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+
+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 ***
+
+
+ LUIGI GUALDO
+
+
+ Un matrimonio
+ eccentrico
+
+ ROMANZO.
+
+
+
+ MILANO
+ FRATELLI TREVES, EDITORI
+ 1894.
+
+
+
+
+ PROPRIETÀ LETTERARIA
+
+ _Riservati tutti i diritti._
+
+ Tip. Fratelli Treves.
+
+
+
+
+UN MATRIMONIO ECCENTRICO.
+
+
+
+
+PARTE PRIMA.
+
+
+I.
+
+I servitori sembravano molto affaccendati nella sala da pranzo della
+villa Arombelli, vasta, di forma semicircolare, un po’ fredda con le
+sue pareti coperte di stucco rosa e le sue colonne in marmo bianco
+sostenenti una vôlta dove si vedeva una classica nascita dell’Aurora
+sopra fondo azzurro. La tavola, tutta pronta, era semplice, ma non
+senza lusso. Non vi si scorgevano i raffinamenti della eleganza
+moderna; ma piramidi alte di frutta in vasi della China, circondati di
+fiori, rallegravano la candidezza della tovaglia e alternavano con dei
+ricchi candelabri d’argento, l’illuminazione essendo di sole candele.
+Gli angoli della sala rimanevano nella penombra.
+
+Le altre stanze del pianterreno, il vestibolo, il gran salone, la sala
+da bigliardo, la biblioteca erano deserte; il salotto d’angolo, tanto
+abitato durante la giornata, pareva il più vuoto. Non occupate, le
+poltrone apparivano più ampie del solito; il fuoco — quel fuoco che
+si accende tanto gaiamente e che imparte tanto benessere nei primi
+giorni di autunno — non aveva più fiamma, e trasformato in un bracere
+incandescente che si sarebbe potuto credere alimentato da metalli in
+fusione, gettava in mezzo alla stanza un largo riflesso rossiccio
+che rendeva più nera l’oscurità circostante. Talora un domestico
+attraversante le sale senza rumore, turbava solo il profondo silenzio;
+perfino gli oggetti sembrava aspettassero. Suonava il primo colpo
+di campana per il pranzo; gli orologi, suonando le sette, pareva si
+rispondessero.
+
+Codesta tranquillità contrastava con l’animazione che regnava più su,
+al primo piano. Nei corridoi, le cameriere s’incrociavano, portanti
+sul braccio talvolta delle vesti, sotto la cui ampiezza scomparivano
+quasi; qualche uscio s’apriva mostrando dei piccoli interni eleganti
+e in disordine. Le campanellate si succedevano, con timbri vivaci,
+prolungati o impazienti. Nelle camere gli uomini si vestivano
+gravemente, le signore si facevano belle con cure minuziose; si udivano
+a momenti qualche parola pronunciata a voce alta o qualche scoppio di
+riso represso.
+
+Nel suo salottino particolare, ritiro nel quale non era facile
+penetrare, la padrona di casa, la marchesa Arombelli — vecchia signora
+gentilissima, vedova e senza figli, accarezzata dai suoi numerosi
+parenti, e amata dai molti suoi amici — già vestita per il pranzo,
+come quasi sempre in raso bruno ornato di trine antiche, dava alcuni
+ordini alla sua cameriera. La marchesa era piccola, un po’ troppo
+grassa, poco maestosa, con un viso calmo e buono, le guancie fresche,
+i capelli grigi arricciati; e certi occhietti neri che denunziavano
+però una vivacità latente, e a malgrado di tutto ciò aveva un’aria
+molto aristocratica. Dall’attenzione che la cameriera prestava alla
+padrona, si sarebbe potuto facilmente indovinare che accadeva qualcosa
+di un poco insolito. E se ne sarebbe rimasti ancora più persuasi,
+se si avesse potuto visitare ad una ad una le camere degli ospiti, e
+sorprendere il cicaleggio delle signore, le quali si affrettavano un
+poco, senza perciò trascurare alcuna minuzia della loro acconciatura.
+La più elegante, la bella contessa Lassardi, aveva imperiosamente
+mandato via la sua cameriera, che, diceva lei, non capiva mai nulla.
+
+Ma nell’ultima stanza, in fondo al grande corritoio, a destra, una
+fanciulla stava tutta pronta, seduta sopra una sedia, con i gomiti
+appoggiati a un piccolo scrittoio, in una posa di abbattimento. Elisa
+Valenti era pallidissima, con il viso stanco; una grossa lagrima,
+una di quelle lagrime brucianti che non si cura più d’arrestare, le
+scendeva lungo la guancia. Guardava fissamente il leggio silenziosa;
+s’era lasciala vestire senza badare a cosa le mettevano, seria e
+calma in apparenza; poi, appena rimasta sola, aveva approfittato di
+quel momento di tregua per piangere. Adesso, non voleva più piangere,
+ma sulla sua faccia si dipingeva l’espressione di un dolore quasi
+disperato. In quell’ultima stanza di codesta villa, dove la vita
+sembrava così facile e dolce, vi era dunque la sofferenza, e una
+sofferenza acuta; una scena solitaria di un dramma forse semplice, ma
+doloroso.
+
+L’avvenimento che si aspettava in quel giorno non era certo
+straordinario; si trattava dell’arrivo del nipote della marchesa,
+il bel Massimo d’Astorre, celebre per le sue follie, per la sua
+prodigalità e per le avventure della sua vita. La zia, che da parecchi
+anni non lo aveva più rivisto, lo amava molto, benchè disapprovasse la
+sua condotta, e s’era sentita commossa quando egli le aveva scritto
+che verrebbe finalmente a farle la visita da tanto tempo promessa.
+Avrebbe dovuto arrivare quel giorno verso le due; lo si era atteso
+con impazienza, con curiosità, quasi con emozione — inutilmente. Si
+parlava solo di lui in casa da una settimana. La vita si scorreva così
+tranquilla, nelle uniformità delle abitudini, che l’arrivo di Massimo
+acquistava il valore di un avvenimento d’alta importanza. Era qualcosa
+d’interessante, di saporito, di piccante, come un lieve scandalo.
+Verso le sei si discorreva ancora di lui nel salone, si diceva che
+giungerebbe solo all’indomani, quando, annunciato ad alta voce, entrò
+d’improvviso con una scioltezza sua speciale, baciò la mano alla
+marchesa, s’inchinò davanti alle altre signore, e accontentò tutti.
+
+Poi, ognuno era salito per vestirsi. E, lassù, si discorreva ancora
+di lui, sottovoce; lo si analizzava, ci si vantava di essere in
+relazione con lui o di non averlo voluto conoscere; si discuteva sulla
+sua figura, sui modi, sulla sua vita. Le cameriere bisbigliavansi
+all’orecchio una storiella udita in guardaroba, e che giù, nel
+tinello, i servitori pure ripetevano. Era una spiegazione del ritardo
+nell’arrivo del marchese. Si pretendeva ch’egli fosse veramente giunto
+con il treno del tocco, ma accompagnato da una donna assai vistosamente
+vestita e che parlava un po’ troppo forte; ch’erano stati riveduti
+mentre facevano colazione insieme al piccolo caffè della stazione,
+e che perciò aveva potuto giungere soltanto alle cinque. — Di certo
+egli non s’imaginava di occupare tanto tutti, mentre nel quartierino
+assegnatogli, discorreva col suo cameriere che disfaceva prestamente le
+valigie.
+
+S’udì il secondo colpo della campana. Il signor Gorletti, personaggio
+disaggradevole, assai ricco e brutto, una specie d’uomo d’affari
+in ritiro che la marchesa invitava, perchè altre volte l’aveva
+possentemente aiutata a vincere una causa importante — era già nel
+salotto d’angolo e aveva ravvivato il fuoco, quando tutti scesero.
+Il salotto si rianimò; tutti sedettero per un momento nelle ampie
+poltrone.
+
+— Sono sicura ch’egli si farà aspettare, — disse la contessa Lassardi.
+
+Ma no; Massimo entrò all’istante stesso in cui, da un altro uscio, il
+maggiordomo annunziava il pranzo. La marchesa prese il braccio di suo
+nipote e seguì gli altri.
+
+Elisa Valenti si era ben lavata gli occhi, s’era rifatto e calmato il
+viso, e nulla in lei accusava una emozione qualsiasi. Il pallore de’
+suoi lineamenti stanchi accusava piuttosto lo stato di triste apatia
+cui si giunge quando non si spera più nulla!
+
+Essa era bella, d’una bellezza mesta e dolce che non faceva impressione
+sulle prime, ma che non si dimenticava; — sottile, bianchissima,
+con degli occhi celesti, lunghi e velati, e dei magnifici capelli
+castani. — Massimo, che non l’aveva rivista da molto tempo, la trovò
+mutata; già la vita aveva tracciato le sue linee misteriose su quel
+viso, e sembrava sofferente. Qualche gran cambiamento doveva essersi
+prodotto, perchè apparisse così. Certo doveva aver già acquistato molta
+forza d’animo per saper dissimulare a tal punto; nessuno, vedendola
+discorrere, sorridere e mangiare, avrebbe indovinato che un quarto
+d’ora prima essa piangeva come impazzita dal dolore; senza dubbio aveva
+dovuto prendere lezioni precoci alla dura scuola del mondo, per sapere
+già mettersi in tal modo una maschera sul viso. Una sola volta il suo
+sguardo si fissò per un istante nel vuoto, quasi affascinata da una
+visiono spaventosa; ma non fu che un momento e nessuno se ne accorse.
+
+Erano dodici a tavola: quelli che già abbiamo nominato, poi donna
+Maria Terzi, una parente della padrona di casa, giovane, brutta e di
+una eccessiva eleganza; suo marito, un brav’uomo assai maturo e molto
+insignificante, che parlava di cavalli soltanto; la loro bellissima
+bambina con l’istitutrice, una inglese assai corretta, vittima ad un
+tempo dei genitori spensierati e della fanciullina capricciosa; il
+piccolo Giacomo Arombelli, erede presuntivo della marchesa, ch’era
+accusato di fare troppo apertamente la corte alla bella contessa
+Lassardi; un giovine pittore, protetto da tutti; e finalmente il
+medico, vecchio silenzioso e gran mangiatore. La contessa era venuta
+senza il marito, che, secondo il suo costume, s’era rifiutato ad
+accompagnarla, detestando la vita di campagna.
+
+La conversazione era animata; si ascoltava Massimo con grande
+attenzione e non senza una curiosità troppo viva, cui la buona
+educazione appena nascondeva. La contessa Lassardi e il piccolo
+Giacomo gl’indirizzavano perfino delle domande troppo dirette, un po’
+indiscrete, alle quali egli rispondeva vagamente, ma nel modo il più
+cortese; egli divertì e raccontò qualche storiella scabrosa con un bel
+sangue freddo — insomma egli stupì tutti per questo semplice fatto,
+straordinario per essi, che diceva qualche cosa. Fu amabilissimo con
+la zia ch’era alla sua destra, e galante, non senza una lieve punta
+d’ironia, con la contessa, dall’altra parte, che appariva più colorita
+e con lo sguardo più sfavillante del solito.
+
+Tutto ciò non gli impediva di osservare. Non perdeva nulla di quanto
+accadeva sotto ai suoi occhi, e indovinava anche benino ciò che non
+si vedeva. Per abitudine e per gusto, amava, in società, a scrutare
+“il disotto„, a cercare le cause celate di effetti appena visibili, a
+intravedere le faccie vere sotto le fisonomie d’apparato, la natura
+sotto la convenzione, i vizi e le virtù inverniciate dalla tinta
+uniforme della vita mondana. La ingordigia del medico lo divertiva,
+ed osservò che il signor Goretti guardava Elisa di soppiatto, press’a
+poco nello stesso modo che il degno dottore contemplava ciò che
+doveva mangiare. Varie pretese mal dissimulate scaturivano per lui
+dal rumoroso cicaleggio della sua vicina di sinistra, e, nel mentre
+vi rispondeva, non poteva a meno di sorridere alle occhiate feroci
+lanciategli dal cugino.
+
+Guardando Elisa Valenti, si convinse del tutto che un segreto si
+nascondeva adesso sotto quel contegno tranquillo e dignitoso, sotto
+l’espressione calma e un po’ forzata del suo volto. Il pensiero di
+lei doveva assentarsi. Perchè, non essendo timida, e trovandosi in un
+ambiente intimo, abbassava così spesso gli occhi? Era forse per evitare
+degli sguardi troppo spesso fissati sopra di lei? Il suo riserbo,
+a momenti eccessivo, e contrastante con la naturalezza de’ suoi
+modi, derivava forse semplicemente dalla superiorità che, pure senza
+confessarlo, doveva sentirsi sopra quelli che la circondavano?
+
+— Il treno di Monza è stato oggi terribilmente in ritardo, non è vero?
+— disse Giacomo.
+
+— Non ne so nulla; arrivo dal lago di Como, dove sono stato a trovare
+un amico d’infanzia, e sono venuto qui in carrozza.
+
+— Ah! ecco! E sei venuto presto?
+
+— In due ore e ventidue minuti.
+
+Tutti lo guardavano, ma lui non sembrava accorgersene; soltanto,
+siccome al Gorletti spuntava sulle labbra un sorriso stupidamente
+maligno, gli gettò un’occhiata che lo fece cessare.
+
+— Si può sperare, Elisa, che i tuoi arrivino finalmente domani? —
+chiese la padrona di casa.
+
+— La mamma giunge per certo; ho ricevuto una sua lettera ora. Ma credo
+che mio padre si dovrà trattenere ancora qualche giorno a Milano.
+
+— Sarò ben felice di rivedere la sua signora madre, — disse Gorletti
+con un sorriso. Elisa non rispose affatto.
+
+— Oserei chiederle, signorina, se la emicrania si è totalmente
+dissipata?
+
+— Sì dottore, va molto meglio, grazie a lei.
+
+Allo stesso tempo una piccola discussione s’era impegnata all’altra
+estremità della tavola.
+
+— Oh! donna Maria, esagerate!
+
+— Che dice donna Maria?
+
+— Ma pretendo semplicemente, — rispose questa, voltandosi verso Giacomo
+che aveva fatto l’interruzione, — che non è possibile di vivere
+secondo le esigenze d’oggi in una certa società, insomma di vivere
+convenientemente, con meno di centomila lire di rendita.
+
+— È una teoria pericolosa, — mormorò Gorletti.
+
+— E che può condurre assai lontano, — aggiunse il pittore a bassa voce.
+
+— Mi permetta di dichiararle, donna Maria, — rispose d’Astorre, — che
+non sono del suo parere. Centomila franchi all’anno non bastano, o sono
+troppi.
+
+— Ah! questa è nuova!
+
+— Potrei anche provarlo esattamente, ma sarebbe troppo lungo. Rifletta
+bene, e s’accorgerà che non ho torto.
+
+— Io vorrei un milione per me sola, con Sarah! — gridò la piccina, con
+la sua voce acuta, abbracciando la sua istitutrice.
+
+Tutti risero, ma suo padre la fece tacere, ridendo però anche lui, e
+rivolgendosi ad Elisa:
+
+— E lei? Si potrebbe sapere la sua opinione su questo grave argomento?
+
+La marchesa fece un cenno assai significante a suo nipote, come per
+arrestarlo. Massimo l’osservò. Egli, del resto, sapeva che i Valenti
+non erano ricchi. Gorletti, allo stesso momento, ebbe un movimento di
+curiosità, in attesa della risposta.
+
+— Secondo me, tutto è relativo, e si può essere soddisfatti con poco, o
+poveri possedendo dei milioni.
+
+— Lei esprime così dicendo la mia stessa opinione in un modo più
+semplice.
+
+— Ah! scusa, non è la stessa cosa! — esclamò Giacomo.
+
+— Io credevo, — interpose Gorletti, — che la signorina Valenti
+disprezzasse il denaro e tutte le cose positive.
+
+Il dottore disse che lui pure lo credeva, giudicandola un poco
+romantica.
+
+— Lei s’inganna, dottore; io stimo invece altamente i beni materiali,
+e per un motivo giustissimo, ch’essi soli cioè ne assicurano
+l’indipendenza.
+
+Vi fu un breve silenzio; la marchesa ne approfittò per mutar discorso.
+Pochi momenti dopo il pranzo era finito; tutti si alzarono.
+
+Appena in sala, la contessa Lassardi s’avvicinò a d’Astorre.
+
+— Sapete che sono in collera con voi, — disse, abbassando un po’ la
+voce.
+
+— Di già? Badate, mi farete diventar vano.
+
+— Come se non lo foste! Sì, sono in collera, perchè non mi avete voluto
+ripetere che cosa si raccontava di me a Nizza; non bisognava allora
+lasciarmi sapere che si raccontava qualcosa. Ma mi posso vendicare,
+giacchè ne so di belle sul conto vostro.
+
+— Ebbene, contessa, facciamo la pace. Venite qui; vi racconterò la
+vostra storia, voi mi direte la mia.
+
+Presero posto in un angolo della sala, e, per una ventina di minuti,
+rimasero come separati dalli altri. Due o tre volte ella gettò dei
+brevi gridi, nascondendosi il viso dietro il suo grande ventaglio.
+Durante un minuto, lo guardò fisso negli occhi, e un lieve sorriso le
+comparve sulle labbra. All’altra estremità della sala, il cugino teneva
+un giornale in mano e li guardava per di sotto, furibondo.
+
+Quando la confessione della contessa fu terminata, la marchesa chiamò
+il nipote presso di sè.
+
+— Vediamo, Massimo, vieni un po’ a discorrere con me, adesso. Sarai
+dunque sempre incorreggibile, cattivo soggetto?
+
+— Sempre, cara zia. _On a des principes._
+
+— _Ou on n’en a pas._ Dici delle cose nefande.... e ne fai. Mi vennero
+raccontati aneddoti da far fremere. Si pretende anche che sei talmente
+incapricciato di una celebre attrice di cui ho scordato il nome (al
+solito) che vuoi dirigere un teatro per lei.
+
+— Sì, è un progetto che mi frulla nel capo. Bisogna incoraggiare
+l’arte, e l’assicuro, zia, che la Kausler è un’artista veramente
+superiore.
+
+— No, non parlarmene. Ma questo è ancora nulla. E quell’orribile vizio
+del giuoco!
+
+— Ah! in quanto a quello, non sa dunque ch’è una passione che ne toglie
+del tutto il libero arbitrio?
+
+— Taci, mi fai orrore. È ridicolo che da parte mia io persista a
+volerti bene, ad onta di tutto. Voglio dimenticare le tue colpe, per
+ora, giacchè sei qui, giacchè almeno sei venuto, finalmente. Avevo
+quasi perduto ogni speranza. Sa, signorino, ch’è un gran pezzo che non
+lo si è visto?
+
+— È spaventoso. Dieci volte fui sul punto di venire, e sempre....
+Pensi, zia; due giorni fa ero a Parigi e non credevo affatto di poter
+venire.... Ma, infine, ci sono!
+
+Vicino al vasto camino, la conversazione continuava animatissima. Una
+nuova disputa s’era impegnata fra Terzi e la contessa, e Giacomo vi
+voleva prender parte. A una certa distanza, Gorletti l’osservava.
+
+— Ma che ha dunque Elisa? sembra triste assai anche questa sera, —
+diceva donna Maria che stava sfogliando dei libri a un tavolino.
+
+— Non ne so nulla. Davvero che non mi ci raccapezzo più.
+
+— Da qualche giorno tutto ciò diventa proprio incomprensibile.
+
+— Ho un bel studiarla, rimane un mistero anche per me, — soggiunse il
+dottore.
+
+Donna Maria si avvicinò allora alla marchesa ed a Massimo.
+
+— Sapete di che cosa stiamo parlando? — chiese, gettando uno sguardo
+dalla parte ov’era Elisa.
+
+— Lo indovino. Lasciatela stare, povera ragazza; si sforza d’essere
+socievole; non bisogna parere accorgersi di nulla.
+
+— Naturalmente. Ma vado a parlarle per toglierla alla sua
+contemplazione.
+
+E andò a sedere essa pure accanto al fuoco.
+
+— Hai già notato, Massimo, ch’Elisa sembra sopra pensiero?
+
+— Certo, appena la vidi. Mi parve anzi assai mutata.
+
+— È assai bella, però.
+
+— Certo, ma c’è sul suo viso una espressione che fa pena a vedersi.
+
+— Credi che sarebbe possibile di giungere a comprendere qual sia la
+causa della sua tristezza?
+
+— E lo domanda a me? Ma, cara zia, lei lo deve ben sapere, lei che l’ha
+sempre davanti, se io, rivedendola questa sera dopo tanto tempo, l’ho
+indovinato da un’ora.
+
+— Discorrendo con la contessa?
+
+— Ma sì; ciò non mi chiudeva gli occhi.
+
+— Ebbene, dimmelo, perchè è così mesta?
+
+— Ma, zia, perchè la si vuole costringere a sposare quel brutto signor
+Gorletti.
+
+La marchesa fece un movimento di viva sorpresa.
+
+— Massimo, devi essere il diavolo in persona!
+
+Egli si mise a ridere.
+
+— Ma niente affatto. Alcuni lievi indizi a tavola, il contegno d’Elisa
+e di quel brutto signore hanno bastato a mettermi sulla strada. A
+proposito, com’è che lei lo conta tra gli amici suoi?
+
+— Egli mi ha reso servizio altre volte in circostanze assai difficili.
+A dire il vero comprendo ch’egli non ti piaccia, così a prima vista;
+ma ti assicuro che possiede delle qualità eccellenti. È un uomo
+retto ed abilissimo, che ha raddoppiato la sua fortuna a poco a poco
+e onestamente. È assai benefico. Sia detto fra noi: tre anni fa, ha
+salvato i Valenti da una rovina certa.
+
+— Ed è per ciò che ora gli vogliono dare la loro figlia?
+
+— Egli ha chiesto la mano d’Elisa; essa non voleva, e l’hanno pregata
+di aspettare e riflettere bene prima di dare una risposta definitiva,
+ma finirà a cedere. Non ha quasi nulla; gli affari della sua famiglia
+sono di nuovo imbrogliatissimi; si dice che abbiano debiti ovunque.
+Comprendo ch’ella non possa amare il Gorletti; anzi la compiango con
+tutto il cuore; ma, lo confesso, mi sembra allo stesso tempo che il
+rifiutare, nella sua posizione, sarebbe una follia, ed una colpa verso
+i suoi. Del resto, non parlarne, te ne prego; non se ne sa nulla. Tu
+indovini tutto!
+
+— Lei ha forse ragione dicendo che quella ragazza non può rifiutare;
+eppure quel Gorletti è brutto, vecchio, antipatico, troppo orribile
+davvero! Al punto di vista naturale e semplice, all’infuori delle
+necessità sociali, è una infamia! Ma si possono forse contare in questo
+mondo detestabile?
+
+Si alzò; il suo viso, fattosi scuro per un istante mentre pronunciava
+codeste parole, riprese la sua espressione solita, e, col sorriso
+sulle labbra, si riavvicinò alla contessa. La conversazione divenne
+tosto generale. Giunse il curato, e la marchesa giuocò con lui varie
+partite di _tresette_. Giacomo, in un angolo, sempre con un libro in
+mano, teneva il broncio; il che, naturalmente, faceva raddoppiare
+la civetteria della bella contessa verso il nuovo arrivato. Questi
+raccontò nuovamente alcuni aneddoti parigini, parlò de’ suoi viaggi,
+lanciò a Giacomo, a Gorletti ed anche al dottore qualche risposta
+assai applaudita, e fu sempre più divertente. Si ripeteva a voce bassa
+ch’egli aveva davvero dello spirito, e le sue narrazioni aumentarono
+il desiderio di saperne di più, tanto che lo si osservava con sempre
+crescente curiosità. La marchesa particolarmente lo ammirava, pure
+con qualche riserva. La stessa Elisa aveva quasi soggiogato la sua
+tristezza e prendeva qualche parte alla conversazione, tranquillamente.
+Si servì il tè. Il fuoco fiammeggiava di nuovo, gettava grandi bagliori
+dorati sulla tappezzeria verde chiara a grandi ramificazioni di
+smaglianti colori, sopra le cornici dei vecchi quadri anneriti. Massimo
+era stato bloccato in un angolo dal piccolo Giacomo, che lo interrogava
+sopra vari argomenti equivoci, e rideva forte, adulatore sincero
+qual’era, alle risposte del magnifico cugino. Sopra un divano, Gorletti
+prendeva delle note, ed il dottore dormiva il sonno del giusto, in una
+delle vaste poltrone, digerendo scientificamente.
+
+Le undici e mezzo suonarono; il vecchio curato si era accomiatato, e
+tutti si dettero la felice notte sul grande scalone, illuminato dai
+domestici che portavano dei lumi.
+
+Un quarto d’ora più tardi, tutto era tranquillo nella villa. Il pittore
+si addormentava profondamente; Giacomo ed Arombelli vegliarono ancora,
+fumando e parlando di cavalli; la padrona di casa leggeva nel suo gran
+letto a colonne l’ultimo romanzo inglese della _Tauchnitz Edition_;
+donna Maria, nella camera della sua amica, la burlava per il suo
+contegno con d’Astorre, il quale, dal canto suo, certo non pensava a
+lei, poichè, seduto a un tavolino, vicino al fuoco, scriveva alcune
+lettere che parevano assorbire tutta la sua attenzione. Ma, in fondo in
+fondo del lungo corridoio, Elisa Valenti aveva spento il lume, e, con
+la faccia nascosta nel guanciale, piangeva ancora silenziosamente nella
+notte.
+
+
+II.
+
+Fu una notte orribile per Elisa; ogni pensiero era una sofferenza,
+e cento imagini desolanti le sorgevano subitamente dinanzi — visioni
+profetiche, terribili quanto la realtà. Poi si addormentò d’un sonno
+pesante, pieno d’incubi, che furono solo interrotti dai primi raggi
+del sole. Si svegliò bruscamente, e la verità, senza esagerazioni nè
+paure nervose, le apparve in tutta la sua bruttezza. Sua madre doveva
+giungere col treno di mezzogiorno, decisa a non più ammettere ritardi.
+Bisognava decidersi nella giornata stessa, e la risposta _doveva_
+essere affermativa. In mezzo a tutte le sue angoscie, essa si sentiva
+ancora libera, a quell’ultimo istante; non lo sarebbe più alla sera. La
+si costringerebbe ad accettare la corte ufficiale del signor Gorletti,
+e fra un mese, fra quindici giorni forse.... A una tale idea, tutta
+l’anima sua si ribellava. — Poi, di nuovo, l’orribile rassegnazione la
+fiaccava. A poco a poco il circolo de’ suoi pensieri si allargò; essa
+rivide la sua vita svolgersi davanti a lei; i ricordi indimenticabili,
+le gioie perdute; poichè, sebbene giovane, aveva già un passato che non
+potrebbe mai cancellare dalla sua memoria.
+
+Rammentava indistintamente il formicolio dei passeggiatori e la lunga
+fila di carrozze, alle Cascine, nelle calde giornate estive, mentre,
+sotto la frescura degli alberi, guardava pigramente uno spettacolo
+tanto splendido che ne rimaneva a momenti abbagliata, dal viale
+polveroso fino all’orizzonte sfolgorante nella pompa del sole cadente
+— ella si rivedeva seduta in una grande carrozza verde, nella quale
+talvolta non si riusciva a farla star cheta, bimba capricciosa com’era,
+annoiata dalla lentezza del cammino, e dove talora invece taceva e
+restava immobile, resa meditabonda dalla precoce ammirazione delle
+bellezze del paesaggio. Al giovedì, veniva anche il piccolo Giulio
+Bardi, il compagno fedele de’ suoi giuochi, al quale voleva tanto bene,
+ma che si stupiva sempre di vedere così serio, ne’ suoi abiti troppo
+stretti da collegiale, ad onta della gioia d’un giorno “d’uscita„ — e
+del quale si sforzava di non osservare troppo le povere scarpe ch’egli
+nascondeva sempre.
+
+Rammentava un vasto e ricco quartiere, e le ricche acconciature di sua
+madre, che vedeva sovente alla sera, pronta per andare ad un ballo,
+tutta gioiata, mentre si abbottonava i guanti davanti allo specchio al
+quale gettava un ultimo sguardo; avea la vecchia Annunciata diritta
+dietro a lei, che le presentava un mantello tutto a ricami. E se sua
+madre la intimidiva sempre un poco, l’agghiacciava in quei momenti
+sopratutto. In quanto a suo padre, passavano settimane intere senza
+ch’ella lo vedesse; poi, una bella mattina, entrava bruscamente nella
+sua camera, l’abbracciava ridendo, le dava dei dolci o qualche piccolo
+regalo, e se ne andava.
+
+Poi la scena mutava. Era il principio della rovina. Essa non
+dimenticherebbe giammai le angoscie indovinate, le sventure intraviste,
+le lotte, le dispute, le miserie alle quali aveva assistito senza
+comprenderle del tutto — e le sue prime malinconie, attraversate da
+risvegli di gioie infantili.
+
+I suoi si decisero allora a partire, e viaggiarono lungamente. Dopo
+un soggiorno di alcune settimane a Cannes, dove si era molto annoiata,
+tra sua madre taciturna e triste, suo padre che fumava tutto il giorno,
+passeggiando sulla spiaggia, andarono a Parigi. Là, intimidita dapprima
+dal tumulto della grande città, quasi per poco rimpianse la sua
+cameretta, dove soffocava, ma la cui finestra s’apriva sul vasto mare,
+azzureggiante sotto il sole. A poco a poco s’interessò allo spettacolo
+continuo svolgentesi sotto ai suoi occhi. Amava fare dei lunghi
+passeggi con l’Annunciata; specialmente quando, stanche, prendevano
+l’omnibus per tornare a casa. Quanto le sembravano allora già lontani i
+bei giorni di Firenze! Passava quasi tutte le giornale con la vecchia
+domestica, e la sera con sua madre, che usciva di rado, e finiva ad
+addormentarsi, con un romanzo in mano. Suo padre le aveva lasciate per
+andare a Londra, dove, da quello ch’ella potè capire, sperava potere
+rifare una fortuna in una grande speculazione. Poco dopo egli vi si
+fissò ed esse lo raggiunsero. Elisa ebbe appena il tempo di vincere
+la prima impressione di tristezza, ma ripensò lungamente, dopo che fu
+ripartita, alle praterie d’un verde chiaro dei parchi pubblici sotto
+un cielo quasi incoloro dove brillava un sole rosso, a quelle lunghe
+sfilate d’erba tenera e verdissima che non si ritrova altrove.
+
+Gli affari tentati dal padre non riuscirono, e ritornarono a Parigi.
+Poi, attraversando la Germania, rientrarono in Italia, e, sempre
+costretti a vivere modestamente assai, andarono a stabilirsi in
+campagna, in Piemonte dapprima, poi, definitivamente, al lago di Como.
+Sua sorella, lasciata in collegio a Firenze, perchè troppo bambina
+per viaggiare, li venne allora a raggiungere. Elisa, che l’amava
+moltissimo, ridiventò allegra giuocando con lei. Pure, all’età in
+cui le altre sono ancora bimbe, Elisa talvolta non lo era già più; e,
+durante le belle sere di quel primo estate passate in riva al lago,
+essa rimaneva a lungo appoggiata al davanzale della sua finestra,
+ripensando a tutto quanto aveva veduto, riflettendo già a ciò che
+sapeva della vita, e a ciò che tentava d’indovinare, volgendo nella
+sua mente quei primi pensieri vaghi ed inquietanti, che, se potessero
+esprimersi, formerebbero un poema sublime. Ma l’incanto di quelle
+malinconie si dissipò bentosto, poichè fu visitata dal vero dolore,
+che venne ad aiutare il rapido svolgimento dell’esser suo, aggiungendo
+le orribili sofferenze di un primo lutto a quanto avevano già compito
+la solitudine, la passione della lettura ed il raccoglimento. Un
+mese soltanto dopo ch’erano state riunite, sua sorella, quella bimba
+dalla testa bionda, possedente già l’adorabile bellezza degli esseri
+privilegiati che devono solo conoscere l’alba della vita terrena, si
+ammalò e lentamente morì, dopo una lunga lotta. — Quando Elisa potè
+alfine ritrovare un po’ di calma, credette sentire che già nel suo
+petto batteva un cuore di donna. Le sembrava che il dolore, venuto
+in tal modo a prenderla per mano fino dai primi passi, dovesse ora
+accompagnarla fino in fondo. La vita le appariva come una lunga e dura
+prova, e, al tempo stesso, si sentì forte per combattere. Ma si trovò
+ben sola.
+
+Certo ella sentiva, nel forte slancio della sua gioventù appena
+incominciata, anche quasi dei presentimenti di felicità, ma dinanzi al
+suo sguardo teso, le lontananze apparivano melanconicamente velate.
+
+Si desolava sopratutto di non amare i suoi genitori quanto avrebbe
+voluto. L’affetto per suo padre era in lei vivissimo, senza dubbio;
+ma egli si assentava troppo spesso, sembrava sempre preoccupato, ed
+era di pessimo umore quando veniva a casa; lui che tutti, in società,
+dicevano tanto divertente! E non poteva sentire per sua madre quella
+confidenza soave e illimitata che le sarebbe sembrata naturale —
+sebbene facesse ogni sforzo per amarla. Bisogna pur dirlo, l’attitudine
+della signora Valenti dava ragione a sua figlia. Sempre occupata di
+sè, inasprita contro tutti, non potendo mai rassegnarsi al cambiamento
+successo, essa non sapeva cercare nella sua creatura, unica oramai,
+quella consolazione di tutto, che avrebbe dovuto trovare in lei, e si
+accontentava di far finta di dirigerne gli studi. Elisa ne soffriva
+internamente, in silenzio, sforzandosi di sorridere e d’essere gentile,
+e imparando in tal modo — all’età della imprevidenza — a nascondere le
+sue pene e i suoi intimi pensieri.
+
+La modesta casetta dove si erano ritirati, era situata sulla riva
+destra del lago di Como, come sospesa a metà della salita sul versante
+un po’ ripido della montagna — piccola, e tutta dipinta d’un orribile
+color lilla scuro con delle persiane giallastre. Un giardinetto,
+pieno di rose, sul davanti; a destra un orto, la strada a gradinata
+sulla sinistra; e dietro la montagna che potevasi quasi toccare dalle
+finestre posteriori del primo piano. Dal balcone sul davanti, al
+contrario, si godeva di una veduta spaziosa, che cambiava continuamente
+secondo le più lievi variazioni del cielo. Nelle belle giornate, lo
+sguardo riposava sul lago tutto azzurro e sulla riva opposta, sparsa di
+bianche ville, avente per sfondo le alte forme brune delle montagne;
+a sinistra il lago si rinserrava, svoltando; mentre dall’altra parte
+sembrava distendersi in una espansione infinita delle sue bellezze.
+Abbandonando la casa, camminando a destra, l’occhio era subito attratto
+in basso dal candore della Pliniana, contrastante con la sua corona di
+verde cupo, ed esalante, dal delizioso abisso che si prolunga dietro la
+villa, come il profumo d’una frescura ignota altrove — quasi divina.
+
+Gorletti veniva allora spesso a trovarli, e impegnava lunghe
+conversazioni ora con Valenti, ora con la signora. Si avevano per lui
+i maggiori riguardi e sovente, ad onta di tutto, egli se ne andava con
+un’aria malcontenta.
+
+Una volta Elisa lo sentì che si arrabbiava e sgridava suo padre, e quel
+giorno, con grande sorpresa di lei, gli si mostrò una cortesia ancora
+maggiore del solito, e, quando partì, lo si pregò con insistenza di
+ritornare.
+
+Da quell’istante, ella cominciò a detestarlo davvero. Sua madre,
+invece, non cessava dal cantare le lodi del signor Gorletti in tutti
+i toni. Finì col dichiarare a sua figlia che quell’uomo avedutissimo,
+d’un gran sapere e di buon consiglio, era il loro migliore amico; e
+che, dal momento ch’egli si sagrificava per loro al punto di aiutarli
+nel loro affari, bisognava manifestargli vivissima riconoscenza, e
+confidare in lui completamente.
+
+La loro posizione, infatti, migliorava un poco. Non già che potessero
+sperare di rifare la fortuna perduta; ma si era almeno giunti
+ad arrestarsi sul pendio di una rovina che li avrebbe condotti
+irrevocabilmente alla miseria — ed ora potevano guardare un po’ più
+pacatamente l’avvenire e vivere anzi un po’ meno male, con un benessere
+relativo. Con quali mezzi Gorletti aveva potuto compiere un simile
+miracolo? Ciò restava un mistero.
+
+La signora Valenti, cui non piaceva il soggiorno del lago e ch’era
+sempre triste quando rimaneva sola, cominciava intanto a trovare
+qualche vantaggio nelle società delle famiglie del vicinato, e andava
+spesso a far visite, combinando le cose in modo di non dover poi
+ricevere, non amando di mostrare in qual modo fossero alloggiati.
+Erano dei milanesi che passavano là quasi tutto l’anno, per gusto o
+per economia; dei forestieri pressochè stabiliti, o venuti solo per un
+breve soggiorno, ma coi quali si faceva presto conoscenza — talvolta
+della gente un poco spostata e dei quali si susurravano ogni specie di
+storie, più o meno false. Ma la signora Valenti non era mai stata molto
+meticolosa in codeste cose, o lo diventava ancora meno; bastava che vi
+fosse un’apparenza di eleganza perchè non si curasse troppo del resto.
+Essa aveva conosciuto molta gente durante il soggiorno all’estero, e
+ad ogni momento ritrovava delle persone che aveva già incontrate, e di
+tutte diceva senza distinzione “sono vecchi amici„.
+
+Intanto Elisa cresceva in libertà e si sviluppava moralmente e
+fisicamente, senza che si pensasse molto ad aiutare la natura. Sua
+madre, talvolta, le dava dei consigli sul modo di vestirsi, e non
+s’incaricava più della sua educazione, come aveva avuto la pretesa di
+farlo per lo addietro, giudicandola terminata. “Appena potrà abitare
+una città, si _formerà_ ben presto; tutto quanto è stato possibile
+nelle attuali circostanze, è stato fatto„, soleva dire. In realtà
+l’istruzione della fanciulla era stata assai negletta, e sarebbe
+rimasta quasi ignorante se l’amore alla lettura ed il suo innato
+desiderio di sapere, non avesse meravigliosamente supplito alla
+negligenza dei suoi.
+
+La si lasciava libera, disapprovando però ad ogni momento ciò che
+chiamavano le sue manie. Così, per esempio, rimaneva talora delle
+giornate intere nella sua camera a leggere, mentre il tempo era
+splendido e tutti correvano fuori. Poi, non appena il vento pieghettava
+la superficie del lago e i grossi nuvoloni neri si ammonticchiavano
+in cielo, se ne andava a passeggiar interminabilmente, finiva per
+perdersi sui versanti boscosi delle colline, si spingeva a scoprire
+luoghi sconosciuti per i piccoli sentieri nascosti tra i rovi — per
+poi ritornare a casa, dopo varie ore di assenza, con la veste lacera,
+e spesso tutta bagnata dalla pioggia dirotta. Allora la sgridavano
+— il che non impediva che ricominciasse da capo. Sovente portava
+seco una valigietta, quasi partisse per un breve viaggio, e restava
+a leggere o a sognare con gli occhi aperti, accoccolata in qualche
+strano cantuccio, all’ombra di un albero, da dove si dominava il lago.
+Ogni giorno diventava più selvaggia, e rifiutava di accompagnare la
+madre nelle sue visite; non era però esente di una certa civetteria,
+e già imparava a vestirsi, benchè assai semplicemente e in un modo
+un po’ diverso dal convenzionale. Finì col conoscere tutte le strade,
+tutti i sentieri, tutti gli angoli e a famigliarizzarsi sempre più con
+l’incantevole spettacolo che la circondava, e del quale non poteva
+stancarsi, poichè era più variato de’ suoi pensieri di fanciulla, e
+sembrava volesse compiacerla, accordandosi tanto bene con i sogni della
+sua imaginazione.
+
+Alla fine dell’estate, le ville o gli alberghi si popolarono. Da tutte
+le parti giungeva gente. La stagione elegante incominciava; si parlava
+di feste, di principi sovrani attesi con numeroso seguito, di regate,
+d’illuminazioni. La signora Valenti trovava il soggiorno del lago meno
+disaggradevole. Gorletti raccomandava l’economia. Elisa temeva che
+la sua solitudine non ne avesse ad esser turbata. Dovette, infatti,
+cambiare un poco le sue abitudini, moderare la sua passione di libertà,
+ed accompagnare sua madre a qualche ritrovo dov’era stata invitata.
+Si fecero delle escursioni sul lago. Una volta, per esempio, andarono
+a Como ad incontrare alcuni “amici„ che arrivavano direttamente
+da Venezia, per prendere a Colico la strada della Svizzera. Era
+un’occasione per vedere tutto il lago.
+
+Partirono all’alba; la _breva_ aveva soffiato nella notte, ma sul
+far del giorno, sotto il cielo ridiventato tutto limpido, il lago
+era perfettamente calmo. Faceva un calore aggradevole; dal ponte del
+battello a vapore si scorgevano le due rive con la loro cupa verzura
+dove biancheggiavano le ville e, innalzandosi dolcemente al di sopra,
+le montagne dalle cime incoronate di sole. Grosse barche attraversavano
+il lago, senza fretta, da una sponda all’altra. Vicinissimo al
+battello, entro piccoli canotti di forma molto allungata, alcuni
+giovanotti e ragazze remavano allegramente, ridendo della lieve
+tempesta sollevata dalle ruote, e guardavano i passeggieri. A sinistra,
+dove la riva è talvolta quasi a picco, qualche casa sembrava sorgere
+dall’acqua; mentre a destra si vedevano correre delle carrozze sulla
+strada, dalla quale s’innalzavano dei grandi alberi di tanto in tanto.
+Davanti, in faccia, il lago si allargava, e lo sguardo si perdeva entro
+una nebbia luminosa; all’indietro scompariva lentamente la piccola
+città di Como, col suo porto in miniatura, la sua piazza ingombra di
+gente, e la cupola della sua cattedrale. V’era folla sul ponte del
+battello, quel giorno: uomini d’affari, forestieri, villeggianti. Elisa
+godeva internamente del raggiante spettacolo svolgentesi dinanzi a
+lei, ma parlava poco, e spesso il suo sguardo si faceva triste. Ella
+soltanto rispondeva macchinalmente alle domande che le venivano rivolte
+e che interrompevano la sua estasi tranquilla. Certi passeggieri la
+interessavano; osservò una donna di una bellezza affatto speciale,
+dalla figura giovanissima e dai capelli già bianchi, accompagnata da
+un vecchio signore dall’aspetto militare, suo padre probabilmente; poi
+un giovane, metà coricato sulla panchina, e che, malgrado il caldo,
+era avviluppato in un _plaid_ fino agli occhi — due grandi occhi
+neri che talvolta la guardavano fisso. La signora Valenti era gaia
+e discorreva con tutti, tra gli altri anche col marchese d’Astorre,
+che si trovava lì in compagnia di una famiglia inglese. Essa era
+orgogliosa di mostrarsi intima con un uomo così elegante ed altolocato.
+Egli indirizzò anche qualche volta la parola ad Elisa, e benchè lei
+non avesse simpatia per lui, riuscì a attirare la sua attenzione
+con le idee paradossali che sosteneva languidamente. Tutte le volte
+che per caso avevano incontrato d’Astorre, la signora Valenti aveva
+rimproverato a sua figlia di non esser stata abbastanza gentile.
+
+Si passò davanti al falso castello dipinto color mattone, circondato
+dai magnifici alberi della Villa d’Este, ed Elisa, voltandosi verso la
+sponda di destra, cercò la loro casa. E vedendola, piccolissima, come
+un balocco da gigante dimenticato tra il verde, sentì che già l’amava
+con tutto il cuore, quel modesto rifugio tanto odiato da sua madre.
+Poi il lago s’allargò. Le rive erano meno abitate; solo si scorgeva
+qualche umile villaggio, e talora una timida casetta. Ai luoghi dove
+il battello non approdava, alcune barche piene di gente si fermavano un
+istante per prendere i nuovi arrivati.
+
+V’erano mille cose da osservare sulla sponda più vicina. Si comprendeva
+al modo con cui certi vecchi erano appoggiati a un parapetto di pietra,
+che quella era la loro sola e quotidiana distrazione da moltissimi
+anni. Alcuni preti, corpulenti, col tricorno inclinato per ripararsi
+dal sole, e con un ombrello rosso in mano, saltavano pesantemente dal
+vapore nella barca, indirizzando con famigliarità la parola a qualche
+donna del popolo già seduta, con un fagotto tra le mani, un fazzoletto
+a fiori in testa, e che rispondeva con un largo sorriso. Sotto un
+pergolato, nel giardinetto di un’osteria, dei borghesi “in barracca„
+sedevano a un tavolino, e quasi s’indovinava l’espressione delle loro
+grosse faccie, rosse per il caldo e per lo sforzo fatto nel volersi
+divertire.
+
+A poco a poco la scena mutava carattere. Le montagne s’innalzavano
+più maestose, in una nudità bruna. Il lago si rinserrava da una parte;
+un promontorio formava una larga sinuosità, e al di là, in un piccolo
+golfo riparato dal vento, le case sembravano cuocere sotto il sole.
+
+Elisa osservò una darsena circondata da un muro di pietra, terminata da
+una statua di vescovo annerita dal tempo e dalle vegetazioni parassite,
+che, con le dita in alto, sembrava benedire i passanti; alzando gli
+occhi li tenne a lungo rivolti allo svelto portico che sorge alla cima
+della collinetta sopra il promontorio, sopra la Villa Arconati, ed i
+cui tre archi eleganti, pieni di cielo azzurro, si disegnano nettamente
+nello spazio, e nelle giornate chiare acquistano una bianchezza
+splendente nella limpidezza dell’aria.
+
+La sponda diventava aristocratica: non si vedevano che giardini
+dal verde cupo, e dalla sabbia fina, che cancelli pesanti a blasoni
+dorati. Un albergo, nuovissimo, con il suo lusso banale, appariva ad un
+tratto mentre si stava ancora ammirando un’antica villa all’italiana,
+abbandonata a metà, dove la natura aveva quasi ripreso possesso,
+e invadeva liberamente i pergolati architettonici, mettendo così
+in rilievo l’antitesi tra l’opulenza d’una volta e la prodigalità
+moderna. Talvolta passavano dei canotti, ornati a poppa da una bandiera
+stemmata, dove due barcaiuoli vestiti alla marinara, remavano con
+gusto. Seguendo con lo sguardo quelle barche che filavano rapide, si
+poteva imaginare tutta la vita delle persone che le occupavano. Spesso
+una finestra apertasi d’improvviso, una carrozza che si fermava ad
+una porta, un interno vagamente intraveduto, mostravano a Elisa del
+frammenti d’esistenze ch’essa, nella sua giovane mente, ricostituiva
+per intero.
+
+A Cadenabbia, d’Astorre discese. V’era molta gente allo sbarco e
+dinanzi al grande albergo. Alcuni forestieri prendevano il tè, seduti
+davanti a un tavolino rustico. Una testa di fanciulla, bella come un
+ritratto di Laurence, apparve ad un balcone. La gente si urtava. Dal
+battello alla sponda era uno scambio di vociferazioni e d’ingiurie;
+dei pacchi erano buttati a rischio di farli cadere nell’acqua. I
+facchini, curvi sotto al peso dei bauli, bestemmiavano spingendosi.
+Mentre due signori si chiedevano scusa d’essersi leggermente urtati, un
+contadino li scostava con una gomitata, e passava oltre. Il segretario
+dell’albergo stava diritto nella sua tenuta corretta, e sorrideva ai
+forestieri.
+
+Non si toccò Bellagio. Il paese prendeva ad ogni istante un aspetto
+più severo, e senza la caldura soffocante, si avrebbe potuto credersi
+in Svizzera. Il sole ardeva, ma si sentiva che certi soffii di brezza
+giungevano direttamente dalle Alpi. Il lago, sempre più largo, si
+biforcava allungandosi da una parte fino a Lecco, incassato fra le alte
+montagne aride che s’era stupiti di vedere disegnarsi sopra un cielo
+tutto azzurro. I passaggieri poterono soltanto gettare un lungo sguardo
+da quel lato, giacchè il battello continuò diritto il suo cammino.
+
+Durante la tarda colazione a Colico, Elisa parlò un poco, ma al
+ritorno, sul ponte quasi deserto e silenzioso, al momento in cui sua
+madre non cessava dall’esprimere quanto le doleva di aver lasciato
+i suoi “amici„ e quanto le sarebbe piaciuto di continuare il viaggio
+con loro, essa ricominciò a sognare, mentre l’ombra saliva e invadeva
+lentamente le altezze. Invano suo padre tentò di scherzare. I suoi
+pensieri la tenevano lontana da quanto la circondava, e faceva uno
+sforzo per ricapitolare le impressioni di codesta giornata, che,
+nella monotonia della sua esistenza, ella non potrebbe facilmente
+dimenticare. Nulla le era accaduto; ma le sue idee avevano potuto
+prendere un nuovo indirizzo, e, all’epoca della vita in cui si trovava,
+i pensieri sembrano cose reali e hanno la importanza degli avvenimenti.
+
+Settembre incominciava, ma, in quell’anno, il caldo sembrava più
+pesante che in luglio. Elisa ne soffriva; diventava pigra, non faceva
+più le sue lunghe passeggiate e stava per delle ore seduta all’ombra,
+sull’erba, con gli occhi semichiusi, contemplando. Era quella che si
+chiama “la bella stagione„, ma lei non l’amava, ed avrebbe preferito
+lo spavento d’una tempesta all’afa di quelle giornate tutte uguali,
+allorchè nella luce cruda, le tinte si confondono, e che sotto un
+cielo di una serenità snervante, il paesaggio appare tutto confuso in
+un pulvischio luminoso. Da un pezzo ella pensava che l’estate stava
+per finire, ma l’estate perdurava e prolungava le sue insopportabili
+giornate canicolari.
+
+Essa piegava sotto il peso della solitudine. Le sembrava d’essere
+sola al mondo, e di dovervi rimanere sempre sola; tutti quelli che la
+circondavano erano per lei stranieri. E questo sentimento diventava
+sempre più forte; più le rive del lago si popolavano, più sua madre
+parlava ad ogni istante di nuovi venuti, e più si vedevano i battelli
+a vapore zeppi di gente passare fieramente, come accasciati dal caldo,
+sopra l’azzurro metallico dell’acqua, scuotendo il loro nero pennacchio
+di fumo nell’aria torrida.
+
+Era ancora quasi impossibile di uscire in pieno giorno, e le ville ben
+chiuse, con le persiane chiuse e le tende abbassate, pareva facessero
+la siesta. Quelle che bagnavano nell’acqua sembravano più felici.
+Il marmo — codesto simbolo della freddezza — s’infiammava al sole.
+L’asfalto dei terrazzi si copriva di fessure sotto i raggi possenti.
+I mattoni e le tegole parevano cuocere di nuovo. I fiori troppo
+largamente aperti piegavano il loro fragile capo ed avvizzivano ad un
+tratto. I piccoli viali del giardino erano sparsi di foglie di rosa,
+sparpagliate dal soffio ostinato dell’estate; vanamente nella frescura
+relativa delle prime ore, Elisa rialzava gli arbusti cadenti, poichè
+sempre il meriggio li rigettava quasi a terra.
+
+I contadini imploravano la pioggia. Venne alfine. I temporali
+scoppiarono, l’uno subito dopo l’altro. Brevi acquazzoni torrenziali
+rigarono con le loro mille freccie bigie il cielo oscurato. — Quelli
+che avevano combinato qualche gita per l’indomani erano desolati. —
+Ma Elisa, contenta, contemplava il magnifico cambiamento di scena,
+attraverso le persiane socchiuse. Poi, dopo quelle prime ardite
+battaglie, il cattivo tempo si stabilì, vincitore. Durante molti giorni
+una fine pioggia cadde incessante. Nei cieli svariati e talvolta
+stranissimi, grossi nuvoloni viaggiavano lenti, mutando forme e
+tinte, lasciando per caso scorgere qualche breve lembo d’azzurro, poi
+mescolandosi d’un tratto e stendendosi come un grande lenzuolo plumbeo.
+Tutto riviveva sotto la pioggia benefica — e l’estate, che aveva
+resistito tanto a lungo, bruscamente cessava.
+
+Eppure alcune settimane trascorsero ancora prima ch’Elisa sentisse
+tutto l’incanto segreto e penetrante dell’autunno. Se ne accorse
+quasi all’improvviso. Negli stessi giorni, verso la fine di ottobre, i
+forestieri fuggirono intimiditi dai primi freddi; le foglie ingiallite
+coprirono il suolo nei giardini deserti delle ville — e là, nei posti
+dove tanti allegri cicaleggi erano stati accompagnati dal canto degli
+uccelli, il silenzio regnò subitamente sotto gli alberi nudi. Come
+sempre, sembrava che gli scoppii di riso che erano svaniti per l’aria,
+aumentassero la tristezza delle case chiuse.
+
+Ma le giovinette pensose che solo conoscono le sofferenze sane, e
+nelle loro aspirazioni alle gioie pure non hanno altri presentimenti
+che quelli dell’ignoto dolore, adorano la malinconia delle cose. Elisa
+si sentiva riprender possesso del paesaggio, ora che tutti quegli
+importuni se n’erano andati. Come prima essa di nuovo confidava al
+_suo_ lago tutto quanto non sapeva esprimere, e le pareva che i suoi
+più segreti pensieri fossero compresi da quell’ammirevole natura.
+
+Una mattina, in una di quelle dolci e inquietanti giornate autunnali
+in cui si vorrebbe poter camminar sempre, come nei racconti di fate,
+alla scoperta di paesi sconosciuti, Elisa, spinta dal rinnovato
+fascino d’una delle sue passeggiate abituali, si era lasciata
+andare un po’ troppo lontano, e si perdette. Il suo vestito di panno
+marrone, artisticamente rialzato sui suoi graziosi stivaletti, il suo
+cappello di feltro a tese rialzate messo da una parte sopra i suoi bei
+capelli, il suo giovane viso un po’ rosso per la crudezza dell’aria,
+ella camminava speditamente, e guardava lontano dinanzi a sè, come
+cercando l’orizzonte, mentre il suo pensiero si perdeva ben più lungi
+ancora. Accorgendosi ad un tratto che non sapeva più dove si trovasse,
+s’arrestò. Poi, riflettendo, tornò indietro, ma varii piccoli sentieri
+profondi e una strada si offrivano a lei. Indecisa, si avventurò sulla
+via più larga, a caso, rallentando il suo cammino nella speranza di
+scorgere qualcuno a cui chiedere una indicazione. Finalmente, vide a
+breve distanza un uomo che le voltava la schiena, e che, con la testa
+bassa, pareva cercasse qualcosa per terra. Lo credette un contadino, e
+lo chiamò. Vivacemente egli si voltò e le corse incontro; ma, quando
+le fu vicino, ella dovette arrossire un poco e fu con una voce assai
+timida che gli fece la sua domanda.
+
+Egli non era un contadino, sebbene fosse vestito come potrebbe essere
+il figlio d’un fittabile. Il suo costume un po’ grossolano contrastava
+con un bel viso regolarissimo e bianco sotto l’imbronzatura del sole,
+coi fini capelli castani, con gli occhi di un azzurro cupo e con una
+speciale eleganza nell’andatura. Egli sollevò il suo cappello sformato
+dalle pioggie, e, un poco turbato a sua volta, le chiese il permesso di
+rimetterla sulla strada giusta.
+
+Scambiarono qualche parola, imbarazzati, poi camminarono in silenzio.
+Elisa si accomodò alla situazione un po’ difficile. L’italiano
+purissimo ed il modo corretto ed anche alquanto ricercato d’esprimersi
+del giovane, la stupirono e non giungeva ad indovinare chi fosse. Lo
+guardava attentamente, alla sfuggita, quasi suo malgrado. Era chiaro
+ch’egli conosceva i dintorni, ed il caso solo aveva vietato che non si
+fossero già incontrati più volte; egli poi sembrava conoscerla pure,
+lei e la sua famiglia.
+
+— La lascierò quando scorgeremo la sua casa, — le aveva detto.
+
+Certo doveva aver ricevuta una educazione superiore, ma sembrava
+povero. Mentre lei si rassicurava, ed arrischiava qualche frase,
+lui sembrava diventare più riserbato. Sulle prime l’aveva guardata,
+timido, come stesse per parlare, ma non vi si sapesse decidere; poi
+non aveva più osato rivolgerle lo sguardo. Una volta le stese la
+mano per aiutarla in un passo difficile; ma poi quando il sentiero,
+rovinato dalla pioggia, divenne decisamente cattivo, non lo fece più.
+Bruscamente, dopo un lungo silenzio, disse:
+
+— Dev’essere stanca, signorina. Non si vorrebbe riposare un momento?
+Non siamo che a metà strada.
+
+Ella si fermò e sedette sopra un grosso tronco d’albero ch’egli
+aveva ripulito; lui restò in piedi dinanzi a lei. Entrambi allora si
+sentirono imbarazzati assai. Il vento stormiva tra le ultime foglie.
+Non potevano vietarsi di ascoltare quel rumore. — Un pittore che li
+avesse veduti in quel momento avrebbe trovato un quadro bell’e fatto,
+tanto era seducente il contrasto fra essi ed il paesaggio circondante,
+tanto la freschezza della loro gioventù splendeva sul fondo imbrunito
+della natura.
+
+Allora Elisa, felice un minuto prima, si sentì inquieta; ebbe quasi
+paura, ed il solo presentimento ch’egli stava per dire qualche cosa, la
+fece arrossire.
+
+Ma impallidì quando finalmente egli susurrò turbato:
+
+— Lei non mi riconosce dunque, signora Elisa? Io l’ho riconosciuta
+subito, sul battello, quest’estate. Ero in un angolo, tutto avvolto
+nelle coperte, poichè uscivo appena di malattia. E, siccome lei mi
+guardava, ho sperato per un istante, ed ho quasi avuto paura allo
+stesso tempo. Sono diventato orso del tutto, e sua madre mi ha sempre
+intimidito. Ma ecco ciò che desideravo: incontrarla sola.
+
+Elisa si alzò, quasi spaventata, e fece una mossa per partire.
+
+Egli sorrise.
+
+— Davvero, — disse, — lei vuol fuggire? Sono dunque ben mutato?
+
+Una inflessione della voce la scosse. Lo guardò con attenzione,
+stupitissima.
+
+— Lui, — esclamò quasi involontariamente.
+
+— Come s’è fatta bella, ed alta!
+
+— Giulio Bardi! — disse lei.
+
+Era lui, infatti, il suo antico compagno, il meschino collegiale
+di Firenze, diventato un bel giovane. Ella gli stese la mano con un
+sorriso stupito, e lui la strinse amichevolmente.
+
+Poi ripigliarono il loro cammino. Ambedue avrebbero voluto parlare e
+non trovavano nulla da dirsi; pensavano che sarebbe stato naturale di
+discorrere, e che dovevano avere molte cose da raccontarsi, e tacevano.
+Elisa sentiva mille pensieri sorgerle nella testa, e guardava talora
+il suo compagno, il di cui inatteso incontro le ridava dei ricordi
+d’infanzia, ma c’era adesso un imbarazzo tra di loro.
+
+Intanto lei si perdeva in congetture. In che modo era lì? Dove
+dimorava? Com’era che non si fossero già incontrati?
+
+Finalmente lui pigliò coraggio, e in un modo un poco contorto,
+rispettoso e famigliare ad un tempo, le narrò in qual modo avesse
+perduto i suoi genitori, e fosse rimasto solo e povero. Per fortuna suo
+padre gli aveva dato una educazione utile, e lo aveva posto in grado
+di trarsi d’impaccio. Abbandonato giovanissimo alla propria attività,
+aveva acquistato una certa maturità precoce, la quale, visibile sul
+suo volto, gli dava una seduzione di più, contrastando con la sua
+giovinezza. — Elisa, guardandolo, osservava quanto fosse mutato, ma
+ritrovava anche le traccie degli antichi lineamenti, mezzo cancellate
+dalla sua memoria. Una piega del labbro, un’occhiata, un gesto,
+bastavano ad evocare innanzi a lei una scena della loro fanciullezza,
+ed, a momenti, egli le pareva talmente lo stesso, sebbene assai più
+alto e bello, che si stupiva di non averlo riconosciuto subito.
+
+Egli le raccontò la sua vita, li ultimi anni di suo padre che lei
+rammentava benissimo, l’uscita dal collegio dove aveva tanto sofferto,
+i suoi rapidi studi alla università di Pisa, che aveva lasciato da poco
+con una laurea d’ingegnere.
+
+Adesso era impiegato in una fabbrica situata a un paio di chilometri
+di distanza, appartenente a un suo cugino, il di cui padre aveva fatto
+fortuna nelle Indie dove possedeva diversi stabilimenti commerciali.
+Egli ora studiava praticamente le macchine, intanto che gli si cercava
+uno stabile impiego conveniente, poichè doveva lavorar molto e seguire
+seriamente la carriera prescelta. Occupatissimo di mattina e di sera,
+era talvolta libero nel pomeriggio, e faceva allora lunghe passeggiate.
+Già più volte aveva sperato incontrarla.
+
+— E perchè non è venuto a casa, semplicemente?
+
+— Non so. Non oso. Non vorrei....
+
+— Ma ora verrà?
+
+— No, preferirei non venire, almeno per adesso. Più tardi forse....
+
+— Eppure bisognerà bene che si decida a venire, se mi vorrà vedere.
+
+— Sì, ma....
+
+Non finì, ma lei indovinò, poichè lo interruppe per fargli notare
+alcune barche che filavano velocissime sull’acqua.
+
+Mentre Elisa mostrava a Giulio la propria casa, videro varie persone
+che si avvicinavano, appena celate da un gruppo di piante. Elisa udì
+la voce di suo padre e quella di Gorletti, e voltandosi vivamente verso
+il giovane gli disse “Addio!„ Lui capì, le strinse la mano rispondendo:
+“Arrivederci„, e s’allontanò prestissimo.
+
+Ella rincasò un poco turbata. Era contenta assai di aver ritrovato
+il suo antico amico, e si sentì allegra, ad onta delle piccole
+punzecchiature di sua madre e della presenza di Gorletti a pranzo. A un
+certo momento, fu sul punto di parlare dell’incontro fatto, e non potè
+decidervisi; provava una invincibile ripugnanza a farlo, anche perchè
+non vi era autorizzata da Giulio.
+
+All’indomani ella uscì abbastanza tardi, e se ne andò per una strada
+che non prendeva d’abitudine. Alla prima voltata, incontrò Giulio. Essi
+affettarono una completa naturalezza, si misero a camminare insieme
+senza dare importanza veruna al loro incontro, e più volevano parere
+a loro bell’agio, più si sentivano internamente imbarazzati. Per lei,
+codesto giovane, che non aveva subito riconosciuto il giorno prima, era
+ad un tempo un fratello ed un estraneo. Talora, in presenza di lui,
+credeva ridiventar bambina, e avrebbe voluto correre e giuocare come
+una volta; poi, le sembrava commettere una strana azione, passeggiando
+così sola con codesto giovane, e sentiva un indistinto rammarico che
+ciò fosse strano, ed una malinconia di non saper più giuocare. Egli
+le chiese s’ella avesse talvolta pensato a lui in tutto quel tempo, ed
+ella rispose negligentemente:
+
+— Sì, spesso. E lei rammenta le nostre grandi dispute, nel salottino
+giallo, i giovedì sera, a Firenze?
+
+Lui non aveva mai del tutto perduto di vista i suoi antichi amici,
+durante quegli anni. Chiedeva loro nuove in collegio, a quanti
+venivano. Aveva saputo dei loro viaggi, del loro ritorno, e che si
+erano poi fissati sul lago. Anzi fece perfino, con delicatezza,
+un’allusione alle loro disgrazie. Ed era stato ben contento di
+trovare — per alcuni mesi almeno — un impiego così vicino a lei. I
+primi giorni, appena giunto, n’era stato tutto felice, poi la sua
+selvatichezza gli aveva impedito di presentarsi in casa sua. Sovente
+aveva rigirato, come un ladro, intorno alla piccola villa. Assai
+commosso nel riconoscerla sul battello, quella volta, non aveva avuto
+il coraggio di mostrarsi. La sua idea fissa era d’incontrarla sola,
+per parlarle a lei in particolare, prima; e una volta l’aveva veduta
+infatti, ma non aveva osato. La trovava diventata imponente e non
+si sarebbe forse mai deciso ad indirizzarle la parola, se lei non lo
+avesse chiamato. Ciò la fece ridere. Gli chiese s’era stato felice.
+Egli le rispose:
+
+— No, la mia infanzia è stata triste, lo sapete, ed ho trovato la vita
+dura fin dal principio. Ma ho buona speranza.
+
+Poi aggiunse bruscamente:
+
+— Resterete sempre qui?
+
+— Non lo so. La mamma vorrebbe andare a Milano o a Firenze. Io,
+preferisco rimanere.
+
+Discorsero a lungo; il primo imbarazzo si dissipava a poco a poco.
+Elisa fu sgridata quando ritornò a casa. Erano venute delle visite;
+l’avevano domandata; lei non c’era mai. Era una vergogna di correre
+sempre in quel modo per le strade, come una piccola selvaggia.
+
+Restò due giorni in casa; uscì una volta sola, di sera, con sua madre.
+Il terzo giorno se ne andò di bel nuovo, ma senza incontrare Giulio.
+Si rimproverò di stupirsene, e fu adirata contro sè stessa, sentendosi
+involontariamente malinconica.
+
+Intanto era venuto l’inverno. La neve cadde d’improvviso e per qualche
+giorno rigò di linee bianche il cielo ornato. Ma ben presto il sole
+prezioso della stagione morta riapparve. La luce ridiventò chiarissima,
+e le curve lontane s’accusavano sul fondo incolore dell’atmosfera,
+riavvicinando gli oggetti e rendendo visibili i minimi particolari.
+L’aria era sanissima ed il freddo diventava pungente. Sul cielo puro
+e grigiastro, con delle aperture di azzurro smorto, le cime delle
+montagne, già risplendenti sotto la bianchezza del loro primo manto,
+erano dorate dai timidi raggi del sole.
+
+Non si sa abbastanza cosa sia l’inverno al lago di Como. In realtà,
+nulla è più bello. Ma, naturalmente, per abitudine e per moda, non vi
+si va che nella bella stagione, e solo alcuni privilegiati godono le
+magnificenze del gennaio, e le comprendono.
+
+Le sponde brune e nude, i versanti spogli delle colline, la durezza
+dei contorni, fanno sì che, nelle belle giornate, il lago tranquillo
+sembra più piccolo e come più profondamente incassato nel suo bacino.
+Vi regna un silenzio straordinario, che sembra scendere dalle altezze
+nevose, e stendersi sull’acqua; e da tutto ciò scaturisce un intimo
+fascino, una pace che accheta l’anima nostra soavemente e ne dà delle
+idee tanto vere e sane, che perfino le ville tutte chiuse e come morte
+non ne affliggono, poichè, nella maestà vivificante di quella scena, la
+presenza dell’uomo ne sembra poco necessaria. È là che gli amici che
+si amano sinceramente, possono provare la buona illusione di credersi
+soli al mondo. Quanto si sta bene, in quelle belle giornate, nelle
+ore del pomeriggio, in una barca che fila rapidamente sull’acqua! Il
+rumore dei remi che solo turba il silenzio quasi solenne, ha, per chi
+sa ascoltarlo, un cullamento di singolare dolcezza. Ben coperti, si
+ha caldo, sotto il sole che diventa insopportabile qualche mese dopo,
+e che intanto ha soltanto la soavità di una carezza. E, in codesto
+benessere fisico completo, in questo calore dolce che non permette
+di rimpiangere Nizza, lo sguardo si bea del contrasto del paesaggio
+invernale che spiega tutte le sue fredde bellezze. Da certi punti dove
+la riva scende a picco, alcune prestigiose stalattiti facendo pendere
+le loro innumerevoli lame dai riflessi prismatici sono sospese alle
+roccie severe che ricoprono della loro ombra l’acqua.
+
+Fu durante uno dei più incantevoli inverni immaginabili, sulla sponda
+destra del primo bacino del lago — il più caldo e il più riparato dai
+venti — che Giulio ed Elisa s’incontrarono assai spesso senza darsi
+ritrovo, e sentirono a poco a poco la loro antica amicizia rinascere
+in loro, e modificarsi. Elisa rifece con lui tutte le sue abituali
+passeggiate, e andarono insieme alla scoperta di altri posti ancora
+sconosciuti.
+
+Una sera, scendendo in sala, ella ebbe una scossa e si soffermò sulla
+soglia, stupita. Giulio era là, seduto e discorrendo tranquillamente
+con la signora Valenti e una vicina che veniva spesso. Egli non aveva
+prevenuto Elisa, e dopo d’essersi lasciato pregare tante volte da lei
+invano, aveva messo da parte la sua selvatichezza e vinto la ripulsione
+che provava per i parenti della sua amica, ed era venuto per farle una
+sorpresa.
+
+— Elisa, — le disse suo padre, — spero bene che non fingerai di non
+riconoscerlo. È il piccolo Bardi, il tuo compagno d’una volta.
+
+Ella arrossì leggermente, stringendogli la mano, ma nessuna parola
+tradì il legame già esistente fra di loro. Giulio chiacchierò
+con naturalezza, parlò de’ suoi studi, de’ suoi progetti, ma,
+accomiatandosi, gettò a Elisa un’occhiata che voleva dire: a domani.
+Lei era contenta che si fosse deciso a venire, poichè l’idea di vederlo
+di nascosto le ripugnava. Ma ritrovandosi all’indomani sola con lui,
+pei viottoli, si sentì al contrario meno rassicurata, e, allo stesso
+tempo, un pericoloso senso di nuovo benessere la penetrò.
+
+Il modo che s’erano ritrovati, i loro incontri che sembravano assegnati
+dal caso, davano alle loro relazioni una tinta di mistero, ch’era pieno
+di attesa. Potevano passeggiare insieme senza essere veduti da alcuno.
+I contadini, che talora li salutavano passando, li credevano fratello e
+sorella. Giulio ritornò ben di raro alla villetta, dove però era stato
+benissimo ricevuto. Seduti sull’orlo d’un sentiero, donde scorgevan
+il lago ai loro piedi, ammirando le grandi nuvole che scorrevano pel
+cielo, sopra le bianche creste delle Alpi velate di bruma, essi spesso
+tacevano, imbarazzati come il primo giorno. Un sentimento sorgeva tra
+di loro che si accentuava di momento in momento. Non ebbero giammai
+bisogno di dirsi che si amavano, tanto venne naturalmente, e fin dalla
+prima volta, se lo ripeterono.
+
+I sentimenti si colorano a seconda dell’ambiente, e la cornice modifica
+la passione. Il loro amore, nato nella solitudine, ebbe qualcosa di
+primitivo; e, come nei tempi leggendari, la natura con la sua pace
+vivificatrice, con i suoi fascini profondi e le sue voci segrete, vi
+portò la sua innocente complicità. Fu cullato dalle calme bellezze di
+un inverno dolce e severo, in un paesaggio di una magnifica uniformità,
+e li avviluppò nella letargia delle cose.
+
+Già forte quando ritornò la primavera, codesto amore scoppiò con gioia
+nel sordo gaudio universale. Il tempo aveva volato per essi come in un
+sogno. Presto si videro circondati dai grandi alberi frondosi, coperti
+dall’ombra dei rami, inebbriati dai profumi, guardati dagli uccelletti
+ch’essi non turbavano. L’azzurro tutto nuovo del cielo li riempiva
+di una smisurata fiducia. Ottennero la famigliarità della natura;
+nulla si disturbava per loro, non spaventarono nessuna bestiolina,
+nessun’ala si apriva al loro avvicinarsi. Compresero tutti i rumori,
+ed anche il divino silenzio delle cose. Lo splendore del sole sul lago
+e l’ombra dei boschetti li riempivano d’una uguale luce. La grande
+serenità sparsa entrava nei loro cuori; il vincolo che li univa si
+serrava ad esempio del vincolo della creazione, le armonie esteriori
+si ripercotevano in tutto il loro essere; il loro amore ingigantiva,
+derivando la sua forza da tutte le forze visibili, unendo tutte le
+potenze a tutte le purezze.
+
+Elisa maturava rapidamente. La sua breve vita era stata abbastanza
+variata. Nei frequenti cambiamenti d’orizzonte, aveva acquistato delle
+vedute larghe e vere, e la sua eccezionale libertà le aveva dato una
+giustezza di giudizio, un certo coraggio ed un’abilità in ogni cosa,
+rare in società. E, sotto l’influenza della prova definitiva alla
+quale essa si sottometteva, tutte queste qualità si sviluppavano
+magnificamente in una quasi subita fioritura.
+
+Spesso chiedeva a sè medesima in qual modo avesse potuto amarlo così
+presto, e non trovava risposta. Del resto, una stagione era scorsa
+appena dacchè il grande cambiamento era accaduto, e già le sembrava che
+un lunghissimo tempo fosse passato. La sua infanzia elegante, i ricordi
+dei giorni penosi, la vita all’estero, la solitudine degli ultimi mesi,
+come tutto ciò era già lontano! Come tutte codeste ore non erano state
+altro che una graduale preparazione all’ora presente tutta rischiarata
+da una luce rivelatrice! Le succedeva, in una delle rare visite di
+Giulio, a casa, alla sera, di guardarlo un pezzo di nascosto, mentre
+si discorreva senza badare a lei, e, contemplandolo, essa si stupiva di
+pensare che quel giovane da lei non riconosciuto poche settimane prima,
+era diventato padrone dell’anima sua; eppure trovava ciò naturalissimo.
+
+Vi era una certa similitudine tra il destino di Elisa e quello del
+suo compagno d’infanzia; entrambi erano nati ricchi (poichè anche
+il padre di Giulio si era rovinato, non per colpa sua, è vero,
+ma completamente), ed entrambi si trovavano ancora al principio
+della vita, quasi poveri; per entrambi il problema dell’avvenire si
+presentava serio; lui doveva riconquistare una posizione; lei — e
+ciò era ancora più inquietante — si vedeva condannata a cercare nel
+matrimonio la fortuna prima della felicità. Giulio, serio, lavoratore
+indefesso, era giovane in un modo divenuto rarissimo a’ giorni nostri;
+pronto ad accogliere i sentimenti sani e vivificanti, amava la vita
+di campagna, l’aria libera e lo spazio, l’attività del corpo e della
+mente; egli ignorava il vizio, i morbosi desideri, le malate curiosità.
+Ed allo stesso tempo era altrettanto lontano dal sentimentalismo falso,
+dal romanzesco di convenzione; stava nella realtà, ma talmente rivolto
+verso la verità, che poteva avvicinarsi all’ideale. Il suo soggiorno
+alla fabbrica, i suoi studi misti a lunghe passeggiate solitarie,
+la sua vita pura di campagnuolo libero, lo predisponevano a ricevere
+quell’amore che, già da un pezzo — da quando aveva riveduto Elisa —
+riempiva a poco a poco il suo cuore.
+
+Intorno ad essi la natura sola esisteva; si sentivano isolati e
+contenti di non dover nulla a nessuno; da sè si erano ritrovati,
+e si bastavano. D’altronde, pensavano a nulla; di rado sognavano
+all’avvenire, e senza fermarvisi. Ma, in fondo, intendevano bene che
+perfino il presente non apparteneva loro del tutto. Talvolta non era
+loro concesso che d’incontrarsi per un istante, in gran fretta, e
+restavano parecchi giorni senza vedersi, per non svegliare sospetti.
+Lui però era pieno di fiducia; lei, invece, sperava solo a momenti
+e d’improvviso presentiva la separazione. In giugno Giulio dovette
+partire diffatti. Lo zio suo materno, il padre del cugino presso il
+quale egli abitava, era giunto da Calcutta. Restò un giorno solo per
+visitare la fabbrica e portò via suo nipote, a Milano, dove molti
+affari lo attendevano. Gli addii furono tristi assai; questa prima
+separazione, che doveva pur essere brevissima, sembrava definitiva ai
+due giovani. I genitori d’Elisa, suo padre specialmente, si accorsero
+presto d’un grande mutamento che avveniva in lei. Una malinconia quasi
+fisica e che tentava invano dissimulare s’abbattè su di lei. Contando i
+giorni, aspettava; poichè Giulio ritornava appena partito lo zio.
+
+Il giorno stabilito, Giulio non apparve. Elisa dissimulava sempre, ma
+c’era qualcosa di febbrile nei suoi gesti. Andava sola a fare i suoi
+passeggi — per i quali s’era ridiventati indulgenti — passo passo,
+riandava tutte le strade, tutti i sentieri seguiti con lui. Finalmente
+una domenica, mentre camminava più mesta che mai, Giulio le si parò
+davanti d’improvviso, uscendo da dietro un grosso tronco d’albero, in
+uno stretto viale. Era pallido assai, e sembrava un poco mutato. Al
+solo mirarlo, essa ebbe il presentimento d’una sventura.
+
+Sulle prime egli non volle dir nulla, e, per alcuni minuti, si
+abbandonarono unicamente alla gioia del rivedersi. Infine, a poco a
+poco, con tutte le precauzioni possibili, studiandosi di celare il suo
+proprio immenso dolore, egli parlò.
+
+Era semplice e terribile. Suo zio gli aveva fatto una splendida
+proposta: lo condurrebbe via seco lui, lo associerebbe alla sua impresa
+commerciale e lo aiuterebbe gagliardamente a rifarsi una fortuna. In
+una parola, egli offriva assai generosamente al figlio di sua sorella,
+diventato povero, un bellissimo avvenire che desolava il misero
+ragazzo. Aveva voluto rifiutare; suo zio allora lo aveva guardato in
+fondo agli occhi e gli aveva detto con un sorriso speciale: “Andiamo,
+non facciamo sciocchezze, signor nipote mio.„ La situazione era troppo
+evidente, d’altronde; ricusare sarebbe una follia.
+
+Erano ai piedi dello stesso albero, sotto il quale, il giorno del loro
+primo incontro, Elisa si era riposata. Essa si lasciò cadere sul grosso
+tronco muscoso, con l’occhio fisso al suolo, pallida ora quanto lui,
+istupidita. Restò per qualche istante immobile, mentre lui, silenzioso,
+la guardava; poi si mise a piangere.
+
+— Non vi può essere felicità per me, — disse Giulio finalmente, adagio,
+a capo basso. — Andrò laggiù, lontano, diventerò ricco orribilmente;
+a che mi servirà? Adesso la povertà è la mia disgrazia; allora, fra
+molti lunghi anni, la fortuna mi peserà come un’ironia, e aumenterà la
+mia disperazione. Sono assai positivo per la mia età, non mi faccio
+illusioni; allo stesso tempo sento in me un amore eterno; non amerò
+che voi in tutta la mia vita, anche se non dovessi più rivedervi. Voi,
+dovrete maritarvi, dimenticarmi, poichè il ricordo mio non potrà che
+rendervi infelice. Ah! tutto è finito!
+
+— No, — rispose lei semplicemente, — non mi mariterò.
+
+— E che farete dunque?
+
+— Vi aspetterò.
+
+Le disse ch’era impossibile; ch’ella non poteva sagrificarsi in tal
+modo, ma si sentiva commosso ed esaltato. Il loro amore, ancora troppo
+puro per essere altro fuorchè una infinita tenerezza, nel mentre
+riempiva a loro tutto il cuore, prendeva nel loro pensiero una forma di
+entusiasmo. In un magnifico slancio, dimenticando tutto, finirono per
+accettare la loro devozione reciproca e si fecero le sublimi promesse.
+
+— Quanto tutto ciò è falso! — esclamò Elisa tutt’ad un tratto. — Che
+bisogno abbiamo noi di denari! La povertà non sarebbe mille volte
+preferibile alla separazione?
+
+Esaltati, decisero ch’egli ritornerebbe a Milano e rifiuterebbe
+decisamente la proposta dello zio; che dopo poi lei avrebbe il coraggio
+di raccontare tutto a suo padre.
+
+Elisa, sorretta da una forza interna, sicura di sè, sapeva che,
+qualunque cosa accadesse, ella non cambierebbe mai. Ai primi passi
+nella vita aveva preso la strada che seguirebbe fino al fondo.
+L’indistruttibile amore, che si era impadronito di tutto l’esser suo,
+le sembrava servisse di spiegazione a ogni cosa; la sua tristezza nella
+solitudine, il suo desiderio di contemplazione e di libertà, i suoi
+sogni, le sue subite gioie senza causa, essa ora comprendeva tutto
+ciò. All’istesso tempo molte cose intorno a lei le apparivano false.
+Se per caso leggeva un romanzo in cui la passione era mostrata come
+una fiamma violenta e presto smorzata, sorrideva e chiudeva il libro,
+pensando: è falso, con la certezza dell’esperienza; poichè l’amore le
+sembrava la luce eterna. Leggendo trovò un giorno questa frase: “La
+perdita delle illusioni è presto seguita dalla perdita delle credenze,
+e che ne rimane senza la fede?„ ed ella pensò che giovane qual’era non
+aveva illusioni, poichè credeva solo alla verità e che giammai potrebbe
+perdere la sua fede, anche colpita dai più terribili disinganni o dalle
+maggiori sventure. Le domeniche, nella chiesa umile del villaggio,
+restava in ginocchio a lungo, con la testa china; e, spesso, nel suo
+piccolo giardino, guardando il cielo bello e indifferente, essa pregava
+Dio ingenuamente di accordarle la felicità. I suoi pensieri maturavano
+di giorno in giorno, e le sembrava poter già abbracciare con lo sguardo
+tutte le cose di questo mondo, e distinguere chiaramente il grano di
+vero nascosto tra le falsità della vita. Tutto poteva ingannare, tranne
+i suoi propri sentimenti.
+
+Prima ch’ella potesse parlare a suo padre, fu sgridata da sua madre, la
+quale le disse che comprendeva benissimo quanto accadeva, e che tutto
+ciò era ridicolo; che un matrimonio tra lei e il piccolo Bardi sarebbe
+assurdo e che non vi si poteva neppure pensare, aggiungendo: “Sono
+ben lieta di sentire che è sul punto di partire per le Indie. Quando
+ritornerà, sarai maritata, lo spero, e maritata bene, e riderai per la
+prima all’idea che quel signorino abbia potuto piacerti per un momento.
+Sei giovane, e non c’è fretta; la tua fanciullaggine lo prova, del
+resto.„
+
+Ma, la sera, mentr’essa piangeva nella sua camera dinanzi alla
+finestra aperta, suo padre entrò senza bussare. La baciò in fronte
+con tenerezza, e commossa da questa testimonianza d’affetto cui era
+così poco avvezza, ella si gettò nelle sue braccia. La interrogò, con
+bontà; lei rispose silenziosamente fra le sue lagrime, affermando col
+capo. Allora, a poco a poco, egli si sforzò di farle capir ragione.
+Si era seduto, e lei, a’ suoi ginocchi, lo ascoltava. Le disse con
+fermezza che Giulio _doveva_ accettare l’offerta dello zio, e partire;
+che sposarsi senza un soldo come farebbero adesso, sarebbe una pazzia
+sotto tutti gli aspetti; che due o tre anni basterebbero a Giulio per
+“farsi una posizione„, che ritornerebbe allora, e che se entrambi si
+fossero mantenute le promesse reciproche e si amassero sempre, lui non
+si opporrebbe alla loro unione, benchè avrebbe certo preferito vederla
+fare una scelta più brillante, e ch’egli tenterebbe allora, certo
+non senza difficoltà, di persuadere sua madre ad acconsentire. In tal
+modo ella si sottometterebbe ad una prova donde uscirebbe sicura della
+saldezza dei suoi sentimenti, o libera.
+
+Elisa continuava a piangere, ma sentiva che suo padre aveva ragione.
+
+All’indomanl Giulio ritornò. Suo zio era andato in collera sul serio
+quando aveva parlato ancora di rifiutare, e aveva dichiarato che, se lo
+si metteva alle strette, era capace di condurlo via per forza.
+
+Dalle due parti la separazione era stata dunque giudicata necessaria.
+Bisognava sottomettersi.
+
+Le ultime ore furono strazianti. Giurarono di non dimenticarsi mai, si
+fecero tutte le promesse. Il caldo soffocante dell’estate accresceva
+l’oppressione dei loro cuori. Nel cielo tutto azzurro, solcato a
+grandi masse da nuvoloni d’un bianco argenteo che sembravano pesanti,
+v’era qualcosa d’implacabile. Perfino sotto gli alberi pieni di nidi
+addormentati, nella folta profondità delle boscaglie tanto note, non
+si trovava più frescura; il verde diventava oscuro, sotto le vôlte di
+frondi impenetrabili ai raggi s’infiltravano i gravi soffi canicolari.
+Mentre tutto era come sospeso nella natura, pareva che anche i loro
+cuori stessero per arrestarsi; ad onta del suo silenzio, del suo vuoto
+apparente, quell’ora era suprema nella sua tranquillità solenne. —
+Nulla era peranco mutato, si trovavano insieme come prima, più che mai
+armonizzavano con le cose circostanti — e già la vita si svelava loro
+sotto un nuovo aspetto. Una invincibile lassitudine si era impadronita
+di loro, quando, dopo d’aver sperato per un istante, avevano dovuto
+ricadere nella realtà freddamente crudele; poi si erano irrigiditi
+contro la sorte, avevano voluto far faccia coraggiosamente alla
+necessità, e vedendo il dolore riflesso dai loro due volti pallidi,
+erano presi da una tale pietà l’uno per l’altro, che la loro immensa
+pena cessava di essere personale e si nobilitava.
+
+La vita sembrava loro ardua, adesso illuminata però dalla speranza,
+ed accettavano valorosamente l’avvenire. La stessa bellezza del loro
+amore li sosteneva. L’esaltamento delle loro anime era giunto al punto
+in cui non lo si avverte più. La loro passione cresceva di entusiasmo
+senza nulla perdere in purezza; un bacio sulla fronte sembrava loro
+un’audacia, ma già si davano del tu senza quasi accorgersene — e in un
+modo ben diverso che nella loro infanzia.
+
+Ma, quando l’orribile giorno sorse alfine, quando, dopo che Giulio
+ebbe fatto i suoi addii con voce commossa, poterono ritrovarsi soli
+per un’ora ultima, in mezzo ai loro abbracci angosciati, si sentirono
+turbati diversamente dal solito. Qualcosa sorgeva tra di loro che non
+avevano mai ancora provato. Abbracciandosi per l’estrema volta, si
+scambiarono il loro primo bacio....
+
+Giulio partì. Suo zio doveva prima condurlo in Inghilterra, dove
+resterebbero due mesi, e donde poi s’imbarcherebbero.
+
+Elisa che altre volte aveva creduto soffrire della solitudine,
+s’accorse di non conoscerla ancora; e per la prima volta si sentì
+veramente sola. Si accasciò e perdette ogni coraggio. Le ore d’addio
+trascorse con lui, i suoi accenti supremi le parevano involarsene
+rapidamente a una distanza enorme. Non poteva dimenticare, ma
+si sforzava invano di conservare davanti allo sguardo i colori
+inesorabilmente impallidenti dei ricordi materiali; l’indebolimento
+graduale dell’eco la desolava.
+
+Non ragionava più; le sembrava ora talvolta d’essere stata ingannata.
+“Oh! s’egli fosse ancora lì, non lo lascerei certo partire!„ diceva a
+sè stessa. Ed insieme nuove idee sorgevano nella sua mente, e i suoi
+sentimenti perdevano della loro semplicità. Era un poco smagrita, ed
+in certi momenti, appariva tutta bianca. Talvolta, quando guardava il
+lago, con l’occhio fisso su qualche barca che portava forse della gente
+felice, sentiva un subito rossore salirle alla fronte. Mentre smarriva
+ogni fiducia e non osava più interrogare il futuro, immensi rimpianti
+inconscienti si accumulavano nel suo cuore. Certe parole udite per
+caso, certe frasi trovate nei libri e che aveva lette senza prestare
+attenzione, le ritornavano alla memoria e la facevano lungamente
+sognare.
+
+Quattro mesi trascorsero così, e contarono per lei come quattro anni.
+Il freddo tornò. Essa aveva un poco mutato di carattere e molto di
+abitudini; ora preferiva stare in casa. Talora usciva solo per andare
+lentamente sino all’ufficio postale di Torno. L’impiegato, che aveva
+molta simpatia per lei, scrollava spesso il capo, ma se aveva una
+lettera, la guardava con occhio paterno, lieto di vederla sorridere.
+Lei restava un momento a discorrere, e talvolta perfino andava solo per
+vederlo, il che lo lusingava altamente.
+
+Una lettera di Giulio arrivò anche alla signora Valenti. A Elisa egli
+scriveva di rado, ma a lungo. Era sempre a Londra, e la partenza per
+l’India era sempre rimandata. Tutto andava a meraviglia; suo zio gli
+voleva sempre più bene, e nella casa egli era accarezzato come un
+fratello dalla numerosa famiglia. Lavorava molto, e sperava poter
+presto essere associato agli affari e guadagnare abbastanza rapidamente
+una piccola fortuna per giungere ad abbreviare il suo esilio.
+
+Ciò che nella forza del suo coraggio e della sua fede era sulle
+prime sembrato quasi facile ad Elisa: sostenersi col ricordo e
+con la speranza, ed aspettarlo seguendolo incessantemente col
+pensiero, diventava di giorno in giorno più arduo e doloroso. Lottava
+valorosamente, ma si sentiva mancare.
+
+Quand’egli non scriveva, tutto diventava oscuro intorno alla fanciulla.
+Come aveva compreso, la prima volta che aveva visto la scrittura di
+Giulio, tutta la gioia contenuta in queste parole: una lettera di
+lui, così sentì presto il terribile spasimo del cuore dell’attesa
+delusa; dell’ora che tradisce passando lentamente; quel disinganno
+continuamente rinnovato fino alla perdita totale della speranza: una
+lettera che non giunge.
+
+Pensando a lui, lo vedeva a Londra, in quella enorme città così
+sontuosamente triste e freddamente pittoresca, della quale conservava
+un vago ricordo. Poi l’oceano ignoto si distendeva dinanzi alla sua
+immaginazione, e sull’immenso deserto dell’acqua, uno _steamer_,
+che appariva come un punto nero, portava via a tutto vapore,
+sotto un cielo infuocato, colui col quale ella avrebbe volontieri
+sofferto tutte le miserie ed affrontato tutti i pericoli. Si turbava
+subitamente, quando la visione di un naufragio sorgeva dinanzi a lei
+con la chiarezza di un’allucinazione. E, giungendo a cacciare da sè
+l’immagine insopportabile del suo amato, morente, solo tra il cielo
+sordo e l’acqua furibonda, lo vedeva condurre una vita febbrile in
+una nuova città esotica, dove dei monumenti pesanti e giganteschi
+risplendono sotto il sole tropicale. Ed il viaggio del ritorno le
+sembrava pressochè impossibile. Oh! certo l’avevano ingannata, e chi sa
+quanto tempo doveva trascorrere prima ch’egli potesse ritornare! E lei
+sopporterebbe la vita fino allora?
+
+Era ben naturale che codesta fanciulla pensierosa avesse a ribellarsi
+internamente contro le convenzioni della società, e, inconsciamente,
+contro le leggi umane. Tutto, nelle regole della vita, le sembrava
+assurdo. Nulla le pareva ora più stupido della “ragionevolezza„,
+e non poteva sottomettersi alla necessità, tutta convenzionale, di
+vivere così, separata da Giulio. L’amore era la suprema ragione e
+doveva vincere. Non solo ella avrebbe accettato la povertà, ma avrebbe
+sfidato lo scandalo e la vergogna per vivere con lui. Avrebbe tutto
+schiacciato sotto i piedi, con indifferenza. Per raggiungerlo, per
+seguirlo, avrebbe tutto lasciato, e avrebbe tutto affrontato per non
+abbandonarlo.
+
+Una sera, assai tardi, mentre già si dormiva in casa, ella camminava di
+lungo in largo, pensando come sempre alle cause possibili del silenzio
+di Giulio. D’improvviso udì un rumore nella camera vicina alla sua,
+che le serviva di gabinetto, e la cui finestra guardava la montagna.
+Entrò, il rumore fu ripetuto; qualcuno buttava qualcosa contro i vetri.
+Istintivamente, sebbene un poco impaurita, aprì la finestra e si piegò
+innanzi, guardando. Una voce bassissima, nell’ombra, pronunciò una
+parola che non potè capire. Ma non fu capace di trattenere un grido,
+poichè aveva riconosciuto la voce. Pazza di stupore e di commozione
+si precipitò giù per la scala, anzichè discendere, senza nemmeno
+pensare al pericolo d’essere udita, e un istante dopo, vide una forma
+ch’entrava per la porta-finestra della sala da pranzo; riconobbe colui
+ch’ella credeva tanto lontano, e tremante, smarrita, cadde nelle sue
+braccia!
+
+Lo zio di Giulio era stato costretto a ritornare in Italia prima di
+lasciare definitivamente l’Europa, e suo nipote era con lui. Dovevano
+rimanere qualche tempo a Milano — un paio di mesi forse — per terminare
+certi affari. Giulio aveva domandato ed ottenuto un congedo di pochi
+giorni ed era alloggiato in un piccolo albergo in riva al lago; ma
+aveva dato la sua parola d’onore di ritornare e ripartire con lo zio, a
+qualunque richiesta.
+
+Elisa, credendo di sognare, caduta bruscamente dalla sua atra apatia
+in una profondità di gioia sconosciuta, s’abbandonava tutta all’estasi
+che la riempiva. Conobbe l’intensità dell’ora presente procurata dalle
+soddisfazioni infinite, quando si oblia il passato e tutto, poichè
+inabissati in un godimento extra-terrestre, viviamo momentaneamente
+fuori del tempo. Più che mai, sentì il suo amore impadronirsi di tutta
+intera la sua vita.
+
+Il freddo era tornato; faceva un tempo orribile. Non era il magnifico
+inverno dell’anno prima. Non potevano mostrarsi al di fuori, Giulio
+essendo lì all’insaputa di tutti. Condusse una vita faticosa assai;
+sovente se ne andava con una barca, ancora di notte, per prendere
+il primo treno, e ritornava da Milano al ritrovo notturno. Entrava
+per la porticina del giardino, che s’apriva con la massima facilità,
+e penetrava nel salotto del pianterreno, dove Elisa lo aspettava.
+Tutto dormiva nella casa; e, nel profondo silenzio, un rumore, lo
+scricchiolare di un mobile, lo faceva trasalire; lei, al contrario, non
+tremava.
+
+La natura non li circondava ora più con la sua lussureggiante
+tranquillità piena di pace. Si vedevano nella penombra di una sala
+deserta, e dalla finestra solamente era loro permesso di gettare uno
+sguardo furtivo al notturno paesaggio, dove si distingueva appena il
+lago, d’un azzurro quasi nero, dalle solide tenebre delle montagne. Il
+loro amore non poteva più adesso fondersi nelle bellezze esterne; non
+aveva più tutta la terra per fiorire e tutto il cielo dove spaziare;
+quattro pareti lo rinserravano fra cui si condensava terribilmente,
+ed acquistava quella violenza di olezzo che turba il cervello e dà
+l’ebbrezza a tutto l’essere nostro.
+
+Si abbandonarono senza riserva alla loro passione.
+
+Furono lunghe giornate, rapide, febbrili, splendide — mattine di
+attesa seguite da serate troppo felici. Il tempo volò con la velocità
+conosciuta da coloro che hanno assaporato una beatitudine violenta
+— e ricaddero dal cielo nell’inferno, quando giunse il giorno
+della nuova separazione — ben più orribile questa volta. Lottarono
+dapprima, s’irrigidirono, rifiutarono di cedere. “Lo lascierei davvero
+ripartire„, diceva Elisa a sè stessa, “dopo che mi sono detta tante
+volte che se per miracolo avesse a ritornare, non se ne anderebbe più?
+Come lasciarci, poichè ci apparteniamo?„ — Eppure non si poteva far
+diversamente. Dovevano rassegnarsi e sperare che la separazione sarebbe
+la meno lunga possibile. D’altronde l’onore di Giulio era impegnato.
+Suo zio non poteva accordargli nemmeno un’ora di libertà durante gli
+ultimi giorni. La signora Valenti aveva progettato una corsa a Milano
+fra una settimana, Elisa promise a Giulio che la rivedrebbe ancora una
+volta. La separazione non fu però meno straziante; poichè in città non
+potrebbero che stringersi la mano davanti alli altri; il che infatti
+ebbe luogo una ventina di giorni dopo. Giulio partì definitivamente ed
+Elisa rimase, sentendosi più desolata della prima volta, ma un po’ più
+forte.
+
+Un anno trascorse, tetro per Elisa, ma nel quale si verificò un
+avvenimento che sembrò assai importante a sua madre: essa riannodò le
+sue relazioni amichevoli con la marchesa Arombelli. La quale non amava
+troppo i Valenti, ma si prese di tale affetto per Elisa, che vinse
+i suoi scrupoli e cominciò d’allora a invitarli nella sua villa. La
+comune conoscenza di Gorletti accrebbe la loro intimità.
+
+Giulio scriveva sempre assai lungamente, se non regolarmente. Elisa si
+sforzò di sopportare con coraggio la sua sorte dolorosa, e diede prova
+di una forza, della quale non la si sarebbe creduta capace. Diventò
+meno taciturna, cercò d’essere più affabile in famiglia, e, per quanto
+piangesse e pregasse sovente nella solitudine della sua camera, seppe
+trovare una certa serenità nella sua tristezza. Dapprima aveva piegato
+sotto il soffio del destino; ora seppe irrigidirsi e resistere. Non
+tardò a comprendere che il mondo nega le nostre sofferenze, o se ne
+rallegra, e che le dobbiamo nascondere, che in ciò la dissimulazione è
+necessità, specialmente per le anime superiori. Sola, restò la stessa;
+con li altri, si fece uguale a loro. Dovette sentire di buon’ora che
+all’infuori della vita vera dello spirito, la vita banale d’ogni giorno
+s’impone, imperiosa, e che a meno di rompere tutti i vincoli, è forza
+piegarsi alle esigenze sociali. Discorreva dunque come tutti, questa
+fanciulla già donna la cui esistenza era riempita da un segreto unico;
+la si vide interessarsi momentaneamente alle cose meno interessanti per
+lei; imparò a ridere quando bisognava.
+
+Le lettere di Giulio, così piene di speranza nei primi tempi,
+cambiarono a poco a poco; sembrava meno certo di riuscire, oppresso
+dal lavoro e attristato dal troppo lento risultato dei suoi sforzi.
+Poi divennero più rare, con intervalli sempre più lunghi. Tutto si fece
+più cupo intorno ad Elisa. Comprese che la separazione senza dubbio si
+prolungherebbe più di quanto avesse mai previsto.
+
+Il terzo anno giunse. Egli scrisse ancora una volta verso la fine di
+gennaio, poi non scrisse più.
+
+Dubbi atroci tormentavano Elisa; sua madre le disse un giorno di
+sapere con certezza che Giulio aveva una relazione con una gran
+signora inglese di Bombay, conosciuta per la sua bellezza e per le sue
+eccentricità, aggiungendo che poteva anche dare delle prove. Elisa non
+volle ascoltare nè credere, ma la sua ipocondria l’abbattè. Perfino
+suo padre non osava più consolarla; essa rispondeva a chi la esortava
+a considerarsi come liberata da qualsiasi promessa e a dimenticare,
+ch’ella non cambierebbe giammai. La sua pacata fermezza fu da sua madre
+trattata di ostinazione assurda.
+
+Qualche tempo dopo suo padre ricevette una lettera di Giulio ch’egli
+non ebbe coraggio di mostrare a sua figlia, ma fu inutile, poichè ne
+ricevette lei stessa all’indomani una dello stesso significato. Giulio
+diceva in modo semplice e breve ch’essendosi impigliato per proprio
+conto in certe speculazioni un poco temerarie, aveva subito delle
+perdite che lo costringevano a ritardare il suo ritorno in Europa,
+e che non essendo più in grado di designare un termine preciso alla
+propria assenza, si trovava obbligato dall’onore — per quanto ne
+soffrisse — a pregarla di volersi considerare come sciolta da qualunque
+impegno o promessa e libera di maritarsi, sebbene si vincolasse, lui,
+a non amare ch’ella sola al mondo e a rispettare, inutilmente, la fede
+giurata. Una grande tristezza pareva improntare quelle righe, sotto una
+forma severa.
+
+La signora Valenti, trionfante, pretese che quella lettera era soltanto
+abile e provava la verità di quanto lei aveva narrato. Aggiunse che la
+_lady_ in questione era vedova e che Giulio la sposerebbe.
+
+Elisa ricevette il colpo mortale in pieno cuore, ma zitta.
+
+Così era finito il suo romanzo; già la vita le sembrava chiusa per lei.
+
+Cinque anni erano ora passati dalla partenza di Giulio. Con l’aiuto del
+tempo, la sua nera tristezza si era in apparenza mutata in malinconia;
+restò buona, affabile, paziente, ma diventava inflessibile appena si
+volesse persuaderla a maritarsi.
+
+Sua madre giunse quasi a detestarla, quando, a sei mesi di distanza
+l’uno dall’altro, rifiutò due buonissimi partiti. “Ricusi una felicità
+che non avevi neppure il diritto di sperare„ le aveva detto. Ma nulla,
+nè preghiere, nè minaccie, nulla valse a farle mutar consiglio.
+
+
+Ciò che abbiamo raccontato, tutti codesti ricordi, tutte codeste
+gioie passaggiere e codesti costanti dolori, la sua vita, insomma,
+si era svolta dinanzi a lei, mentre piangeva ancora alla fredda luce
+dell’alba. Ma tutto era dominato dall’orrore del presente.
+
+Discese un po’ tardi per la colazione. Tutti erano assai allegri,
+donna Maria e la contessa Lassardi specialmente. Giacomo solo,
+imbronciato, cercava inutilmente l’occasione per fare una scena a
+quest’ultima. Massimo dichiarò che già l’aria della campagna gli
+giovava, e divertì tutti col suo _entrain_ e col suo appetito. Gorletti
+si mostrava amabilissimo, quasi galante, con Elisa sempre fredda.
+Vennero portate le lettere; ve n’erano varie per Massimo, che sembrò
+un poco preoccupato dopo d’averle lette — circostanza assai osservata e
+commentata. — Alle due, la signora Valenti arrivò, e appena compiuti i
+saluti, salì nella sua stanza con sua figlia.
+
+
+III.
+
+Nella sua vita avventurosa, Massimo d’Astorre aveva trovato una tregua
+per assaporare alla villa Arombelli un po’ di riposo, di cui aveva
+gran bisogno; e ne godeva pigramente. Perfino il ricevere lettere lo
+seccava. Dopo pochi giorni sentì che quella calma esistenza conveniva
+alla disposizione momentanea del suo spirito, e si decise a prolungare
+il suo soggiorno. Si sentiva negativamente felice, lontano dagli
+eccitamenti, dai rumori e dalla fretta della sua vita abituale.
+
+Era un uomo complicato e non facile a comprendersi, il marchese
+d’Astorre. Lo si conosceva male. Aveva esordito nella vita da tanto
+tempo ch’era facile perfino ingannarsi sull’età sua, e benchè fosse
+giovane ancora, già si era sorpresi dalla sua gioventù persistente.
+Possedeva d’altronde quella bellezza assoluta che sfida gli anni, si
+capiva che il tempo non potrebbe gran che contro quei lineamenti di
+regolarità perfetta, contro quel viso dall’aspetto quasi marmoreo,
+animato però da due grandi occhi bruni dallo sguardo profondo. I
+suoi capelli neri, un po’ lunghi, e la sua corta barba bruna facevano
+risaltare il caldo pallore del suo colorito immutabile. Il suo collo
+possente e quasi femminino ad un tempo, come quello delle statue
+greche, e il suo corpo dalle proporzioni perfette — tanto raro ai
+giorni nostri — ricordavano l’epoche pagane. Alto, elegantissimo —
+d’una eleganza da lui stesso inventata, e di cui non pareva preoccupato
+— sapeva essere freddo o cordiale, altero o seducente. Era festeggiato,
+ammirato, detestato. Poichè si doveva amare oppure odiare quest’uomo
+insolentemente bello, generoso all’eccesso, pieno di coraggio e di
+audacia, il quale una volta a un ballo a Londra aveva inspirato una
+tale subita follia a una gran signora, celebre per la sua avvenenza,
+ch’ella s’era eclissata con lui attraverso il _cotillon_, e s’era
+lasciata rapire, passando la Manica, ai primi albori, in veste da
+ballo, con solo il cappuccio della sua pelliccia per coprire la
+sua testa ingemmata. Era uno di quegli uomini che si cerca invano
+d’imitare; e, naturalmente, aveva numerosi imitatori. Lo si vedeva a
+un tal punto superiore a quanti lo circondavano che non era possibile
+sottrarsi del tutto al suo dominio. Discendeva da una delle più
+antiche famiglie della Romagna, stabilita da due secoli a Firenze,
+dove era nato in un vecchio palazzo nero, fieramente stemmato alli
+angoli. Uscito prestissimo dal collegio ov’era stato posto alla morte
+dei suoi genitori, si trovò, quasi fanciullo ancora, padrone di sè e
+possessore di una vasta fortuna. Tutte le strade si aprivano davanti
+a lui; nulla si opponeva all’esecuzione di qualunque suo capriccio.
+Le prime follie di quel ragazzetto, la cui straordinaria sicurezza
+contrastava col viso ancora roseo, ebbero un carattere originale che
+non dispiacque. Ancora quasi un ragazzo portò bravamente l’uniforme
+di ufficiale di cavalleria. Poi, detestando già la vita monotona che i
+suoi pari conducevano a Firenze, viaggiò. Più tardi, benchè sapesse che
+ciò non gli servirebbe a nulla o a ben poco, era entrato nella carriera
+diplomatica. Questo giovinetto audace, creduto abile solo agli esercizi
+del corpo e alle prodezze fisiche, possedeva inoltre — senza che si
+sapesse troppo come era riuscito ad acquistarla — una svariata e solida
+istruzione. Fece dei brillanti esami. Già si scorgeva a quell’epoca
+ch’egli si mostrava superficiale, e non lo era. Fu contento della sua
+decisione, amando la vita mossa e trovando la diplomazia divertente,
+fintanto che non si pensava a mandarlo nei posti noiosi, e tanto più
+che si avevano per lui al ministero tutti i riguardi dovuti alla sua
+posizione e alla sua indifferenza in quanto all’avanzamento.
+
+Trovava che alla sua età le parole: _segretario di legazione_, stavano
+bene sopra una carta da visita. Del resto, ammesso di buon’ora a tutti
+i piaceri, in un ambiente di lusso e di vanità, trovando ogni cosa alla
+sua portata, e le persone più in basso delle cose, troppo rapidamente
+maturato dalla vita precoce e dalle affrettate letture, assaporando i
+godimenti primi del desiderio, mordendo al pomo di tutte le scienze,
+non accettando nessuna idea senza esame e ragionando troppo, non
+considerando la sua superiorità che relativamente, in modo che il suo
+orgoglio davanti agli uomini non trovava la sua giusta compensazione
+nella umiltà davanti all’assoluto, egli si era trovato a vent’anni
+tanto vecchio quanto si può esserlo a quell’età, e, poco dopo,
+all’epoca delle passioni più nobili, non sentiva che quella dei vecchi,
+l’ambizione. E quella pure non fortemente.
+
+Nel mentre s’immergeva nei piaceri con un fare annoiato, cercava
+intorno a sè, avidamente, un pascolo alla sua ambiziosa vanità,
+tentando di scorgere uno scopo qualunque che valesse la pena di uno
+sforzo. Gli parve impossibile di trovarlo. Si ostinò, provò ancora,
+calcolò, e si persuase sempre più che non vi era nulla. “Forse„ diceva
+a sè stesso “sono giunto troppo tardi o troppo presto.„
+
+Allora, parendogli che le cose dette “serie„ non meritassero d’esser
+prese sul serio, non pensò più che a vivere, e divenne un uomo
+di piacere. Come accade sempre presso gli oziosi che hanno un po’
+d’imaginazione, la passione del giuoco lo afferrò, e, unita ai suoi
+gusti raffinati di lusso e di eleganza, lo condusse così lontano e così
+presto, che lo si credette rovinato dopo cinque anni. E aveva infatti
+dissipato il capitale accumulatosi durante la sua tutela, venduta la
+quarta parte delle sue terre, e coperto il rimanente d’ipoteche, il
+che non gl’impediva di continuare il suo solito modo di esistenza e di
+gettare sempre il danaro a piene mani.
+
+Egli dovette però finalmente conoscere gl’imbarazzi, tutti i piccoli
+orrori degli espedienti, la mano di ferro della necessità, il quasi
+insensibile scemare della considerazione intorno a sè, che rallegra
+gl’invidiosi. Conobbe talvolta perfino quella miseria relativa che
+pure ha le sue crudeltà. Dovette mescolarsi un po’ a tutte le società,
+anche quando gli ripugnava, più che non avesse fatto fino allora, e
+potè studiare la vita sotto i suoi più vari aspetti. Giorni penosi
+cominciarono, e se il presente era duro, l’avvenire appariva nero.
+Ma tenne sempre la testa alta ed il sorriso sulle labbra, sfidando
+il destino, grato alli amici sinceri, e sdegnando di accorgersi delle
+defezioni che la ingratitudine produceva intorno a lui.
+
+Al momento in cui lo si credeva davvero giunto proprio al fondo, in
+cui si diceva che avendo finito di raccogliere le briciole della
+sua fortuna, sarebbe costretto a palesare la sua rovina, fece due
+eredità grossissime, una dopo l’altra, quasi senza intervallo. Tutti
+si aspettavano di vederlo in fondo all’abisso; lo si scorse sulla
+vetta. Dieci volte più ricco di quanto non lo fosse mai stato, ebbe,
+per servire a’ suoi desideri, per soddisfare i suoi nuovi capricci,
+il potere che presta una fortuna colossale, quando si ha imparato, a
+proprio danno, a farne uso. Ne usò generosamente, giacchè, prodigo
+per sè stesso, era fastoso nel dare, e se ne nascondeva, forse
+per buon gusto, come amava il lusso non troppo appariscente. Ma in
+mezzo a codesta vita facile e faticosa ad un tempo, qual’era la sua
+vita interna? S’occupava solo di cose sensuali, oppure un pensatore
+celavasi in codesto gentiluomo scettico e negligente, disprezzatore
+dell’opinione, sfidatore di tutto, che non si ricusava nulla, ed era
+abbastanza distratto per accettare spesso la compagnia degli imbecilli
+senza accorgersene?
+
+Alcuni, fra coloro che lo conoscevano meno male, avevano indovinato
+press’a poco tutto ciò, ma, per comprendere la sua vera natura, sarebbe
+stato duopo rovistare più profondamente, e quelli stessi sarebber forse
+rimasti allora assai stupiti. Benchè si desse raramente il disturbo
+di piacere, aveva avuto dei successi di ogni specie. Se ne curava poco
+assai, e non badava all’invidia che eccitava. Abbandonò la diplomazia,
+e non ebbe più che la sua fantasia per legge. L’ultimo posto che occupò
+fu quello di Pietroburgo, che dovette lasciare, al momento che stava
+diventando quasi russo, in seguito a una seccante avventura terminata
+da un duello. Si fissò allora a Parigi.
+
+I suoi parenti ed amici d’Italia parlavano di lui come di un
+personaggio bizzarro, e lo accusavano d’essere assai strano,
+pretendendo però allo stesso tempo che vi fosse molta affettazione
+nella sua originalità. Tentavano di farlo passare per un poco pazzo
+e un poco “posatore„ insieme, il che non impediva loro d’invidiarlo
+con tutta la debolezza dell’anima loro, e d’essere pronti a commettere
+dinanzi a lui tutte le piccole viltà imaginabili, dopo d’averne detto
+tutto il male che potevano. Lo si ammirava involontariamente, come si
+ammira coloro che vivono fuori e vengono da lontano. Il suo arrivo
+consideravasi sempre come un avvenimento; le sue più minute azioni
+venivano osservate, i suoi modi, i suol vestiti; si ripetevano i suoi
+motti. Quanto si raccontava di lui veniva commentato ed esagerato.
+
+Tre giorni dopo, la contessa cambiò bruscamente di manovra e divenne
+quasi fredda con lui; egli non si degnò di accorgersene, il che la mise
+in uno stato d’ira contenuta che si volse a benefizio momentaneo del
+cugino. Massimo non trovò per questo il suo soggiorno alla villa meno
+aggradevole. Lo amavano assai, e lo temevano un poco. Giacomo osservò
+che talvolta uno si sentiva benissimo in sua compagnia, e che poi
+subitamente intimidiva. Si diceva sempre un po’ male di lui, ogni volta
+se ne andava dalla sala, e lo si ascoltava sempre con delizia quando
+voleva chiacchierare.
+
+Presto stanca di stare imbronciata, la contessa ritornò all’assalto.
+Massimo, per cattiva abitudine inveterata, si lasciò andare a farle
+un po’ la corte. Ciò rompeva la monotonia della villeggiatura, poichè
+amava e cercava il riposo, ma non lo poteva sopportare troppo completo.
+In quanto a Elisa, la povera fanciulla ch’egli aveva ritrovata così
+pallida ed infelice, essa gli faceva realmente pietà, quando pensava
+al sagrificio che si voleva esigere da lei, al brutto avvenire che
+l’aspettava. Si accusava sempre Massimo di non avere rispetto alcuno
+per le donne; i suoi modi ironici, il suo cinismo, la sua condotta lo
+provavano spesso, ma si sarebbe dovuto fare una distinzione, sottile,
+ma vera, ed era questa: che s’egli disprezzava le donne, stimava però
+altamente in cuor suo _la donna_. Forse il suo culto motivava il suo
+disprezzo. Elisa gli sembrava una donna, nel più alto significato della
+parola, cosa rara.
+
+D’altronde, bisogna confessarlo, se Massimo rispettava la donna, se
+soprattutto la compiangeva, egli amava la cortigiana. Epicureo per
+natura e per abitudine, non avendo mai potuto intravedere l’amore che
+di sfuggita, comprendendo l’arte sotto tutte le sue forme più sensuali,
+indovinando tutta la scala delle voluttà, dalle più grossolane alle
+più spirituali, egli avrebbe forse trovato un suo ideale in una etaira
+greca risuscitata al secolo nostro. Avendo tutto provato egli si curava
+poco di tutto; ma, da un paio d’anni, aveva conosciuto un’attrice
+che lo aveva ammaliato. Artista appassionata, donna capricciosa,
+intelligenza libera e corrotta, la Kanzler era tipica; possedeva
+la bellezza pagana, sottomessa ed imperiosa ad un tempo. Una bontà
+inconscia e la scettica indulgenza moderna dei sentimenti s’univa in
+lei a una depravazione antica. Aveva le linee del marmo, ma non la
+serenità; le sue forme, i suoi atteggiamenti ricordavano la divinità
+del Rinascimento, ma l’anima sua conosceva tutte le tristi morbosità
+del nostro tempo.
+
+Massimo aveva osservato il pallore eccezionale d’Elisa, quando era
+ridiscesa in sala all’ora del pranzo, il giorno dell’arrivo di sua
+madre. L’orribile consenso era forse stato strappato? All’indomani
+Gorletti era partito, richiamato in città da importanti affari. Pochi
+giorni dopo Valenti era arrivato, con la sua aria distinta e gentile,
+e affettando un’allegria continua che lo spingeva a dire talvolta delle
+cose un po’ ardite. Egli pure però sembrava preoccupato, ed ebbe lunghe
+conversazioni particolari con sua figlia. Annunciò alla marchesa che
+con grande suo rincrescimento non poteva fermarsi più di due giorni.
+
+Nella sua qualità di _viveur_ messo al verde, Massimo godeva della
+campagna come un collegiale in vacanza. Avendo potuto vincere, dal
+terzo giorno, l’abitudine di alzarsi solo per l’ora della colazione,
+gustò la sana voluttà di passeggiare assai presto la mattina attraverso
+il parco, nella frescura del risveglio delli alberi. Spiegò così bene
+alla contessa Lassardi quanto ciò riescisse aggradevole ed igienico,
+ch’ella si convertì a questa nuova teoria, di maniera che una bella
+mattina il cugino Giacomo li riconobbe dalla sua finestra, mentre
+camminavano insieme lentamente in un viale abbastanza lontano, vicino
+alla casetta del giardiniere, e prese il partito di farsi richiamare
+d’improvviso in città.
+
+La stessa sera alcune visite vennero da una villa vicina, e si combinò
+una lunga escursione per il dopo domani. Si doveva partire all’alba e
+ritornare assai tardi per pranzo. Massimo dichiarò che non si poteva
+contare su di lui, dovendo egli quel giorno andare a trovare alcuni
+amici a Como.
+
+— Giacomo è partito ben subitamente. Che cosa gli è successo, marchesa?
+— domandò Terzi.
+
+— Non ci capisco nulla. Pretende aver ricevuto una lettera di premura.
+— Disse ciò con la massima sincerità, ed aggiunse: — Ma tornerà presto.
+
+La conversazione divenne generale; ma, vicino al camino, d’Astorre e
+la contessa erano appartati. Lei, seduta in una poltrona, riscaldava
+le sue minuscole scarpette al fuoco fiammeggiante, le guancia fatte
+rosee, ad onta del ventaglio giapponese col quale si riparava e ch’ella
+sembrava guardar fisso, sorridendo. Lui, in piedi, un po’ chinato,
+con l’aria seria, le parlava senza troppo abbassare la voce e molto
+naturalmente.
+
+— Come! — le diceva, — voi che pretendete essere indipendente, non
+avete nemmeno il coraggio di restare a casa, quando una escursione
+vi annoia? Scusatemi, contessa, ma dichiaro che, ad onta delle vostre
+bravate, siete la più timida fra le donne.
+
+— Ma che cosa si dirà?
+
+— Che volete mai che si dica? Ah! contessa, se nella vita vi lasciate
+sempre arrestare da questa domanda, siete una donna finita. E,
+sappiatelo bene, si tacerà sempre quando non si saprà nulla, e si
+dirà regolarmente tutto quanto si vorrà inventare, per quanto abbiate
+riguardi.
+
+Lei tacque, pensierosa.
+
+— Mi credete dunque molto pericoloso?
+
+Ella alzò li occhi, lo guardò un istante senza rispondere, e mentre il
+suo sguardo affermava, rispose risolutamente:
+
+— No. Affatto.
+
+— Ebbene, allora? Nessuno lo saprà. Quando ritorneranno si crederà che
+io sia pure appena tornato. A voi, la vostra emicrania sarà passata, ma
+consulterete egualmente quel bravo dottore, che vi scriverà subito una
+ricetta.
+
+— Me ne vado. Ci guardano. Bisogna che faccia un po’ la mia corte alla
+marchesa.
+
+— Rispondete prima. Sì o no?
+
+— Ebbene, no! È impossibile!
+
+— Siete proprio certa di quel no?
+
+— Quasi.
+
+E si allontanò. Massimo accese una sigaretta e si mise a discorrere con
+donna Maria e con gli altri.
+
+Al posdomani, a mezzogiorno, Massimo era di ritorno. Giunse a piedi,
+avendo congedato il vetturino al basso della salita conducente alla
+villa, dove il suo cameriere era venuto a raggiungerlo per prendere la
+sua roba, e entrò per la porticina del parco. Nessuno lo vide.
+
+Attraversò le sale, penetrò in un piccolo gabinetto in fondo in fondo
+all’appartamento, e parve sorpreso di non trovarvi alcuno. Montò per
+una scaletta alla sua camera.
+
+— Sono tutti partiti stamane? — chiese al suo cameriere.
+
+— Sì, signore, tranne la signora contessa Lassardi, che ha fatto
+colazione sola qui a casa. Ma, un’ora fa circa, ha ricevuto un
+telegramma, ed ha dato ordine di attaccare, mentre facevano i suoi
+bauli. Saranno dieci minuti ch’è partita per arrivare in tempo al
+treno.
+
+— Davvero? — disse Massimo con tono indifferente. — Vi sono lettere?
+
+— Sì signore. Eccole lì sulla scrivania.
+
+— Va bene; vattene pure.
+
+Massimo prese le lettere. Due portavano i timbri postali; poi c’era un
+biglietto contenente poche parole scritte a matita:
+
+“Ricevo un dispaccio che mi annuncia l’arrivo di mio marito a Milano,
+e che vi è subito caduto ammalato. Non v’è nulla di grave, ma io non
+posso a meno di partire senza frapporre nessun indugio. Lascio una
+lettera per la marchesa, e questo rigo per voi, in gran fretta. Ero
+rimasta; non lo posso negare. Il caso dispone altrimenti. Devo dire
+tanto meglio? Addio, arrivederci forse.„
+
+Massimo provò un disappunto e, un poco stanco, si buttò sopra un
+canapè e vi dormì un poco. Poi si alzò e s’avvicinò alla finestra;
+vi restò a lungo, appoggiato al davanzale. Poi scese distrattamente,
+e si mise a passeggiare di lungo in largo per le sale, riflettendo.
+Un sorriso errava sul suo labbro. Si annoiava; ora, si trattava
+d’uccidere il tempo. Vicino al piccolo gabinetto del fondo dov’era già
+entrato arrivando, si fermò e tese l’orecchio, poichè gli pareva udire
+un po’ di rumore. Dopo un minuto d’attesa, si decise a entrare con
+precauzione.
+
+Elisa Valenti, lungo distesa sopra un divano che occupava tutta una
+parete, con la testa nascosta fra le braccia incrociate, piangeva a
+calde lagrime, come impazzita di dolore. Pareva che fosse caduta colà,
+affranta, per non rialzarsi più. Si sarebbe potuto crederla morta se,
+di minuto in minuto, i singhiozzi non avessero scosso tutta la sua
+persona. Portava un costume di mattina assai elegante, e i suoi capelli
+tocchi da un raggio di sole, prendevano dei riflessi dorati. Con le
+mani si teneva il viso sprofondato nel cuscini.
+
+Rimase Massimo per alcuni istanti, non visto, a contemplarla, e
+dimenticò la contessa. Si sentì risvegliare in lui l’interesse che la
+terribile situazione di codesta fanciulla aveva fatto nascere. Essa
+era lì, giovane, simpaticissima, e già il dolore, capace di rovinare
+tutta una vita, pareva metterla fra i vinti di questo mondo. Certo,
+quand’essa passava in carrozza, a fianco della marchesa, le contadine
+dovevano invidiarla dal fondo dell’anima. Aveva il suo posto fra i
+felici di convenzione; il lusso la circondava, l’eleganza del suo
+vestire si aggiungeva all’eleganza della persona, ma quanto avrebbe
+preferito il lavoro e la povertà alla miseria nascosta e reale
+della sua esistenza! E, ciò ch’era peggio ancora, la si amava, si
+simpatizzava con lei, la si compiangeva; ma chi pensava a soccorrerla?
+Le si prodigavano l’espressioni della più affettuosa devozione, la si
+accarezzava e adulava, ma l’idea non veniva neppure, ai suoi amici,
+di cospirare tutti insieme per strapparla all’orribile sorte che
+l’attendeva. Quanta egoistica impotenza in fondo a quell’amicizia
+così bella apparentemente, così sincera anche, ma pur così debole! Si
+accettava il suo sorriso artificiale, la maschera di freddezza che il
+suo coraggioso orgoglio le imponeva; si fingeva pigramente di credervi.
+Nessuno cercava di aiutarla. La marchesa, pur tanto buona, non
+osava adoperare la sua influenza. La si amava fino ad esserle utile,
+esclusivamente. Certo, era cosa molto difficile, quasi impossibile,
+bisognava ammetterlo; ma come non c’era proprio nessuno nemmeno per
+tentarlo?
+
+Ella cessò finalmente di piangere, e, sollevandosi un poco sul gomiti,
+guardò diritto innanzi a sè, senza veder nulla, col volto impietrito. I
+suoi occhi ora erano asciutti; ma si scorgeva sulle guancie la traccia
+delle lagrime arrestate, mentre la bocca pareva contratta dallo spasimo
+interno. Massimo, celato a lei, la intravedeva di profilo.
+
+Si ritirò adagio e andò in giardino. L’imagine di quella ragazza,
+piegata sotto il dolore, restava innanzi a lui simile a una visione;
+la tristezza della vita gli si palesava sotto un aspetto che gli era
+quasi sconosciuto. Irresistibilmente rientrò e si avvicinò di nuovo
+al gabinetto. E lui stesso che accusava gli altri, lui abituato a
+infrangere gli ostacoli, che poteva fare per lei? Nulla, proprio nulla.
+Ascoltò, e udì ancora il respiro affannoso della fanciulla. Era tentato
+di entrare, di farsi vedere, di chiederle se poteva esserle utile in
+qualche modo, di offrirle i suoi servigi, ma a che avrebbe giovato?
+Nulla dunque poteva sottrarla alla stretta delle mani rapaci di
+quell’odioso Gorletti? Massimo, sentì che l’antipatia ispiratagli fino
+dalla prima volta che lo aveva veduto, per quel brutto omiciattolo,
+ora si mutava in odio. Egli avrebbe voluto poter rendere la resistenza
+possibile alla signora Valenti, tanto per renderla felice quanto per
+far del male a Gorletti.
+
+Poi le sue idee cambiarono direzione. “Essa non è del suo secolo la
+poveretta„ pensava. “Quante fanciulle si troverebbero felici a suo
+posto! Come darebbero volontieri la loro mano bianca a qualche mostro
+ancora più brutto di Gorletti, ma ricco quanto lui! Come saprebbero
+bene, nelle loro testoline dalla espressione ingenua, prepararsi
+un delizioso e comodo avvenire! Come lo scruterebbero, ne’ suoi più
+minuti particolari, codesto avvenire, mentre vedendole ad occhi bassi,
+appoggiate ad una sedia in una posa un poco pensosa, si ammirerebbe la
+modestia del loro atteggiamento e la loro seducente serietà.„
+
+Sulla punta dei piedi, guardò di nuovo dall’uscio del gabinetto.
+Elisa stava sempre allo stesso posto. Per caso, voltò il capo, e lo
+vide. D’un salto si alzò, eccessivamente sorpresa, appoggiandosi allo
+schienale del canapè, mentre asciugava rapidamente col fazzoletto le
+traccie delle lagrime recenti.
+
+Massimo le stese la mano, come faceva tutti i giorni, e lei stese la
+sua, macchinalmente.
+
+Era senza voce. L’idea che d’Astorre, da lei creduto a Como, avesse
+potuto vederla nello stato di crisi in cui si trovava, la turbava e le
+faceva male.
+
+— Come? Lei è già di ritorno? — gli disse alfine, con un grande sforzo,
+per essere calma, appena potè parlare.
+
+— Sì. E non sapeva che lei fosse qui, altrimenti non mi sarei permesso
+d’entrare. Le chiedo perdono. Mi ritiro subito, se vuole.
+
+— Ma no, non lo mando via, — rispose cercando di sorridere. — Sono
+io che dovrò andarmene fra un momento; ho tante lettere da scrivere.
+Mi annoia molto, tanto più che non mi sento bene; ho un mal di capo
+terribile. È perciò che sono rimasta sola a casa; il sagrificio non è
+stato grande, d’altronde; le lunghe escursioni non mi divertono troppo.
+
+Parlava con fatica. La crisi non era finita. Massimo taceva e
+l’osservava. D’un tratto ella chiese:
+
+— Lei era lì da un poco? mi ha veduta!
+
+— Sì; ero qui, l’ho veduta.
+
+— Devo sembrarle ben debole, se non ridicola. Eppure non sono avvezza a
+tali crisi nervose, e non piango facilmente.
+
+Massimo la guardava con molta attenzione e come per leggerle
+nell’anima, ma non v’era nulla d’irrispettosamente curioso nel suo modo
+di osservarla.
+
+— Senta, — le disse alfine; — lei è buona e intelligente insieme.
+Lo avevo sempre intraveduto, ora ne sono sicuro. Le sue qualità si
+accompagnano più spesso che non si creda. Ebbene, non devo neppur
+io farle l’effetto d’uno stupido; è dunque perchè mi crede cattivo,
+che mi parla in tal maniera? Sì, lei deve avere una pessima idea sul
+conto mio. Ciò è abbastanza naturale; lei crederà sinceramente alla
+fama di cui godo, oppure è il mio aspetto, sono i miei modi, le teorie
+che affetto talvolta, che l’avranno fatto giudicare da sè stessa
+sfavorevolmente di me. Ebbene, credo che lei sbaglia. Ho forse commesso
+dei delitti, ma in fondo sono altrettanto scioccamente buono quanto
+dev’esserlo un uomo di spirito. Mi guardi bene in faccia; forse si
+accorgerà che non mi ha mai visto. E se le facessi una domanda... Se mi
+permettessi di parlarle sinceramente, mi crederebbe spinto da una bassa
+curiosità o da un sincero interessamento?
+
+Era vero; egli non aveva mai ispirato nessuna fiducia a Elisa, che lo
+giudicava un uomo freddo, cinico, pericoloso; le pareva ch’egli stesse
+a capo di quella schiera spensierata e dura dei “felici del mondo„
+con la quale non poteva lei aver nulla di comune, i suoi difetti le
+facevano paura quanto le sue qualità. Ammirava talora il suo spirito,
+ma lo temeva, parendogli lui intelligente e perverso, e non poteva
+difendersi da una certa diffidenza istintiva.
