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+
+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 ***
+
+
+ EMILIO SALGARI
+
+
+ UN DRAMMA
+ NELL’OCEANO PACIFICO
+
+
+ RACCONTO
+
+ CON MOLTE ILLUSTRAZIONI
+
+ DI
+ G. G. BRUNO.
+
+
+
+ FIRENZE,
+ R. BEMPORAD & FIGLIO
+ CESSIONARI DELLA LIBRERIA EDITRICE FELICE PAGGI
+ Via del Proconsolo, 7.
+ 1895.
+
+
+
+
+ PROPRIETÀ LETTERARIA
+ DEGLI EDITORI R. BEMPORAD E FIGLIO.
+
+ FIRENZE, 1895. — Tipografia di G. Barbèra.
+
+
+
+
+CAPITOLO PRIMO.
+
+Un assassinio misterioso.
+
+
+— Aiuto!...
+
+— Mille fulmini! Chi è caduto nella gran tazza?
+
+— Nessuno, signor Collin, — rispose una voce che scendeva dalla coffa
+dell’albero di mezzana.
+
+— Che io sia diventato sordo?
+
+— Sarà stato il timone che ha i cardini un po’ stretti ed arrugginiti.
+
+— Non è possibile, gabbiere.
+
+— Allora saranno state le tigri che ruggiscono in modo da mettere i
+brividi.
+
+— No, ti ripeto, era una voce umana.
+
+— Eppure non vedo nulla, signor luogotenente.
+
+— Di questo sono certissimo. Bisognerebbe avere gli occhi d’un gatto
+per discernere qualche cosa con questa oscurità. —
+
+In mezzo all’urlío della tempesta e ai muggiti delle onde che il vento
+sollevava a grande altezza, si udì ancora un grido che non pareva
+emesso nè dalle belve, delle quali aveva parlato il gabbiere, nè dal
+cigolío del timone. Il luogotenente Collin, che stava aggrappato alla
+ribolla del timone tenendo gli occhi fissi sulla bussola, si scosse per
+la seconda volta e disse:
+
+— Qualcuno è caduto in mare. Non hai udito un grido, Jack?
+
+— No, — ripetè il gabbiere.
+
+— Eppure questa volta non mi sono ingannato!
+
+— Se un uomo fosse caduto dalla _Nuova Georgia_, gli uomini di quarto
+si sarebbero subito accorti della disgrazia.
+
+— E dunque?...
+
+— Che ci sia qualche pesce di nuova specie, nelle nostre acque?
+
+— Non conosco alcun pesce dell’Oceano Pacifico che possa mandare un
+simile grido.
+
+— Che sia un naufrago?
+
+— Un naufrago qui, a dugento leghe dalla Nuova Zelanda? Hai visto
+qualche vascello, prima che il sole tramontasse?
+
+— Nessuno, signore, — rispose il gabbiere.
+
+— Aiuto!...
+
+— Per mille diavoli! — esclamò il luogotenente, mordendosi i lunghi
+baffi rossicci che ornavano il suo viso abbronzato dai venti del mare e
+dai calori equatoriali. — Un uomo segue il nostro vascello!
+
+— Sì, è vero, signor Collin, ho udito anch’io il grido.
+
+— Asthor!... —
+
+Un vecchio marinaio, con la barba lunga grigia, con le forme tozze
+che dimostravano una robustezza eccezionale, attraversò barcollando il
+ponte della nave e raggiunse il luogotenente.
+
+— Eccomi, signore, — rispose il lupo di mare.
+
+— Dov’è il capitano?
+
+— A prua, luogotenente.
+
+— Hai udito un grido, tu?
+
+— Sì, e veniva dal mare.
+
+— Tieni la ribolla, pilota. —
+
+Il signor Collin lasciò il timone, ed aggrappandosi ai cordami,
+ai bordi ed agli attrezzi che ingombravano la nave, per non venire
+rovesciato dai violenti colpi di mare, che saltavano di quando in
+quando in coperta con tremendi muggiti, giunse a prua. Un uomo di
+alta statura, con le spalle larghe, di membra muscolose, impartiva con
+voce squillante dei comandi ad un gruppo di marinai che tentavano di
+spiegare una vela di trinchetto che il vento continuava ad abbattere.
+
+— Capitano, — disse.
+
+— Cosa desiderate, luogotenente? — rispose il gigante, volgendosi.
+
+— Abbiamo un naufrago nelle nostre acque. Ho udito due volte gridare
+aiuto.
+
+— Quando?
+
+— Poco fa.
+
+— Un naufrago qui! Non bisogna perder tempo e virare subito di bordo.
+Mia figlia non mi perdonerebbe mai di non aver salvato un disgraziato
+marinaio.
+
+— Ma il tempo è orribile, signore.
+
+— Non importa; tutto si deve tentare per salvarlo. Fate virare di
+bordo! —
+
+Collin con un colpo di fischietto chiamò i marinai dispersi pel ponte
+e li dispose ai bracci delle manovre, mentre il pilota Asthor, che si
+trovava sempre alla ribolla, faceva uno sforzo potente per far poggiare
+la nave.
+
+Il momento era tutt’altro che propizio per eseguire questa manovra, e
+tanto meno per tentare un salvataggio.
+
+L’Oceano, smentendo, come del resto ben sovente accade, il suo nome di
+Pacifico datogli da Magellano che pel primo lo attraversò, era in piena
+rivoluzione. Montagne d’acqua, irte di candida spuma ma nere come se
+fossero d’inchiostro, si scagliavano con inaudita rabbia in tutte le
+direzioni, ora formando baratri spaventevoli che parevano non dovessero
+finire più, ed ora slanciandosi verso il cielo con muggiti tremendi.
+
+Un vento impetuoso scendeva di tratto in tratto dalle tempestose nubi
+che correvano all’impazzata pel cielo oscurissimo, e balzando, con un
+moto circolare, su tutti i punti della bussola, fischiava in tutti i
+modi scotendo furiosamente l’alberatura della nave, strappando brano a
+brano le vele, sbattendo i boscelli.
+
+La _Nuova Georgia_ però, nonostante quei doppi assalti, le montagne
+d’acqua che balzavano sopra i suoi bordi, e le violente oscillazioni,
+eseguì l’ardita manovra comandata dal suo intrepido capitano. Tornata
+al vento, si slanciò sulla via poco prima percorsa, tenendo bravamente
+testa agli elementi infuriati.
+
+Il capitano ed il luogotenente collocatisi a prua, presso l’albero di
+bompresso, scrutavano attentamente i marosi cercando il naufrago che
+per ben due volte aveva chiamato «aiuto,» mentre i marinai allestivano
+le cinture di salvataggio, le corde da lanciarsi e preparavano una
+baleniera per essere pronti a calarla in mare, se vi fosse stato
+bisogno.
+
+— Vedete nulla; signor Collin? — chiese il capitano dopo alcuni minuti.
+
+— Nulla, capitano, quantunque noi siamo già nelle acque del naufrago.
+
+— Che si sia annegato? —
+
+Il luogotenente stava per manifestare la sua opinione, quando un
+giovane marinaio, dall’aria furba e intelligente, disse, volgendosi
+verso il capitano:
+
+— Miss Anna è sul ponte!
+
+— Mia figlia qui! — esclamò il capitano, volgendosi vivamente. — Dov’è?
+
+— Eccomi, padre mio, — rispose, una voce armoniosa, ma tranquilla.
+
+Una giovinetta si avanzava verso prua aggrappandosi alla murata ed ai
+cordami, per non venire travolta dai cavalloni che irrompevano sulla
+tolda con mille muggiti. Poteva avere sedici o diciassette anni; era
+una graziosa ragazza, alta, snella, con capigliatura abbondante di un
+biondo oro, con occhi di un azzurro profondo, di carni vermiglie, non
+ancora guastate dall’aria marina e dai morsi del sole equatoriale.
+
+Negli occhi, nell’espressione del viso, nelle labbra sottili,
+s’indovinava in quella delicata personcina una tenacità e un’audacia,
+che sono ben lungi dal possedere le donne della sua età e soprattutto
+le donne europee.
+
+Nonostante che la tempesta fosse violentissima e la nave corresse non
+lieve pericolo, sebbene di solida costruzione e montata da un numeroso
+equipaggio, quella creatura non sembrava per nulla spaventata, e
+sorrideva tranquillamente come se si trovasse benissimo anche fra la
+natura sconvolta.
+
+— Qui tu, Anna! — ripetè il capitano con accento di terrore.
+
+— Sì, padre mio, — rispose la coraggiosa giovinetta, avvicinandoglisi.
+
+— Ma non pensi che un’onda può strapparti dal ponte e trascinarti in
+mare?
+
+— La figlia di un capitano marittimo non deve essere da meno di suo
+padre. Eppoi, credi tu che si stia meglio giù che sul ponte, quando vi
+sono quelle brutte belve che urlano orrendamente? Ah, padre mio, che
+carico pericoloso portiamo noi!
+
+— Le gabbie sono solide e il quadro di poppa non ha comunicazione colla
+stiva.
+
+— Lo so, ma quei ruggiti mettono i brividi. To’!... La _Nuova Georgia_
+ha cambiato rotta!... E si prepara una imbarcazione!... Cosa vuol dire
+ciò, padre?
+
+— Non t’inquietare, Anna, — rispose il capitano. — Abbiamo virato di
+bordo per cercare un naufrago.
+
+— Forse uno dei tuoi marinai è caduto in mare?
+
+— No, ringraziando il cielo. Si tratta di uno sconosciuto che pochi
+minuti fa gridava aiuto.
+
+— E dove?
+
+— Non lo sappiamo neanche noi.
+
+— Non l’hai veduto?
+
+— No, ma il luogotenente e il pilota l’hanno inteso gridare.
+
+— Pover’uomo!... Bisogna salvarlo a qualunque costo.
+
+— È ciò che stiamo facendo. —
+
+In quell’istante, in mezzo alle onde che si rovesciavano le une
+addosso alle altre con orribile frastuono, si udì una voce gridare
+ripetutamente:
+
+— _Help! Help!_... (Aiuto! aiuto!)
+
+— Il naufrago! — esclamò il signor Collin, precipitandosi verso la
+murata di babordo.
+
+— Attenzione, timoniere! — gridò il capitano. — Poggia tutto!... —
+
+La nave virò sul posto mettendosi attraverso al vento, in maniera da
+non allontanarsi troppo da quel punto. Il capitano, il luogotenente,
+miss Anna ed i marinai, curvi sulle murate o issati sulle griselle,
+guardavano attentamente in mezzo alle onde, che le tenebre facevano a
+malapena distinguere.
+
+— Coraggio! — gridò il capitano, imboccando il portavoce. — Veniamo in
+vostro aiuto.
+
+— Soccorso!... Annego!... — ripetè la stessa voce di prima, che pareva
+uscisse di sotto le onde.
+
+— L’abbiamo sottovento, — disse il luogotenente.
+
+— Sì, sì, — confermò il vecchio pilota.
+
+— Maledette tenebre! — esclamò il capitano. — Non si può vedere a tre
+metri di distanza.
+
+— Aspettiamo un lampo, — disse miss Anna.
+
+— E facciamo intanto qualche segnale, — aggiunse il luogotenente. —
+Ehi, Harry, lancia un razzo! —
+
+Un marinaio partì come una freccia, balzando attraverso le corcome e
+gli attrezzi che ruzzolavano per la tolda, scese nel quadro di poppa e
+ritornò portando un razzo che subito accese.
+
+Una striscia fiammeggiante salì verso le nubi oscillando vivamente
+sotto i violenti soffi del vento, e scoppiò spandendo all’intorno
+miriadi di scintille dai riflessi azzurri. Quasi subito, come se il
+cielo fosse stato invidioso di quella linea di fuoco, un lampo la
+fendette da ponente a levante, illuminando come in pieno giorno lo
+sconvolto Oceano.
+
+Agli occhi dell’equipaggio s’offerse allora un terribile spettacolo,
+che certamente non s’aspettava.
+
+A mezza gomena dalla nave una piccola zattera, mezzo sfasciata,
+coll’albero spezzato a cui era ancora attaccato un lembo di tela,
+ondeggiava disperatamente fra le onde che l’assalivano da tutte le
+parti. Due uomini, uno bianco ed uno nero, sdraiati presso l’albero
+e strettamente abbracciati, pareva che lottassero ferocemente. Nelle
+loro mani si vedevano brillare degli oggetti che si alzavano e si
+abbassavano rapidamente, e che sembrava fossero o coltelli o pugnali.
+
+— Gran Dio! — esclamò miss Anna, retrocedendo vivamente.
+
+— Mille milioni di fulmini! — esclamò il capitano. — Cosa succede su
+quella zattera? —
+
+Un urlo acuto, straziante, come di un uomo che viene assassinato s’alzò
+fra le onde seguito da un altro che pareva di trionfo.
+
+— Laggiù si assassinano! — esclamò Collin.
+
+— Quale dramma si svolge su quella zattera? — chiese Anna
+rabbrividendo. — Degli uomini che si uccidono mentre la morte gli
+minaccia! Padre mio, fuggiamo di qua!
+
+— No, bisogna salvarli.
+
+— Ma uno a quest’ora sarà morto.
+
+— Salveremo il vivo.
+
+— Un assassino!
+
+— Chi può dire che sia un assassino? Forse si è difeso; noi non
+possiamo sapere di che cosa si tratta, almeno per ora. —
+
+In quel momento si udì a babordo un cozzo violento, e proprio sotto il
+fianco della nave una voce che gridava:
+
+— Salvatemi!... Ohe!... della nave!...
+
+— Lanciate delle funi! — gridò il capitano.
+
+Sette od otto gomene vennero gettate insieme con alcune cinture di
+salvataggio. Malgrado la profonda oscurità, presso il babordo si vedeva
+la zattera la quale finiva con lo sfasciarsi, e, fra i rottami, un uomo
+che si dibatteva disperatamente fra la spuma.
+
+— Issa! — gridò il naufrago.
+
+— Terrete fermo? — chiese il capitano.
+
+— Sì.
+
+— Issate! —
+
+I marinai ritirarono la gomena alla cui estremità erasi aggrappato il
+naufrago. Una testa sparuta, inzuppata di acqua, con una capigliatura
+lunga appiccicata alle gote ed al collo, apparve dopo alcuni istanti.
+Il capitano afferrò il disgraziato per le spalle e sollevandolo come
+fosse stato un fanciullo, lo depose sul ponte.
+
+Lo sconosciuto stette qualche istante ritto girando due occhi smarriti
+sui marinai, aprì le labbra balbettando con voce appena distinta «un
+grazie,» poi stramazzò fra le braccia del luogotenente che gli stava
+dietro.
+
+— Morto! — esclamò miss Anna.
+
+— No, il suo cuore batte, — rispose Collin.
+
+— Portiamolo nel quadro di poppa.
+
+— Sì, miss.
+
+— E l’altro? — chiese un marinaio. — Sulla zattera erano in due.
+
+— Cerchiamolo, — disse il capitano.
+
+I marinai accorsero verso la murata; ma ormai era troppo tardi. La
+zattera sfasciatasi contro i banchi della nave, era scomparsa col
+secondo naufrago.
+
+
+
+
+CAPITOLO SECONDO.
+
+Il Naufrago.
+
+
+La _Nuova Georgia_ aveva lasciate il porto giapponese di Yokoama il
+24 agosto 1836 diretta in Australia, dove contava di fare un carico
+di _trepang_, sorta di molluschi cilindrici, abbastanza coriacei, ma
+che sono tanto pregiati dai ghiottoni dell’Impero Celeste. Portava
+con sè, oltre una partita di sete e di porcellane giapponesi, dieci
+grandi gabbie di ferro contenenti dodici stupende tigri indiane,
+appartenenti al proprietario di un serraglio di Yeddo, il quale, dopo
+aver raggranellata una cospicua sostanza, si era deciso di sbarazzarsi
+dei suoi pericolosi compagni, cedendoli ad un negoziante di belve
+domiciliato a Melburne. Per quanto contasse già quindici anni, la
+_Nuova Georgia_ era ancora una bella e robusta nave, anzi passava per
+una delle migliori della marina mercantile americana.
+
+Si poteva dire che era il più grande veliero che in quei tempi solcasse
+le acque dell’Oceano Pacifico, poichè stazzava oltre duemila tonnellate
+e portava l’attrezzatura completa di una vera nave, ossia, vele quadre
+al trinchetto, alla maestra e anche all’albero di mezzana.
+
+Destinata dapprima a servire d’incrociatore nella marina repubblicana,
+era stata in seguito venduta al capitano James Hill di Boston, il
+quale cercava appunto in quel tempo una solida nave per esercitare
+il traffico nell’Oceano Pacifico, traffico molto difficile ma assai
+vantaggioso, specialmente allora.
+
+Il capitano Hill, un marinaio vero nel più largo senso della parola,
+che aveva fatto quattordici volte il giro del mondo, era audace quanto
+si può immaginare, forte come un toro, risoluto in qualsiasi pericolo.
+Aveva preso con sè la propria figlia miss Anna, rimasta orfana della
+madre, aveva arruolato il luogotenente Collin suo antico compagno,
+venti scelti marinai e si era avventurato fra le isole della Polinesia
+e della Melanesia non punto spaventato della trista fama, che hanno
+gl’isolani, grandi amatori di carne umana cotta allo spiedo e con la
+salsa verde.
+
+Aveva fatto sette viaggi fortunati, ed ora aveva cominciato l’ottavo
+con quel pericoloso carico, che però egli era sicuro di condurre
+intatto a Melburne, insieme con le sete destinate alle bellezze
+australiane.
+
+Ma il destino, come vedremo in seguito, aveva deciso altrimenti!
+
+ . . . . . . .
+
+Portato nel quadro di poppa lo sconosciuto raccolto sulla piccola
+zattera, il capitano si era affrettato a discendere in compagnia della
+figlia, mentre il luogotenente risaliva sul ponte per resistere alla
+tempesta che da due giorni si scagliava rabbiosamente contro il grande
+veliero.
+
+Il vecchio Asthor stava strofinandogli vigorosamente le membra con uno
+straccio di lana inzuppata di _gin_ e cercava di fargli introdurre
+nella bocca, strettamente chiusa, alcune goccie di generoso vino di
+Spagna. Il misero però si ostinava a non dar segno di vita, quantunque
+il cuore continuasse a battere debolmente sì, ma tanto da far sperare
+una non lontana ripresa dei sensi.
+
+— Il povero uomo è stato conciato molto male, — disse il capitano. —
+Fammi largo, Asthor, onde possa visitarlo. —
+
+Il naufrago poteva avere quaranta o quarantacinque anni. Era di statura
+media, ma tarchiata, muscolosa, che dimostrava una forza non comune; la
+sua pelle bianca in alcune parti e assai abbronzata in altre, portava
+dovunque delle tracce rossastre, dei tatuaggi strani ma non molto
+dissimili da quelli che usano farsi i marinai.
+
+Il suo viso era tutt’altro che simpatico. Aveva i lineamenti duri, un
+naso grosso, rosso come quello di un gran bevitore, la fronte bassa
+come quella di un delinquente, la barba lunga, incolta, rossastra. Sul
+collo, verso il lato destro, vi si vedeva una ferita cicatrizzata di
+recente, e più sotto un piccolo foro che pareva prodotto da un colpo
+di coltello. Anche sul viso si vedeva un’altra ferita, la quale mandava
+ancora alcune goccie di sangue.
+
+— Sono ferite gravi? — chiese miss Anna.
+
+— No, figlia mia, — rispose il capitano, — poichè il ferro che le ha
+prodotte non doveva essere acuto.
+
+— Chi può essere? Un marinaio?
+
+— Non te lo so dire, ma.... To’! cosa sono queste lividure che vedo ai
+polsi?
+
+— Delle lividure?
+
+— Sì, e molto marcate.
+
+— Prodotte da che cosa? —
+
+Il capitano non rispose, ma aggrottò la fronte e scosse ripetutamente
+il capo.
+
+— Forse da delle corde? — insistette miss Anna.
+
+— E forse da delle manette, — rispose il capitano con voce grave.
+
+— Che sia un forzato fuggito da qualche penitenziario?
+
+— Può essere.
+
+— Forse dall’isola di Norfolk?
+
+— Non ne so nulla; fra breve però quest’uomo ci dirà, qualche cosa.
+
+— Ritorna in sè?
+
+— Sì, figlia mia. —
+
+Il capitano non s’ingannava. Il naufrago aveva aperto la bocca come per
+respirare più liberamente, e stava per alzare le palpebre. Due occhi
+falsi, grigiastri, che mandavano una luce sinistra, si fissarono ben
+presto sul capitano e sulla giovane donna con una specie di stupore.
+
+— Come vi sentite? — chiese il capitano.
+
+Lo sconosciuto invece di rispondere si alzò lentamente a sedere e
+chiese con voce rotta:
+
+— Dove.... sono.... io?...
+
+— In una cabina della _Nuova Georgia_, — rispose il capitano.
+
+— Una nave.... inglese?...
+
+— No, americana. —
+
+Il naufrago mandò un respiro come di soddisfazione. Il capitano Hill lo
+notò, e dopo aver fatto cenno a sua figlia di ritirarsi, riprese:
+
+— Chi siete?
+
+— Bill Habbart,... un povero naufrago;... ma.... e Sangor?...
+
+— Sangor?... Chi è costui?... —
+
+Il naufrago fece un gesto di stupore, poi si morse le labbra come si
+fosse pentito di essersi lasciato sfuggire quel nome.
+
+— Chi è questo Sangor? — tornò a chiedere il capitano.
+
+— Un compagno di sventura.
+
+— Che poi avete assassinato.
+
+— Io!... — esclamò il naufrago impallidendo e stringendo i pugni.
+
+— Vi ho veduti poco fa coi coltelli in mano, lottare come due tigri
+sulla vostra zattera.
+
+— È vero, ma fu primo l’indiano a gettarsi addosso a me.
+
+— Per qual motivo?
+
+— La zattera stava per affondare sotto il nostro peso, avendo le onde
+strappate quasi tutte le tavole. Sangor allora, cieco di paura, cercò
+disfarsi di me sperando di salvarsi, ma nella lotta ebbe la peggio,
+poichè cadde in mare.
+
+— È proprio vero quello che mi dite?
+
+— Lo giuro, — disse il naufrago.
+
+— Ma come vi trovavate in pieno Oceano, su quella zattera?
+
+— Appartengo all’equipaggio di una nave naufragata due mesi fa presso
+le isole Figii.
+
+— Come si chiamava quella nave?
+
+— Il _Tamigi_.
+
+— Una nave inglese forse?
+
+— Sissignore.
+
+— E vi eravate salvati voi due soli?
+
+— No, — rispose il naufrago nel cui sguardo brillò uno strano lampo.
+— Alle Figii vi sono altri sette compagni che attendono di venire
+salvati.
+
+— Avevano mandato voi in cerca di aiuto? — chiese il capitano.
+
+— Sissignore.
+
+— In quali condizioni si trovano?
+
+— Disperate, poichè li avevo lasciati mezzo morti di fame e alle prese
+con gli antropofagi.
+
+— Credete che siano ancora vivi?
+
+— Lo spero, poichè sono tutti armati e risoluti!
+
+— Da quanti giorni avete lasciata l’isola?
+
+— Da tredici. Capitano, ditemi, cercherete di salvare quei disgraziati?
+
+— Tutto dipende da una vostra risposta, — rispose il comandante
+guardandolo fisso, come se volesse leggergli nel più profondo del
+cuore.
+
+— Parlate, interrogatemi, signore.
+
+— Ditemi, perchè avete ai polsi quelle profonde lividure? —
+
+Il naufrago a quella domanda, che forse non si aspettava, trasalì, ma
+rimettendosi prontamente, rispose colla massima calma:
+
+— Me le hanno prodotte le funi, essendomi fatto legare alla ribolla del
+timone durante la tempesta che ci fece naufragare. Il mare saltava a
+bordo con tanta furia, che senza quella precauzione mi avrebbe portato
+via.
+
+— Sono soddisfatto di voi, — disse il capitano, tendendo la destra
+al naufrago che gliela strinse vigorosamente. — Ora non pensate che a
+dormire ed a rimettervi della vostra brutta avventura.
+
+— Ma i miei compagni li salverete? — insistette il naufrago.
+
+— Appena la tempesta sarà cessata, metterò la prua verso le isole Figii.
+
+— Grazie, grazie, signore.
+
+— Non una parola di più e riposate. —
+
+Il naufrago si ricoricò nel lettuccio, ma appena si vide solo si rialzò
+con uno scatto di tigre e sulle sue labbra sottili apparve uno strano
+sorriso, una specie di sogghigno che avrebbe dato da pensare a chi
+avesse potuto vederlo.
+
+Nella cabina attigua miss Anna aspettava suo padre, impaziente
+d’interrogarlo sull’esito di quel colloquio. Appena seppe di che si
+trattava, l’anima generosa di lei non ebbe che un solo pensiero:
+salvare i disgraziati minacciati dagli implacabili denti degli
+antropofagi.
+
+— Lo farai, padre mio? — chiese la coraggiosa giovanetta.
+
+— Sì, figlia, — rispose il capitano, — noi andremo a liberare quei
+poveri marinai.
+
+— Le conosci tu quelle isole?
+
+— Le ho vedute una sola volta e mi è bastato per giudicarle.
+
+— Forse sono abitate da selvaggi feroci?
+
+— Da antropofagi e dei più terribili, figlia mia, poichè vanno pazzi
+per la carne umana che dicono che somiglia, per sapore, a quella dei
+migliori maiali.
+
+— Hai perduto dei marinai, forse?
+
+— Ne ho veduti tre cadere sotto le mazze di quei feroci mangiatori,
+mentre stavano preparando il trepang a poche centinaia di metri dal mio
+vascello.
+
+— E sono stati mangiati?
+
+— Abbiamo trovato i loro scheletri il giorno appresso, all’entrata di
+un villaggio disabitato.
+
+— E resisteranno i disgraziati compagni del naufrago?
+
+— Lo spero, Anna, poichè quel Bill Hobbart mi ha detto che sono armati
+ed i selvaggi hanno una gran paura delle armi da fuoco.
+
+— E sono molto lontane queste isole?
+
+— Fra sei o sette giorni vi possiamo giungere, se la tempesta non ci
+spinge troppo verso l’est.
+
+— Voglia il cielo che noi ritroviamo quei disgraziati ancora vivi!
+
+— Speriamolo, figlia mia. Orsù, ritorna nella tua cabina, che in
+coperta non si può rimanere senza pericolo.
+
+— Mi lasci?
+
+— La tempesta non accenna a calmarsi e la mia presenza è necessaria sul
+ponte. Tu sai che navighiamo in un Oceano cosparso d’isole, d’isolotti
+e di banchi coralliferi, e che un urto può avvenire da un momento
+all’altro. Va’, Anna e non temere, che io veglio attentamente, e il
+nostro legno è solido. —
+
+Il capitano baciò in fronte la giovanetta, e salì rapidamente in
+coperta non ostante il violentissimo rollío che faceva sbandare
+spaventosamente la nave.
+
+L’Oceano era ancora tempestosissimo, e il vento non accennava a
+calmarsi tanto presto; però le nubi cominciavano a mostrare qua e là
+degli strappi attraverso ai quali si vedevano apparire, ad intervalli,
+le stelle. Quantunque il pericolo non fosse cessato, era facile capire
+che l’uragano stava per volgere al suo termine.
+
+Era tempo, poichè l’equipaggio, spossato da una lotta che durava
+già da tre giorni, senza aver potuto chiudere occhio e senza mai
+aver acceso il fuoco, non ne poteva proprio più. Anche la _Nuova
+Georgia_, quantunque costruita senza risparmi e non nuova alle
+tempeste dell’Oceano, era ridotta in deplorevole stato; i suoi fianchi
+resistevano sempre agli assalti furiosi delle onde, nè pareva che
+avessero sofferto, ma tutta la sua attrezzatura era in completo
+disordine. Le vele fatte a brani in più luoghi non tenevano più al
+vento, le sartie si erano rallentate in varii punti, le manovre
+scorrenti erano state in gran parte strappate ed anche un tratto
+della murata di babordo aveva ceduto, lasciando il passo alle montagne
+d’acqua.
+
+Il capitano Hill appena salito sul ponte si accostò al secondo che
+si teneva ancora saldo accanto al timoniere, cercando di mantenere il
+veliero sulla buona via e gli chiese:
+
+— Abbiamo nessuna terra in vista?
+
+— No, capitano, — rispose l’ufficiale.
+
+— Eppure, se i miei calcoli non errano, dobbiamo essere vicini
+all’arcipelago di Santa-Cruz.
+
+— Che la deriva ci abbia portati così tanto verso l’est?
+
+— Sono tre giorni che il vento ci allontana dal gruppo delle isole
+Salomone, ed a quest’ora dobbiamo navigare lungo il 182º parallelo.
+
+— Ecco un nuovo pericolo in vista. Le isole di Santa-Cruz non godono
+troppo buona fama, capitano.
+
+— Nè migliore nè peggiore di tutte le altre isole che sorgono in questo
+lembo dell’Oceano Pacifico, ma noi passeremo senza dar di cozzo contro
+le scogliere.
+
+— L’oscurità è tanto profonda da non potersi distinguere una terra
+qualsiasi a due gomene di distanza.
+
+— Ce la indicheranno le onde e le folgori. To’! non mi era ingannato io!
+
+— Terra sottovento! — gridò in quell’istante un marinaio, che stava a
+prua.
+
+— In guardia, Asthor, — disse il secondo volgendosi al vecchio marinaio
+che teneva la ribolla del timone.
+
+— Non temete, signore, — rispose il lupo di mare cacciando la ribolla
+all’orza. — I selvaggi almeno per questa volta non metteranno sotto i
+loro denti la mia carne coriacea. —
+
+Il capitano Hill, che con quella po’ po’ di tempesta non sapeva
+precisamente dove si trovava, non avendo potuto da tre giorni fare una
+sola osservazione che gli potesse dare la longitudine e la latitudine,
+si portò a prua per vedere coi propri occhi la terra segnalata.
+
+Al chiarore di un lampo potè scorgere, a meno di due miglia da prua,
+un’isola ergersi sulle spumanti onde. Aguzzando ben bene gli occhi, gli
+parve di vedere dei punti luminosi brillare sulla spiaggia.
+
+— Quelle canaglie di selvaggi ci hanno scorti e cercano di attirarci in
+qualche porto, — mormorò. — Ma, miei cari ghiottoni, il capitano Hill
+vi conosce così bene da non lasciarsi ingannare. —
+
+Poi, volgendosi verso il vecchio Asthor, gridò con voce tonante:
+
+— Ehi, vecchio lupo, tutta la barra all’orza e viriamo al largo. Lo
+spiedo degli antropofagi non è fatto per noi. —
+
+A quel comando i marinai si slanciarono alle braccia di manovra e la
+_Nuova Georgia_, con una magnifica bordata girò al largo lasciando a
+sinistra quella prima isola che indicava la vicinanza dell’arcipelago
+di Santa-Cruz.
+
+
+
+
+CAPITOLO TERZO.
+
+Le isole di Santa-Cruz.
+
+
+L’arcipelago di Santa-Cruz, poichè era proprio quello, come il capitano
+aveva già previsto, è la continuazione di quel grande semicerchio
+d’isole, che, dipartendosi dalle coste orientali della Nuova Guinea, si
+collega con la Nuova Caledonia, formando con la costa Australiana quel
+temuto mare che si chiama del Corallo.
+
+È situato fra l’arcipelago Salomone e l’arcipelago delle Nuove Ebridi,
+e si compone di un grandissimo numero di isole, vedute per la prima
+volta dal navigatore spagnuolo Quiros nel 1605, e dipoi da Mondana,
+mentre si recava in cerca delle isole Salomone, che aveva scoperte
+l’anno precedente.
+
+Santa-Cruz è l’isola più grande, essendo lunga oltre otto leghe e larga
+tre, ed è situata a 10°,46′ di lat. meridionale e 163°,34′ di lat.
+orientale. Vengono in seguito il gruppo La Perusa, tristamente celebre
+pel naufragio fattovi dall’infelice ammiraglio francese La Perouse nel
+1788, gruppo composto di Vanikoro, Tevai, Manevai e Nanuna; poi Ticopia
+che ha un circuito di quattro o cinque miglia, ed i cui abitanti,
+caso veramente strano, sono ospitali e di costumi mitissimi mentre
+i loro vicini sono tutti mangiatori di carne umana; il gruppo Danks
+composto di quattro isole assai elevate ed assai popolate; Mitria,
+così chiamata perchè in distanza sembra precisamente una mitria; il
+gruppo Duff composto di undici isolette; Chennedy che è abitata da
+selvaggi ferocissimi; Tinacoro che è un picco vulcanico di due miglia
+di circuito e coronato da un cratere fiammeggiante; il gruppo Mendana
+composto di nove isolette basse e boscose e alcune altre conosciute
+solo di nome, ma che non hanno importanza alcuna stante la loro poca
+estensione.
+
+Tutte queste isole sono abitate da Polinesiani di aspetto niente
+affatto sgradevole, di statura proporzionata, di colorito oscuro ma che
+varia in alcuni isolani, toccando l’olivastro, la tinta dei Malesi.
+Hanno però le labbra grosse e sporgenti come gli Africani, il naso
+schiacciato ed i capelli cresputi, ciò che fa supporre provengano dalla
+non molto lontana Papuasia.
+
+In generale godono pessima reputazione, e non risparmiano i disgraziati
+equipaggi che naufragano sulle loro coste.
+
+Il capitano Hill, che, come dicemmo, non ignorava ciò, si affrettò
+ad allontanarsi dall’isola segnalata, e che, secondo i suoi calcoli,
+doveva essere una del gruppo di Mendana o Tinacoro, che sono le
+prime che s’incontrano venendo dal nord. L’uragano che non cessava
+di soffiare, quantunque a poco a poco accennasse a calmarsi, poteva
+spingerlo su quelle inospitali coste ed allora sarebbe stata la morte
+di tutti quanti, quand’anche l’Oceano e gli scogli gli avessero pel
+momento risparmiati.
+
+La _Nuova Georgia_ riprese adunque la lotta cogli elementi scatenati,
+salendo e discendendo le montagne d’acqua che l’assalivano da ogni
+parte, ora rovesciandosi sul tribordo ed ora sul babordo, non ostante
+l’abilità del vecchio Asthor, che si teneva sempre alla barra.
+
+Alle sette del mattino però, il sole irrompendo da un grande squarcio
+apertosi nelle nubi, illuminò l’Oceano e come se quello fosse un
+segnale di pace, il vento scemò di violenza e l’acquazzone che da
+dodici ore cadeva quasi senza interruzione, cessò affatto.
+
+Il capitano Hill ed il tenente Collin, approfittarono di una tregua,
+che pareva durevole, e scesero nel quadro di poppa per vedere come
+stava il naufrago, che fino allora era stato abbandonato a sè stesso.
+
+Il pover’uomo dormiva tranquillamente come si fosse trovato in una
+comoda e sicurissima camera, ma udendo entrare delle persone si svegliò
+bruscamente.
+
+— Come state, amico? — gli chiese il capitano.
+
+— Mi sento ancora debole ma sto benissimo, — rispose il naufrago. — Vi
+devo molto, signore, per avermi salvato con un tempo così indiavolato;
+un altro capitano non avrebbe compromesso la sua nave per raccogliere
+uno sconosciuto.
+
+— Non parliamo di ciò; un altro al mio posto avrebbe fatto altrettanto,
+o per lo meno lo avrebbe tentato.
+
+— È finita la tempesta?
+
+— Sta per cessare.
+
+— E vi dirigerete alle isole Figii?
+
+— Ho già modificata la mia rotta.
+
+— Ma dove siamo noi ora?
+
+— Dinanzi l’arcipelago di Santa-Cruz.
+
+— Fra pochi giorni adunque giungeremo alle isole.
+
+— Se Dio lo permette.
+
+— Grazie, signore.
+
+— Non sapevate dove eravate, quando vi raccogliemmo?
+
+— No, ma supponevo di trovarmi nell’arcipelago di Salomone.
+
+— E ove eravate diretto?
+
+— Andavo a cercare aiuti verso la costa australiana, ma l’uragano
+mi colse e mi respinse verso l’est. Avevo deciso di raggiungere
+l’arcipelago di Salomone nella speranza d’incrociare qualche nave
+proveniente dalle isole Marianne in rotta per Sidney, quando voi mi
+raccoglieste.
+
+— Sulla vostra zattera, c’era solamente l’indiano che uccideste?
+
+— Sì, capitano.
+
+— E perchè siete partiti in due soli?
+
+— Perchè non avevamo che pochissimi viveri.
+
+— Chi comandava la vostra nave? —
+
+Il naufrago a quella domanda parve esitare come se cercasse nella
+memoria un nome, poi disse:
+
+— Il capitano James Welcome.
+
+— Lo avete mai udito nominare, signor Collin? — chiese il capitano al
+secondo.
+
+— Mai, ma siamo in tanti noi, — rispose l’interrogato.
+
+Il naufrago guardò i due comandanti aggrottando più volte la fronte con
+una specie di inquietudine, ma fu un lampo poichè si rasserenò subito.
+
+Il capitano Hill ed il suo compagno raccomandarono al naufrago il più
+assoluto riposo, poi risalirono in coperta.
+
+— Che vi pare di quell’uomo? — chiese il capitano che sembrava fosse
+diventato pensieroso.
+
+— È un tipo non troppo simpatico, signore. Avete forse qualche sospetto
+per farmi simile domanda?
+
+— No, ma mi sembra che non si spieghi francamente, e se devo dirvi
+tutto, aggiungerò che ho dei sinistri presentimenti.
+
+— E come? Chi credete che possa essere? Su questo Oceano non si possono
+raccogliere che dei marinai disgraziati.
+
+— O dei forzati, signor Collin, — aggiunse il capitano.
+
+— Voi credereste?...
+
+— Non credo nulla per ora, ma voi sapete che il penitenziario delle
+isole Norfolk non è molto lontano, e che ogni anno buon numero di quei
+pericolosi soggetti evadono su dei semplici canotti che rubano alle
+navi, od anche su delle zattere.
+
+— Potete ingannarvi, capitano, ma mi date da pensare.
+
+— Vedremo in seguito, tenente. —
+
+In quell’istante un marinaio postosi di guardia sulla coffa dell’albero
+maestro, segnalò un’altra isola che appariva a una dozzina di miglia
+versa l’est.
+
+Il capitano approfittando del sole che brillava, prese il sestante e
+fece il calcolo per accertare la posizione e la rotta della nave. Stava
+per terminare, quando una voce dolce e melodiosa gli domandò:
+
+— Siamo lontani ancora?
+
+— Ah! sei tu Anna, — chiese egli volgendosi verso la giovanetta.
+
+— Sì, io che vengo a chiederti se siamo ancora assai lontani dalle
+isole dei naufraghi.
+
+— C’è del tempo, figlia mia; ma se il vento si mantiene così buono e se
+l’onda cessa, noi vi approderemo fra cinque o sei giorni.
+
+— Oh! un’isola dinanzi a noi?
+
+— Una brutta terra, figlia mia, che gode una fama sinistra, nota anche
+in America, ma specialmente in Francia.
+
+— Come si chiama adunque?
+
+— Vanikoro.
+
+— Cos’è questa Vanikoro?
+
+— Un’isola che con quelle di Tevai, Manevai e a Nanuna forma il gruppo
+di La Perusa.
+
+— Il gruppo di La Perusa? Forse che a queste isole si unisce il nome
+dell’ammiraglio La Perouse, l’infelice navigatore scomparso così
+misteriosamente con le sue navi e i suoi equipaggi?
+
+— Sì, Anna: guarda attentamente quell’isola di così trista
+celebrità. —
+
+Vanikoro era allora interamente visibile. Quest’isola ha un circuito
+di circa dieci leghe ed è irta di picchi conici, il più alto dei quali
+porta il nome di Monte Capogo. L’interno è tutta una fitta boscaglia,
+interrotta da paludi che la rendono quanto si può dire insalubre;
+le coste hanno invece due baie chiamate Vana e Paiu, che sarebbero
+accessibili ai bastimenti, se non le rendessero pericolose la cintura
+di scogli coralliferi che la difendono contro gli assalti delle onde.
+
+I suoi abitanti sono senza dubbio i più brutti che s’incontrino nelle
+isole della Polinesia e nel tempo stesso i più feroci. Nulla potrebbesi
+immaginare di più schifoso e di più stomachevole di quegli esseri con
+faccie di scimmia, con forme angolose, con membra da etici, coperte di
+sudiciume d’ogni specie.
+
+Anna che osservava attentamente l’isola col cannocchiale del padre,
+fermò la sua attenzione su di uno strano monumento che non doveva
+essere l’opera di quei selvaggi. Sembrava un obelisco posato su di una
+base quadrangolare e che alzavasi circa due metri:
+
+— Cos’è quel monumento? — chiese al padre.
+
+— Un ricordo rizzato dal capitano Dumont d’Urville alla memoria di La
+Perouse e dei suoi disgraziati compagni.
+
+— Ma è proprio su quest’isola che s’infransero i vascelli di quello
+sfortunato navigatore?
+
+— Proprio su questa, Anna.
+
+— Si salvò adunque qualche marinaio dal naufragio?
+
+— Nessuno o almeno nessuno fu raccolto dalle navi che andarono in cerca
+dei naufraghi.
+
+— Spiegati adunque.
+
+— Ecco qui: La Perouse, come già saprai, era scomparso coi suoi due
+vascelli dopo d’aver fatto numerose scoperte e d’aver fatto capire
+che si recava nell’Oceano Pacifico. Le ricerche non approdarono a
+nulla, quantunque il capitano D’Entrecasteaux, spedito appositamente
+in questi mari, passasse a breve distanza da Vanikoro che egli anzi
+chiamò Isola della Ricerca. Erano già passati quarant’anni dacchè le
+due navi erano state inghiottite, quando nel 1826 il capitano inglese
+Dillen, visitando le isole di questo arcipelago, vide nelle mani di
+alcuni isolani di Ticopia degli oggetti di ferro di provenienza europea
+e un’elsa d’argento su cui erano incise delle iniziali che parevano
+quelle di La Perouse.
+
+Desideroso di sapere qualche cosa intorno a quel duplice naufragio che
+aveva commosso i due mondi, si mise in cerca di due marinai, prussiano
+l’uno e lascaro l’altro, che tredici anni prima aveva sbarcati
+nell’isola, e trovatili ancora vivi li interrogò circa la provenienza
+di quegli oggetti. Saputo che erano stati colà trasportati da alcuni
+indigeni di Vanikoro, si diresse a quella volta, e dagli isolani seppe
+che appunto quarant’anni prima erano colà naufragate due grandi navi,
+che uno degli equipaggi era stato massacrato e divorato, e che l’altro,
+dopo aver soggiornato alcuni mesi in quel luogo, aveva preso il largo
+su di una piccola nave che si era costruita, lasciando però a terra
+alcuni di loro.
+
+Infatti il Lascaro di Ticopia aveva detto di aver veduto, cinque
+anni prima, a Vanikoro, due uomini che sembravano marinai di navi
+naufragate.
+
+Non potendo il Dillen disporre di molto tempo, veleggiò verso l’India,
+e giunto a Calcutta informava i rettori della Compagnia delle Indie
+della scoperta fatta. Gli venne tosto affidato un bastimento per
+esplorare Vanikoro, e nel luglio del 1827 vi sbarcava.
+
+Le sue indagini portarono piena luce sulla misteriosa scomparsa della
+spedizione La Perouse, poichè potè vedere una delle navi sommerse,
+incastrata fra i coralli e visitare il luogo dove era stato costruito
+il piccolo vascello. Gl’indigeni negarono di aver massacrato e divorato
+uno degli equipaggi, ma così doveva essere accaduto, poichè seppe che
+in una capanna detta la _Casa degli Spiriti_ conservavano ancora i
+cranii delle vittime.
+
+Dillon raccolse gran numero di oggetti, àncore, uncini, chiodi,
+petrieri, pezzi d’istrumenti geografici ed astronomici, una campana
+fusa a Brest, parecchi oggetti d’argento e di ferro, una lastra adorna
+di tre gigli che poi regalò a Carlo X allora re di Francia e che ora
+si trovano nel Museo della Marina. Più tardi Dumont D’Urville raccolse
+a Vanikoro un cannoncino, un’àncora e due petrieri che furono aggiunti
+alle prime reliquie di quel tremendo naufragio.
+
+— Adunque le due navi si ruppero contro quelle coste, — disse Anna,
+additando l’isola.
+
+— Sì, ed a quanto sembra in una notte tempestosa e oscurissima.
+
+— Ma cosa accadde agli uomini che si erano imbarcati sulla piccola nave
+da loro costruita?
+
+— Non si ebbero di loro mai più notizie; però un capitano inglese ha
+affermato di aver veduto distintamente verso il 1811, in uno stretto
+braccio di mare delle isole Salomone, una grande antenna ergersi dal
+fondo, fornita di tutti i suoi attrezzi.
+
+— Sono naufragati anche loro?
+
+— Così deve essere.
+
+— E non si fece alcuna ricerca alle isole Salomone?
+
+— Nessuna.
+
+— Eppure qualcuno poteva essersi salvato e potrebbe vivere....
+
+— Ciò non è impossibile; forse qualche mozzo potrebbe essere ancora
+vivo.
+
+— Disgraziati!... — mormorò Anna. — Chi sa quanti saranno caduti sotto
+i denti degli antropofagi.
+
+— Molti senza dubbio, poichè gl’isolani di Vanikoro hanno pessima fama.
+
+— Sono molto feroci?
+
+— Molto, Anna.
+
+— Ma come possono aver vinto i marinai di La Perouse armati di fucili e
+di cannoni?
+
+— Colle freccie avvelenate.
+
+— Conoscono i veleni quei mostri?
+
+— Sì, e quello che adoperano non perdona, poichè chi è toccato da una
+delle loro freccie muore dopo tre giorni di agonia atroce, senza che
+alcun rimedio lo possa salvare.
+
+— Hanno anche delle lancie.
+
+— Sì, ma la punta non è di ferro, non possedendo essi tale metallo,
+ma di scheggie d’ossa umane che estraggono dai cadaveri che mettono a
+macerare per alcune settimane nell’acqua marina.
+
+— Che abominevoli selvaggi! padre mio. Non vorrei cadere nelle loro
+mani.
+
+— Bah!... abbiamo un equipaggio scelto ed affezionato, una buona
+nave e armi in tal quantità da tenere fronte a mille polinesiani
+riuniti. —
+
+In quell’istante si udì nella stiva un orribile concerto che scosse
+l’intero vascello, facendo trabalzare i marinai. Lo stesso capitano,
+non ostante il suo provato coraggio, impallidì e la sua destra corse al
+calcio della pistola che portava sempre alla cintura.
+
+Erano urla rauche, ruggiti soffocati, miagolii potenti accompagnati da
+scricchiolii e da colpi sordi, che parevano prodotti da corpi poderosi
+lanciati contro una parete di legno.
+
+— Cosa succede? — chiese miss Anna, che istintivamente fece un passo
+verso il quadro di poppa.
+
+— Che le tigri abbiano sfondate le gabbie? — chiese il capitano
+volgendosi verso il secondo di bordo che accorreva con una scure in
+mano.
+
+— È impossibile, signore, — rispose questi. — I ferri sono solidi.
+
+— Andiamo a vedere. —
+
+I due uomini si slanciarono verso il boccaporto che era aperto e
+guardarono giù. Dinanzi alle dieci gabbie, entro le quali ruggivano
+furiosamente e saltavano rabbiosamente dodici superbe tigri reali,
+videro un uomo che le guardava con profonda attenzione, per nulla
+intimorito di quelle dimostrazioni feroci.
+
+Quell’uomo era il naufrago.
+
+
+
+
+CAPITOLO QUARTO.
+
+Le bizzarrie di Bill.
+
+
+Il naufrago era tanto fisso nella sua contemplazione, che non si era
+accorto della presenza del capitano e del signor Collin. Le braccia
+incrociate sul petto, seguiva con uno sguardo ardente, che talvolta
+pareva mandasse lampi magnetici, l’evoluzioni delle belve le quali
+continuavano a mandare potenti ruggiti, tentando di slanciarsi verso di
+lui.
+
+I suoi occhi si fissavano specialmente, con strana attenzione, su di
+una grossa tigre che pareva fosse la più robusta e la più feroce,
+seguendola in tutte le mosse, con un’ostinazione inesplicabile. Si
+sarebbe detto che egli conosceva quella fiera delle _jungle_ indiane o
+che tentava di soggiogarla con la potenza del suo sguardo.
+
+Ad un tratto la gran tigre, che dapprima pareva la più indemoniata, si
+arrestò guardando a sua volta il naufrago che era sempre fermo dinanzi
+alla gabbia, e, cosa davvero stranissima, la si vide accovacciarsi,
+battendosi lentamente i fianchi con la coda e rimanere immobile come se
+una potenza occulta l’avesse soggiogata.
+
+— Ehi, amico! — disse il capitano che aveva osservato colla più viva
+curiosità quella bizzarra scena. — Per caso, sareste voi un domatore di
+belve? —
+
+Il naufrago a quella domanda si scosse e fece un gesto di dispetto, ma
+che subito represse. Alzò il capo verso il boccaporto e salutò i due
+comandanti.
+
+— No, signore, — rispose poi, sforzandosi di sorridere.
+
+— Vi conosce forse quella tigre?
+
+— Nemmeno, quantunque ne abbia incontrate parecchie durante i miei
+viaggi.
+
+— Eppure si direbbe che la tigre è stata magnetizzata da voi.
+
+— Non lo credo, capitano.
+
+— Vi dico che avete uno sguardo che affáscina. Guardate! anche le altre
+belve non si muovono più e strisciano in fondo alle gabbie come se
+avessero paura di voi.
+
+— Voi scherzate, signore, — rispose il marinaio con tono brusco che
+nascondeva un mal celato dispetto.
+
+— Vi rivedremo alla prova; ma perchè avete lasciato la vostra cabina?
+
+— Ho udito dei ruggiti e sono sceso qui per vedere da che cosa
+provenivano.
+
+— Volete salire in coperta? Se vi sentite un po’ meglio, venite a
+respirare una boccata d’aria fresca.
+
+— Grazie, capitano. —
+
+Il naufrago che pareva si fosse pienamente rimesso, salì abbastanza
+lesto la scala e comparve sul ponte. Nello scorgere miss Anna si
+arrestò come stupito fissando su di lei un acuto sguardo che mandava
+strani bagliori; ma vedendosi osservato dall’equipaggio e dal capitano,
+scosse il capo come se volesse scacciare un importuno pensiero e si
+levò il berretto inchinandosi e mormorando una parola che nessuno potè
+ben comprendere.
+
+— Come vi sentite? — gli chiese il capitano.
+
+— Benissimo, signore, — rispose egli senza però staccare gli occhi
+dalla giovane miss.
+
+— E le vostre ferite?
+
+— Guariscono a vista d’occhio. Ma.... dove siamo noi, signore?
+
+— Navighiamo verso il gruppo delle Nuove Ebridi.
+
+— Ah!... non siamo adunque molto lontani dalle isole Figii?
+
+— Spero di raggiungerle fra cinque o sei giorni, e di arrivare in tempo
+per salvarli. Se non li trovassimo, mia figlia ne sarebbe dolentissima.
+
+— Ah! è vostra figlia la signora! — esclamò il naufrago con uno strano
+accento.
+
+— Sì, miss Anna è mia figlia.
+
+— E naviga sempre con voi?
+
+— Da parecchi anni.
+
+— Bella e coraggiosa fanciulla, — mormorò il marinaio fissando
+nuovamente la giovane donna. — Miss, vi ringrazio dal più profondo del
+cuore dell’interesse che prendete pei miei compagni di sventura. Vi
+serberanno riconoscenza per lungo tempo.
+
+— È dovere d’ogni donna d’interessarsi dei disgraziati, — rispose la
+giovanetta. — Non avrei mai perdonato all’equipaggio di un vascello che
+non fosse accorso in aiuto di poveri marinai minacciati dai denti degli
+antropofagi.
+
+— Grazie, miss; voi siete troppo buona.
+
+— Ditemi, Bill, — chiese improvvisamente il tenente avvicinandosi al
+naufrago. — Avete mai udito parlare dell’isola di Norfolk? —
+
+Il marinaio a quella brusca interrogazione, che forse era lungi
+dall’aspettarsi, restò come fulminato; ed un rapido pallore, seguito
+subito da un vivo rossore, gli passò sul volto. Si volse di colpo
+verso il tenente che pareva non avesse dato il menomo peso a quella
+significantissima domanda, e piantandogli in viso due occhi nei quali
+guizzava una cupa fiamma, gli chiese:
+
+— Cosa intendete di dire?
+
+— Nulla, vi ho fatto una semplice domanda.
+
+— Ah! ora comprendo! — esclamò Bill battendosi la fronte. — Voi mi
+domandate se conosco un’isola dove si custodiscono i forzati inglesi.
+Ma perchè tale domanda?...
+
+— Ve lo dissi già, per una curiosità qualunque.
+
+— La conosco quell’isola di fama sinistra. Ho approdato una volta
+su quelle spiagge coll’_Alert_, un bastimento americano che faceva
+il traffico fra le isole del Pacifico come il vostro. Brutta isola,
+signore, e brutti abitanti.
+
+— Me lo immagino.
+
+— Dove siamo ora? — chiese il naufrago che pareva volesse troncare quel
+discorso che non gli andava troppo a sangue.
+
+— Abbiamo lasciato da un’ora l’isola di Vanikoro e corriamo verso le
+Nuove Ebridi.
+
+— Grazie, signore. —
+
+S’inchinò dinanzi a miss Anna, salutò il tenente e giunto a prua si
+sedette sopra un gruppo di funi senza aggiunger sillaba. Quell’uomo
+però pareva in preda ad una strana inquietudine, dopo la domanda
+rivoltagli dal signor Collin.
+
+I suoi occhi, che avevano una luce falsa, giravano nelle orbite
+fissandosi ora sul tenente che passeggiava in coperta ed ora su di Anna
+che discorreva col padre, e le sue mani si stringevano energicamente
+come se stritolasse qualche cosa. Il di lui volto ora impallidiva ed
+ora diventava rosso, e i suoi muscoli avevano delle scosse nervose. Si
+sarebbe detto che una collera tremenda, frenata a gran pena, ruggiva
+nel cuore di quel marinaio, raccolto quasi morente sui flutti del
+Grande Oceano.
+
+Fortunatamente l’attenzione dell’equipaggio venne in quel momento
+attratta dalla comparsa di un magnifico pesce-veliero o _sword-fish_,
+come l’hanno battezzato gli Inglesi. Appartiene alla specie dei
+pesci-spada, coi quali ha anche qualche somiglianza e s’incontra
+spesso nell’Oceano Pacifico, dove viene assiduamente cacciato dagli
+isolani che apprezzano assai le sue carni, che sono delicatissime,
+specialmente se giovane. Se è ricercato è però anche temuto, perchè è
+d’un temperamento violento.
+
+Quello che navigava nei pressi della _Nuova Georgia_, misurava non meno
+di dieci piedi di lunghezza e portava un corno lungo quasi due metri,
+rotondo anzichè piatto come quello del pesce-spada e in parte spuntato.
+Aveva spiegata la sua natatoia dorsale di cui si serve come d’una vela,
+e si lasciava portare dal vento.
+
+— Sono pericolosi, padre mio, tali pesci? — chiese Anna al capitano che
+seguiva con curiosità la corsa di quello strano abitatore del mare.
+
+— Tutti gli isolani lo temono, ed è così coraggioso da affrontare anche
+le balene ed i vascelli.
+
+— Eppure non è grande.
+
+— È vero, ma la sua arma è robusta e ne fa un grande uso. È quasi
+impossibile incontrarne uno che abbia il corno intero, e vedi che
+anche quello lì lo ha smussato. Nella sua rabbia, s’è visto sovente
+precipitarsi contro i bastimenti che egli forse scambia per balene e
+piantarvi profondamente il corno. Anche la nostra _Georgia_ ebbe un
+giorno la prua trapassata da quell’arma.
+
+— E il pesce visse?
+
+— Rimase attaccato alla nave e morì dopo aver ricevuto tre colpi di
+carabina.
+
+— È facile la pesca di quegli animali?
+
+— Molto difficile, Anna. Finchè sono giovani si prendono facilmente
+colle reti, ma quando sono grandi ed hanno il corno sviluppato,
+spezzano le maglie per quanto siano solide, e fuggono. Occorrono allora
+le fiocine od i ramponi ma difficilmente si lasciano avvicinare. —
+
+Il veliero non seguì che per un breve tratto la nave, perchè
+d’improvviso ripiegò la sua natatoia e s’immerse scomparendo agli occhi
+dell’equipaggio, che aveva già fatto portare in coperta un rampone con
+la speranza di banchettare con le delicate carni del nuotatore.
+
+La _Nuova Georgia_ continuava intanto a filare verso l’ovest
+avvicinandosi all’arcipelago delle Nuove Ebridi, dietro il quale,
+ad una distanza di dugento trenta o dugento cinquanta miglia si
+trova quello di Figii. Il vento si manteneva buono ma non era ancora
+regolare, anzi pareva accennasse a muovere un nuovo perturbamento
+spingendo innanzi a sè neri nuvoloni.
+
+Dopo il tramonto quei vapori che si erano veduti verso il sud, invasero
+rapidamente la volta celeste oscurando gli astri in tal modo, che il
+mare parve fosse diventato d’inchiostro. Il vento invece di crescere,
+cosa davvero strana, cadde completamente, e la _Nuova Georgia_
+rimase quasi immobile su quei neri flutti, immersa nella più profonda
+oscurità.
+
+A un tratto però un fenomeno che è frequente nei climi caldi, accadde
+rompendo quella fitta tenebria. Il mare, un momento prima così nero,
+s’illuminò stranamente come se sotto fosse stata accesa una lampada
+elettrica d’una potenza straordinaria.
+
+L’acqua pareva che fosse diventata una immensa distesa di bronzo fuso,
+che aveva splendidi riflessi argentei, ma intersecati qua e là da
+linee che parevano di fuoco e che cangiavano ad ogni istante forma,
+diventando circolari per poi rompersi ancora. Le onde frangendosi
+contro i fianchi neri del legno, pareva che mandassero miriadi di
+scintille, le quali prendevano i colori più brillanti che si possano
+immaginare.
+
+Torme di pesci gli uni più strani degli altri, allungati e neri, corti
+o grossi e di svariati colori, correvano, guizzavano in quel mare
+d’argento, inseguendosi, giocherellando, battendosi e divorandosi, ora
+scendendo ed ora salendo alla superficie, mentre immobili come ombrelli
+aperti o come funghi giganti, galleggiavano i polipi dalle carni
+trasparenti e gelatinose. Miriadi di molluschi fosforescenti andavano
+alla deriva, lasciandosi portare dal flusso, spiegando ognuno un lampo
+di luce diversa: ecco le pelagie che ondulano pigramente, simili a
+paracadute che si lasciano portare dal vento; ecco le melitee dalle cui
+braccia stranamente incrociate sprizzano lampi d’un rosso cremisi; ecco
+le acalefe microscopiche che sembrano costellate di diamanti della più
+bell’acqua, le vellele le cui creste tramandano una luce azzurra d’una
+infinita dolcezza, e le beroe, le meduse, le osyroe, ec. che uniscono
+i loro bagliori a quelli che producono certi piccoli molluschi, grandi
+come un pollice, di forma cilindrica, di consistenza delicatissima e
+che si trovano colà ammassati a miriadi, invadendo una larga zona di
+mare.
+
+La _Nuova Georgia_, immobile su quel mare, spiccava vivamente con la
+sua nera massa su quella argentea superficie, e pareva che più non
+navigasse, ma nuotasse sopra un’atmosfera abbagliante, fosforescente.
+
+Miss Anna, il capitano Hill, il tenente Collin e tutti i marinai
+
+ [Illustrazione: LA _NUOVA GEORGIA_.]
+contemplavano con ammirazione quel fenomeno che è frequente, come
+abbiam detto, in quelle regioni, ma che è pur sempre tanto bello.
+Perfino il naufrago si era lentamente alzato e curvato sul bordo del
+legno; ma invece d’uno sguardo di ammirazione, quello strano uomo aveva
+lanciato un cupo sguardo su lo scintillante mare ed aveva fatto un
+gesto di dispetto gettando nel tempo istesso una sorda imprecazione.
+
+A poco a poco però quel fenomeno si allontanò in direzione dell’est
+e la nave che filava lentamente in senso contrario, rimase nuovamente
+avvolta fra dense tenebre che i fanali di prua non erano sufficienti a
+rompere.
+
+Il naufrago che era tornato a sedersi a prua, quando vide scintillare
+il mare in lontananza, si alzò lentamente e cogli occhi parve che
+cercasse qualcuno. Lo stesso gesto di dispetto che aveva fatto prima lo
+ripetè, non vedendo sul ponte nè il capitano Hill, nè miss Anna, nè il
+tenente.
+
+Una profonda ruga gli si disegnò sulla fronte e rimase lì come
+perplesso. Vedendo però passare un giovane marinaio che aveva allora
+allora lasciato la camera di prua e che non aveva assistito alla brusca
+interrogazione del signor Collin a proposito dell’isola di Norfolk, lo
+fermò dicendo:
+
+— Ehi, camerata, che ora abbiamo?
+
+— Devono essere le dieci, — rispose il marinaio.
+
+— Chi degli ufficiali è di guardia per il primo quarto?
+
+— Asthor, il pilota.
+
+— E il signor Collin?
+
+— Monterà la guardia della mezzanotte.
+
+— È un bravo ufficiale il signor Collin?
+
+— Bravissimo, ve lo assicuro.
+
+— Gode molta fiducia a bordo?
+
+— Quanta ne gode Asthor che naviga da vent’anni col capitano Hill, e
+forse di più.
+
+— È vero che è il fidanzato di miss Anna?
+
+— Non l’ho mai saputo e non lo credo.
+
+— Dimmi, camerata, si crede realmente che io sia un povero marinaio che
+ha avuto la disgrazia di naufragare?
+
+— Per bacco! Non vi abbiamo raccolto in pieno mare, su di una zattera?
+
+— È vero, ma mi pare che il signor Collin mi guardi con certa
+diffidenza.
+
+— È un uomo sospettoso il tenente, ma non credo che abbia motivi per
+diffidare di voi. Toglietevi simili ubbíe dal capo.
+
+— Hai ragione, camerata. Sono pazzo a credere che a bordo della _Nuova
+Georgia_ mi si veda di cattivo occhio. Buona notte! —
+
+Il naufrago attraversò lentamente il ponte colla fronte aggrottata e
+le braccia incrociate strettamente sul petto. Pareva assai pensieroso e
+preoccupato.
+
+Nel passare dinanzi al grande boccaporto si fermò ad ascoltare le
+tigri, che mandavano dei profondi brontolii.
+
+— Hanno fame, — mormorò con voce sorda. — Eppure carne ve n’è qui per
+tutt’e dodici. —
+
+Poi retrocesse lentamente verso prua e fissò gli occhi sulle nubi che
+correvano disordinatamente pel cielo.
+
+— La tempesta, — mormorò, — sarà fatale per qualcuno. —
+
+Represse un triste sorriso che gli spuntava sulle labbra e sparve nella
+camera di prua.
+
+
+
+
+CAPITOLO QUINTO.
+
+Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico.
+
+
+Contrariamente alle previsioni di tutti, l’uragano che pareva tornasse
+a minacciare la _Nuova Georgia_ non scoppiò, anzi durante la notte le
+masse nuvolose si ruppero e riapparvero le stelle; però si capiva che
+era un momento di tregua e nulla più, poichè il vento soffiava sempre
+dal sud, ossia dalla parte donde si formano e partono i tifoni, e
+il mare conservava quella tinta plumbea che indicava come altrove un
+grande temporale lo sconvolgesse.
+
+Il giorno dopo, all’alba, la _Nuova Georgia_, che durante la notte
+aveva percorso una settantina di miglia, si trovava di fronte
+all’arcipelago delle Nuove Ebridi.
+
+Questo gruppo è uno dei più importanti di quella regione, quantunque
+in quel tempo fosse ben poco conosciuto, come del resto è anche oggidì
+assai imperfettamente, e si estende sopra una superficie di centoventi
+leghe. Quiros, che le scoprì il primo nel 1606, diede all’arcipelago il
+nome di Australia dello Spirito Santo; Bougainville, che le visitò nel
+1768, le chiamò Nuove Cicladi, e Cook, che aveva la smania di cangiare
+nome a tutte le isole, quello di Nuove Ebridi.
+
+Le principali sono Fauna, che è la più nota, fertilissima, di aspetto
+piacevole, con un vulcano e sorgenti di acqua calda: misura sette leghe
+di lunghezza e tre di larghezza; Koro-Mango, di grandezza quasi eguale,
+e che gode fama perchè dai suoi boschi si estrae la preziosissima
+polvere di sandalo dal profumo delicato; Mallicolo, che ha una
+lunghezza di diciotto leghe e sette di larghezza; Sandwich, notabile
+per la bellezza dei suoi siti; Santo Spirito, che è l’isola maggiore
+e che si dice sia una delle più belle e delle più fertili del mondo.
+Molte altre, ma più piccole, circondano il gruppo principale e si
+estendono verso il sud-est fino a sessantacinque leghe dall’estremità
+meridionale della Nuova Caledonia.
+
+Gli abitanti, eccettuati quelli di Fauna, non godono una fama migliore
+degli altri polinesiani, poichè le navi che ebbero contatto con loro
+furono spesso costrette a far uso delle armi da fuoco, per non cadere
+sotto i denti di quei mangiatori di carne umana.
+
+Sono per lo più di statura bassa, gracili, di pelle assai abbronzata e
+per la maggior parte brutti. Quelli di Mallicolo specialmente sono di
+lineamenti così ributtanti, che le scimmie appariscono belle in loro
+confronto.
+
+La _Nuova Georgia_, che filava con notevole velocità, si tenne
+prudentemente lontana da quelle coste inospitali; però non isfuggì
+agli occhi degli isolani, i quali si mostrarono in buon numero sulle
+spiagge, agitando minacciosamente le loro lancie ed i loro archi. Delle
+freccie furono pure lanciate, ma caddero a mezza via ed il capitano
+Hill, che non voleva perdere tempo nè impegnarsi in qualche brutta
+avventura, non si degnò di rispondere.
+
+Però verso il mezzogiorno, a circa trenta miglia dall’isola Barwell,
+la _Nuova Georgia_ fece l’incontro di un doppio canotto, solidamente
+legato e fornito di un ponte, montato da una dozzina di selvaggi
+di statura piccola, la tinta oscura, la testa lunga ed il naso
+schiacciato, nudi quasi del tutto, ma armati di lancie le cui punte
+parevano formate da scheggie di ossa e molto probabilmente da frammenti
+di ossa umane.
+
+Vedendo la nave veleggiare al largo, il grande canotto manovrato da una
+diecina di pagaie si diede a inseguirla con la speranza di abbordarla
+e di ottenere, forse con la violenza, qualche cosa. Il capitano Hill
+però fece dirigere la nave al nord e fece sparare un piccolo cannone
+che teneva nascosto sotto il castello di prua. La detonazione e anche
+l’impossibilità di vincere il veliero che camminava colla velocità di
+otto nodi all’ora, persuasero quei brutali selvaggi a proseguire la
+loro rotta.
+
+— Dimmi, babbo, sono molti gli abitanti di queste isole? — chiese miss
+Anna al capitano.
+
+— Quando Bougainville le visitò, cioè nei 1799, stimò il loro numero
+a 200,000, e Cook confermò tale cifra; ma ora sono scemati più della
+metà.
+
+— E perchè tale enorme diminuzione?
+
+— Perchè gli isolani sono quasi sempre in guerra fra di loro ed i vinti
+vengono senz’altro mangiati, siano feriti o completamente sani.
+
+— Assistono anche le donne a quei mostruosi banchetti?
+
+— No, poichè le donne non possono prendere i pasti in compagnia degli
+uomini; ma si fanno cuocere da parte un pezzo dei prigionieri.
+
+— Nemmeno le mogli mangiano coi mariti?
+
+— No, poichè pei mariti esse rappresentano semplicemente delle bestie
+da soma. La loro condizione è così misera e così opprimente, che spesso
+uccidono le figlie per sottrarle ad una vita tanto degradante.
+
+— Che orribili selvaggi! E a quale razza appartengono?
+
+— A quella melanesica; ma notasi però in loro l’influenza della razza
+polinesica.
+
+— Dimmi, tutti i popoli che abitano le isole del Grande Oceano sono
+antropofagi?
+
+— Quasi tutti.
+
+— Per necessità forse? Mi hanno detto che le isole del Pacifico sono
+assai scarse di animali e di alberi fruttiferi.
+
+— Sì, ma non tutte. Alcune abbondano di cani, di maiali, di uccelli, di
+alberi che danno frutta saporite, e per di più il mare che le circonda
+è ricco di pesci. Malgrado ciò, gli abitanti sono antropofagi e mettono
+nello spiede e in salsa i loro nemici.
+
+Un tempo non si credeva all’antropofagia, ma dopo i viaggi di Van
+Diemen, di Tasman, di La Perouse, di Bougainville, di Cook, di Quiros,
+di Mendana, ec. bisognò ammetterla.
+
+Alcune tribù sacrificavano i nemici per spirito religioso, ma li
+mangiavano, altri per insufficenza di alimenti, altri ancora per
+leccornía e taluni per ereditare il coraggio o le virtù del morto,
+come per esempio gli Australiani che mangiano a preferenza il cuore
+del nemico per acquistare maggior energia, i Maori della Nuova Zelanda
+l’occhio sinistro prima di tutto, perchè secondo le loro credenze
+figura l’anima del mangiato, e le tribù americane dell’Amazzoni che
+bruciano il cadavere bevendo poi la polvere per appropriarsi i pregi di
+lui.
+
+— Ma come, l’antropofagia non è ristretta agli isolani del Grande
+Oceano?
+
+— No, Anna, — disse il capitano. — Più o meno tutti i popoli hanno
+praticato il cannibalismo. I Galli, che sono gli odierni Francesi,
+mangiavano gli uomini, e ne fanno fede le caverne ossifere scoperte
+nelle vicinanze di Parigi, a Ville-Neuve-Saint-George ed a Saint-Maure;
+nel Portogallo in una sola caverna furono raccolti 9500 denti umani
+e gran numero di ossa portanti le tracce della combustione e degli
+istrumenti taglienti.
+
+Mangiavano uomini gli abitanti dell’Asia minore; i Giapponesi ed
+i Messicani per spirito religioso; anzi aggiungerò che questi,
+discendenti del grande impero di Montezuma, rimproveravano agli
+Spagnuoli il sapore amaro delle loro carni!...
+
+— È incredibile!... — esclamò miss Anna con orrore.
+
+— Un tempo poteva dirsi così, ma oggi la scienza ha messo tutto in
+chiaro. Del resto l’antropofagia è ancora molto estesa; si mangiano
+uomini fra i Battias, di Sumatra, dove il cannibalismo ha spiccatamente
+il carattere di punizione, fra gli Indiani dell’America del Nord per
+vendetta, fra i Cafri, i Caraibi di Masoris, nel Congo, nel Timbuctu,
+nel Dahomey e nell’Ogowai per pura leccornía. Aggiungerò per ultimo
+che a Taiti, isola oggi civilizzata, or non è molto, in un periodo di
+carestia si mangiarono tante persone che fu chiamato quel tempo «la
+stagione da mangiare gli uomini» e che in Francia nel 1090 e in Egitto
+nel 1200, pure in tempo di carestia, si andava a caccia delle persone
+per venderne la carne!...
+
+— È orribile!
+
+— Ma storico, Anna. Del resto anche oggidì di quando in quando
+giunge la notizia di scene di cannibalismo avvenute fra naufraghi. Le
+cronache marinaresche sono piene di sì orribili pasti, fortunatamente
+consigliati non dalla golosità, ma dalla fame.
+
+— I selvaggi dicono che è eccellente la carne umana? — chiese il
+tenente, che da qualche minuto assisteva alla conversazione.
+
+— Tutti sono d’accordo nel lodare il gusto squisito e la delicatezza
+della carne umana; però dicono che quella della razza bianca è amara e
+troppo salata.
+
+— Speriamo allora che ci risparmino, se abbiamo la disgrazia di cadere
+nelle loro mani.
+
+— Troveranno qualche mezzo per farci diventare eccellenti, signor
+Collin, — disse il capitano ridendo. — Io so che gli isolani delle
+Figii hanno un modo speciale per ingrassare i loro prigionieri e
+renderli più succulenti.
+
+— Compiango i compagni di Bill se hanno avuto la sfortuna di cadere,
+in questo frattempo, nelle loro mani. Purchè non sia invece una mezza
+fortuna.
+
+— Perchè, tenente? — chiese il capitano sorpreso.
+
+— M’intendo io, signor Hill.
+
+— Spiegatevi, — disse miss Anna.
+
+— Non ora. —
+
+In quel momento dietro di loro si udì una specie di grugnito. Il
+naufrago stava a tre soli passi di distanza e forse aveva inteso le
+parole del tenente.
+
+Fortunatamente per lui, nessuno lo vide fissare sul tenente due occhi
+che mandavano cupe fiamme e stringere i pugni con tale forza, da farsi
+entrare le unghie nelle carni.
+
+Si allontanò silenziosamente senza essere stato scorto e andò a sedersi
+a prua, ma i suoi occhi correvano sempre, però con diversa espressione,
+da miss Anna al signor Collin.
+
+Cosa mai meditava in quel momento quell’enimmatico personaggio, sul
+cui viso si leggeva ad un tempo una strana tenerezza e si vedevan lampi
+d’un odio profondo? Gli avvenimenti dovevano fra breve dirlo.
+
+Nel pomeriggio il vento crebbe di violenza, e il barometro si abbassò
+bruscamente, mentre le onde provenienti dal sud, si facevano più
+frequenti e sempre più alte. Si vedevano accavallarsi sull’orizzonte
+mostrando le loro creste coperte di candida spuma e venivano a rompersi
+con violenza contro la _Nuova Georgia_, la quale rollava e beccheggiava
+vivamente.
+
+Le tigri, quasi presentissero la vicinanza di una tempesta, si
+mostravano assai inquiete, e già nella stiva si udivano incessantemente
+rintronare le loro rauche urla, facendo impallidire i marinai che non
+si erano ancora abituati a quegli sgradevoli concerti.
+
+Il capitano per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da quell’uragano
+che da due giorni andava raccogliendo le proprie forze, per scatenarsi
+chi sa mai con quale furore, fece imbrogliare le alte vele di pappafico
+e contra-pappafico e fece ammainare i coltellacci e gli scapamari che
+aveva fatti spiegare al mattino per guadagnare velocità. Non ancora
+soddisfatto, fece rinforzare i paterazzi e legare solidamente le
+imbarcazioni, la cui perdita poteva diventare funesta, e le gabbie
+delle tigri onde nel rollío o nel beccheggio non si rovesciassero
+spezzando, le sbarre.
+
+— Temi qualche tifone? — gli chiese Anna, che di rado lasciava la
+coperta della nave.
+
+— Sì, e non ti nascondo che questo uragano mi dà molto da pensare,
+trovandoci noi in un mare cosparso di isole e di isolotti, e per di più
+d’una profondità che mette i brividi.
+
+— Ha dei baratri immensi l’Oceano Pacifico?
+
+— Spaventevoli, Anna; una nave che andasse a picco non lascerebbe
+spuntare di certo la sommità dei suoi alberetti.
+
+— In quale punto è più profondo?
+
+— Secondo gli ultimi scandagli, la maggiore profondità si troverebbe
+a mezzogiorno del Kamtschiatca, penisola della costa asiatica. Là lo
+scandaglio avrebbe toccato fondo a 8515 metri.
+
+— Otto chilometri e mezzo di profondità!
+
+— Pare però che vi siano dei baratri profondi quattordici e perfino
+sedici chilometri.
+
+— Ma tutti gli Oceani hanno tali abissi?
+
+— La profondità media del Grande Oceano toccherebbe i 4380 metri;
+ma si sa che fra le isole Figii, Tonga e Samoa esiste un abisso di
+8102 metri secondo taluni e di 8280 secondo altri navigatori; quella
+dell’Atlantico toccherebbe i 4022 verso il nord e i 3927 verso il sud;
+quella dell’Oceano Indiano i 3627 e degli altri due Oceani i 3803.
+Forse in avvenire queste profondità diverranno maggiori, poichè si
+difetta ancora di scandagli precisi.
+
+— Ma la vita a simili profondità deve essere nulla.
+
+— E perchè mia cara?
+
+— Per la grande pressione che deve esercitare una massa così immensa
+d’acqua.
+
+— Un tempo si credeva a questo, anzi aggiungerò che si riteneva che
+l’acqua si comprimesse talmente pel suo peso, da raggiungere una
+densità paragonabile a quella del ferro o del piombo. Si riteneva che
+una palla di ferro gettata in un mare profondo non giungesse fino a
+toccare gli abissi, ma si arrestasse fra gli strati acquosi, poichè non
+si era pensato che l’acqua è appena compressibile e che anche sotto
+le più potenti pressioni la sua densità è minima. Io so che recenti
+esperimenti hanno dimostrato che la pressione è così leggiera da non
+essere d’impedimento nemmeno ai pesci che hanno l’abitudine di vivere
+alla superficie dei mari. Ed infatti, se questa forza fosse così enorme
+come si credeva, come vivrebbero i crostacei che abitano il fondo degli
+abissi marini? Bisognerebbe che fossero più solidi del ferro, mentre
+non lo sono affatto.
+
+— La dimostrazione è chiara, padre mio. Ma.... to’, piove.
+
+— Il tempo si mette male. Ritirati, Anna, chè fra breve avremo
+un uragano dei più furiosi, e il ponte sarà spazzato dai colpi di
+vento. —
+
+Infatti il tempaccio si avanzava rapidamente, invadendo la vôlta
+celeste e sconvolgendo il grande Oceano Pacifico che stava per smentire
+ancora, il suo tranquillo nome datogli da Magellano.
+
+L’equipaggio era tutto salito in coperta pronto a sostenere la lotta,
+e si vedeva interrogare con ansietà le nubi e le onde. Quei lupi di
+mare presentivano una fiera tempesta. Solo il naufrago, che stava
+sempre seduto a prua su di un ammasso di cordami, pareva tranquillo e
+sogghignava ad ogni muggito delle onde, fissando con due occhi di fuoco
+il tenente Collin quasi che meditasse un sinistro progetto.
+
+
+
+
+CAPITOLO SESTO.
+
+Il delitto del naufrago.
+
+
+L’Oceano Pacifico montava a vista d’occhio; si sarebbe detto che
+una forza misteriosa, irrompente dagli abissi immensi del fondo,
+lo sollevasse. Montagne d’acqua, poichè ora potevansi chiamare
+con tal nome, venivano dal sud accavallandosi le une sulle altre,
+coperte da un immenso lenzuolo di candidissima spuma, e venivano a
+rompersi con lunghi muggiti contro i fianchi del vascello, il quale
+si rovesciava violentemente ora sul babordo ed ora sul tribordo con
+mille scricchiolii, ed ora s’impennava come un cavallo vigorosamente
+spronato.
+
+La tinta del mare aveva perduto il suo azzurro brillante ed era
+diventata cupa, quasi volesse gareggiare colla tinta nerastra dei
+nuvoloni che correvano disordinatamente, accumulandosi negli immensi
+spazii del cielo.
+
+Il vento, che poco prima era ancora costante, pareva che fosse
+impazzito e balzava bruscamente dal nord al sud, dall’est all’ovest,
+accennando a prendere un violento moto circolare. Sibilava attraverso
+i mille cordami della _Nuova Georgia_, scoteva con furore i boscelli
+rugosi delle manovre, faceva crepitare le vele e curvare perfino gli
+alberi.
+
+Il capitano Hill, consultato il barometro, vide non senza una viva
+emozione, che segnava la cifra straordinaria di 705 millimetri!
+
+— È un vero tifone quello che sta per assalirci, — disse al tenente
+Collin, che si era messo accanto al timoniere.
+
+— Ma come nascono questi tifoni che si sono acquistati una così triste
+celebrità nei mari del Giappone, della China e del Grande Oceano? —
+chiese il tenente.
+
+— Nascono generalmente dall’incontro di due o più correnti
+d’aria contrarie, le quali provocano un movimento rotatorio che è
+pericolosissimo per le navi che si trovano nel mezzo.
+
+— Si estendono per un largo tratto?
+
+— Per quattrocento o cinquecento chilometri, comunemente; ma si sono
+osservati dei cicloni di mille chilometri, e temo che quello che
+sta per piombarci addosso sia così immenso, poichè la depressione
+barometrica è considerevolissima.
+
+— Ordinariamente quale direzione hanno?
+
+— Vanno dal sud-ovest al nord-est, e il loro movimento circolare,
+nell’incontro delle due correnti, è da destra a sinistra.
+
+— Sicchè avremo qualche tromba marina.
+
+— È probabile, tenente; anzi faremo bene a preparare il nostro piccolo
+cannone.
+
+— Volete spezzarla colle palle?
+
+— Basta la detonazione, il più delle volte, per romperla d’un sol
+colpo; la palla sarebbe inutile, poichè non farebbe che attraversare la
+colonna d’acqua.
+
+— Ma è pericoloso per una nave che si trova a breve distanza.
+
+— Sì, è vero, poichè la massa liquida nel precipitare sul mare solleva
+cavalloni enormi; ma tutto si deve tentare piuttosto di lasciarsi
+avviluppare da quelle furiose colonne liquide, che sono dotate di tale
+potenza rotatoria da trasportare con loro i più grandi vascelli e da
+sollevarli. —
+
+Un grande lampo che fendette la massa delle nubi come se fosse una
+gigantesca scimitarra, seguito poco dopo da un cupo rimbombo che si
+perdette nei lontani orizzonti, troncò la conversazione.
+
+Il capitano Hill abbandonò il posto e salì sul ponte di comando col
+portavoce in mano, pronto a comandare la manovra, mentre il tenente
+Collin si portava a prua dove gli uomini si disponevano ad ammainare i
+fiocchi e a prendere terzaruoli sulle vele basse.
+
+L’uragano si avvicinava con rapidità straordinaria, sconvolgendo il
+mare e il cielo. Impetuosi colpi di vento, dopo d’aver sollevate e
+sferzate le onde che montavano sempre con tremendi muggiti, giungevano
+l’uno addosso all’altro sulla _Nuova Georgia_, la quale fuggiva con la
+rapidità d’un immenso uccello, verso il sud-ovest.
+
+Il sole era scomparso da qualche ora, e una profonda oscurità pesava
+sul Grande Oceano. Però al balenar dei lampi, si vedevano volteggiare,
+sospinti dalla forza del ciclone, i grandi albatros, con le loro
+piume bianche e nere, il becco grosso e tanto robusto, da spaccare il
+cranio ad un uomo, e con le loro ampie ali che misuravano non meno
+di cinque metri. Si vedevano lottare contro il vento, volteggiare
+disordinatamente sopra i flutti e si udivano, fra i fischi ed i muggiti
+della natura irritata, le loro grida rauche e discordi.
+
+Anche gli abitatori del mare parevano inquieti, perchè si vedevano
+ruzzolare fra le onde numerosi squali con potenti mascelle fornite
+di triplici file di denti, e slanciarsi in aria torme di _Exocœtus
+volitans_, strani pesci dotati di larghe pinne somiglianti ad ali,
+che si innalzano con un potente colpo di coda percorrendo distanze
+di centocinquanta a dugento metri, e che appena ricaduti tornano a
+riprendere il volo, riaprendo le pinne ventrali e agitandole in modo da
+sembrare quattro invece di due.
+
+La _Nuova Georgia_, nonostante venisse assalita da ogni lato dai marosi
+che si slanciavano talvolta fino sul suo ponte, pure si comportava bene
+e teneva bravamente testa all’uragano.
+
+Guidata dalla ferrea mano del vecchio Asthor si manteneva sulla via
+del sud-ovest, per rifugiarsi, in caso disperato, nelle insenature di
+qualche isola. Rollava disperatamente la poveretta, si copriva d’acqua
+da prua a poppa, tuffava nel seno delle onde spumeggianti i suoi solidi
+fianchi, montava sulla cresta delle montagne mobili, precipitava nel
+fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo albero di bompresso,
+tanto s’inchinava colla prua, ma usciva sempre vittoriosa da quegli
+assalti furiosi che non le lasciavano tregua.
+
+Ad un tratto però, verso il sud, quando il vento, ormai scatenato aveva
+perduto ogni ritegno, girando ora al sud-ovest ed ora al nord-est,
+provocando quegli incontri di correnti che generano i cicloni, apparve
+una specie di cono che pareva scendesse dalle nubi per posarsi sulla
+sconvolta superficie dell’Oceano.
+
+Il capitano Hill, quantunque coraggiosissimo e pronto a tutto,
+impallidì.
+
+— Si forma una tromba verso il sud, — disse rivolgendosi verso il
+tenente Collin che lo aveva raggiunto sul ponte di comando.
+
+— La _Nuova Georgia_ fugge rapidamente, signore, — rispose il tenente.
+— Forse noi saremo lontani, quando la tromba si sarà formata.
+
+— Confidiamo in Dio! Non temo per me, ma per la mia povera Anna.
+
+— Speriamo, signore. —
+
+L’uragano cresceva sempre. I colpi di vento erano così impetuosi che
+pareva uscissero a forza da un’immensa tromba collocata a pochi passi
+dalla nave. Scuotevano orribilmente gli alberi, sbrandellavano le vele,
+facevano volteggiare come pagliuzze i più grossi boscelli delle manovre
+e facevano fremere le grosse sartie e i grossi paterazzi in tal modo,
+da temere che si spezzassero.
+
+Onde sopra onde si slanciavano addosso alla nave percuotendola
+fieramente a prua e a poppa, a babordo e a tribordo, facendo gemere
+i cordami ed i puntelli, spostando le imbarcazioni e aprendo delle
+breccie nelle murate. Pareva che si accanissero ad aprire i fianchi del
+legno, onde trascinarlo negli spaventosi baratri dell’Oceano Pacifico.
+
+La notte era calata, una notte oscura come il fondo d’un barile di
+catrame. Non si vedevano che tenebre, le quali pareva si addensassero
+di momento in momento sempre più sull’Oceano, quasi volessero rendere
+più pericolosa e più orrida la situazione della _Nuova Georgia_.
+Solamente all’orizzonte, di tratto in tratto balenava, e a quel rapido
+bagliore si vedevano correre sulla coperta i marinai coi capelli
+sciolti al vento, i volti pallidi, gli occhi smarriti e i panni
+inzuppati, e sul ponte di comando si vedeva spiccare l’alta statura del
+capitano Hill ed a prua la tetra figura del naufrago.
+
+In mezzo agli urli della tempesta, ai sibili del vento e ai ruggiti
+delle onde si udivano a un tratto irrompere, dalle nere profondità
+della stiva, i potenti gridi delle dodici tigri, le quali, atterrite da
+quei fragori e da quelle scosse orribili, si dibattevano furiosamente
+dentro le gabbie.
+
+Verso la mezzanotte una raffica più impetuosa delle altre si rovesciò
+sulla nave con tale violenza, da farle immergere tutta intera la prua.
+
+Il capitano Hill temendo che la _Nuova Georgia_ si rovesciasse sui
+fianchi per non più rialzarsi, comandò di imbrogliare le vele di
+parrochetto e di mezzana contentandosi di tenere spiegate le vele
+basse.
+
+Alcuni marinai si slanciarono sulle griselle, ma le scosse che
+risentiva la nave e i colpi di mare che giungevano tanto alti sopra le
+murate, lo impedivano; onde furono costretti a ridiscendere in coperta
+per non essere portati via e precipitati nei flutti muggenti. Due
+uomini, dopo aver corso mille pericoli, erano riusciti a raggiungere la
+vela di mezzana ed a imbrogliarla.
+
+Quella di parrochetto però, violentemente investita dalle raffiche,
+dava tali colpi da compromettere la sicurezza del naviglio e
+dell’albero di trinchetto. Era necessario di chiuderla o per lo meno di
+sventrarla con un buon colpo di coltello.
+
+Il tenente Collin, giovane ardimentoso e che sfidava intrepidamente il
+pericolo, vedendo riuscire vani gli sforzi dei marinai, si slanciò a
+prua, e afferratosi fortemente alle griselle si elevò nelle tenebre. Un
+altro uomo si era contemporaneamente mosso: era il naufrago.
+
+Senza essere stato veduto, fra quella profonda oscurità e quei colpi di
+mare che spazzavano senza interruzione il ponte della nave, sbattendo
+i marinai addosso alle murate, s’aggrappò allo straglio di maestra, e
+coll’agilità d’una scimmia si inerpicò a forza di braccia, giungendo
+nell’istesso momento del tenente, sul pennone di parrochetto.
+
+— Tu qui, Bill? — chiese il tenente nel vederselo vicino.
+
+— Sì, signor tenente, — rispose il naufrago con strano accento. — Vi
+sorprende?
+
+— Da qual parte sei salito?
+
+— Dallo straglio.
+
+— Aiutami adunque. —
+
+Il tenente si mise a cavalcioni del pennone tenendosi avvinghiato alla
+sbarra di ferro che corre sopra, e appoggiando i piedi sulla corda che
+corre sotto, cercò di raccogliere i bracci di manovra per imbrogliare
+la vela. D’improvviso si sentì stringere alla gola da due mani nervose
+e con tale forza, da non esser capace di emettere il più lieve grido.
+Facendo uno sforzo disperato, girò il capo e vide sopra di sè la tetra
+figura del naufrago, sulle cui labbra errava un satanico sorriso.
+Abbandonò con una mano la sbarra tentando di respingerlo; ma il
+naufrago era robusto e pareva che in quel momento avesse triplicato le
+forze.
+
+Il vascello sospinto dalle onde barcollava furiosamente ed il vento
+ruggiva tremendo fra l’alberatura e faceva scuotere i due uomini, ma
+la lotta continuava senza che si scambiassero una parola. Il povero
+tenente che non poteva abbandonare il pennone per non sfracellarsi sul
+ponte della nave, non opponeva ormai che una debole resistenza e si
+sentì rapidamente strangolare.
+
+Quella lotta fra cielo e mare, in mezzo a quelle tenebre e la burrasca
+che ruggiva, durò un solo minuto. Il signor Collin si sentì quindi
+trascinare verso l’estremità del pennone, e smarrì i sensi.
+
+Il naufrago attese che la nave s’inclinasse sul tribordo, poi tenendosi
+stretto al pennone colle sole gambe, con una spinta precipitò nello
+sconvolto Oceano la vittima, la quale scomparve negli abissi.
+
+— Ecco uno che non parlerà più, — mormorò il naufrago con voce
+sorda. — Andrai a chiedere ai pesci se io vengo o no dall’isola dei
+forzati. —
+
+Girò gli occhi intorno per vedere se nessuno lo aveva veduto, e
+ridiscese silenziosamente in coperta, confondendosi fra l’equipaggio.
+
+
+
+
+CAPITOLO SETTIMO.
+
+I frangenti.
+
+
+Nè il capitano Hill che si trovava sul ponte di comando, nè il vecchio
+Asthor che concentrava tutti i suoi sforzi sulla ribolla del timone
+per mantenere sempre la nave sulla buona via, nè l’equipaggio che aveva
+un gran da fare a evitare le ondate che irrompevano ad ogni istante in
+coperta e che era occupato a bracciare continuamente le vele basse, si
+erano accorti della caduta del tenente Collin.
+
+Il mare irritato e le tenebre avevano coperto quell’assassinio,
+forse lungamente meditato da quel sinistro uomo, e così freddamente
+consumato.
+
+Il naufrago ridisceso in coperta era silenziosamente scivolato a
+prua e pareva occupato alla manovra dei fiocchi, sicuro ormai di non
+essere stato veduto da nessuno, poichè l’oscurità non permetteva
+di distinguere l’assenza di chicchessia. Malgrado però la sua
+apparente calma, più volte si era curvato sulla prua, aveva scrutato
+profondamente quei flutti irritati e aveva teso l’orecchio a lungo,
+temendo che il disgraziato tenente seguisse la nave e chiamasse aiuto.
+
+Certo la coscienza di Bill, per quanto fosse incallita nel delitto, non
+doveva in quel momento essere tranquilla, poichè tutte le volte che
+incontrava gli sguardi di qualche marinaio impallidiva orribilmente,
+e gli si gelava sulle labbra lo strano sorriso che di rado lo
+abbandonava.
+
+Erano passati dieci minuti e la _Nuova Georgia_, trasportata
+dall’uragano aveva percorso un miglio, quando il capitano Hill,
+vedendo ancora semi-sciolta la vela di parrochetto e non scorgendo fra
+l’equipaggio il tenente, si mise a gridare:
+
+— Ohe! signor Collin, dove siete? Volete un aiuto? —
+
+I soli muggiti delle onde e i fischi sempre più violenti e stridenti
+del vento, risposero a quella domanda.
+
+Il capitano credendo che la sua voce non fosse stata udita, discese dal
+ponte di comando e si avanzò fino ai piedi dell’albero di trinchetto
+cercando di discernere il tenente fra le vele e i cordami; ma
+l’oscurità era così profonda che non potevasi distinguere alcuna cosa.
+
+— Signor Collin! — ripetè con voce tonante.
+
+Anche questa volta la domanda rimase senza risposta.
+
+— Scommetterei un penny contro una sterlina che il signor Collin non
+è sull’albero, — disse un marinaio che era salito sul castello di prua
+per meglio vedere.
+
+— È impossibile, — esclamò il capitano impallidendo.
+
+— Eppure, signore, io non lo scorgo nè sulla coffa, nè sulla crocetta,
+nè sui pennoni, — disse il marinaio.
+
+— Che gli sia avvenuta qualche disgrazia? Ma quando?... Come?... Avete
+udito nessun grido voialtri?
+
+— Nessuno, signore, — risposero i marinai che si erano aggruppati
+presso l’albero.
+
+— Non l’avete veduto discendere?
+
+— No.
+
+— Che sia caduto in mare? —
+
+In quel momento un lampo abbagliante ruppe l’oscurità che pesava
+sull’Oceano. Tutti gli occhi si fissarono sulla vela di parrochetto e
+tutti videro distintamente che il luogotenente non era più sull’albero.
+
+— Gran Dio! — esclamò il capitano, facendo un gesto disperato.
+
+Si slanciò verso la murata di babordo scrutando le onde e gettò tre
+tuonanti chiamate:
+
+— Signor Collin!... dove siete?... rispondete, in nome di Dio!... —
+
+Anche queste chiamate non ebbero esito migliore delle altre. Il mare
+ruggiva sempre, il vento urlava e fischiava attraverso l’alberatura e
+il sartiame, ma nessuna voce umana si udiva mescolarsi alla possente
+voce della tempesta.
+
+— Perduto!... — esclamò il capitano Hill con accento disperato. —
+Asthor, viriamo di bordo!...
+
+— La tempesta incalza, signore, e le onde ci assaliranno sui fianchi, —
+disse il vecchio marinaio.
+
+— Bisogna tentare di salvarlo.
+
+— Badate, signore, che metterete a pericolo la nave.
+
+— Non importa, Asthor; tutto si deve tentare per salvarlo. Ai bracci
+delle vele voialtri e pronti per virare!... —
+
+Era una pazzia il voler virare di bordo con quell’uragano che assaliva
+furiosamente la _Nuova Georgia_. Le onde potevano irrompere sul suo
+fianco, spostare il carico della stiva e rovesciarla; ma il capitano
+Hill era un uomo di gran cuore, che amava molto i suoi uomini e voleva
+tentare a qualunque rischio il salvataggio del disgraziato ufficiale.
+
+Sotto la robusta mano del vecchio pilota, la _Nuova Georgia_ virò di
+bordo presentando per alcuni istanti il fianco destro alle onde. Sotto
+la spinta formidabile di quelle masse liquide che il vento trascinava
+in una corsa disordinata verso l’est, si piegò talmente da temere che
+si rovesciasse per sempre; ma si risollevò quasi subito e ritornò sulla
+via poco prima percorsa, affrontando con l’affilata sua prua l’uragano
+che ora l’assaliva di fronte.
+
+Il capitano Hill e gran parte dell’equipaggio, affollati sul castello
+di prua, scrutavano avidamente le tenebre e di quando in quando
+mandavano acute chiamate. L’armaiuolo di bordo aveva fatto portare in
+coperta il piccolo cannone e lo scaricava a intervalli di due o tre
+minuti.
+
+Alcune volte, fra i muggiti delle onde, pareva di udire una lontana
+chiamata o un grido straziante, ma poi l’equipaggio si persuadeva di
+essersi ingannato. Il vento quando fischia fra l’attrezzatura produce
+sovente dei suoni così strani, da scambiarli bene spesso per grida di
+naufraghi.
+
+— È perduto! — esclamava il capitano Hill strappandosi i capelli dal
+dolore. — Povero Collin! Così buono, così coraggioso e così giovane!...
+Sento che non lo ritroverò più mai!...
+
+— Se fosse vivo, avrebbe risposto alle nostre grida e ai nostri
+segnali, signore, — disse il vecchio Asthor che aveva affidato il
+timone al contro-mastro.
+
+— Ma come mai cadde senza mandare un grido e senza che si vedesse?
+
+— Gli saranno venute meno le forze e il vento l’avrà strappato dal
+pennone, oppure è caduto per una forte scossa.
+
+— Ma senza mandare un grido?
+
+— Che il pennone di pappafico lo abbia percosso al capo in modo da
+farlo svenire?
+
+— Bisogna supporlo, Asthor.
+
+— Se ciò è accaduto, il povero ufficiale a quest’ora riposa in fondo
+agli abissi marini. Ritorniamo, capitano. —
+
+Continuare a lottare contro la tempesta che era girata all’ovest,
+non era prudenza. La nave era solida, sì, ma il fasciame poteva da un
+istante all’altro cedere agli urti sempre più potenti di quelle masse
+liquide.
+
+La _Nuova Georgia_ guidata da Asthor, che aveva ripresa la ribolla
+del timone, virò nuovamente di bordo e riprese la rotta primiera,
+lasciandosi trasportare dall’uragano che non accennava ancora a
+calmarsi.
+
+Il capitano Hill però ed anche l’equipaggio non riuscivano a staccare
+gli occhi da quel tratto d’Oceano, nelle cui onde era stato inghiottito
+il povero Collin e quantunque ormai assai lontani, si vedevano curvarsi
+di frequente sui bordi e guardare lungamente lontano, quasi avessero
+la speranza di veder passare presso la nave il cadavere dell’audace e
+sfortunato marinaio.
+
+Un uomo solo pareva fosse contento di allontanarsi da quei paraggi, e
+questo era il naufrago, il quale ormai si teneva sicuro, ben sapendo
+che l’Oceano non restituisce la preda e che sa conservare troppo bene i
+segreti. Aveva avuto paura dapprima, quando cioè la nave era ritornata
+sulla propria via, non essendo certo che il luogotenente fosse morto,
+ma ora più nulla aveva da temere, e poteva respirare tranquillamente.
+
+Il delitto non aveva avuto testimoni; nessuno aveva veduto la scena
+svoltasi sul pennone del parrochetto; a che adunque temere?
+
+Intanto la _Nuova Georgia_ continuava a fuggire dinanzi all’uragano,
+con una velocità che il capitano Hill stimava superiore ai tredici
+nodi. S’avvicinava alle isole sulle quali, secondo quanto aveva narrato
+il naufrago, dovevano trovarsi i superstiti della nave affondata. Si
+poteva ormai dire che non era molto lontana, poichè già l’Oceano si
+rompeva con maggior furore, segno evidente che stava per rinserrarsi
+fra le isole dell’arcipelago Figiano.
+
+Verso le due del mattino, un marinaio che era salito sul castello
+di prua per imbrogliare la trinchettina che il vento aveva sciolto,
+segnalò un fuoco che si scorgeva verso il sud-est.
+
+Il capitano Hill puntò il cannocchiale in quella direzione, e scorse
+infatti un punto luminoso che appariva e scompariva secondo che le
+montagne d’acqua si alzavano o si abbassavano.
+
+— Che siamo di già presso l’arcipelago Figiano? — disse fra sè. —
+Vorrei essere lontano ancora trecento leghe piuttosto che trovarmi
+addosso a quelle terre con simile tempesta. —
+
+In quell’istante apparve sul ponte miss Anna. La coraggiosa giovanetta
+aveva indossato un lungo mantello di tela impermeabile e non pareva
+spaventata, quantunque la _Nuova Georgia_ beccheggiasse e rollasse
+spaventosamente e le onde montassero sempre in coperta, correndo
+all’impazzata da prua a poppa.
+
+— Dove siamo, padre mio? — chiese ella.
+
+— Quale pazzia, Anna, salire sul ponte con questo uragano, — disse il
+capitano correndole incontro.
+
+— Sono inquieta, babbo, e poi vicina a te mi pare di non correre
+pericolo alcuno. Non accenna a cessare questo uragano?
