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| author | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-04-20 10:21:03 -0700 |
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La tavola, tutta pronta, era semplice, ma non +senza lusso. Non vi si scorgevano i raffinamenti della eleganza +moderna; ma piramidi alte di frutta in vasi della China, circondati di +fiori, rallegravano la candidezza della tovaglia e alternavano con dei +ricchi candelabri d’argento, l’illuminazione essendo di sole candele. +Gli angoli della sala rimanevano nella penombra. + +Le altre stanze del pianterreno, il vestibolo, il gran salone, la sala +da bigliardo, la biblioteca erano deserte; il salotto d’angolo, tanto +abitato durante la giornata, pareva il più vuoto. Non occupate, le +poltrone apparivano più ampie del solito; il fuoco — quel fuoco che +si accende tanto gaiamente e che imparte tanto benessere nei primi +giorni di autunno — non aveva più fiamma, e trasformato in un bracere +incandescente che si sarebbe potuto credere alimentato da metalli in +fusione, gettava in mezzo alla stanza un largo riflesso rossiccio +che rendeva più nera l’oscurità circostante. Talora un domestico +attraversante le sale senza rumore, turbava solo il profondo silenzio; +perfino gli oggetti sembrava aspettassero. Suonava il primo colpo +di campana per il pranzo; gli orologi, suonando le sette, pareva si +rispondessero. + +Codesta tranquillità contrastava con l’animazione che regnava più su, +al primo piano. Nei corridoi, le cameriere s’incrociavano, portanti +sul braccio talvolta delle vesti, sotto la cui ampiezza scomparivano +quasi; qualche uscio s’apriva mostrando dei piccoli interni eleganti +e in disordine. Le campanellate si succedevano, con timbri vivaci, +prolungati o impazienti. Nelle camere gli uomini si vestivano +gravemente, le signore si facevano belle con cure minuziose; si udivano +a momenti qualche parola pronunciata a voce alta o qualche scoppio di +riso represso. + +Nel suo salottino particolare, ritiro nel quale non era facile +penetrare, la padrona di casa, la marchesa Arombelli — vecchia signora +gentilissima, vedova e senza figli, accarezzata dai suoi numerosi +parenti, e amata dai molti suoi amici — già vestita per il pranzo, +come quasi sempre in raso bruno ornato di trine antiche, dava alcuni +ordini alla sua cameriera. La marchesa era piccola, un po’ troppo +grassa, poco maestosa, con un viso calmo e buono, le guancie fresche, +i capelli grigi arricciati; e certi occhietti neri che denunziavano +però una vivacità latente, e a malgrado di tutto ciò aveva un’aria +molto aristocratica. Dall’attenzione che la cameriera prestava alla +padrona, si sarebbe potuto facilmente indovinare che accadeva qualcosa +di un poco insolito. E se ne sarebbe rimasti ancora più persuasi, +se si avesse potuto visitare ad una ad una le camere degli ospiti, e +sorprendere il cicaleggio delle signore, le quali si affrettavano un +poco, senza perciò trascurare alcuna minuzia della loro acconciatura. +La più elegante, la bella contessa Lassardi, aveva imperiosamente +mandato via la sua cameriera, che, diceva lei, non capiva mai nulla. + +Ma nell’ultima stanza, in fondo al grande corritoio, a destra, una +fanciulla stava tutta pronta, seduta sopra una sedia, con i gomiti +appoggiati a un piccolo scrittoio, in una posa di abbattimento. Elisa +Valenti era pallidissima, con il viso stanco; una grossa lagrima, +una di quelle lagrime brucianti che non si cura più d’arrestare, le +scendeva lungo la guancia. Guardava fissamente il leggio silenziosa; +s’era lasciala vestire senza badare a cosa le mettevano, seria e +calma in apparenza; poi, appena rimasta sola, aveva approfittato di +quel momento di tregua per piangere. Adesso, non voleva più piangere, +ma sulla sua faccia si dipingeva l’espressione di un dolore quasi +disperato. In quell’ultima stanza di codesta villa, dove la vita +sembrava così facile e dolce, vi era dunque la sofferenza, e una +sofferenza acuta; una scena solitaria di un dramma forse semplice, ma +doloroso. + +L’avvenimento che si aspettava in quel giorno non era certo +straordinario; si trattava dell’arrivo del nipote della marchesa, +il bel Massimo d’Astorre, celebre per le sue follie, per la sua +prodigalità e per le avventure della sua vita. La zia, che da parecchi +anni non lo aveva più rivisto, lo amava molto, benchè disapprovasse la +sua condotta, e s’era sentita commossa quando egli le aveva scritto +che verrebbe finalmente a farle la visita da tanto tempo promessa. +Avrebbe dovuto arrivare quel giorno verso le due; lo si era atteso +con impazienza, con curiosità, quasi con emozione — inutilmente. Si +parlava solo di lui in casa da una settimana. La vita si scorreva così +tranquilla, nelle uniformità delle abitudini, che l’arrivo di Massimo +acquistava il valore di un avvenimento d’alta importanza. Era qualcosa +d’interessante, di saporito, di piccante, come un lieve scandalo. +Verso le sei si discorreva ancora di lui nel salone, si diceva che +giungerebbe solo all’indomani, quando, annunciato ad alta voce, entrò +d’improvviso con una scioltezza sua speciale, baciò la mano alla +marchesa, s’inchinò davanti alle altre signore, e accontentò tutti. + +Poi, ognuno era salito per vestirsi. E, lassù, si discorreva ancora +di lui, sottovoce; lo si analizzava, ci si vantava di essere in +relazione con lui o di non averlo voluto conoscere; si discuteva sulla +sua figura, sui modi, sulla sua vita. Le cameriere bisbigliavansi +all’orecchio una storiella udita in guardaroba, e che giù, nel +tinello, i servitori pure ripetevano. Era una spiegazione del ritardo +nell’arrivo del marchese. Si pretendeva ch’egli fosse veramente giunto +con il treno del tocco, ma accompagnato da una donna assai vistosamente +vestita e che parlava un po’ troppo forte; ch’erano stati riveduti +mentre facevano colazione insieme al piccolo caffè della stazione, +e che perciò aveva potuto giungere soltanto alle cinque. — Di certo +egli non s’imaginava di occupare tanto tutti, mentre nel quartierino +assegnatogli, discorreva col suo cameriere che disfaceva prestamente le +valigie. + +S’udì il secondo colpo della campana. Il signor Gorletti, personaggio +disaggradevole, assai ricco e brutto, una specie d’uomo d’affari +in ritiro che la marchesa invitava, perchè altre volte l’aveva +possentemente aiutata a vincere una causa importante — era già nel +salotto d’angolo e aveva ravvivato il fuoco, quando tutti scesero. +Il salotto si rianimò; tutti sedettero per un momento nelle ampie +poltrone. + +— Sono sicura ch’egli si farà aspettare, — disse la contessa Lassardi. + +Ma no; Massimo entrò all’istante stesso in cui, da un altro uscio, il +maggiordomo annunziava il pranzo. La marchesa prese il braccio di suo +nipote e seguì gli altri. + +Elisa Valenti si era ben lavata gli occhi, s’era rifatto e calmato il +viso, e nulla in lei accusava una emozione qualsiasi. Il pallore de’ +suoi lineamenti stanchi accusava piuttosto lo stato di triste apatia +cui si giunge quando non si spera più nulla! + +Essa era bella, d’una bellezza mesta e dolce che non faceva impressione +sulle prime, ma che non si dimenticava; — sottile, bianchissima, +con degli occhi celesti, lunghi e velati, e dei magnifici capelli +castani. — Massimo, che non l’aveva rivista da molto tempo, la trovò +mutata; già la vita aveva tracciato le sue linee misteriose su quel +viso, e sembrava sofferente. Qualche gran cambiamento doveva essersi +prodotto, perchè apparisse così. Certo doveva aver già acquistato molta +forza d’animo per saper dissimulare a tal punto; nessuno, vedendola +discorrere, sorridere e mangiare, avrebbe indovinato che un quarto +d’ora prima essa piangeva come impazzita dal dolore; senza dubbio aveva +dovuto prendere lezioni precoci alla dura scuola del mondo, per sapere +già mettersi in tal modo una maschera sul viso. Una sola volta il suo +sguardo si fissò per un istante nel vuoto, quasi affascinata da una +visiono spaventosa; ma non fu che un momento e nessuno se ne accorse. + +Erano dodici a tavola: quelli che già abbiamo nominato, poi donna +Maria Terzi, una parente della padrona di casa, giovane, brutta e di +una eccessiva eleganza; suo marito, un brav’uomo assai maturo e molto +insignificante, che parlava di cavalli soltanto; la loro bellissima +bambina con l’istitutrice, una inglese assai corretta, vittima ad un +tempo dei genitori spensierati e della fanciullina capricciosa; il +piccolo Giacomo Arombelli, erede presuntivo della marchesa, ch’era +accusato di fare troppo apertamente la corte alla bella contessa +Lassardi; un giovine pittore, protetto da tutti; e finalmente il +medico, vecchio silenzioso e gran mangiatore. La contessa era venuta +senza il marito, che, secondo il suo costume, s’era rifiutato ad +accompagnarla, detestando la vita di campagna. + +La conversazione era animata; si ascoltava Massimo con grande +attenzione e non senza una curiosità troppo viva, cui la buona +educazione appena nascondeva. La contessa Lassardi e il piccolo +Giacomo gl’indirizzavano perfino delle domande troppo dirette, un po’ +indiscrete, alle quali egli rispondeva vagamente, ma nel modo il più +cortese; egli divertì e raccontò qualche storiella scabrosa con un bel +sangue freddo — insomma egli stupì tutti per questo semplice fatto, +straordinario per essi, che diceva qualche cosa. Fu amabilissimo con +la zia ch’era alla sua destra, e galante, non senza una lieve punta +d’ironia, con la contessa, dall’altra parte, che appariva più colorita +e con lo sguardo più sfavillante del solito. + +Tutto ciò non gli impediva di osservare. Non perdeva nulla di quanto +accadeva sotto ai suoi occhi, e indovinava anche benino ciò che non +si vedeva. Per abitudine e per gusto, amava, in società, a scrutare +“il disotto„, a cercare le cause celate di effetti appena visibili, a +intravedere le faccie vere sotto le fisonomie d’apparato, la natura +sotto la convenzione, i vizi e le virtù inverniciate dalla tinta +uniforme della vita mondana. La ingordigia del medico lo divertiva, +ed osservò che il signor Goretti guardava Elisa di soppiatto, press’a +poco nello stesso modo che il degno dottore contemplava ciò che +doveva mangiare. Varie pretese mal dissimulate scaturivano per lui +dal rumoroso cicaleggio della sua vicina di sinistra, e, nel mentre +vi rispondeva, non poteva a meno di sorridere alle occhiate feroci +lanciategli dal cugino. + +Guardando Elisa Valenti, si convinse del tutto che un segreto si +nascondeva adesso sotto quel contegno tranquillo e dignitoso, sotto +l’espressione calma e un po’ forzata del suo volto. Il pensiero di +lei doveva assentarsi. Perchè, non essendo timida, e trovandosi in un +ambiente intimo, abbassava così spesso gli occhi? Era forse per evitare +degli sguardi troppo spesso fissati sopra di lei? Il suo riserbo, +a momenti eccessivo, e contrastante con la naturalezza de’ suoi +modi, derivava forse semplicemente dalla superiorità che, pure senza +confessarlo, doveva sentirsi sopra quelli che la circondavano? + +— Il treno di Monza è stato oggi terribilmente in ritardo, non è vero? +— disse Giacomo. + +— Non ne so nulla; arrivo dal lago di Como, dove sono stato a trovare +un amico d’infanzia, e sono venuto qui in carrozza. + +— Ah! ecco! E sei venuto presto? + +— In due ore e ventidue minuti. + +Tutti lo guardavano, ma lui non sembrava accorgersene; soltanto, +siccome al Gorletti spuntava sulle labbra un sorriso stupidamente +maligno, gli gettò un’occhiata che lo fece cessare. + +— Si può sperare, Elisa, che i tuoi arrivino finalmente domani? — +chiese la padrona di casa. + +— La mamma giunge per certo; ho ricevuto una sua lettera ora. Ma credo +che mio padre si dovrà trattenere ancora qualche giorno a Milano. + +— Sarò ben felice di rivedere la sua signora madre, — disse Gorletti +con un sorriso. Elisa non rispose affatto. + +— Oserei chiederle, signorina, se la emicrania si è totalmente +dissipata? + +— Sì dottore, va molto meglio, grazie a lei. + +Allo stesso tempo una piccola discussione s’era impegnata all’altra +estremità della tavola. + +— Oh! donna Maria, esagerate! + +— Che dice donna Maria? + +— Ma pretendo semplicemente, — rispose questa, voltandosi verso Giacomo +che aveva fatto l’interruzione, — che non è possibile di vivere +secondo le esigenze d’oggi in una certa società, insomma di vivere +convenientemente, con meno di centomila lire di rendita. + +— È una teoria pericolosa, — mormorò Gorletti. + +— E che può condurre assai lontano, — aggiunse il pittore a bassa voce. + +— Mi permetta di dichiararle, donna Maria, — rispose d’Astorre, — che +non sono del suo parere. Centomila franchi all’anno non bastano, o sono +troppi. + +— Ah! questa è nuova! + +— Potrei anche provarlo esattamente, ma sarebbe troppo lungo. Rifletta +bene, e s’accorgerà che non ho torto. + +— Io vorrei un milione per me sola, con Sarah! — gridò la piccina, con +la sua voce acuta, abbracciando la sua istitutrice. + +Tutti risero, ma suo padre la fece tacere, ridendo però anche lui, e +rivolgendosi ad Elisa: + +— E lei? Si potrebbe sapere la sua opinione su questo grave argomento? + +La marchesa fece un cenno assai significante a suo nipote, come per +arrestarlo. Massimo l’osservò. Egli, del resto, sapeva che i Valenti +non erano ricchi. Gorletti, allo stesso momento, ebbe un movimento di +curiosità, in attesa della risposta. + +— Secondo me, tutto è relativo, e si può essere soddisfatti con poco, o +poveri possedendo dei milioni. + +— Lei esprime così dicendo la mia stessa opinione in un modo più +semplice. + +— Ah! scusa, non è la stessa cosa! — esclamò Giacomo. + +— Io credevo, — interpose Gorletti, — che la signorina Valenti +disprezzasse il denaro e tutte le cose positive. + +Il dottore disse che lui pure lo credeva, giudicandola un poco +romantica. + +— Lei s’inganna, dottore; io stimo invece altamente i beni materiali, +e per un motivo giustissimo, ch’essi soli cioè ne assicurano +l’indipendenza. + +Vi fu un breve silenzio; la marchesa ne approfittò per mutar discorso. +Pochi momenti dopo il pranzo era finito; tutti si alzarono. + +Appena in sala, la contessa Lassardi s’avvicinò a d’Astorre. + +— Sapete che sono in collera con voi, — disse, abbassando un po’ la +voce. + +— Di già? Badate, mi farete diventar vano. + +— Come se non lo foste! Sì, sono in collera, perchè non mi avete voluto +ripetere che cosa si raccontava di me a Nizza; non bisognava allora +lasciarmi sapere che si raccontava qualcosa. Ma mi posso vendicare, +giacchè ne so di belle sul conto vostro. + +— Ebbene, contessa, facciamo la pace. Venite qui; vi racconterò la +vostra storia, voi mi direte la mia. + +Presero posto in un angolo della sala, e, per una ventina di minuti, +rimasero come separati dalli altri. Due o tre volte ella gettò dei +brevi gridi, nascondendosi il viso dietro il suo grande ventaglio. +Durante un minuto, lo guardò fisso negli occhi, e un lieve sorriso le +comparve sulle labbra. All’altra estremità della sala, il cugino teneva +un giornale in mano e li guardava per di sotto, furibondo. + +Quando la confessione della contessa fu terminata, la marchesa chiamò +il nipote presso di sè. + +— Vediamo, Massimo, vieni un po’ a discorrere con me, adesso. Sarai +dunque sempre incorreggibile, cattivo soggetto? + +— Sempre, cara zia. _On a des principes._ + +— _Ou on n’en a pas._ Dici delle cose nefande.... e ne fai. Mi vennero +raccontati aneddoti da far fremere. Si pretende anche che sei talmente +incapricciato di una celebre attrice di cui ho scordato il nome (al +solito) che vuoi dirigere un teatro per lei. + +— Sì, è un progetto che mi frulla nel capo. Bisogna incoraggiare +l’arte, e l’assicuro, zia, che la Kausler è un’artista veramente +superiore. + +— No, non parlarmene. Ma questo è ancora nulla. E quell’orribile vizio +del giuoco! + +— Ah! in quanto a quello, non sa dunque ch’è una passione che ne toglie +del tutto il libero arbitrio? + +— Taci, mi fai orrore. È ridicolo che da parte mia io persista a +volerti bene, ad onta di tutto. Voglio dimenticare le tue colpe, per +ora, giacchè sei qui, giacchè almeno sei venuto, finalmente. Avevo +quasi perduto ogni speranza. Sa, signorino, ch’è un gran pezzo che non +lo si è visto? + +— È spaventoso. Dieci volte fui sul punto di venire, e sempre.... +Pensi, zia; due giorni fa ero a Parigi e non credevo affatto di poter +venire.... Ma, infine, ci sono! + +Vicino al vasto camino, la conversazione continuava animatissima. Una +nuova disputa s’era impegnata fra Terzi e la contessa, e Giacomo vi +voleva prender parte. A una certa distanza, Gorletti l’osservava. + +— Ma che ha dunque Elisa? sembra triste assai anche questa sera, — +diceva donna Maria che stava sfogliando dei libri a un tavolino. + +— Non ne so nulla. Davvero che non mi ci raccapezzo più. + +— Da qualche giorno tutto ciò diventa proprio incomprensibile. + +— Ho un bel studiarla, rimane un mistero anche per me, — soggiunse il +dottore. + +Donna Maria si avvicinò allora alla marchesa ed a Massimo. + +— Sapete di che cosa stiamo parlando? — chiese, gettando uno sguardo +dalla parte ov’era Elisa. + +— Lo indovino. Lasciatela stare, povera ragazza; si sforza d’essere +socievole; non bisogna parere accorgersi di nulla. + +— Naturalmente. Ma vado a parlarle per toglierla alla sua +contemplazione. + +E andò a sedere essa pure accanto al fuoco. + +— Hai già notato, Massimo, ch’Elisa sembra sopra pensiero? + +— Certo, appena la vidi. Mi parve anzi assai mutata. + +— È assai bella, però. + +— Certo, ma c’è sul suo viso una espressione che fa pena a vedersi. + +— Credi che sarebbe possibile di giungere a comprendere qual sia la +causa della sua tristezza? + +— E lo domanda a me? Ma, cara zia, lei lo deve ben sapere, lei che l’ha +sempre davanti, se io, rivedendola questa sera dopo tanto tempo, l’ho +indovinato da un’ora. + +— Discorrendo con la contessa? + +— Ma sì; ciò non mi chiudeva gli occhi. + +— Ebbene, dimmelo, perchè è così mesta? + +— Ma, zia, perchè la si vuole costringere a sposare quel brutto signor +Gorletti. + +La marchesa fece un movimento di viva sorpresa. + +— Massimo, devi essere il diavolo in persona! + +Egli si mise a ridere. + +— Ma niente affatto. Alcuni lievi indizi a tavola, il contegno d’Elisa +e di quel brutto signore hanno bastato a mettermi sulla strada. A +proposito, com’è che lei lo conta tra gli amici suoi? + +— Egli mi ha reso servizio altre volte in circostanze assai difficili. +A dire il vero comprendo ch’egli non ti piaccia, così a prima vista; +ma ti assicuro che possiede delle qualità eccellenti. È un uomo +retto ed abilissimo, che ha raddoppiato la sua fortuna a poco a poco +e onestamente. È assai benefico. Sia detto fra noi: tre anni fa, ha +salvato i Valenti da una rovina certa. + +— Ed è per ciò che ora gli vogliono dare la loro figlia? + +— Egli ha chiesto la mano d’Elisa; essa non voleva, e l’hanno pregata +di aspettare e riflettere bene prima di dare una risposta definitiva, +ma finirà a cedere. Non ha quasi nulla; gli affari della sua famiglia +sono di nuovo imbrogliatissimi; si dice che abbiano debiti ovunque. +Comprendo ch’ella non possa amare il Gorletti; anzi la compiango con +tutto il cuore; ma, lo confesso, mi sembra allo stesso tempo che il +rifiutare, nella sua posizione, sarebbe una follia, ed una colpa verso +i suoi. Del resto, non parlarne, te ne prego; non se ne sa nulla. Tu +indovini tutto! + +— Lei ha forse ragione dicendo che quella ragazza non può rifiutare; +eppure quel Gorletti è brutto, vecchio, antipatico, troppo orribile +davvero! Al punto di vista naturale e semplice, all’infuori delle +necessità sociali, è una infamia! Ma si possono forse contare in questo +mondo detestabile? + +Si alzò; il suo viso, fattosi scuro per un istante mentre pronunciava +codeste parole, riprese la sua espressione solita, e, col sorriso +sulle labbra, si riavvicinò alla contessa. La conversazione divenne +tosto generale. Giunse il curato, e la marchesa giuocò con lui varie +partite di _tresette_. Giacomo, in un angolo, sempre con un libro in +mano, teneva il broncio; il che, naturalmente, faceva raddoppiare +la civetteria della bella contessa verso il nuovo arrivato. Questi +raccontò nuovamente alcuni aneddoti parigini, parlò de’ suoi viaggi, +lanciò a Giacomo, a Gorletti ed anche al dottore qualche risposta +assai applaudita, e fu sempre più divertente. Si ripeteva a voce bassa +ch’egli aveva davvero dello spirito, e le sue narrazioni aumentarono +il desiderio di saperne di più, tanto che lo si osservava con sempre +crescente curiosità. La marchesa particolarmente lo ammirava, pure +con qualche riserva. La stessa Elisa aveva quasi soggiogato la sua +tristezza e prendeva qualche parte alla conversazione, tranquillamente. +Si servì il tè. Il fuoco fiammeggiava di nuovo, gettava grandi bagliori +dorati sulla tappezzeria verde chiara a grandi ramificazioni di +smaglianti colori, sopra le cornici dei vecchi quadri anneriti. Massimo +era stato bloccato in un angolo dal piccolo Giacomo, che lo interrogava +sopra vari argomenti equivoci, e rideva forte, adulatore sincero +qual’era, alle risposte del magnifico cugino. Sopra un divano, Gorletti +prendeva delle note, ed il dottore dormiva il sonno del giusto, in una +delle vaste poltrone, digerendo scientificamente. + +Le undici e mezzo suonarono; il vecchio curato si era accomiatato, e +tutti si dettero la felice notte sul grande scalone, illuminato dai +domestici che portavano dei lumi. + +Un quarto d’ora più tardi, tutto era tranquillo nella villa. Il pittore +si addormentava profondamente; Giacomo ed Arombelli vegliarono ancora, +fumando e parlando di cavalli; la padrona di casa leggeva nel suo gran +letto a colonne l’ultimo romanzo inglese della _Tauchnitz Edition_; +donna Maria, nella camera della sua amica, la burlava per il suo +contegno con d’Astorre, il quale, dal canto suo, certo non pensava a +lei, poichè, seduto a un tavolino, vicino al fuoco, scriveva alcune +lettere che parevano assorbire tutta la sua attenzione. Ma, in fondo in +fondo del lungo corridoio, Elisa Valenti aveva spento il lume, e, con +la faccia nascosta nel guanciale, piangeva ancora silenziosamente nella +notte. + + +II. + +Fu una notte orribile per Elisa; ogni pensiero era una sofferenza, +e cento imagini desolanti le sorgevano subitamente dinanzi — visioni +profetiche, terribili quanto la realtà. Poi si addormentò d’un sonno +pesante, pieno d’incubi, che furono solo interrotti dai primi raggi +del sole. Si svegliò bruscamente, e la verità, senza esagerazioni nè +paure nervose, le apparve in tutta la sua bruttezza. Sua madre doveva +giungere col treno di mezzogiorno, decisa a non più ammettere ritardi. +Bisognava decidersi nella giornata stessa, e la risposta _doveva_ +essere affermativa. In mezzo a tutte le sue angoscie, essa si sentiva +ancora libera, a quell’ultimo istante; non lo sarebbe più alla sera. La +si costringerebbe ad accettare la corte ufficiale del signor Gorletti, +e fra un mese, fra quindici giorni forse.... A una tale idea, tutta +l’anima sua si ribellava. — Poi, di nuovo, l’orribile rassegnazione la +fiaccava. A poco a poco il circolo de’ suoi pensieri si allargò; essa +rivide la sua vita svolgersi davanti a lei; i ricordi indimenticabili, +le gioie perdute; poichè, sebbene giovane, aveva già un passato che non +potrebbe mai cancellare dalla sua memoria. + +Rammentava indistintamente il formicolio dei passeggiatori e la lunga +fila di carrozze, alle Cascine, nelle calde giornate estive, mentre, +sotto la frescura degli alberi, guardava pigramente uno spettacolo +tanto splendido che ne rimaneva a momenti abbagliata, dal viale +polveroso fino all’orizzonte sfolgorante nella pompa del sole cadente +— ella si rivedeva seduta in una grande carrozza verde, nella quale +talvolta non si riusciva a farla star cheta, bimba capricciosa com’era, +annoiata dalla lentezza del cammino, e dove talora invece taceva e +restava immobile, resa meditabonda dalla precoce ammirazione delle +bellezze del paesaggio. Al giovedì, veniva anche il piccolo Giulio +Bardi, il compagno fedele de’ suoi giuochi, al quale voleva tanto bene, +ma che si stupiva sempre di vedere così serio, ne’ suoi abiti troppo +stretti da collegiale, ad onta della gioia d’un giorno “d’uscita„ — e +del quale si sforzava di non osservare troppo le povere scarpe ch’egli +nascondeva sempre. + +Rammentava un vasto e ricco quartiere, e le ricche acconciature di sua +madre, che vedeva sovente alla sera, pronta per andare ad un ballo, +tutta gioiata, mentre si abbottonava i guanti davanti allo specchio al +quale gettava un ultimo sguardo; avea la vecchia Annunciata diritta +dietro a lei, che le presentava un mantello tutto a ricami. E se sua +madre la intimidiva sempre un poco, l’agghiacciava in quei momenti +sopratutto. In quanto a suo padre, passavano settimane intere senza +ch’ella lo vedesse; poi, una bella mattina, entrava bruscamente nella +sua camera, l’abbracciava ridendo, le dava dei dolci o qualche piccolo +regalo, e se ne andava. + +Poi la scena mutava. Era il principio della rovina. Essa non +dimenticherebbe giammai le angoscie indovinate, le sventure intraviste, +le lotte, le dispute, le miserie alle quali aveva assistito senza +comprenderle del tutto — e le sue prime malinconie, attraversate da +risvegli di gioie infantili. + +I suoi si decisero allora a partire, e viaggiarono lungamente. Dopo +un soggiorno di alcune settimane a Cannes, dove si era molto annoiata, +tra sua madre taciturna e triste, suo padre che fumava tutto il giorno, +passeggiando sulla spiaggia, andarono a Parigi. Là, intimidita dapprima +dal tumulto della grande città, quasi per poco rimpianse la sua +cameretta, dove soffocava, ma la cui finestra s’apriva sul vasto mare, +azzureggiante sotto il sole. A poco a poco s’interessò allo spettacolo +continuo svolgentesi sotto ai suoi occhi. Amava fare dei lunghi +passeggi con l’Annunciata; specialmente quando, stanche, prendevano +l’omnibus per tornare a casa. Quanto le sembravano allora già lontani i +bei giorni di Firenze! Passava quasi tutte le giornale con la vecchia +domestica, e la sera con sua madre, che usciva di rado, e finiva ad +addormentarsi, con un romanzo in mano. Suo padre le aveva lasciate per +andare a Londra, dove, da quello ch’ella potè capire, sperava potere +rifare una fortuna in una grande speculazione. Poco dopo egli vi si +fissò ed esse lo raggiunsero. Elisa ebbe appena il tempo di vincere +la prima impressione di tristezza, ma ripensò lungamente, dopo che fu +ripartita, alle praterie d’un verde chiaro dei parchi pubblici sotto +un cielo quasi incoloro dove brillava un sole rosso, a quelle lunghe +sfilate d’erba tenera e verdissima che non si ritrova altrove. + +Gli affari tentati dal padre non riuscirono, e ritornarono a Parigi. +Poi, attraversando la Germania, rientrarono in Italia, e, sempre +costretti a vivere modestamente assai, andarono a stabilirsi in +campagna, in Piemonte dapprima, poi, definitivamente, al lago di Como. +Sua sorella, lasciata in collegio a Firenze, perchè troppo bambina +per viaggiare, li venne allora a raggiungere. Elisa, che l’amava +moltissimo, ridiventò allegra giuocando con lei. Pure, all’età in +cui le altre sono ancora bimbe, Elisa talvolta non lo era già più; e, +durante le belle sere di quel primo estate passate in riva al lago, +essa rimaneva a lungo appoggiata al davanzale della sua finestra, +ripensando a tutto quanto aveva veduto, riflettendo già a ciò che +sapeva della vita, e a ciò che tentava d’indovinare, volgendo nella +sua mente quei primi pensieri vaghi ed inquietanti, che, se potessero +esprimersi, formerebbero un poema sublime. Ma l’incanto di quelle +malinconie si dissipò bentosto, poichè fu visitata dal vero dolore, +che venne ad aiutare il rapido svolgimento dell’esser suo, aggiungendo +le orribili sofferenze di un primo lutto a quanto avevano già compito +la solitudine, la passione della lettura ed il raccoglimento. Un +mese soltanto dopo ch’erano state riunite, sua sorella, quella bimba +dalla testa bionda, possedente già l’adorabile bellezza degli esseri +privilegiati che devono solo conoscere l’alba della vita terrena, si +ammalò e lentamente morì, dopo una lunga lotta. — Quando Elisa potè +alfine ritrovare un po’ di calma, credette sentire che già nel suo +petto batteva un cuore di donna. Le sembrava che il dolore, venuto +in tal modo a prenderla per mano fino dai primi passi, dovesse ora +accompagnarla fino in fondo. La vita le appariva come una lunga e dura +prova, e, al tempo stesso, si sentì forte per combattere. Ma si trovò +ben sola. + +Certo ella sentiva, nel forte slancio della sua gioventù appena +incominciata, anche quasi dei presentimenti di felicità, ma dinanzi al +suo sguardo teso, le lontananze apparivano melanconicamente velate. + +Si desolava sopratutto di non amare i suoi genitori quanto avrebbe +voluto. L’affetto per suo padre era in lei vivissimo, senza dubbio; +ma egli si assentava troppo spesso, sembrava sempre preoccupato, ed +era di pessimo umore quando veniva a casa; lui che tutti, in società, +dicevano tanto divertente! E non poteva sentire per sua madre quella +confidenza soave e illimitata che le sarebbe sembrata naturale — +sebbene facesse ogni sforzo per amarla. Bisogna pur dirlo, l’attitudine +della signora Valenti dava ragione a sua figlia. Sempre occupata di +sè, inasprita contro tutti, non potendo mai rassegnarsi al cambiamento +successo, essa non sapeva cercare nella sua creatura, unica oramai, +quella consolazione di tutto, che avrebbe dovuto trovare in lei, e si +accontentava di far finta di dirigerne gli studi. Elisa ne soffriva +internamente, in silenzio, sforzandosi di sorridere e d’essere gentile, +e imparando in tal modo — all’età della imprevidenza — a nascondere le +sue pene e i suoi intimi pensieri. + +La modesta casetta dove si erano ritirati, era situata sulla riva +destra del lago di Como, come sospesa a metà della salita sul versante +un po’ ripido della montagna — piccola, e tutta dipinta d’un orribile +color lilla scuro con delle persiane giallastre. Un giardinetto, +pieno di rose, sul davanti; a destra un orto, la strada a gradinata +sulla sinistra; e dietro la montagna che potevasi quasi toccare dalle +finestre posteriori del primo piano. Dal balcone sul davanti, al +contrario, si godeva di una veduta spaziosa, che cambiava continuamente +secondo le più lievi variazioni del cielo. Nelle belle giornate, lo +sguardo riposava sul lago tutto azzurro e sulla riva opposta, sparsa di +bianche ville, avente per sfondo le alte forme brune delle montagne; +a sinistra il lago si rinserrava, svoltando; mentre dall’altra parte +sembrava distendersi in una espansione infinita delle sue bellezze. +Abbandonando la casa, camminando a destra, l’occhio era subito attratto +in basso dal candore della Pliniana, contrastante con la sua corona di +verde cupo, ed esalante, dal delizioso abisso che si prolunga dietro la +villa, come il profumo d’una frescura ignota altrove — quasi divina. + +Gorletti veniva allora spesso a trovarli, e impegnava lunghe +conversazioni ora con Valenti, ora con la signora. Si avevano per lui +i maggiori riguardi e sovente, ad onta di tutto, egli se ne andava con +un’aria malcontenta. + +Una volta Elisa lo sentì che si arrabbiava e sgridava suo padre, e quel +giorno, con grande sorpresa di lei, gli si mostrò una cortesia ancora +maggiore del solito, e, quando partì, lo si pregò con insistenza di +ritornare. + +Da quell’istante, ella cominciò a detestarlo davvero. Sua madre, +invece, non cessava dal cantare le lodi del signor Gorletti in tutti +i toni. Finì col dichiarare a sua figlia che quell’uomo avedutissimo, +d’un gran sapere e di buon consiglio, era il loro migliore amico; e +che, dal momento ch’egli si sagrificava per loro al punto di aiutarli +nel loro affari, bisognava manifestargli vivissima riconoscenza, e +confidare in lui completamente. + +La loro posizione, infatti, migliorava un poco. Non già che potessero +sperare di rifare la fortuna perduta; ma si era almeno giunti +ad arrestarsi sul pendio di una rovina che li avrebbe condotti +irrevocabilmente alla miseria — ed ora potevano guardare un po’ più +pacatamente l’avvenire e vivere anzi un po’ meno male, con un benessere +relativo. Con quali mezzi Gorletti aveva potuto compiere un simile +miracolo? Ciò restava un mistero. + +La signora Valenti, cui non piaceva il soggiorno del lago e ch’era +sempre triste quando rimaneva sola, cominciava intanto a trovare +qualche vantaggio nelle società delle famiglie del vicinato, e andava +spesso a far visite, combinando le cose in modo di non dover poi +ricevere, non amando di mostrare in qual modo fossero alloggiati. +Erano dei milanesi che passavano là quasi tutto l’anno, per gusto o +per economia; dei forestieri pressochè stabiliti, o venuti solo per un +breve soggiorno, ma coi quali si faceva presto conoscenza — talvolta +della gente un poco spostata e dei quali si susurravano ogni specie di +storie, più o meno false. Ma la signora Valenti non era mai stata molto +meticolosa in codeste cose, o lo diventava ancora meno; bastava che vi +fosse un’apparenza di eleganza perchè non si curasse troppo del resto. +Essa aveva conosciuto molta gente durante il soggiorno all’estero, e +ad ogni momento ritrovava delle persone che aveva già incontrate, e di +tutte diceva senza distinzione “sono vecchi amici„. + +Intanto Elisa cresceva in libertà e si sviluppava moralmente e +fisicamente, senza che si pensasse molto ad aiutare la natura. Sua +madre, talvolta, le dava dei consigli sul modo di vestirsi, e non +s’incaricava più della sua educazione, come aveva avuto la pretesa di +farlo per lo addietro, giudicandola terminata. “Appena potrà abitare +una città, si _formerà_ ben presto; tutto quanto è stato possibile +nelle attuali circostanze, è stato fatto„, soleva dire. In realtà +l’istruzione della fanciulla era stata assai negletta, e sarebbe +rimasta quasi ignorante se l’amore alla lettura ed il suo innato +desiderio di sapere, non avesse meravigliosamente supplito alla +negligenza dei suoi. + +La si lasciava libera, disapprovando però ad ogni momento ciò che +chiamavano le sue manie. Così, per esempio, rimaneva talora delle +giornate intere nella sua camera a leggere, mentre il tempo era +splendido e tutti correvano fuori. Poi, non appena il vento pieghettava +la superficie del lago e i grossi nuvoloni neri si ammonticchiavano +in cielo, se ne andava a passeggiar interminabilmente, finiva per +perdersi sui versanti boscosi delle colline, si spingeva a scoprire +luoghi sconosciuti per i piccoli sentieri nascosti tra i rovi — per +poi ritornare a casa, dopo varie ore di assenza, con la veste lacera, +e spesso tutta bagnata dalla pioggia dirotta. Allora la sgridavano +— il che non impediva che ricominciasse da capo. Sovente portava +seco una valigietta, quasi partisse per un breve viaggio, e restava +a leggere o a sognare con gli occhi aperti, accoccolata in qualche +strano cantuccio, all’ombra di un albero, da dove si dominava il lago. +Ogni giorno diventava più selvaggia, e rifiutava di accompagnare la +madre nelle sue visite; non era però esente di una certa civetteria, +e già imparava a vestirsi, benchè assai semplicemente e in un modo +un po’ diverso dal convenzionale. Finì col conoscere tutte le strade, +tutti i sentieri, tutti gli angoli e a famigliarizzarsi sempre più con +l’incantevole spettacolo che la circondava, e del quale non poteva +stancarsi, poichè era più variato de’ suoi pensieri di fanciulla, e +sembrava volesse compiacerla, accordandosi tanto bene con i sogni della +sua imaginazione. + +Alla fine dell’estate, le ville o gli alberghi si popolarono. Da tutte +le parti giungeva gente. La stagione elegante incominciava; si parlava +di feste, di principi sovrani attesi con numeroso seguito, di regate, +d’illuminazioni. La signora Valenti trovava il soggiorno del lago meno +disaggradevole. Gorletti raccomandava l’economia. Elisa temeva che +la sua solitudine non ne avesse ad esser turbata. Dovette, infatti, +cambiare un poco le sue abitudini, moderare la sua passione di libertà, +ed accompagnare sua madre a qualche ritrovo dov’era stata invitata. +Si fecero delle escursioni sul lago. Una volta, per esempio, andarono +a Como ad incontrare alcuni “amici„ che arrivavano direttamente +da Venezia, per prendere a Colico la strada della Svizzera. Era +un’occasione per vedere tutto il lago. + +Partirono all’alba; la _breva_ aveva soffiato nella notte, ma sul +far del giorno, sotto il cielo ridiventato tutto limpido, il lago +era perfettamente calmo. Faceva un calore aggradevole; dal ponte del +battello a vapore si scorgevano le due rive con la loro cupa verzura +dove biancheggiavano le ville e, innalzandosi dolcemente al di sopra, +le montagne dalle cime incoronate di sole. Grosse barche attraversavano +il lago, senza fretta, da una sponda all’altra. Vicinissimo al +battello, entro piccoli canotti di forma molto allungata, alcuni +giovanotti e ragazze remavano allegramente, ridendo della lieve +tempesta sollevata dalle ruote, e guardavano i passeggieri. A sinistra, +dove la riva è talvolta quasi a picco, qualche casa sembrava sorgere +dall’acqua; mentre a destra si vedevano correre delle carrozze sulla +strada, dalla quale s’innalzavano dei grandi alberi di tanto in tanto. +Davanti, in faccia, il lago si allargava, e lo sguardo si perdeva entro +una nebbia luminosa; all’indietro scompariva lentamente la piccola +città di Como, col suo porto in miniatura, la sua piazza ingombra di +gente, e la cupola della sua cattedrale. V’era folla sul ponte del +battello, quel giorno: uomini d’affari, forestieri, villeggianti. Elisa +godeva internamente del raggiante spettacolo svolgentesi dinanzi a +lei, ma parlava poco, e spesso il suo sguardo si faceva triste. Ella +soltanto rispondeva macchinalmente alle domande che le venivano rivolte +e che interrompevano la sua estasi tranquilla. Certi passeggieri la +interessavano; osservò una donna di una bellezza affatto speciale, +dalla figura giovanissima e dai capelli già bianchi, accompagnata da +un vecchio signore dall’aspetto militare, suo padre probabilmente; poi +un giovane, metà coricato sulla panchina, e che, malgrado il caldo, +era avviluppato in un _plaid_ fino agli occhi — due grandi occhi +neri che talvolta la guardavano fisso. La signora Valenti era gaia +e discorreva con tutti, tra gli altri anche col marchese d’Astorre, +che si trovava lì in compagnia di una famiglia inglese. Essa era +orgogliosa di mostrarsi intima con un uomo così elegante ed altolocato. +Egli indirizzò anche qualche volta la parola ad Elisa, e benchè lei +non avesse simpatia per lui, riuscì a attirare la sua attenzione +con le idee paradossali che sosteneva languidamente. Tutte le volte +che per caso avevano incontrato d’Astorre, la signora Valenti aveva +rimproverato a sua figlia di non esser stata abbastanza gentile. + +Si passò davanti al falso castello dipinto color mattone, circondato +dai magnifici alberi della Villa d’Este, ed Elisa, voltandosi verso la +sponda di destra, cercò la loro casa. E vedendola, piccolissima, come +un balocco da gigante dimenticato tra il verde, sentì che già l’amava +con tutto il cuore, quel modesto rifugio tanto odiato da sua madre. +Poi il lago s’allargò. Le rive erano meno abitate; solo si scorgeva +qualche umile villaggio, e talora una timida casetta. Ai luoghi dove +il battello non approdava, alcune barche piene di gente si fermavano un +istante per prendere i nuovi arrivati. + +V’erano mille cose da osservare sulla sponda più vicina. Si comprendeva +al modo con cui certi vecchi erano appoggiati a un parapetto di pietra, +che quella era la loro sola e quotidiana distrazione da moltissimi +anni. Alcuni preti, corpulenti, col tricorno inclinato per ripararsi +dal sole, e con un ombrello rosso in mano, saltavano pesantemente dal +vapore nella barca, indirizzando con famigliarità la parola a qualche +donna del popolo già seduta, con un fagotto tra le mani, un fazzoletto +a fiori in testa, e che rispondeva con un largo sorriso. Sotto un +pergolato, nel giardinetto di un’osteria, dei borghesi “in barracca„ +sedevano a un tavolino, e quasi s’indovinava l’espressione delle loro +grosse faccie, rosse per il caldo e per lo sforzo fatto nel volersi +divertire. + +A poco a poco la scena mutava carattere. Le montagne s’innalzavano +più maestose, in una nudità bruna. Il lago si rinserrava da una parte; +un promontorio formava una larga sinuosità, e al di là, in un piccolo +golfo riparato dal vento, le case sembravano cuocere sotto il sole. + +Elisa osservò una darsena circondata da un muro di pietra, terminata da +una statua di vescovo annerita dal tempo e dalle vegetazioni parassite, +che, con le dita in alto, sembrava benedire i passanti; alzando gli +occhi li tenne a lungo rivolti allo svelto portico che sorge alla cima +della collinetta sopra il promontorio, sopra la Villa Arconati, ed i +cui tre archi eleganti, pieni di cielo azzurro, si disegnano nettamente +nello spazio, e nelle giornate chiare acquistano una bianchezza +splendente nella limpidezza dell’aria. + +La sponda diventava aristocratica: non si vedevano che giardini +dal verde cupo, e dalla sabbia fina, che cancelli pesanti a blasoni +dorati. Un albergo, nuovissimo, con il suo lusso banale, appariva ad un +tratto mentre si stava ancora ammirando un’antica villa all’italiana, +abbandonata a metà, dove la natura aveva quasi ripreso possesso, +e invadeva liberamente i pergolati architettonici, mettendo così +in rilievo l’antitesi tra l’opulenza d’una volta e la prodigalità +moderna. Talvolta passavano dei canotti, ornati a poppa da una bandiera +stemmata, dove due barcaiuoli vestiti alla marinara, remavano con +gusto. Seguendo con lo sguardo quelle barche che filavano rapide, si +poteva imaginare tutta la vita delle persone che le occupavano. Spesso +una finestra apertasi d’improvviso, una carrozza che si fermava ad +una porta, un interno vagamente intraveduto, mostravano a Elisa del +frammenti d’esistenze ch’essa, nella sua giovane mente, ricostituiva +per intero. + +A Cadenabbia, d’Astorre discese. V’era molta gente allo sbarco e +dinanzi al grande albergo. Alcuni forestieri prendevano il tè, seduti +davanti a un tavolino rustico. Una testa di fanciulla, bella come un +ritratto di Laurence, apparve ad un balcone. La gente si urtava. Dal +battello alla sponda era uno scambio di vociferazioni e d’ingiurie; +dei pacchi erano buttati a rischio di farli cadere nell’acqua. I +facchini, curvi sotto al peso dei bauli, bestemmiavano spingendosi. +Mentre due signori si chiedevano scusa d’essersi leggermente urtati, un +contadino li scostava con una gomitata, e passava oltre. Il segretario +dell’albergo stava diritto nella sua tenuta corretta, e sorrideva ai +forestieri. + +Non si toccò Bellagio. Il paese prendeva ad ogni istante un aspetto +più severo, e senza la caldura soffocante, si avrebbe potuto credersi +in Svizzera. Il sole ardeva, ma si sentiva che certi soffii di brezza +giungevano direttamente dalle Alpi. Il lago, sempre più largo, si +biforcava allungandosi da una parte fino a Lecco, incassato fra le alte +montagne aride che s’era stupiti di vedere disegnarsi sopra un cielo +tutto azzurro. I passaggieri poterono soltanto gettare un lungo sguardo +da quel lato, giacchè il battello continuò diritto il suo cammino. + +Durante la tarda colazione a Colico, Elisa parlò un poco, ma al +ritorno, sul ponte quasi deserto e silenzioso, al momento in cui sua +madre non cessava dall’esprimere quanto le doleva di aver lasciato +i suoi “amici„ e quanto le sarebbe piaciuto di continuare il viaggio +con loro, essa ricominciò a sognare, mentre l’ombra saliva e invadeva +lentamente le altezze. Invano suo padre tentò di scherzare. I suoi +pensieri la tenevano lontana da quanto la circondava, e faceva uno +sforzo per ricapitolare le impressioni di codesta giornata, che, +nella monotonia della sua esistenza, ella non potrebbe facilmente +dimenticare. Nulla le era accaduto; ma le sue idee avevano potuto +prendere un nuovo indirizzo, e, all’epoca della vita in cui si trovava, +i pensieri sembrano cose reali e hanno la importanza degli avvenimenti. + +Settembre incominciava, ma, in quell’anno, il caldo sembrava più +pesante che in luglio. Elisa ne soffriva; diventava pigra, non faceva +più le sue lunghe passeggiate e stava per delle ore seduta all’ombra, +sull’erba, con gli occhi semichiusi, contemplando. Era quella che si +chiama “la bella stagione„, ma lei non l’amava, ed avrebbe preferito +lo spavento d’una tempesta all’afa di quelle giornate tutte uguali, +allorchè nella luce cruda, le tinte si confondono, e che sotto un +cielo di una serenità snervante, il paesaggio appare tutto confuso in +un pulvischio luminoso. Da un pezzo ella pensava che l’estate stava +per finire, ma l’estate perdurava e prolungava le sue insopportabili +giornate canicolari. + +Essa piegava sotto il peso della solitudine. Le sembrava d’essere +sola al mondo, e di dovervi rimanere sempre sola; tutti quelli che la +circondavano erano per lei stranieri. E questo sentimento diventava +sempre più forte; più le rive del lago si popolavano, più sua madre +parlava ad ogni istante di nuovi venuti, e più si vedevano i battelli +a vapore zeppi di gente passare fieramente, come accasciati dal caldo, +sopra l’azzurro metallico dell’acqua, scuotendo il loro nero pennacchio +di fumo nell’aria torrida. + +Era ancora quasi impossibile di uscire in pieno giorno, e le ville ben +chiuse, con le persiane chiuse e le tende abbassate, pareva facessero +la siesta. Quelle che bagnavano nell’acqua sembravano più felici. +Il marmo — codesto simbolo della freddezza — s’infiammava al sole. +L’asfalto dei terrazzi si copriva di fessure sotto i raggi possenti. +I mattoni e le tegole parevano cuocere di nuovo. I fiori troppo +largamente aperti piegavano il loro fragile capo ed avvizzivano ad un +tratto. I piccoli viali del giardino erano sparsi di foglie di rosa, +sparpagliate dal soffio ostinato dell’estate; vanamente nella frescura +relativa delle prime ore, Elisa rialzava gli arbusti cadenti, poichè +sempre il meriggio li rigettava quasi a terra. + +I contadini imploravano la pioggia. Venne alfine. I temporali +scoppiarono, l’uno subito dopo l’altro. Brevi acquazzoni torrenziali +rigarono con le loro mille freccie bigie il cielo oscurato. — Quelli +che avevano combinato qualche gita per l’indomani erano desolati. — +Ma Elisa, contenta, contemplava il magnifico cambiamento di scena, +attraverso le persiane socchiuse. Poi, dopo quelle prime ardite +battaglie, il cattivo tempo si stabilì, vincitore. Durante molti giorni +una fine pioggia cadde incessante. Nei cieli svariati e talvolta +stranissimi, grossi nuvoloni viaggiavano lenti, mutando forme e +tinte, lasciando per caso scorgere qualche breve lembo d’azzurro, poi +mescolandosi d’un tratto e stendendosi come un grande lenzuolo plumbeo. +Tutto riviveva sotto la pioggia benefica — e l’estate, che aveva +resistito tanto a lungo, bruscamente cessava. + +Eppure alcune settimane trascorsero ancora prima ch’Elisa sentisse +tutto l’incanto segreto e penetrante dell’autunno. Se ne accorse +quasi all’improvviso. Negli stessi giorni, verso la fine di ottobre, i +forestieri fuggirono intimiditi dai primi freddi; le foglie ingiallite +coprirono il suolo nei giardini deserti delle ville — e là, nei posti +dove tanti allegri cicaleggi erano stati accompagnati dal canto degli +uccelli, il silenzio regnò subitamente sotto gli alberi nudi. Come +sempre, sembrava che gli scoppii di riso che erano svaniti per l’aria, +aumentassero la tristezza delle case chiuse. + +Ma le giovinette pensose che solo conoscono le sofferenze sane, e +nelle loro aspirazioni alle gioie pure non hanno altri presentimenti +che quelli dell’ignoto dolore, adorano la malinconia delle cose. Elisa +si sentiva riprender possesso del paesaggio, ora che tutti quegli +importuni se n’erano andati. Come prima essa di nuovo confidava al +_suo_ lago tutto quanto non sapeva esprimere, e le pareva che i suoi +più segreti pensieri fossero compresi da quell’ammirevole natura. + +Una mattina, in una di quelle dolci e inquietanti giornate autunnali +in cui si vorrebbe poter camminar sempre, come nei racconti di fate, +alla scoperta di paesi sconosciuti, Elisa, spinta dal rinnovato +fascino d’una delle sue passeggiate abituali, si era lasciata +andare un po’ troppo lontano, e si perdette. Il suo vestito di panno +marrone, artisticamente rialzato sui suoi graziosi stivaletti, il suo +cappello di feltro a tese rialzate messo da una parte sopra i suoi bei +capelli, il suo giovane viso un po’ rosso per la crudezza dell’aria, +ella camminava speditamente, e guardava lontano dinanzi a sè, come +cercando l’orizzonte, mentre il suo pensiero si perdeva ben più lungi +ancora. Accorgendosi ad un tratto che non sapeva più dove si trovasse, +s’arrestò. Poi, riflettendo, tornò indietro, ma varii piccoli sentieri +profondi e una strada si offrivano a lei. Indecisa, si avventurò sulla +via più larga, a caso, rallentando il suo cammino nella speranza di +scorgere qualcuno a cui chiedere una indicazione. Finalmente, vide a +breve distanza un uomo che le voltava la schiena, e che, con la testa +bassa, pareva cercasse qualcosa per terra. Lo credette un contadino, e +lo chiamò. Vivacemente egli si voltò e le corse incontro; ma, quando +le fu vicino, ella dovette arrossire un poco e fu con una voce assai +timida che gli fece la sua domanda. + +Egli non era un contadino, sebbene fosse vestito come potrebbe essere +il figlio d’un fittabile. Il suo costume un po’ grossolano contrastava +con un bel viso regolarissimo e bianco sotto l’imbronzatura del sole, +coi fini capelli castani, con gli occhi di un azzurro cupo e con una +speciale eleganza nell’andatura. Egli sollevò il suo cappello sformato +dalle pioggie, e, un poco turbato a sua volta, le chiese il permesso di +rimetterla sulla strada giusta. + +Scambiarono qualche parola, imbarazzati, poi camminarono in silenzio. +Elisa si accomodò alla situazione un po’ difficile. L’italiano +purissimo ed il modo corretto ed anche alquanto ricercato d’esprimersi +del giovane, la stupirono e non giungeva ad indovinare chi fosse. Lo +guardava attentamente, alla sfuggita, quasi suo malgrado. Era chiaro +ch’egli conosceva i dintorni, ed il caso solo aveva vietato che non si +fossero già incontrati più volte; egli poi sembrava conoscerla pure, +lei e la sua famiglia. + +— La lascierò quando scorgeremo la sua casa, — le aveva detto. + +Certo doveva aver ricevuta una educazione superiore, ma sembrava +povero. Mentre lei si rassicurava, ed arrischiava qualche frase, +lui sembrava diventare più riserbato. Sulle prime l’aveva guardata, +timido, come stesse per parlare, ma non vi si sapesse decidere; poi +non aveva più osato rivolgerle lo sguardo. Una volta le stese la +mano per aiutarla in un passo difficile; ma poi quando il sentiero, +rovinato dalla pioggia, divenne decisamente cattivo, non lo fece più. +Bruscamente, dopo un lungo silenzio, disse: + +— Dev’essere stanca, signorina. Non si vorrebbe riposare un momento? +Non siamo che a metà strada. + +Ella si fermò e sedette sopra un grosso tronco d’albero ch’egli +aveva ripulito; lui restò in piedi dinanzi a lei. Entrambi allora si +sentirono imbarazzati assai. Il vento stormiva tra le ultime foglie. +Non potevano vietarsi di ascoltare quel rumore. — Un pittore che li +avesse veduti in quel momento avrebbe trovato un quadro bell’e fatto, +tanto era seducente il contrasto fra essi ed il paesaggio circondante, +tanto la freschezza della loro gioventù splendeva sul fondo imbrunito +della natura. + +Allora Elisa, felice un minuto prima, si sentì inquieta; ebbe quasi +paura, ed il solo presentimento ch’egli stava per dire qualche cosa, la +fece arrossire. + +Ma impallidì quando finalmente egli susurrò turbato: + +— Lei non mi riconosce dunque, signora Elisa? Io l’ho riconosciuta +subito, sul battello, quest’estate. Ero in un angolo, tutto avvolto +nelle coperte, poichè uscivo appena di malattia. E, siccome lei mi +guardava, ho sperato per un istante, ed ho quasi avuto paura allo +stesso tempo. Sono diventato orso del tutto, e sua madre mi ha sempre +intimidito. Ma ecco ciò che desideravo: incontrarla sola. + +Elisa si alzò, quasi spaventata, e fece una mossa per partire. + +Egli sorrise. + +— Davvero, — disse, — lei vuol fuggire? Sono dunque ben mutato? + +Una inflessione della voce la scosse. Lo guardò con attenzione, +stupitissima. + +— Lui, — esclamò quasi involontariamente. + +— Come s’è fatta bella, ed alta! + +— Giulio Bardi! — disse lei. + +Era lui, infatti, il suo antico compagno, il meschino collegiale +di Firenze, diventato un bel giovane. Ella gli stese la mano con un +sorriso stupito, e lui la strinse amichevolmente. + +Poi ripigliarono il loro cammino. Ambedue avrebbero voluto parlare e +non trovavano nulla da dirsi; pensavano che sarebbe stato naturale di +discorrere, e che dovevano avere molte cose da raccontarsi, e tacevano. +Elisa sentiva mille pensieri sorgerle nella testa, e guardava talora +il suo compagno, il di cui inatteso incontro le ridava dei ricordi +d’infanzia, ma c’era adesso un imbarazzo tra di loro. + +Intanto lei si perdeva in congetture. In che modo era lì? Dove +dimorava? Com’era che non si fossero già incontrati? + +Finalmente lui pigliò coraggio, e in un modo un poco contorto, +rispettoso e famigliare ad un tempo, le narrò in qual modo avesse +perduto i suoi genitori, e fosse rimasto solo e povero. Per fortuna suo +padre gli aveva dato una educazione utile, e lo aveva posto in grado +di trarsi d’impaccio. Abbandonato giovanissimo alla propria attività, +aveva acquistato una certa maturità precoce, la quale, visibile sul +suo volto, gli dava una seduzione di più, contrastando con la sua +giovinezza. — Elisa, guardandolo, osservava quanto fosse mutato, ma +ritrovava anche le traccie degli antichi lineamenti, mezzo cancellate +dalla sua memoria. Una piega del labbro, un’occhiata, un gesto, +bastavano ad evocare innanzi a lei una scena della loro fanciullezza, +ed, a momenti, egli le pareva talmente lo stesso, sebbene assai più +alto e bello, che si stupiva di non averlo riconosciuto subito. + +Egli le raccontò la sua vita, li ultimi anni di suo padre che lei +rammentava benissimo, l’uscita dal collegio dove aveva tanto sofferto, +i suoi rapidi studi alla università di Pisa, che aveva lasciato da poco +con una laurea d’ingegnere. + +Adesso era impiegato in una fabbrica situata a un paio di chilometri +di distanza, appartenente a un suo cugino, il di cui padre aveva fatto +fortuna nelle Indie dove possedeva diversi stabilimenti commerciali. +Egli ora studiava praticamente le macchine, intanto che gli si cercava +uno stabile impiego conveniente, poichè doveva lavorar molto e seguire +seriamente la carriera prescelta. Occupatissimo di mattina e di sera, +era talvolta libero nel pomeriggio, e faceva allora lunghe passeggiate. +Già più volte aveva sperato incontrarla. + +— E perchè non è venuto a casa, semplicemente? + +— Non so. Non oso. Non vorrei.... + +— Ma ora verrà? + +— No, preferirei non venire, almeno per adesso. Più tardi forse.... + +— Eppure bisognerà bene che si decida a venire, se mi vorrà vedere. + +— Sì, ma.... + +Non finì, ma lei indovinò, poichè lo interruppe per fargli notare +alcune barche che filavano velocissime sull’acqua. + +Mentre Elisa mostrava a Giulio la propria casa, videro varie persone +che si avvicinavano, appena celate da un gruppo di piante. Elisa udì +la voce di suo padre e quella di Gorletti, e voltandosi vivamente verso +il giovane gli disse “Addio!„ Lui capì, le strinse la mano rispondendo: +“Arrivederci„, e s’allontanò prestissimo. + +Ella rincasò un poco turbata. Era contenta assai di aver ritrovato +il suo antico amico, e si sentì allegra, ad onta delle piccole +punzecchiature di sua madre e della presenza di Gorletti a pranzo. A un +certo momento, fu sul punto di parlare dell’incontro fatto, e non potè +decidervisi; provava una invincibile ripugnanza a farlo, anche perchè +non vi era autorizzata da Giulio. + +All’indomani ella uscì abbastanza tardi, e se ne andò per una strada +che non prendeva d’abitudine. Alla prima voltata, incontrò Giulio. Essi +affettarono una completa naturalezza, si misero a camminare insieme +senza dare importanza veruna al loro incontro, e più volevano parere +a loro bell’agio, più si sentivano internamente imbarazzati. Per lei, +codesto giovane, che non aveva subito riconosciuto il giorno prima, era +ad un tempo un fratello ed un estraneo. Talora, in presenza di lui, +credeva ridiventar bambina, e avrebbe voluto correre e giuocare come +una volta; poi, le sembrava commettere una strana azione, passeggiando +così sola con codesto giovane, e sentiva un indistinto rammarico che +ciò fosse strano, ed una malinconia di non saper più giuocare. Egli +le chiese s’ella avesse talvolta pensato a lui in tutto quel tempo, ed +ella rispose negligentemente: + +— Sì, spesso. E lei rammenta le nostre grandi dispute, nel salottino +giallo, i giovedì sera, a Firenze? + +Lui non aveva mai del tutto perduto di vista i suoi antichi amici, +durante quegli anni. Chiedeva loro nuove in collegio, a quanti +venivano. Aveva saputo dei loro viaggi, del loro ritorno, e che si +erano poi fissati sul lago. Anzi fece perfino, con delicatezza, +un’allusione alle loro disgrazie. Ed era stato ben contento di +trovare — per alcuni mesi almeno — un impiego così vicino a lei. I +primi giorni, appena giunto, n’era stato tutto felice, poi la sua +selvatichezza gli aveva impedito di presentarsi in casa sua. Sovente +aveva rigirato, come un ladro, intorno alla piccola villa. Assai +commosso nel riconoscerla sul battello, quella volta, non aveva avuto +il coraggio di mostrarsi. La sua idea fissa era d’incontrarla sola, +per parlarle a lei in particolare, prima; e una volta l’aveva veduta +infatti, ma non aveva osato. La trovava diventata imponente e non +si sarebbe forse mai deciso ad indirizzarle la parola, se lei non lo +avesse chiamato. Ciò la fece ridere. Gli chiese s’era stato felice. +Egli le rispose: + +— No, la mia infanzia è stata triste, lo sapete, ed ho trovato la vita +dura fin dal principio. Ma ho buona speranza. + +Poi aggiunse bruscamente: + +— Resterete sempre qui? + +— Non lo so. La mamma vorrebbe andare a Milano o a Firenze. Io, +preferisco rimanere. + +Discorsero a lungo; il primo imbarazzo si dissipava a poco a poco. +Elisa fu sgridata quando ritornò a casa. Erano venute delle visite; +l’avevano domandata; lei non c’era mai. Era una vergogna di correre +sempre in quel modo per le strade, come una piccola selvaggia. + +Restò due giorni in casa; uscì una volta sola, di sera, con sua madre. +Il terzo giorno se ne andò di bel nuovo, ma senza incontrare Giulio. +Si rimproverò di stupirsene, e fu adirata contro sè stessa, sentendosi +involontariamente malinconica. + +Intanto era venuto l’inverno. La neve cadde d’improvviso e per qualche +giorno rigò di linee bianche il cielo ornato. Ma ben presto il sole +prezioso della stagione morta riapparve. La luce ridiventò chiarissima, +e le curve lontane s’accusavano sul fondo incolore dell’atmosfera, +riavvicinando gli oggetti e rendendo visibili i minimi particolari. +L’aria era sanissima ed il freddo diventava pungente. Sul cielo puro +e grigiastro, con delle aperture di azzurro smorto, le cime delle +montagne, già risplendenti sotto la bianchezza del loro primo manto, +erano dorate dai timidi raggi del sole. + +Non si sa abbastanza cosa sia l’inverno al lago di Como. In realtà, +nulla è più bello. Ma, naturalmente, per abitudine e per moda, non vi +si va che nella bella stagione, e solo alcuni privilegiati godono le +magnificenze del gennaio, e le comprendono. + +Le sponde brune e nude, i versanti spogli delle colline, la durezza +dei contorni, fanno sì che, nelle belle giornate, il lago tranquillo +sembra più piccolo e come più profondamente incassato nel suo bacino. +Vi regna un silenzio straordinario, che sembra scendere dalle altezze +nevose, e stendersi sull’acqua; e da tutto ciò scaturisce un intimo +fascino, una pace che accheta l’anima nostra soavemente e ne dà delle +idee tanto vere e sane, che perfino le ville tutte chiuse e come morte +non ne affliggono, poichè, nella maestà vivificante di quella scena, la +presenza dell’uomo ne sembra poco necessaria. È là che gli amici che +si amano sinceramente, possono provare la buona illusione di credersi +soli al mondo. Quanto si sta bene, in quelle belle giornate, nelle +ore del pomeriggio, in una barca che fila rapidamente sull’acqua! Il +rumore dei remi che solo turba il silenzio quasi solenne, ha, per chi +sa ascoltarlo, un cullamento di singolare dolcezza. Ben coperti, si +ha caldo, sotto il sole che diventa insopportabile qualche mese dopo, +e che intanto ha soltanto la soavità di una carezza. E, in codesto +benessere fisico completo, in questo calore dolce che non permette +di rimpiangere Nizza, lo sguardo si bea del contrasto del paesaggio +invernale che spiega tutte le sue fredde bellezze. Da certi punti dove +la riva scende a picco, alcune prestigiose stalattiti facendo pendere +le loro innumerevoli lame dai riflessi prismatici sono sospese alle +roccie severe che ricoprono della loro ombra l’acqua. + +Fu durante uno dei più incantevoli inverni immaginabili, sulla sponda +destra del primo bacino del lago — il più caldo e il più riparato dai +venti — che Giulio ed Elisa s’incontrarono assai spesso senza darsi +ritrovo, e sentirono a poco a poco la loro antica amicizia rinascere +in loro, e modificarsi. Elisa rifece con lui tutte le sue abituali +passeggiate, e andarono insieme alla scoperta di altri posti ancora +sconosciuti. + +Una sera, scendendo in sala, ella ebbe una scossa e si soffermò sulla +soglia, stupita. Giulio era là, seduto e discorrendo tranquillamente +con la signora Valenti e una vicina che veniva spesso. Egli non aveva +prevenuto Elisa, e dopo d’essersi lasciato pregare tante volte da lei +invano, aveva messo da parte la sua selvatichezza e vinto la ripulsione +che provava per i parenti della sua amica, ed era venuto per farle una +sorpresa. + +— Elisa, — le disse suo padre, — spero bene che non fingerai di non +riconoscerlo. È il piccolo Bardi, il tuo compagno d’una volta. + +Ella arrossì leggermente, stringendogli la mano, ma nessuna parola +tradì il legame già esistente fra di loro. Giulio chiacchierò +con naturalezza, parlò de’ suoi studi, de’ suoi progetti, ma, +accomiatandosi, gettò a Elisa un’occhiata che voleva dire: a domani. +Lei era contenta che si fosse deciso a venire, poichè l’idea di vederlo +di nascosto le ripugnava. Ma ritrovandosi all’indomani sola con lui, +pei viottoli, si sentì al contrario meno rassicurata, e, allo stesso +tempo, un pericoloso senso di nuovo benessere la penetrò. + +Il modo che s’erano ritrovati, i loro incontri che sembravano assegnati +dal caso, davano alle loro relazioni una tinta di mistero, ch’era pieno +di attesa. Potevano passeggiare insieme senza essere veduti da alcuno. +I contadini, che talora li salutavano passando, li credevano fratello e +sorella. Giulio ritornò ben di raro alla villetta, dove però era stato +benissimo ricevuto. Seduti sull’orlo d’un sentiero, donde scorgevan +il lago ai loro piedi, ammirando le grandi nuvole che scorrevano pel +cielo, sopra le bianche creste delle Alpi velate di bruma, essi spesso +tacevano, imbarazzati come il primo giorno. Un sentimento sorgeva tra +di loro che si accentuava di momento in momento. Non ebbero giammai +bisogno di dirsi che si amavano, tanto venne naturalmente, e fin dalla +prima volta, se lo ripeterono. + +I sentimenti si colorano a seconda dell’ambiente, e la cornice modifica +la passione. Il loro amore, nato nella solitudine, ebbe qualcosa di +primitivo; e, come nei tempi leggendari, la natura con la sua pace +vivificatrice, con i suoi fascini profondi e le sue voci segrete, vi +portò la sua innocente complicità. Fu cullato dalle calme bellezze di +un inverno dolce e severo, in un paesaggio di una magnifica uniformità, +e li avviluppò nella letargia delle cose. + +Già forte quando ritornò la primavera, codesto amore scoppiò con gioia +nel sordo gaudio universale. Il tempo aveva volato per essi come in un +sogno. Presto si videro circondati dai grandi alberi frondosi, coperti +dall’ombra dei rami, inebbriati dai profumi, guardati dagli uccelletti +ch’essi non turbavano. L’azzurro tutto nuovo del cielo li riempiva +di una smisurata fiducia. Ottennero la famigliarità della natura; +nulla si disturbava per loro, non spaventarono nessuna bestiolina, +nessun’ala si apriva al loro avvicinarsi. Compresero tutti i rumori, +ed anche il divino silenzio delle cose. Lo splendore del sole sul lago +e l’ombra dei boschetti li riempivano d’una uguale luce. La grande +serenità sparsa entrava nei loro cuori; il vincolo che li univa si +serrava ad esempio del vincolo della creazione, le armonie esteriori +si ripercotevano in tutto il loro essere; il loro amore ingigantiva, +derivando la sua forza da tutte le forze visibili, unendo tutte le +potenze a tutte le purezze. + +Elisa maturava rapidamente. La sua breve vita era stata abbastanza +variata. Nei frequenti cambiamenti d’orizzonte, aveva acquistato delle +vedute larghe e vere, e la sua eccezionale libertà le aveva dato una +giustezza di giudizio, un certo coraggio ed un’abilità in ogni cosa, +rare in società. E, sotto l’influenza della prova definitiva alla +quale essa si sottometteva, tutte queste qualità si sviluppavano +magnificamente in una quasi subita fioritura. + +Spesso chiedeva a sè medesima in qual modo avesse potuto amarlo così +presto, e non trovava risposta. Del resto, una stagione era scorsa +appena dacchè il grande cambiamento era accaduto, e già le sembrava che +un lunghissimo tempo fosse passato. La sua infanzia elegante, i ricordi +dei giorni penosi, la vita all’estero, la solitudine degli ultimi mesi, +come tutto ciò era già lontano! Come tutte codeste ore non erano state +altro che una graduale preparazione all’ora presente tutta rischiarata +da una luce rivelatrice! Le succedeva, in una delle rare visite di +Giulio, a casa, alla sera, di guardarlo un pezzo di nascosto, mentre +si discorreva senza badare a lei, e, contemplandolo, essa si stupiva di +pensare che quel giovane da lei non riconosciuto poche settimane prima, +era diventato padrone dell’anima sua; eppure trovava ciò naturalissimo. + +Vi era una certa similitudine tra il destino di Elisa e quello del +suo compagno d’infanzia; entrambi erano nati ricchi (poichè anche +il padre di Giulio si era rovinato, non per colpa sua, è vero, +ma completamente), ed entrambi si trovavano ancora al principio +della vita, quasi poveri; per entrambi il problema dell’avvenire si +presentava serio; lui doveva riconquistare una posizione; lei — e +ciò era ancora più inquietante — si vedeva condannata a cercare nel +matrimonio la fortuna prima della felicità. Giulio, serio, lavoratore +indefesso, era giovane in un modo divenuto rarissimo a’ giorni nostri; +pronto ad accogliere i sentimenti sani e vivificanti, amava la vita +di campagna, l’aria libera e lo spazio, l’attività del corpo e della +mente; egli ignorava il vizio, i morbosi desideri, le malate curiosità. +Ed allo stesso tempo era altrettanto lontano dal sentimentalismo falso, +dal romanzesco di convenzione; stava nella realtà, ma talmente rivolto +verso la verità, che poteva avvicinarsi all’ideale. Il suo soggiorno +alla fabbrica, i suoi studi misti a lunghe passeggiate solitarie, +la sua vita pura di campagnuolo libero, lo predisponevano a ricevere +quell’amore che, già da un pezzo — da quando aveva riveduto Elisa — +riempiva a poco a poco il suo cuore. + +Intorno ad essi la natura sola esisteva; si sentivano isolati e +contenti di non dover nulla a nessuno; da sè si erano ritrovati, +e si bastavano. D’altronde, pensavano a nulla; di rado sognavano +all’avvenire, e senza fermarvisi. Ma, in fondo, intendevano bene che +perfino il presente non apparteneva loro del tutto. Talvolta non era +loro concesso che d’incontrarsi per un istante, in gran fretta, e +restavano parecchi giorni senza vedersi, per non svegliare sospetti. +Lui però era pieno di fiducia; lei, invece, sperava solo a momenti +e d’improvviso presentiva la separazione. In giugno Giulio dovette +partire diffatti. Lo zio suo materno, il padre del cugino presso il +quale egli abitava, era giunto da Calcutta. Restò un giorno solo per +visitare la fabbrica e portò via suo nipote, a Milano, dove molti +affari lo attendevano. Gli addii furono tristi assai; questa prima +separazione, che doveva pur essere brevissima, sembrava definitiva ai +due giovani. I genitori d’Elisa, suo padre specialmente, si accorsero +presto d’un grande mutamento che avveniva in lei. Una malinconia quasi +fisica e che tentava invano dissimulare s’abbattè su di lei. Contando i +giorni, aspettava; poichè Giulio ritornava appena partito lo zio. + +Il giorno stabilito, Giulio non apparve. Elisa dissimulava sempre, ma +c’era qualcosa di febbrile nei suoi gesti. Andava sola a fare i suoi +passeggi — per i quali s’era ridiventati indulgenti — passo passo, +riandava tutte le strade, tutti i sentieri seguiti con lui. Finalmente +una domenica, mentre camminava più mesta che mai, Giulio le si parò +davanti d’improvviso, uscendo da dietro un grosso tronco d’albero, in +uno stretto viale. Era pallido assai, e sembrava un poco mutato. Al +solo mirarlo, essa ebbe il presentimento d’una sventura. + +Sulle prime egli non volle dir nulla, e, per alcuni minuti, si +abbandonarono unicamente alla gioia del rivedersi. Infine, a poco a +poco, con tutte le precauzioni possibili, studiandosi di celare il suo +proprio immenso dolore, egli parlò. + +Era semplice e terribile. Suo zio gli aveva fatto una splendida +proposta: lo condurrebbe via seco lui, lo associerebbe alla sua impresa +commerciale e lo aiuterebbe gagliardamente a rifarsi una fortuna. In +una parola, egli offriva assai generosamente al figlio di sua sorella, +diventato povero, un bellissimo avvenire che desolava il misero +ragazzo. Aveva voluto rifiutare; suo zio allora lo aveva guardato in +fondo agli occhi e gli aveva detto con un sorriso speciale: “Andiamo, +non facciamo sciocchezze, signor nipote mio.„ La situazione era troppo +evidente, d’altronde; ricusare sarebbe una follia. + +Erano ai piedi dello stesso albero, sotto il quale, il giorno del loro +primo incontro, Elisa si era riposata. Essa si lasciò cadere sul grosso +tronco muscoso, con l’occhio fisso al suolo, pallida ora quanto lui, +istupidita. Restò per qualche istante immobile, mentre lui, silenzioso, +la guardava; poi si mise a piangere. + +— Non vi può essere felicità per me, — disse Giulio finalmente, adagio, +a capo basso. — Andrò laggiù, lontano, diventerò ricco orribilmente; +a che mi servirà? Adesso la povertà è la mia disgrazia; allora, fra +molti lunghi anni, la fortuna mi peserà come un’ironia, e aumenterà la +mia disperazione. Sono assai positivo per la mia età, non mi faccio +illusioni; allo stesso tempo sento in me un amore eterno; non amerò +che voi in tutta la mia vita, anche se non dovessi più rivedervi. Voi, +dovrete maritarvi, dimenticarmi, poichè il ricordo mio non potrà che +rendervi infelice. Ah! tutto è finito! + +— No, — rispose lei semplicemente, — non mi mariterò. + +— E che farete dunque? + +— Vi aspetterò. + +Le disse ch’era impossibile; ch’ella non poteva sagrificarsi in tal +modo, ma si sentiva commosso ed esaltato. Il loro amore, ancora troppo +puro per essere altro fuorchè una infinita tenerezza, nel mentre +riempiva a loro tutto il cuore, prendeva nel loro pensiero una forma di +entusiasmo. In un magnifico slancio, dimenticando tutto, finirono per +accettare la loro devozione reciproca e si fecero le sublimi promesse. + +— Quanto tutto ciò è falso! — esclamò Elisa tutt’ad un tratto. — Che +bisogno abbiamo noi di denari! La povertà non sarebbe mille volte +preferibile alla separazione? + +Esaltati, decisero ch’egli ritornerebbe a Milano e rifiuterebbe +decisamente la proposta dello zio; che dopo poi lei avrebbe il coraggio +di raccontare tutto a suo padre. + +Elisa, sorretta da una forza interna, sicura di sè, sapeva che, +qualunque cosa accadesse, ella non cambierebbe mai. Ai primi passi +nella vita aveva preso la strada che seguirebbe fino al fondo. +L’indistruttibile amore, che si era impadronito di tutto l’esser suo, +le sembrava servisse di spiegazione a ogni cosa; la sua tristezza nella +solitudine, il suo desiderio di contemplazione e di libertà, i suoi +sogni, le sue subite gioie senza causa, essa ora comprendeva tutto +ciò. All’istesso tempo molte cose intorno a lei le apparivano false. +Se per caso leggeva un romanzo in cui la passione era mostrata come +una fiamma violenta e presto smorzata, sorrideva e chiudeva il libro, +pensando: è falso, con la certezza dell’esperienza; poichè l’amore le +sembrava la luce eterna. Leggendo trovò un giorno questa frase: “La +perdita delle illusioni è presto seguita dalla perdita delle credenze, +e che ne rimane senza la fede?„ ed ella pensò che giovane qual’era non +aveva illusioni, poichè credeva solo alla verità e che giammai potrebbe +perdere la sua fede, anche colpita dai più terribili disinganni o dalle +maggiori sventure. Le domeniche, nella chiesa umile del villaggio, +restava in ginocchio a lungo, con la testa china; e, spesso, nel suo +piccolo giardino, guardando il cielo bello e indifferente, essa pregava +Dio ingenuamente di accordarle la felicità. I suoi pensieri maturavano +di giorno in giorno, e le sembrava poter già abbracciare con lo sguardo +tutte le cose di questo mondo, e distinguere chiaramente il grano di +vero nascosto tra le falsità della vita. Tutto poteva ingannare, tranne +i suoi propri sentimenti. + +Prima ch’ella potesse parlare a suo padre, fu sgridata da sua madre, la +quale le disse che comprendeva benissimo quanto accadeva, e che tutto +ciò era ridicolo; che un matrimonio tra lei e il piccolo Bardi sarebbe +assurdo e che non vi si poteva neppure pensare, aggiungendo: “Sono +ben lieta di sentire che è sul punto di partire per le Indie. Quando +ritornerà, sarai maritata, lo spero, e maritata bene, e riderai per la +prima all’idea che quel signorino abbia potuto piacerti per un momento. +Sei giovane, e non c’è fretta; la tua fanciullaggine lo prova, del +resto.„ + +Ma, la sera, mentr’essa piangeva nella sua camera dinanzi alla +finestra aperta, suo padre entrò senza bussare. La baciò in fronte +con tenerezza, e commossa da questa testimonianza d’affetto cui era +così poco avvezza, ella si gettò nelle sue braccia. La interrogò, con +bontà; lei rispose silenziosamente fra le sue lagrime, affermando col +capo. Allora, a poco a poco, egli si sforzò di farle capir ragione. +Si era seduto, e lei, a’ suoi ginocchi, lo ascoltava. Le disse con +fermezza che Giulio _doveva_ accettare l’offerta dello zio, e partire; +che sposarsi senza un soldo come farebbero adesso, sarebbe una pazzia +sotto tutti gli aspetti; che due o tre anni basterebbero a Giulio per +“farsi una posizione„, che ritornerebbe allora, e che se entrambi si +fossero mantenute le promesse reciproche e si amassero sempre, lui non +si opporrebbe alla loro unione, benchè avrebbe certo preferito vederla +fare una scelta più brillante, e ch’egli tenterebbe allora, certo +non senza difficoltà, di persuadere sua madre ad acconsentire. In tal +modo ella si sottometterebbe ad una prova donde uscirebbe sicura della +saldezza dei suoi sentimenti, o libera. + +Elisa continuava a piangere, ma sentiva che suo padre aveva ragione. + +All’indomanl Giulio ritornò. Suo zio era andato in collera sul serio +quando aveva parlato ancora di rifiutare, e aveva dichiarato che, se lo +si metteva alle strette, era capace di condurlo via per forza. + +Dalle due parti la separazione era stata dunque giudicata necessaria. +Bisognava sottomettersi. + +Le ultime ore furono strazianti. Giurarono di non dimenticarsi mai, si +fecero tutte le promesse. Il caldo soffocante dell’estate accresceva +l’oppressione dei loro cuori. Nel cielo tutto azzurro, solcato a +grandi masse da nuvoloni d’un bianco argenteo che sembravano pesanti, +v’era qualcosa d’implacabile. Perfino sotto gli alberi pieni di nidi +addormentati, nella folta profondità delle boscaglie tanto note, non +si trovava più frescura; il verde diventava oscuro, sotto le vôlte di +frondi impenetrabili ai raggi s’infiltravano i gravi soffi canicolari. +Mentre tutto era come sospeso nella natura, pareva che anche i loro +cuori stessero per arrestarsi; ad onta del suo silenzio, del suo vuoto +apparente, quell’ora era suprema nella sua tranquillità solenne. — +Nulla era peranco mutato, si trovavano insieme come prima, più che mai +armonizzavano con le cose circostanti — e già la vita si svelava loro +sotto un nuovo aspetto. Una invincibile lassitudine si era impadronita +di loro, quando, dopo d’aver sperato per un istante, avevano dovuto +ricadere nella realtà freddamente crudele; poi si erano irrigiditi +contro la sorte, avevano voluto far faccia coraggiosamente alla +necessità, e vedendo il dolore riflesso dai loro due volti pallidi, +erano presi da una tale pietà l’uno per l’altro, che la loro immensa +pena cessava di essere personale e si nobilitava. + +La vita sembrava loro ardua, adesso illuminata però dalla speranza, +ed accettavano valorosamente l’avvenire. La stessa bellezza del loro +amore li sosteneva. L’esaltamento delle loro anime era giunto al punto +in cui non lo si avverte più. La loro passione cresceva di entusiasmo +senza nulla perdere in purezza; un bacio sulla fronte sembrava loro +un’audacia, ma già si davano del tu senza quasi accorgersene — e in un +modo ben diverso che nella loro infanzia. + +Ma, quando l’orribile giorno sorse alfine, quando, dopo che Giulio +ebbe fatto i suoi addii con voce commossa, poterono ritrovarsi soli +per un’ora ultima, in mezzo ai loro abbracci angosciati, si sentirono +turbati diversamente dal solito. Qualcosa sorgeva tra di loro che non +avevano mai ancora provato. Abbracciandosi per l’estrema volta, si +scambiarono il loro primo bacio.... + +Giulio partì. Suo zio doveva prima condurlo in Inghilterra, dove +resterebbero due mesi, e donde poi s’imbarcherebbero. + +Elisa che altre volte aveva creduto soffrire della solitudine, +s’accorse di non conoscerla ancora; e per la prima volta si sentì +veramente sola. Si accasciò e perdette ogni coraggio. Le ore d’addio +trascorse con lui, i suoi accenti supremi le parevano involarsene +rapidamente a una distanza enorme. Non poteva dimenticare, ma +si sforzava invano di conservare davanti allo sguardo i colori +inesorabilmente impallidenti dei ricordi materiali; l’indebolimento +graduale dell’eco la desolava. + +Non ragionava più; le sembrava ora talvolta d’essere stata ingannata. +“Oh! s’egli fosse ancora lì, non lo lascerei certo partire!„ diceva a +sè stessa. Ed insieme nuove idee sorgevano nella sua mente, e i suoi +sentimenti perdevano della loro semplicità. Era un poco smagrita, ed +in certi momenti, appariva tutta bianca. Talvolta, quando guardava il +lago, con l’occhio fisso su qualche barca che portava forse della gente +felice, sentiva un subito rossore salirle alla fronte. Mentre smarriva +ogni fiducia e non osava più interrogare il futuro, immensi rimpianti +inconscienti si accumulavano nel suo cuore. Certe parole udite per +caso, certe frasi trovate nei libri e che aveva lette senza prestare +attenzione, le ritornavano alla memoria e la facevano lungamente +sognare. + +Quattro mesi trascorsero così, e contarono per lei come quattro anni. +Il freddo tornò. Essa aveva un poco mutato di carattere e molto di +abitudini; ora preferiva stare in casa. Talora usciva solo per andare +lentamente sino all’ufficio postale di Torno. L’impiegato, che aveva +molta simpatia per lei, scrollava spesso il capo, ma se aveva una +lettera, la guardava con occhio paterno, lieto di vederla sorridere. +Lei restava un momento a discorrere, e talvolta perfino andava solo per +vederlo, il che lo lusingava altamente. + +Una lettera di Giulio arrivò anche alla signora Valenti. A Elisa egli +scriveva di rado, ma a lungo. Era sempre a Londra, e la partenza per +l’India era sempre rimandata. Tutto andava a meraviglia; suo zio gli +voleva sempre più bene, e nella casa egli era accarezzato come un +fratello dalla numerosa famiglia. Lavorava molto, e sperava poter +presto essere associato agli affari e guadagnare abbastanza rapidamente +una piccola fortuna per giungere ad abbreviare il suo esilio. + +Ciò che nella forza del suo coraggio e della sua fede era sulle +prime sembrato quasi facile ad Elisa: sostenersi col ricordo e +con la speranza, ed aspettarlo seguendolo incessantemente col +pensiero, diventava di giorno in giorno più arduo e doloroso. Lottava +valorosamente, ma si sentiva mancare. + +Quand’egli non scriveva, tutto diventava oscuro intorno alla fanciulla. +Come aveva compreso, la prima volta che aveva visto la scrittura di +Giulio, tutta la gioia contenuta in queste parole: una lettera di +lui, così sentì presto il terribile spasimo del cuore dell’attesa +delusa; dell’ora che tradisce passando lentamente; quel disinganno +continuamente rinnovato fino alla perdita totale della speranza: una +lettera che non giunge. + +Pensando a lui, lo vedeva a Londra, in quella enorme città così +sontuosamente triste e freddamente pittoresca, della quale conservava +un vago ricordo. Poi l’oceano ignoto si distendeva dinanzi alla sua +immaginazione, e sull’immenso deserto dell’acqua, uno _steamer_, +che appariva come un punto nero, portava via a tutto vapore, +sotto un cielo infuocato, colui col quale ella avrebbe volontieri +sofferto tutte le miserie ed affrontato tutti i pericoli. Si turbava +subitamente, quando la visione di un naufragio sorgeva dinanzi a lei +con la chiarezza di un’allucinazione. E, giungendo a cacciare da sè +l’immagine insopportabile del suo amato, morente, solo tra il cielo +sordo e l’acqua furibonda, lo vedeva condurre una vita febbrile in +una nuova città esotica, dove dei monumenti pesanti e giganteschi +risplendono sotto il sole tropicale. Ed il viaggio del ritorno le +sembrava pressochè impossibile. Oh! certo l’avevano ingannata, e chi sa +quanto tempo doveva trascorrere prima ch’egli potesse ritornare! E lei +sopporterebbe la vita fino allora? + +Era ben naturale che codesta fanciulla pensierosa avesse a ribellarsi +internamente contro le convenzioni della società, e, inconsciamente, +contro le leggi umane. Tutto, nelle regole della vita, le sembrava +assurdo. Nulla le pareva ora più stupido della “ragionevolezza„, +e non poteva sottomettersi alla necessità, tutta convenzionale, di +vivere così, separata da Giulio. L’amore era la suprema ragione e +doveva vincere. Non solo ella avrebbe accettato la povertà, ma avrebbe +sfidato lo scandalo e la vergogna per vivere con lui. Avrebbe tutto +schiacciato sotto i piedi, con indifferenza. Per raggiungerlo, per +seguirlo, avrebbe tutto lasciato, e avrebbe tutto affrontato per non +abbandonarlo. + +Una sera, assai tardi, mentre già si dormiva in casa, ella camminava di +lungo in largo, pensando come sempre alle cause possibili del silenzio +di Giulio. D’improvviso udì un rumore nella camera vicina alla sua, +che le serviva di gabinetto, e la cui finestra guardava la montagna. +Entrò, il rumore fu ripetuto; qualcuno buttava qualcosa contro i vetri. +Istintivamente, sebbene un poco impaurita, aprì la finestra e si piegò +innanzi, guardando. Una voce bassissima, nell’ombra, pronunciò una +parola che non potè capire. Ma non fu capace di trattenere un grido, +poichè aveva riconosciuto la voce. Pazza di stupore e di commozione +si precipitò giù per la scala, anzichè discendere, senza nemmeno +pensare al pericolo d’essere udita, e un istante dopo, vide una forma +ch’entrava per la porta-finestra della sala da pranzo; riconobbe colui +ch’ella credeva tanto lontano, e tremante, smarrita, cadde nelle sue +braccia! + +Lo zio di Giulio era stato costretto a ritornare in Italia prima di +lasciare definitivamente l’Europa, e suo nipote era con lui. Dovevano +rimanere qualche tempo a Milano — un paio di mesi forse — per terminare +certi affari. Giulio aveva domandato ed ottenuto un congedo di pochi +giorni ed era alloggiato in un piccolo albergo in riva al lago; ma +aveva dato la sua parola d’onore di ritornare e ripartire con lo zio, a +qualunque richiesta. + +Elisa, credendo di sognare, caduta bruscamente dalla sua atra apatia +in una profondità di gioia sconosciuta, s’abbandonava tutta all’estasi +che la riempiva. Conobbe l’intensità dell’ora presente procurata dalle +soddisfazioni infinite, quando si oblia il passato e tutto, poichè +inabissati in un godimento extra-terrestre, viviamo momentaneamente +fuori del tempo. Più che mai, sentì il suo amore impadronirsi di tutta +intera la sua vita. + +Il freddo era tornato; faceva un tempo orribile. Non era il magnifico +inverno dell’anno prima. Non potevano mostrarsi al di fuori, Giulio +essendo lì all’insaputa di tutti. Condusse una vita faticosa assai; +sovente se ne andava con una barca, ancora di notte, per prendere +il primo treno, e ritornava da Milano al ritrovo notturno. Entrava +per la porticina del giardino, che s’apriva con la massima facilità, +e penetrava nel salotto del pianterreno, dove Elisa lo aspettava. +Tutto dormiva nella casa; e, nel profondo silenzio, un rumore, lo +scricchiolare di un mobile, lo faceva trasalire; lei, al contrario, non +tremava. + +La natura non li circondava ora più con la sua lussureggiante +tranquillità piena di pace. Si vedevano nella penombra di una sala +deserta, e dalla finestra solamente era loro permesso di gettare uno +sguardo furtivo al notturno paesaggio, dove si distingueva appena il +lago, d’un azzurro quasi nero, dalle solide tenebre delle montagne. Il +loro amore non poteva più adesso fondersi nelle bellezze esterne; non +aveva più tutta la terra per fiorire e tutto il cielo dove spaziare; +quattro pareti lo rinserravano fra cui si condensava terribilmente, +ed acquistava quella violenza di olezzo che turba il cervello e dà +l’ebbrezza a tutto l’essere nostro. + +Si abbandonarono senza riserva alla loro passione. + +Furono lunghe giornate, rapide, febbrili, splendide — mattine di +attesa seguite da serate troppo felici. Il tempo volò con la velocità +conosciuta da coloro che hanno assaporato una beatitudine violenta +— e ricaddero dal cielo nell’inferno, quando giunse il giorno +della nuova separazione — ben più orribile questa volta. Lottarono +dapprima, s’irrigidirono, rifiutarono di cedere. “Lo lascierei davvero +ripartire„, diceva Elisa a sè stessa, “dopo che mi sono detta tante +volte che se per miracolo avesse a ritornare, non se ne anderebbe più? +Come lasciarci, poichè ci apparteniamo?„ — Eppure non si poteva far +diversamente. Dovevano rassegnarsi e sperare che la separazione sarebbe +la meno lunga possibile. D’altronde l’onore di Giulio era impegnato. +Suo zio non poteva accordargli nemmeno un’ora di libertà durante gli +ultimi giorni. La signora Valenti aveva progettato una corsa a Milano +fra una settimana, Elisa promise a Giulio che la rivedrebbe ancora una +volta. La separazione non fu però meno straziante; poichè in città non +potrebbero che stringersi la mano davanti alli altri; il che infatti +ebbe luogo una ventina di giorni dopo. Giulio partì definitivamente ed +Elisa rimase, sentendosi più desolata della prima volta, ma un po’ più +forte. + +Un anno trascorse, tetro per Elisa, ma nel quale si verificò un +avvenimento che sembrò assai importante a sua madre: essa riannodò le +sue relazioni amichevoli con la marchesa Arombelli. La quale non amava +troppo i Valenti, ma si prese di tale affetto per Elisa, che vinse +i suoi scrupoli e cominciò d’allora a invitarli nella sua villa. La +comune conoscenza di Gorletti accrebbe la loro intimità. + +Giulio scriveva sempre assai lungamente, se non regolarmente. Elisa si +sforzò di sopportare con coraggio la sua sorte dolorosa, e diede prova +di una forza, della quale non la si sarebbe creduta capace. Diventò +meno taciturna, cercò d’essere più affabile in famiglia, e, per quanto +piangesse e pregasse sovente nella solitudine della sua camera, seppe +trovare una certa serenità nella sua tristezza. Dapprima aveva piegato +sotto il soffio del destino; ora seppe irrigidirsi e resistere. Non +tardò a comprendere che il mondo nega le nostre sofferenze, o se ne +rallegra, e che le dobbiamo nascondere, che in ciò la dissimulazione è +necessità, specialmente per le anime superiori. Sola, restò la stessa; +con li altri, si fece uguale a loro. Dovette sentire di buon’ora che +all’infuori della vita vera dello spirito, la vita banale d’ogni giorno +s’impone, imperiosa, e che a meno di rompere tutti i vincoli, è forza +piegarsi alle esigenze sociali. Discorreva dunque come tutti, questa +fanciulla già donna la cui esistenza era riempita da un segreto unico; +la si vide interessarsi momentaneamente alle cose meno interessanti per +lei; imparò a ridere quando bisognava. + +Le lettere di Giulio, così piene di speranza nei primi tempi, +cambiarono a poco a poco; sembrava meno certo di riuscire, oppresso +dal lavoro e attristato dal troppo lento risultato dei suoi sforzi. +Poi divennero più rare, con intervalli sempre più lunghi. Tutto si fece +più cupo intorno ad Elisa. Comprese che la separazione senza dubbio si +prolungherebbe più di quanto avesse mai previsto. + +Il terzo anno giunse. Egli scrisse ancora una volta verso la fine di +gennaio, poi non scrisse più. + +Dubbi atroci tormentavano Elisa; sua madre le disse un giorno di +sapere con certezza che Giulio aveva una relazione con una gran +signora inglese di Bombay, conosciuta per la sua bellezza e per le sue +eccentricità, aggiungendo che poteva anche dare delle prove. Elisa non +volle ascoltare nè credere, ma la sua ipocondria l’abbattè. Perfino +suo padre non osava più consolarla; essa rispondeva a chi la esortava +a considerarsi come liberata da qualsiasi promessa e a dimenticare, +ch’ella non cambierebbe giammai. La sua pacata fermezza fu da sua madre +trattata di ostinazione assurda. + +Qualche tempo dopo suo padre ricevette una lettera di Giulio ch’egli +non ebbe coraggio di mostrare a sua figlia, ma fu inutile, poichè ne +ricevette lei stessa all’indomani una dello stesso significato. Giulio +diceva in modo semplice e breve ch’essendosi impigliato per proprio +conto in certe speculazioni un poco temerarie, aveva subito delle +perdite che lo costringevano a ritardare il suo ritorno in Europa, +e che non essendo più in grado di designare un termine preciso alla +propria assenza, si trovava obbligato dall’onore — per quanto ne +soffrisse — a pregarla di volersi considerare come sciolta da qualunque +impegno o promessa e libera di maritarsi, sebbene si vincolasse, lui, +a non amare ch’ella sola al mondo e a rispettare, inutilmente, la fede +giurata. Una grande tristezza pareva improntare quelle righe, sotto una +forma severa. + +La signora Valenti, trionfante, pretese che quella lettera era soltanto +abile e provava la verità di quanto lei aveva narrato. Aggiunse che la +_lady_ in questione era vedova e che Giulio la sposerebbe. + +Elisa ricevette il colpo mortale in pieno cuore, ma zitta. + +Così era finito il suo romanzo; già la vita le sembrava chiusa per lei. + +Cinque anni erano ora passati dalla partenza di Giulio. Con l’aiuto del +tempo, la sua nera tristezza si era in apparenza mutata in malinconia; +restò buona, affabile, paziente, ma diventava inflessibile appena si +volesse persuaderla a maritarsi. + +Sua madre giunse quasi a detestarla, quando, a sei mesi di distanza +l’uno dall’altro, rifiutò due buonissimi partiti. “Ricusi una felicità +che non avevi neppure il diritto di sperare„ le aveva detto. Ma nulla, +nè preghiere, nè minaccie, nulla valse a farle mutar consiglio. + + +Ciò che abbiamo raccontato, tutti codesti ricordi, tutte codeste +gioie passaggiere e codesti costanti dolori, la sua vita, insomma, +si era svolta dinanzi a lei, mentre piangeva ancora alla fredda luce +dell’alba. Ma tutto era dominato dall’orrore del presente. + +Discese un po’ tardi per la colazione. Tutti erano assai allegri, +donna Maria e la contessa Lassardi specialmente. Giacomo solo, +imbronciato, cercava inutilmente l’occasione per fare una scena a +quest’ultima. Massimo dichiarò che già l’aria della campagna gli +giovava, e divertì tutti col suo _entrain_ e col suo appetito. Gorletti +si mostrava amabilissimo, quasi galante, con Elisa sempre fredda. +Vennero portate le lettere; ve n’erano varie per Massimo, che sembrò +un poco preoccupato dopo d’averle lette — circostanza assai osservata e +commentata. — Alle due, la signora Valenti arrivò, e appena compiuti i +saluti, salì nella sua stanza con sua figlia. + + +III. + +Nella sua vita avventurosa, Massimo d’Astorre aveva trovato una tregua +per assaporare alla villa Arombelli un po’ di riposo, di cui aveva +gran bisogno; e ne godeva pigramente. Perfino il ricevere lettere lo +seccava. Dopo pochi giorni sentì che quella calma esistenza conveniva +alla disposizione momentanea del suo spirito, e si decise a prolungare +il suo soggiorno. Si sentiva negativamente felice, lontano dagli +eccitamenti, dai rumori e dalla fretta della sua vita abituale. + +Era un uomo complicato e non facile a comprendersi, il marchese +d’Astorre. Lo si conosceva male. Aveva esordito nella vita da tanto +tempo ch’era facile perfino ingannarsi sull’età sua, e benchè fosse +giovane ancora, già si era sorpresi dalla sua gioventù persistente. +Possedeva d’altronde quella bellezza assoluta che sfida gli anni, si +capiva che il tempo non potrebbe gran che contro quei lineamenti di +regolarità perfetta, contro quel viso dall’aspetto quasi marmoreo, +animato però da due grandi occhi bruni dallo sguardo profondo. I +suoi capelli neri, un po’ lunghi, e la sua corta barba bruna facevano +risaltare il caldo pallore del suo colorito immutabile. Il suo collo +possente e quasi femminino ad un tempo, come quello delle statue +greche, e il suo corpo dalle proporzioni perfette — tanto raro ai +giorni nostri — ricordavano l’epoche pagane. Alto, elegantissimo — +d’una eleganza da lui stesso inventata, e di cui non pareva preoccupato +— sapeva essere freddo o cordiale, altero o seducente. Era festeggiato, +ammirato, detestato. Poichè si doveva amare oppure odiare quest’uomo +insolentemente bello, generoso all’eccesso, pieno di coraggio e di +audacia, il quale una volta a un ballo a Londra aveva inspirato una +tale subita follia a una gran signora, celebre per la sua avvenenza, +ch’ella s’era eclissata con lui attraverso il _cotillon_, e s’era +lasciata rapire, passando la Manica, ai primi albori, in veste da +ballo, con solo il cappuccio della sua pelliccia per coprire la +sua testa ingemmata. Era uno di quegli uomini che si cerca invano +d’imitare; e, naturalmente, aveva numerosi imitatori. Lo si vedeva a +un tal punto superiore a quanti lo circondavano che non era possibile +sottrarsi del tutto al suo dominio. Discendeva da una delle più +antiche famiglie della Romagna, stabilita da due secoli a Firenze, +dove era nato in un vecchio palazzo nero, fieramente stemmato alli +angoli. Uscito prestissimo dal collegio ov’era stato posto alla morte +dei suoi genitori, si trovò, quasi fanciullo ancora, padrone di sè e +possessore di una vasta fortuna. Tutte le strade si aprivano davanti +a lui; nulla si opponeva all’esecuzione di qualunque suo capriccio. +Le prime follie di quel ragazzetto, la cui straordinaria sicurezza +contrastava col viso ancora roseo, ebbero un carattere originale che +non dispiacque. Ancora quasi un ragazzo portò bravamente l’uniforme +di ufficiale di cavalleria. Poi, detestando già la vita monotona che i +suoi pari conducevano a Firenze, viaggiò. Più tardi, benchè sapesse che +ciò non gli servirebbe a nulla o a ben poco, era entrato nella carriera +diplomatica. Questo giovinetto audace, creduto abile solo agli esercizi +del corpo e alle prodezze fisiche, possedeva inoltre — senza che si +sapesse troppo come era riuscito ad acquistarla — una svariata e solida +istruzione. Fece dei brillanti esami. Già si scorgeva a quell’epoca +ch’egli si mostrava superficiale, e non lo era. Fu contento della sua +decisione, amando la vita mossa e trovando la diplomazia divertente, +fintanto che non si pensava a mandarlo nei posti noiosi, e tanto più +che si avevano per lui al ministero tutti i riguardi dovuti alla sua +posizione e alla sua indifferenza in quanto all’avanzamento. + +Trovava che alla sua età le parole: _segretario di legazione_, stavano +bene sopra una carta da visita. Del resto, ammesso di buon’ora a tutti +i piaceri, in un ambiente di lusso e di vanità, trovando ogni cosa alla +sua portata, e le persone più in basso delle cose, troppo rapidamente +maturato dalla vita precoce e dalle affrettate letture, assaporando i +godimenti primi del desiderio, mordendo al pomo di tutte le scienze, +non accettando nessuna idea senza esame e ragionando troppo, non +considerando la sua superiorità che relativamente, in modo che il suo +orgoglio davanti agli uomini non trovava la sua giusta compensazione +nella umiltà davanti all’assoluto, egli si era trovato a vent’anni +tanto vecchio quanto si può esserlo a quell’età, e, poco dopo, +all’epoca delle passioni più nobili, non sentiva che quella dei vecchi, +l’ambizione. E quella pure non fortemente. + +Nel mentre s’immergeva nei piaceri con un fare annoiato, cercava +intorno a sè, avidamente, un pascolo alla sua ambiziosa vanità, +tentando di scorgere uno scopo qualunque che valesse la pena di uno +sforzo. Gli parve impossibile di trovarlo. Si ostinò, provò ancora, +calcolò, e si persuase sempre più che non vi era nulla. “Forse„ diceva +a sè stesso “sono giunto troppo tardi o troppo presto.„ + +Allora, parendogli che le cose dette “serie„ non meritassero d’esser +prese sul serio, non pensò più che a vivere, e divenne un uomo +di piacere. Come accade sempre presso gli oziosi che hanno un po’ +d’imaginazione, la passione del giuoco lo afferrò, e, unita ai suoi +gusti raffinati di lusso e di eleganza, lo condusse così lontano e così +presto, che lo si credette rovinato dopo cinque anni. E aveva infatti +dissipato il capitale accumulatosi durante la sua tutela, venduta la +quarta parte delle sue terre, e coperto il rimanente d’ipoteche, il +che non gl’impediva di continuare il suo solito modo di esistenza e di +gettare sempre il danaro a piene mani. + +Egli dovette però finalmente conoscere gl’imbarazzi, tutti i piccoli +orrori degli espedienti, la mano di ferro della necessità, il quasi +insensibile scemare della considerazione intorno a sè, che rallegra +gl’invidiosi. Conobbe talvolta perfino quella miseria relativa che +pure ha le sue crudeltà. Dovette mescolarsi un po’ a tutte le società, +anche quando gli ripugnava, più che non avesse fatto fino allora, e +potè studiare la vita sotto i suoi più vari aspetti. Giorni penosi +cominciarono, e se il presente era duro, l’avvenire appariva nero. +Ma tenne sempre la testa alta ed il sorriso sulle labbra, sfidando +il destino, grato alli amici sinceri, e sdegnando di accorgersi delle +defezioni che la ingratitudine produceva intorno a lui. + +Al momento in cui lo si credeva davvero giunto proprio al fondo, in +cui si diceva che avendo finito di raccogliere le briciole della +sua fortuna, sarebbe costretto a palesare la sua rovina, fece due +eredità grossissime, una dopo l’altra, quasi senza intervallo. Tutti +si aspettavano di vederlo in fondo all’abisso; lo si scorse sulla +vetta. Dieci volte più ricco di quanto non lo fosse mai stato, ebbe, +per servire a’ suoi desideri, per soddisfare i suoi nuovi capricci, +il potere che presta una fortuna colossale, quando si ha imparato, a +proprio danno, a farne uso. Ne usò generosamente, giacchè, prodigo +per sè stesso, era fastoso nel dare, e se ne nascondeva, forse +per buon gusto, come amava il lusso non troppo appariscente. Ma in +mezzo a codesta vita facile e faticosa ad un tempo, qual’era la sua +vita interna? S’occupava solo di cose sensuali, oppure un pensatore +celavasi in codesto gentiluomo scettico e negligente, disprezzatore +dell’opinione, sfidatore di tutto, che non si ricusava nulla, ed era +abbastanza distratto per accettare spesso la compagnia degli imbecilli +senza accorgersene? + +Alcuni, fra coloro che lo conoscevano meno male, avevano indovinato +press’a poco tutto ciò, ma, per comprendere la sua vera natura, sarebbe +stato duopo rovistare più profondamente, e quelli stessi sarebber forse +rimasti allora assai stupiti. Benchè si desse raramente il disturbo +di piacere, aveva avuto dei successi di ogni specie. Se ne curava poco +assai, e non badava all’invidia che eccitava. Abbandonò la diplomazia, +e non ebbe più che la sua fantasia per legge. L’ultimo posto che occupò +fu quello di Pietroburgo, che dovette lasciare, al momento che stava +diventando quasi russo, in seguito a una seccante avventura terminata +da un duello. Si fissò allora a Parigi. + +I suoi parenti ed amici d’Italia parlavano di lui come di un +personaggio bizzarro, e lo accusavano d’essere assai strano, +pretendendo però allo stesso tempo che vi fosse molta affettazione +nella sua originalità. Tentavano di farlo passare per un poco pazzo +e un poco “posatore„ insieme, il che non impediva loro d’invidiarlo +con tutta la debolezza dell’anima loro, e d’essere pronti a commettere +dinanzi a lui tutte le piccole viltà imaginabili, dopo d’averne detto +tutto il male che potevano. Lo si ammirava involontariamente, come si +ammira coloro che vivono fuori e vengono da lontano. Il suo arrivo +consideravasi sempre come un avvenimento; le sue più minute azioni +venivano osservate, i suoi modi, i suol vestiti; si ripetevano i suoi +motti. Quanto si raccontava di lui veniva commentato ed esagerato. + +Tre giorni dopo, la contessa cambiò bruscamente di manovra e divenne +quasi fredda con lui; egli non si degnò di accorgersene, il che la mise +in uno stato d’ira contenuta che si volse a benefizio momentaneo del +cugino. Massimo non trovò per questo il suo soggiorno alla villa meno +aggradevole. Lo amavano assai, e lo temevano un poco. Giacomo osservò +che talvolta uno si sentiva benissimo in sua compagnia, e che poi +subitamente intimidiva. Si diceva sempre un po’ male di lui, ogni volta +se ne andava dalla sala, e lo si ascoltava sempre con delizia quando +voleva chiacchierare. + +Presto stanca di stare imbronciata, la contessa ritornò all’assalto. +Massimo, per cattiva abitudine inveterata, si lasciò andare a farle +un po’ la corte. Ciò rompeva la monotonia della villeggiatura, poichè +amava e cercava il riposo, ma non lo poteva sopportare troppo completo. +In quanto a Elisa, la povera fanciulla ch’egli aveva ritrovata così +pallida ed infelice, essa gli faceva realmente pietà, quando pensava +al sagrificio che si voleva esigere da lei, al brutto avvenire che +l’aspettava. Si accusava sempre Massimo di non avere rispetto alcuno +per le donne; i suoi modi ironici, il suo cinismo, la sua condotta lo +provavano spesso, ma si sarebbe dovuto fare una distinzione, sottile, +ma vera, ed era questa: che s’egli disprezzava le donne, stimava però +altamente in cuor suo _la donna_. Forse il suo culto motivava il suo +disprezzo. Elisa gli sembrava una donna, nel più alto significato della +parola, cosa rara. + +D’altronde, bisogna confessarlo, se Massimo rispettava la donna, se +soprattutto la compiangeva, egli amava la cortigiana. Epicureo per +natura e per abitudine, non avendo mai potuto intravedere l’amore che +di sfuggita, comprendendo l’arte sotto tutte le sue forme più sensuali, +indovinando tutta la scala delle voluttà, dalle più grossolane alle +più spirituali, egli avrebbe forse trovato un suo ideale in una etaira +greca risuscitata al secolo nostro. Avendo tutto provato egli si curava +poco di tutto; ma, da un paio d’anni, aveva conosciuto un’attrice +che lo aveva ammaliato. Artista appassionata, donna capricciosa, +intelligenza libera e corrotta, la Kanzler era tipica; possedeva +la bellezza pagana, sottomessa ed imperiosa ad un tempo. Una bontà +inconscia e la scettica indulgenza moderna dei sentimenti s’univa in +lei a una depravazione antica. Aveva le linee del marmo, ma non la +serenità; le sue forme, i suoi atteggiamenti ricordavano la divinità +del Rinascimento, ma l’anima sua conosceva tutte le tristi morbosità +del nostro tempo. + +Massimo aveva osservato il pallore eccezionale d’Elisa, quando era +ridiscesa in sala all’ora del pranzo, il giorno dell’arrivo di sua +madre. L’orribile consenso era forse stato strappato? All’indomani +Gorletti era partito, richiamato in città da importanti affari. Pochi +giorni dopo Valenti era arrivato, con la sua aria distinta e gentile, +e affettando un’allegria continua che lo spingeva a dire talvolta delle +cose un po’ ardite. Egli pure però sembrava preoccupato, ed ebbe lunghe +conversazioni particolari con sua figlia. Annunciò alla marchesa che +con grande suo rincrescimento non poteva fermarsi più di due giorni. + +Nella sua qualità di _viveur_ messo al verde, Massimo godeva della +campagna come un collegiale in vacanza. Avendo potuto vincere, dal +terzo giorno, l’abitudine di alzarsi solo per l’ora della colazione, +gustò la sana voluttà di passeggiare assai presto la mattina attraverso +il parco, nella frescura del risveglio delli alberi. Spiegò così bene +alla contessa Lassardi quanto ciò riescisse aggradevole ed igienico, +ch’ella si convertì a questa nuova teoria, di maniera che una bella +mattina il cugino Giacomo li riconobbe dalla sua finestra, mentre +camminavano insieme lentamente in un viale abbastanza lontano, vicino +alla casetta del giardiniere, e prese il partito di farsi richiamare +d’improvviso in città. + +La stessa sera alcune visite vennero da una villa vicina, e si combinò +una lunga escursione per il dopo domani. Si doveva partire all’alba e +ritornare assai tardi per pranzo. Massimo dichiarò che non si poteva +contare su di lui, dovendo egli quel giorno andare a trovare alcuni +amici a Como. + +— Giacomo è partito ben subitamente. Che cosa gli è successo, marchesa? +— domandò Terzi. + +— Non ci capisco nulla. Pretende aver ricevuto una lettera di premura. +— Disse ciò con la massima sincerità, ed aggiunse: — Ma tornerà presto. + +La conversazione divenne generale; ma, vicino al camino, d’Astorre e +la contessa erano appartati. Lei, seduta in una poltrona, riscaldava +le sue minuscole scarpette al fuoco fiammeggiante, le guancia fatte +rosee, ad onta del ventaglio giapponese col quale si riparava e ch’ella +sembrava guardar fisso, sorridendo. Lui, in piedi, un po’ chinato, +con l’aria seria, le parlava senza troppo abbassare la voce e molto +naturalmente. + +— Come! — le diceva, — voi che pretendete essere indipendente, non +avete nemmeno il coraggio di restare a casa, quando una escursione +vi annoia? Scusatemi, contessa, ma dichiaro che, ad onta delle vostre +bravate, siete la più timida fra le donne. + +— Ma che cosa si dirà? + +— Che volete mai che si dica? Ah! contessa, se nella vita vi lasciate +sempre arrestare da questa domanda, siete una donna finita. E, +sappiatelo bene, si tacerà sempre quando non si saprà nulla, e si +dirà regolarmente tutto quanto si vorrà inventare, per quanto abbiate +riguardi. + +Lei tacque, pensierosa. + +— Mi credete dunque molto pericoloso? + +Ella alzò li occhi, lo guardò un istante senza rispondere, e mentre il +suo sguardo affermava, rispose risolutamente: + +— No. Affatto. + +— Ebbene, allora? Nessuno lo saprà. Quando ritorneranno si crederà che +io sia pure appena tornato. A voi, la vostra emicrania sarà passata, ma +consulterete egualmente quel bravo dottore, che vi scriverà subito una +ricetta. + +— Me ne vado. Ci guardano. Bisogna che faccia un po’ la mia corte alla +marchesa. + +— Rispondete prima. Sì o no? + +— Ebbene, no! È impossibile! + +— Siete proprio certa di quel no? + +— Quasi. + +E si allontanò. Massimo accese una sigaretta e si mise a discorrere con +donna Maria e con gli altri. + +Al posdomani, a mezzogiorno, Massimo era di ritorno. Giunse a piedi, +avendo congedato il vetturino al basso della salita conducente alla +villa, dove il suo cameriere era venuto a raggiungerlo per prendere la +sua roba, e entrò per la porticina del parco. Nessuno lo vide. + +Attraversò le sale, penetrò in un piccolo gabinetto in fondo in fondo +all’appartamento, e parve sorpreso di non trovarvi alcuno. Montò per +una scaletta alla sua camera. + +— Sono tutti partiti stamane? — chiese al suo cameriere. + +— Sì, signore, tranne la signora contessa Lassardi, che ha fatto +colazione sola qui a casa. Ma, un’ora fa circa, ha ricevuto un +telegramma, ed ha dato ordine di attaccare, mentre facevano i suoi +bauli. Saranno dieci minuti ch’è partita per arrivare in tempo al +treno. + +— Davvero? — disse Massimo con tono indifferente. — Vi sono lettere? + +— Sì signore. Eccole lì sulla scrivania. + +— Va bene; vattene pure. + +Massimo prese le lettere. Due portavano i timbri postali; poi c’era un +biglietto contenente poche parole scritte a matita: + +“Ricevo un dispaccio che mi annuncia l’arrivo di mio marito a Milano, +e che vi è subito caduto ammalato. Non v’è nulla di grave, ma io non +posso a meno di partire senza frapporre nessun indugio. Lascio una +lettera per la marchesa, e questo rigo per voi, in gran fretta. Ero +rimasta; non lo posso negare. Il caso dispone altrimenti. Devo dire +tanto meglio? Addio, arrivederci forse.„ + +Massimo provò un disappunto e, un poco stanco, si buttò sopra un +canapè e vi dormì un poco. Poi si alzò e s’avvicinò alla finestra; +vi restò a lungo, appoggiato al davanzale. Poi scese distrattamente, +e si mise a passeggiare di lungo in largo per le sale, riflettendo. +Un sorriso errava sul suo labbro. Si annoiava; ora, si trattava +d’uccidere il tempo. Vicino al piccolo gabinetto del fondo dov’era già +entrato arrivando, si fermò e tese l’orecchio, poichè gli pareva udire +un po’ di rumore. Dopo un minuto d’attesa, si decise a entrare con +precauzione. + +Elisa Valenti, lungo distesa sopra un divano che occupava tutta una +parete, con la testa nascosta fra le braccia incrociate, piangeva a +calde lagrime, come impazzita di dolore. Pareva che fosse caduta colà, +affranta, per non rialzarsi più. Si sarebbe potuto crederla morta se, +di minuto in minuto, i singhiozzi non avessero scosso tutta la sua +persona. Portava un costume di mattina assai elegante, e i suoi capelli +tocchi da un raggio di sole, prendevano dei riflessi dorati. Con le +mani si teneva il viso sprofondato nel cuscini. + +Rimase Massimo per alcuni istanti, non visto, a contemplarla, e +dimenticò la contessa. Si sentì risvegliare in lui l’interesse che la +terribile situazione di codesta fanciulla aveva fatto nascere. Essa +era lì, giovane, simpaticissima, e già il dolore, capace di rovinare +tutta una vita, pareva metterla fra i vinti di questo mondo. Certo, +quand’essa passava in carrozza, a fianco della marchesa, le contadine +dovevano invidiarla dal fondo dell’anima. Aveva il suo posto fra i +felici di convenzione; il lusso la circondava, l’eleganza del suo +vestire si aggiungeva all’eleganza della persona, ma quanto avrebbe +preferito il lavoro e la povertà alla miseria nascosta e reale +della sua esistenza! E, ciò ch’era peggio ancora, la si amava, si +simpatizzava con lei, la si compiangeva; ma chi pensava a soccorrerla? +Le si prodigavano l’espressioni della più affettuosa devozione, la si +accarezzava e adulava, ma l’idea non veniva neppure, ai suoi amici, +di cospirare tutti insieme per strapparla all’orribile sorte che +l’attendeva. Quanta egoistica impotenza in fondo a quell’amicizia +così bella apparentemente, così sincera anche, ma pur così debole! Si +accettava il suo sorriso artificiale, la maschera di freddezza che il +suo coraggioso orgoglio le imponeva; si fingeva pigramente di credervi. +Nessuno cercava di aiutarla. La marchesa, pur tanto buona, non +osava adoperare la sua influenza. La si amava fino ad esserle utile, +esclusivamente. Certo, era cosa molto difficile, quasi impossibile, +bisognava ammetterlo; ma come non c’era proprio nessuno nemmeno per +tentarlo? + +Ella cessò finalmente di piangere, e, sollevandosi un poco sul gomiti, +guardò diritto innanzi a sè, senza veder nulla, col volto impietrito. I +suoi occhi ora erano asciutti; ma si scorgeva sulle guancie la traccia +delle lagrime arrestate, mentre la bocca pareva contratta dallo spasimo +interno. Massimo, celato a lei, la intravedeva di profilo. + +Si ritirò adagio e andò in giardino. L’imagine di quella ragazza, +piegata sotto il dolore, restava innanzi a lui simile a una visione; +la tristezza della vita gli si palesava sotto un aspetto che gli era +quasi sconosciuto. Irresistibilmente rientrò e si avvicinò di nuovo +al gabinetto. E lui stesso che accusava gli altri, lui abituato a +infrangere gli ostacoli, che poteva fare per lei? Nulla, proprio nulla. +Ascoltò, e udì ancora il respiro affannoso della fanciulla. Era tentato +di entrare, di farsi vedere, di chiederle se poteva esserle utile in +qualche modo, di offrirle i suoi servigi, ma a che avrebbe giovato? +Nulla dunque poteva sottrarla alla stretta delle mani rapaci di +quell’odioso Gorletti? Massimo, sentì che l’antipatia ispiratagli fino +dalla prima volta che lo aveva veduto, per quel brutto omiciattolo, +ora si mutava in odio. Egli avrebbe voluto poter rendere la resistenza +possibile alla signora Valenti, tanto per renderla felice quanto per +far del male a Gorletti. + +Poi le sue idee cambiarono direzione. “Essa non è del suo secolo la +poveretta„ pensava. “Quante fanciulle si troverebbero felici a suo +posto! Come darebbero volontieri la loro mano bianca a qualche mostro +ancora più brutto di Gorletti, ma ricco quanto lui! Come saprebbero +bene, nelle loro testoline dalla espressione ingenua, prepararsi +un delizioso e comodo avvenire! Come lo scruterebbero, ne’ suoi più +minuti particolari, codesto avvenire, mentre vedendole ad occhi bassi, +appoggiate ad una sedia in una posa un poco pensosa, si ammirerebbe la +modestia del loro atteggiamento e la loro seducente serietà.