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If you are not located in the United States, you'll have -to check the laws of the country where you are located before using this ebook. - - - -Title: Rinaldo ardito - Frammenti inediti pubblicati sul manoscritto originale - -Author: Ludovico Ariosto - -Editor: Giuseppe Aiazzi - Innocenzo Giampieri - -Release Date: October 25, 2015 [EBook #50306] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO *** - - - - -Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online -Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net, in -celebration of Distributed Proofreaders' 15th Anniversary, -using images generously made available by The Internet -Archive -(https://archive.org/details/rinaldoarditofra00ariouoft). - - - - - - - RINALDO ARDITO - - DI - - LODOVICO ARIOSTO - - - FRAMMENTI INEDITI - PUBBLICATI SUL MANOSCRITTO ORIGINALE - DA I. GIAMPIERI E G. AIAZZI - - - - FIRENZE - NELLA TIPOGRAFIA PIATTI - A SPESE DEGLI EDITORI - 1846. - - - - - _Gli Editori intendono valersi del diritto e privilegio - concesso loro dalle veglianti leggi in materia di stampa - e proprietà letteraria, a danno dei contraffattori._ - - - - - ALL'ACCADEMIA VALDARNESE - CUI IL POGGIO ZELANTE ED ACUTO DISCOPRITORE - DI RARI MONUMENTI DELLA SAPIENZA LATINA - DAVA VITA - QUESTE PREZIOSE RELIQUIE DEL CANTORE DEL FURIOSO - DIMENTICATE E QUASI IGNOTE - DUE CONSOCI - SEGUACI TROPPO DISEGUALI DEGLI STUDJ DI TANTO FONDATORE - CON GRATO ANIMO INTITOLAVANO - - - - -PREFAZIONE - - -L'annunzio della stampa d'un'Opera del divino Ariosto, non solo -inedita, ma quasi sconosciuta, e tale da essersene perfino impugnata -da solenni scrittori la reale esistenza, ai nostri giorni in cui si -è tanto rovistato e tanti disotterramenti si son fatti dalla polvere -delle pubbliche e private Biblioteche ed Archivi, parve cosa mirabile -e da reputarsi quasi favolosa, ove il fatto di per se stesso non -rispondesse perentoriamente. L'Opera della quale ci avvisiamo parlare è -il RINALDO ARDITO[1], altro poema dell'Omero ferrarese, dettato da esso -dopo l'Orlando Furioso, e sugli ultimi anni di sua vita. Ma perchè la -storia bibliografica e letteraria di questo Poema è nuova del tutto, -ed alquanto intricata, non sia grave al Lettore che noi vi spendiamo -quel tanto di parole che servano a dilucidarla, ed a renderla piana -ed incontroversa. Così operando, verremo a supplire al difetto del Ch. -Fr. Reina Editore del Furioso della Collezione de' Classici di Milano, -il quale nel 1812 prometteva corredare quella ristampa d'un comento, -ed aggiungervi _per la prima volta tutti i frammenti di un altro -poema trovati fra carte dimenticate e già spettanti al D. Giuseppe -Lanzoni_. Onde non conoscendo le cause che lo impedirono a dar fuori -quel comento, e a pubblicare questi Frammenti, ci lusinghiamo che egli -avrebbe a grado che l'avessimo rilevato da questo secondo debito, se il -cielo gli avesse concesso più lunga vita. - -Antonfrancesco Doni fiorentino, uno degl'ingegni più bizzarri e -fantastici che coltivassero le lettere italiane sulla metà del Secolo -sedicesimo, fu il solo che nella _Seconda Libreria_[2] palesasse ai -dotti l'esistenza del nostro Poema, con queste nude e magre parole -«_Lodovico Ariosto, RINALDO ARDITO, dodici canti._» Ma al bugiardo (ed -il Doni n'avea fama ben giustificata) non è creduto neppure il vero; -cosicchè tutti coloro che parlarono della vita e delle opere di Messer -Lodovico, dal di lui figlio Virginio sino al Tiraboschi, o si astennero -dal registrare fra queste il Rinaldo Ardito, o lo rammentarono solo -per causa di dileggio e di rimprovero al Doni, tacciando d'impostura -e menzogna la notizia che egli ne dava. Nè questa imputazione, benchè -dura e falsa, può dirsi moralmente temeraria, poichè non si credè -presumibile che il Doni potesse conoscere tutti gli scritti del Poeta -editi ed inediti al tempo suo, meglio di Virginio figlio amatissimo -di esso, il quale conviveva seco lui, ne riceveva precetti e buon -avviamento alle ottime discipline, ed aveva agio e libertà di leggere -tutto ciò che il padre dettava. Ed in fatti fu questi che raccolse -tutte le di lui poesie latine, e che nel 1545 dette ad Antonio Manuzio, -che li stampò per la prima volta, i cinque Canti che seguono la materia -del Furioso, o meglio preparati per altro Poema. Ma comunque la cosa -si fosse, la verità è che il Rinaldo Ardito è esistito, ed in parte -esiste; e forse il Doni lo vide completo in mano dell'Autore, o da esso -medesimo n'ebbe contezza: e dico così, perchè niun altro ne fa parola. -Però non saprei indagare la ragione per la quale gli piacque tenerlo -celato ai suoi più cari e confidenti, pe' quali non avea segreto, -e lo palesasse al Doni: in questa riserva è un qualche enimma, ed -aspetteremo che sorga l'Edipo per darne spiegazione. Frattanto per non -perdersi in vane induzioni e fallaci ipotesi sulla via che condusse il -Doni alla conoscenza di questo componimento, proseguiamo il discorso -diretto sul medesimo. - -A questo lavoro par certo ponesse mano l'Ariosto dopo l'Orlando -Furioso, e dopo il 1525; imperocchè nella stanza V a pag. 44 accenna -già successa la prigionia di Francesco re di Francia, che avvenne -in quell'anno sotto Pavia. Il Poeta morì nel 1533, appena compita -la stampa da esso vegliata e corretta del Furioso, nè fra le Opere -manoscritte da esso lasciate si fece motto da veruno trovarsi il -Rinaldo Ardito; da questo silenzio io non saprei altro dedurre, o -che non fu fatto un accurato esame di questi Manoscritti, il che non -sembrerà verosimile, o che a quel tempo il Rinaldo non era più in sue -mani, per averlo passato in quelle di qualche amico e confidente, il -quale si tacque dappoi per ignota ragione sul prezioso deposito. Che -il nostro Manoscritto fosse ab antico custodito nello stesso luogo ed -insieme ad altre opere di questo Autore, ce ne fanno accorti le antiche -macchie d'umidità che deturpanlo in più carte di seguito, macchie dello -stesso colore e della stessa configurazione che vedonsi in molti altri -de' suoi scritti originali, che conservansi nella Biblioteca comunale -di Ferrara, e che perciò attestano aver corso sorte eguale al nostro, -allorquando trovavansi insieme riuniti. - -Fermata così l'esistenza effettiva e l'originalità del nostro -Codice, ci manca il filo per proseguire la storia del suo destino, -accompagnandolo nei diversi passaggi che sempre sconosciuto può aver -fatti, dallo studiolo del Poeta alla copiosa e scelta raccolta di -Opere a stampa e manoscritte, messa insieme con pene e dispendio dal -D. Giuseppe Lanzoni Ferrarese, morto nel febbraio del 1730, e quindi -nella libreria dei Marchesi Bevilacqua. E dicemmo sempre sconosciuto, -perchè il Lanzoni stesso che era così generoso e cortese nel favorire -ed accomunare cogli amici suoi l'uso della propria biblioteca, non -conobbe o almeno non palesò a veruno il gioiello che egli possedeva; -mentre nella Vita affettuosa e molto particolarizzata che di questo -egregio e dotto medico scrisse Girolamo Baruffaldi il seniore,[3] non -vien neppure emesso il dubbio ch'egli possedesse il nostro Manoscritto. -L'onore adunque di avere scoperto e messo in luce il ritrovamento dei -frammenti del Rinaldo Ardito, d'averli esaminati e recatone fuori un -saggio, si deve a Girolamo Baruffaldi il giovine, il quale nella Vita -dell'Ariosto a pag. 172 ci fa sapere che _ad altro poema eziandio pose -mano, oltre a quello del _Furioso_: uno squarcio, o piuttosto abbozzo -di esso fu trovato a caso tra le carte dimenticate del chiariss. Medico -Ferrarese Giuseppe Lanzoni; ma riuscendo il manoscritto originale -difficilissimo ad intendersi per la rozza scrittura, per la mala -conservazione de' fogli, e per le varie cancellature, io non ho potuto -relevarne interamente, che alquante stanze, quali saranno poste in -fine..... Io non peno a credere, abbenchè il Barotti lo neghi, che -questo possa essere il Poema dall'Ariosto intitolato il _Rinaldo_, -come accennò il Mazzuchelli sulla relazione del Doni; conciossiachè -nel Canto IV.[4] diffusamente parlasi di questo Paladino, delle sue -imprese, de' suoi viaggi e della sua donna Bradamante[5].... Ed i -frammenti da me veduti non sono che un primo abbozzo informe in molti -luoghi scorretto fino al leggervisi una stanza scritta seguentemente di -soli sette versi[6]._ - -Era oltrepassato mezzo secolo dalla morte del Lanzoni al tempo che il -Baruffaldi scriveva la vita dell'Ariosto, di maniera che avrebbe potuto -manifestare la persona presso la quale egli ebbe agio di studiare e -trascrivere degli squarci del nostro Codice, nè saprei indovinar la -causa per cui si tacque: era forse tuttora in casa Bevilacqua?..... Ma -tralasciando le congetture, e venendo alla storica certezza, diremo che -il Sig. Canonico Vincenzio Faustini, uomo fornito di buone lettere, -ereditò dal padre suo il nostro Codice, ed a noi come possessor -legittimo ne fece legittima cessione nel luglio dell'anno decorso; onde -io mi do a credere che essendo il padre del Sig. Can. Faustini assai -versato in questi studj e nella paleografia, ed avendo vissuto negli -anni in cui per straniera invasione tanti insigni stabilimenti rimasero -soppressi, e tanti pubblici e privati monumenti di libri e scritture -andarono dispersi o per ignoranza distrutti, fu una fortuna che queste -preziose reliquie venissero alle mani di lui, che seppe raffigurarle -e tenerle nel pregio che meritavano. Quindi se mancano ad appagare la -curiosità del Lettore notizie positive e speciali sulla sorte corsa -da esse, ciò vien largamente compensato dalla sodisfazione che gli -deriverà dal percorrere queste pagine, ove stampava sì luminose tracce -della fecondità del suo immortal genio il Cantore del Furioso; e se -qualche gusto gli rimane della buona poesia, e se qualche scintilla -d'amor patrio gli scalda le vene, sarà contento aver veduto in questa -età aumentarsi il patrimonio delle nostre lettere, e di nuove fronde -rinfrescarsi la corona immortale che cinse l'onorata fronte del Poeta -che, se Dante non era, sarebbe per primo inchinato. - -Che poi questi Canti fossero dettati per innestarli all'Orlando -Furioso, come opinò taluno, oppure dovessero unirsi ai cinque altri -postumi pubblicati da Virginio, la lettura attenta dei medesimi, ed -il filo delle storie che vi son narrate, benchè interrotto, mostrano -chiaramente che questa opinione non ha sussistenza; imperocchè il -Furioso fu in ogni sua parte perfezionato dal Poeta nell'edizione -del 1532, e tutte le storie intessutevi hanno il loro pieno sviluppo -particolare. Di più nel Rinaldo compariscono personaggi ed attori -diversi da quelli rammentati nell'Orlando, e toltone tre o quattro, -nuovi affatto. E finalmente alla pag. 45 si allude ad alcuni -avvenimenti storici occorsi in Italia al tempo dell'Ariosto, che -erano stati narrati prima nei Canti III, XIV e XXXIII dell'Orlando; -cosicchè se questi Canti fossero stati destinati ad inserirsi in -esso, ne sarebbe resultata un'inutile ed oziosa ripetizione di fatti; -però l'inesauribil vena del Poeta non abbisognava di tali sussidj, nè -l'avrebbe consentito l'alterezza del suo genio. Mi fo meglio a credere -che, avendo ideato questo nuovo Poema, volle mostrare ad Alfonso suo -Mecenate, che non si lasciava fuggire occasione di cantare e ricantare -le sue belle imprese, ogni volta che gli cadeva in acconcio di farlo -solennemente. - -Il titolo di RINALDO ARDITO, credo che sia stato dato al poema, perchè -apparisce dalla pag. 31, che questo famoso Paladino, protagonista -dell'azione, onde ottener certa vittoria sull'esercito infedele, si -travestisse da Saraceno, e sotto le mentite spoglie potè conoscere -le forze del nemico; quindi dopo aver tutto esplorato, allorchè i due -eserciti stavansi a fronte, avendo per mezzo della sorella Bradamante -avvisato dell'inganno i capitani di Carlo, pose lo scompiglio nel -campo nemico, e coll'aiuto dei Cristiani accorsi in tempo, disfecero -l'oste pagana; e termina l'impresa colla conversione al Cristianesimo -dei principali condottieri Saraceni e di Fondrano loro capo e Signore. -Questo in breve pare che fosse il concetto del Poeta, innestandovi al -solito vaghissimi episodj, che per la loro varietà e pel loro festivo -colore ne rendono oltremodo gradevole la lettura. - -Accennata la storia del nostro Codice e del suo contenuto, ci resta -da prevenire il Lettore sull'ordine da noi seguito in questa prima -pubblicazione, cominciando dall'esatta descrizione del Manoscritto -qual si trova attualmente. Questo si compone di trenta carte numerate -modernamente da una sola parte, e distribuite in quattro quinternetti. -Il primo di essi conduce da 1 a 6; il secondo da 7 a 14; il terzo da -15 a 22; ed il quarto da 23 a 30. È necessario però avvertire che il -terzo è contrassegnato nel margine inferiore della pag. 15 di mano -dell'Autore con _b_, ed il quarto medesimamente a pag. 23 con _D_: il -primo e secondo non portano segnature; ogni pagina contiene quattro -ottave, meno che la 2 che ne ha cinque, la 19 la quale ne ha otto, -scrittevi a doppia colonna, e la 29 che ne ha tre; cosicchè formano -nell'insieme dugento quaranta quattro ottave. Ai quattro quinternetti -serve di custodia una cartella di rozzo cartone bianco, che in avanti -fu destinata a conservare dei conti e delle ricevute. Un cordoncino -di seta rosso trapassa nella costola per traverso il cartone e i -quinternetti, ed è fissato in fine con nodo; i due capi di esso poi -son fermati nell'interno con cera di Spagna e sigillo della pubblica -Biblioteca di Ferrara, ad autenticare il Certificato che qui si riporta -in nota[7]. - -Ora venendo alla disposizione materiale della stampa, la lettura -del Manoscritto, nell'ordine in cui si trova, ci fece dubitare che -le carte non seguissero regolarmente e con progresso razionale la -materia, ma che i quinternetti fossero stati a caso in tal guisa -disposti; ed il dubbio dell'interpolazione divenne certezza, quando -le segnature del terzo e quarto c'indicarono chiaramente, che questi -invece dovevano precedere i due senza segnatura: ed a questa via ci -attenemmo. E volendo che il Lettore si convinca co' propri occhi -della giustezza della nostra risoluzione, s'imagini che la stampa -nell'ordine del Codice avrebbe cominciato da pag. 46 colla stanza X. -fino a pag. 85 stanza XXX., avrebbe proseguito colla pag. 1 stanza -I. fino a pag. 46 stanza IX., talchè alla lettura in questo senso ne -resulta la narrativa de' casi incomposta ed a ritroso. Ed in fatti, -nella nuova disposizione, si trovano in principio alcuni capitani -infedeli combattenti contro l'esercito cristiano, quindi si veggono -abbracciare il Cristianesimo ad insinuazione d'Orlando. Vi si legge -pure un'avventura di Ferraù, il quale cade per inganno nell'acqua, e -per forza d'incanto si vede trasportato nel giardino di Venere, ove è -presente al trionfo d'Amore ec. ec. dovecchè adottando l'altro modo, ne -sarebbe derivato una mostruosità, non procedendo naturalmente il filo -della materia e degli avvenimenti raccontati. - -La ragione per la quale si è creduto bene render minutissimo conto di -questo nostro materiale riordinamento, deriva dall'aver voluto fuggir -la taccia d'arbitrarj, ove cadesse in mente a taluno raffrontar la -stampa col manoscritto, giacchè ne piacque conservarlo religiosamente -intatto ed inviolato nella sua compaginazione, alla quale va unita -la preziosa autentica dell'originalità ed autografia del medesimo; -onde precludere affatto il campo agli scettici, ai maligni ed agli -ignoranti di sentenziare a sproposito. E giudicammo opportuno questo -schiarimento, solo per quanto concerne la materialità del codice; che -quanto al merito poetico, alla vivacità delle immagini ed al pregio -dell'invenzione, tocca al Poeta a svelarsi, e a dar di se quelle prove -irrefragabili che per unico lo caratterizzano, e per le quali come -astro fulgidissimo risplende nell'italiano Parnaso: nè qui temiamo -esserci ingannati. - -Ora venendo al modo da noi adoprato nel dar fuori questo lavoro, -diremo che siamo stati scrupolosissimi a produrre il testo nella sua -genuinità, riportandone perfino le voci viziate per eccesso o per -difetto od anche per trasposizione di qualche lettera, rettificando -però le principali in piè di pagina, affinchè non si credessero errate -per colpa nostra. La stanza V del C. II, la XVI e XXVII del C. IV, si -son lasciate difettose nella loro tessitura, nè ci prendemmo briga di -raddrizzare qualche verso zoppicante; tutte negligenze comprovanti -maggiormente l'originalità di questo primo getto, che l'Autore -avrebbe eliminate dappoi, e che veruna pena ci sarebbe costato il -togliere. Le frasi e gl'intieri versi rigettati e cancellati dal -Poeta, sostituendovi quelli che gli parvero migliori, si son riportati -in calce come varianti, per mostrare sensibilmente l'ordine delle -concezioni di quel prepotente ingegno. Quanto poi alla puntuazione, -ci siamo tenuti a quel metodo che credemmo il più conveniente ed il -più seguito, quello cioè di agevolare possibilmente l'intelligenza -dei concetti, senza gran fatica nè bisogno di ricorrere per tortuose -ambagi il filo del discorso. Ai Canti si è dato abusivamente un -numero progressivo dal I al V; non perchè così ce li abbia indicati -l'Ariosto, ma pel comodo del Lettore e delle citazioni; giacchè Esso -nei titoli lasciò in bianco la numerazione, e di sua mano non numerò -che il _terzo_, il quale, per la lacuna indefinita tramezzo, siamo -stati obbligati a chiamar _quarto_; a questa numerazione si son pure -subordinati gli altri, che da penna più moderna e con altro inchiostro -erano stati notati. Per servire egualmente alla comodità, si sono -numerate le stanze d'ogni Canto, tornando da capo a ciascuno, come è -stile; e dove esistono lacune, non si è omessa l'avvertenza. - -Resa sommariamente ragione di questa qualunque siasi fatica, onde -impetrare alla medesima, se non il suffragio generale, almeno il -benigno compatimento dei dotti, potremmo addurre a favor nostro le -assidue e gravi cure sostenute di buona voglia nel breve ma spinoso -aringo, non che le vinte difficoltà, che parvero quasi insuperabili -al Baruffaldi, il qual pure avea tanta dimestichezza cogli scritti -dell'Ariosto[8]. E la conferma della di lui genuina confessione -si presenterà a chiunque si dia a confrontare le stanze da esso -pubblicate per saggio di questi Frammenti, dalla pag. 310 alla 314 -della rammentata Vita del Poeta, con quelle stesse ristampate da noi; e -speriamo che questo ragguaglio porrà in maggior chiarezza le diligenze -da noi usate. - -Forse non mancherà chi disapprovi ed anzi condanni lo zelo di aver -messo in luce un'Opera mutila ed informe in molte parti, quale -sfortunatamente si è questa. Per costui non abbiamo discolpa, nè -sapremmo fargli altra risposta, che mostrandogli un gran numero di -opere di sommi scrittori greci e latini, che hanno avuto la stessa -sorte, avvalorando la nostra sentenza col giudizio di tale, che nè la -materia nè il luogo consentono di nominare[9]. Gli additeremmo ancora -tanti e tanti bellissimi antichi capolavori in bronzo ed in marmo, che -si ammirano ne' Musei, i quali non sono che insigni monumenti dell'Arte -più o meno frammentati. E questi scritti e questi monumenti ci saran -sempre di modello, rimanendo a testificare dell'eccellenza degl'ingegni -che li produssero, ed a rimproverare mutamente l'incuria, l'ignoranza -o la perversità degli uomini che li ridussero in tale stato, e -risveglieranno nel cuore dei buoni almeno il desiderio che sorga chi -vaglia a ristorarne del danno. - -Finalmente poichè colla stampa collettiva di più componimenti d'uno -stesso Autore (i quali pubblicati a parte in varie occorrenze divengon -rari e fuori di commercio) si provvede alla maggior diffusione dei -medesimi, e posson considerarsi come rami che si ricongiungono al -tronco principale, così credemmo incontrare il pubblico gradimento -riproducendo la gentilissima Canzone colla quale Messer Lodovico -piangeva la partenza da Firenze per oltremonte della sua Ginevra[10]. -Il Ch. Sig. L. M. Rezzi la trasse in luce per la prima volta da un -codice miscellaneo Barberiniano, in occasione dei fausti sponsali di -Donna Carlotta Luisa Barberini col Marchese Raffaele Casali del Drago, -rivendicandola con critico ragionamento al nostro Autore, e ponendone -in bella mostra i delicati pregi che l'adornano. - - - - -Saggio del carattere dell'Ariosto preso dalla pag. 30 dell'Autografo - - - [Illustrazione: manoscritto] - - - - -CANTO I - - - . . . . . . . . . . . . - . . . . . . . . . . . . - . . . . . . . . . . . . - -I. - - Così poteansi ritenere appena - I cavalier di non entrar la ciuffa[11], - E a ciascuno il tardare era gran pena, - Nè può star fermo e si apparecchia e buffa; - Di quei si parla che hanno animo e lena, - Chè a un vil codardo incresce ogni baruffa, - Come chi va alla forca, e che prolunga, - Perchè quanto più può tardi vi giunga. - -II. - - Artiro e Salomone alla avanguarda, - L'uno Affricante, e l'altro Cristiano, - Stan per ferirsi in punto, e ciascun guarda - Al segno general del capitano; - Or dato il segno, alcun più non ritarda, - E all'inimico va cum[12] l'arme in mano; - Ma prima ch'entri in così orribil guerra, - Feraguto vo' trar dall'aqua in terra. - -III. - - Ormai tanto che dentro vi è caduto, - Che non dovrebbe aver di ragion sete; - Sapete come cade[13] Feraguto? - Cum quale astuzia cade augello in rete; - Egli avea già nelle aque il cuor perduto, - Nè ad altro pensa che alla strema quiete, - Che essendo armato, e d'armi di gran pondo, - Non potendo nuotar, discese al fondo. - -IV. - - Nè crediate ch'al fondo già restasse, - Anci[14] di là dal fondo fu tirato, - Che una dama gentil subito il trasse - Fuora delle acque in luoco assai più grato; - Nè già pensò che 'l ciel tanto lo amasse[15], - Vedendosi nelle onde trabuccato; - Ma il cielo il tutto a suo modo dispensa, - E spesso all'uomo avvien quel che non pensa. - -V. - - Come chi per errore o per disgrazia, - Cui sotto il ceppo ha il col[16] per esser morto, - E fatta gli vien poi subito grazia - Prima che moia o per ragione o torto, - Che attonito rimane e il ciel ringrazia, - E quasi muor di subito conforto: - E così appunto a Feraguto accade,[17] - Vedendosi ritrar dove pria cade[18]. - -VI. - - Fu in una ciambra[19] il cavalier condutto - Che tutta di cristallo era smaltata; - Il palco tutto a specchi era costrutto, - E intorno intorno tutta ad or frissata[20]; - Vedendosi il barone ivi ridutto, - Gli fu tal sorte allor non poco grata, - E tutto che suspetto ancora stava, - Pur più ch'in l'umide acque ivi sperava. - -VII. - - E volto Feraguto alla donzella, - Deh dimmi, dama, disse, se ti agrada, - Chi sei, e come è qua stanza sì bella, - Che in fondo alle acque mi par cosa rada?[21] - A Feraguto allor rispose quella: - Sappi ch'io fui nemica a quella Fada[22] - Che poco anzi occidesti, e d'ogni intorno - Faceva a' circumstanti iniuria e scorno. - -VIII. - - E quella son che ti donai quel tanto - Lucido, adorno e prezioso scuto - Cum che vinto hai la Fada e ogni suo incanto, - A te di onore e a' circumstanti aiuto; - E de infiniti sol ti puoi dar vanto - Avere un tal triunfo oggi ottenuto, - Di che grato non solo agli uomin sei, - Ma fatto ne hai piacere insino a i Dei. - -IX. - - La Fada di coloro era nemica, - Che d'altre che di lei fussero amanti; - Anci ogni industria usava, ogni fatica - Per rovinarli; e ben ne ha occisi tanti, - Che indarno è lo espettar, baron, ch'io dica - Quanti ne ha uccisi la malvagia, e quanti - Presi e in pregione morti per disagio, - Vetando loro il cibo, e il stare ad agio. - -X. - - Onde tanto costei Venere adonta - Che sol di lei cercava aspra vendetta, - E[23] a tale impresa in fin persona pronta - L'amorosa mia don[24] gran tempo espetta; - Ma solo hai vendicato ogni sua onta, - E però ne serai persona eletta, - A Vener grato, e per il tuo valore[25] - Fortunato serai sempre in amore. - -XI. - - E quantunque infelice per adrieto - Sempre sii stato in l'amoroso laccio, - Nell'avenir serai jucundo e lieto, - Poi che distolte[26] ne hai di tanto impaccio; - E perchè intendi quel che ti è secreto, - Quel che richiesto me hai io non ti taccio: - Sappi che ninfa son nasciuta in l'acque, - E di questo liquor sto corpo nacque. - -XII. - - Delle Naiade son la più onorata,[27] - (Che così d'acqua son le ninfe dette)[28] - Liquezia ho nome, e a Venere dicata, - Sono delle sue care e più dilette,[29] - E a te fui col bel serto mandata[30] - Per animarti a far le sue vendette; - Questa è mia stanza: e qui poserà tanto - Ch'io torni a rivederlo in l'altro canto. - - - - -CANTO II - - -I. - - Benchè da poi che 'l Redentor del mondo - Dimostar[31] volse un sol Dio trino et uno, - Ogni idol falso[32] rovinasse al fondo, - Pur fra' pagani ancor ne restò alcuno; - Che li[33] altri Dei, eccetto il ver, secondo - Debbe di nuoi[34] fedel creder ciascuno, - Erano di Pluton seguaci rei, - Che la gentilità chiamava Dei. - -II. - - Ma per la morte, e pel misterio sacro - Della acerba passion del Verbo eterno, - Qual segnò i suoi di quel santo lavacro - Che lava in nuoi ogni peccato interno, - Restò a Plutone il mondo acerbo et acro, - E ritrarse gli fu forza all'Inferno; - Nè falso alcuno Idio restò a' cristiani, - Ma qualche illusion fra li pagani. - -III. - - E però a alcun di vuoi strano non paia - Se a Feraguto quella ninfa apparve, - Qual si chiamava dell'altre primaia, - O fusser corpi veri o finte larve, - Pur parea corpo quella ninfa gaia, - Se con qualche ragion debbo parlarve: - Non sciò[35] come altro giudicar si possa, - Chè un spirto non si tocca in carne e in ossa. - -IV. - - Toccavassi[36] ella e ragionar se odiva, - E porse a quel baron[37] lo illustre scuto, - A cui, da poi che 'l suo parlar finiva, - Rispose allor sagace Feraguto: - O sii donna mortale, o eterna diva, - Eternamente ti sarò tenuto, - Che in dui perigli, fuor d'ogni speranza, - In l'un scuto mi desti, in l'altro stanza. - -V. - - Ma qui se fai ch'a Venere io sia grato, - Nè mi trovi in amor tanto infelice, - Ch'io non vi fui giamai aventurato, - Pur ch'io vi fussi un tratto almen felice, - Io mi reputarei sempre beato. - [38] - Che tanto un sol piacere a un miser vale, - Che gli rimette[39] ogni passato male. - -VI. - - Ma non sciò, ninfa,[40] se ragione o errore - Sia, che sperar mi fa di questo puoco:[41] - Come esser può che a quella Dea d'amore, - Che altrui suole infiammar, piaccia tal luoco? - Esser non può che in umile liquore - Produr si possa, e conservarsi, il fuoco, - Il fuoco che più al cor d'ogni altro preme, - Che mal pon stare dui contrari insieme. - -VII. - - Ben mostri, alto baron, vivace ingegno, - Disse la dama, e razional discorso, - Che cum la forza uniti ti fan degno - Di conseguir d'amor dolce soccorso; - Spera, che fine arai al tuo disegno, - E alla sventura tua[42] porrai il morso, - Quanto ad Amore e Venere si spetta, - Benchè tua mente in ciò dubbia e suspetta. - -VIII. - - Ma dubitar non dei, che 'l fuoco pasce - In umido[43] liquore e si conserva, - Come in vuoi il calor nativo nasce - In radicale umor, che in vita serva - Nel materno alvo l'uomo e nelle fasce,[44] - E sempre umor da morte lo preserva; - E in la lucerna piccoletta fiamma - In oleo e in altro umor se aviva e infiamma. - -IX. - - Però Venere infiamma e si diletta - Di quello umor che sta col caldo insieme, - Anci nel mar di spuma fu[45] concetta - Venere in cambio di genital seme; - La cosa non dirò, baron, perfetta, - Però che l'onestà la lingua preme, - Et a una donna, ancor che meretrice, - Lo inonesto parlar sempre desdice. - -X. - - Il viver di Saturno, e ciò che fece - Al padre suo, mi converria narrarte; - Ma questo ad uomo più che a donna lece; - Bastammi[46] a dir la più opportuna parte, - E che come la fiamma in oleo o in pece, - Così in l'umor stia il caldo, dimostrarte; - Nè ti sia cosa nova e inusitata. - Che una Naiade a Vener sia dicata. - -XI. - - O felice colui che intender puote - Il secreto poter della natura! - O quante cose sono al mondo ignote - Che l'uomo di sapere ha puoca cura; - E se fussero a nuoi palesi e note - Procederia ciascun cum più misura. - Da te ben resto chiaro e resoluto, - Rispose a quella dama Feraguto. - -XII. - - Ma pregote, dapoi che mi hai promesso - Favorire[47] in amore i miei disegni, - Che quando un tanto don mi fia concesso - Di amar cum frutto, me ne mostri segni; - Che sempre duolse, puoi[48] che in speme è messo, - A cui come sperava non li avegni: - Sicchè, dama gentil, fa' poi ch'io sapia - Quando tal grazia in mia persona capia. - -XIII. - - Rispose allor la vezzosetta dama: - Io sempre fui fedele a chi mi crede, - E Vener anco, e chi infedel la chiama, - Non ben dicerne[49] quel ch'amor richiede; - Fidelità conviensi a chi bene ama, - E dir si suol che Amor sempre vuol[50] fede; - Ma acciò ch'in breve il tuo desir consegui, - Conviene che più oltre ancor mi segui. - -XIV. - - Rispose quel baron: guidami pure, - Se ben volessi, giuso ai regni stigi, - Che disposto[51] mi son, dama, condure - Dove ti piace pronto a' tuoi servigi. - Ma mi bisogna[52] l'animo ridure - Dove lassai, io credo, Malagigi, - Il qual, se vi rimembra, in l'altro canto - Vi lassai cum ragion jocondo tanto. - -XV. - - Io vi lassai di ciambra già partito - Della regina, e l'uno e l'altro lieto, - Che tanto l'uno a l'altro era gradito - Che ciascun di essi ne restava quieto; - Desidra la regina che finito - Presto sia il giorno al suo piacer secreto, - E sol la notte a lei felice espetta, - Che Amore è cieco, e notte gli diletta. - -XVI. - - E senza altro pensare, un suo fidato - Accorto servitor chiamò quel giorno, - A cui disse, se sei, come hai mostrato, - Sempre nemico a chi mi vuol far scorno, - Prego che vadi più che puoi celato, - E Orlando trovi cavaliero adorno, - E nostro capitan, se sciai qual sia, - E questa gli darai da parte mia. - -XVII. - - E una lettera in mano al messo porse, - Che del suo amore il conte reavisava;[53] - Dopo molte proferte, il servo corse - Al finto non ma al ver conte[54] di Brava: - Il conte poi che del sigil si accorse, - La lettra prese, e altro non parlava, - Anci notando[55] il servo, in man la piglia, - In atto d'uom che assai si meraviglia. - -XVIII. - - Sciolsella[56], e prima sotto[57] lesse - Il nome di chi a lui la scrive e manda; - Subito il resto a leger poi si messe - Di tal tenore = A te si aricomanda, - Conte, colei che per signor ti ellesse, - E sol ti apprezza, e solo ti dimanda; - Pregate, come la notte passata, - Questa altra ancor ti sia racomandata[58]. - -XIX. - - Rimase il conte alle parol suspeso, - E di notte non scià, nè de che scriva; - Ma pur per coniettura ha in parte inteso - Quel che chiedea la donna, e le agradiva; - Scià ch'ella già lo amava; onde compreso - Ha che di novo in lei lo amor si aviva; - Ma pur di quel che ha letto assai si ammira, - E di novo la lettra or lege, or mira. - -XX. - - E alla proposta subito rispose, - E rescrisse una a lei di tal tenore: - Regina mia, nelle importanti cose - Vostre del regno sol vi mostro amore; - Ma in altre trame occulte et amorose, - Non fui mai vosco; onde pigliate errore: - Nè sta notte nè mai giacqui cum vui; - Credo ch'in cambio mio godesti altrui. - -XXI. - - Diede la lettra il conte al fido messo, - Che alla regina appresentolla in mano; - Ella vedendo il servo, al primo ingresso - Allegrossi, ma poi fu il gaudio vano, - Che poi che della lettra intese espresso - Tutto il tenor, le parve il caso strano - D'esser schernita, e che ciò[59] niegi il conte, - Che pure il vide seco a fronte a fronte. - -XXII. - - E cominciò a dolersi la regina - Allor del conte assai cum voce pia; - Lacrimando diceva: ahimè mischina, - A chi dei l'alma e la persona[60] mia! - Ad un che fu la notte, e la mattina - Dimostra ingrato che più mio non sia; - E a me che io il vidi, e sciò che fu certo ello - Non si vergogna dir, che non fu quello. - -XXIII. - - Nol vedeste, occhi vui, che le fattezze - Avea del conte? io sciò che non errasti; - Ora son queste, Orlando, le prodezze - Che per mio amore usar prima pensasti? - Se pur non ti piacean le mie bellezze, - (Che poco sono) a che, crudel, le usasti? - A che sì piccol tempo le godesti, - E da me, ingrato, come vil ti arresti? - -XXIV. - - Forse ch'io non ti son piacciuta quanto - Credevi prima, ahimè, solo a vedermi?[61] - Ma perchè, ingrato, tante volte e tanto - Quella notte tornasti a rigodermi? - Se allor bella non fui, come di manto - Adorna poteva altri e tu[62] tenermi? - E se a me più tornar pur non volevi, - Negarmi esser lì stato non dovevi. - -XXV. - - Dall'altro canto il conte Orlando stava - Suspeso assai, nè scià quel che si dire; - La cosa ben come era imaginava, - Ma non la scià per lo ben colorire; - Che essa l'avesse in fal preso pensava - Per cieca volontà, per gran desire, - Nè scià chi possa avere audacia presa - Di essere entrato in una tanta impresa. - -XXVI. - - Non scià come essa lui in fal pigliasse, - Nol cognoscendo al viso e al proprio aspetto, - Nè scià ch'in faccia lui rapresentasse - Salvo Milone, a lei figlio diletto, - Qual non si crede[63] che alla madre usasse - Tanta sceleritade, tanto diffetto[64], - E stette in tal penser tutto quel giorno; - Ma il conte io lasso, e a Malagigi io torno[65]. - -XXVII. - - Credendo Malagigi ritornare - Alla regina la notte seguente, - Nel mezzo di quel dolce lamentare, - Che faceva ella del suo error dolente, - Andolla Malagigi a visitare, - Che non sapea della regina[66] niente - Quel che dolesse, anci a lei venne allora - Cum la sembianza di quel conte ancora. - -XXVIII. - - Fu dalla più secreta camariera - Portata alla regina la novella, - Come ad essa il gran conte venuto era - Per visitarla, se piacesse ad ella; - Tutta turbossi la regina in ciera, - E in mille parti il sdegno la martella, - E dubita di dui qual debbia fare, - O se lo escluda, o pur lo lassi entrare. - -XXIX. - - Non scià quel che si far, tutta è commossa, - Non scià se contradica o se consenta, - Ma l'amor più che l'ira ebbe gran possa, - Sì che a lassarlo entrar restoe contenta; - La camariera ad introdurlo mossa, - Avanti alla regina lo appresenta, - E Malagigi non sapendo il fatto, - A lei si appresentò cum allegro atto. - -XXX. - - Ma ella cum sembiante assai mansueto, - Cum occhi mesti a guisa di turbata, - Non ben rispose a Malagigi lieto - Come pensò vedere alla tornata; - Ma non per questo se ritrasse adrieto; - Ma dimostra egli faccia allegra e grata,[67] - E accarecciar[68] la donna allor non resta, - Pensando che per altro ella stia mesta. - -XXXI. - - Ma senza altro parlarli, la regina - La lettera del conte al baron diede; - Presella[69] quello, e subito divina - Dove il gran sdegno di colei procede: - E più cognosce ancor la sua ruina - Che la lettra del conte in scritti vede; - La lettra lesse, e poi rivolto a lei - Disse, regina, per un scherzo il fei. - -XXXII. - - Tutta mutossi la regina allora, - E serenò la fronte e il suo bel ciglio, - E più che mai Orlando la innamora, - E subito le fa mutar consiglio; - Ma quietata non bene era ella ancora, - Quando a lei corse un suo fedel famiglio, - E dissele, regina, il tuo figliuolo - Si trova in gran contrasto e in maggior duolo. - -XXXIII. - - Il conte Orlando nostro defensore, - Venuto da ponente[70] ove il sol monta - Per defendere il stato e il vostro onore, - Credo che ricevuta abbia qualche onta; - E dir l'ho udito al tuo figliuol: Signore, - Se sta persona mai per te fu pronta, - Se mai io satisfeci al tuo desire, - Piacemmi[71] assai, ma ormai mi vo' partire. - -XXXIV. - - Di questo assai si duole il tuo Milone, - E li repugna, e consentir non vuole, - E vie più perchè Orlando la cagione - Tace, nè si contenta e non si duole; - Ma che offeso sia stato il gran barone - Conoscessi[72] alla ciera e alle parole: - Però prega Milon ch'ivi tu vegni, - E che lui, se il puoi far, fra nuoi ritegni. - -XXXV. - - Poco cervel coprir de' la tua fronte, - E che l'hai dove la civetta[73] il gozzo: - Or non è qui a me presente il conte, - Che ti sian cavi li occhi, e il capo mozzo? - Rispose la regina; e a me raconte[74] - Una tal falsità, ribaldo e sozzo: - Sei cieco, over bevuto hai troppo vino, - Che qui non vedi Orlando paladino? - -XXXVI. - - Guarda il famiglio, e resta stupefatto, - E cognosce che quello è Orlando apponto: - Io non sciò, disse, come vada il fatto, - E come pria di me costui sia gionto; - Io il vidi, io lo udii pur, e corsi ratto, - Regina, a te, che sciai quanto sia pronto; - E non sciò come sia possibil questo, - Che egli di me sia giunto a te più presto. - -XXXVII. - - E partito[75] porrò cum chi lo accetta, - Che quel ch'io vidi, Orlando, è in sala ancora, - E parla cum Milon, che così in fretta - Venni, che certo ancor cum lui dimora. - Perchè a chi il fatto attien sempre suspetta, - Molto turbossi la regina allora; - A Malagigi guarda, e si dispone - Veder di tal novella il parangone[76]. - -XXXVIII. - - Malagigi, che più non può coprirse, - Dispose allor finir la cosa in riso, - E volto al servo disse, che forbirse - Debbassi[77] ben di nuovo e li occhi e il viso, - E che debbia correndo indi partirse, - E ben cerchi mirare attento e fiso - Se più dove diceva[78] il conte vede, - E poi ritorni, e facciane lor fede. - -XXXIX. - - Subito il servo senza altra risposta - Ritornò in sala ove ancor stava il conte, - A cui il servo assai vicin si accosta, - E fra se dice: io pur ti miro in fronte; - Pur veggio che quel sei; ora a sua posta - Mi accusi la regina, e facciammi[79] onte, - Ch'io dubito assai ch'essa e il suo figliuolo - Non sian traditi, e ne ricevan duolo. - -XL. - - E nulla dire allora a Milon volle, - E fra se parla, e torna alla regina, - Et a lei disse: chi 'l cervel mi tolle, - Peggio[80] che non veggio io quello indivina; - Tu sei troppo, regina, a creder molle, - E ne potria reuscir tua gran rovina; - Orlando è in sala, e questo è certo assai, - E a vederlo tu ancor venir potrai. - -XLI. - - Rispose la regina: io vo' vedello, - Ch'io voglio, s'io non trovo, castigarti; - E tu, conte, se tu però sei quello, - Prego che qui mi espetti e non ti parti: - Rispose Malagigi, io son pure ello, - E per meglio voler certificarti, - Qui dentro chiuso voglioti espettare, - Fa' pur quanti usci vuoi di fuor serrare. - -XLII. - - Fu chiuso Malagigi, e Galliciana - Andò dove è Milone e il conte in sala; - E visto il conte, assai li parve strana - Tal cosa, e come a occel le cascò l'ala; - Chiama in amore ogni sua opra vana, - L'ira in lei[81] cresce, e il desiderio cala; - Volsessi[82] disperar, volse morire, - Poi che così si vide allor schernire. - -XLIII. - - Ma come sempre saggia e discreta, - Farne vendetta al tutto si dispose, - Ma per suo onore più che può secreta, - Ordine buono al suo disegno pose; - Molti de' suoi armò, che non gliel vieta - Alcun, che potea queste e maggior cose, - E condusseli ove era il finto Orlando, - Per legarlo prigione al suo comando. - -XLIV. - - Ma intanto Malagigi la mala arte, - Buona per lui, aveva oprato solo, - Che solo a un comandare e aprir di carte - Passava i muri, e se ne andava a volo; - Effigie muta,[83] e quando vuol si parte, - E il gaudio in pene[84] muta, in gaudio il duolo: - Egli uscì fuora, e[85] in cambio suo rinchiuso - Un spirito lassò da lui bene uso.