+
+— Non ancora, e temo che si prolunghi fin troppo.
+
+— Che notte orribile!
+
+— Tremenda, Anna, e disgraziata per uno di noi.
+
+— Cosa vuoi dire?...
+
+— Collin non è più con noi.
+
+— Morto!...
+
+— È scomparso mentre dall’alto del parrochetto tentava d’imbrogliare la
+vela.
+
+— Quale disgrazia! — esclamò la giovanetta con voce soffocata. —
+Morto!... lui morto!... —
+
+Due lagrimoni le scendevano sulle gote, mentre un rauco singhiozzo le
+saliva alla gola.
+
+— Morto! — ripetè per la terza volta. — E tu non l’hai salvato?
+
+— Nessuno lo ha veduto cadere in mare, e quando mi accorsi della sua
+scomparsa eravamo assai lontani.
+
+— E non sei ritornato?
+
+— Abbiamo virato di bordo a rischio di inabissarci tutti e l’abbiamo
+cercato a lungo, ma il disgraziato era scomparso.
+
+— Ah! padre mio!...
+
+— Terra a prua! — gridò in quell’istante un marinaio.
+
+— I frangenti a tribordo! — urlò un altro che si teneva ritto sulla
+murata, aggrappato ai paterazzi dell’albero di maestra. — Attenzione,
+Asthor!...
+
+— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dove siamo noi?... —
+
+Stava per slanciarsi verso prua, quando un uomo gli sbarrò il passo:
+quest’uomo era il naufrago.
+
+— Cosa vuoi, Bill? — gli chiese.
+
+— Se vi preme la vita, fate imbrogliare le vele o cercate di
+riguadagnare il largo, — rispose il naufrago con voce sorda.
+
+— Conosci questi luoghi?
+
+— Sì, capitano.
+
+— Dove siamo noi?
+
+— Dinanzi ai frangenti di Figi-Levù. —
+
+Poi si tirò da una parte per dare il passo al capitano e si avvicinò
+a miss Anna, che pareva ancora atterrita per la disgraziata fine del
+signor Collin e che si sforzava a soffocare dei singhiozzi.
+
+— Signorina, — le disse fissandola con due occhi che mandavano vivi
+lampi. — Volete che io salvi tutti o che perda tutti? —
+
+La giovanetta alzò il capo che teneva chinato sul petto e guardò con
+stupore quell’uomo che le indirizzava una così strana domanda.
+
+— Cosa avete detto, Bill? — gli chiese.
+
+— La nave è perduta, signora.
+
+— Come lo sapete voi?
+
+— Sta sui frangenti, e fra pochi minuti si sventrerà sugli scogli
+coralliferi di Figi-Levù.
+
+— Ma salvatela adunque!
+
+— Lo volete, miss Anna?
+
+— Ne va la vita di tutti! —
+
+Il naufrago scrollò le spalle con un gesto di noncuranza, poi disse con
+voce sorda:
+
+— È voi che desidero salvare, perchè non voglio che finiate sotto i
+denti dei cannibali. —
+
+Si slanciò verso poppa e guardò per alcuni istanti intorno alla nave.
+Il mare si infrangeva furiosamente per ogni dove, rimbalzando a grande
+altezza con sprazzi mostruosi. Ruggiva orribilmente sopra i bassifondi
+che lo tenevano imprigionato, cercando di sorpassarli o di spazzarli
+via.
+
+All’est, attraverso le tenebre, si scorgeva confusamente una massa
+enorme sormontata da una serie di picchi aguzzi che si perdevano, di
+quando in quando, fra le nubi che volteggiavano in tutte le direzioni,
+trascinate dal vento che pareva impazzito.
+
+Il naufrago con un solo salto balzò giù dal cassero e si fermò dinanzi
+al capitano che correva verso il ponte di comando.
+
+— Signore! — gli disse.
+
+— Cosa vuoi, Bill? Spicciati, chè i minuti sono preziosi.
+
+— Se volete che la vostra nave non s’infranga sulle scogliere, è
+necessario che mi affidiate il comando per pochi istanti.
+
+— Cosa vuoi fare?
+
+— Salvare la vostra nave, ho detto.
+
+— Sei capace di compiere questo miracolo?
+
+— Conosco l’isola e le sue scogliere, signore!
+
+— Comanda adunque! —
+
+Il naufrago salì sul ponte di comando, imboccò il portavoce e gridò:
+
+— Asthor, barra tutta all’orza! Due àncore a picco a prua!... —
+
+Il vecchio timoniere ubbidì. La _Nuova Georgia_ a quel colpo di
+timone virò sul posto, presentando la prua alle onde; subito i marinai
+lasciarono cadere le due àncore che s’infissero solidamente sul fondo
+roccioso dei bassifondi. Quando vide la nave fermarsi, il naufrago si
+avvicinò al capitano che lo aveva raggiunto sul ponte di comando e gli
+chiese:
+
+— Avete dell’olio a bordo?
+
+— Dell’olio! — esclamò l’americano guardandolo con profondo stupore.
+
+— Dalla vostra risposta dipende la salvezza della nave.
+
+— Ma cosa volete farne?
+
+— Lo saprete poi. Fate portare in coperta tutto quello che avete. —
+
+Due marinai, al comando del capitano, discesero nella dispensa e
+ritornarono sul ponte portando due barili della capacità di sessanta o
+settanta litri ciascuno. Il naufrago senza perder tempo, poichè la nave
+ancorata come era, subiva a prua delle scosse tremende che minacciavano
+o di sfasciarla o di spezzare le catene, fece riempire di canape due
+sacchi di tela ben fitta, vi fece versare dentro alcuni litri d’olio e
+li calò uno a tribordo e uno a babordo.
+
+Allora, dinanzi agli occhi dell’equipaggio stupefatto, avvenne un
+fenomeno strano, meraviglioso. Appena quei due sacchi, dai cui fori
+piccolissimi trapelava lentamente l’olio, ebbero toccata l’acqua, le
+onde quasi per incanto si spianarono tutto all’intorno.
+
+Fin dove giungeva l’olio, che si espandeva rapidamente, l’acqua si
+estendeva tranquilla, senza contrazioni, senza sussulti, mantenendo
+la nave quasi immobile; ma al di là di quella zona si vedeva il mare
+dibattersi con una rabbia estrema, quasi volesse sfogarsi di quella
+calma forzata.
+
+Il naufrago avvicinandosi allora al capitano stupefatto, gli disse:
+
+— Se le àncore non cedono, potremo attendere con piena sicurezza l’alba
+di domani, o potremo aspettare che l’uragano si calmi; se le catene
+si spezzano, per noi e per i miei compagni è finita, poichè laggiù si
+stende l’isola dei cannibali. Sperate!... —
+
+
+
+
+CAPITOLO OTTAVO.
+
+Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù.
+
+
+Il modo di calmare le onde adoperando l’olio, non è cosa moderna,
+come generalmente si crede. Quantunque questo sistema, che può rendere
+immensi vantaggi alle navi sbattute dalle fiere tempeste degli oceani,
+sia sconosciuto a molti capitani e marinai, è vecchio, poichè alcuni
+antichi scrittori ne fanno menzione nelle loro opere. Plinio, per
+esempio, nella sua _Storia Naturale_ ne dimostra l’efficacia, e
+Plutarco pure dice qualche cosa su ciò, ma per varii secoli nessuno
+si curò di verificare tale fenomeno. Il merito ne doveva spettare al
+celebre propugnatore dell’indipendenza degli Stati Uniti, a Franklin,
+il quale nel 1757, avendo osservato che i pescatori delle isole Bermude
+oliavano il mare per calmare, come egli diceva, le _onde tremanti_,
+ne dimostrò l’efficacia; però ben pochi adottarono il sistema, e anche
+oggi, come dicemmo, molti lo ignorano.
+
+Anche i balenieri, le cui navi più o meno sono sempre lorde d’olio,
+avevano notato che le onde si spianavano intorno ai loro legni,
+specialmente durante la fusione delle materie grasse, e avevano anzi
+notato che l’olio di pesce, e specialmente quello di foca e di delfino,
+era il migliore, avendo constatato che gli oli minerali erano troppo
+leggieri ed i vegetali di poca efficacia nelle alte latitudini perchè
+troppo facili a rapprendersi.
+
+Ci vollero moltissimi esempi, prima che questa meravigliosa scoperta
+venisse adottata, se non dai legni minori, almeno dai più grandi che
+intraprendono lunghi viaggi; anzi si può dire che soltanto in questi
+ultimi anni venne presa in considerazione, quantunque dapprima fosse
+stata vivamente combattuta, poichè si credeva che il mare diventasse
+dipoi così burrascoso da riuscire fatale alle altre navi che avessero
+avuto la disgrazia di passare sopra quei tratti prima oliati.
+
+L’ufficio idrografico di Washington ha pienamente constatato i grandi
+benefizi che rende alle navi questo sistema, dimostrandolo in dugento
+rapporti che sono il risultato di dugento esperienze fatte sia da
+barche di salvataggio, sia da bastimenti. Le barche di salvataggio
+dell’Australia, che da più anni si esercitano a passare fra gli scogli
+durante il cattivo tempo, coll’aiuto dell’olio, hanno pure dimostrato
+che il mare subito si spiana e che si rompe solamente sui margini del
+tratto oliato.
+
+E all’olio dovettero la loro salvezza il piroscafo _Stockolm City_
+nella sua traversata fra Boston e l’Inghilterra, la _Nehemiah Gibson_
+del capitano Bailey, l’_Emily Witney_ del capitano Rollin sorpresa
+da un furioso uragano il 25 agosto 1886, la _Marta Cabb_ in viaggio
+dall’America all’Europa, il _Meno_ del Lloyd nord-tedesco comandato
+dal capitano Kuhlmann, ec. Senza l’olio tutte queste navi avrebbero
+affondato e chi sa se dei loro equipaggi qualche persona sarebbe
+sopravvissuta, per dare al mondo la notizia del disastro.
+
+Non si creda, del resto, che sia necessaria una spesa enorme per
+oliare il mare. La sostanza grassa si dilata con rapidità immensa, dura
+attorno alla nave anche se questa fugge e bastano due sacchi pieni di
+canape imbevuto della materia grassa, e sospesi o a prua, o a poppa,
+o a babordo o a tribordo, secondo la direzione della nave, per fare
+un lungo cammino. In mancanza di sacchi, basta far cadere l’olio dagli
+ombrinali dopo averli mezzo-turati con canape, onde non scorra troppo
+facilmente.
+
+Si è constatato che in media la spesa subita da diciassette bastimenti
+fuggenti in poppa, fu di litri 1,83 per ora, di altri undici di litri
+2,70; ma devesi notare che questi fuggivano in direzione del vento e
+che quindi l’olio si disperdeva con maggiore facilità.
+
+Le cause che producono questo fenomeno, sono facilissime a spiegarsi.
+
+Non essendo l’olio penetrabile nè all’aria nè all’acqua, la coesione
+delle sue molecole è tale, che il suo getto non può trasformarsi in
+pioggia. Il vento non avendo nessuna presa su di esso, lascia intatto
+lo strato che copre l’acqua, la quale non venendo più urtata si
+mantiene quasi tranquilla. Tutt’al più subisce gli urti delle onde che
+si dibattano agli orli dello strato, ma non forma che delle ondulazioni
+che sono sensibili solamente in pieno mare.
+
+La _Nuova Georgia_, immersa nello strato oleoso che opponeva una fiera
+resistenza alle contro-ondate della risacca, quantunque il suo spessore
+fosse talmente sottile da superare tuttociò che si può supporre (si
+calcola che sia di 1/90000 di millimetro) rimaneva quasi immobile,
+essendo rinchiusa fra i bassifondi dell’isola.
+
+I marosi, che il vento sollevava a prodigiosa altezza, si scagliavano
+rabbiosamente, colle creste bianche di spuma, contro lo specchio unito
+prodotto dall’olio che sempre più dilatavasi, ma si calmavano quasi di
+colpo. Le sommità si abbassavano come per incanto, passavano sotto lo
+strato sollevando lentamente la nave e uscivano dall’altra parte, dove
+tornavano ad alzarsi con furore estremo frangendosi e rifrangendosi
+contro le scogliere.
+
+— È meraviglioso questo fenomeno, — disse miss Anna che contemplava il
+mare dalla murata di poppa.
+
+— Meraviglioso e pur tanto facile a spiegarsi, — rispose il capitano
+Hill. — Occorreva un semplice marinaio per insegnarlo a me, che navigo
+da tanti anni.
+
+— Che Bill lo abbia usato egli stesso?
+
+— O lui o il suo capitano senza dubbio.
+
+— Qualunque olio gode la proprietà di calmare il mare?
+
+— Sì; e ora che mi ricordo, ti dirò anzi che qualunque materia oleosa
+può fare altrettanto. Ho infatti più volte osservato che tutti i
+detriti diversi provenienti dalle cucine delle navi e tutti i corpi
+galleggianti formanti una massa compatta, producevano un rallentamento
+nelle onde.
+
+— È vero, — disse una voce dietro di loro.
+
+— Ah! sei tu, Bill! — esclamò il capitano. — Lascia che ti ringrazi
+di averci salvati, poichè senza di te forse la _Nuova Georgia_ più non
+galleggerebbe. —
+
+Un enimmatico sorriso sfiorò le sottili labbra del naufrago.
+
+— Non parliamo di questo, — disse. — Avete fatto abbastanza per me:
+siamo pari.
+
+— Hai fatto altra volta uso di questo prodigioso esperimento? — domandò
+il capitano Hill.
+
+— Sì, a bordo di una nave baleniera. Il capitano avea osservato più
+volte che durante la fusione di grassi di balene, i cui residui vengono
+gettati in mare, le onde non andavano ad infrangersi contro la nave:
+tentò l’esperimento durante una terribile tempesta che ci aveva colti
+all’uscita del mare di Behring, e riuscì pienamente. Del resto non
+è solamente l’olio che ha la proprietà di calmare le onde, poichè
+più tardi verificai che tutti i corpi galleggianti in massa compatta
+oppongono una grande resistenza alle disgregazioni delle particelle
+del liquido marino sotto l’azione delle raffiche. Infatti nella
+baia di Bristol, che si trova nell’America settentrionale, presso la
+penisola di Aliaska, mentre attraversavamo uno spazio di mare coperto
+da un numero infinito di ghiacci, vidi che le onde si frangevano
+furiosamente tutt’all’intorno, ma che l’acqua era tranquillissima sotto
+i ghiaccioli. All’ingiro si scatenava la bufera, ma dove eravamo noi la
+calma era completa.
+
+— Vi credo, poichè anch’io ho verificato un fatto quasi simile, —
+disse il capitano. — Attraversando un banco immenso di aringhe, trovai
+colà il mare perfettamente calmo, mentre al di là le onde s’alzavano a
+prodigiosa altezza.
+
+— L’isola che ci sta dinanzi, la conoscete bene? — chiese Anna al
+naufrago, mostrando la massa enorme che si distingueva a grande stento
+fra l’oscurità.
+
+— È Figi-Levù, non m’inganno, — rispose il marinaio.
+
+— È su quella terra che si trovano i vostri compagni?
+
+— Sì, miss.
+
+— Sapete dove essi sono?
+
+— Quando lasciai l’isola erano accampati presso una piccola baia sulle
+coste occidentali; ma so che stavano per lasciarla, essendo stati
+scoperti e minacciati dai selvaggi.
+
+— Dove saranno ora? — chiese il capitano.
+
+— Lo ignoro; ma li troveremo. —
+
+Ciò detto, il naufrago parve immergersi in profondi pensieri e non
+parlò più.
+
+Il capitano Hill e sua figlia abbandonarono la poppa e si portarono
+a prua, dove l’equipaggio si affaccendava a calare una terza àncora,
+quella così detta di speranza, che è la più grossa e che invece della
+catena porta una grossa gomena.
+
+Il mare tutto intorno alla nave si manteneva sempre calmo, ma al
+di là dello strato d’olio infuriava sempre, con tremendi muggiti, e
+producendo anche sotto lo strato una violenta oscillazione, di cui si
+risentiva anche la _Nuova Georgia_.
+
+La materia grassa che si vedeva scintillare al chiarore dei lampi a
+tre quarti di miglio sottovento e sopravvento, di quando in quando
+veniva respinta e scompaginata dalla furia dei marosi e del vento, ma
+subito si estendeva, opponendo una resistenza incredibile agli elementi
+scatenati.
+
+Finchè l’olio non veniva a mancare, vi era la speranza di salvar la
+nave; però il capitano e Asthor s’accorsero ben presto che le àncore,
+forse perchè il fondo doveva essere o poco resistente o troppo liscio,
+a poco a poco cedevano, lasciandosi trascinare verso l’isola degli
+antropofagi.
+
+— Brutta scoperta! — disse il capitano ad Anna. — Se le àncore non
+incontrano un fondo roccioso, fra due ore saremo a poche gomene
+dall’isola.
+
+— Eppure il mare è abbastanza tranquillo attorno a noi, — osservò la
+giovane miss.
+
+— Non è il mare che ci trascina, è il vento che investe la nostra nave,
+cacciandoci al sud-est.
+
+— Sono feroci gli abitanti di Figi-Levù?
+
+— Tanto feroci, che si divorano tra fratelli. Si dice che siano gli
+antropofagi più temibili di tutte le isole del Grande Oceano. Non
+vorrei che ci toccasse la sorte che toccò all’_Union_.
+
+— Cos’era questa _Union_?
+
+— Una bella e solida nave americana, appartenente al dipartimento
+marittimo di New York e montata da un numeroso equipaggio. Era partita
+in sul finire del 1799 diretta a Tonga-Tabù, un’isola grande, che dista
+di qua poche diecine di leghe, ma che ha una tristissima fama.
+
+Raggiunta l’isola, i selvaggi assalirono il vascello e uccisero
+il capitano e tre marinai. Stavano per impadronirsene, quando il
+sotto-capitano tagliò le funi che erano legate alle àncore, prendendo
+prontamente il largo.
+
+Gl’isolani che sono tanto ipocriti quanto feroci, finsero di mostrarsi
+pentiti e mandarono a dire all’ufficiale di tornare a Tonga per far la
+pace. Cadde nell’agguato e tornò ad approdare; ma accortosi a tempo che
+stavano tramando per impadronirsi del legno, prese definitivamente il
+largo.
+
+La sfortuna pesava però su quel vascello, poichè cinque giorni dopo
+naufragava su Figi-Levù e l’equipaggio veniva assalito e divorato da
+quei mostruosi amatori di carne umana.
+
+— E non furono capaci di difendersi quei disgraziati marinai?
+
+— I polinesiani sono coraggiosi e non temono le armi da fuoco. Quando
+un legno approda alle loro coste, nulla più li trattiene e montano
+all’abbordaggio con un’intrepidità che spaventa, e.... —
+
+Non proseguì. Si era bruscamente curvato sul bordo e guardava con
+profonda attenzione l’acqua che si sollevava in forma d’una grande
+onda, scuotendo la _Nuova Georgia_.
+
+— Abbiamo toccato! — esclamò.
+
+— Dove? — chiese Anna impallidendo.
+
+— Sul fondo.
+
+— Ti sarai ingannato. —
+
+In quel momento a prua si levò un clamore acuto. I marinai correvano da
+babordo a tribordo, guardando l’acqua e incrociando domande e risposte.
+
+— Siamo su di uno scoglio?...
+
+— Non vedo nulla.
+
+— Abbiamo urtato?
+
+— No!
+
+— Sì!
+
+— Ma la nave raschia sul fondo!
+
+— Gettate lo scandaglio! — gridò Asthor. — Presto, o sarà troppo
+tardi. —
+
+Il capitano Hill, in preda ad una viva emozione che si può ben
+comprendere, poichè la nave poteva da un istante all’altro arrenarsi,
+corse a prua seguito da Anna.
+
+— Abbiamo urtato? — domandò.
+
+— Lo temo, capitano, — rispose Asthor con voce alterata.
+
+— Quanti piedi d’acqua abbiamo?
+
+— Sette! — esclamò il marinaio che ritirava in quel momento lo
+scandaglio.
+
+— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dov’è il naufrago?
+
+— Eccomi, signore, — rispose Bill facendosi innanzi.
+
+— Tu mi dicevi di conoscere questi luoghi.
+
+— Sissignore.
+
+— Ma abbiamo urtato.
+
+— Me ne sono accorto.
+
+— Abbiamo un banco sotto di noi o siamo sulle sabbie dell’isola.
+
+— Credo che vi sia un banco.
+
+— Ma lo ignoravi tu?
+
+— Voi sapete che i polipi cambiano sovente i dintorni delle isole del
+Grande Oceano. Un mese fa il fondo non si scorgeva; senza dubbio lo
+hanno inalzato quei microscopici fabbricatori di banchi e di scogliere.
+
+— Che ci sia acqua bastante al di là del banco?
+
+— Lo credo.
+
+— Riusciremo a raggiungerla? —
+
+Il naufrago crollò il capo più volte, poi disse con voce lenta e
+tranquilla:
+
+— Siamo nelle mani del destino.
+
+— Perduti? — chiese miss Anna, rabbrividendo.
+
+— Forse non ancora, — rispose il capitano Hill. — Non spaventarti,
+Anna, chè a bordo abbiamo mezzi sufficienti per rimettere in acqua
+la nave ed armi bastanti per respingere gli assalti degl’isolani, se
+questi cercheranno di montare all’abbordaggio. —
+
+Poi ridirizzando l’alta persona tuonò:
+
+— Spiegate la trinchettina e il fiocco e la vela di trinchetto! Asthor,
+al timone! —
+
+In pochi secondi quei diversi ordini vennero eseguiti. La _Nuova
+Georgia_ investita dal vento girò lentamente su sè stessa, cercando
+di riguadagnare il largo; ma diede indietro avvicinandosi alle spiagge
+di Figi-Levù. Un urlo immenso d’angoscia si levò fra l’equipaggio che
+ormai si credeva perduto e in procinto di naufragare sulla terra degli
+antropofagi. Le àncore stridevano e strisciavano sul fondo del banco,
+che pareva non offrisse più presa alle punte di ferro.
+
+A poppa si udì un urto dapprima leggiero, poi come uno strofinío
+alternato ad altri urti che diventavano sempre più forti, di mano in
+mano che la nave indietreggiava.
+
+— Un’àncora a poppa! — gridò il capitano Hill. — Presto, o siamo
+perduti. —
+
+A bordo non vi era che un ancorotto da pennello. Fu subito portato a
+poppa e calato precipitosamente in mare. Parve che avesse preso fondo
+buono, poichè la nave virò di bordo, volgendo la prua verso l’isola;
+ma fu cosa di poco momento, poichè anche quello strisciava sulla
+superficie liscia del banco.
+
+D’improvviso avvenne un urto violento, che fece tremare gli alberi e
+spezzare alcune sartie. La _Nuova Georgia_ sospinta dall’onda s’alzò,
+poi si abbassò toccando ancora, indi rimase immobile sbandata sul
+tribordo: si era arrenata!
+
+Quasi nell’istesso momento sotto le tenebrose foreste dell’isola si
+udirono degli spaventevoli clamori, che parevano di belve più che di
+gole umane.
+
+L’equipaggio intero rabbrividì, e perfino sulla fronte del naufrago,
+ordinariamente serena, si disegnò una profonda ruga.
+
+
+
+
+CAPITOLO NONO.
+
+L’arcipelago di Figii.
+
+
+L’arcipelago di Figii, che è anche chiamato di Viti, si estende fra
+il 16° e il 21° di longitudine sud e il 174° e il 179° di longitudine
+est. Si compone di dugentoventicinque isole, di cui ottanta o novanta
+sono abitate, la cui popolazione intera si calcola che superi di poco i
+200,000 individui.
+
+Per grandezza e per numero di popolazione tiene il primo posto
+Figi-Levù o Viti-Levù, lunga novanta miglia e larga cinquanta, poi
+Vanùa che ne ha cento su venticinque e che nella forma somiglia a
+una pera: ha monti elevati, valli profonde, vegetazione ricchissima;
+Candabu lunga quaranta miglia e larga dieci, che al sud termina in
+un monte sottile ma altissimo; Ono che ha un circuito di cinquanta
+miglia; Tabe-Uni che ne ha quaranta; quindi tutte le altre hanno un
+circuito più limitato, anzi talune non sono che semplici brani di terra
+disabitati.
+
+Tutte queste isole sono rocce corallifere o vulcaniche, hanno picchi
+elevati, alcuni dei quali toccano perfino i cinquanta piedi; ma cosa
+davvero strana, presentano tutti forme coniche, sicchè da lontano
+si scambierebbero per tanti pani di zucchero. La loro feracità è
+incredibile e la loro bellezza è tale, che sembrerebbe di trovarsi
+dinanzi a un vero Eden anzichè su di una terra popolata da antropofagi.
+
+Gli abitanti tuttavia hanno un certo grado di civiltà, conseguito più
+pel contatto continuo coi vicini isolani di Tonga che di frequente
+irrompono su questo arcipelago per provvedersi di carne umana, che
+per proprio istinto. Vestono decentemente, portano turbanti in capo
+e grembiali che si fabbricano coi filamenti tessuti d’una specie
+di gelso; scavano grandi canotti nei tronchi dei più grossi alberi,
+costruiscono spaziose abitazioni, fabbricano stoviglie e coltivano con
+passione i loro fertilissimi campi. Malgrado però tanti perfezionamenti
+della loro razza, non rinunciano all’abbominevole costume di cibarsi di
+carne umana, e basta entrare nelle loro abitazioni per veder bollire
+entro grandi pentole dei pezzi di carne strappata non solo ai vinti
+nemici, ma talvolta ai loro stessi fratelli!....
+
+Bellicosi quanto si può immaginare, poichè non temono affatto la morte
+ritenendo che questa non rappresenti che un cambiamento di vita, sono
+sempre in guerra fra di loro per rinnovare le provviste di carne umana
+e soprattutto con gli isolani di Tonga.
+
+Guai poi al vascello che va a naufragare sulle loro spiagge! Non danno
+quartiere a nessuno, e i disgraziati marinai che cadono nelle loro
+mani vanno a finire nelle grandi pentole o sulla punta d’uno spiedo
+gigantesco. Si può ora ben immaginare con quale angoscia l’equipaggio
+aveva veduto la _Nuova Georgia_ arrenarsi, sapendo quale sinistra fama
+avevano gli abitanti dell’isola. Fortunatamente però, la nave non si
+era spezzata e si poteva sperare ancora di rimetterla a galla.
+
+Il capitano Hill, passato il primo momento di terrore, era ritornato
+l’energico uomo di prima, risoluto a tutto e pronto a tutto.
+Assicuratosi che la _Nuova Georgia_, difesa dallo strato d’olio che
+frenava l’impeto delle onde, non correva almeno pel momento pericolo
+alcuno, comandò di trasportare a babordo tutti gli oggetti pesanti che
+si trovavano in coperta onde rialzarla un po’ e rendere meno facile una
+scalata dalla parte opposta; poi fece aprire l’armeria e trasportare
+sul ponte i fucili, le pistole, le sciabole d’abbordaggio, le scuri ed
+il piccolo cannone da segnali che venne caricato a mitraglia. Terminati
+i preparativi di difesa, chiamò il naufrago che in quel frattempo non
+aveva lasciato la prua, occupato, a quanto pareva, a studiare la costa
+dell’isola che cominciava a diventare visibile, avvicinandosi l’alba.
+
+— Al mio posto cosa faresti? — gli chiese.
+
+Il naufrago guardò il ponte della nave, guardò le onde che venivano a
+morire contro i bordi, corrugò due o tre volte la fronte, poi disse:
+
+— Aspetterei un’alta marea, poichè le maree ordinarie sono deboli
+nell’Oceano Pacifico.
+
+— Mi toccherà aspettare quattro giorni.
+
+— Quando avverrebbe questa grande marea?
+
+— Alla mezzanotte di sabato, e oggi è martedì. Credi che gettando delle
+ancore a poppa e alando al molinello la nave possa scagliarsi?
+
+— Non lo credo, poichè noi riposiamo su di un fondo roccioso. Se si
+trattasse d’un banco di sabbia la nave potrebbe scivolare; ma questi
+banchi sono tutti di natura vulcanica o corallifera e per lo più
+scabrosi.
+
+— In questo frattempo i selvaggi ci lasceranno tranquilli?
+
+— Avete udito poco fa le loro grida? Erano grida di guerra, e vedrete
+che appena il mare si sarà calmato, essi verranno sulle loro _canoe_.
+
+— E sia, ma troveranno pane pei loro denti. Conosco anch’io i selvaggi
+del Grande Oceano, e sono stato più volte da loro attaccato, ma ho
+sempre trionfato.
+
+— State in guardia, signore, poichè i Figiesi sono molto coraggiosi
+e molto astuti. Non verranno subito con intenzioni ostili; anzi
+cercheranno di acquistare prima la vostra fiducia per poter salire a
+bordo, vi faranno offerte di pace e anche vi manderanno dei viveri
+o dei regali, ma poi piomberanno addosso al vostro equipaggio a
+tradimento, e se non sarete pronto, stermineranno tutti noi.
+
+— Nessuno metterà piede sul ponte della mia nave, Bill, te l’assicuro.
+Ora occupiamoci dei tuoi compagni. Dove speri di trovarli?
+
+— Non ve lo saprei dire. Forse si trovano nell’interno dell’isola,
+riparati sui monti e forse nascosti in qualche baia.
+
+— Come faremo ad avvertirli del nostro arrivo?
+
+— Avete un cannoncino a bordo; fate sparare alcuni colpi.
+
+— Ci udranno?
+
+— Lo spero, signore. Se sono ancora vivi, comprenderanno che una nave
+ha approdato a queste coste, e si affretteranno a raggiungerci. Se non
+otterremo alcun risultato, interrogherò gli indigeni; e quando avremo
+rimesso la nave a galla, faremo il giro dell’isola sparando cannonate.
+
+— Ora attendiamo l’alba e poi agiremo, — disse il capitano. — Intanto
+prepareremo le difese per accogliere come si meritano quei mangiatori
+d’uomini. —
+
+La calma che regnava attorno alla nave, la quale incagliata come era
+non risentiva che una leggera ondulazione e solamente verso poppa
+essendo la prua arrenata, permetteva d’intraprendere qualunque lavoro
+di difesa.
+
+Il capitano Hill, che aveva sostenuto altri assalti da parte dei
+selvaggi, chiamò a raccolta i marinai e fece rizzare presso l’albero di
+trinchetto e presso l’albero di mezzana, cioè verso prua e verso poppa,
+due robuste trincee per poter difendere più facilmente la nave nel
+caso d’un abbordaggio e prendere gli assalitori fra due fuochi. Dietro
+quei ripari fece collocare tutte le armi e sul cassero fece piazzare il
+cannoncino dopo averlo caricato a mitraglia.
+
+Non contento, fece portare sul ponte due casse piene di bottiglie vuote
+che si dovevano spezzare e spargere per la coperta, onde i rottami
+lacerassero le piante dei piedi agli assalitori, i quali ignorano
+affatto l’uso delle calzature.
+
+Ciò fatto, attese tranquillamente l’alba.
+
+Di mano in mano che il cielo si rischiarava, il vento scemava
+di violenza e il mare si calmava. Le onde s’infrangevano sempre
+furiosamente attorno allo strato d’olio e attorno ai banchi, ma al
+largo si vedevano correre con minor velocità e non più elevarsi a
+grande altezza.
+
+Fra poche ore l’uragano doveva calmarsi del tutto, cosa che se da un
+lato era desiderata dal capitano che temeva per la sua nave quella
+continua ondulazione, dall’altro tornava svantaggiosa all’equipaggio,
+perchè i selvaggi non avrebbero mancato di approfittare della calma per
+mettere in mare le loro imbarcazioni.
+
+Alle cinque un fascio di raggi solari, passando fra uno strappo delle
+nubi, illuminò il mare e l’isola, la quale apparve tutta intera, coi
+suoi picchi elevati, colle sue foreste, colle sue valli verdeggianti e
+le sue baie.
+
+Fu con una certa emozione che l’equipaggio della nave arrenata scòrse,
+aggruppati confusamente sulla spiaggia più vicina, un centinaio di
+selvaggi armati di lance e di pesanti mazze.
+
+Quegli uomini erano di color nero per lo più, di statura alta e bene
+proporzionata, con una capigliatura folta e cresputa.
+
+Alcuni portavano turbanti adorni di conchiglie e di pezzetti di denti
+di balena, distintivo speciale dei capi o dei guerrieri famosi, tutti
+però avevano i fianchi stretti da una striscia di stoffa, le cui
+estremità ricadevano davanti. Dalla lunghezza di queste estremità si
+distinguono i personaggi più importanti, e si dice che solo i re ed
+i grandi capi abbiano il diritto di lasciarle cadere fino a terra.
+In mezzo a quel gruppo, il capitano distinse anche alcune donne,
+riconoscibili per la loro cintura adorna di frange, detta _lika_, che
+nelle ragazze misura appena venti centimetri di lunghezza, mentre nelle
+maritate scende fino al ginocchio. Parevano non meno eccitate degli
+uomini e tendevano i pugni verso la nave, pronunciando delle parole che
+il marinaio Bill asserì significare minacce orribili.
+
+Alcuni uomini muniti di frombole si spinsero fino sugli ultimi scogli
+e lanciarono alcuni ciottoli; ma essendo la nave lontana due gomene,
+caddero a mezza via.
+
+— Capitano, — disse il naufrago che pareva non meno inquieto degli
+altri, — fate sparare il cannone onde quei furfanti sappiano che
+abbiamo armi di voce potente. —
+
+L’armaiuolo di bordo ad un cenno del capitano salì sul cassero e diede
+fuoco al piccolo pezzo, scagliando un nembo di mitraglia sugli alberi
+della costa.
+
+A quella detonazione e più di tutto al fischio dei numerosi proiettili,
+gli isolani si calmarono come per incanto. Dapprima parvero sorpresi,
+quantunque dovessero conoscere da lunga pezza gli effetti delle armi da
+fuoco grosse e piccole, poi si videro gettare a terra le armi e alzare
+le mani facendo gesti che parevano amichevoli.
+
+— Canaglie, — borbottò il naufrago.
+
+Poi si alzò quanto era lungo, e parve che ascoltasse con viva
+attenzione.
+
+— Cosa ascoltate? — gli chiese miss Anna.
+
+Bill si volse verso di lei col viso alterato.
+
+— Non avete udito nulla? — le chiese con agitazione.
+
+— Le grida dei selvaggi e niente altro.
+
+— Io ho udito una lontana detonazione! — esclamò. — Non m’inganno io!...
+
+— Anch’io ho udito un lontano colpo di fucile, — disse Asthor.
+
+— Che siano i vostri compagni? — chiese il capitano.
+
+— Fate tonare un’altra volta il cannone, signore. —
+
+L’armaiuolo che aveva ricaricato il pezzo, lo scaricò contro le rupi
+dell’isola, le quali ripercossero la detonazione.
+
+Tutto l’equipaggio ammutolì e tese gli orecchi; ma nulla potè udire,
+poichè in quell’istesso momento si alzarono sulla spiaggia urla acute e
+si videro quasi tutti i selvaggi abbandonare le scogliere e scomparire
+sotto i boschi a tutta velocità.
+
+— Cosa succede? — chiese miss Anna al naufrago.
+
+Questi invece di rispondere si slanciò verso le griselle di babordo
+e si inerpicò sull’albero di maestra arrestandosi sulle crocette. Da
+quella posizione elevata, egli guardò a lungo la costa cercando senza
+dubbio d’indovinare la causa della fuga precipitosa dei selvaggi.
+
+— Vedete nulla? — gli chiese il capitano, dopo alcuni istanti di attesa.
+
+— No, signore, — rispose il naufrago. — I boschi m’impediscono di
+spingere lontano lo sguardo.
+
+— Vedete nessun canotto?
+
+— Nessuno, capitano.
+
+— Volete che faccia tuonare ancora il cannoncino?
+
+— Fatelo pure. —
+
+Per la terza volta il piccolo pezzo d’artiglieria scosse gli strati
+d’aria e destò l’eco delle scogliere, ma nessuna detonazione vi
+rispose.
+
+Il naufrago rimase sull’albero di maestra alcuni minuti, scrutando
+attentamente le spiagge dell’isola, poi discese mormorando:
+
+— Se sono perduti, sono perduto anch’io. —
+
+Fece un gesto di rabbia ed i suoi occhi s’accesero d’un lampo sinistro.
+Quando toccò il ponte aveva riacquistata la sua solita calma; sulla sua
+fronte però si scorgeva ancora una profonda ruga.
+
+— Ebbene? — gli chiese il capitano.
+
+— Non ho udito altre detonazioni.
+
+— Ma come spiegate la fuga dei selvaggi?
+
+— Forse qualche avvenimento è accaduto nell’isola e non vorrei....
+
+— Che cosa?
+
+— Che questo avvenimento riguardasse i miei compagni. Ho un sinistro
+presentimento.
+
+— Temete che siano stati fatti prigionieri proprio ora che noi siamo
+qui?
+
+— Quel colpo di fucile isolato mi dà assai da pensare.
+
+— Ma noi li salveremo egualmente, — disse Anna con animazione. — Non
+lasceremo a nessun patto che i selvaggi divorino quei disgraziati.
+
+— Un canotto! — esclamò in quel momento un marinaio, additando la costa.
+
+Tutti gli sguardi si diressero verso il luogo indicato e videro una
+pesante canoa scavata nel tronco di un albero gigantesco, staccarsi
+dalla riva e dirigersi rapidamente verso la nave.
+
+Dodici selvaggi seminudi ma armati di pesanti mazze, remavano con
+un accordo perfetto, mentre a prua se ne stava ritto un uomo di alta
+statura, col turbante in capo e una folta barba dipinta in rosso.
+
+I marinai afferrarono i fucili e l’armaiuolo puntò il cannoncino, ma il
+naufrago con un gesto imperioso li trattenne.
+
+In pochi minuti l’imbarcazione attraversò lo strato d’olio e giunse
+sotto il tribordo della nave. Allora l’uomo col turbante, alzato il
+capo verso l’equipaggio, chiese nella sua lingua:
+
+— Cosa cercano gli stranieri? —
+
+Bill si curvò sul bordo e rispose nell’istesso idioma:
+
+— Cerchiamo gli uomini bianchi naufragati sulla tua isola tempo
+addietro e che si trovano nei boschi. —
+
+Il capo selvaggio lo guardò con due occhi che mandavano lampi feroci,
+poi scoppiò in una lunga risata.
+
+— Il re nostro sta per morire, — gridò, — e gli uomini che cercate gli
+faranno scorta d’onore nell’altra vita; ma noi mangeremo voi! —
+
+Ciò detto, la _canoa_ virò prontamente di bordo e si allontanò colla
+velocità di una freccia.
+
+In quel mentre, il naufrago fece un gesto di furore.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMO.
+
+Un re sepolto vivo.
+
+
+Non esiste forse in tutto il mondo un popolo che abbia tanto poca
+paura della morte quanto il Figiano. Abbiamo già detto che per gli
+abitanti dell’arcipelago di Figii la morte non rappresenta che un puro
+cambiamento di vita, perchè nei loro animi è radicata fortemente la
+convinzione che una pronta risurrezione li attenda, appena lasciata
+questa terra; ma a quale punto arrivano!
+
+Quando un uomo crede di esser vissuto abbastanza nella sua isola, non
+trova cosa più naturale che di farsi strangolare da qualche fido amico,
+il quale si presta colla miglior buona grazia che immaginare si possa,
+a quel lugubre ufficio.
+
+Un uomo si sente ammalato? Si fa strangolare, non sembrandogli giusto
+di presentarsi al Grande Spirito affatto agonizzante o stremato di
+forze. Muore un bambino? La madre lo segue facendosi strangolare dal
+marito, perchè ritiene che il piccino possa avere ancora bisogno delle
+sue cure nell’altro mondo. Due amici carissimi non vogliono separarsi?
+Quando uno muore, l’altro si affretta a seguirlo facendosi uccidere!...
+Due amanti si adorano ma non possono sposarsi per differenza di casta?
+Pregano il padre od il suocero o chiunque altro di toglier loro la vita
+per unirsi nell’altro mondo, e quei bravi selvaggi non si fanno pregare
+due volte.
+
+Che più? Quando un padre è vecchio e pieno di acciacchi, i figli lo
+avvertono rispettosamente che ha vissuto anche troppo, che è giunta
+l’ora di lasciare questa terra di miserie, e sempre rispettosamente lo
+strangolano o lo fanno strangolare.[1]
+
+Quando il re è vecchio ed ammalato, la popolazione umilmente lo
+avverte che è tempo di lasciare il trono al figlio primogenito, e si
+prepara a fargli grandi funerali ed a festeggiare contemporaneamente
+il successore. Il povero despota di ieri, bene o male bisogna che
+si adatti al volere dei suoi fedelissimi sudditi e si lascia portare
+alla sepoltura, ma con questa differenza, che mentre gli altri vengono
+sotterrati morti, egli invece è sepolto, sì; ma sepolto ancor vivo!...
+
+Questo seppellimento di un uomo vivo, che potrebbe tuttavia campare
+un buon numero d’anni, si compie con cerimonie speciali, come si
+converrebbe a persona potente. La sposa principale che non può, con suo
+profondo rammarico, seguire il re nel grande viaggio, poichè gli usi
+della corte glielo vietano, dipinge il petto e le braccia del povero
+despota adoperando un color nero che si ottiene da una specie di noce
+chiamata _aluazzi_; poi gli annoda attorno alle gambe ed alle reni
+delle striscie di stoffa bianca detta masi, che si ricava dalle fibre
+filate di una specie di gelso, comunissimo in tutte le isole del Grande
+Oceano.
+
+Ciò fatto si trasporta con grande pompa il morto-vivo alla sepoltura;
+ma prima di calarlo nella fossa, vi si gettano dentro, già strangolati,
+due o tre dei più famosi guerrieri onde gli servano di scorta e
+facciano capire al Grande Spirito che ha da fare con un potente
+personaggio, e vi si gettano altresì parecchie donne, che sono
+destinate a servirlo nell’altra vita!
+
+Questi costumi, che non possono essere stati immaginati che dalle menti
+degli antropofagi, sembreranno strani, anzi addirittura inverosimili,
+tanto sono orribili, e si potrebbe credere che fossero stati inventati
+dalla fantasia degli scrittori o dei marinai, se i navigatori che
+visitarono più volte quell’arcipelago non li avessero constatati coi
+loro occhi. I missionari che in questi ultimi anni sbarcarono in quelle
+isole, tentarono ogni sforzo per mettere un freno a simili atrocità e
+in parte vi riuscirono; ma non è molto tempo che il reverendo Thomas
+William dovette assistere al seppellimento del re Somo-Somo, uno dei
+più valorosi selvaggi che regnava a Nasima e che fu trasportato al
+sepolcro ancor vivo, quantunque fosse gravemente ammalato, insieme
+con parecchie donne che erano state prima strangolate per tenergli
+compagnia nell’altra vita! Ed il missionario, atterrito e impotente,
+poichè tutti i suoi sforzi erano riusciti vani, affinchè quell’orribile
+funerale non si facesse, fu costretto a udire i colpi di tosse del
+vecchio re, mentre la terra lo aveva già ricoperto!
+
+
+La sinistra notizia portata dal selvaggio che montava la canoa, come
+è facile immaginare, produsse una impressione dolorosa in tutto
+l’equipaggio, poichè nessuno ignorava i feroci costumi di quegli
+spietati mangiatori di carne umana.
+
+I disgraziati naufraghi della nave inglese, che l’equipaggio sperava di
+trovare ancora liberi e di salvarli senza dover ricorrere alle armi,
+stavano per venire sacrificati per servire di scorta al moribondo re
+nel grande viaggio dà cui più non si torna, e d’altra parte la _Nuova
+Georgia_ stava per venire assalita senza avere la speranza di prendere
+il largo, dacchè l’uragano l’aveva spinta attraverso alle scogliere.
+
+Per alcuni istanti a bordo della nave regnò un profondo silenzio,
+tanta era stata l’impressione ricevuta da quelle brutte notizie; poi il
+capitano Hill che era un uomo di grande energia e risoluto, lo ruppe:
+
+— Non scoraggiamoci, — disse. — Siamo pochi, è vero, ma tutti valorosi
+e non nuovi ai pericoli; abbiamo armi, polvere e palle in abbondanza,
+e non dobbiamo temere quei brutti antropofagi. Orsù, Bill, cosa mi
+consigli di fare? —
+
+Il naufrago che guardava l’isola cogli occhi fiammeggianti, i pugni
+chiusi, il viso sconvolto da una collera furiosa, si volse come
+una fiera. Non era più l’istesso uomo di poche ore prima, freddo e
+tranquillo; era pallido e nel suo viso si leggeva un non so che di
+furore e di sinistro, da mettere paura.
+
+— Cosa vi consiglio di fare? — diss’egli con voce rauca. — Lo so io
+forse?
+
+— Tu conosci l’isola e gli isolani meglio di me, e puoi darmi
+dei preziosi consigli. Credi tu che si possano salvare i tuoi
+compagni? —
+
+Un lampo di gioia attraversò gli occhi di Bill.
+
+— Volete salvarli? — chiese, cambiando tono.
+
+— Se è possibile, sono pronto a tentarlo.
+
+— Possiamo farlo; ma dovremo ricorrere alla forza, signore, e dare
+battaglia ai selvaggi.
+
+— Hai un piano tu?
+
+— Forse, — rispose Bill, dopo alcuni istanti di meditazione.
+
+— Mettilo fuori.
+
+— La _Nuova Georgia_ per ora non correrà pericolo alcuno; di questo
+sono certo. Finchè non sarà finita la cerimonia del seppellimento,
+nessun selvaggio verrà ad inquietarci, perchè nessuno lascerà le feste
+che seguiranno l’inaugurazione del nuovo regno. Abbiamo quindi del
+tempo per agire senza temere un improvviso assalto....
+
+— Proseguite, — disse miss Anna.
+
+— Ecco il mio piano: questa sera, dopo calato il sole, lasceremo la
+nave sotto la guardia di sei uomini risoluti e andremo a sbarcare
+in una piccola rada a me nota. Per un sentiero che non è conosciuto
+dai selvaggi, attraverseremo la foresta ed andremo ad appostarci in
+prossimità del grande villaggio abitato dal morente re. Quando la
+cerimonia funebre comincierà, piomberemo addosso all’orda, rapiremo
+i miei compagni e fuggiremo verso la rada. Se più tardi, rimessisi
+dalla sorpresa che certamente farà loro la nostra improvvisa comparsa,
+verranno ad assalirci sulla nave, preparerò io un’insidia che li terrà
+per sempre lontani.
+
+— Sta bene; noi tenteremo il colpo.
+
+— E non vi seguirò io? — chiese Anna.
+
+— È impossibile, figlia mia, — rispose il capitano. — So che tu sei
+coraggiosa e abile nel maneggio delle armi da fuoco, ma non potresti
+seguirci sotto i boschi, forse con i selvaggi alle spalle. Ti darò una
+buona guardia però, e Asthor non lascerà avvicinare il nemico, sta’
+certa.
+
+— Farò quello che tu vorrai, padre mio. —
+
+Il mare frattanto si era calmato e la costa era deserta. Il capitano
+fece calare in acqua le due imbarcazioni maggiori, che armò con due
+spingarde caricate a mitraglia; vi unì un gran numero di fucili scelti
+fra i migliori, una buona provvista di polvere e di palle e alcune
+provvigioni, ignorando ancora quanto durerebbe la spedizione.
+
+Ciò fatto, il bravo capitano attese la notte per agire.
+
+Alle dieci di sera diede il comando d’imbarcarsi. Abbracciò Anna che
+era vivamente commossa per quella separazione la quale poteva riuscire
+fatale all’uno e all’altro, raccomandò al vecchio Asthor e ai sei
+marinai di fare buona guardia, poi scese nella imbarcazione.
+
+I tredici marinai destinati a prendere parte all’ardito colpo di mano,
+avevano già preso posto nelle scialuppe portando con loro altre armi e
+non attendevano che un segnale per dar mano ai remi.
+
+— Veglia, Asthor, — disse il capitano, prima di prendere il largo. — Ti
+affido mia figlia che è il tesoro più caro che abbia sulla terra.
+
+— Mi farò uccidere se sarà necessario, ma la ritroverete viva, signore,
+— rispose il lupo di mare.
+
+Il capitano fece un ultimo saluto ad Anna che stava ritta sulla murata,
+poi comandò di prendere il largo.
+
+Le due scialuppe, facendo meno rumore che era possibile e protette
+dalle tenebre, si allontanarono girando attorno alle scogliere e misero
+la prua verso il sud.
+
+Il naufrago che si era messo al timone della maggiore, segnava la via
+additando ai remiganti i bassifondi e le scogliere, onde non dessero
+in secco. Di quando in quando però li faceva arrestare e con quei suoi
+occhi, che anche di notte luccicavano come quelli dei gatti, scrutava
+con cura minuziosa le sponde dell’isola per assicurarsi che nessuno gli
+spiava.
+
+Dopo una buona mezz’ora Bill spinse la sua scialuppa verso la costa e
+superato un banco, sopra cui rompevasi il mare con una certa violenza,
+la fece entrare in una piccola baia assai ristretta, circondata da
+una fitta foresta di banani (_ficus indica_), alberi di proporzioni
+colossali, con tronchi formati di grossi fusti intrecciati, che riuniti
+misurano quasi trenta metri di circonferenza e una massa enorme di
+fogliame capace di proteggere, colla sua ombra, quattrocento persone e
+più.
+
+— Fermi, — mormorò il naufrago.
+
+I remiganti si arrestarono a dieci o dodici metri dalla riva, e non
+sapendo di che cosa trattavasi, raccolsero i fucili armandoli.
+
+— Cosa succede? — chiese il capitano Hill che giungeva colla seconda
+scialuppa.
+
+— Ascoltate! —
+
+Tutti fecero silenzio, e stettero in ascolto, rattenendo perfino il
+respiro. In lontananza si udivano echeggiare i selvaggi clamori a cui
+si univano talvolta dei suoni strani che parevano prodotti con delle
+conche marine. Il capitano Hill impallidì e provò una stretta al cuore.
+
+— Che assaltino il mio legno? — chiese.
+
+— No, — disse Bill. — Queste grida non vengono dalla parte del mare ma
+dalla parte del grande villaggio. O Vavanuho è morto o qualche grave
+avvenimento è accaduto.
+
+— Chi è questo Vavanuho?
+
+— È il re che devono seppellire.
+
+— Sbarchiamo. —
+
+Le due scialuppe si accostarono alla spiaggia e si arrenarono su
+di un banco di sabbia. I quindici uomini armatisi dei fucili, delle
+pistole e dello sciabole d’abbordaggio, sbarcarono ai piedi dei grandi
+fichi banani, le cui radici venivano a lambire l’acqua della piccola
+baia. Bill fece gettare sulle scialuppe una grande quantità di rami
+e di foglie onde non venissero scoperte, poi messosi alla testa del
+drappello, s’inoltrò sotto la fitta ombra proiettata dai giganteschi
+alberi.
+
+Avevano percorso appena sei o sette passi, quando Bill si arrestò
+bruscamente afferrando il fucile.
+
+— Cosa avete veduto? — chiese il capitano Hill.
+
+— Un’ombra ha attraversato il sentiero.
+
+— To’! — esclamò in quell’istante una voce. — Bill qui! Sogno o i
+cannibali mi hanno accoppato? —
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOPRIMO.
+
+I compagni di Bill.
+
+
+Un uomo si era alzato dietro al cespuglio, e dopo quella esclamazione
+si era avanzato verso il drappello, fermandosi però di tratto in tratto
+per stropicciarsi energicamente gli occhi, come se avesse timore di
+vederci male.
+
+Ma quale uomo! Era alto, magro come se fosse digiuno da tre settimane,
+sparuto, livido. Una barba prolissa, rossiccia, gli pendeva dal mento
+e una lunga capigliatura arruffata come una matassa gli cadeva sugli
+omeri, i quali lasciavano vedere le ossa, tanto erano secchi.
+
+Pochi brandelli di stoffa, che ricordavano vagamente le forme di
+una casacca e d’un paio di calzoni sfondati, coprivano quel corpo
+ischeletrito e coperto di contusioni.
+
+— Ma sei proprio tu Bill? — ripetè quel disgraziato.
+
+— Mac Bjorn! — esclamò il naufrago. — In quale stato mai ti trovo!...
+
+— Un po’ magro, non dico di no, ma vivo ancora a dispetto di quella
+canaglia di antropofagi che mi volevano morto. Ma.... non sei solo tu,
+a quanto pare.
+
+— Ringrazia innanzi tutto questo signore, il capitano Hill comandante
+la _Nuova Georgia_, che è qui appositamente venuto per salvar voi
+tutti. —
+
+L’uomo magro s’inchinò facendo scricchiolare tutte le ossa del dorso, e
+disse:
+
+— Vi ringrazio, signore, a nome di tutti i miei compagni, i quali
+saranno ben lieti di vedervi, ve lo assicuro, se li troverete ancora
+vivi.
+
+— Perchè se li ritroverò vivi? — chiese il capitano, dopo d’aver
+restituito il saluto.
+
+— Se non vi affrettate, bisognerà cercarli nella fossa del re. By-god!
+Hanno fretta quei buoni selvaggi!
+
+— Sono prigionieri? — chiese Bill.
+
+— Tutti.
+
+— Ma tu perchè sei libero?
+
+— Eh! eh! — esclamò il naufrago ridendo. — M’avevano legato che parevo
+un salame; ma sono così magro, che riuscii a sgusciare fra i cordami e
+darmela a gambe.
+
+— E vi hanno inseguito? — chiese il capitano.
+
+— Sì, ma ho le gambe lunghe e il corpo leggiero, e presto potei
+guadagnare il bosco.
+
+— Quando sei fuggito? — domandò Bill.
+
+— Poco fa.
+
+— Quelle grida adunque che abbiamo udite?....
+
+— Erano di rabbia. Gli antropofagi s’accorsero della mia fuga quando
+ero lontano, e hanno dato l’allarme; ma ora me ne infischio di
+quei bricconi. E.... dov’è Sangor che non lo vedo? Tu eri partito
+coll’indiano.
+
+— È morto, — rispose Bill facendo un gesto di stizza. — Sono vivi tutti
+gli altri?
+
+— Sì, vivi, ma in cattivo stato, magri come bastoni e tanto deboli,
+da non poter quasi stare in piedi, perchè sono due giorni che non
+mangiano. Pare che i selvaggi vogliano mandarli all’altro mondo cogli
+intestini leggieri e una gran dose d’appetito. Cosa vuoi? costumi da
+antropofagi!
+
+— Vi sentite in grado di condurci fino al villaggio? — gli chiese il
+capitano.
+
+— Lo spero, purchè mi sia dato un biscotto da sgretolare e un sorso di
+_gin_ o di _brandy_. —
+
+Un marinaio gli offrì la propria fiaschetta mentre un altro gli
+riempiva di biscotti le tasche della sbrindellata giacca e un terzo gli
+dava una scatola di pesce in conserva.
+
+Il naufrago prese avidamente la fiaschetta e in tre lunghe sorsate la
+vuotò.
+
+— Eccellente, in fede mia, questo _wisky_, — disse facendo scoppiettare
+la lingua. — Andiamo ora, o sarà troppo tardi; ma silenzio assoluto ed
+aprite per bene gli occhi. —
+
+Impugnò colla destra una sciabola d’abbordaggio datagli da un marinaio
+e colla sinistra una pistola offertagli da un altro; e raccolti i lembi
+della sua giacca, quel corpo lungo lungo, le cui ossa scricchiolavano
+ad ogni passo, si mise in cammino fiancheggiato da Bill, il quale gli
+sussurrava, agli orecchi, delle parole che il capitano non riusciva a
+comprendere, quantunque si trovasse due passi più indietro.
+
+Chiedeva degli schiarimenti o si trattava di qualche cosa di più grave?
+Mac Bjorn, l’uomo-scheletro, non rispondeva, ma si vedeva muovere
+spesso il capo, come se approvasse ciò che gli veniva chiesto o detto:
+chi però l’avesse osservato meglio e di fronte, anzichè di dietro,
+avrebbe veduto quei piccoli occhi affondati nelle magre occhiaie
+mandare strani bagliori, e su quelle aride labbra apparire di tratto in
+tratto un sarcastico sorriso.
+
+Camminando con precauzione, con gli orecchi sempre tesi e gli occhi
+bene aperti, la piccola colonna giungeva dopo un’ora in uno spazio
+aperto fra gli alberi. Mac Bjorn con un gesto fece fermare i marinai
+che lo seguivano.
+
+Si curvò verso terra per raccogliere meglio i rumori, fiutò a più
+riprese l’aria come un cane fiuta la selvaggina, poi volgendosi verso
+il capitano che non perdeva di vista alcuno dei suoi gesti:
+
+— Siamo presso il villaggio, — disse. — Superata questa boscaglia, ci
+troveremo dietro le ultime capanne.
+
+— Dove si trovano i nostri compagni? — gli chiese Bill.
+
+— In una capanna accanto a quella reale, — rispose Mac Bjorn.
+
+— Guardata da molti guerrieri?
+
+— Sì; da una ventina, e armati di lancie e di pesanti mazze.
+
+— Se irrompessimo questa notte nel villaggio, credete che si potrebbero
+liberare? — domandò il capitano.
+
+— Non lo credo, perchè la capanna è forte, i nostri compagni
+solidamente legati e prima di giungere presso di loro i cannibali
+li accopperanno. È meglio attendere il momento in cui comincerà la
+cerimonia funebre, poichè allora la popolazione sarà inerme. Il nostro
+improvviso assalto cagionerà un pànico generale, le donne e i ragazzi
+faranno una grande confusione, e noi ne approfitteremo per disperdere
+quelle canaglie e liberare i prigionieri. Seguitemi! —
+
+Mac Bjorn che conosceva la via meglio di Bill, si mise alla testa
+del drappello e s’avviò verso il nord con mille precauzioni, evitando
+di fare scricchiolare i rami degli alberi, e fermandosi di tratto in
+tratto per ascoltare se la foresta era silenziosa.
+
+Dopo cinquecento passi abbandonava la foresta dei banani e s’addentrava
+in un’altra più fitta formata da superbi artocarpi, alberi che danno
+frutte grosse, di corteccia rugosa, contenenti una polpa giallastra
+e che cucinata serve da pane. Infatti, tali piante vengono appunto
+chiamate anche alberi del pane, quantunque la polpa di quelle frutta
+somigli più al fondo del carciofo che alla farina.
+
+Mac Bjorn l’attraversò, strisciando fra le liane che correvano fra i
+tronchi, formando una rete arruffata, e si arrestò dinanzi a un gruppo
+gigantesco di fitti cespugli.
+
+— Guardate laggiù, attraverso ai rami, — disse volgendosi verso il
+capitano.
+
+Hill s’alzò, scostò alcuni rami per meglio vedere e scorse, a circa
+dugento metri, una doppia fila di capanne le cui forme rammentavano gli
+alveari delle api, ma ampie e difese qua e là da palizzate.
+
+Numerosi fuochi ardevano lungo il grande viale che divideva le
+abitazioni, e al chiarore di quelle fiamme vide parecchi gruppi di
+selvaggi i quali bivaccavano all’aperto tenendo in pugno le loro lancie
+con la punta di osso o di ferro, e le loro pesanti mazze chiamate molto
+opportunamente rompiteste.
+
+Aguzzando meglio lo sguardo, il capitano scorse un po’ più oltre una
+grande capanna, sulla cui cima ondeggiavano degli stracci e dei rami
+d’albero, e attorno alla quale si affollavano moltissime persone
+movendosi con una certa animazione.
+
+— È la capanna reale, — gli sussurrò agli orecchi Mac Bjorn.
+
+— È morto il re?
+
+— Ieri mattina era ancora vivo e non mi parve tanto ammalato da
+far temere prossima la sua fine. Io scommetterei anzi, che se lo
+lasciassero in vita, camperebbe ancora un discreto numero d’anni.
+
+— È contento di farsi seppellire?
+
+— Non mi parve sconcertato; anzi, incoraggiava suo figlio che si
+strappava i capelli per la disperazione.
+
+— Il suo erede?
+
+— Precisamente.
+
+— E perchè quel caro figlio non impedisce il seppellimento?
+
+— Perchè dice che è meglio essere re che figlio di re, e che suo padre
+ha vissuto fin troppo.
+
+— Che razza di furfanti!
+
+— Costumi da antropofagi, signore, — disse Mac Bjorn, senza manifestare
+il menomo orrore. — Oh! ecco che comincia ad albeggiare. —
+
+Infatti verso oriente una luce scialba si vedeva apparire, e gli astri
+a poco a poco impallidivano. Fra pochi minuti il sole doveva splendere,
+poichè in quelle latitudini si può dire che non vi è nè tramonto, nè
+alba. Scomparso il sole, la notte cala bruscamente, e viceversa.
+
+Ad un tratto si udirono echeggiare pel villaggio le conche marine e si
+videro uscire dalle capanne uomini, donne e ragazzi in gran numero,
+indossanti gonnellini affatto nuovi, file di denti di pescicani e di
+pezzi di ossi di balena. Attorno alla capanna reale s’alzarono acute
+grida, in mezzo alle quali si distinguevano delle urla strazianti.
+
+— Sono le spose del re che piangono, — disse Mac Bjorn. — Quelle brutte
+streghe si disperano perchè tutte non possono venire sepolte, mentre i
+nostri compagni fremeranno pensando che dovranno accompagnare nel gran
+viaggio quell’ubriacone di Vavanuho.
+
+— Speriamo di salvarli, — disse il capitano. — Tenetevi pronti a tutto:
+quando darò il comando, scaricate i fucili nel più fitto dell’orda, poi
+carichiamola colle sciabole e colle pistole. —
+
+Era ormai giorno fatto; il sole comparso sopra i grandi picchi che
+dividevano l’isola, faceva cadere una pioggia d’oro sui boschi e sulle
+capanne del villaggio.
+
+La folla cresceva di minuto in minuto; si vedeva accorrere dalle vicine
+foreste che nascondevano altri villaggi, dalla parte del mare, dalla
+parte dei monti, e si accalcava attorno alla dimora reale dove una
+compagnia di sonatori faceva echeggiare furiosamente le conche marine.
+
+D’improvviso si fece un grande silenzio: i guerrieri si ordinarono
+rapidamente formando una lunga colonna che si distaccò dalla grande
+capanna, dirigendosi verso il bosco occupato dall’equipaggio della
+_Nuova Georgia_. Dietro di loro comparve il vecchio re, portato su di
+una specie di palanchino sorretto dai più famosi guerrieri della tribù,
+adorni di numerose collane e colle membra tatuate.
+
+Il povero despota era vestito in gran gala. Aveva le braccia e le
+gambe fasciate da lunghe striscie di quella tela detta _masi_, il
+petto dipinto di nero colla tintura di _aluazzi_, il capo coperto da un
+fazzoletto rosso sormontato da uno strano diadema formato di conchiglie
+e aveva al collo numerose collane di pezzi di fanoni di balena.
+
+Poteva avere sessant’anni, ma l’abuso delle bevande alcooliche e
+qualche lunga malattia lo avevano invecchiato assai. Malgrado sapesse
+la sorte che lo attendeva, pareva contento e sorrideva amabilmente alla
+prima moglie che lo sventolava con un ventaglio di foglie di cocco.
+
+Mac Bjorn e Bill, che aguzzavano gli occhi, distinsero dietro al
+vecchio re, ma circondati dalla popolazione, i loro sei compagni,
+solidamente legati, stracciati, scheletriti, tutti pesti dalle percosse
+che piovevano abbondanti sulle loro spalle ogni volta che si fermavano.
+Accanto a loro camminavano dieci ragazze, vestite a festa, anch’esse
+legate, destinate a venire uccise per tenere compagnia al loro sovrano
+nell’altra vita; ma non avevano il volto sparuto e sconvolto dei
+disgraziati naufraghi, anzi parevano felicissime di essere state scelte
+a tale ufficio onorifico.
+
+— Eccoli! — esclamò Bill, che era diventato pallidissimo, nello
+scorgere i suoi compagni.
+
+— Li vedo, — rispose il capitano, che non potè frenare un gesto di
+compassione. — In quale stato sono stati ridotti! Ma pagheranno il
+conto, quei feroci mangiatori di carne umana. —
+
+S’alzò e puntò il fucile esclamando:
+
+— Siate pronti! —
+
+I marinai armarono i fucili mirando nel più fitto dell’orda selvaggia.
+
+— Fuoco! — tuonò il capitano.
+
+Tredici colpi di fucile rimbombarono, formando una sola detonazione.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOSECONDO.
+
+L’assalto degli antropofagi.
+
+
+A quell’improvvisa scarica che aveva gettato a terra una dozzina
+di persone, le quali si contorcevano nella polvere mettendo urla
+strazianti, una confusione indicibile si manifestò fra l’orda dei
+cannibali.
+
+Gli uomini, le donne, i ragazzi ed i guerrieri stessi che circondavano
+il palanchino, colpiti da un pazzo terrore, non sapendo ancora a che
+cosa attribuire quella detonazione, fuggirono in tutte le direzioni
+gettando grida acute, abbandonando il vecchio re che era rotolato
+sconciamente in terra, i sei prigionieri, e le dieci donne destinate
+alla morte.
+
+Il capitano Hill balzò innanzi colla sciabola d’abbordaggio nella
+destra e una pistola nella sinistra, gridando:
+
+— Avanti, marinai! —
+
+Bill, Mac Bjorn ed i marinai della _Nuova Georgia_ superarono in un
+batter d’occhio la macchia e si slanciarono verso il villaggio urlando
+a pieni polmoni, per accrescere il terrore e la confusione.
+
+Alcuni guerrieri vedendoli correre verso il re e credendo forse che
+volessero ucciderlo per poi mangiarlo, tornarono indietro agitando
+furiosamente le loro pesanti mazze; ma una scarica di pistole bastò
+per metterli in fuga. Tre o quattro di loro però, colpiti dalle palle,
+stramazzarono a terra.
+
+Il capitano Hill, Mac Bjorn e Bill circondarono i prigionieri bianchi
+che parevano istupiditi per quell’inaspettato soccorso, tagliarono con
+pochi colpi di coltello i loro legami e li spinsero verso la foresta
+gridando:
+
+— Presto, fuggite, o sarà troppo tardi! —
+
+I marinai vedendo accorrere da tutte le parti la popolazione, resa
+furiosa da quell’attacco micidiale e per la fuga dei prigionieri,
+fecero un’ultima scarica, poi si misero a lavorare di gambe dietro ai
+fuggiaschi.
+
+Raggiunta la boscaglia, si cacciarono in mezzo alle piante cercando
+di far perdere le loro tracce, e presero la rincorsa verso il mare,
+ricaricando le armi. Alle loro orecchie echeggiavano sempre le urla
+feroci dell’intera tribù, che si era precipitata dietro alle vittime e
+ai rapitori.
+
+— Presto, presto, — ripeteva il capitano che temeva di vedersi tagliare
+la ritirata verso il mare.
+
+— Corri Mac Doil, uno sforzo ancora Kingston, allunga le gambe O’
+Donnell, — diceva Bill spingendo innanzi i suoi antichi camerati.
+— Forza Brown, saldo in gambe Dikens e tu, Welker, bada di non
+incespicare. —
+
+Quei poveri diavoli che una lunga serie di patimenti e un digiuno
+forzato avevano ridotti pelle ed ossa e del tutto sfiniti, correvano
+facendo sforzi disperati, aiutandosi con salti smisurati, sbuffando e
+barcollando.
+
+Le grida via via più acute dei selvaggi che pareva si avvicinassero
+sempre più, bastavano ad animarli, sapendo che se questa volta erano
+sfuggiti alla, tomba, la seconda non avrebbero evitato lo spiedo.
+
+A dugento passi dalla sponda, due di quei disgraziati, caddero
+sfiniti; ma i marinai che venivano dietro correndo in gruppo serrato li
+raccolsero e con un ultimo sforzo li trasportarono fino alla baia.
+
+Le due scialuppe erano ancora lì. I marinai gettarono nell’acqua
+le foglie ed i rami che le coprivano, le spinsero giù dal banco e
+s’imbarcarono.
+
+— Al largo! — tuonò il capitano Hill, quando vide che tutti erano a
+bordo.
+
+Le scialuppe s’allontanarono rapidamente, dirigendosi verso l’uscita
+della piccola baia.
+
+Alcuni selvaggi, i più agili, giungevano allora sulle rive. Vedendo
+fuggire la preda, alzarono furiosi clamori e si misero a tempestare
+le due imbarcazioni con una grandine di frombole; ma il capitano che
+non li perdeva mai d’occhio, abbattè con una palla il più ardito della
+banda.
+
+Gli altri, veduta la mala parata, tornarono ad imboscarsi, ma si misero
+a correre lungo le rive, sempre urlando e minacciando.
+
+Le due scialuppe spinte dai remi vigorosamente manovrati, in pochi
+istanti uscirono in mare e si diressero verso la _Nuova Georgia_, la
+cui massa spiccava nettamente sul luminoso orizzonte.
+
+— Dio sia ringraziato! — esclamò il capitano, quando rivide la sua
+nave. — Ora non temo più questi selvaggi. —
+
+Poi si volse verso i prigionieri che si erano lasciati cadere nel
+fondo della scialuppa, esausti di forze. Erano sei veri scheletri
+che potevano degnamente stare in compagnia con Mac Bjorn; magri
+allampanati, smunti, laceri e coperti di contusioni. Si leggeva sui
+loro volti una serie d’inenarrabili patimenti e di miserie.
+
+Erano quasi tutti sulla quarantina, coi capelli biondi che rivelavano
+la razza anglosassone; ma cosa davvero strana, avevano certe faccie che
+non ispiravano alcuna fiducia, certi occhi che mandavano cupi lampi e
+che avevano un non so che di falso e di bestiale.
+
+Particolare poco confortante: tutti portavano ai polsi e alle caviglie
+dei piedi profonde lividure, come quelle che si vedevano sulle membra
+del naufrago Bill.
+
+Il capitano però non ne fece troppo caso, e credette che quelle
+lividure fossero state prodotte dalle corde dei selvaggi.
+
+Alle otto della mattina le due scialuppe giungono presso le scogliere
+che tenevano prigioniera la _Nuova Georgia_.
+
+Anna, Asthor ed i marinai di guardia salutarono con grida di gioia
+il ritorno della spedizione. Il capitano Hill, salito il primo sul
+ponte, strinse più volte fra le braccia la coraggiosa giovanetta che
+non aveva avuto paura di rimanere quasi sola sul vascello, colle orde
+antropofaghe tanto vicine.
+
+— Non sei ferito, padre mio? — chiese ella.
+
+— Ritorno incolume, e come me sono tornati pure tutti gli altri.
+
+— Li avete salvati tutti?
+
+— Tutti, Anna; ma quei poveri uomini sono ridotti in uno stato da far
+paura.
+
+— Infelici! — esclamò la giovanetta, che si era curvata sul bordo. —
+Sembrano scheletri!
+
+— Presto, portateli in coperta e passateli nell’infermeria, — disse il
+capitano.
+
+Mac Bjorn ed i suoi compagni, che non erano più capaci di rimanere
+ritti nè di fare un passo, furono portati a braccia sul ponte e fatti
+scendere sotto coperta, in un riparto della corsìa, dove si trovavano
+alcune brande pei feriti.
+
+Asthor s’incaricò della loro cura, la quale, del resto, non doveva
+essere nè lunga nè difficile, trattandosi solamente di gente sfinita
+pei lunghi patimenti, ma di complessione ancora solida e che doveva
+ringargliardirsi presto con pasti sostanziosi e bottiglie di vin
+generoso.
+
+Il capitano avrebbe voluto incaricarsene lui; ma in quel momento la sua
+presenza era più che necessaria sul ponte, poichè la _Nuova Georgia_
+stava per correre un secondo e più tremendo pericolo.
+
+La spiaggia, fin dove giungeva lo sguardo, erasi rapidamente coperta
+di una moltitudine di antropofagi resi furiosi per lo smacco subito e
+per la perdita dei prigionieri. Di là lanciava orribili imprecazioni
+contro gli stranieri, gli sfidava con urla che nulla avevano di umano,
+li minacciavano agitando in modo convulso le pesanti mazze, le lunghe
+lancie e le frombole.
+
+Pareva che di momento in momento, tutta quella gente dovesse
+precipitarsi in mare per muovere all’abbordaggio della _Nuova Georgia_.
+
+— È un esercito, — disse il capitano, sulla cui fronte passava e
+ripassava una profonda ruga. — Se tutta quella popolazione ci assalta,
+per noi non so come andrà a terminare. —
+
+— Prevedo un impetuoso assalto, — disse Bill che pareva più inquieto di
+tutti. — Oh! se questa nave non si fosse incagliata!... —
+
+— Fortunatamente siamo pronti a riceverli e abbiamo rinforzato il
+numero dei difensori. Sono coraggiosi senza dubbio i vostri compagni.
+
+— Non solo coraggiosi, ma anche valenti tiratori, — disse Bill con un
+certo orgoglio. — Oh! oh! ecco dei canotti! —
+
+Il capitano, Anna e i marinai che stavano loro attorno, volsero gli
+sguardi verso l’isola e scorsero, non senza una certa emozione, una
+ventina di grandi _canoe_ venire dalle coste settentrionali a tutta
+velocità.
+
+Il capitano Hill ridirizzò l’alta statura e tuonò:
+
+— Ognuno al posto di combattimento!... —
+
+Poi, volgendosi verso Anna che era diventata pallida, ma che affettava
+ancora una grande calma:
+
+— Figlia mia, — le disse con voce un po’ commossa, — ritirati nella
+tua cabina, poichè fra poco qui pioveranno le lancie e le frombole dei
+cannibali. —
+
+— Ma se tu affronti la morte, voglio affrontarla anch’io al tuo fianco,
+— rispose la giovanetta. — Non tremo, padre mio, e tu sai che so
+adoperare il fucile come i tuoi migliori marinai.
+
+— Lo so, ma combatterei male sapendoti esposta ai proiettili di quei
+bruti. Se avremo bisogno d’un fucile di più, ti prometto di farti
+salire in coperta. —
+
+La baciò in fronte e la condusse nel quadro di poppa chiudendola nella
+cabina. Quando risalì sul ponte, i selvaggi stavano imbarcandosi nelle
+_canoe_ mandando urla feroci ed agitando le armi.
+
+I suoi marinai disposti lungo le murate, o appollaiati sulle coffe
+degli alberi, o celati dietro alle funi ammassate sul castello di prua
+o sul cassero, attendevano intrepidi l’attacco coi fucili in mano e le
+scuri e le sciabole di arrembaggio alla cintola. Anche i naufraghi,
+malgrado la loro estrema debolezza, avevano lasciato le brande
+dell’infermeria, pronti a combattere fino all’ultimo sospiro.
+
+— A noi, feroci antropofagi! — esclamò il capitano. — Ehi, Asthor, fa’
+spiegare la bandiera americana sul picco della randa, e tu, armaiuolo,
+fa’ piazzare le spingarde e il cannoncino sul castello di prua! —
+
+Era tempo! I venti grandi canotti, imbarcati oltre dugento guerrieri
+armati di lancie, di mazze e di frombole, avevano lasciata la costa e
+arrancavano a tutta lena correndo addosso alla _Nuova Georgia_, che,
+arrenata come era, non poteva in modo alcuno sfuggire l’abbordaggio.
+
+Gli altri selvaggi che erano rimasti a terra per mancanza di posto,
+incoraggiavano i compagni con urla che salivano al cielo e che facevano
+gelare il sangue. Parevano impazienti di prender parte anche loro alla
+pugna. Erano più di mille, ed a ogni istante altri ne giungevano dalle
+boscaglie, assieme a numerosi capi distinguibili pei loro turbanti.
+
+I venti canotti a mezza via si diressero in due colonne per assaltare
+il disgraziato legno da ambe le parti, cioè a babordo e a tribordo.
+
+Il capitano Hill, che anche in quel terribile frangente conservava una
+calma ammirabile, e che non perdeva d’occhio la flottiglia assalitrice,
+divise i difensori della _Nuova Georgia_ in due gruppi affidando il
+comando di uno di questi ad Asthor, vecchio marinaio che aveva più
+volte combattuto contro i selvaggi.
+
+A trecento metri l’armaiuolo aperse il fuoco col cannoncino, facendo
+piovere sulle orde assalitrici una vera tempesta di mitraglia; ma
+quantunque parecchi figiani cadessero fulminati o gravemente feriti, i
+canotti continuarono la corsa.
+
+— Orsù, miei prodi, — gridò il capitano. — Fuoco a volontà!... —
+
+A quel comando venti lampi balenarono sul ponte della nave arrenata,
+seguiti dalle acute detonazioni delle due spingarde, le quali
+lanciavano palle del peso di mezza libbra.
+
+Urla indescrivibili, urla di furore e di dolore, s’alzarono fra
+gli assalitori. Quindici o venti di loro caddero nel fondo delle
+imbarcazioni che furono arrossate di sangue, e parecchi altri
+precipitarono in mare, ma l’assalto non venne arrestato.
+
+In meno che non si dice, i venti grandi canotti si trovarono sotto i
+bordi del vascello, e quei diavoli color marrone o bronzo lucente, si
+slanciarono all’abbordaggio, gli uni salendo sulle spalle degli altri
+per giungere alle murate, e aggrappandosi alle bancazze, alle sartíe,
+agli sportelli delle cabine, alla rete della delfiniera e ai cavi
+pendenti dell’albero di bompresso, empiendo l’aria di clamori feroci e
+menando disperatamente le armi.
+
+Il capitano Hill, i naufraghi, Asthor ed i marinai lottavano
+coll’energia della disperazione, sparavano le pistole, menavano le
+scuri e le sciabole d’arrembaggio; si difendevano coi calci dei fucili
+e colle pesanti aspe dell’argano, ma era fatica sprecata. Cadevano
+dieci selvaggi colla testa fracassata, e colle membra tronche od il
+petto squarciato; ma altri dieci, altri venti, altri cinquanta erano
+pronti a sostituirli e s’inerpicavano sui fianchi della nave come una
+legione di demonii, sfidando intrepidamente la morte, decisi a tutto
+pur di riavere i loro prigionieri e di guadagnarsi l’arrosto di carne
+umana.
+
+Il capitano Hill, a rischio di ammazzare i propri marinai, aveva fatto
+volgere il cannoncino e le spingarde verso il ponte onde fulminare
+gli assalitori lungo i bordi della nave; Asthor aveva fatto spezzare
+delle casse di bottiglie e disperdere i rottami presso le murate, ma i
+cannibali salivano sempre a dispetto della mitraglia e si slanciavano
+in mezzo ai vetri infranti senza badare alle orribili lacerature che si
+producevano ai piedi.
+
+Ormai la battaglia pareva definitivamente perduta, quando in mezzo alle
+grida dei vincitori, alle urla dei marinai ed alle detonazioni si udì
+una voce gridare:
+
+— Tutti sugli alberi!... capitano Hill, barricatevi nella cabina di
+miss Anna!... La nave è salva! —
+
+Poi Bill, il capo naufrago dai sinistri disegni si slanciò in mezzo al
+ponte e sparve nel ventre del vascello, dove in fondo, spaventate da
+quell’orribile frastuono, mugolavano le tigri.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOTERZO.
+
+Il domatore di tigri.
+
+
+La vittoria dei cannibali era completa. Quell’attacco furioso ed
+irresistibile, le loro lancie, le loro pesanti mazze e il loro numero
+quasi venti volte superiore a quello dei difensori, avevano trionfato
+sul coraggio e sulle armi da fuoco degli uomini bianchi.
+
+I marinai, dopo aver fatto prodigii di valore e di aver perduto sei
+compagni caduti nel più folto della mischia, impotenti ormai a far
+argine all’irrompente furia dei nemici e sul punto di venire circondati
+e tagliati a pezzi, al comando dato da Bill si erano affrettati a
+porsi in salvo sugli alberi, asilo più facile a difendersi, mentre il
+capitano Hill, dopo di essersi aperto il varco fra gli assalitori a
+colpi di sciabola, si era precipitosamente ritirato nella cabina di
+Anna chiudendo e assicurando il boccaporto per impedire, od almeno
+ritardare, la discesa degli antropofagi nel quadro di poppa.
+
+I vincitori, quantunque ridotti a un terzo, poichè un gran numero
+di loro giacevano sul ponte contorcendosi fra rivi di sangue e altri
+galleggiavano attorno ai canotti, celebrarono la loro vittoria con tre
+urli potenti ai quali risposero i guerrieri affollati sulla spiaggia.
+Era l’annuncio che il vascello era stato vinto e l’arrosto di carne
+umana guadagnato!...
+
+Però l’arrosto doveva essere ancora lontano, poichè i marinai salvatisi
+sulle antenne, sulle coffe e sulle crocette tenevano tuttora le loro
+armi, e risposero alle grida di vittoria con due scariche micidiali che
+gettarono a terra parecchi altri assalitori.
+
+I cannibali non si spaventarono per questo e diedero furiosamente
+l’attacco all’alberatura tentando di salire sulle griselle e sui
+paterazzi; ma la partita non era eguale, e molto sangue doveva loro
+costare prima di snidare i difensori. Ogni uomo che cercava di salire
+stramazzava sul ponte con una palla nel corpo, e nel cadere si spezzava
+le gambe o le braccia, o si spaccava il cranio.
+
+Ben comprendendo che non sarebbero mai riusciti a raggiungere i
+difensori finchè a questi duravano le palle e la polvere, cambiarono
+tattica e assalirono gli alberi colle scuri trovate sul ponte. Tagliati
+gli alberi, dovevano per conseguenza cadere anche i marinai: non era
+che questione di pochi minuti, forse d’un quarto d’ora.
+
+Già, i marinai si ritenevano per perduti, quando si udì ancora la voce
+di Bill che saliva dalle nere profondità della stiva:
+
+— Su, su, tigre! — gridava egli sghignazzando. — Avanti, agnellina mia!
+Lassù vi è un buon pasto da fare! —
+
+Un istante dopo una tigre enorme, la più grande delle dodici che si
+trovano chiuse nelle gabbie, si slanciava fuori dal boccaporto maestro,
+piombando in mezzo ai selvaggi esterrefatti.
+
+Parve dapprima sorpresa di trovarsi in così numerosa compagnia; poi,
+aizzata dall’odore del sangue che bagnava la coperta della nave e
+obbedendo ai suoi istinti feroci, si scagliò contro gli assalitori
+mandando un potente ruggito. Con due colpi d’artiglio atterrò due
+uomini, poi si slanciò contro gli altri facendo balzi di quindici
+piedi.
+
+Vedendo quell’animale così feroce e così forte, i selvaggi, che
+ignoravano a quale razza appartenesse, non avendone mai visto uno
+uguale, furono presi da un superstizioso terrore che divenne ancor
+maggiore quando s’accorsero che se la prendeva con loro e che sbranava
+quanti incontrava su’ suoi passi.
+
+Fu un fuggi fuggi generale. Resi pazzi dallo spavento si precipitavano
+in mare dalle murate, dal cassero, dal castello di prua, piombando
+addosso ai compagni che si trovavano nei canotti e abbandonando perfino
+le armi. I canottieri presi anche loro dal pànico, diedero mano ai
+remi e fuggirono disperatamente verso la costa senza fermarsi per
+raccogliere i nuotatori che mandavano urla acute, immaginandosi che
+quello strano animale si slanciasse anche in mare per sbranarli.
+
+In pochi istanti sul ponte della _Nuova Georgia_ non rimaneva un solo
+selvaggio vivo. La tigre si era incaricata di ammazzare anche i feriti,
+ed ora diguazzava fra il sangue dei morti rimpinzandosi di carne umana.
+
+— Hurrà!... Hurrà!... — gridarono i marinai dall’alto dei pennoni. —
+Viva Bill! —
+
+Allora si aprì il boccaporto di prua che metteva nella camera comune
+dei marinai, e comparve il naufrago, tenendo in pugno una sciabola.
+Vedendo il ponte sgombro, si avanzò intrepidamente verso la gran
+tigre che stava stritolando fra le potenti mascelle le membra di un
+selvaggio. —
+
+— Bill!... Bill!... — gridarono i marinai. — Bada che la tigre ti
+sbranerà!... —
+
+Il naufrago alzò le spalle facendo un gesto sdegnoso e continuò ad
+avanzarsi contro la fiera che aveva alzata la testa, mandando sordi
+brontolii.
+
+— Vattene! — disse Bill, additandole con un gesto energico il
+boccaporto di maestra.
+
+La tigre rimase immobile fissandolo con due occhi di fuoco. Chiunque
+altro si sarebbe affrettato a ritirarsi dinanzi a quel contegno ostile,
+ma Bill invece continuò il suo cammino.
+
+Lo strano uomo pareva trasfigurato. I suoi lineamenti dimostravano in
+quel punto un’energia suprema e una volontà incrollabile, e dai suoi
+occhi pareva che schizzassero scintille.
+
+Si fermò a tre passi dalla tigre che continuava a brontolare, e
+additandole nuovamente il boccaporto, ripetè con una voce che aveva una
+strana intonazione:
+
+— Vattene!... —
+
+Allora l’equipaggio, che dall’alto dell’alberatura assisteva colla
+più alta meraviglia a quella scena inattesa, vide la feroce belva
+indietreggiare lentamente, curvare umile il robusto dorso, abbassare
+il capo come se non potesse reggere lo sguardo potente, affascinante di
+quell’uomo, dirigersi verso il boccaporto e scendere nella stiva.
+
+Bill la seguì col braccio sempre teso, discese nel ventre del vascello
+dietro la fiera, si udì un fragor di ferri agitati e percossi, poi si
+vide ritornare sul ponte.
+
+— Potete scendere, — disse volgendosi verso l’equipaggio ancora
+stupito. — La tigre è tornata nella sua gabbia. —
+
+Poi si recò a poppa, sollevò il boccaporto e chiamò il capitano Hill
+che si affrettò a salire in coperta seguíto da Anna.
+
+— E i selvaggi? — chiese con ansia l’americano, vedendo il ponte
+sgombro.
+
+— Fuggiti, — rispose Bill con voce tranquilla.
+
+— Avete scatenato le tigri?
+
+— È bastata una sola per fugare gli antropofagi.
+
+— Grazie, Bill, di quanto avete fatto. Senza di voi la mia nave a
+quest’ora sarebbe perduta, e tutti noi saremmo prigionieri.
+
+— Voi avete salvato me, io ho salvato voi, — rispose il naufrago
+con voce sorda — Nè io più nulla devo a voi, nè voi a me: siamo
+pari! —
+
+Il capitano Hill lo guardò con sorpresa.
+
+— Perchè queste parole, Bill? — chiese con tono di rimprovero.
+
+— Perchè non amo essere debitore verso di nessuno, — rispose il
+naufrago con accento marcato.
+
+— Siete orgoglioso, Bill. —
+
+Il naufrago scosse il capo e contrasse la fronte.
+
+— No, — disse. — Un giorno saprete il perchè. —
+
+Girò sui talloni dopo d’aver lanciato un acuto sguardo verso Anna e
+si allontanò coi lineamenti contraffatti e un sardonico sorriso sulle
+labbra.
+
+— Che singolare uomo! — disse la giovanetta.
+
+— Non riuscirò mai a comprenderlo, Anna, — disse il capitano Hill. —
+Eppure quelle parole m’hanno fatto una sinistra impressione!... Bah!...
+Non ci pensiamo! —
+
+Fece un gesto come per iscacciare un cattivo pensiero e andò incontro
+ai marinai che scendevano dall’alberatura.
+
+— Quanti uomini abbiamo perduto? — chiese ad Asthor.
+
+— Sei, signore, e dei più valorosi.
+
+— Tutti nostri? — domandò il capitano sospirando.
+
+— Tutti, signore, per nostra disgrazia. Pareva che la fortuna
+proteggesse i naufraghi, poichè essi non hanno riportato nemmeno una
+ferita. A proposito, cosa vi sembra di quegli uomini?
+
+— Mi pare che siano buoni diavoli, — rispose il capitano. — Ma....
+
+— Cosa sospettate?
+
+— Ho scorto sulle loro braccia e sulle loro gambe delle lividure che
+mi danno molto da pensare, mio vecchio Asthor. Possono essere state
+prodotte dalle corde, ma forse....
+
+— Comprendo, — disse il pilota il cui volto erasi annuvolato. — Il
+signor Collin aveva notate le stesse lividure sui polsi di Bill. To’!
+che tanto sangue sia stato sparso per salvare degli uomini di quella
+fatta, dei reduci da quella sinistra isola che si chiama Norfolk?...
+
+— Forse c’inganniamo, Asthor, e poi.... —
+
+S’interruppe e fece un gesto di sorpresa. Gli erano venute in mente le
+strane parole poco prima pronunciate da Bill.
+
+— Ho una vaga paura, Asthor, — disse.
+
+— Voi temete?...
+
+— Nulla per ora, ma teniamoli d’occhio.
+
+— Li sorveglierò attentamente, capitano, e guai a loro se oseranno
+tramare qualche cosa. Il vecchio Asthor è ancora robusto e capace di
+spaccare il capo a chi ardisse alzare una mano contro di voi o contro a
+miss Anna.
+
+— Silenzio, mio caro lupo di mare; ora pensiamo ai morti. —
+
+Fece ritirare Anna onde non assistesse alla brutta scena, e i
+marinai, per ordine del capitano, gettarono in mare i cadaveri degli
+assalitori che ingombravano la coperta. La risacca, che si faceva
+sentire fortissima, ne spinse parecchi fino sulle spiagge dell’isola,
+e si videro allora quei feroci mangiatori di carne umana impadronirsi
+avidamente dei loro spenti compagni e portarseli sotto i boschi, non
+già per dar loro onorevole sepoltura, ma per divorarseli, poichè, come
+si disse, quegli esseri ributtanti non sdegnano di pascersi delle
+carni dei fratelli e delle sorelle quando la fame o la golosità gli
+spinge!...
+
+La sera venne calata la bandiera americana a mezz’asta in segno di
+lutto, e dopo l’uffizio dei morti recitato dal capitano unitamente a
+tutto l’equipaggio, vennero calati in mare i sei marinai caduti durante
+la pugna, ben avvolti però in una grossa amaca e con una pesante palla
+di ferro legata ai piedi, per sottrarli ai denti dei mostruosi abitanti
+dell’arcipelago Figiano.
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOQUARTO.
+
+La grande marea.
+
+
+Durante la notte nulla accadde di notevole. Gl’isolani fecero
+udire continuamente il suono rauco delle loro conche marine, ma non
+abbandonarono la spiaggia per tornare all’attacco del vascello.
+
+I marinai che si aspettavano ad ogni momento un nuovo assalto, non
+abbandonarono un solo istante la coperta, e per far capire ai selvaggi
+che si tenevano in guardia, fecero tuonare parecchie volte il cannone
+e le spingarde, scatenando clamori assordanti da parte dei numerosi
+nemici accampati sulle scogliere ed ai piedi dei grandi alberi
+dell’isola.
+
+Quando spuntò l’alba, il capitano che non aveva chiuso occhio in
+tutta la notte per essere pronto a respingere gli assalti, vide che il
+numero dei nemici era cresciuto. Sulla spiaggia vi erano almeno cinque
+o seimila selvaggi e altri si vedevano giungere dalle isole vicine,
+ma nessuno ardiva accostarsi alla _Nuova Georgia_, la quale pareva
+incutesse in tutta quella gente un superstizioso terrore.
+
+— Che tentino un nuovo assalto e che aspettino di essere moltissimi per
+riuscire? — chiese il capitano a Mac Bjorn che osservava i selvaggi con
+profonda attenzione.
+
+— No, — rispose l’uomo allampanato. — Quei furfanti hanno avuto troppa
+paura della vostra tigre per ritornare alla carica; ma essi contano su
+qualche tempesta per mangiarci.
+
+— In qual modo?
+
+— Credono senza dubbio che la vostra nave non possa più lasciare la
+scogliera, e aspettano che una tempesta la frantumi. Fors’anche temono
+che voi vogliate sbarcare e si tengono pronti a darvi addosso, onde non
+possiate raggiungere le fitte foreste dell’interno.
+
+— Fortunatamente noi saremo lontani quando la tempesta che loro
+attendono scoppierà su queste spiagge. Domani avremo la grande marea, e
+sono certo che la _Nuova Georgia_ lascerà senza fatica questo banco.
+
+— Lo credo anch’io, signore, poichè ho osservato il banco e mi sono
+accertato che non ha punte rocciose e che la nave appoggia solamente
+coll’asta di prua.
+
+— Infatti è vero, Mac Bjorn. Nel caso che la grande marea non bastasse,
+faremo gettare due àncore a poppa e lavorare l’equipaggio all’argano.
+
+— E quando saremo liberi, dove ci condurrete, signore?
+
+— A Melburne, — rispose il capitano. — È la mia destinazione.
+
+— In Australia! — esclamò il naufrago corrugando la fronte e facendo
+una smorfia.
+
+— Vi dispiace? — chiese il capitano Hill, che aveva notato quelle gesta
+di malcontento.
+
+— No, signore, — rispose vivamente Mac Bjorn.
+
+— Se però vi rincrescesse, potrei sbarcarvi all’isola di Norfolk
+dovendo colà fermarmi per alcune ore, — disse il capitano guardando
+attentamente il naufrago.
+
+Nell’udire il nome di quell’isola sinistra che serve di prigione ai
+forzati inglesi, Mac Bjorn trasalì vivamente, e di pallido che era
+divenne livido.
+
+— No! no! — esclamò. — Quell’isola è un soggiorno troppo brutto,
+signore. Preferirei sbarcare in un’isola abitata dai selvaggi,
+piuttosto.
+
+— Allora verrete a Melburne.
+
+— In mancanza di meglio si vada pure in Australia. Forse colà troverò
+qualche legno che mi trasporti in patria.
+
+— È molto tempo che non la rivedete?
+
+— Sei anni, signore, — rispose il naufrago, mentre una nube gli passava
+sulla fronte.
+
+— E desiderate ardentemente rivederla. Avete qualcuno laggiù? forse
+vostra moglie? —
+
+Mac Bjorn guardò il capitano che pareva affettasse la massima calma, e
+nei suoi occhi guizzò un lampo sanguigno.
+
+— Mia moglie! — esclamò con voce rauca. — Ah! no, signore, è morta da
+lungo tempo.
+
+— Pover’uomo! — mormorò il capitano con sottile ironia, che aveva
+compreso fin troppo con quale individuo aveva da fare. — Andate a
+bere un buon bicchiere di _gin_, e perdonatemi se involontariamente ho
+evocato un doloroso ricordo.
+
+Mac Bjorn, che era diventato tutto d’un tratto cupo e che aveva assunto
+un’espressione selvaggia, si allontanò senza rispondere, ma camminando
+come un uomo che si è ubbriacato.
+
+— Tuoni e lampi! — mormorò il capitano, — che razza di naufraghi ho
+imbarcato io? Quell’uomo deve aver ucciso qualcuno, forse sua moglie,
+ed ora sono convinto di aver a bordo non dei disgraziati, ma dei
+forzati fuggiti dall’isola di Norfolk. Oh!... guai a loro, però, se
+oseranno tentare qualche cosa contro di me!
+
+— Cosa mormori, padre mio? — gli chiese Anna, che era allora comparsa
+sul ponte.
+
+— Nulla, Anna, — rispose il capitano forzandosi di sorridere. —
+Brontolavo contro quei dannati selvaggi che pare vogliano assediarci.
+
+— Bill scatenerà un’altra volta la tigre, e li metterà ancora in fuga,
+se oseranno ricomparire a bordo della _Nuova Georgia_.
+
+— Bill!... Bill!... — mormorò l’americano coi denti stretti. — Sì,
+scatenerà le tigri, Anna.
+
+— Perchè me lo dici con questo tono? — chiese la ragazza. — Si direbbe
+che quel povero naufrago non ti è simpatico.
+
+— Infatti, Anna, vorrei che non avesse mai posto piede sul mio legno.
+
+— Ma perchè?
+
+— Silenzio, figlia mia; per ora nulla posso dirti.
+
+— E perchè, signore? — chiese una voce.
+
+Il capitano si volse e si trovò dinanzi a Bill, il quale lo guardava
+con due occhi fiammeggianti mentre impallidiva a poco a poco.
+
+— Che fai tu qui? — chiese l’americano aggrottando la fronte. — Forse
+tu mi spiavi?
+
+— No signore, — rispose Bill cercando di sembrare tranquillo. — Mi
+dirigevo da questa parte per meglio osservare le mosse dei selvaggi e
+involontariamente ho udito le vostre parole, le quali sono molto amare
+per me. Avete forse avuto da lamentarvi di questo naufrago, dal giorno
+in cui lo raccoglieste moribondo sul tempestoso Oceano?
+
+— No, è vero; anzi ho dovuto due volte ringraziarti.
+
+— Perchè allora quelle severe parole?
+
+— Non posso spiegarmi.
+
+— Cosa temete? Se io e i miei compagni siamo d’impaccio a bordo della
+vostra nave, alla prima isola che incontrerete sbarcateci.
+
+— Ci penserò; tutto dipenderà, dalla vostra condotta.
+
+— Sta bene, signore, — disse Bill risentito.
+
+Fece un saluto a miss Anna e si allontanò dirigendosi verso poppa; ma
+quell’uomo era impallidito e le sue dita si chiudevano con forza come
+se avessero voluto stritolare qualche cosa.
+
+— Sei severo, padre mio, — disse Anna con tuono di rimprovero. — Non so
+perchè ti sia venuto in uggia quel pover’uomo.
+
+— Lo saprai più tardi, non voglio ora arrischiare un giudizio
+terribile. —
+
+Nella notte vi furono due allarmi che fecero salire sul ponte tutto
+l’equipaggio, essendo stati scorti alcuni canotti staccarsi dall’isola;
+ma al primo colpo di cannone fuggirono.
+
+Il giorno seguente la condizione era invariata; la _Nuova Georgia_ era
+sempre incagliata e gli antropofagi accampati sulle sponde. Però fra
+poche ore quella pericolosa prigionia doveva cessare, poichè a mezzodì
+la gran marea doveva toccare la sua massima altezza e rimettere a galla
+il legno.
+
+Il capitano, che sospirava l’istante di lasciare quei brutti paraggi,
+diede subito gli ordini necessari onde tutto fosse pronto per l’ora
+della grande piena. Fece alleggerire la prua della nave facendo portare
+a poppa le ancore grosse, le catene, le casse dell’equipaggio, le botti
+d’acqua dolce, gran parte dei pennoni di ricambio e perfino le gabbie
+delle tigri che occupavano la parte anteriore della stiva. Ciò fatto,
+fece calare in mare una imbarcazione e gettare a poppa due ancorotti,
+le cui catene vennero fissate all’argano per operare una forte trazione
+all’indietro; quindi fece spiegare tutte le vele per approfittare del
+vento, che soffiava leggermente da prua.
+
+Compiute quelle diverse operazioni, il capitano dispose la maggior
+parte dei suoi uomini, i naufraghi compresi, attorno all’argano a cui
+erano state già fissate le manovelle.
+
+La marea intanto continuava a montare. Alle undici aveva già coperto
+quasi tutto il banco e si udivano, sotto l’asta di prua, degli
+scricchiolii, segno evidente che il veliero tendeva ad alzarsi.
+Mezz’ora dopo c’erano già due piedi d’acqua sul banco. Era il momento
+opportuno per tentare un primo sforzo.
+
+— Tutti ai vostri posti! — tuonò il capitano Hill. — La marea sta per
+toccare la sua massima piena. —
+
+L’equipaggio si curvò sulle aspe, e radunate tutte le forze le spinse
+innanzi con sovrumana energia. Le catene dei due ancorotti gettati sul
+banco si tesero bruscamente, ma le punte di ferro tennero saldo.
+
+— Speriamo! — mormorò il capitano. — Forza, amici, forza, o non
+lasceremo mai più questo banco. —
+
+I marinai spingevano con una specie di furore, tendendo i muscoli in
+tal maniera, che pareva si volessero spezzare. Erano tutti pallidi ed
+avevano le fronti imperlate d’un freddo sudore; guai se quegli sforzi
+non riuscivano! Era finita per tutti, anzi peggio che finita, poichè
+nessuno ignorava che li attendeva lo spiedo di quei feroci mangiatori
+di carne umana.
+
+La nave scricchiolava sempre sotto quella potente tensione di tante
+vigorose braccia, ma non accennava a indietreggiare. Pareva che fosse
+incavigliata a quel dannato banco.
+
+Il capitano Hill, malgrado il suo coraggio, era diventato pure pallido
+e sentivasi il cuore battere più forte del solito. Una vaga paura
+cominciava ad invaderlo, e gettava sguardi disperati sulla sua Anna.
+
+— Uno sforzo ancora, ragazzi! — esclamò con voce soffocata.
+
+Asthor e i tre o quattro uomini che stavano ai bracci delle manovre,
+accorsero in aiuto dei compagni. Quel nuovo rinforzo fu decisivo.
