dell’orda, poi +carichiamola colle sciabole e colle pistole. — + +Era ormai giorno fatto; il sole comparso sopra i grandi picchi che +dividevano l’isola, faceva cadere una pioggia d’oro sui boschi e sulle +capanne del villaggio. + +La folla cresceva di minuto in minuto; si vedeva accorrere dalle vicine +foreste che nascondevano altri villaggi, dalla parte del mare, dalla +parte dei monti, e si accalcava attorno alla dimora reale dove una +compagnia di sonatori faceva echeggiare furiosamente le conche marine. + +D’improvviso si fece un grande silenzio: i guerrieri si ordinarono +rapidamente formando una lunga colonna che si distaccò dalla grande +capanna, dirigendosi verso il bosco occupato dall’equipaggio della +_Nuova Georgia_. Dietro di loro comparve il vecchio re, portato su di +una specie di palanchino sorretto dai più famosi guerrieri della tribù, +adorni di numerose collane e colle membra tatuate. + +Il povero despota era vestito in gran gala. Aveva le braccia e le +gambe fasciate da lunghe striscie di quella tela detta _masi_, il +petto dipinto di nero colla tintura di _aluazzi_, il capo coperto da un +fazzoletto rosso sormontato da uno strano diadema formato di conchiglie +e aveva al collo numerose collane di pezzi di fanoni di balena. + +Poteva avere sessant’anni, ma l’abuso delle bevande alcooliche e +qualche lunga malattia lo avevano invecchiato assai. Malgrado sapesse +la sorte che lo attendeva, pareva contento e sorrideva amabilmente alla +prima moglie che lo sventolava con un ventaglio di foglie di cocco. + +Mac Bjorn e Bill, che aguzzavano gli occhi, distinsero dietro al +vecchio re, ma circondati dalla popolazione, i loro sei compagni, +solidamente legati, stracciati, scheletriti, tutti pesti dalle percosse +che piovevano abbondanti sulle loro spalle ogni volta che si fermavano. +Accanto a loro camminavano dieci ragazze, vestite a festa, anch’esse +legate, destinate a venire uccise per tenere compagnia al loro sovrano +nell’altra vita; ma non avevano il volto sparuto e sconvolto dei +disgraziati naufraghi, anzi parevano felicissime di essere state scelte +a tale ufficio onorifico. + +— Eccoli! — esclamò Bill, che era diventato pallidissimo, nello +scorgere i suoi compagni. + +— Li vedo, — rispose il capitano, che non potè frenare un gesto di +compassione. — In quale stato sono stati ridotti! Ma pagheranno il +conto, quei feroci mangiatori di carne umana. — + +S’alzò e puntò il fucile esclamando: + +— Siate pronti! — + +I marinai armarono i fucili mirando nel più fitto dell’orda selvaggia. + +— Fuoco! — tuonò il capitano. + +Tredici colpi di fucile rimbombarono, formando una sola detonazione. + + + + +CAPITOLO DECIMOSECONDO. + +L’assalto degli antropofagi. + + +A quell’improvvisa scarica che aveva gettato a terra una dozzina +di persone, le quali si contorcevano nella polvere mettendo urla +strazianti, una confusione indicibile si manifestò fra l’orda dei +cannibali. + +Gli uomini, le donne, i ragazzi ed i guerrieri stessi che circondavano +il palanchino, colpiti da un pazzo terrore, non sapendo ancora a che +cosa attribuire quella detonazione, fuggirono in tutte le direzioni +gettando grida acute, abbandonando il vecchio re che era rotolato +sconciamente in terra, i sei prigionieri, e le dieci donne destinate +alla morte. + +Il capitano Hill balzò innanzi colla sciabola d’abbordaggio nella +destra e una pistola nella sinistra, gridando: + +— Avanti, marinai! — + +Bill, Mac Bjorn ed i marinai della _Nuova Georgia_ superarono in un +batter d’occhio la macchia e si slanciarono verso il villaggio urlando +a pieni polmoni, per accrescere il terrore e la confusione. + +Alcuni guerrieri vedendoli correre verso il re e credendo forse che +volessero ucciderlo per poi mangiarlo, tornarono indietro agitando +furiosamente le loro pesanti mazze; ma una scarica di pistole bastò +per metterli in fuga. Tre o quattro di loro però, colpiti dalle palle, +stramazzarono a terra. + +Il capitano Hill, Mac Bjorn e Bill circondarono i prigionieri bianchi +che parevano istupiditi per quell’inaspettato soccorso, tagliarono con +pochi colpi di coltello i loro legami e li spinsero verso la foresta +gridando: + +— Presto, fuggite, o sarà troppo tardi! — + +I marinai vedendo accorrere da tutte le parti la popolazione, resa +furiosa da quell’attacco micidiale e per la fuga dei prigionieri, +fecero un’ultima scarica, poi si misero a lavorare di gambe dietro ai +fuggiaschi. + +Raggiunta la boscaglia, si cacciarono in mezzo alle piante cercando +di far perdere le loro tracce, e presero la rincorsa verso il mare, +ricaricando le armi. Alle loro orecchie echeggiavano sempre le urla +feroci dell’intera tribù, che si era precipitata dietro alle vittime e +ai rapitori. + +— Presto, presto, — ripeteva il capitano che temeva di vedersi tagliare +la ritirata verso il mare. + +— Corri Mac Doil, uno sforzo ancora Kingston, allunga le gambe O’ +Donnell, — diceva Bill spingendo innanzi i suoi antichi camerati. +— Forza Brown, saldo in gambe Dikens e tu, Welker, bada di non +incespicare. — + +Quei poveri diavoli che una lunga serie di patimenti e un digiuno +forzato avevano ridotti pelle ed ossa e del tutto sfiniti, correvano +facendo sforzi disperati, aiutandosi con salti smisurati, sbuffando e +barcollando. + +Le grida via via più acute dei selvaggi che pareva si avvicinassero +sempre più, bastavano ad animarli, sapendo che se questa volta erano +sfuggiti alla, tomba, la seconda non avrebbero evitato lo spiedo. + +A dugento passi dalla sponda, due di quei disgraziati, caddero +sfiniti; ma i marinai che venivano dietro correndo in gruppo serrato li +raccolsero e con un ultimo sforzo li trasportarono fino alla baia. + +Le due scialuppe erano ancora lì. I marinai gettarono nell’acqua +le foglie ed i rami che le coprivano, le spinsero giù dal banco e +s’imbarcarono. + +— Al largo! — tuonò il capitano Hill, quando vide che tutti erano a +bordo. + +Le scialuppe s’allontanarono rapidamente, dirigendosi verso l’uscita +della piccola baia. + +Alcuni selvaggi, i più agili, giungevano allora sulle rive. Vedendo +fuggire la preda, alzarono furiosi clamori e si misero a tempestare +le due imbarcazioni con una grandine di frombole; ma il capitano che +non li perdeva mai d’occhio, abbattè con una palla il più ardito della +banda. + +Gli altri, veduta la mala parata, tornarono ad imboscarsi, ma si misero +a correre lungo le rive, sempre urlando e minacciando. + +Le due scialuppe spinte dai remi vigorosamente manovrati, in pochi +istanti uscirono in mare e si diressero verso la _Nuova Georgia_, la +cui massa spiccava nettamente sul luminoso orizzonte. + +— Dio sia ringraziato! — esclamò il capitano, quando rivide la sua +nave. — Ora non temo più questi selvaggi. — + +Poi si volse verso i prigionieri che si erano lasciati cadere nel +fondo della scialuppa, esausti di forze. Erano sei veri scheletri +che potevano degnamente stare in compagnia con Mac Bjorn; magri +allampanati, smunti, laceri e coperti di contusioni. Si leggeva sui +loro volti una serie d’inenarrabili patimenti e di miserie. + +Erano quasi tutti sulla quarantina, coi capelli biondi che rivelavano +la razza anglosassone; ma cosa davvero strana, avevano certe faccie che +non ispiravano alcuna fiducia, certi occhi che mandavano cupi lampi e +che avevano un non so che di falso e di bestiale. + +Particolare poco confortante: tutti portavano ai polsi e alle caviglie +dei piedi profonde lividure, come quelle che si vedevano sulle membra +del naufrago Bill. + +Il capitano però non ne fece troppo caso, e credette che quelle +lividure fossero state prodotte dalle corde dei selvaggi. + +Alle otto della mattina le due scialuppe giungono presso le scogliere +che tenevano prigioniera la _Nuova Georgia_. + +Anna, Asthor ed i marinai di guardia salutarono con grida di gioia +il ritorno della spedizione. Il capitano Hill, salito il primo sul +ponte, strinse più volte fra le braccia la coraggiosa giovanetta che +non aveva avuto paura di rimanere quasi sola sul vascello, colle orde +antropofaghe tanto vicine. + +— Non sei ferito, padre mio? — chiese ella. + +— Ritorno incolume, e come me sono tornati pure tutti gli altri. + +— Li avete salvati tutti? + +— Tutti, Anna; ma quei poveri uomini sono ridotti in uno stato da far +paura. + +— Infelici! — esclamò la giovanetta, che si era curvata sul bordo. — +Sembrano scheletri! + +— Presto, portateli in coperta e passateli nell’infermeria, — disse il +capitano. + +Mac Bjorn ed i suoi compagni, che non erano più capaci di rimanere +ritti nè di fare un passo, furono portati a braccia sul ponte e fatti +scendere sotto coperta, in un riparto della corsìa, dove si trovavano +alcune brande pei feriti. + +Asthor s’incaricò della loro cura, la quale, del resto, non doveva +essere nè lunga nè difficile, trattandosi solamente di gente sfinita +pei lunghi patimenti, ma di complessione ancora solida e che doveva +ringargliardirsi presto con pasti sostanziosi e bottiglie di vin +generoso. + +Il capitano avrebbe voluto incaricarsene lui; ma in quel momento la sua +presenza era più che necessaria sul ponte, poichè la _Nuova Georgia_ +stava per correre un secondo e più tremendo pericolo. + +La spiaggia, fin dove giungeva lo sguardo, erasi rapidamente coperta +di una moltitudine di antropofagi resi furiosi per lo smacco subito e +per la perdita dei prigionieri. Di là lanciava orribili imprecazioni +contro gli stranieri, gli sfidava con urla che nulla avevano di umano, +li minacciavano agitando in modo convulso le pesanti mazze, le lunghe +lancie e le frombole. + +Pareva che di momento in momento, tutta quella gente dovesse +precipitarsi in mare per muovere all’abbordaggio della _Nuova Georgia_. + +— È un esercito, — disse il capitano, sulla cui fronte passava e +ripassava una profonda ruga. — Se tutta quella popolazione ci assalta, +per noi non so come andrà a terminare. — + +— Prevedo un impetuoso assalto, — disse Bill che pareva più inquieto di +tutti. — Oh! se questa nave non si fosse incagliata!... — + +— Fortunatamente siamo pronti a riceverli e abbiamo rinforzato il +numero dei difensori. Sono coraggiosi senza dubbio i vostri compagni. + +— Non solo coraggiosi, ma anche valenti tiratori, — disse Bill con un +certo orgoglio. — Oh! oh! ecco dei canotti! — + +Il capitano, Anna e i marinai che stavano loro attorno, volsero gli +sguardi verso l’isola e scorsero, non senza una certa emozione, una +ventina di grandi _canoe_ venire dalle coste settentrionali a tutta +velocità. + +Il capitano Hill ridirizzò l’alta statura e tuonò: + +— Ognuno al posto di combattimento!... — + +Poi, volgendosi verso Anna che era diventata pallida, ma che affettava +ancora una grande calma: + +— Figlia mia, — le disse con voce un po’ commossa, — ritirati nella +tua cabina, poichè fra poco qui pioveranno le lancie e le frombole dei +cannibali. — + +— Ma se tu affronti la morte, voglio affrontarla anch’io al tuo fianco, +— rispose la giovanetta. — Non tremo, padre mio, e tu sai che so +adoperare il fucile come i tuoi migliori marinai. + +— Lo so, ma combatterei male sapendoti esposta ai proiettili di quei +bruti. Se avremo bisogno d’un fucile di più, ti prometto di farti +salire in coperta. — + +La baciò in fronte e la condusse nel quadro di poppa chiudendola nella +cabina. Quando risalì sul ponte, i selvaggi stavano imbarcandosi nelle +_canoe_ mandando urla feroci ed agitando le armi. + +I suoi marinai disposti lungo le murate, o appollaiati sulle coffe +degli alberi, o celati dietro alle funi ammassate sul castello di prua +o sul cassero, attendevano intrepidi l’attacco coi fucili in mano e le +scuri e le sciabole di arrembaggio alla cintola. Anche i naufraghi, +malgrado la loro estrema debolezza, avevano lasciato le brande +dell’infermeria, pronti a combattere fino all’ultimo sospiro. + +— A noi, feroci antropofagi! — esclamò il capitano. — Ehi, Asthor, fa’ +spiegare la bandiera americana sul picco della randa, e tu, armaiuolo, +fa’ piazzare le spingarde e il cannoncino sul castello di prua! — + +Era tempo! I venti grandi canotti, imbarcati oltre dugento guerrieri +armati di lancie, di mazze e di frombole, avevano lasciata la costa e +arrancavano a tutta lena correndo addosso alla _Nuova Georgia_, che, +arrenata come era, non poteva in modo alcuno sfuggire l’abbordaggio. + +Gli altri selvaggi che erano rimasti a terra per mancanza di posto, +incoraggiavano i compagni con urla che salivano al cielo e che facevano +gelare il sangue. Parevano impazienti di prender parte anche loro alla +pugna. Erano più di mille, ed a ogni istante altri ne giungevano dalle +boscaglie, assieme a numerosi capi distinguibili pei loro turbanti. + +I venti canotti a mezza via si diressero in due colonne per assaltare +il disgraziato legno da ambe le parti, cioè a babordo e a tribordo. + +Il capitano Hill, che anche in quel terribile frangente conservava una +calma ammirabile, e che non perdeva d’occhio la flottiglia assalitrice, +divise i difensori della _Nuova Georgia_ in due gruppi affidando il +comando di uno di questi ad Asthor, vecchio marinaio che aveva più +volte combattuto contro i selvaggi. + +A trecento metri l’armaiuolo aperse il fuoco col cannoncino, facendo +piovere sulle orde assalitrici una vera tempesta di mitraglia; ma +quantunque parecchi figiani cadessero fulminati o gravemente feriti, i +canotti continuarono la corsa. + +— Orsù, miei prodi, — gridò il capitano. — Fuoco a volontà!... — + +A quel comando venti lampi balenarono sul ponte della nave arrenata, +seguiti dalle acute detonazioni delle due spingarde, le quali +lanciavano palle del peso di mezza libbra. + +Urla indescrivibili, urla di furore e di dolore, s’alzarono fra +gli assalitori. Quindici o venti di loro caddero nel fondo delle +imbarcazioni che furono arrossate di sangue, e parecchi altri +precipitarono in mare, ma l’assalto non venne arrestato. + +In meno che non si dice, i venti grandi canotti si trovarono sotto i +bordi del vascello, e quei diavoli color marrone o bronzo lucente, si +slanciarono all’abbordaggio, gli uni salendo sulle spalle degli altri +per giungere alle murate, e aggrappandosi alle bancazze, alle sartíe, +agli sportelli delle cabine, alla rete della delfiniera e ai cavi +pendenti dell’albero di bompresso, empiendo l’aria di clamori feroci e +menando disperatamente le armi. + +Il capitano Hill, i naufraghi, Asthor ed i marinai lottavano +coll’energia della disperazione, sparavano le pistole, menavano le +scuri e le sciabole d’arrembaggio; si difendevano coi calci dei fucili +e colle pesanti aspe dell’argano, ma era fatica sprecata. Cadevano +dieci selvaggi colla testa fracassata, e colle membra tronche od il +petto squarciato; ma altri dieci, altri venti, altri cinquanta erano +pronti a sostituirli e s’inerpicavano sui fianchi della nave come una +legione di demonii, sfidando intrepidamente la morte, decisi a tutto +pur di riavere i loro prigionieri e di guadagnarsi l’arrosto di carne +umana. + +Il capitano Hill, a rischio di ammazzare i propri marinai, aveva fatto +volgere il cannoncino e le spingarde verso il ponte onde fulminare +gli assalitori lungo i bordi della nave; Asthor aveva fatto spezzare +delle casse di bottiglie e disperdere i rottami presso le murate, ma i +cannibali salivano sempre a dispetto della mitraglia e si slanciavano +in mezzo ai vetri infranti senza badare alle orribili lacerature che si +producevano ai piedi. + +Ormai la battaglia pareva definitivamente perduta, quando in mezzo alle +grida dei vincitori, alle urla dei marinai ed alle detonazioni si udì +una voce gridare: + +— Tutti sugli alberi!... capitano Hill, barricatevi nella cabina di +miss Anna!... La nave è salva! — + +Poi Bill, il capo naufrago dai sinistri disegni si slanciò in mezzo al +ponte e sparve nel ventre del vascello, dove in fondo, spaventate da +quell’orribile frastuono, mugolavano le tigri. + + + + +CAPITOLO DECIMOTERZO. + +Il domatore di tigri. + + +La vittoria dei cannibali era completa. Quell’attacco furioso ed +irresistibile, le loro lancie, le loro pesanti mazze e il loro numero +quasi venti volte superiore a quello dei difensori, avevano trionfato +sul coraggio e sulle armi da fuoco degli uomini bianchi. + +I marinai, dopo aver fatto prodigii di valore e di aver perduto sei +compagni caduti nel più folto della mischia, impotenti ormai a far +argine all’irrompente furia dei nemici e sul punto di venire circondati +e tagliati a pezzi, al comando dato da Bill si erano affrettati a +porsi in salvo sugli alberi, asilo più facile a difendersi, mentre il +capitano Hill, dopo di essersi aperto il varco fra gli assalitori a +colpi di sciabola, si era precipitosamente ritirato nella cabina di +Anna chiudendo e assicurando il boccaporto per impedire, od almeno +ritardare, la discesa degli antropofagi nel quadro di poppa. + +I vincitori, quantunque ridotti a un terzo, poichè un gran numero +di loro giacevano sul ponte contorcendosi fra rivi di sangue e altri +galleggiavano attorno ai canotti, celebrarono la loro vittoria con tre +urli potenti ai quali risposero i guerrieri affollati sulla spiaggia. +Era l’annuncio che il vascello era stato vinto e l’arrosto di carne +umana guadagnato!... + +Però l’arrosto doveva essere ancora lontano, poichè i marinai salvatisi +sulle antenne, sulle coffe e sulle crocette tenevano tuttora le loro +armi, e risposero alle grida di vittoria con due scariche micidiali che +gettarono a terra parecchi altri assalitori. + +I cannibali non si spaventarono per questo e diedero furiosamente +l’attacco all’alberatura tentando di salire sulle griselle e sui +paterazzi; ma la partita non era eguale, e molto sangue doveva loro +costare prima di snidare i difensori. Ogni uomo che cercava di salire +stramazzava sul ponte con una palla nel corpo, e nel cadere si spezzava +le gambe o le braccia, o si spaccava il cranio. + +Ben comprendendo che non sarebbero mai riusciti a raggiungere i +difensori finchè a questi duravano le palle e la polvere, cambiarono +tattica e assalirono gli alberi colle scuri trovate sul ponte. Tagliati +gli alberi, dovevano per conseguenza cadere anche i marinai: non era +che questione di pochi minuti, forse d’un quarto d’ora. + +Già, i marinai si ritenevano per perduti, quando si udì ancora la voce +di Bill che saliva dalle nere profondità della stiva: + +— Su, su, tigre! — gridava egli sghignazzando. — Avanti, agnellina mia! +Lassù vi è un buon pasto da fare! — + +Un istante dopo una tigre enorme, la più grande delle dodici che si +trovano chiuse nelle gabbie, si slanciava fuori dal boccaporto maestro, +piombando in mezzo ai selvaggi esterrefatti. + +Parve dapprima sorpresa di trovarsi in così numerosa compagnia; poi, +aizzata dall’odore del sangue che bagnava la coperta della nave e +obbedendo ai suoi istinti feroci, si scagliò contro gli assalitori +mandando un potente ruggito. Con due colpi d’artiglio atterrò due +uomini, poi si slanciò contro gli altri facendo balzi di quindici +piedi. + +Vedendo quell’animale così feroce e così forte, i selvaggi, che +ignoravano a quale razza appartenesse, non avendone mai visto uno +uguale, furono presi da un superstizioso terrore che divenne ancor +maggiore quando s’accorsero che se la prendeva con loro e che sbranava +quanti incontrava su’ suoi passi. + +Fu un fuggi fuggi generale. Resi pazzi dallo spavento si precipitavano +in mare dalle murate, dal cassero, dal castello di prua, piombando +addosso ai compagni che si trovavano nei canotti e abbandonando perfino +le armi. I canottieri presi anche loro dal pànico, diedero mano ai +remi e fuggirono disperatamente verso la costa senza fermarsi per +raccogliere i nuotatori che mandavano urla acute, immaginandosi che +quello strano animale si slanciasse anche in mare per sbranarli. + +In pochi istanti sul ponte della _Nuova Georgia_ non rimaneva un solo +selvaggio vivo. La tigre si era incaricata di ammazzare anche i feriti, +ed ora diguazzava fra il sangue dei morti rimpinzandosi di carne umana. + +— Hurrà!... Hurrà!... — gridarono i marinai dall’alto dei pennoni. — +Viva Bill! — + +Allora si aprì il boccaporto di prua che metteva nella camera comune +dei marinai, e comparve il naufrago, tenendo in pugno una sciabola. +Vedendo il ponte sgombro, si avanzò intrepidamente verso la gran +tigre che stava stritolando fra le potenti mascelle le membra di un +selvaggio. — + +— Bill!... Bill!... — gridarono i marinai. — Bada che la tigre ti +sbranerà!... — + +Il naufrago alzò le spalle facendo un gesto sdegnoso e continuò ad +avanzarsi contro la fiera che aveva alzata la testa, mandando sordi +brontolii. + +— Vattene! — disse Bill, additandole con un gesto energico il +boccaporto di maestra. + +La tigre rimase immobile fissandolo con due occhi di fuoco. Chiunque +altro si sarebbe affrettato a ritirarsi dinanzi a quel contegno ostile, +ma Bill invece continuò il suo cammino. + +Lo strano uomo pareva trasfigurato. I suoi lineamenti dimostravano in +quel punto un’energia suprema e una volontà incrollabile, e dai suoi +occhi pareva che schizzassero scintille. + +Si fermò a tre passi dalla tigre che continuava a brontolare, e +additandole nuovamente il boccaporto, ripetè con una voce che aveva una +strana intonazione: + +— Vattene!... — + +Allora l’equipaggio, che dall’alto dell’alberatura assisteva colla +più alta meraviglia a quella scena inattesa, vide la feroce belva +indietreggiare lentamente, curvare umile il robusto dorso, abbassare +il capo come se non potesse reggere lo sguardo potente, affascinante di +quell’uomo, dirigersi verso il boccaporto e scendere nella stiva. + +Bill la seguì col braccio sempre teso, discese nel ventre del vascello +dietro la fiera, si udì un fragor di ferri agitati e percossi, poi si +vide ritornare sul ponte. + +— Potete scendere, — disse volgendosi verso l’equipaggio ancora +stupito. — La tigre è tornata nella sua gabbia. — + +Poi si recò a poppa, sollevò il boccaporto e chiamò il capitano Hill +che si affrettò a salire in coperta seguíto da Anna. + +— E i selvaggi? — chiese con ansia l’americano, vedendo il ponte +sgombro. + +— Fuggiti, — rispose Bill con voce tranquilla. + +— Avete scatenato le tigri? + +— È bastata una sola per fugare gli antropofagi. + +— Grazie, Bill, di quanto avete fatto. Senza di voi la mia nave a +quest’ora sarebbe perduta, e tutti noi saremmo prigionieri. + +— Voi avete salvato me, io ho salvato voi, — rispose il naufrago +con voce sorda — Nè io più nulla devo a voi, nè voi a me: siamo +pari! — + +Il capitano Hill lo guardò con sorpresa. + +— Perchè queste parole, Bill? — chiese con tono di rimprovero. + +— Perchè non amo essere debitore verso di nessuno, — rispose il +naufrago con accento marcato. + +— Siete orgoglioso, Bill. — + +Il naufrago scosse il capo e contrasse la fronte. + +— No, — disse. — Un giorno saprete il perchè. — + +Girò sui talloni dopo d’aver lanciato un acuto sguardo verso Anna e +si allontanò coi lineamenti contraffatti e un sardonico sorriso sulle +labbra. + +— Che singolare uomo! — disse la giovanetta. + +— Non riuscirò mai a comprenderlo, Anna, — disse il capitano Hill. — +Eppure quelle parole m’hanno fatto una sinistra impressione!... Bah!... +Non ci pensiamo! — + +Fece un gesto come per iscacciare un cattivo pensiero e andò incontro +ai marinai che scendevano dall’alberatura. + +— Quanti uomini abbiamo perduto? — chiese ad Asthor. + +— Sei, signore, e dei più valorosi. + +— Tutti nostri? — domandò il capitano sospirando. + +— Tutti, signore, per nostra disgrazia. Pareva che la fortuna +proteggesse i naufraghi, poichè essi non hanno riportato nemmeno una +ferita. A proposito, cosa vi sembra di quegli uomini? + +— Mi pare che siano buoni diavoli, — rispose il capitano. — Ma.... + +— Cosa sospettate? + +— Ho scorto sulle loro braccia e sulle loro gambe delle lividure che +mi danno molto da pensare, mio vecchio Asthor. Possono essere state +prodotte dalle corde, ma forse.... + +— Comprendo, — disse il pilota il cui volto erasi annuvolato. — Il +signor Collin aveva notate le stesse lividure sui polsi di Bill. To’! +che tanto sangue sia stato sparso per salvare degli uomini di quella +fatta, dei reduci da quella sinistra isola che si chiama Norfolk?... + +— Forse c’inganniamo, Asthor, e poi.... — + +S’interruppe e fece un gesto di sorpresa. Gli erano venute in mente le +strane parole poco prima pronunciate da Bill. + +— Ho una vaga paura, Asthor, — disse. + +— Voi temete?... + +— Nulla per ora, ma teniamoli d’occhio. + +— Li sorveglierò attentamente, capitano, e guai a loro se oseranno +tramare qualche cosa. Il vecchio Asthor è ancora robusto e capace di +spaccare il capo a chi ardisse alzare una mano contro di voi o contro a +miss Anna. + +— Silenzio, mio caro lupo di mare; ora pensiamo ai morti. — + +Fece ritirare Anna onde non assistesse alla brutta scena, e i +marinai, per ordine del capitano, gettarono in mare i cadaveri degli +assalitori che ingombravano la coperta. La risacca, che si faceva +sentire fortissima, ne spinse parecchi fino sulle spiagge dell’isola, +e si videro allora quei feroci mangiatori di carne umana impadronirsi +avidamente dei loro spenti compagni e portarseli sotto i boschi, non +già per dar loro onorevole sepoltura, ma per divorarseli, poichè, come +si disse, quegli esseri ributtanti non sdegnano di pascersi delle +carni dei fratelli e delle sorelle quando la fame o la golosità gli +spinge!... + +La sera venne calata la bandiera americana a mezz’asta in segno di +lutto, e dopo l’uffizio dei morti recitato dal capitano unitamente a +tutto l’equipaggio, vennero calati in mare i sei marinai caduti durante +la pugna, ben avvolti però in una grossa amaca e con una pesante palla +di ferro legata ai piedi, per sottrarli ai denti dei mostruosi abitanti +dell’arcipelago Figiano. + + + + +CAPITOLO DECIMOQUARTO. + +La grande marea. + + +Durante la notte nulla accadde di notevole. Gl’isolani fecero +udire continuamente il suono rauco delle loro conche marine, ma non +abbandonarono la spiaggia per tornare all’attacco del vascello. + +I marinai che si aspettavano ad ogni momento un nuovo assalto, non +abbandonarono un solo istante la coperta, e per far capire ai selvaggi +che si tenevano in guardia, fecero tuonare parecchie volte il cannone +e le spingarde, scatenando clamori assordanti da parte dei numerosi +nemici accampati sulle scogliere ed ai piedi dei grandi alberi +dell’isola. + +Quando spuntò l’alba, il capitano che non aveva chiuso occhio in +tutta la notte per essere pronto a respingere gli assalti, vide che il +numero dei nemici era cresciuto. Sulla spiaggia vi erano almeno cinque +o seimila selvaggi e altri si vedevano giungere dalle isole vicine, +ma nessuno ardiva accostarsi alla _Nuova Georgia_, la quale pareva +incutesse in tutta quella gente un superstizioso terrore. + +— Che tentino un nuovo assalto e che aspettino di essere moltissimi per +riuscire? — chiese il capitano a Mac Bjorn che osservava i selvaggi con +profonda attenzione. + +— No, — rispose l’uomo allampanato. — Quei furfanti hanno avuto troppa +paura della vostra tigre per ritornare alla carica; ma essi contano su +qualche tempesta per mangiarci. + +— In qual modo? + +— Credono senza dubbio che la vostra nave non possa più lasciare la +scogliera, e aspettano che una tempesta la frantumi. Fors’anche temono +che voi vogliate sbarcare e si tengono pronti a darvi addosso, onde non +possiate raggiungere le fitte foreste dell’interno. + +— Fortunatamente noi saremo lontani quando la tempesta che loro +attendono scoppierà su queste spiagge. Domani avremo la grande marea, e +sono certo che la _Nuova Georgia_ lascerà senza fatica questo banco. + +— Lo credo anch’io, signore, poichè ho osservato il banco e mi sono +accertato che non ha punte rocciose e che la nave appoggia solamente +coll’asta di prua. + +— Infatti è vero, Mac Bjorn. Nel caso che la grande marea non bastasse, +faremo gettare due àncore a poppa e lavorare l’equipaggio all’argano. + +— E quando saremo liberi, dove ci condurrete, signore? + +— A Melburne, — rispose il capitano. — È la mia destinazione. + +— In Australia! — esclamò il naufrago corrugando la fronte e facendo +una smorfia. + +— Vi dispiace? — chiese il capitano Hill, che aveva notato quelle gesta +di malcontento. + +— No, signore, — rispose vivamente Mac Bjorn. + +— Se però vi rincrescesse, potrei sbarcarvi all’isola di Norfolk +dovendo colà fermarmi per alcune ore, — disse il capitano guardando +attentamente il naufrago. + +Nell’udire il nome di quell’isola sinistra che serve di prigione ai +forzati inglesi, Mac Bjorn trasalì vivamente, e di pallido che era +divenne livido. + +— No! no! — esclamò. — Quell’isola è un soggiorno troppo brutto, +signore. Preferirei sbarcare in un’isola abitata dai selvaggi, +piuttosto. + +— Allora verrete a Melburne. + +— In mancanza di meglio si vada pure in Australia. Forse colà troverò +qualche legno che mi trasporti in patria. + +— È molto tempo che non la rivedete? + +— Sei anni, signore, — rispose il naufrago, mentre una nube gli passava +sulla fronte. + +— E desiderate ardentemente rivederla. Avete qualcuno laggiù? forse +vostra moglie? — + +Mac Bjorn guardò il capitano che pareva affettasse la massima calma, e +nei suoi occhi guizzò un lampo sanguigno. + +— Mia moglie! — esclamò con voce rauca. — Ah! no, signore, è morta da +lungo tempo. + +— Pover’uomo! — mormorò il capitano con sottile ironia, che aveva +compreso fin troppo con quale individuo aveva da fare. — Andate a +bere un buon bicchiere di _gin_, e perdonatemi se involontariamente ho +evocato un doloroso ricordo. + +Mac Bjorn, che era diventato tutto d’un tratto cupo e che aveva assunto +un’espressione selvaggia, si allontanò senza rispondere, ma camminando +come un uomo che si è ubbriacato. + +— Tuoni e lampi! — mormorò il capitano, — che razza di naufraghi ho +imbarcato io? Quell’uomo deve aver ucciso qualcuno, forse sua moglie, +ed ora sono convinto di aver a bordo non dei disgraziati, ma dei +forzati fuggiti dall’isola di Norfolk. Oh!... guai a loro, però, se +oseranno tentare qualche cosa contro di me! + +— Cosa mormori, padre mio? — gli chiese Anna, che era allora comparsa +sul ponte. + +— Nulla, Anna, — rispose il capitano forzandosi di sorridere. — +Brontolavo contro quei dannati selvaggi che pare vogliano assediarci. + +— Bill scatenerà un’altra volta la tigre, e li metterà ancora in fuga, +se oseranno ricomparire a bordo della _Nuova Georgia_. + +— Bill!... Bill!... — mormorò l’americano coi denti stretti. — Sì, +scatenerà le tigri, Anna. + +— Perchè me lo dici con questo tono? — chiese la ragazza. — Si direbbe +che quel povero naufrago non ti è simpatico. + +— Infatti, Anna, vorrei che non avesse mai posto piede sul mio legno. + +— Ma perchè? + +— Silenzio, figlia mia; per ora nulla posso dirti. + +— E perchè, signore? — chiese una voce. + +Il capitano si volse e si trovò dinanzi a Bill, il quale lo guardava +con due occhi fiammeggianti mentre impallidiva a poco a poco. + +— Che fai tu qui? — chiese l’americano aggrottando la fronte. — Forse +tu mi spiavi? + +— No signore, — rispose Bill cercando di sembrare tranquillo. — Mi +dirigevo da questa parte per meglio osservare le mosse dei selvaggi e +involontariamente ho udito le vostre parole, le quali sono molto amare +per me. Avete forse avuto da lamentarvi di questo naufrago, dal giorno +in cui lo raccoglieste moribondo sul tempestoso Oceano? + +— No, è vero; anzi ho dovuto due volte ringraziarti. + +— Perchè allora quelle severe parole? + +— Non posso spiegarmi. + +— Cosa temete? Se io e i miei compagni siamo d’impaccio a bordo della +vostra nave, alla prima isola che incontrerete sbarcateci. + +— Ci penserò; tutto dipenderà, dalla vostra condotta. + +— Sta bene, signore, — disse Bill risentito. + +Fece un saluto a miss Anna e si allontanò dirigendosi verso poppa; ma +quell’uomo era impallidito e le sue dita si chiudevano con forza come +se avessero voluto stritolare qualche cosa. + +— Sei severo, padre mio, — disse Anna con tuono di rimprovero. — Non so +perchè ti sia venuto in uggia quel pover’uomo. + +— Lo saprai più tardi, non voglio ora arrischiare un giudizio +terribile. — + +Nella notte vi furono due allarmi che fecero salire sul ponte tutto +l’equipaggio, essendo stati scorti alcuni canotti staccarsi dall’isola; +ma al primo colpo di cannone fuggirono. + +Il giorno seguente la condizione era invariata; la _Nuova Georgia_ era +sempre incagliata e gli antropofagi accampati sulle sponde. Però fra +poche ore quella pericolosa prigionia doveva cessare, poichè a mezzodì +la gran marea doveva toccare la sua massima altezza e rimettere a galla +il legno. + +Il capitano, che sospirava l’istante di lasciare quei brutti paraggi, +diede subito gli ordini necessari onde tutto fosse pronto per l’ora +della grande piena. Fece alleggerire la prua della nave facendo portare +a poppa le ancore grosse, le catene, le casse dell’equipaggio, le botti +d’acqua dolce, gran parte dei pennoni di ricambio e perfino le gabbie +delle tigri che occupavano la parte anteriore della stiva. Ciò fatto, +fece calare in mare una imbarcazione e gettare a poppa due ancorotti, +le cui catene vennero fissate all’argano per operare una forte trazione +all’indietro; quindi fece spiegare tutte le vele per approfittare del +vento, che soffiava leggermente da prua. + +Compiute quelle diverse operazioni, il capitano dispose la maggior +parte dei suoi uomini, i naufraghi compresi, attorno all’argano a cui +erano state già fissate le manovelle. + +La marea intanto continuava a montare. Alle undici aveva già coperto +quasi tutto il banco e si udivano, sotto l’asta di prua, degli +scricchiolii, segno evidente che il veliero tendeva ad alzarsi. +Mezz’ora dopo c’erano già due piedi d’acqua sul banco. Era il momento +opportuno per tentare un primo sforzo. + +— Tutti ai vostri posti! — tuonò il capitano Hill. — La marea sta per +toccare la sua massima piena. — + +L’equipaggio si curvò sulle aspe, e radunate tutte le forze le spinse +innanzi con sovrumana energia. Le catene dei due ancorotti gettati sul +banco si tesero bruscamente, ma le punte di ferro tennero saldo. + +— Speriamo! — mormorò il capitano. — Forza, amici, forza, o non +lasceremo mai più questo banco. — + +I marinai spingevano con una specie di furore, tendendo i muscoli in +tal maniera, che pareva si volessero spezzare. Erano tutti pallidi ed +avevano le fronti imperlate d’un freddo sudore; guai se quegli sforzi +non riuscivano! Era finita per tutti, anzi peggio che finita, poichè +nessuno ignorava che li attendeva lo spiedo di quei feroci mangiatori +di carne umana. + +La nave scricchiolava sempre sotto quella potente tensione di tante +vigorose braccia, ma non accennava a indietreggiare. Pareva che fosse +incavigliata a quel dannato banco. + +Il capitano Hill, malgrado il suo coraggio, era diventato pure pallido +e sentivasi il cuore battere più forte del solito. Una vaga paura +cominciava ad invaderlo, e gettava sguardi disperati sulla sua Anna. + +— Uno sforzo ancora, ragazzi! — esclamò con voce soffocata. + +Asthor e i tre o quattro uomini che stavano ai bracci delle manovre, +accorsero in aiuto dei compagni. Quel nuovo rinforzo fu decisivo. + +La nave oscillò bruscamente, scivolò sul banco dapprima lenta, poi +rapida, e infine galleggiò sul mare, arrestandosi a poche braccia dai +due ancorotti. + +Un immenso urlo di gioia echeggiò fra l’equipaggio, a cui fecero eco +urla di furore e vociferazioni spaventevoli. + +I selvaggi vedendo la nave lasciare il banco e comprendendo che +l’agognata preda stava per isfuggire, si erano precipitati confusamente +nei loro canotti e accorrevano da tutte le parti per dare un disperato +assalto. + +— All’erta! i selvaggi! — tuonò Asthor che si era slanciato verso poppa. + +— Troppo tardi, miei cari! — esclamò il capitano Hill trionfante. — Ai +bracci delle manovre, la barra all’orza e si viri di bordo. — + +Quella manovra fu eseguita con fantastica rapidità, tanta era la paura +di venire raggiunti. La _Nuova Georgia_ girò attorno alle scogliere che +racchiudevano il banco e uscì in pieno mare a gonfie vele dirigendosi +verso l’ovest. + +I lunghi canotti dei Figiani non si arrestarono per questo. Passarono +quasi volando sopra il banco e continuarono la caccia manovrando +furiosamente i remi, ma, come aveva detto bene il capitano, ormai era +troppo tardi. + +Il vascello fuggiva colla velocità di una rondine marina e in breve +fu tanto lontano, da togliere a quei brutti abitanti dell’arcipelago +figiano ogni speranza di poterlo raggiungere. + +Quando il capitano Hill non li vide più, mandò un sospiro di sollievo. + +— Andiamo dritti in Australia, padre mio? — chiese Anna. + +— Dritti senza fermarci, poichè non vedo il momento di sbarazzarmi di +due carichi pericolosi. + +— Di quali intendi parlare? + +— Delle tigri e dei naufraghi. + +— Sempre con quei disgraziati te la prendi. + +— Ti ho detto che ho i miei motivi. + +— Se ti danno fastidio, perchè non gli sbarchi in qualche isola? + +— Se posso lo farò. + +— Ne abbiamo qualcuna nelle vicinanze, dove essi non possano correre +pericoli? + +— Dinanzi a noi abbiamo l’arcipelago delle Nuove Ebridi e più al +sud-ovest la Nuova Caledonia, l’uno e l’altra popolati da selvaggi +forse più feroci dei Figiani. + +— Ma non vi sono isole disabitate? + +— Un tempo erano numerose; oggi a poco a poco sono state quasi tutte +occupate. La popolazione umana cresce costantemente malgrado i grandi +vuoti che fanno le guerre e le epidemie, e verrà un giorno anzi che non +vi sarà più posto. + +— Cosa dici mai? Vi sono dei continenti che hanno ancora degli spazi +immensi poco abitati; l’Africa, l’Australia e le due Americhe. + +— È vero, ma fra due secoli non avranno più un territorio deserto o +quasi deserto. Gli scienziati hanno studiato, anzi, e più volte, questo +grave argomento, e hanno dedotto che fra non molto la popolazione +del globo non troverà più cibo sufficiente e che sarà costretta o a +decimarsi con continue guerre o.... a tornare all’antropofagia. + +— È incredibile! + +— Eppure è vero, Anna, ed ora ti spiegherò meglio la cosa. Gli +scienziati hanno notato che la superficie terrestre suppergiù ha +28 milioni di miglia quadrate di terre fertili, 14 di steppe e 4 di +deserti, e hanno calcolato che il massimo degli abitanti che queste +categorie di terre possono nutrire è di 207 persone per miglio quadrato +nelle terre fertili, di 10 per le steppe e di 1 pei deserti. + +Risulta da ciò, che quando la popolazione del globo avrà raggiunto la +cifra di 5994 milioni non vi sarà più altra terra disponibile capace di +nutrire un maggior numero di persone. Ti pare esatto questo calcolo? + +— È giusto, — rispose Anna dopo alcuni istanti di riflessione. — Ma +quanti anni occorreranno perchè la popolazione diventi così numerosa? + +— Ecco, da una media fatta, risulterebbe che la popolazione del globo +presa insieme aumenta ogni dieci anni di otto persone per cento. +Partendo da questo calcolo, i 5994 milioni di abitanti si possono +ottenere in poco più o poco meno di 200 anni! Cosa sono due secoli per +l’umanità? Nulla. + +— È una cosa che spaventa! + +— Non dico di no, e io non vorrei trovarmi vivo fra due o trecento +anni. Forse allora il progresso scientifico e industriale avrà trovato +il modo di rendere la terra più fertile, avrà forse trovato anche il +modo di rendere produttive le steppe e i deserti, ma sarà un rimedio +di poco momento. La popolazione crescerà sempre, la terra non basterà +più e i nostri tardi nepoti non avranno altra alternativa che quella +di distruggersi con guerre terribili o di mangiarsi l’un l’altro, a +meno che non trovino il mezzo di dare la scalata alla luna o a qualche +altro mondo, cosa alquanto difficile a mio parere. Fortunatamente noi +non saremo più vivi e chi sa da quanti anni dormiremo il sonno eterno +o nella profondità degli abissi marini o sotto chissà quanti piedi di +terra. Ma, orsù, bando ai mesti pensieri e andiamo a far colazione, +Anna, che ne abbiamo bisogno. — + + + + +CAPITOLO DECIMOQUINTO. + +Bill si svela. + + +La _Nuova Georgia_, sfuggita al naufragio ed all’ultimo assalto degli +antropofagi continuava a fuggire verso il sud-ovest, in modo da passare +dinanzi alle ultime isole dell’arcipelago delle Nuove Ebridi e di +evitare poi le pericolose coste della Nuova Caledonia che in quel tempo +godevano una triste celebrità, non essendo ancora state occupate dalla +Francia. + +Il capitano la manteneva carica di vele, aggiungendo perfino +i coltellacci e gli scopamari, ansioso di raggiungere le coste +australiane. Cominciava a impensierirsi, quel bravo marinaio, non pel +tempo che aveva perduto, non per la sua nave che nell’arrenamento non +aveva sofferta alcuna avaría, non per le tigri che erano solidamente +rinchiuse nelle loro gabbie di ferro, ma pei naufraghi che aveva +salvati dopo tante fatiche e con tanto coraggio. + +Dal momento che quegli uomini avevano riveduto libero il vascello, +si erano cambiati, e pareva pesasse loro assai la riconoscenza che +dovevano all’equipaggio americano. Non erano più umili e servizievoli +come durante il pericolo; non erano più riconoscenti, come non erano +più obbedienti. + +Oziavano da mattina a sera senza prendere parte alla faticosa manovra +del veliero, rispondevano con alterigia al pilota Asthor, giocavano +alle carte o ai dadi in fondo alla stiva, diventavano insolenti ed +esigenti ogni momento più. + +I cibi di bordo più non bastavano per le loro bocche e pretendevano +un trattamento pari a quello del capitano, accampando, con un’audacia +e con una gran faccia tosta, la loro qualità di naufraghi e facevano +schiamazzo per avere, all’ora dei pasti, doppia razione di vino o di +_gin_ o di _wisky_. + +Anche Bill si era mutato tutto d’un tratto; anzi sembrava che +segretamente aizzasse i suoi compagni. Trattava il capitano da pari +a pari, e dinanzi a miss Anna non si mostrava più rispettoso come una +volta. + +L’equipaggio sentiva per istinto che quei naufraghi non erano leali +marinai, anzi che erano schiume di fannulloni, pronti anche, se le +circostanze li avessero favoriti, a ribellarsi apertamente contro le +autorità di bordo. + +Il capitano e Asthor non li perdevano d’occhio, e sempre più convinti +di aver da fare con dei forzati evasi dall’isola di Norfolk, si +tenevano in guardia, pronti a reprimere con la più grande energia il +minimo tentativo di ribellione. + +Quell’attiva sorveglianza, non doveva tardare a condurre ad una +scoperta di una gravità incalcolabile. + +Una sera, mentre il capitano ed Anna riposavano nelle loro cabine +di poppa e Asthor vegliava in coperta, un gabbiere s’accorse che i +naufraghi avevano silenziosamente abbandonate le loro brande. Sorpreso +per questo fatto, si affrettò a dare avviso al pilota. + +— Ah furfanti! — esclamò il vecchio marinaio corrugando la fronte. — O +io sono una gran bestia, o qui sotto gatta ci cova. — + +Senza avvertire nessuno per non allarmare inutilmente l’equipaggio, +si munì d’una lanterna, si nascose in tasca una pistola e scese nella +stiva, certo di trovare colà i naufraghi. + +Infatti li vide seduti tutti in giro, presso le gabbie delle tigri, +occupati a confabulare, ma a voce così bassa da non poter essere uditi. +Bill era nel mezzo e aveva in quel momento la parola. + +Il pilota nel sorprenderli impallidì. Cosa potevano dirsi per cercare +quel posto isolato, lontani dagli occhi e dagli orecchi dell’equipaggio +americano? Nulla di buono senza dubbio. + +Il vecchio marinaio stette in forse se dovesse svegliare il capitano o +chiamare in aiuto l’equipaggio; ma per tema di provocare un’agitazione +ingiustificata discese solo nel frapponte e si avanzò risolutamente +verso i naufraghi. + +Appena scorsero la luce della lanterna, s’alzarono come un solo uomo +facendo dei gesti di dispetto, forse vergognosi, ma più probabilmente +irritati per essere stati sorpresi. + +— Cosa fate qui, radunati all’oscuro come tanti congiurati? — chiese +il pilota con voce acre. — Forse gli orecchi dei vostri camerati devono +ignorare ciò che voi dite? + +— Oh per mille boccaporti! — esclamò Bill con ironia. — E che? +siamo noi prigionieri a bordo del vostro legno? Non siamo padroni di +scambiare due chiacchiere, signor pilota della _Nuova Georgia_? + +— Bella pretesa! — esclamò l’allampanato Mac Bjorn. — Un’altra volta +faremo portare qui tutte le lanterne e le torce che troveremo a bordo. + +— Ehi! uccello di malaugurio, — disse il pilota piantandosi +minacciosamente dinanzi all’uomo allampanato. — Bada che Asthor è +capace di farti rientrare in gola tali parole. A te nulla devo, +e se non cammini dritto con le tue gambe ossute, ti rompo il +groppone. — + +I naufraghi si misero a ridere; ma il pilota non rideva no, schiantava +di rabbia e si sentiva invaso da una pazza voglia di far prendere tutti +quegli uomini e di rinchiuderli in una cabina coi ferri alle mani ed ai +piedi. + +— Orsù, — riprese. — Cosa facevate qui? + +— Lo vedete, — rispose Bill. — Discorrevamo sul modo di lasciare più +presto che si può il vostro legno. + +— E perchè? — chiese il vecchio piantandogli addosso uno sguardo acuto +come uno spillo. + +— Perchè non vogliamo sbarcare nè all’isola di Norfolk nè in Australia. + +— Ah!... avete forse dei conti da saldare con quelle autorità?... — + +Bill impallidì e fece un gesto minaccioso, mentre i suoi compagni +lanciavano sul pilota torvi sguardi, nei quali si leggeva una cupa +minaccia. + +— Basta, — disse Bill con voce rauca. — Ne abbiamo abbastanza dei +vostri sospetti, signor pilota della _Nuova Georgia_! Quanto prima, noi +vi faremo sapere chi noi siamo. + +— È una minaccia? + +— Credetela come vi piace, a me non importa. + +— Domani riferirò ogni cosa al capitano Hill. + +— Fatelo pure. + +— Ve lo prometto, Bill. Ora lasciate questo luogo e tornate nelle +vostre brande, o faccio accorrere i marinai e vi caccio in una cabina +ben chiusa. — + +I naufraghi s’allontanarono senza rispondere e si ritirarono nella +camera comune, affettando la massima calma. + +Asthor li seguì collo sguardo; poi crollando il capo mormorò: + +— Mi auguro d’ingannarmi, ma quegli uomini ci porteranno +sventura. — + +Visitò accuratamente le gabbie delle tigri, diffidando ormai di tutto; +si assicurò che i naufraghi si fossero ritirati nelle brande, poi +risalì in coperta molto pensieroso ed inquieto. + +Prima dell’alba Bill era già sul ponte. Egli passò dinanzi ad Asthor +a fronte alta, lanciando su di lui uno sguardo canzonatorio, mentre +i suoi compagni si sdraiavano oziosi sul castello di prua, guardando +tranquillamente le manovre dei marinai americani. Gli passò accanto +tre volte, quasi cercasse un pretesto per essere interrogato sulla +misteriosa adunanza della notte; poi andò a sedersi sulla murata di +babordo osservando con profonda attenzione il mare che gli si stendeva +dinanzi agli occhi, liscio come uno specchio. + +Quando il capitano Hill apparve sul ponte, il naufrago era ancora +immerso nella sua osservazione, sicchè non potè vedere Asthor +avvicinarsi al comandante. + +— Quali nuove? — gli chiese questi, vedendosi avvicinare con un certo +mistero dal vecchio marinaio. + +— Brutte, signore, — rispose Asthor. + +Il capitano aggrottò la fronte. + +— Cosa intenderesti di dire? — domandò. + +— Intendo di dire che a bordo della _Nuova Georgia_ si trama, — rispose +il pilota. + +— E cosa? + +— Lo ignoro, capitano; ma senza dubbio si ordisce qualche congiura ai +nostri danni. + +— E da chi? dal mio equipaggio forse? + +— No, ringraziando Iddio! il vostro equipaggio è fedele, ma non i +naufraghi. + +— Che?... I naufraghi oserebbero?... + +— Sì signore; gli ho sorpresi la scorsa notte in misterioso +conciliabolo in fondo alla stiva, dinanzi alle gabbie delle tigri. + +— Vuoi spaventarmi, vecchio Asthor? — chiese il capitano con voce +alterata. + +— Sarebbe cosa inutile; vi dico quello che ho veduto e nulla di più. + +— E quegli uomini che io salvai mettendo in grave pericolo la mia nave +e la vita di noi tutti, oserebbero congiurare contro di me? Morte +e dannazione!... Silenzio con Anna, mio vecchio amico, onde non si +spaventi. Ah!... è così?... Dov’è Bill? + +— Eccolo là, seduto sulla murata di babordo. + +— Sta bene: sarà il primo che la pagherà per tutti. — + +Si assicurò di aver alla cintola le pistole, sapendo già d’aver da fare +con un furfante risoluto a tutto; si avvicinò alla murata e battendo +sulle spalle del naufrago, esclamò: + +— A noi, messer Bill!... — + +Il naufrago si volse con tutta tranquillità, ma nel vedersi dinanzi il +capitano col volto corrucciato, impallidì leggermente e i suoi occhi si +piantarono subito sopra Asthor. + +Nondimeno si rasserenò tosto e scendendo dalla murata, gli chiese, +incrociando le braccia sul petto: + +— Cosa desiderate, capitano? + +— Una spiegazione prima. + +— Parlate, signore. + +— Innanzi a tutto, di dove vieni? — + +Bill fece un gesto di sorpresa. + +— Ma.... da una nave naufragata, lo sapete bene. + +— Tu mentisci!... — + +Bill trasalì e ne’ suoi occhi guizzò un lampo sanguigno. + +— Io!... — esclamò, stringendo le pugna. Ma poi frenandosi e +ridiventando tranquillo, aggiunse: — Ditemelo voi allora, giacchè lo +sapete meglio di me. + +— Mi basta così per averti giudicato. Dimmi ora: per quale motivo la +scorsa notte hai radunato nella stiva i tuoi compagni? + +— Se parlate così è altra cosa, rispose l’assassino del povero Collin. +Volete proprio saperlo?... Ci siamo radunati per prendere delle +deliberazioni intorno alla vostra rotta. + +— Alla rotta della mia nave! — esclamò il capitano al colmo dello +stupore. + +— Sissignore, poichè la vostra rotta non accomoda nè a me, nè ai miei +compagni. + +— Cosa intendi di dire? + +— Che non vogliamo che la vostra nave approdi nè all’isola di Norfolk, +nè alle coste Australiane, — rispose con voce risoluta il naufrago. + +— Ah!... E voi credete?... + +— Che obbedirete, — rispose Bill con tono minaccioso e guardandolo +fisso fisso. + +Il capitano Hill, a un simile tratto d’audacia, rimase per alcuni +istanti senza parole. Era confuso e stupito: del resto vi era di che +stupirsi quando si pensi che l’equipaggio americano era due volte più +numeroso dei naufraghi, fedele al suo capo e pronto a prestargli man +forte anche colle armi in pugno. + +— Sei ubbriaco forse? — gli domandò. + +— No, signore, — rispose il naufrago imperturbabilmente. — Non ho +assaggiato un sorso di _gin_, nè di _wisky_, nè di _brandy_. + +— Ma sai che posso farti frustare a sangue col gatto a nove code? + +— Non l’oserete! + +— E chi me lo impedirà? I tuoi compagni forse? — chiese il capitano coi +denti stretti. + +— No, ma voi non l’oserete, se vi preme di condurre la nave in porto e +salvare vostra figlia. — + +Era troppo! La pazienza del capitano era stata messa a dura prova. + +— Miserabile! — esclamò, alzando il pugno chiuso sul naufrago che non +fece un solo passo per evitarlo. + +La larga mano del gigante piombò con sordo rumore addosso al naufrago e +lo curvò con forza irresistibile, facendolo stramazzare sul ponte. + +Vedendo cadere il loro compagno, i naufraghi che erano sdraiati +sul castello di prua, aspettando con calma affettata la fine di +quel colloquio tempestoso, si erano alzati di scatto colle fronti +aggrottate; ma Asthor con un fischio radunò l’equipaggio onde si +tenesse pronto a respingere qualunque mossa offensiva. + +— Uccidetemi pure se vi accomoda, o meglio assassinatemi, — disse Bill +con fredda ironia, senza fare un gesto per rialzarsi. + +— No, furfante, — rispose il capitano furibondo. — Non sono di quegli +uomini che assassinano, ma ti metterò nell’impossibilità di far male a +me, a mia figlia e al mio equipaggio. + +— E poi? — chiese sempre ironicamente il naufrago. + +— E poi ti farò dare venti colpi col gatto a nove code, onde tu impari +a rispettare i tuoi salvatori prima, i tuoi superiori dopo. + +— Provatevi!... + +— Mi sfidi!... + +— Vi sfido!... + +— A me, marinai!... — + +Sette od otto uomini, a quel comando, si precipitarono sull’audace +furfante, riducendolo all’impotenza. + +In quel medesimo momento apparve sul ponte miss Anna. + +— Padre mio!... — esclamò correndo incontro al capitano che teneva in +pugno una pistola, pronto a scaricarla contro i camerati di Bill. — +Gran Dio!... cosa succede?... + +— Ritirati, Anna, — rispose Hill. — Sono cose che non ti riguardano. + +— Ma perchè quell’uomo sul ponte? + +— È un miserabile che sta per venere punito. + +— Che!... Bill punito!... Lui che ci ha salvati dagli antropofagi? + +— E che ora minaccia la mia nave e la tua vita, Anna. + +— È impossibile, padre mio! + +— L’equipaggio è testimone. + +— Ma cosa vuoi fare a quel disgraziato? + +— Lo faccio frustare come un cane. + +— Oh! no, gli perdonerai! + +— Mai, Anna. Ritirati, lo voglio!... — + +La giovanetta comprese che ogni preghiera sarebbe stata vana e si +ritirò lentamente, mentre il naufrago rialzato il capo la mirava con +due occhi che mandavano strani lampi. + +Quando scomparve, il capitano volgendosi verso i marinai che tenevano +stretto Bill, disse: + +— Ed ora, frustate questo miserabile. + +— Eccomi, signore, — rispose Asthor facendo fischiare il gatto a nove +code. — Il braccio è solido e robusto e picchierò sodo tutti i venti +colpi! — + + + + +CAPITOLO DECIMOSESTO. + +L’incendio della nave. + + +Nel tempo in cui si svolge il nostro racconto, le pene corporali erano +largamente usate a bordo dei vascelli, sia che appartenessero alla +marina mercantile o a quella da guerra. + +Frustare un marinaio indisciplinato o ribelle, era cosa che accadeva +molto spesso; e specialmente gli americani, ma soprattutto gli inglesi +che conservano tutt’ora quel barbaro uso nella loro armata, ricorrevano +anche troppo al gatto a nove code. + +Questo staffile, che inspirava un vero terrore a tutti i marinai, +si compone di un corto manico a cui sono solidamente attaccate nove +strisce di cuoio guernite di piccole palle di piombo, di cui ognuna +produce sul dorso del paziente un solco sanguinoso. + +Venti o trenta colpi bastano per ridurre in uno stato deplorevole +l’uomo più robusto. Gli inglesi però condannano i ribelli, i ladri e +gli indisciplinati fino a cinquanta colpi e qualche volta anche più; ma +all’esecuzione di questo terribile gastigo fanno assistere un medico, +il quale deve farlo cessare se la vita del paziente è in pericolo; +tuttavia l’interruzione è momentanea, perchè viene ripresa, non appena +le orribili piaghe del povero torturato si sono rimarginate. + +Tutti i malfattori del Regno Unito tremano quando odono parlare del +gatto a nove code, e lo temono più della morte. Per dimostrare quanto +vi sia di vero in ciò, basti dire che fu con questo staffile che i +giudici londinesi posero fine a quella famosa banda di strangolatori +che celavansi di notte nei vani delle porte, per strozzare i viandanti +mediante un nodo scorsoio. + +La pena di morte applicata a taluni di quei birbanti non era bastata +a spaventare gli altri; ma appena si decretò per quegli scellerati un +numero spaventevole di colpi di gatto a nove code, tanti da far morire +il condannato, la banda si sciolse e nessuno osò più strangolare un +solo viandante notturno. + +Bill, che si era qualificato per un marinaio inglese, non doveva +ignorare la gravità della pena; pure quel tristo che doveva possedere +una energia a tutta prova e un’audacia più che straordinaria, guardò +freddamente Asthor che si avvicinava facendo fischiare le nove striscie +di cuoio indurito. + +— Nudategli il dorso, — disse il vecchio marinaio. + +A questo comando il naufrago trasalì e tentò respingere i marinai che +lo trattenevano, esclamando con voce strozzata: + +— Ah! no, questo no!... + +— E perchè no? — chiese il capitano Hill, nella cui mente balenò un +sospetto. + +— Non è necessario. + +— Forse nascondi qualche cosa sulle tue spalle?... — + +Il naufrago lanciò sul capitano uno sguardo feroce, e tentò di +rialzarsi facendo uno sforzo disperato; ma i marinai lo tennero fermo. + +— Vi dico che non mi spoglierete! — urlò con voce furente. + +— Una parola, signore. — disse una voce. + +Il capitano Hill si volse e si trovò dinanzi al magro Mac Bjorn, il +quale era sgusciato fra i marinai schierati presso l’albero di maestra, +per tenere a bada gli altri naufraghi. + +— Cosa vuoi tu? — gli chiese il capitano ruvidamente. — Il tuo posto +non è qui. + +— Permettete che dica una parola in favore del mio camerata. + +— E che?... pretenderesti d’impedire la punizione? + +— Non ho questa pretesa, signore, — rispose l’uomo allampanato, +inchinandosi umilmente. — Ma vi pregherei di non far somministrare i +venti colpi di gatto a nove code sulle spalle di quel disgraziato. + +— E il motivo? + +— Perchè due mesi sono quel povero diavolo si è fratturata una spalla, +e capirete. + +— Ho capito più del bisogno, Mac Bjorn, — disse il capitano +ironicamente. — Olà, amici, impadronitevi anche di questo scheletro +vivente. + +— Ma signore! — esclamò Mac Bjorn impallidendo. — Volete accopparmi a +colpi di gatto?... + +— No, ma voglio vedere anche le tue spalle. Spicciatevi, nudate le +spalle di questi uomini! — + +I marinai stavano per obbedire quando improvvisamente si udì una voce +gridare: + +— Al fuoco!... al fuoco!... — + +Un fulmine che fosse scoppiato fra l’equipaggio, non avrebbe prodotto +un effetto maggiore di quel grido, lanciato in quel momento. + +— Al fuoco! — ripetè la voce di prima. + +Un marinaio si slanciò fuori dal boccaporto di maestra, pallido, +smarrito, trafigurato, gridando per la terza volta, con una voce +strozzata dallo spavento: + +— La nave brucia!... — + +Il capitano Hill si slanciò verso di lui. + +— Sei impazzito, Brown! — esclamò. + +— No, signore, — rispose il marinaio. — La dispensa dei viveri è in +fiamme: guardate!... — + +Una nube di fumo acre e denso usciva dal grande boccaporto, dapprima +lentamente poi rapidamente, avvolgendo le vele basse. + +— Gran Dio! — esclamò il capitano. + +Girò intorno uno sguardo terribile guardando prima Bill, poi Mac Bjorn +e quindi i loro compagni. + +— Guai, guai!... Un sospetto solo e vi faccio tutti appiccare sul più +alto pennone! — esclamò. — A me, Asthor e voi tutti, se vi preme la +vita, preparate le pompe. — + +Ciò detto si slanciò verso il boccaporto seguito dal vecchio marinaio, +mentre l’equipaggio abbandonati i due prigionieri s’affannava a +preparare le pompe e i mastelli, aiutato dai naufraghi che parevano +avessero abbandonato ogni proposito di vendetta. + +Malgrado i nuvoloni di fumo che ora irrompevano con furia irresistibile +attraverso la larga apertura, il capitano e Asthor scesero la scala che +conduceva nel frapponte. + +Il fumo aveva invaso quasi tutta la stiva. Usciva in grosse colonne dal +deposito di viveri situato sotto la camera comune di prua, stipandosi +nelle corsìe e occupando tutti i recessi della grande nave. + +Le tigri, che cominciavano ad essere avvolte e che per istinto +sentivano la vicinanza del fuoco, ruggivano e balzavano con impeto +furioso contro i ferri facendo oscillare le pesanti gabbie. Era un +concerto spaventevole, un miscuglio di miagolii potenti, di fremiti, di +urla rauche, che facevano rizzare i capelli. + +Il capitano e il pilota, tenendosi i fazzoletti sulle labbra e il +berretto ben calato sugli occhi, si spinsero fino al fondo della +corsìa. + +Giunti colà, attraverso al fumo che diventava sempre più nero e più +pesante, videro guizzare delle lingue di fuoco, le quali gettavano +bagliori sanguigni sulle nere pareti della stiva. + +Ascoltando attentamente, si udiva un cupo ronzío, interrotto di quando +in quando da detonazioni sorde prodotte dallo scoppio dei barili +contenenti il petrolio o i liquori e dai crepitii del legname ardente. +Di tratto in tratto il fumo si diradava mostrando nette le fiamme che +si allungavano con le contrazioni dei serpenti, lambendo il sottoponte +del vascello; ma poi tornava a irrompere sempre più denso, come se +venisse cacciato fuori da un vento impetuoso. + +— È la dispensa che brucia, — disse il capitano retrocedendo e +tergendosi il sudore che inondavagli la fronte. + +— Sì, signore, — rispose il pilota la cui faccia si era fatta oscura. + +— Saliamo, o sarà troppo tardi. — + +Si tuffarono fra i nuvoloni di fumo, salirono rapidamente la scala e +apparvero in coperta. + +I marinai, pallidi sì ma risoluti a combattere fino all’estremo +l’elemento distruttore, avevano già preparate le pompe immergendo le +trombe in mare, lungo i fianchi del vascello. + +— L’incendio non è per ora grave, — disse il capitano, — ma può +diventarlo se non lo combattiamo vigorosamente. Non vi chiedo che +calma e sangue freddo, ma vi avverto che chi lascia le pompe senza mio +ordine, è un uomo morto. — + +Poi, volgendosi verso i naufraghi che contemplavano tranquillamente i +marinai dall’alto del castello di prua, colle mani in tasca, disse loro +con voce minacciosa: + +— Al lavoro anche voi, e se vi rifiutate vi faccio appiccare, parola da +_yankee_!... — + +Non vi era da scherzare col capitano Hill, il quale aveva già dato +prove chiare di sapersi fare ubbidire e di non indietreggiare dinanzi +ad alcun ostacolo. Di buona o cattiva voglia i naufraghi, compresi Bill +e Mac Bjorn che parevano contenti di essere sfuggiti a quella visita +che forse doveva svelare il loro vero essere o qualche cosa di peggio, +si misero alacremente al lavoro con l’equipaggio. + +Mentre Asthor scendeva nella stiva con alcuni marinai per collocare le +manichelle e gli altri manovravano energicamente le pompe, comparve in +coperta miss Anna gridando: + +— Padre mio, il fuoco è a bordo!... — + +Il capitano le si avvicinò premurosamente. + +— Lo so, Anna, — disse con profonda emozione. — Non ti spaventare, chè +spero, coll’aiuto di Dio e del mio equipaggio, di domarlo. + +— Al fianco tuo non ho paura, lo sai. Speri di domarlo? + +— Non posso dire nulla per ora, ma non mi lascerò prendere alla +sprovvista. Chiama due marinai e fa’ preparare due imbarcazioni, le due +più grandi, e fa’ imbarcare dei viveri e delle armi. — + +Due marinai accorsero alla chiamata e si misero a disposizione della +giovanetta, mentre il capitano tornava alle pompe. + +L’incendio, quantunque vigorosamente combattuto da tutto l’equipaggio +fino dal suo primo divampare, progrediva e minacciava di estendersi a +tutta la nave. + +La dispensa dei viveri era diventata una fornace ardente, entro cui +si scioglievano i grassi, avvampavano gli alcools, si contorcevano +e scoppiettavano le balle di baccalà, i barili di carne salata e di +carne secca e le casse di biscotti, sollevando nuvoloni di fumo nero +e fetente e nembi di scintille che uscivano impetuosi dal boccaporto, +avvolgendo l’albero di maestra e le vele. + +Cupi brontolii e sordi scoppi s’udivano sotto il ponte a cui vi +facevano eco le urla e i ruggiti sempre più spaventevoli delle dodici +tigri che si sentivano soffocare, malgrado le coperte inzuppate d’acqua +che avvolgevano le grandi gabbie. + +I legnami scricchiolavano, i puntelli del frapponte gemevano e +cadevano, le tavole della coperta bruciavano, e il catrame delle +fessure e dei fianchi provieri della nave bolliva, spandendo +all’intorno un acre odore. + +Nella camera comune dell’equipaggio nessuno poteva più resistere. Gli +uomini che formavano la catena coi mastelli, avevano dovuto ritirarsi +da quel posto pericoloso per non venire soffocati dal fumo, e per tema +che il pavimento mancasse improvvisamente sotto ai loro piedi. + +Le pompe però funzionavano sempre, senza posa. I marinai che +conservavano un sangue freddo ammirabile, lavoravano con suprema +energia sotto gli occhi del capitano e del pilota Asthor. + +Quando uno era sfinito, un altro lo sostituiva, e i torrenti d’acqua +continuavano a rovesciarsi, con fischi acuti, nelle fumose cavità del +vascello. + +Tre volte il capitano Hill, con un’audacia senza pari, si era +avventurato fra le gettate di fumo irrompenti dal boccaporto e i nembi +di scintille per accertarsi dello stato dell’incendio, ma era stato +costretto a retrocedere per non morire asfissiato. + +Alle tre pomeridiane Asthor, che si era avventurato nella camera +comune per salvare le casse e le brande dell’equipaggio, risalì +frettolosamente sul ponte coi capelli e la barba mezzo arsi. + +— Capitano! — disse traendo da un lato l’americano. — Le fiamme hanno +invaso la camera comune e il pavimento sta per crollare. + +— Si estende dunque il fuoco! — riprese con accento doloroso Hill. + +— Sì, malgrado i torrenti d’acqua che precipitano nella dispensa. + +— Cosa fare? cosa tentare?... — mormorò egli, gettando uno sguardo +disperato su Anna, che stava seduta a poppa. + +Ad un tratto trasalì ed emise un grido di furore. + +— Gran Dio! — esclamò. + +A prua s’alzarono urla di terrore e parecchi marinai abbandonarono la +prima pompa situata presso l’albero di trinchetto. + +Un nuvolone di fumo irrompeva dal boccaporto di prua che metteva +nella camera comune dell’equipaggio, misto a folate di scintille. Le +fiamme avevano divorate le tramezzate e fatto crollare il pavimento e +investivano ora il piede dell’albero di trinchetto. + +Il capitano Hill si gettò fra i fuggenti, e raccolta una scure tuonò: + +— Ai vostri posti!... — + +Fra i marinai vi fu un istante di esitazione; ma comprendendo l’atto +minaccioso del capitano, ritornarono alla pompa proviera dirigendo il +getto d’acqua nella camera comune. + +Ma quegli sforzi erano vani. Alle otto, nel momento in cui sparivano +sotto l’orizzonte gli ultimi bagliori del tramonto, una fiamma immensa +irrompeva dal boccaporto di prua, illuminando sinistramente, d’una luce +sanguigna le onde dell’Oceano Pacifico!... + +La _Nuova Georgia_ era perduta! + + + + +CAPITOLO DECIMOSETTIMO. + +L’assalto delle tigri. + + +Non vi è nulla di più terribile dell’incendio di una nave in alto mare. + +Sembrerebbe impossibile che un corpo galleggiante, contornato +dall’acqua, potesse venire distrutto invece di esser salvato colla +massima facilità: eppure sono rari i casi in cui un vascello riesce a +sfuggire al disastro, quando il fuoco è scoppiato a bordo. + +Gli sforzi dell’equipaggio sono quasi sempre inefficaci a porre +un freno all’elemento distruttore. Le pompe funzioneranno sempre, +l’energia non verrà meno agli uomini, i torrenti d’acqua scenderanno +senza posa nelle cavità della nave, ma il fuoco guadagnerà sempre +di forza, poichè è rinchiuso in una prigione di legno, e questa, +quantunque di fuori sia bagnata, nell’interno è sempre secca. + +Le ardenti vampe si dilatano con rapidità spaventevole, invadono le +cabine, si allungano nelle corsie, intaccano i piedi degli alberi, +distruggono i puntelli, divorano i bagli e i corbetti, consumano il +sottosuolo del ponte, finchè la coperta intera, priva di appoggio, +precipita nella stiva trascinando seco le pompe, l’alberatura, +l’attrezzatura, il castello di prua, il cassero, e anche gli uomini, se +non sono pronti ad abbandonare la fumante carcassa. + +Allora nulla più arresta la distruzione: l’implacabile fiamma, divorato +il grande ammasso di legname e ringagliardita da quel nuovo elemento, +intacca i fianchi, incenerisce i corbetti che formano l’ossatura; apre +delle immense ferite. Il mare entrerà da quelle aperture fra l’acqua +irrompente e il fuoco, si combatterà l’ultima battaglia, le vampe +si spegneranno bruscamente sotto l’invasione del nuovo e più potente +elemento, ma la nave sarà tuttavia perduta. + +Il fumante rottame non galleggerà più mai su l’azzurra superficie del +mare, e affogato da quel nuovo nemico scenderà nei profondi abissi. + +Tale doveva essere la sorte della _Nuova Georgia_, se il caso non +le veniva in aiuto. Ormai il fuoco si era impadronito di quel corpo +galleggiante; non poteva essere che questione di poche ore. + +L’equipaggio, sfinito dal faticoso manovrare delle pompe, spaventato +dall’irrompere improvviso di quella immensa cortina di fuoco, +istupidito dal fumo che lo avvolgeva acciecandolo e soffocandolo, non +ne poteva più. E per colmo di disgrazia si faceva strada il timore che +il ponte, le cui tavole erano già diventate tanto ardenti da bruciare +i piedi, fosse lì lì per crollare. Non restavano al loro posto che a +gran pena, più per paura delle pistole del capitano e di Asthor, che +per dovere o per speranza, poichè ormai avevano perduto ogni illusione +sulla possibilità di salvare la nave. + +Quantunque tutti i getti delle pompe fossero stati diretti contro +la camera comune, la grande fiamma ingigantiva a vista d’occhio, +illuminando come in pieno giorno l’Oceano circostante. Si contorceva +come fosse irritata nel trovarsi imprigionata fra le pareti della +camera comune, spariva fra i densi nuvoloni di fumo, poi ricompariva +più brillante e superba allungandosi verso le vele dell’albero di +trinchetto ed eruttando contemporaneamente nembi di scintille, che il +vento trasportava lontane lontane fra le tenebre, disperdendole sulle +onde dell’Oceano Pacifico. + +Nel frapponte proviero si udivano sempre cupi ronzii, sordi brontolii, +uno spaccarsi e un cadere di legnami ardenti e giù, in fondo alla +stiva, i ruggiti delle dodici tigri e lo scricchiolare delle gabbie +furiosamente investite da quei potenti e feroci abitatori delle +_jungle_ indiane. + +Miss Anna, atterrita dal fuoco e da quelle urla, si era ritirata a +poppa per tenersi pronta a scendere nelle due imbarcazioni; ma il +capitano Hill e Asthor, che non avevano perduto ancora ogni speranza, +facevano intrepidamente fronte all’incendio, tentando ogni mezzo per +domarlo. + +Con le pistole in pugno, per incutere paura all’equipaggio e +costringerlo con quella minaccia a continuare il duro lavoro, +dirigevano i getti delle pompe or qua e or là, facevano tagliare +questo o quel pezzo del castello di prua a fine d’isolare la fiamma +irrompente, facevano recidere le manovre per salvare l’albero di +trinchetto o ammainare le vele ed i pennoni che correvano maggior +pericolo. + +Ma tutti i loro sforzi pareva che riuscissero infruttuosi. + +Alle dieci di sera dovettero far trasportare le pompe dietro l’albero +di maestra avendo l’incendio guadagnato via. Ormai bruciava l’intero +castello di prua e l’albero di bompresso si poteva considerare come +perduto. Alle undici l’albero di trinchetto, la cui base doveva essere +stata carbonizzata dall’incendio, precipitava attraverso la prua della +nave, trascinando seco tutta la velatura e fracassando, nella caduta, +le due ultime imbarcazioni sospese alle grue di cappone e parte della +murata. + +Per alcuni istanti l’albero rimase sospeso, appoggiato alla coperta +del legno, poi i paterazzi e le sartie si spezzarono rimbalzando e +precipitò in mare sollevando una larga ondata. + +— Ecco uno stuzzicadenti andato, — gridò l’allampanato Mac Bjorn. — Un +altro che lo segua, e siamo fritti!... + +— Taci là, uccello del malaugurio! — esclamò Asthor. + +— È finita, — disse Anna, rabbrividendo. — Povero padre mio!... + +— Sì, è proprio finita, — rispose il capitano Hill con voce sorda. — +Non ci rimane che di salvarci nelle imbarcazioni; prima di partire, +andiamo a vedere i progressi dell’incendio, Asthor. + +— Andiamo a vedere, signore, — riprese questi. + +S’avanzarono attraverso il fumo e alle scintille che avvolgevano +interamente la nave e si spinsero fino al boccaporto di maestra, mentre +l’equipaggio, quantunque stremato di forze, riprendeva la faticosa +manovra. + +La fiamma vorace, quasi fosse soddisfatta di aver abbattuto il grande +albero, si era abbassata, ma lavorava con tutta lena a distruggere il +castello di prua. Sotto il ponte però si sentivano ardere i legnami e +precipitare i puntelli del frapponte e la stiva era illuminata da una +estremità all’altra dal riflesso delle vampe. + +Il capitano e Asthor scesero dal boccaporto di maestra, si calarono nel +frapponte e si spinsero verso prua. L’incendio avvampava sempre ed ora +cominciava a intaccare la sottocoperta minacciando di farla crollare +sotto i piedi dell’equipaggio. + +— Tutto è inutile! — esclamò il capitano. — Per la _Nuova Georgia_ è +finita. + +— Lo vedo, — rispose il pilota crollando tristamente il capo. — Ma.... +da dove viene questo fumo? + +— Dell’altro fumo? + +— Sì, e sale dalla stiva. — + +Si curvarono sull’apertura del frapponte e guardarono in giù. Dei +frammenti di legname, forse lanciati dall’esplosione delle botti +ripiene di alcools o di olio minerale, ardevano in fondo alla stiva, +attorno al piede dell’albero di maestra a cui avevano dato già fuoco. + +— Fuggiamo! — esclamò il capitano. — È un nuovo incendio che avvampa, e +possiamo venire presi in mezzo. + +— Addio, _Nuova Georgia_, — disse il pilota. — Sei perduta per +sempre! — + +Risalirono frettolosamente in coperta, mentre le tigri, mezze soffocate +e diventate furiose dalla vicinanza di quel nuovo incendio, ruggivano +più forte che mai. + +— Anna, — disse il capitano abbracciando la figlia. — Tutto è ormai +perduto e non ci rimane che di lasciare questa disgraziata nave. + +— Non vi è più alcuna speranza? — chiese la giovanetta colle lagrime +agli occhi. + +— Nessuna. Finchè io dispongo tutto pel salvataggio, scendi nella mia +cabina, raduna le carte di bordo, i valori, e vieni a raggiungermi. + +— Sì, padre mio. — + +Mentre Anna scendeva nel quadro di poppa, il capitano gridò: + +— Si abbandonino le pompe e si raccolgano quanti viveri si possono +trovare. + +— Si abbandona la nave? — chiesero i marinai. + +— Sì, amici miei, — rispose il capitano con voce commossa. — La _Nuova +Georgia_ è perduta! + +— Affrettiamoci, — disse Asthor. — L’albero di maestra può piombarci +addosso da un momento all’altro. + +— Andiamo a vedere se si può salvare qualche cosa nella dispensa, — +disse Bill volgendosi verso i naufraghi. + +— Vuoi abbruciarti? — gli chiese Asthor. — Là dentro fa molto caldo, +mio