[86] - -XLV. - - Nè vi ammirate se tal cosa fa, - Che questo, a lui ch'è mastro, è cosa picola; - Un libro consecrato il barone ha - Che tutti i segni di tale arte articola;[87] - In quello ogni scongiura e forza sta - Che descrive Azael[88] e la Clavicola, - E però dal demonio egli è obedito - Secondo le occorrenzie e l'appetito. - -XLVI. - - Partisse allora egli per più destra[89] - Che puote, che sapea quel che importava; - Non sciò se uscisse per uscio o finestra, - O se demonio o spirito il portava; - Da l'altra parte la regina allestra[90] - Li armati suoi, e nella ciambra entrava, - E addosso a Libichel,[91] ch'in propria forma - Del conte stava, corse quella torma. - -XLVII. - - Tutti cum gran furor[92] contra a lui ferse, - Per far della regina ogni[93] comando, - Che tutta l'ira contra a quel converse, - Che era in la ciambra, come a finto Orlando; - Ma Malagigi l'animo non perse, - Anci rispose bene al lor dimando, - Che a chi per darli o lo pigliar s'accosta, - Cum pugni e calci fa buona risposta. - -XLVIII. - - Gridava ognun: pigliamo sto mal guerzo,[94] - (Che così è il spirto in forma del gran conte) - Ma Malagigi lor fa stranio scherzo, - E a chi una gota rompe e a chi la fronte, - Dui fece tramortire, e occise il terzo, - E contra li altri ha ancor sue forze pronte; - E ad un di lor, che gli contrasta invano, - Tolse per forza un gran baston di mano. - -XLIX. - - Questo vedendo li altri, e che ben li onge,[95] - Ciascun sta largo, e il guardano alle mani;[96] - Dàlli dàlli, ciascun grida da longe, - Come quando talor son tocchi i cani, - Che abaglian[97] pure, e alcun non morde o ponge, - E vanno intorno oppur stanno lontani; - Così fan quelli, e gridano sì forte - Che udito già l'avea tutta la corte. - -L. - - Milon vi corse, il conte, e il gran Fondrano, - Rosadoro, Arideo cum altri insieme;[98] - Ciascun teneva o brando o spiedo in mano, - Che chi il caso non scià di peggio teme; - Allora Libichel si fa più strano,[99] - Il baston gira, e di gran furia freme - Per provocar più il conte e li altri in ira, - Corre al nemico, grida, salta e gira. - -LI. - - Intanto coi compagni il conte gionse, - E il tempo prese allora Libichello, - Per non mostrarsi Orlando a Orlando,[100] assonse - Novella forma, come gionse quello; - Effigie da baston proprio si agionse, - E divenne di uno uomo uno asinello; - Io non sciò se Turpino in ciò mi inganni, - Fu uno[101] asinello di ben sopra otto anni. - -LII. - - Rignando cominciò giocar de calci, - E porre ivi ciascuno in gran conquasso;[102] - Fra color si dimena, e con gran balci[103] - E correr, ne va assai più che di passo; - Non fa tempesta, quando scorza i salci,[104] - Tanto rumor ne' campi e tal fracasso, - Quanto fa allora il spirto Libichello - Mutato (come io dissi) in asinello. - -LIII. - - Orlando e Rosador di riso scoppia, - Milon, Fondrano e così tutto il resto, - Pur sempre i calci l'asinel raddoppia, - E salta e corre e poi ragira presto; - L'orecchie stende, si digrigna, e doppia - Festa agli astanti poi aggiunse a questo, - E in ordine mostrò quel che in le[105] stalle, - O ne' campi, il stallon fra le cavalle. - -LIV. - - E si drizzò a seguir Galliciana - Quel disonesto e intrepido asinazzo, - Ella, che vide quella cosa strana, - Si sforza vergognosa uscir d'impazzo; - Ma l'asino da lei non si allontana, - Gridagli forte ognun, pur n'ha sollazzo, - E se[106] non pur che la regina infesta, - Scoppiato ne sarebbe ognun di festa. - -LV. - - Ma il conte Orlando, cavalier saputo, - Che ebbe la lettra, s'avisò del fatto, - Perchè più d'uno incanto avea veduto - Per altri tempi, imaginossi il tratto, - Che Malagigi, o chi altri, qui venuto - Fusse per eseguir questo tristo atto, - Et a quanti baron si vide avante - Disse: qui è stato qualche negromante. - -LVI. - - Confermò ognun quel che 'l conte prevede, - Il qual disse a ciascun che presente era: - Io sum[107] Orlando, il quale in Cristo crede, - E la sua legge è sola al mondo vera; - Mostrar vi voglio la cristiana fede - Quanto potente sia, quanto sincera; - E l'asino gridò:[108] Demonio tristo, - Partiti quindi per virtù di Cristo. - - (_Manca la continuazione_) - -LVII. - - Ebbe il gigante allora acerba pena, - Pur si ritenne in piede, e il capo quassa, - La mazza stringe et a due man la mena, - E contra a chi il percosse un colpo lassa; - Schifarlo puote il Paladino appena, - Ma pur da parte salta, e il colpo passa; - Egli è mastro di guerra, e il suo Rondello - Ai salti è assuefatto, e molto snello. - -LVIII. - - Schiffò quel colpo, e ben volse[109] il marchese, - Ma renderlo non puote a quella volta, - Chè separate fur le lor contese, - Tanto crescea de' cavalier la folta; - Sicchè Oliviero allora altra via prese, - Mostrando tra' pagani audacia molta: - Quanti ne giunge pien di rabbia e tosco, - Male integri li manda al regno fosco. - -LIX. - - Riconfortossi la cristiana schiera - Pel grande aiuto di quel Paladino; - Ma di Ruffardo la possanza fiera - Fa come falce di stipa o di lino: - Infernal cosa è riguardarlo in ciera, - Nè sì brutto si pinge Calcabrino;[110] - E tanto adopra la ferrata mazza, - Che sempre ha intorno spaziosa piazza. - -LX. - - Ma Balugante cupido di sangue - Bravante il maladetto a ferir manda; - Mossessi[111] quello a guisa di fiero angue, - Se advien che 'l tosco disdegnato spanda; - Restò a tal gionta ogni cristiano esangue, - E a fugir cominciar per ogni banda; - Li più galgiardi[112] allor ebber paura, - Movendossi[113] il pagan de empia statura. - -LXI. - - Il primo che scontrò cum la fiera asta - Fu Rodoardo sir di Lamporeggio, - Galgiardo fu, ma al colpo non contrasta, - Che a terra cade, e non gli avvenne peggio[114]: - Poi che la lanza in mille pezzi è guasta, - Il brando tira, e grida: oggi preveggio - Il modo di sbramarmi a sangue e morte, - E provar quanto ogni cristiano è forte. - -LXII. - - Vide il Danese il danno de' cristiani, - E il suo Dudone e Bradamante appella, - Che era in la schiera delli due germani; - Costei del buon Ranaldo era sorella - Gagliarda, ardita, e da menar le mani - Atta non men che un Paladino, e bella; - Altra Camilla,[115] altra Pentesilea, - Che armata sol per Cristo combattea. - -LXIII. - - Entrò la dama nel calcato stormo - Insieme cum Dudon gridando forte: - Ora canaglia insieme vi distormo,[116] - Che tutti meritate acerba morte; - Io più di vui[117] non son legata o dormo, - Che sì pensate, penso, a trista sorte: - E cum la lanza un cavalier percusse - Chiamato Armeno, e credo Armeno fusse. - -LXIV. - - Poi trasse il brando la gagliarda dama - E gettò morto un giovinetto al piano, - Qual da Turpino Chiariol si chiama, - D'abito e nascimento soriano, - Venuto di Soria per la gran fama - Del gran re Carlo e del popol cristiano, - E lassò il padre suo senza altro erede, - Giurando tornar presto, alla sua fede. - -LXV. - - Glorio, Lampruccio e Meleardo occise, - Tutti Africani, e tutti e tre di Egitto; - Col brando il capo ai dui primi divise, - L'altro di ponta fu nel cuor trafitto; - Per questo, gran terror la dama mise - Nel popul sarracin timido e afflitto, - Gettando gambe, braccia e teste a terra, - Questo urta,[118] quello occide et altri[119] atterra. - -LXVI. - - Come se tra molti minuti schioppi - Bombarda scocca e sino al ciel ribomba, - Che non pur par che de' nemici agroppi[120] - L'animo, ma li offende, atterra e slomba; - O se nei campi peccorelle intoppi, - Dopo altri lampi, una fulminea romba; - A parangone de altri men potenti - Par che a ferir la dama si apresenti[121]. - -LXVII. - - Ma Dudon fa cum lei la festa doppia, - E col brando fracassa, atterra et urta, - Minaccia, fende, rompe, taglia e stroppia, - E a questo il busto, a quello un braccio scurta; - L'uno induce timor, l'altro il radoppia, - Per tener de' Cristian l'audacia surta, - Ma non men sarracin da l'altro canto - Cercano di vittoria avere[122] il vanto. - -LXVIII. - - Artiro, Odrido, Buffardo e Bravante - Son contra i nostri da gran furia spenti,[123] - Come si vede a caso in uno instante - Levarsi a un tempo dui contrarii venti, - Che l'un sbatte a ponente, altro a levante, - Quel che a lor forza a caso si apresenti; - E cum tal furia l'un l'altro ritrova, - Come volesser discacciarsi a prova. - -LXIX. - - Scontrosse cum Odrido Bradamante, - E stordito il lassò, tanto il percosse; - Ferillo al capo la donzella aitante, - Che tutto il tramutò, tutto il commosse; - Visto quel colpo il forte re Bravante, - Stimò che un paladin la dama fosse, - E d'un gran colpo l'elmo le martella, - Di che gran poena[124] ne sostenne quella. - -LXX. - - Ma subito grande ira al cuor le monta, - E cum il brando il capo gli percuote, - Che 'l colpo dato a lei cum questo sconta, - E impalidir gli fece ambe le gote; - Ma il re Bravante le lassò una ponta, - Che appena ella in arcion tener si puote; - Ma per la gente ch'ivi allor si mosse, - Per forza l'un da l'altro separosse. - -LXXI. - - Ma cum Buffardo si scontrò Dudone, - E cum gran stizza adosso se gli cazza;[125] - D'una mazzata il gionse in un gallone, - E poco men ch'in terra nol tramazza, - Che grande anch'esso e forte era il barone, - Perito molto in adoprar la mazza; - Ora contra a Dudon venne il pagano, - E l'uno e l'altro cum la mazza in mano. - -LXXII. - - Mena il gigante cum la sua ben ferma[126] - Mazza a Dudone,[127] egli da parte salta, - E convien che cum senno e ben si scherma - Che troppo acerbo il sarracin lo assalta; - Ma Dudon nel costato allor gli afferma - La mazza, nè levolla allor troppo alta; - E di dolor, tanto la mazza il tocca, - Gettò il pagan la lingua fuor di bocca. - -LXXIII. - - Ma subito il gigante in se rivenne, - E nell'elmo a Dudon gran colpo tira: - Quasi cade il baron, pur si ritenne, - Ma monta per vergogna e doglia in ira - Tanto, che adosso a quel gigante venne, - E alla visera, dove il fiato spira, - Toccollo, e il naso talmente gli offese, - Che Buffardo per doglia a terra stese. - -LXXIV. - - Occiderlo volea Dudone allotta, - E per ferirlo avea già il braccio in ponto, - Ma proibillo far di nuovo lotta - Il stormo de' pagan ch'ivi fu gionto; - Fuli il disegno e la sua impresa rotta, - Che ognun fa più di se che d'altrui conto; - Vide essere egli danno e incarco espresso,[128] - Per occidere altrui, morire anch'esso[129]. - -LXXV. - - Onde indi allor convenne dipartirse, - E lassare il gigante in terra steso, - Che gente tanta contra lui venirse - Vedea, che forse allor restava preso, - E li fu forza altrove ancor partirse, - Che alla forza ciascun misura il peso, - Ferendo va i nemici in altra parte, - Et a chi il petto, a chi la faccia parte. - -LXXVI. - - Così fa la donzella Bradamante, - Col brando in man gagliarda a maraviglia; - Intanto sorse il caduto gigante, - Qual nuovamente la sua lancia piglia, - E questo dietro, e quel percuote avante, - A infernal mostro nel ferir simiglia, - E tanto de ferir l'empio procaccia, - Che chi percuote occide, e li altri caccia. - -LXXVII. - - Mirava la battaglia allor Ranaldo, - Il quale fra' pagan stava secreta- - Mente, ma di scoprirse e d'ira caldo, - E di assalirli cum il re di Creta - Non si può rafrenar, non può star saldo, - Non può tener la mente a un segno quieta; - E una sola ora mille anni gli pare - Potere esso in persona in gioco entrare. - -LXXVIII. - - Bradamante ferir vedea il barone, - Cognobella all'insegna, e alla armatura, - Che in campo verde portava un leone - Di quel proprio color ch'ha di natura; - L'insegna è questa del suo padre Amone, - Piacque alla dama simil portatura: - Fu il leon poi alquanto tramutato,[130] - E di integro Ranaldo il fe' sbarato. - -LXXIX. - - Tanto col re Cretense oprato avea - Ranaldo, che a re Carlo è fatto amico, - E battezzarsi in tutto si volea - Che di Califa fatto era nemico; - E la cagion che a questo lo movea - Ditta l'ho sopra, e più non la ridico: - E in ponto stan quando fia tempo e luoco - Di accender fra' pagani un doppio foco. - -LXXX. - - E per tessere alfin quel che avea ordito, - E mandare ad effetto il suo disegno, - Alla sorella prese per partito - Far di sua mente cum buon modo segno; - E presto entrò cum l'asta bassa ardito - Fra' cristian, come li avesse a sdegno, - E percosse uno apresso alla sorella, - Che in terra il fe' cadere, e turbar quella. - -LXXXI. - - La dama allor cum rabbioso schismo[131] - Verso Ranaldo si aventò col brando, - Per mandar quello, come lo esorcismo - I spiriti infernal de fuga[132] in bando; - Del duol già ne sentì gran parossismo,[133] - Ma non volse il baron far di rimando,[134] - E beffarla e fugir cominciò insieme, - Come un pazzo che scherza a un tratto e teme. - -LXXXII. - - Dicea Ranaldo: sei tu de' baroni - Che se chiamano in Francia paladini, - Che non potete fuora delli arcioni - Gettar li men stimati sarracini? - Se non aveste le armi e i brandi buoni, - Persi aria Carlo ormai e' suoi confini; - E tu porti il leon, superba insegna, - Per dimostrar ch'in te gran forza regna. - -LXXXIII. - - Per tal parole, e per la prima causa - Dello occiso baron vicino a lei, - Seguia Ranaldo senza alcuna pausa, - Per condurlo col brando a casi rei; - E per grande ira allor saria stata ausa - Entrar nel fuoco o dove stanno i Dei, - Volar al ciel, o profundarsi in mare, - Per volersi del caso vendicare. - -LXXXIV. - - Fugia Ranaldo, et ella seguitava - Tanto, che fuora delle schiere usciro; - Allor Ranaldo a quella si voltava, - Dicendole, sorella, assai mi ammiro - Che tanto il tuo fratello ora ti agrava, - Che dar gli cerchi l'ultimo martiro; - Se ben son stravestito e non sto saldo, - Io però sono il tuo fratel Ranaldo. - -LXXXV. - - E verso lei alciata[135] la visera, - Fecela chiara di quel ch'era incerta; - Visto alla faccia che quello appunto era - Ranaldo, e che ne fu la dama certa, - Depone ogni furor, jubila e spera - Che presto sua possanza sia scoperta; - E in ben di Carlo, e danno de' pagani, - La vittoria per lui fia de' cristiani. - -LXXXVI. - - Dopo molte parol[136] tra lei e lui, - Ranaldo le contò lo ordine dato - Col re d'Oranio e i capitanei sui, - Sì come per adietro hovvi narrato; - Onde sogionse, a te prima che altrui - Il mio penser secreto ho revelato, - Acciò che vadi al capitan Dainese, - E quel ch'io a te, tu a lui facci palese. - -LXXXVII. - - Digli che in ponto cum due squadre stia - Cum qualche, che a lui piaccia, baron franco; - E che quando levato il rumor sia - Nel campo de' pagan, venga per fianco, - Che de venir lì avrà secura via, - Nè può venirne tal disegno a manco; - Egli da lato, e nuoi da la codazza, - Porremo a morte li inimici e in cazza.[137] - -LXXXVIII. - - E senza spia che gli riporti quando - Comparir deva, digli che pur presto, - Che il cominciar tal cosa è a mio comando, - E che il troppo tardar mi è già molesto; - Comincierò adoprar subito il brando - Ch'io pensi che ciò a lui sia manifesto. - Vanne, sorella, e digli che non erri, - Che oggi vittoria aranno i nostri ferri. - -LXXXIX. - - Inteso ch'ebbe Bradamante il tutto, - Verso Parigi punse il suo destrero, - E come ben Ranaldo avea condutto - Il suo disegno, disse al franco Ugiero; - A cui, poi che l'udì, non parve brutto - Del buon[138] Ranaldo l'ordine e il[139] pensiero, - Anci per darli cum prestezza effetti - Ebbe dui capi cum lor squadre elletti. - -XC. - - L'uno fu Namo, e l'altro Ricciardetto, - La sesta schiera ha quel, questo la nona. - Et ad ambi narrò tutto l'effetto, - Perch'esso andar non vi volse in persona; - Che un capitanio generale elletto, - Raro o non mai l'esercito abbandona; - E però a quelli revelò il secreto, - Di che ciascun di lor funne assai lieto. - -XCI. - - Così per via dove non fusser visti - Cum le lor schier li capi se avioro - Per ritrovare i sarracin sprovisti, - E contro essi adoprar le spade loro; - Spera ciascun di far solenni acquisti, - Poi che del tutto bene instrutti foro: - Ma vadan quelli, io tornerò al Danese, - Che ove è Carlo rimase, e ad altro attese. - -XCII. - - Per impedir che quei ch'erano in fatti - Tenessero ivi il lor combatter saldo, - Nè adietro fusser dal rumor retratti, - Quando l'assalto arà fatto Rainaldo, - Cum stratageme e ingeniosi tratti, - Di che esser debbe sempre un capo caldo, - Gano mandò[140] cum la settima schiera, - Dove la prima pugna in gran colmo era. - -XCIII. - - Cum trenta milia di sue genti pronte, - E cum molti di[141] suoi conti malvagi, - Entrò in battaglia il Magazense conte, - E secco[142] avea Beltramo e Bertolagi, - Falcon, Sanguino, Spinardo e Lifonte, - Anselmo, Pinabello et Aldrovagi, - Cum altri molti che ridir non stimo, - Ma Gano fu cum l'asta al ferir primo. - -XCIV. - - Rupe la lanza proprio a mezzo il scudo - Di Medonte di Dacia cavaliero, - Che li cacciò fuor della schena il nudo - Ferro dell'asta, sì fu il colpo fiero; - Poi trasse il brando e nequitoso e crudo - Il capo fesse a Corifonte arciero; - Di Dacia fu costui, a Odrido caro, - Ma non gli fu a quel colpo allor riparo. - -XCV. - - Ma Balugante dello assalto accorto, - Mandò nella battaglia Ardubalasso, - Qual percosse Dudone, e come morto - In terra lo gittò cum gran fracasso; - E pria che fusse quel baron risorto, - Fu preso, ancor pel colpo afflitto e lasso; - Nè puote esser soccorso allor Dudone, - Che a Balugante fu dato pregione. - -XCVI. - - Per il nuovo soccorso, e la gran forza - Di Ardubalasso li cristian fugiro, - E la furia schifar ciascun si sforza, - E li più forti allora si smarriro; - L'ardir di molti quello assalto amorza, - E qual Bufardo fuge, e quale Artiro, - Chi Odrido schifa, e chi Bravante fuge, - Dove salvarsi spera, ognun rifuge. - -XCVII. - - Grida Olivier cum voce minacciante,[143] - E grida Gano: ove fugite voi? - Seguitene cristiani, andiamo avante, - Volete abbandonar re Carlo e nuoi? - Re Carlo anch'esso pure ha genti tante, - Che a tempo manderà soccorso ai suoi: - Non dubitate, ognun torni a ferire, - Che la gloria de un forte[144] è un bel morire. - -XCVIII. - - Ardubalasso intanto ed Oliviero - Cum furia estrema si affrontaro insieme; - Ferì questo il pagan sopra il cimiero - Cum furia tanta e cum tal forze estreme, - Che poco men che nol cacciò al sentiero; - Ma pur di doglia esterminata il preme, - E se non era allor l'elmo sì forte - Condutto era Olivier pel colpo a morte. - -XCIX. - - Ma buona pezza stette strangosciato - Per quel gran colpo il paladin marchese, - E pregione era, se non era aitato - Da Ganelon che a forza lo difese; - Prese una lanza, e nel sinistro lato - Percosse Ardubalasso e a terra il stese, - Chè contra lui sì inopinato venne, - Che 'l sarracino in sella non si tenne. - -C. - - Resorse intanto il gran signor di Vienna, - E forte combattea col brando in mano; - Così fa Gan che tocca e non accenna, - E questo occide e quel riversa al piano; - Ma non val lor cum brando e cum antenna - Ferir, che sol sono Oliviero e Gano - Or capi tra' cristiani in tal tenzone, - Preso[145] è Dudone, Astolfo e Salomone. - -CI. - - E Bradamante col suo Ricciardetto - Si pose in schiera come fu ordinato, - Per far col sir di Montalban l'effetto, - Che di sopra poco anzi io vi ho narrato; - Però il Danese che avea tal respetto, - Vuol che sia aiuto ai combattenti dato, - E in battaglia Turpin presto mandava - Cum la sua schiera di ordine la ottava. - -CII. - - E subito parlò del fatto ordito - Contra' pagani al sacro imperatore, - Et ordinosse allor che Carlo uscito - Cum la sua schiera de ordinanza fuore, - L'inimico da un canto abbia assalito; - Sentendo in quella parte il gran rumore, - E inteso di Ranaldo il duro assalto, - In quella parte[146] allor debbia far alto. - -CIII. - - Turpino intanto tanti fatti fece - Ch'io non ricordo e cum brando e cum lanza, - Che parve un fuoco entrato nella pece, - Che Dio li accrebbe il lustro e la possanza; - Tutte le schiere de' Cristian refece, - Tal che ciascun di lor prese speranza; - E in questo assalto de' forti cristiani - Gran danno e occision fu fra' pagani. - -CIV. - - Ma Balugante manda Marcaluro - A soccorrer pagan già posti in fuga, - Qual nequitoso e di superbia duro, - Dove entra li cristiani atterra e fuga; - Ma Ranaldo che vede il caso oscuro - Delli occisi cristiani, il fronte ruga, - E tratto il brando, se n'andò dove era - Non distante Califa e la sua schiera. - -CV. - - Ranaldo avendo l'abito pagano - A Califa accostossi cum buon modo, - E dielli sopra il capo un colpo strano, - A guisa che si caccia in legno il chiodo; - Trovol sprovisto, e riversollo al piano, - Benchè fusse quel re gagliardo e sodo; - Nè allora ebbe altro mal, ma il buon Ranaldo - Mostrossi allora di gran furia caldo. - -CVI. - - E cum il brando mena gran tempesta, - E facea colpi fuor d'ogni misura; - A chi braccia tagliava, a chi la testa, - E chi fendeva insino alla centura; - E tanto l'occhio aveva e la man presta - Che facea a un tempo il danno e la paura; - Sempre gridando: adosso alla canaglia, - Che vincitor serem della battaglia. - -CVII. - - Vedendo questo i sarracin smarriti, - Che non scian ciò che questo dir si voglia, - E vedendo li morti e li feriti - Da sì gran colpi, tremano qual foglia; - E se vi erano alcun delli più arditi, - Che de offender Ranaldo avesser voglia, - Egli col brando sì li acconcia e sbatte, - Che tutti o occide, o cum gran furia[147] abbatte. - -CVIII. - - Intanto Bradamante si scoperse - Cum li fratelli e la sua ardita schiera, - E le cristiane insegne al vento aperse - E entrò per fianco dove Ranaldo era; - Questo quel stormo allor tutto disperse,[148] - Vedendosi assalito[149] a tal mainera: - Restò all'assalto ognun da se diviso, - Che assai spaventa uno empito improviso. - -CIX. - - In altra parte[150] poco a quei distante - Mossessi[151] Namo e tutta la sua gente, - E ove è Tricardo allor[152] si trasse avante - Cum la schiera serrata arditamente; - Non vi fu[153] sarracin tanto constante - A cui non vacillasse allor la mente, - Vedendossi così desordinare, - Nè più si scianno in qual parte guardare. - -CX. - - Mosso non si è Doranio ancora contra - A' sarracin, ma tempo e luoco espetta, - Che se peggio a' cristiani non incontra, - Senza scoprirse spera la vendetta; - Vede che quanti il buon Ranaldo scontra, - Tutti col brando li investisse[154] e affetta, - Onde in lui spera, e ancor riposa alquanto: - Però posando anch'io fo fine al canto. - - - - -CANTO III. - - -I. - - Sforzassi[155] alcuno allo inimico porre - Cum forza il freno più che cum ingegno: - Così il vecchio Priamo e il forte Ettorre - Cercavano smorzare il greco sdegno; - Ma in altro modo si sforzò Nestorre - E Ulisse ruinare il troian regno, - Pensando esser, l'un[156] saggio, e l'altro veglio, - Vincer cum senno che cum forza meglio. - -II. - - Così visto ho a' miei giorni[157] overo inteso, - Per non dar testimonio il tempo antico, - Esser Francesco re di Francia preso - Per senno più che a forza dal nemico; - E pria doe[158] volte innanzi esser difeso - Francesco Sforza da chi gli era amico - Contra esercito[159] tanto e tanta boria, - Che forza non potea darli[160] vittoria. - -III. - - Cum la prudenzia i suoi nemici amorza - Alfonso Estense, mio signore invitto,[161] - Che avendo men che 'l suo nemico[162] forza, - Hallo più volte già cum senno afflitto; - In stato è ancora, e non fia mai ch'il torza[163] - Da quello per timor, per fatto o ditto; - E in casi che niun mai l'aria pensato, - Nel suo seggio signor sempre è restato. - -IV. - - Io lassarò de Julio i gran litigi - Contra di lui per seguitare il Gallo, - Zanniolo,[164] Ravenna, e li vestigi - Lassati alla Bastia per l'altrui fallo; - Lassarò discacciato re Luigi - De Italia fuor, che anche bene Idio sciallo - Quanto el stato de Alfonso allor pendea,[165] - Scacciato essendo chi lo difendea. - -V. - - Ma dirò quando per crudel fortuna - Pregion restò Francesco re di Francia, - Che oltra che allor non fu persona alcuna - Che non bagnasse per dolor la guancia, - Io credo che pensasse anco ciascuna - Alfonso più che mai stare in bilancia, - Per essersi sì a lui fedel mostrato - Allor, quanto alcun mai tempo passato. - -VI. - - Ma cum prudenzia e suo nativo senno, - Oltra ogni fede e pensamento accorto, - Placato ha quelli che pregione il fenno, - Et ha il naviglio suo condutto in porto; - Così far tutti i gran principi denno, - Che vincer fa talor prudenzia il[166] torto; - Così cristiani per salvarsi il[167] regno - Vincer cercon per forza e per ingegno. - -VII. - - Io vi lassai che Namo era già mosso - Contra la schiera di Tricardo altiero, - E che Ranaldo taglia insino all'osso - Quanti ne assalta più che giammai fiero; - Gridando tutti ammazza, adosso adosso, - Estrema occision di pagan fero: - Alardo, Ricciardetto e la sorella, - Contra pagani ciaschedun[168] martella. - -VIII. - - Dall'altro canto pur Doranio sorse - All'improviso contra i sarracini, - E lor tal tema nelle vene porse, - Che stimano che 'l ciel tutto rovini; - Fuge ciascun, ciascuno in frotta corse[169] - Per schifar li nimici a se[170] vicini; - Ciascun si pone in tal disordinanza, - Che solo nel fugire hanno speranza. - -IX. - - Marsilio, Panteraccio e li altri capi, - E Balugante, in fuga universale - Tutti son persi, e restano cum capi - Senza consiglio, e zucche senza sale; - Visti tutti fugir, Ranaldo i capi - Sol ferir cerca, e di lor sol gli incale; - Ai capi, ai capi, grida; e alla sua voce, - De' suoi ciascun mostrossi più feroce. - - _Manca la continuazione_ - -X. - - Non puote pur Fondran tacer, che al fine - Fu forza all'ira rallentare il freno, - E dir: Donque li miei di mie rovine - Son causa? ah Macon falso e di error pieno! - Veggio ch'in te non stanno le divine - Grazie, e quel ben[171] che mai non vien a meno; - Piena è tua fede di fantasme e sogni, - Io voglio seguir Cristo a' miei bisogni. - -XI. - - Allor lo suase il conte umanamente - Che battizar si voglia[172] al sacro fonte; - Che invero Orlando fu molto eloquente, - Et agli amici di benigna fronte; - Geloso della Fede, e assai prudente, - E per umilità volse esser conte, - Casto, fedele, paziente e pio, - E fu sempre vivendo in grazia a Dio. - -XII. - - Milon superbo, Fondrano e Grugnato, - I compagni Arideo e Rosadoro, - I figli di Arimonte dispietato, - Già crudo Urcasto e il fedele Antiforo, - Per il parlar del conte onesto[173] e grato - Alla cristiana fe conversi foro; - Cum gran gaudio del conte e di Dio, stimo, - Si battizaro, e fu Fondrano il primo. - -XIII. - - Galliciana, e tutta la cittade - Fu battizata allor per man d'Orlando, - Egli si affaticò per caritade - Di battizarli, e averli[174] al suo comando; - Poi mosso dall'amore e da pietade - Dispose per Fondrano oprare il brando, - E in stato porlo, e però fe' gridare - Che ogni soldato debba in punto stare. - -XIV. - - E dopo alquanti giorni partir fece - La gente[175] di Milone a questa impresa; - Lassar Galliciana ormai gli lece, - Poi che non teme più d'alcuno offesa. - Ma a Feraguto ormai tornar mi dece, - Che già tutta d'amore ha l'alma accesa, - E dalla ciambra ove era uscendo fuori, - Entrò ne un campo pien di vaghi fiori. - -XV. - - Tutta fiorisce di erbe la pianura - Di colorite rose e zigli piena, - Avea di mirti intorno una verdura - Che vie più ch'altro quella facea amena; - Cinto era intorno di merlate mura, - E da ogni merlo pende una catena; - Ardenti fuochi vi erano in più bande, - Qual piccol, qual mezzano e qual più grande. - -XVI. - - Volava in quella[176] un pargoletto arciero - Quale avea dardi di piombo e di oro; - Quel fuga, questo fa l'amor sincero, - Come diversi da natura foro; - Vola[177] il fanciullo per quel piano[178] altiero, - E sagitta col stral spesso uno alloro: - Par che ferir quell'arbor[179] gli sia grato, - Faretrato, fanciul, nudo, orbo, e alato. - -XVII. - - Eravi in mezzo un vago carro aurato, - Fatto non di opra umana, anzi divina, - Sol di rubini e di diamanti ornato, - E sopra vi sedeva una regina, - Di dolce aspetto e da ciascuno amato, - Adorna tutta di porpora fina; - Un pomo di or nella man destra avea, - Da un Troian l'ebbe, è questa Vener Dea. - -XVIII. - - Era di lieta ma di vista altiera, - Cum maniere legiadre e graziose, - Altra stagion non vuol che primavera - Lieta di odori e di fiorite rose; - Odia vechiezza, e sol nella sua schiera - Giovani sono, e lor dame amorose, - Lascivetti animali e verdi piante, - E in somma alcun non vuol che non sia amante. - -XIX. - - Quattro destrier vie più che sangue rossi, - Qual non si trovan mai nel correr stanchi, - Guidano il carr[180] da un dotto auriga mossi; - Senza alcun freno, e senza sproni ai fianchi - Altri li han visti, e fan lor gambe[181] e dossi - E code e colli[182] più che neve bianchi; - Ma a Feraù, ch'anch'esso fu in quel luoco, - Parveno rossi più ch'ardente fuoco. - -XX. - - Sol li regge alla voce il saggio auriga, - E tienli e scioglie come cani al lasso; - Nè sempre scorre a un modo il bel quadriga;[183] - Ma talor corre e talor va di passo; - Nè sempre è il suo camin per una[184] riga, - Ma or poggia in alto et or dechina al basso,[185] - Talor sfrenato va,[186] talor modesto, - Or longe corre, et or[187] si afferma presto. - -XXI. - - Per ciascuno una fiata il carro corre, - E mostra, anzi predice a ognun li amori - Quali esser denno, e quanto ognun trascorre, - E quai son fidi e quai falsi amatori; - E chi del suo servir de' frutto corre, - E chi ritrarne sol stenti e dolori, - Chi gran voglia d'amare, e chi non molta - Mostra a ciascuno il carro una sol volta. - -XXII. - - Pur allor Feraguto[188] il vide in mezzo - Cum genti innanzi che facean gran feste; - Et altri vide ch'il seguian da sezzo - Cum occhi lacrimosi e faccie meste; - E questi sono che non trovan mezzo - A far lor voglie ad altri manifeste; - Sperano in vano, e tranno i pregi[189] al vento, - Vivono in servitù, moiono in stento. - -XXIII. - - Ma la turba che innanzi al carro giva, - Che coglie del suo amor qualche mercede, - In ordini diversi si partiva, - E il maritale amor primo si vede; - Questo fra li altri florido gioiva - Di legitimo nodo e pura fede; - Vener li sguarda cum alegra faccia, - E i discordi fra lor a dietro scaccia. - -XXIV. - - Dopo seguiano i giovinetti amanti, - Che 'l nodo marital disiano insieme, - Che cum bei[190] soni e dilettevol canti - Chiamano[191][192] il frutto del lor sparso seme; - In vaghe foggie e 'n amorosi manti, - E nel farsi estimare hanno ogni speme, - Cum brette torte[193] e chioma tanto ornata,[194] - Che bastarebbe a Spagna innamorata. - -XXV. - - Poi l'Amor giunto a qualche vituperio - Cum ordine li suoi avea schierati, - Secondo che distinguon l'adulterio - In semplice e composto, i dotti frati; - Chi è saggio noterà tutto il misterio, - Senza ch'a pieno vui da me l'odiati; - Li ordini solo io vi dirò, e l'amore, - Qual li altri seguirà, serà il peggiore. - -XXVI. - - Prima vedeassi[195] il quasi adulterino - Secreto amor di vedovette belle, - Che allo adulterio si può dir vicino, - Perchè ancora al marito obligo han quelle;[196] - Escusabile amor, che 'l lor destino - Lassolle ahimè! pur presto vedovelle, - Misto cum onestà, suave amore, - Che dal bisogno vien più che dal cuore. - -XXVII. - - Poi seguian quelli che de' dui solo uno - Amanti avean[197] col nodo maritale, - Che è semplice adulterio; e se ciascuno - Di essi ha quel nodo è poi composto male; - Composito adulterio a presso alcuno - Si chiama, errore a li animi mortale; - Questi seguian dapoi, tinti d'amore, - Che più grato il piacer fa che l'onore. - -XXVIII. - - Seguivano dapoi li innamorati - Chierichi, preti et altri sacerdoti, - Vescovi, papi, cardinali e frati - Cum colli torti et abiti devoti; - Che dapoi che han li articul predicati, - E della Fede esposti i sensi ignoti, - Aman le suor cum tristo desiderio, - E ciascuno ha la sua nel monasterio.[198] - -XXIX. - - Segue dapoi uno amor falso e reo, - Che accader suol, come tra figlio e madre, - Come Fedra per cui stracciar si feo - Ippolito sue membra alme e legiadre; - Come Canace amò già Macareo - Carnal fratello, o come Mirra il padre; - Sfrenato amore, e senza alcuna legge, - Che sol cum morte e strazio si corregge. - -XXX. - - Poi si vedeano a schiera[199] i pediconi, - Che sotto al mento altrui tenean la mano, - E nelle lonze cercano i bocconi, - E per stretto senter trovano[200] il grano; - E innanzi loro i patici gargioni - Stavano in atto disonesto e strano, - E di essere ciascun quel ch'appunto era, - E questi e quei mostravano alla ciera. - -XXXI. - - Seguian dapoi quelli appetiti ingordi, - Privi d'umana e natural modestia, - Di vista ciechi, e di audienzia sordi, - Che amano boi o d'altra sorte bestia; - Privi de ogni ragion, sfrenati e lordi - Da indur sin nello inferno ira e molestia: - Pasifae la guida era fra loro, - Che senza freno si soppose a un toro. - -XXXII. - - Veder si vi poteano anco altri amori, - Come già di se stesso ebbe Narciso; - Di donna in donna, e di masturbatori, - Ma son più che da dir da gioco e riso: - Ma pur vi n'era uno altro fra' maggiori, - Che chiuder fa le porte in paradiso, - Come è tra circumcisi e noi cristiani, - O siano ebrei o ver macomettani. - -XXXIII. - - Queste cum altre cose ch'io non narro, - Che longo fora a ben narrarvi il tutto, - Vide dinanzi a quello aurato carro - De Vener bella Ferraù condutto; - Nè già scrivendo favoleggio o garro, - Turpino il scrisse, ed egli a ciò m'ha indutto: - E scrive ancor, che Feraguto allora - Restò come de ingegno e sensi fuora. - -XXXIV. - - Umil divenne il cavalier feroce, - Qual pecorella o mansueto agnello, - Tutto a Venere offerse il cuore atroce, - Nè d'altro che d'amar desidra quello; - Or può domarlo una feminea voce, - Un legiadro sembiante, un viso bello, - Quel che non puote[201] mai asta[202] nè brando: - Ma qui vi lasso, e a voi me aricomando. - - - - -CANTO IV. - - -I. - - Chi spenger può la Fada a Amor nemica, - Ai piacer suoi e al suo gioioso regno, - Fassi la madre sua Venere amica, - E modo trova ad ogni suo disegno; - Ma sol la pazienzia e la fatica - Pon far l'amante di tal grazia degno: - Queste son l'armi vere e scuto[203] e spada, - Che estinguer ponno la nemica Fada. - -II. - - Io vi lassai il franco Feraguto - Cum gran fatica e summa pazienza - Innanzi al carr di Citerea venuto, - A cui prostrato fece riverenza; - Vener dapoi che allor l'ebbe veduto - Cum tanta umilitade a sua presenza, - Accarecciollo assai, e come Dea - Previde quel che per lei fatto avea. - -III. - - E volta a lui cum suave guardatura, - Felice nell'amor, disse, serrai, - Poi che la strada mia fatta hai sicura, - Lieta e propizia a te sempre mi arai; - Nelle trame de Amor lieta ventura - Sempre, baron, vivendo troverai; - Che un ver servo d'Amor giamai non cade, - Cum fatica, pazienzia e umilitade. - -IV. - - E allor la Diva graziosamente - Basar gli fece il bello aurato pomo, - Quello ch'in man tenea, se ancor vi è a mente, - Che far puote in amor felice l'uomo; - Gran virtude da quello[204] e grazia sente - Chi in servitù d'Amore al giogo è domo, - E baccia il pomo che già diede in mano - Elena bella a Paride troiano. - -V. - - La turba che dintorno a Vener stava - Ebbe di quel barone invidie estreme, - Vedendo quanto lui accarecciava - La lor regina, che molti altri preme; - Nè poco altri amatori antiqui agrava - Ch'esca tal frutto di sì novo seme, - Che un sì novello amante a Vener gionto - Tenuto sia da lei in tanto conto. - -VI. - - Ella ch'intende il cuore, essendo Dea, - Come uom che sopra li altri ogni altro vede, - Lor secreti penser tutti intendea, - Che l'alto e divin lume il nostro eccede, - Cum celeste parlar così dicea: - Dassi secondo il merto ogni mercede; - A voi ciechi non par, ma a me, che a lui - Mi dimostri benigna or più che altrui. - -VII. - - Taccio la causa: e a render[205] non son stretta, - Io che son Dea, ragione a vui mortali; - Come esso al fine vuol sue grazie assetta[206] - Ciascuno Idio,[207] e non come voi frali; - Anci flagello e gran tormento espetta - Chi ai Dei ascrive le iniustizie e i mali; - Costui me e voi ha preservato solo,[208] - Nè gli può amor spiacer sendo Spagnuolo.[209] - -VIII. - - Ebbe compiuto appena il parlamento - L'alta regina, che li ardenti cuori, - E ogni servo d'Amor restò contento, - Mostrandollo[210] cum rose et altri fiori; - Mostravano al baron loro odio spento - Cum canti, cum fioretti e cum odori; - Ciascun l'onora, reverisce e loda, - E par che del suo ben gioisca e goda. - -IX. - - Poi che fu da ciascun tanto onorato - Da ogni schiera d'amanti in suo ben mossa, - Da Vener fu il baron licenziato, - Che ad ogni suo piacer partir si possa; - E il partire al baron fu molto grato, - Desideroso di mostrar sua possa - Fra li erranti baroni, e a tempo e luoco - Goder felice in amoroso gioco. - -X. - - Accompagnato fu per via secreta - Dalla nudata ninfa a lui compagna, - E pose quella a accompagnarlo meta, - Poi che condutto l'ebbe alla campagna, - Ch'ora è spaciosa e di verdura lieta, - Nè della Fada più si duole e lagna; - Più il palazzo non vi è, ma il fiume, il quale - Per fattagion non fu, ma naturale. - -XI. - - La ninfa allor da lui prese licenza - Cum riverente cura e bel sembiante; - Così il baron da lei fece partenza, - Sperando a tempo esser felice amante; - E come cavalier di gran coscienza, - Ringraziò Macon di grazie tante, - E fece voto d'ogni menda netto - Andar dove sepulto è Macometto. - -XII. - - E prima che d'Amor mai cerchi frutto, - Nè di Venere assalti impresa alcuna, - Rivolse al suo Macon l'animo tutto, - Poi che difeso l'ha da tal fortuna; - Che quando in l'acqua al fondo fu condutto - Pensò non veder mai più sole o luna; - E stimossi, cadendo, al tutto morto, - Or ne ringraziò Dio poi che gli è sorto. - -XIII. - - Così verso la Persia il cavaliero - Va armato a piedi, e non si mostra lasso; - Che, se vi è in mente, già quel suo destrero - Dentro al palagio si converse in sasso: - Di replicarlo più non fa mestiero; - Ma vada Ferraù, che quivi io il lasso: - Di andare adagio assai tempo gli avanza; - Sonan le trombe, e son chiamato in Franza. - -XIV. - - Già son vicini l'uno e l'altro campo, - Come, Signor, vi dissi in l'altro canto; - Di assalirse ciascun menava vampo, - E già incresce a ciascuno il tardar tanto; - E come il ciel della tempesta il lampo - Manda per segno, così Ugiero il guanto - Mandò in segno di guerra allo inimico; - Ma quel lo accetta, e non lo estima un fico. - -XV. - - La schier della avanguarda era innante, - Già per tutto di trombe il suon si odea; - Da un lato Ugier, da l'altro Balugante, - Al combatter cum pregii ognun movea. - Or viene Artiro e Salomone aitante - L'un contra l'altro, come si solea - Combattere in quel tempo a schiera a schiera, - E sempre il capo il primo a ferire era. - -XVI. - - Percosse Artiro il franco Salomone - Al scudo, e del destrer lo stese in groppa; - Ma alla visera il cristian barone - L'inimico pagan cum l'asta intoppa, - E la schena piegar lo fe allo arcione, - Tal che fu di cader più volte in forse;[211] - Ma l'uno e l'altro immantinente sorse, - E a ferirse col brando a furia corse. - -XVII. - - Tra costor cominziossi allor gran ciuffa, - E mescolossi l'una e l'altra schiera, - Crebbe in instante la mortal baruffa, - Che l'una e l'altra gente è ardita e fiera; - E questo quello, e quel questo ribuffa, - Alcun non è che non combatta e fera; - Come prima d'un fuoco talora esce - Un vampo, e un tratto poi subito cresce. - -XVIII. - - Artiro e Salomon fan mortal guerra, - E quello a questo il forte elmo martella; - Al primo colpo il gran cimier gli atterra, - E quasi il tolse a quel colpo di sella, - Ma un gagliardo non va sì presto a terra; - Ira e vergogna il paladin flagella, - E sopra all'elmo l'inimico tocca, - Che gli fece tremare i denti in bocca. - -XIX. - - Ma tanto fu delli altri la gran calca, - Che sopra a' dui baron cum furia abonda, - Che l'un da l'altro presto se defalca,[212] - Come due navi sparte il vento e l'onda. - O quanta gente allora si scavalca! - Ogni cosa[213] di sangue intorno gronda; - A chi è tagliato, et a chi suda il pelo, - E il gran ribombo suona insino al cielo. - -XX. - - Va Salomon correndo fra' pagani, - Come lupo fra il gregge, o in paglia fuoco; - Artiro atterra[214] e occide li cristiani, - E chiunque accoglie o more o campa puoco; - Una gran pezza stettero alle mani, - Che l'uno a l'altro non concesse il luoco: - Ma pel vigor di quei di Salomone - Si riculoro alfin quei di Macone. - -XXI. - - Sforzassi Artir difender la bandiera, - Vedendo di cristiani il valor grande, - Ma in rotta fuge ormai tutta sua schiera, - Chi qua chi là per non morir si spande; - Minaccia Artir, biastema e si dispera, - Ma attender non puote egli a tante bande; - E Balugante che tal cosa vide, - Di soverchia ira e di vergogna stride. - -XXII. - - E subito comanda al franco Odrido - Che la schiera seconda a guerra mova: - Mossessi quello, e credo alciasse[215] il grido - Insino al cielo allor la gente nova; - Ma Ugier, di Carlo capitanio fido, - Visto che l'ebbe, ai suoi gente rinova; - Mossessi Astolfo, e contra Odrido corse, - Ma alcun di loro ai colpi non si torse. - -XXIII. - - Trasse Pomella[216] il valoroso Anglese,[217] - Poi che ebbe fracassata allor la lanza, - E sopra a un amirante la distese, - Che allo Inferno mandollo a tor la stanza, - Gridando: state gente alle difese, - Ch'io sono il fior di cavalier di Franza, - Che per parol non resta far de fatti: - E già tre morti n'avea 'n terra tratti. - -XXIV. - - Partenio occise, Validoro, e Iverso: - Al primo fesse il capo insino al petto, - E il secondo tagliò tutto a traverso, - Sì come al terzo spiccò il capo netto; - L'un Medo, Arabe l'altro, e l'altro Perso; - Vecchi i dui primi, e il terzo giovinetto: - Nè resta Astolfo, ma ferisce forte, - E chi scavalca, e chi conduce a morte. - - _Manca la continuazione_ - -XXV. - - Maravigliosse assai Orlando allora - Di tal nazion di gente e sua natura; - Ma qui de lui vi lasserò per ora, - Che anco di Carlo mi bisogna cura. - Stava l'imperator festivo ancora - Della vittoria avuta, e sol procura[218] - Adunar genti per la santa impresa,[219] - Nè fatica risparmia, o guarda a spesa. - -XXVI. - - Fra li altri un giorno fece un gran convito - Cum onorevol pompa alla regale, - E di tutti i Signor fu fatto invito, - Senza altra differenzia, universale; - Ove fu ognun trattato e riverito - Secondo il grado suo maggiore o eguale, - E tanto da re Carlo accarecciato, - Che ognun se ne partì ben contentato. - -XXVII. - - Dopo il convito, il sacro imperatore - Mostrò Cesarea liberalitade, - E in varii modi dimostrò l'amore - Che ai suoi portava; a chi cum dignitade, - A chi cum roba,[220] a chi cum altro onore; - A chi dona castella, a chi cittade, - E a varii mostra variamente il cuore,[221] - Cum tal misura e tal providemento, - Che ognun di lui quel dì restò contento. - -XXVIII. - - Mentre era questo[222] nella regia sala, - Si vide un messagiero in fretta entrare,[223] - Quale era appena al sommo della scala, - Che Carlo il vide, e a lui il fece andare; - Subito quel li espose, come cala - Gualtier dal monte, e affretta il caminare, - Perchè inteso ha che Carlo è in gran periglio, - E di affrettarsi ha preso per consiglio. - -XXIX. - - Cum lui è Desiderio di Pavia, - Che al Sepulcro seguirte si dispone, - Cum altri gran Signori in compagnia, - E seco viene ancor papa Leone[224] - Cum cardinali e magna chierichia, - Per annullar la lege di Macone; - Tutti, Signore, vengono a aiutarti, - E mi han mandato avanti ad avisarti. - -XXX. - - Così disse il messaggio, e dapoi tacque, - Per non passare del suo uffizio il segno; - A Carlo molto la novella piacque, - Per sua onoranza, e sicurtà del regno; - Bench'i pagani ormai sian messi all'acque,[225] - Pur temea ancor non li movesse a sdegno - A rifar testa e ritornare adrieto, - E cum più gente, sta col cuor più quieto. - -XXXI. - - Idio ringrazia, e per molto catolico - Loda Leone allor summo pontifice, - Che a lui conduca favore apostolico, - Che così spera fare opre mirifice; - E il culto di Macon, quale è diabolico, - Male ordinato e di pegiore artifice, - Estinguere ivi almen dove si vede - Sepulto il Fundator di nostra fede. - -XXXII. - - E subito rivolto ai baron tutti, - Comanda lor che in ponto ognun si metta, - E l'altro giorno a corte sian ridutti - Per andar contra[226] il pastor santo in fretta; - Non pur li gran signor, ma donne e putti - Ciascun di andarli si provede e affretta; - E par che Idio dal cielo, e i benedetti - Angeli insieme ognuno in terra espetti. - -XXXIII. - - E così far si deve, e potea farse - In quella età che avea fedel pastori; - Ma se or son l'alme di conscienzia scarse, - Causa ne sono i papi e loro errori, - Che a' nostri tempi attendono a ingrassarse - Tra le spurcicie e i vani adulatori, - Cum spesse simonie, cum tali imprese[227] - Che a vender son forzati insin le chiese.[228] - -XXXIV. - - Così in ponto si mosse il gran re Carlo, - E contra al papa andò cum la sua corte, - Per farli reverenzia[229] e accarecciarlo, - Come a pastor convien di simil sorte; - Andò lontan sei milgia[230] ad espettarlo, - E farli compagnia dentro alle porte - Di Parigi, che espetta a grande onore[231] - Veder de' cristian l'alto pastore. - -XXXV. - - Andonli incontra fuora di Parigi - Col vescovo Turpino e preti e frati - Cum le lor croci, neri, bianchi e bigi, - Cum ricce[232] veste ben tutti adobati; - E d'ogni sorte[233] ch'ai divin servigi - Se usano paramenti riccamati, - Belle pianede e adorni piviali, - Cum rellique, cum calici e messali.[234] - -XXXVI. - - Intanto ecco trombette e tamburini - Mandare insino al cielo orribil suono; - Carlo l'odiva, e tutti i paladini, - E quanti gionti dove è Carlo, sono; - E odendo par che ognor più s'avicini - Dove era Carlo il spaventevol tuono, - Quando a lui gionse uno altro messagiero, - Qual disse che vicino era Gualtiero; - -XXXVII. - - Qual conduceva genti italiane - In aiuto di Carlo e del suo regno, - Genti fedeli, e tutte cristiane, - Che hanno Macone e chi l'adora a sdegno; - E che dipoi seguivan le romane - Genti, dove era Leon papa degno: - Possibil non fu allora che restasse - Carlo, sì allegro fu, che non gridasse. - -XXXVIII. - - Cum gravità però Carlo gridava: - Viva la buona gente italiana; - Italia, dopo lui, ciascun[235] chiamava, - Viva l'Italia e la gente romana; - L'Italiani ogni baron lodava, - Che ora è stimata gente ignava e strana; - Barbari soli son che or prove fanno, - Nè Italiani ormai più credito hanno. - -XXXIX. - - Già tutto il mondo dominar Romani, - E chi fusse Lucullo[236] e il gran Pompeo - Li Asiatici il sanno e li Affricani, - Mitridate, Tigrane e Ptolomeo; - Cesare in Franza et altri popul strani,[237] - E in tutta Europa gran prodezze feo; - E Sertorio e Camillo et altri molti, - Che qui per brevità non ho raccolti. - -XL. - - Or persa è tutta la memoria antiqua, - Nè quasi è più chi lor vittorie creda; - Colpa di sorte di signori iniqua - Che a barbari l'Italia han data in preda, - Per lor discordie, e per seguir l'obliqua - Strada, in voler che l'uno a l'altro ceda, - Usurpar quel d'altrui senza ragione, - Di rovinar l'Italia oggi è cagione. - -XLI. - - Lodò l'Italia assai Carlo, che stato[238] - Vi era più volte a difensar la Chiesa, - E l'italo valore avea provato, - Ch'era di gran contrasto e gran difesa; - E se ben Desiderio[239] avea domato - Cum altri assai, fu per lor dura impresa - Contra la Chiesa: e per comesso errore - Spesso ai gagliardi Idio tolle il valore. - -XLII. - - Or se ne vien Gualtier da Monlione, - Qual fu galgiardo e nobil paladino, - Sollecito, e al suo re fedel barone, - E molto il loda nel suo dir Turpino; - Visto re Carlo, dismontoe d'arcione - Per onorar il figlio di Pipino; - Carlo abbracciollo, e gran feste gli fece, - Come fare alli suoi a un signor dece. - -XLIII. - - E così fece a tutti li signori - Ch'erano cum Gualtier cum lieto viso; - Io non potrei narrare i grandi onori - Ch'a lor fur fatti, e le gran feste e il riso; - Intanto ecco il pastor delli pastori, - Ch'apre a suo modo e serra il paradiso: - Carlo, che cum le chiavi il gran stendardo - Vide, a smontare a piedi non fu tardo. - -XLIV. - - E al pontifice andando inginocchiosse, - Et umile bassogli[240] il sacro piede; - Il papa ad abbracciarlo allor si mosse,[241] - E la benedizion dapoi gli diede; - E sorgendolo[242] il papa alfin levosse, - E a ciò che li comanda assente e cede;[243] - E per entrar cum quel dentro a Parigi, - Sopra il destrer montò senza letigi.