+
+Ora, forse a motivo dello stato dell’animo suo, egli le apparve
+subitamente tutt’altro. Vi era nella sua voce, nel suo accento, nel
+suo sguardo, in tutta la sua persona, qualcosa di sincero, di severo,
+di profondo ch’ella scopriva per la prima volta. Ella non lo avrebbe
+creduto capace di pronunciare le parole ch’egli ora le aveva rivolte, e
+che, nella sua sorpresa, ella intendeva appena. Lui, ch’era detto così
+leggiero ed orgoglioso, così scettico e freddo, era proprio lui che le
+aveva detto quelle parole con tanta bontà e quasi umilmente?
+
+— Ci conosciamo da un gran pezzo, — seguitò, — benchè assai poco.
+Si ricorda di un giorno — alcuni anni fa — che l’ho incontrata sul
+battello del lago? Io era con i Stanley, mi sembra. Mi sono rammentato
+di quel giorno. Lei era silenziosa assai, e malinconica già della
+malinconia delle fanciulle. Io la osservavo. Lei sognava certo
+d’avvenire, guardava la vita e, apparentemente, non le pareva gaia.
+Allora la sua mestizia era piena di grazia. Io pensava: Che buona cosa
+poter esser triste in quel modo! Io, quel giorno, ero allegro assai, e
+l’invidiavo. Ho constatato un grande cambiamento, ritrovandola qui. Ora
+non la invidio più. Mi permette di parlarle così?
+
+Elisa non poteva rispondere, poichè le lagrime ritornavano, ad onta dei
+suoi sforzi per trattenerle. Cedette di nuovo ad un tratto e nascose
+il viso tra le mani per un istante. Quando rialzò la testa, d’Astorre
+riprese:
+
+— Non le faccio paura, spero? Pensi che ho novantanove anni.
+
+Un lieve sorriso involontario passò sulle labbra della fanciulla.
+
+— No, — disse finalmente, — non mi fa paura. Mi perdoni; certo mi
+deve trovare ben strana. Sento che lei è buono, la ringrazio; ma mi
+lasci. È inutile che finga, o che le racconti ciò ch’ella non ignora.
+La marchesa m’ha detto — me ne rammento ora — ch’ella aveva tutto
+indovinato da sè fin dal primo giorno. Lei sa perchè sono disperata,
+sebbene non lo possa comprendere completamente. Tutti lo sanno,
+d’altronde, oramai. E lei, che potrebbe dirmi?
+
+— Non vorrei dir nulla, ma sarei felice di poter esserle utile in
+qualche maniera.
+
+— È impossibile, — rispose lei sorridendo amaramente, e con tale un
+accento che Massimo rimase qualche minuto senza aggiungere una parola.
+Durante questo silenzio, la osservava. La perdita d’ogni speranza
+si leggeva tanto chiaramente in quello sguardo quasi vitreo, in quei
+lineamenti rigidi; il suo pallore contrastava talmente con la seduzione
+giovanile delle forme, mostrando in piena fioritura la giovinezza del
+corpo e già finita quella dell’anima, le traccie crudeli della vita
+erano già tanto visibili su quel viso dimagrato, ch’egli ne ebbe paura
+e che una specie di rispetto quasi religioso s’impadronì di lui davanti
+a una tale disperanza. E quella forza nel dolore, quell’abitudine
+di dissimulazione erano più penose da osservarsi in quella fanciulla
+che una esplosione di sofferenza. Per un effetto d’abitudine, si era
+irrigidita, aveva ripreso possesso di sè stessa, e si era rialzata
+diritta nella sua posa corretta e solita.
+
+— Grazie per l’interesse che prende per me, — continuò rinfrancata. —
+Ne sono commossa, ma, lo ripeto, lei non può far nulla per me; nessuno
+lo può. Vede, sono calma. Credo stimarlo come merita, poichè non
+rimpiango più che lei abbia visto la mia vera fisonomia. Sarei desolata
+che chiunque altro fosse stato al suo posto. È forse una esagerazione
+di fierezza che mi dà questo eccessivo pudore dei sentimenti, ma
+che vuole? Sono così. Grazie ancora. Ora devo salire, è già troppo
+tardi....
+
+Si era alzata, ma lui la trattenne.
+
+— Resti ancora un poco, la prego. Senta: lei non può dunque farmi
+l’onore di accordarmi la sua amicizia?
+
+Lo guardò stupita, e fece un cenno d’assentimento.
+
+— Ebbene, lei ha la mia, l’ha completamente, come la do io quando
+l’offro, il che non mi succede spesso. Ed ora mi permetta dunque di
+dirle ciò che penso, di parlarle francamente: lei non deve sposare
+quell’uomo.
+
+Elisa scosse tristamente il capo, con quel gesto che significa: a che
+vale parlare? Poi, d’un tratto, tornando a sedere:
+
+— Sa che cosa m’ha detto mia madre? M’ha detto.... oh no! non le
+posso ripetere le sue parole. E mio padre.... il mio povero padre s’è
+messo in ginocchio davanti a me.... Capisce?-... Gorletti ha fatto
+tutto per noi. Due volte già ha salvato la mia famiglia con un’abilità
+straordinaria. Adesso la rovina ne minaccia ancora, la rovina completa,
+e che cosa si può sperare? Non può più far nulla, siamo alla fine di
+ogni espediente, non v’è più nulla da tentare. Egli ha chiesto la mia
+mano; un tale matrimonio accomoda tutto....
+
+— E lei ha accettato!
+
+— Sì, quasi. Ma ho detto che sono ammalata — il che è vero — e che
+mi si lasci ancora in riposo per qualche giorno. Il caso ha fatto che
+egli ha dovuto partire. È una breve tregua.... Ma ritornerà, e allora
+bisognerà.... Oh! senta, vorrei tanto morire!
+
+Queste ultime parole furono pronunciate con un accento così raro di
+sincerità, che Massimo restò alcuni momenti senza potere articolare una
+sillaba.
+
+— Non parli così, — disse infine.
+
+— Sarei rassegnata se mi si lasciasse in pace. Non posso spiegarle il
+perchè, ma la mia vita è finita, ne sono certa. Non aspettando più
+nulla al mondo, potrei essere calma e buona se mi si accordasse il
+riposo. I miei avrebbero tutto il mio affetto; nasconderei loro le mie
+tristezze, troverei sempre un sorriso per mio padre. Ma preferirei
+entrare domani in un convento, piuttosto che piegarmi a ciò che si
+vuole.
+
+— Ma in tal caso, resisti a oltranza. Che diavolo! È passato il tempo
+dei matrimoni per forza.
+
+— Ed infatti nessuno impiega la forza. Non si esercita alcuna violenza.
+Ci si accontenta di dirmi, che, se rifiuto, sono un mostro di malvagità
+stupida, e che, per un inconcepibile capriccio, getto la mia famiglia
+nella miseria, nello strazio, nel disonore. Tutti mi danno torto. Sua
+zia stessa, la marchesa, così buona e intelligente, mi consigliò il
+sagrificio.
+
+— E lei è ben certa che mia zia non abbia ragione? Ha riflettuto bene?
+Io, individualmente, sento ciò che sente lei, e non le dico questo
+adesso che a scarico di coscienza. Ma insomma, non potrebbe darsi
+che forse troverebbe almeno la calma in codesta vita nuova che le si
+propone? Tante altre sarebbero quasi felici a suo posto!
+
+— No, io non troverei che l’orrore di tutti i minuti. Ma farò quanto si
+vuole che io faccia. Lei stesso, ora, non pare più che mi comprenda.
+Sì, rinuncierò a tutto, alle mie idee, ai miei sentimenti, alla mia
+dignità e alla mia libertà, e soffrirò quanto mi si vorrà far soffrire.
+Mai sagrificio sarà stato più completo, e nessuno potrà sapere quanto
+mi sarà costato. Dacchè mi si dice che lo devo, farò il mio dovere fino
+in fondo; ma non mi si può impedire di soffrire, e di pensare che il
+mio dovere è più arduo di quello degli altri, e ben pesante per le mie
+forze.
+
+— Ebbene, se è così, lo ripeto, resista.
+
+— Lei non ha dunque capito ch’è impossibile, che mio padre ne
+diventerebbe pazzo? Moralmente, ho ragione; ma dal punto di vista
+mondano, praticamente, ho torto. Il signor Gorletti non è soltanto un
+uomo ricco, onorato; è anche il migliore amico della mia famiglia. Non
+è forse cosa assurda da parte mia il risentire per lui un’antipatia
+irresistibile, di non poterlo nemmeno stimare? Ero piccina, che
+già veniva a casa, e già non lo potevo soffrire. Mi si raccomandava
+d’essere cortese con lui, e mi si sgridava perchè scappavo via appena
+lo vedevo. E poi.... e poi sarebbe lo stesso se si trattasse d’un
+altro. Vi sono anche altri motivi. Non mi voglio maritare. Perchè si
+vuole assolutamente che tutte le fanciulle si maritino?
+
+— So, infatti, che lei ha già rifiutato vari matrimoni.
+
+— Sì, e ad ogni volta mia madre s’è messa in furia. Quando il signor
+Gorletti, che non pareva pensasse punto a me, ha cominciato un bel
+giorno a farmi dei complimenti, sono rimasta talmente stupita da
+non credere a ciò che udivo. Allora mia madre m’ha gettato in viso
+tutti i miei rifiuti precedenti, dicendomi che questa volta bisognava
+vincere il mio “partito preso„ e che non potevo dir di no. Poi mio
+padre, che mi ama a modo suo, ha cercato di persuadermi. Mi ha parlato
+per delle ore, chiedendomi scusa d’insistere, dimostrandomi che era
+necessario, supplicandomi, facendo brillare a’ miei occhi i vantaggi
+che avrei accettando, e l’immenso servigio che gli avrei reso. La mia
+antipatia per Gorletti non ha fatto che aumentare. Tuttavia farò il
+mio dovere secondo il mondo, e se ne dovrò morire, tanto meglio. Mi
+perdoni di parlare così; sento bene che non lo dovrei, ma lei ha voluto
+conoscermi. Talvolta, vede, sono quasi rassegnata; sento solo un dolore
+stanco e un profondo disgusto. Poi, d’improvviso, mi rivolto di nuovo,
+e piango e mi contorco in un’altra crisi disperata. Nessuno mi vede, e
+ritrovo in pubblico la mia calma apparente. Lei mi ha sorpreso oggi in
+uno dei miei momenti di debolezza. Era venuta qui, credendomi sola in
+tutta la casa, poichè detesto la mia camera, quella camera dove l’altro
+giorno ho acconsentito alla mia rovina. Ma ora vi ritorno per scrivere.
+Adesso sono calma. È finito. Dimentichi, la prego, ciò che ha visto
+e ciò che le ho detto, e a questa sera. Vedrà che pranzerò come gli
+altri.
+
+Si alzò di nuovo. Massimo la guardava attentamente. Il suo viso aveva
+preso un’espressione risoluta.
+
+— Ebbene, no! — esclamò alzandosi lui pure e picchiando del pugno sul
+tavolo, — no, lo giuro, non sposerete quell’uomo! Piuttosto lo ammazzo.
+
+Ella lo guardava.
+
+— Non mi parli così. Pensi che mio padre gli deve tutto.
+
+— No, non lo ammazzerò, benchè ciò avrebbe semplificato la questione.
+Ma lei non lo sposerà. La stupisco; non mi crede capace di avere un
+poco più di volontà delli altri? Mi domanderà con qual diritto vengo
+così ad offrirle il mio appoggio, quasi a suo malgrado? Col diritto che
+ha un uomo qualunque d’impedire, se lo può, che un’infamia si compia;
+di salvare uno che si perde, dovesse farlo anche contro la sua volontà.
+Sarebbe sul punto d’annegare, che potrei, suppongo, tirarla fuori
+dall’acqua, anche senza il suo permesso? Metterò dunque un ostacolo a
+questo matrimonio, non so ancora in qual modo, ma disfarò tutto. Nella
+mia vita ho posto sufficiente energia nel compiere delle cose che non
+ne valevano la spesa, perchè mi sia concesso di usarne una volta per
+impedire il male, quando non posso vederlo di sangue freddo. Sentite:
+io non vi amo; non sono nemmeno vostro amico che da un’ora; quando vi
+lascierò, non vi rivedrò forse mai più; ma dacchè mi trovo qui, farò
+tutto ciò ch’è in mio potere per togliervi dalla orribile situazione in
+cui vi trovate.
+
+Elisa salì, e Massimo uscì per la porta-finestra del gabinetto. Un
+giardino all’italiana, a disegni regolari, a forme simmetriche, si
+stendeva davanti alla facciata della villa. Dietro, il terreno saliva
+in molli ondulazioni a un parco a bosco, assai vasto, dove regnava
+d’estate una frescura deliziosa. Massimo accese uno zigaro e fece
+rapidamente il giro del giardino, poi voltando intorno alla casa,
+s’internò nel bosco. Camminava assai presto, come per far moto,
+calpestando le foglie morte che già coprivano il suolo, mentre i
+rossi bagliori del tramonto si riflettevano nei viali, passando fra
+i rami alti già per metà spogliati. A poco a poco rallentò il passo.
+Rifletteva profondamente; certo chi l’avesse veduto in quell’istante
+avrebbe indovinato ch’egli era assorto in un lungo monologo. Talvolta,
+mordendo il suo zigaro, lasciava perfino sfuggire dalla sua bocca
+qualche parola scucita. Ritornò alle macchie di fiori già scolorate
+del giardino, e vi passeggiò ancora a lungo. La villa bianca e gaia,
+con le sue verande ornate di arrampicanti, occupava tutto il fondo del
+giardino, e sembrava bassa ad onta dei suoi due piani. Egli guardava,
+meditando, i vetri cui i raggi del sole cadente facevano risplendere.
+Dall’altra parte la vista dominava la pianura, che, tutta a colori,
+s’allargava fino all’orizzonte imporporato. Passeggiò a lungo. Non ci
+si vedeva più affatto ch’egli errava tuttora per i viali oscuri.
+
+Quando rientrò, tutti erano tornati e stavano per mettersi a tavola. Si
+erano divertiti ed erano allegri assai. La marchesa dichiarò che non
+si sentiva punto stanca, e ch’era pronta, se volevano, a ricominciare
+all’indomani. In quanto alla subita partenza della contessa Lassardi,
+produsse un poco di stupore, ma non soverchio, sebbene il pittore
+tentasse di far notare la coincidenza della partenza di lei con quella
+di Giacomo. Tuttavia un telegramma che giunse dopo pranzo, annunziante
+che Lassardi stava un poco meglio, ma che la sua malattia era però
+d’una certa gravità, pose termine alle congetture.
+
+Elisa sembrava esattamente la stessa delli altri giorni, ma non
+parlava. Gorletti aveva trovato modo di sederle vicino. La presenza
+dei suoi genitori sembrava pure renderla diversa. Il marchese
+sorprese anche varie volte il signor Valenti che guardava sua figlia
+di nascosto, assorto nel contemplarla con affetto. L’interesse
+possente che Massimo prendeva sempre più al dramma celato che si
+passava sotto a’ suoi occhi, non gl’impediva di conversare. Ma il
+suo spirito diventava mordente, incisivo; fece pompa, con espressioni
+seducenti e raffinate, di teorie eccessivamente ciniche, e si mostrò
+amaro, pessimista, quasi brutale. La marchesa ne fu scontenta, ma
+non lo lasciò vedere, sapendo per esperienza che, in codesti casi,
+le osservazioni non facevano che incoraggiare il suo elegante nipote
+a far peggio. Elisa, dopo l’inatteso dialogo successo tra di loro,
+lo guardava, stupefatta, e chiedeva a sè stessa quali fossero i
+veri sentimenti di quell’uomo. Finì col decidere che forse era stato
+sincerissimo in ciò che le aveva detto qualche ora prima, e che lo era
+ancora adesso. Un tale giudizio certo si avvicinava molto alla verità,
+poichè la natura di Massimo era multiforme.
+
+La serata non fu allegra. L’assenza della contessa Lassardi si faceva
+sentire. Poi, un vago imbarazzo regnava nella sala. L’attitudine
+di Gorletti rivelava sempre più le sue attitudini matrimoniali. Il
+pittore, mancante spesso di tatto, si permise anzi una mezza allusione.
+Elisa era così pallida che dovette pretestare una indisposizione,
+il che porse il destro al dottore di far divergere le assiduità di
+Gorletti. La madre d’Elisa stancava tutti col suo cicaleggio incoerente
+e il suo buon umore fuori di posto, mentre il padre pareva ingolfato
+nella lettura dei giornali. Sola la padrona di casa non usciva dalla
+sua calma abituale, ma ella pure piegava talvolta la testa, in atto
+pensieroso, sul suo eterno ricamo. Gorletti essendosi alzato per
+un momento, Massimo attraversò bruscamente la sala e venne, senza
+complimenti, a prendere il posto di lui a lato di Elisa. Non le rivolse
+che di rado la parola, ma non si mosse più fino al momento in cui tutti
+si alzarono. Si trovò ciò un poco strano, e Gorletti guardò Massimo a
+più riprese; ma questi non ebbe l’aria di accorgersene.
+
+Quando fu solo nella sua camera, Massimo fece i suoi piccoli
+preparativi, come qualcuno che non ha voglia di andare a letto.
+Accese tutte le candele dei candelabri, mise un costume da camera di
+stoffa orientale, e coi piedi nelle pantofole, si stese in una gran
+poltrona. Rimase un gran pezzo immobile; si sarebbe potuto scorgere,
+dall’espressione seria, preoccupata della sua fisionomia, che dei
+pensieri assai definiti gli si agitavano per il capo. Evidentemente
+riprendeva e continuava il soliloquio del giardino.
+
+Prese una scatola di sigari, ne scelse uno con molta cura, e lo accese.
+Lesse alcune pagine d’un romanzo, scrisse due lettere, mise in ordine
+alcuni oggetti, alcune carte sparse, poi si avvicinò allo specchio
+e vi si guardò minuziosamente. Si ravviò la barba e i capelli con la
+spazzola, a lungo, con molta cura secondo la sua abitudine, ma allo
+stesso tempo in un modo così distratto e macchinale che non sembrava
+avesse piena coscienza di ciò che faceva. Cadde in un’apparente
+contemplazione interminabile di sè medesimo, ma di nuovo il pensiero si
+agitava attivamente sotto la sua fronte.
+
+Sopra un mobiletto c’era un ritratto che non lo lasciava mai. La
+cornice era d’oro, d’un finissimo lavoro, sormontata da una corona
+marchionale, ed il ritratto rimaneva di solito nascosto da due piccole
+imposte chiudenti a chiave. Massimo lo apri e lo mirò lungamente.
+Era l’imagine di una donna nella prima gioventù, seducente piuttosto
+che bella, dall’aspetto dolce e un po’ malato, in grande toeletta,
+con il collo circondato da sette fila di grosse perle; il suo sguardo
+infantile e mesto allo stesso tempo, i suoi capelli bruni semplicemente
+acconciati, avevano qualcosa d’indefinibile e di commovente. Vedendo
+quella pittura di una straordinaria finitezza di tocco, e senza dubbio
+opera di un abilissimo artista, contemplando l’espressione serena e
+quasi inconsciente nella sua malinconia di quel giovane e pallido viso,
+si sarebbe facilmente indovinato ch’era l’imagine di una persona morta.
+Si spieghi come si può o si neghi un tale mistero, è però successo a
+tutti, vedendo un ritratto sconosciuto di dire a sè stessi: Questa
+persona non è più sulla terra. E si sentiva bene, guardando quella
+dolce figura, quella testa di donna e di bambina ad un tempo, che
+adesso quelle labbra dovevano essere scolorate, e quei grandi occhi
+chiusi per sempre.
+
+Quel ritratto, come una reliquia, seguiva Massimo dappertutto nel
+cammino disordinato della sua vita. Contemplandolo, il suo volto
+prendeva una espressione di tristezza e di amore che non gli si vedeva
+mai. Chi era dunque quella donna?
+
+Era una donna per la quale Massimo aveva risentito una profonda
+affezione, e la di cui perdita era stata il solo dolore sacro della sua
+vita; solo quando pensava a lei, quell’uomo forte e sdegnoso sentiva il
+suo cuore farsi debole, e nel suo petto oppresso rinascere un rimpianto
+eterno, quasi un rimorso. — Era sua sorella.
+
+Mai non poteva egli dimenticare il gran dispiacere della sua infanzia,
+la sua prima separazione dalla sua piccola sorella adorata, la costante
+e gaia compagna di tutti i suoi giuochi, quando il tutore ebbe deciso
+di metterla in collegio. Rivedendola, durante le vacanze, ogni anno la
+trovava più alta, un po’ mutata, più gentile per tutti, e sempre gli
+si attaccava al collo nello stesso modo. Aveva sei anni più di lui, e
+mentr’egli non era ancora che un ragazzetto, lei diventò subitamente
+una donna.
+
+Un giorno il tutore era giunto al collegio, e gli aveva dato una grande
+notizia: sua sorella stava per maritarsi. Sposava il marchese Ricaldi,
+un bel giovane, ricco assai, capitano di cavalleria e ufficiale
+d’ordinanza del re. Era un magnifico matrimonio. Massimo ne fu molto
+stupito; gli pareva impossibile che la sua piccola Lina potesse
+diventare una gran signora da un giorno all’altro; ma non se ne sentì
+rallegrato.
+
+Non assistette al matrimonio ch’ebbe luogo a Firenze, e non rivide sua
+sorella che sei mesi dopo. Ella si appese al suo collo e lo abbracciò
+con l’antico abbandono, ma con un affetto ancora più tenero, e fu assai
+contenta di rivederlo. Fatta più alta e un poco smagrita, la trovò
+più seducente che mai. Alle domande se fosse felice, rispose: “Sì,
+e più ancora adesso che ti rivedo.„ In quanto a suo cognato, Massimo
+vide in lui un bell’ufficiale e un perfetto gentiluomo, ma non seppe
+difendersi da un certo sentimento di lieve ripulsione, che tentò invano
+di combattere, davanti al viso un po’ duro, alle maniere cortesi e
+compassate, alla conversazione precisa e pedante di lui.
+
+Tre anni dopo, Massimo, nella gioia di aver lasciato il collegio per
+sempre, rivide sua sorella; la trovò pensierosa e più seria. Rispose
+alle sue domande dicendo, fra le altre cose, che disgraziatamente non
+si è sempre fanciulli.
+
+Massimo cominciò la sua vita di piaceri e di avventure. Ma in mezzo
+a tutte le sue follie, precocemente maturo, il giovine freddo,
+noncurante, non dimenticò mai la sua diletta sorella che gli era
+sembrata meno felice di quanto ella diceva. Restò però assai lungamente
+assente.
+
+Quando, ritornato in congedo, prima di andare a Pietroburgo, salì le
+scale del palazzo Ricaldi, si sentì commosso. Guardandola, mentre la
+teneva abbracciata, trovò Lina assai cambiata; poi, discorrendo, si
+accorse ch’era inquieta, nervosissima, preoccupata. Non rassomigliava
+più affatto alla sua capricciosa compagna d’altre volte. Le prese
+le mani, lo guardò a lungo nelli occhi e le rimproverò di non avere
+maggiore confidenza in lui. Rispose che non aveva nulla e scoppiò a
+piangere.
+
+Il fatto è ch’era infelice assai, avendo sposato suo marito senza
+conoscerlo, senza sapere cosa faceva. Nei primi tempi, egli la
+spaventava e provava per lui una specie di allontanamento. Invano si
+era sforzata di vincersi. Lui, d’altronde, non l’aveva certo aiutata
+a ciò. Severo, minuzioso, altero e tirannico, la trattava come si
+tratta un bambino, talvolta come una nemica, ed esigeva da lei una
+sottomissione passiva, senza nulla far mai per ottenere il suo affetto,
+mentre viveva, dal lato proprio, perfettamente a suo capriccio. Lei non
+aveva un’amica; non andava in società, che ai grandi ricevimenti, dove
+si annoiava molto.
+
+Massimo fece allora delle rimostranze a suo cognato, e questo le
+accettò quasi umilmente. “Ebbi torto in varie cose; me ne accorgo,
+e ti ringrazio di parlarmi franco. Tutto anderà meglio, vedrai.„
+Così gli disse. In quanto a Lina, era tanto contenta di rivedere suo
+fratello, che la sua tristezza si dissipò fino al giorno in cui dovette
+ripartire.
+
+Massimo se ne andò in Russia, più tranquillo. Oh! se avesse potuto
+prevedere come rivedrebbe la sua sorella adorata!
+
+Fu solo due anni dopo. Massimo, del tutto libero, e continuando a
+camminare noncurante attraverso i suoi successi, era a Parigi. Spesso,
+in mezzo alla sua vita troppo riempita, pensava alla sorella. Nei
+suoi rari momenti di solitudine, rivedeva il gabinetto giallo dove le
+aveva detto addio; talvolta, nell’allegria rumorosa di una cena, la
+cara imagine di lei sorgeva improvvisa dinanzi a’ suoi occhi. Tuttavia
+era rassicurato sul suo conto. Mentre nel primi tempi dopo la loro
+ultima separazione, Lina scriveva solo raramente poche righe sempre
+improntate di mestizia, adesso invece riceveva da lei delle lunghe e
+buone lettere affettuose, nelle quali diceva sempre che tutto andava
+meglio, che suo marito era migliore per lei, e non la tormentava più.
+Soltanto, di tempo in tempo, ella si lagnava un poco della salute.
+Alla fine dell’estate, scrisse ch’era stata veramente ammalata; che
+ora si sentiva di nuovo bene, e più forte — i bagni di mare, a Livorno,
+avendole giovato assai.
+
+Dopo queste lettere, Lina rimase a lungo senza scrivere. Finalmente
+Massimo seppe dal cognato ch’essa era stata di nuovo male, ma che
+ora si sentiva molto meglio. Ella stessa aggiungeva una parola,
+assicurandolo che non si doveva inquietare.
+
+Decise però di andarla a trovare. Ma non gli fu possibile di partire
+tanto presto come avrebbe voluto. Sottili legami di ogni specie lo
+trattenevano. La sua partenza fu ritardata di settimana in settimana,
+di giorno in giorno. Una notte, rincasando, trovò un telegramma: “Lina
+gravemente ammalata.„ Partì subito.
+
+In ferrovia, sentì bene, nella sua angoscia, che passava delle ore
+indimenticabili, ma le ore che trascorsero dal momento in cui entrò nel
+palazzo Ricaldi, finchè ne uscì di nuovo per non rimettervi mai più i
+piedi, gli restarono nella memoria come un orribile sogno fatto vero,
+dal quale non gli fu più possibile di svegliarsi completamente.
+
+La casa tutta intera era piena di quei sordi rumori, di quel viavai,
+rapido e silenzioso, che annunciano la morte vicina. Vi si sentiva,
+dalla vigilia, un lieve odore d’incenso. I servitori, in un’attitudine
+di circostanza, con la faccia lunga, stavano immobili, oppure passavano
+come ombre attraverso le sale, guardando tutto con occhio curioso.
+Soffocati singhiozzi venivano da un angolo buio. Sembrava che la luce,
+entrante dalle vaste finestre attraverso le ricche cortine, fosse
+diversa dalli altri giorni, e si era ingenuamente sorpresi nel vedere
+li oggetti al loro posto solito, inanimati come sempre, in mezzo al
+fremito che sembrava turbasse l’aria.
+
+Lina spirava. Massimo si precipitò nella camera, pallido come la
+morente, tutto il sangue essendogli rifluito al cuore. Ella lo
+guardò in faccia coi suoi grandi occhi aperti, senza vederlo. La
+vecchia Sofia, che aveva avuto cura della loro infanzia ad entrambi,
+in ginocchio sui talloni e accasciata per terra, piangeva in modo
+straziante. Il medico — attempato e severo — stava in piedi dall’altra
+parte del letto. Un uomo seduto in una poltrona si teneva la testa fra
+le mani, in modo che non lo si poteva vedere. I lineamenti di Lina, pur
+conservando la loro dolcezza, avevano già preso una rigidità terribile.
+Il dottore la toccò, e fece un cenno del capo alli assistenti. Alcuni
+istanti passarono. Erano tutti immobili come la morte. Di tanto in
+tanto un singulto turbava il silenzio solenne.
+
+Un momento dopo si udì un rumore di passi e di voci alte nella stanza
+vicina. Istintivamente tutti si voltarono, e Massimo andò verso
+l’uscio. Mentre varcava la soglia sentì, dietro a sè, a prendergli le
+mani. Era il giovane di cui non aveva veduto il viso. Non lo conosceva.
+Durante un secondo guardò, sorpreso, codesto sconosciuto che lo
+guardava a sua volta dolorosamente. Ma scorgendo la profonda simpatia
+dipinta sulla sua faccia tutta bagnata di lagrime, Massimo non chiese
+nulla e strinse forte le mani che avevano stretto le sue. Le voci
+s’incrociavano nella stanza vicina. Era Ricaldi, che, tutto tremante,
+interrogava i servitori. Si era assentato, da due giorni, credendo a
+un falso miglioramento nello stato dell’ammalata, ed era giunto in quel
+momento. Massimo si avvicinò a lui, ma non potè parlare.
+
+Il giovane era scomparso.
+
+
+Perchè in quella notte insonne il ricordo della sua povera Lina gli
+ritornava in mente in un modo così straziante? Tutto si ripresentava
+alli occhi suoi in una chiara e dolorosa visione, e si rammentava dei
+particolari quasi dimenticati. Si ricordò del suo soggiorno in campagna
+in un’antica villa abbandonata, subito dopo i funerali, e di tutto
+ciò che la vecchia Sofia gli aveva narrato. A sentirla lei, la povera
+marchesa era sempre stata infelicissima; suo marito era cattivo con lei
+e la maltrattava, e lei non respirava che quando era via. Il dottore,
+nel quale Massimo aveva piena fiducia, non era del tutto del parere
+della buona donna, e non ammetteva come lei che i dispiaceri della
+marchesa avessero precipitato la sua fine.
+
+“È morta disgraziatamente e semplicemente di etisia galoppante; aveva
+una lieve tendenza alla consunzione e non si è curata in tempo; quando
+mi hanno chiamato, era già troppo tardi. Non si muore tanto spesso come
+si crede di malattie morali.„
+
+Massimo si sforzò di credere alle parole del vecchio medico, eppure la
+sua coscienza gli rimproverava molte cose. E perchè Lina, che, certo,
+non aveva avuto un’esistenza calma, si era ostinata nelli ultimi tempi
+a fargli credere l’opposto? E perchè l’aveva creduta, e perchè era
+restato tanto tempo senza venire? Intravedeva una grande abnegazione,
+una lotta interna, dei sentimenti nascosti e delle sofferenze segrete.
+La sua perspicacità aiutava a farlo soffrire. — Indovinava un romanzo.
+— Diceva bene a sè stesso che forse esagerava, e che, sopratutto, non
+avrebbe forse potuto far nulla; ma tuttavia, al rimpianto straziante
+di quel dolore del quale sentiva che non si sarebbe giammai consolato
+completamente, si aggiunse un vago rimorso.
+
+Finalmente Massimo si coricò e dormì d’un sonno non tranquillo come al
+solito. Ma, nei suoi sogni, rivide ancora sua sorella, tanto amata e
+tanto soave; gli sembrava udirla mormorare indistinte parole, volgendo
+verso di lui il suo sguardo di donna e il suo sorriso infantile.
+
+
+IV.
+
+Di giorno in giorno la condotta di Massimo stupiva più vivamente
+tutti. Non celava punto l’interesse ch’Elisa Valenti destava in lui;
+troppo spesso le si metteva vicino, o la osservava da lontano. Essa
+sembrava imbarazzata dalla persistenza di lui ad avvicinarla, e non
+perciò diminuiva la sua tristezza. Però non era con lui esattamente
+come nei primi giorni. Massimo non sembrava farle la corte affatto, e
+meno ancora lei accettarla; ma v’era tra di loro qualcosa di nascosto.
+Più ancora delli altri, la padrona di casa era sorpresa di ciò che
+chiamava, fra sè, la mancanza di tatto di suo nipote.
+
+D’Astorre non si dava più la pena di celare la sua profonda antipatia
+per Gorletti. E questi gliela restituiva cordialmente, benchè non lo
+mostrasse nei suoi modi.
+
+La signora Valenti, sola, pareva non si accorgesse di nulla.
+Dal momento della partenza di suo marito (che aveva promesso di
+ritornare) era diventata più severa con sua figlia, sebbene, a modo
+suo, capricciosamente, avesse certi slanci di tenerezza improvvisa,
+esagerati, al punto di abbracciarla con passione in pubblico. Con
+d’Astorre _posava_ sempre; a momenti fredda e cerimoniosa, poi di una
+eccessiva gentilezza, non esente da civetteria. Ella sapeva, del resto,
+ringiovanirsi a meraviglia e faceva sfoggio di acconciature, dalla
+marchesa dichiarate assurde.
+
+Elisa stessa non comprendeva troppo l’attitudine di Massimo a suo
+riguardo. Sempre lo pregava di non tentar nulla in suo favore, di
+lasciare che il suo destino si compisse; egli rispondeva ridendo
+e continuava come prima. Volle esser tenuto al corrente di quanto
+succedeva tra lei e sua madre. Seppe da lei, una sera, che fra due
+giorni il matrimonio verrebbe ufficialmente annunziato. Subito dopo,
+Gorletti doveva partire; sua madre e lei rimarrebbero ancora una
+settimana alla villa, mentre colui aggiusterebbe i suoi affari, poi si
+ritroverebbero tutti a Milano, dove il matrimonio avrebbe luogo.
+
+All’indomani, subito dopo la colazione, si partì per una lunga gita
+in carrozza. Come per caso Massimo prese posto a fianco della signora
+Valenti e fu assai assiduo presso di lei. Con un’abile manovra,
+aveva quasi costretto Gorletti a salire a cassetto vicino a Terzi che
+guidava, mentre Elisa aveva potuto mettersi in un’altra carrozza con la
+marchesa, il medico ed il pittore.
+
+Una grotta naturale, profonda e buia, dove mormorava una sorgente il
+di cui sottile zampillo rigava perennemente la penombra, e di cui si
+andava a bere l’acqua freddissima e di una incomparabile purezza,
+era lo scopo della escursione. Vi si giunge per una stretta valle
+verdeggiante, che, d’improvviso a uno svolgere di strada, prende un
+carattere selvaggio ed alpestre. Sotto un’altra roccia a picco tutta
+umida, muscosa e nerastra, sta l’angusta apertura, buco nero spalancato
+nel quale è d’uopo avventurarsi. Il bello consiste in ciò: che uscendo
+da un’altra apertura dal lato opposto della montagna, si trova un
+paesaggio tutto diverso, ridente e appena mosso. Una terza uscita è
+praticata a mezza strada, nel fianco della roccia.
+
+Massimo entrò per il primo. La signora Valenti prese il braccio di
+Gorletti. La marchesa ed Elisa penetrarono timidamente, scortate dalli
+altri. Non si parlava più. Di tanto in tanto, un grido, uno scoppio
+di riso soffocato, una rapida domanda, ed ecco tutto. Ognuno guardava
+ai propri piedi, benchè non ci si vedesse affatto, e pensava a sè.
+— Di qua, signore, — gridava l’artista, — non abbiano paura; sono
+solo i primi dieci passi che costano. Dopo la strada è facile. — Il
+medico cadde due volte. Elisa, preoccupala, camminava a stento senza
+troppo curare dove andasse. D’un tratto si trovò smarrita, cercò di
+orizzontarsi, e non vi riuscì. Tutti erano lontani già; non li vedeva
+più. Non volle domandare. Dopo un istante d’incertezza, udì un rumore
+di passi che ritornavano verso di lei.
+
+— Di qui! — disse una voce.
+
+— Da che parte?
+
+— Mi dia la mano e non tema di nulla.
+
+Riconobbe le voce di Massimo.
+
+— Così, così.... Si lasci guidare, si lasci sempre guidare da me.
+
+— Preferirei esser fuori.
+
+— Ci saremo fra due minuti, ecco. Vede la luce?
+
+Un momento dopo erano all’apertura laterale.
+
+— E gli altri? — domandò lei.
+
+— Hanno attraversato la grotta, come si vede, in tutta la sua
+lunghezza. Noi faremo il giro esternamente e li raggiungeremo in tre
+minuti. Ma si riposi, prima, un momento; dev’essere stanca.
+
+E continuò dopo una breve pausa:
+
+— Non si perda di coraggio. Io sono allegrissimo, invece. Tutto va
+bene; si rassicuri. A proposito, bisogna che approfitti di questo
+momento, per farvi una dichiarazione. Signora Elisa, io non vi amo;
+non vi amo affatto. Non lo dimenticate; e non abbiate dunque paura di
+nulla. Ma vi salverò.
+
+Il loro arrivo all’altro ingresso della grotta fu accolto da una
+quantità di domande; ma la marchesa aveva l’aria un poco imbronciata, e
+Gorletti stava in disparte.
+
+Massimo pareva divertirsi assai. Al ritorno, riprese il suo posto a
+lato della signora Valenti e la fece ridere pazzamente per tutta la
+strada. Talora interpellava Gorletti, sempre a cassetto, obbligandolo a
+voltarsi e volendo che ridesse lui pure.
+
+Nell’altra carrozza, quasi non si parlava. Elisa contemplava il
+paesaggio oscurantesi nella porpora del tramonto. Cominciava a far
+freddo e una tinta grigia si stendeva sulla via, sulli alberi, come un
+mantello di malinconia invitante al sonno, mentre che nelle lontananze
+le tinte dell’orizzonte facevano sognare. Involontariamente ammirava,
+lasciando che i suoi pensieri indistinti e dolorosi si modificassero
+secondo i diversi aspetti del cielo.
+
+Che voleva d’Astorre? pensava. Come s’imaginava di poterla salvare?
+Nessuna speranza era possibile. Il suo sagrificio poteva forse venir
+ritardato, ma non vi si poteva sottrarre. Eppure, più che mai ciò le
+sembrava impossibile e l’idea sorgeva in lei che qualcosa succederebbe
+forse. Ma che cosa? Le tenebre si facevano più fitte intorno a lei,
+gradatamente e sicuramente, come si vedevano a poco a poco distendersi
+sulle campagne. Quale scampo poteva esistere?
+
+Dopo pranzo, la signora Valenti si avvicinò alla marchesa e le disse
+ch’era un poco inquieta sul conto d’Elisa, la quale non le sembrava
+stesse bene. E rivolgendosi a lei:
+
+— Ragazza mia, sei pallida e non hai quasi mangiato, oggi. Sii savia e
+va a dormire. Prendendo delle precauzioni quando si è ancora in tempo,
+si evita talvolta una malattia. Va, mia cara, verrò a raggiungerti fra
+poco, chè sono stanca assai io pure.
+
+Elisa non fu malcontenta d’ubbidire. Sua madre la seguì presto
+infatti, e si assise a’ piedi del letto. Là le tenne un discorso che la
+sorprese. Le disse che Gorletti era impaziente ed aveva vivo desiderio
+che si annunciasse il loro matrimonio prima di lasciare la villa della
+marchesa; poichè in ogni modo, certi affari urgenti lo chiamavano in
+città al posdomani.
+
+— Ma, mia cara, giacchè si è aspettato così a lungo, e che la cosa è
+decisa, non è vero? tra di noi, non vedo perchè non si aspetterebbe
+ancora qualche giorno. Tu saresti meglio ristabilita in salute, e più
+forte per sopportare tutte le noie dei complimenti, delle visite,
+dei preparativi, ecc. (chè, veramente, la tua salute m’inquieta un
+poco e hai bene cattiva cera anche oggi); lui, dal canto suo, avrebbe
+terminato i suoi affari e si andrebbe in città tutti assieme, ciò che
+sarebbe pure forse meglio. Intanto, curati bene e cerca di riprendere
+i tuoi bei colori. Sai anzi cosa faresti, se volessi seguire del
+tutto i miei consigli? Staresti in camera tua per un giorno o due.
+Egli comprenderebbe allora che ho ragione, che tu hai davvero ancora
+bisogno di un po’ di riposo e che deve moderare la sua impazienza. E ti
+ritroverebbe migliorata in salute e più calma....
+
+— Farò quanto vorrai, — rispose Elisa con una rassegnazione che
+le riusciva facile. E una vaga speranza penetrò nel suo cuore, suo
+malgrado.
+
+La signora Valenti ebbe all’indomani una conversazione con il suo
+futuro genero, e al posdomani egli partì. Valenti giungendo secondo
+la sua promessa, fu un poco stupito di tale partenza. Elisa discese
+solo al terzo giorno, per la colazione. Il medico, ch’era salito per
+vederla e le aveva ordinato dei rimedi ch’ella non aveva preso, l’aveva
+anzi fatta rimanere a letto per ventiquattr’ore. Aveva anche veduto la
+marchesa più volte, ed il resto del tempo era rimasta abbandonata alle
+sue riflessioni.
+
+Il non veder più lo sguardo di Gorletti fissato sopra di lei,
+attraverso la tavola, le fu di tanto sollievo, ch’ella sentì grave il
+peso terribile del sagrificio chiestole. Tutto il sangue le si gelava
+nelle vene all’idea di diventare la moglie di quell’uomo.
+
+Un inesplicabile sorriso passò sulle labbra di Massimo quando seppe ciò
+ch’era successo tra lei e sua madre.
+
+— Va bene, — disse, — ciò non mi riesce inaspettato.
+
+E mentre si discorreva un po’ rumorosamente intorno a loro, egli
+aggiunse:
+
+— Il medico non vi permette ancora di uscire di casa, non è vero?
+
+— Già; non ne ho nessuna voglia, d’altronde.
+
+— Tanto meglio. Vi devo parlare a lungo.
+
+Quando, più tardi, si ritrovarono soli, nello stesso gabinetto dove per
+la prima volta Massimo l’aveva sorpresa in un accesso di disperazione,
+Elisa non potè impedirsi dal dirgli che, ad onta di quel nuovo ritardo,
+ella non aveva speranza alcuna.
+
+— Avete torto. Vi rammentate che a questo stesso posto dove siamo,
+quando vi ho dichiarato che impedirei codesto matrimonio, mi avete
+assicurato ch’era impossibile nemmeno ottenere un ritardo? Vi faccio
+rispettosamente osservare che adesso sono venuti, invece, per così
+dire, a domandarvelo, un tale ritardo, e che il signor Gorletti non è
+più qui. Aveva anzi una strana figura nell’andarsene.
+
+— Ritornerà. È invano che lei prova sempre di darmi una speranza. Pur
+troppo il matrimonio è ben deciso.
+
+— No, un tale matrimonio non si farà. È rotto. Non ho che una parola
+da dire per ciò. Quell’uomo è partito per non più ritornare. La sua
+partenza, e tutto quanto è accaduto, avreste forse dovuto indovinarlo,
+è opera mia. Anderò fino in fondo. Lungamente ho cercato un mezzo
+per salvarvi, e, lo confesso, senz’alcun risultato. Ma, adesso, ho
+finalmente scoperto. È un mezzo assai semplice, benchè un po’ violento.
+
+— E qual’è questo mezzo?
+
+— Lo saprete subito. Ma prima lasciatemi ancora dirvi poche parole.
+Perdonatemi d’esser costretto a parlarvi di me stesso. Ma è necessario
+per spiegare le cose. Poi mi conoscete tuttora assai male, e, lo
+temo, vi faccio ancora paura, sebbene sentiate che vi sono amico.
+Ma siete intelligente, siete un vivente esempio di codesta verità
+troppo ignorata, che si può avere un’anima elevata, e, ad onta di ciò,
+indovinare tutto; di più, per la vostra età, avete visto molte cose;
+potrete dunque non offendervi di quanto vi voglio proporre.
+
+— Nulla è possibile, vi dico.
+
+— Non m’interrompete, e ascoltate, ve ne prego. Io sono solo al mondo,
+non ho più parenti vicini, e nessuno è più libero di me. Mi si conosce
+ovunque, conosco moltissima gente; vi sono molti che si dicono miei
+amici, e ne ho assai pochi. Pare anche che abbia dei nemici; ignoro
+assolutamente a cosa debbo un tale onore. Pieno di difetti, ho però
+osservato che quando ho ubbidito al mio primo impulso, ho sempre
+agito bene; il che prova che in me l’istinto è forse superiore al
+ragionamento. Conduco una vita molto irregolare, e che mi sarebbe
+difficile lo spiegarvi. Resisto difficilmente a’ miei capricci.
+Talvolta rimango a lungo nello stesso posto, senza che si sappia
+perchè; poi parto bruscamente; vado dove la sorte mi sospinge. Del
+resto, manco assolutamente di principii e credo a ben poche cose;
+vedete che non mi mostro migliore di quel che sono. Ora sapete a che
+sono ben deciso? da un pezzo? È, per mio conto, a non ammogliarmi mai.
+Ho per ciò le mie profonde ragioni. Poi detesto il matrimonio. Molte
+cose mi sono indifferenti, e rinuncierei volontieri a molti vantaggi;
+ma, a nessun prezzo, non abdicherò mai la mia indipendenza. E la stimo
+così altamente che mai, sotto alcun pretesto, assalirei la libertà d’un
+altro. Sarei dunque un pessimo marito, e stupido. Dunque, escludo, per
+me il matrimonio. Me ne infischio del mio nome che finirà forse con me,
+e della mia fortuna che passerà in mani straniere, se ne resterà. Le
+cose sociali mi toccano assai poco, e non mi commuovo molto per ciò che
+mi riguarda personalmente. Cerco di annoiarmi il meno possibile, anche
+se per giungere a questo scopo, devo interessarmi a delle assurdità; e
+in quanto a ciò che succede nel mondo, guardo tutto ciò come in teatro,
+dalla mia poltrona, che certo è una delle migliori. Se posso essere
+utile a qualcuno lo faccio con piacere. Do ben di rado la mia amicizia,
+sul serio, ma la do senza riserve. In quanto alla mia fortuna è assai
+considerevole; la fortuna di un lord inglese agiato, ricchezza grande
+in Italia. Non mi è stato possibile di rovinarmi, benchè vi abbia
+messo tutta la buona volontà; ora non mi ci provo più. Da questo lato
+mi sono posto in quiete. Diedi una smentita a quelli che pretendevano,
+all’epoca in cui spendevo sempre tre volte la mia rendita, che nessuna
+fortuna mi avrebbe mai bastato, mostrando loro che con solamente una
+ventina di milioni, o poco più, non faccio più debiti. Sono lieto di
+farvi sorridere....
+
+— Sì, ma tutto ciò non mi dice....
+
+— Aspettate. Ecco press’a poco chi sono io. Credete ancora che chi dice
+tanto male di me abbia ragione del tutto? Diffidate ancora di me?
+
+— No, credo anzi che siete migliore di quello che sembrate....
+
+— Non è così; sono esattamente come sembro a quelli che mi conoscono
+un poco. Ma veniamo al fatto. Forse a quest’ora può darsi che non
+rimaniate oltremodo stupita nel sentire il mezzo che ho trovato per
+salvarvi. D’altronde bisogna accettarlo per questa eccellente ragione
+che non ve ne sono altri.
+
+— Ebbene! ditemelo finalmente....
+
+— Io vi sposo.
+
+Elisa lo guardò fisso, arrossì, si provò a sorridere e disse:
+
+— Mi sembra che il momento sia scelto male per celiare. Del resto non
+sono scorsi tre minuti dacchè avete affermato la vostra risoluzione di
+non ammogliarvi mai.
+
+— Ed è perciò appunto che vi posso offrire la mia mano.
+
+Massimo non scherzava. Spiegò la sua idea a Elisa che lo ascoltava
+muta per lo stupore. Lui impegnava la sua parola di gentiluomo di non
+essere mai per lei che un amico; lei sarebbe del tutto libera e avrebbe
+sempre tutta la sua stima. Tutto si ridurrebbe a ciò, che avendo
+invano cercato un altro mezzo conveniente per impedire il matrimonio
+con Gorletti, aveva pensato che il meglio era d’offrire ad Elisa
+una posizione indipendente e tutta quella somma di benessere che può
+rendere nella vita l’assenza di felicità meno dura. Ma non poteva far
+ciò, secondo le leggi del mondo, senza aggiungervi il suo nome, e lo
+dava, non compiendo il minimo sacrificio; poichè in tal modo faceva uso
+eccellente di una cosa di cui era ben certo che non avrebbe mai sognato
+di servirsi altrimenti per sè. Si salveranno le apparenze per quanto
+possibile, senza però inquietarsene fuor di misura, e, appena che
+Elisa sarebbe stabilita nella sua nuova esistenza, lui riprenderebbe
+la sua vita solita. Un tale progetto lo seduceva; riconoscente se lei
+gli facesse l’onore di accettare, sarebbe felice di compiere un atto
+semplicissimo, del quale forse nessuno ancora aveva avuto l’idea prima
+di lui.
+
+— Mi avete ripetuto più volte, senza dirmi precisamente il perchè,
+che non aspettate più nulla dalla vita, che cercate la pace soltanto;
+ebbene, vi offro un palazzo a Firenze, che sarà vostro, e dove starete
+meglio che in un convento; trovandovi la tranquillità assoluta e le
+distrazioni che vorrete scegliere, infine un matrimonio che non è
+un matrimonio, e la mia semplice amicizia. Se avete bisogno di un
+consiglio, saprò darvelo non più cattivo di quello che farebbe un
+altro. In un certo senso, e per questo scopo, è impossibile essere
+maggiormente adatto l’un all’altro di quanto siamo noi. Giacchè non
+vogliamo maritarci nè l’uno nè l’altro, ciascuno per i nostri motivi
+particolari, sposiamoci noi per il pubblico. Dal lato mio ci troverò
+pure dei vantaggi, non foss’altro che quello di por termine alfine a
+ciò che si venga a farmi delle proposte di matrimonio.
+
+Elisa sorrise di nuovo. Poi, seriamente, rispose che ad onta della sua
+stranezza, l’offerta era nobilmente generosa, ma che lei non poteva
+acconsentire. Codesta proposta straordinaria non la scandalizzò, ma la
+trovò ineseguibile. Tuttavia si sentì profondamente commossa, sebbene
+non lo seppe esprimere.
+
+Sorridendo, Massimo insisteva, talora in modo energico, talora giocoso.
+
+— No, è impossibile. È impossibile in tutti i modi, — ripetè Elisa.
+— Finirete pure col comprenderlo. È mio dovere il rifiutare, dovessi
+anche parere scioccamente ingrata. Vi è ancora un motivo più serio di
+tutti gli altri, che dovrò avere il coraggio di confessare....
+
+Furono interrotti dal brusco ingresso della signora Valenti.
+
+— Ah! eccoli, — disse a sua figlia. — Ti ho cercato dappertutto. È
+donna Maria che mi ha detto ora ch’eri qui col marchese. Non sei dunque
+andata in carrozza con gli altri? Ebbene, hai ragione. Quelle trottate,
+alla lunga, stancano, e comincia a fare un freddo al ritorno!... trovo
+ch’è peggio che d’inverno.
+
+Quella notte Elisa non potè chiuder occhio. La proposta stranissima ed
+inattesa d’Astorre, l’orizzonte affatto nuovo che si apriva innanzi a
+lei, le riempivano la testa di pensieri confusi. Non poteva dubitarne:
+Massimo parlava sul serio. Aveva trovato modo di mantenere la sua
+parola; le offriva di salvarla davvero! Gorletti, l’orribile incubo
+delli ultimi mesi, poteva essere allontanato per sempre! Poichè,
+n’era ben sicura, sua madre in un tal caso, non esiterebbe un momento
+a mancare di parola. Elisa aveva un sol cenno da fare per evitare il
+precipizio, che da tanto tempo s’apriva davanti a lei, inevitabile.
+Le si offriva onorevolmente una vita calma, tranquilla, indipendente,
+circondata da tutti i conforti del lusso, e, accettandola, avrebbe la
+felicità negativa alla quale poteva ancora aspirare, e ciò rendendo i
+suoi genitori pazzi di gioia! La tentazione era forte. Una soluzione
+bizzarra, magnifica, che l’imaginazione non avrebbe saputo inventare e
+di cui la speranza sarebbe stata assurda, si mostrava d’improvviso per
+risolvere il problema finora insolubile del suo destino.
+
+Ma come poteva accettare una proposta tanto bizzarra, insolita e troppo
+generosa, tanto più lei, di cui il cuore non viveva solo di un ricordo
+indimenticabile, lei, la cui esistenza monotona era tutta riempita
+da un segreto amato e doloroso. Adesso Massimo non le ispirava più la
+più piccola diffidenza. Le pareva di aver compreso d’un tratto i lati
+più nobili di quell’uomo, la cui cattiva riputazione era l’opera di
+gente che probabilmente non lo valevano. Ma, essendo lei quello che
+era, poteva forse accettare, in condizioni così eccezionali, e non
+fosse pure che alli occhi del mondo, la mano di un uomo che ignorava
+il passato di lei? Il racconto della sua vita, la sua confessione
+completa, non basterebbero a fargli comprendere la necessità di un
+rifiuto? Essa lo credeva fermamente; sentì che lo doveva fare, poichè
+lui meritava la sua fiducia intera, codesto uomo elegante, stanco,
+cinico, che solo aveva saputo aiutarla, lui ch’era considerato come il
+più freddo tra gl’indifferenti.
+
+Intanto, tutti si occupavano di Massimo e del suo modo di condursi con
+la signora Valenti. Non si parlava d’altro alla villa. La marchesa
+cominciava ad inquietarsene. Con minore malignità delli altri, ella
+pure si posava però la domanda: — Quale può essere il suo scopo? —
+In quanto a donna Maria non poteva contenersi. Si disseccava ne’ suoi
+sforzi per non parlare, poi parlava di colpo.
+
+— Hai veduto? — diceva a suo marito. — Erano ancora insieme ieri
+nel gabinetto là in fondo. È una cosa che non ha nome. Chi l’avrebbe
+creduto di un uomo così _blasé_? Poichè infine, Elisa è una buonissima
+ragazza, ne convengo, e anche bellina, se si vuole, ma, dopo tutto,
+cosa può avere di tanto interessante! e sopratutto....
+
+— Ah! donna Maria, — interrompeva il dottore, — l’amore non ragiona.
+
+— Ma, insomma, è o non è innamorato, quel misterioso d’Astorre?
+
+— Sapete cosa penso io? Tutto ciò finirà male assai; credete forse che
+vi sia nulla di sacro per quelli uomini lì?
+
+— E ad onta di tutto. Elisa è sempre triste e taciturna, — osservò
+Terzi.
+
+— Oh! in quanto a questo, capisci bene, quando si hanno avute le storie
+che ha avuto lei, si ha di che rifletterci e rimanere pensierosa per un
+bel pezzo.
+
+All’indomani, Elisa ripetè a Massimo che gli sarebbe profondamente
+grata per sempre, ma che non poteva acconsentire.
+
+— Se volessi, — disse Massimo, — potrei benissimo far senza della
+vostra accettazione. Basterebbe che parlassi con vostra madre. E allora
+per davvero non vi sarebbe più possibile rifiutare! Ma, se vi salvo,
+non voglio che ciò avvenga a vostro malgrado.
+
+Infatti, la signora Valenti era in uno stato straordinario di tensione
+nervosa. Aveva la febbre addosso, non sapendo se poteva sperare, a
+momenti piena di paura, poi abbandonantesi a sogni inauditi che le
+sembravano vicino a farsi veri, e dai quali si risvegliava per dirsi
+che sognava. Eppure continuava, come aveva incominciato, a recitare
+la sua doppia parte con una estrema prudenza; ma se la si vedeva
+tranquilla e sorridente, non n’era meno agitata internamente. Cercava
+di sapere che si dicesse intorno a lei e d’indovinare dal contegno
+delli altri cosa pensassero sulla questione che l’appassionava;
+n’era turbata, dicendo a sè stessa con terrore che se un tale stato
+d’incertezza, tra gioie impreviste e difficoltà gravi si dovesse
+prolungare, ne impazzirebbe.
+
+Massimo aveva dunque ben ragione di parlare in tal modo ad Elisa.
+
+Ma questa s’armò alfine di tutto il suo coraggio, e gli disse:
+
+— Bisogna che vi faccia la mia confessione. Giudicherete poi voi
+stesso. Vi devo raccontare tutta la mia vita.
+
+E allora, lealmente e degnamente, in un modo semplice e breve, senza
+nulla omettere e senza nulla esagerare, senza volere nè accusarsi
+nè scusarsi, ella gli disse tutto quanto si è raccontato più sopra,
+la triste storia del suo passato; e gli confessò che quell’amore
+indimenticabile non uscirebbe mai dal suo cuore; che non amerebbe
+mai nessuno e nulla al mondo, e che resterebbe interamente fedele per
+sempre all’assente che non doveva più rivedere. _Lui_ aveva mancato
+alla sua parola per necessità, ed ella trovava ciò così tristamente
+naturale, che non aveva bisogno di perdonargli; ma lei lo amerebbe
+sempre e rimarrebbe sempre la stessa. Lei lo amerebbe eternamente,
+pur avendo la certezza assoluta che nessuna speranza era possibile.
+L’ultima notizia di lui era la notizia del suo matrimonio e che si
+era definitivamente stabilito a Bombay. Ritornerebbe d’altronde, che
+lei non lo vorrebbe rivedere. Non sarebbe mai sua, ma il suo cuore gli
+apparterrebbe sempre.
+
+Quando ebbe finito, Massimo le prese ambo le mani, le baciò e le disse:
+
+— Elisa, quanto m’avete raccontato tanto francamente e nobilmente,
+aumenta la stima profonda ed il rispettoso affetto che sento per
+voi. Sono un peccatore indurito, e il mio cinismo nella vita vi
+spaventerebbe: il mondo mi ha reso scettico assai e credo facilmente al
+male e di rado al bene; ma le eccezioni provano la regola, e in questo
+mondo basso, volgare e malvagio, voi siete una splendida eccezione. Lo
+vedo, ed io non sbaglio. Il vostro racconto mi prova più che mai quanto
+ho ragione di compiere ciò che ho deciso di fare; lo desidero adesso
+cento volte più di prima. Lo farei quasi anche a vostro malgrado.
+Ma voi acconsentite, non è vero? Giacchè gli ostacoli che credevate
+insormontabili, riaffermano, al contrario, la mia risoluzione? Fra
+poco mi divertirò assai dello stupore generale, quando si sappia che
+vedranno una marchesa d’Astorre. Rideremo.
+
+— Eppure, sentite....
+
+— Cara ragazza, non una parola di più. È deciso.
+
+Sarebbe troppo difficile il dipingere la gioia della signora Valenti
+quando seppe che le sue più folli e assurde speranze si sarebbero
+realizzate, e che sua figlia stava per acquistare una delle più alte
+posizioni cui fosse possibile ambire in Italia, sposando un uomo, che
+ad onta della sua condotta, era il sogno dorato e inaccessibile di
+tutte le donne. Durò grandissima fatica a non parlarne, giacchè si
+era deciso di tenere la cosa segreta per qualche tempo, prima dietro
+preghiera di Massimo e per evitare pettegolezzi, e poi per riguardo a
+Gorletti, sebbene la signora Valenti gli scrivesse per dargli congedo
+abbastanza brutalmente, protestando che non era stato possibile
+vincere l’ostinazione di sua figlia, e che lei non la voleva forzare!
+E come benediceva ora Elisa di aver tanto resistito! Come le sembrava
+superiore e intelligente! Quale fortuna che avesse sempre rifiutato
+tutti i partiti! Non poteva cessare dall’abbracciarla e l’accarezzava
+in un modo materno e servile, facendosi umile dinanzi a lei in
+anticipazione, mentre, piena del suo grande segreto, non poteva a meno
+di mostrarsi gaia ed orgogliosa con gli altri.
+
+La marchesa fu eccessivamente stupita quando suo nipote le confidò la
+sua risoluzione, senza beninteso dirle l’esatta verità. Le confessò
+tuttavia che il suo scopo principale era quello di salvare Elisa,
+senza troppo negare (in risposta alle domande contorte della vecchia
+signora), ch’egli non contava abdicare alla propria indipendenza, e
+che su questo, lui ed Elisa erano perfettamente d’accordo. La marchesa
+intravide un poco la verità, ma non del tutto; e l’idea di questo
+matrimonio le sembrò, in fondo, una follia di Massimo, e le parve un
+poco scandalosa, diversa dalle altre; sebbene non ne fosse malcontenta
+da certi lati.
+
+La curiosità di donna Maria e delli altri rimase insoddisfatta. Non
+seppero nulla di quanto succedeva, e certo, ad onta di tutte le loro
+congetture, non indovinarono affatto.
+
+Ciò che li stupì più di tutto, fu la partenza di Massimo, più strana
+ancora del suo arrivo. Una bella mattina, dopo una serata delle solite,
+durante la quale si era soltanto osservato che pareva sempre più intimo
+con Elisa e con la signora Valenti, mentre pure si notava che non si
+parlava più del ritorno di Gorletti, la marchesa, a colazione, annunciò
+che suo nipote aveva dovuto partire, prestissimo, senza ch’ella stessa
+sapesse il perchè. La signora Valenti raggiava.
+
+
+V.
+
+Il matrimonio si fece due mesi dopo, senza alcun apparato e
+quasi segretamente, alla villa. Massimo era stato assente durante
+l’intervallo ed era solo arrivato alla vigilia. La marchesa, sempre
+stupita, e che aveva quasi rinunciato a comprendere, non pensò più
+che a mostrarsi amabile, e lo fu squisitamente. Seppe resistere alla
+tentazione fortissima di fare un po’ di predica al nipote, che non la
+intimidiva; e fu meglio. Ma, per davvero, non vi rimetteva della sua
+stupefazione.
+
+La cerimonia ebbe luogo nella piccola cappella privata. Gli sposi
+partirono subito dopo.
+
+Quando furono soli in un vagone-salone dell’espresso tra Milano e
+Firenze, Elisa sentì più intensamente ancora che nei giorni precedenti
+tutta la stranezza della sua situazione. Le sembrava essere ella stessa
+l’eroina di un romanzo che venisse raccontato, e recitare una parte,
+non sopra un teatro, ma per davvero, in una commedia che fosse la
+vita medesima. Stupita si guardava a giro, come ne accade nei sogni,
+attrice e spettatrice in uno. Massimo, di una cortesia fina e discreta,
+meno famigliare forse di prima, ma amichevole, taceva o discorreva
+con naturalezza, senza maggiore imbarazzo che se fosse stato nel
+_tête-à-tête_ il più solito. Giacchè egli possedeva quella scienza
+tanto difficile dei modi, per la quale dovunque e sempre si trova
+la nota giusta. Ma Elisa lo ascoltava e rispondeva macchinalmente,
+distratta. Ella si trovava in una di quelle ore in cui il cervello
+lavora da sè e per suo conto e in cui le idee si agitano talmente
+che quasi si neutralizzano. È sopratutto in simili momenti che alla
+domanda: — A che pensate? — rispondiamo: — A nulla.
+
+Le pareva aver perduto il senso della realtà delle cose, e la certezza
+della propria individualità. Mentre molti dubbi le attraversavano
+rapidi la mente, provava una tema indefinita di agir male e anche
+di risvegliarsi da quel sogno reale quale procurava già l’immenso
+sollievo di sentirsi in salvo, liberata dall’incubo del quale aveva
+tanto sofferto. Alfine poteva respirare liberamente, e ciò la stupiva.
+Qualcosa le mancava, e che? chiedeva a sè stessa, e si accorgeva ch’era
+il peso che le aveva oppresso il petto fino allora. Mentre tante
+imagini si svolgevano davanti alla sua mente, tutto il corpo suo si
+assopiva in un grande e nuovo benessere materiale. Si sentiva quasi
+in casa sua nel vagone ben chiuso cui la lampada rischiarava appena.
+Avvolta caldamente nel suo mantello, lontana dalle paure e dalle noie,
+immobile, sebbene trascinata a tutto vapore verso un posto sconosciuto,
+le sembrava d’essere sollevata e rapita a forza da una possanza
+irresistibile e buona, e nel letargo graduale di tutto l’essere suo un
+sentimento quasi involontario di cieca fiducia la riempiva, più forte
+de’ suoi pensieri. Abbandonandosi alle sue sensazioni, le sembrava fare
+ciò che doveva.
+
+Massimo chiacchierava senz’ordine, ma in un modo interessante. Poi
+tacevano, come lo possono due amici che non sono imbarazzati dal
+silenzio. Ma, attraverso i suoi sogni svariati ed i discorsi del
+suo compagno di viaggio, Elisa ascoltava attenta il rumore regolare
+e cadenzato del treno, e in quel fragore monotono, l’orecchio suo
+scopriva ogni specie di musiche imaginarie che parevano una traduzione
+de’ suoi pensieri troppo vaghi in una ritmica favella ignota. La notte
+era fredda. Dai vetri ben chiusi non si vedeva che le tenebre, solcate
+talvolta da un improvviso luccicore all’avvicinarsi di una stazione.
+In quell’angusto spazio, la sua vita intera le sembrava rinserrata; che
+poteva ancora esserci al di fuori? e in quella specie di scatola comoda
+e calda, circondata da gelido buio e corrente attraverso lo spazio
+sopra una traccia di ferro dove nulla poteva sorgere, ella intravedeva
+un simbolo del suo nuovo destino.
+
+— Mi permettete di fumare?
+
+— Ma certo.
+
+Egli accese un sigaro. I più insignificanti particolari: una portiera
+mal chiusa, l’impiegato venuto a rettificare un errore, un _buffet_
+inaccessibile, un altro treno che s’incrociava col loro, tutto
+gli porgeva il destro per raccontare qualche incidente di viaggio,
+divertente o strano, il comico della sua situazione, un giorno che
+per aver seguito un capriccio o per distrazione, si era trovato sopra
+una linea, mentre i suoi bagagli se ne andavano a gran velocità
+per un’altra. Elisa, quasi a suo malgrado, s’interessava a quanto
+egli diceva, per il modo che lo diceva, e fu sorpresa ella stessa
+di sentirsi discorrere, famigliarizzata, e narrò a sua volta alcune
+impressioni della sua vita un poco nomade e dei suoi ricordi di
+fanciullezza.
+
+Poi Massimo le schizzò qualcuno de’ suoi progetti per lei. La
+villa, presso Firenze, dove come sapeva andrebbero ora, era stata
+completamente rifabbricata e ristaurata, ed era pronta. — (Ciò era
+stato fatto l’ultima volta ch’egli vi aveva dimorato, dopo la morte
+di sua sorella). — Questa villa, d’ora innanzi, le apparteneva. Egli
+aveva ora l’intenzione di passarvi alcune settimane. Di là, farebbe
+delle gite frequenti in città, e ne’ suoi altri possedimenti, per
+affari e per rivedere gli amici. Lei potrebbe visitare il vecchio
+palazzo di Firenze, ch’era pure a sua disposizione, e comandarvi le
+migliorie che crederebbe utili, benchè la consigliasse a cambiar poco,
+anche all’interno gli appartamenti avendo molto carattere. Aggiunse
+che l’aiuterebbe in tutto ciò, e che l’idea di occuparsi in tal modo
+lo divertiva infinitamente. Lei potrebbe, nella società fiorentina,
+scegliere le sue conoscenze, a meno che non preferisse veder nessuno.
+Se, volendo condurre una vita affatto di casa, temesse allo stesso
+tempo la solitudine, sarebbe facile — con un po’ di ricerca — il
+trovarle una dama di compagnia. Non avrebbe per caso un’amica che
+potesse invitare a venire per qualche mese con lei, o con la quale
+potesse viaggiare se una tale idea le sorridesse? Appena avrebbe, in
+un modo o nell’altro, stabilita la sua vita, lui contava ripartire, per
+Parigi probabilmente. Del resto, vicino o lontano, lei potrebbe sempre
+far calcolo sopra di lui.
+
+Elisa si sentì assai confusa ascoltando codesti discorsi, e cercò di
+esprimergli la sua profonda riconoscenza, e assicurandolo che in pace e
+tranquilla non desidererebbe altro.
+
+— Sono sicuro che non vi pentirete d’aver avuto fiducia in me. Ma è
+tardi per voi; ora aggiusterò ogni cosa perchè possiate provarvi a
+dormire. In quanto a me non sarà difficile, dormo in ferrovia e ovunque
+come nel mio letto.
+
+Preparò tutto, tirò la tendina della lampada, poi le diede la buona
+notte e la lasciò perchè si coricasse, poi fumò una sigaretta e si
+stese a sua volta, per addormentarsi quasi subito.
+
+Ma Elisa non potè pigliar sonno. Guardava talvolta Massimo disteso
+dall’altra parte, talvolta i vari oggetti sparsi. I suoi occhi si
+fissavano sulla serratura d’argento d’un sacco da viaggio dove la luce
+si rifletteva, o sul disegno complicato di una coperta, e contemplava
+queste cose lungamente. Dopo tutto, la presenza di quell’uomo sdraiato
+non lontano da lei, la stupiva. Coricato, egli pareva grandissimo, e
+quasi le faceva paura. Il suo pensiero errava, correva assai più rapido
+del treno, e non in una direzione sola; ma in ogni senso, ora non
+vedendo che l’attimo presente, poi perdendosi nell’avvenire; poscia, e
+più sovente, risospingendosi nel passato. Più che mai, in quella notte,
+l’imagine di colui ch’ella aveva per sempre perduto, sorgeva innanzi a
+lei per sedurla mestamente, e opprimerla senza posa. Quel nome “Giulio„
+pareva si disegnasse continuamente davanti ai suoi occhi, invano
+chiusi.
+
+Tutti i ricordi, i più soavi e i più dolorosi, ritornavano per morderle
+il cuore; ma pensava a quanto il cammino della sua vita aveva ora
+di meraviglioso. Rivedeva delle amiche da lungo tempo scomparse,
+delle compagne d’infanzia, conosciute nei suoi viaggi, e diceva a sè
+stessa che per certo la loro sorte non poteva rassomigliare alla sua.
+Pensava anche a sua madre, folle di gioia e d’orgoglio, a suo padre,
+vanitosamente felice lui pure — a Gorletti, furibondo e in collera
+con la sua famiglia, e che lei avrebbe probabilmente il piacere di
+non rivedere mai più — e una quantità di particolari le riempivano la
+memoria e si mescolavano ai ricordi imperituri del suo perduto amore.
+
+A poco a poco, le sue idee si fecero confuse, udì sempre più
+indistintamente il rumore regolare del treno, che parve dolcemente
+cullarla, e si addormentò d’un sonno grave e ripieno d’imagini. Tra
+i suoi sogni incoerenti, vide più volte una donna di sorprendente
+bellezza, altissima, colossale, che la guardava con due grandi
+occhi neri e risplendenti, e che la riempiva di spavento, solo con
+l’allungare verso di lei la sua mano bianca coperta di anelli. La
+riconosceva senza averla mai vista; era la moglie di Giulio. Giunse
+a fuggire e si trovò in un salotto di eccezionale ricchezza, dove
+la marchesa Arombelli la teneva abbracciata, come proteggendola.
+Dalla finestra aperta scorgeva un paesaggio tropicale stendentesi a
+una distanza favolosa; si vedeva all’orizzonte il grandioso profilo
+vago d’una città con tempii dorati, mentre una schiera di elefanti
+bianchi s’avanzava sopra una strada polverosa. Allo stesso tempo
+le braccia che s’allacciavano la strinsero fino a farle male, e una
+paura istintiva s’impadronì di lei, che si mutò in terrore, quando
+s’accorse che al posto della marchesa era Gorletti che la teneva
+strettamente abbracciata, gridandole: “Ah! credevi di potermi sfuggire!
+No, m’appartieni, e piuttosto che lasciarti partire, ti schiaccierò!„
+E sentiva che davvero la stritolava; le mancava il respiro. Un grido
+solo, lo sapeva, sarebbe bastato a liberarla, ma l’era impossibile di
+emetterlo, e si sentiva morire nella impotenza dei suoi sforzi.
+
+L’angoscia stessa dell’incubo la svegliò. Albeggiava. Una pioggia
+furibonda batteva contro i vetri. Vide Massimo addormentato, e un
+senso di delizioso sollievo la riempì tutta; l’orrenda visione che
+l’era sembrata tanto reale non era che un sogno; mentre questo sogno
+di trovarsi sola col marchese d’Astorre, alle sei del mattino, in un
+vagone, e d’essersi sposata a lui, questo sogno che, anche desta, le
+pareva così bizzarro, era la semplice e vera realtà.
+
+Si era oltrepassato gli Appennini ed il paese pigliava un carattere
+più decisamente italiano. La campagna si stendeva, d’una tinta calda
+e svariata, con pochi alberi; si vedevano del casini di villeggiatura
+dipinti a colori chiari, con i tetti piatti e un terrazzo. La pioggia
+fina, violenta, spinta obliquamente dal vento mattutino, rigava il
+cielo grigio. Le terre arate, i campi, le ville, i contadini conducenti
+le loro bestie, tutto era lavato da quella impetuosa pioggia autunnale.
+Nella fredda luce del mattino, quello scenario sempre moventesi, ma
+uniforme, assumeva una malinconia senza espressione, che, alla lunga,
+serrava il cuore e turbava il pensiero. Elisa, stanca, guardava
+inconsciamente le fini linee incessanti.
+
+— Buongiorno, — fece una voce dietro a lei.
+
+Fu con un sorriso un poco imbarazzato che ella stese la mano a Massimo.
+
+— Ebbene, signora marchesa, come ha dormito?
+
+— Abbastanza bene, grazie, — rispose arrossendo un poco.
+
+Ricaddero nel silenzio e tacquero a lungo.
+
+Entrambi sognavano diversamente. Quelle ultime ore parvero loro assai
+lunghe. Si arrivò alfine. Lasciarono i domestici alla stazione per
+occuparsi dei bagagli, e salirono in un _landau_ che li aspettava.
+
+I cavalli presero un buon trotto e dopo un po’ più di un’ora si
+fermarono alla _Villa del Giglio_, davanti al grande cancello di ferro
+ornato che s’aprì da sè. La carrozza girò sulla fina sabbia dei viali,
+e s’arrestò all’ingresso principale, dove scesero.
+
+Quelli di casa guardavano Elisa con una intensa curiosità che si
+sforzavano di rendere rispettosa. Si servì la colazione in un salottino
+tappezzato di stoffe chinesi dove fiammeggiava un gran fuoco.
+
+Più tardi, cessata la pioggia, Massimo guidò Elisa a visitare la villa
+e il giardino. Tutto le piacque. La casa, vecchia di tre secoli,
+vastissima, rettangolare con due ali proeminenti, massiccia e di
+buon stile, stava sopra una lieve altura, alla quale si giungeva per
+l’ampissimo giardino, salendo insensibilmente, e donde si godeva d’una
+incantevole veduta. La spianata stendentesi davanti alla facciata
+aveva un particolare carattere di gaiezza calma. Si scorgevano lontane
+le molli ondulazioni delle montagne; a destra, il simpatico profilo
+delle colline di Fiesole e la cupola di San Miniato. Il giardino
+non era nè abbandonato, nè molto ben tenuto; ma sui grandi terrazzi
+vicini alla casa, ci si sentiva dolcemente riscaldati dai raggi del
+sole di novembre, ch’era riapparso, mentre s’indovinava quanto doveva
+essere aggradevole, d’estate, la profonda frescura dei viali angusti,
+serpeggianti tra gli alti alberi frondosi.
+
+Nell’interno, gli appartamenti erano stati abilmente ristaurati. Erano
+grandi sale chiare dalle volte ornate di affreschi d’un gusto violento
+e raffinato, nei quali si erano introdotte per quanto possibili le
+comodità moderne, conservando il carattere fiorentino delli stucchi,
+delle stoffe e del mobilio. Le stanze del primo piano, alle quali
+si accedeva per una larga scala di marmo, erano assai grandi ed i
+gabinetti per vestirsi avevano press’a poco le dimensioni di un salone
+francese.
+
+Pranzarono a un tavolino, già tutto pronto, accanto al fuoco. Da molto
+tempo Elisa non aveva mangiato di così buon appetito. Massimo, allegro
+come un ragazzo, giunse a farla ridere. Stanca dal viaggio, si ritirò
+presto, non potè addormentarsi che assai tardi, ma si svegliò poi
+tardissimo. Dalle finestre i raggi di un sole smorto venivano a posarsi
+sulle tende rosa a grandi fiorami del suo letto.
+
+Varie settimane passarono così. Di giorno in giorno le indistinte paure
+di Elisa si dissipavano, ed entrava con maggior confidenza in quella
+nuova e strana vita, che aveva l’apparenza della felicità e dove lei
+trovava una gran pace.
+
+Nessuno sospettò la verità completa. Naturalmente in società il
+matrimonio del marchese d’Astorre preoccupò tutti assai. Lo stupore era
+enorme, e da un pezzo se ne parlava in tutte le case di Firenze. Nel
+vecchio nucleo toscano, riservato e un po’ pesante, nelle riunioni più
+brillanti e più varie della colonia forestiera, dalle duchesse e dalle
+cantanti, alle Cascine e al club, nei palchetti e nei salotti, non si
+discorreva d’altro. Le ipotesi le più assurde venivano formulate con
+un sangue freddo ammirabile, i giudizi più diversi s’incrociavano; si
+approvava, si biasimava, si sorrideva con malignità, si alzavano le
+spalle e si facevano perfino delle scommesse. I bene informati (ve ne
+sono sempre) raccontavano come le cose erano successe. Da un pezzo,
+senza dirne nulla e negandolo anzi, Massimo voleva prender moglie. La
+signorina Valenti, civetta di prima forza, aveva manovrato tanto bene
+che lui, l’uomo freddo e scettico, si era innamorato di lei come un
+ragazzo. Ma non si decideva. Allora i Valenti si erano serviti d’un
+vecchio ebreo arricchito, un certo Gosnelli, il quale aveva finto di
+domandare la ragazza in matrimonio, per “far saltare„ il marchese.
+Questi, pur comprendendo che commetteva una stoltezza, era caduto
+nel tranello come uno sciocco. E si conchiudeva che coloro i quali
+si credono più forti delli altri, finiscono sempre così. I Valenti
+poi, intriganti, — si sapeva — avevano giuocato la partita con una
+finezza!...
+
+— Secondo le sue abitudini, quel pazzo di d’Astorre agirà, mi si è
+detto, come nessuno lo farebbe. Figuratevi che mi si assicura che
+ha deciso di non presentare la sposa a nessuno! Vedrete che ora ch’è
+ammogliato, vivrà come un orso.
+
+Queste parole furono pronunciate una sera, verso la mezzanotte, da lady
+Thompson, nella sua sala piena di gente, una delle sale più eleganti e
+più frequentate della città.
+
+— Ora stanno in campagna, in una solitudine completa. Cos’è l’amore!
+Ecco un uomo che cambierà di vita e di carattere da un giorno
+all’altro. E credete dunque, lady Thompson, che codesta luna di miele
+va a prolungarsi indefinitamente?....
+
+— È ciò che si pretende. Ma badate bene ch’io non ne credo nulla. E più
+esagereranno le cose sul principio, più presto finirà.
+
+— Che volete dire con quell’“esagerare le cose?„
+
+— _Pas de bêtises_, barone, ve ne prego. Il fatto è che non credo
+che codesta bella marchesina, giacchè si dice ch’è bella, adesso,
+quella Valenti; quando la vidi altre volte l’ho trovata orrenda, uno
+scheletro, uno spettro, mia cara; ebbene, non credo che quella potrà
+mai essere un buon acquisto per Firenze.
+
+— Per me, — disse uno dei signori, — Massimo è un uomo che si affoga,
+perduto per sempre. Quando il diavolo, invece di farsi eremita, prende
+moglie, e in quelle condizioni, è assai peggio, credete a me.
+
+— Ma staranno qui o a Parigi?
+
+— Chi lo sa? Si dice però ch’egli abbia comperato i cavalli di quel
+Russo ch’è scomparso d’improvviso.
+
+— Quando si pensa al matrimonio che d’Astorre avrebbe potuto fare! —
+disse una signora.
+
+L’inattesa notizia del suo matrimonio si sparse a poco a poco; fu
+uno stupore generale, in Italia e fuori. Le madri di figliuole da
+marito furono specialmente e dovunque senza pietà contro codesta
+“avventuriera„ che il marchese aveva sposato, senza che si capisse
+il perchè. Quante vaghe speranze fondate su nulla, eppur vivaci,
+tagliate nel fiore! Quante ire sorde, quante rabbie segrete di donne
+d’ogni specie, in tutte le società! Quanti sorrisi cattivi, quanti
+detti ironici, quanti progetti di vendetta o di lotta, quante lagrime
+nascoste forse! Più sovente se ne rideva forte, sicuri che Massimo
+non poteva udire. La curiosità di conoscere la marchesa d’Astorre era
+universale.
+
+Ma a Firenze l’eccitamento prodotto da quel matrimonio fu tale, che
+non contenti di ciarlarne a ogni momento e di raccogliere e spargere
+tutti i pettegolezzi che si mormoravano sull’inesauribile soggetto, gli
+oziosi finirono ad appassionarvisi, come di qualcosa che li toccasse al
+cuore. Si finì lentamente d’accordo sopra un punto: che cioè era stato
+un matrimonio d’amore, e che innamorato di sua moglie non la mostrava
+a nessuno, essendo geloso, come lo diventavano spesso i cinici quando
+amano.
+
+C’è da imaginarsi dunque lo stupore delli astanti quando una sera
+d’improvviso d’Astorre entrò al Club e si mise a giuocar tanto forte e
+con tanta persistenza, che all’otto del mattino era ancora allo stesso
+posto e pareva lontano le mille miglia dall’abbandonare la partita.
+Aveva fatto il suo ingresso con tanta naturalezza, era sembrato così
+serio e così calmo, talmente come al solito, e discorrendo subito come
+se fosse venuto sempre e che nulla fosse accaduto, che nessuno osò
+rivolgergli la minima domanda. L’argomento consueto di tutte le sere fu
+subitamente messo in disparte. Venti persone circondavano il tavolino
+da giuoco dov’era Massimo, e guardavano la partita con un interesse
+doppio, quello di seguirne le peripezie emozionanti per sè stesse,
+e quello di contemplare il giuocatore la cui presenza li sorprendeva
+tanto.
+
+Nelle altre sale si parlava di lui sottovoce: si commentava la sua
+condotta. Gli scherzi grossolani non mancavano, accompagnati da gesti
+e occhiate significative. Quelli stessi che, il giorno prima, avevano
+parlato di Massimo come di un cavaliere travestito da pastorello, e
+nuotante in pieno idillio, dicevano ora: “Mi ci aspettavo. Di già;
+vedete? Ne ha abbastanza; cosa sarà fra sei mesi? L’ho sempre detto,
+d’altronde, non poteva finire diversamente.„ — “Vuoi dire incominciare„
+replicò un altro. — “Sentite, signori miei„, disse un terzo, abbassando
+sempre più la voce, “propongo che Pierino faccia attaccare i quattro
+cavalli e che si vada tutti a trovare la marchesa.„ — “Ebbene?„
+chiesero tutti a un giovane che veniva dalla sala di giuoco. “Sarà un
+marito sfortunato; vince sempre. Una vena incredibile!„
+
+Fra poco l’interessamento si fece tanto forte che la sala da giuoco
+fu affollata. Si pigiavano alli usci. Quelli che cenavano posavano un
+momento la forchetta per andare a dare un’occhiatina, e ritornavano
+a portar notizie. Dei corrieri si erano improvvisati tra il club e la
+casa di lady Thompson.
+
+All’alba, tutti si trovarono ancora lì, immobili. Si scorgeva una
+smorta linea di luce disegnarsi dietro le persiane. Le candele
+sul tavolino, quasi tutte consumate, gettavano una fiammella alta.
+L’attenzione era sempre intensa; i giuocatori apparivano stanchi. Un
+giovanissimo principe russo, invitato della vigilia, era pallido assai;
+aveva tutto perduto. Solo, Massimo sembrava fresco come al principio.
+Guadagnava ottantotto mila franchi.
+
+— Mi accorderete, spero, la mia rivincita domani notte, — disse il
+forestiero.
+
+— Subito anzi, principe, — rispose Massimo. — Perchè lasciare la
+partita? Stiamo benissimo qui, mi pare. Spero che questi signori non
+siano troppo stanchi. Domandiamo da mangiare, che per mio conto non
+mi ricordo più di aver cenato, riposiamo un’oretta, e ricominciamo.
+Coraggio, amici miei, la vita è breve!
+
+— Ma sono le otto del mattino.
+
+— Che monta! Che si portino dei lumi e che si chiudano bene le imposte!
+Non voglio sapere ch’è giorno. Il giorno è ignobile.
+
+Così fu fatto. Massimo cominciò a perdere. Alle tre del pomeriggio
+aveva tutto riperso; poi riguadagnò. Tutti cadevano dal sonno,
+non potendone più, ma continuavano. Nella giornata gli spettatori
+ritornarono; si pranzò e si ripigliò a giuocare. Alle otto il principe
+pregò qualcuno di prender le carte in sua vece, e cadde d’un pezzo,
+addormentato, senza che lo si potesse smuovere. La rivincita l’aveva
+avuta; perdeva appena pochi luigi. Massimo aveva sviato la vena, e
+guadagnava cinque mila franchi soltanto.
+
+— A che ora s’è terminata ieri la partita? — chiese lady Thompson a’
+primi che si presentarono da lei quella sera.
+
+— Non è terminata. Giuocano ancora.
+
+Finalmente i giuocatori si alzarono e Massimo partì dal Club, lasciando
+il campo libero al commenti.
+
+Ma la “partita„ che si giuocava allora al club lo interessava assai;
+prese l’abitudine di ritornarvi. Lo si vide nei teatri, da per tutto.
+Sembrava meno ammogliato che mai. Talvolta scompariva per un poco, ma
+poi tornava.
+
+Costretti di tacere in sua presenza e abituati a poco a poco alle
+stranezze della sua condotta che, dopo tutto, non doveva troppo
+sorprenderli, i ciarlatori di società parlarono meno di lui dopo
+qualche tempo; ma una grande curiosità li riempiva riguardo alla
+marchesa d’Astorre, e si ricominciò a discorrere di lei quando giunse
+in città. Non fu tuttavia facile il vederla; usciva in carrozza spesso
+di buon’ora, ma sempre a ora fissa, e se ne andava a fare un giro
+alle Cascine, nei viali appartati e ancora deserti. In fondo, là dove
+incomincia la campagna, scendeva di carrozza e passeggiava all’aria
+aperta, sotto gli alberi dei rami nudi e neri, nettamente disegnati sul
+cielo azzurro, guardante l’Arno rigonfio, incessantemente fuggente in
+flutti giallastri di cui il sole dorava magicamente la sporcizia. Ma
+un giorno ella si attardò un poco, e al ritorno s’incrociò con tutta la
+fila delli equipaggi e dei passeggiatori. Fu una vera fortuna per tutti
+quelli occhi curiosi. Videro allora un equipaggio come da un pezzo
+non se n’era visto uno simile alle Cascine, d’uno stile inimitabile:
+una _calèche_ deliziosa, un cocchiere magnifico! due cavalli bai
+splendidi, magistralmente attaccati, e aventi delle rose alle orecchie,
+particolare che contrastava con la sobria semplicità della tinta verde
+cupa della carrozza e delle livree severe, senza ornamenti, ma senza
+difetti; insomma un insieme che sarebbe stato approvato a Hyde Park.
+Alcuni tra i passanti, ad onta della loro curiosità, dimenticarono di
+guardar bene la signora, distratti dalle perfezioni dell’equipaggio.
+Quelli che la osservarono poterono soltanto intravedere rapidamente
+una signora vestita di nero, elegante e distinta, con un velo che le
+nascondeva il viso. Un’altra volta fu vista con Massimo, ma codesto
+equipaggio impareggiabile, ritornava sempre quando gli altri andavano.
+
+Eppure si continuava a credere che Massimo amasse molto sua moglie, e
+ch’ella fosse innamoratissima di lui. La sua vita in disparte, un po’
+misteriosa, e che la curiosità pubblica non giungeva a ben capire,
+doveva confermare una tale opinione. Vi fu dunque un grande stupore
+quando, Massimo essendo scomparso da quindici giorni, scomparsa che
+molti attribuivano all’impero sempre crescente di sua moglie su di lui,
+si seppe che invece era partito.
+
+
+VI.
+
+Con l’aiuto del tempo la società si abituò alla presenza tranquilla
+della marchesa d’Astorre. In verità, non dava noia ad alcuno.
+Solamente, siccome bisognava bene che ci si vendicasse della sua
+selvatichezza, della poca premura da lei dimostrata a conoscer gente,
+si sparse la voce ch’ell’era di una “povertà di spirito„ veramente
+notevole. La si fece creder stupida. Si disse che s’ella si nascondeva,
+era per paura di mostrare — nelle loro conversazioni! — il vuoto della
+sua testolina, e la sua ignoranza.
+
+Intanto Elisa si sentiva ben sola nei grandi appartamenti sontuosi e
+severi del palazzo di Astorre. Uno strano silenzio regnava in quelle
+stanze dalle vôlte tanto alte, coperte d’oro annerito dal tempo; in
+quelle sale dalle ricche tappezzerie oscure e impallidite, dalle tende
+pesanti cascanti in pieghe superbe. I folti tappeti soffocavano perfino
+il lieve suono dei suoi passi. In un gran letto del cinquecento, a
+colonne, il cui baldacchino blasonato sembrava pesare sul suo capo,
+ella giungeva difficilmente ad addormentarsi.
+
+I giorni scorrevano, lenti e tutti compagni, e le sembrava vivere in
+uno stato di mezzo sonnambulismo continuo, che toccasse un di mezzo tra
+la letargia ed il sogno. Pensando alle angoscie trascorse di recente,
+al terribile pericolo cui era così miracolosamente scampata, ella si
+rimproverava talvolta di non apprezzare abbastanza l’immenso benessere
+della sua nuova posizione. Lottò contro l’impigrirsi morboso di tutte
+le sue facoltà e cercò di crearsi una vita tranquilla e occupata. Due
+stanze del suo troppo vasto quartiere, le più piccole e le più comode,
+furono addobbate a suo talento, e vi passò le giornate, leggendo molto,
+avidamente. La lettura era sempre stata la sua occupazione prediletta;
+ora diventava un bisogno, quasi una mania; talvolta interessandosi a un
+libro al punto di dimenticare sè stessa e di mescolarsi all’esistenza
+fittizia dei personaggi; tal’altra leggendo per leggere e divorando
+pagine e pagine senza sempre curarsi di capirle tutte. Le dolci ed
+angosciose imagini del suo passato non sorgevano più allora dinanzi
+a lei, ma era invasa da una tristezza fisica, lentamente, fino a far
+tutta parte di lei stessa; penetrava nelle sue ossa e nella sua carne e
+circolava col suo sangue. Elisa giungeva a dimenticare i suoi pensieri
+così mestamente inutili; ma intanto che la sua mente s’interessava
+a cose estranee, l’incurabile malinconia che la opprimeva tutta la
+inchiodava per delle ore allo stesso posto, l’illanguidiva in una posa
+accasciata, spegneva il suo sguardo ed improntava tutto l’essere suo di
+quella immobilità e di quella lentezza piena di lassitudine che sono i
+segni dell’aver rinunciato a tutto.
+
+La lotta era finita; più che mai sentiva il vuoto. E sopratutto
+fuggiva l’ozio materiale che permette il lavorio del pensiero. Nei
+primi tempi del suo strano matrimonio, la presenza di Massimo, che
+la rassicurava e l’intimidiva insieme, l’aveva costretta a pensare
+ad altro. Ma ora si trovava sola, circondata di lusso, caduta in
+un’esistenza imprevista e sontuosamente calma, in una pigrizia che
+abbisognava sempre combattere. E nel suo gabinetto tutto coperto di
+una gaia stoffa a grandi arabeschi, a metà sdraiata sopra una poltrona
+vicina al fuoco, essa leggeva un volume dopo l’altro; preferendo i
+romanzi dai quali è difficile staccarsi, pieni d’avventure perigliose e
+drammatiche, e il più possibile all’infuori della vita reale. Gli altri
+— i veri — le facevano troppo male. E spesso, col libro aperto sulle
+ginocchia, guardava attraverso i vetri l’oscuro palazzo sorgente di
+faccia, e sopra il tetto, una stretta striscia di cielo, d’un azzurro
+risplendente, e così si dimenticava a lungo, sognando a quanto aveva
+letto. Tuttavia, attraverso la fabbrica delle invenzioni romanzesche,
+qualcosa d’intangibile penetrava, un velo s’intrometteva, ed era il
+ricordo del passato ognor presente, anche a sua insaputa.
+
+Qualcuna delle sue antiche amiche erano venute a farle visita; Elisa
+le aveva ricevute, e per caso, non ebbe a pentirsene, avendole trovate
+discrete e piene di tatto. Esse però le rimproverarono di rinchiudersi
+in una solitudine troppo completa, ed Elisa dovette convincersi che
+fino ad un certo punto avevano ragione. A poco a poco lasciò dunque che
+si allargasse la piccola cerchia delle sue conoscenze, pur vivendo in
+una solitudine relativa. Lentamente prese qualche interesse a quanto
+le accadeva d’intorno. Certe bellezze dell’esistenza, per sè stessa,
+all’infuori di qualsiasi idea di felicità, si rivelarono a’ suoi occhi.
+Ell’era, ad onta di tutto, assai attaccata alla vita; poichè quando
+una creatura è stata creata per vivere il più completamente e il più
+felicemente ch’è possibile quaggiù, il gusto della vita le rimane,
+qualunque siano le sventure che gli uomini le infliggono. Mai, nemmeno
+nei momenti di più vera disperazione, Elisa aveva desiderato di morire.
+
+Seppe ancora uscire vittoriosa dal suo abbattimento profondo. Con
+uno sforzo, in cui mise tutta la sua energia, la reazione ebbe luogo.
+Essa indovinava che la sua posizione e il suo modo di vivere facevano
+nascere molti commenti, e con tutte si rinchiudeva in una grande
+riserva, pur mostrandosi gentile.
+
+Un giorno, sul piazzale delle Cascine, la bella contessa Goffredi,
+una delle donne più alla moda in quel momento, fece accostare la sua
+carrozza a quella di lady Thompson. C’era folla quel giorno, in quella
+specie di salone all’aria aperta ch’è il ritrovo generale, e le due
+carrozze riunite furono subito circondate di gente.
+
+— Ho fatto una scoperta, — disse la contessa.
+
+— Interessante?
+
+— Interessantissima; sapete d’onde vengo? Dal palazzo d’Astorre. Ho
+discorso durante _più di un’ora_ con _lei_.
+
+— Che! ma se non la conoscevi?
+
+— Scusa, mia cara, la conosco da ieri. L’ho veduta da mia cognata.
+
+— E subito, contessa, siete andata a farle visita oggi?
+
+— Credo bene. Sapete che sono un po’ curiosa e che quando voglio far
+qualcosa lo faccio subito. D’altronde, che male c’è mostrarsi cortese?
+Insomma, ne vengo.
+
+— E la scoperta?
+
+— Eccola: quella donna non è punto sciocca. Discorre divinamente.
+Ha perfino dell’ingegno, quella donna, ve lo dico io, e se volesse,
+avrebbe anche spirito!
+
+Intanto Elisa passeggiava sola, secondo il suo costume, in fondo in
+fondo, scaldandosi al sole invernale, ed ignorando completamente il
+voltafaccia dell’opinione che stava compiendosi in suo favore, per
+merito della importante scoperta fatta dalla contessa Goffredi. Ed il
+mutamento si compì davvero. Non esser più del parere di chi dichiarava
+la marchesa d’Astorre una stupida, divenne una moda raffinata.
+Bisogna poi anche ammettere ch’Elisa stessa, per sua propria virtù,
+e pur continuando a vivere a modo suo, aveva finito col conquistare
+il rispetto e la simpatia di moltissimi. D’altra parte ciò inacerbì
+l’opinione dei nemici a qualunque costo, l’antipatia dei quali si
+trasformò quasi in odio, senza ch’essi stessi avessero saputo dire
+il perchè, e che, d’allora in poi, trovarono che un po’ di calunnia
+diventava assolutamente necessaria.
+
+Qualche tempo dopo, in una sera di ricevimento grande da lady Thompson,
+l’uscio della sala bianca e oro, dove una cinquantina di persone si
+trovavano già riunite, parve aprirsi più largo del solito, e si vide la
+contessa Goffredi entrare, accompagnata dalla marchesa d’Astorre. Tutti
+rimasero stupefatti, benchè la padrona di casa avesse, dal principio,
+annunciato una “sorpresa„. Era la prima volta ch’Elisa si mostrava in
+società. La vista di lei, data in pascolo alla curiosità universale,
+aguzzò tale curiosità nel mentre la soddisfaceva. Cento sguardi si
+posarono su di lei.
+
+Elisa parve a grande suo vantaggio; alta, pallida, seria e sorridente,
+quasi bella, assai semplicemente e un po’ stranamente vestita, giacchè,
+a modo suo, sapeva acconciarsi. Ad onta di quanto si era detto e
+pensato sul conto suo, si era in complesso prevenute adesso in suo
+favore; e doveva piacere.
+
+Quella sera come sempre, regnava nella sala bianca e oro a grandi tende
+di raso color foglia morta ricamate di fiori variopinti, un’atmosfera
+pesante e profumata ch’era l’aria naturale dei frequentatori. Quasi
+tutte le donne erano in abito scollato, e quelle spalle bianche, fra le
+quali ve n’erano di assai notevoli, sembravano espandersi in quell’aria
+viziata come nel loro elemento; presentavano uno strano aspetto
+di salute fittizia, quasichè quelle donne fossero state le piante
+carnali di quella serra. Ve n’erano di una bellezza fine e stanca,
+le cui teste patrizie erano per davvero quelle delle figlie degeneri
+dei modelli delli antichi pittori, e che sarebbero certo appena più
+belle rivestite d’un costume fiorentino dell’epoca di Lorenzo il
+Magnifico, anzichè acconciate com’erano con la penultima moda parigina
+mal compresa. Altre, invece, straniere o viaggiatrici, indossavano,
+con i raffinamenti più nuovi, quella livrea della suprema moda che
+crea una specie di frammassoneria delle ultra-eleganti dell’oggi;
+per la quale, senza conoscersi, si ritrovano dovunque colla stessa
+pettinatura e con lo stesso insieme. Se ne vedevano di giovanissime, il
+cui sguardo spento e sapiente faceva tremare; delle vecchie incrostate
+di belletto, ma con l’aria candida. Tentando d’indovinare l’età
+probabile di due principesse russe, due sorelle coperte di gemme, e
+d’una bellezza diversa, ma provocante allo stesso grado, si fluttuava
+tra diciannove e quarantacinque anni. Una americana, giunta da poco,
+attirava l’attenzione per la smisurata lunghezza della coda del suo
+abito, contrastante con la mancanza di stoffa del corpo ch’era certo
+soltanto simbolico; era una giovane sposa che amava suo marito alla
+follia. Una diecina di donne circondavano da vicino la padrona di
+casa, ancora bella assai, e riccamente vestita. Le chiacchiere erano
+femminili; gli uomini formando un gruppo a parte; alcuni soltanto si
+piegavano sullo schienale di una poltrona e parlavano sottovoce, mentre
+ammiravano l’effetto delle perle sulla bianchezza delle carni. Sopra un
+divano, in un angolo, una spiegazione aveva luogo tra un ufficialetto
+ed una principessa romana d’una bellezza maestosa e matura. Sopra
+i canapè di velluto bruno larghissimi e bassissimi, sulle _chaises
+longues_ a schienale fuggente, alcuni giovani ai stendevano con un’aria
+profondamente annoiata. Un cembalo verticale, in legno di rosa, stava
+aperto, e talvolta qualunque ne tirava qualche accordo e suonava alla
+sordina le prime battute di un valzer. Gli sguardi delli amatori di
+oggetti rari erano attirati da grandi _étagères_ coperte di ninnoli
+preziosi e di statuette di Sassonia, e sul folto tappeto violetto,
+alcune pelli di tigre si stendevano, le cui teste dalli occhi di vetro
+sembravano voler mordere coi loro denti acuti i piedini raffinatamente
+calzati.
+
+Si fumava la sigaretta dappertutto; ma, separato dalla gran sala,
+da un’altra sala un poco oscura, si apriva un gabinetto destinato
+specialmente ai fumatori. Questa stanza, tappezzata di velluto verde e
+rischiarata solo da due grandi candelabri fiancheggianti il camino in
+marmo nero, offriva un delizioso ritiro, dove le signore pure venivano
+sovente a riposare sulle vastissime poltrone di cuoio in una dolce
+penombra e nella tranquillità di una conversazione languida, fumavano
+del tabacco orientale. Talvolta però una discussione un po’ viva vi
+scoppiava, oppure vi s’impegnavano per caso di quei discorsi in due
+abbastanza intimi perchè quelli che si presentavano all’uscio sovente
+non ne varcassero la soglia.
+
+Elisa guardava pacatamente ed osservava, dissimulando l’imbarazzo che
+suscitavano in lei i numerosi sguardi fissi. I signori, quasi tutti,
+avevano chiesto di esserle presentati. Sebbene accogliesse ognuno col
+sorriso sulle labbra, la si trovò troppo riservata ed un poco altiera.
+Molti non le indirizzarono che tre o quattro parole; alcuni cercarono
+di attaccare un discorso seguito. Le donne si mostravano fredde, benchè
+lady Thompson e la contessa Goffredi facessero di tutto perchè Elisa si
+trovasse bene. Del resto, Elisa non comprendeva più d’una terza parte
+di quanto si diceva; le frasi pronunciate non avendo valore che per
+il sottinteso al quale sarebbe stato necessario d’essere iniziata. Si
+parlavano diversi gerghi speciali.
+
+— Eh! marchesa, che nuove ha di suo marito?
+
+— Eccellenti; è a Londra.
+
+— E come va che lei non l’ha accompagnato?
+
+— Per vari motivi. D’altronde aspetto mia madre fra pochi giorni. Viene
+da Milano per farmi visita.
+
+Un vecchio signore si avvicinò.
+
+— Sono molto legato con Massimo, marchesa. Lo difendo sempre quando lo
+si attacca, ma sapendolo a Parigi quando lei è qui, ho quasi voglia di
+dir male di lui io stesso.
+
+— S’allontani allora, perchè io non senta.
+
+— Oh! oh! benissimo.... a meraviglia!... Ma le scrive sovente,
+m’imagino.
+
+— Assai sovente.
+
+La contessa Goffredi pose una domanda ad alta voce, che fece mutar
+discorso.
+
+Frattanto nei gruppi d’uomini non si parlava che della marchesa. — Era
+simpaticissima. Non una bellezza, ma v’era qualche cosa. — E poi....
+Sì, ma.... Massimo in fondo era una bestia. — Quella donna recita una
+parte, ma scommetto ch’è infelice assai. — Certo, giacchè è innamorata
+pazza di suo marito. — Ne sei certo? — Ho delle prove. — Ma come
+accade?... — Mio caro, è semplicissimo; lui ne ha già fin sopra le
+orecchie. Credo bene che lei recita una parte, trovo anzi ch’è la più
+gran posatrice ch’io abbia mai veduto. — È una donna fredda. — No, è
+timida. — Oh! timida poi!... — Vi assicuro che discorre assai bene; non
+è vero, Pierino! — Oh! io non ne so nulla. Se credete che mi voglia far
+presentare!...
+
+Ad onta di tutto, codesta prima comparsa d’Elisa fu un successo. Molte
+prevenzioni furono distrutte al vederla da vicino. La vecchia contessa
+Gritti dichiarò che si vedeva costretta a scusare, fino ad un certo
+punto, l’assurda _mésaillance_ di Massimo.
+
+Un po’ prima di mezzanotte Elisa si alzò per andarsene.
+
+— Come? non vuol restare per cena? Sarà pronta in un istante.
+
+Appena fu uscita, parlarono forte tutti insieme.
+
+— Zitti! — fece lady Thompson, — aspettate dunque un minuto!
+
+Ma non si poteva. Le opinioni s’incrociavano come i raggi di un fuoco
+d’artificio accesi per errore tutti in una volta. I servitori che
+entrarono nella sala vicina portando del tavolini già serviti per la
+cena, fecero diversione. Ma, appena furono seduti alla piccola mensa,
+dalle tovaglie coperte di cristalli, di bottiglie colorate diversamente
+dai vari vini, eccitati da tutto ciò e dai profumi di alta gastronomia,
+che venivano a frammischiarsi al soliti profumi dell’appartamento,
+ognuno ricominciò con maggior lena.
+
+— Andiamo, tregua alle maldicenze! — disse la padrona di casa, dopo un
+momento. — La proteggo e le voglio bene. E voi, barone, cattiva lingua,
+tacete!
+
+— Scusate, non dicevo nulla di male. Al contrario sono pieno di
+moralità. Trovo semplicemente che Massimo ha torto d’assentarsi; è il
+mio umile parere.
+
+— Signori e signore! — gridò quello che tutti chiamavano Pierino, — io
+scommetto....
+
+— Andiamo, basta, tacete!
+
+Ma lui finì la frase sottovoce, fra le risate mascoline e la
+disapprovazione ipocrita delle donne.
+
+All’indomani, un gran numero di biglietti di visita furono consegnati
+al guarda-portone del palazzo d’Astorre. Alcuni giovani, senza aver
+avuto nessun invito, chiesero anzi se la marchesa fosse in casa.
+
+Elisa aveva detto la verità: aspettava sua madre, e anche suo padre.
+Arrivarono infatti due giorni dopo.
+
+La posizione dei genitori d’Elisa era stata benissimo regolata da
+Massimo. Aveva ottenuto per Valenti un impiego lucrativo abbastanza a
+Milano, e ch’egli desiderava da un pezzo ed era completamente adatto
+a lui, poichè si trattava sopratutto di discorrere con molta gente.
+E la signora Valenti adorava Milano, sua città natale, ch’ella non
+aveva dimenticato mai nelle sue peregrinazioni. “Far figura„ a Milano
+— come diceva — le sembrava la maggior felicità della vita. Ciò non le
+impediva di aver l’intenzione d’andare spesso a trovare sua figlia,
+la sua cara marchesa “che però non voglio disturbare, nel gran mondo
+dove brilla„ aggiungeva, facendo sentire tutta la grandezza de’ suoi
+sacrifici. Diceva anche che Firenze le rammentava ricordi dolorosi.
+D’altronde d’Astorre le aveva benissimo fatto intendere ch’ella non
+doveva in nessun modo abusare della sua posizione di suocera.
+
+Adesso Elisa, felice di rivedere i suoi, abbracciò suo padre con
+effusione, e confrontò la paura da lei provata in faccia a sua madre
+altre volte, all’affezione semplice che ora sentiva per lei, ad onta
+delle diversità delle loro nature. La ricchezza aristocratica del
+palazzo d’Astorre colpì la signora Valenti; ma diede dei consigli di
+abbellimento per le grandi sale, che, per fortuna, non furono seguiti.
+Sposando Massimo, sua figlia l’era sembrata così “abile„ che le portava
+sempre il maggior rispetto, e che non osava nemmeno troppo insistere
+quando tentava di convincerla d’andar molto in società e di prendere il
+posto che le confaceva. In quanto alla stranezza inerente al matrimonio
+stesso, all’assenza prolungantesi di Massimo, alla calma d’Elisa che
+sembrava approvare la condotta del marito, di cui non parlava che
+con l’accento di un’alta stima e d’una gratitudine illimitata, la
+signora Valenti se ne stupiva come tutti se ne stupivano, ma rimaneva
+intimidita davanti alla riservatezza di sua figlia, e, dopo qualche
+prova, non osò più interrogarla. D’altronde ella usciva dalla mattina
+alla sera, nella carrozza d’Elisa, girava, faceva commissioni, andava
+a rivedere tutte le sue antiche conoscenze, per abbagliarle coi vestiti
+nuovi e coi racconti delle splendidezze di suo genero.
+
+— M’hai detto che ti scrive spesso, e non ho ancora visto una sola
+lettera di tuo marito dacchè sono qui, — le disse un giorno.
+
+— È che probabilmente starà per tornare e vorrà farmi una sorpresa.
+
+Ma, in quel punto, un cameriere entrò con una lettera.
+
+— Sarebbe sua?
+
+— Sì.
+
+— Guarda, che stranezza! proprio al momento che lo stavo accusando!
+
+Elisa lesse rapidamente la lettera, la rimise nella busta, e disse che
+Massimo le annunciava il suo ritorno fra quattro o cinque giorni.
+
+— Non me la fa vedere, — pensò la madre. — Quella lettera dev’essere
+ben fredda o troppo tenera.
+
+Ecco la lettera:
+
+ “Sapete, cara marchesa, che scrivete in un modo delizioso? La
+ vostra ultima mi è piaciuta assai, e ho dei rimorsi come per
+ un delitto di aver così lungamente tardato a rispondervi. Ma
+ la mia vita oziosa è così occupata! Non trovo tempo per nulla,
+ e ci vuole una tempra come la mia per resistere alle fatiche
+ della mia pigra esistenza. Parigi è animato come ai suoi più bei
+ giorni! L’eroina del momento è sempre la Kautgler, codesta attrice
+ diventata celebre in quindici giorni, e che fa fremere tutto il
+ teatro per il modo con cui pronuncia una sola parola. È sopratutto
+ straordinaria nelle parti fredde e malvagie. Ma, se vi volessi
+ mettere un poco al corrente, non finirei più, e credo che tutto
+ ciò non v’interesserebbe gran che. Vi racconterò alcuni aneddoti
+ al mio prossimo ritorno. Queste righe non hanno altro scopo che
+ quello di annunziarvelo. Partirò, credo, doman l’altro, mi fermerò
+ due giorni a Nizza, d’onde schizzerò dritto a Firenze. Non credo
+ sarà per starvi molto. Sarete in città o in campagna, o avrete
+ qualche progetto?... E siete dunque stata da lady T....? È un bel
+ stabilimento, ma non mi pare che vi ci dovete trovar bene. Pur
+ vivendo ritirata, siete stata pur costretta di mostrarvi qualche
+ volta; tanto meglio. Credo che un po’ di distrazione vi gioverà.
+ Tuttavia vi stimo troppo altamente per darvi dei consigli.... La
+ somma che inviaste a quella povera Marietta è insignificante e non
+ valeva la spesa di parlarne. Raddoppiate dunque, e non guardate mai
+ tanto da vicino a tali cose un’altra volta, nè mai. Uno dei peccati
+ capitali mi manca del tutto: l’avarizia. Che volete? Non siamo
+ perfetti. Addio, mia cara Elisa, cercate di distrarvi, come potete,
+ e arrivederci. Vi bacio le mani.
+
+ “ASTORRE.„
+
+
+VII.
+
+La spiegazione di codesto problema insolubile: il matrimonio di
+Massimo, per mezzo dell’ipotesi di una passione irresistibile, sembrava
+sempre più insufficiente ai curiosi mondani. La primavera era giunta, i
+mesi passavano, Massimo al suo ritorno aveva ripreso la sua vita libera
+e svariata, e, dal lato suo, la giovane marchesa continuava ad essere
+savissima, benchè fosse evidentemente abbandonata, e si mostrava sempre
+d’una notevole serenità di spirito, un po’ malinconica, è vero, ma
+calma e sorridente, e la si vedeva così sinceramente affettuosa e buona
+per suo marito, del quale essa sempre altamente si lodava, mostrandogli
+una riconoscenza senza limiti e dei sentimenti inalterabili, che non
+si sapeva più cosa pensare; infine si credeva generalmente che Massimo
+l’avesse proprio sposata per amore, ma che in lui codesto amore era
+stato solo un violento capriccio, e che, già stanco di sua moglie,
+l’abbandonava senza riguardo alcuno. Le “amiche„ compativano Elisa
+e cominciavano a parlarle con un tono di affettuosa commiserazione,
+non esente da una certa gioia sorda e mal celata; ma rimanevano poi
+sempre sconcertate, nel vedere così poco comprese da lei, e nell’udire
+in che modo ammirativo ella parlava di suo marito. Si finì però
+col credere che anche in ciò recitasse una parte; alla perfezione,
+non lo si poteva negare. Ma i più maligni cominciarono finalmente
+a mormorarsi all’orecchio: “Quella donna è forse straordinariamente
+furba„, e qualche tempo dopo si decise che doveva per certo avere un
+amante. Codesta imperiosa necessità una volta ammessa, non si poteva
+più indietreggiare, e siccome essa non ne aveva, si tentò, quasi
+inconscientemente, di inventarne uno. Ma era meno facile che non sia
+di solito; era anzi assai difficile. Non si lasciò però scoraggiare per
+così poco.
+
+Alcuni giunsero, a forza di astuzie e d’insistenza, a farsi ricevere
+dalla marchesa, ad onta della consegna. Altri, senza quasi confessarlo,
+le fecero la spia. Fu seguita per le vie quando usciva sola a piedi. La
+cameriera, che aveva lasciato una delle più ricche famiglie di Firenze
+per entrare al servizio della nuova marchesa, fu abilmente interrogata.
+
+Ben presto Elisa si accorse, mentre gli altri lo avevano già osservato,
+che un giovane piuttosto insignificante che l’era stato presentato, si
+trovava, come per caso, sempre e dovunque dov’ella andava.
+
+Giuseppe Tordini, da tutti chiamato Beppe, figlio di un banchiere
+felicissimo in affari, ma avaro, desiderava una cosa sola: disfare la
+fortuna ammassata da suo padre; e vi s’ingegnava assai bene, essendo
+già noto a tutti gli usurai della penisola. Alle Cascine, all’ora in
+cui non vi è ancora nessuno, lo si vedeva a cavallo, che seguiva ad una
+certa distanza una carrozza color verde cupo ricercante la solitudine;
+spesso, alla sera, lo si sarebbe potuto ravvisare, appoggiato contro
+la muraglia del palazzo d’Astorre, nel momento in cui la carrozza
+rientrava, per approfittare dell’istante di arresto, gettando un lungo
+sguardo attraverso i vetri. Senza che si sapesse come vi riuscisse,
+egli si trovava infallibilmente il primo a un ricevimento, se Elisa vi
+andava, o al teatro, s’ella, per eccezione, vi si lasciava condurre. Nè
+brutto nè bello, con l’aria stupida ed astuta, insieme, correttissimo
+nel vestire, egli recitava con coscienza la sua parte, e sapeva
+anche servirsi, per la sua attitudine di aspirante, della espressione
+malinconica che si dipingeva talora sulla sua fisonomia triviale e che
+non era dovuta che alle sue preoccupazioni pecuniarie.
+
+Non era il solo, d’altronde. Nello stesso modo che, nella loro saggezza
+piena d’esperienza, quei signori avevano deciso che la marchesa di
+Astorre non potrebbe restar fedele a suo marito; d’altro lato, una
+mezza dozzina almeno tra i giovani disoccupati che si credevano più o
+meno dei seduttori, s’erano fatto questo ragionamento: “Così non la può
+durare; suo marito la trascura. (Essa non lo ama forse già più, se pure
+l’ha amato mai). È una donna giovane, bellina e che si _annoia_; non
+si diverte delle distrazioni mondane; vuol dunque l’amore. Perchè non
+sarei io che?... Attenti dunque e mettiamoci avanti!„ E lo facevano a
+modo loro.
+
+Ma Tordini, che non temeva il ridicolo di cui non era capace di
+accorgersi, era il più audacemente sciocco nel seguire il suo scopo.
+Dotato d’un amor proprio volgare e senza limite, egli sentiva un
+gran piacere solo nel compromettere la marchesa per quanto potesse;
+d’altronde cominciava anche a innamorarsene o a crederlo, ben inteso
+che, ad onta di ciò, avrebbe certo preferito di passare per l’amante
+della marchesa, piuttosto che d’esserne amato senza che lo si sapesse.
+Quando giungeva a vederla in casa sua, si sentiva timido assai, e
+allora, disperando di guadagnar mai terreno, diceva a sè stesso che
+sarebbe costretto a contentarsi delle apparenze, spinte il più lontano
+possibile.
+
+Un pomeriggio, Tordini era stato fermato da un amico sotto al portone
+del palazzo d’Astorre, mentre stava per entrarvi, quando un giovinetto
+biondo e pallido, alto assai e tutto vestito di nero, scivolò vicino
+a loro. Tordini udì il guardaportone rispondere allo sconosciuto:
+“Sì signore„ e, un istante dopo, suonò la campana annunziatrice delle
+visite. Ma quando, tutto felice di aver incontrato un amico proprio a
+quel posto, entrò a sua volta, gli fu detto che la marchesa era uscita.
+Ciò gli parve assai ambiguo, e lo adirò in modo da sentire il bisogno
+di sfogarsi. Codesto semplice aneddoto, narrato a tutti, fu una vera
+fortuna per i curiosi maligni che da lungo tempo cercavano il difetto
+della corazza della incomprensibile marchesa.
+
+Dappertutto e sovente si parlava della indifferenza cinica di Massimo,
+come marito, e si dicevano in proposito le cose le più buffe. Tuttavia
+una sera al club, mentre Massimo entrava bruscamente, la conversazione
+rumorosa d’una diecina di giovinotti cessò di botto, e successe un
+silenzio imbarazzante. Si vide un lieve aggrottare del ciglio sul
+fronte del nuovo venuto, ma bentosto egli si mise a discorrere nel modo
+il più naturale.
+
+Qualche giorno dopo si recitava una commedia nuova al teatro Niccolini.
+Il teatro era pieno. Il sipario era appena calato alla fine del terzo
+atto, quando Massimo entrò in un palchetto d’uomini dove si discuteva a
+voce alta sui meriti del dramma. Tordini vi si trovava.
+
+— Andiamo, via, siamo ragionevoli! — esclamò. — Vi può essere lì dentro
+dello stile, della scienza, che so io? tutto quel che volete, ma in
+nome del cielo! è naturale? Chi fra noi si lascierebbe ingarbugliare da
+una donna, come quel barone che l’autore vuol renderci interessante? Le
+cose non succedono così, nella vita.
+
+— E poi, — disse un altro, — è immorale.
+
+— Io sono per la scuola realista, — soggiunse un terzo.
+
+— Mi piacciono le situazioni forti.
+
+— Tutto quel che volete, ma domando che sia verosimile! Tu, caro
+mio, sei come Pierino: amate le esagerazioni, che io detesto; mi
+piacciono le cose possibili. È come quando Rossi recitava le tragedie
+di Shakespeare! Senza contare che fanno sbadigliare, vi chiedo un poco
+se avete mai visto della gente comportarsi come quei personaggi? Per i
+libri è lo stesso: aprite un romanzo di Gaboriau o di George Sand....
+
+— Signor Tordini, fareste meglio a tacere, — disse Massimo con gravità.
+Essi si conoscevano poco, di modo che una tale interruzione agghiacciò
+tutti.
+
+— E perchè? scusi? — ribattè Tordini, ma con la voce mutata.
+
+— Perchè è quello che c’è di meglio a fare quando si è tanto cretino
+come lo siete. Vi ho sentito molte volte dire delle stoltezze enormi
+parlando di cavalli, di cui vi siete però occupato tutta la vita;
+imaginati cosa potete dire, espettorando opinioni letterarie.
+
+Tordini si fece pallido.
+
+— Andiamo, andiamo.... — disse un altro con un tono che voleva essere
+conciliante. — Il dramma ti dispiace? Ognuno sentì l’inutilità di
+questo tentativo di diversione.
+
+— Non l’ho nemmeno ascoltato, il dramma. Del resto, non mi sono
+rivolto a te, ma al signor Tordini. È forse colpa mia se non lo trovo
+divertente?
+
+Si guardarono stupiti e, dal loro sguardi, si poteva comprendere che
+avevano tutti la stessa idea.
+
+— Signor marchese, — disse infine Tordini, — credo che lei ha voluto
+offendermi.
+
+— Lo ignoro, signore, non sono io giudice di ciò.
+
+Tordini si alzò irritatissimo. Lo si trattenne.
+
+— Calmatevi, in nome del cielo; non facciamo scandali qui.
+
+— Ebbene, sì, avete ragione. Ma capirete che non la può finire così.
+
+— Finirà come vorrete, — disse Massimo.
+
+Codesto duello sorprese tutti: prima perchè il modo di agire di Massimo
+diventava sempre meno facile a comprendersi; poi per le condizioni
+dello scontro. D’Astorre aveva la scelta delle armi, essendo lo
+sfidato. Alcuni vani tentativi di aggiustamento furono sinceramente
+proposti dai padrini; molto seccati che non si potesse evitare di andar
+sul terreno; poichè, sebbene non vi fosse insulto grave, il duello non
+poteva a meno però d’esser serio. Ecco perchè: Tordini, dotato d’una
+forza muscolare più comune, passava per il miglior tiratore di sciabola
+della città, e per non arrischiare d’essere stupidamente tagliato in
+due, i padrini di Massimo si vedevano costretti a proporre la pistola.
+Dall’altro lato i padrini dell’avversario, pur comprendendo che gli
+altri avevano ragione, lasciavano intendere che d’Astorre non sarebbe
+generoso usando del suo diritto, poichè lo si sapeva, alla pistola,
+terribilmente sicuro del fatto suo.
+
+— Signori, — finì col dire Massimo, — credo d’aver trovato una
+soluzione soddisfacente per tutti. Che ne direste se, per tagliar
+corto alle difficoltà che incontriamo, dessimo per una volta un buon
+esempio, scegliendo l’arma dei gentiluomini? Domando il permesso di
+scegliere la spada.
+
+Ciò parve assai originale e non meno serio perciò, ma si accettò,
+non potendosi fare altrimenti. Il duello ebbe luogo due giorni dopo.
+Tordini ebbe il braccio passato da parte a parte, e dovette stare a
+letto per sei settimane. Massimo aveva scelto il posto dove voleva
+ferire il suo avversarlo, ma fu lui stesso assai lievemente ferito alla
+mano.
+
+Si erano battuti alla _Villa del Giglio_, sopra un praticello tutto
+verde, circondato da alberi alti ancora spogli di fronde, verso le
+dieci del mattino. A mezzogiorno, tutti già sapevano come le cose
+si erano passate, e se ne discorreva dappertutto, mentre Massimo,
+contrariamente alle sue abitudini, faceva colazione con Elisa, avendo
+voluto rassicurarla con la sua presenza, per il caso ch’ella avesse
+scoperto la verità; ma lei ignorava tutto, e credette senza fatica alla
+spiegazione qualunque ch’egli le diede della sua mano avviluppata di
+seta nera.
+
+— Sapete, — disse Elisa, — che ho dovuto fissare un giorno per
+ricevere: il giovedì dopo le cinque. È ridotto alle minime proporzioni.
+È noioso, ma non c’era modo d’esser tranquilla. Ciò che m’irrita poi
+adesso, sono gli ostinati che persistono a venire nelli altri giorni.
+Vorreste credere che quell’insopportabile Tordini è venuto ancora
+sabato scorso? per fortuna che avevo la mia lezione di musica; senza
+di ciò, i servitori sono tanto sciocchi che lo avrebbero forse lasciato
+passare.
+
+— A proposito, come vanno le cose col vostro protetto?
+
+— Il mio gran professore? Non male; tranne che mi fa pena; ha l’aria
+tanto infelice!
+
+— Come si chiama?
+
+— Wurtz.
+
+— È tedesco?
+
+— Di nome. È nato a Prato.
+
+— Mi pare che abbia molto ingegno, quel ragazzo, ma è ben brutto.
+
+— E così buffamente vestito, povero diavolo! Ma, davvero, è un
+eccellente musicista.
+
+— È forse innamorato di voi anche lui, come Tordini?
+
+— Andiamo, Massimo, che sciocchezza!
+
+E tuttavia, era semplicemente vero. Quel povero musicista si era
+lentamente e fortemente innamorato della gran signora, con la quale,
+tre volte alla settimana, leggeva le sinfonie di Beethoven. Si era
+innamorato di lei, ma ben diversamente di Tordini. Contemplava a lungo
+il suo profilo purissimo, quando, cogli occhi fissi sulla musica,
+dimenticava forse la presenza di lui, ed egli pensava allora alla
+suprema dolcezza che proverebbe se potesse finire la sua miserabile
+vita consolato da lei, e la vedeva seduta al suo capezzale di malato,
+rivolgendogli qualche parola di pietà. E si sentiva impallidire, se per
+caso lei si chinava verso di lui, suonando a quattro mani, per vedere
+dov’era giunto sulla musica, o se le loro dita si toccavano nel voltare
+le pagine.
+
+L’idea era venuta ad Elisa da un pezzo che ritroverebbe una vera
+distrazione dai suoi pensieri nella musica, abbandonata da qualche
+anno, e avendo preso per professore questo Wurtz che l’era stato
+raccomandato da suo padre, trovò dapprima che aveva ragione, ma quel
+giovane malinconico non era il maestro adatto per lei. Egli l’attristò
+ben presto col suo atteggiamento, e vedendolo evidentemente soffrire,
+non poteva lasciarsi condurre liberamente nel mondo sconosciuto dove
+l’armonia ne trascina.
+
+Wurtz non osò giammai nemmeno lasciare intravedere alla marchesa il
+segreto che gli riempiva il cuore. L’adorava come una santa, e, con
+la meravigliosa intuizione che dà l’amore ardente e puro, indovinava
+ch’essa non era felice. L’espressione di quel viso così nobilmente
+calmo — enigmatica per tutti — a lui sembrava chiara, vi scorgeva
+il pallore della rassegnazione. Ma sentiva bene ch’ella non soffriva
+come lui; che se aveva perduto ogni speranza, non conosceva però più
+la tortura della passione senza rimedio. Le parlava con un rispetto
+profondo, umile e timido, ma quanto il suono della sua voce stessa
+tradiva il suo culto fervente!
+
+Elisa non aveva compreso subito; e, buona con tutti, lo fu con lui.
+Quando, commosso dalla sua bontà, egli le raccontava qualcosa della
+propria vita, le diceva discretamente le sue pene, le sue miserie,
+l’adorazione sua per l’arte, lei lo incoraggiava con simpatia, e una
+semplice parola, insignificante in sè stessa, ma detta in un certo
+modo, gli faceva tutto dimenticare per un istante. Ma presto egli
+arrossiva d’essersi lasciato andare a parlare, e vergognoso del tempo
+rubato, le diceva ad un tratto: “Scusi, signora marchesa, vuole che
+ricominciamo questa pagina?„
+
+A poco a poco egli si accorse che se si sentiva talvolta consolato,
+più spesso soffriva troppo d’essere vicino a lei. Il contenersi gli
+diventava ogni giorno più difficile. Elisa lo vide, comprese, e ne fu
+afflitta. Quel grande musicista non sapeva dissimulare. Dava la sua
+lezione ad ogni volta un po’ peggio, ed Elisa poteva di meno in meno
+prestare tutta la sua attenzione al fascicolo aperto davanti a lei.
+Invece di distrarla, quell’ora passata con quel giovane brutto ed
+infelice, fisicamente e moralmente malato, la ripiombava nei pensieri
+ch’ella sfuggiva. E quando la guardava, credendo di non esser veduto,
+lei pensava a quell’altro sguardo profondo che una volta si era così
+spesso smarrito nel suo, e ch’ella non rivedrebbe più mai.
+
+La vigilia di quel giorno, in cui seduta in faccia a Massimo, a
+colazione, discorreva amichevolmente con lui, senza sapere ch’egli
+veniva dall’avere arrischiato la vita, Wurtz era giunto come al
+suo solito, più smorto che d’abitudine, e si era messo a dare
+conscienziosamente la sua lezione. Ma, nel bel mezzo di una sinfonia,
+ad uno di quei passi dove sembra che l’umanità tutta si assorba
+nell’infinito, Elisa, vedendo le lunghe mani scarne del pianista
+tremare febbrilmente sui tasti, si volse a lui, e all’aspetto del suo
+viso contratto non seppe trattenersi dal chiedergli: — Che cos’ha? — A
+tali parole, l’emozione spezzò in lui la volontà, e mentre gli occhi
+gli si riempivano di grosse lagrime, s’interruppe d’un tratto per
+nascondersi la faccia tra le mani, e si mise a singhiozzare come un
+bambino.
+
+Elisa non osò dirgli nulla. Egli si rimise abbastanza presto con uno
+sforzo violento, e rosso di vergogna, senza dir verbo, ricominciò la
+pagina, facendo segno col dito, e andò valorosamente sino alla fine del
+pezzo, senza più ardire nemmeno di guardarla, poi, finita la lezione,
+le disse: “Mi voglia perdonare, signora„, e dopo una pausa: “Devo
+ritornare?„
+
+— Ma sì, lunedì come al solito.
+
+Eppure, ella comprendeva bene che valeva meglio non avesse a ritornare.
+
+— L’ho incontrato l’altro giorno, il vostro professore, — continuò
+Massimo, mentre stendeva per la seconda volta la mano sinistra verso
+un piatto; — e sembrava un uomo colpito dal fulmine. Fra di noi: lo
+credo un po’ pazzo. Mentre mi salutava passando, l’ho fermato. “Ebbene„
+gli dissi, “maestro, abbiamo delle pene di cuore?„ Il povero diavolo è
+diventato rosso come bragia. Che dite di ciò?
+
+— Che volete che vi dica! Aveste torto di metterlo nell’imbarazzo; è
+così timido!