caro. + +— Noi siamo di pelle dura, — rispose Mac Bjorn con un sogghigno. — +Andiamo, amici!... — + +Bill e i compagni, nonostante i vortici di fumo, discesero dal +boccaporto di maestra, mentre l’equipaggio americano si sparpagliava +pel ponte onde riunire i barili d’acqua e le casse di biscotti e di +carne salata, che avevano levate dalla camera comune, prima che il +fuoco la invadesse. + +Il capitano Hill, Asthor, i gabbieri Mariland, Grinnell e Fulton si +portarono a poppa per rimorchiare le due scialuppe, le sole che ormai +rimanevano, sotto la scala di tribordo. + +Già stavano per ritirare le gomene, quando in fondo alla stiva si +udirono urla feroci e ruggiti formidabili. + +Il capitano rabbrividì. + +— Gran Dio! — esclamò. — Che le tigri abbiano spezzate le gabbie? + +— È impossibile, — rispose il pilota. — A meno che qualcuno.... — + +Non finì. Due marinai che erano scesi nel frapponte sperando di +aiutare i naufraghi nelle loro ricerche, si slanciarono in coperta coi +capelli irti, i volti disfatti da un terrore impossibile a descriversi, +gridando con voce disidrata: + +— Le tigri!... Si salvi chi può. + +— Tradimento! — urlò una voce. + +Poi, attraverso il fumo ed ai bagliori dell’incendio, si videro +irrompere sul ponte, con un balzo gigantesco, le dodici tigri, ma +libere, affamate di carne umana, furibonde per la lunga prigionia, più +terribili di un migliaio di antropofagi! + +L’assalto fu irresistibile e mostruoso. Balzando attraverso alle fiamme +e al fumo, piombarono fra l’equipaggio americano che era inerme e a cui +il terrore aveva paralizzate le forze. + +Una scena spaventevole accadde allora sul ponte del disgraziato +veliero. Gli uomini che non pensavano nemmeno a fuggire, tanto era +stato inaspettato quel brutale assalto, cadevano a due, a tre alla +volta, atterrati dai potenti artigli delle belve o stritolati da quelle +formidabili mascelle. + +Per alcuni istanti si udirono urla disperate, invocazioni, gemiti, +rantoli e ruggiti, poi due colpi di pistola e la voce del capitano Hill +che tuonava: + +— Sugli alberi!... Salvatevi sugli alberi!... Anna!... Anna, bárricati +nella cabina!... — + +Unendo alle parole i fatti, il capitano si aggrappò d’un balzo alle +griselle dell’albero di mezzana e s’inerpicò fino alla crocetta con +fantastica rapidità. Due uomini lo raggiunsero tosto: erano il pilota e +il gabbiere Grinnell. + +— Il mio equipaggio! — gridò il capitano che si strappava i capelli. — +Anna!... O mia Anna!... + +— Tradimento! — esclamò il pilota. — Ah! miserabile Bill! + +— Datemi un fucile almeno! — esclamò il disgraziato comandante +piangendo di rabbia. — Fulton, Mac-Land, O’Riel, Mariland, ove siete +voi, gran Dio! + +— Tutti perduti! — rispose Grinnell, che era bianco come un cencio +lavato. + +— Ah! miserabili forzati!... + +— Sì, sono stati loro che hanno aperto le gabbie, — disse il vecchio +marinaio che piangeva come il capitano. + +— Ah! vi strapperò il cuore! — gridò l’americano con odio profondo. — +Vedi nessuno sull’albero di maestra, Asthor? + +— Sì, sì; vedo attraverso il fumo due uomini aggrappati alla crocetta, +— disse Grinnell. + +— E gli altri? + +— Le tigri stanno divorandoli, — rispose Asthor con voce cupa. — +Sciagura sui naufraghi! + +— E Anna?... + +— Non temete per lei, capitano, — rispose Grinnell. — Vedo che il +boccaporto di poppa è chiuso. + +— Era aperto prima? + +— Sì, ne sono certo, capitano. + +— Che l’abbia chiuso Anna? + +— Sì, deve essere stata la miss, che forse nel momento dell’allarme +stava per salire in coperta. + +— Zitto!... + +— Delle grida! — esclamò Asthor, rabbrividendo. + +— Sì!... escono dal quadro.... Anna mia!... + +— Odo la voce di Bill! — gridò Grinnell. + +— Che si sieno rifugiati nel quadro di poppa, quei miserabili? + +— Udite! — esclamò Asthor. + +Fra i ruggiti delle belve che balzavano fra i cadaveri e i cupi +brontolii dell’incendio, si udì echeggiare un colpo di pistola seguíto +da un grido di dolore e da una orribile imprecazione. + +— Scendiamo! — esclamò il capitano fuori di sè. + +Il pilota lo afferrò a mezza vita con vigore straordinario. + +— No!... Non vi lascerò divorare dalle tigri, signore, — gridò. + +— Lasciatemi, Asthor! — disse il capitano cercando di liberarsi da +quella stretta. + +— No.... aiuto Grinnell!... Sul ponte vi è la morte!... — + +Il capitano che pareva fosse impazzito stava per respingere i due +fedeli compagni, quando il boccaporto di poppa si alzò e ne uscì un +uomo. + +L’americano mise un vero ruggito. + +— Bill! — esclamò con un intraducibile accento d’odio. — Bill!... — + + + + +CAPITOLO DECIMOTTAVO. + +La fuga dei forzati. + + +Sì, l’uomo che usciva dal quadro di poppa ove erasi rifugiata Anna e +che con un coraggio che rasentava la pazzia saliva su quel ponte mezzo +arso e scorrazzato dalle dodici tigri indiane, era proprio Bill, il +cupo e misterioso naufrago raccolto sul tempestoso Oceano. + +Cosa veniva a fare sul ponte del veliero? Veniva ad assistere al feroce +pasto delle fiere o ad assicurarsi se tutti erano morti? + +Forse nè l’uno, nè l’altro. + +Il miserabile aveva le vesti a brandelli, quasi abbruciate, e pareva +che penasse a mantenersi in piedi. Con una mano si stringeva il fianco +destro da cui cadevano delle larghe goccie che parevano di sangue e +nell’altra stringeva una cassetta. + +Le tigri nel vedere quella nuova preda si slanciarono verso di lui +mettendo dei ruggiti da far gelare il sangue; ma retrocessero di colpo +come se fossero state côlte da un misterioso terrore. + +Il naufrago aveva raddrizzato il corpo; i suoi occhi si erano accesi +d’una viva fiamma; quegli occhi affascinavano ancora le fiere e le +faceva tremare. + +Fece un gesto di minaccia, poi indietreggiò verso la poppa, barcollando +salì sul cassero senza perdere di vista le dodici tigri che lo +seguivano lentamente come se fossero attirate da una forza misteriosa, +si arrampicò sulla murata e guardò l’Oceano gridando: + +— Poggia sotto, Mac Bjorn!... + +— Bill!... Infame Bill!... — urlò il capitano. + +Il naufrago alzò il capo. + +— Ah! siete voi, capitano Hill, — rispose con voce fioca. — Parola di +marinaio che sono molto contento di rivedervi ancora vivo. + +— Cos’hai fatto della mia Anna?... + +— Anna! — esclamò il naufrago con voce cupa. — Mi ha conciato.... per +bene.... morte e dannazione!... + +— Muori, cane! — esclamò il capitano levando dalla cintola di Asthor +una pistola. + +Puntò l’arma sul miserabile, ma la mano gli tremava così fortemente per +l’emozione e pel furore, da rendere impossibile la giustezza del tiro. + +— A me! — gridò il vecchio Asthor, levandogliela di mano. + +Mirò e fece fuoco. Bill mise un urlo e cadde dalla murata stramazzando +in mare. + +— Corpo d’una spingarda! — gridò una voce che fu riconosciuta per +quella di Mac Bjorn. — Quegli uccelli marini mi guastano il camerata. +Al largo, compagni, e che il diavolo li bruci tutti!... — + +Sotto la poppa del legno si udirono dei colpi sordi, come se i +miserabili sfondassero qualche cosa, poi apparve una delle due +scialuppe. Mac Bjorn era al timone, Bill giaceva disteso sul banco e +pareva senza vita; e gli altri arrancavano con gran vigore. + +Attraversarono la zona illuminata dall’incendio, poi sparvero fra le +tenebre. + +In lontananza si udì ancora la voce beffarda dell’uomo allampanato che +gridava: + +— Buona fortuna, capitano!... — + +Poi più nulla. + +— Fuggiti! — esclamò l’americano con voce strozzata. + +— Sì, — rispose Asthor, — dopo d’aver sfondata la seconda scialuppa. Ma +forse Bill non è più. + +— E Anna?... È viva o morta?... + +— Speriamo che sia viva, — risposero i due marinai. + +— Ma se Bill.... o Dio!... se l’avesse uccisa? + +— È impossibile capitano! Aveva delle armi con sè e se Bill è rimasto +ferito deve essersi ben difesa. + +— Oh! quale orribile situazione! — esclamò il disgraziato piangendo. — +Potessi almeno scendere e.... + +— Zitto, signore, — disse Grinnell. + +— Cos’hai udito? — chiese l’americano afferrandolo strettamente per le +braccia. + +— Ho udito la voce di miss Anna. + +— Ah!... Grinnell, non illudermi!... + +— Zitto, — disse Asthor. — Sì.... non m’inganno.... Grinnell ha udito +bene.... ascoltate capitano!... — + +Dal quadro di poppa si alzò una voce abbastanza chiara, e quella voce +aveva gridato: + +— Padre mio, dove sei?... + +— Anna! — gridò il capitano con voce tuonante. + +— Sei tu?... — chiese la giovanetta. + +— Sì, sono io, Anna! + +— Salvo? + +— Sì, salvo, e tu?... + +— Sono barricata nella mia cabina. + +— Ferita?... + +— No, padre mio. Sei solo?... + +— No, siamo in cinque. + +— E Asthor?... + +— Sono vivo, miss, ringraziato Iddio, — gridò il vecchio marinaio. + +— E gli altri? + +— Morti, — rispose il capitano. + +— E i naufraghi? + +— I miserabili sono fuggiti!... + +— Anche Bill? + +— Credo che sia morto. + +— Ha rubato tutti i valori! + +— Ma è morto! + +— E ha anche tentato di rapirmi. + +— Ah!... — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutta la trama +infernale. Quello scellerato amava mia figlia!... + +— Le tigri sono ancora sul ponte? — chiese Anna. + +— Sempre! + +— Non potete scendere? + +— Siamo sugli alberi, e le nostre armi sono scariche. + +— Brucia la _Nuova Georgia_? + +— Sì, ancora, ma.... Ehi, Asthor, non ti sembra che il fumo sia +diminuito? + +— Sì, sì, — confermò il vecchio marinaio. — Ora distinguo chiaramente i +due uomini salvatisi sull’albero di maestra, mentre prima il fumo ce li +nascondeva. + +— Chi sono? + +— Fulton e Mariland. + +— Quale fortuna se l’incendio si spegnesse!... + +— Ma non possiamo egualmente discendere, — rispose il pilota. — Finchè +le tigri scorrazzano la coperta nessuno potrà mettere i piedi sulla +nave. + +— Lo so. + +— Se si potessero distruggere! + +— Le nostre pistole sono scariche, Asthor. + +— Un’idea, — esclamò il pilota. — Se miss Anna potesse aiutarci!... + +— In qual modo?... + +— Miss! — gridò il pilota. — Avete dei fucili e delle munizioni nella +vostra cabina? — + +Alcuni istanti dopo la giovanetta rispose: + +— Vi sono tre carabine nel salotto. + +— Potete prenderle?... + +— Le tigri, sono tutte in coperta? + +— Sì, — rispose il capitano. + +— Posso tentare d’uscire dalla mia cabina? — + +Il capitano esitò a rispondere. Se nel momento in cui la coraggiosa +ragazza lasciava la sua cabina, una tigre fosse discesa improvvisamente +nel quadro di poppa, il cui boccaporto era stato lasciato aperto da +Bill? + +Questo pensiero paralizzò per alcuni istanti la lingua del padre. + +— Anna, mia adorata figlia! — esclamò. — Non tentare una simile +temerità!... + +— È necessaria per la vostra e per la mia salvezza, — rispose la +giovanetta con voce risoluta. + +— Ma le tigri possono scendere. + +— In dieci secondi mi sbrigherò. Ma come farò io a farvi giungere le +armi? + +— Ve lo dirò poi, — rispose Asthor. + +— State attenti alle tigri, e se qualcuna si avvicina al boccaporto di +poppa, datemi l’avviso con un triplice grido. + +— Che Iddio ti aiuti, coraggiosa figlia! — esclamò il capitano con voce +commossa. + +— Aspettate un istante, miss! — gridò Grinnell. + +Si levò dalla cintura il coltello da manovra e in tre colpi staccò il +grosso boscello del picco della randa. + +— Ecco un proiettile che non faticherà a schiacciare la testa di una +tigre, — rispose egli. — La prima che si avvicina al boccaporto di +poppa, sentirà se pesa. + +— Grazie, Grinnell, — disse il capitano. — Spicciati, Anna! + +— Attenti alle tigri! Io esco dalla cabina! — + +I tre uomini, in preda ad un’ansietà impossibile a descriversi, +attesero fra il più profondo silenzio. + +Le tigri si erano radunate tutte verso prua, e malgrado il fumo e le +scintille che uscivano dalla camera comune, dilaniavano i cadaveri che +ingombravano la coperta mugolando e stritolando colle potenti mascelle +le ossa di quei disgraziati. Pel momento non pensavano ai vivi, sicure +forse di avere più tardi anche quelli. Ad un tratto però una grande +tigre alzò la testa e aguzzò gli orecchi, mettendo un sordo miagolio, +uno di quei miagolii che sono propri delle tigri e somigliano a veri +ruggiti. + +Il capitano, Asthor e Grinnell impallidirono, poichè in quel momento +appunto Anna doveva trovarsi nel salotto del quadro. + +— Grinnell! — mormorò il capitano con voce soffocata. + +— Sono pronto, — rispose il gabbiere alzando il pesante boscello. + +La tigre aveva interrotto il pasto e pareva che ascoltasse con profonda +attenzione. Agitò la coda due o tre volte, poi si volse bruscamente +verso poppa fissando gli occhi sul boccaporto del quadro. + +— Ha udito qualche cosa, — mormorò Asthor, rabbrividendo. + +— Sì, — rispose il capitano, la cui fronte s’imperlava d’un freddo +sudore. + +La tigre rimase immobile per alcuni istanti, guardando sempre il +boccaporto con quei suoi occhi che avevano dei verdi riflessi, poi si +diresse silenziosamente verso poppa, ma come indecisa. + +— Anna!... Anna!... la tigre! — gridò il capitano. + +Grinnell levò il pesante boscello e lo scagliò verso la fiera, la quale +con un grande balzo lo evitò, fuggendo verso prua. + +Nel quadro s’udì un colpo sordo, come di una porta che si chiude con +violenza, poi la voce di Anna che gridava con accento trionfante: + +— Padre, siamo salvi!... + +— Hai le armi? + +— Sì!... + +— Barrica la porta. + +— È barricata. + +— A te, ora, — disse il capitano, volgendosi verso Asthor. + +— Miss, — gridò il vecchio pilota. — Occupate la vostra cabina o quella +del capitano? + +— La mia, — rispose Anna. + +— La vostra finestra guarda.... + +— A babordo, presso il timone. + +— Se lancio una corda dritto il timone, potreste prenderla?... + +— Lo spero. + +— Attenzione, dunque!... — + +Il pilota ritirò il gherlino della bandiera, una solida funicella +che poteva sopportare un peso di trenta o quaranta chilogrammi, +all’estremità vi attaccò il suo coltello di manovra, poi gridò: + +— Miss, lancio la fune!... — + +E la lanciò, tenendo in mano l’estremità opposta, e con una precisione +tale, che il coltello andò a fermarsi presso il timone. Un braccio, +quello della giovanetta, uscì dalla piccola finestra della cabina e la +mano s’impadronì del gherlino. + +— Tenete saldo l’altro capo, — diss’ella. + +— Non temete, — rispose Asthor. + +Passarono alcuni minuti. Le tigri avevano interrotto il loro mostruoso +banchetto e guatavano con una certa inquietudine quella strana +manovra, quasi presentissero che per loro doveva avere delle mortali +conseguenze. + +— Issate! — gridò ad un tratto Anna. + +Asthor e Grinnell ritirarono il gherlino che era diventato pesante +e videro con gioia che vi erano attaccate tre carabine e un pacco +voluminoso che doveva contenere le munizioni. + +— Siamo salvi! — esclamò il capitano, afferrando le armi. — Brava +fanciulla! Tagliate le griselle onde le tigri non salgano, e poi fuoco +a volontà. — + +Le fiere che non dovevano ignorare la potenza delle armi da fuoco e che +avevano seguite con viva inquietudine quelle diverse manovre, si erano +radunate in mezzo alla coperta fissando ferocemente i tre marinai e +cacciando sordi mugolii. + +— Fuoco! — gridò il capitano. + +Tre detonazioni scoppiarono formandone una sola. Una gran tigre, che +pareva capitanasse le altre, fece un balzo immenso mandando un ruggito +terribile e si distese sul ponte dibattendosi furiosamente. + +Le sue compagne, atterrite da quella prima scarica, si misero a balzare +pel ponte urlando e ruggendo, urtandosi confusamente e attraversando +con un solo salto il vascello da babordo a tribordo. + +Ma i colpi si succedevano ai colpi, le palle fischiavano e andavano +implacabilmente a ferire con una precisione terribile. Invano le fiere +raddoppiavano i balzi e i ruggiti; invano si slanciavano all’impazzata +contro l’albero, dalla cui cima il capitano, Asthor e Grinnell le +fulminavano, e invano fuggivano, cercando di ripararsi dietro ai barili +e alle casse e agli attrezzi sparsi sul ponte. + +— Fuoco! fuoco! — gridava sempre il capitano, mentre Fulton e Mariland, +inerpicati sull’alberetto di maestra, mandavano urrà fragorosi. + +La fucilata continuava sempre più forte, sempre più precisa, abbattendo +una ad una quelle formidabili ma impotenti avversarie. + +In capo a dieci minuti sette tigri giacevano senza vita sul cassero, +due si dibattevano fra le strette dell’agonia, una, impazzita dal +terrore, era balzata in mare dove i pescicani l’avevano trascinata nei +profondi abissi. L’undicesima, gravemente ferita, si trascinava pel +ponte pieno di sangue cercando di raggiungere l’albero per tentare, con +un ultimo sforzo, di slanciarsi fino alla coffa, e la dodicesima si era +ritirata a prua, accovacciandosi dietro a due casse. + +— Due scariche ancora, — disse il capitano Hill, — e potremo +discendere. — + +Altri tre colpi di carabina echeggiarono, e la tigre moribonda cadde +fulminata ai piedi dell’albero di mezzana. + +— All’altra, — disse Asthor ricaricando l’arma. + +In quell’istante Grinnell mise un grido di rabbia. + +— La tigre è fuggita! — esclamò. + +— Dove? + +— Nella camera comune. + +— Che si sia spento il fuoco? + +— Così deve essere, — disse Asthor. — Ma.... come faremo ora a scovarla? + +— Avete paura? — chiese il capitano. + +— No, — risposero i due marinai. + +— Allora scendiamo, e affrontiamola!... — + + + + +CAPITOLO DECIMONONO. + +Sul rottame. + + +La proposta del capitano, come ci si può immaginare, era temeraria, +poichè le tigri sono senza dubbio le fiere più coraggiose del mondo, le +quali non temono che rare volte l’uomo, e si gettano, con un’audacia +che rasenta la pazzia, contro i cacciatori, senza badare al numero nè +alle armi. + +Del resto quello era l’unico mezzo per scovarla, poichè poteva rimanere +celata dodici, fors’anche ventiquattr’ore e forse anche di più, +prolungando la prigionia del capitano e dei suoi compagni non solo, ma +mettendoli alle strette con la fame e con la sete. + +Essendo state tagliate le griselle, i tre valorosi uomini si lasciarono +scivolare lungo i paterazzi, portando seco le carabine e buona parte di +munizioni. + +La tigre, che senza dubbio gli spiava dal suo nascondiglio, nel vederli +porre piede sul ponte, fece udire un brontolío minaccioso. + +— Non commettete imprudenze, — disse il capitano ai due compagni. — +Tenetevi presso di me, e badate di non fallire il colpo. — + +Tenendosi al coperto dalle casse e dai barili che ingombravano la +coperta, il capitano si spinse con gli altri fino a dieci passi dal +castello di prua. + +— Scarica il fucile attraverso il castello, Grinnell. — + +Il gabbiere fece partire il colpo. + +Alla detonazione la tigre mise un ruggito terribile e comparve sulla +porta della camera comune, ma si ritrasse prima ancora che il capitano +e Asthor potessero mirarla. + +— Ha paura, — disse Grinnell, ricaricando prontamente il fucile. + +Asthor raccolse un boscello e lo lanciò nella camera. + +Questa volta la tigre si slanciò fuori mugolando. Si raccolse su sè +stessa per prendere lo slancio e balzò innanzi descrivendo una grande +parabola. + +Tre spari rimbombarono. La fiera, arrestata di colpo nella sua volata, +stramazzò da un lato andando a battere la testa contro la murata di +babordo. + +Facendo uno sforzo disperato si rialzò ancora, tentando di riprendere +lo slancio per precipitarsi addosso agli assalitori; ma improvvisamente +le forze le vennero meno e si accasciò rimanendo immobile. Era +morta!... + +— Hurrà! Hurrà! — gridarono Asthor, Grinnell, Fulton e Mariland. + +Il capitano si slanciò verso poppa urlando: + +— Anna!... Anna!... Siamo salvi!... — + +Nel quadro di poppa s’udì una porta aprirsi con fracasso, s’udì gemere +la scala e la coraggiosa giovanetta comparve precipitandosi nelle +braccia di suo padre. + +— Mia Anna!... — esclamò il capitano, stringendosela al petto. — Quanto +ho tremato per te!... + +— Ed io quanto per voi tutti!... — esclamò la giovanetta piangendo di +gioia. — Siamo salvi? + +— Sì, ringraziato il cielo!... + +— E le tigri? + +— Tutte morte. + +— E l’incendio? + +— Si spegne! — gridò il pilota accorrendo. + +— Si spegne! — esclamarono Anna e il capitano. + +— Sì, — rispose il vecchio marinaio. — Altro non arde che un cumulo di +rottami ardenti, ma che con poche pompate spegneremo. + +— È un miracolo questo! — esclamò il capitano Hill. + +— Lo credo, signore, — rispose Asthor. + +— Ed i naufraghi? — chiese Anna. + +— Sono fuggiti ieri sera, e a quest’ora devono essere assai lontani, +— rispose il capitano. — Ma il cuore mi dice che un giorno io li +ritroverò, e allora guai a loro!... + +— L’avete ucciso Bill? + +— Asthor sparò contro di lui un colpo di pistola, facendolo stramazzare +in mare dalla murata di poppa. Quando quei miserabili abbandonarono la +_Nuova Georgia_, egli non dava più segno di vita. + +— Infame! — esclamò Anna. + +— Dimmi, — disse il capitano. — Passarono dal quadro di poppa quei +furfanti? + +— Sì, — rispose Anna. — Attraversarono il salotto e scesero nelle +scialuppe passando per la finestra. + +— E Bill?... + +— Bill lo udii entrare poco dopo e bussare alla mia cabina. Avevo +sentito le tue grida, sapevo ormai che le tigri erano sul ponte e mi +ero chiusa dentro armandomi d’una pistola. + +— Continua, Anna. + +— Gli chiesi cosa volesse, e mi rispose che voleva salvarmi. Non +sapendo ancora chi egli precisamente fosse ed ignorando che era +d’accordo coi suoi compagni, aprii e vidi che teneva in mano la +cassetta contenente i tuoi valori. Solo allora la benda mi cadde dagli +occhi. + +«Cosa avete rubato?» gli chiesi. + +«I dollari di vostro padre,» mi rispose egli sogghignando. «Ho pensato +che possono servire più a me che agli altri.» + +«Andatevene, o vi uccido!» gridai io, mostrandogli la pistola. + +Egli si mise a ridere dicendomi: + +«Me ne andrò, ma insieme con voi, perchè io vi amo!...» + +«Andatevene!» ripetei alzando l’arma. + +«Ah!... ah!...» esclamò egli ironicamente. «La colomba si crede forte, +ma io sono uno sparviero che non ha paura.» + +Fece atto di gettarsi addosso a me. Avevo l’arma alzata: tesi il +braccio, feci fuoco e richiusi la porta barricandomi dentro col tavolo. + +Lo sentii mandare un grido di dolore, poi s’allontanò imprecando, e dal +modo che camminava compresi che l’avevo ferito, poichè s’arrestò più +volte sulla scala. + +— Miserabile! — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutto.... egli ti +amava!... Sì.... mi ricordo che ti guardava sempre in istrana guisa e +che ti seguiva ognora pel ponte.... Egli si era proposto di rubarmi la +nave e te insieme, capisci!... Quale trama infernale!... Mio Dio!... + +— Ma chi credi che siano quegli uomini? + +— Dei forzati, Anna, degli evasi dal penitenziario dell’isola di +Norfolk! Sia maledetto il giorno in cui raccolsi quell’uomo morente +sul tempestoso Oceano. Bella riconoscenza!... Orsù, non pensiamo più a +costoro, ma occupiamoci di noi. Asthor!... — + +Il marinaio, che stava preparando una pompa, accorse con la massima +prestezza. + +— Vi è molto fumo nella stiva? — gli chiese il capitano. + +— No, signore, — rispose egli. + +— Si può discendere? + +— Sì. + +— Andiamo a vedere, adunque. — + +Detto fatto, lasciarono il ponte e scesero la scala che metteva nel +frapponte. + +Dalla dispensa uscivano ancora, ma ad intervalli, delle nubi di fumo; +ma non era più nè denso nè puzzolente; anche dal profondo della stiva +qualche getto saliva, ma leggiero. + +— L’incendio si spegne da ambe le parti, — disse il capitano. — Come +succede ciò? + +— Non so davvero come spiegare questo miracolo, — rispose il pilota. — +Eppure ieri sera il fuoco ardeva vigorosamente. + +— Andiamo innanzi, vecchio mio. — + +Tenendosi curvi per evitare il fumo che rasentava la vôlta del +frapponte, s’avvicinarono alla dispensa la quale era sparsa di legni +ancora ardenti, ma che parevano che fossero lì lì per ispegnersi. + +— Odi! — esclamò ad un tratto il capitano, arrestandosi bruscamente. + +— To’! — esclamò il pilota. — Si direbbe che cade dell’acqua sul fuoco. + +— Di dove viene? Pompano i nostri uomini? + +— No, — rispose il pilota. + +Il capitano si spinse più innanzi, e tornò ad arrestarsi esclamando: + +— Guarda, Asthor! — + +Il vecchio marinaio guardò nella direzione indicata, e vide una larga +apertura dalla quale entravano dei getti d’acqua spumeggiante. + +— Ora comprendo! — esclamò. — Il fuoco ha intaccato i corbetti ed ha +aperto una falla; le onde entrano rimbalzando contro la prua della +nave. Senza quel buco provvidenziale, l’incendio non si sarebbe spento. + +— È vero, — disse assentendo col capo il capitano. — Siano benedette +quelle onde! + +— Purchè quell’apertura non comprometta, più tardi, la sicurezza della +_Nuova Georgia_. + +— La tureremo, Asthor. + +— Ma come si è spento il fuoco scoppiato nella stiva? + +— Ora lo sapremo. — + +Lasciarono il frapponte e scesero nella stiva. Appena giunti nel fondo, +s’accorsero che vi era un buon palmo d’acqua. + +— Tutto si spiega, — disse il capitano. — L’acqua entrata dalla +falla si è riversata qui ed ha spento il secondo incendio. Risaliamo, +Asthor. — + +Lasciarono la stiva e tornarono in coperta. + +— Ebbene? — chiese Anna. + +— Il nostro legno pel momento è salvo, — rispose il capitano. — Alle +pompe, giovanotti!... — + +Le braccia erano scarse, ma fortunatamente erano robuste. In pochi +istanti la pompa maggiore fu armata, il capitano ed i suoi quattro +marinai impugnarono le traverse e si misero a lavorare con febbrile +attività, mentre Anna, che non voleva essere da meno degli altri, +dirigeva il getto sui fumanti rottami della dispensa e della camera +comune. + +Le onde che lanciavano senza interruzione larghi getti d’acqua +attraverso l’apertura fatta dall’incendio, li aiutavano con efficacia. + +Il fumo diventava di minuto in minuto meno denso ed i tizzoni si +spegnevano rapidamente con lunghi sibili. A mezzodì il fuoco era del +tutto spento. Il capitano chiamò attorno a sè i marinai e disse loro: + +— Ascoltatemi, amici: la nostra situazione, quantunque il fuoco sia +stato spento, non è bella ma nemmeno disperata. La mia intenzione è +quella di poggiare sull’isola più vicina, su quella Tanna che è una +delle più note e che è popolata da polinesiani non troppo cattivi e +colà costruirci una navicella cogli avanzi del nostro vascello. Tentare +di raggiungere l’Australia con un legno ridotto a così mal partito +sarebbe una pazzia, un voler affrontare una morte certa. Approvate il +mio progetto? + +— Credo che sia il migliore, — disse Asthor. + +— Ebbene, rattopperemo alla meglio questa povera _Nuova Georgia_ e +spiegheremo le vele per Tanna. Al lavoro, compagni, e senza perder +tempo! — + + + + +CAPITOLO VENTESIMO. + +Il naufragio della «Nuova Georgia.» + + +Il pilota ed i tre marinai, impazienti di rimettersi alla vela, si +posero al lavoro senza perdere tempo, sotto la direzione del capitano +Hill. + +Innanzi tutto, sgombrarono la coperta che era sparsa di cadaveri +mezzo divorati e di tigri. Gli avanzi del disgraziato equipaggio +furono raccolti, rinchiusi in parecchie amache e calati in mare; dopo +li seguirono le tigri, quantunque a tutti rincrescesse non poco di +perdere quelle superbe pellicce, dalle quali si potevano ricavare degli +splendidi tappeti d’un gran pregio. + +Pulita la coperta dalle larghe chiazze di sangue e trasportate nella +stiva le casse e i barili che la ingombravano, procedettero al taglio +dell’albero di maestra, che da un momento all’altro poteva rovinare sul +ponte, essendo la sua base bruciata e la cassa distrutta. Lavorando +vigorosamente d’ascia, dopo mezz’ora lo fecero precipitare in mare, +avendo precedentemente recise le manovre e i cordami che lo univano +all’albero di mezzana. + +La caduta di quel colosso danneggiò gravemente la murata di babordo, ma +il pilota si ripromise di riparare il guasto a tempo più opportuno. + +Terminati i diversi lavori, scesero nel frapponte per tentare di +chiudere la falla aperta dall’incendio, la quale lasciava entrare di +tratto in tratto le onde. + +Quantunque misurasse quasi due metri di lunghezza e uno e mezzo di +altezza, Asthor aiutato dai tre marinai riuscì ad otturarla alla meglio +con delle materasse, tenute salde da parecchie tavole incrociate. Era +un riparo momentaneo, inefficace contro le grandi ondate, ma poteva +bastare per alcuni giorni e forse fino all’arrivo all’isola di Tanna. + +Alle otto pomeridiane, nel momento in cui il sole si tuffava, o +meglio pareva che si tuffasse in mare, la _Nuova Georgia_ era pronta a +riprendere la navigazione, interrotta da tante disgrazie. + +Il capitano stabilì i quarti di guardia per non stremare le forze di +tutti, cosa quanto mai pericolosa, essendo l’equipaggio così scarso e +la nave troppo grande e così malamente attrezzata, non possedendo che +un solo albero. + +Asthor, Grinnell e Mariland dovevano montare il primo quarto; Hill, +Fulton e Anna, giacchè questa non voleva essere da meno degli altri, +e di manovra se ne intendeva, il secondo. Così almeno ognuno poteva +riposare le sue quattr’ore, prima di riprendere il servizio delle +altre. + +Alle nove l’equipaggio spiegò le vele sull’albero di mezzana, sciolse +un’altra vela stabilita a prua a mo’ di fiocco, Asthor si mise al +timone e la _Nuova Georgia_ riprese a navigare con la prua rivolta al +nord, ossia verso l’arcipelago delle Nuove Ebridi. + +Il vento era debole e il mare un po’ agitato, però la notte era chiara, +essendo allora allora sorta la luna. La nave, quantunque non troppo +bene servita dall’albero di mezzana, che come si sa è situato a poppa, +cominciò a filare ma con una straordinaria lentezza. + +Era molto se percorreva due nodi all’ora! + +Il capitano, Anna e Fulton si ritirarono nelle loro cabine, lasciando i +compagni di guardia. + +Nulla che meriti di venir notato accadde durante il primo quarto. La +_Nuova Georgia_, quantunque sovente uscisse di rotta obbligando il +pilota a un’attiva sorveglianza del timone per causa dell’albero di +mezzana che esercitava uno sforzo squilibrato sulla poppa, navigò senza +interruzione percorrendo in quelle prime quattro ore circa nove nodi. + +Alla mezzanotte il capitano, Fulton ed Anna, che non aveva +voluto rimanere nella sua cabina, considerandosi già come un uomo +dell’equipaggio, montarono il secondo quarto. + +All’alba il capitano che voleva dar riposo ad Anna, stava per svegliare +il pilota e i suoi compagni, quando apparve un fenomeno strano, che +meravigliò tutti. Già da alcuni minuti era stato osservato che sul +ponte cadevano dei fili leggieri leggieri, più sottili di quelli che +si traggono dai bozzoli dei bachi da seta e che si attaccavano in +gran numero attorno ai pennoni, alle vele, ai paterazzi e alle sartie +dell’albero di mezzana. + +Fulton ed Anna che si erano accorti di ciò, stavano per domandare al +capitano la spiegazione di quel fenomeno bizzarro, quando si videro +cadere sul ponte numerosi filamenti d’una bianchezza abbagliante, che +pareva scendessero dalle alte regioni dell’atmosfera. + +Dapprima erano poche dozzine, ma un po’ più tardi apparve in aria come +una nube vaporosa, leggiera, la quale si tingeva dei primi riflessi +dell’aurora e scendeva con un largo ondeggiamento, estendendosi sopra +la nave e sopra un gran tratto dell’Oceano circostante. + +— Che cosa succede, padre mio? — chiese Anna nel colmo della sorpresa. + +Il capitano non rispose. Fissava attentamente quella strana nube che +continuava a discendere, lasciando cadere sul ponte e sull’attrezzatura +delle tele d’una leggerezza unica, di cui talune misuravano perfino +venti metri e parevano formate da un solo filo bizzarramente +intrecciato. + +— Ah! — esclamò ad un tratto ridendo. — Noi assistiamo ad uno dei più +curiosi fenomeni e che non è tanto comune. + +— A quale? — chiesero Anna e Fulton. + +— A una emigrazione di ragni, — rispose il capitano. + +— A una emigrazione di ragni! — esclamò la giovanetta con tono +incredulo. + +— Sì, Anna. + +— Ma sono tele di ragno queste? + +— Non ti pare? + +— Hai ragione; quantunque siano bianchissime, e abbiano una forma +speciale e mi sembrino più resistenti. + +— Ma io non vedo nessun ragno, — disse Fulton. + +— I ragni emigratori o aeronauti sono tanto piccoli, che si stenta a +vederli; ma se tu osservi bene, li troverai fra le loro tele, — disse +il capitano. — Il fenomeno non è nuovo ed è stato più volte osservato +dagli scienziati. + +— Ma che ragni sono? — chiese Anna che andava di sorpresa in sorpresa. +— E perchè intraprendono simili strane emigrazioni? + +— A quale specie appartengano non lo saprei dire, come pure ignoro i +motivi che li spingono ad abbandonarsi alle correnti aeree. Per lo più +questi viaggi si attribuiscono a eccentricità di ragni vagabondi; altri +credono che siano dovuti semplicemente a viaggi accidentali. Alcuni +scienziati hanno assistito alla partenza di questi ragni e specialmente +a parecchie della specie dei _thomicus viaticus_. + +— Deve essere stata una partenza curiosissima. + +— I piccoli ragni prima di abbandonarsi all’aria, si arrampicavano +sulla cima degli steli delle graminacee o sulla punta estrema dei +gambi del frumento; di là gonfiavano l’addome, spingevano in aria un +fascio di fili leggerissimi che faceva l’ufficio d’un pallone, poi al +primo colpo d’aria lasciavano il loro punto d’appoggio e si lasciavano, +trasportare. + +— To’!... To’!... — esclamò Fulton stupito. — I ragni si mettono a +tessere nuovi ragnateli. + +— Si preparano alla partenza, — disse il capitano. + +— Come! riprendono il viaggio? — chiese Anna. + +— Lo vedrai fra breve. — + +Infatti tutti quei ragni avevano abbandonati i vecchi ragnateli che +erano diventati pesanti per l’umidità notturna e ne tessevano degli +altri con sorprendente rapidità. + +In capo a mezz’ora una gran parte, dopo d’aver lanciato in aria, con un +soffio, il nuovo filo, s’abbandonavano al venticello mattutino che li +trasportò via colla massima facilità innalzandoli verso le alte regioni +dell’atmosfera. Al secondo colpo di vento i rimanenti seguivano i loro +compagni scomparendo fra i primi raggi di sole. + +— Buon viaggio! — gridò una voce allegra. — Ah! Come v’invidio! — + +Era Asthor che da parecchi minuti era salito in coperta e che osservava +curiosamente quella emigrazione meravigliosa. + +— Ah! sei tu, vecchio mio, — disse il capitano. + +— Sì; e giunto in tempo per assistere a questo bizzarro fenomeno. Come +va la _Nuova Georgia_, signore? + +— Cammina come uno zoppo, o meglio come un uccello che ha le ali +ferite. — + +Tutto il giorno la _Nuova Georgia_ filò assai lentamente verso il nord; +ma vicino a sera accelerò la corsa, essendosi alzato un forte vento dal +sud-sud-ovest. + +Il sole si tuffò nel seno d’un nuvolone di colore oscuro, e il mare si +alzò in larghe ondate rompendosi con fracasso contro i fianchi della +nave. + +Il capitano non volle prender riposo e rimase in coperta con tutto +l’equipaggio. Era diventato inquieto, visitava sovente la falla +che opponeva un debole riparo contro i colpi di mare e scendeva di +frequente nella stiva per assicurarsi della solidità dell’albero di +mezzana, il quale essendo privo dell’appoggio di quello di maestra, +dacchè tutte le gomene erano state tagliate e anche del rinforzo delle +griselle, poteva cedere e precipitare in coperta. + +Alle dieci di notte il vento fischiava con grande violenza fra +il sartiame e le vele; e fra la grande nube che si era distesa +sull’Oceano, lampeggiava e tuonava fragorosamente. + +Le onde battevano furiosamente i fianchi dello stremato vascello, il +quale rollava e immergeva la prua, vibrando poderose testate a babordo +e a tribordo. Per maggior disgrazia l’oscurità era così profonda che +non si poteva distinguere nulla, a una gomena di distanza. + +Anna, malgrado le preghiere del capitano, era risalita in coperta e +guardava intrepidamente il tempestoso Oceano, quasi lo sfidasse. La +coraggiosa fanciulla non tremava e voleva mostrarsi degna del padre +suo, che passava per uno dei più intrepidi lupi di mare delle due +Americhe. + +A mezzanotte, Grinnell che era disceso nel frapponte s’accorse che +le traverse situate dietro alle materasse che ostruivano la falla, +minacciavano di cedere contro l’impeto crescente delle onde. + +Asthor accorse prontamente e aiutato da Fulton le assicurò meglio che +potè, ammonticchiandovi dietro quante botti e quante casse si potevano +trovare. L’acqua però filtrava attraverso alle fessure e si udiva +precipitare in fondo alla stiva in grossi zampilli. + +Più tardi il mare divenne ancor più cattivo e il vento accrebbe la +corsa del veliero, il quale divorava lo spazio con fantastica rapidità +non ostante che gli fosse rimasto un solo albero. + +Frequenti colpi di mare, superando le mal ferme e mezzo infrante murate +dalla caduta dei due alberi di maestra e di trinchetto, si rompevano +in coperta spazzando via i rottami, entrando nel castello di prua e +inabissandosi con sordo fragore nelle profondità della stiva. Le casse, +i barili e le gabbie delle tigri, non più trattenute dai legami o dal +peso, correvano per ogni dove, urtandosi e spaccandosi; ma l’equipaggio +non aveva tempo di occuparsene, intento come era a manovrare il grande +vascello, a cui sarebbero stati necessari almeno altri dieci uomini per +ben dirigerlo. + +Il capitano che diventava ad ogni istante più inquieto, invano +interrogava le tenebre coll’acutezza del suo sguardo, sperando sempre +di scorgere qualche fuoco che indicasse la vicinanza dell’isola. + +Alle due del mattino però, al baleno d’un lampo, scorse sulla linea +dell’orizzonte una grande massa oscura, sulla cui cima ondeggiava un +nuvolone di fumo tinto di rosso. + +— Un vulcano! — esclamò. + +— Dove? — chiese una voce. + +— Laggiù, Anna. + +— Una terra adunque? — chiese la giovanetta. + +— È Tanna! — esclamò il capitano. — So che ha un vulcano quasi sempre +in attività. + +— Ah! padre!... + +— Asthor! — gridò Hill. — Fa’ imbrogliare le vele e governa dritto +all’asta di prua! — + +In quell’istesso momento a poppa si udì uno scroscio violento. + +L’albero di mezzana era rovinato attraverso il cassero, tuffando +l’estremità dell’alberetto nel seno delle onde spumanti! + + + + +CAPITOLO VENTESIMOPRIMO. + +Il naufragio. + + +L’isola di Tanna è una delle più belle e delle più pittoresche del +gruppo delle Nuove Ebridi. È la più meridionale di tutte, ma è la +più conosciuta, o lo era a quel tempo, essendo già stata visitata dal +navigatore Quiros nel 1606, da Bougainville nel 1768 e più tardi da +Cook. + +È un’isola di natura essenzialmente vulcanica, e si calcola che la sua +lunghezza non superi le sette leghe su tre di larghezza. È montuosa per +la maggior parte e coperta da fitti boschi, ha un vulcano che spesso +è in attività, molte sorgenti termali e certe parti del suolo esalano +vapori sulfurei. + +Se gode fama di essere una delle più belle dell’intero arcipelago, +dicesi che sia pure una delle più fertili, quantunque il suo terreno +sia composto di varie specie di lave, di strati d’argilla mescolata +a terra alluminosa, di massi di tripolo e di strati ricchissimi di +zolfo. Le sue montagne si inalzano ad anfiteatro, e danno a quel lembo +di terra, perduto sul Grande Oceano, un aspetto non solo ridente, ma +interessante. + +Gli abitanti, il cui numero si faceva allora ascendere a tre o +quattromila, non sono nè peggiori nè migliori di quelli dell’arcipelago +intero, ma non certo perfidi come gli isolani di Tonga-Tabù e delle +Figii, non avendo i navigatori che la visitarono, avuto mai da lagnarsi +di loro. È bensì vero che al tempo del viaggio della _Nuova Georgia_ +erano ancora antropofagi, ma non divoravano che i nemici uccisi in +battaglia ed i prigionieri. + +Fra le tante isole, che si trovano disperse su quell’immenso Oceano, +era ancora una delle migliori a cui potevano approdare i poveri +superstiti dell’equipaggio della _Nuova Georgia_. + +Disgraziatamente minacciavano di toccare quella terra, che per loro +rappresentava la salvezza, in tristissime condizioni. Infatti la caduta +dell’albero di mezzana, avvenuta proprio nel momento in cui scoprivano +l’isola, metteva in gran pericolo la sicurezza del vascello, che ormai +si poteva considerare come un vero rottame in balia delle onde. + +Erano però tanto abituati alle disgrazie, che nessuno si spaventò +troppo, quantunque corressero il pericolo di naufragare sulle scogliere +dell’isola. Solamente Anna era impallidita, ma si era subito rimessa, +fidando nell’abilità del padre suo. + +— Asthor! — gridò il capitano, vedendo l’albero cadere attraverso il +cassero. — Tieni salda la ribolla del timone e cerca di guidare la nave +verso l’isola, e voialtri gettate in mare l’albero. — + +I tre marinai assalirono l’albero a colpi di scure a fine di staccarlo +completamente dal troncone; poi lo spezzarono sotto la crocetta essendo +troppo pesante per le loro forze, indi lo spinsero nelle onde. + +La _Nuova Georgia_, che piegava sul babordo a causa del peso, si +risollevò, e trasportata dal vento navigò verso l’isola ma andando +attraverso alle onde, non avendo ormai più stabilità per mancanza di +vele. + +Il capitano salì sul castello di prua e guardò attentamente. L’isola +non era che a tre o quattro gomene, e da quel lato mostrava una +spiaggia dolcemente inclinata e che pareva priva di quella corona +di scogliere corallifere che circondano ordinariamente le terre +dell’Oceano Pacifico. Vi era quindi la speranza di poter approdare, +senza che la nave si sfracellasse, o per lo meno di arrenarsi senza +troppa violenza. Le onde spingevano il disgraziato legno, il quale si +sollevava penosamente, essendosi riaperta la falla ed avendo quindi +cominciato a imbarcare acqua in grande quantità. Talvolta la violenza +della risacca, che causava delle immense e spumeggianti contro-ondate, +lo arrestava e lo trascinava al largo; ma poi riprendeva la corsa verso +la costa, la quale di quando in quando si tingeva di rosso pei riflessi +del vulcano che in quel momento eruttava con grande violenza, con sordi +boati. + +— Ah! — esclamò il capitano. — Se potessi scoprire la baia della +Risoluzione, che Cook ha descritto così bene! Ma chi sa da qual parte +si trova, e poi.... per mille boccaporti! E se questa non fosse l’isola +di Tanna!... Se ben mi ricordo, più al sud si trova un’altra isola, +quella di Anatton!... Ma e il vulcano?... Anatton non ne ha, che io +sappia. — + +La _Nuova Georgia_ continuava ad avanzare sprofondando nei cavi delle +onde o dondolandosi spaventosamente sulle creste. Gemeva tutta come se +presentisse la sua prossima fine, si rovesciava con crescente violenza +sui fianchi come si dibattesse per non venire trascinata contro quella +costa, ma i marosi la spingevano sempre e con maggior rapidità. + +Alle tre del mattino non era più che a due gomene dall’isola. Il +capitano che osservava attentamente le onde per indovinare se il fondo +era cosparso di roccie o di punte corallifere, gridò ad un tratto: + +— Giù le àncore!... — + +Mariland, Fulton e Grinnell strapparono le funicelle e le due àncore +precipitarono nell’acqua facendo sparire rapidamente le catene +attraverso alle cubie di prua. La nave filò innanzi per alcuni metri, +poi si arrestò bruscamente virando di bordo. Quasi nell’istesso momento +un urto violentissimo avveniva a poppa, facendo stramazzare sul ponte +l’intero equipaggio. + +— Abbiamo toccato? — chiese Asthor risollevandosi lestamente. + +— La poppa si è arrenata! — gridò il capitano. + +— Nulla di rotto? + +— Non mi pare, — rispose Grinnell, che erasi precipitato sul cassero. + +— Ma l’acqua entra! — gridò Fulton. + +— Dove? — chiese il capitano. + +— La sento precipitare nella cala. + +— Che una punta rocciosa abbia sfondata la carena? — chiese Asthor. + +— È possibile, — rispose, il capitano. — Ma non importa; siamo su di un +banco. — + +L’Oceano, sollevato furiosamente dal vento, non faceva segno di +cessare. Enormi ondate assalivano da prua la _Nuova Georgia_ passando +sopra le murate e il castello, e rompendosi in coperta. Gli ombrinali +erano insufficienti a sfogarla, e correndo verso poppa precipitava +nella profondità della stiva col fragore di una cateratta. + +La povera nave si agitava sotto quei colpi vigorosi e continui, +scricchiolava e a poco a poco veniva respinta sempre più verso la +costa, ma non vi era pericolo che la risacca la riportasse in alto +mare. L’enorme massa si era incastrata fra le scogliere e le sabbie, e +nessuna forza sarebbe stata capace di toglierla dal suo letto. + +Ciò bastava per rassicurare l’equipaggio, il quale ormai più nulla +temeva, avendo la terra così vicina. Anche se l’Oceano l’avesse +demolita, non si sarebbe trovato imbarazzato a porsi in salvo, +nonostante le violentissime ondate. + +Finalmente verso le quattro cominciò ad albeggiare. Attraverso uno +squarcio delle nubi passò un fascio di luce, la quale permise ai +naufraghi di osservare l’isola che stava dinanzi a loro. + +La costa correva dall’est e all’ovest per un tratto di parecchie +miglia, quasi in linea retta, senza un porto, una baia o una piccola +rada, coperta da una folta vegetazione di alberi di cocco, di banani, +di fichi di tutte le specie e di palme con le immense foglie disposte +a ventaglio. Più oltre si alzavano parecchie montagne verdeggianti +disposte ad anfiteatro, e in mezzo ad esse spiccava un vulcano dal +cui cratere sorgeva una immensa colonna di fumo rossastro, la quale +lasciava cadere, su una zona immensa, della cenere nerastra. Enormi +massi incandescenti salivano alti e ricadevano sui fianchi della +fumante montagna, scomparendo fra i boschi o rimbalzando fra le rupi. + +Cosa davvero strana, e in aperta contraddizione colle teorie degli +scienziati: quel vulcano invece di dominare l’isola era più basso, e +d’un bel tratto, delle vicine montagne! + +Il capitano, Anna, il pilota e i tre marinai esaminarono attentamente +la costa temendo di veder raggruppati dei selvaggi pronti ad assalire +il rottame, ma non videro nè un abitante, nè una capanna. + +— Sbarchiamo? — chiese Anna. — Farei volentieri una passeggiata sotto +quei boschi. + +— Una lingua di terra lasciata scoperta dalla bassa marea si spinge +fino sotto la poppa della nave, — disse Fulton. — Lo sbarco è +facilissimo. — + +Si armarono tutti delle carabine, si misero alla cintola una scure, +si empirono le tasche di polvere e di palle, raccolsero dei viveri, e +calata una scala di corda, scesero sulla lingua di terra che la bassa +marea aveva lasciata scoperta. + +Nonostante che le ondate di tratto in tratto l’attraversassero, dopo +pochi minuti i sei naufraghi della _Nuova Georgia_ mettevano piede +sull’isola, dinanzi ai grandi boschi. + +Il luogo non poteva essere più pittoresco. Dinanzi a loro una +moltitudine di alberi, d’ogni specie e d’ogni dimensione, si estendeva +a perdita d’occhio, coprendo interamente la costa. + +Si vedevano enormi _banian_, alberi venerati dagli abitanti dell’India, +sorretti da centinaia di tronchi disposti come tante colonne; +bellissime piante di noci di cocco che si piegavano sotto il peso +delle frutta; vecchi fichi coi tronchi nodosi e lucenti, che mostravano +certe frutta lanuginose; dei _catappa_, specie di mandorli che danno +nocciuole due volte più grosse di quelle d’Europa e più delicate, e +bellissimi banani, le cui foglie gigantesche dovevano spandere un’ombra +deliziosa, durante le ore più calde della giornata. + +Un numero infinito di colombi, di pappagalli neri o con penne +variopinte e di uccelletti, garrivano in mezzo ai rami, senza +spaventarsi della comparsa di quegli uomini, che certo dovevano forse +vedere per la prima volta. + +— È un vero Eden, — disse Anna che aspirava l’aria profumata di quei +boschi, sotto i quali crescevano in gran numero bellissimi fiori +cremisini. — Che disgrazia che questo paradiso terrestre sia abitato da +mostruosi mangiatori di carne umana! + +— To’! — esclamò Grinnell. — Cosa vedo su quell’albero di cocco? — + +Tutti guardarono nella direzione indicata dal marinaio e scorsero su +di un albero, quasi nascosto fra il fogliame, uno strano animale che +pareva gli spiasse, aspettando forse che non facessero attenzione a lui +per discendere e fuggire. + +— È un _birgus latro_! — esclamò il capitano. + +— È roba che si mangia? — chiese il pilota, impugnando la scure. + +— Una colazione succulenta, vecchio mio. + +— Allora il furbo non ci scapperà. A me, marinai! — + +Il pilota, Fulton, Grinnell e Mariland si slanciarono verso il cocco e +abbracciatolo si misero a scuoterlo con tanto vigore da far precipitare +al suolo lo strano animale, se si può chiamarlo così, il quale allargò +tosto le sue numerose e magre zampe tentando di fuggire verso il mare, +ma i marinai, che già contavano sulla colazione, in un lampo gli furono +addosso e con due colpi di scure lo distesero senza vita sulla sabbia. + + + + +CAPITOLO VENTESIMOSECONDO. + +Il primo selvaggio. + + +Quel _birgus latro_, come lo aveva denominato il capitano Hill, +quantunque sorpreso sulla terra, anzi sulla cima di una pianta di noci +di cocco, era un abitante del mare, un crostaceo dei più grossi, un +granchio gigante insomma. + +Questi _birgus_, che gl’isolani del Pacifico chiamano granchi ladri, +hanno delle bizzarre abitudini che non si possono tacere. Quantunque +siano abitatori del mare, passano una buona parte della loro vita a +terra, cercando avidamente gli alberi delle noci di cocco che crescono +in quasi tutte le isole dell’Oceano Pacifico. Questi strani granchi, +sembrerebbe impossibile, vanno pazzi per le grosse noci e tutto +arrischiano per procurarsele. + +Durante il giorno dormono nascosti nelle cavità delle rupi o sospesi ai +rami degli alberi più folti, ed allorquando la notte cala si mettono in +cerca delle loro frutta favorite. Trovato l’albero, lo scalano con la +massima facilità, rompono la scorza fibrosa della noce più grossa e la +lasciano cadere a terra. + +Come si sa, queste noci sono tanto dure, che anche l’uomo si troverebbe +imbarazzato ad aprirle senza una scure, ma il granchio ladro non per +questo si sgomenta. Essendo dotato di potenti morse, ne introduce una +nel punto che si chiama _occhio_ della buccia, e girando su sè stesso +la rompe pezzetto per pezzetto, bevendo poi avidamente il latte e +mangiandosi la polpa bianca e delicata. + +Si dice che uniscano al cocco anche la noce oleosa del _pandanus_ per +renderla più delicata, ma non sappiamo se ciò sia veramente esatto, +quantunque tutti gli isolani lo confermino. + +Asthor ed i marinai, dopo di aver osservato con curiosità quel grosso +crostaceo, raccolsero parecchie bracciate di legna secche, accesero +sulla spiaggia un gran fuoco capace di arrostire un bue, e lo gettarono +sui carboni. + +Mentre si cuoceva, Asthor e Grinnell si cacciarono nel bosco per far +raccolta di frutta. Posero mano alle scuri e si misero ad abbattere un +banano che aveva un grappolo di frutta del peso di cinquanta o sessanta +chilogrammi. Non contenti, fecero un’ampia provvista di fichi, di +_yambos_, frutta grossa come le pere d’Europa, tenere come il burro +e rinfrescanti, e di grosse mandorle e di _magnagne_, grosse radici, +dolci, farinose, che si cuociono sotto la cenere. + +Stavano per ritornare, quando videro una specie di gallo, alto circa +quaranta centimetri, colle gambe armate di sproni, il becco rosso, +lungo e robusto, gli occhi grandi e neri e le penne bigie e rosse. +Saltellava sotto l’albero rizzando il suo ciuffo biancastro e cacciando +degli acuti _ka-ha_, _ka-hu!_... + +— È un _kagù_, — disse Asthor. — Un arrosto eccellente, che merita un +colpo di fucile. + +— Prendiamolo, pilota, — disse Grinnell. + +Asthor puntò lentamente il fucile, mirò con profonda attenzione e fece +partire la scarica. + +Il pollo fece una svolazzata in giro e cadde stecchito. + +Grinnell stava per precipitarsi verso l’albero per raccogliere la +preda, quando fra i rami d’un vicino cespuglio si rizzò un essere +umano. + +— Un negro! — esclamò il marinaio arrestandosi e armando rapidamente il +fucile. + +— Un selvaggio! — esclamò Asthor impugnando la scure. — Corbezzole! Non +è tanto brutto come credevo. — + +Infatti quell’uomo improvvisamente apparso era un selvaggio, un isolano +di Tanna. Come aveva giustamente osservato il pilota, non era brutto; +tutt’altro. Era di media statura ma robusto, di lineamenti abbastanza +regolari e la tinta bronzina; portava un semplice gonnellino di fili +d’erba intrecciati, così stretto alla cintura, da produrgli un forte +rigonfiamento sul ventre; aveva i capelli imbrattati di terra rossa +mescolata con olio, sostenuti da una specie di freccia, e al collo e +alle braccia portava ornamenti di scaglie di tartaruga e di denti di +porco selvatico. + +Le sue armi consistevano in una scure di pietra ed in un arco. + +Vedendo Grinnell, non parve sorpreso troppo, e si limitò ad esclamare: + +— _Erramange_! (È un uomo!). + +— Cosa vuole quel mangiatore di carne umana? — si chiese il pilota +perplesso. + +Gli fece cenno di avvicinarsi. Il selvaggio che aveva ascoltato i loro +discorsi con profonda attenzione, come se cercasse d’indovinarne il +significato, fece alcuni passi innanzi dicendo: + +— _Sir!_ + +— To’! — esclamò il pilota pieno di stupore. — Questo selvaggio conosce +l’inglese! Non l’hai udito, Grinnell? Mi ha chiamato signore!... + +— Che sia un selvaggio incivilito?... + +— Lo sapremo in breve. Vuoi venire con noi? — chiese il pilota. + +L’isolano parve che studiasse il significato di quella domanda, poi +rispose in inglese: + +— Yes, _sir_. (Sì, signore). — + +Si passò nella cintura la scure di pietra e si gettò l’arco in ispalla +come se volesse, con quei due gesti, rassicurare i marinai, raccolse il +_kagù_ e si avvicinò al pilota strofinando il proprio naso con quello +di lui. + +— Cosa fa? — chiese Grinnell. + +— È un segno di amicizia, — rispose Asthor. — Vieni con me, amabile +selvaggio, che ti offrirò una lauta colazione. — + +Si caricarono delle frutta e si posero tutti e tre in cammino. Grinnell +però, che era diffidente, si mise dietro all’isolano, pronto ad +accopparlo al primo atto offensivo. + +Attraversato un lembo di foresta, in pochi minuti giunsero +all’accampamento, dove il capitano, allarmato da quel colpo di fucile +sparato contro il _kagù_ li attendeva in preda ad una viva ansietà. + +— Signor Hill, vi conduco un invitato, — gridò il pilota da lontano. + +— Un antropofago! — esclamò Anna con accento poco rassicurato, mirando +il selvaggio. + +— Ma è gentile assai, miss. Avanti, signor.... come diavolo lo +chiamerò?... signor uomo-selvaggio. — + +L’isolano si avanzò, senza manifestare alcuna sorpresa, verso +l’accampamento e andò a strofinare il suo naso con quello del capitano +Hill; poi preso da un vivo terrore fece due salti indietro guardando la +gran nave mezzo coricata sulle sabbie e impugnando la scure di pietra +come per difendersi. + +Senza dubbio egli la scambiava per qualche mostro gigantesco e aveva +paura di venire assalito e mangiato; ma poi si rassicurò e sedette +dinanzi al fuoco. + +Fulton ritirò l’arrosto, che mandava un profumo delizioso e le +_magnagne_ che erano state poste sotto la cenere, poi con due colpi di +scure spaccò il guscio mettendo allo scoperto una polpa biancastra che +prometteva di essere eccellente. + +Il selvaggio fece molto onore al pasto, gradì assai i biscotti e +sorseggiò con avidità una colma tazza di vino. Tutti poi fecero un bel +vuoto nella provvista delle frutta, magnificando la delicatezza dei +banani, la fragranza delle pere e la dolcezza delle noci di cocco e +delle mandorle. + +Accese le pipe e sdraiatisi sulle fresche erbette, all’ombra dei grandi +alberi, il capitano si provò a interrogare il selvaggio, in lingua +tonghese, che conosceva abbastanza bene, e cominciò con domandargli: + +— Come ti chiami? + +— Koturè, — rispose subito l’isolano nella stessa lingua. + +— È lontano il tuo villaggio? + +— Lassù, — rispose l’isolano, indicando la cima di una montagna coperta +di fitti boschi. + +— Vorresti condurci? + +— Si! sì!... + +— Ci presenterai al tuo re?... + +— Sì. + +— Ci accoglierà bene? + +— Sì, perchè è un tuo parente. + +— Un mio parente!... + +— Sì, perchè egli è un bianco come sei te e come sono i tuoi +compagni!... — + + + + +CAPITOLO VENTESIMOTERZO. + +Il re bianco. + + +Il capitano Hill, sua figlia, il pilota e i tre marinai, +rimasero parecchi minuti senza parlare, tanta fu la loro sorpresa +nell’apprendere dal selvaggio che un uomo bianco, insignito del grado +di re, si trovava in quell’isola. Chi poteva essere costui, giunto in +quella terra selvaggia e che a tutta prima sembrava inglese o per lo +meno americano? Era un povero naufrago spinto su codeste spiagge da +qualche tempesta, oppure un marinaio colà sbarcato volontariamente? +Oppure era uno dei forzati fuggiti dalla _Nuova Georgia_ dopo l’odioso +attentato? + +Questi erano i pensieri che conturbavano il cervello dei sei naufraghi +della nave americana. + +— Chi può essere? — chiese Asthor, rompendo pel primo il silenzio. — +Ah! come sarei curioso di saperlo! + +— Che sia uno dei forzati? — disse Grinnell. + +— È impossibile, — rispose Fulton. — Koturè ha parlato di uno solo, +mentre loro erano otto. + +— Ma possono essere annegati gli altri, — osservò Mariland. + +— Lo sapremo, — disse il capitano. — State zitti, e lasciatemi +interrogare quest’uomo. + +— Sì, sì! — esclamarono tutti. + +— Koturè, — riprese il capitano rivolgendosi al selvaggio che pareva +ascoltasse con vivo interesse i loro discorsi, cercando di afferrare +il vero senso delle parole. — È giovane o vecchio il mio parente di +colore? + +— Giovane, — rispose l’isolano. + +— Ha la barba? + +— Sì, e del colore del metallo lucente. + +— Bionda vuoi dire. È molto tempo che è sbarcato nell’isola? — + +Koturè parve che pensasse un po’, quindi mostrò due volte le dieci dita +aperte. + +— Venti giorni, — disse il capitano. — Allora quel bianco non è uno dei +forzati. + +— È evidente, — disse Asthor, — avendo essi abbandonato la nostra nave +da pochissimi giorni. Ma chi può essere? + +— Sarà qualche naufrago, — rispose Anna. + +— Koturè, — riprese il capitano, — come è giunto nella vostra isola +quell’uomo? + +— È stato raccolto in mare, molto lontano di qui, da alcuni miei amici, +— rispose risolano. + +— E l’avete fatto re? + +— Sì, dopo una vittoria riportata contro la tribù del capo Arrou. +L’uomo bianco decise la sorte dello scontro, con la sua audacia. + +— Io desidero ardentemente di vedere questo mio parente. Se tu mi +conduci da lui, ti regalo un fucile e t’insegno il modo di adoperarlo. + +— Ti condurrò, — rispose l’isolano. + +Essendosi in quel frattempo calmato il mare, ritiratasi la marea, il +capitano, Anna e i marinai decisero di riguadagnare la nave per passare +colà la notte. Il selvaggio dopo di aver un po’ esitato, li seguì. + +La sua meraviglia cresceva ad ogni istante nel vedere i diversi +oggetti che ingombravano il ponte e nel mirare la profondità della +stiva. Manifestava la sua gioia con frequenti strofinamenti di naso, +non risparmiando nè quello del capitano nè quello di Anna. Quello di +Asthor era diventato rosso come una peonia chinese, poichè il selvaggio +preferiva sopra tutti, il naso grosso del vecchio pilota. + +Dopo una notte tranquilla, durante la quale il vulcano continuò a +eruttare mettendo sordi boati, che si potevano udire a venti miglia di +distanza, i naufraghi e il selvaggio lasciavano la nave per recarsi al +villaggio del re bianco. + +Armatisi tutti, s’inoltrarono sotto i grandi boschi salendo una grande +montagna coperta da fitti alberi. Raggiunta la cresta dopo molte +fermate per dare riposo ad Anna ed una marcia di tre ore, si trovarono +improvvisamente dinanzi a un villaggio, composto da una sessantina +di capanne difese tutte all’ingiro da siepi di spine. Nel mezzo, si +elevava una abitazione più vasta, più regolare, a due tetti spioventi +e che pareva costruita di recente. Si capiva a prima vista che nella +costruzione doveva aver avuto parte la mano di un europeo. + +La popolazione, composta di tre o quattrocento individui fra uomini, +donne e ragazzi, uscì in massa incontro agli stranieri; ma Koturè +respinse tutti con vigorosi colpi di bastone, senza badare dove +cadevano. + +— Andiamo dal re, — disse il capitano alla guida, — e voi altri +circondate Anna e armate i fucili. + +— Largo! — tuonò il pilota respingendo i selvaggi che si accalcavano +attorno al gruppo, nonostante la grandine di legnate. — Attento, +Grinnell, spingi e urta Fulton; e tu, Mariland, fa’ posto alla miss. +Dannati curiosi!... Eppure il vostro re è un bianco come noi!... — + +Procedendo a stento ed a furia di spinte, giunsero finalmente dinanzi +alla grande capanna. Proprio in quel momento il monarca, attirato da +tutto quel baccano, comparve sulla soglia della porta. + +Era un uomo bianco, come lo aveva descritto Koturè, di statura alta, +di circa trent’anni, con due occhi azzurri e una bella barba bionda. +Indossava una vecchia camicia sbrindellata, un paio di pantaloni +neri in parte sfondati, sorretti da una larga cintura di pelle color +d’arancio picchiettata di nero, distintivo dei grandi capi e dei re, +presso gli isolani di Tanna. Sul capo portava una corona di penne di +pappagallo e di _kagù_, fissata con una treccia di pelle, e al collo e +ai polsi numerose collane di denti di _gulù_ e braccialetti di denti di +porco selvatico e di cane mescolati a scaglie di tartaruga. + +Nel veder giungere quel drappello di uomini che circondavano una +giovanetta, il monarca bianco sbarrò gli occhi, si fece pallido come un +morto e parve pietrificato. + +Ad un tratto si strappò violentemente la corona di pelle che lo rendeva +irriconoscibile, e si slanciò verso il capitano, mandando un urlo di +gioia. + +— Non mi conoscete più?! — esclamò. + +— Collin! — gridarono il capitano, Anna e i marinai al colmo dello +stupore. + +— Signor Hill! miss Anna!... Asthor!... — gridò il re. + +— Collin!... voi!... — ripetè il capitano. + +— Sogno io! — esclamò Anna che era diventata prima pallida e poi rossa +rossa. + +— Sì, sono io, mio capitano, — gridò il re precipitandosi nelle braccia +di Hill e stringendo poi ardentemente la mano alla giovanetta, ad +Asthor e ai marinai. + +— Ma come siete qui, Collin?... — chiese il capitano che non si era +ancora rimesso dallo stupore e che parevagli ancora di sognare. + +— Ma non siete annegato? — domandò Anna che piangeva dalla gioia. — Ah! +credevo di non rivedervi mai più! + +— Ve lo dirò dopo. Entrate nella mia regale dimora e lasciate che +rimandi a casa questa popolazione chiassosa e impertinente. — + +Prese Anna per una mano e introducendola nella capanna, le disse +galantemente: + +— Permettete, miss, che vi offra il mio seggio reale. Gli altri si +contenteranno delle stuoie, non possedendo io altre sedie. + +— Grazie, signor Collin, — rispose Anna sorridendo. — Accetto di cuore, +quantunque sia il trono d’un antropofago. + +— Non ancora, miss, ve lo assicuro. Durante il mio breve regno non si è +mangiato nemmeno una costoletta umana nella mia capanna, anzi, in tutto +il mio villaggio.... almeno lo spero. Entrate, capitano; avanti, amici, +e accomodatevi come meglio potete. — + +Con un gesto imperioso congedò la popolazione intimando il più assoluto +silenzio, fece disporre la sua guardia d’onore intorno alla capanna per +non venir disturbato, e raggiunse i suoi amici che si erano accomodati +in una vasta stanza, ossia nella sala del trono, poichè nel mezzo si +trovava una specie di sgabello tappezzato di stuoie, lavoro del re +senza dubbio, non conoscendo l’uso delle sedie gli isolani dell’Oceano +Pacifico. + +— Prima di cominciare la mia storia, — disse Collin, — lasciate che vi +offra tutto ciò che produce la reale cucina: poche cose, davvero, ma +non tanto cattive. — + +Battè le mani e accorsero due ragazzi portando un vaso ricolmo d’un +liquore giallastro, delle noci di cocco e sette od otto pasticci che +esalavano un profumo appetitoso. + +— Cosa ci date? — chiese Anna, che si era accomodata sul seggio regale. + +— Della birra di mia fabbricazione, — rispose Collin offrendo delle +tazze formate da un pezzo di foglia di banano arrotondata; — poi offro +delle torte indigene composte di foglie di fico e di banano, cucinate +nella stufa, e dei pasticci di polpa di noce di cocco, e foglie di +fichi avvolti nella polpa dei banani. Vi assicuro che sono eccellenti. + +— E quelle canne, cosa sono? + +— Canne di zucchero deliziose. Ora, signor Hill, fra un boccone e +l’altro, vi narrerò la mia storia; ma sono curioso di sapere per qual +motivo io vi trovo qui. + +— È presto detto, Collin, — rispose il capitano. — Abbiamo naufragato +su quest’isola. + +— La _Nuova Georgia_ naufragata!... — esclamò Collin con dolore. — Ma +in qual modo?... E... e Bill?... + +— È fuggito, — rispose il capitano con voce sorda. + +— Fuggito!... quel miserabile è fuggito!... — gridò il tenente +stringendo i pugni. + +— E perchè questa esplosione di collera, mentre voi nulla sapete dei +progetti infami di quell’uomo? — chiese Anna. + +— Dei progetti infami?... Cosa intendete di dire, miss? Gran Dio!... Ma +cosa vi ha fatto quel miserabile? + +— Ci ha rovinati, — rispose il capitano. — Egli ed i suoi compagni non +erano naufraghi, ma evasi dal penitenziario di Norfolk. + +— E li avete raccolti i suoi compagni? + +— Sì, Collin, li abbiamo salvati a prezzo di grandi pericoli, sfidando +un abbordaggio dei selvaggi e per riconoscenza ci tradirono scatenando +le tigri contro di noi e incendiandoci la nave. + +— Infami!... E sono fuggiti?... Ma dove?... + +— Non lo sappiamo. Si sono imbarcati sul grande canotto mentre noi ci +eravamo salvati sugli alberi per sfuggire alle tigri. + +— Ma la _Nuova Georgia_ dove si trova ora? + +— Arrenata sulla costa, a otto miglia di qui. + +— Ah! — esclamò Collin. — I miei selvaggi non mi avevano riferito male. + +— Forse eravate stato avvertito del nostro sbarco? — chiese il capitano. + +— Sì, uno dei miei sudditi mi riferiva stamane che al nord dell’isola +aveva veduto aggirarsi degli uomini di pelle bianca. + +— Al nord! — esclamarono ad una voce il capitano e Asthor. — Al sud +volete dire. + +— Ma no, al nord, — disse Collin. + +— È impossibile! — esclamarono i naufraghi. — La _Nuova Georgia_ si è +arrenata al sud dell’isola. + +— Eppure il mio selvaggio non può essersi ingannato, poichè si era +recato sulle coste settentrionali alla caccia dei granchi ladri. + +— Che siano sbarcati degli altri bianchi? + +— Ma chi potrebbero essere? Degli altri naufraghi forse? — disse Collin. + +— Quanti ne ha veduti il vostro cacciatore? — chiese il capitano nella +cui mente era balenato un terribile sospetto. + +— Parecchi, ma non seppe dirmi il numero. + +— È qui il vostro uomo? + +— No, l’ho mandato alla scoperta per darmi più precise notizie. + +— Quando tornerà? + +— È partito stamane all’alba col suo fratello e spero di rivederlo fra +poche ore. Ma perchè siete così eccitato, capitano? + +— Perchè comincio a credere alla giustizia di Dio! — esclamò Hill con +tono solenne. + +— Spiegatevi, capitano, — dissero tutti. + +— Sospetto che quegli uomini siano i forzati. + +— I forzati qui!... + +— Sì, amici, devono essere gl’infami che ci incendiarono il vascello e +che scatenarono contro di noi le tigri, assassinandoci l’equipaggio. +Quei miserabili devono essersi diretti verso quest’isola, che era +la più vicina, forse per attendere qualche nave che li trasporti in +Europa od in America a godersi i denari rubatimi. Il cuore mi dice che +io non m’inganno e che fra breve tutti pagheranno il fio.... Collin, +giuratemi che voi mi aiuterete a far giustizia sommaria di quei ladri, +incendiarii e assassini. — + +Il tenente si alzò e disse con voce solenne: + +— Lo giuro, tanto più che ho un vecchio conto da saldare con quel Bill. + +— Voi!... — esclamarono tutti. + +— Sì; io, che a quest’ora dovrei dormire sotto le onde nei profondi, +abissi del Grand’Oceano. Ho ascoltato la vostra dolorosa istoria; ora +udite la mia. — + + + + +CAPITOLO VENTESIMOQUARTO. + +I forzati. + + +Collin fece servire la birra che aveva ottenuta colla fermentazione di +parecchie frutta, e che fu dichiarata ad unanimità eccellente, accese +una pipa regalatagli da Asthor, si sdraiò sulle stuoie, poi disse: + +— Voi tutti avrete supposto che io sia caduto in mare a causa d’una +disgrazia qualunque, quella notte che la Nuova Georgia lottava contro +il secondo uragano. Sono certo che a nessuno di voi è mai venuto +in mente che il mio capitombolo si dovesse attribuire ad un infame +delitto. + +— A un delitto! — esclamarono tutti, mentre Anna impallidiva per +l’emozione. — E commesso da chi? + +— Lo saprete fra poco. Fino dal primo momento in cui Bill venne +tratto a bordo del nostro veliero, io sospettai il suo vero essere. +Quelle lividure che portava ai polsi e alle gambe mi avevano spiegato +abbastanza, e lo tenevo sorvegliato attentamente, sapendo di quali +azioni sono capaci i forzati delle isole Norfolk, che sono i peggiori +di tutti, la vera schiuma dei ladri e degli assassini dell’Inghilterra. +Egli si era accorto senza dubbio dei miei sospetti, poichè tutte le +volte che io gli passavo accanto, gettava su di me i suoi sguardi +pieni d’odio profondo, nei quali si leggeva un intenso desiderio di +sbarazzarsi della mia pericolosa persona. Credo che ci fosse un altro +motivo, e cioè che egli mi sospettasse suo rivale in amore. + +— Suo rivale! — esclamò il capitano stupito, mentre Anna arrossiva. + +— Sì, poichè egli segretamente amava miss Anna. + +— Ma che sia proprio vero? Non lo credevo, malgrado tante prove. + +— Sì, Collin ha ragione, — disse la giovanetta. — Quel miserabile aveva +messo gli occhi su di me. Mi guardava sempre, cercava di soddisfare +i miei più piccoli desiderii, mi seguiva ovunque e mi ricordo che nel +momento in cui la _Nuova Georgia_ si arrenava dinanzi alle isole Figii +mi disse: «Volete vivere o morire?» Poi si decise a oliare il mare. + +— Sì; deve essere proprio così, — riprese il capitano: — quello +sciagurato ti amava, e solo per questo ha cercato di rapirti e forse ha +ordito l’infernale trama. Continuate, Collin. + +— Quella notte che ci colse la seconda tempesta, — continuò il tenente, +— ero salito sull’albero di maestra per togliere un nodo che ci +impediva di imbrogliare la vela. Mentre stavo eseguendo l’operazione, +me lo vidi dietro, a cavalcioni dello stesso pennone. Credetti che +fosse salito per aiutarmi, ma d’improvviso mi afferrò per la gola e +approfittando del momento in cui la _Nuova Georgia_ si rovesciava sul +tribordo o sul babordo, mi precipitava in mare. + +— Infame! — esclamarono i naufraghi. + +— Quando tornai in me la nave fuggiva trasportata dall’uragano. Mi +credetti perduto; pure mi misi a lottare disperatamente contro le onde +che mi travolgevano come una piuma, lanciandomi di cresta in cresta, di +abisso in abisso. Poco dopo vidi passarmi dinanzi una barca montata da +alcuni selvaggi e che la tempesta trascinava nella sua furiosa corsa. +Rapido come il lampo mi aggrappai ai bordi, sentii due braccia che +mi aiutavano e caddi svenuto. Quando rinvenni mi trovai sulle spiagge +di quest’isola. Alcuni selvaggi che tornavano dalle isole di Tonga mi +avevano raccolto e invece di mettermi allo spiedo o nella pentola colla +salsa verde, mi nominavano re del loro villaggio! Mi avevano scambiato +per una divinità marina o per un uomo di grande valore? Io ancora lo +ignoro; so però che qui tutti mi adorano, che ogni mio desiderio per +loro è un comando e che a un mio cenno sfiderebbero senza esitare anche +le fiamme del vulcano. + +— Ma contate di rimanere re di quest’isola? — chiese il pilota. — La +carica è buona, specialmente se vi trattano bene e vi ingrassano, ma +avrei paura di venir mangiato. + +— Non ho nessuna voglia di finire qui la mia vita, Asthor, — disse il +tenente ridendo. — Fra i miei sudditi conto degli abili carpentieri i +quali ci aiuteranno a costruire un grande canotto coi rottami dello +sconquassato veliero, e quando avremo terminate le nostre faccende, +spiegheremo le vele per l’Australia. — + +In quel momento si presentò un selvaggio, dicendo: + +— Paowang è giunto! + +— È l’uomo che mandai alla scoperta, — disse Collin. — Che entri! — + +Il selvaggio che attendeva di venir chiamato, si fece innanzi. Era un +bell’uomo, di statura alta, di lineamenti energici, e con lo sguardo +fiero. Pareva affannato per una lunga corsa, e per non perdere tempo +teneva ancora indosso le sue armi consistenti in una pesante mazza +di legno adorna di ciuffi di peli di cane, in una lancia con la punta +d’osso e in un arco con una dozzina di frecce. + +— Gli hai veduti? — gli chiese Collin, senza lasciarlo quasi respirare + +— Sì, capo, — rispose il selvaggio con voce affannosa. + +— Dove sono? + +— Si trovano accampati presso una caverna della costa settentrionale. + +— Quanti sono? + +— Sette e un uomo ferito. + +— Hanno nessuna barca? + +— Ho veduto sulla spiaggia i rottami d’un canotto assai grande, — +rispose il selvaggio. + +— E cosa facevano quegli uomini? + +— Hanno abbattuto un grande albero e lo scavano per fare una +imbarcazione. + +— Sono armati? + +— Ho veduto che avevano di quelle canne che lanciano fuoco e mandano +tuoni somiglianti a quelli del vulcano. + +— Sapresti condurci alla loro caverna senza farci scoprire? + +— Quando lo vorrete, anche subito, — rispose Paowang. — Ma sono tuoi +parenti quegli uomini? + +— No, sono miei nemici. + +— Allora si mangiano, — rispose il fiero antropofago. + +— Vedremo, — disse Collin. + +— Non vi è alcun dubbio, sono i forzati! — esclamò il capitano +quand’ebbe udita la traduzione di quel dialogo. — Il ferito è Bill, gli +altri sono i suoi compagni. Chiedete al selvaggio se ha veduto un uomo +assai magro e di statura alta. — + +Collin fece la domanda a Paowang. + +— Sì, — rispose questi. — Ho