[244] - -XLV. - - Così verso Parigi ognun se invia, - E il primo fu Gualtier da Monlione, - Che avea re Desiderio in compagnia - E tutta la lombarda nazione; - Poi delle guardie l'ordine seguia: - Dalla man destra è quella di Leone, - Dalla sinestra sta quella di[245] Carlo, - Ch'il suo[246] segue ciascuna, e vol guardarlo. - -XLVI. - - Da un canto stan le guardie, e non intorno, - E fan come due corna in quel confino; - Da destra stava[247] di belle armi adorno - Al papa un stormo di Roman vicino; - Poi si vedeva dal sinistro corno - A lato a Carlo ogni suo paladino, - Allora alla sua guardia deputato, - Ciascuno adorno e di belle armi armato. - -XLVII. - - Poi seguiva Leon cum viso lieto - Armato in sella in abito viandante,[248] - E Carlo apar cum lui, ma pur più indrieto - Tanto ch'il papa si può dir più avante; - Così fu allor quello ordine discreto[249] - Cum misterio e ragion molto importante; - Chè minore è del papa, ma maggiore - D'ogni altro al mondo, è poi l'imperatore. - -XLVIII. - - Armato stava in abito pomposo - Re Carlo allora[250] riccamente adorno, - E sembrò in vista degno e glorioso - Re de' Romani e imperator quel giorno; - Parlando insieme e ognun di lor gioioso - Del danno de' pagani e di lor scorno, - Della vittoria da re Carlo avuta,[251] - Chè sempre Cristo chi in lui spera aiuta. - -XLIX. - - Dopo seguiano insieme i cardinali - Adorni d'armi per la fe di Cristo; - Non come a questa età, per[252] strazi e mali - De innocenti signori, e ingordo acquisto, - Per scacciar di lor terre i naturali - Signori, a fin d'uno appetito tristo, - Seguian il papa; e dopo un capitano, - Quale era vice senator romano. - -L. - - Era di Orlando[253] quel loco tenente, - Che era in quel tempo roman senatore, - E lassava in sua vece, essendo assente, - Un patrizio roman di gran valore, - Il qual guidava tutta la sua gente, - Giovene ardito e di animoso cuore, - Di quella proprio illustre nazione,[254] - Che era il suo nome escelso Scipione.[255] - -LI. - - Vinte milia e seicento avea costui - Sotto il stendardo della Santa Chiesa, - Che tutti andavan volontier cum lui - Per scuto della Fede e sua difesa, - E non per usurpar stato de altrui, - Ma contra l'infedeli è loro impresa: - De tutta l'altra gente deretani, - Sì come un retroguardo, eran Romani. - -LII. - - Così van tutti: e sol Leone e Carlo[256] - Fra lor si grida, si desidra e noma. - Questo l'ordine fu, nè da me parlo, - Ma in scriverlo Turpin prese la soma; - La colpa è sua, se ben non seppe farlo: - Non saprei dir se a questi tempi in Roma - Li esperti mastri delle cerimonie - Tali ordinanze stimariano idonie.[257] - -LIII. - - Gionsero in fine alle sbadate[258] porte - Di Parigi, città magna e regale, - Ove è cum preti e frati d'ogni sorte - In abito Turpino episcopale; - Tutti cantando psalmi et inni forte - Tanto, che sino al ciel la voce sale, - Inanzi a tutti si vedean[259] cantare, - Come in procession si suole andare. - -LIV. - - Dentro a Parigi si sentian campane - Cum segno di allegrezza al ciel sonare,[260] - Tante trombe e tambur che lingue umane[261] - Non bastarian, volendolo esplicare; - Arpe, liuti et altre cose strane - Se odivano cum grazia armonizzare, - Musiche cum canzoni[262] e bei mottetti - Cum arie belle, e contrapunti elletti. - -LV. - - Grande allegrezza fan fanciulle e donne, - E al beato pastor debiti onori; - Adorne eran le dame in belle gonne - Cum diversi ornamenti e bei colori; - E quante lo vedean serve e madonne, - Spargevano in suo onor diversi fiori - Cum odorifere erbe e naturali - Sopra il capo a Leone e i cardinali. - -LVI. - - Entrati in la città, subito andaro - Alla prima lor chiesa catedrale, - E Dio, come si suol, prima onoraro - Carlo, il pastore et ogni cardinale; - Nè si volse mostrar di grazia avaro, - Se ben veste non ha pontificale, - A quel populo[263] allor papa Leone, - Che a tutti diede la benedizione. - -LVII. - - Doranio fatto poco anzi cristiano, - Di tal cospetto non si può saziare, - Nè vorrebbe esser come già pagano - Per quanto tien la terra e cinge il mare; - Il viver di cristian gli pare umano, - Natural, justo, come dessi usare; - Cum cerimonie che hanno in se ragione, - Qual non si trova in quelle di Macone. - -LVIII. - - Poi che fu reso a Dio debito onore, - L'entrata fero nel real palagio - Carlo e Leone, e ogni altro gran signore - Fu consignato ove può stare ad agio; - Alloggiò parte drento e parte fuore, - E non fu chi patisse alcun disagio. - Ma posino a lor modo, che piacere - Hanno essi di posare, io di tacere. - - - - -CANTO V. - - -I. - - Chi veder vole un bel giardino ameno, - Che sia de' riguardanti allo occhio grato, - De ordini il veggia e varietadi pieno, - Chè cum tal variar si fa più ornato; - Così un poema sta nè più nè meno, - Che esser de' vario in tutto et ordinato; - Così varia il pittor col suo pennello, - E per il variare il mondo è bello. - -II. - - Però, Signor, se bene io vi parlai - Poco anzi di re Carlo e di Leone, - Bene alloggiati tutti io vi lassai - Di careccie, di cibi e di mesone,[264] - E parmi aver di lor parlato assai; - Sicchè tornare io voglio al fio[265] d'Amone, - Qual per amore ha l'anima gioconda, - Cum la sua bella e umiliata Ismonda. - -III. - - Avea Ranaldo ormai sì intenerita - E scaldata d'amor la bella dama, - Che l'uno e l'altro come la sua vita, - E il cuor del petto suo si aprezza et ama; - Non è la dama più nel cuor smarrita,[266] - Ma tacendo conferma, e l'amor brama; - Ranaldo di scaldarla mai non resta, - L'abbraccia, l'accareccia, e falle festa. - -IV. - - Ma mentre stan li amanti in tal diletto, - Nè più la dama ormai fa resistenza, - E sperano d'amor l'ultimo effetto, - Nè vi è chi lor ne faccia conscienza, - Entrar li fece in subito suspetto - Un rumor grande, e strana appariscenza - Ch'ivi comparse[267] e fe' sorger Ranaldo, - Che era in quel punto tutto d'amor caldo. - -V. - - La dama non men presta in piede sorse, - Insieme vergognosa e tremebonda, - Subito apresso al suo Ranaldo corse, - Come dir voglia: guarda la tua Ismonda; - Ma ben presto Ranaldo le soccorse. - Ma voglier[268] mi bisogna a una altra sponda, - Nè dir vi posso or questa istoria tutta, - Che meglio gusta il ber bocca più asciutta. - -VI. - - Io vi lassai sì come Bradamante - Seguito avea Ranaldo: per trovarlo - Passati ha i Pirenei,[269] e va più avante, - Che al tutto si è disposta a seguitarlo; - Volse il camin pigliar[270] verso Levante, - Che anco Ranaldo spesso solea farlo; - Poi come spinta da furor divino[271] - Verso la Spagna prese il suo camino.[272] - -VII. - - E longamente nella Spagna errando, - Or nella Catalogna, ora in Castiglia, - Pur di Ranaldo va sempre cercando, - E cerca l'Aragona e la Siviglia; - Di cercarlo non resta, e nol trovando - Verso Valenza alfine il camin piglia, - Più presto non sapendo ove si andasse, - Che di veder la terra desiasse. - -VIII. - - E quasi apresso alla cittade essendo, - Vide uscir fuori una gran gente armata, - E in mezzo a quella sopra un carr[273] piangendo - Cum l'una e l'altra man drieto legata - Era una dama, quale a fuoco orrendo - A morir crudelmente[274] è condennata; - E sì pietosa piagne,[275] e aiuto impetra, - Che mosso aria a pietade un cuor di pietra. - -IX. - - Cum una benda aveva la donzella - Legati li occhi, come allor si usava, - Che non vedendo il suo tormento quella, - Così forse il morir manco le agrava; - Però bench'essa fusse in viso bella, - Per quella benda allor nol dimostrava; - Ma pietosa era nel suo pianger tanto, - Che gentil si mostrava insin nel pianto. - -X. - - Bradamante che amor[276] la dama vede - Fra gente tanta, et ode lamentarla, - La causa di tal cosa a un pagan chiede, - Qual le rispose che volean brugiarla, - Ne più[277] risposta poi a quella diede; - Ma Bradamante che ode lamentarla,[278] - Soffrir non puote, e la visera abbassa, - La lanza arresta e contra al capo passa. - -XI. - - Era capo di quelli un mascalzone - Maggior de li altri più d'una gran spana,[279] - Largo in le spalle, e grosso di ventrone, - Tagliato ha il viso, e guardatura strana; - E sin nell'ossa, a dirlo, era poltrone, - Che ha 'l corpo grande, e il cuore di puttana; - Ma in tutta Spagna mai non fe' natura, - Quanto era in quello, la maggior bravura.[280] - -XII. - - Tutto era armato di armatura bianca, - E sopra li altri di statura avanza; - Or Bradamante, quella dama franca, - Verso di quello accosta la sua lanza; - E proprio al petto nella parte stanca - Il ferr[281] li pose cum tanta possanza, - Che più di un palmo lo passò di dietro, - Come di giaccio fusse o fragil vetro. - -XIII. - - Poi subito recossi in man la spada, - E al resto di color cacciossi adosso; - Non così secator atterra biada, - Quanto essa di color fa il terren rosso; - Scampale ognun davanti e fale strada, - Che quanto gionge taglia insino all'osso; - Tal fende al petto, e tale alla centura, - E chi non gionge, caccia di paura. - -XIV. - - Fu in breve spazio sbarratato il piano, - E abbandonato cum la dama il carro; - Fugì ciascuno che volse esser sano, - Morto quel capo lor poltron bizzarro; - E nell'arcion la dama cum la mano - Trassessi presto più ch'io non vel narro; - E via fugendo quella dama porta, - E cum parol la inanima e conforta. - -XV. - - Lontana da Valenzia la condusse, - Sempre[282] spronando forte il suo destrero, - Tanto che esistimò che salva fusse, - Nè più di essere offesa ebbe pensero; - E in ripa a un fiume appunto la ridusse, - Ove era naturale un bel verzero - Di mille frutti et erbe delicate, - Vaghe di sua verdura, e di odor grate.[283] - -XVI. - - Ivi slegolla, e gli occhi le disciolse, - E in terra dall'arcion repose quella, - E alquanto reposarse anch'essa volse, - E allor d'un salto si levò di sella; - Dapoi la dama apresso si raccolse, - Guardolla in viso, e ben le parve bella, - Che per la benda che avea a li occhi involta, - Bellezza le era e la apparenzia tolta. - -XVII. - - E subito pietà di quella prese - Maggior che pria la forte Bradamante, - E all'altra dama chi fusse chiese, - E qual cagion la indusse a pene tante; - Quella che sempre Bradamante crese - Esser non donna, ma barone aitante, - Rimase del suo onore in gran suspetto, - E più d'un gran suspir gittò dal petto. - -XVIII. - - Poi le rispose: Sapi, cavaliero, - Che per mio ben da Dio fusti mandato, - Che di ciò che mi chiedi io dirò il vero, - Che molto ben da me l'hai meritato. - Ma perchè dirvel poi più ad agio io spero, - Queste per or vi lasso in quel bel prato, - Che poi fur, per averle nelle mani, - Assai cercate da' Valenziani. - -XIX. - - Le dame io lasso et a Ranaldo io torno, - Che disturbato fu dal suo piacere, - Nè fu sì lieto mai quanto quel giorno, - Se si potea la dama allor godere; - Onde restonne cum disconzo[284] e scorno, - Che ben perfetto non si puote avere; - E subito al rumor recossi in mano - La sua Fusberta il sir di Montalbano. - -XX. - - Riguarda quello, e vede giù da un monte - Scendere un toro fra tre vacche belle, - E un pastor grande, che di fresco monte[285] - Tutte le aveva, seguitava quelle, - Che avea un solo occhio in mezzo della fronte, - Nè già vi scrivo favole e novelle; - Che grande era quello occhio a ponto a ponto - Quanto quatro comuni a giusto conto. - -XXI. - - Questo non crederà qualche vulgare, - Che poco sale nella zucca serra, - Chè sol dà fede a quel che all'occhio appare - Il vulgo ignaro che vaneggia et erra: - Come che a un cieco descriveste il mare - Quanto sia grande, e i monti[286] della terra, - E la torr[287] di Babel, e che vi è gente - Che tutta è nera, crederebbe niente. - -XXII. - - Ma talor più ragion che 'l senso vede, - Chè lo intelletto è di maggiore altezza, - E i mostri di natura esser concede, - Anci più volte il sentimento sprezza; - Chi crederia che 'l sol, che par de un piede - A nui che siam qua giuso, di grandezza - Della terra maggior sia per natura - Centosessantasei volte[288] a misura? - -XXIII. - - Se creder non volete ai scritti miei, - Prestate fede almeno al buon Turpino: - Credete il ver, ch'il falso io non direi, - Non son greco bugiardo, ma latino; - Chi crederebbe la essenzia di Dei, - La providenzia e lo ordine divino? - La fede è sol del certo incerto a nui, - Credete mo' quel che ne piace[289] a vui. - -XXIV. - - Ora tornando al mio primo proposto, - Le vacche costui guida alla campagna, - E come sopra vi narrai, composto - Longamente pastor, nasciuto in Spagna; - Ma di veder la Franza era disposto[290], - Che del steril paese assai si lagna, - Quale è gran parte nel paese ispano, - Però se n'è partito, e va lontano. - -XXV. - - E dove era Ranaldo cum Ismonda - Apunto apunto si trovò per caso; - Ranaldo che sua sorte assai gioconda - Sturbar si vede, e n'è privo rimaso, - Tanto si sdegna, e tal furor gli abonda - Che foco soffia per la bocca e naso; - E cum Fusberta in mano a gran furore - Andò Ranaldo contra a quel pastore. - -XXVI. - - Più non si mosse allor quel rozzo e brutto - Pastor, come ivi alcuno non vedesse, - E che securo si trovasse in tutto, - O contra a lui un fanciullino avesse; - E mossessi[291] il gran tor[292], quale era instrutto, - Che se in lor danno alcuno si movesse, - Debbia quel toro cum le corna urtarlo, - E cum quel colpo occiderlo o atterrarlo. - -XXVII. - - Mossessi il toro allor cum gran rovina, - E a un urto riversò Ranaldo al piano, - Proprio nel ventre cum la fronte china - La bestia gli fermò quel colpo strano; - Tramortito è Ranaldo, e la meschina - Ismonda piagne e si lamenta in vano, - Che subito il pastor quella pigliava, - E in mezzo alle tre vacche la cacciava. - -XXVIII. - - Come una belva fusse o un'altra vacca, - Innanzi si cacciava Ismonda bella, - E così nell'onor la offende e smacca, - Che assai più che 'l timor molesta quella; - Nel cuor dogliosa, e già nel pianger stracca - Non ardisce gridar, nè pur favella, - Però che se piangesse, avea timore - Che 'l tor non la offendesse o quel pastore. - -XXIX. - - Così lassando oppresso il suo campione, - Ismonda fra le vacce[293] caminava, - Il mostro che chiamato era Burone, - A un folto bosco oscuro la guidava; - La giovane tra se chiama Macone, - Ma nulla alla meschina allor giovava; - Prima tre or che fusse risentito - Stette Ranaldo in terra tramortito. - -XXX. - - Ma poi che fu risorto, a Ismonda[294] il core - Subito volse et ogni suo[295] pensero, - Come colui che le portava amore, - E per cercarla ascese il suo destrero; - Nè la vedendo, scoppia di dolore, - Che pur potette assai, a dire il vero: - Maledisse il pastore e la fortuna, - E intanto giunse allor la notte bruna. - - _Manca la continuazione_ - - - - -INDICE DI TUTTI I NOMI PROPRI CONTENUTI IN QUEST'OPERA. - -_Il numero romano indica il Canto, e l'arabo la Stanza._ - - -A - -ALARDO fa strage de' pagani, III. 7. - -ALDROVAGI combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -ALFONSO I d'Este vince i nemici colla prudenza, III. 3; pericoli corsi -con Giulio II per favorire i Francesi, 4; sue vittorie e sue lodi, 5 e -seg. - -AMORE carnale, sue varie distinzioni, III. 16 a 34. - -ANSELMO combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -ANTIFORO figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, -III. 12. - -ARDUBALASSO abbatte Dudone e lo fa prigioniero, II. 95; fuga i -cristiani, 96; s'azzuffa con Oliviero, ed è abbattuto da Gano, 98, 99. - -ARIDEO accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da -Libichello, II. 50; si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. 12. - -ARTIRO affricano combatte contro Salomone, I. 2; si spinge contro -i cristiani, II. 68; muove contro Salomone e si attacca seco, IV. -16 e seg.; è dalla folla impedito il combattimento, e fa strage di -Cristiani, 21 e seg. - -ASTOLFO fatto prigione dai pagani, II. 100; spinto contro di essi da -Uggero, uccide un Amirante quindi Partenio, Validoro e Iverso, IV. 23, -24, 25. - - -B - -BALUGANTE manda Bravante contro i cristiani, II. 60; spinge nella -battaglia Ardubalasso, 95; manda Marcaluro in soccorso de' pagani, 104; -è messo in fuga dai Cristiani, III. 9. Accetta la sfida della battaglia -da Uggero, IV. 15; suo sdegno nel veder uccidere tanti de' suoi, 22; -ordina ad Odrido di entrare in battaglia, 23. - -BASTIA luogo del Ferrarese ripigliato agli Spagnuoli da Alfonso I -d'Este, III. 4. - -BELTRAMO combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -BERTOLAGI combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -BRADAMANTE chiamata da Oliviero in soccorso de' cristiani, II. 62; -colla lancia abbatte Armeno, 63; uccide Chiariolo, _ivi_, Glorio, -Lampruccio e Meleardo, 65; ferisce Odrido, 69; è assalita da Bravante, -_ivi_; assale Rinaldo sconosciuto e lo insegue, 80, 81; lo riconosce, -85; intende da esso la trama contro i pagani ordita, 86; corre a Parigi -ed espone la cosa ad Uggero, 89; insieme a Ricciardetto muove contro -i pagani, 101, 108; ne uccide molti, III. 7. Suoi viaggi per ritrovar -Rinaldo, V. 6 e 7; sua avventura in Valenza, 8; salva una donzella -chiamata Ismonda che dovea esser arsa, 10 e seg.; se la pone in groppa -e la porta via, 14; si riposa con essa in riva d'un fiume, 15 e seg. - -BRAVANTE fa strage di cristiani, ed abbatte Rodoardo, II. 60, 61, 68; -assale Bradamante, 69. - -BUFFARDO combatte contro i cristiani, II. 59, 68, e contro Dudone, 71; -vien da esso abbattuto, 73; risorge e infuria tra' cristiani, 75. - -BURONE, pastore con un solo occhio, assalito da Rinaldo, V. 25. -Abbattuto Rinaldo dal toro si spinge innanzi Ismonda vituperandola, 28. - - -C - -CALIFA abbattuto da Rinaldo, II. 104, 105; suo smarrimento nel vedersi -ingannato, 108. - -CARLO con la sua schiera entra in battaglia contro i pagani, dopo -essere informato da Uggero della trama di Rinaldo, II. 102; festeggia -per la vittoria riportata su' pagani, IV. 26; invita alla corte i suoi -baroni per ricompensarli e prepararsi alla conquista del S. Sepolcro, -27, 28; riceve il messaggero che gli espone l'arrivo di Gualtiero -da Monlione, 29; di Desiderio di Pavia, 30; di papa Leone Terzo, -_ivi_; sua letizia per ciò, 31 e seg.; suoi ordini pel ricevimento -del pontefice, 33, 35; gli va incontro con Turpino e tutto il clero -di Parigi, 30 e seg.; sue lodi all'Italia e agl'Italiani, 38 e seg.; -assegna la stanza in Parigi a tutta la baronia accorsa, al papa e ad -altri dignitarj ecclesiastici, 59. - -CHIARIOLO di Soria ucciso da Bradamante, II. 64. - - -D - -DESCRIZIONE del giardino di Venere, e suo carro trionfale, III. 15 e -seg. - -DESIDERIO re di Pavia in aiuto di Carlo per la conquista del S. -Sepolcro, IV. 30. - -DORANIO attende il momento di spingersi contro i pagani II. 110; li -mette in rotta, III. 8; ammira la pompa sacra nel ricevimento in Parigi -di papa Leone Terzo, IV. 58. - -DUDONE chiamato da Uggero in soccorso de' cristiani, II. 62; fa -strage de' pagani, 67; si azzuffa con Buffardo, 71; lo abbatte, 73; è -abbattuto e fatto prigione da Ardubalasso, 95. - - -E - -ETTORE procura vincere i greci per forza, III. 1. - - -F - -FADA nemica di Venere uccisa da Ferraù, I. 7; uccideva chiunque non era -innamorato che di lei, 9; chi l'estingueva si rendeva Venere propizia, -IV. 1. - -FALCONE combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -FERRAÙ cade in mare, ed è salvato dalla ninfa Liquezia, I. 4; accolto -in un palazzo delizioso e festeggiato per avere uccisa la Fada nemica -di Venere, 6; sarà sempre fortunato in amore per tal impresa, 10, 11; -ringrazia la Ninfa, II. 4; le si raccomanda, e le fa varie questioni -naturali, 5 e 6; è guidato in delizioso luogo dove vede il trionfo -dell'Amor carnale, III. 14 e seg.; sua maraviglia e sua variazione, -33, 34; accarezzato da Venere, IV. 2; gli fa baciare il pomo d'oro, 4; -desta invidia nella turba de' di lei seguaci e sue parole ad essi, 5 -e seg.; è da tutti accarezzato, 8; Venere gli promette buona fortuna -in amore e lo licenzia, 9; è condotto fuori del soggiorno di Venere da -Liquezia, 10 e 11; suo voto a Macone per gli scampati pericoli, _ivi_; -si avvia verso la Persia, 14. - -FESTA per l'ingresso in Parigi di papa Leone Terzo, IV. 44 a 59. - -FONDRANO accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da -Libichello, II. 50; si lagna di Macone, e risolve farsi cristiano, e -battezzarsi alle preghiere di Orlando, III. 10, 11. - -FRANCESCO I re di Francia fatto prigione per senno più che per forza, -III. 5. - -FRANCESCO Sforza difeso due volte dal senno dell'amico, III. 2. - - -G - -GALLICIANA regina, madre di Milone, ingannata da Malagigi che la -gode sotto la sembianza d'Orlando, II. 15; gli manda un nuovo invito -con lettera che il messo consegna al vero Orlando 16, 17, 18; suo -dispetto nel ricevere la risposta, 21 e seg.; Malagigi torna a lei -sotto la finta sembianza; come accolto, 27 e seg.; gli porge la lettera -d'Orlando vero, 31; istigata dal servo scuopre l'inganno dei due -Orlandi, 40 e seg.; vuol vendicarsi del finto, 43; torna con armati -alla sua camera, e tutti son malconci da Libichello, 47 e seg.; strano -scherzo fattole da esso convertito in asinello, 53, 54; battezzata per -mano d'Orlando, III. 13. - -GANO comanda la settima schiera in soccorso dei cristiani, II. 92; -uccide Medonte, e Corifonte, 94; abbatte Ardubalasso, 99. - -GIGANTE che combatte con Uggero, II. 57. - -GIULIO II papa nemico di Alfonso I d'Este, III. 4. - -GLORIO ucciso da Bradamante, II. 65. - -GRUGNATO si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. 12. - -GUALTIERO da Monleone va in aiuto di Carlo per conquistare il S. -Sepolcro, IV. 29; accoglienza che gli è fatta alla corte, _ivi_; duce -delle genti italiane, 37, 43; lodato da Turpino, _ivi_; il primo nel -corteggio del papa entra in Parigi con Desiderio, 46. - - -I - -IDOLI de' gentili decaduti dopo la venuta del Salvatore, II. 1, 2. - -ISMONDA amante corrisposta di Rinaldo, V. 2; intrattenendosi con esso, -son disturbati da un gran romore, 4; sua sventura, e come salvata da -Bradamante 8 a 18; abbattuto Rinaldo dal toro, è dal pastore Burone -cacciata innanzi con le vacche, 27, 28. - -ITALIA ed Italiani lodati da Carlo e da' suoi baroni, IV. 38 a 42. - -IVERSO ucciso da Astolfo, IV. 25. - - -L - -LAMPRUCCIO ucciso da Bradamante, II. 65. - -LEONE Terzo papa alla corte di Carlo per stabilire la conquista del -S. Sepolcro, IV. 30; come accolto e festeggiato in Parigi, 32 e seg.; -benedice il popolo accorso, 57. - -LIBICHELLO spirito infernale lasciato da Malagigi in sua vece nella -camera di Galliciana, II. 44; avea prese le sembianze d'Orlando, 46; -si difende dagli assalitori armati, 47 e seg.; al giunger d'Orlando si -converte in asinello, 51; suo strano scherzo a Galliciana, 53 e seg. - -LIFONTE combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -LIQUEZIA ninfa marina nemica della Fada, salva Ferraù dallo affogare, -e lo conduce in un delizioso palazzo, I. 6; avea dato ad esso lo scudo -per vincer gl'incanti della Fada, 8; palesa a Ferraù il suo stato, 12; -non era ombra vana, II. 3; ringraziata da esso, 4; spiegazione che gli -dà su questioni naturali, 7 e seg.; lo guida in luogo di delizie, e -gli mostra il trionfo dell'Amor carnale, III. 14 e seg.; lo accompagna -fuori del soggiorno di Venere, IV. 10 e seg. - - -M - -MALAGIGI lieto di sua buona ventura con la regina Galliciana, per -aver preso la somiglianza d'Orlando, II. 14 e seg.; torna a visitarla -sotto le stesse sembianze, e trovandola adirata cerca pacificarla, 27 -e seg.; si scusa della lettera che ella gli mostra del vero Orlando, -31; trovandosi scoperto cerca di rivolger in burla l'avventura, 37 e -seg.; chiuso in camera dalla regina, mentre ella va per vedere il vero -Orlando, 42; fugge per incanto, lasciando lo spirito Libichello in sua -vece, 44. - -MARCALURO mandato da Balugante in soccorso dei pagani, II. 104. - -MARSILIO messo in fuga dai cristiani, III. 9. - -MELEARDO ucciso da Bradamante, II. 65. - -MILONE prega Orlando a non partire, II. 34; accorre in camera della -madre al romore suscitato da Libichello, 50; si fa cristiano ad -insinuazione d'Orlando, III. 12. - - -N - -NAMO comanda la sesta schiera in soccorso de' cristiani, II. 90; muove -contro Tricardo, 109. - -NESTORE procura vincere i Troiani col senno, III. 1. - - -O - -ODRIDO si scaglia contro i cristiani, II. 68; ferito da Bradamante, 69; -entra in battaglia per ordine di Balugante, IV. 23. - -OLIVIERO signor di Vienna anima i cristiani a resistere ai pagani, II. -97; è assaltato da Ardubalasso ed è soccorso da Gano, 98, 99. - -ORANIO re di Creta si accorda con Rinaldo per favorire Carlo, II. 77 e -seg. - -ORLANDO si maraviglia della lettera scrittagli da Galliciana, e sua -risposta, II. 17 e seg.; protesta di voler partire dalla corte di -Milone, 33; accorre al romore suscitato da Libichello, 50; vedendo -le stranezze di esso, si accorge ciò esser per negromanzia, e lo -esorcizza, 55; persuade Fondrano a battezzarsi insieme a tutta la sua -città, III. 11 e 12; si dispone a difenderlo, 13 e 14. - - -P - -PANTERACCIO, messo in rotta dai cristiani, III. 9. - -PARTENIO ucciso da Astolfo, IV. 25. - -PINABELLO combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -PRIAMO procura vincere la guerra per forza, III. 1. - - -R - -RAVENNA, rotta datavi da Alfonso I d'Este all'esercito spagnolo, III. 4. - -REO che va adagio alla forca I. 1, _simil._; graziato della vita, 5. - -RICCIARDETTO comanda la nona schiera in soccorso de' cristiani, II. 90; -muove con Bradamante contro i pagani, 101; ne uccide molti, III. 7. - -RINALDO creduto pagano rimira la battaglia tra i saracini e i -cristiani, e arde di desiderio di prendervi parte, II. 77; induce il re -di Creta a battezzarsi e diventare amico di Carlo, 79; suo strattagemma -per farsi riconoscere da Bradamante, 80 e seg.; se le scuopre, 84; le -spiega il segreto per soccorrer Carlo, 86 e seg.; veduto i cristiani -aver la peggio, si scaglia addosso a Califa, 105; sbaraglia i saracini, -106-107; cerca solo di uccidere i capi, III. 9. Innamorato d'Ismonda, -V. 2; intrattenendosi seco, è sorpreso da gran fracasso, 4; era un -pastore da un occhio solo, che con tre vacche e un toro andava in -Francia, 19 e seg.; buttato tramortito a terra dal toro, 26 e seg.; suo -dolore per tal caso e per vedersi rapita Ismonda, 29 e 30. - -RODOARDO di Lamporeggio abbattuto da Bravante, II. 61. - -RONDELLO cavallo di Uggero, II. 57. - -ROSADORO accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da -Libichello, II. 50; si fa cristiano ad insinuazione di Orlando, III. -12. - - -S - -SALOMONE combatte contro Artiro, I. 2; fatto prigione dei pagani, II. -100; è assalito da Artiro, e con esso attacca combattimento, IV. 16 -e seg.; impedito dalla folla di finire il combattimento, si scaglia -contro i pagani, 21. - -SANGUINO combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - -SCIPIONE romano, vicario d'Orlando, guida in Parigi le truppe di S. -Chiesa, IV. 51, 52. - -SERVO fido di Galliciana che porta al vero Orlando la lettera di lei, -che dovea recapitare in mano del finto, che era Malagigi, II. 16 e -seg.; sua maraviglia nel trovare presso la regina il finto Orlando, -mentre avea lasciato il vero a parlare con Milone, 32 e seg.; induce la -regina a sincerarsi de' due Orlandi, 40. - -SPINARDO combatte sotto il comando di Gano, II. 93. - - -T - -TRICARDO assalito da Namo, II. 109. - -TURPINO comanda l'ottava schiera contro i pagani, e sua bravura, II. -101 e seg.; va con Carlo all'incontro di Leone papa, IV. 36. Loda -Gualtiero da Monleone, 43; accoglie in abito episcopale il papa alle -porte di Parigi, 54. - - -U - -UGGERO combatte col gigante, II. 57; fa strage de' pagani, 58; chiama -in soccorso de' cristiani Dudone e Bradamante, 62; informato da questa -dello strattagemma di Rinaldo, manda Namo, Ricciardetto e Gano in aiuto -al campo dei cristiani, 89, 90; dispone come capo dell'esercito le cose -della guerra, 91 e seg.; manda soccorsi al campo ed informa Carlo della -trama di Rinaldo, 101, 102; manda la sfida di battaglia a Balugante, -IV. 15; manda Astolfo a rinforzare la pugna, 23. - -ULISSE procura vincere i Troiani col senno, III. 1. - -URCASTO figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, -III. 12. - - -V - -VALIDORO ucciso da Astolfo, IV. 25. - -VENERE nemica della Fada, I. 7; suo carro trionfale e suoi seguaci, -III. 17. e seg.; è propizia a Ferraù per aver uccisa la Fada e lo -accarezza, IV. 2, e 3; gli fa baciare il pomo d'oro, 4; sue parole -alla turba invidiosa de' suoi seguaci, che si acquetano, 6 e seg.; gli -promette fortuna in amore e lo licenzia, 9. - -VILI e codardi aborrono dalle battaglie, I. 1. - -VITTORIA è più utile ottenuta col senno che colla forza, III. 1. - - -Z - -ZANNIOLO picciolo fiume di Romagna, celebre per la vittoria riportatavi -da Alfonso I. d'Este contro l'esercito di papa Giulio II. e degli -Spagnoli, III. 4. - - -NOTE: - -[1] E così ci è parso doverlo intitolare, quantunque nel corso -dell'opera il Poeta chiami sempre RANALDO, ed una volta Rainaldo, -l'eroe del poema, che nel Furioso è nominato Rinaldo. Nè può cader -dubbio che sieno due personaggi diversi, venendo sotto ambedue le -denominazioni ciascuno qualificato per figlio d'Ammone paladino di -Francia, Signor di Montalbano e fratello di Bradamante; cosicchè di tal -cambiamento non può addursi per causa che il buon piacere dell'Autore. - -[2] Venezia 1551, presso il Marcolini a pag. 82. - -[3] Opuscoli del Calogerà vol. XII pag. 143 a 214. - -[4] Ora V. per le ragioni addotte a pag. XXI. - -[5] Qui sbaglia il Baruffaldi, perchè Bradamante non era donna di -Rinaldo, ma _sorella_ di esso e di Ricciardetto. - -[6] Ed una di nove, potea aggiungere. - -[7] Nel primo foglio che serve di guardia al Codice si legge di non -antico carattere: _Questo fu scritto dall'Ariosto, dopo il 1512, perchè -descrive la gran battaglia seguita in Ravenna nel detto anno, vinta -dai Francesi per opera del Duca Alfonso Primo, descritta dal Sardi nel -lib. 2 della sua storia._ Nell'altro foglio poi che forma la guardia in -fine, si legge il seguente attestato: - - _Ferrara 30 Gennajo 1840._ - -_Attesto io sottoscritto Bibliotecario della pubblica Biblioteca -di questa città, che le qui unite carte num.º trenta di stanze 244, -alcune delle quali imperfette, contenenti parte d'un poema inedito -dell'Ariosto intitolato _il Rinaldo_, di cui parla il Baruffaldi -_Vita dell'Ariosto_ alle pagine 172-3, recandone saggio alle pagine -310-14, sono scritte di mano di Lodovico Ariosto, avendone io fatto -il confronto tanto col poema intitolato _Orlando furioso_, che colle -_Satire_, e con altri scritti, che autografi si conservano in questa -pubblica Biblioteca; e per convalidare vieppiù questa mia attestazione -vi ho posto il sigillo di questo pubblico stabilimento presenti i -sottoscritti testimonj consultati nel confronto._ - - Don Pietro Caprara - Don Giuseppe Antonelli Vice Bibl. Testimonio - Don Gaetano Ortolanini Aggiunto alla Bibl. Testimonio - Andrea Borgonzoni maestro di Calligrafia - Benedetto Giovanelli Custode. - -Ad onta però di questa solenne ed ingenua testimonianza di persone -per ingegno e per probità commendabilissime, non son mancati certi -cotali che da quell'oscurità che è la loro atmosfera hanno cercato, da -bassa invidia o da crassa ignoranza mossi, di sparger dubbiezze sulla -originalità del nostro Codice. Noi condoniamo loro il misero tentativo -di nuocerci, perchè li uomini di sano giudizio faranno la nostra -vendetta coi plausi, e perchè è rimasto ad essi tanto pudore da non -volere, quantunque invitati e provocati, far pubblica la loro sentenza, -per tema, ci crediamo, che non divenisse quel che fu a Mida il motto -susurrato alla terra dal di lui barbiere. Però da buoni Cristiani -preghiamo il Cielo che a tali giudici apra li occhi corporali, e spiani -e raddirizzi le loro menti storte e contraffatte. - -[8] V. questa prefazione a pag. XI. - -[9] La stampa di questi Frammenti col _fac-simile_ del carattere -dell'Autore speriamo che ecciterà i bibliotecari ed i possessori di -antichi manoscritti di poesie sconosciute ed anonime a fare degli studj -e delle ricerche per entro ai medesimi, e ad istituire dei giusti -confronti; e chi sa che un giorno qualcuno più avventurato di noi, -seguendo la via che abbiamo aperta, non giunga a completare questo -lavoro? - -[10] ROMA, Tipografia delle Belle Arti 1835. - -[11] _ciuffa_ per _zuffa_. - -[12] _cum_ per _con_ qui ed altrove costantemente. - -[13] _cade_ per _cadde_. - -[14] _Anci_ per _anzi_ qui ed altrove. - -[15] _Nè il ciel credette aver già secondo_. - -[16] Trovansi in questi Canti troncate molte voci di due e di tre -sillabe, che regolarmente non consentirebbero il troncamento; però non -mancano esempi tra gli antichi rimatori di quest'uso più che licenza, -che non si riferiscono per brevità; e le più comuni sono: _col_ per -_collo_, _car_ per _carro_, _tor_ per _torre_, _lor_ per _loro_, _don_ -per _donna_, _fal_ per _fallo_; _parol_ per _parole_; _schier_ per -_schiera_; _fer_ per _ferro_; le quali si notano qui tutte insieme per -non ripeterle ai luoghi respettivi. - -[17] _accade_ per _accadde_. - -[18] _cade_ per _cadde_. - -[19] _ciambra_ per _camera_ qui ed altrove. - -[20] _frissata_ per _fregiata_, _adorna_. - -[21] _rada_ per _rara_, _straordinaria_. - -[22] _Fada_ per _fata_, _maga_, dallo spagnuolo _Fada_ o hada. - -[23] _E sol cercava acciò_. - -[24] _Don_ per _donna_. - -[25] _gran core_. - -[26] _distolte_ per _liberate_. - -[27] _Ninfe io son la prima_. - -[28] _Che così dette son le ninfe d'acque_. - -[29] _E credo il mio servir non gli dispiacque_. - -[30] - - _La tua impresa da lei fia meritata,_ - _Qual viepiù (credo) che ogni altra gli piacque._ - -[31] Per _dimostrar_. - -[32] _Fu crocifisso_. - -[33] _ogni altro Deo_. - -[34] _nuoi_ e _vuoi_ per _noi_ e _voi_ qui ed altrove. - -[35] _sciò_ per _so_ qui ed altrove; _sciai_ e _scià_, _scianno_ per -_sai_, _sa_ e _sanno_. - -Il Bojardo cantò: Ben scio certo che pria.... Ben sciò ch'io sosterrei -(Sonetti e Canzoni, Milano 1845 pag. 32). - -[36] _Toccavassi_ per _Toccavasi_. - -[37] _Ferraù_. - -[38] Stanza mancante del sesto verso. - -[39] _fa scordarli_. - -[40] _dama_. - -[41] _puoco_ per _poco_ qui ed altrove. - -[42] _E a ogni sfrenato cuor_. - -[43] _Come in lucerna_. - -[44] _Quella spoglia mortal dal dì che in fasce_. - -[45] _Ella_. - -[46] _Bastammi_ per _Bastami_. - -[47] _Esser propizia_. - -[48] _puoi_ per _poi_ qui ed altrove. - -[49] _dicerne_ per _discerne_. - -[50] _ricerca_. - -[51] Son disposto, dama, condurmi. _Condure_ per _condurre_, in grazia -della rima. Dante cantava: - - La mente innamorata che donnea - Colla mia donna sempre, di ridure - Ad essa gli occhi più che mai ardea. - (Parad. C. XXVII v. 88-91). - -[52] _tornarmi bisogna_. - -[53] _Quale era direttiva al magno conte_. - -[54] cioè Orlando. - -[55] _mirando_. - -[56] _sciolsella_ per _sciolsela_. Verso mancante di due sillabe. - -[57] _chi la manda_. - -[58] - - _E pregate che come la passata, - Questa altra notte sia da te trattata_. - -[59] _il vero_. - -[60] _diedi l'amore e l'alma_. - -[61] _e di me resti sazio_. - -[62] _il dì potevi rivedermi_. - -[63] _non crederia_. - -[64] Verso con una sillaba di più. - -[65] - - _Non che l'usasse, ma pensar potesse - Di usarlo, alcun non scià che lo credesse_. - -[66] _sapeva di quel caso_. - -[67] _E ridente il baron s'estima_. - -[68] _accarecciar_ per _accarezzar_. - -[69] _presella_ per _presela_. - -[70] Dovrebbe invece leggersi _levante_. - -[71] _Piacemmi_ per _piacemi_. - -[72] _Conoscessi_ per _conoscesi_. - -[73] Aver il cervello dove la civetta ha il gozzo, vuol dire non averne. - -[74] _Così non ti vergogni, e mi_. - -[75] _partito_ per _scommessa_. - -[76] _parangone_ per _paragone_, _prova_; dall'antico francese -_parangon_; ripetuto in seguito. - -[77] _debbassi_ per _debbasi_. - -[78] _detto ha_. - -[79] _facciammi_ per _facciami_. - -[80] cioè, chi dice ch'io non ho cervello, indovina peggio di quello -che non veda io. - -[81] _Il sdegno_. - -[82] _Volsessi_ per _vollesi_. - -[83] _Muta l'effigie_. - -[84] _dolor_. - -[85] _e dentro_. - -[86] _uso_ per _usato_, _avvezzato_, _adoprato_. - -[87] _articola_, cioè, _dimostra minutamente_. - -[88] _Azael_ e la _Clavicola_, titoli d'opere di Magia e Negromanzia. - -[89] cioè, _per la via più comoda che può_. - -[90] _allestra_ per _allestisce_, _prepara_. - -[91] nome del folletto o demone lasciato in sua vece da Malagigi, -chiamato da Dante Libicocco Inf. C. XXI. - -[92] _Per prenderlo pregion_. - -[93] _L'armata turba de Galliciana_. - -[94] Orlando vien dai poeti e romanzieri dipinto come guercio o strabo. - -[95] metaforicamente per _li percuote_. - -[96] _Chi se gli fe' vicin, stavan lontani_. - -[97] _abaglian_ per _abbaiano_, _latrano_. - -[98] _in frotta_. - -[99] più stravagante, più bizzarro. - -[100] _mostrar sua forma al conte_. - -[101] _questo uno_. - -[102] _E mentre per la ciambra un gran fracasso_. - -[103] _balci_ per _sbalzi_, _salti_. - -[104] cioè quando la grandine cade con tanta furia da sbucciare i salci. - -[105] _ponto pose quel che in ne le_. - -[106] cioè, e se non fosse accaduto che la regina ne era molestata. - -[107] latino per _sono_; e ciò per dar maggior solennità all'esorcismo. - -[108] cioè, gridò all'asino. - -[109] _volse_ per _volle_ come altrove. - -[110] Calcabrino demonio nominato da Dante (Inf. C. XXI e XXII). - -[111] _Mossessi_ per _Mossesi_. - -[112] per _gagliardi_ qui ed altrove. - -[113] _Movendossi_ per _Movendosi_. - -[114] _Che il gettò a terra, e non gli fece peggio_. - -[115] Camilla e Pentesilea, valorose eroine rammentate da Virgilio. - -[116] cioè _vi sparpaglio_, _vi dissolvo_. - -[117] da voi. - -[118] _uccide_. - -[119] _quello_. - -[120] cioè ristringa, rimpicciolisca. - -[121] - - _Che tutte le smarisse, anci le occide,_ - _Così la dama i sarracin divide._ - _Tal sono a parangon de altri men forti_ - _Contra pagan la dama e Dudon sorti._ - -[122] _Si sforzano portar vittoria e vanto_. - -[123] _spenti_ per _spinti_. - -[124] latinamente per _pena_. - -[125] per caccia, spinge. - -[126] _Il gigante la sua nell'elmo ferma_. - -[127] _Al buon Dudone_. - -[128] _Non volse il cavaliere in quel drapello_. - -[129] _ello_. - -[130] _da Ranaldo mutato_. - -[131] _schismo_, metaforicamente per l'atto di staccarsi donde si -trovava, e scagliarsi addosso a Rinaldo. - -[132] _de fuga_, cioè _precipitosamente_. - -[133] _parossismo_, termine di medicina, _esacerbazione_. - -[134] cioè, risponderle coll'armi. - -[135] _alciata_ per _alzata_. - -[136] troncamento licenzioso. - -[137] _cazza_ per _caccia_, _fuga_. - -[138] _L'ordine di_. - -[139] _e il suo_. - -[140] _Cum trenta milia_. - -[141] _Primo a ferir_. - -[142] _secco_ per _seco_. - -[143] _e grida Bradamante_. - -[144] _de un forte l'onore_. - -[145] _Che preso_. - -[146] _Ordine fu_. - -[147] _o vero al tutto occide o in terra_. - -[148] _Allor pagano alcun più non sofferse_. - -[149] _L'assalto..... tradito_. - -[150] _Dall'altro canto_. - -[151] _Mossessi_ per _mossesi_. - -[152] _dove Marcallar_. - -[153] _fu allor_. - -[154] _investisse_ cioè _investisce_ o meglio _investe_. - -[155] per _sforzasi_. - -[156] _quel_. - -[157] Il fatto cui qui si allude, come gli altri avvenimenti accennati -nelle St. III. IV. V. e VI. son toccati nell'Orlando Furioso Canto III. -St. LIII. LIV. LV. Canto XIV. St. II. e seg. C. XXXIII. St. XL. e seg. -e ne parlano il Guicciardini nella Storia d'Italia lib. VIII e IX, e il -Giovio nella vita d'Alfonso d'Este. - -[158] _tre_. - -[159] _E posto in seggio cum_. - -[160] _Che sol prudenzia gli donò_. - -[161] _L'inclito Alfonso Estense signor mio_. - -[162] _contra a chi di lui ha maggior_. - -[163] per _rimuova_. - -[164] _Ravenna, Zanniolo_. - -[165] _Quanto di Alfonso fu la sorte rea_. - -[166] _Che 'l vincer a ogni via non fa mai_. - -[167] _salvar lor_. - -[168] _cum furor_. - -[169] _E Balugante allor tosto soccorse_. - -[170] _lor_. - -[171] _il favor_. - -[172] _il capo si lavasse_. - -[173] _ardente_. - -[174] _li ebbe_. - -[175] _L'esercito_. - -[176] _Stavali in mezzo_. - -[177] _Va_. - -[178] _quelle stanze_. - -[179] _Quell'arbor sagittar par_. - -[180] troncamento licenzioso, come fu avvertito. - -[181] _colli_. - -[182] _gambe_. - -[183] _quadriga_, nel genere mascolino, manca d'esempio. - -[184] _dritta_. - -[185] _Ma in alto va talora e talor basso_. - -[186] _Va sfrenato talor_. - -[187] _Tardi talor, talor_. - -[188] _Feraguto allora_. - -[189] tranno i pregi, cioè, gittano i preghi. - -[190] _Cum dolci_. - -[191] _Sperano_. - -[192] implorano, invocano. - -[193] con berrette su una parte, cioè _alla smargiassa_. - -[194] _pettinata_. - -[195] per _vedeasi_. - -[196] _Perchè fur, benchè non sian, nupte quelle_. - -[197] _tien_. - -[198] Quello che dicesi qui con poca reverenza del costume degli -Ecclesiastici, non vuolsi prendere a rigore, ma qual vivacità poetica, -sebbene alquanto abusivamente satirica, alla quale però essi pure -non mancavano forse di dare appiglio, se si consideri la corruzione -grandissima di quei tempi. Inoltre la libertà colla quale, per mancanza -di clausura, i preti ed i frati conversavano colle monache, dava campo -ai maligni ed ai belli spiriti di interpretar sinistramente la loro -innocente familiarità; S. Chiesa però pose riparo a queste cause di -scandalo, santamente provvedendo alla esemplare riforma claustrale. - -[199] _ciera_. - -[200] _cercano_. - -[201] _puote_ per _potè_. - -[202] _lanza_. - -[203] _lanza_. - -[204] _dal pomo_. - -[205] _non vi rendo_. - -[206] _Come Idio vole sue mercede assetta_. - -[207] _Come Dio vole_ — _Come esso alfine_. - -[208] _difeso ha con sua mano_. - -[209] _essendo Ispano_. - -[210] per _mostrandolo_. - -[211] verso con rima sbagliata. - -[212] cioè, si distacca, si divide. - -[213] _Di sangue_. - -[214] _occide_. - -[215] _andasse_. - -[216] nome della spada d'Astolfo. - -[217] Anglese per _Inglese_. - -[218] _a gran ventura_. - -[219] cioè, la conquista di Gerusalemme e del S. Sepolcro. - -[220] _Chi cum offizii_. - -[221] verso di soverchio alla stanza. - -[222] _Mentre che questo_. - -[223] _Facea re Carlo, gionse un messaggiero_. - -[224] Leone III. - -[225] cioè ridotti a mal punto. - -[226] cioè incontro. - -[227] _gran rapine_. - -[228] Se è riprovevole la libertà che qui usa il Poeta riprendendo -alcuni abusi, che pur sfortunatamente s'introdussero nella Corte Romana -in tempi lacrimevoli per S. Chiesa, si prega il Lettore a non volere -esser con esso più rigoroso di quel che questa pietosa Madre si mostrò -verso Dante, il Petrarca ed altri gravi scrittori ortodossi; perchè -ad onta di tante zizzanie seminate nella mistica vigna, _portae Inferi -non praevalebunt adversus eam_, e la pietra angolare su cui Gesù Cristo -fondava la Chiesa _in aeternum non commovebitur_. - -[229] _onore_. - -[230] per _miglia_. - -[231] _Della adorna cittade di Parigi_. - -[232] cioè ricche. - -[233] _Di tutte sorte_. - -[234] _Rellique sante e in man ricci messali_. - -[235] _E dopo lui ognun forte chiamava — Italia, Italia_. - -[236] V. Plutarco nelle vite degli illustri capitani qui nominati, -ove son descritte diffusamente le loro imprese, ad ingrandimento della -potenza Romana. - -[237] _Cesar la Franza, e Mario li Alemani_. - -[238] _spesso_. - -[239] Della guerra di Carlo Magno contro Desiderio e suoi collegati -parla il Poeta nel I e II dei cinque Canti aggiunti al _Furioso_. Qui -dice che il re longobardo fu vinto non per valore de' nemici, ma per -gastigo divino, tenendo egli le parti contra la Chiesa. - -[240] cioè, baciògli. - -[241] _Nè prima il sacro imperator levosse_. - -[242] cioè, sollevandolo da