+
+— Dolente io stesso di averlo turbato, gli chiesi se fate dei
+progressi; lui si turbò ancora di più, e mi rispose con poca chiarezza,
+ma in modo da farmi intendere che c’è in voi la stoffa di una grande
+artista. Il che è possibilissimo. Lo interrogai allora sul numero delle
+sue lezioni; mi confessò che ne ha pochine, che non sa mettersi avanti,
+farsi valere, che dei forestieri talvolta prendono dodici biglietti,
+poi partono bruscamente. Intendo, gli dissi, tutto ciò è incerto
+assai. È d’un posto fisso che avreste bisogno. Perchè non concorrete
+al posto di professore ora vacante nel collegio delle fanciulle a
+Pistoia? Replicò ch’era necessario dare un esame e sopratutto avere
+delle raccomandazioni. — Ma in quanto all’esame siete sicuro del fatto
+vostro, non è vero? — Perfettamente. — Ebbene, soggiunsi, m’incarico io
+di raccomandarvi.
+
+— E si presenterà al concorso?
+
+— Certo, ed otterrà il posto. Ne ho già parlato ai membri della
+commissione. A meno però che non ci teniate assolutamente a non
+cambiare maestro.... Insomma, feci bene?
+
+— Perfettamente, amico mio. Prima di tutto sarò lieta che la sorte di
+quel povero giovane migliori, poi.... non mi distrae, al contrario.
+
+Elisa uscì per un istante, e ritornando nella sala da pranzo, riconobbe
+la voce di Paolo Goffredi — cognato della contessa, un dei pochissimi
+intimi della casa — che discorreva con Massimo. Alcune parole, sebbene
+pronunciate a voce bassissima, le giunsero all’orecchio prima che
+varcasse la soglia; apprese il duello. Una tale notizia la colpì e la
+commosse; d’improvviso fu assai sorpresa di non aver già sospettato la
+verità. Rimettendosi dallo stupore, entrò tuttavia come se nulla fosse.
+
+Quando, più tardi, spinto da lei, Massimo stesso le disse che si era
+battuto quella mattina, assicurandola che vi era stato trascinato solo
+da una istintiva antipatia per Tordini, Elisa, senza precisamente saper
+perchè, si sentì di nuovo commossa, ma lo guardò con una espressione di
+grande stupore. Ella pure non giungeva a comprenderlo.
+
+La sua affezione per Massimo, sincerissima, aumentava, ma pure non
+aveva mai saputo disfarsi completamente da un certo quale imbarazzo che
+provava davanti a lui. Talvolta si sentiva per un’ora del tutto intima
+in compagnia di lui, poi subitamente, egli le faceva quasi paura. Nella
+perfezione stessa dei lineamenti del suo viso, nel suo modo risoluto
+d’agire in ogni cosa, nella sua suprema eleganza, v’era qualcosa che
+l’agghiacciava.
+
+Qualche volta si lasciavano essendo i migliori amici del mondo; poi
+rivedendolo con altri, le sembrava quasi di non conoscerlo più, e
+che perfino la sua voce non fosse più la stessa. Spesso, quando egli
+si dimenticava a discorrere nel gabinetto di lei, essa guardava quel
+profilo tanto regolare, quella nobile figura, e pensava come fosse che
+un uomo simile conducesse una tal vita. Lui, così buono e generoso,
+aveva talora delle parole che le facevano orrore. Riflettendo, ella
+comprendeva quali dovessero essere le seduzioni da lui esercitate,
+con la sua figura, col suo spirito, con la sua stessa freddezza e
+con la incontestabile superiorità emanantesi da tutta la sua persona;
+ma ella pensava che se la sorte li avesse avvicinati nella sua prima
+giovinezza, quando l’anima sua si apriva all’amore, ella non avrebbe
+potuto amarlo, ed il ricordo le tornava della poca simpatia che sentiva
+per lui quando, con sua madre, lo incontrava per caso. Ad onta di
+tutto, non poteva a meno di stimarlo altamente, eppure molte cose la
+urtavano in lui; l’affetto riconoscente che gli dedicava era profondo,
+ma non cieco.
+
+Strane ineguaglianze di carattere si ritrovavano in Massimo. Si
+metteva in collera ben di rado; ma, se ciò gli accadeva, era con una
+esplosione terribile. Per di più aveva inesplicabili puerilità. Un
+abito mal riuscito gli dava lo spleen. Nelle sue ore cattive poteva
+diventar brutale, ed allora egli non si faceva mai vedere da Elisa;
+ma lei lo sapeva. Dava una importanza enorme, che sorprendeva Elisa,
+a tutto quanto ha rapporto col benessere materiale. Del resto,
+l’affezione ch’egli risentiva per lei aumentava ogni giorno; erano
+molto sinceramente amici e perfino _camarades_. Massimo anzi spingeva
+ciò fino a parlare talvolta come avrebbe parlato ad un uomo, e a
+raccontarle aneddoti ed episodi della sua vita ch’ella non giungeva
+sempre a comprendere e che la stupivano. Una parola troppo sincera che
+sfuggiva talvolta a Massimo la scuoteva. Le opinioni di lui spesso la
+turbavano e la rendevano più triste.
+
+Ella aveva poco vissuto, quella povera Elisa ancor tanto giovane e che
+non poteva più nulla attendere; il suo cuore aveva conosciuto i palpiti
+supremi e non poteva più battere che debolmente per simpatizzare con le
+sofferenze altrui. Aveva molto pensato; eppure osservava ora intorno
+a lei molte cose di cui non aveva mai sospettato l’esistenza; codesta
+società, alla quale ella quasi non si frammischiava, ma della quale
+era una unità, si presentava a’ suoi sguardi sotto aspetti finora
+sconosciuti; nella sua nuova situazione di spettatrice, creduta a torto
+chiamata a recitare una parte, non poteva a meno d’imparare.
+
+La contessa Goffredi, che ad onta di molti difetti superficiali, era
+buona ed intelligente, diventava sempre più amica d’Elisa, la sola
+amica forse, perchè non le faceva mai nessuna domanda e non esigeva
+confidenza alcuna. Per di più, Elisa si era a poco a poco formato
+un ristretto circolo di uomini, fra i quali il più assiduo era Paolo
+Goffredi. Era un bel giovane, di un ingegno e di una pigrizia parimenti
+naturale, annoiato e stanco, ma soggetto ad eccessi di pazza allegria.
+Poco colto, possedeva però quella rapidità di comprensione, quella
+disposizione a tutto, quella specie di scienza embrionaria innata,
+ch’è il privilegio delli italiani intelligenti, dei meridionali in
+ispecie. Conduceva una vita gaia, non aveva per la marchesa d’Astorre
+che un’amicizia rispettosa e devota, e gli piaceva di respirare da lei
+un’aria più sana che altrove.
+
+Le persone dotate di un certo spirito di osservazione stimavano di
+più in più Elisa, e, comprendendo che una donna onesta può avere una
+pura e franca amicizia anche con dei giovani, non trovavano nulla a
+ridire. In quanto alli altri, si dividevano in due categorie: prima
+quelli che per un fenomeno facile ad intendersi avevano modificato di
+molto la loro opinione sulla marchesa dopo il duello di Tordini, e poi
+gl’incorreggibili, i quali, spinti al peggio, dicevano cose orribili, e
+perdendo la testa, non avevano nemmeno più la finezza d’inventare delle
+storie almeno credibili.
+
+Molte cose, lo ripetiamo, stupivano Elisa, tra le altre che ci si
+ostinasse tanto ad occuparsi di lei che così poco si occupava delli
+altri. Poi la vita mondana le pareva sempre più strana. Le donne
+specialmente parlavano un linguaggio ch’ella non capiva. Tutti i punti
+di veduta le sembravano falsati, e gli uomini e le donne tutti malati
+moralmente, diversamente ma allo stesso grado. I felici della terra
+soffrono dunque quanto i diseredati? diceva a sè stessa, ed inseguono
+la felicità per vie assurde. Sentiva che v’era in tutto qualcosa di
+falso ch’ella non sapeva definire e che è forse soltanto una grande
+ingenuità sotto ad una grande corruzione. L’atteggiamento, talora
+triste, talora avidamente ostile delle fanciulle, la faceva sopratutto
+riflettere, ed ella lo confrontava al cinismo delli uomini e alla
+diversa fortuna delle maritate, alcune schiave, spezzate dalla vita
+o reiette fuori della società, altre trionfanti nel male. Non sono
+forse quasi spaventevoli, infatti, codeste giovinette così ben educate,
+quando si vedono “nel mondo„, e, a seconda dei loro sguardi, della loro
+posa, della loro bellezza, non si deve forse tremare o per esse stesse
+o per gli altri?
+
+E ch’erano mai tutti quei giovani che sarebbero stati tanto insistenti
+intorno a lei, s’ella lo avesse loro permesso? Perchè ve n’era un
+numero così grande, sempre pronti a fingere dei sentimenti tanto poco
+sinceri? E perchè Paolo Goffredi, eccezionale, il solo che si mostrasse
+qual’era realmente e non le facesse la corte, perchè era spesso d’un
+umore nero o di una gaiezza malsana? quale poteva essere il segreto
+motivo di una tale mancanza d’equilibrio morale in un giovane dotato di
+tutte le qualità e che poteva aspirare a tutto?
+
+In mezzo a codeste riflessioni, Elisa comprendeva sempre più la
+necessità di occuparsi. Le sue giornate si divisero regolarmente tra
+la lettura, il cémbalo, il passeggio, in modo da lasciare il minor
+tempo possibile al pensiero. Tuttavia godeva anche del lusso di cui
+Massimo esigeva che si circondasse, avendo sempre amato le cose belle.
+La ricerca del gusto vero in tutto quanto le apparteneva diventava una
+delle sue migliori distrazioni. La sua vanità femminile — esistendo
+sempre, anche in una vita passiva — trovava il suo páscolo insieme
+al sentimento artistico, ch’era sempre stato fortissimo in lei. Era,
+d’altronde, uno dei mezzi coi quali poteva far piacere a Massimo.
+Confessiamolo subito, anche le cose chiamate futili la interessavano,
+e si occupava seriamente delle sue acconciature. Chi le avrebbe detto,
+nelle ore angosciose della villa Arombelli, che un giorno verrebbe,
+quando, a malgrado di tutto, ella avrebbe lunghe conferenze con una
+sarta? Le realtà della vita s’imponevano a lei, utilmente.
+
+Ma le ore di abbattimento giungevano lo stesso, giornate intere
+talvolta. Una domenica sera, dopo d’aver accompagnato alla stazione
+suo padre, che aveva passata una settimana da lei, Elisa ritornava in
+carrozza aperta. Era una pura e splendida sera; il sole tramontato da
+un pezzo, ma la caldura ancora soffocante; l’aria pesante s’impregnava
+di profumi. Le vie si riempivano d’una folla animata. Tutto un popolo
+stava fuori. Il cocchiere aveva preso per la strada più lunga, ed
+i cavalli costretti al passo, in un concentramento di vetture da
+nolo e di equipaggi, avanzavano a stento. Senza troppo saper perchè,
+Elisa soffriva atrocemente. Appoggiata in un angolo della carrozza,
+si sentiva presa da una tale impazienza nervosa che guardava quasi
+con odio la folla e li ostacoli che prolungavano la sua attesa. Un
+male morale e fisico insieme l’avviluppava tutta come in una rete di
+ferro, e s’imaginava che una volta rientrata nel suo gabinetto sarebbe
+guarita. Guardava il cielo d’un implacabile azzurro, già sparso di
+stelle, e le vie lunghe e tortuose, e le piccole porte chiuse, col loro
+martello lucido, e le larghe aperture spalancate dei neri palazzi.
+Macchinalmente leggeva le insegne delle botteghe chiuse, alle quali
+le sembrava quasi trovare un senso concordante co’ suoi pensieri
+indistinti; poi dopo d’aver osservato ne’ suoi più minuti particolari
+il vestito domenicale di qualche femminuccia, ricadeva nella sua
+dolorosa meditazione. Delle fanciulle passavano, tenendosi per il
+braccio, con un velo sui capelli bruni, e le loro lunghe ed ampie vesti
+strascinantesi a terra discorrendo ad alta voce e mordendo gaiamente
+coi loro buoni denti un qualche frutto comperato allora. Una donna del
+popolo, che teneva un bambino per mano, si voltava per scorgere più
+a lungo il brillante equipaggio che passava, e certo non sospettava
+che da quella bella carrozza era sceso sopra di lei uno sguardo più
+invidioso del suo.
+
+Finalmente Elisa si trovava seduta sopra un divano, e sentiva un gran
+bisogno di riposo, quando Goffredi entrò. Gli disse ch’era un poco
+soffrente, pregandolo di scusarla se parlava poco.
+
+— Mi manderete via se vi annoio, marchesa. Del resto sono talmente cupo
+anch’io questa sera....
+
+Per un bel po’ di tempo non scambiarono infatti che qualche breve
+parola, e talvolta il silenzio pareva non dovesse più essere
+interrotto. Rimanevano in faccia l’un dell’altro naturalmente con
+quella famigliarità italiana che concede anche di tacere. Ciascuno
+sognava per proprio conto. Elisa sentiva a poco a poco che la stretta
+della despotica angoscia si disserrava di quella pena che, senza una
+ragione definitiva, la soffocava; e la crisi passava lentamente; il
+periodo acuto del suo spleen, che in quella sera la vista delle cose
+esterne avevano reso quasi insopportabile, finiva. Goffredi pure,
+dal canto suo, si assorbiva nei suoi pensieri intimi, rivoltava venti
+soluzioni diverse nella sua mente; sentendosi, lui pure, abbattuto a
+modo suo, e soffriva della pesantezza snervante dell’atmosfera. V’erano
+nella sua vita parecchie difficoltà volgari, dei dolori complicati
+da trivialità le quali (stava pensando) non sarebbero state affatto
+comprese dalla donna che gli stava davanti, pur tanto intelligente ed
+indulgente e per la quale egli sentiva altrettanta stima quanto verace
+amicizia. E osservandola com’essa appariva in quel momento, con la
+guancia appoggiata alla mano e lo sguardo distratto, egli rifletteva
+a quanta compassione gli ispiravano coloro che, seduti al posto
+invidiato dove egli si trovava, non avrebbero nulla compreso di una
+tal donna, e si sarebbero creduti quasi obbligati a farle la corte. E
+sorridendo pensava quanto lui ne sarebbe incapace, lui che aveva pur la
+riputazione d’essere intraprendente assai.
+
+Massimo entrò e chiacchierarono un poco. Aveva molta simpatia per
+Goffredi che dal canto suo avrebbe fatto qualunque cosa per lui.
+
+Rimasto solo con Elisa, Massimo le si sedette vicino. Sembrava allegro.
+Da qualche tempo passava le sue notti al giuoco. Ad onta della sua
+gaiezza, il suo viso aveva la particolare espressione dei giorni
+cattivi. Dopo un silenzio chiese ad Elisa come si sentiva.
+
+— Così, non male.
+
+— L’emicrania, ancora?
+
+— Sì, un poco, ma va meglio.
+
+— Ebbene addio. Vado a vestirmi.
+
+Ma non se ne andò subito. Stette a guardarla. Da qualche giorno aveva
+osservato ch’ell’era più nervosa del solito.
+
+— Non siete brillante stasera, — le disse.
+
+— No; codesti primi caldi mi abbattono.
+
+— Sì, il tempo è greve. Ma mi è venuta l’idea che vi può essere
+un’altra causa alla vostra malinconia, una causa nuova, — disse
+sorridendo in un modo speciale. — Potreste essere per cinque minuti,
+abbastanza poco donna per mostrarvi completamente franca e sincera?
+
+— Massimo! — rispose lei stupita; — sapete bene che lo sono sempre con
+voi?
+
+— Ebbene! vediamo.... vi ho io già detto che quel povero Wurtz ha
+ottenuto il posto al collegio di Pistoia?
+
+— Sì, lo so. Ma a quale proposito?
+
+— Siate franca. Ne siete contenta?
+
+— Contentissima per lui, ve lo assicuro. Guadagna stentatamente la vita
+e non è felice.
+
+— E non rimpiangete le sue lezioni? Non vi garbava.... che vi facesse
+la corte?
+
+— Basta, Massimo! Perchè mi parlate così? In che modo vi possono venire
+alla mente simili idee?
+
+— Va bene. Scusate, — disse alzandosi. — Ma calmatevi. Credo a
+tutto ciò che mi dite, ma, dopo tutto, non ho pensato che delle cose
+possibilissime. Del resto, tutto ciò non mi riguarda.
+
+Ed uscì canterellando un’arietta.
+
+Il gabinetto era del tutto buio. Elisa rimase a lungo senza muoversi
+punto, con lo sguardo fisso sopra un gruppo di porcellana che si
+distingueva più chiaramente nell’oscurità calante. Ascoltava i minimi
+rumori. Senza accorgersene aveva prestato l’orecchio attentamente
+all’urto lieve e decrescente delli usci che si chiudevano, quando
+Massimo era partito; poi aspettò quasi con impazienza il rullìo che
+doveva produrre la carrozza uscendo, ma non si udì nulla. Un servitore
+entrò portando una lampada a paralume che depose con silenzio sopra
+un tavolo, coperto da un tappeto rosso che s’illuminò subitamente. Il
+gruppo mitologico fu avvolto d’ombra. Suonarono le ore, ripetendosi
+ai campanili delle chiese. Erano i soli rumori del di fuori. Elisa
+soccombeva a una fatica morbosa e pensava che farebbe bene ad andarsene
+a letto, ma non poteva alzarsi dal suo posto. La sua mano bianchissima,
+un po’ troppo lunga e magra, coperta di anelli scintillanti, si
+stendeva sul suo vestito nero; e le sembrava che non giungerebbe mai
+a sollevarla. In quella penosa indecisione la sua volontà non ebbe
+nemmeno più la forza di lottare; cedette vilmente alla prostrazione
+che l’invadeva tutta, e contando talvolta alla péndola i minuti
+interminabili lasciò scorrere le rapide ore.
+
+Il silenzio sembrava aumentasse. D’improvviso ella udì un rumore di
+passi; credette che fosse il servitore, ma l’uscio s’aprì e Massimo
+entrò, in abito di sera.
+
+— Mi credevate già uscito, non è vero? Ci ho messo un pezzo a vestirmi,
+poi sono disceso fino al basso dello scalone, ma ho dovuto risalire. Vi
+debbo dire una parola.
+
+— Che cosa?
+
+— Vi debbo chiedere scusa.
+
+Elisa, stupita, turbata, non trovando parole, gli stese la mano.
+
+— Sì, vi voglio chiedere scusa, — ripetè seriamente. — Lo sapete, li
+uomini come me, anche quando non sono nè del tutto malvagi, nè del
+tutto sciocchi, feriscono talvolta le donne come voi, senza saperlo, o
+senza poterselo impedire. Mi dev’essere accaduto spesso; e questa sera
+in un modo imperdonabile a’ miei occhi. Ora, una volta per tutte, bramo
+che mi perdoniate e che mi promettiate di non dare più valore che non
+meritano alle assurde parole che mi possono sfuggire.
+
+— Siete già perdonato.
+
+— Grazie. Ero desolato, vedete, mia cara Elisa, essendomi accorto che
+siete assai malinconica in questi giorni, di aver accresciuto la vostra
+tristezza così stoltamente. Infatti ecco il risultato. Siete rimasta lì
+nel vostro cantuccio a riflettere al male che vi aveva fatto, a sognare
+tristamente a tutto quanto non può a meno di rendere foschi i vostri
+pensieri. Davvero, ve lo assicuro, non potevo uscire senza rivedervi.
+Ecco, mi sono accorto da poco di una cosa, e ve la voglio dire: la mia
+amicizia per voi è più grande ancora di quello che credevo.
+
+— Siete buono, lo so. Le vostre parole mi fanno bene, e vi ringrazio
+dal fondo del cuore di essere ritornato. Ma ora, andate, addio.
+
+— Ebbene, me ne vado più contento. Sentite una cosa ancora, prima che
+parta. Sapete che non amo le frasi e che non sono tenero. Ma ve lo devo
+dire stasera, una volta per sempre: vi voglio bene fraternamente.... un
+po’ anche forse come un padre.
+
+— Ebbene! intimidite talvolta un poco la vostra sorella, ma,
+Massimo, essa ha per voi un affetto maggiore di quello ch’ella sappia
+dimostrarvi, e che voi crediate.
+
+Le baciò la mano.
+
+— Sì, siete una sorella per me; avete preso il posto di quella che
+perdetti. — Le aveva più volte parlato della povera Lina. — E vi
+voglio bene come un fratello, ma assai meglio di quanto i veri fratelli
+sappiano amare, — soggiunse con amarezza.
+
+Le teneva sempre la mano, vi fu una lunga pausa.
+
+— Addio dunque, — riprese Massimo senza però ancora alzarsi, — devo
+andare al teatro.
+
+— Andate allora, è già tardi assai.
+
+— Sì tanto più che una.... persona mi vi aspetta. Ma bah! che importa,
+— riprese gaiamente. — A proposito, sapete chi è che mi aspetta?
+Indovinate!
+
+Elisa sorrise quasi suo malgrado per il subito mutamento di tono di
+Massimo.
+
+— Indovinate! — ripetè.
+
+— Ma come volete che indovini?
+
+— Arriva da Milano.
+
+— Ciò non mi mette sulla buona strada.
+
+— Ebbene! Non è altro che la contessa Lassardi.
+
+— Davvero? Da quanto è qui?
+
+— Da tre giorni. Pare, se oso così parlare, — continuò quasi
+comicamente, — ch’è sempre innamorata di me. Ma non ne dite nulla; mi
+piace che mi si creda discreto.
+
+— Non ne ho ancora mai saputo nulla.
+
+— Tò, è vero, non ne potete saper nulla. Eppur tutto ciò rimonta a una
+data.... Andiamo dunque, silenzio! Addio, e dormite bene.
+
+— Addio, e grazie!
+
+Egli la baciò in fronte ed uscì.
+
+Cinque minuti dopo, ella udì il rumore della carrozza che passava sotto
+il portone.
+
+
+
+
+PARTE SECONDA.
+
+
+I.
+
+La vita del marchese e della marchesa d’Astorre cambiò poco nei due
+anni che seguirono. Massimo non si pentì mai di ciò che aveva fatto,
+d’essersi ammogliato in apparenza, alli occhi del mondo. Salvato da
+qualunque tentazione di matrimonio, e sempre completamente libero,
+divertendosi della curiosità ch’eccitava, contento di sapere Elisa
+tranquilla e di vederla invidiata, lusingato nel suo amor proprio e nel
+suo permanente desiderio di stupire la folla, aveva al tempo stesso
+la coscienza di aver compito una bella e buona azione, rarissima.
+Anche da lontano, godeva della felicità materiale d’Elisa, ch’era
+opera sua, di lui; e l’affetto che le aveva dedicato gli procurava
+una intima soddisfazione. Era un’amicizia che gli avrebbe permesso di
+restare dieci anni senza vederla, ma per la quale egli non la poteva
+dimenticare, una intimità che si rinnovellava sempre dopo ogni lunga
+assenza, e che lo spingeva a parlarle con l’abbandono che si prova con
+un vecchio compagno. Sì, benchè l’amicizia sia pur possibile tra un
+uomo e una donna, Elisa era per lui ancor più un _amico_ che un’amica.
+Come sarebbero rimasti stupefatti se avessero potuto sapere la verità,
+quelli che lo credevano innamorato di sua moglie! S’egli per caso si
+ricordava ch’Elisa era una donna, il suo “amico„ si trasformava allora
+in una sorella, ed ecco tutto.
+
+Massimo rimase assente a lungo, a Parigi e a Londra; poi fece parte di
+una missione straordinaria diplomatica in Svezia; come sempre, fu assai
+osservato dappertutto, seducendo i conoscitori col gusto raffinato
+del suo lusso, divertendo tutti con la sua conversazione scintillante
+e con i suoi atti talora più paradossali ancora dei suoi discorsi,
+con la sua animazione e con la sua freddezza, con la sicurezza delle
+sue mosse e con il suo atteggiamento noncurante. Ebbe con una giovane
+ereditiera inglese un romanzetto di cui si ciarlò assai, e che aveva un
+lato drammatico e un lato comico. Due volte si guastò con la Kautzler e
+rifece la pace. Guadagnò ora moltissimo al giuoco — lui che altre volte
+aveva tanto perduto — come inseguito da una fortuna insolente.
+
+Tuttavia egli si annoiava spesso. La monotonia derivava per lui dalla
+varietà stessa della sua esistenza, ed i mezzi ch’egli così largamente
+possedeva per appagarsi tutti i capricci, gli facevano più fortemente
+sentire la vanità della loro realizzazione. Si possono acquistare tutti
+i godimenti, ma è impossibile procurarsi un solo desiderio. Pensava
+spesso che si deve ritrovare molto più vera varietà, molto più colore
+in una vita apparentemente uniforme, nella quale ciascun particolare
+acquista un’importanza vitale, che in una vita come la sua; che forse
+l’interesse esiste solo nel proseguimento di uno scopo unico. Le sue
+antiche idee di ambizione gli tornavano allora, sentiva il peso della
+sua intelligenza infruttuosa ed era ripreso dalla tentazione di trarne
+partito e di cercare qualche parte importante da recitare.
+
+Nel terzo anno del suo matrimonio, Massimo rimase per molti mesi senza
+mai farsi vedere a Firenze; mai non era stato così a lungo assente.
+Quando vi ritornò nello stato d’animo che si è descritto ora, giunse
+pieno di progetti d’ogni specie, ancora non definiti.
+
+Durante tutto quel tempo, Elisa, dal canto suo, si era piegata sempre
+un poco più alle realtà della vita, mentre la società si era un poco
+abituata a lei. Fu amata senza speranza, fu corteggiata invano; si
+continuò a dire di lei il maggior bene e il maggior male; ella non
+si fidò mai che delle rare amicizie esperimentate e sincere. Aveva
+continuato a vivere in una solitudine relativa, mostrandosi assai
+benefica, riconoscente e rassegnata, occupata e tranquilla, ed aveva
+anche un pochino viaggiato. Si era un tantino mutata; al morale, aveva
+trovato l’equilibrio ed una quasi serenità che non aveva mai sperato
+poter raggiungere; al fisico, si era singolarmente abbellita. Le donne
+hanno talvolta come una fioritura inattesa. Trovò nelli esercizi
+raccomandati dai medici un tale benessere e una tal pace, una così
+sana e vera distrazione dai suoi pensieri, che vi si dedicò con anima.
+Sovente, alla mattina, montava a cavallo, e cullata dai movimenti
+cadenzati del nobile animale, respirando a pieni polmoni l’aria
+fresca che le accarezzava il viso, sentendo i suoi occhi riempirsi
+di luce e ammirando senza riflessione la bellezza delli alberi verdi
+sull’azzurro del cielo, ella si sentiva possentemente vivere, di
+quella buona esistenza quasi vegetale ch’è il migliore controveleno
+dei sentimenti morbosi. Fortificata da codesta vita regolare, igienica
+e facile, il suo corpo erasi magnificamente maturato, il suo colorito
+aveva acquistato una trasparenza e una freschezza affatto nuova, e
+l’espressione indelebilmente malinconica della sua fisionomia rendeva
+più seducente la fioritura della sua persona; il contorno rotondo del
+suo viso contrastava col suo sorriso rassegnato, la purezza dei suoi
+occhi col loro sguardo profondo.
+
+Massimo osservò questo mutamento. Occupatissimo nei primi giorni, non
+ebbe tempo di pensarvi, e vide poco Elisa. Un dubbio gli attraversò la
+mente, però. Quale poteva essere la causa di un tale nuovo rigoglio
+di bellezza? Forse che una vita nuova era sorta in lei? Amava forse
+qualcuno? — E qui bisogna che abbiamo il coraggio di dirlo, a rischio
+di scandalizzare: scettico e fraterno insieme, Massimo non era geloso.
+E nemmeno aveva sul così detto onore coniugale le idee generalmente
+ammesse. E non amando Elisa, e non volendo occuparsi di lei che come
+amico, non era mai stato geloso in nessun modo; aveva allontanato il
+musicista Wurtz, solo per la paura che attristasse Elisa e forse la
+compromettesse senza volerlo; e la scena che termina la prima parte di
+questo volume, se non è stata male interpretata, avrà mostrato a qual
+punto egli sarebbe stato indulgente — e perfino cinico — riguardo a
+Elisa.
+
+La osservò tuttavia per curiosità, e si convinse ben presto della
+falsità del suo dubbio. Ma guardandola non poteva persuadersi di avere
+davanti alli occhi la stessa donna di prima. L’aveva sempre trovata
+simpaticissima; ora, quasi inconsapevole, l’ammirava.
+
+Del resto, la vedeva di rado, costretto ad andare un poco dappertutto,
+era ricercato assai dopo la sua lunga assenza. Vari affari lo
+reclamavano, e si occupava di diversi progetti ancora non ben definiti.
+Talvolta lo si voleva convincere a rientrare in diplomazia, e non
+sempre vi si mostrava mal disposto; allora gli si dimostrava che poteva
+aspirare a tutto.
+
+Tale era la situazione, quando, semplicemente e senza scossa, quasi per
+caso, le cose cambiarono ad un tratto.
+
+Vi fu un ballo da un vecchio diplomatico austriaco in ritiro, ma la
+cui influenza politica era ancora grande, una festa magnifica, avente
+al tempo stesso un carattere ufficiale. Un’ora del mattino scoccava
+già, quando Massimo — sempre in ritardo come d’abitudine — salì lo
+scalone tutto coperto di fiori del sontuoso palazzo dove il barone di
+K. aveva da poco preso la sua dimora. Elisa, rimasta tutto il giorno
+nella incertezza, aveva finito col dichiarare che non sarebbe andata.
+Come al solito, molti sguardi si voltarono verso l’uscio per il quale
+d’Astorre fece il suo ingresso, nel bel mezzo dell’animazione della
+sala da ballo. Ad onta della sua estrema amabilità e della modestia
+voluta del suo atteggiamento, egli imponeva. Avanzava frammezzo ai
+gruppi, lentamente, portando molto elegantemente i numerosi ordini
+che coprivano il suo abito, sorridendo e cercando di farsi strada
+per giungere fino al padrone di casa che lo aveva visto e gli veniva
+incontro. Il barone discorse abbastanza lungamente con lui, poi furono
+separati dalla formazione di una contradanza. Massimo continuò il suo
+giro dell’appartamento fermato ad ogni istante, costretto talvolta a
+ritornare sul suoi passi, sempre osservato e avendo sempre l’aria di
+non accorgersene punto. Nella sala del _buffet_, si sentì toccare il
+braccio; era lady Thompson che volle assolutamente presentarlo, al
+passaggio, ad una napoletana, bellissima, arrivata di fresco, e della
+quale già si parlava assai.
+
+— Come la trovate? — gli chiese un giovinotto che aspettava per
+parlargli il momento in cui lascerebbe quelle signore. — È la bellezza
+del momento.
+
+— Mediocre, mio caro; non c’è una sola vera donna, qui, stasera. Me ne
+vado a fumare.
+
+Ma, mentre si avviava verso l’estremità dell’appartamento,
+attraversando una sala quasi vuota, dovette fermarsi. Una donna che
+non riconobbe, vedendole solo la schiena, attirò la sua attenzione. Si
+voltò due volte per ammirare la sua grazia, la sua sveltezza unita alla
+imponenza, le sue magnifiche spalle, e l’acconciatura caratteristica.
+
+La sala da fumare era piena di gente e vi si cicalava rumorosamente.
+Massimo n’ebbe subito abbastanza; gettò la sigaretta e ritornò nella
+sala da ballo. Entrandovi incontrò la contessa Goffredi che gli disse
+ch’Elisa lo cercava.
+
+— Ma come! È qui?
+
+— Già; l’ho decisa io verso le undici, e siamo venute insieme. Ma,
+eccola, la vedete, là, che entra a braccio del generale.
+
+— Dove?
+
+— Là in fondo. Andate ad incontrarla.
+
+La marchesa d’Astorre s’avanzava lentamente, dando il braccio ad un
+vecchio in uniforme e per lei succedeva una specie di ondulazione
+nella folla, poichè tutti si spingevano per vederla o si scostavano con
+ammirazione per lasciarla passare. Mai il cambiamento accaduto in lei
+era apparso così visibile, mai il nuovo carattere della sua bellezza si
+era tanto accentuato. Il suo aspetto eccitava la curiosità, poichè, per
+uno di quei casi che succedono talvolta alle donne le più oneste, aveva
+combinato quasi inconsciamente una di quelle _toilettes_ provocanti
+che obbligano, in un ballo, gli uomini a parlarsi piano, all’orecchio,
+mentre le donne, con un sorriso maligno, lanciano le loro osservazioni
+le più acerbe e le meno sincere. In Italia la moda delle vesti
+_collantes_ cominciava appena appena in quel momento, e mentre le altre
+sfoggiavano ancora delle sottane un po’ rigonfie di stoffe leggiere
+coperte di nodi e di cianciafruscole, Elisa, un po’ vergognosa del
+troppo grande successo della sua _toilette_ parigina, era serrata come
+in un fodero semplice di un raso rosa pallidissimo, con una corazza
+assai lunga e stretta, e di cui solo la coda era ricoperta d’una
+massa di trine e di fiori. Dalla sua vita sottilissima, s’allargava
+un busto maestoso che pareva affatto nuovo e fatto per l’occasione,
+e delle spalle meravigliosamente rotonde e candide e un collo d’una
+rara purezza di linee, senza nessuna gemma. L’acconciatura della testa
+ne mostrava la forma, e da una folta massa di capelli serrati sulla
+nuca, folleggiava qualche piccola ciocca. In un atteggiamento modesto e
+lievemente imbarazzato, ma camminando sicura, ella s’avanzava sempre,
+gettando talvolta, nel passare davanti ad uno specchio, uno sguardo
+lungo de’ suoi occhi azzurri, come per ben riconoscere sè stessa. D’un
+pallore sano, il suo viso si armonizzava singolarmente con la tinta
+del vestito, il cui taglio ardito contrastava invece con la serietà
+della sua fisonomia e con la mestizia del suo sorriso. Uno scultore non
+avrebbe forse troppo ammirato quel genere di vestito, che affilando
+ed allungando troppo la vita, marcando troppo le forme, sembra voler
+correggere l’esemplare della donna dato da Dio, ma avrebbe certo lodato
+le braccia alle quali i lunghi guanti nulla toglievano della loro
+classica bellezza. V’era folla intorno al quadrato dove stava Elisa,
+e il suo cavaliere non le poteva quasi parlare, perchè ad ogni momento
+qualcuno si avvicinava per mormorarle una frase. Evidentemente non si
+vedeva che lei, e mai era stata tanto circondata. Massimo comprendeva
+ciò più che non si sarebbe creduto, poichè, chi avrebbe indovinato
+ch’era d’improvviso, lui pure, sotto il fàscino?
+
+Alla fine della quadriglia, Elisa lo vide, e venne a sedersi presso
+a lui, raccontandogli come lo avesse cercato inutilmente fino allora.
+Mentr’essa parlava, Massimo, con gli occhi bassi, ascoltava invece ciò
+che gli diceva una breve scarpina di seta rosa che oltrepassava l’orlo
+della veste. Poi rialzò il capo, e ammirando Elisa da vicino e in ogni
+particolare, non poteva rimettersi del tutto dalla prima sorpresa che
+gli aveva cagionata l’apparizione di lei.
+
+— Non mi piace questo vestito, — soggiunse lei. — Mi si guarda troppo.
+E voi, come mi trovate?
+
+— Tanto bella che non vi ho riconosciuta.
+
+— Grazie per il complimento, — rispose ridendo.
+
+Ma lui non sorrideva nemmeno. La guardava serio, con uno sguardo
+freddo, fissamente e in un modo che la seccava un poco. Parlarono
+ancora di cose indifferenti; poi vi fu un silenzio. Il viso di Massimo
+si oscurava. Silenzioso, non sembrava volesse muoversi. Lei non ardiva
+alzarsi. L’orchestra attaccò un valzer. Essi stavano vicinissimi
+all’uscio per il quale passavano le coppie. Elisa lasciò ancora cadere
+una parola di tempo in tempo, alla quale Massimo non rispondeva più;
+era ingolfato in una meditazione piena di sogni dalla quale non fu
+risvegliato che dal silenzio dell’orchestra, quando il valzer cessò.
+Girando gli occhi intorno, non si sentì come al solito. Gli pareva che
+lo si osservasse, e che si osservasse Elisa vicina a lui. Pensando che
+si doveva trovar strano di vederlo così, presso “sua moglie„, lasciò
+sfuggire un lieve scoppio di riso, e come Elisa gliene chiedeva il
+perchè, le rispose un po’ brutalmente per la prima volta. Elisa che si
+sentiva nervosa in quel momento, ne fu assai sorpresa, e un po’ offesa,
+più che non lo sarebbe stata in qualunque altra occasione. Era lei che
+adesso osservava lui; e sempre non osava alzarsi. Massimo, punto di
+mira di molti sguardi, si sentiva leggermente ridicolo.
+
+— Ebbene, — disse alfine, — non vi muovete dunque più? non ballate? non
+andate al _buffet_?
+
+Ella rispose molto dolcemente:
+
+— Avevo promesso alla contessa che sarei andata a cena con lei e i suoi
+amici. Ma sono un poco stanca e non ne ho voglia; la carrozza è già
+venuta.... preferirei quasi andarmene a casa.
+
+— Andiamo allora! Ne ho abbastanza anch’io di questo ballo. Vi
+accompagnerò.
+
+Elisa si alzò senza nulla aggiungere.
+
+— Venite da questa parte. Conosco l’appartamento. Di qua è più corto.
+
+E, attraversando una serra deserta, infilarono un corridoio di
+disimpegno, e si trovarono subito in anticamera. Ma dalla prima sala
+d’ingresso, molte persone allungarono il collo per vedere la marchesa
+d’Astorre a braccio di suo marito.
+
+Elisa, un po’ attristata, chinava il capo, mentre Massimo respirava
+il profumo speciale che emanava da lei, e sentiva la rotondità del suo
+braccio sul suo.
+
+L’aiutò a ben coprirsi, e discesero soli lo scalone. A metà v’era
+un grandissimo specchio incorniciato da alti arbusti. Vi si videro
+insieme. Era una bella coppia che si rifletteva in quello specchio.
+
+Abbasso, il guardaporta fece avanzare il _coupé_. Elisa vi salì, e
+Massimo rimase un minuto con un piede già nella carrozza, mentre il
+servitore vi arrampicava a cassetto. Ma d’un tratto cambiando idea, si
+ritirò, chiuse, sbattendola violentemente, la portiera e fece cenno al
+cocchiere di partire.
+
+Poi accese un sigaro e se ne andò a piedi.
+
+Tre giorni passarono senza ch’Elisa rivedesse Massimo. Durante codesto
+tempo riflesse molto sulla strana condotta di lui. Poi lo ritrovò tal
+quale lo aveva sempre conosciuto. Solamente egli la osservava come lei
+lo studiava.
+
+L’impressione che la festa da ballo del diplomatico austriaco lasciò
+nello spirito di Massimo fu più forte e durò più a lungo di quello
+ch’egli avrebbe creduto. Elisa si era rivelata a lui sotto una luce
+nuova, e codesto _viveur_ aveva sentito bruscamente sorgere in lui
+per quella donna, che alli occhi di tutti era sua moglie, uno di quei
+violenti capricci d’uomo annoiato che possono condurre assai lontano.
+Per un caso che sembrava una malizia della sorte, la nuova bellezza
+d’Elisa era precisamente la bellezza che Massimo gustava a quel preciso
+momento della sua vita. Di più, credette accorgersi che la conosceva
+male, e che molti lati di codesta donna, senza alcun dubbio superiore,
+gli erano tuttora nascosti; ed allora, alla sua nuova ammirazione, si
+unì una viva curiosità. Gli pareva che vi fossero ora due donne in lei:
+l’antica ch’egli amava ancora d’una affettuosa amicizia, e la nuova che
+lo turbava. Per questa non aveva che un capriccio, al quale, a momenti,
+soffriva di dover resistere; ma quando vedeva solo l’altra non poteva
+considerarla che come una sorella adottiva. Tuttavia scompariva ciò che
+v’era stato fino allora di paterno nei suoi sentimenti. Aveva sempre
+considerato Elisa come una persona differente assai da lui; moralmente
+superiore, ma inferiore sotto altri aspetti; l’aveva trattata un po’
+come si tratta un ragazzo; e ciò era naturale, dacchè sulle prime era
+stato spinto verso di lei da un istinto di protezione.... Adesso, ciò
+non gli era più possibile. La sentiva sua eguale.
+
+Il marchese d’Astorre divenne timido. Un desiderio lo ringiovaniva,
+e per la prima volta in vita sua, scorgeva ostacoli insormontabili al
+compimento del suo desiderio. Si sarà già compreso ch’egli aveva una
+probità sua particolare, codesto uomo senza principii che disprezzava
+tante idee ammesse; e secondo le sue idee speciali, la situazione era
+estremamente delicata. Se si avesse potuto leggere i suoi pensieri, si
+sarebbe rimasti assai sorpresi, e forse alcuni lo avrebbero trovato
+ridicolo. Perchè non gli era stata accordata la fortuna d’aver un
+capriccio per qualunque altra donna?
+
+Fosse stata una regina, egli si sarebbe gettato con gioia, a capo
+fitto, nell’avventura, attraverso tutte le difficoltà e tutti i
+pericoli; mentre invece davanti ad Elisa pensava piuttosto a fuggire.
+Esaminava però freddamente la propria posizione, con la sicurezza di
+vendetta che non gli mancava mai.
+
+Riflesse al passato ed al presente d’Elisa, come non lo aveva mai fatto
+fino allora. E una mattina ch’egli l’accompagnava a cavallo, ammirando
+la sua bellezza completata, il suo profilo che faceva sognare, la
+profondità azzurra de’ suoi grandi occhi distratti, tutto il fascino
+spirituale del suo viso e la squisita eleganza delle mosse, pensò
+tutt’ad un tratto all’avvenire di lei; pensò che forse quella donna
+giovine s’ingannava credendo la propria vita finita, e per qualche
+istante si sentì geloso di un futuro improbabile. Era una mattina
+deliziosamente fresca e primaverile; tutto un concerto di uccelli
+nascosti scoppiava in note perlate nella tenera verdura delli alberi;
+le zampe dei cavalli risuonavano piacevolmente sul suolo appena
+umido; ci si sentiva invasi da qualcosa di sanamente voluttuoso che
+impediva di parlare, e Massimo osservava talvolta qualche passeggiatore
+mattutino che gettava loro uno sguardo d’invidia.
+
+— Sapete Elisa, — disse bruscamente, mettendo il suo cavallo al passo,
+— che mi è stato offerto il posto di ministro a Washington?
+
+— Davvero! Ma certo non accettereste d’andar tanto lontano!
+
+— Confesso che sono indeciso.
+
+Lo guardò assai stupita.
+
+— Sì, sono indeciso. Da un lato, penso che dovrei interrompere tutte
+le mie abitudini, cominciare una vita nuova, e dico a me stesso che
+non ne vale la pena. Ma, da un altro lato penso che mi annoio, che
+molte cose non m’interessano più, non mi divertono; che un cambiamento
+mi farà bene, che voi non avete bisogno di me, poichè, naturalmente,
+non mi è mai venuta l’idea che mi accompagnereste laggiù, e non lo
+vorrei, e che.... E poi, vedete, sono forse ambizioso! Questa offerta è
+lusinghiera assai.... Pensate un po’, ho lasciato la carriera essendo
+solo segretario, ed ecco che d’un tratto verrei nominato ministro.
+Poi mi si assicura che non rimarrei un pezzo in America, e che dopo
+potrei scegliermi un posto di ambasciatore in Europa. Confessate che la
+tentazione c’è.
+
+— Lo dite con un accento che smentisce le parole, e temo poco la vostra
+partenza. Se ardissi, aggiungerei anche che non credo troppo alla
+vostra ambizione.
+
+Massimo la guardava. Aveva pronunciate quelle parole gaiamente
+abbastanza, ma osservò un certo lievissimo turbamento nella fisionomia
+di lei. Elisa comprendeva. Ad onta del suo fare sicuro, si sentiva a
+disagio. L’imbarazzo ch’ella aveva sempre provato davanti a Massimo,
+diventava diverso e più penoso, sebbene sapesse meglio celarlo.
+
+Senza tradirsi altrimenti che con alcune gentilezze previdenti,
+Massimo passava ora tutto il tempo che poteva presso Elisa. Restava
+per lunghe ore a discorrere con lei, perdendosi talvolta in certe
+dissertazioni a perdita di vista, come non lo aveva mai fatto prima.
+Ma gli accadeva di fermarsi di botto, accorgendosi di non poter
+continuare. Non sapeva più parlare di certe cose sulle quali prima
+si esprimeva anche troppo liberamente. Dopo d’averla per tanto tempo
+trattata _en garçon_, si sentiva preso da insoliti pudori, e temeva
+ad ogni istante di scandalizzarla, di offenderla nelle sue delicatezze
+femminili. La purezza che riflettevano gli occhi di lei lo imbarazzava.
+Ed allo stesso tempo ella lo sorprendeva con la giustezza di certe sue
+opinioni, con qualche parola inattesa e profonda. La intelligenza di
+lei doveva essersi singolarmente maturata col resto, nelle meditazioni
+della sua vita tranquillizzata.
+
+E come mai aveva saputo perfezionare il suo gusto al punto di renderlo
+impeccabile, e porre in tutto quanto portava ed in tutto ciò che la
+circondava una nota di originalità, tanto più difficile a imitarsi
+ch’essa pareva più di discreto? Aveva acquistato un vantaggio immenso
+su tutte le donne, quello di non rassomigliare ad alcuna. Forse n’era
+la causa la sua posizione tanto diversa da tutte le altre.
+
+Massimo pensava talvolta seriamente davvero ad allontanarsi, accettando
+il posto che gli si offriva. Ad onta dei mutamenti esteriori, della
+nuova bellezza d’Elisa, egli la sapeva irremissibilmente fedele al
+passato. Per di più non poteva avere per lui, in ogni modo, che dei
+sentimenti di stima e di riconoscenza, egli se ne avvedeva bene. Non le
+ispirava nessuna confidenza sorta dal cuore, la simpatia d’Elisa per
+lui era una simpatia di ragione e non d’istinto, l’imbarazzo, la tema
+ed il vago malessere che sempre aveva provato davanti a lui, esistevano
+tuttora ed aumenterebbero certo s’egli cambiasse di attitudine in
+faccia a lei. Ella aveva saputo ricambiare con una franca affezione
+la generosa amicizia di lui; non potrebbe avere dell’odio per il suo
+amore?
+
+Ed egli non s’ingannava del tutto. Quando Elisa ebbe tutto indovinato,
+un fremito la colse da capo a piedi. L’avvenire che fino allora si
+stendeva alli occhi suoi simile ad un lungo viale fresco ed uniforme,
+le apparve pieno di pericoli. Molte volte aveva pensato ai rischi
+inerenti alla sua posizione stessa; mai non aveva previsto quanto
+accadeva.
+
+Massimo diceva a sè stesso che codesto capriccio per sua “moglie„
+sebbene assai forte, rassomigliava a vari altri capricci, che avevano
+poco durato e che svanirebbe esso pure. Decise dunque che sarebbe
+assurdo l’abbandonarvisi; tuttavia, mentre tutto ciò che ancora pochi
+giorni prima lo interessava a Firenze, non gli offriva più la minima
+distrazione, non poteva a meno di rimanere vicino ad Elisa.
+
+Gli sembrava ch’ella lo sfuggisse un poco; trovava dei pretesti per
+uscire quando egli mostrava di non voler andarsene. Nei loro lunghi
+_tête-à-tête_ ella dirigeva la conversazione con molta abilità e non
+senza una certa quale fatica appena visibile. Evidentemente temeva i
+silenzi.
+
+Il posto di Washington non poteva essere ufficialmente offerto a
+d’Astorre che fra tre mesi. Non si sentì capace di rimaner fino a
+quell’epoca. Una sera decise ch’era meglio partire subito. Lasciò
+intendere che probabilmente finirebbe con l’accettare d’andare in
+America, e che intanto doveva andare a Milano e forse ritornare a
+Parigi. Quando annunciò codesta risoluzione ad Elisa, essa sembrò, come
+al solito, trovare la sua partenza naturalissima. Egli ne fu un tantino
+ferito, lui, che poche settimane prima, sarebbe stato stupito dalla più
+piccola osservazione da parte di lei. Tuttavia, mentre le chiese ancora
+una volta il suo parere riguardo a Washington, ella ne lo sconsigliò.
+Sebbene un poco imbarazzata, fu con lui affettuosa come lo era sempre,
+mentre lui, la sua decisione una volta presa, ritrovò tutta la sua
+sicurezza, e si mostrò tal quale voleva essere fino all’ultimo mattino
+che passò con lei.
+
+Avevano fatto colazione insieme discorrendo di cose indifferenti. Si
+avvertì Massimo che la carrozza era pronta. Si alzò e dicendo addio
+ad Elisa seppe baciarla in fronte fraternamente, con la sua serenità
+abituale.
+
+La freddezza stessa, la sua forza di volontà di lui, turbarono Elisa.
+Si sentì a disagio. Vi fu un lungo minuto di silenzio imbarazzante; uno
+di quei silenzi specialmente profondi durante i quali ne sembra quasi
+di vedere le parole che non pronunciamo ondeggiare indistintamente per
+l’aria. D’improvviso Massimo, con l’uscio già in mano, si rivolse e
+disse tranquillamente:
+
+— Credo che ho ragione di partire. C’intendiamo, non è vero? Non
+posso precisare la durata della mia assenza, ma spero che non sarà
+troppo lunga. Durante questo tempo rifletterò e prenderò una decisione
+riguardo a Washington. Ch’essa sia negativa o affermativa, ci
+rivedremo. Sì, è meglio così; lo sentite voi pure. Insomma, addio, e
+arrivederci. — E partì, lasciando Elisa turbata.
+
+Una specie di rimorso la colse, che credette passeggiero, e che
+invece andò crescendo nei suoi primi giorni di solitudine, giacchè
+fece in modo di vedere pochissima gente, sentendo un gran bisogno di
+raccogliersi. Qualcosa le gridava che aveva avuto torto, e le sembrava
+che le cose esterne, il cielo, lo spettacolo della vita, tutto si
+associasse a codesta voce. S’ella avesse chiesto l’avviso di chiunque,
+era sicura che si sarebbe dato ragione ad un tale sentimento, nuovo
+ed ancora oscuro, che si elevava, dal fondo della sua coscienza,
+contro tutti i motivi trovati dal suo cuore per fare come le piaceva.
+Diceva a sè stessa che la situazione tanto eccezionale creata dal suo
+apparente matrimonio con d’Astorre, era rimasta possibile tra di loro
+fino a quel giorno a causa del loro rispettivo modo di vivere; ma che
+cessava d’esserlo dal momento che uno dei due, per qualunque motivo
+fosse, cambiava; che la sua fedeltà eterna ed assoluta ad un assente
+perduto per sempre, vera al punto di vista di un’alta realtà poetica,
+inattaccabile secondo il suo cuore, era falsa al punto di vista pratico
+della vita sociale. Dal giorno in cui Massimo, a modo suo, l’amerebbe
+davvero, dal giorno ch’essa potrebbe diventar utile alla felicità di
+lui, il suo dovere non sarebbe forse di sagrificare il suo culto del
+passato all’uomo che aveva fatto tanto per lei, di tentare di rendergli
+tutto intero il nuovo affetto ch’egli le dedicava? Lui l’aveva salvata,
+restituita ad una vita possibile; aveva compito per lei ciò che nessuno
+avrebbe potuto nè saputo compiere; doveva ella adesso rifiutarsi
+al solo mezzo che le veniva offerto di mostrargli degnamente la sua
+gratitudine?
+
+E tuttavia, appena pensava all’esistenza che dovrebbe intraprendere, se
+davvero Massimo lo volesse, e ch’ella credesse doversi confondere al
+suo volere, una tristezza affatto nuova le serrava il cuore. Sentiva
+qualcosa che moriva dentro all’anima sua. A certi momenti, con la
+forza della ragione, ciò le pareva facile; poi tutto l’essere suo
+si ribellava, e vedeva dinanzi a sè, non più il partito migliore cui
+coraggiosamente appigliarsi, ma un penoso dovere da compiere soffrendo
+e nascondendosi di soffrire.
+
+Massimo scrisse semplicemente, dando sue nuove ed informandosi
+affettuosamente di Elisa, press’a poco nel modo solito. Ciò la
+tranquillizzò ed ella cominciò a sperare che nulla verrebbe mutato
+nella sua vita. Ma una mattina, ricevette la lettera seguente:
+
+ “Cara Elisa, non ve lo posso nascondere più a lungo; mi annoio a
+ morte. Ho creduto passeggiero il mutamento che da qualche tempo
+ già s’è prodotto in me, ed ora mi pare invece che debba essere
+ definitivo. Bisogna che la mia vita prenda un altro indirizzo.
+ Dirvi ciò che sapete già mi sembra inutile. Nella vostra qualità
+ di donna e di donna intelligente, dovete avermi compreso assai
+ meglio ch’io non comprenda me stesso. E lo confesso, ho sovente
+ dei momenti in cui non comprendo affatto. Non posso più continuare
+ a mandarvi poche frasi banali. Bisogna che io sia sincero, e
+ che prenda una qualche decisione; ma codesta decisione la dovete
+ prendere voi per me. Il meglio di tutto sarebbe che accettassi il
+ posto di Washington? Se lo credete, ditemelo; poichè ho fretta di
+ conoscere la mia sorte, e se tale è il vostro consiglio, scriverò
+ subito al ministero. Se no, ditemi di ritornare presso di voi, ed
+ accorrerò. Ma, — lo sapete, non è vero? senza che ve lo apprenda?
+ — sarebbe ora per non lasciarvi. La situazione è nuova e piccante,
+ conveniamone, poichè mi si prende per un uomo di spirito, e mi
+ si crede vostro marito; per di più ho la riputazione di un gran
+ furbo, ed io, antico diplomatico ed _ex-viveur_, non so altro
+ che indirizzarvi scioccamente la frase seguente: Marchesa, mi
+ permettereste di farvi la corte?
+
+ Che direbbero i miei amici se potessero rubare questa lettera
+ alla posta? che ne penserebbe persino l’impiegato indiscreto
+ che l’aprisse per zelo? Che ne penso io stesso scrivendola? Non
+ lo so bene; ma ciò che so, ciò che mi stupisce, mi affascina e
+ mi addolora nello stesso tempo è che cercando d’indovinare ciò
+ che ne penserete, voi, il mio cuore batte come quello di uno
+ studente di vent’anni, del tempo quando ve n’erano ancora. Sì,
+ vi vedo da qui aprire questa lettera credendo di trovarvi le
+ “mie notizie„, vedo il vostro occhio scorrere distrattamente le
+ prime righe, poi restare come attaccato ad una parola; vi vedo
+ ricominciare a leggere, incerta di aver ben compreso. Pur troppo!
+ avete perfettamente compreso ed è la pura verità. Ma siete poi
+ veramente sorpresa? No, nevvero? Avevate indovinato da un pezzo.
+ Sì, mi sembra vedervi di profilo, con la vostra dolcezza serena,
+ e cerco d’intravedere per disotto l’occhio vostro azzurro fisso
+ sulla carta. È un sorriso che spunta all’angolo del vostro labbro?
+ Ma forse m’inganno, ed invece impallidite.... In nome del cielo,
+ siate sincera! che nessuna idea, nessuna paura, nessun scrupolo
+ vi impediscano di dirmi la verità. Per non influenzarvi, ripeto
+ che non so io stesso, che ignoro se non sia meglio ch’io parta.
+ Meditate queste parole. Siate franca.
+
+ Se sapeste da quanto tempo desidero dirvi tutto ciò senza potermi
+ decidere! Ho ragione di dirle finalmente? Ne dubito tuttora. Mi
+ ero allontanato per non parlare, e non avrei forse fatto meglio
+ serbando sempre il silenzio, che da lontano mi pesa più ancora che
+ vicino a voi? No; questa lettera partirà ora e la leggerete presto.
+ Ma, ancora una volta, ve ne supplico, dite la verità. Rispondete
+ presto. Riflettete bene, ma non troppo a lungo. Lasciate parlare
+ l’istinto; sono convinto che in questo caso _le premier mouvement_
+ sarà il buono, il più vero almeno.„
+
+ . . . . . . .
+
+Quando Elisa ricevette codesta lettera era nel suo gabinetto con la
+contessa Goffredi e il cognato di questa. Impallidì infatti leggendola.
+Poi, padroneggiando la sua emozione, riprese il discorso interrotto,
+non sapendo troppo quello che diceva, e pensò un istante a confidar
+loro ogni cosa e chiedere un loro consiglio. Come tutte le persone
+che non hanno mai parlato delle loro pene ad anima viva, provava, ad
+un tratto, giunta a tal punto, un imperioso bisogno di espansione. Ma
+non ne fece nulla, poichè nello stesso tempo che bramava parlare, ne
+sentiva l’impossibilità, e lasciò partire i suoi amici senza essersi
+tradita.
+
+Il momento decisivo era giunto; bisognava rispondere senza ritardo.
+Ma il ritardo ci fu. Venti volte prese la penna, e la posò. Le
+ore sembravano passare con una velocità spaventosa. S’era dapprima
+accordata la notte per meditare, ed infatti non dormì, ma nulla era
+fissato nella sua mente quando fu giorno. All’indomani mattina uscì
+a cavallo; ma sotto alla frescura delli alberi, sussurrante all’aria
+aperta, ogni pensiero si arrestava nel suo cervello, e la vista
+dell’orizzonte la riempiva di una specie di sogno vago così ondeggiante
+che non poteva associare due idee.
+
+Si rinchiuse nel suo gabinetto e là non ebbe che tristezza. Sentiva
+bene di non avere il diritto d’essere indecisa, e che bisognava fare
+ciò che credeva fosse il suo dovere. Dopo d’esserselo detto tante
+volte e l’averlo compreso da tanto tempo, come esitava ancora? Eppure
+Massimo non la pregava forse di rispondere tutta la verità? Qual’era la
+verità? Si accorgeva che il suo pensiero celava un sofisma. “Lo devo
+dunque ingannare?„ ripeteva a sè stessa, rileggendo la lettera di lui
+per la ventesima volta. — No, bisogna che ciò che tu _devi_ rispondere
+_diventi_ la verità, le rispondeva la coscienza.
+
+Intanto il tempo scorreva. Tre giorni passarono. Risoluta finalmente
+adesso, voleva scrivere — ma non lo poteva. Diventava quasi un incubo.
+Pensava all’impazienza di Massimo, a tutto ciò ch’egli doveva supporre
+e si faceva amari rimproveri. Da tutta una giornata già egli avrebbe
+dovuto avere la risposta. Ella non usciva più dal suo gabinetto, non
+voleva vedere alcuno, provava una sofferenza affatto nuova; si diceva
+ammalata — e lo era.
+
+Finalmente alla sera uscì, e rientrò quasi subito, affranta e sollevata
+ad un tempo. Aveva spedito un dispaccio con una sola parola: “Venite.„
+
+
+II.
+
+Era una mattina deliziosa; il mese di maggio incominciava. Alla _Villa
+del Giglio_ la primavera risplendeva. Faceva fresco ancora, ma il cielo
+era già d’un azzurro intenso; all’orizzonte soltanto alcune sottili e
+lunghe nuvole bianche si stendevano, orlate al di sotto da una linea
+rosea. Il verde nuovissimo delli alberi appena fronzuti diventava cupo
+nello spessore dei boschetti. Una luce dolce ed uguale faceva risaltare
+i più minuti particolari dell’ammirevole paesaggio fiorentino dove lo
+sguardo non trovava che bellezza e non trovava limiti. Nel giardino
+tutto fioriva, ed il prato davanti alla casa, che terminava un vasto
+terrazzo di marmo, era pieno di rose.
+
+Dalle finestre del primo piano, Massimo, nascosto dietro una
+persiana socchiusa, guardava un viale laterale dove Elisa passeggiava
+pensierosa.
+
+Egli la osservava. Era pallido e si sarebbe potuto scorgere sul suo
+viso quelle contrazioni involontarie che produce la sofferenza repressa
+in fondo al cuore. Studiava la fisonomia di sua moglie, che vedeva
+benissimo in volto, e quanto l’andatura di lei poteva tradire, con la
+fissità di sguardo dello scienziato che vuol strappare un segreto alla
+natura. Era lì da un’ora, inconscio dello scorrer del tempo.
+
+Dal canto suo Elisa non sapeva d’essere osservata. Sul suo viso
+leggevasi l’espressione d’una di quelle tristezze alle quali vi si
+abbandona nella solitudine con una voluttà amara, ma che non si
+mostrano ad alcuno. La sua posa languente, il camminare lento ed
+incerto, un gesto che le sfuggiva talvolta, tutto dimostrava ch’essa si
+credeva solissima.
+
+Tre volte di seguito Massimo fece una mossa come per lasciare la
+finestra e scendere nel giardino, ma tre volte mutò avviso e riprese la
+sua immobilità.
+
+Rifletteva e sognava. Pensava a tutto quanto era successo dopo il suo
+ritorno, alla conquista di sua moglie, che la vigilia ancora credeva
+del tutto compita, e di cui adesso dubitava di nuovo, senza che nessun
+avvenimento importante fosse accaduto per far cambiare le cose, nè
+scemare le sue speranze di un felice avvenire, le quali erano quasi
+svanite davanti ad uno sguardo involontario d’Elisa, e solo per quello.
+
+Da un mese la luna di miele era sorta per lui all’orizzonte, dopo tre
+anni di matrimonio apparente. Incredulo dapprima alla propria felicità,
+nel mentre stesso che l’assaporava, aveva poi dovuto convincersene;
+di giorno in giorno aveva sentito tale felicità farsi più vera, più
+possibile; d’ora in ora il sorriso di Elisa gli era sembrato più
+sincero. Frattanto però aveva conosciuto il crudele alternarsi del
+dubbio e della sicurezza, e dal giorno prima, tutti i sospetti già
+antichi avevano saputo più che mai penetrargli nel cuore per roderlo.
+Che cosa era dunque successo? Quasi nulla.
+
+Il giorno innanzi era andato a Firenze per affari, molto seccato di
+dovervi rimanere quarant’otto ore. Giammai Elisa gli era apparsa più
+adorabile che nel lasciarla, e in città la rivedeva sempre, in piedi
+sul terrazzo, vestita di chiaro, appoggiando una mano alla massiccia
+balaustra, e con l’altra mandandogli un bacio, mentre la carrozza
+s’allontanava. Per un concorso non sperato di circostanze, potè in
+poche ore vedere tutte le persone di cui abbisognava, e sbrigare ogni
+cosa. Allegro al pari di uno scolaro che trova la scuola chiusa, era
+ritornato la sera stessa alla villa; ma per la strada, certi importuni
+presentimenti che lo avevano agitato nella giornata, lo tormentarono e
+divennero insopportabili. Vari particolari gli ritornavano alla mente
+per turbarlo: un motto, un atteggiamento d’Elisa, uno sguardo sorpreso;
+una risposta, di certo innocente, ma dalla quale era stato offeso,
+la momentanea freddezza di lei, le sue rinascenti malinconie — ed il
+demonio del dubbio s’era impossessato di lui. Tutte le paure che lo
+avevano assalito nei giorni precedenti fecero di lui la loro preda.
+Diventato nervoso all’eccesso, come lo si è sempre quando si entra in
+una nuova fase della vita, la sua imaginazione si accendeva facilmente,
+volendo negare a sè stesso il proprio soffrire, ma essendo in realtà
+in uno de’ suoi peggiori momenti, fu in una pessima disposizione di
+spirito e in uno stato quasi morboso, che senza essere annunciato,
+entrò sulla punta dei piedi nel gabinetto dalla tappezzeria chinese
+nel quale Elisa stava spesso alla sera. Vi era infatti, sola, immobile,
+disoccupata, seduta sopra una sedia davanti a un gran tavolo al quale
+appoggiava i gomiti, con le due mani sostenendosi il mento e guardando
+fissamente i disegni del paralume posto sulla lucerna.
+
+Massimo, invece di andare fin presso a lei senza far rumore, per
+sorprenderla, come ne aveva l’intenzione, si era fermato sulla soglia,
+non osando più avanzare. Ciò che i suoi occhi, troppo abituati a
+leggere sulla fronte delle donne, trovarono sul viso d’Elisa tanto
+tristamente assorta nella solitudine, gli cagionò un acuto dolore.
+La sua memoria evocò il ricordo dell’atteggiamento disperato di lei
+quando l’aveva sorpresa piangente nel salottino di fondo, alla villa
+Arombelli. Essa non piangeva più, adesso, ma il suo sguardo era
+ancora quello d’allora, e la rigidità della sua posa poteva rivelare
+uno sforzo altrettanto penoso quanto l’angoscia l’aveva altre volte,
+allora, prostrata singhiozzante su quel canapè dove s’era buttata,
+stremata di forze. Questa volta, ora, non si muoveva più che se fosse
+stata di marmo, e per uno spazio di tempo del quale Massimo non avrebbe
+saputo precisare la durata, egli rimase, trattenendo il respiro, a
+guardarla. E gli sembrò sentire tutti i suoi presentimenti verificarsi,
+e gli apparve chiaro d’essersi illuso credendosi amato; tutte le
+diffidenze che aveva prima vinte, ritornarono in lui, e nervosamente
+scosso, si sentì invadere da un dolore quasi fisico e dalla certezza
+che sarebbe infelice per sempre.
+
+Ecco tutto. Bisognava che Massimo fosse assai cambiato, per lasciarsi
+tanto fortemente turbare da così poco. Ma bisogna rammentarsi ch’egli
+aveva realizzato il suo sogno senza poter quasi credere alla sua
+felicità, e che il più lieve avvenimento bastava per ripiombarlo nello
+scetticismo. Sapeva d’altronde che nessuna parola può essere tanto
+sincera quanto lo sguardo di una persona che si crede sola e non sa
+d’esser vista. Il capriccio violento che d’improvviso aveva risentito
+per Elisa, quel capriccio nato in una notte di ballo e al quale aveva
+inutilmente tentato di resistere, si era a poco a poco trasformato in
+amore. Quando si era assentato prima di scrivere la lettera che aveva
+tanto turbato Elisa, aveva confusamente sentito che al desiderio che lo
+spingeva verso di colei che da tanto tempo era chiamata sua moglie, si
+mescolava un sentimento più profondo. Non bisogna stupirsene. Poichè
+non si deve dimenticarlo, a questa donna di cui la nuova bellezza
+lo aveva abbagliato, e quando non se lo aspettava punto, egli voleva
+già bene, fraternamente, prima, e di codesta mescolanza della brama
+inconsciente e d’una sincera amicizia, che cosa poteva nascere, se non
+l’amore, ch’è la tenerezza dell’anima unita al tumulto dei sensi?
+
+Quella timidezza che s’era impadronita di lui davanti ad Elisa, vista
+sotto al nuovo aspetto, persisteva tuttora. Quando, richiamato, era
+giunto alla _Villa del Giglio_, dove, dietro sua preghiera, Elisa
+era andata ad aspettarlo, egli affettava una sicurezza calma che non
+possedeva più. Tuttavia ritrovò tutta la sua forza. Sentì che una sola
+mossa sbagliata, che il minimo fallo poteva far perdere la partita,
+e ritrovò la certezza del suo colpo d’occhio, tutta la sua scienza e
+tutto il suo fascino.
+
+Se, per conquistare a poco a poco il cuore di una donna, per accendere
+in lei una fiamma che non possa spegnersi che per colpa nostra, e
+per conservarla sempre viva, non basta la bellezza e l’intelligenza,
+se bisogna perciò sapere tutto quanto non si può imparare in nessun
+libro, se in una parola l’amore è un’arte; Massimo fu artista quanto
+è possibile di esserlo. Aveva molta esperienza, ma ebbe abbastanza
+genio per comprendere subito che non bisognava servirsene, che la sua
+esperienza gli farebbe perdere la partita o lo svierebbe, e fu abile
+e forte al punto di dimenticare tutto ciò che sapeva e d’indovinare
+tutto ciò che ignorava. Elisa non rassomigliava ad alcuna delle donne
+ch’egli aveva conosciuto; là era la seduzione sua; là pure stava
+l’ostacolo. Cominciò col farle quasi timidamente la corte, con tutte
+le delicatezze che il suo tatto gli suggeriva, ma fu perfetto, non
+solo a motivo del suo squisito istinto e della sua innata eleganza, ma
+anche, bisogna dirlo, per prudenza. Avanzava con mille cautele, a guisa
+di un esploratore in paese sconosciuto, sorpreso lui stesso della sua
+timidità da scolaro e dei suoi dubbi da vecchio. Lo sguardo suo diceva
+ciò ch’egli voleva fargli dire, il suo volto sembrava di marmo animato,
+ma un tormento si nascondeva in fondo a lui.
+
+Conosceva le donne — ne aveva per lo meno conosciute un gran numero.
+Era giunto, non già a non credere più a nulla, ma a credere a tutto
+— il che vuol dire che le sapeva capaci di tutte le nequizie, di
+tutti i vizi, di tutte le abbiezioni, ma anche delle devozioni più
+complete e dei maggiori sacrifici. Aveva intraveduto codesta verità,
+che quasi tutte hanno nella loro vita un giorno di disinteresse
+assoluto, nel quale si danno senza sottintesi e dimenticando ogni
+cosa, mentre un uomo calcola quasi sempre, anche in piena passione.
+Tuttavia, mentre le stimava capaci di tutto indovinare per mezzo delle
+sensazioni, le credeva intellettualmente inferiori e non suscettibili
+di comprendere mai una idea astratta. Aveva conosciuto delle donne
+virtuose per principio, per religione, o per orgoglio solamente e per
+un alto sentimento del dovere; delle grandi signore, in altissima
+posizione, sagrificanti tutto ad un uomo indegno; delle fanciulle
+ch’erano morte senza confidare il segreto del loro cuore; delle artiste
+appassionate per l’arte loro e che vi avevano rinunciato per amore;
+delle cortigiane, che dopo d’essersi immerse nel fango di tutte le
+turpitudini, avevano avuto il loro giorno di eroismo. Sempre aveva
+incontrato delle nature imperfette, illogiche, impetuose nel bene e nel
+male, cedenti il più delle volte ad un impulso inconsciente; in tutte
+aveva trovato un lato misterioso; e là si era fermato, troppo incurante
+per tentare di approfondire.
+
+Ma, per lui, le donne si dividevano innanzi tutto in due grandi
+categorie: le savie e le pazze. L’innocenza di alcune vere fanciulle
+gli era talora sembrata incantevole, e spesso si era sentito pieno di
+rispetto davanti ad alcune donne di cui era stato costretto ad ammirare
+la virtù. Le _altre_, le appassionate, le cercatrici, le corrotte,
+le aveva tutte amate a modo suo. Della sua relazione con lady Jane
+S., ch’egli aveva rapita nel modo che raccontammo, aveva conservato
+lungamente il ricordo; poichè essa era talmente donna, che v’era in
+lei un po’ di tutte le donne, sebbene fosse allo stesso tempo unica
+nel suo genere. E si ricordava la duchessa di Monteverde — una vera
+italiana, nel senso che i forestieri attribuiscono a questa parola —
+e della quale meglio di alcun altro egli aveva potuto apprezzare la
+meravigliosa bellezza, poichè, per il primo, domò quella indomita,
+e venti altre, di cui l’amore differiva quanto le figure, e le cui
+capigliature brune, bionde o fulve, e li sguardi ardenti o profondi,
+narravano per ciascuna una storia diversa.
+
+Ma non aveva mai incontrato una donna che come Elisa avesse amato
+veramente e semplicemente, e che incapace di oblio, fosse restata
+senza sforzo fedele ad un assente perduto per sempre; una donna
+dotata allo stesso tempo d’un supremo buon senso, d’una giustezza di
+vedute sorprendente, d’una facoltà rara divinatrice di quanto non
+poteva comprendere, virtuosa, naturalmente anzichè per principii,
+che camminava sempre sulla linea che si era tracciata, non avendo
+però alcun pregiudizio; inflessibile senza rigidezza e senza che
+nè l’orgoglio, nè una fede profonda, nè le paure del mondo, fossero
+la causa della sua virtù, incapace di fallire ed indulgente per gli
+altri; una donna pura senza essere innocente, non credendo a nessuna
+convenzionalità e avente però dubitato delle leggi sociali, ma che
+andava sempre dove la sua coscienza la conduceva, intelligente, senza
+che la testa potesse mai smentire il cuore.
+
+Ed il dubbio gli era venuto allora di non saper forse nulla in fatto
+di donne, ed assai poco in fatto di amore. E felice, sedotto e quasi
+pauroso del suo successo, vedeva Elisa mostrarsi più amante di quello
+che avesse osato sperarlo. Ma dopo d’averla sorpresa assorta in quella
+meditazione dolorosa del giorno innanzi e aver lungamente studiato
+la sua vera fisionomia senza essere visto, una luce s’era fatta in
+lui ad un tratto, e aveva compreso ch’ella lo amava per dovere, per
+riconoscenza, ma che, con l’amarlo, compiva un sagrificio.
+
+Abbasso, nel giorno, Elisa pure s’inabissava nelle sue riflessioni.
+Aveva saputo che Massimo, ritornato la sera prima verso le dieci, si
+era ritirato senza lasciarsi vedere. Sebbene avvezza alle sue piccole
+eccentricità, si perdeva in congetture. La inquietudine persistente
+le faceva quasi dimenticare la sua triste meditazione del giorno
+prima, uno di quei ritorni verso il morto passato che, dopo il grande
+cambiamento sopravvenuto nella sua vita, l’avevano spesso assalita e
+ch’ella combatteva con tutte le sue forze. Durante i famosi tre giorni
+di lotta interna, dopo ricevuta la lettera di Massimo, aveva creduto
+d’aver dato gli ultimi pensieri al suo passato, ma dacchè era entrata
+in una vita nuova (avvenimento strano al quale era forza sottomettersi,
+ma che talvolta le sembrava ancora quasi incredibile), mentre sentiva
+che _voleva_ amare Massimo e che vi riescirebbe, aveva però di tempo
+in tempo delle ribellioni che non poteva padroneggiare. E però, ad
+onta di tutto quanto, riflettendovi, si applaudiva della sua decisione,
+poichè vedeva che Massimo l’amava, e riconoscendo in lui delle qualità
+sconosciute, sentiva ch’ella si doveva a lui!
+
+— È precisamente ciò che ammiro in lei, ch’è causa ch’ella non mi
+può amare. Appartiene tutta intera alle sue memorie, e non è mia che
+per dovere. Come posso sperare io, la cui vita sregolata è stata per
+lei motivo di scandalo, per il quale essa ha certo più affetto che
+stima, come posso io sperare di farle dimenticare l’amore di tutta la
+sua vita, giacchè il tempo non ha saputo darle l’oblio, nè il mondo
+distrarla?
+
+Così dicevasi Massimo, ed attraverso la persiana socchiusa, i pensieri
+che credeva leggere sul viso di sua moglie, confermavano le sue paure.
+
+Finalmente discese, e s’avvicinò a lei.
+
+Elisa sorrise al vederlo, gli corse incontro e gli chiese, non senza un
+certo imbarazzo, perchè non s’era mostrato il giorno prima.
+
+— Ero stanco, — rispose.
+
+Ella si volse verso di lui, con un’aria incredula e disse dolcemente:
+
+— M’è rincresciuto assai e ne sono stata un po’ inquieta; tanto meglio
+se la stanchezza n’era la sola ragione. Ma non lo credo. Ed avreste ben
+torto di non dirmi tutto.
+
+Dopo un silenzio di qualche minuto, Massimo disse bruscamente:
+
+— Volete proprio saperlo?
+
+— Sì, lo voglio.
+
+— Ebbene! è perchè vi ho osservata a vostra insaputa, ieri sera, e che,
+separati com’eravamo da una diecina di passi, i vostri pensieri erano
+tuttavia tanto lontani che io non avrei potuto attraversare la distanza
+per giungere sino a voi.
+
+Lo guardò stupita, ma, subitamente, comprese tutto, nel modo stesso che
+in una notte buia il paesaggio si svela ai nostri occhi per un secondo,
+ai brillare d’un lampo.
+
+— Ascoltate, Elisa, — continuò lui; — non ho dormito un istante dopo di
+avervi veduto ieri, e ho molto pensato. Ebbene, sapete, in una parola,
+il risultato delle mie riflessioni? È che ho avuto torto di ritornare e
+che avrei fatto meglio d’accettare il posto in America.
+
+Elisa gli prese ambo le mani ed esclamò:
+
+— Vi giuro che avete torto di pensarlo!
+
+Egli baciò quelle mani ch’erano nelle sue, e le disse “Grazie!„ poi si
+arrestò, poichè l’accento col quale lei gli aveva detto quelle parole
+l’aveva commosso, e già turbato. Però riprese:
+
+— Sì, lo so, _volete_ amarmi; ma non è forse soltanto per un’idea
+di dovere? Non sareste stata più felice, più calma almeno, se avessi
+continuato a non avere per voi che una semplice amicizia? Non avrei
+fatto meglio nascondendovi i miei nuovi sentimenti? Come quando vi
+ho fatto la mia strana proposta di matrimonio, là da mia zia, non
+preferite ancora adesso la pace, la solitudine a tutto?
+
+— Massimo....
+
+— E per me, non sarebbe stato meglio se avessi ucciso il mio amore
+dentro di me prima che ingigantisse? Ora soffrirò atrocemente. Ma siamo
+ancora in tempo. Partirò. Ritornerò quando potrò di nuovo rivedervi
+come una sorella.
+
+— Massimo, lasciatemi parlare. E prima, una sola domanda: non ho io il
+diritto di pretendere che mi crediate?
+
+— Sì.
+
+— Potete dubitare per un solo istante della mia sincerità? No, perchè
+sono sempre stata assolutamente sincera. Ebbene, credete forse che
+adesso, se partiste in quel modo, me ne potrei consolare? Voi che foste
+così buono, che comprendeste così bene le mie timidezze, rispettando
+perfino le mie puerilità, non capite che se _ho voluto_ amarvi come
+dite, l’ho voluto per davvero; ed è ora che parli di partire, ora che
+comincio ad amarti....
+
+Massimo, benchè ripetesse ancora a sè stesso tutto quanto si era
+detto nella notte, sentiva però già, ascoltando queste parole, le sue
+paure diminuire, fondere per così dire dentro di sè. Eppure alcuni
+particolari gli tornavano in mente, insignificanti, ma che lo facevano
+soffrire: si ricordava di averla ancora offesa o scandalizzata senza
+volerlo e di aver veduto i suoi occhi profondi fissare su di lui il
+loro sguardo sorpreso, a una frase che gli era sfuggita.
+
+Oh! quanto rimpiangeva adesso di averla trattata dapprima _en
+camarade_; quanto avrebbe voluto ritirare le confidenze che le aveva
+fatto in alcuni momenti di allegria discorsiva, non averle raccontato
+troppi aneddoti della sua vita, che talvolta, dopo pranzo, aveva
+sciorinati come fosse stato a una tavola di amici.
+
+Ebbero insieme una lunga spiegazione. E alla sera, in quella sala
+stessa di cui alla vigilia non aveva voluto varcare la soglia, Massimo
+sentì, sebbene mescolato ancora a qualche dubbio vago che sarebbe
+presto dissipato, quella calma speciale che segue le dure prove finite
+e che rassomiglia alla languida voluttà della convalescenza. Oh! se
+talora non era ancora del tutto sicuro che aveva ragione di non pensar
+più a partire, sentiva però anche che non lo potrebbe. E come avrebbe
+saputo resistere al sorriso di Elisa, dove vedeva sorgere tutto quanto
+non aveva osato sperare? Come non sarebbe stato commosso da quella
+voce piena di una soavità nuova? Come non si sarebbe abbandonato senza
+forza alla seduzione di quella intimità, nella quale le minime parole
+prendevano un valore enorme come se fossero pronunciate per la prima
+volta, dove i silenzi erano così dolci? Egli la contemplava, sdraiata
+sopra un sofà basso coperto di una stoffa a disegni smaglianti,
+sulla quale spiccava la stretta sua veste d’un grigio pallido,
+quasi argentato; guardava talvolta vicino a lui quei piccoli piedi,
+raffinatamente calzati, poi l’occhio suo seguiva le linee pure che il
+vestito disegnava, per fermarsi a quel viso tanto conosciuto e tanto
+nuovo, dove incontrava due occhi azzurri, il cui sguardo profondo
+s’incontrava col suo.... e vi trovava una infinita malinconia, ma
+anche una luce insolita. Dalla finestra aperta si vedevano i cespugli
+profilati in nero nel chiaro di luna, ed il cielo tutto tempestato di
+stelle.
+
+Si è voluto raccontare questo episodio, perchè fu l’ultimo di tal
+genere. Elisa, durante la scena in giardino, aveva subito sentito di
+aver recitato male la sua parte, non solo, ma anche di non aver fatto
+uno sforzo abbastanza sincero per compiere quanto si era promessa,
+per ricacciare le sue tristezze nel più profondo del suo cuore, e
+per amare suo marito. E come s’è visto, aveva saputo rassicurarlo con
+poche parole ispiratele dal pericolo. Poi, d’ora in ora, fece meglio, e
+riuscì. Ella vedeva il cambiamento che accadeva in lui, commossa dalli
+sforzi ch’egli faceva per piacerle, per indovinarla, per modificarsi.
+I lati più nobili della natura di Massimo si schiarivano ora alli occhi
+di lei. Egli aveva saputo a poco a poco guadagnare la sua fiducia, far
+scomparire tutte le vecchie prevenzioni. Ella lo amava già un poco e
+si sentiva vicina ad amarlo più ancora, non già di quell’amore che non
+si può risentire che una volta sola e ch’essa non ritroverebbe più, no;
+altrimenti; ma sinceramente. Nuovi aspetti della vita le si rivelavano
+ancora, ed era felice della contentezza della sua coscienza.
+
+In codesta nuova esistenza, Massimo trovava una calma sconosciuta
+fino allora. Non si curava in nessun modo di quanto potesse succedere
+fuori della _Villa del Giglio_. D’un tratto aveva perduto tutte le sue
+antiche abitudini; non trovava più nessun fáscino nella vita mossa, non
+era più giuocatore.
+
+Codesta solitudine in due, raramente interrotta da qualche breve visita
+d’amici, gli sembrava la sola possibile. Paolo Goffredi e la contessa
+soli venivano abbastanza regolarmente. Lady Thompson stessa, spinta
+dalla sua insaziabile curiosità, giunse una volta coi suoi intimi;
+erano diciotto in tre carrozze fra cui uno _stage-coach_ con quattro
+superbi cavalli, e una gran pompa di vesti primaverili.
+
+L’estate s’inoltrava. Da Firenze e dalle ville vicine, tutti se ne
+andavano al mare, in Svizzera, o altrove. I d’Astorre non si mossero,
+con gran sorpresa dei curiosi. Faceva un caldo torrido; nel giardino
+l’erba dei prati, quasi bruciata, ingialliva, e un polverio luminoso
+avvolgeva il passaggio, mentre che il cielo, infuocato fino ad essere
+bianco, era rigato qua e là da grandi strisce dorate. Ma tanto più si
+gustava la frescura interna, fin dal vestibolo, dove un alto zampillo
+d’acqua si sparpagliava in una gran vasca in forma di conchiglia; la
+penombra delle sale, dove le persiane chiuse e le tende abbassate
+mantenevano una frescura conosciuta soltanto nei paesi caldi. Sui
+grandi divani ricoperti di cuoio nero le vesti di mússola di Elisa
+mettevano una nota chiara, e Massimo a suo lato intento a rinfrescarla
+con un grande ventaglio, trovava ch’era perfettamente inutile, non solo
+di partire, ma nemmeno di cambiar posto. Pensava talvolta che in quello
+stesso momento le camere d’albergo strette ed incomode, erano tutte
+occupate, che gli ambiziosi continuavano ad inseguire lo scopo della
+loro ambizione, che v’erano delli uomini che pedinavano delle donne
+per le vie, che nei teatri si applaudivano delle ballerine visibilmente
+morenti per il caldo, che nei clubs ci si sedeva intorno ad un tappeto
+verde, e tutto ciò lo stupiva assai.
+
+In settembre dovettero però fare una breve assenza, poichè da molto
+tempo, Elisa aveva promesso una visita a’ suoi genitori, ed un’altra
+alla marchesa Arombelli, e non era più possibile il differirle. Fu con
+una emozione differente che rividero la villa Arombelli, e la loro
+buona zia, tanto felice di constatare il mutamento avvenuto in suo
+nipote e di rivedere la sua diletta Elisa, diventata così bella e che
+più di qualunque altra meritava la sua felicità. I Valenti vennero
+pure a raggiungerli alla villa; il padre, ad onta della sua leggerezza,
+amando sempre la figlia teneramente, e la madre adorando “la sua cara
+marchesa„.
+
+Riaccompagnarono la loro figlia in Toscana e passarono tre settimane
+alla _Villa del Giglio_. Massimo scelse quell’epoca per avere un po’ di
+gente, ma gl’invitati ripartirono allo stesso tempo che i Valenti, e di
+nuovo la solitudine in due ricominciò.
+
+A Firenze si accusava ormai Massimo di misantropia. I servitori
+stessi, alla villa, si stupivano del cambiamento sopravvenuto nella
+vita del padroni e della persistenza del marchese nel rimanere in
+campagna; ne cicalavano lungamente nel tinello. Ciò li annoiava;
+numerosi, disoccupati, trovavano che se si continuava così il posto
+non varrebbe più nulla. Il lusso della casa pareva infatti un po’
+fuori di luogo per codesta luna di miele in ritardo e prolungata. In
+scuderia i cavalli ingrassavano; perchè lavoravano troppo poco ed i
+cocchieri non si curavano abbastanza di farli muovere, in quel paese
+senza osterie, se non era per spingersi fino in città. La cameriera
+non aveva più da preparare le acconciature complicate per la sera; i
+servitori in mezza livrea, sdraiati su delle sedie in anticamera, non
+erano più svegliati dal campanello, e il piccolo paggio inglese, un
+bel birichino di diciott’anni che ne dimostrava nove, era ridotto a
+corteggiare le due grosse contadine che aiutavano in cucina. In quanto
+ad Antonio, il cameriere fedele del marchese, non gli si affidava
+più nessuna commissione delicata da compiere, e nessun biglietto da
+portare. Solamente qualche volta il marchese e la marchesa uscivano
+a cavallo. Non volevano il _groom_, e se ne andavano al passo, lungo
+la strada polverosa che presto abbandonavano per internarsi in certe
+stradicciuole anguste dove i due cavalli stentavano talora a camminare
+di fronte. Gli alberi troppo rari non facevano ombra abbastanza, ma a
+quell’ora mattutina, il sole di autunno dava un calore aggradevole.
+Poi si attraversava qualche gruppo di case dove i bambini seminudi
+si rotolavano nella polvere, dove le galline spaventate fuggivano
+dinanzi al trotto dei cavalli. Sulla porta delle loro povere case, i
+paesani venivano a veder passare “i signori„ e ammiravano il portamento
+svelto d’Elisa, lo spessore della massa di capelli sotto la sua
+piccola tuba d’uomo, la finezza de’ suoi lineamenti ammorbiditi dal
+velo; osservavano come il marchese montava bene, e calcolavano il
+prezzo probabile delle due magnifiche bestie. Raramente assai vedevasi
+luccicare un lampo d’invidia nell’occhio di quella brava gente, ed
+il saluto che indirizzavano ai “padroni„ era rispettoso, ma insieme
+amichevole, poichè il popolo, in Italia, non ha odio nel cuore;
+disdegna sovente, ma non conosce quasi mai quella invidia viziosa che
+conduce all’esecrazione. Quei visi stanchi, astuti e rassegnati ad un
+tempo, esprimevano sopratutto la pazienza.
+
+Massimo chiacchierava molto ed era felice delle pronte risposte
+d’Elisa, che poi ad un tratto non ascoltava più, assorto nel
+contemplare la sua bellezza. Poi tacevano, sognando ciascuno per
+proprio conto; ed i loro sguardi si smarrivano allora in quel vasto
+cielo che si stendeva dinanzi a loro, d’un azzurro pallidissimo, e però
+caldo, fino ai contorni indistinti delle montagne immense all’orizzonte
+in una bruma tiepida, meridionale, speciale. Cento vaghi rumori
+animavano il paesaggio; certe campane lontane ma di cui non si perdeva
+una sola vibrazione attraverso l’aria purissima; dei grandi carri che
+si udivano rotolare pesantemente, assai prima di vederli apparire,
+col loro cavallo ornato di fiocchi rossi, guidato da un contadino col
+cappello di paglia calato sulla faccia color di mógano, e che sdraiato
+boccone sul fondo, dormicchiava a metà, cantarellando uno stornello.
+Da una parte, le colline si riunivano in dolci pendii, e un po’ più
+lontano, si scorgeva per il lungo la bella città ridente nel suo
+giardino verdeggiante e fiorito, la linea elegante de’ lungarni, ed il
+profilo fiero e famigliare di Palazzo Vecchio.
+
+Rientravano per la colazione; nella sala da pranzo vasta ed allegra,
+la tavola era pronta, con tutto ciò che si può imaginare di più
+delicato, con frutte straordinarie miste a fiori entro grandi piatti.
+La giornata passava sempre con una rapidità della quale erano attoniti
+essi medesimi. Massimo trovava difficilmente il tempo per occuparsi un
+poco de’ suoi affari, — che pure adesso pretendeva dirigere, — ed era
+seccatissimo quando non poteva proprio a meno di assentarsi.
+
+Elisa leggeva ancora, ma meno assai d’una volta, e ad onta di
+ciò non aveva se non ben di rado di quelle lunghe meditazioni che
+fanno scorrere le ore inavvertite, ma penose. Soltanto suo marito
+la preoccupava talvolta ancora. Non lo comprendeva che a metà. Per
+esempio, come spiegare quel cambiamento radicale? E perchè si era
+innamorato di lei, improvvisamente, a quel ballo del barone di K.?
+Perchè, fino a quella sera memorabile, l’aveva sempre guardata con una
+completa indifferenza, ad onta dell’affetto che sentiva per lei, e come
+potevasi spiegare che da un _capriccio_ (cosa incomprensibile per lei),
+nascesse un amore tanto profondo? Che cosa poteva ammirare in lei a tal
+punto, di un tratto? Quanto doveva esser stato strano il passato di un
+tal uomo! quanti pensieri, che essa ignorerebbe sempre, avevano dovuto
+sorgere in quella testa! e, a malgrado di tutto, quante differenze
+intime ed essenziali fra loro due! E qual mutamento nella sua vita di
+donna! chi avrebbe mai potuto prevederlo due giorni prima di quella
+notte in cui Massimo era stato impressionato da lei, a quel ballo? La
+sua sola certezza era che aveva ragione di fare tutto il suo possibile
+per amarlo, che in ciò stava il suo dovere e lo scopo necessario della
+sua esistenza. La vita, ch’ella credeva terminata, ricominciava di
+nuovo. L’Elisa d’altre volte, che viveva cupamente all’insaputa della
+gente, che la credeva tanto diversa, era morta ora in un certo senso,
+ed invece la marchesa d’Astorre, diventata una persona vera, era la
+moglie di Massimo, doveva amarlo, lo amava già!
+
+Passarono l’inverno a Firenze, dove Massimo si divertì a ristaurare il
+vecchio palazzo con un gusto squisito, consultando spesso sua moglie.
+Ricevettero un poco, ma andarono il meno possibile dalli altri. Nessuno
+pensò più a far la corte alla marchesa d’Astorre, e si cercò invano
+di dirne del male. La salute di Massimo non essendo perfetta, per
+la prima volta in vita sua, ed i medici avendo detto che nell’estate
+bisognerebbe pensare ad una cura, ne approfittarono per ritornare alla
+_Villa del Giglio_, appena finito l’inverno.
+
+
+III.
+
+Elisa stava sola nel suo angolo prediletto della sala, vicino alla
+finestra, chiusa per la pioggia che incominciava a cadere. La mattina
+era stata soffocante; ora faceva quasi freddo. Non una nuvola nel cielo
+uniformemente grigio, non un soffio che agitasse una sola foglia dei
+grandi alberi, nè staccasse il pétalo d’un fiore. Massimo era andato in
+città, donde doveva ritornare all’indomani con due o tre amici. Ella
+pensava a lui, mentre lavorava ad un ricamo che gli era destinato. “È
+però noioso„ diceva a sè stessa, “ch’egli non possa ritornare questa
+sera. Pranzerò sola, ed oggi ciò mi annoia....„ Poi, rammentando
+d’improvviso che doveva scrivere una lettera, dimenticata già da un
+pezzo, lasciò il lavoro e sedette davanti ad una piccola scrivania.
+Aveva appena tracciato le parole: _8 aprile_ al sommo del foglio,
+quando suonò la campana annunciante una visita. Ascoltò, stupita,
+con l’occhio fisso all’uscio. Si era già alzata quando un servitore
+entrò, portando sopra un piatto d’argento un biglietto da visita ed una
+lettera:
+
+— C’è di là un signore che chiede se la signora marchesa lo vuol
+ricevere.
+
+Elisa lesse sul biglietto: _Carlo Orlandi_ e un tal nome non le ricordò
+nulla. La lettera era della contessa Goffredi, solo due righe di
+raccomandazione, che percorse rapidamente d’un’occhiata.
+
+— Fate entrare quel signore.
+
+Il servitore uscì e rientrò pochi istanti dopo annunciando il
+forestiere, il quale, dalla soglia, fece un profondo saluto. Era un
+vecchio personaggio d’apparenza gioviale, la cui figura nel suo insieme
+non mancava di un lato comico, mentre la faccia — una buona faccia
+larga e rossa incorniciata di favoriti bianchi — esprimeva una gaiezza
+tranquilla, una grande indulgenza per tutti e una certa soddisfazione
+di sè. La sua bocca era disegnata largamente sotto un naso un po’
+schiacciato; de’ sopracigli molto folti proteggevano due occhietti
+grigi pieni di bonomia e di malizia insieme; una foresta di capelli
+tagliati a spazzola, d’un bianco argenteo, copriva la sua grossa testa.
+Piccolo e tarchiato, portava un paio di calzoni grigio-perla, un abito
+nero e un panciotto di velluto marrone a fiorellini rossi, sul quale
+pompeggiava una pesante catena d’oro, con molti sigilli che battevano
+sul suo ventre rispettabile. Nella destra teneva il cappello, i guanti
+e un bastoncino.
+
+— Signora marchesa, — disse, con il respiro un po’ corto, — mi scusi se
+mi presento con così poca cerimonia. La contessa che ha avuto la bontà
+di darmi quella lettera, mi ha anche incaricato di portarle codesto....
+
+E offrì a Elisa un piccolo involto suggellato.
+
+Era un gioiello ch’ella attendeva infatti. Lo guardò per un istante, lo
+pose sopra un tavolino, dicendo:
+
+— La prego di sedere.... Lei è molto gentile di aver voluto disturbarsi
+per così poco.
+
+E intanto osservava il suo interlocutore, la di cui visita le sembrava
+strana e inutile sopratutto, e che, dal canto suo, continuava a
+sbuffare un poco. Sedette pesantemente sopra una poltrona, che cambiò
+di posto per non avere la luce nelli occhi, e quando ebbe ripreso
+fiato, rispose:
+
+— Oh! signora, felicissimo!... La contessa Goffredi è... è sempre... è
+sempre stata buonissima per me.
+
+— La conosce da molto tempo?
+
+— Oh! sì! signora marchesa, l’ho conosciuta bambina! L’ho vista ieri.
+Sono andato da lei espressamente per domandarle una parola di scritto
+allo scopo di presentarmi qui. Scusi il mio ardire, di cui sono confuso
+io stesso.... La contessa m’ha detto di dirle tante e tante cose.
+È tanto graziosa, e in fede mia!... tanto bella anche! — soggiunse
+ridendo ad un tratto.
+
+Era visibilmente imbarazzato, ma dopo una pausa, continuò:
+
+— Si figuri, signora marchesa, che io sono a Firenze da alcuni giorni.
+Avevo assolutamente bisogno di vederla, lei, signora, proprio lei!...
+Ma non avevo l’onore di conoscerla.... Come farmi presentare? La
+difficoltà mi sembrò tanto maggiore quando seppi ch’ella viveva,
+piuttosto ritirata, in campagna. E ciò che v’è di più bizzarro, è che
+avevo già veduto varie volte la contessa, senza pensare d’indirizzarmi
+a lei. Fu lei, che per caso nominò la signora marchesa. “La conosce?„
+chiesi io. “È la mia migliore amica„, mi rispose.
+
+— È vero, e sono riconoscente che lo dica altamente. Raccomandato dalla
+mia amica, lei non poteva dubitare d’esser ben ricevuto.
+
+Il vecchio signore continuò a discorrere, imbrogliandosi un poco;
+non sapendo, visibilmente, come venire al fatto, parlando molto,
+come chi non ha fretta. Intanto Elisa accorgendosi di aver a fare
+con un brav’uomo, un po’ originale, ma non dispiacente, lo ascoltava
+domandando a sè stessa: “Cosa vuol conchiudere?„ un po’ seccata ancora
+d’esser stata disturbata nella sua solitudine, un po’ divertita dai
+modi e dalle verbosità dello sconosciuto.
+
+Si capiva subito che doveva essere un uomo assai ricco, e del resto,
+non lasciava per un pezzo tale circostanza in dubbio, poichè parlava
+volentieri della sua fortuna. Intrattenne Elisa di vari acquisti
+fatti il giorno innanzi da un antiquario, tra le altre cose, di una
+coppa cesellata attribuita a Benvenuto, che gli costava cinquantamila
+franchi; giunse fino a raccontarle di certi due cavalli sauri che
+volevano vendergli per forza, aggiungendo che diffidava non essendo
+conoscitore.
+
+Poi si fermò e vi fu un silenzio. Elisa, un poco imbarazzata, a
+sua volta, cercava un soggetto di conversazione, ma al momento in
+cui stava per indirizzargli una domanda qualunque a proposito della
+contessa Goffredi, egli disse bruscamente, tentando di farlo con aria
+disinvolta:
+
+— Scusi, signora marchesa, si ricorda lei ancora di un suo amico
+d’infanzia.... che si chiamava Giulio Bardi?
+
+Elisa sentì tutto il sangue che le affluiva al cuore. Diventò pallida
+orribilmente....
+
+Mai come in quel minuto aveva avuto bisogno di tutta la sua forza,
+di tutta la scienza di dissimulazione acquistata. Seppe arrestare il
+trémito che s’impadroniva di tutto il suo corpo, e fu con voce quasi
+ferma che rispose dopo un poco:
+
+— Certo, me ne ricordo! Lei lo conosce?...
+
+— Sono suo zio.
+
+Un lampo improvviso illuminò la mente di Elisa: rammentò ad un tratto
+quel nome dimenticato di Orlandi, che aveva altre volte sentito
+pronunciare — un secolo fa — laggiù nella casetta in riva al lago. Ora
+avvolse il suo interlocutore in uno sguardo pieno di una curiosità
+intensa. Mentre lui continuava a parlare nel suo modo prolisso, lei
+non era più capace di stare attenta; e talora le sfuggivano delle frasi
+intiere. Contemplò, per qualche minuto, fissamente, la catena d’oro del
+vecchio, ed i fiorellini rossi del suo panciotto. D’un lungo discorso
+ch’egli fece in cui mescolò il racconto del suo viaggio con la storia
+d’un processo che aveva dovuto iniziare a Londra contro un mercante
+di quadri, e la contessa Goffredi a suo nipote, lei non udì che queste
+parole: “Giulio è arrivato con me a Firenze„, e le udiva sempre, anche
+quando il signor Orlandi era entrato in un nuovo argomento.
+
+Ella finì però col prestare tutta la sua attenzione.
+
+— Sì, signora marchesa, — diceva Orlandi, — se lei me lo permette, le
+narrerò la semplice storia delli anni ch’egli passò con noi a Bombay.
+E, innanzi tutto, creda che tutto il bene che potrei dire di lui non
+sarebbe mai che una metà di quello che merita. Non è soltanto un bravo
+ragazzo, e un uomo raro, come non se ne trovano. Si potrà credermi
+acciecato da un affetto quasi paterno. No, signora, glielo assicuro;
+lo amo, è vero, come se fosse mio figlio, ma non sarebbe neppure mio
+nipote, che non ne parlerei altrimenti. D’altronde, tutti quelli che
+lo conoscono mi darebbero ragione. Ah! perchè bisogna ch’egli non
+sia felice, lui che meriterebbe tanto di esserlo!... Senta, signora,
+io avrei molte cose da dirle se osassi parlarle in confidenza. E se
+dovessi andarmene senza averlo fatto, lo rimpiangerei certo amaramente,
+essendo venuto apposta perciò, lo confesso; ma non ne avrò mai il
+coraggio se lei non mi dice che me lo permette, se lei non m’incoraggia
+un poco.
+
+— Dica tutto, la prego, parli liberamente, e sia certo che
+m’interesserà.
+
+— Grazie. Ebbene, innanzi tutto, mi lasci dirle che io la stimo
+altamente e che l’approvo di aver saputo trovare la felicità, di non
+aver sagrificato tutta la sua vita a un sogno irrealizzabile, come
+l’ha fatto stupidamente mio nipote, che io adoro, ma che in ciò è un
+pazzo. Ora prendo coraggio, perchè, mi permetta di dichiararlo, lei
+m’ispira una grande simpatia, e mi sembra che la conosco da un pezzo.
+(E ciò è anche vero, in un certo senso). Sì, piglio coraggio, giacchè
+vedo che lei è buona veramente come mi è stato detto. Se lei sapesse
+quanto Giulio ha valorosamente lottato, attraverso ogni ostacolo, ed a
+qual prezzo ha conquistato la bella posizione che occupa adesso, e che
+pure gli dà così poca soddisfazione! Se lei sapesse a che punto egli ha
+_allora_, sul principio, lavorato per... per ritornare in Europa, e con
+quale forza di carattere ha continuato a lavorare anche quando lo scopo
+era scomparso, e ch’egli continuava il suo cómpito solo per sopportare
+virilmente il suo dolore!
+
+Elisa ora non era più pallida, ma respirava con difficoltà. Fece una
+domanda, a voce bassissima:
+
+— E come accadde il suo matrimonio?
+
+— Quale matrimonio? Ah sì! capisco.... la voce che s’è fatta correre
+del suo matrimonio con la bella lady Harris, la vedova del generale! È
+falso.
+
+— Impossibile! Gliene parlai io stessa nelle mie lettere e non mi ha
+mai contraddetta; non mi ha più risposto.
+
+— Vuole che le dica tutta la verità?
+
+— Sì.
+
+— È la signora Valenti, di lei madre, che lo ha imposto assolutamente a
+mio nipote!
+
+— Ma chi ha potuto forzarlo a mentire?
+
+— Non ha mentito, signora marchesa, ma acconsentì a non smentire. Forse
+ebbe torto. Ma, lo confesso, fu anche per mio consiglio ch’egli agì in
+tal modo. E non doveva sembrar giusto? Poteva egli permettere che lei
+lo aspettasse tutta la vita? Senza codesta bugia, codesto silenzio, lei
+avrebbe pure voluto mantenere le sue promesse, sebbene inutilmente, e
+forse non si sarebbe mai risolta ad essere felice come lo è ora.
+
+Parlando di suo nipote, il signor Orlandi trovava un linguaggio più
+chiaro, più preciso, e poteva diventare quasi eloquente. Continuò senza
+che Elisa pensasse più ad interromperlo. Raccontò in che modo Giulio,
+a Bombay, s’era messo al suo cómpito con coraggio e perseveranza,
+lavorando da mattina a sera, pieno d’una speranza che traspariva sotto
+alla sua abituale malinconia, amato da tutti, adorato in famiglia,
+stimato dalli operai. Mentre non mancava mai ad alcuno dei suoi doveri,
+trovava tempo per studiare senza posa, e fu presto capace di occupare
+nella fabbrica un posto assai elevato. Non s’era mai veduto un giovane
+mostrare tanta forza di volontà. Suo zio gli accordò allora ciò che
+aveva già accordato ai propri quattro figli, i quali erano tutti
+impiegati nei suoi ufficî: lo associò cioè alli utili, aumentandogli
+allo stesso tempo la paga. Giulio era preso da una vera febbre
+di lavoro, poichè andava diritto dinanzi a sè, risolutamente, non
+permettendo alli ostacoli di rallentare il suo cammino, con l’occhio
+fisso allo scopo luminoso che gl’impediva di sentire la stanchezza.
+
+Ma una tentazione gli si presentò, alla quale non seppe resistere.
+Uno dei suoi compagni di ufficio gli offerse di associarlo ad
+una speculazione un po’ arrischiata, ma che in caso di riuscita,
+quintuplicava i loro modesti capitali. Già l’amico di Giulio aveva
+realizzato qualche beneficio. Giulio sulle prime capì che non aveva
+il diritto di tutto impegnare così sopra un colpo di dadi, ma a poco
+a poco il pensiero che potrebbe forse, in un mese, por fine alla sua
+incertezza, a tutte le sue angoscie, all’esilio, ritornare in Italia e
+sposare colei che amava, lo sedusse talmente, che finì col cedere alle
+istanze e alli argomenti dell’amico. Imaginarsi la sua disperazione
+quando quindici giorni dopo, arrivarono cattive notizie! Credette
+d’impazzire, poichè al suo dolore si unì il rimorso: tutto era perduto,
+e perduto per colpa sua! Oh! come maledisse la impazienza nostalgica
+che lo aveva spinto a tanta imprudenza, come si pentì di aver prestato
+orecchio alla voce tentatrice della superstiziosa speranza che gli
+gridava: tu riescirai! Giammai Giulio diede prova di tanto coraggio
+come quando ricuperò virilmente la forza necessaria per rimettersi
+al lavoro dopo il terribile colpo che lo aveva colpito, nulla lo
+sosteneva più. Fu allora che le sue lettere ad Elisa diventate già meno
+frequenti durante l’eccitazione della speranza, cessarono del tutto.
+Che poteva scrivere? Sentiva bene che doveva compiere il proprio dovere
+e dirle la verità, e che non avendo ora più certezza alcuna di poter
+mai ritornare in Europa, doveva liberarla da ogni promessa, pregarla
+anzi di dimenticarlo e di non sagrificare la sua vita ad un ricordo,
+ma il farlo era al disopra delle proprie forze. Finalmente si decise
+a scrivere al signor Valenti. Fu la signora Valenti che rispose,
+dicendogli, molto duramente, che il suo dovere di uomo onesto era di
+togliere ogni illusione ad Elisa, per guarirla dell’“assurda follia„
+e della ostinazione nella quale persisteva e ch’egli non doveva più
+indugiare. Egli fece quanto gli si chiedeva, con la morte nell’anima, e
+continuò a lavorare come un sonnambulo.
+
+Poco dopo, lady Harris, vedova d’un generale inglese, ucciso in una
+delle rivoluzioni indiane, venne a dimorare presso gli Orlandi che
+la conoscevano da un pezzo. Bellissima, originale assai, e, a quanto
+dicevasi, molto ricca, suo marito avendole lasciato una grossa fortuna,
+parve sulle prime accasciata dal dolore; ma presto si consolò, e mostrò
+a Giulio una così marcata simpatia che tutti ne parlarono. Doveva
+stare tre settimane in casa Orlandi; vi restò sei mesi, e partì con
+tanto rimpianto, che era facile vedere che non avrebbe domandato di
+meglio che di rimanervi sempre. Sulle prime Giulio eccitò l’invidia;
+poi si finì col ridere di lui. Nella famiglia tutti si sforzarono,
+in tutti i modi possibili, a persuaderlo di sposare la bella vedova.
+Come rifiutare la felicità accompagnata da una sì grande fortuna?
+Qual colpo di sorte inatteso! Egli però rimase fermo; nulla potè farlo
+piegare. Senza che si giungesse mai a sapere in qual modo, la signora
+Valenti seppe quanto accadeva, e raccontando le cose a suo capriccio,
+cominciò col dire che Giulio era l’amante d’una inglese eccentrica, la
+quale dimorava nella casa stessa dello zio di lui. Lo ripeteva, lo si
+ricorda, a sua figlia, da mattina a sera, e finì col dare la notizia
+positiva che Giulio aveva sposato la “bella avventuriera„ come ella si
+permetteva di chiamarla. Poi scrisse a Giulio dicendogli che l’ultima
+sua lettera non avendo bastato a vincer la pazza tenacità di Elisa,
+lei le aveva dato la notizia del matrimonio di lui, consigliandogli
+d’altronde di farlo se non era già fatto, e pregandolo in tutti i casi,
+di annunciarlo lui stesso ad Elisa; “poichè„ diceva “è il solo mezzo
+di deciderla a dimenticarvi ed a maritarsi, com’è suo dovere„. Giulio,
+disperato, trovò tuttavia che aveva ragione, e senza nulla affermare,
+non negò, e lasciò credere a Elisa d’essersi ammogliato.
+
+— Il mio furbo d’un nipote, — continuò il signor Orlandi, — non volendo
+sentirsi perennemente rimproverare la sua fedeltà ad una promessa
+dalla quale lei, signora, lo aveva sciolto, e che non poteva sperare
+di realizzare mai più oppose una sola ragione a tutte le nostre
+preghiere, dicendo ch’era troppo orgoglioso per sposare una donna
+tanto ricca quanto lo era lady Harris. Non disse la verità che a me
+solo, assicurandomi che non prenderebbe mai moglie, che tutto gli era
+indifferente dal momento che egli aveva perduto lei, che non amerebbe
+mai altri che lei, e che non aspettava più nulla dalla vita. Aggiunse
+che l’idea del suicidio non gli era mai venuta, solo perchè non credeva
+teoricamente che l’uomo abbia il diritto di por fine alla propria
+esistenza, e che, dovendo vivere, continuerebbe a lavorare senza
+lagnarsi.... ma ch’era tutto quanto poteva fare per me.
+
+Intanto che il vecchio signore parlava, Elisa lo ascoltava avidamente,
+tenendo però la testa rivolta contro alla luce per nascondere
+l’emozione che provava. Durante un silenzio, e avendo ritrovato il
+suo potere su sè stessa, si voltò, e attraverso i vetri chiusi, vide
+il giardino, gli alberi ancora tutti bagnati e l’orizzonte che si
+rischiarava. Guardò i viali, la lunga balaustra del terrazzo, le
+macchie dei fiori, e le sembrò non riconoscere più quel luogo tanto
+famigliare a’ suoi occhi.
+
+— Quando la notizia del di lei matrimonio col marchese d’Astorre ne
+giunse, osservai bene mio nipote; compresi ch’era un colpo terribile
+per lui, benchè avesse rinunciato ad ogni speranza. Si padroneggiò,
+tuttavia, e dopo pochi giorni, non mi sembrò più triste che al solito.
+Mi disse anche che approvava lei per la decisione presa, e che faceva
+i voti più sinceri perchè ai vantaggi d’una così bella posizione si
+unisse la felicità. Lasciammo l’India sul finire dell’anno scorso. Ho
+ceduto il mio stabilimento a mio figlio maggiore e mi sono stabilito
+a Londra, dove ho una casa di banca. Giulio, che rimarrà con me, ne
+sarà il direttore capo, ed io vivrò pressochè ritirato dalli affari. Ho
+lavorato abbastanza per conto mio.
+
+— E lei rimarrà ancora qualche tempo a Firenze?
+
+— Partiamo fra tre o quattro giorni. Non ho più nulla che mi vi
+trattenga. Ho visto i miei corrispondenti, ho stretto la mano a pochi
+vecchi amici, e giacchè lei ha avuto la bontà di lasciarmi tutto
+dire, quando mi accomiaterò, signora marchesa, la mia missione sarà
+terminata; poichè, — aggiunse abbassando un poco la voce, — è _lui_ che
+mi ha pregato di vederla e di parlarle.
+
+Elisa ebbe una lieve scossa.
+
+— Ed ora.... ciò che mi rimane da dire è il più difficile.
+
+Esitava e sembrava più imbarazzato che mai.
+
+Elisa lo guardava. Non poteva più considerare quell’uomo come un
+estraneo; egli le ispirava la confidenza che ispira un vecchio amico; e
+sentì ch’ella doveva parlare liberamente. Per di più, colpita da quanto
+aveva udito, riuscendo solo con uno sforzo violento e continuo a non
+mostrare il tumulto che quelle brusche rivelazioni suscitavano in lei,
+e il disordine de’ suoi sentimenti, voleva però saper tutto; bisognava
+dunque incoraggiarlo.
+
+— Scusi il mio turbamento. Lei ha evocato dinanzi a me tutti i ricordi
+della mia vita, tutto un passato che non ho mai posto in oblìo, che
+non dimenticherò mai, ma che è chiuso in fondo al mio cuore e del quale
+credevo di non dover mai più sentire a parlare.... ancora meno parlare
+io stessa. Capirà facilmente a che punto ciò mi riesce difficile.
+Inoltre, lei mi ha ora svelato cose che ignoravo, ed è assai naturale
+che tutto ciò mi turbi profondamente. Nulla può cambiare nella mia
+vita, signor Orlandi, nè nei miei sentimenti, e le scoperte dolorose
+che potrei fare circa le circostanze che mi guidarono allora, possono
+commuovermi, ma non possono avere influenza alcuna su di me. Non
+saranno, anzi, che inutilmente penosi. Non importa, bisogna che io
+sappia tutto.
+
+Ella si fermò un istante, poi soggiunse, stupita lei stessa di poter
+pronunciare tali parole con tanta calma:
+
+— Lei mi ha svelato tutto quanto io avrei dovuto ignorare per sempre:
+che sono stata ingannata.... e ingannata da mia madre! Forse ha creduto
+far bene, mia madre, e gli altri hanno creduto di compire un dovere,
+aiutandola a persuadermi di quella menzogna. Può imaginare a che punto
+mi turba tutto ciò che ella mi ha raccontato d’improvviso, al momento
+che non mi vi aspettavo affatto, dopo tanto tempo che mi sforzo a non
+pensare al passato. Ma ora esigo che lei mi dica tutto ciò che mi deve
+dire. È necessario. Vede che le parlo con tutta sincerità, dandole
+l’esempio. La nostra conversazione, signor Orlandi, è eccezionalissima.
+Ma adesso sembra anche a me di conoscerla da un pezzo. Parli dunque
+senza paura.
+
+— Grazie, marchesa; lei mi rende il cómpito meno difficile, e per
+mostrarle che obbedisco mi permetterò di indirizzarle una domanda assai
+indiscreta. Mi dica.... mi dica se è realmente felice? Scusi, so che
+lo è, tutti lo dicono e tutto lo prova. Ma mi piacerebbe sentirlo dalla
+sua propria bocca.
+
+— Sì, sono felice; felice quanto è possibile di esserlo.
+
+— N’ero certo; e son ben contento di sentirmelo confermare da lei.
+È anche troppo che vi sia un solo infelice. Ma vi sono di quelli che
+sono nati per esser tristi; si direbbe che ciò li diverte. Mio nipote
+è di costoro. L’amo quanto i miei figli, lei lo sa; ma a quel punto
+di vista, è un idiota. È quasi ricco adesso, e siccome lavora sempre
+(credo che sarebbe morto senza di ciò) lo sarà ancora di più. Ma non
+vivrà mai che nel passato. Ho sperato a lungo un cambiamento; adesso
+non spero più nulla. Forse che un nuovo soggiorno, a Londra, gli farà
+bene; ecco tutto. Ora, se ha voluto venire a Firenze, è unicamente
+perchè non cessa mai dal pensare a lei. Già, nei primi tempi del suo
+matrimonio, aveva trovato modo di avere sue nuove e perfino delle
+informazioni sul marchese. Lei mi permette di dir tutto, non è vero!
+
+— Sì, glielo ripeto.
+
+— Ebbene, gli avevano detto molto male del marchese d’Astorre. Per
+molto tempo egli l’ha creduta infelice, signora. Più tardi ha saputo la
+verità. Gli è stato provato che il di lei matrimonio era stato, d’ambo
+i lati, un matrimonio d’amore, e che se suo marito aveva forse avuto
+qualche torto sul principio, si conduceva ora in un modo esemplare; e
+che lei lo ama, e che, veramente, ella ha vinto il primo premio nella
+lotteria della vita, avendo tutto: la fortuna, gli onori e la vera
+felicità per di più. Marchesa, non si sa quanta bontà e abnegazione
+contiene il cuore di Giulio!... È stato lieto di scoprire tutto ciò,
+poichè, dal giorno in cui l’ha irrevocabilmente perduta, non ha mai
+augurato altro che la sua felicità. Si è assicurato a Firenze della
+verità di quanto gli era stato detto; ha veduto il marchese per le vie,
+ed ha capito tutto. Ciò che già sapeva gli è stato confermato, e in
+fondo è per questo solo motivo che ha voluto venire.... Ma non proprio
+solo per questo.... Vi era anche un altro desiderio che lo spingeva:
+quello di rivederla una volta.
+
+— A che gioverebbe? — disse tristamente Elisa.
+
+— Mi lasci finire. Voleva vederla, lo voleva assolutamente. Sperava
+almeno di scorgerla, di poterla guardare da lontano senza che lei lo
+sapesse, al passeggio, in teatro. Gli fu detto che lei si trovava in
+campagna per un pezzo. E allora ha pregato me di riuscire a venir
+qui, a farmi presentare a lei, e insomma di ottenere il colloquio
+confidenziale che nella sua bontà ora mi accorda. Ha voluto che almeno
+io la vedessi, e sentissi dalla sua propria bocca che lei.... che lei
+è felice. Mi ha supplicato di tutto osservare, di descrivergli la villa
+da lei abitata, di rammentarmi le minime sue parole.
+
+Elisa accennò di voler parlare, ma si fermò.
+
+— Non è ancora tutto, — continuò il signor Orlandi. — Egli mi ha
+incaricato di rivelarle finalmente la verità sul passato. L’ho fatto.
+Mi ha detto di esprimerle i voti sinceri e ferventi che sempre le
+ha inviati col pensiero.... Di più, signora marchesa, mi ha fatto
+promettere di dirle anche che la sua vita tutta intiera le appartiene,
+ch’egli dipende da lei, e che vi obbedirebbe in tutto.
+
+— No, non posso ammettere ciò!... E in che cosa mi vuole obbedire?
+
+— Nel decidere ciò che deve fare. Deve restare o deve partire?
+
+— Ma lei m’ha detto già che la decisione di suo nipote è presa di
+ritornare a Londra.
+
+— Egli vi è dispostissimo; ma vuole che sia lei a decidere. Senta;
+io sono ben lontano dalle idee romantiche; basta guardarmi per
+esserne convinto. Ma lo assicuro che in fatto di abnegazione io credo
+mio nipote capace di tutto. Vede, quel ragazzo lì è il sagrificio
+personificato. La sua è una natura eccezionale, e dopo quanto fece,
+si può fidarsi di lui completamente. Mi ha dunque detto, quel povero
+Giulio, che avendo ben osservato le cose come si trovano nelle
+circostanze attuali, vi sono per lui due strade ben distinte da
+prendere: l’una, di allontanarsi del tutto e di accontentarsi di
+vigilare su di lei da lontano; l’altra, di rimanere a Firenze, e di
+diventare semplicemente e nobilmente suo amico. Se lei crede che la
+presenza di lui possa esserle utile in un modo qualunque, se la sincera
+amicizia di lui, offerta sinceramente e senza sottintesi, può non
+esserle disaggradevole, egli resterà. Non le parlerà mai del passato;
+egli si accontenterà di un posto fra gli amici poco numerosi che la
+circondano, felice se potrà talvolta renderle il più piccolo servizio.
+Ma egli pretende che sta a lei e non a lui il giudicare se un tale
+progetto è chimerico o possibile. Se lei decide che val meglio non
+vederlo e che deve partire, egli le obbedirà ciecamente.
+
+Il signor Orlandi fu interrotto da un servitore che portava una
+lettera. Era un biglietto di Massimo, che annunciava con grande suo
+rincrescimento essere costretto a rimanere ancora a Firenze fino al
+dopo domani. Elisa, ora, fu quasi contenta di pensare che, dopo partito
+il signor Orlandi, avrebbe ancora delle lunghe ore di solitudine
+davanti a lei. Si alzò, uscì un istante e ritornò dopo due minuti.
+
+Sedette, seria, calma e un poco pallida.
+
+— Scusi, — disse finalmente. — Non m’aspettavo certo a quanto ella m’ha
+detto ora. È dunque _lui_ che lo ha pregato di venire?
+
+— Sì signora. Ma, la supplico, non risponda che dopo d’aver ben
+riflettuto.
+
+— Ho riflettuto. Egli deve partire.
+
+— È una decisione irrevocabile?
+
+— Assolutamente. Vediamo; lei stesso, signor Orlandi, non trova forse
+che ho ragione? Francamente. Sì, non è vero?
+
+Egli soggiunse, dopo un istante:
+
+— Che gli devo dire?
+
+— Le dirà che sono profondamente commossa da tutto ciò che ho saputo
+adesso, e riconoscente verso di lui. E, s’egli mi obbedisce, come lo ha
+promesso a lei, s’egll parte, come lo esigo.... in questo caso gli dirà
+anche che dal canto mio non ho mai scordato il passato, ma ch’è sepolto
+in fondo a me.
+
+Si fermò, con gli occhi bassi.
+
+— Egli comprenderà che ho ragione, che deve partire. Non credo che dopo
+d’esser stati, per tanto tempo... promessi l’uno all’altra, si possa
+diventare buoni amici. È un sogno falso e impossibile. Poichè, glielo
+dica bene, io sono perfettamente felice. Amo mio marito, al quale devo
+tutto, e tutto il mio avvenire appartiene a lui. Dica anche a suo
+nipote che mi affligge di saperlo tanto triste sempre, e che faccio
+dal fondo del cuore, i migliori voti perchè trovi ancora un po’ di
+felicità. Vorrei che non mi sacrificasse tutta la sua vita. Non debbo
+forse parlare così, e non ho ragione?
+
+— A chi lo dice, signora marchesa!
+
+Chiacchierarono ancora per qualche tempo. Il sole era sbucato
+fuori dalle nubi e mandava la sua luce nella sala, posandosi anche
+sui capelli bianchi e sulla buona grossa faccia dell’Orlandi, e
+rischiarando il pallore d’Elisa; ma il suo corpo che rabbrividiva, non
+si riscaldava sotto i raggi che rallegravano le tende rosso-scure delle
+finestre, e le belle pitture della vôlta.
+
+Elisa accompagnò il suo visitatore fino al giardino, dove la sua
+carrozza lo aspettava da un pezzo. Aveva rifiutato di rimanere a
+pranzo, rispondendo: “Giulio mi aspetta.„ Strinse calorosamente ed a
+più riprese la mano alla marchesa, e partì.
+
+Ella seguì con lo sguardo la carrozza fino allo svoltare del viale,
+rispose un’ultima volta con un cenno del capo al saluto del signor
+Orlandi, e rientrò in casa. Sedette di nuovo al suo solito posto, con
+lo sguardo fisso talora al giardino, festoso sotto gli ultimi raggi del
+sole, talora inchiodato alla poltrona ch’era stata avvicinata alla sua.
+Vi restò immobile, lungamente, col corpo appoggiato all’indietro e la
+testa china, immersa profondamente nel suoi pensieri.
+
+Finalmente si alzò, e passeggiò lentamente nella sala in lungo e in
+largo. Dopo d’averlo fatto una diecina di volte, si fermò dinanzi
+al suo piccolo scrittoio, e là, gettando un’occhiata alla lettera
+incominciata quella mattina, il suo sguardo s’inchiodò su queste
+parole: 8 aprile.
+
+
+IV.
+
+Elisa commise un errore. Quando suo marito ritornò, non gli soffiò
+verbo della visita avuta. Non che avesse formato il progetto di
+celargliela; tutt’altro, aveva al contrario deciso di parlarne, ma
+Massimo giunse di buonissimo umore e raccontando una quantità di
+storielle, di modo che durante tutto il giorno, ella cercò invano
+un’occasione per entrare in argomento. Dopo un silenzio di tutta una
+giornata le parve ancor più difficile il farlo, non sapendo quale scusa
+dare per aver tanto aspettato. E se ne avesse parlato di sfuggita
+e come senza attaccarvi importanza alcuna — l’attenzione di Massimo
+una volta risvegliata — non sarebbe forse costretta a rispondere a
+varie domande imbarazzanti? Continuò dunque a tacere, mentre se lo
+rimproverava, finchè sentì l’impossibilità assoluta di parlare, e finì
+col volersi convincere ch’era meglio così.
+
+Eppure ella soffriva intanto. Nulla era cambiato in apparenza, ma
+ciò non bastava; essa avrebbe voluto essere ancora la stessa in
+realtà, interiormente; e invece il suo cómpito, che stava diventando
+quasi facile prima della visita tanto inattesa del signor Orlandi,
+le pareva ora al di sopra delle sue forze, benchè talora tentasse di
+negarlo. Alli antichi pensieri dolorosi si aggiungeva quel rimpianto
+specialissimo e terribile che forma il fondo innominato di quasi tutte
+le vite infrante, il rimpianto _di ciò che avrebbe potuto essere_.
+L’idea di rivedere sua madre la faceva tremare. Per mostrarsi sempre la
+stessa in faccia a suo marito bisognava ora spesso recitare un’atroce
+commedia. Faceva sforzi inauditi per dimenticare, per non sapere
+quello che sapeva, per riacquistare la pace ottenuta prima con tanta
+perseveranza.
+
+E bisognava celare le pene mai confessate, recitare la parte
+sorridendo, e dissimulando sempre, poichè la sua sola consolazione
+stava nell’idea che Massimo non ne sospettava nulla.
+
+Ma s’ingannava. A Massimo era nota la visita dello zio; egli aveva
+tutto compreso e indovinato. Soffriva lui pure, e peggio ancora,
+dubitava. Una sera, al teatro, Giulio Bardi gli era stato mostrato,
+e durante tutto lo spettacolo, non aveva fatto altro che osservarlo.
+Aveva dovuto ammirare un volto espressivo, impallidito dalle sofferenze
+e dall’ostinato lavoro, delli occhi, una fronte, dei lineamenti di una
+bellezza forse inapprezzabile dal volgo, ma che certo una donna non
+poteva dimenticare; qualcosa di fermo e di doloroso nelle sinuosità
+della bocca, appena nascosta dai baffi leggieri, un mento ben disegnato
+e un po’ forte, segno di volontà tenace. Vide un uomo che dai piedi
+alla testa differiva da lui quanto è possibile imaginarlo, un uomo che
+a prima vista gelosamente stimava, ma che gli sarebbe stato impossibile
+di amare, anche se avesse ignorato il suo nome. Sentendo parlare della
+fortuna che Bardi aveva lentamente guadagnato e della considerazione di
+cui godeva, vedendo la tristezza rassegnata del suo sguardo, di cui lui
+solo, Massimo, fra tutta quella gente, sapeva la causa, egli indovinò
+da cima a fondo tutta la coraggiosa vita di quell’uomo. Lui, il gran
+signore scettico, che dalla sua facile filosofia era stato soltanto
+spinto al piacere, lui il gaudente intelligentissimo, d’uno spirito
+tanto fino e d’una coltura tanto raffinata, si sentì — ora che un
+amore vero aveva illuminato l’anima sua — si sentì per la prima volta
+umiliato nella sua eleganza, e pieno d’invidia per quel lavoratore,
+invidiandogli la dura vita oscuramente consacrata al dovere, i dolori
+sani, i sentimenti inalterabili, la umile grandezza. Per di più,
+l’orribile gelosia del passato — sconosciuta fino a quell’istante —
+si scatenò ad un tratto ferocemente in tutto l’esser suo, e sentì che
+sarebbe stato orgoglioso di stringere la mano di quell’uomo, e felice
+di ucciderlo.
+
+Egli aveva indovinato, o press’a poco, tutto quanto poteva significare
+la visita dell’Orlandi a sua moglie. E la sua allegria, il suo buon
+umore al ritorno, non erano stati che un tranello nel quale Elisa
+si era lasciata cadere. D’ora in ora egli aveva febbrilmente atteso
+ch’ella gli parlasse della visita ricevuta, ed il di lei silenzio
+gli parve colpevole e confermò i suoi sospetti. La gelosia imparte
+a chiunque una imaginazione sfrenata; nel cervello di Massimo essa
+risvegliò delle idee talmente eccessive, che a momenti si credeva quasi
+pazzo. Egli spiò scioccamente sua moglie con l’astuzia di un Vidocq
+sorvegliante l’autore di un delitto. Ogni attitudine, ogni parola
+d’Elisa — che stava solo per metà in guardia — erano per lui oggetto di
+commento e d’analisi.
+
+Codesto paradiso della _Villa del Giglio_, dove il scenario della
+felicità sussisteva ognora, dove nulla era cambiato, dove la vita
+rimaneva la stessa, diventò un inferno. Vi si recitava ad ogni ora una
+terribile commedia a due personaggi, sotto la quale covava un dramma.
+
+Giunta l’estate andarono insieme a Viareggio, poichè era stata
+consigliata l’aria di mare a Massimo. Presero una casa assai comoda
+sulla spiaggia, ma ad una certa distanza dalla piccola ed affollata
+città. Là, Massimo continuò ad essere amabile e di eccellente umore, in
+apparenza, mentre spiava Elisa ad ogni momento. S’egli avesse potuto
+vedersi, non si sarebbe riconosciuto. Fece una corsa a Firenze, per
+sapere se Bardi era partito, e gli fu detto ch’era a Londra da un
+pezzo. Ciò non lo tranquillizzò che per metà, e perduto ogni pudore,
+prese l’abitudine di leggere le lettere indirizzate a sua moglie.