„ + +Sulla punta dei piedi, guardò di nuovo dall’uscio del gabinetto. +Elisa stava sempre allo stesso posto. Per caso, voltò il capo, e lo +vide. D’un salto si alzò, eccessivamente sorpresa, appoggiandosi allo +schienale del canapè, mentre asciugava rapidamente col fazzoletto le +traccie delle lagrime recenti. + +Massimo le stese la mano, come faceva tutti i giorni, e lei stese la +sua, macchinalmente. + +Era senza voce. L’idea che d’Astorre, da lei creduto a Como, avesse +potuto vederla nello stato di crisi in cui si trovava, la turbava e le +faceva male. + +— Come? Lei è già di ritorno? — gli disse alfine, con un grande sforzo, +per essere calma, appena potè parlare. + +— Sì. E non sapeva che lei fosse qui, altrimenti non mi sarei permesso +d’entrare. Le chiedo perdono. Mi ritiro subito, se vuole. + +— Ma no, non lo mando via, — rispose cercando di sorridere. — Sono +io che dovrò andarmene fra un momento; ho tante lettere da scrivere. +Mi annoia molto, tanto più che non mi sento bene; ho un mal di capo +terribile. È perciò che sono rimasta sola a casa; il sagrificio non è +stato grande, d’altronde; le lunghe escursioni non mi divertono troppo. + +Parlava con fatica. La crisi non era finita. Massimo taceva e +l’osservava. D’un tratto ella chiese: + +— Lei era lì da un poco? mi ha veduta! + +— Sì; ero qui, l’ho veduta. + +— Devo sembrarle ben debole, se non ridicola. Eppure non sono avvezza a +tali crisi nervose, e non piango facilmente. + +Massimo la guardava con molta attenzione e come per leggerle +nell’anima, ma non v’era nulla d’irrispettosamente curioso nel suo modo +di osservarla. + +— Senta, — le disse alfine; — lei è buona e intelligente insieme. +Lo avevo sempre intraveduto, ora ne sono sicuro. Le sue qualità si +accompagnano più spesso che non si creda. Ebbene, non devo neppur +io farle l’effetto d’uno stupido; è dunque perchè mi crede cattivo, +che mi parla in tal maniera? Sì, lei deve avere una pessima idea sul +conto mio. Ciò è abbastanza naturale; lei crederà sinceramente alla +fama di cui godo, oppure è il mio aspetto, sono i miei modi, le teorie +che affetto talvolta, che l’avranno fatto giudicare da sè stessa +sfavorevolmente di me. Ebbene, credo che lei sbaglia. Ho forse commesso +dei delitti, ma in fondo sono altrettanto scioccamente buono quanto +dev’esserlo un uomo di spirito. Mi guardi bene in faccia; forse si +accorgerà che non mi ha mai visto. E se le facessi una domanda... Se mi +permettessi di parlarle sinceramente, mi crederebbe spinto da una bassa +curiosità o da un sincero interessamento? + +Era vero; egli non aveva mai ispirato nessuna fiducia a Elisa, che lo +giudicava un uomo freddo, cinico, pericoloso; le pareva ch’egli stesse +a capo di quella schiera spensierata e dura dei “felici del mondo„ +con la quale non poteva lei aver nulla di comune, i suoi difetti le +facevano paura quanto le sue qualità. Ammirava talora il suo spirito, +ma lo temeva, parendogli lui intelligente e perverso, e non poteva +difendersi da una certa diffidenza istintiva. + +Ora, forse a motivo dello stato dell’animo suo, egli le apparve +subitamente tutt’altro. Vi era nella sua voce, nel suo accento, nel +suo sguardo, in tutta la sua persona, qualcosa di sincero, di severo, +di profondo ch’ella scopriva per la prima volta. Ella non lo avrebbe +creduto capace di pronunciare le parole ch’egli ora le aveva rivolte, e +che, nella sua sorpresa, ella intendeva appena. Lui, ch’era detto così +leggiero ed orgoglioso, così scettico e freddo, era proprio lui che le +aveva detto quelle parole con tanta bontà e quasi umilmente? + +— Ci conosciamo da un gran pezzo, — seguitò, — benchè assai poco. +Si ricorda di un giorno — alcuni anni fa — che l’ho incontrata sul +battello del lago? Io era con i Stanley, mi sembra. Mi sono rammentato +di quel giorno. Lei era silenziosa assai, e malinconica già della +malinconia delle fanciulle. Io la osservavo. Lei sognava certo +d’avvenire, guardava la vita e, apparentemente, non le pareva gaia. +Allora la sua mestizia era piena di grazia. Io pensava: Che buona cosa +poter esser triste in quel modo! Io, quel giorno, ero allegro assai, e +l’invidiavo. Ho constatato un grande cambiamento, ritrovandola qui. Ora +non la invidio più. Mi permette di parlarle così? + +Elisa non poteva rispondere, poichè le lagrime ritornavano, ad onta dei +suoi sforzi per trattenerle. Cedette di nuovo ad un tratto e nascose +il viso tra le mani per un istante. Quando rialzò la testa, d’Astorre +riprese: + +— Non le faccio paura, spero? Pensi che ho novantanove anni. + +Un lieve sorriso involontario passò sulle labbra della fanciulla. + +— No, — disse finalmente, — non mi fa paura. Mi perdoni; certo mi +deve trovare ben strana. Sento che lei è buono, la ringrazio; ma mi +lasci. È inutile che finga, o che le racconti ciò ch’ella non ignora. +La marchesa m’ha detto — me ne rammento ora — ch’ella aveva tutto +indovinato da sè fin dal primo giorno. Lei sa perchè sono disperata, +sebbene non lo possa comprendere completamente. Tutti lo sanno, +d’altronde, oramai. E lei, che potrebbe dirmi? + +— Non vorrei dir nulla, ma sarei felice di poter esserle utile in +qualche maniera. + +— È impossibile, — rispose lei sorridendo amaramente, e con tale un +accento che Massimo rimase qualche minuto senza aggiungere una parola. +Durante questo silenzio, la osservava. La perdita d’ogni speranza +si leggeva tanto chiaramente in quello sguardo quasi vitreo, in quei +lineamenti rigidi; il suo pallore contrastava talmente con la seduzione +giovanile delle forme, mostrando in piena fioritura la giovinezza del +corpo e già finita quella dell’anima, le traccie crudeli della vita +erano già tanto visibili su quel viso dimagrato, ch’egli ne ebbe paura +e che una specie di rispetto quasi religioso s’impadronì di lui davanti +a una tale disperanza. E quella forza nel dolore, quell’abitudine +di dissimulazione erano più penose da osservarsi in quella fanciulla +che una esplosione di sofferenza. Per un effetto d’abitudine, si era +irrigidita, aveva ripreso possesso di sè stessa, e si era rialzata +diritta nella sua posa corretta e solita. + +— Grazie per l’interesse che prende per me, — continuò rinfrancata. — +Ne sono commossa, ma, lo ripeto, lei non può far nulla per me; nessuno +lo può. Vede, sono calma. Credo stimarlo come merita, poichè non +rimpiango più che lei abbia visto la mia vera fisonomia. Sarei desolata +che chiunque altro fosse stato al suo posto. È forse una esagerazione +di fierezza che mi dà questo eccessivo pudore dei sentimenti, ma +che vuole? Sono così. Grazie ancora. Ora devo salire, è già troppo +tardi.... + +Si era alzata, ma lui la trattenne. + +— Resti ancora un poco, la prego. Senta: lei non può dunque farmi +l’onore di accordarmi la sua amicizia? + +Lo guardò stupita, e fece un cenno d’assentimento. + +— Ebbene, lei ha la mia, l’ha completamente, come la do io quando +l’offro, il che non mi succede spesso. Ed ora mi permetta dunque di +dirle ciò che penso, di parlarle francamente: lei non deve sposare +quell’uomo. + +Elisa scosse tristamente il capo, con quel gesto che significa: a che +vale parlare? Poi, d’un tratto, tornando a sedere: + +— Sa che cosa m’ha detto mia madre? M’ha detto.... oh no! non le +posso ripetere le sue parole. E mio padre.... il mio povero padre s’è +messo in ginocchio davanti a me.... Capisce?-... Gorletti ha fatto +tutto per noi. Due volte già ha salvato la mia famiglia con un’abilità +straordinaria. Adesso la rovina ne minaccia ancora, la rovina completa, +e che cosa si può sperare? Non può più far nulla, siamo alla fine di +ogni espediente, non v’è più nulla da tentare. Egli ha chiesto la mia +mano; un tale matrimonio accomoda tutto.... + +— E lei ha accettato! + +— Sì, quasi. Ma ho detto che sono ammalata — il che è vero — e che +mi si lasci ancora in riposo per qualche giorno. Il caso ha fatto che +egli ha dovuto partire. È una breve tregua.... Ma ritornerà, e allora +bisognerà.... Oh! senta, vorrei tanto morire! + +Queste ultime parole furono pronunciate con un accento così raro di +sincerità, che Massimo restò alcuni momenti senza potere articolare una +sillaba. + +— Non parli così, — disse infine. + +— Sarei rassegnata se mi si lasciasse in pace. Non posso spiegarle il +perchè, ma la mia vita è finita, ne sono certa. Non aspettando più +nulla al mondo, potrei essere calma e buona se mi si accordasse il +riposo. I miei avrebbero tutto il mio affetto; nasconderei loro le mie +tristezze, troverei sempre un sorriso per mio padre. Ma preferirei +entrare domani in un convento, piuttosto che piegarmi a ciò che si +vuole. + +— Ma in tal caso, resisti a oltranza. Che diavolo! È passato il tempo +dei matrimoni per forza. + +— Ed infatti nessuno impiega la forza. Non si esercita alcuna violenza. +Ci si accontenta di dirmi, che, se rifiuto, sono un mostro di malvagità +stupida, e che, per un inconcepibile capriccio, getto la mia famiglia +nella miseria, nello strazio, nel disonore. Tutti mi danno torto. Sua +zia stessa, la marchesa, così buona e intelligente, mi consigliò il +sagrificio. + +— E lei è ben certa che mia zia non abbia ragione? Ha riflettuto bene? +Io, individualmente, sento ciò che sente lei, e non le dico questo +adesso che a scarico di coscienza. Ma insomma, non potrebbe darsi +che forse troverebbe almeno la calma in codesta vita nuova che le si +propone? Tante altre sarebbero quasi felici a suo posto! + +— No, io non troverei che l’orrore di tutti i minuti. Ma farò quanto si +vuole che io faccia. Lei stesso, ora, non pare più che mi comprenda. +Sì, rinuncierò a tutto, alle mie idee, ai miei sentimenti, alla mia +dignità e alla mia libertà, e soffrirò quanto mi si vorrà far soffrire. +Mai sagrificio sarà stato più completo, e nessuno potrà sapere quanto +mi sarà costato. Dacchè mi si dice che lo devo, farò il mio dovere fino +in fondo; ma non mi si può impedire di soffrire, e di pensare che il +mio dovere è più arduo di quello degli altri, e ben pesante per le mie +forze. + +— Ebbene, se è così, lo ripeto, resista. + +— Lei non ha dunque capito ch’è impossibile, che mio padre ne +diventerebbe pazzo? Moralmente, ho ragione; ma dal punto di vista +mondano, praticamente, ho torto. Il signor Gorletti non è soltanto un +uomo ricco, onorato; è anche il migliore amico della mia famiglia. Non +è forse cosa assurda da parte mia il risentire per lui un’antipatia +irresistibile, di non poterlo nemmeno stimare? Ero piccina, che +già veniva a casa, e già non lo potevo soffrire. Mi si raccomandava +d’essere cortese con lui, e mi si sgridava perchè scappavo via appena +lo vedevo. E poi.... e poi sarebbe lo stesso se si trattasse d’un +altro. Vi sono anche altri motivi. Non mi voglio maritare. Perchè si +vuole assolutamente che tutte le fanciulle si maritino? + +— So, infatti, che lei ha già rifiutato vari matrimoni. + +— Sì, e ad ogni volta mia madre s’è messa in furia. Quando il signor +Gorletti, che non pareva pensasse punto a me, ha cominciato un bel +giorno a farmi dei complimenti, sono rimasta talmente stupita da +non credere a ciò che udivo. Allora mia madre m’ha gettato in viso +tutti i miei rifiuti precedenti, dicendomi che questa volta bisognava +vincere il mio “partito preso„ e che non potevo dir di no. Poi mio +padre, che mi ama a modo suo, ha cercato di persuadermi. Mi ha parlato +per delle ore, chiedendomi scusa d’insistere, dimostrandomi che era +necessario, supplicandomi, facendo brillare a’ miei occhi i vantaggi +che avrei accettando, e l’immenso servigio che gli avrei reso. La mia +antipatia per Gorletti non ha fatto che aumentare. Tuttavia farò il +mio dovere secondo il mondo, e se ne dovrò morire, tanto meglio. Mi +perdoni di parlare così; sento bene che non lo dovrei, ma lei ha voluto +conoscermi. Talvolta, vede, sono quasi rassegnata; sento solo un dolore +stanco e un profondo disgusto. Poi, d’improvviso, mi rivolto di nuovo, +e piango e mi contorco in un’altra crisi disperata. Nessuno mi vede, e +ritrovo in pubblico la mia calma apparente. Lei mi ha sorpreso oggi in +uno dei miei momenti di debolezza. Era venuta qui, credendomi sola in +tutta la casa, poichè detesto la mia camera, quella camera dove l’altro +giorno ho acconsentito alla mia rovina. Ma ora vi ritorno per scrivere. +Adesso sono calma. È finito. Dimentichi, la prego, ciò che ha visto +e ciò che le ho detto, e a questa sera. Vedrà che pranzerò come gli +altri. + +Si alzò di nuovo. Massimo la guardava attentamente. Il suo viso aveva +preso un’espressione risoluta. + +— Ebbene, no! — esclamò alzandosi lui pure e picchiando del pugno sul +tavolo, — no, lo giuro, non sposerete quell’uomo! Piuttosto lo ammazzo. + +Ella lo guardava. + +— Non mi parli così. Pensi che mio padre gli deve tutto. + +— No, non lo ammazzerò, benchè ciò avrebbe semplificato la questione. +Ma lei non lo sposerà. La stupisco; non mi crede capace di avere un +poco più di volontà delli altri? Mi domanderà con qual diritto vengo +così ad offrirle il mio appoggio, quasi a suo malgrado? Col diritto che +ha un uomo qualunque d’impedire, se lo può, che un’infamia si compia; +di salvare uno che si perde, dovesse farlo anche contro la sua volontà. +Sarebbe sul punto d’annegare, che potrei, suppongo, tirarla fuori +dall’acqua, anche senza il suo permesso? Metterò dunque un ostacolo a +questo matrimonio, non so ancora in qual modo, ma disfarò tutto. Nella +mia vita ho posto sufficiente energia nel compiere delle cose che non +ne valevano la spesa, perchè mi sia concesso di usarne una volta per +impedire il male, quando non posso vederlo di sangue freddo. Sentite: +io non vi amo; non sono nemmeno vostro amico che da un’ora; quando vi +lascierò, non vi rivedrò forse mai più; ma dacchè mi trovo qui, farò +tutto ciò ch’è in mio potere per togliervi dalla orribile situazione in +cui vi trovate. + +Elisa salì, e Massimo uscì per la porta-finestra del gabinetto. Un +giardino all’italiana, a disegni regolari, a forme simmetriche, si +stendeva davanti alla facciata della villa. Dietro, il terreno saliva +in molli ondulazioni a un parco a bosco, assai vasto, dove regnava +d’estate una frescura deliziosa. Massimo accese uno zigaro e fece +rapidamente il giro del giardino, poi voltando intorno alla casa, +s’internò nel bosco. Camminava assai presto, come per far moto, +calpestando le foglie morte che già coprivano il suolo, mentre i +rossi bagliori del tramonto si riflettevano nei viali, passando fra +i rami alti già per metà spogliati. A poco a poco rallentò il passo. +Rifletteva profondamente; certo chi l’avesse veduto in quell’istante +avrebbe indovinato ch’egli era assorto in un lungo monologo. Talvolta, +mordendo il suo zigaro, lasciava perfino sfuggire dalla sua bocca +qualche parola scucita. Ritornò alle macchie di fiori già scolorate +del giardino, e vi passeggiò ancora a lungo. La villa bianca e gaia, +con le sue verande ornate di arrampicanti, occupava tutto il fondo del +giardino, e sembrava bassa ad onta dei suoi due piani. Egli guardava, +meditando, i vetri cui i raggi del sole cadente facevano risplendere. +Dall’altra parte la vista dominava la pianura, che, tutta a colori, +s’allargava fino all’orizzonte imporporato. Passeggiò a lungo. Non ci +si vedeva più affatto ch’egli errava tuttora per i viali oscuri. + +Quando rientrò, tutti erano tornati e stavano per mettersi a tavola. Si +erano divertiti ed erano allegri assai. La marchesa dichiarò che non +si sentiva punto stanca, e ch’era pronta, se volevano, a ricominciare +all’indomani. In quanto alla subita partenza della contessa Lassardi, +produsse un poco di stupore, ma non soverchio, sebbene il pittore +tentasse di far notare la coincidenza della partenza di lei con quella +di Giacomo. Tuttavia un telegramma che giunse dopo pranzo, annunziante +che Lassardi stava un poco meglio, ma che la sua malattia era però +d’una certa gravità, pose termine alle congetture. + +Elisa sembrava esattamente la stessa delli altri giorni, ma non +parlava. Gorletti aveva trovato modo di sederle vicino. La presenza +dei suoi genitori sembrava pure renderla diversa. Il marchese +sorprese anche varie volte il signor Valenti che guardava sua figlia +di nascosto, assorto nel contemplarla con affetto. L’interesse +possente che Massimo prendeva sempre più al dramma celato che si +passava sotto a’ suoi occhi, non gl’impediva di conversare. Ma il +suo spirito diventava mordente, incisivo; fece pompa, con espressioni +seducenti e raffinate, di teorie eccessivamente ciniche, e si mostrò +amaro, pessimista, quasi brutale. La marchesa ne fu scontenta, ma +non lo lasciò vedere, sapendo per esperienza che, in codesti casi, +le osservazioni non facevano che incoraggiare il suo elegante nipote +a far peggio. Elisa, dopo l’inatteso dialogo successo tra di loro, +lo guardava, stupefatta, e chiedeva a sè stessa quali fossero i +veri sentimenti di quell’uomo. Finì col decidere che forse era stato +sincerissimo in ciò che le aveva detto qualche ora prima, e che lo era +ancora adesso. Un tale giudizio certo si avvicinava molto alla verità, +poichè la natura di Massimo era multiforme. + +La serata non fu allegra. L’assenza della contessa Lassardi si faceva +sentire. Poi, un vago imbarazzo regnava nella sala. L’attitudine +di Gorletti rivelava sempre più le sue attitudini matrimoniali. Il +pittore, mancante spesso di tatto, si permise anzi una mezza allusione. +Elisa era così pallida che dovette pretestare una indisposizione, +il che porse il destro al dottore di far divergere le assiduità di +Gorletti. La madre d’Elisa stancava tutti col suo cicaleggio incoerente +e il suo buon umore fuori di posto, mentre il padre pareva ingolfato +nella lettura dei giornali. Sola la padrona di casa non usciva dalla +sua calma abituale, ma ella pure piegava talvolta la testa, in atto +pensieroso, sul suo eterno ricamo. Gorletti essendosi alzato per +un momento, Massimo attraversò bruscamente la sala e venne, senza +complimenti, a prendere il posto di lui a lato di Elisa. Non le rivolse +che di rado la parola, ma non si mosse più fino al momento in cui tutti +si alzarono. Si trovò ciò un poco strano, e Gorletti guardò Massimo a +più riprese; ma questi non ebbe l’aria di accorgersene. + +Quando fu solo nella sua camera, Massimo fece i suoi piccoli +preparativi, come qualcuno che non ha voglia di andare a letto. +Accese tutte le candele dei candelabri, mise un costume da camera di +stoffa orientale, e coi piedi nelle pantofole, si stese in una gran +poltrona. Rimase un gran pezzo immobile; si sarebbe potuto scorgere, +dall’espressione seria, preoccupata della sua fisionomia, che dei +pensieri assai definiti gli si agitavano per il capo. Evidentemente +riprendeva e continuava il soliloquio del giardino. + +Prese una scatola di sigari, ne scelse uno con molta cura, e lo accese. +Lesse alcune pagine d’un romanzo, scrisse due lettere, mise in ordine +alcuni oggetti, alcune carte sparse, poi si avvicinò allo specchio +e vi si guardò minuziosamente. Si ravviò la barba e i capelli con la +spazzola, a lungo, con molta cura secondo la sua abitudine, ma allo +stesso tempo in un modo così distratto e macchinale che non sembrava +avesse piena coscienza di ciò che faceva. Cadde in un’apparente +contemplazione interminabile di sè medesimo, ma di nuovo il pensiero si +agitava attivamente sotto la sua fronte. + +Sopra un mobiletto c’era un ritratto che non lo lasciava mai. La +cornice era d’oro, d’un finissimo lavoro, sormontata da una corona +marchionale, ed il ritratto rimaneva di solito nascosto da due piccole +imposte chiudenti a chiave. Massimo lo apri e lo mirò lungamente. +Era l’imagine di una donna nella prima gioventù, seducente piuttosto +che bella, dall’aspetto dolce e un po’ malato, in grande toeletta, +con il collo circondato da sette fila di grosse perle; il suo sguardo +infantile e mesto allo stesso tempo, i suoi capelli bruni semplicemente +acconciati, avevano qualcosa d’indefinibile e di commovente. Vedendo +quella pittura di una straordinaria finitezza di tocco, e senza dubbio +opera di un abilissimo artista, contemplando l’espressione serena e +quasi inconsciente nella sua malinconia di quel giovane e pallido viso, +si sarebbe facilmente indovinato ch’era l’imagine di una persona morta. +Si spieghi come si può o si neghi un tale mistero, è però successo a +tutti, vedendo un ritratto sconosciuto di dire a sè stessi: Questa +persona non è più sulla terra. E si sentiva bene, guardando quella +dolce figura, quella testa di donna e di bambina ad un tempo, che +adesso quelle labbra dovevano essere scolorate, e quei grandi occhi +chiusi per sempre. + +Quel ritratto, come una reliquia, seguiva Massimo dappertutto nel +cammino disordinato della sua vita. Contemplandolo, il suo volto +prendeva una espressione di tristezza e di amore che non gli si vedeva +mai. Chi era dunque quella donna? + +Era una donna per la quale Massimo aveva risentito una profonda +affezione, e la di cui perdita era stata il solo dolore sacro della sua +vita; solo quando pensava a lei, quell’uomo forte e sdegnoso sentiva il +suo cuore farsi debole, e nel suo petto oppresso rinascere un rimpianto +eterno, quasi un rimorso. — Era sua sorella. + +Mai non poteva egli dimenticare il gran dispiacere della sua infanzia, +la sua prima separazione dalla sua piccola sorella adorata, la costante +e gaia compagna di tutti i suoi giuochi, quando il tutore ebbe deciso +di metterla in collegio. Rivedendola, durante le vacanze, ogni anno la +trovava più alta, un po’ mutata, più gentile per tutti, e sempre gli +si attaccava al collo nello stesso modo. Aveva sei anni più di lui, e +mentr’egli non era ancora che un ragazzetto, lei diventò subitamente +una donna. + +Un giorno il tutore era giunto al collegio, e gli aveva dato una grande +notizia: sua sorella stava per maritarsi. Sposava il marchese Ricaldi, +un bel giovane, ricco assai, capitano di cavalleria e ufficiale +d’ordinanza del re. Era un magnifico matrimonio. Massimo ne fu molto +stupito; gli pareva impossibile che la sua piccola Lina potesse +diventare una gran signora da un giorno all’altro; ma non se ne sentì +rallegrato. + +Non assistette al matrimonio ch’ebbe luogo a Firenze, e non rivide sua +sorella che sei mesi dopo. Ella si appese al suo collo e lo abbracciò +con l’antico abbandono, ma con un affetto ancora più tenero, e fu assai +contenta di rivederlo. Fatta più alta e un poco smagrita, la trovò +più seducente che mai. Alle domande se fosse felice, rispose: “Sì, +e più ancora adesso che ti rivedo.„ In quanto a suo cognato, Massimo +vide in lui un bell’ufficiale e un perfetto gentiluomo, ma non seppe +difendersi da un certo sentimento di lieve ripulsione, che tentò invano +di combattere, davanti al viso un po’ duro, alle maniere cortesi e +compassate, alla conversazione precisa e pedante di lui. + +Tre anni dopo, Massimo, nella gioia di aver lasciato il collegio per +sempre, rivide sua sorella; la trovò pensierosa e più seria. Rispose +alle sue domande dicendo, fra le altre cose, che disgraziatamente non +si è sempre fanciulli. + +Massimo cominciò la sua vita di piaceri e di avventure. Ma in mezzo +a tutte le sue follie, precocemente maturo, il giovine freddo, +noncurante, non dimenticò mai la sua diletta sorella che gli era +sembrata meno felice di quanto ella diceva. Restò però assai lungamente +assente. + +Quando, ritornato in congedo, prima di andare a Pietroburgo, salì le +scale del palazzo Ricaldi, si sentì commosso. Guardandola, mentre la +teneva abbracciata, trovò Lina assai cambiata; poi, discorrendo, si +accorse ch’era inquieta, nervosissima, preoccupata. Non rassomigliava +più affatto alla sua capricciosa compagna d’altre volte. Le prese +le mani, lo guardò a lungo nelli occhi e le rimproverò di non avere +maggiore confidenza in lui. Rispose che non aveva nulla e scoppiò a +piangere. + +Il fatto è ch’era infelice assai, avendo sposato suo marito senza +conoscerlo, senza sapere cosa faceva. Nei primi tempi, egli la +spaventava e provava per lui una specie di allontanamento. Invano si +era sforzata di vincersi. Lui, d’altronde, non l’aveva certo aiutata +a ciò. Severo, minuzioso, altero e tirannico, la trattava come si +tratta un bambino, talvolta come una nemica, ed esigeva da lei una +sottomissione passiva, senza nulla far mai per ottenere il suo affetto, +mentre viveva, dal lato proprio, perfettamente a suo capriccio. Lei non +aveva un’amica; non andava in società, che ai grandi ricevimenti, dove +si annoiava molto. + +Massimo fece allora delle rimostranze a suo cognato, e questo le +accettò quasi umilmente. “Ebbi torto in varie cose; me ne accorgo, +e ti ringrazio di parlarmi franco. Tutto anderà meglio, vedrai.„ +Così gli disse. In quanto a Lina, era tanto contenta di rivedere suo +fratello, che la sua tristezza si dissipò fino al giorno in cui dovette +ripartire. + +Massimo se ne andò in Russia, più tranquillo. Oh! se avesse potuto +prevedere come rivedrebbe la sua sorella adorata! + +Fu solo due anni dopo. Massimo, del tutto libero, e continuando a +camminare noncurante attraverso i suoi successi, era a Parigi. Spesso, +in mezzo alla sua vita troppo riempita, pensava alla sorella. Nei +suoi rari momenti di solitudine, rivedeva il gabinetto giallo dove le +aveva detto addio; talvolta, nell’allegria rumorosa di una cena, la +cara imagine di lei sorgeva improvvisa dinanzi a’ suoi occhi. Tuttavia +era rassicurato sul suo conto. Mentre nel primi tempi dopo la loro +ultima separazione, Lina scriveva solo raramente poche righe sempre +improntate di mestizia, adesso invece riceveva da lei delle lunghe e +buone lettere affettuose, nelle quali diceva sempre che tutto andava +meglio, che suo marito era migliore per lei, e non la tormentava più. +Soltanto, di tempo in tempo, ella si lagnava un poco della salute. +Alla fine dell’estate, scrisse ch’era stata veramente ammalata; che +ora si sentiva di nuovo bene, e più forte — i bagni di mare, a Livorno, +avendole giovato assai. + +Dopo queste lettere, Lina rimase a lungo senza scrivere. Finalmente +Massimo seppe dal cognato ch’essa era stata di nuovo male, ma che +ora si sentiva molto meglio. Ella stessa aggiungeva una parola, +assicurandolo che non si doveva inquietare. + +Decise però di andarla a trovare. Ma non gli fu possibile di partire +tanto presto come avrebbe voluto. Sottili legami di ogni specie lo +trattenevano. La sua partenza fu ritardata di settimana in settimana, +di giorno in giorno. Una notte, rincasando, trovò un telegramma: “Lina +gravemente ammalata.„ Partì subito. + +In ferrovia, sentì bene, nella sua angoscia, che passava delle ore +indimenticabili, ma le ore che trascorsero dal momento in cui entrò nel +palazzo Ricaldi, finchè ne uscì di nuovo per non rimettervi mai più i +piedi, gli restarono nella memoria come un orribile sogno fatto vero, +dal quale non gli fu più possibile di svegliarsi completamente. + +La casa tutta intera era piena di quei sordi rumori, di quel viavai, +rapido e silenzioso, che annunciano la morte vicina. Vi si sentiva, +dalla vigilia, un lieve odore d’incenso. I servitori, in un’attitudine +di circostanza, con la faccia lunga, stavano immobili, oppure passavano +come ombre attraverso le sale, guardando tutto con occhio curioso. +Soffocati singhiozzi venivano da un angolo buio. Sembrava che la luce, +entrante dalle vaste finestre attraverso le ricche cortine, fosse +diversa dalli altri giorni, e si era ingenuamente sorpresi nel vedere +li oggetti al loro posto solito, inanimati come sempre, in mezzo al +fremito che sembrava turbasse l’aria. + +Lina spirava. Massimo si precipitò nella camera, pallido come la +morente, tutto il sangue essendogli rifluito al cuore. Ella lo +guardò in faccia coi suoi grandi occhi aperti, senza vederlo. La +vecchia Sofia, che aveva avuto cura della loro infanzia ad entrambi, +in ginocchio sui talloni e accasciata per terra, piangeva in modo +straziante. Il medico — attempato e severo — stava in piedi dall’altra +parte del letto. Un uomo seduto in una poltrona si teneva la testa fra +le mani, in modo che non lo si poteva vedere. I lineamenti di Lina, pur +conservando la loro dolcezza, avevano già preso una rigidità terribile. +Il dottore la toccò, e fece un cenno del capo alli assistenti. Alcuni +istanti passarono. Erano tutti immobili come la morte. Di tanto in +tanto un singulto turbava il silenzio solenne. + +Un momento dopo si udì un rumore di passi e di voci alte nella stanza +vicina. Istintivamente tutti si voltarono, e Massimo andò verso +l’uscio. Mentre varcava la soglia sentì, dietro a sè, a prendergli le +mani. Era il giovane di cui non aveva veduto il viso. Non lo conosceva. +Durante un secondo guardò, sorpreso, codesto sconosciuto che lo +guardava a sua volta dolorosamente. Ma scorgendo la profonda simpatia +dipinta sulla sua faccia tutta bagnata di lagrime, Massimo non chiese +nulla e strinse forte le mani che avevano stretto le sue. Le voci +s’incrociavano nella stanza vicina. Era Ricaldi, che, tutto tremante, +interrogava i servitori. Si era assentato, da due giorni, credendo a +un falso miglioramento nello stato dell’ammalata, ed era giunto in quel +momento. Massimo si avvicinò a lui, ma non potè parlare. + +Il giovane era scomparso. + + +Perchè in quella notte insonne il ricordo della sua povera Lina gli +ritornava in mente in un modo così straziante? Tutto si ripresentava +alli occhi suoi in una chiara e dolorosa visione, e si rammentava dei +particolari quasi dimenticati. Si ricordò del suo soggiorno in campagna +in un’antica villa abbandonata, subito dopo i funerali, e di tutto +ciò che la vecchia Sofia gli aveva narrato. A sentirla lei, la povera +marchesa era sempre stata infelicissima; suo marito era cattivo con lei +e la maltrattava, e lei non respirava che quando era via. Il dottore, +nel quale Massimo aveva piena fiducia, non era del tutto del parere +della buona donna, e non ammetteva come lei che i dispiaceri della +marchesa avessero precipitato la sua fine. + +“È morta disgraziatamente e semplicemente di etisia galoppante; aveva +una lieve tendenza alla consunzione e non si è curata in tempo; quando +mi hanno chiamato, era già troppo tardi. Non si muore tanto spesso come +si crede di malattie morali.„ + +Massimo si sforzò di credere alle parole del vecchio medico, eppure la +sua coscienza gli rimproverava molte cose. E perchè Lina, che, certo, +non aveva avuto un’esistenza calma, si era ostinata nelli ultimi tempi +a fargli credere l’opposto? E perchè l’aveva creduta, e perchè era +restato tanto tempo senza venire? Intravedeva una grande abnegazione, +una lotta interna, dei sentimenti nascosti e delle sofferenze segrete. +La sua perspicacità aiutava a farlo soffrire. — Indovinava un romanzo. +— Diceva bene a sè stesso che forse esagerava, e che, sopratutto, non +avrebbe forse potuto far nulla; ma tuttavia, al rimpianto straziante +di quel dolore del quale sentiva che non si sarebbe giammai consolato +completamente, si aggiunse un vago rimorso. + +Finalmente Massimo si coricò e dormì d’un sonno non tranquillo come al +solito. Ma, nei suoi sogni, rivide ancora sua sorella, tanto amata e +tanto soave; gli sembrava udirla mormorare indistinte parole, volgendo +verso di lui il suo sguardo di donna e il suo sorriso infantile. + + +IV. + +Di giorno in giorno la condotta di Massimo stupiva più vivamente +tutti. Non celava punto l’interesse ch’Elisa Valenti destava in lui; +troppo spesso le si metteva vicino, o la osservava da lontano. Essa +sembrava imbarazzata dalla persistenza di lui ad avvicinarla, e non +perciò diminuiva la sua tristezza. Però non era con lui esattamente +come nei primi giorni. Massimo non sembrava farle la corte affatto, e +meno ancora lei accettarla; ma v’era tra di loro qualcosa di nascosto. +Più ancora delli altri, la padrona di casa era sorpresa di ciò che +chiamava, fra sè, la mancanza di tatto di suo nipote. + +D’Astorre non si dava più la pena di celare la sua profonda antipatia +per Gorletti. E questi gliela restituiva cordialmente, benchè non lo +mostrasse nei suoi modi. + +La signora Valenti, sola, pareva non si accorgesse di nulla. +Dal momento della partenza di suo marito (che aveva promesso di +ritornare) era diventata più severa con sua figlia, sebbene, a modo +suo, capricciosamente, avesse certi slanci di tenerezza improvvisa, +esagerati, al punto di abbracciarla con passione in pubblico. Con +d’Astorre _posava_ sempre; a momenti fredda e cerimoniosa, poi di una +eccessiva gentilezza, non esente da civetteria. Ella sapeva, del resto, +ringiovanirsi a meraviglia e faceva sfoggio di acconciature, dalla +marchesa dichiarate assurde. + +Elisa stessa non comprendeva troppo l’attitudine di Massimo a suo +riguardo. Sempre lo pregava di non tentar nulla in suo favore, di +lasciare che il suo destino si compisse; egli rispondeva ridendo +e continuava come prima. Volle esser tenuto al corrente di quanto +succedeva tra lei e sua madre. Seppe da lei, una sera, che fra due +giorni il matrimonio verrebbe ufficialmente annunziato. Subito dopo, +Gorletti doveva partire; sua madre e lei rimarrebbero ancora una +settimana alla villa, mentre colui aggiusterebbe i suoi affari, poi si +ritroverebbero tutti a Milano, dove il matrimonio avrebbe luogo. + +All’indomani, subito dopo la colazione, si partì per una lunga gita +in carrozza. Come per caso Massimo prese posto a fianco della signora +Valenti e fu assai assiduo presso di lei. Con un’abile manovra, +aveva quasi costretto Gorletti a salire a cassetto vicino a Terzi che +guidava, mentre Elisa aveva potuto mettersi in un’altra carrozza con la +marchesa, il medico ed il pittore. + +Una grotta naturale, profonda e buia, dove mormorava una sorgente il +di cui sottile zampillo rigava perennemente la penombra, e di cui si +andava a bere l’acqua freddissima e di una incomparabile purezza, +era lo scopo della escursione. Vi si giunge per una stretta valle +verdeggiante, che, d’improvviso a uno svolgere di strada, prende un +carattere selvaggio ed alpestre. Sotto un’altra roccia a picco tutta +umida, muscosa e nerastra, sta l’angusta apertura, buco nero spalancato +nel quale è d’uopo avventurarsi. Il bello consiste in ciò: che uscendo +da un’altra apertura dal lato opposto della montagna, si trova un +paesaggio tutto diverso, ridente e appena mosso. Una terza uscita è +praticata a mezza strada, nel fianco della roccia. + +Massimo entrò per il primo. La signora Valenti prese il braccio di +Gorletti. La marchesa ed Elisa penetrarono timidamente, scortate dalli +altri. Non si parlava più. Di tanto in tanto, un grido, uno scoppio +di riso soffocato, una rapida domanda, ed ecco tutto. Ognuno guardava +ai propri piedi, benchè non ci si vedesse affatto, e pensava a sè. +— Di qua, signore, — gridava l’artista, — non abbiano paura; sono +solo i primi dieci passi che costano. Dopo la strada è facile. — Il +medico cadde due volte. Elisa, preoccupala, camminava a stento senza +troppo curare dove andasse. D’un tratto si trovò smarrita, cercò di +orizzontarsi, e non vi riuscì. Tutti erano lontani già; non li vedeva +più. Non volle domandare. Dopo un istante d’incertezza, udì un rumore +di passi che ritornavano verso di lei. + +— Di qui! — disse una voce. + +— Da che parte? + +— Mi dia la mano e non tema di nulla. + +Riconobbe le voce di Massimo. + +— Così, così.... Si lasci guidare, si lasci sempre guidare da me. + +— Preferirei esser fuori. + +— Ci saremo fra due minuti, ecco. Vede la luce? + +Un momento dopo erano all’apertura laterale. + +— E gli altri? — domandò lei. + +— Hanno attraversato la grotta, come si vede, in tutta la sua +lunghezza. Noi faremo il giro esternamente e li raggiungeremo in tre +minuti. Ma si riposi, prima, un momento; dev’essere stanca. + +E continuò dopo una breve pausa: + +— Non si perda di coraggio. Io sono allegrissimo, invece. Tutto va +bene; si rassicuri. A proposito, bisogna che approfitti di questo +momento, per farvi una dichiarazione. Signora Elisa, io non vi amo; +non vi amo affatto. Non lo dimenticate; e non abbiate dunque paura di +nulla. Ma vi salverò. + +Il loro arrivo all’altro ingresso della grotta fu accolto da una +quantità di domande; ma la marchesa aveva l’aria un poco imbronciata, e +Gorletti stava in disparte. + +Massimo pareva divertirsi assai. Al ritorno, riprese il suo posto a +lato della signora Valenti e la fece ridere pazzamente per tutta la +strada. Talora interpellava Gorletti, sempre a cassetto, obbligandolo a +voltarsi e volendo che ridesse lui pure. + +Nell’altra carrozza, quasi non si parlava. Elisa contemplava il +paesaggio oscurantesi nella porpora del tramonto. Cominciava a far +freddo e una tinta grigia si stendeva sulla via, sulli alberi, come un +mantello di malinconia invitante al sonno, mentre che nelle lontananze +le tinte dell’orizzonte facevano sognare. Involontariamente ammirava, +lasciando che i suoi pensieri indistinti e dolorosi si modificassero +secondo i diversi aspetti del cielo. + +Che voleva d’Astorre? pensava. Come s’imaginava di poterla salvare? +Nessuna speranza era possibile. Il suo sagrificio poteva forse venir +ritardato, ma non vi si poteva sottrarre. Eppure, più che mai ciò le +sembrava impossibile e l’idea sorgeva in lei che qualcosa succederebbe +forse. Ma che cosa? Le tenebre si facevano più fitte intorno a lei, +gradatamente e sicuramente, come si vedevano a poco a poco distendersi +sulle campagne. Quale scampo poteva esistere? + +Dopo pranzo, la signora Valenti si avvicinò alla marchesa e le disse +ch’era un poco inquieta sul conto d’Elisa, la quale non le sembrava +stesse bene. E rivolgendosi a lei: + +— Ragazza mia, sei pallida e non hai quasi mangiato, oggi. Sii savia e +va a dormire. Prendendo delle precauzioni quando si è ancora in tempo, +si evita talvolta una malattia. Va, mia cara, verrò a raggiungerti fra +poco, chè sono stanca assai io pure. + +Elisa non fu malcontenta d’ubbidire. Sua madre la seguì presto +infatti, e si assise a’ piedi del letto. Là le tenne un discorso che la +sorprese. Le disse che Gorletti era impaziente ed aveva vivo desiderio +che si annunciasse il loro matrimonio prima di lasciare la villa della +marchesa; poichè in ogni modo, certi affari urgenti lo chiamavano in +città al posdomani. + +— Ma, mia cara, giacchè si è aspettato così a lungo, e che la cosa è +decisa, non è vero? tra di noi, non vedo perchè non si aspetterebbe +ancora qualche giorno. Tu saresti meglio ristabilita in salute, e più +forte per sopportare tutte le noie dei complimenti, delle visite, +dei preparativi, ecc. (chè, veramente, la tua salute m’inquieta un +poco e hai bene cattiva cera anche oggi); lui, dal canto suo, avrebbe +terminato i suoi affari e si andrebbe in città tutti assieme, ciò che +sarebbe pure forse meglio. Intanto, curati bene e cerca di riprendere +i tuoi bei colori. Sai anzi cosa faresti, se volessi seguire del +tutto i miei consigli? Staresti in camera tua per un giorno o due. +Egli comprenderebbe allora che ho ragione, che tu hai davvero ancora +bisogno di un po’ di riposo e che deve moderare la sua impazienza. E ti +ritroverebbe migliorata in salute e più calma.... + +— Farò quanto vorrai, — rispose Elisa con una rassegnazione che +le riusciva facile. E una vaga speranza penetrò nel suo cuore, suo +malgrado. + +La signora Valenti ebbe all’indomani una conversazione con il suo +futuro genero, e al posdomani egli partì. Valenti giungendo secondo +la sua promessa, fu un poco stupito di tale partenza. Elisa discese +solo al terzo giorno, per la colazione. Il medico, ch’era salito per +vederla e le aveva ordinato dei rimedi ch’ella non aveva preso, l’aveva +anzi fatta rimanere a letto per ventiquattr’ore. Aveva anche veduto la +marchesa più volte, ed il resto del tempo era rimasta abbandonata alle +sue riflessioni. + +Il non veder più lo sguardo di Gorletti fissato sopra di lei, +attraverso la tavola, le fu di tanto sollievo, ch’ella sentì grave il +peso terribile del sagrificio chiestole. Tutto il sangue le si gelava +nelle vene all’idea di diventare la moglie di quell’uomo. + +Un inesplicabile sorriso passò sulle labbra di Massimo quando seppe ciò +ch’era successo tra lei e sua madre. + +— Va bene, — disse, — ciò non mi riesce inaspettato. + +E mentre si discorreva un po’ rumorosamente intorno a loro, egli +aggiunse: + +— Il medico non vi permette ancora di uscire di casa, non è vero? + +— Già; non ne ho nessuna voglia, d’altronde. + +— Tanto meglio. Vi devo parlare a lungo. + +Quando, più tardi, si ritrovarono soli, nello stesso gabinetto dove per +la prima volta Massimo l’aveva sorpresa in un accesso di disperazione, +Elisa non potè impedirsi dal dirgli che, ad onta di quel nuovo ritardo, +ella non aveva speranza alcuna. + +— Avete torto. Vi rammentate che a questo stesso posto dove siamo, +quando vi ho dichiarato che impedirei codesto matrimonio, mi avete +assicurato ch’era impossibile nemmeno ottenere un ritardo? Vi faccio +rispettosamente osservare che adesso sono venuti, invece, per così +dire, a domandarvelo, un tale ritardo, e che il signor Gorletti non è +più qui. Aveva anzi una strana figura nell’andarsene. + +— Ritornerà. È invano che lei prova sempre di darmi una speranza. Pur +troppo il matrimonio è ben deciso. + +— No, un tale matrimonio non si farà. È rotto. Non ho che una parola +da dire per ciò. Quell’uomo è partito per non più ritornare. La sua +partenza, e tutto quanto è accaduto, avreste forse dovuto indovinarlo, +è opera mia. Anderò fino in fondo. Lungamente ho cercato un mezzo +per salvarvi, e, lo confesso, senz’alcun risultato. Ma, adesso, ho +finalmente scoperto. È un mezzo assai semplice, benchè un po’ violento. + +— E qual’è questo mezzo? + +— Lo saprete subito. Ma prima lasciatemi ancora dirvi poche parole. +Perdonatemi d’esser costretto a parlarvi di me stesso. Ma è necessario +per spiegare le cose. Poi mi conoscete tuttora assai male, e, lo +temo, vi faccio ancora paura, sebbene sentiate che vi sono amico. +Ma siete intelligente, siete un vivente esempio di codesta verità +troppo ignorata, che si può avere un’anima elevata, e, ad onta di ciò, +indovinare tutto; di più, per la vostra età, avete visto molte cose; +potrete dunque non offendervi di quanto vi voglio proporre. + +— Nulla è possibile, vi dico. + +— Non m’interrompete, e ascoltate, ve ne prego. Io sono solo al mondo, +non ho più parenti vicini, e nessuno è più libero di me. Mi si conosce +ovunque, conosco moltissima gente; vi sono molti che si dicono miei +amici, e ne ho assai pochi. Pare anche che abbia dei nemici; ignoro +assolutamente a cosa debbo un tale onore. Pieno di difetti, ho però +osservato che quando ho ubbidito al mio primo impulso, ho sempre +agito bene; il che prova che in me l’istinto è forse superiore al +ragionamento. Conduco una vita molto irregolare, e che mi sarebbe +difficile lo spiegarvi. Resisto difficilmente a’ miei capricci. +Talvolta rimango a lungo nello stesso posto, senza che si sappia +perchè; poi parto bruscamente; vado dove la sorte mi sospinge. Del +resto, manco assolutamente di principii e credo a ben poche cose; +vedete che non mi mostro migliore di quel che sono. Ora sapete a che +sono ben deciso? da un pezzo? È, per mio conto, a non ammogliarmi mai. +Ho per ciò le mie profonde ragioni. Poi detesto il matrimonio. Molte +cose mi sono indifferenti, e rinuncierei volontieri a molti vantaggi; +ma, a nessun prezzo, non abdicherò mai la mia indipendenza. E la stimo +così altamente che mai, sotto alcun pretesto, assalirei la libertà d’un +altro. Sarei dunque un pessimo marito, e stupido. Dunque, escludo, per +me il matrimonio. Me ne infischio del mio nome che finirà forse con me, +e della mia fortuna che passerà in mani straniere, se ne resterà. Le +cose sociali mi toccano assai poco, e non mi commuovo molto per ciò che +mi riguarda personalmente. Cerco di annoiarmi il meno possibile, anche +se per giungere a questo scopo, devo interessarmi a delle assurdità; e +in quanto a ciò che succede nel mondo, guardo tutto ciò come in teatro, +dalla mia poltrona, che certo è una delle migliori. Se posso essere +utile a qualcuno lo faccio con piacere. Do ben di rado la mia amicizia, +sul serio, ma la do senza riserve. In quanto alla mia fortuna è assai +considerevole; la fortuna di un lord inglese agiato, ricchezza grande +in Italia. Non mi è stato possibile di rovinarmi, benchè vi abbia +messo tutta la buona volontà; ora non mi ci provo più. Da questo lato +mi sono posto in quiete. Diedi una smentita a quelli che pretendevano, +all’epoca in cui spendevo sempre tre volte la mia rendita, che nessuna +fortuna mi avrebbe mai bastato, mostrando loro che con solamente una +ventina di milioni, o poco più, non faccio più debiti. Sono lieto di +farvi sorridere.... + +— Sì, ma tutto ciò non mi dice.... + +— Aspettate. Ecco press’a poco chi sono io. Credete ancora che chi dice +tanto male di me abbia ragione del tutto? Diffidate ancora di me? + +— No, credo anzi che siete migliore di quello che sembrate.... + +— Non è così; sono esattamente come sembro a quelli che mi conoscono +un poco. Ma veniamo al fatto. Forse a quest’ora può darsi che non +rimaniate oltremodo stupita nel sentire il mezzo che ho trovato per +salvarvi. D’altronde bisogna accettarlo per questa eccellente ragione +che non ve ne sono altri. + +— Ebbene! ditemelo finalmente.... + +— Io vi sposo. + +Elisa lo guardò fisso, arrossì, si provò a sorridere e disse: + +— Mi sembra che il momento sia scelto male per celiare. Del resto non +sono scorsi tre minuti dacchè avete affermato la vostra risoluzione di +non ammogliarvi mai. + +— Ed è perciò appunto che vi posso offrire la mia mano. + +Massimo non scherzava. Spiegò la sua idea a Elisa che lo ascoltava +muta per lo stupore. Lui impegnava la sua parola di gentiluomo di non +essere mai per lei che un amico; lei sarebbe del tutto libera e avrebbe +sempre tutta la sua stima. Tutto si ridurrebbe a ciò, che avendo +invano cercato un altro mezzo conveniente per impedire il matrimonio +con Gorletti, aveva pensato che il meglio era d’offrire ad Elisa +una posizione indipendente e tutta quella somma di benessere che può +rendere nella vita l’assenza di felicità meno dura. Ma non poteva far +ciò, secondo le leggi del mondo, senza aggiungervi il suo nome, e lo +dava, non compiendo il minimo sacrificio; poichè in tal modo faceva uso +eccellente di una cosa di cui era ben certo che non avrebbe mai sognato +di servirsi altrimenti per sè. Si salveranno le apparenze per quanto +possibile, senza però inquietarsene fuor di misura, e, appena che +Elisa sarebbe stabilita nella sua nuova esistenza, lui riprenderebbe +la sua vita solita. Un tale progetto lo seduceva; riconoscente se lei +gli facesse l’onore di accettare, sarebbe felice di compiere un atto +semplicissimo, del quale forse nessuno ancora aveva avuto l’idea prima +di lui. + +— Mi avete ripetuto più volte, senza dirmi precisamente il perchè, +che non aspettate più nulla dalla vita, che cercate la pace soltanto; +ebbene, vi offro un palazzo a Firenze, che sarà vostro, e dove starete +meglio che in un convento; trovandovi la tranquillità assoluta e le +distrazioni che vorrete scegliere, infine un matrimonio che non è +un matrimonio, e la mia semplice amicizia. Se avete bisogno di un +consiglio, saprò darvelo non più cattivo di quello che farebbe un +altro. In un certo senso, e per questo scopo, è impossibile essere +maggiormente adatto l’un all’altro di quanto siamo noi. Giacchè non +vogliamo maritarci nè l’uno nè l’altro, ciascuno per i nostri motivi +particolari, sposiamoci noi per il pubblico. Dal lato mio ci troverò +pure dei vantaggi, non foss’altro che quello di por termine alfine a +ciò che si venga a farmi delle proposte di matrimonio. + +Elisa sorrise di nuovo. Poi, seriamente, rispose che ad onta della sua +stranezza, l’offerta era nobilmente generosa, ma che lei non poteva +acconsentire. Codesta proposta straordinaria non la scandalizzò, ma la +trovò ineseguibile. Tuttavia si sentì profondamente commossa, sebbene +non lo seppe esprimere. + +Sorridendo, Massimo insisteva, talora in modo energico, talora giocoso. + +— No, è impossibile. È impossibile in tutti i modi, — ripetè Elisa. +— Finirete pure col comprenderlo. È mio dovere il rifiutare, dovessi +anche parere scioccamente ingrata. Vi è ancora un motivo più serio di +tutti gli altri, che dovrò avere il coraggio di confessare.... + +Furono interrotti dal brusco ingresso della signora Valenti. + +— Ah! eccoli, — disse a sua figlia. — Ti ho cercato dappertutto. È +donna Maria che mi ha detto ora ch’eri qui col marchese. Non sei dunque +andata in carrozza con gli altri? Ebbene, hai ragione. Quelle trottate, +alla lunga, stancano, e comincia a fare un freddo al ritorno!... trovo +ch’è peggio che d’inverno. + +Quella notte Elisa non potè chiuder occhio. La proposta stranissima ed +inattesa d’Astorre, l’orizzonte affatto nuovo che si apriva innanzi a +lei, le riempivano la testa di pensieri confusi. Non poteva dubitarne: +Massimo parlava sul serio. Aveva trovato modo di mantenere la sua +parola; le offriva di salvarla davvero! Gorletti, l’orribile incubo +delli ultimi mesi, poteva essere allontanato per sempre! Poichè, +n’era ben sicura, sua madre in un tal caso, non esiterebbe un momento +a mancare di parola. Elisa aveva un sol cenno da fare per evitare il +precipizio, che da tanto tempo s’apriva davanti a lei, inevitabile. +Le si offriva onorevolmente una vita calma, tranquilla, indipendente, +circondata da tutti i conforti del lusso, e, accettandola, avrebbe la +felicità negativa alla quale poteva ancora aspirare, e ciò rendendo i +suoi genitori pazzi di gioia! La tentazione era forte. Una soluzione +bizzarra, magnifica, che l’imaginazione non avrebbe saputo inventare e +di cui la speranza sarebbe stata assurda, si mostrava d’improvviso per +risolvere il problema finora insolubile del suo destino. + +Ma come poteva accettare una proposta tanto bizzarra, insolita e troppo +generosa, tanto più lei, di cui il cuore non viveva solo di un ricordo +indimenticabile, lei, la cui esistenza monotona era tutta riempita +da un segreto amato e doloroso. Adesso Massimo non le ispirava più la +più piccola diffidenza. Le pareva di aver compreso d’un tratto i lati +più nobili di quell’uomo, la cui cattiva riputazione era l’opera di +gente che probabilmente non lo valevano. Ma, essendo lei quello che +era, poteva forse accettare, in condizioni così eccezionali, e non +fosse pure che alli occhi del mondo, la mano di un uomo che ignorava +il passato di lei? Il racconto della sua vita, la sua confessione +completa, non basterebbero a fargli comprendere la necessità di un +rifiuto? Essa lo credeva fermamente; sentì che lo doveva fare, poichè +lui meritava la sua fiducia intera, codesto uomo elegante, stanco, +cinico, che solo aveva saputo aiutarla, lui ch’era considerato come il +più freddo tra gl’indifferenti. + +Intanto, tutti si occupavano di Massimo e del suo modo di condursi con +la signora Valenti. Non si parlava d’altro alla villa. La marchesa +cominciava ad inquietarsene. Con minore malignità delli altri, ella +pure si posava però la domanda: — Quale può essere il suo scopo? — +In quanto a donna Maria non poteva contenersi. Si disseccava ne’ suoi +sforzi per non parlare, poi parlava di colpo. + +— Hai veduto? — diceva a suo marito. — Erano ancora insieme ieri +nel gabinetto là in fondo. È una cosa che non ha nome. Chi l’avrebbe +creduto di un uomo così _blasé_? Poichè infine, Elisa è una buonissima +ragazza, ne convengo, e anche bellina, se si vuole, ma, dopo tutto, +cosa può avere di tanto interessante! e sopratutto.... + +— Ah! donna Maria, — interrompeva il dottore, — l’amore non ragiona. + +— Ma, insomma, è o non è innamorato, quel misterioso d’Astorre? + +— Sapete cosa penso io? Tutto ciò finirà male assai; credete forse che +vi sia nulla di sacro per quelli uomini lì? + +— E ad onta di tutto. Elisa è sempre triste e taciturna, — osservò +Terzi. + +— Oh! in quanto a questo, capisci bene, quando si hanno avute le storie +che ha avuto lei, si ha di che rifletterci e rimanere pensierosa per un +bel pezzo. + +All’indomani, Elisa ripetè a Massimo che gli sarebbe profondamente +grata per sempre, ma che non poteva acconsentire. + +— Se volessi, — disse Massimo, — potrei benissimo far senza della +vostra accettazione. Basterebbe che parlassi con vostra madre. E allora +per davvero non vi sarebbe più possibile rifiutare! Ma, se vi salvo, +non voglio che ciò avvenga a vostro malgrado. + +Infatti, la signora Valenti era in uno stato straordinario di tensione +nervosa. Aveva la febbre addosso, non sapendo se poteva sperare, a +momenti piena di paura, poi abbandonantesi a sogni inauditi che le +sembravano vicino a farsi veri, e dai quali si risvegliava per dirsi +che sognava. Eppure continuava, come aveva incominciato, a recitare +la sua doppia parte con una estrema prudenza; ma se la si vedeva +tranquilla e sorridente, non n’era meno agitata internamente. Cercava +di sapere che si dicesse intorno a lei e d’indovinare dal contegno +delli altri cosa pensassero sulla questione che l’appassionava; +n’era turbata, dicendo a sè stessa con terrore che se un tale stato +d’incertezza, tra gioie impreviste e difficoltà gravi si dovesse +prolungare, ne impazzirebbe. + +Massimo aveva dunque ben ragione di parlare in tal modo ad Elisa. + +Ma questa s’armò alfine di tutto il suo coraggio, e gli disse: + +— Bisogna che vi faccia la mia confessione. Giudicherete poi voi +stesso. Vi devo raccontare tutta la mia vita. + +E allora, lealmente e degnamente, in un modo semplice e breve, senza +nulla omettere e senza nulla esagerare, senza volere nè accusarsi +nè scusarsi, ella gli disse tutto quanto si è raccontato più sopra, +la triste storia del suo passato; e gli confessò che quell’amore +indimenticabile non uscirebbe mai dal suo cuore; che non amerebbe +mai nessuno e nulla al mondo, e che resterebbe interamente fedele per +sempre all’assente che non doveva più rivedere. _Lui_ aveva mancato +alla sua parola per necessità, ed ella trovava ciò così tristamente +naturale, che non aveva bisogno di perdonargli; ma lei lo amerebbe +sempre e rimarrebbe sempre la stessa. Lei lo amerebbe eternamente, +pur avendo la certezza assoluta che nessuna speranza era possibile. +L’ultima notizia di lui era la notizia del suo matrimonio e che si +era definitivamente stabilito a Bombay. Ritornerebbe d’altronde, che +lei non lo vorrebbe rivedere. Non sarebbe mai sua, ma il suo cuore gli +apparterrebbe sempre. + +Quando ebbe finito, Massimo le prese ambo le mani, le baciò e le disse: + +— Elisa, quanto m’avete raccontato tanto francamente e nobilmente, +aumenta la stima profonda ed il rispettoso affetto che sento per +voi. Sono un peccatore indurito, e il mio cinismo nella vita vi +spaventerebbe: il mondo mi ha reso scettico assai e credo facilmente al +male e di rado al bene; ma le eccezioni provano la regola, e in questo +mondo basso, volgare e malvagio, voi siete una splendida eccezione. Lo +vedo, ed io non sbaglio. Il vostro racconto mi prova più che mai quanto +ho ragione di compiere ciò che ho deciso di fare; lo desidero adesso +cento volte più di prima. Lo farei quasi anche a vostro malgrado. +Ma voi acconsentite, non è vero? Giacchè gli ostacoli che credevate +insormontabili, riaffermano, al contrario, la mia risoluzione? Fra +poco mi divertirò assai dello stupore generale, quando si sappia che +vedranno una marchesa d’Astorre. Rideremo. + +— Eppure, sentite.... + +— Cara ragazza, non una parola di più. È deciso. + +Sarebbe troppo difficile il dipingere la gioia della signora Valenti +quando seppe che le sue più folli e assurde speranze si sarebbero +realizzate, e che sua figlia stava per acquistare una delle più alte +posizioni cui fosse possibile ambire in Italia, sposando un uomo, che +ad onta della sua condotta, era il sogno dorato e inaccessibile di +tutte le donne. Durò grandissima fatica a non parlarne, giacchè si +era deciso di tenere la cosa segreta per qualche tempo, prima dietro +preghiera di Massimo e per evitare pettegolezzi, e poi per riguardo a +Gorletti, sebbene la signora Valenti gli scrivesse per dargli congedo +abbastanza brutalmente, protestando che non era stato possibile +vincere l’ostinazione di sua figlia, e che lei non la voleva forzare! +E come benediceva ora Elisa di aver tanto resistito! Come le sembrava +superiore e intelligente! Quale fortuna che avesse sempre rifiutato +tutti i partiti! Non poteva cessare dall’abbracciarla e l’accarezzava +in un modo materno e servile, facendosi umile dinanzi a lei in +anticipazione, mentre, piena del suo grande segreto, non poteva a meno +di mostrarsi gaia ed orgogliosa con gli altri. + +La marchesa fu eccessivamente stupita quando suo nipote le confidò la +sua risoluzione, senza beninteso dirle l’esatta verità. Le confessò +tuttavia che il suo scopo principale era quello di salvare Elisa, +senza troppo negare (in risposta alle domande contorte della vecchia +signora), ch’egli non contava abdicare alla propria indipendenza, e +che su questo, lui ed Elisa erano perfettamente d’accordo. La marchesa +intravide un poco la verità, ma non del tutto; e l’idea di questo +matrimonio le sembrò, in fondo, una follia di Massimo, e le parve un +poco scandalosa, diversa dalle altre; sebbene non ne fosse malcontenta +da certi lati. + +La curiosità di donna Maria e delli altri rimase insoddisfatta. Non +seppero nulla di quanto succedeva, e certo, ad onta di tutte le loro +congetture, non indovinarono affatto. + +Ciò che li stupì più di tutto, fu la partenza di Massimo, più strana +ancora del suo arrivo. Una bella mattina, dopo una serata delle solite, +durante la quale si era soltanto osservato che pareva sempre più intimo +con Elisa e con la signora Valenti, mentre pure si notava che non si +parlava più del ritorno di Gorletti, la marchesa, a colazione, annunciò +che suo nipote aveva dovuto partire, prestissimo, senza ch’ella stessa +sapesse il perchè. La signora Valenti raggiava. + + +V. + +Il matrimonio si fece due mesi dopo, senza alcun apparato e +quasi segretamente, alla villa. Massimo era stato assente durante +l’intervallo ed era solo arrivato alla vigilia. La marchesa, sempre +stupita, e che aveva quasi rinunciato a comprendere, non pensò più +che a mostrarsi amabile, e lo fu squisitamente. Seppe resistere alla +tentazione fortissima di fare un po’ di predica al nipote, che non la +intimidiva; e fu meglio. Ma, per davvero, non vi rimetteva della sua +stupefazione. + +La cerimonia ebbe luogo nella piccola cappella privata. Gli sposi +partirono subito dopo. + +Quando furono soli in un vagone-salone dell’espresso tra Milano e +Firenze, Elisa sentì più intensamente ancora che nei giorni precedenti +tutta la stranezza della sua situazione. Le sembrava essere ella stessa +l’eroina di un romanzo che venisse raccontato, e recitare una parte, +non sopra un teatro, ma per davvero, in una commedia che fosse la +vita medesima. Stupita si guardava a giro, come ne accade nei sogni, +attrice e spettatrice in uno. Massimo, di una cortesia fina e discreta, +meno famigliare forse di prima, ma amichevole, taceva o discorreva +con naturalezza, senza maggiore imbarazzo che se fosse stato nel +_tête-à-tête_ il più solito. Giacchè egli possedeva quella scienza +tanto difficile dei modi, per la quale dovunque e sempre si trova +la nota giusta. Ma Elisa lo ascoltava e rispondeva macchinalmente, +distratta. Ella si trovava in una di quelle ore in cui il cervello +lavora da sè e per suo conto e in cui le idee si agitano talmente +che quasi si neutralizzano. È sopratutto in simili momenti che alla +domanda: — A che pensate? — rispondiamo: — A nulla. + +Le pareva aver perduto il senso della realtà delle cose, e la certezza +della propria individualità. Mentre molti dubbi le attraversavano +rapidi la mente, provava una tema indefinita di agir male e anche +di risvegliarsi da quel sogno reale quale procurava già l’immenso +sollievo di sentirsi in salvo, liberata dall’incubo del quale aveva +tanto sofferto. Alfine poteva respirare liberamente, e ciò la stupiva. +Qualcosa le mancava, e che? chiedeva a sè stessa, e si accorgeva ch’era +il peso che le aveva oppresso il petto fino allora. Mentre tante +imagini si svolgevano davanti alla sua mente, tutto il corpo suo si +assopiva in un grande e nuovo benessere materiale. Si sentiva quasi +in casa sua nel vagone ben chiuso cui la lampada rischiarava appena. +Avvolta caldamente nel suo mantello, lontana dalle paure e dalle noie, +immobile, sebbene trascinata a tutto vapore verso un posto sconosciuto, +le sembrava d’essere sollevata e rapita a forza da una possanza +irresistibile e buona, e nel letargo graduale di tutto l’essere suo un +sentimento quasi involontario di cieca fiducia la riempiva, più forte +de’ suoi pensieri. Abbandonandosi alle sue sensazioni, le sembrava fare +ciò che doveva. + +Massimo chiacchierava senz’ordine, ma in un modo interessante. Poi +tacevano, come lo possono due amici che non sono imbarazzati dal +silenzio. Ma, attraverso i suoi sogni svariati ed i discorsi del +suo compagno di viaggio, Elisa ascoltava attenta il rumore regolare +e cadenzato del treno, e in quel fragore monotono, l’orecchio suo +scopriva ogni specie di musiche imaginarie che parevano una traduzione +de’ suoi pensieri troppo vaghi in una ritmica favella ignota. La notte +era fredda. Dai vetri ben chiusi non si vedeva che le tenebre, solcate +talvolta da un improvviso luccicore all’avvicinarsi di una stazione. +In quell’angusto spazio, la sua vita intera le sembrava rinserrata; che +poteva ancora esserci al di fuori? e in quella specie di scatola comoda +e calda, circondata da gelido buio e corrente attraverso lo spazio +sopra una traccia di ferro dove nulla poteva sorgere, ella intravedeva +un simbolo del suo nuovo destino. + +— Mi permettete di fumare? + +— Ma certo. + +Egli accese un sigaro. I più insignificanti particolari: una portiera +mal chiusa, l’impiegato venuto a rettificare un errore, un _buffet_ +inaccessibile, un altro treno che s’incrociava col loro, tutto +gli porgeva il destro per raccontare qualche incidente di viaggio, +divertente o strano, il comico della sua situazione, un giorno che +per aver seguito un capriccio o per distrazione, si era trovato sopra +una linea, mentre i suoi bagagli se ne andavano a gran velocità +per un’altra. Elisa, quasi a suo malgrado, s’interessava a quanto +egli diceva, per il modo che lo diceva, e fu sorpresa ella stessa +di sentirsi discorrere, famigliarizzata, e narrò a sua volta alcune +impressioni della sua vita un poco nomade e dei suoi ricordi di +fanciullezza. + +Poi Massimo le schizzò qualcuno de’ suoi progetti per lei. La +villa, presso Firenze, dove come sapeva andrebbero ora, era stata +completamente rifabbricata e ristaurata, ed era pronta. — (Ciò era +stato fatto l’ultima volta ch’egli vi aveva dimorato, dopo la morte +di sua sorella). — Questa villa, d’ora innanzi, le apparteneva. Egli +aveva ora l’intenzione di passarvi alcune settimane. Di là, farebbe +delle gite frequenti in città, e ne’ suoi altri possedimenti, per +affari e per rivedere gli amici. Lei potrebbe visitare il vecchio +palazzo di Firenze, ch’era pure a sua disposizione, e comandarvi le +migliorie che crederebbe utili, benchè la consigliasse a cambiar poco, +anche all’interno gli appartamenti avendo molto carattere. Aggiunse +che l’aiuterebbe in tutto ciò, e che l’idea di occuparsi in tal modo +lo divertiva infinitamente. Lei potrebbe, nella società fiorentina, +scegliere le sue conoscenze, a meno che non preferisse veder nessuno. +Se, volendo condurre una vita affatto di casa, temesse allo stesso +tempo la solitudine, sarebbe facile — con un po’ di ricerca — il +trovarle una dama di compagnia. Non avrebbe per caso un’amica che +potesse invitare a venire per qualche mese con lei, o con la quale +potesse viaggiare se una tale idea le sorridesse? Appena avrebbe, in +un modo o nell’altro, stabilita la sua vita, lui contava ripartire, per +Parigi probabilmente. Del resto, vicino o lontano, lei potrebbe sempre +far calcolo sopra di lui. + +Elisa si sentì assai confusa ascoltando codesti discorsi, e cercò di +esprimergli la sua profonda riconoscenza, e assicurandolo che in pace e +tranquilla non desidererebbe altro. + +— Sono sicuro che non vi pentirete d’aver avuto fiducia in me. Ma è +tardi per voi; ora aggiusterò ogni cosa perchè possiate provarvi a +dormire. In quanto a me non sarà difficile, dormo in ferrovia e ovunque +come nel mio letto. + +Preparò tutto, tirò la tendina della lampada, poi le diede la buona +notte e la lasciò perchè si coricasse, poi fumò una sigaretta e si +stese a sua volta, per addormentarsi quasi subito. + +Ma Elisa non potè pigliar sonno. Guardava talvolta Massimo disteso +dall’altra parte, talvolta i vari oggetti sparsi. I suoi occhi si +fissavano sulla serratura d’argento d’un sacco da viaggio dove la luce +si rifletteva, o sul disegno complicato di una coperta, e contemplava +queste cose lungamente. Dopo tutto, la presenza di quell’uomo sdraiato +non lontano da lei, la stupiva. Coricato, egli pareva grandissimo, e +quasi le faceva paura. Il suo pensiero errava, correva assai più rapido +del treno, e non in una direzione sola; ma in ogni senso, ora non +vedendo che l’attimo presente, poi perdendosi nell’avvenire; poscia, e +più sovente, risospingendosi nel passato. Più che mai, in quella notte, +l’imagine di colui ch’ella aveva per sempre perduto, sorgeva innanzi a +lei per sedurla mestamente, e opprimerla senza posa. Quel nome “Giulio„ +pareva si disegnasse continuamente davanti ai suoi occhi, invano +chiusi. + +Tutti i ricordi, i più soavi e i più dolorosi, ritornavano per morderle +il cuore; ma pensava a quanto il cammino della sua vita aveva ora +di meraviglioso. Rivedeva delle amiche da lungo tempo scomparse, +delle compagne d’infanzia, conosciute nei suoi viaggi, e diceva a sè +stessa che per certo la loro sorte non poteva rassomigliare alla sua. +Pensava anche a sua madre, folle di gioia e d’orgoglio, a suo padre, +vanitosamente felice lui pure — a Gorletti, furibondo e in collera +con la sua famiglia, e che lei avrebbe probabilmente il piacere di +non rivedere mai più — e una quantità di particolari le riempivano la +memoria e si mescolavano ai ricordi imperituri del suo perduto amore. + +A poco a poco, le sue idee si fecero confuse, udì sempre più +indistintamente il rumore regolare del treno, che parve dolcemente +cullarla, e si addormentò d’un sonno grave e ripieno d’imagini. Tra +i suoi sogni incoerenti, vide più volte una donna di sorprendente +bellezza, altissima, colossale, che la guardava con due grandi +occhi neri e risplendenti, e che la riempiva di spavento, solo con +l’allungare verso di lei la sua mano bianca coperta di anelli. La +riconosceva senza averla mai vista; era la moglie di Giulio. Giunse +a fuggire e si trovò in un salotto di eccezionale ricchezza, dove +la marchesa Arombelli la teneva abbracciata, come proteggendola. +Dalla finestra aperta scorgeva un paesaggio tropicale stendentesi a +una distanza favolosa; si vedeva all’orizzonte il grandioso profilo +vago d’una città con tempii dorati, mentre una schiera di elefanti +bianchi s’avanzava sopra una strada polverosa. Allo stesso tempo +le braccia che s’allacciavano la strinsero fino a farle male, e una +paura istintiva s’impadronì di lei, che si mutò in terrore, quando +s’accorse che al posto della marchesa era Gorletti che la teneva +strettamente abbracciata, gridandole: “Ah! credevi di potermi sfuggire! +No, m’appartieni, e piuttosto che lasciarti partire, ti schiaccierò!„ +E sentiva che davvero la stritolava; le mancava il respiro. Un grido +solo, lo sapeva, sarebbe bastato a liberarla, ma l’era impossibile di +emetterlo, e si sentiva morire nella impotenza dei suoi sforzi. + +L’angoscia stessa dell’incubo la svegliò. Albeggiava. Una pioggia +furibonda batteva contro i vetri. Vide Massimo addormentato, e un +senso di delizioso sollievo la riempì tutta; l’orrenda visione che +l’era sembrata tanto reale non era che un sogno; mentre questo sogno +di trovarsi sola col marchese d’Astorre, alle sei del mattino, in un +vagone, e d’essersi sposata a lui, questo sogno che, anche desta, le +pareva così bizzarro, era la semplice e vera realtà. + +Si era oltrepassato gli Appennini ed il paese pigliava un carattere +più decisamente italiano. La campagna si stendeva, d’una tinta calda +e svariata, con pochi alberi; si vedevano del casini di villeggiatura +dipinti a colori chiari, con i tetti piatti e un terrazzo. La pioggia +fina, violenta, spinta obliquamente dal vento mattutino, rigava il +cielo grigio. Le terre arate, i campi, le ville, i contadini conducenti +le loro bestie, tutto era lavato da quella impetuosa pioggia autunnale. +Nella fredda luce del mattino, quello scenario sempre moventesi, ma +uniforme, assumeva una malinconia senza espressione, che, alla lunga, +serrava il cuore e turbava il pensiero. Elisa, stanca, guardava +inconsciamente le fini linee incessanti. + +— Buongiorno, — fece una voce dietro a lei. + +Fu con un sorriso un poco imbarazzato che ella stese la mano a Massimo. + +— Ebbene, signora marchesa, come ha dormito? + +— Abbastanza bene, grazie, — rispose arrossendo un poco. + +Ricaddero nel silenzio e tacquero a lungo. + +Entrambi sognavano diversamente. Quelle ultime ore parvero loro assai +lunghe. Si arrivò alfine. Lasciarono i domestici alla stazione per +occuparsi dei bagagli, e salirono in un _landau_ che li aspettava. + +I cavalli presero un buon trotto e dopo un po’ più di un’ora si +fermarono alla _Villa del Giglio_, davanti al grande cancello di ferro +ornato che s’aprì da sè. La carrozza girò sulla fina sabbia dei viali, +e s’arrestò all’ingresso principale, dove scesero. + +Quelli di casa guardavano Elisa con una intensa curiosità che si +sforzavano di rendere rispettosa. Si servì la colazione in un salottino +tappezzato di stoffe chinesi dove fiammeggiava un gran fuoco. + +Più tardi, cessata la pioggia, Massimo guidò Elisa a visitare la villa +e il giardino. Tutto le piacque. La casa, vecchia di tre secoli, +vastissima, rettangolare con due ali proeminenti, massiccia e di +buon stile, stava sopra una lieve altura, alla quale si giungeva per +l’ampissimo giardino, salendo insensibilmente, e donde si godeva d’una +incantevole veduta. La spianata stendentesi davanti alla facciata +aveva un particolare carattere di gaiezza calma. Si scorgevano lontane +le molli ondulazioni delle montagne; a destra, il simpatico profilo +delle colline di Fiesole e la cupola di San Miniato. Il giardino +non era nè abbandonato, nè molto ben tenuto; ma sui grandi terrazzi +vicini alla casa, ci si sentiva dolcemente riscaldati dai raggi del +sole di novembre, ch’era riapparso, mentre s’indovinava quanto doveva +essere aggradevole, d’estate, la profonda frescura dei viali angusti, +serpeggianti tra gli alti alberi frondosi. + +Nell’interno, gli appartamenti erano stati abilmente ristaurati. Erano +grandi sale chiare dalle volte ornate di affreschi d’un gusto violento +e raffinato, nei quali si erano introdotte per quanto possibili le +comodità moderne, conservando il carattere fiorentino delli stucchi, +delle stoffe e del mobilio. Le stanze del primo piano, alle quali +si accedeva per una larga scala di marmo, erano assai grandi ed i +gabinetti per vestirsi avevano press’a poco le dimensioni di un salone +francese. + +Pranzarono a un tavolino, già tutto pronto, accanto al fuoco. Da molto +tempo Elisa non aveva mangiato di così buon appetito. Massimo, allegro +come un ragazzo, giunse a farla ridere. Stanca dal viaggio, si ritirò +presto, non potè addormentarsi che assai tardi, ma si svegliò poi +tardissimo. Dalle finestre i raggi di un sole smorto venivano a posarsi +sulle tende rosa a grandi fiorami del suo letto. + +Varie settimane passarono così. Di giorno in giorno le indistinte paure +di Elisa si dissipavano, ed entrava con maggior confidenza in quella +nuova e strana vita, che aveva l’apparenza della felicità e dove lei +trovava una gran pace. + +Nessuno sospettò la verità completa. Naturalmente in società il +matrimonio del marchese d’Astorre preoccupò tutti assai. Lo stupore era +enorme, e da un pezzo se ne parlava in tutte le case di Firenze. Nel +vecchio nucleo toscano, riservato e un po’ pesante, nelle riunioni più +brillanti e più varie della colonia forestiera, dalle duchesse e dalle +cantanti, alle Cascine e al club, nei palchetti e nei salotti, non si +discorreva d’altro. Le ipotesi le più assurde venivano formulate con +un sangue freddo ammirabile, i giudizi più diversi s’incrociavano; si +approvava, si biasimava, si sorrideva con malignità, si alzavano le +spalle e si facevano perfino delle scommesse. I bene informati (ve ne +sono sempre) raccontavano come le cose erano successe. Da un pezzo, +senza dirne nulla e negandolo anzi, Massimo voleva prender moglie. La +signorina Valenti, civetta di prima forza, aveva manovrato tanto bene +che lui, l’uomo freddo e scettico, si era innamorato di lei come un +ragazzo. Ma non si decideva. Allora i Valenti si erano serviti d’un +vecchio ebreo arricchito, un certo Gosnelli, il quale aveva finto di +domandare la ragazza in matrimonio, per “far saltare„ il marchese. +Questi, pur comprendendo che commetteva una stoltezza, era caduto +nel tranello come uno sciocco. E si conchiudeva che coloro i quali +si credono più forti delli altri, finiscono sempre così. I Valenti +poi, intriganti, — si sapeva — avevano giuocato la partita con una +finezza!... + +— Secondo le sue abitudini, quel pazzo di d’Astorre agirà, mi si è +detto, come nessuno lo farebbe. Figuratevi che mi si assicura che +ha deciso di non presentare la sposa a nessuno! Vedrete che ora ch’è +ammogliato, vivrà come un orso. + +Queste parole furono pronunciate una sera, verso la mezzanotte, da lady +Thompson, nella sua sala piena di gente, una delle sale più eleganti e +più frequentate della città. + +— Ora stanno in campagna, in una solitudine completa. Cos’è l’amore! +Ecco un uomo che cambierà di vita e di carattere da un giorno +all’altro. E credete dunque, lady Thompson, che codesta luna di miele +va a prolungarsi indefinitamente?.... + +— È ciò che si pretende. Ma badate bene ch’io non ne credo nulla. E più +esagereranno le cose sul principio, più presto finirà. + +— Che volete dire con quell’“esagerare le cose?„ + +— _Pas de bêtises_, barone, ve ne prego. Il fatto è che non credo +che codesta bella marchesina, giacchè si dice ch’è bella, adesso, +quella Valenti; quando la vidi altre volte l’ho trovata orrenda, uno +scheletro, uno spettro, mia cara; ebbene, non credo che quella potrà +mai essere un buon acquisto per Firenze. + +— Per me, — disse uno dei signori, — Massimo è un uomo che si affoga, +perduto per sempre. Quando il diavolo, invece di farsi eremita, prende +moglie, e in quelle condizioni, è assai peggio, credete a me. + +— Ma staranno qui o a Parigi? + +— Chi lo sa? Si dice però ch’egli abbia comperato i cavalli di quel +Russo ch’è scomparso d’improvviso. + +— Quando si pensa al matrimonio che d’Astorre avrebbe potuto fare! — +disse una signora. + +L’inattesa notizia del suo matrimonio si sparse a poco a poco; fu +uno stupore generale, in Italia e fuori. Le madri di figliuole da +marito furono specialmente e dovunque senza pietà contro codesta +“avventuriera„ che il marchese aveva sposato, senza che si capisse +il perchè. Quante vaghe speranze fondate su nulla, eppur vivaci, +tagliate nel fiore! Quante ire sorde, quante rabbie segrete di donne +d’ogni specie, in tutte le società! Quanti sorrisi cattivi, quanti +detti ironici, quanti progetti di vendetta o di lotta, quante lagrime +nascoste forse! Più sovente se ne rideva forte, sicuri che Massimo +non poteva udire. La curiosità di conoscere la marchesa d’Astorre era +universale. + +Ma a Firenze l’eccitamento prodotto da quel matrimonio fu tale, che +non contenti di ciarlarne a ogni momento e di raccogliere e spargere +tutti i pettegolezzi che si mormoravano sull’inesauribile soggetto, gli +oziosi finirono ad appassionarvisi, come di qualcosa che li toccasse al +cuore. Si finì lentamente d’accordo sopra un punto: che cioè era stato +un matrimonio d’amore, e che innamorato di sua moglie non la mostrava +a nessuno, essendo geloso, come lo diventavano spesso i cinici quando +amano. + +C’è da imaginarsi dunque lo stupore delli astanti quando una sera +d’improvviso d’Astorre entrò al Club e si mise a giuocar tanto forte e +con tanta persistenza, che all’otto del mattino era ancora allo stesso +posto e pareva lontano le mille miglia dall’abbandonare la partita. +Aveva fatto il suo ingresso con tanta naturalezza, era sembrato così +serio e così calmo, talmente come al solito, e discorrendo subito come +se fosse venuto sempre e che nulla fosse accaduto, che nessuno osò +rivolgergli la minima domanda. L’argomento consueto di tutte le sere fu +subitamente messo in disparte. Venti persone circondavano il tavolino +da giuoco dov’era Massimo, e guardavano la partita con un interesse +doppio, quello di seguirne le peripezie emozionanti per sè stesse, +e quello di contemplare il giuocatore la cui presenza li sorprendeva +tanto. + +Nelle altre sale si parlava di lui sottovoce: si commentava la sua +condotta. Gli scherzi grossolani non mancavano, accompagnati da gesti +e occhiate significative. Quelli stessi che, il giorno prima, avevano +parlato di Massimo come di un cavaliere travestito da pastorello, e +nuotante in pieno idillio, dicevano ora: “Mi ci aspettavo. Di già; +vedete? Ne ha abbastanza; cosa sarà fra sei mesi? L’ho sempre detto, +d’altronde, non poteva finire diversamente.„ — “Vuoi dire incominciare„ +replicò un altro. — “Sentite, signori miei„, disse un terzo, abbassando +sempre più la voce, “propongo che Pierino faccia attaccare i quattro +cavalli e che si vada tutti a trovare la marchesa.„ — “Ebbene?„ +chiesero tutti a un giovane che veniva dalla sala di giuoco. “Sarà un +marito sfortunato; vince sempre. Una vena incredibile!„ + +Fra poco l’interessamento si fece tanto forte che la sala da giuoco +fu affollata. Si pigiavano alli usci. Quelli che cenavano posavano un +momento la forchetta per andare a dare un’occhiatina, e ritornavano +a portar notizie. Dei corrieri si erano improvvisati tra il club e la +casa di lady Thompson. + +All’alba, tutti si trovarono ancora lì, immobili. Si scorgeva una +smorta linea di luce disegnarsi dietro le persiane. Le candele +sul tavolino, quasi tutte consumate, gettavano una fiammella alta. +L’attenzione era sempre intensa; i giuocatori apparivano stanchi. Un +giovanissimo principe russo, invitato della vigilia, era pallido assai; +aveva tutto perduto. Solo, Massimo sembrava fresco come al principio. +Guadagnava ottantotto mila franchi. + +— Mi accorderete, spero, la mia rivincita domani notte, — disse il +forestiero. + +— Subito anzi, principe, — rispose Massimo. — Perchè lasciare la +partita? Stiamo benissimo qui, mi pare. Spero che questi signori non +siano troppo stanchi. Domandiamo da mangiare, che per mio conto non +mi ricordo più di aver cenato, riposiamo un’oretta, e ricominciamo. +Coraggio, amici miei, la vita è breve! + +— Ma sono le otto del mattino. + +— Che monta! Che si portino dei lumi e che si chiudano bene le imposte! +Non voglio sapere ch’è giorno. Il giorno è ignobile. + +Così fu fatto. Massimo cominciò a perdere. Alle tre del pomeriggio +aveva tutto riperso; poi riguadagnò. Tutti cadevano dal sonno, +non potendone più, ma continuavano. Nella giornata gli spettatori +ritornarono; si pranzò e si ripigliò a giuocare. Alle otto il principe +pregò qualcuno di prender le carte in sua vece, e cadde d’un pezzo, +addormentato, senza che lo si potesse smuovere. La rivincita l’aveva +avuta; perdeva appena pochi luigi. Massimo aveva sviato la vena, e +guadagnava cinque mila franchi soltanto. + +— A che ora s’è terminata ieri la partita? — chiese lady Thompson a’ +primi che si presentarono da lei quella sera. + +— Non è terminata. Giuocano ancora. + +Finalmente i giuocatori si alzarono e Massimo partì dal Club, lasciando +il campo libero al commenti. + +Ma la “partita„ che si giuocava allora al club lo interessava assai; +prese l’abitudine di ritornarvi. Lo si vide nei teatri, da per tutto. +Sembrava meno ammogliato che mai. Talvolta scompariva per un poco, ma +poi tornava. + +Costretti di tacere in sua presenza e abituati a poco a poco alle +stranezze della sua condotta che, dopo tutto, non doveva troppo +sorprenderli, i ciarlatori di società parlarono meno di lui dopo +qualche tempo; ma una grande curiosità li riempiva riguardo alla +marchesa d’Astorre, e si ricominciò a discorrere di lei quando giunse +in città. Non fu tuttavia facile il vederla; usciva in carrozza spesso +di buon’ora, ma sempre a ora fissa, e se ne andava a fare un giro +alle Cascine, nei viali appartati e ancora deserti. In fondo, là dove +incomincia la campagna, scendeva di carrozza e passeggiava all’aria +aperta, sotto gli alberi dei rami nudi e neri, nettamente disegnati sul +cielo azzurro, guardante l’Arno rigonfio, incessantemente fuggente in +flutti giallastri di cui il sole dorava magicamente la sporcizia. Ma +un giorno ella si attardò un poco, e al ritorno s’incrociò con tutta la +fila delli equipaggi e dei passeggiatori. Fu una vera fortuna per tutti +quelli occhi curiosi. Videro allora un equipaggio come da un pezzo +non se n’era visto uno simile alle Cascine, d’uno stile inimitabile: +una _calèche_ deliziosa, un cocchiere magnifico! due cavalli bai +splendidi, magistralmente attaccati, e aventi delle rose alle orecchie, +particolare che contrastava con la sobria semplicità della tinta verde +cupa della carrozza e delle livree severe, senza ornamenti, ma senza +difetti; insomma un insieme che sarebbe stato approvato a Hyde Park. +Alcuni tra i passanti, ad onta della loro curiosità, dimenticarono di +guardar bene la signora, distratti dalle perfezioni dell’equipaggio. +Quelli che la osservarono poterono soltanto intravedere rapidamente +una signora vestita di nero, elegante e distinta, con un velo che le +nascondeva il viso. Un’altra volta fu vista con Massimo, ma codesto +equipaggio impareggiabile, ritornava sempre quando gli altri andavano. + +Eppure si continuava a credere che Massimo amasse molto sua moglie, e +ch’ella fosse innamoratissima di lui. La sua vita in disparte, un po’ +misteriosa, e che la curiosità pubblica non giungeva a ben capire, +doveva confermare una tale opinione. Vi fu dunque un grande stupore +quando, Massimo essendo scomparso da quindici giorni, scomparsa che +molti attribuivano all’impero sempre crescente di sua moglie su di lui, +si seppe che invece era partito. + + +VI. + +Con l’aiuto del tempo la società si abituò alla presenza tranquilla +della marchesa d’Astorre. In verità, non dava noia ad alcuno. +Solamente, siccome bisognava bene che ci si vendicasse della sua +selvatichezza, della poca premura da lei dimostrata a conoscer gente, +si sparse la voce ch’ell’era di una “povertà di spirito„ veramente +notevole. La si fece creder stupida. Si disse che s’ella si nascondeva, +era per paura di mostrare — nelle loro conversazioni! — il vuoto della +sua testolina, e la sua ignoranza. + +Intanto Elisa si sentiva ben sola nei grandi appartamenti sontuosi e +severi del palazzo di Astorre. Uno strano silenzio regnava in quelle +stanze dalle vôlte tanto alte, coperte d’oro annerito dal tempo; in +quelle sale dalle ricche tappezzerie oscure e impallidite, dalle tende +pesanti cascanti in pieghe superbe. I folti tappeti soffocavano perfino +il lieve suono dei suoi passi. In un gran letto del cinquecento, a +colonne, il cui baldacchino blasonato sembrava pesare sul suo capo, +ella giungeva difficilmente ad addormentarsi. + +I giorni scorrevano, lenti e tutti compagni, e le sembrava vivere in +uno stato di mezzo sonnambulismo continuo, che toccasse un di mezzo tra +la letargia ed il sogno. Pensando alle angoscie trascorse di recente, +al terribile pericolo cui era così miracolosamente scampata, ella si +rimproverava talvolta di non apprezzare abbastanza l’immenso benessere +della sua nuova posizione. Lottò contro l’impigrirsi morboso di tutte +le sue facoltà e cercò di crearsi una vita tranquilla e occupata. Due +stanze del suo troppo vasto quartiere, le più piccole e le più comode, +furono addobbate a suo talento, e vi passò le giornate, leggendo molto, +avidamente. La lettura era sempre stata la sua occupazione prediletta; +ora diventava un bisogno, quasi una mania; talvolta interessandosi a un +libro al punto di dimenticare sè stessa e di mescolarsi all’esistenza +fittizia dei personaggi; tal’altra leggendo per leggere e divorando +pagine e pagine senza sempre curarsi di capirle tutte. Le dolci ed +angosciose imagini del suo passato non sorgevano più allora dinanzi +a lei, ma era invasa da una tristezza fisica, lentamente, fino a far +tutta parte di lei stessa; penetrava nelle sue ossa e nella sua carne e +circolava col suo sangue. Elisa giungeva a dimenticare i suoi pensieri +così mestamente inutili; ma intanto che la sua mente s’interessava +a cose estranee, l’incurabile malinconia che la opprimeva tutta la +inchiodava per delle ore allo stesso posto, l’illanguidiva in una posa +accasciata, spegneva il suo sguardo ed improntava tutto l’essere suo di +quella immobilità e di quella lentezza piena di lassitudine che sono i +segni dell’aver rinunciato a tutto. + +La lotta era finita; più che mai sentiva il vuoto. E sopratutto +fuggiva l’ozio materiale che permette il lavorio del pensiero. Nei +primi tempi del suo strano matrimonio, la presenza di Massimo, che +la rassicurava e l’intimidiva insieme, l’aveva costretta a pensare +ad altro. Ma ora si trovava sola, circondata di lusso, caduta in +un’esistenza imprevista e sontuosamente calma, in una pigrizia che +abbisognava sempre combattere. E nel suo gabinetto tutto coperto di +una gaia stoffa a grandi arabeschi, a metà sdraiata sopra una poltrona +vicina al fuoco, essa leggeva un volume dopo l’altro; preferendo i +romanzi dai quali è difficile staccarsi, pieni d’avventure perigliose e +drammatiche, e il più possibile all’infuori della vita reale. Gli altri +— i veri — le facevano troppo male. E spesso, col libro aperto sulle +ginocchia, guardava attraverso i vetri l’oscuro palazzo sorgente di +faccia, e sopra il tetto, una stretta striscia di cielo, d’un azzurro +risplendente, e così si dimenticava a lungo, sognando a quanto aveva +letto. Tuttavia, attraverso la fabbrica delle invenzioni romanzesche, +qualcosa d’intangibile penetrava, un velo s’intrometteva, ed era il +ricordo del passato ognor presente, anche a sua insaputa. + +Qualcuna delle sue antiche amiche erano venute a farle visita; Elisa +le aveva ricevute, e per caso, non ebbe a pentirsene, avendole trovate +discrete e piene di tatto. Esse però le rimproverarono di rinchiudersi +in una solitudine troppo completa, ed Elisa dovette convincersi che +fino ad un certo punto avevano ragione. A poco a poco lasciò dunque che +si allargasse la piccola cerchia delle sue conoscenze, pur vivendo in +una solitudine relativa. Lentamente prese qualche interesse a quanto +le accadeva d’intorno. Certe bellezze dell’esistenza, per sè stessa, +all’infuori di qualsiasi idea di felicità, si rivelarono a’ suoi occhi. +Ell’era, ad onta di tutto, assai attaccata alla vita; poichè quando +una creatura è stata creata per vivere il più completamente e il più +felicemente ch’è possibile quaggiù, il gusto della vita le rimane, +qualunque siano le sventure che gli uomini le infliggono. Mai, nemmeno +nei momenti di più vera disperazione, Elisa aveva desiderato di morire. + +Seppe ancora uscire vittoriosa dal suo abbattimento profondo. Con +uno sforzo, in cui mise tutta la sua energia, la reazione ebbe luogo. +Essa indovinava che la sua posizione e il suo modo di vivere facevano +nascere molti commenti, e con tutte si rinchiudeva in una grande +riserva, pur mostrandosi gentile. + +Un giorno, sul piazzale delle Cascine, la bella contessa Goffredi, +una delle donne più alla moda in quel momento, fece accostare la sua +carrozza a quella di lady Thompson. C’era folla quel giorno, in quella +specie di salone all’aria aperta ch’è il ritrovo generale, e le due +carrozze riunite furono subito circondate di gente. + +— Ho fatto una scoperta, — disse la contessa. + +— Interessante? + +— Interessantissima; sapete d’onde vengo? Dal palazzo d’Astorre. Ho +discorso durante _più di un’ora_ con _lei_. + +— Che! ma se non la conoscevi? + +— Scusa, mia cara, la conosco da ieri. L’ho veduta da mia cognata. + +— E subito, contessa, siete andata a farle visita oggi? + +— Credo bene. Sapete che sono un po’ curiosa e che quando voglio far +qualcosa lo faccio subito. D’altronde, che male c’è mostrarsi cortese? +Insomma, ne vengo. + +— E la scoperta? + +— Eccola: quella donna non è punto sciocca. Discorre divinamente. +Ha perfino dell’ingegno, quella donna, ve lo dico io, e se volesse, +avrebbe anche spirito! + +Intanto Elisa passeggiava sola, secondo il suo costume, in fondo in +fondo, scaldandosi al sole invernale, ed ignorando completamente il +voltafaccia dell’opinione che stava compiendosi in suo favore, per +merito della importante scoperta fatta dalla contessa Goffredi. Ed il +mutamento si compì davvero. Non esser più del parere di chi dichiarava +la marchesa d’Astorre una stupida, divenne una moda raffinata. +Bisogna poi anche ammettere ch’Elisa stessa, per sua propria virtù, +e pur continuando a vivere a modo suo, aveva finito col conquistare +il rispetto e la simpatia di moltissimi. D’altra parte ciò inacerbì +l’opinione dei nemici a qualunque costo, l’antipatia dei quali si +trasformò quasi in odio, senza ch’essi stessi avessero saputo dire +il perchè, e che, d’allora in poi, trovarono che un po’ di calunnia +diventava assolutamente necessaria. + +Qualche tempo dopo, in una sera di ricevimento grande da lady Thompson, +l’uscio della sala bianca e oro, dove una cinquantina di persone si +trovavano già riunite, parve aprirsi più largo del solito, e si vide la +contessa Goffredi entrare, accompagnata dalla marchesa d’Astorre. Tutti +rimasero stupefatti, benchè la padrona di casa avesse, dal principio, +annunciato una “sorpresa„. Era la prima volta ch’Elisa si mostrava in +società. La vista di lei, data in pascolo alla curiosità universale, +aguzzò tale curiosità nel mentre la soddisfaceva. Cento sguardi si +posarono su di lei. + +Elisa parve a grande suo vantaggio; alta, pallida, seria e sorridente, +quasi bella, assai semplicemente e un po’ stranamente vestita, giacchè, +a modo suo, sapeva acconciarsi. Ad onta di quanto si era detto e +pensato sul conto suo, si era in complesso prevenute adesso in suo +favore; e doveva piacere. + +Quella sera come sempre, regnava nella sala bianca e oro a grandi tende +di raso color foglia morta ricamate di fiori variopinti, un’atmosfera +pesante e profumata ch’era l’aria naturale dei frequentatori. Quasi +tutte le donne erano in abito scollato, e quelle spalle bianche, fra le +quali ve n’erano di assai notevoli, sembravano espandersi in quell’aria +viziata come nel loro elemento; presentavano uno strano aspetto +di salute fittizia, quasichè quelle donne fossero state le piante +carnali di quella serra. Ve n’erano di una bellezza fine e stanca, +le cui teste patrizie erano per davvero quelle delle figlie degeneri +dei modelli delli antichi pittori, e che sarebbero certo appena più +belle rivestite d’un costume fiorentino dell’epoca di Lorenzo il +Magnifico, anzichè acconciate com’erano con la penultima moda parigina +mal compresa. Altre, invece, straniere o viaggiatrici, indossavano, +con i raffinamenti più nuovi, quella livrea della suprema moda che +crea una specie di frammassoneria delle ultra-eleganti dell’oggi; +per la quale, senza conoscersi, si ritrovano dovunque colla stessa +pettinatura e con lo stesso insieme. Se ne vedevano di giovanissime, il +cui sguardo spento e sapiente faceva tremare; delle vecchie incrostate +di belletto, ma con l’aria candida. Tentando d’indovinare l’età +probabile di due principesse russe, due sorelle coperte di gemme, e +d’una bellezza diversa, ma provocante allo stesso grado, si fluttuava +tra diciannove e quarantacinque anni. Una americana, giunta da poco, +attirava l’attenzione per la smisurata lunghezza della coda del suo +abito, contrastante con la mancanza di stoffa del corpo ch’era certo +soltanto simbolico; era una giovane sposa che amava suo marito alla +follia. Una diecina di donne circondavano da vicino la padrona di +casa, ancora bella assai, e riccamente vestita. Le chiacchiere erano +femminili; gli uomini formando un gruppo a parte; alcuni soltanto si +piegavano sullo schienale di una poltrona e parlavano sottovoce, mentre +ammiravano l’effetto delle perle sulla bianchezza delle carni. Sopra un +divano, in un angolo, una spiegazione aveva luogo tra un ufficialetto +ed una principessa romana d’una bellezza maestosa e matura. Sopra +i canapè di velluto bruno larghissimi e bassissimi, sulle _chaises +longues_ a schienale fuggente, alcuni giovani ai stendevano con un’aria +profondamente annoiata. Un cembalo verticale, in legno di rosa, stava +aperto, e talvolta qualunque ne tirava qualche accordo e suonava alla +sordina le prime battute di un valzer. Gli sguardi delli amatori di +oggetti rari erano attirati da grandi _étagères_ coperte di ninnoli +preziosi e di statuette di Sassonia, e sul folto tappeto violetto, +alcune pelli di tigre si stendevano, le cui teste dalli occhi di vetro +sembravano voler mordere coi loro denti acuti i piedini raffinatamente +calzati. + +Si fumava la sigaretta dappertutto; ma, separato dalla gran sala, +da un’altra sala un poco oscura, si apriva un gabinetto destinato +specialmente ai fumatori. Questa stanza, tappezzata di velluto verde e +rischiarata solo da due grandi candelabri fiancheggianti il camino in +marmo nero, offriva un delizioso ritiro, dove le signore pure venivano +sovente a riposare sulle vastissime poltrone di cuoio in una dolce +penombra e nella tranquillità di una conversazione languida, fumavano +del tabacco orientale. Talvolta però una discussione un po’ viva vi +scoppiava, oppure vi s’impegnavano per caso di quei discorsi in due +abbastanza intimi perchè quelli che si presentavano all’uscio sovente +non ne varcassero la soglia. + +Elisa guardava pacatamente ed osservava, dissimulando l’imbarazzo che +suscitavano in lei i numerosi sguardi fissi. I signori, quasi tutti, +avevano chiesto di esserle presentati. Sebbene accogliesse ognuno col +sorriso sulle labbra, la si trovò troppo riservata ed un poco altiera. +Molti non le indirizzarono che tre o quattro parole; alcuni cercarono +di attaccare un discorso seguito. Le donne si mostravano fredde, benchè +lady Thompson e la contessa Goffredi facessero di tutto perchè Elisa si +trovasse bene. Del resto, Elisa non comprendeva più d’una terza parte +di quanto si diceva; le frasi pronunciate non avendo valore che per +il sottinteso al quale sarebbe stato necessario d’essere iniziata. Si +parlavano diversi gerghi speciali. + +— Eh! marchesa, che nuove ha di suo marito? + +— Eccellenti; è a Londra. + +— E come va che lei non l’ha accompagnato? + +— Per vari motivi. D’altronde aspetto mia madre fra pochi giorni. Viene +da Milano per farmi visita. + +Un vecchio signore si avvicinò. + +— Sono molto legato con Massimo, marchesa. Lo difendo sempre quando lo +si attacca, ma sapendolo a Parigi quando lei è qui, ho quasi voglia di +dir male di lui io stesso. + +— S’allontani allora, perchè io non senta. + +— Oh! oh! benissimo.... a meraviglia!... Ma le scrive sovente, +m’imagino. + +— Assai sovente. + +La contessa Goffredi pose una domanda ad alta voce, che fece mutar +discorso. + +Frattanto nei gruppi d’uomini non si parlava che della marchesa. — Era +simpaticissima. Non una bellezza, ma v’era qualche cosa. — E poi.... +Sì, ma.... Massimo in fondo era una bestia. — Quella donna recita una +parte, ma scommetto ch’è infelice assai. — Certo, giacchè è innamorata +pazza di suo marito. — Ne sei certo? — Ho delle prove. — Ma come +accade?... — Mio caro, è semplicissimo; lui ne ha già fin sopra le +orecchie. Credo bene che lei recita una parte, trovo anzi ch’è la più +gran posatrice ch’io abbia mai veduto. — È una donna fredda. — No, è +timida. — Oh! timida poi!... — Vi assicuro che discorre assai bene; non +è vero, Pierino! — Oh! io non ne so nulla. Se credete che mi voglia far +presentare!... + +Ad onta di tutto, codesta prima comparsa d’Elisa fu un successo. Molte +prevenzioni furono distrutte al vederla da vicino. La vecchia contessa +Gritti dichiarò che si vedeva costretta a scusare, fino ad un certo +punto, l’assurda _mésaillance_ di Massimo. + +Un po’ prima di mezzanotte Elisa si alzò per andarsene. + +— Come? non vuol restare per cena? Sarà pronta in un istante. + +Appena fu uscita, parlarono forte tutti insieme. + +— Zitti! — fece lady Thompson, — aspettate dunque un minuto! + +Ma non si poteva. Le opinioni s’incrociavano come i raggi di un fuoco +d’artificio accesi per errore tutti in una volta. I servitori che +entrarono nella sala vicina portando del tavolini già serviti per la +cena, fecero diversione. Ma, appena furono seduti alla piccola mensa, +dalle tovaglie coperte di cristalli, di bottiglie colorate diversamente +dai vari vini, eccitati da tutto ciò e dai profumi di alta gastronomia, +che venivano a frammischiarsi al soliti profumi dell’appartamento, +ognuno ricominciò con maggior lena. + +— Andiamo, tregua alle maldicenze! — disse la padrona di casa, dopo un +momento. — La proteggo e le voglio bene. E voi, barone, cattiva lingua, +tacete! + +— Scusate, non dicevo nulla di male. Al contrario sono pieno di +moralità. Trovo semplicemente che Massimo ha torto d’assentarsi; è il +mio umile parere. + +— Signori e signore! — gridò quello che tutti chiamavano Pierino, — io +scommetto.... + +— Andiamo, basta, tacete! + +Ma lui finì la frase sottovoce, fra le risate mascoline e la +disapprovazione ipocrita delle donne. + +All’indomani, un gran numero di biglietti di visita furono consegnati +al guarda-portone del palazzo d’Astorre. Alcuni giovani, senza aver +avuto nessun invito, chiesero anzi se la marchesa fosse in casa. + +Elisa aveva detto la verità: aspettava sua madre, e anche suo padre. +Arrivarono infatti due giorni dopo. + +La posizione dei genitori d’Elisa era stata benissimo regolata da +Massimo. Aveva ottenuto per Valenti un impiego lucrativo abbastanza a +Milano, e ch’egli desiderava da un pezzo ed era completamente adatto +a lui, poichè si trattava sopratutto di discorrere con molta gente. +E la signora Valenti adorava Milano, sua città natale, ch’ella non +aveva dimenticato mai nelle sue peregrinazioni. “Far figura„ a Milano +— come diceva — le sembrava la maggior felicità della vita. Ciò non le +impediva di aver l’intenzione d’andare spesso a trovare sua figlia, +la sua cara marchesa “che però non voglio disturbare, nel gran mondo +dove brilla„ aggiungeva, facendo sentire tutta la grandezza de’ suoi +sacrifici. Diceva anche che Firenze le rammentava ricordi dolorosi. +D’altronde d’Astorre le aveva benissimo fatto intendere ch’ella non +doveva in nessun modo abusare della sua posizione di suocera. + +Adesso Elisa, felice di rivedere i suoi, abbracciò suo padre con +effusione, e confrontò la paura da lei provata in faccia a sua madre +altre volte, all’affezione semplice che ora sentiva per lei, ad onta +delle diversità delle loro nature. La ricchezza aristocratica del +palazzo d’Astorre colpì la signora Valenti; ma diede dei consigli di +abbellimento per le grandi sale, che, per fortuna, non furono seguiti. +Sposando Massimo, sua figlia l’era sembrata così “abile„ che le portava +sempre il maggior rispetto, e che non osava nemmeno troppo insistere +quando tentava di convincerla d’andar molto in società e di prendere il +posto che le confaceva. In quanto alla stranezza inerente al matrimonio +stesso, all’assenza prolungantesi di Massimo, alla calma d’Elisa che +sembrava approvare la condotta del marito, di cui non parlava che +con l’accento di un’alta stima e d’una gratitudine illimitata, la +signora Valenti se ne stupiva come tutti se ne stupivano, ma rimaneva +intimidita davanti alla riservatezza di sua figlia, e, dopo qualche +prova, non osò più interrogarla. D’altronde ella usciva dalla mattina +alla sera, nella carrozza d’Elisa, girava, faceva commissioni, andava +a rivedere tutte le sue antiche conoscenze, per abbagliarle coi vestiti +nuovi e coi racconti delle splendidezze di suo genero. + +— M’hai detto che ti scrive spesso, e non ho ancora visto una sola +lettera di tuo marito dacchè sono qui, — le disse un giorno. + +— È che probabilmente starà per tornare e vorrà farmi una sorpresa. + +Ma, in quel punto, un cameriere entrò con una lettera. + +— Sarebbe sua? + +— Sì. + +— Guarda, che stranezza! proprio al momento che lo stavo accusando! + +Elisa lesse rapidamente la lettera, la rimise nella busta, e disse che +Massimo le annunciava il suo ritorno fra quattro o cinque giorni. + +— Non me la fa vedere, — pensò la madre. — Quella lettera dev’essere +ben fredda o troppo tenera. + +Ecco la lettera: + + “Sapete, cara marchesa, che scrivete in un modo delizioso? La + vostra ultima mi è piaciuta assai, e ho dei rimorsi come per + un delitto di aver così lungamente tardato a rispondervi. Ma + la mia vita oziosa è così occupata! Non trovo tempo per nulla, + e ci vuole una tempra come la mia per resistere alle fatiche + della mia pigra esistenza. Parigi è animato come ai suoi più bei + giorni! L’eroina del momento è sempre la Kautgler, codesta attrice + diventata celebre in quindici giorni, e che fa fremere tutto il + teatro per il modo con cui pronuncia una sola parola. È sopratutto + straordinaria nelle parti fredde e malvagie. Ma, se vi volessi + mettere un poco al corrente, non finirei più, e credo che tutto + ciò non v’interesserebbe gran che. Vi racconterò alcuni aneddoti + al mio prossimo ritorno. Queste righe non hanno altro scopo che + quello di annunziarvelo. Partirò, credo, doman l’altro, mi fermerò + due giorni a Nizza, d’onde schizzerò dritto a Firenze. Non credo + sarà per starvi molto. Sarete in città o in campagna, o avrete + qualche progetto?... E siete dunque stata da lady T....? È un bel + stabilimento, ma non mi pare che vi ci dovete trovar bene. Pur + vivendo ritirata, siete stata pur costretta di mostrarvi qualche + volta; tanto meglio. Credo che un po’ di distrazione vi gioverà. + Tuttavia vi stimo troppo altamente per darvi dei consigli.... La + somma che inviaste a quella povera Marietta è insignificante e non + valeva la spesa di parlarne. Raddoppiate dunque, e non guardate mai + tanto da vicino a tali cose un’altra volta, nè mai. Uno dei peccati + capitali mi manca del tutto: l’avarizia. Che volete? Non siamo + perfetti. Addio, mia cara Elisa, cercate di distrarvi, come potete, + e arrivederci. Vi bacio le mani. + + “ASTORRE.„ + + +VII. + +La spiegazione di codesto problema insolubile: il matrimonio di +Massimo, per mezzo dell’ipotesi di una passione irresistibile, sembrava +sempre più insufficiente ai curiosi mondani. La primavera era giunta, i +mesi passavano, Massimo al suo ritorno aveva ripreso la sua vita libera +e svariata, e, dal lato suo, la giovane marchesa continuava ad essere +savissima, benchè fosse evidentemente abbandonata, e si mostrava sempre +d’una notevole serenità di spirito, un po’ malinconica, è vero, ma +calma e sorridente, e la si vedeva così sinceramente affettuosa e buona +per suo marito, del quale essa sempre altamente si lodava, mostrandogli +una riconoscenza senza limiti e dei sentimenti inalterabili, che non +si sapeva più cosa pensare; infine si credeva generalmente che Massimo +l’avesse proprio sposata per amore, ma che in lui codesto amore era +stato solo un violento capriccio, e che, già stanco di sua moglie, +l’abbandonava senza riguardo alcuno. Le “amiche„ compativano Elisa +e cominciavano a parlarle con un tono di affettuosa commiserazione, +non esente da una certa gioia sorda e mal celata; ma rimanevano poi +sempre sconcertate, nel vedere così poco comprese da lei, e nell’udire +in che modo ammirativo ella parlava di suo marito. Si finì però +col credere che anche in ciò recitasse una parte; alla perfezione, +non lo si poteva negare. Ma i più maligni cominciarono finalmente +a mormorarsi all’orecchio: “Quella donna è forse straordinariamente +furba„, e qualche tempo dopo si decise che doveva per certo avere un +amante. Codesta imperiosa necessità una volta ammessa, non si poteva +più indietreggiare, e siccome essa non ne aveva, si tentò, quasi +inconscientemente, di inventarne uno. Ma era meno facile che non sia +di solito; era anzi assai difficile. Non si lasciò però scoraggiare per +così poco. + +Alcuni giunsero, a forza di astuzie e d’insistenza, a farsi ricevere +dalla marchesa, ad onta della consegna. Altri, senza quasi confessarlo, +le fecero la spia. Fu seguita per le vie quando usciva sola a piedi. La +cameriera, che aveva lasciato una delle più ricche famiglie di Firenze +per entrare al servizio della nuova marchesa, fu abilmente interrogata. + +Ben presto Elisa si accorse, mentre gli altri lo avevano già osservato, +che un giovane piuttosto insignificante che l’era stato presentato, si +trovava, come per caso, sempre e dovunque dov’ella andava. + +Giuseppe Tordini, da tutti chiamato Beppe, figlio di un banchiere +felicissimo in affari, ma avaro, desiderava una cosa sola: disfare la +fortuna ammassata da suo padre; e vi s’ingegnava assai bene, essendo +già noto a tutti gli usurai della penisola. Alle Cascine, all’ora in +cui non vi è ancora nessuno, lo si vedeva a cavallo, che seguiva ad una +certa distanza una carrozza color verde cupo ricercante la solitudine; +spesso, alla sera, lo si sarebbe potuto ravvisare, appoggiato contro +la muraglia del palazzo d’Astorre, nel momento in cui la carrozza +rientrava, per approfittare dell’istante di arresto, gettando un lungo +sguardo attraverso i vetri. Senza che si sapesse come vi riuscisse, +egli si trovava infallibilmente il primo a un ricevimento, se Elisa vi +andava, o al teatro, s’ella, per eccezione, vi si lasciava condurre. Nè +brutto nè bello, con l’aria stupida ed astuta, insieme, correttissimo +nel vestire, egli recitava con coscienza la sua parte, e sapeva +anche servirsi, per la sua attitudine di aspirante, della espressione +malinconica che si dipingeva talora sulla sua fisonomia triviale e che +non era dovuta che alle sue preoccupazioni pecuniarie. + +Non era il solo, d’altronde. Nello stesso modo che, nella loro saggezza +piena d’esperienza, quei signori avevano deciso che la marchesa di +Astorre non potrebbe restar fedele a suo marito; d’altro lato, una +mezza dozzina almeno tra i giovani disoccupati che si credevano più o +meno dei seduttori, s’erano fatto questo ragionamento: “Così non la può +durare; suo marito la trascura. (Essa non lo ama forse già più, se pure +l’ha amato mai). È una donna giovane, bellina e che si _annoia_; non +si diverte delle distrazioni mondane; vuol dunque l’amore. Perchè non +sarei io che?... Attenti dunque e mettiamoci avanti!„ E lo facevano a +modo loro. + +Ma Tordini, che non temeva il ridicolo di cui non era capace di +accorgersi, era il più audacemente sciocco nel seguire il suo scopo. +Dotato d’un amor proprio volgare e senza limite, egli sentiva un +gran piacere solo nel compromettere la marchesa per quanto potesse; +d’altronde cominciava anche a innamorarsene o a crederlo, ben inteso +che, ad onta di ciò, avrebbe certo preferito di passare per l’amante +della marchesa, piuttosto che d’esserne amato senza che lo si sapesse. +Quando giungeva a vederla in casa sua, si sentiva timido assai, e +allora, disperando di guadagnar mai terreno, diceva a sè stesso che +sarebbe costretto a contentarsi delle apparenze, spinte il più lontano +possibile. + +Un pomeriggio, Tordini era stato fermato da un amico sotto al portone +del palazzo d’Astorre, mentre stava per entrarvi, quando un giovinetto +biondo e pallido, alto assai e tutto vestito di nero, scivolò vicino +a loro. Tordini udì il guardaportone rispondere allo sconosciuto: +“Sì signore„ e, un istante dopo, suonò la campana annunziatrice delle +visite. Ma quando, tutto felice di aver incontrato un amico proprio a +quel posto, entrò a sua volta, gli fu detto che la marchesa era uscita. +Ciò gli parve assai ambiguo, e lo adirò in modo da sentire il bisogno +di sfogarsi. Codesto semplice aneddoto, narrato a tutti, fu una vera +fortuna per i curiosi maligni che da lungo tempo cercavano il difetto +della corazza della incomprensibile marchesa. + +Dappertutto e sovente si parlava della indifferenza cinica di Massimo, +come marito, e si dicevano in proposito le cose le più buffe. Tuttavia +una sera al club, mentre Massimo entrava bruscamente, la conversazione +rumorosa d’una diecina di giovinotti cessò di botto, e successe un +silenzio imbarazzante. Si vide un lieve aggrottare del ciglio sul +fronte del nuovo venuto, ma bentosto egli si mise a discorrere nel modo +il più naturale. + +Qualche giorno dopo si recitava una commedia nuova al teatro Niccolini. +Il teatro era pieno. Il sipario era appena calato alla fine del terzo +atto, quando Massimo entrò in un palchetto d’uomini dove si discuteva a +voce alta sui meriti del dramma. Tordini vi si trovava. + +— Andiamo, via, siamo ragionevoli! — esclamò. — Vi può essere lì dentro +dello stile, della scienza, che so io? tutto quel che volete, ma in +nome del cielo! è naturale? Chi fra noi si lascierebbe ingarbugliare da +una donna, come quel barone che l’autore vuol renderci interessante? Le +cose non succedono così, nella vita. + +— E poi, — disse un altro, — è immorale. + +— Io sono per la scuola realista, — soggiunse un terzo. + +— Mi piacciono le situazioni forti. + +— Tutto quel che volete, ma domando che sia verosimile! Tu, caro +mio, sei come Pierino: amate le esagerazioni, che io detesto; mi +piacciono le cose possibili. È come quando Rossi recitava le tragedie +di Shakespeare! Senza contare che fanno sbadigliare, vi chiedo un poco +se avete mai visto della gente comportarsi come quei personaggi? Per i +libri è lo stesso: aprite un romanzo di Gaboriau o di George Sand.... + +— Signor Tordini, fareste meglio a tacere, — disse Massimo con gravità. +Essi si conoscevano poco, di modo che una tale interruzione agghiacciò +tutti. + +— E perchè? scusi? — ribattè Tordini, ma con la voce mutata. + +— Perchè è quello che c’è di meglio a fare quando si è tanto cretino +come lo siete. Vi ho sentito molte volte dire delle stoltezze enormi +parlando di cavalli, di cui vi siete però occupato tutta la vita; +imaginati cosa potete dire, espettorando opinioni letterarie. + +Tordini si fece pallido. + +— Andiamo, andiamo.... — disse un altro con un tono che voleva essere +conciliante. — Il dramma ti dispiace? Ognuno sentì l’inutilità di +questo tentativo di diversione. + +— Non l’ho nemmeno ascoltato, il dramma. Del resto, non mi sono +rivolto a te, ma al signor Tordini. È forse colpa mia se non lo trovo +divertente? + +Si guardarono stupiti e, dal loro sguardi, si poteva comprendere che +avevano tutti la stessa idea. + +— Signor marchese, — disse infine Tordini, — credo che lei ha voluto +offendermi. + +— Lo ignoro, signore, non sono io giudice di ciò. + +Tordini si alzò irritatissimo. Lo si trattenne. + +— Calmatevi, in nome del cielo; non facciamo scandali qui. + +— Ebbene, sì, avete ragione. Ma capirete che non la può finire così. + +— Finirà come vorrete, — disse Massimo. + +Codesto duello sorprese tutti: prima perchè il modo di agire di Massimo +diventava sempre meno facile a comprendersi; poi per le condizioni +dello scontro. D’Astorre aveva la scelta delle armi, essendo lo +sfidato. Alcuni vani tentativi di aggiustamento furono sinceramente +proposti dai padrini; molto seccati che non si potesse evitare di andar +sul terreno; poichè, sebbene non vi fosse insulto grave, il duello non +poteva a meno però d’esser serio. Ecco perchè: Tordini, dotato d’una +forza muscolare più comune, passava per il miglior tiratore di sciabola +della città, e per non arrischiare d’essere stupidamente tagliato in +due, i padrini di Massimo si vedevano costretti a proporre la pistola. +Dall’altro lato i padrini dell’avversario, pur comprendendo che gli +altri avevano ragione, lasciavano intendere che d’Astorre non sarebbe +generoso usando del suo diritto, poichè lo si sapeva, alla pistola, +terribilmente sicuro del fatto suo. + +— Signori, — finì col dire Massimo, — credo d’aver trovato una +soluzione soddisfacente per tutti. Che ne direste se, per tagliar +corto alle difficoltà che incontriamo, dessimo per una volta un buon +esempio, scegliendo l’arma dei gentiluomini? Domando il permesso di +scegliere la spada. + +Ciò parve assai originale e non meno serio perciò, ma si accettò, +non potendosi fare altrimenti. Il duello ebbe luogo due giorni dopo. +Tordini ebbe il braccio passato da parte a parte, e dovette stare a +letto per sei settimane. Massimo aveva scelto il posto dove voleva +ferire il suo avversarlo, ma fu lui stesso assai lievemente ferito alla +mano. + +Si erano battuti alla _Villa del Giglio_, sopra un praticello tutto +verde, circondato da alberi alti ancora spogli di fronde, verso le +dieci del mattino. A mezzogiorno, tutti già sapevano come le cose +si erano passate, e se ne discorreva dappertutto, mentre Massimo, +contrariamente alle sue abitudini, faceva colazione con Elisa, avendo +voluto rassicurarla con la sua presenza, per il caso ch’ella avesse +scoperto la verità; ma lei ignorava tutto, e credette senza fatica alla +spiegazione qualunque ch’egli le diede della sua mano avviluppata di +seta nera. + +— Sapete, — disse Elisa, — che ho dovuto fissare un giorno per +ricevere: il giovedì dopo le cinque. È ridotto alle minime proporzioni. +È noioso, ma non c’era modo d’esser tranquilla. Ciò che m’irrita poi +adesso, sono gli ostinati che persistono a venire nelli altri giorni. +Vorreste credere che quell’insopportabile Tordini è venuto ancora +sabato scorso? per fortuna che avevo la mia lezione di musica; senza +di ciò, i servitori sono tanto sciocchi che lo avrebbero forse lasciato +passare. + +— A proposito, come vanno le cose col vostro protetto? + +— Il mio gran professore? Non male; tranne che mi fa pena; ha l’aria +tanto infelice! + +— Come si chiama? + +— Wurtz. + +— È tedesco? + +— Di nome. È nato a Prato. + +— Mi pare che abbia molto ingegno, quel ragazzo, ma è ben brutto. + +— E così buffamente vestito, povero diavolo! Ma, davvero, è un +eccellente musicista. + +— È forse innamorato di voi anche lui, come Tordini? + +— Andiamo, Massimo, che sciocchezza! + +E tuttavia, era semplicemente vero. Quel povero musicista si era +lentamente e fortemente innamorato della gran signora, con la quale, +tre volte alla settimana, leggeva le sinfonie di Beethoven. Si era +innamorato di lei, ma ben diversamente di Tordini. Contemplava a lungo +il suo profilo purissimo, quando, cogli occhi fissi sulla musica, +dimenticava forse la presenza di lui, ed egli pensava allora alla +suprema dolcezza che proverebbe se potesse finire la sua miserabile +vita consolato da lei, e la vedeva seduta al suo capezzale di malato, +rivolgendogli qualche parola di pietà. E si sentiva impallidire, se per +caso lei si chinava verso di lui, suonando a quattro mani, per vedere +dov’era giunto sulla musica, o se le loro dita si toccavano nel voltare +le pagine. + +L’idea era venuta ad Elisa da un pezzo che ritroverebbe una vera +distrazione dai suoi pensieri nella musica, abbandonata da qualche +anno, e avendo preso per professore questo Wurtz che l’era stato +raccomandato da suo padre, trovò dapprima che aveva ragione, ma quel +giovane malinconico non era il maestro adatto per lei. Egli l’attristò +ben presto col suo atteggiamento, e vedendolo evidentemente soffrire, +non poteva lasciarsi condurre liberamente nel mondo sconosciuto dove +l’armonia ne trascina. + +Wurtz non osò giammai nemmeno lasciare intravedere alla marchesa il +segreto che gli riempiva il cuore. L’adorava come una santa, e, con +la meravigliosa intuizione che dà l’amore ardente e puro, indovinava +ch’essa non era felice. L’espressione di quel viso così nobilmente +calmo — enigmatica per tutti — a lui sembrava chiara, vi scorgeva +il pallore della rassegnazione. Ma sentiva bene ch’ella non soffriva +come lui; che se aveva perduto ogni speranza, non conosceva però più +la tortura della passione senza rimedio. Le parlava con un rispetto +profondo, umile e timido, ma quanto il suono della sua voce stessa +tradiva il suo culto fervente! + +Elisa non aveva compreso subito; e, buona con tutti, lo fu con lui. +Quando, commosso dalla sua bontà, egli le raccontava qualcosa della +propria vita, le diceva discretamente le sue pene, le sue miserie, +l’adorazione sua per l’arte, lei lo incoraggiava con simpatia, e una +semplice parola, insignificante in sè stessa, ma detta in un certo +modo, gli faceva tutto dimenticare per un istante. Ma presto egli +arrossiva d’essersi lasciato andare a parlare, e vergognoso del tempo +rubato, le diceva ad un tratto: “Scusi, signora marchesa, vuole che +ricominciamo questa pagina?„ + +A poco a poco egli si accorse che se si sentiva talvolta consolato, +più spesso soffriva troppo d’essere vicino a lei. Il contenersi gli +diventava ogni giorno più difficile. Elisa lo vide, comprese, e ne fu +afflitta. Quel grande musicista non sapeva dissimulare. Dava la sua +lezione ad ogni volta un po’ peggio, ed Elisa poteva di meno in meno +prestare tutta la sua attenzione al fascicolo aperto davanti a lei. +Invece di distrarla, quell’ora passata con quel giovane brutto ed +infelice, fisicamente e moralmente malato, la ripiombava nei pensieri +ch’ella sfuggiva. E quando la guardava, credendo di non esser veduto, +lei pensava a quell’altro sguardo profondo che una volta si era così +spesso smarrito nel suo, e ch’ella non rivedrebbe più mai. + +La vigilia di quel giorno, in cui seduta in faccia a Massimo, a +colazione, discorreva amichevolmente con lui, senza sapere ch’egli +veniva dall’avere arrischiato la vita, Wurtz era giunto come al +suo solito, più smorto che d’abitudine, e si era messo a dare +conscienziosamente la sua lezione. Ma, nel bel mezzo di una sinfonia, +ad uno di quei passi dove sembra che l’umanità tutta si assorba +nell’infinito, Elisa, vedendo le lunghe mani scarne del pianista +tremare febbrilmente sui tasti, si volse a lui, e all’aspetto del suo +viso contratto non seppe trattenersi dal chiedergli: — Che cos’ha? — A +tali parole, l’emozione spezzò in lui la volontà, e mentre gli occhi +gli si riempivano di grosse lagrime, s’interruppe d’un tratto per +nascondersi la faccia tra le mani, e si mise a singhiozzare come un +bambino. + +Elisa non osò dirgli nulla. Egli si rimise abbastanza presto con uno +sforzo violento, e rosso di vergogna, senza dir verbo, ricominciò la +pagina, facendo segno col dito, e andò valorosamente sino alla fine del +pezzo, senza più ardire nemmeno di guardarla, poi, finita la lezione, +le disse: “Mi voglia perdonare, signora„, e dopo una pausa: “Devo +ritornare?„ + +— Ma sì, lunedì come al solito. + +Eppure, ella comprendeva bene che valeva meglio non avesse a ritornare. + +— L’ho incontrato l’altro giorno, il vostro professore, — continuò +Massimo, mentre stendeva per la seconda volta la mano sinistra verso +un piatto; — e sembrava un uomo colpito dal fulmine. Fra di noi: lo +credo un po’ pazzo. Mentre mi salutava passando, l’ho fermato. “Ebbene„ +gli dissi, “maestro, abbiamo delle pene di cuore?