terra, facendolo sorgere. Modo nuovo di -usar questo verbo attivamente. - -[243] _In piede, e a ciò che vole il papa cede_. - -[244] _Montò il destrero senza altri letigi_; cioè senza contesa di -complimenti. - -[245] _quella di re_. - -[246] cioè, il suo capo. - -[247] _Stavano de' Romani_. - -[248] cioè da viandante. - -[249] cioè scelto, eletto. - -[250] _Carlo quel giorno_. - -[251] _avuta da re Carlo_. - -[252] forse qui s'allude all'impresa contro Urbino. - -[253] In tutti i romanzi e poemi di cavalleria, Orlando è chiamato -senator romano. - -[254] _E fu di chiara e nobil nazione_. - -[255] - - _Come di nome, detto Scipione_ - _Nato di quell'illustre nazione._ - -[256] _nè tra lor si noma_. - -[257] cioè convenienti in precedenza ed etichetta. - -[258] cioè mal custodite. - -[259] _andavano_. - -[260] _Tutte sonare in guisa di allegrezza_. - -[261] _Tamburi e trombe et altre cose strane_. - -[262] _mottetti_. - -[263] _Papa Leone_. - -[264] per _magione_, stanza, da _maison_. - -[265] _fio_ per _figlio_. Dissero gli antichi, Figiovanni, Fighineldi -per figlio di Giovanni, figlio di Ghineldo. - -[266] _Tornata era la dama colorita_. - -[267] _Quivi fu udito_. - -[268] cioè volgere, indirizzare. - -[269] _Passata ha l'Alemagna_. - -[270] _Il suo viaggio tien_. - -[271] _Pur quanto più da Franza si allontana_. - -[272] _Tiensi dal lato verso tramontana_. - -[273] troncamento licenzioso, come fu avvertito. - -[274] _A crudel morte_. - -[275] _Piagne meschina_. - -[276] cioè che la vede oggetto d'amore. - -[277] _alcun_. - -[278] verso viziato nella desinenza per ripetervisi la rima colla -stessa voce del verso secondo. - -[279] per _spanna_. - -[280] cioè la natura adoprò ogni potere per farlo il più vigliacco e il -più poltrone di tutta Spagna. - -[281] troncamento licenzioso. - -[282] _Tanto_. - -[283] _Non men vaghe al veder che_. - -[284] _disconzo_ per _disturbo_. - -[285] cioè _munte_. - -[286] _mostri_. - -[287] troncamento licenzioso da non usarsi. - -[288] Qui il Poeta segue la credenza volgare al suo tempo sulla -grandezza comparativa tra il Sole e la Terra; ed il Varchi nella XIX -lezione sulla _Divina Commedia_ dice, _il Sole, il quale è il maggiore -anzi il padre di tutti i lumi, contiene la terra 166 volte e 3/8_ (V. -VARCHI, _Lezioni sul Dante_ pag. 529). Gli astronomi moderni però fanno -il Sole 1,326,480 volte maggior della Terra (V. _Annuaire du bureau des -longitudes pour 1846_.) - -[289] _pare_. - -[290] _Ranaldo che si vide il mostro accosto_. - -[291] _mossessi_ per _mossesi_. - -[292] troncamento vizioso da non seguirsi. - -[293] _vacce_ per _vacche_. - -[294] _ad altro_. - -[295] _Non rivolse che a Ismonda ogni_. - - - - -CANZONE - - - - -_AI LEGGITORI CORTESI ED ERUDITI_ - -_LUIGI MARIA REZZI_ - - -_Il nome e il grido d'un uomo grande ne accende in cuore maraviglia -ed affezione così viva, che se per avventura ne viene alle mani una -cosa, avvegnachè di picciol conto, la quale ne faccia a sapere di -novello o chiarisca un fatto o un detto di lui, ovvero siagli in alcun -modo appartenuta, noi l'abbiamo senz'altro in assai pregio, e ce la -tenghiamo carissima._ - -_Io credo adunque, o Leggitori cortesi ed eruditi, mettendovi dinanzi -agli occhi questa canzone di Lodovico Ariosto, di farvi un dono molto e -raddoppiatamente pregevole e gradito: secondochè voi potrete per essa e -conoscere meglio una particolarità storica che lo risguarda, e gustare -un frutto di quella mente divina assai squisito, rimasto fino ad ora a -chicchessia, quanto io mi sappia, nascoso._ - -_E piacciavi di udire s'io dico il vero. Noi sappiamo ch'egli avanti -d'ammogliarsi ad Alessandra Benucci, lasciata vedova di se da Tito -Strozzi, fu preso d'amore per una donna, nomata Ginevra, e però -cantata da lui sotto allegoria d'un Ginepro[296]. Ma di tale avventura -amorosa non si hanno notizie, se non dubbie e manche. L'Abate Girolamo -Baruffaldi che ne scrive più a lungo, s'è rimaso nel sospetto che -la Ginevra o non fosse fiorentina della famiglia de' Lapi, come il -Sansovino affermava, o se sì, che non in Fiorenza, ma in Mantova -dimorasse[297]. Altri di fresco ha messo in dubbio ch'ella fosse -amata da Lodovico tanto quanto comunemente s'estima. Da ultimo se per -li versi di lui n'è certo in qual modo ed età l'affetto suo inverso -quella avea pigliato cominciamento, e che al quarto anno durava -tuttavia[298]; niuno ci ha potuto dire finqui come e perchè gli fosse -uscito dall'animo e venuto meno. Adunque per la canzone ch'io vi do -qui messa per la prima volta sotto a' torchi delle stampe, scritta -senza dubbio per la Ginevra, come per l'allegoria usatavi dentro vi si -fa manifesto, voi apprendete tutte queste particolarità; cioè ch'ella -abitava lungo le sponde dell'Arno, e non del Mincio: che l'Arno la -piangeva a sè tolta come cosa sua: che dalle rive di questo fiume ella -si partì in compagnia d'altrui, forse del marito, per valicare le Alpi -e porre stanza in Francia, in qualche città o terra bagnata dalle acque -della Saona: che Lodovico, disperando di poterla più nè seguitare nè -ritrovare in sì lontano paese, dovette, non per leggerezza d'animo, ma -per necessità, fattone prima il lamento grande, secondochè in simili -incontri è il costume degli amatori, darsi pace una volta e cessare -dall'amarla: finalmente non essere da credere che non fosse assai -caldamente amata da lui una donna, la cui partenza, gli ha cavato del -cuore versi, come questi sono, pieni di rammarico sì vero ed alto._ - -_Che poi cotesta canzone sia un frutto assai squisito di quel divino -intelletto, io spero ed estimo, che voi ne converrete meco di buon -grado. E imprima voi sapete bene che una canzone allegorica, la quale -non sia breve, quanto per lo vivo senso di se e di sua potenza attiva -che la mente nostra prova nel raccorre e paragonare le simiglianze che -sono dall'obbietto figurato a quello che lo figura, è cosa piacevole -e bella a leggere o ascoltare; altrettanto è malagevole a fare per -l'artifizio grande che vi si richiede, e se non vogliamo che il diletto -si muti in pena, forza è che non appaia. E Lodovico ha condotto questa -sua per dieci stanze sotto allegoria d'un ginepro sì maestrevolmente, -che sembra essergli venuta giù dalla penna senza uno studio al mondo. -Il più miracoloso poi si è, che il concetto allegorico, venendo più da -arte che da natura, non raffredda qui per niente il vivo ardore della -passione, e non ne impaccia o tarda i varii e concitati movimenti, E sì -che le smanie d'un amatore passionato a avventuroso, il quale si vede -tolta ad un tratto e per ognora colei ch'era la gioia del cuor suo, -non potevano, al mio parere, essere colorite a tinte più vere e più -calde e franche. Come in mezzo al dolore ch'egli sente per la perdita -fatta, s'intenerisce e teme per la sua donna ita a starsi sotto aspro -e stranio cielo! Come alla mestizia dello stato presente mescolando -la memoria delle allegrezze trapassate, rammenta queste appena, che -ricade più desolato in quella! Come traportato qua e là dal vario -ondeggiamento degli affetti or teneri or dolorosi, si lascia vincere -da ultimo alla piena dell'affanno in tanto che prende a fastidio la -vita, non cura soccorso, ed odia ogni cosa che gli era dinanzi e dolce -e cara! Al che non vi disgradi, o Leggitori, d'aggiungere avvedimento -ed artifizio assai bello e secondo natura, degno, chi ben lo consideri, -d'essere all'uopo imitato, non che avuto in pregio. Il quale è che qui -ogni stanza corre libera di se e sciolta al tutto dalla legge del dover -essere l'una uniforme alle altre nel numero e nella qualità de' versi -e nella rispondenza delle rime. Perciocchè non è egli bello e secondo -natura che anco l'abito esteriore della canzone prenda forma dal -subbietto di quella? e che l'andamento del metro sia vario e diseguale, -come varii e diseguali sono i moti d'un animo agitato e messo in -iscompiglio da forte e disperato dolore?_ - -_Io voglio però che voi sappiate, che cotesta canzone, venutami, -parecchi anni sono, sotto gli occhi nell'atto che stava esaminando uno -zibaldone Barberiniano manoscritto, contenente diverse poesie latine ed -italiane, non notato ne' cataloghi nè contrassegnato di numero alcuno, -non porta veramente nè in fronte nè altrove nome d'autore qual che -si sia. Ciò non di meno io non istetti allora, nè sto oggi in forse -d'attribuirla fidatamente a Lodovico Ariosto. E queste sono le ragioni -che mi condussero già e tengonmi fermo tuttavia in cosifatta sentenza; -ed io spero che voi le avrete per buone e salde._ - -_La scrittura è senza dubbio di mano d'un copiatore vissuto al secolo -XVI, come pure la forma del dire è l'usata in tale età, non in alcuna -di quelle che furono innanzi. Fra i poeti adunque del secolo XVI è da -cercare chi ne sia autore. Or de' poeti del cinquecento io posso senza -giattanza affermare d'aver letto, pressochè tutti, i canzonieri e i -tanti libri di rime raccolte da parecchi, una gran parte de' quali, -comecchè alcuni sien rari, sono giunto altresì dopo cure molte ad avere -in possesso; e consideratili bene, io dico con sicurtà a niuno di loro -potersi essa ragionevolmente ascrivere, ma sì a Lodovico Ariosto. E in -primo luogo niuno di quelli, il quale sia salito in qualche fama, ha -scritto versi per sua donna, sotto aperto nome di Ginevra, salvochè, -se pur la memoria non mi fallisce, l'Ariosto e Bernardo Tasso[299]. -Che questa non sia la Ginevra Malatesta cantata da Bernardo, non è da -dubitare; essendochè, oltre molte altre cose ch'io potrei dire, e che -ognuno può agevolmente per se ricavare dalle rime di lui, si sa che -ella era da Rimini, e andò moglie al Cav. degli Obizzi non in Francia, -ma in Italia[300]. Che poi sia la Ginevra amata dall'Ariosto, pare a -me esser chiaro a sufficienza per le cose qui dette di lei, le quali -molto ben s'accordano a quello che e la storia ne racconta, e Lodovico -medesimo accenna nella canzone allegata di sopra. Dappoichè la prima -afferma ch'ella fu fiorentina: e qui per l'appunto l'Arno è tratto -fuori a piangere e a dolersi che gli sia tolto il suo bel Ginepro[301]. -Il secondo, accommiatando la predetta sua canzone, dicele:_ - - _Canzon, crescendo con questo ginepro,_ - _Mostrerai che non ebbe unqua pastore_ - _Di me più lieto, e più felice Amore:_ - -_e qui altresì tocca e rammenta in più stanze lo stato d'allegrezza e -felicità, ov'erasi fino a quell'ora ritrovato[302]. Nè i particolari -di tal amore, conosciuti ora di nuovo e annoverati in sul principio -del proemio, contrariano alla storia: anzi tutti vi si rannodano -assai bene, e giovano a farne sapere quale verisimilmente ne fosse il -seguito e il fine. Il subbietto adunque, preso a cantare dal poeta -secondo il suo costume allegoricamente, potria parere esso solo più -che bastevole a mostrar vera la mia opinione. Ma a confermamento di -quella viene eziandio la maniera, onde la canzone è ordita. Tutti i -poeti del cinquecento, eccettone l'Alamanni e i due Tassi, Bernardo e -Torquato, e alcuni pochi nè molto valenti imitatori loro, i quali hanno -seguita una certa via nuova da non potersi scambiare con altra, hanno -foggiato le canzoni loro amorose, sì quanto ai concetti e al tessuto, -che quanto allo stile, sugli esempi datine dal Petrarca. Ma questa, -come voi vedete, non ha per niente il fare petrarchesco, ma più tosto -un fare che trae a quello di Catullo e di Tibullo. E al secolo XVI -solo l'Ariosto è quegli, il quale, come si mostra per alcune canzoni e -capitoli suoi, è andato seguitando le orme di que' candidi, eleganti -ed affettuosi scrittori antichi d'elegie. Finalmente, posto eziandio -che non avessi gli argomenti recati in mezzo finqui, io m'indurrei -a gridare Lodovico autore di questa canzone solo per la bellezza e -bontà singolare dello stile poetico che per entro vi si ravvisa. Chi, -se non egli, ha fior di lingua sì candido e puro? Chi modi e vezzi di -favellare sì freschi e scelti? Chi tropi sì vivi e modesti? Chi dire -di sapore sì attico e antico, elegante ad un tempo e naturale? Chi -verseggiare sì libero e franco? Chi imaginare sì spontaneo e ricco? -Chi maniera sì dolce e bella di toccare gli affetti del cuore secondo -natura, e dietro le norme avutene dagli antichi scrittori latini e -greci? Per le quali cose tutte io conchiudo che questa canzone o è -fattura dell'Ariosto, o non v'è poeta del secolo XVI. i cui versi sieno -conosciuti, al quale si possa a buon dritto ascrivere._ - -_Abbiatevela voi dunque, o Lettori cortesi ed eruditi, in dono, e -piacciavi di gustarla; e se non avete per ancora il palato guasto -dai liquori acri e mordaci vegnentici d'oltremare o d'oltremonti, -io m'assicuro ch'ella v'avrà sapore d'uno de' frutti più squisiti -e dilicati che siano surti fuori del bel terreno, ove già ebbero -nascimento Catullo, Tibullo e Lodovico._ - - -ANNOTAZIONI AL PROEMIO - -[296] Si vegga fra le poesie varie di Lodovico Ariosto stampate in -Firenze nel 1824 presso Giuseppe Molini a f. 146 il sonetto VII, il -quale incomincia: - - Quell'arboscel che in le solinghe rive. - -[297] Vita di M. Lodovico Ariosto. Ferrara 1807 in f. a f. 147. - -[298] Si vegga fra le poesie varie citate sopra a f. 184. la canzone -che incomincia: - - Quando il sol parte, e l'ombra il mondo cuopre, - -ove alla stanza IV. l'Ariosto canta così: - - Ginevra mia, dolce mio ben, che sola, - Ove io sia, in poggio o 'n riva, - Mi stai nel core, oggi ha la quarta estate, - Poi che, ballando al crotalo e alla piva, - Vincesti il speglio alle nozze d'Iola, - Di che l'Alba ne pianse più fiate: - Tu fanciulletta allora - Eri, ed io tal che ancora - Non sapea quasi gire alla cittate. - -Dal che si ricava eziandio che la canzone ora data alle stampe -dev'essere stata scritta da lui nell'età giovanile: tanto più che alla -stanza VI. di questa egli dà al suo Genebro l'aggiunto di _giovine_. Nè -voglio lasciar qui di notare che questa canzone, trovata dal Baldelli -attribuita all'Ariosto e scritta di sua mano dal Varchi, non solo si -legge stampata dal Doni ne' Marmi sotto il falso nome di Jacopo de' -Servi; ma ancora nel libro secondo delle rime di diversi nobili uomini -ed eccellenti poeti (Giolito 1547. in 8. a c. 150) e per errore più -solenne ascritta a Giulio Cammillo, poeta, come ognun sa, a cui certo -la lena non poteva di gran lunga bastare a scrivere cosa sì elegante e -leggiadra. - -[299] Fra i poeti di minor grido io non mi rammento che di -Gianfrancesco Bosello da Piacenza mia patria, di cui si hanno alle -stampe versi scritti per una Ginevra, la quale però fu da Bologna della -famiglia degli Orsi. (Rime di Diversi, Bologna 1551. in 8. a f. 286.) - -[300] Vedi la vita scrittane dal Seghezzi e dal Serassi, e l'Orlando -Furioso dell'Ariosto, canto ultimo St. V. e VI. - -[301] St. II. - -[302] St. IV. V. e VII. - - - - -PER LA PARTENZA DI GINEVRA - -CANZONE - - -I. - - Deh chi sent'io, mie dolci rive amiche, - Che pur di sen vi svelle - Mio bel Genebro, e 'n quelle - Altre il ripon di voi tanto nemiche, - E di voi meno apriche? - Anzi più; c'or da voi - Par volti il ciel là tutti i lumi suoi? - -II. - - Come piange Arno, e corre - Oltra l'usato tempestoso e 'nsano, - Sol perchè a mano a mano - Il bel Genebro suo si sente torre; - Così ride, e pian piano - Or vassene, e più queta - E più lieta che mai, la bella Sona, - Che di lui s'incorona, e per lui spera - Eterna primavera. - -III. - - Onde pur, lasso! al faticato fianco - Avrò più qualche posa? - La dolce ombra amorosa - Del mio Genebro altero or ne vien manco: - Man rapace invidiosa - Sveglielo de' nostr'orti, - E par sì lunge, oltr'a quell'alpi, il porti, - Che più nè seguitarlo - Spero, nè ritrovarlo. - -IV. - - Or pur cadrò, m'è tolto il mio sostegno - E più saldo e più fido: - Nè se ben piango e grido, - M'ode, o si piega il mio nemico indegno. - Ma come tanto sdegno - In ciel ver me sì tosto? - In ciel c'or m'avea posto - In parte da bearme, - Or congiurato par tutto a dannarme?[303] - -V. - - A che pur tante e tante, Amor, versarmi - In grembo tue ricchezze, - E di tante allegrezze il cor colmarmi, - Per or, più che mai, farmi - E povero e doglioso? In ciel beato - Lasso! fui poco: or caggione, e dannato - Per sempre; nè già mio - (E questo è ch'io mi doglio) - Superbo orgoglio, od altro fallo rio[304]. - -VI. - - Per troppo aspro viaggio - E lungo il giovin mio Genebro porti. - Deh, no 'l trar di quest'orti - Cultor! deh, sia più saggio! - Ahi ch'ogni picciol raggio - Di sole, ogni aura leve gentil fronda - E ramo, come i suoi, seccane e sfronda! - -VII. - - Ne riponeva in ciel, Pianta al ciel grata, - Tua bella vista sola; - Ne riponeva in ciel, Pianta beata, - L'ombra ch'or mi s'invola. - Ahi folle e dispietata - Man che d'orto sì bel ti sveglie e parte, - Misera! e per piantarte - Ove? in gelata riva, - Ove fior maggio a pena, o fronde ha viva. - -VIII. - - Agli esperidi orati alteri frutti - Le foglie d'un Genebro i' pongo avanti, - E 'l vago stelo a tutti - I più dritti arboscei degli orti santi, - E 'l vivo verde a quanti - Smeraldi mai dienne il più ricco lido. - Però grido: Quell'empio che men priva, - M'invidia ben ch'io viva. - -IX. - - Ancisa or la mia speme, - Anima illustre, cade a tua partenza, - Come vite che senza - Sostegno atterra le sue frondi estreme; - E qual fior, s'altri il preme, - Il suo bel giallo o rosso, ella tal perde - Il suo vivo bel verde. - -X. - - Toltomi, Amor, del mio Genebro amato - L'odor di che nudrissi - Il cor, nè d'altro io vissi, - Questo or sia del mio sen l'ultimo fiato: - Nè vo' che di mio stato - Tu curi, o mi soccorra; e schivo tutti - Tuoi più salubri frutti: - Anzi tuo latte e mele - Odio qual tosco o fele. - - -ANNOTAZIONI ALLA CANZONE - -[303] Tropo usato anche altrove dall'Ariosto in simil forma, e ripetuto -nella stanza che seguita, recato in vero un po' troppo al di là di -quello che si conviene a poeta cristiano. Ogni uomo discreto però dee -intenderlo ne' debiti modi, e non averlo in altro conto che d'una -maniera di parlare per esagerazione, messagli in bocca da calda e -passionata fantasia. - -[304] Modo di dire notabile, lasciatavi la preposizione _per_, come -s'usa nelle voci _colpa_, _mercè_, _bontà_, _vergogna_, e simili. - - - - -INDICE - - - _Dedica all'Accademia Valdarnese_ Pag. III - _Prefazione_ » V - _Rinaldo Ardito_ Canto I. » 1 - —— Canto II. » 6 - —— Canto III. » 43 - —— Canto IV. » 55 - —— Canto V. » 75 - _Prefazione del Rezzi alla Canzone_ » 99 - _Annotazioni alla Prefazione_ » 109 - _Canzone per la partenza di Ginevra_ » 111 - _Annotazioni alla Canzone_ » 117 - - - ERRORI CORREZIONI - - _Pag._ _vers._ - - 11. 6. pensier piacer - 19. 8. non ne - 58. 7. eranti erranti - - - - - -Nota del Trascrittore - -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo -senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate in -calce all'indice sono state riportate nel testo. - - - - - -End of the Project Gutenberg EBook of Rinaldo ardito, by Ludovico Ariosto - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO *** - -***** This file should be named 50306-0.txt or 50306-0.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/5/0/3/0/50306/ - -Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online -Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net, in -celebration of Distributed Proofreaders' 15th Anniversary, -using images generously made available by The Internet -Archive -(https://archive.org/details/rinaldoarditofra00ariouoft). - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. 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You may copy it, give it away or re-use it under the terms of -the Project Gutenberg License included with this eBook or online at -www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have -to check the laws of the country where you are located before using this ebook. - - - -Title: Rinaldo ardito - Frammenti inediti pubblicati sul manoscritto originale - -Author: Ludovico Ariosto - -Editor: Giuseppe Aiazzi - Innocenzo Giampieri - -Release Date: October 25, 2015 [EBook #50306] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO *** - - - - -Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online -Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net, in -celebration of Distributed Proofreaders' 15th Anniversary, -using images generously made available by The Internet -Archive -(https://archive.org/details/rinaldoarditofra00ariouoft). - - - - - - -</pre> - - -<div class="booktitle"> -<h1> -RINALDO ARDITO -</h1> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="figcenter break-before"> -<img src="images/front.jpg" alt="Frontespizio" - /> -</div> - -<div class="titlepage"> -<p class="main-t"> -RINALDO ARDITO -</p> - -<p class="pad2 x-small"> -DI -</p> - -<p class="pad1 x-large g"> -LODOVICO ARIOSTO -</p> - -<p class="pad4"> -<span class="g">FRAMMENTI INEDITI</span><br /><br /> -<span class="x-small">PUBBLICATI SUL MANOSCRITTO ORIGINALE</span><br /><br /> -<span class="small"><b>DA I. GIAMPIERI E G. AIAZZI</b></span> -</p> - -<p class="pad6"> -<span class="large g">FIRENZE</span><br /> -<span class="x-small">NELLA TIPOGRAFIA PIATTI</span><br /> -<span class="xx-small">A SPESE DEGLI EDITORI</span><br /> -—<br /> -1846. -</p> -</div> - -<div class="verso"> -<hr class="mid" /> -<p> -<i>Gli Editori intendono valersi del diritto e privilegio -concesso loro dalle veglianti leggi in materia di stampa -e proprietà letteraria, a danno dei contraffattori.</i> -</p> -<hr class="mid" /> -</div> - -<div class="dedica"><a id="dedica"></a> -<p> -<span class="smcap"><span class="large">ALL'ACCADEMIA VALDARNESE</span><br /> -cui il POGGIO zelante ed acuto discopritore<br /> -di rari monumenti della sapienza latina<br /> -dava vita<br /> -QUESTE PREZIOSE RELIQUIE DEL CANTORE DEL FURIOSO<br /> -dimenticate e quasi ignote<br /> -due consoci<br /> -seguaci troppo diseguali degli studj di tanto fondatore<br /> -con grato animo intitolavano</span> -</p> -</div> - -<div class="somm"> -<hr /> -<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> -<hr /> -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span> -</p> - -<h2 id="prefazione">PREFAZIONE</h2> -</div> - -<p> -L'annunzio della stampa d'un'Opera del -divino Ariosto, non solo inedita, ma quasi -sconosciuta, e tale da essersene perfino -impugnata da solenni scrittori la reale esistenza, -ai nostri giorni in cui si è tanto -rovistato e tanti disotterramenti si son -fatti dalla polvere delle pubbliche e private -Biblioteche ed Archivi, parve cosa mirabile -e da reputarsi quasi favolosa, ove -il fatto di per se stesso non rispondesse -<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span> -perentoriamente. L'Opera della quale ci -avvisiamo parlare è il <span class="smcap">Rinaldo Ardito</span><a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>, -altro poema dell'Omero ferrarese, dettato -da esso dopo l'Orlando Furioso, e sugli ultimi -anni di sua vita. Ma perchè la storia -bibliografica e letteraria di questo Poema -è nuova del tutto, ed alquanto intricata, -non sia grave al Lettore che noi vi spendiamo -quel tanto di parole che servano -a dilucidarla, ed a renderla piana ed incontroversa. -Così operando, verremo a -supplire al difetto del Ch. Fr. Reina Editore -del Furioso della Collezione de' Classici di -Milano, il quale nel 1812 prometteva corredare -quella ristampa d'un comento, ed -aggiungervi <i>per la prima volta tutti i frammenti -di un altro poema trovati fra carte -dimenticate e già spettanti al D. Giuseppe -Lanzoni</i>. Onde non conoscendo le cause -che lo impedirono a dar fuori quel comento, -<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span> -e a pubblicare questi Frammenti, -ci lusinghiamo che egli avrebbe a grado -che l'avessimo rilevato da questo secondo -debito, se il cielo gli avesse concesso -più lunga vita. -</p> - -<p> -Antonfrancesco Doni fiorentino, uno -degl'ingegni più bizzarri e fantastici che -coltivassero le lettere italiane sulla metà -del Secolo sedicesimo, fu il solo che nella -<i>Seconda Libreria</i><a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a> palesasse ai dotti l'esistenza -del nostro Poema, con queste nude -e magre parole «<i>Lodovico Ariosto, <span class="smcap">Rinaldo -Ardito</span>, dodici canti.</i>» Ma al bugiardo -(ed il Doni n'avea fama ben giustificata) -non è creduto neppure il vero; cosicchè -tutti coloro che parlarono della vita e -delle opere di Messer Lodovico, dal di -lui figlio Virginio sino al Tiraboschi, o si -astennero dal registrare fra queste il Rinaldo -Ardito, o lo rammentarono solo -per causa di dileggio e di rimprovero al -Doni, tacciando d'impostura e menzogna -la notizia che egli ne dava. Nè questa imputazione, -benchè dura e falsa, può dirsi -<span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span> -moralmente temeraria, poichè non si credè -presumibile che il Doni potesse conoscere -tutti gli scritti del Poeta editi ed inediti al -tempo suo, meglio di Virginio figlio amatissimo -di esso, il quale conviveva seco -lui, ne riceveva precetti e buon avviamento -alle ottime discipline, ed aveva agio e -libertà di leggere tutto ciò che il padre -dettava. Ed in fatti fu questi che raccolse -tutte le di lui poesie latine, e che nel -1545 dette ad Antonio Manuzio, che li -stampò per la prima volta, i cinque Canti -che seguono la materia del Furioso, o -meglio preparati per altro Poema. Ma comunque -la cosa si fosse, la verità è che -il Rinaldo Ardito è esistito, ed in parte -esiste; e forse il Doni lo vide completo in -mano dell'Autore, o da esso medesimo -n'ebbe contezza: e dico così, perchè niun -altro ne fa parola. Però non saprei indagare -la ragione per la quale gli piacque -tenerlo celato ai suoi più cari e confidenti, -pe' quali non avea segreto, e lo palesasse -al Doni: in questa riserva è un qualche -enimma, ed aspetteremo che sorga -l'Edipo per darne spiegazione. Frattanto -<span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span> -per non perdersi in vane induzioni e fallaci -ipotesi sulla via che condusse il Doni -alla conoscenza di questo componimento, -proseguiamo il discorso diretto sul medesimo. -</p> - -<p> -A questo lavoro par certo ponesse -mano l'Ariosto dopo l'Orlando Furioso, -e dopo il 1525; imperocchè nella stanza -V a pag. 44 accenna già successa la -prigionia di Francesco re di Francia, che -avvenne in quell'anno sotto Pavia. Il Poeta -morì nel 1533, appena compita la stampa -da esso vegliata e corretta del Furioso, -nè fra le Opere manoscritte da esso lasciate -si fece motto da veruno trovarsi il Rinaldo -Ardito; da questo silenzio io non -saprei altro dedurre, o che non fu fatto -un accurato esame di questi Manoscritti, -il che non sembrerà verosimile, o che a -quel tempo il Rinaldo non era più in sue -mani, per averlo passato in quelle di qualche -amico e confidente, il quale si tacque -dappoi per ignota ragione sul prezioso deposito. -Che il nostro Manoscritto fosse ab -antico custodito nello stesso luogo ed insieme -ad altre opere di questo Autore, ce -<span class="pagenum" id="Page_x">[x]</span> -ne fanno accorti le antiche macchie d'umidità -che deturpanlo in più carte di seguito, -macchie dello stesso colore e della -stessa configurazione che vedonsi in molti -altri de' suoi scritti originali, che conservansi -nella Biblioteca comunale di Ferrara, -e che perciò attestano aver corso sorte -eguale al nostro, allorquando trovavansi -insieme riuniti. -</p> - -<p> -Fermata così l'esistenza effettiva e l'originalità -del nostro Codice, ci manca il -filo per proseguire la storia del suo destino, -accompagnandolo nei diversi passaggi -che sempre sconosciuto può aver fatti, dallo -studiolo del Poeta alla copiosa e scelta -raccolta di Opere a stampa e manoscritte, -messa insieme con pene e dispendio dal -D. Giuseppe Lanzoni Ferrarese, morto nel -febbraio del 1730, e quindi nella libreria -dei Marchesi Bevilacqua. E dicemmo sempre -sconosciuto, perchè il Lanzoni stesso -che era così generoso e cortese nel favorire -ed accomunare cogli amici suoi l'uso della -propria biblioteca, non conobbe o almeno -non palesò a veruno il gioiello che egli -possedeva; mentre nella Vita affettuosa e -<span class="pagenum" id="Page_xi">[xi]</span> -molto particolarizzata che di questo egregio -e dotto medico scrisse Girolamo Baruffaldi -il seniore,<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> non vien neppure -emesso il dubbio ch'egli possedesse il nostro -Manoscritto. L'onore adunque di avere -scoperto e messo in luce il ritrovamento -dei frammenti del Rinaldo Ardito, d'averli -esaminati e recatone fuori un saggio, si -deve a Girolamo Baruffaldi il giovine, il -quale nella Vita dell'Ariosto a pag. 172 ci -fa sapere che <i>ad altro poema eziandio pose -mano, oltre a quello del <span class="upright">Furioso</span>: uno squarcio, -o piuttosto abbozzo di esso fu trovato a -caso tra le carte dimenticate del chiariss. -Medico Ferrarese Giuseppe Lanzoni; ma -riuscendo il manoscritto originale difficilissimo -ad intendersi per la rozza scrittura, -per la mala conservazione de' fogli, e per le -varie cancellature, io non ho potuto relevarne -interamente, che alquante stanze, quali -saranno poste in fine..... Io non peno a -credere, abbenchè il Barotti lo neghi, che -questo possa essere il Poema dall'Ariosto -intitolato il <span class="upright">Rinaldo</span>, come accennò il Mazzuchelli -<span class="pagenum" id="Page_xii">[xii]</span> -sulla relazione del Doni; conciossiachè -nel Canto IV.<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a> diffusamente parlasi -di questo Paladino, delle sue imprese, -de' suoi viaggi e della sua donna Bradamante<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>.... -Ed i frammenti da me veduti -non sono che un primo abbozzo informe -in molti luoghi scorretto fino al leggervisi -una stanza scritta seguentemente di soli sette -versi<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>.</i> -</p> - -<p> -Era oltrepassato mezzo secolo dalla -morte del Lanzoni al tempo che il Baruffaldi -scriveva la vita dell'Ariosto, di maniera -che avrebbe potuto manifestare la -persona presso la quale egli ebbe agio di -studiare e trascrivere degli squarci del -nostro Codice, nè saprei indovinar la -causa per cui si tacque: era forse tuttora in -casa Bevilacqua?..... Ma tralasciando le -congetture, e venendo alla storica certezza, -diremo che il Sig. Canonico Vincenzio -Faustini, uomo fornito di buone lettere, -ereditò dal padre suo il nostro Codice, -ed a noi come possessor legittimo ne fece -<span class="pagenum" id="Page_xiii">[xiii]</span> -legittima cessione nel luglio dell'anno decorso; -onde io mi do a credere che essendo -il padre del Sig. Can. Faustini assai -versato in questi studj e nella paleografia, -ed avendo vissuto negli anni in cui per -straniera invasione tanti insigni stabilimenti -rimasero soppressi, e tanti pubblici -e privati monumenti di libri e scritture -andarono dispersi o per ignoranza distrutti, -fu una fortuna che queste preziose reliquie -venissero alle mani di lui, che seppe -raffigurarle e tenerle nel pregio che meritavano. -Quindi se mancano ad appagare -la curiosità del Lettore notizie positive e -speciali sulla sorte corsa da esse, ciò vien -largamente compensato dalla sodisfazione -che gli deriverà dal percorrere queste pagine, -ove stampava sì luminose tracce della -fecondità del suo immortal genio il -Cantore del Furioso; e se qualche gusto -gli rimane della buona poesia, e se qualche -scintilla d'amor patrio gli scalda le -vene, sarà contento aver veduto in questa -età aumentarsi il patrimonio delle nostre -lettere, e di nuove fronde rinfrescarsi la -corona immortale che cinse l'onorata -<span class="pagenum" id="Page_xiv">[xiv]</span> -fronte del Poeta che, se Dante non era, -sarebbe per primo inchinato. -</p> - -<p> -Che poi questi Canti fossero dettati -per innestarli all'Orlando Furioso, come -opinò taluno, oppure dovessero unirsi ai -cinque altri postumi pubblicati da Virginio, -la lettura attenta dei medesimi, ed il -filo delle storie che vi son narrate, benchè -interrotto, mostrano chiaramente che -questa opinione non ha sussistenza; imperocchè -il Furioso fu in ogni sua parte -perfezionato dal Poeta nell'edizione del -1532, e tutte le storie intessutevi hanno -il loro pieno sviluppo particolare. Di più -nel Rinaldo compariscono personaggi ed -attori diversi da quelli rammentati nell'Orlando, -e toltone tre o quattro, nuovi -affatto. E finalmente alla pag. 45 si allude -ad alcuni avvenimenti storici occorsi in -Italia al tempo dell'Ariosto, che erano -stati narrati prima nei Canti III, XIV e -XXXIII dell'Orlando; cosicchè se questi -Canti fossero stati destinati ad inserirsi in -esso, ne sarebbe resultata un'inutile ed -oziosa ripetizione di fatti; però l'inesauribil -vena del Poeta non abbisognava di tali -<span class="pagenum" id="Page_xv">[xv]</span> -sussidj, nè l'avrebbe consentito l'alterezza -del suo genio. Mi fo meglio a credere che, -avendo ideato questo nuovo Poema, volle -mostrare ad Alfonso suo Mecenate, che -non si lasciava fuggire occasione di cantare -e ricantare le sue belle imprese, ogni -volta che gli cadeva in acconcio di farlo -solennemente. -</p> - -<p> -Il titolo di <span class="smcap">Rinaldo Ardito</span>, credo che -sia stato dato al poema, perchè apparisce -dalla pag. 31, che questo famoso Paladino, -protagonista dell'azione, onde ottener -certa vittoria sull'esercito infedele, si travestisse -da Saraceno, e sotto le mentite -spoglie potè conoscere le forze del nemico; -quindi dopo aver tutto esplorato, allorchè -i due eserciti stavansi a fronte, -avendo per mezzo della sorella Bradamante -avvisato dell'inganno i capitani di Carlo, -pose lo scompiglio nel campo nemico, -e coll'aiuto dei Cristiani accorsi in tempo, -disfecero l'oste pagana; e termina -l'impresa colla conversione al Cristianesimo -dei principali condottieri Saraceni e -di Fondrano loro capo e Signore. Questo -in breve pare che fosse il concetto del Poeta, -<span class="pagenum" id="Page_xvi">[xvi]</span> -innestandovi al solito vaghissimi episodj, -che per la loro varietà e pel loro -festivo colore ne rendono oltremodo gradevole -la lettura. -</p> - -<p> -Accennata la storia del nostro Codice -e del suo contenuto, ci resta da prevenire -il Lettore sull'ordine da noi seguito in -questa prima pubblicazione, cominciando -dall'esatta descrizione del Manoscritto qual -si trova attualmente. Questo si compone -di trenta carte numerate modernamente -da una sola parte, e distribuite in quattro -quinternetti. Il primo di essi conduce da -1 a 6; il secondo da 7 a 14; il terzo da 15 -a 22; ed il quarto da 23 a 30. È necessario -però avvertire che il terzo è contrassegnato -nel margine inferiore della pag. 15 di -mano dell'Autore con <i>b</i>, ed il quarto medesimamente -a pag. 23 con <i>D</i>: il primo e -secondo non portano segnature; ogni pagina -contiene quattro ottave, meno che la 2 -che ne ha cinque, la 19 la quale ne ha -otto, scrittevi a doppia colonna, e la 29 -che ne ha tre; cosicchè formano nell'insieme -dugento quaranta quattro ottave. Ai -quattro quinternetti serve di custodia una -<span class="pagenum" id="Page_xvii">[xvii]</span> -cartella di rozzo cartone bianco, che in -avanti fu destinata a conservare dei conti e -delle ricevute. Un cordoncino di seta rosso -trapassa nella costola per traverso il cartone -e i quinternetti, ed è fissato in fine con -nodo; i due capi di esso poi son fermati -nell'interno con cera di Spagna e sigillo -della pubblica Biblioteca di Ferrara, ad -autenticare il Certificato che qui si riporta -in nota<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_xviii">[xviii]</span> -</p> - -<p> -Ora venendo alla disposizione materiale -della stampa, la lettura del Manoscritto, -nell'ordine in cui si trova, ci fece dubitare -che le carte non seguissero regolarmente e -con progresso razionale la materia, ma che -i quinternetti fossero stati a caso in tal -guisa disposti; ed il dubbio dell'interpolazione -divenne certezza, quando le segnature -del terzo e quarto c'indicarono chiaramente, -che questi invece dovevano precedere -i due senza segnatura: ed a questa -via ci attenemmo. E volendo che il Lettore -si convinca co' propri occhi della giustezza -della nostra risoluzione, s'imagini che la -stampa nell'ordine del Codice avrebbe cominciato -da pag. 46 colla stanza X. fino a -pag. 85 stanza XXX., avrebbe proseguito -<span class="pagenum" id="Page_xix">[xix]</span> -colla pag. 1 stanza I. fino a pag. 46 stanza -IX., talchè alla lettura in questo senso ne -resulta la narrativa de' casi incomposta ed -a ritroso. Ed in fatti, nella nuova disposizione, -si trovano in principio alcuni capitani -infedeli combattenti contro l'esercito -cristiano, quindi si veggono abbracciare -il Cristianesimo ad insinuazione d'Orlando. -Vi si legge pure un'avventura di Ferraù, -il quale cade per inganno nell'acqua, e per -forza d'incanto si vede trasportato nel -giardino di Venere, ove è presente al trionfo -d'Amore ec. ec. dovecchè adottando -l'altro modo, ne sarebbe derivato una mostruosità, -non procedendo naturalmente -il filo della materia e degli avvenimenti -raccontati. -</p> - -<p> -La ragione per la quale si è creduto -bene render minutissimo conto di questo -nostro materiale riordinamento, deriva -dall'aver voluto fuggir la taccia d'arbitrarj, -ove cadesse in mente a taluno raffrontar -la stampa col manoscritto, giacchè ne piacque -conservarlo religiosamente intatto ed -inviolato nella sua compaginazione, alla -quale va unita la preziosa autentica dell'originalità -<span class="pagenum" id="Page_xx">[xx]</span> -ed autografia del medesimo; -onde precludere affatto il campo agli scettici, -ai maligni ed agli ignoranti di sentenziare -a sproposito. E giudicammo opportuno -questo schiarimento, solo per quanto -concerne la materialità del codice; che -quanto al merito poetico, alla vivacità delle -immagini ed al pregio dell'invenzione, -tocca al Poeta a svelarsi, e a dar di se quelle -prove irrefragabili che per unico lo caratterizzano, -e per le quali come astro fulgidissimo -risplende nell'italiano Parnaso: -nè qui temiamo esserci ingannati. -</p> - -<p> -Ora venendo al modo da noi adoprato -nel dar fuori questo lavoro, diremo che -siamo stati scrupolosissimi a produrre il -testo nella sua genuinità, riportandone -perfino le voci viziate per eccesso o per difetto -od anche per trasposizione di qualche -lettera, rettificando però le principali in -piè di pagina, affinchè non si credessero errate -per colpa nostra. La stanza V del C. II, -la XVI e XXVII del C. IV, si son lasciate -difettose nella loro tessitura, nè ci prendemmo -briga di raddrizzare qualche verso -zoppicante; tutte negligenze comprovanti -<span class="pagenum" id="Page_xxi">[xxi]</span> -maggiormente l'originalità di questo primo -getto, che l'Autore avrebbe eliminate -dappoi, e che veruna pena ci sarebbe costato -il togliere. Le frasi e gl'intieri versi -rigettati e cancellati dal Poeta, sostituendovi -quelli che gli parvero migliori, si son -riportati in calce come varianti, per mostrare -sensibilmente l'ordine delle concezioni -di quel prepotente ingegno. Quanto -poi alla puntuazione, ci siamo tenuti a quel -metodo che credemmo il più conveniente -ed il più seguito, quello cioè di agevolare -possibilmente l'intelligenza dei concetti, -senza gran fatica nè bisogno di ricorrere -per tortuose ambagi il filo del discorso. Ai -Canti si è dato abusivamente un numero -progressivo dal I al V; non perchè così ce -li abbia indicati l'Ariosto, ma pel comodo -del Lettore e delle citazioni; giacchè Esso -nei titoli lasciò in bianco la numerazione, -e di sua mano non numerò che il <i>terzo</i>, -il quale, per la lacuna indefinita tramezzo, -siamo stati obbligati a chiamar <i>quarto</i>; a -questa numerazione si son pure subordinati -gli altri, che da penna più moderna -e con altro inchiostro erano stati notati. -<span class="pagenum" id="Page_xxii">[xxii]</span> -Per servire egualmente alla comodità, si -sono numerate le stanze d'ogni Canto, tornando -da capo a ciascuno, come è stile; e -dove esistono lacune, non si è omessa l'avvertenza. -</p> - -<p> -Resa sommariamente ragione di questa -qualunque siasi fatica, onde impetrare -alla medesima, se non il suffragio generale, -almeno il benigno compatimento dei -dotti, potremmo addurre a favor nostro le -assidue e gravi cure sostenute di buona -voglia nel breve ma spinoso aringo, non -che le vinte difficoltà, che parvero quasi -insuperabili al Baruffaldi, il qual pure -avea tanta dimestichezza cogli scritti dell'Ariosto<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>. -E la conferma della di lui genuina -confessione si presenterà a chiunque si -dia a confrontare le stanze da esso pubblicate -per saggio di questi Frammenti, dalla -pag. 310 alla 314 della rammentata Vita -del Poeta, con quelle stesse ristampate da -noi; e speriamo che questo ragguaglio porrà -in maggior chiarezza le diligenze da noi -usate. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_xxiii">[xxiii]</span> -</p> - -<p> -Forse non mancherà chi disapprovi -ed anzi condanni lo zelo di aver messo in -luce un'Opera mutila ed informe in molte -parti, quale sfortunatamente si è questa. -Per costui non abbiamo discolpa, nè sapremmo -fargli altra risposta, che mostrandogli -un gran numero di opere di sommi -scrittori greci e latini, che hanno avuto la -stessa sorte, avvalorando la nostra sentenza -col giudizio di tale, che nè la materia -nè il luogo consentono di nominare<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>. Gli -additeremmo ancora tanti e tanti bellissimi -antichi capolavori in bronzo ed in marmo, -che si ammirano ne' Musei, i quali -non sono che insigni monumenti dell'Arte -più o meno frammentati. E questi scritti -e questi monumenti ci saran sempre di modello, -rimanendo a testificare dell'eccellenza -degl'ingegni che li produssero, ed a -rimproverare mutamente l'incuria, l'ignoranza -o la perversità degli uomini che li -<span class="pagenum" id="Page_xxiv">[xxiv]</span> -ridussero in tale stato, e risveglieranno nel -cuore dei buoni almeno il desiderio che -sorga chi vaglia a ristorarne del danno. -</p> - -<p> -Finalmente poichè colla stampa collettiva -di più componimenti d'uno stesso -Autore (i quali pubblicati a parte in varie -occorrenze divengon rari e fuori di -commercio) si provvede alla maggior diffusione -dei medesimi, e posson considerarsi -come rami che si ricongiungono al -tronco principale, così credemmo incontrare -il pubblico gradimento riproducendo -la gentilissima Canzone colla quale Messer -Lodovico piangeva la partenza da Firenze -per oltremonte della sua Ginevra<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>. -Il Ch. Sig. L. M. Rezzi la trasse in luce per -la prima volta da un codice miscellaneo -Barberiniano, in occasione dei fausti sponsali -di Donna Carlotta Luisa Barberini col -Marchese Raffaele Casali del Drago, rivendicandola -con critico ragionamento al nostro -Autore, e ponendone in bella mostra -i delicati pregi che l'adornano. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_xxvi">[xxvi]</span> -</p> - -<p class="title"> -Saggio del carattere dell'Ariosto preso dalla pag. 30 dell'Autografo -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fmanoscritto"></a> - <img src="images/manoscritto.jpg" alt="manoscritto" /> -</div> -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> -</p> - -<h2 id="canto1">CANTO I</h2> -</div> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i02 dotted">. . . . . . . . . . . .</p> -<p class="i02 dotted">. . . . . . . . . . . .</p> -<p class="i02 dotted">. . . . . . . . . . . .</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_I"></a>I. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così poteansi ritenere appena</p> -<p class="i02"> I cavalier di non entrar la ciuffa<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>,</p> -<p class="i02"> E a ciascuno il tardare era gran pena,</p> -<p class="i02"> Nè può star fermo e si apparecchia e buffa;</p> -<p class="i02"> Di quei si parla che hanno animo e lena,</p> -<p class="i02"> Chè a un vil codardo incresce ogni baruffa,</p> -<p class="i02"> Come chi va alla forca, e che prolunga,</p> -<p class="i02"> Perchè quanto più può tardi vi giunga.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v1_II"></a>II. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Artiro e Salomone alla avanguarda,</p> -<p class="i02"> L'uno Affricante, e l'altro Cristiano,</p> -<p class="i02"> Stan per ferirsi in punto, e ciascun guarda</p> -<p class="i02"> Al segno general del capitano;</p> -<p class="i02"> Or dato il segno, alcun più non ritarda,</p> -<p class="i02"> E all'inimico va cum<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a> l'arme in mano;</p> -<p class="i02"> Ma prima ch'entri in così orribil guerra,</p> -<p class="i02"> Feraguto vo' trar dall'aqua in terra.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_III"></a>III. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ormai tanto che dentro vi è caduto,</p> -<p class="i02"> Che non dovrebbe aver di ragion sete;</p> -<p class="i02"> Sapete come cade<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a> Feraguto?</p> -<p class="i02"> Cum quale astuzia cade augello in rete;</p> -<p class="i02"> Egli avea già nelle aque il cuor perduto,</p> -<p class="i02"> Nè ad altro pensa che alla strema quiete,</p> -<p class="i02"> Che essendo armato, e d'armi di gran pondo,</p> -<p class="i02"> Non potendo nuotar, discese al fondo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_IV"></a>IV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Nè crediate ch'al fondo già restasse,</p> -<p class="i02"> Anci<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a> di là dal fondo fu tirato,</p> -<p class="i02"> Che una dama gentil subito il trasse</p> -<p class="i02"> Fuora delle acque in luoco assai più grato;</p> -<p class="i02"> Nè già pensò che 'l ciel tanto lo amasse<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>,</p> -<p class="i02"> Vedendosi nelle onde trabuccato;</p> -<p class="i02"> Ma il cielo il tutto a suo modo dispensa,</p> -<p class="i02"> E spesso all'uomo avvien quel che non pensa.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v1_V"></a>V. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Come chi per errore o per disgrazia,</p> -<p class="i02"> Cui sotto il ceppo ha il col<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> per esser morto,</p> -<p class="i02"> E fatta gli vien poi subito grazia</p> -<p class="i02"> Prima che moia o per ragione o torto,</p> -<p class="i02"> Che attonito rimane e il ciel ringrazia,</p> -<p class="i02"> E quasi muor di subito conforto:</p> -<p class="i02"> E così appunto a Feraguto accade,<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a></p> -<p class="i02"> Vedendosi ritrar dove pria cade<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_VI"></a>VI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Fu in una ciambra<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a> il cavalier condutto</p> -<p class="i02"> Che tutta di cristallo era smaltata;</p> -<p class="i02"> Il palco tutto a specchi era costrutto,</p> -<p class="i02"> E intorno intorno tutta ad or frissata<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>;</p> -<p class="i02"> Vedendosi il barone ivi ridutto,</p> -<p class="i02"> Gli fu tal sorte allor non poco grata,</p> -<p class="i02"> E tutto che suspetto ancora stava,</p> -<p class="i02"> Pur più ch'in l'umide acque ivi sperava.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v1_VII"></a>VII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E volto Feraguto alla donzella,</p> -<p class="i02"> Deh dimmi, dama, disse, se ti agrada,</p> -<p class="i02"> Chi sei, e come è qua stanza sì bella,</p> -<p class="i02"> Che in fondo alle acque mi par cosa rada?<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a></p> -<p class="i02"> A Feraguto allor rispose quella:</p> -<p class="i02"> Sappi ch'io fui nemica a quella Fada<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a></p> -<p class="i02"> Che poco anzi occidesti, e d'ogni intorno</p> -<p class="i02"> Faceva a' circumstanti iniuria e scorno.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_VIII"></a>VIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E quella son che ti donai quel tanto</p> -<p class="i02"> Lucido, adorno e prezioso scuto</p> -<p class="i02"> Cum che vinto hai la Fada e ogni suo incanto,</p> -<p class="i02"> A te di onore e a' circumstanti aiuto;</p> -<p class="i02"> E de infiniti sol ti puoi dar vanto</p> -<p class="i02"> Avere un tal triunfo oggi ottenuto,</p> -<p class="i02"> Di che grato non solo agli uomin sei,</p> -<p class="i02"> Ma fatto ne hai piacere insino a i Dei.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_IX"></a>IX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">La Fada di coloro era nemica,</p> -<p class="i02"> Che d'altre che di lei fussero amanti;</p> -<p class="i02"> Anci ogni industria usava, ogni fatica</p> -<p class="i02"> Per rovinarli; e ben ne ha occisi tanti,</p> -<p class="i02"> Che indarno è lo espettar, baron, ch'io dica</p> -<p class="i02"> Quanti ne ha uccisi la malvagia, e quanti</p> -<p class="i02"> Presi e in pregione morti per disagio,</p> -<p class="i02"> Vetando loro il cibo, e il stare ad agio.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v1_X"></a>X. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Onde tanto costei Venere adonta</p> -<p class="i02"> Che sol di lei cercava aspra vendetta,</p> -<p class="i02"> E<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a> a tale impresa in fin persona pronta</p> -<p class="i02"> L'amorosa mia don<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> gran tempo espetta;</p> -<p class="i02"> Ma solo hai vendicato ogni sua onta,</p> -<p class="i02"> E però ne serai persona eletta,</p> -<p class="i02"> A Vener grato, e per il tuo valore<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a></p> -<p class="i02"> Fortunato serai sempre in amore.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_XI"></a>XI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E quantunque infelice per adrieto</p> -<p class="i02"> Sempre sii stato in l'amoroso laccio,</p> -<p class="i02"> Nell'avenir serai jucundo e lieto,</p> -<p class="i02"> Poi che distolte<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a> ne hai di tanto impaccio;</p> -<p class="i02"> E perchè intendi quel che ti è secreto,</p> -<p class="i02"> Quel che richiesto me hai io non ti taccio:</p> -<p class="i02"> Sappi che ninfa son nasciuta in l'acque,</p> -<p class="i02"> E di questo liquor sto corpo nacque.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v1_XII"></a>XII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Delle Naiade son la più onorata,<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a></p> -<p class="i02"> (Che così d'acqua son le ninfe dette)<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a></p> -<p class="i02"> Liquezia ho nome, e a Venere dicata,</p> -<p class="i02"> Sono delle sue care e più dilette,<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a></p> -<p class="i02"> E a te fui col bel serto mandata<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a></p> -<p class="i02"> Per animarti a far le sue vendette;</p> -<p class="i02"> Questa è mia stanza: e qui poserà tanto</p> -<p class="i02"> Ch'io torni a rivederlo in l'altro canto.</p> -</div></div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> -</p> - -<h2 id="canto2">CANTO II</h2> -</div> - -<p class="title"> -<a id="v2_I"></a>I. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Benchè da poi che 'l Redentor del mondo</p> -<p class="i02"> Dimostar<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a> volse un sol Dio trino et uno,</p> -<p class="i02"> Ogni idol falso<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a> rovinasse al fondo,</p> -<p class="i02"> Pur fra' pagani ancor ne restò alcuno;</p> -<p class="i02"> Che li<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a> altri Dei, eccetto il ver, secondo</p> -<p class="i02"> Debbe di nuoi<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a> fedel creder ciascuno,</p> -<p class="i02"> Erano di Pluton seguaci rei,</p> -<p class="i02"> Che la gentilità chiamava Dei.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_II"></a>II. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma per la morte, e pel misterio sacro</p> -<p class="i02"> Della acerba passion del Verbo eterno,</p> -<p class="i02"> Qual segnò i suoi di quel santo lavacro</p> -<p class="i02"> Che lava in nuoi ogni peccato interno,</p> -<p class="i02"> Restò a Plutone il mondo acerbo et acro,</p> -<p class="i02"> E ritrarse gli fu forza all'Inferno;</p> -<p class="i02"> Nè falso alcuno Idio restò a' cristiani,</p> -<p class="i02"> Ma qualche illusion fra li pagani.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_III"></a>III. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E però a alcun di vuoi strano non paia</p> -<p class="i02"> Se a Feraguto quella ninfa apparve,</p> -<p class="i02"> Qual si chiamava dell'altre primaia,</p> -<p class="i02"> O fusser corpi veri o finte larve,</p> -<p class="i02"> Pur parea corpo quella ninfa gaia,</p> -<p class="i02"> Se con qualche ragion debbo parlarve:</p> -<p class="i02"> Non sciò<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> come altro giudicar si possa,</p> -<p class="i02"> Chè un spirto non si tocca in carne e in ossa.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_IV"></a>IV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Toccavassi<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a> ella e ragionar se odiva,</p> -<p class="i02"> E porse a quel baron<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a> lo illustre scuto,</p> -<p class="i02"> A cui, da poi che 'l suo parlar finiva,</p> -<p class="i02"> Rispose allor sagace Feraguto:</p> -<p class="i02"> O sii donna mortale, o eterna diva,</p> -<p class="i02"> Eternamente ti sarò tenuto,</p> -<p class="i02"> Che in dui perigli, fuor d'ogni speranza,</p> -<p class="i02"> In l'un scuto mi desti, in l'altro stanza.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_V"></a>V. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma qui se fai ch'a Venere io sia grato,</p> -<p class="i02"> Nè mi trovi in amor tanto infelice,</p> -<p class="i02"> Ch'io non vi fui giamai aventurato,</p> -<p class="i02"> Pur ch'io vi fussi un tratto almen felice,</p> -<p class="i02"> Io mi reputarei sempre beato.</p> -<p class="i02"> <a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a></p> -<p class="i02"> Che tanto un sol piacere a un miser vale,</p> -<p class="i02"> Che gli rimette<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> ogni passato male.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_VI"></a>VI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma non sciò, ninfa,<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> se ragione o errore</p> -<p class="i02"> Sia, che sperar mi fa di questo puoco:<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a></p> -<p class="i02"> Come esser può che a quella Dea d'amore,</p> -<p class="i02"> Che altrui suole infiammar, piaccia tal luoco?</p> -<p class="i02"> Esser non può che in umile liquore</p> -<p class="i02"> Produr si possa, e conservarsi, il fuoco,</p> -<p class="i02"> Il fuoco che più al cor d'ogni altro preme,</p> -<p class="i02"> Che mal pon stare dui contrari insieme.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_VII"></a>VII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ben mostri, alto baron, vivace ingegno,</p> -<p class="i02"> Disse la dama, e razional discorso,</p> -<p class="i02"> Che cum la forza uniti ti fan degno</p> -<p class="i02"> Di conseguir d'amor dolce soccorso;</p> -<p class="i02"> Spera, che fine arai al tuo disegno,</p> -<p class="i02"> E alla sventura tua<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> porrai il morso,</p> -<p class="i02"> Quanto ad Amore e Venere si spetta,</p> -<p class="i02"> Benchè tua mente in ciò dubbia e suspetta.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_VIII"></a>VIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma dubitar non dei, che 'l fuoco pasce</p> -<p class="i02"> In umido<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a> liquore e si conserva,</p> -<p class="i02"> Come in vuoi il calor nativo nasce</p> -<p class="i02"> In radicale umor, che in vita serva</p> -<p class="i02"> Nel materno alvo l'uomo e nelle fasce,<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a></p> -<p class="i02"> E sempre umor da morte lo preserva;</p> -<p class="i02"> E in la lucerna piccoletta fiamma</p> -<p class="i02"> In oleo e in altro umor se aviva e infiamma.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_IX"></a>IX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Però Venere infiamma e si diletta</p> -<p class="i02"> Di quello umor che sta col caldo insieme,</p> -<p class="i02"> Anci nel mar di spuma fu<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> concetta</p> -<p class="i02"> Venere in cambio di genital seme;</p> -<p class="i02"> La cosa non dirò, baron, perfetta,</p> -<p class="i02"> Però che l'onestà la lingua preme,</p> -<p class="i02"> Et a una donna, ancor che meretrice,</p> -<p class="i02"> Lo inonesto parlar sempre desdice.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_X"></a>X. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Il viver di Saturno, e ciò che fece</p> -<p class="i02"> Al padre suo, mi converria narrarte;</p> -<p class="i02"> Ma questo ad uomo più che a donna lece;</p> -<p class="i02"> Bastammi<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> a dir la più opportuna parte,</p> -<p class="i02"> E che come la fiamma in oleo o in pece,</p> -<p class="i02"> Così in l'umor stia il caldo, dimostrarte;</p> -<p class="i02"> Nè ti sia cosa nova e inusitata.</p> -<p class="i02"> Che una Naiade a Vener sia dicata.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XI"></a>XI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">O felice colui che intender puote</p> -<p class="i02"> Il secreto poter della natura!</p> -<p class="i02"> O quante cose sono al mondo ignote</p> -<p class="i02"> Che l'uomo di sapere ha puoca cura;</p> -<p class="i02"> E se fussero a nuoi palesi e note</p> -<p class="i02"> Procederia ciascun cum più misura.</p> -<p class="i02"> Da te ben resto chiaro e resoluto,</p> -<p class="i02"> Rispose a quella dama Feraguto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XII"></a>XII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma pregote, dapoi che mi hai promesso</p> -<p class="i02"> Favorire<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> in amore i miei disegni,</p> -<p class="i02"> Che quando un tanto don mi fia concesso</p> -<p class="i02"> Di amar cum frutto, me ne mostri segni;</p> -<p class="i02"> Che sempre duolse, puoi<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a> che in speme è messo,</p> -<p class="i02"> A cui come sperava non li avegni:</p> -<p class="i02"> Sicchè, dama gentil, fa' poi ch'io sapia</p> -<p class="i02"> Quando tal grazia in mia persona capia.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XIII"></a>XIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Rispose allor la vezzosetta dama:</p> -<p class="i02"> Io sempre fui fedele a chi mi crede,</p> -<p class="i02"> E Vener anco, e chi infedel la chiama,</p> -<p class="i02"> Non ben dicerne<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a> quel ch'amor richiede;</p> -<p class="i02"> Fidelità conviensi a chi bene ama,</p> -<p class="i02"> E dir si suol che Amor sempre vuol<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a> fede;</p> -<p class="i02"> Ma acciò ch'in breve il tuo desir consegui,</p> -<p class="i02"> Conviene che più oltre ancor mi segui.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XIV"></a>XIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Rispose quel baron: guidami pure,</p> -<p class="i02"> Se ben volessi, giuso ai regni stigi,</p> -<p class="i02"> Che disposto<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a> mi son, dama, condure</p> -<p class="i02"> Dove ti piace pronto a' tuoi servigi.</p> -<p class="i02"> Ma mi bisogna<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a> l'animo ridure</p> -<p class="i02"> Dove lassai, io credo, Malagigi,</p> -<p class="i02"> Il qual, se vi rimembra, in l'altro canto</p> -<p class="i02"> Vi lassai cum ragion jocondo tanto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XV"></a>XV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Io vi lassai di ciambra già partito</p> -<p class="i02"> Della regina, e l'uno e l'altro lieto,</p> -<p class="i02"> Che tanto l'uno a l'altro era gradito</p> -<p class="i02"> Che ciascun di essi ne restava quieto;</p> -<p class="i02"> Desidra la regina che finito</p> -<p class="i02"> Presto sia il giorno al suo piacer secreto,</p> -<p class="i02"> E sol la notte a lei felice espetta,</p> -<p class="i02"> Che Amore è cieco, e notte gli diletta.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XVI"></a>XVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E senza altro pensare, un suo fidato</p> -<p class="i02"> Accorto servitor chiamò quel giorno,</p> -<p class="i02"> A cui disse, se sei, come hai mostrato,</p> -<p class="i02"> Sempre nemico a chi mi vuol far scorno,</p> -<p class="i02"> Prego che vadi più che puoi celato,</p> -<p class="i02"> E Orlando trovi cavaliero adorno,</p> -<p class="i02"> E nostro capitan, se sciai qual sia,</p> -<p class="i02"> E questa gli darai da parte mia.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XVII"></a>XVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E una lettera in mano al messo porse,</p> -<p class="i02"> Che del suo amore il conte reavisava;<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a></p> -<p class="i02"> Dopo molte proferte, il servo corse</p> -<p class="i02"> Al finto non ma al ver conte<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a> di Brava:</p> -<p class="i02"> Il conte poi che del sigil si accorse,</p> -<p class="i02"> La lettra prese, e altro non parlava,</p> -<p class="i02"> Anci notando<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a> il servo, in man la piglia,</p> -<p class="i02"> In atto d'uom che assai si meraviglia.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XVIII"></a>XVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Sciolsella<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>, e prima sotto<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a> lesse</p> -<p class="i02"> Il nome di chi a lui la scrive e manda;</p> -<p class="i02"> Subito il resto a leger poi si messe</p> -<p class="i02"> Di tal tenore = A te si aricomanda,</p> -<p class="i02"> Conte, colei che per signor ti ellesse,</p> -<p class="i02"> E sol ti apprezza, e solo ti dimanda;</p> -<p class="i02"> Pregate, come la notte passata,</p> -<p class="i02"> Questa altra ancor ti sia racomandata<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XIX"></a>XIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Rimase il conte alle parol suspeso,</p> -<p class="i02"> E di notte non scià, nè de che scriva;</p> -<p class="i02"> Ma pur per coniettura ha in parte inteso</p> -<p class="i02"> Quel che chiedea la donna, e le agradiva;</p> -<p class="i02"> Scià ch'ella già lo amava; onde compreso</p> -<p class="i02"> Ha che di novo in lei lo amor si aviva;</p> -<p class="i02"> Ma pur di quel che ha letto assai si ammira,</p> -<p class="i02"> E di novo la lettra or lege, or mira.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XX"></a>XX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E alla proposta subito rispose,</p> -<p class="i02"> E rescrisse una a lei di tal tenore:</p> -<p class="i02"> Regina mia, nelle importanti cose</p> -<p class="i02"> Vostre del regno sol vi mostro amore;</p> -<p class="i02"> Ma in altre trame occulte et amorose,</p> -<p class="i02"> Non fui mai vosco; onde pigliate errore:</p> -<p class="i02"> Nè sta notte nè mai giacqui cum vui;</p> -<p class="i02"> Credo ch'in cambio mio godesti altrui.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXI"></a>XXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Diede la lettra il conte al fido messo,</p> -<p class="i02"> Che alla regina appresentolla in mano;</p> -<p class="i02"> Ella vedendo il servo, al primo ingresso</p> -<p class="i02"> Allegrossi, ma poi fu il gaudio vano,</p> -<p class="i02"> Che poi che della lettra intese espresso</p> -<p class="i02"> Tutto il tenor, le parve il caso strano</p> -<p class="i02"> D'esser schernita, e che ciò<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a> niegi il conte,</p> -<p class="i02"> Che pure il vide seco a fronte a fronte.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXII"></a>XXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E cominciò a dolersi la regina</p> -<p class="i02"> Allor del conte assai cum voce pia;</p> -<p class="i02"> Lacrimando diceva: ahimè mischina,</p> -<p class="i02"> A chi dei l'alma e la persona<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a> mia!</p> -<p class="i02"> Ad un che fu la notte, e la mattina</p> -<p class="i02"> Dimostra ingrato che più mio non sia;</p> -<p class="i02"> E a me che io il vidi, e sciò che fu certo ello</p> -<p class="i02"> Non si vergogna dir, che non fu quello.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXIII"></a>XXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Nol vedeste, occhi vui, che le fattezze</p> -<p class="i02"> Avea del conte? io sciò che non errasti;</p> -<p class="i02"> Ora son queste, Orlando, le prodezze</p> -<p class="i02"> Che per mio amore usar prima pensasti?</p> -<p class="i02"> Se pur non ti piacean le mie bellezze,</p> -<p class="i02"> (Che poco sono) a che, crudel, le usasti?</p> -<p class="i02"> A che sì piccol tempo le godesti,</p> -<p class="i02"> E da me, ingrato, come vil ti arresti?</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXIV"></a>XXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Forse ch'io non ti son piacciuta quanto</p> -<p class="i02"> Credevi prima, ahimè, solo a vedermi?<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a></p> -<p class="i02"> Ma perchè, ingrato, tante volte e tanto</p> -<p class="i02"> Quella notte tornasti a rigodermi?</p> -<p class="i02"> Se allor bella non fui, come di manto</p> -<p class="i02"> Adorna poteva altri e tu<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a> tenermi?</p> -<p class="i02"> E se a me più tornar pur non volevi,</p> -<p class="i02"> Negarmi esser lì stato non dovevi.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXV"></a>XXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dall'altro canto il conte Orlando stava</p> -<p class="i02"> Suspeso assai, nè scià quel che si dire;</p> -<p class="i02"> La cosa ben come era imaginava,</p> -<p class="i02"> Ma non la scià per lo ben colorire;</p> -<p class="i02"> Che essa l'avesse in fal preso pensava</p> -<p class="i02"> Per cieca volontà, per gran desire,</p> -<p class="i02"> Nè scià chi possa avere audacia presa</p> -<p class="i02"> Di essere entrato in una tanta impresa.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXVI"></a>XXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Non scià come essa lui in fal pigliasse,</p> -<p class="i02"> Nol cognoscendo al viso e al proprio aspetto,</p> -<p class="i02"> Nè scià ch'in faccia lui rapresentasse</p> -<p class="i02"> Salvo Milone, a lei figlio diletto,</p> -<p class="i02"> Qual non si crede<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a> che alla madre usasse</p> -<p class="i02"> Tanta sceleritade, tanto diffetto<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>,</p> -<p class="i02"> E stette in tal penser tutto quel giorno;</p> -<p class="i02"> Ma il conte io lasso, e a Malagigi io torno<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXVII"></a>XXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Credendo Malagigi ritornare</p> -<p class="i02"> Alla regina la notte seguente,</p> -<p class="i02"> Nel mezzo di quel dolce lamentare,</p> -<p class="i02"> Che faceva ella del suo error dolente,</p> -<p class="i02"> Andolla Malagigi a visitare,</p> -<p class="i02"> Che non sapea della regina<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a> niente</p> -<p class="i02"> Quel che dolesse, anci a lei venne allora</p> -<p class="i02"> Cum la sembianza di quel conte ancora.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXVIII"></a>XXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Fu dalla più secreta camariera</p> -<p class="i02"> Portata alla regina la novella,</p> -<p class="i02"> Come ad essa il gran conte venuto era</p> -<p class="i02"> Per visitarla, se piacesse ad ella;</p> -<p class="i02"> Tutta turbossi la regina in ciera,</p> -<p class="i02"> E in mille parti il sdegno la martella,</p> -<p class="i02"> E dubita di dui qual debbia fare,</p> -<p class="i02"> O se lo escluda, o pur lo lassi entrare.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXIX"></a>XXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Non scià quel che si far, tutta è commossa,</p> -<p class="i02"> Non scià se contradica o se consenta,</p> -<p class="i02"> Ma l'amor più che l'ira ebbe gran possa,</p> -<p class="i02"> Sì che a lassarlo entrar restoe contenta;</p> -<p class="i02"> La camariera ad introdurlo mossa,</p> -<p class="i02"> Avanti alla regina lo appresenta,</p> -<p class="i02"> E Malagigi non sapendo il fatto,</p> -<p class="i02"> A lei si appresentò cum allegro atto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXX"></a>XXX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma ella cum sembiante assai mansueto,</p> -<p class="i02"> Cum occhi mesti a guisa di turbata,</p> -<p class="i02"> Non ben rispose a Malagigi lieto</p> -<p class="i02"> Come pensò vedere alla tornata;</p> -<p class="i02"> Ma non per questo se ritrasse adrieto;</p> -<p class="i02"> Ma dimostra egli faccia allegra e grata,<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a></p> -<p class="i02"> E accarecciar<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a> la donna allor non resta,</p> -<p class="i02"> Pensando che per altro ella stia mesta.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXI"></a>XXXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma senza altro parlarli, la regina</p> -<p class="i02"> La lettera del conte al baron diede;</p> -<p class="i02"> Presella<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a> quello, e subito divina</p> -<p class="i02"> Dove il gran sdegno di colei procede:</p> -<p class="i02"> E più cognosce ancor la sua ruina</p> -<p class="i02"> Che la lettra del conte in scritti vede;</p> -<p class="i02"> La lettra lesse, e poi rivolto a lei</p> -<p class="i02"> Disse, regina, per un scherzo il fei.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXII"></a>XXXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Tutta mutossi la regina allora,</p> -<p class="i02"> E serenò la fronte e il suo bel ciglio,</p> -<p class="i02"> E più che mai Orlando la innamora,</p> -<p class="i02"> E subito le fa mutar consiglio;</p> -<p class="i02"> Ma quietata non bene era ella ancora,</p> -<p class="i02"> Quando a lei corse un suo fedel famiglio,</p> -<p class="i02"> E dissele, regina, il tuo figliuolo</p> -<p class="i02"> Si trova in gran contrasto e in maggior duolo.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXIII"></a>XXXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Il conte Orlando nostro defensore,</p> -<p class="i02"> Venuto da ponente<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a> ove il sol monta</p> -<p class="i02"> Per defendere il stato e il vostro onore,</p> -<p class="i02"> Credo che ricevuta abbia qualche onta;</p> -<p class="i02"> E dir l'ho udito al tuo figliuol: Signore,</p> -<p class="i02"> Se sta persona mai per te fu pronta,</p> -<p class="i02"> Se mai io satisfeci al tuo desire,</p> -<p class="i02"> Piacemmi<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a> assai, ma ormai mi vo' partire.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXIV"></a>XXXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Di questo assai si duole il tuo Milone,</p> -<p class="i02"> E li repugna, e consentir non vuole,</p> -<p class="i02"> E vie più perchè Orlando la cagione</p> -<p class="i02"> Tace, nè si contenta e non si duole;</p> -<p class="i02"> Ma che offeso sia stato il gran barone</p> -<p class="i02"> Conoscessi<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a> alla ciera e alle parole:</p> -<p class="i02"> Però prega Milon ch'ivi tu vegni,</p> -<p class="i02"> E che lui, se il puoi far, fra nuoi ritegni.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXV"></a>XXXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poco cervel coprir de' la tua fronte,</p> -<p class="i02"> E che l'hai dove la civetta<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a> il gozzo:</p> -<p class="i02"> Or non è qui a me presente il conte,</p> -<p class="i02"> Che ti sian cavi li occhi, e il capo mozzo?</p> -<p class="i02"> Rispose la regina; e a me raconte<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a></p> -<p class="i02"> Una tal falsità, ribaldo e sozzo:</p> -<p class="i02"> Sei cieco, over bevuto hai troppo vino,</p> -<p class="i02"> Che qui non vedi Orlando paladino?</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXVI"></a>XXXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Guarda il famiglio, e resta stupefatto,</p> -<p class="i02"> E cognosce che quello è Orlando apponto:</p> -<p class="i02"> Io non sciò, disse, come vada il fatto,</p> -<p class="i02"> E come pria di me costui sia gionto;</p> -<p class="i02"> Io il vidi, io lo udii pur, e corsi ratto,</p> -<p class="i02"> Regina, a te, che sciai quanto sia pronto;</p> -<p class="i02"> E non sciò come sia possibil questo,</p> -<p class="i02"> Che egli di me sia giunto a te più presto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXVII"></a>XXXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E partito<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a> porrò cum chi lo accetta,</p> -<p class="i02"> Che quel ch'io vidi, Orlando, è in sala ancora,</p> -<p class="i02"> E parla cum Milon, che così in fretta</p> -<p class="i02"> Venni, che certo ancor cum lui dimora.</p> -<p class="i02"> Perchè a chi il fatto attien sempre suspetta,</p> -<p class="i02"> Molto turbossi la regina allora;</p> -<p class="i02"> A Malagigi guarda, e si dispone</p> -<p class="i02"> Veder di tal novella il parangone<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXVIII"></a>XXXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Malagigi, che più non può coprirse,</p> -<p class="i02"> Dispose allor finir la cosa in riso,</p> -<p class="i02"> E volto al servo disse, che forbirse</p> -<p class="i02"> Debbassi<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a> ben di nuovo e li occhi e il viso,</p> -<p class="i02"> E che debbia correndo indi partirse,</p> -<p class="i02"> E ben cerchi mirare attento e fiso</p> -<p class="i02"> Se più dove diceva<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a> il conte vede,</p> -<p class="i02"> E poi ritorni, e facciane lor fede.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XXXIX"></a>XXXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Subito il servo senza altra risposta</p> -<p class="i02"> Ritornò in sala ove ancor stava il conte,</p> -<p class="i02"> A cui il servo assai vicin si accosta,</p> -<p class="i02"> E fra se dice: io pur ti miro in fronte;</p> -<p class="i02"> Pur veggio che quel sei; ora a sua posta</p> -<p class="i02"> Mi accusi la regina, e facciammi<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a> onte,</p> -<p class="i02"> Ch'io dubito assai ch'essa e il suo figliuolo</p> -<p class="i02"> Non sian traditi, e ne ricevan duolo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XL"></a>XL. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E nulla dire allora a Milon volle,</p> -<p class="i02"> E fra se parla, e torna alla regina,</p> -<p class="i02"> Et a lei disse: chi 'l cervel mi tolle,</p> -<p class="i02"> Peggio<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a> che non veggio io quello indivina;</p> -<p class="i02"> Tu sei troppo, regina, a creder molle,</p> -<p class="i02"> E ne potria reuscir tua gran rovina;</p> -<p class="i02"> Orlando è in sala, e questo è certo assai,</p> -<p class="i02"> E a vederlo tu ancor venir potrai.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLI"></a>XLI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Rispose la regina: io vo' vedello,</p> -<p class="i02"> Ch'io voglio, s'io non trovo, castigarti;</p> -<p class="i02"> E tu, conte, se tu però sei quello,</p> -<p class="i02"> Prego che qui mi espetti e non ti parti:</p> -<p class="i02"> Rispose Malagigi, io son pure ello,</p> -<p class="i02"> E per meglio voler certificarti,</p> -<p class="i02"> Qui dentro chiuso voglioti espettare,</p> -<p class="i02"> Fa' pur quanti usci vuoi di fuor serrare.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLII"></a>XLII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Fu chiuso Malagigi, e Galliciana</p> -<p class="i02"> Andò dove è Milone e il conte in sala;</p> -<p class="i02"> E visto il conte, assai li parve strana</p> -<p class="i02"> Tal cosa, e come a occel le cascò l'ala;</p> -<p class="i02"> Chiama in amore ogni sua opra vana,</p> -<p class="i02"> L'ira in lei<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a> cresce, e il desiderio cala;</p> -<p class="i02"> Volsessi<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a> disperar, volse morire,</p> -<p class="i02"> Poi che così si vide allor schernire.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLIII"></a>XLIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma come sempre saggia e discreta,</p> -<p class="i02"> Farne vendetta al tutto si dispose,</p> -<p class="i02"> Ma per suo onore più che può secreta,</p> -<p class="i02"> Ordine buono al suo disegno pose;</p> -<p class="i02"> Molti de' suoi armò, che non gliel vieta</p> -<p class="i02"> Alcun, che potea queste e maggior cose,</p> -<p class="i02"> E condusseli ove era il finto Orlando,</p> -<p class="i02"> Per legarlo prigione al suo comando.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLIV"></a>XLIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma intanto Malagigi la mala arte,</p> -<p class="i02"> Buona per lui, aveva oprato solo,</p> -<p class="i02"> Che solo a un comandare e aprir di carte</p> -<p class="i02"> Passava i muri, e se ne andava a volo;</p> -<p class="i02"> Effigie muta,<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a> e quando vuol si parte,</p> -<p class="i02"> E il gaudio in pene<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a> muta, in gaudio il duolo:</p> -<p class="i02"> Egli uscì fuora, e<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a> in cambio suo rinchiuso</p> -<p class="i02"> Un spirito lassò da lui bene uso.<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a></p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLV"></a>XLV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Nè vi ammirate se tal cosa fa,</p> -<p class="i02"> Che questo, a lui ch'è mastro, è cosa picola;</p> -<p class="i02"> Un libro consecrato il barone ha</p> -<p class="i02"> Che tutti i segni di tale arte articola;<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a></p> -<p class="i02"> In quello ogni scongiura e forza sta</p> -<p class="i02"> Che descrive Azael<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a> e la Clavicola,</p> -<p class="i02"> E però dal demonio egli è obedito</p> -<p class="i02"> Secondo le occorrenzie e l'appetito.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLVI"></a>XLVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Partisse allora egli per più destra<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a></p> -<p class="i02"> Che puote, che sapea quel che importava;</p> -<p class="i02"> Non sciò se uscisse per uscio o finestra,</p> -<p class="i02"> O se demonio o spirito il portava;</p> -<p class="i02"> Da l'altra parte la regina allestra<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a></p> -<p class="i02"> Li armati suoi, e nella ciambra entrava,</p> -<p class="i02"> E addosso a Libichel,<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a> ch'in propria forma</p> -<p class="i02"> Del conte stava, corse quella torma.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLVII"></a>XLVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Tutti cum gran furor<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a> contra a lui ferse,</p> -<p class="i02"> Per far della regina ogni<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a> comando,</p> -<p class="i02"> Che tutta l'ira contra a quel converse,</p> -<p class="i02"> Che era in la ciambra, come a finto Orlando;</p> -<p class="i02"> Ma Malagigi l'animo non perse,</p> -<p class="i02"> Anci rispose bene al lor dimando,</p> -<p class="i02"> Che a chi per darli o lo pigliar s'accosta,</p> -<p class="i02"> Cum pugni e calci fa buona risposta.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLVIII"></a>XLVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Gridava ognun: pigliamo sto mal guerzo,<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a></p> -<p class="i02"> (Che così è il spirto in forma del gran conte)</p> -<p class="i02"> Ma Malagigi lor fa stranio scherzo,</p> -<p class="i02"> E a chi una gota rompe e a chi la fronte,</p> -<p class="i02"> Dui fece tramortire, e occise il terzo,</p> -<p class="i02"> E contra li altri ha ancor sue forze pronte;</p> -<p class="i02"> E ad un di lor, che gli contrasta invano,</p> -<p class="i02"> Tolse per forza un gran baston di mano.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XLIX"></a>XLIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Questo vedendo li altri, e che ben li onge,<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a></p> -<p class="i02"> Ciascun sta largo, e il guardano alle mani;<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a></p> -<p class="i02"> Dàlli dàlli, ciascun grida da longe,</p> -<p class="i02"> Come quando talor son tocchi i cani,</p> -<p class="i02"> Che abaglian<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a> pure, e alcun non morde o ponge,</p> -<p class="i02"> E vanno intorno oppur stanno lontani;</p> -<p class="i02"> Così fan quelli, e gridano sì forte</p> -<p class="i02"> Che udito già l'avea tutta la corte.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_L"></a>L. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Milon vi corse, il conte, e il gran Fondrano,</p> -<p class="i02"> Rosadoro, Arideo cum altri insieme;<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a></p> -<p class="i02"> Ciascun teneva o brando o spiedo in mano,</p> -<p class="i02"> Che chi il caso non scià di peggio teme;</p> -<p class="i02"> Allora Libichel si fa più strano,<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a></p> -<p class="i02"> Il baston gira, e di gran furia freme</p> -<p class="i02"> Per provocar più il conte e li altri in ira,</p> -<p class="i02"> Corre al nemico, grida, salta e gira.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LI"></a>LI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Intanto coi compagni il conte gionse,</p> -<p class="i02"> E il tempo prese allora Libichello,</p> -<p class="i02"> Per non mostrarsi Orlando a Orlando,<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a> assonse</p> -<p class="i02"> Novella forma, come gionse quello;</p> -<p class="i02"> Effigie da baston proprio si agionse,</p> -<p class="i02"> E divenne di uno uomo uno asinello;</p> -<p class="i02"> Io non sciò se Turpino in ciò mi inganni,</p> -<p class="i02"> Fu uno<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a> asinello di ben sopra otto anni.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LII"></a>LII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Rignando cominciò giocar de calci,</p> -<p class="i02"> E porre ivi ciascuno in gran conquasso;<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a></p> -<p class="i02"> Fra color si dimena, e con gran balci<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a></p> -<p class="i02"> E correr, ne va assai più che di passo;</p> -<p class="i02"> Non fa tempesta, quando scorza i salci,<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a></p> -<p class="i02"> Tanto rumor ne' campi e tal fracasso,</p> -<p class="i02"> Quanto fa allora il spirto Libichello</p> -<p class="i02"> Mutato (come io dissi) in asinello.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LIII"></a>LIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Orlando e Rosador di riso scoppia,</p> -<p class="i02"> Milon, Fondrano e così tutto il resto,</p> -<p class="i02"> Pur sempre i calci l'asinel raddoppia,</p> -<p class="i02"> E salta e corre e poi ragira presto;</p> -<p class="i02"> L'orecchie stende, si digrigna, e doppia</p> -<p class="i02"> Festa agli astanti poi aggiunse a questo,</p> -<p class="i02"> E in ordine mostrò quel che in le<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a> stalle,</p> -<p class="i02"> O ne' campi, il stallon fra le cavalle.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LIV"></a>LIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E si drizzò a seguir Galliciana</p> -<p class="i02"> Quel disonesto e intrepido asinazzo,</p> -<p class="i02"> Ella, che vide quella cosa strana,</p> -<p class="i02"> Si sforza vergognosa uscir d'impazzo;</p> -<p class="i02"> Ma l'asino da lei non si allontana,</p> -<p class="i02"> Gridagli forte ognun, pur n'ha sollazzo,</p> -<p class="i02"> E se<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a> non pur che la regina infesta,</p> -<p class="i02"> Scoppiato ne sarebbe ognun di festa.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LV"></a>LV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma il conte Orlando, cavalier saputo,</p> -<p class="i02"> Che ebbe la lettra, s'avisò del fatto,</p> -<p class="i02"> Perchè più d'uno incanto avea veduto</p> -<p class="i02"> Per altri tempi, imaginossi il tratto,</p> -<p class="i02"> Che Malagigi, o chi altri, qui venuto</p> -<p class="i02"> Fusse per eseguir questo tristo atto,</p> -<p class="i02"> Et a quanti baron si vide avante</p> -<p class="i02"> Disse: qui è stato qualche negromante.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LVI"></a>LVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Confermò ognun quel che 'l conte prevede,</p> -<p class="i02"> Il qual disse a ciascun che presente era:</p> -<p class="i02"> Io sum<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a> Orlando, il quale in Cristo crede,</p> -<p class="i02"> E la sua legge è sola al mondo vera;</p> -<p class="i02"> Mostrar vi voglio la cristiana fede</p> -<p class="i02"> Quanto potente sia, quanto sincera;</p> -<p class="i02"> E l'asino gridò:<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a> Demonio tristo,</p> -<p class="i02"> Partiti quindi per virtù di Cristo.