+
+Tre settimane trascorsero senza il minimo avvenimento. Si conduceva
+la vita la più tranquilla; e lady Thompson che venne un giorno da
+Livorno a vedere i d’Astorre, dichiarò loro che bisognava esser pazzi
+per preferire quella spiaggia antipatica al bel paesaggio affollato
+dell’Ardenza, dove ci si distrae tanto bene dalla vita invernale,
+vedendo tutti i giorni le stesse persone che si vedono a Firenze, e
+compiendo esattamente le stesse evoluzioni alle ore stesse.
+
+Quali lunghe ore terribili Massimo passava solo nella sua camera,
+seduto a un tavolino vicino alla finestra, fingendo d’essere occupato
+a scrivere, con lo sguardo smarrito sulla immensità del mare! Sentendo
+spesso un gran bisogno di solitudine, aveva inventato un lavoro storico
+— imaginario — al quale era cosa intesa ch’egli si dedicava quando
+stava ritirato nel suo quartiere. Eppure non aveva scoperto nulla;
+ma l’atteggiamento d’Elisa era tale da non dissipare i suoi dubbi, e
+si tormentava senza posa. Cercava sempre, ma invano, di dimostrare a
+sè stesso la stoltezza e la malvagità de’ suoi sospetti. Come alcuni
+piccoli fatti, che certo sarebbero sembrati insignificanti a molti
+altri, erano bastati a distruggere quella felicità di cui aveva
+cominciato a godere, e che non aveva apprezzato quanto lo faceva
+adesso mentre crudelmente dubitava di tutto! E quanto rimpiangeva la
+noncuranza di quella felicità sparita!
+
+Aveva saputo che Giulio Bardi non era mai stato ammogliato. Elisa era
+stata vittima di una menzogna, o aveva voluto ingannarlo, lui, Massimo?
+Poi, pensando alle condizioni del suo proprio matrimonio siffattamente
+eccezionale, vedeva quanto fosse assurda una tale idea. Ma appena, per
+caso, aveva scoperto che Bardi era celibe, appena lo aveva veduto, ed
+aveva saputo la visita del signor Orlandi ad Elisa, aveva indovinato
+tutto il resto: la sublime fedeltà inutile del Bardi, la ragione
+del suo arrivo a Firenze, in circa, ed il motivo della apparizione
+dello zio alla _Villa del Giglio_. In teatro, il suo sguardo si era
+incrociato una sola volta con quello di Giulio, ma quanto c’era in
+quella rapida occhiata!
+
+Talvolta anche, Massimo passeggiava solitario. Un giorno che seguiva
+un sentiero attraversante i campi, vide dinanzi a sè, a una grande
+distanza, un uomo la cui apparenza lo fece impallidire, perchè credette
+riconoscere colui al quale pensava troppo spesso. Ad onta della sua
+vista eccellente non poteva esser certo di nulla. Affrettò il passo e
+vide l’individuo entrare in una cascina di contadini, circondata da
+un campicello, alla quale il sentiero conduceva. Passò davanti alla
+casa completamente chiusa, ebbe la tentazione di entrarvi, ma riflesse
+che sarebbe forse imprudente, e ch’era meglio ritornare all’indomani.
+Ritornò infatti, e ritornò tutti i giorni durante una settimana senza
+poter scoprire nulla, non osando credere alla testimonianza incerta
+dei suoi occhi, ma spaventato dai presentimenti del suo cuore. Durante
+questo tempo egli osservava Elisa sempre più, e credeva intravedere
+in lei un cambiamento più visibile ognora, un imbarazzo angoscioso,
+ch’ella studiava invano di celare. S’imaginava di scorgerla scuotersi a
+un rumore qualunque o impallidire senza motivo. Ostentò di star fuori
+a lungo, di andare come alla ricerca di qualcosa per i campi, e gli
+sembrava ch’ella si turbasse, quando le raccontava i suoi passeggi. E
+lui, eccitato dall’orribile desiderio di sapere la verità, qualunque
+fosse, soffriva senza quasi averne più coscienza, e si mostrava
+calmissimo.
+
+Finalmente, avendo la febbre, non potendo più sopportare un tal dubbio,
+decise che scoprirebbe tutto. Stanco di passare ore ed ore in ricerche
+infruttuose, andò ad appiattarsi vicino alla casa sospetta, nascosto
+da un gruppo d’alberi, e vi stette una intera giornata. Quando venne
+la sera, senza che avesse veduto cosa alcuna, si avvicinò sulla punta
+de’ piedi e penetrando nel recinto come un ladro, scavalcando la siepe,
+andò a guardare attraverso ai vetri. Vide una famiglia di contadini;
+stavano seduti intorno alla tavola, aspettando la cena che una vecchia
+finiva di apparecchiare. A momenti l’uomo antico risorgeva in lui, e
+rideva di sè stesso, ma molto amaramente. Restò lì a lungo, con una
+pazienza ostinata, ma dovette finalmente abbandonare il suo posto di
+osservazione senza aver nulla scoperto.
+
+Tre giorni dopo, all’istante in cui meno se lo aspettava, e quando
+aveva rinunciato a sapere la verità, vide Giulio Bardi in persona,
+ch’entrava in un piccolo albergo vicino alla stazione. Questa volta
+nessun dubbio era possibile. Massimo lo vide senza esser visto; ebbe
+un sussulto interno come se avesse ricevuto una palla nel petto. Rimase
+durante alcuni minuti pallido ed immobile, senza pensiero. Tutte le sue
+idee erano smarrite; aveva solo coscienza di una irreparabile sventura.
+Trovò, per caso, Elisa in numerosa compagnia; delle visite da Livorno,
+la marchesa Celori con tutto il suo codazzo. Massimo seppe mostrarsi
+cortese, e nessuno si accorse di nulla. Chiacchierò, e fece dello
+spirito.
+
+Ma quale tumulto di insopportabili pensieri lo assalse poco dopo,
+ritrovandosi solo e rientrato in pieno possesso di sè! Dunque Bardi
+era forse sempre stato nascosto lì vicino, mentre lo si credeva a
+Londra! Era dunque già ritornato, oppure non era mai partito, e codesta
+falsa partenza era stata imaginata per stornare i sospetti. E com’era
+possibile supporre ch’Elisa non lo sapesse? che tra di loro non vi
+fosse complicità? Corrispondevano dunque? Con quali mezzi?
+
+Tuttavia, riflettendo, gli pareva impossibile che avessero potuto
+vedersi durante quel tempo. Continuò a sorvegliare tutto; qualche
+giorno dopo credette indovinare che Bardi era partito, ma senza averne
+certezza alcuna. Ed ora che i suoi dubbi si erano avverati, affranto,
+gli fu tuttavia più facile il dissimulare, poichè egli era un uomo
+d’azione, ed ora si poteva agire; vi era un punto di partenza. Si
+stupiva lui stesso della propria calma in faccia ad Elisa, e certo ella
+non lo poteva credere in guardia.
+
+Era stato stabilito, fino dal principio del loro soggiorno in
+Viareggio, ch’Elisa, prima di tornarsene a casa, sarebbe andata a fare
+finalmente una visita ad una sua amica d’infanzia, che non aveva mai
+riveduto, promessa da moltissimo tempo. Codesta amica, figlia di un
+fabbricatore di porcellane abbastanza ricco, aveva sposato per amore
+un povero impiegatuccio per nome Vegezzi, il quale, costantemente
+maltrattato dalla sorte ed infelice, aveva finito con l’accettare un
+misero posto di segretario, senza nessuna speranza di promozione nella
+piccola città di G..., quasi un villaggio, dove sarebbe probabilmente
+costretto a rimanere sempre. La signora Vegezzi scriveva di tratto
+in tratto alla marchesa d’Astorre, la quale, naturalmente, non aveva
+voluto dimenticarla. Ma ogni anno Elisa prometteva alla umile amica
+d’andare a farle una visita, a lei ed a’ suoi figli (ne aveva sette)
+e sempre qualche ostacolo sorgeva all’ultimo momento. Questa volta,
+appena giunta a Viareggio, Elisa aveva dichiarato a Massimo che non
+ritornerebbe a Firenze senza essere andata a G.... e Massimo le aveva
+risposto:
+
+— Hai ragione; non devi più mancare, assolutamente. Ma mi scuserai se
+non ti accompagnerò. Confesso che, proprio, non mi divertirebbe punto.
+
+Ma alla vigilia della partenza, Massimo disse d’improvviso a colazione:
+
+— Dopo tutto, ho pensato bene.... È meglio che ti accompagni a G....
+
+Guardava fisso sua moglie, ciò dicendo, e credette scorgere in lei un
+lieve turbamento, subito represso.
+
+— Sì, è meglio. Sarai forse costretta di passarvi la notte....
+
+— È assai probabile, ma che monta? La cameriera mi accompagna, e basta.
+Sarebbe un troppo grande sacrificio per te il venire, e non lo posso
+permettere. Ti annoieresti orribilmente. E cosa fareste tutto il giorno
+mentre io starei a cicalare con la mia amica?
+
+— Eppure credo che sarebbe meglio.
+
+— Ma no, ti dico; dopo mi rimprovereresti per certo di averti lasciato
+venire....
+
+— Ebbene, sarà come vuoi.
+
+Un terribile sospetto gli aveva attraversato la mente, e tutto quanto
+osservò d’Elisa non abbandonandola mai in quel giorno, non fece che
+confermare la sua idea. E allora il suo piano fu subito tracciato.
+
+Al momento di partire egli chiese a Elisa se la signora Vegezzi era
+informata del suo arrivo.
+
+— No, — rispose, — le voglio fare una sorpresa. D’altronde, la vita
+di quella poveretta è talmente monotona, che si è sempre sicuri di
+trovarla. Me lo ha scritto tante volte!
+
+Massimo accompagnò sua moglie alla stazione. Le disse che partiva
+un’ora dopo per Livorno, dove si fermerebbe fino a sera, e prenderebbe
+poi l’ultimo treno per Firenze.
+
+Andò infatti a Livorno, ma non vi rimase un minuto. Ebbe appena il
+tempo di saltare in un vagone di un treno che gli fu indicato dietro
+sua domanda, senza nemmeno prendere il biglietto, e un’ora e mezza
+dopo sua moglie, scese alla piccola stazione di G.... La giornata era
+nebbiosa e triste. Massimo rialzò il bavero del leggiero soprabito
+che portava, e andò diritto all’albergo. Non si poteva sbagliare,
+essendovene uno solo di possibile: l’_Albergo della Stella_.
+
+V’era molta gente, essendo giorno di mercato, e fu data a Massimo una
+camera abbastanza pulita al secondo piano, dove salì rapidamente. Si
+mise alla finestra e guardò per qualche tempo la folla variopinta,
+composta di contadini che spingevano le loro bestie, di mercanti
+vagabondi seduti vicino alla loro merce in mostra, di campagnuole le
+cui croci d’oro ed i grossi pendenti pesantemente lavorati brillavano
+sulle vesti a grandi fiorami. Parlando tutti ad una volta, gridando
+e gesticolando, tutta codesta gente si pigiava nella via angusta e
+tortuosa. Una pioggierella cominciava a cadere, e sopra quella platea
+di cappelli di feltro grigi o neri s’aprivano qua e là certi enormi
+ombrelli rossi. A destra, la via svoltava bruscamente; a sinistra
+s’apriva una piazzetta dove risplendeva l’insegna dorata di un caffè
+elegante, che doveva essere evidentemente il caffè, poichè varii
+ufficiali stavano seduti ai tavolini che invadevano il marciapiede.
+
+Massimo guardava tutto ciò, come in un sogno, e già chiedeva a sè
+stesso cosa fosse venuto a fare. Aveva ceduto ad un irresistibile
+impulso; ma come un tal fatto mostrava bene il mutamento profondo
+successo in lui! Rammentava i suoi motteggi d’una volta contro
+altri che avevano compite tali imprese, e si ricordava le sue teorie
+d’indifferenza, e quanto si credeva allora sicuro di restar sempre lo
+stesso! E rideva amaramente.
+
+Si bussò all’uscio; era il cameriere.
+
+— Vengo a chiedere a che ora il signor marchese desidera pranzare?
+
+Stupito d’essere conosciuto. Massimo guardò il cameriere, ch’era
+proprio il cameriere d’albergo di provincia, alto, svelto, servile ed
+impertinente ad un tempo, sporco e pieno di pretesa nel vestire.
+
+— Mi conosci? — domandò.
+
+— Perfettamente, — rispose l’altro. E continuò con sicurezza: — Il
+signore è il marchese Ferraris. Mio fratello maggiore ha servito,
+anticamente, il vecchio marchese a Parma. Mi ricordo ancora le feste
+magnifiche ch’egli dava. Ma il signore non c’era mai; preferiva
+divertirsi a Milano....
+
+— Ah! davvero! m’hai riconosciuto subito.... — disse Massimo, che
+felice d’esser preso per un altro, si guardò bene dal disingannare il
+cameriere. — Ebbene, mi porterai da pranzo fra un’ora, qui.
+
+— Il signore ha ragione. Abbasso c’è troppa gente oggi. Conta partire
+col treno di questa sera?
+
+— Non so. Può darsi.
+
+Massimo era sorpreso lui stesso della sua propria calma.
+
+Pranzò, assaggiando macchinalmente un po’ degli otto piatti che gli
+vennero serviti e facendo discorrere il cameriere, il quale subito lo
+mise al corrente di tutti i pettegolezzi della piccola città.
+
+— Conosci il signor Vegezzi?
+
+— Credo bene che lo conosco. Ma non sta più qui.
+
+Massimo si sentì impallidire.
+
+— Da quando?
+
+— Ma.... da circa un mese.
+
+— Ed è partito.... con la famiglia?
+
+— Sì, signor marchese, con tutta la famiglia, da un mese e più. Lei è
+forse venuto per parlargli?
+
+— No; ma l’ho conosciuto altre volte. E avete dunque gran concorso di
+gente, oggi?
+
+— Come sempre al martedì. Ma oggi non abbiamo solamente dei mercanti di
+buoi. C’è una duchessa ch’è pure arrivata questa mattina e che ha preso
+il numero 7.
+
+— Una vera duchessa?
+
+— Per Dio! Si vede subito. Aveva un sacchetto in mano, con la cifra E.
+A. in oro, e la corona. Una bellissima donna! Ha insieme la cameriera.
+
+D’un tratto Massimo ebbe un vago terrore di saperne troppo, e cambiò
+discorso. Ma presto il cameriere ricominciò a parlare della “duchessa„;
+raccontò che appena giunta, era uscita, ma per ritornare presto, e
+che dopo non aveva più messo piede fuori dalla camera. Che poi aveva
+chiesto a che ora partisse il treno per Prato, e che avendo saputo che
+non ve n’era più fino all’indomani alle sei e mezzo, aveva comandato
+che la si risvegliasse alle cinque. Era dal cameriere del primo piano
+ch’egli aveva avuto tutti questi particolari.
+
+Massimo rimase assai perplesso di codesta partenza per Prato.
+
+Quando, finito di pranzare, rimase solo, camminò a lungo intorno alla
+vasta camera, grande e quasi senza mobili, fumando e riflettendo.
+
+— In fondo, — pensava di nuovo, — che son venuto a fare? È assurdo.
+Come ho potuto immaginare.... e accorrere qui, per un semplice dubbio
+senza la minima prova, mentre anzi al contrario, riflettendo, è quasi
+impossibile.... Eppure, questi Vegezzi che non vi sono più!... Come
+poteva lei ignorarlo? Ma fa lo stesso, è assurdo, ed io sono pazzo.
+E poi, se avessi anche ragione ne’ miei sospetti, che cosa posso
+scoprire, ed in qual modo? Bella situazione! Sono stupido. Ho la
+febbre. Come avrei riso sul muso, cinque anni fa, a chi m’avesse detto
+che verrei incognito in una stanza d’albergo per far la spia alla mia
+propria moglie, come un marito da teatro.
+
+Si riaffacciò alla finestra: nella via quasi deserta adesso, non
+pioveva più, ed il cielo rischiarato s’imporporava sotto gli ultimi
+raggi del sole che tramontava.
+
+Una ragazza bella assai si appoggiò al balcone della casa in faccia.
+La guardò macchinalmente. Lei si ritirò; allora egli guardò ancora la
+strada. Vide un forestiero che parlava, sulla porta, col cameriere. Il
+forestiero fece un gesto, e Massimo riconobbe Giulio Bardi. Due minuti
+dopo lo vide entrare nell’albergo.
+
+Un’ora più tardi, a notte fatta, Massimo andò a girare cautamente
+per i corridoi. Era il vero albergo italiano all’antica, con qualche
+timida pretesa di comodi moderni. Il cortile era zeppo di carrozze di
+tutte le specie, di barroccini polverosi, di cavalli appena staccati,
+e in mezzo a tutti codesti impedimenti stavano dei curiosi in folla;
+contadini, mercanti girovaghi e borghesucci, alcuni che disputavano
+tuttora il prezzo di una vendita, altri che ridevano, mentre in un
+angolo scoppiava una lite fragorosa. A ciascuno dei due piani della
+casa, un balcone esterno, girava tutt’all’intorno del cortile e dava
+accesso alle camere, di cui si potevano leggere i numeri dal basso.
+Due scale, l’una a destra, l’altra a sinistra. Abbasso c’era la sala
+comune, la cui porta semiaperta lasciava passare una lunga striscia di
+luce ed il rumorìo confuso delle conversazioni avvinazzate. Esattamente
+al di sopra la sala da pranzo destinata ai forestieri distinti. Massimo
+vi entrò e la trovò vuota. Due finestre si aprivano sopra un terrazzo
+coperto che dominava da una grande altezza una vallata profonda,
+che pareva un precipizio, in fondo alla quale biancheggiavano,
+semi-rischiarate dalla luna velata, le pietre di un torrente a
+secco. Dal lato opposto del burrone s’innalzava una lunga catena di
+colline verdeggianti, rallegrate da gruppi di case e di ville che
+s’intravedevano appena. A destra si stendeva la città.
+
+Avventurandosi pei corritoi, Massimo aveva scoperto che il numero 7 si
+trovava a lato della sala da pranzo, ma più elevato della metà di un
+piano da alcuni gradini, come succede spesso in quel genere di case
+di costruzione irregolare. Aveva resistito alle tentazioni di aprire
+l’uscio e d’entrare bruscamente. Aveva prestato l’orecchio e non aveva
+udito nulla. Poi aveva provato d’aprire uno delli usci delle camere
+vicine, ma erano chiuse. Allora era ritornato sul terrazzo. Restò
+alcuni minuti a guardare il paesaggio, appoggiato al parapetto. Una
+immensa nube s’avanzava rapidamente; ben presto coprì la luna; non fu
+più possibile di vedere le ondulazioni delle colline, nè il profilo
+esatto della città; solo perdendosi a picco nella profondità, lo
+sguardo distingueva come un nastro bianchiccio formato dal letto del
+torrente. Il terrazzo coperto era appoggiato da una parte al corpo di
+casa principale, dove un lungo balcone si distendeva. Dal terrazzo si
+poteva quasi toccarlo. S’indovinava facilmente che la prima finestra
+prospiciente su quel balcone doveva essere quella della stanza numero
+7.
+
+Massimo era pallidissimo. I dolori articolari di cui da qualche tempo
+soffriva lo avevano ripreso, ed a momenti il cuore gli batteva quasi
+dovesse spezzarsi, poi sembrava si dovesse arrestare. Come sempre, la
+sofferenza morale si confondeva col dolore fisico. I pensieri orribili
+che cozzavano nella sua mente lo spaventavano, e in mezzo ai suoi
+tormenti sentiva in fondo alla coscienza come una voce schernitrice
+che insultava alla sua miseria. Mille cose del passato, alcune delle
+quali non avevano più il minimo rapporto con la situazione presente,
+sorgevano davanti a lui; e in modo irregolare ed illogico tutta la
+sua vita gli apparve innanzi alli occhi. Ed ecco dov’era giunto!
+Ch’era diventata la fredda superiorità per la quale era sempre stato
+padrone delle sue passioni? In qual modo aveva perduto quella cinica
+indulgenza per tutte le colpe delle donne, fosse anche per quelle di
+una donna amata, la quale gli avrebbe fatto altre volte considerare
+la gelosia come una debolezza indegna d’un uomo conscio del proprio
+merito, come una malattia antiquata, condannata al ridicolo nella
+nostra società moderna? Disceso adesso al livello di coloro dei quali
+si era maggiormente burlato, aveva perduto tutta la sua scettica
+bontà; si sentiva brutale, capace di tutto, quasi bramoso di scandalo.
+Si attaccava borghesemente a’ suoi diritti di marito e sentiva nello
+stesso tempo ribollire in tutto l’essere suo le ire di un amante
+ingannato. Le leggi sociali, di cui aveva spesso biasimato ridendo
+la ingiusta severità, gli sembrarono molli ed insufficienti. Non si
+riconosceva più.
+
+Un sentimento affatto nuovo si mutava in dolore e lo morsicava nelle
+più intime fibre — l’odio — e della forza di quest’odio misurò a qual
+punto amava quella donna che certo lo ingannava. Gli parve ad un tratto
+sentire il suo amore ingrandirsi come per fargli scoppiare il cuore;
+amava al punto d’uccidere e di morire. Cattive passioni ignote fino
+allora si destavano in lui, un spaventoso desiderio di vendetta lo
+opprimeva. Poi un intenerimento s’impadroniva di lui, dei minuti nei
+quali tutta la disperazione d’una vita era contenuta.
+
+Si ricordava le differenti fasi della sua esistenza dacchè aveva
+conosciuto Elisa, e sognava, considerando dove il suo bizzarro
+matrimonio lo aveva condotto. Quale seducente e originale punto di
+partenza, e quale volgare caduta!
+
+Ma non dominava più sè stesso. Il sacro ricordo di sua sorella che gli
+attraversò lo spirito, non valse neppur quello a calmarlo.
+
+I pensieri calunniatori contro sua moglie che adesso lo tenevano in
+loro balìa risalivano indietro fino al giorno in cui aveva incontrato
+Elisa Valenti. Credendo Bardi ammogliato, era stata felice di sposarlo
+lui, Massimo, invece di Gorletti; ma forse era sempre rimasta in
+corrispondenza col suo antico amante. Dimenticava che ciò gli sarebbe
+stato indifferente, altre volte.
+
+Ma la sua rabbia, l’odio suo, nascondevano un terribile dolore. Non
+ne aveva forse coscienza, ma domandava vendetta meno per la cosa
+in sè, che nella speranza di trovarvi un qualche sollievo alla sua
+insopportabile tortura. Con l’occhio fisso al balcone, pensava che
+certo _lui_ doveva essere là, dietro quel muro, solo con lei. E allora
+le più dolci ore della _Villa del Giglio_ gli ritornavano alla memoria,
+e rammentava le lunghe sere d’estate nella gran sala silenziosa, quando
+la luna delle belle notti posava l’incanto del suo bagliore sui capelli
+sciolti d’Elisa.... E rammentava i suoi dubbi rinascenti e da lei
+dissipati con tanta bontà.... Mentiva dunque volgarmente essa pure! Ah!
+oramai non v’era più da dubitare. Ella lo ingannava, lui, a chi doveva
+tutto. Perchè non aveva almeno avuto la pietà di lasciarlo fuggire
+lontano, quando lo aveva voluto? Non gli restava più adesso che da
+rendere il male per il male, e dopo, da sperare che la fine di codesta
+brutta commedia che si chiama la vita non si facesse molto aspettare.
+E il suo dolore era nobile e volgare ad un tempo; soffriva nel più
+profondo dell’animo suo, e insieme — lui tanto superiore alle piccole
+vanità — si sentiva, per la prima volta, ferito nel suo amor proprio.
+
+Guardava sempre il balcone, misurava l’altezza che ne lo separava.
+Evidentemente non v’era altro mezzo. Fece il giro del terrazzo; non
+trovò alcuno.
+
+Allora gettò un ultimo colpo d’occhio intorno, poi salì sul parapetto
+di pietra, abbrancandosi prima con una mano, poi con l’altra, alle
+sbarre del balcone superiore, si lasciò andare e fu librato nello
+spazio, sull’abisso nero. Il ferro gli tagliava le dita, ma con la
+tensione de’ suoi muscoli esercitati, salì lentamente. D’un tratto una
+di quelle orribili fitte cui era soggetto talvolta, gli attraversò il
+cuore. Ebbe un áttimo di debolezza. Ma dopo quel secondo di suprema
+angoscia, s’irrigidì, e con uno sforzo violento, continuò e giunse ad
+aiutarsi coi ginocchi e coi piedi. Finalmente, dopo un minuto di un
+secolo, scavalcò il balcone che si stendeva innanzi a lui in tutta la
+sua lunghezza. Si avvicinò alla finestra con le maggiori precauzioni.
+L’idea gli era passata rapida per la mente che tutto sarebbe inutile se
+le imposte erano chiuse. Non lo erano. Perfino i vetri stavano aperti.
+Gl’interstizi delle persiane chiuse erano abbastanza larghi perchè si
+potesse vedere tutto quanto succedeva nell’interno ed udire tutto.
+
+Elisa, sola, con un libro in mano, seduta sopra una poltrona vicina a
+un tavolino dove ardevano due candele, leggeva tranquillamente. Massimo
+restò con gli occhi fissi su di lei.
+
+In quell’istesso punto si bussò all’uscio. Elisa posò il libro, e
+prestò l’orecchio. Si bussò un po’ più forte.
+
+— Avanti! — disse lei con una voce un po’ timida.
+
+E Giulio Bardi entrò.
+
+
+V.
+
+Elisa si alzò di soprassalto, e riconoscendo Giulio al chiarore
+malfermo delle candele, divenne bianca. La sua bocca si aprì come per
+emettere un grido che non venne fuori, e, tutta tremante, si appoggiò
+con le due mani al tavolino. Ella aveva sul viso qualcosa dello stupore
+che si prova alla vista d’un fantasma.
+
+Giulio, assai commosso, si era fermato contro l’uscio, richiudendolo
+senza rumore dietro di sè. Restarono senza poter parlare. Elisa era non
+solo senza parole, ma senza idee; ella non viveva che dalli occhi. Una
+realtà, rassomigliante ad un sogno, l’affascinava. Balbettarono insieme
+qualche parola senza comprendersi.
+
+— Voi? Voi qui? — disse lei finalmente con la sua voce appena
+ricuperata.
+
+— Sì, sono io.... perdonate.... — ma non proseguì subito,
+dimenticandosi a guardarla.
+
+Lei tremava sempre.
+
+— Come siete venuto? Perchè siete qui? — ripetè con tuono esaltato.
+
+— Ve ne supplico, non siate tanto turbata. Permettetemi di parlarvi; è
+necessario.
+
+Elisa ricadde sulla poltrona e si nascose la testa fra le mani.
+
+— No, partite, non vi voglio ascoltare! Che mai possiamo dirci?
+
+Ella sentì le proprie mani scostate dal suo viso da quelle di Giulio,
+poi se lo vide seduto in faccia e tenendo sempre una delle sue mani
+nelle sue, ch’ella tentava di ritrarre. Rivide quel volto dolce e serio
+che da sì lungo tempo non aveva più contemplato che nei suoi sogni, e
+uno sguardo non mai scordato si sprofondò nel suo.
+
+— Lasciatemi, — mormorò, — lasciatemi!
+
+Ma egli non si muoveva e riteneva sempre la mano di lei che stringeva
+febbrilmente. Il suo sguardo doloroso non implorava altro che pietà.
+
+— Se sapeste tutto ciò che ho fatto per giungere fino a voi, non
+parlereste di scacciarmi.
+
+— Come siete venuto? — ripetè lei.
+
+— Non lo so.... non ho tempo adesso di raccontarvelo. Scusate, —
+riprese dopo una pausa e lasciando andare la mano di lei. — Bisogna
+perdonarmi. Era necessario. Ho saputo ch’eravate qui (in qual modo
+non preme), ch’eravate qui sola, e vi ho seguita, poichè mi riesciva
+impossibile di esiliarmi come me lo avete comandato, senza vedervi
+un’ultima volta. Calmatevi, ve ne supplico. Vi faccio dunque paura!...
+Mio zio m’ha detto tutto ciò di cui l’avete incaricato per me. Ad
+onta delle vostre buone parole, ho dapprima trovato la vostra sentenza
+crudele, nel mentre stesso che vi comprendevo....
+
+— Ebbene? Com’è che siete venuto allora?
+
+— È soltanto adesso, dinanzi a voi, che sento nella mia emozione
+profonda, che avete veramente ragione. E vi obbedirò senza mormorare.
+M’ingannavo me stesso pensando ad altro. Partirò, e non vi rivedrò
+forse mai più. Vi ero già deciso, e lo sono ancora, ve lo giuro....
+Ma, lo ripeto, partire senza avervi parlato una volta ancora, mi
+sarebbe stato impossibile. Ecco perchè sono venuto.... Tremate?... Di
+che potete temere? Ho forse neppure tentato d’andare da voi dopo che
+me lo avete proibito?... Pensate: sono ritornato da Londra apposta
+per vedervi, non fosse che per un istante.... in istrada.... senza
+mostrarmi. Eravate in campagna. Ciò che mio zio mi ha detto, non mi
+ha desolato quanto potreste crederlo. Sapere da voi stessa che siete
+felice.... voi almeno! è stata quasi una consolazione per me. Avevo
+fatto un ultimo sogno.... impossibile! me ne accorgo adesso, aveva
+sperato poter diventare vostro amico e vedervi di tempo in tempo....
+Sentendo il vostro rifiuto, ho ubbidito senza lagnarmi. Sono ripartito.
+Ma un pensiero mi perseguitava, doloroso, orribile. Dicevo a me stesso
+che lasciavo l’Italia senza neppure avervi veduto.... e che ogni
+giorno, ogni ora, allargherebbe ancora lo spazio che ne divide. La mia
+ultima probabilità era perduta. Era al disopra delle mie forze; tornai
+a Firenze di nascosto, quasi come un ladro. Mentii a mio zio, e a
+insaputa di lui, ritornai solo, senza nessuno per sostenermi nelle mie
+buone risoluzioni, per farmi arrossire di me stesso, se non seguivo la
+via che mi ero prescritta come un dovere. Ho vissuto celato, facendo
+spiare le vostre mosse con un mezzo senza pericolo che ho trovato. È
+stato in tal modo che sono giunto a vedervi, alla stazione, frammezzo
+alla folla, il giorno della vostra partenza per Viareggio. Quando mi
+sono trovato davanti a voi, ho creduto svenire, io che avevo resistito
+a tutto! Non mi avete visto....
+
+— V’ingannate. Vi ho visto.... Ma, mio Dio! perchè m’avete inseguita
+fin qui?... Mi fate orribilmente soffrire!...
+
+— Davvero?... M’avevate visto?... L’ho creduto per un minuto, poi
+mi sono detto: No! sei troppo pazzo! Lo speravo e lo temevo.... Ma,
+dopo quel momento, la mia forza mi abbandonò. Nel tempo stesso che
+mi rimproveravo la mia mancanza di logica, la mia imprudenza, partii
+all’indomani per Viareggio; partii senza scopo, senza motivo, spinto
+da un desiderio irresistibile... semplicemente per vedervi ancora. E
+davvero, alla stazione, mi riconosceste?...
+
+— Subito.... Eppure....
+
+— Sono mutato, non è vero? assai mutato. Pensate agli anni che
+trascorsero da quando ci lasciammo, e pensate a tutto quanto ho
+sofferto. Non ne parliamo più. Adesso permettete che vi guardi.
+Questa è un’ora che non tornerà più. Sì, vi ho seguita, e a Viareggio,
+nascosto, ho passato dei giorni quasi felici nella solitudine di una
+stanza d’osteria, pensando che non eravate lontana, e che di tempo in
+tempo, potevo scorgervi un istante di sfuggita. Vi ho intravista solo
+quattro volte in quindici giorni, ma mi è bastato per farmi sopportare
+quasi allegramente la mia prigionia volontaria. Intanto però un
+desiderio di parlarvi, non fosse che per un’ora, senza testimoni, si
+è bentosto impadronito di me con una violenza tale, che non fui più
+capace di lottare. Le mie giornate furono passate a cercare di scoprire
+un momento favorevole. Ma il rischio era troppo grande, avevo paura
+per voi. Finalmente, quando non speravo più, codesto caso inatteso e
+imprevedibile del vostro viaggio qui, del quale ho potuto aver contezza
+facendo interrogare abilmente la vostra padrona di casa, mi ha offerto
+la possibilità di un ultimo tentativo. Ho saputo che verreste sola.
+Benchè fossi sicuro di dispiacervi, di spaventarvi, come avrei potuto
+resistere alla tentazione?
+
+— Lo avreste dovuto però.... Sarebbe stato meglio.
+
+La voce d’Elisa era ridiventata più ferma, ma parlava a stento.
+
+— Perdonate la durezza delle mie parole. Ma a che serve il rivederci?
+Io non mi appartengo più, sono legata irrevocabilmente ad un altro....
+che devo amare.... che amo. Avevo detto a vostro zio che dovevate
+partire, e non conservare di me che un incancellabile ricordo, come io
+lo conservo in fondo all’anima mia.... E a quale condizione, gli dissi
+che ad onta di tutto, non vi potevo dimenticare? Alla condizione che
+mi obbedireste e non cerchereste di rivedermi. Ho aggiunto che il mio
+più ardente desiderio era di sapervi meno infelice, trovando un po’ di
+serenità nella vostra vita tanto triste per colpa mia, tutta di dovere
+e di sacrificio.... E voi....
+
+— Non parlatemi di cose impossibili. Potete rimproverarmi d’aver
+disubbidito e d’essere qui. Ma non potete comandare ai miei sentimenti.
+Il mio amore per voi è eterno, perchè è al di sopra della vita umana
+e della nostra sorte passaggera. È mio diritto d’essere infelice per
+voi. Voi, avete potuto esser felice; vi approvo sinceramente, ma non
+sapreste esigere lo stesso da me. Vi giuro, Elisa, che in queste mie
+parole non v’è nemmeno l’ombra di un rimprovero. I nostri destini sono
+stati diversi; abbiamo fatto ciascuno il nostro dovere. Ingannata da
+me, ed una tale menzogna era necessaria, sciolta da tutte le nostre
+promesse, credendomi debole, dimentico, colpevole forse, mentre fui
+solo imprudente, d’una imprudenza che scontai con la disgrazia di tutta
+la mia vita, voi mi avete ancora atteso, voi avete lottato, oh! lo so
+ed indovino! vi siete ostinata a lungo, poi infine, il tempo ha fatto
+l’opera sua, la vita ha avuto la sua influenza, un sentimento nuovo ha
+trovato posto nel vostro cuore, ed avete accettato la felicità. Avete
+fatto bene. Ma io, che non avevo nulla da rimproverare fuorchè a me
+stesso, io, che sapevo tutta la forza del vostro carattere e tutta la
+infinita bontà dell’anima vostra, io, ch’ero sicuro che se non avessi
+mentito per dovere, sarei stato da voi aspettato sempre, io, che dovevo
+desiderare la vostra felicità per mezzo di un altro, poichè io stesso
+vi ci avevo spinto, e la profonda approvazione della mia coscienza ha
+appena compensato l’immensità del sacrificio! potevo io esser felice
+avendovi perduta, potevo io vivere d’altro che di memorie? L’avvenire,
+possibile e necessario per voi, non esisteva per me. Ed intanto ho
+tutto rinchiuso dentro di me. Credete voi che si sappia veramente come
+ho vissuto? Ho obbedito, per quanto lo potevo, alle leggi sociali; ho
+potuto trovare la rassegnazione apparente per quelli cui volevo bene;
+ho lavorato e mi sono reso utile alli altri ed a me, ma che non mi si
+chieda di più! Nessuno ne ha il diritto.
+
+— Se sapeste quanto mi fate soffrire! Vedete bene la mia emozione,
+non mi provo a celarla. Un brivido mi ha presa dal momento che apriste
+quell’uscio, e tremo ancora.... Risparmiatemi!...
+
+Egli la guardò con una espressione nuova sul viso; poi ripigliò con un
+tono amaro:
+
+— Ah! capisco!... Nella vostra esistenza calma, il mio ricordo è
+rimasto come un’eco lontana della vostra prima giovinezza.... ma vivete
+in piena vita reale, come una signora della società che siete; avete
+cercato e trovato la pace; le vostre giornate, tutte uguali nella loro
+amabile varietà, si seguono senza scosse; voi vi adagiate, fiorite
+nella vita tranquilla e opulenta dei felici di quaggiù, e la vostra
+malinconia, seducente alli occhi altrui, si è raddolcita anche per voi,
+e bruscamente io sorgo qui simile allo spettro brutale del passato,
+e vengo, io che il mondo non seppe mai deridere, tanto seppi sempre
+tacere! vengo a far pompa dinnanzi a voi dei miei dolori che non potete
+nemmeno più comprendere!
+
+Si alzò e camminò fino in fondo alla camera, lentamente, a testa bassa.
+Quando rialzò li occhi, vide Elisa che lo guardava fissamente, con la
+faccia contratta, e quando i loro occhi s’incontrarono, egli scorse
+delle grosse lagrime, ch’ella non potè trattenere che le colavano per
+le guancie; e dopo un istante di lotta vana, ella nascose il viso sul
+braccio appoggiato al tavolino, e scoppiò a piangere.
+
+Giulio rimase un minuto immobile, come pietrificato, a contemplarla.
+Poi cadde a’ suoi piedi, e prendendole la testa nelle sue due mani,
+la costrinse a volgere verso di lui il viso bagnato di pianto. Guardò
+quelli occhi rossi, quelle labbra convulse dai singulti, sentì presso
+di sè il soffio ansante del seno di lei, ed il fiato di lei sulla
+sua bocca, e si rigettò all’indietro, poi si piegò sopra quelle mani
+bianche diventate inerti che coperse di baci.... Vi fu un silenzio.
+Restò immobile, con la faccia quasi sui ginocchi d’Elisa.
+
+Lei rivide quella testa, quel collo, che aveva altre volte veduti tanto
+spesso così, e durante un áttimo, dieci anni della sua vita sparirono.
+
+Il passato risorgeva davanti a lei, nella sua antica e imperitura
+bellezza. Rivedeva la casa del lago di Como, i sentieri dove i piedi
+s’imbarazzavano nei cespugli e dove lo sguardo si riempiva delli
+azzurri dell’acqua e del cielo, l’albero sotto al quale essi avevano
+pianto alla loro prima separazione, e la piccola sala dei ritrovi
+notturni all’epoca del ritorno inatteso di Giulio, quei rapidi giorni
+di febbrile felicità ch’erano rimasti come la nota la più acuta
+e sonora della sua vita. I ricordi dalle care tinte impallidite
+ridiventavano dei ricordi d’ieri; essa rivedeva ogni pietra, ogni
+cespuglio della strada di Torno, di quella strada che aveva tante
+volte percorso andando alla posta, col cuore pieno di speranza, per
+ritornarsene in preda a una tristezza mortale; rivedeva il piccolo
+cannotto nel quale si erano talvolta arrischiati sul lago, lo svolto
+della strada dove penavano tanto a lasciarsi dopo le loro lunghe
+passeggiate, la sua camera dove sempre i suoi pensieri si rivolgevano
+a lui, attraverso l’oceano, dopo ch’era partito. Poi la notte profonda
+dell’anima sua, quando aveva finalmente perduta ogni speranza, le
+angoscio della lotta dalla quale era uscita rassegnata, i desideri
+insopportabili e pazzi di vederlo una volta ancora e morire.
+
+Ed ora egli era lì, chino sopra di lei, a’ suoi piedi; ella sentiva le
+mani di lui che toccavano le sue, vedeva quella testa appoggiata sulle
+sue ginocchia. Ed ella contemplava, assorta in un’estasi inconsciente,
+in un completo oblìo del presente.
+
+D’un tratto, ella osservò che quei capelli tanto noti, quei capelli
+da ragazzo morbidi ed ondulati, erano brizzolati di fili bianchi. E
+con la sensazione di una orribile stretta al cuore, essa si svincolò
+finalmente.
+
+Ma svegliandosi, si ritrovò tuttora in un sogno. Perchè trovavasi, con
+lui, in codesta camera banale, con le sue pareti dipinte a quadretti
+gialli e rossi, i suoi mobili volgari e scompagnati, la sua alcova a
+tende scolorate?
+
+Allora, mentre ascoltava come in sogno ciò che Giulio continuava
+a dirle, il suo pensiero ritornò ai giorni più recenti, al nuovo
+cambiamento nella sua vita, al tempo ch’era già trascorso, rapido e
+penoso, dopo la visita di Orlandi, dal momento in cui era venuto a
+turbarla annunciandole l’arrivo di suo nipote a Firenze fino all’ultimo
+giorno di sofferenze segrete a Viareggio, dove notava con paura
+l’attitudine incomprensibile di Massimo. Mutato per lei, senza ch’ella
+sapesse indovinare perchè, era diventato aspro, freddo e distratto
+all’istante in cui avrebbe avuto il maggior bisogno d’essere sostenuta
+e incoraggiata. Avrebbe voluto abbrancarsi a lui, e Massimo sembrava
+allontanarsi. Doveva avere del sospetti ch’ella indovinava; ma quali
+precisamente? Paurosa, non ardiva interrogarlo, nè scandagliarlo in
+nessun modo. Che sapeva? Che pensava? Lei aveva creduto che Giulio
+fosse ritornato a Londra, e sulle prime ne aveva provato una specie di
+sollievo. Ma, a poco a poco, nella tristezza della solitudine, davanti
+a suo marito che non riconosceva più, un rimpianto sorse nel suo cuore.
+Durante le sue lunghe giornate solitarie, nel salotto soffocante
+del suo quartiere ammobiliato, illanguidita del caldo opprimente,
+l’occhio fisso sul vasto mare che pareva assopito sotto i raggi di
+un sole torrido, una idea s’impadroniva di lei che tentava invano di
+scacciare. Avendo riveduto Giulio per un minuto, una brama la riempiva
+di rivederlo ancora. La parola _giammai_ si disegnava davanti a’ suoi
+occhi in lettere di fuoco. Avendolo riveduto, — e come dimenticare la
+scossa di quel minuto secondo? — le sembrava impossibile di dover dire
+a sè stessa: morrò senza aver sentito una volta ancora il suono della
+sua voce, senza potergli dire una parola.
+
+Ed ora egli era lì, davanti a lei.
+
+Le parlava con una voce dolce, che pareva venisse da lontano, e che
+infatti s’innalzava per lei in un mormorio, come dal fondo delli anni
+spariti. Le domandava sempre perdono d’essere venuto e l’assicurava,
+con un così triste sguardo! che non cercherebbe mai più di rivederla.
+Non voleva che un ultimo sorriso e che una mano indulgente nella sua.
+E, senz’ordine, interrompendosi, le raccontava la propria vita, gli
+avvenimenti di tutto quel tempo che li aveva separati, le proprie
+disperazioni, ed in quel racconto le parole non erano nulla. Lei lo
+ascoltava macchinalmente, leggendo nelle pupille di lui tutti i segreti
+dei suoi dolori, tutte le lotte della sua coscienza, e la terribile
+vittoria sopra sè stesso. Le parlò della sua lunga assenza, della sua
+sventura, della menzogna alla quale aveva dovuto acconsentire, poi del
+suo ritorno, e di quello che aveva sentito alla notizia ch’ella era
+maritata col marchese d’Astorre.
+
+Parlando, Giulio era stato sincero. Davvero, venendo, ad onta di tutti
+i rischi, fino in quell’albergo per rivederla, nessun pensiero era nato
+nella sua mente ch’egli avesse a rimproverarsi. Per nulla al mondo,
+egli avrebbe voluto turbare la pace, la felicità di colei che adorava
+d’un amore santificato da tanto soffrire. Era entrato la sera in quella
+camera, dove nessuno poteva sospettare la sua presenza, perfettamente
+sicuro di sè. E non aveva dubitato di uscirne, forse un po’ consolato,
+forse più affranto di prima, ma senza che la sua coscienza avesse nulla
+da rinfacciargli. Una carrozza stava pronta, che doveva condurlo a
+una stazione, donde ripartirebbe per non più ritornare. Sapeva bene
+che rivedendo Elisa, parlandole, proverebbe la più forte emozione
+della sua vita, e che forse, attraverso il suo amore purificato, tutte
+le violenze della passione si ridesterebbero in lui, ma sapeva pure
+che adesso Elisa apparteneva volontariamente ad un altro, ch’ella lo
+amava, che gli doveva la felicità, e sentiva ch’egli non mancherebbe al
+proprio dovere, e che si mostrerebbe a lei come gl’incombeva di essere.
+
+Ma non si era aspettato a trovarla quale essa gli appariva allora.
+“Certo sarà commossa assai rivedendomi„ erasi detto, ma non avrebbe
+mai creduto di vedere quelle lagrime ardenti smentire le fredde parole
+ch’ella aveva tentato di rivolgergli, nè di sentire la mano di lei
+febbrile quanto la sua propria, nè di leggere in quelli occhi la
+rivelazione involontaria di tutto l’antico amore risorto. Un sospetto
+gli attraversò la mente, che lo rese come pazzo e gli fece tutto
+dimenticare: ella forse aveva mentito ad Orlandi, si provava a mentire
+ancora, ma tutto quanto diceva era falso, ed ella lo amava come prima!
+
+Allora sentì tutte le sue risoluzioni squagliarsi e gli sembrò che
+un abisso si aprisse sotto ai suoi piedi, pieno di disperazione e di
+gioia. Tacque d’improvviso, e fissò negli occhi di Elisa uno sguardo
+che voleva penetrare fino all’anima.
+
+— Continuate, — disse. — Giacchè siete qui, parlate. E parlate presto,
+perchè il tempo incalza.
+
+— No, nulla ne incalza, — rispose con voce cupa.
+
+Poi serrandosi le tempie nella mano destra, esclamò con tono mutato:
+
+— Dio mio! pensare che se fossi ritornato qualche mese prima, allora,
+non apparterreste ad un altro! Ironia insultante della sorte! Voi,
+Elisa, la mia Elisa, vi guardo e non ne ho il diritto, prendo le vostre
+mani nelle mie, e per questo sono costretto a nascondermi! Non siete
+più la mia Elisa, siete la marchesa d’Astorre. Ma pensate dunque,
+dopo tutto, mi avete lungamente e pazientemente aspettato, povera
+fanciulla mia, mio angelo adorato.... e più che non avreste dovuto; ma
+perchè Dio ha permesso che, ad onta del vostro coraggio, io arrivassi
+troppo tardi? E come lo avevo altre volte predetto, ritorno ricco,
+considerato.... ed avrei potuto avervi! No, è troppo! Perchè non sono
+morto in mare, ritornando!...
+
+— In nome del cielo, calmatevi! Perchè vi esaltate così, perchè questo
+mutamento!
+
+— Perchè? Perchè leggo nei vostri occhi; perchè le vostre parole hanno
+mentito ed i vostri sguardi sono sinceri.... perchè mi ami ancora!
+Elisa, perchè ci amiamo sempre!
+
+E, debole com’essa era, egli se la prese tra le braccia.
+
+— Vieni, — le disse, — partiamo! Vedi bene che sono io! Ti ritrovo!
+Il tuo corpo freme tra le mie mani.... come posso credere alle tue
+parole? Ti giuro che tu mi ami! Dimentico tutto. Se ci amiamo, tutto
+il resto è falso. Oh! dimmi, Elisa, non senti l’eternità del nostro
+amore? Come vuoi che di un tale passato non rimanga nulla?... Come?
+tutto dovrebb’esser vano? e inutili i nostri dolori? Avremmo dunque
+mentito, allora, ci saremmo ingannati? Quelli che negano l’amore
+avrebbero dunque ragione, e noi avremmo scambiato un lampo con la
+luce immortale?... Ti ricordi le nostre promesse?... Non senti tu che
+i vincoli che ci univano non sono spezzati? Mettete sopra un piatto
+della bilancia tutte le leggi sociali, tutti i doveri mondani, tutte le
+catene della vita, e sull’altro un sentimento d’origine divina.... da
+qual lato piegherà? Tu fosti mia; lo sei ancora. Farò tutto quello che
+vorrai. Fuggiamo lontano da tutti, che nessuno più ci veda!...
+
+— Tacete!
+
+E con uno sforzo violento, Elisa si svincolò.
+
+Essa si volse verso la finestra, e Massimo che udiva tutto, vide
+rivolto verso di lui il viso di sua moglie, e su quel viso una
+espressione ch’egli non potrebbe mai più dimenticare. Vide i suoi
+occhi alzati al cielo, i suoi lineamenti contratti da una lotta ultima,
+un’angoscia suprema che agitava tutto il suo corpo.
+
+Giulio volle seguirla all’altra estremità della stanza.
+
+— Restate, — gli disse. — Non saprete mai a che punto soffro. Per
+pietà, Giulio! (egli trasalì sentendola chiamarlo per nome), calmatevi!
+Non mi avvicinate più!
+
+Rimase qualche tempo accasciata, incapace di parlare. Il silenzio era
+strano in quella camera. Poi finalmente ella disse a voce bassissima,
+con uno sforzo:
+
+— Se sapeste come amo veramente mio marito, e quanto e perchè lo amo,
+non mi parlereste come fate.
+
+— Ciò è falso. Voi non lo amate, poichè amate me. L’ho veduto, l’ho
+vedo ancora. Non posso credere alle vostre parole. Nient’altro è vero
+tranne il tremito della vostra mano nella mia. Il vostro, Elisa, è un
+carattere sincero e retto; non avete mai saputo mentire. Ma io non vi
+accuso; anzi vi stimo e vi ammiro sempre più. Si capisce tutto, quando
+si ama come amo io. La vostra menzogna è sublime. Imponete silenzio
+all’anima vostra per compiere ciò che credete il vostro dovere. Ma io,
+in questo momento supremo, vedo al di là delle considerazioni umane.
+Guardate: adesso sono calmo. Ascoltatemi. Io pure ho provato che so
+tutto sagrificare all’idea del dovere. È per fare ciò che dovevo, che
+mi condannai io stesso a mentire, che ho frantumato il mio proprio
+cuore. Posso dunque giudicare. Ebbene! ve lo dico in tutta sincerità,
+il vostro dovere non può consistere nell’amare quell’uomo. Ad onta
+delle leggi e della morale passeggiera di questo mondo, quali sono
+i suoi diritti paragonati ai miei? Io, ebbi la vostra prima parola
+d’amore, e vedo che mi amate ancora; io, vi ho tutto dato e tutto
+sagrificato, e sarei pronto a sagrificare tutto ancora, se veramente lo
+amate, vostro marito. Ma come lo fareste credere? Che ha fatto, lui?
+Oh! credetelo! ho ragione. Vorrei che vostro marito fosse qui e mi
+sentisse.
+
+— Giulio, è me che dovete ascoltare, — disse Elisa lentamente. — Non
+parlate così; non dite nulla di cui potreste pentirvi più tardi. In
+nome del passato, che resta sacro nella mia memoria, ve ne supplico!
+
+V’era qualcosa di così decisivo, di così solenne nella sua voce, che
+Giulio ne fu colpito in mezzo al suo esaltamento, e che tacque mentre
+Elisa sembrava riflettere....
+
+— Sapete quali furono per me gli anni che seguirono la vostra partenza?
+— continuò finalmente, e come se parlasse tra sè. — V’immaginate il
+lutto che si distese per me sulla natura, la disperazione che cadde
+sul mio cuore? Nessun vecchio, disingannato di tutto e stanco della
+sua lunga giornata, sentì mai il peso dell’esistenza troppo gravosa
+per le sue forze, come lo sentii io allora, al principio della vita,
+giovinetta cui sorrideva il mondo. Ed io, non avevo nemmeno il lavoro,
+un cómpito per distrarmi. Non avevo che la mia solitudine e i miei
+pensieri, e non me li permettevano. Mi era proibito di soffrire, e di
+giorno in giorno, i miei spiavano l’istante in cui dovesse cessare il
+mio dolore eterno. Mentre desideravo morire, si pensava a maritarmi.
+Rifiutavo sempre, lottavo. Ma finalmente si decise, mio malgrado,
+il mio matrimonio.... e sapete con chi? con quell’uomo che voi pure
+detestavate e che veniva tanto spesso da voi.... Gorletti. Codesto
+matrimonio era una necessità assoluta; la miseria sorgeva davanti a
+noi, ed io dovevo salvare la mia famiglia. Tutti mi consigliarono di
+cedere, perfino le persone migliori, le più intelligenti. Non sapevo
+resistere alle minaccie di mia madre, alle preghiere desolate di mio
+padre, all’opinione universale. Come avrei voluto morire! ma lo potevo
+ancor meno. Il sacrificio era deciso; ad onta della mia ripugnanza,
+del mio orrore, avevo dovuto acconsentire.... Sola, non potevo lottare
+contro tutti e contro la sorte. Mi si compiangeva, ma nessuno ebbe
+l’idea di venirmi in aiuto. E, d’improvviso, all’ultimo momento, un
+uomo giunse, che lo fece. Come un angelo salvatore s’intromise tra me
+ed il destino, e con mano possente, arrestò sull’orlo del precipizio
+quella che i suoi amici vedevano cadere con vani rimpianti e nulla più.
+E quest’uomo mi conosceva appena; non ero per lui che una conoscenza
+banale, indifferente. Ma egli comprese e volle salvarmi. E per ciò
+fare, mi sposò; mi diede il suo nome, il suo appoggio, la sua fortuna e
+non mi chiese nulla in cambio. Potevo rifiutare? Avevo la scelta?
+
+— Non lo amavate, dunque?
+
+— No, non lo amavo allora. Ma già mi sentivo irrevocabilmente legata a
+lui da una riconoscenza della quale non mi potevo sdebitare. Mi aveva
+resa ad una vita possibile. Voi, vi credevo perduto per sempre, sposato
+con un’altra; vivevate sempre nell’anima mia, ma solo per la memoria.
+Il tempo scorreva per me, calmo; ero triste, ma esistevo come in sogno.
+D’Astorre, invece, attivo, errante, proseguendo sempre qualche progetto
+da me ignorato, viveva in un modo bizzarro, disordinato, che io non
+capivo. Per me, egli non era, come dal primo giorno, che un amico
+sicuro e sincero.
+
+A poco a poco egli cambiò. Tutte le cose esterne cessarono
+d’interessarlo; si attaccò sempre più a me ed alla casa; cessò di
+assentarsi. Mi chiese se io volevo essere tutto per lui. Raddoppiò di
+cure, di delicatezza. Seppe guadagnare tutta la mia fiducia, lui che
+talvolta m’intimidiva; si corresse di tutti i suoi difetti. — E dal
+giorno ch’egli mi amò in tal modo, credetti mio dovere di amarlo, e
+l’amai veramente. Ebbene, non comprendete che adesso devo morire prima
+d’ingannarlo? Ah! Giulio! la felicità ideale che altre volte sperammo
+è svanita per sempre, e nulla la può risuscitare quaggiù. Voi avete
+vissuto come io avevo l’intenzione di vivere, cioè rinunciando alla
+vita; io ho dovuto cominciare una nuova esistenza e vi ho trovato la
+pace ed un benessere calmo che per me è il dovere. Il ricordo del
+passato non può spegnersi in me, e mio marito lo sa; poichè non ho
+voluto nulla nascondergli, ma la mia vita gli appartiene adesso. Ho
+sofferto quanto voi; ho forse pensato ancora di più. Riflettete, e
+sarete costretto di darmi ragione. Nelle mie lunghe meditazioni ho
+tutto previsto, perfino quest’ora. Sono debole, è vero, e la commozione
+che ho provato vedendovi apparire al momento in cui meno me lo
+aspettavo, mi ha fortemente scossa.... Ma ho tanto pensato, che non
+posso fallire....
+
+— È perchè il ricordo in voi è meno vivo che in me.
+
+— No, v’ingannate ancora; se vi parlo così, non è perchè dimentico,
+ma perchè rammento. Confrontate ciò che fu il nostro amore a quello
+che sarebbe ora! Invece dell’abbagliante splendore, dell’ebbrezza
+santa che abbiamo conosciuto, che cosa avremmo? Una passione colpevole
+e sconvolta, una felicità cattiva, avvelenata di rimorsi. Il nostro
+passato, così bello nei nostri ricordi, e che, separati, non potremo
+mai dimenticare, sarebbe esso pure guastato da un presente colpevole, e
+che sembrerebbe la parodia di quanto abbiamo sognato. Tutta la mia vita
+s’interpone tra di noi.
+
+Giulio non osava più interromperla. Ascoltava, con la testa china,
+quelle parole tanto vere che risuonavano stranamente in quella camera,
+guardando talvolta le due candele già per metà consumate, talvolta
+rivolgendosi verso Elisa con un gesto di violenta negazione ch’ella
+reprimeva subito.
+
+— Tutto quanto mi dite è vero a un certo punto di vista, — disse lui
+finalmente con gran tristezza, dopo una lunga pausa; — tutto è d’una
+verità crudele. Ve lo ripeto, avete ragione, e vi stimo altamente di
+parlare in tal modo, sebbene mi spezziate il cuore. Il nostro amore
+sarebbe adesso colpevole; è vero. Il dovere ne lo proibisce; ma,
+credetelo, il dovere soltanto. Vedete, sono calmo. Sarò anche forte;
+avrò l’orribile coraggio di obbedirvi. Una vostra parola mi è sacra.
+Ma a quest’ora suprema, Elisa, confessate la verità. È il dovere che
+ne separa ancora, inesorabile, null’altro che il dovere. Ma voi mi
+amate, mi amate come sempre, mi amate come io vi amo. Datemi questa
+consolazione terribilmente amara di confessarmelo, e partirò.
+
+— Non sarebbe una conclusione. Mentre invece se mi poteste comprendere,
+se poteste intravedere la verità tal qual’è, e tale che ve la voglio
+dire tutta intera, vi trovereste un sollievo vero, e la forza di
+rassegnarvi alle tristi leggi della vita che non possiamo discutere.
+Dicendo che v’è nel nostro passato qualche cosa di eterno che non può
+morire, e che le nostre anime sono unite da un vincolo indissolubile,
+dite il vero.... Ma v’ingannate credendo che io possa amarvi come una
+volta. Allora potevo darmi a voi tutta intera, consacrarvi tutte le ore
+del mio tempo, tutti i miei pensieri e tutte le mie sensazioni; adesso
+invece appartengo ad un altro e da alcuni anni egli ha la mia vita
+di tutti i giorni.... e come avrei potuto diventar sua, senza nulla
+dargli del mio cuore? Perchè volete che dicendovi che lo amo, non lo
+dica che per farvi ancora più crudelmente soffrire? Oh! no, Giulio, non
+si tratta del dovere solamente, del dovere sociale, come vi ostinate
+a crederlo.... Se avessi potuto continuare ad essere tutta vostra,
+_allora_, non avrei forse calpestato tutti i doveri? Ma perchè vorreste
+che ci rendessimo ora infelici, cercando una felicità impossibile
+che non potremmo trovare se non al prezzo della pace della nostra
+coscienza?
+
+Elisa gli disse che aveva lungamente riflettuto nelle ore della sua
+solitudine. Gli spiegò che la vita è molteplice e che quando i nostri
+voti non sono aiutati da circostanze eccezionali, l’ideale è presto
+soffocato dalla realtà e non può più esistere che nel segreto del
+nostro cuore. Se non ne viene concesso d’isolarci dal mondo, siamo
+ben presto ravvolti dalla mischia, siamo costretti ad abbandonare i
+grandi spazi puri dove la nostra immaginazione vagava, e di camminare
+nell’erba, sull’orlo della strada.
+
+Elisa, mentre ripeteva tutto ciò, era pallida quanto Giulio.
+
+Lui aveva abbassato il capo; era vinto. Vedeva chiaro finalmente
+quanto ella avesse ragione. Con un brusco movimento, si alzò quasi per
+partire.
+
+Elisa trasalì, e allora, lei che aveva saputo parlare con tanta calma
+e con tanta verità, affranta dalla intensa emozione e dalla tensione
+dello sforzo, si mise a piangere.
+
+— Per pietà, Elisa, se volete che abbia la forza di fare ciò che devo,
+non piangete! Vedete, vi ho compresa, sono ridiventato me stesso. E
+siete debole voi, adesso, ve ne supplico.... Eppure grazie! grazie per
+queste lagrime!
+
+Ella gli stese le mani, oramai, asciugandosi gli occhi.
+
+— Ho ben ragione, non è vero? Dunque, giurate di obbedirmi?
+
+— Lo giuro.
+
+— Restate ancora un poco, allora. Che io possa avere la dolcezza di
+parlarvi liberamente, adesso che sono altrettanto sicura di voi che di
+me, che io possa tenere senza paura per pochi istanti la vostra mano
+nella mia! Se sapeste quanto, io pure, desideravo parlarvi ancora una
+volta, quanto l’ho sopratutto desiderato il giorno che vi ho rivisto!
+Sì, oso dirvelo, ad onta dell’imprudenza, ad onta del pericolo, ad
+onta di tutto, non posso biasimarvi di essere venuto. È una felicità
+insperata e che nessuno può rimproverarmi, e sarò più forte, d’ora
+in poi. Siete buono e grande, Giulio, come lo foste sempre. Oh! senza
+fallire, senz’aver nulla da rinfacciarmi, potervi parlare sinceramente
+questa volta ancora! Oh! se potessi sperare, che voi pure sarete meno
+infelice per avermi veduta! Ma tutto è così triste....
+
+Giulio guardò il suo orologio.
+
+— Ho ancora un’ora da rimanere. Lasciate che vi guardi.
+
+Intanto, Massimo, di fuori, su quel balcone, dove, quando Bardi era
+entrato nella camera, aveva dovuto abbrancarsi alla sbarra per non
+fare irruzione, avendo sul capo la serenità del cielo stellato, sotto i
+piedi l’abisso aperto, e davanti agli occhi, tra gli interstizi delle
+persiane, la scena che abbiamo descritto, — aveva vissuto altrettanti
+anni quanti erano i minuti passati, tutta una vita, se si considera
+il tumulto delle passioni diverse, cambianti ad ogni nuova fase
+del dialogo, e la dolorosa varietà de’ suoi pensieri e delle mosse
+dell’animo suo. Dinanzi a quella scena, dove il suo avvenire era in
+giuoco, una di quelle trasformazioni aveva dovuto compiersi in lui;
+che, troppo bruscamente subìte per scosse violente, possono uccidere
+un uomo, specialmente nel suo stato. Ma una così intensa curiosità
+lo aveva inchiodato al suo posto ch’era passato dallo spavento e
+dall’orrore all’ammirazione, quasi senza sentirlo. Tremò dai piedi
+alla testa senza che l’occhio suo s’abbassasse per un secondo, senza
+che le sue mani potessero muoversi. Rimase sino alla fine, atterrato,
+affranto, consolato tutt’insieme e di volta in volta. Aveva tutto
+sospettato, tutto, tranne ciò che vedeva ed udiva. Dal primo momento
+in cui si era sentito come trafitto dalla certezza acuta che tutto era
+perduto, egli aveva temuto, sperato, dubitato, pronto a maledire o a
+piangere, sino alla fine; e tutto lo aveva sorpreso, strappato dalla
+logica della sua esperienza per aprire alle sue riflessioni degli
+orizzonti inesplorati.
+
+A un certo momento aveva alzato gli occhi alla gran vòlta oscura
+e splendida, e si sarebbe potuto crederlo sul punto di cadere in
+ginocchio come se una preghiera riconoscente gli salisse alle labbra.
+
+Ma non si sentì felice quand’ebbe tutto veduto. Una disperazione
+nuova si aumentava lentamente in lui. Tutta la sua passione brutale,
+i suoi desideri di vendetta, ed i suoi furori pieni di angoscia,
+si dissipavano, e non sentiva più che la vergogna di sè stesso,
+l’ammirazione e la pietà. Egli moralmente scompariva davanti a quei due
+ch’egli aveva considerato come colpevoli, e che ora contemplava simili
+ad esseri superiori. Qualcosa contorcevasi morendo dentro di lui, e un
+sentimento affatto nuovo vi nasceva. Al posto del suo amore turbato,
+che avrebbe potuto condurlo fino al delitto, sorgeva una infinita
+tenerezza che aveva quasi sete dell’amara voluttà del sacrificio.
+
+Aveva visto adesso l’amore nella sua estrinsecazione la più alta, ed a
+momenti, era stato costretto di dimenticare che lui stesso amava quella
+donna, a piedi della quale stava un altro.
+
+Aveva compreso codesto amore, del quale da un pezzo conosceva la prima
+parte, ed alla fine del quale egli aveva così stranamente assistito.
+Che diventavano i suoi sentimenti, confrontati coi sentimenti dei quali
+aveva ascoltato la involontaria eloquenza? Aveva sentito la sua gelosia
+umiliata, intravedendo le segrete profondità di quelle due anime,
+sentendo più che non dicessero le parole, credendo leggere sui loro
+lineamenti confessioni non espresse.
+
+Il suo sguardo si perdeva in giù, al basso, e vedendo le pietre del
+torrente biancheggiare sempre nell’orrore delle tenebre, ebbe per un
+istante la vertigine della profondità, del silenzio dell’abisso dove
+tutto si oblia, e lui, che due ore prima, voleva vivere per vendicarsi
+e punire, pensò allora che sarebbe stato meglio — soccombendo al dolore
+che lo aveva assalito durante la sua pericolosa ascesa al balcone —
+cadere nel precipizio e trovarvi la morte, che sarebbe stata la pace
+per lui e la felicità per gli altri.
+
+
+VI.
+
+Nella sua camera rosa, in quello stesso letto dove aveva dormito per la
+prima volta giungendo dalla Lombardia alla _Villa del Giglio_, Elisa
+stava coricata. Un bel raggio di sole ancora caldo penetrava dalla
+finestra semi-aperta, illuminava la tinta rosa delle tende, faceva
+brillare la doratura di una cornice, e pareva volesse ridonare il
+colore alle guancie pallide della convalescente.
+
+Elisa aveva abortito, e durante alcuni giorni, era stata male assai.
+I suoi genitori erano venuti. La speranza tardi concepita e di nuovo
+perduta di vedere presto un bambino rallegrare la casa, aveva afflitto
+tutti, ma la signora Valenti specialmente piangeva a calde lagrime
+il piccolo erede svanito. Elisa, la quale ad onta de’ suoi sforzi per
+reprimere un tal sentimento, era stata penosamente turbata dall’arrivo
+di sua madre, dopo d’averla vista seduta al suo capezzale, aveva
+finito col rispondere ad uno dei suoi abbracci esaltati con un bacio
+silenzioso, ch’era, senza che nessuno lo sapesse, un bacio di perdono,
+e più che mai, dopo quanto era passato, le aveva fatto bene la presenza
+di suo padre, tanto buono a malgrado delle sue debolezze.
+
+La signora Valenti era appena uscita dalla camera. Massimo stava seduto
+a’ piedi del letto, sulla gran poltrona, dove, pur malato egli stesso,
+era rimasto cinque notti a vegliare. In nessun posto, d’altronde,
+avrebbe potuto dormire. Aveva passato là delle ore interminabili,
+nella penombra vagamente rosea della stanza appena rischiarata dal
+dolce bagliore di un lume da notte, facendo talvolta, mezzo svegliato
+com’era, i più strani sogni, talvolta invece rivedendo gli avvenimenti
+recenti disegnarsi, con nettezza straordinaria sul fondo di pallide
+tenebre dove si perdeva il suo sguardo. Sempre rivedeva la scena
+che aveva prodotto in lui una nuova trasformazione, sempre pensava
+al modo con cui era partito, aprendo macchinalmente, dal balcone,
+la porta-finestra mal chiusa della camera attigua a quella occupata
+da sua moglie; come si era trovato, più tardi, alla stazione, quasi
+senza saperlo, e com’era ritornato alla villa, e vi aveva trovato
+un telegramma di Elisa che lo avvertiva di non poter tornare prima
+dell’indomani. Era giunta infatti, e gli aveva raccontato che non
+aveva trovato la signora Vegezzi a G..., poichè suo marito era stato
+trasferito a Prato, due mesi prima, e che allora si era decisa ad
+andarvi, il che aveva prodotto un ritardo di un giorno, che i Vegezzi
+stavano bene loro, ed i loro sette figli, e ch’erano rimasti assai
+felici e lusingati della sua visita.
+
+Durante le ore passate a G..., Massimo era stato balestrato tra gli
+estremi dell’amore, dalla passione tormentosa e violenta alla tenerezza
+senza limiti, da tutti i furori dell’egoismo esasperato alla completa
+rinunzia di sè stesso.
+
+Ora si rifaceva l’equilibrio. Sentiva quanto il suo amore per Elisa
+fosse pieno di disinteresse, ma — sebbene l’idea di sagrificarsi lo
+tentasse — comprendeva di non esserne capace. Tutto si confondeva
+nella sua testa stanca. Il pensiero si era in lui mescolato al sogno,
+nel corso di quelle lunghe notti insonni. Vergognoso della sua gelosia
+passata, dopo d’aver udito le nobili parole di sua moglie, giudicava
+amaramente la situazione come avrebbe potuto giudicarla un terzo
+disinteressato, ma in ciò fare, un dolore tanto acuto lo riempiva che
+non mancava di una certa orribile voluttà.
+
+Diceva a sè stesso: una volta, per caso, è accaduto che nella nostra
+società triste e depravata, due esseri si amassero realmente, del raro
+e vero e imperituro amore. Furono divisi; ma essi si sentirono uniti
+ad onta della distanza, dalle loro anime, come se le loro mani non si
+fossero sciolte. Il giovane aveva potuto ritornare in Europa, — avendo
+prima dovuto mentire perchè la sua fidanzata fosse libera, — e l’aveva
+trovata moglie di un altro che l’aveva sposata per salvarla, spinto a
+codesta facile buona azione dalla bontà leggiera che sta in fondo ai
+cuori corrotti. E questo marito, il quale poi aveva amato sua moglie
+per capriccio, deve rendere per sempre impossibile la felicità tra due
+esseri che sembravano creati apposta per amarsi!
+
+E, esaltato, esagerando perfino ciò che gli sembrava la verità, egli
+si persuadeva d’aver fatto l’infelicità di Elisa. Adesso sarebbe
+felice, se non lo avesse incontrato allora sul suo cammino. E che cosa
+meritava lui, non avendole portato che un amore tardivo, dopo una vita
+sregolata, un amore al quale lei non poteva corrispondere che per
+un’idea di dovere? Se, realmente, egli sentiva per Elisa un affetto
+profondo, se veramente egli voleva fare qualcosa per la sua felicità,
+perchè non lo farebbe sagrificandosi, come prima lo aveva fatto senza
+merito; perchè avendo voluto una volta salvarla da Gorletti, non la
+salverebbe adesso da sè medesimo?
+
+Ma sentiva di non poterlo. Ancora rimpiangeva talvolta di non essere
+piombato in fondo al precipizio, sul quale era rimasto per un istante
+sospeso nella indimenticabile serata a G...; ma adesso, ad onta di
+tutto, le mollezze dell’amore lo riprendevano, contemplando Elisa
+addormentata, pallida, sul candore dei guanciali.
+
+Ed Elisa pure, con gli occhi semi-chiusi, guardava suo marito a lungo,
+senza ch’egli se ne accorgesse. Nella letargia della malattia, tutte le
+sue idee si erano come velate, e gli avvenimenti che l’avevano tanto
+scossa, le parevano già lontani. Ma Massimo le ispirava sempre una
+penosa paura. Lo vedeva devoto, attento a’ suoi minimi desideri, ma
+sempre triste ed inquieto, ed aspettava invano da lui una parola che
+rompesse il ghiaccio, che attenuasse la sensazione d’un qualcosa di
+straordinariamente teso fra di loro.
+
+La sua vita era mutata. I giorni penosi di Viareggio non erano stati
+che una lenta preparazione ad una crisi che lei presentiva. Ed,
+infatti, la presenza inattesa di Giulio a G..., e le ore passate
+con lui, avevano marcato un punto d’arresto nella sua esistenza. E
+bisognava voltare una nuova pagina, adesso. Bisognava che la vita
+interrotta fosse ripresa, e resa possibile. Lo desiderava ardentemente,
+di tutto cuore, ma perciò era necessario che Massimo la incoraggiasse,
+trovasse la parola che doveva tutto dissipare. Benchè non si sentisse
+colpevole, avrebbe però voluto dir tutto, ma una invincibile ripugnanza
+l’arrestava, e avrebbe voluto sentire da lui, prima, almeno una sola
+parola pronunciata come le altre volte.
+
+La casa sembrava più silenziosa che mai, ad onta della presenza
+dei Valenti. I servitori con l’istinto loro, fiutavano nell’aria un
+cambiamento, del quale tentavano invano di precisare le cause. Le vaste
+sale del pianterreno sempre vuote, sembravano pure aspettare qualcosa
+che non doveva giungere mai. Si restava negli appartamenti del primo
+piano, vicini alla camera di Elisa. Quando vi erano riuniti, provavano
+tutti un lieve imbarazzo indescrivibile, ciascuno a modo suo.
+
+Massimo errava solo nel giardino dove aveva tante volte passeggiato
+con Elisa, e le memorie che sorgevano ad ogni passo, come spiranti
+dagli alti alberi, come susurrate dalle ultime foglie cui già la brezza
+autunnale scuoteva, gli sembravano memorie di cose morte, per sempre
+sepolte nel passato lontano, e che nulla più potrebbe far rivivere. Gli
+pareva certo che codesto silenzio pesante sopra ogni cosa non potrebbe
+venire interrotto mai più. I soavi parlari, le tranquille gaiezze che
+gli rendevano una nuova gioventù, la delizia dello sentire dimenticato
+il mondo nelle dolcezze di un egoismo in due, tutto ciò era volato via
+per sempre. Se guardava all’ora del tramonto le valanghe di porpora e
+d’oro spegnersi lentamente all’orizzonte, e l’ombra invadere a poco a
+poco i contorni lontani di Firenze, diceva a sè stesso che quel poema
+celeste, variato tutti i giorni e costantemente sublime, non darebbe
+più le ali alla sua imaginazione, poichè egli non troverebbe più in sè
+stesso le mille tinte cangianti di un imperituro amore, armonizzantesi
+col cielo.
+
+Giungeva a pensare che sua moglie ingannava sè stessa credendo di
+amarlo, e che resterebbe sempre tra di loro un terribile segreto a
+separarli. Quante volte, dacchè lei era convalescente, egli aveva
+voluto parlare, e quante volte aveva sentito la impossibilità di
+articolare le parole!
+
+Finalmente, quel giorno, senza ch’egli sapesse dove trovava un tale
+coraggio, prese la mano d’Elisa che tenne lungamente nella sua, e le
+chiese di ascoltarlo, deciso a dir tutto.
+
+Ma lei trasalì, e divenuta seria, si sollevò a sedere nel letto,
+esclamando:
+
+— Sono io che devo parlarvi!
+
+E allora, a poco a poco, fermandosi spesso, in preda a una sofferenza
+visibile, ma ben risoluta a fare ciò che meditava da un pezzo, e allo
+stesso tempo come consolata ad ogni parola che le usciva dal labbro,
+gli raccontò tutto quanto s’era passato a G....
+
+Massimo si arrestò di botto, e si guardò bene dall’interromperla.
+Pallido, attento, non perdeva una sillaba, e talvolta, un sorriso
+commosso gl’illuminava gli occhi. Lei raccontò tutto, senza volere
+nulla nascondere nè attenuare, con la sincerità assoluta d’una donna
+cui la dissimulazione aveva già costato quanto una menzogna. Nulla al
+mondo avrebbe più potuto commuovere Massimo, di questo racconto, del
+quale ogni parola fiammeggiava dinanzi a lui. Padrone di sè, seppe
+ascoltare sino alla fine quella nobile confessione, umilmente detta.
+Elisa parlava lentamente, sentendo la mano di suo marito stringere
+sempre più forte la sua.
+
+Ma non resistette più appena ella ebbe finito, e precipitandosi in
+ginocchio contro il letto, disse:
+
+— Sapevo tutto!
+
+E con grande stupore d’Elisa le narrò a sua volta in qual modo e con
+quali sentimenti era stato testimonio di tutta la scena.
+
+Elisa, affranta dall’emozione, sentì allora che vi era qualcosa di
+provvidenziale in questo fatto che l’ingiusto sospetto per il quale
+suo marito era stato spinto a farle la spia, aveva servito a mostrargli
+tutta la verità, nella sua evidenza, con una certezza che niente altro
+al mondo avrebbe potuto dargli. Mentre Massimo parlava, i ricordi
+indimenticabili del suo colloquio con Giulio le apparivano adesso sotto
+una luce nuova: sentiva d’essere stata come ispirata da una potenza
+superiore a pronunciare quanto aveva saputo dire in quel momento
+supremo. Ad ogni frase del racconto di suo marito, ad ogni parola che
+talvolta veniva fuori penosamente, ella vedeva tutto quello ch’egli
+aveva dovuto soffrire in quel giorno, tutto le mostrava la nobiltà
+celata nel fondo di quell’anima, che nè le corruzioni del mondo, nè lo
+scetticismo della sua vita, avevano potuto soffocare.
+
+Dopo una tale confessione, si sentirono entrambi sollevati, ma ciò
+non bastò ancora a togliere la barriera che sembrava separarli, nè a
+dissipare l’ombra stendentesi sopra la villa.
+
+Elisa guarì presto, ma le si raccomandarono le maggiori cure,
+consigliandole allo stesso tempo di distrarsi. Massimo continuò ad
+occuparsi esclusivamente di lei, ma senza poter ritrovare nè la sua
+forza di carattere, nè il suo coraggio morale, dicendo a sè stesso
+che la sorte non avendo concesso la formazione di un nuovo vincolo
+tra di loro, per mezzo di un bambino, egli non poteva più sperare
+nell’avvenire.
+
+Massimo propose a Elisa di stabilirsi per tre mesi a Firenze, e di
+andarvi prima dell’epoca fissata per accompagnarvi la signora Valenti,
+la quale desiderava passarvi alcuni giorni prima di tornare a Milano.
+La sua villa, da lui tanto prediletta poco prima, non gli piaceva più,
+e pensò che un cambiamento sarebbe forse salutare.
+
+Egli contava sulle distrazioni forzate. Per di più, pur troppo! la
+solitudine completa con Elisa gli sembrava cattiva per entrambi.
+
+Nei primi giorni passati al palazzo d’Astorre, accadde infatti che le
+cure necessarie, le visite da ricevere e da restituire, certi affari
+stati un poco negletti e dei quali bisognava occuparsi, la compagnia
+della contessa Goffredi e di qualche altra amica intima, presero buona
+parte del loro tempo. Di comune accordo tacito, accettarono, in una
+certa misura, tutte le banalità della vita cittadina, e si crearono
+delle piccole occupazioni coi doveri trascurati prima con tanta
+felicità. Cedevano talora pigramente a ogni specie di voglie barocche
+che passavano per il capo della signora Valenti; e Elisa accompagnava
+spesso suo padre nei suoi interminabili vagabondaggi per le vie,
+ascoltando il suo cicaleggio un po’ vuoto, ma affettuoso, e sentendogli
+ripetere, quasi con una specie di piacere, tutte le storielle della sua
+gioventù, che lei sapeva a mente, e che gli aveva sempre udito recitare
+con la stessa espressione di fatuità stanca.
+
+A Firenze si trovò Massimo mutato. Non era meno elegante; il pallore
+del suo viso un po’ smagrito, gli dava anzi una seduzione nuova al suo
+volto, che non era alterato, ma più serio. Solamente, parlava poco e
+sembrava preoccupato. Il suo sguardo, più profondo, non si fissava più
+sulle persone con quella rapida fissità di osservazione che turbava
+ed affascinava altre volte; era divenuto distratto e pensoso. Aveva
+perduto quella prontezza alla risposta che lo aveva reso celebre; la
+freccia, lanciata qualche volta ancora per abitudine, scoccava lenta e
+come in ritardo, ed egli la vedeva cadere a terra, noncurante.
+
+Lo si diceva ammalato, più seriamente ch’egli non lo credesse, poichè
+ne parlava ridendo. La verità era che le forti scosse morali avevano
+alterato la sua salute e un poco scossa quella costituzione di ferro
+che aveva resistito a tutto il resto. Il suo medico, della sincerità
+del quale egli era sicuro, lo aveva rassicurato, pure raccomandandogli
+di evitare le emozioni, e di fare una vita regolare; ma talvolta lui
+sentiva dei tristi presentimenti.
+
+Ma non era di ciò che si preoccupava. Ciò che voleva era riconquistare
+la felicità perduta, trovare in sè la forza che vincerebbe il destino,
+rivivere ancora un poco come aveva vissuto durante tre anni, ma
+assaporando assai meglio, ora, la sua felicità. — Tuttavia, nelle sue
+ore di scoraggiamento, quando non osava più sperare, gli accadeva di
+augurarsi di andarsene presto, bruscamente, senza soffrire. Poichè, ad
+onta di tutti i ragionamenti che si ripeteva nei suoi momenti lucidi,
+era assai scorato. Uno sforzo era necessario, lo sentiva, e gli mancava
+la forza. La molla sembrava spezzata in lui. Il desiderio immenso che
+lo riempiva, che lo faceva soffrire e sperare, che solo lo aiutava a
+vivere, codesto desiderio era infinito, ma impotente. A momenti non
+provava più nulla, tranne un gran bisogno di riposo. Sentivasi ancora
+un animo fiero e dei muscoli d’atleta, ma non sapeva più servirsene e
+aveva perduto ogni fiducia. Diventava talvolta indifferente e cascava
+a poco a poco in quell’apatia che ne addormenta per delle giornate
+intere, e dalla quale il colpo acuto del dolore bruscamente ritornato,
+simile a un dolore fisico, ne risveglia ad un tratto.
+
+In società lo si guardava assai con una curiosità nuova; per molto
+tempo non se ne accorse. Delle nubi erano dunque venute ad oscurare
+quella luna di miele che pareva dover splendere sempre, si diceva. Una
+sera che Massimo se ne stava silenzioso in un angolo della sala, lady
+Thompson emise questa sentenza profonda:
+
+— Pare che anche la felicità non renda felici.
+
+Ma, un’altra sera, che Massimo assisteva a una partita, nella sala da
+giuoco, e che lo si credeva attento alle varie peripezie, mentre in
+realtà non vedeva nemmeno le carte, udì alcuni giovani che parlavano di
+lui. Lo si compativa.
+
+Egli eccitava dunque la pietà, adesso! La ferita, che risentì di colpo
+il suo amor proprio, fu per lui come una puntura di sprone. Alzò la
+testa e tutta la persona. Vedendosi in uno specchio ch’era davanti,
+constatò che non era più lo stesso, che bisognava ridiventarlo, e che
+a quel prezzo solo potrebbe forse ancora riacquistare la felicità.
+Si guardò intorno simile ad un uomo che si ridesta, e la sua energia
+gli ritornò. Fu come una trasformazione. Con un violento sforzo di
+volontà, egli si mutò. Ritornò nella sala grande, dove lady Thompson
+pure parlava di lui a voce bassa, circondata dai suoi intimi, e fu come
+se Massimo d’Astorre facesse il suo ingresso dopo una lunga assenza.
+Mentre parlava, col suo brio ritrovato, vedeva attraverso il grande
+uscio aperto, nella sala vicina, Elisa, che in mezzo a un gruppo di
+donne pretenziosamente vestite, dominava per la sua stessa semplicità
+e per lo splendore calmo della sua bellezza. Mai gli era sembrata
+tanto seducente. L’amò in quel momento al punto da dimenticare i suoi
+recenti dolori. Vedendolo discorrere, ella gli sorrise, e da quel solo
+sorriso egli si sentì riempire di un orgoglio senza limiti. Si trovò
+subitamente in eccellenti disposizioni, sul proprio terreno, ed ebbe un
+vero godimento nella ripresa di possesso di sè medesimo.
+
+Da questo momento, Massimo ebbe bensì ancora qualche ora di debolezza,
+ma ricominciò a lottare. Si applaudì d’essere venuto a Firenze, poichè
+lì solamente aveva potuto uscire a poco a poco dallo stato di marasmo
+in cui era caduto. Ridivenne per Elisa quello ch’era stato nei primi
+giorni del loro amore. Contemplò rifiorire la sua bellezza dopo la
+convalescenza circondandola di cure discrete, con tutte le delicatezze
+della sua natura. Seppe ritrovare le seduzioni ispirate dalla passione,
+ed erano più affascinanti, velate dalla tristezza ch’egli non le
+nascondeva, a lei. Eppure, egli non s’imponeva, comprendendo che
+bisognava lasciare agire il tempo; la spingeva a distrarsi un poco,
+cercando tutto quanto le potesse piacere di più. E non le mostrava
+più le sue paure, i suoi turbamenti; si celava nelle ore cattive.
+Ancora infelice assai, passava però in mezzo alla folla, superbo di
+vedersi invidiato. Riuniva tutta la forza rimastagli, e di gioventù e
+di spirito, in un grande sforzo. Per il momento sentiva ch’essi erano
+più riavvicinati in mezzo al mondo, che soli. Studiava ogni gesto,
+ogni atteggiamento d’Elisa, cercava di vederle passare sulla fronte
+i pensieri, d’interpretare le parole, di leggere nelli occhi, e uno
+sguardo triste bastava ad agghiacciarlo per un momento, mentre una
+stretta di mano aveva il potere di rendergli intero il suo coraggio.
+
+Per un tacito accordo non parlavano di quanto era passato. La pace che
+stavano ritrovando poteva essere facilmente turbata, lo sentivano, e
+un vago imbarazzo esisteva tuttora fra di loro. Comprendevano che il
+silenzio era buono ed aiutava il tempo. Per il momento, si celavano a
+loro stessi i loro propri segreti.
+
+Massimo d’altronde usciva molto, la lasciava coi suoi parenti, e sua
+madre, ignara di tutto, era soddisfatta delle buone disposizioni di
+suo genero per lei, e ne approfittava per prolungare il suo soggiorno
+in Toscana, ben contenta di mostrarsi alle Cascine nel magnifico
+equipaggio della figlia.
+
+V’era ressa intorno ad Elisa, e molti le facevano la corte,
+rispettosamente. Quelli che si ostinavano a non amarla erano ora
+contradetti risolutamente. Lady Thompson affermava che la marchesa
+d’Astorre stava perdendo il suo solo difetto, quello d’essere un
+poco ritrosa, e non ne parlava più che come della sua migliore amica,
+pretendendo perfino di essere gelosa della contessa Goffredi, la quale,
+sola, indovinava che doveva essere accaduto qualcosa d’insolito alla
+_Villa del Giglio_. Pure non poteva nulla comprendere di positivo, e
+rimpiangeva assai che Paolo fosse assente, poichè lui forse avrebbe
+scoperta in parte la verità. Ma Paolo era in Oriente, per un lungo
+viaggio.
+
+Intanto Elisa, ritrovandosi in società, si rendeva conto di molte
+cose che prima le riuscivano oscure. La luce si faceva ancora una
+volta, e certe abitudini strane le apparivano ora quasi naturali. Meno
+ritrosa, sentiva che la distrazione può talvolta essere necessaria, e
+subiva volentieri l’influenza delle cose esterne, del rumore che la
+vita mondana metteva intorno a lei, e che poneva la sordina ai suoi
+incessanti pensieri, al suoi ricordi ancora troppo vivi.
+
+E comprese meglio Massimo. Indovinò quanto negli uomini il carattere,
+la condotta, tutto, è subordinato alle circostanze, alla posizione
+sociale, al primo passo dell’adolescenza, all’esempio altrui, alla
+vanità eccitata, ad una curiosità insaziabile, non trattenuta da alcun
+principio.
+
+Riesciva ad essere buona ed affettuosa, a mostrare che nulla era
+mutato in lei. Ma talora, quando si trovavano soli, lo sguardo fisso
+di Massimo che cercava di penetrare fino in fondo all’anima sua, la
+scoraggiava, e sentiva un turbamento pieno di paura, quando, dopo un
+subito abbraccio pazzamente appassionato, egli si svincolava di botto,
+e indietreggiava, con una espressione di sofferenza, e come se avesse
+sulle labbra una domanda che non poteva formulare. E lei non sapeva
+certo indovinare cosa egli pensava allora.
+
+Egli pensava che una condanna incombeva sopra di lui, e che avendo
+imparato così tardi ad amare, non poteva essere completamente amato. La
+sorte gli rifiutava le gioie misconosciute altre volte, adesso che le
+intendeva, ed a lui che aveva solo veduto il lato plastico dell’amore,
+erano rifiutate per sempre le supreme delizie dell’unione assoluta del
+sentimenti. Quando vedeva Elisa sorridergli, quando se la stringeva
+al cuore, egli però sentiva di non possederla tutta. Cosa non avrebbe
+dato per averla incontrata pel primo, per regnare su quell’anima
+qual signore unico, per essere solo al mondo ad adorarla, perchè lei
+non avesse il minimo pensiero segreto, il minimo ricordo che non gli
+appartenesse! Lui, tanto orgoglioso e tenero della sua libertà, una
+volta, si sentiva ora superbo di appartenere tutto intiero e per sempre
+a una donna, e disprezzava il suo passato così pieno e così vuoto
+ad un tempo, ma avrebbe voluto accontentare tutte l’esigenze della
+possessione; comprendeva che il desiderio umano è sempre incompleto, ma
+che deve almeno essere soddisfatto per tutto quanto le leggi terrene
+permettono. Pensava che in quella solitudine dell’amore che mette il
+deserto fra noi ed il mondo, egli non possedeva tutta l’anima di Elisa,
+neppure quando la rinchiudeva nella rete della sua tenerezza, della
+quale non si poteva disfare una sola maglia. E si sentiva invadere
+allora da un immenso sconforto che lo rendeva debole come un fanciullo.
+
+Pensava spesso a Giulio Bardi, troppo spesso. Dal giorno in cui aveva
+veduto e compreso quell’uomo, qualcosa di nuovo gli era stato rivelato.
+Aveva incominciato ad odiarlo di un odio intenso, poi lo aveva
+ammirato, anzi allo stesso tempo. Adesso rifletteva senza posa a quel
+rivale per sempre allontanato, ma che restava sempre presente alla sua
+memoria.
+
+Pensava che quell’uomo, consacrato al lavoro fino dalla sua prima
+giovinezza, era stato condannato all’esilio e ad una fatica incessante,
+quasi materiale e certo inferiore alla sua intelligenza, e che, in
+codesta vita tutta di dovere, l’amore era stato il solo punto luminoso,
+un amore sublime e forte, che giungeva fino al sagrificio completo.
+Lui, Massimo, al contrario, nato tra i felici del mondo, possessore
+di un gran nome e di una sostanza colossale, avendo conosciuto tutti i
+piaceri, tutti i godimenti, e perfino le emozioni che sono le più rare
+nelle classi privilegiate — lui, ammirato, lusingato, gustato, eccitato
+in tutte le sue vanità, non aveva pensato mai che a sè stesso, e aveva
+sdegnato i sentimenti più nobili. E adesso, convertito, aspirante alle
+voluttà più alte, dopo d’essersi avvolto nelle più basse, stanco di
+tutto, annoiato, rivolto verso la verità per un ultimo capriccio, e
+non comprendendo la curiosità della passione ideale, completa, che dopo
+d’aver avuto tutte le altre — era venuto, lui che aveva tutto, a rubare
+l’amore di tutta la sua vita a quell’altro che non aveva nulla!
+
+Ma, ad onta di tali pensieri — che certo ben pochi avrebbero compreso —
+egli voleva vincere.
+
+
+VII.
+
+Fu d’uopo tuttavia pur finire col ritornare alla villa. Un giorno,
+Elisa, indovinando il desiderio che suo marito non osava esprimere,
+glielo aveva chiesto per la prima. Ed infatti, Massimo aveva
+subitamente sentito il bisogno di rivedere la casa da lui amata, il
+giardino dove gli alberi gli erano sembrati altre volte più verdi che
+in qualunque altro luogo, più susurrante la brezza, e più rosee le
+rose, l’orizzonte verso il quale avevano preso il volo i suoi sogni
+più felici. Temeva allo stesso tempo di ritornarvi, e quando finalmente
+partirono, sembrava che cedesse alla volontà di sua moglie.
+
+E davvero, un indistinto sentimento di paura s’impadronì di lui quando
+la carrozza si fermò all’ingresso.
+
+Ma, subito dai primi giorni, tutto andò bene abbastanza. La situazione
+non si era nè peggiorata nè migliorata. I Valenti li avevano lasciati,
+ma invitarono alcuni amici a venirli a trovare, e per qualche tempo,
+non rimasero sovente soli.
+
+A poco a poco Massimo si accorse che aveva avuto torto di temere; il
+silenzio, la pace della campagna gli fecero bene, lo calmarono. Giunse
+a non esser più turbato dall’idea della solitudine, a desiderarla quasi
+ancora. Le antiche abitudini s’impadronirono nuovamente di lui, e vi si
+abbandonò.
+
+Ma soffriva sempre in segreto, col sorriso sulle labbra, la testa alta;
+recitando la sua parte con tutte le sue forze riunite in una continua
+tensione della volontà, studiando Elisa incessantemente, amandola con
+le precauzioni suggerite dalla speranza non rassicurata.
+
+Quasi a loro insaputa, per la china naturale delle cose, la solitudine
+si rifece lentamente intorno a loro.
+
+Il lusso da cui erano circondati, e che prima sarebbe sembrato
+seducente ad un artista, formando un simpatico contrasto, per la sua
+pesantezza e la sua inutilità, col semplice colloquio di due amanti,
+aumentava ora la malinconia della villa, e sembrava il contorno
+naturale di quella coppia diventata seria. Poichè vedendoli si
+sarebbe difficilmente indovinato la lotta nascosta che li divideva
+loro malgrado, e per la loro attitudine e la loro maniera d’essere,
+li si avrebbe realmente scambiati per due persone unite dai legami
+del matrimonio, dalla stima e da una fredda reciproca affezione, che,
+ritrovandosi soli, dissimulano correttamente la loro aristocratica
+noia.
+
+E, in realtà, succedeva loro spesso d’interrompere un lungo silenzio
+per riprendere una conversazione banale, che non impediva loro di
+essere assorti nei loro soliti pensieri. D’ora in ora diventava loro
+più difficile il parlare, e allo stesso tempo più doloroso il tacere.
+E tutto camminava con precisione intorno ad essi; i numerosi servitori
+in piccola livrea compivano i loro doveri senz’alcun rumore, con la
+solennità di una funzione, ogni cosa giungendo puntualmente all’ora
+stabilita. Massimo si occupava adesso della regolarità del servizio, e
+nessun capriccio turbava la sontuosa eleganza della tavola. Adesso il
+cocchiere inglese osava importunare i padroni, per venire, con la cera
+seria sulla sua alta cravatta, a sottoporre qualche grave questione
+al signore; poichè Elisa non montava più a cavallo, ma ogni giorno una
+carrozza, perfetta, si presentava davanti al terrazzo verso le quattro,
+e si andava a fare un giro.
+
+Alla fine d’una giornata particolarmente bella, essendo l’aria dolce e
+profumata, Massimo propose di andare a prendere il caffè sul terrazzo
+del giardino. Il pranzo era stato assai silenzioso, e nella vasta sala
+sonora non si udiva che il leggiero rumore inerente al servizio il
+meglio fatto.
+
+Elisa accettò, ed attraversando il giardino, andarono a sedere
+sulle poltrone di legno, coperte di cuscini, che sul vasto terrazzo
+sembravano aspettassero perpetuamente qualcuno. Sopra il basso e largo
+parapetto di marmo, certi vasi enormi dai quali sorgeva una pianta
+rara, mettevano un tocco verdeggiante a distanze eguali. Appoggiandosi
+e guardando in giù, si vedeva un alto muro dritto, al piedi del quale
+il disordine intricato di grossi cespugli, dal verde assai cupo,
+nascondeva una stretta viuzza dove non risuonava che di raro il passo
+di qualche fanciullo. Poi lo sguardo scorreva sulle cupole oscure fatte
+dagli alberi, e si perdeva poscia nella pianura, dalla vegetazione
+povera, il cui colore terreo prendeva delle tinte dorate sotto gli
+ultimi raggi del sole. Più in là si distingueva appena, nella bruma
+calda, l’ondulazione molle delle colline, e nella polverosa lontananza
+non si poteva precisare la linea dell’orizzonte. Nella vasta distesa
+dove vagava lo sguardo, i sogni indistinti che s’alzano in noi nelle
+ultime ore del giorno, potevano incontrarne altri sparsi nei mille
+colori di una tal scena che mutava sempre, confondersi, ed intangibili
+perdersi nello spazio.
+
+Non una foglia si muoveva; non soffiava alcuna brezza. Nel giardino,
+sul terrazzo, nella vastissima distesa di paesaggio, tutto era
+immobile. La varietà stupenda delle tinte del cielo, dove il poema
+del tramonto si svolgeva in quella sera con una ricchezza speciale,
+contrastava col silenzio profondo e l’assenza di ogni movimento. Non si
+sentiva nulla, e l’occhio vedeva delle esplosioni di colore, delli echi
+perduti di tinte, che sembravano sonorità visibili. Un velo vaporoso
+d’una diafaneità ideale si stendeva dovunque. I più lievi rumori
+prendevano una importanza insolita.
+
+Sopra un tavolino rustico, un vassoio d’argento era stato posto, e le
+tazze, la caffettiera, la zuccheriera, su cui la luce cadente accendeva
+del fuggitivi bagliori, tutto prendeva quell’aspetto d’inusitata
+eleganza che acquistano all’aria aperta gli oggetti fatti per
+l’interno. Un piccolo servitore, un _page_, fresco come una rosa, tutto
+vestito di panno verde cupo, il corpo sottile, stretto nell’attillata
+giacchetta a tre file di bottoni di metallo, i capelli rigidamente
+pettinati, se ne stava dritto, aspettando. Sopra un altro tavolino, a
+fianco di Massimo, erano delle scatole di sigarette, dei giornali, un
+libro tra i fogli del quale splendeva un tagliacarte smaltato.
+
+Lui, quasi coricato nella poltrona, rovesciato all’indietro, guardava
+nel vuoto. L’atteggiamento stanco del corpo robusto, dava l’idea della
+forza al riposo, ed il cuscino bruno attaccato allo schienale faceva
+risaltare il pallore del suo viso. Sembrava riflettere, e talvolta
+il suo sguardo si fissava su di Elisa, senza che paresse vederla.
+Lei guardava il paesaggio, appoggiata alla balaustra; il suo lungo
+e stretto vestito chiaro serpeggiando intorno al sedile. Una mossa
+ch’ella fece attirò l’attenzione di Massimo sulla sua mano fina coperta
+di anelli, ed egli ruppe il silenzio con un’osservazione banale.
+
+Quelle tre persone su quel terrazzo, davanti a quel tramonto, formavano
+un quadro bell’e fatto per un pittore di _high-life_.
+
+Ma un osservatore avrebbe difficilmente indovinato il senso nascosto
+nell’attitudine del marito e della moglie, nei loro pigri discorsi.
+Avrebbe soltanto notato una specie di stanchezza che pesava su di loro,
+una noia malinconica, dei sintomi di malattia morale, il contrasto
+tra la bellezza e l’eleganza di quella coppia e la serietà delle loro
+fisonomie. Gli sarebbero apparsi siccome una nuova prova della mancanza
+possibile della felicità in mezzo ai raffinamenti nell’opulenza. La
+loro solitudine dorata sembrava greve per loro in quel momento, e si
+vedeva che nè la ricchezza delle cose materiali, nè le magnificenze
+della natura avevano potenza di distrarli. Eppure tra di loro aleggiava
+l’amore.
+
+Rimasti soli, tentarono di parlare indifferentemente di questo e di
+quello, con naturalezza, come oramai avevano imparato a farlo; ma in
+quel giorno i loro discorsi cadevano ad ogni momento, ed il silenzio
+riusciva a loro più penoso che mai. Ciascuno si sentiva il cuore grosso
+di tutto quanto non dicevano, ma le parole si agghiacciavano loro in
+bocca. Elisa sorrideva a suo marito; ma lui le guardava gli occhi e non
+vedeva il sorriso.
+
+Preso il caffè, e qualche frase insignificante ancora scambiata, il
+silenzio era ridiventato profondo. Ma Massimo stava per parlare. L’ora
+era giunta. Forse solo sentiva l’influenza, come la sentiamo sempre,
+di trovarsi in un luogo dove da un pezzo non aveva più l’abitudine di
+rimanere: su quel terrazzo, all’aria aperta. D’un tratto pronunciò
+qualche parola, ma con una voce così gutturale, così soffocata,
+ch’Elisa le udì male, non osando indovinarle, non credendo alle proprie
+orecchie.
+
+— Elisa, pensate spesso a lui?
+
+Le sillabe, chiare questa volta, risuonarono stranamente, e la loro
+vibrazione nell’aria immobile, spaventò quasi colui che le aveva
+pronunciate. Avrebbe forse voluto dire tutt’altro, ma la sua idea
+fissa, in quel momento speciale, si era a sua insaputa formulata.
+Elisa non comprese la domanda che dopo alcuni secondi. Un minuto
+interminabile passò. Ma l’ostacolo era varcato, rotta la diga, ed ora
+bisognava parlare.
+
+Il cielo si oscurava a poco a poco; scendeva la sera in un lungo
+crepuscolo.
+
+Massimo si avvicinò a sua moglie, sedette sui cuscini che stavano ai
+piedi di lei, e la guardò negli occhi.
+
+— Sei sorpresa, — gli disse, — e taci; ma bisogna che _io_ parli, e
+bisogna che tu mi risponda. Questo momento doveva giungere; se non
+ne approfittiamo, non ritornerà forse mai più, e saremmo per sempre
+infelici. Noi non rassomigliamo agli altri; ci siamo conosciuti ed
+abbiamo vissuto in un modo così diverso, che dobbiamo dirci tutto,
+anche ciò che non si dice. Ho troppo sofferto in questi ultimi giorni.
+Se devo continuare a vivere, bisogna che ritrovi la felicità perduta,
+che non ci sia più tra di noi due quel qualcosa che non possiamo
+nominare, e che ne divide. Lo vuoi? Mi puoi amare ancora?
+
+— Lo sai bene, — rispose lei finalmente con dolcezza. — Ho un solo
+desiderio: è di vederti più felice, ma non osavo sperarlo. Eppure ti
+ho ben provato che ti amo. Tu pensi sempre al passato; ma di me tu sai
+tutto, mi vedi come sono, e devi ben comprendere che voglio dedicarmi a
+te.
+
+— Elisa, non è così che ti vorrei sentir parlare. D’altronde non
+hai risposto alla mia domanda. Ebbene, non rispondere. Posso bene
+indovinare. Sono io che ho troppo pensato a _lui_, che non posso
+impedirmelo. Dal giorno in cui l’ho veduto, in cui l’ho compreso, nuovi
+orizzonti si sono aperti dinanzi a me; ho riconosciuto molte verità
+che avevo invano cercato di negare altre volte. Ho lungamente pensato;
+ho fatto sopratutto dei confronti. L’amore che mi puoi dare non può
+essere, lo so, che il frutto di uno sforzo, d’un oblio volontario da
+parte tua, e che il risultato del mio amore che t’avviluppa sempre. So
+bene che, avendolo riveduto, hai potuto separarti da lui, ma non hai
+potuto dimenticarlo. Eppure, poichè sei qui, poichè la sorte ti ha data
+a me, vorrei ritrovare tutta la felicità perduta, e renderla maggiore.
+Ma che vi sia tra di noi una fiducia assoluta!
+
+— Oh! quanto mi fanno bene le tue parole, Massimo! L’indifferenza
+apparente ch’era fra di noi, mi pesava quanto a te. Ma non osavo dir
+nulla. Devi però sapere che sono sincerissima, e che non avremo mai
+nulla di nascosto l’uno per l’altro. Io pure soffrivo. Bisognerà che
+siamo il più felici possibile. Vedrai quanto saprò esser buona. Voglio
+fare dei progetti. Prima staremo qui finchè vorrai, poi andremo a
+viaggiare.
+
+— Sì, ma per ritornare qui.
+
+— Oh! io non domando di meglio. Adoro questa casa.
+
+— Grazie, mia cara. Vorrei poterti far conoscere tutta la mia
+vita, tutti i miei pensieri, tutto quello che ho visto e che ho
+conosciuto.... e tutto quello che sento adesso, perchè tu possa
+comprendere in qual modo speciale ti amo. Noi altri, di cui la vita è
+stata irregolare, abbandonata a tutti i capricci d’una imaginazione
+alla quale nessuna necessità poneva dei limiti, quando finalmente
+l’amore vero si rivela a noi, amiamo con delle gioie e dei dolori
+particolari, difficilmente compresi, e per noi, che non la meritiamo,
+la felicità è ben più squisita che per coloro cui è dovuta, essa ha
+il fáscino immeritato del frutto proibito, del tesoro trovato. Per
+possederla, non fosse che brevemente, impieghiamo tutte le nostre
+forze, tutta la nostra esperienza e combattiamo con accanimento in una
+lotta suprema contro il destino che ci siamo fabbricati noi stessi.
+
+Elisa ascoltava le parole di Massimo, che le rivelavano delle cose
+da lei in parte indovinate da un pezzo, e che in quel momento vedeva
+chiaro. Lui continuava a parlare seduto a’ suoi piedi, stringendosi
+contro lei, trovando degli accenti di passione diversi da quelli
+ch’ella conosceva. Era commossa assai, e nell’ombra crescente, in mezzo
+ai fiori esalanti i loro ultimi profumi, ella si abbandonava tutta
+intera al turbamento da cui era invasa, l’onda dei pensieri confusi
+nella sua testa neutralizzandosi in una specie di sensazione in cui il
+sogno dominava.
+
+A un certo punto Massimo si alzò e andò ad appoggiarsi al parapetto
+del terrazzo, guardando davanti a sè come se interrogasse l’orizzonte.
+Elisa lo seguì con gli occhi, e bentosto lo richiamò. Egli venne di
+nuovo a sedersi riavvicinandosi a lei e la osservò ancora fissamente,
+il suo viso avendo nuovamente mutato di espressione. Elisa china verso
+di lui, tutta vibrante di ciò che aveva udito, commossa dalla solennità
+tenera dell’ora, dal silenzio delle cose, dallo sguardo luminoso che
+rischiarava il pallore di Massimo, ricominciò a parlargli a voce bassa,
+adagio.
+
+Ma sembrò non udirla, e interrompendola, disse alfine:
+
+— Bisogna che ti sveli tutto il mio pensiero, che ti dica qualcosa
+che poi non ripeterò più. Sei giovane ancora, Elisa, e alla tua età
+si crede la vita più breve che non lo sia davvero. Sovente, in una
+esistenza, ricominciamo la vita parecchie volte. Ebbene! tu potrai
+forse ricominciarla un giorno, e un tal giorno forse non è molto
+lontano.
+
+— Non comprendo.
+
+— È semplicissimo. È raro che nella mia famiglia si viva lungamente, ed
+io sono ammalato....
+
+— Massimo! — gridò lei, prendendogli le mani, — ti proibisco di parlare
+così!
+
+— Mi ascolterai invece tranquillamente fino in fondo. Non v’è nulla
+di tanto terribile in ciò che ho a dirti. Lo ripeto, te ne devo
+parlare una volta, poi sarà finito. Sai che detesto tutto ciò che ha
+un’apparenza lugubre. Del resto non c’è niente da farci, e tutto avrà
+luogo come Dio vorrà. Il mio presentimento mi può ingannare, ma devo
+dirtelo.
+
+— Ma io non voglio!
+
+Le impose silenzio con un gesto e con un sorriso.
+
+— Sì, Elisa, ora mi sento bene, non soffro; può darsi che m’inganni,
+ma può anche darsi che il male esista. Del resto, tu non sai tutto.
+Un giorno, abbastanza recente, ho desiderato morire. Mi è sembrato
+che, scomparendo, avrei quasi fatto il mio dovere. Io, che dimentico
+facilmente ciò che ho letto, mi sono rammentato di un romanzo che
+m’impressionò fortemente a diciott’anni, di un romanzo dove il
+protagonista si uccide per lasciare sua moglie libera, e ciò combinando
+il suicidio in modo che lo si creda vittima di una disgrazia. Ma sono
+un uomo soltanto, e non ho codeste sublimi virtù del sagrificio che
+possono trasformare un contadino in un eroe. No, sentii che il mio
+immenso amore è però egoista, che ti volevo ancora, che, vivo, non
+potevo cederti ad alcuno! No, vedi, voglio tutta intera la mia parte
+di bene; sia pur corta! Dopo, ricomincierai la vita; ma, frattanto,
+adesso, Elisa mia, bisogna molto amarmi, bisogna amarmi quanto ti
+amo!...
+
+Queste parole pronunciate con una gran calma, contrastante con
+l’atteggiamento ed i gesti appassionati, caddero tutte calde nel
+silenzio della notte serena. E prima ancora ch’egli avesse finito,
+Elisa stava nelle sue braccia, con gli occhi velati di lagrime,
+abbandonandosi, con uno slancio e una passione nuova, la testa china
+sul petto di lui.
+
+Massimo se la strinse in un abbraccio pazzo, volendo ancora parlare, ma
+non potendolo più. Il suo sguardo si volse al cielo stellato per poi
+ritornare a posare su quella testa amorosa, e si sentì in quel punto
+siffattamente felice, che comprese di non aver più nulla da temere
+nella vita, nè da rimpiangere nella morte.
+
+Era il primo trionfo del marchese d’Astorre. Quella sera egli aveva
+vinto.
+
+
+ FINE.
+
+
+
+
+DEL MEDESIMO AUTORE:
+
+
+ _Costanza Girardi_ L. 1 —
+ _La gran rivale_ 1 —
+ _Decadenza._ 2.ª edizione 1 —
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
+senza annotazione minimi errori tipografici.
+
+
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 ***
diff --git a/75916-h/75916-h.htm b/75916-h/75916-h.htm
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+ <title>Un matrimonio eccentrico | Project Gutenberg</title>
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+<body>
+<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 ***</div>
+
+<div class="booktitle">
+<h1>
+UN MATRIMONIO ECCENTRICO.
+</h1>
+</div>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="titlepage">
+<p class="x-large">
+LUIGI GUALDO
+</p>
+
+<p class="pad2 main-t">
+Un matrimonio<br>
+eccentrico
+</p>
+
+<p class="pad1">
+ROMANZO.
+</p>
+
+<p class="pad4">
+<span class="large">MILANO</span><br>
+<span class="small">FRATELLI TREVES, EDITORI<br>
+1894.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="verso">
+<hr class="mid">
+<p>
+PROPRIETÀ LETTERARIA
+</p>
+
+<p>
+<i>Riservati tutti i diritti.</i>
+</p>
+
+<p>
+Tip. Fratelli Treves.
+</p>
+<hr class="mid">
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
+</p>
+
+<p class="title">
+UN MATRIMONIO ECCENTRICO.
+</p>
+
+<h2>PARTE PRIMA.</h2>
+
+<h3>I.</h3>
+</div>
+
+<p>
+I servitori sembravano molto affaccendati
+nella sala da pranzo della villa Arombelli, vasta,
+di forma semicircolare, un po’ fredda con
+le sue pareti coperte di stucco rosa e le sue colonne
+in marmo bianco sostenenti una vôlta
+dove si vedeva una classica nascita dell’Aurora
+sopra fondo azzurro. La tavola, tutta pronta,
+era semplice, ma non senza lusso. Non vi si
+scorgevano i raffinamenti della eleganza moderna;
+ma piramidi alte di frutta in vasi della
+China, circondati di fiori, rallegravano la candidezza
+della tovaglia e alternavano con dei
+ricchi candelabri d’argento, l’illuminazione essendo
+di sole candele. Gli angoli della sala rimanevano
+nella penombra.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le altre stanze del pianterreno, il vestibolo,
+il gran salone, la sala da bigliardo, la biblioteca
+erano deserte; il salotto d’angolo, tanto abitato
+durante la giornata, pareva il più vuoto. Non
+occupate, le poltrone apparivano più ampie del
+solito; il fuoco — quel fuoco che si accende
+tanto gaiamente e che imparte tanto benessere
+nei primi giorni di autunno — non aveva più
+fiamma, e trasformato in un bracere incandescente
+che si sarebbe potuto credere alimentato
+da metalli in fusione, gettava in mezzo alla
+stanza un largo riflesso rossiccio che rendeva
+più nera l’oscurità circostante. Talora un domestico
+attraversante le sale senza rumore,
+turbava solo il profondo silenzio; perfino gli oggetti
+sembrava aspettassero. Suonava il primo
+colpo di campana per il pranzo; gli orologi,
+suonando le sette, pareva si rispondessero.
+</p>
+
+<p>
+Codesta tranquillità contrastava con l’animazione
+che regnava più su, al primo piano. Nei
+corridoi, le cameriere s’incrociavano, portanti
+sul braccio talvolta delle vesti, sotto la cui ampiezza
+scomparivano quasi; qualche uscio s’apriva
+mostrando dei piccoli interni eleganti e in
+disordine. Le campanellate si succedevano, con
+timbri vivaci, prolungati o impazienti. Nelle camere
+gli uomini si vestivano gravemente, le signore
+si facevano belle con cure minuziose;
+si udivano a momenti qualche parola pronunciata
+<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
+a voce alta o qualche scoppio di riso represso.
+</p>
+
+<p>
+Nel suo salottino particolare, ritiro nel quale
+non era facile penetrare, la padrona di casa, la
+marchesa Arombelli — vecchia signora gentilissima,
+vedova e senza figli, accarezzata dai
+suoi numerosi parenti, e amata dai molti suoi
+amici — già vestita per il pranzo, come quasi
+sempre in raso bruno ornato di trine antiche,
+dava alcuni ordini alla sua cameriera. La marchesa
+era piccola, un po’ troppo grassa, poco
+maestosa, con un viso calmo e buono, le guancie
+fresche, i capelli grigi arricciati; e certi occhietti
+neri che denunziavano però una vivacità
+latente, e a malgrado di tutto ciò aveva un’aria
+molto aristocratica. Dall’attenzione che la cameriera
+prestava alla padrona, si sarebbe potuto
+facilmente indovinare che accadeva qualcosa
+di un poco insolito. E se ne sarebbe rimasti
+ancora più persuasi, se si avesse potuto visitare
+ad una ad una le camere degli ospiti, e sorprendere
+il cicaleggio delle signore, le quali si
+affrettavano un poco, senza perciò trascurare
+alcuna minuzia della loro acconciatura. La più
+elegante, la bella contessa Lassardi, aveva imperiosamente
+mandato via la sua cameriera,
+che, diceva lei, non capiva mai nulla.
+</p>
+
+<p>
+Ma nell’ultima stanza, in fondo al grande corritoio,
+a destra, una fanciulla stava tutta pronta,
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+seduta sopra una sedia, con i gomiti appoggiati
+a un piccolo scrittoio, in una posa di abbattimento.
+Elisa Valenti era pallidissima, con
+il viso stanco; una grossa lagrima, una di quelle
+lagrime brucianti che non si cura più d’arrestare,
+le scendeva lungo la guancia. Guardava
+fissamente il leggio silenziosa; s’era lasciala vestire
+senza badare a cosa le mettevano, seria e
+calma in apparenza; poi, appena rimasta sola,
+aveva approfittato di quel momento di tregua
+per piangere. Adesso, non voleva più piangere,
+ma sulla sua faccia si dipingeva l’espressione
+di un dolore quasi disperato. In quell’ultima
+stanza di codesta villa, dove la vita sembrava
+così facile e dolce, vi era dunque la sofferenza,
+e una sofferenza acuta; una scena solitaria di
+un dramma forse semplice, ma doloroso.
+</p>
+
+<p>
+L’avvenimento che si aspettava in quel giorno
+non era certo straordinario; si trattava dell’arrivo
+del nipote della marchesa, il bel Massimo
+d’Astorre, celebre per le sue follie, per la sua
+prodigalità e per le avventure della sua vita. La
+zia, che da parecchi anni non lo aveva più rivisto,
+lo amava molto, benchè disapprovasse
+la sua condotta, e s’era sentita commossa quando
+egli le aveva scritto che verrebbe finalmente a
+farle la visita da tanto tempo promessa. Avrebbe
+dovuto arrivare quel giorno verso le due; lo
+si era atteso con impazienza, con curiosità,
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+quasi con emozione — inutilmente. Si parlava
+solo di lui in casa da una settimana. La vita
+si scorreva così tranquilla, nelle uniformità delle
+abitudini, che l’arrivo di Massimo acquistava il
+valore di un avvenimento d’alta importanza.
+Era qualcosa d’interessante, di saporito, di piccante,
+come un lieve scandalo. Verso le sei si
+discorreva ancora di lui nel salone, si diceva
+che giungerebbe solo all’indomani, quando, annunciato
+ad alta voce, entrò d’improvviso con
+una scioltezza sua speciale, baciò la mano alla
+marchesa, s’inchinò davanti alle altre signore,
+e accontentò tutti.
+</p>
+
+<p>
+Poi, ognuno era salito per vestirsi. E, lassù,
+si discorreva ancora di lui, sottovoce; lo si analizzava,
+ci si vantava di essere in relazione con
+lui o di non averlo voluto conoscere; si discuteva
+sulla sua figura, sui modi, sulla sua vita.
+Le cameriere bisbigliavansi all’orecchio una
+storiella udita in guardaroba, e che giù, nel tinello,
+i servitori pure ripetevano. Era una spiegazione
+del ritardo nell’arrivo del marchese. Si
+pretendeva ch’egli fosse veramente giunto con
+il treno del tocco, ma accompagnato da una
+donna assai vistosamente vestita e che parlava
+un po’ troppo forte; ch’erano stati riveduti mentre
+facevano colazione insieme al piccolo caffè
+della stazione, e che perciò aveva potuto giungere
+soltanto alle cinque. — Di certo egli non s’imaginava
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+di occupare tanto tutti, mentre nel quartierino
+assegnatogli, discorreva col suo cameriere
+che disfaceva prestamente le valigie.
+</p>
+
+<p>
+S’udì il secondo colpo della campana. Il signor
+Gorletti, personaggio disaggradevole, assai
+ricco e brutto, una specie d’uomo d’affari
+in ritiro che la marchesa invitava, perchè altre
+volte l’aveva possentemente aiutata a vincere
+una causa importante — era già nel salotto
+d’angolo e aveva ravvivato il fuoco, quando
+tutti scesero. Il salotto si rianimò; tutti sedettero
+per un momento nelle ampie poltrone.
+</p>
+
+<p>
+— Sono sicura ch’egli si farà aspettare, — disse
+la contessa Lassardi.
+</p>
+
+<p>
+Ma no; Massimo entrò all’istante stesso in cui,
+da un altro uscio, il maggiordomo annunziava
+il pranzo. La marchesa prese il braccio di suo
+nipote e seguì gli altri.
+</p>
+
+<p>
+Elisa Valenti si era ben lavata gli occhi, s’era
+rifatto e calmato il viso, e nulla in lei accusava
+una emozione qualsiasi. Il pallore de’ suoi lineamenti
+stanchi accusava piuttosto lo stato di triste
+apatia cui si giunge quando non si spera
+più nulla!
+</p>
+
+<p>
+Essa era bella, d’una bellezza mesta e dolce
+che non faceva impressione sulle prime, ma che
+non si dimenticava; — sottile, bianchissima, con
+degli occhi celesti, lunghi e velati, e dei magnifici
+capelli castani. — Massimo, che non l’aveva
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+rivista da molto tempo, la trovò mutata; già la
+vita aveva tracciato le sue linee misteriose su
+quel viso, e sembrava sofferente. Qualche gran
+cambiamento doveva essersi prodotto, perchè
+apparisse così. Certo doveva aver già acquistato
+molta forza d’animo per saper dissimulare a
+tal punto; nessuno, vedendola discorrere, sorridere
+e mangiare, avrebbe indovinato che un
+quarto d’ora prima essa piangeva come impazzita
+dal dolore; senza dubbio aveva dovuto
+prendere lezioni precoci alla dura scuola del
+mondo, per sapere già mettersi in tal modo una
+maschera sul viso. Una sola volta il suo sguardo
+si fissò per un istante nel vuoto, quasi affascinata
+da una visiono spaventosa; ma non fu che
+un momento e nessuno se ne accorse.
+</p>
+
+<p>
+Erano dodici a tavola: quelli che già abbiamo
+nominato, poi donna Maria Terzi, una parente
+della padrona di casa, giovane, brutta e di una
+eccessiva eleganza; suo marito, un brav’uomo
+assai maturo e molto insignificante, che parlava
+di cavalli soltanto; la loro bellissima bambina
+con l’istitutrice, una inglese assai corretta, vittima
+ad un tempo dei genitori spensierati e
+della fanciullina capricciosa; il piccolo Giacomo
+Arombelli, erede presuntivo della marchesa,
+ch’era accusato di fare troppo apertamente la
+corte alla bella contessa Lassardi; un giovine
+pittore, protetto da tutti; e finalmente il medico,
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+vecchio silenzioso e gran mangiatore. La contessa
+era venuta senza il marito, che, secondo
+il suo costume, s’era rifiutato ad accompagnarla,
+detestando la vita di campagna.
+</p>
+
+<p>
+La conversazione era animata; si ascoltava
+Massimo con grande attenzione e non senza
+una curiosità troppo viva, cui la buona educazione
+appena nascondeva. La contessa Lassardi
+e il piccolo Giacomo gl’indirizzavano perfino
+delle domande troppo dirette, un po’ indiscrete,
+alle quali egli rispondeva vagamente, ma nel
+modo il più cortese; egli divertì e raccontò qualche
+storiella scabrosa con un bel sangue freddo — insomma
+egli stupì tutti per questo semplice
+fatto, straordinario per essi, che diceva qualche
+cosa. Fu amabilissimo con la zia ch’era alla
+sua destra, e galante, non senza una lieve punta
+d’ironia, con la contessa, dall’altra parte, che
+appariva più colorita e con lo sguardo più sfavillante
+del solito.
+</p>
+
+<p>
+Tutto ciò non gli impediva di osservare. Non
+perdeva nulla di quanto accadeva sotto ai suoi
+occhi, e indovinava anche benino ciò che non
+si vedeva. Per abitudine e per gusto, amava,
+in società, a scrutare “il disotto„, a cercare le
+cause celate di effetti appena visibili, a intravedere
+le faccie vere sotto le fisonomie d’apparato,
+la natura sotto la convenzione, i vizi e le virtù
+inverniciate dalla tinta uniforme della vita mondana.
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+La ingordigia del medico lo divertiva, ed
+osservò che il signor Goretti guardava Elisa di
+soppiatto, press’a poco nello stesso modo che
+il degno dottore contemplava ciò che doveva
+mangiare. Varie pretese mal dissimulate scaturivano
+per lui dal rumoroso cicaleggio della
+sua vicina di sinistra, e, nel mentre vi rispondeva,
+non poteva a meno di sorridere alle occhiate
+feroci lanciategli dal cugino.
+</p>
+
+<p>
+Guardando Elisa Valenti, si convinse del tutto
+che un segreto si nascondeva adesso sotto quel
+contegno tranquillo e dignitoso, sotto l’espressione
+calma e un po’ forzata del suo volto. Il
+pensiero di lei doveva assentarsi. Perchè, non
+essendo timida, e trovandosi in un ambiente intimo,
+abbassava così spesso gli occhi? Era forse
+per evitare degli sguardi troppo spesso fissati
+sopra di lei? Il suo riserbo, a momenti eccessivo,
+e contrastante con la naturalezza de’ suoi
+modi, derivava forse semplicemente dalla superiorità
+che, pure senza confessarlo, doveva sentirsi
+sopra quelli che la circondavano?
+</p>
+
+<p>
+— Il treno di Monza è stato oggi terribilmente
+in ritardo, non è vero? — disse Giacomo.
+</p>
+
+<p>
+— Non ne so nulla; arrivo dal lago di Como,
+dove sono stato a trovare un amico d’infanzia,
+e sono venuto qui in carrozza.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! ecco! E sei venuto presto?
+</p>
+
+<p>
+— In due ore e ventidue minuti.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+</p>
+
+<p>
+Tutti lo guardavano, ma lui non sembrava
+accorgersene; soltanto, siccome al Gorletti spuntava
+sulle labbra un sorriso stupidamente maligno,
+gli gettò un’occhiata che lo fece cessare.
+</p>
+
+<p>
+— Si può sperare, Elisa, che i tuoi arrivino
+finalmente domani? — chiese la padrona di casa.
+</p>
+
+<p>
+— La mamma giunge per certo; ho ricevuto
+una sua lettera ora. Ma credo che mio padre si
+dovrà trattenere ancora qualche giorno a Milano.
+</p>
+
+<p>
+— Sarò ben felice di rivedere la sua signora
+madre, — disse Gorletti con un sorriso. Elisa
+non rispose affatto.
+</p>
+
+<p>
+— Oserei chiederle, signorina, se la emicrania
+si è totalmente dissipata?
+</p>
+
+<p>
+— Sì dottore, va molto meglio, grazie a lei.
+</p>
+
+<p>
+Allo stesso tempo una piccola discussione
+s’era impegnata all’altra estremità della tavola.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! donna Maria, esagerate!
+</p>
+
+<p>
+— Che dice donna Maria?
+</p>
+
+<p>
+— Ma pretendo semplicemente, — rispose questa,
+voltandosi verso Giacomo che aveva fatto
+l’interruzione, — che non è possibile di vivere
+secondo le esigenze d’oggi in una certa società,
+insomma di vivere convenientemente, con meno
+di centomila lire di rendita.
+</p>
+
+<p>
+— È una teoria pericolosa, — mormorò Gorletti.
+</p>
+
+<p>
+— E che può condurre assai lontano, — aggiunse
+il pittore a bassa voce.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mi permetta di dichiararle, donna Maria, — rispose
+d’Astorre, — che non sono del suo
+parere. Centomila franchi all’anno non bastano,
+o sono troppi.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! questa è nuova!
+</p>
+
+<p>
+— Potrei anche provarlo esattamente, ma sarebbe
+troppo lungo. Rifletta bene, e s’accorgerà
+che non ho torto.
+</p>
+
+<p>
+— Io vorrei un milione per me sola, con
+Sarah! — gridò la piccina, con la sua voce
+acuta, abbracciando la sua istitutrice.
+</p>
+
+<p>
+Tutti risero, ma suo padre la fece tacere, ridendo
+però anche lui, e rivolgendosi ad Elisa:
+</p>
+
+<p>
+— E lei? Si potrebbe sapere la sua opinione
+su questo grave argomento?
+</p>
+
+<p>
+La marchesa fece un cenno assai significante
+a suo nipote, come per arrestarlo. Massimo
+l’osservò. Egli, del resto, sapeva che i Valenti
+non erano ricchi. Gorletti, allo stesso momento,
+ebbe un movimento di curiosità, in attesa della
+risposta.
+</p>
+
+<p>
+— Secondo me, tutto è relativo, e si può essere
+soddisfatti con poco, o poveri possedendo
+dei milioni.
+</p>
+
+<p>
+— Lei esprime così dicendo la mia stessa
+opinione in un modo più semplice.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! scusa, non è la stessa cosa! — esclamò
+Giacomo.
+</p>
+
+<p>
+— Io credevo, — interpose Gorletti, — che la
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+signorina Valenti disprezzasse il denaro e tutte
+le cose positive.
+</p>
+
+<p>
+Il dottore disse che lui pure lo credeva, giudicandola
+un poco romantica.
+</p>
+
+<p>
+— Lei s’inganna, dottore; io stimo invece altamente
+i beni materiali, e per un motivo giustissimo,
+ch’essi soli cioè ne assicurano l’indipendenza.
+</p>
+
+<p>
+Vi fu un breve silenzio; la marchesa ne approfittò
+per mutar discorso. Pochi momenti dopo
+il pranzo era finito; tutti si alzarono.
+</p>
+
+<p>
+Appena in sala, la contessa Lassardi s’avvicinò
+a d’Astorre.
+</p>
+
+<p>
+— Sapete che sono in collera con voi, — disse,
+abbassando un po’ la voce.
+</p>
+
+<p>
+— Di già? Badate, mi farete diventar vano.
+</p>
+
+<p>
+— Come se non lo foste! Sì, sono in collera,
+perchè non mi avete voluto ripetere che cosa
+si raccontava di me a Nizza; non bisognava allora
+lasciarmi sapere che si raccontava qualcosa.
+Ma mi posso vendicare, giacchè ne so di
+belle sul conto vostro.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, contessa, facciamo la pace. Venite
+qui; vi racconterò la vostra storia, voi mi direte
+la mia.
+</p>
+
+<p>
+Presero posto in un angolo della sala, e, per
+una ventina di minuti, rimasero come separati
+dalli altri. Due o tre volte ella gettò dei brevi
+gridi, nascondendosi il viso dietro il suo grande
+<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
+ventaglio. Durante un minuto, lo guardò fisso
+negli occhi, e un lieve sorriso le comparve sulle
+labbra. All’altra estremità della sala, il cugino
+teneva un giornale in mano e li guardava per
+di sotto, furibondo.
+</p>
+
+<p>
+Quando la confessione della contessa fu terminata,
+la marchesa chiamò il nipote presso
+di sè.
+</p>
+
+<p>
+— Vediamo, Massimo, vieni un po’ a discorrere
+con me, adesso. Sarai dunque sempre incorreggibile,
+cattivo soggetto?
+</p>
+
+<p>
+— Sempre, cara zia. <i>On a des principes.</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Ou on n’en a pas.</i> Dici delle cose nefande....
+e ne fai. Mi vennero raccontati aneddoti da far
+fremere. Si pretende anche che sei talmente incapricciato
+di una celebre attrice di cui ho scordato
+il nome (al solito) che vuoi dirigere un
+teatro per lei.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, è un progetto che mi frulla nel capo.