„ Il povero diavolo è +diventato rosso come bragia. Che dite di ciò? + +— Che volete che vi dica! Aveste torto di metterlo nell’imbarazzo; è +così timido! + +— Dolente io stesso di averlo turbato, gli chiesi se fate dei +progressi; lui si turbò ancora di più, e mi rispose con poca chiarezza, +ma in modo da farmi intendere che c’è in voi la stoffa di una grande +artista. Il che è possibilissimo. Lo interrogai allora sul numero delle +sue lezioni; mi confessò che ne ha pochine, che non sa mettersi avanti, +farsi valere, che dei forestieri talvolta prendono dodici biglietti, +poi partono bruscamente. Intendo, gli dissi, tutto ciò è incerto +assai. È d’un posto fisso che avreste bisogno. Perchè non concorrete +al posto di professore ora vacante nel collegio delle fanciulle a +Pistoia? Replicò ch’era necessario dare un esame e sopratutto avere +delle raccomandazioni. — Ma in quanto all’esame siete sicuro del fatto +vostro, non è vero? — Perfettamente. — Ebbene, soggiunsi, m’incarico io +di raccomandarvi. + +— E si presenterà al concorso? + +— Certo, ed otterrà il posto. Ne ho già parlato ai membri della +commissione. A meno però che non ci teniate assolutamente a non +cambiare maestro.... Insomma, feci bene? + +— Perfettamente, amico mio. Prima di tutto sarò lieta che la sorte di +quel povero giovane migliori, poi.... non mi distrae, al contrario. + +Elisa uscì per un istante, e ritornando nella sala da pranzo, riconobbe +la voce di Paolo Goffredi — cognato della contessa, un dei pochissimi +intimi della casa — che discorreva con Massimo. Alcune parole, sebbene +pronunciate a voce bassissima, le giunsero all’orecchio prima che +varcasse la soglia; apprese il duello. Una tale notizia la colpì e la +commosse; d’improvviso fu assai sorpresa di non aver già sospettato la +verità. Rimettendosi dallo stupore, entrò tuttavia come se nulla fosse. + +Quando, più tardi, spinto da lei, Massimo stesso le disse che si era +battuto quella mattina, assicurandola che vi era stato trascinato solo +da una istintiva antipatia per Tordini, Elisa, senza precisamente saper +perchè, si sentì di nuovo commossa, ma lo guardò con una espressione di +grande stupore. Ella pure non giungeva a comprenderlo. + +La sua affezione per Massimo, sincerissima, aumentava, ma pure non +aveva mai saputo disfarsi completamente da un certo quale imbarazzo che +provava davanti a lui. Talvolta si sentiva per un’ora del tutto intima +in compagnia di lui, poi subitamente, egli le faceva quasi paura. Nella +perfezione stessa dei lineamenti del suo viso, nel suo modo risoluto +d’agire in ogni cosa, nella sua suprema eleganza, v’era qualcosa che +l’agghiacciava. + +Qualche volta si lasciavano essendo i migliori amici del mondo; poi +rivedendolo con altri, le sembrava quasi di non conoscerlo più, e +che perfino la sua voce non fosse più la stessa. Spesso, quando egli +si dimenticava a discorrere nel gabinetto di lei, essa guardava quel +profilo tanto regolare, quella nobile figura, e pensava come fosse che +un uomo simile conducesse una tal vita. Lui, così buono e generoso, +aveva talora delle parole che le facevano orrore. Riflettendo, ella +comprendeva quali dovessero essere le seduzioni da lui esercitate, +con la sua figura, col suo spirito, con la sua stessa freddezza e +con la incontestabile superiorità emanantesi da tutta la sua persona; +ma ella pensava che se la sorte li avesse avvicinati nella sua prima +giovinezza, quando l’anima sua si apriva all’amore, ella non avrebbe +potuto amarlo, ed il ricordo le tornava della poca simpatia che sentiva +per lui quando, con sua madre, lo incontrava per caso. Ad onta di +tutto, non poteva a meno di stimarlo altamente, eppure molte cose la +urtavano in lui; l’affetto riconoscente che gli dedicava era profondo, +ma non cieco. + +Strane ineguaglianze di carattere si ritrovavano in Massimo. Si +metteva in collera ben di rado; ma, se ciò gli accadeva, era con una +esplosione terribile. Per di più aveva inesplicabili puerilità. Un +abito mal riuscito gli dava lo spleen. Nelle sue ore cattive poteva +diventar brutale, ed allora egli non si faceva mai vedere da Elisa; +ma lei lo sapeva. Dava una importanza enorme, che sorprendeva Elisa, +a tutto quanto ha rapporto col benessere materiale. Del resto, +l’affezione ch’egli risentiva per lei aumentava ogni giorno; erano +molto sinceramente amici e perfino _camarades_. Massimo anzi spingeva +ciò fino a parlare talvolta come avrebbe parlato ad un uomo, e a +raccontarle aneddoti ed episodi della sua vita ch’ella non giungeva +sempre a comprendere e che la stupivano. Una parola troppo sincera che +sfuggiva talvolta a Massimo la scuoteva. Le opinioni di lui spesso la +turbavano e la rendevano più triste. + +Ella aveva poco vissuto, quella povera Elisa ancor tanto giovane e che +non poteva più nulla attendere; il suo cuore aveva conosciuto i palpiti +supremi e non poteva più battere che debolmente per simpatizzare con le +sofferenze altrui. Aveva molto pensato; eppure osservava ora intorno +a lei molte cose di cui non aveva mai sospettato l’esistenza; codesta +società, alla quale ella quasi non si frammischiava, ma della quale +era una unità, si presentava a’ suoi sguardi sotto aspetti finora +sconosciuti; nella sua nuova situazione di spettatrice, creduta a torto +chiamata a recitare una parte, non poteva a meno d’imparare. + +La contessa Goffredi, che ad onta di molti difetti superficiali, era +buona ed intelligente, diventava sempre più amica d’Elisa, la sola +amica forse, perchè non le faceva mai nessuna domanda e non esigeva +confidenza alcuna. Per di più, Elisa si era a poco a poco formato +un ristretto circolo di uomini, fra i quali il più assiduo era Paolo +Goffredi. Era un bel giovane, di un ingegno e di una pigrizia parimenti +naturale, annoiato e stanco, ma soggetto ad eccessi di pazza allegria. +Poco colto, possedeva però quella rapidità di comprensione, quella +disposizione a tutto, quella specie di scienza embrionaria innata, +ch’è il privilegio delli italiani intelligenti, dei meridionali in +ispecie. Conduceva una vita gaia, non aveva per la marchesa d’Astorre +che un’amicizia rispettosa e devota, e gli piaceva di respirare da lei +un’aria più sana che altrove. + +Le persone dotate di un certo spirito di osservazione stimavano di +più in più Elisa, e, comprendendo che una donna onesta può avere una +pura e franca amicizia anche con dei giovani, non trovavano nulla a +ridire. In quanto alli altri, si dividevano in due categorie: prima +quelli che per un fenomeno facile ad intendersi avevano modificato di +molto la loro opinione sulla marchesa dopo il duello di Tordini, e poi +gl’incorreggibili, i quali, spinti al peggio, dicevano cose orribili, e +perdendo la testa, non avevano nemmeno più la finezza d’inventare delle +storie almeno credibili. + +Molte cose, lo ripetiamo, stupivano Elisa, tra le altre che ci si +ostinasse tanto ad occuparsi di lei che così poco si occupava delli +altri. Poi la vita mondana le pareva sempre più strana. Le donne +specialmente parlavano un linguaggio ch’ella non capiva. Tutti i punti +di veduta le sembravano falsati, e gli uomini e le donne tutti malati +moralmente, diversamente ma allo stesso grado. I felici della terra +soffrono dunque quanto i diseredati? diceva a sè stessa, ed inseguono +la felicità per vie assurde. Sentiva che v’era in tutto qualcosa di +falso ch’ella non sapeva definire e che è forse soltanto una grande +ingenuità sotto ad una grande corruzione. L’atteggiamento, talora +triste, talora avidamente ostile delle fanciulle, la faceva sopratutto +riflettere, ed ella lo confrontava al cinismo delli uomini e alla +diversa fortuna delle maritate, alcune schiave, spezzate dalla vita +o reiette fuori della società, altre trionfanti nel male. Non sono +forse quasi spaventevoli, infatti, codeste giovinette così ben educate, +quando si vedono “nel mondo„, e, a seconda dei loro sguardi, della loro +posa, della loro bellezza, non si deve forse tremare o per esse stesse +o per gli altri? + +E ch’erano mai tutti quei giovani che sarebbero stati tanto insistenti +intorno a lei, s’ella lo avesse loro permesso? Perchè ve n’era un +numero così grande, sempre pronti a fingere dei sentimenti tanto poco +sinceri? E perchè Paolo Goffredi, eccezionale, il solo che si mostrasse +qual’era realmente e non le facesse la corte, perchè era spesso d’un +umore nero o di una gaiezza malsana? quale poteva essere il segreto +motivo di una tale mancanza d’equilibrio morale in un giovane dotato di +tutte le qualità e che poteva aspirare a tutto? + +In mezzo a codeste riflessioni, Elisa comprendeva sempre più la +necessità di occuparsi. Le sue giornate si divisero regolarmente tra +la lettura, il cémbalo, il passeggio, in modo da lasciare il minor +tempo possibile al pensiero. Tuttavia godeva anche del lusso di cui +Massimo esigeva che si circondasse, avendo sempre amato le cose belle. +La ricerca del gusto vero in tutto quanto le apparteneva diventava una +delle sue migliori distrazioni. La sua vanità femminile — esistendo +sempre, anche in una vita passiva — trovava il suo páscolo insieme +al sentimento artistico, ch’era sempre stato fortissimo in lei. Era, +d’altronde, uno dei mezzi coi quali poteva far piacere a Massimo. +Confessiamolo subito, anche le cose chiamate futili la interessavano, +e si occupava seriamente delle sue acconciature. Chi le avrebbe detto, +nelle ore angosciose della villa Arombelli, che un giorno verrebbe, +quando, a malgrado di tutto, ella avrebbe lunghe conferenze con una +sarta? Le realtà della vita s’imponevano a lei, utilmente. + +Ma le ore di abbattimento giungevano lo stesso, giornate intere +talvolta. Una domenica sera, dopo d’aver accompagnato alla stazione +suo padre, che aveva passata una settimana da lei, Elisa ritornava in +carrozza aperta. Era una pura e splendida sera; il sole tramontato da +un pezzo, ma la caldura ancora soffocante; l’aria pesante s’impregnava +di profumi. Le vie si riempivano d’una folla animata. Tutto un popolo +stava fuori. Il cocchiere aveva preso per la strada più lunga, ed +i cavalli costretti al passo, in un concentramento di vetture da +nolo e di equipaggi, avanzavano a stento. Senza troppo saper perchè, +Elisa soffriva atrocemente. Appoggiata in un angolo della carrozza, +si sentiva presa da una tale impazienza nervosa che guardava quasi +con odio la folla e li ostacoli che prolungavano la sua attesa. Un +male morale e fisico insieme l’avviluppava tutta come in una rete di +ferro, e s’imaginava che una volta rientrata nel suo gabinetto sarebbe +guarita. Guardava il cielo d’un implacabile azzurro, già sparso di +stelle, e le vie lunghe e tortuose, e le piccole porte chiuse, col loro +martello lucido, e le larghe aperture spalancate dei neri palazzi. +Macchinalmente leggeva le insegne delle botteghe chiuse, alle quali +le sembrava quasi trovare un senso concordante co’ suoi pensieri +indistinti; poi dopo d’aver osservato ne’ suoi più minuti particolari +il vestito domenicale di qualche femminuccia, ricadeva nella sua +dolorosa meditazione. Delle fanciulle passavano, tenendosi per il +braccio, con un velo sui capelli bruni, e le loro lunghe ed ampie vesti +strascinantesi a terra discorrendo ad alta voce e mordendo gaiamente +coi loro buoni denti un qualche frutto comperato allora. Una donna del +popolo, che teneva un bambino per mano, si voltava per scorgere più +a lungo il brillante equipaggio che passava, e certo non sospettava +che da quella bella carrozza era sceso sopra di lei uno sguardo più +invidioso del suo. + +Finalmente Elisa si trovava seduta sopra un divano, e sentiva un gran +bisogno di riposo, quando Goffredi entrò. Gli disse ch’era un poco +soffrente, pregandolo di scusarla se parlava poco. + +— Mi manderete via se vi annoio, marchesa. Del resto sono talmente cupo +anch’io questa sera.... + +Per un bel po’ di tempo non scambiarono infatti che qualche breve +parola, e talvolta il silenzio pareva non dovesse più essere +interrotto. Rimanevano in faccia l’un dell’altro naturalmente con +quella famigliarità italiana che concede anche di tacere. Ciascuno +sognava per proprio conto. Elisa sentiva a poco a poco che la stretta +della despotica angoscia si disserrava di quella pena che, senza una +ragione definitiva, la soffocava; e la crisi passava lentamente; il +periodo acuto del suo spleen, che in quella sera la vista delle cose +esterne avevano reso quasi insopportabile, finiva. Goffredi pure, +dal canto suo, si assorbiva nei suoi pensieri intimi, rivoltava venti +soluzioni diverse nella sua mente; sentendosi, lui pure, abbattuto a +modo suo, e soffriva della pesantezza snervante dell’atmosfera. V’erano +nella sua vita parecchie difficoltà volgari, dei dolori complicati +da trivialità le quali (stava pensando) non sarebbero state affatto +comprese dalla donna che gli stava davanti, pur tanto intelligente ed +indulgente e per la quale egli sentiva altrettanta stima quanto verace +amicizia. E osservandola com’essa appariva in quel momento, con la +guancia appoggiata alla mano e lo sguardo distratto, egli rifletteva +a quanta compassione gli ispiravano coloro che, seduti al posto +invidiato dove egli si trovava, non avrebbero nulla compreso di una +tal donna, e si sarebbero creduti quasi obbligati a farle la corte. E +sorridendo pensava quanto lui ne sarebbe incapace, lui che aveva pur la +riputazione d’essere intraprendente assai. + +Massimo entrò e chiacchierarono un poco. Aveva molta simpatia per +Goffredi che dal canto suo avrebbe fatto qualunque cosa per lui. + +Rimasto solo con Elisa, Massimo le si sedette vicino. Sembrava allegro. +Da qualche tempo passava le sue notti al giuoco. Ad onta della sua +gaiezza, il suo viso aveva la particolare espressione dei giorni +cattivi. Dopo un silenzio chiese ad Elisa come si sentiva. + +— Così, non male. + +— L’emicrania, ancora? + +— Sì, un poco, ma va meglio. + +— Ebbene addio. Vado a vestirmi. + +Ma non se ne andò subito. Stette a guardarla. Da qualche giorno aveva +osservato ch’ell’era più nervosa del solito. + +— Non siete brillante stasera, — le disse. + +— No; codesti primi caldi mi abbattono. + +— Sì, il tempo è greve. Ma mi è venuta l’idea che vi può essere +un’altra causa alla vostra malinconia, una causa nuova, — disse +sorridendo in un modo speciale. — Potreste essere per cinque minuti, +abbastanza poco donna per mostrarvi completamente franca e sincera? + +— Massimo! — rispose lei stupita; — sapete bene che lo sono sempre con +voi? + +— Ebbene! vediamo.... vi ho io già detto che quel povero Wurtz ha +ottenuto il posto al collegio di Pistoia? + +— Sì, lo so. Ma a quale proposito? + +— Siate franca. Ne siete contenta? + +— Contentissima per lui, ve lo assicuro. Guadagna stentatamente la vita +e non è felice. + +— E non rimpiangete le sue lezioni? Non vi garbava.... che vi facesse +la corte? + +— Basta, Massimo! Perchè mi parlate così? In che modo vi possono venire +alla mente simili idee? + +— Va bene. Scusate, — disse alzandosi. — Ma calmatevi. Credo a +tutto ciò che mi dite, ma, dopo tutto, non ho pensato che delle cose +possibilissime. Del resto, tutto ciò non mi riguarda. + +Ed uscì canterellando un’arietta. + +Il gabinetto era del tutto buio. Elisa rimase a lungo senza muoversi +punto, con lo sguardo fisso sopra un gruppo di porcellana che si +distingueva più chiaramente nell’oscurità calante. Ascoltava i minimi +rumori. Senza accorgersene aveva prestato l’orecchio attentamente +all’urto lieve e decrescente delli usci che si chiudevano, quando +Massimo era partito; poi aspettò quasi con impazienza il rullìo che +doveva produrre la carrozza uscendo, ma non si udì nulla. Un servitore +entrò portando una lampada a paralume che depose con silenzio sopra +un tavolo, coperto da un tappeto rosso che s’illuminò subitamente. Il +gruppo mitologico fu avvolto d’ombra. Suonarono le ore, ripetendosi +ai campanili delle chiese. Erano i soli rumori del di fuori. Elisa +soccombeva a una fatica morbosa e pensava che farebbe bene ad andarsene +a letto, ma non poteva alzarsi dal suo posto. La sua mano bianchissima, +un po’ troppo lunga e magra, coperta di anelli scintillanti, si +stendeva sul suo vestito nero; e le sembrava che non giungerebbe mai +a sollevarla. In quella penosa indecisione la sua volontà non ebbe +nemmeno più la forza di lottare; cedette vilmente alla prostrazione +che l’invadeva tutta, e contando talvolta alla péndola i minuti +interminabili lasciò scorrere le rapide ore. + +Il silenzio sembrava aumentasse. D’improvviso ella udì un rumore di +passi; credette che fosse il servitore, ma l’uscio s’aprì e Massimo +entrò, in abito di sera. + +— Mi credevate già uscito, non è vero? Ci ho messo un pezzo a vestirmi, +poi sono disceso fino al basso dello scalone, ma ho dovuto risalire. Vi +debbo dire una parola. + +— Che cosa? + +— Vi debbo chiedere scusa. + +Elisa, stupita, turbata, non trovando parole, gli stese la mano. + +— Sì, vi voglio chiedere scusa, — ripetè seriamente. — Lo sapete, li +uomini come me, anche quando non sono nè del tutto malvagi, nè del +tutto sciocchi, feriscono talvolta le donne come voi, senza saperlo, o +senza poterselo impedire. Mi dev’essere accaduto spesso; e questa sera +in un modo imperdonabile a’ miei occhi. Ora, una volta per tutte, bramo +che mi perdoniate e che mi promettiate di non dare più valore che non +meritano alle assurde parole che mi possono sfuggire. + +— Siete già perdonato. + +— Grazie. Ero desolato, vedete, mia cara Elisa, essendomi accorto che +siete assai malinconica in questi giorni, di aver accresciuto la vostra +tristezza così stoltamente. Infatti ecco il risultato. Siete rimasta lì +nel vostro cantuccio a riflettere al male che vi aveva fatto, a sognare +tristamente a tutto quanto non può a meno di rendere foschi i vostri +pensieri. Davvero, ve lo assicuro, non potevo uscire senza rivedervi. +Ecco, mi sono accorto da poco di una cosa, e ve la voglio dire: la mia +amicizia per voi è più grande ancora di quello che credevo. + +— Siete buono, lo so. Le vostre parole mi fanno bene, e vi ringrazio +dal fondo del cuore di essere ritornato. Ma ora, andate, addio. + +— Ebbene, me ne vado più contento. Sentite una cosa ancora, prima che +parta. Sapete che non amo le frasi e che non sono tenero. Ma ve lo devo +dire stasera, una volta per sempre: vi voglio bene fraternamente.... un +po’ anche forse come un padre. + +— Ebbene! intimidite talvolta un poco la vostra sorella, ma, +Massimo, essa ha per voi un affetto maggiore di quello ch’ella sappia +dimostrarvi, e che voi crediate. + +Le baciò la mano. + +— Sì, siete una sorella per me; avete preso il posto di quella che +perdetti. — Le aveva più volte parlato della povera Lina. — E vi +voglio bene come un fratello, ma assai meglio di quanto i veri fratelli +sappiano amare, — soggiunse con amarezza. + +Le teneva sempre la mano, vi fu una lunga pausa. + +— Addio dunque, — riprese Massimo senza però ancora alzarsi, — devo +andare al teatro. + +— Andate allora, è già tardi assai. + +— Sì tanto più che una.... persona mi vi aspetta. Ma bah! che importa, +— riprese gaiamente. — A proposito, sapete chi è che mi aspetta? +Indovinate! + +Elisa sorrise quasi suo malgrado per il subito mutamento di tono di +Massimo. + +— Indovinate! — ripetè. + +— Ma come volete che indovini? + +— Arriva da Milano. + +— Ciò non mi mette sulla buona strada. + +— Ebbene! Non è altro che la contessa Lassardi. + +— Davvero? Da quanto è qui? + +— Da tre giorni. Pare, se oso così parlare, — continuò quasi +comicamente, — ch’è sempre innamorata di me. Ma non ne dite nulla; mi +piace che mi si creda discreto. + +— Non ne ho ancora mai saputo nulla. + +— Tò, è vero, non ne potete saper nulla. Eppur tutto ciò rimonta a una +data.... Andiamo dunque, silenzio! Addio, e dormite bene. + +— Addio, e grazie! + +Egli la baciò in fronte ed uscì. + +Cinque minuti dopo, ella udì il rumore della carrozza che passava sotto +il portone. + + + + +PARTE SECONDA. + + +I. + +La vita del marchese e della marchesa d’Astorre cambiò poco nei due +anni che seguirono. Massimo non si pentì mai di ciò che aveva fatto, +d’essersi ammogliato in apparenza, alli occhi del mondo. Salvato da +qualunque tentazione di matrimonio, e sempre completamente libero, +divertendosi della curiosità ch’eccitava, contento di sapere Elisa +tranquilla e di vederla invidiata, lusingato nel suo amor proprio e nel +suo permanente desiderio di stupire la folla, aveva al tempo stesso +la coscienza di aver compito una bella e buona azione, rarissima. +Anche da lontano, godeva della felicità materiale d’Elisa, ch’era +opera sua, di lui; e l’affetto che le aveva dedicato gli procurava +una intima soddisfazione. Era un’amicizia che gli avrebbe permesso di +restare dieci anni senza vederla, ma per la quale egli non la poteva +dimenticare, una intimità che si rinnovellava sempre dopo ogni lunga +assenza, e che lo spingeva a parlarle con l’abbandono che si prova con +un vecchio compagno. Sì, benchè l’amicizia sia pur possibile tra un +uomo e una donna, Elisa era per lui ancor più un _amico_ che un’amica. +Come sarebbero rimasti stupefatti se avessero potuto sapere la verità, +quelli che lo credevano innamorato di sua moglie! S’egli per caso si +ricordava ch’Elisa era una donna, il suo “amico„ si trasformava allora +in una sorella, ed ecco tutto. + +Massimo rimase assente a lungo, a Parigi e a Londra; poi fece parte di +una missione straordinaria diplomatica in Svezia; come sempre, fu assai +osservato dappertutto, seducendo i conoscitori col gusto raffinato +del suo lusso, divertendo tutti con la sua conversazione scintillante +e con i suoi atti talora più paradossali ancora dei suoi discorsi, +con la sua animazione e con la sua freddezza, con la sicurezza delle +sue mosse e con il suo atteggiamento noncurante. Ebbe con una giovane +ereditiera inglese un romanzetto di cui si ciarlò assai, e che aveva un +lato drammatico e un lato comico. Due volte si guastò con la Kautzler e +rifece la pace. Guadagnò ora moltissimo al giuoco — lui che altre volte +aveva tanto perduto — come inseguito da una fortuna insolente. + +Tuttavia egli si annoiava spesso. La monotonia derivava per lui dalla +varietà stessa della sua esistenza, ed i mezzi ch’egli così largamente +possedeva per appagarsi tutti i capricci, gli facevano più fortemente +sentire la vanità della loro realizzazione. Si possono acquistare tutti +i godimenti, ma è impossibile procurarsi un solo desiderio. Pensava +spesso che si deve ritrovare molto più vera varietà, molto più colore +in una vita apparentemente uniforme, nella quale ciascun particolare +acquista un’importanza vitale, che in una vita come la sua; che forse +l’interesse esiste solo nel proseguimento di uno scopo unico. Le sue +antiche idee di ambizione gli tornavano allora, sentiva il peso della +sua intelligenza infruttuosa ed era ripreso dalla tentazione di trarne +partito e di cercare qualche parte importante da recitare. + +Nel terzo anno del suo matrimonio, Massimo rimase per molti mesi senza +mai farsi vedere a Firenze; mai non era stato così a lungo assente. +Quando vi ritornò nello stato d’animo che si è descritto ora, giunse +pieno di progetti d’ogni specie, ancora non definiti. + +Durante tutto quel tempo, Elisa, dal canto suo, si era piegata sempre +un poco più alle realtà della vita, mentre la società si era un poco +abituata a lei. Fu amata senza speranza, fu corteggiata invano; si +continuò a dire di lei il maggior bene e il maggior male; ella non +si fidò mai che delle rare amicizie esperimentate e sincere. Aveva +continuato a vivere in una solitudine relativa, mostrandosi assai +benefica, riconoscente e rassegnata, occupata e tranquilla, ed aveva +anche un pochino viaggiato. Si era un tantino mutata; al morale, aveva +trovato l’equilibrio ed una quasi serenità che non aveva mai sperato +poter raggiungere; al fisico, si era singolarmente abbellita. Le donne +hanno talvolta come una fioritura inattesa. Trovò nelli esercizi +raccomandati dai medici un tale benessere e una tal pace, una così +sana e vera distrazione dai suoi pensieri, che vi si dedicò con anima. +Sovente, alla mattina, montava a cavallo, e cullata dai movimenti +cadenzati del nobile animale, respirando a pieni polmoni l’aria +fresca che le accarezzava il viso, sentendo i suoi occhi riempirsi +di luce e ammirando senza riflessione la bellezza delli alberi verdi +sull’azzurro del cielo, ella si sentiva possentemente vivere, di +quella buona esistenza quasi vegetale ch’è il migliore controveleno +dei sentimenti morbosi. Fortificata da codesta vita regolare, igienica +e facile, il suo corpo erasi magnificamente maturato, il suo colorito +aveva acquistato una trasparenza e una freschezza affatto nuova, e +l’espressione indelebilmente malinconica della sua fisionomia rendeva +più seducente la fioritura della sua persona; il contorno rotondo del +suo viso contrastava col suo sorriso rassegnato, la purezza dei suoi +occhi col loro sguardo profondo. + +Massimo osservò questo mutamento. Occupatissimo nei primi giorni, non +ebbe tempo di pensarvi, e vide poco Elisa. Un dubbio gli attraversò la +mente, però. Quale poteva essere la causa di un tale nuovo rigoglio +di bellezza? Forse che una vita nuova era sorta in lei? Amava forse +qualcuno? — E qui bisogna che abbiamo il coraggio di dirlo, a rischio +di scandalizzare: scettico e fraterno insieme, Massimo non era geloso. +E nemmeno aveva sul così detto onore coniugale le idee generalmente +ammesse. E non amando Elisa, e non volendo occuparsi di lei che come +amico, non era mai stato geloso in nessun modo; aveva allontanato il +musicista Wurtz, solo per la paura che attristasse Elisa e forse la +compromettesse senza volerlo; e la scena che termina la prima parte di +questo volume, se non è stata male interpretata, avrà mostrato a qual +punto egli sarebbe stato indulgente — e perfino cinico — riguardo a +Elisa. + +La osservò tuttavia per curiosità, e si convinse ben presto della +falsità del suo dubbio. Ma guardandola non poteva persuadersi di avere +davanti alli occhi la stessa donna di prima. L’aveva sempre trovata +simpaticissima; ora, quasi inconsapevole, l’ammirava. + +Del resto, la vedeva di rado, costretto ad andare un poco dappertutto, +era ricercato assai dopo la sua lunga assenza. Vari affari lo +reclamavano, e si occupava di diversi progetti ancora non ben definiti. +Talvolta lo si voleva convincere a rientrare in diplomazia, e non +sempre vi si mostrava mal disposto; allora gli si dimostrava che poteva +aspirare a tutto. + +Tale era la situazione, quando, semplicemente e senza scossa, quasi per +caso, le cose cambiarono ad un tratto. + +Vi fu un ballo da un vecchio diplomatico austriaco in ritiro, ma la +cui influenza politica era ancora grande, una festa magnifica, avente +al tempo stesso un carattere ufficiale. Un’ora del mattino scoccava +già, quando Massimo — sempre in ritardo come d’abitudine — salì lo +scalone tutto coperto di fiori del sontuoso palazzo dove il barone di +K. aveva da poco preso la sua dimora. Elisa, rimasta tutto il giorno +nella incertezza, aveva finito col dichiarare che non sarebbe andata. +Come al solito, molti sguardi si voltarono verso l’uscio per il quale +d’Astorre fece il suo ingresso, nel bel mezzo dell’animazione della +sala da ballo. Ad onta della sua estrema amabilità e della modestia +voluta del suo atteggiamento, egli imponeva. Avanzava frammezzo ai +gruppi, lentamente, portando molto elegantemente i numerosi ordini +che coprivano il suo abito, sorridendo e cercando di farsi strada +per giungere fino al padrone di casa che lo aveva visto e gli veniva +incontro. Il barone discorse abbastanza lungamente con lui, poi furono +separati dalla formazione di una contradanza. Massimo continuò il suo +giro dell’appartamento fermato ad ogni istante, costretto talvolta a +ritornare sul suoi passi, sempre osservato e avendo sempre l’aria di +non accorgersene punto. Nella sala del _buffet_, si sentì toccare il +braccio; era lady Thompson che volle assolutamente presentarlo, al +passaggio, ad una napoletana, bellissima, arrivata di fresco, e della +quale già si parlava assai. + +— Come la trovate? — gli chiese un giovinotto che aspettava per +parlargli il momento in cui lascerebbe quelle signore. — È la bellezza +del momento. + +— Mediocre, mio caro; non c’è una sola vera donna, qui, stasera. Me ne +vado a fumare. + +Ma, mentre si avviava verso l’estremità dell’appartamento, +attraversando una sala quasi vuota, dovette fermarsi. Una donna che +non riconobbe, vedendole solo la schiena, attirò la sua attenzione. Si +voltò due volte per ammirare la sua grazia, la sua sveltezza unita alla +imponenza, le sue magnifiche spalle, e l’acconciatura caratteristica. + +La sala da fumare era piena di gente e vi si cicalava rumorosamente. +Massimo n’ebbe subito abbastanza; gettò la sigaretta e ritornò nella +sala da ballo. Entrandovi incontrò la contessa Goffredi che gli disse +ch’Elisa lo cercava. + +— Ma come! È qui? + +— Già; l’ho decisa io verso le undici, e siamo venute insieme. Ma, +eccola, la vedete, là, che entra a braccio del generale. + +— Dove? + +— Là in fondo. Andate ad incontrarla. + +La marchesa d’Astorre s’avanzava lentamente, dando il braccio ad un +vecchio in uniforme e per lei succedeva una specie di ondulazione +nella folla, poichè tutti si spingevano per vederla o si scostavano con +ammirazione per lasciarla passare. Mai il cambiamento accaduto in lei +era apparso così visibile, mai il nuovo carattere della sua bellezza si +era tanto accentuato. Il suo aspetto eccitava la curiosità, poichè, per +uno di quei casi che succedono talvolta alle donne le più oneste, aveva +combinato quasi inconsciamente una di quelle _toilettes_ provocanti +che obbligano, in un ballo, gli uomini a parlarsi piano, all’orecchio, +mentre le donne, con un sorriso maligno, lanciano le loro osservazioni +le più acerbe e le meno sincere. In Italia la moda delle vesti +_collantes_ cominciava appena appena in quel momento, e mentre le altre +sfoggiavano ancora delle sottane un po’ rigonfie di stoffe leggiere +coperte di nodi e di cianciafruscole, Elisa, un po’ vergognosa del +troppo grande successo della sua _toilette_ parigina, era serrata come +in un fodero semplice di un raso rosa pallidissimo, con una corazza +assai lunga e stretta, e di cui solo la coda era ricoperta d’una +massa di trine e di fiori. Dalla sua vita sottilissima, s’allargava +un busto maestoso che pareva affatto nuovo e fatto per l’occasione, +e delle spalle meravigliosamente rotonde e candide e un collo d’una +rara purezza di linee, senza nessuna gemma. L’acconciatura della testa +ne mostrava la forma, e da una folta massa di capelli serrati sulla +nuca, folleggiava qualche piccola ciocca. In un atteggiamento modesto e +lievemente imbarazzato, ma camminando sicura, ella s’avanzava sempre, +gettando talvolta, nel passare davanti ad uno specchio, uno sguardo +lungo de’ suoi occhi azzurri, come per ben riconoscere sè stessa. D’un +pallore sano, il suo viso si armonizzava singolarmente con la tinta +del vestito, il cui taglio ardito contrastava invece con la serietà +della sua fisonomia e con la mestizia del suo sorriso. Uno scultore non +avrebbe forse troppo ammirato quel genere di vestito, che affilando +ed allungando troppo la vita, marcando troppo le forme, sembra voler +correggere l’esemplare della donna dato da Dio, ma avrebbe certo lodato +le braccia alle quali i lunghi guanti nulla toglievano della loro +classica bellezza. V’era folla intorno al quadrato dove stava Elisa, +e il suo cavaliere non le poteva quasi parlare, perchè ad ogni momento +qualcuno si avvicinava per mormorarle una frase. Evidentemente non si +vedeva che lei, e mai era stata tanto circondata. Massimo comprendeva +ciò più che non si sarebbe creduto, poichè, chi avrebbe indovinato +ch’era d’improvviso, lui pure, sotto il fàscino? + +Alla fine della quadriglia, Elisa lo vide, e venne a sedersi presso +a lui, raccontandogli come lo avesse cercato inutilmente fino allora. +Mentr’essa parlava, Massimo, con gli occhi bassi, ascoltava invece ciò +che gli diceva una breve scarpina di seta rosa che oltrepassava l’orlo +della veste. Poi rialzò il capo, e ammirando Elisa da vicino e in ogni +particolare, non poteva rimettersi del tutto dalla prima sorpresa che +gli aveva cagionata l’apparizione di lei. + +— Non mi piace questo vestito, — soggiunse lei. — Mi si guarda troppo. +E voi, come mi trovate? + +— Tanto bella che non vi ho riconosciuta. + +— Grazie per il complimento, — rispose ridendo. + +Ma lui non sorrideva nemmeno. La guardava serio, con uno sguardo +freddo, fissamente e in un modo che la seccava un poco. Parlarono +ancora di cose indifferenti; poi vi fu un silenzio. Il viso di Massimo +si oscurava. Silenzioso, non sembrava volesse muoversi. Lei non ardiva +alzarsi. L’orchestra attaccò un valzer. Essi stavano vicinissimi +all’uscio per il quale passavano le coppie. Elisa lasciò ancora cadere +una parola di tempo in tempo, alla quale Massimo non rispondeva più; +era ingolfato in una meditazione piena di sogni dalla quale non fu +risvegliato che dal silenzio dell’orchestra, quando il valzer cessò. +Girando gli occhi intorno, non si sentì come al solito. Gli pareva che +lo si osservasse, e che si osservasse Elisa vicina a lui. Pensando che +si doveva trovar strano di vederlo così, presso “sua moglie„, lasciò +sfuggire un lieve scoppio di riso, e come Elisa gliene chiedeva il +perchè, le rispose un po’ brutalmente per la prima volta. Elisa che si +sentiva nervosa in quel momento, ne fu assai sorpresa, e un po’ offesa, +più che non lo sarebbe stata in qualunque altra occasione. Era lei che +adesso osservava lui; e sempre non osava alzarsi. Massimo, punto di +mira di molti sguardi, si sentiva leggermente ridicolo. + +— Ebbene, — disse alfine, — non vi muovete dunque più? non ballate? non +andate al _buffet_? + +Ella rispose molto dolcemente: + +— Avevo promesso alla contessa che sarei andata a cena con lei e i suoi +amici. Ma sono un poco stanca e non ne ho voglia; la carrozza è già +venuta.... preferirei quasi andarmene a casa. + +— Andiamo allora! Ne ho abbastanza anch’io di questo ballo. Vi +accompagnerò. + +Elisa si alzò senza nulla aggiungere. + +— Venite da questa parte. Conosco l’appartamento. Di qua è più corto. + +E, attraversando una serra deserta, infilarono un corridoio di +disimpegno, e si trovarono subito in anticamera. Ma dalla prima sala +d’ingresso, molte persone allungarono il collo per vedere la marchesa +d’Astorre a braccio di suo marito. + +Elisa, un po’ attristata, chinava il capo, mentre Massimo respirava +il profumo speciale che emanava da lei, e sentiva la rotondità del suo +braccio sul suo. + +L’aiutò a ben coprirsi, e discesero soli lo scalone. A metà v’era +un grandissimo specchio incorniciato da alti arbusti. Vi si videro +insieme. Era una bella coppia che si rifletteva in quello specchio. + +Abbasso, il guardaporta fece avanzare il _coupé_. Elisa vi salì, e +Massimo rimase un minuto con un piede già nella carrozza, mentre il +servitore vi arrampicava a cassetto. Ma d’un tratto cambiando idea, si +ritirò, chiuse, sbattendola violentemente, la portiera e fece cenno al +cocchiere di partire. + +Poi accese un sigaro e se ne andò a piedi. + +Tre giorni passarono senza ch’Elisa rivedesse Massimo. Durante codesto +tempo riflesse molto sulla strana condotta di lui. Poi lo ritrovò tal +quale lo aveva sempre conosciuto. Solamente egli la osservava come lei +lo studiava. + +L’impressione che la festa da ballo del diplomatico austriaco lasciò +nello spirito di Massimo fu più forte e durò più a lungo di quello +ch’egli avrebbe creduto. Elisa si era rivelata a lui sotto una luce +nuova, e codesto _viveur_ aveva sentito bruscamente sorgere in lui +per quella donna, che alli occhi di tutti era sua moglie, uno di quei +violenti capricci d’uomo annoiato che possono condurre assai lontano. +Per un caso che sembrava una malizia della sorte, la nuova bellezza +d’Elisa era precisamente la bellezza che Massimo gustava a quel preciso +momento della sua vita. Di più, credette accorgersi che la conosceva +male, e che molti lati di codesta donna, senza alcun dubbio superiore, +gli erano tuttora nascosti; ed allora, alla sua nuova ammirazione, si +unì una viva curiosità. Gli pareva che vi fossero ora due donne in lei: +l’antica ch’egli amava ancora d’una affettuosa amicizia, e la nuova che +lo turbava. Per questa non aveva che un capriccio, al quale, a momenti, +soffriva di dover resistere; ma quando vedeva solo l’altra non poteva +considerarla che come una sorella adottiva. Tuttavia scompariva ciò che +v’era stato fino allora di paterno nei suoi sentimenti. Aveva sempre +considerato Elisa come una persona differente assai da lui; moralmente +superiore, ma inferiore sotto altri aspetti; l’aveva trattata un po’ +come si tratta un ragazzo; e ciò era naturale, dacchè sulle prime era +stato spinto verso di lei da un istinto di protezione.... Adesso, ciò +non gli era più possibile. La sentiva sua eguale. + +Il marchese d’Astorre divenne timido. Un desiderio lo ringiovaniva, +e per la prima volta in vita sua, scorgeva ostacoli insormontabili al +compimento del suo desiderio. Si sarà già compreso ch’egli aveva una +probità sua particolare, codesto uomo senza principii che disprezzava +tante idee ammesse; e secondo le sue idee speciali, la situazione era +estremamente delicata. Se si avesse potuto leggere i suoi pensieri, si +sarebbe rimasti assai sorpresi, e forse alcuni lo avrebbero trovato +ridicolo. Perchè non gli era stata accordata la fortuna d’aver un +capriccio per qualunque altra donna? + +Fosse stata una regina, egli si sarebbe gettato con gioia, a capo +fitto, nell’avventura, attraverso tutte le difficoltà e tutti i +pericoli; mentre invece davanti ad Elisa pensava piuttosto a fuggire. +Esaminava però freddamente la propria posizione, con la sicurezza di +vendetta che non gli mancava mai. + +Riflesse al passato ed al presente d’Elisa, come non lo aveva mai fatto +fino allora. E una mattina ch’egli l’accompagnava a cavallo, ammirando +la sua bellezza completata, il suo profilo che faceva sognare, la +profondità azzurra de’ suoi grandi occhi distratti, tutto il fascino +spirituale del suo viso e la squisita eleganza delle mosse, pensò +tutt’ad un tratto all’avvenire di lei; pensò che forse quella donna +giovine s’ingannava credendo la propria vita finita, e per qualche +istante si sentì geloso di un futuro improbabile. Era una mattina +deliziosamente fresca e primaverile; tutto un concerto di uccelli +nascosti scoppiava in note perlate nella tenera verdura delli alberi; +le zampe dei cavalli risuonavano piacevolmente sul suolo appena +umido; ci si sentiva invasi da qualcosa di sanamente voluttuoso che +impediva di parlare, e Massimo osservava talvolta qualche passeggiatore +mattutino che gettava loro uno sguardo d’invidia. + +— Sapete Elisa, — disse bruscamente, mettendo il suo cavallo al passo, +— che mi è stato offerto il posto di ministro a Washington? + +— Davvero! Ma certo non accettereste d’andar tanto lontano! + +— Confesso che sono indeciso. + +Lo guardò assai stupita. + +— Sì, sono indeciso. Da un lato, penso che dovrei interrompere tutte +le mie abitudini, cominciare una vita nuova, e dico a me stesso che +non ne vale la pena. Ma, da un altro lato penso che mi annoio, che +molte cose non m’interessano più, non mi divertono; che un cambiamento +mi farà bene, che voi non avete bisogno di me, poichè, naturalmente, +non mi è mai venuta l’idea che mi accompagnereste laggiù, e non lo +vorrei, e che.... E poi, vedete, sono forse ambizioso! Questa offerta è +lusinghiera assai.... Pensate un po’, ho lasciato la carriera essendo +solo segretario, ed ecco che d’un tratto verrei nominato ministro. +Poi mi si assicura che non rimarrei un pezzo in America, e che dopo +potrei scegliermi un posto di ambasciatore in Europa. Confessate che la +tentazione c’è. + +— Lo dite con un accento che smentisce le parole, e temo poco la vostra +partenza. Se ardissi, aggiungerei anche che non credo troppo alla +vostra ambizione. + +Massimo la guardava. Aveva pronunciate quelle parole gaiamente +abbastanza, ma osservò un certo lievissimo turbamento nella fisionomia +di lei. Elisa comprendeva. Ad onta del suo fare sicuro, si sentiva a +disagio. L’imbarazzo ch’ella aveva sempre provato davanti a Massimo, +diventava diverso e più penoso, sebbene sapesse meglio celarlo. + +Senza tradirsi altrimenti che con alcune gentilezze previdenti, +Massimo passava ora tutto il tempo che poteva presso Elisa. Restava +per lunghe ore a discorrere con lei, perdendosi talvolta in certe +dissertazioni a perdita di vista, come non lo aveva mai fatto prima. +Ma gli accadeva di fermarsi di botto, accorgendosi di non poter +continuare. Non sapeva più parlare di certe cose sulle quali prima +si esprimeva anche troppo liberamente. Dopo d’averla per tanto tempo +trattata _en garçon_, si sentiva preso da insoliti pudori, e temeva +ad ogni istante di scandalizzarla, di offenderla nelle sue delicatezze +femminili. La purezza che riflettevano gli occhi di lei lo imbarazzava. +Ed allo stesso tempo ella lo sorprendeva con la giustezza di certe sue +opinioni, con qualche parola inattesa e profonda. La intelligenza di +lei doveva essersi singolarmente maturata col resto, nelle meditazioni +della sua vita tranquillizzata. + +E come mai aveva saputo perfezionare il suo gusto al punto di renderlo +impeccabile, e porre in tutto quanto portava ed in tutto ciò che la +circondava una nota di originalità, tanto più difficile a imitarsi +ch’essa pareva più di discreto? Aveva acquistato un vantaggio immenso +su tutte le donne, quello di non rassomigliare ad alcuna. Forse n’era +la causa la sua posizione tanto diversa da tutte le altre. + +Massimo pensava talvolta seriamente davvero ad allontanarsi, accettando +il posto che gli si offriva. Ad onta dei mutamenti esteriori, della +nuova bellezza d’Elisa, egli la sapeva irremissibilmente fedele al +passato. Per di più non poteva avere per lui, in ogni modo, che dei +sentimenti di stima e di riconoscenza, egli se ne avvedeva bene. Non le +ispirava nessuna confidenza sorta dal cuore, la simpatia d’Elisa per +lui era una simpatia di ragione e non d’istinto, l’imbarazzo, la tema +ed il vago malessere che sempre aveva provato davanti a lui, esistevano +tuttora ed aumenterebbero certo s’egli cambiasse di attitudine in +faccia a lei. Ella aveva saputo ricambiare con una franca affezione +la generosa amicizia di lui; non potrebbe avere dell’odio per il suo +amore? + +Ed egli non s’ingannava del tutto. Quando Elisa ebbe tutto indovinato, +un fremito la colse da capo a piedi. L’avvenire che fino allora si +stendeva alli occhi suoi simile ad un lungo viale fresco ed uniforme, +le apparve pieno di pericoli. Molte volte aveva pensato ai rischi +inerenti alla sua posizione stessa; mai non aveva previsto quanto +accadeva. + +Massimo diceva a sè stesso che codesto capriccio per sua “moglie„ +sebbene assai forte, rassomigliava a vari altri capricci, che avevano +poco durato e che svanirebbe esso pure. Decise dunque che sarebbe +assurdo l’abbandonarvisi; tuttavia, mentre tutto ciò che ancora pochi +giorni prima lo interessava a Firenze, non gli offriva più la minima +distrazione, non poteva a meno di rimanere vicino ad Elisa. + +Gli sembrava ch’ella lo sfuggisse un poco; trovava dei pretesti per +uscire quando egli mostrava di non voler andarsene. Nei loro lunghi +_tête-à-tête_ ella dirigeva la conversazione con molta abilità e non +senza una certa quale fatica appena visibile. Evidentemente temeva i +silenzi. + +Il posto di Washington non poteva essere ufficialmente offerto a +d’Astorre che fra tre mesi. Non si sentì capace di rimaner fino a +quell’epoca. Una sera decise ch’era meglio partire subito. Lasciò +intendere che probabilmente finirebbe con l’accettare d’andare in +America, e che intanto doveva andare a Milano e forse ritornare a +Parigi. Quando annunciò codesta risoluzione ad Elisa, essa sembrò, come +al solito, trovare la sua partenza naturalissima. Egli ne fu un tantino +ferito, lui, che poche settimane prima, sarebbe stato stupito dalla più +piccola osservazione da parte di lei. Tuttavia, mentre le chiese ancora +una volta il suo parere riguardo a Washington, ella ne lo sconsigliò. +Sebbene un poco imbarazzata, fu con lui affettuosa come lo era sempre, +mentre lui, la sua decisione una volta presa, ritrovò tutta la sua +sicurezza, e si mostrò tal quale voleva essere fino all’ultimo mattino +che passò con lei. + +Avevano fatto colazione insieme discorrendo di cose indifferenti. Si +avvertì Massimo che la carrozza era pronta. Si alzò e dicendo addio +ad Elisa seppe baciarla in fronte fraternamente, con la sua serenità +abituale. + +La freddezza stessa, la sua forza di volontà di lui, turbarono Elisa. +Si sentì a disagio. Vi fu un lungo minuto di silenzio imbarazzante; uno +di quei silenzi specialmente profondi durante i quali ne sembra quasi +di vedere le parole che non pronunciamo ondeggiare indistintamente per +l’aria. D’improvviso Massimo, con l’uscio già in mano, si rivolse e +disse tranquillamente: + +— Credo che ho ragione di partire. C’intendiamo, non è vero? Non +posso precisare la durata della mia assenza, ma spero che non sarà +troppo lunga. Durante questo tempo rifletterò e prenderò una decisione +riguardo a Washington. Ch’essa sia negativa o affermativa, ci +rivedremo. Sì, è meglio così; lo sentite voi pure. Insomma, addio, e +arrivederci. — E partì, lasciando Elisa turbata. + +Una specie di rimorso la colse, che credette passeggiero, e che +invece andò crescendo nei suoi primi giorni di solitudine, giacchè +fece in modo di vedere pochissima gente, sentendo un gran bisogno di +raccogliersi. Qualcosa le gridava che aveva avuto torto, e le sembrava +che le cose esterne, il cielo, lo spettacolo della vita, tutto si +associasse a codesta voce. S’ella avesse chiesto l’avviso di chiunque, +era sicura che si sarebbe dato ragione ad un tale sentimento, nuovo +ed ancora oscuro, che si elevava, dal fondo della sua coscienza, +contro tutti i motivi trovati dal suo cuore per fare come le piaceva. +Diceva a sè stessa che la situazione tanto eccezionale creata dal suo +apparente matrimonio con d’Astorre, era rimasta possibile tra di loro +fino a quel giorno a causa del loro rispettivo modo di vivere; ma che +cessava d’esserlo dal momento che uno dei due, per qualunque motivo +fosse, cambiava; che la sua fedeltà eterna ed assoluta ad un assente +perduto per sempre, vera al punto di vista di un’alta realtà poetica, +inattaccabile secondo il suo cuore, era falsa al punto di vista pratico +della vita sociale. Dal giorno in cui Massimo, a modo suo, l’amerebbe +davvero, dal giorno ch’essa potrebbe diventar utile alla felicità di +lui, il suo dovere non sarebbe forse di sagrificare il suo culto del +passato all’uomo che aveva fatto tanto per lei, di tentare di rendergli +tutto intero il nuovo affetto ch’egli le dedicava? Lui l’aveva salvata, +restituita ad una vita possibile; aveva compito per lei ciò che nessuno +avrebbe potuto nè saputo compiere; doveva ella adesso rifiutarsi +al solo mezzo che le veniva offerto di mostrargli degnamente la sua +gratitudine? + +E tuttavia, appena pensava all’esistenza che dovrebbe intraprendere, se +davvero Massimo lo volesse, e ch’ella credesse doversi confondere al +suo volere, una tristezza affatto nuova le serrava il cuore. Sentiva +qualcosa che moriva dentro all’anima sua. A certi momenti, con la +forza della ragione, ciò le pareva facile; poi tutto l’essere suo +si ribellava, e vedeva dinanzi a sè, non più il partito migliore cui +coraggiosamente appigliarsi, ma un penoso dovere da compiere soffrendo +e nascondendosi di soffrire. + +Massimo scrisse semplicemente, dando sue nuove ed informandosi +affettuosamente di Elisa, press’a poco nel modo solito. Ciò la +tranquillizzò ed ella cominciò a sperare che nulla verrebbe mutato +nella sua vita. Ma una mattina, ricevette la lettera seguente: + + “Cara Elisa, non ve lo posso nascondere più a lungo; mi annoio a + morte. Ho creduto passeggiero il mutamento che da qualche tempo + già s’è prodotto in me, ed ora mi pare invece che debba essere + definitivo. Bisogna che la mia vita prenda un altro indirizzo. + Dirvi ciò che sapete già mi sembra inutile. Nella vostra qualità + di donna e di donna intelligente, dovete avermi compreso assai + meglio ch’io non comprenda me stesso. E lo confesso, ho sovente + dei momenti in cui non comprendo affatto. Non posso più continuare + a mandarvi poche frasi banali. Bisogna che io sia sincero, e + che prenda una qualche decisione; ma codesta decisione la dovete + prendere voi per me. Il meglio di tutto sarebbe che accettassi il + posto di Washington? Se lo credete, ditemelo; poichè ho fretta di + conoscere la mia sorte, e se tale è il vostro consiglio, scriverò + subito al ministero. Se no, ditemi di ritornare presso di voi, ed + accorrerò. Ma, — lo sapete, non è vero? senza che ve lo apprenda? + — sarebbe ora per non lasciarvi. La situazione è nuova e piccante, + conveniamone, poichè mi si prende per un uomo di spirito, e mi + si crede vostro marito; per di più ho la riputazione di un gran + furbo, ed io, antico diplomatico ed _ex-viveur_, non so altro + che indirizzarvi scioccamente la frase seguente: Marchesa, mi + permettereste di farvi la corte? + + Che direbbero i miei amici se potessero rubare questa lettera + alla posta? che ne penserebbe persino l’impiegato indiscreto + che l’aprisse per zelo? Che ne penso io stesso scrivendola? Non + lo so bene; ma ciò che so, ciò che mi stupisce, mi affascina e + mi addolora nello stesso tempo è che cercando d’indovinare ciò + che ne penserete, voi, il mio cuore batte come quello di uno + studente di vent’anni, del tempo quando ve n’erano ancora. Sì, + vi vedo da qui aprire questa lettera credendo di trovarvi le + “mie notizie„, vedo il vostro occhio scorrere distrattamente le + prime righe, poi restare come attaccato ad una parola; vi vedo + ricominciare a leggere, incerta di aver ben compreso. Pur troppo! + avete perfettamente compreso ed è la pura verità. Ma siete poi + veramente sorpresa? No, nevvero? Avevate indovinato da un pezzo. + Sì, mi sembra vedervi di profilo, con la vostra dolcezza serena, + e cerco d’intravedere per disotto l’occhio vostro azzurro fisso + sulla carta. È un sorriso che spunta all’angolo del vostro labbro? + Ma forse m’inganno, ed invece impallidite.... In nome del cielo, + siate sincera! che nessuna idea, nessuna paura, nessun scrupolo + vi impediscano di dirmi la verità. Per non influenzarvi, ripeto + che non so io stesso, che ignoro se non sia meglio ch’io parta. + Meditate queste parole. Siate franca. + + Se sapeste da quanto tempo desidero dirvi tutto ciò senza potermi + decidere! Ho ragione di dirle finalmente? Ne dubito tuttora. Mi + ero allontanato per non parlare, e non avrei forse fatto meglio + serbando sempre il silenzio, che da lontano mi pesa più ancora che + vicino a voi? No; questa lettera partirà ora e la leggerete presto. + Ma, ancora una volta, ve ne supplico, dite la verità. Rispondete + presto. Riflettete bene, ma non troppo a lungo. Lasciate parlare + l’istinto; sono convinto che in questo caso _le premier mouvement_ + sarà il buono, il più vero almeno.„ + + . . . . . . . + +Quando Elisa ricevette codesta lettera era nel suo gabinetto con la +contessa Goffredi e il cognato di questa. Impallidì infatti leggendola. +Poi, padroneggiando la sua emozione, riprese il discorso interrotto, +non sapendo troppo quello che diceva, e pensò un istante a confidar +loro ogni cosa e chiedere un loro consiglio. Come tutte le persone +che non hanno mai parlato delle loro pene ad anima viva, provava, ad +un tratto, giunta a tal punto, un imperioso bisogno di espansione. Ma +non ne fece nulla, poichè nello stesso tempo che bramava parlare, ne +sentiva l’impossibilità, e lasciò partire i suoi amici senza essersi +tradita. + +Il momento decisivo era giunto; bisognava rispondere senza ritardo. +Ma il ritardo ci fu. Venti volte prese la penna, e la posò. Le +ore sembravano passare con una velocità spaventosa. S’era dapprima +accordata la notte per meditare, ed infatti non dormì, ma nulla era +fissato nella sua mente quando fu giorno. All’indomani mattina uscì +a cavallo; ma sotto alla frescura delli alberi, sussurrante all’aria +aperta, ogni pensiero si arrestava nel suo cervello, e la vista +dell’orizzonte la riempiva di una specie di sogno vago così ondeggiante +che non poteva associare due idee. + +Si rinchiuse nel suo gabinetto e là non ebbe che tristezza. Sentiva +bene di non avere il diritto d’essere indecisa, e che bisognava fare +ciò che credeva fosse il suo dovere. Dopo d’esserselo detto tante +volte e l’averlo compreso da tanto tempo, come esitava ancora? Eppure +Massimo non la pregava forse di rispondere tutta la verità? Qual’era la +verità? Si accorgeva che il suo pensiero celava un sofisma. “Lo devo +dunque ingannare?„ ripeteva a sè stessa, rileggendo la lettera di lui +per la ventesima volta. — No, bisogna che ciò che tu _devi_ rispondere +_diventi_ la verità, le rispondeva la coscienza. + +Intanto il tempo scorreva. Tre giorni passarono. Risoluta finalmente +adesso, voleva scrivere — ma non lo poteva. Diventava quasi un incubo. +Pensava all’impazienza di Massimo, a tutto ciò ch’egli doveva supporre +e si faceva amari rimproveri. Da tutta una giornata già egli avrebbe +dovuto avere la risposta. Ella non usciva più dal suo gabinetto, non +voleva vedere alcuno, provava una sofferenza affatto nuova; si diceva +ammalata — e lo era. + +Finalmente alla sera uscì, e rientrò quasi subito, affranta e sollevata +ad un tempo. Aveva spedito un dispaccio con una sola parola: “Venite.„ + + +II. + +Era una mattina deliziosa; il mese di maggio incominciava. Alla _Villa +del Giglio_ la primavera risplendeva. Faceva fresco ancora, ma il cielo +era già d’un azzurro intenso; all’orizzonte soltanto alcune sottili e +lunghe nuvole bianche si stendevano, orlate al di sotto da una linea +rosea. Il verde nuovissimo delli alberi appena fronzuti diventava cupo +nello spessore dei boschetti. Una luce dolce ed uguale faceva risaltare +i più minuti particolari dell’ammirevole paesaggio fiorentino dove lo +sguardo non trovava che bellezza e non trovava limiti. Nel giardino +tutto fioriva, ed il prato davanti alla casa, che terminava un vasto +terrazzo di marmo, era pieno di rose. + +Dalle finestre del primo piano, Massimo, nascosto dietro una +persiana socchiusa, guardava un viale laterale dove Elisa passeggiava +pensierosa. + +Egli la osservava. Era pallido e si sarebbe potuto scorgere sul suo +viso quelle contrazioni involontarie che produce la sofferenza repressa +in fondo al cuore. Studiava la fisonomia di sua moglie, che vedeva +benissimo in volto, e quanto l’andatura di lei poteva tradire, con la +fissità di sguardo dello scienziato che vuol strappare un segreto alla +natura. Era lì da un’ora, inconscio dello scorrer del tempo. + +Dal canto suo Elisa non sapeva d’essere osservata. Sul suo viso +leggevasi l’espressione d’una di quelle tristezze alle quali vi si +abbandona nella solitudine con una voluttà amara, ma che non si +mostrano ad alcuno. La sua posa languente, il camminare lento ed +incerto, un gesto che le sfuggiva talvolta, tutto dimostrava ch’essa si +credeva solissima. + +Tre volte di seguito Massimo fece una mossa come per lasciare la +finestra e scendere nel giardino, ma tre volte mutò avviso e riprese la +sua immobilità. + +Rifletteva e sognava. Pensava a tutto quanto era successo dopo il suo +ritorno, alla conquista di sua moglie, che la vigilia ancora credeva +del tutto compita, e di cui adesso dubitava di nuovo, senza che nessun +avvenimento importante fosse accaduto per far cambiare le cose, nè +scemare le sue speranze di un felice avvenire, le quali erano quasi +svanite davanti ad uno sguardo involontario d’Elisa, e solo per quello. + +Da un mese la luna di miele era sorta per lui all’orizzonte, dopo tre +anni di matrimonio apparente. Incredulo dapprima alla propria felicità, +nel mentre stesso che l’assaporava, aveva poi dovuto convincersene; +di giorno in giorno aveva sentito tale felicità farsi più vera, più +possibile; d’ora in ora il sorriso di Elisa gli era sembrato più +sincero. Frattanto però aveva conosciuto il crudele alternarsi del +dubbio e della sicurezza, e dal giorno prima, tutti i sospetti già +antichi avevano saputo più che mai penetrargli nel cuore per roderlo. +Che cosa era dunque successo? Quasi nulla. + +Il giorno innanzi era andato a Firenze per affari, molto seccato di +dovervi rimanere quarant’otto ore. Giammai Elisa gli era apparsa più +adorabile che nel lasciarla, e in città la rivedeva sempre, in piedi +sul terrazzo, vestita di chiaro, appoggiando una mano alla massiccia +balaustra, e con l’altra mandandogli un bacio, mentre la carrozza +s’allontanava. Per un concorso non sperato di circostanze, potè in +poche ore vedere tutte le persone di cui abbisognava, e sbrigare ogni +cosa. Allegro al pari di uno scolaro che trova la scuola chiusa, era +ritornato la sera stessa alla villa; ma per la strada, certi importuni +presentimenti che lo avevano agitato nella giornata, lo tormentarono e +divennero insopportabili. Vari particolari gli ritornavano alla mente +per turbarlo: un motto, un atteggiamento d’Elisa, uno sguardo sorpreso; +una risposta, di certo innocente, ma dalla quale era stato offeso, +la momentanea freddezza di lei, le sue rinascenti malinconie — ed il +demonio del dubbio s’era impossessato di lui. Tutte le paure che lo +avevano assalito nei giorni precedenti fecero di lui la loro preda. +Diventato nervoso all’eccesso, come lo si è sempre quando si entra in +una nuova fase della vita, la sua imaginazione si accendeva facilmente, +volendo negare a sè stesso il proprio soffrire, ma essendo in realtà +in uno de’ suoi peggiori momenti, fu in una pessima disposizione di +spirito e in uno stato quasi morboso, che senza essere annunciato, +entrò sulla punta dei piedi nel gabinetto dalla tappezzeria chinese +nel quale Elisa stava spesso alla sera. Vi era infatti, sola, immobile, +disoccupata, seduta sopra una sedia davanti a un gran tavolo al quale +appoggiava i gomiti, con le due mani sostenendosi il mento e guardando +fissamente i disegni del paralume posto sulla lucerna. + +Massimo, invece di andare fin presso a lei senza far rumore, per +sorprenderla, come ne aveva l’intenzione, si era fermato sulla soglia, +non osando più avanzare. Ciò che i suoi occhi, troppo abituati a +leggere sulla fronte delle donne, trovarono sul viso d’Elisa tanto +tristamente assorta nella solitudine, gli cagionò un acuto dolore. +La sua memoria evocò il ricordo dell’atteggiamento disperato di lei +quando l’aveva sorpresa piangente nel salottino di fondo, alla villa +Arombelli. Essa non piangeva più, adesso, ma il suo sguardo era +ancora quello d’allora, e la rigidità della sua posa poteva rivelare +uno sforzo altrettanto penoso quanto l’angoscia l’aveva altre volte, +allora, prostrata singhiozzante su quel canapè dove s’era buttata, +stremata di forze. Questa volta, ora, non si muoveva più che se fosse +stata di marmo, e per uno spazio di tempo del quale Massimo non avrebbe +saputo precisare la durata, egli rimase, trattenendo il respiro, a +guardarla. E gli sembrò sentire tutti i suoi presentimenti verificarsi, +e gli apparve chiaro d’essersi illuso credendosi amato; tutte le +diffidenze che aveva prima vinte, ritornarono in lui, e nervosamente +scosso, si sentì invadere da un dolore quasi fisico e dalla certezza +che sarebbe infelice per sempre. + +Ecco tutto. Bisognava che Massimo fosse assai cambiato, per lasciarsi +tanto fortemente turbare da così poco. Ma bisogna rammentarsi ch’egli +aveva realizzato il suo sogno senza poter quasi credere alla sua +felicità, e che il più lieve avvenimento bastava per ripiombarlo nello +scetticismo. Sapeva d’altronde che nessuna parola può essere tanto +sincera quanto lo sguardo di una persona che si crede sola e non sa +d’esser vista. Il capriccio violento che d’improvviso aveva risentito +per Elisa, quel capriccio nato in una notte di ballo e al quale aveva +inutilmente tentato di resistere, si era a poco a poco trasformato in +amore. Quando si era assentato prima di scrivere la lettera che aveva +tanto turbato Elisa, aveva confusamente sentito che al desiderio che lo +spingeva verso di colei che da tanto tempo era chiamata sua moglie, si +mescolava un sentimento più profondo. Non bisogna stupirsene. Poichè +non si deve dimenticarlo, a questa donna di cui la nuova bellezza +lo aveva abbagliato, e quando non se lo aspettava punto, egli voleva +già bene, fraternamente, prima, e di codesta mescolanza della brama +inconsciente e d’una sincera amicizia, che cosa poteva nascere, se non +l’amore, ch’è la tenerezza dell’anima unita al tumulto dei sensi? + +Quella timidezza che s’era impadronita di lui davanti ad Elisa, vista +sotto al nuovo aspetto, persisteva tuttora. Quando, richiamato, era +giunto alla _Villa del Giglio_, dove, dietro sua preghiera, Elisa +era andata ad aspettarlo, egli affettava una sicurezza calma che non +possedeva più. Tuttavia ritrovò tutta la sua forza. Sentì che una sola +mossa sbagliata, che il minimo fallo poteva far perdere la partita, +e ritrovò la certezza del suo colpo d’occhio, tutta la sua scienza e +tutto il suo fascino. + +Se, per conquistare a poco a poco il cuore di una donna, per accendere +in lei una fiamma che non possa spegnersi che per colpa nostra, e +per conservarla sempre viva, non basta la bellezza e l’intelligenza, +se bisogna perciò sapere tutto quanto non si può imparare in nessun +libro, se in una parola l’amore è un’arte; Massimo fu artista quanto +è possibile di esserlo. Aveva molta esperienza, ma ebbe abbastanza +genio per comprendere subito che non bisognava servirsene, che la sua +esperienza gli farebbe perdere la partita o lo svierebbe, e fu abile +e forte al punto di dimenticare tutto ciò che sapeva e d’indovinare +tutto ciò che ignorava. Elisa non rassomigliava ad alcuna delle donne +ch’egli aveva conosciuto; là era la seduzione sua; là pure stava +l’ostacolo. Cominciò col farle quasi timidamente la corte, con tutte +le delicatezze che il suo tatto gli suggeriva, ma fu perfetto, non +solo a motivo del suo squisito istinto e della sua innata eleganza, ma +anche, bisogna dirlo, per prudenza. Avanzava con mille cautele, a guisa +di un esploratore in paese sconosciuto, sorpreso lui stesso della sua +timidità da scolaro e dei suoi dubbi da vecchio. Lo sguardo suo diceva +ciò ch’egli voleva fargli dire, il suo volto sembrava di marmo animato, +ma un tormento si nascondeva in fondo a lui. + +Conosceva le donne — ne aveva per lo meno conosciute un gran numero. +Era giunto, non già a non credere più a nulla, ma a credere a tutto +— il che vuol dire che le sapeva capaci di tutte le nequizie, di +tutti i vizi, di tutte le abbiezioni, ma anche delle devozioni più +complete e dei maggiori sacrifici. Aveva intraveduto codesta verità, +che quasi tutte hanno nella loro vita un giorno di disinteresse +assoluto, nel quale si danno senza sottintesi e dimenticando ogni +cosa, mentre un uomo calcola quasi sempre, anche in piena passione. +Tuttavia, mentre le stimava capaci di tutto indovinare per mezzo delle +sensazioni, le credeva intellettualmente inferiori e non suscettibili +di comprendere mai una idea astratta. Aveva conosciuto delle donne +virtuose per principio, per religione, o per orgoglio solamente e per +un alto sentimento del dovere; delle grandi signore, in altissima +posizione, sagrificanti tutto ad un uomo indegno; delle fanciulle +ch’erano morte senza confidare il segreto del loro cuore; delle artiste +appassionate per l’arte loro e che vi avevano rinunciato per amore; +delle cortigiane, che dopo d’essersi immerse nel fango di tutte le +turpitudini, avevano avuto il loro giorno di eroismo. Sempre aveva +incontrato delle nature imperfette, illogiche, impetuose nel bene e nel +male, cedenti il più delle volte ad un impulso inconsciente; in tutte +aveva trovato un lato misterioso; e là si era fermato, troppo incurante +per tentare di approfondire. + +Ma, per lui, le donne si dividevano innanzi tutto in due grandi +categorie: le savie e le pazze. L’innocenza di alcune vere fanciulle +gli era talora sembrata incantevole, e spesso si era sentito pieno di +rispetto davanti ad alcune donne di cui era stato costretto ad ammirare +la virtù. Le _altre_, le appassionate, le cercatrici, le corrotte, +le aveva tutte amate a modo suo. Della sua relazione con lady Jane +S., ch’egli aveva rapita nel modo che raccontammo, aveva conservato +lungamente il ricordo; poichè essa era talmente donna, che v’era in +lei un po’ di tutte le donne, sebbene fosse allo stesso tempo unica +nel suo genere. E si ricordava la duchessa di Monteverde — una vera +italiana, nel senso che i forestieri attribuiscono a questa parola — +e della quale meglio di alcun altro egli aveva potuto apprezzare la +meravigliosa bellezza, poichè, per il primo, domò quella indomita, +e venti altre, di cui l’amore differiva quanto le figure, e le cui +capigliature brune, bionde o fulve, e li sguardi ardenti o profondi, +narravano per ciascuna una storia diversa. + +Ma non aveva mai incontrato una donna che come Elisa avesse amato +veramente e semplicemente, e che incapace di oblio, fosse restata +senza sforzo fedele ad un assente perduto per sempre; una donna +dotata allo stesso tempo d’un supremo buon senso, d’una giustezza di +vedute sorprendente, d’una facoltà rara divinatrice di quanto non +poteva comprendere, virtuosa, naturalmente anzichè per principii, +che camminava sempre sulla linea che si era tracciata, non avendo +però alcun pregiudizio; inflessibile senza rigidezza e senza che +nè l’orgoglio, nè una fede profonda, nè le paure del mondo, fossero +la causa della sua virtù, incapace di fallire ed indulgente per gli +altri; una donna pura senza essere innocente, non credendo a nessuna +convenzionalità e avente però dubitato delle leggi sociali, ma che +andava sempre dove la sua coscienza la conduceva, intelligente, senza +che la testa potesse mai smentire il cuore. + +Ed il dubbio gli era venuto allora di non saper forse nulla in fatto +di donne, ed assai poco in fatto di amore. E felice, sedotto e quasi +pauroso del suo successo, vedeva Elisa mostrarsi più amante di quello +che avesse osato sperarlo. Ma dopo d’averla sorpresa assorta in quella +meditazione dolorosa del giorno innanzi e aver lungamente studiato +la sua vera fisionomia senza essere visto, una luce s’era fatta in +lui ad un tratto, e aveva compreso ch’ella lo amava per dovere, per +riconoscenza, ma che, con l’amarlo, compiva un sagrificio. + +Abbasso, nel giorno, Elisa pure s’inabissava nelle sue riflessioni. +Aveva saputo che Massimo, ritornato la sera prima verso le dieci, si +era ritirato senza lasciarsi vedere. Sebbene avvezza alle sue piccole +eccentricità, si perdeva in congetture. La inquietudine persistente +le faceva quasi dimenticare la sua triste meditazione del giorno +prima, uno di quei ritorni verso il morto passato che, dopo il grande +cambiamento sopravvenuto nella sua vita, l’avevano spesso assalita e +ch’ella combatteva con tutte le sue forze. Durante i famosi tre giorni +di lotta interna, dopo ricevuta la lettera di Massimo, aveva creduto +d’aver dato gli ultimi pensieri al suo passato, ma dacchè era entrata +in una vita nuova (avvenimento strano al quale era forza sottomettersi, +ma che talvolta le sembrava ancora quasi incredibile), mentre sentiva +che _voleva_ amare Massimo e che vi riescirebbe, aveva però di tempo +in tempo delle ribellioni che non poteva padroneggiare. E però, ad +onta di tutto quanto, riflettendovi, si applaudiva della sua decisione, +poichè vedeva che Massimo l’amava, e riconoscendo in lui delle qualità +sconosciute, sentiva ch’ella si doveva a lui! + +— È precisamente ciò che ammiro in lei, ch’è causa ch’ella non mi +può amare. Appartiene tutta intera alle sue memorie, e non è mia che +per dovere. Come posso sperare io, la cui vita sregolata è stata per +lei motivo di scandalo, per il quale essa ha certo più affetto che +stima, come posso io sperare di farle dimenticare l’amore di tutta la +sua vita, giacchè il tempo non ha saputo darle l’oblio, nè il mondo +distrarla? + +Così dicevasi Massimo, ed attraverso la persiana socchiusa, i pensieri +che credeva leggere sul viso di sua moglie, confermavano le sue paure. + +Finalmente discese, e s’avvicinò a lei. + +Elisa sorrise al vederlo, gli corse incontro e gli chiese, non senza un +certo imbarazzo, perchè non s’era mostrato il giorno prima. + +— Ero stanco, — rispose. + +Ella si volse verso di lui, con un’aria incredula e disse dolcemente: + +— M’è rincresciuto assai e ne sono stata un po’ inquieta; tanto meglio +se la stanchezza n’era la sola ragione. Ma non lo credo. Ed avreste ben +torto di non dirmi tutto. + +Dopo un silenzio di qualche minuto, Massimo disse bruscamente: + +— Volete proprio saperlo? + +— Sì, lo voglio. + +— Ebbene! è perchè vi ho osservata a vostra insaputa, ieri sera, e che, +separati com’eravamo da una diecina di passi, i vostri pensieri erano +tuttavia tanto lontani che io non avrei potuto attraversare la distanza +per giungere sino a voi. + +Lo guardò stupita, ma, subitamente, comprese tutto, nel modo stesso che +in una notte buia il paesaggio si svela ai nostri occhi per un secondo, +ai brillare d’un lampo. + +— Ascoltate, Elisa, — continuò lui; — non ho dormito un istante dopo di +avervi veduto ieri, e ho molto pensato. Ebbene, sapete, in una parola, +il risultato delle mie riflessioni? È che ho avuto torto di ritornare e +che avrei fatto meglio d’accettare il posto in America. + +Elisa gli prese ambo le mani ed esclamò: + +— Vi giuro che avete torto di pensarlo! + +Egli baciò quelle mani ch’erano nelle sue, e le disse “Grazie!„ poi si +arrestò, poichè l’accento col quale lei gli aveva detto quelle parole +l’aveva commosso, e già turbato. Però riprese: + +— Sì, lo so, _volete_ amarmi; ma non è forse soltanto per un’idea +di dovere? Non sareste stata più felice, più calma almeno, se avessi +continuato a non avere per voi che una semplice amicizia? Non avrei +fatto meglio nascondendovi i miei nuovi sentimenti? Come quando vi +ho fatto la mia strana proposta di matrimonio, là da mia zia, non +preferite ancora adesso la pace, la solitudine a tutto? + +— Massimo.... + +— E per me, non sarebbe stato meglio se avessi ucciso il mio amore +dentro di me prima che ingigantisse? Ora soffrirò atrocemente. Ma siamo +ancora in tempo. Partirò. Ritornerò quando potrò di nuovo rivedervi +come una sorella. + +— Massimo, lasciatemi parlare. E prima, una sola domanda: non ho io il +diritto di pretendere che mi crediate? + +— Sì. + +— Potete dubitare per un solo istante della mia sincerità? No, perchè +sono sempre stata assolutamente sincera. Ebbene, credete forse che +adesso, se partiste in quel modo, me ne potrei consolare? Voi che foste +così buono, che comprendeste così bene le mie timidezze, rispettando +perfino le mie puerilità, non capite che se _ho voluto_ amarvi come +dite, l’ho voluto per davvero; ed è ora che parli di partire, ora che +comincio ad amarti.... + +Massimo, benchè ripetesse ancora a sè stesso tutto quanto si era +detto nella notte, sentiva però già, ascoltando queste parole, le sue +paure diminuire, fondere per così dire dentro di sè. Eppure alcuni +particolari gli tornavano in mente, insignificanti, ma che lo facevano +soffrire: si ricordava di averla ancora offesa o scandalizzata senza +volerlo e di aver veduto i suoi occhi profondi fissare su di lui il +loro sguardo sorpreso, a una frase che gli era sfuggita. + +Oh! quanto rimpiangeva adesso di averla trattata dapprima _en +camarade_; quanto avrebbe voluto ritirare le confidenze che le aveva +fatto in alcuni momenti di allegria discorsiva, non averle raccontato +troppi aneddoti della sua vita, che talvolta, dopo pranzo, aveva +sciorinati come fosse stato a una tavola di amici. + +Ebbero insieme una lunga spiegazione. E alla sera, in quella sala +stessa di cui alla vigilia non aveva voluto varcare la soglia, Massimo +sentì, sebbene mescolato ancora a qualche dubbio vago che sarebbe +presto dissipato, quella calma speciale che segue le dure prove finite +e che rassomiglia alla languida voluttà della convalescenza. Oh! se +talora non era ancora del tutto sicuro che aveva ragione di non pensar +più a partire, sentiva però anche che non lo potrebbe. E come avrebbe +saputo resistere al sorriso di Elisa, dove vedeva sorgere tutto quanto +non aveva osato sperare? Come non sarebbe stato commosso da quella +voce piena di una soavità nuova? Come non si sarebbe abbandonato senza +forza alla seduzione di quella intimità, nella quale le minime parole +prendevano un valore enorme come se fossero pronunciate per la prima +volta, dove i silenzi erano così dolci? Egli la contemplava, sdraiata +sopra un sofà basso coperto di una stoffa a disegni smaglianti, +sulla quale spiccava la stretta sua veste d’un grigio pallido, +quasi argentato; guardava talvolta vicino a lui quei piccoli piedi, +raffinatamente calzati, poi l’occhio suo seguiva le linee pure che il +vestito disegnava, per fermarsi a quel viso tanto conosciuto e tanto +nuovo, dove incontrava due occhi azzurri, il cui sguardo profondo +s’incontrava col suo.... e vi trovava una infinita malinconia, ma +anche una luce insolita. Dalla finestra aperta si vedevano i cespugli +profilati in nero nel chiaro di luna, ed il cielo tutto tempestato di +stelle. + +Si è voluto raccontare questo episodio, perchè fu l’ultimo di tal +genere. Elisa, durante la scena in giardino, aveva subito sentito di +aver recitato male la sua parte, non solo, ma anche di non aver fatto +uno sforzo abbastanza sincero per compiere quanto si era promessa, +per ricacciare le sue tristezze nel più profondo del suo cuore, e +per amare suo marito. E come s’è visto, aveva saputo rassicurarlo con +poche parole ispiratele dal pericolo. Poi, d’ora in ora, fece meglio, e +riuscì. Ella vedeva il cambiamento che accadeva in lui, commossa dalli +sforzi ch’egli faceva per piacerle, per indovinarla, per modificarsi. +I lati più nobili della natura di Massimo si schiarivano ora alli occhi +di lei. Egli aveva saputo a poco a poco guadagnare la sua fiducia, far +scomparire tutte le vecchie prevenzioni. Ella lo amava già un poco e +si sentiva vicina ad amarlo più ancora, non già di quell’amore che non +si può risentire che una volta sola e ch’essa non ritroverebbe più, no; +altrimenti; ma sinceramente. Nuovi aspetti della vita le si rivelavano +ancora, ed era felice della contentezza della sua coscienza. + +In codesta nuova esistenza, Massimo trovava una calma sconosciuta +fino allora. Non si curava in nessun modo di quanto potesse succedere +fuori della _Villa del Giglio_. D’un tratto aveva perduto tutte le sue +antiche abitudini; non trovava più nessun fáscino nella vita mossa, non +era più giuocatore. + +Codesta solitudine in due, raramente interrotta da qualche breve visita +d’amici, gli sembrava la sola possibile. Paolo Goffredi e la contessa +soli venivano abbastanza regolarmente. Lady Thompson stessa, spinta +dalla sua insaziabile curiosità, giunse una volta coi suoi intimi; +erano diciotto in tre carrozze fra cui uno _stage-coach_ con quattro +superbi cavalli, e una gran pompa di vesti primaverili. + +L’estate s’inoltrava. Da Firenze e dalle ville vicine, tutti se ne +andavano al mare, in Svizzera, o altrove. I d’Astorre non si mossero, +con gran sorpresa dei curiosi. Faceva un caldo torrido; nel giardino +l’erba dei prati, quasi bruciata, ingialliva, e un polverio luminoso +avvolgeva il passaggio, mentre che il cielo, infuocato fino ad essere +bianco, era rigato qua e là da grandi strisce dorate. Ma tanto più si +gustava la frescura interna, fin dal vestibolo, dove un alto zampillo +d’acqua si sparpagliava in una gran vasca in forma di conchiglia; la +penombra delle sale, dove le persiane chiuse e le tende abbassate +mantenevano una frescura conosciuta soltanto nei paesi caldi. Sui +grandi divani ricoperti di cuoio nero le vesti di mússola di Elisa +mettevano una nota chiara, e Massimo a suo lato intento a rinfrescarla +con un grande ventaglio, trovava ch’era perfettamente inutile, non solo +di partire, ma nemmeno di cambiar posto. Pensava talvolta che in quello +stesso momento le camere d’albergo strette ed incomode, erano tutte +occupate, che gli ambiziosi continuavano ad inseguire lo scopo della +loro ambizione, che v’erano delli uomini che pedinavano delle donne +per le vie, che nei teatri si applaudivano delle ballerine visibilmente +morenti per il caldo, che nei clubs ci si sedeva intorno ad un tappeto +verde, e tutto ciò lo stupiva assai. + +In settembre dovettero però fare una breve assenza, poichè da molto +tempo, Elisa aveva promesso una visita a’ suoi genitori, ed un’altra +alla marchesa Arombelli, e non era più possibile il differirle. Fu con +una emozione differente che rividero la villa Arombelli, e la loro +buona zia, tanto felice di constatare il mutamento avvenuto in suo +nipote e di rivedere la sua diletta Elisa, diventata così bella e che +più di qualunque altra meritava la sua felicità. I Valenti vennero +pure a raggiungerli alla villa; il padre, ad onta della sua leggerezza, +amando sempre la figlia teneramente, e la madre adorando “la sua cara +marchesa„. + +Riaccompagnarono la loro figlia in Toscana e passarono tre settimane +alla _Villa del Giglio_. Massimo scelse quell’epoca per avere un po’ di +gente, ma gl’invitati ripartirono allo stesso tempo che i Valenti, e di +nuovo la solitudine in due ricominciò. + +A Firenze si accusava ormai Massimo di misantropia. I servitori +stessi, alla villa, si stupivano del cambiamento sopravvenuto nella +vita del padroni e della persistenza del marchese nel rimanere in +campagna; ne cicalavano lungamente nel tinello. Ciò li annoiava; +numerosi, disoccupati, trovavano che se si continuava così il posto +non varrebbe più nulla. Il lusso della casa pareva infatti un po’ +fuori di luogo per codesta luna di miele in ritardo e prolungata. In +scuderia i cavalli ingrassavano; perchè lavoravano troppo poco ed i +cocchieri non si curavano abbastanza di farli muovere, in quel paese +senza osterie, se non era per spingersi fino in città. La cameriera +non aveva più da preparare le acconciature complicate per la sera; i +servitori in mezza livrea, sdraiati su delle sedie in anticamera, non +erano più svegliati dal campanello, e il piccolo paggio inglese, un +bel birichino di diciott’anni che ne dimostrava nove, era ridotto a +corteggiare le due grosse contadine che aiutavano in cucina. In quanto +ad Antonio, il cameriere fedele del marchese, non gli si affidava +più nessuna commissione delicata da compiere, e nessun biglietto da +portare. Solamente qualche volta il marchese e la marchesa uscivano +a cavallo. Non volevano il _groom_, e se ne andavano al passo, lungo +la strada polverosa che presto abbandonavano per internarsi in certe +stradicciuole anguste dove i due cavalli stentavano talora a camminare +di fronte. Gli alberi troppo rari non facevano ombra abbastanza, ma a +quell’ora mattutina, il sole di autunno dava un calore aggradevole. +Poi si attraversava qualche gruppo di case dove i bambini seminudi +si rotolavano nella polvere, dove le galline spaventate fuggivano +dinanzi al trotto dei cavalli. Sulla porta delle loro povere case, i +paesani venivano a veder passare “i signori„ e ammiravano il portamento +svelto d’Elisa, lo spessore della massa di capelli sotto la sua +piccola tuba d’uomo, la finezza de’ suoi lineamenti ammorbiditi dal +velo; osservavano come il marchese montava bene, e calcolavano il +prezzo probabile delle due magnifiche bestie. Raramente assai vedevasi +luccicare un lampo d’invidia nell’occhio di quella brava gente, ed +il saluto che indirizzavano ai “padroni„ era rispettoso, ma insieme +amichevole, poichè il popolo, in Italia, non ha odio nel cuore; +disdegna sovente, ma non conosce quasi mai quella invidia viziosa che +conduce all’esecrazione. Quei visi stanchi, astuti e rassegnati ad un +tempo, esprimevano sopratutto la pazienza. + +Massimo chiacchierava molto ed era felice delle pronte risposte +d’Elisa, che poi ad un tratto non ascoltava più, assorto nel +contemplare la sua bellezza. Poi tacevano, sognando ciascuno per +proprio conto; ed i loro sguardi si smarrivano allora in quel vasto +cielo che si stendeva dinanzi a loro, d’un azzurro pallidissimo, e però +caldo, fino ai contorni indistinti delle montagne immense all’orizzonte +in una bruma tiepida, meridionale, speciale. Cento vaghi rumori +animavano il paesaggio; certe campane lontane ma di cui non si perdeva +una sola vibrazione attraverso l’aria purissima; dei grandi carri che +si udivano rotolare pesantemente, assai prima di vederli apparire, +col loro cavallo ornato di fiocchi rossi, guidato da un contadino col +cappello di paglia calato sulla faccia color di mógano, e che sdraiato +boccone sul fondo, dormicchiava a metà, cantarellando uno stornello. +Da una parte, le colline si riunivano in dolci pendii, e un po’ più +lontano, si scorgeva per il lungo la bella città ridente nel suo +giardino verdeggiante e fiorito, la linea elegante de’ lungarni, ed il +profilo fiero e famigliare di Palazzo Vecchio. + +Rientravano per la colazione; nella sala da pranzo vasta ed allegra, +la tavola era pronta, con tutto ciò che si può imaginare di più +delicato, con frutte straordinarie miste a fiori entro grandi piatti. +La giornata passava sempre con una rapidità della quale erano attoniti +essi medesimi. Massimo trovava difficilmente il tempo per occuparsi un +poco de’ suoi affari, — che pure adesso pretendeva dirigere, — ed era +seccatissimo quando non poteva proprio a meno di assentarsi. + +Elisa leggeva ancora, ma meno assai d’una volta, e ad onta di +ciò non aveva se non ben di rado di quelle lunghe meditazioni che +fanno scorrere le ore inavvertite, ma penose. Soltanto suo marito +la preoccupava talvolta ancora. Non lo comprendeva che a metà. Per +esempio, come spiegare quel cambiamento radicale? E perchè si era +innamorato di lei, improvvisamente, a quel ballo del barone di K.? +Perchè, fino a quella sera memorabile, l’aveva sempre guardata con una +completa indifferenza, ad onta dell’affetto che sentiva per lei, e come +potevasi spiegare che da un _capriccio_ (cosa incomprensibile per lei), +nascesse un amore tanto profondo? Che cosa poteva ammirare in lei a tal +punto, di un tratto? Quanto doveva esser stato strano il passato di un +tal uomo! quanti pensieri, che essa ignorerebbe sempre, avevano dovuto +sorgere in quella testa! e, a malgrado di tutto, quante differenze +intime ed essenziali fra loro due! E qual mutamento nella sua vita di +donna! chi avrebbe mai potuto prevederlo due giorni prima di quella +notte in cui Massimo era stato impressionato da lei, a quel ballo? La +sua sola certezza era che aveva ragione di fare tutto il suo possibile +per amarlo, che in ciò stava il suo dovere e lo scopo necessario della +sua esistenza. La vita, ch’ella credeva terminata, ricominciava di +nuovo. L’Elisa d’altre volte, che viveva cupamente all’insaputa della +gente, che la credeva tanto diversa, era morta ora in un certo senso, +ed invece la marchesa d’Astorre, diventata una persona vera, era la +moglie di Massimo, doveva amarlo, lo amava già! + +Passarono l’inverno a Firenze, dove Massimo si divertì a ristaurare il +vecchio palazzo con un gusto squisito, consultando spesso sua moglie. +Ricevettero un poco, ma andarono il meno possibile dalli altri. Nessuno +pensò più a far la corte alla marchesa d’Astorre, e si cercò invano +di dirne del male. La salute di Massimo non essendo perfetta, per +la prima volta in vita sua, ed i medici avendo detto che nell’estate +bisognerebbe pensare ad una cura, ne approfittarono per ritornare alla +_Villa del Giglio_, appena finito l’inverno. + + +III. + +Elisa stava sola nel suo angolo prediletto della sala, vicino alla +finestra, chiusa per la pioggia che incominciava a cadere. La mattina +era stata soffocante; ora faceva quasi freddo. Non una nuvola nel cielo +uniformemente grigio, non un soffio che agitasse una sola foglia dei +grandi alberi, nè staccasse il pétalo d’un fiore. Massimo era andato in +città, donde doveva ritornare all’indomani con due o tre amici. Ella +pensava a lui, mentre lavorava ad un ricamo che gli era destinato. “È +però noioso„ diceva a sè stessa, “ch’egli non possa ritornare questa +sera. Pranzerò sola, ed oggi ciò mi annoia....„ Poi, rammentando +d’improvviso che doveva scrivere una lettera, dimenticata già da un +pezzo, lasciò il lavoro e sedette davanti ad una piccola scrivania. +Aveva appena tracciato le parole: _8 aprile_ al sommo del foglio, +quando suonò la campana annunciante una visita. Ascoltò, stupita, +con l’occhio fisso all’uscio. Si era già alzata quando un servitore +entrò, portando sopra un piatto d’argento un biglietto da visita ed una +lettera: + +— C’è di là un signore che chiede se la signora marchesa lo vuol +ricevere. + +Elisa lesse sul biglietto: _Carlo Orlandi_ e un tal nome non le ricordò +nulla. La lettera era della contessa Goffredi, solo due righe di +raccomandazione, che percorse rapidamente d’un’occhiata. + +— Fate entrare quel signore. + +Il servitore uscì e rientrò pochi istanti dopo annunciando il +forestiere, il quale, dalla soglia, fece un profondo saluto. Era un +vecchio personaggio d’apparenza gioviale, la cui figura nel suo insieme +non mancava di un lato comico, mentre la faccia — una buona faccia +larga e rossa incorniciata di favoriti bianchi — esprimeva una gaiezza +tranquilla, una grande indulgenza per tutti e una certa soddisfazione +di sè. La sua bocca era disegnata largamente sotto un naso un po’ +schiacciato; de’ sopracigli molto folti proteggevano due occhietti +grigi pieni di bonomia e di malizia insieme; una foresta di capelli +tagliati a spazzola, d’un bianco argenteo, copriva la sua grossa testa. +Piccolo e tarchiato, portava un paio di calzoni grigio-perla, un abito +nero e un panciotto di velluto marrone a fiorellini rossi, sul quale +pompeggiava una pesante catena d’oro, con molti sigilli che battevano +sul suo ventre rispettabile. Nella destra teneva il cappello, i guanti +e un bastoncino. + +— Signora marchesa, — disse, con il respiro un po’ corto, — mi scusi se +mi presento con così poca cerimonia. La contessa che ha avuto la bontà +di darmi quella lettera, mi ha anche incaricato di portarle codesto.... + +E offrì a Elisa un piccolo involto suggellato. + +Era un gioiello ch’ella attendeva infatti. Lo guardò per un istante, lo +pose sopra un tavolino, dicendo: + +— La prego di sedere.... Lei è molto gentile di aver voluto disturbarsi +per così poco. + +E intanto osservava il suo interlocutore, la di cui visita le sembrava +strana e inutile sopratutto, e che, dal canto suo, continuava a +sbuffare un poco. Sedette pesantemente sopra una poltrona, che cambiò +di posto per non avere la luce nelli occhi, e quando ebbe ripreso +fiato, rispose: + +— Oh! signora, felicissimo!... La contessa Goffredi è... è sempre... è +sempre stata buonissima per me. + +— La conosce da molto tempo? + +— Oh! sì! signora marchesa, l’ho conosciuta bambina! L’ho vista ieri. +Sono andato da lei espressamente per domandarle una parola di scritto +allo scopo di presentarmi qui. Scusi il mio ardire, di cui sono confuso +io stesso.... La contessa m’ha detto di dirle tante e tante cose. +È tanto graziosa, e in fede mia!... tanto bella anche! — soggiunse +ridendo ad un tratto. + +Era visibilmente imbarazzato, ma dopo una pausa, continuò: + +— Si figuri, signora marchesa, che io sono a Firenze da alcuni giorni. +Avevo assolutamente bisogno di vederla, lei, signora, proprio lei!... +Ma non avevo l’onore di conoscerla.... Come farmi presentare? La +difficoltà mi sembrò tanto maggiore quando seppi ch’ella viveva, +piuttosto ritirata, in campagna. E ciò che v’è di più bizzarro, è che +avevo già veduto varie volte la contessa, senza pensare d’indirizzarmi +a lei. Fu lei, che per caso nominò la signora marchesa. “La conosce?„ +chiesi io. “È la mia migliore amica„, mi rispose. + +— È vero, e sono riconoscente che lo dica altamente. Raccomandato dalla +mia amica, lei non poteva dubitare d’esser ben ricevuto. + +Il vecchio signore continuò a discorrere, imbrogliandosi un poco; +non sapendo, visibilmente, come venire al fatto, parlando molto, +come chi non ha fretta. Intanto Elisa accorgendosi di aver a fare +con un brav’uomo, un po’ originale, ma non dispiacente, lo ascoltava +domandando a sè stessa: “Cosa vuol conchiudere?„ un po’ seccata ancora +d’esser stata disturbata nella sua solitudine, un po’ divertita dai +modi e dalle verbosità dello sconosciuto. + +Si capiva subito che doveva essere un uomo assai ricco, e del resto, +non lasciava per un pezzo tale circostanza in dubbio, poichè parlava +volentieri della sua fortuna. Intrattenne Elisa di vari acquisti +fatti il giorno innanzi da un antiquario, tra le altre cose, di una +coppa cesellata attribuita a Benvenuto, che gli costava cinquantamila +franchi; giunse fino a raccontarle di certi due cavalli sauri che +volevano vendergli per forza, aggiungendo che diffidava non essendo +conoscitore. + +Poi si fermò e vi fu un silenzio. Elisa, un poco imbarazzata, a +sua volta, cercava un soggetto di conversazione, ma al momento in +cui stava per indirizzargli una domanda qualunque a proposito della +contessa Goffredi, egli disse bruscamente, tentando di farlo con aria +disinvolta: + +— Scusi, signora marchesa, si ricorda lei ancora di un suo amico +d’infanzia.... che si chiamava Giulio Bardi? + +Elisa sentì tutto il sangue che le affluiva al cuore. Diventò pallida +orribilmente.... + +Mai come in quel minuto aveva avuto bisogno di tutta la sua forza, +di tutta la scienza di dissimulazione acquistata. Seppe arrestare il +trémito che s’impadroniva di tutto il suo corpo, e fu con voce quasi +ferma che rispose dopo un poco: + +— Certo, me ne ricordo! Lei lo conosce?... + +— Sono suo zio. + +Un lampo improvviso illuminò la mente di Elisa: rammentò ad un tratto +quel nome dimenticato di Orlandi, che aveva altre volte sentito +pronunciare — un secolo fa — laggiù nella casetta in riva al lago. Ora +avvolse il suo interlocutore in uno sguardo pieno di una curiosità +intensa. Mentre lui continuava a parlare nel suo modo prolisso, lei +non era più capace di stare attenta; e talora le sfuggivano delle frasi +intiere. Contemplò, per qualche minuto, fissamente, la catena d’oro del +vecchio, ed i fiorellini rossi del suo panciotto. D’un lungo discorso +ch’egli fece in cui mescolò il racconto del suo viaggio con la storia +d’un processo che aveva dovuto iniziare a Londra contro un mercante +di quadri, e la contessa Goffredi a suo nipote, lei non udì che queste +parole: “Giulio è arrivato con me a Firenze„, e le udiva sempre, anche +quando il signor Orlandi era entrato in un nuovo argomento. + +Ella finì però col prestare tutta la sua attenzione. + +— Sì, signora marchesa, — diceva Orlandi, — se lei me lo permette, le +narrerò la semplice storia delli anni ch’egli passò con noi a Bombay. +E, innanzi tutto, creda che tutto il bene che potrei dire di lui non +sarebbe mai che una metà di quello che merita. Non è soltanto un bravo +ragazzo, e un uomo raro, come non se ne trovano. Si potrà credermi +acciecato da un affetto quasi paterno. No, signora, glielo assicuro; +lo amo, è vero, come se fosse mio figlio, ma non sarebbe neppure mio +nipote, che non ne parlerei altrimenti. D’altronde, tutti quelli che +lo conoscono mi darebbero ragione. Ah! perchè bisogna ch’egli non +sia felice, lui che meriterebbe tanto di esserlo!... Senta, signora, +io avrei molte cose da dirle se osassi parlarle in confidenza. E se +dovessi andarmene senza averlo fatto, lo rimpiangerei certo amaramente, +essendo venuto apposta perciò, lo confesso; ma non ne avrò mai il +coraggio se lei non mi dice che me lo permette, se lei non m’incoraggia +un poco. + +— Dica tutto, la prego, parli liberamente, e sia certo che +m’interesserà. + +— Grazie. Ebbene, innanzi tutto, mi lasci dirle che io la stimo +altamente e che l’approvo di aver saputo trovare la felicità, di non +aver sagrificato tutta la sua vita a un sogno irrealizzabile, come +l’ha fatto stupidamente mio nipote, che io adoro, ma che in ciò è un +pazzo. Ora prendo coraggio, perchè, mi permetta di dichiararlo, lei +m’ispira una grande simpatia, e mi sembra che la conosco da un pezzo. +(E ciò è anche vero, in un certo senso). Sì, piglio coraggio, giacchè +vedo che lei è buona veramente come mi è stato detto. Se lei sapesse +quanto Giulio ha valorosamente lottato, attraverso ogni ostacolo, ed a +qual prezzo ha conquistato la bella posizione che occupa adesso, e che +pure gli dà così poca soddisfazione! Se lei sapesse a che punto egli ha +_allora_, sul principio, lavorato per... per ritornare in Europa, e con +quale forza di carattere ha continuato a lavorare anche quando lo scopo +era scomparso, e ch’egli continuava il suo cómpito solo per sopportare +virilmente il suo dolore! + +Elisa ora non era più pallida, ma respirava con difficoltà. Fece una +domanda, a voce bassissima: + +— E come accadde il suo matrimonio? + +— Quale matrimonio? Ah sì! capisco.... la voce che s’è fatta correre +del suo matrimonio con la bella lady Harris, la vedova del generale! È +falso. + +— Impossibile! Gliene parlai io stessa nelle mie lettere e non mi ha +mai contraddetta; non mi ha più risposto. + +— Vuole che le dica tutta la verità? + +— Sì. + +— È la signora Valenti, di lei madre, che lo ha imposto assolutamente a +mio nipote! + +— Ma chi ha potuto forzarlo a mentire? + +— Non ha mentito, signora marchesa, ma acconsentì a non smentire. Forse +ebbe torto. Ma, lo confesso, fu anche per mio consiglio ch’egli agì in +tal modo. E non doveva sembrar giusto? Poteva egli permettere che lei +lo aspettasse tutta la vita? Senza codesta bugia, codesto silenzio, lei +avrebbe pure voluto mantenere le sue promesse, sebbene inutilmente, e +forse non si sarebbe mai risolta ad essere felice come lo è ora. + +Parlando di suo nipote, il signor Orlandi trovava un linguaggio più +chiaro, più preciso, e poteva diventare quasi eloquente. Continuò senza +che Elisa pensasse più ad interromperlo. Raccontò in che modo Giulio, +a Bombay, s’era messo al suo cómpito con coraggio e perseveranza, +lavorando da mattina a sera, pieno d’una speranza che traspariva sotto +alla sua abituale malinconia, amato da tutti, adorato in famiglia, +stimato dalli operai. Mentre non mancava mai ad alcuno dei suoi doveri, +trovava tempo per studiare senza posa, e fu presto capace di occupare +nella fabbrica un posto assai elevato. Non s’era mai veduto un giovane +mostrare tanta forza di volontà. Suo zio gli accordò allora ciò che +aveva già accordato ai propri quattro figli, i quali erano tutti +impiegati nei suoi ufficî: lo associò cioè alli utili, aumentandogli +allo stesso tempo la paga. Giulio era preso da una vera febbre +di lavoro, poichè andava diritto dinanzi a sè, risolutamente, non +permettendo alli ostacoli di rallentare il suo cammino, con l’occhio +fisso allo scopo luminoso che gl’impediva di sentire la stanchezza. + +Ma una tentazione gli si presentò, alla quale non seppe resistere. +Uno dei suoi compagni di ufficio gli offerse di associarlo ad +una speculazione un po’ arrischiata, ma che in caso di riuscita, +quintuplicava i loro modesti capitali. Già l’amico di Giulio aveva +realizzato qualche beneficio. Giulio sulle prime capì che non aveva +il diritto di tutto impegnare così sopra un colpo di dadi, ma a poco +a poco il pensiero che potrebbe forse, in un mese, por fine alla sua +incertezza, a tutte le sue angoscie, all’esilio, ritornare in Italia e +sposare colei che amava, lo sedusse talmente, che finì col cedere alle +istanze e alli argomenti dell’amico. Imaginarsi la sua disperazione +quando quindici giorni dopo, arrivarono cattive notizie! Credette +d’impazzire, poichè al suo dolore si unì il rimorso: tutto era perduto, +e perduto per colpa sua! Oh! come maledisse la impazienza nostalgica +che lo aveva spinto a tanta imprudenza, come si pentì di aver prestato +orecchio alla voce tentatrice della superstiziosa speranza che gli +gridava: tu riescirai! Giammai Giulio diede prova di tanto coraggio +come quando ricuperò virilmente la forza necessaria per rimettersi +al lavoro dopo il terribile colpo che lo aveva colpito, nulla lo +sosteneva più. Fu allora che le sue lettere ad Elisa diventate già meno +frequenti durante l’eccitazione della speranza, cessarono del tutto. +Che poteva scrivere? Sentiva bene che doveva compiere il proprio dovere +e dirle la verità, e che non avendo ora più certezza alcuna di poter +mai ritornare in Europa, doveva liberarla da ogni promessa, pregarla +anzi di dimenticarlo e di non sagrificare la sua vita ad un ricordo, +ma il farlo era al disopra delle proprie forze. Finalmente si decise +a scrivere al signor Valenti. Fu la signora Valenti che rispose, +dicendogli, molto duramente, che il suo dovere di uomo onesto era di +togliere ogni illusione ad Elisa, per guarirla dell’“assurda follia„ +e della ostinazione nella quale persisteva e ch’egli non doveva più +indugiare. Egli fece quanto gli si chiedeva, con la morte nell’anima, e +continuò a lavorare come un sonnambulo. + +Poco dopo, lady Harris, vedova d’un generale inglese, ucciso in una +delle rivoluzioni indiane, venne a dimorare presso gli Orlandi che +la conoscevano da un pezzo. Bellissima, originale assai, e, a quanto +dicevasi, molto ricca, suo marito avendole lasciato una grossa fortuna, +parve sulle prime accasciata dal dolore; ma presto si consolò, e mostrò +a Giulio una così marcata simpatia che tutti ne parlarono. Doveva +stare tre settimane in casa Orlandi; vi restò sei mesi, e partì con +tanto rimpianto, che era facile vedere che non avrebbe domandato di +meglio che di rimanervi sempre. Sulle prime Giulio eccitò l’invidia; +poi si finì col ridere di lui. Nella famiglia tutti si sforzarono, +in tutti i modi possibili, a persuaderlo di sposare la bella vedova. +Come rifiutare la felicità accompagnata da una sì grande fortuna? +Qual colpo di sorte inatteso! Egli però rimase fermo; nulla potè farlo +piegare. Senza che si giungesse mai a sapere in qual modo, la signora +Valenti seppe quanto accadeva, e raccontando le cose a suo capriccio, +cominciò col dire che Giulio era l’amante d’una inglese eccentrica, la +quale dimorava nella casa stessa dello zio di lui. Lo ripeteva, lo si +ricorda, a sua figlia, da mattina a sera, e finì col dare la notizia +positiva che Giulio aveva sposato la “bella avventuriera„ come ella si +permetteva di chiamarla. Poi scrisse a Giulio dicendogli che l’ultima +sua lettera non avendo bastato a vincer la pazza tenacità di Elisa, +lei le aveva dato la notizia del matrimonio di lui, consigliandogli +d’altronde di farlo se non era già fatto, e pregandolo in tutti i casi, +di annunciarlo lui stesso ad Elisa; “poichè„ diceva “è il solo mezzo +di deciderla a dimenticarvi ed a maritarsi, com’è suo dovere„. Giulio, +disperato, trovò tuttavia che aveva ragione, e senza nulla affermare, +non negò, e lasciò credere a Elisa d’essersi ammogliato. + +— Il mio furbo d’un nipote, — continuò il signor Orlandi, — non volendo +sentirsi perennemente rimproverare la sua fedeltà ad una promessa +dalla quale lei, signora, lo aveva sciolto, e che non poteva sperare +di realizzare mai più oppose una sola ragione a tutte le nostre +preghiere, dicendo ch’era troppo orgoglioso per sposare una donna +tanto ricca quanto lo era lady Harris. Non disse la verità che a me +solo, assicurandomi che non prenderebbe mai moglie, che tutto gli era +indifferente dal momento che egli aveva perduto lei, che non amerebbe +mai altri che lei, e che non aspettava più nulla dalla vita. Aggiunse +che l’idea del suicidio non gli era mai venuta, solo perchè non credeva +teoricamente che l’uomo abbia il diritto di por fine alla propria +esistenza, e che, dovendo vivere, continuerebbe a lavorare senza +lagnarsi.... ma ch’era tutto quanto poteva fare per me. + +Intanto che il vecchio signore parlava, Elisa lo ascoltava avidamente, +tenendo però la testa rivolta contro alla luce per nascondere +l’emozione che provava. Durante un silenzio, e avendo ritrovato il +suo potere su sè stessa, si voltò, e attraverso i vetri chiusi, vide +il giardino, gli alberi ancora tutti bagnati e l’orizzonte che si +rischiarava. Guardò i viali, la lunga balaustra del terrazzo, le +macchie dei fiori, e le sembrò non riconoscere più quel luogo tanto +famigliare a’ suoi occhi. + +— Quando la notizia del di lei matrimonio col marchese d’Astorre ne +giunse, osservai bene mio nipote; compresi ch’era un colpo terribile +per lui, benchè avesse rinunciato ad ogni speranza. Si padroneggiò, +tuttavia, e dopo pochi giorni, non mi sembrò più triste che al solito. +Mi disse anche che approvava lei per la decisione presa, e che faceva +i voti più sinceri perchè ai vantaggi d’una così bella posizione si +unisse la felicità. Lasciammo l’India sul finire dell’anno scorso. Ho +ceduto il mio stabilimento a mio figlio maggiore e mi sono stabilito +a Londra, dove ho una casa di banca. Giulio, che rimarrà con me, ne +sarà il direttore capo, ed io vivrò pressochè ritirato dalli affari. Ho +lavorato abbastanza per conto mio. + +— E lei rimarrà ancora qualche tempo a Firenze? + +— Partiamo fra tre o quattro giorni. Non ho più nulla che mi vi +trattenga. Ho visto i miei corrispondenti, ho stretto la mano a pochi +vecchi amici, e giacchè lei ha avuto la bontà di lasciarmi tutto +dire, quando mi accomiaterò, signora marchesa, la mia missione sarà +terminata; poichè, — aggiunse abbassando un poco la voce, — è _lui_ che +mi ha pregato di vederla e di parlarle. + +Elisa ebbe una lieve scossa. + +— Ed ora.... ciò che mi rimane da dire è il più difficile. + +Esitava e sembrava più imbarazzato che mai. + +Elisa lo guardava. Non poteva più considerare quell’uomo come un +estraneo; egli le ispirava la confidenza che ispira un vecchio amico; e +sentì ch’ella doveva parlare liberamente. Per di più, colpita da quanto +aveva udito, riuscendo solo con uno sforzo violento e continuo a non +mostrare il tumulto che quelle brusche rivelazioni suscitavano in lei, +e il disordine de’ suoi sentimenti, voleva però saper tutto; bisognava +dunque incoraggiarlo. + +— Scusi il mio turbamento. Lei ha evocato dinanzi a me tutti i ricordi +della mia vita, tutto un passato che non ho mai posto in oblìo, che +non dimenticherò mai, ma che è chiuso in fondo al mio cuore e del quale +credevo di non dover mai più sentire a parlare.... ancora meno parlare +io stessa. Capirà facilmente a che punto ciò mi riesce difficile. +Inoltre, lei mi ha ora svelato cose che ignoravo, ed è assai naturale +che tutto ciò mi turbi profondamente. Nulla può cambiare nella mia +vita, signor Orlandi, nè nei miei sentimenti, e le scoperte dolorose +che potrei fare circa le circostanze che mi guidarono allora, possono +commuovermi, ma non possono avere influenza alcuna su di me. Non +saranno, anzi, che inutilmente penosi. Non importa, bisogna che io +sappia tutto. + +Ella si fermò un istante, poi soggiunse, stupita lei stessa di poter +pronunciare tali parole con tanta calma: + +— Lei mi ha svelato tutto quanto io avrei dovuto ignorare per sempre: +che sono stata ingannata.... e ingannata da mia madre! Forse ha creduto +far bene, mia madre, e gli altri hanno creduto di compire un dovere, +aiutandola a persuadermi di quella menzogna. Può imaginare a che punto +mi turba tutto ciò che ella mi ha raccontato d’improvviso, al momento +che non mi vi aspettavo affatto, dopo tanto tempo che mi sforzo a non +pensare al passato. Ma ora esigo che lei mi dica tutto ciò che mi deve +dire. È necessario. Vede che le parlo con tutta sincerità, dandole +l’esempio. La nostra conversazione, signor Orlandi, è eccezionalissima. +Ma adesso sembra anche a me di conoscerla da un pezzo. Parli dunque +senza paura. + +— Grazie, marchesa; lei mi rende il cómpito meno difficile, e per +mostrarle che obbedisco mi permetterò di indirizzarle una domanda assai +indiscreta. Mi dica.... mi dica se è realmente felice? Scusi, so che +lo è, tutti lo dicono e tutto lo prova. Ma mi piacerebbe sentirlo dalla +sua propria bocca. + +— Sì, sono felice; felice quanto è possibile di esserlo. + +— N’ero certo; e son ben contento di sentirmelo confermare da lei. +È anche troppo che vi sia un solo infelice. Ma vi sono di quelli che +sono nati per esser tristi; si direbbe che ciò li diverte. Mio nipote +è di costoro. L’amo quanto i miei figli, lei lo sa; ma a quel punto +di vista, è un idiota. È quasi ricco adesso, e siccome lavora sempre +(credo che sarebbe morto senza di ciò) lo sarà ancora di più. Ma non +vivrà mai che nel passato. Ho sperato a lungo un cambiamento; adesso +non spero più nulla. Forse che un nuovo soggiorno, a Londra, gli farà +bene; ecco tutto. Ora, se ha voluto venire a Firenze, è unicamente +perchè non cessa mai dal pensare a lei. Già, nei primi tempi del suo +matrimonio, aveva trovato modo di avere sue nuove e perfino delle +informazioni sul marchese. Lei mi permette di dir tutto, non è vero! + +— Sì, glielo ripeto. + +— Ebbene, gli avevano detto molto male del marchese d’Astorre. Per +molto tempo egli l’ha creduta infelice, signora. Più tardi ha saputo la +verità. Gli è stato provato che il di lei matrimonio era stato, d’ambo +i lati, un matrimonio d’amore, e che se suo marito aveva forse avuto +qualche torto sul principio, si conduceva ora in un modo esemplare; e +che lei lo ama, e che, veramente, ella ha vinto il primo premio nella +lotteria della vita, avendo tutto: la fortuna, gli onori e la vera +felicità per di più. Marchesa, non si sa quanta bontà e abnegazione +contiene il cuore di Giulio!... È stato lieto di scoprire tutto ciò, +poichè, dal giorno in cui l’ha irrevocabilmente perduta, non ha mai +augurato altro che la sua felicità. Si è assicurato a Firenze della +verità di quanto gli era stato detto; ha veduto il marchese per le vie, +ed ha capito tutto. Ciò che già sapeva gli è stato confermato, e in +fondo è per questo solo motivo che ha voluto venire.... Ma non proprio +solo per questo.... Vi era anche un altro desiderio che lo spingeva: +quello di rivederla una volta. + +— A che gioverebbe? — disse tristamente Elisa. + +— Mi lasci finire. Voleva vederla, lo voleva assolutamente. Sperava +almeno di scorgerla, di poterla guardare da lontano senza che lei lo +sapesse, al passeggio, in teatro. Gli fu detto che lei si trovava in +campagna per un pezzo. E allora ha pregato me di riuscire a venir +qui, a farmi presentare a lei, e insomma di ottenere il colloquio +confidenziale che nella sua bontà ora mi accorda. Ha voluto che almeno +io la vedessi, e sentissi dalla sua propria bocca che lei.... che lei +è felice. Mi ha supplicato di tutto osservare, di descrivergli la villa +da lei abitata, di rammentarmi le minime sue parole. + +Elisa accennò di voler parlare, ma si fermò. + +— Non è ancora tutto, — continuò il signor Orlandi. — Egli mi ha +incaricato di rivelarle finalmente la verità sul passato. L’ho fatto. +Mi ha detto di esprimerle i voti sinceri e ferventi che sempre le +ha inviati col pensiero.... Di più, signora marchesa, mi ha fatto +promettere di dirle anche che la sua vita tutta intiera le appartiene, +ch’egli dipende da lei, e che vi obbedirebbe in tutto. + +— No, non posso ammettere ciò!... E in che cosa mi vuole obbedire? + +— Nel decidere ciò che deve fare. Deve restare o deve partire? + +— Ma lei m’ha detto già che la decisione di suo nipote è presa di +ritornare a Londra. + +— Egli vi è dispostissimo; ma vuole che sia lei a decidere. Senta; +io sono ben lontano dalle idee romantiche; basta guardarmi per +esserne convinto. Ma lo assicuro che in fatto di abnegazione io credo +mio nipote capace di tutto. Vede, quel ragazzo lì è il sagrificio +personificato. La sua è una natura eccezionale, e dopo quanto fece, +si può fidarsi di lui completamente. Mi ha dunque detto, quel povero +Giulio, che avendo ben osservato le cose come si trovano nelle +circostanze attuali, vi sono per lui due strade ben distinte da +prendere: l’una, di allontanarsi del tutto e di accontentarsi di +vigilare su di lei da lontano; l’altra, di rimanere a Firenze, e di +diventare semplicemente e nobilmente suo amico. Se lei crede che la +presenza di lui possa esserle utile in un modo qualunque, se la sincera +amicizia di lui, offerta sinceramente e senza sottintesi, può non +esserle disaggradevole, egli resterà. Non le parlerà mai del passato; +egli si accontenterà di un posto fra gli amici poco numerosi che la +circondano, felice se potrà talvolta renderle il più piccolo servizio. +Ma egli pretende che sta a lei e non a lui il giudicare se un tale +progetto è chimerico o possibile. Se lei decide che val meglio non +vederlo e che deve partire, egli le obbedirà ciecamente. + +Il signor Orlandi fu interrotto da un servitore che portava una +lettera. Era un biglietto di Massimo, che annunciava con grande suo +rincrescimento essere costretto a rimanere ancora a Firenze fino al +dopo domani. Elisa, ora, fu quasi contenta di pensare che, dopo partito +il signor Orlandi, avrebbe ancora delle lunghe ore di solitudine +davanti a lei. Si alzò, uscì un istante e ritornò dopo due minuti. + +Sedette, seria, calma e un poco pallida. + +— Scusi, — disse finalmente. — Non m’aspettavo certo a quanto ella m’ha +detto ora. È dunque _lui_ che lo ha pregato di venire? + +— Sì signora. Ma, la supplico, non risponda che dopo d’aver ben +riflettuto. + +— Ho riflettuto. Egli deve partire. + +— È una decisione irrevocabile? + +— Assolutamente. Vediamo; lei stesso, signor Orlandi, non trova forse +che ho ragione? Francamente. Sì, non è vero? + +Egli soggiunse, dopo un istante: + +— Che gli devo dire? + +— Le dirà che sono profondamente commossa da tutto ciò che ho saputo +adesso, e riconoscente verso di lui. E, s’egli mi obbedisce, come lo ha +promesso a lei, s’egll parte, come lo esigo.... in questo caso gli dirà +anche che dal canto mio non ho mai scordato il passato, ma ch’è sepolto +in fondo a me. + +Si fermò, con gli occhi bassi. + +— Egli comprenderà che ho ragione, che deve partire. Non credo che dopo +d’esser stati, per tanto tempo... promessi l’uno all’altra, si possa +diventare buoni amici. È un sogno falso e impossibile. Poichè, glielo +dica bene, io sono perfettamente felice. Amo mio marito, al quale devo +tutto, e tutto il mio avvenire appartiene a lui. Dica anche a suo +nipote che mi affligge di saperlo tanto triste sempre, e che faccio +dal fondo del cuore, i migliori voti perchè trovi ancora un po’ di +felicità. Vorrei che non mi sacrificasse tutta la sua vita. Non debbo +forse parlare così, e non ho ragione? + +— A chi lo dice, signora marchesa! + +Chiacchierarono ancora per qualche tempo. Il sole era sbucato +fuori dalle nubi e mandava la sua luce nella sala, posandosi anche +sui capelli bianchi e sulla buona grossa faccia dell’Orlandi, e +rischiarando il pallore d’Elisa; ma il suo corpo che rabbrividiva, non +si riscaldava sotto i raggi che rallegravano le tende rosso-scure delle +finestre, e le belle pitture della vôlta. + +Elisa accompagnò il suo visitatore fino al giardino, dove la sua +carrozza lo aspettava da un pezzo. Aveva rifiutato di rimanere a +pranzo, rispondendo: “Giulio mi aspetta.