+
+La nave oscillò bruscamente, scivolò sul banco dapprima lenta, poi
+rapida, e infine galleggiò sul mare, arrestandosi a poche braccia dai
+due ancorotti.
+
+Un immenso urlo di gioia echeggiò fra l’equipaggio, a cui fecero eco
+urla di furore e vociferazioni spaventevoli.
+
+I selvaggi vedendo la nave lasciare il banco e comprendendo che
+l’agognata preda stava per isfuggire, si erano precipitati confusamente
+nei loro canotti e accorrevano da tutte le parti per dare un disperato
+assalto.
+
+— All’erta! i selvaggi! — tuonò Asthor che si era slanciato verso poppa.
+
+— Troppo tardi, miei cari! — esclamò il capitano Hill trionfante. — Ai
+bracci delle manovre, la barra all’orza e si viri di bordo. —
+
+Quella manovra fu eseguita con fantastica rapidità, tanta era la paura
+di venire raggiunti. La _Nuova Georgia_ girò attorno alle scogliere che
+racchiudevano il banco e uscì in pieno mare a gonfie vele dirigendosi
+verso l’ovest.
+
+I lunghi canotti dei Figiani non si arrestarono per questo. Passarono
+quasi volando sopra il banco e continuarono la caccia manovrando
+furiosamente i remi, ma, come aveva detto bene il capitano, ormai era
+troppo tardi.
+
+Il vascello fuggiva colla velocità di una rondine marina e in breve
+fu tanto lontano, da togliere a quei brutti abitanti dell’arcipelago
+figiano ogni speranza di poterlo raggiungere.
+
+Quando il capitano Hill non li vide più, mandò un sospiro di sollievo.
+
+— Andiamo dritti in Australia, padre mio? — chiese Anna.
+
+— Dritti senza fermarci, poichè non vedo il momento di sbarazzarmi di
+due carichi pericolosi.
+
+— Di quali intendi parlare?
+
+— Delle tigri e dei naufraghi.
+
+— Sempre con quei disgraziati te la prendi.
+
+— Ti ho detto che ho i miei motivi.
+
+— Se ti danno fastidio, perchè non gli sbarchi in qualche isola?
+
+— Se posso lo farò.
+
+— Ne abbiamo qualcuna nelle vicinanze, dove essi non possano correre
+pericoli?
+
+— Dinanzi a noi abbiamo l’arcipelago delle Nuove Ebridi e più al
+sud-ovest la Nuova Caledonia, l’uno e l’altra popolati da selvaggi
+forse più feroci dei Figiani.
+
+— Ma non vi sono isole disabitate?
+
+— Un tempo erano numerose; oggi a poco a poco sono state quasi tutte
+occupate. La popolazione umana cresce costantemente malgrado i grandi
+vuoti che fanno le guerre e le epidemie, e verrà un giorno anzi che non
+vi sarà più posto.
+
+— Cosa dici mai? Vi sono dei continenti che hanno ancora degli spazi
+immensi poco abitati; l’Africa, l’Australia e le due Americhe.
+
+— È vero, ma fra due secoli non avranno più un territorio deserto o
+quasi deserto. Gli scienziati hanno studiato, anzi, e più volte, questo
+grave argomento, e hanno dedotto che fra non molto la popolazione
+del globo non troverà più cibo sufficiente e che sarà costretta o a
+decimarsi con continue guerre o.... a tornare all’antropofagia.
+
+— È incredibile!
+
+— Eppure è vero, Anna, ed ora ti spiegherò meglio la cosa. Gli
+scienziati hanno notato che la superficie terrestre suppergiù ha
+28 milioni di miglia quadrate di terre fertili, 14 di steppe e 4 di
+deserti, e hanno calcolato che il massimo degli abitanti che queste
+categorie di terre possono nutrire è di 207 persone per miglio quadrato
+nelle terre fertili, di 10 per le steppe e di 1 pei deserti.
+
+Risulta da ciò, che quando la popolazione del globo avrà raggiunto la
+cifra di 5994 milioni non vi sarà più altra terra disponibile capace di
+nutrire un maggior numero di persone. Ti pare esatto questo calcolo?
+
+— È giusto, — rispose Anna dopo alcuni istanti di riflessione. — Ma
+quanti anni occorreranno perchè la popolazione diventi così numerosa?
+
+— Ecco, da una media fatta, risulterebbe che la popolazione del globo
+presa insieme aumenta ogni dieci anni di otto persone per cento.
+Partendo da questo calcolo, i 5994 milioni di abitanti si possono
+ottenere in poco più o poco meno di 200 anni! Cosa sono due secoli per
+l’umanità? Nulla.
+
+— È una cosa che spaventa!
+
+— Non dico di no, e io non vorrei trovarmi vivo fra due o trecento
+anni. Forse allora il progresso scientifico e industriale avrà trovato
+il modo di rendere la terra più fertile, avrà forse trovato anche il
+modo di rendere produttive le steppe e i deserti, ma sarà un rimedio
+di poco momento. La popolazione crescerà sempre, la terra non basterà
+più e i nostri tardi nepoti non avranno altra alternativa che quella
+di distruggersi con guerre terribili o di mangiarsi l’un l’altro, a
+meno che non trovino il mezzo di dare la scalata alla luna o a qualche
+altro mondo, cosa alquanto difficile a mio parere. Fortunatamente noi
+non saremo più vivi e chi sa da quanti anni dormiremo il sonno eterno
+o nella profondità degli abissi marini o sotto chissà quanti piedi di
+terra. Ma, orsù, bando ai mesti pensieri e andiamo a far colazione,
+Anna, che ne abbiamo bisogno. —
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOQUINTO.
+
+Bill si svela.
+
+
+La _Nuova Georgia_, sfuggita al naufragio ed all’ultimo assalto degli
+antropofagi continuava a fuggire verso il sud-ovest, in modo da passare
+dinanzi alle ultime isole dell’arcipelago delle Nuove Ebridi e di
+evitare poi le pericolose coste della Nuova Caledonia che in quel tempo
+godevano una triste celebrità, non essendo ancora state occupate dalla
+Francia.
+
+Il capitano la manteneva carica di vele, aggiungendo perfino
+i coltellacci e gli scopamari, ansioso di raggiungere le coste
+australiane. Cominciava a impensierirsi, quel bravo marinaio, non pel
+tempo che aveva perduto, non per la sua nave che nell’arrenamento non
+aveva sofferta alcuna avaría, non per le tigri che erano solidamente
+rinchiuse nelle loro gabbie di ferro, ma pei naufraghi che aveva
+salvati dopo tante fatiche e con tanto coraggio.
+
+Dal momento che quegli uomini avevano riveduto libero il vascello,
+si erano cambiati, e pareva pesasse loro assai la riconoscenza che
+dovevano all’equipaggio americano. Non erano più umili e servizievoli
+come durante il pericolo; non erano più riconoscenti, come non erano
+più obbedienti.
+
+Oziavano da mattina a sera senza prendere parte alla faticosa manovra
+del veliero, rispondevano con alterigia al pilota Asthor, giocavano
+alle carte o ai dadi in fondo alla stiva, diventavano insolenti ed
+esigenti ogni momento più.
+
+I cibi di bordo più non bastavano per le loro bocche e pretendevano
+un trattamento pari a quello del capitano, accampando, con un’audacia
+e con una gran faccia tosta, la loro qualità di naufraghi e facevano
+schiamazzo per avere, all’ora dei pasti, doppia razione di vino o di
+_gin_ o di _wisky_.
+
+Anche Bill si era mutato tutto d’un tratto; anzi sembrava che
+segretamente aizzasse i suoi compagni. Trattava il capitano da pari
+a pari, e dinanzi a miss Anna non si mostrava più rispettoso come una
+volta.
+
+L’equipaggio sentiva per istinto che quei naufraghi non erano leali
+marinai, anzi che erano schiume di fannulloni, pronti anche, se le
+circostanze li avessero favoriti, a ribellarsi apertamente contro le
+autorità di bordo.
+
+Il capitano e Asthor non li perdevano d’occhio, e sempre più convinti
+di aver da fare con dei forzati evasi dall’isola di Norfolk, si
+tenevano in guardia, pronti a reprimere con la più grande energia il
+minimo tentativo di ribellione.
+
+Quell’attiva sorveglianza, non doveva tardare a condurre ad una
+scoperta di una gravità incalcolabile.
+
+Una sera, mentre il capitano ed Anna riposavano nelle loro cabine
+di poppa e Asthor vegliava in coperta, un gabbiere s’accorse che i
+naufraghi avevano silenziosamente abbandonate le loro brande. Sorpreso
+per questo fatto, si affrettò a dare avviso al pilota.
+
+— Ah furfanti! — esclamò il vecchio marinaio corrugando la fronte. — O
+io sono una gran bestia, o qui sotto gatta ci cova. —
+
+Senza avvertire nessuno per non allarmare inutilmente l’equipaggio,
+si munì d’una lanterna, si nascose in tasca una pistola e scese nella
+stiva, certo di trovare colà i naufraghi.
+
+Infatti li vide seduti tutti in giro, presso le gabbie delle tigri,
+occupati a confabulare, ma a voce così bassa da non poter essere uditi.
+Bill era nel mezzo e aveva in quel momento la parola.
+
+Il pilota nel sorprenderli impallidì. Cosa potevano dirsi per cercare
+quel posto isolato, lontani dagli occhi e dagli orecchi dell’equipaggio
+americano? Nulla di buono senza dubbio.
+
+Il vecchio marinaio stette in forse se dovesse svegliare il capitano o
+chiamare in aiuto l’equipaggio; ma per tema di provocare un’agitazione
+ingiustificata discese solo nel frapponte e si avanzò risolutamente
+verso i naufraghi.
+
+Appena scorsero la luce della lanterna, s’alzarono come un solo uomo
+facendo dei gesti di dispetto, forse vergognosi, ma più probabilmente
+irritati per essere stati sorpresi.
+
+— Cosa fate qui, radunati all’oscuro come tanti congiurati? — chiese
+il pilota con voce acre. — Forse gli orecchi dei vostri camerati devono
+ignorare ciò che voi dite?
+
+— Oh per mille boccaporti! — esclamò Bill con ironia. — E che?
+siamo noi prigionieri a bordo del vostro legno? Non siamo padroni di
+scambiare due chiacchiere, signor pilota della _Nuova Georgia_?
+
+— Bella pretesa! — esclamò l’allampanato Mac Bjorn. — Un’altra volta
+faremo portare qui tutte le lanterne e le torce che troveremo a bordo.
+
+— Ehi! uccello di malaugurio, — disse il pilota piantandosi
+minacciosamente dinanzi all’uomo allampanato. — Bada che Asthor è
+capace di farti rientrare in gola tali parole. A te nulla devo,
+e se non cammini dritto con le tue gambe ossute, ti rompo il
+groppone. —
+
+I naufraghi si misero a ridere; ma il pilota non rideva no, schiantava
+di rabbia e si sentiva invaso da una pazza voglia di far prendere tutti
+quegli uomini e di rinchiuderli in una cabina coi ferri alle mani ed ai
+piedi.
+
+— Orsù, — riprese. — Cosa facevate qui?
+
+— Lo vedete, — rispose Bill. — Discorrevamo sul modo di lasciare più
+presto che si può il vostro legno.
+
+— E perchè? — chiese il vecchio piantandogli addosso uno sguardo acuto
+come uno spillo.
+
+— Perchè non vogliamo sbarcare nè all’isola di Norfolk nè in Australia.
+
+— Ah!... avete forse dei conti da saldare con quelle autorità?... —
+
+Bill impallidì e fece un gesto minaccioso, mentre i suoi compagni
+lanciavano sul pilota torvi sguardi, nei quali si leggeva una cupa
+minaccia.
+
+— Basta, — disse Bill con voce rauca. — Ne abbiamo abbastanza dei
+vostri sospetti, signor pilota della _Nuova Georgia_! Quanto prima, noi
+vi faremo sapere chi noi siamo.
+
+— È una minaccia?
+
+— Credetela come vi piace, a me non importa.
+
+— Domani riferirò ogni cosa al capitano Hill.
+
+— Fatelo pure.
+
+— Ve lo prometto, Bill. Ora lasciate questo luogo e tornate nelle
+vostre brande, o faccio accorrere i marinai e vi caccio in una cabina
+ben chiusa. —
+
+I naufraghi s’allontanarono senza rispondere e si ritirarono nella
+camera comune, affettando la massima calma.
+
+Asthor li seguì collo sguardo; poi crollando il capo mormorò:
+
+— Mi auguro d’ingannarmi, ma quegli uomini ci porteranno
+sventura. —
+
+Visitò accuratamente le gabbie delle tigri, diffidando ormai di tutto;
+si assicurò che i naufraghi si fossero ritirati nelle brande, poi
+risalì in coperta molto pensieroso ed inquieto.
+
+Prima dell’alba Bill era già sul ponte. Egli passò dinanzi ad Asthor
+a fronte alta, lanciando su di lui uno sguardo canzonatorio, mentre
+i suoi compagni si sdraiavano oziosi sul castello di prua, guardando
+tranquillamente le manovre dei marinai americani. Gli passò accanto
+tre volte, quasi cercasse un pretesto per essere interrogato sulla
+misteriosa adunanza della notte; poi andò a sedersi sulla murata di
+babordo osservando con profonda attenzione il mare che gli si stendeva
+dinanzi agli occhi, liscio come uno specchio.
+
+Quando il capitano Hill apparve sul ponte, il naufrago era ancora
+immerso nella sua osservazione, sicchè non potè vedere Asthor
+avvicinarsi al comandante.
+
+— Quali nuove? — gli chiese questi, vedendosi avvicinare con un certo
+mistero dal vecchio marinaio.
+
+— Brutte, signore, — rispose Asthor.
+
+Il capitano aggrottò la fronte.
+
+— Cosa intenderesti di dire? — domandò.
+
+— Intendo di dire che a bordo della _Nuova Georgia_ si trama, — rispose
+il pilota.
+
+— E cosa?
+
+— Lo ignoro, capitano; ma senza dubbio si ordisce qualche congiura ai
+nostri danni.
+
+— E da chi? dal mio equipaggio forse?
+
+— No, ringraziando Iddio! il vostro equipaggio è fedele, ma non i
+naufraghi.
+
+— Che?... I naufraghi oserebbero?...
+
+— Sì signore; gli ho sorpresi la scorsa notte in misterioso
+conciliabolo in fondo alla stiva, dinanzi alle gabbie delle tigri.
+
+— Vuoi spaventarmi, vecchio Asthor? — chiese il capitano con voce
+alterata.
+
+— Sarebbe cosa inutile; vi dico quello che ho veduto e nulla di più.
+
+— E quegli uomini che io salvai mettendo in grave pericolo la mia nave
+e la vita di noi tutti, oserebbero congiurare contro di me? Morte
+e dannazione!... Silenzio con Anna, mio vecchio amico, onde non si
+spaventi. Ah!... è così?... Dov’è Bill?
+
+— Eccolo là, seduto sulla murata di babordo.
+
+— Sta bene: sarà il primo che la pagherà per tutti. —
+
+Si assicurò di aver alla cintola le pistole, sapendo già d’aver da fare
+con un furfante risoluto a tutto; si avvicinò alla murata e battendo
+sulle spalle del naufrago, esclamò:
+
+— A noi, messer Bill!... —
+
+Il naufrago si volse con tutta tranquillità, ma nel vedersi dinanzi il
+capitano col volto corrucciato, impallidì leggermente e i suoi occhi si
+piantarono subito sopra Asthor.
+
+Nondimeno si rasserenò tosto e scendendo dalla murata, gli chiese,
+incrociando le braccia sul petto:
+
+— Cosa desiderate, capitano?
+
+— Una spiegazione prima.
+
+— Parlate, signore.
+
+— Innanzi a tutto, di dove vieni? —
+
+Bill fece un gesto di sorpresa.
+
+— Ma.... da una nave naufragata, lo sapete bene.
+
+— Tu mentisci!... —
+
+Bill trasalì e ne’ suoi occhi guizzò un lampo sanguigno.
+
+— Io!... — esclamò, stringendo le pugna. Ma poi frenandosi e
+ridiventando tranquillo, aggiunse: — Ditemelo voi allora, giacchè lo
+sapete meglio di me.
+
+— Mi basta così per averti giudicato. Dimmi ora: per quale motivo la
+scorsa notte hai radunato nella stiva i tuoi compagni?
+
+— Se parlate così è altra cosa, rispose l’assassino del povero Collin.
+Volete proprio saperlo?... Ci siamo radunati per prendere delle
+deliberazioni intorno alla vostra rotta.
+
+— Alla rotta della mia nave! — esclamò il capitano al colmo dello
+stupore.
+
+— Sissignore, poichè la vostra rotta non accomoda nè a me, nè ai miei
+compagni.
+
+— Cosa intendi di dire?
+
+— Che non vogliamo che la vostra nave approdi nè all’isola di Norfolk,
+nè alle coste Australiane, — rispose con voce risoluta il naufrago.
+
+— Ah!... E voi credete?...
+
+— Che obbedirete, — rispose Bill con tono minaccioso e guardandolo
+fisso fisso.
+
+Il capitano Hill, a un simile tratto d’audacia, rimase per alcuni
+istanti senza parole. Era confuso e stupito: del resto vi era di che
+stupirsi quando si pensi che l’equipaggio americano era due volte più
+numeroso dei naufraghi, fedele al suo capo e pronto a prestargli man
+forte anche colle armi in pugno.
+
+— Sei ubbriaco forse? — gli domandò.
+
+— No, signore, — rispose il naufrago imperturbabilmente. — Non ho
+assaggiato un sorso di _gin_, nè di _wisky_, nè di _brandy_.
+
+— Ma sai che posso farti frustare a sangue col gatto a nove code?
+
+— Non l’oserete!
+
+— E chi me lo impedirà? I tuoi compagni forse? — chiese il capitano coi
+denti stretti.
+
+— No, ma voi non l’oserete, se vi preme di condurre la nave in porto e
+salvare vostra figlia. —
+
+Era troppo! La pazienza del capitano era stata messa a dura prova.
+
+— Miserabile! — esclamò, alzando il pugno chiuso sul naufrago che non
+fece un solo passo per evitarlo.
+
+La larga mano del gigante piombò con sordo rumore addosso al naufrago e
+lo curvò con forza irresistibile, facendolo stramazzare sul ponte.
+
+Vedendo cadere il loro compagno, i naufraghi che erano sdraiati
+sul castello di prua, aspettando con calma affettata la fine di
+quel colloquio tempestoso, si erano alzati di scatto colle fronti
+aggrottate; ma Asthor con un fischio radunò l’equipaggio onde si
+tenesse pronto a respingere qualunque mossa offensiva.
+
+— Uccidetemi pure se vi accomoda, o meglio assassinatemi, — disse Bill
+con fredda ironia, senza fare un gesto per rialzarsi.
+
+— No, furfante, — rispose il capitano furibondo. — Non sono di quegli
+uomini che assassinano, ma ti metterò nell’impossibilità di far male a
+me, a mia figlia e al mio equipaggio.
+
+— E poi? — chiese sempre ironicamente il naufrago.
+
+— E poi ti farò dare venti colpi col gatto a nove code, onde tu impari
+a rispettare i tuoi salvatori prima, i tuoi superiori dopo.
+
+— Provatevi!...
+
+— Mi sfidi!...
+
+— Vi sfido!...
+
+— A me, marinai!... —
+
+Sette od otto uomini, a quel comando, si precipitarono sull’audace
+furfante, riducendolo all’impotenza.
+
+In quel medesimo momento apparve sul ponte miss Anna.
+
+— Padre mio!... — esclamò correndo incontro al capitano che teneva in
+pugno una pistola, pronto a scaricarla contro i camerati di Bill. —
+Gran Dio!... cosa succede?...
+
+— Ritirati, Anna, — rispose Hill. — Sono cose che non ti riguardano.
+
+— Ma perchè quell’uomo sul ponte?
+
+— È un miserabile che sta per venere punito.
+
+— Che!... Bill punito!... Lui che ci ha salvati dagli antropofagi?
+
+— E che ora minaccia la mia nave e la tua vita, Anna.
+
+— È impossibile, padre mio!
+
+— L’equipaggio è testimone.
+
+— Ma cosa vuoi fare a quel disgraziato?
+
+— Lo faccio frustare come un cane.
+
+— Oh! no, gli perdonerai!
+
+— Mai, Anna. Ritirati, lo voglio!... —
+
+La giovanetta comprese che ogni preghiera sarebbe stata vana e si
+ritirò lentamente, mentre il naufrago rialzato il capo la mirava con
+due occhi che mandavano strani lampi.
+
+Quando scomparve, il capitano volgendosi verso i marinai che tenevano
+stretto Bill, disse:
+
+— Ed ora, frustate questo miserabile.
+
+— Eccomi, signore, — rispose Asthor facendo fischiare il gatto a nove
+code. — Il braccio è solido e robusto e picchierò sodo tutti i venti
+colpi! —
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOSESTO.
+
+L’incendio della nave.
+
+
+Nel tempo in cui si svolge il nostro racconto, le pene corporali erano
+largamente usate a bordo dei vascelli, sia che appartenessero alla
+marina mercantile o a quella da guerra.
+
+Frustare un marinaio indisciplinato o ribelle, era cosa che accadeva
+molto spesso; e specialmente gli americani, ma soprattutto gli inglesi
+che conservano tutt’ora quel barbaro uso nella loro armata, ricorrevano
+anche troppo al gatto a nove code.
+
+Questo staffile, che inspirava un vero terrore a tutti i marinai,
+si compone di un corto manico a cui sono solidamente attaccate nove
+strisce di cuoio guernite di piccole palle di piombo, di cui ognuna
+produce sul dorso del paziente un solco sanguinoso.
+
+Venti o trenta colpi bastano per ridurre in uno stato deplorevole
+l’uomo più robusto. Gli inglesi però condannano i ribelli, i ladri e
+gli indisciplinati fino a cinquanta colpi e qualche volta anche più; ma
+all’esecuzione di questo terribile gastigo fanno assistere un medico,
+il quale deve farlo cessare se la vita del paziente è in pericolo;
+tuttavia l’interruzione è momentanea, perchè viene ripresa, non appena
+le orribili piaghe del povero torturato si sono rimarginate.
+
+Tutti i malfattori del Regno Unito tremano quando odono parlare del
+gatto a nove code, e lo temono più della morte. Per dimostrare quanto
+vi sia di vero in ciò, basti dire che fu con questo staffile che i
+giudici londinesi posero fine a quella famosa banda di strangolatori
+che celavansi di notte nei vani delle porte, per strozzare i viandanti
+mediante un nodo scorsoio.
+
+La pena di morte applicata a taluni di quei birbanti non era bastata
+a spaventare gli altri; ma appena si decretò per quegli scellerati un
+numero spaventevole di colpi di gatto a nove code, tanti da far morire
+il condannato, la banda si sciolse e nessuno osò più strangolare un
+solo viandante notturno.
+
+Bill, che si era qualificato per un marinaio inglese, non doveva
+ignorare la gravità della pena; pure quel tristo che doveva possedere
+una energia a tutta prova e un’audacia più che straordinaria, guardò
+freddamente Asthor che si avvicinava facendo fischiare le nove striscie
+di cuoio indurito.
+
+— Nudategli il dorso, — disse il vecchio marinaio.
+
+A questo comando il naufrago trasalì e tentò respingere i marinai che
+lo trattenevano, esclamando con voce strozzata:
+
+— Ah! no, questo no!...
+
+— E perchè no? — chiese il capitano Hill, nella cui mente balenò un
+sospetto.
+
+— Non è necessario.
+
+— Forse nascondi qualche cosa sulle tue spalle?... —
+
+Il naufrago lanciò sul capitano uno sguardo feroce, e tentò di
+rialzarsi facendo uno sforzo disperato; ma i marinai lo tennero fermo.
+
+— Vi dico che non mi spoglierete! — urlò con voce furente.
+
+— Una parola, signore. — disse una voce.
+
+Il capitano Hill si volse e si trovò dinanzi al magro Mac Bjorn, il
+quale era sgusciato fra i marinai schierati presso l’albero di maestra,
+per tenere a bada gli altri naufraghi.
+
+— Cosa vuoi tu? — gli chiese il capitano ruvidamente. — Il tuo posto
+non è qui.
+
+— Permettete che dica una parola in favore del mio camerata.
+
+— E che?... pretenderesti d’impedire la punizione?
+
+— Non ho questa pretesa, signore, — rispose l’uomo allampanato,
+inchinandosi umilmente. — Ma vi pregherei di non far somministrare i
+venti colpi di gatto a nove code sulle spalle di quel disgraziato.
+
+— E il motivo?
+
+— Perchè due mesi sono quel povero diavolo si è fratturata una spalla,
+e capirete.
+
+— Ho capito più del bisogno, Mac Bjorn, — disse il capitano
+ironicamente. — Olà, amici, impadronitevi anche di questo scheletro
+vivente.
+
+— Ma signore! — esclamò Mac Bjorn impallidendo. — Volete accopparmi a
+colpi di gatto?...
+
+— No, ma voglio vedere anche le tue spalle. Spicciatevi, nudate le
+spalle di questi uomini! —
+
+I marinai stavano per obbedire quando improvvisamente si udì una voce
+gridare:
+
+— Al fuoco!... al fuoco!... —
+
+Un fulmine che fosse scoppiato fra l’equipaggio, non avrebbe prodotto
+un effetto maggiore di quel grido, lanciato in quel momento.
+
+— Al fuoco! — ripetè la voce di prima.
+
+Un marinaio si slanciò fuori dal boccaporto di maestra, pallido,
+smarrito, trafigurato, gridando per la terza volta, con una voce
+strozzata dallo spavento:
+
+— La nave brucia!... —
+
+Il capitano Hill si slanciò verso di lui.
+
+— Sei impazzito, Brown! — esclamò.
+
+— No, signore, — rispose il marinaio. — La dispensa dei viveri è in
+fiamme: guardate!... —
+
+Una nube di fumo acre e denso usciva dal grande boccaporto, dapprima
+lentamente poi rapidamente, avvolgendo le vele basse.
+
+— Gran Dio! — esclamò il capitano.
+
+Girò intorno uno sguardo terribile guardando prima Bill, poi Mac Bjorn
+e quindi i loro compagni.
+
+— Guai, guai!... Un sospetto solo e vi faccio tutti appiccare sul più
+alto pennone! — esclamò. — A me, Asthor e voi tutti, se vi preme la
+vita, preparate le pompe. —
+
+Ciò detto si slanciò verso il boccaporto seguito dal vecchio marinaio,
+mentre l’equipaggio abbandonati i due prigionieri s’affannava a
+preparare le pompe e i mastelli, aiutato dai naufraghi che parevano
+avessero abbandonato ogni proposito di vendetta.
+
+Malgrado i nuvoloni di fumo che ora irrompevano con furia irresistibile
+attraverso la larga apertura, il capitano e Asthor scesero la scala che
+conduceva nel frapponte.
+
+Il fumo aveva invaso quasi tutta la stiva. Usciva in grosse colonne dal
+deposito di viveri situato sotto la camera comune di prua, stipandosi
+nelle corsìe e occupando tutti i recessi della grande nave.
+
+Le tigri, che cominciavano ad essere avvolte e che per istinto
+sentivano la vicinanza del fuoco, ruggivano e balzavano con impeto
+furioso contro i ferri facendo oscillare le pesanti gabbie. Era un
+concerto spaventevole, un miscuglio di miagolii potenti, di fremiti, di
+urla rauche, che facevano rizzare i capelli.
+
+Il capitano e il pilota, tenendosi i fazzoletti sulle labbra e il
+berretto ben calato sugli occhi, si spinsero fino al fondo della
+corsìa.
+
+Giunti colà, attraverso al fumo che diventava sempre più nero e più
+pesante, videro guizzare delle lingue di fuoco, le quali gettavano
+bagliori sanguigni sulle nere pareti della stiva.
+
+Ascoltando attentamente, si udiva un cupo ronzío, interrotto di quando
+in quando da detonazioni sorde prodotte dallo scoppio dei barili
+contenenti il petrolio o i liquori e dai crepitii del legname ardente.
+Di tratto in tratto il fumo si diradava mostrando nette le fiamme che
+si allungavano con le contrazioni dei serpenti, lambendo il sottoponte
+del vascello; ma poi tornava a irrompere sempre più denso, come se
+venisse cacciato fuori da un vento impetuoso.
+
+— È la dispensa che brucia, — disse il capitano retrocedendo e
+tergendosi il sudore che inondavagli la fronte.
+
+— Sì, signore, — rispose il pilota la cui faccia si era fatta oscura.
+
+— Saliamo, o sarà troppo tardi. —
+
+Si tuffarono fra i nuvoloni di fumo, salirono rapidamente la scala e
+apparvero in coperta.
+
+I marinai, pallidi sì ma risoluti a combattere fino all’estremo
+l’elemento distruttore, avevano già preparate le pompe immergendo le
+trombe in mare, lungo i fianchi del vascello.
+
+— L’incendio non è per ora grave, — disse il capitano, — ma può
+diventarlo se non lo combattiamo vigorosamente. Non vi chiedo che
+calma e sangue freddo, ma vi avverto che chi lascia le pompe senza mio
+ordine, è un uomo morto. —
+
+Poi, volgendosi verso i naufraghi che contemplavano tranquillamente i
+marinai dall’alto del castello di prua, colle mani in tasca, disse loro
+con voce minacciosa:
+
+— Al lavoro anche voi, e se vi rifiutate vi faccio appiccare, parola da
+_yankee_!... —
+
+Non vi era da scherzare col capitano Hill, il quale aveva già dato
+prove chiare di sapersi fare ubbidire e di non indietreggiare dinanzi
+ad alcun ostacolo. Di buona o cattiva voglia i naufraghi, compresi Bill
+e Mac Bjorn che parevano contenti di essere sfuggiti a quella visita
+che forse doveva svelare il loro vero essere o qualche cosa di peggio,
+si misero alacremente al lavoro con l’equipaggio.
+
+Mentre Asthor scendeva nella stiva con alcuni marinai per collocare le
+manichelle e gli altri manovravano energicamente le pompe, comparve in
+coperta miss Anna gridando:
+
+— Padre mio, il fuoco è a bordo!... —
+
+Il capitano le si avvicinò premurosamente.
+
+— Lo so, Anna, — disse con profonda emozione. — Non ti spaventare, chè
+spero, coll’aiuto di Dio e del mio equipaggio, di domarlo.
+
+— Al fianco tuo non ho paura, lo sai. Speri di domarlo?
+
+— Non posso dire nulla per ora, ma non mi lascerò prendere alla
+sprovvista. Chiama due marinai e fa’ preparare due imbarcazioni, le due
+più grandi, e fa’ imbarcare dei viveri e delle armi. —
+
+Due marinai accorsero alla chiamata e si misero a disposizione della
+giovanetta, mentre il capitano tornava alle pompe.
+
+L’incendio, quantunque vigorosamente combattuto da tutto l’equipaggio
+fino dal suo primo divampare, progrediva e minacciava di estendersi a
+tutta la nave.
+
+La dispensa dei viveri era diventata una fornace ardente, entro cui
+si scioglievano i grassi, avvampavano gli alcools, si contorcevano
+e scoppiettavano le balle di baccalà, i barili di carne salata e di
+carne secca e le casse di biscotti, sollevando nuvoloni di fumo nero
+e fetente e nembi di scintille che uscivano impetuosi dal boccaporto,
+avvolgendo l’albero di maestra e le vele.
+
+Cupi brontolii e sordi scoppi s’udivano sotto il ponte a cui vi
+facevano eco le urla e i ruggiti sempre più spaventevoli delle dodici
+tigri che si sentivano soffocare, malgrado le coperte inzuppate d’acqua
+che avvolgevano le grandi gabbie.
+
+I legnami scricchiolavano, i puntelli del frapponte gemevano e
+cadevano, le tavole della coperta bruciavano, e il catrame delle
+fessure e dei fianchi provieri della nave bolliva, spandendo
+all’intorno un acre odore.
+
+Nella camera comune dell’equipaggio nessuno poteva più resistere. Gli
+uomini che formavano la catena coi mastelli, avevano dovuto ritirarsi
+da quel posto pericoloso per non venire soffocati dal fumo, e per tema
+che il pavimento mancasse improvvisamente sotto ai loro piedi.
+
+Le pompe però funzionavano sempre, senza posa. I marinai che
+conservavano un sangue freddo ammirabile, lavoravano con suprema
+energia sotto gli occhi del capitano e del pilota Asthor.
+
+Quando uno era sfinito, un altro lo sostituiva, e i torrenti d’acqua
+continuavano a rovesciarsi, con fischi acuti, nelle fumose cavità del
+vascello.
+
+Tre volte il capitano Hill, con un’audacia senza pari, si era
+avventurato fra le gettate di fumo irrompenti dal boccaporto e i nembi
+di scintille per accertarsi dello stato dell’incendio, ma era stato
+costretto a retrocedere per non morire asfissiato.
+
+Alle tre pomeridiane Asthor, che si era avventurato nella camera
+comune per salvare le casse e le brande dell’equipaggio, risalì
+frettolosamente sul ponte coi capelli e la barba mezzo arsi.
+
+— Capitano! — disse traendo da un lato l’americano. — Le fiamme hanno
+invaso la camera comune e il pavimento sta per crollare.
+
+— Si estende dunque il fuoco! — riprese con accento doloroso Hill.
+
+— Sì, malgrado i torrenti d’acqua che precipitano nella dispensa.
+
+— Cosa fare? cosa tentare?... — mormorò egli, gettando uno sguardo
+disperato su Anna, che stava seduta a poppa.
+
+Ad un tratto trasalì ed emise un grido di furore.
+
+— Gran Dio! — esclamò.
+
+A prua s’alzarono urla di terrore e parecchi marinai abbandonarono la
+prima pompa situata presso l’albero di trinchetto.
+
+Un nuvolone di fumo irrompeva dal boccaporto di prua che metteva
+nella camera comune dell’equipaggio, misto a folate di scintille. Le
+fiamme avevano divorate le tramezzate e fatto crollare il pavimento e
+investivano ora il piede dell’albero di trinchetto.
+
+Il capitano Hill si gettò fra i fuggenti, e raccolta una scure tuonò:
+
+— Ai vostri posti!... —
+
+Fra i marinai vi fu un istante di esitazione; ma comprendendo l’atto
+minaccioso del capitano, ritornarono alla pompa proviera dirigendo il
+getto d’acqua nella camera comune.
+
+Ma quegli sforzi erano vani. Alle otto, nel momento in cui sparivano
+sotto l’orizzonte gli ultimi bagliori del tramonto, una fiamma immensa
+irrompeva dal boccaporto di prua, illuminando sinistramente, d’una luce
+sanguigna le onde dell’Oceano Pacifico!...
+
+La _Nuova Georgia_ era perduta!
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOSETTIMO.
+
+L’assalto delle tigri.
+
+
+Non vi è nulla di più terribile dell’incendio di una nave in alto mare.
+
+Sembrerebbe impossibile che un corpo galleggiante, contornato
+dall’acqua, potesse venire distrutto invece di esser salvato colla
+massima facilità: eppure sono rari i casi in cui un vascello riesce a
+sfuggire al disastro, quando il fuoco è scoppiato a bordo.
+
+Gli sforzi dell’equipaggio sono quasi sempre inefficaci a porre
+un freno all’elemento distruttore. Le pompe funzioneranno sempre,
+l’energia non verrà meno agli uomini, i torrenti d’acqua scenderanno
+senza posa nelle cavità della nave, ma il fuoco guadagnerà sempre
+di forza, poichè è rinchiuso in una prigione di legno, e questa,
+quantunque di fuori sia bagnata, nell’interno è sempre secca.
+
+Le ardenti vampe si dilatano con rapidità spaventevole, invadono le
+cabine, si allungano nelle corsie, intaccano i piedi degli alberi,
+distruggono i puntelli, divorano i bagli e i corbetti, consumano il
+sottosuolo del ponte, finchè la coperta intera, priva di appoggio,
+precipita nella stiva trascinando seco le pompe, l’alberatura,
+l’attrezzatura, il castello di prua, il cassero, e anche gli uomini, se
+non sono pronti ad abbandonare la fumante carcassa.
+
+Allora nulla più arresta la distruzione: l’implacabile fiamma, divorato
+il grande ammasso di legname e ringagliardita da quel nuovo elemento,
+intacca i fianchi, incenerisce i corbetti che formano l’ossatura; apre
+delle immense ferite. Il mare entrerà da quelle aperture fra l’acqua
+irrompente e il fuoco, si combatterà l’ultima battaglia, le vampe
+si spegneranno bruscamente sotto l’invasione del nuovo e più potente
+elemento, ma la nave sarà tuttavia perduta.
+
+Il fumante rottame non galleggerà più mai su l’azzurra superficie del
+mare, e affogato da quel nuovo nemico scenderà nei profondi abissi.
+
+Tale doveva essere la sorte della _Nuova Georgia_, se il caso non
+le veniva in aiuto. Ormai il fuoco si era impadronito di quel corpo
+galleggiante; non poteva essere che questione di poche ore.
+
+L’equipaggio, sfinito dal faticoso manovrare delle pompe, spaventato
+dall’irrompere improvviso di quella immensa cortina di fuoco,
+istupidito dal fumo che lo avvolgeva acciecandolo e soffocandolo, non
+ne poteva più. E per colmo di disgrazia si faceva strada il timore che
+il ponte, le cui tavole erano già diventate tanto ardenti da bruciare
+i piedi, fosse lì lì per crollare. Non restavano al loro posto che a
+gran pena, più per paura delle pistole del capitano e di Asthor, che
+per dovere o per speranza, poichè ormai avevano perduto ogni illusione
+sulla possibilità di salvare la nave.
+
+Quantunque tutti i getti delle pompe fossero stati diretti contro
+la camera comune, la grande fiamma ingigantiva a vista d’occhio,
+illuminando come in pieno giorno l’Oceano circostante. Si contorceva
+come fosse irritata nel trovarsi imprigionata fra le pareti della
+camera comune, spariva fra i densi nuvoloni di fumo, poi ricompariva
+più brillante e superba allungandosi verso le vele dell’albero di
+trinchetto ed eruttando contemporaneamente nembi di scintille, che il
+vento trasportava lontane lontane fra le tenebre, disperdendole sulle
+onde dell’Oceano Pacifico.
+
+Nel frapponte proviero si udivano sempre cupi ronzii, sordi brontolii,
+uno spaccarsi e un cadere di legnami ardenti e giù, in fondo alla
+stiva, i ruggiti delle dodici tigri e lo scricchiolare delle gabbie
+furiosamente investite da quei potenti e feroci abitatori delle
+_jungle_ indiane.
+
+Miss Anna, atterrita dal fuoco e da quelle urla, si era ritirata a
+poppa per tenersi pronta a scendere nelle due imbarcazioni; ma il
+capitano Hill e Asthor, che non avevano perduto ancora ogni speranza,
+facevano intrepidamente fronte all’incendio, tentando ogni mezzo per
+domarlo.
+
+Con le pistole in pugno, per incutere paura all’equipaggio e
+costringerlo con quella minaccia a continuare il duro lavoro,
+dirigevano i getti delle pompe or qua e or là, facevano tagliare
+questo o quel pezzo del castello di prua a fine d’isolare la fiamma
+irrompente, facevano recidere le manovre per salvare l’albero di
+trinchetto o ammainare le vele ed i pennoni che correvano maggior
+pericolo.
+
+Ma tutti i loro sforzi pareva che riuscissero infruttuosi.
+
+Alle dieci di sera dovettero far trasportare le pompe dietro l’albero
+di maestra avendo l’incendio guadagnato via. Ormai bruciava l’intero
+castello di prua e l’albero di bompresso si poteva considerare come
+perduto. Alle undici l’albero di trinchetto, la cui base doveva essere
+stata carbonizzata dall’incendio, precipitava attraverso la prua della
+nave, trascinando seco tutta la velatura e fracassando, nella caduta,
+le due ultime imbarcazioni sospese alle grue di cappone e parte della
+murata.
+
+Per alcuni istanti l’albero rimase sospeso, appoggiato alla coperta
+del legno, poi i paterazzi e le sartie si spezzarono rimbalzando e
+precipitò in mare sollevando una larga ondata.
+
+— Ecco uno stuzzicadenti andato, — gridò l’allampanato Mac Bjorn. — Un
+altro che lo segua, e siamo fritti!...
+
+— Taci là, uccello del malaugurio! — esclamò Asthor.
+
+— È finita, — disse Anna, rabbrividendo. — Povero padre mio!...
+
+— Sì, è proprio finita, — rispose il capitano Hill con voce sorda. —
+Non ci rimane che di salvarci nelle imbarcazioni; prima di partire,
+andiamo a vedere i progressi dell’incendio, Asthor.
+
+— Andiamo a vedere, signore, — riprese questi.
+
+S’avanzarono attraverso il fumo e alle scintille che avvolgevano
+interamente la nave e si spinsero fino al boccaporto di maestra, mentre
+l’equipaggio, quantunque stremato di forze, riprendeva la faticosa
+manovra.
+
+La fiamma vorace, quasi fosse soddisfatta di aver abbattuto il grande
+albero, si era abbassata, ma lavorava con tutta lena a distruggere il
+castello di prua. Sotto il ponte però si sentivano ardere i legnami e
+precipitare i puntelli del frapponte e la stiva era illuminata da una
+estremità all’altra dal riflesso delle vampe.
+
+Il capitano e Asthor scesero dal boccaporto di maestra, si calarono nel
+frapponte e si spinsero verso prua. L’incendio avvampava sempre ed ora
+cominciava a intaccare la sottocoperta minacciando di farla crollare
+sotto i piedi dell’equipaggio.
+
+— Tutto è inutile! — esclamò il capitano. — Per la _Nuova Georgia_ è
+finita.
+
+— Lo vedo, — rispose il pilota crollando tristamente il capo. — Ma....
+da dove viene questo fumo?
+
+— Dell’altro fumo?
+
+— Sì, e sale dalla stiva. —
+
+Si curvarono sull’apertura del frapponte e guardarono in giù. Dei
+frammenti di legname, forse lanciati dall’esplosione delle botti
+ripiene di alcools o di olio minerale, ardevano in fondo alla stiva,
+attorno al piede dell’albero di maestra a cui avevano dato già fuoco.
+
+— Fuggiamo! — esclamò il capitano. — È un nuovo incendio che avvampa, e
+possiamo venire presi in mezzo.
+
+— Addio, _Nuova Georgia_, — disse il pilota. — Sei perduta per
+sempre! —
+
+Risalirono frettolosamente in coperta, mentre le tigri, mezze soffocate
+e diventate furiose dalla vicinanza di quel nuovo incendio, ruggivano
+più forte che mai.
+
+— Anna, — disse il capitano abbracciando la figlia. — Tutto è ormai
+perduto e non ci rimane che di lasciare questa disgraziata nave.
+
+— Non vi è più alcuna speranza? — chiese la giovanetta colle lagrime
+agli occhi.
+
+— Nessuna. Finchè io dispongo tutto pel salvataggio, scendi nella mia
+cabina, raduna le carte di bordo, i valori, e vieni a raggiungermi.
+
+— Sì, padre mio. —
+
+Mentre Anna scendeva nel quadro di poppa, il capitano gridò:
+
+— Si abbandonino le pompe e si raccolgano quanti viveri si possono
+trovare.
+
+— Si abbandona la nave? — chiesero i marinai.
+
+— Sì, amici miei, — rispose il capitano con voce commossa. — La _Nuova
+Georgia_ è perduta!
+
+— Affrettiamoci, — disse Asthor. — L’albero di maestra può piombarci
+addosso da un momento all’altro.
+
+— Andiamo a vedere se si può salvare qualche cosa nella dispensa, —
+disse Bill volgendosi verso i naufraghi.
+
+— Vuoi abbruciarti? — gli chiese Asthor. — Là dentro fa molto caldo,
+mio caro.
+
+— Noi siamo di pelle dura, — rispose Mac Bjorn con un sogghigno. —
+Andiamo, amici!... —
+
+Bill e i compagni, nonostante i vortici di fumo, discesero dal
+boccaporto di maestra, mentre l’equipaggio americano si sparpagliava
+pel ponte onde riunire i barili d’acqua e le casse di biscotti e di
+carne salata, che avevano levate dalla camera comune, prima che il
+fuoco la invadesse.
+
+Il capitano Hill, Asthor, i gabbieri Mariland, Grinnell e Fulton si
+portarono a poppa per rimorchiare le due scialuppe, le sole che ormai
+rimanevano, sotto la scala di tribordo.
+
+Già stavano per ritirare le gomene, quando in fondo alla stiva si
+udirono urla feroci e ruggiti formidabili.
+
+Il capitano rabbrividì.
+
+— Gran Dio! — esclamò. — Che le tigri abbiano spezzate le gabbie?
+
+— È impossibile, — rispose il pilota. — A meno che qualcuno.... —
+
+Non finì. Due marinai che erano scesi nel frapponte sperando di
+aiutare i naufraghi nelle loro ricerche, si slanciarono in coperta coi
+capelli irti, i volti disfatti da un terrore impossibile a descriversi,
+gridando con voce disidrata:
+
+— Le tigri!... Si salvi chi può.
+
+— Tradimento! — urlò una voce.
+
+Poi, attraverso il fumo ed ai bagliori dell’incendio, si videro
+irrompere sul ponte, con un balzo gigantesco, le dodici tigri, ma
+libere, affamate di carne umana, furibonde per la lunga prigionia, più
+terribili di un migliaio di antropofagi!
+
+L’assalto fu irresistibile e mostruoso. Balzando attraverso alle fiamme
+e al fumo, piombarono fra l’equipaggio americano che era inerme e a cui
+il terrore aveva paralizzate le forze.
+
+Una scena spaventevole accadde allora sul ponte del disgraziato
+veliero. Gli uomini che non pensavano nemmeno a fuggire, tanto era
+stato inaspettato quel brutale assalto, cadevano a due, a tre alla
+volta, atterrati dai potenti artigli delle belve o stritolati da quelle
+formidabili mascelle.
+
+Per alcuni istanti si udirono urla disperate, invocazioni, gemiti,
+rantoli e ruggiti, poi due colpi di pistola e la voce del capitano Hill
+che tuonava:
+
+— Sugli alberi!... Salvatevi sugli alberi!... Anna!... Anna, bárricati
+nella cabina!... —
+
+Unendo alle parole i fatti, il capitano si aggrappò d’un balzo alle
+griselle dell’albero di mezzana e s’inerpicò fino alla crocetta con
+fantastica rapidità. Due uomini lo raggiunsero tosto: erano il pilota e
+il gabbiere Grinnell.
+
+— Il mio equipaggio! — gridò il capitano che si strappava i capelli. —
+Anna!... O mia Anna!...
+
+— Tradimento! — esclamò il pilota. — Ah! miserabile Bill!
+
+— Datemi un fucile almeno! — esclamò il disgraziato comandante
+piangendo di rabbia. — Fulton, Mac-Land, O’Riel, Mariland, ove siete
+voi, gran Dio!
+
+— Tutti perduti! — rispose Grinnell, che era bianco come un cencio
+lavato.
+
+— Ah! miserabili forzati!...
+
+— Sì, sono stati loro che hanno aperto le gabbie, — disse il vecchio
+marinaio che piangeva come il capitano.
+
+— Ah! vi strapperò il cuore! — gridò l’americano con odio profondo. —
+Vedi nessuno sull’albero di maestra, Asthor?
+
+— Sì, sì; vedo attraverso il fumo due uomini aggrappati alla crocetta,
+— disse Grinnell.
+
+— E gli altri?
+
+— Le tigri stanno divorandoli, — rispose Asthor con voce cupa. —
+Sciagura sui naufraghi!
+
+— E Anna?...
+
+— Non temete per lei, capitano, — rispose Grinnell. — Vedo che il
+boccaporto di poppa è chiuso.
+
+— Era aperto prima?
+
+— Sì, ne sono certo, capitano.
+
+— Che l’abbia chiuso Anna?
+
+— Sì, deve essere stata la miss, che forse nel momento dell’allarme
+stava per salire in coperta.
+
+— Zitto!...
+
+— Delle grida! — esclamò Asthor, rabbrividendo.
+
+— Sì!... escono dal quadro.... Anna mia!...
+
+— Odo la voce di Bill! — gridò Grinnell.
+
+— Che si sieno rifugiati nel quadro di poppa, quei miserabili?
+
+— Udite! — esclamò Asthor.
+
+Fra i ruggiti delle belve che balzavano fra i cadaveri e i cupi
+brontolii dell’incendio, si udì echeggiare un colpo di pistola seguíto
+da un grido di dolore e da una orribile imprecazione.
+
+— Scendiamo! — esclamò il capitano fuori di sè.
+
+Il pilota lo afferrò a mezza vita con vigore straordinario.
+
+— No!... Non vi lascerò divorare dalle tigri, signore, — gridò.
+
+— Lasciatemi, Asthor! — disse il capitano cercando di liberarsi da
+quella stretta.
+
+— No.... aiuto Grinnell!... Sul ponte vi è la morte!... —
+
+Il capitano che pareva fosse impazzito stava per respingere i due
+fedeli compagni, quando il boccaporto di poppa si alzò e ne uscì un
+uomo.
+
+L’americano mise un vero ruggito.
+
+— Bill! — esclamò con un intraducibile accento d’odio. — Bill!... —
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMOTTAVO.
+
+La fuga dei forzati.
+
+
+Sì, l’uomo che usciva dal quadro di poppa ove erasi rifugiata Anna e
+che con un coraggio che rasentava la pazzia saliva su quel ponte mezzo
+arso e scorrazzato dalle dodici tigri indiane, era proprio Bill, il
+cupo e misterioso naufrago raccolto sul tempestoso Oceano.
+
+Cosa veniva a fare sul ponte del veliero? Veniva ad assistere al feroce
+pasto delle fiere o ad assicurarsi se tutti erano morti?
+
+Forse nè l’uno, nè l’altro.
+
+Il miserabile aveva le vesti a brandelli, quasi abbruciate, e pareva
+che penasse a mantenersi in piedi. Con una mano si stringeva il fianco
+destro da cui cadevano delle larghe goccie che parevano di sangue e
+nell’altra stringeva una cassetta.
+
+Le tigri nel vedere quella nuova preda si slanciarono verso di lui
+mettendo dei ruggiti da far gelare il sangue; ma retrocessero di colpo
+come se fossero state côlte da un misterioso terrore.
+
+Il naufrago aveva raddrizzato il corpo; i suoi occhi si erano accesi
+d’una viva fiamma; quegli occhi affascinavano ancora le fiere e le
+faceva tremare.
+
+Fece un gesto di minaccia, poi indietreggiò verso la poppa, barcollando
+salì sul cassero senza perdere di vista le dodici tigri che lo
+seguivano lentamente come se fossero attirate da una forza misteriosa,
+si arrampicò sulla murata e guardò l’Oceano gridando:
+
+— Poggia sotto, Mac Bjorn!...
+
+— Bill!... Infame Bill!... — urlò il capitano.
+
+Il naufrago alzò il capo.
+
+— Ah! siete voi, capitano Hill, — rispose con voce fioca. — Parola di
+marinaio che sono molto contento di rivedervi ancora vivo.
+
+— Cos’hai fatto della mia Anna?...
+
+— Anna! — esclamò il naufrago con voce cupa. — Mi ha conciato.... per
+bene.... morte e dannazione!...
+
+— Muori, cane! — esclamò il capitano levando dalla cintola di Asthor
+una pistola.
+
+Puntò l’arma sul miserabile, ma la mano gli tremava così fortemente per
+l’emozione e pel furore, da rendere impossibile la giustezza del tiro.
+
+— A me! — gridò il vecchio Asthor, levandogliela di mano.
+
+Mirò e fece fuoco. Bill mise un urlo e cadde dalla murata stramazzando
+in mare.
+
+— Corpo d’una spingarda! — gridò una voce che fu riconosciuta per
+quella di Mac Bjorn. — Quegli uccelli marini mi guastano il camerata.
+Al largo, compagni, e che il diavolo li bruci tutti!... —
+
+Sotto la poppa del legno si udirono dei colpi sordi, come se i
+miserabili sfondassero qualche cosa, poi apparve una delle due
+scialuppe. Mac Bjorn era al timone, Bill giaceva disteso sul banco e
+pareva senza vita; e gli altri arrancavano con gran vigore.
+
+Attraversarono la zona illuminata dall’incendio, poi sparvero fra le
+tenebre.
+
+In lontananza si udì ancora la voce beffarda dell’uomo allampanato che
+gridava:
+
+— Buona fortuna, capitano!... —
+
+Poi più nulla.
+
+— Fuggiti! — esclamò l’americano con voce strozzata.
+
+— Sì, — rispose Asthor, — dopo d’aver sfondata la seconda scialuppa. Ma
+forse Bill non è più.
+
+— E Anna?... È viva o morta?...
+
+— Speriamo che sia viva, — risposero i due marinai.
+
+— Ma se Bill.... o Dio!... se l’avesse uccisa?
+
+— È impossibile capitano! Aveva delle armi con sè e se Bill è rimasto
+ferito deve essersi ben difesa.
+
+— Oh! quale orribile situazione! — esclamò il disgraziato piangendo. —
+Potessi almeno scendere e....
+
+— Zitto, signore, — disse Grinnell.
+
+— Cos’hai udito? — chiese l’americano afferrandolo strettamente per le
+braccia.
+
+— Ho udito la voce di miss Anna.
+
+— Ah!... Grinnell, non illudermi!...
+
+— Zitto, — disse Asthor. — Sì.... non m’inganno.... Grinnell ha udito
+bene.... ascoltate capitano!... —
+
+Dal quadro di poppa si alzò una voce abbastanza chiara, e quella voce
+aveva gridato:
+
+— Padre mio, dove sei?...
+
+— Anna! — gridò il capitano con voce tuonante.
+
+— Sei tu?... — chiese la giovanetta.
+
+— Sì, sono io, Anna!
+
+— Salvo?
+
+— Sì, salvo, e tu?...
+
+— Sono barricata nella mia cabina.
+
+— Ferita?...
+
+— No, padre mio. Sei solo?...
+
+— No, siamo in cinque.
+
+— E Asthor?...
+
+— Sono vivo, miss, ringraziato Iddio, — gridò il vecchio marinaio.
+
+— E gli altri?
+
+— Morti, — rispose il capitano.
+
+— E i naufraghi?
+
+— I miserabili sono fuggiti!...
+
+— Anche Bill?
+
+— Credo che sia morto.
+
+— Ha rubato tutti i valori!
+
+— Ma è morto!
+
+— E ha anche tentato di rapirmi.
+
+— Ah!... — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutta la trama
+infernale. Quello scellerato amava mia figlia!...
+
+— Le tigri sono ancora sul ponte? — chiese Anna.
+
+— Sempre!
+
+— Non potete scendere?
+
+— Siamo sugli alberi, e le nostre armi sono scariche.
+
+— Brucia la _Nuova Georgia_?
+
+— Sì, ancora, ma.... Ehi, Asthor, non ti sembra che il fumo sia
+diminuito?
+
+— Sì, sì, — confermò il vecchio marinaio. — Ora distinguo chiaramente i
+due uomini salvatisi sull’albero di maestra, mentre prima il fumo ce li
+nascondeva.
+
+— Chi sono?
+
+— Fulton e Mariland.
+
+— Quale fortuna se l’incendio si spegnesse!...
+
+— Ma non possiamo egualmente discendere, — rispose il pilota. — Finchè
+le tigri scorrazzano la coperta nessuno potrà mettere i piedi sulla
+nave.
+
+— Lo so.
+
+— Se si potessero distruggere!
+
+— Le nostre pistole sono scariche, Asthor.
+
+— Un’idea, — esclamò il pilota. — Se miss Anna potesse aiutarci!...
+
+— In qual modo?...
+
+— Miss! — gridò il pilota. — Avete dei fucili e delle munizioni nella
+vostra cabina? —
+
+Alcuni istanti dopo la giovanetta rispose:
+
+— Vi sono tre carabine nel salotto.
+
+— Potete prenderle?...
+
+— Le tigri, sono tutte in coperta?
+
+— Sì, — rispose il capitano.
+
+— Posso tentare d’uscire dalla mia cabina? —
+
+Il capitano esitò a rispondere. Se nel momento in cui la coraggiosa
+ragazza lasciava la sua cabina, una tigre fosse discesa improvvisamente
+nel quadro di poppa, il cui boccaporto era stato lasciato aperto da
+Bill?
+
+Questo pensiero paralizzò per alcuni istanti la lingua del padre.
+
+— Anna, mia adorata figlia! — esclamò. — Non tentare una simile
+temerità!...
+
+— È necessaria per la vostra e per la mia salvezza, — rispose la
+giovanetta con voce risoluta.
+
+— Ma le tigri possono scendere.
+
+— In dieci secondi mi sbrigherò. Ma come farò io a farvi giungere le
+armi?
+
+— Ve lo dirò poi, — rispose Asthor.
+
+— State attenti alle tigri, e se qualcuna si avvicina al boccaporto di
+poppa, datemi l’avviso con un triplice grido.
+
+— Che Iddio ti aiuti, coraggiosa figlia! — esclamò il capitano con voce
+commossa.
+
+— Aspettate un istante, miss! — gridò Grinnell.
+
+Si levò dalla cintura il coltello da manovra e in tre colpi staccò il
+grosso boscello del picco della randa.
+
+— Ecco un proiettile che non faticherà a schiacciare la testa di una
+tigre, — rispose egli. — La prima che si avvicina al boccaporto di
+poppa, sentirà se pesa.
+
+— Grazie, Grinnell, — disse il capitano. — Spicciati, Anna!
+
+— Attenti alle tigri! Io esco dalla cabina! —
+
+I tre uomini, in preda ad un’ansietà impossibile a descriversi,
+attesero fra il più profondo silenzio.
+
+Le tigri si erano radunate tutte verso prua, e malgrado il fumo e le
+scintille che uscivano dalla camera comune, dilaniavano i cadaveri che
+ingombravano la coperta mugolando e stritolando colle potenti mascelle
+le ossa di quei disgraziati. Pel momento non pensavano ai vivi, sicure
+forse di avere più tardi anche quelli. Ad un tratto però una grande
+tigre alzò la testa e aguzzò gli orecchi, mettendo un sordo miagolio,
+uno di quei miagolii che sono propri delle tigri e somigliano a veri
+ruggiti.
+
+Il capitano, Asthor e Grinnell impallidirono, poichè in quel momento
+appunto Anna doveva trovarsi nel salotto del quadro.
+
+— Grinnell! — mormorò il capitano con voce soffocata.
+
+— Sono pronto, — rispose il gabbiere alzando il pesante boscello.
+
+La tigre aveva interrotto il pasto e pareva che ascoltasse con profonda
+attenzione. Agitò la coda due o tre volte, poi si volse bruscamente
+verso poppa fissando gli occhi sul boccaporto del quadro.
+
+— Ha udito qualche cosa, — mormorò Asthor, rabbrividendo.
+
+— Sì, — rispose il capitano, la cui fronte s’imperlava d’un freddo
+sudore.
+
+La tigre rimase immobile per alcuni istanti, guardando sempre il
+boccaporto con quei suoi occhi che avevano dei verdi riflessi, poi si
+diresse silenziosamente verso poppa, ma come indecisa.
+
+— Anna!... Anna!... la tigre! — gridò il capitano.
+
+Grinnell levò il pesante boscello e lo scagliò verso la fiera, la quale
+con un grande balzo lo evitò, fuggendo verso prua.
+
+Nel quadro s’udì un colpo sordo, come di una porta che si chiude con
+violenza, poi la voce di Anna che gridava con accento trionfante:
+
+— Padre, siamo salvi!...
+
+— Hai le armi?
+
+— Sì!...
+
+— Barrica la porta.
+
+— È barricata.
+
+— A te, ora, — disse il capitano, volgendosi verso Asthor.
+
+— Miss, — gridò il vecchio pilota. — Occupate la vostra cabina o quella
+del capitano?
+
+— La mia, — rispose Anna.
+
+— La vostra finestra guarda....
+
+— A babordo, presso il timone.
+
+— Se lancio una corda dritto il timone, potreste prenderla?...
+
+— Lo spero.
+
+— Attenzione, dunque!... —
+
+Il pilota ritirò il gherlino della bandiera, una solida funicella
+che poteva sopportare un peso di trenta o quaranta chilogrammi,
+all’estremità vi attaccò il suo coltello di manovra, poi gridò:
+
+— Miss, lancio la fune!... —
+
+E la lanciò, tenendo in mano l’estremità opposta, e con una precisione
+tale, che il coltello andò a fermarsi presso il timone. Un braccio,
+quello della giovanetta, uscì dalla piccola finestra della cabina e la
+mano s’impadronì del gherlino.
+
+— Tenete saldo l’altro capo, — diss’ella.
+
+— Non temete, — rispose Asthor.
+
+Passarono alcuni minuti. Le tigri avevano interrotto il loro mostruoso
+banchetto e guatavano con una certa inquietudine quella strana
+manovra, quasi presentissero che per loro doveva avere delle mortali
+conseguenze.
+
+— Issate! — gridò ad un tratto Anna.
+
+Asthor e Grinnell ritirarono il gherlino che era diventato pesante
+e videro con gioia che vi erano attaccate tre carabine e un pacco
+voluminoso che doveva contenere le munizioni.
+
+— Siamo salvi! — esclamò il capitano, afferrando le armi. — Brava
+fanciulla! Tagliate le griselle onde le tigri non salgano, e poi fuoco
+a volontà. —
+
+Le fiere che non dovevano ignorare la potenza delle armi da fuoco e che
+avevano seguite con viva inquietudine quelle diverse manovre, si erano
+radunate in mezzo alla coperta fissando ferocemente i tre marinai e
+cacciando sordi mugolii.
+
+— Fuoco! — gridò il capitano.
+
+Tre detonazioni scoppiarono formandone una sola. Una gran tigre, che
+pareva capitanasse le altre, fece un balzo immenso mandando un ruggito
+terribile e si distese sul ponte dibattendosi furiosamente.
+
+Le sue compagne, atterrite da quella prima scarica, si misero a balzare
+pel ponte urlando e ruggendo, urtandosi confusamente e attraversando
+con un solo salto il vascello da babordo a tribordo.
+
+Ma i colpi si succedevano ai colpi, le palle fischiavano e andavano
+implacabilmente a ferire con una precisione terribile. Invano le fiere
+raddoppiavano i balzi e i ruggiti; invano si slanciavano all’impazzata
+contro l’albero, dalla cui cima il capitano, Asthor e Grinnell le
+fulminavano, e invano fuggivano, cercando di ripararsi dietro ai barili
+e alle casse e agli attrezzi sparsi sul ponte.
+
+— Fuoco! fuoco! — gridava sempre il capitano, mentre Fulton e Mariland,
+inerpicati sull’alberetto di maestra, mandavano urrà fragorosi.
+
+La fucilata continuava sempre più forte, sempre più precisa, abbattendo
+una ad una quelle formidabili ma impotenti avversarie.
+
+In capo a dieci minuti sette tigri giacevano senza vita sul cassero,
+due si dibattevano fra le strette dell’agonia, una, impazzita dal
+terrore, era balzata in mare dove i pescicani l’avevano trascinata nei
+profondi abissi. L’undicesima, gravemente ferita, si trascinava pel
+ponte pieno di sangue cercando di raggiungere l’albero per tentare, con
+un ultimo sforzo, di slanciarsi fino alla coffa, e la dodicesima si era
+ritirata a prua, accovacciandosi dietro a due casse.
+
+— Due scariche ancora, — disse il capitano Hill, — e potremo
+discendere. —
+
+Altri tre colpi di carabina echeggiarono, e la tigre moribonda cadde
+fulminata ai piedi dell’albero di mezzana.
+
+— All’altra, — disse Asthor ricaricando l’arma.
+
+In quell’istante Grinnell mise un grido di rabbia.
+
+— La tigre è fuggita! — esclamò.
+
+— Dove?
+
+— Nella camera comune.
+
+— Che si sia spento il fuoco?
+
+— Così deve essere, — disse Asthor. — Ma.... come faremo ora a scovarla?
+
+— Avete paura? — chiese il capitano.
+
+— No, — risposero i due marinai.
+
+— Allora scendiamo, e affrontiamola!... —
+
+
+
+
+CAPITOLO DECIMONONO.
+
+Sul rottame.
+
+
+La proposta del capitano, come ci si può immaginare, era temeraria,
+poichè le tigri sono senza dubbio le fiere più coraggiose del mondo, le
+quali non temono che rare volte l’uomo, e si gettano, con un’audacia
+che rasenta la pazzia, contro i cacciatori, senza badare al numero nè
+alle armi.
+
+Del resto quello era l’unico mezzo per scovarla, poichè poteva rimanere
+celata dodici, fors’anche ventiquattr’ore e forse anche di più,
+prolungando la prigionia del capitano e dei suoi compagni non solo, ma
+mettendoli alle strette con la fame e con la sete.
+
+Essendo state tagliate le griselle, i tre valorosi uomini si lasciarono
+scivolare lungo i paterazzi, portando seco le carabine e buona parte di
+munizioni.
+
+La tigre, che senza dubbio gli spiava dal suo nascondiglio, nel vederli
+porre piede sul ponte, fece udire un brontolío minaccioso.
+
+— Non commettete imprudenze, — disse il capitano ai due compagni. —
+Tenetevi presso di me, e badate di non fallire il colpo. —
+
+Tenendosi al coperto dalle casse e dai barili che ingombravano la
+coperta, il capitano si spinse con gli altri fino a dieci passi dal
+castello di prua.
+
+— Scarica il fucile attraverso il castello, Grinnell. —
+
+Il gabbiere fece partire il colpo.
+
+Alla detonazione la tigre mise un ruggito terribile e comparve sulla
+porta della camera comune, ma si ritrasse prima ancora che il capitano
+e Asthor potessero mirarla.
+
+— Ha paura, — disse Grinnell, ricaricando prontamente il fucile.
+
+Asthor raccolse un boscello e lo lanciò nella camera.
+
+Questa volta la tigre si slanciò fuori mugolando. Si raccolse su sè
+stessa per prendere lo slancio e balzò innanzi descrivendo una grande
+parabola.
+
+Tre spari rimbombarono. La fiera, arrestata di colpo nella sua volata,
+stramazzò da un lato andando a battere la testa contro la murata di
+babordo.
+
+Facendo uno sforzo disperato si rialzò ancora, tentando di riprendere
+lo slancio per precipitarsi addosso agli assalitori; ma improvvisamente
+le forze le vennero meno e si accasciò rimanendo immobile. Era
+morta!...
+
+— Hurrà! Hurrà! — gridarono Asthor, Grinnell, Fulton e Mariland.
+
+Il capitano si slanciò verso poppa urlando:
+
+— Anna!... Anna!... Siamo salvi!... —
+
+Nel quadro di poppa s’udì una porta aprirsi con fracasso, s’udì gemere
+la scala e la coraggiosa giovanetta comparve precipitandosi nelle
+braccia di suo padre.
+
+— Mia Anna!... — esclamò il capitano, stringendosela al petto. — Quanto
+ho tremato per te!...
+
+— Ed io quanto per voi tutti!... — esclamò la giovanetta piangendo di
+gioia. — Siamo salvi?
+
+— Sì, ringraziato il cielo!...
+
+— E le tigri?
+
+— Tutte morte.
+
+— E l’incendio?
+
+— Si spegne! — gridò il pilota accorrendo.
+
+— Si spegne! — esclamarono Anna e il capitano.
+
+— Sì, — rispose il vecchio marinaio. — Altro non arde che un cumulo di
+rottami ardenti, ma che con poche pompate spegneremo.
+
+— È un miracolo questo! — esclamò il capitano Hill.
+
+— Lo credo, signore, — rispose Asthor.
+
+— Ed i naufraghi? — chiese Anna.
+
+— Sono fuggiti ieri sera, e a quest’ora devono essere assai lontani,
+— rispose il capitano. — Ma il cuore mi dice che un giorno io li
+ritroverò, e allora guai a loro!...
+
+— L’avete ucciso Bill?
+
+— Asthor sparò contro di lui un colpo di pistola, facendolo stramazzare
+in mare dalla murata di poppa. Quando quei miserabili abbandonarono la
+_Nuova Georgia_, egli non dava più segno di vita.
+
+— Infame! — esclamò Anna.
+
+— Dimmi, — disse il capitano. — Passarono dal quadro di poppa quei
+furfanti?
+
+— Sì, — rispose Anna. — Attraversarono il salotto e scesero nelle
+scialuppe passando per la finestra.
+
+— E Bill?...
+
+— Bill lo udii entrare poco dopo e bussare alla mia cabina. Avevo
+sentito le tue grida, sapevo ormai che le tigri erano sul ponte e mi
+ero chiusa dentro armandomi d’una pistola.
+
+— Continua, Anna.
+
+— Gli chiesi cosa volesse, e mi rispose che voleva salvarmi. Non
+sapendo ancora chi egli precisamente fosse ed ignorando che era
+d’accordo coi suoi compagni, aprii e vidi che teneva in mano la
+cassetta contenente i tuoi valori. Solo allora la benda mi cadde dagli
+occhi.
+
+«Cosa avete rubato?» gli chiesi.
+
+«I dollari di vostro padre,» mi rispose egli sogghignando. «Ho pensato
+che possono servire più a me che agli altri.»
+
+«Andatevene, o vi uccido!» gridai io, mostrandogli la pistola.
+
+Egli si mise a ridere dicendomi:
+
+«Me ne andrò, ma insieme con voi, perchè io vi amo!...»
+
+«Andatevene!» ripetei alzando l’arma.
+
+«Ah!... ah!...» esclamò egli ironicamente. «La colomba si crede forte,
+ma io sono uno sparviero che non ha paura.»
+
+Fece atto di gettarsi addosso a me. Avevo l’arma alzata: tesi il
+braccio, feci fuoco e richiusi la porta barricandomi dentro col tavolo.
+
+Lo sentii mandare un grido di dolore, poi s’allontanò imprecando, e dal
+modo che camminava compresi che l’avevo ferito, poichè s’arrestò più
+volte sulla scala.
+
+— Miserabile! — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutto.... egli ti
+amava!... Sì.... mi ricordo che ti guardava sempre in istrana guisa e
+che ti seguiva ognora pel ponte.... Egli si era proposto di rubarmi la
+nave e te insieme, capisci!... Quale trama infernale!... Mio Dio!...
+
+— Ma chi credi che siano quegli uomini?
+
+— Dei forzati, Anna, degli evasi dal penitenziario dell’isola di
+Norfolk! Sia maledetto il giorno in cui raccolsi quell’uomo morente
+sul tempestoso Oceano. Bella riconoscenza!... Orsù, non pensiamo più a
+costoro, ma occupiamoci di noi. Asthor!... —
+
+Il marinaio, che stava preparando una pompa, accorse con la massima
+prestezza.
+
+— Vi è molto fumo nella stiva? — gli chiese il capitano.
+
+— No, signore, — rispose egli.
+
+— Si può discendere?
+
+— Sì.
+
+— Andiamo a vedere, adunque. —
+
+Detto fatto, lasciarono il ponte e scesero la scala che metteva nel
+frapponte.
+
+Dalla dispensa uscivano ancora, ma ad intervalli, delle nubi di fumo;
+ma non era più nè denso nè puzzolente; anche dal profondo della stiva
+qualche getto saliva, ma leggiero.
+
+— L’incendio si spegne da ambe le parti, — disse il capitano. — Come
+succede ciò?
+
+— Non so davvero come spiegare questo miracolo, — rispose il pilota. —
+Eppure ieri sera il fuoco ardeva vigorosamente.
+
+— Andiamo innanzi, vecchio mio. —
+
+Tenendosi curvi per evitare il fumo che rasentava la vôlta del
+frapponte, s’avvicinarono alla dispensa la quale era sparsa di legni
+ancora ardenti, ma che parevano che fossero lì lì per ispegnersi.
+
+— Odi! — esclamò ad un tratto il capitano, arrestandosi bruscamente.
+
+— To’! — esclamò il pilota. — Si direbbe che cade dell’acqua sul fuoco.
+
+— Di dove viene? Pompano i nostri uomini?
+
+— No, — rispose il pilota.
+
+Il capitano si spinse più innanzi, e tornò ad arrestarsi esclamando:
+
+— Guarda, Asthor! —
+
+Il vecchio marinaio guardò nella direzione indicata, e vide una larga
+apertura dalla quale entravano dei getti d’acqua spumeggiante.
+
+— Ora comprendo! — esclamò. — Il fuoco ha intaccato i corbetti ed ha
+aperto una falla; le onde entrano rimbalzando contro la prua della
+nave. Senza quel buco provvidenziale, l’incendio non si sarebbe spento.
+
+— È vero, — disse assentendo col capo il capitano. — Siano benedette
+quelle onde!
+
+— Purchè quell’apertura non comprometta, più tardi, la sicurezza della
+_Nuova Georgia_.
+
+— La tureremo, Asthor.
+
+— Ma come si è spento il fuoco scoppiato nella stiva?
+
+— Ora lo sapremo. —
+
+Lasciarono il frapponte e scesero nella stiva. Appena giunti nel fondo,
+s’accorsero che vi era un buon palmo d’acqua.
+
+— Tutto si spiega, — disse il capitano. — L’acqua entrata dalla
+falla si è riversata qui ed ha spento il secondo incendio. Risaliamo,
+Asthor. —
+
+Lasciarono la stiva e tornarono in coperta.
+
+— Ebbene? — chiese Anna.
+
+— Il nostro legno pel momento è salvo, — rispose il capitano. — Alle
+pompe, giovanotti!... —
+
+Le braccia erano scarse, ma fortunatamente erano robuste. In pochi
+istanti la pompa maggiore fu armata, il capitano ed i suoi quattro
+marinai impugnarono le traverse e si misero a lavorare con febbrile
+attività, mentre Anna, che non voleva essere da meno degli altri,
+dirigeva il getto sui fumanti rottami della dispensa e della camera
+comune.
+
+Le onde che lanciavano senza interruzione larghi getti d’acqua
+attraverso l’apertura fatta dall’incendio, li aiutavano con efficacia.
+
+Il fumo diventava di minuto in minuto meno denso ed i tizzoni si
+spegnevano rapidamente con lunghi sibili. A mezzodì il fuoco era del
+tutto spento. Il capitano chiamò attorno a sè i marinai e disse loro:
+
+— Ascoltatemi, amici: la nostra situazione, quantunque il fuoco sia
+stato spento, non è bella ma nemmeno disperata. La mia intenzione è
+quella di poggiare sull’isola più vicina, su quella Tanna che è una
+delle più note e che è popolata da polinesiani non troppo cattivi e
+colà costruirci una navicella cogli avanzi del nostro vascello. Tentare
+di raggiungere l’Australia con un legno ridotto a così mal partito
+sarebbe una pazzia, un voler affrontare una morte certa. Approvate il
+mio progetto?
+
+— Credo che sia il migliore, — disse Asthor.
+
+— Ebbene, rattopperemo alla meglio questa povera _Nuova Georgia_ e
+spiegheremo le vele per Tanna. Al lavoro, compagni, e senza perder
+tempo! —
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMO.
+
+Il naufragio della «Nuova Georgia.»
+
+
+Il pilota ed i tre marinai, impazienti di rimettersi alla vela, si
+posero al lavoro senza perdere tempo, sotto la direzione del capitano
+Hill.
+
+Innanzi tutto, sgombrarono la coperta che era sparsa di cadaveri
+mezzo divorati e di tigri. Gli avanzi del disgraziato equipaggio
+furono raccolti, rinchiusi in parecchie amache e calati in mare; dopo
+li seguirono le tigri, quantunque a tutti rincrescesse non poco di
+perdere quelle superbe pellicce, dalle quali si potevano ricavare degli
+splendidi tappeti d’un gran pregio.
+
+Pulita la coperta dalle larghe chiazze di sangue e trasportate nella
+stiva le casse e i barili che la ingombravano, procedettero al taglio
+dell’albero di maestra, che da un momento all’altro poteva rovinare sul
+ponte, essendo la sua base bruciata e la cassa distrutta. Lavorando
+vigorosamente d’ascia, dopo mezz’ora lo fecero precipitare in mare,
+avendo precedentemente recise le manovre e i cordami che lo univano
+all’albero di mezzana.
+
+La caduta di quel colosso danneggiò gravemente la murata di babordo, ma
+il pilota si ripromise di riparare il guasto a tempo più opportuno.
+
+Terminati i diversi lavori, scesero nel frapponte per tentare di
+chiudere la falla aperta dall’incendio, la quale lasciava entrare di
+tratto in tratto le onde.
+
+Quantunque misurasse quasi due metri di lunghezza e uno e mezzo di
+altezza, Asthor aiutato dai tre marinai riuscì ad otturarla alla meglio
+con delle materasse, tenute salde da parecchie tavole incrociate. Era
+un riparo momentaneo, inefficace contro le grandi ondate, ma poteva
+bastare per alcuni giorni e forse fino all’arrivo all’isola di Tanna.
+
+Alle otto pomeridiane, nel momento in cui il sole si tuffava, o
+meglio pareva che si tuffasse in mare, la _Nuova Georgia_ era pronta a
+riprendere la navigazione, interrotta da tante disgrazie.
+
+Il capitano stabilì i quarti di guardia per non stremare le forze di
+tutti, cosa quanto mai pericolosa, essendo l’equipaggio così scarso e
+la nave troppo grande e così malamente attrezzata, non possedendo che
+un solo albero.
+
+Asthor, Grinnell e Mariland dovevano montare il primo quarto; Hill,
+Fulton e Anna, giacchè questa non voleva essere da meno degli altri,
+e di manovra se ne intendeva, il secondo. Così almeno ognuno poteva
+riposare le sue quattr’ore, prima di riprendere il servizio delle
+altre.
+
+Alle nove l’equipaggio spiegò le vele sull’albero di mezzana, sciolse
+un’altra vela stabilita a prua a mo’ di fiocco, Asthor si mise al
+timone e la _Nuova Georgia_ riprese a navigare con la prua rivolta al
+nord, ossia verso l’arcipelago delle Nuove Ebridi.
+
+Il vento era debole e il mare un po’ agitato, però la notte era chiara,
+essendo allora allora sorta la luna. La nave, quantunque non troppo
+bene servita dall’albero di mezzana, che come si sa è situato a poppa,
+cominciò a filare ma con una straordinaria lentezza.
+
+Era molto se percorreva due nodi all’ora!
+
+Il capitano, Anna e Fulton si ritirarono nelle loro cabine, lasciando i
+compagni di guardia.
+
+Nulla che meriti di venir notato accadde durante il primo quarto. La
+_Nuova Georgia_, quantunque sovente uscisse di rotta obbligando il
+pilota a un’attiva sorveglianza del timone per causa dell’albero di
+mezzana che esercitava uno sforzo squilibrato sulla poppa, navigò senza
+interruzione percorrendo in quelle prime quattro ore circa nove nodi.
+
+Alla mezzanotte il capitano, Fulton ed Anna, che non aveva
+voluto rimanere nella sua cabina, considerandosi già come un uomo
+dell’equipaggio, montarono il secondo quarto.
+
+All’alba il capitano che voleva dar riposo ad Anna, stava per svegliare
+il pilota e i suoi compagni, quando apparve un fenomeno strano, che
+meravigliò tutti. Già da alcuni minuti era stato osservato che sul
+ponte cadevano dei fili leggieri leggieri, più sottili di quelli che
+si traggono dai bozzoli dei bachi da seta e che si attaccavano in
+gran numero attorno ai pennoni, alle vele, ai paterazzi e alle sartie
+dell’albero di mezzana.
+
+Fulton ed Anna che si erano accorti di ciò, stavano per domandare al
+capitano la spiegazione di quel fenomeno bizzarro, quando si videro
+cadere sul ponte numerosi filamenti d’una bianchezza abbagliante, che
+pareva scendessero dalle alte regioni dell’atmosfera.
+
+Dapprima erano poche dozzine, ma un po’ più tardi apparve in aria come
+una nube vaporosa, leggiera, la quale si tingeva dei primi riflessi
+dell’aurora e scendeva con un largo ondeggiamento, estendendosi sopra
+la nave e sopra un gran tratto dell’Oceano circostante.
+
+— Che cosa succede, padre mio? — chiese Anna nel colmo della sorpresa.
+
+Il capitano non rispose. Fissava attentamente quella strana nube che
+continuava a discendere, lasciando cadere sul ponte e sull’attrezzatura
+delle tele d’una leggerezza unica, di cui talune misuravano perfino
+venti metri e parevano formate da un solo filo bizzarramente
+intrecciato.
+
+— Ah! — esclamò ad un tratto ridendo. — Noi assistiamo ad uno dei più
+curiosi fenomeni e che non è tanto comune.
+
+— A quale? — chiesero Anna e Fulton.
+
+— A una emigrazione di ragni, — rispose il capitano.
+
+— A una emigrazione di ragni! — esclamò la giovanetta con tono
+incredulo.
+
+— Sì, Anna.
+
+— Ma sono tele di ragno queste?
+
+— Non ti pare?
+
+— Hai ragione; quantunque siano bianchissime, e abbiano una forma
+speciale e mi sembrino più resistenti.
+
+— Ma io non vedo nessun ragno, — disse Fulton.
+
+— I ragni emigratori o aeronauti sono tanto piccoli, che si stenta a
+vederli; ma se tu osservi bene, li troverai fra le loro tele, — disse
+il capitano. — Il fenomeno non è nuovo ed è stato più volte osservato
+dagli scienziati.
+
+— Ma che ragni sono? — chiese Anna che andava di sorpresa in sorpresa.
+— E perchè intraprendono simili strane emigrazioni?
+
+— A quale specie appartengano non lo saprei dire, come pure ignoro i
+motivi che li spingono ad abbandonarsi alle correnti aeree. Per lo più
+questi viaggi si attribuiscono a eccentricità di ragni vagabondi; altri
+credono che siano dovuti semplicemente a viaggi accidentali. Alcuni
+scienziati hanno assistito alla partenza di questi ragni e specialmente
+a parecchie della specie dei _thomicus viaticus_.
+
+— Deve essere stata una partenza curiosissima.
+
+— I piccoli ragni prima di abbandonarsi all’aria, si arrampicavano
+sulla cima degli steli delle graminacee o sulla punta estrema dei
+gambi del frumento; di là gonfiavano l’addome, spingevano in aria un
+fascio di fili leggerissimi che faceva l’ufficio d’un pallone, poi al
+primo colpo d’aria lasciavano il loro punto d’appoggio e si lasciavano,
+trasportare.
+
+— To’!... To’!... — esclamò Fulton stupito. — I ragni si mettono a
+tessere nuovi ragnateli.
+
+— Si preparano alla partenza, — disse il capitano.
+
+— Come! riprendono il viaggio? — chiese Anna.
+
+— Lo vedrai fra breve. —
+
+Infatti tutti quei ragni avevano abbandonati i vecchi ragnateli che
+erano diventati pesanti per l’umidità notturna e ne tessevano degli
+altri con sorprendente rapidità.
+
+In capo a mezz’ora una gran parte, dopo d’aver lanciato in aria, con un
+soffio, il nuovo filo, s’abbandonavano al venticello mattutino che li
+trasportò via colla massima facilità innalzandoli verso le alte regioni
+dell’atmosfera. Al secondo colpo di vento i rimanenti seguivano i loro
+compagni scomparendo fra i primi raggi di sole.
+
+— Buon viaggio! — gridò una voce allegra. — Ah! Come v’invidio! —
+
+Era Asthor che da parecchi minuti era salito in coperta e che osservava
+curiosamente quella emigrazione meravigliosa.
+
+— Ah! sei tu, vecchio mio, — disse il capitano.
+
+— Sì; e giunto in tempo per assistere a questo bizzarro fenomeno. Come
+va la _Nuova Georgia_, signore?
+
+— Cammina come uno zoppo, o meglio come un uccello che ha le ali
+ferite. —
+
+Tutto il giorno la _Nuova Georgia_ filò assai lentamente verso il nord;
+ma vicino a sera accelerò la corsa, essendosi alzato un forte vento dal
+sud-sud-ovest.
+
+Il sole si tuffò nel seno d’un nuvolone di colore oscuro, e il mare si
+alzò in larghe ondate rompendosi con fracasso contro i fianchi della
+nave.
+
+Il capitano non volle prender riposo e rimase in coperta con tutto
+l’equipaggio. Era diventato inquieto, visitava sovente la falla
+che opponeva un debole riparo contro i colpi di mare e scendeva di
+frequente nella stiva per assicurarsi della solidità dell’albero di
+mezzana, il quale essendo privo dell’appoggio di quello di maestra,
+dacchè tutte le gomene erano state tagliate e anche del rinforzo delle
+griselle, poteva cedere e precipitare in coperta.
+
+Alle dieci di notte il vento fischiava con grande violenza fra
+il sartiame e le vele; e fra la grande nube che si era distesa
+sull’Oceano, lampeggiava e tuonava fragorosamente.
+
+Le onde battevano furiosamente i fianchi dello stremato vascello, il
+quale rollava e immergeva la prua, vibrando poderose testate a babordo
+e a tribordo. Per maggior disgrazia l’oscurità era così profonda che
+non si poteva distinguere nulla, a una gomena di distanza.
+
+Anna, malgrado le preghiere del capitano, era risalita in coperta e
+guardava intrepidamente il tempestoso Oceano, quasi lo sfidasse. La
+coraggiosa fanciulla non tremava e voleva mostrarsi degna del padre
+suo, che passava per uno dei più intrepidi lupi di mare delle due
+Americhe.
+
+A mezzanotte, Grinnell che era disceso nel frapponte s’accorse che
+le traverse situate dietro alle materasse che ostruivano la falla,
+minacciavano di cedere contro l’impeto crescente delle onde.
+
+Asthor accorse prontamente e aiutato da Fulton le assicurò meglio che
+potè, ammonticchiandovi dietro quante botti e quante casse si potevano
+trovare. L’acqua però filtrava attraverso alle fessure e si udiva
+precipitare in fondo alla stiva in grossi zampilli.
+
+Più tardi il mare divenne ancor più cattivo e il vento accrebbe la
+corsa del veliero, il quale divorava lo spazio con fantastica rapidità
+non ostante che gli fosse rimasto un solo albero.
+
+Frequenti colpi di mare, superando le mal ferme e mezzo infrante murate
+dalla caduta dei due alberi di maestra e di trinchetto, si rompevano
+in coperta spazzando via i rottami, entrando nel castello di prua e
+inabissandosi con sordo fragore nelle profondità della stiva. Le casse,
+i barili e le gabbie delle tigri, non più trattenute dai legami o dal
+peso, correvano per ogni dove, urtandosi e spaccandosi; ma l’equipaggio
+non aveva tempo di occuparsene, intento come era a manovrare il grande
+vascello, a cui sarebbero stati necessari almeno altri dieci uomini per
+ben dirigerlo.
+
+Il capitano che diventava ad ogni istante più inquieto, invano
+interrogava le tenebre coll’acutezza del suo sguardo, sperando sempre
+di scorgere qualche fuoco che indicasse la vicinanza dell’isola.
+
+Alle due del mattino però, al baleno d’un lampo, scorse sulla linea
+dell’orizzonte una grande massa oscura, sulla cui cima ondeggiava un
+nuvolone di fumo tinto di rosso.
+
+— Un vulcano! — esclamò.
+
+— Dove? — chiese una voce.
+
+— Laggiù, Anna.
+
+— Una terra adunque? — chiese la giovanetta.
+
+— È Tanna! — esclamò il capitano. — So che ha un vulcano quasi sempre
+in attività.
+
+— Ah! padre!...
+
+— Asthor! — gridò Hill. — Fa’ imbrogliare le vele e governa dritto
+all’asta di prua! —
+
+In quell’istesso momento a poppa si udì uno scroscio violento.
+
+L’albero di mezzana era rovinato attraverso il cassero, tuffando
+l’estremità dell’alberetto nel seno delle onde spumanti!
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOPRIMO.
+
+Il naufragio.
+
+
+L’isola di Tanna è una delle più belle e delle più pittoresche del
+gruppo delle Nuove Ebridi. È la più meridionale di tutte, ma è la
+più conosciuta, o lo era a quel tempo, essendo già stata visitata dal
+navigatore Quiros nel 1606, da Bougainville nel 1768 e più tardi da
+Cook.
+
+È un’isola di natura essenzialmente vulcanica, e si calcola che la sua
+lunghezza non superi le sette leghe su tre di larghezza. È montuosa per
+la maggior parte e coperta da fitti boschi, ha un vulcano che spesso
+è in attività, molte sorgenti termali e certe parti del suolo esalano
+vapori sulfurei.
+
+Se gode fama di essere una delle più belle dell’intero arcipelago,
+dicesi che sia pure una delle più fertili, quantunque il suo terreno
+sia composto di varie specie di lave, di strati d’argilla mescolata
+a terra alluminosa, di massi di tripolo e di strati ricchissimi di
+zolfo. Le sue montagne si inalzano ad anfiteatro, e danno a quel lembo
+di terra, perduto sul Grande Oceano, un aspetto non solo ridente, ma
+interessante.
+
+Gli abitanti, il cui numero si faceva allora ascendere a tre o
+quattromila, non sono nè peggiori nè migliori di quelli dell’arcipelago
+intero, ma non certo perfidi come gli isolani di Tonga-Tabù e delle
+Figii, non avendo i navigatori che la visitarono, avuto mai da lagnarsi
+di loro. È bensì vero che al tempo del viaggio della _Nuova Georgia_
+erano ancora antropofagi, ma non divoravano che i nemici uccisi in
+battaglia ed i prigionieri.
+
+Fra le tante isole, che si trovano disperse su quell’immenso Oceano,
+era ancora una delle migliori a cui potevano approdare i poveri
+superstiti dell’equipaggio della _Nuova Georgia_.
+
+Disgraziatamente minacciavano di toccare quella terra, che per loro
+rappresentava la salvezza, in tristissime condizioni. Infatti la caduta
+dell’albero di mezzana, avvenuta proprio nel momento in cui scoprivano
+l’isola, metteva in gran pericolo la sicurezza del vascello, che ormai
+si poteva considerare come un vero rottame in balia delle onde.
+
+Erano però tanto abituati alle disgrazie, che nessuno si spaventò
+troppo, quantunque corressero il pericolo di naufragare sulle scogliere
+dell’isola. Solamente Anna era impallidita, ma si era subito rimessa,
+fidando nell’abilità del padre suo.
+
+— Asthor! — gridò il capitano, vedendo l’albero cadere attraverso il
+cassero. — Tieni salda la ribolla del timone e cerca di guidare la nave
+verso l’isola, e voialtri gettate in mare l’albero. —
+
+I tre marinai assalirono l’albero a colpi di scure a fine di staccarlo
+completamente dal troncone; poi lo spezzarono sotto la crocetta essendo
+troppo pesante per le loro forze, indi lo spinsero nelle onde.
+
+La _Nuova Georgia_, che piegava sul babordo a causa del peso, si
+risollevò, e trasportata dal vento navigò verso l’isola ma andando
+attraverso alle onde, non avendo ormai più stabilità per mancanza di
+vele.
+
+Il capitano salì sul castello di prua e guardò attentamente. L’isola
+non era che a tre o quattro gomene, e da quel lato mostrava una
+spiaggia dolcemente inclinata e che pareva priva di quella corona
+di scogliere corallifere che circondano ordinariamente le terre
+dell’Oceano Pacifico. Vi era quindi la speranza di poter approdare,
+senza che la nave si sfracellasse, o per lo meno di arrenarsi senza
+troppa violenza. Le onde spingevano il disgraziato legno, il quale si
+sollevava penosamente, essendosi riaperta la falla ed avendo quindi
+cominciato a imbarcare acqua in grande quantità. Talvolta la violenza
+della risacca, che causava delle immense e spumeggianti contro-ondate,
+lo arrestava e lo trascinava al largo; ma poi riprendeva la corsa verso
+la costa, la quale di quando in quando si tingeva di rosso pei riflessi
+del vulcano che in quel momento eruttava con grande violenza, con sordi
+boati.
+
+— Ah! — esclamò il capitano. — Se potessi scoprire la baia della
+Risoluzione, che Cook ha descritto così bene! Ma chi sa da qual parte
+si trova, e poi.... per mille boccaporti! E se questa non fosse l’isola
+di Tanna!... Se ben mi ricordo, più al sud si trova un’altra isola,
+quella di Anatton!... Ma e il vulcano?... Anatton non ne ha, che io
+sappia. —
+
+La _Nuova Georgia_ continuava ad avanzare sprofondando nei cavi delle
+onde o dondolandosi spaventosamente sulle creste. Gemeva tutta come se
+presentisse la sua prossima fine, si rovesciava con crescente violenza
+sui fianchi come si dibattesse per non venire trascinata contro quella
+costa, ma i marosi la spingevano sempre e con maggior rapidità.
+
+Alle tre del mattino non era più che a due gomene dall’isola. Il
+capitano che osservava attentamente le onde per indovinare se il fondo
+era cosparso di roccie o di punte corallifere, gridò ad un tratto:
+
+— Giù le àncore!... —
+
+Mariland, Fulton e Grinnell strapparono le funicelle e le due àncore
+precipitarono nell’acqua facendo sparire rapidamente le catene
+attraverso alle cubie di prua. La nave filò innanzi per alcuni metri,
+poi si arrestò bruscamente virando di bordo. Quasi nell’istesso momento
+un urto violentissimo avveniva a poppa, facendo stramazzare sul ponte
+l’intero equipaggio.
+
+— Abbiamo toccato? — chiese Asthor risollevandosi lestamente.
+
+— La poppa si è arrenata! — gridò il capitano.
+
+— Nulla di rotto?
+
+— Non mi pare, — rispose Grinnell, che erasi precipitato sul cassero.
+
+— Ma l’acqua entra! — gridò Fulton.
+
+— Dove? — chiese il capitano.
+
+— La sento precipitare nella cala.
+
+— Che una punta rocciosa abbia sfondata la carena? — chiese Asthor.
+
+— È possibile, — rispose, il capitano. — Ma non importa; siamo su di un
+banco. —
+
+L’Oceano, sollevato furiosamente dal vento, non faceva segno di
+cessare. Enormi ondate assalivano da prua la _Nuova Georgia_ passando
+sopra le murate e il castello, e rompendosi in coperta. Gli ombrinali
+erano insufficienti a sfogarla, e correndo verso poppa precipitava
+nella profondità della stiva col fragore di una cateratta.
+
+La povera nave si agitava sotto quei colpi vigorosi e continui,
+scricchiolava e a poco a poco veniva respinta sempre più verso la
+costa, ma non vi era pericolo che la risacca la riportasse in alto
+mare. L’enorme massa si era incastrata fra le scogliere e le sabbie, e
+nessuna forza sarebbe stata capace di toglierla dal suo letto.
+
+Ciò bastava per rassicurare l’equipaggio, il quale ormai più nulla
+temeva, avendo la terra così vicina. Anche se l’Oceano l’avesse
+demolita, non si sarebbe trovato imbarazzato a porsi in salvo,
+nonostante le violentissime ondate.
+
+Finalmente verso le quattro cominciò ad albeggiare. Attraverso uno
+squarcio delle nubi passò un fascio di luce, la quale permise ai
+naufraghi di osservare l’isola che stava dinanzi a loro.
+
+La costa correva dall’est e all’ovest per un tratto di parecchie
+miglia, quasi in linea retta, senza un porto, una baia o una piccola
+rada, coperta da una folta vegetazione di alberi di cocco, di banani,
+di fichi di tutte le specie e di palme con le immense foglie disposte
+a ventaglio. Più oltre si alzavano parecchie montagne verdeggianti
+disposte ad anfiteatro, e in mezzo ad esse spiccava un vulcano dal
+cui cratere sorgeva una immensa colonna di fumo rossastro, la quale
+lasciava cadere, su una zona immensa, della cenere nerastra. Enormi
+massi incandescenti salivano alti e ricadevano sui fianchi della
+fumante montagna, scomparendo fra i boschi o rimbalzando fra le rupi.
+
+Cosa davvero strana, e in aperta contraddizione colle teorie degli
+scienziati: quel vulcano invece di dominare l’isola era più basso, e
+d’un bel tratto, delle vicine montagne!
+
+Il capitano, Anna, il pilota e i tre marinai esaminarono attentamente
+la costa temendo di veder raggruppati dei selvaggi pronti ad assalire
+il rottame, ma non videro nè un abitante, nè una capanna.
+
+— Sbarchiamo? — chiese Anna. — Farei volentieri una passeggiata sotto
+quei boschi.
+
+— Una lingua di terra lasciata scoperta dalla bassa marea si spinge
+fino sotto la poppa della nave, — disse Fulton. — Lo sbarco è
+facilissimo. —
+
+Si armarono tutti delle carabine, si misero alla cintola una scure,
+si empirono le tasche di polvere e di palle, raccolsero dei viveri, e
+calata una scala di corda, scesero sulla lingua di terra che la bassa
+marea aveva lasciata scoperta.
+
+Nonostante che le ondate di tratto in tratto l’attraversassero, dopo
+pochi minuti i sei naufraghi della _Nuova Georgia_ mettevano piede
+sull’isola, dinanzi ai grandi boschi.
+
+Il luogo non poteva essere più pittoresco. Dinanzi a loro una
+moltitudine di alberi, d’ogni specie e d’ogni dimensione, si estendeva
+a perdita d’occhio, coprendo interamente la costa.
+
+Si vedevano enormi _banian_, alberi venerati dagli abitanti dell’India,
+sorretti da centinaia di tronchi disposti come tante colonne;
+bellissime piante di noci di cocco che si piegavano sotto il peso
+delle frutta; vecchi fichi coi tronchi nodosi e lucenti, che mostravano
+certe frutta lanuginose; dei _catappa_, specie di mandorli che danno
+nocciuole due volte più grosse di quelle d’Europa e più delicate, e
+bellissimi banani, le cui foglie gigantesche dovevano spandere un’ombra
+deliziosa, durante le ore più calde della giornata.
+
+Un numero infinito di colombi, di pappagalli neri o con penne
+variopinte e di uccelletti, garrivano in mezzo ai rami, senza
+spaventarsi della comparsa di quegli uomini, che certo dovevano forse
+vedere per la prima volta.
+
+— È un vero Eden, — disse Anna che aspirava l’aria profumata di quei
+boschi, sotto i quali crescevano in gran numero bellissimi fiori
+cremisini. — Che disgrazia che questo paradiso terrestre sia abitato da
+mostruosi mangiatori di carne umana!
+
+— To’! — esclamò Grinnell. — Cosa vedo su quell’albero di cocco? —
+
+Tutti guardarono nella direzione indicata dal marinaio e scorsero su
+di un albero, quasi nascosto fra il fogliame, uno strano animale che
+pareva gli spiasse, aspettando forse che non facessero attenzione a lui
+per discendere e fuggire.
+
+— È un _birgus latro_! — esclamò il capitano.
+
+— È roba che si mangia? — chiese il pilota, impugnando la scure.
+
+— Una colazione succulenta, vecchio mio.
+
+— Allora il furbo non ci scapperà. A me, marinai! —
+
+Il pilota, Fulton, Grinnell e Mariland si slanciarono verso il cocco e
+abbracciatolo si misero a scuoterlo con tanto vigore da far precipitare
+al suolo lo strano animale, se si può chiamarlo così, il quale allargò
+tosto le sue numerose e magre zampe tentando di fuggire verso il mare,
+ma i marinai, che già contavano sulla colazione, in un lampo gli furono
+addosso e con due colpi di scure lo distesero senza vita sulla sabbia.
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOSECONDO.
+
+Il primo selvaggio.
+
+
+Quel _birgus latro_, come lo aveva denominato il capitano Hill,
+quantunque sorpreso sulla terra, anzi sulla cima di una pianta di noci
+di cocco, era un abitante del mare, un crostaceo dei più grossi, un
+granchio gigante insomma.
+
+Questi _birgus_, che gl’isolani del Pacifico chiamano granchi ladri,
+hanno delle bizzarre abitudini che non si possono tacere. Quantunque
+siano abitatori del mare, passano una buona parte della loro vita a
+terra, cercando avidamente gli alberi delle noci di cocco che crescono
+in quasi tutte le isole dell’Oceano Pacifico. Questi strani granchi,
+sembrerebbe impossibile, vanno pazzi per le grosse noci e tutto
+arrischiano per procurarsele.
+
+Durante il giorno dormono nascosti nelle cavità delle rupi o sospesi ai
+rami degli alberi più folti, ed allorquando la notte cala si mettono in
+cerca delle loro frutta favorite. Trovato l’albero, lo scalano con la
+massima facilità, rompono la scorza fibrosa della noce più grossa e la
+lasciano cadere a terra.
+
+Come si sa, queste noci sono tanto dure, che anche l’uomo si troverebbe
+imbarazzato ad aprirle senza una scure, ma il granchio ladro non per
+questo si sgomenta. Essendo dotato di potenti morse, ne introduce una
+nel punto che si chiama _occhio_ della buccia, e girando su sè stesso
+la rompe pezzetto per pezzetto, bevendo poi avidamente il latte e
+mangiandosi la polpa bianca e delicata.