+Bisogna incoraggiare l’arte, e l’assicuro, zia,
+che la Kausler è un’artista veramente superiore.
+</p>
+
+<p>
+— No, non parlarmene. Ma questo è ancora
+nulla. E quell’orribile vizio del giuoco!
+</p>
+
+<p>
+— Ah! in quanto a quello, non sa dunque
+ch’è una passione che ne toglie del tutto il libero
+arbitrio?
+</p>
+
+<p>
+— Taci, mi fai orrore. È ridicolo che da parte
+mia io persista a volerti bene, ad onta di tutto.
+Voglio dimenticare le tue colpe, per ora, giacchè
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+sei qui, giacchè almeno sei venuto, finalmente.
+Avevo quasi perduto ogni speranza. Sa,
+signorino, ch’è un gran pezzo che non lo si è
+visto?
+</p>
+
+<p>
+— È spaventoso. Dieci volte fui sul punto di
+venire, e sempre.... Pensi, zia; due giorni fa ero
+a Parigi e non credevo affatto di poter venire....
+Ma, infine, ci sono!
+</p>
+
+<p>
+Vicino al vasto camino, la conversazione continuava
+animatissima. Una nuova disputa s’era
+impegnata fra Terzi e la contessa, e Giacomo
+vi voleva prender parte. A una certa distanza,
+Gorletti l’osservava.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che ha dunque Elisa? sembra triste
+assai anche questa sera, — diceva donna Maria
+che stava sfogliando dei libri a un tavolino.
+</p>
+
+<p>
+— Non ne so nulla. Davvero che non mi ci
+raccapezzo più.
+</p>
+
+<p>
+— Da qualche giorno tutto ciò diventa proprio
+incomprensibile.
+</p>
+
+<p>
+— Ho un bel studiarla, rimane un mistero
+anche per me, — soggiunse il dottore.
+</p>
+
+<p>
+Donna Maria si avvicinò allora alla marchesa
+ed a Massimo.
+</p>
+
+<p>
+— Sapete di che cosa stiamo parlando? — chiese,
+gettando uno sguardo dalla parte ov’era
+Elisa.
+</p>
+
+<p>
+— Lo indovino. Lasciatela stare, povera ragazza;
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+si sforza d’essere socievole; non bisogna
+parere accorgersi di nulla.
+</p>
+
+<p>
+— Naturalmente. Ma vado a parlarle per toglierla
+alla sua contemplazione.
+</p>
+
+<p>
+E andò a sedere essa pure accanto al fuoco.
+</p>
+
+<p>
+— Hai già notato, Massimo, ch’Elisa sembra
+sopra pensiero?
+</p>
+
+<p>
+— Certo, appena la vidi. Mi parve anzi assai
+mutata.
+</p>
+
+<p>
+— È assai bella, però.
+</p>
+
+<p>
+— Certo, ma c’è sul suo viso una espressione
+che fa pena a vedersi.
+</p>
+
+<p>
+— Credi che sarebbe possibile di giungere a
+comprendere qual sia la causa della sua tristezza?
+</p>
+
+<p>
+— E lo domanda a me? Ma, cara zia, lei lo
+deve ben sapere, lei che l’ha sempre davanti,
+se io, rivedendola questa sera dopo tanto tempo,
+l’ho indovinato da un’ora.
+</p>
+
+<p>
+— Discorrendo con la contessa?
+</p>
+
+<p>
+— Ma sì; ciò non mi chiudeva gli occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, dimmelo, perchè è così mesta?
+</p>
+
+<p>
+— Ma, zia, perchè la si vuole costringere a
+sposare quel brutto signor Gorletti.
+</p>
+
+<p>
+La marchesa fece un movimento di viva sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+— Massimo, devi essere il diavolo in persona!
+</p>
+
+<p>
+Egli si mise a ridere.
+</p>
+
+<p>
+— Ma niente affatto. Alcuni lievi indizi a tavola,
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+il contegno d’Elisa e di quel brutto signore
+hanno bastato a mettermi sulla strada. A proposito,
+com’è che lei lo conta tra gli amici suoi?
+</p>
+
+<p>
+— Egli mi ha reso servizio altre volte in circostanze
+assai difficili. A dire il vero comprendo
+ch’egli non ti piaccia, così a prima vista; ma
+ti assicuro che possiede delle qualità eccellenti.
+È un uomo retto ed abilissimo, che ha raddoppiato
+la sua fortuna a poco a poco e onestamente.
+È assai benefico. Sia detto fra noi: tre
+anni fa, ha salvato i Valenti da una rovina
+certa.
+</p>
+
+<p>
+— Ed è per ciò che ora gli vogliono dare la
+loro figlia?
+</p>
+
+<p>
+— Egli ha chiesto la mano d’Elisa; essa non
+voleva, e l’hanno pregata di aspettare e riflettere
+bene prima di dare una risposta definitiva,
+ma finirà a cedere. Non ha quasi nulla; gli affari
+della sua famiglia sono di nuovo imbrogliatissimi;
+si dice che abbiano debiti ovunque.
+Comprendo ch’ella non possa amare il Gorletti;
+anzi la compiango con tutto il cuore; ma, lo
+confesso, mi sembra allo stesso tempo che il
+rifiutare, nella sua posizione, sarebbe una follia,
+ed una colpa verso i suoi. Del resto, non parlarne,
+te ne prego; non se ne sa nulla. Tu indovini
+tutto!
+</p>
+
+<p>
+— Lei ha forse ragione dicendo che quella
+ragazza non può rifiutare; eppure quel Gorletti
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+è brutto, vecchio, antipatico, troppo orribile davvero!
+Al punto di vista naturale e semplice,
+all’infuori delle necessità sociali, è una infamia!
+Ma si possono forse contare in questo mondo
+detestabile?
+</p>
+
+<p>
+Si alzò; il suo viso, fattosi scuro per un istante
+mentre pronunciava codeste parole, riprese la
+sua espressione solita, e, col sorriso sulle labbra,
+si riavvicinò alla contessa. La conversazione
+divenne tosto generale. Giunse il curato,
+e la marchesa giuocò con lui varie partite di
+<i>tresette</i>. Giacomo, in un angolo, sempre con un
+libro in mano, teneva il broncio; il che, naturalmente,
+faceva raddoppiare la civetteria della
+bella contessa verso il nuovo arrivato. Questi
+raccontò nuovamente alcuni aneddoti parigini,
+parlò de’ suoi viaggi, lanciò a Giacomo, a Gorletti
+ed anche al dottore qualche risposta assai
+applaudita, e fu sempre più divertente. Si ripeteva
+a voce bassa ch’egli aveva davvero dello
+spirito, e le sue narrazioni aumentarono il desiderio
+di saperne di più, tanto che lo si osservava
+con sempre crescente curiosità. La marchesa
+particolarmente lo ammirava, pure con
+qualche riserva. La stessa Elisa aveva quasi
+soggiogato la sua tristezza e prendeva qualche
+parte alla conversazione, tranquillamente. Si
+servì il tè. Il fuoco fiammeggiava di nuovo,
+gettava grandi bagliori dorati sulla tappezzeria
+<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
+verde chiara a grandi ramificazioni di smaglianti
+colori, sopra le cornici dei vecchi quadri
+anneriti. Massimo era stato bloccato in un angolo
+dal piccolo Giacomo, che lo interrogava
+sopra vari argomenti equivoci, e rideva forte,
+adulatore sincero qual’era, alle risposte del
+magnifico cugino. Sopra un divano, Gorletti
+prendeva delle note, ed il dottore dormiva il
+sonno del giusto, in una delle vaste poltrone,
+digerendo scientificamente.
+</p>
+
+<p>
+Le undici e mezzo suonarono; il vecchio curato
+si era accomiatato, e tutti si dettero la felice
+notte sul grande scalone, illuminato dai
+domestici che portavano dei lumi.
+</p>
+
+<p>
+Un quarto d’ora più tardi, tutto era tranquillo
+nella villa. Il pittore si addormentava profondamente;
+Giacomo ed Arombelli vegliarono ancora,
+fumando e parlando di cavalli; la padrona di
+casa leggeva nel suo gran letto a colonne l’ultimo
+romanzo inglese della <i>Tauchnitz Edition</i>;
+donna Maria, nella camera della sua amica, la
+burlava per il suo contegno con d’Astorre, il
+quale, dal canto suo, certo non pensava a lei,
+poichè, seduto a un tavolino, vicino al fuoco,
+scriveva alcune lettere che parevano assorbire
+tutta la sua attenzione. Ma, in fondo in fondo
+del lungo corridoio, Elisa Valenti aveva spento
+il lume, e, con la faccia nascosta nel guanciale,
+piangeva ancora silenziosamente nella notte.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Fu una notte orribile per Elisa; ogni pensiero
+era una sofferenza, e cento imagini desolanti le
+sorgevano subitamente dinanzi — visioni profetiche,
+terribili quanto la realtà. Poi si addormentò
+d’un sonno pesante, pieno d’incubi, che
+furono solo interrotti dai primi raggi del sole.
+Si svegliò bruscamente, e la verità, senza esagerazioni
+nè paure nervose, le apparve in tutta
+la sua bruttezza. Sua madre doveva giungere
+col treno di mezzogiorno, decisa a non più ammettere
+ritardi. Bisognava decidersi nella giornata
+stessa, e la risposta <i>doveva</i> essere affermativa.
+In mezzo a tutte le sue angoscie, essa
+si sentiva ancora libera, a quell’ultimo istante;
+non lo sarebbe più alla sera. La si costringerebbe
+ad accettare la corte ufficiale del signor
+Gorletti, e fra un mese, fra quindici giorni forse....
+A una tale idea, tutta l’anima sua si ribellava. — Poi,
+di nuovo, l’orribile rassegnazione la fiaccava.
+A poco a poco il circolo de’ suoi pensieri
+si allargò; essa rivide la sua vita svolgersi davanti
+a lei; i ricordi indimenticabili, le gioie
+perdute; poichè, sebbene giovane, aveva già un
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+passato che non potrebbe mai cancellare dalla
+sua memoria.
+</p>
+
+<p>
+Rammentava indistintamente il formicolio dei
+passeggiatori e la lunga fila di carrozze, alle
+Cascine, nelle calde giornate estive, mentre, sotto
+la frescura degli alberi, guardava pigramente
+uno spettacolo tanto splendido che ne rimaneva
+a momenti abbagliata, dal viale polveroso fino
+all’orizzonte sfolgorante nella pompa del sole
+cadente — ella si rivedeva seduta in una grande
+carrozza verde, nella quale talvolta non si riusciva
+a farla star cheta, bimba capricciosa
+com’era, annoiata dalla lentezza del cammino,
+e dove talora invece taceva e restava immobile,
+resa meditabonda dalla precoce ammirazione
+delle bellezze del paesaggio. Al giovedì, veniva
+anche il piccolo Giulio Bardi, il compagno fedele
+de’ suoi giuochi, al quale voleva tanto bene,
+ma che si stupiva sempre di vedere così serio,
+ne’ suoi abiti troppo stretti da collegiale, ad onta
+della gioia d’un giorno “d’uscita„ — e del quale
+si sforzava di non osservare troppo le povere
+scarpe ch’egli nascondeva sempre.
+</p>
+
+<p>
+Rammentava un vasto e ricco quartiere, e le
+ricche acconciature di sua madre, che vedeva
+sovente alla sera, pronta per andare ad un
+ballo, tutta gioiata, mentre si abbottonava i
+guanti davanti allo specchio al quale gettava
+un ultimo sguardo; avea la vecchia Annunciata
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+diritta dietro a lei, che le presentava un mantello
+tutto a ricami. E se sua madre la intimidiva
+sempre un poco, l’agghiacciava in quei
+momenti sopratutto. In quanto a suo padre,
+passavano settimane intere senza ch’ella lo vedesse;
+poi, una bella mattina, entrava bruscamente
+nella sua camera, l’abbracciava ridendo,
+le dava dei dolci o qualche piccolo regalo, e se
+ne andava.
+</p>
+
+<p>
+Poi la scena mutava. Era il principio della rovina.
+Essa non dimenticherebbe giammai le angoscie
+indovinate, le sventure intraviste, le lotte,
+le dispute, le miserie alle quali aveva assistito
+senza comprenderle del tutto — e le sue prime
+malinconie, attraversate da risvegli di gioie infantili.
+</p>
+
+<p>
+I suoi si decisero allora a partire, e viaggiarono
+lungamente. Dopo un soggiorno di alcune
+settimane a Cannes, dove si era molto annoiata,
+tra sua madre taciturna e triste, suo padre che
+fumava tutto il giorno, passeggiando sulla spiaggia,
+andarono a Parigi. Là, intimidita dapprima
+dal tumulto della grande città, quasi per poco
+rimpianse la sua cameretta, dove soffocava, ma
+la cui finestra s’apriva sul vasto mare, azzureggiante
+sotto il sole. A poco a poco s’interessò
+allo spettacolo continuo svolgentesi sotto ai suoi
+occhi. Amava fare dei lunghi passeggi con l’Annunciata;
+specialmente quando, stanche, prendevano
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+l’omnibus per tornare a casa. Quanto
+le sembravano allora già lontani i bei giorni di
+Firenze! Passava quasi tutte le giornale con la
+vecchia domestica, e la sera con sua madre,
+che usciva di rado, e finiva ad addormentarsi,
+con un romanzo in mano. Suo padre le aveva
+lasciate per andare a Londra, dove, da quello
+ch’ella potè capire, sperava potere rifare una
+fortuna in una grande speculazione. Poco dopo
+egli vi si fissò ed esse lo raggiunsero. Elisa
+ebbe appena il tempo di vincere la prima impressione
+di tristezza, ma ripensò lungamente,
+dopo che fu ripartita, alle praterie d’un verde
+chiaro dei parchi pubblici sotto un cielo quasi
+incoloro dove brillava un sole rosso, a quelle
+lunghe sfilate d’erba tenera e verdissima che
+non si ritrova altrove.
+</p>
+
+<p>
+Gli affari tentati dal padre non riuscirono, e
+ritornarono a Parigi. Poi, attraversando la Germania,
+rientrarono in Italia, e, sempre costretti
+a vivere modestamente assai, andarono a stabilirsi
+in campagna, in Piemonte dapprima, poi,
+definitivamente, al lago di Como. Sua sorella, lasciata
+in collegio a Firenze, perchè troppo bambina
+per viaggiare, li venne allora a raggiungere.
+Elisa, che l’amava moltissimo, ridiventò
+allegra giuocando con lei. Pure, all’età in cui
+le altre sono ancora bimbe, Elisa talvolta non
+lo era già più; e, durante le belle sere di quel
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+primo estate passate in riva al lago, essa rimaneva
+a lungo appoggiata al davanzale della
+sua finestra, ripensando a tutto quanto aveva
+veduto, riflettendo già a ciò che sapeva della
+vita, e a ciò che tentava d’indovinare, volgendo
+nella sua mente quei primi pensieri vaghi ed
+inquietanti, che, se potessero esprimersi, formerebbero
+un poema sublime. Ma l’incanto di
+quelle malinconie si dissipò bentosto, poichè fu
+visitata dal vero dolore, che venne ad aiutare il
+rapido svolgimento dell’esser suo, aggiungendo
+le orribili sofferenze di un primo lutto a quanto
+avevano già compito la solitudine, la passione
+della lettura ed il raccoglimento. Un mese soltanto
+dopo ch’erano state riunite, sua sorella,
+quella bimba dalla testa bionda, possedente
+già l’adorabile bellezza degli esseri privilegiati
+che devono solo conoscere l’alba della
+vita terrena, si ammalò e lentamente morì, dopo
+una lunga lotta. — Quando Elisa potè alfine ritrovare
+un po’ di calma, credette sentire che
+già nel suo petto batteva un cuore di donna.
+Le sembrava che il dolore, venuto in tal modo
+a prenderla per mano fino dai primi passi, dovesse
+ora accompagnarla fino in fondo. La vita
+le appariva come una lunga e dura prova, e, al
+tempo stesso, si sentì forte per combattere. Ma
+si trovò ben sola.
+</p>
+
+<p>
+Certo ella sentiva, nel forte slancio della sua
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+gioventù appena incominciata, anche quasi dei
+presentimenti di felicità, ma dinanzi al suo
+sguardo teso, le lontananze apparivano melanconicamente
+velate.
+</p>
+
+<p>
+Si desolava sopratutto di non amare i suoi
+genitori quanto avrebbe voluto. L’affetto per suo
+padre era in lei vivissimo, senza dubbio; ma
+egli si assentava troppo spesso, sembrava sempre
+preoccupato, ed era di pessimo umore
+quando veniva a casa; lui che tutti, in società,
+dicevano tanto divertente! E non poteva sentire
+per sua madre quella confidenza soave e illimitata
+che le sarebbe sembrata naturale — sebbene
+facesse ogni sforzo per amarla. Bisogna
+pur dirlo, l’attitudine della signora Valenti dava
+ragione a sua figlia. Sempre occupata di sè, inasprita
+contro tutti, non potendo mai rassegnarsi
+al cambiamento successo, essa non sapeva cercare
+nella sua creatura, unica oramai, quella
+consolazione di tutto, che avrebbe dovuto trovare
+in lei, e si accontentava di far finta di dirigerne
+gli studi. Elisa ne soffriva internamente,
+in silenzio, sforzandosi di sorridere e d’essere
+gentile, e imparando in tal modo — all’età della
+imprevidenza — a nascondere le sue pene e i
+suoi intimi pensieri.
+</p>
+
+<p>
+La modesta casetta dove si erano ritirati, era
+situata sulla riva destra del lago di Como, come
+sospesa a metà della salita sul versante un po’
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+ripido della montagna — piccola, e tutta dipinta
+d’un orribile color lilla scuro con delle persiane
+giallastre. Un giardinetto, pieno di rose, sul
+davanti; a destra un orto, la strada a gradinata
+sulla sinistra; e dietro la montagna che
+potevasi quasi toccare dalle finestre posteriori
+del primo piano. Dal balcone sul davanti, al
+contrario, si godeva di una veduta spaziosa, che
+cambiava continuamente secondo le più lievi
+variazioni del cielo. Nelle belle giornate, lo
+sguardo riposava sul lago tutto azzurro e sulla
+riva opposta, sparsa di bianche ville, avente per
+sfondo le alte forme brune delle montagne; a
+sinistra il lago si rinserrava, svoltando; mentre
+dall’altra parte sembrava distendersi in una
+espansione infinita delle sue bellezze. Abbandonando
+la casa, camminando a destra, l’occhio
+era subito attratto in basso dal candore della
+Pliniana, contrastante con la sua corona di
+verde cupo, ed esalante, dal delizioso abisso
+che si prolunga dietro la villa, come il profumo
+d’una frescura ignota altrove — quasi divina.
+</p>
+
+<p>
+Gorletti veniva allora spesso a trovarli, e impegnava
+lunghe conversazioni ora con Valenti,
+ora con la signora. Si avevano per lui i maggiori
+riguardi e sovente, ad onta di tutto, egli
+se ne andava con un’aria malcontenta.
+</p>
+
+<p>
+Una volta Elisa lo sentì che si arrabbiava e
+sgridava suo padre, e quel giorno, con grande
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+sorpresa di lei, gli si mostrò una cortesia ancora
+maggiore del solito, e, quando partì, lo si
+pregò con insistenza di ritornare.
+</p>
+
+<p>
+Da quell’istante, ella cominciò a detestarlo
+davvero. Sua madre, invece, non cessava dal
+cantare le lodi del signor Gorletti in tutti i toni.
+Finì col dichiarare a sua figlia che quell’uomo
+avedutissimo, d’un gran sapere e di buon consiglio,
+era il loro migliore amico; e che, dal
+momento ch’egli si sagrificava per loro al punto
+di aiutarli nel loro affari, bisognava manifestargli
+vivissima riconoscenza, e confidare in lui
+completamente.
+</p>
+
+<p>
+La loro posizione, infatti, migliorava un poco.
+Non già che potessero sperare di rifare la fortuna
+perduta; ma si era almeno giunti ad arrestarsi
+sul pendio di una rovina che li avrebbe
+condotti irrevocabilmente alla miseria — ed ora
+potevano guardare un po’ più pacatamente l’avvenire
+e vivere anzi un po’ meno male, con un
+benessere relativo. Con quali mezzi Gorletti
+aveva potuto compiere un simile miracolo? Ciò
+restava un mistero.
+</p>
+
+<p>
+La signora Valenti, cui non piaceva il soggiorno
+del lago e ch’era sempre triste quando
+rimaneva sola, cominciava intanto a trovare
+qualche vantaggio nelle società delle famiglie
+del vicinato, e andava spesso a far visite, combinando
+le cose in modo di non dover poi ricevere,
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+non amando di mostrare in qual modo
+fossero alloggiati. Erano dei milanesi che passavano
+là quasi tutto l’anno, per gusto o per
+economia; dei forestieri pressochè stabiliti, o
+venuti solo per un breve soggiorno, ma coi
+quali si faceva presto conoscenza — talvolta
+della gente un poco spostata e dei quali si susurravano
+ogni specie di storie, più o meno false.
+Ma la signora Valenti non era mai stata molto
+meticolosa in codeste cose, o lo diventava ancora
+meno; bastava che vi fosse un’apparenza
+di eleganza perchè non si curasse troppo del
+resto. Essa aveva conosciuto molta gente durante
+il soggiorno all’estero, e ad ogni momento
+ritrovava delle persone che aveva già incontrate,
+e di tutte diceva senza distinzione “sono
+vecchi amici„.
+</p>
+
+<p>
+Intanto Elisa cresceva in libertà e si sviluppava
+moralmente e fisicamente, senza che si
+pensasse molto ad aiutare la natura. Sua madre,
+talvolta, le dava dei consigli sul modo di
+vestirsi, e non s’incaricava più della sua educazione,
+come aveva avuto la pretesa di farlo
+per lo addietro, giudicandola terminata. “Appena
+potrà abitare una città, si <i>formerà</i> ben presto;
+tutto quanto è stato possibile nelle attuali
+circostanze, è stato fatto„, soleva dire. In realtà
+l’istruzione della fanciulla era stata assai negletta,
+e sarebbe rimasta quasi ignorante se l’amore
+<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
+alla lettura ed il suo innato desiderio di
+sapere, non avesse meravigliosamente supplito
+alla negligenza dei suoi.
+</p>
+
+<p>
+La si lasciava libera, disapprovando però ad
+ogni momento ciò che chiamavano le sue manie.
+Così, per esempio, rimaneva talora delle
+giornate intere nella sua camera a leggere, mentre
+il tempo era splendido e tutti correvano
+fuori. Poi, non appena il vento pieghettava la
+superficie del lago e i grossi nuvoloni neri si
+ammonticchiavano in cielo, se ne andava a passeggiar
+interminabilmente, finiva per perdersi
+sui versanti boscosi delle colline, si spingeva a
+scoprire luoghi sconosciuti per i piccoli sentieri
+nascosti tra i rovi — per poi ritornare a
+casa, dopo varie ore di assenza, con la veste
+lacera, e spesso tutta bagnata dalla pioggia dirotta.
+Allora la sgridavano — il che non impediva
+che ricominciasse da capo. Sovente portava
+seco una valigietta, quasi partisse per un
+breve viaggio, e restava a leggere o a sognare con
+gli occhi aperti, accoccolata in qualche strano
+cantuccio, all’ombra di un albero, da dove si
+dominava il lago. Ogni giorno diventava più
+selvaggia, e rifiutava di accompagnare la madre
+nelle sue visite; non era però esente di una
+certa civetteria, e già imparava a vestirsi, benchè
+assai semplicemente e in un modo un po’ diverso
+dal convenzionale. Finì col conoscere tutte
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+le strade, tutti i sentieri, tutti gli angoli e a famigliarizzarsi
+sempre più con l’incantevole spettacolo
+che la circondava, e del quale non poteva
+stancarsi, poichè era più variato de’ suoi
+pensieri di fanciulla, e sembrava volesse compiacerla,
+accordandosi tanto bene con i sogni
+della sua imaginazione.
+</p>
+
+<p>
+Alla fine dell’estate, le ville o gli alberghi si
+popolarono. Da tutte le parti giungeva gente.
+La stagione elegante incominciava; si parlava
+di feste, di principi sovrani attesi con numeroso
+seguito, di regate, d’illuminazioni. La signora
+Valenti trovava il soggiorno del lago meno disaggradevole.
+Gorletti raccomandava l’economia.
+Elisa temeva che la sua solitudine non ne
+avesse ad esser turbata. Dovette, infatti, cambiare
+un poco le sue abitudini, moderare la sua
+passione di libertà, ed accompagnare sua madre
+a qualche ritrovo dov’era stata invitata. Si
+fecero delle escursioni sul lago. Una volta, per
+esempio, andarono a Como ad incontrare alcuni
+“amici„ che arrivavano direttamente da Venezia,
+per prendere a Colico la strada della Svizzera.
+Era un’occasione per vedere tutto il lago.
+</p>
+
+<p>
+Partirono all’alba; la <i>breva</i> aveva soffiato
+nella notte, ma sul far del giorno, sotto il cielo
+ridiventato tutto limpido, il lago era perfettamente
+calmo. Faceva un calore aggradevole;
+dal ponte del battello a vapore si scorgevano
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+le due rive con la loro cupa verzura dove biancheggiavano
+le ville e, innalzandosi dolcemente
+al di sopra, le montagne dalle cime incoronate
+di sole. Grosse barche attraversavano il lago,
+senza fretta, da una sponda all’altra. Vicinissimo
+al battello, entro piccoli canotti di forma molto
+allungata, alcuni giovanotti e ragazze remavano
+allegramente, ridendo della lieve tempesta sollevata
+dalle ruote, e guardavano i passeggieri.
+A sinistra, dove la riva è talvolta quasi a picco,
+qualche casa sembrava sorgere dall’acqua; mentre
+a destra si vedevano correre delle carrozze
+sulla strada, dalla quale s’innalzavano dei grandi
+alberi di tanto in tanto. Davanti, in faccia, il lago
+si allargava, e lo sguardo si perdeva entro una
+nebbia luminosa; all’indietro scompariva lentamente
+la piccola città di Como, col suo porto
+in miniatura, la sua piazza ingombra di gente,
+e la cupola della sua cattedrale. V’era folla sul
+ponte del battello, quel giorno: uomini d’affari,
+forestieri, villeggianti. Elisa godeva internamente
+del raggiante spettacolo svolgentesi dinanzi a
+lei, ma parlava poco, e spesso il suo sguardo
+si faceva triste. Ella soltanto rispondeva macchinalmente
+alle domande che le venivano rivolte
+e che interrompevano la sua estasi tranquilla.
+Certi passeggieri la interessavano; osservò
+una donna di una bellezza affatto speciale,
+dalla figura giovanissima e dai capelli già bianchi,
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+accompagnata da un vecchio signore dall’aspetto
+militare, suo padre probabilmente; poi
+un giovane, metà coricato sulla panchina, e
+che, malgrado il caldo, era avviluppato in un
+<i>plaid</i> fino agli occhi — due grandi occhi neri
+che talvolta la guardavano fisso. La signora
+Valenti era gaia e discorreva con tutti, tra gli
+altri anche col marchese d’Astorre, che si trovava
+lì in compagnia di una famiglia inglese.
+Essa era orgogliosa di mostrarsi intima con un
+uomo così elegante ed altolocato. Egli indirizzò
+anche qualche volta la parola ad Elisa, e benchè
+lei non avesse simpatia per lui, riuscì a attirare
+la sua attenzione con le idee paradossali che
+sosteneva languidamente. Tutte le volte che per
+caso avevano incontrato d’Astorre, la signora
+Valenti aveva rimproverato a sua figlia di non
+esser stata abbastanza gentile.
+</p>
+
+<p>
+Si passò davanti al falso castello dipinto color
+mattone, circondato dai magnifici alberi della
+Villa d’Este, ed Elisa, voltandosi verso la sponda
+di destra, cercò la loro casa. E vedendola, piccolissima,
+come un balocco da gigante dimenticato
+tra il verde, sentì che già l’amava con
+tutto il cuore, quel modesto rifugio tanto odiato
+da sua madre. Poi il lago s’allargò. Le rive
+erano meno abitate; solo si scorgeva qualche
+umile villaggio, e talora una timida casetta. Ai
+luoghi dove il battello non approdava, alcune
+<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
+barche piene di gente si fermavano un istante
+per prendere i nuovi arrivati.
+</p>
+
+<p>
+V’erano mille cose da osservare sulla sponda
+più vicina. Si comprendeva al modo con cui
+certi vecchi erano appoggiati a un parapetto di
+pietra, che quella era la loro sola e quotidiana
+distrazione da moltissimi anni. Alcuni preti,
+corpulenti, col tricorno inclinato per ripararsi
+dal sole, e con un ombrello rosso in mano,
+saltavano pesantemente dal vapore nella barca,
+indirizzando con famigliarità la parola a qualche
+donna del popolo già seduta, con un fagotto tra
+le mani, un fazzoletto a fiori in testa, e che rispondeva
+con un largo sorriso. Sotto un pergolato,
+nel giardinetto di un’osteria, dei borghesi
+“in barracca„ sedevano a un tavolino, e quasi
+s’indovinava l’espressione delle loro grosse
+faccie, rosse per il caldo e per lo sforzo fatto
+nel volersi divertire.
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco la scena mutava carattere. Le
+montagne s’innalzavano più maestose, in una
+nudità bruna. Il lago si rinserrava da una parte;
+un promontorio formava una larga sinuosità,
+e al di là, in un piccolo golfo riparato dal
+vento, le case sembravano cuocere sotto il sole.
+</p>
+
+<p>
+Elisa osservò una darsena circondata da un
+muro di pietra, terminata da una statua di vescovo
+annerita dal tempo e dalle vegetazioni
+parassite, che, con le dita in alto, sembrava
+<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
+benedire i passanti; alzando gli occhi li tenne
+a lungo rivolti allo svelto portico che sorge
+alla cima della collinetta sopra il promontorio,
+sopra la Villa Arconati, ed i cui tre archi eleganti,
+pieni di cielo azzurro, si disegnano nettamente
+nello spazio, e nelle giornate chiare
+acquistano una bianchezza splendente nella limpidezza
+dell’aria.
+</p>
+
+<p>
+La sponda diventava aristocratica: non si
+vedevano che giardini dal verde cupo, e dalla
+sabbia fina, che cancelli pesanti a blasoni dorati.
+Un albergo, nuovissimo, con il suo lusso
+banale, appariva ad un tratto mentre si stava
+ancora ammirando un’antica villa all’italiana,
+abbandonata a metà, dove la natura aveva quasi
+ripreso possesso, e invadeva liberamente i pergolati
+architettonici, mettendo così in rilievo
+l’antitesi tra l’opulenza d’una volta e la prodigalità
+moderna. Talvolta passavano dei canotti,
+ornati a poppa da una bandiera stemmata, dove
+due barcaiuoli vestiti alla marinara, remavano
+con gusto. Seguendo con lo sguardo quelle barche
+che filavano rapide, si poteva imaginare
+tutta la vita delle persone che le occupavano.
+Spesso una finestra apertasi d’improvviso, una
+carrozza che si fermava ad una porta, un interno
+vagamente intraveduto, mostravano a
+Elisa del frammenti d’esistenze ch’essa, nella
+sua giovane mente, ricostituiva per intero.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
+</p>
+
+<p>
+A Cadenabbia, d’Astorre discese. V’era molta
+gente allo sbarco e dinanzi al grande albergo.
+Alcuni forestieri prendevano il tè, seduti davanti
+a un tavolino rustico. Una testa di fanciulla,
+bella come un ritratto di Laurence, apparve
+ad un balcone. La gente si urtava. Dal
+battello alla sponda era uno scambio di vociferazioni
+e d’ingiurie; dei pacchi erano buttati
+a rischio di farli cadere nell’acqua. I facchini,
+curvi sotto al peso dei bauli, bestemmiavano
+spingendosi. Mentre due signori si chiedevano
+scusa d’essersi leggermente urtati, un contadino
+li scostava con una gomitata, e passava oltre.
+Il segretario dell’albergo stava diritto nella sua
+tenuta corretta, e sorrideva ai forestieri.
+</p>
+
+<p>
+Non si toccò Bellagio. Il paese prendeva ad
+ogni istante un aspetto più severo, e senza la
+caldura soffocante, si avrebbe potuto credersi
+in Svizzera. Il sole ardeva, ma si sentiva che
+certi soffii di brezza giungevano direttamente
+dalle Alpi. Il lago, sempre più largo, si biforcava
+allungandosi da una parte fino a Lecco,
+incassato fra le alte montagne aride che s’era
+stupiti di vedere disegnarsi sopra un cielo tutto
+azzurro. I passaggieri poterono soltanto gettare
+un lungo sguardo da quel lato, giacchè il battello
+continuò diritto il suo cammino.
+</p>
+
+<p>
+Durante la tarda colazione a Colico, Elisa
+parlò un poco, ma al ritorno, sul ponte quasi
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+deserto e silenzioso, al momento in cui sua
+madre non cessava dall’esprimere quanto le
+doleva di aver lasciato i suoi “amici„ e quanto
+le sarebbe piaciuto di continuare il viaggio con
+loro, essa ricominciò a sognare, mentre l’ombra
+saliva e invadeva lentamente le altezze. Invano
+suo padre tentò di scherzare. I suoi pensieri la
+tenevano lontana da quanto la circondava, e
+faceva uno sforzo per ricapitolare le impressioni
+di codesta giornata, che, nella monotonia della
+sua esistenza, ella non potrebbe facilmente dimenticare.
+Nulla le era accaduto; ma le sue
+idee avevano potuto prendere un nuovo indirizzo,
+e, all’epoca della vita in cui si trovava,
+i pensieri sembrano cose reali e hanno la importanza
+degli avvenimenti.
+</p>
+
+<p>
+Settembre incominciava, ma, in quell’anno, il
+caldo sembrava più pesante che in luglio. Elisa
+ne soffriva; diventava pigra, non faceva più le
+sue lunghe passeggiate e stava per delle ore
+seduta all’ombra, sull’erba, con gli occhi semichiusi,
+contemplando. Era quella che si chiama
+“la bella stagione„, ma lei non l’amava, ed
+avrebbe preferito lo spavento d’una tempesta
+all’afa di quelle giornate tutte uguali, allorchè
+nella luce cruda, le tinte si confondono, e che
+sotto un cielo di una serenità snervante, il paesaggio
+appare tutto confuso in un pulvischio
+luminoso. Da un pezzo ella pensava che l’estate
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+stava per finire, ma l’estate perdurava e prolungava
+le sue insopportabili giornate canicolari.
+</p>
+
+<p>
+Essa piegava sotto il peso della solitudine.
+Le sembrava d’essere sola al mondo, e di dovervi
+rimanere sempre sola; tutti quelli che la
+circondavano erano per lei stranieri. E questo
+sentimento diventava sempre più forte; più le
+rive del lago si popolavano, più sua madre
+parlava ad ogni istante di nuovi venuti, e più
+si vedevano i battelli a vapore zeppi di gente
+passare fieramente, come accasciati dal caldo,
+sopra l’azzurro metallico dell’acqua, scuotendo
+il loro nero pennacchio di fumo nell’aria torrida.
+</p>
+
+<p>
+Era ancora quasi impossibile di uscire in
+pieno giorno, e le ville ben chiuse, con le persiane
+chiuse e le tende abbassate, pareva facessero
+la siesta. Quelle che bagnavano nell’acqua
+sembravano più felici. Il marmo — codesto
+simbolo della freddezza — s’infiammava
+al sole. L’asfalto dei terrazzi si copriva di fessure
+sotto i raggi possenti. I mattoni e le tegole
+parevano cuocere di nuovo. I fiori troppo largamente
+aperti piegavano il loro fragile capo
+ed avvizzivano ad un tratto. I piccoli viali del
+giardino erano sparsi di foglie di rosa, sparpagliate
+dal soffio ostinato dell’estate; vanamente
+nella frescura relativa delle prime ore, Elisa
+rialzava gli arbusti cadenti, poichè sempre il
+meriggio li rigettava quasi a terra.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+</p>
+
+<p>
+I contadini imploravano la pioggia. Venne
+alfine. I temporali scoppiarono, l’uno subito
+dopo l’altro. Brevi acquazzoni torrenziali rigarono
+con le loro mille freccie bigie il cielo
+oscurato. — Quelli che avevano combinato qualche
+gita per l’indomani erano desolati. — Ma
+Elisa, contenta, contemplava il magnifico cambiamento
+di scena, attraverso le persiane socchiuse.
+Poi, dopo quelle prime ardite battaglie,
+il cattivo tempo si stabilì, vincitore. Durante molti
+giorni una fine pioggia cadde incessante. Nei cieli
+svariati e talvolta stranissimi, grossi nuvoloni
+viaggiavano lenti, mutando forme e tinte, lasciando
+per caso scorgere qualche breve lembo
+d’azzurro, poi mescolandosi d’un tratto e stendendosi
+come un grande lenzuolo plumbeo. Tutto
+riviveva sotto la pioggia benefica — e l’estate,
+che aveva resistito tanto a lungo, bruscamente
+cessava.
+</p>
+
+<p>
+Eppure alcune settimane trascorsero ancora
+prima ch’Elisa sentisse tutto l’incanto segreto
+e penetrante dell’autunno. Se ne accorse quasi
+all’improvviso. Negli stessi giorni, verso la fine
+di ottobre, i forestieri fuggirono intimiditi dai
+primi freddi; le foglie ingiallite coprirono il
+suolo nei giardini deserti delle ville — e là, nei
+posti dove tanti allegri cicaleggi erano stati accompagnati
+dal canto degli uccelli, il silenzio
+regnò subitamente sotto gli alberi nudi. Come
+<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
+sempre, sembrava che gli scoppii di riso che
+erano svaniti per l’aria, aumentassero la tristezza
+delle case chiuse.
+</p>
+
+<p>
+Ma le giovinette pensose che solo conoscono
+le sofferenze sane, e nelle loro aspirazioni alle
+gioie pure non hanno altri presentimenti che
+quelli dell’ignoto dolore, adorano la malinconia
+delle cose. Elisa si sentiva riprender possesso
+del paesaggio, ora che tutti quegli importuni se
+n’erano andati. Come prima essa di nuovo confidava
+al <i>suo</i> lago tutto quanto non sapeva esprimere,
+e le pareva che i suoi più segreti pensieri
+fossero compresi da quell’ammirevole natura.
+</p>
+
+<p>
+Una mattina, in una di quelle dolci e inquietanti
+giornate autunnali in cui si vorrebbe poter
+camminar sempre, come nei racconti di fate,
+alla scoperta di paesi sconosciuti, Elisa, spinta
+dal rinnovato fascino d’una delle sue passeggiate
+abituali, si era lasciata andare un po’ troppo
+lontano, e si perdette. Il suo vestito di panno
+marrone, artisticamente rialzato sui suoi graziosi
+stivaletti, il suo cappello di feltro a tese
+rialzate messo da una parte sopra i suoi bei
+capelli, il suo giovane viso un po’ rosso per la
+crudezza dell’aria, ella camminava speditamente,
+e guardava lontano dinanzi a sè, come cercando
+l’orizzonte, mentre il suo pensiero si perdeva
+ben più lungi ancora. Accorgendosi ad un tratto
+che non sapeva più dove si trovasse, s’arrestò.
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+Poi, riflettendo, tornò indietro, ma varii piccoli
+sentieri profondi e una strada si offrivano a
+lei. Indecisa, si avventurò sulla via più larga,
+a caso, rallentando il suo cammino nella speranza
+di scorgere qualcuno a cui chiedere una
+indicazione. Finalmente, vide a breve distanza
+un uomo che le voltava la schiena, e che, con
+la testa bassa, pareva cercasse qualcosa per
+terra. Lo credette un contadino, e lo chiamò.
+Vivacemente egli si voltò e le corse incontro;
+ma, quando le fu vicino, ella dovette arrossire
+un poco e fu con una voce assai timida che
+gli fece la sua domanda.
+</p>
+
+<p>
+Egli non era un contadino, sebbene fosse vestito
+come potrebbe essere il figlio d’un fittabile.
+Il suo costume un po’ grossolano contrastava
+con un bel viso regolarissimo e bianco sotto
+l’imbronzatura del sole, coi fini capelli castani,
+con gli occhi di un azzurro cupo e con una
+speciale eleganza nell’andatura. Egli sollevò il
+suo cappello sformato dalle pioggie, e, un poco
+turbato a sua volta, le chiese il permesso di
+rimetterla sulla strada giusta.
+</p>
+
+<p>
+Scambiarono qualche parola, imbarazzati, poi
+camminarono in silenzio. Elisa si accomodò
+alla situazione un po’ difficile. L’italiano purissimo
+ed il modo corretto ed anche alquanto
+ricercato d’esprimersi del giovane, la stupirono
+e non giungeva ad indovinare chi fosse. Lo
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+guardava attentamente, alla sfuggita, quasi suo
+malgrado. Era chiaro ch’egli conosceva i dintorni,
+ed il caso solo aveva vietato che non si
+fossero già incontrati più volte; egli poi sembrava
+conoscerla pure, lei e la sua famiglia.
+</p>
+
+<p>
+— La lascierò quando scorgeremo la sua casa, — le
+aveva detto.
+</p>
+
+<p>
+Certo doveva aver ricevuta una educazione
+superiore, ma sembrava povero. Mentre lei si
+rassicurava, ed arrischiava qualche frase, lui
+sembrava diventare più riserbato. Sulle prime
+l’aveva guardata, timido, come stesse per parlare,
+ma non vi si sapesse decidere; poi non
+aveva più osato rivolgerle lo sguardo. Una
+volta le stese la mano per aiutarla in un passo
+difficile; ma poi quando il sentiero, rovinato
+dalla pioggia, divenne decisamente cattivo, non
+lo fece più. Bruscamente, dopo un lungo silenzio,
+disse:
+</p>
+
+<p>
+— Dev’essere stanca, signorina. Non si vorrebbe
+riposare un momento? Non siamo che a
+metà strada.
+</p>
+
+<p>
+Ella si fermò e sedette sopra un grosso tronco
+d’albero ch’egli aveva ripulito; lui restò in piedi
+dinanzi a lei. Entrambi allora si sentirono imbarazzati
+assai. Il vento stormiva tra le ultime
+foglie. Non potevano vietarsi di ascoltare quel
+rumore. — Un pittore che li avesse veduti in
+quel momento avrebbe trovato un quadro bell’e
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+fatto, tanto era seducente il contrasto fra essi
+ed il paesaggio circondante, tanto la freschezza
+della loro gioventù splendeva sul fondo imbrunito
+della natura.
+</p>
+
+<p>
+Allora Elisa, felice un minuto prima, si sentì
+inquieta; ebbe quasi paura, ed il solo presentimento
+ch’egli stava per dire qualche cosa, la
+fece arrossire.
+</p>
+
+<p>
+Ma impallidì quando finalmente egli susurrò
+turbato:
+</p>
+
+<p>
+— Lei non mi riconosce dunque, signora
+Elisa? Io l’ho riconosciuta subito, sul battello,
+quest’estate. Ero in un angolo, tutto avvolto
+nelle coperte, poichè uscivo appena di malattia.
+E, siccome lei mi guardava, ho sperato per un
+istante, ed ho quasi avuto paura allo stesso
+tempo. Sono diventato orso del tutto, e sua
+madre mi ha sempre intimidito. Ma ecco ciò
+che desideravo: incontrarla sola.
+</p>
+
+<p>
+Elisa si alzò, quasi spaventata, e fece una
+mossa per partire.
+</p>
+
+<p>
+Egli sorrise.
+</p>
+
+<p>
+— Davvero, — disse, — lei vuol fuggire? Sono
+dunque ben mutato?
+</p>
+
+<p>
+Una inflessione della voce la scosse. Lo guardò
+con attenzione, stupitissima.
+</p>
+
+<p>
+— Lui, — esclamò quasi involontariamente.
+</p>
+
+<p>
+— Come s’è fatta bella, ed alta!
+</p>
+
+<p>
+— Giulio Bardi! — disse lei.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era lui, infatti, il suo antico compagno, il meschino
+collegiale di Firenze, diventato un bel
+giovane. Ella gli stese la mano con un sorriso
+stupito, e lui la strinse amichevolmente.
+</p>
+
+<p>
+Poi ripigliarono il loro cammino. Ambedue
+avrebbero voluto parlare e non trovavano nulla
+da dirsi; pensavano che sarebbe stato naturale
+di discorrere, e che dovevano avere molte cose
+da raccontarsi, e tacevano. Elisa sentiva mille
+pensieri sorgerle nella testa, e guardava talora
+il suo compagno, il di cui inatteso incontro le
+ridava dei ricordi d’infanzia, ma c’era adesso
+un imbarazzo tra di loro.
+</p>
+
+<p>
+Intanto lei si perdeva in congetture. In che
+modo era lì? Dove dimorava? Com’era che non
+si fossero già incontrati?
+</p>
+
+<p>
+Finalmente lui pigliò coraggio, e in un modo
+un poco contorto, rispettoso e famigliare ad un
+tempo, le narrò in qual modo avesse perduto i
+suoi genitori, e fosse rimasto solo e povero.
+Per fortuna suo padre gli aveva dato una educazione
+utile, e lo aveva posto in grado di trarsi
+d’impaccio. Abbandonato giovanissimo alla propria
+attività, aveva acquistato una certa maturità
+precoce, la quale, visibile sul suo volto, gli
+dava una seduzione di più, contrastando con
+la sua giovinezza. — Elisa, guardandolo, osservava
+quanto fosse mutato, ma ritrovava anche
+le traccie degli antichi lineamenti, mezzo
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+cancellate dalla sua memoria. Una piega del
+labbro, un’occhiata, un gesto, bastavano ad
+evocare innanzi a lei una scena della loro fanciullezza,
+ed, a momenti, egli le pareva talmente
+lo stesso, sebbene assai più alto e bello, che si
+stupiva di non averlo riconosciuto subito.
+</p>
+
+<p>
+Egli le raccontò la sua vita, li ultimi anni
+di suo padre che lei rammentava benissimo,
+l’uscita dal collegio dove aveva tanto sofferto,
+i suoi rapidi studi alla università di Pisa, che
+aveva lasciato da poco con una laurea d’ingegnere.
+</p>
+
+<p>
+Adesso era impiegato in una fabbrica situata
+a un paio di chilometri di distanza, appartenente
+a un suo cugino, il di cui padre aveva
+fatto fortuna nelle Indie dove possedeva diversi
+stabilimenti commerciali. Egli ora studiava praticamente
+le macchine, intanto che gli si cercava
+uno stabile impiego conveniente, poichè
+doveva lavorar molto e seguire seriamente la
+carriera prescelta. Occupatissimo di mattina e
+di sera, era talvolta libero nel pomeriggio, e
+faceva allora lunghe passeggiate. Già più volte
+aveva sperato incontrarla.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè non è venuto a casa, semplicemente?
+</p>
+
+<p>
+— Non so. Non oso. Non vorrei....
+</p>
+
+<p>
+— Ma ora verrà?
+</p>
+
+<p>
+— No, preferirei non venire, almeno per
+adesso. Più tardi forse....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Eppure bisognerà bene che si decida a
+venire, se mi vorrà vedere.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma....
+</p>
+
+<p>
+Non finì, ma lei indovinò, poichè lo interruppe
+per fargli notare alcune barche che filavano
+velocissime sull’acqua.
+</p>
+
+<p>
+Mentre Elisa mostrava a Giulio la propria
+casa, videro varie persone che si avvicinavano,
+appena celate da un gruppo di piante. Elisa
+udì la voce di suo padre e quella di Gorletti, e
+voltandosi vivamente verso il giovane gli disse
+“Addio!„ Lui capì, le strinse la mano rispondendo:
+“Arrivederci„, e s’allontanò prestissimo.
+</p>
+
+<p>
+Ella rincasò un poco turbata. Era contenta
+assai di aver ritrovato il suo antico amico, e
+si sentì allegra, ad onta delle piccole punzecchiature
+di sua madre e della presenza di Gorletti
+a pranzo. A un certo momento, fu sul
+punto di parlare dell’incontro fatto, e non potè
+decidervisi; provava una invincibile ripugnanza
+a farlo, anche perchè non vi era autorizzata da
+Giulio.
+</p>
+
+<p>
+All’indomani ella uscì abbastanza tardi, e se
+ne andò per una strada che non prendeva d’abitudine.
+Alla prima voltata, incontrò Giulio. Essi
+affettarono una completa naturalezza, si misero
+a camminare insieme senza dare importanza
+veruna al loro incontro, e più volevano parere
+a loro bell’agio, più si sentivano internamente
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+imbarazzati. Per lei, codesto giovane, che non
+aveva subito riconosciuto il giorno prima, era
+ad un tempo un fratello ed un estraneo. Talora,
+in presenza di lui, credeva ridiventar bambina,
+e avrebbe voluto correre e giuocare come una
+volta; poi, le sembrava commettere una strana
+azione, passeggiando così sola con codesto giovane,
+e sentiva un indistinto rammarico che
+ciò fosse strano, ed una malinconia di non saper
+più giuocare. Egli le chiese s’ella avesse talvolta
+pensato a lui in tutto quel tempo, ed ella
+rispose negligentemente:
+</p>
+
+<p>
+— Sì, spesso. E lei rammenta le nostre grandi
+dispute, nel salottino giallo, i giovedì sera, a
+Firenze?
+</p>
+
+<p>
+Lui non aveva mai del tutto perduto di vista
+i suoi antichi amici, durante quegli anni. Chiedeva
+loro nuove in collegio, a quanti venivano.
+Aveva saputo dei loro viaggi, del loro ritorno,
+e che si erano poi fissati sul lago. Anzi fece
+perfino, con delicatezza, un’allusione alle loro
+disgrazie. Ed era stato ben contento di trovare — per
+alcuni mesi almeno — un impiego così
+vicino a lei. I primi giorni, appena giunto, n’era
+stato tutto felice, poi la sua selvatichezza gli
+aveva impedito di presentarsi in casa sua. Sovente
+aveva rigirato, come un ladro, intorno
+alla piccola villa. Assai commosso nel riconoscerla
+sul battello, quella volta, non aveva avuto
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+il coraggio di mostrarsi. La sua idea fissa era
+d’incontrarla sola, per parlarle a lei in particolare,
+prima; e una volta l’aveva veduta infatti,
+ma non aveva osato. La trovava diventata imponente
+e non si sarebbe forse mai deciso ad
+indirizzarle la parola, se lei non lo avesse chiamato.
+Ciò la fece ridere. Gli chiese s’era stato
+felice. Egli le rispose:
+</p>
+
+<p>
+— No, la mia infanzia è stata triste, lo sapete,
+ed ho trovato la vita dura fin dal principio. Ma
+ho buona speranza.
+</p>
+
+<p>
+Poi aggiunse bruscamente:
+</p>
+
+<p>
+— Resterete sempre qui?
+</p>
+
+<p>
+— Non lo so. La mamma vorrebbe andare a
+Milano o a Firenze. Io, preferisco rimanere.
+</p>
+
+<p>
+Discorsero a lungo; il primo imbarazzo si
+dissipava a poco a poco. Elisa fu sgridata quando
+ritornò a casa. Erano venute delle visite; l’avevano
+domandata; lei non c’era mai. Era una
+vergogna di correre sempre in quel modo per
+le strade, come una piccola selvaggia.
+</p>
+
+<p>
+Restò due giorni in casa; uscì una volta sola,
+di sera, con sua madre. Il terzo giorno se ne
+andò di bel nuovo, ma senza incontrare Giulio.
+Si rimproverò di stupirsene, e fu adirata contro
+sè stessa, sentendosi involontariamente malinconica.
+</p>
+
+<p>
+Intanto era venuto l’inverno. La neve cadde
+d’improvviso e per qualche giorno rigò di linee
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+bianche il cielo ornato. Ma ben presto il sole
+prezioso della stagione morta riapparve. La luce
+ridiventò chiarissima, e le curve lontane s’accusavano
+sul fondo incolore dell’atmosfera,
+riavvicinando gli oggetti e rendendo visibili i
+minimi particolari. L’aria era sanissima ed il
+freddo diventava pungente. Sul cielo puro e
+grigiastro, con delle aperture di azzurro smorto,
+le cime delle montagne, già risplendenti sotto
+la bianchezza del loro primo manto, erano dorate
+dai timidi raggi del sole.
+</p>
+
+<p>
+Non si sa abbastanza cosa sia l’inverno al
+lago di Como. In realtà, nulla è più bello. Ma,
+naturalmente, per abitudine e per moda, non
+vi si va che nella bella stagione, e solo alcuni
+privilegiati godono le magnificenze del gennaio,
+e le comprendono.
+</p>
+
+<p>
+Le sponde brune e nude, i versanti spogli
+delle colline, la durezza dei contorni, fanno sì
+che, nelle belle giornate, il lago tranquillo sembra
+più piccolo e come più profondamente incassato
+nel suo bacino. Vi regna un silenzio
+straordinario, che sembra scendere dalle altezze
+nevose, e stendersi sull’acqua; e da tutto ciò
+scaturisce un intimo fascino, una pace che accheta
+l’anima nostra soavemente e ne dà delle
+idee tanto vere e sane, che perfino le ville tutte
+chiuse e come morte non ne affliggono, poichè,
+nella maestà vivificante di quella scena, la presenza
+<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
+dell’uomo ne sembra poco necessaria. È
+là che gli amici che si amano sinceramente,
+possono provare la buona illusione di credersi
+soli al mondo. Quanto si sta bene, in quelle
+belle giornate, nelle ore del pomeriggio, in una
+barca che fila rapidamente sull’acqua! Il rumore
+dei remi che solo turba il silenzio quasi solenne,
+ha, per chi sa ascoltarlo, un cullamento
+di singolare dolcezza. Ben coperti, si ha caldo,
+sotto il sole che diventa insopportabile qualche
+mese dopo, e che intanto ha soltanto la soavità
+di una carezza. E, in codesto benessere fisico
+completo, in questo calore dolce che non permette
+di rimpiangere Nizza, lo sguardo si bea
+del contrasto del paesaggio invernale che spiega
+tutte le sue fredde bellezze. Da certi punti dove
+la riva scende a picco, alcune prestigiose stalattiti
+facendo pendere le loro innumerevoli lame
+dai riflessi prismatici sono sospese alle roccie
+severe che ricoprono della loro ombra l’acqua.
+</p>
+
+<p>
+Fu durante uno dei più incantevoli inverni
+immaginabili, sulla sponda destra del primo
+bacino del lago — il più caldo e il più riparato
+dai venti — che Giulio ed Elisa s’incontrarono
+assai spesso senza darsi ritrovo, e sentirono a
+poco a poco la loro antica amicizia rinascere
+in loro, e modificarsi. Elisa rifece con lui tutte
+le sue abituali passeggiate, e andarono insieme
+alla scoperta di altri posti ancora sconosciuti.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
+</p>
+
+<p>
+Una sera, scendendo in sala, ella ebbe una
+scossa e si soffermò sulla soglia, stupita. Giulio
+era là, seduto e discorrendo tranquillamente con
+la signora Valenti e una vicina che veniva spesso.
+Egli non aveva prevenuto Elisa, e dopo d’essersi
+lasciato pregare tante volte da lei invano, aveva
+messo da parte la sua selvatichezza e vinto la
+ripulsione che provava per i parenti della sua
+amica, ed era venuto per farle una sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+— Elisa, — le disse suo padre, — spero bene
+che non fingerai di non riconoscerlo. È il piccolo
+Bardi, il tuo compagno d’una volta.
+</p>
+
+<p>
+Ella arrossì leggermente, stringendogli la
+mano, ma nessuna parola tradì il legame già
+esistente fra di loro. Giulio chiacchierò con naturalezza,
+parlò de’ suoi studi, de’ suoi progetti,
+ma, accomiatandosi, gettò a Elisa un’occhiata
+che voleva dire: a domani. Lei era contenta che
+si fosse deciso a venire, poichè l’idea di vederlo
+di nascosto le ripugnava. Ma ritrovandosi
+all’indomani sola con lui, pei viottoli, si sentì
+al contrario meno rassicurata, e, allo stesso
+tempo, un pericoloso senso di nuovo benessere
+la penetrò.
+</p>
+
+<p>
+Il modo che s’erano ritrovati, i loro incontri
+che sembravano assegnati dal caso, davano alle
+loro relazioni una tinta di mistero, ch’era pieno
+di attesa. Potevano passeggiare insieme senza
+essere veduti da alcuno. I contadini, che talora
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+li salutavano passando, li credevano fratello e
+sorella. Giulio ritornò ben di raro alla villetta,
+dove però era stato benissimo ricevuto. Seduti
+sull’orlo d’un sentiero, donde scorgevan il lago
+ai loro piedi, ammirando le grandi nuvole che
+scorrevano pel cielo, sopra le bianche creste
+delle Alpi velate di bruma, essi spesso tacevano,
+imbarazzati come il primo giorno. Un
+sentimento sorgeva tra di loro che si accentuava
+di momento in momento. Non ebbero giammai
+bisogno di dirsi che si amavano, tanto venne
+naturalmente, e fin dalla prima volta, se lo ripeterono.
+</p>
+
+<p>
+I sentimenti si colorano a seconda dell’ambiente,
+e la cornice modifica la passione. Il loro
+amore, nato nella solitudine, ebbe qualcosa di
+primitivo; e, come nei tempi leggendari, la natura
+con la sua pace vivificatrice, con i suoi
+fascini profondi e le sue voci segrete, vi portò
+la sua innocente complicità. Fu cullato dalle
+calme bellezze di un inverno dolce e severo, in
+un paesaggio di una magnifica uniformità, e li
+avviluppò nella letargia delle cose.
+</p>
+
+<p>
+Già forte quando ritornò la primavera, codesto
+amore scoppiò con gioia nel sordo gaudio
+universale. Il tempo aveva volato per essi come
+in un sogno. Presto si videro circondati dai
+grandi alberi frondosi, coperti dall’ombra dei
+rami, inebbriati dai profumi, guardati dagli uccelletti
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+ch’essi non turbavano. L’azzurro tutto
+nuovo del cielo li riempiva di una smisurata
+fiducia. Ottennero la famigliarità della natura;
+nulla si disturbava per loro, non spaventarono
+nessuna bestiolina, nessun’ala si apriva al loro
+avvicinarsi. Compresero tutti i rumori, ed anche
+il divino silenzio delle cose. Lo splendore del
+sole sul lago e l’ombra dei boschetti li riempivano
+d’una uguale luce. La grande serenità
+sparsa entrava nei loro cuori; il vincolo che li
+univa si serrava ad esempio del vincolo della
+creazione, le armonie esteriori si ripercotevano
+in tutto il loro essere; il loro amore ingigantiva,
+derivando la sua forza da tutte le forze
+visibili, unendo tutte le potenze a tutte le purezze.
+</p>
+
+<p>
+Elisa maturava rapidamente. La sua breve
+vita era stata abbastanza variata. Nei frequenti
+cambiamenti d’orizzonte, aveva acquistato delle
+vedute larghe e vere, e la sua eccezionale libertà
+le aveva dato una giustezza di giudizio,
+un certo coraggio ed un’abilità in ogni cosa,
+rare in società. E, sotto l’influenza della prova
+definitiva alla quale essa si sottometteva, tutte
+queste qualità si sviluppavano magnificamente
+in una quasi subita fioritura.
+</p>
+
+<p>
+Spesso chiedeva a sè medesima in qual modo
+avesse potuto amarlo così presto, e non trovava
+risposta. Del resto, una stagione era scorsa
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+appena dacchè il grande cambiamento era accaduto,
+e già le sembrava che un lunghissimo
+tempo fosse passato. La sua infanzia elegante,
+i ricordi dei giorni penosi, la vita all’estero, la
+solitudine degli ultimi mesi, come tutto ciò era
+già lontano! Come tutte codeste ore non erano
+state altro che una graduale preparazione all’ora
+presente tutta rischiarata da una luce rivelatrice!
+Le succedeva, in una delle rare visite di
+Giulio, a casa, alla sera, di guardarlo un pezzo
+di nascosto, mentre si discorreva senza badare
+a lei, e, contemplandolo, essa si stupiva di pensare
+che quel giovane da lei non riconosciuto
+poche settimane prima, era diventato padrone
+dell’anima sua; eppure trovava ciò naturalissimo.
+</p>
+
+<p>
+Vi era una certa similitudine tra il destino di
+Elisa e quello del suo compagno d’infanzia;
+entrambi erano nati ricchi (poichè anche il padre
+di Giulio si era rovinato, non per colpa sua,
+è vero, ma completamente), ed entrambi si trovavano
+ancora al principio della vita, quasi
+poveri; per entrambi il problema dell’avvenire
+si presentava serio; lui doveva riconquistare
+una posizione; lei — e ciò era ancora più inquietante — si
+vedeva condannata a cercare
+nel matrimonio la fortuna prima della felicità.
+Giulio, serio, lavoratore indefesso, era giovane
+in un modo divenuto rarissimo a’ giorni nostri;
+<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
+pronto ad accogliere i sentimenti sani e vivificanti,
+amava la vita di campagna, l’aria libera
+e lo spazio, l’attività del corpo e della mente;
+egli ignorava il vizio, i morbosi desideri, le malate
+curiosità. Ed allo stesso tempo era altrettanto
+lontano dal sentimentalismo falso, dal
+romanzesco di convenzione; stava nella realtà,
+ma talmente rivolto verso la verità, che poteva
+avvicinarsi all’ideale. Il suo soggiorno alla fabbrica,
+i suoi studi misti a lunghe passeggiate
+solitarie, la sua vita pura di campagnuolo libero,
+lo predisponevano a ricevere quell’amore
+che, già da un pezzo — da quando aveva riveduto
+Elisa — riempiva a poco a poco il suo
+cuore.
+</p>
+
+<p>
+Intorno ad essi la natura sola esisteva; si
+sentivano isolati e contenti di non dover nulla
+a nessuno; da sè si erano ritrovati, e si bastavano.
+D’altronde, pensavano a nulla; di rado
+sognavano all’avvenire, e senza fermarvisi. Ma,
+in fondo, intendevano bene che perfino il presente
+non apparteneva loro del tutto. Talvolta
+non era loro concesso che d’incontrarsi per un
+istante, in gran fretta, e restavano parecchi
+giorni senza vedersi, per non svegliare sospetti.
+Lui però era pieno di fiducia; lei, invece, sperava
+solo a momenti e d’improvviso presentiva
+la separazione. In giugno Giulio dovette partire
+diffatti. Lo zio suo materno, il padre del cugino
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+presso il quale egli abitava, era giunto da Calcutta.
+Restò un giorno solo per visitare la fabbrica
+e portò via suo nipote, a Milano, dove
+molti affari lo attendevano. Gli addii furono
+tristi assai; questa prima separazione, che doveva
+pur essere brevissima, sembrava definitiva
+ai due giovani. I genitori d’Elisa, suo padre
+specialmente, si accorsero presto d’un grande
+mutamento che avveniva in lei. Una malinconia
+quasi fisica e che tentava invano dissimulare
+s’abbattè su di lei. Contando i giorni, aspettava;
+poichè Giulio ritornava appena partito lo zio.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno stabilito, Giulio non apparve. Elisa
+dissimulava sempre, ma c’era qualcosa di febbrile
+nei suoi gesti. Andava sola a fare i suoi
+passeggi — per i quali s’era ridiventati indulgenti — passo
+passo, riandava tutte le strade,
+tutti i sentieri seguiti con lui. Finalmente una
+domenica, mentre camminava più mesta che
+mai, Giulio le si parò davanti d’improvviso,
+uscendo da dietro un grosso tronco d’albero,
+in uno stretto viale. Era pallido assai, e sembrava
+un poco mutato. Al solo mirarlo, essa
+ebbe il presentimento d’una sventura.
+</p>
+
+<p>
+Sulle prime egli non volle dir nulla, e, per
+alcuni minuti, si abbandonarono unicamente alla
+gioia del rivedersi. Infine, a poco a poco, con
+tutte le precauzioni possibili, studiandosi di celare
+il suo proprio immenso dolore, egli parlò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era semplice e terribile. Suo zio gli aveva
+fatto una splendida proposta: lo condurrebbe
+via seco lui, lo associerebbe alla sua impresa
+commerciale e lo aiuterebbe gagliardamente a
+rifarsi una fortuna. In una parola, egli offriva
+assai generosamente al figlio di sua sorella, diventato
+povero, un bellissimo avvenire che desolava
+il misero ragazzo. Aveva voluto rifiutare;
+suo zio allora lo aveva guardato in fondo
+agli occhi e gli aveva detto con un sorriso speciale:
+“Andiamo, non facciamo sciocchezze, signor
+nipote mio.„ La situazione era troppo evidente,
+d’altronde; ricusare sarebbe una follia.
+</p>
+
+<p>
+Erano ai piedi dello stesso albero, sotto il
+quale, il giorno del loro primo incontro, Elisa
+si era riposata. Essa si lasciò cadere sul grosso
+tronco muscoso, con l’occhio fisso al suolo,
+pallida ora quanto lui, istupidita. Restò per
+qualche istante immobile, mentre lui, silenzioso,
+la guardava; poi si mise a piangere.
+</p>
+
+<p>
+— Non vi può essere felicità per me, — disse
+Giulio finalmente, adagio, a capo basso. — Andrò
+laggiù, lontano, diventerò ricco orribilmente;
+a che mi servirà? Adesso la povertà è la mia
+disgrazia; allora, fra molti lunghi anni, la fortuna
+mi peserà come un’ironia, e aumenterà la
+mia disperazione. Sono assai positivo per la
+mia età, non mi faccio illusioni; allo stesso
+tempo sento in me un amore eterno; non amerò
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+che voi in tutta la mia vita, anche se non dovessi
+più rivedervi. Voi, dovrete maritarvi, dimenticarmi,
+poichè il ricordo mio non potrà che
+rendervi infelice. Ah! tutto è finito!
+</p>
+
+<p>
+— No, — rispose lei semplicemente, — non
+mi mariterò.
+</p>
+
+<p>
+— E che farete dunque?
+</p>
+
+<p>
+— Vi aspetterò.
+</p>
+
+<p>
+Le disse ch’era impossibile; ch’ella non poteva
+sagrificarsi in tal modo, ma si sentiva
+commosso ed esaltato. Il loro amore, ancora
+troppo puro per essere altro fuorchè una infinita
+tenerezza, nel mentre riempiva a loro tutto
+il cuore, prendeva nel loro pensiero una forma
+di entusiasmo. In un magnifico slancio, dimenticando
+tutto, finirono per accettare la loro devozione
+reciproca e si fecero le sublimi promesse.
+</p>
+
+<p>
+— Quanto tutto ciò è falso! — esclamò Elisa
+tutt’ad un tratto. — Che bisogno abbiamo noi
+di denari! La povertà non sarebbe mille volte
+preferibile alla separazione?
+</p>
+
+<p>
+Esaltati, decisero ch’egli ritornerebbe a Milano
+e rifiuterebbe decisamente la proposta dello
+zio; che dopo poi lei avrebbe il coraggio di raccontare
+tutto a suo padre.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, sorretta da una forza interna, sicura di
+sè, sapeva che, qualunque cosa accadesse, ella
+non cambierebbe mai. Ai primi passi nella vita
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+aveva preso la strada che seguirebbe fino al
+fondo. L’indistruttibile amore, che si era impadronito
+di tutto l’esser suo, le sembrava servisse
+di spiegazione a ogni cosa; la sua tristezza
+nella solitudine, il suo desiderio di contemplazione
+e di libertà, i suoi sogni, le sue subite
+gioie senza causa, essa ora comprendeva tutto
+ciò. All’istesso tempo molte cose intorno a lei
+le apparivano false. Se per caso leggeva un romanzo
+in cui la passione era mostrata come
+una fiamma violenta e presto smorzata, sorrideva
+e chiudeva il libro, pensando: è falso, con
+la certezza dell’esperienza; poichè l’amore le
+sembrava la luce eterna. Leggendo trovò un
+giorno questa frase: “La perdita delle illusioni
+è presto seguita dalla perdita delle credenze, e
+che ne rimane senza la fede?„ ed ella pensò
+che giovane qual’era non aveva illusioni, poichè
+credeva solo alla verità e che giammai
+potrebbe perdere la sua fede, anche colpita dai
+più terribili disinganni o dalle maggiori sventure.
+Le domeniche, nella chiesa umile del villaggio,
+restava in ginocchio a lungo, con la
+testa china; e, spesso, nel suo piccolo giardino,
+guardando il cielo bello e indifferente, essa
+pregava Dio ingenuamente di accordarle la felicità.
+I suoi pensieri maturavano di giorno in
+giorno, e le sembrava poter già abbracciare con
+lo sguardo tutte le cose di questo mondo, e
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+distinguere chiaramente il grano di vero nascosto
+tra le falsità della vita. Tutto poteva ingannare,
+tranne i suoi propri sentimenti.
+</p>
+
+<p>
+Prima ch’ella potesse parlare a suo padre, fu
+sgridata da sua madre, la quale le disse che
+comprendeva benissimo quanto accadeva, e che
+tutto ciò era ridicolo; che un matrimonio tra
+lei e il piccolo Bardi sarebbe assurdo e che
+non vi si poteva neppure pensare, aggiungendo:
+“Sono ben lieta di sentire che è sul punto di
+partire per le Indie. Quando ritornerà, sarai
+maritata, lo spero, e maritata bene, e riderai
+per la prima all’idea che quel signorino abbia
+potuto piacerti per un momento. Sei giovane, e
+non c’è fretta; la tua fanciullaggine lo prova,
+del resto.„
+</p>
+
+<p>
+Ma, la sera, mentr’essa piangeva nella sua
+camera dinanzi alla finestra aperta, suo padre
+entrò senza bussare. La baciò in fronte con
+tenerezza, e commossa da questa testimonianza
+d’affetto cui era così poco avvezza, ella si gettò
+nelle sue braccia. La interrogò, con bontà; lei
+rispose silenziosamente fra le sue lagrime, affermando
+col capo. Allora, a poco a poco, egli
+si sforzò di farle capir ragione. Si era seduto,
+e lei, a’ suoi ginocchi, lo ascoltava. Le disse con
+fermezza che Giulio <i>doveva</i> accettare l’offerta
+dello zio, e partire; che sposarsi senza un soldo
+come farebbero adesso, sarebbe una pazzia
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+sotto tutti gli aspetti; che due o tre anni basterebbero
+a Giulio per “farsi una posizione„, che
+ritornerebbe allora, e che se entrambi si fossero
+mantenute le promesse reciproche e si amassero
+sempre, lui non si opporrebbe alla loro
+unione, benchè avrebbe certo preferito vederla
+fare una scelta più brillante, e ch’egli tenterebbe
+allora, certo non senza difficoltà, di persuadere
+sua madre ad acconsentire. In tal modo ella si
+sottometterebbe ad una prova donde uscirebbe
+sicura della saldezza dei suoi sentimenti, o
+libera.
+</p>
+
+<p>
+Elisa continuava a piangere, ma sentiva che
+suo padre aveva ragione.
+</p>
+
+<p>
+All’indomanl Giulio ritornò. Suo zio era andato
+in collera sul serio quando aveva parlato
+ancora di rifiutare, e aveva dichiarato che, se
+lo si metteva alle strette, era capace di condurlo
+via per forza.
+</p>
+
+<p>
+Dalle due parti la separazione era stata dunque
+giudicata necessaria. Bisognava sottomettersi.
+</p>
+
+<p>
+Le ultime ore furono strazianti. Giurarono di
+non dimenticarsi mai, si fecero tutte le promesse.
+Il caldo soffocante dell’estate accresceva l’oppressione
+dei loro cuori. Nel cielo tutto azzurro,
+solcato a grandi masse da nuvoloni d’un bianco
+argenteo che sembravano pesanti, v’era qualcosa
+d’implacabile. Perfino sotto gli alberi pieni
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+di nidi addormentati, nella folta profondità delle
+boscaglie tanto note, non si trovava più frescura;
+il verde diventava oscuro, sotto le vôlte
+di frondi impenetrabili ai raggi s’infiltravano i
+gravi soffi canicolari. Mentre tutto era come
+sospeso nella natura, pareva che anche i loro
+cuori stessero per arrestarsi; ad onta del suo
+silenzio, del suo vuoto apparente, quell’ora era
+suprema nella sua tranquillità solenne. — Nulla
+era peranco mutato, si trovavano insieme come
+prima, più che mai armonizzavano con le cose
+circostanti — e già la vita si svelava loro sotto
+un nuovo aspetto. Una invincibile lassitudine
+si era impadronita di loro, quando, dopo d’aver
+sperato per un istante, avevano dovuto ricadere
+nella realtà freddamente crudele; poi si erano
+irrigiditi contro la sorte, avevano voluto far
+faccia coraggiosamente alla necessità, e vedendo
+il dolore riflesso dai loro due volti pallidi, erano
+presi da una tale pietà l’uno per l’altro, che la
+loro immensa pena cessava di essere personale
+e si nobilitava.
+</p>
+
+<p>
+La vita sembrava loro ardua, adesso illuminata
+però dalla speranza, ed accettavano valorosamente
+l’avvenire. La stessa bellezza del loro
+amore li sosteneva. L’esaltamento delle loro
+anime era giunto al punto in cui non lo si avverte
+più. La loro passione cresceva di entusiasmo
+senza nulla perdere in purezza; un bacio
+<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
+sulla fronte sembrava loro un’audacia, ma già
+si davano del tu senza quasi accorgersene — e
+in un modo ben diverso che nella loro infanzia.
+</p>
+
+<p>
+Ma, quando l’orribile giorno sorse alfine,
+quando, dopo che Giulio ebbe fatto i suoi addii
+con voce commossa, poterono ritrovarsi soli
+per un’ora ultima, in mezzo ai loro abbracci
+angosciati, si sentirono turbati diversamente
+dal solito. Qualcosa sorgeva tra di loro che non
+avevano mai ancora provato. Abbracciandosi
+per l’estrema volta, si scambiarono il loro primo
+bacio....
+</p>
+
+<p>
+Giulio partì. Suo zio doveva prima condurlo
+in Inghilterra, dove resterebbero due mesi, e
+donde poi s’imbarcherebbero.
+</p>
+
+<p>
+Elisa che altre volte aveva creduto soffrire
+della solitudine, s’accorse di non conoscerla ancora;
+e per la prima volta si sentì veramente
+sola. Si accasciò e perdette ogni coraggio. Le
+ore d’addio trascorse con lui, i suoi accenti supremi
+le parevano involarsene rapidamente a
+una distanza enorme. Non poteva dimenticare,
+ma si sforzava invano di conservare davanti
+allo sguardo i colori inesorabilmente impallidenti
+dei ricordi materiali; l’indebolimento graduale
+dell’eco la desolava.
+</p>
+
+<p>
+Non ragionava più; le sembrava ora talvolta
+d’essere stata ingannata. “Oh! s’egli fosse ancora
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+lì, non lo lascerei certo partire!„ diceva
+a sè stessa. Ed insieme nuove idee sorgevano
+nella sua mente, e i suoi sentimenti perdevano
+della loro semplicità. Era un poco smagrita, ed
+in certi momenti, appariva tutta bianca. Talvolta,
+quando guardava il lago, con l’occhio
+fisso su qualche barca che portava forse della
+gente felice, sentiva un subito rossore salirle
+alla fronte. Mentre smarriva ogni fiducia e non
+osava più interrogare il futuro, immensi rimpianti
+inconscienti si accumulavano nel suo
+cuore. Certe parole udite per caso, certe frasi
+trovate nei libri e che aveva lette senza prestare
+attenzione, le ritornavano alla memoria
+e la facevano lungamente sognare.
+</p>
+
+<p>
+Quattro mesi trascorsero così, e contarono
+per lei come quattro anni. Il freddo tornò. Essa
+aveva un poco mutato di carattere e molto di
+abitudini; ora preferiva stare in casa. Talora
+usciva solo per andare lentamente sino all’ufficio
+postale di Torno. L’impiegato, che aveva
+molta simpatia per lei, scrollava spesso il capo,
+ma se aveva una lettera, la guardava con occhio
+paterno, lieto di vederla sorridere. Lei restava
+un momento a discorrere, e talvolta perfino
+andava solo per vederlo, il che lo lusingava
+altamente.
+</p>
+
+<p>
+Una lettera di Giulio arrivò anche alla signora
+Valenti. A Elisa egli scriveva di rado, ma a
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+lungo. Era sempre a Londra, e la partenza per
+l’India era sempre rimandata. Tutto andava a
+meraviglia; suo zio gli voleva sempre più bene,
+e nella casa egli era accarezzato come un fratello
+dalla numerosa famiglia. Lavorava molto,
+e sperava poter presto essere associato agli affari
+e guadagnare abbastanza rapidamente una
+piccola fortuna per giungere ad abbreviare il
+suo esilio.
+</p>
+
+<p>
+Ciò che nella forza del suo coraggio e della
+sua fede era sulle prime sembrato quasi facile
+ad Elisa: sostenersi col ricordo e con la speranza,
+ed aspettarlo seguendolo incessantemente
+col pensiero, diventava di giorno in giorno più
+arduo e doloroso. Lottava valorosamente, ma
+si sentiva mancare.
+</p>
+
+<p>
+Quand’egli non scriveva, tutto diventava oscuro
+intorno alla fanciulla. Come aveva compreso, la
+prima volta che aveva visto la scrittura di Giulio,
+tutta la gioia contenuta in queste parole: una
+lettera di lui, così sentì presto il terribile spasimo
+del cuore dell’attesa delusa; dell’ora che
+tradisce passando lentamente; quel disinganno
+continuamente rinnovato fino alla perdita totale
+della speranza: una lettera che non giunge.
+</p>
+
+<p>
+Pensando a lui, lo vedeva a Londra, in quella
+enorme città così sontuosamente triste e freddamente
+pittoresca, della quale conservava un
+vago ricordo. Poi l’oceano ignoto si distendeva
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+dinanzi alla sua immaginazione, e sull’immenso
+deserto dell’acqua, uno <i>steamer</i>, che appariva
+come un punto nero, portava via a tutto vapore,
+sotto un cielo infuocato, colui col quale
+ella avrebbe volontieri sofferto tutte le miserie
+ed affrontato tutti i pericoli. Si turbava subitamente,
+quando la visione di un naufragio sorgeva
+dinanzi a lei con la chiarezza di un’allucinazione.
+E, giungendo a cacciare da sè l’immagine
+insopportabile del suo amato, morente,
+solo tra il cielo sordo e l’acqua furibonda, lo
+vedeva condurre una vita febbrile in una nuova
+città esotica, dove dei monumenti pesanti e giganteschi
+risplendono sotto il sole tropicale.
+Ed il viaggio del ritorno le sembrava pressochè
+impossibile. Oh! certo l’avevano ingannata, e
+chi sa quanto tempo doveva trascorrere prima
+ch’egli potesse ritornare! E lei sopporterebbe
+la vita fino allora?
+</p>
+
+<p>
+Era ben naturale che codesta fanciulla pensierosa
+avesse a ribellarsi internamente contro
+le convenzioni della società, e, inconsciamente,
+contro le leggi umane. Tutto, nelle regole della
+vita, le sembrava assurdo. Nulla le pareva ora
+più stupido della “ragionevolezza„, e non poteva
+sottomettersi alla necessità, tutta convenzionale,
+di vivere così, separata da Giulio. L’amore
+era la suprema ragione e doveva vincere.
+Non solo ella avrebbe accettato la povertà, ma
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+avrebbe sfidato lo scandalo e la vergogna per
+vivere con lui. Avrebbe tutto schiacciato sotto
+i piedi, con indifferenza. Per raggiungerlo, per
+seguirlo, avrebbe tutto lasciato, e avrebbe tutto
+affrontato per non abbandonarlo.
+</p>
+
+<p>
+Una sera, assai tardi, mentre già si dormiva
+in casa, ella camminava di lungo in largo, pensando
+come sempre alle cause possibili del silenzio
+di Giulio. D’improvviso udì un rumore
+nella camera vicina alla sua, che le serviva di
+gabinetto, e la cui finestra guardava la montagna.
+Entrò, il rumore fu ripetuto; qualcuno
+buttava qualcosa contro i vetri. Istintivamente,
+sebbene un poco impaurita, aprì la finestra e
+si piegò innanzi, guardando. Una voce bassissima,
+nell’ombra, pronunciò una parola che
+non potè capire. Ma non fu capace di trattenere
+un grido, poichè aveva riconosciuto la
+voce. Pazza di stupore e di commozione si
+precipitò giù per la scala, anzichè discendere,
+senza nemmeno pensare al pericolo d’essere
+udita, e un istante dopo, vide una forma ch’entrava
+per la porta-finestra della sala da pranzo;
+riconobbe colui ch’ella credeva tanto lontano,
+e tremante, smarrita, cadde nelle sue braccia!
+</p>
+
+<p>
+Lo zio di Giulio era stato costretto a ritornare
+in Italia prima di lasciare definitivamente
+l’Europa, e suo nipote era con lui. Dovevano
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+rimanere qualche tempo a Milano — un paio
+di mesi forse — per terminare certi affari. Giulio
+aveva domandato ed ottenuto un congedo di
+pochi giorni ed era alloggiato in un piccolo
+albergo in riva al lago; ma aveva dato la sua
+parola d’onore di ritornare e ripartire con lo
+zio, a qualunque richiesta.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, credendo di sognare, caduta bruscamente
+dalla sua atra apatia in una profondità
+di gioia sconosciuta, s’abbandonava tutta all’estasi
+che la riempiva. Conobbe l’intensità
+dell’ora presente procurata dalle soddisfazioni
+infinite, quando si oblia il passato e tutto, poichè
+inabissati in un godimento extra-terrestre,
+viviamo momentaneamente fuori del tempo. Più
+che mai, sentì il suo amore impadronirsi di
+tutta intera la sua vita.
+</p>
+
+<p>
+Il freddo era tornato; faceva un tempo orribile.
+Non era il magnifico inverno dell’anno
+prima. Non potevano mostrarsi al di fuori, Giulio
+essendo lì all’insaputa di tutti. Condusse una
+vita faticosa assai; sovente se ne andava con
+una barca, ancora di notte, per prendere il
+primo treno, e ritornava da Milano al ritrovo
+notturno. Entrava per la porticina del giardino,
+che s’apriva con la massima facilità, e penetrava
+nel salotto del pianterreno, dove Elisa lo
+aspettava. Tutto dormiva nella casa; e, nel profondo
+silenzio, un rumore, lo scricchiolare di
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+un mobile, lo faceva trasalire; lei, al contrario,
+non tremava.
+</p>
+
+<p>
+La natura non li circondava ora più con la
+sua lussureggiante tranquillità piena di pace.
+Si vedevano nella penombra di una sala deserta,
+e dalla finestra solamente era loro permesso
+di gettare uno sguardo furtivo al notturno
+paesaggio, dove si distingueva appena il
+lago, d’un azzurro quasi nero, dalle solide tenebre
+delle montagne. Il loro amore non poteva
+più adesso fondersi nelle bellezze esterne; non
+aveva più tutta la terra per fiorire e tutto il
+cielo dove spaziare; quattro pareti lo rinserravano
+fra cui si condensava terribilmente, ed
+acquistava quella violenza di olezzo che turba
+il cervello e dà l’ebbrezza a tutto l’essere nostro.
+</p>
+
+<p>
+Si abbandonarono senza riserva alla loro passione.
+</p>
+
+<p>
+Furono lunghe giornate, rapide, febbrili, splendide — mattine
+di attesa seguite da serate troppo
+felici. Il tempo volò con la velocità conosciuta
+da coloro che hanno assaporato una beatitudine
+violenta — e ricaddero dal cielo nell’inferno,
+quando giunse il giorno della nuova separazione — ben
+più orribile questa volta. Lottarono dapprima,
+s’irrigidirono, rifiutarono di cedere. “Lo
+lascierei davvero ripartire„, diceva Elisa a sè
+stessa, “dopo che mi sono detta tante volte che
+se per miracolo avesse a ritornare, non se ne
+<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
+anderebbe più? Come lasciarci, poichè ci apparteniamo?„ — Eppure
+non si poteva far diversamente.
+Dovevano rassegnarsi e sperare che
+la separazione sarebbe la meno lunga possibile.
+D’altronde l’onore di Giulio era impegnato. Suo
+zio non poteva accordargli nemmeno un’ora di
+libertà durante gli ultimi giorni. La signora
+Valenti aveva progettato una corsa a Milano
+fra una settimana, Elisa promise a Giulio che
+la rivedrebbe ancora una volta. La separazione
+non fu però meno straziante; poichè in città
+non potrebbero che stringersi la mano davanti
+alli altri; il che infatti ebbe luogo una ventina
+di giorni dopo. Giulio partì definitivamente ed
+Elisa rimase, sentendosi più desolata della prima
+volta, ma un po’ più forte.
+</p>
+
+<p>
+Un anno trascorse, tetro per Elisa, ma nel
+quale si verificò un avvenimento che sembrò
+assai importante a sua madre: essa riannodò
+le sue relazioni amichevoli con la marchesa
+Arombelli. La quale non amava troppo i Valenti,
+ma si prese di tale affetto per Elisa, che
+vinse i suoi scrupoli e cominciò d’allora a invitarli
+nella sua villa. La comune conoscenza
+di Gorletti accrebbe la loro intimità.
+</p>
+
+<p>
+Giulio scriveva sempre assai lungamente, se
+non regolarmente. Elisa si sforzò di sopportare
+con coraggio la sua sorte dolorosa, e diede
+prova di una forza, della quale non la si sarebbe
+<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
+creduta capace. Diventò meno taciturna,
+cercò d’essere più affabile in famiglia, e, per
+quanto piangesse e pregasse sovente nella solitudine
+della sua camera, seppe trovare una
+certa serenità nella sua tristezza. Dapprima
+aveva piegato sotto il soffio del destino; ora
+seppe irrigidirsi e resistere. Non tardò a comprendere
+che il mondo nega le nostre sofferenze,
+o se ne rallegra, e che le dobbiamo nascondere,
+che in ciò la dissimulazione è necessità, specialmente
+per le anime superiori. Sola, restò la
+stessa; con li altri, si fece uguale a loro. Dovette
+sentire di buon’ora che all’infuori della
+vita vera dello spirito, la vita banale d’ogni
+giorno s’impone, imperiosa, e che a meno di
+rompere tutti i vincoli, è forza piegarsi alle esigenze
+sociali. Discorreva dunque come tutti,
+questa fanciulla già donna la cui esistenza era
+riempita da un segreto unico; la si vide interessarsi
+momentaneamente alle cose meno interessanti
+per lei; imparò a ridere quando bisognava.
+</p>
+
+<p>
+Le lettere di Giulio, così piene di speranza
+nei primi tempi, cambiarono a poco a poco;
+sembrava meno certo di riuscire, oppresso dal
+lavoro e attristato dal troppo lento risultato dei
+suoi sforzi. Poi divennero più rare, con intervalli
+sempre più lunghi. Tutto si fece più cupo
+intorno ad Elisa. Comprese che la separazione
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+senza dubbio si prolungherebbe più di quanto
+avesse mai previsto.
+</p>
+
+<p>
+Il terzo anno giunse. Egli scrisse ancora una
+volta verso la fine di gennaio, poi non scrisse più.
+</p>
+
+<p>
+Dubbi atroci tormentavano Elisa; sua madre
+le disse un giorno di sapere con certezza che
+Giulio aveva una relazione con una gran signora
+inglese di Bombay, conosciuta per la sua bellezza
+e per le sue eccentricità, aggiungendo che
+poteva anche dare delle prove. Elisa non volle
+ascoltare nè credere, ma la sua ipocondria l’abbattè.
+Perfino suo padre non osava più consolarla;
+essa rispondeva a chi la esortava a considerarsi
+come liberata da qualsiasi promessa e a
+dimenticare, ch’ella non cambierebbe giammai.
+La sua pacata fermezza fu da sua madre trattata
+di ostinazione assurda.
+</p>
+
+<p>
+Qualche tempo dopo suo padre ricevette una
+lettera di Giulio ch’egli non ebbe coraggio di
+mostrare a sua figlia, ma fu inutile, poichè ne
+ricevette lei stessa all’indomani una dello stesso
+significato. Giulio diceva in modo semplice e
+breve ch’essendosi impigliato per proprio conto
+in certe speculazioni un poco temerarie, aveva
+subito delle perdite che lo costringevano a ritardare
+il suo ritorno in Europa, e che non essendo
+più in grado di designare un termine
+preciso alla propria assenza, si trovava obbligato
+dall’onore — per quanto ne soffrisse — a
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+pregarla di volersi considerare come sciolta da
+qualunque impegno o promessa e libera di maritarsi,
+sebbene si vincolasse, lui, a non amare
+ch’ella sola al mondo e a rispettare, inutilmente,
+la fede giurata. Una grande tristezza pareva improntare
+quelle righe, sotto una forma severa.
+</p>
+
+<p>
+La signora Valenti, trionfante, pretese che
+quella lettera era soltanto abile e provava la
+verità di quanto lei aveva narrato. Aggiunse che
+la <i>lady</i> in questione era vedova e che Giulio la
+sposerebbe.
+</p>
+
+<p>
+Elisa ricevette il colpo mortale in pieno cuore,
+ma zitta.
+</p>
+
+<p>
+Così era finito il suo romanzo; già la vita le
+sembrava chiusa per lei.
+</p>
+
+<p>
+Cinque anni erano ora passati dalla partenza
+di Giulio. Con l’aiuto del tempo, la sua nera tristezza
+si era in apparenza mutata in malinconia;
+restò buona, affabile, paziente, ma diventava
+inflessibile appena si volesse persuaderla
+a maritarsi.
+</p>
+
+<p>
+Sua madre giunse quasi a detestarla, quando,
+a sei mesi di distanza l’uno dall’altro, rifiutò
+due buonissimi partiti. “Ricusi una felicità che
+non avevi neppure il diritto di sperare„ le aveva
+detto. Ma nulla, nè preghiere, nè minaccie, nulla
+valse a farle mutar consiglio.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Ciò che abbiamo raccontato, tutti codesti ricordi,
+<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
+tutte codeste gioie passaggiere e codesti
+costanti dolori, la sua vita, insomma, si era
+svolta dinanzi a lei, mentre piangeva ancora
+alla fredda luce dell’alba. Ma tutto era dominato
+dall’orrore del presente.
+</p>
+
+<p>
+Discese un po’ tardi per la colazione. Tutti
+erano assai allegri, donna Maria e la contessa
+Lassardi specialmente. Giacomo solo, imbronciato,
+cercava inutilmente l’occasione per fare
+una scena a quest’ultima. Massimo dichiarò che
+già l’aria della campagna gli giovava, e divertì
+tutti col suo <i>entrain</i> e col suo appetito. Gorletti
+si mostrava amabilissimo, quasi galante, con
+Elisa sempre fredda. Vennero portate le lettere;
+ve n’erano varie per Massimo, che sembrò un
+poco preoccupato dopo d’averle lette — circostanza
+assai osservata e commentata. — Alle
+due, la signora Valenti arrivò, e appena compiuti
+i saluti, salì nella sua stanza con sua figlia.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>III.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Nella sua vita avventurosa, Massimo d’Astorre
+aveva trovato una tregua per assaporare alla
+villa Arombelli un po’ di riposo, di cui aveva
+gran bisogno; e ne godeva pigramente. Perfino
+il ricevere lettere lo seccava. Dopo pochi giorni
+<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
+sentì che quella calma esistenza conveniva alla
+disposizione momentanea del suo spirito, e si
+decise a prolungare il suo soggiorno. Si sentiva
+negativamente felice, lontano dagli eccitamenti,
+dai rumori e dalla fretta della sua vita abituale.
+</p>
+
+<p>
+Era un uomo complicato e non facile a comprendersi,
+il marchese d’Astorre. Lo si conosceva
+male. Aveva esordito nella vita da tanto
+tempo ch’era facile perfino ingannarsi sull’età
+sua, e benchè fosse giovane ancora, già si era
+sorpresi dalla sua gioventù persistente. Possedeva
+d’altronde quella bellezza assoluta che sfida
+gli anni, si capiva che il tempo non potrebbe
+gran che contro quei lineamenti di regolarità
+perfetta, contro quel viso dall’aspetto quasi marmoreo,
+animato però da due grandi occhi bruni
+dallo sguardo profondo. I suoi capelli neri, un
+po’ lunghi, e la sua corta barba bruna facevano
+risaltare il caldo pallore del suo colorito immutabile.
+Il suo collo possente e quasi femminino
+ad un tempo, come quello delle statue greche,
+e il suo corpo dalle proporzioni perfette — tanto
+raro ai giorni nostri — ricordavano l’epoche
+pagane. Alto, elegantissimo — d’una eleganza
+da lui stesso inventata, e di cui non pareva
+preoccupato — sapeva essere freddo o cordiale,
+altero o seducente. Era festeggiato, ammirato,
+detestato. Poichè si doveva amare oppure odiare
+quest’uomo insolentemente bello, generoso all’eccesso,
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+pieno di coraggio e di audacia, il quale
+una volta a un ballo a Londra aveva inspirato
+una tale subita follia a una gran signora, celebre
+per la sua avvenenza, ch’ella s’era eclissata
+con lui attraverso il <i>cotillon</i>, e s’era lasciata
+rapire, passando la Manica, ai primi albori,
+in veste da ballo, con solo il cappuccio della
+sua pelliccia per coprire la sua testa ingemmata.
+Era uno di quegli uomini che si cerca
+invano d’imitare; e, naturalmente, aveva numerosi
+imitatori. Lo si vedeva a un tal punto superiore
+a quanti lo circondavano che non era
+possibile sottrarsi del tutto al suo dominio. Discendeva
+da una delle più antiche famiglie della
+Romagna, stabilita da due secoli a Firenze, dove
+era nato in un vecchio palazzo nero, fieramente
+stemmato alli angoli. Uscito prestissimo dal collegio
+ov’era stato posto alla morte dei suoi genitori,
+si trovò, quasi fanciullo ancora, padrone
+di sè e possessore di una vasta fortuna. Tutte
+le strade si aprivano davanti a lui; nulla si opponeva
+all’esecuzione di qualunque suo capriccio.
+Le prime follie di quel ragazzetto, la cui
+straordinaria sicurezza contrastava col viso ancora
+roseo, ebbero un carattere originale che
+non dispiacque. Ancora quasi un ragazzo portò
+bravamente l’uniforme di ufficiale di cavalleria.
+Poi, detestando già la vita monotona che i suoi
+pari conducevano a Firenze, viaggiò. Più tardi,
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+benchè sapesse che ciò non gli servirebbe a nulla
+o a ben poco, era entrato nella carriera diplomatica.
+Questo giovinetto audace, creduto abile
+solo agli esercizi del corpo e alle prodezze fisiche,
+possedeva inoltre — senza che si sapesse troppo
+come era riuscito ad acquistarla — una svariata
+e solida istruzione. Fece dei brillanti esami. Già
+si scorgeva a quell’epoca ch’egli si mostrava
+superficiale, e non lo era. Fu contento della sua
+decisione, amando la vita mossa e trovando la
+diplomazia divertente, fintanto che non si pensava
+a mandarlo nei posti noiosi, e tanto più
+che si avevano per lui al ministero tutti i riguardi
+dovuti alla sua posizione e alla sua indifferenza
+in quanto all’avanzamento.
+</p>
+
+<p>
+Trovava che alla sua età le parole: <i>segretario
+di legazione</i>, stavano bene sopra una carta da
+visita. Del resto, ammesso di buon’ora a tutti i
+piaceri, in un ambiente di lusso e di vanità,
+trovando ogni cosa alla sua portata, e le persone
+più in basso delle cose, troppo rapidamente maturato
+dalla vita precoce e dalle affrettate letture,
+assaporando i godimenti primi del desiderio,
+mordendo al pomo di tutte le scienze, non accettando
+nessuna idea senza esame e ragionando
+troppo, non considerando la sua superiorità che
+relativamente, in modo che il suo orgoglio davanti
+agli uomini non trovava la sua giusta
+compensazione nella umiltà davanti all’assoluto,
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+egli si era trovato a vent’anni tanto vecchio
+quanto si può esserlo a quell’età, e, poco dopo,
+all’epoca delle passioni più nobili, non sentiva
+che quella dei vecchi, l’ambizione. E quella pure
+non fortemente.
+</p>
+
+<p>
+Nel mentre s’immergeva nei piaceri con un
+fare annoiato, cercava intorno a sè, avidamente,
+un pascolo alla sua ambiziosa vanità, tentando
+di scorgere uno scopo qualunque che valesse la
+pena di uno sforzo. Gli parve impossibile di trovarlo.
+Si ostinò, provò ancora, calcolò, e si persuase
+sempre più che non vi era nulla. “Forse„
+diceva a sè stesso “sono giunto troppo tardi o
+troppo presto.„
+</p>
+
+<p>
+Allora, parendogli che le cose dette “serie„
+non meritassero d’esser prese sul serio, non
+pensò più che a vivere, e divenne un uomo di
+piacere. Come accade sempre presso gli oziosi
+che hanno un po’ d’imaginazione, la passione
+del giuoco lo afferrò, e, unita ai suoi gusti raffinati
+di lusso e di eleganza, lo condusse così
+lontano e così presto, che lo si credette rovinato
+dopo cinque anni. E aveva infatti dissipato il
+capitale accumulatosi durante la sua tutela, venduta
+la quarta parte delle sue terre, e coperto
+il rimanente d’ipoteche, il che non gl’impediva
+di continuare il suo solito modo di esistenza e
+di gettare sempre il danaro a piene mani.
+</p>
+
+<p>
+Egli dovette però finalmente conoscere gl’imbarazzi,
+<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
+tutti i piccoli orrori degli espedienti, la
+mano di ferro della necessità, il quasi insensibile
+scemare della considerazione intorno a sè,
+che rallegra gl’invidiosi. Conobbe talvolta perfino
+quella miseria relativa che pure ha le sue crudeltà.
+Dovette mescolarsi un po’ a tutte le società,
+anche quando gli ripugnava, più che non
+avesse fatto fino allora, e potè studiare la vita
+sotto i suoi più vari aspetti. Giorni penosi cominciarono,
+e se il presente era duro, l’avvenire
+appariva nero. Ma tenne sempre la testa alta
+ed il sorriso sulle labbra, sfidando il destino,
+grato alli amici sinceri, e sdegnando di accorgersi
+delle defezioni che la ingratitudine produceva
+intorno a lui.
+</p>
+
+<p>
+Al momento in cui lo si credeva davvero
+giunto proprio al fondo, in cui si diceva che
+avendo finito di raccogliere le briciole della sua
+fortuna, sarebbe costretto a palesare la sua rovina,
+fece due eredità grossissime, una dopo
+l’altra, quasi senza intervallo. Tutti si aspettavano
+di vederlo in fondo all’abisso; lo si scorse
+sulla vetta. Dieci volte più ricco di quanto non
+lo fosse mai stato, ebbe, per servire a’ suoi desideri,
+per soddisfare i suoi nuovi capricci, il
+potere che presta una fortuna colossale, quando
+si ha imparato, a proprio danno, a farne uso.
+Ne usò generosamente, giacchè, prodigo per sè
+stesso, era fastoso nel dare, e se ne nascondeva,
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+forse per buon gusto, come amava il lusso non
+troppo appariscente. Ma in mezzo a codesta vita
+facile e faticosa ad un tempo, qual’era la sua
+vita interna? S’occupava solo di cose sensuali,
+oppure un pensatore celavasi in codesto gentiluomo
+scettico e negligente, disprezzatore dell’opinione,
+sfidatore di tutto, che non si ricusava
+nulla, ed era abbastanza distratto per accettare
+spesso la compagnia degli imbecilli senza accorgersene?
+</p>
+
+<p>
+Alcuni, fra coloro che lo conoscevano meno
+male, avevano indovinato press’a poco tutto
+ciò, ma, per comprendere la sua vera natura,
+sarebbe stato duopo rovistare più profondamente,
+e quelli stessi sarebber forse rimasti allora
+assai stupiti. Benchè si desse raramente il
+disturbo di piacere, aveva avuto dei successi di
+ogni specie. Se ne curava poco assai, e non badava
+all’invidia che eccitava. Abbandonò la diplomazia,
+e non ebbe più che la sua fantasia
+per legge. L’ultimo posto che occupò fu quello
+di Pietroburgo, che dovette lasciare, al momento
+che stava diventando quasi russo, in seguito a
+una seccante avventura terminata da un duello.
+Si fissò allora a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+I suoi parenti ed amici d’Italia parlavano di
+lui come di un personaggio bizzarro, e lo accusavano
+d’essere assai strano, pretendendo
+però allo stesso tempo che vi fosse molta affettazione
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+nella sua originalità. Tentavano di farlo
+passare per un poco pazzo e un poco “posatore„
+insieme, il che non impediva loro d’invidiarlo
+con tutta la debolezza dell’anima loro, e
+d’essere pronti a commettere dinanzi a lui tutte
+le piccole viltà imaginabili, dopo d’averne detto
+tutto il male che potevano. Lo si ammirava involontariamente,
+come si ammira coloro che
+vivono fuori e vengono da lontano. Il suo arrivo
+consideravasi sempre come un avvenimento; le
+sue più minute azioni venivano osservate, i suoi
+modi, i suol vestiti; si ripetevano i suoi motti.
+Quanto si raccontava di lui veniva commentato
+ed esagerato.
+</p>
+
+<p>
+Tre giorni dopo, la contessa cambiò bruscamente
+di manovra e divenne quasi fredda con
+lui; egli non si degnò di accorgersene, il che la
+mise in uno stato d’ira contenuta che si volse
+a benefizio momentaneo del cugino. Massimo
+non trovò per questo il suo soggiorno alla villa
+meno aggradevole. Lo amavano assai, e lo temevano
+un poco. Giacomo osservò che talvolta
+uno si sentiva benissimo in sua compagnia, e
+che poi subitamente intimidiva. Si diceva sempre
+un po’ male di lui, ogni volta se ne andava dalla
+sala, e lo si ascoltava sempre con delizia quando
+voleva chiacchierare.
+</p>
+
+<p>
+Presto stanca di stare imbronciata, la contessa
+ritornò all’assalto. Massimo, per cattiva abitudine
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+inveterata, si lasciò andare a farle un po’
+la corte. Ciò rompeva la monotonia della villeggiatura,
+poichè amava e cercava il riposo, ma
+non lo poteva sopportare troppo completo. In
+quanto a Elisa, la povera fanciulla ch’egli aveva
+ritrovata così pallida ed infelice, essa gli faceva
+realmente pietà, quando pensava al sagrificio
+che si voleva esigere da lei, al brutto avvenire
+che l’aspettava. Si accusava sempre Massimo di
+non avere rispetto alcuno per le donne; i suoi
+modi ironici, il suo cinismo, la sua condotta lo
+provavano spesso, ma si sarebbe dovuto fare
+una distinzione, sottile, ma vera, ed era questa:
+che s’egli disprezzava le donne, stimava però
+altamente in cuor suo <i>la donna</i>. Forse il suo
+culto motivava il suo disprezzo. Elisa gli sembrava
+una donna, nel più alto significato della
+parola, cosa rara.
+</p>
+
+<p>
+D’altronde, bisogna confessarlo, se Massimo
+rispettava la donna, se soprattutto la compiangeva,
+egli amava la cortigiana. Epicureo per
+natura e per abitudine, non avendo mai potuto
+intravedere l’amore che di sfuggita, comprendendo
+l’arte sotto tutte le sue forme più sensuali,
+indovinando tutta la scala delle voluttà, dalle
+più grossolane alle più spirituali, egli avrebbe
+forse trovato un suo ideale in una etaira greca
+risuscitata al secolo nostro. Avendo tutto provato
+egli si curava poco di tutto; ma, da un
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+paio d’anni, aveva conosciuto un’attrice che lo
+aveva ammaliato. Artista appassionata, donna
+capricciosa, intelligenza libera e corrotta, la
+Kanzler era tipica; possedeva la bellezza pagana,
+sottomessa ed imperiosa ad un tempo. Una bontà
+inconscia e la scettica indulgenza moderna dei
+sentimenti s’univa in lei a una depravazione
+antica. Aveva le linee del marmo, ma non la
+serenità; le sue forme, i suoi atteggiamenti ricordavano
+la divinità del Rinascimento, ma
+l’anima sua conosceva tutte le tristi morbosità
+del nostro tempo.
+</p>
+
+<p>
+Massimo aveva osservato il pallore eccezionale
+d’Elisa, quando era ridiscesa in sala all’ora
+del pranzo, il giorno dell’arrivo di sua madre.
+L’orribile consenso era forse stato strappato?
+All’indomani Gorletti era partito, richiamato in
+città da importanti affari. Pochi giorni dopo Valenti
+era arrivato, con la sua aria distinta e
+gentile, e affettando un’allegria continua che lo
+spingeva a dire talvolta delle cose un po’ ardite.
+Egli pure però sembrava preoccupato, ed ebbe
+lunghe conversazioni particolari con sua figlia.
+Annunciò alla marchesa che con grande suo
+rincrescimento non poteva fermarsi più di due
+giorni.
+</p>
+
+<p>
+Nella sua qualità di <i>viveur</i> messo al verde,
+Massimo godeva della campagna come un collegiale
+in vacanza. Avendo potuto vincere, dal
+<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
+terzo giorno, l’abitudine di alzarsi solo per l’ora
+della colazione, gustò la sana voluttà di passeggiare
+assai presto la mattina attraverso il parco,
+nella frescura del risveglio delli alberi. Spiegò
+così bene alla contessa Lassardi quanto ciò riescisse
+aggradevole ed igienico, ch’ella si convertì
+a questa nuova teoria, di maniera che una
+bella mattina il cugino Giacomo li riconobbe
+dalla sua finestra, mentre camminavano insieme
+lentamente in un viale abbastanza lontano, vicino
+alla casetta del giardiniere, e prese il partito
+di farsi richiamare d’improvviso in città.
+</p>
+
+<p>
+La stessa sera alcune visite vennero da una
+villa vicina, e si combinò una lunga escursione
+per il dopo domani. Si doveva partire all’alba
+e ritornare assai tardi per pranzo. Massimo dichiarò
+che non si poteva contare su di lui, dovendo
+egli quel giorno andare a trovare alcuni
+amici a Como.
+</p>
+
+<p>
+— Giacomo è partito ben subitamente. Che
+cosa gli è successo, marchesa? — domandò
+Terzi.
+</p>
+
+<p>
+— Non ci capisco nulla. Pretende aver ricevuto
+una lettera di premura. — Disse ciò con
+la massima sincerità, ed aggiunse: — Ma tornerà
+presto.
+</p>
+
+<p>
+La conversazione divenne generale; ma, vicino
+al camino, d’Astorre e la contessa erano
+appartati. Lei, seduta in una poltrona, riscaldava
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+le sue minuscole scarpette al fuoco fiammeggiante,
+le guancia fatte rosee, ad onta del ventaglio
+giapponese col quale si riparava e ch’ella
+sembrava guardar fisso, sorridendo. Lui, in
+piedi, un po’ chinato, con l’aria seria, le parlava
+senza troppo abbassare la voce e molto naturalmente.
+</p>
+
+<p>
+— Come! — le diceva, — voi che pretendete
+essere indipendente, non avete nemmeno il coraggio
+di restare a casa, quando una escursione
+vi annoia? Scusatemi, contessa, ma dichiaro
+che, ad onta delle vostre bravate, siete la più
+timida fra le donne.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che cosa si dirà?
+</p>
+
+<p>
+— Che volete mai che si dica? Ah! contessa,
+se nella vita vi lasciate sempre arrestare da
+questa domanda, siete una donna finita. E, sappiatelo
+bene, si tacerà sempre quando non si
+saprà nulla, e si dirà regolarmente tutto quanto
+si vorrà inventare, per quanto abbiate riguardi.
+</p>
+
+<p>
+Lei tacque, pensierosa.
+</p>
+
+<p>
+— Mi credete dunque molto pericoloso?
+</p>
+
+<p>
+Ella alzò li occhi, lo guardò un istante senza
+rispondere, e mentre il suo sguardo affermava,
+rispose risolutamente:
+</p>
+
+<p>
+— No. Affatto.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, allora? Nessuno lo saprà. Quando
+ritorneranno si crederà che io sia pure appena
+tornato. A voi, la vostra emicrania sarà passata,
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+ma consulterete egualmente quel bravo dottore,
+che vi scriverà subito una ricetta.
+</p>
+
+<p>
+— Me ne vado. Ci guardano. Bisogna che faccia
+un po’ la mia corte alla marchesa.
+</p>
+
+<p>
+— Rispondete prima. Sì o no?
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, no! È impossibile!
+</p>
+
+<p>
+— Siete proprio certa di quel no?
+</p>
+
+<p>
+— Quasi.
+</p>
+
+<p>
+E si allontanò. Massimo accese una sigaretta
+e si mise a discorrere con donna Maria e con
+gli altri.
+</p>
+
+<p>
+Al posdomani, a mezzogiorno, Massimo era
+di ritorno. Giunse a piedi, avendo congedato il
+vetturino al basso della salita conducente alla
+villa, dove il suo cameriere era venuto a raggiungerlo
+per prendere la sua roba, e entrò per
+la porticina del parco. Nessuno lo vide.
+</p>
+
+<p>
+Attraversò le sale, penetrò in un piccolo gabinetto
+in fondo in fondo all’appartamento, e
+parve sorpreso di non trovarvi alcuno. Montò
+per una scaletta alla sua camera.
+</p>
+
+<p>
+— Sono tutti partiti stamane? — chiese al suo
+cameriere.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signore, tranne la signora contessa Lassardi,
+che ha fatto colazione sola qui a casa.
+Ma, un’ora fa circa, ha ricevuto un telegramma,
+ed ha dato ordine di attaccare, mentre facevano
+i suoi bauli. Saranno dieci minuti ch’è partita
+per arrivare in tempo al treno.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Davvero? — disse Massimo con tono indifferente. — Vi
+sono lettere?
+</p>
+
+<p>
+— Sì signore. Eccole lì sulla scrivania.
+</p>
+
+<p>
+— Va bene; vattene pure.
+</p>
+
+<p>
+Massimo prese le lettere. Due portavano i
+timbri postali; poi c’era un biglietto contenente
+poche parole scritte a matita:
+</p>
+
+<p>
+“Ricevo un dispaccio che mi annuncia l’arrivo
+di mio marito a Milano, e che vi è subito
+caduto ammalato. Non v’è nulla di grave, ma
+io non posso a meno di partire senza frapporre
+nessun indugio. Lascio una lettera per la marchesa,
+e questo rigo per voi, in gran fretta. Ero
+rimasta; non lo posso negare. Il caso dispone
+altrimenti. Devo dire tanto meglio? Addio, arrivederci
+forse.„
+</p>
+
+<p>
+Massimo provò un disappunto e, un poco
+stanco, si buttò sopra un canapè e vi dormì un
+poco. Poi si alzò e s’avvicinò alla finestra; vi
+restò a lungo, appoggiato al davanzale. Poi scese
+distrattamente, e si mise a passeggiare di lungo
+in largo per le sale, riflettendo. Un sorriso errava
+sul suo labbro. Si annoiava; ora, si trattava
+d’uccidere il tempo. Vicino al piccolo gabinetto
+del fondo dov’era già entrato arrivando,
+si fermò e tese l’orecchio, poichè gli pareva
+udire un po’ di rumore. Dopo un minuto d’attesa,
+si decise a entrare con precauzione.
+</p>
+
+<p>
+Elisa Valenti, lungo distesa sopra un divano
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+che occupava tutta una parete, con la testa nascosta
+fra le braccia incrociate, piangeva a calde
+lagrime, come impazzita di dolore. Pareva che
+fosse caduta colà, affranta, per non rialzarsi
+più. Si sarebbe potuto crederla morta se, di
+minuto in minuto, i singhiozzi non avessero
+scosso tutta la sua persona. Portava un costume
+di mattina assai elegante, e i suoi capelli tocchi
+da un raggio di sole, prendevano dei riflessi
+dorati. Con le mani si teneva il viso sprofondato
+nel cuscini.
+</p>
+
+<p>
+Rimase Massimo per alcuni istanti, non visto,
+a contemplarla, e dimenticò la contessa. Si sentì
+risvegliare in lui l’interesse che la terribile situazione
+di codesta fanciulla aveva fatto nascere.
+Essa era lì, giovane, simpaticissima, e
+già il dolore, capace di rovinare tutta una vita,
+pareva metterla fra i vinti di questo mondo.
+Certo, quand’essa passava in carrozza, a fianco
+della marchesa, le contadine dovevano invidiarla
+dal fondo dell’anima. Aveva il suo posto
+fra i felici di convenzione; il lusso la circondava,
+l’eleganza del suo vestire si aggiungeva
+all’eleganza della persona, ma quanto avrebbe
+preferito il lavoro e la povertà alla miseria nascosta
+e reale della sua esistenza! E, ciò ch’era
+peggio ancora, la si amava, si simpatizzava con
+lei, la si compiangeva; ma chi pensava a soccorrerla?
+Le si prodigavano l’espressioni della
+<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
+più affettuosa devozione, la si accarezzava e
+adulava, ma l’idea non veniva neppure, ai suoi
+amici, di cospirare tutti insieme per strapparla
+all’orribile sorte che l’attendeva. Quanta egoistica
+impotenza in fondo a quell’amicizia così
+bella apparentemente, così sincera anche, ma
+pur così debole! Si accettava il suo sorriso artificiale,
+la maschera di freddezza che il suo
+coraggioso orgoglio le imponeva; si fingeva
+pigramente di credervi. Nessuno cercava di aiutarla.
+La marchesa, pur tanto buona, non osava
+adoperare la sua influenza. La si amava fino
+ad esserle utile, esclusivamente. Certo, era cosa
+molto difficile, quasi impossibile, bisognava ammetterlo;
+ma come non c’era proprio nessuno
+nemmeno per tentarlo?
+</p>
+
+<p>
+Ella cessò finalmente di piangere, e, sollevandosi
+un poco sul gomiti, guardò diritto innanzi
+a sè, senza veder nulla, col volto impietrito. I suoi
+occhi ora erano asciutti; ma si scorgeva sulle
+guancie la traccia delle lagrime arrestate, mentre
+la bocca pareva contratta dallo spasimo interno.
+Massimo, celato a lei, la intravedeva di profilo.
+</p>
+
+<p>
+Si ritirò adagio e andò in giardino. L’imagine
+di quella ragazza, piegata sotto il dolore, restava
+innanzi a lui simile a una visione; la tristezza
+della vita gli si palesava sotto un aspetto
+che gli era quasi sconosciuto. Irresistibilmente
+rientrò e si avvicinò di nuovo al gabinetto. E
+<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
+lui stesso che accusava gli altri, lui abituato a
+infrangere gli ostacoli, che poteva fare per lei?
+Nulla, proprio nulla. Ascoltò, e udì ancora il
+respiro affannoso della fanciulla. Era tentato di
+entrare, di farsi vedere, di chiederle se poteva
+esserle utile in qualche modo, di offrirle i suoi
+servigi, ma a che avrebbe giovato? Nulla dunque
+poteva sottrarla alla stretta delle mani rapaci
+di quell’odioso Gorletti? Massimo, sentì che
+l’antipatia ispiratagli fino dalla prima volta che
+lo aveva veduto, per quel brutto omiciattolo,
+ora si mutava in odio. Egli avrebbe voluto poter
+rendere la resistenza possibile alla signora Valenti,
+tanto per renderla felice quanto per far
+del male a Gorletti.
+</p>
+
+<p>
+Poi le sue idee cambiarono direzione. “Essa
+non è del suo secolo la poveretta„ pensava.
+“Quante fanciulle si troverebbero felici a suo
+posto! Come darebbero volontieri la loro mano
+bianca a qualche mostro ancora più brutto di
+Gorletti, ma ricco quanto lui! Come saprebbero
+bene, nelle loro testoline dalla espressione ingenua,
+prepararsi un delizioso e comodo avvenire!
+Come lo scruterebbero, ne’ suoi più minuti
+particolari, codesto avvenire, mentre vedendole
+ad occhi bassi, appoggiate ad una sedia in una
+posa un poco pensosa, si ammirerebbe la modestia
+del loro atteggiamento e la loro seducente
+serietà.„
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sulla punta dei piedi, guardò di nuovo dall’uscio
+del gabinetto. Elisa stava sempre allo
+stesso posto. Per caso, voltò il capo, e lo vide.
+D’un salto si alzò, eccessivamente sorpresa, appoggiandosi
+allo schienale del canapè, mentre
+asciugava rapidamente col fazzoletto le traccie
+delle lagrime recenti.
+</p>
+
+<p>
+Massimo le stese la mano, come faceva tutti
+i giorni, e lei stese la sua, macchinalmente.
+</p>
+
+<p>
+Era senza voce. L’idea che d’Astorre, da lei
+creduto a Como, avesse potuto vederla nello
+stato di crisi in cui si trovava, la turbava e le
+faceva male.
+</p>
+
+<p>
+— Come? Lei è già di ritorno? — gli disse alfine,
+con un grande sforzo, per essere calma,
+appena potè parlare.
+</p>
+
+<p>
+— Sì. E non sapeva che lei fosse qui, altrimenti
+non mi sarei permesso d’entrare. Le chiedo
+perdono. Mi ritiro subito, se vuole.
+</p>
+
+<p>
+— Ma no, non lo mando via, — rispose cercando
+di sorridere. — Sono io che dovrò andarmene
+fra un momento; ho tante lettere da
+scrivere. Mi annoia molto, tanto più che non mi
+sento bene; ho un mal di capo terribile. È perciò
+che sono rimasta sola a casa; il sagrificio
+non è stato grande, d’altronde; le lunghe escursioni
+non mi divertono troppo.
+</p>
+
+<p>
+Parlava con fatica. La crisi non era finita. Massimo
+taceva e l’osservava. D’un tratto ella chiese:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Lei era lì da un poco? mi ha veduta!
+</p>
+
+<p>
+— Sì; ero qui, l’ho veduta.
+</p>
+
+<p>
+— Devo sembrarle ben debole, se non ridicola.
+Eppure non sono avvezza a tali crisi nervose,
+e non piango facilmente.
+</p>
+
+<p>
+Massimo la guardava con molta attenzione e
+come per leggerle nell’anima, ma non v’era
+nulla d’irrispettosamente curioso nel suo modo
+di osservarla.
+</p>
+
+<p>
+— Senta, — le disse alfine; — lei è buona e
+intelligente insieme. Lo avevo sempre intraveduto,
+ora ne sono sicuro. Le sue qualità si accompagnano
+più spesso che non si creda. Ebbene,
+non devo neppur io farle l’effetto d’uno
+stupido; è dunque perchè mi crede cattivo, che
+mi parla in tal maniera? Sì, lei deve avere una
+pessima idea sul conto mio. Ciò è abbastanza
+naturale; lei crederà sinceramente alla fama di
+cui godo, oppure è il mio aspetto, sono i miei
+modi, le teorie che affetto talvolta, che l’avranno
+fatto giudicare da sè stessa sfavorevolmente di
+me. Ebbene, credo che lei sbaglia. Ho forse commesso
+dei delitti, ma in fondo sono altrettanto
+scioccamente buono quanto dev’esserlo un uomo
+di spirito. Mi guardi bene in faccia; forse si accorgerà
+che non mi ha mai visto. E se le facessi
+una domanda... Se mi permettessi di parlarle sinceramente,
+mi crederebbe spinto da una bassa
+curiosità o da un sincero interessamento?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era vero; egli non aveva mai ispirato nessuna
+fiducia a Elisa, che lo giudicava un uomo
+freddo, cinico, pericoloso; le pareva ch’egli
+stesse a capo di quella schiera spensierata e
+dura dei “felici del mondo„ con la quale non
+poteva lei aver nulla di comune, i suoi difetti
+le facevano paura quanto le sue qualità. Ammirava
+talora il suo spirito, ma lo temeva, parendogli
+lui intelligente e perverso, e non poteva
+difendersi da una certa diffidenza istintiva.
+</p>
+
+<p>
+Ora, forse a motivo dello stato dell’animo suo,
+egli le apparve subitamente tutt’altro. Vi era
+nella sua voce, nel suo accento, nel suo sguardo,
+in tutta la sua persona, qualcosa di sincero, di
+severo, di profondo ch’ella scopriva per la prima
+volta. Ella non lo avrebbe creduto capace di
+pronunciare le parole ch’egli ora le aveva rivolte,
+e che, nella sua sorpresa, ella intendeva
+appena. Lui, ch’era detto così leggiero ed orgoglioso,
+così scettico e freddo, era proprio lui
+che le aveva detto quelle parole con tanta bontà
+e quasi umilmente?
+</p>
+
+<p>
+— Ci conosciamo da un gran pezzo, — seguitò, — benchè
+assai poco. Si ricorda di un
+giorno — alcuni anni fa — che l’ho incontrata
+sul battello del lago? Io era con i Stanley, mi
+sembra. Mi sono rammentato di quel giorno.
+Lei era silenziosa assai, e malinconica già della
+malinconia delle fanciulle. Io la osservavo. Lei
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+sognava certo d’avvenire, guardava la vita e,
+apparentemente, non le pareva gaia. Allora la
+sua mestizia era piena di grazia. Io pensava:
+Che buona cosa poter esser triste in quel modo!
+Io, quel giorno, ero allegro assai, e l’invidiavo.
+Ho constatato un grande cambiamento, ritrovandola
+qui. Ora non la invidio più. Mi permette
+di parlarle così?
+</p>
+
+<p>
+Elisa non poteva rispondere, poichè le lagrime
+ritornavano, ad onta dei suoi sforzi per trattenerle.
+Cedette di nuovo ad un tratto e nascose
+il viso tra le mani per un istante. Quando rialzò
+la testa, d’Astorre riprese:
+</p>
+
+<p>
+— Non le faccio paura, spero? Pensi che ho
+novantanove anni.
+</p>
+
+<p>
+Un lieve sorriso involontario passò sulle labbra
+della fanciulla.
+</p>
+
+<p>
+— No, — disse finalmente, — non mi fa paura.
+Mi perdoni; certo mi deve trovare ben strana.
+Sento che lei è buono, la ringrazio; ma mi lasci.
+È inutile che finga, o che le racconti ciò ch’ella
+non ignora. La marchesa m’ha detto — me ne
+rammento ora — ch’ella aveva tutto indovinato
+da sè fin dal primo giorno. Lei sa perchè sono
+disperata, sebbene non lo possa comprendere
+completamente. Tutti lo sanno, d’altronde, oramai.
+E lei, che potrebbe dirmi?
+</p>
+
+<p>
+— Non vorrei dir nulla, ma sarei felice di
+poter esserle utile in qualche maniera.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È impossibile, — rispose lei sorridendo
+amaramente, e con tale un accento che Massimo
+rimase qualche minuto senza aggiungere
+una parola. Durante questo silenzio, la osservava.
+La perdita d’ogni speranza si leggeva
+tanto chiaramente in quello sguardo quasi vitreo,
+in quei lineamenti rigidi; il suo pallore
+contrastava talmente con la seduzione giovanile
+delle forme, mostrando in piena fioritura
+la giovinezza del corpo e già finita quella dell’anima,
+le traccie crudeli della vita erano già
+tanto visibili su quel viso dimagrato, ch’egli
+ne ebbe paura e che una specie di rispetto quasi
+religioso s’impadronì di lui davanti a una tale
+disperanza. E quella forza nel dolore, quell’abitudine
+di dissimulazione erano più penose da
+osservarsi in quella fanciulla che una esplosione
+di sofferenza. Per un effetto d’abitudine,
+si era irrigidita, aveva ripreso possesso di sè
+stessa, e si era rialzata diritta nella sua posa
+corretta e solita.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie per l’interesse che prende per me, — continuò
+rinfrancata. — Ne sono commossa,
+ma, lo ripeto, lei non può far nulla per me;
+nessuno lo può. Vede, sono calma. Credo stimarlo
+come merita, poichè non rimpiango più
+che lei abbia visto la mia vera fisonomia. Sarei
+desolata che chiunque altro fosse stato al suo
+posto. È forse una esagerazione di fierezza che
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+mi dà questo eccessivo pudore dei sentimenti,
+ma che vuole? Sono così. Grazie ancora. Ora
+devo salire, è già troppo tardi....
+</p>
+
+<p>
+Si era alzata, ma lui la trattenne.
+</p>
+
+<p>
+— Resti ancora un poco, la prego. Senta: lei
+non può dunque farmi l’onore di accordarmi
+la sua amicizia?
+</p>
+
+<p>
+Lo guardò stupita, e fece un cenno d’assentimento.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, lei ha la mia, l’ha completamente,
+come la do io quando l’offro, il che non mi
+succede spesso. Ed ora mi permetta dunque di
+dirle ciò che penso, di parlarle francamente:
+lei non deve sposare quell’uomo.
+</p>
+
+<p>
+Elisa scosse tristamente il capo, con quel gesto
+che significa: a che vale parlare? Poi, d’un
+tratto, tornando a sedere:
+</p>
+
+<p>
+— Sa che cosa m’ha detto mia madre? M’ha
+detto.... oh no! non le posso ripetere le sue parole.
+E mio padre.... il mio povero padre s’è
+messo in ginocchio davanti a me.... Capisce?-...
+Gorletti ha fatto tutto per noi. Due volte già ha
+salvato la mia famiglia con un’abilità straordinaria.
+Adesso la rovina ne minaccia ancora, la
+rovina completa, e che cosa si può sperare?
+Non può più far nulla, siamo alla fine di ogni
+espediente, non v’è più nulla da tentare. Egli
+ha chiesto la mia mano; un tale matrimonio
+accomoda tutto....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+</p>
+
+<p>
+— E lei ha accettato!
+</p>
+
+<p>
+— Sì, quasi. Ma ho detto che sono ammalata — il
+che è vero — e che mi si lasci ancora in
+riposo per qualche giorno. Il caso ha fatto che
+egli ha dovuto partire. È una breve tregua....
+Ma ritornerà, e allora bisognerà.... Oh! senta,
+vorrei tanto morire!
+</p>
+
+<p>
+Queste ultime parole furono pronunciate con
+un accento così raro di sincerità, che Massimo
+restò alcuni momenti senza potere articolare
+una sillaba.
+</p>
+
+<p>
+— Non parli così, — disse infine.
+</p>
+
+<p>
+— Sarei rassegnata se mi si lasciasse in pace.
+Non posso spiegarle il perchè, ma la mia vita
+è finita, ne sono certa. Non aspettando più nulla
+al mondo, potrei essere calma e buona se mi
+si accordasse il riposo. I miei avrebbero tutto
+il mio affetto; nasconderei loro le mie tristezze,
+troverei sempre un sorriso per mio padre. Ma
+preferirei entrare domani in un convento, piuttosto
+che piegarmi a ciò che si vuole.
+</p>
+
+<p>
+— Ma in tal caso, resisti a oltranza. Che diavolo!
+È passato il tempo dei matrimoni per
+forza.
+</p>
+
+<p>
+— Ed infatti nessuno impiega la forza. Non
+si esercita alcuna violenza. Ci si accontenta di
+dirmi, che, se rifiuto, sono un mostro di malvagità
+stupida, e che, per un inconcepibile capriccio,
+getto la mia famiglia nella miseria, nello
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+strazio, nel disonore. Tutti mi danno torto. Sua
+zia stessa, la marchesa, così buona e intelligente,
+mi consigliò il sagrificio.
+</p>
+
+<p>
+— E lei è ben certa che mia zia non abbia
+ragione? Ha riflettuto bene? Io, individualmente,
+sento ciò che sente lei, e non le dico questo
+adesso che a scarico di coscienza. Ma insomma,
+non potrebbe darsi che forse troverebbe almeno
+la calma in codesta vita nuova che le si propone?
+Tante altre sarebbero quasi felici a suo
+posto!
+</p>
+
+<p>
+— No, io non troverei che l’orrore di tutti i
+minuti. Ma farò quanto si vuole che io faccia.
+Lei stesso, ora, non pare più che mi comprenda.
+Sì, rinuncierò a tutto, alle mie idee, ai miei sentimenti,
+alla mia dignità e alla mia libertà, e
+soffrirò quanto mi si vorrà far soffrire. Mai sagrificio
+sarà stato più completo, e nessuno potrà
+sapere quanto mi sarà costato. Dacchè mi si
+dice che lo devo, farò il mio dovere fino in
+fondo; ma non mi si può impedire di soffrire,
+e di pensare che il mio dovere è più arduo di
+quello degli altri, e ben pesante per le mie forze.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, se è così, lo ripeto, resista.
+</p>
+
+<p>
+— Lei non ha dunque capito ch’è impossibile,
+che mio padre ne diventerebbe pazzo? Moralmente,
+ho ragione; ma dal punto di vista mondano,
+praticamente, ho torto. Il signor Gorletti
+non è soltanto un uomo ricco, onorato; è anche
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+il migliore amico della mia famiglia. Non è forse
+cosa assurda da parte mia il risentire per lui
+un’antipatia irresistibile, di non poterlo nemmeno
+stimare? Ero piccina, che già veniva a
+casa, e già non lo potevo soffrire. Mi si raccomandava
+d’essere cortese con lui, e mi si sgridava
+perchè scappavo via appena lo vedevo.
+E poi.... e poi sarebbe lo stesso se si trattasse
+d’un altro. Vi sono anche altri motivi. Non mi
+voglio maritare. Perchè si vuole assolutamente
+che tutte le fanciulle si maritino?