</p> -</div></div> - -<p class="center"> -<i>Manca la continuazione</i> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LVII"></a>LVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ebbe il gigante allora acerba pena,</p> -<p class="i02"> Pur si ritenne in piede, e il capo quassa,</p> -<p class="i02"> La mazza stringe et a due man la mena,</p> -<p class="i02"> E contra a chi il percosse un colpo lassa;</p> -<p class="i02"> Schifarlo puote il Paladino appena,</p> -<p class="i02"> Ma pur da parte salta, e il colpo passa;</p> -<p class="i02"> Egli è mastro di guerra, e il suo Rondello</p> -<p class="i02"> Ai salti è assuefatto, e molto snello.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LVIII"></a>LVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Schiffò quel colpo, e ben volse<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a> il marchese,</p> -<p class="i02"> Ma renderlo non puote a quella volta,</p> -<p class="i02"> Chè separate fur le lor contese,</p> -<p class="i02"> Tanto crescea de' cavalier la folta;</p> -<p class="i02"> Sicchè Oliviero allora altra via prese,</p> -<p class="i02"> Mostrando tra' pagani audacia molta:</p> -<p class="i02"> Quanti ne giunge pien di rabbia e tosco,</p> -<p class="i02"> Male integri li manda al regno fosco.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LIX"></a>LIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Riconfortossi la cristiana schiera</p> -<p class="i02"> Pel grande aiuto di quel Paladino;</p> -<p class="i02"> Ma di Ruffardo la possanza fiera</p> -<p class="i02"> Fa come falce di stipa o di lino:</p> -<p class="i02"> Infernal cosa è riguardarlo in ciera,</p> -<p class="i02"> Nè sì brutto si pinge Calcabrino;<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a></p> -<p class="i02"> E tanto adopra la ferrata mazza,</p> -<p class="i02"> Che sempre ha intorno spaziosa piazza.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LX"></a>LX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma Balugante cupido di sangue</p> -<p class="i02"> Bravante il maladetto a ferir manda;</p> -<p class="i02"> Mossessi<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a> quello a guisa di fiero angue,</p> -<p class="i02"> Se advien che 'l tosco disdegnato spanda;</p> -<p class="i02"> Restò a tal gionta ogni cristiano esangue,</p> -<p class="i02"> E a fugir cominciar per ogni banda;</p> -<p class="i02"> Li più galgiardi<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> allor ebber paura,</p> -<p class="i02"> Movendossi<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a> il pagan de empia statura.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXI"></a>LXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Il primo che scontrò cum la fiera asta</p> -<p class="i02"> Fu Rodoardo sir di Lamporeggio,</p> -<p class="i02"> Galgiardo fu, ma al colpo non contrasta,</p> -<p class="i02"> Che a terra cade, e non gli avvenne peggio<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a>:</p> -<p class="i02"> Poi che la lanza in mille pezzi è guasta,</p> -<p class="i02"> Il brando tira, e grida: oggi preveggio</p> -<p class="i02"> Il modo di sbramarmi a sangue e morte,</p> -<p class="i02"> E provar quanto ogni cristiano è forte.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXII"></a>LXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Vide il Danese il danno de' cristiani,</p> -<p class="i02"> E il suo Dudone e Bradamante appella,</p> -<p class="i02"> Che era in la schiera delli due germani;</p> -<p class="i02"> Costei del buon Ranaldo era sorella</p> -<p class="i02"> Gagliarda, ardita, e da menar le mani</p> -<p class="i02"> Atta non men che un Paladino, e bella;</p> -<p class="i02"> Altra Camilla,<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a> altra Pentesilea,</p> -<p class="i02"> Che armata sol per Cristo combattea.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXIII"></a>LXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Entrò la dama nel calcato stormo</p> -<p class="i02"> Insieme cum Dudon gridando forte:</p> -<p class="i02"> Ora canaglia insieme vi distormo,<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a></p> -<p class="i02"> Che tutti meritate acerba morte;</p> -<p class="i02"> Io più di vui<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a> non son legata o dormo,</p> -<p class="i02"> Che sì pensate, penso, a trista sorte:</p> -<p class="i02"> E cum la lanza un cavalier percusse</p> -<p class="i02"> Chiamato Armeno, e credo Armeno fusse.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXIV"></a>LXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi trasse il brando la gagliarda dama</p> -<p class="i02"> E gettò morto un giovinetto al piano,</p> -<p class="i02"> Qual da Turpino Chiariol si chiama,</p> -<p class="i02"> D'abito e nascimento soriano,</p> -<p class="i02"> Venuto di Soria per la gran fama</p> -<p class="i02"> Del gran re Carlo e del popol cristiano,</p> -<p class="i02"> E lassò il padre suo senza altro erede,</p> -<p class="i02"> Giurando tornar presto, alla sua fede.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXV"></a>LXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Glorio, Lampruccio e Meleardo occise,</p> -<p class="i02"> Tutti Africani, e tutti e tre di Egitto;</p> -<p class="i02"> Col brando il capo ai dui primi divise,</p> -<p class="i02"> L'altro di ponta fu nel cuor trafitto;</p> -<p class="i02"> Per questo, gran terror la dama mise</p> -<p class="i02"> Nel popul sarracin timido e afflitto,</p> -<p class="i02"> Gettando gambe, braccia e teste a terra,</p> -<p class="i02"> Questo urta,<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a> quello occide et altri<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a> atterra.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXVI"></a>LXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Come se tra molti minuti schioppi</p> -<p class="i02"> Bombarda scocca e sino al ciel ribomba,</p> -<p class="i02"> Che non pur par che de' nemici agroppi<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a></p> -<p class="i02"> L'animo, ma li offende, atterra e slomba;</p> -<p class="i02"> O se nei campi peccorelle intoppi,</p> -<p class="i02"> Dopo altri lampi, una fulminea romba;</p> -<p class="i02"> A parangone de altri men potenti</p> -<p class="i02"> Par che a ferir la dama si apresenti<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a>.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXVII"></a>LXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma Dudon fa cum lei la festa doppia,</p> -<p class="i02"> E col brando fracassa, atterra et urta,</p> -<p class="i02"> Minaccia, fende, rompe, taglia e stroppia,</p> -<p class="i02"> E a questo il busto, a quello un braccio scurta;</p> -<p class="i02"> L'uno induce timor, l'altro il radoppia,</p> -<p class="i02"> Per tener de' Cristian l'audacia surta,</p> -<p class="i02"> Ma non men sarracin da l'altro canto</p> -<p class="i02"> Cercano di vittoria avere<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a> il vanto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXVIII"></a>LXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Artiro, Odrido, Buffardo e Bravante</p> -<p class="i02"> Son contra i nostri da gran furia spenti,<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a></p> -<p class="i02"> Come si vede a caso in uno instante</p> -<p class="i02"> Levarsi a un tempo dui contrarii venti,</p> -<p class="i02"> Che l'un sbatte a ponente, altro a levante,</p> -<p class="i02"> Quel che a lor forza a caso si apresenti;</p> -<p class="i02"> E cum tal furia l'un l'altro ritrova,</p> -<p class="i02"> Come volesser discacciarsi a prova.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXIX"></a>LXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Scontrosse cum Odrido Bradamante,</p> -<p class="i02"> E stordito il lassò, tanto il percosse;</p> -<p class="i02"> Ferillo al capo la donzella aitante,</p> -<p class="i02"> Che tutto il tramutò, tutto il commosse;</p> -<p class="i02"> Visto quel colpo il forte re Bravante,</p> -<p class="i02"> Stimò che un paladin la dama fosse,</p> -<p class="i02"> E d'un gran colpo l'elmo le martella,</p> -<p class="i02"> Di che gran poena<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> ne sostenne quella.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXX"></a>LXX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma subito grande ira al cuor le monta,</p> -<p class="i02"> E cum il brando il capo gli percuote,</p> -<p class="i02"> Che 'l colpo dato a lei cum questo sconta,</p> -<p class="i02"> E impalidir gli fece ambe le gote;</p> -<p class="i02"> Ma il re Bravante le lassò una ponta,</p> -<p class="i02"> Che appena ella in arcion tener si puote;</p> -<p class="i02"> Ma per la gente ch'ivi allor si mosse,</p> -<p class="i02"> Per forza l'un da l'altro separosse.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXI"></a>LXXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma cum Buffardo si scontrò Dudone,</p> -<p class="i02"> E cum gran stizza adosso se gli cazza;<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a></p> -<p class="i02"> D'una mazzata il gionse in un gallone,</p> -<p class="i02"> E poco men ch'in terra nol tramazza,</p> -<p class="i02"> Che grande anch'esso e forte era il barone,</p> -<p class="i02"> Perito molto in adoprar la mazza;</p> -<p class="i02"> Ora contra a Dudon venne il pagano,</p> -<p class="i02"> E l'uno e l'altro cum la mazza in mano.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXII"></a>LXXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Mena il gigante cum la sua ben ferma<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a></p> -<p class="i02"> Mazza a Dudone,<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a> egli da parte salta,</p> -<p class="i02"> E convien che cum senno e ben si scherma</p> -<p class="i02"> Che troppo acerbo il sarracin lo assalta;</p> -<p class="i02"> Ma Dudon nel costato allor gli afferma</p> -<p class="i02"> La mazza, nè levolla allor troppo alta;</p> -<p class="i02"> E di dolor, tanto la mazza il tocca,</p> -<p class="i02"> Gettò il pagan la lingua fuor di bocca.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXIII"></a>LXXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma subito il gigante in se rivenne,</p> -<p class="i02"> E nell'elmo a Dudon gran colpo tira:</p> -<p class="i02"> Quasi cade il baron, pur si ritenne,</p> -<p class="i02"> Ma monta per vergogna e doglia in ira</p> -<p class="i02"> Tanto, che adosso a quel gigante venne,</p> -<p class="i02"> E alla visera, dove il fiato spira,</p> -<p class="i02"> Toccollo, e il naso talmente gli offese,</p> -<p class="i02"> Che Buffardo per doglia a terra stese.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXIV"></a>LXXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Occiderlo volea Dudone allotta,</p> -<p class="i02"> E per ferirlo avea già il braccio in ponto,</p> -<p class="i02"> Ma proibillo far di nuovo lotta</p> -<p class="i02"> Il stormo de' pagan ch'ivi fu gionto;</p> -<p class="i02"> Fuli il disegno e la sua impresa rotta,</p> -<p class="i02"> Che ognun fa più di se che d'altrui conto;</p> -<p class="i02"> Vide essere egli danno e incarco espresso,<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a></p> -<p class="i02"> Per occidere altrui, morire anch'esso<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a>.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXV"></a>LXXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Onde indi allor convenne dipartirse,</p> -<p class="i02"> E lassare il gigante in terra steso,</p> -<p class="i02"> Che gente tanta contra lui venirse</p> -<p class="i02"> Vedea, che forse allor restava preso,</p> -<p class="i02"> E li fu forza altrove ancor partirse,</p> -<p class="i02"> Che alla forza ciascun misura il peso,</p> -<p class="i02"> Ferendo va i nemici in altra parte,</p> -<p class="i02"> Et a chi il petto, a chi la faccia parte.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXVI"></a>LXXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così fa la donzella Bradamante,</p> -<p class="i02"> Col brando in man gagliarda a maraviglia;</p> -<p class="i02"> Intanto sorse il caduto gigante,</p> -<p class="i02"> Qual nuovamente la sua lancia piglia,</p> -<p class="i02"> E questo dietro, e quel percuote avante,</p> -<p class="i02"> A infernal mostro nel ferir simiglia,</p> -<p class="i02"> E tanto de ferir l'empio procaccia,</p> -<p class="i02"> Che chi percuote occide, e li altri caccia.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXVII"></a>LXXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Mirava la battaglia allor Ranaldo,</p> -<p class="i02"> Il quale fra' pagan stava secreta-</p> -<p class="i02"> Mente, ma di scoprirse e d'ira caldo,</p> -<p class="i02"> E di assalirli cum il re di Creta</p> -<p class="i02"> Non si può rafrenar, non può star saldo,</p> -<p class="i02"> Non può tener la mente a un segno quieta;</p> -<p class="i02"> E una sola ora mille anni gli pare</p> -<p class="i02"> Potere esso in persona in gioco entrare.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXVIII"></a>LXXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Bradamante ferir vedea il barone,</p> -<p class="i02"> Cognobella all'insegna, e alla armatura,</p> -<p class="i02"> Che in campo verde portava un leone</p> -<p class="i02"> Di quel proprio color ch'ha di natura;</p> -<p class="i02"> L'insegna è questa del suo padre Amone,</p> -<p class="i02"> Piacque alla dama simil portatura:</p> -<p class="i02"> Fu il leon poi alquanto tramutato,<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a></p> -<p class="i02"> E di integro Ranaldo il fe' sbarato.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXIX"></a>LXXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Tanto col re Cretense oprato avea</p> -<p class="i02"> Ranaldo, che a re Carlo è fatto amico,</p> -<p class="i02"> E battezzarsi in tutto si volea</p> -<p class="i02"> Che di Califa fatto era nemico;</p> -<p class="i02"> E la cagion che a questo lo movea</p> -<p class="i02"> Ditta l'ho sopra, e più non la ridico:</p> -<p class="i02"> E in ponto stan quando fia tempo e luoco</p> -<p class="i02"> Di accender fra' pagani un doppio foco.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXX"></a>LXXX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E per tessere alfin quel che avea ordito,</p> -<p class="i02"> E mandare ad effetto il suo disegno,</p> -<p class="i02"> Alla sorella prese per partito</p> -<p class="i02"> Far di sua mente cum buon modo segno;</p> -<p class="i02"> E presto entrò cum l'asta bassa ardito</p> -<p class="i02"> Fra' cristian, come li avesse a sdegno,</p> -<p class="i02"> E percosse uno apresso alla sorella,</p> -<p class="i02"> Che in terra il fe' cadere, e turbar quella.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXI"></a>LXXXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">La dama allor cum rabbioso schismo<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a></p> -<p class="i02"> Verso Ranaldo si aventò col brando,</p> -<p class="i02"> Per mandar quello, come lo esorcismo</p> -<p class="i02"> I spiriti infernal de fuga<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a> in bando;</p> -<p class="i02"> Del duol già ne sentì gran parossismo,<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a></p> -<p class="i02"> Ma non volse il baron far di rimando,<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a></p> -<p class="i02"> E beffarla e fugir cominciò insieme,</p> -<p class="i02"> Come un pazzo che scherza a un tratto e teme.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXII"></a>LXXXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dicea Ranaldo: sei tu de' baroni</p> -<p class="i02"> Che se chiamano in Francia paladini,</p> -<p class="i02"> Che non potete fuora delli arcioni</p> -<p class="i02"> Gettar li men stimati sarracini?</p> -<p class="i02"> Se non aveste le armi e i brandi buoni,</p> -<p class="i02"> Persi aria Carlo ormai e' suoi confini;</p> -<p class="i02"> E tu porti il leon, superba insegna,</p> -<p class="i02"> Per dimostrar ch'in te gran forza regna.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXIII"></a>LXXXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Per tal parole, e per la prima causa</p> -<p class="i02"> Dello occiso baron vicino a lei,</p> -<p class="i02"> Seguia Ranaldo senza alcuna pausa,</p> -<p class="i02"> Per condurlo col brando a casi rei;</p> -<p class="i02"> E per grande ira allor saria stata ausa</p> -<p class="i02"> Entrar nel fuoco o dove stanno i Dei,</p> -<p class="i02"> Volar al ciel, o profundarsi in mare,</p> -<p class="i02"> Per volersi del caso vendicare.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXIV"></a>LXXXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Fugia Ranaldo, et ella seguitava</p> -<p class="i02"> Tanto, che fuora delle schiere usciro;</p> -<p class="i02"> Allor Ranaldo a quella si voltava,</p> -<p class="i02"> Dicendole, sorella, assai mi ammiro</p> -<p class="i02"> Che tanto il tuo fratello ora ti agrava,</p> -<p class="i02"> Che dar gli cerchi l'ultimo martiro;</p> -<p class="i02"> Se ben son stravestito e non sto saldo,</p> -<p class="i02"> Io però sono il tuo fratel Ranaldo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXV"></a>LXXXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E verso lei alciata<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a> la visera,</p> -<p class="i02"> Fecela chiara di quel ch'era incerta;</p> -<p class="i02"> Visto alla faccia che quello appunto era</p> -<p class="i02"> Ranaldo, e che ne fu la dama certa,</p> -<p class="i02"> Depone ogni furor, jubila e spera</p> -<p class="i02"> Che presto sua possanza sia scoperta;</p> -<p class="i02"> E in ben di Carlo, e danno de' pagani,</p> -<p class="i02"> La vittoria per lui fia de' cristiani.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXVI"></a>LXXXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dopo molte parol<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a> tra lei e lui,</p> -<p class="i02"> Ranaldo le contò lo ordine dato</p> -<p class="i02"> Col re d'Oranio e i capitanei sui,</p> -<p class="i02"> Sì come per adietro hovvi narrato;</p> -<p class="i02"> Onde sogionse, a te prima che altrui</p> -<p class="i02"> Il mio penser secreto ho revelato,</p> -<p class="i02"> Acciò che vadi al capitan Dainese,</p> -<p class="i02"> E quel ch'io a te, tu a lui facci palese.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXVII"></a>LXXXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Digli che in ponto cum due squadre stia</p> -<p class="i02"> Cum qualche, che a lui piaccia, baron franco;</p> -<p class="i02"> E che quando levato il rumor sia</p> -<p class="i02"> Nel campo de' pagan, venga per fianco,</p> -<p class="i02"> Che de venir lì avrà secura via,</p> -<p class="i02"> Nè può venirne tal disegno a manco;</p> -<p class="i02"> Egli da lato, e nuoi da la codazza,</p> -<p class="i02"> Porremo a morte li inimici e in cazza.<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXVIII"></a>LXXXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E senza spia che gli riporti quando</p> -<p class="i02"> Comparir deva, digli che pur presto,</p> -<p class="i02"> Che il cominciar tal cosa è a mio comando,</p> -<p class="i02"> E che il troppo tardar mi è già molesto;</p> -<p class="i02"> Comincierò adoprar subito il brando</p> -<p class="i02"> Ch'io pensi che ciò a lui sia manifesto.</p> -<p class="i02"> Vanne, sorella, e digli che non erri,</p> -<p class="i02"> Che oggi vittoria aranno i nostri ferri.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_LXXXIX"></a>LXXXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Inteso ch'ebbe Bradamante il tutto,</p> -<p class="i02"> Verso Parigi punse il suo destrero,</p> -<p class="i02"> E come ben Ranaldo avea condutto</p> -<p class="i02"> Il suo disegno, disse al franco Ugiero;</p> -<p class="i02"> A cui, poi che l'udì, non parve brutto</p> -<p class="i02"> Del buon<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a> Ranaldo l'ordine e il<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a> pensiero,</p> -<p class="i02"> Anci per darli cum prestezza effetti</p> -<p class="i02"> Ebbe dui capi cum lor squadre elletti.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XC"></a>XC. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">L'uno fu Namo, e l'altro Ricciardetto,</p> -<p class="i02"> La sesta schiera ha quel, questo la nona.</p> -<p class="i02"> Et ad ambi narrò tutto l'effetto,</p> -<p class="i02"> Perch'esso andar non vi volse in persona;</p> -<p class="i02"> Che un capitanio generale elletto,</p> -<p class="i02"> Raro o non mai l'esercito abbandona;</p> -<p class="i02"> E però a quelli revelò il secreto,</p> -<p class="i02"> Di che ciascun di lor funne assai lieto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCI"></a>XCI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così per via dove non fusser visti</p> -<p class="i02"> Cum le lor schier li capi se avioro</p> -<p class="i02"> Per ritrovare i sarracin sprovisti,</p> -<p class="i02"> E contro essi adoprar le spade loro;</p> -<p class="i02"> Spera ciascun di far solenni acquisti,</p> -<p class="i02"> Poi che del tutto bene instrutti foro:</p> -<p class="i02"> Ma vadan quelli, io tornerò al Danese,</p> -<p class="i02"> Che ove è Carlo rimase, e ad altro attese.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCII"></a>XCII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Per impedir che quei ch'erano in fatti</p> -<p class="i02"> Tenessero ivi il lor combatter saldo,</p> -<p class="i02"> Nè adietro fusser dal rumor retratti,</p> -<p class="i02"> Quando l'assalto arà fatto Rainaldo,</p> -<p class="i02"> Cum stratageme e ingeniosi tratti,</p> -<p class="i02"> Di che esser debbe sempre un capo caldo,</p> -<p class="i02"> Gano mandò<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a> cum la settima schiera,</p> -<p class="i02"> Dove la prima pugna in gran colmo era.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCIII"></a>XCIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Cum trenta milia di sue genti pronte,</p> -<p class="i02"> E cum molti di<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> suoi conti malvagi,</p> -<p class="i02"> Entrò in battaglia il Magazense conte,</p> -<p class="i02"> E secco<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a> avea Beltramo e Bertolagi,</p> -<p class="i02"> Falcon, Sanguino, Spinardo e Lifonte,</p> -<p class="i02"> Anselmo, Pinabello et Aldrovagi,</p> -<p class="i02"> Cum altri molti che ridir non stimo,</p> -<p class="i02"> Ma Gano fu cum l'asta al ferir primo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCIV"></a>XCIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Rupe la lanza proprio a mezzo il scudo</p> -<p class="i02"> Di Medonte di Dacia cavaliero,</p> -<p class="i02"> Che li cacciò fuor della schena il nudo</p> -<p class="i02"> Ferro dell'asta, sì fu il colpo fiero;</p> -<p class="i02"> Poi trasse il brando e nequitoso e crudo</p> -<p class="i02"> Il capo fesse a Corifonte arciero;</p> -<p class="i02"> Di Dacia fu costui, a Odrido caro,</p> -<p class="i02"> Ma non gli fu a quel colpo allor riparo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCV"></a>XCV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma Balugante dello assalto accorto,</p> -<p class="i02"> Mandò nella battaglia Ardubalasso,</p> -<p class="i02"> Qual percosse Dudone, e come morto</p> -<p class="i02"> In terra lo gittò cum gran fracasso;</p> -<p class="i02"> E pria che fusse quel baron risorto,</p> -<p class="i02"> Fu preso, ancor pel colpo afflitto e lasso;</p> -<p class="i02"> Nè puote esser soccorso allor Dudone,</p> -<p class="i02"> Che a Balugante fu dato pregione.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCVI"></a>XCVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Per il nuovo soccorso, e la gran forza</p> -<p class="i02"> Di Ardubalasso li cristian fugiro,</p> -<p class="i02"> E la furia schifar ciascun si sforza,</p> -<p class="i02"> E li più forti allora si smarriro;</p> -<p class="i02"> L'ardir di molti quello assalto amorza,</p> -<p class="i02"> E qual Bufardo fuge, e quale Artiro,</p> -<p class="i02"> Chi Odrido schifa, e chi Bravante fuge,</p> -<p class="i02"> Dove salvarsi spera, ognun rifuge.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCVII"></a>XCVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Grida Olivier cum voce minacciante,<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a></p> -<p class="i02"> E grida Gano: ove fugite voi?</p> -<p class="i02"> Seguitene cristiani, andiamo avante,</p> -<p class="i02"> Volete abbandonar re Carlo e nuoi?</p> -<p class="i02"> Re Carlo anch'esso pure ha genti tante,</p> -<p class="i02"> Che a tempo manderà soccorso ai suoi:</p> -<p class="i02"> Non dubitate, ognun torni a ferire,</p> -<p class="i02"> Che la gloria de un forte<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a> è un bel morire.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCVIII"></a>XCVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ardubalasso intanto ed Oliviero</p> -<p class="i02"> Cum furia estrema si affrontaro insieme;</p> -<p class="i02"> Ferì questo il pagan sopra il cimiero</p> -<p class="i02"> Cum furia tanta e cum tal forze estreme,</p> -<p class="i02"> Che poco men che nol cacciò al sentiero;</p> -<p class="i02"> Ma pur di doglia esterminata il preme,</p> -<p class="i02"> E se non era allor l'elmo sì forte</p> -<p class="i02"> Condutto era Olivier pel colpo a morte.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_XCIX"></a>XCIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma buona pezza stette strangosciato</p> -<p class="i02"> Per quel gran colpo il paladin marchese,</p> -<p class="i02"> E pregione era, se non era aitato</p> -<p class="i02"> Da Ganelon che a forza lo difese;</p> -<p class="i02"> Prese una lanza, e nel sinistro lato</p> -<p class="i02"> Percosse Ardubalasso e a terra il stese,</p> -<p class="i02"> Chè contra lui sì inopinato venne,</p> -<p class="i02"> Che 'l sarracino in sella non si tenne.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_C"></a>C. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Resorse intanto il gran signor di Vienna,</p> -<p class="i02"> E forte combattea col brando in mano;</p> -<p class="i02"> Così fa Gan che tocca e non accenna,</p> -<p class="i02"> E questo occide e quel riversa al piano;</p> -<p class="i02"> Ma non val lor cum brando e cum antenna</p> -<p class="i02"> Ferir, che sol sono Oliviero e Gano</p> -<p class="i02"> Or capi tra' cristiani in tal tenzone,</p> -<p class="i02"> Preso<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a> è Dudone, Astolfo e Salomone.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CI"></a>CI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E Bradamante col suo Ricciardetto</p> -<p class="i02"> Si pose in schiera come fu ordinato,</p> -<p class="i02"> Per far col sir di Montalban l'effetto,</p> -<p class="i02"> Che di sopra poco anzi io vi ho narrato;</p> -<p class="i02"> Però il Danese che avea tal respetto,</p> -<p class="i02"> Vuol che sia aiuto ai combattenti dato,</p> -<p class="i02"> E in battaglia Turpin presto mandava</p> -<p class="i02"> Cum la sua schiera di ordine la ottava.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_CII"></a>CII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E subito parlò del fatto ordito</p> -<p class="i02"> Contra' pagani al sacro imperatore,</p> -<p class="i02"> Et ordinosse allor che Carlo uscito</p> -<p class="i02"> Cum la sua schiera de ordinanza fuore,</p> -<p class="i02"> L'inimico da un canto abbia assalito;</p> -<p class="i02"> Sentendo in quella parte il gran rumore,</p> -<p class="i02"> E inteso di Ranaldo il duro assalto,</p> -<p class="i02"> In quella parte<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a> allor debbia far alto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CIII"></a>CIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Turpino intanto tanti fatti fece</p> -<p class="i02"> Ch'io non ricordo e cum brando e cum lanza,</p> -<p class="i02"> Che parve un fuoco entrato nella pece,</p> -<p class="i02"> Che Dio li accrebbe il lustro e la possanza;</p> -<p class="i02"> Tutte le schiere de' Cristian refece,</p> -<p class="i02"> Tal che ciascun di lor prese speranza;</p> -<p class="i02"> E in questo assalto de' forti cristiani</p> -<p class="i02"> Gran danno e occision fu fra' pagani.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CIV"></a>CIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma Balugante manda Marcaluro</p> -<p class="i02"> A soccorrer pagan già posti in fuga,</p> -<p class="i02"> Qual nequitoso e di superbia duro,</p> -<p class="i02"> Dove entra li cristiani atterra e fuga;</p> -<p class="i02"> Ma Ranaldo che vede il caso oscuro</p> -<p class="i02"> Delli occisi cristiani, il fronte ruga,</p> -<p class="i02"> E tratto il brando, se n'andò dove era</p> -<p class="i02"> Non distante Califa e la sua schiera.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_CV"></a>CV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ranaldo avendo l'abito pagano</p> -<p class="i02"> A Califa accostossi cum buon modo,</p> -<p class="i02"> E dielli sopra il capo un colpo strano,</p> -<p class="i02"> A guisa che si caccia in legno il chiodo;</p> -<p class="i02"> Trovol sprovisto, e riversollo al piano,</p> -<p class="i02"> Benchè fusse quel re gagliardo e sodo;</p> -<p class="i02"> Nè allora ebbe altro mal, ma il buon Ranaldo</p> -<p class="i02"> Mostrossi allora di gran furia caldo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CVI"></a>CVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E cum il brando mena gran tempesta,</p> -<p class="i02"> E facea colpi fuor d'ogni misura;</p> -<p class="i02"> A chi braccia tagliava, a chi la testa,</p> -<p class="i02"> E chi fendeva insino alla centura;</p> -<p class="i02"> E tanto l'occhio aveva e la man presta</p> -<p class="i02"> Che facea a un tempo il danno e la paura;</p> -<p class="i02"> Sempre gridando: adosso alla canaglia,</p> -<p class="i02"> Che vincitor serem della battaglia.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CVII"></a>CVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Vedendo questo i sarracin smarriti,</p> -<p class="i02"> Che non scian ciò che questo dir si voglia,</p> -<p class="i02"> E vedendo li morti e li feriti</p> -<p class="i02"> Da sì gran colpi, tremano qual foglia;</p> -<p class="i02"> E se vi erano alcun delli più arditi,</p> -<p class="i02"> Che de offender Ranaldo avesser voglia,</p> -<p class="i02"> Egli col brando sì li acconcia e sbatte,</p> -<p class="i02"> Che tutti o occide, o cum gran furia<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a> abbatte.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v2_CVIII"></a>CVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Intanto Bradamante si scoperse</p> -<p class="i02"> Cum li fratelli e la sua ardita schiera,</p> -<p class="i02"> E le cristiane insegne al vento aperse</p> -<p class="i02"> E entrò per fianco dove Ranaldo era;</p> -<p class="i02"> Questo quel stormo allor tutto disperse,<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a></p> -<p class="i02"> Vedendosi assalito<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a> a tal mainera:</p> -<p class="i02"> Restò all'assalto ognun da se diviso,</p> -<p class="i02"> Che assai spaventa uno empito improviso.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CIX"></a>CIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">In altra parte<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a> poco a quei distante</p> -<p class="i02"> Mossessi<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a> Namo e tutta la sua gente,</p> -<p class="i02"> E ove è Tricardo allor<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a> si trasse avante</p> -<p class="i02"> Cum la schiera serrata arditamente;</p> -<p class="i02"> Non vi fu<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a> sarracin tanto constante</p> -<p class="i02"> A cui non vacillasse allor la mente,</p> -<p class="i02"> Vedendossi così desordinare,</p> -<p class="i02"> Nè più si scianno in qual parte guardare.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v2_CX"></a>CX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Mosso non si è Doranio ancora contra</p> -<p class="i02"> A' sarracin, ma tempo e luoco espetta,</p> -<p class="i02"> Che se peggio a' cristiani non incontra,</p> -<p class="i02"> Senza scoprirse spera la vendetta;</p> -<p class="i02"> Vede che quanti il buon Ranaldo scontra,</p> -<p class="i02"> Tutti col brando li investisse<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a> e affetta,</p> -<p class="i02"> Onde in lui spera, e ancor riposa alquanto:</p> -<p class="i02"> Però posando anch'io fo fine al canto.</p> -</div></div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> -</p> - -<h2 id="canto3">CANTO III.</h2> -</div> - -<p class="title"> -<a id="v3_I"></a>I. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Sforzassi<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a> alcuno allo inimico porre</p> -<p class="i02"> Cum forza il freno più che cum ingegno:</p> -<p class="i02"> Così il vecchio Priamo e il forte Ettorre</p> -<p class="i02"> Cercavano smorzare il greco sdegno;</p> -<p class="i02"> Ma in altro modo si sforzò Nestorre</p> -<p class="i02"> E Ulisse ruinare il troian regno,</p> -<p class="i02"> Pensando esser, l'un<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a> saggio, e l'altro veglio,</p> -<p class="i02"> Vincer cum senno che cum forza meglio.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_II"></a>II. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così visto ho a' miei giorni<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a> overo inteso,</p> -<p class="i02"> Per non dar testimonio il tempo antico,</p> -<p class="i02"> Esser Francesco re di Francia preso</p> -<p class="i02"> Per senno più che a forza dal nemico;</p> -<p class="i02"> E pria doe<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> volte innanzi esser difeso</p> -<p class="i02"> Francesco Sforza da chi gli era amico</p> -<p class="i02"> Contra esercito<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a> tanto e tanta boria,</p> -<p class="i02"> Che forza non potea darli<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a> vittoria.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_III"></a>III. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Cum la prudenzia i suoi nemici amorza</p> -<p class="i02"> Alfonso Estense, mio signore invitto,<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a></p> -<p class="i02"> Che avendo men che 'l suo nemico<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> forza,</p> -<p class="i02"> Hallo più volte già cum senno afflitto;</p> -<p class="i02"> In stato è ancora, e non fia mai ch'il torza<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a></p> -<p class="i02"> Da quello per timor, per fatto o ditto;</p> -<p class="i02"> E in casi che niun mai l'aria pensato,</p> -<p class="i02"> Nel suo seggio signor sempre è restato.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_IV"></a>IV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Io lassarò de Julio i gran litigi</p> -<p class="i02"> Contra di lui per seguitare il Gallo,</p> -<p class="i02"> Zanniolo,<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a> Ravenna, e li vestigi</p> -<p class="i02"> Lassati alla Bastia per l'altrui fallo;</p> -<p class="i02"> Lassarò discacciato re Luigi</p> -<p class="i02"> De Italia fuor, che anche bene Idio sciallo</p> -<p class="i02"> Quanto el stato de Alfonso allor pendea,<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a></p> -<p class="i02"> Scacciato essendo chi lo difendea.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_V"></a>V. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma dirò quando per crudel fortuna</p> -<p class="i02"> Pregion restò Francesco re di Francia,</p> -<p class="i02"> Che oltra che allor non fu persona alcuna</p> -<p class="i02"> Che non bagnasse per dolor la guancia,</p> -<p class="i02"> Io credo che pensasse anco ciascuna</p> -<p class="i02"> Alfonso più che mai stare in bilancia,</p> -<p class="i02"> Per essersi sì a lui fedel mostrato</p> -<p class="i02"> Allor, quanto alcun mai tempo passato.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_VI"></a>VI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma cum prudenzia e suo nativo senno,</p> -<p class="i02"> Oltra ogni fede e pensamento accorto,</p> -<p class="i02"> Placato ha quelli che pregione il fenno,</p> -<p class="i02"> Et ha il naviglio suo condutto in porto;</p> -<p class="i02"> Così far tutti i gran principi denno,</p> -<p class="i02"> Che vincer fa talor prudenzia il<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a> torto;</p> -<p class="i02"> Così cristiani per salvarsi il<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a> regno</p> -<p class="i02"> Vincer cercon per forza e per ingegno.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_VII"></a>VII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Io vi lassai che Namo era già mosso</p> -<p class="i02"> Contra la schiera di Tricardo altiero,</p> -<p class="i02"> E che Ranaldo taglia insino all'osso</p> -<p class="i02"> Quanti ne assalta più che giammai fiero;</p> -<p class="i02"> Gridando tutti ammazza, adosso adosso,</p> -<p class="i02"> Estrema occision di pagan fero:</p> -<p class="i02"> Alardo, Ricciardetto e la sorella,</p> -<p class="i02"> Contra pagani ciaschedun<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a> martella.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_VIII"></a>VIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dall'altro canto pur Doranio sorse</p> -<p class="i02"> All'improviso contra i sarracini,</p> -<p class="i02"> E lor tal tema nelle vene porse,</p> -<p class="i02"> Che stimano che 'l ciel tutto rovini;</p> -<p class="i02"> Fuge ciascun, ciascuno in frotta corse<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a></p> -<p class="i02"> Per schifar li nimici a se<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a> vicini;</p> -<p class="i02"> Ciascun si pone in tal disordinanza,</p> -<p class="i02"> Che solo nel fugire hanno speranza.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_IX"></a>IX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Marsilio, Panteraccio e li altri capi,</p> -<p class="i02"> E Balugante, in fuga universale</p> -<p class="i02"> Tutti son persi, e restano cum capi</p> -<p class="i02"> Senza consiglio, e zucche senza sale;</p> -<p class="i02"> Visti tutti fugir, Ranaldo i capi</p> -<p class="i02"> Sol ferir cerca, e di lor sol gli incale;</p> -<p class="i02"> Ai capi, ai capi, grida; e alla sua voce,</p> -<p class="i02"> De' suoi ciascun mostrossi più feroce.</p> -</div></div> - -<p class="center"> -<i>Manca la continuazione</i> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_X"></a>X. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Non puote pur Fondran tacer, che al fine</p> -<p class="i02"> Fu forza all'ira rallentare il freno,</p> -<p class="i02"> E dir: Donque li miei di mie rovine</p> -<p class="i02"> Son causa? ah Macon falso e di error pieno!</p> -<p class="i02"> Veggio ch'in te non stanno le divine</p> -<p class="i02"> Grazie, e quel ben<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a> che mai non vien a meno;</p> -<p class="i02"> Piena è tua fede di fantasme e sogni,</p> -<p class="i02"> Io voglio seguir Cristo a' miei bisogni.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XI"></a>XI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Allor lo suase il conte umanamente</p> -<p class="i02"> Che battizar si voglia<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a> al sacro fonte;</p> -<p class="i02"> Che invero Orlando fu molto eloquente,</p> -<p class="i02"> Et agli amici di benigna fronte;</p> -<p class="i02"> Geloso della Fede, e assai prudente,</p> -<p class="i02"> E per umilità volse esser conte,</p> -<p class="i02"> Casto, fedele, paziente e pio,</p> -<p class="i02"> E fu sempre vivendo in grazia a Dio.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XII"></a>XII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Milon superbo, Fondrano e Grugnato,</p> -<p class="i02"> I compagni Arideo e Rosadoro,</p> -<p class="i02"> I figli di Arimonte dispietato,</p> -<p class="i02"> Già crudo Urcasto e il fedele Antiforo,</p> -<p class="i02"> Per il parlar del conte onesto<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a> e grato</p> -<p class="i02"> Alla cristiana fe conversi foro;</p> -<p class="i02"> Cum gran gaudio del conte e di Dio, stimo,</p> -<p class="i02"> Si battizaro, e fu Fondrano il primo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XIII"></a>XIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Galliciana, e tutta la cittade</p> -<p class="i02"> Fu battizata allor per man d'Orlando,</p> -<p class="i02"> Egli si affaticò per caritade</p> -<p class="i02"> Di battizarli, e averli<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a> al suo comando;</p> -<p class="i02"> Poi mosso dall'amore e da pietade</p> -<p class="i02"> Dispose per Fondrano oprare il brando,</p> -<p class="i02"> E in stato porlo, e però fe' gridare</p> -<p class="i02"> Che ogni soldato debba in punto stare.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XIV"></a>XIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E dopo alquanti giorni partir fece</p> -<p class="i02"> La gente<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a> di Milone a questa impresa;</p> -<p class="i02"> Lassar Galliciana ormai gli lece,</p> -<p class="i02"> Poi che non teme più d'alcuno offesa.</p> -<p class="i02"> Ma a Feraguto ormai tornar mi dece,</p> -<p class="i02"> Che già tutta d'amore ha l'alma accesa,</p> -<p class="i02"> E dalla ciambra ove era uscendo fuori,</p> -<p class="i02"> Entrò ne un campo pien di vaghi fiori.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XV"></a>XV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Tutta fiorisce di erbe la pianura</p> -<p class="i02"> Di colorite rose e zigli piena,</p> -<p class="i02"> Avea di mirti intorno una verdura</p> -<p class="i02"> Che vie più ch'altro quella facea amena;</p> -<p class="i02"> Cinto era intorno di merlate mura,</p> -<p class="i02"> E da ogni merlo pende una catena;</p> -<p class="i02"> Ardenti fuochi vi erano in più bande,</p> -<p class="i02"> Qual piccol, qual mezzano e qual più grande.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XVI"></a>XVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Volava in quella<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a> un pargoletto arciero</p> -<p class="i02"> Quale avea dardi di piombo e di oro;</p> -<p class="i02"> Quel fuga, questo fa l'amor sincero,</p> -<p class="i02"> Come diversi da natura foro;</p> -<p class="i02"> Vola<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a> il fanciullo per quel piano<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a> altiero,</p> -<p class="i02"> E sagitta col stral spesso uno alloro:</p> -<p class="i02"> Par che ferir quell'arbor<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a> gli sia grato,</p> -<p class="i02"> Faretrato, fanciul, nudo, orbo, e alato.