+
+Si dice che uniscano al cocco anche la noce oleosa del _pandanus_ per
+renderla più delicata, ma non sappiamo se ciò sia veramente esatto,
+quantunque tutti gli isolani lo confermino.
+
+Asthor ed i marinai, dopo di aver osservato con curiosità quel grosso
+crostaceo, raccolsero parecchie bracciate di legna secche, accesero
+sulla spiaggia un gran fuoco capace di arrostire un bue, e lo gettarono
+sui carboni.
+
+Mentre si cuoceva, Asthor e Grinnell si cacciarono nel bosco per far
+raccolta di frutta. Posero mano alle scuri e si misero ad abbattere un
+banano che aveva un grappolo di frutta del peso di cinquanta o sessanta
+chilogrammi. Non contenti, fecero un’ampia provvista di fichi, di
+_yambos_, frutta grossa come le pere d’Europa, tenere come il burro
+e rinfrescanti, e di grosse mandorle e di _magnagne_, grosse radici,
+dolci, farinose, che si cuociono sotto la cenere.
+
+Stavano per ritornare, quando videro una specie di gallo, alto circa
+quaranta centimetri, colle gambe armate di sproni, il becco rosso,
+lungo e robusto, gli occhi grandi e neri e le penne bigie e rosse.
+Saltellava sotto l’albero rizzando il suo ciuffo biancastro e cacciando
+degli acuti _ka-ha_, _ka-hu!_...
+
+— È un _kagù_, — disse Asthor. — Un arrosto eccellente, che merita un
+colpo di fucile.
+
+— Prendiamolo, pilota, — disse Grinnell.
+
+Asthor puntò lentamente il fucile, mirò con profonda attenzione e fece
+partire la scarica.
+
+Il pollo fece una svolazzata in giro e cadde stecchito.
+
+Grinnell stava per precipitarsi verso l’albero per raccogliere la
+preda, quando fra i rami d’un vicino cespuglio si rizzò un essere
+umano.
+
+— Un negro! — esclamò il marinaio arrestandosi e armando rapidamente il
+fucile.
+
+— Un selvaggio! — esclamò Asthor impugnando la scure. — Corbezzole! Non
+è tanto brutto come credevo. —
+
+Infatti quell’uomo improvvisamente apparso era un selvaggio, un isolano
+di Tanna. Come aveva giustamente osservato il pilota, non era brutto;
+tutt’altro. Era di media statura ma robusto, di lineamenti abbastanza
+regolari e la tinta bronzina; portava un semplice gonnellino di fili
+d’erba intrecciati, così stretto alla cintura, da produrgli un forte
+rigonfiamento sul ventre; aveva i capelli imbrattati di terra rossa
+mescolata con olio, sostenuti da una specie di freccia, e al collo e
+alle braccia portava ornamenti di scaglie di tartaruga e di denti di
+porco selvatico.
+
+Le sue armi consistevano in una scure di pietra ed in un arco.
+
+Vedendo Grinnell, non parve sorpreso troppo, e si limitò ad esclamare:
+
+— _Erramange_! (È un uomo!).
+
+— Cosa vuole quel mangiatore di carne umana? — si chiese il pilota
+perplesso.
+
+Gli fece cenno di avvicinarsi. Il selvaggio che aveva ascoltato i loro
+discorsi con profonda attenzione, come se cercasse d’indovinarne il
+significato, fece alcuni passi innanzi dicendo:
+
+— _Sir!_
+
+— To’! — esclamò il pilota pieno di stupore. — Questo selvaggio conosce
+l’inglese! Non l’hai udito, Grinnell? Mi ha chiamato signore!...
+
+— Che sia un selvaggio incivilito?...
+
+— Lo sapremo in breve. Vuoi venire con noi? — chiese il pilota.
+
+L’isolano parve che studiasse il significato di quella domanda, poi
+rispose in inglese:
+
+— Yes, _sir_. (Sì, signore). —
+
+Si passò nella cintura la scure di pietra e si gettò l’arco in ispalla
+come se volesse, con quei due gesti, rassicurare i marinai, raccolse il
+_kagù_ e si avvicinò al pilota strofinando il proprio naso con quello
+di lui.
+
+— Cosa fa? — chiese Grinnell.
+
+— È un segno di amicizia, — rispose Asthor. — Vieni con me, amabile
+selvaggio, che ti offrirò una lauta colazione. —
+
+Si caricarono delle frutta e si posero tutti e tre in cammino. Grinnell
+però, che era diffidente, si mise dietro all’isolano, pronto ad
+accopparlo al primo atto offensivo.
+
+Attraversato un lembo di foresta, in pochi minuti giunsero
+all’accampamento, dove il capitano, allarmato da quel colpo di fucile
+sparato contro il _kagù_ li attendeva in preda ad una viva ansietà.
+
+— Signor Hill, vi conduco un invitato, — gridò il pilota da lontano.
+
+— Un antropofago! — esclamò Anna con accento poco rassicurato, mirando
+il selvaggio.
+
+— Ma è gentile assai, miss. Avanti, signor.... come diavolo lo
+chiamerò?... signor uomo-selvaggio. —
+
+L’isolano si avanzò, senza manifestare alcuna sorpresa, verso
+l’accampamento e andò a strofinare il suo naso con quello del capitano
+Hill; poi preso da un vivo terrore fece due salti indietro guardando la
+gran nave mezzo coricata sulle sabbie e impugnando la scure di pietra
+come per difendersi.
+
+Senza dubbio egli la scambiava per qualche mostro gigantesco e aveva
+paura di venire assalito e mangiato; ma poi si rassicurò e sedette
+dinanzi al fuoco.
+
+Fulton ritirò l’arrosto, che mandava un profumo delizioso e le
+_magnagne_ che erano state poste sotto la cenere, poi con due colpi di
+scure spaccò il guscio mettendo allo scoperto una polpa biancastra che
+prometteva di essere eccellente.
+
+Il selvaggio fece molto onore al pasto, gradì assai i biscotti e
+sorseggiò con avidità una colma tazza di vino. Tutti poi fecero un bel
+vuoto nella provvista delle frutta, magnificando la delicatezza dei
+banani, la fragranza delle pere e la dolcezza delle noci di cocco e
+delle mandorle.
+
+Accese le pipe e sdraiatisi sulle fresche erbette, all’ombra dei grandi
+alberi, il capitano si provò a interrogare il selvaggio, in lingua
+tonghese, che conosceva abbastanza bene, e cominciò con domandargli:
+
+— Come ti chiami?
+
+— Koturè, — rispose subito l’isolano nella stessa lingua.
+
+— È lontano il tuo villaggio?
+
+— Lassù, — rispose l’isolano, indicando la cima di una montagna coperta
+di fitti boschi.
+
+— Vorresti condurci?
+
+— Si! sì!...
+
+— Ci presenterai al tuo re?...
+
+— Sì.
+
+— Ci accoglierà bene?
+
+— Sì, perchè è un tuo parente.
+
+— Un mio parente!...
+
+— Sì, perchè egli è un bianco come sei te e come sono i tuoi
+compagni!... —
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOTERZO.
+
+Il re bianco.
+
+
+Il capitano Hill, sua figlia, il pilota e i tre marinai,
+rimasero parecchi minuti senza parlare, tanta fu la loro sorpresa
+nell’apprendere dal selvaggio che un uomo bianco, insignito del grado
+di re, si trovava in quell’isola. Chi poteva essere costui, giunto in
+quella terra selvaggia e che a tutta prima sembrava inglese o per lo
+meno americano? Era un povero naufrago spinto su codeste spiagge da
+qualche tempesta, oppure un marinaio colà sbarcato volontariamente?
+Oppure era uno dei forzati fuggiti dalla _Nuova Georgia_ dopo l’odioso
+attentato?
+
+Questi erano i pensieri che conturbavano il cervello dei sei naufraghi
+della nave americana.
+
+— Chi può essere? — chiese Asthor, rompendo pel primo il silenzio. —
+Ah! come sarei curioso di saperlo!
+
+— Che sia uno dei forzati? — disse Grinnell.
+
+— È impossibile, — rispose Fulton. — Koturè ha parlato di uno solo,
+mentre loro erano otto.
+
+— Ma possono essere annegati gli altri, — osservò Mariland.
+
+— Lo sapremo, — disse il capitano. — State zitti, e lasciatemi
+interrogare quest’uomo.
+
+— Sì, sì! — esclamarono tutti.
+
+— Koturè, — riprese il capitano rivolgendosi al selvaggio che pareva
+ascoltasse con vivo interesse i loro discorsi, cercando di afferrare
+il vero senso delle parole. — È giovane o vecchio il mio parente di
+colore?
+
+— Giovane, — rispose l’isolano.
+
+— Ha la barba?
+
+— Sì, e del colore del metallo lucente.
+
+— Bionda vuoi dire. È molto tempo che è sbarcato nell’isola? —
+
+Koturè parve che pensasse un po’, quindi mostrò due volte le dieci dita
+aperte.
+
+— Venti giorni, — disse il capitano. — Allora quel bianco non è uno dei
+forzati.
+
+— È evidente, — disse Asthor, — avendo essi abbandonato la nostra nave
+da pochissimi giorni. Ma chi può essere?
+
+— Sarà qualche naufrago, — rispose Anna.
+
+— Koturè, — riprese il capitano, — come è giunto nella vostra isola
+quell’uomo?
+
+— È stato raccolto in mare, molto lontano di qui, da alcuni miei amici,
+— rispose risolano.
+
+— E l’avete fatto re?
+
+— Sì, dopo una vittoria riportata contro la tribù del capo Arrou.
+L’uomo bianco decise la sorte dello scontro, con la sua audacia.
+
+— Io desidero ardentemente di vedere questo mio parente. Se tu mi
+conduci da lui, ti regalo un fucile e t’insegno il modo di adoperarlo.
+
+— Ti condurrò, — rispose l’isolano.
+
+Essendosi in quel frattempo calmato il mare, ritiratasi la marea, il
+capitano, Anna e i marinai decisero di riguadagnare la nave per passare
+colà la notte. Il selvaggio dopo di aver un po’ esitato, li seguì.
+
+La sua meraviglia cresceva ad ogni istante nel vedere i diversi
+oggetti che ingombravano il ponte e nel mirare la profondità della
+stiva. Manifestava la sua gioia con frequenti strofinamenti di naso,
+non risparmiando nè quello del capitano nè quello di Anna. Quello di
+Asthor era diventato rosso come una peonia chinese, poichè il selvaggio
+preferiva sopra tutti, il naso grosso del vecchio pilota.
+
+Dopo una notte tranquilla, durante la quale il vulcano continuò a
+eruttare mettendo sordi boati, che si potevano udire a venti miglia di
+distanza, i naufraghi e il selvaggio lasciavano la nave per recarsi al
+villaggio del re bianco.
+
+Armatisi tutti, s’inoltrarono sotto i grandi boschi salendo una grande
+montagna coperta da fitti alberi. Raggiunta la cresta dopo molte
+fermate per dare riposo ad Anna ed una marcia di tre ore, si trovarono
+improvvisamente dinanzi a un villaggio, composto da una sessantina
+di capanne difese tutte all’ingiro da siepi di spine. Nel mezzo, si
+elevava una abitazione più vasta, più regolare, a due tetti spioventi
+e che pareva costruita di recente. Si capiva a prima vista che nella
+costruzione doveva aver avuto parte la mano di un europeo.
+
+La popolazione, composta di tre o quattrocento individui fra uomini,
+donne e ragazzi, uscì in massa incontro agli stranieri; ma Koturè
+respinse tutti con vigorosi colpi di bastone, senza badare dove
+cadevano.
+
+— Andiamo dal re, — disse il capitano alla guida, — e voi altri
+circondate Anna e armate i fucili.
+
+— Largo! — tuonò il pilota respingendo i selvaggi che si accalcavano
+attorno al gruppo, nonostante la grandine di legnate. — Attento,
+Grinnell, spingi e urta Fulton; e tu, Mariland, fa’ posto alla miss.
+Dannati curiosi!... Eppure il vostro re è un bianco come noi!... —
+
+Procedendo a stento ed a furia di spinte, giunsero finalmente dinanzi
+alla grande capanna. Proprio in quel momento il monarca, attirato da
+tutto quel baccano, comparve sulla soglia della porta.
+
+Era un uomo bianco, come lo aveva descritto Koturè, di statura alta,
+di circa trent’anni, con due occhi azzurri e una bella barba bionda.
+Indossava una vecchia camicia sbrindellata, un paio di pantaloni
+neri in parte sfondati, sorretti da una larga cintura di pelle color
+d’arancio picchiettata di nero, distintivo dei grandi capi e dei re,
+presso gli isolani di Tanna. Sul capo portava una corona di penne di
+pappagallo e di _kagù_, fissata con una treccia di pelle, e al collo e
+ai polsi numerose collane di denti di _gulù_ e braccialetti di denti di
+porco selvatico e di cane mescolati a scaglie di tartaruga.
+
+Nel veder giungere quel drappello di uomini che circondavano una
+giovanetta, il monarca bianco sbarrò gli occhi, si fece pallido come un
+morto e parve pietrificato.
+
+Ad un tratto si strappò violentemente la corona di pelle che lo rendeva
+irriconoscibile, e si slanciò verso il capitano, mandando un urlo di
+gioia.
+
+— Non mi conoscete più?! — esclamò.
+
+— Collin! — gridarono il capitano, Anna e i marinai al colmo dello
+stupore.
+
+— Signor Hill! miss Anna!... Asthor!... — gridò il re.
+
+— Collin!... voi!... — ripetè il capitano.
+
+— Sogno io! — esclamò Anna che era diventata prima pallida e poi rossa
+rossa.
+
+— Sì, sono io, mio capitano, — gridò il re precipitandosi nelle braccia
+di Hill e stringendo poi ardentemente la mano alla giovanetta, ad
+Asthor e ai marinai.
+
+— Ma come siete qui, Collin?... — chiese il capitano che non si era
+ancora rimesso dallo stupore e che parevagli ancora di sognare.
+
+— Ma non siete annegato? — domandò Anna che piangeva dalla gioia. — Ah!
+credevo di non rivedervi mai più!
+
+— Ve lo dirò dopo. Entrate nella mia regale dimora e lasciate che
+rimandi a casa questa popolazione chiassosa e impertinente. —
+
+Prese Anna per una mano e introducendola nella capanna, le disse
+galantemente:
+
+— Permettete, miss, che vi offra il mio seggio reale. Gli altri si
+contenteranno delle stuoie, non possedendo io altre sedie.
+
+— Grazie, signor Collin, — rispose Anna sorridendo. — Accetto di cuore,
+quantunque sia il trono d’un antropofago.
+
+— Non ancora, miss, ve lo assicuro. Durante il mio breve regno non si è
+mangiato nemmeno una costoletta umana nella mia capanna, anzi, in tutto
+il mio villaggio.... almeno lo spero. Entrate, capitano; avanti, amici,
+e accomodatevi come meglio potete. —
+
+Con un gesto imperioso congedò la popolazione intimando il più assoluto
+silenzio, fece disporre la sua guardia d’onore intorno alla capanna per
+non venir disturbato, e raggiunse i suoi amici che si erano accomodati
+in una vasta stanza, ossia nella sala del trono, poichè nel mezzo si
+trovava una specie di sgabello tappezzato di stuoie, lavoro del re
+senza dubbio, non conoscendo l’uso delle sedie gli isolani dell’Oceano
+Pacifico.
+
+— Prima di cominciare la mia storia, — disse Collin, — lasciate che vi
+offra tutto ciò che produce la reale cucina: poche cose, davvero, ma
+non tanto cattive. —
+
+Battè le mani e accorsero due ragazzi portando un vaso ricolmo d’un
+liquore giallastro, delle noci di cocco e sette od otto pasticci che
+esalavano un profumo appetitoso.
+
+— Cosa ci date? — chiese Anna, che si era accomodata sul seggio regale.
+
+— Della birra di mia fabbricazione, — rispose Collin offrendo delle
+tazze formate da un pezzo di foglia di banano arrotondata; — poi offro
+delle torte indigene composte di foglie di fico e di banano, cucinate
+nella stufa, e dei pasticci di polpa di noce di cocco, e foglie di
+fichi avvolti nella polpa dei banani. Vi assicuro che sono eccellenti.
+
+— E quelle canne, cosa sono?
+
+— Canne di zucchero deliziose. Ora, signor Hill, fra un boccone e
+l’altro, vi narrerò la mia storia; ma sono curioso di sapere per qual
+motivo io vi trovo qui.
+
+— È presto detto, Collin, — rispose il capitano. — Abbiamo naufragato
+su quest’isola.
+
+— La _Nuova Georgia_ naufragata!... — esclamò Collin con dolore. — Ma
+in qual modo?... E... e Bill?...
+
+— È fuggito, — rispose il capitano con voce sorda.
+
+— Fuggito!... quel miserabile è fuggito!... — gridò il tenente
+stringendo i pugni.
+
+— E perchè questa esplosione di collera, mentre voi nulla sapete dei
+progetti infami di quell’uomo? — chiese Anna.
+
+— Dei progetti infami?... Cosa intendete di dire, miss? Gran Dio!... Ma
+cosa vi ha fatto quel miserabile?
+
+— Ci ha rovinati, — rispose il capitano. — Egli ed i suoi compagni non
+erano naufraghi, ma evasi dal penitenziario di Norfolk.
+
+— E li avete raccolti i suoi compagni?
+
+— Sì, Collin, li abbiamo salvati a prezzo di grandi pericoli, sfidando
+un abbordaggio dei selvaggi e per riconoscenza ci tradirono scatenando
+le tigri contro di noi e incendiandoci la nave.
+
+— Infami!... E sono fuggiti?... Ma dove?...
+
+— Non lo sappiamo. Si sono imbarcati sul grande canotto mentre noi ci
+eravamo salvati sugli alberi per sfuggire alle tigri.
+
+— Ma la _Nuova Georgia_ dove si trova ora?
+
+— Arrenata sulla costa, a otto miglia di qui.
+
+— Ah! — esclamò Collin. — I miei selvaggi non mi avevano riferito male.
+
+— Forse eravate stato avvertito del nostro sbarco? — chiese il capitano.
+
+— Sì, uno dei miei sudditi mi riferiva stamane che al nord dell’isola
+aveva veduto aggirarsi degli uomini di pelle bianca.
+
+— Al nord! — esclamarono ad una voce il capitano e Asthor. — Al sud
+volete dire.
+
+— Ma no, al nord, — disse Collin.
+
+— È impossibile! — esclamarono i naufraghi. — La _Nuova Georgia_ si è
+arrenata al sud dell’isola.
+
+— Eppure il mio selvaggio non può essersi ingannato, poichè si era
+recato sulle coste settentrionali alla caccia dei granchi ladri.
+
+— Che siano sbarcati degli altri bianchi?
+
+— Ma chi potrebbero essere? Degli altri naufraghi forse? — disse Collin.
+
+— Quanti ne ha veduti il vostro cacciatore? — chiese il capitano nella
+cui mente era balenato un terribile sospetto.
+
+— Parecchi, ma non seppe dirmi il numero.
+
+— È qui il vostro uomo?
+
+— No, l’ho mandato alla scoperta per darmi più precise notizie.
+
+— Quando tornerà?
+
+— È partito stamane all’alba col suo fratello e spero di rivederlo fra
+poche ore. Ma perchè siete così eccitato, capitano?
+
+— Perchè comincio a credere alla giustizia di Dio! — esclamò Hill con
+tono solenne.
+
+— Spiegatevi, capitano, — dissero tutti.
+
+— Sospetto che quegli uomini siano i forzati.
+
+— I forzati qui!...
+
+— Sì, amici, devono essere gl’infami che ci incendiarono il vascello e
+che scatenarono contro di noi le tigri, assassinandoci l’equipaggio.
+Quei miserabili devono essersi diretti verso quest’isola, che era
+la più vicina, forse per attendere qualche nave che li trasporti in
+Europa od in America a godersi i denari rubatimi. Il cuore mi dice che
+io non m’inganno e che fra breve tutti pagheranno il fio.... Collin,
+giuratemi che voi mi aiuterete a far giustizia sommaria di quei ladri,
+incendiarii e assassini. —
+
+Il tenente si alzò e disse con voce solenne:
+
+— Lo giuro, tanto più che ho un vecchio conto da saldare con quel Bill.
+
+— Voi!... — esclamarono tutti.
+
+— Sì; io, che a quest’ora dovrei dormire sotto le onde nei profondi,
+abissi del Grand’Oceano. Ho ascoltato la vostra dolorosa istoria; ora
+udite la mia. —
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOQUARTO.
+
+I forzati.
+
+
+Collin fece servire la birra che aveva ottenuta colla fermentazione di
+parecchie frutta, e che fu dichiarata ad unanimità eccellente, accese
+una pipa regalatagli da Asthor, si sdraiò sulle stuoie, poi disse:
+
+— Voi tutti avrete supposto che io sia caduto in mare a causa d’una
+disgrazia qualunque, quella notte che la Nuova Georgia lottava contro
+il secondo uragano. Sono certo che a nessuno di voi è mai venuto
+in mente che il mio capitombolo si dovesse attribuire ad un infame
+delitto.
+
+— A un delitto! — esclamarono tutti, mentre Anna impallidiva per
+l’emozione. — E commesso da chi?
+
+— Lo saprete fra poco. Fino dal primo momento in cui Bill venne
+tratto a bordo del nostro veliero, io sospettai il suo vero essere.
+Quelle lividure che portava ai polsi e alle gambe mi avevano spiegato
+abbastanza, e lo tenevo sorvegliato attentamente, sapendo di quali
+azioni sono capaci i forzati delle isole Norfolk, che sono i peggiori
+di tutti, la vera schiuma dei ladri e degli assassini dell’Inghilterra.
+Egli si era accorto senza dubbio dei miei sospetti, poichè tutte le
+volte che io gli passavo accanto, gettava su di me i suoi sguardi
+pieni d’odio profondo, nei quali si leggeva un intenso desiderio di
+sbarazzarsi della mia pericolosa persona. Credo che ci fosse un altro
+motivo, e cioè che egli mi sospettasse suo rivale in amore.
+
+— Suo rivale! — esclamò il capitano stupito, mentre Anna arrossiva.
+
+— Sì, poichè egli segretamente amava miss Anna.
+
+— Ma che sia proprio vero? Non lo credevo, malgrado tante prove.
+
+— Sì, Collin ha ragione, — disse la giovanetta. — Quel miserabile aveva
+messo gli occhi su di me. Mi guardava sempre, cercava di soddisfare
+i miei più piccoli desiderii, mi seguiva ovunque e mi ricordo che nel
+momento in cui la _Nuova Georgia_ si arrenava dinanzi alle isole Figii
+mi disse: «Volete vivere o morire?» Poi si decise a oliare il mare.
+
+— Sì; deve essere proprio così, — riprese il capitano: — quello
+sciagurato ti amava, e solo per questo ha cercato di rapirti e forse ha
+ordito l’infernale trama. Continuate, Collin.
+
+— Quella notte che ci colse la seconda tempesta, — continuò il tenente,
+— ero salito sull’albero di maestra per togliere un nodo che ci
+impediva di imbrogliare la vela. Mentre stavo eseguendo l’operazione,
+me lo vidi dietro, a cavalcioni dello stesso pennone. Credetti che
+fosse salito per aiutarmi, ma d’improvviso mi afferrò per la gola e
+approfittando del momento in cui la _Nuova Georgia_ si rovesciava sul
+tribordo o sul babordo, mi precipitava in mare.
+
+— Infame! — esclamarono i naufraghi.
+
+— Quando tornai in me la nave fuggiva trasportata dall’uragano. Mi
+credetti perduto; pure mi misi a lottare disperatamente contro le onde
+che mi travolgevano come una piuma, lanciandomi di cresta in cresta, di
+abisso in abisso. Poco dopo vidi passarmi dinanzi una barca montata da
+alcuni selvaggi e che la tempesta trascinava nella sua furiosa corsa.
+Rapido come il lampo mi aggrappai ai bordi, sentii due braccia che
+mi aiutavano e caddi svenuto. Quando rinvenni mi trovai sulle spiagge
+di quest’isola. Alcuni selvaggi che tornavano dalle isole di Tonga mi
+avevano raccolto e invece di mettermi allo spiedo o nella pentola colla
+salsa verde, mi nominavano re del loro villaggio! Mi avevano scambiato
+per una divinità marina o per un uomo di grande valore? Io ancora lo
+ignoro; so però che qui tutti mi adorano, che ogni mio desiderio per
+loro è un comando e che a un mio cenno sfiderebbero senza esitare anche
+le fiamme del vulcano.
+
+— Ma contate di rimanere re di quest’isola? — chiese il pilota. — La
+carica è buona, specialmente se vi trattano bene e vi ingrassano, ma
+avrei paura di venir mangiato.
+
+— Non ho nessuna voglia di finire qui la mia vita, Asthor, — disse il
+tenente ridendo. — Fra i miei sudditi conto degli abili carpentieri i
+quali ci aiuteranno a costruire un grande canotto coi rottami dello
+sconquassato veliero, e quando avremo terminate le nostre faccende,
+spiegheremo le vele per l’Australia. —
+
+In quel momento si presentò un selvaggio, dicendo:
+
+— Paowang è giunto!
+
+— È l’uomo che mandai alla scoperta, — disse Collin. — Che entri! —
+
+Il selvaggio che attendeva di venir chiamato, si fece innanzi. Era un
+bell’uomo, di statura alta, di lineamenti energici, e con lo sguardo
+fiero. Pareva affannato per una lunga corsa, e per non perdere tempo
+teneva ancora indosso le sue armi consistenti in una pesante mazza
+di legno adorna di ciuffi di peli di cane, in una lancia con la punta
+d’osso e in un arco con una dozzina di frecce.
+
+— Gli hai veduti? — gli chiese Collin, senza lasciarlo quasi respirare
+
+— Sì, capo, — rispose il selvaggio con voce affannosa.
+
+— Dove sono?
+
+— Si trovano accampati presso una caverna della costa settentrionale.
+
+— Quanti sono?
+
+— Sette e un uomo ferito.
+
+— Hanno nessuna barca?
+
+— Ho veduto sulla spiaggia i rottami d’un canotto assai grande, —
+rispose il selvaggio.
+
+— E cosa facevano quegli uomini?
+
+— Hanno abbattuto un grande albero e lo scavano per fare una
+imbarcazione.
+
+— Sono armati?
+
+— Ho veduto che avevano di quelle canne che lanciano fuoco e mandano
+tuoni somiglianti a quelli del vulcano.
+
+— Sapresti condurci alla loro caverna senza farci scoprire?
+
+— Quando lo vorrete, anche subito, — rispose Paowang. — Ma sono tuoi
+parenti quegli uomini?
+
+— No, sono miei nemici.
+
+— Allora si mangiano, — rispose il fiero antropofago.
+
+— Vedremo, — disse Collin.
+
+— Non vi è alcun dubbio, sono i forzati! — esclamò il capitano
+quand’ebbe udita la traduzione di quel dialogo. — Il ferito è Bill, gli
+altri sono i suoi compagni. Chiedete al selvaggio se ha veduto un uomo
+assai magro e di statura alta. —
+
+Collin fece la domanda a Paowang.
+
+— Sì, — rispose questi. — Ho veduto un uomo magro come un granchio
+ladro, dopo la stagione degli amori, e mi parve che fosse il capo di
+quella banda.
+
+— È Mac Bjorn, — disse il capitano, — il luogotenente dell’infame Bill.
+Finalmente il giorno della vendetta è giunto! Asthor, tu tornerai alla
+costa coi marinai e una scorta di indigeni e porterai qui il cannoncino
+per demolire la caverna di quei miserabili, dei fucili e delle
+abbondanti munizioni.
+
+— Non chiedo che di partire, capitano.
+
+— E voi, Collin, farete radunare tutti i vostri guerrieri, i più scelti
+e i più valorosi, per aiutarci nell’impresa.
+
+— Manderò tosto alcuni messi nei villaggi vicini. Prima di domani avrò
+sotto le armi due o trecento uomini scelti.
+
+— E cosa farete dei forzati? — chiese Anna.
+
+— Si appiccheranno all’albero più alto della foresta, miss, — disse
+Asthor. — Se i selvaggi vorranno poi metterli nello spiedo, io non
+glielo impedirò davvero.
+
+— Non si arrenderanno di certo. — disse il capitano. — Se ne troveremo
+qualcuno vivo, lo condurremo con noi in Australia e lo faremo rimandare
+alle isole Norfolk.
+
+— Verrò anch’io alla caverna? — chiese Anna.
+
+— No, miss, — disse Collin. — Laggiù vi sono dei gravi pericoli;
+rimarrete qui sotto la guardia di Koturè. —
+
+Poco dopo Asthor, i tre marinai e dieci indigeni scendevano le balze
+della grande montagna, mentre Collin inviava parecchi messaggieri nei
+vicini villaggi per far accorrere i guerrieri e i loro capi.
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOQUINTO.
+
+La banda di Bill.
+
+
+Durante la notte nel villaggio del re bianco regnò una straordinaria
+animazione: i guerrieri, che accampavano sulla piazza, non chiusero
+un occhio. Si udivano chiacchierare, gridare, suonare le loro conche
+marine, andare e venire come se fossero impazienti di partire per le
+coste settentrionali dell’isola, dove contavano di fare chi sa mai
+quale bottino e qual banchetto mostruoso.
+
+Di quando in quando giungevano dai villaggi più lontani altre bande
+di guerrieri, i quali facevano la loro entrata nella capitale con un
+baccano indiavolato. Si capiva che l’entusiasmo era al colmo, e che
+tutti volevano prendere parte alla spedizione, essendo la guerra quasi
+un divertimento pei popoli selvaggi, anzi una festa.
+
+All’alba Collin, il capitano e i marinai erano in piedi, pronti a
+partire. Quando comparvero sulla piazza, furono accolti con grida
+entusiastiche.
+
+Quasi trecento guerrieri, armati di mazze, di lance, di scuri di
+pietra, di archi, erano schierati dinanzi alla capanna coi loro capi
+alla testa.
+
+— Partiamo, — disse il capitano abbracciando Anna. — Non temere, figlia
+mia, che torneremo tutti sani e salvi. Il nostro numero è tale da
+costringere i forzati alla resa, senza bruciare molta polvere.
+
+— Sii prudente, padre mio, — disse la giovanetta commossa. — Non ho che
+te sulla terra, e se tu venissi ucciso, non so cosa accadrebbe di me
+abbandonata su quest’isola, fra degli antropofagi.
+
+— Ci saremo noi, miss, — rispose Collin. — Coi nostri petti faremo
+scudo al padre vostro.
+
+— Non vi sarà bisogno, tenente, — disse il capitano. — I forzati non
+opporranno molta resistenza.
+
+— Koturè! — gridò Collin.
+
+Il selvaggio si fece innanzi.
+
+— Lascio questa donna sotto la tua protezione, — gli disse il re. —
+Bada che è più preziosa del mio trono, e ti avverto che se ella avrà
+da lagnarsi di te o dei tuoi, faccio tuonare il cannone sul vostro
+villaggio e lo distruggo da capo a fondo.
+
+— Per toccarla bisognerà che mi uccidano, — rispose il selvaggio. —
+Questa donna è _tabù_ (cioè: sacra, inviolabile).
+
+— Sta bene; partiamo! —
+
+Il capitano abbracciò un’ultima volta Anna, e la schiera lasciò il
+villaggio accompagnata per qualche tratto dalla rimanente popolazione.
+
+Paowang col fratello, e dodici dei più valenti guerrieri, aprivano la
+marcia; dietro veniva il piccolo drappello degli uomini bianchi, poi
+tutti gli altri disposti su una doppia fila. Il cannoncino, portato
+a braccia da quattro uomini che si scambiavano ogni tratto, veniva
+ultimo.
+
+La spedizione discese il versante opposto della montagna, aprendosi il
+passo a colpi di scure, attraverso i fitti boschi; discese in una valle
+stretta, ombreggiata da un numero infinito di banani che si piegavano
+sotto il peso dei loro giganteschi grappoli, e interrotta qua e là da
+piantagioni di canne di zucchero.
+
+Paowang si orizzontò col vulcano, il cui cratere vomitava sempre
+fiamme, fumo e pezzi di rocce ardenti, quindi condusse la truppa
+attraverso alle piantagioni per rimontare una collina.
+
+— Sono vicini al vulcano i miei nemici? — chiese Collin, raggiungendo
+la guida.
+
+— A poca distanza, — rispose l’isolano.
+
+— Allora non accampano sulla spiaggia.
+
+— Il mare è lontano dalla caverna che essi abitano.
+
+— E perchè si sono così allontanati?
+
+— Perchè quella costa è quasi priva di alberi. Devono essersi
+allontanati per trovare un grosso tronco da scavare.
+
+— Comprendo, — rispose Collin. — Meglio per noi e peggio per loro. Bada
+però, Paowang, che se ci scoprono fuggiranno nei boschi.
+
+— Ci avvicineremo con prudenza, capo. Quando ci vedranno saranno ormai
+circondati.
+
+— È isolata la loro caverna?
+
+— Si trova ai piedi di una collinetta.
+
+— È boscosa l’altura?
+
+— Solamente il versante opposto. —
+
+Alle otto del mattino, dopo una marcia di tre ore, salendo e scendendo
+colline e attraversando vallate e burroni, Paowang si arrestò ai piedi
+del vulcano.
+
+— Ci siamo? — chiese Collin.
+
+— Fra breve, — rispose l’isolano. — Che il grosso della truppa rimanga
+qui e noi coi vostri amici bianchi raggiungiamo la vetta di quella
+collina. —
+
+Fecero sdraiare le truppe fra le macchie raccomandando a tutti il più
+profondo silenzio; poi il capitano Collin e Paowang salirono l’altura
+cacciandosi fra i cespugli e gli alberi. In meno di venti minuti
+raggiunsero la cima e di là girarono lo sguardo sul paese circostante.
+
+All’est, a una distanza di un miglio e mezzo, si vedeva l’Oceano le
+cui ondate si frangevano con fragore contro la spiaggia; in faccia a
+loro s’alzava il vulcano avvolto fra nuvoloni di fumo e di scintille,
+che di quando in quando il vento lacerava lasciando vedere l’immensa
+colonna di fuoco che erompeva dal cratere, e all’ovest sorgeva una
+piccola altura addossata a un colle, priva di vegetazione da un lato,
+ma coperta dall’altro da fitte macchie e da gruppi di alberi di cocco e
+di fichi.
+
+— Si vedono? — chiesero ansiosamente Collin e il capitano.
+
+— Sì, — rispose l’isolano, dopo alcuni istanti di acuta osservazione. —
+Eccoli laggiù.
+
+— Dove?... dove?...
+
+— Ai piedi dell’altura. —
+
+Il capitano e Collin guardarono nella direzione indicata, ed infatti
+scorsero sette uomini, sette marinai, a giudicarli alle vesti che
+indossavano, intenti a lavorare un tronco d’albero di dimensioni
+gigantesche, per trasformarlo senza dubbio in un canotto.
+
+— Sono essi! — esclamò il capitano. — Ecco là Mac Bjorn che dirige il
+lavoro; quello corpulento è Mac Doil, il terzo è O’Donnell, il quarto
+Brown, il quinto, quello che manovra la scure, è Dikens, il sesto è
+Kingston e l’altro è Welker.
+
+— Ma dov’è l’ottavo, l’infame Bill? — chiese Collin coi denti stretti.
+
+— Eccolo là, sdraiato ai piedi di quel banano, — rispose il capitano. —
+Il miserabile è ancora vivo, malgrado le sue due ferite. —
+
+Collin aprì il cespuglio che li nascondeva e guardò. Infatti, sdraiato
+all’ombra di un banano, vide l’ottavo forzato che riconobbe subito.
+
+— Bill! — esclamò con inesprimibile accento d’odio. — A noi due,
+furfante!
+
+— E la caverna? — chiese il capitano.
+
+— Non vedete quell’apertura? — rispose il tenente. — Guardate là,
+presso quel cespuglio.
+
+— La vedo.
+
+— Come disporremo i nostri uomini?
+
+— Paowang con cento uomini s’imboscherà fra quei cespugli che si
+estendono verso l’est; suo fratello, con altrettanti, si celerà
+in mezzo a quel bosco di fichi che si stende verso l’ovest, e noi
+prenderemo posto dinanzi, fra quelle macchie. Se i forzati saliranno la
+collina, ci riuscirà facile ad allargare le tre bande e accerchiarla.
+
+— Vado a dare gli ordini necessari, — disse Collin. — Aspettatemi qui;
+poi scenderemo attraverso a questo bosco e prenderemo posto dinanzi
+alla collina. —
+
+Il tenente e Paowang discesero l’altura e il capitano rimase in
+osservazione.
+
+Mezz’ora dopo, Collin era di ritorno accompagnato dai marinai che
+portavano il cannoncino e da una cinquantina di guerrieri, scelti fra i
+più valorosi.
+
+— Sono partiti gli altri? — gli chiese il capitano.
+
+— Fra pochi minuti saranno anche a posto, — rispose il tenente. —
+Scendiamo, capitano. —
+
+Tenendosi al coperto dai cespugli attraversarono l’altura e passando
+fra i boschi raggiunsero il piano calandosi in mezzo a due immensi
+fichi baniani che da sè soli formavano una piccola foresta.
+
+Asthor postò il cannoncino dinanzi all’altura puntandolo verso la
+caverna, e Collin distese i suoi guerrieri a destra e a sinistra,
+appiattandoli dietro ai numerosi tronchi dei fichi colossali.
+
+Avevano appena terminato quei preparativi di combattimento, quando si
+videro i forzati interrompere bruscamente il loro lavoro, guardare
+all’intorno con visibile sospetto, quindi fuggire precipitosamente
+verso la caverna preceduti da Bill che zoppicava.
+
+— Fulmini e lampi! — esclamò Asthor, che stava caricando il pezzo. — Ci
+hanno scoperti!...
+
+— Meglio così, — rispose Collin. — Ora non possono più scapparci. —
+
+Così dicendo sparò un colpo di fucile in direzione della grotta.
+
+A quel segnale urla feroci s’alzarono nei boschi che circondavano
+l’altura e si videro apparire i selvaggi, i quali agitavano
+furiosamente le loro armi, impazienti di venire alle mani.
+
+— Intimiamo la resa, — disse il capitano.
+
+— Quelle canaglie non si arrenderanno, — rispose il pilota.
+
+— Guarda! guarda! — esclamarono Fulton e Mariland.
+
+Un forzato era uscito dalla caverna tenendo in mano un fucile e cercava
+di rendersi conto di ciò che stava per accadere. Senza dubbio, non
+sapendo ancora chi erano gli assalitori, doveva essere sorpreso di aver
+udito, fra quei selvaggi clamori, un colpo di fucile che annunciava la
+presenza di uomini bianchi.
+
+— Chi vive? — gridò. — Amici o nemici?
+
+— Sono io, mastro Brown! — esclamò Hill, uscendo dal bosco. — Mi
+riconosci?... —
+
+Il forzato nel vedere il capitano della _Nuova Georgia_ che credeva
+ormai morto o molto lontano, retrocesse bruscamente e lo guardò con due
+occhi che parevano quelli d’un pazzo.
+
+— I morti ritornano! — balbettò.
+
+— Sì, ma per appiccarvi tutti!...
+
+— E cosa volete? — chiese il miserabile, pallido come un morto.
+
+— Appiccarvi tutti!... — risposero i naufraghi, uscendo dalle macchie.
+
+— Prima vi bisogna il nostro permesso, — gridò una voce beffarda.
+
+Mac Bjorn, l’antipatico luogotenente di Bill, era comparso sul limitare
+della caverna e guardava sogghignando, con una insolente bravata,
+gli ultimi superstiti dell’incendio e dell’assalto spaventevole delle
+tigri.
+
+— Mille folgori! — riprese egli. — Bisogna dire che avete la pelle
+dura, capitano, per trovarvi qui ancora in ottima salute; ma vi accerto
+che è dura anche la nostra e che la cravatta di canapa che dovrebbe
+appiccarci non è ancora stata filata. Orsù, in ritirata, Brown, e bada
+alle palle!...
+
+Il pilota e Fulton, furiosi per l’insolenza e l’ironia di quel
+furfante, fecero fuoco, ma il forzato con un balzo si rifugiò nella
+caverna, seguito subito da Brown.
+
+— Vi prenderemo, state certi! — gridò Collin. — Orsù, a posto di
+combattimento!... —
+
+Tre o quattro colpi di fucile partirono dalla caverna, ma il tenente
+ed il capitano avevano avuto tempo di ripararsi dietro ai tronchi dei
+fichi baniani. I selvaggi udendo quelle fucilate, emisero spaventevoli
+vociferazioni e risposero con una nube di freccie, ma senza alcun
+risultato, essendo i forzati solidamente trincerati e nascosti dietro
+a enormi pezzi di roccia, che avevano fatto rotolare dinanzi al loro
+fortino.
+
+— Bah! Non sarà coi vostri stuzzicadenti che li farete sloggiare, —
+disse il pilota. — Ci vuole della mitraglia per quei furfanti, ma ci
+siamo noi, e fra poco li faremo cantare, ma non di piacere. —
+
+Puntò il cannoncino e lanciò la prima scarica le cui palle scrosciarono
+contro le roccie. Nella caverna si udirono urla di furore e una voce,
+quella di Brown, che gridava:
+
+— Son morto!...
+
+— Quello ha cantato, — disse il pilota. — Un furfante di meno che ci
+darà da fare.
+
+— Fuoco! — comandò Collin.
+
+Le carabine cominciarono a fischiare mescendo le loro acute detonazioni
+a quelle sonore del piccolo pezzo, ai sibili delle freccie e alle
+vociferazioni dei selvaggi.
+
+I forzati però, solidamente trincerati, non si sgomentavano e
+opponevano una fiera resistenza, rispondendo colpo per colpo e
+abbattendo con matematica precisione i selvaggi che osavano lasciare la
+macchia per lanciare le loro zagaglie contro l’apertura.
+
+Di quando in quando, attraverso al fumo che usciva dalla nera galleria,
+appariva qualche testa, che subito tornava a nascondersi, e si udiva la
+voce sarcastica di Mac Bjorn gridare:
+
+— Fuoco su quei dannati americani! Mirate giusto e picchiate
+sodo!... —
+
+Invano Asthor lanciava la mitraglia del suo pezzo proprio dentro
+la caverna sgretolando le rocce; invano il capitano, Collin e i
+tre marinai scaricavano senza posa le loro carabine e i selvaggi
+scagliavano lance e freccie: i forzati resistevano con disperata
+energia e non accennavano ad arrendersi e, quello che è peggio, non
+cadevano, riparati come erano.
+
+Già dodici o quindici isolani giacevano senza vita fra i cespugli,
+stecchiti dal piombo di quei ribaldi, quando il capitano tuonò:
+
+— Finalmente sono nostri!...
+
+— Si arrendono? — chiese Collin.
+
+— No, ma li costringeremo.
+
+— In qual modo?
+
+— Affumicandoli.
+
+— Asthor, lascia il cannone; prendi dieci uomini e va’ a incendiare i
+cespugli che stanno dinanzi alla caverna.
+
+— Pronto! capitano, — rispose il pilota.
+
+— Bada alle palle!
+
+— Non mi coglieranno: ho già scelta una via sicura.
+
+— Va’, adunque, e spicciati. —
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOSESTO.
+
+L’assalto della caverna.
+
+
+Quello dell’affumicatura era l’unico modo per costringere i forzati
+alla resa. Trincerati dietro alcune salde rocce che sfidavano la
+mitraglia e le palle delle carabine, potevano tener fronte ad un intero
+esercito.
+
+È vero che si poteva assediarli fino all’esaurimento dei viveri o fino
+alla mancanza delle munizioni; ma ciò richiedeva forse un tempo troppo
+lungo, e l’entusiasmo dei selvaggi poteva raffreddarsi, non essendo
+abituati alle lunghe resistenze, decidendo le loro battaglie in pochi
+quarti d’ora.
+
+Asthor prese con sè Grinnell e dieci isolani, si gettarono in mezzo
+alle macchie strisciando come serpenti, e raggiunsero il gigantesco
+tronco che i forzati avevano atterrato per fabbricarsi l’imbarcazione e
+che giaceva a soli quindici passi dalla caverna. Dietro a quel riparo,
+non potevano temere le palle dei difensori della caverna.
+
+— Presto, diamo fuoco ai cespugli, — disse Asthor. — Il vento soffia
+dalla costa e spingerà il fumo nella caverna. Bella idea che ha avuto
+il capitano! —
+
+Accese l’esca, sparse fra le piante e gli sterpi vicini della polvere
+da sparo e vi diede fuoco. Quasi subito una fiamma si alzò allargandosi
+rapidamente e investendo le frondi e i rami delle macchie, i quali si
+contorcevano scoppiettando.
+
+I forzati che si erano accorti della manovra degli assedianti e che
+comprendevano il grave pericolo che stavano per correre, vedendo quelle
+fiamme che sprigionavano nuvoloni di fumo, si misero a urlare come
+dannati e drizzarono i loro fucili verso i vicini cespugli credendo che
+gli incendiarii fossero allo scoperto; ma le loro palle non riuscivano
+a toccare nè i due marinai nè gl’isolani che si tenevano accuratamente
+riparati dietro il gigantesco tronco.
+
+Furiosi per questo scacco e pel fumo che il vento spingeva verso la
+caverna, balzarono fuori per sloggiare i nemici che erano così vicini,
+ma il capitano e Collin non li perdevano di vista e lanciarono un nembo
+di mitraglia.
+
+Due forzati caddero fulminati; gli altri fuggirono precipitosamente
+nella caverna, trascinandosi dietro un compagno ferito.
+
+— Ecco altri due che se ne sono iti, — disse Asthor. — Peccato che quel
+figuro di Mac Bjorn non sia del numero! Mi pare però che non abbia più
+voglia di canzonarci.
+
+— Fra poco non ci canzonerà più, — disse Grinnell che cercava di
+assestare una palla a qualche altro di quei furfanti. — Se il fuoco
+non si spegne, riempirà la caverna di fumo in modo da non lasciarli più
+respirare.
+
+— Avanti! — si udivano gridare in quel momento il capitano e Collin.
+
+A quel comando i selvaggi si gettarono carponi e si misero a strisciare
+attraverso ai cespugli tentando di avvicinarsi alla caverna. Asthor,
+Grinnell ed i loro dieci compagni fecero altrettanto, tenendosi dietro
+alle vampe che procedevano sempre divorando le piante che incontravano
+sul loro passaggio.
+
+I forzati tiravano sempre, incoraggiandosi con grida feroci; però
+la loro resistenza non era tenace come prima e per di più parevano
+pochissimi, imperocchè non tuonavano che tre sole carabine.
+
+Erano tutti morti gli altri o il fumo gli aveva ridotti in tale stato
+da non essere più in grado di sostenere la lotta?
+
+— Che gatta ci covi? — si chiedeva Asthor, cercando di vedere ciò che
+succedeva nella caverna. — Uhm! non so cosa dire e temo una brutta
+sorpresa. —
+
+I selvaggi coperti dal fumo e dalle fiamme giunsero a soli venti passi
+dalla caverna. Abbandonata ogni cautela balzarono in piedi e lanciarono
+le loro zagaglie e le loro frecce, mentre i bianchi facevano una
+scarica generale delle loro armi.
+
+Gli assediati risposero con una salva d’imprecazioni, poi attraverso
+il fumo si vide apparire un uomo che si reggeva a stento in piedi; ma
+fatti pochi passi all’aperto, stramazzò a terra.
+
+— È Dikens! — esclamò il pilota, che lo aveva riconosciuto. — Un altro
+che va a trovare messer Belzebù.
+
+— Un’altra scarica, — comandò Collin, — e poi tutti avanti! —
+
+Cinque colpi di carabina echeggiarono, mentre i selvaggi lanciavano
+attraverso all’apertura le loro scuri di pietra; ma i forzati non
+risposero.
+
+Asthor che era giunto a pochi passi dalla caverna, si rizzò in piedi
+tenendo in mano la carabina e guardò al di là delle fiamme, ma non vide
+in piedi nessun uomo.
+
+— Tuoni e lampi! — esclamò. — Come va questa faccenda?
+
+— Li vedi? — gridò il capitano.
+
+— Aspettate.... vedo attraverso il fumo un uomo che si dibatte; ma
+gli altri?... Ah! ne vedo altri due che mi pare abbiano finita la loro
+brutta esistenza.
+
+— Avanti! — gridò Collin.
+
+I selvaggi colle lance dispersero i tizzoni, abbatterono i cespugli che
+ancora bruciavano, e giunsero dinanzi alla caverna contemporaneamente
+ad Asthor ed a Grinnell.
+
+— Non vedo che dei morti e un moribondo, — gridò egli, saltando dentro.
+
+Il capitano e Collin lo raggiunsero, ma dovettero retrocedere per
+cagione del fumo. Appena però si fu diradato, s’inoltrarono cautamente
+attraverso la nera apertura che pareva si addentrasse profondamente nei
+fianchi del colle.
+
+Quattro uomini giacevano dietro le rocce che avevano con tanta
+ostinazione difese. Erano Brown con la fronte spaccata da una palla,
+Mac-Doil col petto coperto di sangue, Kingston e O’Donnell che erano
+stati uccisi dalle lance dei selvaggi. Il quinto, Welker, rantolava
+appoggiato alla parete.
+
+— E gli altri? — chiese Collin, girando intorno un rapido sguardo.
+
+— Dikens è caduto fuori, — disse Asthor.
+
+— Ma Bill e Mac Bjorn? — chiese il capitano.
+
+— Eh! per mille vascelli non si vedono! — esclamò il pilota mostrando i
+pugni.
+
+— Eppure non devono essere fuggiti, — disse Collin.
+
+— Welker, — disse il capitano avvicinandosi al forzato.
+
+Il miserabile udendo pronunziare il suo nome aprì gli occhi, e
+vedendosi dinanzi Hill borbottò, forzandosi a sorridere:
+
+— Appiccherete un morto, capitano.
+
+— Dove sono Bill e Mac Bjorn? —
+
+Negli occhi del moribondo brillò uno sguardo d’odio.
+
+— Vili!... — esclamò. — Ci han...no abban...donati.... tra...diti!...
+
+— Ma come?...
+
+— Là!... là!... — mormorò egli additando il fondo della caverna. —
+Fug... giti!...
+
+— Una parola ancora, — disse il capitano. — Chi siete voi? —
+
+Un pallido sorriso sfiorò le labbra di Welker.
+
+— Son.... mor...to, — disse. — Non.... im...porta.... sia...mo
+forz...ati di Nor.... —
+
+Non finì: un tremito generale lo prese, alzò le braccia portandosi
+le mani raggrinzate alla gola e si accasciò su sè stesso rimanendo
+immobile. Era morto!...
+
+— Affrettiamoci, — disse Collin, — o quei miserabili ci
+fuggiranno. —
+
+Si slanciarono verso il fondo della caverna e scoprirono uno stretto
+corridoio oscuro. Senza badare al pericolo a cui si esponevano,
+si cacciarono dentro tenendo le armi in pugno e dopo aver percorso
+cinquecento metri si trovarono dinanzi ad una apertura che pareva
+scavata di recente a colpi di piccone o di scure.
+
+L’attraversarono e uscirono all’aperto. Si trovarono sul versante
+opposto dell’altura, il quale si univa colla base di una collina che
+addossavasi al vulcano.
+
+— Fuggiti! — gridò Collin, strappandosi i capelli.
+
+— Ah! miserabili! — esclamò il capitano.
+
+— E si sono portati via anche i vostri danari, signor Hill, — disse
+Asthor che aveva frugato in tutti gli angoli della caverna.
+
+— Ma li raggiungeremo anche se si dovesse frugare tutte le foreste
+dell’isola, — disse Collin.
+
+— E dove si saranno diretti? — chiese il capitano. — Non possono
+avere molto vantaggio su di noi, tanto più che Bill è ferito e
+zoppica. —
+
+In quell’istante Paowang, che da qualche minuto osservava attentamente
+il terreno, si avvicinò a Collin e gli disse:
+
+— Ho scoperto le loro tracce, capo.
+
+— Dove si dirigano?
+
+— Salgono la collina.
+
+— Saresti capace di seguirli?
+
+— Sì; e senza smarrirli.
+
+— Allora partiamo. Che dieci guerrieri si uniscano a noi. —
+
+Collin chiamò dieci isolani e si mise in marcia dietro a Paowang,
+seguito da Hill, Asthor e dai tre marinai.
+
+Continuando le tracce lasciate dai due fuggiaschi che si vedevano
+impresse sulle erbe che qua e là apparivano calpestate, o fra i
+cespugli che si vedevano qua e là strappati, salirono la collina,
+l’attraversarono e scesero l’altro versante.
+
+Giunti al basso, Paowang si fermò indeciso.
+
+— Hai perduto le tracce? — gli chiese Collin.
+
+— No, ma tornano indietro.
+
+— È impossibile!
+
+— Eppure non m’inganno.
+
+— Ma noi non li abbiamo incontrati. —
+
+Il selvaggio non rispose. Guardava attentamente le boscaglie e pareva
+che un pensiero profondo lo tormentasse.
+
+— Aspettatemi qui, capo, — disse poi.
+
+Si gettò a terra e si mise a studiare attentamente le erbe, guardando
+con viva attenzione i rami dei cespugli che si vedevano spezzati di
+recente, poi si mise a camminare carponi descrivendo un semicerchio che
+terminava verso la collina. Poco dopo però si vide tornare indietro e
+dirigersi verso la base del vulcano.
+
+— Ha salito la montagna tremante, — disse.
+
+— Hanno salito, vuoi dire. —
+
+Paowang scosse il capo.
+
+— No, — disse poi, — poichè la traccia è una sola.
+
+— Che si siano divisi? — disse il capitano.
+
+— Ma le tracce dell’altro?
+
+— Avete ragione, Collin.
+
+— Indovino, — disse Asthor.
+
+— Cosa intendi di dire? — domandò Hill.
+
+— Voglio dire che Mac Bjorn si è preso Bill fra le braccia per non
+affaticarlo. Voi già sapete che quell’infame è ferito in una gamba,
+poichè l’abbiamo veduto zoppicare.
+
+— Hai ragione, Asthor. Deve essere così; ma tanto meglio per noi,
+poichè faremo più presto a raggiungerli.
+
+— Ha le gambe lunghe quel Mac Bjorn, — disse Asthor, — e temo che ci
+farà sudare assai. È magro come uno scheletro, ma, perdinci, è tutto
+nervi ed è capace di farci correre un bel tratto col suo compagno sulle
+spalle.
+
+— Avanti, — disse Collin.
+
+Paowang si era già messo in cammino dietro la traccia, inoltrandosi
+traverso ai boschi che si arrampicavano sui fianchi della montagna
+tremante. Hill, Collin e tutti gli altri lo raggiunsero.
+
+Il cammino diventava sempre più difficile, a mano a mano che salivano.
+Un numero immenso di liane s’attortigliavano agli alberi o si
+allungavano sul terreno come serpenti, intrecciandosi in mille guise,
+descrivendo curve e serpentine d’ogni dimensione e impedendo il passo
+al piccolo drappello. Ora invece si stendevano fitte macchie formate
+d’una specie di nocciuoli coi rami assai uniti, oppure immense zone
+di certe canne che somigliavano ai _bambù tulda_ e che erano strette
+le une alle altre, da non permettere il passo se prima non venivano
+abbattute.
+
+I marinai e gli indigeni lavoravano di sciabola e di scure con una
+specie di furore, ma in certi momenti si trovavano imbarazzati a farsi
+largo fra quegli ammassi di vegetali che pareva volessero soffocarli.
+Paowang aveva smarrito la traccia da parecchio tempo, ma continuava
+a salire la grande montagna. Il suo istinto lo guidava ed era certo,
+certissimo, di aver dinanzi i due fuggiaschi.
+
+Di tratto in tratto si arrestava, e dopo d’aver raccomandato il più
+profondo silenzio, ascoltava attentamente sperando di raccogliere
+qualche rumore che indicasse la presenza dei due nemici; ma i continui
+boati della montagna soffocavano ogni cosa.
+
+Alle tre pomeridiane il drappello, trafelato per la lunga marcia, era
+giunto presso la cresta di una collina che si addossava al vulcano,
+quando Paowang che camminava sempre in testa a tutti sfidando la nera
+cenere che il vulcano eruttava, si fermò dinanzi ad uno stagno le cui
+acque fumavano, mandando uno sgradevole odore di zolfo.
+
+Si curvò ed esaminò la polvere nera che copriva le rive di quella
+sorgente d’acqua calda.
+
+— Ecco le loro tracce! — esclamò! — Sono quelle di due uomini e seguono
+la cresta della collina.
+
+— Che abbiano intenzione di deviare? — chiese Collin.
+
+— Sì.... ma.... silenzio! —
+
+L’isolano si era bruscamente rialzato e i suoi occhi si erano fissati
+sui fianchi di una vicina montagna, assai più alta del vulcano e che
+pareva si dovesse prolungare in direzione della costa. Salì su di una
+roccia tenendosi nascosto dietro ai rami di un niaulis, e riparandosi
+gli occhi colle mani, per difenderli dai raggi del sole, continuò a
+guardare.
+
+— Ho udito rompersi alcuni rami, — disse poi, — e vedo i cespugli
+agitarsi lassù.
+
+— Ancora?...
+
+— Sì, eccoli!... —
+
+Collin, il capitano e i marinai guardarono nella direzione indicata,
+e videro apparire, a circa sei o settecento metri sul versante della
+montagna che stava loro di fronte, una testa.
+
+Scomparve subito, ma quel momento era bastato.
+
+— Mac Bjorn! — esclamarono tutti.
+
+Asthor e Fulton puntarono rapidamente le carabine e fecero fuoco. Si
+videro i cespugli agitarsi rapidamente, poi più nulla.
+
+Avevano le palle colpito nel segno, o i due forzati si erano nascosti o
+allontanati strisciando?
+
+— Accorriamo, — disse il capitano. — Ormai non ci sfuggono
+più!... —
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOSETTIMO.
+
+Bill preso.
+
+
+Per i due miserabili era finita; la loro cattura, non era più che
+questione di ore, forse di minuti. Ormai la loro fuga non poteva
+riuscire, dacchè erano stati scoperti ad una così breve distanza.
+
+È vero che attraverso a quelle intricate boscaglie, mezzo chilometro
+era tuttavia un bel vantaggio; ma Mac Bjorn doveva essere stremato di
+forze e il suo compagno non poteva accelerare il passo, ferito come era
+e zoppicante.
+
+Collin e il capitano, che sospiravano il momento di agguantarli, si
+slanciarono dietro a Paowang che era già partito, seguito dai marinai e
+dai dieci indigeni.
+
+Attraversata la cresta della collina, scesero in una piccola valle e
+ripresero la salita di quella seconda montagna, procurando di dirigersi
+verso il luogo ove avevano veduto apparire la testa dell’allampanato
+Mac Bjorn.
+
+Abbattendo con furore le piante che loro impedivano il cammino, dopo
+venti minuti di rapida ascensione raggiungevano la macchia di cespugli,
+contro la quale Asthor e Fulton avevano fatto fuoco nella speranza di
+abbattere i due forzati.
+
+— Li vedi, Paowang? — chiese Collin.
+
+— Non vedo che un cappello, — rispose il selvaggio.
+
+— Da’ qua!... —
+
+Paowang gli porse un berretto da marinaio che aveva trovato in mezzo ai
+cespugli.
+
+— È quello di Mac Bjorn, — disse il capitano.
+
+— Ed è forato da una palla, — soggiunse Asthor.
+
+— Cerchiamo, — riprese Collin.
+
+— To’!... Cos’è questo! — esclamò Mariland indicando delle erbe
+macchiate di rosso.
+
+— È sangue, — affermarono i due comandanti.
+
+— Che Mac Bjorn sia stato ferito? — chiese Asthor.
+
+— O lui o Bill di certo, — rispose il capitano.
+
+— Tanto meglio; li raggiungeremo più facilmente, — disse Collin. — Vedi
+nulla, Paowang?
+
+— Sì, — rispose il selvaggio che guardava in alto. — Ho veduto ancora i
+cespugli muoversi.
+
+— Dove?
+
+— Lassù, a trecento passi. —
+
+In quell’istante una detonazione echeggiò in alto, e una palla fischiò
+agli orecchi del capitano abbattendo un selvaggio che gli stava dietro.
+
+Una nube di fumo si alzò in mezzo ad una macchia, disperdendosi
+lentamente.
+
+— A terra! — gridò Collin.
+
+— Diamine, grandina! — esclamò Asthor gittandosi dietro il tronco d’un
+albero. — Ci sono molto vicini, a quanto sembra.
+
+Collin e il capitano puntarono le loro carabine verso il cespuglio,
+su cui ondeggiava ancora la nuvoletta di fumo, e fecero fuoco
+simultaneamente.
+
+Un urlo di dolore rimbombò sulla montagna, seguíto poco dopo da una
+voce che gridava:
+
+— Questa volta ci sono!...
+
+— È Mac Bjorn! — gridarono i marinai.
+
+— È toccato! — gridò Collin.
+
+— Attenti alle teste! — tuonò Asthor.
+
+Un macigno del peso di mezzo quintale scendeva rimbalzando giù per i
+fianchi della montagna, schiantando sul suo passaggio i cespugli ed
+i tronchi dei piccoli alberi. Passò a soli cinque metri dalla piccola
+banda.
+
+— Non hai l’occhio giusto, Mac Bjorn! — gridò Asthor.
+
+— Si fa quello che si può, — rispose il bandito col suo solito accento
+beffardo.
+
+— Ma noi faremo di più pel tuo collo, brigante! — gridò Collin.
+
+— Se mi troverete vivo!...
+
+— Avanti, ma attenti ai sassi e alle palle, — disse il capitano.
+
+— Un momento, signore, — disse Asthor, fermandolo. — Ora gli manderò
+uno dei miei confetti. —
+
+A rischio di ricevere una palla nel cranio, s’arrampicò sull’albero
+che fino allora lo aveva protetto, si pose a cavalcioni di un ramo,
+procurando di confondersi fra il fogliame e puntò la carabina mirando
+con profonda attenzione.
+
+Un minuto dopo premeva il grilletto. La detonazione fu seguita da un
+secondo grido.
+
+— Ci sei? — chiese Asthor.
+
+Nessuno rispose; ma poco dopo si udì una voce fioca, ma ancora beffarda
+che diceva:
+
+— Ho avuto il mio avere!...
+
+— Ha dell’audacia quel manigoldo! — esclamò Collin pieno di stupore. —
+È una disgrazia che sia una canaglia di tre cotte.
+
+— Ma Bill, dove sarà? — chiese il capitano.
+
+— Sarà morto, — disse Asthor.
+
+— O a quest’ora fugge, — rispose Collin.
+
+— Zitti! — esclamò Fulton.
+
+Sulla montagna si udiva ancora Mac Bjorn che diceva con voce sempre più
+fioca:
+
+— Fuggi.... io ormai.... sono spacciato.... e la vista mi.... si
+intorbidisce.... Bah!... così.... dovevo.... finire!....
+
+— Bill ci sfugge! — esclamò Collin. — Avanti! avanti! —
+
+Ripresero l’ascensione dell’alta montagna in fila indiana, cioè uno
+dietro all’altro per perdere minor tempo ad aprirsi il passaggio.
+Paowang, il più pratico dei luoghi, si trovava sempre alla testa e
+recideva le liane e i rami con una sciabola d’abbordaggio.
+
+Raggiunta la macchia superiore, trovarono disteso Mac Bjorn. Il
+miserabile non dava più segno di vita e il sangue gli usciva in copia
+da due ferite che aveva sul petto, una a destra e l’altra a sinistra.
+
+Quel furfante pareva che dormisse, e sulle sue labbra vedevasi ancora
+l’ironico sorriso che non lo abbandonò mai.
+
+— Beffardo visse e beffardo morì! — esclamò Asthor. — Tale doveva
+essere la sua fine. —
+
+A pochi passi dal bandito si trovava la sua carabina, e più in là
+Grinnell raccolse una cassetta, quella che Bill aveva rubata al
+capitano.
+
+Fu subito aperta, ma non conteneva che pochi dollari e poche carte.
+
+— Dove sono andati gli altri? — si chiese Asthor.
+
+— Se li sarà presi Bill, — rispose il capitano.
+
+— Ci tiene ai denaro rubato, l’assassino! Eppure mi sembra che non sia
+il momento opportuno per caricarsi di tanto peso.
+
+— In marcia! — gridò Collin.
+
+— Eccolo! — gridò Fulton in quell’istante. — Ha lasciato il
+bosco. —
+
+Tutti gli occhi si volsero verso la cima della montagna. Su di una
+zona che appariva sgombra di piante, si vide Bill, il quale saliva
+faticosamente zoppicando e barcollando.
+
+— Fermati, o faccio fuoco! — gridò Collin.
+
+Il forzato si volse, e vedendosi osservato si levò di spalla la
+carabina come se avesse intenzione di scaricarla; ma poi riprese la
+salita con maggior rapidità raggiungendo un’altra macchia.
+
+Collin, furioso, puntò il fucile; ma il capitano glielo abbassò.
+
+— È inutile, — disse Hill. — Ormai è nostro. —
+
+Infatti pel forzato era proprio finita. Soli trecento metri lo
+separavano dai suoi insecutori; la sua gamba ferita e la stanchezza non
+gli permettevano più di camminare lesto, e la cresta della montagna era
+ancora alta.
+
+— Un ultimo sforzo, amici, — disse il capitano.
+
+Quantunque fossero tutti spossati da quella caccia all’uomo che durava
+da parecchie ore e dalla lunga marcia fatta nel mattino, salirono
+quasi a passo di corsa la ripida costa e raggiunsero il margine della
+foresta.
+
+Più oltre il terreno era quasi spoglio di vegetazione, sparso solamente
+di poche graminacee e di rocce. Bill, che non poteva più nascondersi,
+faceva sforzi disperati per guadagnare la cresta della montagna, forse
+sperando di trovare un rifugio nei boschi dell’opposto versante; ma si
+capiva che non poteva più reggersi.
+
+Si udiva ansimare fortemente e si vedeva aggrapparsi agli sterpi e alle
+rupi per aiutarsi, fermarsi per riprendere lena; e poi continuava la
+salita traballando come un ubbriaco.
+
+— Fermati, o ti spezzo le gambe! — gridò Collin.
+
+Il forzato non rispose e continuò a salile.
+
+— Fermati! — ripetè il tenente con tono minaccioso.
+
+Bill questa volta si fermò. I suoi accaniti insecutori erano distanti
+pochi passi, e avrebbero potuto ucciderlo colla massima facilità.
+
+Incrociò le braccia sul petto, dopo aver gettata via la carabina, e
+guardandoli fissi disse con voce rotta:
+
+— Ho perduto la partita: pago!... —
+
+Poi si lasciò cadere su di una rupe, prendendosi il capo fra le mani.
+
+Collin che precedeva tutti, gli si precipitò addosso puntando contro di
+lui il fucile.
+
+— Mi riconosci, miserabile?! — gridò.
+
+Bill alzò il capo mostrando il viso, che in quel momento era più bianco
+d’un panno lavato, e disse con voce lenta, misurata:
+
+— Vi riconosco; si vede che i morti talvolta ritornano.
+
+— Ed io sai chi sono? — gli chiese Hill, che lo aveva raggiunto.
+
+Un lampo d’odio brillò negli occhi del forzato.
+
+— Voi! — esclamò. — Per quale arte diabolica siete qui e vivo? Credevo
+le tigri vi avessero divorato.
+
+— Ti sei ingannato, assassino, incendiario e ladro. Sono vivo ancora, e
+qui giunto per farti scontare le tue infamie.
+
+— Uccidetemi adunque, se così vi piace. Ho perduto, e sono pronto a
+pagare.
+
+— No, la morte sarebbe troppo dolce.
+
+— Cosa intendete di fare? — chiese il forzato con inquietudine.
+
+— Ti ricondurrò alle isole di Norfolk. —
+
+Il viso di Bill divenne ancora più pallido e i suoi lineamenti si
+contrassero ferocemente.
+
+— È viva ancora vostra figlia? — chiese egli improvvisamente.
+
+— Sì, Dio l’ha protetta.
+
+— Ma perderà voi! — esclamò il bandito.
+
+Poi rapido come il lampo si trasse dalla giubba una pistola già montata
+e la puntò contro il capitano; ma Grinnell che gli stava accanto lo
+fece stramazzare al suolo con una calciata di fucile. Il colpo partì, e
+la palla si perdette altrove.
+
+— Sii maledetto! — ruggì il forzato.
+
+— Legatelo, — disse Collin.
+
+I marinai si gettarono su Bill e lo legarono strettamente, nonostante
+la sua disperata resistenza. Asthor prima lo frugò facendo piovere
+dalle tasche i biglietti rubati nella cabina del capitano.
+
+— Stanno meglio nelle saccocce del suo proprietario che nelle tue, —
+disse il pilota. — E poi, ai forzati che vanno alle isole di Norfolk il
+denaro è inutile, vecchia canaglia.
+
+— Ritorniamo, — disse Collin. — La notte cala e la via è lunga. —
+
+Ad un suo cenno quattro selvaggi levarono Bill e lo trasportarono giù
+dalla montagna.
+
+Asthor prima di lasciare la vetta guardò in giù, nelle sottostanti
+pianure e vallate. Nel fondo, presso la collina, alla cui base aprivasi
+la caverna, egli scorse dei fuochi giganteschi brillare fra gli alberi.
+
+— Guarda, — disse rivolgendosi a Grinnell che lo precedeva.
+
+— I selvaggi banchettano colla carne bianca, — rispose il marinaio.
+
+— Buon appetito! — gridò Asthor.
+
+E questa fu l’orazione funebre dei compagni dell’infame Bill, degli
+evasi dal penitenziario delle isole di Norfolk!
+
+
+
+
+CAPITOLO VENTESIMOTTAVO.
+
+Conclusione.
+
+
+Pochi giorni dopo le vicende narrate, i naufraghi della _Nuova
+Georgia_, aiutati dai selvaggi che ubbidivano sempre al proprio re che
+ai loro occhi si era fatta una grande riputazione dopo la distruzione
+dei forzati, presero a demolire il vascello per costruirsi una grande
+scialuppa.
+
+Ormai non avevano più nulla da fare a Tanna, e tutti sospiravano il
+momento di giungere in paesi civili.
+
+I lavori, sotto la direzione del capitano e di Collin, furono spinti
+così alacremente, che quattro settimane dopo veniva varata la nuova
+imbarcazione o meglio il bastimento, poichè poteva chiamarsi tale,
+stazzando quasi cento tonnellate.
+
+Attrezzatolo a _cutter_ e approvvigionatolo coi viveri che erano
+rimasti sulla _Nuova Georgia_ e che erano stati gelosamente conservati
+in un apposito magazzino costruito sulla spiaggia, condussero a bordo
+Bill che venne rinchiuso in una solida cabina, ma strettamente legato.
+Queste precauzioni erano però superflue, poichè il miserabile pareva
+rassegnato alla sua sorte.
+
+Collin dovette molto faticare per rinunciare al trono, poichè quei
+buoni isolani non volevano lasciarlo partire, tanto lo amavano. Dovette
+promettere di ritornare fra breve, se volle imbarcarsi in compagnia del
+capitano, di Anna, di Asthor e dei tre marinai.
+
+Prima della partenza, Hill fece regali d’armi a tutti i principali capi
+dell’isola, ed agli altri fece dono degli avanzi della _Nuova Georgia_,
+con tutto ciò che ancora contenevano.
+
+Finalmente un bel mattino il piccolo _cutter_ spiegò le vele e si
+spinse in alto mare, accompagnato per un buon tratto dalle piroghe
+degli isolani, i quali piangevano vedendo partire il loro re.
+
+Dopo ventisei giorni di felice navigazione, avvistavano le coste
+dell’Australia, e una settimana dopo sbarcavano a Brisbane, dove
+consegnavano Bill alle autorità inglesi.
+
+Il miserabile, nel momento in cui la polizia coloniale lo arrestava a
+bordo del legno, disse al capitano:
+
+— Vi auguro di essere felice. —
+
+Poi volgendosi ad Anna:
+
+— Se foste diventata mia, sarei divenuto un altr’uomo; ma
+era troppo tardi: dimenticate le mie infamie, e se lo potete,
+compiangetemi. —
+
+Poi si lasciò condurre a terra senza opporre resistenza.
+
+I naufraghi della _Nuova Georgia_ rimasero due settimane a Brisbane, in
+attesa d’un legno che li trasportasse in America.
+
+Prima di partire seppero che Bill era stato ricondotto alle isole
+di Norfolk, dove doveva scontare vent’anni di lavori forzati per
+assassinio. La sua pena, per gl’infami attentati commessi sulla _Nuova
+Georgia_, era stata portata alla detenzione perpetua.
+
+Dopo quarantacinque giorni sbarcarono nel Messico, ad Acapulco e di là
+tornarono agli Stati Uniti, ma il loro soggiorno in terraferma fu di
+poca durata.
+
+Il capitano Hill, acquistata una nuova e più grande nave alla quale
+diede il nome di _Nuova Georgia_ per ricordo dell’altra, riprese poco
+dopo i suoi viaggi oceanici, conducendo con sè due figli invece di una
+sola: il tenente Collin e sua moglie Anna Hill!
+
+Non occorre dire che l’allegro Asthor, Mariland, Fulton e Grinnell si
+erano imbarcati insieme con loro.
+
+
+
+
+SPIEGAZIONE DEI TERMINI MARINARESCHI
+
+USATI NEL PRESENTE VOLUME.
+
+
+ =Alare al molinello=, girare il molinello o argano per ritirare
+ sulla nave le àncore o per operare una forte trazione delle funi
+ legate a terra.
+
+ =Albero di trinchetto=, albero situato a prua della nave.
+
+ =Albero di bompresso=, vedi= Bompresso.=
+
+ =Ancorotto da pennello=, piccola àncora con due sole branche o
+ _patte_, come si chiamano in termine marinaresco.
+
+ =Aspe=, specie di travicelli che servono a far girare l’argano.
+
+ =Babordo=, fianco destro della nave.
+
+ =Bagli=, pezzi di sostegno ai puntelli del ponte.
+
+ =Baleniera=, chiamasi così una scialuppa che è di forme svelte.
+
+ =Bancazze=, sporgenze situate sui fianchi delle navi per l’appoggio
+ delle sartíe e dei paterazzi.
+
+ =Barra all’orza=, mettere la ribolla del timone o asta a destra od
+ a sinistra, secondo che la nave si trova sottovento o sopravvento.
+
+ =Beccheggio=, quel movimento che fa la nave da prua a poppa, per le
+ scosse delle onde.
+
+ =Bompresso=, albero situato sulla prua della nave, e che invece di
+ essere verticale è orizzontale.
+
+ =Boscelli=, grosse carrucole.
+
+ =Bracciare le vele=, chiuderle, ammainarle.
+
+ =Bracci di manovra=, funi che servono a chiudere le vele ed a
+ voltarle secondo il vento.
+
+ =Cala=, luogo vicino al fondo della nave, che fa parte della stiva.
+
+ =Canoa=, piccola barca scavata nel tronco di un albero.
+
+ =Cassero=, ponte che si trova a poppa, sopra la coperta.
+
+ =Castello di prua=, sorta di ponte, più elevato della coperta, e
+ che s’inalza a prua.
+
+ =Coffa=, largo pezzo di legno semicircolare, che trovasi ad un
+ terzo d’altezza degli alberi d’un bastimento: serve d’osservatorio
+ e di sostegno alle scale di corda.
+
+ =Coltellacci=, piccole vele che si aggiungono alle estremità delle
+ altre per prendere maggior vento.
+
+ =Contrapappafico=, quarta vela dell’albero di trinchetto.
+
+ =Coperta=, ponte di un vascello, che chiamasi anche _Tolda_.
+
+ =Corbetti=, costali di un bastimento.
+
+ =Corcome,= cordami arrotolati per esser più pronti a sciogliersi.
+
+ =Crocette=, traverse di legno, che si trovano presso la cima degli
+ alberi sotto l’ultimo alberetto, e servono di appoggio agli ultimi
+ paterazzi.
+
+ =Cubie=, grandi buche le quali si trovano a prua a fior del ponte,
+ che servono di passaggio alle catene delle àncore.
+
+ =Delfiniera=, piccola asta situata sotto l’albero di bompresso, a
+ sostegno delle corde o trinche dell’albero.
+
+ =Deriva=, deviazione della nave dalla propria direzione per causa o
+ del vento o delle onde.
+
+ =Fiocco=, piccola vela di forma triangolare, che si spiega
+ sull’albero di bompresso e che si unisce all’albero di trinchetto.
+
+ =Frangenti=, piccoli scogli a fior d’acqua.
+
+ =Frapponte=, sorta di ponte situato sotto la tolda o coperta, a
+ metà dell’altezza della stiva.
+
+ =Frapponte proviero=, parte del frapponte presso la prua della
+ nave.
+
+ =Gabbiere=, marinaio incaricato della manovra delle vele alte,
+ gabbie, pappafichi, contrapappafichi, ec.
+
+ =Gomena=, fune, ed anche misura di lunghezza che viene calcolata
+ ordinariamente in 150 braccia.
+
+ =Griselle=, scale di corda.
+
+ =Grue di cappone=, pezzi di legno arcuati, situati a prua, che
+ servono di sostegno alle scialuppe.
+
+ =Imbrogliare le vele=, manovra che significa serrarle, chiuderle.
+
+ =Manichelle=, trombe di tela o di gomma.
+
+ =Montare all’abbordaggio=, assalire il ponte d’una nave e il suo
+ equipaggio.
+
+ =Murate=, parapetti della nave.
+
+ =Ombrinali=, piccoli fori che servono di scolo all’acqua sopra il
+ ponte della nave.
+
+ =Pagaie=, specie di remi adoperati dai polinesiani.
+
+ =Pappafico=, vedi =Vela di pappafico=.
+
+ =Paterazzi=, funi di sostegno.
+
+ =Patte=, vedi =Ancorotto=.
+
+ =Pennone di pappafico=, asta che serve di sostegno alla vela detta
+ di pappafico.
+
+ =Picco della randa,= pennoncino dell’albero di mezzana, che serve
+ di sostegno alla vela detta randa.
+
+ =Piroga=, scialuppa scavata nel tronco di un albero, in uso presso
+ i polinesiani.
+
+ =Ponte di comando=, sorta di piccolo ponte, situato sopra la
+ coperta, e riservato al capitano ed agli ufficiali.
+
+ =Quadro di poppa=, quella parte della poppa riserbata alle cabine,
+ salotti, ec., per gli ufficiali.
+
+ =Raffica=, impetuoso colpo di vento.
+
+ =Randa=, vela in forma di trapezio che si stende verticalmente.
+
+ =Ribolla=, barra o asta del timone.
+
+ =Risacca=, il ritorno disordinato dell’onda respinta da un
+ ostacolo.
+
+ =Rollío=, quel movimento che subisce la nave da destra a sinistra,
+ o da sinistra a destra.
+
+ =Sartíe=, funi di sostegno degli alberi delle navi.
+
+ =Scopamari=, piccole vele che si aggiungono all’estremità di quelle
+ quadre, per raccogliere maggior vento.
+
+ =Sopravvento=, il trovarsi la nave in direzione favorevole al
+ vento.
+
+ =Sottovento=, il trovarsi la nave in una direzione contraria al
+ vento.
+
+ =Stazzatura=, portata o tonnellaggio di una nave.
+
+ =Stiva=, ventre della nave, e serve per collocarvi le merci.
+
+ =Straglio=, fune che corre in senso obliquo fra l’albero di
+ trinchetto e quello di maestra, e che serve per spiegare una vela
+ triangolare, che chiamasi appunto _straglio_.
+
+ =Terzaruoli=, cordicelle che servono a ridurre la superficie delle
+ vele.
+
+ =Tolda=, vedi =Coperta=.
+
+ =Tramezzate=, pareti di divisione dell’interno d’una nave.
+
+ =Tribordo=, fianco sinistro della nave.
+
+ =Trinca=, corde di sostegno all’albero di bompresso.
+
+ =Trinchettina=, una delle tre vele triangolari dell’albero di
+ bompresso.
+
+ =Trinchetto,= vedi =Albero di trinchetto=.
+
+ =Uomini di quarto=. Uomini di guardia.
+
+ =Vela di mezzana=, prima vela dell’albero di mezzana, collocato a
+ poppa della nave.
+
+ =Vela di pappafico=, è la terza vela che porta l’albero di
+ trinchetto e l’albero maestro.
+
+ =Vela di parrocchetto=, seconda vela dell’albero di trinchetto.
+
+ =Velatura=, l’insieme di tutte le vele d’una nave.
+
+ =Virare di bordo=, dirigere la nave a destra od a sinistra.
+
+
+
+
+INDICE DEI CAPITOLI.
+
+
+ CAPITOLO
+ PRIMO. — _Un assassinio misterioso_ Pag. 3
+ SECONDO. — _Il Naufrago_ 13
+ TERZO. — _Le isole di Santa-Cruz_ 23
+ QUARTO. — _Le bizzarrie di Bill_ 34
+ QUINTO. — _Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico_ 44
+ SESTO. — _Il delitto del naufrago_ 53
+ SETTIMO. — _I frangenti_ 61
+ OTTAVO. — _Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù_ 72
+ NONO. — _L’arcipelago di Figii_ 82
+ DECIMO. — _Un re sepolto vivo_ 93
+ DECIMOPRIMO. — _I compagni di Bill_ 101
+ DECIMOSECONDO. — _L’assalto degli antropofagi_ 110
+ DECIMOTERZO. — _Il domatore di tigri_ 119
+ DECIMOQUARTO. — _La grande marea_ 126
+ DECIMOQUINTO. — _Bill si svela_ 136
+ DECIMOSESTO. — _L’incendio della nave_ 146
+ DECIMOSETTIMO. — _L’assalto delle tigri_ 155
+ DECIMOTTAVO. — _La fuga dei forzati_ 164
+ DECIMONONO. — _Sul rottame_ 174
+ VENTESIMO. — _Il naufragio della «Nuova Georgia»_ 182
+ VENTESIMOPRIMO. — _Il naufragio_ 190
+ VENTESIMOSECONDO. — _Il primo selvaggio_ 197
+ VENTESIMOTERZO. — _Il re bianco_ 204
+ VENTESIMOQUARTO. — _I forzati_ 213
+ VENTESIMOQUINTO. — _La banda di Bill_ 218
+ VENTESIMOSESTO. — _L’assalto della caverna_ 227
+ VENTESIMOSETTIMO. — _Bill preso_ 236
+ VENTESIMOTTAVO. — _Conclusione_ 244
+ Spiegazione dei termini marinareschi usati nel
+ presente volume 249
+
+
+
+
+NOTE:
+
+
+[1] Presso i Battias, popoli che abitano la costa settentrionale
+dell’isola di Sumatra, fra il regno di Achin e il mare, si fa quasi lo
+stesso. Quando i padri non possono più lavorare vanno a legarsi ad un
+albero e aspettano che i parenti vadano a mangiarli! E si noti che i
+Battias godono una certa civiltà, e non recente.
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
+senza annotazione minimi errori tipografici.
+
+
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 ***
diff --git a/75712-h/75712-h.htm b/75712-h/75712-h.htm
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+ <title>Un dramma nell'Oceano Pacifico | Project Gutenberg</title>
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+<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 ***</div>
+
+<div class="booktitle">
+<h1>
+UN DRAMMA<br>
+NELL’OCEANO PACIFICO
+</h1>
+</div>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="break-before">
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+</figure>
+</div>
+
+<div class="titlepage">
+<p class="x-large">
+EMILIO SALGARI
+</p>
+
+<p class="pad2 main-t">
+UN DRAMMA<br>
+NELL’OCEANO PACIFICO
+</p>
+
+<p class="pad2 large">
+RACCONTO
+</p>
+
+<p class="pad1">
+CON MOLTE ILLUSTRAZIONI
+</p>
+
+<p class="pad1">
+DI<br>
+G. G. BRUNO.
+</p>
+
+<p class="pad4">
+<span class="large">FIRENZE</span>,<br>
+R. BEMPORAD &amp; FIGLIO<br>
+<span class="small">CESSIONARI DELLA LIBRERIA EDITRICE FELICE PAGGI</span><br>
+<span class="x-small">Via del Proconsolo, 7.</span><br>
+<span class="small">1895.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="verso">
+<hr class="mid">
+<p>
+PROPRIETÀ LETTERARIA
+DEGLI EDITORI R. BEMPORAD E FIGLIO.
+</p>
+
+<p>
+FIRENZE, 1895. — Tipografia di G. Barbèra.
+</p>
+<hr class="mid">
+</div>
+
+<div class="somm">
+<hr>
+<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
+<hr>
+</div>
+
+<div class="break-before">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
+</p>
+
+<figure><a id="fill-002"></a>
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+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span></p>
+
+<h2 id="cap1"><span class="smcap">Capitolo Primo.</span>
+<span class="smaller">Un assassinio misterioso.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+— Aiuto!...
+</p>
+
+<p>
+— Mille fulmini! Chi è caduto nella gran tazza?
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno, signor Collin, — rispose una voce che scendeva dalla
+coffa dell’albero di mezzana.
+</p>
+
+<p>
+— Che io sia diventato sordo?
+</p>
+
+<p>
+— Sarà stato il timone che ha i cardini un po’ stretti ed arrugginiti.
+</p>
+
+<p>
+— Non è possibile, gabbiere.
+</p>
+
+<p>
+— Allora saranno state le tigri che ruggiscono in modo da mettere
+i brividi.
+</p>
+
+<p>
+— No, ti ripeto, era una voce umana.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure non vedo nulla, signor luogotenente.
+</p>
+
+<p>
+— Di questo sono certissimo. Bisognerebbe avere gli occhi d’un
+gatto per discernere qualche cosa con questa oscurità.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In mezzo all’urlío della tempesta e ai muggiti delle onde che
+il vento sollevava a grande altezza, si udì ancora un grido che non
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+pareva emesso nè dalle belve, delle quali aveva parlato il gabbiere,
+nè dal cigolío del timone. Il luogotenente Collin, che stava aggrappato
+alla ribolla del timone tenendo gli occhi fissi sulla bussola, si
+scosse per la seconda volta e disse:
+</p>
+
+<p>
+— Qualcuno è caduto in mare. Non hai udito un grido, Jack?
+</p>
+
+<p>
+— No, — ripetè il gabbiere.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure questa volta non mi sono ingannato!
+</p>
+
+<p>
+— Se un uomo fosse caduto dalla <i>Nuova Georgia</i>, gli uomini di
+quarto si sarebbero subito accorti della disgrazia.
+</p>
+
+<p>
+— E dunque?...
+</p>
+
+<p>
+— Che ci sia qualche pesce di nuova specie, nelle nostre acque?
+</p>
+
+<p>
+— Non conosco alcun pesce dell’Oceano Pacifico che possa mandare
+un simile grido.
+</p>
+
+<p>
+— Che sia un naufrago?
+</p>
+
+<p>
+— Un naufrago qui, a dugento leghe dalla Nuova Zelanda?
+Hai visto qualche vascello, prima che il sole tramontasse?
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno, signore, — rispose il gabbiere.
+</p>
+
+<p>
+— Aiuto!...
+</p>
+
+<p>
+— Per mille diavoli! — esclamò il luogotenente, mordendosi i lunghi
+baffi rossicci che ornavano il suo viso abbronzato dai venti del
+mare e dai calori equatoriali. — Un uomo segue il nostro vascello!
+</p>
+
+<p>
+— Sì, è vero, signor Collin, ho udito anch’io il grido.
+</p>
+
+<p>
+— Asthor!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un vecchio marinaio, con la barba lunga grigia, con le forme tozze
+che dimostravano una robustezza eccezionale, attraversò barcollando
+il ponte della nave e raggiunse il luogotenente.
+</p>
+
+<p>
+— Eccomi, signore, — rispose il lupo di mare.
+</p>
+
+<p>
+— Dov’è il capitano?
+</p>
+
+<p>
+— A prua, luogotenente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Hai udito un grido, tu?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e veniva dal mare.
+</p>
+
+<p>
+— Tieni la ribolla, pilota.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il signor Collin lasciò il timone, ed aggrappandosi ai cordami, ai
+bordi ed agli attrezzi che ingombravano la nave, per non venire
+rovesciato dai violenti colpi di mare, che saltavano di quando in
+quando in coperta con tremendi muggiti, giunse a prua. Un uomo
+di alta statura, con le spalle larghe, di membra muscolose, impartiva
+con voce squillante dei comandi ad un gruppo di marinai che
+tentavano di spiegare una vela di trinchetto che il vento continuava
+ad abbattere.
+</p>
+
+<p>
+— Capitano, — disse.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa desiderate, luogotenente? — rispose il gigante, volgendosi.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo un naufrago nelle nostre acque. Ho udito due volte
+gridare aiuto.
+</p>
+
+<p>
+— Quando?
+</p>
+
+<p>
+— Poco fa.
+</p>
+
+<p>
+— Un naufrago qui! Non bisogna perder tempo e virare subito
+di bordo. Mia figlia non mi perdonerebbe mai di non aver salvato
+un disgraziato marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— Ma il tempo è orribile, signore.
+</p>
+
+<p>
+— Non importa; tutto si deve tentare per salvarlo. Fate virare
+di bordo!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Collin con un colpo di fischietto chiamò i marinai dispersi pel
+ponte e li dispose ai bracci delle manovre, mentre il pilota Asthor,
+che si trovava sempre alla ribolla, faceva uno sforzo potente per
+far poggiare la nave.
+</p>
+
+<p>
+Il momento era tutt’altro che propizio per eseguire questa manovra,
+e tanto meno per tentare un salvataggio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’Oceano, smentendo, come del resto ben sovente accade, il suo
+nome di Pacifico datogli da Magellano che pel primo lo attraversò,
+era in piena rivoluzione. Montagne d’acqua, irte di candida spuma
+ma nere come se fossero d’inchiostro, si scagliavano con inaudita
+rabbia in tutte le direzioni, ora formando baratri spaventevoli che
+parevano non dovessero finire più, ed ora slanciandosi verso il cielo
+con muggiti tremendi.
+</p>
+
+<p>
+Un vento impetuoso scendeva di tratto in tratto dalle tempestose
+nubi che correvano all’impazzata pel cielo oscurissimo, e
+balzando, con un moto circolare, su tutti i punti della bussola,
+fischiava in tutti i modi scotendo furiosamente l’alberatura della
+nave, strappando brano a brano le vele, sbattendo i boscelli.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> però, nonostante quei doppi assalti, le montagne
+d’acqua che balzavano sopra i suoi bordi, e le violente oscillazioni,
+eseguì l’ardita manovra comandata dal suo intrepido capitano.
+Tornata al vento, si slanciò sulla via poco prima percorsa, tenendo
+bravamente testa agli elementi infuriati.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano ed il luogotenente collocatisi a prua, presso l’albero
+di bompresso, scrutavano attentamente i marosi cercando il naufrago
+che per ben due volte aveva chiamato «aiuto,» mentre i
+marinai allestivano le cinture di salvataggio, le corde da lanciarsi
+e preparavano una baleniera per essere pronti a calarla in mare,
+se vi fosse stato bisogno.
+</p>
+
+<p>
+— Vedete nulla; signor Collin? — chiese il capitano dopo alcuni
+minuti.
+</p>
+
+<p>
+— Nulla, capitano, quantunque noi siamo già nelle acque del
+naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Che si sia annegato?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il luogotenente stava per manifestare la sua opinione, quando
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+un giovane marinaio, dall’aria furba e intelligente, disse, volgendosi
+verso il capitano:
+</p>
+
+<p>
+— Miss Anna è sul ponte!
+</p>
+
+<p>
+— Mia figlia qui! — esclamò il capitano, volgendosi vivamente. — Dov’è?
+</p>
+
+<p>
+— Eccomi, padre mio, — rispose, una voce armoniosa, ma tranquilla.
+</p>
+
+<p>
+Una giovinetta si avanzava verso prua aggrappandosi alla murata
+ed ai cordami, per non venire travolta dai cavalloni che irrompevano
+sulla tolda con mille muggiti. Poteva avere sedici o diciassette
+anni; era una graziosa ragazza, alta, snella, con capigliatura
+abbondante di un biondo oro, con occhi di un azzurro profondo, di
+carni vermiglie, non ancora guastate dall’aria marina e dai morsi
+del sole equatoriale.
+</p>
+
+<p>
+Negli occhi, nell’espressione del viso, nelle labbra sottili, s’indovinava
+in quella delicata personcina una tenacità e un’audacia,
+che sono ben lungi dal possedere le donne della sua età e soprattutto
+le donne europee.
+</p>
+
+<p>
+Nonostante che la tempesta fosse violentissima e la nave corresse
+non lieve pericolo, sebbene di solida costruzione e montata da un
+numeroso equipaggio, quella creatura non sembrava per nulla spaventata,
+e sorrideva tranquillamente come se si trovasse benissimo
+anche fra la natura sconvolta.
+</p>
+
+<p>
+— Qui tu, Anna! — ripetè il capitano con accento di terrore.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, padre mio, — rispose la coraggiosa giovinetta, avvicinandoglisi.
+</p>
+
+<p>
+— Ma non pensi che un’onda può strapparti dal ponte e trascinarti
+in mare?
+</p>
+
+<p>
+— La figlia di un capitano marittimo non deve essere da meno
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+di suo padre. Eppoi, credi tu che si stia meglio giù che sul ponte,
+quando vi sono quelle brutte belve che urlano orrendamente? Ah,
+padre mio, che carico pericoloso portiamo noi!
+</p>
+
+<p>
+— Le gabbie sono solide e il quadro di poppa non ha comunicazione
+colla stiva.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so, ma quei ruggiti mettono i brividi. To’!... La <i>Nuova
+Georgia</i> ha cambiato rotta!... E si prepara una imbarcazione!...
+Cosa vuol dire ciò, padre?
+</p>
+
+<p>
+— Non t’inquietare, Anna, — rispose il capitano. — Abbiamo
+virato di bordo per cercare un naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Forse uno dei tuoi marinai è caduto in mare?
+</p>
+
+<p>
+— No, ringraziando il cielo. Si tratta di uno sconosciuto che
+pochi minuti fa gridava aiuto.
+</p>
+
+<p>
+— E dove?
+</p>
+
+<p>
+— Non lo sappiamo neanche noi.
+</p>
+
+<p>
+— Non l’hai veduto?
+</p>
+
+<p>
+— No, ma il luogotenente e il pilota l’hanno inteso gridare.
+</p>
+
+<p>
+— Pover’uomo!... Bisogna salvarlo a qualunque costo.
+</p>
+
+<p>
+— È ciò che stiamo facendo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante, in mezzo alle onde che si rovesciavano le une
+addosso alle altre con orribile frastuono, si udì una voce gridare
+ripetutamente:
+</p>
+
+<p>
+— <i>Help! Help!</i>... (Aiuto! aiuto!)
+</p>
+
+<p>
+— Il naufrago! — esclamò il signor Collin, precipitandosi verso
+la murata di babordo.
+</p>
+
+<p>
+— Attenzione, timoniere! — gridò il capitano. — Poggia tutto!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+La nave virò sul posto mettendosi attraverso al vento, in maniera
+da non allontanarsi troppo da quel punto. Il capitano, il luogotenente,
+miss Anna ed i marinai, curvi sulle murate o issati sulle griselle,
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+guardavano attentamente in mezzo alle onde, che le tenebre
+facevano a malapena distinguere.
+</p>
+
+<p>
+— Coraggio! — gridò il capitano, imboccando il portavoce. — Veniamo
+in vostro aiuto.
+</p>
+
+<p>
+— Soccorso!... Annego!... — ripetè la stessa voce di prima, che
+pareva uscisse di sotto le onde.
+</p>
+
+<p>
+— L’abbiamo sottovento, — disse il luogotenente.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì, — confermò il vecchio pilota.
+</p>
+
+<p>
+— Maledette tenebre! — esclamò il capitano. — Non si può vedere
+a tre metri di distanza.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettiamo un lampo, — disse miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— E facciamo intanto qualche segnale, — aggiunse il luogotenente. — Ehi,
+Harry, lancia un razzo!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un marinaio partì come una freccia, balzando attraverso le corcome
+e gli attrezzi che ruzzolavano per la tolda, scese nel quadro
+di poppa e ritornò portando un razzo che subito accese.
+</p>
+
+<p>
+Una striscia fiammeggiante salì verso le nubi oscillando vivamente
+sotto i violenti soffi del vento, e scoppiò spandendo all’intorno
+miriadi di scintille dai riflessi azzurri. Quasi subito, come
+se il cielo fosse stato invidioso di quella linea di fuoco, un lampo la
+fendette da ponente a levante, illuminando come in pieno giorno lo
+sconvolto Oceano.
+</p>
+
+<p>
+Agli occhi dell’equipaggio s’offerse allora un terribile spettacolo,
+che certamente non s’aspettava.
+</p>
+
+<p>
+A mezza gomena dalla nave una piccola zattera, mezzo sfasciata,
+coll’albero spezzato a cui era ancora attaccato un lembo di tela,
+ondeggiava disperatamente fra le onde che l’assalivano da tutte
+le parti. Due uomini, uno bianco ed uno nero, sdraiati presso l’albero
+e strettamente abbracciati, pareva che lottassero ferocemente.
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+Nelle loro mani si vedevano brillare degli oggetti che si alzavano
+e si abbassavano rapidamente, e che sembrava fossero o coltelli
+o pugnali.
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò miss Anna, retrocedendo vivamente.
+</p>
+
+<p>
+— Mille milioni di fulmini! — esclamò il capitano. — Cosa succede
+su quella zattera?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un urlo acuto, straziante, come di un uomo che viene assassinato
+s’alzò fra le onde seguito da un altro che pareva di trionfo.
+</p>
+
+<p>
+— Laggiù si assassinano! — esclamò Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Quale dramma si svolge su quella zattera? — chiese Anna
+rabbrividendo. — Degli uomini che si uccidono mentre la morte gli
+minaccia! Padre mio, fuggiamo di qua!
+</p>
+
+<p>
+— No, bisogna salvarli.
+</p>
+
+<p>
+— Ma uno a quest’ora sarà morto.
+</p>
+
+<p>
+— Salveremo il vivo.
+</p>
+
+<p>
+— Un assassino!
+</p>
+
+<p>
+— Chi può dire che sia un assassino? Forse si è difeso; noi non
+possiamo sapere di che cosa si tratta, almeno per ora.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quel momento si udì a babordo un cozzo violento, e proprio
+sotto il fianco della nave una voce che gridava:
+</p>
+
+<p>
+— Salvatemi!... Ohe!... della nave!...
+</p>
+
+<p>
+— Lanciate delle funi! — gridò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Sette od otto gomene vennero gettate insieme con alcune cinture
+di salvataggio. Malgrado la profonda oscurità, presso il babordo
+si vedeva la zattera la quale finiva con lo sfasciarsi, e, fra i rottami,
+un uomo che si dibatteva disperatamente fra la spuma.
+</p>
+
+<p>
+— Issa! — gridò il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Terrete fermo? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<div class="break-before">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+</p>
+
+<figure><a id="fill-011"></a>
+ <img src="images/ill-011.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+</div>
+
+<p>
+— Issate!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I marinai ritirarono la gomena
+alla cui estremità erasi
+aggrappato il naufrago. Una
+testa sparuta, inzuppata di
+acqua, con una capigliatura
+lunga appiccicata alle gote ed
+al collo, apparve dopo alcuni
+istanti. Il capitano afferrò il
+disgraziato per le spalle e sollevandolo
+come fosse stato
+un fanciullo, lo depose sul
+ponte.
+</p>
+
+<p>
+Lo sconosciuto stette qualche
+istante ritto girando due
+occhi smarriti sui marinai,
+aprì le labbra balbettando
+con voce appena distinta «un
+grazie,» poi stramazzò fra le braccia del luogotenente che gli
+stava dietro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Morto! — esclamò miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— No, il suo cuore batte, — rispose Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Portiamolo nel quadro di poppa.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, miss.
+</p>
+
+<p>
+— E l’altro? — chiese un marinaio. — Sulla zattera erano in due.
+</p>
+
+<p>
+— Cerchiamolo, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+I marinai accorsero verso la murata; ma ormai era troppo tardi.
+La zattera sfasciatasi contro i banchi della nave, era scomparsa
+col secondo naufrago.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span></p>
+
+<h2 id="cap2"><span class="smcap">Capitolo Secondo.</span>
+<span class="smaller">Il Naufrago.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> aveva lasciate il porto giapponese di Yokoama
+il 24 agosto 1836 diretta in Australia, dove contava di fare un carico
+di <i>trepang</i>, sorta di molluschi cilindrici, abbastanza coriacei,
+ma che sono tanto pregiati dai ghiottoni dell’Impero Celeste. Portava
+con sè, oltre una partita di sete e di porcellane giapponesi,
+dieci grandi gabbie di ferro contenenti dodici stupende tigri indiane,
+appartenenti al proprietario di un serraglio di Yeddo, il quale, dopo
+aver raggranellata una cospicua sostanza, si era deciso di sbarazzarsi
+dei suoi pericolosi compagni, cedendoli ad un negoziante di
+belve domiciliato a Melburne. Per quanto contasse già quindici anni,
+la <i>Nuova Georgia</i> era ancora una bella e robusta nave, anzi passava
+per una delle migliori della marina mercantile americana.