veduto un uomo magro come un granchio +ladro, dopo la stagione degli amori, e mi parve che fosse il capo di +quella banda. + +— È Mac Bjorn, — disse il capitano, — il luogotenente dell’infame Bill. +Finalmente il giorno della vendetta è giunto! Asthor, tu tornerai alla +costa coi marinai e una scorta di indigeni e porterai qui il cannoncino +per demolire la caverna di quei miserabili, dei fucili e delle +abbondanti munizioni. + +— Non chiedo che di partire, capitano. + +— E voi, Collin, farete radunare tutti i vostri guerrieri, i più scelti +e i più valorosi, per aiutarci nell’impresa. + +— Manderò tosto alcuni messi nei villaggi vicini. Prima di domani avrò +sotto le armi due o trecento uomini scelti. + +— E cosa farete dei forzati? — chiese Anna. + +— Si appiccheranno all’albero più alto della foresta, miss, — disse +Asthor. — Se i selvaggi vorranno poi metterli nello spiedo, io non +glielo impedirò davvero. + +— Non si arrenderanno di certo. — disse il capitano. — Se ne troveremo +qualcuno vivo, lo condurremo con noi in Australia e lo faremo rimandare +alle isole Norfolk. + +— Verrò anch’io alla caverna? — chiese Anna. + +— No, miss, — disse Collin. — Laggiù vi sono dei gravi pericoli; +rimarrete qui sotto la guardia di Koturè. — + +Poco dopo Asthor, i tre marinai e dieci indigeni scendevano le balze +della grande montagna, mentre Collin inviava parecchi messaggieri nei +vicini villaggi per far accorrere i guerrieri e i loro capi. + + + + +CAPITOLO VENTESIMOQUINTO. + +La banda di Bill. + + +Durante la notte nel villaggio del re bianco regnò una straordinaria +animazione: i guerrieri, che accampavano sulla piazza, non chiusero +un occhio. Si udivano chiacchierare, gridare, suonare le loro conche +marine, andare e venire come se fossero impazienti di partire per le +coste settentrionali dell’isola, dove contavano di fare chi sa mai +quale bottino e qual banchetto mostruoso. + +Di quando in quando giungevano dai villaggi più lontani altre bande +di guerrieri, i quali facevano la loro entrata nella capitale con un +baccano indiavolato. Si capiva che l’entusiasmo era al colmo, e che +tutti volevano prendere parte alla spedizione, essendo la guerra quasi +un divertimento pei popoli selvaggi, anzi una festa. + +All’alba Collin, il capitano e i marinai erano in piedi, pronti a +partire. Quando comparvero sulla piazza, furono accolti con grida +entusiastiche. + +Quasi trecento guerrieri, armati di mazze, di lance, di scuri di +pietra, di archi, erano schierati dinanzi alla capanna coi loro capi +alla testa. + +— Partiamo, — disse il capitano abbracciando Anna. — Non temere, figlia +mia, che torneremo tutti sani e salvi. Il nostro numero è tale da +costringere i forzati alla resa, senza bruciare molta polvere. + +— Sii prudente, padre mio, — disse la giovanetta commossa. — Non ho che +te sulla terra, e se tu venissi ucciso, non so cosa accadrebbe di me +abbandonata su quest’isola, fra degli antropofagi. + +— Ci saremo noi, miss, — rispose Collin. — Coi nostri petti faremo +scudo al padre vostro. + +— Non vi sarà bisogno, tenente, — disse il capitano. — I forzati non +opporranno molta resistenza. + +— Koturè! — gridò Collin. + +Il selvaggio si fece innanzi. + +— Lascio questa donna sotto la tua protezione, — gli disse il re. — +Bada che è più preziosa del mio trono, e ti avverto che se ella avrà +da lagnarsi di te o dei tuoi, faccio tuonare il cannone sul vostro +villaggio e lo distruggo da capo a fondo. + +— Per toccarla bisognerà che mi uccidano, — rispose il selvaggio. — +Questa donna è _tabù_ (cioè: sacra, inviolabile). + +— Sta bene; partiamo! — + +Il capitano abbracciò un’ultima volta Anna, e la schiera lasciò il +villaggio accompagnata per qualche tratto dalla rimanente popolazione. + +Paowang col fratello, e dodici dei più valenti guerrieri, aprivano la +marcia; dietro veniva il piccolo drappello degli uomini bianchi, poi +tutti gli altri disposti su una doppia fila. Il cannoncino, portato +a braccia da quattro uomini che si scambiavano ogni tratto, veniva +ultimo. + +La spedizione discese il versante opposto della montagna, aprendosi il +passo a colpi di scure, attraverso i fitti boschi; discese in una valle +stretta, ombreggiata da un numero infinito di banani che si piegavano +sotto il peso dei loro giganteschi grappoli, e interrotta qua e là da +piantagioni di canne di zucchero. + +Paowang si orizzontò col vulcano, il cui cratere vomitava sempre +fiamme, fumo e pezzi di rocce ardenti, quindi condusse la truppa +attraverso alle piantagioni per rimontare una collina. + +— Sono vicini al vulcano i miei nemici? — chiese Collin, raggiungendo +la guida. + +— A poca distanza, — rispose l’isolano. + +— Allora non accampano sulla spiaggia. + +— Il mare è lontano dalla caverna che essi abitano. + +— E perchè si sono così allontanati? + +— Perchè quella costa è quasi priva di alberi. Devono essersi +allontanati per trovare un grosso tronco da scavare. + +— Comprendo, — rispose Collin. — Meglio per noi e peggio per loro. Bada +però, Paowang, che se ci scoprono fuggiranno nei boschi. + +— Ci avvicineremo con prudenza, capo. Quando ci vedranno saranno ormai +circondati. + +— È isolata la loro caverna? + +— Si trova ai piedi di una collinetta. + +— È boscosa l’altura? + +— Solamente il versante opposto. — + +Alle otto del mattino, dopo una marcia di tre ore, salendo e scendendo +colline e attraversando vallate e burroni, Paowang si arrestò ai piedi +del vulcano. + +— Ci siamo? — chiese Collin. + +— Fra breve, — rispose l’isolano. — Che il grosso della truppa rimanga +qui e noi coi vostri amici bianchi raggiungiamo la vetta di quella +collina. — + +Fecero sdraiare le truppe fra le macchie raccomandando a tutti il più +profondo silenzio; poi il capitano Collin e Paowang salirono l’altura +cacciandosi fra i cespugli e gli alberi. In meno di venti minuti +raggiunsero la cima e di là girarono lo sguardo sul paese circostante. + +All’est, a una distanza di un miglio e mezzo, si vedeva l’Oceano le +cui ondate si frangevano con fragore contro la spiaggia; in faccia a +loro s’alzava il vulcano avvolto fra nuvoloni di fumo e di scintille, +che di quando in quando il vento lacerava lasciando vedere l’immensa +colonna di fuoco che erompeva dal cratere, e all’ovest sorgeva una +piccola altura addossata a un colle, priva di vegetazione da un lato, +ma coperta dall’altro da fitte macchie e da gruppi di alberi di cocco e +di fichi. + +— Si vedono? — chiesero ansiosamente Collin e il capitano. + +— Sì, — rispose l’isolano, dopo alcuni istanti di acuta osservazione. — +Eccoli laggiù. + +— Dove?... dove?... + +— Ai piedi dell’altura. — + +Il capitano e Collin guardarono nella direzione indicata, ed infatti +scorsero sette uomini, sette marinai, a giudicarli alle vesti che +indossavano, intenti a lavorare un tronco d’albero di dimensioni +gigantesche, per trasformarlo senza dubbio in un canotto. + +— Sono essi! — esclamò il capitano. — Ecco là Mac Bjorn che dirige il +lavoro; quello corpulento è Mac Doil, il terzo è O’Donnell, il quarto +Brown, il quinto, quello che manovra la scure, è Dikens, il sesto è +Kingston e l’altro è Welker. + +— Ma dov’è l’ottavo, l’infame Bill? — chiese Collin coi denti stretti. + +— Eccolo là, sdraiato ai piedi di quel banano, — rispose il capitano. — +Il miserabile è ancora vivo, malgrado le sue due ferite. — + +Collin aprì il cespuglio che li nascondeva e guardò. Infatti, sdraiato +all’ombra di un banano, vide l’ottavo forzato che riconobbe subito. + +— Bill! — esclamò con inesprimibile accento d’odio. — A noi due, +furfante! + +— E la caverna? — chiese il capitano. + +— Non vedete quell’apertura? — rispose il tenente. — Guardate là, +presso quel cespuglio. + +— La vedo. + +— Come disporremo i nostri uomini? + +— Paowang con cento uomini s’imboscherà fra quei cespugli che si +estendono verso l’est; suo fratello, con altrettanti, si celerà +in mezzo a quel bosco di fichi che si stende verso l’ovest, e noi +prenderemo posto dinanzi, fra quelle macchie. Se i forzati saliranno la +collina, ci riuscirà facile ad allargare le tre bande e accerchiarla. + +— Vado a dare gli ordini necessari, — disse Collin. — Aspettatemi qui; +poi scenderemo attraverso a questo bosco e prenderemo posto dinanzi +alla collina. — + +Il tenente e Paowang discesero l’altura e il capitano rimase in +osservazione. + +Mezz’ora dopo, Collin era di ritorno accompagnato dai marinai che +portavano il cannoncino e da una cinquantina di guerrieri, scelti fra i +più valorosi. + +— Sono partiti gli altri? — gli chiese il capitano. + +— Fra pochi minuti saranno anche a posto, — rispose il tenente. — +Scendiamo, capitano. — + +Tenendosi al coperto dai cespugli attraversarono l’altura e passando +fra i boschi raggiunsero il piano calandosi in mezzo a due immensi +fichi baniani che da sè soli formavano una piccola foresta. + +Asthor postò il cannoncino dinanzi all’altura puntandolo verso la +caverna, e Collin distese i suoi guerrieri a destra e a sinistra, +appiattandoli dietro ai numerosi tronchi dei fichi colossali. + +Avevano appena terminato quei preparativi di combattimento, quando si +videro i forzati interrompere bruscamente il loro lavoro, guardare +all’intorno con visibile sospetto, quindi fuggire precipitosamente +verso la caverna preceduti da Bill che zoppicava. + +— Fulmini e lampi! — esclamò Asthor, che stava caricando il pezzo. — Ci +hanno scoperti!... + +— Meglio così, — rispose Collin. — Ora non possono più scapparci. — + +Così dicendo sparò un colpo di fucile in direzione della grotta. + +A quel segnale urla feroci s’alzarono nei boschi che circondavano +l’altura e si videro apparire i selvaggi, i quali agitavano +furiosamente le loro armi, impazienti di venire alle mani. + +— Intimiamo la resa, — disse il capitano. + +— Quelle canaglie non si arrenderanno, — rispose il pilota. + +— Guarda! guarda! — esclamarono Fulton e Mariland. + +Un forzato era uscito dalla caverna tenendo in mano un fucile e cercava +di rendersi conto di ciò che stava per accadere. Senza dubbio, non +sapendo ancora chi erano gli assalitori, doveva essere sorpreso di aver +udito, fra quei selvaggi clamori, un colpo di fucile che annunciava la +presenza di uomini bianchi. + +— Chi vive? — gridò. — Amici o nemici? + +— Sono io, mastro Brown! — esclamò Hill, uscendo dal bosco. — Mi +riconosci?... — + +Il forzato nel vedere il capitano della _Nuova Georgia_ che credeva +ormai morto o molto lontano, retrocesse bruscamente e lo guardò con due +occhi che parevano quelli d’un pazzo. + +— I morti ritornano! — balbettò. + +— Sì, ma per appiccarvi tutti!... + +— E cosa volete? — chiese il miserabile, pallido come un morto. + +— Appiccarvi tutti!... — risposero i naufraghi, uscendo dalle macchie. + +— Prima vi bisogna il nostro permesso, — gridò una voce beffarda. + +Mac Bjorn, l’antipatico luogotenente di Bill, era comparso sul limitare +della caverna e guardava sogghignando, con una insolente bravata, +gli ultimi superstiti dell’incendio e dell’assalto spaventevole delle +tigri. + +— Mille folgori! — riprese egli. — Bisogna dire che avete la pelle +dura, capitano, per trovarvi qui ancora in ottima salute; ma vi accerto +che è dura anche la nostra e che la cravatta di canapa che dovrebbe +appiccarci non è ancora stata filata. Orsù, in ritirata, Brown, e bada +alle palle!... + +Il pilota e Fulton, furiosi per l’insolenza e l’ironia di quel +furfante, fecero fuoco, ma il forzato con un balzo si rifugiò nella +caverna, seguito subito da Brown. + +— Vi prenderemo, state certi! — gridò Collin. — Orsù, a posto di +combattimento!... — + +Tre o quattro colpi di fucile partirono dalla caverna, ma il tenente +ed il capitano avevano avuto tempo di ripararsi dietro ai tronchi dei +fichi baniani. I selvaggi udendo quelle fucilate, emisero spaventevoli +vociferazioni e risposero con una nube di freccie, ma senza alcun +risultato, essendo i forzati solidamente trincerati e nascosti dietro +a enormi pezzi di roccia, che avevano fatto rotolare dinanzi al loro +fortino. + +— Bah! Non sarà coi vostri stuzzicadenti che li farete sloggiare, — +disse il pilota. — Ci vuole della mitraglia per quei furfanti, ma ci +siamo noi, e fra poco li faremo cantare, ma non di piacere. — + +Puntò il cannoncino e lanciò la prima scarica le cui palle scrosciarono +contro le roccie. Nella caverna si udirono urla di furore e una voce, +quella di Brown, che gridava: + +— Son morto!... + +— Quello ha cantato, — disse il pilota. — Un furfante di meno che ci +darà da fare. + +— Fuoco! — comandò Collin. + +Le carabine cominciarono a fischiare mescendo le loro acute detonazioni +a quelle sonore del piccolo pezzo, ai sibili delle freccie e alle +vociferazioni dei selvaggi. + +I forzati però, solidamente trincerati, non si sgomentavano e +opponevano una fiera resistenza, rispondendo colpo per colpo e +abbattendo con matematica precisione i selvaggi che osavano lasciare la +macchia per lanciare le loro zagaglie contro l’apertura. + +Di quando in quando, attraverso al fumo che usciva dalla nera galleria, +appariva qualche testa, che subito tornava a nascondersi, e si udiva la +voce sarcastica di Mac Bjorn gridare: + +— Fuoco su quei dannati americani! Mirate giusto e picchiate +sodo!... — + +Invano Asthor lanciava la mitraglia del suo pezzo proprio dentro +la caverna sgretolando le rocce; invano il capitano, Collin e i +tre marinai scaricavano senza posa le loro carabine e i selvaggi +scagliavano lance e freccie: i forzati resistevano con disperata +energia e non accennavano ad arrendersi e, quello che è peggio, non +cadevano, riparati come erano. + +Già dodici o quindici isolani giacevano senza vita fra i cespugli, +stecchiti dal piombo di quei ribaldi, quando il capitano tuonò: + +— Finalmente sono nostri!... + +— Si arrendono? — chiese Collin. + +— No, ma li costringeremo. + +— In qual modo? + +— Affumicandoli. + +— Asthor, lascia il cannone; prendi dieci uomini e va’ a incendiare i +cespugli che stanno dinanzi alla caverna. + +— Pronto! capitano, — rispose il pilota. + +— Bada alle palle! + +— Non mi coglieranno: ho già scelta una via sicura. + +— Va’, adunque, e spicciati. — + + + + +CAPITOLO VENTESIMOSESTO. + +L’assalto della caverna. + + +Quello dell’affumicatura era l’unico modo per costringere i forzati +alla resa. Trincerati dietro alcune salde rocce che sfidavano la +mitraglia e le palle delle carabine, potevano tener fronte ad un intero +esercito. + +È vero che si poteva assediarli fino all’esaurimento dei viveri o fino +alla mancanza delle munizioni; ma ciò richiedeva forse un tempo troppo +lungo, e l’entusiasmo dei selvaggi poteva raffreddarsi, non essendo +abituati alle lunghe resistenze, decidendo le loro battaglie in pochi +quarti d’ora. + +Asthor prese con sè Grinnell e dieci isolani, si gettarono in mezzo +alle macchie strisciando come serpenti, e raggiunsero il gigantesco +tronco che i forzati avevano atterrato per fabbricarsi l’imbarcazione e +che giaceva a soli quindici passi dalla caverna. Dietro a quel riparo, +non potevano temere le palle dei difensori della caverna. + +— Presto, diamo fuoco ai cespugli, — disse Asthor. — Il vento soffia +dalla costa e spingerà il fumo nella caverna. Bella idea che ha avuto +il capitano! — + +Accese l’esca, sparse fra le piante e gli sterpi vicini della polvere +da sparo e vi diede fuoco. Quasi subito una fiamma si alzò allargandosi +rapidamente e investendo le frondi e i rami delle macchie, i quali si +contorcevano scoppiettando. + +I forzati che si erano accorti della manovra degli assedianti e che +comprendevano il grave pericolo che stavano per correre, vedendo quelle +fiamme che sprigionavano nuvoloni di fumo, si misero a urlare come +dannati e drizzarono i loro fucili verso i vicini cespugli credendo che +gli incendiarii fossero allo scoperto; ma le loro palle non riuscivano +a toccare nè i due marinai nè gl’isolani che si tenevano accuratamente +riparati dietro il gigantesco tronco. + +Furiosi per questo scacco e pel fumo che il vento spingeva verso la +caverna, balzarono fuori per sloggiare i nemici che erano così vicini, +ma il capitano e Collin non li perdevano di vista e lanciarono un nembo +di mitraglia. + +Due forzati caddero fulminati; gli altri fuggirono precipitosamente +nella caverna, trascinandosi dietro un compagno ferito. + +— Ecco altri due che se ne sono iti, — disse Asthor. — Peccato che quel +figuro di Mac Bjorn non sia del numero! Mi pare però che non abbia più +voglia di canzonarci. + +— Fra poco non ci canzonerà più, — disse Grinnell che cercava di +assestare una palla a qualche altro di quei furfanti. — Se il fuoco +non si spegne, riempirà la caverna di fumo in modo da non lasciarli più +respirare. + +— Avanti! — si udivano gridare in quel momento il capitano e Collin. + +A quel comando i selvaggi si gettarono carponi e si misero a strisciare +attraverso ai cespugli tentando di avvicinarsi alla caverna. Asthor, +Grinnell ed i loro dieci compagni fecero altrettanto, tenendosi dietro +alle vampe che procedevano sempre divorando le piante che incontravano +sul loro passaggio. + +I forzati tiravano sempre, incoraggiandosi con grida feroci; però +la loro resistenza non era tenace come prima e per di più parevano +pochissimi, imperocchè non tuonavano che tre sole carabine. + +Erano tutti morti gli altri o il fumo gli aveva ridotti in tale stato +da non essere più in grado di sostenere la lotta? + +— Che gatta ci covi? — si chiedeva Asthor, cercando di vedere ciò che +succedeva nella caverna. — Uhm! non so cosa dire e temo una brutta +sorpresa. — + +I selvaggi coperti dal fumo e dalle fiamme giunsero a soli venti passi +dalla caverna. Abbandonata ogni cautela balzarono in piedi e lanciarono +le loro zagaglie e le loro frecce, mentre i bianchi facevano una +scarica generale delle loro armi. + +Gli assediati risposero con una salva d’imprecazioni, poi attraverso +il fumo si vide apparire un uomo che si reggeva a stento in piedi; ma +fatti pochi passi all’aperto, stramazzò a terra. + +— È Dikens! — esclamò il pilota, che lo aveva riconosciuto. — Un altro +che va a trovare messer Belzebù. + +— Un’altra scarica, — comandò Collin, — e poi tutti avanti! — + +Cinque colpi di carabina echeggiarono, mentre i selvaggi lanciavano +attraverso all’apertura le loro scuri di pietra; ma i forzati non +risposero. + +Asthor che era giunto a pochi passi dalla caverna, si rizzò in piedi +tenendo in mano la carabina e guardò al di là delle fiamme, ma non vide +in piedi nessun uomo. + +— Tuoni e lampi! — esclamò. — Come va questa faccenda? + +— Li vedi? — gridò il capitano. + +— Aspettate.... vedo attraverso il fumo un uomo che si dibatte; ma +gli altri?... Ah! ne vedo altri due che mi pare abbiano finita la loro +brutta esistenza. + +— Avanti! — gridò Collin. + +I selvaggi colle lance dispersero i tizzoni, abbatterono i cespugli che +ancora bruciavano, e giunsero dinanzi alla caverna contemporaneamente +ad Asthor ed a Grinnell. + +— Non vedo che dei morti e un moribondo, — gridò egli, saltando dentro. + +Il capitano e Collin lo raggiunsero, ma dovettero retrocedere per +cagione del fumo. Appena però si fu diradato, s’inoltrarono cautamente +attraverso la nera apertura che pareva si addentrasse profondamente nei +fianchi del colle. + +Quattro uomini giacevano dietro le rocce che avevano con tanta +ostinazione difese. Erano Brown con la fronte spaccata da una palla, +Mac-Doil col petto coperto di sangue, Kingston e O’Donnell che erano +stati uccisi dalle lance dei selvaggi. Il quinto, Welker, rantolava +appoggiato alla parete. + +— E gli altri? — chiese Collin, girando intorno un rapido sguardo. + +— Dikens è caduto fuori, — disse Asthor. + +— Ma Bill e Mac Bjorn? — chiese il capitano. + +— Eh! per mille vascelli non si vedono! — esclamò il pilota mostrando i +pugni. + +— Eppure non devono essere fuggiti, — disse Collin. + +— Welker, — disse il capitano avvicinandosi al forzato. + +Il miserabile udendo pronunziare il suo nome aprì gli occhi, e +vedendosi dinanzi Hill borbottò, forzandosi a sorridere: + +— Appiccherete un morto, capitano. + +— Dove sono Bill e Mac Bjorn? — + +Negli occhi del moribondo brillò uno sguardo d’odio. + +— Vili!... — esclamò. — Ci han...no abban...donati.... tra...diti!... + +— Ma come?... + +— Là!... là!... — mormorò egli additando il fondo della caverna. — +Fug... giti!... + +— Una parola ancora, — disse il capitano. — Chi siete voi? — + +Un pallido sorriso sfiorò le labbra di Welker. + +— Son.... mor...to, — disse. — Non.... im...porta.... sia...mo +forz...ati di Nor.... — + +Non finì: un tremito generale lo prese, alzò le braccia portandosi +le mani raggrinzate alla gola e si accasciò su sè stesso rimanendo +immobile. Era morto!... + +— Affrettiamoci, — disse Collin, — o quei miserabili ci +fuggiranno. — + +Si slanciarono verso il fondo della caverna e scoprirono uno stretto +corridoio oscuro. Senza badare al pericolo a cui si esponevano, +si cacciarono dentro tenendo le armi in pugno e dopo aver percorso +cinquecento metri si trovarono dinanzi ad una apertura che pareva +scavata di recente a colpi di piccone o di scure. + +L’attraversarono e uscirono all’aperto. Si trovarono sul versante +opposto dell’altura, il quale si univa colla base di una collina che +addossavasi al vulcano. + +— Fuggiti! — gridò Collin, strappandosi i capelli. + +— Ah! miserabili! — esclamò il capitano. + +— E si sono portati via anche i vostri danari, signor Hill, — disse +Asthor che aveva frugato in tutti gli angoli della caverna. + +— Ma li raggiungeremo anche se si dovesse frugare tutte le foreste +dell’isola, — disse Collin. + +— E dove si saranno diretti? — chiese il capitano. — Non possono +avere molto vantaggio su di noi, tanto più che Bill è ferito e +zoppica. — + +In quell’istante Paowang, che da qualche minuto osservava attentamente +il terreno, si avvicinò a Collin e gli disse: + +— Ho scoperto le loro tracce, capo. + +— Dove si dirigano? + +— Salgono la collina. + +— Saresti capace di seguirli? + +— Sì; e senza smarrirli. + +— Allora partiamo. Che dieci guerrieri si uniscano a noi. — + +Collin chiamò dieci isolani e si mise in marcia dietro a Paowang, +seguito da Hill, Asthor e dai tre marinai. + +Continuando le tracce lasciate dai due fuggiaschi che si vedevano +impresse sulle erbe che qua e là apparivano calpestate, o fra i +cespugli che si vedevano qua e là strappati, salirono la collina, +l’attraversarono e scesero l’altro versante. + +Giunti al basso, Paowang si fermò indeciso. + +— Hai perduto le tracce? — gli chiese Collin. + +— No, ma tornano indietro. + +— È impossibile! + +— Eppure non m’inganno. + +— Ma noi non li abbiamo incontrati. — + +Il selvaggio non rispose. Guardava attentamente le boscaglie e pareva +che un pensiero profondo lo tormentasse. + +— Aspettatemi qui, capo, — disse poi. + +Si gettò a terra e si mise a studiare attentamente le erbe, guardando +con viva attenzione i rami dei cespugli che si vedevano spezzati di +recente, poi si mise a camminare carponi descrivendo un semicerchio che +terminava verso la collina. Poco dopo però si vide tornare indietro e +dirigersi verso la base del vulcano. + +— Ha salito la montagna tremante, — disse. + +— Hanno salito, vuoi dire. — + +Paowang scosse il capo. + +— No, — disse poi, — poichè la traccia è una sola. + +— Che si siano divisi? — disse il capitano. + +— Ma le tracce dell’altro? + +— Avete ragione, Collin. + +— Indovino, — disse Asthor. + +— Cosa intendi di dire? — domandò Hill. + +— Voglio dire che Mac Bjorn si è preso Bill fra le braccia per non +affaticarlo. Voi già sapete che quell’infame è ferito in una gamba, +poichè l’abbiamo veduto zoppicare. + +— Hai ragione, Asthor. Deve essere così; ma tanto meglio per noi, +poichè faremo più presto a raggiungerli. + +— Ha le gambe lunghe quel Mac Bjorn, — disse Asthor, — e temo che ci +farà sudare assai. È magro come uno scheletro, ma, perdinci, è tutto +nervi ed è capace di farci correre un bel tratto col suo compagno sulle +spalle. + +— Avanti, — disse Collin. + +Paowang si era già messo in cammino dietro la traccia, inoltrandosi +traverso ai boschi che si arrampicavano sui fianchi della montagna +tremante. Hill, Collin e tutti gli altri lo raggiunsero. + +Il cammino diventava sempre più difficile, a mano a mano che salivano. +Un numero immenso di liane s’attortigliavano agli alberi o si +allungavano sul terreno come serpenti, intrecciandosi in mille guise, +descrivendo curve e serpentine d’ogni dimensione e impedendo il passo +al piccolo drappello. Ora invece si stendevano fitte macchie formate +d’una specie di nocciuoli coi rami assai uniti, oppure immense zone +di certe canne che somigliavano ai _bambù tulda_ e che erano strette +le une alle altre, da non permettere il passo se prima non venivano +abbattute. + +I marinai e gli indigeni lavoravano di sciabola e di scure con una +specie di furore, ma in certi momenti si trovavano imbarazzati a farsi +largo fra quegli ammassi di vegetali che pareva volessero soffocarli. +Paowang aveva smarrito la traccia da parecchio tempo, ma continuava +a salire la grande montagna. Il suo istinto lo guidava ed era certo, +certissimo, di aver dinanzi i due fuggiaschi. + +Di tratto in tratto si arrestava, e dopo d’aver raccomandato il più +profondo silenzio, ascoltava attentamente sperando di raccogliere +qualche rumore che indicasse la presenza dei due nemici; ma i continui +boati della montagna soffocavano ogni cosa. + +Alle tre pomeridiane il drappello, trafelato per la lunga marcia, era +giunto presso la cresta di una collina che si addossava al vulcano, +quando Paowang che camminava sempre in testa a tutti sfidando la nera +cenere che il vulcano eruttava, si fermò dinanzi ad uno stagno le cui +acque fumavano, mandando uno sgradevole odore di zolfo. + +Si curvò ed esaminò la polvere nera che copriva le rive di quella +sorgente d’acqua calda. + +— Ecco le loro tracce! — esclamò! — Sono quelle di due uomini e seguono +la cresta della collina. + +— Che abbiano intenzione di deviare? — chiese Collin. + +— Sì.... ma.... silenzio! — + +L’isolano si era bruscamente rialzato e i suoi occhi si erano fissati +sui fianchi di una vicina montagna, assai più alta del vulcano e che +pareva si dovesse prolungare in direzione della costa. Salì su di una +roccia tenendosi nascosto dietro ai rami di un niaulis, e riparandosi +gli occhi colle mani, per difenderli dai raggi del sole, continuò a +guardare. + +— Ho udito rompersi alcuni rami, — disse poi, — e vedo i cespugli +agitarsi lassù. + +— Ancora?... + +— Sì, eccoli!... — + +Collin, il capitano e i marinai guardarono nella direzione indicata, +e videro apparire, a circa sei o settecento metri sul versante della +montagna che stava loro di fronte, una testa. + +Scomparve subito, ma quel momento era bastato. + +— Mac Bjorn! — esclamarono tutti. + +Asthor e Fulton puntarono rapidamente le carabine e fecero fuoco. Si +videro i cespugli agitarsi rapidamente, poi più nulla. + +Avevano le palle colpito nel segno, o i due forzati si erano nascosti o +allontanati strisciando? + +— Accorriamo, — disse il capitano. — Ormai non ci sfuggono +più!... — + + + + +CAPITOLO VENTESIMOSETTIMO. + +Bill preso. + + +Per i due miserabili era finita; la loro cattura, non era più che +questione di ore, forse di minuti. Ormai la loro fuga non poteva +riuscire, dacchè erano stati scoperti ad una così breve distanza. + +È vero che attraverso a quelle intricate boscaglie, mezzo chilometro +era tuttavia un bel vantaggio; ma Mac Bjorn doveva essere stremato di +forze e il suo compagno non poteva accelerare il passo, ferito come era +e zoppicante. + +Collin e il capitano, che sospiravano il momento di agguantarli, si +slanciarono dietro a Paowang che era già partito, seguito dai marinai e +dai dieci indigeni. + +Attraversata la cresta della collina, scesero in una piccola valle e +ripresero la salita di quella seconda montagna, procurando di dirigersi +verso il luogo ove avevano veduto apparire la testa dell’allampanato +Mac Bjorn. + +Abbattendo con furore le piante che loro impedivano il cammino, dopo +venti minuti di rapida ascensione raggiungevano la macchia di cespugli, +contro la quale Asthor e Fulton avevano fatto fuoco nella speranza di +abbattere i due forzati. + +— Li vedi, Paowang? — chiese Collin. + +— Non vedo che un cappello, — rispose il selvaggio. + +— Da’ qua!... — + +Paowang gli porse un berretto da marinaio che aveva trovato in mezzo ai +cespugli. + +— È quello di Mac Bjorn, — disse il capitano. + +— Ed è forato da una palla, — soggiunse Asthor. + +— Cerchiamo, — riprese Collin. + +— To’!... Cos’è questo! — esclamò Mariland indicando delle erbe +macchiate di rosso. + +— È sangue, — affermarono i due comandanti. + +— Che Mac Bjorn sia stato ferito? — chiese Asthor. + +— O lui o Bill di certo, — rispose il capitano. + +— Tanto meglio; li raggiungeremo più facilmente, — disse Collin. — Vedi +nulla, Paowang? + +— Sì, — rispose il selvaggio che guardava in alto. — Ho veduto ancora i +cespugli muoversi. + +— Dove? + +— Lassù, a trecento passi. — + +In quell’istante una detonazione echeggiò in alto, e una palla fischiò +agli orecchi del capitano abbattendo un selvaggio che gli stava dietro. + +Una nube di fumo si alzò in mezzo ad una macchia, disperdendosi +lentamente. + +— A terra! — gridò Collin. + +— Diamine, grandina! — esclamò Asthor gittandosi dietro il tronco d’un +albero. — Ci sono molto vicini, a quanto sembra. + +Collin e il capitano puntarono le loro carabine verso il cespuglio, +su cui ondeggiava ancora la nuvoletta di fumo, e fecero fuoco +simultaneamente. + +Un urlo di dolore rimbombò sulla montagna, seguíto poco dopo da una +voce che gridava: + +— Questa volta ci sono!... + +— È Mac Bjorn! — gridarono i marinai. + +— È toccato! — gridò Collin. + +— Attenti alle teste! — tuonò Asthor. + +Un macigno del peso di mezzo quintale scendeva rimbalzando giù per i +fianchi della montagna, schiantando sul suo passaggio i cespugli ed +i tronchi dei piccoli alberi. Passò a soli cinque metri dalla piccola +banda. + +— Non hai l’occhio giusto, Mac Bjorn! — gridò Asthor. + +— Si fa quello che si può, — rispose il bandito col suo solito accento +beffardo. + +— Ma noi faremo di più pel tuo collo, brigante! — gridò Collin. + +— Se mi troverete vivo!... + +— Avanti, ma attenti ai sassi e alle palle, — disse il capitano. + +— Un momento, signore, — disse Asthor, fermandolo. — Ora gli manderò +uno dei miei confetti. — + +A rischio di ricevere una palla nel cranio, s’arrampicò sull’albero +che fino allora lo aveva protetto, si pose a cavalcioni di un ramo, +procurando di confondersi fra il fogliame e puntò la carabina mirando +con profonda attenzione. + +Un minuto dopo premeva il grilletto. La detonazione fu seguita da un +secondo grido. + +— Ci sei? — chiese Asthor. + +Nessuno rispose; ma poco dopo si udì una voce fioca, ma ancora beffarda +che diceva: + +— Ho avuto il mio avere!... + +— Ha dell’audacia quel manigoldo! — esclamò Collin pieno di stupore. — +È una disgrazia che sia una canaglia di tre cotte. + +— Ma Bill, dove sarà? — chiese il capitano. + +— Sarà morto, — disse Asthor. + +— O a quest’ora fugge, — rispose Collin. + +— Zitti! — esclamò Fulton. + +Sulla montagna si udiva ancora Mac Bjorn che diceva con voce sempre più +fioca: + +— Fuggi.... io ormai.... sono spacciato.... e la vista mi.... si +intorbidisce.... Bah!... così.... dovevo.... finire!.... + +— Bill ci sfugge! — esclamò Collin. — Avanti! avanti! — + +Ripresero l’ascensione dell’alta montagna in fila indiana, cioè uno +dietro all’altro per perdere minor tempo ad aprirsi il passaggio. +Paowang, il più pratico dei luoghi, si trovava sempre alla testa e +recideva le liane e i rami con una sciabola d’abbordaggio. + +Raggiunta la macchia superiore, trovarono disteso Mac Bjorn. Il +miserabile non dava più segno di vita e il sangue gli usciva in copia +da due ferite che aveva sul petto, una a destra e l’altra a sinistra. + +Quel furfante pareva che dormisse, e sulle sue labbra vedevasi ancora +l’ironico sorriso che non lo abbandonò mai. + +— Beffardo visse e beffardo morì! — esclamò Asthor. — Tale doveva +essere la sua fine. — + +A pochi passi dal bandito si trovava la sua carabina, e più in là +Grinnell raccolse una cassetta, quella che Bill aveva rubata al +capitano. + +Fu subito aperta, ma non conteneva che pochi dollari e poche carte. + +— Dove sono andati gli altri? — si chiese Asthor. + +— Se li sarà presi Bill, — rispose il capitano. + +— Ci tiene ai denaro rubato, l’assassino! Eppure mi sembra che non sia +il momento opportuno per caricarsi di tanto peso. + +— In marcia! — gridò Collin. + +— Eccolo! — gridò Fulton in quell’istante. — Ha lasciato il +bosco. — + +Tutti gli occhi si volsero verso la cima della montagna. Su di una +zona che appariva sgombra di piante, si vide Bill, il quale saliva +faticosamente zoppicando e barcollando. + +— Fermati, o faccio fuoco! — gridò Collin. + +Il forzato si volse, e vedendosi osservato si levò di spalla la +carabina come se avesse intenzione di scaricarla; ma poi riprese la +salita con maggior rapidità raggiungendo un’altra macchia. + +Collin, furioso, puntò il fucile; ma il capitano glielo abbassò. + +— È inutile, — disse Hill. — Ormai è nostro. — + +Infatti pel forzato era proprio finita. Soli trecento metri lo +separavano dai suoi insecutori; la sua gamba ferita e la stanchezza non +gli permettevano più di camminare lesto, e la cresta della montagna era +ancora alta. + +— Un ultimo sforzo, amici, — disse il capitano. + +Quantunque fossero tutti spossati da quella caccia all’uomo che durava +da parecchie ore e dalla lunga marcia fatta nel mattino, salirono +quasi a passo di corsa la ripida costa e raggiunsero il margine della +foresta. + +Più oltre il terreno era quasi spoglio di vegetazione, sparso solamente +di poche graminacee e di rocce. Bill, che non poteva più nascondersi, +faceva sforzi disperati per guadagnare la cresta della montagna, forse +sperando di trovare un rifugio nei boschi dell’opposto versante; ma si +capiva che non poteva più reggersi. + +Si udiva ansimare fortemente e si vedeva aggrapparsi agli sterpi e alle +rupi per aiutarsi, fermarsi per riprendere lena; e poi continuava la +salita traballando come un ubbriaco. + +— Fermati, o ti spezzo le gambe! — gridò Collin. + +Il forzato non rispose e continuò a salile. + +— Fermati! — ripetè il tenente con tono minaccioso. + +Bill questa volta si fermò. I suoi accaniti insecutori erano distanti +pochi passi, e avrebbero potuto ucciderlo colla massima facilità. + +Incrociò le braccia sul petto, dopo aver gettata via la carabina, e +guardandoli fissi disse con voce rotta: + +— Ho perduto la partita: pago!... — + +Poi si lasciò cadere su di una rupe, prendendosi il capo fra le mani. + +Collin che precedeva tutti, gli si precipitò addosso puntando contro di +lui il fucile. + +— Mi riconosci, miserabile?! — gridò. + +Bill alzò il capo mostrando il viso, che in quel momento era più bianco +d’un panno lavato, e disse con voce lenta, misurata: + +— Vi riconosco; si vede che i morti talvolta ritornano. + +— Ed io sai chi sono? — gli chiese Hill, che lo aveva raggiunto. + +Un lampo d’odio brillò negli occhi del forzato. + +— Voi! — esclamò. — Per quale arte diabolica siete qui e vivo? Credevo +le tigri vi avessero divorato. + +— Ti sei ingannato, assassino, incendiario e ladro. Sono vivo ancora, e +qui giunto per farti scontare le tue infamie. + +— Uccidetemi adunque, se così vi piace. Ho perduto, e sono pronto a +pagare. + +— No, la morte sarebbe troppo dolce. + +— Cosa intendete di fare? — chiese il forzato con inquietudine. + +— Ti ricondurrò alle isole di Norfolk. — + +Il viso di Bill divenne ancora più pallido e i suoi lineamenti si +contrassero ferocemente. + +— È viva ancora vostra figlia? — chiese egli improvvisamente. + +— Sì, Dio l’ha protetta. + +— Ma perderà voi! — esclamò il bandito. + +Poi rapido come il lampo si trasse dalla giubba una pistola già montata +e la puntò contro il capitano; ma Grinnell che gli stava accanto lo +fece stramazzare al suolo con una calciata di fucile. Il colpo partì, e +la palla si perdette altrove. + +— Sii maledetto! — ruggì il forzato. + +— Legatelo, — disse Collin. + +I marinai si gettarono su Bill e lo legarono strettamente, nonostante +la sua disperata resistenza. Asthor prima lo frugò facendo piovere +dalle tasche i biglietti rubati nella cabina del capitano. + +— Stanno meglio nelle saccocce del suo proprietario che nelle tue, — +disse il pilota. — E poi, ai forzati che vanno alle isole di Norfolk il +denaro è inutile, vecchia canaglia. + +— Ritorniamo, — disse Collin. — La notte cala e la via è lunga. — + +Ad un suo cenno quattro selvaggi levarono Bill e lo trasportarono giù +dalla montagna. + +Asthor prima di lasciare la vetta guardò in giù, nelle sottostanti +pianure e vallate. Nel fondo, presso la collina, alla cui base aprivasi +la caverna, egli scorse dei fuochi giganteschi brillare fra gli alberi. + +— Guarda, — disse rivolgendosi a Grinnell che lo precedeva. + +— I selvaggi banchettano colla carne bianca, — rispose il marinaio. + +— Buon appetito! — gridò Asthor. + +E questa fu l’orazione funebre dei compagni dell’infame Bill, degli +evasi dal penitenziario delle isole di Norfolk! + + + + +CAPITOLO VENTESIMOTTAVO. + +Conclusione. + + +Pochi giorni dopo le vicende narrate, i naufraghi della _Nuova +Georgia_, aiutati dai selvaggi che ubbidivano sempre al proprio re che +ai loro occhi si era fatta una grande riputazione dopo la distruzione +dei forzati, presero a demolire il vascello per costruirsi una grande +scialuppa. + +Ormai non avevano più nulla da fare a Tanna, e tutti sospiravano il +momento di giungere in paesi civili. + +I lavori, sotto la direzione del capitano e di Collin, furono spinti +così alacremente, che quattro settimane dopo veniva varata la nuova +imbarcazione o meglio il bastimento, poichè poteva chiamarsi tale, +stazzando quasi cento tonnellate. + +Attrezzatolo a _cutter_ e approvvigionatolo coi viveri che erano +rimasti sulla _Nuova Georgia_ e che erano stati gelosamente conservati +in un apposito magazzino costruito sulla spiaggia, condussero a bordo +Bill che venne rinchiuso in una solida cabina, ma strettamente legato. +Queste precauzioni erano però superflue, poichè il miserabile pareva +rassegnato alla sua sorte. + +Collin dovette molto faticare per rinunciare al trono, poichè quei +buoni isolani non volevano lasciarlo partire, tanto lo amavano. Dovette +promettere di ritornare fra breve, se volle imbarcarsi in compagnia del +capitano, di Anna, di Asthor e dei tre marinai. + +Prima della partenza, Hill fece regali d’armi a tutti i principali capi +dell’isola, ed agli altri fece dono degli avanzi della _Nuova Georgia_, +con tutto ciò che ancora contenevano. + +Finalmente un bel mattino il piccolo _cutter_ spiegò le vele e si +spinse in alto mare, accompagnato per un buon tratto dalle piroghe +degli isolani, i quali piangevano vedendo partire il loro re. + +Dopo ventisei giorni di felice navigazione, avvistavano le coste +dell’Australia, e una settimana dopo sbarcavano a Brisbane, dove +consegnavano Bill alle autorità inglesi. + +Il miserabile, nel momento in cui la polizia coloniale lo arrestava a +bordo del legno, disse al capitano: + +— Vi auguro di essere felice. — + +Poi volgendosi ad Anna: + +— Se foste diventata mia, sarei divenuto un altr’uomo; ma +era troppo tardi: dimenticate le mie infamie, e se lo potete, +compiangetemi. — + +Poi si lasciò condurre a terra senza opporre resistenza. + +I naufraghi della _Nuova Georgia_ rimasero due settimane a Brisbane, in +attesa d’un legno che li trasportasse in America. + +Prima di partire seppero che Bill era stato ricondotto alle isole +di Norfolk, dove doveva scontare vent’anni di lavori forzati per +assassinio. La sua pena, per gl’infami attentati commessi sulla _Nuova +Georgia_, era stata portata alla detenzione perpetua. + +Dopo quarantacinque giorni sbarcarono nel Messico, ad Acapulco e di là +tornarono agli Stati Uniti, ma il loro soggiorno in terraferma fu di +poca durata. + +Il capitano Hill, acquistata una nuova e più grande nave alla quale +diede il nome di _Nuova Georgia_ per ricordo dell’altra, riprese poco +dopo i suoi viaggi oceanici, conducendo con sè due figli invece di una +sola: il tenente Collin e sua moglie Anna Hill! + +Non occorre dire che l’allegro Asthor, Mariland, Fulton e Grinnell si +erano imbarcati insieme con loro. + + + + +SPIEGAZIONE DEI TERMINI MARINARESCHI + +USATI NEL PRESENTE VOLUME. + + + =Alare al molinello=, girare il molinello o argano per ritirare + sulla nave le àncore o per operare una forte trazione delle funi + legate a terra. + + =Albero di trinchetto=, albero situato a prua della nave. + + =Albero di bompresso=, vedi= Bompresso.= + + =Ancorotto da pennello=, piccola àncora con due sole branche o + _patte_, come si chiamano in termine marinaresco. + + =Aspe=, specie di travicelli che servono a far girare l’argano. + + =Babordo=, fianco destro della nave. + + =Bagli=, pezzi di sostegno ai puntelli del ponte. + + =Baleniera=, chiamasi così una scialuppa che è di forme svelte. + + =Bancazze=, sporgenze situate sui fianchi delle navi per l’appoggio + delle sartíe e dei paterazzi. + + =Barra all’orza=, mettere la ribolla del timone o asta a destra od + a sinistra, secondo che la nave si trova sottovento o sopravvento. + + =Beccheggio=, quel movimento che fa la nave da prua a poppa, per le + scosse delle onde. + + =Bompresso=, albero situato sulla prua della nave, e che invece di + essere verticale è orizzontale. + + =Boscelli=, grosse carrucole. + + =Bracciare le vele=, chiuderle, ammainarle. + + =Bracci di manovra=, funi che servono a chiudere le vele ed a + voltarle secondo il vento. + + =Cala=, luogo vicino al fondo della nave, che fa parte della stiva. + + =Canoa=, piccola barca scavata nel tronco di un albero. + + =Cassero=, ponte che si trova a poppa, sopra la coperta. + + =Castello di prua=, sorta di ponte, più elevato della coperta, e + che s’inalza a prua. + + =Coffa=, largo pezzo di legno semicircolare, che trovasi ad un + terzo d’altezza degli alberi d’un bastimento: serve d’osservatorio + e di sostegno alle scale di corda. + + =Coltellacci=, piccole vele che si aggiungono alle estremità delle + altre per prendere maggior vento. + + =Contrapappafico=, quarta vela dell’albero di trinchetto. + + =Coperta=, ponte di un vascello, che chiamasi anche _Tolda_. + + =Corbetti=, costali di un bastimento. + + =Corcome,= cordami arrotolati per esser più pronti a sciogliersi. + + =Crocette=, traverse di legno, che si trovano presso la cima degli + alberi sotto l’ultimo alberetto, e servono di appoggio agli ultimi + paterazzi. + + =Cubie=, grandi buche le quali si trovano a prua a fior del ponte, + che servono di passaggio alle catene delle àncore. + + =Delfiniera=, piccola asta situata sotto l’albero di bompresso, a + sostegno delle corde o trinche dell’albero. + + =Deriva=, deviazione della nave dalla propria direzione per causa o + del vento o delle onde. + + =Fiocco=, piccola vela di forma triangolare, che si spiega + sull’albero di bompresso e che si unisce all’albero di trinchetto. + + =Frangenti=, piccoli scogli a fior d’acqua. + + =Frapponte=, sorta di ponte situato sotto la tolda o coperta, a + metà dell’altezza della stiva. + + =Frapponte proviero=, parte del frapponte presso la prua della + nave. + + =Gabbiere=, marinaio incaricato della manovra delle vele alte, + gabbie, pappafichi, contrapappafichi, ec. + + =Gomena=, fune, ed anche misura di lunghezza che viene calcolata + ordinariamente in 150 braccia. + + =Griselle=, scale di corda. + + =Grue di cappone=, pezzi di legno arcuati, situati a prua, che + servono di sostegno alle scialuppe. + + =Imbrogliare le vele=, manovra che significa serrarle, chiuderle. + + =Manichelle=, trombe di tela o di gomma. + + =Montare all’abbordaggio=, assalire il ponte d’una nave e il suo + equipaggio. + + =Murate=, parapetti della nave. + + =Ombrinali=, piccoli fori che servono di scolo all’acqua sopra il + ponte della nave. + + =Pagaie=, specie di remi adoperati dai polinesiani. + + =Pappafico=, vedi =Vela di pappafico=. + + =Paterazzi=, funi di sostegno. + + =Patte=, vedi =Ancorotto=. + + =Pennone di pappafico=, asta che serve di sostegno alla vela detta + di pappafico. + + =Picco della randa,= pennoncino dell’albero di mezzana, che serve + di sostegno alla vela detta randa. + + =Piroga=, scialuppa scavata nel tronco di un albero, in uso presso + i polinesiani. + + =Ponte di comando=, sorta di piccolo ponte, situato sopra la + coperta, e riservato al capitano ed agli ufficiali. + + =Quadro di poppa=, quella parte della poppa riserbata alle cabine, + salotti, ec., per gli ufficiali. + + =Raffica=, impetuoso colpo di vento. + + =Randa=, vela in forma di trapezio che si stende verticalmente. + + =Ribolla=, barra o asta del timone. + + =Risacca=, il ritorno disordinato dell’onda respinta da un + ostacolo. + + =Rollío=, quel movimento che subisce la nave da destra a sinistra, + o da sinistra a destra. + + =Sartíe=, funi di sostegno degli alberi delle navi. + + =Scopamari=, piccole vele che si aggiungono all’estremità di quelle + quadre, per raccogliere maggior vento. + + =Sopravvento=, il trovarsi la nave in direzione favorevole al + vento. + + =Sottovento=, il trovarsi la nave in una direzione contraria al + vento. + + =Stazzatura=, portata o tonnellaggio di una nave. + + =Stiva=, ventre della nave, e serve per collocarvi le merci. + + =Straglio=, fune che corre in senso obliquo fra l’albero di + trinchetto e quello di maestra, e che serve per spiegare una vela + triangolare, che chiamasi appunto _straglio_. + + =Terzaruoli=, cordicelle che servono a ridurre la superficie delle + vele. + + =Tolda=, vedi =Coperta=. + + =Tramezzate=, pareti di divisione dell’interno d’una nave. + + =Tribordo=, fianco sinistro della nave. + + =Trinca=, corde di sostegno all’albero di bompresso. + + =Trinchettina=, una delle tre vele triangolari dell’albero di + bompresso. + + =Trinchetto,= vedi =Albero di trinchetto=. + + =Uomini di quarto=. Uomini di guardia. + + =Vela di mezzana=, prima vela dell’albero di mezzana, collocato a + poppa della nave. + + =Vela di pappafico=, è la terza vela che porta l’albero di + trinchetto e l’albero maestro. + + =Vela di parrocchetto=, seconda vela dell’albero di trinchetto. + + =Velatura=, l’insieme di tutte le vele d’una nave. + + =Virare di bordo=, dirigere la nave a destra od a sinistra. + + + + +INDICE DEI CAPITOLI. + + + CAPITOLO + PRIMO. — _Un assassinio misterioso_ Pag. 3 + SECONDO. — _Il Naufrago_ 13 + TERZO. — _Le isole di Santa-Cruz_ 23 + QUARTO. — _Le bizzarrie di Bill_ 34 + QUINTO. — _Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico_ 44 + SESTO. — _Il delitto del naufrago_ 53 + SETTIMO. — _I frangenti_ 61 + OTTAVO. — _Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù_ 72 + NONO. — _L’arcipelago di Figii_ 82 + DECIMO. — _Un re sepolto vivo_ 93 + DECIMOPRIMO. — _I compagni di Bill_ 101 + DECIMOSECONDO. — _L’assalto degli antropofagi_ 110 + DECIMOTERZO. — _Il domatore di tigri_ 119 + DECIMOQUARTO. — _La grande marea_ 126 + DECIMOQUINTO. — _Bill si svela_ 136 + DECIMOSESTO. — _L’incendio della nave_ 146 + DECIMOSETTIMO. — _L’assalto delle tigri_ 155 + DECIMOTTAVO. — _La fuga dei forzati_ 164 + DECIMONONO. — _Sul rottame_ 174 + VENTESIMO. — _Il naufragio della «Nuova Georgia»_ 182 + VENTESIMOPRIMO. — _Il naufragio_ 190 + VENTESIMOSECONDO. — _Il primo selvaggio_ 197 + VENTESIMOTERZO. — _Il re bianco_ 204 + VENTESIMOQUARTO. — _I forzati_ 213 + VENTESIMOQUINTO. — _La banda di Bill_ 218 + VENTESIMOSESTO. — _L’assalto della caverna_ 227 + VENTESIMOSETTIMO. — _Bill preso_ 236 + VENTESIMOTTAVO. — _Conclusione_ 244 + Spiegazione dei termini marinareschi usati nel + presente volume 249 + + + + +NOTE: + + +[1] Presso i Battias, popoli che abitano la costa settentrionale +dell’isola di Sumatra, fra il regno di Achin e il mare, si fa quasi lo +stesso. Quando i padri non possono più lavorare vanno a legarsi ad un +albero e aspettano che i parenti vadano a mangiarli! E si noti che i +Battias godono una certa civiltà, e non recente. + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 *** diff --git a/75712-h/75712-h.htm b/75712-h/75712-h.htm new file mode 100644 index 0000000..fd0b0ad --- /dev/null +++ b/75712-h/75712-h.htm @@ -0,0 +1,14582 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Un dramma nell'Oceano Pacifico | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.blockquote {margin: 2em 10%; font-size: 95%;} +.break-before {page-break-before: always;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +h1,h2 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} + +span.smaller {display: block; font-size: 80%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.tbs {width: 20%; margin: 1.5em 40%; visibility: hidden;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em; white-space: nowrap;} +div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} +.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} +div.footnote {margin-left: 2.5em; margin-right: 2em;} +div.footnote>:first-child {margin-top: 1em;} +div.footnote .label {display: inline-block; width: 0em; text-indent: -2.5em; text-align: right;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} +.pad1 {margin-top: 1em;} + +.dots {text-align: center; letter-spacing: .5em; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} + +.x-small {font-size: 70%;} +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +.above, .below {font-size: 70%;} +.above {vertical-align: 0.4em;} +.below {vertical-align: -0.1em;} + +table {margin: auto; border-collapse: collapse;} +.indice {width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em; font-size: 95%;} +.indice td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} +.indice td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} + +figure {margin: 1em auto; max-width: 100%; text-align: center;} +figcaption {text-align: center; font-size: 85%; text-indent: 0; margin: 0.25em 0;} + +img {max-width: 100%; height:auto;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} + +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +UN DRAMMA<br> +NELL’OCEANO PACIFICO +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="break-before"> +<figure><a id="fill-0-001"></a> + <img src="images/ill-0-001.jpg" alt=" "> +</figure> +</div> + +<div class="titlepage"> +<p class="x-large"> +EMILIO SALGARI +</p> + +<p class="pad2 main-t"> +UN DRAMMA<br> +NELL’OCEANO PACIFICO +</p> + +<p class="pad2 large"> +RACCONTO +</p> + +<p class="pad1"> +CON MOLTE ILLUSTRAZIONI +</p> + +<p class="pad1"> +DI<br> +G. G. BRUNO. +</p> + +<p class="pad4"> +<span class="large">FIRENZE</span>,<br> +R. BEMPORAD & FIGLIO<br> +<span class="small">CESSIONARI DELLA LIBRERIA EDITRICE FELICE PAGGI</span><br> +<span class="x-small">Via del Proconsolo, 7.</span><br> +<span class="small">1895.</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +PROPRIETÀ LETTERARIA +DEGLI EDITORI R. BEMPORAD E FIGLIO. +</p> + +<p> +FIRENZE, 1895. — Tipografia di G. Barbèra. +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="somm"> +<hr> +<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> +<hr> +</div> + +<div class="break-before"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> +</p> + +<figure><a id="fill-002"></a> + <img src="images/ill-002.jpg" alt=" "> +</figure> +</div> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span></p> + +<h2 id="cap1"><span class="smcap">Capitolo Primo.</span> +<span class="smaller">Un assassinio misterioso.</span></h2> +</div> + +<p> +— Aiuto!... +</p> + +<p> +— Mille fulmini! Chi è caduto nella gran tazza? +</p> + +<p> +— Nessuno, signor Collin, — rispose una voce che scendeva dalla +coffa dell’albero di mezzana. +</p> + +<p> +— Che io sia diventato sordo? +</p> + +<p> +— Sarà stato il timone che ha i cardini un po’ stretti ed arrugginiti. +</p> + +<p> +— Non è possibile, gabbiere. +</p> + +<p> +— Allora saranno state le tigri che ruggiscono in modo da mettere +i brividi. +</p> + +<p> +— No, ti ripeto, era una voce umana. +</p> + +<p> +— Eppure non vedo nulla, signor luogotenente. +</p> + +<p> +— Di questo sono certissimo. Bisognerebbe avere gli occhi d’un +gatto per discernere qualche cosa con questa oscurità. — +</p> + +<p> +In mezzo all’urlío della tempesta e ai muggiti delle onde che +il vento sollevava a grande altezza, si udì ancora un grido che non +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +pareva emesso nè dalle belve, delle quali aveva parlato il gabbiere, +nè dal cigolío del timone. Il luogotenente Collin, che stava aggrappato +alla ribolla del timone tenendo gli occhi fissi sulla bussola, si +scosse per la seconda volta e disse: +</p> + +<p> +— Qualcuno è caduto in mare. Non hai udito un grido, Jack? +</p> + +<p> +— No, — ripetè il gabbiere. +</p> + +<p> +— Eppure questa volta non mi sono ingannato! +</p> + +<p> +— Se un uomo fosse caduto dalla <i>Nuova Georgia</i>, gli uomini di +quarto si sarebbero subito accorti della disgrazia. +</p> + +<p> +— E dunque?... +</p> + +<p> +— Che ci sia qualche pesce di nuova specie, nelle nostre acque? +</p> + +<p> +— Non conosco alcun pesce dell’Oceano Pacifico che possa mandare +un simile grido. +</p> + +<p> +— Che sia un naufrago? +</p> + +<p> +— Un naufrago qui, a dugento leghe dalla Nuova Zelanda? +Hai visto qualche vascello, prima che il sole tramontasse? +</p> + +<p> +— Nessuno, signore, — rispose il gabbiere. +</p> + +<p> +— Aiuto!... +</p> + +<p> +— Per mille diavoli! — esclamò il luogotenente, mordendosi i lunghi +baffi rossicci che ornavano il suo viso abbronzato dai venti del +mare e dai calori equatoriali. — Un uomo segue il nostro vascello! +</p> + +<p> +— Sì, è vero, signor Collin, ho udito anch’io il grido. +</p> + +<p> +— Asthor!... — +</p> + +<p> +Un vecchio marinaio, con la barba lunga grigia, con le forme tozze +che dimostravano una robustezza eccezionale, attraversò barcollando +il ponte della nave e raggiunse il luogotenente. +</p> + +<p> +— Eccomi, signore, — rispose il lupo di mare. +</p> + +<p> +— Dov’è il capitano? +</p> + +<p> +— A prua, luogotenente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +</p> + +<p> +— Hai udito un grido, tu? +</p> + +<p> +— Sì, e veniva dal mare. +</p> + +<p> +— Tieni la ribolla, pilota. — +</p> + +<p> +Il signor Collin lasciò il timone, ed aggrappandosi ai cordami, ai +bordi ed agli attrezzi che ingombravano la nave, per non venire +rovesciato dai violenti colpi di mare, che saltavano di quando in +quando in coperta con tremendi muggiti, giunse a prua. Un uomo +di alta statura, con le spalle larghe, di membra muscolose, impartiva +con voce squillante dei comandi ad un gruppo di marinai che +tentavano di spiegare una vela di trinchetto che il vento continuava +ad abbattere. +</p> + +<p> +— Capitano, — disse. +</p> + +<p> +— Cosa desiderate, luogotenente? — rispose il gigante, volgendosi. +</p> + +<p> +— Abbiamo un naufrago nelle nostre acque. Ho udito due volte +gridare aiuto. +</p> + +<p> +— Quando? +</p> + +<p> +— Poco fa. +</p> + +<p> +— Un naufrago qui! Non bisogna perder tempo e virare subito +di bordo. Mia figlia non mi perdonerebbe mai di non aver salvato +un disgraziato marinaio. +</p> + +<p> +— Ma il tempo è orribile, signore. +</p> + +<p> +— Non importa; tutto si deve tentare per salvarlo. Fate virare +di bordo! — +</p> + +<p> +Collin con un colpo di fischietto chiamò i marinai dispersi pel +ponte e li dispose ai bracci delle manovre, mentre il pilota Asthor, +che si trovava sempre alla ribolla, faceva uno sforzo potente per +far poggiare la nave. +</p> + +<p> +Il momento era tutt’altro che propizio per eseguire questa manovra, +e tanto meno per tentare un salvataggio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +</p> + +<p> +L’Oceano, smentendo, come del resto ben sovente accade, il suo +nome di Pacifico datogli da Magellano che pel primo lo attraversò, +era in piena rivoluzione. Montagne d’acqua, irte di candida spuma +ma nere come se fossero d’inchiostro, si scagliavano con inaudita +rabbia in tutte le direzioni, ora formando baratri spaventevoli che +parevano non dovessero finire più, ed ora slanciandosi verso il cielo +con muggiti tremendi. +</p> + +<p> +Un vento impetuoso scendeva di tratto in tratto dalle tempestose +nubi che correvano all’impazzata pel cielo oscurissimo, e +balzando, con un moto circolare, su tutti i punti della bussola, +fischiava in tutti i modi scotendo furiosamente l’alberatura della +nave, strappando brano a brano le vele, sbattendo i boscelli. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> però, nonostante quei doppi assalti, le montagne +d’acqua che balzavano sopra i suoi bordi, e le violente oscillazioni, +eseguì l’ardita manovra comandata dal suo intrepido capitano. +Tornata al vento, si slanciò sulla via poco prima percorsa, tenendo +bravamente testa agli elementi infuriati. +</p> + +<p> +Il capitano ed il luogotenente collocatisi a prua, presso l’albero +di bompresso, scrutavano attentamente i marosi cercando il naufrago +che per ben due volte aveva chiamato «aiuto,» mentre i +marinai allestivano le cinture di salvataggio, le corde da lanciarsi +e preparavano una baleniera per essere pronti a calarla in mare, +se vi fosse stato bisogno. +</p> + +<p> +— Vedete nulla; signor Collin? — chiese il capitano dopo alcuni +minuti. +</p> + +<p> +— Nulla, capitano, quantunque noi siamo già nelle acque del +naufrago. +</p> + +<p> +— Che si sia annegato? — +</p> + +<p> +Il luogotenente stava per manifestare la sua opinione, quando +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +un giovane marinaio, dall’aria furba e intelligente, disse, volgendosi +verso il capitano: +</p> + +<p> +— Miss Anna è sul ponte! +</p> + +<p> +— Mia figlia qui! — esclamò il capitano, volgendosi vivamente. — Dov’è? +</p> + +<p> +— Eccomi, padre mio, — rispose, una voce armoniosa, ma tranquilla. +</p> + +<p> +Una giovinetta si avanzava verso prua aggrappandosi alla murata +ed ai cordami, per non venire travolta dai cavalloni che irrompevano +sulla tolda con mille muggiti. Poteva avere sedici o diciassette +anni; era una graziosa ragazza, alta, snella, con capigliatura +abbondante di un biondo oro, con occhi di un azzurro profondo, di +carni vermiglie, non ancora guastate dall’aria marina e dai morsi +del sole equatoriale. +</p> + +<p> +Negli occhi, nell’espressione del viso, nelle labbra sottili, s’indovinava +in quella delicata personcina una tenacità e un’audacia, +che sono ben lungi dal possedere le donne della sua età e soprattutto +le donne europee. +</p> + +<p> +Nonostante che la tempesta fosse violentissima e la nave corresse +non lieve pericolo, sebbene di solida costruzione e montata da un +numeroso equipaggio, quella creatura non sembrava per nulla spaventata, +e sorrideva tranquillamente come se si trovasse benissimo +anche fra la natura sconvolta. +</p> + +<p> +— Qui tu, Anna! — ripetè il capitano con accento di terrore. +</p> + +<p> +— Sì, padre mio, — rispose la coraggiosa giovinetta, avvicinandoglisi. +</p> + +<p> +— Ma non pensi che un’onda può strapparti dal ponte e trascinarti +in mare? +</p> + +<p> +— La figlia di un capitano marittimo non deve essere da meno +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +di suo padre. Eppoi, credi tu che si stia meglio giù che sul ponte, +quando vi sono quelle brutte belve che urlano orrendamente? Ah, +padre mio, che carico pericoloso portiamo noi! +</p> + +<p> +— Le gabbie sono solide e il quadro di poppa non ha comunicazione +colla stiva. +</p> + +<p> +— Lo so, ma quei ruggiti mettono i brividi. To’!... La <i>Nuova +Georgia</i> ha cambiato rotta!... E si prepara una imbarcazione!... +Cosa vuol dire ciò, padre? +</p> + +<p> +— Non t’inquietare, Anna, — rispose il capitano. — Abbiamo +virato di bordo per cercare un naufrago. +</p> + +<p> +— Forse uno dei tuoi marinai è caduto in mare? +</p> + +<p> +— No, ringraziando il cielo. Si tratta di uno sconosciuto che +pochi minuti fa gridava aiuto. +</p> + +<p> +— E dove? +</p> + +<p> +— Non lo sappiamo neanche noi. +</p> + +<p> +— Non l’hai veduto? +</p> + +<p> +— No, ma il luogotenente e il pilota l’hanno inteso gridare. +</p> + +<p> +— Pover’uomo!... Bisogna salvarlo a qualunque costo. +</p> + +<p> +— È ciò che stiamo facendo. — +</p> + +<p> +In quell’istante, in mezzo alle onde che si rovesciavano le une +addosso alle altre con orribile frastuono, si udì una voce gridare +ripetutamente: +</p> + +<p> +— <i>Help! Help!</i>... (Aiuto! aiuto!) +</p> + +<p> +— Il naufrago! — esclamò il signor Collin, precipitandosi verso +la murata di babordo. +</p> + +<p> +— Attenzione, timoniere! — gridò il capitano. — Poggia tutto!... — +</p> + +<p> +La nave virò sul posto mettendosi attraverso al vento, in maniera +da non allontanarsi troppo da quel punto. Il capitano, il luogotenente, +miss Anna ed i marinai, curvi sulle murate o issati sulle griselle, +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +guardavano attentamente in mezzo alle onde, che le tenebre +facevano a malapena distinguere. +</p> + +<p> +— Coraggio! — gridò il capitano, imboccando il portavoce. — Veniamo +in vostro aiuto. +</p> + +<p> +— Soccorso!... Annego!... — ripetè la stessa voce di prima, che +pareva uscisse di sotto le onde. +</p> + +<p> +— L’abbiamo sottovento, — disse il luogotenente. +</p> + +<p> +— Sì, sì, — confermò il vecchio pilota. +</p> + +<p> +— Maledette tenebre! — esclamò il capitano. — Non si può vedere +a tre metri di distanza. +</p> + +<p> +— Aspettiamo un lampo, — disse miss Anna. +</p> + +<p> +— E facciamo intanto qualche segnale, — aggiunse il luogotenente. — Ehi, +Harry, lancia un razzo! — +</p> + +<p> +Un marinaio partì come una freccia, balzando attraverso le corcome +e gli attrezzi che ruzzolavano per la tolda, scese nel quadro +di poppa e ritornò portando un razzo che subito accese. +</p> + +<p> +Una striscia fiammeggiante salì verso le nubi oscillando vivamente +sotto i violenti soffi del vento, e scoppiò spandendo all’intorno +miriadi di scintille dai riflessi azzurri. Quasi subito, come +se il cielo fosse stato invidioso di quella linea di fuoco, un lampo la +fendette da ponente a levante, illuminando come in pieno giorno lo +sconvolto Oceano. +</p> + +<p> +Agli occhi dell’equipaggio s’offerse allora un terribile spettacolo, +che certamente non s’aspettava. +</p> + +<p> +A mezza gomena dalla nave una piccola zattera, mezzo sfasciata, +coll’albero spezzato a cui era ancora attaccato un lembo di tela, +ondeggiava disperatamente fra le onde che l’assalivano da tutte +le parti. Due uomini, uno bianco ed uno nero, sdraiati presso l’albero +e strettamente abbracciati, pareva che lottassero ferocemente. +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +Nelle loro mani si vedevano brillare degli oggetti che si alzavano +e si abbassavano rapidamente, e che sembrava fossero o coltelli +o pugnali. +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò miss Anna, retrocedendo vivamente. +</p> + +<p> +— Mille milioni di fulmini! — esclamò il capitano. — Cosa succede +su quella zattera? — +</p> + +<p> +Un urlo acuto, straziante, come di un uomo che viene assassinato +s’alzò fra le onde seguito da un altro che pareva di trionfo. +</p> + +<p> +— Laggiù si assassinano! — esclamò Collin. +</p> + +<p> +— Quale dramma si svolge su quella zattera? — chiese Anna +rabbrividendo. — Degli uomini che si uccidono mentre la morte gli +minaccia! Padre mio, fuggiamo di qua! +</p> + +<p> +— No, bisogna salvarli. +</p> + +<p> +— Ma uno a quest’ora sarà morto. +</p> + +<p> +— Salveremo il vivo. +</p> + +<p> +— Un assassino! +</p> + +<p> +— Chi può dire che sia un assassino? Forse si è difeso; noi non +possiamo sapere di che cosa si tratta, almeno per ora. — +</p> + +<p> +In quel momento si udì a babordo un cozzo violento, e proprio +sotto il fianco della nave una voce che gridava: +</p> + +<p> +— Salvatemi!... Ohe!... della nave!... +</p> + +<p> +— Lanciate delle funi! — gridò il capitano. +</p> + +<p> +Sette od otto gomene vennero gettate insieme con alcune cinture +di salvataggio. Malgrado la profonda oscurità, presso il babordo +si vedeva la zattera la quale finiva con lo sfasciarsi, e, fra i rottami, +un uomo che si dibatteva disperatamente fra la spuma. +</p> + +<p> +— Issa! — gridò il naufrago. +</p> + +<p> +— Terrete fermo? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<div class="break-before"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +</p> + +<figure><a id="fill-011"></a> + <img src="images/ill-011.jpg" alt=" "> +</figure> +</div> + +<p> +— Issate! — +</p> + +<p> +I marinai ritirarono la gomena +alla cui estremità erasi +aggrappato il naufrago. Una +testa sparuta, inzuppata di +acqua, con una capigliatura +lunga appiccicata alle gote ed +al collo, apparve dopo alcuni +istanti. Il capitano afferrò il +disgraziato per le spalle e sollevandolo +come fosse stato +un fanciullo, lo depose sul +ponte. +</p> + +<p> +Lo sconosciuto stette qualche +istante ritto girando due +occhi smarriti sui marinai, +aprì le labbra balbettando +con voce appena distinta «un +grazie,» poi stramazzò fra le braccia del luogotenente che gli +stava dietro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +</p> + +<p> +— Morto! — esclamò miss Anna. +</p> + +<p> +— No, il suo cuore batte, — rispose Collin. +</p> + +<p> +— Portiamolo nel quadro di poppa. +</p> + +<p> +— Sì, miss. +</p> + +<p> +— E l’altro? — chiese un marinaio. — Sulla zattera erano in due. +</p> + +<p> +— Cerchiamolo, — disse il capitano. +</p> + +<p> +I marinai accorsero verso la murata; ma ormai era troppo tardi. +La zattera sfasciatasi contro i banchi della nave, era scomparsa +col secondo naufrago. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span></p> + +<h2 id="cap2"><span class="smcap">Capitolo Secondo.</span> +<span class="smaller">Il Naufrago.</span></h2> +</div> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> aveva lasciate il porto giapponese di Yokoama +il 24 agosto 1836 diretta in Australia, dove contava di fare un carico +di <i>trepang</i>, sorta di molluschi cilindrici, abbastanza coriacei, +ma che sono tanto pregiati dai ghiottoni dell’Impero Celeste. Portava +con sè, oltre una partita di sete e di porcellane giapponesi, +dieci grandi gabbie di ferro contenenti dodici stupende tigri indiane, +appartenenti al proprietario di un serraglio di Yeddo, il quale, dopo +aver raggranellata una cospicua sostanza, si era deciso di sbarazzarsi +dei suoi pericolosi compagni, cedendoli ad un negoziante di +belve domiciliato a Melburne. Per quanto contasse già quindici anni, +la <i>Nuova Georgia</i> era ancora una bella e robusta nave, anzi passava +per una delle migliori della marina mercantile americana. +</p> + +<p> +Si poteva dire che era il più grande veliero che in quei tempi +solcasse le acque dell’Oceano Pacifico, poichè stazzava oltre duemila +tonnellate e portava l’attrezzatura completa di una vera nave, ossia, +vele quadre al trinchetto, alla maestra e anche all’albero di mezzana. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +</p> + +<p> +Destinata dapprima a servire d’incrociatore nella marina repubblicana, +era stata in seguito venduta al capitano James Hill di +Boston, il quale cercava appunto in quel tempo una solida nave +per esercitare il traffico nell’Oceano Pacifico, traffico molto difficile +ma assai vantaggioso, specialmente allora. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, un marinaio vero nel più largo senso della parola, +che aveva fatto quattordici volte il giro del mondo, era audace +quanto si può immaginare, forte come un toro, risoluto in qualsiasi +pericolo. Aveva preso con sè la propria figlia miss Anna, rimasta +orfana della madre, aveva arruolato il luogotenente Collin suo antico +compagno, venti scelti marinai e si era avventurato fra le isole della +Polinesia e della Melanesia non punto spaventato della trista fama, +che hanno gl’isolani, grandi amatori di carne umana cotta allo +spiedo e con la salsa verde. +</p> + +<p> +Aveva fatto sette viaggi fortunati, ed ora aveva cominciato l’ottavo +con quel pericoloso carico, che però egli era sicuro di condurre +intatto a Melburne, insieme con le sete destinate alle bellezze australiane. +</p> + +<p> +Ma il destino, come vedremo in seguito, aveva deciso altrimenti! +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +Portato nel quadro di poppa lo sconosciuto raccolto sulla piccola +zattera, il capitano si era affrettato a discendere in compagnia +della figlia, mentre il luogotenente risaliva sul ponte per resistere +alla tempesta che da due giorni si scagliava rabbiosamente contro +il grande veliero. +</p> + +<p> +Il vecchio Asthor stava strofinandogli vigorosamente le membra +con uno straccio di lana inzuppata di <i>gin</i> e cercava di fargli introdurre +nella bocca, strettamente chiusa, alcune goccie di generoso +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +vino di Spagna. Il misero però si ostinava a non dar segno di vita, +quantunque il cuore continuasse a battere debolmente sì, ma tanto +da far sperare una non lontana ripresa dei sensi. +</p> + +<p> +— Il povero uomo è stato conciato molto male, — disse il capitano. — Fammi +largo, Asthor, onde possa visitarlo. — +</p> + +<p> +Il naufrago poteva avere quaranta o quarantacinque anni. Era +di statura media, ma tarchiata, muscolosa, che dimostrava una +forza non comune; la sua pelle bianca in alcune parti e assai abbronzata +in altre, portava dovunque delle tracce rossastre, dei tatuaggi +strani ma non molto dissimili da quelli che usano farsi i +marinai. +</p> + +<p> +Il suo viso era tutt’altro che simpatico. Aveva i lineamenti duri, +un naso grosso, rosso come quello di un gran bevitore, la fronte +bassa come quella di un delinquente, la barba lunga, incolta, rossastra. +Sul collo, verso il lato destro, vi si vedeva una ferita cicatrizzata +di recente, e più sotto un piccolo foro che pareva prodotto +da un colpo di coltello. Anche sul viso si vedeva un’altra ferita, la +quale mandava ancora alcune goccie di sangue. +</p> + +<p> +— Sono ferite gravi? — chiese miss Anna. +</p> + +<p> +— No, figlia mia, — rispose il capitano, — poichè il ferro che le +ha prodotte non doveva essere acuto. +</p> + +<p> +— Chi può essere? Un marinaio? +</p> + +<p> +— Non te lo so dire, ma.... To’! cosa sono queste lividure che +vedo ai polsi? +</p> + +<p> +— Delle lividure? +</p> + +<p> +— Sì, e molto marcate. +</p> + +<p> +— Prodotte da che cosa? — +</p> + +<p> +Il capitano non rispose, ma aggrottò la fronte e scosse ripetutamente +il capo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +</p> + +<p> +— Forse da delle corde? — insistette miss Anna. +</p> + +<p> +— E forse da delle manette, — rispose il capitano con voce grave. +</p> + +<p> +— Che sia un forzato fuggito da qualche penitenziario? +</p> + +<p> +— Può essere. +</p> + +<p> +— Forse dall’isola di Norfolk? +</p> + +<p> +— Non ne so nulla; fra breve però quest’uomo ci dirà, qualche +cosa. +</p> + +<p> +— Ritorna in sè? +</p> + +<p> +— Sì, figlia mia. — +</p> + +<p> +Il capitano non s’ingannava. Il naufrago aveva aperto la bocca +come per respirare più liberamente, e stava per alzare le palpebre. +Due occhi falsi, grigiastri, che mandavano una luce sinistra, si fissarono +ben presto sul capitano e sulla giovane donna con una specie +di stupore. +</p> + +<p> +— Come vi sentite? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +Lo sconosciuto invece di rispondere si alzò lentamente a sedere +e chiese con voce rotta: +</p> + +<p> +— Dove.... sono.... io?... +</p> + +<p> +— In una cabina della <i>Nuova Georgia</i>, — rispose il capitano. +</p> + +<p> +— Una nave.... inglese?... +</p> + +<p> +— No, americana. — +</p> + +<p> +Il naufrago mandò un respiro come di soddisfazione. Il capitano +Hill lo notò, e dopo aver fatto cenno a sua figlia di ritirarsi, riprese: +</p> + +<p> +— Chi siete? +</p> + +<p> +— Bill Habbart,... un povero naufrago;... ma.... e Sangor?... +</p> + +<p> +— Sangor?... Chi è costui?... — +</p> + +<p> +Il naufrago fece un gesto di stupore, poi si morse le labbra +come si fosse pentito di essersi lasciato sfuggire quel nome. +</p> + +<p> +— Chi è questo Sangor? — tornò a chiedere il capitano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +</p> + +<p> +— Un compagno di sventura. +</p> + +<p> +— Che poi avete assassinato. +</p> + +<p> +— Io!... — esclamò il naufrago impallidendo e stringendo i pugni. +</p> + +<p> +— Vi ho veduti poco fa coi coltelli in mano, lottare come due +tigri sulla vostra zattera. +</p> + +<p> +— È vero, ma fu primo l’indiano a gettarsi addosso a me. +</p> + +<p> +— Per qual motivo? +</p> + +<p> +— La zattera stava per affondare sotto il nostro peso, avendo +le onde strappate quasi tutte le tavole. Sangor allora, cieco di +paura, cercò disfarsi di me sperando di salvarsi, ma nella lotta +ebbe la peggio, poichè cadde in mare. +</p> + +<p> +— È proprio vero quello che mi dite? +</p> + +<p> +— Lo giuro, — disse il naufrago. +</p> + +<p> +— Ma come vi trovavate in pieno Oceano, su quella zattera? +</p> + +<p> +— Appartengo all’equipaggio di una nave naufragata due mesi +fa presso le isole Figii. +</p> + +<p> +— Come si chiamava quella nave? +</p> + +<p> +— Il <i>Tamigi</i>. +</p> + +<p> +— Una nave inglese forse? +</p> + +<p> +— Sissignore. +</p> + +<p> +— E vi eravate salvati voi due soli? +</p> + +<p> +— No, — rispose il naufrago nel cui sguardo brillò uno strano +lampo. — Alle Figii vi sono altri sette compagni che attendono +di venire salvati. +</p> + +<p> +— Avevano mandato voi in cerca di aiuto? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Sissignore. +</p> + +<p> +— In quali condizioni si trovano? +</p> + +<p> +— Disperate, poichè li avevo lasciati mezzo morti di fame e alle +prese con gli antropofagi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +</p> + +<p> +— Credete che siano ancora vivi? +</p> + +<p> +— Lo spero, poichè sono tutti armati e risoluti! +</p> + +<p> +— Da quanti giorni avete lasciata l’isola? +</p> + +<p> +— Da tredici. Capitano, ditemi, cercherete di salvare quei disgraziati? +</p> + +<p> +— Tutto dipende da una vostra risposta, — rispose il comandante +guardandolo fisso, come se volesse leggergli nel più profondo +del cuore. +</p> + +<p> +— Parlate, interrogatemi, signore. +</p> + +<p> +— Ditemi, perchè avete ai polsi quelle profonde lividure? — +</p> + +<p> +Il naufrago a quella domanda, che forse non si aspettava, trasalì, +ma rimettendosi prontamente, rispose colla massima calma: +</p> + +<p> +— Me le hanno prodotte le funi, essendomi fatto legare alla +ribolla del timone durante la tempesta che ci fece naufragare. Il +mare saltava a bordo con tanta furia, che senza quella precauzione +mi avrebbe portato via. +</p> + +<p> +— Sono soddisfatto di voi, — disse il capitano, tendendo la destra +al naufrago che gliela strinse vigorosamente. — Ora non pensate che +a dormire ed a rimettervi della vostra brutta avventura. +</p> + +<p> +— Ma i miei compagni li salverete? — insistette il naufrago. +</p> + +<p> +— Appena la tempesta sarà cessata, metterò la prua verso le +isole Figii. +</p> + +<p> +— Grazie, grazie, signore. +</p> + +<p> +— Non una parola di più e riposate. — +</p> + +<p> +Il naufrago si ricoricò nel lettuccio, ma appena si vide solo si +rialzò con uno scatto di tigre e sulle sue labbra sottili apparve +uno strano sorriso, una specie di sogghigno che avrebbe dato da +pensare a chi avesse potuto vederlo. +</p> + +<p> +Nella cabina attigua miss Anna aspettava suo padre, impaziente +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +d’interrogarlo sull’esito di quel colloquio. Appena seppe di che si +trattava, l’anima generosa di lei non ebbe che un solo pensiero: +salvare i disgraziati minacciati dagli implacabili denti degli antropofagi. +</p> + +<p> +— Lo farai, padre mio? — chiese la coraggiosa giovanetta. +</p> + +<p> +— Sì, figlia, — rispose il capitano, — noi andremo a liberare +quei poveri marinai. +</p> + +<p> +— Le conosci tu quelle isole? +</p> + +<p> +— Le ho vedute una sola volta e mi è bastato per giudicarle. +</p> + +<p> +— Forse sono abitate da selvaggi feroci? +</p> + +<p> +— Da antropofagi e dei più terribili, figlia mia, poichè vanno +pazzi per la carne umana che dicono che somiglia, per sapore, a +quella dei migliori maiali. +</p> + +<p> +— Hai perduto dei marinai, forse? +</p> + +<p> +— Ne ho veduti tre cadere sotto le mazze di quei feroci mangiatori, +mentre stavano preparando il trepang a poche centinaia +di metri dal mio vascello. +</p> + +<p> +— E sono stati mangiati? +</p> + +<p> +— Abbiamo trovato i loro scheletri il giorno appresso, all’entrata +di un villaggio disabitato. +</p> + +<p> +— E resisteranno i disgraziati compagni del naufrago? +</p> + +<p> +— Lo spero, Anna, poichè quel Bill Hobbart mi ha detto che +sono armati ed i selvaggi hanno una gran paura delle armi da fuoco. +</p> + +<p> +— E sono molto lontane queste isole? +</p> + +<p> +— Fra sei o sette giorni vi possiamo giungere, se la tempesta +non ci spinge troppo verso l’est. +</p> + +<p> +— Voglia il cielo che noi ritroviamo quei disgraziati ancora vivi! +</p> + +<p> +— Speriamolo, figlia mia. Orsù, ritorna nella tua cabina, che in +coperta non si può rimanere senza pericolo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +</p> + +<p> +— Mi lasci? +</p> + +<p> +— La tempesta non accenna a calmarsi e la mia presenza è +necessaria sul ponte. Tu sai che navighiamo in un Oceano cosparso +d’isole, d’isolotti e di banchi coralliferi, e che un urto può avvenire +da un momento all’altro. Va’, Anna e non temere, che io +veglio attentamente, e il nostro legno è solido. — +</p> + +<p> +Il capitano baciò in fronte la giovanetta, e salì rapidamente in +coperta non ostante il violentissimo rollío che faceva sbandare spaventosamente +la nave. +</p> + +<p> +L’Oceano era ancora tempestosissimo, e il vento non accennava +a calmarsi tanto presto; però le nubi cominciavano a mostrare qua +e là degli strappi attraverso ai quali si vedevano apparire, ad intervalli, +le stelle. Quantunque il pericolo non fosse cessato, era facile +capire che l’uragano stava per volgere al suo termine. +</p> + +<p> +Era tempo, poichè l’equipaggio, spossato da una lotta che durava +già da tre giorni, senza aver potuto chiudere occhio e senza +mai aver acceso il fuoco, non ne poteva proprio più. Anche la +<i>Nuova Georgia</i>, quantunque costruita senza risparmi e non nuova +alle tempeste dell’Oceano, era ridotta in deplorevole stato; i suoi +fianchi resistevano sempre agli assalti furiosi delle onde, nè pareva +che avessero sofferto, ma tutta la sua attrezzatura era in +completo disordine. Le vele fatte a brani in più luoghi non tenevano +più al vento, le sartie si erano rallentate in varii punti, le +manovre scorrenti erano state in gran parte strappate ed anche un +tratto della murata di babordo aveva ceduto, lasciando il passo +alle montagne d’acqua. +</p> + +<p> +Il capitano Hill appena salito sul ponte si accostò al secondo +che si teneva ancora saldo accanto al timoniere, cercando di mantenere +il veliero sulla buona via e gli chiese: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +</p> + +<p> +— Abbiamo nessuna terra in vista? +</p> + +<p> +— No, capitano, — rispose l’ufficiale. +</p> + +<p> +— Eppure, se i miei calcoli non errano, dobbiamo essere vicini +all’arcipelago di Santa-Cruz. +</p> + +<p> +— Che la deriva ci abbia portati così tanto verso l’est? +</p> + +<p> +— Sono tre giorni che il vento ci allontana dal gruppo delle +isole Salomone, ed a quest’ora dobbiamo navigare lungo il 182º parallelo. +</p> + +<p> +— Ecco un nuovo pericolo in vista. Le isole di Santa-Cruz non +godono troppo buona fama, capitano. +</p> + +<p> +— Nè migliore nè peggiore di tutte le altre isole che sorgono +in questo lembo dell’Oceano Pacifico, ma noi passeremo senza dar +di cozzo contro le scogliere. +</p> + +<p> +— L’oscurità è tanto profonda da non potersi distinguere una +terra qualsiasi a due gomene di distanza. +</p> + +<p> +— Ce la indicheranno le onde e le folgori. To’! non mi era ingannato +io! +</p> + +<p> +— Terra sottovento! — gridò in quell’istante un marinaio, che +stava a prua. +</p> + +<p> +— In guardia, Asthor, — disse il secondo volgendosi al vecchio +marinaio che teneva la ribolla del timone. +</p> + +<p> +— Non temete, signore, — rispose il lupo di mare cacciando la +ribolla all’orza. — I selvaggi almeno per questa volta non metteranno +sotto i loro denti la mia carne coriacea. — +</p> + +<p> +Il capitano Hill, che con quella po’ po’ di tempesta non sapeva +precisamente dove si trovava, non avendo potuto da tre giorni fare +una sola osservazione che gli potesse dare la longitudine e la latitudine, +si portò a prua per vedere coi propri occhi la terra segnalata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +</p> + +<p> +Al chiarore di un lampo potè scorgere, a meno di due miglia +da prua, un’isola ergersi sulle spumanti onde. Aguzzando ben +bene gli occhi, gli parve di vedere dei punti luminosi brillare +sulla spiaggia. +</p> + +<p> +— Quelle canaglie di selvaggi ci hanno scorti e cercano di attirarci +in qualche porto, — mormorò. — Ma, miei cari ghiottoni, il capitano +Hill vi conosce così bene da non lasciarsi ingannare. — +</p> + +<p> +Poi, volgendosi verso il vecchio Asthor, gridò con voce tonante: +</p> + +<p> +— Ehi, vecchio lupo, tutta la barra all’orza e viriamo al largo. +Lo spiedo degli antropofagi non è fatto per noi. — +</p> + +<p> +A quel comando i marinai si slanciarono alle braccia di manovra +e la <i>Nuova Georgia</i>, con una magnifica bordata girò al largo +lasciando a sinistra quella prima isola che indicava la vicinanza +dell’arcipelago di Santa-Cruz. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +</p> + +<figure><a id="fill-023"></a> + <img src="images/ill-023.jpg" alt=" "> +</figure> + +<h2 id="cap3"><span class="smcap">Capitolo Terzo.</span> +<span class="smaller">Le isole di Santa-Cruz.</span></h2> +</div> + +<p> +L’arcipelago di Santa-Cruz, poichè era proprio quello, come il +capitano aveva già previsto, è la continuazione di quel grande semicerchio +d’isole, che, dipartendosi dalle coste orientali della Nuova +Guinea, si collega con la Nuova Caledonia, formando con la costa +Australiana quel temuto mare che si chiama del Corallo. +</p> + +<p> +È situato fra l’arcipelago Salomone e l’arcipelago delle Nuove +Ebridi, e si compone di un grandissimo numero di isole, vedute per +la prima volta dal navigatore spagnuolo Quiros nel 1605, e dipoi +da Mondana, mentre si recava in cerca delle isole Salomone, che +aveva scoperte l’anno precedente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +</p> + +<p> +Santa-Cruz è l’isola più grande, essendo lunga oltre otto leghe +e larga tre, ed è situata a 10°,46′ di lat. meridionale e 163°,34′ di +lat. orientale. Vengono in seguito il gruppo La Perusa, tristamente +celebre pel naufragio fattovi dall’infelice ammiraglio francese La +Perouse nel 1788, gruppo composto di Vanikoro, Tevai, Manevai e +Nanuna; poi Ticopia che ha un circuito di quattro o cinque miglia, +ed i cui abitanti, caso veramente strano, sono ospitali e di costumi +mitissimi mentre i loro vicini sono tutti mangiatori di carne umana; +il gruppo Danks composto di quattro isole assai elevate ed assai +popolate; Mitria, così chiamata perchè in distanza sembra precisamente +una mitria; il gruppo Duff composto di undici isolette; +Chennedy che è abitata da selvaggi ferocissimi; Tinacoro che è un +picco vulcanico di due miglia di circuito e coronato da un cratere +fiammeggiante; il gruppo Mendana composto di nove isolette basse +e boscose e alcune altre conosciute solo di nome, ma che non hanno +importanza alcuna stante la loro poca estensione. +</p> + +<p> +Tutte queste isole sono abitate da Polinesiani di aspetto niente +affatto sgradevole, di statura proporzionata, di colorito oscuro ma +che varia in alcuni isolani, toccando l’olivastro, la tinta dei Malesi. +Hanno però le labbra grosse e sporgenti come gli Africani, il naso +schiacciato ed i capelli cresputi, ciò che fa supporre provengano +dalla non molto lontana Papuasia. +</p> + +<p> +In generale godono pessima reputazione, e non risparmiano i +disgraziati equipaggi che naufragano sulle loro coste. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, che, come dicemmo, non ignorava ciò, si affrettò +ad allontanarsi dall’isola segnalata, e che, secondo i suoi calcoli, +doveva essere una del gruppo di Mendana o Tinacoro, che sono +le prime che s’incontrano venendo dal nord. L’uragano che non +cessava di soffiare, quantunque a poco a poco accennasse a calmarsi, +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +poteva spingerlo su quelle inospitali coste ed allora sarebbe +stata la morte di tutti quanti, quand’anche l’Oceano e gli scogli +gli avessero pel momento risparmiati. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> riprese adunque la lotta cogli elementi scatenati, +salendo e discendendo le montagne d’acqua che l’assalivano +da ogni parte, ora rovesciandosi sul tribordo ed ora sul +babordo, non ostante l’abilità del vecchio Asthor, che si teneva +sempre alla barra. +</p> + +<p> +Alle sette del mattino però, il sole irrompendo da un grande +squarcio apertosi nelle nubi, illuminò l’Oceano e come se quello +fosse un segnale di pace, il vento scemò di violenza e l’acquazzone +che da dodici ore cadeva quasi senza interruzione, cessò affatto. +</p> + +<p> +Il capitano Hill ed il tenente Collin, approfittarono di una tregua, +che pareva durevole, e scesero nel quadro di poppa per vedere +come stava il naufrago, che fino allora era stato abbandonato +a sè stesso. +</p> + +<p> +Il pover’uomo dormiva tranquillamente come si fosse trovato +in una comoda e sicurissima camera, ma udendo entrare delle persone +si svegliò bruscamente. +</p> + +<p> +— Come state, amico? — gli chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Mi sento ancora debole ma sto benissimo, — rispose il naufrago. — Vi +devo molto, signore, per avermi salvato con un tempo +così indiavolato; un altro capitano non avrebbe compromesso la sua +nave per raccogliere uno sconosciuto. +</p> + +<p> +— Non parliamo di ciò; un altro al mio posto avrebbe fatto +altrettanto, o per lo meno lo avrebbe tentato. +</p> + +<p> +— È finita la tempesta? +</p> + +<p> +— Sta per cessare. +</p> + +<p> +— E vi dirigerete alle isole Figii? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +</p> + +<p> +— Ho già modificata la mia rotta. +</p> + +<p> +— Ma dove siamo noi ora? +</p> + +<p> +— Dinanzi l’arcipelago di Santa-Cruz. +</p> + +<p> +— Fra pochi giorni adunque giungeremo alle isole. +</p> + +<p> +— Se Dio lo permette. +</p> + +<p> +— Grazie, signore. +</p> + +<p> +— Non sapevate dove eravate, quando vi raccogliemmo? +</p> + +<p> +— No, ma supponevo di trovarmi nell’arcipelago di Salomone. +</p> + +<p> +— E ove eravate diretto? +</p> + +<p> +— Andavo a cercare aiuti verso la costa australiana, ma l’uragano +mi colse e mi respinse verso l’est. Avevo deciso di raggiungere +l’arcipelago di Salomone nella speranza d’incrociare qualche +nave proveniente dalle isole Marianne in rotta per Sidney, quando +voi mi raccoglieste. +</p> + +<p> +— Sulla vostra zattera, c’era solamente l’indiano che uccideste? +</p> + +<p> +— Sì, capitano. +</p> + +<p> +— E perchè siete partiti in due soli? +</p> + +<p> +— Perchè non avevamo che pochissimi viveri. +</p> + +<p> +— Chi comandava la vostra nave? — +</p> + +<p> +Il naufrago a quella domanda parve esitare come se cercasse +nella memoria un nome, poi disse: +</p> + +<p> +— Il capitano James Welcome. +</p> + +<p> +— Lo avete mai udito nominare, signor Collin? — chiese il capitano +al secondo. +</p> + +<p> +— Mai, ma siamo in tanti noi, — rispose l’interrogato. +</p> + +<p> +Il naufrago guardò i due comandanti aggrottando più volte la +fronte con una specie di inquietudine, ma fu un lampo poichè si +rasserenò subito. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +</p> + +<p> +Il capitano Hill ed il suo compagno raccomandarono al naufrago +il più assoluto riposo, poi risalirono in coperta. +</p> + +<p> +— Che vi pare di quell’uomo? — chiese il capitano che sembrava +fosse diventato pensieroso. +</p> + +<p> +— È un tipo non troppo simpatico, signore. Avete forse qualche +sospetto per farmi simile domanda? +</p> + +<p> +— No, ma mi sembra che non si spieghi francamente, e se devo +dirvi tutto, aggiungerò che ho dei sinistri presentimenti. +</p> + +<p> +— E come? Chi credete che possa essere? Su questo Oceano +non si possono raccogliere che dei marinai disgraziati. +</p> + +<p> +— O dei forzati, signor Collin, — aggiunse il capitano. +</p> + +<p> +— Voi credereste?... +</p> + +<p> +— Non credo nulla per ora, ma voi sapete che il penitenziario +delle isole Norfolk non è molto lontano, e che ogni anno buon numero +di quei pericolosi soggetti evadono su dei semplici canotti che +rubano alle navi, od anche su delle zattere. +</p> + +<p> +— Potete ingannarvi, capitano, ma mi date da pensare. +</p> + +<p> +— Vedremo in seguito, tenente. — +</p> + +<p> +In quell’istante un marinaio postosi di guardia sulla coffa dell’albero +maestro, segnalò un’altra isola che appariva a una dozzina +di miglia versa l’est. +</p> + +<p> +Il capitano approfittando del sole che brillava, prese il sestante +e fece il calcolo per accertare la posizione e la rotta della nave. +Stava per terminare, quando una voce dolce e melodiosa gli domandò: +</p> + +<p> +— Siamo lontani ancora? +</p> + +<p> +— Ah! sei tu Anna, — chiese egli volgendosi verso la giovanetta. +</p> + +<p> +— Sì, io che vengo a chiederti se siamo ancora assai lontani +dalle isole dei naufraghi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +</p> + +<p> +— C’è del tempo, figlia mia; ma se il vento si mantiene così +buono e se l’onda cessa, noi vi approderemo fra cinque o sei +giorni. +</p> + +<p> +— Oh! un’isola dinanzi a noi? +</p> + +<p> +— Una brutta terra, figlia mia, che gode una fama sinistra, nota +anche in America, ma specialmente in Francia. +</p> + +<p> +— Come si chiama adunque? +</p> + +<p> +— Vanikoro. +</p> + +<p> +— Cos’è questa Vanikoro? +</p> + +<p> +— Un’isola che con quelle di Tevai, Manevai e a Nanuna +forma il gruppo di La Perusa. +</p> + +<p> +— Il gruppo di La Perusa? Forse che a queste isole si unisce +il nome dell’ammiraglio La Perouse, l’infelice navigatore scomparso +così misteriosamente con le sue navi e i suoi equipaggi? +</p> + +<p> +— Sì, Anna: guarda attentamente quell’isola di così trista celebrità. — +</p> + +<p> +Vanikoro era allora interamente visibile. Quest’isola ha un circuito +di circa dieci leghe ed è irta di picchi conici, il più alto dei +quali porta il nome di Monte Capogo. L’interno è tutta una fitta +boscaglia, interrotta da paludi che la rendono quanto si può dire +insalubre; le coste hanno invece due baie chiamate Vana e Paiu, +che sarebbero accessibili ai bastimenti, se non le rendessero pericolose +la cintura di scogli coralliferi che la difendono contro gli +assalti delle onde. +</p> + +<p> +I suoi abitanti sono senza dubbio i più brutti che s’incontrino +nelle isole della Polinesia e nel tempo stesso i più feroci. Nulla +potrebbesi immaginare di più schifoso e di più stomachevole di +quegli esseri con faccie di scimmia, con forme angolose, con membra +da etici, coperte di sudiciume d’ogni specie. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +</p> + +<p> +Anna che osservava attentamente l’isola col cannocchiale del +padre, fermò la sua attenzione su di uno strano monumento che +non doveva essere l’opera di quei selvaggi. Sembrava un obelisco +posato su di una base quadrangolare e che alzavasi circa due metri: +</p> + +<p> +— Cos’è quel monumento? — chiese al padre. +</p> + +<figure><a id="fill-029"></a> + <img src="images/ill-029.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Un ricordo rizzato dal capitano Dumont d’Urville alla memoria +di La Perouse e dei suoi disgraziati compagni. +</p> + +<p> +— Ma è proprio su quest’isola che s’infransero i vascelli di +quello sfortunato navigatore? +</p> + +<p> +— Proprio su questa, Anna. +</p> + +<p> +— Si salvò adunque qualche marinaio dal naufragio? +</p> + +<p> +— Nessuno o almeno nessuno fu raccolto dalle navi che andarono +in cerca dei naufraghi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +</p> + +<p> +— Spiegati adunque. +</p> + +<p> +— Ecco qui: La Perouse, come già saprai, era scomparso coi +suoi due vascelli dopo d’aver fatto numerose scoperte e d’aver +fatto capire che si recava nell’Oceano Pacifico. Le ricerche non +approdarono a nulla, quantunque il capitano D’Entrecasteaux, spedito +appositamente in questi mari, passasse a breve distanza da +Vanikoro che egli anzi chiamò Isola della Ricerca. Erano già passati +quarant’anni dacchè le due navi erano state inghiottite, quando +nel 1826 il capitano inglese Dillen, visitando le isole di questo arcipelago, +vide nelle mani di alcuni isolani di Ticopia degli oggetti +di ferro di provenienza europea e un’elsa d’argento su cui erano +incise delle iniziali che parevano quelle di La Perouse. +</p> + +<p> +Desideroso di sapere qualche cosa intorno a quel duplice naufragio +che aveva commosso i due mondi, si mise in cerca di +due marinai, prussiano l’uno e lascaro l’altro, che tredici anni +prima aveva sbarcati nell’isola, e trovatili ancora vivi li interrogò +circa la provenienza di quegli oggetti. Saputo che erano +stati colà trasportati da alcuni indigeni di Vanikoro, si diresse +a quella volta, e dagli isolani seppe che appunto quarant’anni +prima erano colà naufragate due grandi navi, che uno degli equipaggi +era stato massacrato e divorato, e che l’altro, dopo aver +soggiornato alcuni mesi in quel luogo, aveva preso il largo su di +una piccola nave che si era costruita, lasciando però a terra alcuni +di loro. +</p> + +<p> +Infatti il Lascaro di Ticopia aveva detto di aver veduto, cinque +anni prima, a Vanikoro, due uomini che sembravano marinai di +navi naufragate. +</p> + +<p> +Non potendo il Dillen disporre di molto tempo, veleggiò verso +l’India, e giunto a Calcutta informava i rettori della Compagnia +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +delle Indie della scoperta fatta. Gli venne tosto affidato un bastimento +per esplorare Vanikoro, e nel luglio del 1827 vi sbarcava. +</p> + +<p> +Le sue indagini portarono piena luce sulla misteriosa scomparsa +della spedizione La Perouse, poichè potè vedere una delle navi +sommerse, incastrata fra i coralli e visitare il luogo dove era stato +costruito il piccolo vascello. Gl’indigeni negarono di aver massacrato +e divorato uno degli equipaggi, ma così doveva essere accaduto, +poichè seppe che in una capanna detta la <i>Casa degli Spiriti</i> +conservavano ancora i cranii delle vittime. +</p> + +<p> +Dillon raccolse gran numero di oggetti, àncore, uncini, chiodi, +petrieri, pezzi d’istrumenti geografici ed astronomici, una campana +fusa a Brest, parecchi oggetti d’argento e di ferro, una lastra adorna +di tre gigli che poi regalò a Carlo X allora re di Francia e che +ora si trovano nel Museo della Marina. Più tardi Dumont D’Urville +raccolse a Vanikoro un cannoncino, un’àncora e due petrieri +che furono aggiunti alle prime reliquie di quel tremendo naufragio. +</p> + +<p> +— Adunque le due navi si ruppero contro quelle coste, — disse +Anna, additando l’isola. +</p> + +<p> +— Sì, ed a quanto sembra in una notte tempestosa e oscurissima. +</p> + +<p> +— Ma cosa accadde agli uomini che si erano imbarcati sulla +piccola nave da loro costruita? +</p> + +<p> +— Non si ebbero di loro mai più notizie; però un capitano inglese +ha affermato di aver veduto distintamente verso il 1811, in +uno stretto braccio di mare delle isole Salomone, una grande antenna +ergersi dal fondo, fornita di tutti i suoi attrezzi. +</p> + +<p> +— Sono naufragati anche loro? +</p> + +<p> +— Così deve essere. +</p> + +<p> +— E non si fece alcuna ricerca alle isole Salomone? +</p> + +<p> +— Nessuna. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +</p> + +<p> +— Eppure qualcuno poteva essersi salvato e potrebbe vivere.... +</p> + +<p> +— Ciò non è impossibile; forse qualche mozzo potrebbe essere +ancora vivo. +</p> + +<p> +— Disgraziati!... — mormorò Anna. — Chi sa quanti saranno caduti +sotto i denti degli antropofagi. +</p> + +<p> +— Molti senza dubbio, poichè gl’isolani di Vanikoro hanno pessima +fama. +</p> + +<p> +— Sono molto feroci? +</p> + +<p> +— Molto, Anna. +</p> + +<p> +— Ma come possono aver vinto i marinai di La Perouse armati +di fucili e di cannoni? +</p> + +<p> +— Colle freccie avvelenate. +</p> + +<p> +— Conoscono i veleni quei mostri? +</p> + +<p> +— Sì, e quello che adoperano non perdona, poichè chi è toccato +da una delle loro freccie muore dopo tre giorni di agonia atroce, +senza che alcun rimedio lo possa salvare. +</p> + +<p> +— Hanno anche delle lancie. +</p> + +<p> +— Sì, ma la punta non è di ferro, non possedendo essi tale metallo, +ma di scheggie d’ossa umane che estraggono dai cadaveri +che mettono a macerare per alcune settimane nell’acqua marina. +</p> + +<p> +— Che abominevoli selvaggi! padre mio. Non vorrei cadere +nelle loro mani. +</p> + +<p> +— Bah!... abbiamo un equipaggio scelto ed affezionato, una +buona nave e armi in tal quantità da tenere fronte a mille polinesiani +riuniti. — +</p> + +<p> +In quell’istante si udì nella stiva un orribile concerto che scosse +l’intero vascello, facendo trabalzare i marinai. Lo stesso capitano, +non ostante il suo provato coraggio, impallidì e la sua destra corse +al calcio della pistola che portava sempre alla cintura. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +</p> + +<p> +Erano urla rauche, ruggiti soffocati, miagolii potenti accompagnati +da scricchiolii e da colpi sordi, che parevano prodotti da corpi +poderosi lanciati contro una parete di legno. +</p> + +<p> +— Cosa succede? — chiese miss Anna, che istintivamente fece +un passo verso il quadro di poppa. +</p> + +<p> +— Che le tigri abbiano sfondate le gabbie? — chiese il capitano +volgendosi verso il secondo di bordo che accorreva con una scure +in mano. +</p> + +<p> +— È impossibile, signore, — rispose questi. — I ferri sono solidi. +</p> + +<p> +— Andiamo a vedere. — +</p> + +<p> +I due uomini si slanciarono verso il boccaporto che era aperto +e guardarono giù. Dinanzi alle dieci gabbie, entro le quali ruggivano +furiosamente e saltavano rabbiosamente dodici superbe tigri +reali, videro un uomo che le guardava con profonda attenzione, +per nulla intimorito di quelle dimostrazioni feroci. +</p> + +<p> +Quell’uomo era il naufrago. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span></p> + +<h2 id="cap4"><span class="smcap">Capitolo Quarto.</span> +<span class="smaller">Le bizzarrie di Bill.</span></h2> +</div> + +<p> +Il naufrago era tanto fisso nella sua contemplazione, che non +si era accorto della presenza del capitano e del signor Collin. +Le braccia incrociate sul petto, seguiva con uno sguardo ardente, +che talvolta pareva mandasse lampi magnetici, l’evoluzioni delle +belve le quali continuavano a mandare potenti ruggiti, tentando +di slanciarsi verso di lui. +</p> + +<p> +I suoi occhi si fissavano specialmente, con strana attenzione, +su di una grossa tigre che pareva fosse la più robusta e la più feroce, +seguendola in tutte le mosse, con un’ostinazione inesplicabile. Si +sarebbe detto che egli conosceva quella fiera delle <i>jungle</i> indiane +o che tentava di soggiogarla con la potenza del suo sguardo. +</p> + +<p> +Ad un tratto la gran tigre, che dapprima pareva la più indemoniata, +si arrestò guardando a sua volta il naufrago che era +sempre fermo dinanzi alla gabbia, e, cosa davvero stranissima, la +si vide accovacciarsi, battendosi lentamente i fianchi con la coda e +rimanere immobile come se una potenza occulta l’avesse soggiogata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +</p> + +<p> +— Ehi, amico! — disse il capitano che aveva osservato colla più +viva curiosità quella bizzarra scena. — Per caso, sareste voi un domatore +di belve? — +</p> + +<p> +Il naufrago a quella domanda si scosse e fece un gesto di dispetto, +ma che subito represse. Alzò il capo verso il boccaporto e +salutò i due comandanti. +</p> + +<p> +— No, signore, — rispose poi, sforzandosi di sorridere. +</p> + +<p> +— Vi conosce forse quella tigre? +</p> + +<p> +— Nemmeno, quantunque ne abbia incontrate parecchie durante +i miei viaggi. +</p> + +<p> +— Eppure si direbbe che la tigre è stata magnetizzata da voi. +</p> + +<p> +— Non lo credo, capitano. +</p> + +<p> +— Vi dico che avete uno sguardo che affáscina. Guardate! anche +le altre belve non si muovono più e strisciano in fondo alle gabbie +come se avessero paura di voi. +</p> + +<p> +— Voi scherzate, signore, — rispose il marinaio con tono brusco +che nascondeva un mal celato dispetto. +</p> + +<p> +— Vi rivedremo alla prova; ma perchè avete lasciato la vostra +cabina? +</p> + +<p> +— Ho udito dei ruggiti e sono sceso qui per vedere da che cosa +provenivano. +</p> + +<p> +— Volete salire in coperta? Se vi sentite un po’ meglio, venite +a respirare una boccata d’aria fresca. +</p> + +<p> +— Grazie, capitano. — +</p> + +<p> +Il naufrago che pareva si fosse pienamente rimesso, salì abbastanza +lesto la scala e comparve sul ponte. Nello scorgere +miss Anna si arrestò come stupito fissando su di lei un acuto +sguardo che mandava strani bagliori; ma vedendosi osservato +dall’equipaggio e dal capitano, scosse il capo come se volesse +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +scacciare un importuno pensiero e si levò il berretto inchinandosi +e mormorando una parola che nessuno potè ben comprendere. +</p> + +<p> +— Come vi sentite? — gli chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Benissimo, signore, — rispose egli senza però staccare gli occhi +dalla giovane miss. +</p> + +<p> +— E le vostre ferite? +</p> + +<p> +— Guariscono a vista d’occhio. Ma.... dove siamo noi, signore? +</p> + +<p> +— Navighiamo verso il gruppo delle Nuove Ebridi. +</p> + +<p> +— Ah!... non siamo adunque molto lontani dalle isole Figii? +</p> + +<p> +— Spero di raggiungerle fra cinque o sei giorni, e di arrivare +in tempo per salvarli. Se non li trovassimo, mia figlia ne sarebbe +dolentissima. +</p> + +<p> +— Ah! è vostra figlia la signora! — esclamò il naufrago con uno +strano accento. +</p> + +<p> +— Sì, miss Anna è mia figlia. +</p> + +<p> +— E naviga sempre con voi? +</p> + +<p> +— Da parecchi anni. +</p> + +<p> +— Bella e coraggiosa fanciulla, — mormorò il marinaio fissando +nuovamente la giovane donna. — Miss, vi ringrazio dal più profondo +del cuore dell’interesse che prendete pei miei compagni di sventura. +Vi serberanno riconoscenza per lungo tempo. +</p> + +<p> +— È dovere d’ogni donna d’interessarsi dei disgraziati, — rispose +la giovanetta. — Non avrei mai perdonato all’equipaggio di +un vascello che non fosse accorso in aiuto di poveri marinai minacciati +dai denti degli antropofagi. +</p> + +<p> +— Grazie, miss; voi siete troppo buona. +</p> + +<p> +— Ditemi, Bill, — chiese improvvisamente il tenente avvicinandosi +al naufrago. — Avete mai udito parlare dell’isola di Norfolk? — +</p> + +<p> +Il marinaio a quella brusca interrogazione, che forse era lungi +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +dall’aspettarsi, restò come fulminato; ed un rapido pallore, seguito +subito da un vivo rossore, gli passò sul volto. Si volse di colpo +verso il tenente che pareva non avesse dato il menomo peso a +quella significantissima domanda, e piantandogli in viso due occhi +nei quali guizzava una cupa fiamma, gli chiese: +</p> + +<p> +— Cosa intendete di dire? +</p> + +<p> +— Nulla, vi ho fatto una semplice domanda. +</p> + +<p> +— Ah! ora comprendo! — esclamò Bill battendosi la fronte. — Voi +mi domandate se conosco un’isola dove si custodiscono i forzati +inglesi. Ma perchè tale domanda?... +</p> + +<p> +— Ve lo dissi già, per una curiosità qualunque. +</p> + +<p> +— La conosco quell’isola di fama sinistra. Ho approdato una +volta su quelle spiagge coll’<i>Alert</i>, un bastimento americano che faceva +il traffico fra le isole del Pacifico come il vostro. Brutta isola, +signore, e brutti abitanti. +</p> + +<p> +— Me lo immagino. +</p> + +<p> +— Dove siamo ora? — chiese il naufrago che pareva volesse +troncare quel discorso che non gli andava troppo a sangue. +</p> + +<p> +— Abbiamo lasciato da un’ora l’isola di Vanikoro e corriamo +verso le Nuove Ebridi. +</p> + +<p> +— Grazie, signore. — +</p> + +<p> +S’inchinò dinanzi a miss Anna, salutò il tenente e giunto a prua +si sedette sopra un gruppo di funi senza aggiunger sillaba. Quell’uomo +però pareva in preda ad una strana inquietudine, dopo la +domanda rivoltagli dal signor Collin. +</p> + +<p> +I suoi occhi, che avevano una luce falsa, giravano nelle orbite +fissandosi ora sul tenente che passeggiava in coperta ed ora su di +Anna che discorreva col padre, e le sue mani si stringevano energicamente +come se stritolasse qualche cosa. Il di lui volto ora impallidiva +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +ed ora diventava rosso, e i suoi muscoli avevano delle scosse +nervose. Si sarebbe detto che una collera tremenda, frenata a gran +pena, ruggiva nel cuore di quel marinaio, raccolto quasi morente +sui flutti del Grande Oceano. +</p> + +<p> +Fortunatamente l’attenzione dell’equipaggio venne in quel momento +attratta dalla comparsa di un magnifico pesce-veliero o +<i>sword-fish</i>, come l’hanno battezzato gli Inglesi. Appartiene alla +specie dei pesci-spada, coi quali ha anche qualche somiglianza e +s’incontra spesso nell’Oceano Pacifico, dove viene assiduamente +cacciato dagli isolani che apprezzano assai le sue carni, che sono +delicatissime, specialmente se giovane. Se è ricercato è però anche +temuto, perchè è d’un temperamento violento. +</p> + +<p> +Quello che navigava nei pressi della <i>Nuova Georgia</i>, misurava +non meno di dieci piedi di lunghezza e portava un corno lungo +quasi due metri, rotondo anzichè piatto come quello del pesce-spada +e in parte spuntato. Aveva spiegata la sua natatoia dorsale di cui +si serve come d’una vela, e si lasciava portare dal vento. +</p> + +<p> +— Sono pericolosi, padre mio, tali pesci? — chiese Anna al capitano +che seguiva con curiosità la corsa di quello strano abitatore +del mare. +</p> + +<p> +— Tutti gli isolani lo temono, ed è così coraggioso da affrontare +anche le balene ed i vascelli. +</p> + +<p> +— Eppure non è grande. +</p> + +<p> +— È vero, ma la sua arma è robusta e ne fa un grande uso. +È quasi impossibile incontrarne uno che abbia il corno intero, e vedi +che anche quello lì lo ha smussato. Nella sua rabbia, s’è visto sovente +precipitarsi contro i bastimenti che egli forse scambia per +balene e piantarvi profondamente il corno. Anche la nostra <i>Georgia</i> +ebbe un giorno la prua trapassata da quell’arma. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +</p> + +<p> +— E il pesce visse? +</p> + +<p> +— Rimase attaccato alla nave e morì dopo aver ricevuto tre +colpi di carabina. +</p> + +<p> +— È facile la pesca di quegli animali? +</p> + +<p> +— Molto difficile, Anna. Finchè sono giovani si prendono facilmente +colle reti, ma quando sono grandi ed hanno il corno sviluppato, +spezzano le maglie per quanto siano solide, e fuggono. Occorrono +allora le fiocine od i ramponi ma difficilmente si lasciano avvicinare. — +</p> + +<p> +Il veliero non seguì che per un breve tratto la nave, perchè +d’improvviso ripiegò la sua natatoia e s’immerse scomparendo agli +occhi dell’equipaggio, che aveva già fatto portare in coperta un +rampone con la speranza di banchettare con le delicate carni del +nuotatore. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> continuava intanto a filare verso l’ovest avvicinandosi +all’arcipelago delle Nuove Ebridi, dietro il quale, ad una +distanza di dugento trenta o dugento cinquanta miglia si trova +quello di Figii. Il vento si manteneva buono ma non era ancora +regolare, anzi pareva accennasse a muovere un nuovo perturbamento +spingendo innanzi a sè neri nuvoloni. +</p> + +<p> +Dopo il tramonto quei vapori che si erano veduti verso il sud, +invasero rapidamente la volta celeste oscurando gli astri in tal modo, +che il mare parve fosse diventato d’inchiostro. Il vento invece di +crescere, cosa davvero strana, cadde completamente, e la <i>Nuova +Georgia</i> rimase quasi immobile su quei neri flutti, immersa nella +più profonda oscurità. +</p> + +<p> +A un tratto però un fenomeno che è frequente nei climi caldi, +accadde rompendo quella fitta tenebria. Il mare, un momento +prima così nero, s’illuminò stranamente come se sotto fosse stata +accesa una lampada elettrica d’una potenza straordinaria. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> +</p> + +<p> +L’acqua pareva che fosse diventata una immensa distesa di +bronzo fuso, che aveva splendidi riflessi argentei, ma intersecati +qua e là da linee che parevano di fuoco e che cangiavano ad ogni +istante forma, diventando circolari per poi rompersi ancora. Le onde +frangendosi contro i fianchi neri del legno, pareva che mandassero +miriadi di scintille, le quali prendevano i colori più brillanti +che si possano immaginare. +</p> + +<p> +Torme di pesci gli uni più strani degli altri, allungati e neri, +corti o grossi e di svariati colori, correvano, guizzavano in quel +mare d’argento, inseguendosi, giocherellando, battendosi e divorandosi, +ora scendendo ed ora salendo alla superficie, mentre immobili +come ombrelli aperti o come funghi giganti, galleggiavano i polipi +dalle carni trasparenti e gelatinose. Miriadi di molluschi fosforescenti +andavano alla deriva, lasciandosi portare dal flusso, spiegando +ognuno un lampo di luce diversa: ecco le pelagie che ondulano pigramente, +simili a paracadute che si lasciano portare dal vento; +ecco le melitee dalle cui braccia stranamente incrociate sprizzano +lampi d’un rosso cremisi; ecco le acalefe microscopiche che sembrano +costellate di diamanti della più bell’acqua, le vellele le cui +creste tramandano una luce azzurra d’una infinita dolcezza, e le +beroe, le meduse, le osyroe, ec. che uniscono i loro bagliori a quelli +che producono certi piccoli molluschi, grandi come un pollice, di +forma cilindrica, di consistenza delicatissima e che si trovano colà +ammassati a miriadi, invadendo una larga zona di mare. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i>, immobile su quel mare, spiccava vivamente +con la sua nera massa su quella argentea superficie, e pareva che +più non navigasse, ma nuotasse sopra un’atmosfera abbagliante, +fosforescente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +</p> + +<figure><a id="fill-041"></a> + <img src="images/ill-041.jpg" alt=" "> +<figcaption>LA <i>NUOVA GEORGIA</i>.</figcaption> +</figure> + +<p> +Miss Anna, il capitano Hill, il tenente Collin e tutti i marinai +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +contemplavano con ammirazione quel fenomeno che è frequente, +come abbiam detto, in quelle regioni, ma che è pur sempre tanto +bello. Perfino il naufrago si era lentamente alzato e curvato sul +bordo del legno; ma invece d’uno sguardo di ammirazione, quello +strano uomo aveva lanciato un cupo sguardo su lo scintillante mare +ed aveva fatto un gesto di dispetto gettando nel tempo istesso una +sorda imprecazione. +</p> + +<p> +A poco a poco però quel fenomeno si allontanò in direzione dell’est +e la nave che filava lentamente in senso contrario, rimase +nuovamente avvolta fra dense tenebre che i fanali di prua non +erano sufficienti a rompere. +</p> + +<p> +Il naufrago che era tornato a sedersi a prua, quando vide scintillare +il mare in lontananza, si alzò lentamente e cogli occhi parve +che cercasse qualcuno. Lo stesso gesto di dispetto che aveva fatto +prima lo ripetè, non vedendo sul ponte nè il capitano Hill, nè +miss Anna, nè il tenente. +</p> + +<p> +Una profonda ruga gli si disegnò sulla fronte e rimase lì come +perplesso. Vedendo però passare un giovane marinaio che aveva +allora allora lasciato la camera di prua e che non aveva assistito +alla brusca interrogazione del signor Collin a proposito dell’isola +di Norfolk, lo fermò dicendo: +</p> + +<p> +— Ehi, camerata, che ora abbiamo? +</p> + +<p> +— Devono essere le dieci, — rispose il marinaio. +</p> + +<p> +— Chi degli ufficiali è di guardia per il primo quarto? +</p> + +<p> +— Asthor, il pilota. +</p> + +<p> +— E il signor Collin? +</p> + +<p> +— Monterà la guardia della mezzanotte. +</p> + +<p> +— È un bravo ufficiale il signor Collin? +</p> + +<p> +— Bravissimo, ve lo assicuro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +</p> + +<p> +— Gode molta fiducia a bordo? +</p> + +<p> +— Quanta ne gode Asthor che naviga da vent’anni col capitano +Hill, e forse di più. +</p> + +<p> +— È vero che è il fidanzato di miss Anna? +</p> + +<p> +— Non l’ho mai saputo e non lo credo. +</p> + +<p> +— Dimmi, camerata, si crede realmente che io sia un povero +marinaio che ha avuto la disgrazia di naufragare? +</p> + +<p> +— Per bacco! Non vi abbiamo raccolto in pieno mare, su di una +zattera? +</p> + +<p> +— È vero, ma mi pare che il signor Collin mi guardi con certa +diffidenza. +</p> + +<p> +— È un uomo sospettoso il tenente, ma non credo che abbia +motivi per diffidare di voi. Toglietevi simili ubbíe dal capo. +</p> + +<p> +— Hai ragione, camerata. Sono pazzo a credere che a bordo +della <i>Nuova Georgia</i> mi si veda di cattivo occhio. Buona notte! — +</p> + +<p> +Il naufrago attraversò lentamente il ponte colla fronte aggrottata +e le braccia incrociate strettamente sul petto. Pareva assai +pensieroso e preoccupato. +</p> + +<p> +Nel passare dinanzi al grande boccaporto si fermò ad ascoltare +le tigri, che mandavano dei profondi brontolii. +</p> + +<p> +— Hanno fame, — mormorò con voce sorda. — Eppure carne +ve n’è qui per tutt’e dodici. — +</p> + +<p> +Poi retrocesse lentamente verso prua e fissò gli occhi sulle nubi +che correvano disordinatamente pel cielo. +</p> + +<p> +— La tempesta, — mormorò, — sarà fatale per qualcuno. — +</p> + +<p> +Represse un triste sorriso che gli spuntava sulle labbra e sparve +nella camera di prua. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span></p> + +<h2 id="cap5"><span class="smcap">Capitolo Quinto.</span> +<span class="smaller">Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico.</span></h2> +</div> + +<p> +Contrariamente alle previsioni di tutti, l’uragano che pareva +tornasse a minacciare la <i>Nuova Georgia</i> non scoppiò, anzi durante +la notte le masse nuvolose si ruppero e riapparvero le stelle; però +si capiva che era un momento di tregua e nulla più, poichè il +vento soffiava sempre dal sud, ossia dalla parte donde si formano +e partono i tifoni, e il mare conservava quella tinta plumbea che +indicava come altrove un grande temporale lo sconvolgesse. +</p> + +<p> +Il giorno dopo, all’alba, la <i>Nuova Georgia</i>, che durante la notte +aveva percorso una settantina di miglia, si trovava di fronte all’arcipelago +delle Nuove Ebridi. +</p> + +<p> +Questo gruppo è uno dei più importanti di quella regione, quantunque +in quel tempo fosse ben poco conosciuto, come del resto è +anche oggidì assai imperfettamente, e si estende sopra una superficie +di centoventi leghe. Quiros, che le scoprì il primo nel 1606, +diede all’arcipelago il nome di Australia dello Spirito Santo; +Bougainville, che le visitò nel 1768, le chiamò Nuove Cicladi, e +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +Cook, che aveva la smania di cangiare nome a tutte le isole, +quello di Nuove Ebridi. +</p> + +<p> +Le principali sono Fauna, che è la più nota, fertilissima, di +aspetto piacevole, con un vulcano e sorgenti di acqua calda: misura +sette leghe di lunghezza e tre di larghezza; Koro-Mango, di +grandezza quasi eguale, e che gode fama perchè dai suoi boschi +si estrae la preziosissima polvere di sandalo dal profumo delicato; +Mallicolo, che ha una lunghezza di diciotto leghe e sette di larghezza; +Sandwich, notabile per la bellezza dei suoi siti; Santo Spirito, +che è l’isola maggiore e che si dice sia una delle più belle e +delle più fertili del mondo. Molte altre, ma più piccole, circondano +il gruppo principale e si estendono verso il sud-est fino a sessantacinque +leghe dall’estremità meridionale della Nuova Caledonia. +</p> + +<p> +Gli abitanti, eccettuati quelli di Fauna, non godono una fama +migliore degli altri polinesiani, poichè le navi che ebbero contatto +con loro furono spesso costrette a far uso delle armi da fuoco, +per non cadere sotto i denti di quei mangiatori di carne umana. +</p> + +<p> +Sono per lo più di statura bassa, gracili, di pelle assai abbronzata +e per la maggior parte brutti. Quelli di Mallicolo specialmente +sono di lineamenti così ributtanti, che le scimmie appariscono +belle in loro confronto. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i>, che filava con notevole velocità, si tenne +prudentemente lontana da quelle coste inospitali; però non isfuggì +agli occhi degli isolani, i quali si mostrarono in buon numero sulle +spiagge, agitando minacciosamente le loro lancie ed i loro archi. +Delle freccie furono pure lanciate, ma caddero a mezza via ed il +capitano Hill, che non voleva perdere tempo nè impegnarsi in qualche +brutta avventura, non si degnò di rispondere. +</p> + +<p> +Però verso il mezzogiorno, a circa trenta miglia dall’isola Barwell, +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +la <i>Nuova Georgia</i> fece l’incontro di un doppio canotto, solidamente +legato e fornito di un ponte, montato da una dozzina di +selvaggi di statura piccola, la tinta oscura, la testa lunga ed il naso +schiacciato, nudi quasi del tutto, ma armati di lancie le cui punte +parevano formate da scheggie di ossa e molto probabilmente da +frammenti di ossa umane. +</p> + +<figure><a id="fill-046"></a> + <img src="images/ill-046.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Vedendo la nave veleggiare al largo, il grande canotto manovrato +da una diecina di pagaie si diede a inseguirla con la speranza +di abbordarla e di +ottenere, forse con +la violenza, qualche +cosa. Il capitano Hill +però fece dirigere la +nave al nord e fece +sparare un piccolo +cannone che teneva +nascosto sotto il castello +di prua. La detonazione e anche l’impossibilità di vincere il +veliero che camminava colla velocità di otto nodi all’ora, persuasero +quei brutali selvaggi a proseguire la loro rotta. +</p> + +<p> +— Dimmi, babbo, sono molti gli abitanti di queste isole? — chiese +miss Anna al capitano. +</p> + +<p> +— Quando Bougainville le visitò, cioè nei 1799, stimò il loro +numero a 200,000, e Cook confermò tale cifra; ma ora sono scemati +più della metà. +</p> + +<p> +— E perchè tale enorme diminuzione? +</p> + +<p> +— Perchè gli isolani sono quasi sempre in guerra fra di loro +ed i vinti vengono senz’altro mangiati, siano feriti o completamente +sani. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +</p> + +<p> +— Assistono anche le donne a quei mostruosi banchetti? +</p> + +<p> +— No, poichè le donne non possono prendere i pasti in compagnia +degli uomini; ma si fanno cuocere da parte un pezzo dei prigionieri. +</p> + +<p> +— Nemmeno le mogli mangiano coi mariti? +</p> + +<p> +— No, poichè pei mariti esse rappresentano semplicemente delle +bestie da soma. La loro condizione è così misera e così opprimente, +che spesso uccidono le figlie per sottrarle ad una vita tanto degradante. +</p> + +<p> +— Che orribili selvaggi! E a quale razza appartengono? +</p> + +<p> +— A quella melanesica; ma notasi però in loro l’influenza della +razza polinesica. +</p> + +<p> +— Dimmi, tutti i popoli che abitano le isole del Grande Oceano +sono antropofagi? +</p> + +<p> +— Quasi tutti. +</p> + +<p> +— Per necessità forse? Mi hanno detto che le isole del Pacifico +sono assai scarse di animali e di alberi fruttiferi. +</p> + +<p> +— Sì, ma non tutte. Alcune abbondano di cani, di maiali, di +uccelli, di alberi che danno frutta saporite, e per di più il mare +che le circonda è ricco di pesci. Malgrado ciò, gli abitanti sono +antropofagi e mettono nello spiede e in salsa i loro nemici. +</p> + +<p> +Un tempo non si credeva all’antropofagia, ma dopo i viaggi di +Van Diemen, di Tasman, di La Perouse, di Bougainville, di Cook, +di Quiros, di Mendana, ec. bisognò ammetterla. +</p> + +<p> +Alcune tribù sacrificavano i nemici per spirito religioso, ma li +mangiavano, altri per insufficenza di alimenti, altri ancora per leccornía +e taluni per ereditare il coraggio o le virtù del morto, come +per esempio gli Australiani che mangiano a preferenza il cuore del +nemico per acquistare maggior energia, i Maori della Nuova Zelanda +<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> +l’occhio sinistro prima di tutto, perchè secondo le loro credenze +figura l’anima del mangiato, e le tribù americane dell’Amazzoni +che bruciano il cadavere bevendo poi la polvere per appropriarsi i +pregi di lui. +</p> + +<p> +— Ma come, l’antropofagia non è ristretta agli isolani del Grande +Oceano? +</p> + +<p> +— No, Anna, — disse il capitano. — Più o meno tutti i popoli +hanno praticato il cannibalismo. I Galli, che sono gli odierni Francesi, +mangiavano gli uomini, e ne fanno fede le caverne ossifere +scoperte nelle vicinanze di Parigi, a Ville-Neuve-Saint-George ed a +Saint-Maure; nel Portogallo in una sola caverna furono raccolti +9500 denti umani e gran numero di ossa portanti le tracce della +combustione e degli istrumenti taglienti. +</p> + +<p> +Mangiavano uomini gli abitanti dell’Asia minore; i Giapponesi +ed i Messicani per spirito religioso; anzi aggiungerò che questi, discendenti +del grande impero di Montezuma, rimproveravano agli +Spagnuoli il sapore amaro delle loro carni!... +</p> + +<p> +— È incredibile!... — esclamò miss Anna con orrore. +</p> + +<p> +— Un tempo poteva dirsi così, ma oggi la scienza ha messo +tutto in chiaro. Del resto l’antropofagia è ancora molto estesa; si +mangiano uomini fra i Battias, di Sumatra, dove il cannibalismo ha +spiccatamente il carattere di punizione, fra gli Indiani dell’America +del Nord per vendetta, fra i Cafri, i Caraibi di Masoris, nel Congo, +nel Timbuctu, nel Dahomey e nell’Ogowai per pura leccornía. Aggiungerò +per ultimo che a Taiti, isola oggi civilizzata, or non è +molto, in un periodo di carestia si mangiarono tante persone che +fu chiamato quel tempo «la stagione da mangiare gli uomini» e +che in Francia nel 1090 e in Egitto nel 1200, pure in tempo di +carestia, si andava a caccia delle persone per venderne la carne!... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> +</p> + +<p> +— È orribile! +</p> + +<p> +— Ma storico, Anna. Del resto anche oggidì di quando in quando +giunge la notizia di scene di cannibalismo avvenute fra naufraghi. +Le cronache marinaresche sono piene di sì orribili pasti, fortunatamente +consigliati non dalla golosità, ma dalla fame. +</p> + +<p> +— I selvaggi dicono che è eccellente la carne umana? — chiese +il tenente, che da qualche minuto assisteva alla conversazione. +</p> + +<p> +— Tutti sono d’accordo nel lodare il gusto squisito e la delicatezza +della carne umana; però dicono che quella della razza +bianca è amara e troppo salata. +</p> + +<p> +— Speriamo allora che ci risparmino, se abbiamo la disgrazia +di cadere nelle loro mani. +</p> + +<p> +— Troveranno qualche mezzo per farci diventare eccellenti, signor +Collin, — disse il capitano ridendo. — Io so che gli isolani delle +Figii hanno un modo speciale per ingrassare i loro prigionieri e +renderli più succulenti. +</p> + +<p> +— Compiango i compagni di Bill se hanno avuto la sfortuna di +cadere, in questo frattempo, nelle loro mani. Purchè non sia invece +una mezza fortuna. +</p> + +<p> +— Perchè, tenente? — chiese il capitano sorpreso. +</p> + +<p> +— M’intendo io, signor Hill. +</p> + +<p> +— Spiegatevi, — disse miss Anna. +</p> + +<p> +— Non ora. — +</p> + +<p> +In quel momento dietro di loro si udì una specie di grugnito. +Il naufrago stava a tre soli passi di distanza e forse aveva inteso +le parole del tenente. +</p> + +<p> +Fortunatamente per lui, nessuno lo vide fissare sul tenente due +occhi che mandavano cupe fiamme e stringere i pugni con tale +forza, da farsi entrare le unghie nelle carni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +</p> + +<p> +Si allontanò silenziosamente senza essere stato scorto e andò +a sedersi a prua, ma i suoi occhi correvano sempre, però con diversa +espressione, da miss Anna al signor Collin. +</p> + +<p> +Cosa mai meditava in quel momento quell’enimmatico personaggio, +sul cui viso si leggeva ad un tempo una strana tenerezza +e si vedevan lampi d’un odio profondo? Gli avvenimenti dovevano +fra breve dirlo. +</p> + +<p> +Nel pomeriggio il vento crebbe di violenza, e il barometro si +abbassò bruscamente, mentre le onde provenienti dal sud, si facevano +più frequenti e sempre più alte. Si vedevano accavallarsi +sull’orizzonte mostrando le loro creste coperte di candida spuma +e venivano a rompersi con violenza contro la <i>Nuova Georgia</i>, la +quale rollava e beccheggiava vivamente. +</p> + +<p> +Le tigri, quasi presentissero la vicinanza di una tempesta, si +mostravano assai inquiete, e già nella stiva si udivano incessantemente +rintronare le loro rauche urla, facendo impallidire i marinai +che non si erano ancora abituati a quegli sgradevoli concerti. +</p> + +<p> +Il capitano per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da quell’uragano +che da due giorni andava raccogliendo le proprie forze, +per scatenarsi chi sa mai con quale furore, fece imbrogliare le alte +vele di pappafico e contra-pappafico e fece ammainare i coltellacci +e gli scapamari che aveva fatti spiegare al mattino per guadagnare +velocità. Non ancora soddisfatto, fece rinforzare i paterazzi +e legare solidamente le imbarcazioni, la cui perdita poteva diventare +funesta, e le gabbie delle tigri onde nel rollío o nel beccheggio +non si rovesciassero spezzando, le sbarre. +</p> + +<p> +— Temi qualche tifone? — gli chiese Anna, che di rado lasciava +la coperta della nave. +</p> + +<p> +— Sì, e non ti nascondo che questo uragano mi dà molto da +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +pensare, trovandoci noi in un mare cosparso di isole e di isolotti, +e per di più d’una profondità che mette i brividi. +</p> + +<p> +— Ha dei baratri immensi l’Oceano Pacifico? +</p> + +<p> +— Spaventevoli, Anna; una nave che andasse a picco non lascerebbe +spuntare di certo la sommità dei suoi alberetti. +</p> + +<p> +— In quale punto è più profondo? +</p> + +<p> +— Secondo gli ultimi scandagli, la maggiore profondità si troverebbe +a mezzogiorno del Kamtschiatca, penisola della costa asiatica. +Là lo scandaglio avrebbe toccato fondo a 8515 metri. +</p> + +<p> +— Otto chilometri e mezzo di profondità! +</p> + +<p> +— Pare però che vi siano dei baratri profondi quattordici e +perfino sedici chilometri. +</p> + +<p> +— Ma tutti gli Oceani hanno tali abissi? +</p> + +<p> +— La profondità media del Grande Oceano toccherebbe i 4380 metri; +ma si sa che fra le isole Figii, Tonga e Samoa esiste un abisso +di 8102 metri secondo taluni e di 8280 secondo altri navigatori; +quella dell’Atlantico toccherebbe i 4022 verso il nord e i 3927 verso +il sud; quella dell’Oceano Indiano i 3627 e degli altri due Oceani +i 3803. Forse in avvenire queste profondità diverranno maggiori, +poichè si difetta ancora di scandagli precisi. +</p> + +<p> +— Ma la vita a simili profondità deve essere nulla. +</p> + +<p> +— E perchè mia cara? +</p> + +<p> +— Per la grande pressione che deve esercitare una massa così +immensa d’acqua. +</p> + +<p> +— Un tempo si credeva a questo, anzi aggiungerò che si riteneva +che l’acqua si comprimesse talmente pel suo peso, da raggiungere +una densità paragonabile a quella del ferro o del piombo. Si riteneva +che una palla di ferro gettata in un mare profondo non +giungesse fino a toccare gli abissi, ma si arrestasse fra gli strati +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +acquosi, poichè non si era pensato che l’acqua è appena compressibile +e che anche sotto le più potenti pressioni la sua densità è +minima. Io so che recenti esperimenti hanno dimostrato che la +pressione è così leggiera da non essere d’impedimento nemmeno ai +pesci che hanno l’abitudine di vivere alla superficie dei mari. Ed +infatti, se questa forza fosse così enorme come si credeva, come +vivrebbero i crostacei che abitano il fondo degli abissi marini? +Bisognerebbe che fossero più solidi del ferro, mentre non lo sono +affatto. +</p> + +<p> +— La dimostrazione è chiara, padre mio. Ma.... to’, piove. +</p> + +<p> +— Il tempo si mette male. Ritirati, Anna, chè fra breve avremo +un uragano dei più furiosi, e il ponte sarà spazzato dai colpi +di vento. — +</p> + +<p> +Infatti il tempaccio si avanzava rapidamente, invadendo la +vôlta celeste e sconvolgendo il grande Oceano Pacifico che stava +per smentire ancora, il suo tranquillo nome datogli da Magellano. +</p> + +<p> +L’equipaggio era tutto salito in coperta pronto a sostenere la +lotta, e si vedeva interrogare con ansietà le nubi e le onde. Quei +lupi di mare presentivano una fiera tempesta. Solo il naufrago, che +stava sempre seduto a prua su di un ammasso di cordami, pareva +tranquillo e sogghignava ad ogni muggito delle onde, fissando con +due occhi di fuoco il tenente Collin quasi che meditasse un sinistro +progetto. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span></p> + +<h2 id="cap6"><span class="smcap">Capitolo Sesto.</span> +<span class="smaller">Il delitto del naufrago.</span></h2> +</div> + +<p> +L’Oceano Pacifico montava a vista d’occhio; si sarebbe detto +che una forza misteriosa, irrompente dagli abissi immensi del fondo, +lo sollevasse. Montagne d’acqua, poichè ora potevansi chiamare con +tal nome, venivano dal sud accavallandosi le une sulle altre, coperte +da un immenso lenzuolo di candidissima spuma, e venivano a rompersi +con lunghi muggiti contro i fianchi del vascello, il quale si +rovesciava violentemente ora sul babordo ed ora sul tribordo con +mille scricchiolii, ed ora s’impennava come un cavallo vigorosamente +spronato. +</p> + +<p> +La tinta del mare aveva perduto il suo azzurro brillante ed era +diventata cupa, quasi volesse gareggiare colla tinta nerastra dei +nuvoloni che correvano disordinatamente, accumulandosi negli immensi +spazii del cielo. +</p> + +<p> +Il vento, che poco prima era ancora costante, pareva che fosse +impazzito e balzava bruscamente dal nord al sud, dall’est all’ovest, +accennando a prendere un violento moto circolare. Sibilava attraverso +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +i mille cordami della <i>Nuova Georgia</i>, scoteva con furore i +boscelli rugosi delle manovre, faceva crepitare le vele e curvare +perfino gli alberi. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, consultato il barometro, vide non senza una +viva emozione, che segnava la cifra straordinaria di 705 millimetri! +</p> + +<p> +— È un vero tifone quello che sta per assalirci, — disse al tenente +Collin, che si era messo accanto al timoniere. +</p> + +<p> +— Ma come nascono questi tifoni che si sono acquistati una +così triste celebrità nei mari del Giappone, della China e del Grande +Oceano? — chiese il tenente. +</p> + +<p> +— Nascono generalmente dall’incontro di due o più correnti +d’aria contrarie, le quali provocano un movimento rotatorio che +è pericolosissimo per le navi che si trovano nel mezzo. +</p> + +<p> +— Si estendono per un largo tratto? +</p> + +<p> +— Per quattrocento o cinquecento chilometri, comunemente; ma +si sono osservati dei cicloni di mille chilometri, e temo che quello +che sta per piombarci addosso sia così immenso, poichè la depressione +barometrica è considerevolissima. +</p> + +<p> +— Ordinariamente quale direzione hanno? +</p> + +<p> +— Vanno dal sud-ovest al nord-est, e il loro movimento circolare, +nell’incontro delle due correnti, è da destra a sinistra. +</p> + +<p> +— Sicchè avremo qualche tromba marina. +</p> + +<p> +— È probabile, tenente; anzi faremo bene a preparare il nostro +piccolo cannone. +</p> + +<p> +— Volete spezzarla colle palle? +</p> + +<p> +— Basta la detonazione, il più delle volte, per romperla d’un +sol colpo; la palla sarebbe inutile, poichè non farebbe che attraversare +la colonna d’acqua. +</p> + +<p> +— Ma è pericoloso per una nave che si trova a breve distanza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +</p> + +<p> +— Sì, è vero, poichè la massa liquida nel precipitare sul mare +solleva cavalloni enormi; ma tutto si deve tentare piuttosto di +lasciarsi avviluppare da quelle furiose colonne liquide, che sono +dotate di tale potenza rotatoria da trasportare con loro i più grandi +vascelli e da sollevarli. — +</p> + +<p> +Un grande lampo che fendette la massa delle nubi come se +fosse una gigantesca scimitarra, seguito poco dopo da un cupo +rimbombo che si perdette nei lontani orizzonti, troncò la conversazione. +</p> + +<p> +Il capitano Hill abbandonò il posto e salì sul ponte di comando +col portavoce in mano, pronto a comandare la manovra, mentre il +tenente Collin si portava a prua dove gli uomini si disponevano ad +ammainare i fiocchi e a prendere terzaruoli sulle vele basse. +</p> + +<p> +L’uragano si avvicinava con rapidità straordinaria, sconvolgendo +il mare e il cielo. Impetuosi colpi di vento, dopo d’aver sollevate +e sferzate le onde che montavano sempre con tremendi muggiti, +giungevano l’uno addosso all’altro sulla <i>Nuova Georgia</i>, la quale +fuggiva con la rapidità d’un immenso uccello, verso il sud-ovest. +</p> + +<p> +Il sole era scomparso da qualche ora, e una profonda oscurità +pesava sul Grande Oceano. Però al balenar dei lampi, si vedevano +volteggiare, sospinti dalla forza del ciclone, i grandi albatros, con +le loro piume bianche e nere, il becco grosso e tanto robusto, +da spaccare il cranio ad un uomo, e con le loro ampie ali che +misuravano non meno di cinque metri. Si vedevano lottare contro +il vento, volteggiare disordinatamente sopra i flutti e si udivano, +fra i fischi ed i muggiti della natura irritata, le loro grida rauche +e discordi. +</p> + +<p> +Anche gli abitatori del mare parevano inquieti, perchè si vedevano +ruzzolare fra le onde numerosi squali con potenti mascelle +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +fornite di triplici file di denti, e slanciarsi in aria torme di <i>Exocœtus +volitans</i>, strani pesci dotati di larghe pinne somiglianti ad ali, che +si innalzano con un potente colpo di coda percorrendo distanze di +centocinquanta a dugento metri, e che appena ricaduti tornano a +riprendere il volo, riaprendo le pinne ventrali e agitandole in modo +da sembrare quattro invece di due. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i>, nonostante venisse assalita da ogni lato dai +marosi che si slanciavano talvolta fino sul suo ponte, pure si comportava +bene e teneva bravamente testa all’uragano. +</p> + +<p> +Guidata dalla ferrea mano del vecchio Asthor si manteneva +sulla via del sud-ovest, per rifugiarsi, in caso disperato, nelle insenature +di qualche isola. Rollava disperatamente la poveretta, si copriva +d’acqua da prua a poppa, tuffava nel seno delle onde spumeggianti +i suoi solidi fianchi, montava sulla cresta delle montagne +mobili, precipitava nel fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo +albero di bompresso, tanto s’inchinava colla prua, ma usciva sempre +vittoriosa da quegli assalti furiosi che non le lasciavano tregua. +</p> + +<p> +Ad un tratto però, verso il sud, quando il vento, ormai scatenato +aveva perduto ogni ritegno, girando ora al sud-ovest ed ora +al nord-est, provocando quegli incontri di correnti che generano i +cicloni, apparve una specie di cono che pareva scendesse dalle nubi +per posarsi sulla sconvolta superficie dell’Oceano. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, quantunque coraggiosissimo e pronto a tutto, +impallidì. +</p> + +<p> +— Si forma una tromba verso il sud, — disse rivolgendosi verso +il tenente Collin che lo aveva raggiunto sul ponte di comando. +</p> + +<p> +— La <i>Nuova Georgia</i> fugge rapidamente, signore, — rispose il +tenente. — Forse noi saremo lontani, quando la tromba si sarà +formata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +</p> + +<p> +— Confidiamo in Dio! Non temo per me, ma per la mia povera +Anna. +</p> + +<p> +— Speriamo, signore. — +</p> + +<p> +L’uragano cresceva sempre. I colpi di vento erano così impetuosi +che pareva uscissero a forza da un’immensa tromba collocata a +pochi passi dalla nave. Scuotevano orribilmente gli alberi, sbrandellavano +le vele, facevano volteggiare come pagliuzze i più grossi +boscelli delle manovre e facevano fremere le grosse sartie e i grossi +paterazzi in tal modo, da temere che si spezzassero. +</p> + +<p> +Onde sopra onde si slanciavano addosso alla nave percuotendola +fieramente a prua e a poppa, a babordo e a tribordo, facendo gemere +i cordami ed i puntelli, spostando le imbarcazioni e aprendo delle +breccie nelle murate. Pareva che si accanissero ad aprire i fianchi +del legno, onde trascinarlo negli spaventosi baratri dell’Oceano +Pacifico. +</p> + +<p> +La notte era calata, una notte oscura come il fondo d’un barile +di catrame. Non si vedevano che tenebre, le quali pareva si addensassero +di momento in momento sempre più sull’Oceano, quasi volessero +rendere più pericolosa e più orrida la situazione della <i>Nuova +Georgia</i>. Solamente all’orizzonte, di tratto in tratto balenava, e a +quel rapido bagliore si vedevano correre sulla coperta i marinai coi +capelli sciolti al vento, i volti pallidi, gli occhi smarriti e i panni +inzuppati, e sul ponte di comando si vedeva spiccare l’alta statura +del capitano Hill ed a prua la tetra figura del naufrago. +</p> + +<p> +In mezzo agli urli della tempesta, ai sibili del vento e ai ruggiti +delle onde si udivano a un tratto irrompere, dalle nere profondità +della stiva, i potenti gridi delle dodici tigri, le quali, atterrite da +quei fragori e da quelle scosse orribili, si dibattevano furiosamente +dentro le gabbie. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +</p> + +<p> +Verso la mezzanotte una raffica più impetuosa delle altre si +rovesciò sulla nave con tale violenza, da farle immergere tutta intera +la prua. +</p> + +<p> +Il capitano Hill temendo che la <i>Nuova Georgia</i> si rovesciasse +sui fianchi per non più rialzarsi, comandò di imbrogliare le vele +di parrochetto e di mezzana contentandosi di tenere spiegate le +vele basse. +</p> + +<p> +Alcuni marinai si slanciarono sulle griselle, ma le scosse che +risentiva la nave e i colpi di mare che giungevano tanto alti sopra +le murate, lo impedivano; onde furono costretti a ridiscendere in +coperta per non essere portati via e precipitati nei flutti muggenti. +Due uomini, dopo aver corso mille pericoli, erano riusciti a raggiungere +la vela di mezzana ed a imbrogliarla. +</p> + +<p> +Quella di parrochetto però, violentemente investita dalle raffiche, +dava tali colpi da compromettere la sicurezza del naviglio e dell’albero +di trinchetto. Era necessario di chiuderla o per lo meno +di sventrarla con un buon colpo di coltello. +</p> + +<p> +Il tenente Collin, giovane ardimentoso e che sfidava intrepidamente +il pericolo, vedendo riuscire vani gli sforzi dei marinai, si +slanciò a prua, e afferratosi fortemente alle griselle si elevò nelle +tenebre. Un altro uomo si era contemporaneamente mosso: era il +naufrago. +</p> + +<p> +Senza essere stato veduto, fra quella profonda oscurità e quei +colpi di mare che spazzavano senza interruzione il ponte della nave, +sbattendo i marinai addosso alle murate, s’aggrappò allo straglio +di maestra, e coll’agilità d’una scimmia si inerpicò a forza di +braccia, giungendo nell’istesso momento del tenente, sul pennone +di parrochetto. +</p> + +<p> +— Tu qui, Bill? — chiese il tenente nel vederselo vicino. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +</p> + +<p> +— Sì, signor tenente, — rispose il naufrago con strano accento. — Vi +sorprende? +</p> + +<p> +— Da qual parte sei salito? +</p> + +<figure><a id="fill-059"></a> + <img src="images/ill-059.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Dallo straglio. +</p> + +<p> +— Aiutami adunque. — +</p> + +<p> +Il tenente si mise a cavalcioni del pennone tenendosi avvinghiato +alla sbarra di ferro che corre sopra, e appoggiando i piedi +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +sulla corda che corre sotto, cercò di raccogliere i bracci di manovra +per imbrogliare la vela. D’improvviso si sentì stringere alla +gola da due mani nervose e con tale forza, da non esser capace +di emettere il più lieve grido. Facendo uno sforzo disperato, girò +il capo e vide sopra di sè la tetra figura del naufrago, sulle cui +labbra errava un satanico sorriso. Abbandonò con una mano la +sbarra tentando di respingerlo; ma il naufrago era robusto e pareva +che in quel momento avesse triplicato le forze. +</p> + +<p> +Il vascello sospinto dalle onde barcollava furiosamente ed il vento +ruggiva tremendo fra l’alberatura e faceva scuotere i due uomini, +ma la lotta continuava senza che si scambiassero una parola. Il povero +tenente che non poteva abbandonare il pennone per non sfracellarsi +sul ponte della nave, non opponeva ormai che una debole +resistenza e si sentì rapidamente strangolare. +</p> + +<p> +Quella lotta fra cielo e mare, in mezzo a quelle tenebre e la +burrasca che ruggiva, durò un solo minuto. Il signor Collin si sentì +quindi trascinare verso l’estremità del pennone, e smarrì i sensi. +</p> + +<p> +Il naufrago attese che la nave s’inclinasse sul tribordo, poi tenendosi +stretto al pennone colle sole gambe, con una spinta precipitò +nello sconvolto Oceano la vittima, la quale scomparve negli abissi. +</p> + +<p> +— Ecco uno che non parlerà più, — mormorò il naufrago con +voce sorda. — Andrai a chiedere ai pesci se io vengo o no dall’isola +dei forzati. — +</p> + +<p> +Girò gli occhi intorno per vedere se nessuno lo aveva veduto, e +ridiscese silenziosamente in coperta, confondendosi fra l’equipaggio. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span></p> + +<h2 id="cap7"><span class="smcap">Capitolo Settimo.</span> +<span class="smaller">I frangenti.</span></h2> +</div> + +<p> +Nè il capitano Hill che si trovava sul ponte di comando, nè il +vecchio Asthor che concentrava tutti i suoi sforzi sulla ribolla del +timone per mantenere sempre la nave sulla buona via, nè l’equipaggio +che aveva un gran da fare a evitare le ondate che irrompevano +ad ogni istante in coperta e che era occupato a bracciare +continuamente le vele basse, si erano accorti della caduta del tenente +Collin. +</p> + +<p> +Il mare irritato e le tenebre avevano coperto quell’assassinio, +forse lungamente meditato da quel sinistro uomo, e così freddamente +consumato. +</p> + +<p> +Il naufrago ridisceso in coperta era silenziosamente scivolato a +prua e pareva occupato alla manovra dei fiocchi, sicuro ormai di +non essere stato veduto da nessuno, poichè l’oscurità non permetteva +di distinguere l’assenza di chicchessia. Malgrado però la sua +apparente calma, più volte si era curvato sulla prua, aveva scrutato +profondamente quei flutti irritati e aveva teso l’orecchio a lungo, +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +temendo che il disgraziato tenente seguisse la nave e chiamasse +aiuto. +</p> + +<p> +Certo la coscienza di Bill, per quanto fosse incallita nel delitto, +non doveva in quel momento essere tranquilla, poichè tutte le volte +che incontrava gli sguardi di qualche marinaio impallidiva orribilmente, +e gli si gelava sulle labbra lo strano sorriso che di rado +lo abbandonava. +</p> + +<p> +Erano passati dieci minuti e la <i>Nuova Georgia</i>, trasportata dall’uragano +aveva percorso un miglio, quando il capitano Hill, vedendo +ancora semi-sciolta la vela di parrochetto e non scorgendo +fra l’equipaggio il tenente, si mise a gridare: +</p> + +<p> +— Ohe! signor Collin, dove siete? Volete un aiuto? — +</p> + +<p> +I soli muggiti delle onde e i fischi sempre più violenti e stridenti +del vento, risposero a quella domanda. +</p> + +<p> +Il capitano credendo che la sua voce non fosse stata udita, discese +dal ponte di comando e si avanzò fino ai piedi dell’albero +di trinchetto cercando di discernere il tenente fra le vele e i cordami; +ma l’oscurità era così profonda che non potevasi distinguere +alcuna cosa. +</p> + +<p> +— Signor Collin! — ripetè con voce tonante. +</p> + +<p> +Anche questa volta la domanda rimase senza risposta. +</p> + +<p> +— Scommetterei un penny contro una sterlina che il signor +Collin non è sull’albero, — disse un marinaio che era salito sul castello +di prua per meglio vedere. +</p> + +<p> +— È impossibile, — esclamò il capitano impallidendo. +</p> + +<p> +— Eppure, signore, io non lo scorgo nè sulla coffa, nè sulla +crocetta, nè sui pennoni, — disse il marinaio. +</p> + +<p> +— Che gli sia avvenuta qualche disgrazia? Ma quando?... Come?... +Avete udito nessun grido voialtri? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +</p> + +<p> +— Nessuno, signore, — risposero i marinai che si erano aggruppati +presso l’albero. +</p> + +<p> +— Non l’avete veduto discendere? +</p> + +<p> +— No. +</p> + +<p> +— Che sia caduto in mare? — +</p> + +<p> +In quel momento un lampo abbagliante ruppe l’oscurità che +pesava sull’Oceano. Tutti gli occhi si fissarono sulla vela di parrochetto +e tutti videro distintamente che il luogotenente non era +più sull’albero. +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò il capitano, facendo un gesto disperato. +</p> + +<p> +Si slanciò verso la murata di babordo scrutando le onde e gettò +tre tuonanti chiamate: +</p> + +<p> +— Signor Collin!... dove siete?... rispondete, in nome di Dio!... — +</p> + +<p> +Anche queste chiamate non ebbero esito migliore delle altre. Il +mare ruggiva sempre, il vento urlava e fischiava attraverso l’alberatura +e il sartiame, ma nessuna voce umana si udiva mescolarsi +alla possente voce della tempesta. +</p> + +<p> +— Perduto!... — esclamò il capitano Hill con accento disperato. — Asthor, +viriamo di bordo!... +</p> + +<p> +— La tempesta incalza, signore, e le onde ci assaliranno sui +fianchi, — disse il vecchio marinaio. +</p> + +<p> +— Bisogna tentare di salvarlo. +</p> + +<p> +— Badate, signore, che metterete a pericolo la nave. +</p> + +<p> +— Non importa, Asthor; tutto si deve tentare per salvarlo. Ai +bracci delle vele voialtri e pronti per virare!... — +</p> + +<p> +Era una pazzia il voler virare di bordo con quell’uragano che +assaliva furiosamente la <i>Nuova Georgia</i>. Le onde potevano irrompere +sul suo fianco, spostare il carico della stiva e rovesciarla; ma +il capitano Hill era un uomo di gran cuore, che amava molto i suoi +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +uomini e voleva tentare a qualunque rischio il salvataggio del disgraziato +ufficiale. +</p> + +<p> +Sotto la robusta mano del vecchio pilota, la <i>Nuova Georgia</i> +virò di bordo presentando per alcuni istanti il fianco destro alle +onde. Sotto la spinta formidabile di quelle masse liquide che il +vento trascinava in una corsa disordinata verso l’est, si piegò talmente +da temere che si rovesciasse per sempre; ma si risollevò +quasi subito e ritornò sulla via poco prima percorsa, affrontando +con l’affilata sua prua l’uragano che ora l’assaliva di fronte. +</p> + +<p> +Il capitano Hill e gran parte dell’equipaggio, affollati sul castello +di prua, scrutavano avidamente le tenebre e di quando in +quando mandavano acute chiamate. L’armaiuolo di bordo aveva +fatto portare in coperta il piccolo cannone e lo scaricava a intervalli +di due o tre minuti. +</p> + +<p> +Alcune volte, fra i muggiti delle onde, pareva di udire una lontana +chiamata o un grido straziante, ma poi l’equipaggio si persuadeva +di essersi ingannato. Il vento quando fischia fra l’attrezzatura +produce sovente dei suoni così strani, da scambiarli bene spesso per +grida di naufraghi. +</p> + +<p> +— È perduto! — esclamava il capitano Hill strappandosi i capelli +dal dolore. — Povero Collin! Così buono, così coraggioso e così giovane!... +Sento che non lo ritroverò più mai!... +</p> + +<p> +— Se fosse vivo, avrebbe risposto alle nostre grida e ai nostri +segnali, signore, — disse il vecchio Asthor che aveva affidato il timone +al contro-mastro. +</p> + +<p> +— Ma come mai cadde senza mandare un grido e senza che si +vedesse? +</p> + +<p> +— Gli saranno venute meno le forze e il vento l’avrà strappato +dal pennone, oppure è caduto per una forte scossa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +</p> + +<p> +— Ma senza mandare un grido? +</p> + +<p> +— Che il pennone di pappafico lo abbia percosso al capo in +modo da farlo svenire? +</p> + +<p> +— Bisogna supporlo, Asthor. +</p> + +<p> +— Se ciò è accaduto, il povero ufficiale a quest’ora riposa in +fondo agli abissi marini. Ritorniamo, capitano. — +</p> + +<p> +Continuare a lottare contro la tempesta che era girata all’ovest, +non era prudenza. La nave era solida, sì, ma il fasciame poteva da +un istante all’altro cedere agli urti sempre più potenti di quelle +masse liquide. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> guidata da Asthor, che aveva ripresa la ribolla +del timone, virò nuovamente di bordo e riprese la rotta primiera, +lasciandosi trasportare dall’uragano che non accennava ancora +a calmarsi. +</p> + +<p> +Il capitano Hill però ed anche l’equipaggio non riuscivano a +staccare gli occhi da quel tratto d’Oceano, nelle cui onde era stato +inghiottito il povero Collin e quantunque ormai assai lontani, si +vedevano curvarsi di frequente sui bordi e guardare lungamente +lontano, quasi avessero la speranza di veder passare presso la nave +il cadavere dell’audace e sfortunato marinaio. +</p> + +<p> +Un uomo solo pareva fosse contento di allontanarsi da quei paraggi, +e questo era il naufrago, il quale ormai si teneva sicuro, ben +sapendo che l’Oceano non restituisce la preda e che sa conservare +troppo bene i segreti. Aveva avuto paura dapprima, quando +cioè la nave era ritornata sulla propria via, non essendo certo che +il luogotenente fosse morto, ma ora più nulla aveva da temere, e +poteva respirare tranquillamente. +</p> + +<p> +Il delitto non aveva avuto testimoni; nessuno aveva veduto la +scena svoltasi sul pennone del parrochetto; a che adunque temere? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> +</p> + +<p> +Intanto la <i>Nuova Georgia</i> continuava a fuggire dinanzi all’uragano, +con una velocità che il capitano Hill stimava superiore ai +tredici nodi. S’avvicinava alle isole sulle quali, secondo quanto +aveva narrato il naufrago, dovevano trovarsi i superstiti della nave +affondata. Si poteva ormai dire che non era molto lontana, poichè +già l’Oceano si rompeva con maggior furore, segno evidente che +stava per rinserrarsi fra le isole dell’arcipelago Figiano. +</p> + +<p> +Verso le due del mattino, un marinaio che era salito sul castello +di prua per imbrogliare la trinchettina che il vento aveva +sciolto, segnalò un fuoco che si scorgeva verso il sud-est. +</p> + +<p> +Il capitano Hill puntò il cannocchiale in quella direzione, e scorse +infatti un punto luminoso che appariva e scompariva secondo che +le montagne d’acqua si alzavano o si abbassavano. +</p> + +<p> +— Che siamo di già presso l’arcipelago Figiano? — disse fra sè. — Vorrei +essere lontano ancora trecento leghe piuttosto che trovarmi +addosso a quelle terre con simile tempesta. — +</p> + +<p> +In quell’istante apparve sul ponte miss Anna. La coraggiosa +giovanetta aveva indossato un lungo mantello di tela impermeabile +e non pareva spaventata, quantunque la <i>Nuova Georgia</i> beccheggiasse +e rollasse spaventosamente e le onde montassero sempre in +coperta, correndo all’impazzata da prua a poppa. +</p> + +<p> +— Dove siamo, padre mio? — chiese ella. +</p> + +<p> +— Quale pazzia, Anna, salire sul ponte con questo uragano, — disse +il capitano correndole incontro. +</p> + +<p> +— Sono inquieta, babbo, e poi vicina a te mi pare di non correre +pericolo alcuno. Non accenna a cessare questo uragano? +</p> + +<p> +— Non ancora, e temo che si prolunghi fin troppo. +</p> + +<p> +— Che notte orribile! +</p> + +<p> +— Tremenda, Anna, e disgraziata per uno di noi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +</p> + +<p> +— Cosa vuoi dire?... +</p> + +<p> +— Collin non è più con noi. +</p> + +<p> +— Morto!... +</p> + +<p> +— È scomparso mentre dall’alto del parrochetto tentava d’imbrogliare +la vela. +</p> + +<p> +— Quale disgrazia! — esclamò la giovanetta con voce soffocata. — Morto!... +lui morto!... — +</p> + +<p> +Due lagrimoni le scendevano sulle gote, mentre un rauco singhiozzo +le saliva alla gola. +</p> + +<p> +— Morto! — ripetè per la terza volta. — E tu non l’hai salvato? +</p> + +<p> +— Nessuno lo ha veduto cadere in mare, e quando mi accorsi +della sua scomparsa eravamo assai lontani. +</p> + +<p> +— E non sei ritornato? +</p> + +<p> +— Abbiamo virato di bordo a rischio di inabissarci tutti e l’abbiamo +cercato a lungo, ma il disgraziato era scomparso. +</p> + +<p> +— Ah! padre mio!... +</p> + +<p> +— Terra a prua! — gridò in quell’istante un marinaio. +</p> + +<p> +— I frangenti a tribordo! — urlò un altro che si teneva ritto +sulla murata, aggrappato ai paterazzi dell’albero di maestra. — Attenzione, +Asthor!... +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dove siamo noi?... — +</p> + +<p> +Stava per slanciarsi verso prua, quando un uomo gli sbarrò il +passo: quest’uomo era il naufrago. +</p> + +<p> +— Cosa vuoi, Bill? — gli chiese. +</p> + +<p> +— Se vi preme la vita, fate imbrogliare le vele o cercate di riguadagnare +il largo, — rispose il naufrago con voce sorda. +</p> + +<p> +— Conosci questi luoghi? +</p> + +<p> +— Sì, capitano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> +</p> + +<p> +— Dove siamo noi? +</p> + +<p> +— Dinanzi ai frangenti di Figi-Levù. — +</p> + +<p> +Poi si tirò da una parte per dare il passo al capitano e si avvicinò +a miss Anna, che pareva ancora atterrita per la disgraziata +fine del signor Collin e che si sforzava a soffocare dei singhiozzi. +</p> + +<p> +— Signorina, — le disse fissandola con due occhi che mandavano +vivi lampi. — Volete che io salvi tutti o che perda tutti? — +</p> + +<p> +La giovanetta alzò il capo che teneva chinato sul petto e guardò +con stupore quell’uomo che le indirizzava una così strana domanda. +</p> + +<p> +— Cosa avete detto, Bill? — gli chiese. +</p> + +<figure><a id="fill-068"></a> + <img src="images/ill-068.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— La nave è perduta, signora. +</p> + +<p> +— Come lo sapete voi? +</p> + +<p> +— Sta sui frangenti, e fra pochi minuti si sventrerà sugli scogli +coralliferi di Figi-Levù. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +</p> + +<p> +— Ma salvatela adunque! +</p> + +<p> +— Lo volete, miss Anna? +</p> + +<p> +— Ne va la vita di tutti! — +</p> + +<p> +Il naufrago scrollò le spalle con un gesto di noncuranza, poi +disse con voce sorda: +</p> + +<p> +— È voi che desidero salvare, perchè non voglio che finiate sotto +i denti dei cannibali. — +</p> + +<p> +Si slanciò verso poppa e guardò per alcuni istanti intorno alla +nave. Il mare si infrangeva furiosamente per ogni dove, rimbalzando +a grande altezza con sprazzi mostruosi. Ruggiva orribilmente sopra +i bassifondi che lo tenevano imprigionato, cercando di sorpassarli +o di spazzarli via. +</p> + +<p> +All’est, attraverso le tenebre, si scorgeva confusamente una +massa enorme sormontata da una serie di picchi aguzzi che si perdevano, +di quando in quando, fra le nubi che volteggiavano in tutte +le direzioni, trascinate dal vento che pareva impazzito. +</p> + +<p> +Il naufrago con un solo salto balzò giù dal cassero e si fermò +dinanzi al capitano che correva verso il ponte di comando. +</p> + +<p> +— Signore! — gli disse. +</p> + +<p> +— Cosa vuoi, Bill? Spicciati, chè i minuti sono preziosi. +</p> + +<p> +— Se volete che la vostra nave non s’infranga sulle scogliere, +è necessario che mi affidiate il comando per pochi istanti. +</p> + +<p> +— Cosa vuoi fare? +</p> + +<p> +— Salvare la vostra nave, ho detto. +</p> + +<p> +— Sei capace di compiere questo miracolo? +</p> + +<p> +— Conosco l’isola e le sue scogliere, signore! +</p> + +<p> +— Comanda adunque! — +</p> + +<p> +Il naufrago salì sul ponte di comando, imboccò il portavoce e +gridò: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +</p> + +<p> +— Asthor, barra tutta all’orza! Due àncore a picco a prua!... — +</p> + +<p> +Il vecchio timoniere ubbidì. La <i>Nuova Georgia</i> a quel colpo di +timone virò sul posto, presentando la prua alle onde; subito i marinai +lasciarono cadere le due àncore che s’infissero solidamente +sul fondo roccioso dei bassifondi. Quando vide la nave fermarsi, il +naufrago si avvicinò al capitano che lo aveva raggiunto sul ponte +di comando e gli chiese: +</p> + +<p> +— Avete dell’olio a bordo? +</p> + +<p> +— Dell’olio! — esclamò l’americano guardandolo con profondo +stupore. +</p> + +<p> +— Dalla vostra risposta dipende la salvezza della nave. +</p> + +<p> +— Ma cosa volete farne? +</p> + +<p> +— Lo saprete poi. Fate portare in coperta tutto quello che +avete. — +</p> + +<p> +Due marinai, al comando del capitano, discesero nella dispensa +e ritornarono sul ponte portando due barili della capacità di sessanta +o settanta litri ciascuno. Il naufrago senza perder tempo, +poichè la nave ancorata come era, subiva a prua delle scosse tremende +che minacciavano o di sfasciarla o di spezzare le catene, +fece riempire di canape due sacchi di tela ben fitta, vi fece versare +dentro alcuni litri d’olio e li calò uno a tribordo e uno a +babordo. +</p> + +<p> +Allora, dinanzi agli occhi dell’equipaggio stupefatto, avvenne +un fenomeno strano, meraviglioso. Appena quei due sacchi, dai cui +fori piccolissimi trapelava lentamente l’olio, ebbero toccata l’acqua, +le onde quasi per incanto si spianarono tutto all’intorno. +</p> + +<p> +Fin dove giungeva l’olio, che si espandeva rapidamente, l’acqua +si estendeva tranquilla, senza contrazioni, senza sussulti, mantenendo +la nave quasi immobile; ma al di là di quella zona si vedeva +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +il mare dibattersi con una rabbia estrema, quasi volesse sfogarsi +di quella calma forzata. +</p> + +<p> +Il naufrago avvicinandosi allora al capitano stupefatto, gli disse: +</p> + +<p> +— Se le àncore non cedono, potremo attendere con piena sicurezza +l’alba di domani, o potremo aspettare che l’uragano si calmi; +se le catene si spezzano, per noi e per i miei compagni è finita, +poichè laggiù si stende l’isola dei cannibali. Sperate!... — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span></p> + +<h2 id="cap8"><span class="smcap">Capitolo Ottavo.</span> +<span class="smaller">Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù.</span></h2> +</div> + +<p> +Il modo di calmare le onde adoperando l’olio, non è cosa moderna, +come generalmente si crede. Quantunque questo sistema, che +può rendere immensi vantaggi alle navi sbattute dalle fiere tempeste +degli oceani, sia sconosciuto a molti capitani e marinai, è vecchio, +poichè alcuni antichi scrittori ne fanno menzione nelle loro opere. +Plinio, per esempio, nella sua <i>Storia Naturale</i> ne dimostra +l’efficacia, e Plutarco pure dice qualche cosa su ciò, ma per varii +secoli nessuno si curò di verificare tale fenomeno. Il merito ne +doveva spettare al celebre propugnatore dell’indipendenza degli +Stati Uniti, a Franklin, il quale nel 1757, avendo osservato che +i pescatori delle isole Bermude oliavano il mare per calmare, +come egli diceva, le <i>onde tremanti</i>, ne dimostrò l’efficacia; però +ben pochi adottarono il sistema, e anche oggi, come dicemmo, +molti lo ignorano. +</p> + +<p> +Anche i balenieri, le cui navi più o meno sono sempre lorde +d’olio, avevano notato che le onde si spianavano intorno ai loro +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +legni, specialmente durante la fusione delle materie grasse, e avevano +anzi notato che l’olio di pesce, e specialmente quello di foca +e di delfino, era il migliore, avendo constatato che gli oli minerali +erano troppo leggieri ed i vegetali di poca efficacia nelle alte latitudini +perchè troppo facili a rapprendersi. +</p> + +<p> +Ci vollero moltissimi esempi, prima che questa meravigliosa scoperta +venisse adottata, se non dai legni minori, almeno dai più +grandi che intraprendono lunghi viaggi; anzi si può dire che soltanto +in questi ultimi anni venne presa in considerazione, quantunque +dapprima fosse stata vivamente combattuta, poichè si credeva +che il mare diventasse dipoi così burrascoso da riuscire fatale +alle altre navi che avessero avuto la disgrazia di passare sopra quei +tratti prima oliati. +</p> + +<p> +L’ufficio idrografico di Washington ha pienamente constatato i +grandi benefizi che rende alle navi questo sistema, dimostrandolo +in dugento rapporti che sono il risultato di dugento esperienze +fatte sia da barche di salvataggio, sia da bastimenti. Le barche di +salvataggio dell’Australia, che da più anni si esercitano a passare +fra gli scogli durante il cattivo tempo, coll’aiuto dell’olio, hanno +pure dimostrato che il mare subito si spiana e che si rompe solamente +sui margini del tratto oliato. +</p> + +<p> +E all’olio dovettero la loro salvezza il piroscafo <i>Stockolm City</i> +nella sua traversata fra Boston e l’Inghilterra, la <i>Nehemiah Gibson</i> +del capitano Bailey, l’<i>Emily Witney</i> del capitano Rollin sorpresa +da un furioso uragano il 25 agosto 1886, la <i>Marta Cabb</i> in viaggio +dall’America all’Europa, il <i>Meno</i> del Lloyd nord-tedesco comandato +dal capitano Kuhlmann, ec. Senza l’olio tutte queste navi +avrebbero affondato e chi sa se dei loro equipaggi qualche persona +sarebbe sopravvissuta, per dare al mondo la notizia del disastro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +</p> + +<p> +Non si creda, del resto, che sia necessaria una spesa enorme per +oliare il mare. La sostanza grassa si dilata con rapidità immensa, +dura attorno alla nave anche se questa fugge e bastano due sacchi +pieni di canape imbevuto della materia grassa, e sospesi o a prua, +o a poppa, o a babordo o a tribordo, secondo la direzione della nave, +per fare un lungo cammino. In mancanza di sacchi, basta far cadere +l’olio dagli ombrinali dopo averli mezzo-turati con canape, +onde non scorra troppo facilmente. +</p> + +<p> +Si è constatato che in media la spesa subita da diciassette bastimenti +fuggenti in poppa, fu di litri 1,83 per ora, di altri undici +di litri 2,70; ma devesi notare che questi fuggivano in direzione +del vento e che quindi l’olio si disperdeva con maggiore facilità. +</p> + +<p> +Le cause che producono questo fenomeno, sono facilissime a +spiegarsi. +</p> + +<p> +Non essendo l’olio penetrabile nè all’aria nè all’acqua, la +coesione delle sue molecole è tale, che il suo getto non può trasformarsi +in pioggia. Il vento non avendo nessuna presa su di +esso, lascia intatto lo strato che copre l’acqua, la quale non venendo +più urtata si mantiene quasi tranquilla. Tutt’al più subisce +gli urti delle onde che si dibattano agli orli dello strato, ma +non forma che delle ondulazioni che sono sensibili solamente in +pieno mare. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i>, immersa nello strato oleoso che opponeva +una fiera resistenza alle contro-ondate della risacca, quantunque +il suo spessore fosse talmente sottile da superare tuttociò che si +può supporre (si calcola che sia di <span class="above">1</span>⁄<span class="below">90000</span> di millimetro) rimaneva +quasi immobile, essendo rinchiusa fra i bassifondi dell’isola. +</p> + +<p> +I marosi, che il vento sollevava a prodigiosa altezza, si scagliavano +rabbiosamente, colle creste bianche di spuma, contro lo specchio +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +unito prodotto dall’olio che sempre più dilatavasi, ma si calmavano +quasi di colpo. Le sommità si abbassavano come per incanto, +passavano sotto lo strato sollevando lentamente la nave e uscivano +dall’altra parte, dove tornavano ad alzarsi con furore estremo +frangendosi e rifrangendosi contro le scogliere. +</p> + +<p> +— È meraviglioso questo fenomeno, — disse miss Anna che contemplava +il mare dalla murata di poppa. +</p> + +<p> +— Meraviglioso e pur tanto facile a spiegarsi, — rispose il capitano +Hill. — Occorreva un semplice marinaio per insegnarlo a me, +che navigo da tanti anni. +</p> + +<p> +— Che Bill lo abbia usato egli stesso? +</p> + +<p> +— O lui o il suo capitano senza dubbio. +</p> + +<p> +— Qualunque olio gode la proprietà di calmare il mare? +</p> + +<p> +— Sì; e ora che mi ricordo, ti dirò anzi che qualunque materia +oleosa può fare altrettanto. Ho infatti più volte osservato che +tutti i detriti diversi provenienti dalle cucine delle navi e tutti i +corpi galleggianti formanti una massa compatta, producevano un +rallentamento nelle onde. +</p> + +<p> +— È vero, — disse una voce dietro di loro. +</p> + +<p> +— Ah! sei tu, Bill! — esclamò il capitano. — Lascia che ti ringrazi +di averci salvati, poichè senza di te forse la <i>Nuova Georgia</i> +più non galleggerebbe. — +</p> + +<p> +Un enimmatico sorriso sfiorò le sottili labbra del naufrago. +</p> + +<p> +— Non parliamo di questo, — disse. — Avete fatto abbastanza +per me: siamo pari. +</p> + +<p> +— Hai fatto altra volta uso di questo prodigioso esperimento? — domandò +il capitano Hill. +</p> + +<p> +— Sì, a bordo di una nave baleniera. Il capitano avea osservato +più volte che durante la fusione di grassi di balene, i cui residui +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +vengono gettati in mare, le onde non andavano ad infrangersi contro +la nave: tentò l’esperimento durante una terribile tempesta +che ci aveva colti all’uscita del mare di Behring, e riuscì pienamente. +Del resto non è solamente l’olio che ha la proprietà di +calmare le onde, poichè più tardi verificai che tutti i corpi galleggianti +in massa compatta oppongono una grande resistenza alle +disgregazioni delle particelle del liquido marino sotto l’azione delle +raffiche. Infatti nella baia di Bristol, che si trova nell’America settentrionale, +presso la penisola di Aliaska, mentre attraversavamo uno +spazio di mare coperto da un numero infinito di ghiacci, vidi che +le onde si frangevano furiosamente tutt’all’intorno, ma che l’acqua +era tranquillissima sotto i ghiaccioli. All’ingiro si scatenava la +bufera, ma dove eravamo noi la calma era completa. +</p> + +<p> +— Vi credo, poichè anch’io ho verificato un fatto quasi simile, — disse +il capitano. — Attraversando un banco immenso di aringhe, +trovai colà il mare perfettamente calmo, mentre al di là le onde +s’alzavano a prodigiosa altezza. +</p> + +<p> +— L’isola che ci sta dinanzi, la conoscete bene? — chiese Anna +al naufrago, mostrando la massa enorme che si distingueva a grande +stento fra l’oscurità. +</p> + +<p> +— È Figi-Levù, non m’inganno, — rispose il marinaio. +</p> + +<p> +— È su quella terra che si trovano i vostri compagni? +</p> + +<p> +— Sì, miss. +</p> + +<p> +— Sapete dove essi sono? +</p> + +<p> +— Quando lasciai l’isola erano accampati presso una piccola +baia sulle coste occidentali; ma so che stavano per lasciarla, essendo +stati scoperti e minacciati dai selvaggi. +</p> + +<p> +— Dove saranno ora? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Lo ignoro; ma li troveremo. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +</p> + +<p> +Ciò detto, il naufrago parve immergersi in profondi pensieri e +non parlò più. +</p> + +<p> +Il capitano Hill e sua figlia abbandonarono la poppa e si portarono +a prua, dove l’equipaggio si affaccendava a calare una terza +àncora, quella così detta di speranza, che è la più grossa e che +invece della catena porta una grossa gomena. +</p> + +<p> +Il mare tutto intorno alla nave si manteneva sempre calmo, ma +al di là dello strato d’olio infuriava sempre, con tremendi muggiti, +e producendo anche sotto lo strato una violenta oscillazione, +di cui si risentiva anche la <i>Nuova Georgia</i>. +</p> + +<p> +La materia grassa che si vedeva scintillare al chiarore dei lampi +a tre quarti di miglio sottovento e sopravvento, di quando in quando +veniva respinta e scompaginata dalla furia dei marosi e del vento, +ma subito si estendeva, opponendo una resistenza incredibile agli +elementi scatenati. +</p> + +<p> +Finchè l’olio non veniva a mancare, vi era la speranza di salvar +la nave; però il capitano e Asthor s’accorsero ben presto che +le àncore, forse perchè il fondo doveva essere o poco resistente o +troppo liscio, a poco a poco cedevano, lasciandosi trascinare verso +l’isola degli antropofagi. +</p> + +<p> +— Brutta scoperta! — disse il capitano ad Anna. — Se le àncore +non incontrano un fondo roccioso, fra due ore saremo a poche gomene +dall’isola. +</p> + +<p> +— Eppure il mare è abbastanza tranquillo attorno a noi, — osservò +la giovane miss. +</p> + +<p> +— Non è il mare che ci trascina, è il vento che investe la nostra +nave, cacciandoci al sud-est. +</p> + +<p> +— Sono feroci gli abitanti di Figi-Levù? +</p> + +<p> +— Tanto feroci, che si divorano tra fratelli. Si dice che siano +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +gli antropofagi più temibili di tutte le isole del Grande Oceano. +Non vorrei che ci toccasse la sorte che toccò all’<i>Union</i>. +</p> + +<p> +— Cos’era questa <i>Union</i>? +</p> + +<p> +— Una bella e solida nave americana, appartenente al dipartimento +marittimo di New York e montata da un numeroso equipaggio. +Era partita in sul finire del 1799 diretta a Tonga-Tabù, +un’isola grande, che dista di qua poche diecine di leghe, ma che +ha una tristissima fama. +</p> + +<p> +Raggiunta l’isola, i selvaggi assalirono il vascello e uccisero il +capitano e tre marinai. Stavano per impadronirsene, quando il +sotto-capitano tagliò le funi che erano legate alle àncore, prendendo +prontamente il largo. +</p> + +<p> +Gl’isolani che sono tanto ipocriti quanto feroci, finsero di mostrarsi +pentiti e mandarono a dire all’ufficiale di tornare a Tonga +per far la pace. Cadde nell’agguato e tornò ad approdare; ma accortosi +a tempo che stavano tramando per impadronirsi del legno, +prese definitivamente il largo. +</p> + +<p> +La sfortuna pesava però su quel vascello, poichè cinque giorni +dopo naufragava su Figi-Levù e l’equipaggio veniva assalito e divorato +da quei mostruosi amatori di carne umana. +</p> + +<p> +— E non furono capaci di difendersi quei disgraziati marinai? +</p> + +<p> +— I polinesiani sono coraggiosi e non temono le armi da fuoco. +Quando un legno approda alle loro coste, nulla più li trattiene e +montano all’abbordaggio con un’intrepidità che spaventa, e.... — +</p> + +<p> +Non proseguì. Si era bruscamente curvato sul bordo e guardava +con profonda attenzione l’acqua che si sollevava in forma d’una +grande onda, scuotendo la <i>Nuova Georgia</i>. +</p> + +<p> +— Abbiamo toccato! — esclamò. +</p> + +<p> +— Dove? — chiese Anna impallidendo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +</p> + +<p> +— Sul fondo. +</p> + +<p> +— Ti sarai ingannato. — +</p> + +<p> +In quel momento a prua si levò un clamore acuto. I marinai +correvano da babordo a tribordo, guardando l’acqua e incrociando +domande e risposte. +</p> + +<p> +— Siamo su di uno scoglio?... +</p> + +<p> +— Non vedo nulla. +</p> + +<p> +— Abbiamo urtato? +</p> + +<p> +— No! +</p> + +<p> +— Sì! +</p> + +<p> +— Ma la nave raschia sul fondo! +</p> + +<p> +— Gettate lo scandaglio! — gridò Asthor. — Presto, o sarà troppo +tardi. — +</p> + +<p> +Il capitano Hill, in preda ad una viva emozione che si può ben +comprendere, poichè la nave poteva da un istante all’altro arrenarsi, +corse a prua seguito da Anna. +</p> + +<p> +— Abbiamo urtato? — domandò. +</p> + +<p> +— Lo temo, capitano, — rispose Asthor con voce alterata. +</p> + +<p> +— Quanti piedi d’acqua abbiamo? +</p> + +<p> +— Sette! — esclamò il marinaio che ritirava in quel momento +lo scandaglio. +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dov’è il naufrago? +</p> + +<p> +— Eccomi, signore, — rispose Bill facendosi innanzi. +</p> + +<p> +— Tu mi dicevi di conoscere questi luoghi. +</p> + +<p> +— Sissignore. +</p> + +<p> +— Ma abbiamo urtato. +</p> + +<p> +— Me ne sono accorto. +</p> + +<p> +— Abbiamo un banco sotto di noi o siamo sulle sabbie dell’isola. +</p> + +<p> +— Credo che vi sia un banco. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +</p> + +<p> +— Ma lo ignoravi tu? +</p> + +<p> +— Voi sapete che i polipi cambiano sovente i dintorni delle isole +del Grande Oceano. Un mese fa il fondo non si scorgeva; senza +dubbio lo hanno inalzato quei microscopici fabbricatori di banchi +e di scogliere. +</p> + +<p> +— Che ci sia acqua bastante al di là del banco? +</p> + +<p> +— Lo credo. +</p> + +<p> +— Riusciremo a raggiungerla? — +</p> + +<p> +Il naufrago crollò il capo più volte, poi disse con voce lenta e +tranquilla: +</p> + +<p> +— Siamo nelle mani del destino. +</p> + +<p> +— Perduti? — chiese miss Anna, rabbrividendo. +</p> + +<p> +— Forse non ancora, — rispose il capitano Hill. — Non spaventarti, +Anna, chè a bordo abbiamo mezzi sufficienti per rimettere in +acqua la nave ed armi bastanti per respingere gli assalti degl’isolani, +se questi cercheranno di montare all’abbordaggio. — +</p> + +<p> +Poi ridirizzando l’alta persona tuonò: +</p> + +<p> +— Spiegate la trinchettina e il fiocco e la vela di trinchetto! +Asthor, al timone! — +</p> + +<p> +In pochi secondi quei diversi ordini vennero eseguiti. La <i>Nuova +Georgia</i> investita dal vento girò lentamente su sè stessa, cercando +di riguadagnare il largo; ma diede indietro avvicinandosi alle spiagge +di Figi-Levù. Un urlo immenso d’angoscia si levò fra l’equipaggio +che ormai si credeva perduto e in procinto di naufragare sulla terra +degli antropofagi. Le àncore stridevano e strisciavano sul fondo del +banco, che pareva non offrisse più presa alle punte di ferro. +</p> + +<p> +A poppa si udì un urto dapprima leggiero, poi come uno strofinío +alternato ad altri urti che diventavano sempre più forti, di +mano in mano che la nave indietreggiava. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +</p> + +<p> +— Un’àncora a poppa! — gridò il capitano Hill. — Presto, o +siamo perduti. — +</p> + +<p> +A bordo non vi era che un ancorotto da pennello. Fu subito +portato a poppa e calato precipitosamente in mare. Parve che avesse +preso fondo buono, poichè +la nave virò di bordo, volgendo +la prua verso l’isola; +ma fu cosa di poco momento, +poichè anche quello strisciava +sulla superficie liscia +del banco. +</p> + +<figure><a id="fill-081"></a> + <img src="images/ill-081.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +D’improvviso avvenne +un urto violento, che fece +tremare gli alberi e spezzare +alcune sartie. La <i>Nuova +Georgia</i> sospinta dall’onda +s’alzò, poi si abbassò toccando +ancora, indi rimase +immobile sbandata sul tribordo: +si era arrenata! +</p> + +<p> +Quasi nell’istesso momento +sotto le tenebrose foreste dell’isola si udirono degli spaventevoli +clamori, che parevano di belve più che di gole umane. +</p> + +<p> +L’equipaggio intero rabbrividì, e perfino sulla fronte del naufrago, +ordinariamente serena, si disegnò una profonda ruga. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span></p> + +<h2 id="cap9"><span class="smcap">Capitolo Nono.</span> +<span class="smaller">L’arcipelago di Figii.</span></h2> +</div> + +<p> +L’arcipelago di Figii, che è anche chiamato di Viti, si estende +fra il 16° e il 21° di longitudine sud e il 174° e il 179° di longitudine +est. Si compone di dugentoventicinque isole, di cui ottanta +o novanta sono abitate, la cui popolazione intera si calcola che +superi di poco i 200,000 individui. +</p> + +<p> +Per grandezza e per numero di popolazione tiene il primo posto +Figi-Levù o Viti-Levù, lunga novanta miglia e larga cinquanta, +poi Vanùa che ne ha cento su venticinque e che nella forma somiglia +a una pera: ha monti elevati, valli profonde, vegetazione +ricchissima; Candabu lunga quaranta miglia e larga dieci, che +al sud termina in un monte sottile ma altissimo; Ono che ha un +circuito di cinquanta miglia; Tabe-Uni che ne ha quaranta; quindi +tutte le altre hanno un circuito più limitato, anzi talune non sono +che semplici brani di terra disabitati. +</p> + +<p> +Tutte queste isole sono rocce corallifere o vulcaniche, hanno +picchi elevati, alcuni dei quali toccano perfino i cinquanta piedi; +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +ma cosa davvero strana, presentano tutti forme coniche, sicchè da +lontano si scambierebbero per tanti pani di zucchero. La loro feracità +è incredibile e la loro bellezza è tale, che sembrerebbe di trovarsi +dinanzi a un vero Eden anzichè su di una terra popolata da +antropofagi. +</p> + +<figure><a id="fill-083"></a> + <img src="images/ill-083.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Gli abitanti tuttavia hanno un certo grado di civiltà, conseguito +più pel contatto continuo coi vicini isolani di Tonga che di +frequente irrompono su questo arcipelago per provvedersi di carne +umana, che per proprio istinto. Vestono decentemente, portano turbanti +in capo e grembiali che si fabbricano coi filamenti tessuti +d’una specie di gelso; scavano grandi canotti nei tronchi dei più +grossi alberi, costruiscono spaziose abitazioni, fabbricano stoviglie +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +e coltivano con passione i loro fertilissimi campi. Malgrado però +tanti perfezionamenti della loro razza, non rinunciano all’abbominevole +costume di cibarsi di carne umana, e basta entrare nelle +loro abitazioni per veder bollire entro grandi pentole dei pezzi di +carne strappata non solo ai vinti nemici, ma talvolta ai loro stessi +fratelli!.... +</p> + +<p> +Bellicosi quanto si può immaginare, poichè non temono affatto +la morte ritenendo che questa non rappresenti che un cambiamento +di vita, sono sempre in guerra fra di loro per rinnovare +le provviste di carne umana e soprattutto con gli isolani di Tonga. +</p> + +<p> +Guai poi al vascello che va a naufragare sulle loro spiagge! Non +danno quartiere a nessuno, e i disgraziati marinai che cadono nelle +loro mani vanno a finire nelle grandi pentole o sulla punta d’uno +spiedo gigantesco. Si può ora ben immaginare con quale angoscia +l’equipaggio aveva veduto la <i>Nuova Georgia</i> arrenarsi, sapendo +quale sinistra fama avevano gli abitanti dell’isola. Fortunatamente +però, la nave non si era spezzata e si poteva sperare ancora di rimetterla +a galla. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, passato il primo momento di terrore, era ritornato +l’energico uomo di prima, risoluto a tutto e pronto a tutto. +Assicuratosi che la <i>Nuova Georgia</i>, difesa dallo strato d’olio che +frenava l’impeto delle onde, non correva almeno pel momento +pericolo alcuno, comandò di trasportare a babordo tutti gli oggetti +pesanti che si trovavano in coperta onde rialzarla un po’ e rendere +meno facile una scalata dalla parte opposta; poi fece aprire l’armeria +e trasportare sul ponte i fucili, le pistole, le sciabole d’abbordaggio, +le scuri ed il piccolo cannone da segnali che venne caricato +a mitraglia. Terminati i preparativi di difesa, chiamò il naufrago +che in quel frattempo non aveva lasciato la prua, occupato, a +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +quanto pareva, a studiare la costa dell’isola che cominciava a diventare +visibile, avvicinandosi l’alba. +</p> + +<p> +— Al mio posto cosa faresti? — gli chiese. +</p> + +<p> +Il naufrago guardò il ponte della nave, guardò le onde che +venivano a morire contro i bordi, corrugò due o tre volte la fronte, +poi disse: +</p> + +<p> +— Aspetterei un’alta marea, poichè le maree ordinarie sono +deboli nell’Oceano Pacifico. +</p> + +<p> +— Mi toccherà aspettare quattro giorni. +</p> + +<p> +— Quando avverrebbe questa grande marea? +</p> + +<p> +— Alla mezzanotte di sabato, e oggi è martedì. Credi che gettando +delle ancore a poppa e alando al molinello la nave possa scagliarsi? +</p> + +<p> +— Non lo credo, poichè noi riposiamo su di un fondo roccioso. +Se si trattasse d’un banco di sabbia la nave potrebbe scivolare; +ma questi banchi sono tutti di natura vulcanica o corallifera e per +lo più scabrosi. +</p> + +<p> +— In questo frattempo i selvaggi ci lasceranno tranquilli? +</p> + +<p> +— Avete udito poco fa le loro grida? Erano grida di guerra, e +vedrete che appena il mare si sarà calmato, essi verranno sulle +loro <i>canoe</i>. +</p> + +<p> +— E sia, ma troveranno pane pei loro denti. Conosco anch’io +i selvaggi del Grande Oceano, e sono stato più volte da loro attaccato, +ma ho sempre trionfato. +</p> + +<p> +— State in guardia, signore, poichè i Figiesi sono molto coraggiosi +e molto astuti. Non verranno subito con intenzioni ostili; anzi +cercheranno di acquistare prima la vostra fiducia per poter salire +a bordo, vi faranno offerte di pace e anche vi manderanno dei +viveri o dei regali, ma poi piomberanno addosso al vostro equipaggio +a tradimento, e se non sarete pronto, stermineranno tutti noi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +</p> + +<p> +— Nessuno metterà piede sul ponte della mia nave, Bill, te +l’assicuro. Ora occupiamoci dei tuoi compagni. Dove speri di trovarli? +</p> + +<p> +— Non ve lo saprei dire. Forse si trovano nell’interno dell’isola, +riparati sui monti e forse nascosti in qualche baia. +</p> + +<p> +— Come faremo ad avvertirli del nostro arrivo? +</p> + +<p> +— Avete un cannoncino a bordo; fate sparare alcuni colpi. +</p> + +<p> +— Ci udranno? +</p> + +<p> +— Lo spero, signore. Se sono ancora vivi, comprenderanno che +una nave ha approdato a queste coste, e si affretteranno a raggiungerci. +Se non otterremo alcun risultato, interrogherò gli indigeni; +e quando avremo rimesso la nave a galla, faremo il giro dell’isola +sparando cannonate. +</p> + +<p> +— Ora attendiamo l’alba e poi agiremo, — disse il capitano. — Intanto +prepareremo le difese per accogliere come si meritano quei +mangiatori d’uomini. — +</p> + +<p> +La calma che regnava attorno alla nave, la quale incagliata +come era non risentiva che una leggera ondulazione e solamente +verso poppa essendo la prua arrenata, permetteva d’intraprendere +qualunque lavoro di difesa. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, che aveva sostenuto altri assalti da parte dei +selvaggi, chiamò a raccolta i marinai e fece rizzare presso l’albero +di trinchetto e presso l’albero di mezzana, cioè verso prua e verso +poppa, due robuste trincee per poter difendere più facilmente la +nave nel caso d’un abbordaggio e prendere gli assalitori fra due +fuochi. Dietro quei ripari fece collocare tutte le armi e sul cassero +fece piazzare il cannoncino dopo averlo caricato a mitraglia. +</p> + +<p> +Non contento, fece portare sul ponte due casse piene di bottiglie +vuote che si dovevano spezzare e spargere per la coperta, onde +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +i rottami lacerassero le piante dei piedi agli assalitori, i quali ignorano +affatto l’uso delle calzature. +</p> + +<p> +Ciò fatto, attese tranquillamente l’alba. +</p> + +<p> +Di mano in mano che il cielo si rischiarava, il vento scemava +di violenza e il mare si calmava. Le onde s’infrangevano sempre +furiosamente attorno allo strato d’olio e attorno ai banchi, ma al +largo si vedevano correre con minor velocità e non più elevarsi a +grande altezza. +</p> + +<p> +Fra poche ore l’uragano doveva calmarsi del tutto, cosa che se +da un lato era desiderata dal capitano che temeva per la sua nave +quella continua ondulazione, dall’altro tornava svantaggiosa all’equipaggio, +perchè i selvaggi non avrebbero mancato di approfittare +della calma per mettere in mare le loro imbarcazioni. +</p> + +<p> +Alle cinque un fascio di raggi solari, passando fra uno strappo +delle nubi, illuminò il mare e l’isola, la quale apparve tutta intera, +coi suoi picchi elevati, colle sue foreste, colle sue valli verdeggianti +e le sue baie. +</p> + +<p> +Fu con una certa emozione che l’equipaggio della nave arrenata +scòrse, aggruppati confusamente sulla spiaggia più vicina, un centinaio +di selvaggi armati di lance e di pesanti mazze. +</p> + +<p> +Quegli uomini erano di color nero per lo più, di statura alta +e bene proporzionata, con una capigliatura folta e cresputa. +</p> + +<p> +Alcuni portavano turbanti adorni di conchiglie e di pezzetti di +denti di balena, distintivo speciale dei capi o dei guerrieri famosi, +tutti però avevano i fianchi stretti da una striscia di stoffa, +le cui estremità ricadevano davanti. Dalla lunghezza di queste +estremità si distinguono i personaggi più importanti, e si dice che +solo i re ed i grandi capi abbiano il diritto di lasciarle cadere fino +a terra. In mezzo a quel gruppo, il capitano distinse anche alcune +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +donne, riconoscibili per la loro cintura adorna di frange, detta <i>lika</i>, +che nelle ragazze misura appena venti centimetri di lunghezza, +mentre nelle maritate scende fino al ginocchio. Parevano non meno +eccitate degli uomini e tendevano i pugni verso la nave, pronunciando +delle parole che il marinaio Bill asserì significare minacce +orribili. +</p> + +<p> +Alcuni uomini muniti di frombole si spinsero fino sugli ultimi +scogli e lanciarono alcuni ciottoli; ma essendo la nave lontana due +gomene, caddero a mezza via. +</p> + +<p> +— Capitano, — disse il naufrago che pareva non meno inquieto +degli altri, — fate sparare il cannone onde quei furfanti sappiano +che abbiamo armi di voce potente. — +</p> + +<p> +L’armaiuolo di bordo ad un cenno del capitano salì sul cassero +e diede fuoco al piccolo pezzo, scagliando un nembo di mitraglia +sugli alberi della costa. +</p> + +<p> +A quella detonazione e più di tutto al fischio dei numerosi +proiettili, gli isolani si calmarono come per incanto. Dapprima parvero +sorpresi, quantunque dovessero conoscere da lunga pezza gli +effetti delle armi da fuoco grosse e piccole, poi si videro gettare a +terra le armi e alzare le mani facendo gesti che parevano amichevoli. +</p> + +<p> +— Canaglie, — borbottò il naufrago. +</p> + +<p> +Poi si alzò quanto era lungo, e parve che ascoltasse con viva +attenzione. +</p> + +<p> +— Cosa ascoltate? — gli chiese miss Anna. +</p> + +<p> +Bill si volse verso di lei col viso alterato. +</p> + +<p> +— Non avete udito nulla? — le chiese con agitazione. +</p> + +<p> +— Le grida dei selvaggi e niente altro. +</p> + +<p> +— Io ho udito una lontana detonazione! — esclamò. — Non m’inganno +io!... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +</p> + +<p> +— Anch’io ho udito un lontano colpo di fucile, — disse Asthor. +</p> + +<p> +— Che siano i vostri compagni? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Fate tonare un’altra volta il cannone, signore. — +</p> + +<p> +L’armaiuolo che aveva ricaricato il pezzo, lo scaricò contro le +rupi dell’isola, le quali ripercossero la detonazione. +</p> + +<p> +Tutto l’equipaggio ammutolì e tese gli orecchi; ma nulla potè +udire, poichè in quell’istesso momento si alzarono sulla spiaggia +urla acute e si videro quasi tutti i selvaggi abbandonare le scogliere +e scomparire sotto i boschi a tutta velocità. +</p> + +<p> +— Cosa succede? — chiese miss Anna al naufrago. +</p> + +<p> +Questi invece di rispondere si slanciò verso le griselle di babordo +e si inerpicò sull’albero di maestra arrestandosi sulle crocette. Da +quella posizione elevata, egli guardò a lungo la costa cercando +senza dubbio d’indovinare la causa della fuga precipitosa dei selvaggi. +</p> + +<p> +— Vedete nulla? — gli chiese il capitano, dopo alcuni istanti di +attesa. +</p> + +<p> +— No, signore, — rispose il naufrago. — I boschi m’impediscono +di spingere lontano lo sguardo. +</p> + +<p> +— Vedete nessun canotto? +</p> + +<p> +— Nessuno, capitano. +</p> + +<p> +— Volete che faccia tuonare ancora il cannoncino? +</p> + +<p> +— Fatelo pure. — +</p> + +<p> +Per la terza volta il piccolo pezzo d’artiglieria scosse gli strati +d’aria e destò l’eco delle scogliere, ma nessuna detonazione vi +rispose. +</p> + +<p> +Il naufrago rimase sull’albero di maestra alcuni minuti, scrutando +attentamente le spiagge dell’isola, poi discese mormorando: +</p> + +<p> +— Se sono perduti, sono perduto anch’io. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +</p> + +<p> +Fece un gesto di rabbia ed i suoi occhi s’accesero d’un lampo +sinistro. Quando toccò il ponte aveva riacquistata la sua solita +calma; sulla sua fronte però si scorgeva ancora una profonda ruga. +</p> + +<p> +— Ebbene? — gli chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Non ho udito altre detonazioni. +</p> + +<p> +— Ma come spiegate la fuga dei selvaggi? +</p> + +<p> +— Forse qualche avvenimento è accaduto nell’isola e non vorrei.... +</p> + +<p> +— Che cosa? +</p> + +<p> +— Che questo avvenimento riguardasse i miei compagni. Ho un +sinistro presentimento. +</p> + +<p> +— Temete che siano stati fatti prigionieri proprio ora che noi +siamo qui? +</p> + +<p> +— Quel colpo di fucile isolato mi dà assai da pensare. +</p> + +<p> +— Ma noi li salveremo egualmente, — disse Anna con animazione. — Non +lasceremo a nessun patto che i selvaggi divorino quei +disgraziati. +</p> + +<p> +— Un canotto! — esclamò in quel momento un marinaio, additando +la costa. +</p> + +<p> +Tutti gli sguardi si diressero verso il luogo indicato e videro +una pesante canoa scavata nel tronco di un albero gigantesco, +staccarsi dalla riva e dirigersi rapidamente verso la nave. +</p> + +<p> +Dodici selvaggi seminudi ma armati di pesanti mazze, remavano +con un accordo perfetto, mentre a prua se ne stava ritto un +uomo di alta statura, col turbante in capo e una folta barba dipinta +in rosso. +</p> + +<p> +I marinai afferrarono i fucili e l’armaiuolo puntò il cannoncino, +ma il naufrago con un gesto imperioso li trattenne. +</p> + +<p> +In pochi minuti l’imbarcazione attraversò lo strato d’olio e +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +giunse sotto il tribordo della nave. Allora l’uomo col turbante, alzato +il capo verso l’equipaggio, chiese nella sua lingua: +</p> + +<p> +— Cosa cercano gli stranieri? — +</p> + +<figure><a id="fill-091"></a> + <img src="images/ill-091.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Bill si curvò sul bordo e rispose nell’istesso idioma: +</p> + +<p> +— Cerchiamo gli uomini bianchi naufragati sulla tua isola tempo +addietro e che si trovano nei boschi. — +</p> + +<p> +Il capo selvaggio lo guardò con due occhi che mandavano lampi +feroci, poi scoppiò in una lunga risata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +</p> + +<p> +— Il re nostro sta per morire, — gridò, — e gli uomini che cercate +gli faranno scorta d’onore nell’altra vita; ma noi mangeremo +voi! — +</p> + +<p> +Ciò detto, la <i>canoa</i> virò prontamente di bordo e si allontanò +colla velocità di una freccia. +</p> + +<p> +In quel mentre, il naufrago fece un gesto di furore. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span></p> + +<h2 id="cap10"><span class="smcap">Capitolo Decimo.</span> +<span class="smaller">Un re sepolto vivo.</span></h2> +</div> + +<p> +Non esiste forse in tutto il mondo un popolo che abbia tanto +poca paura della morte quanto il Figiano. Abbiamo già detto che +per gli abitanti dell’arcipelago di Figii la morte non rappresenta che +un puro cambiamento di vita, perchè nei loro animi è radicata fortemente +la convinzione che una pronta risurrezione li attenda, appena +lasciata questa terra; ma a quale punto arrivano! +</p> + +<p> +Quando un uomo crede di esser vissuto abbastanza nella sua +isola, non trova cosa più naturale che di farsi strangolare da qualche +fido amico, il quale si presta colla miglior buona grazia che +immaginare si possa, a quel lugubre ufficio. +</p> + +<p> +Un uomo si sente ammalato? Si fa strangolare, non sembrandogli +giusto di presentarsi al Grande Spirito affatto agonizzante o +stremato di forze. Muore un bambino? La madre lo segue facendosi +strangolare dal marito, perchè ritiene che il piccino possa +avere ancora bisogno delle sue cure nell’altro mondo. Due amici +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +carissimi non vogliono separarsi? Quando uno muore, l’altro si +affretta a seguirlo facendosi uccidere!... Due amanti si adorano +ma non possono sposarsi per differenza di casta? Pregano il padre +od il suocero o chiunque altro di toglier loro la vita per unirsi +nell’altro mondo, e quei bravi selvaggi non si fanno pregare due +volte. +</p> + +<p> +Che più? Quando un padre è vecchio e pieno di acciacchi, i +figli lo avvertono rispettosamente che ha vissuto anche troppo, che +è giunta l’ora di lasciare questa terra di miserie, e sempre rispettosamente +lo strangolano o lo fanno strangolare.<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> +</p> + +<p> +Quando il re è vecchio ed ammalato, la popolazione umilmente +lo avverte che è tempo di lasciare il trono al figlio primogenito, +e si prepara a fargli grandi funerali ed a festeggiare contemporaneamente +il successore. Il povero despota di ieri, bene o +male bisogna che si adatti al volere dei suoi fedelissimi sudditi e +si lascia portare alla sepoltura, ma con questa differenza, che mentre +gli altri vengono sotterrati morti, egli invece è sepolto, sì; ma +sepolto ancor vivo!... +</p> + +<p> +Questo seppellimento di un uomo vivo, che potrebbe tuttavia +campare un buon numero d’anni, si compie con cerimonie +speciali, come si converrebbe a persona potente. La sposa principale +che non può, con suo profondo rammarico, seguire il re nel +grande viaggio, poichè gli usi della corte glielo vietano, dipinge il +petto e le braccia del povero despota adoperando un color nero che +si ottiene da una specie di noce chiamata <i>aluazzi</i>; poi gli annoda attorno +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +alle gambe ed alle reni delle striscie di stoffa bianca detta +masi, che si ricava dalle fibre filate di una specie di gelso, comunissimo +in tutte le isole del Grande Oceano. +</p> + +<p> +Ciò fatto si trasporta con grande pompa il morto-vivo alla sepoltura; +ma prima di calarlo nella fossa, vi si gettano dentro, già +strangolati, due o tre dei più famosi guerrieri onde gli servano di +scorta e facciano capire al Grande Spirito che ha da fare con un +potente personaggio, e vi si gettano altresì parecchie donne, che +sono destinate a servirlo nell’altra vita! +</p> + +<p> +Questi costumi, che non possono essere stati immaginati che +dalle menti degli antropofagi, sembreranno strani, anzi addirittura +inverosimili, tanto sono orribili, e si potrebbe credere che fossero +stati inventati dalla fantasia degli scrittori o dei marinai, se i +navigatori che visitarono più volte quell’arcipelago non li avessero +constatati coi loro occhi. I missionari che in questi ultimi anni sbarcarono +in quelle isole, tentarono ogni sforzo per mettere un freno +a simili atrocità e in parte vi riuscirono; ma non è molto tempo +che il reverendo Thomas William dovette assistere al seppellimento +del re Somo-Somo, uno dei più valorosi selvaggi che regnava a +Nasima e che fu trasportato al sepolcro ancor vivo, quantunque +fosse gravemente ammalato, insieme con parecchie donne che erano +state prima strangolate per tenergli compagnia nell’altra vita! Ed il +missionario, atterrito e impotente, poichè tutti i suoi sforzi erano +riusciti vani, affinchè quell’orribile funerale non si facesse, fu costretto +a udire i colpi di tosse del vecchio re, mentre la terra lo +aveva già ricoperto! +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +La sinistra notizia portata dal selvaggio che montava la canoa, +come è facile immaginare, produsse una impressione dolorosa in +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +tutto l’equipaggio, poichè nessuno ignorava i feroci costumi di quegli +spietati mangiatori di carne umana. +</p> + +<p> +I disgraziati naufraghi della nave inglese, che l’equipaggio sperava +di trovare ancora liberi e di salvarli senza dover ricorrere alle +armi, stavano per venire sacrificati per servire di scorta al moribondo +re nel grande viaggio dà cui più non si torna, e d’altra parte +la <i>Nuova Georgia</i> stava per venire assalita senza avere la speranza +di prendere il largo, dacchè l’uragano l’aveva spinta attraverso +alle scogliere. +</p> + +<p> +Per alcuni istanti a bordo della nave regnò un profondo silenzio, +tanta era stata l’impressione ricevuta da quelle brutte notizie; +poi il capitano Hill che era un uomo di grande energia e risoluto, +lo ruppe: +</p> + +<p> +— Non scoraggiamoci, — disse. — Siamo pochi, è vero, ma tutti +valorosi e non nuovi ai pericoli; abbiamo armi, polvere e palle in +abbondanza, e non dobbiamo temere quei brutti antropofagi. Orsù, +Bill, cosa mi consigli di fare? — +</p> + +<p> +Il naufrago che guardava l’isola cogli occhi fiammeggianti, i +pugni chiusi, il viso sconvolto da una collera furiosa, si volse come +una fiera. Non era più l’istesso uomo di poche ore prima, freddo +e tranquillo; era pallido e nel suo viso si leggeva un non so che +di furore e di sinistro, da mettere paura. +</p> + +<p> +— Cosa vi consiglio di fare? — diss’egli con voce rauca. — Lo +so io forse? +</p> + +<p> +— Tu conosci l’isola e gli isolani meglio di me, e puoi darmi dei +preziosi consigli. Credi tu che si possano salvare i tuoi compagni? — +</p> + +<p> +Un lampo di gioia attraversò gli occhi di Bill. +</p> + +<p> +— Volete salvarli? — chiese, cambiando tono. +</p> + +<p> +— Se è possibile, sono pronto a tentarlo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +</p> + +<p> +— Possiamo farlo; ma dovremo ricorrere alla forza, signore, e +dare battaglia ai selvaggi. +</p> + +<p> +— Hai un piano tu? +</p> + +<p> +— Forse, — rispose Bill, dopo alcuni istanti di meditazione. +</p> + +<p> +— Mettilo fuori. +</p> + +<p> +— La <i>Nuova Georgia</i> per ora non correrà pericolo alcuno; di +questo sono certo. Finchè non sarà finita la cerimonia del seppellimento, +nessun selvaggio verrà ad inquietarci, perchè nessuno lascerà +le feste che seguiranno l’inaugurazione del nuovo regno. Abbiamo +quindi del tempo per agire senza temere un improvviso assalto.... +</p> + +<p> +— Proseguite, — disse miss Anna. +</p> + +<p> +— Ecco il mio piano: questa sera, dopo calato il sole, lasceremo +la nave sotto la guardia di sei uomini risoluti e andremo a +sbarcare in una piccola rada a me nota. Per un sentiero che non +è conosciuto dai selvaggi, attraverseremo la foresta ed andremo ad +appostarci in prossimità del grande villaggio abitato dal morente +re. Quando la cerimonia funebre comincierà, piomberemo addosso +all’orda, rapiremo i miei compagni e fuggiremo verso la rada. Se +più tardi, rimessisi dalla sorpresa che certamente farà loro la nostra +improvvisa comparsa, verranno ad assalirci sulla nave, preparerò +io un’insidia che li terrà per sempre lontani. +</p> + +<p> +— Sta bene; noi tenteremo il colpo. +</p> + +<p> +— E non vi seguirò io? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— È impossibile, figlia mia, — rispose il capitano. — So che tu +sei coraggiosa e abile nel maneggio delle armi da fuoco, ma non potresti +seguirci sotto i boschi, forse con i selvaggi alle spalle. Ti darò +una buona guardia però, e Asthor non lascerà avvicinare il nemico, +sta’ certa. +</p> + +<p> +— Farò quello che tu vorrai, padre mio. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +</p> + +<p> +Il mare frattanto si era calmato e la costa era deserta. Il capitano +fece calare in acqua le due imbarcazioni maggiori, che armò con due +spingarde caricate a mitraglia; vi unì un gran numero di fucili scelti +fra i migliori, una buona provvista di polvere e di palle e alcune +provvigioni, ignorando ancora quanto durerebbe la spedizione. +</p> + +<p> +Ciò fatto, il bravo capitano attese la notte per agire. +</p> + +<p> +Alle dieci di sera diede il comando d’imbarcarsi. Abbracciò +Anna che era vivamente commossa per quella separazione la quale +poteva riuscire fatale all’uno e all’altro, raccomandò al vecchio +Asthor e ai sei marinai di fare buona guardia, poi scese nella imbarcazione. +</p> + +<p> +I tredici marinai destinati a prendere parte all’ardito colpo di +mano, avevano già preso posto nelle scialuppe portando con loro +altre armi e non attendevano che un segnale per dar mano ai remi. +</p> + +<p> +— Veglia, Asthor, — disse il capitano, prima di prendere il largo. — Ti +affido mia figlia che è il tesoro più caro che abbia sulla terra. +</p> + +<p> +— Mi farò uccidere se sarà necessario, ma la ritroverete viva, +signore, — rispose il lupo di mare. +</p> + +<p> +Il capitano fece un ultimo saluto ad Anna che stava ritta sulla +murata, poi comandò di prendere il largo. +</p> + +<p> +Le due scialuppe, facendo meno rumore che era possibile e protette +dalle tenebre, si allontanarono girando attorno alle scogliere +e misero la prua verso il sud. +</p> + +<p> +Il naufrago che si era messo al timone della maggiore, segnava +la via additando ai remiganti i bassifondi e le scogliere, onde non +dessero in secco. Di quando in quando però li faceva arrestare e +con quei suoi occhi, che anche di notte luccicavano come quelli dei +gatti, scrutava con cura minuziosa le sponde dell’isola per assicurarsi +che nessuno gli spiava. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +</p> + +<p> +Dopo una buona mezz’ora Bill spinse la sua scialuppa verso la +costa e superato un banco, sopra cui rompevasi il mare con una +certa violenza, la fece entrare in una piccola baia assai ristretta, circondata +da una fitta foresta di banani (<i>ficus indica</i>), alberi di proporzioni +colossali, con tronchi formati di grossi fusti intrecciati, che +riuniti misurano quasi trenta metri di circonferenza e una massa +enorme di fogliame capace di proteggere, colla sua ombra, quattrocento +persone e più. +</p> + +<p> +— Fermi, — mormorò il naufrago. +</p> + +<p> +I remiganti si arrestarono a dieci o dodici metri dalla riva, e +non sapendo di che cosa trattavasi, raccolsero i fucili armandoli. +</p> + +<p> +— Cosa succede? — chiese il capitano Hill che giungeva colla seconda +scialuppa. +</p> + +<p> +— Ascoltate! — +</p> + +<p> +Tutti fecero silenzio, e stettero in ascolto, rattenendo perfino il +respiro. In lontananza si udivano echeggiare i selvaggi clamori a +cui si univano talvolta dei suoni strani che parevano prodotti con +delle conche marine. Il capitano Hill impallidì e provò una stretta +al cuore. +</p> + +<p> +— Che assaltino il mio legno? — chiese. +</p> + +<p> +— No, — disse Bill. — Queste grida non vengono dalla parte del +mare ma dalla parte del grande villaggio. O Vavanuho è morto o +qualche grave avvenimento è accaduto. +</p> + +<p> +— Chi è questo Vavanuho? +</p> + +<p> +— È il re che devono seppellire. +</p> + +<p> +— Sbarchiamo. — +</p> + +<p> +Le due scialuppe si accostarono alla spiaggia e si arrenarono +su di un banco di sabbia. I quindici uomini armatisi dei fucili, delle +pistole e dello sciabole d’abbordaggio, sbarcarono ai piedi dei grandi +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +fichi banani, le cui radici venivano a lambire l’acqua della piccola +baia. Bill fece gettare sulle scialuppe una grande quantità di +rami e di foglie onde non venissero scoperte, poi messosi alla testa +del drappello, s’inoltrò sotto la fitta ombra proiettata dai giganteschi +alberi. +</p> + +<figure><a id="fill-100"></a> + <img src="images/ill-100.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Avevano percorso appena sei o sette passi, quando Bill si arrestò +bruscamente afferrando il fucile. +</p> + +<p> +— Cosa avete veduto? — chiese il capitano Hill. +</p> + +<p> +— Un’ombra ha attraversato il sentiero. +</p> + +<p> +— To’! — esclamò in quell’istante una voce. — Bill qui! Sogno +o i cannibali mi hanno accoppato? — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span></p> + +<h2 id="cap11"><span class="smcap">Capitolo Decimoprimo.</span> +<span class="smaller">I compagni di Bill.</span></h2> +</div> + +<p> +Un uomo si era alzato dietro al cespuglio, e dopo quella esclamazione +si era avanzato verso il drappello, fermandosi però di tratto +in tratto per stropicciarsi energicamente gli occhi, come se avesse +timore di vederci male. +</p> + +<p> +Ma quale uomo! Era alto, magro come se fosse digiuno da tre +settimane, sparuto, livido. Una barba prolissa, rossiccia, gli pendeva +dal mento e una lunga capigliatura arruffata come una matassa +gli cadeva sugli omeri, i quali lasciavano vedere le ossa, tanto +erano secchi. +</p> + +<p> +Pochi brandelli di stoffa, che ricordavano vagamente le forme +di una casacca e d’un paio di calzoni sfondati, coprivano quel corpo +ischeletrito e coperto di contusioni. +</p> + +<p> +— Ma sei proprio tu Bill? — ripetè quel disgraziato. +</p> + +<p> +— Mac Bjorn! — esclamò il naufrago. — In quale stato mai ti +trovo!... +</p> + +<p> +— Un po’ magro, non dico di no, ma vivo ancora a dispetto di +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +quella canaglia di antropofagi che mi volevano morto. Ma.... non +sei solo tu, a quanto pare. +</p> + +<p> +— Ringrazia innanzi tutto questo signore, il capitano Hill comandante +la <i>Nuova Georgia</i>, che è qui appositamente venuto per +salvar voi tutti. — +</p> + +<p> +L’uomo magro s’inchinò facendo scricchiolare tutte le ossa del +dorso, e disse: +</p> + +<p> +— Vi ringrazio, signore, a nome di tutti i miei compagni, i quali +saranno ben lieti di vedervi, ve lo assicuro, se li troverete ancora vivi. +</p> + +<p> +— Perchè se li ritroverò vivi? — chiese il capitano, dopo d’aver +restituito il saluto. +</p> + +<p> +— Se non vi affrettate, bisognerà cercarli nella fossa del re. +By-god! Hanno fretta quei buoni selvaggi! +</p> + +<p> +— Sono prigionieri? — chiese Bill. +</p> + +<p> +— Tutti. +</p> + +<p> +— Ma tu perchè sei libero? +</p> + +<p> +— Eh! eh! — esclamò il naufrago ridendo. — M’avevano legato +che parevo un salame; ma sono così magro, che riuscii a sgusciare +fra i cordami e darmela a gambe. +</p> + +<p> +— E vi hanno inseguito? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Sì, ma ho le gambe lunghe e il corpo leggiero, e presto potei +guadagnare il bosco. +</p> + +<p> +— Quando sei fuggito? — domandò Bill. +</p> + +<p> +— Poco fa. +</p> + +<p> +— Quelle grida adunque che abbiamo udite?.... +</p> + +<p> +— Erano di rabbia. Gli antropofagi s’accorsero della mia fuga +quando ero lontano, e hanno dato l’allarme; ma ora me ne infischio +di quei bricconi. E.... dov’è Sangor che non lo vedo? Tu eri partito +coll’indiano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +</p> + +<p> +— È morto, — rispose Bill facendo un gesto di stizza. — Sono +vivi tutti gli altri? +</p> + +<p> +— Sì, vivi, ma in cattivo stato, magri come bastoni e tanto deboli, +da non poter quasi stare in piedi, perchè sono due giorni che +non mangiano. Pare che i selvaggi vogliano mandarli all’altro +mondo cogli intestini leggieri e una gran dose d’appetito. Cosa +vuoi? costumi da antropofagi! +</p> + +<p> +— Vi sentite in grado di condurci fino al villaggio? — gli chiese +il capitano. +</p> + +<p> +— Lo spero, purchè mi sia dato un biscotto da sgretolare e un +sorso di <i>gin</i> o di <i>brandy</i>. — +</p> + +<p> +Un marinaio gli offrì la propria fiaschetta mentre un altro gli +riempiva di biscotti le tasche della sbrindellata giacca e un terzo +gli dava una scatola di pesce in conserva. +</p> + +<p> +Il naufrago prese avidamente la fiaschetta e in tre lunghe sorsate +la vuotò. +</p> + +<p> +— Eccellente, in fede mia, questo <i>wisky</i>, — disse facendo scoppiettare +la lingua. — Andiamo ora, o sarà troppo tardi; ma silenzio +assoluto ed aprite per bene gli occhi. — +</p> + +<p> +Impugnò colla destra una sciabola d’abbordaggio datagli da un +marinaio e colla sinistra una pistola offertagli da un altro; e raccolti +i lembi della sua giacca, quel corpo lungo lungo, le cui ossa scricchiolavano +ad ogni passo, si mise in cammino fiancheggiato da Bill, +il quale gli sussurrava, agli orecchi, delle parole che il capitano non +riusciva a comprendere, quantunque si trovasse due passi più indietro. +</p> + +<p> +Chiedeva degli schiarimenti o si trattava di qualche cosa di più +grave? Mac Bjorn, l’uomo-scheletro, non rispondeva, ma si vedeva +muovere spesso il capo, come se approvasse ciò che gli veniva +chiesto o detto: chi però l’avesse osservato meglio e di fronte, +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +anzichè di dietro, avrebbe veduto quei piccoli occhi affondati nelle +magre occhiaie mandare strani bagliori, e su quelle aride labbra +apparire di tratto in tratto un sarcastico sorriso. +</p> + +<p> +Camminando con precauzione, con gli orecchi sempre tesi e gli +occhi bene aperti, la piccola colonna giungeva dopo un’ora in uno +spazio aperto fra gli alberi. Mac Bjorn con un gesto fece fermare +i marinai che lo seguivano. +</p> + +<p> +Si curvò verso terra per raccogliere meglio i rumori, fiutò a più +riprese l’aria come un cane fiuta la selvaggina, poi volgendosi verso +il capitano che non perdeva di vista alcuno dei suoi gesti: +</p> + +<p> +— Siamo presso il villaggio, — disse. — Superata questa boscaglia, +ci troveremo dietro le ultime capanne. +</p> + +<p> +— Dove si trovano i nostri compagni? — gli chiese Bill. +</p> + +<p> +— In una capanna accanto a quella reale, — rispose Mac Bjorn. +</p> + +<p> +— Guardata da molti guerrieri? +</p> + +<p> +— Sì; da una ventina, e armati di lancie e di pesanti mazze. +</p> + +<p> +— Se irrompessimo questa notte nel villaggio, credete che si potrebbero +liberare? — domandò il capitano. +</p> + +<p> +— Non lo credo, perchè la capanna è forte, i nostri compagni +solidamente legati e prima di giungere presso di loro i cannibali +li accopperanno. È meglio attendere il momento in cui comincerà +la cerimonia funebre, poichè allora la popolazione sarà inerme. +Il nostro improvviso assalto cagionerà un pànico generale, le donne +e i ragazzi faranno una grande confusione, e noi ne approfitteremo +per disperdere quelle canaglie e liberare i prigionieri. Seguitemi! — +</p> + +<p> +Mac Bjorn che conosceva la via meglio di Bill, si mise alla testa +del drappello e s’avviò verso il nord con mille precauzioni, evitando +di fare scricchiolare i rami degli alberi, e fermandosi di tratto in +tratto per ascoltare se la foresta era silenziosa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +</p> + +<p> +Dopo cinquecento passi abbandonava la foresta dei banani e +s’addentrava in un’altra più fitta formata da superbi artocarpi, +alberi che danno frutte grosse, di corteccia rugosa, contenenti una +polpa giallastra e che cucinata serve da pane. Infatti, tali piante +vengono appunto chiamate anche alberi del pane, quantunque la +polpa di quelle frutta somigli più al fondo del carciofo che alla +farina. +</p> + +<p> +Mac Bjorn l’attraversò, strisciando fra le liane che correvano +fra i tronchi, formando una rete arruffata, e si arrestò dinanzi a un +gruppo gigantesco di fitti cespugli. +</p> + +<p> +— Guardate laggiù, attraverso ai rami, — disse volgendosi verso +il capitano. +</p> + +<p> +Hill s’alzò, scostò alcuni rami per meglio vedere e scorse, a circa +dugento metri, una doppia fila di capanne le cui forme rammentavano +gli alveari delle api, ma ampie e difese qua e là da palizzate. +</p> + +<p> +Numerosi fuochi ardevano lungo il grande viale che divideva le +abitazioni, e al chiarore di quelle fiamme vide parecchi gruppi di +selvaggi i quali bivaccavano all’aperto tenendo in pugno le loro +lancie con la punta di osso o di ferro, e le loro pesanti mazze chiamate +molto opportunamente rompiteste. +</p> + +<p> +Aguzzando meglio lo sguardo, il capitano scorse un po’ più oltre +una grande capanna, sulla cui cima ondeggiavano degli stracci e +dei rami d’albero, e attorno alla quale si affollavano moltissime +persone movendosi con una certa animazione. +</p> + +<p> +— È la capanna reale, — gli sussurrò agli orecchi Mac Bjorn. +</p> + +<p> +— È morto il re? +</p> + +<p> +— Ieri mattina era ancora vivo e non mi parve tanto ammalato +da far temere prossima la sua fine. Io scommetterei anzi, che +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +se lo lasciassero in vita, camperebbe ancora un discreto numero +d’anni. +</p> + +<p> +— È contento di farsi seppellire? +</p> + +<p> +— Non mi parve sconcertato; anzi, incoraggiava suo figlio che +si strappava i capelli per la disperazione. +</p> + +<p> +— Il suo erede? +</p> + +<p> +— Precisamente. +</p> + +<p> +— E perchè quel caro figlio non impedisce il seppellimento? +</p> + +<p> +— Perchè dice che è meglio essere re che figlio di re, e che suo +padre ha vissuto fin troppo. +</p> + +<p> +— Che razza di furfanti! +</p> + +<p> +— Costumi da antropofagi, signore, — disse Mac Bjorn, senza manifestare +il menomo orrore. — Oh! ecco che comincia ad albeggiare. — +</p> + +<p> +Infatti verso oriente una luce scialba si vedeva apparire, e gli +astri a poco a poco impallidivano. Fra pochi minuti il sole doveva +splendere, poichè in quelle latitudini si può dire che non vi +è nè tramonto, nè alba. Scomparso il sole, la notte cala bruscamente, +e viceversa. +</p> + +<p> +Ad un tratto si udirono echeggiare pel villaggio le conche marine +e si videro uscire dalle capanne uomini, donne e ragazzi in +gran numero, indossanti gonnellini affatto nuovi, file di denti di +pescicani e di pezzi di ossi di balena. Attorno alla capanna reale +s’alzarono acute grida, in mezzo alle quali si distinguevano delle +urla strazianti. +</p> + +<p> +— Sono le spose del re che piangono, — disse Mac Bjorn. — Quelle +brutte streghe si disperano perchè tutte non possono venire sepolte, +mentre i nostri compagni fremeranno pensando che dovranno accompagnare +nel gran viaggio quell’ubriacone di Vavanuho. +</p> + +<p> +— Speriamo di salvarli, — disse il capitano. — Tenetevi pronti a +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +tutto: quando darò il comando, scaricate i fucili nel più fitto dell’orda, +poi carichiamola colle sciabole e colle pistole. — +</p> + +<p> +Era ormai giorno fatto; il sole comparso sopra i grandi picchi +che dividevano l’isola, faceva cadere una pioggia d’oro sui boschi +e sulle capanne del villaggio. +</p> + +<p> +La folla cresceva di minuto in minuto; si vedeva accorrere dalle +vicine foreste che nascondevano altri villaggi, dalla parte del mare, +dalla parte dei monti, e si accalcava attorno alla dimora reale dove +una compagnia di sonatori faceva echeggiare furiosamente le conche +marine. +</p> + +<p> +D’improvviso si fece un grande silenzio: i guerrieri si ordinarono +rapidamente formando una lunga colonna che si distaccò dalla +grande capanna, dirigendosi verso il bosco occupato dall’equipaggio +della <i>Nuova Georgia</i>. Dietro di loro comparve il vecchio re, +portato su di una specie di palanchino sorretto dai più famosi guerrieri +della tribù, adorni di numerose collane e colle membra tatuate. +</p> + +<p> +Il povero despota era vestito in gran gala. Aveva le braccia e +le gambe fasciate da lunghe striscie di quella tela detta <i>masi</i>, il +petto dipinto di nero colla tintura di <i>aluazzi</i>, il capo coperto da +un fazzoletto rosso sormontato da uno strano diadema formato +di conchiglie e aveva al collo numerose collane di pezzi di fanoni +di balena. +</p> + +<p> +Poteva avere sessant’anni, ma l’abuso delle bevande alcooliche +e qualche lunga malattia lo avevano invecchiato assai. Malgrado +sapesse la sorte che lo attendeva, pareva contento e sorrideva amabilmente +alla prima moglie che lo sventolava con un ventaglio di +foglie di cocco. +</p> + +<p> +Mac Bjorn e Bill, che aguzzavano gli occhi, distinsero dietro al +vecchio re, ma circondati dalla popolazione, i loro sei compagni, +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +solidamente legati, stracciati, scheletriti, tutti pesti dalle percosse +che piovevano abbondanti sulle loro spalle ogni volta che si fermavano. +Accanto a loro camminavano dieci ragazze, vestite a festa, +anch’esse legate, destinate a venire uccise per tenere compagnia +al loro sovrano nell’altra vita; ma non avevano il volto sparuto e +sconvolto dei disgraziati naufraghi, anzi parevano felicissime di essere +state scelte a tale ufficio onorifico. +</p> + +<figure><a id="fill-108"></a> + <img src="images/ill-108.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Eccoli! — esclamò Bill, che era diventato pallidissimo, nello +scorgere i suoi compagni. +</p> + +<p> +— Li vedo, — rispose il capitano, che non potè frenare un gesto +di compassione. — In quale stato sono stati ridotti! Ma pagheranno +il conto, quei feroci mangiatori di carne umana. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +</p> + +<p> +S’alzò e puntò il fucile esclamando: +</p> + +<p> +— Siate pronti! — +</p> + +<p> +I marinai armarono i fucili mirando nel più fitto dell’orda selvaggia. +</p> + +<p> +— Fuoco! — tuonò il capitano. +</p> + +<p> +Tredici colpi di fucile rimbombarono, formando una sola detonazione. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span></p> + +<h2 id="cap12"><span class="smcap">Capitolo Decimosecondo.</span> +<span class="smaller">L’assalto degli antropofagi.</span></h2> +</div> + +<p> +A quell’improvvisa scarica che aveva gettato a terra una dozzina +di persone, le quali si contorcevano nella polvere mettendo +urla strazianti, una confusione indicibile si manifestò fra l’orda +dei cannibali. +</p> + +<p> +Gli uomini, le donne, i ragazzi ed i guerrieri stessi che circondavano +il palanchino, colpiti da un pazzo terrore, non sapendo ancora +a che cosa attribuire quella detonazione, fuggirono in tutte le +direzioni gettando grida acute, abbandonando il vecchio re che era +rotolato sconciamente in terra, i sei prigionieri, e le dieci donne +destinate alla morte. +</p> + +<p> +Il capitano Hill balzò innanzi colla sciabola d’abbordaggio nella +destra e una pistola nella sinistra, gridando: +</p> + +<p> +— Avanti, marinai! — +</p> + +<p> +Bill, Mac Bjorn ed i marinai della <i>Nuova Georgia</i> superarono in +un batter d’occhio la macchia e si slanciarono verso il villaggio +urlando a pieni polmoni, per accrescere il terrore e la confusione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +</p> + +<p> +Alcuni guerrieri vedendoli correre verso il re e credendo forse +che volessero ucciderlo per poi mangiarlo, tornarono indietro agitando +furiosamente le loro pesanti mazze; ma una scarica di pistole +bastò per metterli in fuga. Tre o quattro di loro però, colpiti +dalle palle, stramazzarono a terra. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, Mac Bjorn e Bill circondarono i prigionieri +bianchi che parevano istupiditi per quell’inaspettato soccorso, tagliarono +con pochi colpi di coltello i loro legami e li spinsero verso +la foresta gridando: +</p> + +<p> +— Presto, fuggite, o sarà troppo tardi! — +</p> + +<p> +I marinai vedendo accorrere da tutte le parti la popolazione, +resa furiosa da quell’attacco micidiale e per la fuga dei prigionieri, +fecero un’ultima scarica, poi si misero a lavorare di gambe dietro +ai fuggiaschi. +</p> + +<p> +Raggiunta la boscaglia, si cacciarono in mezzo alle piante cercando +di far perdere le loro tracce, e presero la rincorsa verso il +mare, ricaricando le armi. Alle loro orecchie echeggiavano sempre +le urla feroci dell’intera tribù, che si era precipitata dietro alle vittime +e ai rapitori. +</p> + +<p> +— Presto, presto, — ripeteva il capitano che temeva di vedersi +tagliare la ritirata verso il mare. +</p> + +<p> +— Corri Mac Doil, uno sforzo ancora Kingston, allunga le gambe +O’ Donnell, — diceva Bill spingendo innanzi i suoi antichi camerati. — Forza +Brown, saldo in gambe Dikens e tu, Welker, bada di non +incespicare. — +</p> + +<p> +Quei poveri diavoli che una lunga serie di patimenti e un digiuno +forzato avevano ridotti pelle ed ossa e del tutto sfiniti, correvano +facendo sforzi disperati, aiutandosi con salti smisurati, sbuffando +e barcollando. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +</p> + +<p> +Le grida via via più acute dei selvaggi che pareva si avvicinassero +sempre più, bastavano ad animarli, sapendo che se questa +volta erano sfuggiti alla, tomba, la seconda non avrebbero evitato +lo spiedo. +</p> + +<p> +A dugento passi dalla sponda, due di quei disgraziati, caddero +sfiniti; ma i marinai che venivano dietro correndo in gruppo serrato +li raccolsero e con un ultimo sforzo li trasportarono fino alla baia. +</p> + +<p> +Le due scialuppe erano ancora lì. I marinai gettarono nell’acqua +le foglie ed i rami che le coprivano, le spinsero giù dal banco e s’imbarcarono. +</p> + +<p> +— Al largo! — tuonò il capitano Hill, quando vide che tutti erano +a bordo. +</p> + +<p> +Le scialuppe s’allontanarono rapidamente, dirigendosi verso +l’uscita della piccola baia. +</p> + +<p> +Alcuni selvaggi, i più agili, giungevano allora sulle rive. Vedendo +fuggire la preda, alzarono furiosi clamori e si misero a tempestare +le due imbarcazioni con una grandine di frombole; ma il +capitano che non li perdeva mai d’occhio, abbattè con una palla il +più ardito della banda. +</p> + +<p> +Gli altri, veduta la mala parata, tornarono ad imboscarsi, ma si +misero a correre lungo le rive, sempre urlando e minacciando. +</p> + +<p> +Le due scialuppe spinte dai remi vigorosamente manovrati, in +pochi istanti uscirono in mare e si diressero verso la <i>Nuova Georgia</i>, +la cui massa spiccava nettamente sul luminoso orizzonte. +</p> + +<p> +— Dio sia ringraziato! — esclamò il capitano, quando rivide la +sua nave. — Ora non temo più questi selvaggi. — +</p> + +<p> +Poi si volse verso i prigionieri che si erano lasciati cadere nel +fondo della scialuppa, esausti di forze. Erano sei veri scheletri che +potevano degnamente stare in compagnia con Mac Bjorn; magri +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +allampanati, smunti, laceri e coperti di contusioni. Si leggeva sui +loro volti una serie d’inenarrabili patimenti e di miserie. +</p> + +<p> +Erano quasi tutti sulla quarantina, coi capelli biondi che rivelavano +la razza anglosassone; ma cosa davvero strana, avevano certe +faccie che non ispiravano alcuna fiducia, certi occhi che mandavano +cupi lampi e che avevano un non so che di falso e di bestiale. +</p> + +<p> +Particolare poco confortante: tutti portavano ai polsi e alle caviglie +dei piedi profonde lividure, come quelle che si vedevano +sulle membra del naufrago Bill. +</p> + +<p> +Il capitano però non ne fece troppo caso, e credette che quelle +lividure fossero state prodotte dalle corde dei selvaggi. +</p> + +<p> +Alle otto della mattina le due scialuppe giungono presso le scogliere +che tenevano prigioniera la <i>Nuova Georgia</i>. +</p> + +<p> +Anna, Asthor ed i marinai di guardia salutarono con grida di +gioia il ritorno della spedizione. Il capitano Hill, salito il primo +sul ponte, strinse più volte fra le braccia la coraggiosa giovanetta +che non aveva avuto paura di rimanere quasi sola sul vascello, +colle orde antropofaghe tanto vicine. +</p> + +<p> +— Non sei ferito, padre mio? — chiese ella. +</p> + +<p> +— Ritorno incolume, e come me sono tornati pure tutti gli altri. +</p> + +<p> +— Li avete salvati tutti? +</p> + +<p> +— Tutti, Anna; ma quei poveri uomini sono ridotti in uno stato +da far paura. +</p> + +<p> +— Infelici! — esclamò la giovanetta, che si era curvata sul bordo. — Sembrano +scheletri! +</p> + +<p> +— Presto, portateli in coperta e passateli nell’infermeria, — disse +il capitano. +</p> + +<p> +Mac Bjorn ed i suoi compagni, che non erano più capaci di rimanere +ritti nè di fare un passo, furono portati a braccia sul ponte +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +e fatti scendere sotto coperta, in un riparto della corsìa, dove si +trovavano alcune brande pei feriti. +</p> + +<p> +Asthor s’incaricò della loro cura, la quale, del resto, non doveva +essere nè lunga nè difficile, trattandosi solamente di gente sfinita pei +lunghi patimenti, ma di complessione ancora solida e che doveva ringargliardirsi +presto con pasti sostanziosi e bottiglie di vin generoso. +</p> + +<p> +Il capitano avrebbe voluto incaricarsene lui; ma in quel momento +la sua presenza era più che necessaria sul ponte, poichè la <i>Nuova +Georgia</i> stava per correre un secondo e più tremendo pericolo. +</p> + +<p> +La spiaggia, fin dove giungeva lo sguardo, erasi rapidamente coperta +di una moltitudine di antropofagi resi furiosi per lo smacco +subito e per la perdita dei prigionieri. Di là lanciava orribili imprecazioni +contro gli stranieri, gli sfidava con urla che nulla avevano +di umano, li minacciavano agitando in modo convulso le pesanti +mazze, le lunghe lancie e le frombole. +</p> + +<p> +Pareva che di momento in momento, tutta quella gente dovesse +precipitarsi in mare per muovere all’abbordaggio della <i>Nuova +Georgia</i>. +</p> + +<p> +— È un esercito, — disse il capitano, sulla cui fronte passava e +ripassava una profonda ruga. — Se tutta quella popolazione ci assalta, +per noi non so come andrà a terminare. — +</p> + +<p> +— Prevedo un impetuoso assalto, — disse Bill che pareva più inquieto +di tutti. — Oh! se questa nave non si fosse incagliata!... — +</p> + +<p> +— Fortunatamente siamo pronti a riceverli e abbiamo rinforzato il +numero dei difensori. Sono coraggiosi senza dubbio i vostri compagni. +</p> + +<p> +— Non solo coraggiosi, ma anche valenti tiratori, — disse Bill con +un certo orgoglio. — Oh! oh! ecco dei canotti! — +</p> + +<p> +Il capitano, Anna e i marinai che stavano loro attorno, volsero +gli sguardi verso l’isola e scorsero, non senza una certa emozione, +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +una ventina di grandi <i>canoe</i> venire dalle coste settentrionali +a tutta velocità. +</p> + +<p> +Il capitano Hill ridirizzò l’alta statura e tuonò: +</p> + +<p> +— Ognuno al posto di combattimento!... — +</p> + +<p> +Poi, volgendosi verso Anna che era diventata pallida, ma che affettava +ancora una grande calma: +</p> + +<p> +— Figlia mia, — le disse con voce un po’ commossa, — ritirati +nella tua cabina, poichè fra poco qui pioveranno le lancie e le frombole +dei cannibali. — +</p> + +<p> +— Ma se tu affronti la morte, voglio affrontarla anch’io al tuo +fianco, — rispose la giovanetta. — Non tremo, padre mio, e tu sai +che so adoperare il fucile come i tuoi migliori marinai. +</p> + +<p> +— Lo so, ma combatterei male sapendoti esposta ai proiettili di +quei bruti. Se avremo bisogno d’un fucile di più, ti prometto di +farti salire in coperta. — +</p> + +<p> +La baciò in fronte e la condusse nel quadro di poppa chiudendola +nella cabina. Quando risalì sul ponte, i selvaggi stavano imbarcandosi +nelle <i>canoe</i> mandando urla feroci ed agitando le armi. +</p> + +<p> +I suoi marinai disposti lungo le murate, o appollaiati sulle coffe +degli alberi, o celati dietro alle funi ammassate sul castello di prua +o sul cassero, attendevano intrepidi l’attacco coi fucili in mano +e le scuri e le sciabole di arrembaggio alla cintola. Anche i naufraghi, +malgrado la loro estrema debolezza, avevano lasciato le +brande dell’infermeria, pronti a combattere fino all’ultimo sospiro. +</p> + +<p> +— A noi, feroci antropofagi! — esclamò il capitano. — Ehi, Asthor, +fa’ spiegare la bandiera americana sul picco della randa, e tu, armaiuolo, +fa’ piazzare le spingarde e il cannoncino sul castello di prua! — +</p> + +<p> +Era tempo! I venti grandi canotti, imbarcati oltre dugento guerrieri +armati di lancie, di mazze e di frombole, avevano lasciata la +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +costa e arrancavano a tutta lena correndo addosso alla <i>Nuova Georgia</i>, +che, arrenata come era, non poteva in modo alcuno sfuggire l’abbordaggio. +</p> + +<p> +Gli altri selvaggi che erano rimasti a terra per mancanza di posto, +incoraggiavano i compagni con urla che salivano al cielo e che +facevano gelare il sangue. Parevano impazienti di prender parte +anche loro alla pugna. Erano più di mille, ed a ogni istante altri +ne giungevano dalle boscaglie, assieme a numerosi capi distinguibili +pei loro turbanti. +</p> + +<p> +I venti canotti a mezza via si diressero in due colonne per assaltare +il disgraziato legno da ambe le parti, cioè a babordo e a tribordo. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, che anche in quel terribile frangente conservava +una calma ammirabile, e che non perdeva d’occhio la flottiglia +assalitrice, divise i difensori della <i>Nuova Georgia</i> in due gruppi affidando +il comando di uno di questi ad Asthor, vecchio marinaio che +aveva più volte combattuto contro i selvaggi. +</p> + +<p> +A trecento metri l’armaiuolo aperse il fuoco col cannoncino, facendo +piovere sulle orde assalitrici una vera tempesta di mitraglia; +ma quantunque parecchi figiani cadessero fulminati o gravemente +feriti, i canotti continuarono la corsa. +</p> + +<p> +— Orsù, miei prodi, — gridò il capitano. — Fuoco a volontà!... — +</p> + +<p> +A quel comando venti lampi balenarono sul ponte della nave +arrenata, seguiti dalle acute detonazioni delle due spingarde, le quali +lanciavano palle del peso di mezza libbra. +</p> + +<p> +Urla indescrivibili, urla di furore e di dolore, s’alzarono fra gli +assalitori. Quindici o venti di loro caddero nel fondo delle imbarcazioni +che furono arrossate di sangue, e parecchi altri precipitarono +in mare, ma l’assalto non venne arrestato. +</p> + +<p> +In meno che non si dice, i venti grandi canotti si trovarono sotto +<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> +i bordi del vascello, e quei diavoli color marrone o bronzo lucente, +si slanciarono all’abbordaggio, gli uni salendo sulle spalle degli +altri per giungere alle murate, e aggrappandosi alle bancazze, alle +sartíe, agli sportelli delle cabine, alla rete della delfiniera e ai cavi +pendenti dell’albero di bompresso, empiendo l’aria di clamori feroci +e menando disperatamente le armi. +</p> + +<figure><a id="fill-117"></a> + <img src="images/ill-117.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +</p> + +<p> +Il capitano Hill, i naufraghi, Asthor ed i marinai lottavano coll’energia +della disperazione, sparavano le pistole, menavano le scuri +e le sciabole d’arrembaggio; si difendevano coi calci dei fucili e +colle pesanti aspe dell’argano, ma era fatica sprecata. Cadevano +dieci selvaggi colla testa fracassata, e colle membra tronche od il +petto squarciato; ma altri dieci, altri venti, altri cinquanta erano +pronti a sostituirli e s’inerpicavano sui fianchi della nave come +una legione di demonii, sfidando intrepidamente la morte, decisi a +tutto pur di riavere i loro prigionieri e di guadagnarsi l’arrosto +di carne umana. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, a rischio di ammazzare i propri marinai, aveva +fatto volgere il cannoncino e le spingarde verso il ponte onde fulminare +gli assalitori lungo i bordi della nave; Asthor aveva fatto +spezzare delle casse di bottiglie e disperdere i rottami presso le murate, +ma i cannibali salivano sempre a dispetto della mitraglia e +si slanciavano in mezzo ai vetri infranti senza badare alle orribili +lacerature che si producevano ai piedi. +</p> + +<p> +Ormai la battaglia pareva definitivamente perduta, quando in +mezzo alle grida dei vincitori, alle urla dei marinai ed alle detonazioni +si udì una voce gridare: +</p> + +<p> +— Tutti sugli alberi!... capitano Hill, barricatevi nella cabina +di miss Anna!... La nave è salva! — +</p> + +<p> +Poi Bill, il capo naufrago dai sinistri disegni si slanciò in mezzo +al ponte e sparve nel ventre del vascello, dove in fondo, spaventate +da quell’orribile frastuono, mugolavano le tigri. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span></p> + +<h2 id="cap13"><span class="smcap">Capitolo Decimoterzo.</span> +<span class="smaller">Il domatore di tigri.</span></h2> +</div> + +<p> +La vittoria dei cannibali era completa. Quell’attacco furioso +ed irresistibile, le loro lancie, le loro pesanti mazze e il loro numero +quasi venti volte superiore a quello dei difensori, avevano +trionfato sul coraggio e sulle armi da fuoco degli uomini bianchi. +</p> + +<p> +I marinai, dopo aver fatto prodigii di valore e di aver perduto +sei compagni caduti nel più folto della mischia, impotenti ormai +a far argine all’irrompente furia dei nemici e sul punto di venire +circondati e tagliati a pezzi, al comando dato da Bill si erano affrettati +a porsi in salvo sugli alberi, asilo più facile a difendersi, +mentre il capitano Hill, dopo di essersi aperto il varco fra gli assalitori +a colpi di sciabola, si era precipitosamente ritirato nella +cabina di Anna chiudendo e assicurando il boccaporto per impedire, +od almeno ritardare, la discesa degli antropofagi nel quadro +di poppa. +</p> + +<p> +I vincitori, quantunque ridotti a un terzo, poichè un gran numero +di loro giacevano sul ponte contorcendosi fra rivi di sangue +<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> +e altri galleggiavano attorno ai canotti, celebrarono la loro vittoria +con tre urli potenti ai quali risposero i guerrieri affollati sulla +spiaggia. Era l’annuncio che il vascello era stato vinto e l’arrosto +di carne umana guadagnato!... +</p> + +<p> +Però l’arrosto doveva essere ancora lontano, poichè i marinai +salvatisi sulle antenne, sulle coffe e sulle crocette tenevano tuttora +le loro armi, e risposero alle grida di vittoria con due scariche micidiali +che gettarono a terra parecchi altri assalitori. +</p> + +<p> +I cannibali non si spaventarono per questo e diedero furiosamente +l’attacco all’alberatura tentando di salire sulle griselle e +sui paterazzi; ma la partita non era eguale, e molto sangue doveva +loro costare prima di snidare i difensori. Ogni uomo che cercava +di salire stramazzava sul ponte con una palla nel corpo, e nel cadere +si spezzava le gambe o le braccia, o si spaccava il cranio. +</p> + +<p> +Ben comprendendo che non sarebbero mai riusciti a raggiungere +i difensori finchè a questi duravano le palle e la polvere, cambiarono +tattica e assalirono gli alberi colle scuri trovate sul ponte. Tagliati +gli alberi, dovevano per conseguenza cadere anche i marinai: non +era che questione di pochi minuti, forse d’un quarto d’ora. +</p> + +<p> +Già, i marinai si ritenevano per perduti, quando si udì ancora +la voce di Bill che saliva dalle nere profondità della stiva: +</p> + +<p> +— Su, su, tigre! — gridava egli sghignazzando. — Avanti, agnellina +mia! Lassù vi è un buon pasto da fare! — +</p> + +<p> +Un istante dopo una tigre enorme, la più grande delle dodici +che si trovano chiuse nelle gabbie, si slanciava fuori dal boccaporto +maestro, piombando in mezzo ai selvaggi esterrefatti. +</p> + +<p> +Parve dapprima sorpresa di trovarsi in così numerosa compagnia; +poi, aizzata dall’odore del sangue che bagnava la coperta della nave +e obbedendo ai suoi istinti feroci, si scagliò contro gli assalitori +<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> +mandando un potente ruggito. Con due colpi d’artiglio atterrò +due uomini, poi si slanciò contro gli altri facendo balzi di quindici +piedi. +</p> + +<p> +Vedendo quell’animale così feroce e così forte, i selvaggi, che +ignoravano a quale razza appartenesse, non avendone mai visto uno +uguale, furono presi da un superstizioso terrore che divenne ancor +maggiore quando s’accorsero che se la prendeva con loro e che +sbranava quanti incontrava su’ suoi passi. +</p> + +<p> +Fu un fuggi fuggi generale. Resi pazzi dallo spavento si precipitavano +in mare dalle murate, dal cassero, dal castello di prua, +piombando addosso ai compagni che si trovavano nei canotti e abbandonando +perfino le armi. I canottieri presi anche loro dal pànico, +diedero mano ai remi e fuggirono disperatamente verso la +costa senza fermarsi per raccogliere i nuotatori che mandavano +urla acute, immaginandosi che quello strano animale si slanciasse +anche in mare per sbranarli. +</p> + +<p> +In pochi istanti sul ponte della <i>Nuova Georgia</i> non rimaneva +un solo selvaggio vivo. La tigre si era incaricata di ammazzare +anche i feriti, ed ora diguazzava fra il sangue dei morti rimpinzandosi +di carne umana. +</p> + +<p> +— Hurrà!... Hurrà!... — gridarono i marinai dall’alto dei pennoni. — Viva +Bill! — +</p> + +<p> +Allora si aprì il boccaporto di prua che metteva nella camera +comune dei marinai, e comparve il naufrago, tenendo in pugno una +sciabola. Vedendo il ponte sgombro, si avanzò intrepidamente verso +la gran tigre che stava stritolando fra le potenti mascelle le membra +di un selvaggio. — +</p> + +<p> +— Bill!... Bill!... — gridarono i marinai. — Bada che la tigre +ti sbranerà!... — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +</p> + +<p> +Il naufrago alzò le spalle facendo un gesto sdegnoso e continuò +ad avanzarsi contro la fiera che aveva alzata la testa, mandando +sordi brontolii. +</p> + +<p> +— Vattene! — disse Bill, additandole con un gesto energico il +boccaporto di maestra. +</p> + +<p> +La tigre rimase immobile fissandolo con due occhi di fuoco. +Chiunque altro si sarebbe affrettato a ritirarsi dinanzi a quel contegno +ostile, ma Bill invece continuò il suo cammino. +</p> + +<p> +Lo strano uomo pareva trasfigurato. I suoi lineamenti dimostravano +in quel punto un’energia suprema e una volontà incrollabile, +e dai suoi occhi pareva che schizzassero scintille. +</p> + +<p> +Si fermò a tre passi dalla tigre che continuava a brontolare, e +additandole nuovamente il boccaporto, ripetè con una voce che aveva +una strana intonazione: +</p> + +<p> +— Vattene!... — +</p> + +<p> +Allora l’equipaggio, che dall’alto dell’alberatura assisteva colla +più alta meraviglia a quella scena inattesa, vide la feroce belva indietreggiare +lentamente, curvare umile il robusto dorso, abbassare il +capo come se non potesse reggere lo sguardo potente, affascinante +di quell’uomo, dirigersi verso il boccaporto e scendere nella stiva. +</p> + +<p> +Bill la seguì col braccio sempre teso, discese nel ventre del vascello +dietro la fiera, si udì un fragor di ferri agitati e percossi, +poi si vide ritornare sul ponte. +</p> + +<p> +— Potete scendere, — disse volgendosi verso l’equipaggio ancora +stupito. — La tigre è tornata nella sua gabbia. — +</p> + +<p> +Poi si recò a poppa, sollevò il boccaporto e chiamò il capitano +Hill che si affrettò a salire in coperta seguíto da Anna. +</p> + +<p> +— E i selvaggi? — chiese con ansia l’americano, vedendo il +ponte sgombro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +</p> + +<p> +— Fuggiti, — rispose Bill con voce tranquilla. +</p> + +<p> +— Avete scatenato le tigri? +</p> + +<p> +— È bastata una sola per fugare gli antropofagi. +</p> + +<p> +— Grazie, Bill, di quanto avete fatto. Senza di voi la mia nave +a quest’ora sarebbe perduta, e tutti noi saremmo prigionieri. +</p> + +<p> +— Voi avete salvato me, io ho salvato voi, — rispose il naufrago con +voce sorda — Nè io più nulla devo a voi, nè voi a me: siamo pari! — +</p> + +<p> +Il capitano Hill lo guardò con sorpresa. +</p> + +<p> +— Perchè queste parole, Bill? — chiese con tono di rimprovero. +</p> + +<p> +— Perchè non amo essere debitore verso di nessuno, — rispose il +naufrago con accento marcato. +</p> + +<p> +— Siete orgoglioso, Bill. — +</p> + +<p> +Il naufrago scosse il capo e contrasse la fronte. +</p> + +<p> +— No, — disse. — Un giorno saprete il perchè. — +</p> + +<p> +Girò sui talloni dopo d’aver lanciato un acuto sguardo verso +Anna e si allontanò coi lineamenti contraffatti e un sardonico sorriso +sulle labbra. +</p> + +<p> +— Che singolare uomo! — disse la giovanetta. +</p> + +<p> +— Non riuscirò mai a comprenderlo, Anna, — disse il capitano +Hill. — Eppure quelle parole m’hanno fatto una sinistra impressione!... +Bah!... Non ci pensiamo! — +</p> + +<p> +Fece un gesto come per iscacciare un cattivo pensiero e andò +incontro ai marinai che scendevano dall’alberatura. +</p> + +<p> +— Quanti uomini abbiamo perduto? — chiese ad Asthor. +</p> + +<p> +— Sei, signore, e dei più valorosi. +</p> + +<p> +— Tutti nostri? — domandò il capitano sospirando. +</p> + +<p> +— Tutti, signore, per nostra disgrazia. Pareva che la fortuna +proteggesse i naufraghi, poichè essi non hanno riportato nemmeno +una ferita. A proposito, cosa vi sembra di quegli uomini? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> +</p> + +<p> +— Mi pare che siano buoni diavoli, — rispose il capitano. — Ma.... +</p> + +<p> +— Cosa sospettate? +</p> + +<p> +— Ho scorto sulle loro braccia e sulle loro gambe delle lividure +che mi danno molto da pensare, mio vecchio Asthor. Possono essere +state prodotte dalle corde, ma forse.... +</p> + +<p> +— Comprendo, — disse il pilota il cui volto erasi annuvolato. — Il +signor Collin aveva notate le stesse lividure sui polsi di Bill. +To’! che tanto sangue sia stato sparso per salvare degli uomini +di quella fatta, dei reduci da quella sinistra isola che si chiama +Norfolk?... +</p> + +<p> +— Forse c’inganniamo, Asthor, e poi.... — +</p> + +<p> +S’interruppe e fece un gesto di sorpresa. Gli erano venute in +mente le strane parole poco prima pronunciate da Bill. +</p> + +<p> +— Ho una vaga paura, Asthor, — disse. +</p> + +<p> +— Voi temete?... +</p> + +<p> +— Nulla per ora, ma teniamoli d’occhio. +</p> + +<p> +— Li sorveglierò attentamente, capitano, e guai a loro se oseranno +tramare qualche cosa. Il vecchio Asthor è ancora robusto e +capace di spaccare il capo a chi ardisse alzare una mano contro +di voi o contro a miss Anna. +</p> + +<p> +— Silenzio, mio caro lupo di mare; ora pensiamo ai morti. — +</p> + +<p> +Fece ritirare Anna onde non assistesse alla brutta scena, e i +marinai, per ordine del capitano, gettarono in mare i cadaveri degli +assalitori che ingombravano la coperta. La risacca, che si faceva +sentire fortissima, ne spinse parecchi fino sulle spiagge dell’isola, e +si videro allora quei feroci mangiatori di carne umana impadronirsi +avidamente dei loro spenti compagni e portarseli sotto i boschi, +non già per dar loro onorevole sepoltura, ma per divorarseli, +poichè, come si disse, quegli esseri ributtanti non sdegnano di +<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> +pascersi delle carni dei fratelli e delle sorelle quando la fame o la +golosità gli spinge!... +</p> + +<figure><a id="fill-125"></a> + <img src="images/ill-125.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +La sera venne calata la bandiera americana a mezz’asta in +segno di lutto, e dopo l’uffizio dei morti recitato dal capitano unitamente +a tutto l’equipaggio, vennero calati in mare i sei marinai +caduti durante la pugna, ben avvolti però in una grossa amaca e con +una pesante palla di ferro legata ai piedi, per sottrarli ai denti dei +mostruosi abitanti dell’arcipelago Figiano. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span></p> + +<h2 id="cap14"><span class="smcap">Capitolo Decimoquarto.</span> +<span class="smaller">La grande marea.</span></h2> +</div> + +<p> +Durante la notte nulla accadde di notevole. Gl’isolani fecero +udire continuamente il suono rauco delle loro conche marine, ma +non abbandonarono la spiaggia per tornare all’attacco del vascello. +</p> + +<p> +I marinai che si aspettavano ad ogni momento un nuovo assalto, +non abbandonarono un solo istante la coperta, e per far capire ai +selvaggi che si tenevano in guardia, fecero tuonare parecchie volte +il cannone e le spingarde, scatenando clamori assordanti da parte +dei numerosi nemici accampati sulle scogliere ed ai piedi dei grandi +alberi dell’isola. +</p> + +<p> +Quando spuntò l’alba, il capitano che non aveva chiuso occhio +in tutta la notte per essere pronto a respingere gli assalti, vide +che il numero dei nemici era cresciuto. Sulla spiaggia vi erano almeno +cinque o seimila selvaggi e altri si vedevano giungere dalle +isole vicine, ma nessuno ardiva accostarsi alla <i>Nuova Georgia</i>, la +quale pareva incutesse in tutta quella gente un superstizioso terrore. +</p> + +<p> +— Che tentino un nuovo assalto e che aspettino di essere moltissimi +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +per riuscire? — chiese il capitano a Mac Bjorn che osservava +i selvaggi con profonda attenzione. +</p> + +<p> +— No, — rispose l’uomo allampanato. — Quei furfanti hanno +avuto troppa paura della vostra tigre per ritornare alla carica; ma +essi contano su qualche tempesta per mangiarci. +</p> + +<p> +— In qual modo? +</p> + +<p> +— Credono senza dubbio che la vostra nave non possa più +lasciare la scogliera, e aspettano che una tempesta la frantumi. +Fors’anche temono che voi vogliate sbarcare e si tengono pronti +a darvi addosso, onde non possiate raggiungere le fitte foreste dell’interno. +</p> + +<p> +— Fortunatamente noi saremo lontani quando la tempesta che +loro attendono scoppierà su queste spiagge. Domani avremo la +grande marea, e sono certo che la <i>Nuova Georgia</i> lascerà senza +fatica questo banco. +</p> + +<p> +— Lo credo anch’io, signore, poichè ho osservato il banco e mi +sono accertato che non ha punte rocciose e che la nave appoggia +solamente coll’asta di prua. +</p> + +<p> +— Infatti è vero, Mac Bjorn. Nel caso che la grande marea non +bastasse, faremo gettare due àncore a poppa e lavorare l’equipaggio +all’argano. +</p> + +<p> +— E quando saremo liberi, dove ci condurrete, signore? +</p> + +<p> +— A Melburne, — rispose il capitano. — È la mia destinazione. +</p> + +<p> +— In Australia! — esclamò il naufrago corrugando la fronte e +facendo una smorfia. +</p> + +<p> +— Vi dispiace? — chiese il capitano Hill, che aveva notato quelle +gesta di malcontento. +</p> + +<p> +— No, signore, — rispose vivamente Mac Bjorn. +</p> + +<p> +— Se però vi rincrescesse, potrei sbarcarvi all’isola di Norfolk +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +dovendo colà fermarmi per alcune ore, — disse il capitano guardando +attentamente il naufrago. +</p> + +<p> +Nell’udire il nome di quell’isola sinistra che serve di prigione +ai forzati inglesi, Mac Bjorn trasalì vivamente, e di pallido che era +divenne livido. +</p> + +<p> +— No! no! — esclamò. — Quell’isola è un soggiorno troppo +brutto, signore. Preferirei sbarcare in un’isola abitata dai selvaggi, +piuttosto. +</p> + +<p> +— Allora verrete a Melburne. +</p> + +<p> +— In mancanza di meglio si vada pure in Australia. Forse colà +troverò qualche legno che mi trasporti in patria. +</p> + +<p> +— È molto tempo che non la rivedete? +</p> + +<p> +— Sei anni, signore, — rispose il naufrago, mentre una nube gli +passava sulla fronte. +</p> + +<p> +— E desiderate ardentemente rivederla. Avete qualcuno laggiù? +forse vostra moglie? — +</p> + +<p> +Mac Bjorn guardò il capitano che pareva affettasse la massima +calma, e nei suoi occhi guizzò un lampo sanguigno. +</p> + +<p> +— Mia moglie! — esclamò con voce rauca. — Ah! no, signore, è +morta da lungo tempo. +</p> + +<p> +— Pover’uomo! — mormorò il capitano con sottile ironia, che +aveva compreso fin troppo con quale individuo aveva da fare. — Andate +a bere un buon bicchiere di <i>gin</i>, e perdonatemi se involontariamente +ho evocato un doloroso ricordo. +</p> + +<p> +Mac Bjorn, che era diventato tutto d’un tratto cupo e che aveva +assunto un’espressione selvaggia, si allontanò senza rispondere, ma +camminando come un uomo che si è ubbriacato. +</p> + +<p> +— Tuoni e lampi! — mormorò il capitano, — che razza di naufraghi +ho imbarcato io? Quell’uomo deve aver ucciso qualcuno, forse +<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> +sua moglie, ed ora sono convinto di aver a bordo non dei disgraziati, +ma dei forzati fuggiti dall’isola di Norfolk. Oh!... guai a loro, +però, se oseranno tentare qualche cosa contro di me! +</p> + +<p> +— Cosa mormori, padre mio? — gli chiese Anna, che era allora +comparsa sul ponte. +</p> + +<p> +— Nulla, Anna, — rispose il capitano forzandosi di sorridere. — Brontolavo +contro quei dannati selvaggi che pare vogliano assediarci. +</p> + +<p> +— Bill scatenerà un’altra volta la tigre, e li metterà ancora in +fuga, se oseranno ricomparire a bordo della <i>Nuova Georgia</i>. +</p> + +<p> +— Bill!... Bill!... — mormorò l’americano coi denti stretti. — Sì, +scatenerà le tigri, Anna. +</p> + +<p> +— Perchè me lo dici con questo tono? — chiese la ragazza. — Si +direbbe che quel povero naufrago non ti è simpatico. +</p> + +<p> +— Infatti, Anna, vorrei che non avesse mai posto piede sul mio +legno. +</p> + +<p> +— Ma perchè? +</p> + +<p> +— Silenzio, figlia mia; per ora nulla posso dirti. +</p> + +<p> +— E perchè, signore? — chiese una voce. +</p> + +<p> +Il capitano si volse e si trovò dinanzi a Bill, il quale lo guardava +con due occhi fiammeggianti mentre impallidiva a poco a poco. +</p> + +<p> +— Che fai tu qui? — chiese l’americano aggrottando la fronte. — Forse +tu mi spiavi? +</p> + +<p> +— No signore, — rispose Bill cercando di sembrare tranquillo. — Mi +dirigevo da questa parte per meglio osservare le mosse dei +selvaggi e involontariamente ho udito le vostre parole, le quali sono +molto amare per me. Avete forse avuto da lamentarvi di questo +naufrago, dal giorno in cui lo raccoglieste moribondo sul tempestoso +Oceano? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +</p> + +<p> +— No, è vero; anzi ho dovuto due volte ringraziarti. +</p> + +<p> +— Perchè allora quelle severe parole? +</p> + +<p> +— Non posso spiegarmi. +</p> + +<p> +— Cosa temete? Se io e i miei compagni siamo d’impaccio a +bordo della vostra nave, alla prima isola che incontrerete sbarcateci. +</p> + +<p> +— Ci penserò; tutto dipenderà, dalla vostra condotta. +</p> + +<p> +— Sta bene, signore, — disse Bill risentito. +</p> + +<p> +Fece un saluto a miss Anna e si allontanò dirigendosi verso +poppa; ma quell’uomo era impallidito e le sue dita si chiudevano +con forza come se avessero voluto stritolare qualche cosa. +</p> + +<p> +— Sei severo, padre mio, — disse Anna con tuono di rimprovero. — Non +so perchè ti sia venuto in uggia quel pover’uomo. +</p> + +<p> +— Lo saprai più tardi, non voglio ora arrischiare un giudizio +terribile. — +</p> + +<p> +Nella notte vi furono due allarmi che fecero salire sul ponte +tutto l’equipaggio, essendo stati scorti alcuni canotti staccarsi dall’isola; +ma al primo colpo di cannone fuggirono. +</p> + +<p> +Il giorno seguente la condizione era invariata; la <i>Nuova Georgia</i> +era sempre incagliata e gli antropofagi accampati sulle sponde. +Però fra poche ore quella pericolosa prigionia doveva cessare, poichè +a mezzodì la gran marea doveva toccare la sua massima altezza e +rimettere a galla il legno. +</p> + +<p> +Il capitano, che sospirava l’istante di lasciare quei brutti paraggi, +diede subito gli ordini necessari onde tutto fosse pronto per l’ora +della grande piena. Fece alleggerire la prua della nave facendo +portare a poppa le ancore grosse, le catene, le casse dell’equipaggio, +le botti d’acqua dolce, gran parte dei pennoni di ricambio e perfino +le gabbie delle tigri che occupavano la parte anteriore della +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +stiva. Ciò fatto, fece calare in mare una imbarcazione e gettare a +poppa due ancorotti, le cui catene vennero fissate all’argano per +operare una forte trazione all’indietro; quindi fece spiegare tutte +le vele per approfittare del vento, che soffiava leggermente da prua. +</p> + +<p> +Compiute quelle diverse operazioni, il capitano dispose la maggior +parte dei suoi uomini, i naufraghi compresi, attorno all’argano +a cui erano state già fissate le manovelle. +</p> + +<p> +La marea intanto continuava a montare. Alle undici aveva già +coperto quasi tutto il banco e si udivano, sotto l’asta di prua, degli +scricchiolii, segno evidente che il veliero tendeva ad alzarsi. Mezz’ora +dopo c’erano già due piedi d’acqua sul banco. Era il momento +opportuno per tentare un primo sforzo. +</p> + +<p> +— Tutti ai vostri posti! — tuonò il capitano Hill. — La marea +sta per toccare la sua massima piena. — +</p> + +<p> +L’equipaggio si curvò sulle aspe, e radunate tutte le forze le +spinse innanzi con sovrumana energia. Le catene dei due ancorotti +gettati sul banco si tesero bruscamente, ma le punte di ferro tennero +saldo. +</p> + +<p> +— Speriamo! — mormorò il capitano. — Forza, amici, forza, o +non lasceremo mai più questo banco. — +</p> + +<p> +I marinai spingevano con una specie di furore, tendendo i muscoli +in tal maniera, che pareva si volessero spezzare. Erano tutti +pallidi ed avevano le fronti imperlate d’un freddo sudore; guai se +quegli sforzi non riuscivano! Era finita per tutti, anzi peggio che +finita, poichè nessuno ignorava che li attendeva lo spiedo di quei +feroci mangiatori di carne umana. +</p> + +<p> +La nave scricchiolava sempre sotto quella potente tensione di +tante vigorose braccia, ma non accennava a indietreggiare. Pareva +che fosse incavigliata a quel dannato banco. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +</p> + +<p> +Il capitano Hill, malgrado il suo coraggio, era diventato pure +pallido e sentivasi il cuore battere più forte del solito. Una vaga +paura cominciava ad invaderlo, e gettava sguardi disperati sulla +sua Anna. +</p> + +<p> +— Uno sforzo ancora, ragazzi! — esclamò con voce soffocata. +</p> + +<p> +Asthor e i tre o quattro uomini che stavano ai bracci delle +manovre, accorsero in aiuto dei compagni. Quel nuovo rinforzo fu +decisivo. +</p> + +<p> +La nave oscillò bruscamente, scivolò sul banco dapprima lenta, +poi rapida, e infine galleggiò sul mare, arrestandosi a poche braccia +dai due ancorotti. +</p> + +<p> +Un immenso urlo di gioia echeggiò fra l’equipaggio, a cui fecero +eco urla di furore e vociferazioni spaventevoli. +</p> + +<p> +I selvaggi vedendo la nave lasciare il banco e comprendendo +che l’agognata preda stava per isfuggire, si erano precipitati confusamente +nei loro canotti e accorrevano da tutte le parti per dare +un disperato assalto. +</p> + +<p> +— All’erta! i selvaggi! — tuonò Asthor che si era slanciato verso +poppa. +</p> + +<p> +— Troppo tardi, miei cari! — esclamò il capitano Hill trionfante. — Ai +bracci delle manovre, la barra all’orza e si viri di bordo. — +</p> + +<p> +Quella manovra fu eseguita con fantastica rapidità, tanta era +la paura di venire raggiunti. La <i>Nuova Georgia</i> girò attorno alle +scogliere che racchiudevano il banco e uscì in pieno mare a gonfie +vele dirigendosi verso l’ovest. +</p> + +<p> +I lunghi canotti dei Figiani non si arrestarono per questo. Passarono +quasi volando sopra il banco e continuarono la caccia manovrando +furiosamente i remi, ma, come aveva detto bene il capitano, +ormai era troppo tardi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +</p> + +<p> +Il vascello fuggiva colla velocità di una rondine marina e in +breve fu tanto lontano, da togliere a quei brutti abitanti dell’arcipelago +figiano ogni speranza di poterlo raggiungere. +</p> + +<p> +Quando il capitano Hill non li vide più, mandò un sospiro di +sollievo. +</p> + +<p> +— Andiamo dritti in Australia, padre mio? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Dritti senza fermarci, poichè non vedo il momento di sbarazzarmi +di due carichi pericolosi. +</p> + +<p> +— Di quali intendi parlare? +</p> + +<p> +— Delle tigri e dei naufraghi. +</p> + +<p> +— Sempre con quei disgraziati te la prendi. +</p> + +<p> +— Ti ho detto che ho i miei motivi. +</p> + +<p> +— Se ti danno fastidio, perchè non gli sbarchi in qualche isola? +</p> + +<p> +— Se posso lo farò. +</p> + +<p> +— Ne abbiamo qualcuna nelle vicinanze, dove essi non possano +correre pericoli? +</p> + +<p> +— Dinanzi a noi abbiamo l’arcipelago delle Nuove Ebridi e più +al sud-ovest la Nuova Caledonia, l’uno e l’altra popolati da selvaggi +forse più feroci dei Figiani. +</p> + +<p> +— Ma non vi sono isole disabitate? +</p> + +<p> +— Un tempo erano numerose; oggi a poco a poco sono state +quasi tutte occupate. La popolazione umana cresce costantemente +malgrado i grandi vuoti che fanno le guerre e le epidemie, e verrà +un giorno anzi che non vi sarà più posto. +</p> + +<p> +— Cosa dici mai? Vi sono dei continenti che hanno ancora degli +spazi immensi poco abitati; l’Africa, l’Australia e le due Americhe. +</p> + +<p> +— È vero, ma fra due secoli non avranno più un territorio deserto +o quasi deserto. Gli scienziati hanno studiato, anzi, e più +<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> +volte, questo grave argomento, e hanno dedotto che fra non molto +la popolazione del globo non troverà più cibo sufficiente e che sarà +costretta o a decimarsi con continue guerre o.... a tornare all’antropofagia. +</p> + +<p> +— È incredibile! +</p> + +<p> +— Eppure è vero, Anna, ed ora ti spiegherò meglio la cosa. Gli +scienziati hanno notato che la superficie terrestre suppergiù ha 28 milioni +di miglia quadrate di terre fertili, 14 di steppe e 4 di deserti, +e hanno calcolato che il massimo degli abitanti che queste categorie +di terre possono nutrire è di 207 persone per miglio quadrato +nelle terre fertili, di 10 per le steppe e di 1 pei deserti. +</p> + +<p> +Risulta da ciò, che quando la popolazione del globo avrà raggiunto +la cifra di 5994 milioni non vi sarà più altra terra disponibile +capace di nutrire un maggior numero di persone. Ti pare esatto +questo calcolo? +</p> + +<p> +— È giusto, — rispose Anna dopo alcuni istanti di riflessione. — Ma +quanti anni occorreranno perchè la popolazione diventi così +numerosa? +</p> + +<p> +— Ecco, da una media fatta, risulterebbe che la popolazione +del globo presa insieme aumenta ogni dieci anni di otto persone +per cento. Partendo da questo calcolo, i 5994 milioni di abitanti +si possono ottenere in poco più o poco meno di 200 anni! Cosa +sono due secoli per l’umanità? Nulla. +</p> + +<p> +— È una cosa che spaventa! +</p> + +<p> +— Non dico di no, e io non vorrei trovarmi vivo fra due o +trecento anni. Forse allora il progresso scientifico e industriale +avrà trovato il modo di rendere la terra più fertile, avrà forse trovato +anche il modo di rendere produttive le steppe e i deserti, ma +sarà un rimedio di poco momento. La popolazione crescerà sempre, +<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> +la terra non basterà più e i nostri tardi nepoti non avranno altra +alternativa che quella di distruggersi con guerre terribili o di +mangiarsi l’un l’altro, a meno che non trovino il mezzo di dare +la scalata alla luna o a qualche altro mondo, cosa alquanto difficile +a mio parere. Fortunatamente noi non saremo più vivi e chi +sa da quanti anni dormiremo il sonno eterno o nella profondità +degli abissi marini o sotto chissà quanti piedi di terra. Ma, orsù, +bando ai mesti pensieri e andiamo a far colazione, Anna, che ne +abbiamo bisogno. — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span></p> + +<h2 id="cap15"><span class="smcap">Capitolo Decimoquinto.</span> +<span class="smaller">Bill si svela.</span></h2> +</div> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i>, sfuggita al naufragio ed all’ultimo assalto +degli antropofagi continuava a fuggire verso il sud-ovest, in modo +da passare dinanzi alle ultime isole dell’arcipelago delle Nuove +Ebridi e di evitare poi le pericolose coste della Nuova Caledonia +che in quel tempo godevano una triste celebrità, non essendo ancora +state occupate dalla Francia. +</p> + +<p> +Il capitano la manteneva carica di vele, aggiungendo perfino i +coltellacci e gli scopamari, ansioso di raggiungere le coste australiane. +Cominciava a impensierirsi, quel bravo marinaio, non pel +tempo che aveva perduto, non per la sua nave che nell’arrenamento +non aveva sofferta alcuna avaría, non per le tigri che erano solidamente +rinchiuse nelle loro gabbie di ferro, ma pei naufraghi che +aveva salvati dopo tante fatiche e con tanto coraggio. +</p> + +<p> +Dal momento che quegli uomini avevano riveduto libero il vascello, +si erano cambiati, e pareva pesasse loro assai la riconoscenza +che dovevano all’equipaggio americano. Non erano più umili e servizievoli +<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> +come durante il pericolo; non erano più riconoscenti, come +non erano più obbedienti. +</p> + +<p> +Oziavano da mattina a sera senza prendere parte alla faticosa +manovra del veliero, rispondevano con alterigia al pilota Asthor, +giocavano alle carte o ai dadi in fondo alla stiva, diventavano insolenti +ed esigenti ogni momento più. +</p> + +<p> +I cibi di bordo più non bastavano per le loro bocche e pretendevano +un trattamento pari a quello del capitano, accampando, +con un’audacia e con una gran faccia tosta, la loro qualità di +naufraghi e facevano schiamazzo per avere, all’ora dei pasti, doppia +razione di vino o di <i>gin</i> o di <i>wisky</i>. +</p> + +<p> +Anche Bill si era mutato tutto d’un tratto; anzi sembrava che +segretamente aizzasse i suoi compagni. Trattava il capitano da pari +a pari, e dinanzi a miss Anna non si mostrava più rispettoso come +una volta. +</p> + +<p> +L’equipaggio sentiva per istinto che quei naufraghi non erano +leali marinai, anzi che erano schiume di fannulloni, pronti anche, +se le circostanze li avessero favoriti, a ribellarsi apertamente contro +le autorità di bordo. +</p> + +<p> +Il capitano e Asthor non li perdevano d’occhio, e sempre più +convinti di aver da fare con dei forzati evasi dall’isola di Norfolk, +si tenevano in guardia, pronti a reprimere con la più grande energia +il minimo tentativo di ribellione. +</p> + +<p> +Quell’attiva sorveglianza, non doveva tardare a condurre ad una +scoperta di una gravità incalcolabile. +</p> + +<p> +Una sera, mentre il capitano ed Anna riposavano nelle loro cabine +di poppa e Asthor vegliava in coperta, un gabbiere s’accorse +che i naufraghi avevano silenziosamente abbandonate le loro brande. +Sorpreso per questo fatto, si affrettò a dare avviso al pilota. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +</p> + +<p> +— Ah furfanti! — esclamò il vecchio marinaio corrugando la +fronte. — O io sono una gran bestia, o qui sotto gatta ci cova. — +</p> + +<p> +Senza avvertire nessuno per non allarmare inutilmente l’equipaggio, +si munì d’una lanterna, si nascose in tasca una pistola e +scese nella stiva, certo di trovare colà i naufraghi. +</p> + +<figure><a id="fill-138"></a> + <img src="images/ill-138.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Infatti li vide seduti tutti in giro, presso le gabbie delle tigri, +occupati a confabulare, ma a voce così bassa da non poter essere +uditi. Bill era nel mezzo e aveva in quel momento la parola. +</p> + +<p> +Il pilota nel sorprenderli impallidì. Cosa potevano dirsi per +cercare quel posto isolato, lontani dagli occhi e dagli orecchi dell’equipaggio +americano? Nulla di buono senza dubbio. +</p> + +<p> +Il vecchio marinaio stette in forse se dovesse svegliare il capitano +o chiamare in aiuto l’equipaggio; ma per tema di provocare +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +un’agitazione ingiustificata discese solo nel frapponte e si avanzò +risolutamente verso i naufraghi. +</p> + +<p> +Appena scorsero la luce della lanterna, s’alzarono come un solo +uomo facendo dei gesti di dispetto, forse vergognosi, ma più probabilmente +irritati per essere stati sorpresi. +</p> + +<p> +— Cosa fate qui, radunati all’oscuro come tanti congiurati? — chiese +il pilota con voce acre. — Forse gli orecchi dei vostri camerati +devono ignorare ciò che voi dite? +</p> + +<p> +— Oh per mille boccaporti! — esclamò Bill con ironia. — E che? +siamo noi prigionieri a bordo del vostro legno? Non siamo padroni +di scambiare due chiacchiere, signor pilota della <i>Nuova Georgia</i>? +</p> + +<p> +— Bella pretesa! — esclamò l’allampanato Mac Bjorn. — Un’altra +volta faremo portare qui tutte le lanterne e le torce che troveremo +a bordo. +</p> + +<p> +— Ehi! uccello di malaugurio, — disse il pilota piantandosi minacciosamente +dinanzi all’uomo allampanato. — Bada che Asthor è +capace di farti rientrare in gola tali parole. A te nulla devo, e se non +cammini dritto con le tue gambe ossute, ti rompo il groppone. — +</p> + +<p> +I naufraghi si misero a ridere; ma il pilota non rideva no, +schiantava di rabbia e si sentiva invaso da una pazza voglia di +far prendere tutti quegli uomini e di rinchiuderli in una cabina +coi ferri alle mani ed ai piedi. +</p> + +<p> +— Orsù, — riprese. — Cosa facevate qui? +</p> + +<p> +— Lo vedete, — rispose Bill. — Discorrevamo sul modo di lasciare +più presto che si può il vostro legno. +</p> + +<p> +— E perchè? — chiese il vecchio piantandogli addosso uno +sguardo acuto come uno spillo. +</p> + +<p> +— Perchè non vogliamo sbarcare nè all’isola di Norfolk nè in +Australia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +</p> + +<p> +— Ah!... avete forse dei conti da saldare con quelle autorità?... — +</p> + +<p> +Bill impallidì e fece un gesto minaccioso, mentre i suoi compagni +lanciavano sul pilota torvi sguardi, nei quali si leggeva una +cupa minaccia. +</p> + +<p> +— Basta, — disse Bill con voce rauca. — Ne abbiamo abbastanza +dei vostri sospetti, signor pilota della <i>Nuova Georgia</i>! Quanto prima, +noi vi faremo sapere chi noi siamo. +</p> + +<p> +— È una minaccia? +</p> + +<p> +— Credetela come vi piace, a me non importa. +</p> + +<p> +— Domani riferirò ogni cosa al capitano Hill. +</p> + +<p> +— Fatelo pure. +</p> + +<p> +— Ve lo prometto, Bill. Ora lasciate questo luogo e tornate nelle +vostre brande, o faccio accorrere i marinai e vi caccio in una cabina +ben chiusa. — +</p> + +<p> +I naufraghi s’allontanarono senza rispondere e si ritirarono nella +camera comune, affettando la massima calma. +</p> + +<p> +Asthor li seguì collo sguardo; poi crollando il capo mormorò: +</p> + +<p> +— Mi auguro d’ingannarmi, ma quegli uomini ci porteranno +sventura. — +</p> + +<p> +Visitò accuratamente le gabbie delle tigri, diffidando ormai di +tutto; si assicurò che i naufraghi si fossero ritirati nelle brande, poi +risalì in coperta molto pensieroso ed inquieto. +</p> + +<p> +Prima dell’alba Bill era già sul ponte. Egli passò dinanzi ad +Asthor a fronte alta, lanciando su di lui uno sguardo canzonatorio, +mentre i suoi compagni si sdraiavano oziosi sul castello di +prua, guardando tranquillamente le manovre dei marinai americani. +Gli passò accanto tre volte, quasi cercasse un pretesto per +essere interrogato sulla misteriosa adunanza della notte; poi andò +a sedersi sulla murata di babordo osservando con profonda attenzione +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +il mare che gli si stendeva dinanzi agli occhi, liscio come uno +specchio. +</p> + +<p> +Quando il capitano Hill apparve sul ponte, il naufrago era ancora +immerso nella sua osservazione, sicchè non potè vedere Asthor +avvicinarsi al comandante. +</p> + +<p> +— Quali nuove? — gli chiese questi, vedendosi avvicinare con un +certo mistero dal vecchio marinaio. +</p> + +<p> +— Brutte, signore, — rispose Asthor. +</p> + +<p> +Il capitano aggrottò la fronte. +</p> + +<p> +— Cosa intenderesti di dire? — domandò. +</p> + +<p> +— Intendo di dire che a bordo della <i>Nuova Georgia</i> si trama, — rispose +il pilota. +</p> + +<p> +— E cosa? +</p> + +<p> +— Lo ignoro, capitano; ma senza dubbio si ordisce qualche congiura +ai nostri danni. +</p> + +<p> +— E da chi? dal mio equipaggio forse? +</p> + +<p> +— No, ringraziando Iddio! il vostro equipaggio è fedele, ma non +i naufraghi. +</p> + +<p> +— Che?... I naufraghi oserebbero?... +</p> + +<p> +— Sì signore; gli ho sorpresi la scorsa notte in misterioso conciliabolo +in fondo alla stiva, dinanzi alle gabbie delle tigri. +</p> + +<p> +— Vuoi spaventarmi, vecchio Asthor? — chiese il capitano con +voce alterata. +</p> + +<p> +— Sarebbe cosa inutile; vi dico quello che ho veduto e nulla +di più. +</p> + +<p> +— E quegli uomini che io salvai mettendo in grave pericolo la +mia nave e la vita di noi tutti, oserebbero congiurare contro di +me? Morte e dannazione!... Silenzio con Anna, mio vecchio amico, +onde non si spaventi. Ah!... è così?... Dov’è Bill? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> +</p> + +<p> +— Eccolo là, seduto sulla murata di babordo. +</p> + +<p> +— Sta bene: sarà il primo che la pagherà per tutti. — +</p> + +<p> +Si assicurò di aver alla cintola le pistole, sapendo già d’aver +da fare con un furfante risoluto a tutto; si avvicinò alla murata +e battendo sulle spalle del naufrago, esclamò: +</p> + +<p> +— A noi, messer Bill!... — +</p> + +<p> +Il naufrago si volse con tutta tranquillità, ma nel vedersi dinanzi +il capitano col volto corrucciato, impallidì leggermente e i +suoi occhi si piantarono subito sopra Asthor. +</p> + +<p> +Nondimeno si rasserenò tosto e scendendo dalla murata, gli +chiese, incrociando le braccia sul petto: +</p> + +<p> +— Cosa desiderate, capitano? +</p> + +<p> +— Una spiegazione prima. +</p> + +<p> +— Parlate, signore. +</p> + +<p> +— Innanzi a tutto, di dove vieni? — +</p> + +<p> +Bill fece un gesto di sorpresa. +</p> + +<p> +— Ma.... da una nave naufragata, lo sapete bene. +</p> + +<p> +— Tu mentisci!... — +</p> + +<p> +Bill trasalì e ne’ suoi occhi guizzò un lampo sanguigno. +</p> + +<p> +— Io!... — esclamò, stringendo le pugna. Ma poi frenandosi e +ridiventando tranquillo, aggiunse: — Ditemelo voi allora, giacchè +lo sapete meglio di me. +</p> + +<p> +— Mi basta così per averti giudicato. Dimmi ora: per quale motivo +la scorsa notte hai radunato nella stiva i tuoi compagni? +</p> + +<p> +— Se parlate così è altra cosa, rispose l’assassino del povero +Collin. Volete proprio saperlo?... Ci siamo radunati per prendere +delle deliberazioni intorno alla vostra rotta. +</p> + +<p> +— Alla rotta della mia nave! — esclamò il capitano al colmo +dello stupore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> +</p> + +<p> +— Sissignore, poichè la vostra rotta non accomoda nè a me, nè +ai miei compagni. +</p> + +<p> +— Cosa intendi di dire? +</p> + +<p> +— Che non vogliamo che la vostra nave approdi nè all’isola di +Norfolk, nè alle coste Australiane, — rispose con voce risoluta il +naufrago. +</p> + +<p> +— Ah!... E voi credete?... +</p> + +<p> +— Che obbedirete, — rispose Bill con tono minaccioso e guardandolo +fisso fisso. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, a un simile tratto d’audacia, rimase per alcuni +istanti senza parole. Era confuso e stupito: del resto vi era +di che stupirsi quando si pensi che l’equipaggio americano era due +volte più numeroso dei naufraghi, fedele al suo capo e pronto a +prestargli man forte anche colle armi in pugno. +</p> + +<p> +— Sei ubbriaco forse? — gli domandò. +</p> + +<p> +— No, signore, — rispose il naufrago imperturbabilmente. — Non +ho assaggiato un sorso di <i>gin</i>, nè di <i>wisky</i>, nè di <i>brandy</i>. +</p> + +<p> +— Ma sai che posso farti frustare a sangue col gatto a nove +code? +</p> + +<p> +— Non l’oserete! +</p> + +<p> +— E chi me lo impedirà? I tuoi compagni forse? — chiese il capitano +coi denti stretti. +</p> + +<p> +— No, ma voi non l’oserete, se vi preme di condurre la nave +in porto e salvare vostra figlia. — +</p> + +<p> +Era troppo! La pazienza del capitano era stata messa a dura +prova. +</p> + +<p> +— Miserabile! — esclamò, alzando il pugno chiuso sul naufrago +che non fece un solo passo per evitarlo. +</p> + +<p> +La larga mano del gigante piombò con sordo rumore addosso +<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> +al naufrago e lo curvò con forza irresistibile, facendolo stramazzare +sul ponte. +</p> + +<p> +Vedendo cadere il loro compagno, i naufraghi che erano sdraiati +sul castello di prua, aspettando con calma affettata la fine di quel +colloquio tempestoso, si erano alzati di scatto colle fronti aggrottate; +ma Asthor con un fischio radunò l’equipaggio onde si tenesse +pronto a respingere qualunque mossa offensiva. +</p> + +<p> +— Uccidetemi pure se vi accomoda, o meglio assassinatemi, — disse +Bill con fredda ironia, senza fare un gesto per rialzarsi. +</p> + +<p> +— No, furfante, — rispose il capitano furibondo. — Non sono di +quegli uomini che assassinano, ma ti metterò nell’impossibilità di +far male a me, a mia figlia e al mio equipaggio. +</p> + +<p> +— E poi? — chiese sempre ironicamente il naufrago. +</p> + +<p> +— E poi ti farò dare venti colpi col gatto a nove code, onde tu +impari a rispettare i tuoi salvatori prima, i tuoi superiori dopo. +</p> + +<p> +— Provatevi!... +</p> + +<p> +— Mi sfidi!... +</p> + +<p> +— Vi sfido!... +</p> + +<p> +— A me, marinai!... — +</p> + +<p> +Sette od otto uomini, a quel comando, si precipitarono sull’audace +furfante, riducendolo all’impotenza. +</p> + +<p> +In quel medesimo momento apparve sul ponte miss Anna. +</p> + +<p> +— Padre mio!... — esclamò correndo incontro al capitano che +teneva in pugno una pistola, pronto a scaricarla contro i camerati +di Bill. — Gran Dio!... cosa succede?... +</p> + +<p> +— Ritirati, Anna, — rispose Hill. — Sono cose che non ti riguardano. +</p> + +<p> +— Ma perchè quell’uomo sul ponte? +</p> + +<p> +— È un miserabile che sta per venere punito. +</p> + +<p> +— Che!... Bill punito!... Lui che ci ha salvati dagli antropofagi? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> +</p> + +<p> +— E che ora minaccia la mia nave e la tua vita, Anna. +</p> + +<p> +— È impossibile, padre mio! +</p> + +<p> +— L’equipaggio è testimone. +</p> + +<p> +— Ma cosa vuoi fare a quel +disgraziato? +</p> + +<p> +— Lo faccio frustare come +un cane. +</p> + +<p> +— Oh! no, gli perdonerai! +</p> + +<p> +— Mai, Anna. Ritirati, lo +voglio!... — +</p> + +<figure><a id="fill-145"></a> + <img src="images/ill-145.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +La giovanetta comprese che +ogni preghiera sarebbe stata +vana e si ritirò lentamente, +mentre il naufrago rialzato il +capo la mirava con due occhi +che mandavano strani lampi. +</p> + +<p> +Quando scomparve, il capitano +volgendosi verso i marinai +che tenevano stretto Bill, +disse: +</p> + +<p> +— Ed ora, frustate questo +miserabile. +</p> + +<p> +— Eccomi, signore, — rispose Asthor facendo fischiare il gatto a +nove code. — Il braccio è solido e robusto e picchierò sodo tutti i +venti colpi! — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span></p> + +<h2 id="cap16"><span class="smcap">Capitolo Decimosesto.</span> +<span class="smaller">L’incendio della nave.</span></h2> +</div> + +<p> +Nel tempo in cui si svolge il nostro racconto, le pene corporali +erano largamente usate a bordo dei vascelli, sia che appartenessero +alla marina mercantile o a quella da guerra. +</p> + +<p> +Frustare un marinaio indisciplinato o ribelle, era cosa che accadeva +molto spesso; e specialmente gli americani, ma soprattutto +gli inglesi che conservano tutt’ora quel barbaro uso nella loro armata, +ricorrevano anche troppo al gatto a nove code. +</p> + +<p> +Questo staffile, che inspirava un vero terrore a tutti i marinai, +si compone di un corto manico a cui sono solidamente attaccate +nove strisce di cuoio guernite di piccole palle di piombo, di cui +ognuna produce sul dorso del paziente un solco sanguinoso. +</p> + +<p> +Venti o trenta colpi bastano per ridurre in uno stato deplorevole +l’uomo più robusto. Gli inglesi però condannano i ribelli, i ladri e +gli indisciplinati fino a cinquanta colpi e qualche volta anche più; +ma all’esecuzione di questo terribile gastigo fanno assistere un medico, +il quale deve farlo cessare se la vita del paziente è in pericolo; +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +tuttavia l’interruzione è momentanea, perchè viene ripresa, non +appena le orribili piaghe del povero torturato si sono rimarginate. +</p> + +<p> +Tutti i malfattori del Regno Unito tremano quando odono parlare +del gatto a nove code, e lo temono più della morte. Per dimostrare +quanto vi sia di vero in ciò, basti dire che fu con questo +staffile che i giudici londinesi posero fine a quella famosa banda di +strangolatori che celavansi di notte nei vani delle porte, per strozzare +i viandanti mediante un nodo scorsoio. +</p> + +<p> +La pena di morte applicata a taluni di quei birbanti non era +bastata a spaventare gli altri; ma appena si decretò per quegli +scellerati un numero spaventevole di colpi di gatto a nove code, +tanti da far morire il condannato, la banda si sciolse e nessuno +osò più strangolare un solo viandante notturno. +</p> + +<p> +Bill, che si era qualificato per un marinaio inglese, non doveva +ignorare la gravità della pena; pure quel tristo che doveva possedere +una energia a tutta prova e un’audacia più che straordinaria, +guardò freddamente Asthor che si avvicinava facendo fischiare le +nove striscie di cuoio indurito. +</p> + +<p> +— Nudategli il dorso, — disse il vecchio marinaio. +</p> + +<p> +A questo comando il naufrago trasalì e tentò respingere i marinai +che lo trattenevano, esclamando con voce strozzata: +</p> + +<p> +— Ah! no, questo no!... +</p> + +<p> +— E perchè no? — chiese il capitano Hill, nella cui mente balenò +un sospetto. +</p> + +<p> +— Non è necessario. +</p> + +<p> +— Forse nascondi qualche cosa sulle tue spalle?... — +</p> + +<p> +Il naufrago lanciò sul capitano uno sguardo feroce, e tentò di +rialzarsi facendo uno sforzo disperato; ma i marinai lo tennero +fermo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +</p> + +<p> +— Vi dico che non mi spoglierete! — urlò con voce furente. +</p> + +<p> +— Una parola, signore. — disse una voce. +</p> + +<p> +Il capitano Hill si volse e si trovò dinanzi al magro Mac Bjorn, +il quale era sgusciato fra i marinai schierati presso l’albero di +maestra, per tenere a bada gli altri naufraghi. +</p> + +<p> +— Cosa vuoi tu? — gli chiese il capitano ruvidamente. — Il tuo +posto non è qui. +</p> + +<p> +— Permettete che dica una parola in favore del mio camerata. +</p> + +<p> +— E che?... pretenderesti d’impedire la punizione? +</p> + +<p> +— Non ho questa pretesa, signore, — rispose l’uomo allampanato, +inchinandosi umilmente. — Ma vi pregherei di non far somministrare +i venti colpi di gatto a nove code sulle spalle di quel disgraziato. +</p> + +<p> +— E il motivo? +</p> + +<p> +— Perchè due mesi sono quel povero diavolo si è fratturata una +spalla, e capirete. +</p> + +<p> +— Ho capito più del bisogno, Mac Bjorn, — disse il capitano ironicamente. — Olà, +amici, impadronitevi anche di questo scheletro +vivente. +</p> + +<p> +— Ma signore! — esclamò Mac Bjorn impallidendo. — Volete +accopparmi a colpi di gatto?... +</p> + +<p> +— No, ma voglio vedere anche le tue spalle. Spicciatevi, nudate +le spalle di questi uomini! — +</p> + +<p> +I marinai stavano per obbedire quando improvvisamente si udì +una voce gridare: +</p> + +<p> +— Al fuoco!... al fuoco!... — +</p> + +<p> +Un fulmine che fosse scoppiato fra l’equipaggio, non avrebbe +prodotto un effetto maggiore di quel grido, lanciato in quel momento. +</p> + +<p> +— Al fuoco! — ripetè la voce di prima. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +</p> + +<p> +Un marinaio si slanciò fuori dal boccaporto di maestra, pallido, +smarrito, trafigurato, gridando per la terza volta, con una voce +strozzata dallo spavento: +</p> + +<p> +— La nave brucia!... — +</p> + +<p> +Il capitano Hill si slanciò verso di lui. +</p> + +<p> +— Sei impazzito, Brown! — esclamò. +</p> + +<p> +— No, signore, — rispose il marinaio. — La dispensa dei viveri è +in fiamme: guardate!... — +</p> + +<p> +Una nube di fumo acre e denso usciva dal grande boccaporto, +dapprima lentamente poi rapidamente, avvolgendo le vele +basse. +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò il capitano. +</p> + +<p> +Girò intorno uno sguardo terribile guardando prima Bill, poi +Mac Bjorn e quindi i loro compagni. +</p> + +<p> +— Guai, guai!... Un sospetto solo e vi faccio tutti appiccare sul +più alto pennone! — esclamò. — A me, Asthor e voi tutti, se vi preme +la vita, preparate le pompe. — +</p> + +<p> +Ciò detto si slanciò verso il boccaporto seguito dal vecchio marinaio, +mentre l’equipaggio abbandonati i due prigionieri s’affannava +a preparare le pompe e i mastelli, aiutato dai naufraghi che +parevano avessero abbandonato ogni proposito di vendetta. +</p> + +<p> +Malgrado i nuvoloni di fumo che ora irrompevano con furia irresistibile +attraverso la larga apertura, il capitano e Asthor scesero +la scala che conduceva nel frapponte. +</p> + +<p> +Il fumo aveva invaso quasi tutta la stiva. Usciva in grosse colonne +dal deposito di viveri situato sotto la camera comune di prua, +stipandosi nelle corsìe e occupando tutti i recessi della grande nave. +</p> + +<p> +Le tigri, che cominciavano ad essere avvolte e che per istinto sentivano +la vicinanza del fuoco, ruggivano e balzavano con impeto +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +furioso contro i ferri facendo oscillare le pesanti gabbie. Era un concerto +spaventevole, un miscuglio di miagolii potenti, di fremiti, di +urla rauche, che facevano rizzare i capelli. +</p> + +<p> +Il capitano e il pilota, tenendosi i fazzoletti sulle labbra e il berretto +ben calato sugli occhi, si spinsero fino al fondo della corsìa. +</p> + +<p> +Giunti colà, attraverso al fumo che diventava sempre più nero +e più pesante, videro guizzare delle lingue di fuoco, le quali gettavano +bagliori sanguigni sulle nere pareti della stiva. +</p> + +<p> +Ascoltando attentamente, si udiva un cupo ronzío, interrotto di +quando in quando da detonazioni sorde prodotte dallo scoppio dei +barili contenenti il petrolio o i liquori e dai crepitii del legname +ardente. Di tratto in tratto il fumo si diradava mostrando nette +le fiamme che si allungavano con le contrazioni dei serpenti, lambendo +il sottoponte del vascello; ma poi tornava a irrompere +sempre più denso, come se venisse cacciato fuori da un vento impetuoso. +</p> + +<p> +— È la dispensa che brucia, — disse il capitano retrocedendo e +tergendosi il sudore che inondavagli la fronte. +</p> + +<p> +— Sì, signore, — rispose il pilota la cui faccia si era fatta oscura. +</p> + +<p> +— Saliamo, o sarà troppo tardi. — +</p> + +<p> +Si tuffarono fra i nuvoloni di fumo, salirono rapidamente la scala +e apparvero in coperta. +</p> + +<p> +I marinai, pallidi sì ma risoluti a combattere fino all’estremo +l’elemento distruttore, avevano già preparate le pompe immergendo +le trombe in mare, lungo i fianchi del vascello. +</p> + +<p> +— L’incendio non è per ora grave, — disse il capitano, — ma può +diventarlo se non lo combattiamo vigorosamente. Non vi chiedo che +calma e sangue freddo, ma vi avverto che chi lascia le pompe +senza mio ordine, è un uomo morto. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +</p> + +<p> +Poi, volgendosi verso i naufraghi che contemplavano tranquillamente +i marinai dall’alto del castello di prua, colle mani in tasca, +disse loro con voce minacciosa: +</p> + +<p> +— Al lavoro anche voi, e se vi rifiutate vi faccio appiccare, parola +da <i>yankee</i>!... — +</p> + +<p> +Non vi era da scherzare col capitano Hill, il quale aveva già +dato prove chiare di sapersi fare ubbidire e di non indietreggiare +dinanzi ad alcun ostacolo. Di buona o cattiva voglia i naufraghi, +compresi Bill e Mac Bjorn che parevano contenti di essere sfuggiti +a quella visita che forse doveva svelare il loro vero essere o +qualche cosa di peggio, si misero alacremente al lavoro con l’equipaggio. +</p> + +<p> +Mentre Asthor scendeva nella stiva con alcuni marinai per collocare +le manichelle e gli altri manovravano energicamente le pompe, +comparve in coperta miss Anna gridando: +</p> + +<p> +— Padre mio, il fuoco è a bordo!... — +</p> + +<p> +Il capitano le si avvicinò premurosamente. +</p> + +<p> +— Lo so, Anna, — disse con profonda emozione. — Non ti spaventare, +chè spero, coll’aiuto di Dio e del mio equipaggio, di domarlo. +</p> + +<p> +— Al fianco tuo non ho paura, lo sai. Speri di domarlo? +</p> + +<p> +— Non posso dire nulla per ora, ma non mi lascerò prendere +alla sprovvista. Chiama due marinai e fa’ preparare due imbarcazioni, +le due più grandi, e fa’ imbarcare dei viveri e delle armi. — +</p> + +<p> +Due marinai accorsero alla chiamata e si misero a disposizione +della giovanetta, mentre il capitano tornava alle pompe. +</p> + +<p> +L’incendio, quantunque vigorosamente combattuto da tutto l’equipaggio +fino dal suo primo divampare, progrediva e minacciava di +estendersi a tutta la nave. +</p> + +<p> +La dispensa dei viveri era diventata una fornace ardente, entro +<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> +cui si scioglievano i grassi, avvampavano gli alcools, si contorcevano +e scoppiettavano le balle di baccalà, i barili di carne salata e di +carne secca e le casse di biscotti, sollevando nuvoloni di fumo nero +e fetente e nembi di scintille che uscivano impetuosi dal boccaporto, +avvolgendo l’albero di maestra e le vele. +</p> + +<p> +Cupi brontolii e sordi scoppi s’udivano sotto il ponte a cui vi +facevano eco le urla e i ruggiti sempre più spaventevoli delle dodici +tigri che si sentivano soffocare, malgrado le coperte inzuppate +d’acqua che avvolgevano le grandi gabbie. +</p> + +<p> +I legnami scricchiolavano, i puntelli del frapponte gemevano e +cadevano, le tavole della coperta bruciavano, e il catrame delle fessure +e dei fianchi provieri della nave bolliva, spandendo all’intorno +un acre odore. +</p> + +<p> +Nella camera comune dell’equipaggio nessuno poteva più resistere. +Gli uomini che formavano la catena coi mastelli, avevano dovuto +ritirarsi da quel posto pericoloso per non venire soffocati dal +fumo, e per tema che il pavimento mancasse improvvisamente sotto +ai loro piedi. +</p> + +<p> +Le pompe però funzionavano sempre, senza posa. I marinai che +conservavano un sangue freddo ammirabile, lavoravano con suprema +energia sotto gli occhi del capitano e del pilota Asthor. +</p> + +<p> +Quando uno era sfinito, un altro lo sostituiva, e i torrenti d’acqua +continuavano a rovesciarsi, con fischi acuti, nelle fumose cavità del +vascello. +</p> + +<p> +Tre volte il capitano Hill, con un’audacia senza pari, si era avventurato +fra le gettate di fumo irrompenti dal boccaporto e i nembi +di scintille per accertarsi dello stato dell’incendio, ma era stato costretto +a retrocedere per non morire asfissiato. +</p> + +<p> +Alle tre pomeridiane Asthor, che si era avventurato nella camera +<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> +comune per salvare le casse e le brande dell’equipaggio, risalì frettolosamente +sul ponte coi capelli e la barba mezzo arsi. +</p> + +<figure><a id="fill-153"></a> + <img src="images/ill-153.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Capitano! — disse traendo da un lato l’americano. — Le fiamme +hanno invaso la camera comune e il pavimento sta per crollare. +</p> + +<p> +— Si estende dunque il fuoco! — riprese con accento doloroso Hill. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> +</p> + +<p> +— Sì, malgrado i torrenti d’acqua che precipitano nella dispensa. +</p> + +<p> +— Cosa fare? cosa tentare?... — mormorò egli, gettando uno +sguardo disperato su Anna, che stava seduta a poppa. +</p> + +<p> +Ad un tratto trasalì ed emise un grido di furore. +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò. +</p> + +<p> +A prua s’alzarono urla di terrore e parecchi marinai abbandonarono +la prima pompa situata presso l’albero di trinchetto. +</p> + +<p> +Un nuvolone di fumo irrompeva dal boccaporto di prua che metteva +nella camera comune dell’equipaggio, misto a folate di scintille. +Le fiamme avevano divorate le tramezzate e fatto crollare il +pavimento e investivano ora il piede dell’albero di trinchetto. +</p> + +<p> +Il capitano Hill si gettò fra i fuggenti, e raccolta una scure tuonò: +</p> + +<p> +— Ai vostri posti!... — +</p> + +<p> +Fra i marinai vi fu un istante di esitazione; ma comprendendo +l’atto minaccioso del capitano, ritornarono alla pompa proviera dirigendo +il getto d’acqua nella camera comune. +</p> + +<p> +Ma quegli sforzi erano vani. Alle otto, nel momento in cui sparivano +sotto l’orizzonte gli ultimi bagliori del tramonto, una fiamma +immensa irrompeva dal boccaporto di prua, illuminando sinistramente, +d’una luce sanguigna le onde dell’Oceano Pacifico!... +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> era perduta! +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span></p> + +<h2 id="cap17"><span class="smcap">Capitolo Decimosettimo.</span> +<span class="smaller">L’assalto delle tigri.</span></h2> +</div> + +<p> +Non vi è nulla di più terribile dell’incendio di una nave in +alto mare. +</p> + +<p> +Sembrerebbe impossibile che un corpo galleggiante, contornato +dall’acqua, potesse venire distrutto invece di esser salvato colla +massima facilità: eppure sono rari i casi in cui un vascello riesce +a sfuggire al disastro, quando il fuoco è scoppiato a bordo. +</p> + +<p> +Gli sforzi dell’equipaggio sono quasi sempre inefficaci a porre +un freno all’elemento distruttore. Le pompe funzioneranno sempre, +l’energia non verrà meno agli uomini, i torrenti d’acqua scenderanno +senza posa nelle cavità della nave, ma il fuoco guadagnerà +sempre di forza, poichè è rinchiuso in una prigione di legno, e questa, +quantunque di fuori sia bagnata, nell’interno è sempre secca. +</p> + +<p> +Le ardenti vampe si dilatano con rapidità spaventevole, invadono +le cabine, si allungano nelle corsie, intaccano i piedi degli +alberi, distruggono i puntelli, divorano i bagli e i corbetti, consumano +il sottosuolo del ponte, finchè la coperta intera, priva di appoggio, +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +precipita nella stiva trascinando seco le pompe, l’alberatura, +l’attrezzatura, il castello di prua, il cassero, e anche gli +uomini, se non sono pronti ad abbandonare la fumante carcassa. +</p> + +<p> +Allora nulla più arresta la distruzione: l’implacabile fiamma, +divorato il grande ammasso di legname e ringagliardita da quel +nuovo elemento, intacca i fianchi, incenerisce i corbetti che formano +l’ossatura; apre delle immense ferite. Il mare entrerà da quelle +aperture fra l’acqua irrompente e il fuoco, si combatterà l’ultima +battaglia, le vampe si spegneranno bruscamente sotto l’invasione +del nuovo e più potente elemento, ma la nave sarà tuttavia perduta. +</p> + +<p> +Il fumante rottame non galleggerà più mai su l’azzurra superficie +del mare, e affogato da quel nuovo nemico scenderà nei profondi +abissi. +</p> + +<p> +Tale doveva essere la sorte della <i>Nuova Georgia</i>, se il caso non +le veniva in aiuto. Ormai il fuoco si era impadronito di quel corpo +galleggiante; non poteva essere che questione di poche ore. +</p> + +<p> +L’equipaggio, sfinito dal faticoso manovrare delle pompe, spaventato +dall’irrompere improvviso di quella immensa cortina di +fuoco, istupidito dal fumo che lo avvolgeva acciecandolo e soffocandolo, +non ne poteva più. E per colmo di disgrazia si faceva +strada il timore che il ponte, le cui tavole erano già diventate tanto +ardenti da bruciare i piedi, fosse lì lì per crollare. Non restavano +al loro posto che a gran pena, più per paura delle pistole del capitano +e di Asthor, che per dovere o per speranza, poichè ormai avevano +perduto ogni illusione sulla possibilità di salvare la nave. +</p> + +<p> +Quantunque tutti i getti delle pompe fossero stati diretti contro +la camera comune, la grande fiamma ingigantiva a vista d’occhio, +illuminando come in pieno giorno l’Oceano circostante. Si contorceva +come fosse irritata nel trovarsi imprigionata fra le pareti della +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +camera comune, spariva fra i densi nuvoloni di fumo, poi ricompariva +più brillante e superba allungandosi verso le vele dell’albero +di trinchetto ed eruttando contemporaneamente nembi di +scintille, che il vento trasportava lontane lontane fra le tenebre, +disperdendole sulle onde dell’Oceano Pacifico. +</p> + +<p> +Nel frapponte proviero si udivano sempre cupi ronzii, sordi brontolii, +uno spaccarsi e un cadere di legnami ardenti e giù, in fondo alla +stiva, i ruggiti delle dodici tigri e lo scricchiolare delle gabbie furiosamente +investite da quei potenti e feroci abitatori delle <i>jungle</i> indiane. +</p> + +<p> +Miss Anna, atterrita dal fuoco e da quelle urla, si era ritirata +a poppa per tenersi pronta a scendere nelle due imbarcazioni; ma +il capitano Hill e Asthor, che non avevano perduto ancora ogni speranza, +facevano intrepidamente fronte all’incendio, tentando ogni +mezzo per domarlo. +</p> + +<p> +Con le pistole in pugno, per incutere paura all’equipaggio e costringerlo +con quella minaccia a continuare il duro lavoro, dirigevano +i getti delle pompe or qua e or là, facevano tagliare questo o +quel pezzo del castello di prua a fine d’isolare la fiamma irrompente, +facevano recidere le manovre per salvare l’albero di trinchetto o +ammainare le vele ed i pennoni che correvano maggior pericolo. +</p> + +<p> +Ma tutti i loro sforzi pareva che riuscissero infruttuosi. +</p> + +<p> +Alle dieci di sera dovettero far trasportare le pompe dietro l’albero +di maestra avendo l’incendio guadagnato via. Ormai bruciava +l’intero castello di prua e l’albero di bompresso si poteva considerare +come perduto. Alle undici l’albero di trinchetto, la cui base +doveva essere stata carbonizzata dall’incendio, precipitava attraverso +la prua della nave, trascinando seco tutta la velatura e fracassando, +nella caduta, le due ultime imbarcazioni sospese alle grue +di cappone e parte della murata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> +</p> + +<p> +Per alcuni istanti l’albero rimase sospeso, appoggiato alla coperta +del legno, poi i paterazzi e le sartie si spezzarono rimbalzando +e precipitò in mare sollevando una larga ondata. +</p> + +<p> +— Ecco uno stuzzicadenti andato, — gridò l’allampanato Mac +Bjorn. — Un altro che lo segua, e siamo fritti!... +</p> + +<p> +— Taci là, uccello del malaugurio! — esclamò Asthor. +</p> + +<p> +— È finita, — disse Anna, rabbrividendo. — Povero padre mio!... +</p> + +<p> +— Sì, è proprio finita, — rispose il capitano Hill con voce sorda. — Non +ci rimane che di salvarci nelle imbarcazioni; prima di partire, +andiamo a vedere i progressi dell’incendio, Asthor. +</p> + +<p> +— Andiamo a vedere, signore, — riprese questi. +</p> + +<p> +S’avanzarono attraverso il fumo e alle scintille che avvolgevano +interamente la nave e si spinsero fino al boccaporto di maestra, +mentre l’equipaggio, quantunque stremato di forze, riprendeva la +faticosa manovra. +</p> + +<p> +La fiamma vorace, quasi fosse soddisfatta di aver abbattuto il +grande albero, si era abbassata, ma lavorava con tutta lena a distruggere +il castello di prua. Sotto il ponte però si sentivano ardere +i legnami e precipitare i puntelli del frapponte e la stiva era +illuminata da una estremità all’altra dal riflesso delle vampe. +</p> + +<p> +Il capitano e Asthor scesero dal boccaporto di maestra, si calarono +nel frapponte e si spinsero verso prua. L’incendio avvampava +sempre ed ora cominciava a intaccare la sottocoperta minacciando +di farla crollare sotto i piedi dell’equipaggio. +</p> + +<p> +— Tutto è inutile! — esclamò il capitano. — Per la <i>Nuova Georgia</i> +è finita. +</p> + +<p> +— Lo vedo, — rispose il pilota crollando tristamente il capo. — Ma.... +da dove viene questo fumo? +</p> + +<p> +— Dell’altro fumo? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> +</p> + +<p> +— Sì, e sale dalla stiva. — +</p> + +<p> +Si curvarono sull’apertura del frapponte e guardarono in giù. Dei +frammenti di legname, forse lanciati dall’esplosione delle botti ripiene +di alcools o di olio minerale, ardevano in fondo alla stiva, +attorno al piede dell’albero di maestra a cui avevano dato già fuoco. +</p> + +<p> +— Fuggiamo! — esclamò il capitano. — È un nuovo incendio che +avvampa, e possiamo venire presi in mezzo. +</p> + +<p> +— Addio, <i>Nuova Georgia</i>, — disse il pilota. — Sei perduta per +sempre! — +</p> + +<p> +Risalirono frettolosamente in coperta, mentre le tigri, mezze +soffocate e diventate furiose dalla vicinanza di quel nuovo incendio, +ruggivano più forte che mai. +</p> + +<p> +— Anna, — disse il capitano abbracciando la figlia. — Tutto è ormai +perduto e non ci rimane che di lasciare questa disgraziata nave. +</p> + +<p> +— Non vi è più alcuna speranza? — chiese la giovanetta colle +lagrime agli occhi. +</p> + +<p> +— Nessuna. Finchè io dispongo tutto pel salvataggio, scendi nella +mia cabina, raduna le carte di bordo, i valori, e vieni a raggiungermi. +</p> + +<p> +— Sì, padre mio. — +</p> + +<p> +Mentre Anna scendeva nel quadro di poppa, il capitano gridò: +</p> + +<p> +— Si abbandonino le pompe e si raccolgano quanti viveri si +possono trovare. +</p> + +<p> +— Si abbandona la nave? — chiesero i marinai. +</p> + +<p> +— Sì, amici miei, — rispose il capitano con voce commossa. — La +<i>Nuova Georgia</i> è perduta! +</p> + +<p> +— Affrettiamoci, — disse Asthor. — L’albero di maestra può piombarci +addosso da un momento all’altro. +</p> + +<p> +— Andiamo a vedere se si può salvare qualche cosa nella dispensa, — disse +Bill volgendosi verso i naufraghi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> +</p> + +<p> +— Vuoi abbruciarti? — gli chiese Asthor. — Là dentro fa molto +caldo, mio caro. +</p> + +<p> +— Noi siamo di pelle dura, — rispose Mac Bjorn con un sogghigno. — Andiamo, +amici!... — +</p> + +<p> +Bill e i compagni, nonostante i vortici di fumo, discesero dal boccaporto +di maestra, mentre l’equipaggio americano si sparpagliava +pel ponte onde riunire i barili d’acqua e le casse di biscotti e di +carne salata, che avevano levate dalla camera comune, prima che +il fuoco la invadesse. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, Asthor, i gabbieri Mariland, Grinnell e Fulton +si portarono a poppa per rimorchiare le due scialuppe, le sole che +ormai rimanevano, sotto la scala di tribordo. +</p> + +<p> +Già stavano per ritirare le gomene, quando in fondo alla stiva +si udirono urla feroci e ruggiti formidabili. +</p> + +<p> +Il capitano rabbrividì. +</p> + +<p> +— Gran Dio! — esclamò. — Che le tigri abbiano spezzate le +gabbie? +</p> + +<p> +— È impossibile, — rispose il pilota. — A meno che qualcuno.... — +</p> + +<p> +Non finì. Due marinai che erano scesi nel frapponte sperando +di aiutare i naufraghi nelle loro ricerche, si slanciarono in coperta +coi capelli irti, i volti disfatti da un terrore impossibile a descriversi, +gridando con voce disidrata: +</p> + +<p> +— Le tigri!... Si salvi chi può. +</p> + +<p> +— Tradimento! — urlò una voce. +</p> + +<p> +Poi, attraverso il fumo ed ai bagliori dell’incendio, si videro +irrompere sul ponte, con un balzo gigantesco, le dodici tigri, ma +libere, affamate di carne umana, furibonde per la lunga prigionia, +più terribili di un migliaio di antropofagi! +</p> + +<p> +L’assalto fu irresistibile e mostruoso. Balzando attraverso alle +<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> +fiamme e al fumo, piombarono fra l’equipaggio americano che era +inerme e a cui il terrore aveva paralizzate le forze. +</p> + +<p> +Una scena spaventevole accadde allora sul ponte del disgraziato +veliero. Gli uomini che non pensavano nemmeno a fuggire, tanto +era stato inaspettato quel brutale assalto, cadevano a due, a tre +alla volta, atterrati dai potenti artigli delle belve o stritolati da +quelle formidabili mascelle. +</p> + +<p> +Per alcuni istanti si udirono urla disperate, invocazioni, gemiti, +rantoli e ruggiti, poi due colpi di pistola e la voce del capitano +Hill che tuonava: +</p> + +<p> +— Sugli alberi!... Salvatevi sugli alberi!... Anna!... Anna, bárricati +nella cabina!... — +</p> + +<p> +Unendo alle parole i fatti, il capitano si aggrappò d’un balzo +alle griselle dell’albero di mezzana e s’inerpicò fino alla crocetta +con fantastica rapidità. Due uomini lo raggiunsero tosto: erano il +pilota e il gabbiere Grinnell. +</p> + +<p> +— Il mio equipaggio! — gridò il capitano che si strappava i capelli. — Anna!... +O mia Anna!... +</p> + +<p> +— Tradimento! — esclamò il pilota. — Ah! miserabile Bill! +</p> + +<p> +— Datemi un fucile almeno! — esclamò il disgraziato comandante +piangendo di rabbia. — Fulton, Mac-Land, O’Riel, Mariland, +ove siete voi, gran Dio! +</p> + +<p> +— Tutti perduti! — rispose Grinnell, che era bianco come un +cencio lavato. +</p> + +<p> +— Ah! miserabili forzati!... +</p> + +<p> +— Sì, sono stati loro che hanno aperto le gabbie, — disse il +vecchio marinaio che piangeva come il capitano. +</p> + +<p> +— Ah! vi strapperò il cuore! — gridò l’americano con odio profondo. — Vedi +nessuno sull’albero di maestra, Asthor? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> +</p> + +<p> +— Sì, sì; vedo attraverso il fumo due uomini aggrappati alla +crocetta, — disse Grinnell. +</p> + +<p> +— E gli altri? +</p> + +<figure><a id="fill-162"></a> + <img src="images/ill-162.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Le tigri stanno divorandoli, — rispose Asthor con voce cupa. — Sciagura +sui naufraghi! +</p> + +<p> +— E Anna?... +</p> + +<p> +— Non temete per lei, capitano, — rispose Grinnell. — Vedo che +il boccaporto di poppa è chiuso. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> +</p> + +<p> +— Era aperto prima? +</p> + +<p> +— Sì, ne sono certo, capitano. +</p> + +<p> +— Che l’abbia chiuso Anna? +</p> + +<p> +— Sì, deve essere stata la miss, che forse nel momento dell’allarme +stava per salire in coperta. +</p> + +<p> +— Zitto!... +</p> + +<p> +— Delle grida! — esclamò Asthor, rabbrividendo. +</p> + +<p> +— Sì!... escono dal quadro.... Anna mia!... +</p> + +<p> +— Odo la voce di Bill! — gridò Grinnell. +</p> + +<p> +— Che si sieno rifugiati nel quadro di poppa, quei miserabili? +</p> + +<p> +— Udite! — esclamò Asthor. +</p> + +<p> +Fra i ruggiti delle belve che balzavano fra i cadaveri e i cupi +brontolii dell’incendio, si udì echeggiare un colpo di pistola seguíto +da un grido di dolore e da una orribile imprecazione. +</p> + +<p> +— Scendiamo! — esclamò il capitano fuori di sè. +</p> + +<p> +Il pilota lo afferrò a mezza vita con vigore straordinario. +</p> + +<p> +— No!... Non vi lascerò divorare dalle tigri, signore, — gridò. +</p> + +<p> +— Lasciatemi, Asthor! — disse il capitano cercando di liberarsi +da quella stretta. +</p> + +<p> +— No.... aiuto Grinnell!... Sul ponte vi è la morte!... — +</p> + +<p> +Il capitano che pareva fosse impazzito stava per respingere i due +fedeli compagni, quando il boccaporto di poppa si alzò e ne uscì +un uomo. +</p> + +<p> +L’americano mise un vero ruggito. +</p> + +<p> +— Bill! — esclamò con un intraducibile accento d’odio. — Bill!... — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span></p> + +<h2 id="cap18"><span class="smcap">Capitolo Decimottavo.</span> +<span class="smaller">La fuga dei forzati.</span></h2> +</div> + +<p> +Sì, l’uomo che usciva dal quadro di poppa ove erasi rifugiata +Anna e che con un coraggio che rasentava la pazzia saliva su quel +ponte mezzo arso e scorrazzato dalle dodici tigri indiane, era proprio +Bill, il cupo e misterioso naufrago raccolto sul tempestoso +Oceano. +</p> + +<p> +Cosa veniva a fare sul ponte del veliero? Veniva ad assistere al +feroce pasto delle fiere o ad assicurarsi se tutti erano morti? +</p> + +<p> +Forse nè l’uno, nè l’altro. +</p> + +<p> +Il miserabile aveva le vesti a brandelli, quasi abbruciate, e pareva +che penasse a mantenersi in piedi. Con una mano si stringeva il +fianco destro da cui cadevano delle larghe goccie che parevano di +sangue e nell’altra stringeva una cassetta. +</p> + +<p> +Le tigri nel vedere quella nuova preda si slanciarono verso di +lui mettendo dei ruggiti da far gelare il sangue; ma retrocessero +di colpo come se fossero state côlte da un misterioso terrore. +</p> + +<p> +Il naufrago aveva raddrizzato il corpo; i suoi occhi si erano +<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> +accesi d’una viva fiamma; quegli occhi affascinavano ancora le +fiere e le faceva tremare. +</p> + +<p> +Fece un gesto di minaccia, poi indietreggiò verso la poppa, barcollando +salì sul cassero senza perdere di vista le dodici tigri che lo +seguivano lentamente come se fossero attirate da una forza misteriosa, +si arrampicò sulla murata e guardò l’Oceano gridando: +</p> + +<p> +— Poggia sotto, Mac Bjorn!... +</p> + +<p> +— Bill!... Infame Bill!... — urlò il capitano. +</p> + +<p> +Il naufrago alzò il capo. +</p> + +<p> +— Ah! siete voi, capitano Hill, — rispose con voce fioca. — Parola +di marinaio che sono molto contento di rivedervi ancora vivo. +</p> + +<p> +— Cos’hai fatto della mia Anna?... +</p> + +<p> +— Anna! — esclamò il naufrago con voce cupa. — Mi ha conciato.... +per bene.... morte e dannazione!... +</p> + +<p> +— Muori, cane! — esclamò il capitano levando dalla cintola di +Asthor una pistola. +</p> + +<p> +Puntò l’arma sul miserabile, ma la mano gli tremava così fortemente +per l’emozione e pel furore, da rendere impossibile la giustezza +del tiro. +</p> + +<p> +— A me! — gridò il vecchio Asthor, levandogliela di mano. +</p> + +<p> +Mirò e fece fuoco. Bill mise un urlo e cadde dalla murata stramazzando +in mare. +</p> + +<p> +— Corpo d’una spingarda! — gridò una voce che fu riconosciuta +per quella di Mac Bjorn. — Quegli uccelli marini mi guastano il camerata. +Al largo, compagni, e che il diavolo li bruci tutti!... — +</p> + +<p> +Sotto la poppa del legno si udirono dei colpi sordi, come se i +miserabili sfondassero qualche cosa, poi apparve una delle due scialuppe. +Mac Bjorn era al timone, Bill giaceva disteso sul banco e +pareva senza vita; e gli altri arrancavano con gran vigore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> +</p> + +<p> +Attraversarono la zona illuminata dall’incendio, poi sparvero fra +le tenebre. +</p> + +<p> +In lontananza si udì ancora la voce beffarda dell’uomo allampanato +che gridava: +</p> + +<p> +— Buona fortuna, capitano!... — +</p> + +<p> +Poi più nulla. +</p> + +<p> +— Fuggiti! — esclamò l’americano con voce strozzata. +</p> + +<p> +— Sì, — rispose Asthor, — dopo d’aver sfondata la seconda scialuppa. +Ma forse Bill non è più. +</p> + +<p> +— E Anna?... È viva o morta?... +</p> + +<p> +— Speriamo che sia viva, — risposero i due marinai. +</p> + +<p> +— Ma se Bill.... o Dio!... se l’avesse uccisa? +</p> + +<p> +— È impossibile capitano! Aveva delle armi con sè e se Bill è +rimasto ferito deve essersi ben difesa. +</p> + +<p> +— Oh! quale orribile situazione! — esclamò il disgraziato piangendo. — Potessi +almeno scendere e.... +</p> + +<p> +— Zitto, signore, — disse Grinnell. +</p> + +<p> +— Cos’hai udito? — chiese l’americano afferrandolo strettamente +per le braccia. +</p> + +<p> +— Ho udito la voce di miss Anna. +</p> + +<p> +— Ah!... Grinnell, non illudermi!... +</p> + +<p> +— Zitto, — disse Asthor. — Sì.... non m’inganno.... Grinnell ha +udito bene.... ascoltate capitano!... — +</p> + +<p> +Dal quadro di poppa si alzò una voce abbastanza chiara, e quella +voce aveva gridato: +</p> + +<p> +— Padre mio, dove sei?... +</p> + +<p> +— Anna! — gridò il capitano con voce tuonante. +</p> + +<p> +— Sei tu?... — chiese la giovanetta. +</p> + +<p> +— Sì, sono io, Anna! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> +</p> + +<p> +— Salvo? +</p> + +<p> +— Sì, salvo, e tu?... +</p> + +<p> +— Sono barricata nella mia cabina. +</p> + +<p> +— Ferita?... +</p> + +<p> +— No, padre mio. Sei solo?... +</p> + +<p> +— No, siamo in cinque. +</p> + +<p> +— E Asthor?... +</p> + +<p> +— Sono vivo, miss, ringraziato Iddio, — gridò il vecchio marinaio. +</p> + +<p> +— E gli altri? +</p> + +<p> +— Morti, — rispose il capitano. +</p> + +<p> +— E i naufraghi? +</p> + +<p> +— I miserabili sono fuggiti!... +</p> + +<p> +— Anche Bill? +</p> + +<p> +— Credo che sia morto. +</p> + +<p> +— Ha rubato tutti i valori! +</p> + +<p> +— Ma è morto! +</p> + +<p> +— E ha anche tentato di rapirmi. +</p> + +<p> +— Ah!... — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutta la trama +infernale. Quello scellerato amava mia figlia!... +</p> + +<p> +— Le tigri sono ancora sul ponte? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Sempre! +</p> + +<p> +— Non potete scendere? +</p> + +<p> +— Siamo sugli alberi, e le nostre armi sono scariche. +</p> + +<p> +— Brucia la <i>Nuova Georgia</i>? +</p> + +<p> +— Sì, ancora, ma.... Ehi, Asthor, non ti sembra che il fumo sia +diminuito? +</p> + +<p> +— Sì, sì, — confermò il vecchio marinaio. — Ora distinguo chiaramente +i due uomini salvatisi sull’albero di maestra, mentre prima +il fumo ce li nascondeva. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> +</p> + +<p> +— Chi sono? +</p> + +<p> +— Fulton e Mariland. +</p> + +<p> +— Quale fortuna se l’incendio si spegnesse!... +</p> + +<p> +— Ma non possiamo egualmente discendere, — rispose il pilota. — Finchè +le tigri scorrazzano la coperta nessuno potrà mettere i +piedi sulla nave. +</p> + +<p> +— Lo so. +</p> + +<p> +— Se si potessero distruggere! +</p> + +<p> +— Le nostre pistole sono scariche, Asthor. +</p> + +<p> +— Un’idea, — esclamò il pilota. — Se miss Anna potesse aiutarci!... +</p> + +<p> +— In qual modo?... +</p> + +<p> +— Miss! — gridò il pilota. — Avete dei fucili e delle munizioni +nella vostra cabina? — +</p> + +<p> +Alcuni istanti dopo la giovanetta rispose: +</p> + +<p> +— Vi sono tre carabine nel salotto. +</p> + +<p> +— Potete prenderle?... +</p> + +<p> +— Le tigri, sono tutte in coperta? +</p> + +<p> +— Sì, — rispose il capitano. +</p> + +<p> +— Posso tentare d’uscire dalla mia cabina? — +</p> + +<p> +Il capitano esitò a rispondere. Se nel momento in cui la coraggiosa +ragazza lasciava la sua cabina, una tigre fosse discesa improvvisamente +nel quadro di poppa, il cui boccaporto era stato +lasciato aperto da Bill? +</p> + +<p> +Questo pensiero paralizzò per alcuni istanti la lingua del padre. +</p> + +<p> +— Anna, mia adorata figlia! — esclamò. — Non tentare una simile +temerità!... +</p> + +<p> +— È necessaria per la vostra e per la mia salvezza, — rispose la +giovanetta con voce risoluta. +</p> + +<p> +— Ma le tigri possono scendere. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> +</p> + +<p> +— In dieci secondi mi sbrigherò. Ma come farò io a farvi giungere +le armi? +</p> + +<p> +— Ve lo dirò poi, — rispose Asthor. +</p> + +<p> +— State attenti alle tigri, e se qualcuna si avvicina al boccaporto +di poppa, datemi l’avviso con un triplice grido. +</p> + +<p> +— Che Iddio ti aiuti, coraggiosa figlia! — esclamò il capitano +con voce commossa. +</p> + +<p> +— Aspettate un istante, miss! — gridò Grinnell. +</p> + +<p> +Si levò dalla cintura il coltello da manovra e in tre colpi staccò +il grosso boscello del picco della randa. +</p> + +<p> +— Ecco un proiettile che non faticherà a schiacciare la testa di +una tigre, — rispose egli. — La prima che si avvicina al boccaporto +di poppa, sentirà se pesa. +</p> + +<p> +— Grazie, Grinnell, — disse il capitano. — Spicciati, Anna! +</p> + +<p> +— Attenti alle tigri! Io esco dalla cabina! — +</p> + +<p> +I tre uomini, in preda ad un’ansietà impossibile a descriversi, +attesero fra il più profondo silenzio. +</p> + +<p> +Le tigri si erano radunate tutte verso prua, e malgrado il fumo +e le scintille che uscivano dalla camera comune, dilaniavano i cadaveri +che ingombravano la coperta mugolando e stritolando colle +potenti mascelle le ossa di quei disgraziati. Pel momento non pensavano +ai vivi, sicure forse di avere più tardi anche quelli. Ad un +tratto però una grande tigre alzò la testa e aguzzò gli orecchi, mettendo +un sordo miagolio, uno di quei miagolii che sono propri delle +tigri e somigliano a veri ruggiti. +</p> + +<p> +Il capitano, Asthor e Grinnell impallidirono, poichè in quel momento +appunto Anna doveva trovarsi nel salotto del quadro. +</p> + +<p> +— Grinnell! — mormorò il capitano con voce soffocata. +</p> + +<p> +— Sono pronto, — rispose il gabbiere alzando il pesante boscello. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> +</p> + +<p> +La tigre aveva interrotto il pasto e pareva che ascoltasse con +profonda attenzione. Agitò la coda due o tre volte, poi si volse bruscamente +verso poppa fissando gli occhi sul boccaporto del quadro. +</p> + +<p> +— Ha udito qualche cosa, — mormorò Asthor, rabbrividendo. +</p> + +<p> +— Sì, — rispose il capitano, la cui fronte s’imperlava d’un freddo +sudore. +</p> + +<p> +La tigre rimase immobile per alcuni istanti, guardando sempre +il boccaporto con quei suoi occhi che avevano dei verdi riflessi, poi +si diresse silenziosamente verso poppa, ma come indecisa. +</p> + +<p> +— Anna!... Anna!... la tigre! — gridò il capitano. +</p> + +<p> +Grinnell levò il pesante boscello e lo scagliò verso la fiera, la +quale con un grande balzo lo evitò, fuggendo verso prua. +</p> + +<p> +Nel quadro s’udì un colpo sordo, come di una porta che si chiude +con violenza, poi la voce di Anna che gridava con accento trionfante: +</p> + +<p> +— Padre, siamo salvi!... +</p> + +<p> +— Hai le armi? +</p> + +<p> +— Sì!... +</p> + +<p> +— Barrica la porta. +</p> + +<p> +— È barricata. +</p> + +<p> +— A te, ora, — disse il capitano, volgendosi verso Asthor. +</p> + +<p> +— Miss, — gridò il vecchio pilota. — Occupate la vostra cabina o +quella del capitano? +</p> + +<p> +— La mia, — rispose Anna. +</p> + +<p> +— La vostra finestra guarda.... +</p> + +<p> +— A babordo, presso il timone. +</p> + +<p> +— Se lancio una corda dritto il timone, potreste prenderla?... +</p> + +<p> +— Lo spero. +</p> + +<p> +— Attenzione, dunque!... — +</p> + +<p> +Il pilota ritirò il gherlino della bandiera, una solida funicella +<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> +che poteva sopportare un peso di trenta o quaranta chilogrammi, +all’estremità vi attaccò il suo coltello di manovra, poi gridò: +</p> + +<p> +— Miss, lancio la fune!... — +</p> + +<p> +E la lanciò, tenendo in mano l’estremità opposta, e con una +precisione tale, che il coltello andò a fermarsi presso il timone. Un +braccio, quello della giovanetta, uscì dalla piccola finestra della +cabina e la mano s’impadronì del gherlino. +</p> + +<p> +— Tenete saldo l’altro capo, — diss’ella. +</p> + +<p> +— Non temete, — rispose Asthor. +</p> + +<p> +Passarono alcuni minuti. Le tigri avevano interrotto il loro mostruoso +banchetto e guatavano con una certa inquietudine quella +strana manovra, quasi presentissero che per loro doveva avere delle +mortali conseguenze. +</p> + +<p> +— Issate! — gridò ad un tratto Anna. +</p> + +<p> +Asthor e Grinnell ritirarono il gherlino che era diventato pesante +e videro con gioia che vi erano attaccate tre carabine e un +pacco voluminoso che doveva contenere le munizioni. +</p> + +<p> +— Siamo salvi! — esclamò il capitano, afferrando le armi. — Brava +fanciulla! Tagliate le griselle onde le tigri non salgano, e +poi fuoco a volontà. — +</p> + +<p> +Le fiere che non dovevano ignorare la potenza delle armi da +fuoco e che avevano seguite con viva inquietudine quelle diverse +manovre, si erano radunate in mezzo alla coperta fissando ferocemente +i tre marinai e cacciando sordi mugolii. +</p> + +<p> +— Fuoco! — gridò il capitano. +</p> + +<p> +Tre detonazioni scoppiarono formandone una sola. Una gran +tigre, che pareva capitanasse le altre, fece un balzo immenso mandando +un ruggito terribile e si distese sul ponte dibattendosi furiosamente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> +</p> + +<p> +Le sue compagne, atterrite da quella prima scarica, si misero +a balzare pel ponte urlando e ruggendo, urtandosi confusamente +e attraversando con un solo salto il vascello da babordo a tribordo. +</p> + +<p> +Ma i colpi si succedevano ai colpi, le palle fischiavano e andavano +implacabilmente a ferire con una precisione terribile. Invano +le fiere raddoppiavano i balzi e i ruggiti; invano si slanciavano +all’impazzata contro l’albero, dalla cui cima il capitano, Asthor e +Grinnell le fulminavano, e invano fuggivano, cercando di ripararsi +dietro ai barili e alle casse e agli attrezzi sparsi sul ponte. +</p> + +<p> +— Fuoco! fuoco! — gridava sempre il capitano, mentre Fulton +e Mariland, inerpicati sull’alberetto di maestra, mandavano urrà +fragorosi. +</p> + +<p> +La fucilata continuava sempre più forte, sempre più precisa, abbattendo +una ad una quelle formidabili ma impotenti avversarie. +</p> + +<p> +In capo a dieci minuti sette tigri giacevano senza vita sul cassero, +due si dibattevano fra le strette dell’agonia, una, impazzita +dal terrore, era balzata in mare dove i pescicani l’avevano trascinata +nei profondi abissi. L’undicesima, gravemente ferita, si trascinava +pel ponte pieno di sangue cercando di raggiungere l’albero +per tentare, con un ultimo sforzo, di slanciarsi fino alla coffa, e la +dodicesima si era ritirata a prua, accovacciandosi dietro a due +casse. +</p> + +<p> +— Due scariche ancora, — disse il capitano Hill, — e potremo discendere. — +</p> + +<p> +Altri tre colpi di carabina echeggiarono, e la tigre moribonda +cadde fulminata ai piedi dell’albero di mezzana. +</p> + +<p> +— All’altra, — disse Asthor ricaricando l’arma. +</p> + +<p> +In quell’istante Grinnell mise un grido di rabbia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> +</p> + +<p> +— La tigre è fuggita! — esclamò. +</p> + +<p> +— Dove? +</p> + +<p> +— Nella camera comune. +</p> + +<p> +— Che si sia spento il fuoco? +</p> + +<figure><a id="fill-173"></a> + <img src="images/ill-173.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Così deve essere, — disse Asthor. — Ma.... come faremo ora a +scovarla? +</p> + +<p> +— Avete paura? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— No, — risposero i due marinai. +</p> + +<p> +— Allora scendiamo, e affrontiamola!... — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span></p> + +<h2 id="cap19"><span class="smcap">Capitolo Decimonono.</span> +<span class="smaller">Sul rottame.</span></h2> +</div> + +<p> +La proposta del capitano, come ci si può immaginare, era temeraria, +poichè le tigri sono senza dubbio le fiere più coraggiose +del mondo, le quali non temono che rare volte l’uomo, e si gettano, +con un’audacia che rasenta la pazzia, contro i cacciatori, senza +badare al numero nè alle armi. +</p> + +<p> +Del resto quello era l’unico mezzo per scovarla, poichè poteva +rimanere celata dodici, fors’anche ventiquattr’ore e forse anche di +più, prolungando la prigionia del capitano e dei suoi compagni +non solo, ma mettendoli alle strette con la fame e con la sete. +</p> + +<p> +Essendo state tagliate le griselle, i tre valorosi uomini si lasciarono +scivolare lungo i paterazzi, portando seco le carabine e buona +parte di munizioni. +</p> + +<p> +La tigre, che senza dubbio gli spiava dal suo nascondiglio, nel +vederli porre piede sul ponte, fece udire un brontolío minaccioso. +</p> + +<p> +— Non commettete imprudenze, — disse il capitano ai due compagni. — Tenetevi +presso di me, e badate di non fallire il colpo. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> +</p> + +<p> +Tenendosi al coperto dalle casse e dai barili che ingombravano +la coperta, il capitano si spinse con gli altri fino a dieci passi dal +castello di prua. +</p> + +<p> +— Scarica il fucile attraverso il castello, Grinnell. — +</p> + +<p> +Il gabbiere fece partire il colpo. +</p> + +<p> +Alla detonazione la tigre mise un ruggito terribile e comparve +sulla porta della camera comune, ma si ritrasse prima ancora che +il capitano e Asthor potessero mirarla. +</p> + +<p> +— Ha paura, — disse Grinnell, ricaricando prontamente il fucile. +</p> + +<p> +Asthor raccolse un boscello e lo lanciò nella camera. +</p> + +<p> +Questa volta la tigre si slanciò fuori mugolando. Si raccolse su +sè stessa per prendere lo slancio e balzò innanzi descrivendo una +grande parabola. +</p> + +<p> +Tre spari rimbombarono. La fiera, arrestata di colpo nella sua +volata, stramazzò da un lato andando a battere la testa contro la +murata di babordo. +</p> + +<p> +Facendo uno sforzo disperato si rialzò ancora, tentando di riprendere +lo slancio per precipitarsi addosso agli assalitori; ma improvvisamente +le forze le vennero meno e si accasciò rimanendo +immobile. Era morta!... +</p> + +<p> +— Hurrà! Hurrà! — gridarono Asthor, Grinnell, Fulton e Mariland. +</p> + +<p> +Il capitano si slanciò verso poppa urlando: +</p> + +<p> +— Anna!... Anna!... Siamo salvi!... — +</p> + +<p> +Nel quadro di poppa s’udì una porta aprirsi con fracasso, s’udì +gemere la scala e la coraggiosa giovanetta comparve precipitandosi +nelle braccia di suo padre. +</p> + +<p> +— Mia Anna!... — esclamò il capitano, stringendosela al petto. — Quanto +ho tremato per te!... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> +</p> + +<p> +— Ed io quanto per voi tutti!... — esclamò la giovanetta piangendo +di gioia. — Siamo salvi? +</p> + +<p> +— Sì, ringraziato il cielo!... +</p> + +<p> +— E le tigri? +</p> + +<p> +— Tutte morte. +</p> + +<p> +— E l’incendio? +</p> + +<p> +— Si spegne! — gridò il pilota accorrendo. +</p> + +<p> +— Si spegne! — esclamarono Anna e il capitano. +</p> + +<p> +— Sì, — rispose il vecchio marinaio. — Altro non arde che un +cumulo di rottami ardenti, ma che con poche pompate spegneremo. +</p> + +<p> +— È un miracolo questo! — esclamò il capitano Hill. +</p> + +<p> +— Lo credo, signore, — rispose Asthor. +</p> + +<p> +— Ed i naufraghi? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Sono fuggiti ieri sera, e a quest’ora devono essere assai lontani, — rispose +il capitano. — Ma il cuore mi dice che un giorno +io li ritroverò, e allora guai a loro!... +</p> + +<p> +— L’avete ucciso Bill? +</p> + +<p> +— Asthor sparò contro di lui un colpo di pistola, facendolo stramazzare +in mare dalla murata di poppa. Quando quei miserabili +abbandonarono la <i>Nuova Georgia</i>, egli non dava più segno di vita. +</p> + +<p> +— Infame! — esclamò Anna. +</p> + +<p> +— Dimmi, — disse il capitano. — Passarono dal quadro di poppa +quei furfanti? +</p> + +<p> +— Sì, — rispose Anna. — Attraversarono il salotto e scesero nelle +scialuppe passando per la finestra. +</p> + +<p> +— E Bill?... +</p> + +<p> +— Bill lo udii entrare poco dopo e bussare alla mia cabina. +Avevo sentito le tue grida, sapevo ormai che le tigri erano sul ponte +e mi ero chiusa dentro armandomi d’una pistola. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> +</p> + +<p> +— Continua, Anna. +</p> + +<p> +— Gli chiesi cosa volesse, e mi rispose che voleva salvarmi. Non +sapendo ancora chi egli precisamente fosse ed ignorando che era +d’accordo coi suoi compagni, aprii e vidi che teneva in mano la +cassetta contenente i tuoi valori. Solo allora la benda mi cadde +dagli occhi. +</p> + +<p> +«Cosa avete rubato?» gli chiesi. +</p> + +<p> +«I dollari di vostro padre,» mi rispose egli sogghignando. +«Ho pensato che possono servire più a me che agli altri.» +</p> + +<p> +«Andatevene, o vi uccido!» gridai io, mostrandogli la pistola. +</p> + +<p> +Egli si mise a ridere dicendomi: +</p> + +<p> +«Me ne andrò, ma insieme con voi, perchè io vi amo!...» +</p> + +<p> +«Andatevene!» ripetei alzando l’arma. +</p> + +<p> +«Ah!... ah!...» esclamò egli ironicamente. «La colomba si crede +forte, ma io sono uno sparviero che non ha paura.» +</p> + +<p> +Fece atto di gettarsi addosso a me. Avevo l’arma alzata: tesi +il braccio, feci fuoco e richiusi la porta barricandomi dentro col +tavolo. +</p> + +<p> +Lo sentii mandare un grido di dolore, poi s’allontanò imprecando, +e dal modo che camminava compresi che l’avevo ferito, poichè +s’arrestò più volte sulla scala. +</p> + +<p> +— Miserabile! — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutto.... +egli ti amava!... Sì.... mi ricordo che ti guardava sempre in istrana +guisa e che ti seguiva ognora pel ponte.... Egli si era proposto di +rubarmi la nave e te insieme, capisci!... Quale trama infernale!... +Mio Dio!... +</p> + +<p> +— Ma chi credi che siano quegli uomini? +</p> + +<p> +— Dei forzati, Anna, degli evasi dal penitenziario dell’isola di +Norfolk! Sia maledetto il giorno in cui raccolsi quell’uomo morente +<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> +sul tempestoso Oceano. Bella riconoscenza!... Orsù, non pensiamo +più a costoro, ma occupiamoci di noi. Asthor!... — +</p> + +<p> +Il marinaio, che stava preparando una pompa, accorse con la +massima prestezza. +</p> + +<p> +— Vi è molto fumo nella stiva? — gli chiese il capitano. +</p> + +<p> +— No, signore, — rispose egli. +</p> + +<p> +— Si può discendere? +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— Andiamo a vedere, adunque. — +</p> + +<p> +Detto fatto, lasciarono il ponte e scesero la scala che metteva +nel frapponte. +</p> + +<p> +Dalla dispensa uscivano ancora, ma ad intervalli, delle nubi di +fumo; ma non era più nè denso nè puzzolente; anche dal profondo +della stiva qualche getto saliva, ma leggiero. +</p> + +<p> +— L’incendio si spegne da ambe le parti, — disse il capitano. — Come +succede ciò? +</p> + +<p> +— Non so davvero come spiegare questo miracolo, — rispose il +pilota. — Eppure ieri sera il fuoco ardeva vigorosamente. +</p> + +<p> +— Andiamo innanzi, vecchio mio. — +</p> + +<p> +Tenendosi curvi per evitare il fumo che rasentava la vôlta del +frapponte, s’avvicinarono alla dispensa la quale era sparsa di +legni ancora ardenti, ma che parevano che fossero lì lì per ispegnersi. +</p> + +<p> +— Odi! — esclamò ad un tratto il capitano, arrestandosi bruscamente. +</p> + +<p> +— To’! — esclamò il pilota. — Si direbbe che cade dell’acqua +sul fuoco. +</p> + +<p> +— Di dove viene? Pompano i nostri uomini? +</p> + +<p> +— No, — rispose il pilota. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> +</p> + +<p> +Il capitano si spinse più innanzi, e tornò ad arrestarsi esclamando: +</p> + +<p> +— Guarda, Asthor! — +</p> + +<p> +Il vecchio marinaio guardò nella direzione indicata, e vide una +larga apertura dalla quale entravano dei getti d’acqua spumeggiante. +</p> + +<p> +— Ora comprendo! — esclamò. — Il fuoco ha intaccato i corbetti +ed ha aperto una falla; le onde entrano rimbalzando contro la prua +della nave. Senza quel buco provvidenziale, l’incendio non si sarebbe +spento. +</p> + +<p> +— È vero, — disse assentendo col capo il capitano. — Siano benedette +quelle onde! +</p> + +<p> +— Purchè quell’apertura non comprometta, più tardi, la sicurezza +della <i>Nuova Georgia</i>. +</p> + +<p> +— La tureremo, Asthor. +</p> + +<p> +— Ma come si è spento il fuoco scoppiato nella stiva? +</p> + +<p> +— Ora lo sapremo. — +</p> + +<p> +Lasciarono il frapponte e scesero nella stiva. Appena giunti nel +fondo, s’accorsero che vi era un buon palmo d’acqua. +</p> + +<p> +— Tutto si spiega, — disse il capitano. — L’acqua entrata dalla +falla si è riversata qui ed ha spento il secondo incendio. Risaliamo, +Asthor. — +</p> + +<p> +Lasciarono la stiva e tornarono in coperta. +</p> + +<p> +— Ebbene? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Il nostro legno pel momento è salvo, — rispose il capitano. — Alle +pompe, giovanotti!... — +</p> + +<p> +Le braccia erano scarse, ma fortunatamente erano robuste. In +pochi istanti la pompa maggiore fu armata, il capitano ed i suoi +quattro marinai impugnarono le traverse e si misero a lavorare +<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> +con febbrile attività, mentre Anna, che non voleva essere da meno +degli altri, dirigeva il getto sui fumanti rottami della dispensa e +della camera comune. +</p> + +<p> +Le onde che lanciavano senza interruzione larghi getti d’acqua +attraverso l’apertura fatta dall’incendio, li aiutavano con efficacia. +</p> + +<figure><a id="fill-180"></a> + <img src="images/ill-180.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Il fumo diventava di minuto in minuto meno denso ed i tizzoni +si spegnevano rapidamente con lunghi sibili. A mezzodì il fuoco +era del tutto spento. Il capitano chiamò attorno a sè i marinai +e disse loro: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> +</p> + +<p> +— Ascoltatemi, amici: la nostra situazione, quantunque il fuoco +sia stato spento, non è bella ma nemmeno disperata. La mia intenzione +è quella di poggiare sull’isola più vicina, su quella Tanna +che è una delle più note e che è popolata da polinesiani non troppo +cattivi e colà costruirci una navicella cogli avanzi del nostro vascello. +Tentare di raggiungere l’Australia con un legno ridotto a +così mal partito sarebbe una pazzia, un voler affrontare una morte +certa. Approvate il mio progetto? +</p> + +<p> +— Credo che sia il migliore, — disse Asthor. +</p> + +<p> +— Ebbene, rattopperemo alla meglio questa povera <i>Nuova Georgia</i> +e spiegheremo le vele per Tanna. Al lavoro, compagni, e senza +perder tempo! — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span></p> + +<h2 id="cap20"><span class="smcap">Capitolo Ventesimo.</span> +<span class="smaller">Il naufragio della «Nuova Georgia.»</span></h2> +</div> + +<p> +Il pilota ed i tre marinai, impazienti di rimettersi alla vela, si +posero al lavoro senza perdere tempo, sotto la direzione del capitano +Hill. +</p> + +<p> +Innanzi tutto, sgombrarono la coperta che era sparsa di cadaveri +mezzo divorati e di tigri. Gli avanzi del disgraziato equipaggio furono +raccolti, rinchiusi in parecchie amache e calati in mare; dopo +li seguirono le tigri, quantunque a tutti rincrescesse non poco di +perdere quelle superbe pellicce, dalle quali si potevano ricavare +degli splendidi tappeti d’un gran pregio. +</p> + +<p> +Pulita la coperta dalle larghe chiazze di sangue e trasportate +nella stiva le casse e i barili che la ingombravano, procedettero +al taglio dell’albero di maestra, che da un momento all’altro poteva +rovinare sul ponte, essendo la sua base bruciata e la cassa distrutta. +Lavorando vigorosamente d’ascia, dopo mezz’ora lo fecero +precipitare in mare, avendo precedentemente recise le manovre e +i cordami che lo univano all’albero di mezzana. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> +</p> + +<p> +La caduta di quel colosso danneggiò gravemente la murata di +babordo, ma il pilota si ripromise di riparare il guasto a tempo +più opportuno. +</p> + +<p> +Terminati i diversi lavori, scesero nel frapponte per tentare di +chiudere la falla aperta dall’incendio, la quale lasciava entrare di +tratto in tratto le onde. +</p> + +<p> +Quantunque misurasse quasi due metri di lunghezza e uno e +mezzo di altezza, Asthor aiutato dai tre marinai riuscì ad otturarla +alla meglio con delle materasse, tenute salde da parecchie tavole +incrociate. Era un riparo momentaneo, inefficace contro le grandi +ondate, ma poteva bastare per alcuni giorni e forse fino all’arrivo +all’isola di Tanna. +</p> + +<p> +Alle otto pomeridiane, nel momento in cui il sole si tuffava, o +meglio pareva che si tuffasse in mare, la <i>Nuova Georgia</i> era pronta +a riprendere la navigazione, interrotta da tante disgrazie. +</p> + +<p> +Il capitano stabilì i quarti di guardia per non stremare le +forze di tutti, cosa quanto mai pericolosa, essendo l’equipaggio così +scarso e la nave troppo grande e così malamente attrezzata, non +possedendo che un solo albero. +</p> + +<p> +Asthor, Grinnell e Mariland dovevano montare il primo quarto; +Hill, Fulton e Anna, giacchè questa non voleva essere da meno +degli altri, e di manovra se ne intendeva, il secondo. Così almeno +ognuno poteva riposare le sue quattr’ore, prima di riprendere il +servizio delle altre. +</p> + +<p> +Alle nove l’equipaggio spiegò le vele sull’albero di mezzana, +sciolse un’altra vela stabilita a prua a mo’ di fiocco, Asthor si +mise al timone e la <i>Nuova Georgia</i> riprese a navigare con la prua +rivolta al nord, ossia verso l’arcipelago delle Nuove Ebridi. +</p> + +<p> +Il vento era debole e il mare un po’ agitato, però la notte era +<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> +chiara, essendo allora allora sorta la luna. La nave, quantunque +non troppo bene servita dall’albero di mezzana, che come si sa è +situato a poppa, cominciò a filare ma con una straordinaria lentezza. +</p> + +<p> +Era molto se percorreva due nodi all’ora! +</p> + +<p> +Il capitano, Anna e Fulton si ritirarono nelle loro cabine, lasciando +i compagni di guardia. +</p> + +<p> +Nulla che meriti di venir notato accadde durante il primo +quarto. La <i>Nuova Georgia</i>, quantunque sovente uscisse di rotta +obbligando il pilota a un’attiva sorveglianza del timone per causa +dell’albero di mezzana che esercitava uno sforzo squilibrato sulla +poppa, navigò senza interruzione percorrendo in quelle prime quattro +ore circa nove nodi. +</p> + +<p> +Alla mezzanotte il capitano, Fulton ed Anna, che non aveva +voluto rimanere nella sua cabina, considerandosi già come un uomo +dell’equipaggio, montarono il secondo quarto. +</p> + +<p> +All’alba il capitano che voleva dar riposo ad Anna, stava per +svegliare il pilota e i suoi compagni, quando apparve un fenomeno +strano, che meravigliò tutti. Già da alcuni minuti era stato osservato +che sul ponte cadevano dei fili leggieri leggieri, più sottili +di quelli che si traggono dai bozzoli dei bachi da seta e che si +attaccavano in gran numero attorno ai pennoni, alle vele, ai paterazzi +e alle sartie dell’albero di mezzana. +</p> + +<p> +Fulton ed Anna che si erano accorti di ciò, stavano per domandare +al capitano la spiegazione di quel fenomeno bizzarro, quando +si videro cadere sul ponte numerosi filamenti d’una bianchezza abbagliante, +che pareva scendessero dalle alte regioni dell’atmosfera. +</p> + +<p> +Dapprima erano poche dozzine, ma un po’ più tardi apparve in +aria come una nube vaporosa, leggiera, la quale si tingeva dei +primi riflessi dell’aurora e scendeva con un largo ondeggiamento, +<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> +estendendosi sopra la nave e sopra un gran tratto dell’Oceano circostante. +</p> + +<p> +— Che cosa succede, padre mio? — chiese Anna nel colmo della +sorpresa. +</p> + +<p> +Il capitano non rispose. Fissava attentamente quella strana nube +che continuava a discendere, lasciando cadere sul ponte e sull’attrezzatura +delle tele d’una leggerezza unica, di cui talune misuravano +perfino venti metri e parevano formate da un solo filo bizzarramente +intrecciato. +</p> + +<p> +— Ah! — esclamò ad un tratto ridendo. — Noi assistiamo ad +uno dei più curiosi fenomeni e che non è tanto comune. +</p> + +<p> +— A quale? — chiesero Anna e Fulton. +</p> + +<p> +— A una emigrazione di ragni, — rispose il capitano. +</p> + +<p> +— A una emigrazione di ragni! — esclamò la giovanetta con tono +incredulo. +</p> + +<p> +— Sì, Anna. +</p> + +<p> +— Ma sono tele di ragno queste? +</p> + +<p> +— Non ti pare? +</p> + +<p> +— Hai ragione; quantunque siano bianchissime, e abbiano una +forma speciale e mi sembrino più resistenti. +</p> + +<p> +— Ma io non vedo nessun ragno, — disse Fulton. +</p> + +<p> +— I ragni emigratori o aeronauti sono tanto piccoli, che si stenta +a vederli; ma se tu osservi bene, li troverai fra le loro tele, — disse +il capitano. — Il fenomeno non è nuovo ed è stato più volte osservato +dagli scienziati. +</p> + +<p> +— Ma che ragni sono? — chiese Anna che andava di sorpresa +in sorpresa. — E perchè intraprendono simili strane emigrazioni? +</p> + +<p> +— A quale specie appartengano non lo saprei dire, come pure +ignoro i motivi che li spingono ad abbandonarsi alle correnti aeree. +<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> +Per lo più questi viaggi si attribuiscono a eccentricità di ragni +vagabondi; altri credono che siano dovuti semplicemente a viaggi +accidentali. Alcuni scienziati hanno assistito alla partenza di questi +ragni e specialmente a parecchie della specie dei <i>thomicus viaticus</i>. +</p> + +<p> +— Deve essere stata una partenza curiosissima. +</p> + +<p> +— I piccoli ragni prima di abbandonarsi all’aria, si arrampicavano +sulla cima degli steli delle graminacee o sulla punta estrema +dei gambi del frumento; di là gonfiavano l’addome, spingevano in +aria un fascio di fili leggerissimi che faceva l’ufficio d’un pallone, +poi al primo colpo d’aria lasciavano il loro punto d’appoggio e si +lasciavano, trasportare. +</p> + +<p> +— To’!... To’!... — esclamò Fulton stupito. — I ragni si mettono +a tessere nuovi ragnateli. +</p> + +<p> +— Si preparano alla partenza, — disse il capitano. +</p> + +<p> +— Come! riprendono il viaggio? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Lo vedrai fra breve. — +</p> + +<p> +Infatti tutti quei ragni avevano abbandonati i vecchi ragnateli +che erano diventati pesanti per l’umidità notturna e ne tessevano +degli altri con sorprendente rapidità. +</p> + +<p> +In capo a mezz’ora una gran parte, dopo d’aver lanciato in +aria, con un soffio, il nuovo filo, s’abbandonavano al venticello mattutino +che li trasportò via colla massima facilità innalzandoli verso +le alte regioni dell’atmosfera. Al secondo colpo di vento i rimanenti +seguivano i loro compagni scomparendo fra i primi raggi di sole. +</p> + +<p> +— Buon viaggio! — gridò una voce allegra. — Ah! Come v’invidio! — +</p> + +<p> +Era Asthor che da parecchi minuti era salito in coperta e che +osservava curiosamente quella emigrazione meravigliosa. +</p> + +<p> +— Ah! sei tu, vecchio mio, — disse il capitano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> +</p> + +<p> +— Sì; e giunto in tempo per assistere a questo bizzarro fenomeno. +Come va la <i>Nuova Georgia</i>, signore? +</p> + +<p> +— Cammina come uno zoppo, o meglio come un uccello che ha +le ali ferite. — +</p> + +<p> +Tutto il giorno la <i>Nuova Georgia</i> filò assai lentamente verso il +nord; ma vicino a sera accelerò la corsa, essendosi alzato un forte +vento dal sud-sud-ovest. +</p> + +<p> +Il sole si tuffò nel seno d’un nuvolone di colore oscuro, e il mare +si alzò in larghe ondate rompendosi con fracasso contro i fianchi +della nave. +</p> + +<p> +Il capitano non volle prender riposo e rimase in coperta con +tutto l’equipaggio. Era diventato inquieto, visitava sovente la falla +che opponeva un debole riparo contro i colpi di mare e scendeva +di frequente nella stiva per assicurarsi della solidità dell’albero di +mezzana, il quale essendo privo dell’appoggio di quello di maestra, +dacchè tutte le gomene erano state tagliate e anche del rinforzo +delle griselle, poteva cedere e precipitare in coperta. +</p> + +<p> +Alle dieci di notte il vento fischiava con grande violenza fra il +sartiame e le vele; e fra la grande nube che si era distesa sull’Oceano, +lampeggiava e tuonava fragorosamente. +</p> + +<p> +Le onde battevano furiosamente i fianchi dello stremato vascello, +il quale rollava e immergeva la prua, vibrando poderose testate a +babordo e a tribordo. Per maggior disgrazia l’oscurità era così profonda +che non si poteva distinguere nulla, a una gomena di distanza. +</p> + +<p> +Anna, malgrado le preghiere del capitano, era risalita in coperta +e guardava intrepidamente il tempestoso Oceano, quasi lo sfidasse. +La coraggiosa fanciulla non tremava e voleva mostrarsi degna del +padre suo, che passava per uno dei più intrepidi lupi di mare delle +due Americhe. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> +</p> + +<p> +A mezzanotte, Grinnell che era disceso nel frapponte s’accorse +che le traverse situate dietro alle materasse che ostruivano la falla, +minacciavano di cedere contro l’impeto crescente delle onde. +</p> + +<p> +Asthor accorse prontamente e aiutato da Fulton le assicurò meglio +che potè, ammonticchiandovi dietro quante botti e quante casse +si potevano trovare. L’acqua però filtrava attraverso alle fessure e +si udiva precipitare in fondo alla stiva in grossi zampilli. +</p> + +<p> +Più tardi il mare divenne ancor più cattivo e il vento accrebbe la +corsa del veliero, il quale divorava lo spazio con fantastica rapidità +non ostante che gli fosse rimasto un solo albero. +</p> + +<p> +Frequenti colpi di mare, superando le mal ferme e mezzo infrante +murate dalla caduta dei due alberi di maestra e di trinchetto, si +rompevano in coperta spazzando via i rottami, entrando nel castello +di prua e inabissandosi con sordo fragore nelle profondità della +stiva. Le casse, i barili e le gabbie delle tigri, non più trattenute +dai legami o dal peso, correvano per ogni dove, urtandosi e spaccandosi; +ma l’equipaggio non aveva tempo di occuparsene, intento +come era a manovrare il grande vascello, a cui sarebbero stati necessari +almeno altri dieci uomini per ben dirigerlo. +</p> + +<p> +Il capitano che diventava ad ogni istante più inquieto, invano +interrogava le tenebre coll’acutezza del suo sguardo, sperando sempre +di scorgere qualche fuoco che indicasse la vicinanza dell’isola. +</p> + +<p> +Alle due del mattino però, al baleno d’un lampo, scorse sulla +linea dell’orizzonte una grande massa oscura, sulla cui cima ondeggiava +un nuvolone di fumo tinto di rosso. +</p> + +<p> +— Un vulcano! — esclamò. +</p> + +<p> +— Dove? — chiese una voce. +</p> + +<p> +— Laggiù, Anna. +</p> + +<p> +— Una terra adunque? — chiese la giovanetta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> +</p> + +<p> +— È Tanna! — esclamò il capitano. — So che ha un vulcano +quasi sempre in attività. +</p> + +<p> +— Ah! padre!... +</p> + +<figure><a id="fill-189"></a> + <img src="images/ill-189.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Asthor! — gridò Hill. — Fa’ imbrogliare le vele e governa +dritto all’asta di prua! — +</p> + +<p> +In quell’istesso momento a poppa si udì uno scroscio violento. +</p> + +<p> +L’albero di mezzana era rovinato attraverso il cassero, tuffando +l’estremità dell’alberetto nel seno delle onde spumanti! +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span></p> + +<h2 id="cap21"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoprimo.</span> +<span class="smaller">Il naufragio.</span></h2> +</div> + +<p> +L’isola di Tanna è una delle più belle e delle più pittoresche del +gruppo delle Nuove Ebridi. È la più meridionale di tutte, ma è la +più conosciuta, o lo era a quel tempo, essendo già stata visitata +dal navigatore Quiros nel 1606, da Bougainville nel 1768 e più tardi +da Cook. +</p> + +<p> +È un’isola di natura essenzialmente vulcanica, e si calcola che +la sua lunghezza non superi le sette leghe su tre di larghezza. È montuosa +per la maggior parte e coperta da fitti boschi, ha un vulcano +che spesso è in attività, molte sorgenti termali e certe parti del +suolo esalano vapori sulfurei. +</p> + +<p> +Se gode fama di essere una delle più belle dell’intero arcipelago, +dicesi che sia pure una delle più fertili, quantunque il suo +terreno sia composto di varie specie di lave, di strati d’argilla mescolata +a terra alluminosa, di massi di tripolo e di strati ricchissimi +di zolfo. Le sue montagne si inalzano ad anfiteatro, e danno +<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> +a quel lembo di terra, perduto sul Grande Oceano, un aspetto non +solo ridente, ma interessante. +</p> + +<p> +Gli abitanti, il cui numero si faceva allora ascendere a tre o quattromila, +non sono nè peggiori nè migliori di quelli dell’arcipelago +intero, ma non certo perfidi come gli isolani di Tonga-Tabù e delle +Figii, non avendo i navigatori che la visitarono, avuto mai da lagnarsi +di loro. È bensì vero che al tempo del viaggio della <i>Nuova +Georgia</i> erano ancora antropofagi, ma non divoravano che i nemici +uccisi in battaglia ed i prigionieri. +</p> + +<p> +Fra le tante isole, che si trovano disperse su quell’immenso +Oceano, era ancora una delle migliori a cui potevano approdare i +poveri superstiti dell’equipaggio della <i>Nuova Georgia</i>. +</p> + +<p> +Disgraziatamente minacciavano di toccare quella terra, che per +loro rappresentava la salvezza, in tristissime condizioni. Infatti la +caduta dell’albero di mezzana, avvenuta proprio nel momento in +cui scoprivano l’isola, metteva in gran pericolo la sicurezza del +vascello, che ormai si poteva considerare come un vero rottame in +balia delle onde. +</p> + +<p> +Erano però tanto abituati alle disgrazie, che nessuno si spaventò +troppo, quantunque corressero il pericolo di naufragare sulle scogliere +dell’isola. Solamente Anna era impallidita, ma si era subito +rimessa, fidando nell’abilità del padre suo. +</p> + +<p> +— Asthor! — gridò il capitano, vedendo l’albero cadere attraverso +il cassero. — Tieni salda la ribolla del timone e cerca di guidare la +nave verso l’isola, e voialtri gettate in mare l’albero. — +</p> + +<p> +I tre marinai assalirono l’albero a colpi di scure a fine di staccarlo +completamente dal troncone; poi lo spezzarono sotto la crocetta essendo +troppo pesante per le loro forze, indi lo spinsero nelle onde. +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i>, che piegava sul babordo a causa del peso, si +<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> +risollevò, e trasportata dal vento navigò verso l’isola ma andando +attraverso alle onde, non avendo ormai più stabilità per mancanza +di vele. +</p> + +<p> +Il capitano salì sul castello di prua e guardò attentamente. L’isola +non era che a tre o quattro gomene, e da quel lato mostrava una +spiaggia dolcemente inclinata e che pareva priva di quella corona +di scogliere corallifere che circondano ordinariamente le terre dell’Oceano +Pacifico. Vi era quindi la speranza di poter approdare, +senza che la nave si sfracellasse, o per lo meno di arrenarsi senza +troppa violenza. Le onde spingevano il disgraziato legno, il quale +si sollevava penosamente, essendosi riaperta la falla ed avendo +quindi cominciato a imbarcare acqua in grande quantità. Talvolta +la violenza della risacca, che causava delle immense e spumeggianti +contro-ondate, lo arrestava e lo trascinava al largo; ma poi riprendeva +la corsa verso la costa, la quale di quando in quando si tingeva +di rosso pei riflessi del vulcano che in quel momento eruttava con +grande violenza, con sordi boati. +</p> + +<p> +— Ah! — esclamò il capitano. — Se potessi scoprire la baia della +Risoluzione, che Cook ha descritto così bene! Ma chi sa da qual +parte si trova, e poi.... per mille boccaporti! E se questa non fosse +l’isola di Tanna!... Se ben mi ricordo, più al sud si trova un’altra +isola, quella di Anatton!... Ma e il vulcano?... Anatton non ne ha, +che io sappia. — +</p> + +<p> +La <i>Nuova Georgia</i> continuava ad avanzare sprofondando nei cavi +delle onde o dondolandosi spaventosamente sulle creste. Gemeva +tutta come se presentisse la sua prossima fine, si rovesciava con +crescente violenza sui fianchi come si dibattesse per non venire trascinata +contro quella costa, ma i marosi la spingevano sempre e +con maggior rapidità. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> +</p> + +<p> +Alle tre del mattino non era più che a due gomene dall’isola. +Il capitano che osservava attentamente le onde per indovinare se il +fondo era cosparso di roccie o di punte corallifere, gridò ad un tratto: +</p> + +<p> +— Giù le àncore!... — +</p> + +<p> +Mariland, Fulton e Grinnell strapparono le funicelle e le due +àncore precipitarono nell’acqua facendo sparire rapidamente le catene +attraverso alle cubie di prua. La nave filò innanzi per alcuni +metri, poi si arrestò bruscamente virando di bordo. Quasi nell’istesso +momento un urto violentissimo avveniva a poppa, facendo +stramazzare sul ponte l’intero equipaggio. +</p> + +<p> +— Abbiamo toccato? — chiese Asthor risollevandosi lestamente. +</p> + +<p> +— La poppa si è arrenata! — gridò il capitano. +</p> + +<p> +— Nulla di rotto? +</p> + +<p> +— Non mi pare, — rispose Grinnell, che erasi precipitato sul +cassero. +</p> + +<p> +— Ma l’acqua entra! — gridò Fulton. +</p> + +<p> +— Dove? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— La sento precipitare nella cala. +</p> + +<p> +— Che una punta rocciosa abbia sfondata la carena? — chiese +Asthor. +</p> + +<p> +— È possibile, — rispose, il capitano. — Ma non importa; siamo +su di un banco. — +</p> + +<p> +L’Oceano, sollevato furiosamente dal vento, non faceva segno di +cessare. Enormi ondate assalivano da prua la <i>Nuova Georgia</i> passando +sopra le murate e il castello, e rompendosi in coperta. Gli ombrinali +erano insufficienti a sfogarla, e correndo verso poppa precipitava +nella profondità della stiva col fragore di una cateratta. +</p> + +<p> +La povera nave si agitava sotto quei colpi vigorosi e continui, +scricchiolava e a poco a poco veniva respinta sempre più verso la +<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> +costa, ma non vi era pericolo che la risacca la riportasse in alto +mare. L’enorme massa si era incastrata fra le scogliere e le sabbie, +e nessuna forza sarebbe stata capace di toglierla dal suo letto. +</p> + +<p> +Ciò bastava per rassicurare l’equipaggio, il quale ormai più nulla +temeva, avendo la terra così vicina. Anche se l’Oceano l’avesse +demolita, non si sarebbe trovato imbarazzato a porsi in salvo, nonostante +le violentissime ondate. +</p> + +<p> +Finalmente verso le quattro cominciò ad albeggiare. Attraverso +uno squarcio delle nubi passò un fascio di luce, la quale permise +ai naufraghi di osservare l’isola che stava dinanzi a loro. +</p> + +<p> +La costa correva dall’est e all’ovest per un tratto di parecchie +miglia, quasi in linea retta, senza un porto, una baia o una piccola +rada, coperta da una folta vegetazione di alberi di cocco, di banani, +di fichi di tutte le specie e di palme con le immense foglie disposte a +ventaglio. Più oltre si alzavano parecchie montagne verdeggianti +disposte ad anfiteatro, e in mezzo ad esse spiccava un vulcano dal +cui cratere sorgeva una immensa colonna di fumo rossastro, la +quale lasciava cadere, su una zona immensa, della cenere nerastra. +Enormi massi incandescenti salivano alti e ricadevano sui +fianchi della fumante montagna, scomparendo fra i boschi o rimbalzando +fra le rupi. +</p> + +<p> +Cosa davvero strana, e in aperta contraddizione colle teorie degli +scienziati: quel vulcano invece di dominare l’isola era più basso, +e d’un bel tratto, delle vicine montagne! +</p> + +<p> +Il capitano, Anna, il pilota e i tre marinai esaminarono attentamente +la costa temendo di veder raggruppati dei selvaggi pronti ad +assalire il rottame, ma non videro nè un abitante, nè una capanna. +</p> + +<p> +— Sbarchiamo? — chiese Anna. — Farei volentieri una passeggiata +sotto quei boschi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> +</p> + +<p> +— Una lingua di terra lasciata scoperta dalla bassa marea si +spinge fino sotto la poppa della nave, — disse Fulton. — Lo sbarco è +facilissimo. — +</p> + +<p> +Si armarono tutti delle carabine, si misero alla cintola una scure, +si empirono le tasche di polvere e di palle, raccolsero dei viveri, +e calata una scala di corda, scesero sulla lingua di terra che la +bassa marea aveva lasciata scoperta. +</p> + +<p> +Nonostante che le ondate di tratto in tratto l’attraversassero, +dopo pochi minuti i sei naufraghi della <i>Nuova Georgia</i> mettevano +piede sull’isola, dinanzi ai grandi boschi. +</p> + +<p> +Il luogo non poteva essere più pittoresco. Dinanzi a loro una +moltitudine di alberi, d’ogni specie e d’ogni dimensione, si estendeva +a perdita d’occhio, coprendo interamente la costa. +</p> + +<p> +Si vedevano enormi <i>banian</i>, alberi venerati dagli abitanti dell’India, +sorretti da centinaia di tronchi disposti come tante colonne; +bellissime piante di noci di cocco che si piegavano sotto il +peso delle frutta; vecchi fichi coi tronchi nodosi e lucenti, che mostravano +certe frutta lanuginose; dei <i>catappa</i>, specie di mandorli +che danno nocciuole due volte più grosse di quelle d’Europa e più +delicate, e bellissimi banani, le cui foglie gigantesche dovevano spandere +un’ombra deliziosa, durante le ore più calde della giornata. +</p> + +<p> +Un numero infinito di colombi, di pappagalli neri o con penne +variopinte e di uccelletti, garrivano in mezzo ai rami, senza spaventarsi +della comparsa di quegli uomini, che certo dovevano forse +vedere per la prima volta. +</p> + +<p> +— È un vero Eden, — disse Anna che aspirava l’aria profumata +di quei boschi, sotto i quali crescevano in gran numero bellissimi +fiori cremisini. — Che disgrazia che questo paradiso terrestre sia abitato +da mostruosi mangiatori di carne umana! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> +</p> + +<p> +— To’! — esclamò Grinnell. — Cosa vedo su quell’albero di +cocco? — +</p> + +<p> +Tutti guardarono nella direzione indicata dal marinaio e scorsero +su di un albero, quasi nascosto fra il fogliame, uno strano animale +che pareva gli spiasse, aspettando forse che non facessero +attenzione a lui per discendere e fuggire. +</p> + +<p> +— È un <i>birgus latro</i>! — esclamò il capitano. +</p> + +<p> +— È roba che si mangia? — chiese il pilota, impugnando la scure. +</p> + +<p> +— Una colazione succulenta, vecchio mio. +</p> + +<p> +— Allora il furbo non ci scapperà. A me, marinai! — +</p> + +<p> +Il pilota, Fulton, Grinnell e Mariland si slanciarono verso il +cocco e abbracciatolo si misero a scuoterlo con tanto vigore da far +precipitare al suolo lo strano animale, se si può chiamarlo così, il +quale allargò tosto le sue numerose e magre zampe tentando di fuggire +verso il mare, ma i marinai, che già contavano sulla colazione, +in un lampo gli furono addosso e con due colpi di scure lo distesero +senza vita sulla sabbia. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span></p> + +<h2 id="cap22"><span class="smcap">Capitolo Ventesimosecondo.</span> +<span class="smaller">Il primo selvaggio.</span></h2> +</div> + +<p> +Quel <i>birgus latro</i>, come lo aveva denominato il capitano Hill, +quantunque sorpreso sulla terra, anzi sulla cima di una pianta di +noci di cocco, era un abitante del mare, un crostaceo dei più grossi, +un granchio gigante insomma. +</p> + +<p> +Questi <i>birgus</i>, che gl’isolani del Pacifico chiamano granchi ladri, +hanno delle bizzarre abitudini che non si possono tacere. Quantunque +siano abitatori del mare, passano una buona parte della +loro vita a terra, cercando avidamente gli alberi delle noci di cocco +che crescono in quasi tutte le isole dell’Oceano Pacifico. Questi +strani granchi, sembrerebbe impossibile, vanno pazzi per le grosse +noci e tutto arrischiano per procurarsele. +</p> + +<p> +Durante il giorno dormono nascosti nelle cavità delle rupi o +sospesi ai rami degli alberi più folti, ed allorquando la notte cala +si mettono in cerca delle loro frutta favorite. Trovato l’albero, lo +scalano con la massima facilità, rompono la scorza fibrosa della noce +più grossa e la lasciano cadere a terra. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> +</p> + +<p> +Come si sa, queste noci sono tanto dure, che anche l’uomo si +troverebbe imbarazzato ad aprirle senza una scure, ma il granchio +ladro non per questo si sgomenta. Essendo dotato di potenti morse, +ne introduce una nel punto che si chiama <i>occhio</i> della buccia, e +girando su sè stesso la rompe pezzetto per pezzetto, bevendo poi +avidamente il latte e mangiandosi la polpa bianca e delicata. +</p> + +<p> +Si dice che uniscano al cocco anche la noce oleosa del <i>pandanus</i> +per renderla più delicata, ma non sappiamo se ciò sia veramente +esatto, quantunque tutti gli isolani lo confermino. +</p> + +<p> +Asthor ed i marinai, dopo di aver osservato con curiosità quel +grosso crostaceo, raccolsero parecchie bracciate di legna secche, +accesero sulla spiaggia un gran fuoco capace di arrostire un bue, +e lo gettarono sui carboni. +</p> + +<p> +Mentre si cuoceva, Asthor e Grinnell si cacciarono nel bosco +per far raccolta di frutta. Posero mano alle scuri e si misero ad +abbattere un banano che aveva un grappolo di frutta del peso di +cinquanta o sessanta chilogrammi. Non contenti, fecero un’ampia +provvista di fichi, di <i>yambos</i>, frutta grossa come le pere d’Europa, +tenere come il burro e rinfrescanti, e di grosse mandorle e +di <i>magnagne</i>, grosse radici, dolci, farinose, che si cuociono sotto +la cenere. +</p> + +<p> +Stavano per ritornare, quando videro una specie di gallo, alto +circa quaranta centimetri, colle gambe armate di sproni, il becco +rosso, lungo e robusto, gli occhi grandi e neri e le penne bigie e +rosse. Saltellava sotto l’albero rizzando il suo ciuffo biancastro e +cacciando degli acuti <i>ka-ha</i>, <i>ka-hu!</i>... +</p> + +<p> +— È un <i>kagù</i>, — disse Asthor. — Un arrosto eccellente, che merita +un colpo di fucile. +</p> + +<p> +— Prendiamolo, pilota, — disse Grinnell. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> +</p> + +<p> +Asthor puntò lentamente il fucile, mirò con profonda attenzione +e fece partire la scarica. +</p> + +<p> +Il pollo fece una svolazzata in giro e cadde stecchito. +</p> + +<figure><a id="fill-199"></a> + <img src="images/ill-199.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Grinnell stava per +precipitarsi verso l’albero +per raccogliere +la preda, quando fra +i rami d’un vicino +cespuglio si rizzò un +essere umano. +</p> + +<p> +— Un negro! — esclamò +il marinaio +arrestandosi e armando +rapidamente +il fucile. +</p> + +<p> +— Un selvaggio! — esclamò +Asthor +impugnando la scure. — Corbezzole! +Non è +tanto brutto come +credevo. — +</p> + +<p> +Infatti quell’uomo +improvvisamente +apparso era un selvaggio, un isolano di Tanna. Come aveva giustamente +osservato il pilota, non era brutto; tutt’altro. Era di media +statura ma robusto, di lineamenti abbastanza regolari e la tinta +bronzina; portava un semplice gonnellino di fili d’erba intrecciati, +così stretto alla cintura, da produrgli un forte rigonfiamento sul +ventre; aveva i capelli imbrattati di terra rossa mescolata con +<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> +olio, sostenuti da una specie di freccia, e al collo e alle braccia portava +ornamenti di scaglie di tartaruga e di denti di porco selvatico. +</p> + +<p> +Le sue armi consistevano in una scure di pietra ed in un arco. +</p> + +<p> +Vedendo Grinnell, non parve sorpreso troppo, e si limitò ad +esclamare: +</p> + +<p> +— <i>Erramange</i>! (È un uomo!). +</p> + +<p> +— Cosa vuole quel mangiatore di carne umana? — si chiese il +pilota perplesso. +</p> + +<p> +Gli fece cenno di avvicinarsi. Il selvaggio che aveva ascoltato +i loro discorsi con profonda attenzione, come se cercasse d’indovinarne +il significato, fece alcuni passi innanzi dicendo: +</p> + +<p> +— <i>Sir!</i> +</p> + +<p> +— To’! — esclamò il pilota pieno di stupore. — Questo selvaggio +conosce l’inglese! Non l’hai udito, Grinnell? Mi ha chiamato signore!... +</p> + +<p> +— Che sia un selvaggio incivilito?... +</p> + +<p> +— Lo sapremo in breve. Vuoi venire con noi? — chiese il pilota. +</p> + +<p> +L’isolano parve che studiasse il significato di quella domanda, +poi rispose in inglese: +</p> + +<p> +— Yes, <i>sir</i>. (Sì, signore). — +</p> + +<p> +Si passò nella cintura la scure di pietra e si gettò l’arco in +ispalla come se volesse, con quei due gesti, rassicurare i marinai, +raccolse il <i>kagù</i> e si avvicinò al pilota strofinando il proprio naso +con quello di lui. +</p> + +<p> +— Cosa fa? — chiese Grinnell. +</p> + +<p> +— È un segno di amicizia, — rispose Asthor. — Vieni con me, +amabile selvaggio, che ti offrirò una lauta colazione. — +</p> + +<p> +Si caricarono delle frutta e si posero tutti e tre in cammino. +Grinnell però, che era diffidente, si mise dietro all’isolano, pronto +ad accopparlo al primo atto offensivo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> +</p> + +<p> +Attraversato un lembo di foresta, in pochi minuti giunsero all’accampamento, +dove il capitano, allarmato da quel colpo di fucile +sparato contro il <i>kagù</i> li attendeva in preda ad una viva +ansietà. +</p> + +<figure><a id="fill-201"></a> + <img src="images/ill-201.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Signor Hill, vi conduco un invitato, — gridò il pilota da +lontano. +</p> + +<p> +— Un antropofago! — esclamò Anna con accento poco rassicurato, +mirando il selvaggio. +</p> + +<p> +— Ma è gentile assai, miss. Avanti, signor.... come diavolo lo +chiamerò?... signor uomo-selvaggio. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> +</p> + +<p> +L’isolano si avanzò, senza manifestare alcuna sorpresa, verso +l’accampamento e andò a strofinare il suo naso con quello del capitano +Hill; poi preso da un vivo terrore fece due salti indietro +guardando la gran nave mezzo coricata sulle sabbie e impugnando +la scure di pietra come per difendersi. +</p> + +<p> +Senza dubbio egli la scambiava per qualche mostro gigantesco +e aveva paura di venire assalito e mangiato; ma poi si rassicurò +e sedette dinanzi al fuoco. +</p> + +<p> +Fulton ritirò l’arrosto, che mandava un profumo delizioso e le +<i>magnagne</i> che erano state poste sotto la cenere, poi con due colpi +di scure spaccò il guscio mettendo allo scoperto una polpa biancastra +che prometteva di essere eccellente. +</p> + +<p> +Il selvaggio fece molto onore al pasto, gradì assai i biscotti e +sorseggiò con avidità una colma tazza di vino. Tutti poi fecero +un bel vuoto nella provvista delle frutta, magnificando la delicatezza +dei banani, la fragranza delle pere e la dolcezza delle noci di +cocco e delle mandorle. +</p> + +<p> +Accese le pipe e sdraiatisi sulle fresche erbette, all’ombra dei +grandi alberi, il capitano si provò a interrogare il selvaggio, in +lingua tonghese, che conosceva abbastanza bene, e cominciò con +domandargli: +</p> + +<p> +— Come ti chiami? +</p> + +<p> +— Koturè, — rispose subito l’isolano nella stessa lingua. +</p> + +<p> +— È lontano il tuo villaggio? +</p> + +<p> +— Lassù, — rispose l’isolano, indicando la cima di una montagna +coperta di fitti boschi. +</p> + +<p> +— Vorresti condurci? +</p> + +<p> +— Si! sì!... +</p> + +<p> +— Ci presenterai al tuo re?... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— Ci accoglierà bene? +</p> + +<p> +— Sì, perchè è un tuo parente. +</p> + +<p> +— Un mio parente!... +</p> + +<p> +— Sì, perchè egli è un bianco come sei te e come sono i tuoi +compagni!... — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span></p> + +<h2 id="cap23"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoterzo.</span> +<span class="smaller">Il re bianco.</span></h2> +</div> + +<p> +Il capitano Hill, sua figlia, il pilota e i tre marinai, rimasero +parecchi minuti senza parlare, tanta fu la loro sorpresa nell’apprendere +dal selvaggio che un uomo bianco, insignito del grado +di re, si trovava in quell’isola. Chi poteva essere costui, giunto in +quella terra selvaggia e che a tutta prima sembrava inglese o per +lo meno americano? Era un povero naufrago spinto su codeste +spiagge da qualche tempesta, oppure un marinaio colà sbarcato volontariamente? +Oppure era uno dei forzati fuggiti dalla <i>Nuova +Georgia</i> dopo l’odioso attentato? +</p> + +<p> +Questi erano i pensieri che conturbavano il cervello dei sei naufraghi +della nave americana. +</p> + +<p> +— Chi può essere? — chiese Asthor, rompendo pel primo il silenzio. — Ah! +come sarei curioso di saperlo! +</p> + +<p> +— Che sia uno dei forzati? — disse Grinnell. +</p> + +<p> +— È impossibile, — rispose Fulton. — Koturè ha parlato di uno +solo, mentre loro erano otto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> +</p> + +<p> +— Ma possono essere annegati gli altri, — osservò Mariland. +</p> + +<p> +— Lo sapremo, — disse il capitano. — State zitti, e lasciatemi +interrogare quest’uomo. +</p> + +<p> +— Sì, sì! — esclamarono tutti. +</p> + +<p> +— Koturè, — riprese il capitano rivolgendosi al selvaggio che pareva +ascoltasse con vivo interesse i loro discorsi, cercando di afferrare +il vero senso delle parole. — È giovane o vecchio il mio parente +di colore? +</p> + +<p> +— Giovane, — rispose l’isolano. +</p> + +<p> +— Ha la barba? +</p> + +<p> +— Sì, e del colore del metallo lucente. +</p> + +<p> +— Bionda vuoi dire. È molto tempo che è sbarcato nell’isola? — +</p> + +<p> +Koturè parve che pensasse un po’, quindi mostrò due volte le +dieci dita aperte. +</p> + +<p> +— Venti giorni, — disse il capitano. — Allora quel bianco non è +uno dei forzati. +</p> + +<p> +— È evidente, — disse Asthor, — avendo essi abbandonato la +nostra nave da pochissimi giorni. Ma chi può essere? +</p> + +<p> +— Sarà qualche naufrago, — rispose Anna. +</p> + +<p> +— Koturè, — riprese il capitano, — come è giunto nella vostra +isola quell’uomo? +</p> + +<p> +— È stato raccolto in mare, molto lontano di qui, da alcuni +miei amici, — rispose risolano. +</p> + +<p> +— E l’avete fatto re? +</p> + +<p> +— Sì, dopo una vittoria riportata contro la tribù del capo Arrou. +L’uomo bianco decise la sorte dello scontro, con la sua audacia. +</p> + +<p> +— Io desidero ardentemente di vedere questo mio parente. Se +tu mi conduci da lui, ti regalo un fucile e t’insegno il modo di +adoperarlo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> +</p> + +<p> +— Ti condurrò, — rispose l’isolano. +</p> + +<p> +Essendosi in quel frattempo calmato il mare, ritiratasi la marea, +il capitano, Anna e i marinai decisero di riguadagnare la nave per +passare colà la notte. Il selvaggio dopo di aver un po’ esitato, li +seguì. +</p> + +<p> +La sua meraviglia cresceva ad ogni istante nel vedere i diversi +oggetti che ingombravano il ponte e nel mirare la profondità +della stiva. Manifestava la sua gioia con frequenti strofinamenti di +naso, non risparmiando nè quello del capitano nè quello di Anna. +Quello di Asthor era diventato rosso come una peonia chinese, +poichè il selvaggio preferiva sopra tutti, il naso grosso del vecchio +pilota. +</p> + +<p> +Dopo una notte tranquilla, durante la quale il vulcano continuò +a eruttare mettendo sordi boati, che si potevano udire a venti +miglia di distanza, i naufraghi e il selvaggio lasciavano la nave +per recarsi al villaggio del re bianco. +</p> + +<p> +Armatisi tutti, s’inoltrarono sotto i grandi boschi salendo una +grande montagna coperta da fitti alberi. Raggiunta la cresta dopo +molte fermate per dare riposo ad Anna ed una marcia di tre ore, +si trovarono improvvisamente dinanzi a un villaggio, composto da +una sessantina di capanne difese tutte all’ingiro da siepi di spine. +Nel mezzo, si elevava una abitazione più vasta, più regolare, a +due tetti spioventi e che pareva costruita di recente. Si capiva a +prima vista che nella costruzione doveva aver avuto parte la mano +di un europeo. +</p> + +<p> +La popolazione, composta di tre o quattrocento individui fra uomini, +donne e ragazzi, uscì in massa incontro agli stranieri; ma +Koturè respinse tutti con vigorosi colpi di bastone, senza badare +dove cadevano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> +</p> + +<p> +— Andiamo dal re, — disse il capitano alla guida, — e voi altri +circondate Anna e armate i fucili. +</p> + +<p> +— Largo! — tuonò il pilota respingendo i selvaggi che si accalcavano +attorno al gruppo, nonostante la grandine di legnate. — Attento, +Grinnell, spingi e urta Fulton; e tu, Mariland, fa’ posto alla +miss. Dannati curiosi!... Eppure il vostro re è un bianco come +noi!... — +</p> + +<p> +Procedendo a stento ed a furia di spinte, giunsero finalmente +dinanzi alla grande capanna. Proprio in quel momento il monarca, +attirato da tutto quel baccano, comparve sulla soglia della porta. +</p> + +<p> +Era un uomo bianco, come lo aveva descritto Koturè, di statura +alta, di circa trent’anni, con due occhi azzurri e una bella +barba bionda. Indossava una vecchia camicia sbrindellata, un paio +di pantaloni neri in parte sfondati, sorretti da una larga cintura di +pelle color d’arancio picchiettata di nero, distintivo dei grandi capi +e dei re, presso gli isolani di Tanna. Sul capo portava una corona +di penne di pappagallo e di <i>kagù</i>, fissata con una treccia di pelle, +e al collo e ai polsi numerose collane di denti di <i>gulù</i> e braccialetti +di denti di porco selvatico e di cane mescolati a scaglie di +tartaruga. +</p> + +<p> +Nel veder giungere quel drappello di uomini che circondavano +una giovanetta, il monarca bianco sbarrò gli occhi, si fece pallido +come un morto e parve pietrificato. +</p> + +<p> +Ad un tratto si strappò violentemente la corona di pelle che lo +rendeva irriconoscibile, e si slanciò verso il capitano, mandando un +urlo di gioia. +</p> + +<p> +— Non mi conoscete più?! — esclamò. +</p> + +<p> +— Collin! — gridarono il capitano, Anna e i marinai al colmo +dello stupore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> +</p> + +<p> +— Signor Hill! miss Anna!... Asthor!... — gridò il re. +</p> + +<p> +— Collin!... voi!... — ripetè il capitano. +</p> + +<figure><a id="fill-208"></a> + <img src="images/ill-208.