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XVII"></a>XVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Eravi in mezzo un vago carro aurato,</p> -<p class="i02"> Fatto non di opra umana, anzi divina,</p> -<p class="i02"> Sol di rubini e di diamanti ornato,</p> -<p class="i02"> E sopra vi sedeva una regina,</p> -<p class="i02"> Di dolce aspetto e da ciascuno amato,</p> -<p class="i02"> Adorna tutta di porpora fina;</p> -<p class="i02"> Un pomo di or nella man destra avea,</p> -<p class="i02"> Da un Troian l'ebbe, è questa Vener Dea.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XVIII"></a>XVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Era di lieta ma di vista altiera,</p> -<p class="i02"> Cum maniere legiadre e graziose,</p> -<p class="i02"> Altra stagion non vuol che primavera</p> -<p class="i02"> Lieta di odori e di fiorite rose;</p> -<p class="i02"> Odia vechiezza, e sol nella sua schiera</p> -<p class="i02"> Giovani sono, e lor dame amorose,</p> -<p class="i02"> Lascivetti animali e verdi piante,</p> -<p class="i02"> E in somma alcun non vuol che non sia amante.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XIX"></a>XIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Quattro destrier vie più che sangue rossi,</p> -<p class="i02"> Qual non si trovan mai nel correr stanchi,</p> -<p class="i02"> Guidano il carr<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a> da un dotto auriga mossi;</p> -<p class="i02"> Senza alcun freno, e senza sproni ai fianchi</p> -<p class="i02"> Altri li han visti, e fan lor gambe<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a> e dossi</p> -<p class="i02"> E code e colli<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a> più che neve bianchi;</p> -<p class="i02"> Ma a Feraù, ch'anch'esso fu in quel luoco,</p> -<p class="i02"> Parveno rossi più ch'ardente fuoco.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XX"></a>XX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Sol li regge alla voce il saggio auriga,</p> -<p class="i02"> E tienli e scioglie come cani al lasso;</p> -<p class="i02"> Nè sempre scorre a un modo il bel quadriga;<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a></p> -<p class="i02"> Ma talor corre e talor va di passo;</p> -<p class="i02"> Nè sempre è il suo camin per una<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a> riga,</p> -<p class="i02"> Ma or poggia in alto et or dechina al basso,<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a></p> -<p class="i02"> Talor sfrenato va,<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a> talor modesto,</p> -<p class="i02"> Or longe corre, et or<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a> si afferma presto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXI"></a>XXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Per ciascuno una fiata il carro corre,</p> -<p class="i02"> E mostra, anzi predice a ognun li amori</p> -<p class="i02"> Quali esser denno, e quanto ognun trascorre,</p> -<p class="i02"> E quai son fidi e quai falsi amatori;</p> -<p class="i02"> E chi del suo servir de' frutto corre,</p> -<p class="i02"> E chi ritrarne sol stenti e dolori,</p> -<p class="i02"> Chi gran voglia d'amare, e chi non molta</p> -<p class="i02"> Mostra a ciascuno il carro una sol volta.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXII"></a>XXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Pur allor Feraguto<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a> il vide in mezzo</p> -<p class="i02"> Cum genti innanzi che facean gran feste;</p> -<p class="i02"> Et altri vide ch'il seguian da sezzo</p> -<p class="i02"> Cum occhi lacrimosi e faccie meste;</p> -<p class="i02"> E questi sono che non trovan mezzo</p> -<p class="i02"> A far lor voglie ad altri manifeste;</p> -<p class="i02"> Sperano in vano, e tranno i pregi<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a> al vento,</p> -<p class="i02"> Vivono in servitù, moiono in stento.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXIII"></a>XXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma la turba che innanzi al carro giva,</p> -<p class="i02"> Che coglie del suo amor qualche mercede,</p> -<p class="i02"> In ordini diversi si partiva,</p> -<p class="i02"> E il maritale amor primo si vede;</p> -<p class="i02"> Questo fra li altri florido gioiva</p> -<p class="i02"> Di legitimo nodo e pura fede;</p> -<p class="i02"> Vener li sguarda cum alegra faccia,</p> -<p class="i02"> E i discordi fra lor a dietro scaccia.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXIV"></a>XXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dopo seguiano i giovinetti amanti,</p> -<p class="i02"> Che 'l nodo marital disiano insieme,</p> -<p class="i02"> Che cum bei<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a> soni e dilettevol canti</p> -<p class="i02"> Chiamano<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a><a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a> il frutto del lor sparso seme;</p> -<p class="i02"> In vaghe foggie e 'n amorosi manti,</p> -<p class="i02"> E nel farsi estimare hanno ogni speme,</p> -<p class="i02"> Cum brette torte<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a> e chioma tanto ornata,<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a></p> -<p class="i02"> Che bastarebbe a Spagna innamorata.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXV"></a>XXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi l'Amor giunto a qualche vituperio</p> -<p class="i02"> Cum ordine li suoi avea schierati,</p> -<p class="i02"> Secondo che distinguon l'adulterio</p> -<p class="i02"> In semplice e composto, i dotti frati;</p> -<p class="i02"> Chi è saggio noterà tutto il misterio,</p> -<p class="i02"> Senza ch'a pieno vui da me l'odiati;</p> -<p class="i02"> Li ordini solo io vi dirò, e l'amore,</p> -<p class="i02"> Qual li altri seguirà, serà il peggiore.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXVI"></a>XXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Prima vedeassi<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a> il quasi adulterino</p> -<p class="i02"> Secreto amor di vedovette belle,</p> -<p class="i02"> Che allo adulterio si può dir vicino,</p> -<p class="i02"> Perchè ancora al marito obligo han quelle;<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a></p> -<p class="i02"> Escusabile amor, che 'l lor destino</p> -<p class="i02"> Lassolle ahimè! pur presto vedovelle,</p> -<p class="i02"> Misto cum onestà, suave amore,</p> -<p class="i02"> Che dal bisogno vien più che dal cuore.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXVII"></a>XXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi seguian quelli che de' dui solo uno</p> -<p class="i02"> Amanti avean<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a> col nodo maritale,</p> -<p class="i02"> Che è semplice adulterio; e se ciascuno</p> -<p class="i02"> Di essi ha quel nodo è poi composto male;</p> -<p class="i02"> Composito adulterio a presso alcuno</p> -<p class="i02"> Si chiama, errore a li animi mortale;</p> -<p class="i02"> Questi seguian dapoi, tinti d'amore,</p> -<p class="i02"> Che più grato il piacer fa che l'onore.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXVIII"></a>XXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Seguivano dapoi li innamorati</p> -<p class="i02"> Chierichi, preti et altri sacerdoti,</p> -<p class="i02"> Vescovi, papi, cardinali e frati</p> -<p class="i02"> Cum colli torti et abiti devoti;</p> -<p class="i02"> Che dapoi che han li articul predicati,</p> -<p class="i02"> E della Fede esposti i sensi ignoti,</p> -<p class="i02"> Aman le suor cum tristo desiderio,</p> -<p class="i02"> E ciascuno ha la sua nel monasterio.<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a></p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXIX"></a>XXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Segue dapoi uno amor falso e reo,</p> -<p class="i02"> Che accader suol, come tra figlio e madre,</p> -<p class="i02"> Come Fedra per cui stracciar si feo</p> -<p class="i02"> Ippolito sue membra alme e legiadre;</p> -<p class="i02"> Come Canace amò già Macareo</p> -<p class="i02"> Carnal fratello, o come Mirra il padre;</p> -<p class="i02"> Sfrenato amore, e senza alcuna legge,</p> -<p class="i02"> Che sol cum morte e strazio si corregge.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXX"></a>XXX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi si vedeano a schiera<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a> i pediconi,</p> -<p class="i02"> Che sotto al mento altrui tenean la mano,</p> -<p class="i02"> E nelle lonze cercano i bocconi,</p> -<p class="i02"> E per stretto senter trovano<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a> il grano;</p> -<p class="i02"> E innanzi loro i patici gargioni</p> -<p class="i02"> Stavano in atto disonesto e strano,</p> -<p class="i02"> E di essere ciascun quel ch'appunto era,</p> -<p class="i02"> E questi e quei mostravano alla ciera.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXXI"></a>XXXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Seguian dapoi quelli appetiti ingordi,</p> -<p class="i02"> Privi d'umana e natural modestia,</p> -<p class="i02"> Di vista ciechi, e di audienzia sordi,</p> -<p class="i02"> Che amano boi o d'altra sorte bestia;</p> -<p class="i02"> Privi de ogni ragion, sfrenati e lordi</p> -<p class="i02"> Da indur sin nello inferno ira e molestia:</p> -<p class="i02"> Pasifae la guida era fra loro,</p> -<p class="i02"> Che senza freno si soppose a un toro.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXXII"></a>XXXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Veder si vi poteano anco altri amori,</p> -<p class="i02"> Come già di se stesso ebbe Narciso;</p> -<p class="i02"> Di donna in donna, e di masturbatori,</p> -<p class="i02"> Ma son più che da dir da gioco e riso:</p> -<p class="i02"> Ma pur vi n'era uno altro fra' maggiori,</p> -<p class="i02"> Che chiuder fa le porte in paradiso,</p> -<p class="i02"> Come è tra circumcisi e noi cristiani,</p> -<p class="i02"> O siano ebrei o ver macomettani.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXXIII"></a>XXXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Queste cum altre cose ch'io non narro,</p> -<p class="i02"> Che longo fora a ben narrarvi il tutto,</p> -<p class="i02"> Vide dinanzi a quello aurato carro</p> -<p class="i02"> De Vener bella Ferraù condutto;</p> -<p class="i02"> Nè già scrivendo favoleggio o garro,</p> -<p class="i02"> Turpino il scrisse, ed egli a ciò m'ha indutto:</p> -<p class="i02"> E scrive ancor, che Feraguto allora</p> -<p class="i02"> Restò come de ingegno e sensi fuora.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v3_XXXIV"></a>XXXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Umil divenne il cavalier feroce,</p> -<p class="i02"> Qual pecorella o mansueto agnello,</p> -<p class="i02"> Tutto a Venere offerse il cuore atroce,</p> -<p class="i02"> Nè d'altro che d'amar desidra quello;</p> -<p class="i02"> Or può domarlo una feminea voce,</p> -<p class="i02"> Un legiadro sembiante, un viso bello,</p> -<p class="i02"> Quel che non puote<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a> mai asta<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a> nè brando:</p> -<p class="i02"> Ma qui vi lasso, e a voi me aricomando.</p> -</div></div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> -</p> - -<h2 id="canto4">CANTO IV.</h2> -</div> - -<p class="title"> -<a id="v4_I"></a>I. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Chi spenger può la Fada a Amor nemica,</p> -<p class="i02"> Ai piacer suoi e al suo gioioso regno,</p> -<p class="i02"> Fassi la madre sua Venere amica,</p> -<p class="i02"> E modo trova ad ogni suo disegno;</p> -<p class="i02"> Ma sol la pazienzia e la fatica</p> -<p class="i02"> Pon far l'amante di tal grazia degno:</p> -<p class="i02"> Queste son l'armi vere e scuto<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a> e spada,</p> -<p class="i02"> Che estinguer ponno la nemica Fada.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_II"></a>II. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Io vi lassai il franco Feraguto</p> -<p class="i02"> Cum gran fatica e summa pazienza</p> -<p class="i02"> Innanzi al carr di Citerea venuto,</p> -<p class="i02"> A cui prostrato fece riverenza;</p> -<p class="i02"> Vener dapoi che allor l'ebbe veduto</p> -<p class="i02"> Cum tanta umilitade a sua presenza,</p> -<p class="i02"> Accarecciollo assai, e come Dea</p> -<p class="i02"> Previde quel che per lei fatto avea.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_III"></a>III. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E volta a lui cum suave guardatura,</p> -<p class="i02"> Felice nell'amor, disse, serrai,</p> -<p class="i02"> Poi che la strada mia fatta hai sicura,</p> -<p class="i02"> Lieta e propizia a te sempre mi arai;</p> -<p class="i02"> Nelle trame de Amor lieta ventura</p> -<p class="i02"> Sempre, baron, vivendo troverai;</p> -<p class="i02"> Che un ver servo d'Amor giamai non cade,</p> -<p class="i02"> Cum fatica, pazienzia e umilitade.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_IV"></a>IV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E allor la Diva graziosamente</p> -<p class="i02"> Basar gli fece il bello aurato pomo,</p> -<p class="i02"> Quello ch'in man tenea, se ancor vi è a mente,</p> -<p class="i02"> Che far puote in amor felice l'uomo;</p> -<p class="i02"> Gran virtude da quello<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a> e grazia sente</p> -<p class="i02"> Chi in servitù d'Amore al giogo è domo,</p> -<p class="i02"> E baccia il pomo che già diede in mano</p> -<p class="i02"> Elena bella a Paride troiano.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_V"></a>V. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">La turba che dintorno a Vener stava</p> -<p class="i02"> Ebbe di quel barone invidie estreme,</p> -<p class="i02"> Vedendo quanto lui accarecciava</p> -<p class="i02"> La lor regina, che molti altri preme;</p> -<p class="i02"> Nè poco altri amatori antiqui agrava</p> -<p class="i02"> Ch'esca tal frutto di sì novo seme,</p> -<p class="i02"> Che un sì novello amante a Vener gionto</p> -<p class="i02"> Tenuto sia da lei in tanto conto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_VI"></a>VI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ella ch'intende il cuore, essendo Dea,</p> -<p class="i02"> Come uom che sopra li altri ogni altro vede,</p> -<p class="i02"> Lor secreti penser tutti intendea,</p> -<p class="i02"> Che l'alto e divin lume il nostro eccede,</p> -<p class="i02"> Cum celeste parlar così dicea:</p> -<p class="i02"> Dassi secondo il merto ogni mercede;</p> -<p class="i02"> A voi ciechi non par, ma a me, che a lui</p> -<p class="i02"> Mi dimostri benigna or più che altrui.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_VII"></a>VII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Taccio la causa: e a render<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a> non son stretta,</p> -<p class="i02"> Io che son Dea, ragione a vui mortali;</p> -<p class="i02"> Come esso al fine vuol sue grazie assetta<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a></p> -<p class="i02"> Ciascuno Idio,<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a> e non come voi frali;</p> -<p class="i02"> Anci flagello e gran tormento espetta</p> -<p class="i02"> Chi ai Dei ascrive le iniustizie e i mali;</p> -<p class="i02"> Costui me e voi ha preservato solo,<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a></p> -<p class="i02"> Nè gli può amor spiacer sendo Spagnuolo.<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_VIII"></a>VIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ebbe compiuto appena il parlamento</p> -<p class="i02"> L'alta regina, che li ardenti cuori,</p> -<p class="i02"> E ogni servo d'Amor restò contento,</p> -<p class="i02"> Mostrandollo<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a> cum rose et altri fiori;</p> -<p class="i02"> Mostravano al baron loro odio spento</p> -<p class="i02"> Cum canti, cum fioretti e cum odori;</p> -<p class="i02"> Ciascun l'onora, reverisce e loda,</p> -<p class="i02"> E par che del suo ben gioisca e goda.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_IX"></a>IX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi che fu da ciascun tanto onorato</p> -<p class="i02"> Da ogni schiera d'amanti in suo ben mossa,</p> -<p class="i02"> Da Vener fu il baron licenziato,</p> -<p class="i02"> Che ad ogni suo piacer partir si possa;</p> -<p class="i02"> E il partire al baron fu molto grato,</p> -<p class="i02"> Desideroso di mostrar sua possa</p> -<p class="i02"> Fra li erranti baroni, e a tempo e luoco</p> -<p class="i02"> Goder felice in amoroso gioco.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_X"></a>X. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Accompagnato fu per via secreta</p> -<p class="i02"> Dalla nudata ninfa a lui compagna,</p> -<p class="i02"> E pose quella a accompagnarlo meta,</p> -<p class="i02"> Poi che condutto l'ebbe alla campagna,</p> -<p class="i02"> Ch'ora è spaciosa e di verdura lieta,</p> -<p class="i02"> Nè della Fada più si duole e lagna;</p> -<p class="i02"> Più il palazzo non vi è, ma il fiume, il quale</p> -<p class="i02"> Per fattagion non fu, ma naturale.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XI"></a>XI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">La ninfa allor da lui prese licenza</p> -<p class="i02"> Cum riverente cura e bel sembiante;</p> -<p class="i02"> Così il baron da lei fece partenza,</p> -<p class="i02"> Sperando a tempo esser felice amante;</p> -<p class="i02"> E come cavalier di gran coscienza,</p> -<p class="i02"> Ringraziò Macon di grazie tante,</p> -<p class="i02"> E fece voto d'ogni menda netto</p> -<p class="i02"> Andar dove sepulto è Macometto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XII"></a>XII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E prima che d'Amor mai cerchi frutto,</p> -<p class="i02"> Nè di Venere assalti impresa alcuna,</p> -<p class="i02"> Rivolse al suo Macon l'animo tutto,</p> -<p class="i02"> Poi che difeso l'ha da tal fortuna;</p> -<p class="i02"> Che quando in l'acqua al fondo fu condutto</p> -<p class="i02"> Pensò non veder mai più sole o luna;</p> -<p class="i02"> E stimossi, cadendo, al tutto morto,</p> -<p class="i02"> Or ne ringraziò Dio poi che gli è sorto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XIII"></a>XIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così verso la Persia il cavaliero</p> -<p class="i02"> Va armato a piedi, e non si mostra lasso;</p> -<p class="i02"> Che, se vi è in mente, già quel suo destrero</p> -<p class="i02"> Dentro al palagio si converse in sasso:</p> -<p class="i02"> Di replicarlo più non fa mestiero;</p> -<p class="i02"> Ma vada Ferraù, che quivi io il lasso:</p> -<p class="i02"> Di andare adagio assai tempo gli avanza;</p> -<p class="i02"> Sonan le trombe, e son chiamato in Franza.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XIV"></a>XIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Già son vicini l'uno e l'altro campo,</p> -<p class="i02"> Come, Signor, vi dissi in l'altro canto;</p> -<p class="i02"> Di assalirse ciascun menava vampo,</p> -<p class="i02"> E già incresce a ciascuno il tardar tanto;</p> -<p class="i02"> E come il ciel della tempesta il lampo</p> -<p class="i02"> Manda per segno, così Ugiero il guanto</p> -<p class="i02"> Mandò in segno di guerra allo inimico;</p> -<p class="i02"> Ma quel lo accetta, e non lo estima un fico.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XV"></a>XV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">La schier della avanguarda era innante,</p> -<p class="i02"> Già per tutto di trombe il suon si odea;</p> -<p class="i02"> Da un lato Ugier, da l'altro Balugante,</p> -<p class="i02"> Al combatter cum pregii ognun movea.</p> -<p class="i02"> Or viene Artiro e Salomone aitante</p> -<p class="i02"> L'un contra l'altro, come si solea</p> -<p class="i02"> Combattere in quel tempo a schiera a schiera,</p> -<p class="i02"> E sempre il capo il primo a ferire era.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XVI"></a>XVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Percosse Artiro il franco Salomone</p> -<p class="i02"> Al scudo, e del destrer lo stese in groppa;</p> -<p class="i02"> Ma alla visera il cristian barone</p> -<p class="i02"> L'inimico pagan cum l'asta intoppa,</p> -<p class="i02"> E la schena piegar lo fe allo arcione,</p> -<p class="i02"> Tal che fu di cader più volte in forse;<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a></p> -<p class="i02"> Ma l'uno e l'altro immantinente sorse,</p> -<p class="i02"> E a ferirse col brando a furia corse.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XVII"></a>XVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Tra costor cominziossi allor gran ciuffa,</p> -<p class="i02"> E mescolossi l'una e l'altra schiera,</p> -<p class="i02"> Crebbe in instante la mortal baruffa,</p> -<p class="i02"> Che l'una e l'altra gente è ardita e fiera;</p> -<p class="i02"> E questo quello, e quel questo ribuffa,</p> -<p class="i02"> Alcun non è che non combatta e fera;</p> -<p class="i02"> Come prima d'un fuoco talora esce</p> -<p class="i02"> Un vampo, e un tratto poi subito cresce.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XVIII"></a>XVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Artiro e Salomon fan mortal guerra,</p> -<p class="i02"> E quello a questo il forte elmo martella;</p> -<p class="i02"> Al primo colpo il gran cimier gli atterra,</p> -<p class="i02"> E quasi il tolse a quel colpo di sella,</p> -<p class="i02"> Ma un gagliardo non va sì presto a terra;</p> -<p class="i02"> Ira e vergogna il paladin flagella,</p> -<p class="i02"> E sopra all'elmo l'inimico tocca,</p> -<p class="i02"> Che gli fece tremare i denti in bocca.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XIX"></a>XIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma tanto fu delli altri la gran calca,</p> -<p class="i02"> Che sopra a' dui baron cum furia abonda,</p> -<p class="i02"> Che l'un da l'altro presto se defalca,<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a></p> -<p class="i02"> Come due navi sparte il vento e l'onda.</p> -<p class="i02"> O quanta gente allora si scavalca!</p> -<p class="i02"> Ogni cosa<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a> di sangue intorno gronda;</p> -<p class="i02"> A chi è tagliato, et a chi suda il pelo,</p> -<p class="i02"> E il gran ribombo suona insino al cielo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XX"></a>XX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Va Salomon correndo fra' pagani,</p> -<p class="i02"> Come lupo fra il gregge, o in paglia fuoco;</p> -<p class="i02"> Artiro atterra<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a> e occide li cristiani,</p> -<p class="i02"> E chiunque accoglie o more o campa puoco;</p> -<p class="i02"> Una gran pezza stettero alle mani,</p> -<p class="i02"> Che l'uno a l'altro non concesse il luoco:</p> -<p class="i02"> Ma pel vigor di quei di Salomone</p> -<p class="i02"> Si riculoro alfin quei di Macone.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXI"></a>XXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Sforzassi Artir difender la bandiera,</p> -<p class="i02"> Vedendo di cristiani il valor grande,</p> -<p class="i02"> Ma in rotta fuge ormai tutta sua schiera,</p> -<p class="i02"> Chi qua chi là per non morir si spande;</p> -<p class="i02"> Minaccia Artir, biastema e si dispera,</p> -<p class="i02"> Ma attender non puote egli a tante bande;</p> -<p class="i02"> E Balugante che tal cosa vide,</p> -<p class="i02"> Di soverchia ira e di vergogna stride.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXII"></a>XXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E subito comanda al franco Odrido</p> -<p class="i02"> Che la schiera seconda a guerra mova:</p> -<p class="i02"> Mossessi quello, e credo alciasse<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a> il grido</p> -<p class="i02"> Insino al cielo allor la gente nova;</p> -<p class="i02"> Ma Ugier, di Carlo capitanio fido,</p> -<p class="i02"> Visto che l'ebbe, ai suoi gente rinova;</p> -<p class="i02"> Mossessi Astolfo, e contra Odrido corse,</p> -<p class="i02"> Ma alcun di loro ai colpi non si torse.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXIII"></a>XXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Trasse Pomella<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a> il valoroso Anglese,<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a></p> -<p class="i02"> Poi che ebbe fracassata allor la lanza,</p> -<p class="i02"> E sopra a un amirante la distese,</p> -<p class="i02"> Che allo Inferno mandollo a tor la stanza,</p> -<p class="i02"> Gridando: state gente alle difese,</p> -<p class="i02"> Ch'io sono il fior di cavalier di Franza,</p> -<p class="i02"> Che per parol non resta far de fatti:</p> -<p class="i02"> E già tre morti n'avea 'n terra tratti.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXIV"></a>XXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Partenio occise, Validoro, e Iverso:</p> -<p class="i02"> Al primo fesse il capo insino al petto,</p> -<p class="i02"> E il secondo tagliò tutto a traverso,</p> -<p class="i02"> Sì come al terzo spiccò il capo netto;</p> -<p class="i02"> L'un Medo, Arabe l'altro, e l'altro Perso;</p> -<p class="i02"> Vecchi i dui primi, e il terzo giovinetto:</p> -<p class="i02"> Nè resta Astolfo, ma ferisce forte,</p> -<p class="i02"> E chi scavalca, e chi conduce a morte.</p> -</div></div> - -<p class="center"> -<i>Manca la continuazione</i> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXV"></a>XXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Maravigliosse assai Orlando allora</p> -<p class="i02"> Di tal nazion di gente e sua natura;</p> -<p class="i02"> Ma qui de lui vi lasserò per ora,</p> -<p class="i02"> Che anco di Carlo mi bisogna cura.</p> -<p class="i02"> Stava l'imperator festivo ancora</p> -<p class="i02"> Della vittoria avuta, e sol procura<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a></p> -<p class="i02"> Adunar genti per la santa impresa,<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a></p> -<p class="i02"> Nè fatica risparmia, o guarda a spesa.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXVI"></a>XXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Fra li altri un giorno fece un gran convito</p> -<p class="i02"> Cum onorevol pompa alla regale,</p> -<p class="i02"> E di tutti i Signor fu fatto invito,</p> -<p class="i02"> Senza altra differenzia, universale;</p> -<p class="i02"> Ove fu ognun trattato e riverito</p> -<p class="i02"> Secondo il grado suo maggiore o eguale,</p> -<p class="i02"> E tanto da re Carlo accarecciato,</p> -<p class="i02"> Che ognun se ne partì ben contentato.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXVII"></a>XXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dopo il convito, il sacro imperatore</p> -<p class="i02"> Mostrò Cesarea liberalitade,</p> -<p class="i02"> E in varii modi dimostrò l'amore</p> -<p class="i02"> Che ai suoi portava; a chi cum dignitade,</p> -<p class="i02"> A chi cum roba,<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a> a chi cum altro onore;</p> -<p class="i02"> A chi dona castella, a chi cittade,</p> -<p class="i02"> E a varii mostra variamente il cuore,<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a></p> -<p class="i02"> Cum tal misura e tal providemento,</p> -<p class="i02"> Che ognun di lui quel dì restò contento.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXVIII"></a>XXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Mentre era questo<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a> nella regia sala,</p> -<p class="i02"> Si vide un messagiero in fretta entrare,<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a></p> -<p class="i02"> Quale era appena al sommo della scala,</p> -<p class="i02"> Che Carlo il vide, e a lui il fece andare;</p> -<p class="i02"> Subito quel li espose, come cala</p> -<p class="i02"> Gualtier dal monte, e affretta il caminare,</p> -<p class="i02"> Perchè inteso ha che Carlo è in gran periglio,</p> -<p class="i02"> E di affrettarsi ha preso per consiglio.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXIX"></a>XXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Cum lui è Desiderio di Pavia,</p> -<p class="i02"> Che al Sepulcro seguirte si dispone,</p> -<p class="i02"> Cum altri gran Signori in compagnia,</p> -<p class="i02"> E seco viene ancor papa Leone<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a></p> -<p class="i02"> Cum cardinali e magna chierichia,</p> -<p class="i02"> Per annullar la lege di Macone;</p> -<p class="i02"> Tutti, Signore, vengono a aiutarti,</p> -<p class="i02"> E mi han mandato avanti ad avisarti.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXX"></a>XXX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così disse il messaggio, e dapoi tacque,</p> -<p class="i02"> Per non passare del suo uffizio il segno;</p> -<p class="i02"> A Carlo molto la novella piacque,</p> -<p class="i02"> Per sua onoranza, e sicurtà del regno;</p> -<p class="i02"> Bench'i pagani ormai sian messi all'acque,<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a></p> -<p class="i02"> Pur temea ancor non li movesse a sdegno</p> -<p class="i02"> A rifar testa e ritornare adrieto,</p> -<p class="i02"> E cum più gente, sta col cuor più quieto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXI"></a>XXXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Idio ringrazia, e per molto catolico</p> -<p class="i02"> Loda Leone allor summo pontifice,</p> -<p class="i02"> Che a lui conduca favore apostolico,</p> -<p class="i02"> Che così spera fare opre mirifice;</p> -<p class="i02"> E il culto di Macon, quale è diabolico,</p> -<p class="i02"> Male ordinato e di pegiore artifice,</p> -<p class="i02"> Estinguere ivi almen dove si vede</p> -<p class="i02"> Sepulto il Fundator di nostra fede.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXII"></a>XXXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E subito rivolto ai baron tutti,</p> -<p class="i02"> Comanda lor che in ponto ognun si metta,</p> -<p class="i02"> E l'altro giorno a corte sian ridutti</p> -<p class="i02"> Per andar contra<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a> il pastor santo in fretta;</p> -<p class="i02"> Non pur li gran signor, ma donne e putti</p> -<p class="i02"> Ciascun di andarli si provede e affretta;</p> -<p class="i02"> E par che Idio dal cielo, e i benedetti</p> -<p class="i02"> Angeli insieme ognuno in terra espetti.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXIII"></a>XXXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E così far si deve, e potea farse</p> -<p class="i02"> In quella età che avea fedel pastori;</p> -<p class="i02"> Ma se or son l'alme di conscienzia scarse,</p> -<p class="i02"> Causa ne sono i papi e loro errori,</p> -<p class="i02"> Che a' nostri tempi attendono a ingrassarse</p> -<p class="i02"> Tra le spurcicie e i vani adulatori,</p> -<p class="i02"> Cum spesse simonie, cum tali imprese<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a></p> -<p class="i02"> Che a vender son forzati insin le chiese.<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXIV"></a>XXXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così in ponto si mosse il gran re Carlo,</p> -<p class="i02"> E contra al papa andò cum la sua corte,</p> -<p class="i02"> Per farli reverenzia<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a> e accarecciarlo,</p> -<p class="i02"> Come a pastor convien di simil sorte;</p> -<p class="i02"> Andò lontan sei milgia<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> ad espettarlo,</p> -<p class="i02"> E farli compagnia dentro alle porte</p> -<p class="i02"> Di Parigi, che espetta a grande onore<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a></p> -<p class="i02"> Veder de' cristian l'alto pastore.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXV"></a>XXXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Andonli incontra fuora di Parigi</p> -<p class="i02"> Col vescovo Turpino e preti e frati</p> -<p class="i02"> Cum le lor croci, neri, bianchi e bigi,</p> -<p class="i02"> Cum ricce<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a> veste ben tutti adobati;</p> -<p class="i02"> E d'ogni sorte<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a> ch'ai divin servigi</p> -<p class="i02"> Se usano paramenti riccamati,</p> -<p class="i02"> Belle pianede e adorni piviali,</p> -<p class="i02"> Cum rellique, cum calici e messali.<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXVI"></a>XXXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Intanto ecco trombette e tamburini</p> -<p class="i02"> Mandare insino al cielo orribil suono;</p> -<p class="i02"> Carlo l'odiva, e tutti i paladini,</p> -<p class="i02"> E quanti gionti dove è Carlo, sono;</p> -<p class="i02"> E odendo par che ognor più s'avicini</p> -<p class="i02"> Dove era Carlo il spaventevol tuono,</p> -<p class="i02"> Quando a lui gionse uno altro messagiero,</p> -<p class="i02"> Qual disse che vicino era Gualtiero;</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXVII"></a>XXXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Qual conduceva genti italiane</p> -<p class="i02"> In aiuto di Carlo e del suo regno,</p> -<p class="i02"> Genti fedeli, e tutte cristiane,</p> -<p class="i02"> Che hanno Macone e chi l'adora a sdegno;</p> -<p class="i02"> E che dipoi seguivan le romane</p> -<p class="i02"> Genti, dove era Leon papa degno:</p> -<p class="i02"> Possibil non fu allora che restasse</p> -<p class="i02"> Carlo, sì allegro fu, che non gridasse.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXVIII"></a>XXXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Cum gravità però Carlo gridava:</p> -<p class="i02"> Viva la buona gente italiana;</p> -<p class="i02"> Italia, dopo lui, ciascun<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a> chiamava,</p> -<p class="i02"> Viva l'Italia e la gente romana;</p> -<p class="i02"> L'Italiani ogni baron lodava,</p> -<p class="i02"> Che ora è stimata gente ignava e strana;</p> -<p class="i02"> Barbari soli son che or prove fanno,</p> -<p class="i02"> Nè Italiani ormai più credito hanno.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XXXIX"></a>XXXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Già tutto il mondo dominar Romani,</p> -<p class="i02"> E chi fusse Lucullo<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a> e il gran Pompeo</p> -<p class="i02"> Li Asiatici il sanno e li Affricani,</p> -<p class="i02"> Mitridate, Tigrane e Ptolomeo;</p> -<p class="i02"> Cesare in Franza et altri popul strani,<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a></p> -<p class="i02"> E in tutta Europa gran prodezze feo;</p> -<p class="i02"> E Sertorio e Camillo et altri molti,</p> -<p class="i02"> Che qui per brevità non ho raccolti.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XL"></a>XL. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Or persa è tutta la memoria antiqua,</p> -<p class="i02"> Nè quasi è più chi lor vittorie creda;</p> -<p class="i02"> Colpa di sorte di signori iniqua</p> -<p class="i02"> Che a barbari l'Italia han data in preda,</p> -<p class="i02"> Per lor discordie, e per seguir l'obliqua</p> -<p class="i02"> Strada, in voler che l'uno a l'altro ceda,</p> -<p class="i02"> Usurpar quel d'altrui senza ragione,</p> -<p class="i02"> Di rovinar l'Italia oggi è cagione.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLI"></a>XLI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Lodò l'Italia assai Carlo, che stato<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a></p> -<p class="i02"> Vi era più volte a difensar la Chiesa,</p> -<p class="i02"> E l'italo valore avea provato,</p> -<p class="i02"> Ch'era di gran contrasto e gran difesa;</p> -<p class="i02"> E se ben Desiderio<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a> avea domato</p> -<p class="i02"> Cum altri assai, fu per lor dura impresa</p> -<p class="i02"> Contra la Chiesa: e per comesso errore</p> -<p class="i02"> Spesso ai gagliardi Idio tolle il valore.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLII"></a>XLII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Or se ne vien Gualtier da Monlione,</p> -<p class="i02"> Qual fu galgiardo e nobil paladino,</p> -<p class="i02"> Sollecito, e al suo re fedel barone,</p> -<p class="i02"> E molto il loda nel suo dir Turpino;</p> -<p class="i02"> Visto re Carlo, dismontoe d'arcione</p> -<p class="i02"> Per onorar il figlio di Pipino;</p> -<p class="i02"> Carlo abbracciollo, e gran feste gli fece,</p> -<p class="i02"> Come fare alli suoi a un signor dece.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLIII"></a>XLIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E così fece a tutti li signori</p> -<p class="i02"> Ch'erano cum Gualtier cum lieto viso;</p> -<p class="i02"> Io non potrei narrare i grandi onori</p> -<p class="i02"> Ch'a lor fur fatti, e le gran feste e il riso;</p> -<p class="i02"> Intanto ecco il pastor delli pastori,</p> -<p class="i02"> Ch'apre a suo modo e serra il paradiso:</p> -<p class="i02"> Carlo, che cum le chiavi il gran stendardo</p> -<p class="i02"> Vide, a smontare a piedi non fu tardo.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLIV"></a>XLIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E al pontifice andando inginocchiosse,</p> -<p class="i02"> Et umile bassogli<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a> il sacro piede;</p> -<p class="i02"> Il papa ad abbracciarlo allor si mosse,<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a></p> -<p class="i02"> E la benedizion dapoi gli diede;</p> -<p class="i02"> E sorgendolo<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a> il papa alfin levosse,</p> -<p class="i02"> E a ciò che li comanda assente e cede;<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a></p> -<p class="i02"> E per entrar cum quel dentro a Parigi,</p> -<p class="i02"> Sopra il destrer montò senza letigi.<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLV"></a>XLV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così verso Parigi ognun se invia,</p> -<p class="i02"> E il primo fu Gualtier da Monlione,</p> -<p class="i02"> Che avea re Desiderio in compagnia</p> -<p class="i02"> E tutta la lombarda nazione;</p> -<p class="i02"> Poi delle guardie l'ordine seguia:</p> -<p class="i02"> Dalla man destra è quella di Leone,</p> -<p class="i02"> Dalla sinestra sta quella di<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a> Carlo,</p> -<p class="i02"> Ch'il suo<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a> segue ciascuna, e vol guardarlo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLVI"></a>XLVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Da un canto stan le guardie, e non intorno,</p> -<p class="i02"> E fan come due corna in quel confino;</p> -<p class="i02"> Da destra stava<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a> di belle armi adorno</p> -<p class="i02"> Al papa un stormo di Roman vicino;</p> -<p class="i02"> Poi si vedeva dal sinistro corno</p> -<p class="i02"> A lato a Carlo ogni suo paladino,</p> -<p class="i02"> Allora alla sua guardia deputato,</p> -<p class="i02"> Ciascuno adorno e di belle armi armato.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLVII"></a>XLVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi seguiva Leon cum viso lieto</p> -<p class="i02"> Armato in sella in abito viandante,<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a></p> -<p class="i02"> E Carlo apar cum lui, ma pur più indrieto</p> -<p class="i02"> Tanto ch'il papa si può dir più avante;</p> -<p class="i02"> Così fu allor quello ordine discreto<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a></p> -<p class="i02"> Cum misterio e ragion molto importante;</p> -<p class="i02"> Chè minore è del papa, ma maggiore</p> -<p class="i02"> D'ogni altro al mondo, è poi l'imperatore.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLVIII"></a>XLVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Armato stava in abito pomposo</p> -<p class="i02"> Re Carlo allora<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a> riccamente adorno,</p> -<p class="i02"> E sembrò in vista degno e glorioso</p> -<p class="i02"> Re de' Romani e imperator quel giorno;</p> -<p class="i02"> Parlando insieme e ognun di lor gioioso</p> -<p class="i02"> Del danno de' pagani e di lor scorno,</p> -<p class="i02"> Della vittoria da re Carlo avuta,<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a></p> -<p class="i02"> Chè sempre Cristo chi in lui spera aiuta.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_XLIX"></a>XLIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dopo seguiano insieme i cardinali</p> -<p class="i02"> Adorni d'armi per la fe di Cristo;</p> -<p class="i02"> Non come a questa età, per<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a> strazi e mali</p> -<p class="i02"> De innocenti signori, e ingordo acquisto,</p> -<p class="i02"> Per scacciar di lor terre i naturali</p> -<p class="i02"> Signori, a fin d'uno appetito tristo,</p> -<p class="i02"> Seguian il papa; e dopo un capitano,</p> -<p class="i02"> Quale era vice senator romano.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_L"></a>L. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Era di Orlando<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a> quel loco tenente,</p> -<p class="i02"> Che era in quel tempo roman senatore,</p> -<p class="i02"> E lassava in sua vece, essendo assente,</p> -<p class="i02"> Un patrizio roman di gran valore,</p> -<p class="i02"> Il qual guidava tutta la sua gente,</p> -<p class="i02"> Giovene ardito e di animoso cuore,</p> -<p class="i02"> Di quella proprio illustre nazione,<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a></p> -<p class="i02"> Che era il suo nome escelso Scipione.<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_LI"></a>LI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Vinte milia e seicento avea costui</p> -<p class="i02"> Sotto il stendardo della Santa Chiesa,</p> -<p class="i02"> Che tutti andavan volontier cum lui</p> -<p class="i02"> Per scuto della Fede e sua difesa,</p> -<p class="i02"> E non per usurpar stato de altrui,</p> -<p class="i02"> Ma contra l'infedeli è loro impresa:</p> -<p class="i02"> De tutta l'altra gente deretani,</p> -<p class="i02"> Sì come un retroguardo, eran Romani.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_LII"></a>LII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così van tutti: e sol Leone e Carlo<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a></p> -<p class="i02"> Fra lor si grida, si desidra e noma.</p> -<p class="i02"> Questo l'ordine fu, nè da me parlo,</p> -<p class="i02"> Ma in scriverlo Turpin prese la soma;</p> -<p class="i02"> La colpa è sua, se ben non seppe farlo:</p> -<p class="i02"> Non saprei dir se a questi tempi in Roma</p> -<p class="i02"> Li esperti mastri delle cerimonie</p> -<p class="i02"> Tali ordinanze stimariano idonie.