+</p>
+
+<p>
+— So, infatti, che lei ha già rifiutato vari matrimoni.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, e ad ogni volta mia madre s’è messa
+in furia. Quando il signor Gorletti, che non pareva
+pensasse punto a me, ha cominciato un
+bel giorno a farmi dei complimenti, sono rimasta
+talmente stupita da non credere a ciò che
+udivo. Allora mia madre m’ha gettato in viso
+tutti i miei rifiuti precedenti, dicendomi che questa
+volta bisognava vincere il mio “partito
+preso„ e che non potevo dir di no. Poi mio
+padre, che mi ama a modo suo, ha cercato di
+persuadermi. Mi ha parlato per delle ore, chiedendomi
+scusa d’insistere, dimostrandomi che
+era necessario, supplicandomi, facendo brillare
+a’ miei occhi i vantaggi che avrei accettando, e
+l’immenso servigio che gli avrei reso. La mia
+antipatia per Gorletti non ha fatto che aumentare.
+<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
+Tuttavia farò il mio dovere secondo il
+mondo, e se ne dovrò morire, tanto meglio. Mi
+perdoni di parlare così; sento bene che non lo
+dovrei, ma lei ha voluto conoscermi. Talvolta,
+vede, sono quasi rassegnata; sento solo un dolore
+stanco e un profondo disgusto. Poi, d’improvviso,
+mi rivolto di nuovo, e piango e mi
+contorco in un’altra crisi disperata. Nessuno
+mi vede, e ritrovo in pubblico la mia calma
+apparente. Lei mi ha sorpreso oggi in uno dei
+miei momenti di debolezza. Era venuta qui,
+credendomi sola in tutta la casa, poichè detesto
+la mia camera, quella camera dove l’altro giorno
+ho acconsentito alla mia rovina. Ma ora vi ritorno
+per scrivere. Adesso sono calma. È finito.
+Dimentichi, la prego, ciò che ha visto e ciò che
+le ho detto, e a questa sera. Vedrà che pranzerò
+come gli altri.
+</p>
+
+<p>
+Si alzò di nuovo. Massimo la guardava attentamente.
+Il suo viso aveva preso un’espressione
+risoluta.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, no! — esclamò alzandosi lui pure
+e picchiando del pugno sul tavolo, — no, lo
+giuro, non sposerete quell’uomo! Piuttosto lo
+ammazzo.
+</p>
+
+<p>
+Ella lo guardava.
+</p>
+
+<p>
+— Non mi parli così. Pensi che mio padre
+gli deve tutto.
+</p>
+
+<p>
+— No, non lo ammazzerò, benchè ciò avrebbe
+<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
+semplificato la questione. Ma lei non lo sposerà.
+La stupisco; non mi crede capace di avere
+un poco più di volontà delli altri? Mi domanderà
+con qual diritto vengo così ad offrirle il
+mio appoggio, quasi a suo malgrado? Col diritto
+che ha un uomo qualunque d’impedire, se
+lo può, che un’infamia si compia; di salvare
+uno che si perde, dovesse farlo anche contro
+la sua volontà. Sarebbe sul punto d’annegare,
+che potrei, suppongo, tirarla fuori dall’acqua,
+anche senza il suo permesso? Metterò dunque
+un ostacolo a questo matrimonio, non so ancora
+in qual modo, ma disfarò tutto. Nella mia vita
+ho posto sufficiente energia nel compiere delle
+cose che non ne valevano la spesa, perchè mi
+sia concesso di usarne una volta per impedire
+il male, quando non posso vederlo di sangue
+freddo. Sentite: io non vi amo; non sono nemmeno
+vostro amico che da un’ora; quando vi
+lascierò, non vi rivedrò forse mai più; ma dacchè
+mi trovo qui, farò tutto ciò ch’è in mio
+potere per togliervi dalla orribile situazione in
+cui vi trovate.
+</p>
+
+<p>
+Elisa salì, e Massimo uscì per la porta-finestra
+del gabinetto. Un giardino all’italiana, a
+disegni regolari, a forme simmetriche, si stendeva
+davanti alla facciata della villa. Dietro, il
+terreno saliva in molli ondulazioni a un parco
+a bosco, assai vasto, dove regnava d’estate una
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+frescura deliziosa. Massimo accese uno zigaro e
+fece rapidamente il giro del giardino, poi voltando
+intorno alla casa, s’internò nel bosco.
+Camminava assai presto, come per far moto,
+calpestando le foglie morte che già coprivano
+il suolo, mentre i rossi bagliori del tramonto si
+riflettevano nei viali, passando fra i rami alti
+già per metà spogliati. A poco a poco rallentò
+il passo. Rifletteva profondamente; certo chi
+l’avesse veduto in quell’istante avrebbe indovinato
+ch’egli era assorto in un lungo monologo.
+Talvolta, mordendo il suo zigaro, lasciava perfino
+sfuggire dalla sua bocca qualche parola
+scucita. Ritornò alle macchie di fiori già scolorate
+del giardino, e vi passeggiò ancora a lungo.
+La villa bianca e gaia, con le sue verande ornate
+di arrampicanti, occupava tutto il fondo
+del giardino, e sembrava bassa ad onta dei suoi
+due piani. Egli guardava, meditando, i vetri cui
+i raggi del sole cadente facevano risplendere.
+Dall’altra parte la vista dominava la pianura,
+che, tutta a colori, s’allargava fino all’orizzonte
+imporporato. Passeggiò a lungo. Non ci si vedeva
+più affatto ch’egli errava tuttora per i viali
+oscuri.
+</p>
+
+<p>
+Quando rientrò, tutti erano tornati e stavano
+per mettersi a tavola. Si erano divertiti ed erano
+allegri assai. La marchesa dichiarò che non si
+sentiva punto stanca, e ch’era pronta, se volevano,
+<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
+a ricominciare all’indomani. In quanto
+alla subita partenza della contessa Lassardi,
+produsse un poco di stupore, ma non soverchio,
+sebbene il pittore tentasse di far notare la
+coincidenza della partenza di lei con quella di
+Giacomo. Tuttavia un telegramma che giunse
+dopo pranzo, annunziante che Lassardi stava
+un poco meglio, ma che la sua malattia era però
+d’una certa gravità, pose termine alle congetture.
+</p>
+
+<p>
+Elisa sembrava esattamente la stessa delli
+altri giorni, ma non parlava. Gorletti aveva trovato
+modo di sederle vicino. La presenza dei
+suoi genitori sembrava pure renderla diversa.
+Il marchese sorprese anche varie volte il signor
+Valenti che guardava sua figlia di nascosto, assorto
+nel contemplarla con affetto. L’interesse
+possente che Massimo prendeva sempre più al
+dramma celato che si passava sotto a’ suoi occhi,
+non gl’impediva di conversare. Ma il suo
+spirito diventava mordente, incisivo; fece pompa,
+con espressioni seducenti e raffinate, di teorie
+eccessivamente ciniche, e si mostrò amaro, pessimista,
+quasi brutale. La marchesa ne fu scontenta,
+ma non lo lasciò vedere, sapendo per
+esperienza che, in codesti casi, le osservazioni
+non facevano che incoraggiare il suo elegante
+nipote a far peggio. Elisa, dopo l’inatteso dialogo
+successo tra di loro, lo guardava, stupefatta,
+e chiedeva a sè stessa quali fossero i veri
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+sentimenti di quell’uomo. Finì col decidere che
+forse era stato sincerissimo in ciò che le aveva
+detto qualche ora prima, e che lo era ancora
+adesso. Un tale giudizio certo si avvicinava
+molto alla verità, poichè la natura di Massimo
+era multiforme.
+</p>
+
+<p>
+La serata non fu allegra. L’assenza della contessa
+Lassardi si faceva sentire. Poi, un vago
+imbarazzo regnava nella sala. L’attitudine di
+Gorletti rivelava sempre più le sue attitudini
+matrimoniali. Il pittore, mancante spesso di
+tatto, si permise anzi una mezza allusione. Elisa
+era così pallida che dovette pretestare una indisposizione,
+il che porse il destro al dottore
+di far divergere le assiduità di Gorletti. La madre
+d’Elisa stancava tutti col suo cicaleggio incoerente
+e il suo buon umore fuori di posto,
+mentre il padre pareva ingolfato nella lettura
+dei giornali. Sola la padrona di casa non usciva
+dalla sua calma abituale, ma ella pure piegava
+talvolta la testa, in atto pensieroso, sul suo eterno
+ricamo. Gorletti essendosi alzato per un momento,
+Massimo attraversò bruscamente la sala
+e venne, senza complimenti, a prendere il posto
+di lui a lato di Elisa. Non le rivolse che di rado
+la parola, ma non si mosse più fino al momento
+in cui tutti si alzarono. Si trovò ciò un poco
+strano, e Gorletti guardò Massimo a più riprese;
+ma questi non ebbe l’aria di accorgersene.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
+</p>
+
+<p>
+Quando fu solo nella sua camera, Massimo
+fece i suoi piccoli preparativi, come qualcuno
+che non ha voglia di andare a letto. Accese
+tutte le candele dei candelabri, mise un costume
+da camera di stoffa orientale, e coi piedi nelle
+pantofole, si stese in una gran poltrona. Rimase
+un gran pezzo immobile; si sarebbe potuto scorgere,
+dall’espressione seria, preoccupata della
+sua fisionomia, che dei pensieri assai definiti
+gli si agitavano per il capo. Evidentemente riprendeva
+e continuava il soliloquio del giardino.
+</p>
+
+<p>
+Prese una scatola di sigari, ne scelse uno con
+molta cura, e lo accese. Lesse alcune pagine
+d’un romanzo, scrisse due lettere, mise in ordine
+alcuni oggetti, alcune carte sparse, poi si
+avvicinò allo specchio e vi si guardò minuziosamente.
+Si ravviò la barba e i capelli con la
+spazzola, a lungo, con molta cura secondo la
+sua abitudine, ma allo stesso tempo in un modo
+così distratto e macchinale che non sembrava
+avesse piena coscienza di ciò che faceva. Cadde
+in un’apparente contemplazione interminabile
+di sè medesimo, ma di nuovo il pensiero si agitava
+attivamente sotto la sua fronte.
+</p>
+
+<p>
+Sopra un mobiletto c’era un ritratto che non
+lo lasciava mai. La cornice era d’oro, d’un finissimo
+lavoro, sormontata da una corona marchionale,
+ed il ritratto rimaneva di solito nascosto
+da due piccole imposte chiudenti a chiave.
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+Massimo lo apri e lo mirò lungamente. Era
+l’imagine di una donna nella prima gioventù,
+seducente piuttosto che bella, dall’aspetto dolce
+e un po’ malato, in grande toeletta, con il collo
+circondato da sette fila di grosse perle; il suo
+sguardo infantile e mesto allo stesso tempo, i
+suoi capelli bruni semplicemente acconciati, avevano
+qualcosa d’indefinibile e di commovente.
+Vedendo quella pittura di una straordinaria finitezza
+di tocco, e senza dubbio opera di un abilissimo
+artista, contemplando l’espressione serena
+e quasi inconsciente nella sua malinconia
+di quel giovane e pallido viso, si sarebbe facilmente
+indovinato ch’era l’imagine di una
+persona morta. Si spieghi come si può o si
+neghi un tale mistero, è però successo a tutti,
+vedendo un ritratto sconosciuto di dire a sè
+stessi: Questa persona non è più sulla terra. E
+si sentiva bene, guardando quella dolce figura,
+quella testa di donna e di bambina ad un tempo,
+che adesso quelle labbra dovevano essere scolorate,
+e quei grandi occhi chiusi per sempre.
+</p>
+
+<p>
+Quel ritratto, come una reliquia, seguiva Massimo
+dappertutto nel cammino disordinato della
+sua vita. Contemplandolo, il suo volto prendeva
+una espressione di tristezza e di amore che non
+gli si vedeva mai. Chi era dunque quella donna?
+</p>
+
+<p>
+Era una donna per la quale Massimo aveva
+risentito una profonda affezione, e la di cui
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+perdita era stata il solo dolore sacro della sua
+vita; solo quando pensava a lei, quell’uomo
+forte e sdegnoso sentiva il suo cuore farsi debole,
+e nel suo petto oppresso rinascere un
+rimpianto eterno, quasi un rimorso. — Era sua
+sorella.
+</p>
+
+<p>
+Mai non poteva egli dimenticare il gran dispiacere
+della sua infanzia, la sua prima separazione
+dalla sua piccola sorella adorata, la
+costante e gaia compagna di tutti i suoi giuochi,
+quando il tutore ebbe deciso di metterla
+in collegio. Rivedendola, durante le vacanze,
+ogni anno la trovava più alta, un po’ mutata,
+più gentile per tutti, e sempre gli si attaccava
+al collo nello stesso modo. Aveva sei anni più
+di lui, e mentr’egli non era ancora che un ragazzetto,
+lei diventò subitamente una donna.
+</p>
+
+<p>
+Un giorno il tutore era giunto al collegio, e
+gli aveva dato una grande notizia: sua sorella
+stava per maritarsi. Sposava il marchese Ricaldi,
+un bel giovane, ricco assai, capitano di
+cavalleria e ufficiale d’ordinanza del re. Era un
+magnifico matrimonio. Massimo ne fu molto
+stupito; gli pareva impossibile che la sua piccola
+Lina potesse diventare una gran signora
+da un giorno all’altro; ma non se ne sentì rallegrato.
+</p>
+
+<p>
+Non assistette al matrimonio ch’ebbe luogo a
+Firenze, e non rivide sua sorella che sei mesi
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+dopo. Ella si appese al suo collo e lo abbracciò
+con l’antico abbandono, ma con un affetto ancora
+più tenero, e fu assai contenta di rivederlo.
+Fatta più alta e un poco smagrita, la trovò più
+seducente che mai. Alle domande se fosse felice,
+rispose: “Sì, e più ancora adesso che ti
+rivedo.„ In quanto a suo cognato, Massimo
+vide in lui un bell’ufficiale e un perfetto gentiluomo,
+ma non seppe difendersi da un certo
+sentimento di lieve ripulsione, che tentò invano
+di combattere, davanti al viso un po’ duro, alle
+maniere cortesi e compassate, alla conversazione
+precisa e pedante di lui.
+</p>
+
+<p>
+Tre anni dopo, Massimo, nella gioia di aver
+lasciato il collegio per sempre, rivide sua sorella;
+la trovò pensierosa e più seria. Rispose
+alle sue domande dicendo, fra le altre cose, che
+disgraziatamente non si è sempre fanciulli.
+</p>
+
+<p>
+Massimo cominciò la sua vita di piaceri e di
+avventure. Ma in mezzo a tutte le sue follie,
+precocemente maturo, il giovine freddo, noncurante,
+non dimenticò mai la sua diletta sorella
+che gli era sembrata meno felice di quanto ella
+diceva. Restò però assai lungamente assente.
+</p>
+
+<p>
+Quando, ritornato in congedo, prima di andare
+a Pietroburgo, salì le scale del palazzo
+Ricaldi, si sentì commosso. Guardandola, mentre
+la teneva abbracciata, trovò Lina assai cambiata;
+poi, discorrendo, si accorse ch’era inquieta,
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+nervosissima, preoccupata. Non rassomigliava
+più affatto alla sua capricciosa compagna
+d’altre volte. Le prese le mani, lo guardò
+a lungo nelli occhi e le rimproverò di non avere
+maggiore confidenza in lui. Rispose che non
+aveva nulla e scoppiò a piangere.
+</p>
+
+<p>
+Il fatto è ch’era infelice assai, avendo sposato
+suo marito senza conoscerlo, senza sapere cosa
+faceva. Nei primi tempi, egli la spaventava e
+provava per lui una specie di allontanamento.
+Invano si era sforzata di vincersi. Lui, d’altronde,
+non l’aveva certo aiutata a ciò. Severo,
+minuzioso, altero e tirannico, la trattava come
+si tratta un bambino, talvolta come una nemica,
+ed esigeva da lei una sottomissione passiva,
+senza nulla far mai per ottenere il suo affetto,
+mentre viveva, dal lato proprio, perfettamente
+a suo capriccio. Lei non aveva un’amica; non
+andava in società, che ai grandi ricevimenti,
+dove si annoiava molto.
+</p>
+
+<p>
+Massimo fece allora delle rimostranze a suo
+cognato, e questo le accettò quasi umilmente.
+“Ebbi torto in varie cose; me ne accorgo, e ti
+ringrazio di parlarmi franco. Tutto anderà meglio,
+vedrai.„ Così gli disse. In quanto a Lina,
+era tanto contenta di rivedere suo fratello, che
+la sua tristezza si dissipò fino al giorno in cui
+dovette ripartire.
+</p>
+
+<p>
+Massimo se ne andò in Russia, più tranquillo.
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+Oh! se avesse potuto prevedere come rivedrebbe
+la sua sorella adorata!
+</p>
+
+<p>
+Fu solo due anni dopo. Massimo, del tutto
+libero, e continuando a camminare noncurante
+attraverso i suoi successi, era a Parigi. Spesso,
+in mezzo alla sua vita troppo riempita, pensava
+alla sorella. Nei suoi rari momenti di solitudine,
+rivedeva il gabinetto giallo dove le aveva detto
+addio; talvolta, nell’allegria rumorosa di una
+cena, la cara imagine di lei sorgeva improvvisa
+dinanzi a’ suoi occhi. Tuttavia era rassicurato
+sul suo conto. Mentre nel primi tempi dopo la
+loro ultima separazione, Lina scriveva solo raramente
+poche righe sempre improntate di mestizia,
+adesso invece riceveva da lei delle lunghe
+e buone lettere affettuose, nelle quali diceva
+sempre che tutto andava meglio, che suo marito
+era migliore per lei, e non la tormentava
+più. Soltanto, di tempo in tempo, ella si lagnava
+un poco della salute. Alla fine dell’estate, scrisse
+ch’era stata veramente ammalata; che ora si
+sentiva di nuovo bene, e più forte — i bagni di
+mare, a Livorno, avendole giovato assai.
+</p>
+
+<p>
+Dopo queste lettere, Lina rimase a lungo senza
+scrivere. Finalmente Massimo seppe dal cognato
+ch’essa era stata di nuovo male, ma che ora
+si sentiva molto meglio. Ella stessa aggiungeva
+una parola, assicurandolo che non si doveva
+inquietare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
+</p>
+
+<p>
+Decise però di andarla a trovare. Ma non gli
+fu possibile di partire tanto presto come avrebbe
+voluto. Sottili legami di ogni specie lo trattenevano.
+La sua partenza fu ritardata di settimana
+in settimana, di giorno in giorno. Una notte,
+rincasando, trovò un telegramma: “Lina gravemente
+ammalata.„ Partì subito.
+</p>
+
+<p>
+In ferrovia, sentì bene, nella sua angoscia,
+che passava delle ore indimenticabili, ma le ore
+che trascorsero dal momento in cui entrò nel
+palazzo Ricaldi, finchè ne uscì di nuovo per non
+rimettervi mai più i piedi, gli restarono nella
+memoria come un orribile sogno fatto vero, dal
+quale non gli fu più possibile di svegliarsi completamente.
+</p>
+
+<p>
+La casa tutta intera era piena di quei sordi
+rumori, di quel viavai, rapido e silenzioso, che
+annunciano la morte vicina. Vi si sentiva, dalla
+vigilia, un lieve odore d’incenso. I servitori, in
+un’attitudine di circostanza, con la faccia lunga,
+stavano immobili, oppure passavano come ombre
+attraverso le sale, guardando tutto con occhio
+curioso. Soffocati singhiozzi venivano da
+un angolo buio. Sembrava che la luce, entrante
+dalle vaste finestre attraverso le ricche cortine,
+fosse diversa dalli altri giorni, e si era ingenuamente
+sorpresi nel vedere li oggetti al loro
+posto solito, inanimati come sempre, in mezzo
+al fremito che sembrava turbasse l’aria.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
+</p>
+
+<p>
+Lina spirava. Massimo si precipitò nella camera,
+pallido come la morente, tutto il sangue
+essendogli rifluito al cuore. Ella lo guardò in
+faccia coi suoi grandi occhi aperti, senza vederlo.
+La vecchia Sofia, che aveva avuto cura
+della loro infanzia ad entrambi, in ginocchio
+sui talloni e accasciata per terra, piangeva in
+modo straziante. Il medico — attempato e severo — stava
+in piedi dall’altra parte del letto.
+Un uomo seduto in una poltrona si teneva la
+testa fra le mani, in modo che non lo si poteva
+vedere. I lineamenti di Lina, pur conservando
+la loro dolcezza, avevano già preso una rigidità
+terribile. Il dottore la toccò, e fece un cenno del
+capo alli assistenti. Alcuni istanti passarono.
+Erano tutti immobili come la morte. Di tanto
+in tanto un singulto turbava il silenzio solenne.
+</p>
+
+<p>
+Un momento dopo si udì un rumore di passi
+e di voci alte nella stanza vicina. Istintivamente
+tutti si voltarono, e Massimo andò verso l’uscio.
+Mentre varcava la soglia sentì, dietro a sè, a
+prendergli le mani. Era il giovane di cui non
+aveva veduto il viso. Non lo conosceva. Durante
+un secondo guardò, sorpreso, codesto sconosciuto
+che lo guardava a sua volta dolorosamente.
+Ma scorgendo la profonda simpatia
+dipinta sulla sua faccia tutta bagnata di lagrime,
+Massimo non chiese nulla e strinse forte le
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+mani che avevano stretto le sue. Le voci s’incrociavano
+nella stanza vicina. Era Ricaldi, che,
+tutto tremante, interrogava i servitori. Si era
+assentato, da due giorni, credendo a un falso
+miglioramento nello stato dell’ammalata, ed era
+giunto in quel momento. Massimo si avvicinò
+a lui, ma non potè parlare.
+</p>
+
+<p>
+Il giovane era scomparso.
+</p>
+
+<hr class="tbs">
+
+<p>
+Perchè in quella notte insonne il ricordo della
+sua povera Lina gli ritornava in mente in un
+modo così straziante? Tutto si ripresentava alli
+occhi suoi in una chiara e dolorosa visione, e
+si rammentava dei particolari quasi dimenticati.
+Si ricordò del suo soggiorno in campagna in
+un’antica villa abbandonata, subito dopo i funerali,
+e di tutto ciò che la vecchia Sofia gli
+aveva narrato. A sentirla lei, la povera marchesa
+era sempre stata infelicissima; suo marito
+era cattivo con lei e la maltrattava, e lei
+non respirava che quando era via. Il dottore,
+nel quale Massimo aveva piena fiducia, non era
+del tutto del parere della buona donna, e non
+ammetteva come lei che i dispiaceri della marchesa
+avessero precipitato la sua fine.
+</p>
+
+<p>
+“È morta disgraziatamente e semplicemente
+di etisia galoppante; aveva una lieve tendenza
+alla consunzione e non si è curata in tempo;
+quando mi hanno chiamato, era già troppo
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+tardi. Non si muore tanto spesso come si crede
+di malattie morali.„
+</p>
+
+<p>
+Massimo si sforzò di credere alle parole del
+vecchio medico, eppure la sua coscienza gli
+rimproverava molte cose. E perchè Lina, che,
+certo, non aveva avuto un’esistenza calma, si
+era ostinata nelli ultimi tempi a fargli credere
+l’opposto? E perchè l’aveva creduta, e perchè
+era restato tanto tempo senza venire? Intravedeva
+una grande abnegazione, una lotta interna,
+dei sentimenti nascosti e delle sofferenze segrete.
+La sua perspicacità aiutava a farlo soffrire. — Indovinava
+un romanzo. — Diceva bene
+a sè stesso che forse esagerava, e che, sopratutto,
+non avrebbe forse potuto far nulla; ma
+tuttavia, al rimpianto straziante di quel dolore
+del quale sentiva che non si sarebbe giammai
+consolato completamente, si aggiunse un vago
+rimorso.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente Massimo si coricò e dormì d’un
+sonno non tranquillo come al solito. Ma, nei
+suoi sogni, rivide ancora sua sorella, tanto
+amata e tanto soave; gli sembrava udirla mormorare
+indistinte parole, volgendo verso di lui
+il suo sguardo di donna e il suo sorriso infantile.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+</p>
+
+<h3>IV.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Di giorno in giorno la condotta di Massimo
+stupiva più vivamente tutti. Non celava punto
+l’interesse ch’Elisa Valenti destava in lui; troppo
+spesso le si metteva vicino, o la osservava da
+lontano. Essa sembrava imbarazzata dalla persistenza
+di lui ad avvicinarla, e non perciò diminuiva
+la sua tristezza. Però non era con lui
+esattamente come nei primi giorni. Massimo
+non sembrava farle la corte affatto, e meno
+ancora lei accettarla; ma v’era tra di loro qualcosa
+di nascosto. Più ancora delli altri, la padrona
+di casa era sorpresa di ciò che chiamava,
+fra sè, la mancanza di tatto di suo nipote.
+</p>
+
+<p>
+D’Astorre non si dava più la pena di celare
+la sua profonda antipatia per Gorletti. E questi
+gliela restituiva cordialmente, benchè non lo
+mostrasse nei suoi modi.
+</p>
+
+<p>
+La signora Valenti, sola, pareva non si accorgesse
+di nulla. Dal momento della partenza
+di suo marito (che aveva promesso di ritornare)
+era diventata più severa con sua figlia, sebbene,
+a modo suo, capricciosamente, avesse certi
+slanci di tenerezza improvvisa, esagerati, al
+punto di abbracciarla con passione in pubblico.
+Con d’Astorre <i>posava</i> sempre; a momenti fredda
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+e cerimoniosa, poi di una eccessiva gentilezza,
+non esente da civetteria. Ella sapeva, del resto,
+ringiovanirsi a meraviglia e faceva sfoggio di
+acconciature, dalla marchesa dichiarate assurde.
+</p>
+
+<p>
+Elisa stessa non comprendeva troppo l’attitudine
+di Massimo a suo riguardo. Sempre lo pregava
+di non tentar nulla in suo favore, di lasciare
+che il suo destino si compisse; egli rispondeva
+ridendo e continuava come prima.
+Volle esser tenuto al corrente di quanto succedeva
+tra lei e sua madre. Seppe da lei, una
+sera, che fra due giorni il matrimonio verrebbe
+ufficialmente annunziato. Subito dopo, Gorletti
+doveva partire; sua madre e lei rimarrebbero
+ancora una settimana alla villa, mentre colui
+aggiusterebbe i suoi affari, poi si ritroverebbero
+tutti a Milano, dove il matrimonio avrebbe luogo.
+</p>
+
+<p>
+All’indomani, subito dopo la colazione, si partì
+per una lunga gita in carrozza. Come per caso
+Massimo prese posto a fianco della signora
+Valenti e fu assai assiduo presso di lei. Con
+un’abile manovra, aveva quasi costretto Gorletti
+a salire a cassetto vicino a Terzi che guidava,
+mentre Elisa aveva potuto mettersi in un’altra
+carrozza con la marchesa, il medico ed il pittore.
+</p>
+
+<p>
+Una grotta naturale, profonda e buia, dove
+mormorava una sorgente il di cui sottile zampillo
+rigava perennemente la penombra, e di
+cui si andava a bere l’acqua freddissima e di
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+una incomparabile purezza, era lo scopo della
+escursione. Vi si giunge per una stretta valle
+verdeggiante, che, d’improvviso a uno svolgere
+di strada, prende un carattere selvaggio ed alpestre.
+Sotto un’altra roccia a picco tutta umida,
+muscosa e nerastra, sta l’angusta apertura,
+buco nero spalancato nel quale è d’uopo avventurarsi.
+Il bello consiste in ciò: che uscendo
+da un’altra apertura dal lato opposto della montagna,
+si trova un paesaggio tutto diverso, ridente
+e appena mosso. Una terza uscita è praticata
+a mezza strada, nel fianco della roccia.
+</p>
+
+<p>
+Massimo entrò per il primo. La signora Valenti
+prese il braccio di Gorletti. La marchesa
+ed Elisa penetrarono timidamente, scortate dalli
+altri. Non si parlava più. Di tanto in tanto, un
+grido, uno scoppio di riso soffocato, una rapida
+domanda, ed ecco tutto. Ognuno guardava ai
+propri piedi, benchè non ci si vedesse affatto, e
+pensava a sè. — Di qua, signore, — gridava
+l’artista, — non abbiano paura; sono solo i
+primi dieci passi che costano. Dopo la strada
+è facile. — Il medico cadde due volte. Elisa,
+preoccupala, camminava a stento senza troppo
+curare dove andasse. D’un tratto si trovò smarrita,
+cercò di orizzontarsi, e non vi riuscì. Tutti
+erano lontani già; non li vedeva più. Non volle
+domandare. Dopo un istante d’incertezza, udì
+un rumore di passi che ritornavano verso di lei.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Di qui! — disse una voce.
+</p>
+
+<p>
+— Da che parte?
+</p>
+
+<p>
+— Mi dia la mano e non tema di nulla.
+</p>
+
+<p>
+Riconobbe le voce di Massimo.
+</p>
+
+<p>
+— Così, così.... Si lasci guidare, si lasci sempre
+guidare da me.
+</p>
+
+<p>
+— Preferirei esser fuori.
+</p>
+
+<p>
+— Ci saremo fra due minuti, ecco. Vede la
+luce?
+</p>
+
+<p>
+Un momento dopo erano all’apertura laterale.
+</p>
+
+<p>
+— E gli altri? — domandò lei.
+</p>
+
+<p>
+— Hanno attraversato la grotta, come si vede,
+in tutta la sua lunghezza. Noi faremo il giro
+esternamente e li raggiungeremo in tre minuti.
+Ma si riposi, prima, un momento; dev’essere
+stanca.
+</p>
+
+<p>
+E continuò dopo una breve pausa:
+</p>
+
+<p>
+— Non si perda di coraggio. Io sono allegrissimo,
+invece. Tutto va bene; si rassicuri. A proposito,
+bisogna che approfitti di questo momento,
+per farvi una dichiarazione. Signora
+Elisa, io non vi amo; non vi amo affatto. Non
+lo dimenticate; e non abbiate dunque paura di
+nulla. Ma vi salverò.
+</p>
+
+<p>
+Il loro arrivo all’altro ingresso della grotta
+fu accolto da una quantità di domande; ma la
+marchesa aveva l’aria un poco imbronciata, e
+Gorletti stava in disparte.
+</p>
+
+<p>
+Massimo pareva divertirsi assai. Al ritorno,
+<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
+riprese il suo posto a lato della signora Valenti
+e la fece ridere pazzamente per tutta la
+strada. Talora interpellava Gorletti, sempre a
+cassetto, obbligandolo a voltarsi e volendo che
+ridesse lui pure.
+</p>
+
+<p>
+Nell’altra carrozza, quasi non si parlava.
+Elisa contemplava il paesaggio oscurantesi nella
+porpora del tramonto. Cominciava a far freddo
+e una tinta grigia si stendeva sulla via, sulli
+alberi, come un mantello di malinconia invitante
+al sonno, mentre che nelle lontananze le
+tinte dell’orizzonte facevano sognare. Involontariamente
+ammirava, lasciando che i suoi pensieri
+indistinti e dolorosi si modificassero secondo
+i diversi aspetti del cielo.
+</p>
+
+<p>
+Che voleva d’Astorre? pensava. Come s’imaginava
+di poterla salvare? Nessuna speranza
+era possibile. Il suo sagrificio poteva forse venir
+ritardato, ma non vi si poteva sottrarre. Eppure,
+più che mai ciò le sembrava impossibile
+e l’idea sorgeva in lei che qualcosa succederebbe
+forse. Ma che cosa? Le tenebre si facevano più
+fitte intorno a lei, gradatamente e sicuramente,
+come si vedevano a poco a poco distendersi
+sulle campagne. Quale scampo poteva esistere?
+</p>
+
+<p>
+Dopo pranzo, la signora Valenti si avvicinò
+alla marchesa e le disse ch’era un poco inquieta
+sul conto d’Elisa, la quale non le sembrava
+stesse bene. E rivolgendosi a lei:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ragazza mia, sei pallida e non hai quasi
+mangiato, oggi. Sii savia e va a dormire. Prendendo
+delle precauzioni quando si è ancora
+in tempo, si evita talvolta una malattia. Va,
+mia cara, verrò a raggiungerti fra poco, chè
+sono stanca assai io pure.
+</p>
+
+<p>
+Elisa non fu malcontenta d’ubbidire. Sua madre
+la seguì presto infatti, e si assise a’ piedi
+del letto. Là le tenne un discorso che la sorprese.
+Le disse che Gorletti era impaziente ed
+aveva vivo desiderio che si annunciasse il loro
+matrimonio prima di lasciare la villa della marchesa;
+poichè in ogni modo, certi affari urgenti
+lo chiamavano in città al posdomani.
+</p>
+
+<p>
+— Ma, mia cara, giacchè si è aspettato così
+a lungo, e che la cosa è decisa, non è vero?
+tra di noi, non vedo perchè non si aspetterebbe
+ancora qualche giorno. Tu saresti meglio ristabilita
+in salute, e più forte per sopportare tutte
+le noie dei complimenti, delle visite, dei preparativi,
+ecc. (chè, veramente, la tua salute m’inquieta
+un poco e hai bene cattiva cera anche
+oggi); lui, dal canto suo, avrebbe terminato i
+suoi affari e si andrebbe in città tutti assieme,
+ciò che sarebbe pure forse meglio. Intanto, curati
+bene e cerca di riprendere i tuoi bei colori.
+Sai anzi cosa faresti, se volessi seguire del tutto
+i miei consigli? Staresti in camera tua per un
+giorno o due. Egli comprenderebbe allora che
+<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
+ho ragione, che tu hai davvero ancora bisogno
+di un po’ di riposo e che deve moderare la sua
+impazienza. E ti ritroverebbe migliorata in salute
+e più calma....
+</p>
+
+<p>
+— Farò quanto vorrai, — rispose Elisa con
+una rassegnazione che le riusciva facile. E una
+vaga speranza penetrò nel suo cuore, suo malgrado.
+</p>
+
+<p>
+La signora Valenti ebbe all’indomani una
+conversazione con il suo futuro genero, e al
+posdomani egli partì. Valenti giungendo secondo
+la sua promessa, fu un poco stupito di
+tale partenza. Elisa discese solo al terzo giorno,
+per la colazione. Il medico, ch’era salito per vederla
+e le aveva ordinato dei rimedi ch’ella
+non aveva preso, l’aveva anzi fatta rimanere
+a letto per ventiquattr’ore. Aveva anche veduto
+la marchesa più volte, ed il resto del
+tempo era rimasta abbandonata alle sue riflessioni.
+</p>
+
+<p>
+Il non veder più lo sguardo di Gorletti fissato
+sopra di lei, attraverso la tavola, le fu di
+tanto sollievo, ch’ella sentì grave il peso terribile
+del sagrificio chiestole. Tutto il sangue le
+si gelava nelle vene all’idea di diventare la moglie
+di quell’uomo.
+</p>
+
+<p>
+Un inesplicabile sorriso passò sulle labbra
+di Massimo quando seppe ciò ch’era successo
+tra lei e sua madre.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Va bene, — disse, — ciò non mi riesce
+inaspettato.
+</p>
+
+<p>
+E mentre si discorreva un po’ rumorosamente
+intorno a loro, egli aggiunse:
+</p>
+
+<p>
+— Il medico non vi permette ancora di uscire
+di casa, non è vero?
+</p>
+
+<p>
+— Già; non ne ho nessuna voglia, d’altronde.
+</p>
+
+<p>
+— Tanto meglio. Vi devo parlare a lungo.
+</p>
+
+<p>
+Quando, più tardi, si ritrovarono soli, nello
+stesso gabinetto dove per la prima volta Massimo
+l’aveva sorpresa in un accesso di disperazione,
+Elisa non potè impedirsi dal dirgli che,
+ad onta di quel nuovo ritardo, ella non aveva
+speranza alcuna.
+</p>
+
+<p>
+— Avete torto. Vi rammentate che a questo
+stesso posto dove siamo, quando vi ho dichiarato
+che impedirei codesto matrimonio, mi
+avete assicurato ch’era impossibile nemmeno
+ottenere un ritardo? Vi faccio rispettosamente
+osservare che adesso sono venuti, invece, per
+così dire, a domandarvelo, un tale ritardo, e che
+il signor Gorletti non è più qui. Aveva anzi
+una strana figura nell’andarsene.
+</p>
+
+<p>
+— Ritornerà. È invano che lei prova sempre
+di darmi una speranza. Pur troppo il matrimonio
+è ben deciso.
+</p>
+
+<p>
+— No, un tale matrimonio non si farà. È
+rotto. Non ho che una parola da dire per ciò.
+Quell’uomo è partito per non più ritornare. La
+<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
+sua partenza, e tutto quanto è accaduto, avreste
+forse dovuto indovinarlo, è opera mia. Anderò
+fino in fondo. Lungamente ho cercato un
+mezzo per salvarvi, e, lo confesso, senz’alcun
+risultato. Ma, adesso, ho finalmente scoperto.
+È un mezzo assai semplice, benchè un po’ violento.
+</p>
+
+<p>
+— E qual’è questo mezzo?
+</p>
+
+<p>
+— Lo saprete subito. Ma prima lasciatemi
+ancora dirvi poche parole. Perdonatemi d’esser
+costretto a parlarvi di me stesso. Ma è necessario
+per spiegare le cose. Poi mi conoscete
+tuttora assai male, e, lo temo, vi faccio ancora
+paura, sebbene sentiate che vi sono amico.
+Ma siete intelligente, siete un vivente esempio
+di codesta verità troppo ignorata, che si può
+avere un’anima elevata, e, ad onta di ciò, indovinare
+tutto; di più, per la vostra età, avete
+visto molte cose; potrete dunque non offendervi
+di quanto vi voglio proporre.
+</p>
+
+<p>
+— Nulla è possibile, vi dico.
+</p>
+
+<p>
+— Non m’interrompete, e ascoltate, ve ne
+prego. Io sono solo al mondo, non ho più parenti
+vicini, e nessuno è più libero di me. Mi
+si conosce ovunque, conosco moltissima gente;
+vi sono molti che si dicono miei amici, e ne ho
+assai pochi. Pare anche che abbia dei nemici;
+ignoro assolutamente a cosa debbo un tale onore.
+Pieno di difetti, ho però osservato che quando
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+ho ubbidito al mio primo impulso, ho sempre
+agito bene; il che prova che in me l’istinto è
+forse superiore al ragionamento. Conduco una
+vita molto irregolare, e che mi sarebbe difficile
+lo spiegarvi. Resisto difficilmente a’ miei capricci.
+Talvolta rimango a lungo nello stesso
+posto, senza che si sappia perchè; poi parto
+bruscamente; vado dove la sorte mi sospinge.
+Del resto, manco assolutamente di principii e
+credo a ben poche cose; vedete che non mi mostro
+migliore di quel che sono. Ora sapete a
+che sono ben deciso? da un pezzo? È, per mio
+conto, a non ammogliarmi mai. Ho per ciò le
+mie profonde ragioni. Poi detesto il matrimonio.
+Molte cose mi sono indifferenti, e rinuncierei
+volontieri a molti vantaggi; ma, a nessun prezzo,
+non abdicherò mai la mia indipendenza. E la
+stimo così altamente che mai, sotto alcun pretesto,
+assalirei la libertà d’un altro. Sarei dunque
+un pessimo marito, e stupido. Dunque,
+escludo, per me il matrimonio. Me ne infischio
+del mio nome che finirà forse con me, e della
+mia fortuna che passerà in mani straniere, se
+ne resterà. Le cose sociali mi toccano assai
+poco, e non mi commuovo molto per ciò che
+mi riguarda personalmente. Cerco di annoiarmi
+il meno possibile, anche se per giungere a questo
+scopo, devo interessarmi a delle assurdità;
+e in quanto a ciò che succede nel mondo, guardo
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+tutto ciò come in teatro, dalla mia poltrona,
+che certo è una delle migliori. Se posso essere
+utile a qualcuno lo faccio con piacere. Do ben
+di rado la mia amicizia, sul serio, ma la do
+senza riserve. In quanto alla mia fortuna è assai
+considerevole; la fortuna di un lord inglese
+agiato, ricchezza grande in Italia. Non mi è
+stato possibile di rovinarmi, benchè vi abbia
+messo tutta la buona volontà; ora non mi ci
+provo più. Da questo lato mi sono posto in
+quiete. Diedi una smentita a quelli che pretendevano,
+all’epoca in cui spendevo sempre tre
+volte la mia rendita, che nessuna fortuna mi
+avrebbe mai bastato, mostrando loro che con
+solamente una ventina di milioni, o poco più,
+non faccio più debiti. Sono lieto di farvi sorridere....
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma tutto ciò non mi dice....
+</p>
+
+<p>
+— Aspettate. Ecco press’a poco chi sono io.
+Credete ancora che chi dice tanto male di
+me abbia ragione del tutto? Diffidate ancora
+di me?
+</p>
+
+<p>
+— No, credo anzi che siete migliore di quello
+che sembrate....
+</p>
+
+<p>
+— Non è così; sono esattamente come sembro
+a quelli che mi conoscono un poco. Ma
+veniamo al fatto. Forse a quest’ora può darsi
+che non rimaniate oltremodo stupita nel sentire
+il mezzo che ho trovato per salvarvi. D’altronde
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+bisogna accettarlo per questa eccellente
+ragione che non ve ne sono altri.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene! ditemelo finalmente....
+</p>
+
+<p>
+— Io vi sposo.
+</p>
+
+<p>
+Elisa lo guardò fisso, arrossì, si provò a sorridere
+e disse:
+</p>
+
+<p>
+— Mi sembra che il momento sia scelto male
+per celiare. Del resto non sono scorsi tre minuti
+dacchè avete affermato la vostra risoluzione
+di non ammogliarvi mai.
+</p>
+
+<p>
+— Ed è perciò appunto che vi posso offrire
+la mia mano.
+</p>
+
+<p>
+Massimo non scherzava. Spiegò la sua idea
+a Elisa che lo ascoltava muta per lo stupore.
+Lui impegnava la sua parola di gentiluomo di
+non essere mai per lei che un amico; lei sarebbe
+del tutto libera e avrebbe sempre tutta
+la sua stima. Tutto si ridurrebbe a ciò, che
+avendo invano cercato un altro mezzo conveniente
+per impedire il matrimonio con Gorletti,
+aveva pensato che il meglio era d’offrire ad
+Elisa una posizione indipendente e tutta quella
+somma di benessere che può rendere nella vita
+l’assenza di felicità meno dura. Ma non poteva
+far ciò, secondo le leggi del mondo, senza aggiungervi
+il suo nome, e lo dava, non compiendo
+il minimo sacrificio; poichè in tal modo
+faceva uso eccellente di una cosa di cui era ben
+certo che non avrebbe mai sognato di servirsi
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+altrimenti per sè. Si salveranno le apparenze
+per quanto possibile, senza però inquietarsene
+fuor di misura, e, appena che Elisa sarebbe
+stabilita nella sua nuova esistenza, lui riprenderebbe
+la sua vita solita. Un tale progetto lo
+seduceva; riconoscente se lei gli facesse l’onore
+di accettare, sarebbe felice di compiere un atto
+semplicissimo, del quale forse nessuno ancora
+aveva avuto l’idea prima di lui.
+</p>
+
+<p>
+— Mi avete ripetuto più volte, senza dirmi
+precisamente il perchè, che non aspettate più
+nulla dalla vita, che cercate la pace soltanto;
+ebbene, vi offro un palazzo a Firenze, che sarà
+vostro, e dove starete meglio che in un convento;
+trovandovi la tranquillità assoluta e le
+distrazioni che vorrete scegliere, infine un matrimonio
+che non è un matrimonio, e la mia
+semplice amicizia. Se avete bisogno di un consiglio,
+saprò darvelo non più cattivo di quello
+che farebbe un altro. In un certo senso, e per
+questo scopo, è impossibile essere maggiormente
+adatto l’un all’altro di quanto siamo noi.
+Giacchè non vogliamo maritarci nè l’uno nè
+l’altro, ciascuno per i nostri motivi particolari,
+sposiamoci noi per il pubblico. Dal lato mio ci
+troverò pure dei vantaggi, non foss’altro che
+quello di por termine alfine a ciò che si venga
+a farmi delle proposte di matrimonio.
+</p>
+
+<p>
+Elisa sorrise di nuovo. Poi, seriamente, rispose
+<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
+che ad onta della sua stranezza, l’offerta
+era nobilmente generosa, ma che lei non poteva
+acconsentire. Codesta proposta straordinaria
+non la scandalizzò, ma la trovò ineseguibile.
+Tuttavia si sentì profondamente commossa,
+sebbene non lo seppe esprimere.
+</p>
+
+<p>
+Sorridendo, Massimo insisteva, talora in modo
+energico, talora giocoso.
+</p>
+
+<p>
+— No, è impossibile. È impossibile in tutti i
+modi, — ripetè Elisa. — Finirete pure col comprenderlo.
+È mio dovere il rifiutare, dovessi anche
+parere scioccamente ingrata. Vi è ancora
+un motivo più serio di tutti gli altri, che dovrò
+avere il coraggio di confessare....
+</p>
+
+<p>
+Furono interrotti dal brusco ingresso della
+signora Valenti.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! eccoli, — disse a sua figlia. — Ti ho
+cercato dappertutto. È donna Maria che mi ha
+detto ora ch’eri qui col marchese. Non sei dunque
+andata in carrozza con gli altri? Ebbene,
+hai ragione. Quelle trottate, alla lunga, stancano,
+e comincia a fare un freddo al ritorno!... trovo
+ch’è peggio che d’inverno.
+</p>
+
+<p>
+Quella notte Elisa non potè chiuder occhio.
+La proposta stranissima ed inattesa d’Astorre,
+l’orizzonte affatto nuovo che si apriva innanzi
+a lei, le riempivano la testa di pensieri confusi.
+Non poteva dubitarne: Massimo parlava sul
+serio. Aveva trovato modo di mantenere la sua
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+parola; le offriva di salvarla davvero! Gorletti,
+l’orribile incubo delli ultimi mesi, poteva essere
+allontanato per sempre! Poichè, n’era ben sicura,
+sua madre in un tal caso, non esiterebbe
+un momento a mancare di parola. Elisa
+aveva un sol cenno da fare per evitare il precipizio,
+che da tanto tempo s’apriva davanti a
+lei, inevitabile. Le si offriva onorevolmente una
+vita calma, tranquilla, indipendente, circondata
+da tutti i conforti del lusso, e, accettandola,
+avrebbe la felicità negativa alla quale poteva
+ancora aspirare, e ciò rendendo i suoi genitori
+pazzi di gioia! La tentazione era forte. Una soluzione
+bizzarra, magnifica, che l’imaginazione
+non avrebbe saputo inventare e di cui la speranza
+sarebbe stata assurda, si mostrava d’improvviso
+per risolvere il problema finora insolubile
+del suo destino.
+</p>
+
+<p>
+Ma come poteva accettare una proposta tanto
+bizzarra, insolita e troppo generosa, tanto più
+lei, di cui il cuore non viveva solo di un ricordo
+indimenticabile, lei, la cui esistenza monotona
+era tutta riempita da un segreto amato
+e doloroso. Adesso Massimo non le ispirava
+più la più piccola diffidenza. Le pareva di aver
+compreso d’un tratto i lati più nobili di quell’uomo,
+la cui cattiva riputazione era l’opera di
+gente che probabilmente non lo valevano. Ma,
+essendo lei quello che era, poteva forse accettare,
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+in condizioni così eccezionali, e non fosse
+pure che alli occhi del mondo, la mano di un
+uomo che ignorava il passato di lei? Il racconto
+della sua vita, la sua confessione completa, non
+basterebbero a fargli comprendere la necessità
+di un rifiuto? Essa lo credeva fermamente; sentì
+che lo doveva fare, poichè lui meritava la sua
+fiducia intera, codesto uomo elegante, stanco, cinico,
+che solo aveva saputo aiutarla, lui ch’era
+considerato come il più freddo tra gl’indifferenti.
+</p>
+
+<p>
+Intanto, tutti si occupavano di Massimo e del
+suo modo di condursi con la signora Valenti.
+Non si parlava d’altro alla villa. La marchesa
+cominciava ad inquietarsene. Con minore malignità
+delli altri, ella pure si posava però la
+domanda: — Quale può essere il suo scopo? — In
+quanto a donna Maria non poteva contenersi.
+Si disseccava ne’ suoi sforzi per non parlare,
+poi parlava di colpo.
+</p>
+
+<p>
+— Hai veduto? — diceva a suo marito. — Erano
+ancora insieme ieri nel gabinetto là in
+fondo. È una cosa che non ha nome. Chi l’avrebbe
+creduto di un uomo così <i>blasé</i>? Poichè
+infine, Elisa è una buonissima ragazza, ne convengo,
+e anche bellina, se si vuole, ma, dopo
+tutto, cosa può avere di tanto interessante! e
+sopratutto....
+</p>
+
+<p>
+— Ah! donna Maria, — interrompeva il dottore, — l’amore
+non ragiona.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma, insomma, è o non è innamorato, quel
+misterioso d’Astorre?
+</p>
+
+<p>
+— Sapete cosa penso io? Tutto ciò finirà male
+assai; credete forse che vi sia nulla di sacro
+per quelli uomini lì?
+</p>
+
+<p>
+— E ad onta di tutto. Elisa è sempre triste e
+taciturna, — osservò Terzi.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! in quanto a questo, capisci bene,
+quando si hanno avute le storie che ha avuto
+lei, si ha di che rifletterci e rimanere pensierosa
+per un bel pezzo.
+</p>
+
+<p>
+All’indomani, Elisa ripetè a Massimo che gli
+sarebbe profondamente grata per sempre, ma
+che non poteva acconsentire.
+</p>
+
+<p>
+— Se volessi, — disse Massimo, — potrei benissimo
+far senza della vostra accettazione. Basterebbe
+che parlassi con vostra madre. E allora
+per davvero non vi sarebbe più possibile
+rifiutare! Ma, se vi salvo, non voglio che ciò
+avvenga a vostro malgrado.
+</p>
+
+<p>
+Infatti, la signora Valenti era in uno stato
+straordinario di tensione nervosa. Aveva la
+febbre addosso, non sapendo se poteva sperare,
+a momenti piena di paura, poi abbandonantesi
+a sogni inauditi che le sembravano vicino a
+farsi veri, e dai quali si risvegliava per dirsi
+che sognava. Eppure continuava, come aveva
+incominciato, a recitare la sua doppia parte con
+una estrema prudenza; ma se la si vedeva
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+tranquilla e sorridente, non n’era meno agitata
+internamente. Cercava di sapere che si dicesse
+intorno a lei e d’indovinare dal contegno delli
+altri cosa pensassero sulla questione che l’appassionava;
+n’era turbata, dicendo a sè stessa
+con terrore che se un tale stato d’incertezza,
+tra gioie impreviste e difficoltà gravi si dovesse
+prolungare, ne impazzirebbe.
+</p>
+
+<p>
+Massimo aveva dunque ben ragione di parlare
+in tal modo ad Elisa.
+</p>
+
+<p>
+Ma questa s’armò alfine di tutto il suo coraggio,
+e gli disse:
+</p>
+
+<p>
+— Bisogna che vi faccia la mia confessione.
+Giudicherete poi voi stesso. Vi devo raccontare
+tutta la mia vita.
+</p>
+
+<p>
+E allora, lealmente e degnamente, in un modo
+semplice e breve, senza nulla omettere e senza
+nulla esagerare, senza volere nè accusarsi nè
+scusarsi, ella gli disse tutto quanto si è raccontato
+più sopra, la triste storia del suo passato;
+e gli confessò che quell’amore indimenticabile
+non uscirebbe mai dal suo cuore; che non amerebbe
+mai nessuno e nulla al mondo, e che resterebbe
+interamente fedele per sempre all’assente
+che non doveva più rivedere. <i>Lui</i> aveva
+mancato alla sua parola per necessità, ed ella
+trovava ciò così tristamente naturale, che non
+aveva bisogno di perdonargli; ma lei lo amerebbe
+sempre e rimarrebbe sempre la stessa.
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+Lei lo amerebbe eternamente, pur avendo la
+certezza assoluta che nessuna speranza era
+possibile. L’ultima notizia di lui era la notizia
+del suo matrimonio e che si era definitivamente
+stabilito a Bombay. Ritornerebbe d’altronde, che
+lei non lo vorrebbe rivedere. Non sarebbe mai
+sua, ma il suo cuore gli apparterrebbe sempre.
+</p>
+
+<p>
+Quando ebbe finito, Massimo le prese ambo
+le mani, le baciò e le disse:
+</p>
+
+<p>
+— Elisa, quanto m’avete raccontato tanto francamente
+e nobilmente, aumenta la stima profonda
+ed il rispettoso affetto che sento per voi.
+Sono un peccatore indurito, e il mio cinismo
+nella vita vi spaventerebbe: il mondo mi ha
+reso scettico assai e credo facilmente al male e
+di rado al bene; ma le eccezioni provano la regola,
+e in questo mondo basso, volgare e malvagio,
+voi siete una splendida eccezione. Lo
+vedo, ed io non sbaglio. Il vostro racconto mi
+prova più che mai quanto ho ragione di compiere
+ciò che ho deciso di fare; lo desidero
+adesso cento volte più di prima. Lo farei quasi
+anche a vostro malgrado. Ma voi acconsentite,
+non è vero? Giacchè gli ostacoli che credevate
+insormontabili, riaffermano, al contrario, la mia
+risoluzione? Fra poco mi divertirò assai dello
+stupore generale, quando si sappia che vedranno
+una marchesa d’Astorre. Rideremo.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure, sentite....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Cara ragazza, non una parola di più. È
+deciso.
+</p>
+
+<p>
+Sarebbe troppo difficile il dipingere la gioia
+della signora Valenti quando seppe che le sue
+più folli e assurde speranze si sarebbero realizzate,
+e che sua figlia stava per acquistare
+una delle più alte posizioni cui fosse possibile
+ambire in Italia, sposando un uomo, che ad
+onta della sua condotta, era il sogno dorato e
+inaccessibile di tutte le donne. Durò grandissima
+fatica a non parlarne, giacchè si era deciso di
+tenere la cosa segreta per qualche tempo, prima
+dietro preghiera di Massimo e per evitare pettegolezzi,
+e poi per riguardo a Gorletti, sebbene
+la signora Valenti gli scrivesse per dargli congedo
+abbastanza brutalmente, protestando che
+non era stato possibile vincere l’ostinazione di
+sua figlia, e che lei non la voleva forzare! E
+come benediceva ora Elisa di aver tanto resistito!
+Come le sembrava superiore e intelligente!
+Quale fortuna che avesse sempre rifiutato
+tutti i partiti! Non poteva cessare dall’abbracciarla
+e l’accarezzava in un modo materno e
+servile, facendosi umile dinanzi a lei in anticipazione,
+mentre, piena del suo grande segreto,
+non poteva a meno di mostrarsi gaia ed orgogliosa
+con gli altri.
+</p>
+
+<p>
+La marchesa fu eccessivamente stupita quando
+suo nipote le confidò la sua risoluzione, senza
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+beninteso dirle l’esatta verità. Le confessò tuttavia
+che il suo scopo principale era quello di
+salvare Elisa, senza troppo negare (in risposta
+alle domande contorte della vecchia signora),
+ch’egli non contava abdicare alla propria indipendenza,
+e che su questo, lui ed Elisa erano
+perfettamente d’accordo. La marchesa intravide
+un poco la verità, ma non del tutto; e l’idea
+di questo matrimonio le sembrò, in fondo, una
+follia di Massimo, e le parve un poco scandalosa,
+diversa dalle altre; sebbene non ne fosse
+malcontenta da certi lati.
+</p>
+
+<p>
+La curiosità di donna Maria e delli altri rimase
+insoddisfatta. Non seppero nulla di quanto
+succedeva, e certo, ad onta di tutte le loro congetture,
+non indovinarono affatto.
+</p>
+
+<p>
+Ciò che li stupì più di tutto, fu la partenza di
+Massimo, più strana ancora del suo arrivo. Una
+bella mattina, dopo una serata delle solite, durante
+la quale si era soltanto osservato che
+pareva sempre più intimo con Elisa e con la
+signora Valenti, mentre pure si notava che non
+si parlava più del ritorno di Gorletti, la marchesa,
+a colazione, annunciò che suo nipote
+aveva dovuto partire, prestissimo, senza ch’ella
+stessa sapesse il perchè. La signora Valenti
+raggiava.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+</p>
+
+<h3>V.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Il matrimonio si fece due mesi dopo, senza
+alcun apparato e quasi segretamente, alla villa.
+Massimo era stato assente durante l’intervallo
+ed era solo arrivato alla vigilia. La marchesa,
+sempre stupita, e che aveva quasi rinunciato a
+comprendere, non pensò più che a mostrarsi
+amabile, e lo fu squisitamente. Seppe resistere
+alla tentazione fortissima di fare un po’ di predica
+al nipote, che non la intimidiva; e fu meglio.
+Ma, per davvero, non vi rimetteva della
+sua stupefazione.
+</p>
+
+<p>
+La cerimonia ebbe luogo nella piccola cappella
+privata. Gli sposi partirono subito dopo.
+</p>
+
+<p>
+Quando furono soli in un vagone-salone dell’espresso
+tra Milano e Firenze, Elisa sentì più
+intensamente ancora che nei giorni precedenti
+tutta la stranezza della sua situazione. Le sembrava
+essere ella stessa l’eroina di un romanzo
+che venisse raccontato, e recitare una parte,
+non sopra un teatro, ma per davvero, in una
+commedia che fosse la vita medesima. Stupita
+si guardava a giro, come ne accade nei sogni,
+attrice e spettatrice in uno. Massimo, di una
+cortesia fina e discreta, meno famigliare forse
+di prima, ma amichevole, taceva o discorreva
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+con naturalezza, senza maggiore imbarazzo che
+se fosse stato nel <i>tête-à-tête</i> il più solito. Giacchè
+egli possedeva quella scienza tanto difficile
+dei modi, per la quale dovunque e sempre si
+trova la nota giusta. Ma Elisa lo ascoltava e
+rispondeva macchinalmente, distratta. Ella si
+trovava in una di quelle ore in cui il cervello
+lavora da sè e per suo conto e in cui le idee
+si agitano talmente che quasi si neutralizzano.
+È sopratutto in simili momenti che alla domanda: — A
+che pensate? — rispondiamo: — A nulla.
+</p>
+
+<p>
+Le pareva aver perduto il senso della realtà
+delle cose, e la certezza della propria individualità.
+Mentre molti dubbi le attraversavano rapidi
+la mente, provava una tema indefinita di
+agir male e anche di risvegliarsi da quel sogno
+reale quale procurava già l’immenso sollievo
+di sentirsi in salvo, liberata dall’incubo del
+quale aveva tanto sofferto. Alfine poteva respirare
+liberamente, e ciò la stupiva. Qualcosa le
+mancava, e che? chiedeva a sè stessa, e si accorgeva
+ch’era il peso che le aveva oppresso
+il petto fino allora. Mentre tante imagini si
+svolgevano davanti alla sua mente, tutto il corpo
+suo si assopiva in un grande e nuovo benessere
+materiale. Si sentiva quasi in casa sua nel
+vagone ben chiuso cui la lampada rischiarava
+appena. Avvolta caldamente nel suo mantello,
+lontana dalle paure e dalle noie, immobile,
+<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
+sebbene trascinata a tutto vapore verso un posto
+sconosciuto, le sembrava d’essere sollevata
+e rapita a forza da una possanza irresistibile
+e buona, e nel letargo graduale di tutto l’essere
+suo un sentimento quasi involontario di cieca
+fiducia la riempiva, più forte de’ suoi pensieri.
+Abbandonandosi alle sue sensazioni, le sembrava
+fare ciò che doveva.
+</p>
+
+<p>
+Massimo chiacchierava senz’ordine, ma in
+un modo interessante. Poi tacevano, come lo
+possono due amici che non sono imbarazzati
+dal silenzio. Ma, attraverso i suoi sogni svariati
+ed i discorsi del suo compagno di viaggio,
+Elisa ascoltava attenta il rumore regolare e
+cadenzato del treno, e in quel fragore monotono,
+l’orecchio suo scopriva ogni specie di
+musiche imaginarie che parevano una traduzione
+de’ suoi pensieri troppo vaghi in una ritmica
+favella ignota. La notte era fredda. Dai
+vetri ben chiusi non si vedeva che le tenebre,
+solcate talvolta da un improvviso luccicore all’avvicinarsi
+di una stazione. In quell’angusto
+spazio, la sua vita intera le sembrava rinserrata;
+che poteva ancora esserci al di fuori? e
+in quella specie di scatola comoda e calda, circondata
+da gelido buio e corrente attraverso
+lo spazio sopra una traccia di ferro dove nulla
+poteva sorgere, ella intravedeva un simbolo
+del suo nuovo destino.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mi permettete di fumare?
+</p>
+
+<p>
+— Ma certo.
+</p>
+
+<p>
+Egli accese un sigaro. I più insignificanti
+particolari: una portiera mal chiusa, l’impiegato
+venuto a rettificare un errore, un <i>buffet</i>
+inaccessibile, un altro treno che s’incrociava col
+loro, tutto gli porgeva il destro per raccontare
+qualche incidente di viaggio, divertente o strano,
+il comico della sua situazione, un giorno che
+per aver seguito un capriccio o per distrazione,
+si era trovato sopra una linea, mentre i suoi
+bagagli se ne andavano a gran velocità per
+un’altra. Elisa, quasi a suo malgrado, s’interessava
+a quanto egli diceva, per il modo che lo
+diceva, e fu sorpresa ella stessa di sentirsi discorrere,
+famigliarizzata, e narrò a sua volta
+alcune impressioni della sua vita un poco nomade
+e dei suoi ricordi di fanciullezza.
+</p>
+
+<p>
+Poi Massimo le schizzò qualcuno de’ suoi progetti
+per lei. La villa, presso Firenze, dove come
+sapeva andrebbero ora, era stata completamente
+rifabbricata e ristaurata, ed era pronta. — (Ciò
+era stato fatto l’ultima volta ch’egli vi aveva
+dimorato, dopo la morte di sua sorella). — Questa
+villa, d’ora innanzi, le apparteneva. Egli
+aveva ora l’intenzione di passarvi alcune settimane.
+Di là, farebbe delle gite frequenti in città,
+e ne’ suoi altri possedimenti, per affari e per
+rivedere gli amici. Lei potrebbe visitare il vecchio
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+palazzo di Firenze, ch’era pure a sua disposizione,
+e comandarvi le migliorie che crederebbe
+utili, benchè la consigliasse a cambiar
+poco, anche all’interno gli appartamenti avendo
+molto carattere. Aggiunse che l’aiuterebbe in
+tutto ciò, e che l’idea di occuparsi in tal modo
+lo divertiva infinitamente. Lei potrebbe, nella
+società fiorentina, scegliere le sue conoscenze,
+a meno che non preferisse veder nessuno. Se,
+volendo condurre una vita affatto di casa, temesse
+allo stesso tempo la solitudine, sarebbe
+facile — con un po’ di ricerca — il trovarle una
+dama di compagnia. Non avrebbe per caso
+un’amica che potesse invitare a venire per qualche
+mese con lei, o con la quale potesse viaggiare
+se una tale idea le sorridesse? Appena
+avrebbe, in un modo o nell’altro, stabilita la
+sua vita, lui contava ripartire, per Parigi probabilmente.
+Del resto, vicino o lontano, lei potrebbe
+sempre far calcolo sopra di lui.
+</p>
+
+<p>
+Elisa si sentì assai confusa ascoltando codesti
+discorsi, e cercò di esprimergli la sua
+profonda riconoscenza, e assicurandolo che in
+pace e tranquilla non desidererebbe altro.
+</p>
+
+<p>
+— Sono sicuro che non vi pentirete d’aver
+avuto fiducia in me. Ma è tardi per voi; ora
+aggiusterò ogni cosa perchè possiate provarvi
+a dormire. In quanto a me non sarà difficile,
+dormo in ferrovia e ovunque come nel mio letto.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+</p>
+
+<p>
+Preparò tutto, tirò la tendina della lampada,
+poi le diede la buona notte e la lasciò perchè
+si coricasse, poi fumò una sigaretta e si stese
+a sua volta, per addormentarsi quasi subito.
+</p>
+
+<p>
+Ma Elisa non potè pigliar sonno. Guardava
+talvolta Massimo disteso dall’altra parte, talvolta
+i vari oggetti sparsi. I suoi occhi si fissavano
+sulla serratura d’argento d’un sacco da
+viaggio dove la luce si rifletteva, o sul disegno
+complicato di una coperta, e contemplava queste
+cose lungamente. Dopo tutto, la presenza di
+quell’uomo sdraiato non lontano da lei, la stupiva.
+Coricato, egli pareva grandissimo, e quasi
+le faceva paura. Il suo pensiero errava, correva
+assai più rapido del treno, e non in una direzione
+sola; ma in ogni senso, ora non vedendo
+che l’attimo presente, poi perdendosi nell’avvenire;
+poscia, e più sovente, risospingendosi
+nel passato. Più che mai, in quella notte, l’imagine
+di colui ch’ella aveva per sempre perduto,
+sorgeva innanzi a lei per sedurla mestamente,
+e opprimerla senza posa. Quel nome “Giulio„
+pareva si disegnasse continuamente davanti ai
+suoi occhi, invano chiusi.
+</p>
+
+<p>
+Tutti i ricordi, i più soavi e i più dolorosi,
+ritornavano per morderle il cuore; ma pensava
+a quanto il cammino della sua vita aveva ora
+di meraviglioso. Rivedeva delle amiche da lungo
+tempo scomparse, delle compagne d’infanzia,
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+conosciute nei suoi viaggi, e diceva a sè stessa
+che per certo la loro sorte non poteva rassomigliare
+alla sua. Pensava anche a sua madre,
+folle di gioia e d’orgoglio, a suo padre, vanitosamente
+felice lui pure — a Gorletti, furibondo
+e in collera con la sua famiglia, e che lei
+avrebbe probabilmente il piacere di non rivedere
+mai più — e una quantità di particolari
+le riempivano la memoria e si mescolavano ai
+ricordi imperituri del suo perduto amore.
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco, le sue idee si fecero confuse,
+udì sempre più indistintamente il rumore regolare
+del treno, che parve dolcemente cullarla,
+e si addormentò d’un sonno grave e ripieno
+d’imagini. Tra i suoi sogni incoerenti, vide più
+volte una donna di sorprendente bellezza, altissima,
+colossale, che la guardava con due
+grandi occhi neri e risplendenti, e che la riempiva
+di spavento, solo con l’allungare verso di
+lei la sua mano bianca coperta di anelli. La
+riconosceva senza averla mai vista; era la moglie
+di Giulio. Giunse a fuggire e si trovò in
+un salotto di eccezionale ricchezza, dove la marchesa
+Arombelli la teneva abbracciata, come
+proteggendola. Dalla finestra aperta scorgeva
+un paesaggio tropicale stendentesi a una distanza
+favolosa; si vedeva all’orizzonte il grandioso
+profilo vago d’una città con tempii dorati,
+mentre una schiera di elefanti bianchi s’avanzava
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+sopra una strada polverosa. Allo stesso
+tempo le braccia che s’allacciavano la strinsero
+fino a farle male, e una paura istintiva s’impadronì
+di lei, che si mutò in terrore, quando
+s’accorse che al posto della marchesa era Gorletti
+che la teneva strettamente abbracciata, gridandole:
+“Ah! credevi di potermi sfuggire! No,
+m’appartieni, e piuttosto che lasciarti partire,
+ti schiaccierò!„ E sentiva che davvero la stritolava;
+le mancava il respiro. Un grido solo,
+lo sapeva, sarebbe bastato a liberarla, ma l’era
+impossibile di emetterlo, e si sentiva morire
+nella impotenza dei suoi sforzi.
+</p>
+
+<p>
+L’angoscia stessa dell’incubo la svegliò. Albeggiava.
+Una pioggia furibonda batteva contro
+i vetri. Vide Massimo addormentato, e un senso
+di delizioso sollievo la riempì tutta; l’orrenda
+visione che l’era sembrata tanto reale non era
+che un sogno; mentre questo sogno di trovarsi
+sola col marchese d’Astorre, alle sei del mattino,
+in un vagone, e d’essersi sposata a lui,
+questo sogno che, anche desta, le pareva così
+bizzarro, era la semplice e vera realtà.
+</p>
+
+<p>
+Si era oltrepassato gli Appennini ed il paese
+pigliava un carattere più decisamente italiano.
+La campagna si stendeva, d’una tinta calda e
+svariata, con pochi alberi; si vedevano del casini
+di villeggiatura dipinti a colori chiari, con
+i tetti piatti e un terrazzo. La pioggia fina, violenta,
+<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
+spinta obliquamente dal vento mattutino,
+rigava il cielo grigio. Le terre arate, i campi,
+le ville, i contadini conducenti le loro bestie,
+tutto era lavato da quella impetuosa pioggia
+autunnale. Nella fredda luce del mattino, quello
+scenario sempre moventesi, ma uniforme, assumeva
+una malinconia senza espressione, che,
+alla lunga, serrava il cuore e turbava il pensiero.
+Elisa, stanca, guardava inconsciamente
+le fini linee incessanti.
+</p>
+
+<p>
+— Buongiorno, — fece una voce dietro a lei.
+</p>
+
+<p>
+Fu con un sorriso un poco imbarazzato che
+ella stese la mano a Massimo.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, signora marchesa, come ha dormito?
+</p>
+
+<p>
+— Abbastanza bene, grazie, — rispose arrossendo
+un poco.
+</p>
+
+<p>
+Ricaddero nel silenzio e tacquero a lungo.
+</p>
+
+<p>
+Entrambi sognavano diversamente. Quelle ultime
+ore parvero loro assai lunghe. Si arrivò
+alfine. Lasciarono i domestici alla stazione per
+occuparsi dei bagagli, e salirono in un <i>landau</i>
+che li aspettava.
+</p>
+
+<p>
+I cavalli presero un buon trotto e dopo un
+po’ più di un’ora si fermarono alla <i>Villa del
+Giglio</i>, davanti al grande cancello di ferro ornato
+che s’aprì da sè. La carrozza girò sulla
+fina sabbia dei viali, e s’arrestò all’ingresso
+principale, dove scesero.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
+</p>
+
+<p>
+Quelli di casa guardavano Elisa con una intensa
+curiosità che si sforzavano di rendere
+rispettosa. Si servì la colazione in un salottino
+tappezzato di stoffe chinesi dove fiammeggiava
+un gran fuoco.
+</p>
+
+<p>
+Più tardi, cessata la pioggia, Massimo guidò
+Elisa a visitare la villa e il giardino. Tutto le
+piacque. La casa, vecchia di tre secoli, vastissima,
+rettangolare con due ali proeminenti, massiccia
+e di buon stile, stava sopra una lieve
+altura, alla quale si giungeva per l’ampissimo
+giardino, salendo insensibilmente, e donde si
+godeva d’una incantevole veduta. La spianata
+stendentesi davanti alla facciata aveva un particolare
+carattere di gaiezza calma. Si scorgevano
+lontane le molli ondulazioni delle montagne;
+a destra, il simpatico profilo delle colline
+di Fiesole e la cupola di San Miniato. Il
+giardino non era nè abbandonato, nè molto ben
+tenuto; ma sui grandi terrazzi vicini alla casa,
+ci si sentiva dolcemente riscaldati dai raggi
+del sole di novembre, ch’era riapparso, mentre
+s’indovinava quanto doveva essere aggradevole,
+d’estate, la profonda frescura dei viali angusti,
+serpeggianti tra gli alti alberi frondosi.
+</p>
+
+<p>
+Nell’interno, gli appartamenti erano stati abilmente
+ristaurati. Erano grandi sale chiare dalle
+volte ornate di affreschi d’un gusto violento e
+raffinato, nei quali si erano introdotte per quanto
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+possibili le comodità moderne, conservando il
+carattere fiorentino delli stucchi, delle stoffe e
+del mobilio. Le stanze del primo piano, alle
+quali si accedeva per una larga scala di marmo,
+erano assai grandi ed i gabinetti per vestirsi
+avevano press’a poco le dimensioni di un salone
+francese.
+</p>
+
+<p>
+Pranzarono a un tavolino, già tutto pronto,
+accanto al fuoco. Da molto tempo Elisa non
+aveva mangiato di così buon appetito. Massimo,
+allegro come un ragazzo, giunse a farla ridere.
+Stanca dal viaggio, si ritirò presto, non potè
+addormentarsi che assai tardi, ma si svegliò
+poi tardissimo. Dalle finestre i raggi di un sole
+smorto venivano a posarsi sulle tende rosa a
+grandi fiorami del suo letto.
+</p>
+
+<p>
+Varie settimane passarono così. Di giorno in
+giorno le indistinte paure di Elisa si dissipavano,
+ed entrava con maggior confidenza in
+quella nuova e strana vita, che aveva l’apparenza
+della felicità e dove lei trovava una gran
+pace.
+</p>
+
+<p>
+Nessuno sospettò la verità completa. Naturalmente
+in società il matrimonio del marchese
+d’Astorre preoccupò tutti assai. Lo stupore era
+enorme, e da un pezzo se ne parlava in tutte
+le case di Firenze. Nel vecchio nucleo toscano,
+riservato e un po’ pesante, nelle riunioni più
+brillanti e più varie della colonia forestiera,
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+dalle duchesse e dalle cantanti, alle Cascine e
+al club, nei palchetti e nei salotti, non si discorreva
+d’altro. Le ipotesi le più assurde venivano
+formulate con un sangue freddo ammirabile, i
+giudizi più diversi s’incrociavano; si approvava,
+si biasimava, si sorrideva con malignità, si alzavano
+le spalle e si facevano perfino delle
+scommesse. I bene informati (ve ne sono sempre)
+raccontavano come le cose erano successe.
+Da un pezzo, senza dirne nulla e negandolo
+anzi, Massimo voleva prender moglie. La signorina
+Valenti, civetta di prima forza, aveva
+manovrato tanto bene che lui, l’uomo freddo e
+scettico, si era innamorato di lei come un ragazzo.
+Ma non si decideva. Allora i Valenti si
+erano serviti d’un vecchio ebreo arricchito, un
+certo Gosnelli, il quale aveva finto di domandare
+la ragazza in matrimonio, per “far saltare„
+il marchese. Questi, pur comprendendo
+che commetteva una stoltezza, era caduto nel
+tranello come uno sciocco. E si conchiudeva
+che coloro i quali si credono più forti delli altri,
+finiscono sempre così. I Valenti poi, intriganti, — si
+sapeva — avevano giuocato la partita con
+una finezza!...
+</p>
+
+<p>
+— Secondo le sue abitudini, quel pazzo di
+d’Astorre agirà, mi si è detto, come nessuno
+lo farebbe. Figuratevi che mi si assicura che
+ha deciso di non presentare la sposa a nessuno!
+<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
+Vedrete che ora ch’è ammogliato, vivrà
+come un orso.
+</p>
+
+<p>
+Queste parole furono pronunciate una sera,
+verso la mezzanotte, da lady Thompson, nella
+sua sala piena di gente, una delle sale più eleganti
+e più frequentate della città.
+</p>
+
+<p>
+— Ora stanno in campagna, in una solitudine
+completa. Cos’è l’amore! Ecco un uomo che
+cambierà di vita e di carattere da un giorno
+all’altro. E credete dunque, lady Thompson, che
+codesta luna di miele va a prolungarsi indefinitamente?....
+</p>
+
+<p>
+— È ciò che si pretende. Ma badate bene ch’io
+non ne credo nulla. E più esagereranno le cose
+sul principio, più presto finirà.
+</p>
+
+<p>
+— Che volete dire con quell’“esagerare le
+cose?„
+</p>
+
+<p>
+— <i>Pas de bêtises</i>, barone, ve ne prego. Il fatto
+è che non credo che codesta bella marchesina,
+giacchè si dice ch’è bella, adesso, quella Valenti;
+quando la vidi altre volte l’ho trovata
+orrenda, uno scheletro, uno spettro, mia cara;
+ebbene, non credo che quella potrà mai essere
+un buon acquisto per Firenze.
+</p>
+
+<p>
+— Per me, — disse uno dei signori, — Massimo
+è un uomo che si affoga, perduto per
+sempre. Quando il diavolo, invece di farsi eremita,
+prende moglie, e in quelle condizioni, è
+assai peggio, credete a me.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ma staranno qui o a Parigi?
+</p>
+
+<p>
+— Chi lo sa? Si dice però ch’egli abbia comperato
+i cavalli di quel Russo ch’è scomparso
+d’improvviso.
+</p>
+
+<p>
+— Quando si pensa al matrimonio che d’Astorre
+avrebbe potuto fare! — disse una signora.
+</p>
+
+<p>
+L’inattesa notizia del suo matrimonio si sparse
+a poco a poco; fu uno stupore generale, in
+Italia e fuori. Le madri di figliuole da marito
+furono specialmente e dovunque senza pietà
+contro codesta “avventuriera„ che il marchese
+aveva sposato, senza che si capisse il perchè.
+Quante vaghe speranze fondate su nulla, eppur
+vivaci, tagliate nel fiore! Quante ire sorde,
+quante rabbie segrete di donne d’ogni specie,
+in tutte le società! Quanti sorrisi cattivi, quanti
+detti ironici, quanti progetti di vendetta o di
+lotta, quante lagrime nascoste forse! Più sovente
+se ne rideva forte, sicuri che Massimo
+non poteva udire. La curiosità di conoscere la
+marchesa d’Astorre era universale.
+</p>
+
+<p>
+Ma a Firenze l’eccitamento prodotto da quel
+matrimonio fu tale, che non contenti di ciarlarne
+a ogni momento e di raccogliere e spargere
+tutti i pettegolezzi che si mormoravano
+sull’inesauribile soggetto, gli oziosi finirono ad
+appassionarvisi, come di qualcosa che li toccasse
+al cuore. Si finì lentamente d’accordo sopra
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+un punto: che cioè era stato un matrimonio
+d’amore, e che innamorato di sua moglie non
+la mostrava a nessuno, essendo geloso, come
+lo diventavano spesso i cinici quando amano.
+</p>
+
+<p>
+C’è da imaginarsi dunque lo stupore delli
+astanti quando una sera d’improvviso d’Astorre
+entrò al Club e si mise a giuocar tanto forte
+e con tanta persistenza, che all’otto del mattino
+era ancora allo stesso posto e pareva lontano
+le mille miglia dall’abbandonare la partita. Aveva
+fatto il suo ingresso con tanta naturalezza, era
+sembrato così serio e così calmo, talmente come
+al solito, e discorrendo subito come se fosse
+venuto sempre e che nulla fosse accaduto, che
+nessuno osò rivolgergli la minima domanda.
+L’argomento consueto di tutte le sere fu subitamente
+messo in disparte. Venti persone circondavano
+il tavolino da giuoco dov’era Massimo,
+e guardavano la partita con un interesse
+doppio, quello di seguirne le peripezie emozionanti
+per sè stesse, e quello di contemplare
+il giuocatore la cui presenza li sorprendeva
+tanto.
+</p>
+
+<p>
+Nelle altre sale si parlava di lui sottovoce: si
+commentava la sua condotta. Gli scherzi grossolani
+non mancavano, accompagnati da gesti e occhiate
+significative. Quelli stessi che, il giorno
+prima, avevano parlato di Massimo come di un
+cavaliere travestito da pastorello, e nuotante in
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+pieno idillio, dicevano ora: “Mi ci aspettavo. Di
+già; vedete? Ne ha abbastanza; cosa sarà fra
+sei mesi? L’ho sempre detto, d’altronde, non
+poteva finire diversamente.„ — “Vuoi dire incominciare„
+replicò un altro. — “Sentite, signori
+miei„, disse un terzo, abbassando sempre più
+la voce, “propongo che Pierino faccia attaccare
+i quattro cavalli e che si vada tutti a trovare
+la marchesa.„ — “Ebbene?„ chiesero tutti a un
+giovane che veniva dalla sala di giuoco. “Sarà
+un marito sfortunato; vince sempre. Una vena
+incredibile!„
+</p>
+
+<p>
+Fra poco l’interessamento si fece tanto forte
+che la sala da giuoco fu affollata. Si pigiavano
+alli usci. Quelli che cenavano posavano un momento
+la forchetta per andare a dare un’occhiatina,
+e ritornavano a portar notizie. Dei corrieri
+si erano improvvisati tra il club e la casa di
+lady Thompson.
+</p>
+
+<p>
+All’alba, tutti si trovarono ancora lì, immobili.
+Si scorgeva una smorta linea di luce disegnarsi
+dietro le persiane. Le candele sul tavolino, quasi
+tutte consumate, gettavano una fiammella alta.
+L’attenzione era sempre intensa; i giuocatori
+apparivano stanchi. Un giovanissimo principe
+russo, invitato della vigilia, era pallido assai;
+aveva tutto perduto. Solo, Massimo sembrava
+fresco come al principio. Guadagnava ottantotto
+mila franchi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mi accorderete, spero, la mia rivincita domani
+notte, — disse il forestiero.
+</p>
+
+<p>
+— Subito anzi, principe, — rispose Massimo. — Perchè
+lasciare la partita? Stiamo benissimo qui,
+mi pare. Spero che questi signori non siano
+troppo stanchi. Domandiamo da mangiare, che
+per mio conto non mi ricordo più di aver cenato,
+riposiamo un’oretta, e ricominciamo. Coraggio,
+amici miei, la vita è breve!
+</p>
+
+<p>
+— Ma sono le otto del mattino.
+</p>
+
+<p>
+— Che monta! Che si portino dei lumi e che
+si chiudano bene le imposte! Non voglio sapere
+ch’è giorno. Il giorno è ignobile.
+</p>
+
+<p>
+Così fu fatto. Massimo cominciò a perdere.
+Alle tre del pomeriggio aveva tutto riperso;
+poi riguadagnò. Tutti cadevano dal sonno, non
+potendone più, ma continuavano. Nella giornata
+gli spettatori ritornarono; si pranzò e si ripigliò
+a giuocare. Alle otto il principe pregò qualcuno
+di prender le carte in sua vece, e cadde
+d’un pezzo, addormentato, senza che lo si potesse
+smuovere. La rivincita l’aveva avuta; perdeva
+appena pochi luigi. Massimo aveva sviato la
+vena, e guadagnava cinque mila franchi soltanto.
+</p>
+
+<p>
+— A che ora s’è terminata ieri la partita? — chiese
+lady Thompson a’ primi che si presentarono
+da lei quella sera.
+</p>
+
+<p>
+— Non è terminata. Giuocano ancora.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente i giuocatori si alzarono e Massimo
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+partì dal Club, lasciando il campo libero
+al commenti.
+</p>
+
+<p>
+Ma la “partita„ che si giuocava allora al
+club lo interessava assai; prese l’abitudine di
+ritornarvi. Lo si vide nei teatri, da per tutto.
+Sembrava meno ammogliato che mai. Talvolta
+scompariva per un poco, ma poi tornava.
+</p>
+
+<p>
+Costretti di tacere in sua presenza e abituati
+a poco a poco alle stranezze della sua condotta
+che, dopo tutto, non doveva troppo sorprenderli,
+i ciarlatori di società parlarono meno di lui
+dopo qualche tempo; ma una grande curiosità
+li riempiva riguardo alla marchesa d’Astorre,
+e si ricominciò a discorrere di lei quando giunse
+in città. Non fu tuttavia facile il vederla; usciva
+in carrozza spesso di buon’ora, ma sempre a
+ora fissa, e se ne andava a fare un giro alle
+Cascine, nei viali appartati e ancora deserti. In
+fondo, là dove incomincia la campagna, scendeva
+di carrozza e passeggiava all’aria aperta,
+sotto gli alberi dei rami nudi e neri, nettamente
+disegnati sul cielo azzurro, guardante l’Arno
+rigonfio, incessantemente fuggente in flutti giallastri
+di cui il sole dorava magicamente la sporcizia.
+Ma un giorno ella si attardò un poco, e
+al ritorno s’incrociò con tutta la fila delli equipaggi
+e dei passeggiatori. Fu una vera fortuna
+per tutti quelli occhi curiosi. Videro allora un
+equipaggio come da un pezzo non se n’era visto
+<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
+uno simile alle Cascine, d’uno stile inimitabile:
+una <i>calèche</i> deliziosa, un cocchiere magnifico!
+due cavalli bai splendidi, magistralmente
+attaccati, e aventi delle rose alle orecchie, particolare
+che contrastava con la sobria semplicità
+della tinta verde cupa della carrozza e delle
+livree severe, senza ornamenti, ma senza difetti;
+insomma un insieme che sarebbe stato
+approvato a Hyde Park. Alcuni tra i passanti,
+ad onta della loro curiosità, dimenticarono di
+guardar bene la signora, distratti dalle perfezioni
+dell’equipaggio. Quelli che la osservarono
+poterono soltanto intravedere rapidamente una
+signora vestita di nero, elegante e distinta, con
+un velo che le nascondeva il viso. Un’altra
+volta fu vista con Massimo, ma codesto equipaggio
+impareggiabile, ritornava sempre quando
+gli altri andavano.
+</p>
+
+<p>
+Eppure si continuava a credere che Massimo
+amasse molto sua moglie, e ch’ella fosse innamoratissima
+di lui. La sua vita in disparte, un
+po’ misteriosa, e che la curiosità pubblica non
+giungeva a ben capire, doveva confermare una
+tale opinione. Vi fu dunque un grande stupore
+quando, Massimo essendo scomparso da quindici
+giorni, scomparsa che molti attribuivano
+all’impero sempre crescente di sua moglie su
+di lui, si seppe che invece era partito.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
+</p>
+
+<h3>VI.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Con l’aiuto del tempo la società si abituò alla
+presenza tranquilla della marchesa d’Astorre.
+In verità, non dava noia ad alcuno. Solamente,
+siccome bisognava bene che ci si vendicasse
+della sua selvatichezza, della poca premura da
+lei dimostrata a conoscer gente, si sparse la
+voce ch’ell’era di una “povertà di spirito„ veramente
+notevole. La si fece creder stupida. Si
+disse che s’ella si nascondeva, era per paura
+di mostrare — nelle loro conversazioni! — il
+vuoto della sua testolina, e la sua ignoranza.
+</p>
+
+<p>
+Intanto Elisa si sentiva ben sola nei grandi
+appartamenti sontuosi e severi del palazzo di
+Astorre. Uno strano silenzio regnava in quelle
+stanze dalle vôlte tanto alte, coperte d’oro annerito
+dal tempo; in quelle sale dalle ricche tappezzerie
+oscure e impallidite, dalle tende pesanti
+cascanti in pieghe superbe. I folti tappeti
+soffocavano perfino il lieve suono dei suoi passi.
+In un gran letto del cinquecento, a colonne, il
+cui baldacchino blasonato sembrava pesare sul
+suo capo, ella giungeva difficilmente ad addormentarsi.
+</p>
+
+<p>
+I giorni scorrevano, lenti e tutti compagni, e
+le sembrava vivere in uno stato di mezzo sonnambulismo
+<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
+continuo, che toccasse un di mezzo
+tra la letargia ed il sogno. Pensando alle angoscie
+trascorse di recente, al terribile pericolo
+cui era così miracolosamente scampata, ella si
+rimproverava talvolta di non apprezzare abbastanza
+l’immenso benessere della sua nuova posizione.
+Lottò contro l’impigrirsi morboso di
+tutte le sue facoltà e cercò di crearsi una vita
+tranquilla e occupata. Due stanze del suo troppo
+vasto quartiere, le più piccole e le più comode,
+furono addobbate a suo talento, e vi passò le
+giornate, leggendo molto, avidamente. La lettura
+era sempre stata la sua occupazione prediletta;
+ora diventava un bisogno, quasi una
+mania; talvolta interessandosi a un libro al
+punto di dimenticare sè stessa e di mescolarsi
+all’esistenza fittizia dei personaggi; tal’altra leggendo
+per leggere e divorando pagine e pagine
+senza sempre curarsi di capirle tutte. Le dolci
+ed angosciose imagini del suo passato non sorgevano
+più allora dinanzi a lei, ma era invasa
+da una tristezza fisica, lentamente, fino a far tutta
+parte di lei stessa; penetrava nelle sue ossa e
+nella sua carne e circolava col suo sangue.
+Elisa giungeva a dimenticare i suoi pensieri così
+mestamente inutili; ma intanto che la sua
+mente s’interessava a cose estranee, l’incurabile
+malinconia che la opprimeva tutta la inchiodava
+per delle ore allo stesso posto, l’illanguidiva in
+<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
+una posa accasciata, spegneva il suo sguardo
+ed improntava tutto l’essere suo di quella immobilità
+e di quella lentezza piena di lassitudine
+che sono i segni dell’aver rinunciato a
+tutto.
+</p>
+
+<p>
+La lotta era finita; più che mai sentiva il
+vuoto. E sopratutto fuggiva l’ozio materiale che
+permette il lavorio del pensiero. Nei primi tempi
+del suo strano matrimonio, la presenza di Massimo,
+che la rassicurava e l’intimidiva insieme,
+l’aveva costretta a pensare ad altro. Ma ora si
+trovava sola, circondata di lusso, caduta in
+un’esistenza imprevista e sontuosamente calma,
+in una pigrizia che abbisognava sempre combattere.
+E nel suo gabinetto tutto coperto di una
+gaia stoffa a grandi arabeschi, a metà sdraiata
+sopra una poltrona vicina al fuoco, essa leggeva
+un volume dopo l’altro; preferendo i romanzi
+dai quali è difficile staccarsi, pieni d’avventure
+perigliose e drammatiche, e il più possibile
+all’infuori della vita reale. Gli altri — i
+veri — le facevano troppo male. E spesso, col
+libro aperto sulle ginocchia, guardava attraverso
+i vetri l’oscuro palazzo sorgente di faccia,
+e sopra il tetto, una stretta striscia di cielo,
+d’un azzurro risplendente, e così si dimenticava
+a lungo, sognando a quanto aveva letto. Tuttavia,
+attraverso la fabbrica delle invenzioni romanzesche,
+qualcosa d’intangibile penetrava,
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+un velo s’intrometteva, ed era il ricordo del
+passato ognor presente, anche a sua insaputa.
+</p>
+
+<p>
+Qualcuna delle sue antiche amiche erano venute
+a farle visita; Elisa le aveva ricevute, e
+per caso, non ebbe a pentirsene, avendole trovate
+discrete e piene di tatto. Esse però le rimproverarono
+di rinchiudersi in una solitudine
+troppo completa, ed Elisa dovette convincersi
+che fino ad un certo punto avevano ragione.
+A poco a poco lasciò dunque che si allargasse
+la piccola cerchia delle sue conoscenze, pur vivendo
+in una solitudine relativa. Lentamente
+prese qualche interesse a quanto le accadeva
+d’intorno. Certe bellezze dell’esistenza, per sè
+stessa, all’infuori di qualsiasi idea di felicità,
+si rivelarono a’ suoi occhi. Ell’era, ad onta di
+tutto, assai attaccata alla vita; poichè quando
+una creatura è stata creata per vivere il più
+completamente e il più felicemente ch’è possibile
+quaggiù, il gusto della vita le rimane, qualunque
+siano le sventure che gli uomini le infliggono.
+Mai, nemmeno nei momenti di più
+vera disperazione, Elisa aveva desiderato di
+morire.
+</p>
+
+<p>
+Seppe ancora uscire vittoriosa dal suo abbattimento
+profondo. Con uno sforzo, in cui mise
+tutta la sua energia, la reazione ebbe luogo.
+Essa indovinava che la sua posizione e il suo
+modo di vivere facevano nascere molti commenti,
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+e con tutte si rinchiudeva in una grande
+riserva, pur mostrandosi gentile.
+</p>
+
+<p>
+Un giorno, sul piazzale delle Cascine, la bella
+contessa Goffredi, una delle donne più alla moda
+in quel momento, fece accostare la sua carrozza
+a quella di lady Thompson. C’era folla quel
+giorno, in quella specie di salone all’aria aperta
+ch’è il ritrovo generale, e le due carrozze riunite
+furono subito circondate di gente.
+</p>
+
+<p>
+— Ho fatto una scoperta, — disse la contessa.
+</p>
+
+<p>
+— Interessante?
+</p>
+
+<p>
+— Interessantissima; sapete d’onde vengo?
+Dal palazzo d’Astorre. Ho discorso durante <i>più
+di un’ora</i> con <i>lei</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Che! ma se non la conoscevi?
+</p>
+
+<p>
+— Scusa, mia cara, la conosco da ieri. L’ho
+veduta da mia cognata.
+</p>
+
+<p>
+— E subito, contessa, siete andata a farle visita
+oggi?
+</p>
+
+<p>
+— Credo bene. Sapete che sono un po’ curiosa
+e che quando voglio far qualcosa lo faccio subito.
+D’altronde, che male c’è mostrarsi cortese?
+Insomma, ne vengo.
+</p>
+
+<p>
+— E la scoperta?
+</p>
+
+<p>
+— Eccola: quella donna non è punto sciocca.
+Discorre divinamente. Ha perfino dell’ingegno,
+quella donna, ve lo dico io, e se volesse, avrebbe
+anche spirito!
+</p>
+
+<p>
+Intanto Elisa passeggiava sola, secondo il suo
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+costume, in fondo in fondo, scaldandosi al sole
+invernale, ed ignorando completamente il voltafaccia
+dell’opinione che stava compiendosi in
+suo favore, per merito della importante scoperta
+fatta dalla contessa Goffredi. Ed il mutamento
+si compì davvero. Non esser più del
+parere di chi dichiarava la marchesa d’Astorre
+una stupida, divenne una moda raffinata. Bisogna
+poi anche ammettere ch’Elisa stessa, per
+sua propria virtù, e pur continuando a vivere
+a modo suo, aveva finito col conquistare il rispetto
+e la simpatia di moltissimi. D’altra parte
+ciò inacerbì l’opinione dei nemici a qualunque
+costo, l’antipatia dei quali si trasformò quasi
+in odio, senza ch’essi stessi avessero saputo
+dire il perchè, e che, d’allora in poi, trovarono
+che un po’ di calunnia diventava assolutamente
+necessaria.
+</p>
+
+<p>
+Qualche tempo dopo, in una sera di ricevimento
+grande da lady Thompson, l’uscio della
+sala bianca e oro, dove una cinquantina di persone
+si trovavano già riunite, parve aprirsi più
+largo del solito, e si vide la contessa Goffredi
+entrare, accompagnata dalla marchesa d’Astorre.
+Tutti rimasero stupefatti, benchè la padrona di
+casa avesse, dal principio, annunciato una “sorpresa„.
+Era la prima volta ch’Elisa si mostrava
+in società. La vista di lei, data in pascolo alla
+curiosità universale, aguzzò tale curiosità nel
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+mentre la soddisfaceva. Cento sguardi si posarono
+su di lei.
+</p>
+
+<p>
+Elisa parve a grande suo vantaggio; alta, pallida,
+seria e sorridente, quasi bella, assai semplicemente
+e un po’ stranamente vestita, giacchè,
+a modo suo, sapeva acconciarsi. Ad onta di
+quanto si era detto e pensato sul conto suo, si
+era in complesso prevenute adesso in suo favore;
+e doveva piacere.
+</p>
+
+<p>
+Quella sera come sempre, regnava nella sala
+bianca e oro a grandi tende di raso color foglia
+morta ricamate di fiori variopinti, un’atmosfera
+pesante e profumata ch’era l’aria naturale
+dei frequentatori. Quasi tutte le donne
+erano in abito scollato, e quelle spalle bianche,
+fra le quali ve n’erano di assai notevoli, sembravano
+espandersi in quell’aria viziata come
+nel loro elemento; presentavano uno strano
+aspetto di salute fittizia, quasichè quelle donne
+fossero state le piante carnali di quella serra.
+Ve n’erano di una bellezza fine e stanca, le cui
+teste patrizie erano per davvero quelle delle figlie
+degeneri dei modelli delli antichi pittori, e
+che sarebbero certo appena più belle rivestite
+d’un costume fiorentino dell’epoca di Lorenzo
+il Magnifico, anzichè acconciate com’erano con
+la penultima moda parigina mal compresa. Altre,
+invece, straniere o viaggiatrici, indossavano,
+con i raffinamenti più nuovi, quella livrea della
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+suprema moda che crea una specie di frammassoneria
+delle ultra-eleganti dell’oggi; per
+la quale, senza conoscersi, si ritrovano dovunque
+colla stessa pettinatura e con lo stesso insieme.
+Se ne vedevano di giovanissime, il cui
+sguardo spento e sapiente faceva tremare; delle
+vecchie incrostate di belletto, ma con l’aria
+candida. Tentando d’indovinare l’età probabile
+di due principesse russe, due sorelle coperte di
+gemme, e d’una bellezza diversa, ma provocante
+allo stesso grado, si fluttuava tra diciannove
+e quarantacinque anni. Una americana,
+giunta da poco, attirava l’attenzione per la smisurata
+lunghezza della coda del suo abito, contrastante
+con la mancanza di stoffa del corpo
+ch’era certo soltanto simbolico; era una giovane
+sposa che amava suo marito alla follia. Una diecina
+di donne circondavano da vicino la padrona
+di casa, ancora bella assai, e riccamente vestita.
+Le chiacchiere erano femminili; gli uomini formando
+un gruppo a parte; alcuni soltanto si
+piegavano sullo schienale di una poltrona e
+parlavano sottovoce, mentre ammiravano l’effetto
+delle perle sulla bianchezza delle carni.
+Sopra un divano, in un angolo, una spiegazione
+aveva luogo tra un ufficialetto ed una principessa
+romana d’una bellezza maestosa e matura.
+Sopra i canapè di velluto bruno larghissimi
+e bassissimi, sulle <i>chaises longues</i> a schienale
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+fuggente, alcuni giovani ai stendevano con
+un’aria profondamente annoiata. Un cembalo
+verticale, in legno di rosa, stava aperto, e talvolta
+qualunque ne tirava qualche accordo e
+suonava alla sordina le prime battute di un
+valzer. Gli sguardi delli amatori di oggetti rari
+erano attirati da grandi <i>étagères</i> coperte di ninnoli
+preziosi e di statuette di Sassonia, e sul
+folto tappeto violetto, alcune pelli di tigre si
+stendevano, le cui teste dalli occhi di vetro
+sembravano voler mordere coi loro denti acuti
+i piedini raffinatamente calzati.
+</p>
+
+<p>
+Si fumava la sigaretta dappertutto; ma, separato
+dalla gran sala, da un’altra sala un poco
+oscura, si apriva un gabinetto destinato specialmente
+ai fumatori. Questa stanza, tappezzata
+di velluto verde e rischiarata solo da due grandi
+candelabri fiancheggianti il camino in marmo
+nero, offriva un delizioso ritiro, dove le signore
+pure venivano sovente a riposare sulle vastissime
+poltrone di cuoio in una dolce penombra
+e nella tranquillità di una conversazione languida,
+fumavano del tabacco orientale. Talvolta
+però una discussione un po’ viva vi scoppiava,
+oppure vi s’impegnavano per caso di quei discorsi
+in due abbastanza intimi perchè quelli
+che si presentavano all’uscio sovente non ne
+varcassero la soglia.
+</p>
+
+<p>
+Elisa guardava pacatamente ed osservava,
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+dissimulando l’imbarazzo che suscitavano in
+lei i numerosi sguardi fissi. I signori, quasi
+tutti, avevano chiesto di esserle presentati. Sebbene
+accogliesse ognuno col sorriso sulle labbra,
+la si trovò troppo riservata ed un poco
+altiera. Molti non le indirizzarono che tre o
+quattro parole; alcuni cercarono di attaccare
+un discorso seguito. Le donne si mostravano
+fredde, benchè lady Thompson e la contessa
+Goffredi facessero di tutto perchè Elisa si trovasse
+bene. Del resto, Elisa non comprendeva
+più d’una terza parte di quanto si diceva; le
+frasi pronunciate non avendo valore che per il
+sottinteso al quale sarebbe stato necessario
+d’essere iniziata. Si parlavano diversi gerghi
+speciali.
+</p>
+
+<p>
+— Eh! marchesa, che nuove ha di suo marito?
+</p>
+
+<p>
+— Eccellenti; è a Londra.
+</p>
+
+<p>
+— E come va che lei non l’ha accompagnato?
+</p>
+
+<p>
+— Per vari motivi. D’altronde aspetto mia
+madre fra pochi giorni. Viene da Milano per
+farmi visita.
+</p>
+
+<p>
+Un vecchio signore si avvicinò.
+</p>
+
+<p>
+— Sono molto legato con Massimo, marchesa.
+Lo difendo sempre quando lo si attacca, ma sapendolo
+a Parigi quando lei è qui, ho quasi
+voglia di dir male di lui io stesso.
+</p>
+
+<p>
+— S’allontani allora, perchè io non senta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Oh! oh! benissimo.... a meraviglia!... Ma le
+scrive sovente, m’imagino.
+</p>
+
+<p>
+— Assai sovente.
+</p>
+
+<p>
+La contessa Goffredi pose una domanda ad
+alta voce, che fece mutar discorso.
+</p>
+
+<p>
+Frattanto nei gruppi d’uomini non si parlava
+che della marchesa. — Era simpaticissima. Non
+una bellezza, ma v’era qualche cosa. — E poi....
+Sì, ma.... Massimo in fondo era una bestia. — Quella
+donna recita una parte, ma scommetto
+ch’è infelice assai. — Certo, giacchè è innamorata
+pazza di suo marito. — Ne sei certo? — Ho
+delle prove. — Ma come accade?... — Mio
+caro, è semplicissimo; lui ne ha già fin sopra
+le orecchie. Credo bene che lei recita una parte,
+trovo anzi ch’è la più gran posatrice ch’io
+abbia mai veduto. — È una donna fredda. — No,
+è timida. — Oh! timida poi!... — Vi assicuro
+che discorre assai bene; non è vero, Pierino! — Oh!
+io non ne so nulla. Se credete che
+mi voglia far presentare!...
+</p>
+
+<p>
+Ad onta di tutto, codesta prima comparsa
+d’Elisa fu un successo. Molte prevenzioni furono
+distrutte al vederla da vicino. La vecchia
+contessa Gritti dichiarò che si vedeva costretta
+a scusare, fino ad un certo punto, l’assurda
+<i>mésaillance</i> di Massimo.
+</p>
+
+<p>
+Un po’ prima di mezzanotte Elisa si alzò per
+andarsene.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Come? non vuol restare per cena? Sarà
+pronta in un istante.
+</p>
+
+<p>
+Appena fu uscita, parlarono forte tutti insieme.
+</p>
+
+<p>
+— Zitti! — fece lady Thompson, — aspettate
+dunque un minuto!
+</p>
+
+<p>
+Ma non si poteva. Le opinioni s’incrociavano
+come i raggi di un fuoco d’artificio accesi per
+errore tutti in una volta. I servitori che entrarono
+nella sala vicina portando del tavolini già
+serviti per la cena, fecero diversione. Ma, appena
+furono seduti alla piccola mensa, dalle
+tovaglie coperte di cristalli, di bottiglie colorate
+diversamente dai vari vini, eccitati da tutto ciò
+e dai profumi di alta gastronomia, che venivano
+a frammischiarsi al soliti profumi dell’appartamento,
+ognuno ricominciò con maggior lena.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, tregua alle maldicenze! — disse
+la padrona di casa, dopo un momento. — La
+proteggo e le voglio bene. E voi, barone, cattiva
+lingua, tacete!
+</p>
+
+<p>
+— Scusate, non dicevo nulla di male. Al contrario
+sono pieno di moralità. Trovo semplicemente
+che Massimo ha torto d’assentarsi; è il
+mio umile parere.
+</p>
+
+<p>
+— Signori e signore! — gridò quello che tutti
+chiamavano Pierino, — io scommetto....
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, basta, tacete!
+</p>
+
+<p>
+Ma lui finì la frase sottovoce, fra le risate
+<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
+mascoline e la disapprovazione ipocrita delle
+donne.
+</p>
+
+<p>
+All’indomani, un gran numero di biglietti di
+visita furono consegnati al guarda-portone del
+palazzo d’Astorre. Alcuni giovani, senza aver
+avuto nessun invito, chiesero anzi se la marchesa
+fosse in casa.
+</p>
+
+<p>
+Elisa aveva detto la verità: aspettava sua
+madre, e anche suo padre. Arrivarono infatti
+due giorni dopo.
+</p>
+
+<p>
+La posizione dei genitori d’Elisa era stata benissimo
+regolata da Massimo. Aveva ottenuto
+per Valenti un impiego lucrativo abbastanza a
+Milano, e ch’egli desiderava da un pezzo ed era
+completamente adatto a lui, poichè si trattava
+sopratutto di discorrere con molta gente. E la
+signora Valenti adorava Milano, sua città natale,
+ch’ella non aveva dimenticato mai nelle
+sue peregrinazioni. “Far figura„ a Milano — come
+diceva — le sembrava la maggior felicità
+della vita. Ciò non le impediva di aver l’intenzione
+d’andare spesso a trovare sua figlia, la
+sua cara marchesa “che però non voglio disturbare,
+nel gran mondo dove brilla„ aggiungeva,
+facendo sentire tutta la grandezza de’ suoi sacrifici.
+Diceva anche che Firenze le rammentava ricordi
+dolorosi. D’altronde d’Astorre le aveva benissimo
+fatto intendere ch’ella non doveva in nessun
+modo abusare della sua posizione di suocera.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+</p>
+
+<p>
+Adesso Elisa, felice di rivedere i suoi, abbracciò
+suo padre con effusione, e confrontò la
+paura da lei provata in faccia a sua madre
+altre volte, all’affezione semplice che ora sentiva
+per lei, ad onta delle diversità delle loro
+nature. La ricchezza aristocratica del palazzo
+d’Astorre colpì la signora Valenti; ma diede dei
+consigli di abbellimento per le grandi sale, che,
+per fortuna, non furono seguiti. Sposando Massimo,
+sua figlia l’era sembrata così “abile„ che
+le portava sempre il maggior rispetto, e che
+non osava nemmeno troppo insistere quando
+tentava di convincerla d’andar molto in società
+e di prendere il posto che le confaceva. In quanto
+alla stranezza inerente al matrimonio stesso,
+all’assenza prolungantesi di Massimo, alla calma
+d’Elisa che sembrava approvare la condotta del
+marito, di cui non parlava che con l’accento di
+un’alta stima e d’una gratitudine illimitata, la
+signora Valenti se ne stupiva come tutti se ne
+stupivano, ma rimaneva intimidita davanti alla
+riservatezza di sua figlia, e, dopo qualche prova,
+non osò più interrogarla. D’altronde ella usciva
+dalla mattina alla sera, nella carrozza d’Elisa,
+girava, faceva commissioni, andava a rivedere
+tutte le sue antiche conoscenze, per abbagliarle
+coi vestiti nuovi e coi racconti delle splendidezze
+di suo genero.
+</p>
+
+<p>
+— M’hai detto che ti scrive spesso, e non ho
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+ancora visto una sola lettera di tuo marito dacchè
+sono qui, — le disse un giorno.
+</p>
+
+<p>
+— È che probabilmente starà per tornare e
+vorrà farmi una sorpresa.
+</p>
+
+<p>
+Ma, in quel punto, un cameriere entrò con
+una lettera.
+</p>
+
+<p>
+— Sarebbe sua?
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<p>
+— Guarda, che stranezza! proprio al momento
+che lo stavo accusando!
+</p>
+
+<p>
+Elisa lesse rapidamente la lettera, la rimise
+nella busta, e disse che Massimo le annunciava
+il suo ritorno fra quattro o cinque giorni.
+</p>
+
+<p>
+— Non me la fa vedere, — pensò la madre. — Quella
+lettera dev’essere ben fredda o troppo
+tenera.
+</p>
+
+<p>
+Ecco la lettera:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+“Sapete, cara marchesa, che scrivete in un
+modo delizioso? La vostra ultima mi è piaciuta
+assai, e ho dei rimorsi come per un delitto di
+aver così lungamente tardato a rispondervi. Ma
+la mia vita oziosa è così occupata! Non trovo
+tempo per nulla, e ci vuole una tempra come
+la mia per resistere alle fatiche della mia pigra
+esistenza. Parigi è animato come ai suoi più
+bei giorni! L’eroina del momento è sempre la
+Kautgler, codesta attrice diventata celebre in
+quindici giorni, e che fa fremere tutto il teatro
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+per il modo con cui pronuncia una sola parola.
+È sopratutto straordinaria nelle parti fredde e
+malvagie. Ma, se vi volessi mettere un poco al
+corrente, non finirei più, e credo che tutto ciò
+non v’interesserebbe gran che. Vi racconterò
+alcuni aneddoti al mio prossimo ritorno. Queste
+righe non hanno altro scopo che quello di annunziarvelo.
+Partirò, credo, doman l’altro, mi
+fermerò due giorni a Nizza, d’onde schizzerò
+dritto a Firenze. Non credo sarà per starvi
+molto. Sarete in città o in campagna, o avrete
+qualche progetto?... E siete dunque stata da
+lady T....? È un bel stabilimento, ma non mi
+pare che vi ci dovete trovar bene. Pur vivendo
+ritirata, siete stata pur costretta di mostrarvi
+qualche volta; tanto meglio. Credo che un po’
+di distrazione vi gioverà. Tuttavia vi stimo
+troppo altamente per darvi dei consigli.... La
+somma che inviaste a quella povera Marietta
+è insignificante e non valeva la spesa di parlarne.
+Raddoppiate dunque, e non guardate mai
+tanto da vicino a tali cose un’altra volta, nè
+mai. Uno dei peccati capitali mi manca del tutto:
+l’avarizia. Che volete? Non siamo perfetti. Addio,
+mia cara Elisa, cercate di distrarvi, come potete,
+e arrivederci. Vi bacio le mani.
+</p>
+
+<p class="indr">
+“<span class="smcap">Astorre</span>.„
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+</p>
+
+<h3>VII.</h3>
+</div>
+
+<p>
+La spiegazione di codesto problema insolubile:
+il matrimonio di Massimo, per mezzo dell’ipotesi
+di una passione irresistibile, sembrava
+sempre più insufficiente ai curiosi mondani. La
+primavera era giunta, i mesi passavano, Massimo
+al suo ritorno aveva ripreso la sua vita
+libera e svariata, e, dal lato suo, la giovane
+marchesa continuava ad essere savissima, benchè
+fosse evidentemente abbandonata, e si mostrava
+sempre d’una notevole serenità di spirito,
+un po’ malinconica, è vero, ma calma e
+sorridente, e la si vedeva così sinceramente
+affettuosa e buona per suo marito, del quale
+essa sempre altamente si lodava, mostrandogli
+una riconoscenza senza limiti e dei sentimenti
+inalterabili, che non si sapeva più cosa pensare;
+infine si credeva generalmente che Massimo
+l’avesse proprio sposata per amore, ma
+che in lui codesto amore era stato solo un
+violento capriccio, e che, già stanco di sua moglie,
+l’abbandonava senza riguardo alcuno. Le
+“amiche„ compativano Elisa e cominciavano
+a parlarle con un tono di affettuosa commiserazione,
+non esente da una certa gioia sorda e
+mal celata; ma rimanevano poi sempre sconcertate,
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+nel vedere così poco comprese da lei,
+e nell’udire in che modo ammirativo ella parlava
+di suo marito. Si finì però col credere
+che anche in ciò recitasse una parte; alla perfezione,
+non lo si poteva negare. Ma i più maligni
+cominciarono finalmente a mormorarsi
+all’orecchio: “Quella donna è forse straordinariamente
+furba„, e qualche tempo dopo si decise
+che doveva per certo avere un amante. Codesta
+imperiosa necessità una volta ammessa, non
+si poteva più indietreggiare, e siccome essa non
+ne aveva, si tentò, quasi inconscientemente, di
+inventarne uno. Ma era meno facile che non sia
+di solito; era anzi assai difficile. Non si lasciò
+però scoraggiare per così poco.
+</p>
+
+<p>
+Alcuni giunsero, a forza di astuzie e d’insistenza,
+a farsi ricevere dalla marchesa, ad onta
+della consegna. Altri, senza quasi confessarlo,
+le fecero la spia. Fu seguita per le vie quando
+usciva sola a piedi. La cameriera, che aveva
+lasciato una delle più ricche famiglie di Firenze
+per entrare al servizio della nuova marchesa,
+fu abilmente interrogata.
+</p>
+
+<p>
+Ben presto Elisa si accorse, mentre gli altri
+lo avevano già osservato, che un giovane piuttosto
+insignificante che l’era stato presentato,
+si trovava, come per caso, sempre e dovunque
+dov’ella andava.
+</p>
+
+<p>
+Giuseppe Tordini, da tutti chiamato Beppe,
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+figlio di un banchiere felicissimo in affari, ma
+avaro, desiderava una cosa sola: disfare la
+fortuna ammassata da suo padre; e vi s’ingegnava
+assai bene, essendo già noto a tutti gli
+usurai della penisola. Alle Cascine, all’ora in
+cui non vi è ancora nessuno, lo si vedeva a
+cavallo, che seguiva ad una certa distanza una
+carrozza color verde cupo ricercante la solitudine;
+spesso, alla sera, lo si sarebbe potuto
+ravvisare, appoggiato contro la muraglia del
+palazzo d’Astorre, nel momento in cui la carrozza
+rientrava, per approfittare dell’istante di
+arresto, gettando un lungo sguardo attraverso
+i vetri. Senza che si sapesse come vi riuscisse,
+egli si trovava infallibilmente il primo a un ricevimento,
+se Elisa vi andava, o al teatro, s’ella,
+per eccezione, vi si lasciava condurre. Nè brutto
+nè bello, con l’aria stupida ed astuta, insieme,
+correttissimo nel vestire, egli recitava con coscienza
+la sua parte, e sapeva anche servirsi,
+per la sua attitudine di aspirante, della espressione
+malinconica che si dipingeva talora sulla
+sua fisonomia triviale e che non era dovuta
+che alle sue preoccupazioni pecuniarie.
+</p>
+
+<p>
+Non era il solo, d’altronde. Nello stesso modo
+che, nella loro saggezza piena d’esperienza, quei
+signori avevano deciso che la marchesa di
+Astorre non potrebbe restar fedele a suo marito;
+d’altro lato, una mezza dozzina almeno
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+tra i giovani disoccupati che si credevano più
+o meno dei seduttori, s’erano fatto questo ragionamento:
+“Così non la può durare; suo marito
+la trascura. (Essa non lo ama forse già
+più, se pure l’ha amato mai). È una donna giovane,
+bellina e che si <i>annoia</i>; non si diverte
+delle distrazioni mondane; vuol dunque l’amore.
+Perchè non sarei io che?... Attenti dunque e
+mettiamoci avanti!„ E lo facevano a modo
+loro.
+</p>
+
+<p>
+Ma Tordini, che non temeva il ridicolo di cui
+non era capace di accorgersi, era il più audacemente
+sciocco nel seguire il suo scopo. Dotato
+d’un amor proprio volgare e senza limite,
+egli sentiva un gran piacere solo nel compromettere
+la marchesa per quanto potesse; d’altronde
+cominciava anche a innamorarsene o a
+crederlo, ben inteso che, ad onta di ciò, avrebbe
+certo preferito di passare per l’amante della
+marchesa, piuttosto che d’esserne amato senza
+che lo si sapesse. Quando giungeva a vederla
+in casa sua, si sentiva timido assai, e allora,
+disperando di guadagnar mai terreno, diceva
+a sè stesso che sarebbe costretto a contentarsi
+delle apparenze, spinte il più lontano possibile.
+</p>
+
+<p>
+Un pomeriggio, Tordini era stato fermato da
+un amico sotto al portone del palazzo d’Astorre,
+mentre stava per entrarvi, quando un giovinetto
+biondo e pallido, alto assai e tutto vestito
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+di nero, scivolò vicino a loro. Tordini udì il
+guardaportone rispondere allo sconosciuto: “Sì
+signore„ e, un istante dopo, suonò la campana
+annunziatrice delle visite. Ma quando, tutto felice
+di aver incontrato un amico proprio a quel
+posto, entrò a sua volta, gli fu detto che la
+marchesa era uscita. Ciò gli parve assai ambiguo,
+e lo adirò in modo da sentire il bisogno
+di sfogarsi. Codesto semplice aneddoto, narrato
+a tutti, fu una vera fortuna per i curiosi maligni
+che da lungo tempo cercavano il difetto
+della corazza della incomprensibile marchesa.
+</p>
+
+<p>
+Dappertutto e sovente si parlava della indifferenza
+cinica di Massimo, come marito, e si
+dicevano in proposito le cose le più buffe. Tuttavia
+una sera al club, mentre Massimo entrava
+bruscamente, la conversazione rumorosa d’una
+diecina di giovinotti cessò di botto, e successe
+un silenzio imbarazzante. Si vide un lieve aggrottare
+del ciglio sul fronte del nuovo venuto,
+ma bentosto egli si mise a discorrere nel modo
+il più naturale.
+</p>
+
+<p>
+Qualche giorno dopo si recitava una commedia
+nuova al teatro Niccolini. Il teatro era
+pieno. Il sipario era appena calato alla fine del
+terzo atto, quando Massimo entrò in un palchetto
+d’uomini dove si discuteva a voce alta
+sui meriti del dramma. Tordini vi si trovava.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, via, siamo ragionevoli! — esclamò. — Vi
+<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
+può essere lì dentro dello stile, della
+scienza, che so io? tutto quel che volete, ma in
+nome del cielo! è naturale? Chi fra noi si lascierebbe
+ingarbugliare da una donna, come
+quel barone che l’autore vuol renderci interessante?
+Le cose non succedono così, nella vita.
+</p>
+
+<p>
+— E poi, — disse un altro, — è immorale.
+</p>
+
+<p>
+— Io sono per la scuola realista, — soggiunse
+un terzo.
+</p>
+
+<p>
+— Mi piacciono le situazioni forti.
+</p>
+
+<p>
+— Tutto quel che volete, ma domando che
+sia verosimile! Tu, caro mio, sei come Pierino:
+amate le esagerazioni, che io detesto; mi piacciono
+le cose possibili. È come quando Rossi
+recitava le tragedie di Shakespeare! Senza contare
+che fanno sbadigliare, vi chiedo un poco
+se avete mai visto della gente comportarsi come
+quei personaggi? Per i libri è lo stesso: aprite
+un romanzo di Gaboriau o di George Sand....
+</p>
+
+<p>
+— Signor Tordini, fareste meglio a tacere, — disse
+Massimo con gravità. Essi si conoscevano
+poco, di modo che una tale interruzione agghiacciò
+tutti.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè? scusi? — ribattè Tordini, ma
+con la voce mutata.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè è quello che c’è di meglio a fare
+quando si è tanto cretino come lo siete. Vi ho
+sentito molte volte dire delle stoltezze enormi
+parlando di cavalli, di cui vi siete però occupato
+<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
+tutta la vita; imaginati cosa potete dire,
+espettorando opinioni letterarie.
+</p>
+
+<p>
+Tordini si fece pallido.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, andiamo.... — disse un altro con
+un tono che voleva essere conciliante. — Il
+dramma ti dispiace? Ognuno sentì l’inutilità di
+questo tentativo di diversione.
+</p>
+
+<p>
+— Non l’ho nemmeno ascoltato, il dramma.
+Del resto, non mi sono rivolto a te, ma al signor
+Tordini. È forse colpa mia se non lo trovo
+divertente?
+</p>
+
+<p>
+Si guardarono stupiti e, dal loro sguardi, si
+poteva comprendere che avevano tutti la stessa
+idea.
+</p>
+
+<p>
+— Signor marchese, — disse infine Tordini, — credo
+che lei ha voluto offendermi.
+</p>
+
+<p>
+— Lo ignoro, signore, non sono io giudice
+di ciò.
+</p>
+
+<p>
+Tordini si alzò irritatissimo. Lo si trattenne.
+</p>
+
+<p>
+— Calmatevi, in nome del cielo; non facciamo
+scandali qui.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, sì, avete ragione. Ma capirete che
+non la può finire così.
+</p>
+
+<p>
+— Finirà come vorrete, — disse Massimo.
+</p>
+
+<p>
+Codesto duello sorprese tutti: prima perchè
+il modo di agire di Massimo diventava sempre
+meno facile a comprendersi; poi per le condizioni
+dello scontro. D’Astorre aveva la scelta
+delle armi, essendo lo sfidato. Alcuni vani tentativi
+<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
+di aggiustamento furono sinceramente
+proposti dai padrini; molto seccati che non si
+potesse evitare di andar sul terreno; poichè,
+sebbene non vi fosse insulto grave, il duello
+non poteva a meno però d’esser serio. Ecco
+perchè: Tordini, dotato d’una forza muscolare
+più comune, passava per il miglior tiratore di
+sciabola della città, e per non arrischiare d’essere
+stupidamente tagliato in due, i padrini di
+Massimo si vedevano costretti a proporre la
+pistola. Dall’altro lato i padrini dell’avversario,
+pur comprendendo che gli altri avevano ragione,
+lasciavano intendere che d’Astorre non
+sarebbe generoso usando del suo diritto, poichè
+lo si sapeva, alla pistola, terribilmente sicuro
+del fatto suo.
+</p>
+
+<p>
+— Signori, — finì col dire Massimo, — credo
+d’aver trovato una soluzione soddisfacente per
+tutti. Che ne direste se, per tagliar corto alle
+difficoltà che incontriamo, dessimo per una
+volta un buon esempio, scegliendo l’arma dei
+gentiluomini? Domando il permesso di scegliere
+la spada.
+</p>
+
+<p>
+Ciò parve assai originale e non meno serio
+perciò, ma si accettò, non potendosi fare altrimenti.
+Il duello ebbe luogo due giorni dopo.
+Tordini ebbe il braccio passato da parte a parte,
+e dovette stare a letto per sei settimane. Massimo
+aveva scelto il posto dove voleva ferire
+<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
+il suo avversarlo, ma fu lui stesso assai lievemente
+ferito alla mano.
+</p>
+
+<p>
+Si erano battuti alla <i>Villa del Giglio</i>, sopra
+un praticello tutto verde, circondato da alberi
+alti ancora spogli di fronde, verso le dieci del
+mattino. A mezzogiorno, tutti già sapevano
+come le cose si erano passate, e se ne discorreva
+dappertutto, mentre Massimo, contrariamente
+alle sue abitudini, faceva colazione con
+Elisa, avendo voluto rassicurarla con la sua
+presenza, per il caso ch’ella avesse scoperto la
+verità; ma lei ignorava tutto, e credette senza
+fatica alla spiegazione qualunque ch’egli le diede
+della sua mano avviluppata di seta nera.
+</p>
+
+<p>
+— Sapete, — disse Elisa, — che ho dovuto
+fissare un giorno per ricevere: il giovedì dopo
+le cinque. È ridotto alle minime proporzioni. È
+noioso, ma non c’era modo d’esser tranquilla.
+Ciò che m’irrita poi adesso, sono gli ostinati
+che persistono a venire nelli altri giorni. Vorreste
+credere che quell’insopportabile Tordini è
+venuto ancora sabato scorso? per fortuna che
+avevo la mia lezione di musica; senza di ciò,
+i servitori sono tanto sciocchi che lo avrebbero
+forse lasciato passare.
+</p>
+
+<p>
+— A proposito, come vanno le cose col vostro
+protetto?
+</p>
+
+<p>
+— Il mio gran professore? Non male; tranne
+che mi fa pena; ha l’aria tanto infelice!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Come si chiama?
+</p>
+
+<p>
+— Wurtz.
+</p>
+
+<p>
+— È tedesco?
+</p>
+
+<p>
+— Di nome. È nato a Prato.
+</p>
+
+<p>
+— Mi pare che abbia molto ingegno, quel ragazzo,
+ma è ben brutto.
+</p>
+
+<p>
+— E così buffamente vestito, povero diavolo!
+Ma, davvero, è un eccellente musicista.
+</p>
+
+<p>
+— È forse innamorato di voi anche lui, come
+Tordini?
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, Massimo, che sciocchezza!
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia, era semplicemente vero. Quel povero
+musicista si era lentamente e fortemente
+innamorato della gran signora, con la quale,
+tre volte alla settimana, leggeva le sinfonie di
+Beethoven. Si era innamorato di lei, ma ben
+diversamente di Tordini. Contemplava a lungo
+il suo profilo purissimo, quando, cogli occhi
+fissi sulla musica, dimenticava forse la presenza
+di lui, ed egli pensava allora alla suprema
+dolcezza che proverebbe se potesse finire la sua
+miserabile vita consolato da lei, e la vedeva
+seduta al suo capezzale di malato, rivolgendogli
+qualche parola di pietà. E si sentiva impallidire,
+se per caso lei si chinava verso di
+lui, suonando a quattro mani, per vedere dov’era
+giunto sulla musica, o se le loro dita si toccavano
+nel voltare le pagine.
+</p>
+
+<p>
+L’idea era venuta ad Elisa da un pezzo che
+<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
+ritroverebbe una vera distrazione dai suoi pensieri
+nella musica, abbandonata da qualche anno,
+e avendo preso per professore questo Wurtz
+che l’era stato raccomandato da suo padre,
+trovò dapprima che aveva ragione, ma quel
+giovane malinconico non era il maestro adatto
+per lei. Egli l’attristò ben presto col suo atteggiamento,
+e vedendolo evidentemente soffrire,
+non poteva lasciarsi condurre liberamente nel
+mondo sconosciuto dove l’armonia ne trascina.
+</p>
+
+<p>
+Wurtz non osò giammai nemmeno lasciare
+intravedere alla marchesa il segreto che gli
+riempiva il cuore. L’adorava come una santa,
+e, con la meravigliosa intuizione che dà l’amore
+ardente e puro, indovinava ch’essa non era felice.
+L’espressione di quel viso così nobilmente
+calmo — enigmatica per tutti — a lui sembrava
+chiara, vi scorgeva il pallore della rassegnazione.
+Ma sentiva bene ch’ella non soffriva
+come lui; che se aveva perduto ogni speranza,
+non conosceva però più la tortura della passione
+senza rimedio. Le parlava con un rispetto
+profondo, umile e timido, ma quanto il suono
+della sua voce stessa tradiva il suo culto fervente!
+</p>
+
+<p>
+Elisa non aveva compreso subito; e, buona
+con tutti, lo fu con lui. Quando, commosso dalla
+sua bontà, egli le raccontava qualcosa della
+propria vita, le diceva discretamente le sue
+<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
+pene, le sue miserie, l’adorazione sua per l’arte,
+lei lo incoraggiava con simpatia, e una semplice
+parola, insignificante in sè stessa, ma detta
+in un certo modo, gli faceva tutto dimenticare
+per un istante. Ma presto egli arrossiva d’essersi
+lasciato andare a parlare, e vergognoso
+del tempo rubato, le diceva ad un tratto: “Scusi,
+signora marchesa, vuole che ricominciamo questa
+pagina?„
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco egli si accorse che se si sentiva
+talvolta consolato, più spesso soffriva troppo
+d’essere vicino a lei. Il contenersi gli diventava
+ogni giorno più difficile. Elisa lo vide, comprese,
+e ne fu afflitta. Quel grande musicista non sapeva
+dissimulare. Dava la sua lezione ad ogni
+volta un po’ peggio, ed Elisa poteva di meno
+in meno prestare tutta la sua attenzione al fascicolo
+aperto davanti a lei. Invece di distrarla,
+quell’ora passata con quel giovane brutto ed
+infelice, fisicamente e moralmente malato, la
+ripiombava nei pensieri ch’ella sfuggiva. E
+quando la guardava, credendo di non esser
+veduto, lei pensava a quell’altro sguardo profondo
+che una volta si era così spesso smarrito
+nel suo, e ch’ella non rivedrebbe più mai.
+</p>
+
+<p>
+La vigilia di quel giorno, in cui seduta in
+faccia a Massimo, a colazione, discorreva amichevolmente
+con lui, senza sapere ch’egli veniva
+dall’avere arrischiato la vita, Wurtz era
+<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
+giunto come al suo solito, più smorto che d’abitudine,
+e si era messo a dare conscienziosamente
+la sua lezione. Ma, nel bel mezzo di una
+sinfonia, ad uno di quei passi dove sembra che
+l’umanità tutta si assorba nell’infinito, Elisa,
+vedendo le lunghe mani scarne del pianista
+tremare febbrilmente sui tasti, si volse a lui,
+e all’aspetto del suo viso contratto non seppe
+trattenersi dal chiedergli: — Che cos’ha? — A
+tali parole, l’emozione spezzò in lui la volontà,
+e mentre gli occhi gli si riempivano di grosse
+lagrime, s’interruppe d’un tratto per nascondersi
+la faccia tra le mani, e si mise a singhiozzare
+come un bambino.
+</p>
+
+<p>
+Elisa non osò dirgli nulla. Egli si rimise abbastanza
+presto con uno sforzo violento, e rosso
+di vergogna, senza dir verbo, ricominciò la pagina,
+facendo segno col dito, e andò valorosamente
+sino alla fine del pezzo, senza più ardire
+nemmeno di guardarla, poi, finita la lezione, le
+disse: “Mi voglia perdonare, signora„, e dopo
+una pausa: “Devo ritornare?„
+</p>
+
+<p>
+— Ma sì, lunedì come al solito.
+</p>
+
+<p>
+Eppure, ella comprendeva bene che valeva
+meglio non avesse a ritornare.
+</p>
+
+<p>
+— L’ho incontrato l’altro giorno, il vostro
+professore, — continuò Massimo, mentre stendeva
+per la seconda volta la mano sinistra
+verso un piatto; — e sembrava un uomo colpito
+<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
+dal fulmine. Fra di noi: lo credo un po’ pazzo.
+Mentre mi salutava passando, l’ho fermato.