+</p>
+
+<p>
+Si poteva dire che era il più grande veliero che in quei tempi
+solcasse le acque dell’Oceano Pacifico, poichè stazzava oltre duemila
+tonnellate e portava l’attrezzatura completa di una vera nave, ossia,
+vele quadre al trinchetto, alla maestra e anche all’albero di mezzana.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+</p>
+
+<p>
+Destinata dapprima a servire d’incrociatore nella marina repubblicana,
+era stata in seguito venduta al capitano James Hill di
+Boston, il quale cercava appunto in quel tempo una solida nave
+per esercitare il traffico nell’Oceano Pacifico, traffico molto difficile
+ma assai vantaggioso, specialmente allora.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, un marinaio vero nel più largo senso della parola,
+che aveva fatto quattordici volte il giro del mondo, era audace
+quanto si può immaginare, forte come un toro, risoluto in qualsiasi
+pericolo. Aveva preso con sè la propria figlia miss Anna, rimasta
+orfana della madre, aveva arruolato il luogotenente Collin suo antico
+compagno, venti scelti marinai e si era avventurato fra le isole della
+Polinesia e della Melanesia non punto spaventato della trista fama,
+che hanno gl’isolani, grandi amatori di carne umana cotta allo
+spiedo e con la salsa verde.
+</p>
+
+<p>
+Aveva fatto sette viaggi fortunati, ed ora aveva cominciato l’ottavo
+con quel pericoloso carico, che però egli era sicuro di condurre
+intatto a Melburne, insieme con le sete destinate alle bellezze australiane.
+</p>
+
+<p>
+Ma il destino, come vedremo in seguito, aveva deciso altrimenti!
+</p>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+Portato nel quadro di poppa lo sconosciuto raccolto sulla piccola
+zattera, il capitano si era affrettato a discendere in compagnia
+della figlia, mentre il luogotenente risaliva sul ponte per resistere
+alla tempesta che da due giorni si scagliava rabbiosamente contro
+il grande veliero.
+</p>
+
+<p>
+Il vecchio Asthor stava strofinandogli vigorosamente le membra
+con uno straccio di lana inzuppata di <i>gin</i> e cercava di fargli introdurre
+nella bocca, strettamente chiusa, alcune goccie di generoso
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+vino di Spagna. Il misero però si ostinava a non dar segno di vita,
+quantunque il cuore continuasse a battere debolmente sì, ma tanto
+da far sperare una non lontana ripresa dei sensi.
+</p>
+
+<p>
+— Il povero uomo è stato conciato molto male, — disse il capitano. — Fammi
+largo, Asthor, onde possa visitarlo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago poteva avere quaranta o quarantacinque anni. Era
+di statura media, ma tarchiata, muscolosa, che dimostrava una
+forza non comune; la sua pelle bianca in alcune parti e assai abbronzata
+in altre, portava dovunque delle tracce rossastre, dei tatuaggi
+strani ma non molto dissimili da quelli che usano farsi i
+marinai.
+</p>
+
+<p>
+Il suo viso era tutt’altro che simpatico. Aveva i lineamenti duri,
+un naso grosso, rosso come quello di un gran bevitore, la fronte
+bassa come quella di un delinquente, la barba lunga, incolta, rossastra.
+Sul collo, verso il lato destro, vi si vedeva una ferita cicatrizzata
+di recente, e più sotto un piccolo foro che pareva prodotto
+da un colpo di coltello. Anche sul viso si vedeva un’altra ferita, la
+quale mandava ancora alcune goccie di sangue.
+</p>
+
+<p>
+— Sono ferite gravi? — chiese miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— No, figlia mia, — rispose il capitano, — poichè il ferro che le
+ha prodotte non doveva essere acuto.
+</p>
+
+<p>
+— Chi può essere? Un marinaio?
+</p>
+
+<p>
+— Non te lo so dire, ma.... To’! cosa sono queste lividure che
+vedo ai polsi?
+</p>
+
+<p>
+— Delle lividure?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e molto marcate.
+</p>
+
+<p>
+— Prodotte da che cosa?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano non rispose, ma aggrottò la fronte e scosse ripetutamente
+il capo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Forse da delle corde? — insistette miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— E forse da delle manette, — rispose il capitano con voce grave.
+</p>
+
+<p>
+— Che sia un forzato fuggito da qualche penitenziario?
+</p>
+
+<p>
+— Può essere.
+</p>
+
+<p>
+— Forse dall’isola di Norfolk?
+</p>
+
+<p>
+— Non ne so nulla; fra breve però quest’uomo ci dirà, qualche
+cosa.
+</p>
+
+<p>
+— Ritorna in sè?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, figlia mia.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano non s’ingannava. Il naufrago aveva aperto la bocca
+come per respirare più liberamente, e stava per alzare le palpebre.
+Due occhi falsi, grigiastri, che mandavano una luce sinistra, si fissarono
+ben presto sul capitano e sulla giovane donna con una specie
+di stupore.
+</p>
+
+<p>
+— Come vi sentite? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Lo sconosciuto invece di rispondere si alzò lentamente a sedere
+e chiese con voce rotta:
+</p>
+
+<p>
+— Dove.... sono.... io?...
+</p>
+
+<p>
+— In una cabina della <i>Nuova Georgia</i>, — rispose il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Una nave.... inglese?...
+</p>
+
+<p>
+— No, americana.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago mandò un respiro come di soddisfazione. Il capitano
+Hill lo notò, e dopo aver fatto cenno a sua figlia di ritirarsi, riprese:
+</p>
+
+<p>
+— Chi siete?
+</p>
+
+<p>
+— Bill Habbart,... un povero naufrago;... ma.... e Sangor?...
+</p>
+
+<p>
+— Sangor?... Chi è costui?...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago fece un gesto di stupore, poi si morse le labbra
+come si fosse pentito di essersi lasciato sfuggire quel nome.
+</p>
+
+<p>
+— Chi è questo Sangor? — tornò a chiedere il capitano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Un compagno di sventura.
+</p>
+
+<p>
+— Che poi avete assassinato.
+</p>
+
+<p>
+— Io!... — esclamò il naufrago impallidendo e stringendo i pugni.
+</p>
+
+<p>
+— Vi ho veduti poco fa coi coltelli in mano, lottare come due
+tigri sulla vostra zattera.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, ma fu primo l’indiano a gettarsi addosso a me.
+</p>
+
+<p>
+— Per qual motivo?
+</p>
+
+<p>
+— La zattera stava per affondare sotto il nostro peso, avendo
+le onde strappate quasi tutte le tavole. Sangor allora, cieco di
+paura, cercò disfarsi di me sperando di salvarsi, ma nella lotta
+ebbe la peggio, poichè cadde in mare.
+</p>
+
+<p>
+— È proprio vero quello che mi dite?
+</p>
+
+<p>
+— Lo giuro, — disse il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come vi trovavate in pieno Oceano, su quella zattera?
+</p>
+
+<p>
+— Appartengo all’equipaggio di una nave naufragata due mesi
+fa presso le isole Figii.
+</p>
+
+<p>
+— Come si chiamava quella nave?
+</p>
+
+<p>
+— Il <i>Tamigi</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Una nave inglese forse?
+</p>
+
+<p>
+— Sissignore.
+</p>
+
+<p>
+— E vi eravate salvati voi due soli?
+</p>
+
+<p>
+— No, — rispose il naufrago nel cui sguardo brillò uno strano
+lampo. — Alle Figii vi sono altri sette compagni che attendono
+di venire salvati.
+</p>
+
+<p>
+— Avevano mandato voi in cerca di aiuto? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sissignore.
+</p>
+
+<p>
+— In quali condizioni si trovano?
+</p>
+
+<p>
+— Disperate, poichè li avevo lasciati mezzo morti di fame e alle
+prese con gli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Credete che siano ancora vivi?
+</p>
+
+<p>
+— Lo spero, poichè sono tutti armati e risoluti!
+</p>
+
+<p>
+— Da quanti giorni avete lasciata l’isola?
+</p>
+
+<p>
+— Da tredici. Capitano, ditemi, cercherete di salvare quei disgraziati?
+</p>
+
+<p>
+— Tutto dipende da una vostra risposta, — rispose il comandante
+guardandolo fisso, come se volesse leggergli nel più profondo
+del cuore.
+</p>
+
+<p>
+— Parlate, interrogatemi, signore.
+</p>
+
+<p>
+— Ditemi, perchè avete ai polsi quelle profonde lividure?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago a quella domanda, che forse non si aspettava, trasalì,
+ma rimettendosi prontamente, rispose colla massima calma:
+</p>
+
+<p>
+— Me le hanno prodotte le funi, essendomi fatto legare alla
+ribolla del timone durante la tempesta che ci fece naufragare. Il
+mare saltava a bordo con tanta furia, che senza quella precauzione
+mi avrebbe portato via.
+</p>
+
+<p>
+— Sono soddisfatto di voi, — disse il capitano, tendendo la destra
+al naufrago che gliela strinse vigorosamente. — Ora non pensate che
+a dormire ed a rimettervi della vostra brutta avventura.
+</p>
+
+<p>
+— Ma i miei compagni li salverete? — insistette il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Appena la tempesta sarà cessata, metterò la prua verso le
+isole Figii.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, grazie, signore.
+</p>
+
+<p>
+— Non una parola di più e riposate.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago si ricoricò nel lettuccio, ma appena si vide solo si
+rialzò con uno scatto di tigre e sulle sue labbra sottili apparve
+uno strano sorriso, una specie di sogghigno che avrebbe dato da
+pensare a chi avesse potuto vederlo.
+</p>
+
+<p>
+Nella cabina attigua miss Anna aspettava suo padre, impaziente
+<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
+d’interrogarlo sull’esito di quel colloquio. Appena seppe di che si
+trattava, l’anima generosa di lei non ebbe che un solo pensiero:
+salvare i disgraziati minacciati dagli implacabili denti degli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+— Lo farai, padre mio? — chiese la coraggiosa giovanetta.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, figlia, — rispose il capitano, — noi andremo a liberare
+quei poveri marinai.
+</p>
+
+<p>
+— Le conosci tu quelle isole?
+</p>
+
+<p>
+— Le ho vedute una sola volta e mi è bastato per giudicarle.
+</p>
+
+<p>
+— Forse sono abitate da selvaggi feroci?
+</p>
+
+<p>
+— Da antropofagi e dei più terribili, figlia mia, poichè vanno
+pazzi per la carne umana che dicono che somiglia, per sapore, a
+quella dei migliori maiali.
+</p>
+
+<p>
+— Hai perduto dei marinai, forse?
+</p>
+
+<p>
+— Ne ho veduti tre cadere sotto le mazze di quei feroci mangiatori,
+mentre stavano preparando il trepang a poche centinaia
+di metri dal mio vascello.
+</p>
+
+<p>
+— E sono stati mangiati?
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo trovato i loro scheletri il giorno appresso, all’entrata
+di un villaggio disabitato.
+</p>
+
+<p>
+— E resisteranno i disgraziati compagni del naufrago?
+</p>
+
+<p>
+— Lo spero, Anna, poichè quel Bill Hobbart mi ha detto che
+sono armati ed i selvaggi hanno una gran paura delle armi da fuoco.
+</p>
+
+<p>
+— E sono molto lontane queste isole?
+</p>
+
+<p>
+— Fra sei o sette giorni vi possiamo giungere, se la tempesta
+non ci spinge troppo verso l’est.
+</p>
+
+<p>
+— Voglia il cielo che noi ritroviamo quei disgraziati ancora vivi!
+</p>
+
+<p>
+— Speriamolo, figlia mia. Orsù, ritorna nella tua cabina, che in
+coperta non si può rimanere senza pericolo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mi lasci?
+</p>
+
+<p>
+— La tempesta non accenna a calmarsi e la mia presenza è
+necessaria sul ponte. Tu sai che navighiamo in un Oceano cosparso
+d’isole, d’isolotti e di banchi coralliferi, e che un urto può avvenire
+da un momento all’altro. Va’, Anna e non temere, che io
+veglio attentamente, e il nostro legno è solido.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano baciò in fronte la giovanetta, e salì rapidamente in
+coperta non ostante il violentissimo rollío che faceva sbandare spaventosamente
+la nave.
+</p>
+
+<p>
+L’Oceano era ancora tempestosissimo, e il vento non accennava
+a calmarsi tanto presto; però le nubi cominciavano a mostrare qua
+e là degli strappi attraverso ai quali si vedevano apparire, ad intervalli,
+le stelle. Quantunque il pericolo non fosse cessato, era facile
+capire che l’uragano stava per volgere al suo termine.
+</p>
+
+<p>
+Era tempo, poichè l’equipaggio, spossato da una lotta che durava
+già da tre giorni, senza aver potuto chiudere occhio e senza
+mai aver acceso il fuoco, non ne poteva proprio più. Anche la
+<i>Nuova Georgia</i>, quantunque costruita senza risparmi e non nuova
+alle tempeste dell’Oceano, era ridotta in deplorevole stato; i suoi
+fianchi resistevano sempre agli assalti furiosi delle onde, nè pareva
+che avessero sofferto, ma tutta la sua attrezzatura era in
+completo disordine. Le vele fatte a brani in più luoghi non tenevano
+più al vento, le sartie si erano rallentate in varii punti, le
+manovre scorrenti erano state in gran parte strappate ed anche un
+tratto della murata di babordo aveva ceduto, lasciando il passo
+alle montagne d’acqua.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill appena salito sul ponte si accostò al secondo
+che si teneva ancora saldo accanto al timoniere, cercando di mantenere
+il veliero sulla buona via e gli chiese:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo nessuna terra in vista?
+</p>
+
+<p>
+— No, capitano, — rispose l’ufficiale.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure, se i miei calcoli non errano, dobbiamo essere vicini
+all’arcipelago di Santa-Cruz.
+</p>
+
+<p>
+— Che la deriva ci abbia portati così tanto verso l’est?
+</p>
+
+<p>
+— Sono tre giorni che il vento ci allontana dal gruppo delle
+isole Salomone, ed a quest’ora dobbiamo navigare lungo il 182º parallelo.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco un nuovo pericolo in vista. Le isole di Santa-Cruz non
+godono troppo buona fama, capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Nè migliore nè peggiore di tutte le altre isole che sorgono
+in questo lembo dell’Oceano Pacifico, ma noi passeremo senza dar
+di cozzo contro le scogliere.
+</p>
+
+<p>
+— L’oscurità è tanto profonda da non potersi distinguere una
+terra qualsiasi a due gomene di distanza.
+</p>
+
+<p>
+— Ce la indicheranno le onde e le folgori. To’! non mi era ingannato
+io!
+</p>
+
+<p>
+— Terra sottovento! — gridò in quell’istante un marinaio, che
+stava a prua.
+</p>
+
+<p>
+— In guardia, Asthor, — disse il secondo volgendosi al vecchio
+marinaio che teneva la ribolla del timone.
+</p>
+
+<p>
+— Non temete, signore, — rispose il lupo di mare cacciando la
+ribolla all’orza. — I selvaggi almeno per questa volta non metteranno
+sotto i loro denti la mia carne coriacea.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, che con quella po’ po’ di tempesta non sapeva
+precisamente dove si trovava, non avendo potuto da tre giorni fare
+una sola osservazione che gli potesse dare la longitudine e la latitudine,
+si portò a prua per vedere coi propri occhi la terra segnalata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+</p>
+
+<p>
+Al chiarore di un lampo potè scorgere, a meno di due miglia
+da prua, un’isola ergersi sulle spumanti onde. Aguzzando ben
+bene gli occhi, gli parve di vedere dei punti luminosi brillare
+sulla spiaggia.
+</p>
+
+<p>
+— Quelle canaglie di selvaggi ci hanno scorti e cercano di attirarci
+in qualche porto, — mormorò. — Ma, miei cari ghiottoni, il capitano
+Hill vi conosce così bene da non lasciarsi ingannare.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi, volgendosi verso il vecchio Asthor, gridò con voce tonante:
+</p>
+
+<p>
+— Ehi, vecchio lupo, tutta la barra all’orza e viriamo al largo.
+Lo spiedo degli antropofagi non è fatto per noi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+A quel comando i marinai si slanciarono alle braccia di manovra
+e la <i>Nuova Georgia</i>, con una magnifica bordata girò al largo
+lasciando a sinistra quella prima isola che indicava la vicinanza
+dell’arcipelago di Santa-Cruz.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+</p>
+
+<figure><a id="fill-023"></a>
+ <img src="images/ill-023.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<h2 id="cap3"><span class="smcap">Capitolo Terzo.</span>
+<span class="smaller">Le isole di Santa-Cruz.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+L’arcipelago di Santa-Cruz, poichè era proprio quello, come il
+capitano aveva già previsto, è la continuazione di quel grande semicerchio
+d’isole, che, dipartendosi dalle coste orientali della Nuova
+Guinea, si collega con la Nuova Caledonia, formando con la costa
+Australiana quel temuto mare che si chiama del Corallo.
+</p>
+
+<p>
+È situato fra l’arcipelago Salomone e l’arcipelago delle Nuove
+Ebridi, e si compone di un grandissimo numero di isole, vedute per
+la prima volta dal navigatore spagnuolo Quiros nel 1605, e dipoi
+da Mondana, mentre si recava in cerca delle isole Salomone, che
+aveva scoperte l’anno precedente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+</p>
+
+<p>
+Santa-Cruz è l’isola più grande, essendo lunga oltre otto leghe
+e larga tre, ed è situata a 10°,46′ di lat. meridionale e 163°,34′ di
+lat. orientale. Vengono in seguito il gruppo La Perusa, tristamente
+celebre pel naufragio fattovi dall’infelice ammiraglio francese La
+Perouse nel 1788, gruppo composto di Vanikoro, Tevai, Manevai e
+Nanuna; poi Ticopia che ha un circuito di quattro o cinque miglia,
+ed i cui abitanti, caso veramente strano, sono ospitali e di costumi
+mitissimi mentre i loro vicini sono tutti mangiatori di carne umana;
+il gruppo Danks composto di quattro isole assai elevate ed assai
+popolate; Mitria, così chiamata perchè in distanza sembra precisamente
+una mitria; il gruppo Duff composto di undici isolette;
+Chennedy che è abitata da selvaggi ferocissimi; Tinacoro che è un
+picco vulcanico di due miglia di circuito e coronato da un cratere
+fiammeggiante; il gruppo Mendana composto di nove isolette basse
+e boscose e alcune altre conosciute solo di nome, ma che non hanno
+importanza alcuna stante la loro poca estensione.
+</p>
+
+<p>
+Tutte queste isole sono abitate da Polinesiani di aspetto niente
+affatto sgradevole, di statura proporzionata, di colorito oscuro ma
+che varia in alcuni isolani, toccando l’olivastro, la tinta dei Malesi.
+Hanno però le labbra grosse e sporgenti come gli Africani, il naso
+schiacciato ed i capelli cresputi, ciò che fa supporre provengano
+dalla non molto lontana Papuasia.
+</p>
+
+<p>
+In generale godono pessima reputazione, e non risparmiano i
+disgraziati equipaggi che naufragano sulle loro coste.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, che, come dicemmo, non ignorava ciò, si affrettò
+ad allontanarsi dall’isola segnalata, e che, secondo i suoi calcoli,
+doveva essere una del gruppo di Mendana o Tinacoro, che sono
+le prime che s’incontrano venendo dal nord. L’uragano che non
+cessava di soffiare, quantunque a poco a poco accennasse a calmarsi,
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+poteva spingerlo su quelle inospitali coste ed allora sarebbe
+stata la morte di tutti quanti, quand’anche l’Oceano e gli scogli
+gli avessero pel momento risparmiati.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> riprese adunque la lotta cogli elementi scatenati,
+salendo e discendendo le montagne d’acqua che l’assalivano
+da ogni parte, ora rovesciandosi sul tribordo ed ora sul
+babordo, non ostante l’abilità del vecchio Asthor, che si teneva
+sempre alla barra.
+</p>
+
+<p>
+Alle sette del mattino però, il sole irrompendo da un grande
+squarcio apertosi nelle nubi, illuminò l’Oceano e come se quello
+fosse un segnale di pace, il vento scemò di violenza e l’acquazzone
+che da dodici ore cadeva quasi senza interruzione, cessò affatto.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill ed il tenente Collin, approfittarono di una tregua,
+che pareva durevole, e scesero nel quadro di poppa per vedere
+come stava il naufrago, che fino allora era stato abbandonato
+a sè stesso.
+</p>
+
+<p>
+Il pover’uomo dormiva tranquillamente come si fosse trovato
+in una comoda e sicurissima camera, ma udendo entrare delle persone
+si svegliò bruscamente.
+</p>
+
+<p>
+— Come state, amico? — gli chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Mi sento ancora debole ma sto benissimo, — rispose il naufrago. — Vi
+devo molto, signore, per avermi salvato con un tempo
+così indiavolato; un altro capitano non avrebbe compromesso la sua
+nave per raccogliere uno sconosciuto.
+</p>
+
+<p>
+— Non parliamo di ciò; un altro al mio posto avrebbe fatto
+altrettanto, o per lo meno lo avrebbe tentato.
+</p>
+
+<p>
+— È finita la tempesta?
+</p>
+
+<p>
+— Sta per cessare.
+</p>
+
+<p>
+— E vi dirigerete alle isole Figii?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ho già modificata la mia rotta.
+</p>
+
+<p>
+— Ma dove siamo noi ora?
+</p>
+
+<p>
+— Dinanzi l’arcipelago di Santa-Cruz.
+</p>
+
+<p>
+— Fra pochi giorni adunque giungeremo alle isole.
+</p>
+
+<p>
+— Se Dio lo permette.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, signore.
+</p>
+
+<p>
+— Non sapevate dove eravate, quando vi raccogliemmo?
+</p>
+
+<p>
+— No, ma supponevo di trovarmi nell’arcipelago di Salomone.
+</p>
+
+<p>
+— E ove eravate diretto?
+</p>
+
+<p>
+— Andavo a cercare aiuti verso la costa australiana, ma l’uragano
+mi colse e mi respinse verso l’est. Avevo deciso di raggiungere
+l’arcipelago di Salomone nella speranza d’incrociare qualche
+nave proveniente dalle isole Marianne in rotta per Sidney, quando
+voi mi raccoglieste.
+</p>
+
+<p>
+— Sulla vostra zattera, c’era solamente l’indiano che uccideste?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, capitano.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè siete partiti in due soli?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè non avevamo che pochissimi viveri.
+</p>
+
+<p>
+— Chi comandava la vostra nave?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago a quella domanda parve esitare come se cercasse
+nella memoria un nome, poi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Il capitano James Welcome.
+</p>
+
+<p>
+— Lo avete mai udito nominare, signor Collin? — chiese il capitano
+al secondo.
+</p>
+
+<p>
+— Mai, ma siamo in tanti noi, — rispose l’interrogato.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago guardò i due comandanti aggrottando più volte la
+fronte con una specie di inquietudine, ma fu un lampo poichè si
+rasserenò subito.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill ed il suo compagno raccomandarono al naufrago
+il più assoluto riposo, poi risalirono in coperta.
+</p>
+
+<p>
+— Che vi pare di quell’uomo? — chiese il capitano che sembrava
+fosse diventato pensieroso.
+</p>
+
+<p>
+— È un tipo non troppo simpatico, signore. Avete forse qualche
+sospetto per farmi simile domanda?
+</p>
+
+<p>
+— No, ma mi sembra che non si spieghi francamente, e se devo
+dirvi tutto, aggiungerò che ho dei sinistri presentimenti.
+</p>
+
+<p>
+— E come? Chi credete che possa essere? Su questo Oceano
+non si possono raccogliere che dei marinai disgraziati.
+</p>
+
+<p>
+— O dei forzati, signor Collin, — aggiunse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Voi credereste?...
+</p>
+
+<p>
+— Non credo nulla per ora, ma voi sapete che il penitenziario
+delle isole Norfolk non è molto lontano, e che ogni anno buon numero
+di quei pericolosi soggetti evadono su dei semplici canotti che
+rubano alle navi, od anche su delle zattere.
+</p>
+
+<p>
+— Potete ingannarvi, capitano, ma mi date da pensare.
+</p>
+
+<p>
+— Vedremo in seguito, tenente.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante un marinaio postosi di guardia sulla coffa dell’albero
+maestro, segnalò un’altra isola che appariva a una dozzina
+di miglia versa l’est.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano approfittando del sole che brillava, prese il sestante
+e fece il calcolo per accertare la posizione e la rotta della nave.
+Stava per terminare, quando una voce dolce e melodiosa gli domandò:
+</p>
+
+<p>
+— Siamo lontani ancora?
+</p>
+
+<p>
+— Ah! sei tu Anna, — chiese egli volgendosi verso la giovanetta.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, io che vengo a chiederti se siamo ancora assai lontani
+dalle isole dei naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
+</p>
+
+<p>
+— C’è del tempo, figlia mia; ma se il vento si mantiene così
+buono e se l’onda cessa, noi vi approderemo fra cinque o sei
+giorni.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! un’isola dinanzi a noi?
+</p>
+
+<p>
+— Una brutta terra, figlia mia, che gode una fama sinistra, nota
+anche in America, ma specialmente in Francia.
+</p>
+
+<p>
+— Come si chiama adunque?
+</p>
+
+<p>
+— Vanikoro.
+</p>
+
+<p>
+— Cos’è questa Vanikoro?
+</p>
+
+<p>
+— Un’isola che con quelle di Tevai, Manevai e a Nanuna
+forma il gruppo di La Perusa.
+</p>
+
+<p>
+— Il gruppo di La Perusa? Forse che a queste isole si unisce
+il nome dell’ammiraglio La Perouse, l’infelice navigatore scomparso
+così misteriosamente con le sue navi e i suoi equipaggi?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Anna: guarda attentamente quell’isola di così trista celebrità.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Vanikoro era allora interamente visibile. Quest’isola ha un circuito
+di circa dieci leghe ed è irta di picchi conici, il più alto dei
+quali porta il nome di Monte Capogo. L’interno è tutta una fitta
+boscaglia, interrotta da paludi che la rendono quanto si può dire
+insalubre; le coste hanno invece due baie chiamate Vana e Paiu,
+che sarebbero accessibili ai bastimenti, se non le rendessero pericolose
+la cintura di scogli coralliferi che la difendono contro gli
+assalti delle onde.
+</p>
+
+<p>
+I suoi abitanti sono senza dubbio i più brutti che s’incontrino
+nelle isole della Polinesia e nel tempo stesso i più feroci. Nulla
+potrebbesi immaginare di più schifoso e di più stomachevole di
+quegli esseri con faccie di scimmia, con forme angolose, con membra
+da etici, coperte di sudiciume d’ogni specie.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+</p>
+
+<p>
+Anna che osservava attentamente l’isola col cannocchiale del
+padre, fermò la sua attenzione su di uno strano monumento che
+non doveva essere l’opera di quei selvaggi. Sembrava un obelisco
+posato su di una base quadrangolare e che alzavasi circa due metri:
+</p>
+
+<p>
+— Cos’è quel monumento? — chiese al padre.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-029"></a>
+ <img src="images/ill-029.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Un ricordo rizzato dal capitano Dumont d’Urville alla memoria
+di La Perouse e dei suoi disgraziati compagni.
+</p>
+
+<p>
+— Ma è proprio su quest’isola che s’infransero i vascelli di
+quello sfortunato navigatore?
+</p>
+
+<p>
+— Proprio su questa, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Si salvò adunque qualche marinaio dal naufragio?
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno o almeno nessuno fu raccolto dalle navi che andarono
+in cerca dei naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Spiegati adunque.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco qui: La Perouse, come già saprai, era scomparso coi
+suoi due vascelli dopo d’aver fatto numerose scoperte e d’aver
+fatto capire che si recava nell’Oceano Pacifico. Le ricerche non
+approdarono a nulla, quantunque il capitano D’Entrecasteaux, spedito
+appositamente in questi mari, passasse a breve distanza da
+Vanikoro che egli anzi chiamò Isola della Ricerca. Erano già passati
+quarant’anni dacchè le due navi erano state inghiottite, quando
+nel 1826 il capitano inglese Dillen, visitando le isole di questo arcipelago,
+vide nelle mani di alcuni isolani di Ticopia degli oggetti
+di ferro di provenienza europea e un’elsa d’argento su cui erano
+incise delle iniziali che parevano quelle di La Perouse.
+</p>
+
+<p>
+Desideroso di sapere qualche cosa intorno a quel duplice naufragio
+che aveva commosso i due mondi, si mise in cerca di
+due marinai, prussiano l’uno e lascaro l’altro, che tredici anni
+prima aveva sbarcati nell’isola, e trovatili ancora vivi li interrogò
+circa la provenienza di quegli oggetti. Saputo che erano
+stati colà trasportati da alcuni indigeni di Vanikoro, si diresse
+a quella volta, e dagli isolani seppe che appunto quarant’anni
+prima erano colà naufragate due grandi navi, che uno degli equipaggi
+era stato massacrato e divorato, e che l’altro, dopo aver
+soggiornato alcuni mesi in quel luogo, aveva preso il largo su di
+una piccola nave che si era costruita, lasciando però a terra alcuni
+di loro.
+</p>
+
+<p>
+Infatti il Lascaro di Ticopia aveva detto di aver veduto, cinque
+anni prima, a Vanikoro, due uomini che sembravano marinai di
+navi naufragate.
+</p>
+
+<p>
+Non potendo il Dillen disporre di molto tempo, veleggiò verso
+l’India, e giunto a Calcutta informava i rettori della Compagnia
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+delle Indie della scoperta fatta. Gli venne tosto affidato un bastimento
+per esplorare Vanikoro, e nel luglio del 1827 vi sbarcava.
+</p>
+
+<p>
+Le sue indagini portarono piena luce sulla misteriosa scomparsa
+della spedizione La Perouse, poichè potè vedere una delle navi
+sommerse, incastrata fra i coralli e visitare il luogo dove era stato
+costruito il piccolo vascello. Gl’indigeni negarono di aver massacrato
+e divorato uno degli equipaggi, ma così doveva essere accaduto,
+poichè seppe che in una capanna detta la <i>Casa degli Spiriti</i>
+conservavano ancora i cranii delle vittime.
+</p>
+
+<p>
+Dillon raccolse gran numero di oggetti, àncore, uncini, chiodi,
+petrieri, pezzi d’istrumenti geografici ed astronomici, una campana
+fusa a Brest, parecchi oggetti d’argento e di ferro, una lastra adorna
+di tre gigli che poi regalò a Carlo X allora re di Francia e che
+ora si trovano nel Museo della Marina. Più tardi Dumont D’Urville
+raccolse a Vanikoro un cannoncino, un’àncora e due petrieri
+che furono aggiunti alle prime reliquie di quel tremendo naufragio.
+</p>
+
+<p>
+— Adunque le due navi si ruppero contro quelle coste, — disse
+Anna, additando l’isola.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ed a quanto sembra in una notte tempestosa e oscurissima.
+</p>
+
+<p>
+— Ma cosa accadde agli uomini che si erano imbarcati sulla
+piccola nave da loro costruita?
+</p>
+
+<p>
+— Non si ebbero di loro mai più notizie; però un capitano inglese
+ha affermato di aver veduto distintamente verso il 1811, in
+uno stretto braccio di mare delle isole Salomone, una grande antenna
+ergersi dal fondo, fornita di tutti i suoi attrezzi.
+</p>
+
+<p>
+— Sono naufragati anche loro?
+</p>
+
+<p>
+— Così deve essere.
+</p>
+
+<p>
+— E non si fece alcuna ricerca alle isole Salomone?
+</p>
+
+<p>
+— Nessuna.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Eppure qualcuno poteva essersi salvato e potrebbe vivere....
+</p>
+
+<p>
+— Ciò non è impossibile; forse qualche mozzo potrebbe essere
+ancora vivo.
+</p>
+
+<p>
+— Disgraziati!... — mormorò Anna. — Chi sa quanti saranno caduti
+sotto i denti degli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+— Molti senza dubbio, poichè gl’isolani di Vanikoro hanno pessima
+fama.
+</p>
+
+<p>
+— Sono molto feroci?
+</p>
+
+<p>
+— Molto, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come possono aver vinto i marinai di La Perouse armati
+di fucili e di cannoni?
+</p>
+
+<p>
+— Colle freccie avvelenate.
+</p>
+
+<p>
+— Conoscono i veleni quei mostri?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e quello che adoperano non perdona, poichè chi è toccato
+da una delle loro freccie muore dopo tre giorni di agonia atroce,
+senza che alcun rimedio lo possa salvare.
+</p>
+
+<p>
+— Hanno anche delle lancie.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma la punta non è di ferro, non possedendo essi tale metallo,
+ma di scheggie d’ossa umane che estraggono dai cadaveri
+che mettono a macerare per alcune settimane nell’acqua marina.
+</p>
+
+<p>
+— Che abominevoli selvaggi! padre mio. Non vorrei cadere
+nelle loro mani.
+</p>
+
+<p>
+— Bah!... abbiamo un equipaggio scelto ed affezionato, una
+buona nave e armi in tal quantità da tenere fronte a mille polinesiani
+riuniti.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante si udì nella stiva un orribile concerto che scosse
+l’intero vascello, facendo trabalzare i marinai. Lo stesso capitano,
+non ostante il suo provato coraggio, impallidì e la sua destra corse
+al calcio della pistola che portava sempre alla cintura.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
+</p>
+
+<p>
+Erano urla rauche, ruggiti soffocati, miagolii potenti accompagnati
+da scricchiolii e da colpi sordi, che parevano prodotti da corpi
+poderosi lanciati contro una parete di legno.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa succede? — chiese miss Anna, che istintivamente fece
+un passo verso il quadro di poppa.
+</p>
+
+<p>
+— Che le tigri abbiano sfondate le gabbie? — chiese il capitano
+volgendosi verso il secondo di bordo che accorreva con una scure
+in mano.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, signore, — rispose questi. — I ferri sono solidi.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo a vedere.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I due uomini si slanciarono verso il boccaporto che era aperto
+e guardarono giù. Dinanzi alle dieci gabbie, entro le quali ruggivano
+furiosamente e saltavano rabbiosamente dodici superbe tigri
+reali, videro un uomo che le guardava con profonda attenzione,
+per nulla intimorito di quelle dimostrazioni feroci.
+</p>
+
+<p>
+Quell’uomo era il naufrago.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span></p>
+
+<h2 id="cap4"><span class="smcap">Capitolo Quarto.</span>
+<span class="smaller">Le bizzarrie di Bill.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Il naufrago era tanto fisso nella sua contemplazione, che non
+si era accorto della presenza del capitano e del signor Collin.
+Le braccia incrociate sul petto, seguiva con uno sguardo ardente,
+che talvolta pareva mandasse lampi magnetici, l’evoluzioni delle
+belve le quali continuavano a mandare potenti ruggiti, tentando
+di slanciarsi verso di lui.
+</p>
+
+<p>
+I suoi occhi si fissavano specialmente, con strana attenzione,
+su di una grossa tigre che pareva fosse la più robusta e la più feroce,
+seguendola in tutte le mosse, con un’ostinazione inesplicabile. Si
+sarebbe detto che egli conosceva quella fiera delle <i>jungle</i> indiane
+o che tentava di soggiogarla con la potenza del suo sguardo.
+</p>
+
+<p>
+Ad un tratto la gran tigre, che dapprima pareva la più indemoniata,
+si arrestò guardando a sua volta il naufrago che era
+sempre fermo dinanzi alla gabbia, e, cosa davvero stranissima, la
+si vide accovacciarsi, battendosi lentamente i fianchi con la coda e
+rimanere immobile come se una potenza occulta l’avesse soggiogata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ehi, amico! — disse il capitano che aveva osservato colla più
+viva curiosità quella bizzarra scena. — Per caso, sareste voi un domatore
+di belve?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago a quella domanda si scosse e fece un gesto di dispetto,
+ma che subito represse. Alzò il capo verso il boccaporto e
+salutò i due comandanti.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, — rispose poi, sforzandosi di sorridere.
+</p>
+
+<p>
+— Vi conosce forse quella tigre?
+</p>
+
+<p>
+— Nemmeno, quantunque ne abbia incontrate parecchie durante
+i miei viaggi.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure si direbbe che la tigre è stata magnetizzata da voi.
+</p>
+
+<p>
+— Non lo credo, capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Vi dico che avete uno sguardo che affáscina. Guardate! anche
+le altre belve non si muovono più e strisciano in fondo alle gabbie
+come se avessero paura di voi.
+</p>
+
+<p>
+— Voi scherzate, signore, — rispose il marinaio con tono brusco
+che nascondeva un mal celato dispetto.
+</p>
+
+<p>
+— Vi rivedremo alla prova; ma perchè avete lasciato la vostra
+cabina?
+</p>
+
+<p>
+— Ho udito dei ruggiti e sono sceso qui per vedere da che cosa
+provenivano.
+</p>
+
+<p>
+— Volete salire in coperta? Se vi sentite un po’ meglio, venite
+a respirare una boccata d’aria fresca.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, capitano.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago che pareva si fosse pienamente rimesso, salì abbastanza
+lesto la scala e comparve sul ponte. Nello scorgere
+miss Anna si arrestò come stupito fissando su di lei un acuto
+sguardo che mandava strani bagliori; ma vedendosi osservato
+dall’equipaggio e dal capitano, scosse il capo come se volesse
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+scacciare un importuno pensiero e si levò il berretto inchinandosi
+e mormorando una parola che nessuno potè ben comprendere.
+</p>
+
+<p>
+— Come vi sentite? — gli chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Benissimo, signore, — rispose egli senza però staccare gli occhi
+dalla giovane miss.
+</p>
+
+<p>
+— E le vostre ferite?
+</p>
+
+<p>
+— Guariscono a vista d’occhio. Ma.... dove siamo noi, signore?
+</p>
+
+<p>
+— Navighiamo verso il gruppo delle Nuove Ebridi.
+</p>
+
+<p>
+— Ah!... non siamo adunque molto lontani dalle isole Figii?
+</p>
+
+<p>
+— Spero di raggiungerle fra cinque o sei giorni, e di arrivare
+in tempo per salvarli. Se non li trovassimo, mia figlia ne sarebbe
+dolentissima.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! è vostra figlia la signora! — esclamò il naufrago con uno
+strano accento.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, miss Anna è mia figlia.
+</p>
+
+<p>
+— E naviga sempre con voi?
+</p>
+
+<p>
+— Da parecchi anni.
+</p>
+
+<p>
+— Bella e coraggiosa fanciulla, — mormorò il marinaio fissando
+nuovamente la giovane donna. — Miss, vi ringrazio dal più profondo
+del cuore dell’interesse che prendete pei miei compagni di sventura.
+Vi serberanno riconoscenza per lungo tempo.
+</p>
+
+<p>
+— È dovere d’ogni donna d’interessarsi dei disgraziati, — rispose
+la giovanetta. — Non avrei mai perdonato all’equipaggio di
+un vascello che non fosse accorso in aiuto di poveri marinai minacciati
+dai denti degli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, miss; voi siete troppo buona.
+</p>
+
+<p>
+— Ditemi, Bill, — chiese improvvisamente il tenente avvicinandosi
+al naufrago. — Avete mai udito parlare dell’isola di Norfolk?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il marinaio a quella brusca interrogazione, che forse era lungi
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+dall’aspettarsi, restò come fulminato; ed un rapido pallore, seguito
+subito da un vivo rossore, gli passò sul volto. Si volse di colpo
+verso il tenente che pareva non avesse dato il menomo peso a
+quella significantissima domanda, e piantandogli in viso due occhi
+nei quali guizzava una cupa fiamma, gli chiese:
+</p>
+
+<p>
+— Cosa intendete di dire?
+</p>
+
+<p>
+— Nulla, vi ho fatto una semplice domanda.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! ora comprendo! — esclamò Bill battendosi la fronte. — Voi
+mi domandate se conosco un’isola dove si custodiscono i forzati
+inglesi. Ma perchè tale domanda?...
+</p>
+
+<p>
+— Ve lo dissi già, per una curiosità qualunque.
+</p>
+
+<p>
+— La conosco quell’isola di fama sinistra. Ho approdato una
+volta su quelle spiagge coll’<i>Alert</i>, un bastimento americano che faceva
+il traffico fra le isole del Pacifico come il vostro. Brutta isola,
+signore, e brutti abitanti.
+</p>
+
+<p>
+— Me lo immagino.
+</p>
+
+<p>
+— Dove siamo ora? — chiese il naufrago che pareva volesse
+troncare quel discorso che non gli andava troppo a sangue.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo lasciato da un’ora l’isola di Vanikoro e corriamo
+verso le Nuove Ebridi.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, signore.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+S’inchinò dinanzi a miss Anna, salutò il tenente e giunto a prua
+si sedette sopra un gruppo di funi senza aggiunger sillaba. Quell’uomo
+però pareva in preda ad una strana inquietudine, dopo la
+domanda rivoltagli dal signor Collin.
+</p>
+
+<p>
+I suoi occhi, che avevano una luce falsa, giravano nelle orbite
+fissandosi ora sul tenente che passeggiava in coperta ed ora su di
+Anna che discorreva col padre, e le sue mani si stringevano energicamente
+come se stritolasse qualche cosa. Il di lui volto ora impallidiva
+<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
+ed ora diventava rosso, e i suoi muscoli avevano delle scosse
+nervose. Si sarebbe detto che una collera tremenda, frenata a gran
+pena, ruggiva nel cuore di quel marinaio, raccolto quasi morente
+sui flutti del Grande Oceano.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente l’attenzione dell’equipaggio venne in quel momento
+attratta dalla comparsa di un magnifico pesce-veliero o
+<i>sword-fish</i>, come l’hanno battezzato gli Inglesi. Appartiene alla
+specie dei pesci-spada, coi quali ha anche qualche somiglianza e
+s’incontra spesso nell’Oceano Pacifico, dove viene assiduamente
+cacciato dagli isolani che apprezzano assai le sue carni, che sono
+delicatissime, specialmente se giovane. Se è ricercato è però anche
+temuto, perchè è d’un temperamento violento.
+</p>
+
+<p>
+Quello che navigava nei pressi della <i>Nuova Georgia</i>, misurava
+non meno di dieci piedi di lunghezza e portava un corno lungo
+quasi due metri, rotondo anzichè piatto come quello del pesce-spada
+e in parte spuntato. Aveva spiegata la sua natatoia dorsale di cui
+si serve come d’una vela, e si lasciava portare dal vento.
+</p>
+
+<p>
+— Sono pericolosi, padre mio, tali pesci? — chiese Anna al capitano
+che seguiva con curiosità la corsa di quello strano abitatore
+del mare.
+</p>
+
+<p>
+— Tutti gli isolani lo temono, ed è così coraggioso da affrontare
+anche le balene ed i vascelli.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure non è grande.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, ma la sua arma è robusta e ne fa un grande uso.
+È quasi impossibile incontrarne uno che abbia il corno intero, e vedi
+che anche quello lì lo ha smussato. Nella sua rabbia, s’è visto sovente
+precipitarsi contro i bastimenti che egli forse scambia per
+balene e piantarvi profondamente il corno. Anche la nostra <i>Georgia</i>
+ebbe un giorno la prua trapassata da quell’arma.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+</p>
+
+<p>
+— E il pesce visse?
+</p>
+
+<p>
+— Rimase attaccato alla nave e morì dopo aver ricevuto tre
+colpi di carabina.
+</p>
+
+<p>
+— È facile la pesca di quegli animali?
+</p>
+
+<p>
+— Molto difficile, Anna. Finchè sono giovani si prendono facilmente
+colle reti, ma quando sono grandi ed hanno il corno sviluppato,
+spezzano le maglie per quanto siano solide, e fuggono. Occorrono
+allora le fiocine od i ramponi ma difficilmente si lasciano avvicinare.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il veliero non seguì che per un breve tratto la nave, perchè
+d’improvviso ripiegò la sua natatoia e s’immerse scomparendo agli
+occhi dell’equipaggio, che aveva già fatto portare in coperta un
+rampone con la speranza di banchettare con le delicate carni del
+nuotatore.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> continuava intanto a filare verso l’ovest avvicinandosi
+all’arcipelago delle Nuove Ebridi, dietro il quale, ad una
+distanza di dugento trenta o dugento cinquanta miglia si trova
+quello di Figii. Il vento si manteneva buono ma non era ancora
+regolare, anzi pareva accennasse a muovere un nuovo perturbamento
+spingendo innanzi a sè neri nuvoloni.
+</p>
+
+<p>
+Dopo il tramonto quei vapori che si erano veduti verso il sud,
+invasero rapidamente la volta celeste oscurando gli astri in tal modo,
+che il mare parve fosse diventato d’inchiostro. Il vento invece di
+crescere, cosa davvero strana, cadde completamente, e la <i>Nuova
+Georgia</i> rimase quasi immobile su quei neri flutti, immersa nella
+più profonda oscurità.
+</p>
+
+<p>
+A un tratto però un fenomeno che è frequente nei climi caldi,
+accadde rompendo quella fitta tenebria. Il mare, un momento
+prima così nero, s’illuminò stranamente come se sotto fosse stata
+accesa una lampada elettrica d’una potenza straordinaria.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’acqua pareva che fosse diventata una immensa distesa di
+bronzo fuso, che aveva splendidi riflessi argentei, ma intersecati
+qua e là da linee che parevano di fuoco e che cangiavano ad ogni
+istante forma, diventando circolari per poi rompersi ancora. Le onde
+frangendosi contro i fianchi neri del legno, pareva che mandassero
+miriadi di scintille, le quali prendevano i colori più brillanti
+che si possano immaginare.
+</p>
+
+<p>
+Torme di pesci gli uni più strani degli altri, allungati e neri,
+corti o grossi e di svariati colori, correvano, guizzavano in quel
+mare d’argento, inseguendosi, giocherellando, battendosi e divorandosi,
+ora scendendo ed ora salendo alla superficie, mentre immobili
+come ombrelli aperti o come funghi giganti, galleggiavano i polipi
+dalle carni trasparenti e gelatinose. Miriadi di molluschi fosforescenti
+andavano alla deriva, lasciandosi portare dal flusso, spiegando
+ognuno un lampo di luce diversa: ecco le pelagie che ondulano pigramente,
+simili a paracadute che si lasciano portare dal vento;
+ecco le melitee dalle cui braccia stranamente incrociate sprizzano
+lampi d’un rosso cremisi; ecco le acalefe microscopiche che sembrano
+costellate di diamanti della più bell’acqua, le vellele le cui
+creste tramandano una luce azzurra d’una infinita dolcezza, e le
+beroe, le meduse, le osyroe, ec. che uniscono i loro bagliori a quelli
+che producono certi piccoli molluschi, grandi come un pollice, di
+forma cilindrica, di consistenza delicatissima e che si trovano colà
+ammassati a miriadi, invadendo una larga zona di mare.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i>, immobile su quel mare, spiccava vivamente
+con la sua nera massa su quella argentea superficie, e pareva che
+più non navigasse, ma nuotasse sopra un’atmosfera abbagliante,
+fosforescente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+</p>
+
+<figure><a id="fill-041"></a>
+ <img src="images/ill-041.jpg" alt="&nbsp;">
+<figcaption>LA <i>NUOVA GEORGIA</i>.</figcaption>
+</figure>
+
+<p>
+Miss Anna, il capitano Hill, il tenente Collin e tutti i marinai
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+contemplavano con ammirazione quel fenomeno che è frequente,
+come abbiam detto, in quelle regioni, ma che è pur sempre tanto
+bello. Perfino il naufrago si era lentamente alzato e curvato sul
+bordo del legno; ma invece d’uno sguardo di ammirazione, quello
+strano uomo aveva lanciato un cupo sguardo su lo scintillante mare
+ed aveva fatto un gesto di dispetto gettando nel tempo istesso una
+sorda imprecazione.
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco però quel fenomeno si allontanò in direzione dell’est
+e la nave che filava lentamente in senso contrario, rimase
+nuovamente avvolta fra dense tenebre che i fanali di prua non
+erano sufficienti a rompere.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago che era tornato a sedersi a prua, quando vide scintillare
+il mare in lontananza, si alzò lentamente e cogli occhi parve
+che cercasse qualcuno. Lo stesso gesto di dispetto che aveva fatto
+prima lo ripetè, non vedendo sul ponte nè il capitano Hill, nè
+miss Anna, nè il tenente.
+</p>
+
+<p>
+Una profonda ruga gli si disegnò sulla fronte e rimase lì come
+perplesso. Vedendo però passare un giovane marinaio che aveva
+allora allora lasciato la camera di prua e che non aveva assistito
+alla brusca interrogazione del signor Collin a proposito dell’isola
+di Norfolk, lo fermò dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— Ehi, camerata, che ora abbiamo?
+</p>
+
+<p>
+— Devono essere le dieci, — rispose il marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— Chi degli ufficiali è di guardia per il primo quarto?
+</p>
+
+<p>
+— Asthor, il pilota.
+</p>
+
+<p>
+— E il signor Collin?
+</p>
+
+<p>
+— Monterà la guardia della mezzanotte.
+</p>
+
+<p>
+— È un bravo ufficiale il signor Collin?
+</p>
+
+<p>
+— Bravissimo, ve lo assicuro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Gode molta fiducia a bordo?
+</p>
+
+<p>
+— Quanta ne gode Asthor che naviga da vent’anni col capitano
+Hill, e forse di più.
+</p>
+
+<p>
+— È vero che è il fidanzato di miss Anna?
+</p>
+
+<p>
+— Non l’ho mai saputo e non lo credo.
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, camerata, si crede realmente che io sia un povero
+marinaio che ha avuto la disgrazia di naufragare?
+</p>
+
+<p>
+— Per bacco! Non vi abbiamo raccolto in pieno mare, su di una
+zattera?
+</p>
+
+<p>
+— È vero, ma mi pare che il signor Collin mi guardi con certa
+diffidenza.
+</p>
+
+<p>
+— È un uomo sospettoso il tenente, ma non credo che abbia
+motivi per diffidare di voi. Toglietevi simili ubbíe dal capo.
+</p>
+
+<p>
+— Hai ragione, camerata. Sono pazzo a credere che a bordo
+della <i>Nuova Georgia</i> mi si veda di cattivo occhio. Buona notte!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago attraversò lentamente il ponte colla fronte aggrottata
+e le braccia incrociate strettamente sul petto. Pareva assai
+pensieroso e preoccupato.
+</p>
+
+<p>
+Nel passare dinanzi al grande boccaporto si fermò ad ascoltare
+le tigri, che mandavano dei profondi brontolii.
+</p>
+
+<p>
+— Hanno fame, — mormorò con voce sorda. — Eppure carne
+ve n’è qui per tutt’e dodici.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi retrocesse lentamente verso prua e fissò gli occhi sulle nubi
+che correvano disordinatamente pel cielo.
+</p>
+
+<p>
+— La tempesta, — mormorò, — sarà fatale per qualcuno.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Represse un triste sorriso che gli spuntava sulle labbra e sparve
+nella camera di prua.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span></p>
+
+<h2 id="cap5"><span class="smcap">Capitolo Quinto.</span>
+<span class="smaller">Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Contrariamente alle previsioni di tutti, l’uragano che pareva
+tornasse a minacciare la <i>Nuova Georgia</i> non scoppiò, anzi durante
+la notte le masse nuvolose si ruppero e riapparvero le stelle; però
+si capiva che era un momento di tregua e nulla più, poichè il
+vento soffiava sempre dal sud, ossia dalla parte donde si formano
+e partono i tifoni, e il mare conservava quella tinta plumbea che
+indicava come altrove un grande temporale lo sconvolgesse.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno dopo, all’alba, la <i>Nuova Georgia</i>, che durante la notte
+aveva percorso una settantina di miglia, si trovava di fronte all’arcipelago
+delle Nuove Ebridi.
+</p>
+
+<p>
+Questo gruppo è uno dei più importanti di quella regione, quantunque
+in quel tempo fosse ben poco conosciuto, come del resto è
+anche oggidì assai imperfettamente, e si estende sopra una superficie
+di centoventi leghe. Quiros, che le scoprì il primo nel 1606,
+diede all’arcipelago il nome di Australia dello Spirito Santo;
+Bougainville, che le visitò nel 1768, le chiamò Nuove Cicladi, e
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+Cook, che aveva la smania di cangiare nome a tutte le isole,
+quello di Nuove Ebridi.
+</p>
+
+<p>
+Le principali sono Fauna, che è la più nota, fertilissima, di
+aspetto piacevole, con un vulcano e sorgenti di acqua calda: misura
+sette leghe di lunghezza e tre di larghezza; Koro-Mango, di
+grandezza quasi eguale, e che gode fama perchè dai suoi boschi
+si estrae la preziosissima polvere di sandalo dal profumo delicato;
+Mallicolo, che ha una lunghezza di diciotto leghe e sette di larghezza;
+Sandwich, notabile per la bellezza dei suoi siti; Santo Spirito,
+che è l’isola maggiore e che si dice sia una delle più belle e
+delle più fertili del mondo. Molte altre, ma più piccole, circondano
+il gruppo principale e si estendono verso il sud-est fino a sessantacinque
+leghe dall’estremità meridionale della Nuova Caledonia.
+</p>
+
+<p>
+Gli abitanti, eccettuati quelli di Fauna, non godono una fama
+migliore degli altri polinesiani, poichè le navi che ebbero contatto
+con loro furono spesso costrette a far uso delle armi da fuoco,
+per non cadere sotto i denti di quei mangiatori di carne umana.
+</p>
+
+<p>
+Sono per lo più di statura bassa, gracili, di pelle assai abbronzata
+e per la maggior parte brutti. Quelli di Mallicolo specialmente
+sono di lineamenti così ributtanti, che le scimmie appariscono
+belle in loro confronto.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i>, che filava con notevole velocità, si tenne
+prudentemente lontana da quelle coste inospitali; però non isfuggì
+agli occhi degli isolani, i quali si mostrarono in buon numero sulle
+spiagge, agitando minacciosamente le loro lancie ed i loro archi.
+Delle freccie furono pure lanciate, ma caddero a mezza via ed il
+capitano Hill, che non voleva perdere tempo nè impegnarsi in qualche
+brutta avventura, non si degnò di rispondere.
+</p>
+
+<p>
+Però verso il mezzogiorno, a circa trenta miglia dall’isola Barwell,
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+la <i>Nuova Georgia</i> fece l’incontro di un doppio canotto, solidamente
+legato e fornito di un ponte, montato da una dozzina di
+selvaggi di statura piccola, la tinta oscura, la testa lunga ed il naso
+schiacciato, nudi quasi del tutto, ma armati di lancie le cui punte
+parevano formate da scheggie di ossa e molto probabilmente da
+frammenti di ossa umane.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-046"></a>
+ <img src="images/ill-046.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Vedendo la nave veleggiare al largo, il grande canotto manovrato
+da una diecina di pagaie si diede a inseguirla con la speranza
+di abbordarla e di
+ottenere, forse con
+la violenza, qualche
+cosa. Il capitano Hill
+però fece dirigere la
+nave al nord e fece
+sparare un piccolo
+cannone che teneva
+nascosto sotto il castello
+di prua. La detonazione e anche l’impossibilità di vincere il
+veliero che camminava colla velocità di otto nodi all’ora, persuasero
+quei brutali selvaggi a proseguire la loro rotta.
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, babbo, sono molti gli abitanti di queste isole? — chiese
+miss Anna al capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Quando Bougainville le visitò, cioè nei 1799, stimò il loro
+numero a 200,000, e Cook confermò tale cifra; ma ora sono scemati
+più della metà.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè tale enorme diminuzione?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè gli isolani sono quasi sempre in guerra fra di loro
+ed i vinti vengono senz’altro mangiati, siano feriti o completamente
+sani.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Assistono anche le donne a quei mostruosi banchetti?
+</p>
+
+<p>
+— No, poichè le donne non possono prendere i pasti in compagnia
+degli uomini; ma si fanno cuocere da parte un pezzo dei prigionieri.
+</p>
+
+<p>
+— Nemmeno le mogli mangiano coi mariti?
+</p>
+
+<p>
+— No, poichè pei mariti esse rappresentano semplicemente delle
+bestie da soma. La loro condizione è così misera e così opprimente,
+che spesso uccidono le figlie per sottrarle ad una vita tanto degradante.
+</p>
+
+<p>
+— Che orribili selvaggi! E a quale razza appartengono?
+</p>
+
+<p>
+— A quella melanesica; ma notasi però in loro l’influenza della
+razza polinesica.
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, tutti i popoli che abitano le isole del Grande Oceano
+sono antropofagi?
+</p>
+
+<p>
+— Quasi tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Per necessità forse? Mi hanno detto che le isole del Pacifico
+sono assai scarse di animali e di alberi fruttiferi.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma non tutte. Alcune abbondano di cani, di maiali, di
+uccelli, di alberi che danno frutta saporite, e per di più il mare
+che le circonda è ricco di pesci. Malgrado ciò, gli abitanti sono
+antropofagi e mettono nello spiede e in salsa i loro nemici.
+</p>
+
+<p>
+Un tempo non si credeva all’antropofagia, ma dopo i viaggi di
+Van Diemen, di Tasman, di La Perouse, di Bougainville, di Cook,
+di Quiros, di Mendana, ec. bisognò ammetterla.
+</p>
+
+<p>
+Alcune tribù sacrificavano i nemici per spirito religioso, ma li
+mangiavano, altri per insufficenza di alimenti, altri ancora per leccornía
+e taluni per ereditare il coraggio o le virtù del morto, come
+per esempio gli Australiani che mangiano a preferenza il cuore del
+nemico per acquistare maggior energia, i Maori della Nuova Zelanda
+<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
+l’occhio sinistro prima di tutto, perchè secondo le loro credenze
+figura l’anima del mangiato, e le tribù americane dell’Amazzoni
+che bruciano il cadavere bevendo poi la polvere per appropriarsi i
+pregi di lui.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come, l’antropofagia non è ristretta agli isolani del Grande
+Oceano?
+</p>
+
+<p>
+— No, Anna, — disse il capitano. — Più o meno tutti i popoli
+hanno praticato il cannibalismo. I Galli, che sono gli odierni Francesi,
+mangiavano gli uomini, e ne fanno fede le caverne ossifere
+scoperte nelle vicinanze di Parigi, a Ville-Neuve-Saint-George ed a
+Saint-Maure; nel Portogallo in una sola caverna furono raccolti
+9500 denti umani e gran numero di ossa portanti le tracce della
+combustione e degli istrumenti taglienti.
+</p>
+
+<p>
+Mangiavano uomini gli abitanti dell’Asia minore; i Giapponesi
+ed i Messicani per spirito religioso; anzi aggiungerò che questi, discendenti
+del grande impero di Montezuma, rimproveravano agli
+Spagnuoli il sapore amaro delle loro carni!...
+</p>
+
+<p>
+— È incredibile!... — esclamò miss Anna con orrore.
+</p>
+
+<p>
+— Un tempo poteva dirsi così, ma oggi la scienza ha messo
+tutto in chiaro. Del resto l’antropofagia è ancora molto estesa; si
+mangiano uomini fra i Battias, di Sumatra, dove il cannibalismo ha
+spiccatamente il carattere di punizione, fra gli Indiani dell’America
+del Nord per vendetta, fra i Cafri, i Caraibi di Masoris, nel Congo,
+nel Timbuctu, nel Dahomey e nell’Ogowai per pura leccornía. Aggiungerò
+per ultimo che a Taiti, isola oggi civilizzata, or non è
+molto, in un periodo di carestia si mangiarono tante persone che
+fu chiamato quel tempo «la stagione da mangiare gli uomini» e
+che in Francia nel 1090 e in Egitto nel 1200, pure in tempo di
+carestia, si andava a caccia delle persone per venderne la carne!...
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È orribile!
+</p>
+
+<p>
+— Ma storico, Anna. Del resto anche oggidì di quando in quando
+giunge la notizia di scene di cannibalismo avvenute fra naufraghi.
+Le cronache marinaresche sono piene di sì orribili pasti, fortunatamente
+consigliati non dalla golosità, ma dalla fame.
+</p>
+
+<p>
+— I selvaggi dicono che è eccellente la carne umana? — chiese
+il tenente, che da qualche minuto assisteva alla conversazione.
+</p>
+
+<p>
+— Tutti sono d’accordo nel lodare il gusto squisito e la delicatezza
+della carne umana; però dicono che quella della razza
+bianca è amara e troppo salata.
+</p>
+
+<p>
+— Speriamo allora che ci risparmino, se abbiamo la disgrazia
+di cadere nelle loro mani.
+</p>
+
+<p>
+— Troveranno qualche mezzo per farci diventare eccellenti, signor
+Collin, — disse il capitano ridendo. — Io so che gli isolani delle
+Figii hanno un modo speciale per ingrassare i loro prigionieri e
+renderli più succulenti.
+</p>
+
+<p>
+— Compiango i compagni di Bill se hanno avuto la sfortuna di
+cadere, in questo frattempo, nelle loro mani. Purchè non sia invece
+una mezza fortuna.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè, tenente? — chiese il capitano sorpreso.
+</p>
+
+<p>
+— M’intendo io, signor Hill.
+</p>
+
+<p>
+— Spiegatevi, — disse miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Non ora.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quel momento dietro di loro si udì una specie di grugnito.
+Il naufrago stava a tre soli passi di distanza e forse aveva inteso
+le parole del tenente.
+</p>
+
+<p>
+Fortunatamente per lui, nessuno lo vide fissare sul tenente due
+occhi che mandavano cupe fiamme e stringere i pugni con tale
+forza, da farsi entrare le unghie nelle carni.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+</p>
+
+<p>
+Si allontanò silenziosamente senza essere stato scorto e andò
+a sedersi a prua, ma i suoi occhi correvano sempre, però con diversa
+espressione, da miss Anna al signor Collin.
+</p>
+
+<p>
+Cosa mai meditava in quel momento quell’enimmatico personaggio,
+sul cui viso si leggeva ad un tempo una strana tenerezza
+e si vedevan lampi d’un odio profondo? Gli avvenimenti dovevano
+fra breve dirlo.
+</p>
+
+<p>
+Nel pomeriggio il vento crebbe di violenza, e il barometro si
+abbassò bruscamente, mentre le onde provenienti dal sud, si facevano
+più frequenti e sempre più alte. Si vedevano accavallarsi
+sull’orizzonte mostrando le loro creste coperte di candida spuma
+e venivano a rompersi con violenza contro la <i>Nuova Georgia</i>, la
+quale rollava e beccheggiava vivamente.
+</p>
+
+<p>
+Le tigri, quasi presentissero la vicinanza di una tempesta, si
+mostravano assai inquiete, e già nella stiva si udivano incessantemente
+rintronare le loro rauche urla, facendo impallidire i marinai
+che non si erano ancora abituati a quegli sgradevoli concerti.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano per non lasciarsi cogliere alla sprovvista da quell’uragano
+che da due giorni andava raccogliendo le proprie forze,
+per scatenarsi chi sa mai con quale furore, fece imbrogliare le alte
+vele di pappafico e contra-pappafico e fece ammainare i coltellacci
+e gli scapamari che aveva fatti spiegare al mattino per guadagnare
+velocità. Non ancora soddisfatto, fece rinforzare i paterazzi
+e legare solidamente le imbarcazioni, la cui perdita poteva diventare
+funesta, e le gabbie delle tigri onde nel rollío o nel beccheggio
+non si rovesciassero spezzando, le sbarre.
+</p>
+
+<p>
+— Temi qualche tifone? — gli chiese Anna, che di rado lasciava
+la coperta della nave.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e non ti nascondo che questo uragano mi dà molto da
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+pensare, trovandoci noi in un mare cosparso di isole e di isolotti,
+e per di più d’una profondità che mette i brividi.
+</p>
+
+<p>
+— Ha dei baratri immensi l’Oceano Pacifico?
+</p>
+
+<p>
+— Spaventevoli, Anna; una nave che andasse a picco non lascerebbe
+spuntare di certo la sommità dei suoi alberetti.
+</p>
+
+<p>
+— In quale punto è più profondo?
+</p>
+
+<p>
+— Secondo gli ultimi scandagli, la maggiore profondità si troverebbe
+a mezzogiorno del Kamtschiatca, penisola della costa asiatica.
+Là lo scandaglio avrebbe toccato fondo a 8515 metri.
+</p>
+
+<p>
+— Otto chilometri e mezzo di profondità!
+</p>
+
+<p>
+— Pare però che vi siano dei baratri profondi quattordici e
+perfino sedici chilometri.
+</p>
+
+<p>
+— Ma tutti gli Oceani hanno tali abissi?
+</p>
+
+<p>
+— La profondità media del Grande Oceano toccherebbe i 4380 metri;
+ma si sa che fra le isole Figii, Tonga e Samoa esiste un abisso
+di 8102 metri secondo taluni e di 8280 secondo altri navigatori;
+quella dell’Atlantico toccherebbe i 4022 verso il nord e i 3927 verso
+il sud; quella dell’Oceano Indiano i 3627 e degli altri due Oceani
+i 3803. Forse in avvenire queste profondità diverranno maggiori,
+poichè si difetta ancora di scandagli precisi.
+</p>
+
+<p>
+— Ma la vita a simili profondità deve essere nulla.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè mia cara?
+</p>
+
+<p>
+— Per la grande pressione che deve esercitare una massa così
+immensa d’acqua.
+</p>
+
+<p>
+— Un tempo si credeva a questo, anzi aggiungerò che si riteneva
+che l’acqua si comprimesse talmente pel suo peso, da raggiungere
+una densità paragonabile a quella del ferro o del piombo. Si riteneva
+che una palla di ferro gettata in un mare profondo non
+giungesse fino a toccare gli abissi, ma si arrestasse fra gli strati
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+acquosi, poichè non si era pensato che l’acqua è appena compressibile
+e che anche sotto le più potenti pressioni la sua densità è
+minima. Io so che recenti esperimenti hanno dimostrato che la
+pressione è così leggiera da non essere d’impedimento nemmeno ai
+pesci che hanno l’abitudine di vivere alla superficie dei mari. Ed
+infatti, se questa forza fosse così enorme come si credeva, come
+vivrebbero i crostacei che abitano il fondo degli abissi marini?
+Bisognerebbe che fossero più solidi del ferro, mentre non lo sono
+affatto.
+</p>
+
+<p>
+— La dimostrazione è chiara, padre mio. Ma.... to’, piove.
+</p>
+
+<p>
+— Il tempo si mette male. Ritirati, Anna, chè fra breve avremo
+un uragano dei più furiosi, e il ponte sarà spazzato dai colpi
+di vento.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Infatti il tempaccio si avanzava rapidamente, invadendo la
+vôlta celeste e sconvolgendo il grande Oceano Pacifico che stava
+per smentire ancora, il suo tranquillo nome datogli da Magellano.
+</p>
+
+<p>
+L’equipaggio era tutto salito in coperta pronto a sostenere la
+lotta, e si vedeva interrogare con ansietà le nubi e le onde. Quei
+lupi di mare presentivano una fiera tempesta. Solo il naufrago, che
+stava sempre seduto a prua su di un ammasso di cordami, pareva
+tranquillo e sogghignava ad ogni muggito delle onde, fissando con
+due occhi di fuoco il tenente Collin quasi che meditasse un sinistro
+progetto.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span></p>
+
+<h2 id="cap6"><span class="smcap">Capitolo Sesto.</span>
+<span class="smaller">Il delitto del naufrago.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+L’Oceano Pacifico montava a vista d’occhio; si sarebbe detto
+che una forza misteriosa, irrompente dagli abissi immensi del fondo,
+lo sollevasse. Montagne d’acqua, poichè ora potevansi chiamare con
+tal nome, venivano dal sud accavallandosi le une sulle altre, coperte
+da un immenso lenzuolo di candidissima spuma, e venivano a rompersi
+con lunghi muggiti contro i fianchi del vascello, il quale si
+rovesciava violentemente ora sul babordo ed ora sul tribordo con
+mille scricchiolii, ed ora s’impennava come un cavallo vigorosamente
+spronato.
+</p>
+
+<p>
+La tinta del mare aveva perduto il suo azzurro brillante ed era
+diventata cupa, quasi volesse gareggiare colla tinta nerastra dei
+nuvoloni che correvano disordinatamente, accumulandosi negli immensi
+spazii del cielo.
+</p>
+
+<p>
+Il vento, che poco prima era ancora costante, pareva che fosse
+impazzito e balzava bruscamente dal nord al sud, dall’est all’ovest,
+accennando a prendere un violento moto circolare. Sibilava attraverso
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+i mille cordami della <i>Nuova Georgia</i>, scoteva con furore i
+boscelli rugosi delle manovre, faceva crepitare le vele e curvare
+perfino gli alberi.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, consultato il barometro, vide non senza una
+viva emozione, che segnava la cifra straordinaria di 705 millimetri!
+</p>
+
+<p>
+— È un vero tifone quello che sta per assalirci, — disse al tenente
+Collin, che si era messo accanto al timoniere.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come nascono questi tifoni che si sono acquistati una
+così triste celebrità nei mari del Giappone, della China e del Grande
+Oceano? — chiese il tenente.
+</p>
+
+<p>
+— Nascono generalmente dall’incontro di due o più correnti
+d’aria contrarie, le quali provocano un movimento rotatorio che
+è pericolosissimo per le navi che si trovano nel mezzo.
+</p>
+
+<p>
+— Si estendono per un largo tratto?
+</p>
+
+<p>
+— Per quattrocento o cinquecento chilometri, comunemente; ma
+si sono osservati dei cicloni di mille chilometri, e temo che quello
+che sta per piombarci addosso sia così immenso, poichè la depressione
+barometrica è considerevolissima.
+</p>
+
+<p>
+— Ordinariamente quale direzione hanno?
+</p>
+
+<p>
+— Vanno dal sud-ovest al nord-est, e il loro movimento circolare,
+nell’incontro delle due correnti, è da destra a sinistra.
+</p>
+
+<p>
+— Sicchè avremo qualche tromba marina.
+</p>
+
+<p>
+— È probabile, tenente; anzi faremo bene a preparare il nostro
+piccolo cannone.
+</p>
+
+<p>
+— Volete spezzarla colle palle?
+</p>
+
+<p>
+— Basta la detonazione, il più delle volte, per romperla d’un
+sol colpo; la palla sarebbe inutile, poichè non farebbe che attraversare
+la colonna d’acqua.
+</p>
+
+<p>
+— Ma è pericoloso per una nave che si trova a breve distanza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, è vero, poichè la massa liquida nel precipitare sul mare
+solleva cavalloni enormi; ma tutto si deve tentare piuttosto di
+lasciarsi avviluppare da quelle furiose colonne liquide, che sono
+dotate di tale potenza rotatoria da trasportare con loro i più grandi
+vascelli e da sollevarli.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un grande lampo che fendette la massa delle nubi come se
+fosse una gigantesca scimitarra, seguito poco dopo da un cupo
+rimbombo che si perdette nei lontani orizzonti, troncò la conversazione.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill abbandonò il posto e salì sul ponte di comando
+col portavoce in mano, pronto a comandare la manovra, mentre il
+tenente Collin si portava a prua dove gli uomini si disponevano ad
+ammainare i fiocchi e a prendere terzaruoli sulle vele basse.
+</p>
+
+<p>
+L’uragano si avvicinava con rapidità straordinaria, sconvolgendo
+il mare e il cielo. Impetuosi colpi di vento, dopo d’aver sollevate
+e sferzate le onde che montavano sempre con tremendi muggiti,
+giungevano l’uno addosso all’altro sulla <i>Nuova Georgia</i>, la quale
+fuggiva con la rapidità d’un immenso uccello, verso il sud-ovest.
+</p>
+
+<p>
+Il sole era scomparso da qualche ora, e una profonda oscurità
+pesava sul Grande Oceano. Però al balenar dei lampi, si vedevano
+volteggiare, sospinti dalla forza del ciclone, i grandi albatros, con
+le loro piume bianche e nere, il becco grosso e tanto robusto,
+da spaccare il cranio ad un uomo, e con le loro ampie ali che
+misuravano non meno di cinque metri. Si vedevano lottare contro
+il vento, volteggiare disordinatamente sopra i flutti e si udivano,
+fra i fischi ed i muggiti della natura irritata, le loro grida rauche
+e discordi.
+</p>
+
+<p>
+Anche gli abitatori del mare parevano inquieti, perchè si vedevano
+ruzzolare fra le onde numerosi squali con potenti mascelle
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+fornite di triplici file di denti, e slanciarsi in aria torme di <i>Exocœtus
+volitans</i>, strani pesci dotati di larghe pinne somiglianti ad ali, che
+si innalzano con un potente colpo di coda percorrendo distanze di
+centocinquanta a dugento metri, e che appena ricaduti tornano a
+riprendere il volo, riaprendo le pinne ventrali e agitandole in modo
+da sembrare quattro invece di due.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i>, nonostante venisse assalita da ogni lato dai
+marosi che si slanciavano talvolta fino sul suo ponte, pure si comportava
+bene e teneva bravamente testa all’uragano.
+</p>
+
+<p>
+Guidata dalla ferrea mano del vecchio Asthor si manteneva
+sulla via del sud-ovest, per rifugiarsi, in caso disperato, nelle insenature
+di qualche isola. Rollava disperatamente la poveretta, si copriva
+d’acqua da prua a poppa, tuffava nel seno delle onde spumeggianti
+i suoi solidi fianchi, montava sulla cresta delle montagne
+mobili, precipitava nel fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo
+albero di bompresso, tanto s’inchinava colla prua, ma usciva sempre
+vittoriosa da quegli assalti furiosi che non le lasciavano tregua.
+</p>
+
+<p>
+Ad un tratto però, verso il sud, quando il vento, ormai scatenato
+aveva perduto ogni ritegno, girando ora al sud-ovest ed ora
+al nord-est, provocando quegli incontri di correnti che generano i
+cicloni, apparve una specie di cono che pareva scendesse dalle nubi
+per posarsi sulla sconvolta superficie dell’Oceano.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, quantunque coraggiosissimo e pronto a tutto,
+impallidì.
+</p>
+
+<p>
+— Si forma una tromba verso il sud, — disse rivolgendosi verso
+il tenente Collin che lo aveva raggiunto sul ponte di comando.
+</p>
+
+<p>
+— La <i>Nuova Georgia</i> fugge rapidamente, signore, — rispose il
+tenente. — Forse noi saremo lontani, quando la tromba si sarà
+formata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Confidiamo in Dio! Non temo per me, ma per la mia povera
+Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Speriamo, signore.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’uragano cresceva sempre. I colpi di vento erano così impetuosi
+che pareva uscissero a forza da un’immensa tromba collocata a
+pochi passi dalla nave. Scuotevano orribilmente gli alberi, sbrandellavano
+le vele, facevano volteggiare come pagliuzze i più grossi
+boscelli delle manovre e facevano fremere le grosse sartie e i grossi
+paterazzi in tal modo, da temere che si spezzassero.
+</p>
+
+<p>
+Onde sopra onde si slanciavano addosso alla nave percuotendola
+fieramente a prua e a poppa, a babordo e a tribordo, facendo gemere
+i cordami ed i puntelli, spostando le imbarcazioni e aprendo delle
+breccie nelle murate. Pareva che si accanissero ad aprire i fianchi
+del legno, onde trascinarlo negli spaventosi baratri dell’Oceano
+Pacifico.
+</p>
+
+<p>
+La notte era calata, una notte oscura come il fondo d’un barile
+di catrame. Non si vedevano che tenebre, le quali pareva si addensassero
+di momento in momento sempre più sull’Oceano, quasi volessero
+rendere più pericolosa e più orrida la situazione della <i>Nuova
+Georgia</i>. Solamente all’orizzonte, di tratto in tratto balenava, e a
+quel rapido bagliore si vedevano correre sulla coperta i marinai coi
+capelli sciolti al vento, i volti pallidi, gli occhi smarriti e i panni
+inzuppati, e sul ponte di comando si vedeva spiccare l’alta statura
+del capitano Hill ed a prua la tetra figura del naufrago.
+</p>
+
+<p>
+In mezzo agli urli della tempesta, ai sibili del vento e ai ruggiti
+delle onde si udivano a un tratto irrompere, dalle nere profondità
+della stiva, i potenti gridi delle dodici tigri, le quali, atterrite da
+quei fragori e da quelle scosse orribili, si dibattevano furiosamente
+dentro le gabbie.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+</p>
+
+<p>
+Verso la mezzanotte una raffica più impetuosa delle altre si
+rovesciò sulla nave con tale violenza, da farle immergere tutta intera
+la prua.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill temendo che la <i>Nuova Georgia</i> si rovesciasse
+sui fianchi per non più rialzarsi, comandò di imbrogliare le vele
+di parrochetto e di mezzana contentandosi di tenere spiegate le
+vele basse.
+</p>
+
+<p>
+Alcuni marinai si slanciarono sulle griselle, ma le scosse che
+risentiva la nave e i colpi di mare che giungevano tanto alti sopra
+le murate, lo impedivano; onde furono costretti a ridiscendere in
+coperta per non essere portati via e precipitati nei flutti muggenti.
+Due uomini, dopo aver corso mille pericoli, erano riusciti a raggiungere
+la vela di mezzana ed a imbrogliarla.
+</p>
+
+<p>
+Quella di parrochetto però, violentemente investita dalle raffiche,
+dava tali colpi da compromettere la sicurezza del naviglio e dell’albero
+di trinchetto. Era necessario di chiuderla o per lo meno
+di sventrarla con un buon colpo di coltello.
+</p>
+
+<p>
+Il tenente Collin, giovane ardimentoso e che sfidava intrepidamente
+il pericolo, vedendo riuscire vani gli sforzi dei marinai, si
+slanciò a prua, e afferratosi fortemente alle griselle si elevò nelle
+tenebre. Un altro uomo si era contemporaneamente mosso: era il
+naufrago.
+</p>
+
+<p>
+Senza essere stato veduto, fra quella profonda oscurità e quei
+colpi di mare che spazzavano senza interruzione il ponte della nave,
+sbattendo i marinai addosso alle murate, s’aggrappò allo straglio
+di maestra, e coll’agilità d’una scimmia si inerpicò a forza di
+braccia, giungendo nell’istesso momento del tenente, sul pennone
+di parrochetto.
+</p>
+
+<p>
+— Tu qui, Bill? — chiese il tenente nel vederselo vicino.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signor tenente, — rispose il naufrago con strano accento. — Vi
+sorprende?
+</p>
+
+<p>
+— Da qual parte sei salito?
+</p>
+
+<figure><a id="fill-059"></a>
+ <img src="images/ill-059.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Dallo straglio.
+</p>
+
+<p>
+— Aiutami adunque.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il tenente si mise a cavalcioni del pennone tenendosi avvinghiato
+alla sbarra di ferro che corre sopra, e appoggiando i piedi
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+sulla corda che corre sotto, cercò di raccogliere i bracci di manovra
+per imbrogliare la vela. D’improvviso si sentì stringere alla
+gola da due mani nervose e con tale forza, da non esser capace
+di emettere il più lieve grido. Facendo uno sforzo disperato, girò
+il capo e vide sopra di sè la tetra figura del naufrago, sulle cui
+labbra errava un satanico sorriso. Abbandonò con una mano la
+sbarra tentando di respingerlo; ma il naufrago era robusto e pareva
+che in quel momento avesse triplicato le forze.
+</p>
+
+<p>
+Il vascello sospinto dalle onde barcollava furiosamente ed il vento
+ruggiva tremendo fra l’alberatura e faceva scuotere i due uomini,
+ma la lotta continuava senza che si scambiassero una parola. Il povero
+tenente che non poteva abbandonare il pennone per non sfracellarsi
+sul ponte della nave, non opponeva ormai che una debole
+resistenza e si sentì rapidamente strangolare.
+</p>
+
+<p>
+Quella lotta fra cielo e mare, in mezzo a quelle tenebre e la
+burrasca che ruggiva, durò un solo minuto. Il signor Collin si sentì
+quindi trascinare verso l’estremità del pennone, e smarrì i sensi.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago attese che la nave s’inclinasse sul tribordo, poi tenendosi
+stretto al pennone colle sole gambe, con una spinta precipitò
+nello sconvolto Oceano la vittima, la quale scomparve negli abissi.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco uno che non parlerà più, — mormorò il naufrago con
+voce sorda. — Andrai a chiedere ai pesci se io vengo o no dall’isola
+dei forzati.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Girò gli occhi intorno per vedere se nessuno lo aveva veduto, e
+ridiscese silenziosamente in coperta, confondendosi fra l’equipaggio.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span></p>
+
+<h2 id="cap7"><span class="smcap">Capitolo Settimo.</span>
+<span class="smaller">I frangenti.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Nè il capitano Hill che si trovava sul ponte di comando, nè il
+vecchio Asthor che concentrava tutti i suoi sforzi sulla ribolla del
+timone per mantenere sempre la nave sulla buona via, nè l’equipaggio
+che aveva un gran da fare a evitare le ondate che irrompevano
+ad ogni istante in coperta e che era occupato a bracciare
+continuamente le vele basse, si erano accorti della caduta del tenente
+Collin.
+</p>
+
+<p>
+Il mare irritato e le tenebre avevano coperto quell’assassinio,
+forse lungamente meditato da quel sinistro uomo, e così freddamente
+consumato.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago ridisceso in coperta era silenziosamente scivolato a
+prua e pareva occupato alla manovra dei fiocchi, sicuro ormai di
+non essere stato veduto da nessuno, poichè l’oscurità non permetteva
+di distinguere l’assenza di chicchessia. Malgrado però la sua
+apparente calma, più volte si era curvato sulla prua, aveva scrutato
+profondamente quei flutti irritati e aveva teso l’orecchio a lungo,
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+temendo che il disgraziato tenente seguisse la nave e chiamasse
+aiuto.
+</p>
+
+<p>
+Certo la coscienza di Bill, per quanto fosse incallita nel delitto,
+non doveva in quel momento essere tranquilla, poichè tutte le volte
+che incontrava gli sguardi di qualche marinaio impallidiva orribilmente,
+e gli si gelava sulle labbra lo strano sorriso che di rado
+lo abbandonava.
+</p>
+
+<p>
+Erano passati dieci minuti e la <i>Nuova Georgia</i>, trasportata dall’uragano
+aveva percorso un miglio, quando il capitano Hill, vedendo
+ancora semi-sciolta la vela di parrochetto e non scorgendo
+fra l’equipaggio il tenente, si mise a gridare:
+</p>
+
+<p>
+— Ohe! signor Collin, dove siete? Volete un aiuto?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I soli muggiti delle onde e i fischi sempre più violenti e stridenti
+del vento, risposero a quella domanda.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano credendo che la sua voce non fosse stata udita, discese
+dal ponte di comando e si avanzò fino ai piedi dell’albero
+di trinchetto cercando di discernere il tenente fra le vele e i cordami;
+ma l’oscurità era così profonda che non potevasi distinguere
+alcuna cosa.
+</p>
+
+<p>
+— Signor Collin! — ripetè con voce tonante.
+</p>
+
+<p>
+Anche questa volta la domanda rimase senza risposta.
+</p>
+
+<p>
+— Scommetterei un penny contro una sterlina che il signor
+Collin non è sull’albero, — disse un marinaio che era salito sul castello
+di prua per meglio vedere.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, — esclamò il capitano impallidendo.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure, signore, io non lo scorgo nè sulla coffa, nè sulla
+crocetta, nè sui pennoni, — disse il marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— Che gli sia avvenuta qualche disgrazia? Ma quando?... Come?...
+Avete udito nessun grido voialtri?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno, signore, — risposero i marinai che si erano aggruppati
+presso l’albero.
+</p>
+
+<p>
+— Non l’avete veduto discendere?
+</p>
+
+<p>
+— No.
+</p>
+
+<p>
+— Che sia caduto in mare?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quel momento un lampo abbagliante ruppe l’oscurità che
+pesava sull’Oceano. Tutti gli occhi si fissarono sulla vela di parrochetto
+e tutti videro distintamente che il luogotenente non era
+più sull’albero.
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò il capitano, facendo un gesto disperato.
+</p>
+
+<p>
+Si slanciò verso la murata di babordo scrutando le onde e gettò
+tre tuonanti chiamate:
+</p>
+
+<p>
+— Signor Collin!... dove siete?... rispondete, in nome di Dio!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Anche queste chiamate non ebbero esito migliore delle altre. Il
+mare ruggiva sempre, il vento urlava e fischiava attraverso l’alberatura
+e il sartiame, ma nessuna voce umana si udiva mescolarsi
+alla possente voce della tempesta.
+</p>
+
+<p>
+— Perduto!... — esclamò il capitano Hill con accento disperato. — Asthor,
+viriamo di bordo!...
+</p>
+
+<p>
+— La tempesta incalza, signore, e le onde ci assaliranno sui
+fianchi, — disse il vecchio marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— Bisogna tentare di salvarlo.
+</p>
+
+<p>
+— Badate, signore, che metterete a pericolo la nave.
+</p>
+
+<p>
+— Non importa, Asthor; tutto si deve tentare per salvarlo. Ai
+bracci delle vele voialtri e pronti per virare!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Era una pazzia il voler virare di bordo con quell’uragano che
+assaliva furiosamente la <i>Nuova Georgia</i>. Le onde potevano irrompere
+sul suo fianco, spostare il carico della stiva e rovesciarla; ma
+il capitano Hill era un uomo di gran cuore, che amava molto i suoi
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+uomini e voleva tentare a qualunque rischio il salvataggio del disgraziato
+ufficiale.
+</p>
+
+<p>
+Sotto la robusta mano del vecchio pilota, la <i>Nuova Georgia</i>
+virò di bordo presentando per alcuni istanti il fianco destro alle
+onde. Sotto la spinta formidabile di quelle masse liquide che il
+vento trascinava in una corsa disordinata verso l’est, si piegò talmente
+da temere che si rovesciasse per sempre; ma si risollevò
+quasi subito e ritornò sulla via poco prima percorsa, affrontando
+con l’affilata sua prua l’uragano che ora l’assaliva di fronte.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill e gran parte dell’equipaggio, affollati sul castello
+di prua, scrutavano avidamente le tenebre e di quando in
+quando mandavano acute chiamate. L’armaiuolo di bordo aveva
+fatto portare in coperta il piccolo cannone e lo scaricava a intervalli
+di due o tre minuti.
+</p>
+
+<p>
+Alcune volte, fra i muggiti delle onde, pareva di udire una lontana
+chiamata o un grido straziante, ma poi l’equipaggio si persuadeva
+di essersi ingannato. Il vento quando fischia fra l’attrezzatura
+produce sovente dei suoni così strani, da scambiarli bene spesso per
+grida di naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+— È perduto! — esclamava il capitano Hill strappandosi i capelli
+dal dolore. — Povero Collin! Così buono, così coraggioso e così giovane!...
+Sento che non lo ritroverò più mai!...
+</p>
+
+<p>
+— Se fosse vivo, avrebbe risposto alle nostre grida e ai nostri
+segnali, signore, — disse il vecchio Asthor che aveva affidato il timone
+al contro-mastro.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come mai cadde senza mandare un grido e senza che si
+vedesse?
+</p>
+
+<p>
+— Gli saranno venute meno le forze e il vento l’avrà strappato
+dal pennone, oppure è caduto per una forte scossa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma senza mandare un grido?
+</p>
+
+<p>
+— Che il pennone di pappafico lo abbia percosso al capo in
+modo da farlo svenire?
+</p>
+
+<p>
+— Bisogna supporlo, Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Se ciò è accaduto, il povero ufficiale a quest’ora riposa in
+fondo agli abissi marini. Ritorniamo, capitano.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Continuare a lottare contro la tempesta che era girata all’ovest,
+non era prudenza. La nave era solida, sì, ma il fasciame poteva da
+un istante all’altro cedere agli urti sempre più potenti di quelle
+masse liquide.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> guidata da Asthor, che aveva ripresa la ribolla
+del timone, virò nuovamente di bordo e riprese la rotta primiera,
+lasciandosi trasportare dall’uragano che non accennava ancora
+a calmarsi.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill però ed anche l’equipaggio non riuscivano a
+staccare gli occhi da quel tratto d’Oceano, nelle cui onde era stato
+inghiottito il povero Collin e quantunque ormai assai lontani, si
+vedevano curvarsi di frequente sui bordi e guardare lungamente
+lontano, quasi avessero la speranza di veder passare presso la nave
+il cadavere dell’audace e sfortunato marinaio.
+</p>
+
+<p>
+Un uomo solo pareva fosse contento di allontanarsi da quei paraggi,
+e questo era il naufrago, il quale ormai si teneva sicuro, ben
+sapendo che l’Oceano non restituisce la preda e che sa conservare
+troppo bene i segreti. Aveva avuto paura dapprima, quando
+cioè la nave era ritornata sulla propria via, non essendo certo che
+il luogotenente fosse morto, ma ora più nulla aveva da temere, e
+poteva respirare tranquillamente.
+</p>
+
+<p>
+Il delitto non aveva avuto testimoni; nessuno aveva veduto la
+scena svoltasi sul pennone del parrochetto; a che adunque temere?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+</p>
+
+<p>
+Intanto la <i>Nuova Georgia</i> continuava a fuggire dinanzi all’uragano,
+con una velocità che il capitano Hill stimava superiore ai
+tredici nodi. S’avvicinava alle isole sulle quali, secondo quanto
+aveva narrato il naufrago, dovevano trovarsi i superstiti della nave
+affondata. Si poteva ormai dire che non era molto lontana, poichè
+già l’Oceano si rompeva con maggior furore, segno evidente che
+stava per rinserrarsi fra le isole dell’arcipelago Figiano.
+</p>
+
+<p>
+Verso le due del mattino, un marinaio che era salito sul castello
+di prua per imbrogliare la trinchettina che il vento aveva
+sciolto, segnalò un fuoco che si scorgeva verso il sud-est.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill puntò il cannocchiale in quella direzione, e scorse
+infatti un punto luminoso che appariva e scompariva secondo che
+le montagne d’acqua si alzavano o si abbassavano.
+</p>
+
+<p>
+— Che siamo di già presso l’arcipelago Figiano? — disse fra sè. — Vorrei
+essere lontano ancora trecento leghe piuttosto che trovarmi
+addosso a quelle terre con simile tempesta.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante apparve sul ponte miss Anna. La coraggiosa
+giovanetta aveva indossato un lungo mantello di tela impermeabile
+e non pareva spaventata, quantunque la <i>Nuova Georgia</i> beccheggiasse
+e rollasse spaventosamente e le onde montassero sempre in
+coperta, correndo all’impazzata da prua a poppa.
+</p>
+
+<p>
+— Dove siamo, padre mio? — chiese ella.
+</p>
+
+<p>
+— Quale pazzia, Anna, salire sul ponte con questo uragano, — disse
+il capitano correndole incontro.
+</p>
+
+<p>
+— Sono inquieta, babbo, e poi vicina a te mi pare di non correre
+pericolo alcuno. Non accenna a cessare questo uragano?
+</p>
+
+<p>
+— Non ancora, e temo che si prolunghi fin troppo.
+</p>
+
+<p>
+— Che notte orribile!
+</p>
+
+<p>
+— Tremenda, Anna, e disgraziata per uno di noi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vuoi dire?...
+</p>
+
+<p>
+— Collin non è più con noi.
+</p>
+
+<p>
+— Morto!...
+</p>
+
+<p>
+— È scomparso mentre dall’alto del parrochetto tentava d’imbrogliare
+la vela.
+</p>
+
+<p>
+— Quale disgrazia! — esclamò la giovanetta con voce soffocata. — Morto!...
+lui morto!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Due lagrimoni le scendevano sulle gote, mentre un rauco singhiozzo
+le saliva alla gola.
+</p>
+
+<p>
+— Morto! — ripetè per la terza volta. — E tu non l’hai salvato?
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno lo ha veduto cadere in mare, e quando mi accorsi
+della sua scomparsa eravamo assai lontani.
+</p>
+
+<p>
+— E non sei ritornato?
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo virato di bordo a rischio di inabissarci tutti e l’abbiamo
+cercato a lungo, ma il disgraziato era scomparso.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! padre mio!...
+</p>
+
+<p>
+— Terra a prua! — gridò in quell’istante un marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— I frangenti a tribordo! — urlò un altro che si teneva ritto
+sulla murata, aggrappato ai paterazzi dell’albero di maestra. — Attenzione,
+Asthor!...
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dove siamo noi?...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Stava per slanciarsi verso prua, quando un uomo gli sbarrò il
+passo: quest’uomo era il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vuoi, Bill? — gli chiese.
+</p>
+
+<p>
+— Se vi preme la vita, fate imbrogliare le vele o cercate di riguadagnare
+il largo, — rispose il naufrago con voce sorda.
+</p>
+
+<p>
+— Conosci questi luoghi?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, capitano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Dove siamo noi?
+</p>
+
+<p>
+— Dinanzi ai frangenti di Figi-Levù.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi si tirò da una parte per dare il passo al capitano e si avvicinò
+a miss Anna, che pareva ancora atterrita per la disgraziata
+fine del signor Collin e che si sforzava a soffocare dei singhiozzi.
+</p>
+
+<p>
+— Signorina, — le disse fissandola con due occhi che mandavano
+vivi lampi. — Volete che io salvi tutti o che perda tutti?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+La giovanetta alzò il capo che teneva chinato sul petto e guardò
+con stupore quell’uomo che le indirizzava una così strana domanda.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa avete detto, Bill? — gli chiese.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-068"></a>
+ <img src="images/ill-068.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— La nave è perduta, signora.
+</p>
+
+<p>
+— Come lo sapete voi?
+</p>
+
+<p>
+— Sta sui frangenti, e fra pochi minuti si sventrerà sugli scogli
+coralliferi di Figi-Levù.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma salvatela adunque!
+</p>
+
+<p>
+— Lo volete, miss Anna?
+</p>
+
+<p>
+— Ne va la vita di tutti!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago scrollò le spalle con un gesto di noncuranza, poi
+disse con voce sorda:
+</p>
+
+<p>
+— È voi che desidero salvare, perchè non voglio che finiate sotto
+i denti dei cannibali.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si slanciò verso poppa e guardò per alcuni istanti intorno alla
+nave. Il mare si infrangeva furiosamente per ogni dove, rimbalzando
+a grande altezza con sprazzi mostruosi. Ruggiva orribilmente sopra
+i bassifondi che lo tenevano imprigionato, cercando di sorpassarli
+o di spazzarli via.
+</p>
+
+<p>
+All’est, attraverso le tenebre, si scorgeva confusamente una
+massa enorme sormontata da una serie di picchi aguzzi che si perdevano,
+di quando in quando, fra le nubi che volteggiavano in tutte
+le direzioni, trascinate dal vento che pareva impazzito.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago con un solo salto balzò giù dal cassero e si fermò
+dinanzi al capitano che correva verso il ponte di comando.
+</p>
+
+<p>
+— Signore! — gli disse.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vuoi, Bill? Spicciati, chè i minuti sono preziosi.
+</p>
+
+<p>
+— Se volete che la vostra nave non s’infranga sulle scogliere,
+è necessario che mi affidiate il comando per pochi istanti.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vuoi fare?
+</p>
+
+<p>
+— Salvare la vostra nave, ho detto.
+</p>
+
+<p>
+— Sei capace di compiere questo miracolo?
+</p>
+
+<p>
+— Conosco l’isola e le sue scogliere, signore!
+</p>
+
+<p>
+— Comanda adunque!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago salì sul ponte di comando, imboccò il portavoce e
+gridò:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Asthor, barra tutta all’orza! Due àncore a picco a prua!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il vecchio timoniere ubbidì. La <i>Nuova Georgia</i> a quel colpo di
+timone virò sul posto, presentando la prua alle onde; subito i marinai
+lasciarono cadere le due àncore che s’infissero solidamente
+sul fondo roccioso dei bassifondi. Quando vide la nave fermarsi, il
+naufrago si avvicinò al capitano che lo aveva raggiunto sul ponte
+di comando e gli chiese:
+</p>
+
+<p>
+— Avete dell’olio a bordo?
+</p>
+
+<p>
+— Dell’olio! — esclamò l’americano guardandolo con profondo
+stupore.
+</p>
+
+<p>
+— Dalla vostra risposta dipende la salvezza della nave.
+</p>
+
+<p>
+— Ma cosa volete farne?
+</p>
+
+<p>
+— Lo saprete poi. Fate portare in coperta tutto quello che
+avete.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Due marinai, al comando del capitano, discesero nella dispensa
+e ritornarono sul ponte portando due barili della capacità di sessanta
+o settanta litri ciascuno. Il naufrago senza perder tempo,
+poichè la nave ancorata come era, subiva a prua delle scosse tremende
+che minacciavano o di sfasciarla o di spezzare le catene,
+fece riempire di canape due sacchi di tela ben fitta, vi fece versare
+dentro alcuni litri d’olio e li calò uno a tribordo e uno a
+babordo.
+</p>
+
+<p>
+Allora, dinanzi agli occhi dell’equipaggio stupefatto, avvenne
+un fenomeno strano, meraviglioso. Appena quei due sacchi, dai cui
+fori piccolissimi trapelava lentamente l’olio, ebbero toccata l’acqua,
+le onde quasi per incanto si spianarono tutto all’intorno.
+</p>
+
+<p>
+Fin dove giungeva l’olio, che si espandeva rapidamente, l’acqua
+si estendeva tranquilla, senza contrazioni, senza sussulti, mantenendo
+la nave quasi immobile; ma al di là di quella zona si vedeva
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+il mare dibattersi con una rabbia estrema, quasi volesse sfogarsi
+di quella calma forzata.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago avvicinandosi allora al capitano stupefatto, gli disse:
+</p>
+
+<p>
+— Se le àncore non cedono, potremo attendere con piena sicurezza
+l’alba di domani, o potremo aspettare che l’uragano si calmi;
+se le catene si spezzano, per noi e per i miei compagni è finita,
+poichè laggiù si stende l’isola dei cannibali. Sperate!...&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span></p>
+
+<h2 id="cap8"><span class="smcap">Capitolo Ottavo.</span>
+<span class="smaller">Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Il modo di calmare le onde adoperando l’olio, non è cosa moderna,
+come generalmente si crede. Quantunque questo sistema, che
+può rendere immensi vantaggi alle navi sbattute dalle fiere tempeste
+degli oceani, sia sconosciuto a molti capitani e marinai, è vecchio,
+poichè alcuni antichi scrittori ne fanno menzione nelle loro opere.
+Plinio, per esempio, nella sua <i>Storia Naturale</i> ne dimostra
+l’efficacia, e Plutarco pure dice qualche cosa su ciò, ma per varii
+secoli nessuno si curò di verificare tale fenomeno. Il merito ne
+doveva spettare al celebre propugnatore dell’indipendenza degli
+Stati Uniti, a Franklin, il quale nel 1757, avendo osservato che
+i pescatori delle isole Bermude oliavano il mare per calmare,
+come egli diceva, le <i>onde tremanti</i>, ne dimostrò l’efficacia; però
+ben pochi adottarono il sistema, e anche oggi, come dicemmo,
+molti lo ignorano.
+</p>
+
+<p>
+Anche i balenieri, le cui navi più o meno sono sempre lorde
+d’olio, avevano notato che le onde si spianavano intorno ai loro
+<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
+legni, specialmente durante la fusione delle materie grasse, e avevano
+anzi notato che l’olio di pesce, e specialmente quello di foca
+e di delfino, era il migliore, avendo constatato che gli oli minerali
+erano troppo leggieri ed i vegetali di poca efficacia nelle alte latitudini
+perchè troppo facili a rapprendersi.
+</p>
+
+<p>
+Ci vollero moltissimi esempi, prima che questa meravigliosa scoperta
+venisse adottata, se non dai legni minori, almeno dai più
+grandi che intraprendono lunghi viaggi; anzi si può dire che soltanto
+in questi ultimi anni venne presa in considerazione, quantunque
+dapprima fosse stata vivamente combattuta, poichè si credeva
+che il mare diventasse dipoi così burrascoso da riuscire fatale
+alle altre navi che avessero avuto la disgrazia di passare sopra quei
+tratti prima oliati.
+</p>
+
+<p>
+L’ufficio idrografico di Washington ha pienamente constatato i
+grandi benefizi che rende alle navi questo sistema, dimostrandolo
+in dugento rapporti che sono il risultato di dugento esperienze
+fatte sia da barche di salvataggio, sia da bastimenti. Le barche di
+salvataggio dell’Australia, che da più anni si esercitano a passare
+fra gli scogli durante il cattivo tempo, coll’aiuto dell’olio, hanno
+pure dimostrato che il mare subito si spiana e che si rompe solamente
+sui margini del tratto oliato.