„ Strinse calorosamente ed a +più riprese la mano alla marchesa, e partì. + +Ella seguì con lo sguardo la carrozza fino allo svoltare del viale, +rispose un’ultima volta con un cenno del capo al saluto del signor +Orlandi, e rientrò in casa. Sedette di nuovo al suo solito posto, con +lo sguardo fisso talora al giardino, festoso sotto gli ultimi raggi del +sole, talora inchiodato alla poltrona ch’era stata avvicinata alla sua. +Vi restò immobile, lungamente, col corpo appoggiato all’indietro e la +testa china, immersa profondamente nel suoi pensieri. + +Finalmente si alzò, e passeggiò lentamente nella sala in lungo e in +largo. Dopo d’averlo fatto una diecina di volte, si fermò dinanzi +al suo piccolo scrittoio, e là, gettando un’occhiata alla lettera +incominciata quella mattina, il suo sguardo s’inchiodò su queste +parole: 8 aprile. + + +IV. + +Elisa commise un errore. Quando suo marito ritornò, non gli soffiò +verbo della visita avuta. Non che avesse formato il progetto di +celargliela; tutt’altro, aveva al contrario deciso di parlarne, ma +Massimo giunse di buonissimo umore e raccontando una quantità di +storielle, di modo che durante tutto il giorno, ella cercò invano +un’occasione per entrare in argomento. Dopo un silenzio di tutta una +giornata le parve ancor più difficile il farlo, non sapendo quale scusa +dare per aver tanto aspettato. E se ne avesse parlato di sfuggita +e come senza attaccarvi importanza alcuna — l’attenzione di Massimo +una volta risvegliata — non sarebbe forse costretta a rispondere a +varie domande imbarazzanti? Continuò dunque a tacere, mentre se lo +rimproverava, finchè sentì l’impossibilità assoluta di parlare, e finì +col volersi convincere ch’era meglio così. + +Eppure ella soffriva intanto. Nulla era cambiato in apparenza, ma +ciò non bastava; essa avrebbe voluto essere ancora la stessa in +realtà, interiormente; e invece il suo cómpito, che stava diventando +quasi facile prima della visita tanto inattesa del signor Orlandi, +le pareva ora al di sopra delle sue forze, benchè talora tentasse di +negarlo. Alli antichi pensieri dolorosi si aggiungeva quel rimpianto +specialissimo e terribile che forma il fondo innominato di quasi tutte +le vite infrante, il rimpianto _di ciò che avrebbe potuto essere_. +L’idea di rivedere sua madre la faceva tremare. Per mostrarsi sempre la +stessa in faccia a suo marito bisognava ora spesso recitare un’atroce +commedia. Faceva sforzi inauditi per dimenticare, per non sapere +quello che sapeva, per riacquistare la pace ottenuta prima con tanta +perseveranza. + +E bisognava celare le pene mai confessate, recitare la parte +sorridendo, e dissimulando sempre, poichè la sua sola consolazione +stava nell’idea che Massimo non ne sospettava nulla. + +Ma s’ingannava. A Massimo era nota la visita dello zio; egli aveva +tutto compreso e indovinato. Soffriva lui pure, e peggio ancora, +dubitava. Una sera, al teatro, Giulio Bardi gli era stato mostrato, +e durante tutto lo spettacolo, non aveva fatto altro che osservarlo. +Aveva dovuto ammirare un volto espressivo, impallidito dalle sofferenze +e dall’ostinato lavoro, delli occhi, una fronte, dei lineamenti di una +bellezza forse inapprezzabile dal volgo, ma che certo una donna non +poteva dimenticare; qualcosa di fermo e di doloroso nelle sinuosità +della bocca, appena nascosta dai baffi leggieri, un mento ben disegnato +e un po’ forte, segno di volontà tenace. Vide un uomo che dai piedi +alla testa differiva da lui quanto è possibile imaginarlo, un uomo che +a prima vista gelosamente stimava, ma che gli sarebbe stato impossibile +di amare, anche se avesse ignorato il suo nome. Sentendo parlare della +fortuna che Bardi aveva lentamente guadagnato e della considerazione di +cui godeva, vedendo la tristezza rassegnata del suo sguardo, di cui lui +solo, Massimo, fra tutta quella gente, sapeva la causa, egli indovinò +da cima a fondo tutta la coraggiosa vita di quell’uomo. Lui, il gran +signore scettico, che dalla sua facile filosofia era stato soltanto +spinto al piacere, lui il gaudente intelligentissimo, d’uno spirito +tanto fino e d’una coltura tanto raffinata, si sentì — ora che un +amore vero aveva illuminato l’anima sua — si sentì per la prima volta +umiliato nella sua eleganza, e pieno d’invidia per quel lavoratore, +invidiandogli la dura vita oscuramente consacrata al dovere, i dolori +sani, i sentimenti inalterabili, la umile grandezza. Per di più, +l’orribile gelosia del passato — sconosciuta fino a quell’istante — +si scatenò ad un tratto ferocemente in tutto l’esser suo, e sentì che +sarebbe stato orgoglioso di stringere la mano di quell’uomo, e felice +di ucciderlo. + +Egli aveva indovinato, o press’a poco, tutto quanto poteva significare +la visita dell’Orlandi a sua moglie. E la sua allegria, il suo buon +umore al ritorno, non erano stati che un tranello nel quale Elisa +si era lasciata cadere. D’ora in ora egli aveva febbrilmente atteso +ch’ella gli parlasse della visita ricevuta, ed il di lei silenzio +gli parve colpevole e confermò i suoi sospetti. La gelosia imparte +a chiunque una imaginazione sfrenata; nel cervello di Massimo essa +risvegliò delle idee talmente eccessive, che a momenti si credeva quasi +pazzo. Egli spiò scioccamente sua moglie con l’astuzia di un Vidocq +sorvegliante l’autore di un delitto. Ogni attitudine, ogni parola +d’Elisa — che stava solo per metà in guardia — erano per lui oggetto di +commento e d’analisi. + +Codesto paradiso della _Villa del Giglio_, dove il scenario della +felicità sussisteva ognora, dove nulla era cambiato, dove la vita +rimaneva la stessa, diventò un inferno. Vi si recitava ad ogni ora una +terribile commedia a due personaggi, sotto la quale covava un dramma. + +Giunta l’estate andarono insieme a Viareggio, poichè era stata +consigliata l’aria di mare a Massimo. Presero una casa assai comoda +sulla spiaggia, ma ad una certa distanza dalla piccola ed affollata +città. Là, Massimo continuò ad essere amabile e di eccellente umore, in +apparenza, mentre spiava Elisa ad ogni momento. S’egli avesse potuto +vedersi, non si sarebbe riconosciuto. Fece una corsa a Firenze, per +sapere se Bardi era partito, e gli fu detto ch’era a Londra da un +pezzo. Ciò non lo tranquillizzò che per metà, e perduto ogni pudore, +prese l’abitudine di leggere le lettere indirizzate a sua moglie. + +Tre settimane trascorsero senza il minimo avvenimento. Si conduceva +la vita la più tranquilla; e lady Thompson che venne un giorno da +Livorno a vedere i d’Astorre, dichiarò loro che bisognava esser pazzi +per preferire quella spiaggia antipatica al bel paesaggio affollato +dell’Ardenza, dove ci si distrae tanto bene dalla vita invernale, +vedendo tutti i giorni le stesse persone che si vedono a Firenze, e +compiendo esattamente le stesse evoluzioni alle ore stesse. + +Quali lunghe ore terribili Massimo passava solo nella sua camera, +seduto a un tavolino vicino alla finestra, fingendo d’essere occupato +a scrivere, con lo sguardo smarrito sulla immensità del mare! Sentendo +spesso un gran bisogno di solitudine, aveva inventato un lavoro storico +— imaginario — al quale era cosa intesa ch’egli si dedicava quando +stava ritirato nel suo quartiere. Eppure non aveva scoperto nulla; +ma l’atteggiamento d’Elisa era tale da non dissipare i suoi dubbi, e +si tormentava senza posa. Cercava sempre, ma invano, di dimostrare a +sè stesso la stoltezza e la malvagità de’ suoi sospetti. Come alcuni +piccoli fatti, che certo sarebbero sembrati insignificanti a molti +altri, erano bastati a distruggere quella felicità di cui aveva +cominciato a godere, e che non aveva apprezzato quanto lo faceva +adesso mentre crudelmente dubitava di tutto! E quanto rimpiangeva la +noncuranza di quella felicità sparita! + +Aveva saputo che Giulio Bardi non era mai stato ammogliato. Elisa era +stata vittima di una menzogna, o aveva voluto ingannarlo, lui, Massimo? +Poi, pensando alle condizioni del suo proprio matrimonio siffattamente +eccezionale, vedeva quanto fosse assurda una tale idea. Ma appena, per +caso, aveva scoperto che Bardi era celibe, appena lo aveva veduto, ed +aveva saputo la visita del signor Orlandi ad Elisa, aveva indovinato +tutto il resto: la sublime fedeltà inutile del Bardi, la ragione +del suo arrivo a Firenze, in circa, ed il motivo della apparizione +dello zio alla _Villa del Giglio_. In teatro, il suo sguardo si era +incrociato una sola volta con quello di Giulio, ma quanto c’era in +quella rapida occhiata! + +Talvolta anche, Massimo passeggiava solitario. Un giorno che seguiva +un sentiero attraversante i campi, vide dinanzi a sè, a una grande +distanza, un uomo la cui apparenza lo fece impallidire, perchè credette +riconoscere colui al quale pensava troppo spesso. Ad onta della sua +vista eccellente non poteva esser certo di nulla. Affrettò il passo e +vide l’individuo entrare in una cascina di contadini, circondata da +un campicello, alla quale il sentiero conduceva. Passò davanti alla +casa completamente chiusa, ebbe la tentazione di entrarvi, ma riflesse +che sarebbe forse imprudente, e ch’era meglio ritornare all’indomani. +Ritornò infatti, e ritornò tutti i giorni durante una settimana senza +poter scoprire nulla, non osando credere alla testimonianza incerta +dei suoi occhi, ma spaventato dai presentimenti del suo cuore. Durante +questo tempo egli osservava Elisa sempre più, e credeva intravedere +in lei un cambiamento più visibile ognora, un imbarazzo angoscioso, +ch’ella studiava invano di celare. S’imaginava di scorgerla scuotersi a +un rumore qualunque o impallidire senza motivo. Ostentò di star fuori +a lungo, di andare come alla ricerca di qualcosa per i campi, e gli +sembrava ch’ella si turbasse, quando le raccontava i suoi passeggi. E +lui, eccitato dall’orribile desiderio di sapere la verità, qualunque +fosse, soffriva senza quasi averne più coscienza, e si mostrava +calmissimo. + +Finalmente, avendo la febbre, non potendo più sopportare un tal dubbio, +decise che scoprirebbe tutto. Stanco di passare ore ed ore in ricerche +infruttuose, andò ad appiattarsi vicino alla casa sospetta, nascosto +da un gruppo d’alberi, e vi stette una intera giornata. Quando venne +la sera, senza che avesse veduto cosa alcuna, si avvicinò sulla punta +de’ piedi e penetrando nel recinto come un ladro, scavalcando la siepe, +andò a guardare attraverso ai vetri. Vide una famiglia di contadini; +stavano seduti intorno alla tavola, aspettando la cena che una vecchia +finiva di apparecchiare. A momenti l’uomo antico risorgeva in lui, e +rideva di sè stesso, ma molto amaramente. Restò lì a lungo, con una +pazienza ostinata, ma dovette finalmente abbandonare il suo posto di +osservazione senza aver nulla scoperto. + +Tre giorni dopo, all’istante in cui meno se lo aspettava, e quando +aveva rinunciato a sapere la verità, vide Giulio Bardi in persona, +ch’entrava in un piccolo albergo vicino alla stazione. Questa volta +nessun dubbio era possibile. Massimo lo vide senza esser visto; ebbe +un sussulto interno come se avesse ricevuto una palla nel petto. Rimase +durante alcuni minuti pallido ed immobile, senza pensiero. Tutte le sue +idee erano smarrite; aveva solo coscienza di una irreparabile sventura. +Trovò, per caso, Elisa in numerosa compagnia; delle visite da Livorno, +la marchesa Celori con tutto il suo codazzo. Massimo seppe mostrarsi +cortese, e nessuno si accorse di nulla. Chiacchierò, e fece dello +spirito. + +Ma quale tumulto di insopportabili pensieri lo assalse poco dopo, +ritrovandosi solo e rientrato in pieno possesso di sè! Dunque Bardi +era forse sempre stato nascosto lì vicino, mentre lo si credeva a +Londra! Era dunque già ritornato, oppure non era mai partito, e codesta +falsa partenza era stata imaginata per stornare i sospetti. E com’era +possibile supporre ch’Elisa non lo sapesse? che tra di loro non vi +fosse complicità? Corrispondevano dunque? Con quali mezzi? + +Tuttavia, riflettendo, gli pareva impossibile che avessero potuto +vedersi durante quel tempo. Continuò a sorvegliare tutto; qualche +giorno dopo credette indovinare che Bardi era partito, ma senza averne +certezza alcuna. Ed ora che i suoi dubbi si erano avverati, affranto, +gli fu tuttavia più facile il dissimulare, poichè egli era un uomo +d’azione, ed ora si poteva agire; vi era un punto di partenza. Si +stupiva lui stesso della propria calma in faccia ad Elisa, e certo ella +non lo poteva credere in guardia. + +Era stato stabilito, fino dal principio del loro soggiorno in +Viareggio, ch’Elisa, prima di tornarsene a casa, sarebbe andata a fare +finalmente una visita ad una sua amica d’infanzia, che non aveva mai +riveduto, promessa da moltissimo tempo. Codesta amica, figlia di un +fabbricatore di porcellane abbastanza ricco, aveva sposato per amore +un povero impiegatuccio per nome Vegezzi, il quale, costantemente +maltrattato dalla sorte ed infelice, aveva finito con l’accettare un +misero posto di segretario, senza nessuna speranza di promozione nella +piccola città di G..., quasi un villaggio, dove sarebbe probabilmente +costretto a rimanere sempre. La signora Vegezzi scriveva di tratto +in tratto alla marchesa d’Astorre, la quale, naturalmente, non aveva +voluto dimenticarla. Ma ogni anno Elisa prometteva alla umile amica +d’andare a farle una visita, a lei ed a’ suoi figli (ne aveva sette) +e sempre qualche ostacolo sorgeva all’ultimo momento. Questa volta, +appena giunta a Viareggio, Elisa aveva dichiarato a Massimo che non +ritornerebbe a Firenze senza essere andata a G.... e Massimo le aveva +risposto: + +— Hai ragione; non devi più mancare, assolutamente. Ma mi scuserai se +non ti accompagnerò. Confesso che, proprio, non mi divertirebbe punto. + +Ma alla vigilia della partenza, Massimo disse d’improvviso a colazione: + +— Dopo tutto, ho pensato bene.... È meglio che ti accompagni a G.... + +Guardava fisso sua moglie, ciò dicendo, e credette scorgere in lei un +lieve turbamento, subito represso. + +— Sì, è meglio. Sarai forse costretta di passarvi la notte.... + +— È assai probabile, ma che monta? La cameriera mi accompagna, e basta. +Sarebbe un troppo grande sacrificio per te il venire, e non lo posso +permettere. Ti annoieresti orribilmente. E cosa fareste tutto il giorno +mentre io starei a cicalare con la mia amica? + +— Eppure credo che sarebbe meglio. + +— Ma no, ti dico; dopo mi rimprovereresti per certo di averti lasciato +venire.... + +— Ebbene, sarà come vuoi. + +Un terribile sospetto gli aveva attraversato la mente, e tutto quanto +osservò d’Elisa non abbandonandola mai in quel giorno, non fece che +confermare la sua idea. E allora il suo piano fu subito tracciato. + +Al momento di partire egli chiese a Elisa se la signora Vegezzi era +informata del suo arrivo. + +— No, — rispose, — le voglio fare una sorpresa. D’altronde, la vita +di quella poveretta è talmente monotona, che si è sempre sicuri di +trovarla. Me lo ha scritto tante volte! + +Massimo accompagnò sua moglie alla stazione. Le disse che partiva +un’ora dopo per Livorno, dove si fermerebbe fino a sera, e prenderebbe +poi l’ultimo treno per Firenze. + +Andò infatti a Livorno, ma non vi rimase un minuto. Ebbe appena il +tempo di saltare in un vagone di un treno che gli fu indicato dietro +sua domanda, senza nemmeno prendere il biglietto, e un’ora e mezza +dopo sua moglie, scese alla piccola stazione di G.... La giornata era +nebbiosa e triste. Massimo rialzò il bavero del leggiero soprabito +che portava, e andò diritto all’albergo. Non si poteva sbagliare, +essendovene uno solo di possibile: l’_Albergo della Stella_. + +V’era molta gente, essendo giorno di mercato, e fu data a Massimo una +camera abbastanza pulita al secondo piano, dove salì rapidamente. Si +mise alla finestra e guardò per qualche tempo la folla variopinta, +composta di contadini che spingevano le loro bestie, di mercanti +vagabondi seduti vicino alla loro merce in mostra, di campagnuole le +cui croci d’oro ed i grossi pendenti pesantemente lavorati brillavano +sulle vesti a grandi fiorami. Parlando tutti ad una volta, gridando +e gesticolando, tutta codesta gente si pigiava nella via angusta e +tortuosa. Una pioggierella cominciava a cadere, e sopra quella platea +di cappelli di feltro grigi o neri s’aprivano qua e là certi enormi +ombrelli rossi. A destra, la via svoltava bruscamente; a sinistra +s’apriva una piazzetta dove risplendeva l’insegna dorata di un caffè +elegante, che doveva essere evidentemente il caffè, poichè varii +ufficiali stavano seduti ai tavolini che invadevano il marciapiede. + +Massimo guardava tutto ciò, come in un sogno, e già chiedeva a sè +stesso cosa fosse venuto a fare. Aveva ceduto ad un irresistibile +impulso; ma come un tal fatto mostrava bene il mutamento profondo +successo in lui! Rammentava i suoi motteggi d’una volta contro +altri che avevano compite tali imprese, e si ricordava le sue teorie +d’indifferenza, e quanto si credeva allora sicuro di restar sempre lo +stesso! E rideva amaramente. + +Si bussò all’uscio; era il cameriere. + +— Vengo a chiedere a che ora il signor marchese desidera pranzare? + +Stupito d’essere conosciuto. Massimo guardò il cameriere, ch’era +proprio il cameriere d’albergo di provincia, alto, svelto, servile ed +impertinente ad un tempo, sporco e pieno di pretesa nel vestire. + +— Mi conosci? — domandò. + +— Perfettamente, — rispose l’altro. E continuò con sicurezza: — Il +signore è il marchese Ferraris. Mio fratello maggiore ha servito, +anticamente, il vecchio marchese a Parma. Mi ricordo ancora le feste +magnifiche ch’egli dava. Ma il signore non c’era mai; preferiva +divertirsi a Milano.... + +— Ah! davvero! m’hai riconosciuto subito.... — disse Massimo, che +felice d’esser preso per un altro, si guardò bene dal disingannare il +cameriere. — Ebbene, mi porterai da pranzo fra un’ora, qui. + +— Il signore ha ragione. Abbasso c’è troppa gente oggi. Conta partire +col treno di questa sera? + +— Non so. Può darsi. + +Massimo era sorpreso lui stesso della sua propria calma. + +Pranzò, assaggiando macchinalmente un po’ degli otto piatti che gli +vennero serviti e facendo discorrere il cameriere, il quale subito lo +mise al corrente di tutti i pettegolezzi della piccola città. + +— Conosci il signor Vegezzi? + +— Credo bene che lo conosco. Ma non sta più qui. + +Massimo si sentì impallidire. + +— Da quando? + +— Ma.... da circa un mese. + +— Ed è partito.... con la famiglia? + +— Sì, signor marchese, con tutta la famiglia, da un mese e più. Lei è +forse venuto per parlargli? + +— No; ma l’ho conosciuto altre volte. E avete dunque gran concorso di +gente, oggi? + +— Come sempre al martedì. Ma oggi non abbiamo solamente dei mercanti di +buoi. C’è una duchessa ch’è pure arrivata questa mattina e che ha preso +il numero 7. + +— Una vera duchessa? + +— Per Dio! Si vede subito. Aveva un sacchetto in mano, con la cifra E. +A. in oro, e la corona. Una bellissima donna! Ha insieme la cameriera. + +D’un tratto Massimo ebbe un vago terrore di saperne troppo, e cambiò +discorso. Ma presto il cameriere ricominciò a parlare della “duchessa„; +raccontò che appena giunta, era uscita, ma per ritornare presto, e +che dopo non aveva più messo piede fuori dalla camera. Che poi aveva +chiesto a che ora partisse il treno per Prato, e che avendo saputo che +non ve n’era più fino all’indomani alle sei e mezzo, aveva comandato +che la si risvegliasse alle cinque. Era dal cameriere del primo piano +ch’egli aveva avuto tutti questi particolari. + +Massimo rimase assai perplesso di codesta partenza per Prato. + +Quando, finito di pranzare, rimase solo, camminò a lungo intorno alla +vasta camera, grande e quasi senza mobili, fumando e riflettendo. + +— In fondo, — pensava di nuovo, — che son venuto a fare? È assurdo. +Come ho potuto immaginare.... e accorrere qui, per un semplice dubbio +senza la minima prova, mentre anzi al contrario, riflettendo, è quasi +impossibile.... Eppure, questi Vegezzi che non vi sono più!... Come +poteva lei ignorarlo? Ma fa lo stesso, è assurdo, ed io sono pazzo. +E poi, se avessi anche ragione ne’ miei sospetti, che cosa posso +scoprire, ed in qual modo? Bella situazione! Sono stupido. Ho la +febbre. Come avrei riso sul muso, cinque anni fa, a chi m’avesse detto +che verrei incognito in una stanza d’albergo per far la spia alla mia +propria moglie, come un marito da teatro. + +Si riaffacciò alla finestra: nella via quasi deserta adesso, non +pioveva più, ed il cielo rischiarato s’imporporava sotto gli ultimi +raggi del sole che tramontava. + +Una ragazza bella assai si appoggiò al balcone della casa in faccia. +La guardò macchinalmente. Lei si ritirò; allora egli guardò ancora la +strada. Vide un forestiero che parlava, sulla porta, col cameriere. Il +forestiero fece un gesto, e Massimo riconobbe Giulio Bardi. Due minuti +dopo lo vide entrare nell’albergo. + +Un’ora più tardi, a notte fatta, Massimo andò a girare cautamente +per i corridoi. Era il vero albergo italiano all’antica, con qualche +timida pretesa di comodi moderni. Il cortile era zeppo di carrozze di +tutte le specie, di barroccini polverosi, di cavalli appena staccati, +e in mezzo a tutti codesti impedimenti stavano dei curiosi in folla; +contadini, mercanti girovaghi e borghesucci, alcuni che disputavano +tuttora il prezzo di una vendita, altri che ridevano, mentre in un +angolo scoppiava una lite fragorosa. A ciascuno dei due piani della +casa, un balcone esterno, girava tutt’all’intorno del cortile e dava +accesso alle camere, di cui si potevano leggere i numeri dal basso. +Due scale, l’una a destra, l’altra a sinistra. Abbasso c’era la sala +comune, la cui porta semiaperta lasciava passare una lunga striscia di +luce ed il rumorìo confuso delle conversazioni avvinazzate. Esattamente +al di sopra la sala da pranzo destinata ai forestieri distinti. Massimo +vi entrò e la trovò vuota. Due finestre si aprivano sopra un terrazzo +coperto che dominava da una grande altezza una vallata profonda, +che pareva un precipizio, in fondo alla quale biancheggiavano, +semi-rischiarate dalla luna velata, le pietre di un torrente a +secco. Dal lato opposto del burrone s’innalzava una lunga catena di +colline verdeggianti, rallegrate da gruppi di case e di ville che +s’intravedevano appena. A destra si stendeva la città. + +Avventurandosi pei corritoi, Massimo aveva scoperto che il numero 7 si +trovava a lato della sala da pranzo, ma più elevato della metà di un +piano da alcuni gradini, come succede spesso in quel genere di case +di costruzione irregolare. Aveva resistito alle tentazioni di aprire +l’uscio e d’entrare bruscamente. Aveva prestato l’orecchio e non aveva +udito nulla. Poi aveva provato d’aprire uno delli usci delle camere +vicine, ma erano chiuse. Allora era ritornato sul terrazzo. Restò +alcuni minuti a guardare il paesaggio, appoggiato al parapetto. Una +immensa nube s’avanzava rapidamente; ben presto coprì la luna; non fu +più possibile di vedere le ondulazioni delle colline, nè il profilo +esatto della città; solo perdendosi a picco nella profondità, lo +sguardo distingueva come un nastro bianchiccio formato dal letto del +torrente. Il terrazzo coperto era appoggiato da una parte al corpo di +casa principale, dove un lungo balcone si distendeva. Dal terrazzo si +poteva quasi toccarlo. S’indovinava facilmente che la prima finestra +prospiciente su quel balcone doveva essere quella della stanza numero +7. + +Massimo era pallidissimo. I dolori articolari di cui da qualche tempo +soffriva lo avevano ripreso, ed a momenti il cuore gli batteva quasi +dovesse spezzarsi, poi sembrava si dovesse arrestare. Come sempre, la +sofferenza morale si confondeva col dolore fisico. I pensieri orribili +che cozzavano nella sua mente lo spaventavano, e in mezzo ai suoi +tormenti sentiva in fondo alla coscienza come una voce schernitrice +che insultava alla sua miseria. Mille cose del passato, alcune delle +quali non avevano più il minimo rapporto con la situazione presente, +sorgevano davanti a lui; e in modo irregolare ed illogico tutta la +sua vita gli apparve innanzi alli occhi. Ed ecco dov’era giunto! +Ch’era diventata la fredda superiorità per la quale era sempre stato +padrone delle sue passioni? In qual modo aveva perduto quella cinica +indulgenza per tutte le colpe delle donne, fosse anche per quelle di +una donna amata, la quale gli avrebbe fatto altre volte considerare +la gelosia come una debolezza indegna d’un uomo conscio del proprio +merito, come una malattia antiquata, condannata al ridicolo nella +nostra società moderna? Disceso adesso al livello di coloro dei quali +si era maggiormente burlato, aveva perduto tutta la sua scettica +bontà; si sentiva brutale, capace di tutto, quasi bramoso di scandalo. +Si attaccava borghesemente a’ suoi diritti di marito e sentiva nello +stesso tempo ribollire in tutto l’essere suo le ire di un amante +ingannato. Le leggi sociali, di cui aveva spesso biasimato ridendo +la ingiusta severità, gli sembrarono molli ed insufficienti. Non si +riconosceva più. + +Un sentimento affatto nuovo si mutava in dolore e lo morsicava nelle +più intime fibre — l’odio — e della forza di quest’odio misurò a qual +punto amava quella donna che certo lo ingannava. Gli parve ad un tratto +sentire il suo amore ingrandirsi come per fargli scoppiare il cuore; +amava al punto d’uccidere e di morire. Cattive passioni ignote fino +allora si destavano in lui, un spaventoso desiderio di vendetta lo +opprimeva. Poi un intenerimento s’impadroniva di lui, dei minuti nei +quali tutta la disperazione d’una vita era contenuta. + +Si ricordava le differenti fasi della sua esistenza dacchè aveva +conosciuto Elisa, e sognava, considerando dove il suo bizzarro +matrimonio lo aveva condotto. Quale seducente e originale punto di +partenza, e quale volgare caduta! + +Ma non dominava più sè stesso. Il sacro ricordo di sua sorella che gli +attraversò lo spirito, non valse neppur quello a calmarlo. + +I pensieri calunniatori contro sua moglie che adesso lo tenevano in +loro balìa risalivano indietro fino al giorno in cui aveva incontrato +Elisa Valenti. Credendo Bardi ammogliato, era stata felice di sposarlo +lui, Massimo, invece di Gorletti; ma forse era sempre rimasta in +corrispondenza col suo antico amante. Dimenticava che ciò gli sarebbe +stato indifferente, altre volte. + +Ma la sua rabbia, l’odio suo, nascondevano un terribile dolore. Non +ne aveva forse coscienza, ma domandava vendetta meno per la cosa +in sè, che nella speranza di trovarvi un qualche sollievo alla sua +insopportabile tortura. Con l’occhio fisso al balcone, pensava che +certo _lui_ doveva essere là, dietro quel muro, solo con lei. E allora +le più dolci ore della _Villa del Giglio_ gli ritornavano alla memoria, +e rammentava le lunghe sere d’estate nella gran sala silenziosa, quando +la luna delle belle notti posava l’incanto del suo bagliore sui capelli +sciolti d’Elisa.... E rammentava i suoi dubbi rinascenti e da lei +dissipati con tanta bontà.... Mentiva dunque volgarmente essa pure! Ah! +oramai non v’era più da dubitare. Ella lo ingannava, lui, a chi doveva +tutto. Perchè non aveva almeno avuto la pietà di lasciarlo fuggire +lontano, quando lo aveva voluto? Non gli restava più adesso che da +rendere il male per il male, e dopo, da sperare che la fine di codesta +brutta commedia che si chiama la vita non si facesse molto aspettare. +E il suo dolore era nobile e volgare ad un tempo; soffriva nel più +profondo dell’animo suo, e insieme — lui tanto superiore alle piccole +vanità — si sentiva, per la prima volta, ferito nel suo amor proprio. + +Guardava sempre il balcone, misurava l’altezza che ne lo separava. +Evidentemente non v’era altro mezzo. Fece il giro del terrazzo; non +trovò alcuno. + +Allora gettò un ultimo colpo d’occhio intorno, poi salì sul parapetto +di pietra, abbrancandosi prima con una mano, poi con l’altra, alle +sbarre del balcone superiore, si lasciò andare e fu librato nello +spazio, sull’abisso nero. Il ferro gli tagliava le dita, ma con la +tensione de’ suoi muscoli esercitati, salì lentamente. D’un tratto una +di quelle orribili fitte cui era soggetto talvolta, gli attraversò il +cuore. Ebbe un áttimo di debolezza. Ma dopo quel secondo di suprema +angoscia, s’irrigidì, e con uno sforzo violento, continuò e giunse ad +aiutarsi coi ginocchi e coi piedi. Finalmente, dopo un minuto di un +secolo, scavalcò il balcone che si stendeva innanzi a lui in tutta la +sua lunghezza. Si avvicinò alla finestra con le maggiori precauzioni. +L’idea gli era passata rapida per la mente che tutto sarebbe inutile se +le imposte erano chiuse. Non lo erano. Perfino i vetri stavano aperti. +Gl’interstizi delle persiane chiuse erano abbastanza larghi perchè si +potesse vedere tutto quanto succedeva nell’interno ed udire tutto. + +Elisa, sola, con un libro in mano, seduta sopra una poltrona vicina a +un tavolino dove ardevano due candele, leggeva tranquillamente. Massimo +restò con gli occhi fissi su di lei. + +In quell’istesso punto si bussò all’uscio. Elisa posò il libro, e +prestò l’orecchio. Si bussò un po’ più forte. + +— Avanti! — disse lei con una voce un po’ timida. + +E Giulio Bardi entrò. + + +V. + +Elisa si alzò di soprassalto, e riconoscendo Giulio al chiarore +malfermo delle candele, divenne bianca. La sua bocca si aprì come per +emettere un grido che non venne fuori, e, tutta tremante, si appoggiò +con le due mani al tavolino. Ella aveva sul viso qualcosa dello stupore +che si prova alla vista d’un fantasma. + +Giulio, assai commosso, si era fermato contro l’uscio, richiudendolo +senza rumore dietro di sè. Restarono senza poter parlare. Elisa era non +solo senza parole, ma senza idee; ella non viveva che dalli occhi. Una +realtà, rassomigliante ad un sogno, l’affascinava. Balbettarono insieme +qualche parola senza comprendersi. + +— Voi? Voi qui? — disse lei finalmente con la sua voce appena +ricuperata. + +— Sì, sono io.... perdonate.... — ma non proseguì subito, +dimenticandosi a guardarla. + +Lei tremava sempre. + +— Come siete venuto? Perchè siete qui? — ripetè con tuono esaltato. + +— Ve ne supplico, non siate tanto turbata. Permettetemi di parlarvi; è +necessario. + +Elisa ricadde sulla poltrona e si nascose la testa fra le mani. + +— No, partite, non vi voglio ascoltare! Che mai possiamo dirci? + +Ella sentì le proprie mani scostate dal suo viso da quelle di Giulio, +poi se lo vide seduto in faccia e tenendo sempre una delle sue mani +nelle sue, ch’ella tentava di ritrarre. Rivide quel volto dolce e serio +che da sì lungo tempo non aveva più contemplato che nei suoi sogni, e +uno sguardo non mai scordato si sprofondò nel suo. + +— Lasciatemi, — mormorò, — lasciatemi! + +Ma egli non si muoveva e riteneva sempre la mano di lei che stringeva +febbrilmente. Il suo sguardo doloroso non implorava altro che pietà. + +— Se sapeste tutto ciò che ho fatto per giungere fino a voi, non +parlereste di scacciarmi. + +— Come siete venuto? — ripetè lei. + +— Non lo so.... non ho tempo adesso di raccontarvelo. Scusate, — +riprese dopo una pausa e lasciando andare la mano di lei. — Bisogna +perdonarmi. Era necessario. Ho saputo ch’eravate qui (in qual modo +non preme), ch’eravate qui sola, e vi ho seguita, poichè mi riesciva +impossibile di esiliarmi come me lo avete comandato, senza vedervi +un’ultima volta. Calmatevi, ve ne supplico. Vi faccio dunque paura!... +Mio zio m’ha detto tutto ciò di cui l’avete incaricato per me. Ad +onta delle vostre buone parole, ho dapprima trovato la vostra sentenza +crudele, nel mentre stesso che vi comprendevo.... + +— Ebbene? Com’è che siete venuto allora? + +— È soltanto adesso, dinanzi a voi, che sento nella mia emozione +profonda, che avete veramente ragione. E vi obbedirò senza mormorare. +M’ingannavo me stesso pensando ad altro. Partirò, e non vi rivedrò +forse mai più. Vi ero già deciso, e lo sono ancora, ve lo giuro.... +Ma, lo ripeto, partire senza avervi parlato una volta ancora, mi +sarebbe stato impossibile. Ecco perchè sono venuto.... Tremate?... Di +che potete temere? Ho forse neppure tentato d’andare da voi dopo che +me lo avete proibito?... Pensate: sono ritornato da Londra apposta +per vedervi, non fosse che per un istante.... in istrada.... senza +mostrarmi. Eravate in campagna. Ciò che mio zio mi ha detto, non mi +ha desolato quanto potreste crederlo. Sapere da voi stessa che siete +felice.... voi almeno! è stata quasi una consolazione per me. Avevo +fatto un ultimo sogno.... impossibile! me ne accorgo adesso, aveva +sperato poter diventare vostro amico e vedervi di tempo in tempo.... +Sentendo il vostro rifiuto, ho ubbidito senza lagnarmi. Sono ripartito. +Ma un pensiero mi perseguitava, doloroso, orribile. Dicevo a me stesso +che lasciavo l’Italia senza neppure avervi veduto.... e che ogni +giorno, ogni ora, allargherebbe ancora lo spazio che ne divide. La mia +ultima probabilità era perduta. Era al disopra delle mie forze; tornai +a Firenze di nascosto, quasi come un ladro. Mentii a mio zio, e a +insaputa di lui, ritornai solo, senza nessuno per sostenermi nelle mie +buone risoluzioni, per farmi arrossire di me stesso, se non seguivo la +via che mi ero prescritta come un dovere. Ho vissuto celato, facendo +spiare le vostre mosse con un mezzo senza pericolo che ho trovato. È +stato in tal modo che sono giunto a vedervi, alla stazione, frammezzo +alla folla, il giorno della vostra partenza per Viareggio. Quando mi +sono trovato davanti a voi, ho creduto svenire, io che avevo resistito +a tutto! Non mi avete visto.... + +— V’ingannate. Vi ho visto.... Ma, mio Dio! perchè m’avete inseguita +fin qui?... Mi fate orribilmente soffrire!... + +— Davvero?... M’avevate visto?... L’ho creduto per un minuto, poi +mi sono detto: No! sei troppo pazzo! Lo speravo e lo temevo.... Ma, +dopo quel momento, la mia forza mi abbandonò. Nel tempo stesso che +mi rimproveravo la mia mancanza di logica, la mia imprudenza, partii +all’indomani per Viareggio; partii senza scopo, senza motivo, spinto +da un desiderio irresistibile... semplicemente per vedervi ancora. E +davvero, alla stazione, mi riconosceste?... + +— Subito.... Eppure.... + +— Sono mutato, non è vero? assai mutato. Pensate agli anni che +trascorsero da quando ci lasciammo, e pensate a tutto quanto ho +sofferto. Non ne parliamo più. Adesso permettete che vi guardi. +Questa è un’ora che non tornerà più. Sì, vi ho seguita, e a Viareggio, +nascosto, ho passato dei giorni quasi felici nella solitudine di una +stanza d’osteria, pensando che non eravate lontana, e che di tempo in +tempo, potevo scorgervi un istante di sfuggita. Vi ho intravista solo +quattro volte in quindici giorni, ma mi è bastato per farmi sopportare +quasi allegramente la mia prigionia volontaria. Intanto però un +desiderio di parlarvi, non fosse che per un’ora, senza testimoni, si +è bentosto impadronito di me con una violenza tale, che non fui più +capace di lottare. Le mie giornate furono passate a cercare di scoprire +un momento favorevole. Ma il rischio era troppo grande, avevo paura +per voi. Finalmente, quando non speravo più, codesto caso inatteso e +imprevedibile del vostro viaggio qui, del quale ho potuto aver contezza +facendo interrogare abilmente la vostra padrona di casa, mi ha offerto +la possibilità di un ultimo tentativo. Ho saputo che verreste sola. +Benchè fossi sicuro di dispiacervi, di spaventarvi, come avrei potuto +resistere alla tentazione? + +— Lo avreste dovuto però.... Sarebbe stato meglio. + +La voce d’Elisa era ridiventata più ferma, ma parlava a stento. + +— Perdonate la durezza delle mie parole. Ma a che serve il rivederci? +Io non mi appartengo più, sono legata irrevocabilmente ad un altro.... +che devo amare.... che amo. Avevo detto a vostro zio che dovevate +partire, e non conservare di me che un incancellabile ricordo, come io +lo conservo in fondo all’anima mia.... E a quale condizione, gli dissi +che ad onta di tutto, non vi potevo dimenticare? Alla condizione che +mi obbedireste e non cerchereste di rivedermi. Ho aggiunto che il mio +più ardente desiderio era di sapervi meno infelice, trovando un po’ di +serenità nella vostra vita tanto triste per colpa mia, tutta di dovere +e di sacrificio.... E voi.... + +— Non parlatemi di cose impossibili. Potete rimproverarmi d’aver +disubbidito e d’essere qui. Ma non potete comandare ai miei sentimenti. +Il mio amore per voi è eterno, perchè è al di sopra della vita umana +e della nostra sorte passaggera. È mio diritto d’essere infelice per +voi. Voi, avete potuto esser felice; vi approvo sinceramente, ma non +sapreste esigere lo stesso da me. Vi giuro, Elisa, che in queste mie +parole non v’è nemmeno l’ombra di un rimprovero. I nostri destini sono +stati diversi; abbiamo fatto ciascuno il nostro dovere. Ingannata da +me, ed una tale menzogna era necessaria, sciolta da tutte le nostre +promesse, credendomi debole, dimentico, colpevole forse, mentre fui +solo imprudente, d’una imprudenza che scontai con la disgrazia di tutta +la mia vita, voi mi avete ancora atteso, voi avete lottato, oh! lo so +ed indovino! vi siete ostinata a lungo, poi infine, il tempo ha fatto +l’opera sua, la vita ha avuto la sua influenza, un sentimento nuovo ha +trovato posto nel vostro cuore, ed avete accettato la felicità. Avete +fatto bene. Ma io, che non avevo nulla da rimproverare fuorchè a me +stesso, io, che sapevo tutta la forza del vostro carattere e tutta la +infinita bontà dell’anima vostra, io, ch’ero sicuro che se non avessi +mentito per dovere, sarei stato da voi aspettato sempre, io, che dovevo +desiderare la vostra felicità per mezzo di un altro, poichè io stesso +vi ci avevo spinto, e la profonda approvazione della mia coscienza ha +appena compensato l’immensità del sacrificio! potevo io esser felice +avendovi perduta, potevo io vivere d’altro che di memorie? L’avvenire, +possibile e necessario per voi, non esisteva per me. Ed intanto ho +tutto rinchiuso dentro di me. Credete voi che si sappia veramente come +ho vissuto? Ho obbedito, per quanto lo potevo, alle leggi sociali; ho +potuto trovare la rassegnazione apparente per quelli cui volevo bene; +ho lavorato e mi sono reso utile alli altri ed a me, ma che non mi si +chieda di più! Nessuno ne ha il diritto. + +— Se sapeste quanto mi fate soffrire! Vedete bene la mia emozione, +non mi provo a celarla. Un brivido mi ha presa dal momento che apriste +quell’uscio, e tremo ancora.... Risparmiatemi!... + +Egli la guardò con una espressione nuova sul viso; poi ripigliò con un +tono amaro: + +— Ah! capisco!... Nella vostra esistenza calma, il mio ricordo è +rimasto come un’eco lontana della vostra prima giovinezza.... ma vivete +in piena vita reale, come una signora della società che siete; avete +cercato e trovato la pace; le vostre giornate, tutte uguali nella loro +amabile varietà, si seguono senza scosse; voi vi adagiate, fiorite +nella vita tranquilla e opulenta dei felici di quaggiù, e la vostra +malinconia, seducente alli occhi altrui, si è raddolcita anche per voi, +e bruscamente io sorgo qui simile allo spettro brutale del passato, +e vengo, io che il mondo non seppe mai deridere, tanto seppi sempre +tacere! vengo a far pompa dinnanzi a voi dei miei dolori che non potete +nemmeno più comprendere! + +Si alzò e camminò fino in fondo alla camera, lentamente, a testa bassa. +Quando rialzò li occhi, vide Elisa che lo guardava fissamente, con la +faccia contratta, e quando i loro occhi s’incontrarono, egli scorse +delle grosse lagrime, ch’ella non potè trattenere che le colavano per +le guancie; e dopo un istante di lotta vana, ella nascose il viso sul +braccio appoggiato al tavolino, e scoppiò a piangere. + +Giulio rimase un minuto immobile, come pietrificato, a contemplarla. +Poi cadde a’ suoi piedi, e prendendole la testa nelle sue due mani, +la costrinse a volgere verso di lui il viso bagnato di pianto. Guardò +quelli occhi rossi, quelle labbra convulse dai singulti, sentì presso +di sè il soffio ansante del seno di lei, ed il fiato di lei sulla +sua bocca, e si rigettò all’indietro, poi si piegò sopra quelle mani +bianche diventate inerti che coperse di baci.... Vi fu un silenzio. +Restò immobile, con la faccia quasi sui ginocchi d’Elisa. + +Lei rivide quella testa, quel collo, che aveva altre volte veduti tanto +spesso così, e durante un áttimo, dieci anni della sua vita sparirono. + +Il passato risorgeva davanti a lei, nella sua antica e imperitura +bellezza. Rivedeva la casa del lago di Como, i sentieri dove i piedi +s’imbarazzavano nei cespugli e dove lo sguardo si riempiva delli +azzurri dell’acqua e del cielo, l’albero sotto al quale essi avevano +pianto alla loro prima separazione, e la piccola sala dei ritrovi +notturni all’epoca del ritorno inatteso di Giulio, quei rapidi giorni +di febbrile felicità ch’erano rimasti come la nota la più acuta +e sonora della sua vita. I ricordi dalle care tinte impallidite +ridiventavano dei ricordi d’ieri; essa rivedeva ogni pietra, ogni +cespuglio della strada di Torno, di quella strada che aveva tante +volte percorso andando alla posta, col cuore pieno di speranza, per +ritornarsene in preda a una tristezza mortale; rivedeva il piccolo +cannotto nel quale si erano talvolta arrischiati sul lago, lo svolto +della strada dove penavano tanto a lasciarsi dopo le loro lunghe +passeggiate, la sua camera dove sempre i suoi pensieri si rivolgevano +a lui, attraverso l’oceano, dopo ch’era partito. Poi la notte profonda +dell’anima sua, quando aveva finalmente perduta ogni speranza, le +angoscio della lotta dalla quale era uscita rassegnata, i desideri +insopportabili e pazzi di vederlo una volta ancora e morire. + +Ed ora egli era lì, chino sopra di lei, a’ suoi piedi; ella sentiva le +mani di lui che toccavano le sue, vedeva quella testa appoggiata sulle +sue ginocchia. Ed ella contemplava, assorta in un’estasi inconsciente, +in un completo oblìo del presente. + +D’un tratto, ella osservò che quei capelli tanto noti, quei capelli +da ragazzo morbidi ed ondulati, erano brizzolati di fili bianchi. E +con la sensazione di una orribile stretta al cuore, essa si svincolò +finalmente. + +Ma svegliandosi, si ritrovò tuttora in un sogno. Perchè trovavasi, con +lui, in codesta camera banale, con le sue pareti dipinte a quadretti +gialli e rossi, i suoi mobili volgari e scompagnati, la sua alcova a +tende scolorate? + +Allora, mentre ascoltava come in sogno ciò che Giulio continuava +a dirle, il suo pensiero ritornò ai giorni più recenti, al nuovo +cambiamento nella sua vita, al tempo ch’era già trascorso, rapido e +penoso, dopo la visita di Orlandi, dal momento in cui era venuto a +turbarla annunciandole l’arrivo di suo nipote a Firenze fino all’ultimo +giorno di sofferenze segrete a Viareggio, dove notava con paura +l’attitudine incomprensibile di Massimo. Mutato per lei, senza ch’ella +sapesse indovinare perchè, era diventato aspro, freddo e distratto +all’istante in cui avrebbe avuto il maggior bisogno d’essere sostenuta +e incoraggiata. Avrebbe voluto abbrancarsi a lui, e Massimo sembrava +allontanarsi. Doveva avere del sospetti ch’ella indovinava; ma quali +precisamente? Paurosa, non ardiva interrogarlo, nè scandagliarlo in +nessun modo. Che sapeva? Che pensava? Lei aveva creduto che Giulio +fosse ritornato a Londra, e sulle prime ne aveva provato una specie di +sollievo. Ma, a poco a poco, nella tristezza della solitudine, davanti +a suo marito che non riconosceva più, un rimpianto sorse nel suo cuore. +Durante le sue lunghe giornate solitarie, nel salotto soffocante +del suo quartiere ammobiliato, illanguidita del caldo opprimente, +l’occhio fisso sul vasto mare che pareva assopito sotto i raggi di +un sole torrido, una idea s’impadroniva di lei che tentava invano di +scacciare. Avendo riveduto Giulio per un minuto, una brama la riempiva +di rivederlo ancora. La parola _giammai_ si disegnava davanti a’ suoi +occhi in lettere di fuoco. Avendolo riveduto, — e come dimenticare la +scossa di quel minuto secondo? — le sembrava impossibile di dover dire +a sè stessa: morrò senza aver sentito una volta ancora il suono della +sua voce, senza potergli dire una parola. + +Ed ora egli era lì, davanti a lei. + +Le parlava con una voce dolce, che pareva venisse da lontano, e che +infatti s’innalzava per lei in un mormorio, come dal fondo delli anni +spariti. Le domandava sempre perdono d’essere venuto e l’assicurava, +con un così triste sguardo! che non cercherebbe mai più di rivederla. +Non voleva che un ultimo sorriso e che una mano indulgente nella sua. +E, senz’ordine, interrompendosi, le raccontava la propria vita, gli +avvenimenti di tutto quel tempo che li aveva separati, le proprie +disperazioni, ed in quel racconto le parole non erano nulla. Lei lo +ascoltava macchinalmente, leggendo nelle pupille di lui tutti i segreti +dei suoi dolori, tutte le lotte della sua coscienza, e la terribile +vittoria sopra sè stesso. Le parlò della sua lunga assenza, della sua +sventura, della menzogna alla quale aveva dovuto acconsentire, poi del +suo ritorno, e di quello che aveva sentito alla notizia ch’ella era +maritata col marchese d’Astorre. + +Parlando, Giulio era stato sincero. Davvero, venendo, ad onta di tutti +i rischi, fino in quell’albergo per rivederla, nessun pensiero era nato +nella sua mente ch’egli avesse a rimproverarsi. Per nulla al mondo, +egli avrebbe voluto turbare la pace, la felicità di colei che adorava +d’un amore santificato da tanto soffrire. Era entrato la sera in quella +camera, dove nessuno poteva sospettare la sua presenza, perfettamente +sicuro di sè. E non aveva dubitato di uscirne, forse un po’ consolato, +forse più affranto di prima, ma senza che la sua coscienza avesse nulla +da rinfacciargli. Una carrozza stava pronta, che doveva condurlo a +una stazione, donde ripartirebbe per non più ritornare. Sapeva bene +che rivedendo Elisa, parlandole, proverebbe la più forte emozione +della sua vita, e che forse, attraverso il suo amore purificato, tutte +le violenze della passione si ridesterebbero in lui, ma sapeva pure +che adesso Elisa apparteneva volontariamente ad un altro, ch’ella lo +amava, che gli doveva la felicità, e sentiva ch’egli non mancherebbe al +proprio dovere, e che si mostrerebbe a lei come gl’incombeva di essere. + +Ma non si era aspettato a trovarla quale essa gli appariva allora. +“Certo sarà commossa assai rivedendomi„ erasi detto, ma non avrebbe +mai creduto di vedere quelle lagrime ardenti smentire le fredde parole +ch’ella aveva tentato di rivolgergli, nè di sentire la mano di lei +febbrile quanto la sua propria, nè di leggere in quelli occhi la +rivelazione involontaria di tutto l’antico amore risorto. Un sospetto +gli attraversò la mente, che lo rese come pazzo e gli fece tutto +dimenticare: ella forse aveva mentito ad Orlandi, si provava a mentire +ancora, ma tutto quanto diceva era falso, ed ella lo amava come prima! + +Allora sentì tutte le sue risoluzioni squagliarsi e gli sembrò che +un abisso si aprisse sotto ai suoi piedi, pieno di disperazione e di +gioia. Tacque d’improvviso, e fissò negli occhi di Elisa uno sguardo +che voleva penetrare fino all’anima. + +— Continuate, — disse. — Giacchè siete qui, parlate. E parlate presto, +perchè il tempo incalza. + +— No, nulla ne incalza, — rispose con voce cupa. + +Poi serrandosi le tempie nella mano destra, esclamò con tono mutato: + +— Dio mio! pensare che se fossi ritornato qualche mese prima, allora, +non apparterreste ad un altro! Ironia insultante della sorte! Voi, +Elisa, la mia Elisa, vi guardo e non ne ho il diritto, prendo le vostre +mani nelle mie, e per questo sono costretto a nascondermi! Non siete +più la mia Elisa, siete la marchesa d’Astorre. Ma pensate dunque, +dopo tutto, mi avete lungamente e pazientemente aspettato, povera +fanciulla mia, mio angelo adorato.... e più che non avreste dovuto; ma +perchè Dio ha permesso che, ad onta del vostro coraggio, io arrivassi +troppo tardi? E come lo avevo altre volte predetto, ritorno ricco, +considerato.... ed avrei potuto avervi! No, è troppo! Perchè non sono +morto in mare, ritornando!... + +— In nome del cielo, calmatevi! Perchè vi esaltate così, perchè questo +mutamento! + +— Perchè? Perchè leggo nei vostri occhi; perchè le vostre parole hanno +mentito ed i vostri sguardi sono sinceri.... perchè mi ami ancora! +Elisa, perchè ci amiamo sempre! + +E, debole com’essa era, egli se la prese tra le braccia. + +— Vieni, — le disse, — partiamo! Vedi bene che sono io! Ti ritrovo! +Il tuo corpo freme tra le mie mani.... come posso credere alle tue +parole? Ti giuro che tu mi ami! Dimentico tutto. Se ci amiamo, tutto +il resto è falso. Oh! dimmi, Elisa, non senti l’eternità del nostro +amore? Come vuoi che di un tale passato non rimanga nulla?... Come? +tutto dovrebb’esser vano? e inutili i nostri dolori? Avremmo dunque +mentito, allora, ci saremmo ingannati? Quelli che negano l’amore +avrebbero dunque ragione, e noi avremmo scambiato un lampo con la +luce immortale?... Ti ricordi le nostre promesse?... Non senti tu che +i vincoli che ci univano non sono spezzati? Mettete sopra un piatto +della bilancia tutte le leggi sociali, tutti i doveri mondani, tutte le +catene della vita, e sull’altro un sentimento d’origine divina.... da +qual lato piegherà? Tu fosti mia; lo sei ancora. Farò tutto quello che +vorrai. Fuggiamo lontano da tutti, che nessuno più ci veda!... + +— Tacete! + +E con uno sforzo violento, Elisa si svincolò. + +Essa si volse verso la finestra, e Massimo che udiva tutto, vide +rivolto verso di lui il viso di sua moglie, e su quel viso una +espressione ch’egli non potrebbe mai più dimenticare. Vide i suoi +occhi alzati al cielo, i suoi lineamenti contratti da una lotta ultima, +un’angoscia suprema che agitava tutto il suo corpo. + +Giulio volle seguirla all’altra estremità della stanza. + +— Restate, — gli disse. — Non saprete mai a che punto soffro. Per +pietà, Giulio! (egli trasalì sentendola chiamarlo per nome), calmatevi! +Non mi avvicinate più! + +Rimase qualche tempo accasciata, incapace di parlare. Il silenzio era +strano in quella camera. Poi finalmente ella disse a voce bassissima, +con uno sforzo: + +— Se sapeste come amo veramente mio marito, e quanto e perchè lo amo, +non mi parlereste come fate. + +— Ciò è falso. Voi non lo amate, poichè amate me. L’ho veduto, l’ho +vedo ancora. Non posso credere alle vostre parole. Nient’altro è vero +tranne il tremito della vostra mano nella mia. Il vostro, Elisa, è un +carattere sincero e retto; non avete mai saputo mentire. Ma io non vi +accuso; anzi vi stimo e vi ammiro sempre più. Si capisce tutto, quando +si ama come amo io. La vostra menzogna è sublime. Imponete silenzio +all’anima vostra per compiere ciò che credete il vostro dovere. Ma io, +in questo momento supremo, vedo al di là delle considerazioni umane. +Guardate: adesso sono calmo. Ascoltatemi. Io pure ho provato che so +tutto sagrificare all’idea del dovere. È per fare ciò che dovevo, che +mi condannai io stesso a mentire, che ho frantumato il mio proprio +cuore. Posso dunque giudicare. Ebbene! ve lo dico in tutta sincerità, +il vostro dovere non può consistere nell’amare quell’uomo. Ad onta +delle leggi e della morale passeggiera di questo mondo, quali sono +i suoi diritti paragonati ai miei? Io, ebbi la vostra prima parola +d’amore, e vedo che mi amate ancora; io, vi ho tutto dato e tutto +sagrificato, e sarei pronto a sagrificare tutto ancora, se veramente lo +amate, vostro marito. Ma come lo fareste credere? Che ha fatto, lui? +Oh! credetelo! ho ragione. Vorrei che vostro marito fosse qui e mi +sentisse. + +— Giulio, è me che dovete ascoltare, — disse Elisa lentamente. — Non +parlate così; non dite nulla di cui potreste pentirvi più tardi. In +nome del passato, che resta sacro nella mia memoria, ve ne supplico! + +V’era qualcosa di così decisivo, di così solenne nella sua voce, che +Giulio ne fu colpito in mezzo al suo esaltamento, e che tacque mentre +Elisa sembrava riflettere.... + +— Sapete quali furono per me gli anni che seguirono la vostra partenza? +— continuò finalmente, e come se parlasse tra sè. — V’immaginate il +lutto che si distese per me sulla natura, la disperazione che cadde +sul mio cuore? Nessun vecchio, disingannato di tutto e stanco della +sua lunga giornata, sentì mai il peso dell’esistenza troppo gravosa +per le sue forze, come lo sentii io allora, al principio della vita, +giovinetta cui sorrideva il mondo. Ed io, non avevo nemmeno il lavoro, +un cómpito per distrarmi. Non avevo che la mia solitudine e i miei +pensieri, e non me li permettevano. Mi era proibito di soffrire, e di +giorno in giorno, i miei spiavano l’istante in cui dovesse cessare il +mio dolore eterno. Mentre desideravo morire, si pensava a maritarmi. +Rifiutavo sempre, lottavo. Ma finalmente si decise, mio malgrado, +il mio matrimonio.... e sapete con chi? con quell’uomo che voi pure +detestavate e che veniva tanto spesso da voi.... Gorletti. Codesto +matrimonio era una necessità assoluta; la miseria sorgeva davanti a +noi, ed io dovevo salvare la mia famiglia. Tutti mi consigliarono di +cedere, perfino le persone migliori, le più intelligenti. Non sapevo +resistere alle minaccie di mia madre, alle preghiere desolate di mio +padre, all’opinione universale. Come avrei voluto morire! ma lo potevo +ancor meno. Il sacrificio era deciso; ad onta della mia ripugnanza, +del mio orrore, avevo dovuto acconsentire.... Sola, non potevo lottare +contro tutti e contro la sorte. Mi si compiangeva, ma nessuno ebbe +l’idea di venirmi in aiuto. E, d’improvviso, all’ultimo momento, un +uomo giunse, che lo fece. Come un angelo salvatore s’intromise tra me +ed il destino, e con mano possente, arrestò sull’orlo del precipizio +quella che i suoi amici vedevano cadere con vani rimpianti e nulla più. +E quest’uomo mi conosceva appena; non ero per lui che una conoscenza +banale, indifferente. Ma egli comprese e volle salvarmi. E per ciò +fare, mi sposò; mi diede il suo nome, il suo appoggio, la sua fortuna e +non mi chiese nulla in cambio. Potevo rifiutare? Avevo la scelta? + +— Non lo amavate, dunque? + +— No, non lo amavo allora. Ma già mi sentivo irrevocabilmente legata a +lui da una riconoscenza della quale non mi potevo sdebitare. Mi aveva +resa ad una vita possibile. Voi, vi credevo perduto per sempre, sposato +con un’altra; vivevate sempre nell’anima mia, ma solo per la memoria. +Il tempo scorreva per me, calmo; ero triste, ma esistevo come in sogno. +D’Astorre, invece, attivo, errante, proseguendo sempre qualche progetto +da me ignorato, viveva in un modo bizzarro, disordinato, che io non +capivo. Per me, egli non era, come dal primo giorno, che un amico +sicuro e sincero. + +A poco a poco egli cambiò. Tutte le cose esterne cessarono +d’interessarlo; si attaccò sempre più a me ed alla casa; cessò di +assentarsi. Mi chiese se io volevo essere tutto per lui. Raddoppiò di +cure, di delicatezza. Seppe guadagnare tutta la mia fiducia, lui che +talvolta m’intimidiva; si corresse di tutti i suoi difetti. — E dal +giorno ch’egli mi amò in tal modo, credetti mio dovere di amarlo, e +l’amai veramente. Ebbene, non comprendete che adesso devo morire prima +d’ingannarlo? Ah! Giulio! la felicità ideale che altre volte sperammo +è svanita per sempre, e nulla la può risuscitare quaggiù. Voi avete +vissuto come io avevo l’intenzione di vivere, cioè rinunciando alla +vita; io ho dovuto cominciare una nuova esistenza e vi ho trovato la +pace ed un benessere calmo che per me è il dovere. Il ricordo del +passato non può spegnersi in me, e mio marito lo sa; poichè non ho +voluto nulla nascondergli, ma la mia vita gli appartiene adesso. Ho +sofferto quanto voi; ho forse pensato ancora di più. Riflettete, e +sarete costretto di darmi ragione. Nelle mie lunghe meditazioni ho +tutto previsto, perfino quest’ora. Sono debole, è vero, e la commozione +che ho provato vedendovi apparire al momento in cui meno me lo +aspettavo, mi ha fortemente scossa.... Ma ho tanto pensato, che non +posso fallire.... + +— È perchè il ricordo in voi è meno vivo che in me. + +— No, v’ingannate ancora; se vi parlo così, non è perchè dimentico, +ma perchè rammento. Confrontate ciò che fu il nostro amore a quello +che sarebbe ora! Invece dell’abbagliante splendore, dell’ebbrezza +santa che abbiamo conosciuto, che cosa avremmo? Una passione colpevole +e sconvolta, una felicità cattiva, avvelenata di rimorsi. Il nostro +passato, così bello nei nostri ricordi, e che, separati, non potremo +mai dimenticare, sarebbe esso pure guastato da un presente colpevole, e +che sembrerebbe la parodia di quanto abbiamo sognato. Tutta la mia vita +s’interpone tra di noi. + +Giulio non osava più interromperla. Ascoltava, con la testa china, +quelle parole tanto vere che risuonavano stranamente in quella camera, +guardando talvolta le due candele già per metà consumate, talvolta +rivolgendosi verso Elisa con un gesto di violenta negazione ch’ella +reprimeva subito. + +— Tutto quanto mi dite è vero a un certo punto di vista, — disse lui +finalmente con gran tristezza, dopo una lunga pausa; — tutto è d’una +verità crudele. Ve lo ripeto, avete ragione, e vi stimo altamente di +parlare in tal modo, sebbene mi spezziate il cuore. Il nostro amore +sarebbe adesso colpevole; è vero. Il dovere ne lo proibisce; ma, +credetelo, il dovere soltanto. Vedete, sono calmo. Sarò anche forte; +avrò l’orribile coraggio di obbedirvi. Una vostra parola mi è sacra. +Ma a quest’ora suprema, Elisa, confessate la verità. È il dovere che +ne separa ancora, inesorabile, null’altro che il dovere. Ma voi mi +amate, mi amate come sempre, mi amate come io vi amo. Datemi questa +consolazione terribilmente amara di confessarmelo, e partirò. + +— Non sarebbe una conclusione. Mentre invece se mi poteste comprendere, +se poteste intravedere la verità tal qual’è, e tale che ve la voglio +dire tutta intera, vi trovereste un sollievo vero, e la forza di +rassegnarvi alle tristi leggi della vita che non possiamo discutere. +Dicendo che v’è nel nostro passato qualche cosa di eterno che non può +morire, e che le nostre anime sono unite da un vincolo indissolubile, +dite il vero.... Ma v’ingannate credendo che io possa amarvi come una +volta. Allora potevo darmi a voi tutta intera, consacrarvi tutte le ore +del mio tempo, tutti i miei pensieri e tutte le mie sensazioni; adesso +invece appartengo ad un altro e da alcuni anni egli ha la mia vita +di tutti i giorni.... e come avrei potuto diventar sua, senza nulla +dargli del mio cuore? Perchè volete che dicendovi che lo amo, non lo +dica che per farvi ancora più crudelmente soffrire? Oh! no, Giulio, non +si tratta del dovere solamente, del dovere sociale, come vi ostinate +a crederlo.... Se avessi potuto continuare ad essere tutta vostra, +_allora_, non avrei forse calpestato tutti i doveri? Ma perchè vorreste +che ci rendessimo ora infelici, cercando una felicità impossibile +che non potremmo trovare se non al prezzo della pace della nostra +coscienza? + +Elisa gli disse che aveva lungamente riflettuto nelle ore della sua +solitudine. Gli spiegò che la vita è molteplice e che quando i nostri +voti non sono aiutati da circostanze eccezionali, l’ideale è presto +soffocato dalla realtà e non può più esistere che nel segreto del +nostro cuore. Se non ne viene concesso d’isolarci dal mondo, siamo +ben presto ravvolti dalla mischia, siamo costretti ad abbandonare i +grandi spazi puri dove la nostra immaginazione vagava, e di camminare +nell’erba, sull’orlo della strada. + +Elisa, mentre ripeteva tutto ciò, era pallida quanto Giulio. + +Lui aveva abbassato il capo; era vinto. Vedeva chiaro finalmente +quanto ella avesse ragione. Con un brusco movimento, si alzò quasi per +partire. + +Elisa trasalì, e allora, lei che aveva saputo parlare con tanta calma +e con tanta verità, affranta dalla intensa emozione e dalla tensione +dello sforzo, si mise a piangere. + +— Per pietà, Elisa, se volete che abbia la forza di fare ciò che devo, +non piangete! Vedete, vi ho compresa, sono ridiventato me stesso. E +siete debole voi, adesso, ve ne supplico.... Eppure grazie! grazie per +queste lagrime! + +Ella gli stese le mani, oramai, asciugandosi gli occhi. + +— Ho ben ragione, non è vero? Dunque, giurate di obbedirmi? + +— Lo giuro. + +— Restate ancora un poco, allora. Che io possa avere la dolcezza di +parlarvi liberamente, adesso che sono altrettanto sicura di voi che di +me, che io possa tenere senza paura per pochi istanti la vostra mano +nella mia! Se sapeste quanto, io pure, desideravo parlarvi ancora una +volta, quanto l’ho sopratutto desiderato il giorno che vi ho rivisto! +Sì, oso dirvelo, ad onta dell’imprudenza, ad onta del pericolo, ad +onta di tutto, non posso biasimarvi di essere venuto. È una felicità +insperata e che nessuno può rimproverarmi, e sarò più forte, d’ora +in poi. Siete buono e grande, Giulio, come lo foste sempre. Oh! senza +fallire, senz’aver nulla da rinfacciarmi, potervi parlare sinceramente +questa volta ancora! Oh! se potessi sperare, che voi pure sarete meno +infelice per avermi veduta! Ma tutto è così triste.... + +Giulio guardò il suo orologio. + +— Ho ancora un’ora da rimanere. Lasciate che vi guardi. + +Intanto, Massimo, di fuori, su quel balcone, dove, quando Bardi era +entrato nella camera, aveva dovuto abbrancarsi alla sbarra per non +fare irruzione, avendo sul capo la serenità del cielo stellato, sotto i +piedi l’abisso aperto, e davanti agli occhi, tra gli interstizi delle +persiane, la scena che abbiamo descritto, — aveva vissuto altrettanti +anni quanti erano i minuti passati, tutta una vita, se si considera +il tumulto delle passioni diverse, cambianti ad ogni nuova fase +del dialogo, e la dolorosa varietà de’ suoi pensieri e delle mosse +dell’animo suo. Dinanzi a quella scena, dove il suo avvenire era in +giuoco, una di quelle trasformazioni aveva dovuto compiersi in lui; +che, troppo bruscamente subìte per scosse violente, possono uccidere +un uomo, specialmente nel suo stato. Ma una così intensa curiosità +lo aveva inchiodato al suo posto ch’era passato dallo spavento e +dall’orrore all’ammirazione, quasi senza sentirlo. Tremò dai piedi +alla testa senza che l’occhio suo s’abbassasse per un secondo, senza +che le sue mani potessero muoversi. Rimase sino alla fine, atterrato, +affranto, consolato tutt’insieme e di volta in volta. Aveva tutto +sospettato, tutto, tranne ciò che vedeva ed udiva. Dal primo momento +in cui si era sentito come trafitto dalla certezza acuta che tutto era +perduto, egli aveva temuto, sperato, dubitato, pronto a maledire o a +piangere, sino alla fine; e tutto lo aveva sorpreso, strappato dalla +logica della sua esperienza per aprire alle sue riflessioni degli +orizzonti inesplorati. + +A un certo momento aveva alzato gli occhi alla gran vòlta oscura +e splendida, e si sarebbe potuto crederlo sul punto di cadere in +ginocchio come se una preghiera riconoscente gli salisse alle labbra. + +Ma non si sentì felice quand’ebbe tutto veduto. Una disperazione +nuova si aumentava lentamente in lui. Tutta la sua passione brutale, +i suoi desideri di vendetta, ed i suoi furori pieni di angoscia, +si dissipavano, e non sentiva più che la vergogna di sè stesso, +l’ammirazione e la pietà. Egli moralmente scompariva davanti a quei due +ch’egli aveva considerato come colpevoli, e che ora contemplava simili +ad esseri superiori. Qualcosa contorcevasi morendo dentro di lui, e un +sentimento affatto nuovo vi nasceva. Al posto del suo amore turbato, +che avrebbe potuto condurlo fino al delitto, sorgeva una infinita +tenerezza che aveva quasi sete dell’amara voluttà del sacrificio. + +Aveva visto adesso l’amore nella sua estrinsecazione la più alta, ed a +momenti, era stato costretto di dimenticare che lui stesso amava quella +donna, a piedi della quale stava un altro. + +Aveva compreso codesto amore, del quale da un pezzo conosceva la prima +parte, ed alla fine del quale egli aveva così stranamente assistito. +Che diventavano i suoi sentimenti, confrontati coi sentimenti dei quali +aveva ascoltato la involontaria eloquenza? Aveva sentito la sua gelosia +umiliata, intravedendo le segrete profondità di quelle due anime, +sentendo più che non dicessero le parole, credendo leggere sui loro +lineamenti confessioni non espresse. + +Il suo sguardo si perdeva in giù, al basso, e vedendo le pietre del +torrente biancheggiare sempre nell’orrore delle tenebre, ebbe per un +istante la vertigine della profondità, del silenzio dell’abisso dove +tutto si oblia, e lui, che due ore prima, voleva vivere per vendicarsi +e punire, pensò allora che sarebbe stato meglio — soccombendo al dolore +che lo aveva assalito durante la sua pericolosa ascesa al balcone — +cadere nel precipizio e trovarvi la morte, che sarebbe stata la pace +per lui e la felicità per gli altri. + + +VI. + +Nella sua camera rosa, in quello stesso letto dove aveva dormito per la +prima volta giungendo dalla Lombardia alla _Villa del Giglio_, Elisa +stava coricata. Un bel raggio di sole ancora caldo penetrava dalla +finestra semi-aperta, illuminava la tinta rosa delle tende, faceva +brillare la doratura di una cornice, e pareva volesse ridonare il +colore alle guancie pallide della convalescente. + +Elisa aveva abortito, e durante alcuni giorni, era stata male assai. +I suoi genitori erano venuti. La speranza tardi concepita e di nuovo +perduta di vedere presto un bambino rallegrare la casa, aveva afflitto +tutti, ma la signora Valenti specialmente piangeva a calde lagrime +il piccolo erede svanito. Elisa, la quale ad onta de’ suoi sforzi per +reprimere un tal sentimento, era stata penosamente turbata dall’arrivo +di sua madre, dopo d’averla vista seduta al suo capezzale, aveva +finito col rispondere ad uno dei suoi abbracci esaltati con un bacio +silenzioso, ch’era, senza che nessuno lo sapesse, un bacio di perdono, +e più che mai, dopo quanto era passato, le aveva fatto bene la presenza +di suo padre, tanto buono a malgrado delle sue debolezze. + +La signora Valenti era appena uscita dalla camera. Massimo stava seduto +a’ piedi del letto, sulla gran poltrona, dove, pur malato egli stesso, +era rimasto cinque notti a vegliare. In nessun posto, d’altronde, +avrebbe potuto dormire. Aveva passato là delle ore interminabili, +nella penombra vagamente rosea della stanza appena rischiarata dal +dolce bagliore di un lume da notte, facendo talvolta, mezzo svegliato +com’era, i più strani sogni, talvolta invece rivedendo gli avvenimenti +recenti disegnarsi, con nettezza straordinaria sul fondo di pallide +tenebre dove si perdeva il suo sguardo. Sempre rivedeva la scena +che aveva prodotto in lui una nuova trasformazione, sempre pensava +al modo con cui era partito, aprendo macchinalmente, dal balcone, +la porta-finestra mal chiusa della camera attigua a quella occupata +da sua moglie; come si era trovato, più tardi, alla stazione, quasi +senza saperlo, e com’era ritornato alla villa, e vi aveva trovato +un telegramma di Elisa che lo avvertiva di non poter tornare prima +dell’indomani. Era giunta infatti, e gli aveva raccontato che non +aveva trovato la signora Vegezzi a G..., poichè suo marito era stato +trasferito a Prato, due mesi prima, e che allora si era decisa ad +andarvi, il che aveva prodotto un ritardo di un giorno, che i Vegezzi +stavano bene loro, ed i loro sette figli, e ch’erano rimasti assai +felici e lusingati della sua visita. + +Durante le ore passate a G..., Massimo era stato balestrato tra gli +estremi dell’amore, dalla passione tormentosa e violenta alla tenerezza +senza limiti, da tutti i furori dell’egoismo esasperato alla completa +rinunzia di sè stesso. + +Ora si rifaceva l’equilibrio. Sentiva quanto il suo amore per Elisa +fosse pieno di disinteresse, ma — sebbene l’idea di sagrificarsi lo +tentasse — comprendeva di non esserne capace. Tutto si confondeva +nella sua testa stanca. Il pensiero si era in lui mescolato al sogno, +nel corso di quelle lunghe notti insonni. Vergognoso della sua gelosia +passata, dopo d’aver udito le nobili parole di sua moglie, giudicava +amaramente la situazione come avrebbe potuto giudicarla un terzo +disinteressato, ma in ciò fare, un dolore tanto acuto lo riempiva che +non mancava di una certa orribile voluttà. + +Diceva a sè stesso: una volta, per caso, è accaduto che nella nostra +società triste e depravata, due esseri si amassero realmente, del raro +e vero e imperituro amore. Furono divisi; ma essi si sentirono uniti +ad onta della distanza, dalle loro anime, come se le loro mani non si +fossero sciolte. Il giovane aveva potuto ritornare in Europa, — avendo +prima dovuto mentire perchè la sua fidanzata fosse libera, — e l’aveva +trovata moglie di un altro che l’aveva sposata per salvarla, spinto a +codesta facile buona azione dalla bontà leggiera che sta in fondo ai +cuori corrotti. E questo marito, il quale poi aveva amato sua moglie +per capriccio, deve rendere per sempre impossibile la felicità tra due +esseri che sembravano creati apposta per amarsi! + +E, esaltato, esagerando perfino ciò che gli sembrava la verità, egli +si persuadeva d’aver fatto l’infelicità di Elisa. Adesso sarebbe +felice, se non lo avesse incontrato allora sul suo cammino. E che cosa +meritava lui, non avendole portato che un amore tardivo, dopo una vita +sregolata, un amore al quale lei non poteva corrispondere che per +un’idea di dovere? Se, realmente, egli sentiva per Elisa un affetto +profondo, se veramente egli voleva fare qualcosa per la sua felicità, +perchè non lo farebbe sagrificandosi, come prima lo aveva fatto senza +merito; perchè avendo voluto una volta salvarla da Gorletti, non la +salverebbe adesso da sè medesimo? + +Ma sentiva di non poterlo. Ancora rimpiangeva talvolta di non essere +piombato in fondo al precipizio, sul quale era rimasto per un istante +sospeso nella indimenticabile serata a G...; ma adesso, ad onta di +tutto, le mollezze dell’amore lo riprendevano, contemplando Elisa +addormentata, pallida, sul candore dei guanciali. + +Ed Elisa pure, con gli occhi semi-chiusi, guardava suo marito a lungo, +senza ch’egli se ne accorgesse. Nella letargia della malattia, tutte le +sue idee si erano come velate, e gli avvenimenti che l’avevano tanto +scossa, le parevano già lontani. Ma Massimo le ispirava sempre una +penosa paura. Lo vedeva devoto, attento a’ suoi minimi desideri, ma +sempre triste ed inquieto, ed aspettava invano da lui una parola che +rompesse il ghiaccio, che attenuasse la sensazione d’un qualcosa di +straordinariamente teso fra di loro. + +La sua vita era mutata. I giorni penosi di Viareggio non erano stati +che una lenta preparazione ad una crisi che lei presentiva. Ed, +infatti, la presenza inattesa di Giulio a G..., e le ore passate +con lui, avevano marcato un punto d’arresto nella sua esistenza. E +bisognava voltare una nuova pagina, adesso. Bisognava che la vita +interrotta fosse ripresa, e resa possibile. Lo desiderava ardentemente, +di tutto cuore, ma perciò era necessario che Massimo la incoraggiasse, +trovasse la parola che doveva tutto dissipare. Benchè non si sentisse +colpevole, avrebbe però voluto dir tutto, ma una invincibile ripugnanza +l’arrestava, e avrebbe voluto sentire da lui, prima, almeno una sola +parola pronunciata come le altre volte. + +La casa sembrava più silenziosa che mai, ad onta della presenza +dei Valenti. I servitori con l’istinto loro, fiutavano nell’aria un +cambiamento, del quale tentavano invano di precisare le cause. Le vaste +sale del pianterreno sempre vuote, sembravano pure aspettare qualcosa +che non doveva giungere mai. Si restava negli appartamenti del primo +piano, vicini alla camera di Elisa. Quando vi erano riuniti, provavano +tutti un lieve imbarazzo indescrivibile, ciascuno a modo suo. + +Massimo errava solo nel giardino dove aveva tante volte passeggiato +con Elisa, e le memorie che sorgevano ad ogni passo, come spiranti +dagli alti alberi, come susurrate dalle ultime foglie cui già la brezza +autunnale scuoteva, gli sembravano memorie di cose morte, per sempre +sepolte nel passato lontano, e che nulla più potrebbe far rivivere. Gli +pareva certo che codesto silenzio pesante sopra ogni cosa non potrebbe +venire interrotto mai più. I soavi parlari, le tranquille gaiezze che +gli rendevano una nuova gioventù, la delizia dello sentire dimenticato +il mondo nelle dolcezze di un egoismo in due, tutto ciò era volato via +per sempre. Se guardava all’ora del tramonto le valanghe di porpora e +d’oro spegnersi lentamente all’orizzonte, e l’ombra invadere a poco a +poco i contorni lontani di Firenze, diceva a sè stesso che quel poema +celeste, variato tutti i giorni e costantemente sublime, non darebbe +più le ali alla sua imaginazione, poichè egli non troverebbe più in sè +stesso le mille tinte cangianti di un imperituro amore, armonizzantesi +col cielo. + +Giungeva a pensare che sua moglie ingannava sè stessa credendo di +amarlo, e che resterebbe sempre tra di loro un terribile segreto a +separarli. Quante volte, dacchè lei era convalescente, egli aveva +voluto parlare, e quante volte aveva sentito la impossibilità di +articolare le parole! + +Finalmente, quel giorno, senza ch’egli sapesse dove trovava un tale +coraggio, prese la mano d’Elisa che tenne lungamente nella sua, e le +chiese di ascoltarlo, deciso a dir tutto. + +Ma lei trasalì, e divenuta seria, si sollevò a sedere nel letto, +esclamando: + +— Sono io che devo parlarvi! + +E allora, a poco a poco, fermandosi spesso, in preda a una sofferenza +visibile, ma ben risoluta a fare ciò che meditava da un pezzo, e allo +stesso tempo come consolata ad ogni parola che le usciva dal labbro, +gli raccontò tutto quanto s’era passato a G.... + +Massimo si arrestò di botto, e si guardò bene dall’interromperla. +Pallido, attento, non perdeva una sillaba, e talvolta, un sorriso +commosso gl’illuminava gli occhi. Lei raccontò tutto, senza volere +nulla nascondere nè attenuare, con la sincerità assoluta d’una donna +cui la dissimulazione aveva già costato quanto una menzogna. Nulla al +mondo avrebbe più potuto commuovere Massimo, di questo racconto, del +quale ogni parola fiammeggiava dinanzi a lui. Padrone di sè, seppe +ascoltare sino alla fine quella nobile confessione, umilmente detta. +Elisa parlava lentamente, sentendo la mano di suo marito stringere +sempre più forte la sua. + +Ma non resistette più appena ella ebbe finito, e precipitandosi in +ginocchio contro il letto, disse: + +— Sapevo tutto! + +E con grande stupore d’Elisa le narrò a sua volta in qual modo e con +quali sentimenti era stato testimonio di tutta la scena. + +Elisa, affranta dall’emozione, sentì allora che vi era qualcosa di +provvidenziale in questo fatto che l’ingiusto sospetto per il quale +suo marito era stato spinto a farle la spia, aveva servito a mostrargli +tutta la verità, nella sua evidenza, con una certezza che niente altro +al mondo avrebbe potuto dargli. Mentre Massimo parlava, i ricordi +indimenticabili del suo colloquio con Giulio le apparivano adesso sotto +una luce nuova: sentiva d’essere stata come ispirata da una potenza +superiore a pronunciare quanto aveva saputo dire in quel momento +supremo. Ad ogni frase del racconto di suo marito, ad ogni parola che +talvolta veniva fuori penosamente, ella vedeva tutto quello ch’egli +aveva dovuto soffrire in quel giorno, tutto le mostrava la nobiltà +celata nel fondo di quell’anima, che nè le corruzioni del mondo, nè lo +scetticismo della sua vita, avevano potuto soffocare. + +Dopo una tale confessione, si sentirono entrambi sollevati, ma ciò +non bastò ancora a togliere la barriera che sembrava separarli, nè a +dissipare l’ombra stendentesi sopra la villa. + +Elisa guarì presto, ma le si raccomandarono le maggiori cure, +consigliandole allo stesso tempo di distrarsi. Massimo continuò ad +occuparsi esclusivamente di lei, ma senza poter ritrovare nè la sua +forza di carattere, nè il suo coraggio morale, dicendo a sè stesso +che la sorte non avendo concesso la formazione di un nuovo vincolo +tra di loro, per mezzo di un bambino, egli non poteva più sperare +nell’avvenire. + +Massimo propose a Elisa di stabilirsi per tre mesi a Firenze, e di +andarvi prima dell’epoca fissata per accompagnarvi la signora Valenti, +la quale desiderava passarvi alcuni giorni prima di tornare a Milano. +La sua villa, da lui tanto prediletta poco prima, non gli piaceva più, +e pensò che un cambiamento sarebbe forse salutare. + +Egli contava sulle distrazioni forzate. Per di più, pur troppo! la +solitudine completa con Elisa gli sembrava cattiva per entrambi. + +Nei primi giorni passati al palazzo d’Astorre, accadde infatti che le +cure necessarie, le visite da ricevere e da restituire, certi affari +stati un poco negletti e dei quali bisognava occuparsi, la compagnia +della contessa Goffredi e di qualche altra amica intima, presero buona +parte del loro tempo. Di comune accordo tacito, accettarono, in una +certa misura, tutte le banalità della vita cittadina, e si crearono +delle piccole occupazioni coi doveri trascurati prima con tanta +felicità. Cedevano talora pigramente a ogni specie di voglie barocche +che passavano per il capo della signora Valenti; e Elisa accompagnava +spesso suo padre nei suoi interminabili vagabondaggi per le vie, +ascoltando il suo cicaleggio un po’ vuoto, ma affettuoso, e sentendogli +ripetere, quasi con una specie di piacere, tutte le storielle della sua +gioventù, che lei sapeva a mente, e che gli aveva sempre udito recitare +con la stessa espressione di fatuità stanca. + +A Firenze si trovò Massimo mutato. Non era meno elegante; il pallore +del suo viso un po’ smagrito, gli dava anzi una seduzione nuova al suo +volto, che non era alterato, ma più serio. Solamente, parlava poco e +sembrava preoccupato. Il suo sguardo, più profondo, non si fissava più +sulle persone con quella rapida fissità di osservazione che turbava +ed affascinava altre volte; era divenuto distratto e pensoso. Aveva +perduto quella prontezza alla risposta che lo aveva reso celebre; la +freccia, lanciata qualche volta ancora per abitudine, scoccava lenta e +come in ritardo, ed egli la vedeva cadere a terra, noncurante. + +Lo si diceva ammalato, più seriamente ch’egli non lo credesse, poichè +ne parlava ridendo. La verità era che le forti scosse morali avevano +alterato la sua salute e un poco scossa quella costituzione di ferro +che aveva resistito a tutto il resto. Il suo medico, della sincerità +del quale egli era sicuro, lo aveva rassicurato, pure raccomandandogli +di evitare le emozioni, e di fare una vita regolare; ma talvolta lui +sentiva dei tristi presentimenti. + +Ma non era di ciò che si preoccupava. Ciò che voleva era riconquistare +la felicità perduta, trovare in sè la forza che vincerebbe il destino, +rivivere ancora un poco come aveva vissuto durante tre anni, ma +assaporando assai meglio, ora, la sua felicità. — Tuttavia, nelle sue +ore di scoraggiamento, quando non osava più sperare, gli accadeva di +augurarsi di andarsene presto, bruscamente, senza soffrire. Poichè, ad +onta di tutti i ragionamenti che si ripeteva nei suoi momenti lucidi, +era assai scorato. Uno sforzo era necessario, lo sentiva, e gli mancava +la forza. La molla sembrava spezzata in lui. Il desiderio immenso che +lo riempiva, che lo faceva soffrire e sperare, che solo lo aiutava a +vivere, codesto desiderio era infinito, ma impotente. A momenti non +provava più nulla, tranne un gran bisogno di riposo. Sentivasi ancora +un animo fiero e dei muscoli d’atleta, ma non sapeva più servirsene e +aveva perduto ogni fiducia. Diventava talvolta indifferente e cascava +a poco a poco in quell’apatia che ne addormenta per delle giornate +intere, e dalla quale il colpo acuto del dolore bruscamente ritornato, +simile a un dolore fisico, ne risveglia ad un tratto. + +In società lo si guardava assai con una curiosità nuova; per molto +tempo non se ne accorse. Delle nubi erano dunque venute ad oscurare +quella luna di miele che pareva dover splendere sempre, si diceva. Una +sera che Massimo se ne stava silenzioso in un angolo della sala, lady +Thompson emise questa sentenza profonda: + +— Pare che anche la felicità non renda felici. + +Ma, un’altra sera, che Massimo assisteva a una partita, nella sala da +giuoco, e che lo si credeva attento alle varie peripezie, mentre in +realtà non vedeva nemmeno le carte, udì alcuni giovani che parlavano di +lui. Lo si compativa. + +Egli eccitava dunque la pietà, adesso! La ferita, che risentì di colpo +il suo amor proprio, fu per lui come una puntura di sprone. Alzò la +testa e tutta la persona. Vedendosi in uno specchio ch’era davanti, +constatò che non era più lo stesso, che bisognava ridiventarlo, e che +a quel prezzo solo potrebbe forse ancora riacquistare la felicità. +Si guardò intorno simile ad un uomo che si ridesta, e la sua energia +gli ritornò. Fu come una trasformazione. Con un violento sforzo di +volontà, egli si mutò. Ritornò nella sala grande, dove lady Thompson +pure parlava di lui a voce bassa, circondata dai suoi intimi, e fu come +se Massimo d’Astorre facesse il suo ingresso dopo una lunga assenza. +Mentre parlava, col suo brio ritrovato, vedeva attraverso il grande +uscio aperto, nella sala vicina, Elisa, che in mezzo a un gruppo di +donne pretenziosamente vestite, dominava per la sua stessa semplicità +e per lo splendore calmo della sua bellezza. Mai gli era sembrata +tanto seducente. L’amò in quel momento al punto da dimenticare i suoi +recenti dolori. Vedendolo discorrere, ella gli sorrise, e da quel solo +sorriso egli si sentì riempire di un orgoglio senza limiti. Si trovò +subitamente in eccellenti disposizioni, sul proprio terreno, ed ebbe un +vero godimento nella ripresa di possesso di sè medesimo. + +Da questo momento, Massimo ebbe bensì ancora qualche ora di debolezza, +ma ricominciò a lottare. Si applaudì d’essere venuto a Firenze, poichè +lì solamente aveva potuto uscire a poco a poco dallo stato di marasmo +in cui era caduto. Ridivenne per Elisa quello ch’era stato nei primi +giorni del loro amore. Contemplò rifiorire la sua bellezza dopo la +convalescenza circondandola di cure discrete, con tutte le delicatezze +della sua natura. Seppe ritrovare le seduzioni ispirate dalla passione, +ed erano più affascinanti, velate dalla tristezza ch’egli non le +nascondeva, a lei. Eppure, egli non s’imponeva, comprendendo che +bisognava lasciare agire il tempo; la spingeva a distrarsi un poco, +cercando tutto quanto le potesse piacere di più. E non le mostrava +più le sue paure, i suoi turbamenti; si celava nelle ore cattive. +Ancora infelice assai, passava però in mezzo alla folla, superbo di +vedersi invidiato. Riuniva tutta la forza rimastagli, e di gioventù e +di spirito, in un grande sforzo. Per il momento sentiva ch’essi erano +più riavvicinati in mezzo al mondo, che soli. Studiava ogni gesto, +ogni atteggiamento d’Elisa, cercava di vederle passare sulla fronte +i pensieri, d’interpretare le parole, di leggere nelli occhi, e uno +sguardo triste bastava ad agghiacciarlo per un momento, mentre una +stretta di mano aveva il potere di rendergli intero il suo coraggio. + +Per un tacito accordo non parlavano di quanto era passato. La pace che +stavano ritrovando poteva essere facilmente turbata, lo sentivano, e +un vago imbarazzo esisteva tuttora fra di loro. Comprendevano che il +silenzio era buono ed aiutava il tempo. Per il momento, si celavano a +loro stessi i loro propri segreti. + +Massimo d’altronde usciva molto, la lasciava coi suoi parenti, e sua +madre, ignara di tutto, era soddisfatta delle buone disposizioni di +suo genero per lei, e ne approfittava per prolungare il suo soggiorno +in Toscana, ben contenta di mostrarsi alle Cascine nel magnifico +equipaggio della figlia. + +V’era ressa intorno ad Elisa, e molti le facevano la corte, +rispettosamente. Quelli che si ostinavano a non amarla erano ora +contradetti risolutamente. Lady Thompson affermava che la marchesa +d’Astorre stava perdendo il suo solo difetto, quello d’essere un +poco ritrosa, e non ne parlava più che come della sua migliore amica, +pretendendo perfino di essere gelosa della contessa Goffredi, la quale, +sola, indovinava che doveva essere accaduto qualcosa d’insolito alla +_Villa del Giglio_. Pure non poteva nulla comprendere di positivo, e +rimpiangeva assai che Paolo fosse assente, poichè lui forse avrebbe +scoperta in parte la verità. Ma Paolo era in Oriente, per un lungo +viaggio. + +Intanto Elisa, ritrovandosi in società, si rendeva conto di molte +cose che prima le riuscivano oscure. La luce si faceva ancora una +volta, e certe abitudini strane le apparivano ora quasi naturali. Meno +ritrosa, sentiva che la distrazione può talvolta essere necessaria, e +subiva volentieri l’influenza delle cose esterne, del rumore che la +vita mondana metteva intorno a lei, e che poneva la sordina ai suoi +incessanti pensieri, al suoi ricordi ancora troppo vivi. + +E comprese meglio Massimo. Indovinò quanto negli uomini il carattere, +la condotta, tutto, è subordinato alle circostanze, alla posizione +sociale, al primo passo dell’adolescenza, all’esempio altrui, alla +vanità eccitata, ad una curiosità insaziabile, non trattenuta da alcun +principio. + +Riesciva ad essere buona ed affettuosa, a mostrare che nulla era +mutato in lei. Ma talora, quando si trovavano soli, lo sguardo fisso +di Massimo che cercava di penetrare fino in fondo all’anima sua, la +scoraggiava, e sentiva un turbamento pieno di paura, quando, dopo un +subito abbraccio pazzamente appassionato, egli si svincolava di botto, +e indietreggiava, con una espressione di sofferenza, e come se avesse +sulle labbra una domanda che non poteva formulare. E lei non sapeva +certo indovinare cosa egli pensava allora. + +Egli pensava che una condanna incombeva sopra di lui, e che avendo +imparato così tardi ad amare, non poteva essere completamente amato. La +sorte gli rifiutava le gioie misconosciute altre volte, adesso che le +intendeva, ed a lui che aveva solo veduto il lato plastico dell’amore, +erano rifiutate per sempre le supreme delizie dell’unione assoluta del +sentimenti. Quando vedeva Elisa sorridergli, quando se la stringeva +al cuore, egli però sentiva di non possederla tutta. Cosa non avrebbe +dato per averla incontrata pel primo, per regnare su quell’anima +qual signore unico, per essere solo al mondo ad adorarla, perchè lei +non avesse il minimo pensiero segreto, il minimo ricordo che non gli +appartenesse! Lui, tanto orgoglioso e tenero della sua libertà, una +volta, si sentiva ora superbo di appartenere tutto intiero e per sempre +a una donna, e disprezzava il suo passato così pieno e così vuoto +ad un tempo, ma avrebbe voluto accontentare tutte l’esigenze della +possessione; comprendeva che il desiderio umano è sempre incompleto, ma +che deve almeno essere soddisfatto per tutto quanto le leggi terrene +permettono. Pensava che in quella solitudine dell’amore che mette il +deserto fra noi ed il mondo, egli non possedeva tutta l’anima di Elisa, +neppure quando la rinchiudeva nella rete della sua tenerezza, della +quale non si poteva disfare una sola maglia. E si sentiva invadere +allora da un immenso sconforto che lo rendeva debole come un fanciullo. + +Pensava spesso a Giulio Bardi, troppo spesso. Dal giorno in cui aveva +veduto e compreso quell’uomo, qualcosa di nuovo gli era stato rivelato. +Aveva incominciato ad odiarlo di un odio intenso, poi lo aveva +ammirato, anzi allo stesso tempo. Adesso rifletteva senza posa a quel +rivale per sempre allontanato, ma che restava sempre presente alla sua +memoria. + +Pensava che quell’uomo, consacrato al lavoro fino dalla sua prima +giovinezza, era stato condannato all’esilio e ad una fatica incessante, +quasi materiale e certo inferiore alla sua intelligenza, e che, in +codesta vita tutta di dovere, l’amore era stato il solo punto luminoso, +un amore sublime e forte, che giungeva fino al sagrificio completo. +Lui, Massimo, al contrario, nato tra i felici del mondo, possessore +di un gran nome e di una sostanza colossale, avendo conosciuto tutti i +piaceri, tutti i godimenti, e perfino le emozioni che sono le più rare +nelle classi privilegiate — lui, ammirato, lusingato, gustato, eccitato +in tutte le sue vanità, non aveva pensato mai che a sè stesso, e aveva +sdegnato i sentimenti più nobili. E adesso, convertito, aspirante alle +voluttà più alte, dopo d’essersi avvolto nelle più basse, stanco di +tutto, annoiato, rivolto verso la verità per un ultimo capriccio, e +non comprendendo la curiosità della passione ideale, completa, che dopo +d’aver avuto tutte le altre — era venuto, lui che aveva tutto, a rubare +l’amore di tutta la sua vita a quell’altro che non aveva nulla! + +Ma, ad onta di tali pensieri — che certo ben pochi avrebbero compreso — +egli voleva vincere. + + +VII. + +Fu d’uopo tuttavia pur finire col ritornare alla villa. Un giorno, +Elisa, indovinando il desiderio che suo marito non osava esprimere, +glielo aveva chiesto per la prima. Ed infatti, Massimo aveva +subitamente sentito il bisogno di rivedere la casa da lui amata, il +giardino dove gli alberi gli erano sembrati altre volte più verdi che +in qualunque altro luogo, più susurrante la brezza, e più rosee le +rose, l’orizzonte verso il quale avevano preso il volo i suoi sogni +più felici. Temeva allo stesso tempo di ritornarvi, e quando finalmente +partirono, sembrava che cedesse alla volontà di sua moglie. + +E davvero, un indistinto sentimento di paura s’impadronì di lui quando +la carrozza si fermò all’ingresso. + +Ma, subito dai primi giorni, tutto andò bene abbastanza. La situazione +non si era nè peggiorata nè migliorata. I Valenti li avevano lasciati, +ma invitarono alcuni amici a venirli a trovare, e per qualche tempo, +non rimasero sovente soli. + +A poco a poco Massimo si accorse che aveva avuto torto di temere; il +silenzio, la pace della campagna gli fecero bene, lo calmarono. Giunse +a non esser più turbato dall’idea della solitudine, a desiderarla quasi +ancora. Le antiche abitudini s’impadronirono nuovamente di lui, e vi si +abbandonò. + +Ma soffriva sempre in segreto, col sorriso sulle labbra, la testa alta; +recitando la sua parte con tutte le sue forze riunite in una continua +tensione della volontà, studiando Elisa incessantemente, amandola con +le precauzioni suggerite dalla speranza non rassicurata. + +Quasi a loro insaputa, per la china naturale delle cose, la solitudine +si rifece lentamente intorno a loro. + +Il lusso da cui erano circondati, e che prima sarebbe sembrato +seducente ad un artista, formando un simpatico contrasto, per la sua +pesantezza e la sua inutilità, col semplice colloquio di due amanti, +aumentava ora la malinconia della villa, e sembrava il contorno +naturale di quella coppia diventata seria. Poichè vedendoli si +sarebbe difficilmente indovinato la lotta nascosta che li divideva +loro malgrado, e per la loro attitudine e la loro maniera d’essere, +li si avrebbe realmente scambiati per due persone unite dai legami +del matrimonio, dalla stima e da una fredda reciproca affezione, che, +ritrovandosi soli, dissimulano correttamente la loro aristocratica +noia. + +E, in realtà, succedeva loro spesso d’interrompere un lungo silenzio +per riprendere una conversazione banale, che non impediva loro di +essere assorti nei loro soliti pensieri. D’ora in ora diventava loro +più difficile il parlare, e allo stesso tempo più doloroso il tacere. +E tutto camminava con precisione intorno ad essi; i numerosi servitori +in piccola livrea compivano i loro doveri senz’alcun rumore, con la +solennità di una funzione, ogni cosa giungendo puntualmente all’ora +stabilita. Massimo si occupava adesso della regolarità del servizio, e +nessun capriccio turbava la sontuosa eleganza della tavola. Adesso il +cocchiere inglese osava importunare i padroni, per venire, con la cera +seria sulla sua alta cravatta, a sottoporre qualche grave questione +al signore; poichè Elisa non montava più a cavallo, ma ogni giorno una +carrozza, perfetta, si presentava davanti al terrazzo verso le quattro, +e si andava a fare un giro. + +Alla fine d’una giornata particolarmente bella, essendo l’aria dolce e +profumata, Massimo propose di andare a prendere il caffè sul terrazzo +del giardino. Il pranzo era stato assai silenzioso, e nella vasta sala +sonora non si udiva che il leggiero rumore inerente al servizio il +meglio fatto. + +Elisa accettò, ed attraversando il giardino, andarono a sedere +sulle poltrone di legno, coperte di cuscini, che sul vasto terrazzo +sembravano aspettassero perpetuamente qualcuno. Sopra il basso e largo +parapetto di marmo, certi vasi enormi dai quali sorgeva una pianta +rara, mettevano un tocco verdeggiante a distanze eguali. Appoggiandosi +e guardando in giù, si vedeva un alto muro dritto, al piedi del quale +il disordine intricato di grossi cespugli, dal verde assai cupo, +nascondeva una stretta viuzza dove non risuonava che di raro il passo +di qualche fanciullo. Poi lo sguardo scorreva sulle cupole oscure fatte +dagli alberi, e si perdeva poscia nella pianura, dalla vegetazione +povera, il cui colore terreo prendeva delle tinte dorate sotto gli +ultimi raggi del sole. Più in là si distingueva appena, nella bruma +calda, l’ondulazione molle delle colline, e nella polverosa lontananza +non si poteva precisare la linea dell’orizzonte. Nella vasta distesa +dove vagava lo sguardo, i sogni indistinti che s’alzano in noi nelle +ultime ore del giorno, potevano incontrarne altri sparsi nei mille +colori di una tal scena che mutava sempre, confondersi, ed intangibili +perdersi nello spazio. + +Non una foglia si muoveva; non soffiava alcuna brezza. Nel giardino, +sul terrazzo, nella vastissima distesa di paesaggio, tutto era +immobile. La varietà stupenda delle tinte del cielo, dove il poema +del tramonto si svolgeva in quella sera con una ricchezza speciale, +contrastava col silenzio profondo e l’assenza di ogni movimento. Non si +sentiva nulla, e l’occhio vedeva delle esplosioni di colore, delli echi +perduti di tinte, che sembravano sonorità visibili. Un velo vaporoso +d’una diafaneità ideale si stendeva dovunque. I più lievi rumori +prendevano una importanza insolita. + +Sopra un tavolino rustico, un vassoio d’argento era stato posto, e le +tazze, la caffettiera, la zuccheriera, su cui la luce cadente accendeva +del fuggitivi bagliori, tutto prendeva quell’aspetto d’inusitata +eleganza che acquistano all’aria aperta gli oggetti fatti per +l’interno. Un piccolo servitore, un _page_, fresco come una rosa, tutto +vestito di panno verde cupo, il corpo sottile, stretto nell’attillata +giacchetta a tre file di bottoni di metallo, i capelli rigidamente +pettinati, se ne stava dritto, aspettando. Sopra un altro tavolino, a +fianco di Massimo, erano delle scatole di sigarette, dei giornali, un +libro tra i fogli del quale splendeva un tagliacarte smaltato. + +Lui, quasi coricato nella poltrona, rovesciato all’indietro, guardava +nel vuoto. L’atteggiamento stanco del corpo robusto, dava l’idea della +forza al riposo, ed il cuscino bruno attaccato allo schienale faceva +risaltare il pallore del suo viso. Sembrava riflettere, e talvolta +il suo sguardo si fissava su di Elisa, senza che paresse vederla. +Lei guardava il paesaggio, appoggiata alla balaustra; il suo lungo +e stretto vestito chiaro serpeggiando intorno al sedile. Una mossa +ch’ella fece attirò l’attenzione di Massimo sulla sua mano fina coperta +di anelli, ed egli ruppe il silenzio con un’osservazione banale. + +Quelle tre persone su quel terrazzo, davanti a quel tramonto, formavano +un quadro bell’e fatto per un pittore di _high-life_. + +Ma un osservatore avrebbe difficilmente indovinato il senso nascosto +nell’attitudine del marito e della moglie, nei loro pigri discorsi. +Avrebbe soltanto notato una specie di stanchezza che pesava su di loro, +una noia malinconica, dei sintomi di malattia morale, il contrasto +tra la bellezza e l’eleganza di quella coppia e la serietà delle loro +fisonomie. Gli sarebbero apparsi siccome una nuova prova della mancanza +possibile della felicità in mezzo ai raffinamenti nell’opulenza. La +loro solitudine dorata sembrava greve per loro in quel momento, e si +vedeva che nè la ricchezza delle cose materiali, nè le magnificenze +della natura avevano potenza di distrarli. Eppure tra di loro aleggiava +l’amore. + +Rimasti soli, tentarono di parlare indifferentemente di questo e di +quello, con naturalezza, come oramai avevano imparato a farlo; ma in +quel giorno i loro discorsi cadevano ad ogni momento, ed il silenzio +riusciva a loro più penoso che mai. Ciascuno si sentiva il cuore grosso +di tutto quanto non dicevano, ma le parole si agghiacciavano loro in +bocca. Elisa sorrideva a suo marito; ma lui le guardava gli occhi e non +vedeva il sorriso. + +Preso il caffè, e qualche frase insignificante ancora scambiata, il +silenzio era ridiventato profondo. Ma Massimo stava per parlare. L’ora +era giunta. Forse solo sentiva l’influenza, come la sentiamo sempre, +di trovarsi in un luogo dove da un pezzo non aveva più l’abitudine di +rimanere: su quel terrazzo, all’aria aperta. D’un tratto pronunciò +qualche parola, ma con una voce così gutturale, così soffocata, +ch’Elisa le udì male, non osando indovinarle, non credendo alle proprie +orecchie. + +— Elisa, pensate spesso a lui? + +Le sillabe, chiare questa volta, risuonarono stranamente, e la loro +vibrazione nell’aria immobile, spaventò quasi colui che le aveva +pronunciate. Avrebbe forse voluto dire tutt’altro, ma la sua idea +fissa, in quel momento speciale, si era a sua insaputa formulata. +Elisa non comprese la domanda che dopo alcuni secondi. Un minuto +interminabile passò. Ma l’ostacolo era varcato, rotta la diga, ed ora +bisognava parlare. + +Il cielo si oscurava a poco a poco; scendeva la sera in un lungo +crepuscolo. + +Massimo si avvicinò a sua moglie, sedette sui cuscini che stavano ai +piedi di lei, e la guardò negli occhi. + +— Sei sorpresa, — gli disse, — e taci; ma bisogna che _io_ parli, e +bisogna che tu mi risponda. Questo momento doveva giungere; se non +ne approfittiamo, non ritornerà forse mai più, e saremmo per sempre +infelici. Noi non rassomigliamo agli altri; ci siamo conosciuti ed +abbiamo vissuto in un modo così diverso, che dobbiamo dirci tutto, +anche ciò che non si dice. Ho troppo sofferto in questi ultimi giorni. +Se devo continuare a vivere, bisogna che ritrovi la felicità perduta, +che non ci sia più tra di noi due quel qualcosa che non possiamo +nominare, e che ne divide. Lo vuoi? Mi puoi amare ancora? + +— Lo sai bene, — rispose lei finalmente con dolcezza. — Ho un solo +desiderio: è di vederti più felice, ma non osavo sperarlo. Eppure ti +ho ben provato che ti amo. Tu pensi sempre al passato; ma di me tu sai +tutto, mi vedi come sono, e devi ben comprendere che voglio dedicarmi a +te. + +— Elisa, non è così che ti vorrei sentir parlare. D’altronde non +hai risposto alla mia domanda. Ebbene, non rispondere. Posso bene +indovinare. Sono io che ho troppo pensato a _lui_, che non posso +impedirmelo. Dal giorno in cui l’ho veduto, in cui l’ho compreso, nuovi +orizzonti si sono aperti dinanzi a me; ho riconosciuto molte verità +che avevo invano cercato di negare altre volte. Ho lungamente pensato; +ho fatto sopratutto dei confronti. L’amore che mi puoi dare non può +essere, lo so, che il frutto di uno sforzo, d’un oblio volontario da +parte tua, e che il risultato del mio amore che t’avviluppa sempre. So +bene che, avendolo riveduto, hai potuto separarti da lui, ma non hai +potuto dimenticarlo. Eppure, poichè sei qui, poichè la sorte ti ha data +a me, vorrei ritrovare tutta la felicità perduta, e renderla maggiore. +Ma che vi sia tra di noi una fiducia assoluta! + +— Oh! quanto mi fanno bene le tue parole, Massimo! L’indifferenza +apparente ch’era fra di noi, mi pesava quanto a te. Ma non osavo dir +nulla. Devi però sapere che sono sincerissima, e che non avremo mai +nulla di nascosto l’uno per l’altro. Io pure soffrivo. Bisognerà che +siamo il più felici possibile. Vedrai quanto saprò esser buona. Voglio +fare dei progetti. Prima staremo qui finchè vorrai, poi andremo a +viaggiare. + +— Sì, ma per ritornare qui. + +— Oh! io non domando di meglio. Adoro questa casa. + +— Grazie, mia cara. Vorrei poterti far conoscere tutta la mia +vita, tutti i miei pensieri, tutto quello che ho visto e che ho +conosciuto.... e tutto quello che sento adesso, perchè tu possa +comprendere in qual modo speciale ti amo. Noi altri, di cui la vita è +stata irregolare, abbandonata a tutti i capricci d’una imaginazione +alla quale nessuna necessità poneva dei limiti, quando finalmente +l’amore vero si rivela a noi, amiamo con delle gioie e dei dolori +particolari, difficilmente compresi, e per noi, che non la meritiamo, +la felicità è ben più squisita che per coloro cui è dovuta, essa ha +il fáscino immeritato del frutto proibito, del tesoro trovato. Per +possederla, non fosse che brevemente, impieghiamo tutte le nostre +forze, tutta la nostra esperienza e combattiamo con accanimento in una +lotta suprema contro il destino che ci siamo fabbricati noi stessi. + +Elisa ascoltava le parole di Massimo, che le rivelavano delle cose +da lei in parte indovinate da un pezzo, e che in quel momento vedeva +chiaro. Lui continuava a parlare seduto a’ suoi piedi, stringendosi +contro lei, trovando degli accenti di passione diversi da quelli +ch’ella conosceva. Era commossa assai, e nell’ombra crescente, in mezzo +ai fiori esalanti i loro ultimi profumi, ella si abbandonava tutta +intera al turbamento da cui era invasa, l’onda dei pensieri confusi +nella sua testa neutralizzandosi in una specie di sensazione in cui il +sogno dominava. + +A un certo punto Massimo si alzò e andò ad appoggiarsi al parapetto +del terrazzo, guardando davanti a sè come se interrogasse l’orizzonte. +Elisa lo seguì con gli occhi, e bentosto lo richiamò. Egli venne di +nuovo a sedersi riavvicinandosi a lei e la osservò ancora fissamente, +il suo viso avendo nuovamente mutato di espressione. Elisa china verso +di lui, tutta vibrante di ciò che aveva udito, commossa dalla solennità +tenera dell’ora, dal silenzio delle cose, dallo sguardo luminoso che +rischiarava il pallore di Massimo, ricominciò a parlargli a voce bassa, +adagio. + +Ma sembrò non udirla, e interrompendola, disse alfine: + +— Bisogna che ti sveli tutto il mio pensiero, che ti dica qualcosa +che poi non ripeterò più. Sei giovane ancora, Elisa, e alla tua età +si crede la vita più breve che non lo sia davvero. Sovente, in una +esistenza, ricominciamo la vita parecchie volte. Ebbene! tu potrai +forse ricominciarla un giorno, e un tal giorno forse non è molto +lontano. + +— Non comprendo. + +— È semplicissimo. È raro che nella mia famiglia si viva lungamente, ed +io sono ammalato.... + +— Massimo! — gridò lei, prendendogli le mani, — ti proibisco di parlare +così! + +— Mi ascolterai invece tranquillamente fino in fondo. Non v’è nulla +di tanto terribile in ciò che ho a dirti. Lo ripeto, te ne devo +parlare una volta, poi sarà finito. Sai che detesto tutto ciò che ha +un’apparenza lugubre. Del resto non c’è niente da farci, e tutto avrà +luogo come Dio vorrà. Il mio presentimento mi può ingannare, ma devo +dirtelo. + +— Ma io non voglio! + +Le impose silenzio con un gesto e con un sorriso. + +— Sì, Elisa, ora mi sento bene, non soffro; può darsi che m’inganni, +ma può anche darsi che il male esista. Del resto, tu non sai tutto. +Un giorno, abbastanza recente, ho desiderato morire. Mi è sembrato +che, scomparendo, avrei quasi fatto il mio dovere. Io, che dimentico +facilmente ciò che ho letto, mi sono rammentato di un romanzo che +m’impressionò fortemente a diciott’anni, di un romanzo dove il +protagonista si uccide per lasciare sua moglie libera, e ciò combinando +il suicidio in modo che lo si creda vittima di una disgrazia. Ma sono +un uomo soltanto, e non ho codeste sublimi virtù del sagrificio che +possono trasformare un contadino in un eroe. No, sentii che il mio +immenso amore è però egoista, che ti volevo ancora, che, vivo, non +potevo cederti ad alcuno! No, vedi, voglio tutta intera la mia parte +di bene; sia pur corta! Dopo, ricomincierai la vita; ma, frattanto, +adesso, Elisa mia, bisogna molto amarmi, bisogna amarmi quanto ti +amo!... + +Queste parole pronunciate con una gran calma, contrastante con +l’atteggiamento ed i gesti appassionati, caddero tutte calde nel +silenzio della notte serena. E prima ancora ch’egli avesse finito, +Elisa stava nelle sue braccia, con gli occhi velati di lagrime, +abbandonandosi, con uno slancio e una passione nuova, la testa china +sul petto di lui. + +Massimo se la strinse in un abbraccio pazzo, volendo ancora parlare, ma +non potendolo più. Il suo sguardo si volse al cielo stellato per poi +ritornare a posare su quella testa amorosa, e si sentì in quel punto +siffattamente felice, che comprese di non aver più nulla da temere +nella vita, nè da rimpiangere nella morte. + +Era il primo trionfo del marchese d’Astorre. Quella sera egli aveva +vinto. + + + FINE. + + + + +DEL MEDESIMO AUTORE: + + + _Costanza Girardi_ L. 1 — + _La gran rivale_ 1 — + _Decadenza._ 2.ª edizione 1 — + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 *** diff --git a/75916-h/75916-h.htm b/75916-h/75916-h.htm new file mode 100644 index 0000000..6522376 --- /dev/null +++ b/75916-h/75916-h.htm @@ -0,0 +1,14097 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Un matrimonio eccentrico | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.blockquote {margin: 1em 5%; font-size: 95%;} +p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} +.title {text-align: center; font-size: 160%; margin-top: 2em; margin-bottom: 3em;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +div.opere {margin: 2em 10%; page-break-before: always;} + +h1,h2,h3 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} +h3 {font-size: 120%;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.tbs {width: 20%; margin: 1.5em 40%; visibility: hidden;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} +.pad1 {margin-top: 1em;} + +.dots {text-align: center; letter-spacing: .5em; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} + +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +table {margin: auto; border-collapse: collapse;} + +.gener {max-width: 90%; line-height: 1em; margin-top: 1em; font-size: 95%;} +.gener td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em; padding-right: 0.5em;} +.gener td.num {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} + +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +UN MATRIMONIO ECCENTRICO. +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="titlepage"> +<p class="x-large"> +LUIGI GUALDO +</p> + +<p class="pad2 main-t"> +Un matrimonio<br> +eccentrico +</p> + +<p class="pad1"> +ROMANZO. +</p> + +<p class="pad4"> +<span class="large">MILANO</span><br> +<span class="small">FRATELLI TREVES, EDITORI<br> +1894.</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +PROPRIETÀ LETTERARIA +</p> + +<p> +<i>Riservati tutti i diritti.</i> +</p> + +<p> +Tip. Fratelli Treves. +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> +</p> + +<p class="title"> +UN MATRIMONIO ECCENTRICO. +</p> + +<h2>PARTE PRIMA.</h2> + +<h3>I.</h3> +</div> + +<p> +I servitori sembravano molto affaccendati +nella sala da pranzo della villa Arombelli, vasta, +di forma semicircolare, un po’ fredda con +le sue pareti coperte di stucco rosa e le sue colonne +in marmo bianco sostenenti una vôlta +dove si vedeva una classica nascita dell’Aurora +sopra fondo azzurro. La tavola, tutta pronta, +era semplice, ma non senza lusso. Non vi si +scorgevano i raffinamenti della eleganza moderna; +ma piramidi alte di frutta in vasi della +China, circondati di fiori, rallegravano la candidezza +della tovaglia e alternavano con dei +ricchi candelabri d’argento, l’illuminazione essendo +di sole candele. Gli angoli della sala rimanevano +nella penombra. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> +</p> + +<p> +Le altre stanze del pianterreno, il vestibolo, +il gran salone, la sala da bigliardo, la biblioteca +erano deserte; il salotto d’angolo, tanto abitato +durante la giornata, pareva il più vuoto. Non +occupate, le poltrone apparivano più ampie del +solito; il fuoco — quel fuoco che si accende +tanto gaiamente e che imparte tanto benessere +nei primi giorni di autunno — non aveva più +fiamma, e trasformato in un bracere incandescente +che si sarebbe potuto credere alimentato +da metalli in fusione, gettava in mezzo alla +stanza un largo riflesso rossiccio che rendeva +più nera l’oscurità circostante. Talora un domestico +attraversante le sale senza rumore, +turbava solo il profondo silenzio; perfino gli oggetti +sembrava aspettassero. Suonava il primo +colpo di campana per il pranzo; gli orologi, +suonando le sette, pareva si rispondessero. +</p> + +<p> +Codesta tranquillità contrastava con l’animazione +che regnava più su, al primo piano. Nei +corridoi, le cameriere s’incrociavano, portanti +sul braccio talvolta delle vesti, sotto la cui ampiezza +scomparivano quasi; qualche uscio s’apriva +mostrando dei piccoli interni eleganti e in +disordine. Le campanellate si succedevano, con +timbri vivaci, prolungati o impazienti. Nelle camere +gli uomini si vestivano gravemente, le signore +si facevano belle con cure minuziose; +si udivano a momenti qualche parola pronunciata +<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> +a voce alta o qualche scoppio di riso represso. +</p> + +<p> +Nel suo salottino particolare, ritiro nel quale +non era facile penetrare, la padrona di casa, la +marchesa Arombelli — vecchia signora gentilissima, +vedova e senza figli, accarezzata dai +suoi numerosi parenti, e amata dai molti suoi +amici — già vestita per il pranzo, come quasi +sempre in raso bruno ornato di trine antiche, +dava alcuni ordini alla sua cameriera. La marchesa +era piccola, un po’ troppo grassa, poco +maestosa, con un viso calmo e buono, le guancie +fresche, i capelli grigi arricciati; e certi occhietti +neri che denunziavano però una vivacità +latente, e a malgrado di tutto ciò aveva un’aria +molto aristocratica. Dall’attenzione che la cameriera +prestava alla padrona, si sarebbe potuto +facilmente indovinare che accadeva qualcosa +di un poco insolito. E se ne sarebbe rimasti +ancora più persuasi, se si avesse potuto visitare +ad una ad una le camere degli ospiti, e sorprendere +il cicaleggio delle signore, le quali si +affrettavano un poco, senza perciò trascurare +alcuna minuzia della loro acconciatura. La più +elegante, la bella contessa Lassardi, aveva imperiosamente +mandato via la sua cameriera, +che, diceva lei, non capiva mai nulla. +</p> + +<p> +Ma nell’ultima stanza, in fondo al grande corritoio, +a destra, una fanciulla stava tutta pronta, +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +seduta sopra una sedia, con i gomiti appoggiati +a un piccolo scrittoio, in una posa di abbattimento. +Elisa Valenti era pallidissima, con +il viso stanco; una grossa lagrima, una di quelle +lagrime brucianti che non si cura più d’arrestare, +le scendeva lungo la guancia. Guardava +fissamente il leggio silenziosa; s’era lasciala vestire +senza badare a cosa le mettevano, seria e +calma in apparenza; poi, appena rimasta sola, +aveva approfittato di quel momento di tregua +per piangere. Adesso, non voleva più piangere, +ma sulla sua faccia si dipingeva l’espressione +di un dolore quasi disperato. In quell’ultima +stanza di codesta villa, dove la vita sembrava +così facile e dolce, vi era dunque la sofferenza, +e una sofferenza acuta; una scena solitaria di +un dramma forse semplice, ma doloroso. +</p> + +<p> +L’avvenimento che si aspettava in quel giorno +non era certo straordinario; si trattava dell’arrivo +del nipote della marchesa, il bel Massimo +d’Astorre, celebre per le sue follie, per la sua +prodigalità e per le avventure della sua vita. La +zia, che da parecchi anni non lo aveva più rivisto, +lo amava molto, benchè disapprovasse +la sua condotta, e s’era sentita commossa quando +egli le aveva scritto che verrebbe finalmente a +farle la visita da tanto tempo promessa. Avrebbe +dovuto arrivare quel giorno verso le due; lo +si era atteso con impazienza, con curiosità, +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +quasi con emozione — inutilmente. Si parlava +solo di lui in casa da una settimana. La vita +si scorreva così tranquilla, nelle uniformità delle +abitudini, che l’arrivo di Massimo acquistava il +valore di un avvenimento d’alta importanza. +Era qualcosa d’interessante, di saporito, di piccante, +come un lieve scandalo. Verso le sei si +discorreva ancora di lui nel salone, si diceva +che giungerebbe solo all’indomani, quando, annunciato +ad alta voce, entrò d’improvviso con +una scioltezza sua speciale, baciò la mano alla +marchesa, s’inchinò davanti alle altre signore, +e accontentò tutti. +</p> + +<p> +Poi, ognuno era salito per vestirsi. E, lassù, +si discorreva ancora di lui, sottovoce; lo si analizzava, +ci si vantava di essere in relazione con +lui o di non averlo voluto conoscere; si discuteva +sulla sua figura, sui modi, sulla sua vita. +Le cameriere bisbigliavansi all’orecchio una +storiella udita in guardaroba, e che giù, nel tinello, +i servitori pure ripetevano. Era una spiegazione +del ritardo nell’arrivo del marchese. Si +pretendeva ch’egli fosse veramente giunto con +il treno del tocco, ma accompagnato da una +donna assai vistosamente vestita e che parlava +un po’ troppo forte; ch’erano stati riveduti mentre +facevano colazione insieme al piccolo caffè +della stazione, e che perciò aveva potuto giungere +soltanto alle cinque. — Di certo egli non s’imaginava +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +di occupare tanto tutti, mentre nel quartierino +assegnatogli, discorreva col suo cameriere +che disfaceva prestamente le valigie. +</p> + +<p> +S’udì il secondo colpo della campana. Il signor +Gorletti, personaggio disaggradevole, assai +ricco e brutto, una specie d’uomo d’affari +in ritiro che la marchesa invitava, perchè altre +volte l’aveva possentemente aiutata a vincere +una causa importante — era già nel salotto +d’angolo e aveva ravvivato il fuoco, quando +tutti scesero. Il salotto si rianimò; tutti sedettero +per un momento nelle ampie poltrone. +</p> + +<p> +— Sono sicura ch’egli si farà aspettare, — disse +la contessa Lassardi. +</p> + +<p> +Ma no; Massimo entrò all’istante stesso in cui, +da un altro uscio, il maggiordomo annunziava +il pranzo. La marchesa prese il braccio di suo +nipote e seguì gli altri. +</p> + +<p> +Elisa Valenti si era ben lavata gli occhi, s’era +rifatto e calmato il viso, e nulla in lei accusava +una emozione qualsiasi. Il pallore de’ suoi lineamenti +stanchi accusava piuttosto lo stato di triste +apatia cui si giunge quando non si spera +più nulla! +</p> + +<p> +Essa era bella, d’una bellezza mesta e dolce +che non faceva impressione sulle prime, ma che +non si dimenticava; — sottile, bianchissima, con +degli occhi celesti, lunghi e velati, e dei magnifici +capelli castani. — Massimo, che non l’aveva +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +rivista da molto tempo, la trovò mutata; già la +vita aveva tracciato le sue linee misteriose su +quel viso, e sembrava sofferente. Qualche gran +cambiamento doveva essersi prodotto, perchè +apparisse così. Certo doveva aver già acquistato +molta forza d’animo per saper dissimulare a +tal punto; nessuno, vedendola discorrere, sorridere +e mangiare, avrebbe indovinato che un +quarto d’ora prima essa piangeva come impazzita +dal dolore; senza dubbio aveva dovuto +prendere lezioni precoci alla dura scuola del +mondo, per sapere già mettersi in tal modo una +maschera sul viso. Una sola volta il suo sguardo +si fissò per un istante nel vuoto, quasi affascinata +da una visiono spaventosa; ma non fu che +un momento e nessuno se ne accorse. +</p> + +<p> +Erano dodici a tavola: quelli che già abbiamo +nominato, poi donna Maria Terzi, una parente +della padrona di casa, giovane, brutta e di una +eccessiva eleganza; suo marito, un brav’uomo +assai maturo e molto insignificante, che parlava +di cavalli soltanto; la loro bellissima bambina +con l’istitutrice, una inglese assai corretta, vittima +ad un tempo dei genitori spensierati e +della fanciullina capricciosa; il piccolo Giacomo +Arombelli, erede presuntivo della marchesa, +ch’era accusato di fare troppo apertamente la +corte alla bella contessa Lassardi; un giovine +pittore, protetto da tutti; e finalmente il medico, +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +vecchio silenzioso e gran mangiatore. La contessa +era venuta senza il marito, che, secondo +il suo costume, s’era rifiutato ad accompagnarla, +detestando la vita di campagna. +</p> + +<p> +La conversazione era animata; si ascoltava +Massimo con grande attenzione e non senza +una curiosità troppo viva, cui la buona educazione +appena nascondeva. La contessa Lassardi +e il piccolo Giacomo gl’indirizzavano perfino +delle domande troppo dirette, un po’ indiscrete, +alle quali egli rispondeva vagamente, ma nel +modo il più cortese; egli divertì e raccontò qualche +storiella scabrosa con un bel sangue freddo — insomma +egli stupì tutti per questo semplice +fatto, straordinario per essi, che diceva qualche +cosa. Fu amabilissimo con la zia ch’era alla +sua destra, e galante, non senza una lieve punta +d’ironia, con la contessa, dall’altra parte, che +appariva più colorita e con lo sguardo più sfavillante +del solito. +</p> + +<p> +Tutto ciò non gli impediva di osservare. Non +perdeva nulla di quanto accadeva sotto ai suoi +occhi, e indovinava anche benino ciò che non +si vedeva. Per abitudine e per gusto, amava, +in società, a scrutare “il disotto„, a cercare le +cause celate di effetti appena visibili, a intravedere +le faccie vere sotto le fisonomie d’apparato, +la natura sotto la convenzione, i vizi e le virtù +inverniciate dalla tinta uniforme della vita mondana. +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +La ingordigia del medico lo divertiva, ed +osservò che il signor Goretti guardava Elisa di +soppiatto, press’a poco nello stesso modo che +il degno dottore contemplava ciò che doveva +mangiare. Varie pretese mal dissimulate scaturivano +per lui dal rumoroso cicaleggio della +sua vicina di sinistra, e, nel mentre vi rispondeva, +non poteva a meno di sorridere alle occhiate +feroci lanciategli dal cugino. +</p> + +<p> +Guardando Elisa Valenti, si convinse del tutto +che un segreto si nascondeva adesso sotto quel +contegno tranquillo e dignitoso, sotto l’espressione +calma e un po’ forzata del suo volto. Il +pensiero di lei doveva assentarsi. Perchè, non +essendo timida, e trovandosi in un ambiente intimo, +abbassava così spesso gli occhi? Era forse +per evitare degli sguardi troppo spesso fissati +sopra di lei? Il suo riserbo, a momenti eccessivo, +e contrastante con la naturalezza de’ suoi +modi, derivava forse semplicemente dalla superiorità +che, pure senza confessarlo, doveva sentirsi +sopra quelli che la circondavano? +</p> + +<p> +— Il treno di Monza è stato oggi terribilmente +in ritardo, non è vero? — disse Giacomo. +</p> + +<p> +— Non ne so nulla; arrivo dal lago di Como, +dove sono stato a trovare un amico d’infanzia, +e sono venuto qui in carrozza. +</p> + +<p> +— Ah! ecco! E sei venuto presto? +</p> + +<p> +— In due ore e ventidue minuti. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +</p> + +<p> +Tutti lo guardavano, ma lui non sembrava +accorgersene; soltanto, siccome al Gorletti spuntava +sulle labbra un sorriso stupidamente maligno, +gli gettò un’occhiata che lo fece cessare. +</p> + +<p> +— Si può sperare, Elisa, che i tuoi arrivino +finalmente domani? — chiese la padrona di casa. +</p> + +<p> +— La mamma giunge per certo; ho ricevuto +una sua lettera ora. Ma credo che mio padre si +dovrà trattenere ancora qualche giorno a Milano. +</p> + +<p> +— Sarò ben felice di rivedere la sua signora +madre, — disse Gorletti con un sorriso. Elisa +non rispose affatto. +</p> + +<p> +— Oserei chiederle, signorina, se la emicrania +si è totalmente dissipata? +</p> + +<p> +— Sì dottore, va molto meglio, grazie a lei. +</p> + +<p> +Allo stesso tempo una piccola discussione +s’era impegnata all’altra estremità della tavola. +</p> + +<p> +— Oh! donna Maria, esagerate! +</p> + +<p> +— Che dice donna Maria? +</p> + +<p> +— Ma pretendo semplicemente, — rispose questa, +voltandosi verso Giacomo che aveva fatto +l’interruzione, — che non è possibile di vivere +secondo le esigenze d’oggi in una certa società, +insomma di vivere convenientemente, con meno +di centomila lire di rendita. +</p> + +<p> +— È una teoria pericolosa, — mormorò Gorletti. +</p> + +<p> +— E che può condurre assai lontano, — aggiunse +il pittore a bassa voce. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +</p> + +<p> +— Mi permetta di dichiararle, donna Maria, — rispose +d’Astorre, — che non sono del suo +parere. Centomila franchi all’anno non bastano, +o sono troppi. +</p> + +<p> +— Ah! questa è nuova! +</p> + +<p> +— Potrei anche provarlo esattamente, ma sarebbe +troppo lungo. Rifletta bene, e s’accorgerà +che non ho torto. +</p> + +<p> +— Io vorrei un milione per me sola, con +Sarah! — gridò la piccina, con la sua voce +acuta, abbracciando la sua istitutrice. +</p> + +<p> +Tutti risero, ma suo padre la fece tacere, ridendo +però anche lui, e rivolgendosi ad Elisa: +</p> + +<p> +— E lei? Si potrebbe sapere la sua opinione +su questo grave argomento? +</p> + +<p> +La marchesa fece un cenno assai significante +a suo nipote, come per arrestarlo. Massimo +l’osservò. Egli, del resto, sapeva che i Valenti +non erano ricchi. Gorletti, allo stesso momento, +ebbe un movimento di curiosità, in attesa della +risposta. +</p> + +<p> +— Secondo me, tutto è relativo, e si può essere +soddisfatti con poco, o poveri possedendo +dei milioni. +</p> + +<p> +— Lei esprime così dicendo la mia stessa +opinione in un modo più semplice. +</p> + +<p> +— Ah! scusa, non è la stessa cosa! — esclamò +Giacomo. +</p> + +<p> +— Io credevo, — interpose Gorletti, — che la +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +signorina Valenti disprezzasse il denaro e tutte +le cose positive. +</p> + +<p> +Il dottore disse che lui pure lo credeva, giudicandola +un poco romantica. +</p> + +<p> +— Lei s’inganna, dottore; io stimo invece altamente +i beni materiali, e per un motivo giustissimo, +ch’essi soli cioè ne assicurano l’indipendenza. +</p> + +<p> +Vi fu un breve silenzio; la marchesa ne approfittò +per mutar discorso. Pochi momenti dopo +il pranzo era finito; tutti si alzarono. +</p> + +<p> +Appena in sala, la contessa Lassardi s’avvicinò +a d’Astorre. +</p> + +<p> +— Sapete che sono in collera con voi, — disse, +abbassando un po’ la voce. +</p> + +<p> +— Di già? Badate, mi farete diventar vano. +</p> + +<p> +— Come se non lo foste! Sì, sono in collera, +perchè non mi avete voluto ripetere che cosa +si raccontava di me a Nizza; non bisognava allora +lasciarmi sapere che si raccontava qualcosa. +Ma mi posso vendicare, giacchè ne so di +belle sul conto vostro. +</p> + +<p> +— Ebbene, contessa, facciamo la pace. Venite +qui; vi racconterò la vostra storia, voi mi direte +la mia. +</p> + +<p> +Presero posto in un angolo della sala, e, per +una ventina di minuti, rimasero come separati +dalli altri. Due o tre volte ella gettò dei brevi +gridi, nascondendosi il viso dietro il suo grande +<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> +ventaglio. Durante un minuto, lo guardò fisso +negli occhi, e un lieve sorriso le comparve sulle +labbra. All’altra estremità della sala, il cugino +teneva un giornale in mano e li guardava per +di sotto, furibondo. +</p> + +<p> +Quando la confessione della contessa fu terminata, +la marchesa chiamò il nipote presso +di sè. +</p> + +<p> +— Vediamo, Massimo, vieni un po’ a discorrere +con me, adesso. Sarai dunque sempre incorreggibile, +cattivo soggetto? +</p> + +<p> +— Sempre, cara zia. <i>On a des principes.</i> +</p> + +<p> +— <i>Ou on n’en a pas.