+“Ebbene„ gli dissi, “maestro, abbiamo delle
+pene di cuore?„ Il povero diavolo è diventato
+rosso come bragia. Che dite di ciò?
+</p>
+
+<p>
+— Che volete che vi dica! Aveste torto di
+metterlo nell’imbarazzo; è così timido!
+</p>
+
+<p>
+— Dolente io stesso di averlo turbato, gli
+chiesi se fate dei progressi; lui si turbò ancora
+di più, e mi rispose con poca chiarezza, ma in
+modo da farmi intendere che c’è in voi la stoffa
+di una grande artista. Il che è possibilissimo.
+Lo interrogai allora sul numero delle sue lezioni;
+mi confessò che ne ha pochine, che non
+sa mettersi avanti, farsi valere, che dei forestieri
+talvolta prendono dodici biglietti, poi partono
+bruscamente. Intendo, gli dissi, tutto ciò
+è incerto assai. È d’un posto fisso che avreste
+bisogno. Perchè non concorrete al posto di professore
+ora vacante nel collegio delle fanciulle
+a Pistoia? Replicò ch’era necessario dare un
+esame e sopratutto avere delle raccomandazioni. — Ma
+in quanto all’esame siete sicuro del fatto
+vostro, non è vero? — Perfettamente. — Ebbene,
+soggiunsi, m’incarico io di raccomandarvi.
+</p>
+
+<p>
+— E si presenterà al concorso?
+</p>
+
+<p>
+— Certo, ed otterrà il posto. Ne ho già parlato
+ai membri della commissione. A meno però
+<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
+che non ci teniate assolutamente a non cambiare
+maestro.... Insomma, feci bene?
+</p>
+
+<p>
+— Perfettamente, amico mio. Prima di tutto
+sarò lieta che la sorte di quel povero giovane
+migliori, poi.... non mi distrae, al contrario.
+</p>
+
+<p>
+Elisa uscì per un istante, e ritornando nella
+sala da pranzo, riconobbe la voce di Paolo Goffredi — cognato
+della contessa, un dei pochissimi
+intimi della casa — che discorreva con
+Massimo. Alcune parole, sebbene pronunciate a
+voce bassissima, le giunsero all’orecchio prima
+che varcasse la soglia; apprese il duello. Una
+tale notizia la colpì e la commosse; d’improvviso
+fu assai sorpresa di non aver già sospettato
+la verità. Rimettendosi dallo stupore, entrò
+tuttavia come se nulla fosse.
+</p>
+
+<p>
+Quando, più tardi, spinto da lei, Massimo
+stesso le disse che si era battuto quella mattina,
+assicurandola che vi era stato trascinato
+solo da una istintiva antipatia per Tordini, Elisa,
+senza precisamente saper perchè, si sentì di
+nuovo commossa, ma lo guardò con una espressione
+di grande stupore. Ella pure non giungeva
+a comprenderlo.
+</p>
+
+<p>
+La sua affezione per Massimo, sincerissima,
+aumentava, ma pure non aveva mai saputo disfarsi
+completamente da un certo quale imbarazzo
+che provava davanti a lui. Talvolta si
+sentiva per un’ora del tutto intima in compagnia
+<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
+di lui, poi subitamente, egli le faceva quasi
+paura. Nella perfezione stessa dei lineamenti
+del suo viso, nel suo modo risoluto d’agire in
+ogni cosa, nella sua suprema eleganza, v’era
+qualcosa che l’agghiacciava.
+</p>
+
+<p>
+Qualche volta si lasciavano essendo i migliori
+amici del mondo; poi rivedendolo con altri, le
+sembrava quasi di non conoscerlo più, e che
+perfino la sua voce non fosse più la stessa.
+Spesso, quando egli si dimenticava a discorrere
+nel gabinetto di lei, essa guardava quel profilo
+tanto regolare, quella nobile figura, e pensava
+come fosse che un uomo simile conducesse
+una tal vita. Lui, così buono e generoso, aveva
+talora delle parole che le facevano orrore. Riflettendo,
+ella comprendeva quali dovessero essere
+le seduzioni da lui esercitate, con la sua
+figura, col suo spirito, con la sua stessa freddezza
+e con la incontestabile superiorità emanantesi
+da tutta la sua persona; ma ella pensava
+che se la sorte li avesse avvicinati nella
+sua prima giovinezza, quando l’anima sua si
+apriva all’amore, ella non avrebbe potuto amarlo,
+ed il ricordo le tornava della poca simpatia che
+sentiva per lui quando, con sua madre, lo incontrava
+per caso. Ad onta di tutto, non poteva
+a meno di stimarlo altamente, eppure molte
+cose la urtavano in lui; l’affetto riconoscente
+che gli dedicava era profondo, ma non cieco.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
+</p>
+
+<p>
+Strane ineguaglianze di carattere si ritrovavano
+in Massimo. Si metteva in collera ben di
+rado; ma, se ciò gli accadeva, era con una esplosione
+terribile. Per di più aveva inesplicabili
+puerilità. Un abito mal riuscito gli dava lo
+spleen. Nelle sue ore cattive poteva diventar
+brutale, ed allora egli non si faceva mai vedere
+da Elisa; ma lei lo sapeva. Dava una importanza
+enorme, che sorprendeva Elisa, a tutto
+quanto ha rapporto col benessere materiale.
+Del resto, l’affezione ch’egli risentiva per lei
+aumentava ogni giorno; erano molto sinceramente
+amici e perfino <i>camarades</i>. Massimo
+anzi spingeva ciò fino a parlare talvolta come
+avrebbe parlato ad un uomo, e a raccontarle
+aneddoti ed episodi della sua vita ch’ella non
+giungeva sempre a comprendere e che la stupivano.
+Una parola troppo sincera che sfuggiva
+talvolta a Massimo la scuoteva. Le opinioni di
+lui spesso la turbavano e la rendevano più
+triste.
+</p>
+
+<p>
+Ella aveva poco vissuto, quella povera Elisa
+ancor tanto giovane e che non poteva più nulla
+attendere; il suo cuore aveva conosciuto i palpiti
+supremi e non poteva più battere che debolmente
+per simpatizzare con le sofferenze altrui.
+Aveva molto pensato; eppure osservava
+ora intorno a lei molte cose di cui non aveva
+mai sospettato l’esistenza; codesta società, alla
+<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
+quale ella quasi non si frammischiava, ma
+della quale era una unità, si presentava a’ suoi
+sguardi sotto aspetti finora sconosciuti; nella
+sua nuova situazione di spettatrice, creduta a
+torto chiamata a recitare una parte, non poteva
+a meno d’imparare.
+</p>
+
+<p>
+La contessa Goffredi, che ad onta di molti
+difetti superficiali, era buona ed intelligente, diventava
+sempre più amica d’Elisa, la sola amica
+forse, perchè non le faceva mai nessuna domanda
+e non esigeva confidenza alcuna. Per di
+più, Elisa si era a poco a poco formato un ristretto
+circolo di uomini, fra i quali il più assiduo
+era Paolo Goffredi. Era un bel giovane,
+di un ingegno e di una pigrizia parimenti naturale,
+annoiato e stanco, ma soggetto ad eccessi
+di pazza allegria. Poco colto, possedeva
+però quella rapidità di comprensione, quella
+disposizione a tutto, quella specie di scienza
+embrionaria innata, ch’è il privilegio delli italiani
+intelligenti, dei meridionali in ispecie. Conduceva
+una vita gaia, non aveva per la marchesa
+d’Astorre che un’amicizia rispettosa e
+devota, e gli piaceva di respirare da lei un’aria
+più sana che altrove.
+</p>
+
+<p>
+Le persone dotate di un certo spirito di osservazione
+stimavano di più in più Elisa, e,
+comprendendo che una donna onesta può avere
+una pura e franca amicizia anche con dei giovani,
+<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
+non trovavano nulla a ridire. In quanto
+alli altri, si dividevano in due categorie: prima
+quelli che per un fenomeno facile ad intendersi
+avevano modificato di molto la loro opinione
+sulla marchesa dopo il duello di Tordini, e poi
+gl’incorreggibili, i quali, spinti al peggio, dicevano
+cose orribili, e perdendo la testa, non
+avevano nemmeno più la finezza d’inventare
+delle storie almeno credibili.
+</p>
+
+<p>
+Molte cose, lo ripetiamo, stupivano Elisa, tra
+le altre che ci si ostinasse tanto ad occuparsi di
+lei che così poco si occupava delli altri. Poi la
+vita mondana le pareva sempre più strana. Le
+donne specialmente parlavano un linguaggio
+ch’ella non capiva. Tutti i punti di veduta le
+sembravano falsati, e gli uomini e le donne
+tutti malati moralmente, diversamente ma allo
+stesso grado. I felici della terra soffrono dunque
+quanto i diseredati? diceva a sè stessa, ed inseguono
+la felicità per vie assurde. Sentiva che
+v’era in tutto qualcosa di falso ch’ella non sapeva
+definire e che è forse soltanto una grande
+ingenuità sotto ad una grande corruzione. L’atteggiamento,
+talora triste, talora avidamente
+ostile delle fanciulle, la faceva sopratutto riflettere,
+ed ella lo confrontava al cinismo delli
+uomini e alla diversa fortuna delle maritate,
+alcune schiave, spezzate dalla vita o reiette fuori
+della società, altre trionfanti nel male. Non sono
+<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
+forse quasi spaventevoli, infatti, codeste giovinette
+così ben educate, quando si vedono “nel
+mondo„, e, a seconda dei loro sguardi, della
+loro posa, della loro bellezza, non si deve forse
+tremare o per esse stesse o per gli altri?
+</p>
+
+<p>
+E ch’erano mai tutti quei giovani che sarebbero
+stati tanto insistenti intorno a lei, s’ella
+lo avesse loro permesso? Perchè ve n’era un
+numero così grande, sempre pronti a fingere
+dei sentimenti tanto poco sinceri? E perchè
+Paolo Goffredi, eccezionale, il solo che si mostrasse
+qual’era realmente e non le facesse la
+corte, perchè era spesso d’un umore nero o di
+una gaiezza malsana? quale poteva essere il
+segreto motivo di una tale mancanza d’equilibrio
+morale in un giovane dotato di tutte le
+qualità e che poteva aspirare a tutto?
+</p>
+
+<p>
+In mezzo a codeste riflessioni, Elisa comprendeva
+sempre più la necessità di occuparsi. Le
+sue giornate si divisero regolarmente tra la
+lettura, il cémbalo, il passeggio, in modo da
+lasciare il minor tempo possibile al pensiero.
+Tuttavia godeva anche del lusso di cui Massimo
+esigeva che si circondasse, avendo sempre amato
+le cose belle. La ricerca del gusto vero in tutto
+quanto le apparteneva diventava una delle sue
+migliori distrazioni. La sua vanità femminile — esistendo
+sempre, anche in una vita passiva — trovava
+il suo páscolo insieme al sentimento
+<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
+artistico, ch’era sempre stato fortissimo in lei.
+Era, d’altronde, uno dei mezzi coi quali poteva
+far piacere a Massimo. Confessiamolo subito,
+anche le cose chiamate futili la interessavano,
+e si occupava seriamente delle sue acconciature.
+Chi le avrebbe detto, nelle ore angosciose
+della villa Arombelli, che un giorno verrebbe,
+quando, a malgrado di tutto, ella avrebbe lunghe
+conferenze con una sarta? Le realtà della
+vita s’imponevano a lei, utilmente.
+</p>
+
+<p>
+Ma le ore di abbattimento giungevano lo stesso,
+giornate intere talvolta. Una domenica sera,
+dopo d’aver accompagnato alla stazione suo
+padre, che aveva passata una settimana da lei,
+Elisa ritornava in carrozza aperta. Era una
+pura e splendida sera; il sole tramontato da
+un pezzo, ma la caldura ancora soffocante;
+l’aria pesante s’impregnava di profumi. Le vie
+si riempivano d’una folla animata. Tutto un popolo
+stava fuori. Il cocchiere aveva preso per
+la strada più lunga, ed i cavalli costretti al
+passo, in un concentramento di vetture da nolo
+e di equipaggi, avanzavano a stento. Senza
+troppo saper perchè, Elisa soffriva atrocemente.
+Appoggiata in un angolo della carrozza, si sentiva
+presa da una tale impazienza nervosa che
+guardava quasi con odio la folla e li ostacoli
+che prolungavano la sua attesa. Un male morale
+e fisico insieme l’avviluppava tutta come
+<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
+in una rete di ferro, e s’imaginava che una
+volta rientrata nel suo gabinetto sarebbe guarita.
+Guardava il cielo d’un implacabile azzurro,
+già sparso di stelle, e le vie lunghe e tortuose,
+e le piccole porte chiuse, col loro martello lucido,
+e le larghe aperture spalancate dei neri
+palazzi. Macchinalmente leggeva le insegne delle
+botteghe chiuse, alle quali le sembrava quasi trovare
+un senso concordante co’ suoi pensieri indistinti;
+poi dopo d’aver osservato ne’ suoi più
+minuti particolari il vestito domenicale di qualche
+femminuccia, ricadeva nella sua dolorosa
+meditazione. Delle fanciulle passavano, tenendosi
+per il braccio, con un velo sui capelli
+bruni, e le loro lunghe ed ampie vesti strascinantesi
+a terra discorrendo ad alta voce e mordendo
+gaiamente coi loro buoni denti un qualche
+frutto comperato allora. Una donna del
+popolo, che teneva un bambino per mano, si
+voltava per scorgere più a lungo il brillante
+equipaggio che passava, e certo non sospettava
+che da quella bella carrozza era sceso sopra
+di lei uno sguardo più invidioso del suo.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente Elisa si trovava seduta sopra un
+divano, e sentiva un gran bisogno di riposo,
+quando Goffredi entrò. Gli disse ch’era un poco
+soffrente, pregandolo di scusarla se parlava
+poco.
+</p>
+
+<p>
+— Mi manderete via se vi annoio, marchesa.
+<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
+Del resto sono talmente cupo anch’io questa
+sera....
+</p>
+
+<p>
+Per un bel po’ di tempo non scambiarono infatti
+che qualche breve parola, e talvolta il silenzio
+pareva non dovesse più essere interrotto.
+Rimanevano in faccia l’un dell’altro naturalmente
+con quella famigliarità italiana che concede
+anche di tacere. Ciascuno sognava per
+proprio conto. Elisa sentiva a poco a poco che
+la stretta della despotica angoscia si disserrava
+di quella pena che, senza una ragione definitiva,
+la soffocava; e la crisi passava lentamente; il
+periodo acuto del suo spleen, che in quella sera
+la vista delle cose esterne avevano reso quasi
+insopportabile, finiva. Goffredi pure, dal canto
+suo, si assorbiva nei suoi pensieri intimi, rivoltava
+venti soluzioni diverse nella sua mente;
+sentendosi, lui pure, abbattuto a modo suo, e
+soffriva della pesantezza snervante dell’atmosfera.
+V’erano nella sua vita parecchie difficoltà
+volgari, dei dolori complicati da trivialità le
+quali (stava pensando) non sarebbero state affatto
+comprese dalla donna che gli stava davanti,
+pur tanto intelligente ed indulgente e per
+la quale egli sentiva altrettanta stima quanto
+verace amicizia. E osservandola com’essa appariva
+in quel momento, con la guancia appoggiata
+alla mano e lo sguardo distratto, egli
+rifletteva a quanta compassione gli ispiravano
+<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
+coloro che, seduti al posto invidiato dove egli
+si trovava, non avrebbero nulla compreso di
+una tal donna, e si sarebbero creduti quasi
+obbligati a farle la corte. E sorridendo pensava
+quanto lui ne sarebbe incapace, lui che
+aveva pur la riputazione d’essere intraprendente
+assai.
+</p>
+
+<p>
+Massimo entrò e chiacchierarono un poco.
+Aveva molta simpatia per Goffredi che dal canto
+suo avrebbe fatto qualunque cosa per lui.
+</p>
+
+<p>
+Rimasto solo con Elisa, Massimo le si sedette
+vicino. Sembrava allegro. Da qualche tempo
+passava le sue notti al giuoco. Ad onta della
+sua gaiezza, il suo viso aveva la particolare
+espressione dei giorni cattivi. Dopo un silenzio
+chiese ad Elisa come si sentiva.
+</p>
+
+<p>
+— Così, non male.
+</p>
+
+<p>
+— L’emicrania, ancora?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, un poco, ma va meglio.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene addio. Vado a vestirmi.
+</p>
+
+<p>
+Ma non se ne andò subito. Stette a guardarla.
+Da qualche giorno aveva osservato ch’ell’era
+più nervosa del solito.
+</p>
+
+<p>
+— Non siete brillante stasera, — le disse.
+</p>
+
+<p>
+— No; codesti primi caldi mi abbattono.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, il tempo è greve. Ma mi è venuta l’idea
+che vi può essere un’altra causa alla vostra
+malinconia, una causa nuova, — disse sorridendo
+in un modo speciale. — Potreste essere
+<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
+per cinque minuti, abbastanza poco donna per
+mostrarvi completamente franca e sincera?
+</p>
+
+<p>
+— Massimo! — rispose lei stupita; — sapete
+bene che lo sono sempre con voi?
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene! vediamo.... vi ho io già detto che
+quel povero Wurtz ha ottenuto il posto al collegio
+di Pistoia?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, lo so. Ma a quale proposito?
+</p>
+
+<p>
+— Siate franca. Ne siete contenta?
+</p>
+
+<p>
+— Contentissima per lui, ve lo assicuro. Guadagna
+stentatamente la vita e non è felice.
+</p>
+
+<p>
+— E non rimpiangete le sue lezioni? Non vi
+garbava.... che vi facesse la corte?
+</p>
+
+<p>
+— Basta, Massimo! Perchè mi parlate così?
+In che modo vi possono venire alla mente simili
+idee?
+</p>
+
+<p>
+— Va bene. Scusate, — disse alzandosi. — Ma
+calmatevi. Credo a tutto ciò che mi dite, ma,
+dopo tutto, non ho pensato che delle cose possibilissime.
+Del resto, tutto ciò non mi riguarda.
+</p>
+
+<p>
+Ed uscì canterellando un’arietta.
+</p>
+
+<p>
+Il gabinetto era del tutto buio. Elisa rimase
+a lungo senza muoversi punto, con lo sguardo
+fisso sopra un gruppo di porcellana che si distingueva
+più chiaramente nell’oscurità calante.
+Ascoltava i minimi rumori. Senza accorgersene
+aveva prestato l’orecchio attentamente all’urto
+lieve e decrescente delli usci che si chiudevano,
+<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
+quando Massimo era partito; poi aspettò quasi
+con impazienza il rullìo che doveva produrre
+la carrozza uscendo, ma non si udì nulla. Un
+servitore entrò portando una lampada a paralume
+che depose con silenzio sopra un tavolo,
+coperto da un tappeto rosso che s’illuminò subitamente.
+Il gruppo mitologico fu avvolto d’ombra.
+Suonarono le ore, ripetendosi ai campanili
+delle chiese. Erano i soli rumori del di fuori.
+Elisa soccombeva a una fatica morbosa e pensava
+che farebbe bene ad andarsene a letto, ma
+non poteva alzarsi dal suo posto. La sua mano
+bianchissima, un po’ troppo lunga e magra, coperta
+di anelli scintillanti, si stendeva sul suo
+vestito nero; e le sembrava che non giungerebbe
+mai a sollevarla. In quella penosa indecisione
+la sua volontà non ebbe nemmeno più
+la forza di lottare; cedette vilmente alla prostrazione
+che l’invadeva tutta, e contando talvolta
+alla péndola i minuti interminabili lasciò
+scorrere le rapide ore.
+</p>
+
+<p>
+Il silenzio sembrava aumentasse. D’improvviso
+ella udì un rumore di passi; credette che
+fosse il servitore, ma l’uscio s’aprì e Massimo
+entrò, in abito di sera.
+</p>
+
+<p>
+— Mi credevate già uscito, non è vero? Ci ho
+messo un pezzo a vestirmi, poi sono disceso
+fino al basso dello scalone, ma ho dovuto risalire.
+Vi debbo dire una parola.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa?
+</p>
+
+<p>
+— Vi debbo chiedere scusa.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, stupita, turbata, non trovando parole,
+gli stese la mano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, vi voglio chiedere scusa, — ripetè seriamente. — Lo
+sapete, li uomini come me, anche
+quando non sono nè del tutto malvagi, nè
+del tutto sciocchi, feriscono talvolta le donne
+come voi, senza saperlo, o senza poterselo impedire.
+Mi dev’essere accaduto spesso; e questa
+sera in un modo imperdonabile a’ miei occhi.
+Ora, una volta per tutte, bramo che mi perdoniate
+e che mi promettiate di non dare più valore
+che non meritano alle assurde parole che
+mi possono sfuggire.
+</p>
+
+<p>
+— Siete già perdonato.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie. Ero desolato, vedete, mia cara Elisa,
+essendomi accorto che siete assai malinconica
+in questi giorni, di aver accresciuto la vostra
+tristezza così stoltamente. Infatti ecco il risultato.
+Siete rimasta lì nel vostro cantuccio a riflettere
+al male che vi aveva fatto, a sognare
+tristamente a tutto quanto non può a meno di
+rendere foschi i vostri pensieri. Davvero, ve
+lo assicuro, non potevo uscire senza rivedervi.
+Ecco, mi sono accorto da poco di una
+cosa, e ve la voglio dire: la mia amicizia
+per voi è più grande ancora di quello che
+credevo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Siete buono, lo so. Le vostre parole mi
+fanno bene, e vi ringrazio dal fondo del cuore
+di essere ritornato. Ma ora, andate, addio.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, me ne vado più contento. Sentite
+una cosa ancora, prima che parta. Sapete che
+non amo le frasi e che non sono tenero. Ma
+ve lo devo dire stasera, una volta per sempre:
+vi voglio bene fraternamente.... un po’ anche
+forse come un padre.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene! intimidite talvolta un poco la vostra
+sorella, ma, Massimo, essa ha per voi un
+affetto maggiore di quello ch’ella sappia dimostrarvi,
+e che voi crediate.
+</p>
+
+<p>
+Le baciò la mano.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, siete una sorella per me; avete preso
+il posto di quella che perdetti. — Le aveva più
+volte parlato della povera Lina. — E vi voglio
+bene come un fratello, ma assai meglio di
+quanto i veri fratelli sappiano amare, — soggiunse
+con amarezza.
+</p>
+
+<p>
+Le teneva sempre la mano, vi fu una lunga
+pausa.
+</p>
+
+<p>
+— Addio dunque, — riprese Massimo senza
+però ancora alzarsi, — devo andare al teatro.
+</p>
+
+<p>
+— Andate allora, è già tardi assai.
+</p>
+
+<p>
+— Sì tanto più che una.... persona mi vi
+aspetta. Ma bah! che importa, — riprese gaiamente. — A
+proposito, sapete chi è che mi
+aspetta? Indovinate!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
+</p>
+
+<p>
+Elisa sorrise quasi suo malgrado per il subito
+mutamento di tono di Massimo.
+</p>
+
+<p>
+— Indovinate! — ripetè.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come volete che indovini?
+</p>
+
+<p>
+— Arriva da Milano.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò non mi mette sulla buona strada.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene! Non è altro che la contessa Lassardi.
+</p>
+
+<p>
+— Davvero? Da quanto è qui?
+</p>
+
+<p>
+— Da tre giorni. Pare, se oso così parlare, — continuò
+quasi comicamente, — ch’è sempre
+innamorata di me. Ma non ne dite nulla; mi
+piace che mi si creda discreto.
+</p>
+
+<p>
+— Non ne ho ancora mai saputo nulla.
+</p>
+
+<p>
+— Tò, è vero, non ne potete saper nulla. Eppur
+tutto ciò rimonta a una data.... Andiamo
+dunque, silenzio! Addio, e dormite bene.
+</p>
+
+<p>
+— Addio, e grazie!
+</p>
+
+<p>
+Egli la baciò in fronte ed uscì.
+</p>
+
+<p>
+Cinque minuti dopo, ella udì il rumore della
+carrozza che passava sotto il portone.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
+</p>
+
+<h2>PARTE SECONDA.</h2>
+
+<h3>I.</h3>
+</div>
+
+<p>
+La vita del marchese e della marchesa d’Astorre
+cambiò poco nei due anni che seguirono.
+Massimo non si pentì mai di ciò che aveva
+fatto, d’essersi ammogliato in apparenza, alli
+occhi del mondo. Salvato da qualunque tentazione
+di matrimonio, e sempre completamente
+libero, divertendosi della curiosità ch’eccitava,
+contento di sapere Elisa tranquilla e di vederla
+invidiata, lusingato nel suo amor proprio e nel
+suo permanente desiderio di stupire la folla,
+aveva al tempo stesso la coscienza di aver
+compito una bella e buona azione, rarissima.
+Anche da lontano, godeva della felicità materiale
+d’Elisa, ch’era opera sua, di lui; e l’affetto
+che le aveva dedicato gli procurava una intima
+soddisfazione. Era un’amicizia che gli avrebbe
+<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
+permesso di restare dieci anni senza vederla,
+ma per la quale egli non la poteva dimenticare,
+una intimità che si rinnovellava sempre dopo
+ogni lunga assenza, e che lo spingeva a parlarle
+con l’abbandono che si prova con un vecchio
+compagno. Sì, benchè l’amicizia sia pur
+possibile tra un uomo e una donna, Elisa era
+per lui ancor più un <i>amico</i> che un’amica. Come
+sarebbero rimasti stupefatti se avessero potuto
+sapere la verità, quelli che lo credevano innamorato
+di sua moglie! S’egli per caso si ricordava
+ch’Elisa era una donna, il suo “amico„
+si trasformava allora in una sorella, ed ecco
+tutto.
+</p>
+
+<p>
+Massimo rimase assente a lungo, a Parigi e
+a Londra; poi fece parte di una missione straordinaria
+diplomatica in Svezia; come sempre,
+fu assai osservato dappertutto, seducendo i conoscitori
+col gusto raffinato del suo lusso, divertendo
+tutti con la sua conversazione scintillante
+e con i suoi atti talora più paradossali
+ancora dei suoi discorsi, con la sua animazione
+e con la sua freddezza, con la sicurezza delle
+sue mosse e con il suo atteggiamento noncurante.
+Ebbe con una giovane ereditiera inglese
+un romanzetto di cui si ciarlò assai, e che aveva
+un lato drammatico e un lato comico. Due volte
+si guastò con la Kautzler e rifece la pace. Guadagnò
+ora moltissimo al giuoco — lui che altre
+<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
+volte aveva tanto perduto — come inseguito da
+una fortuna insolente.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia egli si annoiava spesso. La monotonia
+derivava per lui dalla varietà stessa della
+sua esistenza, ed i mezzi ch’egli così largamente
+possedeva per appagarsi tutti i capricci, gli facevano
+più fortemente sentire la vanità della
+loro realizzazione. Si possono acquistare tutti i
+godimenti, ma è impossibile procurarsi un solo
+desiderio. Pensava spesso che si deve ritrovare
+molto più vera varietà, molto più colore in una
+vita apparentemente uniforme, nella quale ciascun
+particolare acquista un’importanza vitale,
+che in una vita come la sua; che forse l’interesse
+esiste solo nel proseguimento di uno scopo
+unico. Le sue antiche idee di ambizione gli tornavano
+allora, sentiva il peso della sua intelligenza
+infruttuosa ed era ripreso dalla tentazione
+di trarne partito e di cercare qualche
+parte importante da recitare.
+</p>
+
+<p>
+Nel terzo anno del suo matrimonio, Massimo
+rimase per molti mesi senza mai farsi vedere
+a Firenze; mai non era stato così a lungo assente.
+Quando vi ritornò nello stato d’animo
+che si è descritto ora, giunse pieno di progetti
+d’ogni specie, ancora non definiti.
+</p>
+
+<p>
+Durante tutto quel tempo, Elisa, dal canto suo,
+si era piegata sempre un poco più alle realtà
+della vita, mentre la società si era un poco abituata
+<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
+a lei. Fu amata senza speranza, fu corteggiata
+invano; si continuò a dire di lei il
+maggior bene e il maggior male; ella non si
+fidò mai che delle rare amicizie esperimentate
+e sincere. Aveva continuato a vivere in una solitudine
+relativa, mostrandosi assai benefica,
+riconoscente e rassegnata, occupata e tranquilla,
+ed aveva anche un pochino viaggiato. Si era
+un tantino mutata; al morale, aveva trovato
+l’equilibrio ed una quasi serenità che non aveva
+mai sperato poter raggiungere; al fisico, si era
+singolarmente abbellita. Le donne hanno talvolta
+come una fioritura inattesa. Trovò nelli
+esercizi raccomandati dai medici un tale benessere
+e una tal pace, una così sana e vera distrazione
+dai suoi pensieri, che vi si dedicò con
+anima. Sovente, alla mattina, montava a cavallo,
+e cullata dai movimenti cadenzati del nobile
+animale, respirando a pieni polmoni l’aria fresca
+che le accarezzava il viso, sentendo i suoi
+occhi riempirsi di luce e ammirando senza riflessione
+la bellezza delli alberi verdi sull’azzurro
+del cielo, ella si sentiva possentemente
+vivere, di quella buona esistenza quasi vegetale
+ch’è il migliore controveleno dei sentimenti
+morbosi. Fortificata da codesta vita regolare,
+igienica e facile, il suo corpo erasi magnificamente
+maturato, il suo colorito aveva acquistato
+una trasparenza e una freschezza affatto
+<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
+nuova, e l’espressione indelebilmente malinconica
+della sua fisionomia rendeva più seducente
+la fioritura della sua persona; il contorno rotondo
+del suo viso contrastava col suo sorriso
+rassegnato, la purezza dei suoi occhi col loro
+sguardo profondo.
+</p>
+
+<p>
+Massimo osservò questo mutamento. Occupatissimo
+nei primi giorni, non ebbe tempo di
+pensarvi, e vide poco Elisa. Un dubbio gli attraversò
+la mente, però. Quale poteva essere
+la causa di un tale nuovo rigoglio di bellezza?
+Forse che una vita nuova era sorta in lei?
+Amava forse qualcuno? — E qui bisogna che
+abbiamo il coraggio di dirlo, a rischio di scandalizzare:
+scettico e fraterno insieme, Massimo
+non era geloso. E nemmeno aveva sul così
+detto onore coniugale le idee generalmente ammesse.
+E non amando Elisa, e non volendo occuparsi
+di lei che come amico, non era mai
+stato geloso in nessun modo; aveva allontanato
+il musicista Wurtz, solo per la paura che attristasse
+Elisa e forse la compromettesse senza
+volerlo; e la scena che termina la prima parte
+di questo volume, se non è stata male interpretata,
+avrà mostrato a qual punto egli sarebbe
+stato indulgente — e perfino cinico — riguardo
+a Elisa.
+</p>
+
+<p>
+La osservò tuttavia per curiosità, e si convinse
+ben presto della falsità del suo dubbio.
+<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
+Ma guardandola non poteva persuadersi di avere
+davanti alli occhi la stessa donna di prima.
+L’aveva sempre trovata simpaticissima; ora,
+quasi inconsapevole, l’ammirava.
+</p>
+
+<p>
+Del resto, la vedeva di rado, costretto ad andare
+un poco dappertutto, era ricercato assai
+dopo la sua lunga assenza. Vari affari lo reclamavano,
+e si occupava di diversi progetti ancora
+non ben definiti. Talvolta lo si voleva convincere
+a rientrare in diplomazia, e non sempre
+vi si mostrava mal disposto; allora gli si dimostrava
+che poteva aspirare a tutto.
+</p>
+
+<p>
+Tale era la situazione, quando, semplicemente
+e senza scossa, quasi per caso, le cose cambiarono
+ad un tratto.
+</p>
+
+<p>
+Vi fu un ballo da un vecchio diplomatico
+austriaco in ritiro, ma la cui influenza politica
+era ancora grande, una festa magnifica, avente
+al tempo stesso un carattere ufficiale. Un’ora
+del mattino scoccava già, quando Massimo — sempre
+in ritardo come d’abitudine — salì lo
+scalone tutto coperto di fiori del sontuoso palazzo
+dove il barone di K. aveva da poco preso
+la sua dimora. Elisa, rimasta tutto il giorno
+nella incertezza, aveva finito col dichiarare che
+non sarebbe andata. Come al solito, molti sguardi
+si voltarono verso l’uscio per il quale d’Astorre
+fece il suo ingresso, nel bel mezzo dell’animazione
+della sala da ballo. Ad onta della sua
+<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
+estrema amabilità e della modestia voluta del
+suo atteggiamento, egli imponeva. Avanzava
+frammezzo ai gruppi, lentamente, portando
+molto elegantemente i numerosi ordini che coprivano
+il suo abito, sorridendo e cercando di
+farsi strada per giungere fino al padrone di
+casa che lo aveva visto e gli veniva incontro.
+Il barone discorse abbastanza lungamente con
+lui, poi furono separati dalla formazione di una
+contradanza. Massimo continuò il suo giro dell’appartamento
+fermato ad ogni istante, costretto
+talvolta a ritornare sul suoi passi, sempre osservato
+e avendo sempre l’aria di non accorgersene
+punto. Nella sala del <i>buffet</i>, si sentì toccare
+il braccio; era lady Thompson che volle assolutamente
+presentarlo, al passaggio, ad una
+napoletana, bellissima, arrivata di fresco, e della
+quale già si parlava assai.
+</p>
+
+<p>
+— Come la trovate? — gli chiese un giovinotto
+che aspettava per parlargli il momento in
+cui lascerebbe quelle signore. — È la bellezza
+del momento.
+</p>
+
+<p>
+— Mediocre, mio caro; non c’è una sola vera
+donna, qui, stasera. Me ne vado a fumare.
+</p>
+
+<p>
+Ma, mentre si avviava verso l’estremità dell’appartamento,
+attraversando una sala quasi
+vuota, dovette fermarsi. Una donna che non riconobbe,
+vedendole solo la schiena, attirò la
+sua attenzione. Si voltò due volte per ammirare
+<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
+la sua grazia, la sua sveltezza unita alla imponenza,
+le sue magnifiche spalle, e l’acconciatura
+caratteristica.
+</p>
+
+<p>
+La sala da fumare era piena di gente e vi si
+cicalava rumorosamente. Massimo n’ebbe subito
+abbastanza; gettò la sigaretta e ritornò
+nella sala da ballo. Entrandovi incontrò la contessa
+Goffredi che gli disse ch’Elisa lo cercava.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come! È qui?
+</p>
+
+<p>
+— Già; l’ho decisa io verso le undici, e siamo
+venute insieme. Ma, eccola, la vedete, là, che
+entra a braccio del generale.
+</p>
+
+<p>
+— Dove?
+</p>
+
+<p>
+— Là in fondo. Andate ad incontrarla.
+</p>
+
+<p>
+La marchesa d’Astorre s’avanzava lentamente,
+dando il braccio ad un vecchio in uniforme e
+per lei succedeva una specie di ondulazione
+nella folla, poichè tutti si spingevano per vederla
+o si scostavano con ammirazione per lasciarla
+passare. Mai il cambiamento accaduto
+in lei era apparso così visibile, mai il nuovo
+carattere della sua bellezza si era tanto accentuato.
+Il suo aspetto eccitava la curiosità, poichè,
+per uno di quei casi che succedono talvolta
+alle donne le più oneste, aveva combinato quasi
+inconsciamente una di quelle <i>toilettes</i> provocanti
+che obbligano, in un ballo, gli uomini a parlarsi
+piano, all’orecchio, mentre le donne, con un
+sorriso maligno, lanciano le loro osservazioni
+<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
+le più acerbe e le meno sincere. In Italia la
+moda delle vesti <i>collantes</i> cominciava appena
+appena in quel momento, e mentre le altre sfoggiavano
+ancora delle sottane un po’ rigonfie di
+stoffe leggiere coperte di nodi e di cianciafruscole,
+Elisa, un po’ vergognosa del troppo grande
+successo della sua <i>toilette</i> parigina, era serrata
+come in un fodero semplice di un raso rosa
+pallidissimo, con una corazza assai lunga e
+stretta, e di cui solo la coda era ricoperta d’una
+massa di trine e di fiori. Dalla sua vita sottilissima,
+s’allargava un busto maestoso che pareva
+affatto nuovo e fatto per l’occasione, e
+delle spalle meravigliosamente rotonde e candide
+e un collo d’una rara purezza di linee,
+senza nessuna gemma. L’acconciatura della testa
+ne mostrava la forma, e da una folta massa
+di capelli serrati sulla nuca, folleggiava qualche
+piccola ciocca. In un atteggiamento modesto
+e lievemente imbarazzato, ma camminando
+sicura, ella s’avanzava sempre, gettando talvolta,
+nel passare davanti ad uno specchio, uno
+sguardo lungo de’ suoi occhi azzurri, come per
+ben riconoscere sè stessa. D’un pallore sano,
+il suo viso si armonizzava singolarmente con
+la tinta del vestito, il cui taglio ardito contrastava
+invece con la serietà della sua fisonomia
+e con la mestizia del suo sorriso. Uno scultore
+non avrebbe forse troppo ammirato quel genere
+<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
+di vestito, che affilando ed allungando troppo
+la vita, marcando troppo le forme, sembra voler
+correggere l’esemplare della donna dato da Dio,
+ma avrebbe certo lodato le braccia alle quali i
+lunghi guanti nulla toglievano della loro classica
+bellezza. V’era folla intorno al quadrato
+dove stava Elisa, e il suo cavaliere non le poteva
+quasi parlare, perchè ad ogni momento
+qualcuno si avvicinava per mormorarle una
+frase. Evidentemente non si vedeva che lei, e
+mai era stata tanto circondata. Massimo comprendeva
+ciò più che non si sarebbe creduto,
+poichè, chi avrebbe indovinato ch’era d’improvviso,
+lui pure, sotto il fàscino?
+</p>
+
+<p>
+Alla fine della quadriglia, Elisa lo vide, e
+venne a sedersi presso a lui, raccontandogli
+come lo avesse cercato inutilmente fino allora.
+Mentr’essa parlava, Massimo, con gli occhi
+bassi, ascoltava invece ciò che gli diceva una
+breve scarpina di seta rosa che oltrepassava
+l’orlo della veste. Poi rialzò il capo, e ammirando
+Elisa da vicino e in ogni particolare, non
+poteva rimettersi del tutto dalla prima sorpresa
+che gli aveva cagionata l’apparizione di lei.
+</p>
+
+<p>
+— Non mi piace questo vestito, — soggiunse lei. — Mi
+si guarda troppo. E voi, come mi trovate?
+</p>
+
+<p>
+— Tanto bella che non vi ho riconosciuta.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie per il complimento, — rispose ridendo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma lui non sorrideva nemmeno. La guardava
+serio, con uno sguardo freddo, fissamente e in
+un modo che la seccava un poco. Parlarono
+ancora di cose indifferenti; poi vi fu un silenzio.
+Il viso di Massimo si oscurava. Silenzioso,
+non sembrava volesse muoversi. Lei non ardiva
+alzarsi. L’orchestra attaccò un valzer. Essi
+stavano vicinissimi all’uscio per il quale passavano
+le coppie. Elisa lasciò ancora cadere
+una parola di tempo in tempo, alla quale Massimo
+non rispondeva più; era ingolfato in una
+meditazione piena di sogni dalla quale non fu
+risvegliato che dal silenzio dell’orchestra, quando
+il valzer cessò. Girando gli occhi intorno, non
+si sentì come al solito. Gli pareva che lo si osservasse,
+e che si osservasse Elisa vicina a lui.
+Pensando che si doveva trovar strano di vederlo
+così, presso “sua moglie„, lasciò sfuggire
+un lieve scoppio di riso, e come Elisa
+gliene chiedeva il perchè, le rispose un po’ brutalmente
+per la prima volta. Elisa che si sentiva
+nervosa in quel momento, ne fu assai sorpresa,
+e un po’ offesa, più che non lo sarebbe
+stata in qualunque altra occasione. Era lei che
+adesso osservava lui; e sempre non osava alzarsi.
+Massimo, punto di mira di molti sguardi,
+si sentiva leggermente ridicolo.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, — disse alfine, — non vi muovete
+dunque più? non ballate? non andate al <i>buffet</i>?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ella rispose molto dolcemente:
+</p>
+
+<p>
+— Avevo promesso alla contessa che sarei
+andata a cena con lei e i suoi amici. Ma sono
+un poco stanca e non ne ho voglia; la carrozza
+è già venuta.... preferirei quasi andarmene a
+casa.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo allora! Ne ho abbastanza anch’io
+di questo ballo. Vi accompagnerò.
+</p>
+
+<p>
+Elisa si alzò senza nulla aggiungere.
+</p>
+
+<p>
+— Venite da questa parte. Conosco l’appartamento.
+Di qua è più corto.
+</p>
+
+<p>
+E, attraversando una serra deserta, infilarono
+un corridoio di disimpegno, e si trovarono subito
+in anticamera. Ma dalla prima sala d’ingresso,
+molte persone allungarono il collo per
+vedere la marchesa d’Astorre a braccio di suo
+marito.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, un po’ attristata, chinava il capo, mentre
+Massimo respirava il profumo speciale che
+emanava da lei, e sentiva la rotondità del suo
+braccio sul suo.
+</p>
+
+<p>
+L’aiutò a ben coprirsi, e discesero soli lo
+scalone. A metà v’era un grandissimo specchio
+incorniciato da alti arbusti. Vi si videro insieme.
+Era una bella coppia che si rifletteva in quello
+specchio.
+</p>
+
+<p>
+Abbasso, il guardaporta fece avanzare il <i>coupé</i>.
+Elisa vi salì, e Massimo rimase un minuto con
+un piede già nella carrozza, mentre il servitore
+<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
+vi arrampicava a cassetto. Ma d’un tratto cambiando
+idea, si ritirò, chiuse, sbattendola violentemente,
+la portiera e fece cenno al cocchiere
+di partire.
+</p>
+
+<p>
+Poi accese un sigaro e se ne andò a piedi.
+</p>
+
+<p>
+Tre giorni passarono senza ch’Elisa rivedesse
+Massimo. Durante codesto tempo riflesse molto
+sulla strana condotta di lui. Poi lo ritrovò tal
+quale lo aveva sempre conosciuto. Solamente
+egli la osservava come lei lo studiava.
+</p>
+
+<p>
+L’impressione che la festa da ballo del diplomatico
+austriaco lasciò nello spirito di Massimo
+fu più forte e durò più a lungo di quello ch’egli
+avrebbe creduto. Elisa si era rivelata a lui sotto
+una luce nuova, e codesto <i>viveur</i> aveva sentito
+bruscamente sorgere in lui per quella donna,
+che alli occhi di tutti era sua moglie, uno di
+quei violenti capricci d’uomo annoiato che possono
+condurre assai lontano. Per un caso che
+sembrava una malizia della sorte, la nuova
+bellezza d’Elisa era precisamente la bellezza
+che Massimo gustava a quel preciso momento
+della sua vita. Di più, credette accorgersi che
+la conosceva male, e che molti lati di codesta
+donna, senza alcun dubbio superiore, gli erano
+tuttora nascosti; ed allora, alla sua nuova ammirazione,
+si unì una viva curiosità. Gli pareva
+che vi fossero ora due donne in lei: l’antica
+ch’egli amava ancora d’una affettuosa amicizia,
+<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
+e la nuova che lo turbava. Per questa non aveva
+che un capriccio, al quale, a momenti, soffriva
+di dover resistere; ma quando vedeva solo
+l’altra non poteva considerarla che come una
+sorella adottiva. Tuttavia scompariva ciò che
+v’era stato fino allora di paterno nei suoi sentimenti.
+Aveva sempre considerato Elisa come
+una persona differente assai da lui; moralmente
+superiore, ma inferiore sotto altri aspetti; l’aveva
+trattata un po’ come si tratta un ragazzo;
+e ciò era naturale, dacchè sulle prime era stato
+spinto verso di lei da un istinto di protezione....
+Adesso, ciò non gli era più possibile. La sentiva
+sua eguale.
+</p>
+
+<p>
+Il marchese d’Astorre divenne timido. Un desiderio
+lo ringiovaniva, e per la prima volta
+in vita sua, scorgeva ostacoli insormontabili
+al compimento del suo desiderio. Si sarà già
+compreso ch’egli aveva una probità sua particolare,
+codesto uomo senza principii che disprezzava
+tante idee ammesse; e secondo le sue
+idee speciali, la situazione era estremamente
+delicata. Se si avesse potuto leggere i suoi pensieri,
+si sarebbe rimasti assai sorpresi, e forse
+alcuni lo avrebbero trovato ridicolo. Perchè non
+gli era stata accordata la fortuna d’aver un capriccio
+per qualunque altra donna?
+</p>
+
+<p>
+Fosse stata una regina, egli si sarebbe gettato
+con gioia, a capo fitto, nell’avventura, attraverso
+<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
+tutte le difficoltà e tutti i pericoli;
+mentre invece davanti ad Elisa pensava piuttosto
+a fuggire. Esaminava però freddamente la
+propria posizione, con la sicurezza di vendetta
+che non gli mancava mai.
+</p>
+
+<p>
+Riflesse al passato ed al presente d’Elisa,
+come non lo aveva mai fatto fino allora. E una
+mattina ch’egli l’accompagnava a cavallo, ammirando
+la sua bellezza completata, il suo profilo
+che faceva sognare, la profondità azzurra
+de’ suoi grandi occhi distratti, tutto il fascino
+spirituale del suo viso e la squisita eleganza
+delle mosse, pensò tutt’ad un tratto all’avvenire di
+lei; pensò che forse quella donna giovine s’ingannava
+credendo la propria vita finita, e per
+qualche istante si sentì geloso di un futuro improbabile.
+Era una mattina deliziosamente fresca
+e primaverile; tutto un concerto di uccelli
+nascosti scoppiava in note perlate nella tenera
+verdura delli alberi; le zampe dei cavalli risuonavano
+piacevolmente sul suolo appena umido;
+ci si sentiva invasi da qualcosa di sanamente
+voluttuoso che impediva di parlare, e Massimo
+osservava talvolta qualche passeggiatore mattutino
+che gettava loro uno sguardo d’invidia.
+</p>
+
+<p>
+— Sapete Elisa, — disse bruscamente, mettendo
+il suo cavallo al passo, — che mi è stato
+offerto il posto di ministro a Washington?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Davvero! Ma certo non accettereste d’andar
+tanto lontano!
+</p>
+
+<p>
+— Confesso che sono indeciso.
+</p>
+
+<p>
+Lo guardò assai stupita.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono indeciso. Da un lato, penso che
+dovrei interrompere tutte le mie abitudini, cominciare
+una vita nuova, e dico a me stesso
+che non ne vale la pena. Ma, da un altro lato
+penso che mi annoio, che molte cose non m’interessano
+più, non mi divertono; che un cambiamento
+mi farà bene, che voi non avete bisogno
+di me, poichè, naturalmente, non mi è
+mai venuta l’idea che mi accompagnereste
+laggiù, e non lo vorrei, e che.... E poi, vedete,
+sono forse ambizioso! Questa offerta è lusinghiera
+assai.... Pensate un po’, ho lasciato la
+carriera essendo solo segretario, ed ecco che
+d’un tratto verrei nominato ministro. Poi mi si
+assicura che non rimarrei un pezzo in America,
+e che dopo potrei scegliermi un posto di
+ambasciatore in Europa. Confessate che la tentazione
+c’è.
+</p>
+
+<p>
+— Lo dite con un accento che smentisce le
+parole, e temo poco la vostra partenza. Se ardissi,
+aggiungerei anche che non credo troppo
+alla vostra ambizione.
+</p>
+
+<p>
+Massimo la guardava. Aveva pronunciate
+quelle parole gaiamente abbastanza, ma osservò
+un certo lievissimo turbamento nella
+<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
+fisionomia di lei. Elisa comprendeva. Ad onta
+del suo fare sicuro, si sentiva a disagio. L’imbarazzo
+ch’ella aveva sempre provato davanti
+a Massimo, diventava diverso e più penoso,
+sebbene sapesse meglio celarlo.
+</p>
+
+<p>
+Senza tradirsi altrimenti che con alcune gentilezze
+previdenti, Massimo passava ora tutto
+il tempo che poteva presso Elisa. Restava per
+lunghe ore a discorrere con lei, perdendosi
+talvolta in certe dissertazioni a perdita di vista,
+come non lo aveva mai fatto prima. Ma gli accadeva
+di fermarsi di botto, accorgendosi di
+non poter continuare. Non sapeva più parlare
+di certe cose sulle quali prima si esprimeva
+anche troppo liberamente. Dopo d’averla per
+tanto tempo trattata <i>en garçon</i>, si sentiva preso
+da insoliti pudori, e temeva ad ogni istante di
+scandalizzarla, di offenderla nelle sue delicatezze
+femminili. La purezza che riflettevano gli
+occhi di lei lo imbarazzava. Ed allo stesso tempo
+ella lo sorprendeva con la giustezza di certe
+sue opinioni, con qualche parola inattesa e profonda.
+La intelligenza di lei doveva essersi singolarmente
+maturata col resto, nelle meditazioni
+della sua vita tranquillizzata.
+</p>
+
+<p>
+E come mai aveva saputo perfezionare il suo
+gusto al punto di renderlo impeccabile, e porre
+in tutto quanto portava ed in tutto ciò che la
+circondava una nota di originalità, tanto più
+<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
+difficile a imitarsi ch’essa pareva più di discreto?
+Aveva acquistato un vantaggio immenso
+su tutte le donne, quello di non rassomigliare
+ad alcuna. Forse n’era la causa
+la sua posizione tanto diversa da tutte le
+altre.
+</p>
+
+<p>
+Massimo pensava talvolta seriamente davvero
+ad allontanarsi, accettando il posto che gli si
+offriva. Ad onta dei mutamenti esteriori, della
+nuova bellezza d’Elisa, egli la sapeva irremissibilmente
+fedele al passato. Per di più non poteva
+avere per lui, in ogni modo, che dei sentimenti
+di stima e di riconoscenza, egli se ne
+avvedeva bene. Non le ispirava nessuna confidenza
+sorta dal cuore, la simpatia d’Elisa per
+lui era una simpatia di ragione e non d’istinto,
+l’imbarazzo, la tema ed il vago malessere che
+sempre aveva provato davanti a lui, esistevano
+tuttora ed aumenterebbero certo s’egli cambiasse
+di attitudine in faccia a lei. Ella aveva
+saputo ricambiare con una franca affezione la
+generosa amicizia di lui; non potrebbe avere
+dell’odio per il suo amore?
+</p>
+
+<p>
+Ed egli non s’ingannava del tutto. Quando
+Elisa ebbe tutto indovinato, un fremito la colse
+da capo a piedi. L’avvenire che fino allora si
+stendeva alli occhi suoi simile ad un lungo
+viale fresco ed uniforme, le apparve pieno di
+pericoli. Molte volte aveva pensato ai rischi
+<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
+inerenti alla sua posizione stessa; mai non
+aveva previsto quanto accadeva.
+</p>
+
+<p>
+Massimo diceva a sè stesso che codesto capriccio
+per sua “moglie„ sebbene assai forte,
+rassomigliava a vari altri capricci, che avevano
+poco durato e che svanirebbe esso pure.
+Decise dunque che sarebbe assurdo l’abbandonarvisi;
+tuttavia, mentre tutto ciò che ancora
+pochi giorni prima lo interessava a Firenze,
+non gli offriva più la minima distrazione, non
+poteva a meno di rimanere vicino ad Elisa.
+</p>
+
+<p>
+Gli sembrava ch’ella lo sfuggisse un poco;
+trovava dei pretesti per uscire quando egli mostrava
+di non voler andarsene. Nei loro lunghi
+<i>tête-à-tête</i> ella dirigeva la conversazione con
+molta abilità e non senza una certa quale fatica
+appena visibile. Evidentemente temeva i
+silenzi.
+</p>
+
+<p>
+Il posto di Washington non poteva essere
+ufficialmente offerto a d’Astorre che fra tre
+mesi. Non si sentì capace di rimaner fino a
+quell’epoca. Una sera decise ch’era meglio partire
+subito. Lasciò intendere che probabilmente
+finirebbe con l’accettare d’andare in America, e
+che intanto doveva andare a Milano e forse ritornare
+a Parigi. Quando annunciò codesta risoluzione
+ad Elisa, essa sembrò, come al solito,
+trovare la sua partenza naturalissima. Egli
+ne fu un tantino ferito, lui, che poche settimane
+<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span>
+prima, sarebbe stato stupito dalla più
+piccola osservazione da parte di lei. Tuttavia,
+mentre le chiese ancora una volta il suo parere
+riguardo a Washington, ella ne lo sconsigliò.
+Sebbene un poco imbarazzata, fu con lui
+affettuosa come lo era sempre, mentre lui, la
+sua decisione una volta presa, ritrovò tutta la
+sua sicurezza, e si mostrò tal quale voleva essere
+fino all’ultimo mattino che passò con lei.
+</p>
+
+<p>
+Avevano fatto colazione insieme discorrendo
+di cose indifferenti. Si avvertì Massimo che la
+carrozza era pronta. Si alzò e dicendo addio ad
+Elisa seppe baciarla in fronte fraternamente,
+con la sua serenità abituale.
+</p>
+
+<p>
+La freddezza stessa, la sua forza di volontà
+di lui, turbarono Elisa. Si sentì a disagio. Vi fu
+un lungo minuto di silenzio imbarazzante; uno
+di quei silenzi specialmente profondi durante i
+quali ne sembra quasi di vedere le parole che
+non pronunciamo ondeggiare indistintamente
+per l’aria. D’improvviso Massimo, con l’uscio
+già in mano, si rivolse e disse tranquillamente:
+</p>
+
+<p>
+— Credo che ho ragione di partire. C’intendiamo,
+non è vero? Non posso precisare la durata
+della mia assenza, ma spero che non sarà
+troppo lunga. Durante questo tempo rifletterò e
+prenderò una decisione riguardo a Washington.
+Ch’essa sia negativa o affermativa, ci rivedremo.
+Sì, è meglio così; lo sentite voi pure.
+<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
+Insomma, addio, e arrivederci. — E partì, lasciando
+Elisa turbata.
+</p>
+
+<p>
+Una specie di rimorso la colse, che credette
+passeggiero, e che invece andò crescendo nei
+suoi primi giorni di solitudine, giacchè fece in
+modo di vedere pochissima gente, sentendo un
+gran bisogno di raccogliersi. Qualcosa le gridava
+che aveva avuto torto, e le sembrava che
+le cose esterne, il cielo, lo spettacolo della vita,
+tutto si associasse a codesta voce. S’ella avesse
+chiesto l’avviso di chiunque, era sicura che si
+sarebbe dato ragione ad un tale sentimento,
+nuovo ed ancora oscuro, che si elevava, dal
+fondo della sua coscienza, contro tutti i motivi
+trovati dal suo cuore per fare come le piaceva.
+Diceva a sè stessa che la situazione tanto eccezionale
+creata dal suo apparente matrimonio
+con d’Astorre, era rimasta possibile tra di loro
+fino a quel giorno a causa del loro rispettivo modo
+di vivere; ma che cessava d’esserlo dal momento
+che uno dei due, per qualunque motivo fosse,
+cambiava; che la sua fedeltà eterna ed assoluta
+ad un assente perduto per sempre, vera al punto
+di vista di un’alta realtà poetica, inattaccabile
+secondo il suo cuore, era falsa al punto di
+vista pratico della vita sociale. Dal giorno in
+cui Massimo, a modo suo, l’amerebbe davvero,
+dal giorno ch’essa potrebbe diventar utile alla
+felicità di lui, il suo dovere non sarebbe forse
+<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
+di sagrificare il suo culto del passato all’uomo
+che aveva fatto tanto per lei, di tentare di rendergli
+tutto intero il nuovo affetto ch’egli le dedicava?
+Lui l’aveva salvata, restituita ad una
+vita possibile; aveva compito per lei ciò che
+nessuno avrebbe potuto nè saputo compiere;
+doveva ella adesso rifiutarsi al solo mezzo che
+le veniva offerto di mostrargli degnamente la
+sua gratitudine?
+</p>
+
+<p>
+E tuttavia, appena pensava all’esistenza che
+dovrebbe intraprendere, se davvero Massimo lo
+volesse, e ch’ella credesse doversi confondere
+al suo volere, una tristezza affatto nuova le
+serrava il cuore. Sentiva qualcosa che moriva
+dentro all’anima sua. A certi momenti, con la
+forza della ragione, ciò le pareva facile; poi
+tutto l’essere suo si ribellava, e vedeva dinanzi
+a sè, non più il partito migliore cui coraggiosamente
+appigliarsi, ma un penoso dovere da
+compiere soffrendo e nascondendosi di soffrire.
+</p>
+
+<p>
+Massimo scrisse semplicemente, dando sue
+nuove ed informandosi affettuosamente di Elisa,
+press’a poco nel modo solito. Ciò la tranquillizzò
+ed ella cominciò a sperare che nulla verrebbe
+mutato nella sua vita. Ma una mattina,
+ricevette la lettera seguente:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+“Cara Elisa, non ve lo posso nascondere più
+a lungo; mi annoio a morte. Ho creduto passeggiero
+<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
+il mutamento che da qualche tempo
+già s’è prodotto in me, ed ora mi pare invece
+che debba essere definitivo. Bisogna che la mia
+vita prenda un altro indirizzo. Dirvi ciò che sapete
+già mi sembra inutile. Nella vostra qualità
+di donna e di donna intelligente, dovete
+avermi compreso assai meglio ch’io non comprenda
+me stesso. E lo confesso, ho sovente
+dei momenti in cui non comprendo affatto. Non
+posso più continuare a mandarvi poche frasi
+banali. Bisogna che io sia sincero, e che prenda
+una qualche decisione; ma codesta decisione
+la dovete prendere voi per me. Il meglio di
+tutto sarebbe che accettassi il posto di Washington?
+Se lo credete, ditemelo; poichè ho
+fretta di conoscere la mia sorte, e se tale è il
+vostro consiglio, scriverò subito al ministero.
+Se no, ditemi di ritornare presso di voi, ed accorrerò.
+Ma, — lo sapete, non è vero? senza
+che ve lo apprenda? — sarebbe ora per non lasciarvi.
+La situazione è nuova e piccante, conveniamone,
+poichè mi si prende per un uomo
+di spirito, e mi si crede vostro marito; per di
+più ho la riputazione di un gran furbo, ed io,
+antico diplomatico ed <i>ex-viveur</i>, non so altro
+che indirizzarvi scioccamente la frase seguente:
+Marchesa, mi permettereste di farvi la corte?
+</p>
+
+<p>
+Che direbbero i miei amici se potessero rubare
+questa lettera alla posta? che ne penserebbe
+<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
+persino l’impiegato indiscreto che l’aprisse
+per zelo? Che ne penso io stesso scrivendola?
+Non lo so bene; ma ciò che so, ciò che mi
+stupisce, mi affascina e mi addolora nello stesso
+tempo è che cercando d’indovinare ciò che ne
+penserete, voi, il mio cuore batte come quello
+di uno studente di vent’anni, del tempo quando
+ve n’erano ancora. Sì, vi vedo da qui aprire
+questa lettera credendo di trovarvi le “mie notizie„,
+vedo il vostro occhio scorrere distrattamente
+le prime righe, poi restare come attaccato
+ad una parola; vi vedo ricominciare a
+leggere, incerta di aver ben compreso. Pur
+troppo! avete perfettamente compreso ed è la
+pura verità. Ma siete poi veramente sorpresa?
+No, nevvero? Avevate indovinato da un pezzo.
+Sì, mi sembra vedervi di profilo, con la vostra
+dolcezza serena, e cerco d’intravedere per disotto
+l’occhio vostro azzurro fisso sulla carta.
+È un sorriso che spunta all’angolo del vostro
+labbro? Ma forse m’inganno, ed invece impallidite....
+In nome del cielo, siate sincera! che
+nessuna idea, nessuna paura, nessun scrupolo
+vi impediscano di dirmi la verità. Per non influenzarvi,
+ripeto che non so io stesso, che
+ignoro se non sia meglio ch’io parta. Meditate
+queste parole. Siate franca.
+</p>
+
+<p>
+Se sapeste da quanto tempo desidero dirvi
+tutto ciò senza potermi decidere! Ho ragione
+<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
+di dirle finalmente? Ne dubito tuttora. Mi ero
+allontanato per non parlare, e non avrei forse
+fatto meglio serbando sempre il silenzio, che
+da lontano mi pesa più ancora che vicino a
+voi? No; questa lettera partirà ora e la leggerete
+presto. Ma, ancora una volta, ve ne supplico,
+dite la verità. Rispondete presto. Riflettete
+bene, ma non troppo a lungo. Lasciate parlare
+l’istinto; sono convinto che in questo caso <i>le
+premier mouvement</i> sarà il buono, il più vero
+almeno.„
+</p>
+</div>
+
+<p class="dots">················</p>
+
+<p>
+Quando Elisa ricevette codesta lettera era nel
+suo gabinetto con la contessa Goffredi e il cognato
+di questa. Impallidì infatti leggendola.
+Poi, padroneggiando la sua emozione, riprese
+il discorso interrotto, non sapendo troppo quello
+che diceva, e pensò un istante a confidar loro
+ogni cosa e chiedere un loro consiglio. Come
+tutte le persone che non hanno mai parlato
+delle loro pene ad anima viva, provava, ad un
+tratto, giunta a tal punto, un imperioso bisogno
+di espansione. Ma non ne fece nulla, poichè
+nello stesso tempo che bramava parlare, ne
+sentiva l’impossibilità, e lasciò partire i suoi
+amici senza essersi tradita.
+</p>
+
+<p>
+Il momento decisivo era giunto; bisognava
+rispondere senza ritardo. Ma il ritardo ci fu.
+Venti volte prese la penna, e la posò. Le ore
+<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span>
+sembravano passare con una velocità spaventosa.
+S’era dapprima accordata la notte per
+meditare, ed infatti non dormì, ma nulla era
+fissato nella sua mente quando fu giorno. All’indomani
+mattina uscì a cavallo; ma sotto
+alla frescura delli alberi, sussurrante all’aria
+aperta, ogni pensiero si arrestava nel suo cervello,
+e la vista dell’orizzonte la riempiva di
+una specie di sogno vago così ondeggiante che
+non poteva associare due idee.
+</p>
+
+<p>
+Si rinchiuse nel suo gabinetto e là non ebbe
+che tristezza. Sentiva bene di non avere il diritto
+d’essere indecisa, e che bisognava fare ciò
+che credeva fosse il suo dovere. Dopo d’esserselo
+detto tante volte e l’averlo compreso da
+tanto tempo, come esitava ancora? Eppure Massimo
+non la pregava forse di rispondere tutta
+la verità? Qual’era la verità? Si accorgeva che
+il suo pensiero celava un sofisma. “Lo devo
+dunque ingannare?„ ripeteva a sè stessa, rileggendo
+la lettera di lui per la ventesima volta. — No,
+bisogna che ciò che tu <i>devi</i> rispondere
+<i>diventi</i> la verità, le rispondeva la coscienza.
+</p>
+
+<p>
+Intanto il tempo scorreva. Tre giorni passarono.
+Risoluta finalmente adesso, voleva scrivere — ma
+non lo poteva. Diventava quasi un
+incubo. Pensava all’impazienza di Massimo, a
+tutto ciò ch’egli doveva supporre e si faceva
+amari rimproveri. Da tutta una giornata già
+<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
+egli avrebbe dovuto avere la risposta. Ella non
+usciva più dal suo gabinetto, non voleva vedere
+alcuno, provava una sofferenza affatto nuova;
+si diceva ammalata — e lo era.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente alla sera uscì, e rientrò quasi subito,
+affranta e sollevata ad un tempo. Aveva
+spedito un dispaccio con una sola parola: “Venite.„
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>II.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Era una mattina deliziosa; il mese di maggio
+incominciava. Alla <i>Villa del Giglio</i> la primavera
+risplendeva. Faceva fresco ancora, ma il cielo
+era già d’un azzurro intenso; all’orizzonte soltanto
+alcune sottili e lunghe nuvole bianche si
+stendevano, orlate al di sotto da una linea rosea.
+Il verde nuovissimo delli alberi appena
+fronzuti diventava cupo nello spessore dei boschetti.
+Una luce dolce ed uguale faceva risaltare
+i più minuti particolari dell’ammirevole
+paesaggio fiorentino dove lo sguardo non trovava
+che bellezza e non trovava limiti. Nel
+giardino tutto fioriva, ed il prato davanti alla
+casa, che terminava un vasto terrazzo di marmo,
+era pieno di rose.
+</p>
+
+<p>
+Dalle finestre del primo piano, Massimo, nascosto
+dietro una persiana socchiusa, guardava
+<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
+un viale laterale dove Elisa passeggiava pensierosa.
+</p>
+
+<p>
+Egli la osservava. Era pallido e si sarebbe
+potuto scorgere sul suo viso quelle contrazioni
+involontarie che produce la sofferenza repressa
+in fondo al cuore. Studiava la fisonomia di sua
+moglie, che vedeva benissimo in volto, e quanto
+l’andatura di lei poteva tradire, con la fissità
+di sguardo dello scienziato che vuol strappare
+un segreto alla natura. Era lì da un’ora, inconscio
+dello scorrer del tempo.
+</p>
+
+<p>
+Dal canto suo Elisa non sapeva d’essere osservata.
+Sul suo viso leggevasi l’espressione
+d’una di quelle tristezze alle quali vi si abbandona
+nella solitudine con una voluttà amara, ma
+che non si mostrano ad alcuno. La sua posa languente,
+il camminare lento ed incerto, un gesto
+che le sfuggiva talvolta, tutto dimostrava ch’essa
+si credeva solissima.
+</p>
+
+<p>
+Tre volte di seguito Massimo fece una mossa
+come per lasciare la finestra e scendere nel
+giardino, ma tre volte mutò avviso e riprese
+la sua immobilità.
+</p>
+
+<p>
+Rifletteva e sognava. Pensava a tutto quanto
+era successo dopo il suo ritorno, alla conquista
+di sua moglie, che la vigilia ancora credeva del
+tutto compita, e di cui adesso dubitava di nuovo,
+senza che nessun avvenimento importante fosse
+accaduto per far cambiare le cose, nè scemare
+<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
+le sue speranze di un felice avvenire, le quali
+erano quasi svanite davanti ad uno sguardo
+involontario d’Elisa, e solo per quello.
+</p>
+
+<p>
+Da un mese la luna di miele era sorta per
+lui all’orizzonte, dopo tre anni di matrimonio
+apparente. Incredulo dapprima alla propria felicità,
+nel mentre stesso che l’assaporava, aveva
+poi dovuto convincersene; di giorno in giorno
+aveva sentito tale felicità farsi più vera, più
+possibile; d’ora in ora il sorriso di Elisa gli
+era sembrato più sincero. Frattanto però aveva
+conosciuto il crudele alternarsi del dubbio e
+della sicurezza, e dal giorno prima, tutti i sospetti
+già antichi avevano saputo più che mai
+penetrargli nel cuore per roderlo. Che cosa era
+dunque successo? Quasi nulla.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno innanzi era andato a Firenze per
+affari, molto seccato di dovervi rimanere quarant’otto
+ore. Giammai Elisa gli era apparsa
+più adorabile che nel lasciarla, e in città la rivedeva
+sempre, in piedi sul terrazzo, vestita di
+chiaro, appoggiando una mano alla massiccia
+balaustra, e con l’altra mandandogli un bacio,
+mentre la carrozza s’allontanava. Per un concorso
+non sperato di circostanze, potè in poche
+ore vedere tutte le persone di cui abbisognava,
+e sbrigare ogni cosa. Allegro al pari di uno
+scolaro che trova la scuola chiusa, era ritornato
+la sera stessa alla villa; ma per la strada,
+<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
+certi importuni presentimenti che lo avevano
+agitato nella giornata, lo tormentarono e divennero
+insopportabili. Vari particolari gli ritornavano
+alla mente per turbarlo: un motto, un atteggiamento
+d’Elisa, uno sguardo sorpreso;
+una risposta, di certo innocente, ma dalla quale
+era stato offeso, la momentanea freddezza di
+lei, le sue rinascenti malinconie — ed il demonio
+del dubbio s’era impossessato di lui. Tutte
+le paure che lo avevano assalito nei giorni
+precedenti fecero di lui la loro preda. Diventato
+nervoso all’eccesso, come lo si è sempre quando
+si entra in una nuova fase della vita, la sua
+imaginazione si accendeva facilmente, volendo
+negare a sè stesso il proprio soffrire, ma essendo
+in realtà in uno de’ suoi peggiori momenti,
+fu in una pessima disposizione di spirito
+e in uno stato quasi morboso, che senza
+essere annunciato, entrò sulla punta dei piedi
+nel gabinetto dalla tappezzeria chinese nel quale
+Elisa stava spesso alla sera. Vi era infatti, sola,
+immobile, disoccupata, seduta sopra una sedia
+davanti a un gran tavolo al quale appoggiava
+i gomiti, con le due mani sostenendosi il mento
+e guardando fissamente i disegni del paralume
+posto sulla lucerna.
+</p>
+
+<p>
+Massimo, invece di andare fin presso a lei
+senza far rumore, per sorprenderla, come ne
+aveva l’intenzione, si era fermato sulla soglia,
+<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
+non osando più avanzare. Ciò che i suoi occhi,
+troppo abituati a leggere sulla fronte delle donne,
+trovarono sul viso d’Elisa tanto tristamente assorta
+nella solitudine, gli cagionò un acuto dolore.
+La sua memoria evocò il ricordo dell’atteggiamento
+disperato di lei quando l’aveva
+sorpresa piangente nel salottino di fondo, alla
+villa Arombelli. Essa non piangeva più, adesso,
+ma il suo sguardo era ancora quello d’allora,
+e la rigidità della sua posa poteva rivelare uno
+sforzo altrettanto penoso quanto l’angoscia l’aveva
+altre volte, allora, prostrata singhiozzante
+su quel canapè dove s’era buttata, stremata di
+forze. Questa volta, ora, non si muoveva più
+che se fosse stata di marmo, e per uno spazio
+di tempo del quale Massimo non avrebbe saputo
+precisare la durata, egli rimase, trattenendo
+il respiro, a guardarla. E gli sembrò
+sentire tutti i suoi presentimenti verificarsi, e
+gli apparve chiaro d’essersi illuso credendosi
+amato; tutte le diffidenze che aveva prima vinte,
+ritornarono in lui, e nervosamente scosso, si
+sentì invadere da un dolore quasi fisico e dalla
+certezza che sarebbe infelice per sempre.
+</p>
+
+<p>
+Ecco tutto. Bisognava che Massimo fosse assai
+cambiato, per lasciarsi tanto fortemente turbare
+da così poco. Ma bisogna rammentarsi
+ch’egli aveva realizzato il suo sogno senza poter
+quasi credere alla sua felicità, e che il più lieve
+<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
+avvenimento bastava per ripiombarlo nello scetticismo.
+Sapeva d’altronde che nessuna parola
+può essere tanto sincera quanto lo sguardo di
+una persona che si crede sola e non sa d’esser
+vista. Il capriccio violento che d’improvviso
+aveva risentito per Elisa, quel capriccio nato
+in una notte di ballo e al quale aveva inutilmente
+tentato di resistere, si era a poco a poco
+trasformato in amore. Quando si era assentato
+prima di scrivere la lettera che aveva tanto
+turbato Elisa, aveva confusamente sentito che
+al desiderio che lo spingeva verso di colei che
+da tanto tempo era chiamata sua moglie, si
+mescolava un sentimento più profondo. Non
+bisogna stupirsene. Poichè non si deve dimenticarlo,
+a questa donna di cui la nuova bellezza
+lo aveva abbagliato, e quando non se lo aspettava
+punto, egli voleva già bene, fraternamente,
+prima, e di codesta mescolanza della brama
+inconsciente e d’una sincera amicizia, che cosa
+poteva nascere, se non l’amore, ch’è la tenerezza
+dell’anima unita al tumulto dei sensi?
+</p>
+
+<p>
+Quella timidezza che s’era impadronita di lui
+davanti ad Elisa, vista sotto al nuovo aspetto, persisteva
+tuttora. Quando, richiamato, era giunto
+alla <i>Villa del Giglio</i>, dove, dietro sua preghiera,
+Elisa era andata ad aspettarlo, egli affettava
+una sicurezza calma che non possedeva più.
+Tuttavia ritrovò tutta la sua forza. Sentì che
+<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
+una sola mossa sbagliata, che il minimo fallo
+poteva far perdere la partita, e ritrovò la certezza
+del suo colpo d’occhio, tutta la sua scienza
+e tutto il suo fascino.
+</p>
+
+<p>
+Se, per conquistare a poco a poco il cuore di
+una donna, per accendere in lei una fiamma
+che non possa spegnersi che per colpa nostra,
+e per conservarla sempre viva, non basta la
+bellezza e l’intelligenza, se bisogna perciò sapere
+tutto quanto non si può imparare in nessun
+libro, se in una parola l’amore è un’arte;
+Massimo fu artista quanto è possibile di esserlo.
+Aveva molta esperienza, ma ebbe abbastanza
+genio per comprendere subito che non
+bisognava servirsene, che la sua esperienza gli
+farebbe perdere la partita o lo svierebbe, e fu
+abile e forte al punto di dimenticare tutto ciò
+che sapeva e d’indovinare tutto ciò che ignorava.
+Elisa non rassomigliava ad alcuna delle
+donne ch’egli aveva conosciuto; là era la seduzione
+sua; là pure stava l’ostacolo. Cominciò
+col farle quasi timidamente la corte, con tutte
+le delicatezze che il suo tatto gli suggeriva, ma
+fu perfetto, non solo a motivo del suo squisito
+istinto e della sua innata eleganza, ma anche,
+bisogna dirlo, per prudenza. Avanzava con mille
+cautele, a guisa di un esploratore in paese sconosciuto,
+sorpreso lui stesso della sua timidità
+da scolaro e dei suoi dubbi da vecchio. Lo
+<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
+sguardo suo diceva ciò ch’egli voleva fargli
+dire, il suo volto sembrava di marmo animato,
+ma un tormento si nascondeva in fondo a lui.
+</p>
+
+<p>
+Conosceva le donne — ne aveva per lo meno
+conosciute un gran numero. Era giunto, non
+già a non credere più a nulla, ma a credere a
+tutto — il che vuol dire che le sapeva capaci
+di tutte le nequizie, di tutti i vizi, di tutte le
+abbiezioni, ma anche delle devozioni più complete
+e dei maggiori sacrifici. Aveva intraveduto
+codesta verità, che quasi tutte hanno nella loro
+vita un giorno di disinteresse assoluto, nel
+quale si danno senza sottintesi e dimenticando
+ogni cosa, mentre un uomo calcola quasi sempre,
+anche in piena passione. Tuttavia, mentre
+le stimava capaci di tutto indovinare per mezzo
+delle sensazioni, le credeva intellettualmente
+inferiori e non suscettibili di comprendere mai
+una idea astratta. Aveva conosciuto delle donne
+virtuose per principio, per religione, o per orgoglio
+solamente e per un alto sentimento del
+dovere; delle grandi signore, in altissima posizione,
+sagrificanti tutto ad un uomo indegno;
+delle fanciulle ch’erano morte senza confidare
+il segreto del loro cuore; delle artiste appassionate
+per l’arte loro e che vi avevano rinunciato
+per amore; delle cortigiane, che dopo d’essersi
+immerse nel fango di tutte le turpitudini, avevano
+avuto il loro giorno di eroismo. Sempre
+<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
+aveva incontrato delle nature imperfette, illogiche,
+impetuose nel bene e nel male, cedenti
+il più delle volte ad un impulso inconsciente;
+in tutte aveva trovato un lato misterioso; e là
+si era fermato, troppo incurante per tentare di
+approfondire.
+</p>
+
+<p>
+Ma, per lui, le donne si dividevano innanzi
+tutto in due grandi categorie: le savie e le
+pazze. L’innocenza di alcune vere fanciulle gli
+era talora sembrata incantevole, e spesso si
+era sentito pieno di rispetto davanti ad alcune
+donne di cui era stato costretto ad ammirare
+la virtù. Le <i>altre</i>, le appassionate, le cercatrici,
+le corrotte, le aveva tutte amate a modo suo.
+Della sua relazione con lady Jane S., ch’egli
+aveva rapita nel modo che raccontammo, aveva
+conservato lungamente il ricordo; poichè essa
+era talmente donna, che v’era in lei un po’ di
+tutte le donne, sebbene fosse allo stesso tempo
+unica nel suo genere. E si ricordava la duchessa
+di Monteverde — una vera italiana, nel senso
+che i forestieri attribuiscono a questa parola — e
+della quale meglio di alcun altro egli aveva
+potuto apprezzare la meravigliosa bellezza, poichè,
+per il primo, domò quella indomita, e venti
+altre, di cui l’amore differiva quanto le figure,
+e le cui capigliature brune, bionde o fulve, e li
+sguardi ardenti o profondi, narravano per ciascuna
+una storia diversa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma non aveva mai incontrato una donna che
+come Elisa avesse amato veramente e semplicemente,
+e che incapace di oblio, fosse restata
+senza sforzo fedele ad un assente perduto per
+sempre; una donna dotata allo stesso tempo
+d’un supremo buon senso, d’una giustezza di
+vedute sorprendente, d’una facoltà rara divinatrice
+di quanto non poteva comprendere, virtuosa,
+naturalmente anzichè per principii, che
+camminava sempre sulla linea che si era tracciata,
+non avendo però alcun pregiudizio; inflessibile
+senza rigidezza e senza che nè l’orgoglio,
+nè una fede profonda, nè le paure del
+mondo, fossero la causa della sua virtù, incapace
+di fallire ed indulgente per gli altri; una
+donna pura senza essere innocente, non credendo
+a nessuna convenzionalità e avente però
+dubitato delle leggi sociali, ma che andava sempre
+dove la sua coscienza la conduceva, intelligente,
+senza che la testa potesse mai smentire
+il cuore.
+</p>
+
+<p>
+Ed il dubbio gli era venuto allora di non
+saper forse nulla in fatto di donne, ed assai
+poco in fatto di amore. E felice, sedotto e quasi
+pauroso del suo successo, vedeva Elisa mostrarsi
+più amante di quello che avesse osato
+sperarlo. Ma dopo d’averla sorpresa assorta in
+quella meditazione dolorosa del giorno innanzi
+e aver lungamente studiato la sua vera fisionomia
+<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
+senza essere visto, una luce s’era fatta
+in lui ad un tratto, e aveva compreso ch’ella
+lo amava per dovere, per riconoscenza, ma che,
+con l’amarlo, compiva un sagrificio.
+</p>
+
+<p>
+Abbasso, nel giorno, Elisa pure s’inabissava
+nelle sue riflessioni. Aveva saputo che Massimo,
+ritornato la sera prima verso le dieci, si era
+ritirato senza lasciarsi vedere. Sebbene avvezza
+alle sue piccole eccentricità, si perdeva in congetture.
+La inquietudine persistente le faceva
+quasi dimenticare la sua triste meditazione del
+giorno prima, uno di quei ritorni verso il morto
+passato che, dopo il grande cambiamento sopravvenuto
+nella sua vita, l’avevano spesso
+assalita e ch’ella combatteva con tutte le sue
+forze. Durante i famosi tre giorni di lotta interna,
+dopo ricevuta la lettera di Massimo, aveva
+creduto d’aver dato gli ultimi pensieri al suo
+passato, ma dacchè era entrata in una vita
+nuova (avvenimento strano al quale era forza
+sottomettersi, ma che talvolta le sembrava ancora
+quasi incredibile), mentre sentiva che <i>voleva</i>
+amare Massimo e che vi riescirebbe, aveva
+però di tempo in tempo delle ribellioni che non
+poteva padroneggiare. E però, ad onta di tutto
+quanto, riflettendovi, si applaudiva della sua
+decisione, poichè vedeva che Massimo l’amava,
+e riconoscendo in lui delle qualità sconosciute,
+sentiva ch’ella si doveva a lui!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È precisamente ciò che ammiro in lei, ch’è
+causa ch’ella non mi può amare. Appartiene
+tutta intera alle sue memorie, e non è mia che
+per dovere. Come posso sperare io, la cui vita
+sregolata è stata per lei motivo di scandalo,
+per il quale essa ha certo più affetto che stima,
+come posso io sperare di farle dimenticare l’amore
+di tutta la sua vita, giacchè il tempo non
+ha saputo darle l’oblio, nè il mondo distrarla?
+</p>
+
+<p>
+Così dicevasi Massimo, ed attraverso la persiana
+socchiusa, i pensieri che credeva leggere
+sul viso di sua moglie, confermavano le sue
+paure.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente discese, e s’avvicinò a lei.
+</p>
+
+<p>
+Elisa sorrise al vederlo, gli corse incontro e
+gli chiese, non senza un certo imbarazzo, perchè
+non s’era mostrato il giorno prima.
+</p>
+
+<p>
+— Ero stanco, — rispose.
+</p>
+
+<p>
+Ella si volse verso di lui, con un’aria incredula
+e disse dolcemente:
+</p>
+
+<p>
+— M’è rincresciuto assai e ne sono stata un
+po’ inquieta; tanto meglio se la stanchezza n’era
+la sola ragione. Ma non lo credo. Ed avreste
+ben torto di non dirmi tutto.
+</p>
+
+<p>
+Dopo un silenzio di qualche minuto, Massimo
+disse bruscamente:
+</p>
+
+<p>
+— Volete proprio saperlo?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, lo voglio.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene! è perchè vi ho osservata a vostra
+<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
+insaputa, ieri sera, e che, separati com’eravamo
+da una diecina di passi, i vostri pensieri erano
+tuttavia tanto lontani che io non avrei potuto
+attraversare la distanza per giungere sino a voi.
+</p>
+
+<p>
+Lo guardò stupita, ma, subitamente, comprese
+tutto, nel modo stesso che in una notte buia il
+paesaggio si svela ai nostri occhi per un secondo,
+ai brillare d’un lampo.
+</p>
+
+<p>
+— Ascoltate, Elisa, — continuò lui; — non ho
+dormito un istante dopo di avervi veduto ieri,
+e ho molto pensato. Ebbene, sapete, in una
+parola, il risultato delle mie riflessioni? È che
+ho avuto torto di ritornare e che avrei fatto
+meglio d’accettare il posto in America.
+</p>
+
+<p>
+Elisa gli prese ambo le mani ed esclamò:
+</p>
+
+<p>
+— Vi giuro che avete torto di pensarlo!
+</p>
+
+<p>
+Egli baciò quelle mani ch’erano nelle sue, e
+le disse “Grazie!„ poi si arrestò, poichè l’accento
+col quale lei gli aveva detto quelle parole
+l’aveva commosso, e già turbato. Però riprese:
+</p>
+
+<p>
+— Sì, lo so, <i>volete</i> amarmi; ma non è forse
+soltanto per un’idea di dovere? Non sareste
+stata più felice, più calma almeno, se avessi
+continuato a non avere per voi che una semplice
+amicizia? Non avrei fatto meglio nascondendovi
+i miei nuovi sentimenti? Come quando
+vi ho fatto la mia strana proposta di matrimonio,
+là da mia zia, non preferite ancora
+adesso la pace, la solitudine a tutto?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Massimo....
+</p>
+
+<p>
+— E per me, non sarebbe stato meglio se
+avessi ucciso il mio amore dentro di me prima
+che ingigantisse? Ora soffrirò atrocemente. Ma
+siamo ancora in tempo. Partirò. Ritornerò quando
+potrò di nuovo rivedervi come una sorella.
+</p>
+
+<p>
+— Massimo, lasciatemi parlare. E prima, una
+sola domanda: non ho io il diritto di pretendere
+che mi crediate?
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<p>
+— Potete dubitare per un solo istante della
+mia sincerità? No, perchè sono sempre stata
+assolutamente sincera. Ebbene, credete forse
+che adesso, se partiste in quel modo, me ne
+potrei consolare? Voi che foste così buono, che
+comprendeste così bene le mie timidezze, rispettando
+perfino le mie puerilità, non capite che se
+<i>ho voluto</i> amarvi come dite, l’ho voluto per
+davvero; ed è ora che parli di partire, ora che
+comincio ad amarti....
+</p>
+
+<p>
+Massimo, benchè ripetesse ancora a sè stesso
+tutto quanto si era detto nella notte, sentiva
+però già, ascoltando queste parole, le sue
+paure diminuire, fondere per così dire dentro
+di sè. Eppure alcuni particolari gli tornavano
+in mente, insignificanti, ma che lo facevano
+soffrire: si ricordava di averla ancora offesa
+o scandalizzata senza volerlo e di aver veduto
+i suoi occhi profondi fissare su di lui il
+<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
+loro sguardo sorpreso, a una frase che gli era
+sfuggita.
+</p>
+
+<p>
+Oh! quanto rimpiangeva adesso di averla
+trattata dapprima <i>en camarade</i>; quanto avrebbe
+voluto ritirare le confidenze che le aveva fatto
+in alcuni momenti di allegria discorsiva, non
+averle raccontato troppi aneddoti della sua vita,
+che talvolta, dopo pranzo, aveva sciorinati come
+fosse stato a una tavola di amici.
+</p>
+
+<p>
+Ebbero insieme una lunga spiegazione. E alla
+sera, in quella sala stessa di cui alla vigilia non
+aveva voluto varcare la soglia, Massimo sentì,
+sebbene mescolato ancora a qualche dubbio vago
+che sarebbe presto dissipato, quella calma speciale
+che segue le dure prove finite e che rassomiglia
+alla languida voluttà della convalescenza.
+Oh! se talora non era ancora del tutto
+sicuro che aveva ragione di non pensar più a
+partire, sentiva però anche che non lo potrebbe.
+E come avrebbe saputo resistere al sorriso di
+Elisa, dove vedeva sorgere tutto quanto non
+aveva osato sperare? Come non sarebbe stato
+commosso da quella voce piena di una soavità
+nuova? Come non si sarebbe abbandonato senza
+forza alla seduzione di quella intimità, nella
+quale le minime parole prendevano un valore
+enorme come se fossero pronunciate per la
+prima volta, dove i silenzi erano così dolci?
+Egli la contemplava, sdraiata sopra un sofà
+<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
+basso coperto di una stoffa a disegni smaglianti,
+sulla quale spiccava la stretta sua veste d’un
+grigio pallido, quasi argentato; guardava talvolta
+vicino a lui quei piccoli piedi, raffinatamente
+calzati, poi l’occhio suo seguiva le linee
+pure che il vestito disegnava, per fermarsi a
+quel viso tanto conosciuto e tanto nuovo, dove
+incontrava due occhi azzurri, il cui sguardo
+profondo s’incontrava col suo.... e vi trovava
+una infinita malinconia, ma anche una luce insolita.
+Dalla finestra aperta si vedevano i cespugli
+profilati in nero nel chiaro di luna, ed
+il cielo tutto tempestato di stelle.
+</p>
+
+<p>
+Si è voluto raccontare questo episodio, perchè
+fu l’ultimo di tal genere. Elisa, durante la
+scena in giardino, aveva subito sentito di aver
+recitato male la sua parte, non solo, ma anche
+di non aver fatto uno sforzo abbastanza sincero
+per compiere quanto si era promessa, per
+ricacciare le sue tristezze nel più profondo del
+suo cuore, e per amare suo marito. E come s’è
+visto, aveva saputo rassicurarlo con poche parole
+ispiratele dal pericolo. Poi, d’ora in ora,
+fece meglio, e riuscì. Ella vedeva il cambiamento
+che accadeva in lui, commossa dalli
+sforzi ch’egli faceva per piacerle, per indovinarla,
+per modificarsi. I lati più nobili della natura
+di Massimo si schiarivano ora alli occhi
+di lei. Egli aveva saputo a poco a poco guadagnare
+<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span>
+la sua fiducia, far scomparire tutte le
+vecchie prevenzioni. Ella lo amava già un poco
+e si sentiva vicina ad amarlo più ancora, non
+già di quell’amore che non si può risentire che
+una volta sola e ch’essa non ritroverebbe più,
+no; altrimenti; ma sinceramente. Nuovi aspetti
+della vita le si rivelavano ancora, ed era felice
+della contentezza della sua coscienza.
+</p>
+
+<p>
+In codesta nuova esistenza, Massimo trovava
+una calma sconosciuta fino allora. Non si curava
+in nessun modo di quanto potesse succedere
+fuori della <i>Villa del Giglio</i>. D’un tratto
+aveva perduto tutte le sue antiche abitudini;
+non trovava più nessun fáscino nella vita mossa,
+non era più giuocatore.
+</p>
+
+<p>
+Codesta solitudine in due, raramente interrotta
+da qualche breve visita d’amici, gli sembrava
+la sola possibile. Paolo Goffredi e la contessa
+soli venivano abbastanza regolarmente.
+Lady Thompson stessa, spinta dalla sua insaziabile
+curiosità, giunse una volta coi suoi intimi;
+erano diciotto in tre carrozze fra cui
+uno <i>stage-coach</i> con quattro superbi cavalli, e
+una gran pompa di vesti primaverili.
+</p>
+
+<p>
+L’estate s’inoltrava. Da Firenze e dalle ville
+vicine, tutti se ne andavano al mare, in Svizzera,
+o altrove. I d’Astorre non si mossero, con
+gran sorpresa dei curiosi. Faceva un caldo torrido;
+nel giardino l’erba dei prati, quasi bruciata,
+<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
+ingialliva, e un polverio luminoso avvolgeva
+il passaggio, mentre che il cielo, infuocato
+fino ad essere bianco, era rigato qua e là da
+grandi strisce dorate. Ma tanto più si gustava
+la frescura interna, fin dal vestibolo, dove un
+alto zampillo d’acqua si sparpagliava in una
+gran vasca in forma di conchiglia; la penombra
+delle sale, dove le persiane chiuse e le
+tende abbassate mantenevano una frescura conosciuta
+soltanto nei paesi caldi. Sui grandi
+divani ricoperti di cuoio nero le vesti di mússola
+di Elisa mettevano una nota chiara, e
+Massimo a suo lato intento a rinfrescarla con
+un grande ventaglio, trovava ch’era perfettamente
+inutile, non solo di partire, ma nemmeno
+di cambiar posto. Pensava talvolta che
+in quello stesso momento le camere d’albergo
+strette ed incomode, erano tutte occupate, che
+gli ambiziosi continuavano ad inseguire lo scopo
+della loro ambizione, che v’erano delli uomini
+che pedinavano delle donne per le vie, che nei
+teatri si applaudivano delle ballerine visibilmente
+morenti per il caldo, che nei clubs ci si
+sedeva intorno ad un tappeto verde, e tutto
+ciò lo stupiva assai.
+</p>
+
+<p>
+In settembre dovettero però fare una breve
+assenza, poichè da molto tempo, Elisa aveva
+promesso una visita a’ suoi genitori, ed un’altra
+alla marchesa Arombelli, e non era più possibile
+<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
+il differirle. Fu con una emozione differente
+che rividero la villa Arombelli, e la loro buona
+zia, tanto felice di constatare il mutamento avvenuto
+in suo nipote e di rivedere la sua diletta
+Elisa, diventata così bella e che più di
+qualunque altra meritava la sua felicità. I Valenti
+vennero pure a raggiungerli alla villa; il
+padre, ad onta della sua leggerezza, amando
+sempre la figlia teneramente, e la madre adorando
+“la sua cara marchesa„.
+</p>
+
+<p>
+Riaccompagnarono la loro figlia in Toscana
+e passarono tre settimane alla <i>Villa del Giglio</i>.
+Massimo scelse quell’epoca per avere un po’ di
+gente, ma gl’invitati ripartirono allo stesso
+tempo che i Valenti, e di nuovo la solitudine in
+due ricominciò.
+</p>
+
+<p>
+A Firenze si accusava ormai Massimo di misantropia.
+I servitori stessi, alla villa, si stupivano
+del cambiamento sopravvenuto nella vita
+del padroni e della persistenza del marchese
+nel rimanere in campagna; ne cicalavano lungamente
+nel tinello. Ciò li annoiava; numerosi,
+disoccupati, trovavano che se si continuava
+così il posto non varrebbe più nulla. Il lusso
+della casa pareva infatti un po’ fuori di luogo
+per codesta luna di miele in ritardo e prolungata.
+In scuderia i cavalli ingrassavano; perchè
+lavoravano troppo poco ed i cocchieri non si
+curavano abbastanza di farli muovere, in quel
+<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
+paese senza osterie, se non era per spingersi
+fino in città. La cameriera non aveva più da
+preparare le acconciature complicate per la sera;
+i servitori in mezza livrea, sdraiati su delle sedie
+in anticamera, non erano più svegliati dal campanello,
+e il piccolo paggio inglese, un bel birichino
+di diciott’anni che ne dimostrava nove,
+era ridotto a corteggiare le due grosse contadine
+che aiutavano in cucina. In quanto ad
+Antonio, il cameriere fedele del marchese, non
+gli si affidava più nessuna commissione delicata
+da compiere, e nessun biglietto da portare.
+Solamente qualche volta il marchese e la marchesa
+uscivano a cavallo. Non volevano il <i>groom</i>,
+e se ne andavano al passo, lungo la strada polverosa
+che presto abbandonavano per internarsi
+in certe stradicciuole anguste dove i due
+cavalli stentavano talora a camminare di fronte.
+Gli alberi troppo rari non facevano ombra abbastanza,
+ma a quell’ora mattutina, il sole di
+autunno dava un calore aggradevole. Poi si attraversava
+qualche gruppo di case dove i bambini
+seminudi si rotolavano nella polvere, dove
+le galline spaventate fuggivano dinanzi al trotto
+dei cavalli. Sulla porta delle loro povere case,
+i paesani venivano a veder passare “i signori„
+e ammiravano il portamento svelto d’Elisa, lo
+spessore della massa di capelli sotto la sua piccola
+tuba d’uomo, la finezza de’ suoi lineamenti
+<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
+ammorbiditi dal velo; osservavano come il marchese
+montava bene, e calcolavano il prezzo
+probabile delle due magnifiche bestie. Raramente
+assai vedevasi luccicare un lampo d’invidia
+nell’occhio di quella brava gente, ed il
+saluto che indirizzavano ai “padroni„ era rispettoso,
+ma insieme amichevole, poichè il popolo,
+in Italia, non ha odio nel cuore; disdegna
+sovente, ma non conosce quasi mai quella invidia
+viziosa che conduce all’esecrazione. Quei
+visi stanchi, astuti e rassegnati ad un tempo,
+esprimevano sopratutto la pazienza.
+</p>
+
+<p>
+Massimo chiacchierava molto ed era felice
+delle pronte risposte d’Elisa, che poi ad un tratto
+non ascoltava più, assorto nel contemplare la
+sua bellezza. Poi tacevano, sognando ciascuno
+per proprio conto; ed i loro sguardi si smarrivano
+allora in quel vasto cielo che si stendeva
+dinanzi a loro, d’un azzurro pallidissimo, e
+però caldo, fino ai contorni indistinti delle montagne
+immense all’orizzonte in una bruma tiepida,
+meridionale, speciale. Cento vaghi rumori
+animavano il paesaggio; certe campane lontane
+ma di cui non si perdeva una sola vibrazione
+attraverso l’aria purissima; dei grandi carri che
+si udivano rotolare pesantemente, assai prima
+di vederli apparire, col loro cavallo ornato di
+fiocchi rossi, guidato da un contadino col cappello
+di paglia calato sulla faccia color di mógano,
+<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
+e che sdraiato boccone sul fondo, dormicchiava
+a metà, cantarellando uno stornello.
+Da una parte, le colline si riunivano in dolci
+pendii, e un po’ più lontano, si scorgeva per il
+lungo la bella città ridente nel suo giardino verdeggiante
+e fiorito, la linea elegante de’ lungarni,
+ed il profilo fiero e famigliare di Palazzo
+Vecchio.
+</p>
+
+<p>
+Rientravano per la colazione; nella sala da
+pranzo vasta ed allegra, la tavola era pronta,
+con tutto ciò che si può imaginare di più delicato,
+con frutte straordinarie miste a fiori entro
+grandi piatti. La giornata passava sempre con
+una rapidità della quale erano attoniti essi medesimi.
+Massimo trovava difficilmente il tempo
+per occuparsi un poco de’ suoi affari, — che
+pure adesso pretendeva dirigere, — ed era seccatissimo
+quando non poteva proprio a meno
+di assentarsi.
+</p>
+
+<p>
+Elisa leggeva ancora, ma meno assai d’una
+volta, e ad onta di ciò non aveva se non ben di
+rado di quelle lunghe meditazioni che fanno
+scorrere le ore inavvertite, ma penose. Soltanto
+suo marito la preoccupava talvolta ancora. Non
+lo comprendeva che a metà. Per esempio, come
+spiegare quel cambiamento radicale? E perchè
+si era innamorato di lei, improvvisamente, a
+quel ballo del barone di K.? Perchè, fino a quella
+sera memorabile, l’aveva sempre guardata con
+<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
+una completa indifferenza, ad onta dell’affetto
+che sentiva per lei, e come potevasi spiegare
+che da un <i>capriccio</i> (cosa incomprensibile per
+lei), nascesse un amore tanto profondo? Che
+cosa poteva ammirare in lei a tal punto, di
+un tratto? Quanto doveva esser stato strano
+il passato di un tal uomo! quanti pensieri, che
+essa ignorerebbe sempre, avevano dovuto sorgere
+in quella testa! e, a malgrado di tutto,
+quante differenze intime ed essenziali fra loro
+due! E qual mutamento nella sua vita di donna!
+chi avrebbe mai potuto prevederlo due giorni
+prima di quella notte in cui Massimo era stato
+impressionato da lei, a quel ballo? La sua sola
+certezza era che aveva ragione di fare tutto il
+suo possibile per amarlo, che in ciò stava il
+suo dovere e lo scopo necessario della sua esistenza.
+La vita, ch’ella credeva terminata, ricominciava
+di nuovo. L’Elisa d’altre volte, che
+viveva cupamente all’insaputa della gente, che
+la credeva tanto diversa, era morta ora in un
+certo senso, ed invece la marchesa d’Astorre,
+diventata una persona vera, era la moglie di
+Massimo, doveva amarlo, lo amava già!
+</p>
+
+<p>
+Passarono l’inverno a Firenze, dove Massimo
+si divertì a ristaurare il vecchio palazzo con
+un gusto squisito, consultando spesso sua moglie.
+Ricevettero un poco, ma andarono il meno
+possibile dalli altri. Nessuno pensò più a far la
+<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
+corte alla marchesa d’Astorre, e si cercò invano
+di dirne del male. La salute di Massimo
+non essendo perfetta, per la prima volta in vita
+sua, ed i medici avendo detto che nell’estate bisognerebbe
+pensare ad una cura, ne approfittarono
+per ritornare alla <i>Villa del Giglio</i>, appena
+finito l’inverno.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>III.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Elisa stava sola nel suo angolo prediletto
+della sala, vicino alla finestra, chiusa per la
+pioggia che incominciava a cadere. La mattina
+era stata soffocante; ora faceva quasi freddo.
+Non una nuvola nel cielo uniformemente grigio,
+non un soffio che agitasse una sola foglia dei
+grandi alberi, nè staccasse il pétalo d’un fiore.
+Massimo era andato in città, donde doveva ritornare
+all’indomani con due o tre amici. Ella
+pensava a lui, mentre lavorava ad un ricamo
+che gli era destinato. “È però noioso„ diceva
+a sè stessa, “ch’egli non possa ritornare questa
+sera. Pranzerò sola, ed oggi ciò mi annoia....„
+Poi, rammentando d’improvviso che doveva
+scrivere una lettera, dimenticata già da un pezzo,
+lasciò il lavoro e sedette davanti ad una piccola
+scrivania. Aveva appena tracciato le parole:
+<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
+<i>8 aprile</i> al sommo del foglio, quando suonò
+la campana annunciante una visita. Ascoltò,
+stupita, con l’occhio fisso all’uscio. Si era già
+alzata quando un servitore entrò, portando sopra
+un piatto d’argento un biglietto da visita
+ed una lettera:
+</p>
+
+<p>
+— C’è di là un signore che chiede se la signora
+marchesa lo vuol ricevere.
+</p>
+
+<p>
+Elisa lesse sul biglietto: <i>Carlo Orlandi</i> e un
+tal nome non le ricordò nulla. La lettera era
+della contessa Goffredi, solo due righe di raccomandazione,
+che percorse rapidamente d’un’occhiata.
+</p>
+
+<p>
+— Fate entrare quel signore.
+</p>
+
+<p>
+Il servitore uscì e rientrò pochi istanti dopo
+annunciando il forestiere, il quale, dalla soglia,
+fece un profondo saluto. Era un vecchio personaggio
+d’apparenza gioviale, la cui figura nel
+suo insieme non mancava di un lato comico,
+mentre la faccia — una buona faccia larga e
+rossa incorniciata di favoriti bianchi — esprimeva
+una gaiezza tranquilla, una grande indulgenza
+per tutti e una certa soddisfazione di sè.
+La sua bocca era disegnata largamente sotto
+un naso un po’ schiacciato; de’ sopracigli molto
+folti proteggevano due occhietti grigi pieni di
+bonomia e di malizia insieme; una foresta di
+capelli tagliati a spazzola, d’un bianco argenteo,
+copriva la sua grossa testa. Piccolo e tarchiato,
+<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
+portava un paio di calzoni grigio-perla, un abito
+nero e un panciotto di velluto marrone a fiorellini
+rossi, sul quale pompeggiava una pesante
+catena d’oro, con molti sigilli che battevano sul
+suo ventre rispettabile. Nella destra teneva il
+cappello, i guanti e un bastoncino.
+</p>
+
+<p>
+— Signora marchesa, — disse, con il respiro
+un po’ corto, — mi scusi se mi presento con
+così poca cerimonia. La contessa che ha avuto
+la bontà di darmi quella lettera, mi ha anche
+incaricato di portarle codesto....
+</p>
+
+<p>
+E offrì a Elisa un piccolo involto suggellato.
+</p>
+
+<p>
+Era un gioiello ch’ella attendeva infatti. Lo
+guardò per un istante, lo pose sopra un tavolino,
+dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— La prego di sedere.... Lei è molto gentile
+di aver voluto disturbarsi per così poco.
+</p>
+
+<p>
+E intanto osservava il suo interlocutore, la
+di cui visita le sembrava strana e inutile sopratutto,
+e che, dal canto suo, continuava a
+sbuffare un poco. Sedette pesantemente sopra
+una poltrona, che cambiò di posto per non avere
+la luce nelli occhi, e quando ebbe ripreso fiato,
+rispose:
+</p>
+
+<p>
+— Oh! signora, felicissimo!... La contessa Goffredi
+è... è sempre... è sempre stata buonissima
+per me.
+</p>
+
+<p>
+— La conosce da molto tempo?
+</p>
+
+<p>
+— Oh! sì! signora marchesa, l’ho conosciuta
+<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
+bambina! L’ho vista ieri. Sono andato da lei
+espressamente per domandarle una parola di
+scritto allo scopo di presentarmi qui. Scusi il
+mio ardire, di cui sono confuso io stesso.... La
+contessa m’ha detto di dirle tante e tante cose.
+È tanto graziosa, e in fede mia!... tanto bella
+anche! — soggiunse ridendo ad un tratto.
+</p>
+
+<p>
+Era visibilmente imbarazzato, ma dopo una
+pausa, continuò:
+</p>
+
+<p>
+— Si figuri, signora marchesa, che io sono
+a Firenze da alcuni giorni. Avevo assolutamente
+bisogno di vederla, lei, signora, proprio lei!...
+Ma non avevo l’onore di conoscerla.... Come
+farmi presentare? La difficoltà mi sembrò tanto
+maggiore quando seppi ch’ella viveva, piuttosto
+ritirata, in campagna. E ciò che v’è di più
+bizzarro, è che avevo già veduto varie volte la
+contessa, senza pensare d’indirizzarmi a lei.
+Fu lei, che per caso nominò la signora marchesa.
+“La conosce?„ chiesi io. “È la mia migliore
+amica„, mi rispose.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, e sono riconoscente che lo dica
+altamente. Raccomandato dalla mia amica, lei
+non poteva dubitare d’esser ben ricevuto.
+</p>
+
+<p>
+Il vecchio signore continuò a discorrere, imbrogliandosi
+un poco; non sapendo, visibilmente,
+come venire al fatto, parlando molto,
+come chi non ha fretta. Intanto Elisa accorgendosi
+di aver a fare con un brav’uomo, un po’
+<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
+originale, ma non dispiacente, lo ascoltava domandando
+a sè stessa: “Cosa vuol conchiudere?„
+un po’ seccata ancora d’esser stata disturbata
+nella sua solitudine, un po’ divertita
+dai modi e dalle verbosità dello sconosciuto.
+</p>
+
+<p>
+Si capiva subito che doveva essere un uomo
+assai ricco, e del resto, non lasciava per un
+pezzo tale circostanza in dubbio, poichè parlava
+volentieri della sua fortuna. Intrattenne Elisa
+di vari acquisti fatti il giorno innanzi da un
+antiquario, tra le altre cose, di una coppa cesellata
+attribuita a Benvenuto, che gli costava
+cinquantamila franchi; giunse fino a raccontarle
+di certi due cavalli sauri che volevano
+vendergli per forza, aggiungendo che diffidava
+non essendo conoscitore.
+</p>
+
+<p>
+Poi si fermò e vi fu un silenzio. Elisa, un
+poco imbarazzata, a sua volta, cercava un soggetto
+di conversazione, ma al momento in cui
+stava per indirizzargli una domanda qualunque
+a proposito della contessa Goffredi, egli disse
+bruscamente, tentando di farlo con aria disinvolta:
+</p>
+
+<p>
+— Scusi, signora marchesa, si ricorda lei ancora
+di un suo amico d’infanzia.... che si chiamava
+Giulio Bardi?
+</p>
+
+<p>
+Elisa sentì tutto il sangue che le affluiva al
+cuore. Diventò pallida orribilmente....
+</p>
+
+<p>
+Mai come in quel minuto aveva avuto bisogno
+<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span>
+di tutta la sua forza, di tutta la scienza di
+dissimulazione acquistata. Seppe arrestare il
+trémito che s’impadroniva di tutto il suo corpo,
+e fu con voce quasi ferma che rispose dopo
+un poco:
+</p>
+
+<p>
+— Certo, me ne ricordo! Lei lo conosce?...
+</p>
+
+<p>
+— Sono suo zio.
+</p>
+
+<p>
+Un lampo improvviso illuminò la mente di
+Elisa: rammentò ad un tratto quel nome dimenticato
+di Orlandi, che aveva altre volte sentito
+pronunciare — un secolo fa — laggiù nella casetta
+in riva al lago. Ora avvolse il suo interlocutore
+in uno sguardo pieno di una curiosità
+intensa. Mentre lui continuava a parlare nel
+suo modo prolisso, lei non era più capace di
+stare attenta; e talora le sfuggivano delle frasi
+intiere. Contemplò, per qualche minuto, fissamente,
+la catena d’oro del vecchio, ed i fiorellini
+rossi del suo panciotto. D’un lungo discorso
+ch’egli fece in cui mescolò il racconto del suo
+viaggio con la storia d’un processo che aveva
+dovuto iniziare a Londra contro un mercante
+di quadri, e la contessa Goffredi a suo nipote,
+lei non udì che queste parole: “Giulio è arrivato
+con me a Firenze„, e le udiva sempre,
+anche quando il signor Orlandi era entrato in
+un nuovo argomento.
+</p>
+
+<p>
+Ella finì però col prestare tutta la sua attenzione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signora marchesa, — diceva Orlandi, — se
+lei me lo permette, le narrerò la semplice
+storia delli anni ch’egli passò con noi a Bombay.
+E, innanzi tutto, creda che tutto il bene che potrei
+dire di lui non sarebbe mai che una metà
+di quello che merita. Non è soltanto un bravo
+ragazzo, e un uomo raro, come non se ne trovano.
+Si potrà credermi acciecato da un affetto
+quasi paterno. No, signora, glielo assicuro; lo
+amo, è vero, come se fosse mio figlio, ma non
+sarebbe neppure mio nipote, che non ne parlerei
+altrimenti. D’altronde, tutti quelli che lo
+conoscono mi darebbero ragione. Ah! perchè
+bisogna ch’egli non sia felice, lui che meriterebbe
+tanto di esserlo!... Senta, signora, io avrei
+molte cose da dirle se osassi parlarle in confidenza.
+E se dovessi andarmene senza averlo
+fatto, lo rimpiangerei certo amaramente, essendo
+venuto apposta perciò, lo confesso; ma non ne
+avrò mai il coraggio se lei non mi dice che
+me lo permette, se lei non m’incoraggia un
+poco.
+</p>
+
+<p>
+— Dica tutto, la prego, parli liberamente, e
+sia certo che m’interesserà.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie. Ebbene, innanzi tutto, mi lasci dirle
+che io la stimo altamente e che l’approvo di
+aver saputo trovare la felicità, di non aver sagrificato
+tutta la sua vita a un sogno irrealizzabile,
+come l’ha fatto stupidamente mio nipote,
+<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
+che io adoro, ma che in ciò è un pazzo. Ora
+prendo coraggio, perchè, mi permetta di dichiararlo,
+lei m’ispira una grande simpatia, e mi
+sembra che la conosco da un pezzo. (E ciò è
+anche vero, in un certo senso). Sì, piglio coraggio,
+giacchè vedo che lei è buona veramente
+come mi è stato detto. Se lei sapesse quanto
+Giulio ha valorosamente lottato, attraverso ogni
+ostacolo, ed a qual prezzo ha conquistato la
+bella posizione che occupa adesso, e che pure
+gli dà così poca soddisfazione! Se lei sapesse
+a che punto egli ha <i>allora</i>, sul principio, lavorato
+per... per ritornare in Europa, e con quale
+forza di carattere ha continuato a lavorare anche
+quando lo scopo era scomparso, e ch’egli
+continuava il suo cómpito solo per sopportare
+virilmente il suo dolore!
+</p>
+
+<p>
+Elisa ora non era più pallida, ma respirava
+con difficoltà. Fece una domanda, a voce bassissima:
+</p>
+
+<p>
+— E come accadde il suo matrimonio?
+</p>
+
+<p>
+— Quale matrimonio? Ah sì! capisco.... la
+voce che s’è fatta correre del suo matrimonio
+con la bella lady Harris, la vedova del generale!
+È falso.
+</p>
+
+<p>
+— Impossibile! Gliene parlai io stessa nelle
+mie lettere e non mi ha mai contraddetta; non
+mi ha più risposto.
+</p>
+
+<p>
+— Vuole che le dica tutta la verità?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<p>
+— È la signora Valenti, di lei madre, che lo
+ha imposto assolutamente a mio nipote!
+</p>
+
+<p>
+— Ma chi ha potuto forzarlo a mentire?
+</p>
+
+<p>
+— Non ha mentito, signora marchesa, ma
+acconsentì a non smentire. Forse ebbe torto.
+Ma, lo confesso, fu anche per mio consiglio
+ch’egli agì in tal modo. E non doveva sembrar
+giusto? Poteva egli permettere che lei lo aspettasse
+tutta la vita? Senza codesta bugia, codesto
+silenzio, lei avrebbe pure voluto mantenere le
+sue promesse, sebbene inutilmente, e forse non
+si sarebbe mai risolta ad essere felice come
+lo è ora.
+</p>
+
+<p>
+Parlando di suo nipote, il signor Orlandi trovava
+un linguaggio più chiaro, più preciso, e
+poteva diventare quasi eloquente. Continuò senza
+che Elisa pensasse più ad interromperlo. Raccontò
+in che modo Giulio, a Bombay, s’era
+messo al suo cómpito con coraggio e perseveranza,
+lavorando da mattina a sera, pieno d’una
+speranza che traspariva sotto alla sua abituale
+malinconia, amato da tutti, adorato in famiglia,
+stimato dalli operai. Mentre non mancava mai
+ad alcuno dei suoi doveri, trovava tempo per
+studiare senza posa, e fu presto capace di occupare
+nella fabbrica un posto assai elevato.
+Non s’era mai veduto un giovane mostrare tanta
+forza di volontà. Suo zio gli accordò allora ciò
+<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
+che aveva già accordato ai propri quattro figli,
+i quali erano tutti impiegati nei suoi ufficî: lo
+associò cioè alli utili, aumentandogli allo stesso
+tempo la paga. Giulio era preso da una vera
+febbre di lavoro, poichè andava diritto dinanzi
+a sè, risolutamente, non permettendo alli ostacoli
+di rallentare il suo cammino, con l’occhio
+fisso allo scopo luminoso che gl’impediva di
+sentire la stanchezza.
+</p>
+
+<p>
+Ma una tentazione gli si presentò, alla quale
+non seppe resistere. Uno dei suoi compagni di
+ufficio gli offerse di associarlo ad una speculazione
+un po’ arrischiata, ma che in caso di
+riuscita, quintuplicava i loro modesti capitali.
+Già l’amico di Giulio aveva realizzato qualche
+beneficio. Giulio sulle prime capì che non aveva
+il diritto di tutto impegnare così sopra un colpo
+di dadi, ma a poco a poco il pensiero che potrebbe
+forse, in un mese, por fine alla sua incertezza,
+a tutte le sue angoscie, all’esilio, ritornare
+in Italia e sposare colei che amava, lo
+sedusse talmente, che finì col cedere alle istanze
+e alli argomenti dell’amico. Imaginarsi la sua
+disperazione quando quindici giorni dopo, arrivarono
+cattive notizie! Credette d’impazzire, poichè
+al suo dolore si unì il rimorso: tutto era
+perduto, e perduto per colpa sua! Oh! come maledisse
+la impazienza nostalgica che lo aveva
+spinto a tanta imprudenza, come si pentì di
+<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
+aver prestato orecchio alla voce tentatrice della
+superstiziosa speranza che gli gridava: tu riescirai!
+Giammai Giulio diede prova di tanto coraggio
+come quando ricuperò virilmente la forza
+necessaria per rimettersi al lavoro dopo il terribile
+colpo che lo aveva colpito, nulla lo sosteneva
+più. Fu allora che le sue lettere ad Elisa
+diventate già meno frequenti durante l’eccitazione
+della speranza, cessarono del tutto. Che
+poteva scrivere? Sentiva bene che doveva compiere
+il proprio dovere e dirle la verità, e che
+non avendo ora più certezza alcuna di poter
+mai ritornare in Europa, doveva liberarla da
+ogni promessa, pregarla anzi di dimenticarlo e
+di non sagrificare la sua vita ad un ricordo,
+ma il farlo era al disopra delle proprie forze.
+Finalmente si decise a scrivere al signor Valenti.
+Fu la signora Valenti che rispose, dicendogli,
+molto duramente, che il suo dovere di
+uomo onesto era di togliere ogni illusione ad
+Elisa, per guarirla dell’“assurda follia„ e della
+ostinazione nella quale persisteva e ch’egli non
+doveva più indugiare. Egli fece quanto gli si
+chiedeva, con la morte nell’anima, e continuò
+a lavorare come un sonnambulo.
+</p>
+
+<p>
+Poco dopo, lady Harris, vedova d’un generale
+inglese, ucciso in una delle rivoluzioni indiane,
+venne a dimorare presso gli Orlandi che
+la conoscevano da un pezzo. Bellissima, originale
+<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
+assai, e, a quanto dicevasi, molto ricca, suo
+marito avendole lasciato una grossa fortuna,
+parve sulle prime accasciata dal dolore; ma
+presto si consolò, e mostrò a Giulio una così
+marcata simpatia che tutti ne parlarono. Doveva
+stare tre settimane in casa Orlandi; vi
+restò sei mesi, e partì con tanto rimpianto, che
+era facile vedere che non avrebbe domandato
+di meglio che di rimanervi sempre. Sulle prime
+Giulio eccitò l’invidia; poi si finì col ridere di
+lui. Nella famiglia tutti si sforzarono, in tutti i
+modi possibili, a persuaderlo di sposare la bella
+vedova. Come rifiutare la felicità accompagnata
+da una sì grande fortuna? Qual colpo di sorte
+inatteso! Egli però rimase fermo; nulla potè
+farlo piegare. Senza che si giungesse mai a sapere
+in qual modo, la signora Valenti seppe
+quanto accadeva, e raccontando le cose a suo
+capriccio, cominciò col dire che Giulio era l’amante
+d’una inglese eccentrica, la quale dimorava
+nella casa stessa dello zio di lui. Lo ripeteva,
+lo si ricorda, a sua figlia, da mattina a
+sera, e finì col dare la notizia positiva che Giulio
+aveva sposato la “bella avventuriera„ come
+ella si permetteva di chiamarla. Poi scrisse a
+Giulio dicendogli che l’ultima sua lettera non
+avendo bastato a vincer la pazza tenacità di
+Elisa, lei le aveva dato la notizia del matrimonio
+di lui, consigliandogli d’altronde di farlo se non
+<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
+era già fatto, e pregandolo in tutti i casi, di
+annunciarlo lui stesso ad Elisa; “poichè„ diceva
+“è il solo mezzo di deciderla a dimenticarvi
+ed a maritarsi, com’è suo dovere„. Giulio,
+disperato, trovò tuttavia che aveva ragione, e
+senza nulla affermare, non negò, e lasciò credere
+a Elisa d’essersi ammogliato.
+</p>
+
+<p>
+— Il mio furbo d’un nipote, — continuò il signor
+Orlandi, — non volendo sentirsi perennemente
+rimproverare la sua fedeltà ad una promessa
+dalla quale lei, signora, lo aveva sciolto,
+e che non poteva sperare di realizzare mai più
+oppose una sola ragione a tutte le nostre preghiere,
+dicendo ch’era troppo orgoglioso per
+sposare una donna tanto ricca quanto lo era
+lady Harris. Non disse la verità che a me solo,
+assicurandomi che non prenderebbe mai moglie,
+che tutto gli era indifferente dal momento che
+egli aveva perduto lei, che non amerebbe mai
+altri che lei, e che non aspettava più nulla
+dalla vita. Aggiunse che l’idea del suicidio non
+gli era mai venuta, solo perchè non credeva
+teoricamente che l’uomo abbia il diritto di por
+fine alla propria esistenza, e che, dovendo vivere,
+continuerebbe a lavorare senza lagnarsi....
+ma ch’era tutto quanto poteva fare per me.
+</p>
+
+<p>
+Intanto che il vecchio signore parlava, Elisa
+lo ascoltava avidamente, tenendo però la testa
+rivolta contro alla luce per nascondere l’emozione
+<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
+che provava. Durante un silenzio, e avendo
+ritrovato il suo potere su sè stessa, si voltò, e
+attraverso i vetri chiusi, vide il giardino, gli
+alberi ancora tutti bagnati e l’orizzonte che si
+rischiarava. Guardò i viali, la lunga balaustra
+del terrazzo, le macchie dei fiori, e le sembrò
+non riconoscere più quel luogo tanto famigliare
+a’ suoi occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Quando la notizia del di lei matrimonio
+col marchese d’Astorre ne giunse, osservai
+bene mio nipote; compresi ch’era un colpo terribile
+per lui, benchè avesse rinunciato ad ogni
+speranza. Si padroneggiò, tuttavia, e dopo pochi
+giorni, non mi sembrò più triste che al solito.
+Mi disse anche che approvava lei per la decisione
+presa, e che faceva i voti più sinceri perchè
+ai vantaggi d’una così bella posizione si
+unisse la felicità. Lasciammo l’India sul finire
+dell’anno scorso. Ho ceduto il mio stabilimento
+a mio figlio maggiore e mi sono stabilito a
+Londra, dove ho una casa di banca. Giulio, che
+rimarrà con me, ne sarà il direttore capo, ed
+io vivrò pressochè ritirato dalli affari. Ho lavorato
+abbastanza per conto mio.
+</p>
+
+<p>
+— E lei rimarrà ancora qualche tempo a Firenze?
+</p>
+
+<p>
+— Partiamo fra tre o quattro giorni. Non ho
+più nulla che mi vi trattenga. Ho visto i miei
+corrispondenti, ho stretto la mano a pochi vecchi
+<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
+amici, e giacchè lei ha avuto la bontà di
+lasciarmi tutto dire, quando mi accomiaterò, signora
+marchesa, la mia missione sarà terminata;
+poichè, — aggiunse abbassando un poco
+la voce, — è <i>lui</i> che mi ha pregato di vederla
+e di parlarle.
+</p>
+
+<p>
+Elisa ebbe una lieve scossa.
+</p>
+
+<p>
+— Ed ora.... ciò che mi rimane da dire è il
+più difficile.
+</p>
+
+<p>
+Esitava e sembrava più imbarazzato che mai.
+</p>
+
+<p>
+Elisa lo guardava. Non poteva più considerare
+quell’uomo come un estraneo; egli le ispirava
+la confidenza che ispira un vecchio amico;
+e sentì ch’ella doveva parlare liberamente. Per
+di più, colpita da quanto aveva udito, riuscendo
+solo con uno sforzo violento e continuo a non
+mostrare il tumulto che quelle brusche rivelazioni
+suscitavano in lei, e il disordine de’ suoi
+sentimenti, voleva però saper tutto; bisognava
+dunque incoraggiarlo.
+</p>
+
+<p>
+— Scusi il mio turbamento. Lei ha evocato
+dinanzi a me tutti i ricordi della mia vita, tutto
+un passato che non ho mai posto in oblìo, che
+non dimenticherò mai, ma che è chiuso in fondo
+al mio cuore e del quale credevo di non dover
+mai più sentire a parlare.... ancora meno parlare
+io stessa. Capirà facilmente a che punto
+ciò mi riesce difficile. Inoltre, lei mi ha ora
+svelato cose che ignoravo, ed è assai naturale
+<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span>
+che tutto ciò mi turbi profondamente. Nulla
+può cambiare nella mia vita, signor Orlandi,
+nè nei miei sentimenti, e le scoperte dolorose
+che potrei fare circa le circostanze che mi guidarono
+allora, possono commuovermi, ma non
+possono avere influenza alcuna su di me. Non
+saranno, anzi, che inutilmente penosi. Non importa,
+bisogna che io sappia tutto.
+</p>
+
+<p>
+Ella si fermò un istante, poi soggiunse, stupita
+lei stessa di poter pronunciare tali parole
+con tanta calma:
+</p>
+
+<p>
+— Lei mi ha svelato tutto quanto io avrei
+dovuto ignorare per sempre: che sono stata ingannata....
+e ingannata da mia madre! Forse
+ha creduto far bene, mia madre, e gli altri
+hanno creduto di compire un dovere, aiutandola
+a persuadermi di quella menzogna. Può
+imaginare a che punto mi turba tutto ciò che
+ella mi ha raccontato d’improvviso, al momento
+che non mi vi aspettavo affatto, dopo tanto
+tempo che mi sforzo a non pensare al passato.
+Ma ora esigo che lei mi dica tutto ciò che mi
+deve dire. È necessario. Vede che le parlo con
+tutta sincerità, dandole l’esempio. La nostra
+conversazione, signor Orlandi, è eccezionalissima.
+Ma adesso sembra anche a me di conoscerla
+da un pezzo. Parli dunque senza paura.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, marchesa; lei mi rende il cómpito
+meno difficile, e per mostrarle che obbedisco
+<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
+mi permetterò di indirizzarle una domanda
+assai indiscreta. Mi dica.... mi dica se è realmente
+felice? Scusi, so che lo è, tutti lo dicono
+e tutto lo prova. Ma mi piacerebbe sentirlo
+dalla sua propria bocca.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono felice; felice quanto è possibile di
+esserlo.
+</p>
+
+<p>
+— N’ero certo; e son ben contento di sentirmelo
+confermare da lei. È anche troppo che vi
+sia un solo infelice. Ma vi sono di quelli che
+sono nati per esser tristi; si direbbe che ciò li
+diverte. Mio nipote è di costoro. L’amo quanto
+i miei figli, lei lo sa; ma a quel punto di vista,
+è un idiota. È quasi ricco adesso, e siccome lavora
+sempre (credo che sarebbe morto senza
+di ciò) lo sarà ancora di più. Ma non vivrà mai
+che nel passato. Ho sperato a lungo un cambiamento;
+adesso non spero più nulla. Forse
+che un nuovo soggiorno, a Londra, gli farà
+bene; ecco tutto. Ora, se ha voluto venire a Firenze,
+è unicamente perchè non cessa mai dal
+pensare a lei. Già, nei primi tempi del suo matrimonio,
+aveva trovato modo di avere sue
+nuove e perfino delle informazioni sul marchese.
+Lei mi permette di dir tutto, non è vero!
+</p>
+
+<p>
+— Sì, glielo ripeto.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, gli avevano detto molto male del
+marchese d’Astorre. Per molto tempo egli l’ha
+creduta infelice, signora. Più tardi ha saputo la
+<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
+verità. Gli è stato provato che il di lei matrimonio
+era stato, d’ambo i lati, un matrimonio
+d’amore, e che se suo marito aveva forse avuto
+qualche torto sul principio, si conduceva ora in
+un modo esemplare; e che lei lo ama, e che,
+veramente, ella ha vinto il primo premio nella
+lotteria della vita, avendo tutto: la fortuna, gli
+onori e la vera felicità per di più. Marchesa,
+non si sa quanta bontà e abnegazione contiene
+il cuore di Giulio!... È stato lieto di scoprire
+tutto ciò, poichè, dal giorno in cui l’ha irrevocabilmente
+perduta, non ha mai augurato altro
+che la sua felicità. Si è assicurato a Firenze
+della verità di quanto gli era stato detto; ha
+veduto il marchese per le vie, ed ha capito tutto.
+Ciò che già sapeva gli è stato confermato, e in
+fondo è per questo solo motivo che ha voluto
+venire.... Ma non proprio solo per questo.... Vi
+era anche un altro desiderio che lo spingeva:
+quello di rivederla una volta.
+</p>
+
+<p>
+— A che gioverebbe? — disse tristamente
+Elisa.
+</p>
+
+<p>
+— Mi lasci finire. Voleva vederla, lo voleva
+assolutamente. Sperava almeno di scorgerla, di
+poterla guardare da lontano senza che lei lo
+sapesse, al passeggio, in teatro. Gli fu detto che
+lei si trovava in campagna per un pezzo. E
+allora ha pregato me di riuscire a venir qui, a
+farmi presentare a lei, e insomma di ottenere
+<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
+il colloquio confidenziale che nella sua bontà
+ora mi accorda. Ha voluto che almeno io la
+vedessi, e sentissi dalla sua propria bocca che
+lei.... che lei è felice. Mi ha supplicato di tutto
+osservare, di descrivergli la villa da lei abitata,
+di rammentarmi le minime sue parole.
+</p>
+
+<p>
+Elisa accennò di voler parlare, ma si fermò.
+</p>
+
+<p>
+— Non è ancora tutto, — continuò il signor Orlandi. — Egli
+mi ha incaricato di rivelarle finalmente
+la verità sul passato. L’ho fatto. Mi ha
+detto di esprimerle i voti sinceri e ferventi che
+sempre le ha inviati col pensiero.... Di più, signora
+marchesa, mi ha fatto promettere di dirle
+anche che la sua vita tutta intiera le appartiene,
+ch’egli dipende da lei, e che vi obbedirebbe in
+tutto.
+</p>
+
+<p>
+— No, non posso ammettere ciò!... E in che
+cosa mi vuole obbedire?
+</p>
+
+<p>
+— Nel decidere ciò che deve fare. Deve restare
+o deve partire?
+</p>
+
+<p>
+— Ma lei m’ha detto già che la decisione di
+suo nipote è presa di ritornare a Londra.
+</p>
+
+<p>
+— Egli vi è dispostissimo; ma vuole che sia
+lei a decidere. Senta; io sono ben lontano dalle
+idee romantiche; basta guardarmi per esserne
+convinto. Ma lo assicuro che in fatto di abnegazione
+io credo mio nipote capace di tutto.
+Vede, quel ragazzo lì è il sagrificio personificato.
+La sua è una natura eccezionale, e dopo
+<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
+quanto fece, si può fidarsi di lui completamente.
+Mi ha dunque detto, quel povero Giulio, che
+avendo ben osservato le cose come si trovano
+nelle circostanze attuali, vi sono per lui due
+strade ben distinte da prendere: l’una, di allontanarsi
+del tutto e di accontentarsi di vigilare
+su di lei da lontano; l’altra, di rimanere a Firenze,
+e di diventare semplicemente e nobilmente
+suo amico. Se lei crede che la presenza di lui
+possa esserle utile in un modo qualunque, se
+la sincera amicizia di lui, offerta sinceramente
+e senza sottintesi, può non esserle disaggradevole,
+egli resterà. Non le parlerà mai del passato;
+egli si accontenterà di un posto fra gli
+amici poco numerosi che la circondano, felice
+se potrà talvolta renderle il più piccolo servizio.
+Ma egli pretende che sta a lei e non a lui il
+giudicare se un tale progetto è chimerico o possibile.
+Se lei decide che val meglio non vederlo
+e che deve partire, egli le obbedirà ciecamente.
+</p>
+
+<p>
+Il signor Orlandi fu interrotto da un servitore
+che portava una lettera. Era un biglietto
+di Massimo, che annunciava con grande suo
+rincrescimento essere costretto a rimanere ancora
+a Firenze fino al dopo domani. Elisa, ora,
+fu quasi contenta di pensare che, dopo partito
+il signor Orlandi, avrebbe ancora delle lunghe
+ore di solitudine davanti a lei. Si alzò, uscì un
+istante e ritornò dopo due minuti.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
+</p>
+
+<p>
+Sedette, seria, calma e un poco pallida.
+</p>
+
+<p>
+— Scusi, — disse finalmente. — Non m’aspettavo
+certo a quanto ella m’ha detto ora. È dunque
+<i>lui</i> che lo ha pregato di venire?