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +— Sogno io! — esclamò Anna che era diventata prima pallida +e poi rossa rossa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> +</p> + +<p> +— Sì, sono io, mio capitano, — gridò il re precipitandosi nelle +braccia di Hill e stringendo poi ardentemente la mano alla giovanetta, +ad Asthor e ai marinai. +</p> + +<p> +— Ma come siete qui, Collin?... — chiese il capitano che non si +era ancora rimesso dallo stupore e che parevagli ancora di sognare. +</p> + +<p> +— Ma non siete annegato? — domandò Anna che piangeva dalla +gioia. — Ah! credevo di non rivedervi mai più! +</p> + +<p> +— Ve lo dirò dopo. Entrate nella mia regale dimora e lasciate +che rimandi a casa questa popolazione chiassosa e impertinente. — +</p> + +<p> +Prese Anna per una mano e introducendola nella capanna, le +disse galantemente: +</p> + +<p> +— Permettete, miss, che vi offra il mio seggio reale. Gli altri +si contenteranno delle stuoie, non possedendo io altre sedie. +</p> + +<p> +— Grazie, signor Collin, — rispose Anna sorridendo. — Accetto +di cuore, quantunque sia il trono d’un antropofago. +</p> + +<p> +— Non ancora, miss, ve lo assicuro. Durante il mio breve regno +non si è mangiato nemmeno una costoletta umana nella mia capanna, +anzi, in tutto il mio villaggio.... almeno lo spero. Entrate, capitano; +avanti, amici, e accomodatevi come meglio potete. — +</p> + +<p> +Con un gesto imperioso congedò la popolazione intimando il più +assoluto silenzio, fece disporre la sua guardia d’onore intorno alla +capanna per non venir disturbato, e raggiunse i suoi amici che si +erano accomodati in una vasta stanza, ossia nella sala del trono, +poichè nel mezzo si trovava una specie di sgabello tappezzato di +stuoie, lavoro del re senza dubbio, non conoscendo l’uso delle sedie +gli isolani dell’Oceano Pacifico. +</p> + +<p> +— Prima di cominciare la mia storia, — disse Collin, — lasciate +che vi offra tutto ciò che produce la reale cucina: poche cose, davvero, +ma non tanto cattive. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> +</p> + +<p> +Battè le mani e accorsero due ragazzi portando un vaso ricolmo +d’un liquore giallastro, delle noci di cocco e sette od otto pasticci +che esalavano un profumo appetitoso. +</p> + +<p> +— Cosa ci date? — chiese Anna, che si era accomodata sul seggio +regale. +</p> + +<p> +— Della birra di mia fabbricazione, — rispose Collin offrendo delle +tazze formate da un pezzo di foglia di banano arrotondata; — poi +offro delle torte indigene composte di foglie di fico e di banano, +cucinate nella stufa, e dei pasticci di polpa di noce di cocco, e foglie +di fichi avvolti nella polpa dei banani. Vi assicuro che sono eccellenti. +</p> + +<p> +— E quelle canne, cosa sono? +</p> + +<p> +— Canne di zucchero deliziose. Ora, signor Hill, fra un boccone +e l’altro, vi narrerò la mia storia; ma sono curioso di sapere per +qual motivo io vi trovo qui. +</p> + +<p> +— È presto detto, Collin, — rispose il capitano. — Abbiamo naufragato +su quest’isola. +</p> + +<p> +— La <i>Nuova Georgia</i> naufragata!... — esclamò Collin con dolore. — Ma +in qual modo?... E... e Bill?... +</p> + +<p> +— È fuggito, — rispose il capitano con voce sorda. +</p> + +<p> +— Fuggito!... quel miserabile è fuggito!... — gridò il tenente stringendo +i pugni. +</p> + +<p> +— E perchè questa esplosione di collera, mentre voi nulla sapete +dei progetti infami di quell’uomo? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Dei progetti infami?... Cosa intendete di dire, miss? Gran +Dio!... Ma cosa vi ha fatto quel miserabile? +</p> + +<p> +— Ci ha rovinati, — rispose il capitano. — Egli ed i suoi compagni +non erano naufraghi, ma evasi dal penitenziario di Norfolk. +</p> + +<p> +— E li avete raccolti i suoi compagni? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> +</p> + +<p> +— Sì, Collin, li abbiamo salvati a prezzo di grandi pericoli, sfidando +un abbordaggio dei selvaggi e per riconoscenza ci tradirono +scatenando le tigri contro di noi e incendiandoci la nave. +</p> + +<p> +— Infami!... E sono fuggiti?... Ma dove?... +</p> + +<p> +— Non lo sappiamo. Si sono imbarcati sul grande canotto mentre +noi ci eravamo salvati sugli alberi per sfuggire alle tigri. +</p> + +<p> +— Ma la <i>Nuova Georgia</i> dove si trova ora? +</p> + +<p> +— Arrenata sulla costa, a otto miglia di qui. +</p> + +<p> +— Ah! — esclamò Collin. — I miei selvaggi non mi avevano riferito +male. +</p> + +<p> +— Forse eravate stato avvertito del nostro sbarco? — chiese il +capitano. +</p> + +<p> +— Sì, uno dei miei sudditi mi riferiva stamane che al nord +dell’isola aveva veduto aggirarsi degli uomini di pelle bianca. +</p> + +<p> +— Al nord! — esclamarono ad una voce il capitano e Asthor. — Al +sud volete dire. +</p> + +<p> +— Ma no, al nord, — disse Collin. +</p> + +<p> +— È impossibile! — esclamarono i naufraghi. — La <i>Nuova Georgia</i> +si è arrenata al sud dell’isola. +</p> + +<p> +— Eppure il mio selvaggio non può essersi ingannato, poichè +si era recato sulle coste settentrionali alla caccia dei granchi ladri. +</p> + +<p> +— Che siano sbarcati degli altri bianchi? +</p> + +<p> +— Ma chi potrebbero essere? Degli altri naufraghi forse? — disse +Collin. +</p> + +<p> +— Quanti ne ha veduti il vostro cacciatore? — chiese il capitano +nella cui mente era balenato un terribile sospetto. +</p> + +<p> +— Parecchi, ma non seppe dirmi il numero. +</p> + +<p> +— È qui il vostro uomo? +</p> + +<p> +— No, l’ho mandato alla scoperta per darmi più precise notizie. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> +</p> + +<p> +— Quando tornerà? +</p> + +<p> +— È partito stamane all’alba col suo fratello e spero di rivederlo +fra poche ore. Ma perchè siete così eccitato, capitano? +</p> + +<p> +— Perchè comincio a credere alla giustizia di Dio! — esclamò +Hill con tono solenne. +</p> + +<p> +— Spiegatevi, capitano, — dissero tutti. +</p> + +<p> +— Sospetto che quegli uomini siano i forzati. +</p> + +<p> +— I forzati qui!... +</p> + +<p> +— Sì, amici, devono essere gl’infami che ci incendiarono il +vascello e che scatenarono contro di noi le tigri, assassinandoci +l’equipaggio. Quei miserabili devono essersi diretti verso quest’isola, +che era la più vicina, forse per attendere qualche nave che li trasporti +in Europa od in America a godersi i denari rubatimi. Il +cuore mi dice che io non m’inganno e che fra breve tutti pagheranno +il fio.... Collin, giuratemi che voi mi aiuterete a far giustizia +sommaria di quei ladri, incendiarii e assassini. — +</p> + +<p> +Il tenente si alzò e disse con voce solenne: +</p> + +<p> +— Lo giuro, tanto più che ho un vecchio conto da saldare con +quel Bill. +</p> + +<p> +— Voi!... — esclamarono tutti. +</p> + +<p> +— Sì; io, che a quest’ora dovrei dormire sotto le onde nei profondi, +abissi del Grand’Oceano. Ho ascoltato la vostra dolorosa istoria; +ora udite la mia. — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span></p> + +<h2 id="cap24"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoquarto.</span> +<span class="smaller">I forzati.</span></h2> +</div> + +<p> +Collin fece servire la birra che aveva ottenuta colla fermentazione +di parecchie frutta, e che fu dichiarata ad unanimità eccellente, accese +una pipa regalatagli da Asthor, si sdraiò sulle stuoie, poi disse: +</p> + +<p> +— Voi tutti avrete supposto che io sia caduto in mare a causa +d’una disgrazia qualunque, quella notte che la Nuova Georgia +lottava contro il secondo uragano. Sono certo che a nessuno di voi +è mai venuto in mente che il mio capitombolo si dovesse attribuire +ad un infame delitto. +</p> + +<p> +— A un delitto! — esclamarono tutti, mentre Anna impallidiva +per l’emozione. — E commesso da chi? +</p> + +<p> +— Lo saprete fra poco. Fino dal primo momento in cui Bill venne +tratto a bordo del nostro veliero, io sospettai il suo vero essere. Quelle +lividure che portava ai polsi e alle gambe mi avevano spiegato abbastanza, +e lo tenevo sorvegliato attentamente, sapendo di quali azioni +sono capaci i forzati delle isole Norfolk, che sono i peggiori di tutti, +la vera schiuma dei ladri e degli assassini dell’Inghilterra. Egli si +<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> +era accorto senza dubbio dei miei sospetti, poichè tutte le volte che +io gli passavo accanto, gettava su di me i suoi sguardi pieni d’odio +profondo, nei quali si leggeva un intenso desiderio di sbarazzarsi +della mia pericolosa persona. Credo che ci fosse un altro motivo, +e cioè che egli mi sospettasse suo rivale in amore. +</p> + +<p> +— Suo rivale! — esclamò il capitano stupito, mentre Anna arrossiva. +</p> + +<p> +— Sì, poichè egli segretamente amava miss Anna. +</p> + +<p> +— Ma che sia proprio vero? Non lo credevo, malgrado tante prove. +</p> + +<p> +— Sì, Collin ha ragione, — disse la giovanetta. — Quel miserabile +aveva messo gli occhi su di me. Mi guardava sempre, cercava +di soddisfare i miei più piccoli desiderii, mi seguiva ovunque +e mi ricordo che nel momento in cui la <i>Nuova Georgia</i> si arrenava +dinanzi alle isole Figii mi disse: «Volete vivere o morire?» Poi +si decise a oliare il mare. +</p> + +<p> +— Sì; deve essere proprio così, — riprese il capitano: — quello +sciagurato ti amava, e solo per questo ha cercato di rapirti e forse +ha ordito l’infernale trama. Continuate, Collin. +</p> + +<p> +— Quella notte che ci colse la seconda tempesta, — continuò il +tenente, — ero salito sull’albero di maestra per togliere un nodo che +ci impediva di imbrogliare la vela. Mentre stavo eseguendo l’operazione, +me lo vidi dietro, a cavalcioni dello stesso pennone. Credetti +che fosse salito per aiutarmi, ma d’improvviso mi afferrò per +la gola e approfittando del momento in cui la <i>Nuova Georgia</i> si +rovesciava sul tribordo o sul babordo, mi precipitava in mare. +</p> + +<p> +— Infame! — esclamarono i naufraghi. +</p> + +<p> +— Quando tornai in me la nave fuggiva trasportata dall’uragano. +Mi credetti perduto; pure mi misi a lottare disperatamente +contro le onde che mi travolgevano come una piuma, lanciandomi +<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> +di cresta in cresta, di abisso in abisso. Poco dopo vidi passarmi +dinanzi una barca montata da alcuni selvaggi e che la tempesta +trascinava nella sua furiosa corsa. Rapido come il lampo mi aggrappai +ai bordi, sentii due braccia che mi aiutavano e caddi svenuto. +Quando rinvenni mi trovai sulle spiagge di quest’isola. Alcuni +selvaggi che tornavano dalle isole di Tonga mi avevano raccolto e +invece di mettermi allo spiedo o nella pentola colla salsa verde, +mi nominavano re del loro villaggio! Mi avevano scambiato per +una divinità marina o per un uomo di grande valore? Io ancora +lo ignoro; so però che qui tutti mi adorano, che ogni mio desiderio +per loro è un comando e che a un mio cenno sfiderebbero +senza esitare anche le fiamme del vulcano. +</p> + +<p> +— Ma contate di rimanere re di quest’isola? — chiese il pilota. — La +carica è buona, specialmente se vi trattano bene e vi ingrassano, +ma avrei paura di venir mangiato. +</p> + +<p> +— Non ho nessuna voglia di finire qui la mia vita, Asthor, — disse +il tenente ridendo. — Fra i miei sudditi conto degli abili carpentieri +i quali ci aiuteranno a costruire un grande canotto coi rottami +dello sconquassato veliero, e quando avremo terminate le nostre +faccende, spiegheremo le vele per l’Australia. — +</p> + +<p> +In quel momento si presentò un selvaggio, dicendo: +</p> + +<p> +— Paowang è giunto! +</p> + +<p> +— È l’uomo che mandai alla scoperta, — disse Collin. — Che entri! — +</p> + +<p> +Il selvaggio che attendeva di venir chiamato, si fece innanzi. Era +un bell’uomo, di statura alta, di lineamenti energici, e con lo sguardo +fiero. Pareva affannato per una lunga corsa, e per non perdere +tempo teneva ancora indosso le sue armi consistenti in una pesante +mazza di legno adorna di ciuffi di peli di cane, in una lancia con +la punta d’osso e in un arco con una dozzina di frecce. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span> +</p> + +<p> +— Gli hai veduti? — gli chiese Collin, senza lasciarlo quasi respirare +</p> + +<p> +— Sì, capo, — rispose il selvaggio con voce affannosa. +</p> + +<p> +— Dove sono? +</p> + +<p> +— Si trovano accampati presso una caverna della costa settentrionale. +</p> + +<p> +— Quanti sono? +</p> + +<p> +— Sette e un uomo ferito. +</p> + +<p> +— Hanno nessuna barca? +</p> + +<p> +— Ho veduto sulla spiaggia i rottami d’un canotto assai grande, — rispose +il selvaggio. +</p> + +<p> +— E cosa facevano quegli uomini? +</p> + +<p> +— Hanno abbattuto un grande albero e lo scavano per fare una +imbarcazione. +</p> + +<p> +— Sono armati? +</p> + +<p> +— Ho veduto che avevano di quelle canne che lanciano fuoco +e mandano tuoni somiglianti a quelli del vulcano. +</p> + +<p> +— Sapresti condurci alla loro caverna senza farci scoprire? +</p> + +<p> +— Quando lo vorrete, anche subito, — rispose Paowang. — Ma +sono tuoi parenti quegli uomini? +</p> + +<p> +— No, sono miei nemici. +</p> + +<p> +— Allora si mangiano, — rispose il fiero antropofago. +</p> + +<p> +— Vedremo, — disse Collin. +</p> + +<p> +— Non vi è alcun dubbio, sono i forzati! — esclamò il capitano +quand’ebbe udita la traduzione di quel dialogo. — Il ferito è Bill, gli +altri sono i suoi compagni. Chiedete al selvaggio se ha veduto un +uomo assai magro e di statura alta. — +</p> + +<p> +Collin fece la domanda a Paowang. +</p> + +<p> +— Sì, — rispose questi. — Ho veduto un uomo magro come un +<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span> +granchio ladro, dopo la stagione degli amori, e mi parve che fosse +il capo di quella banda. +</p> + +<p> +— È Mac Bjorn, — disse il capitano, — il luogotenente dell’infame +Bill. Finalmente il giorno della vendetta è giunto! Asthor, tu tornerai +alla costa coi marinai e una scorta di indigeni e porterai +qui il cannoncino per demolire la caverna di quei miserabili, dei +fucili e delle abbondanti munizioni. +</p> + +<p> +— Non chiedo che di partire, capitano. +</p> + +<p> +— E voi, Collin, farete radunare tutti i vostri guerrieri, i più +scelti e i più valorosi, per aiutarci nell’impresa. +</p> + +<p> +— Manderò tosto alcuni messi nei villaggi vicini. Prima di domani +avrò sotto le armi due o trecento uomini scelti. +</p> + +<p> +— E cosa farete dei forzati? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— Si appiccheranno all’albero più alto della foresta, miss, — disse +Asthor. — Se i selvaggi vorranno poi metterli nello spiedo, io non +glielo impedirò davvero. +</p> + +<p> +— Non si arrenderanno di certo. — disse il capitano. — Se ne +troveremo qualcuno vivo, lo condurremo con noi in Australia e lo +faremo rimandare alle isole Norfolk. +</p> + +<p> +— Verrò anch’io alla caverna? — chiese Anna. +</p> + +<p> +— No, miss, — disse Collin. — Laggiù vi sono dei gravi pericoli; +rimarrete qui sotto la guardia di Koturè. — +</p> + +<p> +Poco dopo Asthor, i tre marinai e dieci indigeni scendevano le +balze della grande montagna, mentre Collin inviava parecchi messaggieri +nei vicini villaggi per far accorrere i guerrieri e i loro capi. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span></p> + +<h2 id="cap25"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoquinto.</span> +<span class="smaller">La banda di Bill.</span></h2> +</div> + +<p> +Durante la notte nel villaggio del re bianco regnò una straordinaria +animazione: i guerrieri, che accampavano sulla piazza, non +chiusero un occhio. Si udivano chiacchierare, gridare, suonare le loro +conche marine, andare e venire come se fossero impazienti di partire +per le coste settentrionali dell’isola, dove contavano di fare +chi sa mai quale bottino e qual banchetto mostruoso. +</p> + +<p> +Di quando in quando giungevano dai villaggi più lontani altre +bande di guerrieri, i quali facevano la loro entrata nella capitale +con un baccano indiavolato. Si capiva che l’entusiasmo era al +colmo, e che tutti volevano prendere parte alla spedizione, essendo +la guerra quasi un divertimento pei popoli selvaggi, anzi +una festa. +</p> + +<p> +All’alba Collin, il capitano e i marinai erano in piedi, pronti +a partire. Quando comparvero sulla piazza, furono accolti con grida +entusiastiche. +</p> + +<p> +Quasi trecento guerrieri, armati di mazze, di lance, di scuri +<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> +di pietra, di archi, erano schierati dinanzi alla capanna coi loro +capi alla testa. +</p> + +<p> +— Partiamo, — disse il capitano abbracciando Anna. — Non temere, +figlia mia, che torneremo tutti sani e salvi. Il nostro numero è +tale da costringere i forzati alla resa, senza bruciare molta polvere. +</p> + +<p> +— Sii prudente, padre mio, — disse la giovanetta commossa. — Non +ho che te sulla terra, e se tu venissi ucciso, non so cosa accadrebbe +di me abbandonata su quest’isola, fra degli antropofagi. +</p> + +<p> +— Ci saremo noi, miss, — rispose Collin. — Coi nostri petti faremo +scudo al padre vostro. +</p> + +<p> +— Non vi sarà bisogno, tenente, — disse il capitano. — I forzati +non opporranno molta resistenza. +</p> + +<p> +— Koturè! — gridò Collin. +</p> + +<p> +Il selvaggio si fece innanzi. +</p> + +<p> +— Lascio questa donna sotto la tua protezione, — gli disse il re. — Bada +che è più preziosa del mio trono, e ti avverto che se ella +avrà da lagnarsi di te o dei tuoi, faccio tuonare il cannone sul +vostro villaggio e lo distruggo da capo a fondo. +</p> + +<p> +— Per toccarla bisognerà che mi uccidano, — rispose il selvaggio. — Questa +donna è <i>tabù</i> (cioè: sacra, inviolabile). +</p> + +<p> +— Sta bene; partiamo! — +</p> + +<p> +Il capitano abbracciò un’ultima volta Anna, e la schiera lasciò +il villaggio accompagnata per qualche tratto dalla rimanente popolazione. +</p> + +<p> +Paowang col fratello, e dodici dei più valenti guerrieri, aprivano +la marcia; dietro veniva il piccolo drappello degli uomini +bianchi, poi tutti gli altri disposti su una doppia fila. Il cannoncino, +portato a braccia da quattro uomini che si scambiavano ogni +tratto, veniva ultimo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> +</p> + +<p> +La spedizione discese il versante opposto della montagna, aprendosi +il passo a colpi di scure, attraverso i fitti boschi; discese in +una valle stretta, ombreggiata da un numero infinito di banani che +si piegavano sotto il peso dei loro giganteschi grappoli, e interrotta +qua e là da piantagioni di canne di zucchero. +</p> + +<p> +Paowang si orizzontò col vulcano, il cui cratere vomitava sempre +fiamme, fumo e pezzi di rocce ardenti, quindi condusse la truppa +attraverso alle piantagioni per rimontare una collina. +</p> + +<p> +— Sono vicini al vulcano i miei nemici? — chiese Collin, raggiungendo +la guida. +</p> + +<p> +— A poca distanza, — rispose l’isolano. +</p> + +<p> +— Allora non accampano sulla spiaggia. +</p> + +<p> +— Il mare è lontano dalla caverna che essi abitano. +</p> + +<p> +— E perchè si sono così allontanati? +</p> + +<p> +— Perchè quella costa è quasi priva di alberi. Devono essersi +allontanati per trovare un grosso tronco da scavare. +</p> + +<p> +— Comprendo, — rispose Collin. — Meglio per noi e peggio per +loro. Bada però, Paowang, che se ci scoprono fuggiranno nei +boschi. +</p> + +<p> +— Ci avvicineremo con prudenza, capo. Quando ci vedranno +saranno ormai circondati. +</p> + +<p> +— È isolata la loro caverna? +</p> + +<p> +— Si trova ai piedi di una collinetta. +</p> + +<p> +— È boscosa l’altura? +</p> + +<p> +— Solamente il versante opposto. — +</p> + +<p> +Alle otto del mattino, dopo una marcia di tre ore, salendo e +scendendo colline e attraversando vallate e burroni, Paowang si +arrestò ai piedi del vulcano. +</p> + +<p> +— Ci siamo? — chiese Collin. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> +</p> + +<p> +— Fra breve, — rispose l’isolano. — Che il grosso della truppa +rimanga qui e noi coi vostri amici bianchi raggiungiamo la vetta di +quella collina. — +</p> + +<p> +Fecero sdraiare le truppe fra le macchie raccomandando a tutti +il più profondo silenzio; poi il capitano Collin e Paowang salirono +l’altura cacciandosi fra i cespugli e gli alberi. In meno di venti +minuti raggiunsero la cima e di là girarono lo sguardo sul paese +circostante. +</p> + +<p> +All’est, a una distanza di un miglio e mezzo, si vedeva l’Oceano +le cui ondate si frangevano con fragore contro la spiaggia; in faccia +a loro s’alzava il vulcano avvolto fra nuvoloni di fumo e di +scintille, che di quando in quando il vento lacerava lasciando vedere +l’immensa colonna di fuoco che erompeva dal cratere, e all’ovest +sorgeva una piccola altura addossata a un colle, priva di +vegetazione da un lato, ma coperta dall’altro da fitte macchie e +da gruppi di alberi di cocco e di fichi. +</p> + +<p> +— Si vedono? — chiesero ansiosamente Collin e il capitano. +</p> + +<p> +— Sì, — rispose l’isolano, dopo alcuni istanti di acuta osservazione. — Eccoli +laggiù. +</p> + +<p> +— Dove?... dove?... +</p> + +<p> +— Ai piedi dell’altura. — +</p> + +<p> +Il capitano e Collin guardarono nella direzione indicata, ed infatti +scorsero sette uomini, sette marinai, a giudicarli alle vesti +che indossavano, intenti a lavorare un tronco d’albero di dimensioni +gigantesche, per trasformarlo senza dubbio in un canotto. +</p> + +<p> +— Sono essi! — esclamò il capitano. — Ecco là Mac Bjorn che +dirige il lavoro; quello corpulento è Mac Doil, il terzo è O’Donnell, +il quarto Brown, il quinto, quello che manovra la scure, è Dikens, +il sesto è Kingston e l’altro è Welker. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> +</p> + +<p> +— Ma dov’è l’ottavo, l’infame Bill? — chiese Collin coi denti +stretti. +</p> + +<p> +— Eccolo là, sdraiato ai piedi di quel banano, — rispose il capitano. — Il +miserabile è ancora vivo, malgrado le sue due ferite. — +</p> + +<p> +Collin aprì il cespuglio che li nascondeva e guardò. Infatti, +sdraiato all’ombra di un banano, vide l’ottavo forzato che riconobbe +subito. +</p> + +<p> +— Bill! — esclamò con inesprimibile accento d’odio. — A noi +due, furfante! +</p> + +<p> +— E la caverna? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Non vedete quell’apertura? — rispose il tenente. — Guardate +là, presso quel cespuglio. +</p> + +<p> +— La vedo. +</p> + +<p> +— Come disporremo i nostri uomini? +</p> + +<p> +— Paowang con cento uomini s’imboscherà fra quei cespugli +che si estendono verso l’est; suo fratello, con altrettanti, si celerà +in mezzo a quel bosco di fichi che si stende verso l’ovest, e noi +prenderemo posto dinanzi, fra quelle macchie. Se i forzati saliranno +la collina, ci riuscirà facile ad allargare le tre bande e accerchiarla. +</p> + +<p> +— Vado a dare gli ordini necessari, — disse Collin. — Aspettatemi +qui; poi scenderemo attraverso a questo bosco e prenderemo +posto dinanzi alla collina. — +</p> + +<p> +Il tenente e Paowang discesero l’altura e il capitano rimase in +osservazione. +</p> + +<p> +Mezz’ora dopo, Collin era di ritorno accompagnato dai marinai +che portavano il cannoncino e da una cinquantina di guerrieri, +scelti fra i più valorosi. +</p> + +<p> +— Sono partiti gli altri? — gli chiese il capitano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span> +</p> + +<p> +— Fra pochi minuti saranno anche a posto, — rispose il tenente. — Scendiamo, +capitano. — +</p> + +<p> +Tenendosi al coperto dai cespugli attraversarono l’altura e passando +fra i boschi raggiunsero il piano calandosi in mezzo a due +immensi fichi baniani che da sè soli formavano una piccola foresta. +</p> + +<p> +Asthor postò il cannoncino dinanzi all’altura puntandolo verso +la caverna, e Collin distese i suoi guerrieri a destra e a sinistra, +appiattandoli dietro ai numerosi tronchi dei fichi colossali. +</p> + +<p> +Avevano appena terminato quei preparativi di combattimento, +quando si videro i forzati interrompere bruscamente il loro lavoro, +guardare all’intorno con visibile sospetto, quindi fuggire precipitosamente +verso la caverna preceduti da Bill che zoppicava. +</p> + +<p> +— Fulmini e lampi! — esclamò Asthor, che stava caricando il +pezzo. — Ci hanno scoperti!... +</p> + +<p> +— Meglio così, — rispose Collin. — Ora non possono più scapparci. — +</p> + +<p> +Così dicendo sparò un colpo di fucile in direzione della grotta. +</p> + +<p> +A quel segnale urla feroci s’alzarono nei boschi che circondavano +l’altura e si videro apparire i selvaggi, i quali agitavano furiosamente +le loro armi, impazienti di venire alle mani. +</p> + +<p> +— Intimiamo la resa, — disse il capitano. +</p> + +<p> +— Quelle canaglie non si arrenderanno, — rispose il pilota. +</p> + +<p> +— Guarda! guarda! — esclamarono Fulton e Mariland. +</p> + +<p> +Un forzato era uscito dalla caverna tenendo in mano un fucile +e cercava di rendersi conto di ciò che stava per accadere. Senza +dubbio, non sapendo ancora chi erano gli assalitori, doveva essere +sorpreso di aver udito, fra quei selvaggi clamori, un colpo di fucile +che annunciava la presenza di uomini bianchi. +</p> + +<p> +— Chi vive? — gridò. — Amici o nemici? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> +</p> + +<p> +— Sono io, mastro Brown! — esclamò Hill, uscendo dal bosco. — Mi +riconosci?... — +</p> + +<p> +Il forzato nel vedere il capitano della <i>Nuova Georgia</i> che credeva +ormai morto o molto lontano, retrocesse bruscamente e lo +guardò con due occhi che parevano quelli d’un pazzo. +</p> + +<p> +— I morti ritornano! — balbettò. +</p> + +<p> +— Sì, ma per appiccarvi tutti!... +</p> + +<p> +— E cosa volete? — chiese il miserabile, pallido come un morto. +</p> + +<p> +— Appiccarvi tutti!... — risposero i naufraghi, uscendo dalle +macchie. +</p> + +<p> +— Prima vi bisogna il nostro permesso, — gridò una voce beffarda. +</p> + +<p> +Mac Bjorn, l’antipatico luogotenente di Bill, era comparso sul +limitare della caverna e guardava sogghignando, con una insolente +bravata, gli ultimi superstiti dell’incendio e dell’assalto spaventevole +delle tigri. +</p> + +<p> +— Mille folgori! — riprese egli. — Bisogna dire che avete la +pelle dura, capitano, per trovarvi qui ancora in ottima salute; ma +vi accerto che è dura anche la nostra e che la cravatta di canapa +che dovrebbe appiccarci non è ancora stata filata. Orsù, in ritirata, +Brown, e bada alle palle!... +</p> + +<p> +Il pilota e Fulton, furiosi per l’insolenza e l’ironia di quel furfante, +fecero fuoco, ma il forzato con un balzo si rifugiò nella caverna, +seguito subito da Brown. +</p> + +<p> +— Vi prenderemo, state certi! — gridò Collin. — Orsù, a posto +di combattimento!... — +</p> + +<p> +Tre o quattro colpi di fucile partirono dalla caverna, ma il tenente +ed il capitano avevano avuto tempo di ripararsi dietro ai tronchi +dei fichi baniani. I selvaggi udendo quelle fucilate, emisero spaventevoli +vociferazioni e risposero con una nube di freccie, ma senza +<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> +alcun risultato, essendo i forzati solidamente trincerati e nascosti +dietro a enormi pezzi di roccia, che avevano fatto rotolare dinanzi +al loro fortino. +</p> + +<p> +— Bah! Non sarà coi vostri stuzzicadenti che li farete sloggiare, — disse +il pilota. — Ci vuole della mitraglia per quei furfanti, ma ci +siamo noi, e fra poco li faremo cantare, ma non di piacere. — +</p> + +<p> +Puntò il cannoncino e lanciò la prima scarica le cui palle scrosciarono +contro le roccie. Nella caverna si udirono urla di furore +e una voce, quella di Brown, che gridava: +</p> + +<p> +— Son morto!... +</p> + +<p> +— Quello ha cantato, — disse il pilota. — Un furfante di meno +che ci darà da fare. +</p> + +<p> +— Fuoco! — comandò Collin. +</p> + +<p> +Le carabine cominciarono a fischiare mescendo le loro acute detonazioni +a quelle sonore del piccolo pezzo, ai sibili delle freccie e +alle vociferazioni dei selvaggi. +</p> + +<p> +I forzati però, solidamente trincerati, non si sgomentavano e +opponevano una fiera resistenza, rispondendo colpo per colpo e abbattendo +con matematica precisione i selvaggi che osavano lasciare +la macchia per lanciare le loro zagaglie contro l’apertura. +</p> + +<p> +Di quando in quando, attraverso al fumo che usciva dalla nera +galleria, appariva qualche testa, che subito tornava a nascondersi, +e si udiva la voce sarcastica di Mac Bjorn gridare: +</p> + +<p> +— Fuoco su quei dannati americani! Mirate giusto e picchiate +sodo!... — +</p> + +<p> +Invano Asthor lanciava la mitraglia del suo pezzo proprio dentro +la caverna sgretolando le rocce; invano il capitano, Collin e i +tre marinai scaricavano senza posa le loro carabine e i selvaggi +scagliavano lance e freccie: i forzati resistevano con disperata +<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> +energia e non accennavano ad arrendersi e, quello che è peggio, +non cadevano, riparati come erano. +</p> + +<p> +Già dodici o quindici isolani giacevano senza vita fra i cespugli, +stecchiti dal piombo di quei ribaldi, quando il capitano tuonò: +</p> + +<p> +— Finalmente sono nostri!... +</p> + +<p> +— Si arrendono? — chiese Collin. +</p> + +<p> +— No, ma li costringeremo. +</p> + +<p> +— In qual modo? +</p> + +<p> +— Affumicandoli. +</p> + +<p> +— Asthor, lascia il cannone; prendi dieci uomini e va’ a incendiare +i cespugli che stanno dinanzi alla caverna. +</p> + +<p> +— Pronto! capitano, — rispose il pilota. +</p> + +<p> +— Bada alle palle! +</p> + +<p> +— Non mi coglieranno: ho già scelta una via sicura. +</p> + +<p> +— Va’, adunque, e spicciati. — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span></p> + +<h2 id="cap26"><span class="smcap">Capitolo Ventesimosesto.</span> +<span class="smaller">L’assalto della caverna.</span></h2> +</div> + +<p> +Quello dell’affumicatura era l’unico modo per costringere i forzati +alla resa. Trincerati dietro alcune salde rocce che sfidavano +la mitraglia e le palle delle carabine, potevano tener fronte ad un +intero esercito. +</p> + +<p> +È vero che si poteva assediarli fino all’esaurimento dei viveri +o fino alla mancanza delle munizioni; ma ciò richiedeva forse un +tempo troppo lungo, e l’entusiasmo dei selvaggi poteva raffreddarsi, +non essendo abituati alle lunghe resistenze, decidendo le loro battaglie +in pochi quarti d’ora. +</p> + +<p> +Asthor prese con sè Grinnell e dieci isolani, si gettarono in +mezzo alle macchie strisciando come serpenti, e raggiunsero il gigantesco +tronco che i forzati avevano atterrato per fabbricarsi +l’imbarcazione e che giaceva a soli quindici passi dalla caverna. +Dietro a quel riparo, non potevano temere le palle dei difensori +della caverna. +</p> + +<p> +— Presto, diamo fuoco ai cespugli, — disse Asthor. — Il vento +<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> +soffia dalla costa e spingerà il fumo nella caverna. Bella idea che +ha avuto il capitano! — +</p> + +<p> +Accese l’esca, sparse fra le piante e gli sterpi vicini della polvere +da sparo e vi diede fuoco. Quasi subito una fiamma si alzò +allargandosi rapidamente e investendo le frondi e i rami delle macchie, +i quali si contorcevano scoppiettando. +</p> + +<p> +I forzati che si erano accorti della manovra degli assedianti e +che comprendevano il grave pericolo che stavano per correre, vedendo +quelle fiamme che sprigionavano nuvoloni di fumo, si misero +a urlare come dannati e drizzarono i loro fucili verso i vicini cespugli +credendo che gli incendiarii fossero allo scoperto; ma le loro +palle non riuscivano a toccare nè i due marinai nè gl’isolani che +si tenevano accuratamente riparati dietro il gigantesco tronco. +</p> + +<p> +Furiosi per questo scacco e pel fumo che il vento spingeva verso +la caverna, balzarono fuori per sloggiare i nemici che erano così +vicini, ma il capitano e Collin non li perdevano di vista e lanciarono +un nembo di mitraglia. +</p> + +<p> +Due forzati caddero fulminati; gli altri fuggirono precipitosamente +nella caverna, trascinandosi dietro un compagno ferito. +</p> + +<p> +— Ecco altri due che se ne sono iti, — disse Asthor. — Peccato +che quel figuro di Mac Bjorn non sia del numero! Mi pare però +che non abbia più voglia di canzonarci. +</p> + +<p> +— Fra poco non ci canzonerà più, — disse Grinnell che cercava +di assestare una palla a qualche altro di quei furfanti. — Se il fuoco +non si spegne, riempirà la caverna di fumo in modo da non lasciarli +più respirare. +</p> + +<p> +— Avanti! — si udivano gridare in quel momento il capitano +e Collin. +</p> + +<p> +A quel comando i selvaggi si gettarono carponi e si misero +<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> +a strisciare attraverso ai cespugli tentando di avvicinarsi alla caverna. +Asthor, Grinnell ed i loro dieci compagni fecero altrettanto, +tenendosi dietro alle vampe che procedevano sempre divorando le +piante che incontravano sul loro passaggio. +</p> + +<p> +I forzati tiravano sempre, incoraggiandosi con grida feroci; però +la loro resistenza non era tenace come prima e per di più parevano +pochissimi, imperocchè non tuonavano che tre sole carabine. +</p> + +<p> +Erano tutti morti gli altri o il fumo gli aveva ridotti in tale +stato da non essere più in grado di sostenere la lotta? +</p> + +<p> +— Che gatta ci covi? — si chiedeva Asthor, cercando di vedere +ciò che succedeva nella caverna. — Uhm! non so cosa dire e temo +una brutta sorpresa. — +</p> + +<p> +I selvaggi coperti dal fumo e dalle fiamme giunsero a soli venti +passi dalla caverna. Abbandonata ogni cautela balzarono in piedi +e lanciarono le loro zagaglie e le loro frecce, mentre i bianchi facevano +una scarica generale delle loro armi. +</p> + +<p> +Gli assediati risposero con una salva d’imprecazioni, poi attraverso +il fumo si vide apparire un uomo che si reggeva a stento in +piedi; ma fatti pochi passi all’aperto, stramazzò a terra. +</p> + +<p> +— È Dikens! — esclamò il pilota, che lo aveva riconosciuto. — Un +altro che va a trovare messer Belzebù. +</p> + +<p> +— Un’altra scarica, — comandò Collin, — e poi tutti avanti! — +</p> + +<p> +Cinque colpi di carabina echeggiarono, mentre i selvaggi lanciavano +attraverso all’apertura le loro scuri di pietra; ma i forzati +non risposero. +</p> + +<p> +Asthor che era giunto a pochi passi dalla caverna, si rizzò in +piedi tenendo in mano la carabina e guardò al di là delle fiamme, +ma non vide in piedi nessun uomo. +</p> + +<p> +— Tuoni e lampi! — esclamò. — Come va questa faccenda? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> +</p> + +<p> +— Li vedi? — gridò il capitano. +</p> + +<p> +— Aspettate.... vedo attraverso il fumo un uomo che si dibatte; +ma gli altri?... Ah! ne vedo altri due che mi pare abbiano finita +la loro brutta esistenza. +</p> + +<p> +— Avanti! — gridò Collin. +</p> + +<p> +I selvaggi colle lance dispersero i tizzoni, abbatterono i cespugli +che ancora bruciavano, e giunsero dinanzi alla caverna contemporaneamente +ad Asthor ed a Grinnell. +</p> + +<p> +— Non vedo che dei morti e un moribondo, — gridò egli, saltando +dentro. +</p> + +<p> +Il capitano e Collin lo raggiunsero, ma dovettero retrocedere per +cagione del fumo. Appena però si fu diradato, s’inoltrarono cautamente +attraverso la nera apertura che pareva si addentrasse profondamente +nei fianchi del colle. +</p> + +<p> +Quattro uomini giacevano dietro le rocce che avevano con tanta +ostinazione difese. Erano Brown con la fronte spaccata da una palla, +Mac-Doil col petto coperto di sangue, Kingston e O’Donnell che +erano stati uccisi dalle lance dei selvaggi. Il quinto, Welker, rantolava +appoggiato alla parete. +</p> + +<p> +— E gli altri? — chiese Collin, girando intorno un rapido sguardo. +</p> + +<p> +— Dikens è caduto fuori, — disse Asthor. +</p> + +<p> +— Ma Bill e Mac Bjorn? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Eh! per mille vascelli non si vedono! — esclamò il pilota +mostrando i pugni. +</p> + +<p> +— Eppure non devono essere fuggiti, — disse Collin. +</p> + +<p> +— Welker, — disse il capitano avvicinandosi al forzato. +</p> + +<p> +Il miserabile udendo pronunziare il suo nome aprì gli occhi, e +vedendosi dinanzi Hill borbottò, forzandosi a sorridere: +</p> + +<p> +— Appiccherete un morto, capitano. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> +</p> + +<p> +— Dove sono Bill e Mac Bjorn? — +</p> + +<p> +Negli occhi del moribondo brillò uno sguardo d’odio. +</p> + +<p> +— Vili!... — esclamò. — Ci han...no abban...donati.... tra...diti!... +</p> + +<p> +— Ma come?... +</p> + +<p> +— Là!... là!... — mormorò egli additando il fondo della caverna. — Fug... +giti!... +</p> + +<p> +— Una parola ancora, — disse il capitano. — Chi siete voi? — +</p> + +<p> +Un pallido sorriso sfiorò le labbra di Welker. +</p> + +<p> +— Son.... mor...to, — disse. — Non.... im...porta.... sia...mo forz...ati +di Nor.... — +</p> + +<p> +Non finì: un tremito generale lo prese, alzò le braccia portandosi +le mani raggrinzate alla gola e si accasciò su sè stesso rimanendo +immobile. Era morto!... +</p> + +<p> +— Affrettiamoci, — disse Collin, — o quei miserabili ci fuggiranno. — +</p> + +<p> +Si slanciarono verso il fondo della caverna e scoprirono uno +stretto corridoio oscuro. Senza badare al pericolo a cui si esponevano, +si cacciarono dentro tenendo le armi in pugno e dopo aver +percorso cinquecento metri si trovarono dinanzi ad una apertura +che pareva scavata di recente a colpi di piccone o di scure. +</p> + +<p> +L’attraversarono e uscirono all’aperto. Si trovarono sul versante +opposto dell’altura, il quale si univa colla base di una collina che +addossavasi al vulcano. +</p> + +<p> +— Fuggiti! — gridò Collin, strappandosi i capelli. +</p> + +<p> +— Ah! miserabili! — esclamò il capitano. +</p> + +<p> +— E si sono portati via anche i vostri danari, signor Hill, — disse +Asthor che aveva frugato in tutti gli angoli della caverna. +</p> + +<p> +— Ma li raggiungeremo anche se si dovesse frugare tutte le foreste +dell’isola, — disse Collin. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> +</p> + +<p> +— E dove si saranno diretti? — chiese il capitano. — Non possono +avere molto vantaggio su di noi, tanto più che Bill è ferito e +zoppica. — +</p> + +<p> +In quell’istante Paowang, che da qualche minuto osservava attentamente +il terreno, si avvicinò a Collin e gli disse: +</p> + +<p> +— Ho scoperto le loro tracce, capo. +</p> + +<p> +— Dove si dirigano? +</p> + +<p> +— Salgono la collina. +</p> + +<p> +— Saresti capace di seguirli? +</p> + +<p> +— Sì; e senza smarrirli. +</p> + +<p> +— Allora partiamo. Che dieci guerrieri si uniscano a noi. — +</p> + +<p> +Collin chiamò dieci isolani e si mise in marcia dietro a Paowang, +seguito da Hill, Asthor e dai tre marinai. +</p> + +<p> +Continuando le tracce lasciate dai due fuggiaschi che si vedevano +impresse sulle erbe che qua e là apparivano calpestate, o fra +i cespugli che si vedevano qua e là strappati, salirono la collina, +l’attraversarono e scesero l’altro versante. +</p> + +<p> +Giunti al basso, Paowang si fermò indeciso. +</p> + +<p> +— Hai perduto le tracce? — gli chiese Collin. +</p> + +<p> +— No, ma tornano indietro. +</p> + +<p> +— È impossibile! +</p> + +<p> +— Eppure non m’inganno. +</p> + +<p> +— Ma noi non li abbiamo incontrati. — +</p> + +<p> +Il selvaggio non rispose. Guardava attentamente le boscaglie e +pareva che un pensiero profondo lo tormentasse. +</p> + +<p> +— Aspettatemi qui, capo, — disse poi. +</p> + +<p> +Si gettò a terra e si mise a studiare attentamente le erbe, guardando +con viva attenzione i rami dei cespugli che si vedevano spezzati +di recente, poi si mise a camminare carponi descrivendo un +<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> +semicerchio che terminava verso la collina. Poco dopo però si vide +tornare indietro e dirigersi verso la base del vulcano. +</p> + +<p> +— Ha salito la montagna tremante, — disse. +</p> + +<p> +— Hanno salito, vuoi dire. — +</p> + +<p> +Paowang scosse il capo. +</p> + +<p> +— No, — disse poi, — poichè la traccia è una sola. +</p> + +<p> +— Che si siano divisi? — disse il capitano. +</p> + +<p> +— Ma le tracce dell’altro? +</p> + +<p> +— Avete ragione, Collin. +</p> + +<p> +— Indovino, — disse Asthor. +</p> + +<p> +— Cosa intendi di dire? — domandò Hill. +</p> + +<p> +— Voglio dire che Mac Bjorn si è preso Bill fra le braccia per +non affaticarlo. Voi già sapete che quell’infame è ferito in una +gamba, poichè l’abbiamo veduto zoppicare. +</p> + +<p> +— Hai ragione, Asthor. Deve essere così; ma tanto meglio per +noi, poichè faremo più presto a raggiungerli. +</p> + +<p> +— Ha le gambe lunghe quel Mac Bjorn, — disse Asthor, — e +temo che ci farà sudare assai. È magro come uno scheletro, ma, +perdinci, è tutto nervi ed è capace di farci correre un bel tratto +col suo compagno sulle spalle. +</p> + +<p> +— Avanti, — disse Collin. +</p> + +<p> +Paowang si era già messo in cammino dietro la traccia, inoltrandosi +traverso ai boschi che si arrampicavano sui fianchi della montagna +tremante. Hill, Collin e tutti gli altri lo raggiunsero. +</p> + +<p> +Il cammino diventava sempre più difficile, a mano a mano che +salivano. Un numero immenso di liane s’attortigliavano agli alberi +o si allungavano sul terreno come serpenti, intrecciandosi in +mille guise, descrivendo curve e serpentine d’ogni dimensione e impedendo +il passo al piccolo drappello. Ora invece si stendevano fitte +<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> +macchie formate d’una specie di nocciuoli coi rami assai uniti, oppure +immense zone di certe canne che somigliavano ai <i>bambù tulda</i> +e che erano strette le une alle altre, da non permettere il passo +se prima non venivano abbattute. +</p> + +<p> +I marinai e gli indigeni lavoravano di sciabola e di scure con +una specie di furore, ma in certi momenti si trovavano imbarazzati a +farsi largo fra quegli ammassi di vegetali che pareva volessero soffocarli. +Paowang aveva smarrito la traccia da parecchio tempo, ma +continuava a salire la grande montagna. Il suo istinto lo guidava +ed era certo, certissimo, di aver dinanzi i due fuggiaschi. +</p> + +<p> +Di tratto in tratto si arrestava, e dopo d’aver raccomandato il +più profondo silenzio, ascoltava attentamente sperando di raccogliere +qualche rumore che indicasse la presenza dei due nemici; ma +i continui boati della montagna soffocavano ogni cosa. +</p> + +<p> +Alle tre pomeridiane il drappello, trafelato per la lunga marcia, +era giunto presso la cresta di una collina che si addossava al vulcano, +quando Paowang che camminava sempre in testa a tutti sfidando la +nera cenere che il vulcano eruttava, si fermò dinanzi ad uno stagno +le cui acque fumavano, mandando uno sgradevole odore di zolfo. +</p> + +<p> +Si curvò ed esaminò la polvere nera che copriva le rive di quella +sorgente d’acqua calda. +</p> + +<p> +— Ecco le loro tracce! — esclamò! — Sono quelle di due uomini +e seguono la cresta della collina. +</p> + +<p> +— Che abbiano intenzione di deviare? — chiese Collin. +</p> + +<p> +— Sì.... ma.... silenzio! — +</p> + +<p> +L’isolano si era bruscamente rialzato e i suoi occhi si erano +fissati sui fianchi di una vicina montagna, assai più alta del vulcano +e che pareva si dovesse prolungare in direzione della costa. +Salì su di una roccia tenendosi nascosto dietro ai rami di un niaulis, +<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> +e riparandosi gli occhi colle mani, per difenderli dai raggi del sole, +continuò a guardare. +</p> + +<p> +— Ho udito rompersi alcuni rami, — disse poi, — e vedo i cespugli +agitarsi lassù. +</p> + +<p> +— Ancora?... +</p> + +<p> +— Sì, eccoli!... — +</p> + +<p> +Collin, il capitano e i marinai guardarono nella direzione indicata, +e videro apparire, a circa sei o settecento metri sul versante +della montagna che stava loro di fronte, una testa. +</p> + +<p> +Scomparve subito, ma quel momento era bastato. +</p> + +<p> +— Mac Bjorn! — esclamarono tutti. +</p> + +<p> +Asthor e Fulton puntarono rapidamente le carabine e fecero +fuoco. Si videro i cespugli agitarsi rapidamente, poi più nulla. +</p> + +<p> +Avevano le palle colpito nel segno, o i due forzati si erano nascosti +o allontanati strisciando? +</p> + +<p> +— Accorriamo, — disse il capitano. — Ormai non ci sfuggono +più!... — +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span></p> + +<h2 id="cap27"><span class="smcap">Capitolo Ventesimosettimo.</span> +<span class="smaller">Bill preso.</span></h2> +</div> + +<p> +Per i due miserabili era finita; la loro cattura, non era più che +questione di ore, forse di minuti. Ormai la loro fuga non poteva +riuscire, dacchè erano stati scoperti ad una così breve distanza. +</p> + +<p> +È vero che attraverso a quelle intricate boscaglie, mezzo chilometro +era tuttavia un bel vantaggio; ma Mac Bjorn doveva essere +stremato di forze e il suo compagno non poteva accelerare il +passo, ferito come era e zoppicante. +</p> + +<p> +Collin e il capitano, che sospiravano il momento di agguantarli, +si slanciarono dietro a Paowang che era già partito, seguito dai marinai +e dai dieci indigeni. +</p> + +<p> +Attraversata la cresta della collina, scesero in una piccola valle +e ripresero la salita di quella seconda montagna, procurando di +dirigersi verso il luogo ove avevano veduto apparire la testa dell’allampanato +Mac Bjorn. +</p> + +<p> +Abbattendo con furore le piante che loro impedivano il cammino, +dopo venti minuti di rapida ascensione raggiungevano la macchia +<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> +di cespugli, contro la quale Asthor e Fulton avevano fatto +fuoco nella speranza di abbattere i due forzati. +</p> + +<p> +— Li vedi, Paowang? — chiese Collin. +</p> + +<p> +— Non vedo che un cappello, — rispose il selvaggio. +</p> + +<p> +— Da’ qua!... — +</p> + +<p> +Paowang gli porse un berretto da marinaio che aveva trovato +in mezzo ai cespugli. +</p> + +<p> +— È quello di Mac Bjorn, — disse il capitano. +</p> + +<p> +— Ed è forato da una palla, — soggiunse Asthor. +</p> + +<p> +— Cerchiamo, — riprese Collin. +</p> + +<p> +— To’!... Cos’è questo! — esclamò Mariland indicando delle erbe +macchiate di rosso. +</p> + +<p> +— È sangue, — affermarono i due comandanti. +</p> + +<p> +— Che Mac Bjorn sia stato ferito? — chiese Asthor. +</p> + +<p> +— O lui o Bill di certo, — rispose il capitano. +</p> + +<p> +— Tanto meglio; li raggiungeremo più facilmente, — disse Collin. — Vedi +nulla, Paowang? +</p> + +<p> +— Sì, — rispose il selvaggio che guardava in alto. — Ho veduto +ancora i cespugli muoversi. +</p> + +<p> +— Dove? +</p> + +<p> +— Lassù, a trecento passi. — +</p> + +<p> +In quell’istante una detonazione echeggiò in alto, e una palla +fischiò agli orecchi del capitano abbattendo un selvaggio che gli +stava dietro. +</p> + +<p> +Una nube di fumo si alzò in mezzo ad una macchia, disperdendosi +lentamente. +</p> + +<p> +— A terra! — gridò Collin. +</p> + +<p> +— Diamine, grandina! — esclamò Asthor gittandosi dietro il +tronco d’un albero. — Ci sono molto vicini, a quanto sembra. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> +</p> + +<p> +Collin e il capitano puntarono le loro carabine verso il cespuglio, +su cui ondeggiava ancora la nuvoletta di fumo, e fecero fuoco +simultaneamente. +</p> + +<figure><a id="fill-238"></a> + <img src="images/ill-238.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Un urlo di dolore rimbombò sulla montagna, seguíto poco dopo +da una voce che gridava: +</p> + +<p> +— Questa volta ci sono!... +</p> + +<p> +— È Mac Bjorn! — gridarono i marinai. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> +</p> + +<p> +— È toccato! — gridò Collin. +</p> + +<p> +— Attenti alle teste! — tuonò Asthor. +</p> + +<p> +Un macigno del peso di mezzo quintale scendeva rimbalzando +giù per i fianchi della montagna, schiantando sul suo passaggio i +cespugli ed i tronchi dei piccoli alberi. Passò a soli cinque metri +dalla piccola banda. +</p> + +<p> +— Non hai l’occhio giusto, Mac Bjorn! — gridò Asthor. +</p> + +<p> +— Si fa quello che si può, — rispose il bandito col suo solito +accento beffardo. +</p> + +<p> +— Ma noi faremo di più pel tuo collo, brigante! — gridò Collin. +</p> + +<p> +— Se mi troverete vivo!... +</p> + +<p> +— Avanti, ma attenti ai sassi e alle palle, — disse il capitano. +</p> + +<p> +— Un momento, signore, — disse Asthor, fermandolo. — Ora gli +manderò uno dei miei confetti. — +</p> + +<p> +A rischio di ricevere una palla nel cranio, s’arrampicò sull’albero +che fino allora lo aveva protetto, si pose a cavalcioni di un +ramo, procurando di confondersi fra il fogliame e puntò la carabina +mirando con profonda attenzione. +</p> + +<p> +Un minuto dopo premeva il grilletto. La detonazione fu seguita +da un secondo grido. +</p> + +<p> +— Ci sei? — chiese Asthor. +</p> + +<p> +Nessuno rispose; ma poco dopo si udì una voce fioca, ma ancora +beffarda che diceva: +</p> + +<p> +— Ho avuto il mio avere!... +</p> + +<p> +— Ha dell’audacia quel manigoldo! — esclamò Collin pieno di +stupore. — È una disgrazia che sia una canaglia di tre cotte. +</p> + +<p> +— Ma Bill, dove sarà? — chiese il capitano. +</p> + +<p> +— Sarà morto, — disse Asthor. +</p> + +<p> +— O a quest’ora fugge, — rispose Collin. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span> +</p> + +<p> +— Zitti! — esclamò Fulton. +</p> + +<p> +Sulla montagna si udiva ancora Mac Bjorn che diceva con voce +sempre più fioca: +</p> + +<p> +— Fuggi.... io ormai.... sono spacciato.... e la vista mi.... si intorbidisce.... +Bah!... così.... dovevo.... finire!.... +</p> + +<p> +— Bill ci sfugge! — esclamò Collin. — Avanti! avanti! — +</p> + +<p> +Ripresero l’ascensione dell’alta montagna in fila indiana, cioè +uno dietro all’altro per perdere minor tempo ad aprirsi il passaggio. +Paowang, il più pratico dei luoghi, si trovava sempre alla testa +e recideva le liane e i rami con una sciabola d’abbordaggio. +</p> + +<p> +Raggiunta la macchia superiore, trovarono disteso Mac Bjorn. +Il miserabile non dava più segno di vita e il sangue gli usciva in +copia da due ferite che aveva sul petto, una a destra e l’altra a +sinistra. +</p> + +<p> +Quel furfante pareva che dormisse, e sulle sue labbra vedevasi +ancora l’ironico sorriso che non lo abbandonò mai. +</p> + +<p> +— Beffardo visse e beffardo morì! — esclamò Asthor. — Tale doveva +essere la sua fine. — +</p> + +<p> +A pochi passi dal bandito si trovava la sua carabina, e più in +là Grinnell raccolse una cassetta, quella che Bill aveva rubata al +capitano. +</p> + +<p> +Fu subito aperta, ma non conteneva che pochi dollari e poche +carte. +</p> + +<p> +— Dove sono andati gli altri? — si chiese Asthor. +</p> + +<p> +— Se li sarà presi Bill, — rispose il capitano. +</p> + +<p> +— Ci tiene ai denaro rubato, l’assassino! Eppure mi sembra che +non sia il momento opportuno per caricarsi di tanto peso. +</p> + +<p> +— In marcia! — gridò Collin. +</p> + +<p> +— Eccolo! — gridò Fulton in quell’istante. — Ha lasciato il bosco. — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> +</p> + +<p> +Tutti gli occhi si volsero verso la cima della montagna. Su di +una zona che appariva sgombra di piante, si vide Bill, il quale saliva +faticosamente zoppicando e barcollando. +</p> + +<p> +— Fermati, o faccio fuoco! — gridò Collin. +</p> + +<p> +Il forzato si volse, e vedendosi osservato si levò di spalla la carabina +come se avesse intenzione di scaricarla; ma poi riprese +la salita con maggior rapidità raggiungendo un’altra macchia. +</p> + +<p> +Collin, furioso, puntò il fucile; ma il capitano glielo abbassò. +</p> + +<p> +— È inutile, — disse Hill. — Ormai è nostro. — +</p> + +<p> +Infatti pel forzato era proprio finita. Soli trecento metri lo separavano +dai suoi insecutori; la sua gamba ferita e la stanchezza +non gli permettevano più di camminare lesto, e la cresta della montagna +era ancora alta. +</p> + +<p> +— Un ultimo sforzo, amici, — disse il capitano. +</p> + +<p> +Quantunque fossero tutti spossati da quella caccia all’uomo che +durava da parecchie ore e dalla lunga marcia fatta nel mattino, salirono +quasi a passo di corsa la ripida costa e raggiunsero il margine +della foresta. +</p> + +<p> +Più oltre il terreno era quasi spoglio di vegetazione, sparso solamente +di poche graminacee e di rocce. Bill, che non poteva più +nascondersi, faceva sforzi disperati per guadagnare la cresta della +montagna, forse sperando di trovare un rifugio nei boschi dell’opposto +versante; ma si capiva che non poteva più reggersi. +</p> + +<p> +Si udiva ansimare fortemente e si vedeva aggrapparsi agli sterpi +e alle rupi per aiutarsi, fermarsi per riprendere lena; e poi continuava +la salita traballando come un ubbriaco. +</p> + +<p> +— Fermati, o ti spezzo le gambe! — gridò Collin. +</p> + +<p> +Il forzato non rispose e continuò a salile. +</p> + +<p> +— Fermati! — ripetè il tenente con tono minaccioso. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> +</p> + +<p> +Bill questa volta si fermò. I suoi accaniti insecutori erano distanti +pochi passi, e avrebbero potuto ucciderlo colla massima facilità. +</p> + +<p> +Incrociò le braccia sul petto, dopo aver gettata via la carabina, +e guardandoli fissi disse con voce rotta: +</p> + +<p> +— Ho perduto la partita: pago!... — +</p> + +<p> +Poi si lasciò cadere su di una rupe, prendendosi il capo fra +le mani. +</p> + +<p> +Collin che precedeva tutti, gli si precipitò addosso puntando +contro di lui il fucile. +</p> + +<p> +— Mi riconosci, miserabile?! — gridò. +</p> + +<p> +Bill alzò il capo mostrando il viso, che in quel momento era +più bianco d’un panno lavato, e disse con voce lenta, misurata: +</p> + +<p> +— Vi riconosco; si vede che i morti talvolta ritornano. +</p> + +<p> +— Ed io sai chi sono? — gli chiese Hill, che lo aveva raggiunto. +</p> + +<p> +Un lampo d’odio brillò negli occhi del forzato. +</p> + +<p> +— Voi! — esclamò. — Per quale arte diabolica siete qui e vivo? +Credevo le tigri vi avessero divorato. +</p> + +<p> +— Ti sei ingannato, assassino, incendiario e ladro. Sono vivo ancora, +e qui giunto per farti scontare le tue infamie. +</p> + +<p> +— Uccidetemi adunque, se così vi piace. Ho perduto, e sono +pronto a pagare. +</p> + +<p> +— No, la morte sarebbe troppo dolce. +</p> + +<p> +— Cosa intendete di fare? — chiese il forzato con inquietudine. +</p> + +<p> +— Ti ricondurrò alle isole di Norfolk. — +</p> + +<p> +Il viso di Bill divenne ancora più pallido e i suoi lineamenti si +contrassero ferocemente. +</p> + +<p> +— È viva ancora vostra figlia? — chiese egli improvvisamente. +</p> + +<p> +— Sì, Dio l’ha protetta. +</p> + +<p> +— Ma perderà voi! — esclamò il bandito. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> +</p> + +<p> +Poi rapido come il lampo si trasse dalla giubba una pistola già +montata e la puntò contro il capitano; ma Grinnell che gli stava +accanto lo fece stramazzare al suolo con una calciata di fucile. +Il colpo partì, e la palla si perdette altrove. +</p> + +<p> +— Sii maledetto! — ruggì il forzato. +</p> + +<p> +— Legatelo, — disse Collin. +</p> + +<p> +I marinai si gettarono su Bill e lo legarono strettamente, nonostante +la sua disperata resistenza. Asthor prima lo frugò facendo +piovere dalle tasche i biglietti rubati nella cabina del capitano. +</p> + +<p> +— Stanno meglio nelle saccocce del suo proprietario che nelle +tue, — disse il pilota. — E poi, ai forzati che vanno alle isole di +Norfolk il denaro è inutile, vecchia canaglia. +</p> + +<p> +— Ritorniamo, — disse Collin. — La notte cala e la via è lunga. — +</p> + +<p> +Ad un suo cenno quattro selvaggi levarono Bill e lo trasportarono +giù dalla montagna. +</p> + +<p> +Asthor prima di lasciare la vetta guardò in giù, nelle sottostanti +pianure e vallate. Nel fondo, presso la collina, alla cui base aprivasi +la caverna, egli scorse dei fuochi giganteschi brillare fra gli alberi. +</p> + +<p> +— Guarda, — disse rivolgendosi a Grinnell che lo precedeva. +</p> + +<p> +— I selvaggi banchettano colla carne bianca, — rispose il marinaio. +</p> + +<p> +— Buon appetito! — gridò Asthor. +</p> + +<p> +E questa fu l’orazione funebre dei compagni dell’infame Bill, +degli evasi dal penitenziario delle isole di Norfolk! +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span></p> + +<h2 id="cap28"><span class="smcap">Capitolo Ventesimottavo.</span> +<span class="smaller">Conclusione.</span></h2> +</div> + +<p> +Pochi giorni dopo le vicende narrate, i naufraghi della <i>Nuova +Georgia</i>, aiutati dai selvaggi che ubbidivano sempre al proprio re +che ai loro occhi si era fatta una grande riputazione dopo la distruzione +dei forzati, presero a demolire il vascello per costruirsi +una grande scialuppa. +</p> + +<p> +Ormai non avevano più nulla da fare a Tanna, e tutti sospiravano +il momento di giungere in paesi civili. +</p> + +<p> +I lavori, sotto la direzione del capitano e di Collin, furono spinti +così alacremente, che quattro settimane dopo veniva varata la nuova +imbarcazione o meglio il bastimento, poichè poteva chiamarsi tale, +stazzando quasi cento tonnellate. +</p> + +<p> +Attrezzatolo a <i>cutter</i> e approvvigionatolo coi viveri che erano +rimasti sulla <i>Nuova Georgia</i> e che erano stati gelosamente conservati +in un apposito magazzino costruito sulla spiaggia, condussero +a bordo Bill che venne rinchiuso in una solida cabina, ma strettamente +<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> +legato. Queste precauzioni erano però superflue, poichè il +miserabile pareva rassegnato alla sua sorte. +</p> + +<p> +Collin dovette molto faticare per rinunciare al trono, poichè quei +buoni isolani non volevano lasciarlo partire, tanto lo amavano. +Dovette promettere di ritornare fra breve, se volle imbarcarsi in +compagnia del capitano, di Anna, di Asthor e dei tre marinai. +</p> + +<figure><a id="fill-245"></a> + <img src="images/ill-245.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Prima della partenza, Hill fece regali d’armi a tutti i principali +capi dell’isola, ed agli altri fece dono degli avanzi della <i>Nuova +Georgia</i>, con tutto ciò che ancora contenevano. +</p> + +<p> +Finalmente un bel mattino il piccolo <i>cutter</i> spiegò le vele e si +spinse in alto mare, accompagnato per un buon tratto dalle piroghe +degli isolani, i quali piangevano vedendo partire il loro re. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> +</p> + +<p> +Dopo ventisei giorni di felice navigazione, avvistavano le coste +dell’Australia, e una settimana dopo sbarcavano a Brisbane, dove +consegnavano Bill alle autorità inglesi. +</p> + +<figure><a id="fill-246"></a> + <img src="images/ill-246.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +Il miserabile, nel momento in cui la polizia coloniale lo arrestava +a bordo del legno, disse al capitano: +</p> + +<p> +— Vi auguro di essere felice. — +</p> + +<p> +Poi volgendosi ad Anna: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> +</p> + +<p> +— Se foste diventata mia, sarei divenuto un altr’uomo; ma era +troppo tardi: dimenticate le mie infamie, e se lo potete, compiangetemi. — +</p> + +<p> +Poi si lasciò condurre a terra senza opporre resistenza. +</p> + +<figure><a id="fill-247"></a> + <img src="images/ill-247.jpg" alt=" "> +</figure> + +<p> +I naufraghi della <i>Nuova Georgia</i> rimasero due settimane a Brisbane, +in attesa d’un legno che li trasportasse in America. +</p> + +<p> +Prima di partire seppero che Bill era stato ricondotto alle isole +di Norfolk, dove doveva scontare vent’anni di lavori forzati per +<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> +assassinio. La sua pena, per gl’infami attentati commessi sulla +<i>Nuova Georgia</i>, era stata portata alla detenzione perpetua. +</p> + +<p> +Dopo quarantacinque giorni sbarcarono nel Messico, ad Acapulco +e di là tornarono agli Stati Uniti, ma il loro soggiorno in terraferma +fu di poca durata. +</p> + +<p> +Il capitano Hill, acquistata una nuova e più grande nave alla +quale diede il nome di <i>Nuova Georgia</i> per ricordo dell’altra, riprese +poco dopo i suoi viaggi oceanici, conducendo con sè due figli +invece di una sola: il tenente Collin e sua moglie Anna Hill! +</p> + +<p> +Non occorre dire che l’allegro Asthor, Mariland, Fulton e Grinnell +si erano imbarcati insieme con loro. +</p> + +<figure><a id="fill-248"></a> + <img src="images/ill-248.jpg" alt=" "> +</figure> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span></p> + +<h2 id="glossario">SPIEGAZIONE DEI TERMINI MARINARESCHI +<span class="smaller">USATI NEL PRESENTE VOLUME.</span></h2> +</div> + +<div class="blockquote"> +<p> +<b>Alare al molinello</b>, girare il molinello +o argano per ritirare sulla nave le +àncore o per operare una forte trazione +delle funi legate a terra. +</p> + +<p> +<b>Albero di trinchetto</b>, albero situato a +prua della nave. +</p> + +<p> +<b>Albero di bompresso</b>, vedi<b> Bompresso.</b> +</p> + +<p> +<b>Ancorotto da pennello</b>, piccola àncora +con due sole branche o <i>patte</i>, come +si chiamano in termine marinaresco. +</p> + +<p> +<b>Aspe</b>, specie di travicelli che servono +a far girare l’argano. +</p> + +<p> +<b>Babordo</b>, fianco destro della nave. +</p> + +<p> +<b>Bagli</b>, pezzi di sostegno ai puntelli del +ponte. +</p> + +<p> +<b>Baleniera</b>, chiamasi così una scialuppa +che è di forme svelte. +</p> + +<p> +<b>Bancazze</b>, sporgenze situate sui fianchi +delle navi per l’appoggio delle sartíe +e dei paterazzi. +</p> + +<p> +<b>Barra all’orza</b>, mettere la ribolla del +timone o asta a destra od a sinistra, +secondo che la nave si trova sottovento +o sopravvento. +</p> + +<p> +<b>Beccheggio</b>, quel movimento che fa +la nave da prua a poppa, per le +scosse delle onde. +</p> + +<p> +<b>Bompresso</b>, albero situato sulla prua +della nave, e che invece di essere +verticale è orizzontale. +</p> + +<p> +<b>Boscelli</b>, grosse carrucole. +</p> + +<p> +<b>Bracciare le vele</b>, chiuderle, ammainarle. +</p> + +<p> +<b>Bracci di manovra</b>, funi che servono +a chiudere le vele ed a voltarle +secondo il vento. +</p> + +<p> +<b>Cala</b>, luogo vicino al fondo della nave, +che fa parte della stiva. +</p> + +<p> +<b>Canoa</b>, piccola barca scavata nel tronco +di un albero. +</p> + +<p> +<b>Cassero</b>, ponte che si trova a poppa, +sopra la coperta. +</p> + +<p> +<b>Castello di prua</b>, sorta di ponte, più +elevato della coperta, e che s’inalza +a prua. +</p> + +<p> +<b>Coffa</b>, largo pezzo di legno semicircolare, +che trovasi ad un terzo d’altezza +degli alberi d’un bastimento: +serve d’osservatorio e di sostegno +alle scale di corda. +</p> + +<p> +<b>Coltellacci</b>, piccole vele che si aggiungono +alle estremità delle altre per +prendere maggior vento. +</p> + +<p> +<b>Contrapappafico</b>, quarta vela dell’albero +di trinchetto. +</p> + +<p> +<b>Coperta</b>, ponte di un vascello, che chiamasi +anche <i>Tolda</i>. +</p> + +<p> +<b>Corbetti</b>, costali di un bastimento. +</p> + +<p> +<b>Corcome,</b> cordami arrotolati per esser +più pronti a sciogliersi. +</p> + +<p> +<b>Crocette</b>, traverse di legno, che si trovano +presso la cima degli alberi +sotto l’ultimo alberetto, e servono +di appoggio agli ultimi paterazzi. +</p> + +<p> +<b>Cubie</b>, grandi buche le quali si trovano +a prua a fior del ponte, che servono +di passaggio alle catene delle àncore. +</p> + +<p> +<b>Delfiniera</b>, piccola asta situata sotto +l’albero di bompresso, a sostegno +delle corde o trinche dell’albero. +</p> + +<p> +<b>Deriva</b>, deviazione della nave dalla +propria direzione per causa o del +vento o delle onde. +</p> + +<p> +<b>Fiocco</b>, piccola vela di forma triangolare, +che si spiega sull’albero di +bompresso e che si unisce all’albero +di trinchetto. +</p> + +<p> +<b>Frangenti</b>, piccoli scogli a fior d’acqua. +</p> + +<p> +<b>Frapponte</b>, sorta di ponte situato sotto +<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> +la tolda o coperta, a metà dell’altezza +della stiva. +</p> + +<p> +<b>Frapponte proviero</b>, parte del frapponte +presso la prua della nave. +</p> + +<p> +<b>Gabbiere</b>, marinaio incaricato della +manovra delle vele alte, gabbie, pappafichi, +contrapappafichi, ec. +</p> + +<p> +<b>Gomena</b>, fune, ed anche misura di lunghezza +che viene calcolata ordinariamente +in 150 braccia. +</p> + +<p> +<b>Griselle</b>, scale di corda. +</p> + +<p> +<b>Grue di cappone</b>, pezzi di legno arcuati, +situati a prua, che servono di +sostegno alle scialuppe. +</p> + +<p> +<b>Imbrogliare le vele</b>, manovra che significa +serrarle, chiuderle. +</p> + +<p> +<b>Manichelle</b>, trombe di tela o di gomma. +</p> + +<p> +<b>Montare all’abbordaggio</b>, assalire il +ponte d’una nave e il suo equipaggio. +</p> + +<p> +<b>Murate</b>, parapetti della nave. +</p> + +<p> +<b>Ombrinali</b>, piccoli fori che servono di +scolo all’acqua sopra il ponte della +nave. +</p> + +<p> +<b>Pagaie</b>, specie di remi adoperati dai +polinesiani. +</p> + +<p> +<b>Pappafico</b>, vedi <b>Vela di pappafico</b>. +</p> + +<p> +<b>Paterazzi</b>, funi di sostegno. +</p> + +<p> +<b>Patte</b>, vedi <b>Ancorotto</b>. +</p> + +<p> +<b>Pennone di pappafico</b>, asta che serve +di sostegno alla vela detta di pappafico. +</p> + +<p> +<b>Picco della randa,</b> pennoncino dell’albero +di mezzana, che serve di sostegno +alla vela detta randa. +</p> + +<p> +<b>Piroga</b>, scialuppa scavata nel tronco +di un albero, in uso presso i polinesiani. +</p> + +<p> +<b>Ponte di comando</b>, sorta di piccolo +ponte, situato sopra la coperta, e riservato +al capitano ed agli ufficiali. +</p> + +<p> +<b>Quadro di poppa</b>, quella parte della +poppa riserbata alle cabine, salotti, +ec., per gli ufficiali. +</p> + +<p> +<b>Raffica</b>, impetuoso colpo di vento. +</p> + +<p> +<b>Randa</b>, vela in forma di trapezio che +si stende verticalmente. +</p> + +<p> +<b>Ribolla</b>, barra o asta del timone. +</p> + +<p> +<b>Risacca</b>, il ritorno disordinato dell’onda +respinta da un ostacolo. +</p> + +<p> +<b>Rollío</b>, quel movimento che subisce la +nave da destra a sinistra, o da sinistra +a destra. +</p> + +<p> +<b>Sartíe</b>, funi di sostegno degli alberi +delle navi. +</p> + +<p> +<b>Scopamari</b>, piccole vele che si aggiungono +all’estremità di quelle quadre, +per raccogliere maggior vento. +</p> + +<p> +<b>Sopravvento</b>, il trovarsi la nave in +direzione favorevole al vento. +</p> + +<p> +<b>Sottovento</b>, il trovarsi la nave in una +direzione contraria al vento. +</p> + +<p> +<b>Stazzatura</b>, portata o tonnellaggio di +una nave. +</p> + +<p> +<b>Stiva</b>, ventre della nave, e serve per +collocarvi le merci. +</p> + +<p> +<b>Straglio</b>, fune che corre in senso obliquo +fra l’albero di trinchetto e quello +di maestra, e che serve per spiegare +una vela triangolare, che chiamasi +appunto <i>straglio</i>. +</p> + +<p> +<b>Terzaruoli</b>, cordicelle che servono a +ridurre la superficie delle vele. +</p> + +<p> +<b>Tolda</b>, vedi <b>Coperta</b>. +</p> + +<p> +<b>Tramezzate</b>, pareti di divisione dell’interno +d’una nave. +</p> + +<p> +<b>Tribordo</b>, fianco sinistro della nave. +</p> + +<p> +<b>Trinca</b>, corde di sostegno all’albero di +bompresso. +</p> + +<p> +<b>Trinchettina</b>, una delle tre vele triangolari +dell’albero di bompresso. +</p> + +<p> +<b>Trinchetto,</b> vedi <b>Albero di trinchetto</b>. +</p> + +<p> +<b>Uomini di quarto</b>. Uomini di guardia. +</p> + +<p> +<b>Vela di mezzana</b>, prima vela dell’albero +di mezzana, collocato a poppa +della nave. +</p> + +<p> +<b>Vela di pappafico</b>, è la terza vela che +porta l’albero di trinchetto e l’albero +maestro. +</p> + +<p> +<b>Vela di parrocchetto</b>, seconda vela +dell’albero di trinchetto. +</p> + +<p> +<b>Velatura</b>, l’insieme di tutte le vele +d’una nave. +</p> + +<p> +<b>Virare di bordo</b>, dirigere la nave a +destra od a sinistra. +</p> +</div> + +<div class="somm"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> +</p> + +<h2><a id="indice" href="#indfront"> +INDICE DEI CAPITOLI.</a></h2> + +<table class="indice"> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo</span></td> <td> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Primo</span>. — <i>Un assassinio misterioso</i></td> <td class="pag"><a href="#cap1">Pag. 3</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Secondo</span>. — <i>Il Naufrago</i></td> <td class="pag"><a href="#cap2">13</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Terzo</span>. — <i>Le isole di Santa-Cruz</i></td> <td class="pag"><a href="#cap3">23</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Quarto</span>. — <i>Le bizzarrie di Bill</i></td> <td class="pag"><a href="#cap4">34</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Quinto</span>. — <i>Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico</i></td> <td class="pag"><a href="#cap5">44</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Sesto</span>. — <i>Il delitto del naufrago</i></td> <td class="pag"><a href="#cap6">53</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Settimo</span>. — <i>I frangenti</i></td> <td class="pag"><a href="#cap7">61</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ottavo</span>. — <i>Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù</i></td> <td class="pag"><a href="#cap8">72</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Nono</span>. — <i>L’arcipelago di Figii</i></td> <td class="pag"><a href="#cap9">82</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimo</span>. — <i>Un re sepolto vivo</i></td> <td class="pag"><a href="#cap10">93</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimoprimo</span>. — <i>I compagni di Bill</i></td> <td class="pag"><a href="#cap11">101</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimosecondo</span>. — <i>L’assalto degli antropofagi</i></td> <td class="pag"><a href="#cap12">110</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimoterzo</span>. — <i>Il domatore di tigri</i></td> <td class="pag"><a href="#cap13">119</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimoquarto</span>. — <i>La grande marea</i></td> <td class="pag"><a href="#cap14">126</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimoquinto</span>. — <i>Bill si svela</i></td> <td class="pag"><a href="#cap15">136</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimosesto</span>. — <i>L’incendio della nave</i></td> <td class="pag"><a href="#cap16">146</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimosettimo</span>. — <i>L’assalto delle tigri</i></td> <td class="pag"><a href="#cap17">155</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimottavo</span>. — <i>La fuga dei forzati</i></td> <td class="pag"><a href="#cap18">164</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Decimonono</span>. — <i>Sul rottame</i></td> <td class="pag"><a href="#cap19">174</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimo</span>. — <i>Il naufragio della «Nuova Georgia»</i></td> <td class="pag"><a href="#cap20">182</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimoprimo</span>. — <i>Il naufragio</i></td> <td class="pag"><a href="#cap21">190</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"><span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimosecondo</span>. — <i>Il primo selvaggio</i></td> <td class="pag"><a href="#cap22">197</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimoterzo</span>. — <i>Il re bianco</i></td> <td class="pag"><a href="#cap23">204</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimoquarto.</span> — <i>I forzati</i></td> <td class="pag"><a href="#cap24">213</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimoquinto</span>. — <i>La banda di Bill</i></td> <td class="pag"><a href="#cap25">218</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimosesto</span>. — <i>L’assalto della caverna</i></td> <td class="pag"><a href="#cap26">227</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimosettimo</span>. — <i>Bill preso</i></td> <td class="pag"><a href="#cap27">236</a></td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Ventesimottavo</span>. — <i>Conclusione</i></td> <td class="pag"><a href="#cap28">244</a></td> + </tr> + <tr> + <td>Spiegazione dei termini marinareschi usati nel presente volume</td> <td class="pag"><a href="#glossario">249</a></td> + </tr> +</table> +<hr> + +</div> + +<div class="footnotes"> + +<h2> +NOTE: +</h2> + +<div class="footnote" id="note1"> +<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.  </span>Presso i Battias, popoli che abitano la costa settentrionale dell’isola di Sumatra, +fra il regno di Achin e il mare, si fa quasi lo stesso. Quando i padri non possono più +lavorare vanno a legarsi ad un albero e aspettano che i parenti vadano a mangiarli! E si +noti che i Battias godono una certa civiltà, e non recente.</p> +</div> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/75712-h/images/cover.jpg b/75712-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..19edd4f --- /dev/null +++ b/75712-h/images/cover.jpg diff --git a/75712-h/images/ill-0-001.jpg b/75712-h/images/ill-0-001.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..aa9d7b1 --- /dev/null +++ b/75712-h/images/ill-0-001.jpg diff --git a/75712-h/images/ill-002.jpg b/75712-h/images/ill-002.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..db15ed8 --- /dev/null +++ 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