</i> Dici delle cose nefande.... +e ne fai. Mi vennero raccontati aneddoti da far +fremere. Si pretende anche che sei talmente incapricciato +di una celebre attrice di cui ho scordato +il nome (al solito) che vuoi dirigere un +teatro per lei. +</p> + +<p> +— Sì, è un progetto che mi frulla nel capo. +Bisogna incoraggiare l’arte, e l’assicuro, zia, +che la Kausler è un’artista veramente superiore. +</p> + +<p> +— No, non parlarmene. Ma questo è ancora +nulla. E quell’orribile vizio del giuoco! +</p> + +<p> +— Ah! in quanto a quello, non sa dunque +ch’è una passione che ne toglie del tutto il libero +arbitrio? +</p> + +<p> +— Taci, mi fai orrore. È ridicolo che da parte +mia io persista a volerti bene, ad onta di tutto. +Voglio dimenticare le tue colpe, per ora, giacchè +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +sei qui, giacchè almeno sei venuto, finalmente. +Avevo quasi perduto ogni speranza. Sa, +signorino, ch’è un gran pezzo che non lo si è +visto? +</p> + +<p> +— È spaventoso. Dieci volte fui sul punto di +venire, e sempre.... Pensi, zia; due giorni fa ero +a Parigi e non credevo affatto di poter venire.... +Ma, infine, ci sono! +</p> + +<p> +Vicino al vasto camino, la conversazione continuava +animatissima. Una nuova disputa s’era +impegnata fra Terzi e la contessa, e Giacomo +vi voleva prender parte. A una certa distanza, +Gorletti l’osservava. +</p> + +<p> +— Ma che ha dunque Elisa? sembra triste +assai anche questa sera, — diceva donna Maria +che stava sfogliando dei libri a un tavolino. +</p> + +<p> +— Non ne so nulla. Davvero che non mi ci +raccapezzo più. +</p> + +<p> +— Da qualche giorno tutto ciò diventa proprio +incomprensibile. +</p> + +<p> +— Ho un bel studiarla, rimane un mistero +anche per me, — soggiunse il dottore. +</p> + +<p> +Donna Maria si avvicinò allora alla marchesa +ed a Massimo. +</p> + +<p> +— Sapete di che cosa stiamo parlando? — chiese, +gettando uno sguardo dalla parte ov’era +Elisa. +</p> + +<p> +— Lo indovino. Lasciatela stare, povera ragazza; +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +si sforza d’essere socievole; non bisogna +parere accorgersi di nulla. +</p> + +<p> +— Naturalmente. Ma vado a parlarle per toglierla +alla sua contemplazione. +</p> + +<p> +E andò a sedere essa pure accanto al fuoco. +</p> + +<p> +— Hai già notato, Massimo, ch’Elisa sembra +sopra pensiero? +</p> + +<p> +— Certo, appena la vidi. Mi parve anzi assai +mutata. +</p> + +<p> +— È assai bella, però. +</p> + +<p> +— Certo, ma c’è sul suo viso una espressione +che fa pena a vedersi. +</p> + +<p> +— Credi che sarebbe possibile di giungere a +comprendere qual sia la causa della sua tristezza? +</p> + +<p> +— E lo domanda a me? Ma, cara zia, lei lo +deve ben sapere, lei che l’ha sempre davanti, +se io, rivedendola questa sera dopo tanto tempo, +l’ho indovinato da un’ora. +</p> + +<p> +— Discorrendo con la contessa? +</p> + +<p> +— Ma sì; ciò non mi chiudeva gli occhi. +</p> + +<p> +— Ebbene, dimmelo, perchè è così mesta? +</p> + +<p> +— Ma, zia, perchè la si vuole costringere a +sposare quel brutto signor Gorletti. +</p> + +<p> +La marchesa fece un movimento di viva sorpresa. +</p> + +<p> +— Massimo, devi essere il diavolo in persona! +</p> + +<p> +Egli si mise a ridere. +</p> + +<p> +— Ma niente affatto. Alcuni lievi indizi a tavola, +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +il contegno d’Elisa e di quel brutto signore +hanno bastato a mettermi sulla strada. A proposito, +com’è che lei lo conta tra gli amici suoi? +</p> + +<p> +— Egli mi ha reso servizio altre volte in circostanze +assai difficili. A dire il vero comprendo +ch’egli non ti piaccia, così a prima vista; ma +ti assicuro che possiede delle qualità eccellenti. +È un uomo retto ed abilissimo, che ha raddoppiato +la sua fortuna a poco a poco e onestamente. +È assai benefico. Sia detto fra noi: tre +anni fa, ha salvato i Valenti da una rovina +certa. +</p> + +<p> +— Ed è per ciò che ora gli vogliono dare la +loro figlia? +</p> + +<p> +— Egli ha chiesto la mano d’Elisa; essa non +voleva, e l’hanno pregata di aspettare e riflettere +bene prima di dare una risposta definitiva, +ma finirà a cedere. Non ha quasi nulla; gli affari +della sua famiglia sono di nuovo imbrogliatissimi; +si dice che abbiano debiti ovunque. +Comprendo ch’ella non possa amare il Gorletti; +anzi la compiango con tutto il cuore; ma, lo +confesso, mi sembra allo stesso tempo che il +rifiutare, nella sua posizione, sarebbe una follia, +ed una colpa verso i suoi. Del resto, non parlarne, +te ne prego; non se ne sa nulla. Tu indovini +tutto! +</p> + +<p> +— Lei ha forse ragione dicendo che quella +ragazza non può rifiutare; eppure quel Gorletti +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +è brutto, vecchio, antipatico, troppo orribile davvero! +Al punto di vista naturale e semplice, +all’infuori delle necessità sociali, è una infamia! +Ma si possono forse contare in questo mondo +detestabile? +</p> + +<p> +Si alzò; il suo viso, fattosi scuro per un istante +mentre pronunciava codeste parole, riprese la +sua espressione solita, e, col sorriso sulle labbra, +si riavvicinò alla contessa. La conversazione +divenne tosto generale. Giunse il curato, +e la marchesa giuocò con lui varie partite di +<i>tresette</i>. Giacomo, in un angolo, sempre con un +libro in mano, teneva il broncio; il che, naturalmente, +faceva raddoppiare la civetteria della +bella contessa verso il nuovo arrivato. Questi +raccontò nuovamente alcuni aneddoti parigini, +parlò de’ suoi viaggi, lanciò a Giacomo, a Gorletti +ed anche al dottore qualche risposta assai +applaudita, e fu sempre più divertente. Si ripeteva +a voce bassa ch’egli aveva davvero dello +spirito, e le sue narrazioni aumentarono il desiderio +di saperne di più, tanto che lo si osservava +con sempre crescente curiosità. La marchesa +particolarmente lo ammirava, pure con +qualche riserva. La stessa Elisa aveva quasi +soggiogato la sua tristezza e prendeva qualche +parte alla conversazione, tranquillamente. Si +servì il tè. Il fuoco fiammeggiava di nuovo, +gettava grandi bagliori dorati sulla tappezzeria +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +verde chiara a grandi ramificazioni di smaglianti +colori, sopra le cornici dei vecchi quadri +anneriti. Massimo era stato bloccato in un angolo +dal piccolo Giacomo, che lo interrogava +sopra vari argomenti equivoci, e rideva forte, +adulatore sincero qual’era, alle risposte del +magnifico cugino. Sopra un divano, Gorletti +prendeva delle note, ed il dottore dormiva il +sonno del giusto, in una delle vaste poltrone, +digerendo scientificamente. +</p> + +<p> +Le undici e mezzo suonarono; il vecchio curato +si era accomiatato, e tutti si dettero la felice +notte sul grande scalone, illuminato dai +domestici che portavano dei lumi. +</p> + +<p> +Un quarto d’ora più tardi, tutto era tranquillo +nella villa. Il pittore si addormentava profondamente; +Giacomo ed Arombelli vegliarono ancora, +fumando e parlando di cavalli; la padrona di +casa leggeva nel suo gran letto a colonne l’ultimo +romanzo inglese della <i>Tauchnitz Edition</i>; +donna Maria, nella camera della sua amica, la +burlava per il suo contegno con d’Astorre, il +quale, dal canto suo, certo non pensava a lei, +poichè, seduto a un tavolino, vicino al fuoco, +scriveva alcune lettere che parevano assorbire +tutta la sua attenzione. Ma, in fondo in fondo +del lungo corridoio, Elisa Valenti aveva spento +il lume, e, con la faccia nascosta nel guanciale, +piangeva ancora silenziosamente nella notte. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +</p> + +<h3>II.</h3> +</div> + +<p> +Fu una notte orribile per Elisa; ogni pensiero +era una sofferenza, e cento imagini desolanti le +sorgevano subitamente dinanzi — visioni profetiche, +terribili quanto la realtà. Poi si addormentò +d’un sonno pesante, pieno d’incubi, che +furono solo interrotti dai primi raggi del sole. +Si svegliò bruscamente, e la verità, senza esagerazioni +nè paure nervose, le apparve in tutta +la sua bruttezza. Sua madre doveva giungere +col treno di mezzogiorno, decisa a non più ammettere +ritardi. Bisognava decidersi nella giornata +stessa, e la risposta <i>doveva</i> essere affermativa. +In mezzo a tutte le sue angoscie, essa +si sentiva ancora libera, a quell’ultimo istante; +non lo sarebbe più alla sera. La si costringerebbe +ad accettare la corte ufficiale del signor +Gorletti, e fra un mese, fra quindici giorni forse.... +A una tale idea, tutta l’anima sua si ribellava. — Poi, +di nuovo, l’orribile rassegnazione la fiaccava. +A poco a poco il circolo de’ suoi pensieri +si allargò; essa rivide la sua vita svolgersi davanti +a lei; i ricordi indimenticabili, le gioie +perdute; poichè, sebbene giovane, aveva già un +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +passato che non potrebbe mai cancellare dalla +sua memoria. +</p> + +<p> +Rammentava indistintamente il formicolio dei +passeggiatori e la lunga fila di carrozze, alle +Cascine, nelle calde giornate estive, mentre, sotto +la frescura degli alberi, guardava pigramente +uno spettacolo tanto splendido che ne rimaneva +a momenti abbagliata, dal viale polveroso fino +all’orizzonte sfolgorante nella pompa del sole +cadente — ella si rivedeva seduta in una grande +carrozza verde, nella quale talvolta non si riusciva +a farla star cheta, bimba capricciosa +com’era, annoiata dalla lentezza del cammino, +e dove talora invece taceva e restava immobile, +resa meditabonda dalla precoce ammirazione +delle bellezze del paesaggio. Al giovedì, veniva +anche il piccolo Giulio Bardi, il compagno fedele +de’ suoi giuochi, al quale voleva tanto bene, +ma che si stupiva sempre di vedere così serio, +ne’ suoi abiti troppo stretti da collegiale, ad onta +della gioia d’un giorno “d’uscita„ — e del quale +si sforzava di non osservare troppo le povere +scarpe ch’egli nascondeva sempre. +</p> + +<p> +Rammentava un vasto e ricco quartiere, e le +ricche acconciature di sua madre, che vedeva +sovente alla sera, pronta per andare ad un +ballo, tutta gioiata, mentre si abbottonava i +guanti davanti allo specchio al quale gettava +un ultimo sguardo; avea la vecchia Annunciata +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +diritta dietro a lei, che le presentava un mantello +tutto a ricami. E se sua madre la intimidiva +sempre un poco, l’agghiacciava in quei +momenti sopratutto. In quanto a suo padre, +passavano settimane intere senza ch’ella lo vedesse; +poi, una bella mattina, entrava bruscamente +nella sua camera, l’abbracciava ridendo, +le dava dei dolci o qualche piccolo regalo, e se +ne andava. +</p> + +<p> +Poi la scena mutava. Era il principio della rovina. +Essa non dimenticherebbe giammai le angoscie +indovinate, le sventure intraviste, le lotte, +le dispute, le miserie alle quali aveva assistito +senza comprenderle del tutto — e le sue prime +malinconie, attraversate da risvegli di gioie infantili. +</p> + +<p> +I suoi si decisero allora a partire, e viaggiarono +lungamente. Dopo un soggiorno di alcune +settimane a Cannes, dove si era molto annoiata, +tra sua madre taciturna e triste, suo padre che +fumava tutto il giorno, passeggiando sulla spiaggia, +andarono a Parigi. Là, intimidita dapprima +dal tumulto della grande città, quasi per poco +rimpianse la sua cameretta, dove soffocava, ma +la cui finestra s’apriva sul vasto mare, azzureggiante +sotto il sole. A poco a poco s’interessò +allo spettacolo continuo svolgentesi sotto ai suoi +occhi. Amava fare dei lunghi passeggi con l’Annunciata; +specialmente quando, stanche, prendevano +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +l’omnibus per tornare a casa. Quanto +le sembravano allora già lontani i bei giorni di +Firenze! Passava quasi tutte le giornale con la +vecchia domestica, e la sera con sua madre, +che usciva di rado, e finiva ad addormentarsi, +con un romanzo in mano. Suo padre le aveva +lasciate per andare a Londra, dove, da quello +ch’ella potè capire, sperava potere rifare una +fortuna in una grande speculazione. Poco dopo +egli vi si fissò ed esse lo raggiunsero. Elisa +ebbe appena il tempo di vincere la prima impressione +di tristezza, ma ripensò lungamente, +dopo che fu ripartita, alle praterie d’un verde +chiaro dei parchi pubblici sotto un cielo quasi +incoloro dove brillava un sole rosso, a quelle +lunghe sfilate d’erba tenera e verdissima che +non si ritrova altrove. +</p> + +<p> +Gli affari tentati dal padre non riuscirono, e +ritornarono a Parigi. Poi, attraversando la Germania, +rientrarono in Italia, e, sempre costretti +a vivere modestamente assai, andarono a stabilirsi +in campagna, in Piemonte dapprima, poi, +definitivamente, al lago di Como. Sua sorella, lasciata +in collegio a Firenze, perchè troppo bambina +per viaggiare, li venne allora a raggiungere. +Elisa, che l’amava moltissimo, ridiventò +allegra giuocando con lei. Pure, all’età in cui +le altre sono ancora bimbe, Elisa talvolta non +lo era già più; e, durante le belle sere di quel +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +primo estate passate in riva al lago, essa rimaneva +a lungo appoggiata al davanzale della +sua finestra, ripensando a tutto quanto aveva +veduto, riflettendo già a ciò che sapeva della +vita, e a ciò che tentava d’indovinare, volgendo +nella sua mente quei primi pensieri vaghi ed +inquietanti, che, se potessero esprimersi, formerebbero +un poema sublime. Ma l’incanto di +quelle malinconie si dissipò bentosto, poichè fu +visitata dal vero dolore, che venne ad aiutare il +rapido svolgimento dell’esser suo, aggiungendo +le orribili sofferenze di un primo lutto a quanto +avevano già compito la solitudine, la passione +della lettura ed il raccoglimento. Un mese soltanto +dopo ch’erano state riunite, sua sorella, +quella bimba dalla testa bionda, possedente +già l’adorabile bellezza degli esseri privilegiati +che devono solo conoscere l’alba della +vita terrena, si ammalò e lentamente morì, dopo +una lunga lotta. — Quando Elisa potè alfine ritrovare +un po’ di calma, credette sentire che +già nel suo petto batteva un cuore di donna. +Le sembrava che il dolore, venuto in tal modo +a prenderla per mano fino dai primi passi, dovesse +ora accompagnarla fino in fondo. La vita +le appariva come una lunga e dura prova, e, al +tempo stesso, si sentì forte per combattere. Ma +si trovò ben sola. +</p> + +<p> +Certo ella sentiva, nel forte slancio della sua +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +gioventù appena incominciata, anche quasi dei +presentimenti di felicità, ma dinanzi al suo +sguardo teso, le lontananze apparivano melanconicamente +velate. +</p> + +<p> +Si desolava sopratutto di non amare i suoi +genitori quanto avrebbe voluto. L’affetto per suo +padre era in lei vivissimo, senza dubbio; ma +egli si assentava troppo spesso, sembrava sempre +preoccupato, ed era di pessimo umore +quando veniva a casa; lui che tutti, in società, +dicevano tanto divertente! E non poteva sentire +per sua madre quella confidenza soave e illimitata +che le sarebbe sembrata naturale — sebbene +facesse ogni sforzo per amarla. Bisogna +pur dirlo, l’attitudine della signora Valenti dava +ragione a sua figlia. Sempre occupata di sè, inasprita +contro tutti, non potendo mai rassegnarsi +al cambiamento successo, essa non sapeva cercare +nella sua creatura, unica oramai, quella +consolazione di tutto, che avrebbe dovuto trovare +in lei, e si accontentava di far finta di dirigerne +gli studi. Elisa ne soffriva internamente, +in silenzio, sforzandosi di sorridere e d’essere +gentile, e imparando in tal modo — all’età della +imprevidenza — a nascondere le sue pene e i +suoi intimi pensieri. +</p> + +<p> +La modesta casetta dove si erano ritirati, era +situata sulla riva destra del lago di Como, come +sospesa a metà della salita sul versante un po’ +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +ripido della montagna — piccola, e tutta dipinta +d’un orribile color lilla scuro con delle persiane +giallastre. Un giardinetto, pieno di rose, sul +davanti; a destra un orto, la strada a gradinata +sulla sinistra; e dietro la montagna che +potevasi quasi toccare dalle finestre posteriori +del primo piano. Dal balcone sul davanti, al +contrario, si godeva di una veduta spaziosa, che +cambiava continuamente secondo le più lievi +variazioni del cielo. Nelle belle giornate, lo +sguardo riposava sul lago tutto azzurro e sulla +riva opposta, sparsa di bianche ville, avente per +sfondo le alte forme brune delle montagne; a +sinistra il lago si rinserrava, svoltando; mentre +dall’altra parte sembrava distendersi in una +espansione infinita delle sue bellezze. Abbandonando +la casa, camminando a destra, l’occhio +era subito attratto in basso dal candore della +Pliniana, contrastante con la sua corona di +verde cupo, ed esalante, dal delizioso abisso +che si prolunga dietro la villa, come il profumo +d’una frescura ignota altrove — quasi divina. +</p> + +<p> +Gorletti veniva allora spesso a trovarli, e impegnava +lunghe conversazioni ora con Valenti, +ora con la signora. Si avevano per lui i maggiori +riguardi e sovente, ad onta di tutto, egli +se ne andava con un’aria malcontenta. +</p> + +<p> +Una volta Elisa lo sentì che si arrabbiava e +sgridava suo padre, e quel giorno, con grande +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +sorpresa di lei, gli si mostrò una cortesia ancora +maggiore del solito, e, quando partì, lo si +pregò con insistenza di ritornare. +</p> + +<p> +Da quell’istante, ella cominciò a detestarlo +davvero. Sua madre, invece, non cessava dal +cantare le lodi del signor Gorletti in tutti i toni. +Finì col dichiarare a sua figlia che quell’uomo +avedutissimo, d’un gran sapere e di buon consiglio, +era il loro migliore amico; e che, dal +momento ch’egli si sagrificava per loro al punto +di aiutarli nel loro affari, bisognava manifestargli +vivissima riconoscenza, e confidare in lui +completamente. +</p> + +<p> +La loro posizione, infatti, migliorava un poco. +Non già che potessero sperare di rifare la fortuna +perduta; ma si era almeno giunti ad arrestarsi +sul pendio di una rovina che li avrebbe +condotti irrevocabilmente alla miseria — ed ora +potevano guardare un po’ più pacatamente l’avvenire +e vivere anzi un po’ meno male, con un +benessere relativo. Con quali mezzi Gorletti +aveva potuto compiere un simile miracolo? Ciò +restava un mistero. +</p> + +<p> +La signora Valenti, cui non piaceva il soggiorno +del lago e ch’era sempre triste quando +rimaneva sola, cominciava intanto a trovare +qualche vantaggio nelle società delle famiglie +del vicinato, e andava spesso a far visite, combinando +le cose in modo di non dover poi ricevere, +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +non amando di mostrare in qual modo +fossero alloggiati. Erano dei milanesi che passavano +là quasi tutto l’anno, per gusto o per +economia; dei forestieri pressochè stabiliti, o +venuti solo per un breve soggiorno, ma coi +quali si faceva presto conoscenza — talvolta +della gente un poco spostata e dei quali si susurravano +ogni specie di storie, più o meno false. +Ma la signora Valenti non era mai stata molto +meticolosa in codeste cose, o lo diventava ancora +meno; bastava che vi fosse un’apparenza +di eleganza perchè non si curasse troppo del +resto. Essa aveva conosciuto molta gente durante +il soggiorno all’estero, e ad ogni momento +ritrovava delle persone che aveva già incontrate, +e di tutte diceva senza distinzione “sono +vecchi amici„. +</p> + +<p> +Intanto Elisa cresceva in libertà e si sviluppava +moralmente e fisicamente, senza che si +pensasse molto ad aiutare la natura. Sua madre, +talvolta, le dava dei consigli sul modo di +vestirsi, e non s’incaricava più della sua educazione, +come aveva avuto la pretesa di farlo +per lo addietro, giudicandola terminata. “Appena +potrà abitare una città, si <i>formerà</i> ben presto; +tutto quanto è stato possibile nelle attuali +circostanze, è stato fatto„, soleva dire. In realtà +l’istruzione della fanciulla era stata assai negletta, +e sarebbe rimasta quasi ignorante se l’amore +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +alla lettura ed il suo innato desiderio di +sapere, non avesse meravigliosamente supplito +alla negligenza dei suoi. +</p> + +<p> +La si lasciava libera, disapprovando però ad +ogni momento ciò che chiamavano le sue manie. +Così, per esempio, rimaneva talora delle +giornate intere nella sua camera a leggere, mentre +il tempo era splendido e tutti correvano +fuori. Poi, non appena il vento pieghettava la +superficie del lago e i grossi nuvoloni neri si +ammonticchiavano in cielo, se ne andava a passeggiar +interminabilmente, finiva per perdersi +sui versanti boscosi delle colline, si spingeva a +scoprire luoghi sconosciuti per i piccoli sentieri +nascosti tra i rovi — per poi ritornare a +casa, dopo varie ore di assenza, con la veste +lacera, e spesso tutta bagnata dalla pioggia dirotta. +Allora la sgridavano — il che non impediva +che ricominciasse da capo. Sovente portava +seco una valigietta, quasi partisse per un +breve viaggio, e restava a leggere o a sognare con +gli occhi aperti, accoccolata in qualche strano +cantuccio, all’ombra di un albero, da dove si +dominava il lago. Ogni giorno diventava più +selvaggia, e rifiutava di accompagnare la madre +nelle sue visite; non era però esente di una +certa civetteria, e già imparava a vestirsi, benchè +assai semplicemente e in un modo un po’ diverso +dal convenzionale. Finì col conoscere tutte +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +le strade, tutti i sentieri, tutti gli angoli e a famigliarizzarsi +sempre più con l’incantevole spettacolo +che la circondava, e del quale non poteva +stancarsi, poichè era più variato de’ suoi +pensieri di fanciulla, e sembrava volesse compiacerla, +accordandosi tanto bene con i sogni +della sua imaginazione. +</p> + +<p> +Alla fine dell’estate, le ville o gli alberghi si +popolarono. Da tutte le parti giungeva gente. +La stagione elegante incominciava; si parlava +di feste, di principi sovrani attesi con numeroso +seguito, di regate, d’illuminazioni. La signora +Valenti trovava il soggiorno del lago meno disaggradevole. +Gorletti raccomandava l’economia. +Elisa temeva che la sua solitudine non ne +avesse ad esser turbata. Dovette, infatti, cambiare +un poco le sue abitudini, moderare la sua +passione di libertà, ed accompagnare sua madre +a qualche ritrovo dov’era stata invitata. Si +fecero delle escursioni sul lago. Una volta, per +esempio, andarono a Como ad incontrare alcuni +“amici„ che arrivavano direttamente da Venezia, +per prendere a Colico la strada della Svizzera. +Era un’occasione per vedere tutto il lago. +</p> + +<p> +Partirono all’alba; la <i>breva</i> aveva soffiato +nella notte, ma sul far del giorno, sotto il cielo +ridiventato tutto limpido, il lago era perfettamente +calmo. Faceva un calore aggradevole; +dal ponte del battello a vapore si scorgevano +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +le due rive con la loro cupa verzura dove biancheggiavano +le ville e, innalzandosi dolcemente +al di sopra, le montagne dalle cime incoronate +di sole. Grosse barche attraversavano il lago, +senza fretta, da una sponda all’altra. Vicinissimo +al battello, entro piccoli canotti di forma molto +allungata, alcuni giovanotti e ragazze remavano +allegramente, ridendo della lieve tempesta sollevata +dalle ruote, e guardavano i passeggieri. +A sinistra, dove la riva è talvolta quasi a picco, +qualche casa sembrava sorgere dall’acqua; mentre +a destra si vedevano correre delle carrozze +sulla strada, dalla quale s’innalzavano dei grandi +alberi di tanto in tanto. Davanti, in faccia, il lago +si allargava, e lo sguardo si perdeva entro una +nebbia luminosa; all’indietro scompariva lentamente +la piccola città di Como, col suo porto +in miniatura, la sua piazza ingombra di gente, +e la cupola della sua cattedrale. V’era folla sul +ponte del battello, quel giorno: uomini d’affari, +forestieri, villeggianti. Elisa godeva internamente +del raggiante spettacolo svolgentesi dinanzi a +lei, ma parlava poco, e spesso il suo sguardo +si faceva triste. Ella soltanto rispondeva macchinalmente +alle domande che le venivano rivolte +e che interrompevano la sua estasi tranquilla. +Certi passeggieri la interessavano; osservò +una donna di una bellezza affatto speciale, +dalla figura giovanissima e dai capelli già bianchi, +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +accompagnata da un vecchio signore dall’aspetto +militare, suo padre probabilmente; poi +un giovane, metà coricato sulla panchina, e +che, malgrado il caldo, era avviluppato in un +<i>plaid</i> fino agli occhi — due grandi occhi neri +che talvolta la guardavano fisso. La signora +Valenti era gaia e discorreva con tutti, tra gli +altri anche col marchese d’Astorre, che si trovava +lì in compagnia di una famiglia inglese. +Essa era orgogliosa di mostrarsi intima con un +uomo così elegante ed altolocato. Egli indirizzò +anche qualche volta la parola ad Elisa, e benchè +lei non avesse simpatia per lui, riuscì a attirare +la sua attenzione con le idee paradossali che +sosteneva languidamente. Tutte le volte che per +caso avevano incontrato d’Astorre, la signora +Valenti aveva rimproverato a sua figlia di non +esser stata abbastanza gentile. +</p> + +<p> +Si passò davanti al falso castello dipinto color +mattone, circondato dai magnifici alberi della +Villa d’Este, ed Elisa, voltandosi verso la sponda +di destra, cercò la loro casa. E vedendola, piccolissima, +come un balocco da gigante dimenticato +tra il verde, sentì che già l’amava con +tutto il cuore, quel modesto rifugio tanto odiato +da sua madre. Poi il lago s’allargò. Le rive +erano meno abitate; solo si scorgeva qualche +umile villaggio, e talora una timida casetta. Ai +luoghi dove il battello non approdava, alcune +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +barche piene di gente si fermavano un istante +per prendere i nuovi arrivati. +</p> + +<p> +V’erano mille cose da osservare sulla sponda +più vicina. Si comprendeva al modo con cui +certi vecchi erano appoggiati a un parapetto di +pietra, che quella era la loro sola e quotidiana +distrazione da moltissimi anni. Alcuni preti, +corpulenti, col tricorno inclinato per ripararsi +dal sole, e con un ombrello rosso in mano, +saltavano pesantemente dal vapore nella barca, +indirizzando con famigliarità la parola a qualche +donna del popolo già seduta, con un fagotto tra +le mani, un fazzoletto a fiori in testa, e che rispondeva +con un largo sorriso. Sotto un pergolato, +nel giardinetto di un’osteria, dei borghesi +“in barracca„ sedevano a un tavolino, e quasi +s’indovinava l’espressione delle loro grosse +faccie, rosse per il caldo e per lo sforzo fatto +nel volersi divertire. +</p> + +<p> +A poco a poco la scena mutava carattere. Le +montagne s’innalzavano più maestose, in una +nudità bruna. Il lago si rinserrava da una parte; +un promontorio formava una larga sinuosità, +e al di là, in un piccolo golfo riparato dal +vento, le case sembravano cuocere sotto il sole. +</p> + +<p> +Elisa osservò una darsena circondata da un +muro di pietra, terminata da una statua di vescovo +annerita dal tempo e dalle vegetazioni +parassite, che, con le dita in alto, sembrava +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +benedire i passanti; alzando gli occhi li tenne +a lungo rivolti allo svelto portico che sorge +alla cima della collinetta sopra il promontorio, +sopra la Villa Arconati, ed i cui tre archi eleganti, +pieni di cielo azzurro, si disegnano nettamente +nello spazio, e nelle giornate chiare +acquistano una bianchezza splendente nella limpidezza +dell’aria. +</p> + +<p> +La sponda diventava aristocratica: non si +vedevano che giardini dal verde cupo, e dalla +sabbia fina, che cancelli pesanti a blasoni dorati. +Un albergo, nuovissimo, con il suo lusso +banale, appariva ad un tratto mentre si stava +ancora ammirando un’antica villa all’italiana, +abbandonata a metà, dove la natura aveva quasi +ripreso possesso, e invadeva liberamente i pergolati +architettonici, mettendo così in rilievo +l’antitesi tra l’opulenza d’una volta e la prodigalità +moderna. Talvolta passavano dei canotti, +ornati a poppa da una bandiera stemmata, dove +due barcaiuoli vestiti alla marinara, remavano +con gusto. Seguendo con lo sguardo quelle barche +che filavano rapide, si poteva imaginare +tutta la vita delle persone che le occupavano. +Spesso una finestra apertasi d’improvviso, una +carrozza che si fermava ad una porta, un interno +vagamente intraveduto, mostravano a +Elisa del frammenti d’esistenze ch’essa, nella +sua giovane mente, ricostituiva per intero. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +</p> + +<p> +A Cadenabbia, d’Astorre discese. V’era molta +gente allo sbarco e dinanzi al grande albergo. +Alcuni forestieri prendevano il tè, seduti davanti +a un tavolino rustico. Una testa di fanciulla, +bella come un ritratto di Laurence, apparve +ad un balcone. La gente si urtava. Dal +battello alla sponda era uno scambio di vociferazioni +e d’ingiurie; dei pacchi erano buttati +a rischio di farli cadere nell’acqua. I facchini, +curvi sotto al peso dei bauli, bestemmiavano +spingendosi. Mentre due signori si chiedevano +scusa d’essersi leggermente urtati, un contadino +li scostava con una gomitata, e passava oltre. +Il segretario dell’albergo stava diritto nella sua +tenuta corretta, e sorrideva ai forestieri. +</p> + +<p> +Non si toccò Bellagio. Il paese prendeva ad +ogni istante un aspetto più severo, e senza la +caldura soffocante, si avrebbe potuto credersi +in Svizzera. Il sole ardeva, ma si sentiva che +certi soffii di brezza giungevano direttamente +dalle Alpi. Il lago, sempre più largo, si biforcava +allungandosi da una parte fino a Lecco, +incassato fra le alte montagne aride che s’era +stupiti di vedere disegnarsi sopra un cielo tutto +azzurro. I passaggieri poterono soltanto gettare +un lungo sguardo da quel lato, giacchè il battello +continuò diritto il suo cammino. +</p> + +<p> +Durante la tarda colazione a Colico, Elisa +parlò un poco, ma al ritorno, sul ponte quasi +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +deserto e silenzioso, al momento in cui sua +madre non cessava dall’esprimere quanto le +doleva di aver lasciato i suoi “amici„ e quanto +le sarebbe piaciuto di continuare il viaggio con +loro, essa ricominciò a sognare, mentre l’ombra +saliva e invadeva lentamente le altezze. Invano +suo padre tentò di scherzare. I suoi pensieri la +tenevano lontana da quanto la circondava, e +faceva uno sforzo per ricapitolare le impressioni +di codesta giornata, che, nella monotonia della +sua esistenza, ella non potrebbe facilmente dimenticare. +Nulla le era accaduto; ma le sue +idee avevano potuto prendere un nuovo indirizzo, +e, all’epoca della vita in cui si trovava, +i pensieri sembrano cose reali e hanno la importanza +degli avvenimenti. +</p> + +<p> +Settembre incominciava, ma, in quell’anno, il +caldo sembrava più pesante che in luglio. Elisa +ne soffriva; diventava pigra, non faceva più le +sue lunghe passeggiate e stava per delle ore +seduta all’ombra, sull’erba, con gli occhi semichiusi, +contemplando. Era quella che si chiama +“la bella stagione„, ma lei non l’amava, ed +avrebbe preferito lo spavento d’una tempesta +all’afa di quelle giornate tutte uguali, allorchè +nella luce cruda, le tinte si confondono, e che +sotto un cielo di una serenità snervante, il paesaggio +appare tutto confuso in un pulvischio +luminoso. Da un pezzo ella pensava che l’estate +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +stava per finire, ma l’estate perdurava e prolungava +le sue insopportabili giornate canicolari. +</p> + +<p> +Essa piegava sotto il peso della solitudine. +Le sembrava d’essere sola al mondo, e di dovervi +rimanere sempre sola; tutti quelli che la +circondavano erano per lei stranieri. E questo +sentimento diventava sempre più forte; più le +rive del lago si popolavano, più sua madre +parlava ad ogni istante di nuovi venuti, e più +si vedevano i battelli a vapore zeppi di gente +passare fieramente, come accasciati dal caldo, +sopra l’azzurro metallico dell’acqua, scuotendo +il loro nero pennacchio di fumo nell’aria torrida. +</p> + +<p> +Era ancora quasi impossibile di uscire in +pieno giorno, e le ville ben chiuse, con le persiane +chiuse e le tende abbassate, pareva facessero +la siesta. Quelle che bagnavano nell’acqua +sembravano più felici. Il marmo — codesto +simbolo della freddezza — s’infiammava +al sole. L’asfalto dei terrazzi si copriva di fessure +sotto i raggi possenti. I mattoni e le tegole +parevano cuocere di nuovo. I fiori troppo largamente +aperti piegavano il loro fragile capo +ed avvizzivano ad un tratto. I piccoli viali del +giardino erano sparsi di foglie di rosa, sparpagliate +dal soffio ostinato dell’estate; vanamente +nella frescura relativa delle prime ore, Elisa +rialzava gli arbusti cadenti, poichè sempre il +meriggio li rigettava quasi a terra. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +</p> + +<p> +I contadini imploravano la pioggia. Venne +alfine. I temporali scoppiarono, l’uno subito +dopo l’altro. Brevi acquazzoni torrenziali rigarono +con le loro mille freccie bigie il cielo +oscurato. — Quelli che avevano combinato qualche +gita per l’indomani erano desolati. — Ma +Elisa, contenta, contemplava il magnifico cambiamento +di scena, attraverso le persiane socchiuse. +Poi, dopo quelle prime ardite battaglie, +il cattivo tempo si stabilì, vincitore. Durante molti +giorni una fine pioggia cadde incessante. Nei cieli +svariati e talvolta stranissimi, grossi nuvoloni +viaggiavano lenti, mutando forme e tinte, lasciando +per caso scorgere qualche breve lembo +d’azzurro, poi mescolandosi d’un tratto e stendendosi +come un grande lenzuolo plumbeo. Tutto +riviveva sotto la pioggia benefica — e l’estate, +che aveva resistito tanto a lungo, bruscamente +cessava. +</p> + +<p> +Eppure alcune settimane trascorsero ancora +prima ch’Elisa sentisse tutto l’incanto segreto +e penetrante dell’autunno. Se ne accorse quasi +all’improvviso. Negli stessi giorni, verso la fine +di ottobre, i forestieri fuggirono intimiditi dai +primi freddi; le foglie ingiallite coprirono il +suolo nei giardini deserti delle ville — e là, nei +posti dove tanti allegri cicaleggi erano stati accompagnati +dal canto degli uccelli, il silenzio +regnò subitamente sotto gli alberi nudi. Come +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +sempre, sembrava che gli scoppii di riso che +erano svaniti per l’aria, aumentassero la tristezza +delle case chiuse. +</p> + +<p> +Ma le giovinette pensose che solo conoscono +le sofferenze sane, e nelle loro aspirazioni alle +gioie pure non hanno altri presentimenti che +quelli dell’ignoto dolore, adorano la malinconia +delle cose. Elisa si sentiva riprender possesso +del paesaggio, ora che tutti quegli importuni se +n’erano andati. Come prima essa di nuovo confidava +al <i>suo</i> lago tutto quanto non sapeva esprimere, +e le pareva che i suoi più segreti pensieri +fossero compresi da quell’ammirevole natura. +</p> + +<p> +Una mattina, in una di quelle dolci e inquietanti +giornate autunnali in cui si vorrebbe poter +camminar sempre, come nei racconti di fate, +alla scoperta di paesi sconosciuti, Elisa, spinta +dal rinnovato fascino d’una delle sue passeggiate +abituali, si era lasciata andare un po’ troppo +lontano, e si perdette. Il suo vestito di panno +marrone, artisticamente rialzato sui suoi graziosi +stivaletti, il suo cappello di feltro a tese +rialzate messo da una parte sopra i suoi bei +capelli, il suo giovane viso un po’ rosso per la +crudezza dell’aria, ella camminava speditamente, +e guardava lontano dinanzi a sè, come cercando +l’orizzonte, mentre il suo pensiero si perdeva +ben più lungi ancora. Accorgendosi ad un tratto +che non sapeva più dove si trovasse, s’arrestò. +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +Poi, riflettendo, tornò indietro, ma varii piccoli +sentieri profondi e una strada si offrivano a +lei. Indecisa, si avventurò sulla via più larga, +a caso, rallentando il suo cammino nella speranza +di scorgere qualcuno a cui chiedere una +indicazione. Finalmente, vide a breve distanza +un uomo che le voltava la schiena, e che, con +la testa bassa, pareva cercasse qualcosa per +terra. Lo credette un contadino, e lo chiamò. +Vivacemente egli si voltò e le corse incontro; +ma, quando le fu vicino, ella dovette arrossire +un poco e fu con una voce assai timida che +gli fece la sua domanda. +</p> + +<p> +Egli non era un contadino, sebbene fosse vestito +come potrebbe essere il figlio d’un fittabile. +Il suo costume un po’ grossolano contrastava +con un bel viso regolarissimo e bianco sotto +l’imbronzatura del sole, coi fini capelli castani, +con gli occhi di un azzurro cupo e con una +speciale eleganza nell’andatura. Egli sollevò il +suo cappello sformato dalle pioggie, e, un poco +turbato a sua volta, le chiese il permesso di +rimetterla sulla strada giusta. +</p> + +<p> +Scambiarono qualche parola, imbarazzati, poi +camminarono in silenzio. Elisa si accomodò +alla situazione un po’ difficile. L’italiano purissimo +ed il modo corretto ed anche alquanto +ricercato d’esprimersi del giovane, la stupirono +e non giungeva ad indovinare chi fosse. Lo +<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> +guardava attentamente, alla sfuggita, quasi suo +malgrado. Era chiaro ch’egli conosceva i dintorni, +ed il caso solo aveva vietato che non si +fossero già incontrati più volte; egli poi sembrava +conoscerla pure, lei e la sua famiglia. +</p> + +<p> +— La lascierò quando scorgeremo la sua casa, — le +aveva detto. +</p> + +<p> +Certo doveva aver ricevuta una educazione +superiore, ma sembrava povero. Mentre lei si +rassicurava, ed arrischiava qualche frase, lui +sembrava diventare più riserbato. Sulle prime +l’aveva guardata, timido, come stesse per parlare, +ma non vi si sapesse decidere; poi non +aveva più osato rivolgerle lo sguardo. Una +volta le stese la mano per aiutarla in un passo +difficile; ma poi quando il sentiero, rovinato +dalla pioggia, divenne decisamente cattivo, non +lo fece più. Bruscamente, dopo un lungo silenzio, +disse: +</p> + +<p> +— Dev’essere stanca, signorina. Non si vorrebbe +riposare un momento? Non siamo che a +metà strada. +</p> + +<p> +Ella si fermò e sedette sopra un grosso tronco +d’albero ch’egli aveva ripulito; lui restò in piedi +dinanzi a lei. Entrambi allora si sentirono imbarazzati +assai. Il vento stormiva tra le ultime +foglie. Non potevano vietarsi di ascoltare quel +rumore. — Un pittore che li avesse veduti in +quel momento avrebbe trovato un quadro bell’e +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +fatto, tanto era seducente il contrasto fra essi +ed il paesaggio circondante, tanto la freschezza +della loro gioventù splendeva sul fondo imbrunito +della natura. +</p> + +<p> +Allora Elisa, felice un minuto prima, si sentì +inquieta; ebbe quasi paura, ed il solo presentimento +ch’egli stava per dire qualche cosa, la +fece arrossire. +</p> + +<p> +Ma impallidì quando finalmente egli susurrò +turbato: +</p> + +<p> +— Lei non mi riconosce dunque, signora +Elisa? Io l’ho riconosciuta subito, sul battello, +quest’estate. Ero in un angolo, tutto avvolto +nelle coperte, poichè uscivo appena di malattia. +E, siccome lei mi guardava, ho sperato per un +istante, ed ho quasi avuto paura allo stesso +tempo. Sono diventato orso del tutto, e sua +madre mi ha sempre intimidito. Ma ecco ciò +che desideravo: incontrarla sola. +</p> + +<p> +Elisa si alzò, quasi spaventata, e fece una +mossa per partire. +</p> + +<p> +Egli sorrise. +</p> + +<p> +— Davvero, — disse, — lei vuol fuggire? Sono +dunque ben mutato? +</p> + +<p> +Una inflessione della voce la scosse. Lo guardò +con attenzione, stupitissima. +</p> + +<p> +— Lui, — esclamò quasi involontariamente. +</p> + +<p> +— Come s’è fatta bella, ed alta! +</p> + +<p> +— Giulio Bardi! — disse lei. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +</p> + +<p> +Era lui, infatti, il suo antico compagno, il meschino +collegiale di Firenze, diventato un bel +giovane. Ella gli stese la mano con un sorriso +stupito, e lui la strinse amichevolmente. +</p> + +<p> +Poi ripigliarono il loro cammino. Ambedue +avrebbero voluto parlare e non trovavano nulla +da dirsi; pensavano che sarebbe stato naturale +di discorrere, e che dovevano avere molte cose +da raccontarsi, e tacevano. Elisa sentiva mille +pensieri sorgerle nella testa, e guardava talora +il suo compagno, il di cui inatteso incontro le +ridava dei ricordi d’infanzia, ma c’era adesso +un imbarazzo tra di loro. +</p> + +<p> +Intanto lei si perdeva in congetture. In che +modo era lì? Dove dimorava? Com’era che non +si fossero già incontrati? +</p> + +<p> +Finalmente lui pigliò coraggio, e in un modo +un poco contorto, rispettoso e famigliare ad un +tempo, le narrò in qual modo avesse perduto i +suoi genitori, e fosse rimasto solo e povero. +Per fortuna suo padre gli aveva dato una educazione +utile, e lo aveva posto in grado di trarsi +d’impaccio. Abbandonato giovanissimo alla propria +attività, aveva acquistato una certa maturità +precoce, la quale, visibile sul suo volto, gli +dava una seduzione di più, contrastando con +la sua giovinezza. — Elisa, guardandolo, osservava +quanto fosse mutato, ma ritrovava anche +le traccie degli antichi lineamenti, mezzo +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +cancellate dalla sua memoria. Una piega del +labbro, un’occhiata, un gesto, bastavano ad +evocare innanzi a lei una scena della loro fanciullezza, +ed, a momenti, egli le pareva talmente +lo stesso, sebbene assai più alto e bello, che si +stupiva di non averlo riconosciuto subito. +</p> + +<p> +Egli le raccontò la sua vita, li ultimi anni +di suo padre che lei rammentava benissimo, +l’uscita dal collegio dove aveva tanto sofferto, +i suoi rapidi studi alla università di Pisa, che +aveva lasciato da poco con una laurea d’ingegnere. +</p> + +<p> +Adesso era impiegato in una fabbrica situata +a un paio di chilometri di distanza, appartenente +a un suo cugino, il di cui padre aveva +fatto fortuna nelle Indie dove possedeva diversi +stabilimenti commerciali. Egli ora studiava praticamente +le macchine, intanto che gli si cercava +uno stabile impiego conveniente, poichè +doveva lavorar molto e seguire seriamente la +carriera prescelta. Occupatissimo di mattina e +di sera, era talvolta libero nel pomeriggio, e +faceva allora lunghe passeggiate. Già più volte +aveva sperato incontrarla. +</p> + +<p> +— E perchè non è venuto a casa, semplicemente? +</p> + +<p> +— Non so. Non oso. Non vorrei.... +</p> + +<p> +— Ma ora verrà? +</p> + +<p> +— No, preferirei non venire, almeno per +adesso. Più tardi forse.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +</p> + +<p> +— Eppure bisognerà bene che si decida a +venire, se mi vorrà vedere. +</p> + +<p> +— Sì, ma.... +</p> + +<p> +Non finì, ma lei indovinò, poichè lo interruppe +per fargli notare alcune barche che filavano +velocissime sull’acqua. +</p> + +<p> +Mentre Elisa mostrava a Giulio la propria +casa, videro varie persone che si avvicinavano, +appena celate da un gruppo di piante. Elisa +udì la voce di suo padre e quella di Gorletti, e +voltandosi vivamente verso il giovane gli disse +“Addio!„ Lui capì, le strinse la mano rispondendo: +“Arrivederci„, e s’allontanò prestissimo. +</p> + +<p> +Ella rincasò un poco turbata. Era contenta +assai di aver ritrovato il suo antico amico, e +si sentì allegra, ad onta delle piccole punzecchiature +di sua madre e della presenza di Gorletti +a pranzo. A un certo momento, fu sul +punto di parlare dell’incontro fatto, e non potè +decidervisi; provava una invincibile ripugnanza +a farlo, anche perchè non vi era autorizzata da +Giulio. +</p> + +<p> +All’indomani ella uscì abbastanza tardi, e se +ne andò per una strada che non prendeva d’abitudine. +Alla prima voltata, incontrò Giulio. Essi +affettarono una completa naturalezza, si misero +a camminare insieme senza dare importanza +veruna al loro incontro, e più volevano parere +a loro bell’agio, più si sentivano internamente +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +imbarazzati. Per lei, codesto giovane, che non +aveva subito riconosciuto il giorno prima, era +ad un tempo un fratello ed un estraneo. Talora, +in presenza di lui, credeva ridiventar bambina, +e avrebbe voluto correre e giuocare come una +volta; poi, le sembrava commettere una strana +azione, passeggiando così sola con codesto giovane, +e sentiva un indistinto rammarico che +ciò fosse strano, ed una malinconia di non saper +più giuocare. Egli le chiese s’ella avesse talvolta +pensato a lui in tutto quel tempo, ed ella +rispose negligentemente: +</p> + +<p> +— Sì, spesso. E lei rammenta le nostre grandi +dispute, nel salottino giallo, i giovedì sera, a +Firenze? +</p> + +<p> +Lui non aveva mai del tutto perduto di vista +i suoi antichi amici, durante quegli anni. Chiedeva +loro nuove in collegio, a quanti venivano. +Aveva saputo dei loro viaggi, del loro ritorno, +e che si erano poi fissati sul lago. Anzi fece +perfino, con delicatezza, un’allusione alle loro +disgrazie. Ed era stato ben contento di trovare — per +alcuni mesi almeno — un impiego così +vicino a lei. I primi giorni, appena giunto, n’era +stato tutto felice, poi la sua selvatichezza gli +aveva impedito di presentarsi in casa sua. Sovente +aveva rigirato, come un ladro, intorno +alla piccola villa. Assai commosso nel riconoscerla +sul battello, quella volta, non aveva avuto +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +il coraggio di mostrarsi. La sua idea fissa era +d’incontrarla sola, per parlarle a lei in particolare, +prima; e una volta l’aveva veduta infatti, +ma non aveva osato. La trovava diventata imponente +e non si sarebbe forse mai deciso ad +indirizzarle la parola, se lei non lo avesse chiamato. +Ciò la fece ridere. Gli chiese s’era stato +felice. Egli le rispose: +</p> + +<p> +— No, la mia infanzia è stata triste, lo sapete, +ed ho trovato la vita dura fin dal principio. Ma +ho buona speranza. +</p> + +<p> +Poi aggiunse bruscamente: +</p> + +<p> +— Resterete sempre qui? +</p> + +<p> +— Non lo so. La mamma vorrebbe andare a +Milano o a Firenze. Io, preferisco rimanere. +</p> + +<p> +Discorsero a lungo; il primo imbarazzo si +dissipava a poco a poco. Elisa fu sgridata quando +ritornò a casa. Erano venute delle visite; l’avevano +domandata; lei non c’era mai. Era una +vergogna di correre sempre in quel modo per +le strade, come una piccola selvaggia. +</p> + +<p> +Restò due giorni in casa; uscì una volta sola, +di sera, con sua madre. Il terzo giorno se ne +andò di bel nuovo, ma senza incontrare Giulio. +Si rimproverò di stupirsene, e fu adirata contro +sè stessa, sentendosi involontariamente malinconica. +</p> + +<p> +Intanto era venuto l’inverno. La neve cadde +d’improvviso e per qualche giorno rigò di linee +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +bianche il cielo ornato. Ma ben presto il sole +prezioso della stagione morta riapparve. La luce +ridiventò chiarissima, e le curve lontane s’accusavano +sul fondo incolore dell’atmosfera, +riavvicinando gli oggetti e rendendo visibili i +minimi particolari. L’aria era sanissima ed il +freddo diventava pungente. Sul cielo puro e +grigiastro, con delle aperture di azzurro smorto, +le cime delle montagne, già risplendenti sotto +la bianchezza del loro primo manto, erano dorate +dai timidi raggi del sole. +</p> + +<p> +Non si sa abbastanza cosa sia l’inverno al +lago di Como. In realtà, nulla è più bello. Ma, +naturalmente, per abitudine e per moda, non +vi si va che nella bella stagione, e solo alcuni +privilegiati godono le magnificenze del gennaio, +e le comprendono. +</p> + +<p> +Le sponde brune e nude, i versanti spogli +delle colline, la durezza dei contorni, fanno sì +che, nelle belle giornate, il lago tranquillo sembra +più piccolo e come più profondamente incassato +nel suo bacino. Vi regna un silenzio +straordinario, che sembra scendere dalle altezze +nevose, e stendersi sull’acqua; e da tutto ciò +scaturisce un intimo fascino, una pace che accheta +l’anima nostra soavemente e ne dà delle +idee tanto vere e sane, che perfino le ville tutte +chiuse e come morte non ne affliggono, poichè, +nella maestà vivificante di quella scena, la presenza +<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> +dell’uomo ne sembra poco necessaria. È +là che gli amici che si amano sinceramente, +possono provare la buona illusione di credersi +soli al mondo. Quanto si sta bene, in quelle +belle giornate, nelle ore del pomeriggio, in una +barca che fila rapidamente sull’acqua! Il rumore +dei remi che solo turba il silenzio quasi solenne, +ha, per chi sa ascoltarlo, un cullamento +di singolare dolcezza. Ben coperti, si ha caldo, +sotto il sole che diventa insopportabile qualche +mese dopo, e che intanto ha soltanto la soavità +di una carezza. E, in codesto benessere fisico +completo, in questo calore dolce che non permette +di rimpiangere Nizza, lo sguardo si bea +del contrasto del paesaggio invernale che spiega +tutte le sue fredde bellezze. Da certi punti dove +la riva scende a picco, alcune prestigiose stalattiti +facendo pendere le loro innumerevoli lame +dai riflessi prismatici sono sospese alle roccie +severe che ricoprono della loro ombra l’acqua. +</p> + +<p> +Fu durante uno dei più incantevoli inverni +immaginabili, sulla sponda destra del primo +bacino del lago — il più caldo e il più riparato +dai venti — che Giulio ed Elisa s’incontrarono +assai spesso senza darsi ritrovo, e sentirono a +poco a poco la loro antica amicizia rinascere +in loro, e modificarsi. Elisa rifece con lui tutte +le sue abituali passeggiate, e andarono insieme +alla scoperta di altri posti ancora sconosciuti. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> +</p> + +<p> +Una sera, scendendo in sala, ella ebbe una +scossa e si soffermò sulla soglia, stupita. Giulio +era là, seduto e discorrendo tranquillamente con +la signora Valenti e una vicina che veniva spesso. +Egli non aveva prevenuto Elisa, e dopo d’essersi +lasciato pregare tante volte da lei invano, aveva +messo da parte la sua selvatichezza e vinto la +ripulsione che provava per i parenti della sua +amica, ed era venuto per farle una sorpresa. +</p> + +<p> +— Elisa, — le disse suo padre, — spero bene +che non fingerai di non riconoscerlo. È il piccolo +Bardi, il tuo compagno d’una volta. +</p> + +<p> +Ella arrossì leggermente, stringendogli la +mano, ma nessuna parola tradì il legame già +esistente fra di loro. Giulio chiacchierò con naturalezza, +parlò de’ suoi studi, de’ suoi progetti, +ma, accomiatandosi, gettò a Elisa un’occhiata +che voleva dire: a domani. Lei era contenta che +si fosse deciso a venire, poichè l’idea di vederlo +di nascosto le ripugnava. Ma ritrovandosi +all’indomani sola con lui, pei viottoli, si sentì +al contrario meno rassicurata, e, allo stesso +tempo, un pericoloso senso di nuovo benessere +la penetrò. +</p> + +<p> +Il modo che s’erano ritrovati, i loro incontri +che sembravano assegnati dal caso, davano alle +loro relazioni una tinta di mistero, ch’era pieno +di attesa. Potevano passeggiare insieme senza +essere veduti da alcuno. I contadini, che talora +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +li salutavano passando, li credevano fratello e +sorella. Giulio ritornò ben di raro alla villetta, +dove però era stato benissimo ricevuto. Seduti +sull’orlo d’un sentiero, donde scorgevan il lago +ai loro piedi, ammirando le grandi nuvole che +scorrevano pel cielo, sopra le bianche creste +delle Alpi velate di bruma, essi spesso tacevano, +imbarazzati come il primo giorno. Un +sentimento sorgeva tra di loro che si accentuava +di momento in momento. Non ebbero giammai +bisogno di dirsi che si amavano, tanto venne +naturalmente, e fin dalla prima volta, se lo ripeterono. +</p> + +<p> +I sentimenti si colorano a seconda dell’ambiente, +e la cornice modifica la passione. Il loro +amore, nato nella solitudine, ebbe qualcosa di +primitivo; e, come nei tempi leggendari, la natura +con la sua pace vivificatrice, con i suoi +fascini profondi e le sue voci segrete, vi portò +la sua innocente complicità. Fu cullato dalle +calme bellezze di un inverno dolce e severo, in +un paesaggio di una magnifica uniformità, e li +avviluppò nella letargia delle cose. +</p> + +<p> +Già forte quando ritornò la primavera, codesto +amore scoppiò con gioia nel sordo gaudio +universale. Il tempo aveva volato per essi come +in un sogno. Presto si videro circondati dai +grandi alberi frondosi, coperti dall’ombra dei +rami, inebbriati dai profumi, guardati dagli uccelletti +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +ch’essi non turbavano. L’azzurro tutto +nuovo del cielo li riempiva di una smisurata +fiducia. Ottennero la famigliarità della natura; +nulla si disturbava per loro, non spaventarono +nessuna bestiolina, nessun’ala si apriva al loro +avvicinarsi. Compresero tutti i rumori, ed anche +il divino silenzio delle cose. Lo splendore del +sole sul lago e l’ombra dei boschetti li riempivano +d’una uguale luce. La grande serenità +sparsa entrava nei loro cuori; il vincolo che li +univa si serrava ad esempio del vincolo della +creazione, le armonie esteriori si ripercotevano +in tutto il loro essere; il loro amore ingigantiva, +derivando la sua forza da tutte le forze +visibili, unendo tutte le potenze a tutte le purezze. +</p> + +<p> +Elisa maturava rapidamente. La sua breve +vita era stata abbastanza variata. Nei frequenti +cambiamenti d’orizzonte, aveva acquistato delle +vedute larghe e vere, e la sua eccezionale libertà +le aveva dato una giustezza di giudizio, +un certo coraggio ed un’abilità in ogni cosa, +rare in società. E, sotto l’influenza della prova +definitiva alla quale essa si sottometteva, tutte +queste qualità si sviluppavano magnificamente +in una quasi subita fioritura. +</p> + +<p> +Spesso chiedeva a sè medesima in qual modo +avesse potuto amarlo così presto, e non trovava +risposta. Del resto, una stagione era scorsa +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +appena dacchè il grande cambiamento era accaduto, +e già le sembrava che un lunghissimo +tempo fosse passato. La sua infanzia elegante, +i ricordi dei giorni penosi, la vita all’estero, la +solitudine degli ultimi mesi, come tutto ciò era +già lontano! Come tutte codeste ore non erano +state altro che una graduale preparazione all’ora +presente tutta rischiarata da una luce rivelatrice! +Le succedeva, in una delle rare visite di +Giulio, a casa, alla sera, di guardarlo un pezzo +di nascosto, mentre si discorreva senza badare +a lei, e, contemplandolo, essa si stupiva di pensare +che quel giovane da lei non riconosciuto +poche settimane prima, era diventato padrone +dell’anima sua; eppure trovava ciò naturalissimo. +</p> + +<p> +Vi era una certa similitudine tra il destino di +Elisa e quello del suo compagno d’infanzia; +entrambi erano nati ricchi (poichè anche il padre +di Giulio si era rovinato, non per colpa sua, +è vero, ma completamente), ed entrambi si trovavano +ancora al principio della vita, quasi +poveri; per entrambi il problema dell’avvenire +si presentava serio; lui doveva riconquistare +una posizione; lei — e ciò era ancora più inquietante — si +vedeva condannata a cercare +nel matrimonio la fortuna prima della felicità. +Giulio, serio, lavoratore indefesso, era giovane +in un modo divenuto rarissimo a’ giorni nostri; +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +pronto ad accogliere i sentimenti sani e vivificanti, +amava la vita di campagna, l’aria libera +e lo spazio, l’attività del corpo e della mente; +egli ignorava il vizio, i morbosi desideri, le malate +curiosità. Ed allo stesso tempo era altrettanto +lontano dal sentimentalismo falso, dal +romanzesco di convenzione; stava nella realtà, +ma talmente rivolto verso la verità, che poteva +avvicinarsi all’ideale. Il suo soggiorno alla fabbrica, +i suoi studi misti a lunghe passeggiate +solitarie, la sua vita pura di campagnuolo libero, +lo predisponevano a ricevere quell’amore +che, già da un pezzo — da quando aveva riveduto +Elisa — riempiva a poco a poco il suo +cuore. +</p> + +<p> +Intorno ad essi la natura sola esisteva; si +sentivano isolati e contenti di non dover nulla +a nessuno; da sè si erano ritrovati, e si bastavano. +D’altronde, pensavano a nulla; di rado +sognavano all’avvenire, e senza fermarvisi. Ma, +in fondo, intendevano bene che perfino il presente +non apparteneva loro del tutto. Talvolta +non era loro concesso che d’incontrarsi per un +istante, in gran fretta, e restavano parecchi +giorni senza vedersi, per non svegliare sospetti. +Lui però era pieno di fiducia; lei, invece, sperava +solo a momenti e d’improvviso presentiva +la separazione. In giugno Giulio dovette partire +diffatti. Lo zio suo materno, il padre del cugino +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +presso il quale egli abitava, era giunto da Calcutta. +Restò un giorno solo per visitare la fabbrica +e portò via suo nipote, a Milano, dove +molti affari lo attendevano. Gli addii furono +tristi assai; questa prima separazione, che doveva +pur essere brevissima, sembrava definitiva +ai due giovani. I genitori d’Elisa, suo padre +specialmente, si accorsero presto d’un grande +mutamento che avveniva in lei. Una malinconia +quasi fisica e che tentava invano dissimulare +s’abbattè su di lei. Contando i giorni, aspettava; +poichè Giulio ritornava appena partito lo zio. +</p> + +<p> +Il giorno stabilito, Giulio non apparve. Elisa +dissimulava sempre, ma c’era qualcosa di febbrile +nei suoi gesti. Andava sola a fare i suoi +passeggi — per i quali s’era ridiventati indulgenti — passo +passo, riandava tutte le strade, +tutti i sentieri seguiti con lui. Finalmente una +domenica, mentre camminava più mesta che +mai, Giulio le si parò davanti d’improvviso, +uscendo da dietro un grosso tronco d’albero, +in uno stretto viale. Era pallido assai, e sembrava +un poco mutato. Al solo mirarlo, essa +ebbe il presentimento d’una sventura. +</p> + +<p> +Sulle prime egli non volle dir nulla, e, per +alcuni minuti, si abbandonarono unicamente alla +gioia del rivedersi. Infine, a poco a poco, con +tutte le precauzioni possibili, studiandosi di celare +il suo proprio immenso dolore, egli parlò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +</p> + +<p> +Era semplice e terribile. Suo zio gli aveva +fatto una splendida proposta: lo condurrebbe +via seco lui, lo associerebbe alla sua impresa +commerciale e lo aiuterebbe gagliardamente a +rifarsi una fortuna. In una parola, egli offriva +assai generosamente al figlio di sua sorella, diventato +povero, un bellissimo avvenire che desolava +il misero ragazzo. Aveva voluto rifiutare; +suo zio allora lo aveva guardato in fondo +agli occhi e gli aveva detto con un sorriso speciale: +“Andiamo, non facciamo sciocchezze, signor +nipote mio.„ La situazione era troppo evidente, +d’altronde; ricusare sarebbe una follia. +</p> + +<p> +Erano ai piedi dello stesso albero, sotto il +quale, il giorno del loro primo incontro, Elisa +si era riposata. Essa si lasciò cadere sul grosso +tronco muscoso, con l’occhio fisso al suolo, +pallida ora quanto lui, istupidita. Restò per +qualche istante immobile, mentre lui, silenzioso, +la guardava; poi si mise a piangere. +</p> + +<p> +— Non vi può essere felicità per me, — disse +Giulio finalmente, adagio, a capo basso. — Andrò +laggiù, lontano, diventerò ricco orribilmente; +a che mi servirà? Adesso la povertà è la mia +disgrazia; allora, fra molti lunghi anni, la fortuna +mi peserà come un’ironia, e aumenterà la +mia disperazione. Sono assai positivo per la +mia età, non mi faccio illusioni; allo stesso +tempo sento in me un amore eterno; non amerò +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +che voi in tutta la mia vita, anche se non dovessi +più rivedervi. Voi, dovrete maritarvi, dimenticarmi, +poichè il ricordo mio non potrà che +rendervi infelice. Ah! tutto è finito! +</p> + +<p> +— No, — rispose lei semplicemente, — non +mi mariterò. +</p> + +<p> +— E che farete dunque? +</p> + +<p> +— Vi aspetterò. +</p> + +<p> +Le disse ch’era impossibile; ch’ella non poteva +sagrificarsi in tal modo, ma si sentiva +commosso ed esaltato. Il loro amore, ancora +troppo puro per essere altro fuorchè una infinita +tenerezza, nel mentre riempiva a loro tutto +il cuore, prendeva nel loro pensiero una forma +di entusiasmo. In un magnifico slancio, dimenticando +tutto, finirono per accettare la loro devozione +reciproca e si fecero le sublimi promesse. +</p> + +<p> +— Quanto tutto ciò è falso! — esclamò Elisa +tutt’ad un tratto. — Che bisogno abbiamo noi +di denari! La povertà non sarebbe mille volte +preferibile alla separazione? +</p> + +<p> +Esaltati, decisero ch’egli ritornerebbe a Milano +e rifiuterebbe decisamente la proposta dello +zio; che dopo poi lei avrebbe il coraggio di raccontare +tutto a suo padre. +</p> + +<p> +Elisa, sorretta da una forza interna, sicura di +sè, sapeva che, qualunque cosa accadesse, ella +non cambierebbe mai. Ai primi passi nella vita +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +aveva preso la strada che seguirebbe fino al +fondo. L’indistruttibile amore, che si era impadronito +di tutto l’esser suo, le sembrava servisse +di spiegazione a ogni cosa; la sua tristezza +nella solitudine, il suo desiderio di contemplazione +e di libertà, i suoi sogni, le sue subite +gioie senza causa, essa ora comprendeva tutto +ciò. All’istesso tempo molte cose intorno a lei +le apparivano false. Se per caso leggeva un romanzo +in cui la passione era mostrata come +una fiamma violenta e presto smorzata, sorrideva +e chiudeva il libro, pensando: è falso, con +la certezza dell’esperienza; poichè l’amore le +sembrava la luce eterna. Leggendo trovò un +giorno questa frase: “La perdita delle illusioni +è presto seguita dalla perdita delle credenze, e +che ne rimane senza la fede?„ ed ella pensò +che giovane qual’era non aveva illusioni, poichè +credeva solo alla verità e che giammai +potrebbe perdere la sua fede, anche colpita dai +più terribili disinganni o dalle maggiori sventure. +Le domeniche, nella chiesa umile del villaggio, +restava in ginocchio a lungo, con la +testa china; e, spesso, nel suo piccolo giardino, +guardando il cielo bello e indifferente, essa +pregava Dio ingenuamente di accordarle la felicità. +I suoi pensieri maturavano di giorno in +giorno, e le sembrava poter già abbracciare con +lo sguardo tutte le cose di questo mondo, e +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +distinguere chiaramente il grano di vero nascosto +tra le falsità della vita. Tutto poteva ingannare, +tranne i suoi propri sentimenti. +</p> + +<p> +Prima ch’ella potesse parlare a suo padre, fu +sgridata da sua madre, la quale le disse che +comprendeva benissimo quanto accadeva, e che +tutto ciò era ridicolo; che un matrimonio tra +lei e il piccolo Bardi sarebbe assurdo e che +non vi si poteva neppure pensare, aggiungendo: +“Sono ben lieta di sentire che è sul punto di +partire per le Indie. Quando ritornerà, sarai +maritata, lo spero, e maritata bene, e riderai +per la prima all’idea che quel signorino abbia +potuto piacerti per un momento. Sei giovane, e +non c’è fretta; la tua fanciullaggine lo prova, +del resto.„ +</p> + +<p> +Ma, la sera, mentr’essa piangeva nella sua +camera dinanzi alla finestra aperta, suo padre +entrò senza bussare. La baciò in fronte con +tenerezza, e commossa da questa testimonianza +d’affetto cui era così poco avvezza, ella si gettò +nelle sue braccia. La interrogò, con bontà; lei +rispose silenziosamente fra le sue lagrime, affermando +col capo. Allora, a poco a poco, egli +si sforzò di farle capir ragione. Si era seduto, +e lei, a’ suoi ginocchi, lo ascoltava. Le disse con +fermezza che Giulio <i>doveva</i> accettare l’offerta +dello zio, e partire; che sposarsi senza un soldo +come farebbero adesso, sarebbe una pazzia +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +sotto tutti gli aspetti; che due o tre anni basterebbero +a Giulio per “farsi una posizione„, che +ritornerebbe allora, e che se entrambi si fossero +mantenute le promesse reciproche e si amassero +sempre, lui non si opporrebbe alla loro +unione, benchè avrebbe certo preferito vederla +fare una scelta più brillante, e ch’egli tenterebbe +allora, certo non senza difficoltà, di persuadere +sua madre ad acconsentire. In tal modo ella si +sottometterebbe ad una prova donde uscirebbe +sicura della saldezza dei suoi sentimenti, o +libera. +</p> + +<p> +Elisa continuava a piangere, ma sentiva che +suo padre aveva ragione. +</p> + +<p> +All’indomanl Giulio ritornò. Suo zio era andato +in collera sul serio quando aveva parlato +ancora di rifiutare, e aveva dichiarato che, se +lo si metteva alle strette, era capace di condurlo +via per forza. +</p> + +<p> +Dalle due parti la separazione era stata dunque +giudicata necessaria. Bisognava sottomettersi. +</p> + +<p> +Le ultime ore furono strazianti. Giurarono di +non dimenticarsi mai, si fecero tutte le promesse. +Il caldo soffocante dell’estate accresceva l’oppressione +dei loro cuori. Nel cielo tutto azzurro, +solcato a grandi masse da nuvoloni d’un bianco +argenteo che sembravano pesanti, v’era qualcosa +d’implacabile. Perfino sotto gli alberi pieni +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +di nidi addormentati, nella folta profondità delle +boscaglie tanto note, non si trovava più frescura; +il verde diventava oscuro, sotto le vôlte +di frondi impenetrabili ai raggi s’infiltravano i +gravi soffi canicolari. Mentre tutto era come +sospeso nella natura, pareva che anche i loro +cuori stessero per arrestarsi; ad onta del suo +silenzio, del suo vuoto apparente, quell’ora era +suprema nella sua tranquillità solenne. — Nulla +era peranco mutato, si trovavano insieme come +prima, più che mai armonizzavano con le cose +circostanti — e già la vita si svelava loro sotto +un nuovo aspetto. Una invincibile lassitudine +si era impadronita di loro, quando, dopo d’aver +sperato per un istante, avevano dovuto ricadere +nella realtà freddamente crudele; poi si erano +irrigiditi contro la sorte, avevano voluto far +faccia coraggiosamente alla necessità, e vedendo +il dolore riflesso dai loro due volti pallidi, erano +presi da una tale pietà l’uno per l’altro, che la +loro immensa pena cessava di essere personale +e si nobilitava. +</p> + +<p> +La vita sembrava loro ardua, adesso illuminata +però dalla speranza, ed accettavano valorosamente +l’avvenire. La stessa bellezza del loro +amore li sosteneva. L’esaltamento delle loro +anime era giunto al punto in cui non lo si avverte +più. La loro passione cresceva di entusiasmo +senza nulla perdere in purezza; un bacio +<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> +sulla fronte sembrava loro un’audacia, ma già +si davano del tu senza quasi accorgersene — e +in un modo ben diverso che nella loro infanzia. +</p> + +<p> +Ma, quando l’orribile giorno sorse alfine, +quando, dopo che Giulio ebbe fatto i suoi addii +con voce commossa, poterono ritrovarsi soli +per un’ora ultima, in mezzo ai loro abbracci +angosciati, si sentirono turbati diversamente +dal solito. Qualcosa sorgeva tra di loro che non +avevano mai ancora provato. Abbracciandosi +per l’estrema volta, si scambiarono il loro primo +bacio.... +</p> + +<p> +Giulio partì. Suo zio doveva prima condurlo +in Inghilterra, dove resterebbero due mesi, e +donde poi s’imbarcherebbero. +</p> + +<p> +Elisa che altre volte aveva creduto soffrire +della solitudine, s’accorse di non conoscerla ancora; +e per la prima volta si sentì veramente +sola. Si accasciò e perdette ogni coraggio. Le +ore d’addio trascorse con lui, i suoi accenti supremi +le parevano involarsene rapidamente a +una distanza enorme. Non poteva dimenticare, +ma si sforzava invano di conservare davanti +allo sguardo i colori inesorabilmente impallidenti +dei ricordi materiali; l’indebolimento graduale +dell’eco la desolava. +</p> + +<p> +Non ragionava più; le sembrava ora talvolta +d’essere stata ingannata. “Oh! s’egli fosse ancora +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +lì, non lo lascerei certo partire!„ diceva +a sè stessa. Ed insieme nuove idee sorgevano +nella sua mente, e i suoi sentimenti perdevano +della loro semplicità. Era un poco smagrita, ed +in certi momenti, appariva tutta bianca. Talvolta, +quando guardava il lago, con l’occhio +fisso su qualche barca che portava forse della +gente felice, sentiva un subito rossore salirle +alla fronte. Mentre smarriva ogni fiducia e non +osava più interrogare il futuro, immensi rimpianti +inconscienti si accumulavano nel suo +cuore. Certe parole udite per caso, certe frasi +trovate nei libri e che aveva lette senza prestare +attenzione, le ritornavano alla memoria +e la facevano lungamente sognare. +</p> + +<p> +Quattro mesi trascorsero così, e contarono +per lei come quattro anni. Il freddo tornò. Essa +aveva un poco mutato di carattere e molto di +abitudini; ora preferiva stare in casa. Talora +usciva solo per andare lentamente sino all’ufficio +postale di Torno. L’impiegato, che aveva +molta simpatia per lei, scrollava spesso il capo, +ma se aveva una lettera, la guardava con occhio +paterno, lieto di vederla sorridere. Lei restava +un momento a discorrere, e talvolta perfino +andava solo per vederlo, il che lo lusingava +altamente. +</p> + +<p> +Una lettera di Giulio arrivò anche alla signora +Valenti. A Elisa egli scriveva di rado, ma a +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +lungo. Era sempre a Londra, e la partenza per +l’India era sempre rimandata. Tutto andava a +meraviglia; suo zio gli voleva sempre più bene, +e nella casa egli era accarezzato come un fratello +dalla numerosa famiglia. Lavorava molto, +e sperava poter presto essere associato agli affari +e guadagnare abbastanza rapidamente una +piccola fortuna per giungere ad abbreviare il +suo esilio. +</p> + +<p> +Ciò che nella forza del suo coraggio e della +sua fede era sulle prime sembrato quasi facile +ad Elisa: sostenersi col ricordo e con la speranza, +ed aspettarlo seguendolo incessantemente +col pensiero, diventava di giorno in giorno più +arduo e doloroso. Lottava valorosamente, ma +si sentiva mancare. +</p> + +<p> +Quand’egli non scriveva, tutto diventava oscuro +intorno alla fanciulla. Come aveva compreso, la +prima volta che aveva visto la scrittura di Giulio, +tutta la gioia contenuta in queste parole: una +lettera di lui, così sentì presto il terribile spasimo +del cuore dell’attesa delusa; dell’ora che +tradisce passando lentamente; quel disinganno +continuamente rinnovato fino alla perdita totale +della speranza: una lettera che non giunge. +</p> + +<p> +Pensando a lui, lo vedeva a Londra, in quella +enorme città così sontuosamente triste e freddamente +pittoresca, della quale conservava un +vago ricordo. Poi l’oceano ignoto si distendeva +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +dinanzi alla sua immaginazione, e sull’immenso +deserto dell’acqua, uno <i>steamer</i>, che appariva +come un punto nero, portava via a tutto vapore, +sotto un cielo infuocato, colui col quale +ella avrebbe volontieri sofferto tutte le miserie +ed affrontato tutti i pericoli. Si turbava subitamente, +quando la visione di un naufragio sorgeva +dinanzi a lei con la chiarezza di un’allucinazione. +E, giungendo a cacciare da sè l’immagine +insopportabile del suo amato, morente, +solo tra il cielo sordo e l’acqua furibonda, lo +vedeva condurre una vita febbrile in una nuova +città esotica, dove dei monumenti pesanti e giganteschi +risplendono sotto il sole tropicale. +Ed il viaggio del ritorno le sembrava pressochè +impossibile. Oh! certo l’avevano ingannata, e +chi sa quanto tempo doveva trascorrere prima +ch’egli potesse ritornare! E lei sopporterebbe +la vita fino allora? +</p> + +<p> +Era ben naturale che codesta fanciulla pensierosa +avesse a ribellarsi internamente contro +le convenzioni della società, e, inconsciamente, +contro le leggi umane. Tutto, nelle regole della +vita, le sembrava assurdo. Nulla le pareva ora +più stupido della “ragionevolezza„, e non poteva +sottomettersi alla necessità, tutta convenzionale, +di vivere così, separata da Giulio. L’amore +era la suprema ragione e doveva vincere. +Non solo ella avrebbe accettato la povertà, ma +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +avrebbe sfidato lo scandalo e la vergogna per +vivere con lui. Avrebbe tutto schiacciato sotto +i piedi, con indifferenza. Per raggiungerlo, per +seguirlo, avrebbe tutto lasciato, e avrebbe tutto +affrontato per non abbandonarlo. +</p> + +<p> +Una sera, assai tardi, mentre già si dormiva +in casa, ella camminava di lungo in largo, pensando +come sempre alle cause possibili del silenzio +di Giulio. D’improvviso udì un rumore +nella camera vicina alla sua, che le serviva di +gabinetto, e la cui finestra guardava la montagna. +Entrò, il rumore fu ripetuto; qualcuno +buttava qualcosa contro i vetri. Istintivamente, +sebbene un poco impaurita, aprì la finestra e +si piegò innanzi, guardando. Una voce bassissima, +nell’ombra, pronunciò una parola che +non potè capire. Ma non fu capace di trattenere +un grido, poichè aveva riconosciuto la +voce. Pazza di stupore e di commozione si +precipitò giù per la scala, anzichè discendere, +senza nemmeno pensare al pericolo d’essere +udita, e un istante dopo, vide una forma ch’entrava +per la porta-finestra della sala da pranzo; +riconobbe colui ch’ella credeva tanto lontano, +e tremante, smarrita, cadde nelle sue braccia! +</p> + +<p> +Lo zio di Giulio era stato costretto a ritornare +in Italia prima di lasciare definitivamente +l’Europa, e suo nipote era con lui. Dovevano +<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> +rimanere qualche tempo a Milano — un paio +di mesi forse — per terminare certi affari. Giulio +aveva domandato ed ottenuto un congedo di +pochi giorni ed era alloggiato in un piccolo +albergo in riva al lago; ma aveva dato la sua +parola d’onore di ritornare e ripartire con lo +zio, a qualunque richiesta. +</p> + +<p> +Elisa, credendo di sognare, caduta bruscamente +dalla sua atra apatia in una profondità +di gioia sconosciuta, s’abbandonava tutta all’estasi +che la riempiva. Conobbe l’intensità +dell’ora presente procurata dalle soddisfazioni +infinite, quando si oblia il passato e tutto, poichè +inabissati in un godimento extra-terrestre, +viviamo momentaneamente fuori del tempo. Più +che mai, sentì il suo amore impadronirsi di +tutta intera la sua vita. +</p> + +<p> +Il freddo era tornato; faceva un tempo orribile. +Non era il magnifico inverno dell’anno +prima. Non potevano mostrarsi al di fuori, Giulio +essendo lì all’insaputa di tutti. Condusse una +vita faticosa assai; sovente se ne andava con +una barca, ancora di notte, per prendere il +primo treno, e ritornava da Milano al ritrovo +notturno. Entrava per la porticina del giardino, +che s’apriva con la massima facilità, e penetrava +nel salotto del pianterreno, dove Elisa lo +aspettava. Tutto dormiva nella casa; e, nel profondo +silenzio, un rumore, lo scricchiolare di +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +un mobile, lo faceva trasalire; lei, al contrario, +non tremava. +</p> + +<p> +La natura non li circondava ora più con la +sua lussureggiante tranquillità piena di pace. +Si vedevano nella penombra di una sala deserta, +e dalla finestra solamente era loro permesso +di gettare uno sguardo furtivo al notturno +paesaggio, dove si distingueva appena il +lago, d’un azzurro quasi nero, dalle solide tenebre +delle montagne. Il loro amore non poteva +più adesso fondersi nelle bellezze esterne; non +aveva più tutta la terra per fiorire e tutto il +cielo dove spaziare; quattro pareti lo rinserravano +fra cui si condensava terribilmente, ed +acquistava quella violenza di olezzo che turba +il cervello e dà l’ebbrezza a tutto l’essere nostro. +</p> + +<p> +Si abbandonarono senza riserva alla loro passione. +</p> + +<p> +Furono lunghe giornate, rapide, febbrili, splendide — mattine +di attesa seguite da serate troppo +felici. Il tempo volò con la velocità conosciuta +da coloro che hanno assaporato una beatitudine +violenta — e ricaddero dal cielo nell’inferno, +quando giunse il giorno della nuova separazione — ben +più orribile questa volta. Lottarono dapprima, +s’irrigidirono, rifiutarono di cedere. “Lo +lascierei davvero ripartire„, diceva Elisa a sè +stessa, “dopo che mi sono detta tante volte che +se per miracolo avesse a ritornare, non se ne +<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> +anderebbe più? Come lasciarci, poichè ci apparteniamo?„ — Eppure +non si poteva far diversamente. +Dovevano rassegnarsi e sperare che +la separazione sarebbe la meno lunga possibile. +D’altronde l’onore di Giulio era impegnato. Suo +zio non poteva accordargli nemmeno un’ora di +libertà durante gli ultimi giorni. La signora +Valenti aveva progettato una corsa a Milano +fra una settimana, Elisa promise a Giulio che +la rivedrebbe ancora una volta. La separazione +non fu però meno straziante; poichè in città +non potrebbero che stringersi la mano davanti +alli altri; il che infatti ebbe luogo una ventina +di giorni dopo. Giulio partì definitivamente ed +Elisa rimase, sentendosi più desolata della prima +volta, ma un po’ più forte. +</p> + +<p> +Un anno trascorse, tetro per Elisa, ma nel +quale si verificò un avvenimento che sembrò +assai importante a sua madre: essa riannodò +le sue relazioni amichevoli con la marchesa +Arombelli. La quale non amava troppo i Valenti, +ma si prese di tale affetto per Elisa, che +vinse i suoi scrupoli e cominciò d’allora a invitarli +nella sua villa. La comune conoscenza +di Gorletti accrebbe la loro intimità. +</p> + +<p> +Giulio scriveva sempre assai lungamente, se +non regolarmente. Elisa si sforzò di sopportare +con coraggio la sua sorte dolorosa, e diede +prova di una forza, della quale non la si sarebbe +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +creduta capace. Diventò meno taciturna, +cercò d’essere più affabile in famiglia, e, per +quanto piangesse e pregasse sovente nella solitudine +della sua camera, seppe trovare una +certa serenità nella sua tristezza. Dapprima +aveva piegato sotto il soffio del destino; ora +seppe irrigidirsi e resistere. Non tardò a comprendere +che il mondo nega le nostre sofferenze, +o se ne rallegra, e che le dobbiamo nascondere, +che in ciò la dissimulazione è necessità, specialmente +per le anime superiori. Sola, restò la +stessa; con li altri, si fece uguale a loro. Dovette +sentire di buon’ora che all’infuori della +vita vera dello spirito, la vita banale d’ogni +giorno s’impone, imperiosa, e che a meno di +rompere tutti i vincoli, è forza piegarsi alle esigenze +sociali. Discorreva dunque come tutti, +questa fanciulla già donna la cui esistenza era +riempita da un segreto unico; la si vide interessarsi +momentaneamente alle cose meno interessanti +per lei; imparò a ridere quando bisognava. +</p> + +<p> +Le lettere di Giulio, così piene di speranza +nei primi tempi, cambiarono a poco a poco; +sembrava meno certo di riuscire, oppresso dal +lavoro e attristato dal troppo lento risultato dei +suoi sforzi. Poi divennero più rare, con intervalli +sempre più lunghi. Tutto si fece più cupo +intorno ad Elisa. Comprese che la separazione +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +senza dubbio si prolungherebbe più di quanto +avesse mai previsto. +</p> + +<p> +Il terzo anno giunse. Egli scrisse ancora una +volta verso la fine di gennaio, poi non scrisse più. +</p> + +<p> +Dubbi atroci tormentavano Elisa; sua madre +le disse un giorno di sapere con certezza che +Giulio aveva una relazione con una gran signora +inglese di Bombay, conosciuta per la sua bellezza +e per le sue eccentricità, aggiungendo che +poteva anche dare delle prove. Elisa non volle +ascoltare nè credere, ma la sua ipocondria l’abbattè. +Perfino suo padre non osava più consolarla; +essa rispondeva a chi la esortava a considerarsi +come liberata da qualsiasi promessa e a +dimenticare, ch’ella non cambierebbe giammai. +La sua pacata fermezza fu da sua madre trattata +di ostinazione assurda. +</p> + +<p> +Qualche tempo dopo suo padre ricevette una +lettera di Giulio ch’egli non ebbe coraggio di +mostrare a sua figlia, ma fu inutile, poichè ne +ricevette lei stessa all’indomani una dello stesso +significato. Giulio diceva in modo semplice e +breve ch’essendosi impigliato per proprio conto +in certe speculazioni un poco temerarie, aveva +subito delle perdite che lo costringevano a ritardare +il suo ritorno in Europa, e che non essendo +più in grado di designare un termine +preciso alla propria assenza, si trovava obbligato +dall’onore — per quanto ne soffrisse — a +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +pregarla di volersi considerare come sciolta da +qualunque impegno o promessa e libera di maritarsi, +sebbene si vincolasse, lui, a non amare +ch’ella sola al mondo e a rispettare, inutilmente, +la fede giurata. Una grande tristezza pareva improntare +quelle righe, sotto una forma severa. +</p> + +<p> +La signora Valenti, trionfante, pretese che +quella lettera era soltanto abile e provava la +verità di quanto lei aveva narrato. Aggiunse che +la <i>lady</i> in questione era vedova e che Giulio la +sposerebbe. +</p> + +<p> +Elisa ricevette il colpo mortale in pieno cuore, +ma zitta. +</p> + +<p> +Così era finito il suo romanzo; già la vita le +sembrava chiusa per lei. +</p> + +<p> +Cinque anni erano ora passati dalla partenza +di Giulio. Con l’aiuto del tempo, la sua nera tristezza +si era in apparenza mutata in malinconia; +restò buona, affabile, paziente, ma diventava +inflessibile appena si volesse persuaderla +a maritarsi. +</p> + +<p> +Sua madre giunse quasi a detestarla, quando, +a sei mesi di distanza l’uno dall’altro, rifiutò +due buonissimi partiti. “Ricusi una felicità che +non avevi neppure il diritto di sperare„ le aveva +detto. Ma nulla, nè preghiere, nè minaccie, nulla +valse a farle mutar consiglio. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Ciò che abbiamo raccontato, tutti codesti ricordi, +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +tutte codeste gioie passaggiere e codesti +costanti dolori, la sua vita, insomma, si era +svolta dinanzi a lei, mentre piangeva ancora +alla fredda luce dell’alba. Ma tutto era dominato +dall’orrore del presente. +</p> + +<p> +Discese un po’ tardi per la colazione. Tutti +erano assai allegri, donna Maria e la contessa +Lassardi specialmente. Giacomo solo, imbronciato, +cercava inutilmente l’occasione per fare +una scena a quest’ultima. Massimo dichiarò che +già l’aria della campagna gli giovava, e divertì +tutti col suo <i>entrain</i> e col suo appetito. Gorletti +si mostrava amabilissimo, quasi galante, con +Elisa sempre fredda. Vennero portate le lettere; +ve n’erano varie per Massimo, che sembrò un +poco preoccupato dopo d’averle lette — circostanza +assai osservata e commentata. — Alle +due, la signora Valenti arrivò, e appena compiuti +i saluti, salì nella sua stanza con sua figlia. +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>III.</h3> +</div> + +<p> +Nella sua vita avventurosa, Massimo d’Astorre +aveva trovato una tregua per assaporare alla +villa Arombelli un po’ di riposo, di cui aveva +gran bisogno; e ne godeva pigramente. Perfino +il ricevere lettere lo seccava. Dopo pochi giorni +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +sentì che quella calma esistenza conveniva alla +disposizione momentanea del suo spirito, e si +decise a prolungare il suo soggiorno. Si sentiva +negativamente felice, lontano dagli eccitamenti, +dai rumori e dalla fretta della sua vita abituale. +</p> + +<p> +Era un uomo complicato e non facile a comprendersi, +il marchese d’Astorre. Lo si conosceva +male. Aveva esordito nella vita da tanto +tempo ch’era facile perfino ingannarsi sull’età +sua, e benchè fosse giovane ancora, già si era +sorpresi dalla sua gioventù persistente. Possedeva +d’altronde quella bellezza assoluta che sfida +gli anni, si capiva che il tempo non potrebbe +gran che contro quei lineamenti di regolarità +perfetta, contro quel viso dall’aspetto quasi marmoreo, +animato però da due grandi occhi bruni +dallo sguardo profondo. I suoi capelli neri, un +po’ lunghi, e la sua corta barba bruna facevano +risaltare il caldo pallore del suo colorito immutabile. +Il suo collo possente e quasi femminino +ad un tempo, come quello delle statue greche, +e il suo corpo dalle proporzioni perfette — tanto +raro ai giorni nostri — ricordavano l’epoche +pagane. Alto, elegantissimo — d’una eleganza +da lui stesso inventata, e di cui non pareva +preoccupato — sapeva essere freddo o cordiale, +altero o seducente. Era festeggiato, ammirato, +detestato. Poichè si doveva amare oppure odiare +quest’uomo insolentemente bello, generoso all’eccesso, +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +pieno di coraggio e di audacia, il quale +una volta a un ballo a Londra aveva inspirato +una tale subita follia a una gran signora, celebre +per la sua avvenenza, ch’ella s’era eclissata +con lui attraverso il <i>cotillon</i>, e s’era lasciata +rapire, passando la Manica, ai primi albori, +in veste da ballo, con solo il cappuccio della +sua pelliccia per coprire la sua testa ingemmata. +Era uno di quegli uomini che si cerca +invano d’imitare; e, naturalmente, aveva numerosi +imitatori. Lo si vedeva a un tal punto superiore +a quanti lo circondavano che non era +possibile sottrarsi del tutto al suo dominio. Discendeva +da una delle più antiche famiglie della +Romagna, stabilita da due secoli a Firenze, dove +era nato in un vecchio palazzo nero, fieramente +stemmato alli angoli. Uscito prestissimo dal collegio +ov’era stato posto alla morte dei suoi genitori, +si trovò, quasi fanciullo ancora, padrone +di sè e possessore di una vasta fortuna. Tutte +le strade si aprivano davanti a lui; nulla si opponeva +all’esecuzione di qualunque suo capriccio. +Le prime follie di quel ragazzetto, la cui +straordinaria sicurezza contrastava col viso ancora +roseo, ebbero un carattere originale che +non dispiacque. Ancora quasi un ragazzo portò +bravamente l’uniforme di ufficiale di cavalleria. +Poi, detestando già la vita monotona che i suoi +pari conducevano a Firenze, viaggiò. Più tardi, +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +benchè sapesse che ciò non gli servirebbe a nulla +o a ben poco, era entrato nella carriera diplomatica. +Questo giovinetto audace, creduto abile +solo agli esercizi del corpo e alle prodezze fisiche, +possedeva inoltre — senza che si sapesse troppo +come era riuscito ad acquistarla — una svariata +e solida istruzione. Fece dei brillanti esami. Già +si scorgeva a quell’epoca ch’egli si mostrava +superficiale, e non lo era. Fu contento della sua +decisione, amando la vita mossa e trovando la +diplomazia divertente, fintanto che non si pensava +a mandarlo nei posti noiosi, e tanto più +che si avevano per lui al ministero tutti i riguardi +dovuti alla sua posizione e alla sua indifferenza +in quanto all’avanzamento. +</p> + +<p> +Trovava che alla sua età le parole: <i>segretario +di legazione</i>, stavano bene sopra una carta da +visita. Del resto, ammesso di buon’ora a tutti i +piaceri, in un ambiente di lusso e di vanità, +trovando ogni cosa alla sua portata, e le persone +più in basso delle cose, troppo rapidamente maturato +dalla vita precoce e dalle affrettate letture, +assaporando i godimenti primi del desiderio, +mordendo al pomo di tutte le scienze, non accettando +nessuna idea senza esame e ragionando +troppo, non considerando la sua superiorità che +relativamente, in modo che il suo orgoglio davanti +agli uomini non trovava la sua giusta +compensazione nella umiltà davanti all’assoluto, +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +egli si era trovato a vent’anni tanto vecchio +quanto si può esserlo a quell’età, e, poco dopo, +all’epoca delle passioni più nobili, non sentiva +che quella dei vecchi, l’ambizione. E quella pure +non fortemente. +</p> + +<p> +Nel mentre s’immergeva nei piaceri con un +fare annoiato, cercava intorno a sè, avidamente, +un pascolo alla sua ambiziosa vanità, tentando +di scorgere uno scopo qualunque che valesse la +pena di uno sforzo. Gli parve impossibile di trovarlo. +Si ostinò, provò ancora, calcolò, e si persuase +sempre più che non vi era nulla. “Forse„ +diceva a sè stesso “sono giunto troppo tardi o +troppo presto.„ +</p> + +<p> +Allora, parendogli che le cose dette “serie„ +non meritassero d’esser prese sul serio, non +pensò più che a vivere, e divenne un uomo di +piacere. Come accade sempre presso gli oziosi +che hanno un po’ d’imaginazione, la passione +del giuoco lo afferrò, e, unita ai suoi gusti raffinati +di lusso e di eleganza, lo condusse così +lontano e così presto, che lo si credette rovinato +dopo cinque anni. E aveva infatti dissipato il +capitale accumulatosi durante la sua tutela, venduta +la quarta parte delle sue terre, e coperto +il rimanente d’ipoteche, il che non gl’impediva +di continuare il suo solito modo di esistenza e +di gettare sempre il danaro a piene mani. +</p> + +<p> +Egli dovette però finalmente conoscere gl’imbarazzi, +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +tutti i piccoli orrori degli espedienti, la +mano di ferro della necessità, il quasi insensibile +scemare della considerazione intorno a sè, +che rallegra gl’invidiosi. Conobbe talvolta perfino +quella miseria relativa che pure ha le sue crudeltà. +Dovette mescolarsi un po’ a tutte le società, +anche quando gli ripugnava, più che non +avesse fatto fino allora, e potè studiare la vita +sotto i suoi più vari aspetti. Giorni penosi cominciarono, +e se il presente era duro, l’avvenire +appariva nero. Ma tenne sempre la testa alta +ed il sorriso sulle labbra, sfidando il destino, +grato alli amici sinceri, e sdegnando di accorgersi +delle defezioni che la ingratitudine produceva +intorno a lui. +</p> + +<p> +Al momento in cui lo si credeva davvero +giunto proprio al fondo, in cui si diceva che +avendo finito di raccogliere le briciole della sua +fortuna, sarebbe costretto a palesare la sua rovina, +fece due eredità grossissime, una dopo +l’altra, quasi senza intervallo. Tutti si aspettavano +di vederlo in fondo all’abisso; lo si scorse +sulla vetta. Dieci volte più ricco di quanto non +lo fosse mai stato, ebbe, per servire a’ suoi desideri, +per soddisfare i suoi nuovi capricci, il +potere che presta una fortuna colossale, quando +si ha imparato, a proprio danno, a farne uso. +Ne usò generosamente, giacchè, prodigo per sè +stesso, era fastoso nel dare, e se ne nascondeva, +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +forse per buon gusto, come amava il lusso non +troppo appariscente. Ma in mezzo a codesta vita +facile e faticosa ad un tempo, qual’era la sua +vita interna? S’occupava solo di cose sensuali, +oppure un pensatore celavasi in codesto gentiluomo +scettico e negligente, disprezzatore dell’opinione, +sfidatore di tutto, che non si ricusava +nulla, ed era abbastanza distratto per accettare +spesso la compagnia degli imbecilli senza accorgersene? +</p> + +<p> +Alcuni, fra coloro che lo conoscevano meno +male, avevano indovinato press’a poco tutto +ciò, ma, per comprendere la sua vera natura, +sarebbe stato duopo rovistare più profondamente, +e quelli stessi sarebber forse rimasti allora +assai stupiti. Benchè si desse raramente il +disturbo di piacere, aveva avuto dei successi di +ogni specie. Se ne curava poco assai, e non badava +all’invidia che eccitava. Abbandonò la diplomazia, +e non ebbe più che la sua fantasia +per legge. L’ultimo posto che occupò fu quello +di Pietroburgo, che dovette lasciare, al momento +che stava diventando quasi russo, in seguito a +una seccante avventura terminata da un duello. +Si fissò allora a Parigi. +</p> + +<p> +I suoi parenti ed amici d’Italia parlavano di +lui come di un personaggio bizzarro, e lo accusavano +d’essere assai strano, pretendendo +però allo stesso tempo che vi fosse molta affettazione +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +nella sua originalità. Tentavano di farlo +passare per un poco pazzo e un poco “posatore„ +insieme, il che non impediva loro d’invidiarlo +con tutta la debolezza dell’anima loro, e +d’essere pronti a commettere dinanzi a lui tutte +le piccole viltà imaginabili, dopo d’averne detto +tutto il male che potevano. Lo si ammirava involontariamente, +come si ammira coloro che +vivono fuori e vengono da lontano. Il suo arrivo +consideravasi sempre come un avvenimento; le +sue più minute azioni venivano osservate, i suoi +modi, i suol vestiti; si ripetevano i suoi motti. +Quanto si raccontava di lui veniva commentato +ed esagerato. +</p> + +<p> +Tre giorni dopo, la contessa cambiò bruscamente +di manovra e divenne quasi fredda con +lui; egli non si degnò di accorgersene, il che la +mise in uno stato d’ira contenuta che si volse +a benefizio momentaneo del cugino. Massimo +non trovò per questo il suo soggiorno alla villa +meno aggradevole. Lo amavano assai, e lo temevano +un poco. Giacomo osservò che talvolta +uno si sentiva benissimo in sua compagnia, e +che poi subitamente intimidiva. Si diceva sempre +un po’ male di lui, ogni volta se ne andava dalla +sala, e lo si ascoltava sempre con delizia quando +voleva chiacchierare. +</p> + +<p> +Presto stanca di stare imbronciata, la contessa +ritornò all’assalto. Massimo, per cattiva abitudine +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +inveterata, si lasciò andare a farle un po’ +la corte. Ciò rompeva la monotonia della villeggiatura, +poichè amava e cercava il riposo, ma +non lo poteva sopportare troppo completo. In +quanto a Elisa, la povera fanciulla ch’egli aveva +ritrovata così pallida ed infelice, essa gli faceva +realmente pietà, quando pensava al sagrificio +che si voleva esigere da lei, al brutto avvenire +che l’aspettava. Si accusava sempre Massimo di +non avere rispetto alcuno per le donne; i suoi +modi ironici, il suo cinismo, la sua condotta lo +provavano spesso, ma si sarebbe dovuto fare +una distinzione, sottile, ma vera, ed era questa: +che s’egli disprezzava le donne, stimava però +altamente in cuor suo <i>la donna</i>. Forse il suo +culto motivava il suo disprezzo. Elisa gli sembrava +una donna, nel più alto significato della +parola, cosa rara. +</p> + +<p> +D’altronde, bisogna confessarlo, se Massimo +rispettava la donna, se soprattutto la compiangeva, +egli amava la cortigiana. Epicureo per +natura e per abitudine, non avendo mai potuto +intravedere l’amore che di sfuggita, comprendendo +l’arte sotto tutte le sue forme più sensuali, +indovinando tutta la scala delle voluttà, dalle +più grossolane alle più spirituali, egli avrebbe +forse trovato un suo ideale in una etaira greca +risuscitata al secolo nostro. Avendo tutto provato +egli si curava poco di tutto; ma, da un +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +paio d’anni, aveva conosciuto un’attrice che lo +aveva ammaliato. Artista appassionata, donna +capricciosa, intelligenza libera e corrotta, la +Kanzler era tipica; possedeva la bellezza pagana, +sottomessa ed imperiosa ad un tempo. Una bontà +inconscia e la scettica indulgenza moderna dei +sentimenti s’univa in lei a una depravazione +antica. Aveva le linee del marmo, ma non la +serenità; le sue forme, i suoi atteggiamenti ricordavano +la divinità del Rinascimento, ma +l’anima sua conosceva tutte le tristi morbosità +del nostro tempo. +</p> + +<p> +Massimo aveva osservato il pallore eccezionale +d’Elisa, quando era ridiscesa in sala all’ora +del pranzo, il giorno dell’arrivo di sua madre. +L’orribile consenso era forse stato strappato? +All’indomani Gorletti era partito, richiamato in +città da importanti affari. Pochi giorni dopo Valenti +era arrivato, con la sua aria distinta e +gentile, e affettando un’allegria continua che lo +spingeva a dire talvolta delle cose un po’ ardite. +Egli pure però sembrava preoccupato, ed ebbe +lunghe conversazioni particolari con sua figlia. +Annunciò alla marchesa che con grande suo +rincrescimento non poteva fermarsi più di due +giorni. +</p> + +<p> +Nella sua qualità di <i>viveur</i> messo al verde, +Massimo godeva della campagna come un collegiale +in vacanza. Avendo potuto vincere, dal +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +terzo giorno, l’abitudine di alzarsi solo per l’ora +della colazione, gustò la sana voluttà di passeggiare +assai presto la mattina attraverso il parco, +nella frescura del risveglio delli alberi. Spiegò +così bene alla contessa Lassardi quanto ciò riescisse +aggradevole ed igienico, ch’ella si convertì +a questa nuova teoria, di maniera che una +bella mattina il cugino Giacomo li riconobbe +dalla sua finestra, mentre camminavano insieme +lentamente in un viale abbastanza lontano, vicino +alla casetta del giardiniere, e prese il partito +di farsi richiamare d’improvviso in città. +</p> + +<p> +La stessa sera alcune visite vennero da una +villa vicina, e si combinò una lunga escursione +per il dopo domani. Si doveva partire all’alba +e ritornare assai tardi per pranzo. Massimo dichiarò +che non si poteva contare su di lui, dovendo +egli quel giorno andare a trovare alcuni +amici a Como. +</p> + +<p> +— Giacomo è partito ben subitamente. Che +cosa gli è successo, marchesa? — domandò +Terzi. +</p> + +<p> +— Non ci capisco nulla. Pretende aver ricevuto +una lettera di premura. — Disse ciò con +la massima sincerità, ed aggiunse: — Ma tornerà +presto. +</p> + +<p> +La conversazione divenne generale; ma, vicino +al camino, d’Astorre e la contessa erano +appartati. Lei, seduta in una poltrona, riscaldava +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +le sue minuscole scarpette al fuoco fiammeggiante, +le guancia fatte rosee, ad onta del ventaglio +giapponese col quale si riparava e ch’ella +sembrava guardar fisso, sorridendo. Lui, in +piedi, un po’ chinato, con l’aria seria, le parlava +senza troppo abbassare la voce e molto naturalmente. +</p> + +<p> +— Come! — le diceva, — voi che pretendete +essere indipendente, non avete nemmeno il coraggio +di restare a casa, quando una escursione +vi annoia? Scusatemi, contessa, ma dichiaro +che, ad onta delle vostre bravate, siete la più +timida fra le donne. +</p> + +<p> +— Ma che cosa si dirà? +</p> + +<p> +— Che volete mai che si dica? Ah! contessa, +se nella vita vi lasciate sempre arrestare da +questa domanda, siete una donna finita. E, sappiatelo +bene, si tacerà sempre quando non si +saprà nulla, e si dirà regolarmente tutto quanto +si vorrà inventare, per quanto abbiate riguardi. +</p> + +<p> +Lei tacque, pensierosa. +</p> + +<p> +— Mi credete dunque molto pericoloso? +</p> + +<p> +Ella alzò li occhi, lo guardò un istante senza +rispondere, e mentre il suo sguardo affermava, +rispose risolutamente: +</p> + +<p> +— No. Affatto. +</p> + +<p> +— Ebbene, allora? Nessuno lo saprà. Quando +ritorneranno si crederà che io sia pure appena +tornato. A voi, la vostra emicrania sarà passata, +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +ma consulterete egualmente quel bravo dottore, +che vi scriverà subito una ricetta. +</p> + +<p> +— Me ne vado. Ci guardano. Bisogna che faccia +un po’ la mia corte alla marchesa. +</p> + +<p> +— Rispondete prima. Sì o no? +</p> + +<p> +— Ebbene, no! È impossibile! +</p> + +<p> +— Siete proprio certa di quel no? +</p> + +<p> +— Quasi. +</p> + +<p> +E si allontanò. Massimo accese una sigaretta +e si mise a discorrere con donna Maria e con +gli altri. +</p> + +<p> +Al posdomani, a mezzogiorno, Massimo era +di ritorno. Giunse a piedi, avendo congedato il +vetturino al basso della salita conducente alla +villa, dove il suo cameriere era venuto a raggiungerlo +per prendere la sua roba, e entrò per +la porticina del parco. Nessuno lo vide. +</p> + +<p> +Attraversò le sale, penetrò in un piccolo gabinetto +in fondo in fondo all’appartamento, e +parve sorpreso di non trovarvi alcuno. Montò +per una scaletta alla sua camera. +</p> + +<p> +— Sono tutti partiti stamane? — chiese al suo +cameriere. +</p> + +<p> +— Sì, signore, tranne la signora contessa Lassardi, +che ha fatto colazione sola qui a casa. +Ma, un’ora fa circa, ha ricevuto un telegramma, +ed ha dato ordine di attaccare, mentre facevano +i suoi bauli. Saranno dieci minuti ch’è partita +per arrivare in tempo al treno. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +</p> + +<p> +— Davvero? — disse Massimo con tono indifferente. — Vi +sono lettere? +</p> + +<p> +— Sì signore. Eccole lì sulla scrivania. +</p> + +<p> +— Va bene; vattene pure. +</p> + +<p> +Massimo prese le lettere. Due portavano i +timbri postali; poi c’era un biglietto contenente +poche parole scritte a matita: +</p> + +<p> +“Ricevo un dispaccio che mi annuncia l’arrivo +di mio marito a Milano, e che vi è subito +caduto ammalato. Non v’è nulla di grave, ma +io non posso a meno di partire senza frapporre +nessun indugio. Lascio una lettera per la marchesa, +e questo rigo per voi, in gran fretta. Ero +rimasta; non lo posso negare. Il caso dispone +altrimenti. Devo dire tanto meglio? Addio, arrivederci +forse.„ +</p> + +<p> +Massimo provò un disappunto e, un poco +stanco, si buttò sopra un canapè e vi dormì un +poco. Poi si alzò e s’avvicinò alla finestra; vi +restò a lungo, appoggiato al davanzale. Poi scese +distrattamente, e si mise a passeggiare di lungo +in largo per le sale, riflettendo. Un sorriso errava +sul suo labbro. Si annoiava; ora, si trattava +d’uccidere il tempo. Vicino al piccolo gabinetto +del fondo dov’era già entrato arrivando, +si fermò e tese l’orecchio, poichè gli pareva +udire un po’ di rumore. Dopo un minuto d’attesa, +si decise a entrare con precauzione. +</p> + +<p> +Elisa Valenti, lungo distesa sopra un divano +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +che occupava tutta una parete, con la testa nascosta +fra le braccia incrociate, piangeva a calde +lagrime, come impazzita di dolore. Pareva che +fosse caduta colà, affranta, per non rialzarsi +più. Si sarebbe potuto crederla morta se, di +minuto in minuto, i singhiozzi non avessero +scosso tutta la sua persona. Portava un costume +di mattina assai elegante, e i suoi capelli tocchi +da un raggio di sole, prendevano dei riflessi +dorati. Con le mani si teneva il viso sprofondato +nel cuscini. +</p> + +<p> +Rimase Massimo per alcuni istanti, non visto, +a contemplarla, e dimenticò la contessa. Si sentì +risvegliare in lui l’interesse che la terribile situazione +di codesta fanciulla aveva fatto nascere. +Essa era lì, giovane, simpaticissima, e +già il dolore, capace di rovinare tutta una vita, +pareva metterla fra i vinti di questo mondo. +Certo, quand’essa passava in carrozza, a fianco +della marchesa, le contadine dovevano invidiarla +dal fondo dell’anima. Aveva il suo posto +fra i felici di convenzione; il lusso la circondava, +l’eleganza del suo vestire si aggiungeva +all’eleganza della persona, ma quanto avrebbe +preferito il lavoro e la povertà alla miseria nascosta +e reale della sua esistenza! E, ciò ch’era +peggio ancora, la si amava, si simpatizzava con +lei, la si compiangeva; ma chi pensava a soccorrerla? +Le si prodigavano l’espressioni della +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +più affettuosa devozione, la si accarezzava e +adulava, ma l’idea non veniva neppure, ai suoi +amici, di cospirare tutti insieme per strapparla +all’orribile sorte che l’attendeva. Quanta egoistica +impotenza in fondo a quell’amicizia così +bella apparentemente, così sincera anche, ma +pur così debole! Si accettava il suo sorriso artificiale, +la maschera di freddezza che il suo +coraggioso orgoglio le imponeva; si fingeva +pigramente di credervi. Nessuno cercava di aiutarla. +La marchesa, pur tanto buona, non osava +adoperare la sua influenza. La si amava fino +ad esserle utile, esclusivamente. Certo, era cosa +molto difficile, quasi impossibile, bisognava ammetterlo; +ma come non c’era proprio nessuno +nemmeno per tentarlo? +</p> + +<p> +Ella cessò finalmente di piangere, e, sollevandosi +un poco sul gomiti, guardò diritto innanzi +a sè, senza veder nulla, col volto impietrito. I suoi +occhi ora erano asciutti; ma si scorgeva sulle +guancie la traccia delle lagrime arrestate, mentre +la bocca pareva contratta dallo spasimo interno. +Massimo, celato a lei, la intravedeva di profilo. +</p> + +<p> +Si ritirò adagio e andò in giardino. L’imagine +di quella ragazza, piegata sotto il dolore, restava +innanzi a lui simile a una visione; la tristezza +della vita gli si palesava sotto un aspetto +che gli era quasi sconosciuto. Irresistibilmente +rientrò e si avvicinò di nuovo al gabinetto. E +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +lui stesso che accusava gli altri, lui abituato a +infrangere gli ostacoli, che poteva fare per lei? +Nulla, proprio nulla. Ascoltò, e udì ancora il +respiro affannoso della fanciulla. Era tentato di +entrare, di farsi vedere, di chiederle se poteva +esserle utile in qualche modo, di offrirle i suoi +servigi, ma a che avrebbe giovato? Nulla dunque +poteva sottrarla alla stretta delle mani rapaci +di quell’odioso Gorletti? Massimo, sentì che +l’antipatia ispiratagli fino dalla prima volta che +lo aveva veduto, per quel brutto omiciattolo, +ora si mutava in odio. Egli avrebbe voluto poter +rendere la resistenza possibile alla signora Valenti, +tanto per renderla felice quanto per far +del male a Gorletti. +</p> + +<p> +Poi le sue idee cambiarono direzione. “Essa +non è del suo secolo la poveretta„ pensava. +“Quante fanciulle si troverebbero felici a suo +posto! Come darebbero volontieri la loro mano +bianca a qualche mostro ancora più brutto di +Gorletti, ma ricco quanto lui! Come saprebbero +bene, nelle loro testoline dalla espressione ingenua, +prepararsi un delizioso e comodo avvenire! +Come lo scruterebbero, ne’ suoi più minuti +particolari, codesto avvenire, mentre vedendole +ad occhi bassi, appoggiate ad una sedia in una +posa un poco pensosa, si ammirerebbe la modestia +del loro atteggiamento e la loro seducente +serietà.„ +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +</p> + +<p> +Sulla punta dei piedi, guardò di nuovo dall’uscio +del gabinetto. Elisa stava sempre allo +stesso posto. Per caso, voltò il capo, e lo vide. +D’un salto si alzò, eccessivamente sorpresa, appoggiandosi +allo schienale del canapè, mentre +asciugava rapidamente col fazzoletto le traccie +delle lagrime recenti. +</p> + +<p> +Massimo le stese la mano, come faceva tutti +i giorni, e lei stese la sua, macchinalmente. +</p> + +<p> +Era senza voce. L’idea che d’Astorre, da lei +creduto a Como, avesse potuto vederla nello +stato di crisi in cui si trovava, la turbava e le +faceva male. +</p> + +<p> +— Come? Lei è già di ritorno? — gli disse alfine, +con un grande sforzo, per essere calma, +appena potè parlare. +</p> + +<p> +— Sì. E non sapeva che lei fosse qui, altrimenti +non mi sarei permesso d’entrare. Le chiedo +perdono. Mi ritiro subito, se vuole. +</p> + +<p> +— Ma no, non lo mando via, — rispose cercando +di sorridere. — Sono io che dovrò andarmene +fra un momento; ho tante lettere da +scrivere. Mi annoia molto, tanto più che non mi +sento bene; ho un mal di capo terribile. È perciò +che sono rimasta sola a casa; il sagrificio +non è stato grande, d’altronde; le lunghe escursioni +non mi divertono troppo. +</p> + +<p> +Parlava con fatica. La crisi non era finita. Massimo +taceva e l’osservava. D’un tratto ella chiese: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +</p> + +<p> +— Lei era lì da un poco? mi ha veduta! +</p> + +<p> +— Sì; ero qui, l’ho veduta. +</p> + +<p> +— Devo sembrarle ben debole, se non ridicola. +Eppure non sono avvezza a tali crisi nervose, +e non piango facilmente. +</p> + +<p> +Massimo la guardava con molta attenzione e +come per leggerle nell’anima, ma non v’era +nulla d’irrispettosamente curioso nel suo modo +di osservarla. +</p> + +<p> +— Senta, — le disse alfine; — lei è buona e +intelligente insieme. Lo avevo sempre intraveduto, +ora ne sono sicuro. Le sue qualità si accompagnano +più spesso che non si creda. Ebbene, +non devo neppur io farle l’effetto d’uno +stupido; è dunque perchè mi crede cattivo, che +mi parla in tal maniera? Sì, lei deve avere una +pessima idea sul conto mio. Ciò è abbastanza +naturale; lei crederà sinceramente alla fama di +cui godo, oppure è il mio aspetto, sono i miei +modi, le teorie che affetto talvolta, che l’avranno +fatto giudicare da sè stessa sfavorevolmente di +me. Ebbene, credo che lei sbaglia. Ho forse commesso +dei delitti, ma in fondo sono altrettanto +scioccamente buono quanto dev’esserlo un uomo +di spirito. Mi guardi bene in faccia; forse si accorgerà +che non mi ha mai visto. E se le facessi +una domanda... Se mi permettessi di parlarle sinceramente, +mi crederebbe spinto da una bassa +curiosità o da un sincero interessamento? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +</p> + +<p> +Era vero; egli non aveva mai ispirato nessuna +fiducia a Elisa, che lo giudicava un uomo +freddo, cinico, pericoloso; le pareva ch’egli +stesse a capo di quella schiera spensierata e +dura dei “felici del mondo„ con la quale non +poteva lei aver nulla di comune, i suoi difetti +le facevano paura quanto le sue qualità. Ammirava +talora il suo spirito, ma lo temeva, parendogli +lui intelligente e perverso, e non poteva +difendersi da una certa diffidenza istintiva. +</p> + +<p> +Ora, forse a motivo dello stato dell’animo suo, +egli le apparve subitamente tutt’altro. Vi era +nella sua voce, nel suo accento, nel suo sguardo, +in tutta la sua persona, qualcosa di sincero, di +severo, di profondo ch’ella scopriva per la prima +volta. Ella non lo avrebbe creduto capace di +pronunciare le parole ch’egli ora le aveva rivolte, +e che, nella sua sorpresa, ella intendeva +appena. Lui, ch’era detto così leggiero ed orgoglioso, +così scettico e freddo, era proprio lui +che le aveva detto quelle parole con tanta bontà +e quasi umilmente? +</p> + +<p> +— Ci conosciamo da un gran pezzo, — seguitò, — benchè +assai poco. Si ricorda di un +giorno — alcuni anni fa — che l’ho incontrata +sul battello del lago? Io era con i Stanley, mi +sembra. Mi sono rammentato di quel giorno. +Lei era silenziosa assai, e malinconica già della +malinconia delle fanciulle. Io la osservavo. Lei +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +sognava certo d’avvenire, guardava la vita e, +apparentemente, non le pareva gaia. Allora la +sua mestizia era piena di grazia. Io pensava: +Che buona cosa poter esser triste in quel modo! +Io, quel giorno, ero allegro assai, e l’invidiavo. +Ho constatato un grande cambiamento, ritrovandola +qui. Ora non la invidio più. Mi permette +di parlarle così? +</p> + +<p> +Elisa non poteva rispondere, poichè le lagrime +ritornavano, ad onta dei suoi sforzi per trattenerle. +Cedette di nuovo ad un tratto e nascose +il viso tra le mani per un istante. Quando rialzò +la testa, d’Astorre riprese: +</p> + +<p> +— Non le faccio paura, spero? Pensi che ho +novantanove anni. +</p> + +<p> +Un lieve sorriso involontario passò sulle labbra +della fanciulla. +</p> + +<p> +— No, — disse finalmente, — non mi fa paura. +Mi perdoni; certo mi deve trovare ben strana. +Sento che lei è buono, la ringrazio; ma mi lasci. +È inutile che finga, o che le racconti ciò ch’ella +non ignora. La marchesa m’ha detto — me ne +rammento ora — ch’ella aveva tutto indovinato +da sè fin dal primo giorno. Lei sa perchè sono +disperata, sebbene non lo possa comprendere +completamente. Tutti lo sanno, d’altronde, oramai. +E lei, che potrebbe dirmi? +</p> + +<p> +— Non vorrei dir nulla, ma sarei felice di +poter esserle utile in qualche maniera. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +</p> + +<p> +— È impossibile, — rispose lei sorridendo +amaramente, e con tale un accento che Massimo +rimase qualche minuto senza aggiungere +una parola. Durante questo silenzio, la osservava. +La perdita d’ogni speranza si leggeva +tanto chiaramente in quello sguardo quasi vitreo, +in quei lineamenti rigidi; il suo pallore +contrastava talmente con la seduzione giovanile +delle forme, mostrando in piena fioritura +la giovinezza del corpo e già finita quella dell’anima, +le traccie crudeli della vita erano già +tanto visibili su quel viso dimagrato, ch’egli +ne ebbe paura e che una specie di rispetto quasi +religioso s’impadronì di lui davanti a una tale +disperanza. E quella forza nel dolore, quell’abitudine +di dissimulazione erano più penose da +osservarsi in quella fanciulla che una esplosione +di sofferenza. Per un effetto d’abitudine, +si era irrigidita, aveva ripreso possesso di sè +stessa, e si era rialzata diritta nella sua posa +corretta e solita. +</p> + +<p> +— Grazie per l’interesse che prende per me, — continuò +rinfrancata. — Ne sono commossa, +ma, lo ripeto, lei non può far nulla per me; +nessuno lo può. Vede, sono calma. Credo stimarlo +come merita, poichè non rimpiango più +che lei abbia visto la mia vera fisonomia. Sarei +desolata che chiunque altro fosse stato al suo +posto. È forse una esagerazione di fierezza che +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +mi dà questo eccessivo pudore dei sentimenti, +ma che vuole? Sono così. Grazie ancora. Ora +devo salire, è già troppo tardi.... +</p> + +<p> +Si era alzata, ma lui la trattenne. +</p> + +<p> +— Resti ancora un poco, la prego. Senta: lei +non può dunque farmi l’onore di accordarmi +la sua amicizia? +</p> + +<p> +Lo guardò stupita, e fece un cenno d’assentimento. +</p> + +<p> +— Ebbene, lei ha la mia, l’ha completamente, +come la do io quando l’offro, il che non mi +succede spesso. Ed ora mi permetta dunque di +dirle ciò che penso, di parlarle francamente: +lei non deve sposare quell’uomo. +</p> + +<p> +Elisa scosse tristamente il capo, con quel gesto +che significa: a che vale parlare? Poi, d’un +tratto, tornando a sedere: +</p> + +<p> +— Sa che cosa m’ha detto mia madre? M’ha +detto.... oh no! non le posso ripetere le sue parole. +E mio padre.... il mio povero padre s’è +messo in ginocchio davanti a me.... Capisce?-... +Gorletti ha fatto tutto per noi. Due volte già ha +salvato la mia famiglia con un’abilità straordinaria. +Adesso la rovina ne minaccia ancora, la +rovina completa, e che cosa si può sperare? +Non può più far nulla, siamo alla fine di ogni +espediente, non v’è più nulla da tentare. Egli +ha chiesto la mia mano; un tale matrimonio +accomoda tutto.