+</p>
+
+<p>
+E all’olio dovettero la loro salvezza il piroscafo <i>Stockolm City</i>
+nella sua traversata fra Boston e l’Inghilterra, la <i>Nehemiah Gibson</i>
+del capitano Bailey, l’<i>Emily Witney</i> del capitano Rollin sorpresa
+da un furioso uragano il 25 agosto 1886, la <i>Marta Cabb</i> in viaggio
+dall’America all’Europa, il <i>Meno</i> del Lloyd nord-tedesco comandato
+dal capitano Kuhlmann, ec. Senza l’olio tutte queste navi
+avrebbero affondato e chi sa se dei loro equipaggi qualche persona
+sarebbe sopravvissuta, per dare al mondo la notizia del disastro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non si creda, del resto, che sia necessaria una spesa enorme per
+oliare il mare. La sostanza grassa si dilata con rapidità immensa,
+dura attorno alla nave anche se questa fugge e bastano due sacchi
+pieni di canape imbevuto della materia grassa, e sospesi o a prua,
+o a poppa, o a babordo o a tribordo, secondo la direzione della nave,
+per fare un lungo cammino. In mancanza di sacchi, basta far cadere
+l’olio dagli ombrinali dopo averli mezzo-turati con canape,
+onde non scorra troppo facilmente.
+</p>
+
+<p>
+Si è constatato che in media la spesa subita da diciassette bastimenti
+fuggenti in poppa, fu di litri 1,83 per ora, di altri undici
+di litri 2,70; ma devesi notare che questi fuggivano in direzione
+del vento e che quindi l’olio si disperdeva con maggiore facilità.
+</p>
+
+<p>
+Le cause che producono questo fenomeno, sono facilissime a
+spiegarsi.
+</p>
+
+<p>
+Non essendo l’olio penetrabile nè all’aria nè all’acqua, la
+coesione delle sue molecole è tale, che il suo getto non può trasformarsi
+in pioggia. Il vento non avendo nessuna presa su di
+esso, lascia intatto lo strato che copre l’acqua, la quale non venendo
+più urtata si mantiene quasi tranquilla. Tutt’al più subisce
+gli urti delle onde che si dibattano agli orli dello strato, ma
+non forma che delle ondulazioni che sono sensibili solamente in
+pieno mare.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i>, immersa nello strato oleoso che opponeva
+una fiera resistenza alle contro-ondate della risacca, quantunque
+il suo spessore fosse talmente sottile da superare tuttociò che si
+può supporre (si calcola che sia di <span class="above">1</span>&#xfeff;&#8260;&#xfeff;<span class="below">90000</span> di millimetro) rimaneva
+quasi immobile, essendo rinchiusa fra i bassifondi dell’isola.
+</p>
+
+<p>
+I marosi, che il vento sollevava a prodigiosa altezza, si scagliavano
+rabbiosamente, colle creste bianche di spuma, contro lo specchio
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+unito prodotto dall’olio che sempre più dilatavasi, ma si calmavano
+quasi di colpo. Le sommità si abbassavano come per incanto,
+passavano sotto lo strato sollevando lentamente la nave e uscivano
+dall’altra parte, dove tornavano ad alzarsi con furore estremo
+frangendosi e rifrangendosi contro le scogliere.
+</p>
+
+<p>
+— È meraviglioso questo fenomeno, — disse miss Anna che contemplava
+il mare dalla murata di poppa.
+</p>
+
+<p>
+— Meraviglioso e pur tanto facile a spiegarsi, — rispose il capitano
+Hill. — Occorreva un semplice marinaio per insegnarlo a me,
+che navigo da tanti anni.
+</p>
+
+<p>
+— Che Bill lo abbia usato egli stesso?
+</p>
+
+<p>
+— O lui o il suo capitano senza dubbio.
+</p>
+
+<p>
+— Qualunque olio gode la proprietà di calmare il mare?
+</p>
+
+<p>
+— Sì; e ora che mi ricordo, ti dirò anzi che qualunque materia
+oleosa può fare altrettanto. Ho infatti più volte osservato che
+tutti i detriti diversi provenienti dalle cucine delle navi e tutti i
+corpi galleggianti formanti una massa compatta, producevano un
+rallentamento nelle onde.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, — disse una voce dietro di loro.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! sei tu, Bill! — esclamò il capitano. — Lascia che ti ringrazi
+di averci salvati, poichè senza di te forse la <i>Nuova Georgia</i>
+più non galleggerebbe.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un enimmatico sorriso sfiorò le sottili labbra del naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Non parliamo di questo, — disse. — Avete fatto abbastanza
+per me: siamo pari.
+</p>
+
+<p>
+— Hai fatto altra volta uso di questo prodigioso esperimento? — domandò
+il capitano Hill.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, a bordo di una nave baleniera. Il capitano avea osservato
+più volte che durante la fusione di grassi di balene, i cui residui
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+vengono gettati in mare, le onde non andavano ad infrangersi contro
+la nave: tentò l’esperimento durante una terribile tempesta
+che ci aveva colti all’uscita del mare di Behring, e riuscì pienamente.
+Del resto non è solamente l’olio che ha la proprietà di
+calmare le onde, poichè più tardi verificai che tutti i corpi galleggianti
+in massa compatta oppongono una grande resistenza alle
+disgregazioni delle particelle del liquido marino sotto l’azione delle
+raffiche. Infatti nella baia di Bristol, che si trova nell’America settentrionale,
+presso la penisola di Aliaska, mentre attraversavamo uno
+spazio di mare coperto da un numero infinito di ghiacci, vidi che
+le onde si frangevano furiosamente tutt’all’intorno, ma che l’acqua
+era tranquillissima sotto i ghiaccioli. All’ingiro si scatenava la
+bufera, ma dove eravamo noi la calma era completa.
+</p>
+
+<p>
+— Vi credo, poichè anch’io ho verificato un fatto quasi simile, — disse
+il capitano. — Attraversando un banco immenso di aringhe,
+trovai colà il mare perfettamente calmo, mentre al di là le onde
+s’alzavano a prodigiosa altezza.
+</p>
+
+<p>
+— L’isola che ci sta dinanzi, la conoscete bene? — chiese Anna
+al naufrago, mostrando la massa enorme che si distingueva a grande
+stento fra l’oscurità.
+</p>
+
+<p>
+— È Figi-Levù, non m’inganno, — rispose il marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— È su quella terra che si trovano i vostri compagni?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, miss.
+</p>
+
+<p>
+— Sapete dove essi sono?
+</p>
+
+<p>
+— Quando lasciai l’isola erano accampati presso una piccola
+baia sulle coste occidentali; ma so che stavano per lasciarla, essendo
+stati scoperti e minacciati dai selvaggi.
+</p>
+
+<p>
+— Dove saranno ora? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Lo ignoro; ma li troveremo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ciò detto, il naufrago parve immergersi in profondi pensieri e
+non parlò più.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill e sua figlia abbandonarono la poppa e si portarono
+a prua, dove l’equipaggio si affaccendava a calare una terza
+àncora, quella così detta di speranza, che è la più grossa e che
+invece della catena porta una grossa gomena.
+</p>
+
+<p>
+Il mare tutto intorno alla nave si manteneva sempre calmo, ma
+al di là dello strato d’olio infuriava sempre, con tremendi muggiti,
+e producendo anche sotto lo strato una violenta oscillazione,
+di cui si risentiva anche la <i>Nuova Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+La materia grassa che si vedeva scintillare al chiarore dei lampi
+a tre quarti di miglio sottovento e sopravvento, di quando in quando
+veniva respinta e scompaginata dalla furia dei marosi e del vento,
+ma subito si estendeva, opponendo una resistenza incredibile agli
+elementi scatenati.
+</p>
+
+<p>
+Finchè l’olio non veniva a mancare, vi era la speranza di salvar
+la nave; però il capitano e Asthor s’accorsero ben presto che
+le àncore, forse perchè il fondo doveva essere o poco resistente o
+troppo liscio, a poco a poco cedevano, lasciandosi trascinare verso
+l’isola degli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+— Brutta scoperta! — disse il capitano ad Anna. — Se le àncore
+non incontrano un fondo roccioso, fra due ore saremo a poche gomene
+dall’isola.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure il mare è abbastanza tranquillo attorno a noi, — osservò
+la giovane miss.
+</p>
+
+<p>
+— Non è il mare che ci trascina, è il vento che investe la nostra
+nave, cacciandoci al sud-est.
+</p>
+
+<p>
+— Sono feroci gli abitanti di Figi-Levù?
+</p>
+
+<p>
+— Tanto feroci, che si divorano tra fratelli. Si dice che siano
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+gli antropofagi più temibili di tutte le isole del Grande Oceano.
+Non vorrei che ci toccasse la sorte che toccò all’<i>Union</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Cos’era questa <i>Union</i>?
+</p>
+
+<p>
+— Una bella e solida nave americana, appartenente al dipartimento
+marittimo di New York e montata da un numeroso equipaggio.
+Era partita in sul finire del 1799 diretta a Tonga-Tabù,
+un’isola grande, che dista di qua poche diecine di leghe, ma che
+ha una tristissima fama.
+</p>
+
+<p>
+Raggiunta l’isola, i selvaggi assalirono il vascello e uccisero il
+capitano e tre marinai. Stavano per impadronirsene, quando il
+sotto-capitano tagliò le funi che erano legate alle àncore, prendendo
+prontamente il largo.
+</p>
+
+<p>
+Gl’isolani che sono tanto ipocriti quanto feroci, finsero di mostrarsi
+pentiti e mandarono a dire all’ufficiale di tornare a Tonga
+per far la pace. Cadde nell’agguato e tornò ad approdare; ma accortosi
+a tempo che stavano tramando per impadronirsi del legno,
+prese definitivamente il largo.
+</p>
+
+<p>
+La sfortuna pesava però su quel vascello, poichè cinque giorni
+dopo naufragava su Figi-Levù e l’equipaggio veniva assalito e divorato
+da quei mostruosi amatori di carne umana.
+</p>
+
+<p>
+— E non furono capaci di difendersi quei disgraziati marinai?
+</p>
+
+<p>
+— I polinesiani sono coraggiosi e non temono le armi da fuoco.
+Quando un legno approda alle loro coste, nulla più li trattiene e
+montano all’abbordaggio con un’intrepidità che spaventa, e....&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Non proseguì. Si era bruscamente curvato sul bordo e guardava
+con profonda attenzione l’acqua che si sollevava in forma d’una
+grande onda, scuotendo la <i>Nuova Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo toccato! — esclamò.
+</p>
+
+<p>
+— Dove? — chiese Anna impallidendo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sul fondo.
+</p>
+
+<p>
+— Ti sarai ingannato.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quel momento a prua si levò un clamore acuto. I marinai
+correvano da babordo a tribordo, guardando l’acqua e incrociando
+domande e risposte.
+</p>
+
+<p>
+— Siamo su di uno scoglio?...
+</p>
+
+<p>
+— Non vedo nulla.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo urtato?
+</p>
+
+<p>
+— No!
+</p>
+
+<p>
+— Sì!
+</p>
+
+<p>
+— Ma la nave raschia sul fondo!
+</p>
+
+<p>
+— Gettate lo scandaglio! — gridò Asthor. — Presto, o sarà troppo
+tardi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, in preda ad una viva emozione che si può ben
+comprendere, poichè la nave poteva da un istante all’altro arrenarsi,
+corse a prua seguito da Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo urtato? — domandò.
+</p>
+
+<p>
+— Lo temo, capitano, — rispose Asthor con voce alterata.
+</p>
+
+<p>
+— Quanti piedi d’acqua abbiamo?
+</p>
+
+<p>
+— Sette! — esclamò il marinaio che ritirava in quel momento
+lo scandaglio.
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò il capitano Hill. — Dov’è il naufrago?
+</p>
+
+<p>
+— Eccomi, signore, — rispose Bill facendosi innanzi.
+</p>
+
+<p>
+— Tu mi dicevi di conoscere questi luoghi.
+</p>
+
+<p>
+— Sissignore.
+</p>
+
+<p>
+— Ma abbiamo urtato.
+</p>
+
+<p>
+— Me ne sono accorto.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo un banco sotto di noi o siamo sulle sabbie dell’isola.
+</p>
+
+<p>
+— Credo che vi sia un banco.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma lo ignoravi tu?
+</p>
+
+<p>
+— Voi sapete che i polipi cambiano sovente i dintorni delle isole
+del Grande Oceano. Un mese fa il fondo non si scorgeva; senza
+dubbio lo hanno inalzato quei microscopici fabbricatori di banchi
+e di scogliere.
+</p>
+
+<p>
+— Che ci sia acqua bastante al di là del banco?
+</p>
+
+<p>
+— Lo credo.
+</p>
+
+<p>
+— Riusciremo a raggiungerla?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago crollò il capo più volte, poi disse con voce lenta e
+tranquilla:
+</p>
+
+<p>
+— Siamo nelle mani del destino.
+</p>
+
+<p>
+— Perduti? — chiese miss Anna, rabbrividendo.
+</p>
+
+<p>
+— Forse non ancora, — rispose il capitano Hill. — Non spaventarti,
+Anna, chè a bordo abbiamo mezzi sufficienti per rimettere in
+acqua la nave ed armi bastanti per respingere gli assalti degl’isolani,
+se questi cercheranno di montare all’abbordaggio.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi ridirizzando l’alta persona tuonò:
+</p>
+
+<p>
+— Spiegate la trinchettina e il fiocco e la vela di trinchetto!
+Asthor, al timone!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In pochi secondi quei diversi ordini vennero eseguiti. La <i>Nuova
+Georgia</i> investita dal vento girò lentamente su sè stessa, cercando
+di riguadagnare il largo; ma diede indietro avvicinandosi alle spiagge
+di Figi-Levù. Un urlo immenso d’angoscia si levò fra l’equipaggio
+che ormai si credeva perduto e in procinto di naufragare sulla terra
+degli antropofagi. Le àncore stridevano e strisciavano sul fondo del
+banco, che pareva non offrisse più presa alle punte di ferro.
+</p>
+
+<p>
+A poppa si udì un urto dapprima leggiero, poi come uno strofinío
+alternato ad altri urti che diventavano sempre più forti, di
+mano in mano che la nave indietreggiava.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Un’àncora a poppa! — gridò il capitano Hill. — Presto, o
+siamo perduti.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+A bordo non vi era che un ancorotto da pennello. Fu subito
+portato a poppa e calato precipitosamente in mare. Parve che avesse
+preso fondo buono, poichè
+la nave virò di bordo, volgendo
+la prua verso l’isola;
+ma fu cosa di poco momento,
+poichè anche quello strisciava
+sulla superficie liscia
+del banco.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-081"></a>
+ <img src="images/ill-081.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+D’improvviso avvenne
+un urto violento, che fece
+tremare gli alberi e spezzare
+alcune sartie. La <i>Nuova
+Georgia</i> sospinta dall’onda
+s’alzò, poi si abbassò toccando
+ancora, indi rimase
+immobile sbandata sul tribordo:
+si era arrenata!
+</p>
+
+<p>
+Quasi nell’istesso momento
+sotto le tenebrose foreste dell’isola si udirono degli spaventevoli
+clamori, che parevano di belve più che di gole umane.
+</p>
+
+<p>
+L’equipaggio intero rabbrividì, e perfino sulla fronte del naufrago,
+ordinariamente serena, si disegnò una profonda ruga.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span></p>
+
+<h2 id="cap9"><span class="smcap">Capitolo Nono.</span>
+<span class="smaller">L’arcipelago di Figii.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+L’arcipelago di Figii, che è anche chiamato di Viti, si estende
+fra il 16° e il 21° di longitudine sud e il 174° e il 179° di longitudine
+est. Si compone di dugentoventicinque isole, di cui ottanta
+o novanta sono abitate, la cui popolazione intera si calcola che
+superi di poco i 200,000 individui.
+</p>
+
+<p>
+Per grandezza e per numero di popolazione tiene il primo posto
+Figi-Levù o Viti-Levù, lunga novanta miglia e larga cinquanta,
+poi Vanùa che ne ha cento su venticinque e che nella forma somiglia
+a una pera: ha monti elevati, valli profonde, vegetazione
+ricchissima; Candabu lunga quaranta miglia e larga dieci, che
+al sud termina in un monte sottile ma altissimo; Ono che ha un
+circuito di cinquanta miglia; Tabe-Uni che ne ha quaranta; quindi
+tutte le altre hanno un circuito più limitato, anzi talune non sono
+che semplici brani di terra disabitati.
+</p>
+
+<p>
+Tutte queste isole sono rocce corallifere o vulcaniche, hanno
+picchi elevati, alcuni dei quali toccano perfino i cinquanta piedi;
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+ma cosa davvero strana, presentano tutti forme coniche, sicchè da
+lontano si scambierebbero per tanti pani di zucchero. La loro feracità
+è incredibile e la loro bellezza è tale, che sembrerebbe di trovarsi
+dinanzi a un vero Eden anzichè su di una terra popolata da
+antropofagi.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-083"></a>
+ <img src="images/ill-083.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Gli abitanti tuttavia hanno un certo grado di civiltà, conseguito
+più pel contatto continuo coi vicini isolani di Tonga che di
+frequente irrompono su questo arcipelago per provvedersi di carne
+umana, che per proprio istinto. Vestono decentemente, portano turbanti
+in capo e grembiali che si fabbricano coi filamenti tessuti
+d’una specie di gelso; scavano grandi canotti nei tronchi dei più
+grossi alberi, costruiscono spaziose abitazioni, fabbricano stoviglie
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+e coltivano con passione i loro fertilissimi campi. Malgrado però
+tanti perfezionamenti della loro razza, non rinunciano all’abbominevole
+costume di cibarsi di carne umana, e basta entrare nelle
+loro abitazioni per veder bollire entro grandi pentole dei pezzi di
+carne strappata non solo ai vinti nemici, ma talvolta ai loro stessi
+fratelli!....
+</p>
+
+<p>
+Bellicosi quanto si può immaginare, poichè non temono affatto
+la morte ritenendo che questa non rappresenti che un cambiamento
+di vita, sono sempre in guerra fra di loro per rinnovare
+le provviste di carne umana e soprattutto con gli isolani di Tonga.
+</p>
+
+<p>
+Guai poi al vascello che va a naufragare sulle loro spiagge! Non
+danno quartiere a nessuno, e i disgraziati marinai che cadono nelle
+loro mani vanno a finire nelle grandi pentole o sulla punta d’uno
+spiedo gigantesco. Si può ora ben immaginare con quale angoscia
+l’equipaggio aveva veduto la <i>Nuova Georgia</i> arrenarsi, sapendo
+quale sinistra fama avevano gli abitanti dell’isola. Fortunatamente
+però, la nave non si era spezzata e si poteva sperare ancora di rimetterla
+a galla.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, passato il primo momento di terrore, era ritornato
+l’energico uomo di prima, risoluto a tutto e pronto a tutto.
+Assicuratosi che la <i>Nuova Georgia</i>, difesa dallo strato d’olio che
+frenava l’impeto delle onde, non correva almeno pel momento
+pericolo alcuno, comandò di trasportare a babordo tutti gli oggetti
+pesanti che si trovavano in coperta onde rialzarla un po’ e rendere
+meno facile una scalata dalla parte opposta; poi fece aprire l’armeria
+e trasportare sul ponte i fucili, le pistole, le sciabole d’abbordaggio,
+le scuri ed il piccolo cannone da segnali che venne caricato
+a mitraglia. Terminati i preparativi di difesa, chiamò il naufrago
+che in quel frattempo non aveva lasciato la prua, occupato, a
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+quanto pareva, a studiare la costa dell’isola che cominciava a diventare
+visibile, avvicinandosi l’alba.
+</p>
+
+<p>
+— Al mio posto cosa faresti? — gli chiese.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago guardò il ponte della nave, guardò le onde che
+venivano a morire contro i bordi, corrugò due o tre volte la fronte,
+poi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Aspetterei un’alta marea, poichè le maree ordinarie sono
+deboli nell’Oceano Pacifico.
+</p>
+
+<p>
+— Mi toccherà aspettare quattro giorni.
+</p>
+
+<p>
+— Quando avverrebbe questa grande marea?
+</p>
+
+<p>
+— Alla mezzanotte di sabato, e oggi è martedì. Credi che gettando
+delle ancore a poppa e alando al molinello la nave possa scagliarsi?
+</p>
+
+<p>
+— Non lo credo, poichè noi riposiamo su di un fondo roccioso.
+Se si trattasse d’un banco di sabbia la nave potrebbe scivolare;
+ma questi banchi sono tutti di natura vulcanica o corallifera e per
+lo più scabrosi.
+</p>
+
+<p>
+— In questo frattempo i selvaggi ci lasceranno tranquilli?
+</p>
+
+<p>
+— Avete udito poco fa le loro grida? Erano grida di guerra, e
+vedrete che appena il mare si sarà calmato, essi verranno sulle
+loro <i>canoe</i>.
+</p>
+
+<p>
+— E sia, ma troveranno pane pei loro denti. Conosco anch’io
+i selvaggi del Grande Oceano, e sono stato più volte da loro attaccato,
+ma ho sempre trionfato.
+</p>
+
+<p>
+— State in guardia, signore, poichè i Figiesi sono molto coraggiosi
+e molto astuti. Non verranno subito con intenzioni ostili; anzi
+cercheranno di acquistare prima la vostra fiducia per poter salire
+a bordo, vi faranno offerte di pace e anche vi manderanno dei
+viveri o dei regali, ma poi piomberanno addosso al vostro equipaggio
+a tradimento, e se non sarete pronto, stermineranno tutti noi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno metterà piede sul ponte della mia nave, Bill, te
+l’assicuro. Ora occupiamoci dei tuoi compagni. Dove speri di trovarli?
+</p>
+
+<p>
+— Non ve lo saprei dire. Forse si trovano nell’interno dell’isola,
+riparati sui monti e forse nascosti in qualche baia.
+</p>
+
+<p>
+— Come faremo ad avvertirli del nostro arrivo?
+</p>
+
+<p>
+— Avete un cannoncino a bordo; fate sparare alcuni colpi.
+</p>
+
+<p>
+— Ci udranno?
+</p>
+
+<p>
+— Lo spero, signore. Se sono ancora vivi, comprenderanno che
+una nave ha approdato a queste coste, e si affretteranno a raggiungerci.
+Se non otterremo alcun risultato, interrogherò gli indigeni;
+e quando avremo rimesso la nave a galla, faremo il giro dell’isola
+sparando cannonate.
+</p>
+
+<p>
+— Ora attendiamo l’alba e poi agiremo, — disse il capitano. — Intanto
+prepareremo le difese per accogliere come si meritano quei
+mangiatori d’uomini.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+La calma che regnava attorno alla nave, la quale incagliata
+come era non risentiva che una leggera ondulazione e solamente
+verso poppa essendo la prua arrenata, permetteva d’intraprendere
+qualunque lavoro di difesa.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, che aveva sostenuto altri assalti da parte dei
+selvaggi, chiamò a raccolta i marinai e fece rizzare presso l’albero
+di trinchetto e presso l’albero di mezzana, cioè verso prua e verso
+poppa, due robuste trincee per poter difendere più facilmente la
+nave nel caso d’un abbordaggio e prendere gli assalitori fra due
+fuochi. Dietro quei ripari fece collocare tutte le armi e sul cassero
+fece piazzare il cannoncino dopo averlo caricato a mitraglia.
+</p>
+
+<p>
+Non contento, fece portare sul ponte due casse piene di bottiglie
+vuote che si dovevano spezzare e spargere per la coperta, onde
+<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
+i rottami lacerassero le piante dei piedi agli assalitori, i quali ignorano
+affatto l’uso delle calzature.
+</p>
+
+<p>
+Ciò fatto, attese tranquillamente l’alba.
+</p>
+
+<p>
+Di mano in mano che il cielo si rischiarava, il vento scemava
+di violenza e il mare si calmava. Le onde s’infrangevano sempre
+furiosamente attorno allo strato d’olio e attorno ai banchi, ma al
+largo si vedevano correre con minor velocità e non più elevarsi a
+grande altezza.
+</p>
+
+<p>
+Fra poche ore l’uragano doveva calmarsi del tutto, cosa che se
+da un lato era desiderata dal capitano che temeva per la sua nave
+quella continua ondulazione, dall’altro tornava svantaggiosa all’equipaggio,
+perchè i selvaggi non avrebbero mancato di approfittare
+della calma per mettere in mare le loro imbarcazioni.
+</p>
+
+<p>
+Alle cinque un fascio di raggi solari, passando fra uno strappo
+delle nubi, illuminò il mare e l’isola, la quale apparve tutta intera,
+coi suoi picchi elevati, colle sue foreste, colle sue valli verdeggianti
+e le sue baie.
+</p>
+
+<p>
+Fu con una certa emozione che l’equipaggio della nave arrenata
+scòrse, aggruppati confusamente sulla spiaggia più vicina, un centinaio
+di selvaggi armati di lance e di pesanti mazze.
+</p>
+
+<p>
+Quegli uomini erano di color nero per lo più, di statura alta
+e bene proporzionata, con una capigliatura folta e cresputa.
+</p>
+
+<p>
+Alcuni portavano turbanti adorni di conchiglie e di pezzetti di
+denti di balena, distintivo speciale dei capi o dei guerrieri famosi,
+tutti però avevano i fianchi stretti da una striscia di stoffa,
+le cui estremità ricadevano davanti. Dalla lunghezza di queste
+estremità si distinguono i personaggi più importanti, e si dice che
+solo i re ed i grandi capi abbiano il diritto di lasciarle cadere fino
+a terra. In mezzo a quel gruppo, il capitano distinse anche alcune
+<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
+donne, riconoscibili per la loro cintura adorna di frange, detta <i>lika</i>,
+che nelle ragazze misura appena venti centimetri di lunghezza,
+mentre nelle maritate scende fino al ginocchio. Parevano non meno
+eccitate degli uomini e tendevano i pugni verso la nave, pronunciando
+delle parole che il marinaio Bill asserì significare minacce
+orribili.
+</p>
+
+<p>
+Alcuni uomini muniti di frombole si spinsero fino sugli ultimi
+scogli e lanciarono alcuni ciottoli; ma essendo la nave lontana due
+gomene, caddero a mezza via.
+</p>
+
+<p>
+— Capitano, — disse il naufrago che pareva non meno inquieto
+degli altri, — fate sparare il cannone onde quei furfanti sappiano
+che abbiamo armi di voce potente.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’armaiuolo di bordo ad un cenno del capitano salì sul cassero
+e diede fuoco al piccolo pezzo, scagliando un nembo di mitraglia
+sugli alberi della costa.
+</p>
+
+<p>
+A quella detonazione e più di tutto al fischio dei numerosi
+proiettili, gli isolani si calmarono come per incanto. Dapprima parvero
+sorpresi, quantunque dovessero conoscere da lunga pezza gli
+effetti delle armi da fuoco grosse e piccole, poi si videro gettare a
+terra le armi e alzare le mani facendo gesti che parevano amichevoli.
+</p>
+
+<p>
+— Canaglie, — borbottò il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+Poi si alzò quanto era lungo, e parve che ascoltasse con viva
+attenzione.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa ascoltate? — gli chiese miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+Bill si volse verso di lei col viso alterato.
+</p>
+
+<p>
+— Non avete udito nulla? — le chiese con agitazione.
+</p>
+
+<p>
+— Le grida dei selvaggi e niente altro.
+</p>
+
+<p>
+— Io ho udito una lontana detonazione! — esclamò. — Non m’inganno
+io!...
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Anch’io ho udito un lontano colpo di fucile, — disse Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Che siano i vostri compagni? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Fate tonare un’altra volta il cannone, signore.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’armaiuolo che aveva ricaricato il pezzo, lo scaricò contro le
+rupi dell’isola, le quali ripercossero la detonazione.
+</p>
+
+<p>
+Tutto l’equipaggio ammutolì e tese gli orecchi; ma nulla potè
+udire, poichè in quell’istesso momento si alzarono sulla spiaggia
+urla acute e si videro quasi tutti i selvaggi abbandonare le scogliere
+e scomparire sotto i boschi a tutta velocità.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa succede? — chiese miss Anna al naufrago.
+</p>
+
+<p>
+Questi invece di rispondere si slanciò verso le griselle di babordo
+e si inerpicò sull’albero di maestra arrestandosi sulle crocette. Da
+quella posizione elevata, egli guardò a lungo la costa cercando
+senza dubbio d’indovinare la causa della fuga precipitosa dei selvaggi.
+</p>
+
+<p>
+— Vedete nulla? — gli chiese il capitano, dopo alcuni istanti di
+attesa.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, — rispose il naufrago. — I boschi m’impediscono
+di spingere lontano lo sguardo.
+</p>
+
+<p>
+— Vedete nessun canotto?
+</p>
+
+<p>
+— Nessuno, capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Volete che faccia tuonare ancora il cannoncino?
+</p>
+
+<p>
+— Fatelo pure.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Per la terza volta il piccolo pezzo d’artiglieria scosse gli strati
+d’aria e destò l’eco delle scogliere, ma nessuna detonazione vi
+rispose.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago rimase sull’albero di maestra alcuni minuti, scrutando
+attentamente le spiagge dell’isola, poi discese mormorando:
+</p>
+
+<p>
+— Se sono perduti, sono perduto anch’io.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+</p>
+
+<p>
+Fece un gesto di rabbia ed i suoi occhi s’accesero d’un lampo
+sinistro. Quando toccò il ponte aveva riacquistata la sua solita
+calma; sulla sua fronte però si scorgeva ancora una profonda ruga.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? — gli chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Non ho udito altre detonazioni.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come spiegate la fuga dei selvaggi?
+</p>
+
+<p>
+— Forse qualche avvenimento è accaduto nell’isola e non vorrei....
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa?
+</p>
+
+<p>
+— Che questo avvenimento riguardasse i miei compagni. Ho un
+sinistro presentimento.
+</p>
+
+<p>
+— Temete che siano stati fatti prigionieri proprio ora che noi
+siamo qui?
+</p>
+
+<p>
+— Quel colpo di fucile isolato mi dà assai da pensare.
+</p>
+
+<p>
+— Ma noi li salveremo egualmente, — disse Anna con animazione. — Non
+lasceremo a nessun patto che i selvaggi divorino quei
+disgraziati.
+</p>
+
+<p>
+— Un canotto! — esclamò in quel momento un marinaio, additando
+la costa.
+</p>
+
+<p>
+Tutti gli sguardi si diressero verso il luogo indicato e videro
+una pesante canoa scavata nel tronco di un albero gigantesco,
+staccarsi dalla riva e dirigersi rapidamente verso la nave.
+</p>
+
+<p>
+Dodici selvaggi seminudi ma armati di pesanti mazze, remavano
+con un accordo perfetto, mentre a prua se ne stava ritto un
+uomo di alta statura, col turbante in capo e una folta barba dipinta
+in rosso.
+</p>
+
+<p>
+I marinai afferrarono i fucili e l’armaiuolo puntò il cannoncino,
+ma il naufrago con un gesto imperioso li trattenne.
+</p>
+
+<p>
+In pochi minuti l’imbarcazione attraversò lo strato d’olio e
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+giunse sotto il tribordo della nave. Allora l’uomo col turbante, alzato
+il capo verso l’equipaggio, chiese nella sua lingua:
+</p>
+
+<p>
+— Cosa cercano gli stranieri?&nbsp;—
+</p>
+
+<figure><a id="fill-091"></a>
+ <img src="images/ill-091.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Bill si curvò sul bordo e rispose nell’istesso idioma:
+</p>
+
+<p>
+— Cerchiamo gli uomini bianchi naufragati sulla tua isola tempo
+addietro e che si trovano nei boschi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capo selvaggio lo guardò con due occhi che mandavano lampi
+feroci, poi scoppiò in una lunga risata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Il re nostro sta per morire, — gridò, — e gli uomini che cercate
+gli faranno scorta d’onore nell’altra vita; ma noi mangeremo
+voi!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Ciò detto, la <i>canoa</i> virò prontamente di bordo e si allontanò
+colla velocità di una freccia.
+</p>
+
+<p>
+In quel mentre, il naufrago fece un gesto di furore.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span></p>
+
+<h2 id="cap10"><span class="smcap">Capitolo Decimo.</span>
+<span class="smaller">Un re sepolto vivo.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Non esiste forse in tutto il mondo un popolo che abbia tanto
+poca paura della morte quanto il Figiano. Abbiamo già detto che
+per gli abitanti dell’arcipelago di Figii la morte non rappresenta che
+un puro cambiamento di vita, perchè nei loro animi è radicata fortemente
+la convinzione che una pronta risurrezione li attenda, appena
+lasciata questa terra; ma a quale punto arrivano!
+</p>
+
+<p>
+Quando un uomo crede di esser vissuto abbastanza nella sua
+isola, non trova cosa più naturale che di farsi strangolare da qualche
+fido amico, il quale si presta colla miglior buona grazia che
+immaginare si possa, a quel lugubre ufficio.
+</p>
+
+<p>
+Un uomo si sente ammalato? Si fa strangolare, non sembrandogli
+giusto di presentarsi al Grande Spirito affatto agonizzante o
+stremato di forze. Muore un bambino? La madre lo segue facendosi
+strangolare dal marito, perchè ritiene che il piccino possa
+avere ancora bisogno delle sue cure nell’altro mondo. Due amici
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+carissimi non vogliono separarsi? Quando uno muore, l’altro si
+affretta a seguirlo facendosi uccidere!... Due amanti si adorano
+ma non possono sposarsi per differenza di casta? Pregano il padre
+od il suocero o chiunque altro di toglier loro la vita per unirsi
+nell’altro mondo, e quei bravi selvaggi non si fanno pregare due
+volte.
+</p>
+
+<p>
+Che più? Quando un padre è vecchio e pieno di acciacchi, i
+figli lo avvertono rispettosamente che ha vissuto anche troppo, che
+è giunta l’ora di lasciare questa terra di miserie, e sempre rispettosamente
+lo strangolano o lo fanno strangolare.<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>
+</p>
+
+<p>
+Quando il re è vecchio ed ammalato, la popolazione umilmente
+lo avverte che è tempo di lasciare il trono al figlio primogenito,
+e si prepara a fargli grandi funerali ed a festeggiare contemporaneamente
+il successore. Il povero despota di ieri, bene o
+male bisogna che si adatti al volere dei suoi fedelissimi sudditi e
+si lascia portare alla sepoltura, ma con questa differenza, che mentre
+gli altri vengono sotterrati morti, egli invece è sepolto, sì; ma
+sepolto ancor vivo!...
+</p>
+
+<p>
+Questo seppellimento di un uomo vivo, che potrebbe tuttavia
+campare un buon numero d’anni, si compie con cerimonie
+speciali, come si converrebbe a persona potente. La sposa principale
+che non può, con suo profondo rammarico, seguire il re nel
+grande viaggio, poichè gli usi della corte glielo vietano, dipinge il
+petto e le braccia del povero despota adoperando un color nero che
+si ottiene da una specie di noce chiamata <i>aluazzi</i>; poi gli annoda attorno
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+alle gambe ed alle reni delle striscie di stoffa bianca detta
+masi, che si ricava dalle fibre filate di una specie di gelso, comunissimo
+in tutte le isole del Grande Oceano.
+</p>
+
+<p>
+Ciò fatto si trasporta con grande pompa il morto-vivo alla sepoltura;
+ma prima di calarlo nella fossa, vi si gettano dentro, già
+strangolati, due o tre dei più famosi guerrieri onde gli servano di
+scorta e facciano capire al Grande Spirito che ha da fare con un
+potente personaggio, e vi si gettano altresì parecchie donne, che
+sono destinate a servirlo nell’altra vita!
+</p>
+
+<p>
+Questi costumi, che non possono essere stati immaginati che
+dalle menti degli antropofagi, sembreranno strani, anzi addirittura
+inverosimili, tanto sono orribili, e si potrebbe credere che fossero
+stati inventati dalla fantasia degli scrittori o dei marinai, se i
+navigatori che visitarono più volte quell’arcipelago non li avessero
+constatati coi loro occhi. I missionari che in questi ultimi anni sbarcarono
+in quelle isole, tentarono ogni sforzo per mettere un freno
+a simili atrocità e in parte vi riuscirono; ma non è molto tempo
+che il reverendo Thomas William dovette assistere al seppellimento
+del re Somo-Somo, uno dei più valorosi selvaggi che regnava a
+Nasima e che fu trasportato al sepolcro ancor vivo, quantunque
+fosse gravemente ammalato, insieme con parecchie donne che erano
+state prima strangolate per tenergli compagnia nell’altra vita! Ed il
+missionario, atterrito e impotente, poichè tutti i suoi sforzi erano
+riusciti vani, affinchè quell’orribile funerale non si facesse, fu costretto
+a udire i colpi di tosse del vecchio re, mentre la terra lo
+aveva già ricoperto!
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+La sinistra notizia portata dal selvaggio che montava la canoa,
+come è facile immaginare, produsse una impressione dolorosa in
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+tutto l’equipaggio, poichè nessuno ignorava i feroci costumi di quegli
+spietati mangiatori di carne umana.
+</p>
+
+<p>
+I disgraziati naufraghi della nave inglese, che l’equipaggio sperava
+di trovare ancora liberi e di salvarli senza dover ricorrere alle
+armi, stavano per venire sacrificati per servire di scorta al moribondo
+re nel grande viaggio dà cui più non si torna, e d’altra parte
+la <i>Nuova Georgia</i> stava per venire assalita senza avere la speranza
+di prendere il largo, dacchè l’uragano l’aveva spinta attraverso
+alle scogliere.
+</p>
+
+<p>
+Per alcuni istanti a bordo della nave regnò un profondo silenzio,
+tanta era stata l’impressione ricevuta da quelle brutte notizie;
+poi il capitano Hill che era un uomo di grande energia e risoluto,
+lo ruppe:
+</p>
+
+<p>
+— Non scoraggiamoci, — disse. — Siamo pochi, è vero, ma tutti
+valorosi e non nuovi ai pericoli; abbiamo armi, polvere e palle in
+abbondanza, e non dobbiamo temere quei brutti antropofagi. Orsù,
+Bill, cosa mi consigli di fare?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago che guardava l’isola cogli occhi fiammeggianti, i
+pugni chiusi, il viso sconvolto da una collera furiosa, si volse come
+una fiera. Non era più l’istesso uomo di poche ore prima, freddo
+e tranquillo; era pallido e nel suo viso si leggeva un non so che
+di furore e di sinistro, da mettere paura.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vi consiglio di fare? — diss’egli con voce rauca. — Lo
+so io forse?
+</p>
+
+<p>
+— Tu conosci l’isola e gli isolani meglio di me, e puoi darmi dei
+preziosi consigli. Credi tu che si possano salvare i tuoi compagni?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un lampo di gioia attraversò gli occhi di Bill.
+</p>
+
+<p>
+— Volete salvarli? — chiese, cambiando tono.
+</p>
+
+<p>
+— Se è possibile, sono pronto a tentarlo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Possiamo farlo; ma dovremo ricorrere alla forza, signore, e
+dare battaglia ai selvaggi.
+</p>
+
+<p>
+— Hai un piano tu?
+</p>
+
+<p>
+— Forse, — rispose Bill, dopo alcuni istanti di meditazione.
+</p>
+
+<p>
+— Mettilo fuori.
+</p>
+
+<p>
+— La <i>Nuova Georgia</i> per ora non correrà pericolo alcuno; di
+questo sono certo. Finchè non sarà finita la cerimonia del seppellimento,
+nessun selvaggio verrà ad inquietarci, perchè nessuno lascerà
+le feste che seguiranno l’inaugurazione del nuovo regno. Abbiamo
+quindi del tempo per agire senza temere un improvviso assalto....
+</p>
+
+<p>
+— Proseguite, — disse miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco il mio piano: questa sera, dopo calato il sole, lasceremo
+la nave sotto la guardia di sei uomini risoluti e andremo a
+sbarcare in una piccola rada a me nota. Per un sentiero che non
+è conosciuto dai selvaggi, attraverseremo la foresta ed andremo ad
+appostarci in prossimità del grande villaggio abitato dal morente
+re. Quando la cerimonia funebre comincierà, piomberemo addosso
+all’orda, rapiremo i miei compagni e fuggiremo verso la rada. Se
+più tardi, rimessisi dalla sorpresa che certamente farà loro la nostra
+improvvisa comparsa, verranno ad assalirci sulla nave, preparerò
+io un’insidia che li terrà per sempre lontani.
+</p>
+
+<p>
+— Sta bene; noi tenteremo il colpo.
+</p>
+
+<p>
+— E non vi seguirò io? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, figlia mia, — rispose il capitano. — So che tu
+sei coraggiosa e abile nel maneggio delle armi da fuoco, ma non potresti
+seguirci sotto i boschi, forse con i selvaggi alle spalle. Ti darò
+una buona guardia però, e Asthor non lascerà avvicinare il nemico,
+sta’ certa.
+</p>
+
+<p>
+— Farò quello che tu vorrai, padre mio.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il mare frattanto si era calmato e la costa era deserta. Il capitano
+fece calare in acqua le due imbarcazioni maggiori, che armò con due
+spingarde caricate a mitraglia; vi unì un gran numero di fucili scelti
+fra i migliori, una buona provvista di polvere e di palle e alcune
+provvigioni, ignorando ancora quanto durerebbe la spedizione.
+</p>
+
+<p>
+Ciò fatto, il bravo capitano attese la notte per agire.
+</p>
+
+<p>
+Alle dieci di sera diede il comando d’imbarcarsi. Abbracciò
+Anna che era vivamente commossa per quella separazione la quale
+poteva riuscire fatale all’uno e all’altro, raccomandò al vecchio
+Asthor e ai sei marinai di fare buona guardia, poi scese nella imbarcazione.
+</p>
+
+<p>
+I tredici marinai destinati a prendere parte all’ardito colpo di
+mano, avevano già preso posto nelle scialuppe portando con loro
+altre armi e non attendevano che un segnale per dar mano ai remi.
+</p>
+
+<p>
+— Veglia, Asthor, — disse il capitano, prima di prendere il largo. — Ti
+affido mia figlia che è il tesoro più caro che abbia sulla terra.
+</p>
+
+<p>
+— Mi farò uccidere se sarà necessario, ma la ritroverete viva,
+signore, — rispose il lupo di mare.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano fece un ultimo saluto ad Anna che stava ritta sulla
+murata, poi comandò di prendere il largo.
+</p>
+
+<p>
+Le due scialuppe, facendo meno rumore che era possibile e protette
+dalle tenebre, si allontanarono girando attorno alle scogliere
+e misero la prua verso il sud.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago che si era messo al timone della maggiore, segnava
+la via additando ai remiganti i bassifondi e le scogliere, onde non
+dessero in secco. Di quando in quando però li faceva arrestare e
+con quei suoi occhi, che anche di notte luccicavano come quelli dei
+gatti, scrutava con cura minuziosa le sponde dell’isola per assicurarsi
+che nessuno gli spiava.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo una buona mezz’ora Bill spinse la sua scialuppa verso la
+costa e superato un banco, sopra cui rompevasi il mare con una
+certa violenza, la fece entrare in una piccola baia assai ristretta, circondata
+da una fitta foresta di banani (<i>ficus indica</i>), alberi di proporzioni
+colossali, con tronchi formati di grossi fusti intrecciati, che
+riuniti misurano quasi trenta metri di circonferenza e una massa
+enorme di fogliame capace di proteggere, colla sua ombra, quattrocento
+persone e più.
+</p>
+
+<p>
+— Fermi, — mormorò il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+I remiganti si arrestarono a dieci o dodici metri dalla riva, e
+non sapendo di che cosa trattavasi, raccolsero i fucili armandoli.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa succede? — chiese il capitano Hill che giungeva colla seconda
+scialuppa.
+</p>
+
+<p>
+— Ascoltate!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tutti fecero silenzio, e stettero in ascolto, rattenendo perfino il
+respiro. In lontananza si udivano echeggiare i selvaggi clamori a
+cui si univano talvolta dei suoni strani che parevano prodotti con
+delle conche marine. Il capitano Hill impallidì e provò una stretta
+al cuore.
+</p>
+
+<p>
+— Che assaltino il mio legno? — chiese.
+</p>
+
+<p>
+— No, — disse Bill. — Queste grida non vengono dalla parte del
+mare ma dalla parte del grande villaggio. O Vavanuho è morto o
+qualche grave avvenimento è accaduto.
+</p>
+
+<p>
+— Chi è questo Vavanuho?
+</p>
+
+<p>
+— È il re che devono seppellire.
+</p>
+
+<p>
+— Sbarchiamo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Le due scialuppe si accostarono alla spiaggia e si arrenarono
+su di un banco di sabbia. I quindici uomini armatisi dei fucili, delle
+pistole e dello sciabole d’abbordaggio, sbarcarono ai piedi dei grandi
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+fichi banani, le cui radici venivano a lambire l’acqua della piccola
+baia. Bill fece gettare sulle scialuppe una grande quantità di
+rami e di foglie onde non venissero scoperte, poi messosi alla testa
+del drappello, s’inoltrò sotto la fitta ombra proiettata dai giganteschi
+alberi.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-100"></a>
+ <img src="images/ill-100.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Avevano percorso appena sei o sette passi, quando Bill si arrestò
+bruscamente afferrando il fucile.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa avete veduto? — chiese il capitano Hill.
+</p>
+
+<p>
+— Un’ombra ha attraversato il sentiero.
+</p>
+
+<p>
+— To’! — esclamò in quell’istante una voce. — Bill qui! Sogno
+o i cannibali mi hanno accoppato?&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span></p>
+
+<h2 id="cap11"><span class="smcap">Capitolo Decimoprimo.</span>
+<span class="smaller">I compagni di Bill.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Un uomo si era alzato dietro al cespuglio, e dopo quella esclamazione
+si era avanzato verso il drappello, fermandosi però di tratto
+in tratto per stropicciarsi energicamente gli occhi, come se avesse
+timore di vederci male.
+</p>
+
+<p>
+Ma quale uomo! Era alto, magro come se fosse digiuno da tre
+settimane, sparuto, livido. Una barba prolissa, rossiccia, gli pendeva
+dal mento e una lunga capigliatura arruffata come una matassa
+gli cadeva sugli omeri, i quali lasciavano vedere le ossa, tanto
+erano secchi.
+</p>
+
+<p>
+Pochi brandelli di stoffa, che ricordavano vagamente le forme
+di una casacca e d’un paio di calzoni sfondati, coprivano quel corpo
+ischeletrito e coperto di contusioni.
+</p>
+
+<p>
+— Ma sei proprio tu Bill? — ripetè quel disgraziato.
+</p>
+
+<p>
+— Mac Bjorn! — esclamò il naufrago. — In quale stato mai ti
+trovo!...
+</p>
+
+<p>
+— Un po’ magro, non dico di no, ma vivo ancora a dispetto di
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+quella canaglia di antropofagi che mi volevano morto. Ma.... non
+sei solo tu, a quanto pare.
+</p>
+
+<p>
+— Ringrazia innanzi tutto questo signore, il capitano Hill comandante
+la <i>Nuova Georgia</i>, che è qui appositamente venuto per
+salvar voi tutti.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’uomo magro s’inchinò facendo scricchiolare tutte le ossa del
+dorso, e disse:
+</p>
+
+<p>
+— Vi ringrazio, signore, a nome di tutti i miei compagni, i quali
+saranno ben lieti di vedervi, ve lo assicuro, se li troverete ancora vivi.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè se li ritroverò vivi? — chiese il capitano, dopo d’aver
+restituito il saluto.
+</p>
+
+<p>
+— Se non vi affrettate, bisognerà cercarli nella fossa del re.
+By-god! Hanno fretta quei buoni selvaggi!
+</p>
+
+<p>
+— Sono prigionieri? — chiese Bill.
+</p>
+
+<p>
+— Tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Ma tu perchè sei libero?
+</p>
+
+<p>
+— Eh! eh! — esclamò il naufrago ridendo. — M’avevano legato
+che parevo un salame; ma sono così magro, che riuscii a sgusciare
+fra i cordami e darmela a gambe.
+</p>
+
+<p>
+— E vi hanno inseguito? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma ho le gambe lunghe e il corpo leggiero, e presto potei
+guadagnare il bosco.
+</p>
+
+<p>
+— Quando sei fuggito? — domandò Bill.
+</p>
+
+<p>
+— Poco fa.
+</p>
+
+<p>
+— Quelle grida adunque che abbiamo udite?....
+</p>
+
+<p>
+— Erano di rabbia. Gli antropofagi s’accorsero della mia fuga
+quando ero lontano, e hanno dato l’allarme; ma ora me ne infischio
+di quei bricconi. E.... dov’è Sangor che non lo vedo? Tu eri partito
+coll’indiano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È morto, — rispose Bill facendo un gesto di stizza. — Sono
+vivi tutti gli altri?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, vivi, ma in cattivo stato, magri come bastoni e tanto deboli,
+da non poter quasi stare in piedi, perchè sono due giorni che
+non mangiano. Pare che i selvaggi vogliano mandarli all’altro
+mondo cogli intestini leggieri e una gran dose d’appetito. Cosa
+vuoi? costumi da antropofagi!
+</p>
+
+<p>
+— Vi sentite in grado di condurci fino al villaggio? — gli chiese
+il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Lo spero, purchè mi sia dato un biscotto da sgretolare e un
+sorso di <i>gin</i> o di <i>brandy</i>.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un marinaio gli offrì la propria fiaschetta mentre un altro gli
+riempiva di biscotti le tasche della sbrindellata giacca e un terzo
+gli dava una scatola di pesce in conserva.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago prese avidamente la fiaschetta e in tre lunghe sorsate
+la vuotò.
+</p>
+
+<p>
+— Eccellente, in fede mia, questo <i>wisky</i>, — disse facendo scoppiettare
+la lingua. — Andiamo ora, o sarà troppo tardi; ma silenzio
+assoluto ed aprite per bene gli occhi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Impugnò colla destra una sciabola d’abbordaggio datagli da un
+marinaio e colla sinistra una pistola offertagli da un altro; e raccolti
+i lembi della sua giacca, quel corpo lungo lungo, le cui ossa scricchiolavano
+ad ogni passo, si mise in cammino fiancheggiato da Bill,
+il quale gli sussurrava, agli orecchi, delle parole che il capitano non
+riusciva a comprendere, quantunque si trovasse due passi più indietro.
+</p>
+
+<p>
+Chiedeva degli schiarimenti o si trattava di qualche cosa di più
+grave? Mac Bjorn, l’uomo-scheletro, non rispondeva, ma si vedeva
+muovere spesso il capo, come se approvasse ciò che gli veniva
+chiesto o detto: chi però l’avesse osservato meglio e di fronte,
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+anzichè di dietro, avrebbe veduto quei piccoli occhi affondati nelle
+magre occhiaie mandare strani bagliori, e su quelle aride labbra
+apparire di tratto in tratto un sarcastico sorriso.
+</p>
+
+<p>
+Camminando con precauzione, con gli orecchi sempre tesi e gli
+occhi bene aperti, la piccola colonna giungeva dopo un’ora in uno
+spazio aperto fra gli alberi. Mac Bjorn con un gesto fece fermare
+i marinai che lo seguivano.
+</p>
+
+<p>
+Si curvò verso terra per raccogliere meglio i rumori, fiutò a più
+riprese l’aria come un cane fiuta la selvaggina, poi volgendosi verso
+il capitano che non perdeva di vista alcuno dei suoi gesti:
+</p>
+
+<p>
+— Siamo presso il villaggio, — disse. — Superata questa boscaglia,
+ci troveremo dietro le ultime capanne.
+</p>
+
+<p>
+— Dove si trovano i nostri compagni? — gli chiese Bill.
+</p>
+
+<p>
+— In una capanna accanto a quella reale, — rispose Mac Bjorn.
+</p>
+
+<p>
+— Guardata da molti guerrieri?
+</p>
+
+<p>
+— Sì; da una ventina, e armati di lancie e di pesanti mazze.
+</p>
+
+<p>
+— Se irrompessimo questa notte nel villaggio, credete che si potrebbero
+liberare? — domandò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Non lo credo, perchè la capanna è forte, i nostri compagni
+solidamente legati e prima di giungere presso di loro i cannibali
+li accopperanno. È meglio attendere il momento in cui comincerà
+la cerimonia funebre, poichè allora la popolazione sarà inerme.
+Il nostro improvviso assalto cagionerà un pànico generale, le donne
+e i ragazzi faranno una grande confusione, e noi ne approfitteremo
+per disperdere quelle canaglie e liberare i prigionieri. Seguitemi!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn che conosceva la via meglio di Bill, si mise alla testa
+del drappello e s’avviò verso il nord con mille precauzioni, evitando
+di fare scricchiolare i rami degli alberi, e fermandosi di tratto in
+tratto per ascoltare se la foresta era silenziosa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo cinquecento passi abbandonava la foresta dei banani e
+s’addentrava in un’altra più fitta formata da superbi artocarpi,
+alberi che danno frutte grosse, di corteccia rugosa, contenenti una
+polpa giallastra e che cucinata serve da pane. Infatti, tali piante
+vengono appunto chiamate anche alberi del pane, quantunque la
+polpa di quelle frutta somigli più al fondo del carciofo che alla
+farina.
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn l’attraversò, strisciando fra le liane che correvano
+fra i tronchi, formando una rete arruffata, e si arrestò dinanzi a un
+gruppo gigantesco di fitti cespugli.
+</p>
+
+<p>
+— Guardate laggiù, attraverso ai rami, — disse volgendosi verso
+il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Hill s’alzò, scostò alcuni rami per meglio vedere e scorse, a circa
+dugento metri, una doppia fila di capanne le cui forme rammentavano
+gli alveari delle api, ma ampie e difese qua e là da palizzate.
+</p>
+
+<p>
+Numerosi fuochi ardevano lungo il grande viale che divideva le
+abitazioni, e al chiarore di quelle fiamme vide parecchi gruppi di
+selvaggi i quali bivaccavano all’aperto tenendo in pugno le loro
+lancie con la punta di osso o di ferro, e le loro pesanti mazze chiamate
+molto opportunamente rompiteste.
+</p>
+
+<p>
+Aguzzando meglio lo sguardo, il capitano scorse un po’ più oltre
+una grande capanna, sulla cui cima ondeggiavano degli stracci e
+dei rami d’albero, e attorno alla quale si affollavano moltissime
+persone movendosi con una certa animazione.
+</p>
+
+<p>
+— È la capanna reale, — gli sussurrò agli orecchi Mac Bjorn.
+</p>
+
+<p>
+— È morto il re?
+</p>
+
+<p>
+— Ieri mattina era ancora vivo e non mi parve tanto ammalato
+da far temere prossima la sua fine. Io scommetterei anzi, che
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+se lo lasciassero in vita, camperebbe ancora un discreto numero
+d’anni.
+</p>
+
+<p>
+— È contento di farsi seppellire?
+</p>
+
+<p>
+— Non mi parve sconcertato; anzi, incoraggiava suo figlio che
+si strappava i capelli per la disperazione.
+</p>
+
+<p>
+— Il suo erede?
+</p>
+
+<p>
+— Precisamente.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè quel caro figlio non impedisce il seppellimento?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè dice che è meglio essere re che figlio di re, e che suo
+padre ha vissuto fin troppo.
+</p>
+
+<p>
+— Che razza di furfanti!
+</p>
+
+<p>
+— Costumi da antropofagi, signore, — disse Mac Bjorn, senza manifestare
+il menomo orrore. — Oh! ecco che comincia ad albeggiare.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Infatti verso oriente una luce scialba si vedeva apparire, e gli
+astri a poco a poco impallidivano. Fra pochi minuti il sole doveva
+splendere, poichè in quelle latitudini si può dire che non vi
+è nè tramonto, nè alba. Scomparso il sole, la notte cala bruscamente,
+e viceversa.
+</p>
+
+<p>
+Ad un tratto si udirono echeggiare pel villaggio le conche marine
+e si videro uscire dalle capanne uomini, donne e ragazzi in
+gran numero, indossanti gonnellini affatto nuovi, file di denti di
+pescicani e di pezzi di ossi di balena. Attorno alla capanna reale
+s’alzarono acute grida, in mezzo alle quali si distinguevano delle
+urla strazianti.
+</p>
+
+<p>
+— Sono le spose del re che piangono, — disse Mac Bjorn. — Quelle
+brutte streghe si disperano perchè tutte non possono venire sepolte,
+mentre i nostri compagni fremeranno pensando che dovranno accompagnare
+nel gran viaggio quell’ubriacone di Vavanuho.
+</p>
+
+<p>
+— Speriamo di salvarli, — disse il capitano. — Tenetevi pronti a
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+tutto: quando darò il comando, scaricate i fucili nel più fitto dell’orda,
+poi carichiamola colle sciabole e colle pistole.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Era ormai giorno fatto; il sole comparso sopra i grandi picchi
+che dividevano l’isola, faceva cadere una pioggia d’oro sui boschi
+e sulle capanne del villaggio.
+</p>
+
+<p>
+La folla cresceva di minuto in minuto; si vedeva accorrere dalle
+vicine foreste che nascondevano altri villaggi, dalla parte del mare,
+dalla parte dei monti, e si accalcava attorno alla dimora reale dove
+una compagnia di sonatori faceva echeggiare furiosamente le conche
+marine.
+</p>
+
+<p>
+D’improvviso si fece un grande silenzio: i guerrieri si ordinarono
+rapidamente formando una lunga colonna che si distaccò dalla
+grande capanna, dirigendosi verso il bosco occupato dall’equipaggio
+della <i>Nuova Georgia</i>. Dietro di loro comparve il vecchio re,
+portato su di una specie di palanchino sorretto dai più famosi guerrieri
+della tribù, adorni di numerose collane e colle membra tatuate.
+</p>
+
+<p>
+Il povero despota era vestito in gran gala. Aveva le braccia e
+le gambe fasciate da lunghe striscie di quella tela detta <i>masi</i>, il
+petto dipinto di nero colla tintura di <i>aluazzi</i>, il capo coperto da
+un fazzoletto rosso sormontato da uno strano diadema formato
+di conchiglie e aveva al collo numerose collane di pezzi di fanoni
+di balena.
+</p>
+
+<p>
+Poteva avere sessant’anni, ma l’abuso delle bevande alcooliche
+e qualche lunga malattia lo avevano invecchiato assai. Malgrado
+sapesse la sorte che lo attendeva, pareva contento e sorrideva amabilmente
+alla prima moglie che lo sventolava con un ventaglio di
+foglie di cocco.
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn e Bill, che aguzzavano gli occhi, distinsero dietro al
+vecchio re, ma circondati dalla popolazione, i loro sei compagni,
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+solidamente legati, stracciati, scheletriti, tutti pesti dalle percosse
+che piovevano abbondanti sulle loro spalle ogni volta che si fermavano.
+Accanto a loro camminavano dieci ragazze, vestite a festa,
+anch’esse legate, destinate a venire uccise per tenere compagnia
+al loro sovrano nell’altra vita; ma non avevano il volto sparuto e
+sconvolto dei disgraziati naufraghi, anzi parevano felicissime di essere
+state scelte a tale ufficio onorifico.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-108"></a>
+ <img src="images/ill-108.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Eccoli! — esclamò Bill, che era diventato pallidissimo, nello
+scorgere i suoi compagni.
+</p>
+
+<p>
+— Li vedo, — rispose il capitano, che non potè frenare un gesto
+di compassione. — In quale stato sono stati ridotti! Ma pagheranno
+il conto, quei feroci mangiatori di carne umana.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
+</p>
+
+<p>
+S’alzò e puntò il fucile esclamando:
+</p>
+
+<p>
+— Siate pronti!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I marinai armarono i fucili mirando nel più fitto dell’orda selvaggia.
+</p>
+
+<p>
+— Fuoco! — tuonò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Tredici colpi di fucile rimbombarono, formando una sola detonazione.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span></p>
+
+<h2 id="cap12"><span class="smcap">Capitolo Decimosecondo.</span>
+<span class="smaller">L’assalto degli antropofagi.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+A quell’improvvisa scarica che aveva gettato a terra una dozzina
+di persone, le quali si contorcevano nella polvere mettendo
+urla strazianti, una confusione indicibile si manifestò fra l’orda
+dei cannibali.
+</p>
+
+<p>
+Gli uomini, le donne, i ragazzi ed i guerrieri stessi che circondavano
+il palanchino, colpiti da un pazzo terrore, non sapendo ancora
+a che cosa attribuire quella detonazione, fuggirono in tutte le
+direzioni gettando grida acute, abbandonando il vecchio re che era
+rotolato sconciamente in terra, i sei prigionieri, e le dieci donne
+destinate alla morte.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill balzò innanzi colla sciabola d’abbordaggio nella
+destra e una pistola nella sinistra, gridando:
+</p>
+
+<p>
+— Avanti, marinai!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Bill, Mac Bjorn ed i marinai della <i>Nuova Georgia</i> superarono in
+un batter d’occhio la macchia e si slanciarono verso il villaggio
+urlando a pieni polmoni, per accrescere il terrore e la confusione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+</p>
+
+<p>
+Alcuni guerrieri vedendoli correre verso il re e credendo forse
+che volessero ucciderlo per poi mangiarlo, tornarono indietro agitando
+furiosamente le loro pesanti mazze; ma una scarica di pistole
+bastò per metterli in fuga. Tre o quattro di loro però, colpiti
+dalle palle, stramazzarono a terra.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, Mac Bjorn e Bill circondarono i prigionieri
+bianchi che parevano istupiditi per quell’inaspettato soccorso, tagliarono
+con pochi colpi di coltello i loro legami e li spinsero verso
+la foresta gridando:
+</p>
+
+<p>
+— Presto, fuggite, o sarà troppo tardi!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I marinai vedendo accorrere da tutte le parti la popolazione,
+resa furiosa da quell’attacco micidiale e per la fuga dei prigionieri,
+fecero un’ultima scarica, poi si misero a lavorare di gambe dietro
+ai fuggiaschi.
+</p>
+
+<p>
+Raggiunta la boscaglia, si cacciarono in mezzo alle piante cercando
+di far perdere le loro tracce, e presero la rincorsa verso il
+mare, ricaricando le armi. Alle loro orecchie echeggiavano sempre
+le urla feroci dell’intera tribù, che si era precipitata dietro alle vittime
+e ai rapitori.
+</p>
+
+<p>
+— Presto, presto, — ripeteva il capitano che temeva di vedersi
+tagliare la ritirata verso il mare.
+</p>
+
+<p>
+— Corri Mac Doil, uno sforzo ancora Kingston, allunga le gambe
+O’ Donnell, — diceva Bill spingendo innanzi i suoi antichi camerati. — Forza
+Brown, saldo in gambe Dikens e tu, Welker, bada di non
+incespicare.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Quei poveri diavoli che una lunga serie di patimenti e un digiuno
+forzato avevano ridotti pelle ed ossa e del tutto sfiniti, correvano
+facendo sforzi disperati, aiutandosi con salti smisurati, sbuffando
+e barcollando.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le grida via via più acute dei selvaggi che pareva si avvicinassero
+sempre più, bastavano ad animarli, sapendo che se questa
+volta erano sfuggiti alla, tomba, la seconda non avrebbero evitato
+lo spiedo.
+</p>
+
+<p>
+A dugento passi dalla sponda, due di quei disgraziati, caddero
+sfiniti; ma i marinai che venivano dietro correndo in gruppo serrato
+li raccolsero e con un ultimo sforzo li trasportarono fino alla baia.
+</p>
+
+<p>
+Le due scialuppe erano ancora lì. I marinai gettarono nell’acqua
+le foglie ed i rami che le coprivano, le spinsero giù dal banco e s’imbarcarono.
+</p>
+
+<p>
+— Al largo! — tuonò il capitano Hill, quando vide che tutti erano
+a bordo.
+</p>
+
+<p>
+Le scialuppe s’allontanarono rapidamente, dirigendosi verso
+l’uscita della piccola baia.
+</p>
+
+<p>
+Alcuni selvaggi, i più agili, giungevano allora sulle rive. Vedendo
+fuggire la preda, alzarono furiosi clamori e si misero a tempestare
+le due imbarcazioni con una grandine di frombole; ma il
+capitano che non li perdeva mai d’occhio, abbattè con una palla il
+più ardito della banda.
+</p>
+
+<p>
+Gli altri, veduta la mala parata, tornarono ad imboscarsi, ma si
+misero a correre lungo le rive, sempre urlando e minacciando.
+</p>
+
+<p>
+Le due scialuppe spinte dai remi vigorosamente manovrati, in
+pochi istanti uscirono in mare e si diressero verso la <i>Nuova Georgia</i>,
+la cui massa spiccava nettamente sul luminoso orizzonte.
+</p>
+
+<p>
+— Dio sia ringraziato! — esclamò il capitano, quando rivide la
+sua nave. — Ora non temo più questi selvaggi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi si volse verso i prigionieri che si erano lasciati cadere nel
+fondo della scialuppa, esausti di forze. Erano sei veri scheletri che
+potevano degnamente stare in compagnia con Mac Bjorn; magri
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+allampanati, smunti, laceri e coperti di contusioni. Si leggeva sui
+loro volti una serie d’inenarrabili patimenti e di miserie.
+</p>
+
+<p>
+Erano quasi tutti sulla quarantina, coi capelli biondi che rivelavano
+la razza anglosassone; ma cosa davvero strana, avevano certe
+faccie che non ispiravano alcuna fiducia, certi occhi che mandavano
+cupi lampi e che avevano un non so che di falso e di bestiale.
+</p>
+
+<p>
+Particolare poco confortante: tutti portavano ai polsi e alle caviglie
+dei piedi profonde lividure, come quelle che si vedevano
+sulle membra del naufrago Bill.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano però non ne fece troppo caso, e credette che quelle
+lividure fossero state prodotte dalle corde dei selvaggi.
+</p>
+
+<p>
+Alle otto della mattina le due scialuppe giungono presso le scogliere
+che tenevano prigioniera la <i>Nuova Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+Anna, Asthor ed i marinai di guardia salutarono con grida di
+gioia il ritorno della spedizione. Il capitano Hill, salito il primo
+sul ponte, strinse più volte fra le braccia la coraggiosa giovanetta
+che non aveva avuto paura di rimanere quasi sola sul vascello,
+colle orde antropofaghe tanto vicine.
+</p>
+
+<p>
+— Non sei ferito, padre mio? — chiese ella.
+</p>
+
+<p>
+— Ritorno incolume, e come me sono tornati pure tutti gli altri.
+</p>
+
+<p>
+— Li avete salvati tutti?
+</p>
+
+<p>
+— Tutti, Anna; ma quei poveri uomini sono ridotti in uno stato
+da far paura.
+</p>
+
+<p>
+— Infelici! — esclamò la giovanetta, che si era curvata sul bordo. — Sembrano
+scheletri!
+</p>
+
+<p>
+— Presto, portateli in coperta e passateli nell’infermeria, — disse
+il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn ed i suoi compagni, che non erano più capaci di rimanere
+ritti nè di fare un passo, furono portati a braccia sul ponte
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+e fatti scendere sotto coperta, in un riparto della corsìa, dove si
+trovavano alcune brande pei feriti.
+</p>
+
+<p>
+Asthor s’incaricò della loro cura, la quale, del resto, non doveva
+essere nè lunga nè difficile, trattandosi solamente di gente sfinita pei
+lunghi patimenti, ma di complessione ancora solida e che doveva ringargliardirsi
+presto con pasti sostanziosi e bottiglie di vin generoso.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano avrebbe voluto incaricarsene lui; ma in quel momento
+la sua presenza era più che necessaria sul ponte, poichè la <i>Nuova
+Georgia</i> stava per correre un secondo e più tremendo pericolo.
+</p>
+
+<p>
+La spiaggia, fin dove giungeva lo sguardo, erasi rapidamente coperta
+di una moltitudine di antropofagi resi furiosi per lo smacco
+subito e per la perdita dei prigionieri. Di là lanciava orribili imprecazioni
+contro gli stranieri, gli sfidava con urla che nulla avevano
+di umano, li minacciavano agitando in modo convulso le pesanti
+mazze, le lunghe lancie e le frombole.
+</p>
+
+<p>
+Pareva che di momento in momento, tutta quella gente dovesse
+precipitarsi in mare per muovere all’abbordaggio della <i>Nuova
+Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+— È un esercito, — disse il capitano, sulla cui fronte passava e
+ripassava una profonda ruga. — Se tutta quella popolazione ci assalta,
+per noi non so come andrà a terminare.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+— Prevedo un impetuoso assalto, — disse Bill che pareva più inquieto
+di tutti. — Oh! se questa nave non si fosse incagliata!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+— Fortunatamente siamo pronti a riceverli e abbiamo rinforzato il
+numero dei difensori. Sono coraggiosi senza dubbio i vostri compagni.
+</p>
+
+<p>
+— Non solo coraggiosi, ma anche valenti tiratori, — disse Bill con
+un certo orgoglio. — Oh! oh! ecco dei canotti!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano, Anna e i marinai che stavano loro attorno, volsero
+gli sguardi verso l’isola e scorsero, non senza una certa emozione,
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+una ventina di grandi <i>canoe</i> venire dalle coste settentrionali
+a tutta velocità.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill ridirizzò l’alta statura e tuonò:
+</p>
+
+<p>
+— Ognuno al posto di combattimento!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi, volgendosi verso Anna che era diventata pallida, ma che affettava
+ancora una grande calma:
+</p>
+
+<p>
+— Figlia mia, — le disse con voce un po’ commossa, — ritirati
+nella tua cabina, poichè fra poco qui pioveranno le lancie e le frombole
+dei cannibali.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+— Ma se tu affronti la morte, voglio affrontarla anch’io al tuo
+fianco, — rispose la giovanetta. — Non tremo, padre mio, e tu sai
+che so adoperare il fucile come i tuoi migliori marinai.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so, ma combatterei male sapendoti esposta ai proiettili di
+quei bruti. Se avremo bisogno d’un fucile di più, ti prometto di
+farti salire in coperta.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+La baciò in fronte e la condusse nel quadro di poppa chiudendola
+nella cabina. Quando risalì sul ponte, i selvaggi stavano imbarcandosi
+nelle <i>canoe</i> mandando urla feroci ed agitando le armi.
+</p>
+
+<p>
+I suoi marinai disposti lungo le murate, o appollaiati sulle coffe
+degli alberi, o celati dietro alle funi ammassate sul castello di prua
+o sul cassero, attendevano intrepidi l’attacco coi fucili in mano
+e le scuri e le sciabole di arrembaggio alla cintola. Anche i naufraghi,
+malgrado la loro estrema debolezza, avevano lasciato le
+brande dell’infermeria, pronti a combattere fino all’ultimo sospiro.
+</p>
+
+<p>
+— A noi, feroci antropofagi! — esclamò il capitano. — Ehi, Asthor,
+fa’ spiegare la bandiera americana sul picco della randa, e tu, armaiuolo,
+fa’ piazzare le spingarde e il cannoncino sul castello di prua!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Era tempo! I venti grandi canotti, imbarcati oltre dugento guerrieri
+armati di lancie, di mazze e di frombole, avevano lasciata la
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+costa e arrancavano a tutta lena correndo addosso alla <i>Nuova Georgia</i>,
+che, arrenata come era, non poteva in modo alcuno sfuggire l’abbordaggio.
+</p>
+
+<p>
+Gli altri selvaggi che erano rimasti a terra per mancanza di posto,
+incoraggiavano i compagni con urla che salivano al cielo e che
+facevano gelare il sangue. Parevano impazienti di prender parte
+anche loro alla pugna. Erano più di mille, ed a ogni istante altri
+ne giungevano dalle boscaglie, assieme a numerosi capi distinguibili
+pei loro turbanti.
+</p>
+
+<p>
+I venti canotti a mezza via si diressero in due colonne per assaltare
+il disgraziato legno da ambe le parti, cioè a babordo e a tribordo.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, che anche in quel terribile frangente conservava
+una calma ammirabile, e che non perdeva d’occhio la flottiglia
+assalitrice, divise i difensori della <i>Nuova Georgia</i> in due gruppi affidando
+il comando di uno di questi ad Asthor, vecchio marinaio che
+aveva più volte combattuto contro i selvaggi.
+</p>
+
+<p>
+A trecento metri l’armaiuolo aperse il fuoco col cannoncino, facendo
+piovere sulle orde assalitrici una vera tempesta di mitraglia;
+ma quantunque parecchi figiani cadessero fulminati o gravemente
+feriti, i canotti continuarono la corsa.
+</p>
+
+<p>
+— Orsù, miei prodi, — gridò il capitano. — Fuoco a volontà!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+A quel comando venti lampi balenarono sul ponte della nave
+arrenata, seguiti dalle acute detonazioni delle due spingarde, le quali
+lanciavano palle del peso di mezza libbra.
+</p>
+
+<p>
+Urla indescrivibili, urla di furore e di dolore, s’alzarono fra gli
+assalitori. Quindici o venti di loro caddero nel fondo delle imbarcazioni
+che furono arrossate di sangue, e parecchi altri precipitarono
+in mare, ma l’assalto non venne arrestato.
+</p>
+
+<p>
+In meno che non si dice, i venti grandi canotti si trovarono sotto
+<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
+i bordi del vascello, e quei diavoli color marrone o bronzo lucente,
+si slanciarono all’abbordaggio, gli uni salendo sulle spalle degli
+altri per giungere alle murate, e aggrappandosi alle bancazze, alle
+sartíe, agli sportelli delle cabine, alla rete della delfiniera e ai cavi
+pendenti dell’albero di bompresso, empiendo l’aria di clamori feroci
+e menando disperatamente le armi.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-117"></a>
+ <img src="images/ill-117.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, i naufraghi, Asthor ed i marinai lottavano coll’energia
+della disperazione, sparavano le pistole, menavano le scuri
+e le sciabole d’arrembaggio; si difendevano coi calci dei fucili e
+colle pesanti aspe dell’argano, ma era fatica sprecata. Cadevano
+dieci selvaggi colla testa fracassata, e colle membra tronche od il
+petto squarciato; ma altri dieci, altri venti, altri cinquanta erano
+pronti a sostituirli e s’inerpicavano sui fianchi della nave come
+una legione di demonii, sfidando intrepidamente la morte, decisi a
+tutto pur di riavere i loro prigionieri e di guadagnarsi l’arrosto
+di carne umana.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, a rischio di ammazzare i propri marinai, aveva
+fatto volgere il cannoncino e le spingarde verso il ponte onde fulminare
+gli assalitori lungo i bordi della nave; Asthor aveva fatto
+spezzare delle casse di bottiglie e disperdere i rottami presso le murate,
+ma i cannibali salivano sempre a dispetto della mitraglia e
+si slanciavano in mezzo ai vetri infranti senza badare alle orribili
+lacerature che si producevano ai piedi.
+</p>
+
+<p>
+Ormai la battaglia pareva definitivamente perduta, quando in
+mezzo alle grida dei vincitori, alle urla dei marinai ed alle detonazioni
+si udì una voce gridare:
+</p>
+
+<p>
+— Tutti sugli alberi!... capitano Hill, barricatevi nella cabina
+di miss Anna!... La nave è salva!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi Bill, il capo naufrago dai sinistri disegni si slanciò in mezzo
+al ponte e sparve nel ventre del vascello, dove in fondo, spaventate
+da quell’orribile frastuono, mugolavano le tigri.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span></p>
+
+<h2 id="cap13"><span class="smcap">Capitolo Decimoterzo.</span>
+<span class="smaller">Il domatore di tigri.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+La vittoria dei cannibali era completa. Quell’attacco furioso
+ed irresistibile, le loro lancie, le loro pesanti mazze e il loro numero
+quasi venti volte superiore a quello dei difensori, avevano
+trionfato sul coraggio e sulle armi da fuoco degli uomini bianchi.
+</p>
+
+<p>
+I marinai, dopo aver fatto prodigii di valore e di aver perduto
+sei compagni caduti nel più folto della mischia, impotenti ormai
+a far argine all’irrompente furia dei nemici e sul punto di venire
+circondati e tagliati a pezzi, al comando dato da Bill si erano affrettati
+a porsi in salvo sugli alberi, asilo più facile a difendersi,
+mentre il capitano Hill, dopo di essersi aperto il varco fra gli assalitori
+a colpi di sciabola, si era precipitosamente ritirato nella
+cabina di Anna chiudendo e assicurando il boccaporto per impedire,
+od almeno ritardare, la discesa degli antropofagi nel quadro
+di poppa.
+</p>
+
+<p>
+I vincitori, quantunque ridotti a un terzo, poichè un gran numero
+di loro giacevano sul ponte contorcendosi fra rivi di sangue
+<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
+e altri galleggiavano attorno ai canotti, celebrarono la loro vittoria
+con tre urli potenti ai quali risposero i guerrieri affollati sulla
+spiaggia. Era l’annuncio che il vascello era stato vinto e l’arrosto
+di carne umana guadagnato!...
+</p>
+
+<p>
+Però l’arrosto doveva essere ancora lontano, poichè i marinai
+salvatisi sulle antenne, sulle coffe e sulle crocette tenevano tuttora
+le loro armi, e risposero alle grida di vittoria con due scariche micidiali
+che gettarono a terra parecchi altri assalitori.
+</p>
+
+<p>
+I cannibali non si spaventarono per questo e diedero furiosamente
+l’attacco all’alberatura tentando di salire sulle griselle e
+sui paterazzi; ma la partita non era eguale, e molto sangue doveva
+loro costare prima di snidare i difensori. Ogni uomo che cercava
+di salire stramazzava sul ponte con una palla nel corpo, e nel cadere
+si spezzava le gambe o le braccia, o si spaccava il cranio.
+</p>
+
+<p>
+Ben comprendendo che non sarebbero mai riusciti a raggiungere
+i difensori finchè a questi duravano le palle e la polvere, cambiarono
+tattica e assalirono gli alberi colle scuri trovate sul ponte. Tagliati
+gli alberi, dovevano per conseguenza cadere anche i marinai: non
+era che questione di pochi minuti, forse d’un quarto d’ora.
+</p>
+
+<p>
+Già, i marinai si ritenevano per perduti, quando si udì ancora
+la voce di Bill che saliva dalle nere profondità della stiva:
+</p>
+
+<p>
+— Su, su, tigre! — gridava egli sghignazzando. — Avanti, agnellina
+mia! Lassù vi è un buon pasto da fare!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un istante dopo una tigre enorme, la più grande delle dodici
+che si trovano chiuse nelle gabbie, si slanciava fuori dal boccaporto
+maestro, piombando in mezzo ai selvaggi esterrefatti.
+</p>
+
+<p>
+Parve dapprima sorpresa di trovarsi in così numerosa compagnia;
+poi, aizzata dall’odore del sangue che bagnava la coperta della nave
+e obbedendo ai suoi istinti feroci, si scagliò contro gli assalitori
+<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
+mandando un potente ruggito. Con due colpi d’artiglio atterrò
+due uomini, poi si slanciò contro gli altri facendo balzi di quindici
+piedi.
+</p>
+
+<p>
+Vedendo quell’animale così feroce e così forte, i selvaggi, che
+ignoravano a quale razza appartenesse, non avendone mai visto uno
+uguale, furono presi da un superstizioso terrore che divenne ancor
+maggiore quando s’accorsero che se la prendeva con loro e che
+sbranava quanti incontrava su’ suoi passi.
+</p>
+
+<p>
+Fu un fuggi fuggi generale. Resi pazzi dallo spavento si precipitavano
+in mare dalle murate, dal cassero, dal castello di prua,
+piombando addosso ai compagni che si trovavano nei canotti e abbandonando
+perfino le armi. I canottieri presi anche loro dal pànico,
+diedero mano ai remi e fuggirono disperatamente verso la
+costa senza fermarsi per raccogliere i nuotatori che mandavano
+urla acute, immaginandosi che quello strano animale si slanciasse
+anche in mare per sbranarli.
+</p>
+
+<p>
+In pochi istanti sul ponte della <i>Nuova Georgia</i> non rimaneva
+un solo selvaggio vivo. La tigre si era incaricata di ammazzare
+anche i feriti, ed ora diguazzava fra il sangue dei morti rimpinzandosi
+di carne umana.
+</p>
+
+<p>
+— Hurrà!... Hurrà!... — gridarono i marinai dall’alto dei pennoni. — Viva
+Bill!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Allora si aprì il boccaporto di prua che metteva nella camera
+comune dei marinai, e comparve il naufrago, tenendo in pugno una
+sciabola. Vedendo il ponte sgombro, si avanzò intrepidamente verso
+la gran tigre che stava stritolando fra le potenti mascelle le membra
+di un selvaggio.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+— Bill!... Bill!... — gridarono i marinai. — Bada che la tigre
+ti sbranerà!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago alzò le spalle facendo un gesto sdegnoso e continuò
+ad avanzarsi contro la fiera che aveva alzata la testa, mandando
+sordi brontolii.
+</p>
+
+<p>
+— Vattene! — disse Bill, additandole con un gesto energico il
+boccaporto di maestra.
+</p>
+
+<p>
+La tigre rimase immobile fissandolo con due occhi di fuoco.
+Chiunque altro si sarebbe affrettato a ritirarsi dinanzi a quel contegno
+ostile, ma Bill invece continuò il suo cammino.
+</p>
+
+<p>
+Lo strano uomo pareva trasfigurato. I suoi lineamenti dimostravano
+in quel punto un’energia suprema e una volontà incrollabile,
+e dai suoi occhi pareva che schizzassero scintille.
+</p>
+
+<p>
+Si fermò a tre passi dalla tigre che continuava a brontolare, e
+additandole nuovamente il boccaporto, ripetè con una voce che aveva
+una strana intonazione:
+</p>
+
+<p>
+— Vattene!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Allora l’equipaggio, che dall’alto dell’alberatura assisteva colla
+più alta meraviglia a quella scena inattesa, vide la feroce belva indietreggiare
+lentamente, curvare umile il robusto dorso, abbassare il
+capo come se non potesse reggere lo sguardo potente, affascinante
+di quell’uomo, dirigersi verso il boccaporto e scendere nella stiva.
+</p>
+
+<p>
+Bill la seguì col braccio sempre teso, discese nel ventre del vascello
+dietro la fiera, si udì un fragor di ferri agitati e percossi,
+poi si vide ritornare sul ponte.
+</p>
+
+<p>
+— Potete scendere, — disse volgendosi verso l’equipaggio ancora
+stupito. — La tigre è tornata nella sua gabbia.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi si recò a poppa, sollevò il boccaporto e chiamò il capitano
+Hill che si affrettò a salire in coperta seguíto da Anna.
+</p>
+
+<p>
+— E i selvaggi? — chiese con ansia l’americano, vedendo il
+ponte sgombro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Fuggiti, — rispose Bill con voce tranquilla.
+</p>
+
+<p>
+— Avete scatenato le tigri?
+</p>
+
+<p>
+— È bastata una sola per fugare gli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, Bill, di quanto avete fatto. Senza di voi la mia nave
+a quest’ora sarebbe perduta, e tutti noi saremmo prigionieri.
+</p>
+
+<p>
+— Voi avete salvato me, io ho salvato voi, — rispose il naufrago con
+voce sorda — Nè io più nulla devo a voi, nè voi a me: siamo pari!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill lo guardò con sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè queste parole, Bill? — chiese con tono di rimprovero.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè non amo essere debitore verso di nessuno, — rispose il
+naufrago con accento marcato.
+</p>
+
+<p>
+— Siete orgoglioso, Bill.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago scosse il capo e contrasse la fronte.
+</p>
+
+<p>
+— No, — disse. — Un giorno saprete il perchè.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Girò sui talloni dopo d’aver lanciato un acuto sguardo verso
+Anna e si allontanò coi lineamenti contraffatti e un sardonico sorriso
+sulle labbra.
+</p>
+
+<p>
+— Che singolare uomo! — disse la giovanetta.
+</p>
+
+<p>
+— Non riuscirò mai a comprenderlo, Anna, — disse il capitano
+Hill. — Eppure quelle parole m’hanno fatto una sinistra impressione!...
+Bah!... Non ci pensiamo!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Fece un gesto come per iscacciare un cattivo pensiero e andò
+incontro ai marinai che scendevano dall’alberatura.
+</p>
+
+<p>
+— Quanti uomini abbiamo perduto? — chiese ad Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Sei, signore, e dei più valorosi.
+</p>
+
+<p>
+— Tutti nostri? — domandò il capitano sospirando.
+</p>
+
+<p>
+— Tutti, signore, per nostra disgrazia. Pareva che la fortuna
+proteggesse i naufraghi, poichè essi non hanno riportato nemmeno
+una ferita. A proposito, cosa vi sembra di quegli uomini?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mi pare che siano buoni diavoli, — rispose il capitano. — Ma....
+</p>
+
+<p>
+— Cosa sospettate?
+</p>
+
+<p>
+— Ho scorto sulle loro braccia e sulle loro gambe delle lividure
+che mi danno molto da pensare, mio vecchio Asthor. Possono essere
+state prodotte dalle corde, ma forse....
+</p>
+
+<p>
+— Comprendo, — disse il pilota il cui volto erasi annuvolato. — Il
+signor Collin aveva notate le stesse lividure sui polsi di Bill.
+To’! che tanto sangue sia stato sparso per salvare degli uomini
+di quella fatta, dei reduci da quella sinistra isola che si chiama
+Norfolk?...
+</p>
+
+<p>
+— Forse c’inganniamo, Asthor, e poi....&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+S’interruppe e fece un gesto di sorpresa. Gli erano venute in
+mente le strane parole poco prima pronunciate da Bill.
+</p>
+
+<p>
+— Ho una vaga paura, Asthor, — disse.
+</p>
+
+<p>
+— Voi temete?...
+</p>
+
+<p>
+— Nulla per ora, ma teniamoli d’occhio.
+</p>
+
+<p>
+— Li sorveglierò attentamente, capitano, e guai a loro se oseranno
+tramare qualche cosa. Il vecchio Asthor è ancora robusto e
+capace di spaccare il capo a chi ardisse alzare una mano contro
+di voi o contro a miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Silenzio, mio caro lupo di mare; ora pensiamo ai morti.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Fece ritirare Anna onde non assistesse alla brutta scena, e i
+marinai, per ordine del capitano, gettarono in mare i cadaveri degli
+assalitori che ingombravano la coperta. La risacca, che si faceva
+sentire fortissima, ne spinse parecchi fino sulle spiagge dell’isola, e
+si videro allora quei feroci mangiatori di carne umana impadronirsi
+avidamente dei loro spenti compagni e portarseli sotto i boschi,
+non già per dar loro onorevole sepoltura, ma per divorarseli,
+poichè, come si disse, quegli esseri ributtanti non sdegnano di
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+pascersi delle carni dei fratelli e delle sorelle quando la fame o la
+golosità gli spinge!...
+</p>
+
+<figure><a id="fill-125"></a>
+ <img src="images/ill-125.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+La sera venne calata la bandiera americana a mezz’asta in
+segno di lutto, e dopo l’uffizio dei morti recitato dal capitano unitamente
+a tutto l’equipaggio, vennero calati in mare i sei marinai
+caduti durante la pugna, ben avvolti però in una grossa amaca e con
+una pesante palla di ferro legata ai piedi, per sottrarli ai denti dei
+mostruosi abitanti dell’arcipelago Figiano.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span></p>
+
+<h2 id="cap14"><span class="smcap">Capitolo Decimoquarto.</span>
+<span class="smaller">La grande marea.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Durante la notte nulla accadde di notevole. Gl’isolani fecero
+udire continuamente il suono rauco delle loro conche marine, ma
+non abbandonarono la spiaggia per tornare all’attacco del vascello.
+</p>
+
+<p>
+I marinai che si aspettavano ad ogni momento un nuovo assalto,
+non abbandonarono un solo istante la coperta, e per far capire ai
+selvaggi che si tenevano in guardia, fecero tuonare parecchie volte
+il cannone e le spingarde, scatenando clamori assordanti da parte
+dei numerosi nemici accampati sulle scogliere ed ai piedi dei grandi
+alberi dell’isola.
+</p>
+
+<p>
+Quando spuntò l’alba, il capitano che non aveva chiuso occhio
+in tutta la notte per essere pronto a respingere gli assalti, vide
+che il numero dei nemici era cresciuto. Sulla spiaggia vi erano almeno
+cinque o seimila selvaggi e altri si vedevano giungere dalle
+isole vicine, ma nessuno ardiva accostarsi alla <i>Nuova Georgia</i>, la
+quale pareva incutesse in tutta quella gente un superstizioso terrore.
+</p>
+
+<p>
+— Che tentino un nuovo assalto e che aspettino di essere moltissimi
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+per riuscire? — chiese il capitano a Mac Bjorn che osservava
+i selvaggi con profonda attenzione.
+</p>
+
+<p>
+— No, — rispose l’uomo allampanato. — Quei furfanti hanno
+avuto troppa paura della vostra tigre per ritornare alla carica; ma
+essi contano su qualche tempesta per mangiarci.
+</p>
+
+<p>
+— In qual modo?
+</p>
+
+<p>
+— Credono senza dubbio che la vostra nave non possa più
+lasciare la scogliera, e aspettano che una tempesta la frantumi.
+Fors’anche temono che voi vogliate sbarcare e si tengono pronti
+a darvi addosso, onde non possiate raggiungere le fitte foreste dell’interno.
+</p>
+
+<p>
+— Fortunatamente noi saremo lontani quando la tempesta che
+loro attendono scoppierà su queste spiagge. Domani avremo la
+grande marea, e sono certo che la <i>Nuova Georgia</i> lascerà senza
+fatica questo banco.
+</p>
+
+<p>
+— Lo credo anch’io, signore, poichè ho osservato il banco e mi
+sono accertato che non ha punte rocciose e che la nave appoggia
+solamente coll’asta di prua.
+</p>
+
+<p>
+— Infatti è vero, Mac Bjorn. Nel caso che la grande marea non
+bastasse, faremo gettare due àncore a poppa e lavorare l’equipaggio
+all’argano.
+</p>
+
+<p>
+— E quando saremo liberi, dove ci condurrete, signore?
+</p>
+
+<p>
+— A Melburne, — rispose il capitano. — È la mia destinazione.
+</p>
+
+<p>
+— In Australia! — esclamò il naufrago corrugando la fronte e
+facendo una smorfia.
+</p>
+
+<p>
+— Vi dispiace? — chiese il capitano Hill, che aveva notato quelle
+gesta di malcontento.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, — rispose vivamente Mac Bjorn.
+</p>
+
+<p>
+— Se però vi rincrescesse, potrei sbarcarvi all’isola di Norfolk
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+dovendo colà fermarmi per alcune ore, — disse il capitano guardando
+attentamente il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+Nell’udire il nome di quell’isola sinistra che serve di prigione
+ai forzati inglesi, Mac Bjorn trasalì vivamente, e di pallido che era
+divenne livido.
+</p>
+
+<p>
+— No! no! — esclamò. — Quell’isola è un soggiorno troppo
+brutto, signore. Preferirei sbarcare in un’isola abitata dai selvaggi,
+piuttosto.
+</p>
+
+<p>
+— Allora verrete a Melburne.
+</p>
+
+<p>
+— In mancanza di meglio si vada pure in Australia. Forse colà
+troverò qualche legno che mi trasporti in patria.
+</p>
+
+<p>
+— È molto tempo che non la rivedete?
+</p>
+
+<p>
+— Sei anni, signore, — rispose il naufrago, mentre una nube gli
+passava sulla fronte.
+</p>
+
+<p>
+— E desiderate ardentemente rivederla. Avete qualcuno laggiù?
+forse vostra moglie?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn guardò il capitano che pareva affettasse la massima
+calma, e nei suoi occhi guizzò un lampo sanguigno.
+</p>
+
+<p>
+— Mia moglie! — esclamò con voce rauca. — Ah! no, signore, è
+morta da lungo tempo.
+</p>
+
+<p>
+— Pover’uomo! — mormorò il capitano con sottile ironia, che
+aveva compreso fin troppo con quale individuo aveva da fare. — Andate
+a bere un buon bicchiere di <i>gin</i>, e perdonatemi se involontariamente
+ho evocato un doloroso ricordo.
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn, che era diventato tutto d’un tratto cupo e che aveva
+assunto un’espressione selvaggia, si allontanò senza rispondere, ma
+camminando come un uomo che si è ubbriacato.
+</p>
+
+<p>
+— Tuoni e lampi! — mormorò il capitano, — che razza di naufraghi
+ho imbarcato io? Quell’uomo deve aver ucciso qualcuno, forse
+<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
+sua moglie, ed ora sono convinto di aver a bordo non dei disgraziati,
+ma dei forzati fuggiti dall’isola di Norfolk. Oh!... guai a loro,
+però, se oseranno tentare qualche cosa contro di me!
+</p>
+
+<p>
+— Cosa mormori, padre mio? — gli chiese Anna, che era allora
+comparsa sul ponte.
+</p>
+
+<p>
+— Nulla, Anna, — rispose il capitano forzandosi di sorridere. — Brontolavo
+contro quei dannati selvaggi che pare vogliano assediarci.
+</p>
+
+<p>
+— Bill scatenerà un’altra volta la tigre, e li metterà ancora in
+fuga, se oseranno ricomparire a bordo della <i>Nuova Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Bill!... Bill!... — mormorò l’americano coi denti stretti. — Sì,
+scatenerà le tigri, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè me lo dici con questo tono? — chiese la ragazza. — Si
+direbbe che quel povero naufrago non ti è simpatico.
+</p>
+
+<p>
+— Infatti, Anna, vorrei che non avesse mai posto piede sul mio
+legno.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè?
+</p>
+
+<p>
+— Silenzio, figlia mia; per ora nulla posso dirti.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè, signore? — chiese una voce.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano si volse e si trovò dinanzi a Bill, il quale lo guardava
+con due occhi fiammeggianti mentre impallidiva a poco a poco.
+</p>
+
+<p>
+— Che fai tu qui? — chiese l’americano aggrottando la fronte. — Forse
+tu mi spiavi?
+</p>
+
+<p>
+— No signore, — rispose Bill cercando di sembrare tranquillo. — Mi
+dirigevo da questa parte per meglio osservare le mosse dei
+selvaggi e involontariamente ho udito le vostre parole, le quali sono
+molto amare per me. Avete forse avuto da lamentarvi di questo
+naufrago, dal giorno in cui lo raccoglieste moribondo sul tempestoso
+Oceano?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+</p>
+
+<p>
+— No, è vero; anzi ho dovuto due volte ringraziarti.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè allora quelle severe parole?
+</p>
+
+<p>
+— Non posso spiegarmi.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa temete? Se io e i miei compagni siamo d’impaccio a
+bordo della vostra nave, alla prima isola che incontrerete sbarcateci.
+</p>
+
+<p>
+— Ci penserò; tutto dipenderà, dalla vostra condotta.
+</p>
+
+<p>
+— Sta bene, signore, — disse Bill risentito.
+</p>
+
+<p>
+Fece un saluto a miss Anna e si allontanò dirigendosi verso
+poppa; ma quell’uomo era impallidito e le sue dita si chiudevano
+con forza come se avessero voluto stritolare qualche cosa.
+</p>
+
+<p>
+— Sei severo, padre mio, — disse Anna con tuono di rimprovero. — Non
+so perchè ti sia venuto in uggia quel pover’uomo.
+</p>
+
+<p>
+— Lo saprai più tardi, non voglio ora arrischiare un giudizio
+terribile.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Nella notte vi furono due allarmi che fecero salire sul ponte
+tutto l’equipaggio, essendo stati scorti alcuni canotti staccarsi dall’isola;
+ma al primo colpo di cannone fuggirono.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno seguente la condizione era invariata; la <i>Nuova Georgia</i>
+era sempre incagliata e gli antropofagi accampati sulle sponde.
+Però fra poche ore quella pericolosa prigionia doveva cessare, poichè
+a mezzodì la gran marea doveva toccare la sua massima altezza e
+rimettere a galla il legno.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano, che sospirava l’istante di lasciare quei brutti paraggi,
+diede subito gli ordini necessari onde tutto fosse pronto per l’ora
+della grande piena. Fece alleggerire la prua della nave facendo
+portare a poppa le ancore grosse, le catene, le casse dell’equipaggio,
+le botti d’acqua dolce, gran parte dei pennoni di ricambio e perfino
+le gabbie delle tigri che occupavano la parte anteriore della
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+stiva. Ciò fatto, fece calare in mare una imbarcazione e gettare a
+poppa due ancorotti, le cui catene vennero fissate all’argano per
+operare una forte trazione all’indietro; quindi fece spiegare tutte
+le vele per approfittare del vento, che soffiava leggermente da prua.
+</p>
+
+<p>
+Compiute quelle diverse operazioni, il capitano dispose la maggior
+parte dei suoi uomini, i naufraghi compresi, attorno all’argano
+a cui erano state già fissate le manovelle.
+</p>
+
+<p>
+La marea intanto continuava a montare. Alle undici aveva già
+coperto quasi tutto il banco e si udivano, sotto l’asta di prua, degli
+scricchiolii, segno evidente che il veliero tendeva ad alzarsi. Mezz’ora
+dopo c’erano già due piedi d’acqua sul banco. Era il momento
+opportuno per tentare un primo sforzo.
+</p>
+
+<p>
+— Tutti ai vostri posti! — tuonò il capitano Hill. — La marea
+sta per toccare la sua massima piena.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’equipaggio si curvò sulle aspe, e radunate tutte le forze le
+spinse innanzi con sovrumana energia. Le catene dei due ancorotti
+gettati sul banco si tesero bruscamente, ma le punte di ferro tennero
+saldo.
+</p>
+
+<p>
+— Speriamo! — mormorò il capitano. — Forza, amici, forza, o
+non lasceremo mai più questo banco.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I marinai spingevano con una specie di furore, tendendo i muscoli
+in tal maniera, che pareva si volessero spezzare. Erano tutti
+pallidi ed avevano le fronti imperlate d’un freddo sudore; guai se
+quegli sforzi non riuscivano! Era finita per tutti, anzi peggio che
+finita, poichè nessuno ignorava che li attendeva lo spiedo di quei
+feroci mangiatori di carne umana.
+</p>
+
+<p>
+La nave scricchiolava sempre sotto quella potente tensione di
+tante vigorose braccia, ma non accennava a indietreggiare. Pareva
+che fosse incavigliata a quel dannato banco.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, malgrado il suo coraggio, era diventato pure
+pallido e sentivasi il cuore battere più forte del solito. Una vaga
+paura cominciava ad invaderlo, e gettava sguardi disperati sulla
+sua Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Uno sforzo ancora, ragazzi! — esclamò con voce soffocata.
+</p>
+
+<p>
+Asthor e i tre o quattro uomini che stavano ai bracci delle
+manovre, accorsero in aiuto dei compagni. Quel nuovo rinforzo fu
+decisivo.
+</p>
+
+<p>
+La nave oscillò bruscamente, scivolò sul banco dapprima lenta,
+poi rapida, e infine galleggiò sul mare, arrestandosi a poche braccia
+dai due ancorotti.
+</p>
+
+<p>
+Un immenso urlo di gioia echeggiò fra l’equipaggio, a cui fecero
+eco urla di furore e vociferazioni spaventevoli.
+</p>
+
+<p>
+I selvaggi vedendo la nave lasciare il banco e comprendendo
+che l’agognata preda stava per isfuggire, si erano precipitati confusamente
+nei loro canotti e accorrevano da tutte le parti per dare
+un disperato assalto.
+</p>
+
+<p>
+— All’erta! i selvaggi! — tuonò Asthor che si era slanciato verso
+poppa.
+</p>
+
+<p>
+— Troppo tardi, miei cari! — esclamò il capitano Hill trionfante. — Ai
+bracci delle manovre, la barra all’orza e si viri di bordo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Quella manovra fu eseguita con fantastica rapidità, tanta era
+la paura di venire raggiunti. La <i>Nuova Georgia</i> girò attorno alle
+scogliere che racchiudevano il banco e uscì in pieno mare a gonfie
+vele dirigendosi verso l’ovest.
+</p>
+
+<p>
+I lunghi canotti dei Figiani non si arrestarono per questo. Passarono
+quasi volando sopra il banco e continuarono la caccia manovrando
+furiosamente i remi, ma, come aveva detto bene il capitano,
+ormai era troppo tardi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il vascello fuggiva colla velocità di una rondine marina e in
+breve fu tanto lontano, da togliere a quei brutti abitanti dell’arcipelago
+figiano ogni speranza di poterlo raggiungere.
+</p>
+
+<p>
+Quando il capitano Hill non li vide più, mandò un sospiro di
+sollievo.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo dritti in Australia, padre mio? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Dritti senza fermarci, poichè non vedo il momento di sbarazzarmi
+di due carichi pericolosi.
+</p>
+
+<p>
+— Di quali intendi parlare?
+</p>
+
+<p>
+— Delle tigri e dei naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+— Sempre con quei disgraziati te la prendi.
+</p>
+
+<p>
+— Ti ho detto che ho i miei motivi.
+</p>
+
+<p>
+— Se ti danno fastidio, perchè non gli sbarchi in qualche isola?