+</p>
+
+<p>
+— Sì signora. Ma, la supplico, non risponda
+che dopo d’aver ben riflettuto.
+</p>
+
+<p>
+— Ho riflettuto. Egli deve partire.
+</p>
+
+<p>
+— È una decisione irrevocabile?
+</p>
+
+<p>
+— Assolutamente. Vediamo; lei stesso, signor
+Orlandi, non trova forse che ho ragione?
+Francamente. Sì, non è vero?
+</p>
+
+<p>
+Egli soggiunse, dopo un istante:
+</p>
+
+<p>
+— Che gli devo dire?
+</p>
+
+<p>
+— Le dirà che sono profondamente commossa
+da tutto ciò che ho saputo adesso, e riconoscente
+verso di lui. E, s’egli mi obbedisce, come
+lo ha promesso a lei, s’egll parte, come lo
+esigo.... in questo caso gli dirà anche che dal
+canto mio non ho mai scordato il passato, ma
+ch’è sepolto in fondo a me.
+</p>
+
+<p>
+Si fermò, con gli occhi bassi.
+</p>
+
+<p>
+— Egli comprenderà che ho ragione, che deve
+partire. Non credo che dopo d’esser stati, per
+tanto tempo... promessi l’uno all’altra, si possa
+diventare buoni amici. È un sogno falso e impossibile.
+Poichè, glielo dica bene, io sono perfettamente
+felice. Amo mio marito, al quale
+devo tutto, e tutto il mio avvenire appartiene
+a lui. Dica anche a suo nipote che mi affligge
+<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
+di saperlo tanto triste sempre, e che faccio dal
+fondo del cuore, i migliori voti perchè trovi
+ancora un po’ di felicità. Vorrei che non mi sacrificasse
+tutta la sua vita. Non debbo forse
+parlare così, e non ho ragione?
+</p>
+
+<p>
+— A chi lo dice, signora marchesa!
+</p>
+
+<p>
+Chiacchierarono ancora per qualche tempo.
+Il sole era sbucato fuori dalle nubi e mandava
+la sua luce nella sala, posandosi anche sui capelli
+bianchi e sulla buona grossa faccia dell’Orlandi,
+e rischiarando il pallore d’Elisa; ma
+il suo corpo che rabbrividiva, non si riscaldava
+sotto i raggi che rallegravano le tende rosso-scure
+delle finestre, e le belle pitture della
+vôlta.
+</p>
+
+<p>
+Elisa accompagnò il suo visitatore fino al
+giardino, dove la sua carrozza lo aspettava da
+un pezzo. Aveva rifiutato di rimanere a pranzo,
+rispondendo: “Giulio mi aspetta.„ Strinse calorosamente
+ed a più riprese la mano alla marchesa,
+e partì.
+</p>
+
+<p>
+Ella seguì con lo sguardo la carrozza fino
+allo svoltare del viale, rispose un’ultima volta
+con un cenno del capo al saluto del signor Orlandi,
+e rientrò in casa. Sedette di nuovo al
+suo solito posto, con lo sguardo fisso talora al
+giardino, festoso sotto gli ultimi raggi del sole,
+talora inchiodato alla poltrona ch’era stata avvicinata
+alla sua. Vi restò immobile, lungamente,
+<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
+col corpo appoggiato all’indietro e la testa china,
+immersa profondamente nel suoi pensieri.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente si alzò, e passeggiò lentamente
+nella sala in lungo e in largo. Dopo d’averlo
+fatto una diecina di volte, si fermò dinanzi al
+suo piccolo scrittoio, e là, gettando un’occhiata
+alla lettera incominciata quella mattina, il suo
+sguardo s’inchiodò su queste parole: 8 aprile.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>IV.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Elisa commise un errore. Quando suo marito
+ritornò, non gli soffiò verbo della visita avuta.
+Non che avesse formato il progetto di celargliela;
+tutt’altro, aveva al contrario deciso di
+parlarne, ma Massimo giunse di buonissimo
+umore e raccontando una quantità di storielle,
+di modo che durante tutto il giorno, ella cercò
+invano un’occasione per entrare in argomento.
+Dopo un silenzio di tutta una giornata le parve
+ancor più difficile il farlo, non sapendo quale
+scusa dare per aver tanto aspettato. E se ne
+avesse parlato di sfuggita e come senza attaccarvi
+importanza alcuna — l’attenzione di Massimo
+una volta risvegliata — non sarebbe forse
+costretta a rispondere a varie domande imbarazzanti?
+Continuò dunque a tacere, mentre se
+<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span>
+lo rimproverava, finchè sentì l’impossibilità
+assoluta di parlare, e finì col volersi convincere
+ch’era meglio così.
+</p>
+
+<p>
+Eppure ella soffriva intanto. Nulla era cambiato
+in apparenza, ma ciò non bastava; essa
+avrebbe voluto essere ancora la stessa in realtà,
+interiormente; e invece il suo cómpito, che
+stava diventando quasi facile prima della visita
+tanto inattesa del signor Orlandi, le pareva ora
+al di sopra delle sue forze, benchè talora tentasse
+di negarlo. Alli antichi pensieri dolorosi
+si aggiungeva quel rimpianto specialissimo e
+terribile che forma il fondo innominato di quasi
+tutte le vite infrante, il rimpianto <i>di ciò che
+avrebbe potuto essere</i>. L’idea di rivedere sua
+madre la faceva tremare. Per mostrarsi sempre
+la stessa in faccia a suo marito bisognava ora
+spesso recitare un’atroce commedia. Faceva
+sforzi inauditi per dimenticare, per non sapere
+quello che sapeva, per riacquistare la pace ottenuta
+prima con tanta perseveranza.
+</p>
+
+<p>
+E bisognava celare le pene mai confessate,
+recitare la parte sorridendo, e dissimulando
+sempre, poichè la sua sola consolazione stava
+nell’idea che Massimo non ne sospettava nulla.
+</p>
+
+<p>
+Ma s’ingannava. A Massimo era nota la visita
+dello zio; egli aveva tutto compreso e indovinato.
+Soffriva lui pure, e peggio ancora,
+dubitava. Una sera, al teatro, Giulio Bardi gli
+<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span>
+era stato mostrato, e durante tutto lo spettacolo,
+non aveva fatto altro che osservarlo. Aveva dovuto
+ammirare un volto espressivo, impallidito
+dalle sofferenze e dall’ostinato lavoro, delli occhi,
+una fronte, dei lineamenti di una bellezza
+forse inapprezzabile dal volgo, ma che certo
+una donna non poteva dimenticare; qualcosa
+di fermo e di doloroso nelle sinuosità della
+bocca, appena nascosta dai baffi leggieri, un
+mento ben disegnato e un po’ forte, segno di
+volontà tenace. Vide un uomo che dai piedi alla
+testa differiva da lui quanto è possibile imaginarlo,
+un uomo che a prima vista gelosamente
+stimava, ma che gli sarebbe stato impossibile
+di amare, anche se avesse ignorato il
+suo nome. Sentendo parlare della fortuna che
+Bardi aveva lentamente guadagnato e della considerazione
+di cui godeva, vedendo la tristezza
+rassegnata del suo sguardo, di cui lui solo,
+Massimo, fra tutta quella gente, sapeva la causa,
+egli indovinò da cima a fondo tutta la coraggiosa
+vita di quell’uomo. Lui, il gran signore
+scettico, che dalla sua facile filosofia era stato
+soltanto spinto al piacere, lui il gaudente intelligentissimo,
+d’uno spirito tanto fino e d’una
+coltura tanto raffinata, si sentì — ora che un
+amore vero aveva illuminato l’anima sua — si
+sentì per la prima volta umiliato nella sua eleganza,
+e pieno d’invidia per quel lavoratore,
+<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span>
+invidiandogli la dura vita oscuramente consacrata
+al dovere, i dolori sani, i sentimenti inalterabili,
+la umile grandezza. Per di più, l’orribile
+gelosia del passato — sconosciuta fino a
+quell’istante — si scatenò ad un tratto ferocemente
+in tutto l’esser suo, e sentì che sarebbe
+stato orgoglioso di stringere la mano di quell’uomo,
+e felice di ucciderlo.
+</p>
+
+<p>
+Egli aveva indovinato, o press’a poco, tutto
+quanto poteva significare la visita dell’Orlandi
+a sua moglie. E la sua allegria, il suo buon
+umore al ritorno, non erano stati che un tranello
+nel quale Elisa si era lasciata cadere.
+D’ora in ora egli aveva febbrilmente atteso
+ch’ella gli parlasse della visita ricevuta, ed il
+di lei silenzio gli parve colpevole e confermò i
+suoi sospetti. La gelosia imparte a chiunque
+una imaginazione sfrenata; nel cervello di Massimo
+essa risvegliò delle idee talmente eccessive,
+che a momenti si credeva quasi pazzo.
+Egli spiò scioccamente sua moglie con l’astuzia
+di un Vidocq sorvegliante l’autore di un delitto.
+Ogni attitudine, ogni parola d’Elisa — che stava
+solo per metà in guardia — erano per lui oggetto
+di commento e d’analisi.
+</p>
+
+<p>
+Codesto paradiso della <i>Villa del Giglio</i>, dove
+il scenario della felicità sussisteva ognora, dove
+nulla era cambiato, dove la vita rimaneva la
+stessa, diventò un inferno. Vi si recitava ad
+<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span>
+ogni ora una terribile commedia a due personaggi,
+sotto la quale covava un dramma.
+</p>
+
+<p>
+Giunta l’estate andarono insieme a Viareggio,
+poichè era stata consigliata l’aria di mare a
+Massimo. Presero una casa assai comoda sulla
+spiaggia, ma ad una certa distanza dalla piccola
+ed affollata città. Là, Massimo continuò
+ad essere amabile e di eccellente umore, in apparenza,
+mentre spiava Elisa ad ogni momento.
+S’egli avesse potuto vedersi, non si sarebbe riconosciuto.
+Fece una corsa a Firenze, per sapere
+se Bardi era partito, e gli fu detto ch’era
+a Londra da un pezzo. Ciò non lo tranquillizzò
+che per metà, e perduto ogni pudore, prese
+l’abitudine di leggere le lettere indirizzate a sua
+moglie.
+</p>
+
+<p>
+Tre settimane trascorsero senza il minimo
+avvenimento. Si conduceva la vita la più tranquilla;
+e lady Thompson che venne un giorno
+da Livorno a vedere i d’Astorre, dichiarò loro
+che bisognava esser pazzi per preferire quella
+spiaggia antipatica al bel paesaggio affollato
+dell’Ardenza, dove ci si distrae tanto bene dalla
+vita invernale, vedendo tutti i giorni le stesse
+persone che si vedono a Firenze, e compiendo
+esattamente le stesse evoluzioni alle ore stesse.
+</p>
+
+<p>
+Quali lunghe ore terribili Massimo passava
+solo nella sua camera, seduto a un tavolino
+vicino alla finestra, fingendo d’essere occupato
+<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span>
+a scrivere, con lo sguardo smarrito sulla immensità
+del mare! Sentendo spesso un gran
+bisogno di solitudine, aveva inventato un lavoro
+storico — imaginario — al quale era cosa intesa
+ch’egli si dedicava quando stava ritirato nel suo
+quartiere. Eppure non aveva scoperto nulla; ma
+l’atteggiamento d’Elisa era tale da non dissipare
+i suoi dubbi, e si tormentava senza posa. Cercava
+sempre, ma invano, di dimostrare a sè
+stesso la stoltezza e la malvagità de’ suoi sospetti.
+Come alcuni piccoli fatti, che certo sarebbero
+sembrati insignificanti a molti altri,
+erano bastati a distruggere quella felicità di cui
+aveva cominciato a godere, e che non aveva
+apprezzato quanto lo faceva adesso mentre crudelmente
+dubitava di tutto! E quanto rimpiangeva
+la noncuranza di quella felicità sparita!
+</p>
+
+<p>
+Aveva saputo che Giulio Bardi non era mai
+stato ammogliato. Elisa era stata vittima di una
+menzogna, o aveva voluto ingannarlo, lui, Massimo?
+Poi, pensando alle condizioni del suo
+proprio matrimonio siffattamente eccezionale,
+vedeva quanto fosse assurda una tale idea. Ma
+appena, per caso, aveva scoperto che Bardi era
+celibe, appena lo aveva veduto, ed aveva saputo
+la visita del signor Orlandi ad Elisa, aveva indovinato
+tutto il resto: la sublime fedeltà inutile
+del Bardi, la ragione del suo arrivo a Firenze,
+in circa, ed il motivo della apparizione
+<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span>
+dello zio alla <i>Villa del Giglio</i>. In teatro, il suo
+sguardo si era incrociato una sola volta con
+quello di Giulio, ma quanto c’era in quella rapida
+occhiata!
+</p>
+
+<p>
+Talvolta anche, Massimo passeggiava solitario.
+Un giorno che seguiva un sentiero attraversante
+i campi, vide dinanzi a sè, a una
+grande distanza, un uomo la cui apparenza lo
+fece impallidire, perchè credette riconoscere colui
+al quale pensava troppo spesso. Ad onta
+della sua vista eccellente non poteva esser certo
+di nulla. Affrettò il passo e vide l’individuo entrare
+in una cascina di contadini, circondata da
+un campicello, alla quale il sentiero conduceva.
+Passò davanti alla casa completamente chiusa,
+ebbe la tentazione di entrarvi, ma riflesse che
+sarebbe forse imprudente, e ch’era meglio ritornare
+all’indomani. Ritornò infatti, e ritornò
+tutti i giorni durante una settimana senza poter
+scoprire nulla, non osando credere alla testimonianza
+incerta dei suoi occhi, ma spaventato
+dai presentimenti del suo cuore. Durante questo
+tempo egli osservava Elisa sempre più, e credeva
+intravedere in lei un cambiamento più visibile
+ognora, un imbarazzo angoscioso, ch’ella
+studiava invano di celare. S’imaginava di scorgerla
+scuotersi a un rumore qualunque o impallidire
+senza motivo. Ostentò di star fuori a
+lungo, di andare come alla ricerca di qualcosa
+<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span>
+per i campi, e gli sembrava ch’ella si turbasse,
+quando le raccontava i suoi passeggi. E lui, eccitato
+dall’orribile desiderio di sapere la verità,
+qualunque fosse, soffriva senza quasi averne
+più coscienza, e si mostrava calmissimo.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, avendo la febbre, non potendo più
+sopportare un tal dubbio, decise che scoprirebbe
+tutto. Stanco di passare ore ed ore in ricerche
+infruttuose, andò ad appiattarsi vicino alla casa
+sospetta, nascosto da un gruppo d’alberi, e vi
+stette una intera giornata. Quando venne la sera,
+senza che avesse veduto cosa alcuna, si avvicinò
+sulla punta de’ piedi e penetrando nel recinto
+come un ladro, scavalcando la siepe, andò
+a guardare attraverso ai vetri. Vide una famiglia
+di contadini; stavano seduti intorno alla
+tavola, aspettando la cena che una vecchia finiva
+di apparecchiare. A momenti l’uomo antico risorgeva
+in lui, e rideva di sè stesso, ma molto
+amaramente. Restò lì a lungo, con una pazienza
+ostinata, ma dovette finalmente abbandonare il
+suo posto di osservazione senza aver nulla
+scoperto.
+</p>
+
+<p>
+Tre giorni dopo, all’istante in cui meno se lo
+aspettava, e quando aveva rinunciato a sapere
+la verità, vide Giulio Bardi in persona, ch’entrava
+in un piccolo albergo vicino alla stazione.
+Questa volta nessun dubbio era possibile. Massimo
+lo vide senza esser visto; ebbe un sussulto
+<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
+interno come se avesse ricevuto una palla
+nel petto. Rimase durante alcuni minuti pallido
+ed immobile, senza pensiero. Tutte le sue idee
+erano smarrite; aveva solo coscienza di una
+irreparabile sventura. Trovò, per caso, Elisa in
+numerosa compagnia; delle visite da Livorno,
+la marchesa Celori con tutto il suo codazzo.
+Massimo seppe mostrarsi cortese, e nessuno
+si accorse di nulla. Chiacchierò, e fece dello
+spirito.
+</p>
+
+<p>
+Ma quale tumulto di insopportabili pensieri
+lo assalse poco dopo, ritrovandosi solo e rientrato
+in pieno possesso di sè! Dunque Bardi
+era forse sempre stato nascosto lì vicino, mentre
+lo si credeva a Londra! Era dunque già
+ritornato, oppure non era mai partito, e codesta
+falsa partenza era stata imaginata per stornare
+i sospetti. E com’era possibile supporre
+ch’Elisa non lo sapesse? che tra di loro non
+vi fosse complicità? Corrispondevano dunque?
+Con quali mezzi?
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia, riflettendo, gli pareva impossibile
+che avessero potuto vedersi durante quel tempo.
+Continuò a sorvegliare tutto; qualche giorno
+dopo credette indovinare che Bardi era partito,
+ma senza averne certezza alcuna. Ed ora che
+i suoi dubbi si erano avverati, affranto, gli fu
+tuttavia più facile il dissimulare, poichè egli era
+un uomo d’azione, ed ora si poteva agire; vi
+<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span>
+era un punto di partenza. Si stupiva lui stesso
+della propria calma in faccia ad Elisa, e certo
+ella non lo poteva credere in guardia.
+</p>
+
+<p>
+Era stato stabilito, fino dal principio del loro
+soggiorno in Viareggio, ch’Elisa, prima di tornarsene
+a casa, sarebbe andata a fare finalmente
+una visita ad una sua amica d’infanzia,
+che non aveva mai riveduto, promessa da moltissimo
+tempo. Codesta amica, figlia di un fabbricatore
+di porcellane abbastanza ricco, aveva
+sposato per amore un povero impiegatuccio
+per nome Vegezzi, il quale, costantemente maltrattato
+dalla sorte ed infelice, aveva finito con
+l’accettare un misero posto di segretario, senza
+nessuna speranza di promozione nella piccola
+città di G..., quasi un villaggio, dove sarebbe
+probabilmente costretto a rimanere sempre. La
+signora Vegezzi scriveva di tratto in tratto alla
+marchesa d’Astorre, la quale, naturalmente, non
+aveva voluto dimenticarla. Ma ogni anno Elisa
+prometteva alla umile amica d’andare a farle
+una visita, a lei ed a’ suoi figli (ne aveva sette)
+e sempre qualche ostacolo sorgeva all’ultimo
+momento. Questa volta, appena giunta a Viareggio,
+Elisa aveva dichiarato a Massimo che
+non ritornerebbe a Firenze senza essere andata
+a G.... e Massimo le aveva risposto:
+</p>
+
+<p>
+— Hai ragione; non devi più mancare, assolutamente.
+Ma mi scuserai se non ti accompagnerò.
+<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span>
+Confesso che, proprio, non mi divertirebbe
+punto.
+</p>
+
+<p>
+Ma alla vigilia della partenza, Massimo disse
+d’improvviso a colazione:
+</p>
+
+<p>
+— Dopo tutto, ho pensato bene.... È meglio
+che ti accompagni a G....
+</p>
+
+<p>
+Guardava fisso sua moglie, ciò dicendo, e
+credette scorgere in lei un lieve turbamento,
+subito represso.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, è meglio. Sarai forse costretta di passarvi
+la notte....
+</p>
+
+<p>
+— È assai probabile, ma che monta? La cameriera
+mi accompagna, e basta. Sarebbe un
+troppo grande sacrificio per te il venire, e non
+lo posso permettere. Ti annoieresti orribilmente.
+E cosa fareste tutto il giorno mentre io starei
+a cicalare con la mia amica?
+</p>
+
+<p>
+— Eppure credo che sarebbe meglio.
+</p>
+
+<p>
+— Ma no, ti dico; dopo mi rimprovereresti
+per certo di averti lasciato venire....
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, sarà come vuoi.
+</p>
+
+<p>
+Un terribile sospetto gli aveva attraversato
+la mente, e tutto quanto osservò d’Elisa non
+abbandonandola mai in quel giorno, non fece
+che confermare la sua idea. E allora il suo
+piano fu subito tracciato.
+</p>
+
+<p>
+Al momento di partire egli chiese a Elisa se
+la signora Vegezzi era informata del suo arrivo.
+</p>
+
+<p>
+— No, — rispose, — le voglio fare una sorpresa.
+<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span>
+D’altronde, la vita di quella poveretta è
+talmente monotona, che si è sempre sicuri di
+trovarla. Me lo ha scritto tante volte!
+</p>
+
+<p>
+Massimo accompagnò sua moglie alla stazione.
+Le disse che partiva un’ora dopo per
+Livorno, dove si fermerebbe fino a sera, e prenderebbe
+poi l’ultimo treno per Firenze.
+</p>
+
+<p>
+Andò infatti a Livorno, ma non vi rimase un
+minuto. Ebbe appena il tempo di saltare in un
+vagone di un treno che gli fu indicato dietro
+sua domanda, senza nemmeno prendere il biglietto,
+e un’ora e mezza dopo sua moglie,
+scese alla piccola stazione di G.... La giornata
+era nebbiosa e triste. Massimo rialzò il bavero
+del leggiero soprabito che portava, e andò diritto
+all’albergo. Non si poteva sbagliare, essendovene
+uno solo di possibile: l’<i>Albergo della
+Stella</i>.
+</p>
+
+<p>
+V’era molta gente, essendo giorno di mercato,
+e fu data a Massimo una camera abbastanza
+pulita al secondo piano, dove salì rapidamente.
+Si mise alla finestra e guardò per qualche tempo
+la folla variopinta, composta di contadini che
+spingevano le loro bestie, di mercanti vagabondi
+seduti vicino alla loro merce in mostra,
+di campagnuole le cui croci d’oro ed i grossi
+pendenti pesantemente lavorati brillavano sulle
+vesti a grandi fiorami. Parlando tutti ad una
+volta, gridando e gesticolando, tutta codesta
+<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span>
+gente si pigiava nella via angusta e tortuosa.
+Una pioggierella cominciava a cadere, e sopra
+quella platea di cappelli di feltro grigi o neri
+s’aprivano qua e là certi enormi ombrelli rossi.
+A destra, la via svoltava bruscamente; a sinistra
+s’apriva una piazzetta dove risplendeva
+l’insegna dorata di un caffè elegante, che doveva
+essere evidentemente il caffè, poichè varii
+ufficiali stavano seduti ai tavolini che invadevano
+il marciapiede.
+</p>
+
+<p>
+Massimo guardava tutto ciò, come in un sogno,
+e già chiedeva a sè stesso cosa fosse venuto
+a fare. Aveva ceduto ad un irresistibile
+impulso; ma come un tal fatto mostrava bene
+il mutamento profondo successo in lui! Rammentava
+i suoi motteggi d’una volta contro altri
+che avevano compite tali imprese, e si ricordava
+le sue teorie d’indifferenza, e quanto si
+credeva allora sicuro di restar sempre lo stesso!
+E rideva amaramente.
+</p>
+
+<p>
+Si bussò all’uscio; era il cameriere.
+</p>
+
+<p>
+— Vengo a chiedere a che ora il signor marchese
+desidera pranzare?
+</p>
+
+<p>
+Stupito d’essere conosciuto. Massimo guardò
+il cameriere, ch’era proprio il cameriere d’albergo
+di provincia, alto, svelto, servile ed impertinente
+ad un tempo, sporco e pieno di pretesa
+nel vestire.
+</p>
+
+<p>
+— Mi conosci? — domandò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Perfettamente, — rispose l’altro. E continuò
+con sicurezza: — Il signore è il marchese Ferraris.
+Mio fratello maggiore ha servito, anticamente,
+il vecchio marchese a Parma. Mi ricordo
+ancora le feste magnifiche ch’egli dava. Ma il
+signore non c’era mai; preferiva divertirsi a
+Milano....
+</p>
+
+<p>
+— Ah! davvero! m’hai riconosciuto subito.... — disse
+Massimo, che felice d’esser preso per
+un altro, si guardò bene dal disingannare il
+cameriere. — Ebbene, mi porterai da pranzo
+fra un’ora, qui.
+</p>
+
+<p>
+— Il signore ha ragione. Abbasso c’è troppa
+gente oggi. Conta partire col treno di questa
+sera?
+</p>
+
+<p>
+— Non so. Può darsi.
+</p>
+
+<p>
+Massimo era sorpreso lui stesso della sua
+propria calma.
+</p>
+
+<p>
+Pranzò, assaggiando macchinalmente un po’
+degli otto piatti che gli vennero serviti e facendo
+discorrere il cameriere, il quale subito lo mise
+al corrente di tutti i pettegolezzi della piccola
+città.
+</p>
+
+<p>
+— Conosci il signor Vegezzi?
+</p>
+
+<p>
+— Credo bene che lo conosco. Ma non sta
+più qui.
+</p>
+
+<p>
+Massimo si sentì impallidire.
+</p>
+
+<p>
+— Da quando?
+</p>
+
+<p>
+— Ma.... da circa un mese.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ed è partito.... con la famiglia?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signor marchese, con tutta la famiglia,
+da un mese e più. Lei è forse venuto per parlargli?
+</p>
+
+<p>
+— No; ma l’ho conosciuto altre volte. E avete
+dunque gran concorso di gente, oggi?
+</p>
+
+<p>
+— Come sempre al martedì. Ma oggi non
+abbiamo solamente dei mercanti di buoi. C’è
+una duchessa ch’è pure arrivata questa mattina
+e che ha preso il numero 7.
+</p>
+
+<p>
+— Una vera duchessa?
+</p>
+
+<p>
+— Per Dio! Si vede subito. Aveva un sacchetto
+in mano, con la cifra E. A. in oro, e la
+corona. Una bellissima donna! Ha insieme la
+cameriera.
+</p>
+
+<p>
+D’un tratto Massimo ebbe un vago terrore di
+saperne troppo, e cambiò discorso. Ma presto
+il cameriere ricominciò a parlare della “duchessa„;
+raccontò che appena giunta, era uscita,
+ma per ritornare presto, e che dopo non aveva
+più messo piede fuori dalla camera. Che poi
+aveva chiesto a che ora partisse il treno per
+Prato, e che avendo saputo che non ve n’era
+più fino all’indomani alle sei e mezzo, aveva
+comandato che la si risvegliasse alle cinque.
+Era dal cameriere del primo piano ch’egli aveva
+avuto tutti questi particolari.
+</p>
+
+<p>
+Massimo rimase assai perplesso di codesta
+partenza per Prato.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
+</p>
+
+<p>
+Quando, finito di pranzare, rimase solo, camminò
+a lungo intorno alla vasta camera, grande
+e quasi senza mobili, fumando e riflettendo.
+</p>
+
+<p>
+— In fondo, — pensava di nuovo, — che son
+venuto a fare? È assurdo. Come ho potuto immaginare....
+e accorrere qui, per un semplice
+dubbio senza la minima prova, mentre anzi al
+contrario, riflettendo, è quasi impossibile.... Eppure,
+questi Vegezzi che non vi sono più!...
+Come poteva lei ignorarlo? Ma fa lo stesso, è
+assurdo, ed io sono pazzo. E poi, se avessi anche
+ragione ne’ miei sospetti, che cosa posso
+scoprire, ed in qual modo? Bella situazione!
+Sono stupido. Ho la febbre. Come avrei riso sul
+muso, cinque anni fa, a chi m’avesse detto che
+verrei incognito in una stanza d’albergo per
+far la spia alla mia propria moglie, come un
+marito da teatro.
+</p>
+
+<p>
+Si riaffacciò alla finestra: nella via quasi deserta
+adesso, non pioveva più, ed il cielo rischiarato
+s’imporporava sotto gli ultimi raggi
+del sole che tramontava.
+</p>
+
+<p>
+Una ragazza bella assai si appoggiò al balcone
+della casa in faccia. La guardò macchinalmente.
+Lei si ritirò; allora egli guardò ancora
+la strada. Vide un forestiero che parlava,
+sulla porta, col cameriere. Il forestiero fece un
+gesto, e Massimo riconobbe Giulio Bardi. Due
+minuti dopo lo vide entrare nell’albergo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span>
+</p>
+
+<p>
+Un’ora più tardi, a notte fatta, Massimo andò
+a girare cautamente per i corridoi. Era il vero
+albergo italiano all’antica, con qualche timida
+pretesa di comodi moderni. Il cortile era zeppo
+di carrozze di tutte le specie, di barroccini polverosi,
+di cavalli appena staccati, e in mezzo a
+tutti codesti impedimenti stavano dei curiosi in
+folla; contadini, mercanti girovaghi e borghesucci,
+alcuni che disputavano tuttora il prezzo
+di una vendita, altri che ridevano, mentre in
+un angolo scoppiava una lite fragorosa. A ciascuno
+dei due piani della casa, un balcone
+esterno, girava tutt’all’intorno del cortile e dava
+accesso alle camere, di cui si potevano leggere
+i numeri dal basso. Due scale, l’una a destra,
+l’altra a sinistra. Abbasso c’era la sala comune,
+la cui porta semiaperta lasciava passare una
+lunga striscia di luce ed il rumorìo confuso
+delle conversazioni avvinazzate. Esattamente
+al di sopra la sala da pranzo destinata ai forestieri
+distinti. Massimo vi entrò e la trovò
+vuota. Due finestre si aprivano sopra un terrazzo
+coperto che dominava da una grande altezza
+una vallata profonda, che pareva un precipizio,
+in fondo alla quale biancheggiavano,
+semi-rischiarate dalla luna velata, le pietre di
+un torrente a secco. Dal lato opposto del burrone
+s’innalzava una lunga catena di colline verdeggianti,
+rallegrate da gruppi di case e di ville
+<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span>
+che s’intravedevano appena. A destra si stendeva
+la città.
+</p>
+
+<p>
+Avventurandosi pei corritoi, Massimo aveva
+scoperto che il numero 7 si trovava a lato della
+sala da pranzo, ma più elevato della metà
+di un piano da alcuni gradini, come succede
+spesso in quel genere di case di costruzione irregolare.
+Aveva resistito alle tentazioni di aprire
+l’uscio e d’entrare bruscamente. Aveva prestato
+l’orecchio e non aveva udito nulla. Poi aveva
+provato d’aprire uno delli usci delle camere vicine,
+ma erano chiuse. Allora era ritornato sul
+terrazzo. Restò alcuni minuti a guardare il paesaggio,
+appoggiato al parapetto. Una immensa
+nube s’avanzava rapidamente; ben presto coprì
+la luna; non fu più possibile di vedere le ondulazioni
+delle colline, nè il profilo esatto della
+città; solo perdendosi a picco nella profondità,
+lo sguardo distingueva come un nastro bianchiccio
+formato dal letto del torrente. Il terrazzo
+coperto era appoggiato da una parte al corpo
+di casa principale, dove un lungo balcone si
+distendeva. Dal terrazzo si poteva quasi toccarlo.
+S’indovinava facilmente che la prima finestra
+prospiciente su quel balcone doveva essere
+quella della stanza numero 7.
+</p>
+
+<p>
+Massimo era pallidissimo. I dolori articolari di
+cui da qualche tempo soffriva lo avevano ripreso,
+ed a momenti il cuore gli batteva quasi
+<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span>
+dovesse spezzarsi, poi sembrava si dovesse arrestare.
+Come sempre, la sofferenza morale si
+confondeva col dolore fisico. I pensieri orribili
+che cozzavano nella sua mente lo spaventavano,
+e in mezzo ai suoi tormenti sentiva in
+fondo alla coscienza come una voce schernitrice
+che insultava alla sua miseria. Mille cose
+del passato, alcune delle quali non avevano più
+il minimo rapporto con la situazione presente,
+sorgevano davanti a lui; e in modo irregolare
+ed illogico tutta la sua vita gli apparve innanzi
+alli occhi. Ed ecco dov’era giunto! Ch’era diventata
+la fredda superiorità per la quale era sempre
+stato padrone delle sue passioni? In qual
+modo aveva perduto quella cinica indulgenza
+per tutte le colpe delle donne, fosse anche per
+quelle di una donna amata, la quale gli avrebbe
+fatto altre volte considerare la gelosia come
+una debolezza indegna d’un uomo conscio del
+proprio merito, come una malattia antiquata,
+condannata al ridicolo nella nostra società moderna?
+Disceso adesso al livello di coloro dei
+quali si era maggiormente burlato, aveva perduto
+tutta la sua scettica bontà; si sentiva brutale,
+capace di tutto, quasi bramoso di scandalo.
+Si attaccava borghesemente a’ suoi diritti di marito
+e sentiva nello stesso tempo ribollire in
+tutto l’essere suo le ire di un amante ingannato.
+Le leggi sociali, di cui aveva spesso biasimato
+<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span>
+ridendo la ingiusta severità, gli sembrarono
+molli ed insufficienti. Non si riconosceva più.
+</p>
+
+<p>
+Un sentimento affatto nuovo si mutava in dolore
+e lo morsicava nelle più intime fibre — l’odio — e
+della forza di quest’odio misurò a
+qual punto amava quella donna che certo lo
+ingannava. Gli parve ad un tratto sentire il suo
+amore ingrandirsi come per fargli scoppiare il
+cuore; amava al punto d’uccidere e di morire.
+Cattive passioni ignote fino allora si destavano
+in lui, un spaventoso desiderio di vendetta lo
+opprimeva. Poi un intenerimento s’impadroniva
+di lui, dei minuti nei quali tutta la disperazione
+d’una vita era contenuta.
+</p>
+
+<p>
+Si ricordava le differenti fasi della sua esistenza
+dacchè aveva conosciuto Elisa, e sognava,
+considerando dove il suo bizzarro matrimonio
+lo aveva condotto. Quale seducente e originale
+punto di partenza, e quale volgare caduta!
+</p>
+
+<p>
+Ma non dominava più sè stesso. Il sacro ricordo
+di sua sorella che gli attraversò lo spirito,
+non valse neppur quello a calmarlo.
+</p>
+
+<p>
+I pensieri calunniatori contro sua moglie che
+adesso lo tenevano in loro balìa risalivano indietro
+fino al giorno in cui aveva incontrato
+Elisa Valenti. Credendo Bardi ammogliato, era
+stata felice di sposarlo lui, Massimo, invece di
+Gorletti; ma forse era sempre rimasta in corrispondenza
+col suo antico amante. Dimenticava
+<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span>
+che ciò gli sarebbe stato indifferente, altre
+volte.
+</p>
+
+<p>
+Ma la sua rabbia, l’odio suo, nascondevano
+un terribile dolore. Non ne aveva forse coscienza,
+ma domandava vendetta meno per la cosa in sè,
+che nella speranza di trovarvi un qualche sollievo
+alla sua insopportabile tortura. Con l’occhio
+fisso al balcone, pensava che certo <i>lui</i> doveva
+essere là, dietro quel muro, solo con lei.
+E allora le più dolci ore della <i>Villa del Giglio</i>
+gli ritornavano alla memoria, e rammentava le
+lunghe sere d’estate nella gran sala silenziosa,
+quando la luna delle belle notti posava l’incanto
+del suo bagliore sui capelli sciolti d’Elisa.... E
+rammentava i suoi dubbi rinascenti e da lei
+dissipati con tanta bontà.... Mentiva dunque volgarmente
+essa pure! Ah! oramai non v’era più
+da dubitare. Ella lo ingannava, lui, a chi doveva
+tutto. Perchè non aveva almeno avuto la pietà
+di lasciarlo fuggire lontano, quando lo aveva
+voluto? Non gli restava più adesso che da rendere
+il male per il male, e dopo, da sperare
+che la fine di codesta brutta commedia che si
+chiama la vita non si facesse molto aspettare.
+E il suo dolore era nobile e volgare ad un
+tempo; soffriva nel più profondo dell’animo suo,
+e insieme — lui tanto superiore alle piccole vanità — si
+sentiva, per la prima volta, ferito nel
+suo amor proprio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span>
+</p>
+
+<p>
+Guardava sempre il balcone, misurava l’altezza
+che ne lo separava. Evidentemente non
+v’era altro mezzo. Fece il giro del terrazzo;
+non trovò alcuno.
+</p>
+
+<p>
+Allora gettò un ultimo colpo d’occhio intorno,
+poi salì sul parapetto di pietra, abbrancandosi
+prima con una mano, poi con l’altra, alle sbarre
+del balcone superiore, si lasciò andare e fu librato
+nello spazio, sull’abisso nero. Il ferro gli
+tagliava le dita, ma con la tensione de’ suoi
+muscoli esercitati, salì lentamente. D’un tratto
+una di quelle orribili fitte cui era soggetto talvolta,
+gli attraversò il cuore. Ebbe un áttimo
+di debolezza. Ma dopo quel secondo di suprema
+angoscia, s’irrigidì, e con uno sforzo violento,
+continuò e giunse ad aiutarsi coi ginocchi e coi
+piedi. Finalmente, dopo un minuto di un secolo,
+scavalcò il balcone che si stendeva innanzi
+a lui in tutta la sua lunghezza. Si avvicinò
+alla finestra con le maggiori precauzioni.
+L’idea gli era passata rapida per la mente
+che tutto sarebbe inutile se le imposte erano
+chiuse. Non lo erano. Perfino i vetri stavano
+aperti. Gl’interstizi delle persiane chiuse erano
+abbastanza larghi perchè si potesse vedere
+tutto quanto succedeva nell’interno ed udire
+tutto.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, sola, con un libro in mano, seduta sopra
+una poltrona vicina a un tavolino dove
+<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span>
+ardevano due candele, leggeva tranquillamente.
+Massimo restò con gli occhi fissi su di lei.
+</p>
+
+<p>
+In quell’istesso punto si bussò all’uscio. Elisa
+posò il libro, e prestò l’orecchio. Si bussò un
+po’ più forte.
+</p>
+
+<p>
+— Avanti! — disse lei con una voce un po’
+timida.
+</p>
+
+<p>
+E Giulio Bardi entrò.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>V.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Elisa si alzò di soprassalto, e riconoscendo
+Giulio al chiarore malfermo delle candele, divenne
+bianca. La sua bocca si aprì come per
+emettere un grido che non venne fuori, e, tutta
+tremante, si appoggiò con le due mani al tavolino.
+Ella aveva sul viso qualcosa dello stupore
+che si prova alla vista d’un fantasma.
+</p>
+
+<p>
+Giulio, assai commosso, si era fermato contro
+l’uscio, richiudendolo senza rumore dietro
+di sè. Restarono senza poter parlare. Elisa era
+non solo senza parole, ma senza idee; ella non
+viveva che dalli occhi. Una realtà, rassomigliante
+ad un sogno, l’affascinava. Balbettarono insieme
+qualche parola senza comprendersi.
+</p>
+
+<p>
+— Voi? Voi qui? — disse lei finalmente con
+la sua voce appena ricuperata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sono io.... perdonate.... — ma non proseguì
+subito, dimenticandosi a guardarla.
+</p>
+
+<p>
+Lei tremava sempre.
+</p>
+
+<p>
+— Come siete venuto? Perchè siete qui? — ripetè
+con tuono esaltato.
+</p>
+
+<p>
+— Ve ne supplico, non siate tanto turbata.
+Permettetemi di parlarvi; è necessario.
+</p>
+
+<p>
+Elisa ricadde sulla poltrona e si nascose la
+testa fra le mani.
+</p>
+
+<p>
+— No, partite, non vi voglio ascoltare! Che
+mai possiamo dirci?
+</p>
+
+<p>
+Ella sentì le proprie mani scostate dal suo
+viso da quelle di Giulio, poi se lo vide seduto
+in faccia e tenendo sempre una delle sue mani
+nelle sue, ch’ella tentava di ritrarre. Rivide quel
+volto dolce e serio che da sì lungo tempo non
+aveva più contemplato che nei suoi sogni, e
+uno sguardo non mai scordato si sprofondò
+nel suo.
+</p>
+
+<p>
+— Lasciatemi, — mormorò, — lasciatemi!
+</p>
+
+<p>
+Ma egli non si muoveva e riteneva sempre
+la mano di lei che stringeva febbrilmente. Il
+suo sguardo doloroso non implorava altro che
+pietà.
+</p>
+
+<p>
+— Se sapeste tutto ciò che ho fatto per giungere
+fino a voi, non parlereste di scacciarmi.
+</p>
+
+<p>
+— Come siete venuto? — ripetè lei.
+</p>
+
+<p>
+— Non lo so.... non ho tempo adesso di raccontarvelo.
+Scusate, — riprese dopo una pausa
+<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span>
+e lasciando andare la mano di lei. — Bisogna
+perdonarmi. Era necessario. Ho saputo ch’eravate
+qui (in qual modo non preme), ch’eravate
+qui sola, e vi ho seguita, poichè mi riesciva
+impossibile di esiliarmi come me lo avete comandato,
+senza vedervi un’ultima volta. Calmatevi,
+ve ne supplico. Vi faccio dunque paura!...
+Mio zio m’ha detto tutto ciò di cui l’avete incaricato
+per me. Ad onta delle vostre buone
+parole, ho dapprima trovato la vostra sentenza
+crudele, nel mentre stesso che vi comprendevo....
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? Com’è che siete venuto allora?
+</p>
+
+<p>
+— È soltanto adesso, dinanzi a voi, che sento
+nella mia emozione profonda, che avete veramente
+ragione. E vi obbedirò senza mormorare.
+M’ingannavo me stesso pensando ad altro. Partirò,
+e non vi rivedrò forse mai più. Vi ero già
+deciso, e lo sono ancora, ve lo giuro.... Ma, lo
+ripeto, partire senza avervi parlato una volta
+ancora, mi sarebbe stato impossibile. Ecco perchè
+sono venuto.... Tremate?... Di che potete temere?
+Ho forse neppure tentato d’andare da voi
+dopo che me lo avete proibito?... Pensate: sono
+ritornato da Londra apposta per vedervi, non
+fosse che per un istante.... in istrada.... senza
+mostrarmi. Eravate in campagna. Ciò che mio
+zio mi ha detto, non mi ha desolato quanto potreste
+crederlo. Sapere da voi stessa che siete
+felice.... voi almeno! è stata quasi una consolazione
+<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span>
+per me. Avevo fatto un ultimo sogno....
+impossibile! me ne accorgo adesso, aveva sperato
+poter diventare vostro amico e vedervi di
+tempo in tempo.... Sentendo il vostro rifiuto, ho
+ubbidito senza lagnarmi. Sono ripartito. Ma un
+pensiero mi perseguitava, doloroso, orribile.
+Dicevo a me stesso che lasciavo l’Italia senza
+neppure avervi veduto.... e che ogni giorno, ogni
+ora, allargherebbe ancora lo spazio che ne divide.
+La mia ultima probabilità era perduta.
+Era al disopra delle mie forze; tornai a Firenze
+di nascosto, quasi come un ladro. Mentii a mio
+zio, e a insaputa di lui, ritornai solo, senza
+nessuno per sostenermi nelle mie buone risoluzioni,
+per farmi arrossire di me stesso, se
+non seguivo la via che mi ero prescritta come
+un dovere. Ho vissuto celato, facendo spiare le
+vostre mosse con un mezzo senza pericolo che
+ho trovato. È stato in tal modo che sono giunto
+a vedervi, alla stazione, frammezzo alla folla,
+il giorno della vostra partenza per Viareggio.
+Quando mi sono trovato davanti a voi, ho creduto
+svenire, io che avevo resistito a tutto!
+Non mi avete visto....
+</p>
+
+<p>
+— V’ingannate. Vi ho visto.... Ma, mio Dio!
+perchè m’avete inseguita fin qui?... Mi fate orribilmente
+soffrire!...
+</p>
+
+<p>
+— Davvero?... M’avevate visto?... L’ho creduto
+per un minuto, poi mi sono detto: No! sei
+<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span>
+troppo pazzo! Lo speravo e lo temevo.... Ma,
+dopo quel momento, la mia forza mi abbandonò.
+Nel tempo stesso che mi rimproveravo la mia
+mancanza di logica, la mia imprudenza, partii
+all’indomani per Viareggio; partii senza scopo,
+senza motivo, spinto da un desiderio irresistibile...
+semplicemente per vedervi ancora. E davvero,
+alla stazione, mi riconosceste?...
+</p>
+
+<p>
+— Subito.... Eppure....
+</p>
+
+<p>
+— Sono mutato, non è vero? assai mutato.
+Pensate agli anni che trascorsero da quando
+ci lasciammo, e pensate a tutto quanto ho sofferto.
+Non ne parliamo più. Adesso permettete
+che vi guardi. Questa è un’ora che non tornerà
+più. Sì, vi ho seguita, e a Viareggio, nascosto,
+ho passato dei giorni quasi felici nella solitudine
+di una stanza d’osteria, pensando che non
+eravate lontana, e che di tempo in tempo, potevo
+scorgervi un istante di sfuggita. Vi ho intravista
+solo quattro volte in quindici giorni,
+ma mi è bastato per farmi sopportare quasi
+allegramente la mia prigionia volontaria. Intanto
+però un desiderio di parlarvi, non fosse
+che per un’ora, senza testimoni, si è bentosto
+impadronito di me con una violenza tale, che
+non fui più capace di lottare. Le mie giornate
+furono passate a cercare di scoprire un momento
+favorevole. Ma il rischio era troppo grande,
+avevo paura per voi. Finalmente, quando
+<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span>
+non speravo più, codesto caso inatteso e imprevedibile
+del vostro viaggio qui, del quale ho
+potuto aver contezza facendo interrogare abilmente
+la vostra padrona di casa, mi ha offerto
+la possibilità di un ultimo tentativo. Ho saputo
+che verreste sola. Benchè fossi sicuro di dispiacervi,
+di spaventarvi, come avrei potuto resistere
+alla tentazione?
+</p>
+
+<p>
+— Lo avreste dovuto però.... Sarebbe stato
+meglio.
+</p>
+
+<p>
+La voce d’Elisa era ridiventata più ferma, ma
+parlava a stento.
+</p>
+
+<p>
+— Perdonate la durezza delle mie parole. Ma
+a che serve il rivederci? Io non mi appartengo
+più, sono legata irrevocabilmente ad un altro....
+che devo amare.... che amo. Avevo detto a vostro
+zio che dovevate partire, e non conservare
+di me che un incancellabile ricordo, come io
+lo conservo in fondo all’anima mia.... E a quale
+condizione, gli dissi che ad onta di tutto, non
+vi potevo dimenticare? Alla condizione che mi
+obbedireste e non cerchereste di rivedermi. Ho
+aggiunto che il mio più ardente desiderio era
+di sapervi meno infelice, trovando un po’ di
+serenità nella vostra vita tanto triste per colpa
+mia, tutta di dovere e di sacrificio.... E voi....
+</p>
+
+<p>
+— Non parlatemi di cose impossibili. Potete
+rimproverarmi d’aver disubbidito e d’essere
+qui. Ma non potete comandare ai miei sentimenti.
+<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span>
+Il mio amore per voi è eterno, perchè
+è al di sopra della vita umana e della nostra
+sorte passaggera. È mio diritto d’essere infelice
+per voi. Voi, avete potuto esser felice; vi approvo
+sinceramente, ma non sapreste esigere
+lo stesso da me. Vi giuro, Elisa, che in queste
+mie parole non v’è nemmeno l’ombra di un
+rimprovero. I nostri destini sono stati diversi;
+abbiamo fatto ciascuno il nostro dovere. Ingannata
+da me, ed una tale menzogna era necessaria,
+sciolta da tutte le nostre promesse, credendomi
+debole, dimentico, colpevole forse, mentre
+fui solo imprudente, d’una imprudenza che
+scontai con la disgrazia di tutta la mia vita,
+voi mi avete ancora atteso, voi avete lottato,
+oh! lo so ed indovino! vi siete ostinata a lungo,
+poi infine, il tempo ha fatto l’opera sua, la vita
+ha avuto la sua influenza, un sentimento nuovo
+ha trovato posto nel vostro cuore, ed avete accettato
+la felicità. Avete fatto bene. Ma io, che
+non avevo nulla da rimproverare fuorchè a me
+stesso, io, che sapevo tutta la forza del vostro
+carattere e tutta la infinita bontà dell’anima
+vostra, io, ch’ero sicuro che se non avessi mentito
+per dovere, sarei stato da voi aspettato sempre,
+io, che dovevo desiderare la vostra felicità
+per mezzo di un altro, poichè io stesso vi ci
+avevo spinto, e la profonda approvazione della
+mia coscienza ha appena compensato l’immensità
+<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span>
+del sacrificio! potevo io esser felice avendovi
+perduta, potevo io vivere d’altro che di
+memorie? L’avvenire, possibile e necessario
+per voi, non esisteva per me. Ed intanto ho
+tutto rinchiuso dentro di me. Credete voi che
+si sappia veramente come ho vissuto? Ho obbedito,
+per quanto lo potevo, alle leggi sociali;
+ho potuto trovare la rassegnazione apparente
+per quelli cui volevo bene; ho lavorato e mi
+sono reso utile alli altri ed a me, ma che non
+mi si chieda di più! Nessuno ne ha il diritto.
+</p>
+
+<p>
+— Se sapeste quanto mi fate soffrire! Vedete
+bene la mia emozione, non mi provo a celarla.
+Un brivido mi ha presa dal momento che apriste
+quell’uscio, e tremo ancora.... Risparmiatemi!...
+</p>
+
+<p>
+Egli la guardò con una espressione nuova
+sul viso; poi ripigliò con un tono amaro:
+</p>
+
+<p>
+— Ah! capisco!... Nella vostra esistenza calma,
+il mio ricordo è rimasto come un’eco lontana
+della vostra prima giovinezza.... ma vivete in
+piena vita reale, come una signora della società
+che siete; avete cercato e trovato la pace;
+le vostre giornate, tutte uguali nella loro amabile
+varietà, si seguono senza scosse; voi vi
+adagiate, fiorite nella vita tranquilla e opulenta
+dei felici di quaggiù, e la vostra malinconia,
+seducente alli occhi altrui, si è raddolcita anche
+per voi, e bruscamente io sorgo qui simile
+<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span>
+allo spettro brutale del passato, e vengo, io
+che il mondo non seppe mai deridere, tanto
+seppi sempre tacere! vengo a far pompa dinnanzi
+a voi dei miei dolori che non potete nemmeno
+più comprendere!
+</p>
+
+<p>
+Si alzò e camminò fino in fondo alla camera,
+lentamente, a testa bassa. Quando rialzò li occhi,
+vide Elisa che lo guardava fissamente, con
+la faccia contratta, e quando i loro occhi s’incontrarono,
+egli scorse delle grosse lagrime,
+ch’ella non potè trattenere che le colavano per
+le guancie; e dopo un istante di lotta vana, ella
+nascose il viso sul braccio appoggiato al tavolino,
+e scoppiò a piangere.
+</p>
+
+<p>
+Giulio rimase un minuto immobile, come pietrificato,
+a contemplarla. Poi cadde a’ suoi piedi,
+e prendendole la testa nelle sue due mani, la
+costrinse a volgere verso di lui il viso bagnato
+di pianto. Guardò quelli occhi rossi, quelle labbra
+convulse dai singulti, sentì presso di sè il
+soffio ansante del seno di lei, ed il fiato di lei
+sulla sua bocca, e si rigettò all’indietro, poi si
+piegò sopra quelle mani bianche diventate inerti
+che coperse di baci.... Vi fu un silenzio. Restò
+immobile, con la faccia quasi sui ginocchi
+d’Elisa.
+</p>
+
+<p>
+Lei rivide quella testa, quel collo, che aveva
+altre volte veduti tanto spesso così, e durante
+un áttimo, dieci anni della sua vita sparirono.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il passato risorgeva davanti a lei, nella sua
+antica e imperitura bellezza. Rivedeva la casa
+del lago di Como, i sentieri dove i piedi s’imbarazzavano
+nei cespugli e dove lo sguardo
+si riempiva delli azzurri dell’acqua e del cielo,
+l’albero sotto al quale essi avevano pianto alla
+loro prima separazione, e la piccola sala dei
+ritrovi notturni all’epoca del ritorno inatteso di
+Giulio, quei rapidi giorni di febbrile felicità
+ch’erano rimasti come la nota la più acuta e
+sonora della sua vita. I ricordi dalle care tinte
+impallidite ridiventavano dei ricordi d’ieri; essa
+rivedeva ogni pietra, ogni cespuglio della strada
+di Torno, di quella strada che aveva tante volte
+percorso andando alla posta, col cuore pieno
+di speranza, per ritornarsene in preda a una
+tristezza mortale; rivedeva il piccolo cannotto
+nel quale si erano talvolta arrischiati sul lago,
+lo svolto della strada dove penavano tanto a
+lasciarsi dopo le loro lunghe passeggiate, la
+sua camera dove sempre i suoi pensieri si rivolgevano
+a lui, attraverso l’oceano, dopo ch’era
+partito. Poi la notte profonda dell’anima sua,
+quando aveva finalmente perduta ogni speranza,
+le angoscio della lotta dalla quale era uscita
+rassegnata, i desideri insopportabili e pazzi di
+vederlo una volta ancora e morire.
+</p>
+
+<p>
+Ed ora egli era lì, chino sopra di lei, a’ suoi
+piedi; ella sentiva le mani di lui che toccavano
+<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span>
+le sue, vedeva quella testa appoggiata sulle sue
+ginocchia. Ed ella contemplava, assorta in un’estasi
+inconsciente, in un completo oblìo del
+presente.
+</p>
+
+<p>
+D’un tratto, ella osservò che quei capelli tanto
+noti, quei capelli da ragazzo morbidi ed ondulati,
+erano brizzolati di fili bianchi. E con la
+sensazione di una orribile stretta al cuore, essa
+si svincolò finalmente.
+</p>
+
+<p>
+Ma svegliandosi, si ritrovò tuttora in un sogno.
+Perchè trovavasi, con lui, in codesta camera
+banale, con le sue pareti dipinte a quadretti
+gialli e rossi, i suoi mobili volgari e scompagnati,
+la sua alcova a tende scolorate?
+</p>
+
+<p>
+Allora, mentre ascoltava come in sogno ciò
+che Giulio continuava a dirle, il suo pensiero
+ritornò ai giorni più recenti, al nuovo cambiamento
+nella sua vita, al tempo ch’era già trascorso,
+rapido e penoso, dopo la visita di Orlandi,
+dal momento in cui era venuto a turbarla
+annunciandole l’arrivo di suo nipote a Firenze
+fino all’ultimo giorno di sofferenze segrete a
+Viareggio, dove notava con paura l’attitudine
+incomprensibile di Massimo. Mutato per lei,
+senza ch’ella sapesse indovinare perchè, era
+diventato aspro, freddo e distratto all’istante in
+cui avrebbe avuto il maggior bisogno d’essere
+sostenuta e incoraggiata. Avrebbe voluto abbrancarsi
+a lui, e Massimo sembrava allontanarsi.
+<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span>
+Doveva avere del sospetti ch’ella indovinava;
+ma quali precisamente? Paurosa, non
+ardiva interrogarlo, nè scandagliarlo in nessun
+modo. Che sapeva? Che pensava? Lei aveva
+creduto che Giulio fosse ritornato a Londra, e
+sulle prime ne aveva provato una specie di
+sollievo. Ma, a poco a poco, nella tristezza della
+solitudine, davanti a suo marito che non riconosceva
+più, un rimpianto sorse nel suo cuore.
+Durante le sue lunghe giornate solitarie, nel
+salotto soffocante del suo quartiere ammobiliato,
+illanguidita del caldo opprimente, l’occhio fisso
+sul vasto mare che pareva assopito sotto i
+raggi di un sole torrido, una idea s’impadroniva
+di lei che tentava invano di scacciare.
+Avendo riveduto Giulio per un minuto, una
+brama la riempiva di rivederlo ancora. La parola
+<i>giammai</i> si disegnava davanti a’ suoi occhi
+in lettere di fuoco. Avendolo riveduto, — e
+come dimenticare la scossa di quel minuto secondo? — le
+sembrava impossibile di dover dire
+a sè stessa: morrò senza aver sentito una
+volta ancora il suono della sua voce, senza potergli
+dire una parola.
+</p>
+
+<p>
+Ed ora egli era lì, davanti a lei.
+</p>
+
+<p>
+Le parlava con una voce dolce, che pareva
+venisse da lontano, e che infatti s’innalzava per
+lei in un mormorio, come dal fondo delli anni
+spariti. Le domandava sempre perdono d’essere
+<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span>
+venuto e l’assicurava, con un così triste sguardo!
+che non cercherebbe mai più di rivederla. Non
+voleva che un ultimo sorriso e che una mano
+indulgente nella sua. E, senz’ordine, interrompendosi,
+le raccontava la propria vita, gli avvenimenti
+di tutto quel tempo che li aveva separati,
+le proprie disperazioni, ed in quel racconto
+le parole non erano nulla. Lei lo ascoltava
+macchinalmente, leggendo nelle pupille di lui
+tutti i segreti dei suoi dolori, tutte le lotte della
+sua coscienza, e la terribile vittoria sopra sè
+stesso. Le parlò della sua lunga assenza, della
+sua sventura, della menzogna alla quale aveva
+dovuto acconsentire, poi del suo ritorno, e di
+quello che aveva sentito alla notizia ch’ella era
+maritata col marchese d’Astorre.
+</p>
+
+<p>
+Parlando, Giulio era stato sincero. Davvero,
+venendo, ad onta di tutti i rischi, fino in quell’albergo
+per rivederla, nessun pensiero era nato
+nella sua mente ch’egli avesse a rimproverarsi.
+Per nulla al mondo, egli avrebbe voluto turbare
+la pace, la felicità di colei che adorava d’un
+amore santificato da tanto soffrire. Era entrato
+la sera in quella camera, dove nessuno poteva
+sospettare la sua presenza, perfettamente sicuro
+di sè. E non aveva dubitato di uscirne, forse un
+po’ consolato, forse più affranto di prima, ma
+senza che la sua coscienza avesse nulla da rinfacciargli.
+Una carrozza stava pronta, che doveva
+<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span>
+condurlo a una stazione, donde ripartirebbe
+per non più ritornare. Sapeva bene che
+rivedendo Elisa, parlandole, proverebbe la più
+forte emozione della sua vita, e che forse, attraverso
+il suo amore purificato, tutte le violenze
+della passione si ridesterebbero in lui, ma
+sapeva pure che adesso Elisa apparteneva volontariamente
+ad un altro, ch’ella lo amava, che
+gli doveva la felicità, e sentiva ch’egli non mancherebbe
+al proprio dovere, e che si mostrerebbe
+a lei come gl’incombeva di essere.
+</p>
+
+<p>
+Ma non si era aspettato a trovarla quale essa
+gli appariva allora. “Certo sarà commossa assai
+rivedendomi„ erasi detto, ma non avrebbe mai
+creduto di vedere quelle lagrime ardenti smentire
+le fredde parole ch’ella aveva tentato di rivolgergli,
+nè di sentire la mano di lei febbrile
+quanto la sua propria, nè di leggere in quelli
+occhi la rivelazione involontaria di tutto l’antico
+amore risorto. Un sospetto gli attraversò la
+mente, che lo rese come pazzo e gli fece tutto
+dimenticare: ella forse aveva mentito ad Orlandi,
+si provava a mentire ancora, ma tutto
+quanto diceva era falso, ed ella lo amava come
+prima!
+</p>
+
+<p>
+Allora sentì tutte le sue risoluzioni squagliarsi
+e gli sembrò che un abisso si aprisse sotto ai
+suoi piedi, pieno di disperazione e di gioia.
+Tacque d’improvviso, e fissò negli occhi di
+<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span>
+Elisa uno sguardo che voleva penetrare fino
+all’anima.
+</p>
+
+<p>
+— Continuate, — disse. — Giacchè siete qui,
+parlate. E parlate presto, perchè il tempo incalza.
+</p>
+
+<p>
+— No, nulla ne incalza, — rispose con voce
+cupa.
+</p>
+
+<p>
+Poi serrandosi le tempie nella mano destra,
+esclamò con tono mutato:
+</p>
+
+<p>
+— Dio mio! pensare che se fossi ritornato qualche
+mese prima, allora, non apparterreste ad un
+altro! Ironia insultante della sorte! Voi, Elisa,
+la mia Elisa, vi guardo e non ne ho il diritto,
+prendo le vostre mani nelle mie, e per questo
+sono costretto a nascondermi! Non siete più la
+mia Elisa, siete la marchesa d’Astorre. Ma pensate
+dunque, dopo tutto, mi avete lungamente
+e pazientemente aspettato, povera fanciulla mia,
+mio angelo adorato.... e più che non avreste
+dovuto; ma perchè Dio ha permesso che, ad
+onta del vostro coraggio, io arrivassi troppo
+tardi? E come lo avevo altre volte predetto, ritorno
+ricco, considerato.... ed avrei potuto avervi!
+No, è troppo! Perchè non sono morto in mare,
+ritornando!...
+</p>
+
+<p>
+— In nome del cielo, calmatevi! Perchè vi
+esaltate così, perchè questo mutamento!
+</p>
+
+<p>
+— Perchè? Perchè leggo nei vostri occhi;
+perchè le vostre parole hanno mentito ed i vostri
+<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span>
+sguardi sono sinceri.... perchè mi ami ancora!
+Elisa, perchè ci amiamo sempre!
+</p>
+
+<p>
+E, debole com’essa era, egli se la prese tra
+le braccia.
+</p>
+
+<p>
+— Vieni, — le disse, — partiamo! Vedi bene
+che sono io! Ti ritrovo! Il tuo corpo freme tra
+le mie mani.... come posso credere alle tue parole?
+Ti giuro che tu mi ami! Dimentico tutto.
+Se ci amiamo, tutto il resto è falso. Oh! dimmi,
+Elisa, non senti l’eternità del nostro amore?
+Come vuoi che di un tale passato non rimanga
+nulla?... Come? tutto dovrebb’esser vano? e inutili
+i nostri dolori? Avremmo dunque mentito,
+allora, ci saremmo ingannati? Quelli che negano
+l’amore avrebbero dunque ragione, e noi avremmo
+scambiato un lampo con la luce immortale?...
+Ti ricordi le nostre promesse?... Non
+senti tu che i vincoli che ci univano non sono
+spezzati? Mettete sopra un piatto della bilancia
+tutte le leggi sociali, tutti i doveri mondani,
+tutte le catene della vita, e sull’altro un sentimento
+d’origine divina.... da qual lato piegherà?
+Tu fosti mia; lo sei ancora. Farò tutto quello
+che vorrai. Fuggiamo lontano da tutti, che nessuno
+più ci veda!...
+</p>
+
+<p>
+— Tacete!
+</p>
+
+<p>
+E con uno sforzo violento, Elisa si svincolò.
+</p>
+
+<p>
+Essa si volse verso la finestra, e Massimo
+che udiva tutto, vide rivolto verso di lui il viso
+<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span>
+di sua moglie, e su quel viso una espressione
+ch’egli non potrebbe mai più dimenticare. Vide
+i suoi occhi alzati al cielo, i suoi lineamenti
+contratti da una lotta ultima, un’angoscia suprema
+che agitava tutto il suo corpo.
+</p>
+
+<p>
+Giulio volle seguirla all’altra estremità della
+stanza.
+</p>
+
+<p>
+— Restate, — gli disse. — Non saprete mai
+a che punto soffro. Per pietà, Giulio! (egli trasalì
+sentendola chiamarlo per nome), calmatevi!
+Non mi avvicinate più!
+</p>
+
+<p>
+Rimase qualche tempo accasciata, incapace
+di parlare. Il silenzio era strano in quella camera.
+Poi finalmente ella disse a voce bassissima,
+con uno sforzo:
+</p>
+
+<p>
+— Se sapeste come amo veramente mio marito,
+e quanto e perchè lo amo, non mi parlereste
+come fate.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò è falso. Voi non lo amate, poichè amate
+me. L’ho veduto, l’ho vedo ancora. Non posso
+credere alle vostre parole. Nient’altro è vero
+tranne il tremito della vostra mano nella mia.
+Il vostro, Elisa, è un carattere sincero e retto;
+non avete mai saputo mentire. Ma io non vi
+accuso; anzi vi stimo e vi ammiro sempre più.
+Si capisce tutto, quando si ama come amo io.
+La vostra menzogna è sublime. Imponete silenzio
+all’anima vostra per compiere ciò che
+credete il vostro dovere. Ma io, in questo momento
+<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span>
+supremo, vedo al di là delle considerazioni
+umane. Guardate: adesso sono calmo.
+Ascoltatemi. Io pure ho provato che so tutto
+sagrificare all’idea del dovere. È per fare ciò
+che dovevo, che mi condannai io stesso a mentire,
+che ho frantumato il mio proprio cuore.
+Posso dunque giudicare. Ebbene! ve lo dico in
+tutta sincerità, il vostro dovere non può consistere
+nell’amare quell’uomo. Ad onta delle leggi
+e della morale passeggiera di questo mondo,
+quali sono i suoi diritti paragonati ai miei? Io,
+ebbi la vostra prima parola d’amore, e vedo che
+mi amate ancora; io, vi ho tutto dato e tutto
+sagrificato, e sarei pronto a sagrificare tutto
+ancora, se veramente lo amate, vostro marito.
+Ma come lo fareste credere? Che ha fatto, lui?
+Oh! credetelo! ho ragione. Vorrei che vostro
+marito fosse qui e mi sentisse.
+</p>
+
+<p>
+— Giulio, è me che dovete ascoltare, — disse
+Elisa lentamente. — Non parlate così; non dite
+nulla di cui potreste pentirvi più tardi. In nome
+del passato, che resta sacro nella mia memoria,
+ve ne supplico!
+</p>
+
+<p>
+V’era qualcosa di così decisivo, di così solenne
+nella sua voce, che Giulio ne fu colpito
+in mezzo al suo esaltamento, e che tacque mentre
+Elisa sembrava riflettere....
+</p>
+
+<p>
+— Sapete quali furono per me gli anni che
+seguirono la vostra partenza? — continuò finalmente,
+<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span>
+e come se parlasse tra sè. — V’immaginate
+il lutto che si distese per me sulla
+natura, la disperazione che cadde sul mio cuore?
+Nessun vecchio, disingannato di tutto e stanco
+della sua lunga giornata, sentì mai il peso dell’esistenza
+troppo gravosa per le sue forze, come
+lo sentii io allora, al principio della vita, giovinetta
+cui sorrideva il mondo. Ed io, non avevo
+nemmeno il lavoro, un cómpito per distrarmi.
+Non avevo che la mia solitudine e i miei pensieri,
+e non me li permettevano. Mi era proibito
+di soffrire, e di giorno in giorno, i miei spiavano
+l’istante in cui dovesse cessare il mio dolore
+eterno. Mentre desideravo morire, si pensava
+a maritarmi. Rifiutavo sempre, lottavo. Ma
+finalmente si decise, mio malgrado, il mio matrimonio....
+e sapete con chi? con quell’uomo
+che voi pure detestavate e che veniva tanto
+spesso da voi.... Gorletti. Codesto matrimonio
+era una necessità assoluta; la miseria sorgeva
+davanti a noi, ed io dovevo salvare la mia famiglia.
+Tutti mi consigliarono di cedere, perfino
+le persone migliori, le più intelligenti. Non sapevo
+resistere alle minaccie di mia madre, alle
+preghiere desolate di mio padre, all’opinione
+universale. Come avrei voluto morire! ma lo
+potevo ancor meno. Il sacrificio era deciso; ad
+onta della mia ripugnanza, del mio orrore, avevo
+dovuto acconsentire.... Sola, non potevo lottare
+<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span>
+contro tutti e contro la sorte. Mi si compiangeva,
+ma nessuno ebbe l’idea di venirmi in aiuto. E,
+d’improvviso, all’ultimo momento, un uomo
+giunse, che lo fece. Come un angelo salvatore
+s’intromise tra me ed il destino, e con mano
+possente, arrestò sull’orlo del precipizio quella
+che i suoi amici vedevano cadere con vani rimpianti
+e nulla più. E quest’uomo mi conosceva
+appena; non ero per lui che una conoscenza
+banale, indifferente. Ma egli comprese e volle
+salvarmi. E per ciò fare, mi sposò; mi diede
+il suo nome, il suo appoggio, la sua fortuna e
+non mi chiese nulla in cambio. Potevo rifiutare?
+Avevo la scelta?
+</p>
+
+<p>
+— Non lo amavate, dunque?
+</p>
+
+<p>
+— No, non lo amavo allora. Ma già mi sentivo
+irrevocabilmente legata a lui da una riconoscenza
+della quale non mi potevo sdebitare.
+Mi aveva resa ad una vita possibile. Voi, vi credevo
+perduto per sempre, sposato con un’altra;
+vivevate sempre nell’anima mia, ma
+solo per la memoria. Il tempo scorreva per me,
+calmo; ero triste, ma esistevo come in sogno.
+D’Astorre, invece, attivo, errante, proseguendo
+sempre qualche progetto da me ignorato, viveva
+in un modo bizzarro, disordinato, che io non
+capivo. Per me, egli non era, come dal primo
+giorno, che un amico sicuro e sincero.
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco egli cambiò. Tutte le cose
+<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span>
+esterne cessarono d’interessarlo; si attaccò
+sempre più a me ed alla casa; cessò di assentarsi.
+Mi chiese se io volevo essere tutto per
+lui. Raddoppiò di cure, di delicatezza. Seppe
+guadagnare tutta la mia fiducia, lui che talvolta
+m’intimidiva; si corresse di tutti i suoi difetti. — E
+dal giorno ch’egli mi amò in tal modo,
+credetti mio dovere di amarlo, e l’amai veramente.
+Ebbene, non comprendete che adesso
+devo morire prima d’ingannarlo? Ah! Giulio!
+la felicità ideale che altre volte sperammo è
+svanita per sempre, e nulla la può risuscitare
+quaggiù. Voi avete vissuto come io avevo l’intenzione
+di vivere, cioè rinunciando alla vita;
+io ho dovuto cominciare una nuova esistenza
+e vi ho trovato la pace ed un benessere calmo
+che per me è il dovere. Il ricordo del passato
+non può spegnersi in me, e mio marito lo sa;
+poichè non ho voluto nulla nascondergli, ma
+la mia vita gli appartiene adesso. Ho sofferto
+quanto voi; ho forse pensato ancora di più.
+Riflettete, e sarete costretto di darmi ragione.
+Nelle mie lunghe meditazioni ho tutto previsto,
+perfino quest’ora. Sono debole, è vero, e la commozione
+che ho provato vedendovi apparire al
+momento in cui meno me lo aspettavo, mi ha
+fortemente scossa.... Ma ho tanto pensato, che
+non posso fallire....
+</p>
+
+<p>
+— È perchè il ricordo in voi è meno vivo
+che in me.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span>
+</p>
+
+<p>
+— No, v’ingannate ancora; se vi parlo così,
+non è perchè dimentico, ma perchè rammento.
+Confrontate ciò che fu il nostro amore a quello
+che sarebbe ora! Invece dell’abbagliante splendore,
+dell’ebbrezza santa che abbiamo conosciuto,
+che cosa avremmo? Una passione colpevole
+e sconvolta, una felicità cattiva, avvelenata
+di rimorsi. Il nostro passato, così bello nei
+nostri ricordi, e che, separati, non potremo
+mai dimenticare, sarebbe esso pure guastato
+da un presente colpevole, e che sembrerebbe la
+parodia di quanto abbiamo sognato. Tutta la
+mia vita s’interpone tra di noi.
+</p>
+
+<p>
+Giulio non osava più interromperla. Ascoltava,
+con la testa china, quelle parole tanto vere che
+risuonavano stranamente in quella camera,
+guardando talvolta le due candele già per metà
+consumate, talvolta rivolgendosi verso Elisa
+con un gesto di violenta negazione ch’ella reprimeva
+subito.
+</p>
+
+<p>
+— Tutto quanto mi dite è vero a un certo
+punto di vista, — disse lui finalmente con gran
+tristezza, dopo una lunga pausa; — tutto è
+d’una verità crudele. Ve lo ripeto, avete ragione,
+e vi stimo altamente di parlare in tal
+modo, sebbene mi spezziate il cuore. Il nostro
+amore sarebbe adesso colpevole; è vero. Il dovere
+ne lo proibisce; ma, credetelo, il dovere
+soltanto. Vedete, sono calmo. Sarò anche forte;
+<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span>
+avrò l’orribile coraggio di obbedirvi. Una vostra
+parola mi è sacra. Ma a quest’ora suprema,
+Elisa, confessate la verità. È il dovere che ne
+separa ancora, inesorabile, null’altro che il dovere.
+Ma voi mi amate, mi amate come sempre,
+mi amate come io vi amo. Datemi questa consolazione
+terribilmente amara di confessarmelo,
+e partirò.
+</p>
+
+<p>
+— Non sarebbe una conclusione. Mentre invece
+se mi poteste comprendere, se poteste intravedere
+la verità tal qual’è, e tale che ve la
+voglio dire tutta intera, vi trovereste un sollievo
+vero, e la forza di rassegnarvi alle tristi leggi
+della vita che non possiamo discutere. Dicendo
+che v’è nel nostro passato qualche cosa di
+eterno che non può morire, e che le nostre
+anime sono unite da un vincolo indissolubile,
+dite il vero.... Ma v’ingannate credendo che io
+possa amarvi come una volta. Allora potevo
+darmi a voi tutta intera, consacrarvi tutte le
+ore del mio tempo, tutti i miei pensieri e tutte
+le mie sensazioni; adesso invece appartengo
+ad un altro e da alcuni anni egli ha la mia
+vita di tutti i giorni.... e come avrei potuto diventar
+sua, senza nulla dargli del mio cuore?
+Perchè volete che dicendovi che lo amo, non lo
+dica che per farvi ancora più crudelmente soffrire?
+Oh! no, Giulio, non si tratta del dovere
+solamente, del dovere sociale, come vi ostinate
+<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span>
+a crederlo.... Se avessi potuto continuare ad
+essere tutta vostra, <i>allora</i>, non avrei forse calpestato
+tutti i doveri? Ma perchè vorreste che
+ci rendessimo ora infelici, cercando una felicità
+impossibile che non potremmo trovare se
+non al prezzo della pace della nostra coscienza?
+</p>
+
+<p>
+Elisa gli disse che aveva lungamente riflettuto
+nelle ore della sua solitudine. Gli spiegò
+che la vita è molteplice e che quando i nostri
+voti non sono aiutati da circostanze eccezionali,
+l’ideale è presto soffocato dalla realtà e non può
+più esistere che nel segreto del nostro cuore.
+Se non ne viene concesso d’isolarci dal mondo,
+siamo ben presto ravvolti dalla mischia, siamo
+costretti ad abbandonare i grandi spazi puri
+dove la nostra immaginazione vagava, e di camminare
+nell’erba, sull’orlo della strada.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, mentre ripeteva tutto ciò, era pallida
+quanto Giulio.
+</p>
+
+<p>
+Lui aveva abbassato il capo; era vinto. Vedeva
+chiaro finalmente quanto ella avesse ragione.
+Con un brusco movimento, si alzò quasi
+per partire.
+</p>
+
+<p>
+Elisa trasalì, e allora, lei che aveva saputo
+parlare con tanta calma e con tanta verità, affranta
+dalla intensa emozione e dalla tensione
+dello sforzo, si mise a piangere.
+</p>
+
+<p>
+— Per pietà, Elisa, se volete che abbia la
+forza di fare ciò che devo, non piangete! Vedete,
+<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span>
+vi ho compresa, sono ridiventato me
+stesso. E siete debole voi, adesso, ve ne supplico....
+Eppure grazie! grazie per queste lagrime!
+</p>
+
+<p>
+Ella gli stese le mani, oramai, asciugandosi
+gli occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Ho ben ragione, non è vero? Dunque, giurate
+di obbedirmi?
+</p>
+
+<p>
+— Lo giuro.
+</p>
+
+<p>
+— Restate ancora un poco, allora. Che io
+possa avere la dolcezza di parlarvi liberamente,
+adesso che sono altrettanto sicura di voi che
+di me, che io possa tenere senza paura per pochi
+istanti la vostra mano nella mia! Se sapeste
+quanto, io pure, desideravo parlarvi ancora
+una volta, quanto l’ho sopratutto desiderato
+il giorno che vi ho rivisto! Sì, oso
+dirvelo, ad onta dell’imprudenza, ad onta
+del pericolo, ad onta di tutto, non posso biasimarvi
+di essere venuto. È una felicità insperata
+e che nessuno può rimproverarmi, e sarò più
+forte, d’ora in poi. Siete buono e grande,
+Giulio, come lo foste sempre. Oh! senza fallire,
+senz’aver nulla da rinfacciarmi, potervi parlare
+sinceramente questa volta ancora! Oh! se potessi
+sperare, che voi pure sarete meno infelice
+per avermi veduta! Ma tutto è così triste....
+</p>
+
+<p>
+Giulio guardò il suo orologio.
+</p>
+
+<p>
+— Ho ancora un’ora da rimanere. Lasciate
+che vi guardi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span>
+</p>
+
+<p>
+Intanto, Massimo, di fuori, su quel balcone,
+dove, quando Bardi era entrato nella camera,
+aveva dovuto abbrancarsi alla sbarra per non
+fare irruzione, avendo sul capo la serenità del
+cielo stellato, sotto i piedi l’abisso aperto, e
+davanti agli occhi, tra gli interstizi delle persiane,
+la scena che abbiamo descritto, — aveva
+vissuto altrettanti anni quanti erano i minuti
+passati, tutta una vita, se si considera il tumulto
+delle passioni diverse, cambianti ad ogni
+nuova fase del dialogo, e la dolorosa varietà
+de’ suoi pensieri e delle mosse dell’animo suo.
+Dinanzi a quella scena, dove il suo avvenire
+era in giuoco, una di quelle trasformazioni
+aveva dovuto compiersi in lui; che, troppo bruscamente
+subìte per scosse violente, possono
+uccidere un uomo, specialmente nel suo stato.
+Ma una così intensa curiosità lo aveva inchiodato
+al suo posto ch’era passato dallo spavento
+e dall’orrore all’ammirazione, quasi senza sentirlo.
+Tremò dai piedi alla testa senza che l’occhio
+suo s’abbassasse per un secondo, senza
+che le sue mani potessero muoversi. Rimase
+sino alla fine, atterrato, affranto, consolato tutt’insieme
+e di volta in volta. Aveva tutto sospettato,
+tutto, tranne ciò che vedeva ed udiva. Dal primo
+momento in cui si era sentito come trafitto dalla
+certezza acuta che tutto era perduto, egli aveva
+temuto, sperato, dubitato, pronto a maledire o
+<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span>
+a piangere, sino alla fine; e tutto lo aveva sorpreso,
+strappato dalla logica della sua esperienza
+per aprire alle sue riflessioni degli orizzonti
+inesplorati.
+</p>
+
+<p>
+A un certo momento aveva alzato gli occhi
+alla gran vòlta oscura e splendida, e si sarebbe
+potuto crederlo sul punto di cadere in ginocchio
+come se una preghiera riconoscente gli salisse
+alle labbra.
+</p>
+
+<p>
+Ma non si sentì felice quand’ebbe tutto veduto.
+Una disperazione nuova si aumentava
+lentamente in lui. Tutta la sua passione brutale,
+i suoi desideri di vendetta, ed i suoi furori pieni
+di angoscia, si dissipavano, e non sentiva più
+che la vergogna di sè stesso, l’ammirazione e
+la pietà. Egli moralmente scompariva davanti
+a quei due ch’egli aveva considerato come colpevoli,
+e che ora contemplava simili ad esseri
+superiori. Qualcosa contorcevasi morendo dentro
+di lui, e un sentimento affatto nuovo vi nasceva.
+Al posto del suo amore turbato, che
+avrebbe potuto condurlo fino al delitto, sorgeva
+una infinita tenerezza che aveva quasi sete dell’amara
+voluttà del sacrificio.
+</p>
+
+<p>
+Aveva visto adesso l’amore nella sua estrinsecazione
+la più alta, ed a momenti, era stato
+costretto di dimenticare che lui stesso amava
+quella donna, a piedi della quale stava un altro.
+</p>
+
+<p>
+Aveva compreso codesto amore, del quale da
+<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span>
+un pezzo conosceva la prima parte, ed alla fine
+del quale egli aveva così stranamente assistito.
+Che diventavano i suoi sentimenti, confrontati
+coi sentimenti dei quali aveva ascoltato la involontaria
+eloquenza? Aveva sentito la sua gelosia
+umiliata, intravedendo le segrete profondità
+di quelle due anime, sentendo più che non
+dicessero le parole, credendo leggere sui loro
+lineamenti confessioni non espresse.
+</p>
+
+<p>
+Il suo sguardo si perdeva in giù, al basso, e
+vedendo le pietre del torrente biancheggiare
+sempre nell’orrore delle tenebre, ebbe per un
+istante la vertigine della profondità, del silenzio
+dell’abisso dove tutto si oblia, e lui, che due
+ore prima, voleva vivere per vendicarsi e punire,
+pensò allora che sarebbe stato meglio — soccombendo
+al dolore che lo aveva assalito
+durante la sua pericolosa ascesa al balcone — cadere
+nel precipizio e trovarvi la morte, che
+sarebbe stata la pace per lui e la felicità per
+gli altri.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>VI.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Nella sua camera rosa, in quello stesso letto
+dove aveva dormito per la prima volta giungendo
+dalla Lombardia alla <i>Villa del Giglio</i>,
+Elisa stava coricata. Un bel raggio di sole ancora
+<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span>
+caldo penetrava dalla finestra semi-aperta,
+illuminava la tinta rosa delle tende, faceva brillare
+la doratura di una cornice, e pareva volesse
+ridonare il colore alle guancie pallide della
+convalescente.
+</p>
+
+<p>
+Elisa aveva abortito, e durante alcuni giorni,
+era stata male assai. I suoi genitori erano venuti.
+La speranza tardi concepita e di nuovo
+perduta di vedere presto un bambino rallegrare
+la casa, aveva afflitto tutti, ma la signora Valenti
+specialmente piangeva a calde lagrime il
+piccolo erede svanito. Elisa, la quale ad onta
+de’ suoi sforzi per reprimere un tal sentimento,
+era stata penosamente turbata dall’arrivo di
+sua madre, dopo d’averla vista seduta al suo
+capezzale, aveva finito col rispondere ad uno
+dei suoi abbracci esaltati con un bacio silenzioso,
+ch’era, senza che nessuno lo sapesse, un
+bacio di perdono, e più che mai, dopo quanto
+era passato, le aveva fatto bene la presenza di
+suo padre, tanto buono a malgrado delle sue
+debolezze.
+</p>
+
+<p>
+La signora Valenti era appena uscita dalla
+camera. Massimo stava seduto a’ piedi del letto,
+sulla gran poltrona, dove, pur malato egli stesso,
+era rimasto cinque notti a vegliare. In nessun
+posto, d’altronde, avrebbe potuto dormire. Aveva
+passato là delle ore interminabili, nella penombra
+vagamente rosea della stanza appena rischiarata
+<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span>
+dal dolce bagliore di un lume da notte,
+facendo talvolta, mezzo svegliato com’era, i più
+strani sogni, talvolta invece rivedendo gli avvenimenti
+recenti disegnarsi, con nettezza straordinaria
+sul fondo di pallide tenebre dove si perdeva
+il suo sguardo. Sempre rivedeva la scena che
+aveva prodotto in lui una nuova trasformazione,
+sempre pensava al modo con cui era partito,
+aprendo macchinalmente, dal balcone, la
+porta-finestra mal chiusa della camera attigua
+a quella occupata da sua moglie; come si era
+trovato, più tardi, alla stazione, quasi senza saperlo,
+e com’era ritornato alla villa, e vi aveva
+trovato un telegramma di Elisa che lo avvertiva
+di non poter tornare prima dell’indomani.
+Era giunta infatti, e gli aveva raccontato che
+non aveva trovato la signora Vegezzi a G...,
+poichè suo marito era stato trasferito a Prato,
+due mesi prima, e che allora si era decisa ad
+andarvi, il che aveva prodotto un ritardo di un
+giorno, che i Vegezzi stavano bene loro, ed i
+loro sette figli, e ch’erano rimasti assai felici
+e lusingati della sua visita.
+</p>
+
+<p>
+Durante le ore passate a G..., Massimo era
+stato balestrato tra gli estremi dell’amore, dalla
+passione tormentosa e violenta alla tenerezza
+senza limiti, da tutti i furori dell’egoismo esasperato
+alla completa rinunzia di sè stesso.
+</p>
+
+<p>
+Ora si rifaceva l’equilibrio. Sentiva quanto il
+<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span>
+suo amore per Elisa fosse pieno di disinteresse,
+ma — sebbene l’idea di sagrificarsi lo tentasse — comprendeva
+di non esserne capace. Tutto
+si confondeva nella sua testa stanca. Il pensiero
+si era in lui mescolato al sogno, nel corso di
+quelle lunghe notti insonni. Vergognoso della
+sua gelosia passata, dopo d’aver udito le nobili
+parole di sua moglie, giudicava amaramente la
+situazione come avrebbe potuto giudicarla un
+terzo disinteressato, ma in ciò fare, un dolore
+tanto acuto lo riempiva che non mancava di
+una certa orribile voluttà.
+</p>
+
+<p>
+Diceva a sè stesso: una volta, per caso, è accaduto
+che nella nostra società triste e depravata,
+due esseri si amassero realmente, del raro e
+vero e imperituro amore. Furono divisi; ma essi si
+sentirono uniti ad onta della distanza, dalle loro
+anime, come se le loro mani non si fossero
+sciolte. Il giovane aveva potuto ritornare in
+Europa, — avendo prima dovuto mentire perchè
+la sua fidanzata fosse libera, — e l’aveva
+trovata moglie di un altro che l’aveva sposata
+per salvarla, spinto a codesta facile buona
+azione dalla bontà leggiera che sta in fondo ai
+cuori corrotti. E questo marito, il quale poi
+aveva amato sua moglie per capriccio, deve
+rendere per sempre impossibile la felicità tra
+due esseri che sembravano creati apposta per
+amarsi!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span>
+</p>
+
+<p>
+E, esaltato, esagerando perfino ciò che gli
+sembrava la verità, egli si persuadeva d’aver
+fatto l’infelicità di Elisa. Adesso sarebbe felice, se
+non lo avesse incontrato allora sul suo cammino.
+E che cosa meritava lui, non avendole portato
+che un amore tardivo, dopo una vita sregolata,
+un amore al quale lei non poteva corrispondere
+che per un’idea di dovere? Se, realmente, egli
+sentiva per Elisa un affetto profondo, se veramente
+egli voleva fare qualcosa per la sua felicità,
+perchè non lo farebbe sagrificandosi,
+come prima lo aveva fatto senza merito; perchè
+avendo voluto una volta salvarla da Gorletti,
+non la salverebbe adesso da sè medesimo?
+</p>
+
+<p>
+Ma sentiva di non poterlo. Ancora rimpiangeva
+talvolta di non essere piombato in fondo
+al precipizio, sul quale era rimasto per un
+istante sospeso nella indimenticabile serata a
+G...; ma adesso, ad onta di tutto, le mollezze
+dell’amore lo riprendevano, contemplando Elisa
+addormentata, pallida, sul candore dei guanciali.
+</p>
+
+<p>
+Ed Elisa pure, con gli occhi semi-chiusi, guardava
+suo marito a lungo, senza ch’egli se ne
+accorgesse. Nella letargia della malattia, tutte
+le sue idee si erano come velate, e gli avvenimenti
+che l’avevano tanto scossa, le parevano
+già lontani. Ma Massimo le ispirava sempre
+una penosa paura. Lo vedeva devoto, attento
+<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span>
+a’ suoi minimi desideri, ma sempre triste ed inquieto,
+ed aspettava invano da lui una parola che
+rompesse il ghiaccio, che attenuasse la sensazione
+d’un qualcosa di straordinariamente teso
+fra di loro.
+</p>
+
+<p>
+La sua vita era mutata. I giorni penosi di
+Viareggio non erano stati che una lenta preparazione
+ad una crisi che lei presentiva. Ed, infatti,
+la presenza inattesa di Giulio a G..., e le
+ore passate con lui, avevano marcato un punto
+d’arresto nella sua esistenza. E bisognava voltare
+una nuova pagina, adesso. Bisognava che
+la vita interrotta fosse ripresa, e resa possibile.
+Lo desiderava ardentemente, di tutto cuore, ma
+perciò era necessario che Massimo la incoraggiasse,
+trovasse la parola che doveva tutto dissipare.
+Benchè non si sentisse colpevole, avrebbe
+però voluto dir tutto, ma una invincibile ripugnanza
+l’arrestava, e avrebbe voluto sentire da
+lui, prima, almeno una sola parola pronunciata
+come le altre volte.
+</p>
+
+<p>
+La casa sembrava più silenziosa che mai, ad
+onta della presenza dei Valenti. I servitori con
+l’istinto loro, fiutavano nell’aria un cambiamento,
+del quale tentavano invano di precisare
+le cause. Le vaste sale del pianterreno sempre
+vuote, sembravano pure aspettare qualcosa che
+non doveva giungere mai. Si restava negli appartamenti
+del primo piano, vicini alla camera
+<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span>
+di Elisa. Quando vi erano riuniti, provavano
+tutti un lieve imbarazzo indescrivibile, ciascuno
+a modo suo.
+</p>
+
+<p>
+Massimo errava solo nel giardino dove aveva
+tante volte passeggiato con Elisa, e le memorie
+che sorgevano ad ogni passo, come spiranti
+dagli alti alberi, come susurrate dalle ultime
+foglie cui già la brezza autunnale scuoteva, gli
+sembravano memorie di cose morte, per sempre
+sepolte nel passato lontano, e che nulla più
+potrebbe far rivivere. Gli pareva certo che codesto
+silenzio pesante sopra ogni cosa non potrebbe
+venire interrotto mai più. I soavi parlari,
+le tranquille gaiezze che gli rendevano una
+nuova gioventù, la delizia dello sentire dimenticato
+il mondo nelle dolcezze di un egoismo in
+due, tutto ciò era volato via per sempre. Se
+guardava all’ora del tramonto le valanghe di
+porpora e d’oro spegnersi lentamente all’orizzonte,
+e l’ombra invadere a poco a poco i contorni
+lontani di Firenze, diceva a sè stesso che
+quel poema celeste, variato tutti i giorni e costantemente
+sublime, non darebbe più le ali alla
+sua imaginazione, poichè egli non troverebbe
+più in sè stesso le mille tinte cangianti di un
+imperituro amore, armonizzantesi col cielo.
+</p>
+
+<p>
+Giungeva a pensare che sua moglie ingannava
+sè stessa credendo di amarlo, e che resterebbe
+sempre tra di loro un terribile segreto a
+<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span>
+separarli. Quante volte, dacchè lei era convalescente,
+egli aveva voluto parlare, e quante volte
+aveva sentito la impossibilità di articolare le
+parole!
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, quel giorno, senza ch’egli sapesse
+dove trovava un tale coraggio, prese la mano
+d’Elisa che tenne lungamente nella sua, e le
+chiese di ascoltarlo, deciso a dir tutto.
+</p>
+
+<p>
+Ma lei trasalì, e divenuta seria, si sollevò a
+sedere nel letto, esclamando:
+</p>
+
+<p>
+— Sono io che devo parlarvi!
+</p>
+
+<p>
+E allora, a poco a poco, fermandosi spesso,
+in preda a una sofferenza visibile, ma ben risoluta
+a fare ciò che meditava da un pezzo, e
+allo stesso tempo come consolata ad ogni parola
+che le usciva dal labbro, gli raccontò tutto
+quanto s’era passato a G....
+</p>
+
+<p>
+Massimo si arrestò di botto, e si guardò bene
+dall’interromperla. Pallido, attento, non perdeva
+una sillaba, e talvolta, un sorriso commosso gl’illuminava
+gli occhi. Lei raccontò tutto, senza volere
+nulla nascondere nè attenuare, con la sincerità
+assoluta d’una donna cui la dissimulazione
+aveva già costato quanto una menzogna.
+Nulla al mondo avrebbe più potuto commuovere
+Massimo, di questo racconto, del quale ogni
+parola fiammeggiava dinanzi a lui. Padrone
+di sè, seppe ascoltare sino alla fine quella nobile
+confessione, umilmente detta. Elisa parlava
+<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span>
+lentamente, sentendo la mano di suo marito
+stringere sempre più forte la sua.
+</p>
+
+<p>
+Ma non resistette più appena ella ebbe finito,
+e precipitandosi in ginocchio contro il letto,
+disse:
+</p>
+
+<p>
+— Sapevo tutto!
+</p>
+
+<p>
+E con grande stupore d’Elisa le narrò a sua
+volta in qual modo e con quali sentimenti era
+stato testimonio di tutta la scena.
+</p>
+
+<p>
+Elisa, affranta dall’emozione, sentì allora che
+vi era qualcosa di provvidenziale in questo
+fatto che l’ingiusto sospetto per il quale suo
+marito era stato spinto a farle la spia, aveva
+servito a mostrargli tutta la verità, nella sua
+evidenza, con una certezza che niente altro al
+mondo avrebbe potuto dargli. Mentre Massimo
+parlava, i ricordi indimenticabili del suo colloquio
+con Giulio le apparivano adesso sotto una
+luce nuova: sentiva d’essere stata come ispirata
+da una potenza superiore a pronunciare
+quanto aveva saputo dire in quel momento supremo.
+Ad ogni frase del racconto di suo marito,
+ad ogni parola che talvolta veniva fuori
+penosamente, ella vedeva tutto quello ch’egli
+aveva dovuto soffrire in quel giorno, tutto le
+mostrava la nobiltà celata nel fondo di quell’anima,
+che nè le corruzioni del mondo, nè lo
+scetticismo della sua vita, avevano potuto soffocare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo una tale confessione, si sentirono entrambi
+sollevati, ma ciò non bastò ancora a
+togliere la barriera che sembrava separarli, nè
+a dissipare l’ombra stendentesi sopra la villa.
+</p>
+
+<p>
+Elisa guarì presto, ma le si raccomandarono
+le maggiori cure, consigliandole allo stesso
+tempo di distrarsi. Massimo continuò ad occuparsi
+esclusivamente di lei, ma senza poter ritrovare
+nè la sua forza di carattere, nè il suo
+coraggio morale, dicendo a sè stesso che la
+sorte non avendo concesso la formazione di
+un nuovo vincolo tra di loro, per mezzo di un
+bambino, egli non poteva più sperare nell’avvenire.
+</p>
+
+<p>
+Massimo propose a Elisa di stabilirsi per tre
+mesi a Firenze, e di andarvi prima dell’epoca
+fissata per accompagnarvi la signora Valenti,
+la quale desiderava passarvi alcuni giorni prima
+di tornare a Milano. La sua villa, da lui tanto
+prediletta poco prima, non gli piaceva più, e
+pensò che un cambiamento sarebbe forse salutare.
+</p>
+
+<p>
+Egli contava sulle distrazioni forzate. Per di
+più, pur troppo! la solitudine completa con
+Elisa gli sembrava cattiva per entrambi.
+</p>
+
+<p>
+Nei primi giorni passati al palazzo d’Astorre,
+accadde infatti che le cure necessarie, le visite
+da ricevere e da restituire, certi affari stati un
+poco negletti e dei quali bisognava occuparsi,
+<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span>
+la compagnia della contessa Goffredi e di qualche
+altra amica intima, presero buona parte
+del loro tempo. Di comune accordo tacito, accettarono,
+in una certa misura, tutte le banalità
+della vita cittadina, e si crearono delle piccole
+occupazioni coi doveri trascurati prima
+con tanta felicità. Cedevano talora pigramente
+a ogni specie di voglie barocche che passavano
+per il capo della signora Valenti; e Elisa accompagnava
+spesso suo padre nei suoi interminabili
+vagabondaggi per le vie, ascoltando il
+suo cicaleggio un po’ vuoto, ma affettuoso, e
+sentendogli ripetere, quasi con una specie di
+piacere, tutte le storielle della sua gioventù,
+che lei sapeva a mente, e che gli aveva sempre
+udito recitare con la stessa espressione di fatuità
+stanca.
+</p>
+
+<p>
+A Firenze si trovò Massimo mutato. Non era
+meno elegante; il pallore del suo viso un po’
+smagrito, gli dava anzi una seduzione nuova
+al suo volto, che non era alterato, ma più serio.
+Solamente, parlava poco e sembrava preoccupato.
+Il suo sguardo, più profondo, non si
+fissava più sulle persone con quella rapida fissità
+di osservazione che turbava ed affascinava
+altre volte; era divenuto distratto e pensoso.
+Aveva perduto quella prontezza alla risposta
+che lo aveva reso celebre; la freccia, lanciata
+qualche volta ancora per abitudine, scoccava
+<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span>
+lenta e come in ritardo, ed egli la vedeva cadere
+a terra, noncurante.
+</p>
+
+<p>
+Lo si diceva ammalato, più seriamente ch’egli
+non lo credesse, poichè ne parlava ridendo. La
+verità era che le forti scosse morali avevano
+alterato la sua salute e un poco scossa quella
+costituzione di ferro che aveva resistito a tutto
+il resto. Il suo medico, della sincerità del quale
+egli era sicuro, lo aveva rassicurato, pure raccomandandogli
+di evitare le emozioni, e di fare
+una vita regolare; ma talvolta lui sentiva dei
+tristi presentimenti.
+</p>
+
+<p>
+Ma non era di ciò che si preoccupava. Ciò
+che voleva era riconquistare la felicità perduta,
+trovare in sè la forza che vincerebbe il destino,
+rivivere ancora un poco come aveva vissuto
+durante tre anni, ma assaporando assai meglio,
+ora, la sua felicità. — Tuttavia, nelle sue
+ore di scoraggiamento, quando non osava più
+sperare, gli accadeva di augurarsi di andarsene
+presto, bruscamente, senza soffrire. Poichè, ad
+onta di tutti i ragionamenti che si ripeteva nei
+suoi momenti lucidi, era assai scorato. Uno
+sforzo era necessario, lo sentiva, e gli mancava
+la forza. La molla sembrava spezzata in lui. Il
+desiderio immenso che lo riempiva, che lo faceva
+soffrire e sperare, che solo lo aiutava a
+vivere, codesto desiderio era infinito, ma impotente.
+A momenti non provava più nulla, tranne
+<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span>
+un gran bisogno di riposo. Sentivasi ancora
+un animo fiero e dei muscoli d’atleta, ma non
+sapeva più servirsene e aveva perduto ogni
+fiducia. Diventava talvolta indifferente e cascava
+a poco a poco in quell’apatia che ne addormenta
+per delle giornate intere, e dalla quale
+il colpo acuto del dolore bruscamente ritornato,
+simile a un dolore fisico, ne risveglia ad un
+tratto.
+</p>
+
+<p>
+In società lo si guardava assai con una curiosità
+nuova; per molto tempo non se ne accorse.
+Delle nubi erano dunque venute ad oscurare
+quella luna di miele che pareva dover splendere
+sempre, si diceva. Una sera che Massimo
+se ne stava silenzioso in un angolo della sala,
+lady Thompson emise questa sentenza profonda:
+</p>
+
+<p>
+— Pare che anche la felicità non renda felici.
+</p>
+
+<p>
+Ma, un’altra sera, che Massimo assisteva a
+una partita, nella sala da giuoco, e che lo si
+credeva attento alle varie peripezie, mentre in
+realtà non vedeva nemmeno le carte, udì alcuni
+giovani che parlavano di lui. Lo si compativa.
+</p>
+
+<p>
+Egli eccitava dunque la pietà, adesso! La ferita,
+che risentì di colpo il suo amor proprio,
+fu per lui come una puntura di sprone. Alzò
+la testa e tutta la persona. Vedendosi in uno
+specchio ch’era davanti, constatò che non era
+più lo stesso, che bisognava ridiventarlo, e che
+<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span>
+a quel prezzo solo potrebbe forse ancora riacquistare
+la felicità. Si guardò intorno simile
+ad un uomo che si ridesta, e la sua energia gli
+ritornò. Fu come una trasformazione. Con un
+violento sforzo di volontà, egli si mutò. Ritornò
+nella sala grande, dove lady Thompson pure
+parlava di lui a voce bassa, circondata dai suoi
+intimi, e fu come se Massimo d’Astorre facesse
+il suo ingresso dopo una lunga assenza. Mentre
+parlava, col suo brio ritrovato, vedeva attraverso
+il grande uscio aperto, nella sala vicina,
+Elisa, che in mezzo a un gruppo di donne
+pretenziosamente vestite, dominava per la sua
+stessa semplicità e per lo splendore calmo della
+sua bellezza. Mai gli era sembrata tanto seducente.
+L’amò in quel momento al punto da dimenticare
+i suoi recenti dolori. Vedendolo discorrere,
+ella gli sorrise, e da quel solo sorriso
+egli si sentì riempire di un orgoglio senza limiti.
+Si trovò subitamente in eccellenti disposizioni,
+sul proprio terreno, ed ebbe un vero
+godimento nella ripresa di possesso di sè medesimo.
+</p>
+
+<p>
+Da questo momento, Massimo ebbe bensì ancora
+qualche ora di debolezza, ma ricominciò
+a lottare. Si applaudì d’essere venuto a Firenze,
+poichè lì solamente aveva potuto uscire a poco
+a poco dallo stato di marasmo in cui era caduto.
+Ridivenne per Elisa quello ch’era stato
+<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span>
+nei primi giorni del loro amore. Contemplò rifiorire
+la sua bellezza dopo la convalescenza
+circondandola di cure discrete, con tutte le delicatezze
+della sua natura. Seppe ritrovare le
+seduzioni ispirate dalla passione, ed erano più
+affascinanti, velate dalla tristezza ch’egli non
+le nascondeva, a lei. Eppure, egli non s’imponeva,
+comprendendo che bisognava lasciare
+agire il tempo; la spingeva a distrarsi un poco,
+cercando tutto quanto le potesse piacere di più.
+E non le mostrava più le sue paure, i suoi turbamenti;
+si celava nelle ore cattive. Ancora infelice
+assai, passava però in mezzo alla folla,
+superbo di vedersi invidiato. Riuniva tutta la
+forza rimastagli, e di gioventù e di spirito, in
+un grande sforzo. Per il momento sentiva ch’essi
+erano più riavvicinati in mezzo al mondo, che
+soli. Studiava ogni gesto, ogni atteggiamento
+d’Elisa, cercava di vederle passare sulla fronte
+i pensieri, d’interpretare le parole, di leggere
+nelli occhi, e uno sguardo triste bastava ad
+agghiacciarlo per un momento, mentre una
+stretta di mano aveva il potere di rendergli intero
+il suo coraggio.
+</p>
+
+<p>
+Per un tacito accordo non parlavano di quanto
+era passato. La pace che stavano ritrovando
+poteva essere facilmente turbata, lo sentivano,
+e un vago imbarazzo esisteva tuttora fra di loro.
+Comprendevano che il silenzio era buono ed
+<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span>
+aiutava il tempo. Per il momento, si celavano
+a loro stessi i loro propri segreti.
+</p>
+
+<p>
+Massimo d’altronde usciva molto, la lasciava
+coi suoi parenti, e sua madre, ignara di tutto,
+era soddisfatta delle buone disposizioni di suo
+genero per lei, e ne approfittava per prolungare
+il suo soggiorno in Toscana, ben contenta di
+mostrarsi alle Cascine nel magnifico equipaggio
+della figlia.
+</p>
+
+<p>
+V’era ressa intorno ad Elisa, e molti le facevano
+la corte, rispettosamente. Quelli che si
+ostinavano a non amarla erano ora contradetti
+risolutamente. Lady Thompson affermava che la
+marchesa d’Astorre stava perdendo il suo solo
+difetto, quello d’essere un poco ritrosa, e non
+ne parlava più che come della sua migliore
+amica, pretendendo perfino di essere gelosa
+della contessa Goffredi, la quale, sola, indovinava
+che doveva essere accaduto qualcosa d’insolito
+alla <i>Villa del Giglio</i>. Pure non poteva
+nulla comprendere di positivo, e rimpiangeva
+assai che Paolo fosse assente, poichè lui forse
+avrebbe scoperta in parte la verità. Ma Paolo
+era in Oriente, per un lungo viaggio.
+</p>
+
+<p>
+Intanto Elisa, ritrovandosi in società, si rendeva
+conto di molte cose che prima le riuscivano
+oscure. La luce si faceva ancora una
+volta, e certe abitudini strane le apparivano
+ora quasi naturali. Meno ritrosa, sentiva che
+<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span>
+la distrazione può talvolta essere necessaria,
+e subiva volentieri l’influenza delle cose esterne,
+del rumore che la vita mondana metteva intorno
+a lei, e che poneva la sordina ai suoi
+incessanti pensieri, al suoi ricordi ancora troppo
+vivi.
+</p>
+
+<p>
+E comprese meglio Massimo. Indovinò quanto
+negli uomini il carattere, la condotta, tutto, è
+subordinato alle circostanze, alla posizione sociale,
+al primo passo dell’adolescenza, all’esempio
+altrui, alla vanità eccitata, ad una curiosità
+insaziabile, non trattenuta da alcun principio.
+</p>
+
+<p>
+Riesciva ad essere buona ed affettuosa, a
+mostrare che nulla era mutato in lei. Ma talora,
+quando si trovavano soli, lo sguardo fisso di
+Massimo che cercava di penetrare fino in fondo
+all’anima sua, la scoraggiava, e sentiva un turbamento
+pieno di paura, quando, dopo un subito
+abbraccio pazzamente appassionato, egli
+si svincolava di botto, e indietreggiava, con
+una espressione di sofferenza, e come se avesse
+sulle labbra una domanda che non poteva formulare.
+E lei non sapeva certo indovinare cosa
+egli pensava allora.
+</p>
+
+<p>
+Egli pensava che una condanna incombeva
+sopra di lui, e che avendo imparato così tardi
+ad amare, non poteva essere completamente
+amato. La sorte gli rifiutava le gioie misconosciute
+altre volte, adesso che le intendeva, ed
+<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span>
+a lui che aveva solo veduto il lato plastico
+dell’amore, erano rifiutate per sempre le supreme
+delizie dell’unione assoluta del sentimenti.
+Quando vedeva Elisa sorridergli, quando se la
+stringeva al cuore, egli però sentiva di non
+possederla tutta. Cosa non avrebbe dato per
+averla incontrata pel primo, per regnare su
+quell’anima qual signore unico, per essere solo
+al mondo ad adorarla, perchè lei non avesse
+il minimo pensiero segreto, il minimo ricordo
+che non gli appartenesse! Lui, tanto orgoglioso
+e tenero della sua libertà, una volta, si sentiva
+ora superbo di appartenere tutto intiero e per
+sempre a una donna, e disprezzava il suo passato
+così pieno e così vuoto ad un tempo, ma
+avrebbe voluto accontentare tutte l’esigenze della
+possessione; comprendeva che il desiderio umano
+è sempre incompleto, ma che deve almeno
+essere soddisfatto per tutto quanto le leggi terrene
+permettono. Pensava che in quella solitudine
+dell’amore che mette il deserto fra noi ed
+il mondo, egli non possedeva tutta l’anima di
+Elisa, neppure quando la rinchiudeva nella rete
+della sua tenerezza, della quale non si poteva
+disfare una sola maglia. E si sentiva invadere
+allora da un immenso sconforto che lo rendeva
+debole come un fanciullo.
+</p>
+
+<p>
+Pensava spesso a Giulio Bardi, troppo spesso.
+Dal giorno in cui aveva veduto e compreso
+<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span>
+quell’uomo, qualcosa di nuovo gli era stato
+rivelato. Aveva incominciato ad odiarlo di un
+odio intenso, poi lo aveva ammirato, anzi allo
+stesso tempo. Adesso rifletteva senza posa a
+quel rivale per sempre allontanato, ma che restava
+sempre presente alla sua memoria.
+</p>
+
+<p>
+Pensava che quell’uomo, consacrato al lavoro
+fino dalla sua prima giovinezza, era stato condannato
+all’esilio e ad una fatica incessante,
+quasi materiale e certo inferiore alla sua intelligenza,
+e che, in codesta vita tutta di dovere,
+l’amore era stato il solo punto luminoso, un
+amore sublime e forte, che giungeva fino al
+sagrificio completo. Lui, Massimo, al contrario,
+nato tra i felici del mondo, possessore di un
+gran nome e di una sostanza colossale, avendo
+conosciuto tutti i piaceri, tutti i godimenti, e
+perfino le emozioni che sono le più rare nelle
+classi privilegiate — lui, ammirato, lusingato,
+gustato, eccitato in tutte le sue vanità, non
+aveva pensato mai che a sè stesso, e aveva
+sdegnato i sentimenti più nobili. E adesso, convertito,
+aspirante alle voluttà più alte, dopo
+d’essersi avvolto nelle più basse, stanco di
+tutto, annoiato, rivolto verso la verità per un
+ultimo capriccio, e non comprendendo la curiosità
+della passione ideale, completa, che
+dopo d’aver avuto tutte le altre — era venuto,
+lui che aveva tutto, a rubare l’amore di
+<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span>
+tutta la sua vita a quell’altro che non aveva
+nulla!
+</p>
+
+<p>
+Ma, ad onta di tali pensieri — che certo ben
+pochi avrebbero compreso — egli voleva vincere.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<h3>VII.</h3>
+</div>
+
+<p>
+Fu d’uopo tuttavia pur finire col ritornare
+alla villa. Un giorno, Elisa, indovinando il desiderio
+che suo marito non osava esprimere,
+glielo aveva chiesto per la prima. Ed infatti,
+Massimo aveva subitamente sentito il bisogno
+di rivedere la casa da lui amata, il giardino
+dove gli alberi gli erano sembrati altre volte
+più verdi che in qualunque altro luogo, più
+susurrante la brezza, e più rosee le rose, l’orizzonte
+verso il quale avevano preso il volo i
+suoi sogni più felici. Temeva allo stesso tempo
+di ritornarvi, e quando finalmente partirono,
+sembrava che cedesse alla volontà di sua moglie.
+</p>
+
+<p>
+E davvero, un indistinto sentimento di paura
+s’impadronì di lui quando la carrozza si fermò
+all’ingresso.
+</p>
+
+<p>
+Ma, subito dai primi giorni, tutto andò bene
+abbastanza. La situazione non si era nè peggiorata
+nè migliorata. I Valenti li avevano lasciati,
+ma invitarono alcuni amici a venirli a
+<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span>
+trovare, e per qualche tempo, non rimasero
+sovente soli.
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco Massimo si accorse che aveva
+avuto torto di temere; il silenzio, la pace della
+campagna gli fecero bene, lo calmarono. Giunse
+a non esser più turbato dall’idea della solitudine,
+a desiderarla quasi ancora. Le antiche
+abitudini s’impadronirono nuovamente di lui,
+e vi si abbandonò.
+</p>
+
+<p>
+Ma soffriva sempre in segreto, col sorriso
+sulle labbra, la testa alta; recitando la sua
+parte con tutte le sue forze riunite in una continua
+tensione della volontà, studiando Elisa
+incessantemente, amandola con le precauzioni
+suggerite dalla speranza non rassicurata.
+</p>
+
+<p>
+Quasi a loro insaputa, per la china naturale
+delle cose, la solitudine si rifece lentamente intorno
+a loro.
+</p>
+
+<p>
+Il lusso da cui erano circondati, e che prima
+sarebbe sembrato seducente ad un artista, formando
+un simpatico contrasto, per la sua pesantezza
+e la sua inutilità, col semplice colloquio
+di due amanti, aumentava ora la malinconia
+della villa, e sembrava il contorno naturale
+di quella coppia diventata seria. Poichè
+vedendoli si sarebbe difficilmente indovinato la
+lotta nascosta che li divideva loro malgrado, e
+per la loro attitudine e la loro maniera d’essere,
+li si avrebbe realmente scambiati per due persone
+<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span>
+unite dai legami del matrimonio, dalla
+stima e da una fredda reciproca affezione, che,
+ritrovandosi soli, dissimulano correttamente la
+loro aristocratica noia.
+</p>
+
+<p>
+E, in realtà, succedeva loro spesso d’interrompere
+un lungo silenzio per riprendere una
+conversazione banale, che non impediva loro
+di essere assorti nei loro soliti pensieri. D’ora
+in ora diventava loro più difficile il parlare, e
+allo stesso tempo più doloroso il tacere. E tutto
+camminava con precisione intorno ad essi; i
+numerosi servitori in piccola livrea compivano
+i loro doveri senz’alcun rumore, con la solennità
+di una funzione, ogni cosa giungendo puntualmente
+all’ora stabilita. Massimo si occupava
+adesso della regolarità del servizio, e nessun
+capriccio turbava la sontuosa eleganza della
+tavola. Adesso il cocchiere inglese osava importunare
+i padroni, per venire, con la cera
+seria sulla sua alta cravatta, a sottoporre qualche
+grave questione al signore; poichè Elisa
+non montava più a cavallo, ma ogni giorno
+una carrozza, perfetta, si presentava davanti
+al terrazzo verso le quattro, e si andava a fare
+un giro.
+</p>
+
+<p>
+Alla fine d’una giornata particolarmente bella,
+essendo l’aria dolce e profumata, Massimo propose
+di andare a prendere il caffè sul terrazzo
+del giardino. Il pranzo era stato assai silenzioso,
+<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span>
+e nella vasta sala sonora non si udiva
+che il leggiero rumore inerente al servizio il
+meglio fatto.
+</p>
+
+<p>
+Elisa accettò, ed attraversando il giardino,
+andarono a sedere sulle poltrone di legno, coperte
+di cuscini, che sul vasto terrazzo sembravano
+aspettassero perpetuamente qualcuno.
+Sopra il basso e largo parapetto di marmo,
+certi vasi enormi dai quali sorgeva una pianta
+rara, mettevano un tocco verdeggiante a distanze
+eguali. Appoggiandosi e guardando in
+giù, si vedeva un alto muro dritto, al piedi del
+quale il disordine intricato di grossi cespugli,
+dal verde assai cupo, nascondeva una stretta
+viuzza dove non risuonava che di raro il passo
+di qualche fanciullo. Poi lo sguardo scorreva
+sulle cupole oscure fatte dagli alberi, e si perdeva
+poscia nella pianura, dalla vegetazione
+povera, il cui colore terreo prendeva delle tinte
+dorate sotto gli ultimi raggi del sole. Più in là
+si distingueva appena, nella bruma calda, l’ondulazione
+molle delle colline, e nella polverosa
+lontananza non si poteva precisare la linea dell’orizzonte.
+Nella vasta distesa dove vagava lo
+sguardo, i sogni indistinti che s’alzano in noi
+nelle ultime ore del giorno, potevano incontrarne
+altri sparsi nei mille colori di una tal scena che
+mutava sempre, confondersi, ed intangibili perdersi
+nello spazio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span>
+</p>
+
+<p>
+Non una foglia si muoveva; non soffiava alcuna
+brezza. Nel giardino, sul terrazzo, nella
+vastissima distesa di paesaggio, tutto era immobile.
+La varietà stupenda delle tinte del cielo,
+dove il poema del tramonto si svolgeva in
+quella sera con una ricchezza speciale, contrastava
+col silenzio profondo e l’assenza di ogni
+movimento. Non si sentiva nulla, e l’occhio vedeva
+delle esplosioni di colore, delli echi perduti
+di tinte, che sembravano sonorità visibili. Un
+velo vaporoso d’una diafaneità ideale si stendeva
+dovunque. I più lievi rumori prendevano
+una importanza insolita.
+</p>
+
+<p>
+Sopra un tavolino rustico, un vassoio d’argento
+era stato posto, e le tazze, la caffettiera,
+la zuccheriera, su cui la luce cadente accendeva
+del fuggitivi bagliori, tutto prendeva quell’aspetto
+d’inusitata eleganza che acquistano all’aria aperta
+gli oggetti fatti per l’interno. Un piccolo servitore,
+un <i>page</i>, fresco come una rosa, tutto vestito
+di panno verde cupo, il corpo sottile, stretto
+nell’attillata giacchetta a tre file di bottoni di
+metallo, i capelli rigidamente pettinati, se ne
+stava dritto, aspettando. Sopra un altro tavolino,
+a fianco di Massimo, erano delle scatole di sigarette,
+dei giornali, un libro tra i fogli del quale
+splendeva un tagliacarte smaltato.
+</p>
+
+<p>
+Lui, quasi coricato nella poltrona, rovesciato
+all’indietro, guardava nel vuoto. L’atteggiamento
+<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span>
+stanco del corpo robusto, dava l’idea della forza
+al riposo, ed il cuscino bruno attaccato allo
+schienale faceva risaltare il pallore del suo viso.
+Sembrava riflettere, e talvolta il suo sguardo
+si fissava su di Elisa, senza che paresse vederla.
+Lei guardava il paesaggio, appoggiata alla
+balaustra; il suo lungo e stretto vestito chiaro
+serpeggiando intorno al sedile. Una mossa ch’ella
+fece attirò l’attenzione di Massimo sulla sua mano
+fina coperta di anelli, ed egli ruppe il silenzio
+con un’osservazione banale.
+</p>
+
+<p>
+Quelle tre persone su quel terrazzo, davanti
+a quel tramonto, formavano un quadro bell’e
+fatto per un pittore di <i>high-life</i>.
+</p>
+
+<p>
+Ma un osservatore avrebbe difficilmente indovinato
+il senso nascosto nell’attitudine del
+marito e della moglie, nei loro pigri discorsi.
+Avrebbe soltanto notato una specie di stanchezza
+che pesava su di loro, una noia malinconica,
+dei sintomi di malattia morale, il contrasto tra
+la bellezza e l’eleganza di quella coppia e la serietà
+delle loro fisonomie. Gli sarebbero apparsi
+siccome una nuova prova della mancanza possibile
+della felicità in mezzo ai raffinamenti nell’opulenza.
+La loro solitudine dorata sembrava
+greve per loro in quel momento, e si vedeva
+che nè la ricchezza delle cose materiali, nè le
+magnificenze della natura avevano potenza di
+distrarli. Eppure tra di loro aleggiava l’amore.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span>
+</p>
+
+<p>
+Rimasti soli, tentarono di parlare indifferentemente
+di questo e di quello, con naturalezza,
+come oramai avevano imparato a farlo; ma in
+quel giorno i loro discorsi cadevano ad ogni
+momento, ed il silenzio riusciva a loro più penoso
+che mai. Ciascuno si sentiva il cuore grosso
+di tutto quanto non dicevano, ma le parole
+si agghiacciavano loro in bocca. Elisa sorrideva
+a suo marito; ma lui le guardava gli occhi e
+non vedeva il sorriso.
+</p>
+
+<p>
+Preso il caffè, e qualche frase insignificante
+ancora scambiata, il silenzio era ridiventato profondo.
+Ma Massimo stava per parlare. L’ora
+era giunta. Forse solo sentiva l’influenza, come
+la sentiamo sempre, di trovarsi in un luogo
+dove da un pezzo non aveva più l’abitudine di rimanere:
+su quel terrazzo, all’aria aperta. D’un
+tratto pronunciò qualche parola, ma con una
+voce così gutturale, così soffocata, ch’Elisa le
+udì male, non osando indovinarle, non credendo
+alle proprie orecchie.
+</p>
+
+<p>
+— Elisa, pensate spesso a lui?
+</p>
+
+<p>
+Le sillabe, chiare questa volta, risuonarono
+stranamente, e la loro vibrazione nell’aria immobile,
+spaventò quasi colui che le aveva pronunciate.
+Avrebbe forse voluto dire tutt’altro,
+ma la sua idea fissa, in quel momento speciale,
+si era a sua insaputa formulata. Elisa non comprese
+la domanda che dopo alcuni secondi. Un
+<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span>
+minuto interminabile passò. Ma l’ostacolo era
+varcato, rotta la diga, ed ora bisognava parlare.
+</p>
+
+<p>
+Il cielo si oscurava a poco a poco; scendeva
+la sera in un lungo crepuscolo.
+</p>
+
+<p>
+Massimo si avvicinò a sua moglie, sedette
+sui cuscini che stavano ai piedi di lei, e la guardò
+negli occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Sei sorpresa, — gli disse, — e taci; ma
+bisogna che <i>io</i> parli, e bisogna che tu mi risponda.
+Questo momento doveva giungere; se
+non ne approfittiamo, non ritornerà forse mai
+più, e saremmo per sempre infelici. Noi non
+rassomigliamo agli altri; ci siamo conosciuti
+ed abbiamo vissuto in un modo così diverso,
+che dobbiamo dirci tutto, anche ciò che non si
+dice. Ho troppo sofferto in questi ultimi giorni.
+Se devo continuare a vivere, bisogna che ritrovi
+la felicità perduta, che non ci sia più tra di noi
+due quel qualcosa che non possiamo nominare,
+e che ne divide. Lo vuoi? Mi puoi amare ancora?
+</p>
+
+<p>
+— Lo sai bene, — rispose lei finalmente con
+dolcezza. — Ho un solo desiderio: è di vederti
+più felice, ma non osavo sperarlo. Eppure ti ho
+ben provato che ti amo. Tu pensi sempre al
+passato; ma di me tu sai tutto, mi vedi come
+sono, e devi ben comprendere che voglio dedicarmi
+a te.
+</p>
+
+<p>
+— Elisa, non è così che ti vorrei sentir parlare.
+<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span>
+D’altronde non hai risposto alla mia domanda.
+Ebbene, non rispondere. Posso bene indovinare.
+Sono io che ho troppo pensato a <i>lui</i>,
+che non posso impedirmelo. Dal giorno in cui
+l’ho veduto, in cui l’ho compreso, nuovi orizzonti
+si sono aperti dinanzi a me; ho riconosciuto
+molte verità che avevo invano cercato
+di negare altre volte. Ho lungamente pensato;
+ho fatto sopratutto dei confronti. L’amore che
+mi puoi dare non può essere, lo so, che il frutto
+di uno sforzo, d’un oblio volontario da parte
+tua, e che il risultato del mio amore che t’avviluppa
+sempre. So bene che, avendolo riveduto,
+hai potuto separarti da lui, ma non hai potuto
+dimenticarlo. Eppure, poichè sei qui, poichè la
+sorte ti ha data a me, vorrei ritrovare tutta la
+felicità perduta, e renderla maggiore. Ma che vi
+sia tra di noi una fiducia assoluta!
+</p>
+
+<p>
+— Oh! quanto mi fanno bene le tue parole,
+Massimo! L’indifferenza apparente ch’era fra
+di noi, mi pesava quanto a te. Ma non osavo
+dir nulla. Devi però sapere che sono sincerissima,
+e che non avremo mai nulla di nascosto
+l’uno per l’altro. Io pure soffrivo. Bisognerà
+che siamo il più felici possibile. Vedrai quanto
+saprò esser buona. Voglio fare dei progetti.
+Prima staremo qui finchè vorrai, poi andremo
+a viaggiare.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma per ritornare qui.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Oh! io non domando di meglio. Adoro
+questa casa.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, mia cara. Vorrei poterti far conoscere
+tutta la mia vita, tutti i miei pensieri, tutto
+quello che ho visto e che ho conosciuto.... e tutto
+quello che sento adesso, perchè tu possa comprendere
+in qual modo speciale ti amo. Noi altri,
+di cui la vita è stata irregolare, abbandonata a
+tutti i capricci d’una imaginazione alla quale
+nessuna necessità poneva dei limiti, quando
+finalmente l’amore vero si rivela a noi, amiamo
+con delle gioie e dei dolori particolari, difficilmente
+compresi, e per noi, che non la meritiamo,
+la felicità è ben più squisita che per coloro
+cui è dovuta, essa ha il fáscino immeritato
+del frutto proibito, del tesoro trovato. Per possederla,
+non fosse che brevemente, impieghiamo
+tutte le nostre forze, tutta la nostra esperienza
+e combattiamo con accanimento in una lotta
+suprema contro il destino che ci siamo fabbricati
+noi stessi.
+</p>
+
+<p>
+Elisa ascoltava le parole di Massimo, che le
+rivelavano delle cose da lei in parte indovinate
+da un pezzo, e che in quel momento vedeva
+chiaro. Lui continuava a parlare seduto a’ suoi
+piedi, stringendosi contro lei, trovando degli
+accenti di passione diversi da quelli ch’ella conosceva.
+Era commossa assai, e nell’ombra crescente,
+in mezzo ai fiori esalanti i loro ultimi
+<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span>
+profumi, ella si abbandonava tutta intera al turbamento
+da cui era invasa, l’onda dei pensieri
+confusi nella sua testa neutralizzandosi in una
+specie di sensazione in cui il sogno dominava.
+</p>
+
+<p>
+A un certo punto Massimo si alzò e andò ad
+appoggiarsi al parapetto del terrazzo, guardando
+davanti a sè come se interrogasse l’orizzonte.
+Elisa lo seguì con gli occhi, e bentosto lo richiamò.
+Egli venne di nuovo a sedersi riavvicinandosi
+a lei e la osservò ancora fissamente,
+il suo viso avendo nuovamente mutato di espressione.
+Elisa china verso di lui, tutta vibrante di
+ciò che aveva udito, commossa dalla solennità
+tenera dell’ora, dal silenzio delle cose, dallo
+sguardo luminoso che rischiarava il pallore
+di Massimo, ricominciò a parlargli a voce bassa,
+adagio.
+</p>
+
+<p>
+Ma sembrò non udirla, e interrompendola,
+disse alfine:
+</p>
+
+<p>
+— Bisogna che ti sveli tutto il mio pensiero,
+che ti dica qualcosa che poi non ripeterò più.
+Sei giovane ancora, Elisa, e alla tua età si crede
+la vita più breve che non lo sia davvero. Sovente,
+in una esistenza, ricominciamo la vita
+parecchie volte. Ebbene! tu potrai forse ricominciarla
+un giorno, e un tal giorno forse non
+è molto lontano.
+</p>
+
+<p>
+— Non comprendo.
+</p>
+
+<p>
+— È semplicissimo. È raro che nella mia famiglia
+<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span>
+si viva lungamente, ed io sono ammalato....
+</p>
+
+<p>
+— Massimo! — gridò lei, prendendogli le
+mani, — ti proibisco di parlare così!
+</p>
+
+<p>
+— Mi ascolterai invece tranquillamente fino
+in fondo. Non v’è nulla di tanto terribile in ciò
+che ho a dirti. Lo ripeto, te ne devo parlare
+una volta, poi sarà finito. Sai che detesto tutto
+ciò che ha un’apparenza lugubre. Del resto non
+c’è niente da farci, e tutto avrà luogo come Dio
+vorrà. Il mio presentimento mi può ingannare,
+ma devo dirtelo.
+</p>
+
+<p>
+— Ma io non voglio!
+</p>
+
+<p>
+Le impose silenzio con un gesto e con un
+sorriso.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Elisa, ora mi sento bene, non soffro;
+può darsi che m’inganni, ma può anche darsi
+che il male esista. Del resto, tu non sai tutto.
+Un giorno, abbastanza recente, ho desiderato
+morire. Mi è sembrato che, scomparendo, avrei
+quasi fatto il mio dovere. Io, che dimentico facilmente
+ciò che ho letto, mi sono rammentato
+di un romanzo che m’impressionò fortemente a
+diciott’anni, di un romanzo dove il protagonista
+si uccide per lasciare sua moglie libera, e ciò
+combinando il suicidio in modo che lo si creda
+vittima di una disgrazia. Ma sono un uomo soltanto,
+e non ho codeste sublimi virtù del sagrificio
+che possono trasformare un contadino in
+<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span>
+un eroe. No, sentii che il mio immenso amore
+è però egoista, che ti volevo ancora, che, vivo,
+non potevo cederti ad alcuno! No, vedi, voglio
+tutta intera la mia parte di bene; sia pur corta!
+Dopo, ricomincierai la vita; ma, frattanto, adesso,
+Elisa mia, bisogna molto amarmi, bisogna
+amarmi quanto ti amo!...
+</p>
+
+<p>
+Queste parole pronunciate con una gran calma,
+contrastante con l’atteggiamento ed i gesti appassionati,
+caddero tutte calde nel silenzio della
+notte serena. E prima ancora ch’egli avesse
+finito, Elisa stava nelle sue braccia, con gli occhi
+velati di lagrime, abbandonandosi, con uno
+slancio e una passione nuova, la testa china
+sul petto di lui.
+</p>
+
+<p>
+Massimo se la strinse in un abbraccio pazzo,
+volendo ancora parlare, ma non potendolo più.
+Il suo sguardo si volse al cielo stellato per poi
+ritornare a posare su quella testa amorosa, e
+si sentì in quel punto siffattamente felice, che
+comprese di non aver più nulla da temere nella
+vita, nè da rimpiangere nella morte.
+</p>
+
+<p>
+Era il primo trionfo del marchese d’Astorre.
+Quella sera egli aveva vinto.
+</p>
+
+<p class="pad2 center large">
+<span class="smcap">Fine</span>.
+</p>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="opere">
+<p class="center">
+DEL MEDESIMO AUTORE:
+</p>
+
+<table class="gener">
+ <tr>
+ <td><i>Costanza Girardi</i></td> <td class="num">L. 1&nbsp;—</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><i>La gran rivale</i></td> <td class="num">1&nbsp;—</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><i>Decadenza.</i> 2.ª edizione</td> <td class="num">1&nbsp;—</td>
+ </tr>
+</table>
+
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici.
+</p>
+
+<p>
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75916 ***</div>
+</body>
+</html>
+
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+This book, including all associated images, markup, improvements,
+metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be
+in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES.
+
+Procedures for determining public domain status are described in
+the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org.
+
+No investigation has been made concerning possible copyrights in
+jurisdictions other than the United States. Anyone seeking to utilize
+this book outside of the United States should confirm copyright
+status under the laws that apply to them.
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@@ -0,0 +1,2 @@
+Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org) public repository for
+book #75916 (https://www.gutenberg.org/ebooks/75916)