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +</p> + +<p> +— E lei ha accettato! +</p> + +<p> +— Sì, quasi. Ma ho detto che sono ammalata — il +che è vero — e che mi si lasci ancora in +riposo per qualche giorno. Il caso ha fatto che +egli ha dovuto partire. È una breve tregua.... +Ma ritornerà, e allora bisognerà.... Oh! senta, +vorrei tanto morire! +</p> + +<p> +Queste ultime parole furono pronunciate con +un accento così raro di sincerità, che Massimo +restò alcuni momenti senza potere articolare +una sillaba. +</p> + +<p> +— Non parli così, — disse infine. +</p> + +<p> +— Sarei rassegnata se mi si lasciasse in pace. +Non posso spiegarle il perchè, ma la mia vita +è finita, ne sono certa. Non aspettando più nulla +al mondo, potrei essere calma e buona se mi +si accordasse il riposo. I miei avrebbero tutto +il mio affetto; nasconderei loro le mie tristezze, +troverei sempre un sorriso per mio padre. Ma +preferirei entrare domani in un convento, piuttosto +che piegarmi a ciò che si vuole. +</p> + +<p> +— Ma in tal caso, resisti a oltranza. Che diavolo! +È passato il tempo dei matrimoni per +forza. +</p> + +<p> +— Ed infatti nessuno impiega la forza. Non +si esercita alcuna violenza. Ci si accontenta di +dirmi, che, se rifiuto, sono un mostro di malvagità +stupida, e che, per un inconcepibile capriccio, +getto la mia famiglia nella miseria, nello +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +strazio, nel disonore. Tutti mi danno torto. Sua +zia stessa, la marchesa, così buona e intelligente, +mi consigliò il sagrificio. +</p> + +<p> +— E lei è ben certa che mia zia non abbia +ragione? Ha riflettuto bene? Io, individualmente, +sento ciò che sente lei, e non le dico questo +adesso che a scarico di coscienza. Ma insomma, +non potrebbe darsi che forse troverebbe almeno +la calma in codesta vita nuova che le si propone? +Tante altre sarebbero quasi felici a suo +posto! +</p> + +<p> +— No, io non troverei che l’orrore di tutti i +minuti. Ma farò quanto si vuole che io faccia. +Lei stesso, ora, non pare più che mi comprenda. +Sì, rinuncierò a tutto, alle mie idee, ai miei sentimenti, +alla mia dignità e alla mia libertà, e +soffrirò quanto mi si vorrà far soffrire. Mai sagrificio +sarà stato più completo, e nessuno potrà +sapere quanto mi sarà costato. Dacchè mi si +dice che lo devo, farò il mio dovere fino in +fondo; ma non mi si può impedire di soffrire, +e di pensare che il mio dovere è più arduo di +quello degli altri, e ben pesante per le mie forze. +</p> + +<p> +— Ebbene, se è così, lo ripeto, resista. +</p> + +<p> +— Lei non ha dunque capito ch’è impossibile, +che mio padre ne diventerebbe pazzo? Moralmente, +ho ragione; ma dal punto di vista mondano, +praticamente, ho torto. Il signor Gorletti +non è soltanto un uomo ricco, onorato; è anche +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +il migliore amico della mia famiglia. Non è forse +cosa assurda da parte mia il risentire per lui +un’antipatia irresistibile, di non poterlo nemmeno +stimare? Ero piccina, che già veniva a +casa, e già non lo potevo soffrire. Mi si raccomandava +d’essere cortese con lui, e mi si sgridava +perchè scappavo via appena lo vedevo. +E poi.... e poi sarebbe lo stesso se si trattasse +d’un altro. Vi sono anche altri motivi. Non mi +voglio maritare. Perchè si vuole assolutamente +che tutte le fanciulle si maritino? +</p> + +<p> +— So, infatti, che lei ha già rifiutato vari matrimoni. +</p> + +<p> +— Sì, e ad ogni volta mia madre s’è messa +in furia. Quando il signor Gorletti, che non pareva +pensasse punto a me, ha cominciato un +bel giorno a farmi dei complimenti, sono rimasta +talmente stupita da non credere a ciò che +udivo. Allora mia madre m’ha gettato in viso +tutti i miei rifiuti precedenti, dicendomi che questa +volta bisognava vincere il mio “partito +preso„ e che non potevo dir di no. Poi mio +padre, che mi ama a modo suo, ha cercato di +persuadermi. Mi ha parlato per delle ore, chiedendomi +scusa d’insistere, dimostrandomi che +era necessario, supplicandomi, facendo brillare +a’ miei occhi i vantaggi che avrei accettando, e +l’immenso servigio che gli avrei reso. La mia +antipatia per Gorletti non ha fatto che aumentare. +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +Tuttavia farò il mio dovere secondo il +mondo, e se ne dovrò morire, tanto meglio. Mi +perdoni di parlare così; sento bene che non lo +dovrei, ma lei ha voluto conoscermi. Talvolta, +vede, sono quasi rassegnata; sento solo un dolore +stanco e un profondo disgusto. Poi, d’improvviso, +mi rivolto di nuovo, e piango e mi +contorco in un’altra crisi disperata. Nessuno +mi vede, e ritrovo in pubblico la mia calma +apparente. Lei mi ha sorpreso oggi in uno dei +miei momenti di debolezza. Era venuta qui, +credendomi sola in tutta la casa, poichè detesto +la mia camera, quella camera dove l’altro giorno +ho acconsentito alla mia rovina. Ma ora vi ritorno +per scrivere. Adesso sono calma. È finito. +Dimentichi, la prego, ciò che ha visto e ciò che +le ho detto, e a questa sera. Vedrà che pranzerò +come gli altri. +</p> + +<p> +Si alzò di nuovo. Massimo la guardava attentamente. +Il suo viso aveva preso un’espressione +risoluta. +</p> + +<p> +— Ebbene, no! — esclamò alzandosi lui pure +e picchiando del pugno sul tavolo, — no, lo +giuro, non sposerete quell’uomo! Piuttosto lo +ammazzo. +</p> + +<p> +Ella lo guardava. +</p> + +<p> +— Non mi parli così. Pensi che mio padre +gli deve tutto. +</p> + +<p> +— No, non lo ammazzerò, benchè ciò avrebbe +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +semplificato la questione. Ma lei non lo sposerà. +La stupisco; non mi crede capace di avere +un poco più di volontà delli altri? Mi domanderà +con qual diritto vengo così ad offrirle il +mio appoggio, quasi a suo malgrado? Col diritto +che ha un uomo qualunque d’impedire, se +lo può, che un’infamia si compia; di salvare +uno che si perde, dovesse farlo anche contro +la sua volontà. Sarebbe sul punto d’annegare, +che potrei, suppongo, tirarla fuori dall’acqua, +anche senza il suo permesso? Metterò dunque +un ostacolo a questo matrimonio, non so ancora +in qual modo, ma disfarò tutto. Nella mia vita +ho posto sufficiente energia nel compiere delle +cose che non ne valevano la spesa, perchè mi +sia concesso di usarne una volta per impedire +il male, quando non posso vederlo di sangue +freddo. Sentite: io non vi amo; non sono nemmeno +vostro amico che da un’ora; quando vi +lascierò, non vi rivedrò forse mai più; ma dacchè +mi trovo qui, farò tutto ciò ch’è in mio +potere per togliervi dalla orribile situazione in +cui vi trovate. +</p> + +<p> +Elisa salì, e Massimo uscì per la porta-finestra +del gabinetto. Un giardino all’italiana, a +disegni regolari, a forme simmetriche, si stendeva +davanti alla facciata della villa. Dietro, il +terreno saliva in molli ondulazioni a un parco +a bosco, assai vasto, dove regnava d’estate una +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +frescura deliziosa. Massimo accese uno zigaro e +fece rapidamente il giro del giardino, poi voltando +intorno alla casa, s’internò nel bosco. +Camminava assai presto, come per far moto, +calpestando le foglie morte che già coprivano +il suolo, mentre i rossi bagliori del tramonto si +riflettevano nei viali, passando fra i rami alti +già per metà spogliati. A poco a poco rallentò +il passo. Rifletteva profondamente; certo chi +l’avesse veduto in quell’istante avrebbe indovinato +ch’egli era assorto in un lungo monologo. +Talvolta, mordendo il suo zigaro, lasciava perfino +sfuggire dalla sua bocca qualche parola +scucita. Ritornò alle macchie di fiori già scolorate +del giardino, e vi passeggiò ancora a lungo. +La villa bianca e gaia, con le sue verande ornate +di arrampicanti, occupava tutto il fondo +del giardino, e sembrava bassa ad onta dei suoi +due piani. Egli guardava, meditando, i vetri cui +i raggi del sole cadente facevano risplendere. +Dall’altra parte la vista dominava la pianura, +che, tutta a colori, s’allargava fino all’orizzonte +imporporato. Passeggiò a lungo. Non ci si vedeva +più affatto ch’egli errava tuttora per i viali +oscuri. +</p> + +<p> +Quando rientrò, tutti erano tornati e stavano +per mettersi a tavola. Si erano divertiti ed erano +allegri assai. La marchesa dichiarò che non si +sentiva punto stanca, e ch’era pronta, se volevano, +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +a ricominciare all’indomani. In quanto +alla subita partenza della contessa Lassardi, +produsse un poco di stupore, ma non soverchio, +sebbene il pittore tentasse di far notare la +coincidenza della partenza di lei con quella di +Giacomo. Tuttavia un telegramma che giunse +dopo pranzo, annunziante che Lassardi stava +un poco meglio, ma che la sua malattia era però +d’una certa gravità, pose termine alle congetture. +</p> + +<p> +Elisa sembrava esattamente la stessa delli +altri giorni, ma non parlava. Gorletti aveva trovato +modo di sederle vicino. La presenza dei +suoi genitori sembrava pure renderla diversa. +Il marchese sorprese anche varie volte il signor +Valenti che guardava sua figlia di nascosto, assorto +nel contemplarla con affetto. L’interesse +possente che Massimo prendeva sempre più al +dramma celato che si passava sotto a’ suoi occhi, +non gl’impediva di conversare. Ma il suo +spirito diventava mordente, incisivo; fece pompa, +con espressioni seducenti e raffinate, di teorie +eccessivamente ciniche, e si mostrò amaro, pessimista, +quasi brutale. La marchesa ne fu scontenta, +ma non lo lasciò vedere, sapendo per +esperienza che, in codesti casi, le osservazioni +non facevano che incoraggiare il suo elegante +nipote a far peggio. Elisa, dopo l’inatteso dialogo +successo tra di loro, lo guardava, stupefatta, +e chiedeva a sè stessa quali fossero i veri +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +sentimenti di quell’uomo. Finì col decidere che +forse era stato sincerissimo in ciò che le aveva +detto qualche ora prima, e che lo era ancora +adesso. Un tale giudizio certo si avvicinava +molto alla verità, poichè la natura di Massimo +era multiforme. +</p> + +<p> +La serata non fu allegra. L’assenza della contessa +Lassardi si faceva sentire. Poi, un vago +imbarazzo regnava nella sala. L’attitudine di +Gorletti rivelava sempre più le sue attitudini +matrimoniali. Il pittore, mancante spesso di +tatto, si permise anzi una mezza allusione. Elisa +era così pallida che dovette pretestare una indisposizione, +il che porse il destro al dottore +di far divergere le assiduità di Gorletti. La madre +d’Elisa stancava tutti col suo cicaleggio incoerente +e il suo buon umore fuori di posto, +mentre il padre pareva ingolfato nella lettura +dei giornali. Sola la padrona di casa non usciva +dalla sua calma abituale, ma ella pure piegava +talvolta la testa, in atto pensieroso, sul suo eterno +ricamo. Gorletti essendosi alzato per un momento, +Massimo attraversò bruscamente la sala +e venne, senza complimenti, a prendere il posto +di lui a lato di Elisa. Non le rivolse che di rado +la parola, ma non si mosse più fino al momento +in cui tutti si alzarono. Si trovò ciò un poco +strano, e Gorletti guardò Massimo a più riprese; +ma questi non ebbe l’aria di accorgersene. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +</p> + +<p> +Quando fu solo nella sua camera, Massimo +fece i suoi piccoli preparativi, come qualcuno +che non ha voglia di andare a letto. Accese +tutte le candele dei candelabri, mise un costume +da camera di stoffa orientale, e coi piedi nelle +pantofole, si stese in una gran poltrona. Rimase +un gran pezzo immobile; si sarebbe potuto scorgere, +dall’espressione seria, preoccupata della +sua fisionomia, che dei pensieri assai definiti +gli si agitavano per il capo. Evidentemente riprendeva +e continuava il soliloquio del giardino. +</p> + +<p> +Prese una scatola di sigari, ne scelse uno con +molta cura, e lo accese. Lesse alcune pagine +d’un romanzo, scrisse due lettere, mise in ordine +alcuni oggetti, alcune carte sparse, poi si +avvicinò allo specchio e vi si guardò minuziosamente. +Si ravviò la barba e i capelli con la +spazzola, a lungo, con molta cura secondo la +sua abitudine, ma allo stesso tempo in un modo +così distratto e macchinale che non sembrava +avesse piena coscienza di ciò che faceva. Cadde +in un’apparente contemplazione interminabile +di sè medesimo, ma di nuovo il pensiero si agitava +attivamente sotto la sua fronte. +</p> + +<p> +Sopra un mobiletto c’era un ritratto che non +lo lasciava mai. La cornice era d’oro, d’un finissimo +lavoro, sormontata da una corona marchionale, +ed il ritratto rimaneva di solito nascosto +da due piccole imposte chiudenti a chiave. +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +Massimo lo apri e lo mirò lungamente. Era +l’imagine di una donna nella prima gioventù, +seducente piuttosto che bella, dall’aspetto dolce +e un po’ malato, in grande toeletta, con il collo +circondato da sette fila di grosse perle; il suo +sguardo infantile e mesto allo stesso tempo, i +suoi capelli bruni semplicemente acconciati, avevano +qualcosa d’indefinibile e di commovente. +Vedendo quella pittura di una straordinaria finitezza +di tocco, e senza dubbio opera di un abilissimo +artista, contemplando l’espressione serena +e quasi inconsciente nella sua malinconia +di quel giovane e pallido viso, si sarebbe facilmente +indovinato ch’era l’imagine di una +persona morta. Si spieghi come si può o si +neghi un tale mistero, è però successo a tutti, +vedendo un ritratto sconosciuto di dire a sè +stessi: Questa persona non è più sulla terra. E +si sentiva bene, guardando quella dolce figura, +quella testa di donna e di bambina ad un tempo, +che adesso quelle labbra dovevano essere scolorate, +e quei grandi occhi chiusi per sempre. +</p> + +<p> +Quel ritratto, come una reliquia, seguiva Massimo +dappertutto nel cammino disordinato della +sua vita. Contemplandolo, il suo volto prendeva +una espressione di tristezza e di amore che non +gli si vedeva mai. Chi era dunque quella donna? +</p> + +<p> +Era una donna per la quale Massimo aveva +risentito una profonda affezione, e la di cui +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +perdita era stata il solo dolore sacro della sua +vita; solo quando pensava a lei, quell’uomo +forte e sdegnoso sentiva il suo cuore farsi debole, +e nel suo petto oppresso rinascere un +rimpianto eterno, quasi un rimorso. — Era sua +sorella. +</p> + +<p> +Mai non poteva egli dimenticare il gran dispiacere +della sua infanzia, la sua prima separazione +dalla sua piccola sorella adorata, la +costante e gaia compagna di tutti i suoi giuochi, +quando il tutore ebbe deciso di metterla +in collegio. Rivedendola, durante le vacanze, +ogni anno la trovava più alta, un po’ mutata, +più gentile per tutti, e sempre gli si attaccava +al collo nello stesso modo. Aveva sei anni più +di lui, e mentr’egli non era ancora che un ragazzetto, +lei diventò subitamente una donna. +</p> + +<p> +Un giorno il tutore era giunto al collegio, e +gli aveva dato una grande notizia: sua sorella +stava per maritarsi. Sposava il marchese Ricaldi, +un bel giovane, ricco assai, capitano di +cavalleria e ufficiale d’ordinanza del re. Era un +magnifico matrimonio. Massimo ne fu molto +stupito; gli pareva impossibile che la sua piccola +Lina potesse diventare una gran signora +da un giorno all’altro; ma non se ne sentì rallegrato. +</p> + +<p> +Non assistette al matrimonio ch’ebbe luogo a +Firenze, e non rivide sua sorella che sei mesi +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +dopo. Ella si appese al suo collo e lo abbracciò +con l’antico abbandono, ma con un affetto ancora +più tenero, e fu assai contenta di rivederlo. +Fatta più alta e un poco smagrita, la trovò più +seducente che mai. Alle domande se fosse felice, +rispose: “Sì, e più ancora adesso che ti +rivedo.„ In quanto a suo cognato, Massimo +vide in lui un bell’ufficiale e un perfetto gentiluomo, +ma non seppe difendersi da un certo +sentimento di lieve ripulsione, che tentò invano +di combattere, davanti al viso un po’ duro, alle +maniere cortesi e compassate, alla conversazione +precisa e pedante di lui. +</p> + +<p> +Tre anni dopo, Massimo, nella gioia di aver +lasciato il collegio per sempre, rivide sua sorella; +la trovò pensierosa e più seria. Rispose +alle sue domande dicendo, fra le altre cose, che +disgraziatamente non si è sempre fanciulli. +</p> + +<p> +Massimo cominciò la sua vita di piaceri e di +avventure. Ma in mezzo a tutte le sue follie, +precocemente maturo, il giovine freddo, noncurante, +non dimenticò mai la sua diletta sorella +che gli era sembrata meno felice di quanto ella +diceva. Restò però assai lungamente assente. +</p> + +<p> +Quando, ritornato in congedo, prima di andare +a Pietroburgo, salì le scale del palazzo +Ricaldi, si sentì commosso. Guardandola, mentre +la teneva abbracciata, trovò Lina assai cambiata; +poi, discorrendo, si accorse ch’era inquieta, +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +nervosissima, preoccupata. Non rassomigliava +più affatto alla sua capricciosa compagna +d’altre volte. Le prese le mani, lo guardò +a lungo nelli occhi e le rimproverò di non avere +maggiore confidenza in lui. Rispose che non +aveva nulla e scoppiò a piangere. +</p> + +<p> +Il fatto è ch’era infelice assai, avendo sposato +suo marito senza conoscerlo, senza sapere cosa +faceva. Nei primi tempi, egli la spaventava e +provava per lui una specie di allontanamento. +Invano si era sforzata di vincersi. Lui, d’altronde, +non l’aveva certo aiutata a ciò. Severo, +minuzioso, altero e tirannico, la trattava come +si tratta un bambino, talvolta come una nemica, +ed esigeva da lei una sottomissione passiva, +senza nulla far mai per ottenere il suo affetto, +mentre viveva, dal lato proprio, perfettamente +a suo capriccio. Lei non aveva un’amica; non +andava in società, che ai grandi ricevimenti, +dove si annoiava molto. +</p> + +<p> +Massimo fece allora delle rimostranze a suo +cognato, e questo le accettò quasi umilmente. +“Ebbi torto in varie cose; me ne accorgo, e ti +ringrazio di parlarmi franco. Tutto anderà meglio, +vedrai.„ Così gli disse. In quanto a Lina, +era tanto contenta di rivedere suo fratello, che +la sua tristezza si dissipò fino al giorno in cui +dovette ripartire. +</p> + +<p> +Massimo se ne andò in Russia, più tranquillo. +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +Oh! se avesse potuto prevedere come rivedrebbe +la sua sorella adorata! +</p> + +<p> +Fu solo due anni dopo. Massimo, del tutto +libero, e continuando a camminare noncurante +attraverso i suoi successi, era a Parigi. Spesso, +in mezzo alla sua vita troppo riempita, pensava +alla sorella. Nei suoi rari momenti di solitudine, +rivedeva il gabinetto giallo dove le aveva detto +addio; talvolta, nell’allegria rumorosa di una +cena, la cara imagine di lei sorgeva improvvisa +dinanzi a’ suoi occhi. Tuttavia era rassicurato +sul suo conto. Mentre nel primi tempi dopo la +loro ultima separazione, Lina scriveva solo raramente +poche righe sempre improntate di mestizia, +adesso invece riceveva da lei delle lunghe +e buone lettere affettuose, nelle quali diceva +sempre che tutto andava meglio, che suo marito +era migliore per lei, e non la tormentava +più. Soltanto, di tempo in tempo, ella si lagnava +un poco della salute. Alla fine dell’estate, scrisse +ch’era stata veramente ammalata; che ora si +sentiva di nuovo bene, e più forte — i bagni di +mare, a Livorno, avendole giovato assai. +</p> + +<p> +Dopo queste lettere, Lina rimase a lungo senza +scrivere. Finalmente Massimo seppe dal cognato +ch’essa era stata di nuovo male, ma che ora +si sentiva molto meglio. Ella stessa aggiungeva +una parola, assicurandolo che non si doveva +inquietare. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +</p> + +<p> +Decise però di andarla a trovare. Ma non gli +fu possibile di partire tanto presto come avrebbe +voluto. Sottili legami di ogni specie lo trattenevano. +La sua partenza fu ritardata di settimana +in settimana, di giorno in giorno. Una notte, +rincasando, trovò un telegramma: “Lina gravemente +ammalata.„ Partì subito. +</p> + +<p> +In ferrovia, sentì bene, nella sua angoscia, +che passava delle ore indimenticabili, ma le ore +che trascorsero dal momento in cui entrò nel +palazzo Ricaldi, finchè ne uscì di nuovo per non +rimettervi mai più i piedi, gli restarono nella +memoria come un orribile sogno fatto vero, dal +quale non gli fu più possibile di svegliarsi completamente. +</p> + +<p> +La casa tutta intera era piena di quei sordi +rumori, di quel viavai, rapido e silenzioso, che +annunciano la morte vicina. Vi si sentiva, dalla +vigilia, un lieve odore d’incenso. I servitori, in +un’attitudine di circostanza, con la faccia lunga, +stavano immobili, oppure passavano come ombre +attraverso le sale, guardando tutto con occhio +curioso. Soffocati singhiozzi venivano da +un angolo buio. Sembrava che la luce, entrante +dalle vaste finestre attraverso le ricche cortine, +fosse diversa dalli altri giorni, e si era ingenuamente +sorpresi nel vedere li oggetti al loro +posto solito, inanimati come sempre, in mezzo +al fremito che sembrava turbasse l’aria. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +</p> + +<p> +Lina spirava. Massimo si precipitò nella camera, +pallido come la morente, tutto il sangue +essendogli rifluito al cuore. Ella lo guardò in +faccia coi suoi grandi occhi aperti, senza vederlo. +La vecchia Sofia, che aveva avuto cura +della loro infanzia ad entrambi, in ginocchio +sui talloni e accasciata per terra, piangeva in +modo straziante. Il medico — attempato e severo — stava +in piedi dall’altra parte del letto. +Un uomo seduto in una poltrona si teneva la +testa fra le mani, in modo che non lo si poteva +vedere. I lineamenti di Lina, pur conservando +la loro dolcezza, avevano già preso una rigidità +terribile. Il dottore la toccò, e fece un cenno del +capo alli assistenti. Alcuni istanti passarono. +Erano tutti immobili come la morte. Di tanto +in tanto un singulto turbava il silenzio solenne. +</p> + +<p> +Un momento dopo si udì un rumore di passi +e di voci alte nella stanza vicina. Istintivamente +tutti si voltarono, e Massimo andò verso l’uscio. +Mentre varcava la soglia sentì, dietro a sè, a +prendergli le mani. Era il giovane di cui non +aveva veduto il viso. Non lo conosceva. Durante +un secondo guardò, sorpreso, codesto sconosciuto +che lo guardava a sua volta dolorosamente. +Ma scorgendo la profonda simpatia +dipinta sulla sua faccia tutta bagnata di lagrime, +Massimo non chiese nulla e strinse forte le +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +mani che avevano stretto le sue. Le voci s’incrociavano +nella stanza vicina. Era Ricaldi, che, +tutto tremante, interrogava i servitori. Si era +assentato, da due giorni, credendo a un falso +miglioramento nello stato dell’ammalata, ed era +giunto in quel momento. Massimo si avvicinò +a lui, ma non potè parlare. +</p> + +<p> +Il giovane era scomparso. +</p> + +<hr class="tbs"> + +<p> +Perchè in quella notte insonne il ricordo della +sua povera Lina gli ritornava in mente in un +modo così straziante? Tutto si ripresentava alli +occhi suoi in una chiara e dolorosa visione, e +si rammentava dei particolari quasi dimenticati. +Si ricordò del suo soggiorno in campagna in +un’antica villa abbandonata, subito dopo i funerali, +e di tutto ciò che la vecchia Sofia gli +aveva narrato. A sentirla lei, la povera marchesa +era sempre stata infelicissima; suo marito +era cattivo con lei e la maltrattava, e lei +non respirava che quando era via. Il dottore, +nel quale Massimo aveva piena fiducia, non era +del tutto del parere della buona donna, e non +ammetteva come lei che i dispiaceri della marchesa +avessero precipitato la sua fine. +</p> + +<p> +“È morta disgraziatamente e semplicemente +di etisia galoppante; aveva una lieve tendenza +alla consunzione e non si è curata in tempo; +quando mi hanno chiamato, era già troppo +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +tardi. Non si muore tanto spesso come si crede +di malattie morali.„ +</p> + +<p> +Massimo si sforzò di credere alle parole del +vecchio medico, eppure la sua coscienza gli +rimproverava molte cose. E perchè Lina, che, +certo, non aveva avuto un’esistenza calma, si +era ostinata nelli ultimi tempi a fargli credere +l’opposto? E perchè l’aveva creduta, e perchè +era restato tanto tempo senza venire? Intravedeva +una grande abnegazione, una lotta interna, +dei sentimenti nascosti e delle sofferenze segrete. +La sua perspicacità aiutava a farlo soffrire. — Indovinava +un romanzo. — Diceva bene +a sè stesso che forse esagerava, e che, sopratutto, +non avrebbe forse potuto far nulla; ma +tuttavia, al rimpianto straziante di quel dolore +del quale sentiva che non si sarebbe giammai +consolato completamente, si aggiunse un vago +rimorso. +</p> + +<p> +Finalmente Massimo si coricò e dormì d’un +sonno non tranquillo come al solito. Ma, nei +suoi sogni, rivide ancora sua sorella, tanto +amata e tanto soave; gli sembrava udirla mormorare +indistinte parole, volgendo verso di lui +il suo sguardo di donna e il suo sorriso infantile. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +</p> + +<h3>IV.</h3> +</div> + +<p> +Di giorno in giorno la condotta di Massimo +stupiva più vivamente tutti. Non celava punto +l’interesse ch’Elisa Valenti destava in lui; troppo +spesso le si metteva vicino, o la osservava da +lontano. Essa sembrava imbarazzata dalla persistenza +di lui ad avvicinarla, e non perciò diminuiva +la sua tristezza. Però non era con lui +esattamente come nei primi giorni. Massimo +non sembrava farle la corte affatto, e meno +ancora lei accettarla; ma v’era tra di loro qualcosa +di nascosto. Più ancora delli altri, la padrona +di casa era sorpresa di ciò che chiamava, +fra sè, la mancanza di tatto di suo nipote. +</p> + +<p> +D’Astorre non si dava più la pena di celare +la sua profonda antipatia per Gorletti. E questi +gliela restituiva cordialmente, benchè non lo +mostrasse nei suoi modi. +</p> + +<p> +La signora Valenti, sola, pareva non si accorgesse +di nulla. Dal momento della partenza +di suo marito (che aveva promesso di ritornare) +era diventata più severa con sua figlia, sebbene, +a modo suo, capricciosamente, avesse certi +slanci di tenerezza improvvisa, esagerati, al +punto di abbracciarla con passione in pubblico. +Con d’Astorre <i>posava</i> sempre; a momenti fredda +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +e cerimoniosa, poi di una eccessiva gentilezza, +non esente da civetteria. Ella sapeva, del resto, +ringiovanirsi a meraviglia e faceva sfoggio di +acconciature, dalla marchesa dichiarate assurde. +</p> + +<p> +Elisa stessa non comprendeva troppo l’attitudine +di Massimo a suo riguardo. Sempre lo pregava +di non tentar nulla in suo favore, di lasciare +che il suo destino si compisse; egli rispondeva +ridendo e continuava come prima. +Volle esser tenuto al corrente di quanto succedeva +tra lei e sua madre. Seppe da lei, una +sera, che fra due giorni il matrimonio verrebbe +ufficialmente annunziato. Subito dopo, Gorletti +doveva partire; sua madre e lei rimarrebbero +ancora una settimana alla villa, mentre colui +aggiusterebbe i suoi affari, poi si ritroverebbero +tutti a Milano, dove il matrimonio avrebbe luogo. +</p> + +<p> +All’indomani, subito dopo la colazione, si partì +per una lunga gita in carrozza. Come per caso +Massimo prese posto a fianco della signora +Valenti e fu assai assiduo presso di lei. Con +un’abile manovra, aveva quasi costretto Gorletti +a salire a cassetto vicino a Terzi che guidava, +mentre Elisa aveva potuto mettersi in un’altra +carrozza con la marchesa, il medico ed il pittore. +</p> + +<p> +Una grotta naturale, profonda e buia, dove +mormorava una sorgente il di cui sottile zampillo +rigava perennemente la penombra, e di +cui si andava a bere l’acqua freddissima e di +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +una incomparabile purezza, era lo scopo della +escursione. Vi si giunge per una stretta valle +verdeggiante, che, d’improvviso a uno svolgere +di strada, prende un carattere selvaggio ed alpestre. +Sotto un’altra roccia a picco tutta umida, +muscosa e nerastra, sta l’angusta apertura, +buco nero spalancato nel quale è d’uopo avventurarsi. +Il bello consiste in ciò: che uscendo +da un’altra apertura dal lato opposto della montagna, +si trova un paesaggio tutto diverso, ridente +e appena mosso. Una terza uscita è praticata +a mezza strada, nel fianco della roccia. +</p> + +<p> +Massimo entrò per il primo. La signora Valenti +prese il braccio di Gorletti. La marchesa +ed Elisa penetrarono timidamente, scortate dalli +altri. Non si parlava più. Di tanto in tanto, un +grido, uno scoppio di riso soffocato, una rapida +domanda, ed ecco tutto. Ognuno guardava ai +propri piedi, benchè non ci si vedesse affatto, e +pensava a sè. — Di qua, signore, — gridava +l’artista, — non abbiano paura; sono solo i +primi dieci passi che costano. Dopo la strada +è facile. — Il medico cadde due volte. Elisa, +preoccupala, camminava a stento senza troppo +curare dove andasse. D’un tratto si trovò smarrita, +cercò di orizzontarsi, e non vi riuscì. Tutti +erano lontani già; non li vedeva più. Non volle +domandare. Dopo un istante d’incertezza, udì +un rumore di passi che ritornavano verso di lei. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +</p> + +<p> +— Di qui! — disse una voce. +</p> + +<p> +— Da che parte? +</p> + +<p> +— Mi dia la mano e non tema di nulla. +</p> + +<p> +Riconobbe le voce di Massimo. +</p> + +<p> +— Così, così.... Si lasci guidare, si lasci sempre +guidare da me. +</p> + +<p> +— Preferirei esser fuori. +</p> + +<p> +— Ci saremo fra due minuti, ecco. Vede la +luce? +</p> + +<p> +Un momento dopo erano all’apertura laterale. +</p> + +<p> +— E gli altri? — domandò lei. +</p> + +<p> +— Hanno attraversato la grotta, come si vede, +in tutta la sua lunghezza. Noi faremo il giro +esternamente e li raggiungeremo in tre minuti. +Ma si riposi, prima, un momento; dev’essere +stanca. +</p> + +<p> +E continuò dopo una breve pausa: +</p> + +<p> +— Non si perda di coraggio. Io sono allegrissimo, +invece. Tutto va bene; si rassicuri. A proposito, +bisogna che approfitti di questo momento, +per farvi una dichiarazione. Signora +Elisa, io non vi amo; non vi amo affatto. Non +lo dimenticate; e non abbiate dunque paura di +nulla. Ma vi salverò. +</p> + +<p> +Il loro arrivo all’altro ingresso della grotta +fu accolto da una quantità di domande; ma la +marchesa aveva l’aria un poco imbronciata, e +Gorletti stava in disparte. +</p> + +<p> +Massimo pareva divertirsi assai. Al ritorno, +<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> +riprese il suo posto a lato della signora Valenti +e la fece ridere pazzamente per tutta la +strada. Talora interpellava Gorletti, sempre a +cassetto, obbligandolo a voltarsi e volendo che +ridesse lui pure. +</p> + +<p> +Nell’altra carrozza, quasi non si parlava. +Elisa contemplava il paesaggio oscurantesi nella +porpora del tramonto. Cominciava a far freddo +e una tinta grigia si stendeva sulla via, sulli +alberi, come un mantello di malinconia invitante +al sonno, mentre che nelle lontananze le +tinte dell’orizzonte facevano sognare. Involontariamente +ammirava, lasciando che i suoi pensieri +indistinti e dolorosi si modificassero secondo +i diversi aspetti del cielo. +</p> + +<p> +Che voleva d’Astorre? pensava. Come s’imaginava +di poterla salvare? Nessuna speranza +era possibile. Il suo sagrificio poteva forse venir +ritardato, ma non vi si poteva sottrarre. Eppure, +più che mai ciò le sembrava impossibile +e l’idea sorgeva in lei che qualcosa succederebbe +forse. Ma che cosa? Le tenebre si facevano più +fitte intorno a lei, gradatamente e sicuramente, +come si vedevano a poco a poco distendersi +sulle campagne. Quale scampo poteva esistere? +</p> + +<p> +Dopo pranzo, la signora Valenti si avvicinò +alla marchesa e le disse ch’era un poco inquieta +sul conto d’Elisa, la quale non le sembrava +stesse bene. E rivolgendosi a lei: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +</p> + +<p> +— Ragazza mia, sei pallida e non hai quasi +mangiato, oggi. Sii savia e va a dormire. Prendendo +delle precauzioni quando si è ancora +in tempo, si evita talvolta una malattia. Va, +mia cara, verrò a raggiungerti fra poco, chè +sono stanca assai io pure. +</p> + +<p> +Elisa non fu malcontenta d’ubbidire. Sua madre +la seguì presto infatti, e si assise a’ piedi +del letto. Là le tenne un discorso che la sorprese. +Le disse che Gorletti era impaziente ed +aveva vivo desiderio che si annunciasse il loro +matrimonio prima di lasciare la villa della marchesa; +poichè in ogni modo, certi affari urgenti +lo chiamavano in città al posdomani. +</p> + +<p> +— Ma, mia cara, giacchè si è aspettato così +a lungo, e che la cosa è decisa, non è vero? +tra di noi, non vedo perchè non si aspetterebbe +ancora qualche giorno. Tu saresti meglio ristabilita +in salute, e più forte per sopportare tutte +le noie dei complimenti, delle visite, dei preparativi, +ecc. (chè, veramente, la tua salute m’inquieta +un poco e hai bene cattiva cera anche +oggi); lui, dal canto suo, avrebbe terminato i +suoi affari e si andrebbe in città tutti assieme, +ciò che sarebbe pure forse meglio. Intanto, curati +bene e cerca di riprendere i tuoi bei colori. +Sai anzi cosa faresti, se volessi seguire del tutto +i miei consigli? Staresti in camera tua per un +giorno o due. Egli comprenderebbe allora che +<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> +ho ragione, che tu hai davvero ancora bisogno +di un po’ di riposo e che deve moderare la sua +impazienza. E ti ritroverebbe migliorata in salute +e più calma.... +</p> + +<p> +— Farò quanto vorrai, — rispose Elisa con +una rassegnazione che le riusciva facile. E una +vaga speranza penetrò nel suo cuore, suo malgrado. +</p> + +<p> +La signora Valenti ebbe all’indomani una +conversazione con il suo futuro genero, e al +posdomani egli partì. Valenti giungendo secondo +la sua promessa, fu un poco stupito di +tale partenza. Elisa discese solo al terzo giorno, +per la colazione. Il medico, ch’era salito per vederla +e le aveva ordinato dei rimedi ch’ella +non aveva preso, l’aveva anzi fatta rimanere +a letto per ventiquattr’ore. Aveva anche veduto +la marchesa più volte, ed il resto del +tempo era rimasta abbandonata alle sue riflessioni. +</p> + +<p> +Il non veder più lo sguardo di Gorletti fissato +sopra di lei, attraverso la tavola, le fu di +tanto sollievo, ch’ella sentì grave il peso terribile +del sagrificio chiestole. Tutto il sangue le +si gelava nelle vene all’idea di diventare la moglie +di quell’uomo. +</p> + +<p> +Un inesplicabile sorriso passò sulle labbra +di Massimo quando seppe ciò ch’era successo +tra lei e sua madre. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> +</p> + +<p> +— Va bene, — disse, — ciò non mi riesce +inaspettato. +</p> + +<p> +E mentre si discorreva un po’ rumorosamente +intorno a loro, egli aggiunse: +</p> + +<p> +— Il medico non vi permette ancora di uscire +di casa, non è vero? +</p> + +<p> +— Già; non ne ho nessuna voglia, d’altronde. +</p> + +<p> +— Tanto meglio. Vi devo parlare a lungo. +</p> + +<p> +Quando, più tardi, si ritrovarono soli, nello +stesso gabinetto dove per la prima volta Massimo +l’aveva sorpresa in un accesso di disperazione, +Elisa non potè impedirsi dal dirgli che, +ad onta di quel nuovo ritardo, ella non aveva +speranza alcuna. +</p> + +<p> +— Avete torto. Vi rammentate che a questo +stesso posto dove siamo, quando vi ho dichiarato +che impedirei codesto matrimonio, mi +avete assicurato ch’era impossibile nemmeno +ottenere un ritardo? Vi faccio rispettosamente +osservare che adesso sono venuti, invece, per +così dire, a domandarvelo, un tale ritardo, e che +il signor Gorletti non è più qui. Aveva anzi +una strana figura nell’andarsene. +</p> + +<p> +— Ritornerà. È invano che lei prova sempre +di darmi una speranza. Pur troppo il matrimonio +è ben deciso. +</p> + +<p> +— No, un tale matrimonio non si farà. È +rotto. Non ho che una parola da dire per ciò. +Quell’uomo è partito per non più ritornare. La +<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> +sua partenza, e tutto quanto è accaduto, avreste +forse dovuto indovinarlo, è opera mia. Anderò +fino in fondo. Lungamente ho cercato un +mezzo per salvarvi, e, lo confesso, senz’alcun +risultato. Ma, adesso, ho finalmente scoperto. +È un mezzo assai semplice, benchè un po’ violento. +</p> + +<p> +— E qual’è questo mezzo? +</p> + +<p> +— Lo saprete subito. Ma prima lasciatemi +ancora dirvi poche parole. Perdonatemi d’esser +costretto a parlarvi di me stesso. Ma è necessario +per spiegare le cose. Poi mi conoscete +tuttora assai male, e, lo temo, vi faccio ancora +paura, sebbene sentiate che vi sono amico. +Ma siete intelligente, siete un vivente esempio +di codesta verità troppo ignorata, che si può +avere un’anima elevata, e, ad onta di ciò, indovinare +tutto; di più, per la vostra età, avete +visto molte cose; potrete dunque non offendervi +di quanto vi voglio proporre. +</p> + +<p> +— Nulla è possibile, vi dico. +</p> + +<p> +— Non m’interrompete, e ascoltate, ve ne +prego. Io sono solo al mondo, non ho più parenti +vicini, e nessuno è più libero di me. Mi +si conosce ovunque, conosco moltissima gente; +vi sono molti che si dicono miei amici, e ne ho +assai pochi. Pare anche che abbia dei nemici; +ignoro assolutamente a cosa debbo un tale onore. +Pieno di difetti, ho però osservato che quando +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +ho ubbidito al mio primo impulso, ho sempre +agito bene; il che prova che in me l’istinto è +forse superiore al ragionamento. Conduco una +vita molto irregolare, e che mi sarebbe difficile +lo spiegarvi. Resisto difficilmente a’ miei capricci. +Talvolta rimango a lungo nello stesso +posto, senza che si sappia perchè; poi parto +bruscamente; vado dove la sorte mi sospinge. +Del resto, manco assolutamente di principii e +credo a ben poche cose; vedete che non mi mostro +migliore di quel che sono. Ora sapete a +che sono ben deciso? da un pezzo? È, per mio +conto, a non ammogliarmi mai. Ho per ciò le +mie profonde ragioni. Poi detesto il matrimonio. +Molte cose mi sono indifferenti, e rinuncierei +volontieri a molti vantaggi; ma, a nessun prezzo, +non abdicherò mai la mia indipendenza. E la +stimo così altamente che mai, sotto alcun pretesto, +assalirei la libertà d’un altro. Sarei dunque +un pessimo marito, e stupido. Dunque, +escludo, per me il matrimonio. Me ne infischio +del mio nome che finirà forse con me, e della +mia fortuna che passerà in mani straniere, se +ne resterà. Le cose sociali mi toccano assai +poco, e non mi commuovo molto per ciò che +mi riguarda personalmente. Cerco di annoiarmi +il meno possibile, anche se per giungere a questo +scopo, devo interessarmi a delle assurdità; +e in quanto a ciò che succede nel mondo, guardo +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +tutto ciò come in teatro, dalla mia poltrona, +che certo è una delle migliori. Se posso essere +utile a qualcuno lo faccio con piacere. Do ben +di rado la mia amicizia, sul serio, ma la do +senza riserve. In quanto alla mia fortuna è assai +considerevole; la fortuna di un lord inglese +agiato, ricchezza grande in Italia. Non mi è +stato possibile di rovinarmi, benchè vi abbia +messo tutta la buona volontà; ora non mi ci +provo più. Da questo lato mi sono posto in +quiete. Diedi una smentita a quelli che pretendevano, +all’epoca in cui spendevo sempre tre +volte la mia rendita, che nessuna fortuna mi +avrebbe mai bastato, mostrando loro che con +solamente una ventina di milioni, o poco più, +non faccio più debiti. Sono lieto di farvi sorridere.... +</p> + +<p> +— Sì, ma tutto ciò non mi dice.... +</p> + +<p> +— Aspettate. Ecco press’a poco chi sono io. +Credete ancora che chi dice tanto male di +me abbia ragione del tutto? Diffidate ancora +di me? +</p> + +<p> +— No, credo anzi che siete migliore di quello +che sembrate.... +</p> + +<p> +— Non è così; sono esattamente come sembro +a quelli che mi conoscono un poco. Ma +veniamo al fatto. Forse a quest’ora può darsi +che non rimaniate oltremodo stupita nel sentire +il mezzo che ho trovato per salvarvi. D’altronde +<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> +bisogna accettarlo per questa eccellente +ragione che non ve ne sono altri. +</p> + +<p> +— Ebbene! ditemelo finalmente.... +</p> + +<p> +— Io vi sposo. +</p> + +<p> +Elisa lo guardò fisso, arrossì, si provò a sorridere +e disse: +</p> + +<p> +— Mi sembra che il momento sia scelto male +per celiare. Del resto non sono scorsi tre minuti +dacchè avete affermato la vostra risoluzione +di non ammogliarvi mai. +</p> + +<p> +— Ed è perciò appunto che vi posso offrire +la mia mano. +</p> + +<p> +Massimo non scherzava. Spiegò la sua idea +a Elisa che lo ascoltava muta per lo stupore. +Lui impegnava la sua parola di gentiluomo di +non essere mai per lei che un amico; lei sarebbe +del tutto libera e avrebbe sempre tutta +la sua stima. Tutto si ridurrebbe a ciò, che +avendo invano cercato un altro mezzo conveniente +per impedire il matrimonio con Gorletti, +aveva pensato che il meglio era d’offrire ad +Elisa una posizione indipendente e tutta quella +somma di benessere che può rendere nella vita +l’assenza di felicità meno dura. Ma non poteva +far ciò, secondo le leggi del mondo, senza aggiungervi +il suo nome, e lo dava, non compiendo +il minimo sacrificio; poichè in tal modo +faceva uso eccellente di una cosa di cui era ben +certo che non avrebbe mai sognato di servirsi +<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> +altrimenti per sè. Si salveranno le apparenze +per quanto possibile, senza però inquietarsene +fuor di misura, e, appena che Elisa sarebbe +stabilita nella sua nuova esistenza, lui riprenderebbe +la sua vita solita. Un tale progetto lo +seduceva; riconoscente se lei gli facesse l’onore +di accettare, sarebbe felice di compiere un atto +semplicissimo, del quale forse nessuno ancora +aveva avuto l’idea prima di lui. +</p> + +<p> +— Mi avete ripetuto più volte, senza dirmi +precisamente il perchè, che non aspettate più +nulla dalla vita, che cercate la pace soltanto; +ebbene, vi offro un palazzo a Firenze, che sarà +vostro, e dove starete meglio che in un convento; +trovandovi la tranquillità assoluta e le +distrazioni che vorrete scegliere, infine un matrimonio +che non è un matrimonio, e la mia +semplice amicizia. Se avete bisogno di un consiglio, +saprò darvelo non più cattivo di quello +che farebbe un altro. In un certo senso, e per +questo scopo, è impossibile essere maggiormente +adatto l’un all’altro di quanto siamo noi. +Giacchè non vogliamo maritarci nè l’uno nè +l’altro, ciascuno per i nostri motivi particolari, +sposiamoci noi per il pubblico. Dal lato mio ci +troverò pure dei vantaggi, non foss’altro che +quello di por termine alfine a ciò che si venga +a farmi delle proposte di matrimonio. +</p> + +<p> +Elisa sorrise di nuovo. Poi, seriamente, rispose +<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> +che ad onta della sua stranezza, l’offerta +era nobilmente generosa, ma che lei non poteva +acconsentire. Codesta proposta straordinaria +non la scandalizzò, ma la trovò ineseguibile. +Tuttavia si sentì profondamente commossa, +sebbene non lo seppe esprimere. +</p> + +<p> +Sorridendo, Massimo insisteva, talora in modo +energico, talora giocoso. +</p> + +<p> +— No, è impossibile. È impossibile in tutti i +modi, — ripetè Elisa. — Finirete pure col comprenderlo. +È mio dovere il rifiutare, dovessi anche +parere scioccamente ingrata. Vi è ancora +un motivo più serio di tutti gli altri, che dovrò +avere il coraggio di confessare.... +</p> + +<p> +Furono interrotti dal brusco ingresso della +signora Valenti. +</p> + +<p> +— Ah! eccoli, — disse a sua figlia. — Ti ho +cercato dappertutto. È donna Maria che mi ha +detto ora ch’eri qui col marchese. Non sei dunque +andata in carrozza con gli altri? Ebbene, +hai ragione. Quelle trottate, alla lunga, stancano, +e comincia a fare un freddo al ritorno!... trovo +ch’è peggio che d’inverno. +</p> + +<p> +Quella notte Elisa non potè chiuder occhio. +La proposta stranissima ed inattesa d’Astorre, +l’orizzonte affatto nuovo che si apriva innanzi +a lei, le riempivano la testa di pensieri confusi. +Non poteva dubitarne: Massimo parlava sul +serio. Aveva trovato modo di mantenere la sua +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +parola; le offriva di salvarla davvero! Gorletti, +l’orribile incubo delli ultimi mesi, poteva essere +allontanato per sempre! Poichè, n’era ben sicura, +sua madre in un tal caso, non esiterebbe +un momento a mancare di parola. Elisa +aveva un sol cenno da fare per evitare il precipizio, +che da tanto tempo s’apriva davanti a +lei, inevitabile. Le si offriva onorevolmente una +vita calma, tranquilla, indipendente, circondata +da tutti i conforti del lusso, e, accettandola, +avrebbe la felicità negativa alla quale poteva +ancora aspirare, e ciò rendendo i suoi genitori +pazzi di gioia! La tentazione era forte. Una soluzione +bizzarra, magnifica, che l’imaginazione +non avrebbe saputo inventare e di cui la speranza +sarebbe stata assurda, si mostrava d’improvviso +per risolvere il problema finora insolubile +del suo destino. +</p> + +<p> +Ma come poteva accettare una proposta tanto +bizzarra, insolita e troppo generosa, tanto più +lei, di cui il cuore non viveva solo di un ricordo +indimenticabile, lei, la cui esistenza monotona +era tutta riempita da un segreto amato +e doloroso. Adesso Massimo non le ispirava +più la più piccola diffidenza. Le pareva di aver +compreso d’un tratto i lati più nobili di quell’uomo, +la cui cattiva riputazione era l’opera di +gente che probabilmente non lo valevano. Ma, +essendo lei quello che era, poteva forse accettare, +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +in condizioni così eccezionali, e non fosse +pure che alli occhi del mondo, la mano di un +uomo che ignorava il passato di lei? Il racconto +della sua vita, la sua confessione completa, non +basterebbero a fargli comprendere la necessità +di un rifiuto? Essa lo credeva fermamente; sentì +che lo doveva fare, poichè lui meritava la sua +fiducia intera, codesto uomo elegante, stanco, cinico, +che solo aveva saputo aiutarla, lui ch’era +considerato come il più freddo tra gl’indifferenti. +</p> + +<p> +Intanto, tutti si occupavano di Massimo e del +suo modo di condursi con la signora Valenti. +Non si parlava d’altro alla villa. La marchesa +cominciava ad inquietarsene. Con minore malignità +delli altri, ella pure si posava però la +domanda: — Quale può essere il suo scopo? — In +quanto a donna Maria non poteva contenersi. +Si disseccava ne’ suoi sforzi per non parlare, +poi parlava di colpo. +</p> + +<p> +— Hai veduto? — diceva a suo marito. — Erano +ancora insieme ieri nel gabinetto là in +fondo. È una cosa che non ha nome. Chi l’avrebbe +creduto di un uomo così <i>blasé</i>? Poichè +infine, Elisa è una buonissima ragazza, ne convengo, +e anche bellina, se si vuole, ma, dopo +tutto, cosa può avere di tanto interessante! e +sopratutto.... +</p> + +<p> +— Ah! donna Maria, — interrompeva il dottore, — l’amore +non ragiona. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> +</p> + +<p> +— Ma, insomma, è o non è innamorato, quel +misterioso d’Astorre? +</p> + +<p> +— Sapete cosa penso io? Tutto ciò finirà male +assai; credete forse che vi sia nulla di sacro +per quelli uomini lì? +</p> + +<p> +— E ad onta di tutto. Elisa è sempre triste e +taciturna, — osservò Terzi. +</p> + +<p> +— Oh! in quanto a questo, capisci bene, +quando si hanno avute le storie che ha avuto +lei, si ha di che rifletterci e rimanere pensierosa +per un bel pezzo. +</p> + +<p> +All’indomani, Elisa ripetè a Massimo che gli +sarebbe profondamente grata per sempre, ma +che non poteva acconsentire. +</p> + +<p> +— Se volessi, — disse Massimo, — potrei benissimo +far senza della vostra accettazione. Basterebbe +che parlassi con vostra madre. E allora +per davvero non vi sarebbe più possibile +rifiutare! Ma, se vi salvo, non voglio che ciò +avvenga a vostro malgrado. +</p> + +<p> +Infatti, la signora Valenti era in uno stato +straordinario di tensione nervosa. Aveva la +febbre addosso, non sapendo se poteva sperare, +a momenti piena di paura, poi abbandonantesi +a sogni inauditi che le sembravano vicino a +farsi veri, e dai quali si risvegliava per dirsi +che sognava. Eppure continuava, come aveva +incominciato, a recitare la sua doppia parte con +una estrema prudenza; ma se la si vedeva +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +tranquilla e sorridente, non n’era meno agitata +internamente. Cercava di sapere che si dicesse +intorno a lei e d’indovinare dal contegno delli +altri cosa pensassero sulla questione che l’appassionava; +n’era turbata, dicendo a sè stessa +con terrore che se un tale stato d’incertezza, +tra gioie impreviste e difficoltà gravi si dovesse +prolungare, ne impazzirebbe. +</p> + +<p> +Massimo aveva dunque ben ragione di parlare +in tal modo ad Elisa. +</p> + +<p> +Ma questa s’armò alfine di tutto il suo coraggio, +e gli disse: +</p> + +<p> +— Bisogna che vi faccia la mia confessione. +Giudicherete poi voi stesso. Vi devo raccontare +tutta la mia vita. +</p> + +<p> +E allora, lealmente e degnamente, in un modo +semplice e breve, senza nulla omettere e senza +nulla esagerare, senza volere nè accusarsi nè +scusarsi, ella gli disse tutto quanto si è raccontato +più sopra, la triste storia del suo passato; +e gli confessò che quell’amore indimenticabile +non uscirebbe mai dal suo cuore; che non amerebbe +mai nessuno e nulla al mondo, e che resterebbe +interamente fedele per sempre all’assente +che non doveva più rivedere. <i>Lui</i> aveva +mancato alla sua parola per necessità, ed ella +trovava ciò così tristamente naturale, che non +aveva bisogno di perdonargli; ma lei lo amerebbe +sempre e rimarrebbe sempre la stessa. +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +Lei lo amerebbe eternamente, pur avendo la +certezza assoluta che nessuna speranza era +possibile. L’ultima notizia di lui era la notizia +del suo matrimonio e che si era definitivamente +stabilito a Bombay. Ritornerebbe d’altronde, che +lei non lo vorrebbe rivedere. Non sarebbe mai +sua, ma il suo cuore gli apparterrebbe sempre. +</p> + +<p> +Quando ebbe finito, Massimo le prese ambo +le mani, le baciò e le disse: +</p> + +<p> +— Elisa, quanto m’avete raccontato tanto francamente +e nobilmente, aumenta la stima profonda +ed il rispettoso affetto che sento per voi. +Sono un peccatore indurito, e il mio cinismo +nella vita vi spaventerebbe: il mondo mi ha +reso scettico assai e credo facilmente al male e +di rado al bene; ma le eccezioni provano la regola, +e in questo mondo basso, volgare e malvagio, +voi siete una splendida eccezione. Lo +vedo, ed io non sbaglio. Il vostro racconto mi +prova più che mai quanto ho ragione di compiere +ciò che ho deciso di fare; lo desidero +adesso cento volte più di prima. Lo farei quasi +anche a vostro malgrado. Ma voi acconsentite, +non è vero? Giacchè gli ostacoli che credevate +insormontabili, riaffermano, al contrario, la mia +risoluzione? Fra poco mi divertirò assai dello +stupore generale, quando si sappia che vedranno +una marchesa d’Astorre. Rideremo. +</p> + +<p> +— Eppure, sentite.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +</p> + +<p> +— Cara ragazza, non una parola di più. È +deciso. +</p> + +<p> +Sarebbe troppo difficile il dipingere la gioia +della signora Valenti quando seppe che le sue +più folli e assurde speranze si sarebbero realizzate, +e che sua figlia stava per acquistare +una delle più alte posizioni cui fosse possibile +ambire in Italia, sposando un uomo, che ad +onta della sua condotta, era il sogno dorato e +inaccessibile di tutte le donne. Durò grandissima +fatica a non parlarne, giacchè si era deciso di +tenere la cosa segreta per qualche tempo, prima +dietro preghiera di Massimo e per evitare pettegolezzi, +e poi per riguardo a Gorletti, sebbene +la signora Valenti gli scrivesse per dargli congedo +abbastanza brutalmente, protestando che +non era stato possibile vincere l’ostinazione di +sua figlia, e che lei non la voleva forzare! E +come benediceva ora Elisa di aver tanto resistito! +Come le sembrava superiore e intelligente! +Quale fortuna che avesse sempre rifiutato +tutti i partiti! Non poteva cessare dall’abbracciarla +e l’accarezzava in un modo materno e +servile, facendosi umile dinanzi a lei in anticipazione, +mentre, piena del suo grande segreto, +non poteva a meno di mostrarsi gaia ed orgogliosa +con gli altri. +</p> + +<p> +La marchesa fu eccessivamente stupita quando +suo nipote le confidò la sua risoluzione, senza +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +beninteso dirle l’esatta verità. Le confessò tuttavia +che il suo scopo principale era quello di +salvare Elisa, senza troppo negare (in risposta +alle domande contorte della vecchia signora), +ch’egli non contava abdicare alla propria indipendenza, +e che su questo, lui ed Elisa erano +perfettamente d’accordo. La marchesa intravide +un poco la verità, ma non del tutto; e l’idea +di questo matrimonio le sembrò, in fondo, una +follia di Massimo, e le parve un poco scandalosa, +diversa dalle altre; sebbene non ne fosse +malcontenta da certi lati. +</p> + +<p> +La curiosità di donna Maria e delli altri rimase +insoddisfatta. Non seppero nulla di quanto +succedeva, e certo, ad onta di tutte le loro congetture, +non indovinarono affatto. +</p> + +<p> +Ciò che li stupì più di tutto, fu la partenza di +Massimo, più strana ancora del suo arrivo. Una +bella mattina, dopo una serata delle solite, durante +la quale si era soltanto osservato che +pareva sempre più intimo con Elisa e con la +signora Valenti, mentre pure si notava che non +si parlava più del ritorno di Gorletti, la marchesa, +a colazione, annunciò che suo nipote +aveva dovuto partire, prestissimo, senza ch’ella +stessa sapesse il perchè. La signora Valenti +raggiava. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> +</p> + +<h3>V.</h3> +</div> + +<p> +Il matrimonio si fece due mesi dopo, senza +alcun apparato e quasi segretamente, alla villa. +Massimo era stato assente durante l’intervallo +ed era solo arrivato alla vigilia. La marchesa, +sempre stupita, e che aveva quasi rinunciato a +comprendere, non pensò più che a mostrarsi +amabile, e lo fu squisitamente. Seppe resistere +alla tentazione fortissima di fare un po’ di predica +al nipote, che non la intimidiva; e fu meglio. +Ma, per davvero, non vi rimetteva della +sua stupefazione. +</p> + +<p> +La cerimonia ebbe luogo nella piccola cappella +privata. Gli sposi partirono subito dopo. +</p> + +<p> +Quando furono soli in un vagone-salone dell’espresso +tra Milano e Firenze, Elisa sentì più +intensamente ancora che nei giorni precedenti +tutta la stranezza della sua situazione. Le sembrava +essere ella stessa l’eroina di un romanzo +che venisse raccontato, e recitare una parte, +non sopra un teatro, ma per davvero, in una +commedia che fosse la vita medesima. Stupita +si guardava a giro, come ne accade nei sogni, +attrice e spettatrice in uno. Massimo, di una +cortesia fina e discreta, meno famigliare forse +di prima, ma amichevole, taceva o discorreva +<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> +con naturalezza, senza maggiore imbarazzo che +se fosse stato nel <i>tête-à-tête</i> il più solito. Giacchè +egli possedeva quella scienza tanto difficile +dei modi, per la quale dovunque e sempre si +trova la nota giusta. Ma Elisa lo ascoltava e +rispondeva macchinalmente, distratta. Ella si +trovava in una di quelle ore in cui il cervello +lavora da sè e per suo conto e in cui le idee +si agitano talmente che quasi si neutralizzano. +È sopratutto in simili momenti che alla domanda: — A +che pensate? — rispondiamo: — A nulla. +</p> + +<p> +Le pareva aver perduto il senso della realtà +delle cose, e la certezza della propria individualità. +Mentre molti dubbi le attraversavano rapidi +la mente, provava una tema indefinita di +agir male e anche di risvegliarsi da quel sogno +reale quale procurava già l’immenso sollievo +di sentirsi in salvo, liberata dall’incubo del +quale aveva tanto sofferto. Alfine poteva respirare +liberamente, e ciò la stupiva. Qualcosa le +mancava, e che? chiedeva a sè stessa, e si accorgeva +ch’era il peso che le aveva oppresso +il petto fino allora. Mentre tante imagini si +svolgevano davanti alla sua mente, tutto il corpo +suo si assopiva in un grande e nuovo benessere +materiale. Si sentiva quasi in casa sua nel +vagone ben chiuso cui la lampada rischiarava +appena. Avvolta caldamente nel suo mantello, +lontana dalle paure e dalle noie, immobile, +<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> +sebbene trascinata a tutto vapore verso un posto +sconosciuto, le sembrava d’essere sollevata +e rapita a forza da una possanza irresistibile +e buona, e nel letargo graduale di tutto l’essere +suo un sentimento quasi involontario di cieca +fiducia la riempiva, più forte de’ suoi pensieri. +Abbandonandosi alle sue sensazioni, le sembrava +fare ciò che doveva. +</p> + +<p> +Massimo chiacchierava senz’ordine, ma in +un modo interessante. Poi tacevano, come lo +possono due amici che non sono imbarazzati +dal silenzio. Ma, attraverso i suoi sogni svariati +ed i discorsi del suo compagno di viaggio, +Elisa ascoltava attenta il rumore regolare e +cadenzato del treno, e in quel fragore monotono, +l’orecchio suo scopriva ogni specie di +musiche imaginarie che parevano una traduzione +de’ suoi pensieri troppo vaghi in una ritmica +favella ignota. La notte era fredda. Dai +vetri ben chiusi non si vedeva che le tenebre, +solcate talvolta da un improvviso luccicore all’avvicinarsi +di una stazione. In quell’angusto +spazio, la sua vita intera le sembrava rinserrata; +che poteva ancora esserci al di fuori? e +in quella specie di scatola comoda e calda, circondata +da gelido buio e corrente attraverso +lo spazio sopra una traccia di ferro dove nulla +poteva sorgere, ella intravedeva un simbolo +del suo nuovo destino. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> +</p> + +<p> +— Mi permettete di fumare? +</p> + +<p> +— Ma certo. +</p> + +<p> +Egli accese un sigaro. I più insignificanti +particolari: una portiera mal chiusa, l’impiegato +venuto a rettificare un errore, un <i>buffet</i> +inaccessibile, un altro treno che s’incrociava col +loro, tutto gli porgeva il destro per raccontare +qualche incidente di viaggio, divertente o strano, +il comico della sua situazione, un giorno che +per aver seguito un capriccio o per distrazione, +si era trovato sopra una linea, mentre i suoi +bagagli se ne andavano a gran velocità per +un’altra. Elisa, quasi a suo malgrado, s’interessava +a quanto egli diceva, per il modo che lo +diceva, e fu sorpresa ella stessa di sentirsi discorrere, +famigliarizzata, e narrò a sua volta +alcune impressioni della sua vita un poco nomade +e dei suoi ricordi di fanciullezza. +</p> + +<p> +Poi Massimo le schizzò qualcuno de’ suoi progetti +per lei. La villa, presso Firenze, dove come +sapeva andrebbero ora, era stata completamente +rifabbricata e ristaurata, ed era pronta. — (Ciò +era stato fatto l’ultima volta ch’egli vi aveva +dimorato, dopo la morte di sua sorella). — Questa +villa, d’ora innanzi, le apparteneva. Egli +aveva ora l’intenzione di passarvi alcune settimane. +Di là, farebbe delle gite frequenti in città, +e ne’ suoi altri possedimenti, per affari e per +rivedere gli amici. Lei potrebbe visitare il vecchio +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +palazzo di Firenze, ch’era pure a sua disposizione, +e comandarvi le migliorie che crederebbe +utili, benchè la consigliasse a cambiar +poco, anche all’interno gli appartamenti avendo +molto carattere. Aggiunse che l’aiuterebbe in +tutto ciò, e che l’idea di occuparsi in tal modo +lo divertiva infinitamente. Lei potrebbe, nella +società fiorentina, scegliere le sue conoscenze, +a meno che non preferisse veder nessuno. Se, +volendo condurre una vita affatto di casa, temesse +allo stesso tempo la solitudine, sarebbe +facile — con un po’ di ricerca — il trovarle una +dama di compagnia. Non avrebbe per caso +un’amica che potesse invitare a venire per qualche +mese con lei, o con la quale potesse viaggiare +se una tale idea le sorridesse? Appena +avrebbe, in un modo o nell’altro, stabilita la +sua vita, lui contava ripartire, per Parigi probabilmente. +Del resto, vicino o lontano, lei potrebbe +sempre far calcolo sopra di lui. +</p> + +<p> +Elisa si sentì assai confusa ascoltando codesti +discorsi, e cercò di esprimergli la sua +profonda riconoscenza, e assicurandolo che in +pace e tranquilla non desidererebbe altro. +</p> + +<p> +— Sono sicuro che non vi pentirete d’aver +avuto fiducia in me. Ma è tardi per voi; ora +aggiusterò ogni cosa perchè possiate provarvi +a dormire. In quanto a me non sarà difficile, +dormo in ferrovia e ovunque come nel mio letto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +</p> + +<p> +Preparò tutto, tirò la tendina della lampada, +poi le diede la buona notte e la lasciò perchè +si coricasse, poi fumò una sigaretta e si stese +a sua volta, per addormentarsi quasi subito. +</p> + +<p> +Ma Elisa non potè pigliar sonno. Guardava +talvolta Massimo disteso dall’altra parte, talvolta +i vari oggetti sparsi. I suoi occhi si fissavano +sulla serratura d’argento d’un sacco da +viaggio dove la luce si rifletteva, o sul disegno +complicato di una coperta, e contemplava queste +cose lungamente. Dopo tutto, la presenza di +quell’uomo sdraiato non lontano da lei, la stupiva. +Coricato, egli pareva grandissimo, e quasi +le faceva paura. Il suo pensiero errava, correva +assai più rapido del treno, e non in una direzione +sola; ma in ogni senso, ora non vedendo +che l’attimo presente, poi perdendosi nell’avvenire; +poscia, e più sovente, risospingendosi +nel passato. Più che mai, in quella notte, l’imagine +di colui ch’ella aveva per sempre perduto, +sorgeva innanzi a lei per sedurla mestamente, +e opprimerla senza posa. Quel nome “Giulio„ +pareva si disegnasse continuamente davanti ai +suoi occhi, invano chiusi. +</p> + +<p> +Tutti i ricordi, i più soavi e i più dolorosi, +ritornavano per morderle il cuore; ma pensava +a quanto il cammino della sua vita aveva ora +di meraviglioso. Rivedeva delle amiche da lungo +tempo scomparse, delle compagne d’infanzia, +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +conosciute nei suoi viaggi, e diceva a sè stessa +che per certo la loro sorte non poteva rassomigliare +alla sua. Pensava anche a sua madre, +folle di gioia e d’orgoglio, a suo padre, vanitosamente +felice lui pure — a Gorletti, furibondo +e in collera con la sua famiglia, e che lei +avrebbe probabilmente il piacere di non rivedere +mai più — e una quantità di particolari +le riempivano la memoria e si mescolavano ai +ricordi imperituri del suo perduto amore. +</p> + +<p> +A poco a poco, le sue idee si fecero confuse, +udì sempre più indistintamente il rumore regolare +del treno, che parve dolcemente cullarla, +e si addormentò d’un sonno grave e ripieno +d’imagini. Tra i suoi sogni incoerenti, vide più +volte una donna di sorprendente bellezza, altissima, +colossale, che la guardava con due +grandi occhi neri e risplendenti, e che la riempiva +di spavento, solo con l’allungare verso di +lei la sua mano bianca coperta di anelli. La +riconosceva senza averla mai vista; era la moglie +di Giulio. Giunse a fuggire e si trovò in +un salotto di eccezionale ricchezza, dove la marchesa +Arombelli la teneva abbracciata, come +proteggendola. Dalla finestra aperta scorgeva +un paesaggio tropicale stendentesi a una distanza +favolosa; si vedeva all’orizzonte il grandioso +profilo vago d’una città con tempii dorati, +mentre una schiera di elefanti bianchi s’avanzava +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +sopra una strada polverosa. Allo stesso +tempo le braccia che s’allacciavano la strinsero +fino a farle male, e una paura istintiva s’impadronì +di lei, che si mutò in terrore, quando +s’accorse che al posto della marchesa era Gorletti +che la teneva strettamente abbracciata, gridandole: +“Ah! credevi di potermi sfuggire! No, +m’appartieni, e piuttosto che lasciarti partire, +ti schiaccierò!„ E sentiva che davvero la stritolava; +le mancava il respiro. Un grido solo, +lo sapeva, sarebbe bastato a liberarla, ma l’era +impossibile di emetterlo, e si sentiva morire +nella impotenza dei suoi sforzi. +</p> + +<p> +L’angoscia stessa dell’incubo la svegliò. Albeggiava. +Una pioggia furibonda batteva contro +i vetri. Vide Massimo addormentato, e un senso +di delizioso sollievo la riempì tutta; l’orrenda +visione che l’era sembrata tanto reale non era +che un sogno; mentre questo sogno di trovarsi +sola col marchese d’Astorre, alle sei del mattino, +in un vagone, e d’essersi sposata a lui, +questo sogno che, anche desta, le pareva così +bizzarro, era la semplice e vera realtà. +</p> + +<p> +Si era oltrepassato gli Appennini ed il paese +pigliava un carattere più decisamente italiano. +La campagna si stendeva, d’una tinta calda e +svariata, con pochi alberi; si vedevano del casini +di villeggiatura dipinti a colori chiari, con +i tetti piatti e un terrazzo. La pioggia fina, violenta, +<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> +spinta obliquamente dal vento mattutino, +rigava il cielo grigio. Le terre arate, i campi, +le ville, i contadini conducenti le loro bestie, +tutto era lavato da quella impetuosa pioggia +autunnale. Nella fredda luce del mattino, quello +scenario sempre moventesi, ma uniforme, assumeva +una malinconia senza espressione, che, +alla lunga, serrava il cuore e turbava il pensiero. +Elisa, stanca, guardava inconsciamente +le fini linee incessanti. +</p> + +<p> +— Buongiorno, — fece una voce dietro a lei. +</p> + +<p> +Fu con un sorriso un poco imbarazzato che +ella stese la mano a Massimo. +</p> + +<p> +— Ebbene, signora marchesa, come ha dormito? +</p> + +<p> +— Abbastanza bene, grazie, — rispose arrossendo +un poco. +</p> + +<p> +Ricaddero nel silenzio e tacquero a lungo. +</p> + +<p> +Entrambi sognavano diversamente. Quelle ultime +ore parvero loro assai lunghe. Si arrivò +alfine. Lasciarono i domestici alla stazione per +occuparsi dei bagagli, e salirono in un <i>landau</i> +che li aspettava. +</p> + +<p> +I cavalli presero un buon trotto e dopo un +po’ più di un’ora si fermarono alla <i>Villa del +Giglio</i>, davanti al grande cancello di ferro ornato +che s’aprì da sè. La carrozza girò sulla +fina sabbia dei viali, e s’arrestò all’ingresso +principale, dove scesero. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> +</p> + +<p> +Quelli di casa guardavano Elisa con una intensa +curiosità che si sforzavano di rendere +rispettosa. Si servì la colazione in un salottino +tappezzato di stoffe chinesi dove fiammeggiava +un gran fuoco. +</p> + +<p> +Più tardi, cessata la pioggia, Massimo guidò +Elisa a visitare la villa e il giardino. Tutto le +piacque. La casa, vecchia di tre secoli, vastissima, +rettangolare con due ali proeminenti, massiccia +e di buon stile, stava sopra una lieve +altura, alla quale si giungeva per l’ampissimo +giardino, salendo insensibilmente, e donde si +godeva d’una incantevole veduta. La spianata +stendentesi davanti alla facciata aveva un particolare +carattere di gaiezza calma. Si scorgevano +lontane le molli ondulazioni delle montagne; +a destra, il simpatico profilo delle colline +di Fiesole e la cupola di San Miniato. Il +giardino non era nè abbandonato, nè molto ben +tenuto; ma sui grandi terrazzi vicini alla casa, +ci si sentiva dolcemente riscaldati dai raggi +del sole di novembre, ch’era riapparso, mentre +s’indovinava quanto doveva essere aggradevole, +d’estate, la profonda frescura dei viali angusti, +serpeggianti tra gli alti alberi frondosi. +</p> + +<p> +Nell’interno, gli appartamenti erano stati abilmente +ristaurati. Erano grandi sale chiare dalle +volte ornate di affreschi d’un gusto violento e +raffinato, nei quali si erano introdotte per quanto +<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> +possibili le comodità moderne, conservando il +carattere fiorentino delli stucchi, delle stoffe e +del mobilio. Le stanze del primo piano, alle +quali si accedeva per una larga scala di marmo, +erano assai grandi ed i gabinetti per vestirsi +avevano press’a poco le dimensioni di un salone +francese. +</p> + +<p> +Pranzarono a un tavolino, già tutto pronto, +accanto al fuoco. Da molto tempo Elisa non +aveva mangiato di così buon appetito. Massimo, +allegro come un ragazzo, giunse a farla ridere. +Stanca dal viaggio, si ritirò presto, non potè +addormentarsi che assai tardi, ma si svegliò +poi tardissimo. Dalle finestre i raggi di un sole +smorto venivano a posarsi sulle tende rosa a +grandi fiorami del suo letto. +</p> + +<p> +Varie settimane passarono così. Di giorno in +giorno le indistinte paure di Elisa si dissipavano, +ed entrava con maggior confidenza in +quella nuova e strana vita, che aveva l’apparenza +della felicità e dove lei trovava una gran +pace. +</p> + +<p> +Nessuno sospettò la verità completa. Naturalmente +in società il matrimonio del marchese +d’Astorre preoccupò tutti assai. Lo stupore era +enorme, e da un pezzo se ne parlava in tutte +le case di Firenze. Nel vecchio nucleo toscano, +riservato e un po’ pesante, nelle riunioni più +brillanti e più varie della colonia forestiera, +<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> +dalle duchesse e dalle cantanti, alle Cascine e +al club, nei palchetti e nei salotti, non si discorreva +d’altro. Le ipotesi le più assurde venivano +formulate con un sangue freddo ammirabile, i +giudizi più diversi s’incrociavano; si approvava, +si biasimava, si sorrideva con malignità, si alzavano +le spalle e si facevano perfino delle +scommesse. I bene informati (ve ne sono sempre) +raccontavano come le cose erano successe. +Da un pezzo, senza dirne nulla e negandolo +anzi, Massimo voleva prender moglie. La signorina +Valenti, civetta di prima forza, aveva +manovrato tanto bene che lui, l’uomo freddo e +scettico, si era innamorato di lei come un ragazzo. +Ma non si decideva. Allora i Valenti si +erano serviti d’un vecchio ebreo arricchito, un +certo Gosnelli, il quale aveva finto di domandare +la ragazza in matrimonio, per “far saltare„ +il marchese. Questi, pur comprendendo +che commetteva una stoltezza, era caduto nel +tranello come uno sciocco. E si conchiudeva +che coloro i quali si credono più forti delli altri, +finiscono sempre così. I Valenti poi, intriganti, — si +sapeva — avevano giuocato la partita con +una finezza!... +</p> + +<p> +— Secondo le sue abitudini, quel pazzo di +d’Astorre agirà, mi si è detto, come nessuno +lo farebbe. Figuratevi che mi si assicura che +ha deciso di non presentare la sposa a nessuno! +<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> +Vedrete che ora ch’è ammogliato, vivrà +come un orso. +</p> + +<p> +Queste parole furono pronunciate una sera, +verso la mezzanotte, da lady Thompson, nella +sua sala piena di gente, una delle sale più eleganti +e più frequentate della città. +</p> + +<p> +— Ora stanno in campagna, in una solitudine +completa. Cos’è l’amore! Ecco un uomo che +cambierà di vita e di carattere da un giorno +all’altro. E credete dunque, lady Thompson, che +codesta luna di miele va a prolungarsi indefinitamente?.... +</p> + +<p> +— È ciò che si pretende. Ma badate bene ch’io +non ne credo nulla. E più esagereranno le cose +sul principio, più presto finirà. +</p> + +<p> +— Che volete dire con quell’“esagerare le +cose?„ +</p> + +<p> +— <i>Pas de bêtises</i>, barone, ve ne prego. Il fatto +è che non credo che codesta bella marchesina, +giacchè si dice ch’è bella, adesso, quella Valenti; +quando la vidi altre volte l’ho trovata +orrenda, uno scheletro, uno spettro, mia cara; +ebbene, non credo che quella potrà mai essere +un buon acquisto per Firenze. +</p> + +<p> +— Per me, — disse uno dei signori, — Massimo +è un uomo che si affoga, perduto per +sempre. Quando il diavolo, invece di farsi eremita, +prende moglie, e in quelle condizioni, è +assai peggio, credete a me. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +</p> + +<p> +— Ma staranno qui o a Parigi? +</p> + +<p> +— Chi lo sa? Si dice però ch’egli abbia comperato +i cavalli di quel Russo ch’è scomparso +d’improvviso. +</p> + +<p> +— Quando si pensa al matrimonio che d’Astorre +avrebbe potuto fare! — disse una signora. +</p> + +<p> +L’inattesa notizia del suo matrimonio si sparse +a poco a poco; fu uno stupore generale, in +Italia e fuori. Le madri di figliuole da marito +furono specialmente e dovunque senza pietà +contro codesta “avventuriera„ che il marchese +aveva sposato, senza che si capisse il perchè. +Quante vaghe speranze fondate su nulla, eppur +vivaci, tagliate nel fiore! Quante ire sorde, +quante rabbie segrete di donne d’ogni specie, +in tutte le società! Quanti sorrisi cattivi, quanti +detti ironici, quanti progetti di vendetta o di +lotta, quante lagrime nascoste forse! Più sovente +se ne rideva forte, sicuri che Massimo +non poteva udire. La curiosità di conoscere la +marchesa d’Astorre era universale. +</p> + +<p> +Ma a Firenze l’eccitamento prodotto da quel +matrimonio fu tale, che non contenti di ciarlarne +a ogni momento e di raccogliere e spargere +tutti i pettegolezzi che si mormoravano +sull’inesauribile soggetto, gli oziosi finirono ad +appassionarvisi, come di qualcosa che li toccasse +al cuore. Si finì lentamente d’accordo sopra +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +un punto: che cioè era stato un matrimonio +d’amore, e che innamorato di sua moglie non +la mostrava a nessuno, essendo geloso, come +lo diventavano spesso i cinici quando amano. +</p> + +<p> +C’è da imaginarsi dunque lo stupore delli +astanti quando una sera d’improvviso d’Astorre +entrò al Club e si mise a giuocar tanto forte +e con tanta persistenza, che all’otto del mattino +era ancora allo stesso posto e pareva lontano +le mille miglia dall’abbandonare la partita. Aveva +fatto il suo ingresso con tanta naturalezza, era +sembrato così serio e così calmo, talmente come +al solito, e discorrendo subito come se fosse +venuto sempre e che nulla fosse accaduto, che +nessuno osò rivolgergli la minima domanda. +L’argomento consueto di tutte le sere fu subitamente +messo in disparte. Venti persone circondavano +il tavolino da giuoco dov’era Massimo, +e guardavano la partita con un interesse +doppio, quello di seguirne le peripezie emozionanti +per sè stesse, e quello di contemplare +il giuocatore la cui presenza li sorprendeva +tanto. +</p> + +<p> +Nelle altre sale si parlava di lui sottovoce: si +commentava la sua condotta. Gli scherzi grossolani +non mancavano, accompagnati da gesti e occhiate +significative. Quelli stessi che, il giorno +prima, avevano parlato di Massimo come di un +cavaliere travestito da pastorello, e nuotante in +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +pieno idillio, dicevano ora: “Mi ci aspettavo. Di +già; vedete? Ne ha abbastanza; cosa sarà fra +sei mesi? L’ho sempre detto, d’altronde, non +poteva finire diversamente.„ — “Vuoi dire incominciare„ +replicò un altro. — “Sentite, signori +miei„, disse un terzo, abbassando sempre più +la voce, “propongo che Pierino faccia attaccare +i quattro cavalli e che si vada tutti a trovare +la marchesa.„ — “Ebbene?„ chiesero tutti a un +giovane che veniva dalla sala di giuoco. “Sarà +un marito sfortunato; vince sempre. Una vena +incredibile!„ +</p> + +<p> +Fra poco l’interessamento si fece tanto forte +che la sala da giuoco fu affollata. Si pigiavano +alli usci. Quelli che cenavano posavano un momento +la forchetta per andare a dare un’occhiatina, +e ritornavano a portar notizie. Dei corrieri +si erano improvvisati tra il club e la casa di +lady Thompson. +</p> + +<p> +All’alba, tutti si trovarono ancora lì, immobili. +Si scorgeva una smorta linea di luce disegnarsi +dietro le persiane. Le candele sul tavolino, quasi +tutte consumate, gettavano una fiammella alta. +L’attenzione era sempre intensa; i giuocatori +apparivano stanchi. Un giovanissimo principe +russo, invitato della vigilia, era pallido assai; +aveva tutto perduto. Solo, Massimo sembrava +fresco come al principio. Guadagnava ottantotto +mila franchi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +</p> + +<p> +— Mi accorderete, spero, la mia rivincita domani +notte, — disse il forestiero. +</p> + +<p> +— Subito anzi, principe, — rispose Massimo. — Perchè +lasciare la partita? Stiamo benissimo qui, +mi pare. Spero che questi signori non siano +troppo stanchi. Domandiamo da mangiare, che +per mio conto non mi ricordo più di aver cenato, +riposiamo un’oretta, e ricominciamo. Coraggio, +amici miei, la vita è breve! +</p> + +<p> +— Ma sono le otto del mattino. +</p> + +<p> +— Che monta! Che si portino dei lumi e che +si chiudano bene le imposte! Non voglio sapere +ch’è giorno. Il giorno è ignobile. +</p> + +<p> +Così fu fatto. Massimo cominciò a perdere. +Alle tre del pomeriggio aveva tutto riperso; +poi riguadagnò. Tutti cadevano dal sonno, non +potendone più, ma continuavano. Nella giornata +gli spettatori ritornarono; si pranzò e si ripigliò +a giuocare. Alle otto il principe pregò qualcuno +di prender le carte in sua vece, e cadde +d’un pezzo, addormentato, senza che lo si potesse +smuovere. La rivincita l’aveva avuta; perdeva +appena pochi luigi. Massimo aveva sviato la +vena, e guadagnava cinque mila franchi soltanto. +</p> + +<p> +— A che ora s’è terminata ieri la partita? — chiese +lady Thompson a’ primi che si presentarono +da lei quella sera. +</p> + +<p> +— Non è terminata. Giuocano ancora. +</p> + +<p> +Finalmente i giuocatori si alzarono e Massimo +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +partì dal Club, lasciando il campo libero +al commenti. +</p> + +<p> +Ma la “partita„ che si giuocava allora al +club lo interessava assai; prese l’abitudine di +ritornarvi. Lo si vide nei teatri, da per tutto. +Sembrava meno ammogliato che mai. Talvolta +scompariva per un poco, ma poi tornava. +</p> + +<p> +Costretti di tacere in sua presenza e abituati +a poco a poco alle stranezze della sua condotta +che, dopo tutto, non doveva troppo sorprenderli, +i ciarlatori di società parlarono meno di lui +dopo qualche tempo; ma una grande curiosità +li riempiva riguardo alla marchesa d’Astorre, +e si ricominciò a discorrere di lei quando giunse +in città. Non fu tuttavia facile il vederla; usciva +in carrozza spesso di buon’ora, ma sempre a +ora fissa, e se ne andava a fare un giro alle +Cascine, nei viali appartati e ancora deserti. In +fondo, là dove incomincia la campagna, scendeva +di carrozza e passeggiava all’aria aperta, +sotto gli alberi dei rami nudi e neri, nettamente +disegnati sul cielo azzurro, guardante l’Arno +rigonfio, incessantemente fuggente in flutti giallastri +di cui il sole dorava magicamente la sporcizia. +Ma un giorno ella si attardò un poco, e +al ritorno s’incrociò con tutta la fila delli equipaggi +e dei passeggiatori. Fu una vera fortuna +per tutti quelli occhi curiosi. Videro allora un +equipaggio come da un pezzo non se n’era visto +<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> +uno simile alle Cascine, d’uno stile inimitabile: +una <i>calèche</i> deliziosa, un cocchiere magnifico! +due cavalli bai splendidi, magistralmente +attaccati, e aventi delle rose alle orecchie, particolare +che contrastava con la sobria semplicità +della tinta verde cupa della carrozza e delle +livree severe, senza ornamenti, ma senza difetti; +insomma un insieme che sarebbe stato +approvato a Hyde Park. Alcuni tra i passanti, +ad onta della loro curiosità, dimenticarono di +guardar bene la signora, distratti dalle perfezioni +dell’equipaggio. Quelli che la osservarono +poterono soltanto intravedere rapidamente una +signora vestita di nero, elegante e distinta, con +un velo che le nascondeva il viso. Un’altra +volta fu vista con Massimo, ma codesto equipaggio +impareggiabile, ritornava sempre quando +gli altri andavano. +</p> + +<p> +Eppure si continuava a credere che Massimo +amasse molto sua moglie, e ch’ella fosse innamoratissima +di lui. La sua vita in disparte, un +po’ misteriosa, e che la curiosità pubblica non +giungeva a ben capire, doveva confermare una +tale opinione. Vi fu dunque un grande stupore +quando, Massimo essendo scomparso da quindici +giorni, scomparsa che molti attribuivano +all’impero sempre crescente di sua moglie su +di lui, si seppe che invece era partito. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> +</p> + +<h3>VI.</h3> +</div> + +<p> +Con l’aiuto del tempo la società si abituò alla +presenza tranquilla della marchesa d’Astorre. +In verità, non dava noia ad alcuno. Solamente, +siccome bisognava bene che ci si vendicasse +della sua selvatichezza, della poca premura da +lei dimostrata a conoscer gente, si sparse la +voce ch’ell’era di una “povertà di spirito„ veramente +notevole. La si fece creder stupida. Si +disse che s’ella si nascondeva, era per paura +di mostrare — nelle loro conversazioni! — il +vuoto della sua testolina, e la sua ignoranza. +</p> + +<p> +Intanto Elisa si sentiva ben sola nei grandi +appartamenti sontuosi e severi del palazzo di +Astorre. Uno strano silenzio regnava in quelle +stanze dalle vôlte tanto alte, coperte d’oro annerito +dal tempo; in quelle sale dalle ricche tappezzerie +oscure e impallidite, dalle tende pesanti +cascanti in pieghe superbe. I folti tappeti +soffocavano perfino il lieve suono dei suoi passi. +In un gran letto del cinquecento, a colonne, il +cui baldacchino blasonato sembrava pesare sul +suo capo, ella giungeva difficilmente ad addormentarsi. +</p> + +<p> +I giorni scorrevano, lenti e tutti compagni, e +le sembrava vivere in uno stato di mezzo sonnambulismo +<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> +continuo, che toccasse un di mezzo +tra la letargia ed il sogno. Pensando alle angoscie +trascorse di recente, al terribile pericolo +cui era così miracolosamente scampata, ella si +rimproverava talvolta di non apprezzare abbastanza +l’immenso benessere della sua nuova posizione. +Lottò contro l’impigrirsi morboso di +tutte le sue facoltà e cercò di crearsi una vita +tranquilla e occupata. Due stanze del suo troppo +vasto quartiere, le più piccole e le più comode, +furono addobbate a suo talento, e vi passò le +giornate, leggendo molto, avidamente. La lettura +era sempre stata la sua occupazione prediletta; +ora diventava un bisogno, quasi una +mania; talvolta interessandosi a un libro al +punto di dimenticare sè stessa e di mescolarsi +all’esistenza fittizia dei personaggi; tal’altra leggendo +per leggere e divorando pagine e pagine +senza sempre curarsi di capirle tutte. Le dolci +ed angosciose imagini del suo passato non sorgevano +più allora dinanzi a lei, ma era invasa +da una tristezza fisica, lentamente, fino a far tutta +parte di lei stessa; penetrava nelle sue ossa e +nella sua carne e circolava col suo sangue. +Elisa giungeva a dimenticare i suoi pensieri così +mestamente inutili; ma intanto che la sua +mente s’interessava a cose estranee, l’incurabile +malinconia che la opprimeva tutta la inchiodava +per delle ore allo stesso posto, l’illanguidiva in +<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> +una posa accasciata, spegneva il suo sguardo +ed improntava tutto l’essere suo di quella immobilità +e di quella lentezza piena di lassitudine +che sono i segni dell’aver rinunciato a +tutto. +</p> + +<p> +La lotta era finita; più che mai sentiva il +vuoto. E sopratutto fuggiva l’ozio materiale che +permette il lavorio del pensiero. Nei primi tempi +del suo strano matrimonio, la presenza di Massimo, +che la rassicurava e l’intimidiva insieme, +l’aveva costretta a pensare ad altro. Ma ora si +trovava sola, circondata di lusso, caduta in +un’esistenza imprevista e sontuosamente calma, +in una pigrizia che abbisognava sempre combattere. +E nel suo gabinetto tutto coperto di una +gaia stoffa a grandi arabeschi, a metà sdraiata +sopra una poltrona vicina al fuoco, essa leggeva +un volume dopo l’altro; preferendo i romanzi +dai quali è difficile staccarsi, pieni d’avventure +perigliose e drammatiche, e il più possibile +all’infuori della vita reale. Gli altri — i +veri — le facevano troppo male. E spesso, col +libro aperto sulle ginocchia, guardava attraverso +i vetri l’oscuro palazzo sorgente di faccia, +e sopra il tetto, una stretta striscia di cielo, +d’un azzurro risplendente, e così si dimenticava +a lungo, sognando a quanto aveva letto. Tuttavia, +attraverso la fabbrica delle invenzioni romanzesche, +qualcosa d’intangibile penetrava, +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +un velo s’intrometteva, ed era il ricordo del +passato ognor presente, anche a sua insaputa. +</p> + +<p> +Qualcuna delle sue antiche amiche erano venute +a farle visita; Elisa le aveva ricevute, e +per caso, non ebbe a pentirsene, avendole trovate +discrete e piene di tatto. Esse però le rimproverarono +di rinchiudersi in una solitudine +troppo completa, ed Elisa dovette convincersi +che fino ad un certo punto avevano ragione. +A poco a poco lasciò dunque che si allargasse +la piccola cerchia delle sue conoscenze, pur vivendo +in una solitudine relativa. Lentamente +prese qualche interesse a quanto le accadeva +d’intorno. Certe bellezze dell’esistenza, per sè +stessa, all’infuori di qualsiasi idea di felicità, +si rivelarono a’ suoi occhi. Ell’era, ad onta di +tutto, assai attaccata alla vita; poichè quando +una creatura è stata creata per vivere il più +completamente e il più felicemente ch’è possibile +quaggiù, il gusto della vita le rimane, qualunque +siano le sventure che gli uomini le infliggono. +Mai, nemmeno nei momenti di più +vera disperazione, Elisa aveva desiderato di +morire. +</p> + +<p> +Seppe ancora uscire vittoriosa dal suo abbattimento +profondo. Con uno sforzo, in cui mise +tutta la sua energia, la reazione ebbe luogo. +Essa indovinava che la sua posizione e il suo +modo di vivere facevano nascere molti commenti, +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +e con tutte si rinchiudeva in una grande +riserva, pur mostrandosi gentile. +</p> + +<p> +Un giorno, sul piazzale delle Cascine, la bella +contessa Goffredi, una delle donne più alla moda +in quel momento, fece accostare la sua carrozza +a quella di lady Thompson. C’era folla quel +giorno, in quella specie di salone all’aria aperta +ch’è il ritrovo generale, e le due carrozze riunite +furono subito circondate di gente. +</p> + +<p> +— Ho fatto una scoperta, — disse la contessa. +</p> + +<p> +— Interessante? +</p> + +<p> +— Interessantissima; sapete d’onde vengo? +Dal palazzo d’Astorre. Ho discorso durante <i>più +di un’ora</i> con <i>lei</i>. +</p> + +<p> +— Che! ma se non la conoscevi? +</p> + +<p> +— Scusa, mia cara, la conosco da ieri. L’ho +veduta da mia cognata. +</p> + +<p> +— E subito, contessa, siete andata a farle visita +oggi? +</p> + +<p> +— Credo bene. Sapete che sono un po’ curiosa +e che quando voglio far qualcosa lo faccio subito. +D’altronde, che male c’è mostrarsi cortese? +Insomma, ne vengo. +</p> + +<p> +— E la scoperta? +</p> + +<p> +— Eccola: quella donna non è punto sciocca. +Discorre divinamente. Ha perfino dell’ingegno, +quella donna, ve lo dico io, e se volesse, avrebbe +anche spirito! +</p> + +<p> +Intanto Elisa passeggiava sola, secondo il suo +<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> +costume, in fondo in fondo, scaldandosi al sole +invernale, ed ignorando completamente il voltafaccia +dell’opinione che stava compiendosi in +suo favore, per merito della importante scoperta +fatta dalla contessa Goffredi. Ed il mutamento +si compì davvero. Non esser più del +parere di chi dichiarava la marchesa d’Astorre +una stupida, divenne una moda raffinata. Bisogna +poi anche ammettere ch’Elisa stessa, per +sua propria virtù, e pur continuando a vivere +a modo suo, aveva finito col conquistare il rispetto +e la simpatia di moltissimi. D’altra parte +ciò inacerbì l’opinione dei nemici a qualunque +costo, l’antipatia dei quali si trasformò quasi +in odio, senza ch’essi stessi avessero saputo +dire il perchè, e che, d’allora in poi, trovarono +che un po’ di calunnia diventava assolutamente +necessaria. +</p> + +<p> +Qualche tempo dopo, in una sera di ricevimento +grande da lady Thompson, l’uscio della +sala bianca e oro, dove una cinquantina di persone +si trovavano già riunite, parve aprirsi più +largo del solito, e si vide la contessa Goffredi +entrare, accompagnata dalla marchesa d’Astorre. +Tutti rimasero stupefatti, benchè la padrona di +casa avesse, dal principio, annunciato una “sorpresa„. +Era la prima volta ch’Elisa si mostrava +in società. La vista di lei, data in pascolo alla +curiosità universale, aguzzò tale curiosità nel +<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> +mentre la soddisfaceva. Cento sguardi si posarono +su di lei. +</p> + +<p> +Elisa parve a grande suo vantaggio; alta, pallida, +seria e sorridente, quasi bella, assai semplicemente +e un po’ stranamente vestita, giacchè, +a modo suo, sapeva acconciarsi. Ad onta di +quanto si era detto e pensato sul conto suo, si +era in complesso prevenute adesso in suo favore; +e doveva piacere. +</p> + +<p> +Quella sera come sempre, regnava nella sala +bianca e oro a grandi tende di raso color foglia +morta ricamate di fiori variopinti, un’atmosfera +pesante e profumata ch’era l’aria naturale +dei frequentatori. Quasi tutte le donne +erano in abito scollato, e quelle spalle bianche, +fra le quali ve n’erano di assai notevoli, sembravano +espandersi in quell’aria viziata come +nel loro elemento; presentavano uno strano +aspetto di salute fittizia, quasichè quelle donne +fossero state le piante carnali di quella serra. +Ve n’erano di una bellezza fine e stanca, le cui +teste patrizie erano per davvero quelle delle figlie +degeneri dei modelli delli antichi pittori, e +che sarebbero certo appena più belle rivestite +d’un costume fiorentino dell’epoca di Lorenzo +il Magnifico, anzichè acconciate com’erano con +la penultima moda parigina mal compresa. Altre, +invece, straniere o viaggiatrici, indossavano, +con i raffinamenti più nuovi, quella livrea della +<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> +suprema moda che crea una specie di frammassoneria +delle ultra-eleganti dell’oggi; per +la quale, senza conoscersi, si ritrovano dovunque +colla stessa pettinatura e con lo stesso insieme. +Se ne vedevano di giovanissime, il cui +sguardo spento e sapiente faceva tremare; delle +vecchie incrostate di belletto, ma con l’aria +candida. Tentando d’indovinare l’età probabile +di due principesse russe, due sorelle coperte di +gemme, e d’una bellezza diversa, ma provocante +allo stesso grado, si fluttuava tra diciannove +e quarantacinque anni. Una americana, +giunta da poco, attirava l’attenzione per la smisurata +lunghezza della coda del suo abito, contrastante +con la mancanza di stoffa del corpo +ch’era certo soltanto simbolico; era una giovane +sposa che amava suo marito alla follia. Una diecina +di donne circondavano da vicino la padrona +di casa, ancora bella assai, e riccamente vestita. +Le chiacchiere erano femminili; gli uomini formando +un gruppo a parte; alcuni soltanto si +piegavano sullo schienale di una poltrona e +parlavano sottovoce, mentre ammiravano l’effetto +delle perle sulla bianchezza delle carni. +Sopra un divano, in un angolo, una spiegazione +aveva luogo tra un ufficialetto ed una principessa +romana d’una bellezza maestosa e matura. +Sopra i canapè di velluto bruno larghissimi +e bassissimi, sulle <i>chaises longues</i> a schienale +<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> +fuggente, alcuni giovani ai stendevano con +un’aria profondamente annoiata. Un cembalo +verticale, in legno di rosa, stava aperto, e talvolta +qualunque ne tirava qualche accordo e +suonava alla sordina le prime battute di un +valzer. Gli sguardi delli amatori di oggetti rari +erano attirati da grandi <i>étagères</i> coperte di ninnoli +preziosi e di statuette di Sassonia, e sul +folto tappeto violetto, alcune pelli di tigre si +stendevano, le cui teste dalli occhi di vetro +sembravano voler mordere coi loro denti acuti +i piedini raffinatamente calzati. +</p> + +<p> +Si fumava la sigaretta dappertutto; ma, separato +dalla gran sala, da un’altra sala un poco +oscura, si apriva un gabinetto destinato specialmente +ai fumatori. Questa stanza, tappezzata +di velluto verde e rischiarata solo da due grandi +candelabri fiancheggianti il camino in marmo +nero, offriva un delizioso ritiro, dove le signore +pure venivano sovente a riposare sulle vastissime +poltrone di cuoio in una dolce penombra +e nella tranquillità di una conversazione languida, +fumavano del tabacco orientale. Talvolta +però una discussione un po’ viva vi scoppiava, +oppure vi s’impegnavano per caso di quei discorsi +in due abbastanza intimi perchè quelli +che si presentavano all’uscio sovente non ne +varcassero la soglia. +</p> + +<p> +Elisa guardava pacatamente ed osservava, +<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> +dissimulando l’imbarazzo che suscitavano in +lei i numerosi sguardi fissi. I signori, quasi +tutti, avevano chiesto di esserle presentati. Sebbene +accogliesse ognuno col sorriso sulle labbra, +la si trovò troppo riservata ed un poco +altiera. Molti non le indirizzarono che tre o +quattro parole; alcuni cercarono di attaccare +un discorso seguito. Le donne si mostravano +fredde, benchè lady Thompson e la contessa +Goffredi facessero di tutto perchè Elisa si trovasse +bene. Del resto, Elisa non comprendeva +più d’una terza parte di quanto si diceva; le +frasi pronunciate non avendo valore che per il +sottinteso al quale sarebbe stato necessario +d’essere iniziata. Si parlavano diversi gerghi +speciali. +</p> + +<p> +— Eh! marchesa, che nuove ha di suo marito? +</p> + +<p> +— Eccellenti; è a Londra. +</p> + +<p> +— E come va che lei non l’ha accompagnato? +</p> + +<p> +— Per vari motivi. D’altronde aspetto mia +madre fra pochi giorni. Viene da Milano per +farmi visita. +</p> + +<p> +Un vecchio signore si avvicinò. +</p> + +<p> +— Sono molto legato con Massimo, marchesa. +Lo difendo sempre quando lo si attacca, ma sapendolo +a Parigi quando lei è qui, ho quasi +voglia di dir male di lui io stesso. +</p> + +<p> +— S’allontani allora, perchè io non senta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> +</p> + +<p> +— Oh! oh! benissimo.... a meraviglia!... Ma le +scrive sovente, m’imagino. +</p> + +<p> +— Assai sovente. +</p> + +<p> +La contessa Goffredi pose una domanda ad +alta voce, che fece mutar discorso. +</p> + +<p> +Frattanto nei gruppi d’uomini non si parlava +che della marchesa. — Era simpaticissima. Non +una bellezza, ma v’era qualche cosa. — E poi.... +Sì, ma.... Massimo in fondo era una bestia. — Quella +donna recita una parte, ma scommetto +ch’è infelice assai. — Certo, giacchè è innamorata +pazza di suo marito. — Ne sei certo? — Ho +delle prove. — Ma come accade?... — Mio +caro, è semplicissimo; lui ne ha già fin sopra +le orecchie. Credo bene che lei recita una parte, +trovo anzi ch’è la più gran posatrice ch’io +abbia mai veduto. — È una donna fredda. — No, +è timida. — Oh! timida poi!... — Vi assicuro +che discorre assai bene; non è vero, Pierino! — Oh! +io non ne so nulla. Se credete che +mi voglia far presentare!... +</p> + +<p> +Ad onta di tutto, codesta prima comparsa +d’Elisa fu un successo. Molte prevenzioni furono +distrutte al vederla da vicino. La vecchia +contessa Gritti dichiarò che si vedeva costretta +a scusare, fino ad un certo punto, l’assurda +<i>mésaillance</i> di Massimo. +</p> + +<p> +Un po’ prima di mezzanotte Elisa si alzò per +andarsene. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> +</p> + +<p> +— Come? non vuol restare per cena? Sarà +pronta in un istante. +</p> + +<p> +Appena fu uscita, parlarono forte tutti insieme. +</p> + +<p> +— Zitti! — fece lady Thompson, — aspettate +dunque un minuto! +</p> + +<p> +Ma non si poteva. Le opinioni s’incrociavano +come i raggi di un fuoco d’artificio accesi per +errore tutti in una volta. I servitori che entrarono +nella sala vicina portando del tavolini già +serviti per la cena, fecero diversione. Ma, appena +furono seduti alla piccola mensa, dalle +tovaglie coperte di cristalli, di bottiglie colorate +diversamente dai vari vini, eccitati da tutto ciò +e dai profumi di alta gastronomia, che venivano +a frammischiarsi al soliti profumi dell’appartamento, +ognuno ricominciò con maggior lena. +</p> + +<p> +— Andiamo, tregua alle maldicenze! — disse +la padrona di casa, dopo un momento. — La +proteggo e le voglio bene. E voi, barone, cattiva +lingua, tacete! +</p> + +<p> +— Scusate, non dicevo nulla di male. Al contrario +sono pieno di moralità. Trovo semplicemente +che Massimo ha torto d’assentarsi; è il +mio umile parere. +</p> + +<p> +— Signori e signore! — gridò quello che tutti +chiamavano Pierino, — io scommetto.... +</p> + +<p> +— Andiamo, basta, tacete! +</p> + +<p> +Ma lui finì la frase sottovoce, fra le risate +<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> +mascoline e la disapprovazione ipocrita delle +donne. +</p> + +<p> +All’indomani, un gran numero di biglietti di +visita furono consegnati al guarda-portone del +palazzo d’Astorre. Alcuni giovani, senza aver +avuto nessun invito, chiesero anzi se la marchesa +fosse in casa. +</p> + +<p> +Elisa aveva detto la verità: aspettava sua +madre, e anche suo padre. Arrivarono infatti +due giorni dopo. +</p> + +<p> +La posizione dei genitori d’Elisa era stata benissimo +regolata da Massimo. Aveva ottenuto +per Valenti un impiego lucrativo abbastanza a +Milano, e ch’egli desiderava da un pezzo ed era +completamente adatto a lui, poichè si trattava +sopratutto di discorrere con molta gente. E la +signora Valenti adorava Milano, sua città natale, +ch’ella non aveva dimenticato mai nelle +sue peregrinazioni. “Far figura„ a Milano — come +diceva — le sembrava la maggior felicità +della vita. Ciò non le impediva di aver l’intenzione +d’andare spesso a trovare sua figlia, la +sua cara marchesa “che però non voglio disturbare, +nel gran mondo dove brilla„ aggiungeva, +facendo sentire tutta la grandezza de’ suoi sacrifici. +Diceva anche che Firenze le rammentava ricordi +dolorosi. D’altronde d’Astorre le aveva benissimo +fatto intendere ch’ella non doveva in nessun +modo abusare della sua posizione di suocera. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> +</p> + +<p> +Adesso Elisa, felice di rivedere i suoi, abbracciò +suo padre con effusione, e confrontò la +paura da lei provata in faccia a sua madre +altre volte, all’affezione semplice che ora sentiva +per lei, ad onta delle diversità delle loro +nature. La ricchezza aristocratica del palazzo +d’Astorre colpì la signora Valenti; ma diede dei +consigli di abbellimento per le grandi sale, che, +per fortuna, non furono seguiti. Sposando Massimo, +sua figlia l’era sembrata così “abile„ che +le portava sempre il maggior rispetto, e che +non osava nemmeno troppo insistere quando +tentava di convincerla d’andar molto in società +e di prendere il posto che le confaceva. In quanto +alla stranezza inerente al matrimonio stesso, +all’assenza prolungantesi di Massimo, alla calma +d’Elisa che sembrava approvare la condotta del +marito, di cui non parlava che con l’accento di +un’alta stima e d’una gratitudine illimitata, la +signora Valenti se ne stupiva come tutti se ne +stupivano, ma rimaneva intimidita davanti alla +riservatezza di sua figlia, e, dopo qualche prova, +non osò più interrogarla. D’altronde ella usciva +dalla mattina alla sera, nella carrozza d’Elisa, +girava, faceva commissioni, andava a rivedere +tutte le sue antiche conoscenze, per abbagliarle +coi vestiti nuovi e coi racconti delle splendidezze +di suo genero. +</p> + +<p> +— M’hai detto che ti scrive spesso, e non ho +<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> +ancora visto una sola lettera di tuo marito dacchè +sono qui, — le disse un giorno. +</p> + +<p> +— È che probabilmente starà per tornare e +vorrà farmi una sorpresa. +</p> + +<p> +Ma, in quel punto, un cameriere entrò con +una lettera. +</p> + +<p> +— Sarebbe sua? +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— Guarda, che stranezza! proprio al momento +che lo stavo accusando! +</p> + +<p> +Elisa lesse rapidamente la lettera, la rimise +nella busta, e disse che Massimo le annunciava +il suo ritorno fra quattro o cinque giorni. +</p> + +<p> +— Non me la fa vedere, — pensò la madre. — Quella +lettera dev’essere ben fredda o troppo +tenera. +</p> + +<p> +Ecco la lettera: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +“Sapete, cara marchesa, che scrivete in un +modo delizioso? La vostra ultima mi è piaciuta +assai, e ho dei rimorsi come per un delitto di +aver così lungamente tardato a rispondervi. Ma +la mia vita oziosa è così occupata! Non trovo +tempo per nulla, e ci vuole una tempra come +la mia per resistere alle fatiche della mia pigra +esistenza. Parigi è animato come ai suoi più +bei giorni! L’eroina del momento è sempre la +Kautgler, codesta attrice diventata celebre in +quindici giorni, e che fa fremere tutto il teatro +<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> +per il modo con cui pronuncia una sola parola. +È sopratutto straordinaria nelle parti fredde e +malvagie. Ma, se vi volessi mettere un poco al +corrente, non finirei più, e credo che tutto ciò +non v’interesserebbe gran che. Vi racconterò +alcuni aneddoti al mio prossimo ritorno. Queste +righe non hanno altro scopo che quello di annunziarvelo. +Partirò, credo, doman l’altro, mi +fermerò due giorni a Nizza, d’onde schizzerò +dritto a Firenze. Non credo sarà per starvi +molto. Sarete in città o in campagna, o avrete +qualche progetto?... E siete dunque stata da +lady T....? È un bel stabilimento, ma non mi +pare che vi ci dovete trovar bene. Pur vivendo +ritirata, siete stata pur costretta di mostrarvi +qualche volta; tanto meglio. Credo che un po’ +di distrazione vi gioverà. Tuttavia vi stimo +troppo altamente per darvi dei consigli.... La +somma che inviaste a quella povera Marietta +è insignificante e non valeva la spesa di parlarne. +Raddoppiate dunque, e non guardate mai +tanto da vicino a tali cose un’altra volta, nè +mai. Uno dei peccati capitali mi manca del tutto: +l’avarizia. Che volete? Non siamo perfetti. Addio, +mia cara Elisa, cercate di distrarvi, come potete, +e arrivederci. Vi bacio le mani. +</p> + +<p class="indr"> +“<span class="smcap">Astorre</span>.„ +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> +</p> + +<h3>VII.</h3> +</div> + +<p> +La spiegazione di codesto problema insolubile: +il matrimonio di Massimo, per mezzo dell’ipotesi +di una passione irresistibile, sembrava +sempre più insufficiente ai curiosi mondani. La +primavera era giunta, i mesi passavano, Massimo +al suo ritorno aveva ripreso la sua vita +libera e svariata, e, dal lato suo, la giovane +marchesa continuava ad essere savissima, benchè +fosse evidentemente abbandonata, e si mostrava +sempre d’una notevole serenità di spirito, +un po’ malinconica, è vero, ma calma e +sorridente, e la si vedeva così sinceramente +affettuosa e buona per suo marito, del quale +essa sempre altamente si lodava, mostrandogli +una riconoscenza senza limiti e dei sentimenti +inalterabili, che non si sapeva più cosa pensare; +infine si credeva generalmente che Massimo +l’avesse proprio sposata per amore, ma +che in lui codesto amore era stato solo un +violento capriccio, e che, già stanco di sua moglie, +l’abbandonava senza riguardo alcuno. Le +“amiche„ compativano Elisa e cominciavano +a parlarle con un tono di affettuosa commiserazione, +non esente da una certa gioia sorda e +mal celata; ma rimanevano poi sempre sconcertate, +<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> +nel vedere così poco comprese da lei, +e nell’udire in che modo ammirativo ella parlava +di suo marito. Si finì però col credere +che anche in ciò recitasse una parte; alla perfezione, +non lo si poteva negare. Ma i più maligni +cominciarono finalmente a mormorarsi +all’orecchio: “Quella donna è forse straordinariamente +furba„, e qualche tempo dopo si decise +che doveva per certo avere un amante. Codesta +imperiosa necessità una volta ammessa, non +si poteva più indietreggiare, e siccome essa non +ne aveva, si tentò, quasi inconscientemente, di +inventarne uno. Ma era meno facile che non sia +di solito; era anzi assai difficile. Non si lasciò +però scoraggiare per così poco. +</p> + +<p> +Alcuni giunsero, a forza di astuzie e d’insistenza, +a farsi ricevere dalla marchesa, ad onta +della consegna. Altri, senza quasi confessarlo, +le fecero la spia. Fu seguita per le vie quando +usciva sola a piedi. La cameriera, che aveva +lasciato una delle più ricche famiglie di Firenze +per entrare al servizio della nuova marchesa, +fu abilmente interrogata. +</p> + +<p> +Ben presto Elisa si accorse, mentre gli altri +lo avevano già osservato, che un giovane piuttosto +insignificante che l’era stato presentato, +si trovava, come per caso, sempre e dovunque +dov’ella andava. +</p> + +<p> +Giuseppe Tordini, da tutti chiamato Beppe, +<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> +figlio di un banchiere felicissimo in affari, ma +avaro, desiderava una cosa sola: disfare la +fortuna ammassata da suo padre; e vi s’ingegnava +assai bene, essendo già noto a tutti gli +usurai della penisola. Alle Cascine, all’ora in +cui non vi è ancora nessuno, lo si vedeva a +cavallo, che seguiva ad una certa distanza una +carrozza color verde cupo ricercante la solitudine; +spesso, alla sera, lo si sarebbe potuto +ravvisare, appoggiato contro la muraglia del +palazzo d’Astorre, nel momento in cui la carrozza +rientrava, per approfittare dell’istante di +arresto, gettando un lungo sguardo attraverso +i vetri. Senza che si sapesse come vi riuscisse, +egli si trovava infallibilmente il primo a un ricevimento, +se Elisa vi andava, o al teatro, s’ella, +per eccezione, vi si lasciava condurre. Nè brutto +nè bello, con l’aria stupida ed astuta, insieme, +correttissimo nel vestire, egli recitava con coscienza +la sua parte, e sapeva anche servirsi, +per la sua attitudine di aspirante, della espressione +malinconica che si dipingeva talora sulla +sua fisonomia triviale e che non era dovuta +che alle sue preoccupazioni pecuniarie. +</p> + +<p> +Non era il solo, d’altronde. Nello stesso modo +che, nella loro saggezza piena d’esperienza, quei +signori avevano deciso che la marchesa di +Astorre non potrebbe restar fedele a suo marito; +d’altro lato, una mezza dozzina almeno +<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> +tra i giovani disoccupati che si credevano più +o meno dei seduttori, s’erano fatto questo ragionamento: +“Così non la può durare; suo marito +la trascura. (Essa non lo ama forse già +più, se pure l’ha amato mai). È una donna giovane, +bellina e che si <i>annoia</i>; non si diverte +delle distrazioni mondane; vuol dunque l’amore. +Perchè non sarei io che?... Attenti dunque e +mettiamoci avanti!„ E lo facevano a modo +loro. +</p> + +<p> +Ma Tordini, che non temeva il ridicolo di cui +non era capace di accorgersi, era il più audacemente +sciocco nel seguire il suo scopo. Dotato +d’un amor proprio volgare e senza limite, +egli sentiva un gran piacere solo nel compromettere +la marchesa per quanto potesse; d’altronde +cominciava anche a innamorarsene o a +crederlo, ben inteso che, ad onta di ciò, avrebbe +certo preferito di passare per l’amante della +marchesa, piuttosto che d’esserne amato senza +che lo si sapesse. Quando giungeva a vederla +in casa sua, si sentiva timido assai, e allora, +disperando di guadagnar mai terreno, diceva +a sè stesso che sarebbe costretto a contentarsi +delle apparenze, spinte il più lontano possibile. +</p> + +<p> +Un pomeriggio, Tordini era stato fermato da +un amico sotto al portone del palazzo d’Astorre, +mentre stava per entrarvi, quando un giovinetto +biondo e pallido, alto assai e tutto vestito +<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> +di nero, scivolò vicino a loro. Tordini udì il +guardaportone rispondere allo sconosciuto: “Sì +signore„ e, un istante dopo, suonò la campana +annunziatrice delle visite. Ma quando, tutto felice +di aver incontrato un amico proprio a quel +posto, entrò a sua volta, gli fu detto che la +marchesa era uscita. Ciò gli parve assai ambiguo, +e lo adirò in modo da sentire il bisogno +di sfogarsi. Codesto semplice aneddoto, narrato +a tutti, fu una vera fortuna per i curiosi maligni +che da lungo tempo cercavano il difetto +della corazza della incomprensibile marchesa. +</p> + +<p> +Dappertutto e sovente si parlava della indifferenza +cinica di Massimo, come marito, e si +dicevano in proposito le cose le più buffe. Tuttavia +una sera al club, mentre Massimo entrava +bruscamente, la conversazione rumorosa d’una +diecina di giovinotti cessò di botto, e successe +un silenzio imbarazzante. Si vide un lieve aggrottare +del ciglio sul fronte del nuovo venuto, +ma bentosto egli si mise a discorrere nel modo +il più naturale. +</p> + +<p> +Qualche giorno dopo si recitava una commedia +nuova al teatro Niccolini. Il teatro era +pieno. Il sipario era appena calato alla fine del +terzo atto, quando Massimo entrò in un palchetto +d’uomini dove si discuteva a voce alta +sui meriti del dramma. Tordini vi si trovava. +</p> + +<p> +— Andiamo, via, siamo ragionevoli! — esclamò. — Vi +<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> +può essere lì dentro dello stile, della +scienza, che so io? tutto quel che volete, ma in +nome del cielo! è naturale? Chi fra noi si lascierebbe +ingarbugliare da una donna, come +quel barone che l’autore vuol renderci interessante? +Le cose non succedono così, nella vita. +</p> + +<p> +— E poi, — disse un altro, — è immorale. +</p> + +<p> +— Io sono per la scuola realista, — soggiunse +un terzo. +</p> + +<p> +— Mi piacciono le situazioni forti. +</p> + +<p> +— Tutto quel che volete, ma domando che +sia verosimile! Tu, caro mio, sei come Pierino: +amate le esagerazioni, che io detesto; mi piacciono +le cose possibili. È come quando Rossi +recitava le tragedie di Shakespeare! Senza contare +che fanno sbadigliare, vi chiedo un poco +se avete mai visto della gente comportarsi come +quei personaggi? Per i libri è lo stesso: aprite +un romanzo di Gaboriau o di George Sand.... +</p> + +<p> +— Signor Tordini, fareste meglio a tacere, — disse +Massimo con gravità. Essi si conoscevano +poco, di modo che una tale interruzione agghiacciò +tutti. +</p> + +<p> +— E perchè? scusi? — ribattè Tordini, ma +con la voce mutata. +</p> + +<p> +— Perchè è quello che c’è di meglio a fare +quando si è tanto cretino come lo siete. Vi ho +sentito molte volte dire delle stoltezze enormi +parlando di cavalli, di cui vi siete però occupato +<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> +tutta la vita; imaginati cosa potete dire, +espettorando opinioni letterarie. +</p> + +<p> +Tordini si fece pallido. +</p> + +<p> +— Andiamo, andiamo.... — disse un altro con +un tono che voleva essere conciliante. — Il +dramma ti dispiace? Ognuno sentì l’inutilità di +questo tentativo di diversione. +</p> + +<p> +— Non l’ho nemmeno ascoltato, il dramma. +Del resto, non mi sono rivolto a te, ma al signor +Tordini. È forse colpa mia se non lo trovo +divertente? +</p> + +<p> +Si guardarono stupiti e, dal loro sguardi, si +poteva comprendere che avevano tutti la stessa +idea. +</p> + +<p> +— Signor marchese, — disse infine Tordini, — credo +che lei ha voluto offendermi. +</p> + +<p> +— Lo ignoro, signore, non sono io giudice +di ciò. +</p> + +<p> +Tordini si alzò irritatissimo. Lo si trattenne. +</p> + +<p> +— Calmatevi, in nome del cielo; non facciamo +scandali qui. +</p> + +<p> +— Ebbene, sì, avete ragione. Ma capirete che +non la può finire così. +</p> + +<p> +— Finirà come vorrete, — disse Massimo. +</p> + +<p> +Codesto duello sorprese tutti: prima perchè +il modo di agire di Massimo diventava sempre +meno facile a comprendersi; poi per le condizioni +dello scontro. D’Astorre aveva la scelta +delle armi, essendo lo sfidato. Alcuni vani tentativi +<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> +di aggiustamento furono sinceramente +proposti dai padrini; molto seccati che non si +potesse evitare di andar sul terreno; poichè, +sebbene non vi fosse insulto grave, il duello +non poteva a meno però d’esser serio. Ecco +perchè: Tordini, dotato d’una forza muscolare +più comune, passava per il miglior tiratore di +sciabola della città, e per non arrischiare d’essere +stupidamente tagliato in due, i padrini di +Massimo si vedevano costretti a proporre la +pistola. Dall’altro lato i padrini dell’avversario, +pur comprendendo che gli altri avevano ragione, +lasciavano intendere che d’Astorre non +sarebbe generoso usando del suo diritto, poichè +lo si sapeva, alla pistola, terribilmente sicuro +del fatto suo. +</p> + +<p> +— Signori, — finì col dire Massimo, — credo +d’aver trovato una soluzione soddisfacente per +tutti. Che ne direste se, per tagliar corto alle +difficoltà che incontriamo, dessimo per una +volta un buon esempio, scegliendo l’arma dei +gentiluomini? Domando il permesso di scegliere +la spada. +</p> + +<p> +Ciò parve assai originale e non meno serio +perciò, ma si accettò, non potendosi fare altrimenti. +Il duello ebbe luogo due giorni dopo. +Tordini ebbe il braccio passato da parte a parte, +e dovette stare a letto per sei settimane. Massimo +aveva scelto il posto dove voleva ferire +<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> +il suo avversarlo, ma fu lui stesso assai lievemente +ferito alla mano. +</p> + +<p> +Si erano battuti alla <i>Villa del Giglio</i>, sopra +un praticello tutto verde, circondato da alberi +alti ancora spogli di fronde, verso le dieci del +mattino. A mezzogiorno, tutti già sapevano +come le cose si erano passate, e se ne discorreva +dappertutto, mentre Massimo, contrariamente +alle sue abitudini, faceva colazione con +Elisa, avendo voluto rassicurarla con la sua +presenza, per il caso ch’ella avesse scoperto la +verità; ma lei ignorava tutto, e credette senza +fatica alla spiegazione qualunque ch’egli le diede +della sua mano avviluppata di seta nera. +</p> + +<p> +— Sapete, — disse Elisa, — che ho dovuto +fissare un giorno per ricevere: il giovedì dopo +le cinque. È ridotto alle minime proporzioni. È +noioso, ma non c’era modo d’esser tranquilla. +Ciò che m’irrita poi adesso, sono gli ostinati +che persistono a venire nelli altri giorni. Vorreste +credere che quell’insopportabile Tordini è +venuto ancora sabato scorso? per fortuna che +avevo la mia lezione di musica; senza di ciò, +i servitori sono tanto sciocchi che lo avrebbero +forse lasciato passare. +</p> + +<p> +— A proposito, come vanno le cose col vostro +protetto? +</p> + +<p> +— Il mio gran professore? Non male; tranne +che mi fa pena; ha l’aria tanto infelice! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> +</p> + +<p> +— Come si chiama? +</p> + +<p> +— Wurtz. +</p> + +<p> +— È tedesco? +</p> + +<p> +— Di nome. È nato a Prato. +</p> + +<p> +— Mi pare che abbia molto ingegno, quel ragazzo, +ma è ben brutto. +</p> + +<p> +— E così buffamente vestito, povero diavolo! +Ma, davvero, è un eccellente musicista. +</p> + +<p> +— È forse innamorato di voi anche lui, come +Tordini? +</p> + +<p> +— Andiamo, Massimo, che sciocchezza! +</p> + +<p> +E tuttavia, era semplicemente vero. Quel povero +musicista si era lentamente e fortemente +innamorato della gran signora, con la quale, +tre volte alla settimana, leggeva le sinfonie di +Beethoven. Si era innamorato di lei, ma ben +diversamente di Tordini. Contemplava a lungo +il suo profilo purissimo, quando, cogli occhi +fissi sulla musica, dimenticava forse la presenza +di lui, ed egli pensava allora alla suprema +dolcezza che proverebbe se potesse finire la sua +miserabile vita consolato da lei, e la vedeva +seduta al suo capezzale di malato, rivolgendogli +qualche parola di pietà. E si sentiva impallidire, +se per caso lei si chinava verso di +lui, suonando a quattro mani, per vedere dov’era +giunto sulla musica, o se le loro dita si toccavano +nel voltare le pagine. +</p> + +<p> +L’idea era venuta ad Elisa da un pezzo che +<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> +ritroverebbe una vera distrazione dai suoi pensieri +nella musica, abbandonata da qualche anno, +e avendo preso per professore questo Wurtz +che l’era stato raccomandato da suo padre, +trovò dapprima che aveva ragione, ma quel +giovane malinconico non era il maestro adatto +per lei. Egli l’attristò ben presto col suo atteggiamento, +e vedendolo evidentemente soffrire, +non poteva lasciarsi condurre liberamente nel +mondo sconosciuto dove l’armonia ne trascina. +</p> + +<p> +Wurtz non osò giammai nemmeno lasciare +intravedere alla marchesa il segreto che gli +riempiva il cuore. L’adorava come una santa, +e, con la meravigliosa intuizione che dà l’amore +ardente e puro, indovinava ch’essa non era felice. +L’espressione di quel viso così nobilmente +calmo — enigmatica per tutti — a lui sembrava +chiara, vi scorgeva il pallore della rassegnazione. +Ma sentiva bene ch’ella non soffriva +come lui; che se aveva perduto ogni speranza, +non conosceva però più la tortura della passione +senza rimedio. Le parlava con un rispetto +profondo, umile e timido, ma quanto il suono +della sua voce stessa tradiva il suo culto fervente! +</p> + +<p> +Elisa non aveva compreso subito; e, buona +con tutti, lo fu con lui. Quando, commosso dalla +sua bontà, egli le raccontava qualcosa della +propria vita, le diceva discretamente le sue +<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> +pene, le sue miserie, l’adorazione sua per l’arte, +lei lo incoraggiava con simpatia, e una semplice +parola, insignificante in sè stessa, ma detta +in un certo modo, gli faceva tutto dimenticare +per un istante. Ma presto egli arrossiva d’essersi +lasciato andare a parlare, e vergognoso +del tempo rubato, le diceva ad un tratto: “Scusi, +signora marchesa, vuole che ricominciamo questa +pagina?„ +</p> + +<p> +A poco a poco egli si accorse che se si sentiva +talvolta consolato, più spesso soffriva troppo +d’essere vicino a lei. Il contenersi gli diventava +ogni giorno più difficile. Elisa lo vide, comprese, +e ne fu afflitta. Quel grande musicista non sapeva +dissimulare. Dava la sua lezione ad ogni +volta un po’ peggio, ed Elisa poteva di meno +in meno prestare tutta la sua attenzione al fascicolo +aperto davanti a lei. Invece di distrarla, +quell’ora passata con quel giovane brutto ed +infelice, fisicamente e moralmente malato, la +ripiombava nei pensieri ch’ella sfuggiva. E +quando la guardava, credendo di non esser +veduto, lei pensava a quell’altro sguardo profondo +che una volta si era così spesso smarrito +nel suo, e ch’ella non rivedrebbe più mai. +</p> + +<p> +La vigilia di quel giorno, in cui seduta in +faccia a Massimo, a colazione, discorreva amichevolmente +con lui, senza sapere ch’egli veniva +dall’avere arrischiato la vita, Wurtz era +<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> +giunto come al suo solito, più smorto che d’abitudine, +e si era messo a dare conscienziosamente +la sua lezione. Ma, nel bel mezzo di una +sinfonia, ad uno di quei passi dove sembra che +l’umanità tutta si assorba nell’infinito, Elisa, +vedendo le lunghe mani scarne del pianista +tremare febbrilmente sui tasti, si volse a lui, +e all’aspetto del suo viso contratto non seppe +trattenersi dal chiedergli: — Che cos’ha? — A +tali parole, l’emozione spezzò in lui la volontà, +e mentre gli occhi gli si riempivano di grosse +lagrime, s’interruppe d’un tratto per nascondersi +la faccia tra le mani, e si mise a singhiozzare +come un bambino. +</p> + +<p> +Elisa non osò dirgli nulla. Egli si rimise abbastanza +presto con uno sforzo violento, e rosso +di vergogna, senza dir verbo, ricominciò la pagina, +facendo segno col dito, e andò valorosamente +sino alla fine del pezzo, senza più ardire +nemmeno di guardarla, poi, finita la lezione, le +disse: “Mi voglia perdonare, signora„, e dopo +una pausa: “Devo ritornare?„ +</p> + +<p> +— Ma sì, lunedì come al solito. +</p> + +<p> +Eppure, ella comprendeva bene che valeva +meglio non avesse a ritornare. +</p> + +<p> +— L’ho incontrato l’altro giorno, il vostro +professore, — continuò Massimo, mentre stendeva +per la seconda volta la mano sinistra +verso un piatto; — e sembrava un uomo colpito +<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> +dal fulmine. Fra di noi: lo credo un po’ pazzo. +Mentre mi salutava passando, l’ho fermato. +“Ebbene„ gli dissi, “maestro, abbiamo delle +pene di cuore?