+</p>
+
+<p>
+— Se posso lo farò.
+</p>
+
+<p>
+— Ne abbiamo qualcuna nelle vicinanze, dove essi non possano
+correre pericoli?
+</p>
+
+<p>
+— Dinanzi a noi abbiamo l’arcipelago delle Nuove Ebridi e più
+al sud-ovest la Nuova Caledonia, l’uno e l’altra popolati da selvaggi
+forse più feroci dei Figiani.
+</p>
+
+<p>
+— Ma non vi sono isole disabitate?
+</p>
+
+<p>
+— Un tempo erano numerose; oggi a poco a poco sono state
+quasi tutte occupate. La popolazione umana cresce costantemente
+malgrado i grandi vuoti che fanno le guerre e le epidemie, e verrà
+un giorno anzi che non vi sarà più posto.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa dici mai? Vi sono dei continenti che hanno ancora degli
+spazi immensi poco abitati; l’Africa, l’Australia e le due Americhe.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, ma fra due secoli non avranno più un territorio deserto
+o quasi deserto. Gli scienziati hanno studiato, anzi, e più
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+volte, questo grave argomento, e hanno dedotto che fra non molto
+la popolazione del globo non troverà più cibo sufficiente e che sarà
+costretta o a decimarsi con continue guerre o.... a tornare all’antropofagia.
+</p>
+
+<p>
+— È incredibile!
+</p>
+
+<p>
+— Eppure è vero, Anna, ed ora ti spiegherò meglio la cosa. Gli
+scienziati hanno notato che la superficie terrestre suppergiù ha 28 milioni
+di miglia quadrate di terre fertili, 14 di steppe e 4 di deserti,
+e hanno calcolato che il massimo degli abitanti che queste categorie
+di terre possono nutrire è di 207 persone per miglio quadrato
+nelle terre fertili, di 10 per le steppe e di 1 pei deserti.
+</p>
+
+<p>
+Risulta da ciò, che quando la popolazione del globo avrà raggiunto
+la cifra di 5994 milioni non vi sarà più altra terra disponibile
+capace di nutrire un maggior numero di persone. Ti pare esatto
+questo calcolo?
+</p>
+
+<p>
+— È giusto, — rispose Anna dopo alcuni istanti di riflessione. — Ma
+quanti anni occorreranno perchè la popolazione diventi così
+numerosa?
+</p>
+
+<p>
+— Ecco, da una media fatta, risulterebbe che la popolazione
+del globo presa insieme aumenta ogni dieci anni di otto persone
+per cento. Partendo da questo calcolo, i 5994 milioni di abitanti
+si possono ottenere in poco più o poco meno di 200 anni! Cosa
+sono due secoli per l’umanità? Nulla.
+</p>
+
+<p>
+— È una cosa che spaventa!
+</p>
+
+<p>
+— Non dico di no, e io non vorrei trovarmi vivo fra due o
+trecento anni. Forse allora il progresso scientifico e industriale
+avrà trovato il modo di rendere la terra più fertile, avrà forse trovato
+anche il modo di rendere produttive le steppe e i deserti, ma
+sarà un rimedio di poco momento. La popolazione crescerà sempre,
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+la terra non basterà più e i nostri tardi nepoti non avranno altra
+alternativa che quella di distruggersi con guerre terribili o di
+mangiarsi l’un l’altro, a meno che non trovino il mezzo di dare
+la scalata alla luna o a qualche altro mondo, cosa alquanto difficile
+a mio parere. Fortunatamente noi non saremo più vivi e chi
+sa da quanti anni dormiremo il sonno eterno o nella profondità
+degli abissi marini o sotto chissà quanti piedi di terra. Ma, orsù,
+bando ai mesti pensieri e andiamo a far colazione, Anna, che ne
+abbiamo bisogno.&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span></p>
+
+<h2 id="cap15"><span class="smcap">Capitolo Decimoquinto.</span>
+<span class="smaller">Bill si svela.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i>, sfuggita al naufragio ed all’ultimo assalto
+degli antropofagi continuava a fuggire verso il sud-ovest, in modo
+da passare dinanzi alle ultime isole dell’arcipelago delle Nuove
+Ebridi e di evitare poi le pericolose coste della Nuova Caledonia
+che in quel tempo godevano una triste celebrità, non essendo ancora
+state occupate dalla Francia.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano la manteneva carica di vele, aggiungendo perfino i
+coltellacci e gli scopamari, ansioso di raggiungere le coste australiane.
+Cominciava a impensierirsi, quel bravo marinaio, non pel
+tempo che aveva perduto, non per la sua nave che nell’arrenamento
+non aveva sofferta alcuna avaría, non per le tigri che erano solidamente
+rinchiuse nelle loro gabbie di ferro, ma pei naufraghi che
+aveva salvati dopo tante fatiche e con tanto coraggio.
+</p>
+
+<p>
+Dal momento che quegli uomini avevano riveduto libero il vascello,
+si erano cambiati, e pareva pesasse loro assai la riconoscenza
+che dovevano all’equipaggio americano. Non erano più umili e servizievoli
+<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
+come durante il pericolo; non erano più riconoscenti, come
+non erano più obbedienti.
+</p>
+
+<p>
+Oziavano da mattina a sera senza prendere parte alla faticosa
+manovra del veliero, rispondevano con alterigia al pilota Asthor,
+giocavano alle carte o ai dadi in fondo alla stiva, diventavano insolenti
+ed esigenti ogni momento più.
+</p>
+
+<p>
+I cibi di bordo più non bastavano per le loro bocche e pretendevano
+un trattamento pari a quello del capitano, accampando,
+con un’audacia e con una gran faccia tosta, la loro qualità di
+naufraghi e facevano schiamazzo per avere, all’ora dei pasti, doppia
+razione di vino o di <i>gin</i> o di <i>wisky</i>.
+</p>
+
+<p>
+Anche Bill si era mutato tutto d’un tratto; anzi sembrava che
+segretamente aizzasse i suoi compagni. Trattava il capitano da pari
+a pari, e dinanzi a miss Anna non si mostrava più rispettoso come
+una volta.
+</p>
+
+<p>
+L’equipaggio sentiva per istinto che quei naufraghi non erano
+leali marinai, anzi che erano schiume di fannulloni, pronti anche,
+se le circostanze li avessero favoriti, a ribellarsi apertamente contro
+le autorità di bordo.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano e Asthor non li perdevano d’occhio, e sempre più
+convinti di aver da fare con dei forzati evasi dall’isola di Norfolk,
+si tenevano in guardia, pronti a reprimere con la più grande energia
+il minimo tentativo di ribellione.
+</p>
+
+<p>
+Quell’attiva sorveglianza, non doveva tardare a condurre ad una
+scoperta di una gravità incalcolabile.
+</p>
+
+<p>
+Una sera, mentre il capitano ed Anna riposavano nelle loro cabine
+di poppa e Asthor vegliava in coperta, un gabbiere s’accorse
+che i naufraghi avevano silenziosamente abbandonate le loro brande.
+Sorpreso per questo fatto, si affrettò a dare avviso al pilota.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ah furfanti! — esclamò il vecchio marinaio corrugando la
+fronte. — O io sono una gran bestia, o qui sotto gatta ci cova.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Senza avvertire nessuno per non allarmare inutilmente l’equipaggio,
+si munì d’una lanterna, si nascose in tasca una pistola e
+scese nella stiva, certo di trovare colà i naufraghi.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-138"></a>
+ <img src="images/ill-138.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Infatti li vide seduti tutti in giro, presso le gabbie delle tigri,
+occupati a confabulare, ma a voce così bassa da non poter essere
+uditi. Bill era nel mezzo e aveva in quel momento la parola.
+</p>
+
+<p>
+Il pilota nel sorprenderli impallidì. Cosa potevano dirsi per
+cercare quel posto isolato, lontani dagli occhi e dagli orecchi dell’equipaggio
+americano? Nulla di buono senza dubbio.
+</p>
+
+<p>
+Il vecchio marinaio stette in forse se dovesse svegliare il capitano
+o chiamare in aiuto l’equipaggio; ma per tema di provocare
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+un’agitazione ingiustificata discese solo nel frapponte e si avanzò
+risolutamente verso i naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+Appena scorsero la luce della lanterna, s’alzarono come un solo
+uomo facendo dei gesti di dispetto, forse vergognosi, ma più probabilmente
+irritati per essere stati sorpresi.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa fate qui, radunati all’oscuro come tanti congiurati? — chiese
+il pilota con voce acre. — Forse gli orecchi dei vostri camerati
+devono ignorare ciò che voi dite?
+</p>
+
+<p>
+— Oh per mille boccaporti! — esclamò Bill con ironia. — E che?
+siamo noi prigionieri a bordo del vostro legno? Non siamo padroni
+di scambiare due chiacchiere, signor pilota della <i>Nuova Georgia</i>?
+</p>
+
+<p>
+— Bella pretesa! — esclamò l’allampanato Mac Bjorn. — Un’altra
+volta faremo portare qui tutte le lanterne e le torce che troveremo
+a bordo.
+</p>
+
+<p>
+— Ehi! uccello di malaugurio, — disse il pilota piantandosi minacciosamente
+dinanzi all’uomo allampanato. — Bada che Asthor è
+capace di farti rientrare in gola tali parole. A te nulla devo, e se non
+cammini dritto con le tue gambe ossute, ti rompo il groppone.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I naufraghi si misero a ridere; ma il pilota non rideva no,
+schiantava di rabbia e si sentiva invaso da una pazza voglia di
+far prendere tutti quegli uomini e di rinchiuderli in una cabina
+coi ferri alle mani ed ai piedi.
+</p>
+
+<p>
+— Orsù, — riprese. — Cosa facevate qui?
+</p>
+
+<p>
+— Lo vedete, — rispose Bill. — Discorrevamo sul modo di lasciare
+più presto che si può il vostro legno.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè? — chiese il vecchio piantandogli addosso uno
+sguardo acuto come uno spillo.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè non vogliamo sbarcare nè all’isola di Norfolk nè in
+Australia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ah!... avete forse dei conti da saldare con quelle autorità?...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Bill impallidì e fece un gesto minaccioso, mentre i suoi compagni
+lanciavano sul pilota torvi sguardi, nei quali si leggeva una
+cupa minaccia.
+</p>
+
+<p>
+— Basta, — disse Bill con voce rauca. — Ne abbiamo abbastanza
+dei vostri sospetti, signor pilota della <i>Nuova Georgia</i>! Quanto prima,
+noi vi faremo sapere chi noi siamo.
+</p>
+
+<p>
+— È una minaccia?
+</p>
+
+<p>
+— Credetela come vi piace, a me non importa.
+</p>
+
+<p>
+— Domani riferirò ogni cosa al capitano Hill.
+</p>
+
+<p>
+— Fatelo pure.
+</p>
+
+<p>
+— Ve lo prometto, Bill. Ora lasciate questo luogo e tornate nelle
+vostre brande, o faccio accorrere i marinai e vi caccio in una cabina
+ben chiusa.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I naufraghi s’allontanarono senza rispondere e si ritirarono nella
+camera comune, affettando la massima calma.
+</p>
+
+<p>
+Asthor li seguì collo sguardo; poi crollando il capo mormorò:
+</p>
+
+<p>
+— Mi auguro d’ingannarmi, ma quegli uomini ci porteranno
+sventura.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Visitò accuratamente le gabbie delle tigri, diffidando ormai di
+tutto; si assicurò che i naufraghi si fossero ritirati nelle brande, poi
+risalì in coperta molto pensieroso ed inquieto.
+</p>
+
+<p>
+Prima dell’alba Bill era già sul ponte. Egli passò dinanzi ad
+Asthor a fronte alta, lanciando su di lui uno sguardo canzonatorio,
+mentre i suoi compagni si sdraiavano oziosi sul castello di
+prua, guardando tranquillamente le manovre dei marinai americani.
+Gli passò accanto tre volte, quasi cercasse un pretesto per
+essere interrogato sulla misteriosa adunanza della notte; poi andò
+a sedersi sulla murata di babordo osservando con profonda attenzione
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+il mare che gli si stendeva dinanzi agli occhi, liscio come uno
+specchio.
+</p>
+
+<p>
+Quando il capitano Hill apparve sul ponte, il naufrago era ancora
+immerso nella sua osservazione, sicchè non potè vedere Asthor
+avvicinarsi al comandante.
+</p>
+
+<p>
+— Quali nuove? — gli chiese questi, vedendosi avvicinare con un
+certo mistero dal vecchio marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— Brutte, signore, — rispose Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano aggrottò la fronte.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa intenderesti di dire? — domandò.
+</p>
+
+<p>
+— Intendo di dire che a bordo della <i>Nuova Georgia</i> si trama, — rispose
+il pilota.
+</p>
+
+<p>
+— E cosa?
+</p>
+
+<p>
+— Lo ignoro, capitano; ma senza dubbio si ordisce qualche congiura
+ai nostri danni.
+</p>
+
+<p>
+— E da chi? dal mio equipaggio forse?
+</p>
+
+<p>
+— No, ringraziando Iddio! il vostro equipaggio è fedele, ma non
+i naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+— Che?... I naufraghi oserebbero?...
+</p>
+
+<p>
+— Sì signore; gli ho sorpresi la scorsa notte in misterioso conciliabolo
+in fondo alla stiva, dinanzi alle gabbie delle tigri.
+</p>
+
+<p>
+— Vuoi spaventarmi, vecchio Asthor? — chiese il capitano con
+voce alterata.
+</p>
+
+<p>
+— Sarebbe cosa inutile; vi dico quello che ho veduto e nulla
+di più.
+</p>
+
+<p>
+— E quegli uomini che io salvai mettendo in grave pericolo la
+mia nave e la vita di noi tutti, oserebbero congiurare contro di
+me? Morte e dannazione!... Silenzio con Anna, mio vecchio amico,
+onde non si spaventi. Ah!... è così?... Dov’è Bill?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Eccolo là, seduto sulla murata di babordo.
+</p>
+
+<p>
+— Sta bene: sarà il primo che la pagherà per tutti.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si assicurò di aver alla cintola le pistole, sapendo già d’aver
+da fare con un furfante risoluto a tutto; si avvicinò alla murata
+e battendo sulle spalle del naufrago, esclamò:
+</p>
+
+<p>
+— A noi, messer Bill!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago si volse con tutta tranquillità, ma nel vedersi dinanzi
+il capitano col volto corrucciato, impallidì leggermente e i
+suoi occhi si piantarono subito sopra Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Nondimeno si rasserenò tosto e scendendo dalla murata, gli
+chiese, incrociando le braccia sul petto:
+</p>
+
+<p>
+— Cosa desiderate, capitano?
+</p>
+
+<p>
+— Una spiegazione prima.
+</p>
+
+<p>
+— Parlate, signore.
+</p>
+
+<p>
+— Innanzi a tutto, di dove vieni?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Bill fece un gesto di sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+— Ma.... da una nave naufragata, lo sapete bene.
+</p>
+
+<p>
+— Tu mentisci!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Bill trasalì e ne’ suoi occhi guizzò un lampo sanguigno.
+</p>
+
+<p>
+— Io!... — esclamò, stringendo le pugna. Ma poi frenandosi e
+ridiventando tranquillo, aggiunse: — Ditemelo voi allora, giacchè
+lo sapete meglio di me.
+</p>
+
+<p>
+— Mi basta così per averti giudicato. Dimmi ora: per quale motivo
+la scorsa notte hai radunato nella stiva i tuoi compagni?
+</p>
+
+<p>
+— Se parlate così è altra cosa, rispose l’assassino del povero
+Collin. Volete proprio saperlo?... Ci siamo radunati per prendere
+delle deliberazioni intorno alla vostra rotta.
+</p>
+
+<p>
+— Alla rotta della mia nave! — esclamò il capitano al colmo
+dello stupore.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sissignore, poichè la vostra rotta non accomoda nè a me, nè
+ai miei compagni.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa intendi di dire?
+</p>
+
+<p>
+— Che non vogliamo che la vostra nave approdi nè all’isola di
+Norfolk, nè alle coste Australiane, — rispose con voce risoluta il
+naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— Ah!... E voi credete?...
+</p>
+
+<p>
+— Che obbedirete, — rispose Bill con tono minaccioso e guardandolo
+fisso fisso.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, a un simile tratto d’audacia, rimase per alcuni
+istanti senza parole. Era confuso e stupito: del resto vi era
+di che stupirsi quando si pensi che l’equipaggio americano era due
+volte più numeroso dei naufraghi, fedele al suo capo e pronto a
+prestargli man forte anche colle armi in pugno.
+</p>
+
+<p>
+— Sei ubbriaco forse? — gli domandò.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, — rispose il naufrago imperturbabilmente. — Non
+ho assaggiato un sorso di <i>gin</i>, nè di <i>wisky</i>, nè di <i>brandy</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Ma sai che posso farti frustare a sangue col gatto a nove
+code?
+</p>
+
+<p>
+— Non l’oserete!
+</p>
+
+<p>
+— E chi me lo impedirà? I tuoi compagni forse? — chiese il capitano
+coi denti stretti.
+</p>
+
+<p>
+— No, ma voi non l’oserete, se vi preme di condurre la nave
+in porto e salvare vostra figlia.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Era troppo! La pazienza del capitano era stata messa a dura
+prova.
+</p>
+
+<p>
+— Miserabile! — esclamò, alzando il pugno chiuso sul naufrago
+che non fece un solo passo per evitarlo.
+</p>
+
+<p>
+La larga mano del gigante piombò con sordo rumore addosso
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+al naufrago e lo curvò con forza irresistibile, facendolo stramazzare
+sul ponte.
+</p>
+
+<p>
+Vedendo cadere il loro compagno, i naufraghi che erano sdraiati
+sul castello di prua, aspettando con calma affettata la fine di quel
+colloquio tempestoso, si erano alzati di scatto colle fronti aggrottate;
+ma Asthor con un fischio radunò l’equipaggio onde si tenesse
+pronto a respingere qualunque mossa offensiva.
+</p>
+
+<p>
+— Uccidetemi pure se vi accomoda, o meglio assassinatemi, — disse
+Bill con fredda ironia, senza fare un gesto per rialzarsi.
+</p>
+
+<p>
+— No, furfante, — rispose il capitano furibondo. — Non sono di
+quegli uomini che assassinano, ma ti metterò nell’impossibilità di
+far male a me, a mia figlia e al mio equipaggio.
+</p>
+
+<p>
+— E poi? — chiese sempre ironicamente il naufrago.
+</p>
+
+<p>
+— E poi ti farò dare venti colpi col gatto a nove code, onde tu
+impari a rispettare i tuoi salvatori prima, i tuoi superiori dopo.
+</p>
+
+<p>
+— Provatevi!...
+</p>
+
+<p>
+— Mi sfidi!...
+</p>
+
+<p>
+— Vi sfido!...
+</p>
+
+<p>
+— A me, marinai!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Sette od otto uomini, a quel comando, si precipitarono sull’audace
+furfante, riducendolo all’impotenza.
+</p>
+
+<p>
+In quel medesimo momento apparve sul ponte miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Padre mio!... — esclamò correndo incontro al capitano che
+teneva in pugno una pistola, pronto a scaricarla contro i camerati
+di Bill. — Gran Dio!... cosa succede?...
+</p>
+
+<p>
+— Ritirati, Anna, — rispose Hill. — Sono cose che non ti riguardano.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè quell’uomo sul ponte?
+</p>
+
+<p>
+— È un miserabile che sta per venere punito.
+</p>
+
+<p>
+— Che!... Bill punito!... Lui che ci ha salvati dagli antropofagi?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+</p>
+
+<p>
+— E che ora minaccia la mia nave e la tua vita, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, padre mio!
+</p>
+
+<p>
+— L’equipaggio è testimone.
+</p>
+
+<p>
+— Ma cosa vuoi fare a quel
+disgraziato?
+</p>
+
+<p>
+— Lo faccio frustare come
+un cane.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! no, gli perdonerai!
+</p>
+
+<p>
+— Mai, Anna. Ritirati, lo
+voglio!...&nbsp;—
+</p>
+
+<figure><a id="fill-145"></a>
+ <img src="images/ill-145.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+La giovanetta comprese che
+ogni preghiera sarebbe stata
+vana e si ritirò lentamente,
+mentre il naufrago rialzato il
+capo la mirava con due occhi
+che mandavano strani lampi.
+</p>
+
+<p>
+Quando scomparve, il capitano
+volgendosi verso i marinai
+che tenevano stretto Bill,
+disse:
+</p>
+
+<p>
+— Ed ora, frustate questo
+miserabile.
+</p>
+
+<p>
+— Eccomi, signore, — rispose Asthor facendo fischiare il gatto a
+nove code. — Il braccio è solido e robusto e picchierò sodo tutti i
+venti colpi!&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span></p>
+
+<h2 id="cap16"><span class="smcap">Capitolo Decimosesto.</span>
+<span class="smaller">L’incendio della nave.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Nel tempo in cui si svolge il nostro racconto, le pene corporali
+erano largamente usate a bordo dei vascelli, sia che appartenessero
+alla marina mercantile o a quella da guerra.
+</p>
+
+<p>
+Frustare un marinaio indisciplinato o ribelle, era cosa che accadeva
+molto spesso; e specialmente gli americani, ma soprattutto
+gli inglesi che conservano tutt’ora quel barbaro uso nella loro armata,
+ricorrevano anche troppo al gatto a nove code.
+</p>
+
+<p>
+Questo staffile, che inspirava un vero terrore a tutti i marinai,
+si compone di un corto manico a cui sono solidamente attaccate
+nove strisce di cuoio guernite di piccole palle di piombo, di cui
+ognuna produce sul dorso del paziente un solco sanguinoso.
+</p>
+
+<p>
+Venti o trenta colpi bastano per ridurre in uno stato deplorevole
+l’uomo più robusto. Gli inglesi però condannano i ribelli, i ladri e
+gli indisciplinati fino a cinquanta colpi e qualche volta anche più;
+ma all’esecuzione di questo terribile gastigo fanno assistere un medico,
+il quale deve farlo cessare se la vita del paziente è in pericolo;
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+tuttavia l’interruzione è momentanea, perchè viene ripresa, non
+appena le orribili piaghe del povero torturato si sono rimarginate.
+</p>
+
+<p>
+Tutti i malfattori del Regno Unito tremano quando odono parlare
+del gatto a nove code, e lo temono più della morte. Per dimostrare
+quanto vi sia di vero in ciò, basti dire che fu con questo
+staffile che i giudici londinesi posero fine a quella famosa banda di
+strangolatori che celavansi di notte nei vani delle porte, per strozzare
+i viandanti mediante un nodo scorsoio.
+</p>
+
+<p>
+La pena di morte applicata a taluni di quei birbanti non era
+bastata a spaventare gli altri; ma appena si decretò per quegli
+scellerati un numero spaventevole di colpi di gatto a nove code,
+tanti da far morire il condannato, la banda si sciolse e nessuno
+osò più strangolare un solo viandante notturno.
+</p>
+
+<p>
+Bill, che si era qualificato per un marinaio inglese, non doveva
+ignorare la gravità della pena; pure quel tristo che doveva possedere
+una energia a tutta prova e un’audacia più che straordinaria,
+guardò freddamente Asthor che si avvicinava facendo fischiare le
+nove striscie di cuoio indurito.
+</p>
+
+<p>
+— Nudategli il dorso, — disse il vecchio marinaio.
+</p>
+
+<p>
+A questo comando il naufrago trasalì e tentò respingere i marinai
+che lo trattenevano, esclamando con voce strozzata:
+</p>
+
+<p>
+— Ah! no, questo no!...
+</p>
+
+<p>
+— E perchè no? — chiese il capitano Hill, nella cui mente balenò
+un sospetto.
+</p>
+
+<p>
+— Non è necessario.
+</p>
+
+<p>
+— Forse nascondi qualche cosa sulle tue spalle?...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago lanciò sul capitano uno sguardo feroce, e tentò di
+rialzarsi facendo uno sforzo disperato; ma i marinai lo tennero
+fermo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Vi dico che non mi spoglierete! — urlò con voce furente.
+</p>
+
+<p>
+— Una parola, signore. — disse una voce.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill si volse e si trovò dinanzi al magro Mac Bjorn,
+il quale era sgusciato fra i marinai schierati presso l’albero di
+maestra, per tenere a bada gli altri naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vuoi tu? — gli chiese il capitano ruvidamente. — Il tuo
+posto non è qui.
+</p>
+
+<p>
+— Permettete che dica una parola in favore del mio camerata.
+</p>
+
+<p>
+— E che?... pretenderesti d’impedire la punizione?
+</p>
+
+<p>
+— Non ho questa pretesa, signore, — rispose l’uomo allampanato,
+inchinandosi umilmente. — Ma vi pregherei di non far somministrare
+i venti colpi di gatto a nove code sulle spalle di quel disgraziato.
+</p>
+
+<p>
+— E il motivo?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè due mesi sono quel povero diavolo si è fratturata una
+spalla, e capirete.
+</p>
+
+<p>
+— Ho capito più del bisogno, Mac Bjorn, — disse il capitano ironicamente. — Olà,
+amici, impadronitevi anche di questo scheletro
+vivente.
+</p>
+
+<p>
+— Ma signore! — esclamò Mac Bjorn impallidendo. — Volete
+accopparmi a colpi di gatto?...
+</p>
+
+<p>
+— No, ma voglio vedere anche le tue spalle. Spicciatevi, nudate
+le spalle di questi uomini!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I marinai stavano per obbedire quando improvvisamente si udì
+una voce gridare:
+</p>
+
+<p>
+— Al fuoco!... al fuoco!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un fulmine che fosse scoppiato fra l’equipaggio, non avrebbe
+prodotto un effetto maggiore di quel grido, lanciato in quel momento.
+</p>
+
+<p>
+— Al fuoco! — ripetè la voce di prima.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+</p>
+
+<p>
+Un marinaio si slanciò fuori dal boccaporto di maestra, pallido,
+smarrito, trafigurato, gridando per la terza volta, con una voce
+strozzata dallo spavento:
+</p>
+
+<p>
+— La nave brucia!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill si slanciò verso di lui.
+</p>
+
+<p>
+— Sei impazzito, Brown! — esclamò.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, — rispose il marinaio. — La dispensa dei viveri è
+in fiamme: guardate!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Una nube di fumo acre e denso usciva dal grande boccaporto,
+dapprima lentamente poi rapidamente, avvolgendo le vele
+basse.
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Girò intorno uno sguardo terribile guardando prima Bill, poi
+Mac Bjorn e quindi i loro compagni.
+</p>
+
+<p>
+— Guai, guai!... Un sospetto solo e vi faccio tutti appiccare sul
+più alto pennone! — esclamò. — A me, Asthor e voi tutti, se vi preme
+la vita, preparate le pompe.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Ciò detto si slanciò verso il boccaporto seguito dal vecchio marinaio,
+mentre l’equipaggio abbandonati i due prigionieri s’affannava
+a preparare le pompe e i mastelli, aiutato dai naufraghi che
+parevano avessero abbandonato ogni proposito di vendetta.
+</p>
+
+<p>
+Malgrado i nuvoloni di fumo che ora irrompevano con furia irresistibile
+attraverso la larga apertura, il capitano e Asthor scesero
+la scala che conduceva nel frapponte.
+</p>
+
+<p>
+Il fumo aveva invaso quasi tutta la stiva. Usciva in grosse colonne
+dal deposito di viveri situato sotto la camera comune di prua,
+stipandosi nelle corsìe e occupando tutti i recessi della grande nave.
+</p>
+
+<p>
+Le tigri, che cominciavano ad essere avvolte e che per istinto sentivano
+la vicinanza del fuoco, ruggivano e balzavano con impeto
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+furioso contro i ferri facendo oscillare le pesanti gabbie. Era un concerto
+spaventevole, un miscuglio di miagolii potenti, di fremiti, di
+urla rauche, che facevano rizzare i capelli.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano e il pilota, tenendosi i fazzoletti sulle labbra e il berretto
+ben calato sugli occhi, si spinsero fino al fondo della corsìa.
+</p>
+
+<p>
+Giunti colà, attraverso al fumo che diventava sempre più nero
+e più pesante, videro guizzare delle lingue di fuoco, le quali gettavano
+bagliori sanguigni sulle nere pareti della stiva.
+</p>
+
+<p>
+Ascoltando attentamente, si udiva un cupo ronzío, interrotto di
+quando in quando da detonazioni sorde prodotte dallo scoppio dei
+barili contenenti il petrolio o i liquori e dai crepitii del legname
+ardente. Di tratto in tratto il fumo si diradava mostrando nette
+le fiamme che si allungavano con le contrazioni dei serpenti, lambendo
+il sottoponte del vascello; ma poi tornava a irrompere
+sempre più denso, come se venisse cacciato fuori da un vento impetuoso.
+</p>
+
+<p>
+— È la dispensa che brucia, — disse il capitano retrocedendo e
+tergendosi il sudore che inondavagli la fronte.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signore, — rispose il pilota la cui faccia si era fatta oscura.
+</p>
+
+<p>
+— Saliamo, o sarà troppo tardi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si tuffarono fra i nuvoloni di fumo, salirono rapidamente la scala
+e apparvero in coperta.
+</p>
+
+<p>
+I marinai, pallidi sì ma risoluti a combattere fino all’estremo
+l’elemento distruttore, avevano già preparate le pompe immergendo
+le trombe in mare, lungo i fianchi del vascello.
+</p>
+
+<p>
+— L’incendio non è per ora grave, — disse il capitano, — ma può
+diventarlo se non lo combattiamo vigorosamente. Non vi chiedo che
+calma e sangue freddo, ma vi avverto che chi lascia le pompe
+senza mio ordine, è un uomo morto.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+</p>
+
+<p>
+Poi, volgendosi verso i naufraghi che contemplavano tranquillamente
+i marinai dall’alto del castello di prua, colle mani in tasca,
+disse loro con voce minacciosa:
+</p>
+
+<p>
+— Al lavoro anche voi, e se vi rifiutate vi faccio appiccare, parola
+da <i>yankee</i>!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Non vi era da scherzare col capitano Hill, il quale aveva già
+dato prove chiare di sapersi fare ubbidire e di non indietreggiare
+dinanzi ad alcun ostacolo. Di buona o cattiva voglia i naufraghi,
+compresi Bill e Mac Bjorn che parevano contenti di essere sfuggiti
+a quella visita che forse doveva svelare il loro vero essere o
+qualche cosa di peggio, si misero alacremente al lavoro con l’equipaggio.
+</p>
+
+<p>
+Mentre Asthor scendeva nella stiva con alcuni marinai per collocare
+le manichelle e gli altri manovravano energicamente le pompe,
+comparve in coperta miss Anna gridando:
+</p>
+
+<p>
+— Padre mio, il fuoco è a bordo!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano le si avvicinò premurosamente.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so, Anna, — disse con profonda emozione. — Non ti spaventare,
+chè spero, coll’aiuto di Dio e del mio equipaggio, di domarlo.
+</p>
+
+<p>
+— Al fianco tuo non ho paura, lo sai. Speri di domarlo?
+</p>
+
+<p>
+— Non posso dire nulla per ora, ma non mi lascerò prendere
+alla sprovvista. Chiama due marinai e fa’ preparare due imbarcazioni,
+le due più grandi, e fa’ imbarcare dei viveri e delle armi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Due marinai accorsero alla chiamata e si misero a disposizione
+della giovanetta, mentre il capitano tornava alle pompe.
+</p>
+
+<p>
+L’incendio, quantunque vigorosamente combattuto da tutto l’equipaggio
+fino dal suo primo divampare, progrediva e minacciava di
+estendersi a tutta la nave.
+</p>
+
+<p>
+La dispensa dei viveri era diventata una fornace ardente, entro
+<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
+cui si scioglievano i grassi, avvampavano gli alcools, si contorcevano
+e scoppiettavano le balle di baccalà, i barili di carne salata e di
+carne secca e le casse di biscotti, sollevando nuvoloni di fumo nero
+e fetente e nembi di scintille che uscivano impetuosi dal boccaporto,
+avvolgendo l’albero di maestra e le vele.
+</p>
+
+<p>
+Cupi brontolii e sordi scoppi s’udivano sotto il ponte a cui vi
+facevano eco le urla e i ruggiti sempre più spaventevoli delle dodici
+tigri che si sentivano soffocare, malgrado le coperte inzuppate
+d’acqua che avvolgevano le grandi gabbie.
+</p>
+
+<p>
+I legnami scricchiolavano, i puntelli del frapponte gemevano e
+cadevano, le tavole della coperta bruciavano, e il catrame delle fessure
+e dei fianchi provieri della nave bolliva, spandendo all’intorno
+un acre odore.
+</p>
+
+<p>
+Nella camera comune dell’equipaggio nessuno poteva più resistere.
+Gli uomini che formavano la catena coi mastelli, avevano dovuto
+ritirarsi da quel posto pericoloso per non venire soffocati dal
+fumo, e per tema che il pavimento mancasse improvvisamente sotto
+ai loro piedi.
+</p>
+
+<p>
+Le pompe però funzionavano sempre, senza posa. I marinai che
+conservavano un sangue freddo ammirabile, lavoravano con suprema
+energia sotto gli occhi del capitano e del pilota Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Quando uno era sfinito, un altro lo sostituiva, e i torrenti d’acqua
+continuavano a rovesciarsi, con fischi acuti, nelle fumose cavità del
+vascello.
+</p>
+
+<p>
+Tre volte il capitano Hill, con un’audacia senza pari, si era avventurato
+fra le gettate di fumo irrompenti dal boccaporto e i nembi
+di scintille per accertarsi dello stato dell’incendio, ma era stato costretto
+a retrocedere per non morire asfissiato.
+</p>
+
+<p>
+Alle tre pomeridiane Asthor, che si era avventurato nella camera
+<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
+comune per salvare le casse e le brande dell’equipaggio, risalì frettolosamente
+sul ponte coi capelli e la barba mezzo arsi.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-153"></a>
+ <img src="images/ill-153.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Capitano! — disse traendo da un lato l’americano. — Le fiamme
+hanno invaso la camera comune e il pavimento sta per crollare.
+</p>
+
+<p>
+— Si estende dunque il fuoco! — riprese con accento doloroso Hill.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, malgrado i torrenti d’acqua che precipitano nella dispensa.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa fare? cosa tentare?... — mormorò egli, gettando uno
+sguardo disperato su Anna, che stava seduta a poppa.
+</p>
+
+<p>
+Ad un tratto trasalì ed emise un grido di furore.
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò.
+</p>
+
+<p>
+A prua s’alzarono urla di terrore e parecchi marinai abbandonarono
+la prima pompa situata presso l’albero di trinchetto.
+</p>
+
+<p>
+Un nuvolone di fumo irrompeva dal boccaporto di prua che metteva
+nella camera comune dell’equipaggio, misto a folate di scintille.
+Le fiamme avevano divorate le tramezzate e fatto crollare il
+pavimento e investivano ora il piede dell’albero di trinchetto.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill si gettò fra i fuggenti, e raccolta una scure tuonò:
+</p>
+
+<p>
+— Ai vostri posti!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Fra i marinai vi fu un istante di esitazione; ma comprendendo
+l’atto minaccioso del capitano, ritornarono alla pompa proviera dirigendo
+il getto d’acqua nella camera comune.
+</p>
+
+<p>
+Ma quegli sforzi erano vani. Alle otto, nel momento in cui sparivano
+sotto l’orizzonte gli ultimi bagliori del tramonto, una fiamma
+immensa irrompeva dal boccaporto di prua, illuminando sinistramente,
+d’una luce sanguigna le onde dell’Oceano Pacifico!...
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> era perduta!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span></p>
+
+<h2 id="cap17"><span class="smcap">Capitolo Decimosettimo.</span>
+<span class="smaller">L’assalto delle tigri.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Non vi è nulla di più terribile dell’incendio di una nave in
+alto mare.
+</p>
+
+<p>
+Sembrerebbe impossibile che un corpo galleggiante, contornato
+dall’acqua, potesse venire distrutto invece di esser salvato colla
+massima facilità: eppure sono rari i casi in cui un vascello riesce
+a sfuggire al disastro, quando il fuoco è scoppiato a bordo.
+</p>
+
+<p>
+Gli sforzi dell’equipaggio sono quasi sempre inefficaci a porre
+un freno all’elemento distruttore. Le pompe funzioneranno sempre,
+l’energia non verrà meno agli uomini, i torrenti d’acqua scenderanno
+senza posa nelle cavità della nave, ma il fuoco guadagnerà
+sempre di forza, poichè è rinchiuso in una prigione di legno, e questa,
+quantunque di fuori sia bagnata, nell’interno è sempre secca.
+</p>
+
+<p>
+Le ardenti vampe si dilatano con rapidità spaventevole, invadono
+le cabine, si allungano nelle corsie, intaccano i piedi degli
+alberi, distruggono i puntelli, divorano i bagli e i corbetti, consumano
+il sottosuolo del ponte, finchè la coperta intera, priva di appoggio,
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+precipita nella stiva trascinando seco le pompe, l’alberatura,
+l’attrezzatura, il castello di prua, il cassero, e anche gli
+uomini, se non sono pronti ad abbandonare la fumante carcassa.
+</p>
+
+<p>
+Allora nulla più arresta la distruzione: l’implacabile fiamma,
+divorato il grande ammasso di legname e ringagliardita da quel
+nuovo elemento, intacca i fianchi, incenerisce i corbetti che formano
+l’ossatura; apre delle immense ferite. Il mare entrerà da quelle
+aperture fra l’acqua irrompente e il fuoco, si combatterà l’ultima
+battaglia, le vampe si spegneranno bruscamente sotto l’invasione
+del nuovo e più potente elemento, ma la nave sarà tuttavia perduta.
+</p>
+
+<p>
+Il fumante rottame non galleggerà più mai su l’azzurra superficie
+del mare, e affogato da quel nuovo nemico scenderà nei profondi
+abissi.
+</p>
+
+<p>
+Tale doveva essere la sorte della <i>Nuova Georgia</i>, se il caso non
+le veniva in aiuto. Ormai il fuoco si era impadronito di quel corpo
+galleggiante; non poteva essere che questione di poche ore.
+</p>
+
+<p>
+L’equipaggio, sfinito dal faticoso manovrare delle pompe, spaventato
+dall’irrompere improvviso di quella immensa cortina di
+fuoco, istupidito dal fumo che lo avvolgeva acciecandolo e soffocandolo,
+non ne poteva più. E per colmo di disgrazia si faceva
+strada il timore che il ponte, le cui tavole erano già diventate tanto
+ardenti da bruciare i piedi, fosse lì lì per crollare. Non restavano
+al loro posto che a gran pena, più per paura delle pistole del capitano
+e di Asthor, che per dovere o per speranza, poichè ormai avevano
+perduto ogni illusione sulla possibilità di salvare la nave.
+</p>
+
+<p>
+Quantunque tutti i getti delle pompe fossero stati diretti contro
+la camera comune, la grande fiamma ingigantiva a vista d’occhio,
+illuminando come in pieno giorno l’Oceano circostante. Si contorceva
+come fosse irritata nel trovarsi imprigionata fra le pareti della
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+camera comune, spariva fra i densi nuvoloni di fumo, poi ricompariva
+più brillante e superba allungandosi verso le vele dell’albero
+di trinchetto ed eruttando contemporaneamente nembi di
+scintille, che il vento trasportava lontane lontane fra le tenebre,
+disperdendole sulle onde dell’Oceano Pacifico.
+</p>
+
+<p>
+Nel frapponte proviero si udivano sempre cupi ronzii, sordi brontolii,
+uno spaccarsi e un cadere di legnami ardenti e giù, in fondo alla
+stiva, i ruggiti delle dodici tigri e lo scricchiolare delle gabbie furiosamente
+investite da quei potenti e feroci abitatori delle <i>jungle</i> indiane.
+</p>
+
+<p>
+Miss Anna, atterrita dal fuoco e da quelle urla, si era ritirata
+a poppa per tenersi pronta a scendere nelle due imbarcazioni; ma
+il capitano Hill e Asthor, che non avevano perduto ancora ogni speranza,
+facevano intrepidamente fronte all’incendio, tentando ogni
+mezzo per domarlo.
+</p>
+
+<p>
+Con le pistole in pugno, per incutere paura all’equipaggio e costringerlo
+con quella minaccia a continuare il duro lavoro, dirigevano
+i getti delle pompe or qua e or là, facevano tagliare questo o
+quel pezzo del castello di prua a fine d’isolare la fiamma irrompente,
+facevano recidere le manovre per salvare l’albero di trinchetto o
+ammainare le vele ed i pennoni che correvano maggior pericolo.
+</p>
+
+<p>
+Ma tutti i loro sforzi pareva che riuscissero infruttuosi.
+</p>
+
+<p>
+Alle dieci di sera dovettero far trasportare le pompe dietro l’albero
+di maestra avendo l’incendio guadagnato via. Ormai bruciava
+l’intero castello di prua e l’albero di bompresso si poteva considerare
+come perduto. Alle undici l’albero di trinchetto, la cui base
+doveva essere stata carbonizzata dall’incendio, precipitava attraverso
+la prua della nave, trascinando seco tutta la velatura e fracassando,
+nella caduta, le due ultime imbarcazioni sospese alle grue
+di cappone e parte della murata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+</p>
+
+<p>
+Per alcuni istanti l’albero rimase sospeso, appoggiato alla coperta
+del legno, poi i paterazzi e le sartie si spezzarono rimbalzando
+e precipitò in mare sollevando una larga ondata.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco uno stuzzicadenti andato, — gridò l’allampanato Mac
+Bjorn. — Un altro che lo segua, e siamo fritti!...
+</p>
+
+<p>
+— Taci là, uccello del malaugurio! — esclamò Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— È finita, — disse Anna, rabbrividendo. — Povero padre mio!...
+</p>
+
+<p>
+— Sì, è proprio finita, — rispose il capitano Hill con voce sorda. — Non
+ci rimane che di salvarci nelle imbarcazioni; prima di partire,
+andiamo a vedere i progressi dell’incendio, Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo a vedere, signore, — riprese questi.
+</p>
+
+<p>
+S’avanzarono attraverso il fumo e alle scintille che avvolgevano
+interamente la nave e si spinsero fino al boccaporto di maestra,
+mentre l’equipaggio, quantunque stremato di forze, riprendeva la
+faticosa manovra.
+</p>
+
+<p>
+La fiamma vorace, quasi fosse soddisfatta di aver abbattuto il
+grande albero, si era abbassata, ma lavorava con tutta lena a distruggere
+il castello di prua. Sotto il ponte però si sentivano ardere
+i legnami e precipitare i puntelli del frapponte e la stiva era
+illuminata da una estremità all’altra dal riflesso delle vampe.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano e Asthor scesero dal boccaporto di maestra, si calarono
+nel frapponte e si spinsero verso prua. L’incendio avvampava
+sempre ed ora cominciava a intaccare la sottocoperta minacciando
+di farla crollare sotto i piedi dell’equipaggio.
+</p>
+
+<p>
+— Tutto è inutile! — esclamò il capitano. — Per la <i>Nuova Georgia</i>
+è finita.
+</p>
+
+<p>
+— Lo vedo, — rispose il pilota crollando tristamente il capo. — Ma....
+da dove viene questo fumo?
+</p>
+
+<p>
+— Dell’altro fumo?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e sale dalla stiva.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si curvarono sull’apertura del frapponte e guardarono in giù. Dei
+frammenti di legname, forse lanciati dall’esplosione delle botti ripiene
+di alcools o di olio minerale, ardevano in fondo alla stiva,
+attorno al piede dell’albero di maestra a cui avevano dato già fuoco.
+</p>
+
+<p>
+— Fuggiamo! — esclamò il capitano. — È un nuovo incendio che
+avvampa, e possiamo venire presi in mezzo.
+</p>
+
+<p>
+— Addio, <i>Nuova Georgia</i>, — disse il pilota. — Sei perduta per
+sempre!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Risalirono frettolosamente in coperta, mentre le tigri, mezze
+soffocate e diventate furiose dalla vicinanza di quel nuovo incendio,
+ruggivano più forte che mai.
+</p>
+
+<p>
+— Anna, — disse il capitano abbracciando la figlia. — Tutto è ormai
+perduto e non ci rimane che di lasciare questa disgraziata nave.
+</p>
+
+<p>
+— Non vi è più alcuna speranza? — chiese la giovanetta colle
+lagrime agli occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Nessuna. Finchè io dispongo tutto pel salvataggio, scendi nella
+mia cabina, raduna le carte di bordo, i valori, e vieni a raggiungermi.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, padre mio.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Mentre Anna scendeva nel quadro di poppa, il capitano gridò:
+</p>
+
+<p>
+— Si abbandonino le pompe e si raccolgano quanti viveri si
+possono trovare.
+</p>
+
+<p>
+— Si abbandona la nave? — chiesero i marinai.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, amici miei, — rispose il capitano con voce commossa. — La
+<i>Nuova Georgia</i> è perduta!
+</p>
+
+<p>
+— Affrettiamoci, — disse Asthor. — L’albero di maestra può piombarci
+addosso da un momento all’altro.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo a vedere se si può salvare qualche cosa nella dispensa, — disse
+Bill volgendosi verso i naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Vuoi abbruciarti? — gli chiese Asthor. — Là dentro fa molto
+caldo, mio caro.
+</p>
+
+<p>
+— Noi siamo di pelle dura, — rispose Mac Bjorn con un sogghigno. — Andiamo,
+amici!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Bill e i compagni, nonostante i vortici di fumo, discesero dal boccaporto
+di maestra, mentre l’equipaggio americano si sparpagliava
+pel ponte onde riunire i barili d’acqua e le casse di biscotti e di
+carne salata, che avevano levate dalla camera comune, prima che
+il fuoco la invadesse.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, Asthor, i gabbieri Mariland, Grinnell e Fulton
+si portarono a poppa per rimorchiare le due scialuppe, le sole che
+ormai rimanevano, sotto la scala di tribordo.
+</p>
+
+<p>
+Già stavano per ritirare le gomene, quando in fondo alla stiva
+si udirono urla feroci e ruggiti formidabili.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano rabbrividì.
+</p>
+
+<p>
+— Gran Dio! — esclamò. — Che le tigri abbiano spezzate le
+gabbie?
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, — rispose il pilota. — A meno che qualcuno....&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Non finì. Due marinai che erano scesi nel frapponte sperando
+di aiutare i naufraghi nelle loro ricerche, si slanciarono in coperta
+coi capelli irti, i volti disfatti da un terrore impossibile a descriversi,
+gridando con voce disidrata:
+</p>
+
+<p>
+— Le tigri!... Si salvi chi può.
+</p>
+
+<p>
+— Tradimento! — urlò una voce.
+</p>
+
+<p>
+Poi, attraverso il fumo ed ai bagliori dell’incendio, si videro
+irrompere sul ponte, con un balzo gigantesco, le dodici tigri, ma
+libere, affamate di carne umana, furibonde per la lunga prigionia,
+più terribili di un migliaio di antropofagi!
+</p>
+
+<p>
+L’assalto fu irresistibile e mostruoso. Balzando attraverso alle
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+fiamme e al fumo, piombarono fra l’equipaggio americano che era
+inerme e a cui il terrore aveva paralizzate le forze.
+</p>
+
+<p>
+Una scena spaventevole accadde allora sul ponte del disgraziato
+veliero. Gli uomini che non pensavano nemmeno a fuggire, tanto
+era stato inaspettato quel brutale assalto, cadevano a due, a tre
+alla volta, atterrati dai potenti artigli delle belve o stritolati da
+quelle formidabili mascelle.
+</p>
+
+<p>
+Per alcuni istanti si udirono urla disperate, invocazioni, gemiti,
+rantoli e ruggiti, poi due colpi di pistola e la voce del capitano
+Hill che tuonava:
+</p>
+
+<p>
+— Sugli alberi!... Salvatevi sugli alberi!... Anna!... Anna, bárricati
+nella cabina!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Unendo alle parole i fatti, il capitano si aggrappò d’un balzo
+alle griselle dell’albero di mezzana e s’inerpicò fino alla crocetta
+con fantastica rapidità. Due uomini lo raggiunsero tosto: erano il
+pilota e il gabbiere Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— Il mio equipaggio! — gridò il capitano che si strappava i capelli. — Anna!...
+O mia Anna!...
+</p>
+
+<p>
+— Tradimento! — esclamò il pilota. — Ah! miserabile Bill!
+</p>
+
+<p>
+— Datemi un fucile almeno! — esclamò il disgraziato comandante
+piangendo di rabbia. — Fulton, Mac-Land, O’Riel, Mariland,
+ove siete voi, gran Dio!
+</p>
+
+<p>
+— Tutti perduti! — rispose Grinnell, che era bianco come un
+cencio lavato.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! miserabili forzati!...
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono stati loro che hanno aperto le gabbie, — disse il
+vecchio marinaio che piangeva come il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! vi strapperò il cuore! — gridò l’americano con odio profondo. — Vedi
+nessuno sull’albero di maestra, Asthor?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì; vedo attraverso il fumo due uomini aggrappati alla
+crocetta, — disse Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— E gli altri?
+</p>
+
+<figure><a id="fill-162"></a>
+ <img src="images/ill-162.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Le tigri stanno divorandoli, — rispose Asthor con voce cupa. — Sciagura
+sui naufraghi!
+</p>
+
+<p>
+— E Anna?...
+</p>
+
+<p>
+— Non temete per lei, capitano, — rispose Grinnell. — Vedo che
+il boccaporto di poppa è chiuso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Era aperto prima?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ne sono certo, capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Che l’abbia chiuso Anna?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, deve essere stata la miss, che forse nel momento dell’allarme
+stava per salire in coperta.
+</p>
+
+<p>
+— Zitto!...
+</p>
+
+<p>
+— Delle grida! — esclamò Asthor, rabbrividendo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì!... escono dal quadro.... Anna mia!...
+</p>
+
+<p>
+— Odo la voce di Bill! — gridò Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— Che si sieno rifugiati nel quadro di poppa, quei miserabili?
+</p>
+
+<p>
+— Udite! — esclamò Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Fra i ruggiti delle belve che balzavano fra i cadaveri e i cupi
+brontolii dell’incendio, si udì echeggiare un colpo di pistola seguíto
+da un grido di dolore e da una orribile imprecazione.
+</p>
+
+<p>
+— Scendiamo! — esclamò il capitano fuori di sè.
+</p>
+
+<p>
+Il pilota lo afferrò a mezza vita con vigore straordinario.
+</p>
+
+<p>
+— No!... Non vi lascerò divorare dalle tigri, signore, — gridò.
+</p>
+
+<p>
+— Lasciatemi, Asthor! — disse il capitano cercando di liberarsi
+da quella stretta.
+</p>
+
+<p>
+— No.... aiuto Grinnell!... Sul ponte vi è la morte!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano che pareva fosse impazzito stava per respingere i due
+fedeli compagni, quando il boccaporto di poppa si alzò e ne uscì
+un uomo.
+</p>
+
+<p>
+L’americano mise un vero ruggito.
+</p>
+
+<p>
+— Bill! — esclamò con un intraducibile accento d’odio. — Bill!...&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span></p>
+
+<h2 id="cap18"><span class="smcap">Capitolo Decimottavo.</span>
+<span class="smaller">La fuga dei forzati.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Sì, l’uomo che usciva dal quadro di poppa ove erasi rifugiata
+Anna e che con un coraggio che rasentava la pazzia saliva su quel
+ponte mezzo arso e scorrazzato dalle dodici tigri indiane, era proprio
+Bill, il cupo e misterioso naufrago raccolto sul tempestoso
+Oceano.
+</p>
+
+<p>
+Cosa veniva a fare sul ponte del veliero? Veniva ad assistere al
+feroce pasto delle fiere o ad assicurarsi se tutti erano morti?
+</p>
+
+<p>
+Forse nè l’uno, nè l’altro.
+</p>
+
+<p>
+Il miserabile aveva le vesti a brandelli, quasi abbruciate, e pareva
+che penasse a mantenersi in piedi. Con una mano si stringeva il
+fianco destro da cui cadevano delle larghe goccie che parevano di
+sangue e nell’altra stringeva una cassetta.
+</p>
+
+<p>
+Le tigri nel vedere quella nuova preda si slanciarono verso di
+lui mettendo dei ruggiti da far gelare il sangue; ma retrocessero
+di colpo come se fossero state côlte da un misterioso terrore.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago aveva raddrizzato il corpo; i suoi occhi si erano
+<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
+accesi d’una viva fiamma; quegli occhi affascinavano ancora le
+fiere e le faceva tremare.
+</p>
+
+<p>
+Fece un gesto di minaccia, poi indietreggiò verso la poppa, barcollando
+salì sul cassero senza perdere di vista le dodici tigri che lo
+seguivano lentamente come se fossero attirate da una forza misteriosa,
+si arrampicò sulla murata e guardò l’Oceano gridando:
+</p>
+
+<p>
+— Poggia sotto, Mac Bjorn!...
+</p>
+
+<p>
+— Bill!... Infame Bill!... — urlò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Il naufrago alzò il capo.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! siete voi, capitano Hill, — rispose con voce fioca. — Parola
+di marinaio che sono molto contento di rivedervi ancora vivo.
+</p>
+
+<p>
+— Cos’hai fatto della mia Anna?...
+</p>
+
+<p>
+— Anna! — esclamò il naufrago con voce cupa. — Mi ha conciato....
+per bene.... morte e dannazione!...
+</p>
+
+<p>
+— Muori, cane! — esclamò il capitano levando dalla cintola di
+Asthor una pistola.
+</p>
+
+<p>
+Puntò l’arma sul miserabile, ma la mano gli tremava così fortemente
+per l’emozione e pel furore, da rendere impossibile la giustezza
+del tiro.
+</p>
+
+<p>
+— A me! — gridò il vecchio Asthor, levandogliela di mano.
+</p>
+
+<p>
+Mirò e fece fuoco. Bill mise un urlo e cadde dalla murata stramazzando
+in mare.
+</p>
+
+<p>
+— Corpo d’una spingarda! — gridò una voce che fu riconosciuta
+per quella di Mac Bjorn. — Quegli uccelli marini mi guastano il camerata.
+Al largo, compagni, e che il diavolo li bruci tutti!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Sotto la poppa del legno si udirono dei colpi sordi, come se i
+miserabili sfondassero qualche cosa, poi apparve una delle due scialuppe.
+Mac Bjorn era al timone, Bill giaceva disteso sul banco e
+pareva senza vita; e gli altri arrancavano con gran vigore.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+</p>
+
+<p>
+Attraversarono la zona illuminata dall’incendio, poi sparvero fra
+le tenebre.
+</p>
+
+<p>
+In lontananza si udì ancora la voce beffarda dell’uomo allampanato
+che gridava:
+</p>
+
+<p>
+— Buona fortuna, capitano!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi più nulla.
+</p>
+
+<p>
+— Fuggiti! — esclamò l’americano con voce strozzata.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose Asthor, — dopo d’aver sfondata la seconda scialuppa.
+Ma forse Bill non è più.
+</p>
+
+<p>
+— E Anna?... È viva o morta?...
+</p>
+
+<p>
+— Speriamo che sia viva, — risposero i due marinai.
+</p>
+
+<p>
+— Ma se Bill.... o Dio!... se l’avesse uccisa?
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile capitano! Aveva delle armi con sè e se Bill è
+rimasto ferito deve essersi ben difesa.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! quale orribile situazione! — esclamò il disgraziato piangendo. — Potessi
+almeno scendere e....
+</p>
+
+<p>
+— Zitto, signore, — disse Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— Cos’hai udito? — chiese l’americano afferrandolo strettamente
+per le braccia.
+</p>
+
+<p>
+— Ho udito la voce di miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Ah!... Grinnell, non illudermi!...
+</p>
+
+<p>
+— Zitto, — disse Asthor. — Sì.... non m’inganno.... Grinnell ha
+udito bene.... ascoltate capitano!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Dal quadro di poppa si alzò una voce abbastanza chiara, e quella
+voce aveva gridato:
+</p>
+
+<p>
+— Padre mio, dove sei?...
+</p>
+
+<p>
+— Anna! — gridò il capitano con voce tuonante.
+</p>
+
+<p>
+— Sei tu?... — chiese la giovanetta.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono io, Anna!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Salvo?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, salvo, e tu?...
+</p>
+
+<p>
+— Sono barricata nella mia cabina.
+</p>
+
+<p>
+— Ferita?...
+</p>
+
+<p>
+— No, padre mio. Sei solo?...
+</p>
+
+<p>
+— No, siamo in cinque.
+</p>
+
+<p>
+— E Asthor?...
+</p>
+
+<p>
+— Sono vivo, miss, ringraziato Iddio, — gridò il vecchio marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— E gli altri?
+</p>
+
+<p>
+— Morti, — rispose il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— E i naufraghi?
+</p>
+
+<p>
+— I miserabili sono fuggiti!...
+</p>
+
+<p>
+— Anche Bill?
+</p>
+
+<p>
+— Credo che sia morto.
+</p>
+
+<p>
+— Ha rubato tutti i valori!
+</p>
+
+<p>
+— Ma è morto!
+</p>
+
+<p>
+— E ha anche tentato di rapirmi.
+</p>
+
+<p>
+— Ah!... — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutta la trama
+infernale. Quello scellerato amava mia figlia!...
+</p>
+
+<p>
+— Le tigri sono ancora sul ponte? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Sempre!
+</p>
+
+<p>
+— Non potete scendere?
+</p>
+
+<p>
+— Siamo sugli alberi, e le nostre armi sono scariche.
+</p>
+
+<p>
+— Brucia la <i>Nuova Georgia</i>?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ancora, ma.... Ehi, Asthor, non ti sembra che il fumo sia
+diminuito?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì, — confermò il vecchio marinaio. — Ora distinguo chiaramente
+i due uomini salvatisi sull’albero di maestra, mentre prima
+il fumo ce li nascondeva.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Chi sono?
+</p>
+
+<p>
+— Fulton e Mariland.
+</p>
+
+<p>
+— Quale fortuna se l’incendio si spegnesse!...
+</p>
+
+<p>
+— Ma non possiamo egualmente discendere, — rispose il pilota. — Finchè
+le tigri scorrazzano la coperta nessuno potrà mettere i
+piedi sulla nave.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so.
+</p>
+
+<p>
+— Se si potessero distruggere!
+</p>
+
+<p>
+— Le nostre pistole sono scariche, Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Un’idea, — esclamò il pilota. — Se miss Anna potesse aiutarci!...
+</p>
+
+<p>
+— In qual modo?...
+</p>
+
+<p>
+— Miss! — gridò il pilota. — Avete dei fucili e delle munizioni
+nella vostra cabina?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Alcuni istanti dopo la giovanetta rispose:
+</p>
+
+<p>
+— Vi sono tre carabine nel salotto.
+</p>
+
+<p>
+— Potete prenderle?...
+</p>
+
+<p>
+— Le tigri, sono tutte in coperta?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Posso tentare d’uscire dalla mia cabina?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano esitò a rispondere. Se nel momento in cui la coraggiosa
+ragazza lasciava la sua cabina, una tigre fosse discesa improvvisamente
+nel quadro di poppa, il cui boccaporto era stato
+lasciato aperto da Bill?
+</p>
+
+<p>
+Questo pensiero paralizzò per alcuni istanti la lingua del padre.
+</p>
+
+<p>
+— Anna, mia adorata figlia! — esclamò. — Non tentare una simile
+temerità!...
+</p>
+
+<p>
+— È necessaria per la vostra e per la mia salvezza, — rispose la
+giovanetta con voce risoluta.
+</p>
+
+<p>
+— Ma le tigri possono scendere.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+</p>
+
+<p>
+— In dieci secondi mi sbrigherò. Ma come farò io a farvi giungere
+le armi?
+</p>
+
+<p>
+— Ve lo dirò poi, — rispose Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— State attenti alle tigri, e se qualcuna si avvicina al boccaporto
+di poppa, datemi l’avviso con un triplice grido.
+</p>
+
+<p>
+— Che Iddio ti aiuti, coraggiosa figlia! — esclamò il capitano
+con voce commossa.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettate un istante, miss! — gridò Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+Si levò dalla cintura il coltello da manovra e in tre colpi staccò
+il grosso boscello del picco della randa.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco un proiettile che non faticherà a schiacciare la testa di
+una tigre, — rispose egli. — La prima che si avvicina al boccaporto
+di poppa, sentirà se pesa.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, Grinnell, — disse il capitano. — Spicciati, Anna!
+</p>
+
+<p>
+— Attenti alle tigri! Io esco dalla cabina!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I tre uomini, in preda ad un’ansietà impossibile a descriversi,
+attesero fra il più profondo silenzio.
+</p>
+
+<p>
+Le tigri si erano radunate tutte verso prua, e malgrado il fumo
+e le scintille che uscivano dalla camera comune, dilaniavano i cadaveri
+che ingombravano la coperta mugolando e stritolando colle
+potenti mascelle le ossa di quei disgraziati. Pel momento non pensavano
+ai vivi, sicure forse di avere più tardi anche quelli. Ad un
+tratto però una grande tigre alzò la testa e aguzzò gli orecchi, mettendo
+un sordo miagolio, uno di quei miagolii che sono propri delle
+tigri e somigliano a veri ruggiti.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano, Asthor e Grinnell impallidirono, poichè in quel momento
+appunto Anna doveva trovarsi nel salotto del quadro.
+</p>
+
+<p>
+— Grinnell! — mormorò il capitano con voce soffocata.
+</p>
+
+<p>
+— Sono pronto, — rispose il gabbiere alzando il pesante boscello.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+</p>
+
+<p>
+La tigre aveva interrotto il pasto e pareva che ascoltasse con
+profonda attenzione. Agitò la coda due o tre volte, poi si volse bruscamente
+verso poppa fissando gli occhi sul boccaporto del quadro.
+</p>
+
+<p>
+— Ha udito qualche cosa, — mormorò Asthor, rabbrividendo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose il capitano, la cui fronte s’imperlava d’un freddo
+sudore.
+</p>
+
+<p>
+La tigre rimase immobile per alcuni istanti, guardando sempre
+il boccaporto con quei suoi occhi che avevano dei verdi riflessi, poi
+si diresse silenziosamente verso poppa, ma come indecisa.
+</p>
+
+<p>
+— Anna!... Anna!... la tigre! — gridò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Grinnell levò il pesante boscello e lo scagliò verso la fiera, la
+quale con un grande balzo lo evitò, fuggendo verso prua.
+</p>
+
+<p>
+Nel quadro s’udì un colpo sordo, come di una porta che si chiude
+con violenza, poi la voce di Anna che gridava con accento trionfante:
+</p>
+
+<p>
+— Padre, siamo salvi!...
+</p>
+
+<p>
+— Hai le armi?
+</p>
+
+<p>
+— Sì!...
+</p>
+
+<p>
+— Barrica la porta.
+</p>
+
+<p>
+— È barricata.
+</p>
+
+<p>
+— A te, ora, — disse il capitano, volgendosi verso Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Miss, — gridò il vecchio pilota. — Occupate la vostra cabina o
+quella del capitano?
+</p>
+
+<p>
+— La mia, — rispose Anna.
+</p>
+
+<p>
+— La vostra finestra guarda....
+</p>
+
+<p>
+— A babordo, presso il timone.
+</p>
+
+<p>
+— Se lancio una corda dritto il timone, potreste prenderla?...
+</p>
+
+<p>
+— Lo spero.
+</p>
+
+<p>
+— Attenzione, dunque!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il pilota ritirò il gherlino della bandiera, una solida funicella
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+che poteva sopportare un peso di trenta o quaranta chilogrammi,
+all’estremità vi attaccò il suo coltello di manovra, poi gridò:
+</p>
+
+<p>
+— Miss, lancio la fune!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+E la lanciò, tenendo in mano l’estremità opposta, e con una
+precisione tale, che il coltello andò a fermarsi presso il timone. Un
+braccio, quello della giovanetta, uscì dalla piccola finestra della
+cabina e la mano s’impadronì del gherlino.
+</p>
+
+<p>
+— Tenete saldo l’altro capo, — diss’ella.
+</p>
+
+<p>
+— Non temete, — rispose Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Passarono alcuni minuti. Le tigri avevano interrotto il loro mostruoso
+banchetto e guatavano con una certa inquietudine quella
+strana manovra, quasi presentissero che per loro doveva avere delle
+mortali conseguenze.
+</p>
+
+<p>
+— Issate! — gridò ad un tratto Anna.
+</p>
+
+<p>
+Asthor e Grinnell ritirarono il gherlino che era diventato pesante
+e videro con gioia che vi erano attaccate tre carabine e un
+pacco voluminoso che doveva contenere le munizioni.
+</p>
+
+<p>
+— Siamo salvi! — esclamò il capitano, afferrando le armi. — Brava
+fanciulla! Tagliate le griselle onde le tigri non salgano, e
+poi fuoco a volontà.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Le fiere che non dovevano ignorare la potenza delle armi da
+fuoco e che avevano seguite con viva inquietudine quelle diverse
+manovre, si erano radunate in mezzo alla coperta fissando ferocemente
+i tre marinai e cacciando sordi mugolii.
+</p>
+
+<p>
+— Fuoco! — gridò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Tre detonazioni scoppiarono formandone una sola. Una gran
+tigre, che pareva capitanasse le altre, fece un balzo immenso mandando
+un ruggito terribile e si distese sul ponte dibattendosi furiosamente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le sue compagne, atterrite da quella prima scarica, si misero
+a balzare pel ponte urlando e ruggendo, urtandosi confusamente
+e attraversando con un solo salto il vascello da babordo a tribordo.
+</p>
+
+<p>
+Ma i colpi si succedevano ai colpi, le palle fischiavano e andavano
+implacabilmente a ferire con una precisione terribile. Invano
+le fiere raddoppiavano i balzi e i ruggiti; invano si slanciavano
+all’impazzata contro l’albero, dalla cui cima il capitano, Asthor e
+Grinnell le fulminavano, e invano fuggivano, cercando di ripararsi
+dietro ai barili e alle casse e agli attrezzi sparsi sul ponte.
+</p>
+
+<p>
+— Fuoco! fuoco! — gridava sempre il capitano, mentre Fulton
+e Mariland, inerpicati sull’alberetto di maestra, mandavano urrà
+fragorosi.
+</p>
+
+<p>
+La fucilata continuava sempre più forte, sempre più precisa, abbattendo
+una ad una quelle formidabili ma impotenti avversarie.
+</p>
+
+<p>
+In capo a dieci minuti sette tigri giacevano senza vita sul cassero,
+due si dibattevano fra le strette dell’agonia, una, impazzita
+dal terrore, era balzata in mare dove i pescicani l’avevano trascinata
+nei profondi abissi. L’undicesima, gravemente ferita, si trascinava
+pel ponte pieno di sangue cercando di raggiungere l’albero
+per tentare, con un ultimo sforzo, di slanciarsi fino alla coffa, e la
+dodicesima si era ritirata a prua, accovacciandosi dietro a due
+casse.
+</p>
+
+<p>
+— Due scariche ancora, — disse il capitano Hill, — e potremo discendere.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Altri tre colpi di carabina echeggiarono, e la tigre moribonda
+cadde fulminata ai piedi dell’albero di mezzana.
+</p>
+
+<p>
+— All’altra, — disse Asthor ricaricando l’arma.
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante Grinnell mise un grido di rabbia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+</p>
+
+<p>
+— La tigre è fuggita! — esclamò.
+</p>
+
+<p>
+— Dove?
+</p>
+
+<p>
+— Nella camera comune.
+</p>
+
+<p>
+— Che si sia spento il fuoco?
+</p>
+
+<figure><a id="fill-173"></a>
+ <img src="images/ill-173.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Così deve essere, — disse Asthor. — Ma.... come faremo ora a
+scovarla?
+</p>
+
+<p>
+— Avete paura? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— No, — risposero i due marinai.
+</p>
+
+<p>
+— Allora scendiamo, e affrontiamola!...&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span></p>
+
+<h2 id="cap19"><span class="smcap">Capitolo Decimonono.</span>
+<span class="smaller">Sul rottame.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+La proposta del capitano, come ci si può immaginare, era temeraria,
+poichè le tigri sono senza dubbio le fiere più coraggiose
+del mondo, le quali non temono che rare volte l’uomo, e si gettano,
+con un’audacia che rasenta la pazzia, contro i cacciatori, senza
+badare al numero nè alle armi.
+</p>
+
+<p>
+Del resto quello era l’unico mezzo per scovarla, poichè poteva
+rimanere celata dodici, fors’anche ventiquattr’ore e forse anche di
+più, prolungando la prigionia del capitano e dei suoi compagni
+non solo, ma mettendoli alle strette con la fame e con la sete.
+</p>
+
+<p>
+Essendo state tagliate le griselle, i tre valorosi uomini si lasciarono
+scivolare lungo i paterazzi, portando seco le carabine e buona
+parte di munizioni.
+</p>
+
+<p>
+La tigre, che senza dubbio gli spiava dal suo nascondiglio, nel
+vederli porre piede sul ponte, fece udire un brontolío minaccioso.
+</p>
+
+<p>
+— Non commettete imprudenze, — disse il capitano ai due compagni. — Tenetevi
+presso di me, e badate di non fallire il colpo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
+</p>
+
+<p>
+Tenendosi al coperto dalle casse e dai barili che ingombravano
+la coperta, il capitano si spinse con gli altri fino a dieci passi dal
+castello di prua.
+</p>
+
+<p>
+— Scarica il fucile attraverso il castello, Grinnell.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il gabbiere fece partire il colpo.
+</p>
+
+<p>
+Alla detonazione la tigre mise un ruggito terribile e comparve
+sulla porta della camera comune, ma si ritrasse prima ancora che
+il capitano e Asthor potessero mirarla.
+</p>
+
+<p>
+— Ha paura, — disse Grinnell, ricaricando prontamente il fucile.
+</p>
+
+<p>
+Asthor raccolse un boscello e lo lanciò nella camera.
+</p>
+
+<p>
+Questa volta la tigre si slanciò fuori mugolando. Si raccolse su
+sè stessa per prendere lo slancio e balzò innanzi descrivendo una
+grande parabola.
+</p>
+
+<p>
+Tre spari rimbombarono. La fiera, arrestata di colpo nella sua
+volata, stramazzò da un lato andando a battere la testa contro la
+murata di babordo.
+</p>
+
+<p>
+Facendo uno sforzo disperato si rialzò ancora, tentando di riprendere
+lo slancio per precipitarsi addosso agli assalitori; ma improvvisamente
+le forze le vennero meno e si accasciò rimanendo
+immobile. Era morta!...
+</p>
+
+<p>
+— Hurrà! Hurrà! — gridarono Asthor, Grinnell, Fulton e Mariland.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano si slanciò verso poppa urlando:
+</p>
+
+<p>
+— Anna!... Anna!... Siamo salvi!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Nel quadro di poppa s’udì una porta aprirsi con fracasso, s’udì
+gemere la scala e la coraggiosa giovanetta comparve precipitandosi
+nelle braccia di suo padre.
+</p>
+
+<p>
+— Mia Anna!... — esclamò il capitano, stringendosela al petto. — Quanto
+ho tremato per te!...
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ed io quanto per voi tutti!... — esclamò la giovanetta piangendo
+di gioia. — Siamo salvi?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ringraziato il cielo!...
+</p>
+
+<p>
+— E le tigri?
+</p>
+
+<p>
+— Tutte morte.
+</p>
+
+<p>
+— E l’incendio?
+</p>
+
+<p>
+— Si spegne! — gridò il pilota accorrendo.
+</p>
+
+<p>
+— Si spegne! — esclamarono Anna e il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose il vecchio marinaio. — Altro non arde che un
+cumulo di rottami ardenti, ma che con poche pompate spegneremo.
+</p>
+
+<p>
+— È un miracolo questo! — esclamò il capitano Hill.
+</p>
+
+<p>
+— Lo credo, signore, — rispose Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Ed i naufraghi? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Sono fuggiti ieri sera, e a quest’ora devono essere assai lontani, — rispose
+il capitano. — Ma il cuore mi dice che un giorno
+io li ritroverò, e allora guai a loro!...
+</p>
+
+<p>
+— L’avete ucciso Bill?
+</p>
+
+<p>
+— Asthor sparò contro di lui un colpo di pistola, facendolo stramazzare
+in mare dalla murata di poppa. Quando quei miserabili
+abbandonarono la <i>Nuova Georgia</i>, egli non dava più segno di vita.
+</p>
+
+<p>
+— Infame! — esclamò Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, — disse il capitano. — Passarono dal quadro di poppa
+quei furfanti?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose Anna. — Attraversarono il salotto e scesero nelle
+scialuppe passando per la finestra.
+</p>
+
+<p>
+— E Bill?...
+</p>
+
+<p>
+— Bill lo udii entrare poco dopo e bussare alla mia cabina.
+Avevo sentito le tue grida, sapevo ormai che le tigri erano sul ponte
+e mi ero chiusa dentro armandomi d’una pistola.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Continua, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Gli chiesi cosa volesse, e mi rispose che voleva salvarmi. Non
+sapendo ancora chi egli precisamente fosse ed ignorando che era
+d’accordo coi suoi compagni, aprii e vidi che teneva in mano la
+cassetta contenente i tuoi valori. Solo allora la benda mi cadde
+dagli occhi.
+</p>
+
+<p>
+«Cosa avete rubato?» gli chiesi.
+</p>
+
+<p>
+«I dollari di vostro padre,» mi rispose egli sogghignando.
+«Ho pensato che possono servire più a me che agli altri.»
+</p>
+
+<p>
+«Andatevene, o vi uccido!» gridai io, mostrandogli la pistola.
+</p>
+
+<p>
+Egli si mise a ridere dicendomi:
+</p>
+
+<p>
+«Me ne andrò, ma insieme con voi, perchè io vi amo!...»
+</p>
+
+<p>
+«Andatevene!» ripetei alzando l’arma.
+</p>
+
+<p>
+«Ah!... ah!...» esclamò egli ironicamente. «La colomba si crede
+forte, ma io sono uno sparviero che non ha paura.»
+</p>
+
+<p>
+Fece atto di gettarsi addosso a me. Avevo l’arma alzata: tesi
+il braccio, feci fuoco e richiusi la porta barricandomi dentro col
+tavolo.
+</p>
+
+<p>
+Lo sentii mandare un grido di dolore, poi s’allontanò imprecando,
+e dal modo che camminava compresi che l’avevo ferito, poichè
+s’arrestò più volte sulla scala.
+</p>
+
+<p>
+— Miserabile! — esclamò il capitano. — Ora comprendo tutto....
+egli ti amava!... Sì.... mi ricordo che ti guardava sempre in istrana
+guisa e che ti seguiva ognora pel ponte.... Egli si era proposto di
+rubarmi la nave e te insieme, capisci!... Quale trama infernale!...
+Mio Dio!...
+</p>
+
+<p>
+— Ma chi credi che siano quegli uomini?
+</p>
+
+<p>
+— Dei forzati, Anna, degli evasi dal penitenziario dell’isola di
+Norfolk! Sia maledetto il giorno in cui raccolsi quell’uomo morente
+<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
+sul tempestoso Oceano. Bella riconoscenza!... Orsù, non pensiamo
+più a costoro, ma occupiamoci di noi. Asthor!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il marinaio, che stava preparando una pompa, accorse con la
+massima prestezza.
+</p>
+
+<p>
+— Vi è molto fumo nella stiva? — gli chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, — rispose egli.
+</p>
+
+<p>
+— Si può discendere?
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo a vedere, adunque.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Detto fatto, lasciarono il ponte e scesero la scala che metteva
+nel frapponte.
+</p>
+
+<p>
+Dalla dispensa uscivano ancora, ma ad intervalli, delle nubi di
+fumo; ma non era più nè denso nè puzzolente; anche dal profondo
+della stiva qualche getto saliva, ma leggiero.
+</p>
+
+<p>
+— L’incendio si spegne da ambe le parti, — disse il capitano. — Come
+succede ciò?
+</p>
+
+<p>
+— Non so davvero come spiegare questo miracolo, — rispose il
+pilota. — Eppure ieri sera il fuoco ardeva vigorosamente.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo innanzi, vecchio mio.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tenendosi curvi per evitare il fumo che rasentava la vôlta del
+frapponte, s’avvicinarono alla dispensa la quale era sparsa di
+legni ancora ardenti, ma che parevano che fossero lì lì per ispegnersi.
+</p>
+
+<p>
+— Odi! — esclamò ad un tratto il capitano, arrestandosi bruscamente.
+</p>
+
+<p>
+— To’! — esclamò il pilota. — Si direbbe che cade dell’acqua
+sul fuoco.
+</p>
+
+<p>
+— Di dove viene? Pompano i nostri uomini?
+</p>
+
+<p>
+— No, — rispose il pilota.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il capitano si spinse più innanzi, e tornò ad arrestarsi esclamando:
+</p>
+
+<p>
+— Guarda, Asthor!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il vecchio marinaio guardò nella direzione indicata, e vide una
+larga apertura dalla quale entravano dei getti d’acqua spumeggiante.
+</p>
+
+<p>
+— Ora comprendo! — esclamò. — Il fuoco ha intaccato i corbetti
+ed ha aperto una falla; le onde entrano rimbalzando contro la prua
+della nave. Senza quel buco provvidenziale, l’incendio non si sarebbe
+spento.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, — disse assentendo col capo il capitano. — Siano benedette
+quelle onde!
+</p>
+
+<p>
+— Purchè quell’apertura non comprometta, più tardi, la sicurezza
+della <i>Nuova Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+— La tureremo, Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come si è spento il fuoco scoppiato nella stiva?
+</p>
+
+<p>
+— Ora lo sapremo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Lasciarono il frapponte e scesero nella stiva. Appena giunti nel
+fondo, s’accorsero che vi era un buon palmo d’acqua.
+</p>
+
+<p>
+— Tutto si spiega, — disse il capitano. — L’acqua entrata dalla
+falla si è riversata qui ed ha spento il secondo incendio. Risaliamo,
+Asthor.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Lasciarono la stiva e tornarono in coperta.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Il nostro legno pel momento è salvo, — rispose il capitano. — Alle
+pompe, giovanotti!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Le braccia erano scarse, ma fortunatamente erano robuste. In
+pochi istanti la pompa maggiore fu armata, il capitano ed i suoi
+quattro marinai impugnarono le traverse e si misero a lavorare
+<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
+con febbrile attività, mentre Anna, che non voleva essere da meno
+degli altri, dirigeva il getto sui fumanti rottami della dispensa e
+della camera comune.
+</p>
+
+<p>
+Le onde che lanciavano senza interruzione larghi getti d’acqua
+attraverso l’apertura fatta dall’incendio, li aiutavano con efficacia.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-180"></a>
+ <img src="images/ill-180.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Il fumo diventava di minuto in minuto meno denso ed i tizzoni
+si spegnevano rapidamente con lunghi sibili. A mezzodì il fuoco
+era del tutto spento. Il capitano chiamò attorno a sè i marinai
+e disse loro:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ascoltatemi, amici: la nostra situazione, quantunque il fuoco
+sia stato spento, non è bella ma nemmeno disperata. La mia intenzione
+è quella di poggiare sull’isola più vicina, su quella Tanna
+che è una delle più note e che è popolata da polinesiani non troppo
+cattivi e colà costruirci una navicella cogli avanzi del nostro vascello.
+Tentare di raggiungere l’Australia con un legno ridotto a
+così mal partito sarebbe una pazzia, un voler affrontare una morte
+certa. Approvate il mio progetto?
+</p>
+
+<p>
+— Credo che sia il migliore, — disse Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, rattopperemo alla meglio questa povera <i>Nuova Georgia</i>
+e spiegheremo le vele per Tanna. Al lavoro, compagni, e senza
+perder tempo!&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span></p>
+
+<h2 id="cap20"><span class="smcap">Capitolo Ventesimo.</span>
+<span class="smaller">Il naufragio della «Nuova Georgia.»</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Il pilota ed i tre marinai, impazienti di rimettersi alla vela, si
+posero al lavoro senza perdere tempo, sotto la direzione del capitano
+Hill.
+</p>
+
+<p>
+Innanzi tutto, sgombrarono la coperta che era sparsa di cadaveri
+mezzo divorati e di tigri. Gli avanzi del disgraziato equipaggio furono
+raccolti, rinchiusi in parecchie amache e calati in mare; dopo
+li seguirono le tigri, quantunque a tutti rincrescesse non poco di
+perdere quelle superbe pellicce, dalle quali si potevano ricavare
+degli splendidi tappeti d’un gran pregio.
+</p>
+
+<p>
+Pulita la coperta dalle larghe chiazze di sangue e trasportate
+nella stiva le casse e i barili che la ingombravano, procedettero
+al taglio dell’albero di maestra, che da un momento all’altro poteva
+rovinare sul ponte, essendo la sua base bruciata e la cassa distrutta.
+Lavorando vigorosamente d’ascia, dopo mezz’ora lo fecero
+precipitare in mare, avendo precedentemente recise le manovre e
+i cordami che lo univano all’albero di mezzana.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
+</p>
+
+<p>
+La caduta di quel colosso danneggiò gravemente la murata di
+babordo, ma il pilota si ripromise di riparare il guasto a tempo
+più opportuno.
+</p>
+
+<p>
+Terminati i diversi lavori, scesero nel frapponte per tentare di
+chiudere la falla aperta dall’incendio, la quale lasciava entrare di
+tratto in tratto le onde.
+</p>
+
+<p>
+Quantunque misurasse quasi due metri di lunghezza e uno e
+mezzo di altezza, Asthor aiutato dai tre marinai riuscì ad otturarla
+alla meglio con delle materasse, tenute salde da parecchie tavole
+incrociate. Era un riparo momentaneo, inefficace contro le grandi
+ondate, ma poteva bastare per alcuni giorni e forse fino all’arrivo
+all’isola di Tanna.
+</p>
+
+<p>
+Alle otto pomeridiane, nel momento in cui il sole si tuffava, o
+meglio pareva che si tuffasse in mare, la <i>Nuova Georgia</i> era pronta
+a riprendere la navigazione, interrotta da tante disgrazie.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano stabilì i quarti di guardia per non stremare le
+forze di tutti, cosa quanto mai pericolosa, essendo l’equipaggio così
+scarso e la nave troppo grande e così malamente attrezzata, non
+possedendo che un solo albero.
+</p>
+
+<p>
+Asthor, Grinnell e Mariland dovevano montare il primo quarto;
+Hill, Fulton e Anna, giacchè questa non voleva essere da meno
+degli altri, e di manovra se ne intendeva, il secondo. Così almeno
+ognuno poteva riposare le sue quattr’ore, prima di riprendere il
+servizio delle altre.
+</p>
+
+<p>
+Alle nove l’equipaggio spiegò le vele sull’albero di mezzana,
+sciolse un’altra vela stabilita a prua a mo’ di fiocco, Asthor si
+mise al timone e la <i>Nuova Georgia</i> riprese a navigare con la prua
+rivolta al nord, ossia verso l’arcipelago delle Nuove Ebridi.
+</p>
+
+<p>
+Il vento era debole e il mare un po’ agitato, però la notte era
+<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
+chiara, essendo allora allora sorta la luna. La nave, quantunque
+non troppo bene servita dall’albero di mezzana, che come si sa è
+situato a poppa, cominciò a filare ma con una straordinaria lentezza.
+</p>
+
+<p>
+Era molto se percorreva due nodi all’ora!
+</p>
+
+<p>
+Il capitano, Anna e Fulton si ritirarono nelle loro cabine, lasciando
+i compagni di guardia.
+</p>
+
+<p>
+Nulla che meriti di venir notato accadde durante il primo
+quarto. La <i>Nuova Georgia</i>, quantunque sovente uscisse di rotta
+obbligando il pilota a un’attiva sorveglianza del timone per causa
+dell’albero di mezzana che esercitava uno sforzo squilibrato sulla
+poppa, navigò senza interruzione percorrendo in quelle prime quattro
+ore circa nove nodi.
+</p>
+
+<p>
+Alla mezzanotte il capitano, Fulton ed Anna, che non aveva
+voluto rimanere nella sua cabina, considerandosi già come un uomo
+dell’equipaggio, montarono il secondo quarto.
+</p>
+
+<p>
+All’alba il capitano che voleva dar riposo ad Anna, stava per
+svegliare il pilota e i suoi compagni, quando apparve un fenomeno
+strano, che meravigliò tutti. Già da alcuni minuti era stato osservato
+che sul ponte cadevano dei fili leggieri leggieri, più sottili
+di quelli che si traggono dai bozzoli dei bachi da seta e che si
+attaccavano in gran numero attorno ai pennoni, alle vele, ai paterazzi
+e alle sartie dell’albero di mezzana.
+</p>
+
+<p>
+Fulton ed Anna che si erano accorti di ciò, stavano per domandare
+al capitano la spiegazione di quel fenomeno bizzarro, quando
+si videro cadere sul ponte numerosi filamenti d’una bianchezza abbagliante,
+che pareva scendessero dalle alte regioni dell’atmosfera.
+</p>
+
+<p>
+Dapprima erano poche dozzine, ma un po’ più tardi apparve in
+aria come una nube vaporosa, leggiera, la quale si tingeva dei
+primi riflessi dell’aurora e scendeva con un largo ondeggiamento,
+<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
+estendendosi sopra la nave e sopra un gran tratto dell’Oceano circostante.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa succede, padre mio? — chiese Anna nel colmo della
+sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano non rispose. Fissava attentamente quella strana nube
+che continuava a discendere, lasciando cadere sul ponte e sull’attrezzatura
+delle tele d’una leggerezza unica, di cui talune misuravano
+perfino venti metri e parevano formate da un solo filo bizzarramente
+intrecciato.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — esclamò ad un tratto ridendo. — Noi assistiamo ad
+uno dei più curiosi fenomeni e che non è tanto comune.
+</p>
+
+<p>
+— A quale? — chiesero Anna e Fulton.
+</p>
+
+<p>
+— A una emigrazione di ragni, — rispose il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— A una emigrazione di ragni! — esclamò la giovanetta con tono
+incredulo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Ma sono tele di ragno queste?
+</p>
+
+<p>
+— Non ti pare?
+</p>
+
+<p>
+— Hai ragione; quantunque siano bianchissime, e abbiano una
+forma speciale e mi sembrino più resistenti.
+</p>
+
+<p>
+— Ma io non vedo nessun ragno, — disse Fulton.
+</p>
+
+<p>
+— I ragni emigratori o aeronauti sono tanto piccoli, che si stenta
+a vederli; ma se tu osservi bene, li troverai fra le loro tele, — disse
+il capitano. — Il fenomeno non è nuovo ed è stato più volte osservato
+dagli scienziati.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che ragni sono? — chiese Anna che andava di sorpresa
+in sorpresa. — E perchè intraprendono simili strane emigrazioni?
+</p>
+
+<p>
+— A quale specie appartengano non lo saprei dire, come pure
+ignoro i motivi che li spingono ad abbandonarsi alle correnti aeree.
+<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
+Per lo più questi viaggi si attribuiscono a eccentricità di ragni
+vagabondi; altri credono che siano dovuti semplicemente a viaggi
+accidentali. Alcuni scienziati hanno assistito alla partenza di questi
+ragni e specialmente a parecchie della specie dei <i>thomicus viaticus</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Deve essere stata una partenza curiosissima.
+</p>
+
+<p>
+— I piccoli ragni prima di abbandonarsi all’aria, si arrampicavano
+sulla cima degli steli delle graminacee o sulla punta estrema
+dei gambi del frumento; di là gonfiavano l’addome, spingevano in
+aria un fascio di fili leggerissimi che faceva l’ufficio d’un pallone,
+poi al primo colpo d’aria lasciavano il loro punto d’appoggio e si
+lasciavano, trasportare.
+</p>
+
+<p>
+— To’!... To’!... — esclamò Fulton stupito. — I ragni si mettono
+a tessere nuovi ragnateli.
+</p>
+
+<p>
+— Si preparano alla partenza, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Come! riprendono il viaggio? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Lo vedrai fra breve.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Infatti tutti quei ragni avevano abbandonati i vecchi ragnateli
+che erano diventati pesanti per l’umidità notturna e ne tessevano
+degli altri con sorprendente rapidità.
+</p>
+
+<p>
+In capo a mezz’ora una gran parte, dopo d’aver lanciato in
+aria, con un soffio, il nuovo filo, s’abbandonavano al venticello mattutino
+che li trasportò via colla massima facilità innalzandoli verso
+le alte regioni dell’atmosfera. Al secondo colpo di vento i rimanenti
+seguivano i loro compagni scomparendo fra i primi raggi di sole.
+</p>
+
+<p>
+— Buon viaggio! — gridò una voce allegra. — Ah! Come v’invidio!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Era Asthor che da parecchi minuti era salito in coperta e che
+osservava curiosamente quella emigrazione meravigliosa.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! sei tu, vecchio mio, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì; e giunto in tempo per assistere a questo bizzarro fenomeno.
+Come va la <i>Nuova Georgia</i>, signore?
+</p>
+
+<p>
+— Cammina come uno zoppo, o meglio come un uccello che ha
+le ali ferite.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tutto il giorno la <i>Nuova Georgia</i> filò assai lentamente verso il
+nord; ma vicino a sera accelerò la corsa, essendosi alzato un forte
+vento dal sud-sud-ovest.
+</p>
+
+<p>
+Il sole si tuffò nel seno d’un nuvolone di colore oscuro, e il mare
+si alzò in larghe ondate rompendosi con fracasso contro i fianchi
+della nave.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano non volle prender riposo e rimase in coperta con
+tutto l’equipaggio. Era diventato inquieto, visitava sovente la falla
+che opponeva un debole riparo contro i colpi di mare e scendeva
+di frequente nella stiva per assicurarsi della solidità dell’albero di
+mezzana, il quale essendo privo dell’appoggio di quello di maestra,
+dacchè tutte le gomene erano state tagliate e anche del rinforzo
+delle griselle, poteva cedere e precipitare in coperta.
+</p>
+
+<p>
+Alle dieci di notte il vento fischiava con grande violenza fra il
+sartiame e le vele; e fra la grande nube che si era distesa sull’Oceano,
+lampeggiava e tuonava fragorosamente.
+</p>
+
+<p>
+Le onde battevano furiosamente i fianchi dello stremato vascello,
+il quale rollava e immergeva la prua, vibrando poderose testate a
+babordo e a tribordo. Per maggior disgrazia l’oscurità era così profonda
+che non si poteva distinguere nulla, a una gomena di distanza.
+</p>
+
+<p>
+Anna, malgrado le preghiere del capitano, era risalita in coperta
+e guardava intrepidamente il tempestoso Oceano, quasi lo sfidasse.
+La coraggiosa fanciulla non tremava e voleva mostrarsi degna del
+padre suo, che passava per uno dei più intrepidi lupi di mare delle
+due Americhe.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
+</p>
+
+<p>
+A mezzanotte, Grinnell che era disceso nel frapponte s’accorse
+che le traverse situate dietro alle materasse che ostruivano la falla,
+minacciavano di cedere contro l’impeto crescente delle onde.
+</p>
+
+<p>
+Asthor accorse prontamente e aiutato da Fulton le assicurò meglio
+che potè, ammonticchiandovi dietro quante botti e quante casse
+si potevano trovare. L’acqua però filtrava attraverso alle fessure e
+si udiva precipitare in fondo alla stiva in grossi zampilli.
+</p>
+
+<p>
+Più tardi il mare divenne ancor più cattivo e il vento accrebbe la
+corsa del veliero, il quale divorava lo spazio con fantastica rapidità
+non ostante che gli fosse rimasto un solo albero.
+</p>
+
+<p>
+Frequenti colpi di mare, superando le mal ferme e mezzo infrante
+murate dalla caduta dei due alberi di maestra e di trinchetto, si
+rompevano in coperta spazzando via i rottami, entrando nel castello
+di prua e inabissandosi con sordo fragore nelle profondità della
+stiva. Le casse, i barili e le gabbie delle tigri, non più trattenute
+dai legami o dal peso, correvano per ogni dove, urtandosi e spaccandosi;
+ma l’equipaggio non aveva tempo di occuparsene, intento
+come era a manovrare il grande vascello, a cui sarebbero stati necessari
+almeno altri dieci uomini per ben dirigerlo.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano che diventava ad ogni istante più inquieto, invano
+interrogava le tenebre coll’acutezza del suo sguardo, sperando sempre
+di scorgere qualche fuoco che indicasse la vicinanza dell’isola.
+</p>
+
+<p>
+Alle due del mattino però, al baleno d’un lampo, scorse sulla
+linea dell’orizzonte una grande massa oscura, sulla cui cima ondeggiava
+un nuvolone di fumo tinto di rosso.
+</p>
+
+<p>
+— Un vulcano! — esclamò.
+</p>
+
+<p>
+— Dove? — chiese una voce.
+</p>
+
+<p>
+— Laggiù, Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Una terra adunque? — chiese la giovanetta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È Tanna! — esclamò il capitano. — So che ha un vulcano
+quasi sempre in attività.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! padre!...
+</p>
+
+<figure><a id="fill-189"></a>
+ <img src="images/ill-189.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Asthor! — gridò Hill. — Fa’ imbrogliare le vele e governa
+dritto all’asta di prua!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istesso momento a poppa si udì uno scroscio violento.
+</p>
+
+<p>
+L’albero di mezzana era rovinato attraverso il cassero, tuffando
+l’estremità dell’alberetto nel seno delle onde spumanti!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span></p>
+
+<h2 id="cap21"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoprimo.</span>
+<span class="smaller">Il naufragio.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+L’isola di Tanna è una delle più belle e delle più pittoresche del
+gruppo delle Nuove Ebridi. È la più meridionale di tutte, ma è la
+più conosciuta, o lo era a quel tempo, essendo già stata visitata
+dal navigatore Quiros nel 1606, da Bougainville nel 1768 e più tardi
+da Cook.
+</p>
+
+<p>
+È un’isola di natura essenzialmente vulcanica, e si calcola che
+la sua lunghezza non superi le sette leghe su tre di larghezza. È montuosa
+per la maggior parte e coperta da fitti boschi, ha un vulcano
+che spesso è in attività, molte sorgenti termali e certe parti del
+suolo esalano vapori sulfurei.
+</p>
+
+<p>
+Se gode fama di essere una delle più belle dell’intero arcipelago,
+dicesi che sia pure una delle più fertili, quantunque il suo
+terreno sia composto di varie specie di lave, di strati d’argilla mescolata
+a terra alluminosa, di massi di tripolo e di strati ricchissimi
+di zolfo. Le sue montagne si inalzano ad anfiteatro, e danno
+<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
+a quel lembo di terra, perduto sul Grande Oceano, un aspetto non
+solo ridente, ma interessante.
+</p>
+
+<p>
+Gli abitanti, il cui numero si faceva allora ascendere a tre o quattromila,
+non sono nè peggiori nè migliori di quelli dell’arcipelago
+intero, ma non certo perfidi come gli isolani di Tonga-Tabù e delle
+Figii, non avendo i navigatori che la visitarono, avuto mai da lagnarsi
+di loro. È bensì vero che al tempo del viaggio della <i>Nuova
+Georgia</i> erano ancora antropofagi, ma non divoravano che i nemici
+uccisi in battaglia ed i prigionieri.
+</p>
+
+<p>
+Fra le tante isole, che si trovano disperse su quell’immenso
+Oceano, era ancora una delle migliori a cui potevano approdare i
+poveri superstiti dell’equipaggio della <i>Nuova Georgia</i>.
+</p>
+
+<p>
+Disgraziatamente minacciavano di toccare quella terra, che per
+loro rappresentava la salvezza, in tristissime condizioni. Infatti la
+caduta dell’albero di mezzana, avvenuta proprio nel momento in
+cui scoprivano l’isola, metteva in gran pericolo la sicurezza del
+vascello, che ormai si poteva considerare come un vero rottame in
+balia delle onde.
+</p>
+
+<p>
+Erano però tanto abituati alle disgrazie, che nessuno si spaventò
+troppo, quantunque corressero il pericolo di naufragare sulle scogliere
+dell’isola. Solamente Anna era impallidita, ma si era subito
+rimessa, fidando nell’abilità del padre suo.
+</p>
+
+<p>
+— Asthor! — gridò il capitano, vedendo l’albero cadere attraverso
+il cassero. — Tieni salda la ribolla del timone e cerca di guidare la
+nave verso l’isola, e voialtri gettate in mare l’albero.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I tre marinai assalirono l’albero a colpi di scure a fine di staccarlo
+completamente dal troncone; poi lo spezzarono sotto la crocetta essendo
+troppo pesante per le loro forze, indi lo spinsero nelle onde.
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i>, che piegava sul babordo a causa del peso, si
+<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
+risollevò, e trasportata dal vento navigò verso l’isola ma andando
+attraverso alle onde, non avendo ormai più stabilità per mancanza
+di vele.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano salì sul castello di prua e guardò attentamente. L’isola
+non era che a tre o quattro gomene, e da quel lato mostrava una
+spiaggia dolcemente inclinata e che pareva priva di quella corona
+di scogliere corallifere che circondano ordinariamente le terre dell’Oceano
+Pacifico. Vi era quindi la speranza di poter approdare,
+senza che la nave si sfracellasse, o per lo meno di arrenarsi senza
+troppa violenza. Le onde spingevano il disgraziato legno, il quale
+si sollevava penosamente, essendosi riaperta la falla ed avendo
+quindi cominciato a imbarcare acqua in grande quantità. Talvolta
+la violenza della risacca, che causava delle immense e spumeggianti
+contro-ondate, lo arrestava e lo trascinava al largo; ma poi riprendeva
+la corsa verso la costa, la quale di quando in quando si tingeva
+di rosso pei riflessi del vulcano che in quel momento eruttava con
+grande violenza, con sordi boati.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — esclamò il capitano. — Se potessi scoprire la baia della
+Risoluzione, che Cook ha descritto così bene! Ma chi sa da qual
+parte si trova, e poi.... per mille boccaporti! E se questa non fosse
+l’isola di Tanna!... Se ben mi ricordo, più al sud si trova un’altra
+isola, quella di Anatton!... Ma e il vulcano?... Anatton non ne ha,
+che io sappia.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+La <i>Nuova Georgia</i> continuava ad avanzare sprofondando nei cavi
+delle onde o dondolandosi spaventosamente sulle creste. Gemeva
+tutta come se presentisse la sua prossima fine, si rovesciava con
+crescente violenza sui fianchi come si dibattesse per non venire trascinata
+contro quella costa, ma i marosi la spingevano sempre e
+con maggior rapidità.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
+</p>
+
+<p>
+Alle tre del mattino non era più che a due gomene dall’isola.
+Il capitano che osservava attentamente le onde per indovinare se il
+fondo era cosparso di roccie o di punte corallifere, gridò ad un tratto:
+</p>
+
+<p>
+— Giù le àncore!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Mariland, Fulton e Grinnell strapparono le funicelle e le due
+àncore precipitarono nell’acqua facendo sparire rapidamente le catene
+attraverso alle cubie di prua. La nave filò innanzi per alcuni
+metri, poi si arrestò bruscamente virando di bordo. Quasi nell’istesso
+momento un urto violentissimo avveniva a poppa, facendo
+stramazzare sul ponte l’intero equipaggio.
+</p>
+
+<p>
+— Abbiamo toccato? — chiese Asthor risollevandosi lestamente.
+</p>
+
+<p>
+— La poppa si è arrenata! — gridò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Nulla di rotto?
+</p>
+
+<p>
+— Non mi pare, — rispose Grinnell, che erasi precipitato sul
+cassero.
+</p>
+
+<p>
+— Ma l’acqua entra! — gridò Fulton.
+</p>
+
+<p>
+— Dove? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— La sento precipitare nella cala.
+</p>
+
+<p>
+— Che una punta rocciosa abbia sfondata la carena? — chiese
+Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— È possibile, — rispose, il capitano. — Ma non importa; siamo
+su di un banco.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’Oceano, sollevato furiosamente dal vento, non faceva segno di
+cessare. Enormi ondate assalivano da prua la <i>Nuova Georgia</i> passando
+sopra le murate e il castello, e rompendosi in coperta. Gli ombrinali
+erano insufficienti a sfogarla, e correndo verso poppa precipitava
+nella profondità della stiva col fragore di una cateratta.
+</p>
+
+<p>
+La povera nave si agitava sotto quei colpi vigorosi e continui,
+scricchiolava e a poco a poco veniva respinta sempre più verso la
+<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
+costa, ma non vi era pericolo che la risacca la riportasse in alto
+mare. L’enorme massa si era incastrata fra le scogliere e le sabbie,
+e nessuna forza sarebbe stata capace di toglierla dal suo letto.
+</p>
+
+<p>
+Ciò bastava per rassicurare l’equipaggio, il quale ormai più nulla
+temeva, avendo la terra così vicina. Anche se l’Oceano l’avesse
+demolita, non si sarebbe trovato imbarazzato a porsi in salvo, nonostante
+le violentissime ondate.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente verso le quattro cominciò ad albeggiare. Attraverso
+uno squarcio delle nubi passò un fascio di luce, la quale permise
+ai naufraghi di osservare l’isola che stava dinanzi a loro.