„ Il povero diavolo è diventato +rosso come bragia. Che dite di ciò? +</p> + +<p> +— Che volete che vi dica! Aveste torto di +metterlo nell’imbarazzo; è così timido! +</p> + +<p> +— Dolente io stesso di averlo turbato, gli +chiesi se fate dei progressi; lui si turbò ancora +di più, e mi rispose con poca chiarezza, ma in +modo da farmi intendere che c’è in voi la stoffa +di una grande artista. Il che è possibilissimo. +Lo interrogai allora sul numero delle sue lezioni; +mi confessò che ne ha pochine, che non +sa mettersi avanti, farsi valere, che dei forestieri +talvolta prendono dodici biglietti, poi partono +bruscamente. Intendo, gli dissi, tutto ciò +è incerto assai. È d’un posto fisso che avreste +bisogno. Perchè non concorrete al posto di professore +ora vacante nel collegio delle fanciulle +a Pistoia? Replicò ch’era necessario dare un +esame e sopratutto avere delle raccomandazioni. — Ma +in quanto all’esame siete sicuro del fatto +vostro, non è vero? — Perfettamente. — Ebbene, +soggiunsi, m’incarico io di raccomandarvi. +</p> + +<p> +— E si presenterà al concorso? +</p> + +<p> +— Certo, ed otterrà il posto. Ne ho già parlato +ai membri della commissione. A meno però +<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> +che non ci teniate assolutamente a non cambiare +maestro.... Insomma, feci bene? +</p> + +<p> +— Perfettamente, amico mio. Prima di tutto +sarò lieta che la sorte di quel povero giovane +migliori, poi.... non mi distrae, al contrario. +</p> + +<p> +Elisa uscì per un istante, e ritornando nella +sala da pranzo, riconobbe la voce di Paolo Goffredi — cognato +della contessa, un dei pochissimi +intimi della casa — che discorreva con +Massimo. Alcune parole, sebbene pronunciate a +voce bassissima, le giunsero all’orecchio prima +che varcasse la soglia; apprese il duello. Una +tale notizia la colpì e la commosse; d’improvviso +fu assai sorpresa di non aver già sospettato +la verità. Rimettendosi dallo stupore, entrò +tuttavia come se nulla fosse. +</p> + +<p> +Quando, più tardi, spinto da lei, Massimo +stesso le disse che si era battuto quella mattina, +assicurandola che vi era stato trascinato +solo da una istintiva antipatia per Tordini, Elisa, +senza precisamente saper perchè, si sentì di +nuovo commossa, ma lo guardò con una espressione +di grande stupore. Ella pure non giungeva +a comprenderlo. +</p> + +<p> +La sua affezione per Massimo, sincerissima, +aumentava, ma pure non aveva mai saputo disfarsi +completamente da un certo quale imbarazzo +che provava davanti a lui. Talvolta si +sentiva per un’ora del tutto intima in compagnia +<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> +di lui, poi subitamente, egli le faceva quasi +paura. Nella perfezione stessa dei lineamenti +del suo viso, nel suo modo risoluto d’agire in +ogni cosa, nella sua suprema eleganza, v’era +qualcosa che l’agghiacciava. +</p> + +<p> +Qualche volta si lasciavano essendo i migliori +amici del mondo; poi rivedendolo con altri, le +sembrava quasi di non conoscerlo più, e che +perfino la sua voce non fosse più la stessa. +Spesso, quando egli si dimenticava a discorrere +nel gabinetto di lei, essa guardava quel profilo +tanto regolare, quella nobile figura, e pensava +come fosse che un uomo simile conducesse +una tal vita. Lui, così buono e generoso, aveva +talora delle parole che le facevano orrore. Riflettendo, +ella comprendeva quali dovessero essere +le seduzioni da lui esercitate, con la sua +figura, col suo spirito, con la sua stessa freddezza +e con la incontestabile superiorità emanantesi +da tutta la sua persona; ma ella pensava +che se la sorte li avesse avvicinati nella +sua prima giovinezza, quando l’anima sua si +apriva all’amore, ella non avrebbe potuto amarlo, +ed il ricordo le tornava della poca simpatia che +sentiva per lui quando, con sua madre, lo incontrava +per caso. Ad onta di tutto, non poteva +a meno di stimarlo altamente, eppure molte +cose la urtavano in lui; l’affetto riconoscente +che gli dedicava era profondo, ma non cieco. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> +</p> + +<p> +Strane ineguaglianze di carattere si ritrovavano +in Massimo. Si metteva in collera ben di +rado; ma, se ciò gli accadeva, era con una esplosione +terribile. Per di più aveva inesplicabili +puerilità. Un abito mal riuscito gli dava lo +spleen. Nelle sue ore cattive poteva diventar +brutale, ed allora egli non si faceva mai vedere +da Elisa; ma lei lo sapeva. Dava una importanza +enorme, che sorprendeva Elisa, a tutto +quanto ha rapporto col benessere materiale. +Del resto, l’affezione ch’egli risentiva per lei +aumentava ogni giorno; erano molto sinceramente +amici e perfino <i>camarades</i>. Massimo +anzi spingeva ciò fino a parlare talvolta come +avrebbe parlato ad un uomo, e a raccontarle +aneddoti ed episodi della sua vita ch’ella non +giungeva sempre a comprendere e che la stupivano. +Una parola troppo sincera che sfuggiva +talvolta a Massimo la scuoteva. Le opinioni di +lui spesso la turbavano e la rendevano più +triste. +</p> + +<p> +Ella aveva poco vissuto, quella povera Elisa +ancor tanto giovane e che non poteva più nulla +attendere; il suo cuore aveva conosciuto i palpiti +supremi e non poteva più battere che debolmente +per simpatizzare con le sofferenze altrui. +Aveva molto pensato; eppure osservava +ora intorno a lei molte cose di cui non aveva +mai sospettato l’esistenza; codesta società, alla +<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> +quale ella quasi non si frammischiava, ma +della quale era una unità, si presentava a’ suoi +sguardi sotto aspetti finora sconosciuti; nella +sua nuova situazione di spettatrice, creduta a +torto chiamata a recitare una parte, non poteva +a meno d’imparare. +</p> + +<p> +La contessa Goffredi, che ad onta di molti +difetti superficiali, era buona ed intelligente, diventava +sempre più amica d’Elisa, la sola amica +forse, perchè non le faceva mai nessuna domanda +e non esigeva confidenza alcuna. Per di +più, Elisa si era a poco a poco formato un ristretto +circolo di uomini, fra i quali il più assiduo +era Paolo Goffredi. Era un bel giovane, +di un ingegno e di una pigrizia parimenti naturale, +annoiato e stanco, ma soggetto ad eccessi +di pazza allegria. Poco colto, possedeva +però quella rapidità di comprensione, quella +disposizione a tutto, quella specie di scienza +embrionaria innata, ch’è il privilegio delli italiani +intelligenti, dei meridionali in ispecie. Conduceva +una vita gaia, non aveva per la marchesa +d’Astorre che un’amicizia rispettosa e +devota, e gli piaceva di respirare da lei un’aria +più sana che altrove. +</p> + +<p> +Le persone dotate di un certo spirito di osservazione +stimavano di più in più Elisa, e, +comprendendo che una donna onesta può avere +una pura e franca amicizia anche con dei giovani, +<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> +non trovavano nulla a ridire. In quanto +alli altri, si dividevano in due categorie: prima +quelli che per un fenomeno facile ad intendersi +avevano modificato di molto la loro opinione +sulla marchesa dopo il duello di Tordini, e poi +gl’incorreggibili, i quali, spinti al peggio, dicevano +cose orribili, e perdendo la testa, non +avevano nemmeno più la finezza d’inventare +delle storie almeno credibili. +</p> + +<p> +Molte cose, lo ripetiamo, stupivano Elisa, tra +le altre che ci si ostinasse tanto ad occuparsi di +lei che così poco si occupava delli altri. Poi la +vita mondana le pareva sempre più strana. Le +donne specialmente parlavano un linguaggio +ch’ella non capiva. Tutti i punti di veduta le +sembravano falsati, e gli uomini e le donne +tutti malati moralmente, diversamente ma allo +stesso grado. I felici della terra soffrono dunque +quanto i diseredati? diceva a sè stessa, ed inseguono +la felicità per vie assurde. Sentiva che +v’era in tutto qualcosa di falso ch’ella non sapeva +definire e che è forse soltanto una grande +ingenuità sotto ad una grande corruzione. L’atteggiamento, +talora triste, talora avidamente +ostile delle fanciulle, la faceva sopratutto riflettere, +ed ella lo confrontava al cinismo delli +uomini e alla diversa fortuna delle maritate, +alcune schiave, spezzate dalla vita o reiette fuori +della società, altre trionfanti nel male. Non sono +<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> +forse quasi spaventevoli, infatti, codeste giovinette +così ben educate, quando si vedono “nel +mondo„, e, a seconda dei loro sguardi, della +loro posa, della loro bellezza, non si deve forse +tremare o per esse stesse o per gli altri? +</p> + +<p> +E ch’erano mai tutti quei giovani che sarebbero +stati tanto insistenti intorno a lei, s’ella +lo avesse loro permesso? Perchè ve n’era un +numero così grande, sempre pronti a fingere +dei sentimenti tanto poco sinceri? E perchè +Paolo Goffredi, eccezionale, il solo che si mostrasse +qual’era realmente e non le facesse la +corte, perchè era spesso d’un umore nero o di +una gaiezza malsana? quale poteva essere il +segreto motivo di una tale mancanza d’equilibrio +morale in un giovane dotato di tutte le +qualità e che poteva aspirare a tutto? +</p> + +<p> +In mezzo a codeste riflessioni, Elisa comprendeva +sempre più la necessità di occuparsi. Le +sue giornate si divisero regolarmente tra la +lettura, il cémbalo, il passeggio, in modo da +lasciare il minor tempo possibile al pensiero. +Tuttavia godeva anche del lusso di cui Massimo +esigeva che si circondasse, avendo sempre amato +le cose belle. La ricerca del gusto vero in tutto +quanto le apparteneva diventava una delle sue +migliori distrazioni. La sua vanità femminile — esistendo +sempre, anche in una vita passiva — trovava +il suo páscolo insieme al sentimento +<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> +artistico, ch’era sempre stato fortissimo in lei. +Era, d’altronde, uno dei mezzi coi quali poteva +far piacere a Massimo. Confessiamolo subito, +anche le cose chiamate futili la interessavano, +e si occupava seriamente delle sue acconciature. +Chi le avrebbe detto, nelle ore angosciose +della villa Arombelli, che un giorno verrebbe, +quando, a malgrado di tutto, ella avrebbe lunghe +conferenze con una sarta? Le realtà della +vita s’imponevano a lei, utilmente. +</p> + +<p> +Ma le ore di abbattimento giungevano lo stesso, +giornate intere talvolta. Una domenica sera, +dopo d’aver accompagnato alla stazione suo +padre, che aveva passata una settimana da lei, +Elisa ritornava in carrozza aperta. Era una +pura e splendida sera; il sole tramontato da +un pezzo, ma la caldura ancora soffocante; +l’aria pesante s’impregnava di profumi. Le vie +si riempivano d’una folla animata. Tutto un popolo +stava fuori. Il cocchiere aveva preso per +la strada più lunga, ed i cavalli costretti al +passo, in un concentramento di vetture da nolo +e di equipaggi, avanzavano a stento. Senza +troppo saper perchè, Elisa soffriva atrocemente. +Appoggiata in un angolo della carrozza, si sentiva +presa da una tale impazienza nervosa che +guardava quasi con odio la folla e li ostacoli +che prolungavano la sua attesa. Un male morale +e fisico insieme l’avviluppava tutta come +<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> +in una rete di ferro, e s’imaginava che una +volta rientrata nel suo gabinetto sarebbe guarita. +Guardava il cielo d’un implacabile azzurro, +già sparso di stelle, e le vie lunghe e tortuose, +e le piccole porte chiuse, col loro martello lucido, +e le larghe aperture spalancate dei neri +palazzi. Macchinalmente leggeva le insegne delle +botteghe chiuse, alle quali le sembrava quasi trovare +un senso concordante co’ suoi pensieri indistinti; +poi dopo d’aver osservato ne’ suoi più +minuti particolari il vestito domenicale di qualche +femminuccia, ricadeva nella sua dolorosa +meditazione. Delle fanciulle passavano, tenendosi +per il braccio, con un velo sui capelli +bruni, e le loro lunghe ed ampie vesti strascinantesi +a terra discorrendo ad alta voce e mordendo +gaiamente coi loro buoni denti un qualche +frutto comperato allora. Una donna del +popolo, che teneva un bambino per mano, si +voltava per scorgere più a lungo il brillante +equipaggio che passava, e certo non sospettava +che da quella bella carrozza era sceso sopra +di lei uno sguardo più invidioso del suo. +</p> + +<p> +Finalmente Elisa si trovava seduta sopra un +divano, e sentiva un gran bisogno di riposo, +quando Goffredi entrò. Gli disse ch’era un poco +soffrente, pregandolo di scusarla se parlava +poco. +</p> + +<p> +— Mi manderete via se vi annoio, marchesa. +<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> +Del resto sono talmente cupo anch’io questa +sera.... +</p> + +<p> +Per un bel po’ di tempo non scambiarono infatti +che qualche breve parola, e talvolta il silenzio +pareva non dovesse più essere interrotto. +Rimanevano in faccia l’un dell’altro naturalmente +con quella famigliarità italiana che concede +anche di tacere. Ciascuno sognava per +proprio conto. Elisa sentiva a poco a poco che +la stretta della despotica angoscia si disserrava +di quella pena che, senza una ragione definitiva, +la soffocava; e la crisi passava lentamente; il +periodo acuto del suo spleen, che in quella sera +la vista delle cose esterne avevano reso quasi +insopportabile, finiva. Goffredi pure, dal canto +suo, si assorbiva nei suoi pensieri intimi, rivoltava +venti soluzioni diverse nella sua mente; +sentendosi, lui pure, abbattuto a modo suo, e +soffriva della pesantezza snervante dell’atmosfera. +V’erano nella sua vita parecchie difficoltà +volgari, dei dolori complicati da trivialità le +quali (stava pensando) non sarebbero state affatto +comprese dalla donna che gli stava davanti, +pur tanto intelligente ed indulgente e per +la quale egli sentiva altrettanta stima quanto +verace amicizia. E osservandola com’essa appariva +in quel momento, con la guancia appoggiata +alla mano e lo sguardo distratto, egli +rifletteva a quanta compassione gli ispiravano +<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> +coloro che, seduti al posto invidiato dove egli +si trovava, non avrebbero nulla compreso di +una tal donna, e si sarebbero creduti quasi +obbligati a farle la corte. E sorridendo pensava +quanto lui ne sarebbe incapace, lui che +aveva pur la riputazione d’essere intraprendente +assai. +</p> + +<p> +Massimo entrò e chiacchierarono un poco. +Aveva molta simpatia per Goffredi che dal canto +suo avrebbe fatto qualunque cosa per lui. +</p> + +<p> +Rimasto solo con Elisa, Massimo le si sedette +vicino. Sembrava allegro. Da qualche tempo +passava le sue notti al giuoco. Ad onta della +sua gaiezza, il suo viso aveva la particolare +espressione dei giorni cattivi. Dopo un silenzio +chiese ad Elisa come si sentiva. +</p> + +<p> +— Così, non male. +</p> + +<p> +— L’emicrania, ancora? +</p> + +<p> +— Sì, un poco, ma va meglio. +</p> + +<p> +— Ebbene addio. Vado a vestirmi. +</p> + +<p> +Ma non se ne andò subito. Stette a guardarla. +Da qualche giorno aveva osservato ch’ell’era +più nervosa del solito. +</p> + +<p> +— Non siete brillante stasera, — le disse. +</p> + +<p> +— No; codesti primi caldi mi abbattono. +</p> + +<p> +— Sì, il tempo è greve. Ma mi è venuta l’idea +che vi può essere un’altra causa alla vostra +malinconia, una causa nuova, — disse sorridendo +in un modo speciale. — Potreste essere +<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> +per cinque minuti, abbastanza poco donna per +mostrarvi completamente franca e sincera? +</p> + +<p> +— Massimo! — rispose lei stupita; — sapete +bene che lo sono sempre con voi? +</p> + +<p> +— Ebbene! vediamo.... vi ho io già detto che +quel povero Wurtz ha ottenuto il posto al collegio +di Pistoia? +</p> + +<p> +— Sì, lo so. Ma a quale proposito? +</p> + +<p> +— Siate franca. Ne siete contenta? +</p> + +<p> +— Contentissima per lui, ve lo assicuro. Guadagna +stentatamente la vita e non è felice. +</p> + +<p> +— E non rimpiangete le sue lezioni? Non vi +garbava.... che vi facesse la corte? +</p> + +<p> +— Basta, Massimo! Perchè mi parlate così? +In che modo vi possono venire alla mente simili +idee? +</p> + +<p> +— Va bene. Scusate, — disse alzandosi. — Ma +calmatevi. Credo a tutto ciò che mi dite, ma, +dopo tutto, non ho pensato che delle cose possibilissime. +Del resto, tutto ciò non mi riguarda. +</p> + +<p> +Ed uscì canterellando un’arietta. +</p> + +<p> +Il gabinetto era del tutto buio. Elisa rimase +a lungo senza muoversi punto, con lo sguardo +fisso sopra un gruppo di porcellana che si distingueva +più chiaramente nell’oscurità calante. +Ascoltava i minimi rumori. Senza accorgersene +aveva prestato l’orecchio attentamente all’urto +lieve e decrescente delli usci che si chiudevano, +<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> +quando Massimo era partito; poi aspettò quasi +con impazienza il rullìo che doveva produrre +la carrozza uscendo, ma non si udì nulla. Un +servitore entrò portando una lampada a paralume +che depose con silenzio sopra un tavolo, +coperto da un tappeto rosso che s’illuminò subitamente. +Il gruppo mitologico fu avvolto d’ombra. +Suonarono le ore, ripetendosi ai campanili +delle chiese. Erano i soli rumori del di fuori. +Elisa soccombeva a una fatica morbosa e pensava +che farebbe bene ad andarsene a letto, ma +non poteva alzarsi dal suo posto. La sua mano +bianchissima, un po’ troppo lunga e magra, coperta +di anelli scintillanti, si stendeva sul suo +vestito nero; e le sembrava che non giungerebbe +mai a sollevarla. In quella penosa indecisione +la sua volontà non ebbe nemmeno più +la forza di lottare; cedette vilmente alla prostrazione +che l’invadeva tutta, e contando talvolta +alla péndola i minuti interminabili lasciò +scorrere le rapide ore. +</p> + +<p> +Il silenzio sembrava aumentasse. D’improvviso +ella udì un rumore di passi; credette che +fosse il servitore, ma l’uscio s’aprì e Massimo +entrò, in abito di sera. +</p> + +<p> +— Mi credevate già uscito, non è vero? Ci ho +messo un pezzo a vestirmi, poi sono disceso +fino al basso dello scalone, ma ho dovuto risalire. +Vi debbo dire una parola. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> +</p> + +<p> +— Che cosa? +</p> + +<p> +— Vi debbo chiedere scusa. +</p> + +<p> +Elisa, stupita, turbata, non trovando parole, +gli stese la mano. +</p> + +<p> +— Sì, vi voglio chiedere scusa, — ripetè seriamente. — Lo +sapete, li uomini come me, anche +quando non sono nè del tutto malvagi, nè +del tutto sciocchi, feriscono talvolta le donne +come voi, senza saperlo, o senza poterselo impedire. +Mi dev’essere accaduto spesso; e questa +sera in un modo imperdonabile a’ miei occhi. +Ora, una volta per tutte, bramo che mi perdoniate +e che mi promettiate di non dare più valore +che non meritano alle assurde parole che +mi possono sfuggire. +</p> + +<p> +— Siete già perdonato. +</p> + +<p> +— Grazie. Ero desolato, vedete, mia cara Elisa, +essendomi accorto che siete assai malinconica +in questi giorni, di aver accresciuto la vostra +tristezza così stoltamente. Infatti ecco il risultato. +Siete rimasta lì nel vostro cantuccio a riflettere +al male che vi aveva fatto, a sognare +tristamente a tutto quanto non può a meno di +rendere foschi i vostri pensieri. Davvero, ve +lo assicuro, non potevo uscire senza rivedervi. +Ecco, mi sono accorto da poco di una +cosa, e ve la voglio dire: la mia amicizia +per voi è più grande ancora di quello che +credevo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> +</p> + +<p> +— Siete buono, lo so. Le vostre parole mi +fanno bene, e vi ringrazio dal fondo del cuore +di essere ritornato. Ma ora, andate, addio. +</p> + +<p> +— Ebbene, me ne vado più contento. Sentite +una cosa ancora, prima che parta. Sapete che +non amo le frasi e che non sono tenero. Ma +ve lo devo dire stasera, una volta per sempre: +vi voglio bene fraternamente.... un po’ anche +forse come un padre. +</p> + +<p> +— Ebbene! intimidite talvolta un poco la vostra +sorella, ma, Massimo, essa ha per voi un +affetto maggiore di quello ch’ella sappia dimostrarvi, +e che voi crediate. +</p> + +<p> +Le baciò la mano. +</p> + +<p> +— Sì, siete una sorella per me; avete preso +il posto di quella che perdetti. — Le aveva più +volte parlato della povera Lina. — E vi voglio +bene come un fratello, ma assai meglio di +quanto i veri fratelli sappiano amare, — soggiunse +con amarezza. +</p> + +<p> +Le teneva sempre la mano, vi fu una lunga +pausa. +</p> + +<p> +— Addio dunque, — riprese Massimo senza +però ancora alzarsi, — devo andare al teatro. +</p> + +<p> +— Andate allora, è già tardi assai. +</p> + +<p> +— Sì tanto più che una.... persona mi vi +aspetta. Ma bah! che importa, — riprese gaiamente. — A +proposito, sapete chi è che mi +aspetta? Indovinate! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> +</p> + +<p> +Elisa sorrise quasi suo malgrado per il subito +mutamento di tono di Massimo. +</p> + +<p> +— Indovinate! — ripetè. +</p> + +<p> +— Ma come volete che indovini? +</p> + +<p> +— Arriva da Milano. +</p> + +<p> +— Ciò non mi mette sulla buona strada. +</p> + +<p> +— Ebbene! Non è altro che la contessa Lassardi. +</p> + +<p> +— Davvero? Da quanto è qui? +</p> + +<p> +— Da tre giorni. Pare, se oso così parlare, — continuò +quasi comicamente, — ch’è sempre +innamorata di me. Ma non ne dite nulla; mi +piace che mi si creda discreto. +</p> + +<p> +— Non ne ho ancora mai saputo nulla. +</p> + +<p> +— Tò, è vero, non ne potete saper nulla. Eppur +tutto ciò rimonta a una data.... Andiamo +dunque, silenzio! Addio, e dormite bene. +</p> + +<p> +— Addio, e grazie! +</p> + +<p> +Egli la baciò in fronte ed uscì. +</p> + +<p> +Cinque minuti dopo, ella udì il rumore della +carrozza che passava sotto il portone. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> +</p> + +<h2>PARTE SECONDA.</h2> + +<h3>I.</h3> +</div> + +<p> +La vita del marchese e della marchesa d’Astorre +cambiò poco nei due anni che seguirono. +Massimo non si pentì mai di ciò che aveva +fatto, d’essersi ammogliato in apparenza, alli +occhi del mondo. Salvato da qualunque tentazione +di matrimonio, e sempre completamente +libero, divertendosi della curiosità ch’eccitava, +contento di sapere Elisa tranquilla e di vederla +invidiata, lusingato nel suo amor proprio e nel +suo permanente desiderio di stupire la folla, +aveva al tempo stesso la coscienza di aver +compito una bella e buona azione, rarissima. +Anche da lontano, godeva della felicità materiale +d’Elisa, ch’era opera sua, di lui; e l’affetto +che le aveva dedicato gli procurava una intima +soddisfazione. Era un’amicizia che gli avrebbe +<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> +permesso di restare dieci anni senza vederla, +ma per la quale egli non la poteva dimenticare, +una intimità che si rinnovellava sempre dopo +ogni lunga assenza, e che lo spingeva a parlarle +con l’abbandono che si prova con un vecchio +compagno. Sì, benchè l’amicizia sia pur +possibile tra un uomo e una donna, Elisa era +per lui ancor più un <i>amico</i> che un’amica. Come +sarebbero rimasti stupefatti se avessero potuto +sapere la verità, quelli che lo credevano innamorato +di sua moglie! S’egli per caso si ricordava +ch’Elisa era una donna, il suo “amico„ +si trasformava allora in una sorella, ed ecco +tutto. +</p> + +<p> +Massimo rimase assente a lungo, a Parigi e +a Londra; poi fece parte di una missione straordinaria +diplomatica in Svezia; come sempre, +fu assai osservato dappertutto, seducendo i conoscitori +col gusto raffinato del suo lusso, divertendo +tutti con la sua conversazione scintillante +e con i suoi atti talora più paradossali +ancora dei suoi discorsi, con la sua animazione +e con la sua freddezza, con la sicurezza delle +sue mosse e con il suo atteggiamento noncurante. +Ebbe con una giovane ereditiera inglese +un romanzetto di cui si ciarlò assai, e che aveva +un lato drammatico e un lato comico. Due volte +si guastò con la Kautzler e rifece la pace. Guadagnò +ora moltissimo al giuoco — lui che altre +<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> +volte aveva tanto perduto — come inseguito da +una fortuna insolente. +</p> + +<p> +Tuttavia egli si annoiava spesso. La monotonia +derivava per lui dalla varietà stessa della +sua esistenza, ed i mezzi ch’egli così largamente +possedeva per appagarsi tutti i capricci, gli facevano +più fortemente sentire la vanità della +loro realizzazione. Si possono acquistare tutti i +godimenti, ma è impossibile procurarsi un solo +desiderio. Pensava spesso che si deve ritrovare +molto più vera varietà, molto più colore in una +vita apparentemente uniforme, nella quale ciascun +particolare acquista un’importanza vitale, +che in una vita come la sua; che forse l’interesse +esiste solo nel proseguimento di uno scopo +unico. Le sue antiche idee di ambizione gli tornavano +allora, sentiva il peso della sua intelligenza +infruttuosa ed era ripreso dalla tentazione +di trarne partito e di cercare qualche +parte importante da recitare. +</p> + +<p> +Nel terzo anno del suo matrimonio, Massimo +rimase per molti mesi senza mai farsi vedere +a Firenze; mai non era stato così a lungo assente. +Quando vi ritornò nello stato d’animo +che si è descritto ora, giunse pieno di progetti +d’ogni specie, ancora non definiti. +</p> + +<p> +Durante tutto quel tempo, Elisa, dal canto suo, +si era piegata sempre un poco più alle realtà +della vita, mentre la società si era un poco abituata +<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> +a lei. Fu amata senza speranza, fu corteggiata +invano; si continuò a dire di lei il +maggior bene e il maggior male; ella non si +fidò mai che delle rare amicizie esperimentate +e sincere. Aveva continuato a vivere in una solitudine +relativa, mostrandosi assai benefica, +riconoscente e rassegnata, occupata e tranquilla, +ed aveva anche un pochino viaggiato. Si era +un tantino mutata; al morale, aveva trovato +l’equilibrio ed una quasi serenità che non aveva +mai sperato poter raggiungere; al fisico, si era +singolarmente abbellita. Le donne hanno talvolta +come una fioritura inattesa. Trovò nelli +esercizi raccomandati dai medici un tale benessere +e una tal pace, una così sana e vera distrazione +dai suoi pensieri, che vi si dedicò con +anima. Sovente, alla mattina, montava a cavallo, +e cullata dai movimenti cadenzati del nobile +animale, respirando a pieni polmoni l’aria fresca +che le accarezzava il viso, sentendo i suoi +occhi riempirsi di luce e ammirando senza riflessione +la bellezza delli alberi verdi sull’azzurro +del cielo, ella si sentiva possentemente +vivere, di quella buona esistenza quasi vegetale +ch’è il migliore controveleno dei sentimenti +morbosi. Fortificata da codesta vita regolare, +igienica e facile, il suo corpo erasi magnificamente +maturato, il suo colorito aveva acquistato +una trasparenza e una freschezza affatto +<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> +nuova, e l’espressione indelebilmente malinconica +della sua fisionomia rendeva più seducente +la fioritura della sua persona; il contorno rotondo +del suo viso contrastava col suo sorriso +rassegnato, la purezza dei suoi occhi col loro +sguardo profondo. +</p> + +<p> +Massimo osservò questo mutamento. Occupatissimo +nei primi giorni, non ebbe tempo di +pensarvi, e vide poco Elisa. Un dubbio gli attraversò +la mente, però. Quale poteva essere +la causa di un tale nuovo rigoglio di bellezza? +Forse che una vita nuova era sorta in lei? +Amava forse qualcuno? — E qui bisogna che +abbiamo il coraggio di dirlo, a rischio di scandalizzare: +scettico e fraterno insieme, Massimo +non era geloso. E nemmeno aveva sul così +detto onore coniugale le idee generalmente ammesse. +E non amando Elisa, e non volendo occuparsi +di lei che come amico, non era mai +stato geloso in nessun modo; aveva allontanato +il musicista Wurtz, solo per la paura che attristasse +Elisa e forse la compromettesse senza +volerlo; e la scena che termina la prima parte +di questo volume, se non è stata male interpretata, +avrà mostrato a qual punto egli sarebbe +stato indulgente — e perfino cinico — riguardo +a Elisa. +</p> + +<p> +La osservò tuttavia per curiosità, e si convinse +ben presto della falsità del suo dubbio. +<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> +Ma guardandola non poteva persuadersi di avere +davanti alli occhi la stessa donna di prima. +L’aveva sempre trovata simpaticissima; ora, +quasi inconsapevole, l’ammirava. +</p> + +<p> +Del resto, la vedeva di rado, costretto ad andare +un poco dappertutto, era ricercato assai +dopo la sua lunga assenza. Vari affari lo reclamavano, +e si occupava di diversi progetti ancora +non ben definiti. Talvolta lo si voleva convincere +a rientrare in diplomazia, e non sempre +vi si mostrava mal disposto; allora gli si dimostrava +che poteva aspirare a tutto. +</p> + +<p> +Tale era la situazione, quando, semplicemente +e senza scossa, quasi per caso, le cose cambiarono +ad un tratto. +</p> + +<p> +Vi fu un ballo da un vecchio diplomatico +austriaco in ritiro, ma la cui influenza politica +era ancora grande, una festa magnifica, avente +al tempo stesso un carattere ufficiale. Un’ora +del mattino scoccava già, quando Massimo — sempre +in ritardo come d’abitudine — salì lo +scalone tutto coperto di fiori del sontuoso palazzo +dove il barone di K. aveva da poco preso +la sua dimora. Elisa, rimasta tutto il giorno +nella incertezza, aveva finito col dichiarare che +non sarebbe andata. Come al solito, molti sguardi +si voltarono verso l’uscio per il quale d’Astorre +fece il suo ingresso, nel bel mezzo dell’animazione +della sala da ballo. Ad onta della sua +<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> +estrema amabilità e della modestia voluta del +suo atteggiamento, egli imponeva. Avanzava +frammezzo ai gruppi, lentamente, portando +molto elegantemente i numerosi ordini che coprivano +il suo abito, sorridendo e cercando di +farsi strada per giungere fino al padrone di +casa che lo aveva visto e gli veniva incontro. +Il barone discorse abbastanza lungamente con +lui, poi furono separati dalla formazione di una +contradanza. Massimo continuò il suo giro dell’appartamento +fermato ad ogni istante, costretto +talvolta a ritornare sul suoi passi, sempre osservato +e avendo sempre l’aria di non accorgersene +punto. Nella sala del <i>buffet</i>, si sentì toccare +il braccio; era lady Thompson che volle assolutamente +presentarlo, al passaggio, ad una +napoletana, bellissima, arrivata di fresco, e della +quale già si parlava assai. +</p> + +<p> +— Come la trovate? — gli chiese un giovinotto +che aspettava per parlargli il momento in +cui lascerebbe quelle signore. — È la bellezza +del momento. +</p> + +<p> +— Mediocre, mio caro; non c’è una sola vera +donna, qui, stasera. Me ne vado a fumare. +</p> + +<p> +Ma, mentre si avviava verso l’estremità dell’appartamento, +attraversando una sala quasi +vuota, dovette fermarsi. Una donna che non riconobbe, +vedendole solo la schiena, attirò la +sua attenzione. Si voltò due volte per ammirare +<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> +la sua grazia, la sua sveltezza unita alla imponenza, +le sue magnifiche spalle, e l’acconciatura +caratteristica. +</p> + +<p> +La sala da fumare era piena di gente e vi si +cicalava rumorosamente. Massimo n’ebbe subito +abbastanza; gettò la sigaretta e ritornò +nella sala da ballo. Entrandovi incontrò la contessa +Goffredi che gli disse ch’Elisa lo cercava. +</p> + +<p> +— Ma come! È qui? +</p> + +<p> +— Già; l’ho decisa io verso le undici, e siamo +venute insieme. Ma, eccola, la vedete, là, che +entra a braccio del generale. +</p> + +<p> +— Dove? +</p> + +<p> +— Là in fondo. Andate ad incontrarla. +</p> + +<p> +La marchesa d’Astorre s’avanzava lentamente, +dando il braccio ad un vecchio in uniforme e +per lei succedeva una specie di ondulazione +nella folla, poichè tutti si spingevano per vederla +o si scostavano con ammirazione per lasciarla +passare. Mai il cambiamento accaduto +in lei era apparso così visibile, mai il nuovo +carattere della sua bellezza si era tanto accentuato. +Il suo aspetto eccitava la curiosità, poichè, +per uno di quei casi che succedono talvolta +alle donne le più oneste, aveva combinato quasi +inconsciamente una di quelle <i>toilettes</i> provocanti +che obbligano, in un ballo, gli uomini a parlarsi +piano, all’orecchio, mentre le donne, con un +sorriso maligno, lanciano le loro osservazioni +<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> +le più acerbe e le meno sincere. In Italia la +moda delle vesti <i>collantes</i> cominciava appena +appena in quel momento, e mentre le altre sfoggiavano +ancora delle sottane un po’ rigonfie di +stoffe leggiere coperte di nodi e di cianciafruscole, +Elisa, un po’ vergognosa del troppo grande +successo della sua <i>toilette</i> parigina, era serrata +come in un fodero semplice di un raso rosa +pallidissimo, con una corazza assai lunga e +stretta, e di cui solo la coda era ricoperta d’una +massa di trine e di fiori. Dalla sua vita sottilissima, +s’allargava un busto maestoso che pareva +affatto nuovo e fatto per l’occasione, e +delle spalle meravigliosamente rotonde e candide +e un collo d’una rara purezza di linee, +senza nessuna gemma. L’acconciatura della testa +ne mostrava la forma, e da una folta massa +di capelli serrati sulla nuca, folleggiava qualche +piccola ciocca. In un atteggiamento modesto +e lievemente imbarazzato, ma camminando +sicura, ella s’avanzava sempre, gettando talvolta, +nel passare davanti ad uno specchio, uno +sguardo lungo de’ suoi occhi azzurri, come per +ben riconoscere sè stessa. D’un pallore sano, +il suo viso si armonizzava singolarmente con +la tinta del vestito, il cui taglio ardito contrastava +invece con la serietà della sua fisonomia +e con la mestizia del suo sorriso. Uno scultore +non avrebbe forse troppo ammirato quel genere +<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> +di vestito, che affilando ed allungando troppo +la vita, marcando troppo le forme, sembra voler +correggere l’esemplare della donna dato da Dio, +ma avrebbe certo lodato le braccia alle quali i +lunghi guanti nulla toglievano della loro classica +bellezza. V’era folla intorno al quadrato +dove stava Elisa, e il suo cavaliere non le poteva +quasi parlare, perchè ad ogni momento +qualcuno si avvicinava per mormorarle una +frase. Evidentemente non si vedeva che lei, e +mai era stata tanto circondata. Massimo comprendeva +ciò più che non si sarebbe creduto, +poichè, chi avrebbe indovinato ch’era d’improvviso, +lui pure, sotto il fàscino? +</p> + +<p> +Alla fine della quadriglia, Elisa lo vide, e +venne a sedersi presso a lui, raccontandogli +come lo avesse cercato inutilmente fino allora. +Mentr’essa parlava, Massimo, con gli occhi +bassi, ascoltava invece ciò che gli diceva una +breve scarpina di seta rosa che oltrepassava +l’orlo della veste. Poi rialzò il capo, e ammirando +Elisa da vicino e in ogni particolare, non +poteva rimettersi del tutto dalla prima sorpresa +che gli aveva cagionata l’apparizione di lei. +</p> + +<p> +— Non mi piace questo vestito, — soggiunse lei. — Mi +si guarda troppo. E voi, come mi trovate? +</p> + +<p> +— Tanto bella che non vi ho riconosciuta. +</p> + +<p> +— Grazie per il complimento, — rispose ridendo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> +</p> + +<p> +Ma lui non sorrideva nemmeno. La guardava +serio, con uno sguardo freddo, fissamente e in +un modo che la seccava un poco. Parlarono +ancora di cose indifferenti; poi vi fu un silenzio. +Il viso di Massimo si oscurava. Silenzioso, +non sembrava volesse muoversi. Lei non ardiva +alzarsi. L’orchestra attaccò un valzer. Essi +stavano vicinissimi all’uscio per il quale passavano +le coppie. Elisa lasciò ancora cadere +una parola di tempo in tempo, alla quale Massimo +non rispondeva più; era ingolfato in una +meditazione piena di sogni dalla quale non fu +risvegliato che dal silenzio dell’orchestra, quando +il valzer cessò. Girando gli occhi intorno, non +si sentì come al solito. Gli pareva che lo si osservasse, +e che si osservasse Elisa vicina a lui. +Pensando che si doveva trovar strano di vederlo +così, presso “sua moglie„, lasciò sfuggire +un lieve scoppio di riso, e come Elisa +gliene chiedeva il perchè, le rispose un po’ brutalmente +per la prima volta. Elisa che si sentiva +nervosa in quel momento, ne fu assai sorpresa, +e un po’ offesa, più che non lo sarebbe +stata in qualunque altra occasione. Era lei che +adesso osservava lui; e sempre non osava alzarsi. +Massimo, punto di mira di molti sguardi, +si sentiva leggermente ridicolo. +</p> + +<p> +— Ebbene, — disse alfine, — non vi muovete +dunque più? non ballate? non andate al <i>buffet</i>? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> +</p> + +<p> +Ella rispose molto dolcemente: +</p> + +<p> +— Avevo promesso alla contessa che sarei +andata a cena con lei e i suoi amici. Ma sono +un poco stanca e non ne ho voglia; la carrozza +è già venuta.... preferirei quasi andarmene a +casa. +</p> + +<p> +— Andiamo allora! Ne ho abbastanza anch’io +di questo ballo. Vi accompagnerò. +</p> + +<p> +Elisa si alzò senza nulla aggiungere. +</p> + +<p> +— Venite da questa parte. Conosco l’appartamento. +Di qua è più corto. +</p> + +<p> +E, attraversando una serra deserta, infilarono +un corridoio di disimpegno, e si trovarono subito +in anticamera. Ma dalla prima sala d’ingresso, +molte persone allungarono il collo per +vedere la marchesa d’Astorre a braccio di suo +marito. +</p> + +<p> +Elisa, un po’ attristata, chinava il capo, mentre +Massimo respirava il profumo speciale che +emanava da lei, e sentiva la rotondità del suo +braccio sul suo. +</p> + +<p> +L’aiutò a ben coprirsi, e discesero soli lo +scalone. A metà v’era un grandissimo specchio +incorniciato da alti arbusti. Vi si videro insieme. +Era una bella coppia che si rifletteva in quello +specchio. +</p> + +<p> +Abbasso, il guardaporta fece avanzare il <i>coupé</i>. +Elisa vi salì, e Massimo rimase un minuto con +un piede già nella carrozza, mentre il servitore +<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> +vi arrampicava a cassetto. Ma d’un tratto cambiando +idea, si ritirò, chiuse, sbattendola violentemente, +la portiera e fece cenno al cocchiere +di partire. +</p> + +<p> +Poi accese un sigaro e se ne andò a piedi. +</p> + +<p> +Tre giorni passarono senza ch’Elisa rivedesse +Massimo. Durante codesto tempo riflesse molto +sulla strana condotta di lui. Poi lo ritrovò tal +quale lo aveva sempre conosciuto. Solamente +egli la osservava come lei lo studiava. +</p> + +<p> +L’impressione che la festa da ballo del diplomatico +austriaco lasciò nello spirito di Massimo +fu più forte e durò più a lungo di quello ch’egli +avrebbe creduto. Elisa si era rivelata a lui sotto +una luce nuova, e codesto <i>viveur</i> aveva sentito +bruscamente sorgere in lui per quella donna, +che alli occhi di tutti era sua moglie, uno di +quei violenti capricci d’uomo annoiato che possono +condurre assai lontano. Per un caso che +sembrava una malizia della sorte, la nuova +bellezza d’Elisa era precisamente la bellezza +che Massimo gustava a quel preciso momento +della sua vita. Di più, credette accorgersi che +la conosceva male, e che molti lati di codesta +donna, senza alcun dubbio superiore, gli erano +tuttora nascosti; ed allora, alla sua nuova ammirazione, +si unì una viva curiosità. Gli pareva +che vi fossero ora due donne in lei: l’antica +ch’egli amava ancora d’una affettuosa amicizia, +<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> +e la nuova che lo turbava. Per questa non aveva +che un capriccio, al quale, a momenti, soffriva +di dover resistere; ma quando vedeva solo +l’altra non poteva considerarla che come una +sorella adottiva. Tuttavia scompariva ciò che +v’era stato fino allora di paterno nei suoi sentimenti. +Aveva sempre considerato Elisa come +una persona differente assai da lui; moralmente +superiore, ma inferiore sotto altri aspetti; l’aveva +trattata un po’ come si tratta un ragazzo; +e ciò era naturale, dacchè sulle prime era stato +spinto verso di lei da un istinto di protezione.... +Adesso, ciò non gli era più possibile. La sentiva +sua eguale. +</p> + +<p> +Il marchese d’Astorre divenne timido. Un desiderio +lo ringiovaniva, e per la prima volta +in vita sua, scorgeva ostacoli insormontabili +al compimento del suo desiderio. Si sarà già +compreso ch’egli aveva una probità sua particolare, +codesto uomo senza principii che disprezzava +tante idee ammesse; e secondo le sue +idee speciali, la situazione era estremamente +delicata. Se si avesse potuto leggere i suoi pensieri, +si sarebbe rimasti assai sorpresi, e forse +alcuni lo avrebbero trovato ridicolo. Perchè non +gli era stata accordata la fortuna d’aver un capriccio +per qualunque altra donna? +</p> + +<p> +Fosse stata una regina, egli si sarebbe gettato +con gioia, a capo fitto, nell’avventura, attraverso +<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> +tutte le difficoltà e tutti i pericoli; +mentre invece davanti ad Elisa pensava piuttosto +a fuggire. Esaminava però freddamente la +propria posizione, con la sicurezza di vendetta +che non gli mancava mai. +</p> + +<p> +Riflesse al passato ed al presente d’Elisa, +come non lo aveva mai fatto fino allora. E una +mattina ch’egli l’accompagnava a cavallo, ammirando +la sua bellezza completata, il suo profilo +che faceva sognare, la profondità azzurra +de’ suoi grandi occhi distratti, tutto il fascino +spirituale del suo viso e la squisita eleganza +delle mosse, pensò tutt’ad un tratto all’avvenire di +lei; pensò che forse quella donna giovine s’ingannava +credendo la propria vita finita, e per +qualche istante si sentì geloso di un futuro improbabile. +Era una mattina deliziosamente fresca +e primaverile; tutto un concerto di uccelli +nascosti scoppiava in note perlate nella tenera +verdura delli alberi; le zampe dei cavalli risuonavano +piacevolmente sul suolo appena umido; +ci si sentiva invasi da qualcosa di sanamente +voluttuoso che impediva di parlare, e Massimo +osservava talvolta qualche passeggiatore mattutino +che gettava loro uno sguardo d’invidia. +</p> + +<p> +— Sapete Elisa, — disse bruscamente, mettendo +il suo cavallo al passo, — che mi è stato +offerto il posto di ministro a Washington? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span> +</p> + +<p> +— Davvero! Ma certo non accettereste d’andar +tanto lontano! +</p> + +<p> +— Confesso che sono indeciso. +</p> + +<p> +Lo guardò assai stupita. +</p> + +<p> +— Sì, sono indeciso. Da un lato, penso che +dovrei interrompere tutte le mie abitudini, cominciare +una vita nuova, e dico a me stesso +che non ne vale la pena. Ma, da un altro lato +penso che mi annoio, che molte cose non m’interessano +più, non mi divertono; che un cambiamento +mi farà bene, che voi non avete bisogno +di me, poichè, naturalmente, non mi è +mai venuta l’idea che mi accompagnereste +laggiù, e non lo vorrei, e che.... E poi, vedete, +sono forse ambizioso! Questa offerta è lusinghiera +assai.... Pensate un po’, ho lasciato la +carriera essendo solo segretario, ed ecco che +d’un tratto verrei nominato ministro. Poi mi si +assicura che non rimarrei un pezzo in America, +e che dopo potrei scegliermi un posto di +ambasciatore in Europa. Confessate che la tentazione +c’è. +</p> + +<p> +— Lo dite con un accento che smentisce le +parole, e temo poco la vostra partenza. Se ardissi, +aggiungerei anche che non credo troppo +alla vostra ambizione. +</p> + +<p> +Massimo la guardava. Aveva pronunciate +quelle parole gaiamente abbastanza, ma osservò +un certo lievissimo turbamento nella +<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> +fisionomia di lei. Elisa comprendeva. Ad onta +del suo fare sicuro, si sentiva a disagio. L’imbarazzo +ch’ella aveva sempre provato davanti +a Massimo, diventava diverso e più penoso, +sebbene sapesse meglio celarlo. +</p> + +<p> +Senza tradirsi altrimenti che con alcune gentilezze +previdenti, Massimo passava ora tutto +il tempo che poteva presso Elisa. Restava per +lunghe ore a discorrere con lei, perdendosi +talvolta in certe dissertazioni a perdita di vista, +come non lo aveva mai fatto prima. Ma gli accadeva +di fermarsi di botto, accorgendosi di +non poter continuare. Non sapeva più parlare +di certe cose sulle quali prima si esprimeva +anche troppo liberamente. Dopo d’averla per +tanto tempo trattata <i>en garçon</i>, si sentiva preso +da insoliti pudori, e temeva ad ogni istante di +scandalizzarla, di offenderla nelle sue delicatezze +femminili. La purezza che riflettevano gli +occhi di lei lo imbarazzava. Ed allo stesso tempo +ella lo sorprendeva con la giustezza di certe +sue opinioni, con qualche parola inattesa e profonda. +La intelligenza di lei doveva essersi singolarmente +maturata col resto, nelle meditazioni +della sua vita tranquillizzata. +</p> + +<p> +E come mai aveva saputo perfezionare il suo +gusto al punto di renderlo impeccabile, e porre +in tutto quanto portava ed in tutto ciò che la +circondava una nota di originalità, tanto più +<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> +difficile a imitarsi ch’essa pareva più di discreto? +Aveva acquistato un vantaggio immenso +su tutte le donne, quello di non rassomigliare +ad alcuna. Forse n’era la causa +la sua posizione tanto diversa da tutte le +altre. +</p> + +<p> +Massimo pensava talvolta seriamente davvero +ad allontanarsi, accettando il posto che gli si +offriva. Ad onta dei mutamenti esteriori, della +nuova bellezza d’Elisa, egli la sapeva irremissibilmente +fedele al passato. Per di più non poteva +avere per lui, in ogni modo, che dei sentimenti +di stima e di riconoscenza, egli se ne +avvedeva bene. Non le ispirava nessuna confidenza +sorta dal cuore, la simpatia d’Elisa per +lui era una simpatia di ragione e non d’istinto, +l’imbarazzo, la tema ed il vago malessere che +sempre aveva provato davanti a lui, esistevano +tuttora ed aumenterebbero certo s’egli cambiasse +di attitudine in faccia a lei. Ella aveva +saputo ricambiare con una franca affezione la +generosa amicizia di lui; non potrebbe avere +dell’odio per il suo amore? +</p> + +<p> +Ed egli non s’ingannava del tutto. Quando +Elisa ebbe tutto indovinato, un fremito la colse +da capo a piedi. L’avvenire che fino allora si +stendeva alli occhi suoi simile ad un lungo +viale fresco ed uniforme, le apparve pieno di +pericoli. Molte volte aveva pensato ai rischi +<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span> +inerenti alla sua posizione stessa; mai non +aveva previsto quanto accadeva. +</p> + +<p> +Massimo diceva a sè stesso che codesto capriccio +per sua “moglie„ sebbene assai forte, +rassomigliava a vari altri capricci, che avevano +poco durato e che svanirebbe esso pure. +Decise dunque che sarebbe assurdo l’abbandonarvisi; +tuttavia, mentre tutto ciò che ancora +pochi giorni prima lo interessava a Firenze, +non gli offriva più la minima distrazione, non +poteva a meno di rimanere vicino ad Elisa. +</p> + +<p> +Gli sembrava ch’ella lo sfuggisse un poco; +trovava dei pretesti per uscire quando egli mostrava +di non voler andarsene. Nei loro lunghi +<i>tête-à-tête</i> ella dirigeva la conversazione con +molta abilità e non senza una certa quale fatica +appena visibile. Evidentemente temeva i +silenzi. +</p> + +<p> +Il posto di Washington non poteva essere +ufficialmente offerto a d’Astorre che fra tre +mesi. Non si sentì capace di rimaner fino a +quell’epoca. Una sera decise ch’era meglio partire +subito. Lasciò intendere che probabilmente +finirebbe con l’accettare d’andare in America, e +che intanto doveva andare a Milano e forse ritornare +a Parigi. Quando annunciò codesta risoluzione +ad Elisa, essa sembrò, come al solito, +trovare la sua partenza naturalissima. Egli +ne fu un tantino ferito, lui, che poche settimane +<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span> +prima, sarebbe stato stupito dalla più +piccola osservazione da parte di lei. Tuttavia, +mentre le chiese ancora una volta il suo parere +riguardo a Washington, ella ne lo sconsigliò. +Sebbene un poco imbarazzata, fu con lui +affettuosa come lo era sempre, mentre lui, la +sua decisione una volta presa, ritrovò tutta la +sua sicurezza, e si mostrò tal quale voleva essere +fino all’ultimo mattino che passò con lei. +</p> + +<p> +Avevano fatto colazione insieme discorrendo +di cose indifferenti. Si avvertì Massimo che la +carrozza era pronta. Si alzò e dicendo addio ad +Elisa seppe baciarla in fronte fraternamente, +con la sua serenità abituale. +</p> + +<p> +La freddezza stessa, la sua forza di volontà +di lui, turbarono Elisa. Si sentì a disagio. Vi fu +un lungo minuto di silenzio imbarazzante; uno +di quei silenzi specialmente profondi durante i +quali ne sembra quasi di vedere le parole che +non pronunciamo ondeggiare indistintamente +per l’aria. D’improvviso Massimo, con l’uscio +già in mano, si rivolse e disse tranquillamente: +</p> + +<p> +— Credo che ho ragione di partire. C’intendiamo, +non è vero? Non posso precisare la durata +della mia assenza, ma spero che non sarà +troppo lunga. Durante questo tempo rifletterò e +prenderò una decisione riguardo a Washington. +Ch’essa sia negativa o affermativa, ci rivedremo. +Sì, è meglio così; lo sentite voi pure. +<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span> +Insomma, addio, e arrivederci. — E partì, lasciando +Elisa turbata. +</p> + +<p> +Una specie di rimorso la colse, che credette +passeggiero, e che invece andò crescendo nei +suoi primi giorni di solitudine, giacchè fece in +modo di vedere pochissima gente, sentendo un +gran bisogno di raccogliersi. Qualcosa le gridava +che aveva avuto torto, e le sembrava che +le cose esterne, il cielo, lo spettacolo della vita, +tutto si associasse a codesta voce. S’ella avesse +chiesto l’avviso di chiunque, era sicura che si +sarebbe dato ragione ad un tale sentimento, +nuovo ed ancora oscuro, che si elevava, dal +fondo della sua coscienza, contro tutti i motivi +trovati dal suo cuore per fare come le piaceva. +Diceva a sè stessa che la situazione tanto eccezionale +creata dal suo apparente matrimonio +con d’Astorre, era rimasta possibile tra di loro +fino a quel giorno a causa del loro rispettivo modo +di vivere; ma che cessava d’esserlo dal momento +che uno dei due, per qualunque motivo fosse, +cambiava; che la sua fedeltà eterna ed assoluta +ad un assente perduto per sempre, vera al punto +di vista di un’alta realtà poetica, inattaccabile +secondo il suo cuore, era falsa al punto di +vista pratico della vita sociale. Dal giorno in +cui Massimo, a modo suo, l’amerebbe davvero, +dal giorno ch’essa potrebbe diventar utile alla +felicità di lui, il suo dovere non sarebbe forse +<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> +di sagrificare il suo culto del passato all’uomo +che aveva fatto tanto per lei, di tentare di rendergli +tutto intero il nuovo affetto ch’egli le dedicava? +Lui l’aveva salvata, restituita ad una +vita possibile; aveva compito per lei ciò che +nessuno avrebbe potuto nè saputo compiere; +doveva ella adesso rifiutarsi al solo mezzo che +le veniva offerto di mostrargli degnamente la +sua gratitudine? +</p> + +<p> +E tuttavia, appena pensava all’esistenza che +dovrebbe intraprendere, se davvero Massimo lo +volesse, e ch’ella credesse doversi confondere +al suo volere, una tristezza affatto nuova le +serrava il cuore. Sentiva qualcosa che moriva +dentro all’anima sua. A certi momenti, con la +forza della ragione, ciò le pareva facile; poi +tutto l’essere suo si ribellava, e vedeva dinanzi +a sè, non più il partito migliore cui coraggiosamente +appigliarsi, ma un penoso dovere da +compiere soffrendo e nascondendosi di soffrire. +</p> + +<p> +Massimo scrisse semplicemente, dando sue +nuove ed informandosi affettuosamente di Elisa, +press’a poco nel modo solito. Ciò la tranquillizzò +ed ella cominciò a sperare che nulla verrebbe +mutato nella sua vita. Ma una mattina, +ricevette la lettera seguente: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +“Cara Elisa, non ve lo posso nascondere più +a lungo; mi annoio a morte. Ho creduto passeggiero +<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> +il mutamento che da qualche tempo +già s’è prodotto in me, ed ora mi pare invece +che debba essere definitivo. Bisogna che la mia +vita prenda un altro indirizzo. Dirvi ciò che sapete +già mi sembra inutile. Nella vostra qualità +di donna e di donna intelligente, dovete +avermi compreso assai meglio ch’io non comprenda +me stesso. E lo confesso, ho sovente +dei momenti in cui non comprendo affatto. Non +posso più continuare a mandarvi poche frasi +banali. Bisogna che io sia sincero, e che prenda +una qualche decisione; ma codesta decisione +la dovete prendere voi per me. Il meglio di +tutto sarebbe che accettassi il posto di Washington? +Se lo credete, ditemelo; poichè ho +fretta di conoscere la mia sorte, e se tale è il +vostro consiglio, scriverò subito al ministero. +Se no, ditemi di ritornare presso di voi, ed accorrerò. +Ma, — lo sapete, non è vero? senza +che ve lo apprenda? — sarebbe ora per non lasciarvi. +La situazione è nuova e piccante, conveniamone, +poichè mi si prende per un uomo +di spirito, e mi si crede vostro marito; per di +più ho la riputazione di un gran furbo, ed io, +antico diplomatico ed <i>ex-viveur</i>, non so altro +che indirizzarvi scioccamente la frase seguente: +Marchesa, mi permettereste di farvi la corte? +</p> + +<p> +Che direbbero i miei amici se potessero rubare +questa lettera alla posta? che ne penserebbe +<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> +persino l’impiegato indiscreto che l’aprisse +per zelo? Che ne penso io stesso scrivendola? +Non lo so bene; ma ciò che so, ciò che mi +stupisce, mi affascina e mi addolora nello stesso +tempo è che cercando d’indovinare ciò che ne +penserete, voi, il mio cuore batte come quello +di uno studente di vent’anni, del tempo quando +ve n’erano ancora. Sì, vi vedo da qui aprire +questa lettera credendo di trovarvi le “mie notizie„, +vedo il vostro occhio scorrere distrattamente +le prime righe, poi restare come attaccato +ad una parola; vi vedo ricominciare a +leggere, incerta di aver ben compreso. Pur +troppo! avete perfettamente compreso ed è la +pura verità. Ma siete poi veramente sorpresa? +No, nevvero? Avevate indovinato da un pezzo. +Sì, mi sembra vedervi di profilo, con la vostra +dolcezza serena, e cerco d’intravedere per disotto +l’occhio vostro azzurro fisso sulla carta. +È un sorriso che spunta all’angolo del vostro +labbro? Ma forse m’inganno, ed invece impallidite.... +In nome del cielo, siate sincera! che +nessuna idea, nessuna paura, nessun scrupolo +vi impediscano di dirmi la verità. Per non influenzarvi, +ripeto che non so io stesso, che +ignoro se non sia meglio ch’io parta. Meditate +queste parole. Siate franca. +</p> + +<p> +Se sapeste da quanto tempo desidero dirvi +tutto ciò senza potermi decidere! Ho ragione +<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> +di dirle finalmente? Ne dubito tuttora. Mi ero +allontanato per non parlare, e non avrei forse +fatto meglio serbando sempre il silenzio, che +da lontano mi pesa più ancora che vicino a +voi? No; questa lettera partirà ora e la leggerete +presto. Ma, ancora una volta, ve ne supplico, +dite la verità. Rispondete presto. Riflettete +bene, ma non troppo a lungo. Lasciate parlare +l’istinto; sono convinto che in questo caso <i>le +premier mouvement</i> sarà il buono, il più vero +almeno.„ +</p> +</div> + +<p class="dots">················</p> + +<p> +Quando Elisa ricevette codesta lettera era nel +suo gabinetto con la contessa Goffredi e il cognato +di questa. Impallidì infatti leggendola. +Poi, padroneggiando la sua emozione, riprese +il discorso interrotto, non sapendo troppo quello +che diceva, e pensò un istante a confidar loro +ogni cosa e chiedere un loro consiglio. Come +tutte le persone che non hanno mai parlato +delle loro pene ad anima viva, provava, ad un +tratto, giunta a tal punto, un imperioso bisogno +di espansione. Ma non ne fece nulla, poichè +nello stesso tempo che bramava parlare, ne +sentiva l’impossibilità, e lasciò partire i suoi +amici senza essersi tradita. +</p> + +<p> +Il momento decisivo era giunto; bisognava +rispondere senza ritardo. Ma il ritardo ci fu. +Venti volte prese la penna, e la posò. Le ore +<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span> +sembravano passare con una velocità spaventosa. +S’era dapprima accordata la notte per +meditare, ed infatti non dormì, ma nulla era +fissato nella sua mente quando fu giorno. All’indomani +mattina uscì a cavallo; ma sotto +alla frescura delli alberi, sussurrante all’aria +aperta, ogni pensiero si arrestava nel suo cervello, +e la vista dell’orizzonte la riempiva di +una specie di sogno vago così ondeggiante che +non poteva associare due idee. +</p> + +<p> +Si rinchiuse nel suo gabinetto e là non ebbe +che tristezza. Sentiva bene di non avere il diritto +d’essere indecisa, e che bisognava fare ciò +che credeva fosse il suo dovere. Dopo d’esserselo +detto tante volte e l’averlo compreso da +tanto tempo, come esitava ancora? Eppure Massimo +non la pregava forse di rispondere tutta +la verità? Qual’era la verità? Si accorgeva che +il suo pensiero celava un sofisma. “Lo devo +dunque ingannare?„ ripeteva a sè stessa, rileggendo +la lettera di lui per la ventesima volta. — No, +bisogna che ciò che tu <i>devi</i> rispondere +<i>diventi</i> la verità, le rispondeva la coscienza. +</p> + +<p> +Intanto il tempo scorreva. Tre giorni passarono. +Risoluta finalmente adesso, voleva scrivere — ma +non lo poteva. Diventava quasi un +incubo. Pensava all’impazienza di Massimo, a +tutto ciò ch’egli doveva supporre e si faceva +amari rimproveri. Da tutta una giornata già +<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> +egli avrebbe dovuto avere la risposta. Ella non +usciva più dal suo gabinetto, non voleva vedere +alcuno, provava una sofferenza affatto nuova; +si diceva ammalata — e lo era. +</p> + +<p> +Finalmente alla sera uscì, e rientrò quasi subito, +affranta e sollevata ad un tempo. Aveva +spedito un dispaccio con una sola parola: “Venite.„ +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>II.</h3> +</div> + +<p> +Era una mattina deliziosa; il mese di maggio +incominciava. Alla <i>Villa del Giglio</i> la primavera +risplendeva. Faceva fresco ancora, ma il cielo +era già d’un azzurro intenso; all’orizzonte soltanto +alcune sottili e lunghe nuvole bianche si +stendevano, orlate al di sotto da una linea rosea. +Il verde nuovissimo delli alberi appena +fronzuti diventava cupo nello spessore dei boschetti. +Una luce dolce ed uguale faceva risaltare +i più minuti particolari dell’ammirevole +paesaggio fiorentino dove lo sguardo non trovava +che bellezza e non trovava limiti. Nel +giardino tutto fioriva, ed il prato davanti alla +casa, che terminava un vasto terrazzo di marmo, +era pieno di rose. +</p> + +<p> +Dalle finestre del primo piano, Massimo, nascosto +dietro una persiana socchiusa, guardava +<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> +un viale laterale dove Elisa passeggiava pensierosa. +</p> + +<p> +Egli la osservava. Era pallido e si sarebbe +potuto scorgere sul suo viso quelle contrazioni +involontarie che produce la sofferenza repressa +in fondo al cuore. Studiava la fisonomia di sua +moglie, che vedeva benissimo in volto, e quanto +l’andatura di lei poteva tradire, con la fissità +di sguardo dello scienziato che vuol strappare +un segreto alla natura. Era lì da un’ora, inconscio +dello scorrer del tempo. +</p> + +<p> +Dal canto suo Elisa non sapeva d’essere osservata. +Sul suo viso leggevasi l’espressione +d’una di quelle tristezze alle quali vi si abbandona +nella solitudine con una voluttà amara, ma +che non si mostrano ad alcuno. La sua posa languente, +il camminare lento ed incerto, un gesto +che le sfuggiva talvolta, tutto dimostrava ch’essa +si credeva solissima. +</p> + +<p> +Tre volte di seguito Massimo fece una mossa +come per lasciare la finestra e scendere nel +giardino, ma tre volte mutò avviso e riprese +la sua immobilità. +</p> + +<p> +Rifletteva e sognava. Pensava a tutto quanto +era successo dopo il suo ritorno, alla conquista +di sua moglie, che la vigilia ancora credeva del +tutto compita, e di cui adesso dubitava di nuovo, +senza che nessun avvenimento importante fosse +accaduto per far cambiare le cose, nè scemare +<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> +le sue speranze di un felice avvenire, le quali +erano quasi svanite davanti ad uno sguardo +involontario d’Elisa, e solo per quello. +</p> + +<p> +Da un mese la luna di miele era sorta per +lui all’orizzonte, dopo tre anni di matrimonio +apparente. Incredulo dapprima alla propria felicità, +nel mentre stesso che l’assaporava, aveva +poi dovuto convincersene; di giorno in giorno +aveva sentito tale felicità farsi più vera, più +possibile; d’ora in ora il sorriso di Elisa gli +era sembrato più sincero. Frattanto però aveva +conosciuto il crudele alternarsi del dubbio e +della sicurezza, e dal giorno prima, tutti i sospetti +già antichi avevano saputo più che mai +penetrargli nel cuore per roderlo. Che cosa era +dunque successo? Quasi nulla. +</p> + +<p> +Il giorno innanzi era andato a Firenze per +affari, molto seccato di dovervi rimanere quarant’otto +ore. Giammai Elisa gli era apparsa +più adorabile che nel lasciarla, e in città la rivedeva +sempre, in piedi sul terrazzo, vestita di +chiaro, appoggiando una mano alla massiccia +balaustra, e con l’altra mandandogli un bacio, +mentre la carrozza s’allontanava. Per un concorso +non sperato di circostanze, potè in poche +ore vedere tutte le persone di cui abbisognava, +e sbrigare ogni cosa. Allegro al pari di uno +scolaro che trova la scuola chiusa, era ritornato +la sera stessa alla villa; ma per la strada, +<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span> +certi importuni presentimenti che lo avevano +agitato nella giornata, lo tormentarono e divennero +insopportabili. Vari particolari gli ritornavano +alla mente per turbarlo: un motto, un atteggiamento +d’Elisa, uno sguardo sorpreso; +una risposta, di certo innocente, ma dalla quale +era stato offeso, la momentanea freddezza di +lei, le sue rinascenti malinconie — ed il demonio +del dubbio s’era impossessato di lui. Tutte +le paure che lo avevano assalito nei giorni +precedenti fecero di lui la loro preda. Diventato +nervoso all’eccesso, come lo si è sempre quando +si entra in una nuova fase della vita, la sua +imaginazione si accendeva facilmente, volendo +negare a sè stesso il proprio soffrire, ma essendo +in realtà in uno de’ suoi peggiori momenti, +fu in una pessima disposizione di spirito +e in uno stato quasi morboso, che senza +essere annunciato, entrò sulla punta dei piedi +nel gabinetto dalla tappezzeria chinese nel quale +Elisa stava spesso alla sera. Vi era infatti, sola, +immobile, disoccupata, seduta sopra una sedia +davanti a un gran tavolo al quale appoggiava +i gomiti, con le due mani sostenendosi il mento +e guardando fissamente i disegni del paralume +posto sulla lucerna. +</p> + +<p> +Massimo, invece di andare fin presso a lei +senza far rumore, per sorprenderla, come ne +aveva l’intenzione, si era fermato sulla soglia, +<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> +non osando più avanzare. Ciò che i suoi occhi, +troppo abituati a leggere sulla fronte delle donne, +trovarono sul viso d’Elisa tanto tristamente assorta +nella solitudine, gli cagionò un acuto dolore. +La sua memoria evocò il ricordo dell’atteggiamento +disperato di lei quando l’aveva +sorpresa piangente nel salottino di fondo, alla +villa Arombelli. Essa non piangeva più, adesso, +ma il suo sguardo era ancora quello d’allora, +e la rigidità della sua posa poteva rivelare uno +sforzo altrettanto penoso quanto l’angoscia l’aveva +altre volte, allora, prostrata singhiozzante +su quel canapè dove s’era buttata, stremata di +forze. Questa volta, ora, non si muoveva più +che se fosse stata di marmo, e per uno spazio +di tempo del quale Massimo non avrebbe saputo +precisare la durata, egli rimase, trattenendo +il respiro, a guardarla. E gli sembrò +sentire tutti i suoi presentimenti verificarsi, e +gli apparve chiaro d’essersi illuso credendosi +amato; tutte le diffidenze che aveva prima vinte, +ritornarono in lui, e nervosamente scosso, si +sentì invadere da un dolore quasi fisico e dalla +certezza che sarebbe infelice per sempre. +</p> + +<p> +Ecco tutto. Bisognava che Massimo fosse assai +cambiato, per lasciarsi tanto fortemente turbare +da così poco. Ma bisogna rammentarsi +ch’egli aveva realizzato il suo sogno senza poter +quasi credere alla sua felicità, e che il più lieve +<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> +avvenimento bastava per ripiombarlo nello scetticismo. +Sapeva d’altronde che nessuna parola +può essere tanto sincera quanto lo sguardo di +una persona che si crede sola e non sa d’esser +vista. Il capriccio violento che d’improvviso +aveva risentito per Elisa, quel capriccio nato +in una notte di ballo e al quale aveva inutilmente +tentato di resistere, si era a poco a poco +trasformato in amore. Quando si era assentato +prima di scrivere la lettera che aveva tanto +turbato Elisa, aveva confusamente sentito che +al desiderio che lo spingeva verso di colei che +da tanto tempo era chiamata sua moglie, si +mescolava un sentimento più profondo. Non +bisogna stupirsene. Poichè non si deve dimenticarlo, +a questa donna di cui la nuova bellezza +lo aveva abbagliato, e quando non se lo aspettava +punto, egli voleva già bene, fraternamente, +prima, e di codesta mescolanza della brama +inconsciente e d’una sincera amicizia, che cosa +poteva nascere, se non l’amore, ch’è la tenerezza +dell’anima unita al tumulto dei sensi? +</p> + +<p> +Quella timidezza che s’era impadronita di lui +davanti ad Elisa, vista sotto al nuovo aspetto, persisteva +tuttora. Quando, richiamato, era giunto +alla <i>Villa del Giglio</i>, dove, dietro sua preghiera, +Elisa era andata ad aspettarlo, egli affettava +una sicurezza calma che non possedeva più. +Tuttavia ritrovò tutta la sua forza. Sentì che +<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> +una sola mossa sbagliata, che il minimo fallo +poteva far perdere la partita, e ritrovò la certezza +del suo colpo d’occhio, tutta la sua scienza +e tutto il suo fascino. +</p> + +<p> +Se, per conquistare a poco a poco il cuore di +una donna, per accendere in lei una fiamma +che non possa spegnersi che per colpa nostra, +e per conservarla sempre viva, non basta la +bellezza e l’intelligenza, se bisogna perciò sapere +tutto quanto non si può imparare in nessun +libro, se in una parola l’amore è un’arte; +Massimo fu artista quanto è possibile di esserlo. +Aveva molta esperienza, ma ebbe abbastanza +genio per comprendere subito che non +bisognava servirsene, che la sua esperienza gli +farebbe perdere la partita o lo svierebbe, e fu +abile e forte al punto di dimenticare tutto ciò +che sapeva e d’indovinare tutto ciò che ignorava. +Elisa non rassomigliava ad alcuna delle +donne ch’egli aveva conosciuto; là era la seduzione +sua; là pure stava l’ostacolo. Cominciò +col farle quasi timidamente la corte, con tutte +le delicatezze che il suo tatto gli suggeriva, ma +fu perfetto, non solo a motivo del suo squisito +istinto e della sua innata eleganza, ma anche, +bisogna dirlo, per prudenza. Avanzava con mille +cautele, a guisa di un esploratore in paese sconosciuto, +sorpreso lui stesso della sua timidità +da scolaro e dei suoi dubbi da vecchio. Lo +<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> +sguardo suo diceva ciò ch’egli voleva fargli +dire, il suo volto sembrava di marmo animato, +ma un tormento si nascondeva in fondo a lui. +</p> + +<p> +Conosceva le donne — ne aveva per lo meno +conosciute un gran numero. Era giunto, non +già a non credere più a nulla, ma a credere a +tutto — il che vuol dire che le sapeva capaci +di tutte le nequizie, di tutti i vizi, di tutte le +abbiezioni, ma anche delle devozioni più complete +e dei maggiori sacrifici. Aveva intraveduto +codesta verità, che quasi tutte hanno nella loro +vita un giorno di disinteresse assoluto, nel +quale si danno senza sottintesi e dimenticando +ogni cosa, mentre un uomo calcola quasi sempre, +anche in piena passione. Tuttavia, mentre +le stimava capaci di tutto indovinare per mezzo +delle sensazioni, le credeva intellettualmente +inferiori e non suscettibili di comprendere mai +una idea astratta. Aveva conosciuto delle donne +virtuose per principio, per religione, o per orgoglio +solamente e per un alto sentimento del +dovere; delle grandi signore, in altissima posizione, +sagrificanti tutto ad un uomo indegno; +delle fanciulle ch’erano morte senza confidare +il segreto del loro cuore; delle artiste appassionate +per l’arte loro e che vi avevano rinunciato +per amore; delle cortigiane, che dopo d’essersi +immerse nel fango di tutte le turpitudini, avevano +avuto il loro giorno di eroismo. Sempre +<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> +aveva incontrato delle nature imperfette, illogiche, +impetuose nel bene e nel male, cedenti +il più delle volte ad un impulso inconsciente; +in tutte aveva trovato un lato misterioso; e là +si era fermato, troppo incurante per tentare di +approfondire. +</p> + +<p> +Ma, per lui, le donne si dividevano innanzi +tutto in due grandi categorie: le savie e le +pazze. L’innocenza di alcune vere fanciulle gli +era talora sembrata incantevole, e spesso si +era sentito pieno di rispetto davanti ad alcune +donne di cui era stato costretto ad ammirare +la virtù. Le <i>altre</i>, le appassionate, le cercatrici, +le corrotte, le aveva tutte amate a modo suo. +Della sua relazione con lady Jane S., ch’egli +aveva rapita nel modo che raccontammo, aveva +conservato lungamente il ricordo; poichè essa +era talmente donna, che v’era in lei un po’ di +tutte le donne, sebbene fosse allo stesso tempo +unica nel suo genere. E si ricordava la duchessa +di Monteverde — una vera italiana, nel senso +che i forestieri attribuiscono a questa parola — e +della quale meglio di alcun altro egli aveva +potuto apprezzare la meravigliosa bellezza, poichè, +per il primo, domò quella indomita, e venti +altre, di cui l’amore differiva quanto le figure, +e le cui capigliature brune, bionde o fulve, e li +sguardi ardenti o profondi, narravano per ciascuna +una storia diversa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> +</p> + +<p> +Ma non aveva mai incontrato una donna che +come Elisa avesse amato veramente e semplicemente, +e che incapace di oblio, fosse restata +senza sforzo fedele ad un assente perduto per +sempre; una donna dotata allo stesso tempo +d’un supremo buon senso, d’una giustezza di +vedute sorprendente, d’una facoltà rara divinatrice +di quanto non poteva comprendere, virtuosa, +naturalmente anzichè per principii, che +camminava sempre sulla linea che si era tracciata, +non avendo però alcun pregiudizio; inflessibile +senza rigidezza e senza che nè l’orgoglio, +nè una fede profonda, nè le paure del +mondo, fossero la causa della sua virtù, incapace +di fallire ed indulgente per gli altri; una +donna pura senza essere innocente, non credendo +a nessuna convenzionalità e avente però +dubitato delle leggi sociali, ma che andava sempre +dove la sua coscienza la conduceva, intelligente, +senza che la testa potesse mai smentire +il cuore. +</p> + +<p> +Ed il dubbio gli era venuto allora di non +saper forse nulla in fatto di donne, ed assai +poco in fatto di amore. E felice, sedotto e quasi +pauroso del suo successo, vedeva Elisa mostrarsi +più amante di quello che avesse osato +sperarlo. Ma dopo d’averla sorpresa assorta in +quella meditazione dolorosa del giorno innanzi +e aver lungamente studiato la sua vera fisionomia +<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> +senza essere visto, una luce s’era fatta +in lui ad un tratto, e aveva compreso ch’ella +lo amava per dovere, per riconoscenza, ma che, +con l’amarlo, compiva un sagrificio. +</p> + +<p> +Abbasso, nel giorno, Elisa pure s’inabissava +nelle sue riflessioni. Aveva saputo che Massimo, +ritornato la sera prima verso le dieci, si era +ritirato senza lasciarsi vedere. Sebbene avvezza +alle sue piccole eccentricità, si perdeva in congetture. +La inquietudine persistente le faceva +quasi dimenticare la sua triste meditazione del +giorno prima, uno di quei ritorni verso il morto +passato che, dopo il grande cambiamento sopravvenuto +nella sua vita, l’avevano spesso +assalita e ch’ella combatteva con tutte le sue +forze. Durante i famosi tre giorni di lotta interna, +dopo ricevuta la lettera di Massimo, aveva +creduto d’aver dato gli ultimi pensieri al suo +passato, ma dacchè era entrata in una vita +nuova (avvenimento strano al quale era forza +sottomettersi, ma che talvolta le sembrava ancora +quasi incredibile), mentre sentiva che <i>voleva</i> +amare Massimo e che vi riescirebbe, aveva +però di tempo in tempo delle ribellioni che non +poteva padroneggiare. E però, ad onta di tutto +quanto, riflettendovi, si applaudiva della sua +decisione, poichè vedeva che Massimo l’amava, +e riconoscendo in lui delle qualità sconosciute, +sentiva ch’ella si doveva a lui! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> +</p> + +<p> +— È precisamente ciò che ammiro in lei, ch’è +causa ch’ella non mi può amare. Appartiene +tutta intera alle sue memorie, e non è mia che +per dovere. Come posso sperare io, la cui vita +sregolata è stata per lei motivo di scandalo, +per il quale essa ha certo più affetto che stima, +come posso io sperare di farle dimenticare l’amore +di tutta la sua vita, giacchè il tempo non +ha saputo darle l’oblio, nè il mondo distrarla? +</p> + +<p> +Così dicevasi Massimo, ed attraverso la persiana +socchiusa, i pensieri che credeva leggere +sul viso di sua moglie, confermavano le sue +paure. +</p> + +<p> +Finalmente discese, e s’avvicinò a lei. +</p> + +<p> +Elisa sorrise al vederlo, gli corse incontro e +gli chiese, non senza un certo imbarazzo, perchè +non s’era mostrato il giorno prima. +</p> + +<p> +— Ero stanco, — rispose. +</p> + +<p> +Ella si volse verso di lui, con un’aria incredula +e disse dolcemente: +</p> + +<p> +— M’è rincresciuto assai e ne sono stata un +po’ inquieta; tanto meglio se la stanchezza n’era +la sola ragione. Ma non lo credo. Ed avreste +ben torto di non dirmi tutto. +</p> + +<p> +Dopo un silenzio di qualche minuto, Massimo +disse bruscamente: +</p> + +<p> +— Volete proprio saperlo? +</p> + +<p> +— Sì, lo voglio. +</p> + +<p> +— Ebbene! è perchè vi ho osservata a vostra +<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span> +insaputa, ieri sera, e che, separati com’eravamo +da una diecina di passi, i vostri pensieri erano +tuttavia tanto lontani che io non avrei potuto +attraversare la distanza per giungere sino a voi. +</p> + +<p> +Lo guardò stupita, ma, subitamente, comprese +tutto, nel modo stesso che in una notte buia il +paesaggio si svela ai nostri occhi per un secondo, +ai brillare d’un lampo. +</p> + +<p> +— Ascoltate, Elisa, — continuò lui; — non ho +dormito un istante dopo di avervi veduto ieri, +e ho molto pensato. Ebbene, sapete, in una +parola, il risultato delle mie riflessioni? È che +ho avuto torto di ritornare e che avrei fatto +meglio d’accettare il posto in America. +</p> + +<p> +Elisa gli prese ambo le mani ed esclamò: +</p> + +<p> +— Vi giuro che avete torto di pensarlo! +</p> + +<p> +Egli baciò quelle mani ch’erano nelle sue, e +le disse “Grazie!„ poi si arrestò, poichè l’accento +col quale lei gli aveva detto quelle parole +l’aveva commosso, e già turbato. Però riprese: +</p> + +<p> +— Sì, lo so, <i>volete</i> amarmi; ma non è forse +soltanto per un’idea di dovere? Non sareste +stata più felice, più calma almeno, se avessi +continuato a non avere per voi che una semplice +amicizia? Non avrei fatto meglio nascondendovi +i miei nuovi sentimenti? Come quando +vi ho fatto la mia strana proposta di matrimonio, +là da mia zia, non preferite ancora +adesso la pace, la solitudine a tutto? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> +</p> + +<p> +— Massimo.... +</p> + +<p> +— E per me, non sarebbe stato meglio se +avessi ucciso il mio amore dentro di me prima +che ingigantisse? Ora soffrirò atrocemente. Ma +siamo ancora in tempo. Partirò. Ritornerò quando +potrò di nuovo rivedervi come una sorella. +</p> + +<p> +— Massimo, lasciatemi parlare. E prima, una +sola domanda: non ho io il diritto di pretendere +che mi crediate? +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— Potete dubitare per un solo istante della +mia sincerità? No, perchè sono sempre stata +assolutamente sincera. Ebbene, credete forse +che adesso, se partiste in quel modo, me ne +potrei consolare? Voi che foste così buono, che +comprendeste così bene le mie timidezze, rispettando +perfino le mie puerilità, non capite che se +<i>ho voluto</i> amarvi come dite, l’ho voluto per +davvero; ed è ora che parli di partire, ora che +comincio ad amarti.... +</p> + +<p> +Massimo, benchè ripetesse ancora a sè stesso +tutto quanto si era detto nella notte, sentiva +però già, ascoltando queste parole, le sue +paure diminuire, fondere per così dire dentro +di sè. Eppure alcuni particolari gli tornavano +in mente, insignificanti, ma che lo facevano +soffrire: si ricordava di averla ancora offesa +o scandalizzata senza volerlo e di aver veduto +i suoi occhi profondi fissare su di lui il +<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> +loro sguardo sorpreso, a una frase che gli era +sfuggita. +</p> + +<p> +Oh! quanto rimpiangeva adesso di averla +trattata dapprima <i>en camarade</i>; quanto avrebbe +voluto ritirare le confidenze che le aveva fatto +in alcuni momenti di allegria discorsiva, non +averle raccontato troppi aneddoti della sua vita, +che talvolta, dopo pranzo, aveva sciorinati come +fosse stato a una tavola di amici. +</p> + +<p> +Ebbero insieme una lunga spiegazione. E alla +sera, in quella sala stessa di cui alla vigilia non +aveva voluto varcare la soglia, Massimo sentì, +sebbene mescolato ancora a qualche dubbio vago +che sarebbe presto dissipato, quella calma speciale +che segue le dure prove finite e che rassomiglia +alla languida voluttà della convalescenza. +Oh! se talora non era ancora del tutto +sicuro che aveva ragione di non pensar più a +partire, sentiva però anche che non lo potrebbe. +E come avrebbe saputo resistere al sorriso di +Elisa, dove vedeva sorgere tutto quanto non +aveva osato sperare? Come non sarebbe stato +commosso da quella voce piena di una soavità +nuova? Come non si sarebbe abbandonato senza +forza alla seduzione di quella intimità, nella +quale le minime parole prendevano un valore +enorme come se fossero pronunciate per la +prima volta, dove i silenzi erano così dolci? +Egli la contemplava, sdraiata sopra un sofà +<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> +basso coperto di una stoffa a disegni smaglianti, +sulla quale spiccava la stretta sua veste d’un +grigio pallido, quasi argentato; guardava talvolta +vicino a lui quei piccoli piedi, raffinatamente +calzati, poi l’occhio suo seguiva le linee +pure che il vestito disegnava, per fermarsi a +quel viso tanto conosciuto e tanto nuovo, dove +incontrava due occhi azzurri, il cui sguardo +profondo s’incontrava col suo.... e vi trovava +una infinita malinconia, ma anche una luce insolita. +Dalla finestra aperta si vedevano i cespugli +profilati in nero nel chiaro di luna, ed +il cielo tutto tempestato di stelle. +</p> + +<p> +Si è voluto raccontare questo episodio, perchè +fu l’ultimo di tal genere. Elisa, durante la +scena in giardino, aveva subito sentito di aver +recitato male la sua parte, non solo, ma anche +di non aver fatto uno sforzo abbastanza sincero +per compiere quanto si era promessa, per +ricacciare le sue tristezze nel più profondo del +suo cuore, e per amare suo marito. E come s’è +visto, aveva saputo rassicurarlo con poche parole +ispiratele dal pericolo. Poi, d’ora in ora, +fece meglio, e riuscì. Ella vedeva il cambiamento +che accadeva in lui, commossa dalli +sforzi ch’egli faceva per piacerle, per indovinarla, +per modificarsi. I lati più nobili della natura +di Massimo si schiarivano ora alli occhi +di lei. Egli aveva saputo a poco a poco guadagnare +<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span> +la sua fiducia, far scomparire tutte le +vecchie prevenzioni. Ella lo amava già un poco +e si sentiva vicina ad amarlo più ancora, non +già di quell’amore che non si può risentire che +una volta sola e ch’essa non ritroverebbe più, +no; altrimenti; ma sinceramente. Nuovi aspetti +della vita le si rivelavano ancora, ed era felice +della contentezza della sua coscienza. +</p> + +<p> +In codesta nuova esistenza, Massimo trovava +una calma sconosciuta fino allora. Non si curava +in nessun modo di quanto potesse succedere +fuori della <i>Villa del Giglio</i>. D’un tratto +aveva perduto tutte le sue antiche abitudini; +non trovava più nessun fáscino nella vita mossa, +non era più giuocatore. +</p> + +<p> +Codesta solitudine in due, raramente interrotta +da qualche breve visita d’amici, gli sembrava +la sola possibile. Paolo Goffredi e la contessa +soli venivano abbastanza regolarmente. +Lady Thompson stessa, spinta dalla sua insaziabile +curiosità, giunse una volta coi suoi intimi; +erano diciotto in tre carrozze fra cui +uno <i>stage-coach</i> con quattro superbi cavalli, e +una gran pompa di vesti primaverili. +</p> + +<p> +L’estate s’inoltrava. Da Firenze e dalle ville +vicine, tutti se ne andavano al mare, in Svizzera, +o altrove. I d’Astorre non si mossero, con +gran sorpresa dei curiosi. Faceva un caldo torrido; +nel giardino l’erba dei prati, quasi bruciata, +<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> +ingialliva, e un polverio luminoso avvolgeva +il passaggio, mentre che il cielo, infuocato +fino ad essere bianco, era rigato qua e là da +grandi strisce dorate. Ma tanto più si gustava +la frescura interna, fin dal vestibolo, dove un +alto zampillo d’acqua si sparpagliava in una +gran vasca in forma di conchiglia; la penombra +delle sale, dove le persiane chiuse e le +tende abbassate mantenevano una frescura conosciuta +soltanto nei paesi caldi. Sui grandi +divani ricoperti di cuoio nero le vesti di mússola +di Elisa mettevano una nota chiara, e +Massimo a suo lato intento a rinfrescarla con +un grande ventaglio, trovava ch’era perfettamente +inutile, non solo di partire, ma nemmeno +di cambiar posto. Pensava talvolta che +in quello stesso momento le camere d’albergo +strette ed incomode, erano tutte occupate, che +gli ambiziosi continuavano ad inseguire lo scopo +della loro ambizione, che v’erano delli uomini +che pedinavano delle donne per le vie, che nei +teatri si applaudivano delle ballerine visibilmente +morenti per il caldo, che nei clubs ci si +sedeva intorno ad un tappeto verde, e tutto +ciò lo stupiva assai. +</p> + +<p> +In settembre dovettero però fare una breve +assenza, poichè da molto tempo, Elisa aveva +promesso una visita a’ suoi genitori, ed un’altra +alla marchesa Arombelli, e non era più possibile +<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> +il differirle. Fu con una emozione differente +che rividero la villa Arombelli, e la loro buona +zia, tanto felice di constatare il mutamento avvenuto +in suo nipote e di rivedere la sua diletta +Elisa, diventata così bella e che più di +qualunque altra meritava la sua felicità. I Valenti +vennero pure a raggiungerli alla villa; il +padre, ad onta della sua leggerezza, amando +sempre la figlia teneramente, e la madre adorando +“la sua cara marchesa„. +</p> + +<p> +Riaccompagnarono la loro figlia in Toscana +e passarono tre settimane alla <i>Villa del Giglio</i>. +Massimo scelse quell’epoca per avere un po’ di +gente, ma gl’invitati ripartirono allo stesso +tempo che i Valenti, e di nuovo la solitudine in +due ricominciò. +</p> + +<p> +A Firenze si accusava ormai Massimo di misantropia. +I servitori stessi, alla villa, si stupivano +del cambiamento sopravvenuto nella vita +del padroni e della persistenza del marchese +nel rimanere in campagna; ne cicalavano lungamente +nel tinello. Ciò li annoiava; numerosi, +disoccupati, trovavano che se si continuava +così il posto non varrebbe più nulla. Il lusso +della casa pareva infatti un po’ fuori di luogo +per codesta luna di miele in ritardo e prolungata. +In scuderia i cavalli ingrassavano; perchè +lavoravano troppo poco ed i cocchieri non si +curavano abbastanza di farli muovere, in quel +<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> +paese senza osterie, se non era per spingersi +fino in città. La cameriera non aveva più da +preparare le acconciature complicate per la sera; +i servitori in mezza livrea, sdraiati su delle sedie +in anticamera, non erano più svegliati dal campanello, +e il piccolo paggio inglese, un bel birichino +di diciott’anni che ne dimostrava nove, +era ridotto a corteggiare le due grosse contadine +che aiutavano in cucina. In quanto ad +Antonio, il cameriere fedele del marchese, non +gli si affidava più nessuna commissione delicata +da compiere, e nessun biglietto da portare. +Solamente qualche volta il marchese e la marchesa +uscivano a cavallo. Non volevano il <i>groom</i>, +e se ne andavano al passo, lungo la strada polverosa +che presto abbandonavano per internarsi +in certe stradicciuole anguste dove i due +cavalli stentavano talora a camminare di fronte. +Gli alberi troppo rari non facevano ombra abbastanza, +ma a quell’ora mattutina, il sole di +autunno dava un calore aggradevole. Poi si attraversava +qualche gruppo di case dove i bambini +seminudi si rotolavano nella polvere, dove +le galline spaventate fuggivano dinanzi al trotto +dei cavalli. Sulla porta delle loro povere case, +i paesani venivano a veder passare “i signori„ +e ammiravano il portamento svelto d’Elisa, lo +spessore della massa di capelli sotto la sua piccola +tuba d’uomo, la finezza de’ suoi lineamenti +<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span> +ammorbiditi dal velo; osservavano come il marchese +montava bene, e calcolavano il prezzo +probabile delle due magnifiche bestie. Raramente +assai vedevasi luccicare un lampo d’invidia +nell’occhio di quella brava gente, ed il +saluto che indirizzavano ai “padroni„ era rispettoso, +ma insieme amichevole, poichè il popolo, +in Italia, non ha odio nel cuore; disdegna +sovente, ma non conosce quasi mai quella invidia +viziosa che conduce all’esecrazione. Quei +visi stanchi, astuti e rassegnati ad un tempo, +esprimevano sopratutto la pazienza. +</p> + +<p> +Massimo chiacchierava molto ed era felice +delle pronte risposte d’Elisa, che poi ad un tratto +non ascoltava più, assorto nel contemplare la +sua bellezza. Poi tacevano, sognando ciascuno +per proprio conto; ed i loro sguardi si smarrivano +allora in quel vasto cielo che si stendeva +dinanzi a loro, d’un azzurro pallidissimo, e +però caldo, fino ai contorni indistinti delle montagne +immense all’orizzonte in una bruma tiepida, +meridionale, speciale. Cento vaghi rumori +animavano il paesaggio; certe campane lontane +ma di cui non si perdeva una sola vibrazione +attraverso l’aria purissima; dei grandi carri che +si udivano rotolare pesantemente, assai prima +di vederli apparire, col loro cavallo ornato di +fiocchi rossi, guidato da un contadino col cappello +di paglia calato sulla faccia color di mógano, +<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> +e che sdraiato boccone sul fondo, dormicchiava +a metà, cantarellando uno stornello. +Da una parte, le colline si riunivano in dolci +pendii, e un po’ più lontano, si scorgeva per il +lungo la bella città ridente nel suo giardino verdeggiante +e fiorito, la linea elegante de’ lungarni, +ed il profilo fiero e famigliare di Palazzo +Vecchio. +</p> + +<p> +Rientravano per la colazione; nella sala da +pranzo vasta ed allegra, la tavola era pronta, +con tutto ciò che si può imaginare di più delicato, +con frutte straordinarie miste a fiori entro +grandi piatti. La giornata passava sempre con +una rapidità della quale erano attoniti essi medesimi. +Massimo trovava difficilmente il tempo +per occuparsi un poco de’ suoi affari, — che +pure adesso pretendeva dirigere, — ed era seccatissimo +quando non poteva proprio a meno +di assentarsi. +</p> + +<p> +Elisa leggeva ancora, ma meno assai d’una +volta, e ad onta di ciò non aveva se non ben di +rado di quelle lunghe meditazioni che fanno +scorrere le ore inavvertite, ma penose. Soltanto +suo marito la preoccupava talvolta ancora. Non +lo comprendeva che a metà. Per esempio, come +spiegare quel cambiamento radicale? E perchè +si era innamorato di lei, improvvisamente, a +quel ballo del barone di K.? Perchè, fino a quella +sera memorabile, l’aveva sempre guardata con +<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> +una completa indifferenza, ad onta dell’affetto +che sentiva per lei, e come potevasi spiegare +che da un <i>capriccio</i> (cosa incomprensibile per +lei), nascesse un amore tanto profondo? Che +cosa poteva ammirare in lei a tal punto, di +un tratto? Quanto doveva esser stato strano +il passato di un tal uomo! quanti pensieri, che +essa ignorerebbe sempre, avevano dovuto sorgere +in quella testa! e, a malgrado di tutto, +quante differenze intime ed essenziali fra loro +due! E qual mutamento nella sua vita di donna! +chi avrebbe mai potuto prevederlo due giorni +prima di quella notte in cui Massimo era stato +impressionato da lei, a quel ballo? La sua sola +certezza era che aveva ragione di fare tutto il +suo possibile per amarlo, che in ciò stava il +suo dovere e lo scopo necessario della sua esistenza. +La vita, ch’ella credeva terminata, ricominciava +di nuovo. L’Elisa d’altre volte, che +viveva cupamente all’insaputa della gente, che +la credeva tanto diversa, era morta ora in un +certo senso, ed invece la marchesa d’Astorre, +diventata una persona vera, era la moglie di +Massimo, doveva amarlo, lo amava già! +</p> + +<p> +Passarono l’inverno a Firenze, dove Massimo +si divertì a ristaurare il vecchio palazzo con +un gusto squisito, consultando spesso sua moglie. +Ricevettero un poco, ma andarono il meno +possibile dalli altri. Nessuno pensò più a far la +<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> +corte alla marchesa d’Astorre, e si cercò invano +di dirne del male. La salute di Massimo +non essendo perfetta, per la prima volta in vita +sua, ed i medici avendo detto che nell’estate bisognerebbe +pensare ad una cura, ne approfittarono +per ritornare alla <i>Villa del Giglio</i>, appena +finito l’inverno. +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>III.</h3> +</div> + +<p> +Elisa stava sola nel suo angolo prediletto +della sala, vicino alla finestra, chiusa per la +pioggia che incominciava a cadere. La mattina +era stata soffocante; ora faceva quasi freddo. +Non una nuvola nel cielo uniformemente grigio, +non un soffio che agitasse una sola foglia dei +grandi alberi, nè staccasse il pétalo d’un fiore. +Massimo era andato in città, donde doveva ritornare +all’indomani con due o tre amici. Ella +pensava a lui, mentre lavorava ad un ricamo +che gli era destinato. “È però noioso„ diceva +a sè stessa, “ch’egli non possa ritornare questa +sera. Pranzerò sola, ed oggi ciò mi annoia....„ +Poi, rammentando d’improvviso che doveva +scrivere una lettera, dimenticata già da un pezzo, +lasciò il lavoro e sedette davanti ad una piccola +scrivania. Aveva appena tracciato le parole: +<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> +<i>8 aprile</i> al sommo del foglio, quando suonò +la campana annunciante una visita. Ascoltò, +stupita, con l’occhio fisso all’uscio. Si era già +alzata quando un servitore entrò, portando sopra +un piatto d’argento un biglietto da visita +ed una lettera: +</p> + +<p> +— C’è di là un signore che chiede se la signora +marchesa lo vuol ricevere. +</p> + +<p> +Elisa lesse sul biglietto: <i>Carlo Orlandi</i> e un +tal nome non le ricordò nulla. La lettera era +della contessa Goffredi, solo due righe di raccomandazione, +che percorse rapidamente d’un’occhiata. +</p> + +<p> +— Fate entrare quel signore. +</p> + +<p> +Il servitore uscì e rientrò pochi istanti dopo +annunciando il forestiere, il quale, dalla soglia, +fece un profondo saluto. Era un vecchio personaggio +d’apparenza gioviale, la cui figura nel +suo insieme non mancava di un lato comico, +mentre la faccia — una buona faccia larga e +rossa incorniciata di favoriti bianchi — esprimeva +una gaiezza tranquilla, una grande indulgenza +per tutti e una certa soddisfazione di sè. +La sua bocca era disegnata largamente sotto +un naso un po’ schiacciato; de’ sopracigli molto +folti proteggevano due occhietti grigi pieni di +bonomia e di malizia insieme; una foresta di +capelli tagliati a spazzola, d’un bianco argenteo, +copriva la sua grossa testa. Piccolo e tarchiato, +<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span> +portava un paio di calzoni grigio-perla, un abito +nero e un panciotto di velluto marrone a fiorellini +rossi, sul quale pompeggiava una pesante +catena d’oro, con molti sigilli che battevano sul +suo ventre rispettabile. Nella destra teneva il +cappello, i guanti e un bastoncino. +</p> + +<p> +— Signora marchesa, — disse, con il respiro +un po’ corto, — mi scusi se mi presento con +così poca cerimonia. La contessa che ha avuto +la bontà di darmi quella lettera, mi ha anche +incaricato di portarle codesto.... +</p> + +<p> +E offrì a Elisa un piccolo involto suggellato. +</p> + +<p> +Era un gioiello ch’ella attendeva infatti. Lo +guardò per un istante, lo pose sopra un tavolino, +dicendo: +</p> + +<p> +— La prego di sedere.... Lei è molto gentile +di aver voluto disturbarsi per così poco. +</p> + +<p> +E intanto osservava il suo interlocutore, la +di cui visita le sembrava strana e inutile sopratutto, +e che, dal canto suo, continuava a +sbuffare un poco. Sedette pesantemente sopra +una poltrona, che cambiò di posto per non avere +la luce nelli occhi, e quando ebbe ripreso fiato, +rispose: +</p> + +<p> +— Oh! signora, felicissimo!... La contessa Goffredi +è... è sempre... è sempre stata buonissima +per me. +</p> + +<p> +— La conosce da molto tempo? +</p> + +<p> +— Oh! sì! signora marchesa, l’ho conosciuta +<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> +bambina! L’ho vista ieri. Sono andato da lei +espressamente per domandarle una parola di +scritto allo scopo di presentarmi qui. Scusi il +mio ardire, di cui sono confuso io stesso.... La +contessa m’ha detto di dirle tante e tante cose. +È tanto graziosa, e in fede mia!... tanto bella +anche! — soggiunse ridendo ad un tratto. +</p> + +<p> +Era visibilmente imbarazzato, ma dopo una +pausa, continuò: +</p> + +<p> +— Si figuri, signora marchesa, che io sono +a Firenze da alcuni giorni. Avevo assolutamente +bisogno di vederla, lei, signora, proprio lei!... +Ma non avevo l’onore di conoscerla.... Come +farmi presentare? La difficoltà mi sembrò tanto +maggiore quando seppi ch’ella viveva, piuttosto +ritirata, in campagna. E ciò che v’è di più +bizzarro, è che avevo già veduto varie volte la +contessa, senza pensare d’indirizzarmi a lei. +Fu lei, che per caso nominò la signora marchesa. +“La conosce?„ chiesi io. “È la mia migliore +amica„, mi rispose. +</p> + +<p> +— È vero, e sono riconoscente che lo dica +altamente. Raccomandato dalla mia amica, lei +non poteva dubitare d’esser ben ricevuto. +</p> + +<p> +Il vecchio signore continuò a discorrere, imbrogliandosi +un poco; non sapendo, visibilmente, +come venire al fatto, parlando molto, +come chi non ha fretta. Intanto Elisa accorgendosi +di aver a fare con un brav’uomo, un po’ +<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> +originale, ma non dispiacente, lo ascoltava domandando +a sè stessa: “Cosa vuol conchiudere?„ +un po’ seccata ancora d’esser stata disturbata +nella sua solitudine, un po’ divertita +dai modi e dalle verbosità dello sconosciuto. +</p> + +<p> +Si capiva subito che doveva essere un uomo +assai ricco, e del resto, non lasciava per un +pezzo tale circostanza in dubbio, poichè parlava +volentieri della sua fortuna. Intrattenne Elisa +di vari acquisti fatti il giorno innanzi da un +antiquario, tra le altre cose, di una coppa cesellata +attribuita a Benvenuto, che gli costava +cinquantamila franchi; giunse fino a raccontarle +di certi due cavalli sauri che volevano +vendergli per forza, aggiungendo che diffidava +non essendo conoscitore. +</p> + +<p> +Poi si fermò e vi fu un silenzio. Elisa, un +poco imbarazzata, a sua volta, cercava un soggetto +di conversazione, ma al momento in cui +stava per indirizzargli una domanda qualunque +a proposito della contessa Goffredi, egli disse +bruscamente, tentando di farlo con aria disinvolta: +</p> + +<p> +— Scusi, signora marchesa, si ricorda lei ancora +di un suo amico d’infanzia.... che si chiamava +Giulio Bardi? +</p> + +<p> +Elisa sentì tutto il sangue che le affluiva al +cuore. Diventò pallida orribilmente.... +</p> + +<p> +Mai come in quel minuto aveva avuto bisogno +<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span> +di tutta la sua forza, di tutta la scienza di +dissimulazione acquistata. Seppe arrestare il +trémito che s’impadroniva di tutto il suo corpo, +e fu con voce quasi ferma che rispose dopo +un poco: +</p> + +<p> +— Certo, me ne ricordo! Lei lo conosce?... +</p> + +<p> +— Sono suo zio. +</p> + +<p> +Un lampo improvviso illuminò la mente di +Elisa: rammentò ad un tratto quel nome dimenticato +di Orlandi, che aveva altre volte sentito +pronunciare — un secolo fa — laggiù nella casetta +in riva al lago. Ora avvolse il suo interlocutore +in uno sguardo pieno di una curiosità +intensa. Mentre lui continuava a parlare nel +suo modo prolisso, lei non era più capace di +stare attenta; e talora le sfuggivano delle frasi +intiere. Contemplò, per qualche minuto, fissamente, +la catena d’oro del vecchio, ed i fiorellini +rossi del suo panciotto. D’un lungo discorso +ch’egli fece in cui mescolò il racconto del suo +viaggio con la storia d’un processo che aveva +dovuto iniziare a Londra contro un mercante +di quadri, e la contessa Goffredi a suo nipote, +lei non udì che queste parole: “Giulio è arrivato +con me a Firenze„, e le udiva sempre, +anche quando il signor Orlandi era entrato in +un nuovo argomento. +</p> + +<p> +Ella finì però col prestare tutta la sua attenzione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span> +</p> + +<p> +— Sì, signora marchesa, — diceva Orlandi, — se +lei me lo permette, le narrerò la semplice +storia delli anni ch’egli passò con noi a Bombay. +E, innanzi tutto, creda che tutto il bene che potrei +dire di lui non sarebbe mai che una metà +di quello che merita. Non è soltanto un bravo +ragazzo, e un uomo raro, come non se ne trovano. +Si potrà credermi acciecato da un affetto +quasi paterno. No, signora, glielo assicuro; lo +amo, è vero, come se fosse mio figlio, ma non +sarebbe neppure mio nipote, che non ne parlerei +altrimenti. D’altronde, tutti quelli che lo +conoscono mi darebbero ragione. Ah! perchè +bisogna ch’egli non sia felice, lui che meriterebbe +tanto di esserlo!... Senta, signora, io avrei +molte cose da dirle se osassi parlarle in confidenza. +E se dovessi andarmene senza averlo +fatto, lo rimpiangerei certo amaramente, essendo +venuto apposta perciò, lo confesso; ma non ne +avrò mai il coraggio se lei non mi dice che +me lo permette, se lei non m’incoraggia un +poco. +</p> + +<p> +— Dica tutto, la prego, parli liberamente, e +sia certo che m’interesserà. +</p> + +<p> +— Grazie. Ebbene, innanzi tutto, mi lasci dirle +che io la stimo altamente e che l’approvo di +aver saputo trovare la felicità, di non aver sagrificato +tutta la sua vita a un sogno irrealizzabile, +come l’ha fatto stupidamente mio nipote, +<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span> +che io adoro, ma che in ciò è un pazzo. Ora +prendo coraggio, perchè, mi permetta di dichiararlo, +lei m’ispira una grande simpatia, e mi +sembra che la conosco da un pezzo. (E ciò è +anche vero, in un certo senso). Sì, piglio coraggio, +giacchè vedo che lei è buona veramente +come mi è stato detto. Se lei sapesse quanto +Giulio ha valorosamente lottato, attraverso ogni +ostacolo, ed a qual prezzo ha conquistato la +bella posizione che occupa adesso, e che pure +gli dà così poca soddisfazione! Se lei sapesse +a che punto egli ha <i>allora</i>, sul principio, lavorato +per... per ritornare in Europa, e con quale +forza di carattere ha continuato a lavorare anche +quando lo scopo era scomparso, e ch’egli +continuava il suo cómpito solo per sopportare +virilmente il suo dolore! +</p> + +<p> +Elisa ora non era più pallida, ma respirava +con difficoltà. Fece una domanda, a voce bassissima: +</p> + +<p> +— E come accadde il suo matrimonio? +</p> + +<p> +— Quale matrimonio? Ah sì! capisco.... la +voce che s’è fatta correre del suo matrimonio +con la bella lady Harris, la vedova del generale! +È falso. +</p> + +<p> +— Impossibile! Gliene parlai io stessa nelle +mie lettere e non mi ha mai contraddetta; non +mi ha più risposto. +</p> + +<p> +— Vuole che le dica tutta la verità? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span> +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— È la signora Valenti, di lei madre, che lo +ha imposto assolutamente a mio nipote! +</p> + +<p> +— Ma chi ha potuto forzarlo a mentire? +</p> + +<p> +— Non ha mentito, signora marchesa, ma +acconsentì a non smentire. Forse ebbe torto. +Ma, lo confesso, fu anche per mio consiglio +ch’egli agì in tal modo. E non doveva sembrar +giusto? Poteva egli permettere che lei lo aspettasse +tutta la vita? Senza codesta bugia, codesto +silenzio, lei avrebbe pure voluto mantenere le +sue promesse, sebbene inutilmente, e forse non +si sarebbe mai risolta ad essere felice come +lo è ora. +</p> + +<p> +Parlando di suo nipote, il signor Orlandi trovava +un linguaggio più chiaro, più preciso, e +poteva diventare quasi eloquente. Continuò senza +che Elisa pensasse più ad interromperlo. Raccontò +in che modo Giulio, a Bombay, s’era +messo al suo cómpito con coraggio e perseveranza, +lavorando da mattina a sera, pieno d’una +speranza che traspariva sotto alla sua abituale +malinconia, amato da tutti, adorato in famiglia, +stimato dalli operai. Mentre non mancava mai +ad alcuno dei suoi doveri, trovava tempo per +studiare senza posa, e fu presto capace di occupare +nella fabbrica un posto assai elevato. +Non s’era mai veduto un giovane mostrare tanta +forza di volontà. Suo zio gli accordò allora ciò +<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span> +che aveva già accordato ai propri quattro figli, +i quali erano tutti impiegati nei suoi ufficî: lo +associò cioè alli utili, aumentandogli allo stesso +tempo la paga. Giulio era preso da una vera +febbre di lavoro, poichè andava diritto dinanzi +a sè, risolutamente, non permettendo alli ostacoli +di rallentare il suo cammino, con l’occhio +fisso allo scopo luminoso che gl’impediva di +sentire la stanchezza. +</p> + +<p> +Ma una tentazione gli si presentò, alla quale +non seppe resistere. Uno dei suoi compagni di +ufficio gli offerse di associarlo ad una speculazione +un po’ arrischiata, ma che in caso di +riuscita, quintuplicava i loro modesti capitali. +Già l’amico di Giulio aveva realizzato qualche +beneficio. Giulio sulle prime capì che non aveva +il diritto di tutto impegnare così sopra un colpo +di dadi, ma a poco a poco il pensiero che potrebbe +forse, in un mese, por fine alla sua incertezza, +a tutte le sue angoscie, all’esilio, ritornare +in Italia e sposare colei che amava, lo +sedusse talmente, che finì col cedere alle istanze +e alli argomenti dell’amico. Imaginarsi la sua +disperazione quando quindici giorni dopo, arrivarono +cattive notizie! Credette d’impazzire, poichè +al suo dolore si unì il rimorso: tutto era +perduto, e perduto per colpa sua! Oh! come maledisse +la impazienza nostalgica che lo aveva +spinto a tanta imprudenza, come si pentì di +<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span> +aver prestato orecchio alla voce tentatrice della +superstiziosa speranza che gli gridava: tu riescirai! +Giammai Giulio diede prova di tanto coraggio +come quando ricuperò virilmente la forza +necessaria per rimettersi al lavoro dopo il terribile +colpo che lo aveva colpito, nulla lo sosteneva +più. Fu allora che le sue lettere ad Elisa +diventate già meno frequenti durante l’eccitazione +della speranza, cessarono del tutto. Che +poteva scrivere? Sentiva bene che doveva compiere +il proprio dovere e dirle la verità, e che +non avendo ora più certezza alcuna di poter +mai ritornare in Europa, doveva liberarla da +ogni promessa, pregarla anzi di dimenticarlo e +di non sagrificare la sua vita ad un ricordo, +ma il farlo era al disopra delle proprie forze. +Finalmente si decise a scrivere al signor Valenti. +Fu la signora Valenti che rispose, dicendogli, +molto duramente, che il suo dovere di +uomo onesto era di togliere ogni illusione ad +Elisa, per guarirla dell’“assurda follia„ e della +ostinazione nella quale persisteva e ch’egli non +doveva più indugiare. Egli fece quanto gli si +chiedeva, con la morte nell’anima, e continuò +a lavorare come un sonnambulo. +</p> + +<p> +Poco dopo, lady Harris, vedova d’un generale +inglese, ucciso in una delle rivoluzioni indiane, +venne a dimorare presso gli Orlandi che +la conoscevano da un pezzo. Bellissima, originale +<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span> +assai, e, a quanto dicevasi, molto ricca, suo +marito avendole lasciato una grossa fortuna, +parve sulle prime accasciata dal dolore; ma +presto si consolò, e mostrò a Giulio una così +marcata simpatia che tutti ne parlarono. Doveva +stare tre settimane in casa Orlandi; vi +restò sei mesi, e partì con tanto rimpianto, che +era facile vedere che non avrebbe domandato +di meglio che di rimanervi sempre. Sulle prime +Giulio eccitò l’invidia; poi si finì col ridere di +lui. Nella famiglia tutti si sforzarono, in tutti i +modi possibili, a persuaderlo di sposare la bella +vedova. Come rifiutare la felicità accompagnata +da una sì grande fortuna? Qual colpo di sorte +inatteso! Egli però rimase fermo; nulla potè +farlo piegare. Senza che si giungesse mai a sapere +in qual modo, la signora Valenti seppe +quanto accadeva, e raccontando le cose a suo +capriccio, cominciò col dire che Giulio era l’amante +d’una inglese eccentrica, la quale dimorava +nella casa stessa dello zio di lui. Lo ripeteva, +lo si ricorda, a sua figlia, da mattina a +sera, e finì col dare la notizia positiva che Giulio +aveva sposato la “bella avventuriera„ come +ella si permetteva di chiamarla. Poi scrisse a +Giulio dicendogli che l’ultima sua lettera non +avendo bastato a vincer la pazza tenacità di +Elisa, lei le aveva dato la notizia del matrimonio +di lui, consigliandogli d’altronde di farlo se non +<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span> +era già fatto, e pregandolo in tutti i casi, di +annunciarlo lui stesso ad Elisa; “poichè„ diceva +“è il solo mezzo di deciderla a dimenticarvi +ed a maritarsi, com’è suo dovere„. Giulio, +disperato, trovò tuttavia che aveva ragione, e +senza nulla affermare, non negò, e lasciò credere +a Elisa d’essersi ammogliato. +</p> + +<p> +— Il mio furbo d’un nipote, — continuò il signor +Orlandi, — non volendo sentirsi perennemente +rimproverare la sua fedeltà ad una promessa +dalla quale lei, signora, lo aveva sciolto, +e che non poteva sperare di realizzare mai più +oppose una sola ragione a tutte le nostre preghiere, +dicendo ch’era troppo orgoglioso per +sposare una donna tanto ricca quanto lo era +lady Harris. Non disse la verità che a me solo, +assicurandomi che non prenderebbe mai moglie, +che tutto gli era indifferente dal momento che +egli aveva perduto lei, che non amerebbe mai +altri che lei, e che non aspettava più nulla +dalla vita. Aggiunse che l’idea del suicidio non +gli era mai venuta, solo perchè non credeva +teoricamente che l’uomo abbia il diritto di por +fine alla propria esistenza, e che, dovendo vivere, +continuerebbe a lavorare senza lagnarsi.... +ma ch’era tutto quanto poteva fare per me. +</p> + +<p> +Intanto che il vecchio signore parlava, Elisa +lo ascoltava avidamente, tenendo però la testa +rivolta contro alla luce per nascondere l’emozione +<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span> +che provava. Durante un silenzio, e avendo +ritrovato il suo potere su sè stessa, si voltò, e +attraverso i vetri chiusi, vide il giardino, gli +alberi ancora tutti bagnati e l’orizzonte che si +rischiarava. Guardò i viali, la lunga balaustra +del terrazzo, le macchie dei fiori, e le sembrò +non riconoscere più quel luogo tanto famigliare +a’ suoi occhi. +</p> + +<p> +— Quando la notizia del di lei matrimonio +col marchese d’Astorre ne giunse, osservai +bene mio nipote; compresi ch’era un colpo terribile +per lui, benchè avesse rinunciato ad ogni +speranza. Si padroneggiò, tuttavia, e dopo pochi +giorni, non mi sembrò più triste che al solito. +Mi disse anche che approvava lei per la decisione +presa, e che faceva i voti più sinceri perchè +ai vantaggi d’una così bella posizione si +unisse la felicità. Lasciammo l’India sul finire +dell’anno scorso. Ho ceduto il mio stabilimento +a mio figlio maggiore e mi sono stabilito a +Londra, dove ho una casa di banca. Giulio, che +rimarrà con me, ne sarà il direttore capo, ed +io vivrò pressochè ritirato dalli affari. Ho lavorato +abbastanza per conto mio. +</p> + +<p> +— E lei rimarrà ancora qualche tempo a Firenze? +</p> + +<p> +— Partiamo fra tre o quattro giorni. Non ho +più nulla che mi vi trattenga. Ho visto i miei +corrispondenti, ho stretto la mano a pochi vecchi +<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span> +amici, e giacchè lei ha avuto la bontà di +lasciarmi tutto dire, quando mi accomiaterò, signora +marchesa, la mia missione sarà terminata; +poichè, — aggiunse abbassando un poco +la voce, — è <i>lui</i> che mi ha pregato di vederla +e di parlarle. +</p> + +<p> +Elisa ebbe una lieve scossa. +</p> + +<p> +— Ed ora.... ciò che mi rimane da dire è il +più difficile. +</p> + +<p> +Esitava e sembrava più imbarazzato che mai. +</p> + +<p> +Elisa lo guardava. Non poteva più considerare +quell’uomo come un estraneo; egli le ispirava +la confidenza che ispira un vecchio amico; +e sentì ch’ella doveva parlare liberamente. Per +di più, colpita da quanto aveva udito, riuscendo +solo con uno sforzo violento e continuo a non +mostrare il tumulto che quelle brusche rivelazioni +suscitavano in lei, e il disordine de’ suoi +sentimenti, voleva però saper tutto; bisognava +dunque incoraggiarlo. +</p> + +<p> +— Scusi il mio turbamento. Lei ha evocato +dinanzi a me tutti i ricordi della mia vita, tutto +un passato che non ho mai posto in oblìo, che +non dimenticherò mai, ma che è chiuso in fondo +al mio cuore e del quale credevo di non dover +mai più sentire a parlare.... ancora meno parlare +io stessa. Capirà facilmente a che punto +ciò mi riesce difficile. Inoltre, lei mi ha ora +svelato cose che ignoravo, ed è assai naturale +<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span> +che tutto ciò mi turbi profondamente. Nulla +può cambiare nella mia vita, signor Orlandi, +nè nei miei sentimenti, e le scoperte dolorose +che potrei fare circa le circostanze che mi guidarono +allora, possono commuovermi, ma non +possono avere influenza alcuna su di me. Non +saranno, anzi, che inutilmente penosi. Non importa, +bisogna che io sappia tutto. +</p> + +<p> +Ella si fermò un istante, poi soggiunse, stupita +lei stessa di poter pronunciare tali parole +con tanta calma: +</p> + +<p> +— Lei mi ha svelato tutto quanto io avrei +dovuto ignorare per sempre: che sono stata ingannata.... +e ingannata da mia madre! Forse +ha creduto far bene, mia madre, e gli altri +hanno creduto di compire un dovere, aiutandola +a persuadermi di quella menzogna. Può +imaginare a che punto mi turba tutto ciò che +ella mi ha raccontato d’improvviso, al momento +che non mi vi aspettavo affatto, dopo tanto +tempo che mi sforzo a non pensare al passato. +Ma ora esigo che lei mi dica tutto ciò che mi +deve dire. È necessario. Vede che le parlo con +tutta sincerità, dandole l’esempio. La nostra +conversazione, signor Orlandi, è eccezionalissima. +Ma adesso sembra anche a me di conoscerla +da un pezzo. Parli dunque senza paura. +</p> + +<p> +— Grazie, marchesa; lei mi rende il cómpito +meno difficile, e per mostrarle che obbedisco +<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span> +mi permetterò di indirizzarle una domanda +assai indiscreta. Mi dica.... mi dica se è realmente +felice? Scusi, so che lo è, tutti lo dicono +e tutto lo prova. Ma mi piacerebbe sentirlo +dalla sua propria bocca. +</p> + +<p> +— Sì, sono felice; felice quanto è possibile di +esserlo. +</p> + +<p> +— N’ero certo; e son ben contento di sentirmelo +confermare da lei. È anche troppo che vi +sia un solo infelice. Ma vi sono di quelli che +sono nati per esser tristi; si direbbe che ciò li +diverte. Mio nipote è di costoro. L’amo quanto +i miei figli, lei lo sa; ma a quel punto di vista, +è un idiota. È quasi ricco adesso, e siccome lavora +sempre (credo che sarebbe morto senza +di ciò) lo sarà ancora di più. Ma non vivrà mai +che nel passato. Ho sperato a lungo un cambiamento; +adesso non spero più nulla. Forse +che un nuovo soggiorno, a Londra, gli farà +bene; ecco tutto. Ora, se ha voluto venire a Firenze, +è unicamente perchè non cessa mai dal +pensare a lei. Già, nei primi tempi del suo matrimonio, +aveva trovato modo di avere sue +nuove e perfino delle informazioni sul marchese. +Lei mi permette di dir tutto, non è vero! +</p> + +<p> +— Sì, glielo ripeto. +</p> + +<p> +— Ebbene, gli avevano detto molto male del +marchese d’Astorre. Per molto tempo egli l’ha +creduta infelice, signora. Più tardi ha saputo la +<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span> +verità. Gli è stato provato che il di lei matrimonio +era stato, d’ambo i lati, un matrimonio +d’amore, e che se suo marito aveva forse avuto +qualche torto sul principio, si conduceva ora in +un modo esemplare; e che lei lo ama, e che, +veramente, ella ha vinto il primo premio nella +lotteria della vita, avendo tutto: la fortuna, gli +onori e la vera felicità per di più. Marchesa, +non si sa quanta bontà e abnegazione contiene +il cuore di Giulio!... È stato lieto di scoprire +tutto ciò, poichè, dal giorno in cui l’ha irrevocabilmente +perduta, non ha mai augurato altro +che la sua felicità. Si è assicurato a Firenze +della verità di quanto gli era stato detto; ha +veduto il marchese per le vie, ed ha capito tutto. +Ciò che già sapeva gli è stato confermato, e in +fondo è per questo solo motivo che ha voluto +venire.... Ma non proprio solo per questo.... Vi +era anche un altro desiderio che lo spingeva: +quello di rivederla una volta. +</p> + +<p> +— A che gioverebbe? — disse tristamente +Elisa. +</p> + +<p> +— Mi lasci finire. Voleva vederla, lo voleva +assolutamente. Sperava almeno di scorgerla, di +poterla guardare da lontano senza che lei lo +sapesse, al passeggio, in teatro. Gli fu detto che +lei si trovava in campagna per un pezzo. E +allora ha pregato me di riuscire a venir qui, a +farmi presentare a lei, e insomma di ottenere +<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span> +il colloquio confidenziale che nella sua bontà +ora mi accorda. Ha voluto che almeno io la +vedessi, e sentissi dalla sua propria bocca che +lei.... che lei è felice. Mi ha supplicato di tutto +osservare, di descrivergli la villa da lei abitata, +di rammentarmi le minime sue parole. +</p> + +<p> +Elisa accennò di voler parlare, ma si fermò. +</p> + +<p> +— Non è ancora tutto, — continuò il signor Orlandi. — Egli +mi ha incaricato di rivelarle finalmente +la verità sul passato. L’ho fatto. Mi ha +detto di esprimerle i voti sinceri e ferventi che +sempre le ha inviati col pensiero.... Di più, signora +marchesa, mi ha fatto promettere di dirle +anche che la sua vita tutta intiera le appartiene, +ch’egli dipende da lei, e che vi obbedirebbe in +tutto. +</p> + +<p> +— No, non posso ammettere ciò!... E in che +cosa mi vuole obbedire? +</p> + +<p> +— Nel decidere ciò che deve fare. Deve restare +o deve partire? +</p> + +<p> +— Ma lei m’ha detto già che la decisione di +suo nipote è presa di ritornare a Londra. +</p> + +<p> +— Egli vi è dispostissimo; ma vuole che sia +lei a decidere. Senta; io sono ben lontano dalle +idee romantiche; basta guardarmi per esserne +convinto. Ma lo assicuro che in fatto di abnegazione +io credo mio nipote capace di tutto. +Vede, quel ragazzo lì è il sagrificio personificato. +La sua è una natura eccezionale, e dopo +<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span> +quanto fece, si può fidarsi di lui completamente. +Mi ha dunque detto, quel povero Giulio, che +avendo ben osservato le cose come si trovano +nelle circostanze attuali, vi sono per lui due +strade ben distinte da prendere: l’una, di allontanarsi +del tutto e di accontentarsi di vigilare +su di lei da lontano; l’altra, di rimanere a Firenze, +e di diventare semplicemente e nobilmente +suo amico. Se lei crede che la presenza di lui +possa esserle utile in un modo qualunque, se +la sincera amicizia di lui, offerta sinceramente +e senza sottintesi, può non esserle disaggradevole, +egli resterà. Non le parlerà mai del passato; +egli si accontenterà di un posto fra gli +amici poco numerosi che la circondano, felice +se potrà talvolta renderle il più piccolo servizio. +Ma egli pretende che sta a lei e non a lui il +giudicare se un tale progetto è chimerico o possibile. +Se lei decide che val meglio non vederlo +e che deve partire, egli le obbedirà ciecamente. +</p> + +<p> +Il signor Orlandi fu interrotto da un servitore +che portava una lettera. Era un biglietto +di Massimo, che annunciava con grande suo +rincrescimento essere costretto a rimanere ancora +a Firenze fino al dopo domani. Elisa, ora, +fu quasi contenta di pensare che, dopo partito +il signor Orlandi, avrebbe ancora delle lunghe +ore di solitudine davanti a lei. Si alzò, uscì un +istante e ritornò dopo due minuti. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span> +</p> + +<p> +Sedette, seria, calma e un poco pallida. +</p> + +<p> +— Scusi, — disse finalmente. — Non m’aspettavo +certo a quanto ella m’ha detto ora. È dunque +<i>lui</i> che lo ha pregato di venire? +</p> + +<p> +— Sì signora. Ma, la supplico, non risponda +che dopo d’aver ben riflettuto. +</p> + +<p> +— Ho riflettuto. Egli deve partire. +</p> + +<p> +— È una decisione irrevocabile? +</p> + +<p> +— Assolutamente. Vediamo; lei stesso, signor +Orlandi, non trova forse che ho ragione? +Francamente. Sì, non è vero? +</p> + +<p> +Egli soggiunse, dopo un istante: +</p> + +<p> +— Che gli devo dire? +</p> + +<p> +— Le dirà che sono profondamente commossa +da tutto ciò che ho saputo adesso, e riconoscente +verso di lui. E, s’egli mi obbedisce, come +lo ha promesso a lei, s’egll parte, come lo +esigo.... in questo caso gli dirà anche che dal +canto mio non ho mai scordato il passato, ma +ch’è sepolto in fondo a me. +</p> + +<p> +Si fermò, con gli occhi bassi. +</p> + +<p> +— Egli comprenderà che ho ragione, che deve +partire. Non credo che dopo d’esser stati, per +tanto tempo... promessi l’uno all’altra, si possa +diventare buoni amici. È un sogno falso e impossibile. +Poichè, glielo dica bene, io sono perfettamente +felice. Amo mio marito, al quale +devo tutto, e tutto il mio avvenire appartiene +a lui. Dica anche a suo nipote che mi affligge +<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span> +di saperlo tanto triste sempre, e che faccio dal +fondo del cuore, i migliori voti perchè trovi +ancora un po’ di felicità. Vorrei che non mi sacrificasse +tutta la sua vita. Non debbo forse +parlare così, e non ho ragione? +</p> + +<p> +— A chi lo dice, signora marchesa! +</p> + +<p> +Chiacchierarono ancora per qualche tempo. +Il sole era sbucato fuori dalle nubi e mandava +la sua luce nella sala, posandosi anche sui capelli +bianchi e sulla buona grossa faccia dell’Orlandi, +e rischiarando il pallore d’Elisa; ma +il suo corpo che rabbrividiva, non si riscaldava +sotto i raggi che rallegravano le tende rosso-scure +delle finestre, e le belle pitture della +vôlta. +</p> + +<p> +Elisa accompagnò il suo visitatore fino al +giardino, dove la sua carrozza lo aspettava da +un pezzo. Aveva rifiutato di rimanere a pranzo, +rispondendo: “Giulio mi aspetta.„ Strinse calorosamente +ed a più riprese la mano alla marchesa, +e partì. +</p> + +<p> +Ella seguì con lo sguardo la carrozza fino +allo svoltare del viale, rispose un’ultima volta +con un cenno del capo al saluto del signor Orlandi, +e rientrò in casa. Sedette di nuovo al +suo solito posto, con lo sguardo fisso talora al +giardino, festoso sotto gli ultimi raggi del sole, +talora inchiodato alla poltrona ch’era stata avvicinata +alla sua. Vi restò immobile, lungamente, +<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span> +col corpo appoggiato all’indietro e la testa china, +immersa profondamente nel suoi pensieri. +</p> + +<p> +Finalmente si alzò, e passeggiò lentamente +nella sala in lungo e in largo. Dopo d’averlo +fatto una diecina di volte, si fermò dinanzi al +suo piccolo scrittoio, e là, gettando un’occhiata +alla lettera incominciata quella mattina, il suo +sguardo s’inchiodò su queste parole: 8 aprile. +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>IV.</h3> +</div> + +<p> +Elisa commise un errore. Quando suo marito +ritornò, non gli soffiò verbo della visita avuta. +Non che avesse formato il progetto di celargliela; +tutt’altro, aveva al contrario deciso di +parlarne, ma Massimo giunse di buonissimo +umore e raccontando una quantità di storielle, +di modo che durante tutto il giorno, ella cercò +invano un’occasione per entrare in argomento. +Dopo un silenzio di tutta una giornata le parve +ancor più difficile il farlo, non sapendo quale +scusa dare per aver tanto aspettato. E se ne +avesse parlato di sfuggita e come senza attaccarvi +importanza alcuna — l’attenzione di Massimo +una volta risvegliata — non sarebbe forse +costretta a rispondere a varie domande imbarazzanti? +Continuò dunque a tacere, mentre se +<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span> +lo rimproverava, finchè sentì l’impossibilità +assoluta di parlare, e finì col volersi convincere +ch’era meglio così. +</p> + +<p> +Eppure ella soffriva intanto. Nulla era cambiato +in apparenza, ma ciò non bastava; essa +avrebbe voluto essere ancora la stessa in realtà, +interiormente; e invece il suo cómpito, che +stava diventando quasi facile prima della visita +tanto inattesa del signor Orlandi, le pareva ora +al di sopra delle sue forze, benchè talora tentasse +di negarlo. Alli antichi pensieri dolorosi +si aggiungeva quel rimpianto specialissimo e +terribile che forma il fondo innominato di quasi +tutte le vite infrante, il rimpianto <i>di ciò che +avrebbe potuto essere</i>. L’idea di rivedere sua +madre la faceva tremare. Per mostrarsi sempre +la stessa in faccia a suo marito bisognava ora +spesso recitare un’atroce commedia. Faceva +sforzi inauditi per dimenticare, per non sapere +quello che sapeva, per riacquistare la pace ottenuta +prima con tanta perseveranza. +</p> + +<p> +E bisognava celare le pene mai confessate, +recitare la parte sorridendo, e dissimulando +sempre, poichè la sua sola consolazione stava +nell’idea che Massimo non ne sospettava nulla. +</p> + +<p> +Ma s’ingannava. A Massimo era nota la visita +dello zio; egli aveva tutto compreso e indovinato. +Soffriva lui pure, e peggio ancora, +dubitava. Una sera, al teatro, Giulio Bardi gli +<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span> +era stato mostrato, e durante tutto lo spettacolo, +non aveva fatto altro che osservarlo. Aveva dovuto +ammirare un volto espressivo, impallidito +dalle sofferenze e dall’ostinato lavoro, delli occhi, +una fronte, dei lineamenti di una bellezza +forse inapprezzabile dal volgo, ma che certo +una donna non poteva dimenticare; qualcosa +di fermo e di doloroso nelle sinuosità della +bocca, appena nascosta dai baffi leggieri, un +mento ben disegnato e un po’ forte, segno di +volontà tenace. Vide un uomo che dai piedi alla +testa differiva da lui quanto è possibile imaginarlo, +un uomo che a prima vista gelosamente +stimava, ma che gli sarebbe stato impossibile +di amare, anche se avesse ignorato il +suo nome. Sentendo parlare della fortuna che +Bardi aveva lentamente guadagnato e della considerazione +di cui godeva, vedendo la tristezza +rassegnata del suo sguardo, di cui lui solo, +Massimo, fra tutta quella gente, sapeva la causa, +egli indovinò da cima a fondo tutta la coraggiosa +vita di quell’uomo. Lui, il gran signore +scettico, che dalla sua facile filosofia era stato +soltanto spinto al piacere, lui il gaudente intelligentissimo, +d’uno spirito tanto fino e d’una +coltura tanto raffinata, si sentì — ora che un +amore vero aveva illuminato l’anima sua — si +sentì per la prima volta umiliato nella sua eleganza, +e pieno d’invidia per quel lavoratore, +<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span> +invidiandogli la dura vita oscuramente consacrata +al dovere, i dolori sani, i sentimenti inalterabili, +la umile grandezza. Per di più, l’orribile +gelosia del passato — sconosciuta fino a +quell’istante — si scatenò ad un tratto ferocemente +in tutto l’esser suo, e sentì che sarebbe +stato orgoglioso di stringere la mano di quell’uomo, +e felice di ucciderlo. +</p> + +<p> +Egli aveva indovinato, o press’a poco, tutto +quanto poteva significare la visita dell’Orlandi +a sua moglie. E la sua allegria, il suo buon +umore al ritorno, non erano stati che un tranello +nel quale Elisa si era lasciata cadere. +D’ora in ora egli aveva febbrilmente atteso +ch’ella gli parlasse della visita ricevuta, ed il +di lei silenzio gli parve colpevole e confermò i +suoi sospetti. La gelosia imparte a chiunque +una imaginazione sfrenata; nel cervello di Massimo +essa risvegliò delle idee talmente eccessive, +che a momenti si credeva quasi pazzo. +Egli spiò scioccamente sua moglie con l’astuzia +di un Vidocq sorvegliante l’autore di un delitto. +Ogni attitudine, ogni parola d’Elisa — che stava +solo per metà in guardia — erano per lui oggetto +di commento e d’analisi. +</p> + +<p> +Codesto paradiso della <i>Villa del Giglio</i>, dove +il scenario della felicità sussisteva ognora, dove +nulla era cambiato, dove la vita rimaneva la +stessa, diventò un inferno. Vi si recitava ad +<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span> +ogni ora una terribile commedia a due personaggi, +sotto la quale covava un dramma. +</p> + +<p> +Giunta l’estate andarono insieme a Viareggio, +poichè era stata consigliata l’aria di mare a +Massimo. Presero una casa assai comoda sulla +spiaggia, ma ad una certa distanza dalla piccola +ed affollata città. Là, Massimo continuò +ad essere amabile e di eccellente umore, in apparenza, +mentre spiava Elisa ad ogni momento. +S’egli avesse potuto vedersi, non si sarebbe riconosciuto. +Fece una corsa a Firenze, per sapere +se Bardi era partito, e gli fu detto ch’era +a Londra da un pezzo. Ciò non lo tranquillizzò +che per metà, e perduto ogni pudore, prese +l’abitudine di leggere le lettere indirizzate a sua +moglie. +</p> + +<p> +Tre settimane trascorsero senza il minimo +avvenimento. Si conduceva la vita la più tranquilla; +e lady Thompson che venne un giorno +da Livorno a vedere i d’Astorre, dichiarò loro +che bisognava esser pazzi per preferire quella +spiaggia antipatica al bel paesaggio affollato +dell’Ardenza, dove ci si distrae tanto bene dalla +vita invernale, vedendo tutti i giorni le stesse +persone che si vedono a Firenze, e compiendo +esattamente le stesse evoluzioni alle ore stesse. +</p> + +<p> +Quali lunghe ore terribili Massimo passava +solo nella sua camera, seduto a un tavolino +vicino alla finestra, fingendo d’essere occupato +<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span> +a scrivere, con lo sguardo smarrito sulla immensità +del mare! Sentendo spesso un gran +bisogno di solitudine, aveva inventato un lavoro +storico — imaginario — al quale era cosa intesa +ch’egli si dedicava quando stava ritirato nel suo +quartiere. Eppure non aveva scoperto nulla; ma +l’atteggiamento d’Elisa era tale da non dissipare +i suoi dubbi, e si tormentava senza posa. Cercava +sempre, ma invano, di dimostrare a sè +stesso la stoltezza e la malvagità de’ suoi sospetti. +Come alcuni piccoli fatti, che certo sarebbero +sembrati insignificanti a molti altri, +erano bastati a distruggere quella felicità di cui +aveva cominciato a godere, e che non aveva +apprezzato quanto lo faceva adesso mentre crudelmente +dubitava di tutto! E quanto rimpiangeva +la noncuranza di quella felicità sparita! +</p> + +<p> +Aveva saputo che Giulio Bardi non era mai +stato ammogliato. Elisa era stata vittima di una +menzogna, o aveva voluto ingannarlo, lui, Massimo? +Poi, pensando alle condizioni del suo +proprio matrimonio siffattamente eccezionale, +vedeva quanto fosse assurda una tale idea. Ma +appena, per caso, aveva scoperto che Bardi era +celibe, appena lo aveva veduto, ed aveva saputo +la visita del signor Orlandi ad Elisa, aveva indovinato +tutto il resto: la sublime fedeltà inutile +del Bardi, la ragione del suo arrivo a Firenze, +in circa, ed il motivo della apparizione +<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span> +dello zio alla <i>Villa del Giglio</i>. In teatro, il suo +sguardo si era incrociato una sola volta con +quello di Giulio, ma quanto c’era in quella rapida +occhiata! +</p> + +<p> +Talvolta anche, Massimo passeggiava solitario. +Un giorno che seguiva un sentiero attraversante +i campi, vide dinanzi a sè, a una +grande distanza, un uomo la cui apparenza lo +fece impallidire, perchè credette riconoscere colui +al quale pensava troppo spesso. Ad onta +della sua vista eccellente non poteva esser certo +di nulla. Affrettò il passo e vide l’individuo entrare +in una cascina di contadini, circondata da +un campicello, alla quale il sentiero conduceva. +Passò davanti alla casa completamente chiusa, +ebbe la tentazione di entrarvi, ma riflesse che +sarebbe forse imprudente, e ch’era meglio ritornare +all’indomani. Ritornò infatti, e ritornò +tutti i giorni durante una settimana senza poter +scoprire nulla, non osando credere alla testimonianza +incerta dei suoi occhi, ma spaventato +dai presentimenti del suo cuore. Durante questo +tempo egli osservava Elisa sempre più, e credeva +intravedere in lei un cambiamento più visibile +ognora, un imbarazzo angoscioso, ch’ella +studiava invano di celare. S’imaginava di scorgerla +scuotersi a un rumore qualunque o impallidire +senza motivo. Ostentò di star fuori a +lungo, di andare come alla ricerca di qualcosa +<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span> +per i campi, e gli sembrava ch’ella si turbasse, +quando le raccontava i suoi passeggi. E lui, eccitato +dall’orribile desiderio di sapere la verità, +qualunque fosse, soffriva senza quasi averne +più coscienza, e si mostrava calmissimo. +</p> + +<p> +Finalmente, avendo la febbre, non potendo più +sopportare un tal dubbio, decise che scoprirebbe +tutto. Stanco di passare ore ed ore in ricerche +infruttuose, andò ad appiattarsi vicino alla casa +sospetta, nascosto da un gruppo d’alberi, e vi +stette una intera giornata. Quando venne la sera, +senza che avesse veduto cosa alcuna, si avvicinò +sulla punta de’ piedi e penetrando nel recinto +come un ladro, scavalcando la siepe, andò +a guardare attraverso ai vetri. Vide una famiglia +di contadini; stavano seduti intorno alla +tavola, aspettando la cena che una vecchia finiva +di apparecchiare. A momenti l’uomo antico risorgeva +in lui, e rideva di sè stesso, ma molto +amaramente. Restò lì a lungo, con una pazienza +ostinata, ma dovette finalmente abbandonare il +suo posto di osservazione senza aver nulla +scoperto. +</p> + +<p> +Tre giorni dopo, all’istante in cui meno se lo +aspettava, e quando aveva rinunciato a sapere +la verità, vide Giulio Bardi in persona, ch’entrava +in un piccolo albergo vicino alla stazione. +Questa volta nessun dubbio era possibile. Massimo +lo vide senza esser visto; ebbe un sussulto +<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span> +interno come se avesse ricevuto una palla +nel petto. Rimase durante alcuni minuti pallido +ed immobile, senza pensiero. Tutte le sue idee +erano smarrite; aveva solo coscienza di una +irreparabile sventura. Trovò, per caso, Elisa in +numerosa compagnia; delle visite da Livorno, +la marchesa Celori con tutto il suo codazzo. +Massimo seppe mostrarsi cortese, e nessuno +si accorse di nulla. Chiacchierò, e fece dello +spirito. +</p> + +<p> +Ma quale tumulto di insopportabili pensieri +lo assalse poco dopo, ritrovandosi solo e rientrato +in pieno possesso di sè! Dunque Bardi +era forse sempre stato nascosto lì vicino, mentre +lo si credeva a Londra! Era dunque già +ritornato, oppure non era mai partito, e codesta +falsa partenza era stata imaginata per stornare +i sospetti. E com’era possibile supporre +ch’Elisa non lo sapesse? che tra di loro non +vi fosse complicità? Corrispondevano dunque? +Con quali mezzi? +</p> + +<p> +Tuttavia, riflettendo, gli pareva impossibile +che avessero potuto vedersi durante quel tempo. +Continuò a sorvegliare tutto; qualche giorno +dopo credette indovinare che Bardi era partito, +ma senza averne certezza alcuna. Ed ora che +i suoi dubbi si erano avverati, affranto, gli fu +tuttavia più facile il dissimulare, poichè egli era +un uomo d’azione, ed ora si poteva agire; vi +<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span> +era un punto di partenza. Si stupiva lui stesso +della propria calma in faccia ad Elisa, e certo +ella non lo poteva credere in guardia. +</p> + +<p> +Era stato stabilito, fino dal principio del loro +soggiorno in Viareggio, ch’Elisa, prima di tornarsene +a casa, sarebbe andata a fare finalmente +una visita ad una sua amica d’infanzia, +che non aveva mai riveduto, promessa da moltissimo +tempo. Codesta amica, figlia di un fabbricatore +di porcellane abbastanza ricco, aveva +sposato per amore un povero impiegatuccio +per nome Vegezzi, il quale, costantemente maltrattato +dalla sorte ed infelice, aveva finito con +l’accettare un misero posto di segretario, senza +nessuna speranza di promozione nella piccola +città di G..., quasi un villaggio, dove sarebbe +probabilmente costretto a rimanere sempre. La +signora Vegezzi scriveva di tratto in tratto alla +marchesa d’Astorre, la quale, naturalmente, non +aveva voluto dimenticarla. Ma ogni anno Elisa +prometteva alla umile amica d’andare a farle +una visita, a lei ed a’ suoi figli (ne aveva sette) +e sempre qualche ostacolo sorgeva all’ultimo +momento. Questa volta, appena giunta a Viareggio, +Elisa aveva dichiarato a Massimo che +non ritornerebbe a Firenze senza essere andata +a G.... e Massimo le aveva risposto: +</p> + +<p> +— Hai ragione; non devi più mancare, assolutamente. +Ma mi scuserai se non ti accompagnerò. +<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span> +Confesso che, proprio, non mi divertirebbe +punto. +</p> + +<p> +Ma alla vigilia della partenza, Massimo disse +d’improvviso a colazione: +</p> + +<p> +— Dopo tutto, ho pensato bene.... È meglio +che ti accompagni a G.... +</p> + +<p> +Guardava fisso sua moglie, ciò dicendo, e +credette scorgere in lei un lieve turbamento, +subito represso. +</p> + +<p> +— Sì, è meglio. Sarai forse costretta di passarvi +la notte.... +</p> + +<p> +— È assai probabile, ma che monta? La cameriera +mi accompagna, e basta. Sarebbe un +troppo grande sacrificio per te il venire, e non +lo posso permettere. Ti annoieresti orribilmente. +E cosa fareste tutto il giorno mentre io starei +a cicalare con la mia amica? +</p> + +<p> +— Eppure credo che sarebbe meglio. +</p> + +<p> +— Ma no, ti dico; dopo mi rimprovereresti +per certo di averti lasciato venire.... +</p> + +<p> +— Ebbene, sarà come vuoi. +</p> + +<p> +Un terribile sospetto gli aveva attraversato +la mente, e tutto quanto osservò d’Elisa non +abbandonandola mai in quel giorno, non fece +che confermare la sua idea. E allora il suo +piano fu subito tracciato. +</p> + +<p> +Al momento di partire egli chiese a Elisa se +la signora Vegezzi era informata del suo arrivo. +</p> + +<p> +— No, — rispose, — le voglio fare una sorpresa. +<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span> +D’altronde, la vita di quella poveretta è +talmente monotona, che si è sempre sicuri di +trovarla. Me lo ha scritto tante volte! +</p> + +<p> +Massimo accompagnò sua moglie alla stazione. +Le disse che partiva un’ora dopo per +Livorno, dove si fermerebbe fino a sera, e prenderebbe +poi l’ultimo treno per Firenze. +</p> + +<p> +Andò infatti a Livorno, ma non vi rimase un +minuto. Ebbe appena il tempo di saltare in un +vagone di un treno che gli fu indicato dietro +sua domanda, senza nemmeno prendere il biglietto, +e un’ora e mezza dopo sua moglie, +scese alla piccola stazione di G.... La giornata +era nebbiosa e triste. Massimo rialzò il bavero +del leggiero soprabito che portava, e andò diritto +all’albergo. Non si poteva sbagliare, essendovene +uno solo di possibile: l’<i>Albergo della +Stella</i>. +</p> + +<p> +V’era molta gente, essendo giorno di mercato, +e fu data a Massimo una camera abbastanza +pulita al secondo piano, dove salì rapidamente. +Si mise alla finestra e guardò per qualche tempo +la folla variopinta, composta di contadini che +spingevano le loro bestie, di mercanti vagabondi +seduti vicino alla loro merce in mostra, +di campagnuole le cui croci d’oro ed i grossi +pendenti pesantemente lavorati brillavano sulle +vesti a grandi fiorami. Parlando tutti ad una +volta, gridando e gesticolando, tutta codesta +<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span> +gente si pigiava nella via angusta e tortuosa. +Una pioggierella cominciava a cadere, e sopra +quella platea di cappelli di feltro grigi o neri +s’aprivano qua e là certi enormi ombrelli rossi. +A destra, la via svoltava bruscamente; a sinistra +s’apriva una piazzetta dove risplendeva +l’insegna dorata di un caffè elegante, che doveva +essere evidentemente il caffè, poichè varii +ufficiali stavano seduti ai tavolini che invadevano +il marciapiede. +</p> + +<p> +Massimo guardava tutto ciò, come in un sogno, +e già chiedeva a sè stesso cosa fosse venuto +a fare. Aveva ceduto ad un irresistibile +impulso; ma come un tal fatto mostrava bene +il mutamento profondo successo in lui! Rammentava +i suoi motteggi d’una volta contro altri +che avevano compite tali imprese, e si ricordava +le sue teorie d’indifferenza, e quanto si +credeva allora sicuro di restar sempre lo stesso! +E rideva amaramente. +</p> + +<p> +Si bussò all’uscio; era il cameriere. +</p> + +<p> +— Vengo a chiedere a che ora il signor marchese +desidera pranzare? +</p> + +<p> +Stupito d’essere conosciuto. Massimo guardò +il cameriere, ch’era proprio il cameriere d’albergo +di provincia, alto, svelto, servile ed impertinente +ad un tempo, sporco e pieno di pretesa +nel vestire. +</p> + +<p> +— Mi conosci? — domandò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span> +</p> + +<p> +— Perfettamente, — rispose l’altro. E continuò +con sicurezza: — Il signore è il marchese Ferraris. +Mio fratello maggiore ha servito, anticamente, +il vecchio marchese a Parma. Mi ricordo +ancora le feste magnifiche ch’egli dava. Ma il +signore non c’era mai; preferiva divertirsi a +Milano.... +</p> + +<p> +— Ah! davvero! m’hai riconosciuto subito.... — disse +Massimo, che felice d’esser preso per +un altro, si guardò bene dal disingannare il +cameriere. — Ebbene, mi porterai da pranzo +fra un’ora, qui. +</p> + +<p> +— Il signore ha ragione. Abbasso c’è troppa +gente oggi. Conta partire col treno di questa +sera? +</p> + +<p> +— Non so. Può darsi. +</p> + +<p> +Massimo era sorpreso lui stesso della sua +propria calma. +</p> + +<p> +Pranzò, assaggiando macchinalmente un po’ +degli otto piatti che gli vennero serviti e facendo +discorrere il cameriere, il quale subito lo mise +al corrente di tutti i pettegolezzi della piccola +città. +</p> + +<p> +— Conosci il signor Vegezzi? +</p> + +<p> +— Credo bene che lo conosco. Ma non sta +più qui. +</p> + +<p> +Massimo si sentì impallidire. +</p> + +<p> +— Da quando? +</p> + +<p> +— Ma.... da circa un mese. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span> +</p> + +<p> +— Ed è partito.... con la famiglia? +</p> + +<p> +— Sì, signor marchese, con tutta la famiglia, +da un mese e più. Lei è forse venuto per parlargli? +</p> + +<p> +— No; ma l’ho conosciuto altre volte. E avete +dunque gran concorso di gente, oggi? +</p> + +<p> +— Come sempre al martedì. Ma oggi non +abbiamo solamente dei mercanti di buoi. C’è +una duchessa ch’è pure arrivata questa mattina +e che ha preso il numero 7. +</p> + +<p> +— Una vera duchessa? +</p> + +<p> +— Per Dio! Si vede subito. Aveva un sacchetto +in mano, con la cifra E. A. in oro, e la +corona. Una bellissima donna! Ha insieme la +cameriera. +</p> + +<p> +D’un tratto Massimo ebbe un vago terrore di +saperne troppo, e cambiò discorso. Ma presto +il cameriere ricominciò a parlare della “duchessa„; +raccontò che appena giunta, era uscita, +ma per ritornare presto, e che dopo non aveva +più messo piede fuori dalla camera. Che poi +aveva chiesto a che ora partisse il treno per +Prato, e che avendo saputo che non ve n’era +più fino all’indomani alle sei e mezzo, aveva +comandato che la si risvegliasse alle cinque. +Era dal cameriere del primo piano ch’egli aveva +avuto tutti questi particolari. +</p> + +<p> +Massimo rimase assai perplesso di codesta +partenza per Prato. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span> +</p> + +<p> +Quando, finito di pranzare, rimase solo, camminò +a lungo intorno alla vasta camera, grande +e quasi senza mobili, fumando e riflettendo. +</p> + +<p> +— In fondo, — pensava di nuovo, — che son +venuto a fare? È assurdo. Come ho potuto immaginare.... +e accorrere qui, per un semplice +dubbio senza la minima prova, mentre anzi al +contrario, riflettendo, è quasi impossibile.... Eppure, +questi Vegezzi che non vi sono più!... +Come poteva lei ignorarlo? Ma fa lo stesso, è +assurdo, ed io sono pazzo. E poi, se avessi anche +ragione ne’ miei sospetti, che cosa posso +scoprire, ed in qual modo? Bella situazione! +Sono stupido. Ho la febbre. Come avrei riso sul +muso, cinque anni fa, a chi m’avesse detto che +verrei incognito in una stanza d’albergo per +far la spia alla mia propria moglie, come un +marito da teatro. +</p> + +<p> +Si riaffacciò alla finestra: nella via quasi deserta +adesso, non pioveva più, ed il cielo rischiarato +s’imporporava sotto gli ultimi raggi +del sole che tramontava. +</p> + +<p> +Una ragazza bella assai si appoggiò al balcone +della casa in faccia. La guardò macchinalmente. +Lei si ritirò; allora egli guardò ancora +la strada. Vide un forestiero che parlava, +sulla porta, col cameriere. Il forestiero fece un +gesto, e Massimo riconobbe Giulio Bardi. Due +minuti dopo lo vide entrare nell’albergo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span> +</p> + +<p> +Un’ora più tardi, a notte fatta, Massimo andò +a girare cautamente per i corridoi. Era il vero +albergo italiano all’antica, con qualche timida +pretesa di comodi moderni. Il cortile era zeppo +di carrozze di tutte le specie, di barroccini polverosi, +di cavalli appena staccati, e in mezzo a +tutti codesti impedimenti stavano dei curiosi in +folla; contadini, mercanti girovaghi e borghesucci, +alcuni che disputavano tuttora il prezzo +di una vendita, altri che ridevano, mentre in +un angolo scoppiava una lite fragorosa. A ciascuno +dei due piani della casa, un balcone +esterno, girava tutt’all’intorno del cortile e dava +accesso alle camere, di cui si potevano leggere +i numeri dal basso. Due scale, l’una a destra, +l’altra a sinistra. Abbasso c’era la sala comune, +la cui porta semiaperta lasciava passare una +lunga striscia di luce ed il rumorìo confuso +delle conversazioni avvinazzate. Esattamente +al di sopra la sala da pranzo destinata ai forestieri +distinti. Massimo vi entrò e la trovò +vuota. Due finestre si aprivano sopra un terrazzo +coperto che dominava da una grande altezza +una vallata profonda, che pareva un precipizio, +in fondo alla quale biancheggiavano, +semi-rischiarate dalla luna velata, le pietre di +un torrente a secco. Dal lato opposto del burrone +s’innalzava una lunga catena di colline verdeggianti, +rallegrate da gruppi di case e di ville +<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span> +che s’intravedevano appena. A destra si stendeva +la città. +</p> + +<p> +Avventurandosi pei corritoi, Massimo aveva +scoperto che il numero 7 si trovava a lato della +sala da pranzo, ma più elevato della metà +di un piano da alcuni gradini, come succede +spesso in quel genere di case di costruzione irregolare. +Aveva resistito alle tentazioni di aprire +l’uscio e d’entrare bruscamente. Aveva prestato +l’orecchio e non aveva udito nulla. Poi aveva +provato d’aprire uno delli usci delle camere vicine, +ma erano chiuse. Allora era ritornato sul +terrazzo. Restò alcuni minuti a guardare il paesaggio, +appoggiato al parapetto. Una immensa +nube s’avanzava rapidamente; ben presto coprì +la luna; non fu più possibile di vedere le ondulazioni +delle colline, nè il profilo esatto della +città; solo perdendosi a picco nella profondità, +lo sguardo distingueva come un nastro bianchiccio +formato dal letto del torrente. Il terrazzo +coperto era appoggiato da una parte al corpo +di casa principale, dove un lungo balcone si +distendeva. Dal terrazzo si poteva quasi toccarlo. +S’indovinava facilmente che la prima finestra +prospiciente su quel balcone doveva essere +quella della stanza numero 7. +</p> + +<p> +Massimo era pallidissimo. I dolori articolari di +cui da qualche tempo soffriva lo avevano ripreso, +ed a momenti il cuore gli batteva quasi +<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span> +dovesse spezzarsi, poi sembrava si dovesse arrestare. +Come sempre, la sofferenza morale si +confondeva col dolore fisico. I pensieri orribili +che cozzavano nella sua mente lo spaventavano, +e in mezzo ai suoi tormenti sentiva in +fondo alla coscienza come una voce schernitrice +che insultava alla sua miseria. Mille cose +del passato, alcune delle quali non avevano più +il minimo rapporto con la situazione presente, +sorgevano davanti a lui; e in modo irregolare +ed illogico tutta la sua vita gli apparve innanzi +alli occhi. Ed ecco dov’era giunto! Ch’era diventata +la fredda superiorità per la quale era sempre +stato padrone delle sue passioni? In qual +modo aveva perduto quella cinica indulgenza +per tutte le colpe delle donne, fosse anche per +quelle di una donna amata, la quale gli avrebbe +fatto altre volte considerare la gelosia come +una debolezza indegna d’un uomo conscio del +proprio merito, come una malattia antiquata, +condannata al ridicolo nella nostra società moderna? +Disceso adesso al livello di coloro dei +quali si era maggiormente burlato, aveva perduto +tutta la sua scettica bontà; si sentiva brutale, +capace di tutto, quasi bramoso di scandalo. +Si attaccava borghesemente a’ suoi diritti di marito +e sentiva nello stesso tempo ribollire in +tutto l’essere suo le ire di un amante ingannato. +Le leggi sociali, di cui aveva spesso biasimato +<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span> +ridendo la ingiusta severità, gli sembrarono +molli ed insufficienti. Non si riconosceva più. +</p> + +<p> +Un sentimento affatto nuovo si mutava in dolore +e lo morsicava nelle più intime fibre — l’odio — e +della forza di quest’odio misurò a +qual punto amava quella donna che certo lo +ingannava. Gli parve ad un tratto sentire il suo +amore ingrandirsi come per fargli scoppiare il +cuore; amava al punto d’uccidere e di morire. +Cattive passioni ignote fino allora si destavano +in lui, un spaventoso desiderio di vendetta lo +opprimeva. Poi un intenerimento s’impadroniva +di lui, dei minuti nei quali tutta la disperazione +d’una vita era contenuta. +</p> + +<p> +Si ricordava le differenti fasi della sua esistenza +dacchè aveva conosciuto Elisa, e sognava, +considerando dove il suo bizzarro matrimonio +lo aveva condotto. Quale seducente e originale +punto di partenza, e quale volgare caduta! +</p> + +<p> +Ma non dominava più sè stesso. Il sacro ricordo +di sua sorella che gli attraversò lo spirito, +non valse neppur quello a calmarlo. +</p> + +<p> +I pensieri calunniatori contro sua moglie che +adesso lo tenevano in loro balìa risalivano indietro +fino al giorno in cui aveva incontrato +Elisa Valenti. Credendo Bardi ammogliato, era +stata felice di sposarlo lui, Massimo, invece di +Gorletti; ma forse era sempre rimasta in corrispondenza +col suo antico amante. Dimenticava +<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span> +che ciò gli sarebbe stato indifferente, altre +volte. +</p> + +<p> +Ma la sua rabbia, l’odio suo, nascondevano +un terribile dolore. Non ne aveva forse coscienza, +ma domandava vendetta meno per la cosa in sè, +che nella speranza di trovarvi un qualche sollievo +alla sua insopportabile tortura. Con l’occhio +fisso al balcone, pensava che certo <i>lui</i> doveva +essere là, dietro quel muro, solo con lei. +E allora le più dolci ore della <i>Villa del Giglio</i> +gli ritornavano alla memoria, e rammentava le +lunghe sere d’estate nella gran sala silenziosa, +quando la luna delle belle notti posava l’incanto +del suo bagliore sui capelli sciolti d’Elisa.... E +rammentava i suoi dubbi rinascenti e da lei +dissipati con tanta bontà.... Mentiva dunque volgarmente +essa pure! Ah! oramai non v’era più +da dubitare. Ella lo ingannava, lui, a chi doveva +tutto. Perchè non aveva almeno avuto la pietà +di lasciarlo fuggire lontano, quando lo aveva +voluto? Non gli restava più adesso che da rendere +il male per il male, e dopo, da sperare +che la fine di codesta brutta commedia che si +chiama la vita non si facesse molto aspettare. +E il suo dolore era nobile e volgare ad un +tempo; soffriva nel più profondo dell’animo suo, +e insieme — lui tanto superiore alle piccole vanità — si +sentiva, per la prima volta, ferito nel +suo amor proprio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span> +</p> + +<p> +Guardava sempre il balcone, misurava l’altezza +che ne lo separava. Evidentemente non +v’era altro mezzo. Fece il giro del terrazzo; +non trovò alcuno. +</p> + +<p> +Allora gettò un ultimo colpo d’occhio intorno, +poi salì sul parapetto di pietra, abbrancandosi +prima con una mano, poi con l’altra, alle sbarre +del balcone superiore, si lasciò andare e fu librato +nello spazio, sull’abisso nero. Il ferro gli +tagliava le dita, ma con la tensione de’ suoi +muscoli esercitati, salì lentamente. D’un tratto +una di quelle orribili fitte cui era soggetto talvolta, +gli attraversò il cuore. Ebbe un áttimo +di debolezza. Ma dopo quel secondo di suprema +angoscia, s’irrigidì, e con uno sforzo violento, +continuò e giunse ad aiutarsi coi ginocchi e coi +piedi. Finalmente, dopo un minuto di un secolo, +scavalcò il balcone che si stendeva innanzi +a lui in tutta la sua lunghezza. Si avvicinò +alla finestra con le maggiori precauzioni. +L’idea gli era passata rapida per la mente +che tutto sarebbe inutile se le imposte erano +chiuse. Non lo erano. Perfino i vetri stavano +aperti. Gl’interstizi delle persiane chiuse erano +abbastanza larghi perchè si potesse vedere +tutto quanto succedeva nell’interno ed udire +tutto. +</p> + +<p> +Elisa, sola, con un libro in mano, seduta sopra +una poltrona vicina a un tavolino dove +<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span> +ardevano due candele, leggeva tranquillamente. +Massimo restò con gli occhi fissi su di lei. +</p> + +<p> +In quell’istesso punto si bussò all’uscio. Elisa +posò il libro, e prestò l’orecchio. Si bussò un +po’ più forte. +</p> + +<p> +— Avanti! — disse lei con una voce un po’ +timida. +</p> + +<p> +E Giulio Bardi entrò. +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>V.</h3> +</div> + +<p> +Elisa si alzò di soprassalto, e riconoscendo +Giulio al chiarore malfermo delle candele, divenne +bianca. La sua bocca si aprì come per +emettere un grido che non venne fuori, e, tutta +tremante, si appoggiò con le due mani al tavolino. +Ella aveva sul viso qualcosa dello stupore +che si prova alla vista d’un fantasma. +</p> + +<p> +Giulio, assai commosso, si era fermato contro +l’uscio, richiudendolo senza rumore dietro +di sè. Restarono senza poter parlare. Elisa era +non solo senza parole, ma senza idee; ella non +viveva che dalli occhi. Una realtà, rassomigliante +ad un sogno, l’affascinava. Balbettarono insieme +qualche parola senza comprendersi. +</p> + +<p> +— Voi? Voi qui? — disse lei finalmente con +la sua voce appena ricuperata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span> +</p> + +<p> +— Sì, sono io.... perdonate.... — ma non proseguì +subito, dimenticandosi a guardarla. +</p> + +<p> +Lei tremava sempre. +</p> + +<p> +— Come siete venuto? Perchè siete qui? — ripetè +con tuono esaltato. +</p> + +<p> +— Ve ne supplico, non siate tanto turbata. +Permettetemi di parlarvi; è necessario. +</p> + +<p> +Elisa ricadde sulla poltrona e si nascose la +testa fra le mani. +</p> + +<p> +— No, partite, non vi voglio ascoltare! Che +mai possiamo dirci? +</p> + +<p> +Ella sentì le proprie mani scostate dal suo +viso da quelle di Giulio, poi se lo vide seduto +in faccia e tenendo sempre una delle sue mani +nelle sue, ch’ella tentava di ritrarre. Rivide quel +volto dolce e serio che da sì lungo tempo non +aveva più contemplato che nei suoi sogni, e +uno sguardo non mai scordato si sprofondò +nel suo. +</p> + +<p> +— Lasciatemi, — mormorò, — lasciatemi! +</p> + +<p> +Ma egli non si muoveva e riteneva sempre +la mano di lei che stringeva febbrilmente. Il +suo sguardo doloroso non implorava altro che +pietà. +</p> + +<p> +— Se sapeste tutto ciò che ho fatto per giungere +fino a voi, non parlereste di scacciarmi. +</p> + +<p> +— Come siete venuto? — ripetè lei. +</p> + +<p> +— Non lo so.... non ho tempo adesso di raccontarvelo. +Scusate, — riprese dopo una pausa +<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span> +e lasciando andare la mano di lei. — Bisogna +perdonarmi. Era necessario. Ho saputo ch’eravate +qui (in qual modo non preme), ch’eravate +qui sola, e vi ho seguita, poichè mi riesciva +impossibile di esiliarmi come me lo avete comandato, +senza vedervi un’ultima volta. Calmatevi, +ve ne supplico. Vi faccio dunque paura!... +Mio zio m’ha detto tutto ciò di cui l’avete incaricato +per me. Ad onta delle vostre buone +parole, ho dapprima trovato la vostra sentenza +crudele, nel mentre stesso che vi comprendevo.... +</p> + +<p> +— Ebbene? Com’è che siete venuto allora? +</p> + +<p> +— È soltanto adesso, dinanzi a voi, che sento +nella mia emozione profonda, che avete veramente +ragione. E vi obbedirò senza mormorare. +M’ingannavo me stesso pensando ad altro. Partirò, +e non vi rivedrò forse mai più. Vi ero già +deciso, e lo sono ancora, ve lo giuro.... Ma, lo +ripeto, partire senza avervi parlato una volta +ancora, mi sarebbe stato impossibile. Ecco perchè +sono venuto.... Tremate?... Di che potete temere? +Ho forse neppure tentato d’andare da voi +dopo che me lo avete proibito?... Pensate: sono +ritornato da Londra apposta per vedervi, non +fosse che per un istante.... in istrada.... senza +mostrarmi. Eravate in campagna. Ciò che mio +zio mi ha detto, non mi ha desolato quanto potreste +crederlo. Sapere da voi stessa che siete +felice.... voi almeno! è stata quasi una consolazione +<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span> +per me. Avevo fatto un ultimo sogno.... +impossibile! me ne accorgo adesso, aveva sperato +poter diventare vostro amico e vedervi di +tempo in tempo.... Sentendo il vostro rifiuto, ho +ubbidito senza lagnarmi. Sono ripartito. Ma un +pensiero mi perseguitava, doloroso, orribile. +Dicevo a me stesso che lasciavo l’Italia senza +neppure avervi veduto.... e che ogni giorno, ogni +ora, allargherebbe ancora lo spazio che ne divide. +La mia ultima probabilità era perduta. +Era al disopra delle mie forze; tornai a Firenze +di nascosto, quasi come un ladro. Mentii a mio +zio, e a insaputa di lui, ritornai solo, senza +nessuno per sostenermi nelle mie buone risoluzioni, +per farmi arrossire di me stesso, se +non seguivo la via che mi ero prescritta come +un dovere. Ho vissuto celato, facendo spiare le +vostre mosse con un mezzo senza pericolo che +ho trovato. È stato in tal modo che sono giunto +a vedervi, alla stazione, frammezzo alla folla, +il giorno della vostra partenza per Viareggio. +Quando mi sono trovato davanti a voi, ho creduto +svenire, io che avevo resistito a tutto! +Non mi avete visto.... +</p> + +<p> +— V’ingannate. Vi ho visto.... Ma, mio Dio! +perchè m’avete inseguita fin qui?... Mi fate orribilmente +soffrire!... +</p> + +<p> +— Davvero?... M’avevate visto?... L’ho creduto +per un minuto, poi mi sono detto: No! sei +<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span> +troppo pazzo! Lo speravo e lo temevo.... Ma, +dopo quel momento, la mia forza mi abbandonò. +Nel tempo stesso che mi rimproveravo la mia +mancanza di logica, la mia imprudenza, partii +all’indomani per Viareggio; partii senza scopo, +senza motivo, spinto da un desiderio irresistibile... +semplicemente per vedervi ancora. E davvero, +alla stazione, mi riconosceste?... +</p> + +<p> +— Subito.... Eppure.... +</p> + +<p> +— Sono mutato, non è vero? assai mutato. +Pensate agli anni che trascorsero da quando +ci lasciammo, e pensate a tutto quanto ho sofferto. +Non ne parliamo più. Adesso permettete +che vi guardi. Questa è un’ora che non tornerà +più. Sì, vi ho seguita, e a Viareggio, nascosto, +ho passato dei giorni quasi felici nella solitudine +di una stanza d’osteria, pensando che non +eravate lontana, e che di tempo in tempo, potevo +scorgervi un istante di sfuggita. Vi ho intravista +solo quattro volte in quindici giorni, +ma mi è bastato per farmi sopportare quasi +allegramente la mia prigionia volontaria. Intanto +però un desiderio di parlarvi, non fosse +che per un’ora, senza testimoni, si è bentosto +impadronito di me con una violenza tale, che +non fui più capace di lottare. Le mie giornate +furono passate a cercare di scoprire un momento +favorevole. Ma il rischio era troppo grande, +avevo paura per voi. Finalmente, quando +<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span> +non speravo più, codesto caso inatteso e imprevedibile +del vostro viaggio qui, del quale ho +potuto aver contezza facendo interrogare abilmente +la vostra padrona di casa, mi ha offerto +la possibilità di un ultimo tentativo. Ho saputo +che verreste sola. Benchè fossi sicuro di dispiacervi, +di spaventarvi, come avrei potuto resistere +alla tentazione? +</p> + +<p> +— Lo avreste dovuto però.... Sarebbe stato +meglio. +</p> + +<p> +La voce d’Elisa era ridiventata più ferma, ma +parlava a stento. +</p> + +<p> +— Perdonate la durezza delle mie parole. Ma +a che serve il rivederci? Io non mi appartengo +più, sono legata irrevocabilmente ad un altro.... +che devo amare.... che amo. Avevo detto a vostro +zio che dovevate partire, e non conservare +di me che un incancellabile ricordo, come io +lo conservo in fondo all’anima mia.... E a quale +condizione, gli dissi che ad onta di tutto, non +vi potevo dimenticare? Alla condizione che mi +obbedireste e non cerchereste di rivedermi. Ho +aggiunto che il mio più ardente desiderio era +di sapervi meno infelice, trovando un po’ di +serenità nella vostra vita tanto triste per colpa +mia, tutta di dovere e di sacrificio.... E voi.... +</p> + +<p> +— Non parlatemi di cose impossibili. Potete +rimproverarmi d’aver disubbidito e d’essere +qui. Ma non potete comandare ai miei sentimenti. +<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span> +Il mio amore per voi è eterno, perchè +è al di sopra della vita umana e della nostra +sorte passaggera. È mio diritto d’essere infelice +per voi. Voi, avete potuto esser felice; vi approvo +sinceramente, ma non sapreste esigere +lo stesso da me. Vi giuro, Elisa, che in queste +mie parole non v’è nemmeno l’ombra di un +rimprovero. I nostri destini sono stati diversi; +abbiamo fatto ciascuno il nostro dovere. Ingannata +da me, ed una tale menzogna era necessaria, +sciolta da tutte le nostre promesse, credendomi +debole, dimentico, colpevole forse, mentre +fui solo imprudente, d’una imprudenza che +scontai con la disgrazia di tutta la mia vita, +voi mi avete ancora atteso, voi avete lottato, +oh! lo so ed indovino! vi siete ostinata a lungo, +poi infine, il tempo ha fatto l’opera sua, la vita +ha avuto la sua influenza, un sentimento nuovo +ha trovato posto nel vostro cuore, ed avete accettato +la felicità. Avete fatto bene. Ma io, che +non avevo nulla da rimproverare fuorchè a me +stesso, io, che sapevo tutta la forza del vostro +carattere e tutta la infinita bontà dell’anima +vostra, io, ch’ero sicuro che se non avessi mentito +per dovere, sarei stato da voi aspettato sempre, +io, che dovevo desiderare la vostra felicità +per mezzo di un altro, poichè io stesso vi ci +avevo spinto, e la profonda approvazione della +mia coscienza ha appena compensato l’immensità +<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span> +del sacrificio! potevo io esser felice avendovi +perduta, potevo io vivere d’altro che di +memorie? L’avvenire, possibile e necessario +per voi, non esisteva per me. Ed intanto ho +tutto rinchiuso dentro di me. Credete voi che +si sappia veramente come ho vissuto? Ho obbedito, +per quanto lo potevo, alle leggi sociali; +ho potuto trovare la rassegnazione apparente +per quelli cui volevo bene; ho lavorato e mi +sono reso utile alli altri ed a me, ma che non +mi si chieda di più! Nessuno ne ha il diritto. +</p> + +<p> +— Se sapeste quanto mi fate soffrire! Vedete +bene la mia emozione, non mi provo a celarla. +Un brivido mi ha presa dal momento che apriste +quell’uscio, e tremo ancora.... Risparmiatemi!... +</p> + +<p> +Egli la guardò con una espressione nuova +sul viso; poi ripigliò con un tono amaro: +</p> + +<p> +— Ah! capisco!... Nella vostra esistenza calma, +il mio ricordo è rimasto come un’eco lontana +della vostra prima giovinezza.... ma vivete in +piena vita reale, come una signora della società +che siete; avete cercato e trovato la pace; +le vostre giornate, tutte uguali nella loro amabile +varietà, si seguono senza scosse; voi vi +adagiate, fiorite nella vita tranquilla e opulenta +dei felici di quaggiù, e la vostra malinconia, +seducente alli occhi altrui, si è raddolcita anche +per voi, e bruscamente io sorgo qui simile +<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span> +allo spettro brutale del passato, e vengo, io +che il mondo non seppe mai deridere, tanto +seppi sempre tacere! vengo a far pompa dinnanzi +a voi dei miei dolori che non potete nemmeno +più comprendere! +</p> + +<p> +Si alzò e camminò fino in fondo alla camera, +lentamente, a testa bassa. Quando rialzò li occhi, +vide Elisa che lo guardava fissamente, con +la faccia contratta, e quando i loro occhi s’incontrarono, +egli scorse delle grosse lagrime, +ch’ella non potè trattenere che le colavano per +le guancie; e dopo un istante di lotta vana, ella +nascose il viso sul braccio appoggiato al tavolino, +e scoppiò a piangere. +</p> + +<p> +Giulio rimase un minuto immobile, come pietrificato, +a contemplarla. Poi cadde a’ suoi piedi, +e prendendole la testa nelle sue due mani, la +costrinse a volgere verso di lui il viso bagnato +di pianto. Guardò quelli occhi rossi, quelle labbra +convulse dai singulti, sentì presso di sè il +soffio ansante del seno di lei, ed il fiato di lei +sulla sua bocca, e si rigettò all’indietro, poi si +piegò sopra quelle mani bianche diventate inerti +che coperse di baci.... Vi fu un silenzio. Restò +immobile, con la faccia quasi sui ginocchi +d’Elisa. +</p> + +<p> +Lei rivide quella testa, quel collo, che aveva +altre volte veduti tanto spesso così, e durante +un áttimo, dieci anni della sua vita sparirono. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span> +</p> + +<p> +Il passato risorgeva davanti a lei, nella sua +antica e imperitura bellezza. Rivedeva la casa +del lago di Como, i sentieri dove i piedi s’imbarazzavano +nei cespugli e dove lo sguardo +si riempiva delli azzurri dell’acqua e del cielo, +l’albero sotto al quale essi avevano pianto alla +loro prima separazione, e la piccola sala dei +ritrovi notturni all’epoca del ritorno inatteso di +Giulio, quei rapidi giorni di febbrile felicità +ch’erano rimasti come la nota la più acuta e +sonora della sua vita. I ricordi dalle care tinte +impallidite ridiventavano dei ricordi d’ieri; essa +rivedeva ogni pietra, ogni cespuglio della strada +di Torno, di quella strada che aveva tante volte +percorso andando alla posta, col cuore pieno +di speranza, per ritornarsene in preda a una +tristezza mortale; rivedeva il piccolo cannotto +nel quale si erano talvolta arrischiati sul lago, +lo svolto della strada dove penavano tanto a +lasciarsi dopo le loro lunghe passeggiate, la +sua camera dove sempre i suoi pensieri si rivolgevano +a lui, attraverso l’oceano, dopo ch’era +partito. Poi la notte profonda dell’anima sua, +quando aveva finalmente perduta ogni speranza, +le angoscio della lotta dalla quale era uscita +rassegnata, i desideri insopportabili e pazzi di +vederlo una volta ancora e morire. +</p> + +<p> +Ed ora egli era lì, chino sopra di lei, a’ suoi +piedi; ella sentiva le mani di lui che toccavano +<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span> +le sue, vedeva quella testa appoggiata sulle sue +ginocchia. Ed ella contemplava, assorta in un’estasi +inconsciente, in un completo oblìo del +presente. +</p> + +<p> +D’un tratto, ella osservò che quei capelli tanto +noti, quei capelli da ragazzo morbidi ed ondulati, +erano brizzolati di fili bianchi. E con la +sensazione di una orribile stretta al cuore, essa +si svincolò finalmente. +</p> + +<p> +Ma svegliandosi, si ritrovò tuttora in un sogno. +Perchè trovavasi, con lui, in codesta camera +banale, con le sue pareti dipinte a quadretti +gialli e rossi, i suoi mobili volgari e scompagnati, +la sua alcova a tende scolorate? +</p> + +<p> +Allora, mentre ascoltava come in sogno ciò +che Giulio continuava a dirle, il suo pensiero +ritornò ai giorni più recenti, al nuovo cambiamento +nella sua vita, al tempo ch’era già trascorso, +rapido e penoso, dopo la visita di Orlandi, +dal momento in cui era venuto a turbarla +annunciandole l’arrivo di suo nipote a Firenze +fino all’ultimo giorno di sofferenze segrete a +Viareggio, dove notava con paura l’attitudine +incomprensibile di Massimo. Mutato per lei, +senza ch’ella sapesse indovinare perchè, era +diventato aspro, freddo e distratto all’istante in +cui avrebbe avuto il maggior bisogno d’essere +sostenuta e incoraggiata. Avrebbe voluto abbrancarsi +a lui, e Massimo sembrava allontanarsi. +<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span> +Doveva avere del sospetti ch’ella indovinava; +ma quali precisamente? Paurosa, non +ardiva interrogarlo, nè scandagliarlo in nessun +modo. Che sapeva? Che pensava? Lei aveva +creduto che Giulio fosse ritornato a Londra, e +sulle prime ne aveva provato una specie di +sollievo. Ma, a poco a poco, nella tristezza della +solitudine, davanti a suo marito che non riconosceva +più, un rimpianto sorse nel suo cuore. +Durante le sue lunghe giornate solitarie, nel +salotto soffocante del suo quartiere ammobiliato, +illanguidita del caldo opprimente, l’occhio fisso +sul vasto mare che pareva assopito sotto i +raggi di un sole torrido, una idea s’impadroniva +di lei che tentava invano di scacciare. +Avendo riveduto Giulio per un minuto, una +brama la riempiva di rivederlo ancora. La parola +<i>giammai</i> si disegnava davanti a’ suoi occhi +in lettere di fuoco. Avendolo riveduto, — e +come dimenticare la scossa di quel minuto secondo? — le +sembrava impossibile di dover dire +a sè stessa: morrò senza aver sentito una +volta ancora il suono della sua voce, senza potergli +dire una parola. +</p> + +<p> +Ed ora egli era lì, davanti a lei. +</p> + +<p> +Le parlava con una voce dolce, che pareva +venisse da lontano, e che infatti s’innalzava per +lei in un mormorio, come dal fondo delli anni +spariti. Le domandava sempre perdono d’essere +<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span> +venuto e l’assicurava, con un così triste sguardo! +che non cercherebbe mai più di rivederla. Non +voleva che un ultimo sorriso e che una mano +indulgente nella sua. E, senz’ordine, interrompendosi, +le raccontava la propria vita, gli avvenimenti +di tutto quel tempo che li aveva separati, +le proprie disperazioni, ed in quel racconto +le parole non erano nulla. Lei lo ascoltava +macchinalmente, leggendo nelle pupille di lui +tutti i segreti dei suoi dolori, tutte le lotte della +sua coscienza, e la terribile vittoria sopra sè +stesso. Le parlò della sua lunga assenza, della +sua sventura, della menzogna alla quale aveva +dovuto acconsentire, poi del suo ritorno, e di +quello che aveva sentito alla notizia ch’ella era +maritata col marchese d’Astorre. +</p> + +<p> +Parlando, Giulio era stato sincero. Davvero, +venendo, ad onta di tutti i rischi, fino in quell’albergo +per rivederla, nessun pensiero era nato +nella sua mente ch’egli avesse a rimproverarsi. +Per nulla al mondo, egli avrebbe voluto turbare +la pace, la felicità di colei che adorava d’un +amore santificato da tanto soffrire. Era entrato +la sera in quella camera, dove nessuno poteva +sospettare la sua presenza, perfettamente sicuro +di sè. E non aveva dubitato di uscirne, forse un +po’ consolato, forse più affranto di prima, ma +senza che la sua coscienza avesse nulla da rinfacciargli. +Una carrozza stava pronta, che doveva +<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span> +condurlo a una stazione, donde ripartirebbe +per non più ritornare. Sapeva bene che +rivedendo Elisa, parlandole, proverebbe la più +forte emozione della sua vita, e che forse, attraverso +il suo amore purificato, tutte le violenze +della passione si ridesterebbero in lui, ma +sapeva pure che adesso Elisa apparteneva volontariamente +ad un altro, ch’ella lo amava, che +gli doveva la felicità, e sentiva ch’egli non mancherebbe +al proprio dovere, e che si mostrerebbe +a lei come gl’incombeva di essere. +</p> + +<p> +Ma non si era aspettato a trovarla quale essa +gli appariva allora. “Certo sarà commossa assai +rivedendomi„ erasi detto, ma non avrebbe mai +creduto di vedere quelle lagrime ardenti smentire +le fredde parole ch’ella aveva tentato di rivolgergli, +nè di sentire la mano di lei febbrile +quanto la sua propria, nè di leggere in quelli +occhi la rivelazione involontaria di tutto l’antico +amore risorto. Un sospetto gli attraversò la +mente, che lo rese come pazzo e gli fece tutto +dimenticare: ella forse aveva mentito ad Orlandi, +si provava a mentire ancora, ma tutto +quanto diceva era falso, ed ella lo amava come +prima! +</p> + +<p> +Allora sentì tutte le sue risoluzioni squagliarsi +e gli sembrò che un abisso si aprisse sotto ai +suoi piedi, pieno di disperazione e di gioia. +Tacque d’improvviso, e fissò negli occhi di +<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span> +Elisa uno sguardo che voleva penetrare fino +all’anima. +</p> + +<p> +— Continuate, — disse. — Giacchè siete qui, +parlate. E parlate presto, perchè il tempo incalza. +</p> + +<p> +— No, nulla ne incalza, — rispose con voce +cupa. +</p> + +<p> +Poi serrandosi le tempie nella mano destra, +esclamò con tono mutato: +</p> + +<p> +— Dio mio! pensare che se fossi ritornato qualche +mese prima, allora, non apparterreste ad un +altro! Ironia insultante della sorte! Voi, Elisa, +la mia Elisa, vi guardo e non ne ho il diritto, +prendo le vostre mani nelle mie, e per questo +sono costretto a nascondermi! Non siete più la +mia Elisa, siete la marchesa d’Astorre. Ma pensate +dunque, dopo tutto, mi avete lungamente +e pazientemente aspettato, povera fanciulla mia, +mio angelo adorato.... e più che non avreste +dovuto; ma perchè Dio ha permesso che, ad +onta del vostro coraggio, io arrivassi troppo +tardi? E come lo avevo altre volte predetto, ritorno +ricco, considerato.... ed avrei potuto avervi! +No, è troppo! Perchè non sono morto in mare, +ritornando!... +</p> + +<p> +— In nome del cielo, calmatevi! Perchè vi +esaltate così, perchè questo mutamento! +</p> + +<p> +— Perchè? Perchè leggo nei vostri occhi; +perchè le vostre parole hanno mentito ed i vostri +<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span> +sguardi sono sinceri.... perchè mi ami ancora! +Elisa, perchè ci amiamo sempre! +</p> + +<p> +E, debole com’essa era, egli se la prese tra +le braccia. +</p> + +<p> +— Vieni, — le disse, — partiamo! Vedi bene +che sono io! Ti ritrovo! Il tuo corpo freme tra +le mie mani.... come posso credere alle tue parole? +Ti giuro che tu mi ami! Dimentico tutto. +Se ci amiamo, tutto il resto è falso. Oh! dimmi, +Elisa, non senti l’eternità del nostro amore? +Come vuoi che di un tale passato non rimanga +nulla?... Come? tutto dovrebb’esser vano? e inutili +i nostri dolori? Avremmo dunque mentito, +allora, ci saremmo ingannati? Quelli che negano +l’amore avrebbero dunque ragione, e noi avremmo +scambiato un lampo con la luce immortale?... +Ti ricordi le nostre promesse?... Non +senti tu che i vincoli che ci univano non sono +spezzati? Mettete sopra un piatto della bilancia +tutte le leggi sociali, tutti i doveri mondani, +tutte le catene della vita, e sull’altro un sentimento +d’origine divina.... da qual lato piegherà? +Tu fosti mia; lo sei ancora. Farò tutto quello +che vorrai. Fuggiamo lontano da tutti, che nessuno +più ci veda!... +</p> + +<p> +— Tacete! +</p> + +<p> +E con uno sforzo violento, Elisa si svincolò. +</p> + +<p> +Essa si volse verso la finestra, e Massimo +che udiva tutto, vide rivolto verso di lui il viso +<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span> +di sua moglie, e su quel viso una espressione +ch’egli non potrebbe mai più dimenticare. Vide +i suoi occhi alzati al cielo, i suoi lineamenti +contratti da una lotta ultima, un’angoscia suprema +che agitava tutto il suo corpo. +</p> + +<p> +Giulio volle seguirla all’altra estremità della +stanza. +</p> + +<p> +— Restate, — gli disse. — Non saprete mai +a che punto soffro. Per pietà, Giulio! (egli trasalì +sentendola chiamarlo per nome), calmatevi! +Non mi avvicinate più! +</p> + +<p> +Rimase qualche tempo accasciata, incapace +di parlare. Il silenzio era strano in quella camera. +Poi finalmente ella disse a voce bassissima, +con uno sforzo: +</p> + +<p> +— Se sapeste come amo veramente mio marito, +e quanto e perchè lo amo, non mi parlereste +come fate. +</p> + +<p> +— Ciò è falso. Voi non lo amate, poichè amate +me. L’ho veduto, l’ho vedo ancora. Non posso +credere alle vostre parole. Nient’altro è vero +tranne il tremito della vostra mano nella mia. +Il vostro, Elisa, è un carattere sincero e retto; +non avete mai saputo mentire. Ma io non vi +accuso; anzi vi stimo e vi ammiro sempre più. +Si capisce tutto, quando si ama come amo io. +La vostra menzogna è sublime. Imponete silenzio +all’anima vostra per compiere ciò che +credete il vostro dovere. Ma io, in questo momento +<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span> +supremo, vedo al di là delle considerazioni +umane. Guardate: adesso sono calmo. +Ascoltatemi. Io pure ho provato che so tutto +sagrificare all’idea del dovere. È per fare ciò +che dovevo, che mi condannai io stesso a mentire, +che ho frantumato il mio proprio cuore. +Posso dunque giudicare. Ebbene! ve lo dico in +tutta sincerità, il vostro dovere non può consistere +nell’amare quell’uomo. Ad onta delle leggi +e della morale passeggiera di questo mondo, +quali sono i suoi diritti paragonati ai miei? Io, +ebbi la vostra prima parola d’amore, e vedo che +mi amate ancora; io, vi ho tutto dato e tutto +sagrificato, e sarei pronto a sagrificare tutto +ancora, se veramente lo amate, vostro marito. +Ma come lo fareste credere? Che ha fatto, lui? +Oh! credetelo! ho ragione. Vorrei che vostro +marito fosse qui e mi sentisse. +</p> + +<p> +— Giulio, è me che dovete ascoltare, — disse +Elisa lentamente. — Non parlate così; non dite +nulla di cui potreste pentirvi più tardi. In nome +del passato, che resta sacro nella mia memoria, +ve ne supplico! +</p> + +<p> +V’era qualcosa di così decisivo, di così solenne +nella sua voce, che Giulio ne fu colpito +in mezzo al suo esaltamento, e che tacque mentre +Elisa sembrava riflettere.... +</p> + +<p> +— Sapete quali furono per me gli anni che +seguirono la vostra partenza? — continuò finalmente, +<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span> +e come se parlasse tra sè. — V’immaginate +il lutto che si distese per me sulla +natura, la disperazione che cadde sul mio cuore? +Nessun vecchio, disingannato di tutto e stanco +della sua lunga giornata, sentì mai il peso dell’esistenza +troppo gravosa per le sue forze, come +lo sentii io allora, al principio della vita, giovinetta +cui sorrideva il mondo. Ed io, non avevo +nemmeno il lavoro, un cómpito per distrarmi. +Non avevo che la mia solitudine e i miei pensieri, +e non me li permettevano. Mi era proibito +di soffrire, e di giorno in giorno, i miei spiavano +l’istante in cui dovesse cessare il mio dolore +eterno. Mentre desideravo morire, si pensava +a maritarmi. Rifiutavo sempre, lottavo. Ma +finalmente si decise, mio malgrado, il mio matrimonio.... +e sapete con chi? con quell’uomo +che voi pure detestavate e che veniva tanto +spesso da voi.... Gorletti. Codesto matrimonio +era una necessità assoluta; la miseria sorgeva +davanti a noi, ed io dovevo salvare la mia famiglia. +Tutti mi consigliarono di cedere, perfino +le persone migliori, le più intelligenti. Non sapevo +resistere alle minaccie di mia madre, alle +preghiere desolate di mio padre, all’opinione +universale. Come avrei voluto morire! ma lo +potevo ancor meno. Il sacrificio era deciso; ad +onta della mia ripugnanza, del mio orrore, avevo +dovuto acconsentire.... Sola, non potevo lottare +<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span> +contro tutti e contro la sorte. Mi si compiangeva, +ma nessuno ebbe l’idea di venirmi in aiuto. E, +d’improvviso, all’ultimo momento, un uomo +giunse, che lo fece. Come un angelo salvatore +s’intromise tra me ed il destino, e con mano +possente, arrestò sull’orlo del precipizio quella +che i suoi amici vedevano cadere con vani rimpianti +e nulla più. E quest’uomo mi conosceva +appena; non ero per lui che una conoscenza +banale, indifferente. Ma egli comprese e volle +salvarmi. E per ciò fare, mi sposò; mi diede +il suo nome, il suo appoggio, la sua fortuna e +non mi chiese nulla in cambio. Potevo rifiutare? +Avevo la scelta? +</p> + +<p> +— Non lo amavate, dunque? +</p> + +<p> +— No, non lo amavo allora. Ma già mi sentivo +irrevocabilmente legata a lui da una riconoscenza +della quale non mi potevo sdebitare. +Mi aveva resa ad una vita possibile. Voi, vi credevo +perduto per sempre, sposato con un’altra; +vivevate sempre nell’anima mia, ma +solo per la memoria. Il tempo scorreva per me, +calmo; ero triste, ma esistevo come in sogno. +D’Astorre, invece, attivo, errante, proseguendo +sempre qualche progetto da me ignorato, viveva +in un modo bizzarro, disordinato, che io non +capivo. Per me, egli non era, come dal primo +giorno, che un amico sicuro e sincero. +</p> + +<p> +A poco a poco egli cambiò. Tutte le cose +<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span> +esterne cessarono d’interessarlo; si attaccò +sempre più a me ed alla casa; cessò di assentarsi. +Mi chiese se io volevo essere tutto per +lui. Raddoppiò di cure, di delicatezza. Seppe +guadagnare tutta la mia fiducia, lui che talvolta +m’intimidiva; si corresse di tutti i suoi difetti. — E +dal giorno ch’egli mi amò in tal modo, +credetti mio dovere di amarlo, e l’amai veramente. +Ebbene, non comprendete che adesso +devo morire prima d’ingannarlo? Ah! Giulio! +la felicità ideale che altre volte sperammo è +svanita per sempre, e nulla la può risuscitare +quaggiù. Voi avete vissuto come io avevo l’intenzione +di vivere, cioè rinunciando alla vita; +io ho dovuto cominciare una nuova esistenza +e vi ho trovato la pace ed un benessere calmo +che per me è il dovere. Il ricordo del passato +non può spegnersi in me, e mio marito lo sa; +poichè non ho voluto nulla nascondergli, ma +la mia vita gli appartiene adesso. Ho sofferto +quanto voi; ho forse pensato ancora di più. +Riflettete, e sarete costretto di darmi ragione. +Nelle mie lunghe meditazioni ho tutto previsto, +perfino quest’ora. Sono debole, è vero, e la commozione +che ho provato vedendovi apparire al +momento in cui meno me lo aspettavo, mi ha +fortemente scossa.... Ma ho tanto pensato, che +non posso fallire.... +</p> + +<p> +— È perchè il ricordo in voi è meno vivo +che in me. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span> +</p> + +<p> +— No, v’ingannate ancora; se vi parlo così, +non è perchè dimentico, ma perchè rammento. +Confrontate ciò che fu il nostro amore a quello +che sarebbe ora! Invece dell’abbagliante splendore, +dell’ebbrezza santa che abbiamo conosciuto, +che cosa avremmo? Una passione colpevole +e sconvolta, una felicità cattiva, avvelenata +di rimorsi. Il nostro passato, così bello nei +nostri ricordi, e che, separati, non potremo +mai dimenticare, sarebbe esso pure guastato +da un presente colpevole, e che sembrerebbe la +parodia di quanto abbiamo sognato. Tutta la +mia vita s’interpone tra di noi. +</p> + +<p> +Giulio non osava più interromperla. Ascoltava, +con la testa china, quelle parole tanto vere che +risuonavano stranamente in quella camera, +guardando talvolta le due candele già per metà +consumate, talvolta rivolgendosi verso Elisa +con un gesto di violenta negazione ch’ella reprimeva +subito. +</p> + +<p> +— Tutto quanto mi dite è vero a un certo +punto di vista, — disse lui finalmente con gran +tristezza, dopo una lunga pausa; — tutto è +d’una verità crudele. Ve lo ripeto, avete ragione, +e vi stimo altamente di parlare in tal +modo, sebbene mi spezziate il cuore. Il nostro +amore sarebbe adesso colpevole; è vero. Il dovere +ne lo proibisce; ma, credetelo, il dovere +soltanto. Vedete, sono calmo. Sarò anche forte; +<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span> +avrò l’orribile coraggio di obbedirvi. Una vostra +parola mi è sacra. Ma a quest’ora suprema, +Elisa, confessate la verità. È il dovere che ne +separa ancora, inesorabile, null’altro che il dovere. +Ma voi mi amate, mi amate come sempre, +mi amate come io vi amo. Datemi questa consolazione +terribilmente amara di confessarmelo, +e partirò. +</p> + +<p> +— Non sarebbe una conclusione. Mentre invece +se mi poteste comprendere, se poteste intravedere +la verità tal qual’è, e tale che ve la +voglio dire tutta intera, vi trovereste un sollievo +vero, e la forza di rassegnarvi alle tristi leggi +della vita che non possiamo discutere. Dicendo +che v’è nel nostro passato qualche cosa di +eterno che non può morire, e che le nostre +anime sono unite da un vincolo indissolubile, +dite il vero.... Ma v’ingannate credendo che io +possa amarvi come una volta. Allora potevo +darmi a voi tutta intera, consacrarvi tutte le +ore del mio tempo, tutti i miei pensieri e tutte +le mie sensazioni; adesso invece appartengo +ad un altro e da alcuni anni egli ha la mia +vita di tutti i giorni.... e come avrei potuto diventar +sua, senza nulla dargli del mio cuore? +Perchè volete che dicendovi che lo amo, non lo +dica che per farvi ancora più crudelmente soffrire? +Oh! no, Giulio, non si tratta del dovere +solamente, del dovere sociale, come vi ostinate +<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span> +a crederlo.... Se avessi potuto continuare ad +essere tutta vostra, <i>allora</i>, non avrei forse calpestato +tutti i doveri? Ma perchè vorreste che +ci rendessimo ora infelici, cercando una felicità +impossibile che non potremmo trovare se +non al prezzo della pace della nostra coscienza? +</p> + +<p> +Elisa gli disse che aveva lungamente riflettuto +nelle ore della sua solitudine. Gli spiegò +che la vita è molteplice e che quando i nostri +voti non sono aiutati da circostanze eccezionali, +l’ideale è presto soffocato dalla realtà e non può +più esistere che nel segreto del nostro cuore. +Se non ne viene concesso d’isolarci dal mondo, +siamo ben presto ravvolti dalla mischia, siamo +costretti ad abbandonare i grandi spazi puri +dove la nostra immaginazione vagava, e di camminare +nell’erba, sull’orlo della strada. +</p> + +<p> +Elisa, mentre ripeteva tutto ciò, era pallida +quanto Giulio. +</p> + +<p> +Lui aveva abbassato il capo; era vinto. Vedeva +chiaro finalmente quanto ella avesse ragione. +Con un brusco movimento, si alzò quasi +per partire. +</p> + +<p> +Elisa trasalì, e allora, lei che aveva saputo +parlare con tanta calma e con tanta verità, affranta +dalla intensa emozione e dalla tensione +dello sforzo, si mise a piangere. +</p> + +<p> +— Per pietà, Elisa, se volete che abbia la +forza di fare ciò che devo, non piangete! Vedete, +<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span> +vi ho compresa, sono ridiventato me +stesso. E siete debole voi, adesso, ve ne supplico.... +Eppure grazie! grazie per queste lagrime! +</p> + +<p> +Ella gli stese le mani, oramai, asciugandosi +gli occhi. +</p> + +<p> +— Ho ben ragione, non è vero? Dunque, giurate +di obbedirmi? +</p> + +<p> +— Lo giuro. +</p> + +<p> +— Restate ancora un poco, allora. Che io +possa avere la dolcezza di parlarvi liberamente, +adesso che sono altrettanto sicura di voi che +di me, che io possa tenere senza paura per pochi +istanti la vostra mano nella mia! Se sapeste +quanto, io pure, desideravo parlarvi ancora +una volta, quanto l’ho sopratutto desiderato +il giorno che vi ho rivisto! Sì, oso +dirvelo, ad onta dell’imprudenza, ad onta +del pericolo, ad onta di tutto, non posso biasimarvi +di essere venuto. È una felicità insperata +e che nessuno può rimproverarmi, e sarò più +forte, d’ora in poi. Siete buono e grande, +Giulio, come lo foste sempre. Oh! senza fallire, +senz’aver nulla da rinfacciarmi, potervi parlare +sinceramente questa volta ancora! Oh! se potessi +sperare, che voi pure sarete meno infelice +per avermi veduta! Ma tutto è così triste.... +</p> + +<p> +Giulio guardò il suo orologio. +</p> + +<p> +— Ho ancora un’ora da rimanere. Lasciate +che vi guardi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span> +</p> + +<p> +Intanto, Massimo, di fuori, su quel balcone, +dove, quando Bardi era entrato nella camera, +aveva dovuto abbrancarsi alla sbarra per non +fare irruzione, avendo sul capo la serenità del +cielo stellato, sotto i piedi l’abisso aperto, e +davanti agli occhi, tra gli interstizi delle persiane, +la scena che abbiamo descritto, — aveva +vissuto altrettanti anni quanti erano i minuti +passati, tutta una vita, se si considera il tumulto +delle passioni diverse, cambianti ad ogni +nuova fase del dialogo, e la dolorosa varietà +de’ suoi pensieri e delle mosse dell’animo suo. +Dinanzi a quella scena, dove il suo avvenire +era in giuoco, una di quelle trasformazioni +aveva dovuto compiersi in lui; che, troppo bruscamente +subìte per scosse violente, possono +uccidere un uomo, specialmente nel suo stato. +Ma una così intensa curiosità lo aveva inchiodato +al suo posto ch’era passato dallo spavento +e dall’orrore all’ammirazione, quasi senza sentirlo. +Tremò dai piedi alla testa senza che l’occhio +suo s’abbassasse per un secondo, senza +che le sue mani potessero muoversi. Rimase +sino alla fine, atterrato, affranto, consolato tutt’insieme +e di volta in volta. Aveva tutto sospettato, +tutto, tranne ciò che vedeva ed udiva. Dal primo +momento in cui si era sentito come trafitto dalla +certezza acuta che tutto era perduto, egli aveva +temuto, sperato, dubitato, pronto a maledire o +<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span> +a piangere, sino alla fine; e tutto lo aveva sorpreso, +strappato dalla logica della sua esperienza +per aprire alle sue riflessioni degli orizzonti +inesplorati. +</p> + +<p> +A un certo momento aveva alzato gli occhi +alla gran vòlta oscura e splendida, e si sarebbe +potuto crederlo sul punto di cadere in ginocchio +come se una preghiera riconoscente gli salisse +alle labbra. +</p> + +<p> +Ma non si sentì felice quand’ebbe tutto veduto. +Una disperazione nuova si aumentava +lentamente in lui. Tutta la sua passione brutale, +i suoi desideri di vendetta, ed i suoi furori pieni +di angoscia, si dissipavano, e non sentiva più +che la vergogna di sè stesso, l’ammirazione e +la pietà. Egli moralmente scompariva davanti +a quei due ch’egli aveva considerato come colpevoli, +e che ora contemplava simili ad esseri +superiori. Qualcosa contorcevasi morendo dentro +di lui, e un sentimento affatto nuovo vi nasceva. +Al posto del suo amore turbato, che +avrebbe potuto condurlo fino al delitto, sorgeva +una infinita tenerezza che aveva quasi sete dell’amara +voluttà del sacrificio. +</p> + +<p> +Aveva visto adesso l’amore nella sua estrinsecazione +la più alta, ed a momenti, era stato +costretto di dimenticare che lui stesso amava +quella donna, a piedi della quale stava un altro. +</p> + +<p> +Aveva compreso codesto amore, del quale da +<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span> +un pezzo conosceva la prima parte, ed alla fine +del quale egli aveva così stranamente assistito. +Che diventavano i suoi sentimenti, confrontati +coi sentimenti dei quali aveva ascoltato la involontaria +eloquenza? Aveva sentito la sua gelosia +umiliata, intravedendo le segrete profondità +di quelle due anime, sentendo più che non +dicessero le parole, credendo leggere sui loro +lineamenti confessioni non espresse. +</p> + +<p> +Il suo sguardo si perdeva in giù, al basso, e +vedendo le pietre del torrente biancheggiare +sempre nell’orrore delle tenebre, ebbe per un +istante la vertigine della profondità, del silenzio +dell’abisso dove tutto si oblia, e lui, che due +ore prima, voleva vivere per vendicarsi e punire, +pensò allora che sarebbe stato meglio — soccombendo +al dolore che lo aveva assalito +durante la sua pericolosa ascesa al balcone — cadere +nel precipizio e trovarvi la morte, che +sarebbe stata la pace per lui e la felicità per +gli altri. +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>VI.</h3> +</div> + +<p> +Nella sua camera rosa, in quello stesso letto +dove aveva dormito per la prima volta giungendo +dalla Lombardia alla <i>Villa del Giglio</i>, +Elisa stava coricata. Un bel raggio di sole ancora +<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span> +caldo penetrava dalla finestra semi-aperta, +illuminava la tinta rosa delle tende, faceva brillare +la doratura di una cornice, e pareva volesse +ridonare il colore alle guancie pallide della +convalescente. +</p> + +<p> +Elisa aveva abortito, e durante alcuni giorni, +era stata male assai. I suoi genitori erano venuti. +La speranza tardi concepita e di nuovo +perduta di vedere presto un bambino rallegrare +la casa, aveva afflitto tutti, ma la signora Valenti +specialmente piangeva a calde lagrime il +piccolo erede svanito. Elisa, la quale ad onta +de’ suoi sforzi per reprimere un tal sentimento, +era stata penosamente turbata dall’arrivo di +sua madre, dopo d’averla vista seduta al suo +capezzale, aveva finito col rispondere ad uno +dei suoi abbracci esaltati con un bacio silenzioso, +ch’era, senza che nessuno lo sapesse, un +bacio di perdono, e più che mai, dopo quanto +era passato, le aveva fatto bene la presenza di +suo padre, tanto buono a malgrado delle sue +debolezze. +</p> + +<p> +La signora Valenti era appena uscita dalla +camera. Massimo stava seduto a’ piedi del letto, +sulla gran poltrona, dove, pur malato egli stesso, +era rimasto cinque notti a vegliare. In nessun +posto, d’altronde, avrebbe potuto dormire. Aveva +passato là delle ore interminabili, nella penombra +vagamente rosea della stanza appena rischiarata +<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span> +dal dolce bagliore di un lume da notte, +facendo talvolta, mezzo svegliato com’era, i più +strani sogni, talvolta invece rivedendo gli avvenimenti +recenti disegnarsi, con nettezza straordinaria +sul fondo di pallide tenebre dove si perdeva +il suo sguardo. Sempre rivedeva la scena che +aveva prodotto in lui una nuova trasformazione, +sempre pensava al modo con cui era partito, +aprendo macchinalmente, dal balcone, la +porta-finestra mal chiusa della camera attigua +a quella occupata da sua moglie; come si era +trovato, più tardi, alla stazione, quasi senza saperlo, +e com’era ritornato alla villa, e vi aveva +trovato un telegramma di Elisa che lo avvertiva +di non poter tornare prima dell’indomani. +Era giunta infatti, e gli aveva raccontato che +non aveva trovato la signora Vegezzi a G..., +poichè suo marito era stato trasferito a Prato, +due mesi prima, e che allora si era decisa ad +andarvi, il che aveva prodotto un ritardo di un +giorno, che i Vegezzi stavano bene loro, ed i +loro sette figli, e ch’erano rimasti assai felici +e lusingati della sua visita. +</p> + +<p> +Durante le ore passate a G..., Massimo era +stato balestrato tra gli estremi dell’amore, dalla +passione tormentosa e violenta alla tenerezza +senza limiti, da tutti i furori dell’egoismo esasperato +alla completa rinunzia di sè stesso. +</p> + +<p> +Ora si rifaceva l’equilibrio. Sentiva quanto il +<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span> +suo amore per Elisa fosse pieno di disinteresse, +ma — sebbene l’idea di sagrificarsi lo tentasse — comprendeva +di non esserne capace. Tutto +si confondeva nella sua testa stanca. Il pensiero +si era in lui mescolato al sogno, nel corso di +quelle lunghe notti insonni. Vergognoso della +sua gelosia passata, dopo d’aver udito le nobili +parole di sua moglie, giudicava amaramente la +situazione come avrebbe potuto giudicarla un +terzo disinteressato, ma in ciò fare, un dolore +tanto acuto lo riempiva che non mancava di +una certa orribile voluttà. +</p> + +<p> +Diceva a sè stesso: una volta, per caso, è accaduto +che nella nostra società triste e depravata, +due esseri si amassero realmente, del raro e +vero e imperituro amore. Furono divisi; ma essi si +sentirono uniti ad onta della distanza, dalle loro +anime, come se le loro mani non si fossero +sciolte. Il giovane aveva potuto ritornare in +Europa, — avendo prima dovuto mentire perchè +la sua fidanzata fosse libera, — e l’aveva +trovata moglie di un altro che l’aveva sposata +per salvarla, spinto a codesta facile buona +azione dalla bontà leggiera che sta in fondo ai +cuori corrotti. E questo marito, il quale poi +aveva amato sua moglie per capriccio, deve +rendere per sempre impossibile la felicità tra +due esseri che sembravano creati apposta per +amarsi! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span> +</p> + +<p> +E, esaltato, esagerando perfino ciò che gli +sembrava la verità, egli si persuadeva d’aver +fatto l’infelicità di Elisa. Adesso sarebbe felice, se +non lo avesse incontrato allora sul suo cammino. +E che cosa meritava lui, non avendole portato +che un amore tardivo, dopo una vita sregolata, +un amore al quale lei non poteva corrispondere +che per un’idea di dovere? Se, realmente, egli +sentiva per Elisa un affetto profondo, se veramente +egli voleva fare qualcosa per la sua felicità, +perchè non lo farebbe sagrificandosi, +come prima lo aveva fatto senza merito; perchè +avendo voluto una volta salvarla da Gorletti, +non la salverebbe adesso da sè medesimo? +</p> + +<p> +Ma sentiva di non poterlo. Ancora rimpiangeva +talvolta di non essere piombato in fondo +al precipizio, sul quale era rimasto per un +istante sospeso nella indimenticabile serata a +G...; ma adesso, ad onta di tutto, le mollezze +dell’amore lo riprendevano, contemplando Elisa +addormentata, pallida, sul candore dei guanciali. +</p> + +<p> +Ed Elisa pure, con gli occhi semi-chiusi, guardava +suo marito a lungo, senza ch’egli se ne +accorgesse. Nella letargia della malattia, tutte +le sue idee si erano come velate, e gli avvenimenti +che l’avevano tanto scossa, le parevano +già lontani. Ma Massimo le ispirava sempre +una penosa paura. Lo vedeva devoto, attento +<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span> +a’ suoi minimi desideri, ma sempre triste ed inquieto, +ed aspettava invano da lui una parola che +rompesse il ghiaccio, che attenuasse la sensazione +d’un qualcosa di straordinariamente teso +fra di loro. +</p> + +<p> +La sua vita era mutata. I giorni penosi di +Viareggio non erano stati che una lenta preparazione +ad una crisi che lei presentiva. Ed, infatti, +la presenza inattesa di Giulio a G..., e le +ore passate con lui, avevano marcato un punto +d’arresto nella sua esistenza. E bisognava voltare +una nuova pagina, adesso. Bisognava che +la vita interrotta fosse ripresa, e resa possibile. +Lo desiderava ardentemente, di tutto cuore, ma +perciò era necessario che Massimo la incoraggiasse, +trovasse la parola che doveva tutto dissipare. +Benchè non si sentisse colpevole, avrebbe +però voluto dir tutto, ma una invincibile ripugnanza +l’arrestava, e avrebbe voluto sentire da +lui, prima, almeno una sola parola pronunciata +come le altre volte. +</p> + +<p> +La casa sembrava più silenziosa che mai, ad +onta della presenza dei Valenti. I servitori con +l’istinto loro, fiutavano nell’aria un cambiamento, +del quale tentavano invano di precisare +le cause. Le vaste sale del pianterreno sempre +vuote, sembravano pure aspettare qualcosa che +non doveva giungere mai. Si restava negli appartamenti +del primo piano, vicini alla camera +<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span> +di Elisa. Quando vi erano riuniti, provavano +tutti un lieve imbarazzo indescrivibile, ciascuno +a modo suo. +</p> + +<p> +Massimo errava solo nel giardino dove aveva +tante volte passeggiato con Elisa, e le memorie +che sorgevano ad ogni passo, come spiranti +dagli alti alberi, come susurrate dalle ultime +foglie cui già la brezza autunnale scuoteva, gli +sembravano memorie di cose morte, per sempre +sepolte nel passato lontano, e che nulla più +potrebbe far rivivere. Gli pareva certo che codesto +silenzio pesante sopra ogni cosa non potrebbe +venire interrotto mai più. I soavi parlari, +le tranquille gaiezze che gli rendevano una +nuova gioventù, la delizia dello sentire dimenticato +il mondo nelle dolcezze di un egoismo in +due, tutto ciò era volato via per sempre. Se +guardava all’ora del tramonto le valanghe di +porpora e d’oro spegnersi lentamente all’orizzonte, +e l’ombra invadere a poco a poco i contorni +lontani di Firenze, diceva a sè stesso che +quel poema celeste, variato tutti i giorni e costantemente +sublime, non darebbe più le ali alla +sua imaginazione, poichè egli non troverebbe +più in sè stesso le mille tinte cangianti di un +imperituro amore, armonizzantesi col cielo. +</p> + +<p> +Giungeva a pensare che sua moglie ingannava +sè stessa credendo di amarlo, e che resterebbe +sempre tra di loro un terribile segreto a +<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span> +separarli. Quante volte, dacchè lei era convalescente, +egli aveva voluto parlare, e quante volte +aveva sentito la impossibilità di articolare le +parole! +</p> + +<p> +Finalmente, quel giorno, senza ch’egli sapesse +dove trovava un tale coraggio, prese la mano +d’Elisa che tenne lungamente nella sua, e le +chiese di ascoltarlo, deciso a dir tutto. +</p> + +<p> +Ma lei trasalì, e divenuta seria, si sollevò a +sedere nel letto, esclamando: +</p> + +<p> +— Sono io che devo parlarvi! +</p> + +<p> +E allora, a poco a poco, fermandosi spesso, +in preda a una sofferenza visibile, ma ben risoluta +a fare ciò che meditava da un pezzo, e +allo stesso tempo come consolata ad ogni parola +che le usciva dal labbro, gli raccontò tutto +quanto s’era passato a G.... +</p> + +<p> +Massimo si arrestò di botto, e si guardò bene +dall’interromperla. Pallido, attento, non perdeva +una sillaba, e talvolta, un sorriso commosso gl’illuminava +gli occhi. Lei raccontò tutto, senza volere +nulla nascondere nè attenuare, con la sincerità +assoluta d’una donna cui la dissimulazione +aveva già costato quanto una menzogna. +Nulla al mondo avrebbe più potuto commuovere +Massimo, di questo racconto, del quale ogni +parola fiammeggiava dinanzi a lui. Padrone +di sè, seppe ascoltare sino alla fine quella nobile +confessione, umilmente detta. Elisa parlava +<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span> +lentamente, sentendo la mano di suo marito +stringere sempre più forte la sua. +</p> + +<p> +Ma non resistette più appena ella ebbe finito, +e precipitandosi in ginocchio contro il letto, +disse: +</p> + +<p> +— Sapevo tutto! +</p> + +<p> +E con grande stupore d’Elisa le narrò a sua +volta in qual modo e con quali sentimenti era +stato testimonio di tutta la scena. +</p> + +<p> +Elisa, affranta dall’emozione, sentì allora che +vi era qualcosa di provvidenziale in questo +fatto che l’ingiusto sospetto per il quale suo +marito era stato spinto a farle la spia, aveva +servito a mostrargli tutta la verità, nella sua +evidenza, con una certezza che niente altro al +mondo avrebbe potuto dargli. Mentre Massimo +parlava, i ricordi indimenticabili del suo colloquio +con Giulio le apparivano adesso sotto una +luce nuova: sentiva d’essere stata come ispirata +da una potenza superiore a pronunciare +quanto aveva saputo dire in quel momento supremo. +Ad ogni frase del racconto di suo marito, +ad ogni parola che talvolta veniva fuori +penosamente, ella vedeva tutto quello ch’egli +aveva dovuto soffrire in quel giorno, tutto le +mostrava la nobiltà celata nel fondo di quell’anima, +che nè le corruzioni del mondo, nè lo +scetticismo della sua vita, avevano potuto soffocare. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span> +</p> + +<p> +Dopo una tale confessione, si sentirono entrambi +sollevati, ma ciò non bastò ancora a +togliere la barriera che sembrava separarli, nè +a dissipare l’ombra stendentesi sopra la villa. +</p> + +<p> +Elisa guarì presto, ma le si raccomandarono +le maggiori cure, consigliandole allo stesso +tempo di distrarsi. Massimo continuò ad occuparsi +esclusivamente di lei, ma senza poter ritrovare +nè la sua forza di carattere, nè il suo +coraggio morale, dicendo a sè stesso che la +sorte non avendo concesso la formazione di +un nuovo vincolo tra di loro, per mezzo di un +bambino, egli non poteva più sperare nell’avvenire. +</p> + +<p> +Massimo propose a Elisa di stabilirsi per tre +mesi a Firenze, e di andarvi prima dell’epoca +fissata per accompagnarvi la signora Valenti, +la quale desiderava passarvi alcuni giorni prima +di tornare a Milano. La sua villa, da lui tanto +prediletta poco prima, non gli piaceva più, e +pensò che un cambiamento sarebbe forse salutare. +</p> + +<p> +Egli contava sulle distrazioni forzate. Per di +più, pur troppo! la solitudine completa con +Elisa gli sembrava cattiva per entrambi. +</p> + +<p> +Nei primi giorni passati al palazzo d’Astorre, +accadde infatti che le cure necessarie, le visite +da ricevere e da restituire, certi affari stati un +poco negletti e dei quali bisognava occuparsi, +<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span> +la compagnia della contessa Goffredi e di qualche +altra amica intima, presero buona parte +del loro tempo. Di comune accordo tacito, accettarono, +in una certa misura, tutte le banalità +della vita cittadina, e si crearono delle piccole +occupazioni coi doveri trascurati prima +con tanta felicità. Cedevano talora pigramente +a ogni specie di voglie barocche che passavano +per il capo della signora Valenti; e Elisa accompagnava +spesso suo padre nei suoi interminabili +vagabondaggi per le vie, ascoltando il +suo cicaleggio un po’ vuoto, ma affettuoso, e +sentendogli ripetere, quasi con una specie di +piacere, tutte le storielle della sua gioventù, +che lei sapeva a mente, e che gli aveva sempre +udito recitare con la stessa espressione di fatuità +stanca. +</p> + +<p> +A Firenze si trovò Massimo mutato. Non era +meno elegante; il pallore del suo viso un po’ +smagrito, gli dava anzi una seduzione nuova +al suo volto, che non era alterato, ma più serio. +Solamente, parlava poco e sembrava preoccupato. +Il suo sguardo, più profondo, non si +fissava più sulle persone con quella rapida fissità +di osservazione che turbava ed affascinava +altre volte; era divenuto distratto e pensoso. +Aveva perduto quella prontezza alla risposta +che lo aveva reso celebre; la freccia, lanciata +qualche volta ancora per abitudine, scoccava +<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span> +lenta e come in ritardo, ed egli la vedeva cadere +a terra, noncurante. +</p> + +<p> +Lo si diceva ammalato, più seriamente ch’egli +non lo credesse, poichè ne parlava ridendo. La +verità era che le forti scosse morali avevano +alterato la sua salute e un poco scossa quella +costituzione di ferro che aveva resistito a tutto +il resto. Il suo medico, della sincerità del quale +egli era sicuro, lo aveva rassicurato, pure raccomandandogli +di evitare le emozioni, e di fare +una vita regolare; ma talvolta lui sentiva dei +tristi presentimenti. +</p> + +<p> +Ma non era di ciò che si preoccupava. Ciò +che voleva era riconquistare la felicità perduta, +trovare in sè la forza che vincerebbe il destino, +rivivere ancora un poco come aveva vissuto +durante tre anni, ma assaporando assai meglio, +ora, la sua felicità. — Tuttavia, nelle sue +ore di scoraggiamento, quando non osava più +sperare, gli accadeva di augurarsi di andarsene +presto, bruscamente, senza soffrire. Poichè, ad +onta di tutti i ragionamenti che si ripeteva nei +suoi momenti lucidi, era assai scorato. Uno +sforzo era necessario, lo sentiva, e gli mancava +la forza. La molla sembrava spezzata in lui. Il +desiderio immenso che lo riempiva, che lo faceva +soffrire e sperare, che solo lo aiutava a +vivere, codesto desiderio era infinito, ma impotente. +A momenti non provava più nulla, tranne +<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span> +un gran bisogno di riposo. Sentivasi ancora +un animo fiero e dei muscoli d’atleta, ma non +sapeva più servirsene e aveva perduto ogni +fiducia. Diventava talvolta indifferente e cascava +a poco a poco in quell’apatia che ne addormenta +per delle giornate intere, e dalla quale +il colpo acuto del dolore bruscamente ritornato, +simile a un dolore fisico, ne risveglia ad un +tratto. +</p> + +<p> +In società lo si guardava assai con una curiosità +nuova; per molto tempo non se ne accorse. +Delle nubi erano dunque venute ad oscurare +quella luna di miele che pareva dover splendere +sempre, si diceva. Una sera che Massimo +se ne stava silenzioso in un angolo della sala, +lady Thompson emise questa sentenza profonda: +</p> + +<p> +— Pare che anche la felicità non renda felici. +</p> + +<p> +Ma, un’altra sera, che Massimo assisteva a +una partita, nella sala da giuoco, e che lo si +credeva attento alle varie peripezie, mentre in +realtà non vedeva nemmeno le carte, udì alcuni +giovani che parlavano di lui. Lo si compativa. +</p> + +<p> +Egli eccitava dunque la pietà, adesso! La ferita, +che risentì di colpo il suo amor proprio, +fu per lui come una puntura di sprone. Alzò +la testa e tutta la persona. Vedendosi in uno +specchio ch’era davanti, constatò che non era +più lo stesso, che bisognava ridiventarlo, e che +<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span> +a quel prezzo solo potrebbe forse ancora riacquistare +la felicità. Si guardò intorno simile +ad un uomo che si ridesta, e la sua energia gli +ritornò. Fu come una trasformazione. Con un +violento sforzo di volontà, egli si mutò. Ritornò +nella sala grande, dove lady Thompson pure +parlava di lui a voce bassa, circondata dai suoi +intimi, e fu come se Massimo d’Astorre facesse +il suo ingresso dopo una lunga assenza. Mentre +parlava, col suo brio ritrovato, vedeva attraverso +il grande uscio aperto, nella sala vicina, +Elisa, che in mezzo a un gruppo di donne +pretenziosamente vestite, dominava per la sua +stessa semplicità e per lo splendore calmo della +sua bellezza. Mai gli era sembrata tanto seducente. +L’amò in quel momento al punto da dimenticare +i suoi recenti dolori. Vedendolo discorrere, +ella gli sorrise, e da quel solo sorriso +egli si sentì riempire di un orgoglio senza limiti. +Si trovò subitamente in eccellenti disposizioni, +sul proprio terreno, ed ebbe un vero +godimento nella ripresa di possesso di sè medesimo. +</p> + +<p> +Da questo momento, Massimo ebbe bensì ancora +qualche ora di debolezza, ma ricominciò +a lottare. Si applaudì d’essere venuto a Firenze, +poichè lì solamente aveva potuto uscire a poco +a poco dallo stato di marasmo in cui era caduto. +Ridivenne per Elisa quello ch’era stato +<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span> +nei primi giorni del loro amore. Contemplò rifiorire +la sua bellezza dopo la convalescenza +circondandola di cure discrete, con tutte le delicatezze +della sua natura. Seppe ritrovare le +seduzioni ispirate dalla passione, ed erano più +affascinanti, velate dalla tristezza ch’egli non +le nascondeva, a lei. Eppure, egli non s’imponeva, +comprendendo che bisognava lasciare +agire il tempo; la spingeva a distrarsi un poco, +cercando tutto quanto le potesse piacere di più. +E non le mostrava più le sue paure, i suoi turbamenti; +si celava nelle ore cattive. Ancora infelice +assai, passava però in mezzo alla folla, +superbo di vedersi invidiato. Riuniva tutta la +forza rimastagli, e di gioventù e di spirito, in +un grande sforzo. Per il momento sentiva ch’essi +erano più riavvicinati in mezzo al mondo, che +soli. Studiava ogni gesto, ogni atteggiamento +d’Elisa, cercava di vederle passare sulla fronte +i pensieri, d’interpretare le parole, di leggere +nelli occhi, e uno sguardo triste bastava ad +agghiacciarlo per un momento, mentre una +stretta di mano aveva il potere di rendergli intero +il suo coraggio. +</p> + +<p> +Per un tacito accordo non parlavano di quanto +era passato. La pace che stavano ritrovando +poteva essere facilmente turbata, lo sentivano, +e un vago imbarazzo esisteva tuttora fra di loro. +Comprendevano che il silenzio era buono ed +<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span> +aiutava il tempo. Per il momento, si celavano +a loro stessi i loro propri segreti. +</p> + +<p> +Massimo d’altronde usciva molto, la lasciava +coi suoi parenti, e sua madre, ignara di tutto, +era soddisfatta delle buone disposizioni di suo +genero per lei, e ne approfittava per prolungare +il suo soggiorno in Toscana, ben contenta di +mostrarsi alle Cascine nel magnifico equipaggio +della figlia. +</p> + +<p> +V’era ressa intorno ad Elisa, e molti le facevano +la corte, rispettosamente. Quelli che si +ostinavano a non amarla erano ora contradetti +risolutamente. Lady Thompson affermava che la +marchesa d’Astorre stava perdendo il suo solo +difetto, quello d’essere un poco ritrosa, e non +ne parlava più che come della sua migliore +amica, pretendendo perfino di essere gelosa +della contessa Goffredi, la quale, sola, indovinava +che doveva essere accaduto qualcosa d’insolito +alla <i>Villa del Giglio</i>. Pure non poteva +nulla comprendere di positivo, e rimpiangeva +assai che Paolo fosse assente, poichè lui forse +avrebbe scoperta in parte la verità. Ma Paolo +era in Oriente, per un lungo viaggio. +</p> + +<p> +Intanto Elisa, ritrovandosi in società, si rendeva +conto di molte cose che prima le riuscivano +oscure. La luce si faceva ancora una +volta, e certe abitudini strane le apparivano +ora quasi naturali. Meno ritrosa, sentiva che +<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span> +la distrazione può talvolta essere necessaria, +e subiva volentieri l’influenza delle cose esterne, +del rumore che la vita mondana metteva intorno +a lei, e che poneva la sordina ai suoi +incessanti pensieri, al suoi ricordi ancora troppo +vivi. +</p> + +<p> +E comprese meglio Massimo. Indovinò quanto +negli uomini il carattere, la condotta, tutto, è +subordinato alle circostanze, alla posizione sociale, +al primo passo dell’adolescenza, all’esempio +altrui, alla vanità eccitata, ad una curiosità +insaziabile, non trattenuta da alcun principio. +</p> + +<p> +Riesciva ad essere buona ed affettuosa, a +mostrare che nulla era mutato in lei. Ma talora, +quando si trovavano soli, lo sguardo fisso di +Massimo che cercava di penetrare fino in fondo +all’anima sua, la scoraggiava, e sentiva un turbamento +pieno di paura, quando, dopo un subito +abbraccio pazzamente appassionato, egli +si svincolava di botto, e indietreggiava, con +una espressione di sofferenza, e come se avesse +sulle labbra una domanda che non poteva formulare. +E lei non sapeva certo indovinare cosa +egli pensava allora. +</p> + +<p> +Egli pensava che una condanna incombeva +sopra di lui, e che avendo imparato così tardi +ad amare, non poteva essere completamente +amato. La sorte gli rifiutava le gioie misconosciute +altre volte, adesso che le intendeva, ed +<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span> +a lui che aveva solo veduto il lato plastico +dell’amore, erano rifiutate per sempre le supreme +delizie dell’unione assoluta del sentimenti. +Quando vedeva Elisa sorridergli, quando se la +stringeva al cuore, egli però sentiva di non +possederla tutta. Cosa non avrebbe dato per +averla incontrata pel primo, per regnare su +quell’anima qual signore unico, per essere solo +al mondo ad adorarla, perchè lei non avesse +il minimo pensiero segreto, il minimo ricordo +che non gli appartenesse! Lui, tanto orgoglioso +e tenero della sua libertà, una volta, si sentiva +ora superbo di appartenere tutto intiero e per +sempre a una donna, e disprezzava il suo passato +così pieno e così vuoto ad un tempo, ma +avrebbe voluto accontentare tutte l’esigenze della +possessione; comprendeva che il desiderio umano +è sempre incompleto, ma che deve almeno +essere soddisfatto per tutto quanto le leggi terrene +permettono. Pensava che in quella solitudine +dell’amore che mette il deserto fra noi ed +il mondo, egli non possedeva tutta l’anima di +Elisa, neppure quando la rinchiudeva nella rete +della sua tenerezza, della quale non si poteva +disfare una sola maglia. E si sentiva invadere +allora da un immenso sconforto che lo rendeva +debole come un fanciullo. +</p> + +<p> +Pensava spesso a Giulio Bardi, troppo spesso. +Dal giorno in cui aveva veduto e compreso +<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span> +quell’uomo, qualcosa di nuovo gli era stato +rivelato. Aveva incominciato ad odiarlo di un +odio intenso, poi lo aveva ammirato, anzi allo +stesso tempo. Adesso rifletteva senza posa a +quel rivale per sempre allontanato, ma che restava +sempre presente alla sua memoria. +</p> + +<p> +Pensava che quell’uomo, consacrato al lavoro +fino dalla sua prima giovinezza, era stato condannato +all’esilio e ad una fatica incessante, +quasi materiale e certo inferiore alla sua intelligenza, +e che, in codesta vita tutta di dovere, +l’amore era stato il solo punto luminoso, un +amore sublime e forte, che giungeva fino al +sagrificio completo. Lui, Massimo, al contrario, +nato tra i felici del mondo, possessore di un +gran nome e di una sostanza colossale, avendo +conosciuto tutti i piaceri, tutti i godimenti, e +perfino le emozioni che sono le più rare nelle +classi privilegiate — lui, ammirato, lusingato, +gustato, eccitato in tutte le sue vanità, non +aveva pensato mai che a sè stesso, e aveva +sdegnato i sentimenti più nobili. E adesso, convertito, +aspirante alle voluttà più alte, dopo +d’essersi avvolto nelle più basse, stanco di +tutto, annoiato, rivolto verso la verità per un +ultimo capriccio, e non comprendendo la curiosità +della passione ideale, completa, che +dopo d’aver avuto tutte le altre — era venuto, +lui che aveva tutto, a rubare l’amore di +<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span> +tutta la sua vita a quell’altro che non aveva +nulla! +</p> + +<p> +Ma, ad onta di tali pensieri — che certo ben +pochi avrebbero compreso — egli voleva vincere. +</p> + +<div class="chapter"> +<h3>VII.</h3> +</div> + +<p> +Fu d’uopo tuttavia pur finire col ritornare +alla villa. Un giorno, Elisa, indovinando il desiderio +che suo marito non osava esprimere, +glielo aveva chiesto per la prima. Ed infatti, +Massimo aveva subitamente sentito il bisogno +di rivedere la casa da lui amata, il giardino +dove gli alberi gli erano sembrati altre volte +più verdi che in qualunque altro luogo, più +susurrante la brezza, e più rosee le rose, l’orizzonte +verso il quale avevano preso il volo i +suoi sogni più felici. Temeva allo stesso tempo +di ritornarvi, e quando finalmente partirono, +sembrava che cedesse alla volontà di sua moglie. +</p> + +<p> +E davvero, un indistinto sentimento di paura +s’impadronì di lui quando la carrozza si fermò +all’ingresso. +</p> + +<p> +Ma, subito dai primi giorni, tutto andò bene +abbastanza. La situazione non si era nè peggiorata +nè migliorata. I Valenti li avevano lasciati, +ma invitarono alcuni amici a venirli a +<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span> +trovare, e per qualche tempo, non rimasero +sovente soli. +</p> + +<p> +A poco a poco Massimo si accorse che aveva +avuto torto di temere; il silenzio, la pace della +campagna gli fecero bene, lo calmarono. Giunse +a non esser più turbato dall’idea della solitudine, +a desiderarla quasi ancora. Le antiche +abitudini s’impadronirono nuovamente di lui, +e vi si abbandonò. +</p> + +<p> +Ma soffriva sempre in segreto, col sorriso +sulle labbra, la testa alta; recitando la sua +parte con tutte le sue forze riunite in una continua +tensione della volontà, studiando Elisa +incessantemente, amandola con le precauzioni +suggerite dalla speranza non rassicurata. +</p> + +<p> +Quasi a loro insaputa, per la china naturale +delle cose, la solitudine si rifece lentamente intorno +a loro. +</p> + +<p> +Il lusso da cui erano circondati, e che prima +sarebbe sembrato seducente ad un artista, formando +un simpatico contrasto, per la sua pesantezza +e la sua inutilità, col semplice colloquio +di due amanti, aumentava ora la malinconia +della villa, e sembrava il contorno naturale +di quella coppia diventata seria. Poichè +vedendoli si sarebbe difficilmente indovinato la +lotta nascosta che li divideva loro malgrado, e +per la loro attitudine e la loro maniera d’essere, +li si avrebbe realmente scambiati per due persone +<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span> +unite dai legami del matrimonio, dalla +stima e da una fredda reciproca affezione, che, +ritrovandosi soli, dissimulano correttamente la +loro aristocratica noia. +</p> + +<p> +E, in realtà, succedeva loro spesso d’interrompere +un lungo silenzio per riprendere una +conversazione banale, che non impediva loro +di essere assorti nei loro soliti pensieri. D’ora +in ora diventava loro più difficile il parlare, e +allo stesso tempo più doloroso il tacere. E tutto +camminava con precisione intorno ad essi; i +numerosi servitori in piccola livrea compivano +i loro doveri senz’alcun rumore, con la solennità +di una funzione, ogni cosa giungendo puntualmente +all’ora stabilita. Massimo si occupava +adesso della regolarità del servizio, e nessun +capriccio turbava la sontuosa eleganza della +tavola. Adesso il cocchiere inglese osava importunare +i padroni, per venire, con la cera +seria sulla sua alta cravatta, a sottoporre qualche +grave questione al signore; poichè Elisa +non montava più a cavallo, ma ogni giorno +una carrozza, perfetta, si presentava davanti +al terrazzo verso le quattro, e si andava a fare +un giro. +</p> + +<p> +Alla fine d’una giornata particolarmente bella, +essendo l’aria dolce e profumata, Massimo propose +di andare a prendere il caffè sul terrazzo +del giardino. Il pranzo era stato assai silenzioso, +<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span> +e nella vasta sala sonora non si udiva +che il leggiero rumore inerente al servizio il +meglio fatto. +</p> + +<p> +Elisa accettò, ed attraversando il giardino, +andarono a sedere sulle poltrone di legno, coperte +di cuscini, che sul vasto terrazzo sembravano +aspettassero perpetuamente qualcuno. +Sopra il basso e largo parapetto di marmo, +certi vasi enormi dai quali sorgeva una pianta +rara, mettevano un tocco verdeggiante a distanze +eguali. Appoggiandosi e guardando in +giù, si vedeva un alto muro dritto, al piedi del +quale il disordine intricato di grossi cespugli, +dal verde assai cupo, nascondeva una stretta +viuzza dove non risuonava che di raro il passo +di qualche fanciullo. Poi lo sguardo scorreva +sulle cupole oscure fatte dagli alberi, e si perdeva +poscia nella pianura, dalla vegetazione +povera, il cui colore terreo prendeva delle tinte +dorate sotto gli ultimi raggi del sole. Più in là +si distingueva appena, nella bruma calda, l’ondulazione +molle delle colline, e nella polverosa +lontananza non si poteva precisare la linea dell’orizzonte. +Nella vasta distesa dove vagava lo +sguardo, i sogni indistinti che s’alzano in noi +nelle ultime ore del giorno, potevano incontrarne +altri sparsi nei mille colori di una tal scena che +mutava sempre, confondersi, ed intangibili perdersi +nello spazio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span> +</p> + +<p> +Non una foglia si muoveva; non soffiava alcuna +brezza. Nel giardino, sul terrazzo, nella +vastissima distesa di paesaggio, tutto era immobile. +La varietà stupenda delle tinte del cielo, +dove il poema del tramonto si svolgeva in +quella sera con una ricchezza speciale, contrastava +col silenzio profondo e l’assenza di ogni +movimento. Non si sentiva nulla, e l’occhio vedeva +delle esplosioni di colore, delli echi perduti +di tinte, che sembravano sonorità visibili. Un +velo vaporoso d’una diafaneità ideale si stendeva +dovunque. I più lievi rumori prendevano +una importanza insolita. +</p> + +<p> +Sopra un tavolino rustico, un vassoio d’argento +era stato posto, e le tazze, la caffettiera, +la zuccheriera, su cui la luce cadente accendeva +del fuggitivi bagliori, tutto prendeva quell’aspetto +d’inusitata eleganza che acquistano all’aria aperta +gli oggetti fatti per l’interno. Un piccolo servitore, +un <i>page</i>, fresco come una rosa, tutto vestito +di panno verde cupo, il corpo sottile, stretto +nell’attillata giacchetta a tre file di bottoni di +metallo, i capelli rigidamente pettinati, se ne +stava dritto, aspettando. Sopra un altro tavolino, +a fianco di Massimo, erano delle scatole di sigarette, +dei giornali, un libro tra i fogli del quale +splendeva un tagliacarte smaltato. +</p> + +<p> +Lui, quasi coricato nella poltrona, rovesciato +all’indietro, guardava nel vuoto. L’atteggiamento +<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span> +stanco del corpo robusto, dava l’idea della forza +al riposo, ed il cuscino bruno attaccato allo +schienale faceva risaltare il pallore del suo viso. +Sembrava riflettere, e talvolta il suo sguardo +si fissava su di Elisa, senza che paresse vederla. +Lei guardava il paesaggio, appoggiata alla +balaustra; il suo lungo e stretto vestito chiaro +serpeggiando intorno al sedile. Una mossa ch’ella +fece attirò l’attenzione di Massimo sulla sua mano +fina coperta di anelli, ed egli ruppe il silenzio +con un’osservazione banale. +</p> + +<p> +Quelle tre persone su quel terrazzo, davanti +a quel tramonto, formavano un quadro bell’e +fatto per un pittore di <i>high-life</i>. +</p> + +<p> +Ma un osservatore avrebbe difficilmente indovinato +il senso nascosto nell’attitudine del +marito e della moglie, nei loro pigri discorsi. +Avrebbe soltanto notato una specie di stanchezza +che pesava su di loro, una noia malinconica, +dei sintomi di malattia morale, il contrasto tra +la bellezza e l’eleganza di quella coppia e la serietà +delle loro fisonomie. Gli sarebbero apparsi +siccome una nuova prova della mancanza possibile +della felicità in mezzo ai raffinamenti nell’opulenza. +La loro solitudine dorata sembrava +greve per loro in quel momento, e si vedeva +che nè la ricchezza delle cose materiali, nè le +magnificenze della natura avevano potenza di +distrarli. Eppure tra di loro aleggiava l’amore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span> +</p> + +<p> +Rimasti soli, tentarono di parlare indifferentemente +di questo e di quello, con naturalezza, +come oramai avevano imparato a farlo; ma in +quel giorno i loro discorsi cadevano ad ogni +momento, ed il silenzio riusciva a loro più penoso +che mai. Ciascuno si sentiva il cuore grosso +di tutto quanto non dicevano, ma le parole +si agghiacciavano loro in bocca. Elisa sorrideva +a suo marito; ma lui le guardava gli occhi e +non vedeva il sorriso. +</p> + +<p> +Preso il caffè, e qualche frase insignificante +ancora scambiata, il silenzio era ridiventato profondo. +Ma Massimo stava per parlare. L’ora +era giunta. Forse solo sentiva l’influenza, come +la sentiamo sempre, di trovarsi in un luogo +dove da un pezzo non aveva più l’abitudine di rimanere: +su quel terrazzo, all’aria aperta. D’un +tratto pronunciò qualche parola, ma con una +voce così gutturale, così soffocata, ch’Elisa le +udì male, non osando indovinarle, non credendo +alle proprie orecchie. +</p> + +<p> +— Elisa, pensate spesso a lui? +</p> + +<p> +Le sillabe, chiare questa volta, risuonarono +stranamente, e la loro vibrazione nell’aria immobile, +spaventò quasi colui che le aveva pronunciate. +Avrebbe forse voluto dire tutt’altro, +ma la sua idea fissa, in quel momento speciale, +si era a sua insaputa formulata. Elisa non comprese +la domanda che dopo alcuni secondi. Un +<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span> +minuto interminabile passò. Ma l’ostacolo era +varcato, rotta la diga, ed ora bisognava parlare. +</p> + +<p> +Il cielo si oscurava a poco a poco; scendeva +la sera in un lungo crepuscolo. +</p> + +<p> +Massimo si avvicinò a sua moglie, sedette +sui cuscini che stavano ai piedi di lei, e la guardò +negli occhi. +</p> + +<p> +— Sei sorpresa, — gli disse, — e taci; ma +bisogna che <i>io</i> parli, e bisogna che tu mi risponda. +Questo momento doveva giungere; se +non ne approfittiamo, non ritornerà forse mai +più, e saremmo per sempre infelici. Noi non +rassomigliamo agli altri; ci siamo conosciuti +ed abbiamo vissuto in un modo così diverso, +che dobbiamo dirci tutto, anche ciò che non si +dice. Ho troppo sofferto in questi ultimi giorni. +Se devo continuare a vivere, bisogna che ritrovi +la felicità perduta, che non ci sia più tra di noi +due quel qualcosa che non possiamo nominare, +e che ne divide. Lo vuoi? Mi puoi amare ancora? +</p> + +<p> +— Lo sai bene, — rispose lei finalmente con +dolcezza. — Ho un solo desiderio: è di vederti +più felice, ma non osavo sperarlo. Eppure ti ho +ben provato che ti amo. Tu pensi sempre al +passato; ma di me tu sai tutto, mi vedi come +sono, e devi ben comprendere che voglio dedicarmi +a te. +</p> + +<p> +— Elisa, non è così che ti vorrei sentir parlare. +<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span> +D’altronde non hai risposto alla mia domanda. +Ebbene, non rispondere. Posso bene indovinare. +Sono io che ho troppo pensato a <i>lui</i>, +che non posso impedirmelo. Dal giorno in cui +l’ho veduto, in cui l’ho compreso, nuovi orizzonti +si sono aperti dinanzi a me; ho riconosciuto +molte verità che avevo invano cercato +di negare altre volte. Ho lungamente pensato; +ho fatto sopratutto dei confronti. L’amore che +mi puoi dare non può essere, lo so, che il frutto +di uno sforzo, d’un oblio volontario da parte +tua, e che il risultato del mio amore che t’avviluppa +sempre. So bene che, avendolo riveduto, +hai potuto separarti da lui, ma non hai potuto +dimenticarlo. Eppure, poichè sei qui, poichè la +sorte ti ha data a me, vorrei ritrovare tutta la +felicità perduta, e renderla maggiore. Ma che vi +sia tra di noi una fiducia assoluta! +</p> + +<p> +— Oh! quanto mi fanno bene le tue parole, +Massimo! L’indifferenza apparente ch’era fra +di noi, mi pesava quanto a te. Ma non osavo +dir nulla. Devi però sapere che sono sincerissima, +e che non avremo mai nulla di nascosto +l’uno per l’altro. Io pure soffrivo. Bisognerà +che siamo il più felici possibile. Vedrai quanto +saprò esser buona. Voglio fare dei progetti. +Prima staremo qui finchè vorrai, poi andremo +a viaggiare. +</p> + +<p> +— Sì, ma per ritornare qui. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span> +</p> + +<p> +— Oh! io non domando di meglio. Adoro +questa casa. +</p> + +<p> +— Grazie, mia cara. Vorrei poterti far conoscere +tutta la mia vita, tutti i miei pensieri, tutto +quello che ho visto e che ho conosciuto.... e tutto +quello che sento adesso, perchè tu possa comprendere +in qual modo speciale ti amo. Noi altri, +di cui la vita è stata irregolare, abbandonata a +tutti i capricci d’una imaginazione alla quale +nessuna necessità poneva dei limiti, quando +finalmente l’amore vero si rivela a noi, amiamo +con delle gioie e dei dolori particolari, difficilmente +compresi, e per noi, che non la meritiamo, +la felicità è ben più squisita che per coloro +cui è dovuta, essa ha il fáscino immeritato +del frutto proibito, del tesoro trovato. Per possederla, +non fosse che brevemente, impieghiamo +tutte le nostre forze, tutta la nostra esperienza +e combattiamo con accanimento in una lotta +suprema contro il destino che ci siamo fabbricati +noi stessi. +</p> + +<p> +Elisa ascoltava le parole di Massimo, che le +rivelavano delle cose da lei in parte indovinate +da un pezzo, e che in quel momento vedeva +chiaro. Lui continuava a parlare seduto a’ suoi +piedi, stringendosi contro lei, trovando degli +accenti di passione diversi da quelli ch’ella conosceva. +Era commossa assai, e nell’ombra crescente, +in mezzo ai fiori esalanti i loro ultimi +<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span> +profumi, ella si abbandonava tutta intera al turbamento +da cui era invasa, l’onda dei pensieri +confusi nella sua testa neutralizzandosi in una +specie di sensazione in cui il sogno dominava. +</p> + +<p> +A un certo punto Massimo si alzò e andò ad +appoggiarsi al parapetto del terrazzo, guardando +davanti a sè come se interrogasse l’orizzonte. +Elisa lo seguì con gli occhi, e bentosto lo richiamò. +Egli venne di nuovo a sedersi riavvicinandosi +a lei e la osservò ancora fissamente, +il suo viso avendo nuovamente mutato di espressione. +Elisa china verso di lui, tutta vibrante di +ciò che aveva udito, commossa dalla solennità +tenera dell’ora, dal silenzio delle cose, dallo +sguardo luminoso che rischiarava il pallore +di Massimo, ricominciò a parlargli a voce bassa, +adagio. +</p> + +<p> +Ma sembrò non udirla, e interrompendola, +disse alfine: +</p> + +<p> +— Bisogna che ti sveli tutto il mio pensiero, +che ti dica qualcosa che poi non ripeterò più. +Sei giovane ancora, Elisa, e alla tua età si crede +la vita più breve che non lo sia davvero. Sovente, +in una esistenza, ricominciamo la vita +parecchie volte. Ebbene! tu potrai forse ricominciarla +un giorno, e un tal giorno forse non +è molto lontano. +</p> + +<p> +— Non comprendo. +</p> + +<p> +— È semplicissimo. È raro che nella mia famiglia +<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span> +si viva lungamente, ed io sono ammalato.... +</p> + +<p> +— Massimo! — gridò lei, prendendogli le +mani, — ti proibisco di parlare così! +</p> + +<p> +— Mi ascolterai invece tranquillamente fino +in fondo. Non v’è nulla di tanto terribile in ciò +che ho a dirti. Lo ripeto, te ne devo parlare +una volta, poi sarà finito. Sai che detesto tutto +ciò che ha un’apparenza lugubre. Del resto non +c’è niente da farci, e tutto avrà luogo come Dio +vorrà. Il mio presentimento mi può ingannare, +ma devo dirtelo. +</p> + +<p> +— Ma io non voglio! +</p> + +<p> +Le impose silenzio con un gesto e con un +sorriso. +</p> + +<p> +— Sì, Elisa, ora mi sento bene, non soffro; +può darsi che m’inganni, ma può anche darsi +che il male esista. Del resto, tu non sai tutto. +Un giorno, abbastanza recente, ho desiderato +morire. Mi è sembrato che, scomparendo, avrei +quasi fatto il mio dovere. Io, che dimentico facilmente +ciò che ho letto, mi sono rammentato +di un romanzo che m’impressionò fortemente a +diciott’anni, di un romanzo dove il protagonista +si uccide per lasciare sua moglie libera, e ciò +combinando il suicidio in modo che lo si creda +vittima di una disgrazia. Ma sono un uomo soltanto, +e non ho codeste sublimi virtù del sagrificio +che possono trasformare un contadino in +<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span> +un eroe. No, sentii che il mio immenso amore +è però egoista, che ti volevo ancora, che, vivo, +non potevo cederti ad alcuno! No, vedi, voglio +tutta intera la mia parte di bene; sia pur corta! +Dopo, ricomincierai la vita; ma, frattanto, adesso, +Elisa mia, bisogna molto amarmi, bisogna +amarmi quanto ti amo!... +</p> + +<p> +Queste parole pronunciate con una gran calma, +contrastante con l’atteggiamento ed i gesti appassionati, +caddero tutte calde nel silenzio della +notte serena. E prima ancora ch’egli avesse +finito, Elisa stava nelle sue braccia, con gli occhi +velati di lagrime, abbandonandosi, con uno +slancio e una passione nuova, la testa china +sul petto di lui. +</p> + +<p> +Massimo se la strinse in un abbraccio pazzo, +volendo ancora parlare, ma non potendolo più. +Il suo sguardo si volse al cielo stellato per poi +ritornare a posare su quella testa amorosa, e +si sentì in quel punto siffattamente felice, che +comprese di non aver più nulla da temere nella +vita, nè da rimpiangere nella morte. +</p> + +<p> +Era il primo trionfo del marchese d’Astorre. +Quella sera egli aveva vinto. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +<span class="smcap">Fine</span>. +</p> + +<hr class="silver"> + +<div class="opere"> +<p class="center"> +DEL MEDESIMO AUTORE: +</p> + +<table class="gener"> + <tr> + <td><i>Costanza Girardi</i></td> <td class="num">L. 1 —</td> + </tr> + <tr> + <td><i>La gran rivale</i></td> <td class="num">1 —</td> + </tr> + <tr> + <td><i>Decadenza.</i> 2.ª edizione</td> <td class="num">1 —</td> + </tr> +</table> + +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/75916-h/images/cover.jpg b/75916-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..4ab037a --- /dev/null +++ b/75916-h/images/cover.jpg diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..b5dba15 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This book, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. 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