+</p>
+
+<p>
+La costa correva dall’est e all’ovest per un tratto di parecchie
+miglia, quasi in linea retta, senza un porto, una baia o una piccola
+rada, coperta da una folta vegetazione di alberi di cocco, di banani,
+di fichi di tutte le specie e di palme con le immense foglie disposte a
+ventaglio. Più oltre si alzavano parecchie montagne verdeggianti
+disposte ad anfiteatro, e in mezzo ad esse spiccava un vulcano dal
+cui cratere sorgeva una immensa colonna di fumo rossastro, la
+quale lasciava cadere, su una zona immensa, della cenere nerastra.
+Enormi massi incandescenti salivano alti e ricadevano sui
+fianchi della fumante montagna, scomparendo fra i boschi o rimbalzando
+fra le rupi.
+</p>
+
+<p>
+Cosa davvero strana, e in aperta contraddizione colle teorie degli
+scienziati: quel vulcano invece di dominare l’isola era più basso,
+e d’un bel tratto, delle vicine montagne!
+</p>
+
+<p>
+Il capitano, Anna, il pilota e i tre marinai esaminarono attentamente
+la costa temendo di veder raggruppati dei selvaggi pronti ad
+assalire il rottame, ma non videro nè un abitante, nè una capanna.
+</p>
+
+<p>
+— Sbarchiamo? — chiese Anna. — Farei volentieri una passeggiata
+sotto quei boschi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Una lingua di terra lasciata scoperta dalla bassa marea si
+spinge fino sotto la poppa della nave, — disse Fulton. — Lo sbarco è
+facilissimo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si armarono tutti delle carabine, si misero alla cintola una scure,
+si empirono le tasche di polvere e di palle, raccolsero dei viveri,
+e calata una scala di corda, scesero sulla lingua di terra che la
+bassa marea aveva lasciata scoperta.
+</p>
+
+<p>
+Nonostante che le ondate di tratto in tratto l’attraversassero,
+dopo pochi minuti i sei naufraghi della <i>Nuova Georgia</i> mettevano
+piede sull’isola, dinanzi ai grandi boschi.
+</p>
+
+<p>
+Il luogo non poteva essere più pittoresco. Dinanzi a loro una
+moltitudine di alberi, d’ogni specie e d’ogni dimensione, si estendeva
+a perdita d’occhio, coprendo interamente la costa.
+</p>
+
+<p>
+Si vedevano enormi <i>banian</i>, alberi venerati dagli abitanti dell’India,
+sorretti da centinaia di tronchi disposti come tante colonne;
+bellissime piante di noci di cocco che si piegavano sotto il
+peso delle frutta; vecchi fichi coi tronchi nodosi e lucenti, che mostravano
+certe frutta lanuginose; dei <i>catappa</i>, specie di mandorli
+che danno nocciuole due volte più grosse di quelle d’Europa e più
+delicate, e bellissimi banani, le cui foglie gigantesche dovevano spandere
+un’ombra deliziosa, durante le ore più calde della giornata.
+</p>
+
+<p>
+Un numero infinito di colombi, di pappagalli neri o con penne
+variopinte e di uccelletti, garrivano in mezzo ai rami, senza spaventarsi
+della comparsa di quegli uomini, che certo dovevano forse
+vedere per la prima volta.
+</p>
+
+<p>
+— È un vero Eden, — disse Anna che aspirava l’aria profumata
+di quei boschi, sotto i quali crescevano in gran numero bellissimi
+fiori cremisini. — Che disgrazia che questo paradiso terrestre sia abitato
+da mostruosi mangiatori di carne umana!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
+</p>
+
+<p>
+— To’! — esclamò Grinnell. — Cosa vedo su quell’albero di
+cocco?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tutti guardarono nella direzione indicata dal marinaio e scorsero
+su di un albero, quasi nascosto fra il fogliame, uno strano animale
+che pareva gli spiasse, aspettando forse che non facessero
+attenzione a lui per discendere e fuggire.
+</p>
+
+<p>
+— È un <i>birgus latro</i>! — esclamò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— È roba che si mangia? — chiese il pilota, impugnando la scure.
+</p>
+
+<p>
+— Una colazione succulenta, vecchio mio.
+</p>
+
+<p>
+— Allora il furbo non ci scapperà. A me, marinai!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il pilota, Fulton, Grinnell e Mariland si slanciarono verso il
+cocco e abbracciatolo si misero a scuoterlo con tanto vigore da far
+precipitare al suolo lo strano animale, se si può chiamarlo così, il
+quale allargò tosto le sue numerose e magre zampe tentando di fuggire
+verso il mare, ma i marinai, che già contavano sulla colazione,
+in un lampo gli furono addosso e con due colpi di scure lo distesero
+senza vita sulla sabbia.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span></p>
+
+<h2 id="cap22"><span class="smcap">Capitolo Ventesimosecondo.</span>
+<span class="smaller">Il primo selvaggio.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Quel <i>birgus latro</i>, come lo aveva denominato il capitano Hill,
+quantunque sorpreso sulla terra, anzi sulla cima di una pianta di
+noci di cocco, era un abitante del mare, un crostaceo dei più grossi,
+un granchio gigante insomma.
+</p>
+
+<p>
+Questi <i>birgus</i>, che gl’isolani del Pacifico chiamano granchi ladri,
+hanno delle bizzarre abitudini che non si possono tacere. Quantunque
+siano abitatori del mare, passano una buona parte della
+loro vita a terra, cercando avidamente gli alberi delle noci di cocco
+che crescono in quasi tutte le isole dell’Oceano Pacifico. Questi
+strani granchi, sembrerebbe impossibile, vanno pazzi per le grosse
+noci e tutto arrischiano per procurarsele.
+</p>
+
+<p>
+Durante il giorno dormono nascosti nelle cavità delle rupi o
+sospesi ai rami degli alberi più folti, ed allorquando la notte cala
+si mettono in cerca delle loro frutta favorite. Trovato l’albero, lo
+scalano con la massima facilità, rompono la scorza fibrosa della noce
+più grossa e la lasciano cadere a terra.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
+</p>
+
+<p>
+Come si sa, queste noci sono tanto dure, che anche l’uomo si
+troverebbe imbarazzato ad aprirle senza una scure, ma il granchio
+ladro non per questo si sgomenta. Essendo dotato di potenti morse,
+ne introduce una nel punto che si chiama <i>occhio</i> della buccia, e
+girando su sè stesso la rompe pezzetto per pezzetto, bevendo poi
+avidamente il latte e mangiandosi la polpa bianca e delicata.
+</p>
+
+<p>
+Si dice che uniscano al cocco anche la noce oleosa del <i>pandanus</i>
+per renderla più delicata, ma non sappiamo se ciò sia veramente
+esatto, quantunque tutti gli isolani lo confermino.
+</p>
+
+<p>
+Asthor ed i marinai, dopo di aver osservato con curiosità quel
+grosso crostaceo, raccolsero parecchie bracciate di legna secche,
+accesero sulla spiaggia un gran fuoco capace di arrostire un bue,
+e lo gettarono sui carboni.
+</p>
+
+<p>
+Mentre si cuoceva, Asthor e Grinnell si cacciarono nel bosco
+per far raccolta di frutta. Posero mano alle scuri e si misero ad
+abbattere un banano che aveva un grappolo di frutta del peso di
+cinquanta o sessanta chilogrammi. Non contenti, fecero un’ampia
+provvista di fichi, di <i>yambos</i>, frutta grossa come le pere d’Europa,
+tenere come il burro e rinfrescanti, e di grosse mandorle e
+di <i>magnagne</i>, grosse radici, dolci, farinose, che si cuociono sotto
+la cenere.
+</p>
+
+<p>
+Stavano per ritornare, quando videro una specie di gallo, alto
+circa quaranta centimetri, colle gambe armate di sproni, il becco
+rosso, lungo e robusto, gli occhi grandi e neri e le penne bigie e
+rosse. Saltellava sotto l’albero rizzando il suo ciuffo biancastro e
+cacciando degli acuti <i>ka-ha</i>, <i>ka-hu!</i>...
+</p>
+
+<p>
+— È un <i>kagù</i>, — disse Asthor. — Un arrosto eccellente, che merita
+un colpo di fucile.
+</p>
+
+<p>
+— Prendiamolo, pilota, — disse Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
+</p>
+
+<p>
+Asthor puntò lentamente il fucile, mirò con profonda attenzione
+e fece partire la scarica.
+</p>
+
+<p>
+Il pollo fece una svolazzata in giro e cadde stecchito.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-199"></a>
+ <img src="images/ill-199.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Grinnell stava per
+precipitarsi verso l’albero
+per raccogliere
+la preda, quando fra
+i rami d’un vicino
+cespuglio si rizzò un
+essere umano.
+</p>
+
+<p>
+— Un negro! — esclamò
+il marinaio
+arrestandosi e armando
+rapidamente
+il fucile.
+</p>
+
+<p>
+— Un selvaggio! — esclamò
+Asthor
+impugnando la scure. — Corbezzole!
+Non è
+tanto brutto come
+credevo.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Infatti quell’uomo
+improvvisamente
+apparso era un selvaggio, un isolano di Tanna. Come aveva giustamente
+osservato il pilota, non era brutto; tutt’altro. Era di media
+statura ma robusto, di lineamenti abbastanza regolari e la tinta
+bronzina; portava un semplice gonnellino di fili d’erba intrecciati,
+così stretto alla cintura, da produrgli un forte rigonfiamento sul
+ventre; aveva i capelli imbrattati di terra rossa mescolata con
+<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
+olio, sostenuti da una specie di freccia, e al collo e alle braccia portava
+ornamenti di scaglie di tartaruga e di denti di porco selvatico.
+</p>
+
+<p>
+Le sue armi consistevano in una scure di pietra ed in un arco.
+</p>
+
+<p>
+Vedendo Grinnell, non parve sorpreso troppo, e si limitò ad
+esclamare:
+</p>
+
+<p>
+— <i>Erramange</i>! (È un uomo!).
+</p>
+
+<p>
+— Cosa vuole quel mangiatore di carne umana? — si chiese il
+pilota perplesso.
+</p>
+
+<p>
+Gli fece cenno di avvicinarsi. Il selvaggio che aveva ascoltato
+i loro discorsi con profonda attenzione, come se cercasse d’indovinarne
+il significato, fece alcuni passi innanzi dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— <i>Sir!</i>
+</p>
+
+<p>
+— To’! — esclamò il pilota pieno di stupore. — Questo selvaggio
+conosce l’inglese! Non l’hai udito, Grinnell? Mi ha chiamato signore!...
+</p>
+
+<p>
+— Che sia un selvaggio incivilito?...
+</p>
+
+<p>
+— Lo sapremo in breve. Vuoi venire con noi? — chiese il pilota.
+</p>
+
+<p>
+L’isolano parve che studiasse il significato di quella domanda,
+poi rispose in inglese:
+</p>
+
+<p>
+— Yes, <i>sir</i>. (Sì, signore).&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si passò nella cintura la scure di pietra e si gettò l’arco in
+ispalla come se volesse, con quei due gesti, rassicurare i marinai,
+raccolse il <i>kagù</i> e si avvicinò al pilota strofinando il proprio naso
+con quello di lui.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa fa? — chiese Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— È un segno di amicizia, — rispose Asthor. — Vieni con me,
+amabile selvaggio, che ti offrirò una lauta colazione.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si caricarono delle frutta e si posero tutti e tre in cammino.
+Grinnell però, che era diffidente, si mise dietro all’isolano, pronto
+ad accopparlo al primo atto offensivo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
+</p>
+
+<p>
+Attraversato un lembo di foresta, in pochi minuti giunsero all’accampamento,
+dove il capitano, allarmato da quel colpo di fucile
+sparato contro il <i>kagù</i> li attendeva in preda ad una viva
+ansietà.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-201"></a>
+ <img src="images/ill-201.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Signor Hill, vi conduco un invitato, — gridò il pilota da
+lontano.
+</p>
+
+<p>
+— Un antropofago! — esclamò Anna con accento poco rassicurato,
+mirando il selvaggio.
+</p>
+
+<p>
+— Ma è gentile assai, miss. Avanti, signor.... come diavolo lo
+chiamerò?... signor uomo-selvaggio.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
+</p>
+
+<p>
+L’isolano si avanzò, senza manifestare alcuna sorpresa, verso
+l’accampamento e andò a strofinare il suo naso con quello del capitano
+Hill; poi preso da un vivo terrore fece due salti indietro
+guardando la gran nave mezzo coricata sulle sabbie e impugnando
+la scure di pietra come per difendersi.
+</p>
+
+<p>
+Senza dubbio egli la scambiava per qualche mostro gigantesco
+e aveva paura di venire assalito e mangiato; ma poi si rassicurò
+e sedette dinanzi al fuoco.
+</p>
+
+<p>
+Fulton ritirò l’arrosto, che mandava un profumo delizioso e le
+<i>magnagne</i> che erano state poste sotto la cenere, poi con due colpi
+di scure spaccò il guscio mettendo allo scoperto una polpa biancastra
+che prometteva di essere eccellente.
+</p>
+
+<p>
+Il selvaggio fece molto onore al pasto, gradì assai i biscotti e
+sorseggiò con avidità una colma tazza di vino. Tutti poi fecero
+un bel vuoto nella provvista delle frutta, magnificando la delicatezza
+dei banani, la fragranza delle pere e la dolcezza delle noci di
+cocco e delle mandorle.
+</p>
+
+<p>
+Accese le pipe e sdraiatisi sulle fresche erbette, all’ombra dei
+grandi alberi, il capitano si provò a interrogare il selvaggio, in
+lingua tonghese, che conosceva abbastanza bene, e cominciò con
+domandargli:
+</p>
+
+<p>
+— Come ti chiami?
+</p>
+
+<p>
+— Koturè, — rispose subito l’isolano nella stessa lingua.
+</p>
+
+<p>
+— È lontano il tuo villaggio?
+</p>
+
+<p>
+— Lassù, — rispose l’isolano, indicando la cima di una montagna
+coperta di fitti boschi.
+</p>
+
+<p>
+— Vorresti condurci?
+</p>
+
+<p>
+— Si! sì!...
+</p>
+
+<p>
+— Ci presenterai al tuo re?...
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<p>
+— Ci accoglierà bene?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, perchè è un tuo parente.
+</p>
+
+<p>
+— Un mio parente!...
+</p>
+
+<p>
+— Sì, perchè egli è un bianco come sei te e come sono i tuoi
+compagni!...&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span></p>
+
+<h2 id="cap23"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoterzo.</span>
+<span class="smaller">Il re bianco.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Il capitano Hill, sua figlia, il pilota e i tre marinai, rimasero
+parecchi minuti senza parlare, tanta fu la loro sorpresa nell’apprendere
+dal selvaggio che un uomo bianco, insignito del grado
+di re, si trovava in quell’isola. Chi poteva essere costui, giunto in
+quella terra selvaggia e che a tutta prima sembrava inglese o per
+lo meno americano? Era un povero naufrago spinto su codeste
+spiagge da qualche tempesta, oppure un marinaio colà sbarcato volontariamente?
+Oppure era uno dei forzati fuggiti dalla <i>Nuova
+Georgia</i> dopo l’odioso attentato?
+</p>
+
+<p>
+Questi erano i pensieri che conturbavano il cervello dei sei naufraghi
+della nave americana.
+</p>
+
+<p>
+— Chi può essere? — chiese Asthor, rompendo pel primo il silenzio. — Ah!
+come sarei curioso di saperlo!
+</p>
+
+<p>
+— Che sia uno dei forzati? — disse Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, — rispose Fulton. — Koturè ha parlato di uno
+solo, mentre loro erano otto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma possono essere annegati gli altri, — osservò Mariland.
+</p>
+
+<p>
+— Lo sapremo, — disse il capitano. — State zitti, e lasciatemi
+interrogare quest’uomo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì! — esclamarono tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Koturè, — riprese il capitano rivolgendosi al selvaggio che pareva
+ascoltasse con vivo interesse i loro discorsi, cercando di afferrare
+il vero senso delle parole. — È giovane o vecchio il mio parente
+di colore?
+</p>
+
+<p>
+— Giovane, — rispose l’isolano.
+</p>
+
+<p>
+— Ha la barba?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e del colore del metallo lucente.
+</p>
+
+<p>
+— Bionda vuoi dire. È molto tempo che è sbarcato nell’isola?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Koturè parve che pensasse un po’, quindi mostrò due volte le
+dieci dita aperte.
+</p>
+
+<p>
+— Venti giorni, — disse il capitano. — Allora quel bianco non è
+uno dei forzati.
+</p>
+
+<p>
+— È evidente, — disse Asthor, — avendo essi abbandonato la
+nostra nave da pochissimi giorni. Ma chi può essere?
+</p>
+
+<p>
+— Sarà qualche naufrago, — rispose Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Koturè, — riprese il capitano, — come è giunto nella vostra
+isola quell’uomo?
+</p>
+
+<p>
+— È stato raccolto in mare, molto lontano di qui, da alcuni
+miei amici, — rispose risolano.
+</p>
+
+<p>
+— E l’avete fatto re?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, dopo una vittoria riportata contro la tribù del capo Arrou.
+L’uomo bianco decise la sorte dello scontro, con la sua audacia.
+</p>
+
+<p>
+— Io desidero ardentemente di vedere questo mio parente. Se
+tu mi conduci da lui, ti regalo un fucile e t’insegno il modo di
+adoperarlo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ti condurrò, — rispose l’isolano.
+</p>
+
+<p>
+Essendosi in quel frattempo calmato il mare, ritiratasi la marea,
+il capitano, Anna e i marinai decisero di riguadagnare la nave per
+passare colà la notte. Il selvaggio dopo di aver un po’ esitato, li
+seguì.
+</p>
+
+<p>
+La sua meraviglia cresceva ad ogni istante nel vedere i diversi
+oggetti che ingombravano il ponte e nel mirare la profondità
+della stiva. Manifestava la sua gioia con frequenti strofinamenti di
+naso, non risparmiando nè quello del capitano nè quello di Anna.
+Quello di Asthor era diventato rosso come una peonia chinese,
+poichè il selvaggio preferiva sopra tutti, il naso grosso del vecchio
+pilota.
+</p>
+
+<p>
+Dopo una notte tranquilla, durante la quale il vulcano continuò
+a eruttare mettendo sordi boati, che si potevano udire a venti
+miglia di distanza, i naufraghi e il selvaggio lasciavano la nave
+per recarsi al villaggio del re bianco.
+</p>
+
+<p>
+Armatisi tutti, s’inoltrarono sotto i grandi boschi salendo una
+grande montagna coperta da fitti alberi. Raggiunta la cresta dopo
+molte fermate per dare riposo ad Anna ed una marcia di tre ore,
+si trovarono improvvisamente dinanzi a un villaggio, composto da
+una sessantina di capanne difese tutte all’ingiro da siepi di spine.
+Nel mezzo, si elevava una abitazione più vasta, più regolare, a
+due tetti spioventi e che pareva costruita di recente. Si capiva a
+prima vista che nella costruzione doveva aver avuto parte la mano
+di un europeo.
+</p>
+
+<p>
+La popolazione, composta di tre o quattrocento individui fra uomini,
+donne e ragazzi, uscì in massa incontro agli stranieri; ma
+Koturè respinse tutti con vigorosi colpi di bastone, senza badare
+dove cadevano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo dal re, — disse il capitano alla guida, — e voi altri
+circondate Anna e armate i fucili.
+</p>
+
+<p>
+— Largo! — tuonò il pilota respingendo i selvaggi che si accalcavano
+attorno al gruppo, nonostante la grandine di legnate. — Attento,
+Grinnell, spingi e urta Fulton; e tu, Mariland, fa’ posto alla
+miss. Dannati curiosi!... Eppure il vostro re è un bianco come
+noi!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Procedendo a stento ed a furia di spinte, giunsero finalmente
+dinanzi alla grande capanna. Proprio in quel momento il monarca,
+attirato da tutto quel baccano, comparve sulla soglia della porta.
+</p>
+
+<p>
+Era un uomo bianco, come lo aveva descritto Koturè, di statura
+alta, di circa trent’anni, con due occhi azzurri e una bella
+barba bionda. Indossava una vecchia camicia sbrindellata, un paio
+di pantaloni neri in parte sfondati, sorretti da una larga cintura di
+pelle color d’arancio picchiettata di nero, distintivo dei grandi capi
+e dei re, presso gli isolani di Tanna. Sul capo portava una corona
+di penne di pappagallo e di <i>kagù</i>, fissata con una treccia di pelle,
+e al collo e ai polsi numerose collane di denti di <i>gulù</i> e braccialetti
+di denti di porco selvatico e di cane mescolati a scaglie di
+tartaruga.
+</p>
+
+<p>
+Nel veder giungere quel drappello di uomini che circondavano
+una giovanetta, il monarca bianco sbarrò gli occhi, si fece pallido
+come un morto e parve pietrificato.
+</p>
+
+<p>
+Ad un tratto si strappò violentemente la corona di pelle che lo
+rendeva irriconoscibile, e si slanciò verso il capitano, mandando un
+urlo di gioia.
+</p>
+
+<p>
+— Non mi conoscete più?! — esclamò.
+</p>
+
+<p>
+— Collin! — gridarono il capitano, Anna e i marinai al colmo
+dello stupore.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Signor Hill! miss Anna!... Asthor!... — gridò il re.
+</p>
+
+<p>
+— Collin!... voi!... — ripetè il capitano.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-208"></a>
+ <img src="images/ill-208.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+— Sogno io! — esclamò Anna che era diventata prima pallida
+e poi rossa rossa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono io, mio capitano, — gridò il re precipitandosi nelle
+braccia di Hill e stringendo poi ardentemente la mano alla giovanetta,
+ad Asthor e ai marinai.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come siete qui, Collin?... — chiese il capitano che non si
+era ancora rimesso dallo stupore e che parevagli ancora di sognare.
+</p>
+
+<p>
+— Ma non siete annegato? — domandò Anna che piangeva dalla
+gioia. — Ah! credevo di non rivedervi mai più!
+</p>
+
+<p>
+— Ve lo dirò dopo. Entrate nella mia regale dimora e lasciate
+che rimandi a casa questa popolazione chiassosa e impertinente.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Prese Anna per una mano e introducendola nella capanna, le
+disse galantemente:
+</p>
+
+<p>
+— Permettete, miss, che vi offra il mio seggio reale. Gli altri
+si contenteranno delle stuoie, non possedendo io altre sedie.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, signor Collin, — rispose Anna sorridendo. — Accetto
+di cuore, quantunque sia il trono d’un antropofago.
+</p>
+
+<p>
+— Non ancora, miss, ve lo assicuro. Durante il mio breve regno
+non si è mangiato nemmeno una costoletta umana nella mia capanna,
+anzi, in tutto il mio villaggio.... almeno lo spero. Entrate, capitano;
+avanti, amici, e accomodatevi come meglio potete.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Con un gesto imperioso congedò la popolazione intimando il più
+assoluto silenzio, fece disporre la sua guardia d’onore intorno alla
+capanna per non venir disturbato, e raggiunse i suoi amici che si
+erano accomodati in una vasta stanza, ossia nella sala del trono,
+poichè nel mezzo si trovava una specie di sgabello tappezzato di
+stuoie, lavoro del re senza dubbio, non conoscendo l’uso delle sedie
+gli isolani dell’Oceano Pacifico.
+</p>
+
+<p>
+— Prima di cominciare la mia storia, — disse Collin, — lasciate
+che vi offra tutto ciò che produce la reale cucina: poche cose, davvero,
+ma non tanto cattive.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
+</p>
+
+<p>
+Battè le mani e accorsero due ragazzi portando un vaso ricolmo
+d’un liquore giallastro, delle noci di cocco e sette od otto pasticci
+che esalavano un profumo appetitoso.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa ci date? — chiese Anna, che si era accomodata sul seggio
+regale.
+</p>
+
+<p>
+— Della birra di mia fabbricazione, — rispose Collin offrendo delle
+tazze formate da un pezzo di foglia di banano arrotondata; — poi
+offro delle torte indigene composte di foglie di fico e di banano,
+cucinate nella stufa, e dei pasticci di polpa di noce di cocco, e foglie
+di fichi avvolti nella polpa dei banani. Vi assicuro che sono eccellenti.
+</p>
+
+<p>
+— E quelle canne, cosa sono?
+</p>
+
+<p>
+— Canne di zucchero deliziose. Ora, signor Hill, fra un boccone
+e l’altro, vi narrerò la mia storia; ma sono curioso di sapere per
+qual motivo io vi trovo qui.
+</p>
+
+<p>
+— È presto detto, Collin, — rispose il capitano. — Abbiamo naufragato
+su quest’isola.
+</p>
+
+<p>
+— La <i>Nuova Georgia</i> naufragata!... — esclamò Collin con dolore. — Ma
+in qual modo?... E... e Bill?...
+</p>
+
+<p>
+— È fuggito, — rispose il capitano con voce sorda.
+</p>
+
+<p>
+— Fuggito!... quel miserabile è fuggito!... — gridò il tenente stringendo
+i pugni.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè questa esplosione di collera, mentre voi nulla sapete
+dei progetti infami di quell’uomo? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Dei progetti infami?... Cosa intendete di dire, miss? Gran
+Dio!... Ma cosa vi ha fatto quel miserabile?
+</p>
+
+<p>
+— Ci ha rovinati, — rispose il capitano. — Egli ed i suoi compagni
+non erano naufraghi, ma evasi dal penitenziario di Norfolk.
+</p>
+
+<p>
+— E li avete raccolti i suoi compagni?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Collin, li abbiamo salvati a prezzo di grandi pericoli, sfidando
+un abbordaggio dei selvaggi e per riconoscenza ci tradirono
+scatenando le tigri contro di noi e incendiandoci la nave.
+</p>
+
+<p>
+— Infami!... E sono fuggiti?... Ma dove?...
+</p>
+
+<p>
+— Non lo sappiamo. Si sono imbarcati sul grande canotto mentre
+noi ci eravamo salvati sugli alberi per sfuggire alle tigri.
+</p>
+
+<p>
+— Ma la <i>Nuova Georgia</i> dove si trova ora?
+</p>
+
+<p>
+— Arrenata sulla costa, a otto miglia di qui.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — esclamò Collin. — I miei selvaggi non mi avevano riferito
+male.
+</p>
+
+<p>
+— Forse eravate stato avvertito del nostro sbarco? — chiese il
+capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, uno dei miei sudditi mi riferiva stamane che al nord
+dell’isola aveva veduto aggirarsi degli uomini di pelle bianca.
+</p>
+
+<p>
+— Al nord! — esclamarono ad una voce il capitano e Asthor. — Al
+sud volete dire.
+</p>
+
+<p>
+— Ma no, al nord, — disse Collin.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile! — esclamarono i naufraghi. — La <i>Nuova Georgia</i>
+si è arrenata al sud dell’isola.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure il mio selvaggio non può essersi ingannato, poichè
+si era recato sulle coste settentrionali alla caccia dei granchi ladri.
+</p>
+
+<p>
+— Che siano sbarcati degli altri bianchi?
+</p>
+
+<p>
+— Ma chi potrebbero essere? Degli altri naufraghi forse? — disse
+Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Quanti ne ha veduti il vostro cacciatore? — chiese il capitano
+nella cui mente era balenato un terribile sospetto.
+</p>
+
+<p>
+— Parecchi, ma non seppe dirmi il numero.
+</p>
+
+<p>
+— È qui il vostro uomo?
+</p>
+
+<p>
+— No, l’ho mandato alla scoperta per darmi più precise notizie.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Quando tornerà?
+</p>
+
+<p>
+— È partito stamane all’alba col suo fratello e spero di rivederlo
+fra poche ore. Ma perchè siete così eccitato, capitano?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè comincio a credere alla giustizia di Dio! — esclamò
+Hill con tono solenne.
+</p>
+
+<p>
+— Spiegatevi, capitano, — dissero tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Sospetto che quegli uomini siano i forzati.
+</p>
+
+<p>
+— I forzati qui!...
+</p>
+
+<p>
+— Sì, amici, devono essere gl’infami che ci incendiarono il
+vascello e che scatenarono contro di noi le tigri, assassinandoci
+l’equipaggio. Quei miserabili devono essersi diretti verso quest’isola,
+che era la più vicina, forse per attendere qualche nave che li trasporti
+in Europa od in America a godersi i denari rubatimi. Il
+cuore mi dice che io non m’inganno e che fra breve tutti pagheranno
+il fio.... Collin, giuratemi che voi mi aiuterete a far giustizia
+sommaria di quei ladri, incendiarii e assassini.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il tenente si alzò e disse con voce solenne:
+</p>
+
+<p>
+— Lo giuro, tanto più che ho un vecchio conto da saldare con
+quel Bill.
+</p>
+
+<p>
+— Voi!... — esclamarono tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Sì; io, che a quest’ora dovrei dormire sotto le onde nei profondi,
+abissi del Grand’Oceano. Ho ascoltato la vostra dolorosa istoria;
+ora udite la mia.&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span></p>
+
+<h2 id="cap24"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoquarto.</span>
+<span class="smaller">I forzati.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Collin fece servire la birra che aveva ottenuta colla fermentazione
+di parecchie frutta, e che fu dichiarata ad unanimità eccellente, accese
+una pipa regalatagli da Asthor, si sdraiò sulle stuoie, poi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Voi tutti avrete supposto che io sia caduto in mare a causa
+d’una disgrazia qualunque, quella notte che la Nuova Georgia
+lottava contro il secondo uragano. Sono certo che a nessuno di voi
+è mai venuto in mente che il mio capitombolo si dovesse attribuire
+ad un infame delitto.
+</p>
+
+<p>
+— A un delitto! — esclamarono tutti, mentre Anna impallidiva
+per l’emozione. — E commesso da chi?
+</p>
+
+<p>
+— Lo saprete fra poco. Fino dal primo momento in cui Bill venne
+tratto a bordo del nostro veliero, io sospettai il suo vero essere. Quelle
+lividure che portava ai polsi e alle gambe mi avevano spiegato abbastanza,
+e lo tenevo sorvegliato attentamente, sapendo di quali azioni
+sono capaci i forzati delle isole Norfolk, che sono i peggiori di tutti,
+la vera schiuma dei ladri e degli assassini dell’Inghilterra. Egli si
+<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
+era accorto senza dubbio dei miei sospetti, poichè tutte le volte che
+io gli passavo accanto, gettava su di me i suoi sguardi pieni d’odio
+profondo, nei quali si leggeva un intenso desiderio di sbarazzarsi
+della mia pericolosa persona. Credo che ci fosse un altro motivo,
+e cioè che egli mi sospettasse suo rivale in amore.
+</p>
+
+<p>
+— Suo rivale! — esclamò il capitano stupito, mentre Anna arrossiva.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, poichè egli segretamente amava miss Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che sia proprio vero? Non lo credevo, malgrado tante prove.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Collin ha ragione, — disse la giovanetta. — Quel miserabile
+aveva messo gli occhi su di me. Mi guardava sempre, cercava
+di soddisfare i miei più piccoli desiderii, mi seguiva ovunque
+e mi ricordo che nel momento in cui la <i>Nuova Georgia</i> si arrenava
+dinanzi alle isole Figii mi disse: «Volete vivere o morire?» Poi
+si decise a oliare il mare.
+</p>
+
+<p>
+— Sì; deve essere proprio così, — riprese il capitano: — quello
+sciagurato ti amava, e solo per questo ha cercato di rapirti e forse
+ha ordito l’infernale trama. Continuate, Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Quella notte che ci colse la seconda tempesta, — continuò il
+tenente, — ero salito sull’albero di maestra per togliere un nodo che
+ci impediva di imbrogliare la vela. Mentre stavo eseguendo l’operazione,
+me lo vidi dietro, a cavalcioni dello stesso pennone. Credetti
+che fosse salito per aiutarmi, ma d’improvviso mi afferrò per
+la gola e approfittando del momento in cui la <i>Nuova Georgia</i> si
+rovesciava sul tribordo o sul babordo, mi precipitava in mare.
+</p>
+
+<p>
+— Infame! — esclamarono i naufraghi.
+</p>
+
+<p>
+— Quando tornai in me la nave fuggiva trasportata dall’uragano.
+Mi credetti perduto; pure mi misi a lottare disperatamente
+contro le onde che mi travolgevano come una piuma, lanciandomi
+<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
+di cresta in cresta, di abisso in abisso. Poco dopo vidi passarmi
+dinanzi una barca montata da alcuni selvaggi e che la tempesta
+trascinava nella sua furiosa corsa. Rapido come il lampo mi aggrappai
+ai bordi, sentii due braccia che mi aiutavano e caddi svenuto.
+Quando rinvenni mi trovai sulle spiagge di quest’isola. Alcuni
+selvaggi che tornavano dalle isole di Tonga mi avevano raccolto e
+invece di mettermi allo spiedo o nella pentola colla salsa verde,
+mi nominavano re del loro villaggio! Mi avevano scambiato per
+una divinità marina o per un uomo di grande valore? Io ancora
+lo ignoro; so però che qui tutti mi adorano, che ogni mio desiderio
+per loro è un comando e che a un mio cenno sfiderebbero
+senza esitare anche le fiamme del vulcano.
+</p>
+
+<p>
+— Ma contate di rimanere re di quest’isola? — chiese il pilota. — La
+carica è buona, specialmente se vi trattano bene e vi ingrassano,
+ma avrei paura di venir mangiato.
+</p>
+
+<p>
+— Non ho nessuna voglia di finire qui la mia vita, Asthor, — disse
+il tenente ridendo. — Fra i miei sudditi conto degli abili carpentieri
+i quali ci aiuteranno a costruire un grande canotto coi rottami
+dello sconquassato veliero, e quando avremo terminate le nostre
+faccende, spiegheremo le vele per l’Australia.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quel momento si presentò un selvaggio, dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— Paowang è giunto!
+</p>
+
+<p>
+— È l’uomo che mandai alla scoperta, — disse Collin. — Che entri!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il selvaggio che attendeva di venir chiamato, si fece innanzi. Era
+un bell’uomo, di statura alta, di lineamenti energici, e con lo sguardo
+fiero. Pareva affannato per una lunga corsa, e per non perdere
+tempo teneva ancora indosso le sue armi consistenti in una pesante
+mazza di legno adorna di ciuffi di peli di cane, in una lancia con
+la punta d’osso e in un arco con una dozzina di frecce.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Gli hai veduti? — gli chiese Collin, senza lasciarlo quasi respirare
+</p>
+
+<p>
+— Sì, capo, — rispose il selvaggio con voce affannosa.
+</p>
+
+<p>
+— Dove sono?
+</p>
+
+<p>
+— Si trovano accampati presso una caverna della costa settentrionale.
+</p>
+
+<p>
+— Quanti sono?
+</p>
+
+<p>
+— Sette e un uomo ferito.
+</p>
+
+<p>
+— Hanno nessuna barca?
+</p>
+
+<p>
+— Ho veduto sulla spiaggia i rottami d’un canotto assai grande, — rispose
+il selvaggio.
+</p>
+
+<p>
+— E cosa facevano quegli uomini?
+</p>
+
+<p>
+— Hanno abbattuto un grande albero e lo scavano per fare una
+imbarcazione.
+</p>
+
+<p>
+— Sono armati?
+</p>
+
+<p>
+— Ho veduto che avevano di quelle canne che lanciano fuoco
+e mandano tuoni somiglianti a quelli del vulcano.
+</p>
+
+<p>
+— Sapresti condurci alla loro caverna senza farci scoprire?
+</p>
+
+<p>
+— Quando lo vorrete, anche subito, — rispose Paowang. — Ma
+sono tuoi parenti quegli uomini?
+</p>
+
+<p>
+— No, sono miei nemici.
+</p>
+
+<p>
+— Allora si mangiano, — rispose il fiero antropofago.
+</p>
+
+<p>
+— Vedremo, — disse Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Non vi è alcun dubbio, sono i forzati! — esclamò il capitano
+quand’ebbe udita la traduzione di quel dialogo. — Il ferito è Bill, gli
+altri sono i suoi compagni. Chiedete al selvaggio se ha veduto un
+uomo assai magro e di statura alta.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Collin fece la domanda a Paowang.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose questi. — Ho veduto un uomo magro come un
+<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
+granchio ladro, dopo la stagione degli amori, e mi parve che fosse
+il capo di quella banda.
+</p>
+
+<p>
+— È Mac Bjorn, — disse il capitano, — il luogotenente dell’infame
+Bill. Finalmente il giorno della vendetta è giunto! Asthor, tu tornerai
+alla costa coi marinai e una scorta di indigeni e porterai
+qui il cannoncino per demolire la caverna di quei miserabili, dei
+fucili e delle abbondanti munizioni.
+</p>
+
+<p>
+— Non chiedo che di partire, capitano.
+</p>
+
+<p>
+— E voi, Collin, farete radunare tutti i vostri guerrieri, i più
+scelti e i più valorosi, per aiutarci nell’impresa.
+</p>
+
+<p>
+— Manderò tosto alcuni messi nei villaggi vicini. Prima di domani
+avrò sotto le armi due o trecento uomini scelti.
+</p>
+
+<p>
+— E cosa farete dei forzati? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— Si appiccheranno all’albero più alto della foresta, miss, — disse
+Asthor. — Se i selvaggi vorranno poi metterli nello spiedo, io non
+glielo impedirò davvero.
+</p>
+
+<p>
+— Non si arrenderanno di certo. — disse il capitano. — Se ne
+troveremo qualcuno vivo, lo condurremo con noi in Australia e lo
+faremo rimandare alle isole Norfolk.
+</p>
+
+<p>
+— Verrò anch’io alla caverna? — chiese Anna.
+</p>
+
+<p>
+— No, miss, — disse Collin. — Laggiù vi sono dei gravi pericoli;
+rimarrete qui sotto la guardia di Koturè.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poco dopo Asthor, i tre marinai e dieci indigeni scendevano le
+balze della grande montagna, mentre Collin inviava parecchi messaggieri
+nei vicini villaggi per far accorrere i guerrieri e i loro capi.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span></p>
+
+<h2 id="cap25"><span class="smcap">Capitolo Ventesimoquinto.</span>
+<span class="smaller">La banda di Bill.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Durante la notte nel villaggio del re bianco regnò una straordinaria
+animazione: i guerrieri, che accampavano sulla piazza, non
+chiusero un occhio. Si udivano chiacchierare, gridare, suonare le loro
+conche marine, andare e venire come se fossero impazienti di partire
+per le coste settentrionali dell’isola, dove contavano di fare
+chi sa mai quale bottino e qual banchetto mostruoso.
+</p>
+
+<p>
+Di quando in quando giungevano dai villaggi più lontani altre
+bande di guerrieri, i quali facevano la loro entrata nella capitale
+con un baccano indiavolato. Si capiva che l’entusiasmo era al
+colmo, e che tutti volevano prendere parte alla spedizione, essendo
+la guerra quasi un divertimento pei popoli selvaggi, anzi
+una festa.
+</p>
+
+<p>
+All’alba Collin, il capitano e i marinai erano in piedi, pronti
+a partire. Quando comparvero sulla piazza, furono accolti con grida
+entusiastiche.
+</p>
+
+<p>
+Quasi trecento guerrieri, armati di mazze, di lance, di scuri
+<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
+di pietra, di archi, erano schierati dinanzi alla capanna coi loro
+capi alla testa.
+</p>
+
+<p>
+— Partiamo, — disse il capitano abbracciando Anna. — Non temere,
+figlia mia, che torneremo tutti sani e salvi. Il nostro numero è
+tale da costringere i forzati alla resa, senza bruciare molta polvere.
+</p>
+
+<p>
+— Sii prudente, padre mio, — disse la giovanetta commossa. — Non
+ho che te sulla terra, e se tu venissi ucciso, non so cosa accadrebbe
+di me abbandonata su quest’isola, fra degli antropofagi.
+</p>
+
+<p>
+— Ci saremo noi, miss, — rispose Collin. — Coi nostri petti faremo
+scudo al padre vostro.
+</p>
+
+<p>
+— Non vi sarà bisogno, tenente, — disse il capitano. — I forzati
+non opporranno molta resistenza.
+</p>
+
+<p>
+— Koturè! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+Il selvaggio si fece innanzi.
+</p>
+
+<p>
+— Lascio questa donna sotto la tua protezione, — gli disse il re. — Bada
+che è più preziosa del mio trono, e ti avverto che se ella
+avrà da lagnarsi di te o dei tuoi, faccio tuonare il cannone sul
+vostro villaggio e lo distruggo da capo a fondo.
+</p>
+
+<p>
+— Per toccarla bisognerà che mi uccidano, — rispose il selvaggio. — Questa
+donna è <i>tabù</i> (cioè: sacra, inviolabile).
+</p>
+
+<p>
+— Sta bene; partiamo!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano abbracciò un’ultima volta Anna, e la schiera lasciò
+il villaggio accompagnata per qualche tratto dalla rimanente popolazione.
+</p>
+
+<p>
+Paowang col fratello, e dodici dei più valenti guerrieri, aprivano
+la marcia; dietro veniva il piccolo drappello degli uomini
+bianchi, poi tutti gli altri disposti su una doppia fila. Il cannoncino,
+portato a braccia da quattro uomini che si scambiavano ogni
+tratto, veniva ultimo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
+</p>
+
+<p>
+La spedizione discese il versante opposto della montagna, aprendosi
+il passo a colpi di scure, attraverso i fitti boschi; discese in
+una valle stretta, ombreggiata da un numero infinito di banani che
+si piegavano sotto il peso dei loro giganteschi grappoli, e interrotta
+qua e là da piantagioni di canne di zucchero.
+</p>
+
+<p>
+Paowang si orizzontò col vulcano, il cui cratere vomitava sempre
+fiamme, fumo e pezzi di rocce ardenti, quindi condusse la truppa
+attraverso alle piantagioni per rimontare una collina.
+</p>
+
+<p>
+— Sono vicini al vulcano i miei nemici? — chiese Collin, raggiungendo
+la guida.
+</p>
+
+<p>
+— A poca distanza, — rispose l’isolano.
+</p>
+
+<p>
+— Allora non accampano sulla spiaggia.
+</p>
+
+<p>
+— Il mare è lontano dalla caverna che essi abitano.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè si sono così allontanati?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè quella costa è quasi priva di alberi. Devono essersi
+allontanati per trovare un grosso tronco da scavare.
+</p>
+
+<p>
+— Comprendo, — rispose Collin. — Meglio per noi e peggio per
+loro. Bada però, Paowang, che se ci scoprono fuggiranno nei
+boschi.
+</p>
+
+<p>
+— Ci avvicineremo con prudenza, capo. Quando ci vedranno
+saranno ormai circondati.
+</p>
+
+<p>
+— È isolata la loro caverna?
+</p>
+
+<p>
+— Si trova ai piedi di una collinetta.
+</p>
+
+<p>
+— È boscosa l’altura?
+</p>
+
+<p>
+— Solamente il versante opposto.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Alle otto del mattino, dopo una marcia di tre ore, salendo e
+scendendo colline e attraversando vallate e burroni, Paowang si
+arrestò ai piedi del vulcano.
+</p>
+
+<p>
+— Ci siamo? — chiese Collin.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Fra breve, — rispose l’isolano. — Che il grosso della truppa
+rimanga qui e noi coi vostri amici bianchi raggiungiamo la vetta di
+quella collina.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Fecero sdraiare le truppe fra le macchie raccomandando a tutti
+il più profondo silenzio; poi il capitano Collin e Paowang salirono
+l’altura cacciandosi fra i cespugli e gli alberi. In meno di venti
+minuti raggiunsero la cima e di là girarono lo sguardo sul paese
+circostante.
+</p>
+
+<p>
+All’est, a una distanza di un miglio e mezzo, si vedeva l’Oceano
+le cui ondate si frangevano con fragore contro la spiaggia; in faccia
+a loro s’alzava il vulcano avvolto fra nuvoloni di fumo e di
+scintille, che di quando in quando il vento lacerava lasciando vedere
+l’immensa colonna di fuoco che erompeva dal cratere, e all’ovest
+sorgeva una piccola altura addossata a un colle, priva di
+vegetazione da un lato, ma coperta dall’altro da fitte macchie e
+da gruppi di alberi di cocco e di fichi.
+</p>
+
+<p>
+— Si vedono? — chiesero ansiosamente Collin e il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose l’isolano, dopo alcuni istanti di acuta osservazione. — Eccoli
+laggiù.
+</p>
+
+<p>
+— Dove?... dove?...
+</p>
+
+<p>
+— Ai piedi dell’altura.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il capitano e Collin guardarono nella direzione indicata, ed infatti
+scorsero sette uomini, sette marinai, a giudicarli alle vesti
+che indossavano, intenti a lavorare un tronco d’albero di dimensioni
+gigantesche, per trasformarlo senza dubbio in un canotto.
+</p>
+
+<p>
+— Sono essi! — esclamò il capitano. — Ecco là Mac Bjorn che
+dirige il lavoro; quello corpulento è Mac Doil, il terzo è O’Donnell,
+il quarto Brown, il quinto, quello che manovra la scure, è Dikens,
+il sesto è Kingston e l’altro è Welker.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma dov’è l’ottavo, l’infame Bill? — chiese Collin coi denti
+stretti.
+</p>
+
+<p>
+— Eccolo là, sdraiato ai piedi di quel banano, — rispose il capitano. — Il
+miserabile è ancora vivo, malgrado le sue due ferite.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Collin aprì il cespuglio che li nascondeva e guardò. Infatti,
+sdraiato all’ombra di un banano, vide l’ottavo forzato che riconobbe
+subito.
+</p>
+
+<p>
+— Bill! — esclamò con inesprimibile accento d’odio. — A noi
+due, furfante!
+</p>
+
+<p>
+— E la caverna? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Non vedete quell’apertura? — rispose il tenente. — Guardate
+là, presso quel cespuglio.
+</p>
+
+<p>
+— La vedo.
+</p>
+
+<p>
+— Come disporremo i nostri uomini?
+</p>
+
+<p>
+— Paowang con cento uomini s’imboscherà fra quei cespugli
+che si estendono verso l’est; suo fratello, con altrettanti, si celerà
+in mezzo a quel bosco di fichi che si stende verso l’ovest, e noi
+prenderemo posto dinanzi, fra quelle macchie. Se i forzati saliranno
+la collina, ci riuscirà facile ad allargare le tre bande e accerchiarla.
+</p>
+
+<p>
+— Vado a dare gli ordini necessari, — disse Collin. — Aspettatemi
+qui; poi scenderemo attraverso a questo bosco e prenderemo
+posto dinanzi alla collina.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il tenente e Paowang discesero l’altura e il capitano rimase in
+osservazione.
+</p>
+
+<p>
+Mezz’ora dopo, Collin era di ritorno accompagnato dai marinai
+che portavano il cannoncino e da una cinquantina di guerrieri,
+scelti fra i più valorosi.
+</p>
+
+<p>
+— Sono partiti gli altri? — gli chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Fra pochi minuti saranno anche a posto, — rispose il tenente. — Scendiamo,
+capitano.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tenendosi al coperto dai cespugli attraversarono l’altura e passando
+fra i boschi raggiunsero il piano calandosi in mezzo a due
+immensi fichi baniani che da sè soli formavano una piccola foresta.
+</p>
+
+<p>
+Asthor postò il cannoncino dinanzi all’altura puntandolo verso
+la caverna, e Collin distese i suoi guerrieri a destra e a sinistra,
+appiattandoli dietro ai numerosi tronchi dei fichi colossali.
+</p>
+
+<p>
+Avevano appena terminato quei preparativi di combattimento,
+quando si videro i forzati interrompere bruscamente il loro lavoro,
+guardare all’intorno con visibile sospetto, quindi fuggire precipitosamente
+verso la caverna preceduti da Bill che zoppicava.
+</p>
+
+<p>
+— Fulmini e lampi! — esclamò Asthor, che stava caricando il
+pezzo. — Ci hanno scoperti!...
+</p>
+
+<p>
+— Meglio così, — rispose Collin. — Ora non possono più scapparci.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Così dicendo sparò un colpo di fucile in direzione della grotta.
+</p>
+
+<p>
+A quel segnale urla feroci s’alzarono nei boschi che circondavano
+l’altura e si videro apparire i selvaggi, i quali agitavano furiosamente
+le loro armi, impazienti di venire alle mani.
+</p>
+
+<p>
+— Intimiamo la resa, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Quelle canaglie non si arrenderanno, — rispose il pilota.
+</p>
+
+<p>
+— Guarda! guarda! — esclamarono Fulton e Mariland.
+</p>
+
+<p>
+Un forzato era uscito dalla caverna tenendo in mano un fucile
+e cercava di rendersi conto di ciò che stava per accadere. Senza
+dubbio, non sapendo ancora chi erano gli assalitori, doveva essere
+sorpreso di aver udito, fra quei selvaggi clamori, un colpo di fucile
+che annunciava la presenza di uomini bianchi.
+</p>
+
+<p>
+— Chi vive? — gridò. — Amici o nemici?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sono io, mastro Brown! — esclamò Hill, uscendo dal bosco. — Mi
+riconosci?...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il forzato nel vedere il capitano della <i>Nuova Georgia</i> che credeva
+ormai morto o molto lontano, retrocesse bruscamente e lo
+guardò con due occhi che parevano quelli d’un pazzo.
+</p>
+
+<p>
+— I morti ritornano! — balbettò.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma per appiccarvi tutti!...
+</p>
+
+<p>
+— E cosa volete? — chiese il miserabile, pallido come un morto.
+</p>
+
+<p>
+— Appiccarvi tutti!... — risposero i naufraghi, uscendo dalle
+macchie.
+</p>
+
+<p>
+— Prima vi bisogna il nostro permesso, — gridò una voce beffarda.
+</p>
+
+<p>
+Mac Bjorn, l’antipatico luogotenente di Bill, era comparso sul
+limitare della caverna e guardava sogghignando, con una insolente
+bravata, gli ultimi superstiti dell’incendio e dell’assalto spaventevole
+delle tigri.
+</p>
+
+<p>
+— Mille folgori! — riprese egli. — Bisogna dire che avete la
+pelle dura, capitano, per trovarvi qui ancora in ottima salute; ma
+vi accerto che è dura anche la nostra e che la cravatta di canapa
+che dovrebbe appiccarci non è ancora stata filata. Orsù, in ritirata,
+Brown, e bada alle palle!...
+</p>
+
+<p>
+Il pilota e Fulton, furiosi per l’insolenza e l’ironia di quel furfante,
+fecero fuoco, ma il forzato con un balzo si rifugiò nella caverna,
+seguito subito da Brown.
+</p>
+
+<p>
+— Vi prenderemo, state certi! — gridò Collin. — Orsù, a posto
+di combattimento!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Tre o quattro colpi di fucile partirono dalla caverna, ma il tenente
+ed il capitano avevano avuto tempo di ripararsi dietro ai tronchi
+dei fichi baniani. I selvaggi udendo quelle fucilate, emisero spaventevoli
+vociferazioni e risposero con una nube di freccie, ma senza
+<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
+alcun risultato, essendo i forzati solidamente trincerati e nascosti
+dietro a enormi pezzi di roccia, che avevano fatto rotolare dinanzi
+al loro fortino.
+</p>
+
+<p>
+— Bah! Non sarà coi vostri stuzzicadenti che li farete sloggiare, — disse
+il pilota. — Ci vuole della mitraglia per quei furfanti, ma ci
+siamo noi, e fra poco li faremo cantare, ma non di piacere.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Puntò il cannoncino e lanciò la prima scarica le cui palle scrosciarono
+contro le roccie. Nella caverna si udirono urla di furore
+e una voce, quella di Brown, che gridava:
+</p>
+
+<p>
+— Son morto!...
+</p>
+
+<p>
+— Quello ha cantato, — disse il pilota. — Un furfante di meno
+che ci darà da fare.
+</p>
+
+<p>
+— Fuoco! — comandò Collin.
+</p>
+
+<p>
+Le carabine cominciarono a fischiare mescendo le loro acute detonazioni
+a quelle sonore del piccolo pezzo, ai sibili delle freccie e
+alle vociferazioni dei selvaggi.
+</p>
+
+<p>
+I forzati però, solidamente trincerati, non si sgomentavano e
+opponevano una fiera resistenza, rispondendo colpo per colpo e abbattendo
+con matematica precisione i selvaggi che osavano lasciare
+la macchia per lanciare le loro zagaglie contro l’apertura.
+</p>
+
+<p>
+Di quando in quando, attraverso al fumo che usciva dalla nera
+galleria, appariva qualche testa, che subito tornava a nascondersi,
+e si udiva la voce sarcastica di Mac Bjorn gridare:
+</p>
+
+<p>
+— Fuoco su quei dannati americani! Mirate giusto e picchiate
+sodo!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Invano Asthor lanciava la mitraglia del suo pezzo proprio dentro
+la caverna sgretolando le rocce; invano il capitano, Collin e i
+tre marinai scaricavano senza posa le loro carabine e i selvaggi
+scagliavano lance e freccie: i forzati resistevano con disperata
+<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
+energia e non accennavano ad arrendersi e, quello che è peggio,
+non cadevano, riparati come erano.
+</p>
+
+<p>
+Già dodici o quindici isolani giacevano senza vita fra i cespugli,
+stecchiti dal piombo di quei ribaldi, quando il capitano tuonò:
+</p>
+
+<p>
+— Finalmente sono nostri!...
+</p>
+
+<p>
+— Si arrendono? — chiese Collin.
+</p>
+
+<p>
+— No, ma li costringeremo.
+</p>
+
+<p>
+— In qual modo?
+</p>
+
+<p>
+— Affumicandoli.
+</p>
+
+<p>
+— Asthor, lascia il cannone; prendi dieci uomini e va’ a incendiare
+i cespugli che stanno dinanzi alla caverna.
+</p>
+
+<p>
+— Pronto! capitano, — rispose il pilota.
+</p>
+
+<p>
+— Bada alle palle!
+</p>
+
+<p>
+— Non mi coglieranno: ho già scelta una via sicura.
+</p>
+
+<p>
+— Va’, adunque, e spicciati.&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span></p>
+
+<h2 id="cap26"><span class="smcap">Capitolo Ventesimosesto.</span>
+<span class="smaller">L’assalto della caverna.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Quello dell’affumicatura era l’unico modo per costringere i forzati
+alla resa. Trincerati dietro alcune salde rocce che sfidavano
+la mitraglia e le palle delle carabine, potevano tener fronte ad un
+intero esercito.
+</p>
+
+<p>
+È vero che si poteva assediarli fino all’esaurimento dei viveri
+o fino alla mancanza delle munizioni; ma ciò richiedeva forse un
+tempo troppo lungo, e l’entusiasmo dei selvaggi poteva raffreddarsi,
+non essendo abituati alle lunghe resistenze, decidendo le loro battaglie
+in pochi quarti d’ora.
+</p>
+
+<p>
+Asthor prese con sè Grinnell e dieci isolani, si gettarono in
+mezzo alle macchie strisciando come serpenti, e raggiunsero il gigantesco
+tronco che i forzati avevano atterrato per fabbricarsi
+l’imbarcazione e che giaceva a soli quindici passi dalla caverna.
+Dietro a quel riparo, non potevano temere le palle dei difensori
+della caverna.
+</p>
+
+<p>
+— Presto, diamo fuoco ai cespugli, — disse Asthor. — Il vento
+<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
+soffia dalla costa e spingerà il fumo nella caverna. Bella idea che
+ha avuto il capitano!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Accese l’esca, sparse fra le piante e gli sterpi vicini della polvere
+da sparo e vi diede fuoco. Quasi subito una fiamma si alzò
+allargandosi rapidamente e investendo le frondi e i rami delle macchie,
+i quali si contorcevano scoppiettando.
+</p>
+
+<p>
+I forzati che si erano accorti della manovra degli assedianti e
+che comprendevano il grave pericolo che stavano per correre, vedendo
+quelle fiamme che sprigionavano nuvoloni di fumo, si misero
+a urlare come dannati e drizzarono i loro fucili verso i vicini cespugli
+credendo che gli incendiarii fossero allo scoperto; ma le loro
+palle non riuscivano a toccare nè i due marinai nè gl’isolani che
+si tenevano accuratamente riparati dietro il gigantesco tronco.
+</p>
+
+<p>
+Furiosi per questo scacco e pel fumo che il vento spingeva verso
+la caverna, balzarono fuori per sloggiare i nemici che erano così
+vicini, ma il capitano e Collin non li perdevano di vista e lanciarono
+un nembo di mitraglia.
+</p>
+
+<p>
+Due forzati caddero fulminati; gli altri fuggirono precipitosamente
+nella caverna, trascinandosi dietro un compagno ferito.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco altri due che se ne sono iti, — disse Asthor. — Peccato
+che quel figuro di Mac Bjorn non sia del numero! Mi pare però
+che non abbia più voglia di canzonarci.
+</p>
+
+<p>
+— Fra poco non ci canzonerà più, — disse Grinnell che cercava
+di assestare una palla a qualche altro di quei furfanti. — Se il fuoco
+non si spegne, riempirà la caverna di fumo in modo da non lasciarli
+più respirare.
+</p>
+
+<p>
+— Avanti! — si udivano gridare in quel momento il capitano
+e Collin.
+</p>
+
+<p>
+A quel comando i selvaggi si gettarono carponi e si misero
+<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
+a strisciare attraverso ai cespugli tentando di avvicinarsi alla caverna.
+Asthor, Grinnell ed i loro dieci compagni fecero altrettanto,
+tenendosi dietro alle vampe che procedevano sempre divorando le
+piante che incontravano sul loro passaggio.
+</p>
+
+<p>
+I forzati tiravano sempre, incoraggiandosi con grida feroci; però
+la loro resistenza non era tenace come prima e per di più parevano
+pochissimi, imperocchè non tuonavano che tre sole carabine.
+</p>
+
+<p>
+Erano tutti morti gli altri o il fumo gli aveva ridotti in tale
+stato da non essere più in grado di sostenere la lotta?
+</p>
+
+<p>
+— Che gatta ci covi? — si chiedeva Asthor, cercando di vedere
+ciò che succedeva nella caverna. — Uhm! non so cosa dire e temo
+una brutta sorpresa.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+I selvaggi coperti dal fumo e dalle fiamme giunsero a soli venti
+passi dalla caverna. Abbandonata ogni cautela balzarono in piedi
+e lanciarono le loro zagaglie e le loro frecce, mentre i bianchi facevano
+una scarica generale delle loro armi.
+</p>
+
+<p>
+Gli assediati risposero con una salva d’imprecazioni, poi attraverso
+il fumo si vide apparire un uomo che si reggeva a stento in
+piedi; ma fatti pochi passi all’aperto, stramazzò a terra.
+</p>
+
+<p>
+— È Dikens! — esclamò il pilota, che lo aveva riconosciuto. — Un
+altro che va a trovare messer Belzebù.
+</p>
+
+<p>
+— Un’altra scarica, — comandò Collin, — e poi tutti avanti!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Cinque colpi di carabina echeggiarono, mentre i selvaggi lanciavano
+attraverso all’apertura le loro scuri di pietra; ma i forzati
+non risposero.
+</p>
+
+<p>
+Asthor che era giunto a pochi passi dalla caverna, si rizzò in
+piedi tenendo in mano la carabina e guardò al di là delle fiamme,
+ma non vide in piedi nessun uomo.
+</p>
+
+<p>
+— Tuoni e lampi! — esclamò. — Come va questa faccenda?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Li vedi? — gridò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettate.... vedo attraverso il fumo un uomo che si dibatte;
+ma gli altri?... Ah! ne vedo altri due che mi pare abbiano finita
+la loro brutta esistenza.
+</p>
+
+<p>
+— Avanti! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+I selvaggi colle lance dispersero i tizzoni, abbatterono i cespugli
+che ancora bruciavano, e giunsero dinanzi alla caverna contemporaneamente
+ad Asthor ed a Grinnell.
+</p>
+
+<p>
+— Non vedo che dei morti e un moribondo, — gridò egli, saltando
+dentro.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano e Collin lo raggiunsero, ma dovettero retrocedere per
+cagione del fumo. Appena però si fu diradato, s’inoltrarono cautamente
+attraverso la nera apertura che pareva si addentrasse profondamente
+nei fianchi del colle.
+</p>
+
+<p>
+Quattro uomini giacevano dietro le rocce che avevano con tanta
+ostinazione difese. Erano Brown con la fronte spaccata da una palla,
+Mac-Doil col petto coperto di sangue, Kingston e O’Donnell che
+erano stati uccisi dalle lance dei selvaggi. Il quinto, Welker, rantolava
+appoggiato alla parete.
+</p>
+
+<p>
+— E gli altri? — chiese Collin, girando intorno un rapido sguardo.
+</p>
+
+<p>
+— Dikens è caduto fuori, — disse Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Ma Bill e Mac Bjorn? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Eh! per mille vascelli non si vedono! — esclamò il pilota
+mostrando i pugni.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure non devono essere fuggiti, — disse Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Welker, — disse il capitano avvicinandosi al forzato.
+</p>
+
+<p>
+Il miserabile udendo pronunziare il suo nome aprì gli occhi, e
+vedendosi dinanzi Hill borbottò, forzandosi a sorridere:
+</p>
+
+<p>
+— Appiccherete un morto, capitano.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Dove sono Bill e Mac Bjorn?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Negli occhi del moribondo brillò uno sguardo d’odio.
+</p>
+
+<p>
+— Vili!... — esclamò. — Ci han...no abban...donati.... tra...diti!...
+</p>
+
+<p>
+— Ma come?...
+</p>
+
+<p>
+— Là!... là!... — mormorò egli additando il fondo della caverna. — Fug...
+giti!...
+</p>
+
+<p>
+— Una parola ancora, — disse il capitano. — Chi siete voi?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Un pallido sorriso sfiorò le labbra di Welker.
+</p>
+
+<p>
+— Son.... mor...to, — disse. — Non.... im...porta.... sia...mo forz...ati
+di Nor....&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Non finì: un tremito generale lo prese, alzò le braccia portandosi
+le mani raggrinzate alla gola e si accasciò su sè stesso rimanendo
+immobile. Era morto!...
+</p>
+
+<p>
+— Affrettiamoci, — disse Collin, — o quei miserabili ci fuggiranno.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Si slanciarono verso il fondo della caverna e scoprirono uno
+stretto corridoio oscuro. Senza badare al pericolo a cui si esponevano,
+si cacciarono dentro tenendo le armi in pugno e dopo aver
+percorso cinquecento metri si trovarono dinanzi ad una apertura
+che pareva scavata di recente a colpi di piccone o di scure.
+</p>
+
+<p>
+L’attraversarono e uscirono all’aperto. Si trovarono sul versante
+opposto dell’altura, il quale si univa colla base di una collina che
+addossavasi al vulcano.
+</p>
+
+<p>
+— Fuggiti! — gridò Collin, strappandosi i capelli.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! miserabili! — esclamò il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— E si sono portati via anche i vostri danari, signor Hill, — disse
+Asthor che aveva frugato in tutti gli angoli della caverna.
+</p>
+
+<p>
+— Ma li raggiungeremo anche se si dovesse frugare tutte le foreste
+dell’isola, — disse Collin.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
+</p>
+
+<p>
+— E dove si saranno diretti? — chiese il capitano. — Non possono
+avere molto vantaggio su di noi, tanto più che Bill è ferito e
+zoppica.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante Paowang, che da qualche minuto osservava attentamente
+il terreno, si avvicinò a Collin e gli disse:
+</p>
+
+<p>
+— Ho scoperto le loro tracce, capo.
+</p>
+
+<p>
+— Dove si dirigano?
+</p>
+
+<p>
+— Salgono la collina.
+</p>
+
+<p>
+— Saresti capace di seguirli?
+</p>
+
+<p>
+— Sì; e senza smarrirli.
+</p>
+
+<p>
+— Allora partiamo. Che dieci guerrieri si uniscano a noi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Collin chiamò dieci isolani e si mise in marcia dietro a Paowang,
+seguito da Hill, Asthor e dai tre marinai.
+</p>
+
+<p>
+Continuando le tracce lasciate dai due fuggiaschi che si vedevano
+impresse sulle erbe che qua e là apparivano calpestate, o fra
+i cespugli che si vedevano qua e là strappati, salirono la collina,
+l’attraversarono e scesero l’altro versante.
+</p>
+
+<p>
+Giunti al basso, Paowang si fermò indeciso.
+</p>
+
+<p>
+— Hai perduto le tracce? — gli chiese Collin.
+</p>
+
+<p>
+— No, ma tornano indietro.
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile!
+</p>
+
+<p>
+— Eppure non m’inganno.
+</p>
+
+<p>
+— Ma noi non li abbiamo incontrati.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il selvaggio non rispose. Guardava attentamente le boscaglie e
+pareva che un pensiero profondo lo tormentasse.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettatemi qui, capo, — disse poi.
+</p>
+
+<p>
+Si gettò a terra e si mise a studiare attentamente le erbe, guardando
+con viva attenzione i rami dei cespugli che si vedevano spezzati
+di recente, poi si mise a camminare carponi descrivendo un
+<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
+semicerchio che terminava verso la collina. Poco dopo però si vide
+tornare indietro e dirigersi verso la base del vulcano.
+</p>
+
+<p>
+— Ha salito la montagna tremante, — disse.
+</p>
+
+<p>
+— Hanno salito, vuoi dire.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Paowang scosse il capo.
+</p>
+
+<p>
+— No, — disse poi, — poichè la traccia è una sola.
+</p>
+
+<p>
+— Che si siano divisi? — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Ma le tracce dell’altro?
+</p>
+
+<p>
+— Avete ragione, Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Indovino, — disse Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa intendi di dire? — domandò Hill.
+</p>
+
+<p>
+— Voglio dire che Mac Bjorn si è preso Bill fra le braccia per
+non affaticarlo. Voi già sapete che quell’infame è ferito in una
+gamba, poichè l’abbiamo veduto zoppicare.
+</p>
+
+<p>
+— Hai ragione, Asthor. Deve essere così; ma tanto meglio per
+noi, poichè faremo più presto a raggiungerli.
+</p>
+
+<p>
+— Ha le gambe lunghe quel Mac Bjorn, — disse Asthor, — e
+temo che ci farà sudare assai. È magro come uno scheletro, ma,
+perdinci, è tutto nervi ed è capace di farci correre un bel tratto
+col suo compagno sulle spalle.
+</p>
+
+<p>
+— Avanti, — disse Collin.
+</p>
+
+<p>
+Paowang si era già messo in cammino dietro la traccia, inoltrandosi
+traverso ai boschi che si arrampicavano sui fianchi della montagna
+tremante. Hill, Collin e tutti gli altri lo raggiunsero.
+</p>
+
+<p>
+Il cammino diventava sempre più difficile, a mano a mano che
+salivano. Un numero immenso di liane s’attortigliavano agli alberi
+o si allungavano sul terreno come serpenti, intrecciandosi in
+mille guise, descrivendo curve e serpentine d’ogni dimensione e impedendo
+il passo al piccolo drappello. Ora invece si stendevano fitte
+<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
+macchie formate d’una specie di nocciuoli coi rami assai uniti, oppure
+immense zone di certe canne che somigliavano ai <i>bambù tulda</i>
+e che erano strette le une alle altre, da non permettere il passo
+se prima non venivano abbattute.
+</p>
+
+<p>
+I marinai e gli indigeni lavoravano di sciabola e di scure con
+una specie di furore, ma in certi momenti si trovavano imbarazzati a
+farsi largo fra quegli ammassi di vegetali che pareva volessero soffocarli.
+Paowang aveva smarrito la traccia da parecchio tempo, ma
+continuava a salire la grande montagna. Il suo istinto lo guidava
+ed era certo, certissimo, di aver dinanzi i due fuggiaschi.
+</p>
+
+<p>
+Di tratto in tratto si arrestava, e dopo d’aver raccomandato il
+più profondo silenzio, ascoltava attentamente sperando di raccogliere
+qualche rumore che indicasse la presenza dei due nemici; ma
+i continui boati della montagna soffocavano ogni cosa.
+</p>
+
+<p>
+Alle tre pomeridiane il drappello, trafelato per la lunga marcia,
+era giunto presso la cresta di una collina che si addossava al vulcano,
+quando Paowang che camminava sempre in testa a tutti sfidando la
+nera cenere che il vulcano eruttava, si fermò dinanzi ad uno stagno
+le cui acque fumavano, mandando uno sgradevole odore di zolfo.
+</p>
+
+<p>
+Si curvò ed esaminò la polvere nera che copriva le rive di quella
+sorgente d’acqua calda.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco le loro tracce! — esclamò! — Sono quelle di due uomini
+e seguono la cresta della collina.
+</p>
+
+<p>
+— Che abbiano intenzione di deviare? — chiese Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Sì.... ma.... silenzio!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+L’isolano si era bruscamente rialzato e i suoi occhi si erano
+fissati sui fianchi di una vicina montagna, assai più alta del vulcano
+e che pareva si dovesse prolungare in direzione della costa.
+Salì su di una roccia tenendosi nascosto dietro ai rami di un niaulis,
+<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
+e riparandosi gli occhi colle mani, per difenderli dai raggi del sole,
+continuò a guardare.
+</p>
+
+<p>
+— Ho udito rompersi alcuni rami, — disse poi, — e vedo i cespugli
+agitarsi lassù.
+</p>
+
+<p>
+— Ancora?...
+</p>
+
+<p>
+— Sì, eccoli!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Collin, il capitano e i marinai guardarono nella direzione indicata,
+e videro apparire, a circa sei o settecento metri sul versante
+della montagna che stava loro di fronte, una testa.
+</p>
+
+<p>
+Scomparve subito, ma quel momento era bastato.
+</p>
+
+<p>
+— Mac Bjorn! — esclamarono tutti.
+</p>
+
+<p>
+Asthor e Fulton puntarono rapidamente le carabine e fecero
+fuoco. Si videro i cespugli agitarsi rapidamente, poi più nulla.
+</p>
+
+<p>
+Avevano le palle colpito nel segno, o i due forzati si erano nascosti
+o allontanati strisciando?
+</p>
+
+<p>
+— Accorriamo, — disse il capitano. — Ormai non ci sfuggono
+più!...&nbsp;—
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span></p>
+
+<h2 id="cap27"><span class="smcap">Capitolo Ventesimosettimo.</span>
+<span class="smaller">Bill preso.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Per i due miserabili era finita; la loro cattura, non era più che
+questione di ore, forse di minuti. Ormai la loro fuga non poteva
+riuscire, dacchè erano stati scoperti ad una così breve distanza.
+</p>
+
+<p>
+È vero che attraverso a quelle intricate boscaglie, mezzo chilometro
+era tuttavia un bel vantaggio; ma Mac Bjorn doveva essere
+stremato di forze e il suo compagno non poteva accelerare il
+passo, ferito come era e zoppicante.
+</p>
+
+<p>
+Collin e il capitano, che sospiravano il momento di agguantarli,
+si slanciarono dietro a Paowang che era già partito, seguito dai marinai
+e dai dieci indigeni.
+</p>
+
+<p>
+Attraversata la cresta della collina, scesero in una piccola valle
+e ripresero la salita di quella seconda montagna, procurando di
+dirigersi verso il luogo ove avevano veduto apparire la testa dell’allampanato
+Mac Bjorn.
+</p>
+
+<p>
+Abbattendo con furore le piante che loro impedivano il cammino,
+dopo venti minuti di rapida ascensione raggiungevano la macchia
+<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
+di cespugli, contro la quale Asthor e Fulton avevano fatto
+fuoco nella speranza di abbattere i due forzati.
+</p>
+
+<p>
+— Li vedi, Paowang? — chiese Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Non vedo che un cappello, — rispose il selvaggio.
+</p>
+
+<p>
+— Da’ qua!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Paowang gli porse un berretto da marinaio che aveva trovato
+in mezzo ai cespugli.
+</p>
+
+<p>
+— È quello di Mac Bjorn, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Ed è forato da una palla, — soggiunse Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Cerchiamo, — riprese Collin.
+</p>
+
+<p>
+— To’!... Cos’è questo! — esclamò Mariland indicando delle erbe
+macchiate di rosso.
+</p>
+
+<p>
+— È sangue, — affermarono i due comandanti.
+</p>
+
+<p>
+— Che Mac Bjorn sia stato ferito? — chiese Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— O lui o Bill di certo, — rispose il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Tanto meglio; li raggiungeremo più facilmente, — disse Collin. — Vedi
+nulla, Paowang?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — rispose il selvaggio che guardava in alto. — Ho veduto
+ancora i cespugli muoversi.
+</p>
+
+<p>
+— Dove?
+</p>
+
+<p>
+— Lassù, a trecento passi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+In quell’istante una detonazione echeggiò in alto, e una palla
+fischiò agli orecchi del capitano abbattendo un selvaggio che gli
+stava dietro.
+</p>
+
+<p>
+Una nube di fumo si alzò in mezzo ad una macchia, disperdendosi
+lentamente.
+</p>
+
+<p>
+— A terra! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Diamine, grandina! — esclamò Asthor gittandosi dietro il
+tronco d’un albero. — Ci sono molto vicini, a quanto sembra.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
+</p>
+
+<p>
+Collin e il capitano puntarono le loro carabine verso il cespuglio,
+su cui ondeggiava ancora la nuvoletta di fumo, e fecero fuoco
+simultaneamente.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-238"></a>
+ <img src="images/ill-238.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Un urlo di dolore rimbombò sulla montagna, seguíto poco dopo
+da una voce che gridava:
+</p>
+
+<p>
+— Questa volta ci sono!...
+</p>
+
+<p>
+— È Mac Bjorn! — gridarono i marinai.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È toccato! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Attenti alle teste! — tuonò Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Un macigno del peso di mezzo quintale scendeva rimbalzando
+giù per i fianchi della montagna, schiantando sul suo passaggio i
+cespugli ed i tronchi dei piccoli alberi. Passò a soli cinque metri
+dalla piccola banda.
+</p>
+
+<p>
+— Non hai l’occhio giusto, Mac Bjorn! — gridò Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Si fa quello che si può, — rispose il bandito col suo solito
+accento beffardo.
+</p>
+
+<p>
+— Ma noi faremo di più pel tuo collo, brigante! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Se mi troverete vivo!...
+</p>
+
+<p>
+— Avanti, ma attenti ai sassi e alle palle, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Un momento, signore, — disse Asthor, fermandolo. — Ora gli
+manderò uno dei miei confetti.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+A rischio di ricevere una palla nel cranio, s’arrampicò sull’albero
+che fino allora lo aveva protetto, si pose a cavalcioni di un
+ramo, procurando di confondersi fra il fogliame e puntò la carabina
+mirando con profonda attenzione.
+</p>
+
+<p>
+Un minuto dopo premeva il grilletto. La detonazione fu seguita
+da un secondo grido.
+</p>
+
+<p>
+— Ci sei? — chiese Asthor.
+</p>
+
+<p>
+Nessuno rispose; ma poco dopo si udì una voce fioca, ma ancora
+beffarda che diceva:
+</p>
+
+<p>
+— Ho avuto il mio avere!...
+</p>
+
+<p>
+— Ha dell’audacia quel manigoldo! — esclamò Collin pieno di
+stupore. — È una disgrazia che sia una canaglia di tre cotte.
+</p>
+
+<p>
+— Ma Bill, dove sarà? — chiese il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Sarà morto, — disse Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— O a quest’ora fugge, — rispose Collin.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Zitti! — esclamò Fulton.
+</p>
+
+<p>
+Sulla montagna si udiva ancora Mac Bjorn che diceva con voce
+sempre più fioca:
+</p>
+
+<p>
+— Fuggi.... io ormai.... sono spacciato.... e la vista mi.... si intorbidisce....
+Bah!... così.... dovevo.... finire!....
+</p>
+
+<p>
+— Bill ci sfugge! — esclamò Collin. — Avanti! avanti!&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Ripresero l’ascensione dell’alta montagna in fila indiana, cioè
+uno dietro all’altro per perdere minor tempo ad aprirsi il passaggio.
+Paowang, il più pratico dei luoghi, si trovava sempre alla testa
+e recideva le liane e i rami con una sciabola d’abbordaggio.
+</p>
+
+<p>
+Raggiunta la macchia superiore, trovarono disteso Mac Bjorn.
+Il miserabile non dava più segno di vita e il sangue gli usciva in
+copia da due ferite che aveva sul petto, una a destra e l’altra a
+sinistra.
+</p>
+
+<p>
+Quel furfante pareva che dormisse, e sulle sue labbra vedevasi
+ancora l’ironico sorriso che non lo abbandonò mai.
+</p>
+
+<p>
+— Beffardo visse e beffardo morì! — esclamò Asthor. — Tale doveva
+essere la sua fine.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+A pochi passi dal bandito si trovava la sua carabina, e più in
+là Grinnell raccolse una cassetta, quella che Bill aveva rubata al
+capitano.
+</p>
+
+<p>
+Fu subito aperta, ma non conteneva che pochi dollari e poche
+carte.
+</p>
+
+<p>
+— Dove sono andati gli altri? — si chiese Asthor.
+</p>
+
+<p>
+— Se li sarà presi Bill, — rispose il capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Ci tiene ai denaro rubato, l’assassino! Eppure mi sembra che
+non sia il momento opportuno per caricarsi di tanto peso.
+</p>
+
+<p>
+— In marcia! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+— Eccolo! — gridò Fulton in quell’istante. — Ha lasciato il bosco.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
+</p>
+
+<p>
+Tutti gli occhi si volsero verso la cima della montagna. Su di
+una zona che appariva sgombra di piante, si vide Bill, il quale saliva
+faticosamente zoppicando e barcollando.
+</p>
+
+<p>
+— Fermati, o faccio fuoco! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+Il forzato si volse, e vedendosi osservato si levò di spalla la carabina
+come se avesse intenzione di scaricarla; ma poi riprese
+la salita con maggior rapidità raggiungendo un’altra macchia.
+</p>
+
+<p>
+Collin, furioso, puntò il fucile; ma il capitano glielo abbassò.
+</p>
+
+<p>
+— È inutile, — disse Hill. — Ormai è nostro.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Infatti pel forzato era proprio finita. Soli trecento metri lo separavano
+dai suoi insecutori; la sua gamba ferita e la stanchezza
+non gli permettevano più di camminare lesto, e la cresta della montagna
+era ancora alta.
+</p>
+
+<p>
+— Un ultimo sforzo, amici, — disse il capitano.
+</p>
+
+<p>
+Quantunque fossero tutti spossati da quella caccia all’uomo che
+durava da parecchie ore e dalla lunga marcia fatta nel mattino, salirono
+quasi a passo di corsa la ripida costa e raggiunsero il margine
+della foresta.
+</p>
+
+<p>
+Più oltre il terreno era quasi spoglio di vegetazione, sparso solamente
+di poche graminacee e di rocce. Bill, che non poteva più
+nascondersi, faceva sforzi disperati per guadagnare la cresta della
+montagna, forse sperando di trovare un rifugio nei boschi dell’opposto
+versante; ma si capiva che non poteva più reggersi.
+</p>
+
+<p>
+Si udiva ansimare fortemente e si vedeva aggrapparsi agli sterpi
+e alle rupi per aiutarsi, fermarsi per riprendere lena; e poi continuava
+la salita traballando come un ubbriaco.
+</p>
+
+<p>
+— Fermati, o ti spezzo le gambe! — gridò Collin.
+</p>
+
+<p>
+Il forzato non rispose e continuò a salile.
+</p>
+
+<p>
+— Fermati! — ripetè il tenente con tono minaccioso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
+</p>
+
+<p>
+Bill questa volta si fermò. I suoi accaniti insecutori erano distanti
+pochi passi, e avrebbero potuto ucciderlo colla massima facilità.
+</p>
+
+<p>
+Incrociò le braccia sul petto, dopo aver gettata via la carabina,
+e guardandoli fissi disse con voce rotta:
+</p>
+
+<p>
+— Ho perduto la partita: pago!...&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi si lasciò cadere su di una rupe, prendendosi il capo fra
+le mani.
+</p>
+
+<p>
+Collin che precedeva tutti, gli si precipitò addosso puntando
+contro di lui il fucile.
+</p>
+
+<p>
+— Mi riconosci, miserabile?! — gridò.
+</p>
+
+<p>
+Bill alzò il capo mostrando il viso, che in quel momento era
+più bianco d’un panno lavato, e disse con voce lenta, misurata:
+</p>
+
+<p>
+— Vi riconosco; si vede che i morti talvolta ritornano.
+</p>
+
+<p>
+— Ed io sai chi sono? — gli chiese Hill, che lo aveva raggiunto.
+</p>
+
+<p>
+Un lampo d’odio brillò negli occhi del forzato.
+</p>
+
+<p>
+— Voi! — esclamò. — Per quale arte diabolica siete qui e vivo?
+Credevo le tigri vi avessero divorato.
+</p>
+
+<p>
+— Ti sei ingannato, assassino, incendiario e ladro. Sono vivo ancora,
+e qui giunto per farti scontare le tue infamie.
+</p>
+
+<p>
+— Uccidetemi adunque, se così vi piace. Ho perduto, e sono
+pronto a pagare.
+</p>
+
+<p>
+— No, la morte sarebbe troppo dolce.
+</p>
+
+<p>
+— Cosa intendete di fare? — chiese il forzato con inquietudine.
+</p>
+
+<p>
+— Ti ricondurrò alle isole di Norfolk.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Il viso di Bill divenne ancora più pallido e i suoi lineamenti si
+contrassero ferocemente.
+</p>
+
+<p>
+— È viva ancora vostra figlia? — chiese egli improvvisamente.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Dio l’ha protetta.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perderà voi! — esclamò il bandito.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
+</p>
+
+<p>
+Poi rapido come il lampo si trasse dalla giubba una pistola già
+montata e la puntò contro il capitano; ma Grinnell che gli stava
+accanto lo fece stramazzare al suolo con una calciata di fucile.
+Il colpo partì, e la palla si perdette altrove.
+</p>
+
+<p>
+— Sii maledetto! — ruggì il forzato.
+</p>
+
+<p>
+— Legatelo, — disse Collin.
+</p>
+
+<p>
+I marinai si gettarono su Bill e lo legarono strettamente, nonostante
+la sua disperata resistenza. Asthor prima lo frugò facendo
+piovere dalle tasche i biglietti rubati nella cabina del capitano.
+</p>
+
+<p>
+— Stanno meglio nelle saccocce del suo proprietario che nelle
+tue, — disse il pilota. — E poi, ai forzati che vanno alle isole di
+Norfolk il denaro è inutile, vecchia canaglia.
+</p>
+
+<p>
+— Ritorniamo, — disse Collin. — La notte cala e la via è lunga.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Ad un suo cenno quattro selvaggi levarono Bill e lo trasportarono
+giù dalla montagna.
+</p>
+
+<p>
+Asthor prima di lasciare la vetta guardò in giù, nelle sottostanti
+pianure e vallate. Nel fondo, presso la collina, alla cui base aprivasi
+la caverna, egli scorse dei fuochi giganteschi brillare fra gli alberi.
+</p>
+
+<p>
+— Guarda, — disse rivolgendosi a Grinnell che lo precedeva.
+</p>
+
+<p>
+— I selvaggi banchettano colla carne bianca, — rispose il marinaio.
+</p>
+
+<p>
+— Buon appetito! — gridò Asthor.
+</p>
+
+<p>
+E questa fu l’orazione funebre dei compagni dell’infame Bill,
+degli evasi dal penitenziario delle isole di Norfolk!
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span></p>
+
+<h2 id="cap28"><span class="smcap">Capitolo Ventesimottavo.</span>
+<span class="smaller">Conclusione.</span></h2>
+</div>
+
+<p>
+Pochi giorni dopo le vicende narrate, i naufraghi della <i>Nuova
+Georgia</i>, aiutati dai selvaggi che ubbidivano sempre al proprio re
+che ai loro occhi si era fatta una grande riputazione dopo la distruzione
+dei forzati, presero a demolire il vascello per costruirsi
+una grande scialuppa.
+</p>
+
+<p>
+Ormai non avevano più nulla da fare a Tanna, e tutti sospiravano
+il momento di giungere in paesi civili.
+</p>
+
+<p>
+I lavori, sotto la direzione del capitano e di Collin, furono spinti
+così alacremente, che quattro settimane dopo veniva varata la nuova
+imbarcazione o meglio il bastimento, poichè poteva chiamarsi tale,
+stazzando quasi cento tonnellate.
+</p>
+
+<p>
+Attrezzatolo a <i>cutter</i> e approvvigionatolo coi viveri che erano
+rimasti sulla <i>Nuova Georgia</i> e che erano stati gelosamente conservati
+in un apposito magazzino costruito sulla spiaggia, condussero
+a bordo Bill che venne rinchiuso in una solida cabina, ma strettamente
+<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
+legato. Queste precauzioni erano però superflue, poichè il
+miserabile pareva rassegnato alla sua sorte.
+</p>
+
+<p>
+Collin dovette molto faticare per rinunciare al trono, poichè quei
+buoni isolani non volevano lasciarlo partire, tanto lo amavano.
+Dovette promettere di ritornare fra breve, se volle imbarcarsi in
+compagnia del capitano, di Anna, di Asthor e dei tre marinai.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-245"></a>
+ <img src="images/ill-245.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Prima della partenza, Hill fece regali d’armi a tutti i principali
+capi dell’isola, ed agli altri fece dono degli avanzi della <i>Nuova
+Georgia</i>, con tutto ciò che ancora contenevano.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente un bel mattino il piccolo <i>cutter</i> spiegò le vele e si
+spinse in alto mare, accompagnato per un buon tratto dalle piroghe
+degli isolani, i quali piangevano vedendo partire il loro re.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo ventisei giorni di felice navigazione, avvistavano le coste
+dell’Australia, e una settimana dopo sbarcavano a Brisbane, dove
+consegnavano Bill alle autorità inglesi.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-246"></a>
+ <img src="images/ill-246.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+Il miserabile, nel momento in cui la polizia coloniale lo arrestava
+a bordo del legno, disse al capitano:
+</p>
+
+<p>
+— Vi auguro di essere felice.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi volgendosi ad Anna:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Se foste diventata mia, sarei divenuto un altr’uomo; ma era
+troppo tardi: dimenticate le mie infamie, e se lo potete, compiangetemi.&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+Poi si lasciò condurre a terra senza opporre resistenza.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-247"></a>
+ <img src="images/ill-247.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<p>
+I naufraghi della <i>Nuova Georgia</i> rimasero due settimane a Brisbane,
+in attesa d’un legno che li trasportasse in America.
+</p>
+
+<p>
+Prima di partire seppero che Bill era stato ricondotto alle isole
+di Norfolk, dove doveva scontare vent’anni di lavori forzati per
+<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
+assassinio. La sua pena, per gl’infami attentati commessi sulla
+<i>Nuova Georgia</i>, era stata portata alla detenzione perpetua.
+</p>
+
+<p>
+Dopo quarantacinque giorni sbarcarono nel Messico, ad Acapulco
+e di là tornarono agli Stati Uniti, ma il loro soggiorno in terraferma
+fu di poca durata.
+</p>
+
+<p>
+Il capitano Hill, acquistata una nuova e più grande nave alla
+quale diede il nome di <i>Nuova Georgia</i> per ricordo dell’altra, riprese
+poco dopo i suoi viaggi oceanici, conducendo con sè due figli
+invece di una sola: il tenente Collin e sua moglie Anna Hill!
+</p>
+
+<p>
+Non occorre dire che l’allegro Asthor, Mariland, Fulton e Grinnell
+si erano imbarcati insieme con loro.
+</p>
+
+<figure><a id="fill-248"></a>
+ <img src="images/ill-248.jpg" alt="&nbsp;">
+</figure>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span></p>
+
+<h2 id="glossario">SPIEGAZIONE DEI TERMINI MARINARESCHI
+<span class="smaller">USATI NEL PRESENTE VOLUME.</span></h2>
+</div>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+<b>Alare al molinello</b>, girare il molinello
+o argano per ritirare sulla nave le
+àncore o per operare una forte trazione
+delle funi legate a terra.
+</p>
+
+<p>
+<b>Albero di trinchetto</b>, albero situato a
+prua della nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Albero di bompresso</b>, vedi<b> Bompresso.</b>
+</p>
+
+<p>
+<b>Ancorotto da pennello</b>, piccola àncora
+con due sole branche o <i>patte</i>, come
+si chiamano in termine marinaresco.
+</p>
+
+<p>
+<b>Aspe</b>, specie di travicelli che servono
+a far girare l’argano.
+</p>
+
+<p>
+<b>Babordo</b>, fianco destro della nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Bagli</b>, pezzi di sostegno ai puntelli del
+ponte.
+</p>
+
+<p>
+<b>Baleniera</b>, chiamasi così una scialuppa
+che è di forme svelte.
+</p>
+
+<p>
+<b>Bancazze</b>, sporgenze situate sui fianchi
+delle navi per l’appoggio delle sartíe
+e dei paterazzi.
+</p>
+
+<p>
+<b>Barra all’orza</b>, mettere la ribolla del
+timone o asta a destra od a sinistra,
+secondo che la nave si trova sottovento
+o sopravvento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Beccheggio</b>, quel movimento che fa
+la nave da prua a poppa, per le
+scosse delle onde.
+</p>
+
+<p>
+<b>Bompresso</b>, albero situato sulla prua
+della nave, e che invece di essere
+verticale è orizzontale.
+</p>
+
+<p>
+<b>Boscelli</b>, grosse carrucole.
+</p>
+
+<p>
+<b>Bracciare le vele</b>, chiuderle, ammainarle.
+</p>
+
+<p>
+<b>Bracci di manovra</b>, funi che servono
+a chiudere le vele ed a voltarle
+secondo il vento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Cala</b>, luogo vicino al fondo della nave,
+che fa parte della stiva.
+</p>
+
+<p>
+<b>Canoa</b>, piccola barca scavata nel tronco
+di un albero.
+</p>
+
+<p>
+<b>Cassero</b>, ponte che si trova a poppa,
+sopra la coperta.
+</p>
+
+<p>
+<b>Castello di prua</b>, sorta di ponte, più
+elevato della coperta, e che s’inalza
+a prua.
+</p>
+
+<p>
+<b>Coffa</b>, largo pezzo di legno semicircolare,
+che trovasi ad un terzo d’altezza
+degli alberi d’un bastimento:
+serve d’osservatorio e di sostegno
+alle scale di corda.
+</p>
+
+<p>
+<b>Coltellacci</b>, piccole vele che si aggiungono
+alle estremità delle altre per
+prendere maggior vento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Contrapappafico</b>, quarta vela dell’albero
+di trinchetto.
+</p>
+
+<p>
+<b>Coperta</b>, ponte di un vascello, che chiamasi
+anche <i>Tolda</i>.
+</p>
+
+<p>
+<b>Corbetti</b>, costali di un bastimento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Corcome,</b> cordami arrotolati per esser
+più pronti a sciogliersi.
+</p>
+
+<p>
+<b>Crocette</b>, traverse di legno, che si trovano
+presso la cima degli alberi
+sotto l’ultimo alberetto, e servono
+di appoggio agli ultimi paterazzi.
+</p>
+
+<p>
+<b>Cubie</b>, grandi buche le quali si trovano
+a prua a fior del ponte, che servono
+di passaggio alle catene delle àncore.
+</p>
+
+<p>
+<b>Delfiniera</b>, piccola asta situata sotto
+l’albero di bompresso, a sostegno
+delle corde o trinche dell’albero.
+</p>
+
+<p>
+<b>Deriva</b>, deviazione della nave dalla
+propria direzione per causa o del
+vento o delle onde.
+</p>
+
+<p>
+<b>Fiocco</b>, piccola vela di forma triangolare,
+che si spiega sull’albero di
+bompresso e che si unisce all’albero
+di trinchetto.
+</p>
+
+<p>
+<b>Frangenti</b>, piccoli scogli a fior d’acqua.
+</p>
+
+<p>
+<b>Frapponte</b>, sorta di ponte situato sotto
+<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
+la tolda o coperta, a metà dell’altezza
+della stiva.
+</p>
+
+<p>
+<b>Frapponte proviero</b>, parte del frapponte
+presso la prua della nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Gabbiere</b>, marinaio incaricato della
+manovra delle vele alte, gabbie, pappafichi,
+contrapappafichi, ec.
+</p>
+
+<p>
+<b>Gomena</b>, fune, ed anche misura di lunghezza
+che viene calcolata ordinariamente
+in 150 braccia.
+</p>
+
+<p>
+<b>Griselle</b>, scale di corda.
+</p>
+
+<p>
+<b>Grue di cappone</b>, pezzi di legno arcuati,
+situati a prua, che servono di
+sostegno alle scialuppe.
+</p>
+
+<p>
+<b>Imbrogliare le vele</b>, manovra che significa
+serrarle, chiuderle.
+</p>
+
+<p>
+<b>Manichelle</b>, trombe di tela o di gomma.
+</p>
+
+<p>
+<b>Montare all’abbordaggio</b>, assalire il
+ponte d’una nave e il suo equipaggio.
+</p>
+
+<p>
+<b>Murate</b>, parapetti della nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Ombrinali</b>, piccoli fori che servono di
+scolo all’acqua sopra il ponte della
+nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Pagaie</b>, specie di remi adoperati dai
+polinesiani.
+</p>
+
+<p>
+<b>Pappafico</b>, vedi <b>Vela di pappafico</b>.
+</p>
+
+<p>
+<b>Paterazzi</b>, funi di sostegno.
+</p>
+
+<p>
+<b>Patte</b>, vedi <b>Ancorotto</b>.
+</p>
+
+<p>
+<b>Pennone di pappafico</b>, asta che serve
+di sostegno alla vela detta di pappafico.
+</p>
+
+<p>
+<b>Picco della randa,</b> pennoncino dell’albero
+di mezzana, che serve di sostegno
+alla vela detta randa.
+</p>
+
+<p>
+<b>Piroga</b>, scialuppa scavata nel tronco
+di un albero, in uso presso i polinesiani.
+</p>
+
+<p>
+<b>Ponte di comando</b>, sorta di piccolo
+ponte, situato sopra la coperta, e riservato
+al capitano ed agli ufficiali.
+</p>
+
+<p>
+<b>Quadro di poppa</b>, quella parte della
+poppa riserbata alle cabine, salotti,
+ec., per gli ufficiali.
+</p>
+
+<p>
+<b>Raffica</b>, impetuoso colpo di vento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Randa</b>, vela in forma di trapezio che
+si stende verticalmente.
+</p>
+
+<p>
+<b>Ribolla</b>, barra o asta del timone.
+</p>
+
+<p>
+<b>Risacca</b>, il ritorno disordinato dell’onda
+respinta da un ostacolo.
+</p>
+
+<p>
+<b>Rollío</b>, quel movimento che subisce la
+nave da destra a sinistra, o da sinistra
+a destra.
+</p>
+
+<p>
+<b>Sartíe</b>, funi di sostegno degli alberi
+delle navi.
+</p>
+
+<p>
+<b>Scopamari</b>, piccole vele che si aggiungono
+all’estremità di quelle quadre,
+per raccogliere maggior vento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Sopravvento</b>, il trovarsi la nave in
+direzione favorevole al vento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Sottovento</b>, il trovarsi la nave in una
+direzione contraria al vento.
+</p>
+
+<p>
+<b>Stazzatura</b>, portata o tonnellaggio di
+una nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Stiva</b>, ventre della nave, e serve per
+collocarvi le merci.
+</p>
+
+<p>
+<b>Straglio</b>, fune che corre in senso obliquo
+fra l’albero di trinchetto e quello
+di maestra, e che serve per spiegare
+una vela triangolare, che chiamasi
+appunto <i>straglio</i>.
+</p>
+
+<p>
+<b>Terzaruoli</b>, cordicelle che servono a
+ridurre la superficie delle vele.
+</p>
+
+<p>
+<b>Tolda</b>, vedi <b>Coperta</b>.
+</p>
+
+<p>
+<b>Tramezzate</b>, pareti di divisione dell’interno
+d’una nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Tribordo</b>, fianco sinistro della nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Trinca</b>, corde di sostegno all’albero di
+bompresso.
+</p>
+
+<p>
+<b>Trinchettina</b>, una delle tre vele triangolari
+dell’albero di bompresso.
+</p>
+
+<p>
+<b>Trinchetto,</b> vedi <b>Albero di trinchetto</b>.
+</p>
+
+<p>
+<b>Uomini di quarto</b>. Uomini di guardia.
+</p>
+
+<p>
+<b>Vela di mezzana</b>, prima vela dell’albero
+di mezzana, collocato a poppa
+della nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Vela di pappafico</b>, è la terza vela che
+porta l’albero di trinchetto e l’albero
+maestro.
+</p>
+
+<p>
+<b>Vela di parrocchetto</b>, seconda vela
+dell’albero di trinchetto.
+</p>
+
+<p>
+<b>Velatura</b>, l’insieme di tutte le vele
+d’una nave.
+</p>
+
+<p>
+<b>Virare di bordo</b>, dirigere la nave a
+destra od a sinistra.
+</p>
+</div>
+
+<div class="somm">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="indice" href="#indfront">
+INDICE DEI CAPITOLI.</a></h2>
+
+<table class="indice">
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo</span></td> <td>&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Primo</span>. — <i>Un assassinio misterioso</i></td> <td class="pag"><a href="#cap1">Pag. 3</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Secondo</span>. — <i>Il Naufrago</i></td> <td class="pag"><a href="#cap2">13</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Terzo</span>. — <i>Le isole di Santa-Cruz</i></td> <td class="pag"><a href="#cap3">23</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Quarto</span>. — <i>Le bizzarrie di Bill</i></td> <td class="pag"><a href="#cap4">34</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Quinto</span>. — <i>Gli antropofagi dell’Oceano Pacifico</i></td> <td class="pag"><a href="#cap5">44</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Sesto</span>. — <i>Il delitto del naufrago</i></td> <td class="pag"><a href="#cap6">53</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Settimo</span>. — <i>I frangenti</i></td> <td class="pag"><a href="#cap7">61</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ottavo</span>. — <i>Arrenati sulle scogliere di Figi-Levù</i></td> <td class="pag"><a href="#cap8">72</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Nono</span>. — <i>L’arcipelago di Figii</i></td> <td class="pag"><a href="#cap9">82</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimo</span>. — <i>Un re sepolto vivo</i></td> <td class="pag"><a href="#cap10">93</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimoprimo</span>. — <i>I compagni di Bill</i></td> <td class="pag"><a href="#cap11">101</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimosecondo</span>. — <i>L’assalto degli antropofagi</i></td> <td class="pag"><a href="#cap12">110</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimoterzo</span>. — <i>Il domatore di tigri</i></td> <td class="pag"><a href="#cap13">119</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimoquarto</span>. — <i>La grande marea</i></td> <td class="pag"><a href="#cap14">126</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimoquinto</span>. — <i>Bill si svela</i></td> <td class="pag"><a href="#cap15">136</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimosesto</span>. — <i>L’incendio della nave</i></td> <td class="pag"><a href="#cap16">146</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimosettimo</span>. — <i>L’assalto delle tigri</i></td> <td class="pag"><a href="#cap17">155</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimottavo</span>. — <i>La fuga dei forzati</i></td> <td class="pag"><a href="#cap18">164</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Decimonono</span>. — <i>Sul rottame</i></td> <td class="pag"><a href="#cap19">174</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimo</span>. — <i>Il naufragio della «Nuova Georgia»</i></td> <td class="pag"><a href="#cap20">182</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimoprimo</span>. — <i>Il naufragio</i></td> <td class="pag"><a href="#cap21">190</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2"><span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimosecondo</span>. — <i>Il primo selvaggio</i></td> <td class="pag"><a href="#cap22">197</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimoterzo</span>. — <i>Il re bianco</i></td> <td class="pag"><a href="#cap23">204</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimoquarto.</span> — <i>I forzati</i></td> <td class="pag"><a href="#cap24">213</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimoquinto</span>. — <i>La banda di Bill</i></td> <td class="pag"><a href="#cap25">218</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimosesto</span>. — <i>L’assalto della caverna</i></td> <td class="pag"><a href="#cap26">227</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimosettimo</span>. — <i>Bill preso</i></td> <td class="pag"><a href="#cap27">236</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Ventesimottavo</span>. — <i>Conclusione</i></td> <td class="pag"><a href="#cap28">244</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>Spiegazione dei termini marinareschi usati nel presente volume</td> <td class="pag"><a href="#glossario">249</a></td>
+ </tr>
+</table>
+<hr>
+
+</div>
+
+<div class="footnotes">
+
+<h2>
+NOTE:
+</h2>
+
+<div class="footnote" id="note1">
+<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&#160;&#160;</span>Presso i Battias, popoli che abitano la costa settentrionale dell’isola di Sumatra,
+fra il regno di Achin e il mare, si fa quasi lo stesso. Quando i padri non possono più
+lavorare vanno a legarsi ad un albero e aspettano che i parenti vadano a mangiarli! E si
+noti che i Battias godono una certa civiltà, e non recente.</p>
+</div>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici.
+</p>
+
+<p>
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75712 ***</div>
+</body>
+</html>
+
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@@ -0,0 +1,11 @@
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+++ b/README.md
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+Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org) public repository for
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