<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a></p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_LIII"></a>LIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Gionsero in fine alle sbadate<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a> porte</p> -<p class="i02"> Di Parigi, città magna e regale,</p> -<p class="i02"> Ove è cum preti e frati d'ogni sorte</p> -<p class="i02"> In abito Turpino episcopale;</p> -<p class="i02"> Tutti cantando psalmi et inni forte</p> -<p class="i02"> Tanto, che sino al ciel la voce sale,</p> -<p class="i02"> Inanzi a tutti si vedean<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a> cantare,</p> -<p class="i02"> Come in procession si suole andare.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_LIV"></a>LIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Dentro a Parigi si sentian campane</p> -<p class="i02"> Cum segno di allegrezza al ciel sonare,<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a></p> -<p class="i02"> Tante trombe e tambur che lingue umane<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a></p> -<p class="i02"> Non bastarian, volendolo esplicare;</p> -<p class="i02"> Arpe, liuti et altre cose strane</p> -<p class="i02"> Se odivano cum grazia armonizzare,</p> -<p class="i02"> Musiche cum canzoni<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a> e bei mottetti</p> -<p class="i02"> Cum arie belle, e contrapunti elletti.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_LV"></a>LV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Grande allegrezza fan fanciulle e donne,</p> -<p class="i02"> E al beato pastor debiti onori;</p> -<p class="i02"> Adorne eran le dame in belle gonne</p> -<p class="i02"> Cum diversi ornamenti e bei colori;</p> -<p class="i02"> E quante lo vedean serve e madonne,</p> -<p class="i02"> Spargevano in suo onor diversi fiori</p> -<p class="i02"> Cum odorifere erbe e naturali</p> -<p class="i02"> Sopra il capo a Leone e i cardinali.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v4_LVI"></a>LVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Entrati in la città, subito andaro</p> -<p class="i02"> Alla prima lor chiesa catedrale,</p> -<p class="i02"> E Dio, come si suol, prima onoraro</p> -<p class="i02"> Carlo, il pastore et ogni cardinale;</p> -<p class="i02"> Nè si volse mostrar di grazia avaro,</p> -<p class="i02"> Se ben veste non ha pontificale,</p> -<p class="i02"> A quel populo<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a> allor papa Leone,</p> -<p class="i02"> Che a tutti diede la benedizione.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_LVII"></a>LVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Doranio fatto poco anzi cristiano,</p> -<p class="i02"> Di tal cospetto non si può saziare,</p> -<p class="i02"> Nè vorrebbe esser come già pagano</p> -<p class="i02"> Per quanto tien la terra e cinge il mare;</p> -<p class="i02"> Il viver di cristian gli pare umano,</p> -<p class="i02"> Natural, justo, come dessi usare;</p> -<p class="i02"> Cum cerimonie che hanno in se ragione,</p> -<p class="i02"> Qual non si trova in quelle di Macone.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v4_LVIII"></a>LVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi che fu reso a Dio debito onore,</p> -<p class="i02"> L'entrata fero nel real palagio</p> -<p class="i02"> Carlo e Leone, e ogni altro gran signore</p> -<p class="i02"> Fu consignato ove può stare ad agio;</p> -<p class="i02"> Alloggiò parte drento e parte fuore,</p> -<p class="i02"> E non fu chi patisse alcun disagio.</p> -<p class="i02"> Ma posino a lor modo, che piacere</p> -<p class="i02"> Hanno essi di posare, io di tacere.</p> -</div></div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> -</p> - -<h2 id="canto5">CANTO V.</h2> -</div> - -<p class="title"> -<a id="v5_I"></a>I. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Chi veder vole un bel giardino ameno,</p> -<p class="i02"> Che sia de' riguardanti allo occhio grato,</p> -<p class="i02"> De ordini il veggia e varietadi pieno,</p> -<p class="i02"> Chè cum tal variar si fa più ornato;</p> -<p class="i02"> Così un poema sta nè più nè meno,</p> -<p class="i02"> Che esser de' vario in tutto et ordinato;</p> -<p class="i02"> Così varia il pittor col suo pennello,</p> -<p class="i02"> E per il variare il mondo è bello.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_II"></a>II. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Però, Signor, se bene io vi parlai</p> -<p class="i02"> Poco anzi di re Carlo e di Leone,</p> -<p class="i02"> Bene alloggiati tutti io vi lassai</p> -<p class="i02"> Di careccie, di cibi e di mesone,<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a></p> -<p class="i02"> E parmi aver di lor parlato assai;</p> -<p class="i02"> Sicchè tornare io voglio al fio<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a> d'Amone,</p> -<p class="i02"> Qual per amore ha l'anima gioconda,</p> -<p class="i02"> Cum la sua bella e umiliata Ismonda.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_III"></a>III. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Avea Ranaldo ormai sì intenerita</p> -<p class="i02"> E scaldata d'amor la bella dama,</p> -<p class="i02"> Che l'uno e l'altro come la sua vita,</p> -<p class="i02"> E il cuor del petto suo si aprezza et ama;</p> -<p class="i02"> Non è la dama più nel cuor smarrita,<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a></p> -<p class="i02"> Ma tacendo conferma, e l'amor brama;</p> -<p class="i02"> Ranaldo di scaldarla mai non resta,</p> -<p class="i02"> L'abbraccia, l'accareccia, e falle festa.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_IV"></a>IV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma mentre stan li amanti in tal diletto,</p> -<p class="i02"> Nè più la dama ormai fa resistenza,</p> -<p class="i02"> E sperano d'amor l'ultimo effetto,</p> -<p class="i02"> Nè vi è chi lor ne faccia conscienza,</p> -<p class="i02"> Entrar li fece in subito suspetto</p> -<p class="i02"> Un rumor grande, e strana appariscenza</p> -<p class="i02"> Ch'ivi comparse<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a> e fe' sorger Ranaldo,</p> -<p class="i02"> Che era in quel punto tutto d'amor caldo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_V"></a>V. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">La dama non men presta in piede sorse,</p> -<p class="i02"> Insieme vergognosa e tremebonda,</p> -<p class="i02"> Subito apresso al suo Ranaldo corse,</p> -<p class="i02"> Come dir voglia: guarda la tua Ismonda;</p> -<p class="i02"> Ma ben presto Ranaldo le soccorse.</p> -<p class="i02"> Ma voglier<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a> mi bisogna a una altra sponda,</p> -<p class="i02"> Nè dir vi posso or questa istoria tutta,</p> -<p class="i02"> Che meglio gusta il ber bocca più asciutta.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_VI"></a>VI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Io vi lassai sì come Bradamante</p> -<p class="i02"> Seguito avea Ranaldo: per trovarlo</p> -<p class="i02"> Passati ha i Pirenei,<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a> e va più avante,</p> -<p class="i02"> Che al tutto si è disposta a seguitarlo;</p> -<p class="i02"> Volse il camin pigliar<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a> verso Levante,</p> -<p class="i02"> Che anco Ranaldo spesso solea farlo;</p> -<p class="i02"> Poi come spinta da furor divino<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a></p> -<p class="i02"> Verso la Spagna prese il suo camino.<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_VII"></a>VII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E longamente nella Spagna errando,</p> -<p class="i02"> Or nella Catalogna, ora in Castiglia,</p> -<p class="i02"> Pur di Ranaldo va sempre cercando,</p> -<p class="i02"> E cerca l'Aragona e la Siviglia;</p> -<p class="i02"> Di cercarlo non resta, e nol trovando</p> -<p class="i02"> Verso Valenza alfine il camin piglia,</p> -<p class="i02"> Più presto non sapendo ove si andasse,</p> -<p class="i02"> Che di veder la terra desiasse.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_VIII"></a>VIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E quasi apresso alla cittade essendo,</p> -<p class="i02"> Vide uscir fuori una gran gente armata,</p> -<p class="i02"> E in mezzo a quella sopra un carr<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a> piangendo</p> -<p class="i02"> Cum l'una e l'altra man drieto legata</p> -<p class="i02"> Era una dama, quale a fuoco orrendo</p> -<p class="i02"> A morir crudelmente<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> è condennata;</p> -<p class="i02"> E sì pietosa piagne,<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> e aiuto impetra,</p> -<p class="i02"> Che mosso aria a pietade un cuor di pietra.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_IX"></a>IX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Cum una benda aveva la donzella</p> -<p class="i02"> Legati li occhi, come allor si usava,</p> -<p class="i02"> Che non vedendo il suo tormento quella,</p> -<p class="i02"> Così forse il morir manco le agrava;</p> -<p class="i02"> Però bench'essa fusse in viso bella,</p> -<p class="i02"> Per quella benda allor nol dimostrava;</p> -<p class="i02"> Ma pietosa era nel suo pianger tanto,</p> -<p class="i02"> Che gentil si mostrava insin nel pianto.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_X"></a>X. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Bradamante che amor<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a> la dama vede</p> -<p class="i02"> Fra gente tanta, et ode lamentarla,</p> -<p class="i02"> La causa di tal cosa a un pagan chiede,</p> -<p class="i02"> Qual le rispose che volean brugiarla,</p> -<p class="i02"> Ne più<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a> risposta poi a quella diede;</p> -<p class="i02"> Ma Bradamante che ode lamentarla,<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a></p> -<p class="i02"> Soffrir non puote, e la visera abbassa,</p> -<p class="i02"> La lanza arresta e contra al capo passa.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XI"></a>XI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Era capo di quelli un mascalzone</p> -<p class="i02"> Maggior de li altri più d'una gran spana,<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a></p> -<p class="i02"> Largo in le spalle, e grosso di ventrone,</p> -<p class="i02"> Tagliato ha il viso, e guardatura strana;</p> -<p class="i02"> E sin nell'ossa, a dirlo, era poltrone,</p> -<p class="i02"> Che ha 'l corpo grande, e il cuore di puttana;</p> -<p class="i02"> Ma in tutta Spagna mai non fe' natura,</p> -<p class="i02"> Quanto era in quello, la maggior bravura.<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a></p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XII"></a>XII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Tutto era armato di armatura bianca,</p> -<p class="i02"> E sopra li altri di statura avanza;</p> -<p class="i02"> Or Bradamante, quella dama franca,</p> -<p class="i02"> Verso di quello accosta la sua lanza;</p> -<p class="i02"> E proprio al petto nella parte stanca</p> -<p class="i02"> Il ferr<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a> li pose cum tanta possanza,</p> -<p class="i02"> Che più di un palmo lo passò di dietro,</p> -<p class="i02"> Come di giaccio fusse o fragil vetro.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XIII"></a>XIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi subito recossi in man la spada,</p> -<p class="i02"> E al resto di color cacciossi adosso;</p> -<p class="i02"> Non così secator atterra biada,</p> -<p class="i02"> Quanto essa di color fa il terren rosso;</p> -<p class="i02"> Scampale ognun davanti e fale strada,</p> -<p class="i02"> Che quanto gionge taglia insino all'osso;</p> -<p class="i02"> Tal fende al petto, e tale alla centura,</p> -<p class="i02"> E chi non gionge, caccia di paura.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XIV"></a>XIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Fu in breve spazio sbarratato il piano,</p> -<p class="i02"> E abbandonato cum la dama il carro;</p> -<p class="i02"> Fugì ciascuno che volse esser sano,</p> -<p class="i02"> Morto quel capo lor poltron bizzarro;</p> -<p class="i02"> E nell'arcion la dama cum la mano</p> -<p class="i02"> Trassessi presto più ch'io non vel narro;</p> -<p class="i02"> E via fugendo quella dama porta,</p> -<p class="i02"> E cum parol la inanima e conforta.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XV"></a>XV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Lontana da Valenzia la condusse,</p> -<p class="i02"> Sempre<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> spronando forte il suo destrero,</p> -<p class="i02"> Tanto che esistimò che salva fusse,</p> -<p class="i02"> Nè più di essere offesa ebbe pensero;</p> -<p class="i02"> E in ripa a un fiume appunto la ridusse,</p> -<p class="i02"> Ove era naturale un bel verzero</p> -<p class="i02"> Di mille frutti et erbe delicate,</p> -<p class="i02"> Vaghe di sua verdura, e di odor grate.<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XVI"></a>XVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ivi slegolla, e gli occhi le disciolse,</p> -<p class="i02"> E in terra dall'arcion repose quella,</p> -<p class="i02"> E alquanto reposarse anch'essa volse,</p> -<p class="i02"> E allor d'un salto si levò di sella;</p> -<p class="i02"> Dapoi la dama apresso si raccolse,</p> -<p class="i02"> Guardolla in viso, e ben le parve bella,</p> -<p class="i02"> Che per la benda che avea a li occhi involta,</p> -<p class="i02"> Bellezza le era e la apparenzia tolta.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XVII"></a>XVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E subito pietà di quella prese</p> -<p class="i02"> Maggior che pria la forte Bradamante,</p> -<p class="i02"> E all'altra dama chi fusse chiese,</p> -<p class="i02"> E qual cagion la indusse a pene tante;</p> -<p class="i02"> Quella che sempre Bradamante crese</p> -<p class="i02"> Esser non donna, ma barone aitante,</p> -<p class="i02"> Rimase del suo onore in gran suspetto,</p> -<p class="i02"> E più d'un gran suspir gittò dal petto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XVIII"></a>XVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Poi le rispose: Sapi, cavaliero,</p> -<p class="i02"> Che per mio ben da Dio fusti mandato,</p> -<p class="i02"> Che di ciò che mi chiedi io dirò il vero,</p> -<p class="i02"> Che molto ben da me l'hai meritato.</p> -<p class="i02"> Ma perchè dirvel poi più ad agio io spero,</p> -<p class="i02"> Queste per or vi lasso in quel bel prato,</p> -<p class="i02"> Che poi fur, per averle nelle mani,</p> -<p class="i02"> Assai cercate da' Valenziani.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XIX"></a>XIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Le dame io lasso et a Ranaldo io torno,</p> -<p class="i02"> Che disturbato fu dal suo piacere,</p> -<p class="i02"> Nè fu sì lieto mai quanto quel giorno,</p> -<p class="i02"> Se si potea la dama allor godere;</p> -<p class="i02"> Onde restonne cum disconzo<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a> e scorno,</p> -<p class="i02"> Che ben perfetto non si puote avere;</p> -<p class="i02"> E subito al rumor recossi in mano</p> -<p class="i02"> La sua Fusberta il sir di Montalbano.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XX"></a>XX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Riguarda quello, e vede giù da un monte</p> -<p class="i02"> Scendere un toro fra tre vacche belle,</p> -<p class="i02"> E un pastor grande, che di fresco monte<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a></p> -<p class="i02"> Tutte le aveva, seguitava quelle,</p> -<p class="i02"> Che avea un solo occhio in mezzo della fronte,</p> -<p class="i02"> Nè già vi scrivo favole e novelle;</p> -<p class="i02"> Che grande era quello occhio a ponto a ponto</p> -<p class="i02"> Quanto quatro comuni a giusto conto.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXI"></a>XXI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Questo non crederà qualche vulgare,</p> -<p class="i02"> Che poco sale nella zucca serra,</p> -<p class="i02"> Chè sol dà fede a quel che all'occhio appare</p> -<p class="i02"> Il vulgo ignaro che vaneggia et erra:</p> -<p class="i02"> Come che a un cieco descriveste il mare</p> -<p class="i02"> Quanto sia grande, e i monti<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a> della terra,</p> -<p class="i02"> E la torr<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a> di Babel, e che vi è gente</p> -<p class="i02"> Che tutta è nera, crederebbe niente.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXII"></a>XXII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma talor più ragion che 'l senso vede,</p> -<p class="i02"> Chè lo intelletto è di maggiore altezza,</p> -<p class="i02"> E i mostri di natura esser concede,</p> -<p class="i02"> Anci più volte il sentimento sprezza;</p> -<p class="i02"> Chi crederia che 'l sol, che par de un piede</p> -<p class="i02"> A nui che siam qua giuso, di grandezza</p> -<p class="i02"> Della terra maggior sia per natura</p> -<p class="i02"> Centosessantasei volte<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a> a misura?</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXIII"></a>XXIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Se creder non volete ai scritti miei,</p> -<p class="i02"> Prestate fede almeno al buon Turpino:</p> -<p class="i02"> Credete il ver, ch'il falso io non direi,</p> -<p class="i02"> Non son greco bugiardo, ma latino;</p> -<p class="i02"> Chi crederebbe la essenzia di Dei,</p> -<p class="i02"> La providenzia e lo ordine divino?</p> -<p class="i02"> La fede è sol del certo incerto a nui,</p> -<p class="i02"> Credete mo' quel che ne piace<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a> a vui.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXIV"></a>XXIV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ora tornando al mio primo proposto,</p> -<p class="i02"> Le vacche costui guida alla campagna,</p> -<p class="i02"> E come sopra vi narrai, composto</p> -<p class="i02"> Longamente pastor, nasciuto in Spagna;</p> -<p class="i02"> Ma di veder la Franza era disposto<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a>,</p> -<p class="i02"> Che del steril paese assai si lagna,</p> -<p class="i02"> Quale è gran parte nel paese ispano,</p> -<p class="i02"> Però se n'è partito, e va lontano.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXV"></a>XXV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">E dove era Ranaldo cum Ismonda</p> -<p class="i02"> Apunto apunto si trovò per caso;</p> -<p class="i02"> Ranaldo che sua sorte assai gioconda</p> -<p class="i02"> Sturbar si vede, e n'è privo rimaso,</p> -<p class="i02"> Tanto si sdegna, e tal furor gli abonda</p> -<p class="i02"> Che foco soffia per la bocca e naso;</p> -<p class="i02"> E cum Fusberta in mano a gran furore</p> -<p class="i02"> Andò Ranaldo contra a quel pastore.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXVI"></a>XXVI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Più non si mosse allor quel rozzo e brutto</p> -<p class="i02"> Pastor, come ivi alcuno non vedesse,</p> -<p class="i02"> E che securo si trovasse in tutto,</p> -<p class="i02"> O contra a lui un fanciullino avesse;</p> -<p class="i02"> E mossessi<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a> il gran tor<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>, quale era instrutto,</p> -<p class="i02"> Che se in lor danno alcuno si movesse,</p> -<p class="i02"> Debbia quel toro cum le corna urtarlo,</p> -<p class="i02"> E cum quel colpo occiderlo o atterrarlo.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXVII"></a>XXVII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Mossessi il toro allor cum gran rovina,</p> -<p class="i02"> E a un urto riversò Ranaldo al piano,</p> -<p class="i02"> Proprio nel ventre cum la fronte china</p> -<p class="i02"> La bestia gli fermò quel colpo strano;</p> -<p class="i02"> Tramortito è Ranaldo, e la meschina</p> -<p class="i02"> Ismonda piagne e si lamenta in vano,</p> -<p class="i02"> Che subito il pastor quella pigliava,</p> -<p class="i02"> E in mezzo alle tre vacche la cacciava.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXVIII"></a>XXVIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Come una belva fusse o un'altra vacca,</p> -<p class="i02"> Innanzi si cacciava Ismonda bella,</p> -<p class="i02"> E così nell'onor la offende e smacca,</p> -<p class="i02"> Che assai più che 'l timor molesta quella;</p> -<p class="i02"> Nel cuor dogliosa, e già nel pianger stracca</p> -<p class="i02"> Non ardisce gridar, nè pur favella,</p> -<p class="i02"> Però che se piangesse, avea timore</p> -<p class="i02"> Che 'l tor non la offendesse o quel pastore.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> -</p> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXIX"></a>XXIX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Così lassando oppresso il suo campione,</p> -<p class="i02"> Ismonda fra le vacce<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a> caminava,</p> -<p class="i02"> Il mostro che chiamato era Burone,</p> -<p class="i02"> A un folto bosco oscuro la guidava;</p> -<p class="i02"> La giovane tra se chiama Macone,</p> -<p class="i02"> Ma nulla alla meschina allor giovava;</p> -<p class="i02"> Prima tre or che fusse risentito</p> -<p class="i02"> Stette Ranaldo in terra tramortito.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -<a id="v5_XXX"></a>XXX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ma poi che fu risorto, a Ismonda<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a> il core</p> -<p class="i02"> Subito volse et ogni suo<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a> pensero,</p> -<p class="i02"> Come colui che le portava amore,</p> -<p class="i02"> E per cercarla ascese il suo destrero;</p> -<p class="i02"> Nè la vedendo, scoppia di dolore,</p> -<p class="i02"> Che pur potette assai, a dire il vero:</p> -<p class="i02"> Maledisse il pastore e la fortuna,</p> -<p class="i02"> E intanto giunse allor la notte bruna.</p> -</div></div> - -<p class="center"> -<i>Manca la continuazione</i> -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> -</p> - -<h2 id="indicenomi">INDICE -<span class="smaller">DI TUTTI I NOMI PROPRI<br /> -CONTENUTI IN QUEST'OPERA.</span></h2> - -<p class="center"> -<i>Il numero romano indica il Canto, e l'arabo -la Stanza.</i> -</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> -</p> - -<p class="title"> -A -</p> - -<p> -<span class="smcap">Alardo</span> fa strage de' pagani, III. <a href="#v3_VII">7</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Aldrovagi</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Alfonso I</span> d'Este vince i nemici colla prudenza, III. <a href="#v3_III">3</a>; pericoli -corsi con Giulio II per favorire i Francesi, <a href="#v3_IV">4</a>; sue vittorie -e sue lodi, <a href="#v3_V">5</a> e seg. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Amore</span> carnale, sue varie distinzioni, III. <a href="#v3_XVI">16 a 34</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Anselmo</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Antiforo</span> figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione -d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ardubalasso</span> abbatte Dudone e lo fa prigioniero, II. <a href="#v2_XCV">95</a>; fuga -i cristiani, <a href="#v2_XCVI">96</a>; s'azzuffa con Oliviero, ed è abbattuto da -Gano, <a href="#v2_XCVIII">98</a>, <a href="#v2_XCIX">99</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Arideo</span> accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da -Libichello, II. <a href="#v2_L">50</a>; si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, -III. <a href="#v3_XII">12</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Artiro</span> affricano combatte contro Salomone, I. <a href="#v1_II">2</a>; si spinge -contro i cristiani, II. <a href="#v2_LXVIII">68</a>; muove contro Salomone e si attacca -seco, IV. <a href="#v4_XVI">16</a> e seg.; è dalla folla impedito il combattimento, -e fa strage di Cristiani, <a href="#v4_XXI">21 e seg.</a> -</p> - -<p> -<span class="smcap">Astolfo</span> fatto prigione dai pagani, II. <a href="#v2_C">100</a>; spinto contro di -essi da Uggero, uccide un Amirante quindi Partenio, -Validoro e Iverso, IV. <a href="#v4_XXIII">23</a>, <a href="#v4_XXIV">24</a>, <a href="#v4_XXV">25</a>. -</p> - -<p class="title"> -B -</p> - -<p> -<span class="smcap">Balugante</span> manda Bravante contro i cristiani, II. <a href="#v2_LX">60</a>; spinge -nella battaglia Ardubalasso, <a href="#v2_XCV">95</a>; manda Marcaluro in soccorso -de' pagani, <a href="#v2_CIV">104</a>; è messo in fuga dai Cristiani, III. -<a href="#v3_IX">9</a>. Accetta la sfida della battaglia da Uggero, IV. <a href="#v4_XV">15</a>; suo -<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> -sdegno nel veder uccidere tanti de' suoi, <a href="#v4_XXII">22</a>; ordina ad -Odrido di entrare in battaglia, <a href="#v4_XXIII">23</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Bastia</span> luogo del Ferrarese ripigliato agli Spagnuoli da Alfonso -I d'Este, III. <a href="#v3_IV">4</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Beltramo</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Bertolagi</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Bradamante</span> chiamata da Oliviero in soccorso de' cristiani, II. -<a href="#v2_LXII">62</a>; colla lancia abbatte Armeno, <a href="#v2_LXIII">63</a>; uccide Chiariolo, -<a href="#v2_LXIII"><i>ivi</i></a>, Glorio, Lampruccio e Meleardo, <a href="#v2_LXV">65</a>; ferisce Odrido, -<a href="#v2_LXIX">69</a>; è assalita da Bravante, <a href="#v2_LXIX"><i>ivi</i></a>; assale Rinaldo sconosciuto -e lo insegue, <a href="#v2_LXXX">80</a>, <a href="#v2_LXXXI">81</a>; lo riconosce, <a href="#v2_LXXXV">85</a>; intende da -esso la trama contro i pagani ordita, <a href="#v2_LXXXVI">86</a>; corre a Parigi -ed espone la cosa ad Uggero, <a href="#v2_LXXXIX">89</a>; insieme a Ricciardetto -muove contro i pagani, <a href="#v2_CI">101</a>, <a href="#v2_CVIII">108</a>; ne uccide molti, III. <a href="#v3_VII">7</a>. -Suoi viaggi per ritrovar Rinaldo, V. <a href="#v5_VI">6</a> e <a href="#v5_VII">7</a>; sua avventura -in Valenza, <a href="#v5_VIII">8</a>; salva una donzella chiamata Ismonda -che dovea esser arsa, <a href="#v5_X">10 e seg.</a>; se la pone in groppa e -la porta via, <a href="#v5_XIV">14</a>; si riposa con essa in riva d'un fiume, -<a href="#v5_XV">15 e seg.</a> -</p> - -<p> -<span class="smcap">Bravante</span> fa strage di cristiani, ed abbatte Rodoardo, II. <a href="#v2_LX">60</a>, -<a href="#v2_LXI">61</a>, <a href="#v2_LXVIII">68</a>; assale Bradamante, <a href="#v2_LXIX">69</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Buffardo</span> combatte contro i cristiani, II. <a href="#v2_LIX">59</a>, <a href="#v2_LXVIII">68</a>, e contro Dudone, -<a href="#v2_LXXI">71</a>; vien da esso abbattuto, <a href="#v2_LXXIII">73</a>; risorge e infuria -tra' cristiani, <a href="#v2_LXXV">75</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Burone</span>, pastore con un solo occhio, assalito da Rinaldo, V. <a href="#v5_XXV">25</a>. -Abbattuto Rinaldo dal toro si spinge innanzi Ismonda vituperandola, -<a href="#v5_XXVIII">28</a>. -</p> - -<p class="title"> -C -</p> - -<p> -<span class="smcap">Califa</span> abbattuto da Rinaldo, II. <a href="#v2_CIV">104</a>, <a href="#v2_CV">105</a>; suo smarrimento -nel vedersi ingannato, <a href="#v2_CVIII">108</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Carlo</span> con la sua schiera entra in battaglia contro i pagani, -dopo essere informato da Uggero della trama di Rinaldo, -II. <a href="#v2_CII">102</a>; festeggia per la vittoria riportata su' pagani, IV. -<a href="#v4_XXVI">26</a>; invita alla corte i suoi baroni per ricompensarli e -<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> -prepararsi alla conquista del S. Sepolcro, <a href="#v2_XXVII">27</a>, <a href="#v2_XXVIII">28</a>; riceve -il messaggero che gli espone l'arrivo di Gualtiero da -Monlione, <a href="#v2_XXIX">29</a>; di Desiderio di Pavia, <a href="#v2_XXX">30</a>; di papa Leone -Terzo, <a href="#v2_XXX"><i>ivi</i></a>; sua letizia per ciò, <a href="#v2_XXXI">31 e seg.</a>; suoi ordini pel -ricevimento del pontefice, <a href="#v2_XXXIII">33</a>, <a href="#v2_XXXV">35</a>; gli va incontro con -Turpino e tutto il clero di Parigi, <a href="#v2_XXX">30 e seg.</a>; sue lodi all'Italia -e agl'Italiani, <a href="#v2_XXXVIII">38 e seg.</a>; assegna la stanza in Parigi -a tutta la baronia accorsa, al papa e ad altri dignitarj -ecclesiastici, <a href="#v2_LIX">59</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Chiariolo</span> di Soria ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXIV">64</a>. -</p> - -<p class="title"> -D -</p> - -<p> -<span class="smcap">Descrizione</span> del giardino di Venere, e suo carro trionfale, III. -<a href="#v3_XV">15 e seg.</a> -</p> - -<p> -<span class="smcap">Desiderio</span> re di Pavia in aiuto di Carlo per la conquista del -S. Sepolcro, IV. <a href="#v4_XXX">30</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Doranio</span> attende il momento di spingersi contro i pagani II. -<a href="#v2_CX">110</a>; li mette in rotta, III. <a href="#v3_VIII">8</a>; ammira la pompa sacra nel -ricevimento in Parigi di papa Leone Terzo, IV. <a href="#v4_LVIII">58</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Dudone</span> chiamato da Uggero in soccorso de' cristiani, II. <a href="#v2_LXII">62</a>; fa -strage de' pagani, <a href="#v2_LXVII">67</a>; si azzuffa con Buffardo, <a href="#v2_LXXI">71</a>; lo abbatte, -<a href="#v2_LXXIII">73</a>; è abbattuto e fatto prigione da Ardubalasso, <a href="#v2_XCV">95</a>. -</p> - -<p class="title"> -E -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ettore</span> procura vincere i greci per forza, III. <a href="#v3_I">1</a>. -</p> - -<p class="title"> -F -</p> - -<p> -<span class="smcap">Fada</span> nemica di Venere uccisa da Ferraù, I. <a href="#v1_VII">7</a>; uccideva chiunque -non era innamorato che di lei, <a href="#v1_IX">9</a>; chi l'estingueva si -rendeva Venere propizia, IV. <a href="#v4_I">1</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Falcone</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ferraù</span> cade in mare, ed è salvato dalla ninfa Liquezia, I. <a href="#v1_IV">4</a>; -accolto in un palazzo delizioso e festeggiato per avere -<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> -uccisa la Fada nemica di Venere, <a href="#v1_VI">6</a>; sarà sempre fortunato -in amore per tal impresa, <a href="#v1_X">10</a>, <a href="#v1_XI">11</a>; ringrazia la -Ninfa, II. <a href="#v2_IV">4</a>; le si raccomanda, e le fa varie questioni -naturali, <a href="#v2_V">5</a> e <a href="#v2_VI">6</a>; è guidato in delizioso luogo dove vede il -trionfo dell'Amor carnale, III. <a href="#v3_XIV">14 e seg.</a>; sua maraviglia e -sua variazione, <a href="#v3_XXXIII">33</a>, <a href="#v3_XXXIV">34</a>; accarezzato da Venere, IV. <a href="#v4_II">2</a>; gli -fa baciare il pomo d'oro, <a href="#v4_IV">4</a>; desta invidia nella turba -de' di lei seguaci e sue parole ad essi, <a href="#v4_V">5 e seg.</a>; è da tutti -accarezzato, <a href="#v4_VIII">8</a>; Venere gli promette buona fortuna in -amore e lo licenzia, <a href="#v4_IX">9</a>; è condotto fuori del soggiorno di -Venere da Liquezia, <a href="#v4_X">10</a> e <a href="#v4_XI">11</a>; suo voto a Macone per gli -scampati pericoli, <a href="#v4_XI"><i>ivi</i></a>; si avvia verso la Persia, <a href="#v4_XIV">14</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Festa</span> per l'ingresso in Parigi di papa Leone Terzo, IV. <a href="#v4_XLIV">44 a 59</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Fondrano</span> accorre in camera di Galliciana al romore suscitato -da Libichello, II. <a href="#v2_L">50</a>; si lagna di Macone, e risolve farsi -cristiano, e battezzarsi alle preghiere di Orlando, III. -<a href="#v3_X">10</a>, <a href="#v3_XI">11</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Francesco I</span> re di Francia fatto prigione per senno più che -per forza, III. <a href="#v3_V">5</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Francesco</span> Sforza difeso due volte dal senno dell'amico, III. <a href="#v3_II">2</a>. -</p> - -<p class="title"> -G -</p> - -<p> -<span class="smcap">Galliciana</span> regina, madre di Milone, ingannata da Malagigi -che la gode sotto la sembianza d'Orlando, II. <a href="#v2_XV">15</a>; gli manda -un nuovo invito con lettera che il messo consegna al -vero Orlando <a href="#v2_XVI">16</a>, <a href="#v2_XVII">17</a>, <a href="#v2_XVIII">18</a>; suo dispetto nel ricevere la risposta, -<a href="#v2_XXI">21 e seg.</a>; Malagigi torna a lei sotto la finta sembianza; -come accolto, <a href="#v2_XXVII">27 e seg.</a>; gli porge la lettera d'Orlando -vero, <a href="#v2_XXXI">31</a>; istigata dal servo scuopre l'inganno dei -due Orlandi, <a href="#v2_XL">40 e seg.</a>; vuol vendicarsi del finto, <a href="#v2_XLIII">43</a>; torna -con armati alla sua camera, e tutti son malconci da Libichello, -<a href="#v2_XLVII">47 e seg.</a>; strano scherzo fattole da esso convertito -in asinello, <a href="#v2_LIII">53</a>, <a href="#v2_LIV">54</a>; battezzata per mano d'Orlando, -III. <a href="#v3_XIII">13</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Gano</span> comanda la settima schiera in soccorso dei cristiani, II. -<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> -<a href="#v2_XCII">92</a>; uccide Medonte, e Corifonte, <a href="#v2_XCIV">94</a>; abbatte Ardubalasso, -<a href="#v2_XCIX">99</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Gigante</span> che combatte con Uggero, II. <a href="#v2_LVII">57</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Giulio II</span> papa nemico di Alfonso I d'Este, III. <a href="#v3_IV">4</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Glorio</span> ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXV">65</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Grugnato</span> si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Gualtiero</span> da Monleone va in aiuto di Carlo per conquistare -il S. Sepolcro, IV. <a href="#v4_XXIX">29</a>; accoglienza che gli è fatta alla corte, -<a href="#v4_XXIX"><i>ivi</i></a>; duce delle genti italiane, <a href="#v4_XXXVII">37</a>, <a href="#v4_XLIII">43</a>; lodato da Turpino, -<a href="#v4_XLIII"><i>ivi</i></a>; il primo nel corteggio del papa entra in Parigi -con Desiderio, <a href="#v4_XLVI">46</a>. -</p> - -<p class="title"> -I -</p> - -<p> -<span class="smcap">Idoli</span> de' gentili decaduti dopo la venuta del Salvatore, II. <a href="#v2_I">1</a>, <a href="#v2_II">2</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ismonda</span> amante corrisposta di Rinaldo, V. <a href="#v5_II">2</a>; intrattenendosi -con esso, son disturbati da un gran romore, <a href="#v5_IV">4</a>; sua sventura, -e come salvata da Bradamante <a href="#v5_VIII">8 a 18</a>; abbattuto -Rinaldo dal toro, è dal pastore Burone cacciata innanzi -con le vacche, <a href="#v5_XXVII">27</a>, <a href="#v5_XXVIII">28</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Italia</span> ed Italiani lodati da Carlo e da' suoi baroni, IV. <a href="#v4_XXXVIII">38 a 42</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Iverso</span> ucciso da Astolfo, IV. <a href="#v4_XXV">25</a>. -</p> - -<p class="title"> -L -</p> - -<p> -<span class="smcap">Lampruccio</span> ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXV">65</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Leone</span> Terzo papa alla corte di Carlo per stabilire la conquista -del S. Sepolcro, IV. <a href="#v4_XXX">30</a>; come accolto e festeggiato in Parigi, -<a href="#v4_XXXII">32 e seg.</a>; benedice il popolo accorso, <a href="#v4_LVII">57</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Libichello</span> spirito infernale lasciato da Malagigi in sua vece -nella camera di Galliciana, II. <a href="#v2_XLIV">44</a>; avea prese le sembianze -d'Orlando, <a href="#v2_XLVI">46</a>; si difende dagli assalitori armati, -<a href="#v2_XLVII">47 e seg.</a>; al giunger d'Orlando si converte in asinello, -<a href="#v2_LI">51</a>; suo strano scherzo a Galliciana, <a href="#v2_LIII">53 e seg.</a> -</p> - -<p> -<span class="smcap">Lifonte</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Liquezia</span> ninfa marina nemica della Fada, salva Ferraù dallo -<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> -affogare, e lo conduce in un delizioso palazzo, I. <a href="#v1_VI">6</a>; -avea dato ad esso lo scudo per vincer gl'incanti della Fada, -<a href="#v1_VIII">8</a>; palesa a Ferraù il suo stato, <a href="#v1_XII">12</a>; non era ombra vana, -II. <a href="#v2_III">3</a>; ringraziata da esso, <a href="#v2_IV">4</a>; spiegazione che gli dà su -questioni naturali, <a href="#v2_VII">7 e seg.</a>; lo guida in luogo di delizie, e -gli mostra il trionfo dell'Amor carnale, III. <a href="#v3_XIV">14 e seg.</a>; lo -accompagna fuori del soggiorno di Venere, IV. <a href="#v4_X">10 e seg.</a> -</p> - -<p class="title"> -M -</p> - -<p> -<span class="smcap">Malagigi</span> lieto di sua buona ventura con la regina Galliciana, -per aver preso la somiglianza d'Orlando, II. <a href="#v2_XIV">14 e seg.</a>; -torna a visitarla sotto le stesse sembianze, e trovandola -adirata cerca pacificarla, <a href="#v2_XXVII">27 e seg.</a>; si scusa della lettera -che ella gli mostra del vero Orlando, <a href="#v2_XXXI">31</a>; trovandosi scoperto -cerca di rivolger in burla l'avventura, <a href="#v2_XXXVII">37 e seg.</a>; -chiuso in camera dalla regina, mentre ella va per vedere -il vero Orlando, <a href="#v2_XLII">42</a>; fugge per incanto, lasciando lo spirito -Libichello in sua vece, <a href="#v2_XLIV">44</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Marcaluro</span> mandato da Balugante in soccorso dei pagani, -II. <a href="#v2_CIV">104</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Marsilio</span> messo in fuga dai cristiani, III. <a href="#v3_IX">9</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Meleardo</span> ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXV">65</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Milone</span> prega Orlando a non partire, II. <a href="#v2_XXXIV">34</a>; accorre in camera -della madre al romore suscitato da Libichello, <a href="#v2_L">50</a>; si fa -cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>. -</p> - -<p class="title"> -N -</p> - -<p> -<span class="smcap">Namo</span> comanda la sesta schiera in soccorso de' cristiani, II. <a href="#v2_XC">90</a>; -muove contro Tricardo, <a href="#v2_CIX">109</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Nestore</span> procura vincere i Troiani col senno, III. <a href="#v3_I">1</a>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> -</p> - -<p class="title"> -O -</p> - -<p> -<span class="smcap">Odrido</span> si scaglia contro i cristiani, II. <a href="#v2_LXVIII">68</a>; ferito da Bradamante, -<a href="#v2_LXIX">69</a>; entra in battaglia per ordine di Balugante, -IV. <a href="#v4_XXIII">23</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Oliviero</span> signor di Vienna anima i cristiani a resistere ai pagani, -II. <a href="#v2_XCVII">97</a>; è assaltato da Ardubalasso ed è soccorso da -Gano, <a href="#v2_XCVIII">98</a>, <a href="#v2_XCIX">99</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Oranio</span> re di Creta si accorda con Rinaldo per favorire Carlo, -II. <a href="#v2_LXXVII">77 e seg.</a> -</p> - -<p> -<span class="smcap">Orlando</span> si maraviglia della lettera scrittagli da Galliciana, e -sua risposta, II. <a href="#v2_XVII">17 e seg.</a>; protesta di voler partire dalla -corte di Milone, <a href="#v2_XXXIII">33</a>; accorre al romore suscitato da Libichello, -<a href="#v2_L">50</a>; vedendo le stranezze di esso, si accorge ciò -esser per negromanzia, e lo esorcizza, <a href="#v2_LV">55</a>; persuade Fondrano -a battezzarsi insieme a tutta la sua città, III. <a href="#v3_XI">11</a> -e <a href="#v3_XII">12</a>; si dispone a difenderlo, <a href="#v3_XIII">13</a> e <a href="#v3_XIV">14</a>. -</p> - -<p class="title"> -P -</p> - -<p> -<span class="smcap">Panteraccio</span>, messo in rotta dai cristiani, III. <a href="#v3_IX">9</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Partenio</span> ucciso da Astolfo, IV. <a href="#v4_XXV">25</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Pinabello</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Priamo</span> procura vincere la guerra per forza, III. <a href="#v3_I">1</a>. -</p> - -<p class="title"> -R -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ravenna</span>, rotta datavi da Alfonso I d'Este all'esercito spagnolo, -III. <a href="#v3_IV">4</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Reo</span> che va adagio alla forca I. <a href="#v1_I">1</a>, <i>simil.</i>; graziato della vita, <a href="#v1_V">5</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ricciardetto</span> comanda la nona schiera in soccorso de' cristiani, -II. <a href="#v2_XC">90</a>; muove con Bradamante contro i pagani, <a href="#v2_CI">101</a>; ne -uccide molti, III. <a href="#v3_VII">7</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Rinaldo</span> creduto pagano rimira la battaglia tra i saracini e i -cristiani, e arde di desiderio di prendervi parte, II. <a href="#v2_LXXVII">77</a>; -<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> -induce il re di Creta a battezzarsi e diventare amico di -Carlo, <a href="#v2_LXXIX">79</a>; suo strattagemma per farsi riconoscere da -Bradamante, <a href="#v2_LXXX">80 e seg.</a>; se le scuopre, <a href="#v2_LXXXIV">84</a>; le spiega il segreto -per soccorrer Carlo, <a href="#v2_LXXXVI">86 e seg.</a>; veduto i cristiani aver -la peggio, si scaglia addosso a Califa, <a href="#v2_CV">105</a>; sbaraglia i saracini, -<a href="#v2_CVI">106-107</a>; cerca solo di uccidere i capi, III. <a href="#v3_IX">9</a>. Innamorato -d'Ismonda, V. <a href="#v5_II">2</a>; intrattenendosi seco, è sorpreso -da gran fracasso, <a href="#v5_IV">4</a>; era un pastore da un occhio solo, -che con tre vacche e un toro andava in Francia, <a href="#v5_XIX">19 e -seg.</a>; buttato tramortito a terra dal toro, <a href="#v5_XXVI">26 e seg.</a>; suo -dolore per tal caso e per vedersi rapita Ismonda, <a href="#v5_XXIX">29</a> e <a href="#v5_XXX">30</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Rodoardo</span> di Lamporeggio abbattuto da Bravante, II. <a href="#v2_LXI">61</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Rondello</span> cavallo di Uggero, II. <a href="#v2_LVII">57</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Rosadoro</span> accorre in camera di Galliciana al romore suscitato -da Libichello, II. <a href="#v2_L">50</a>; si fa cristiano ad insinuazione di -Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>. -</p> - -<p class="title"> -S -</p> - -<p> -<span class="smcap">Salomone</span> combatte contro Artiro, I. <a href="#v1_II">2</a>; fatto prigione dei pagani, -II. <a href="#v2_C">100</a>; è assalito da Artiro, e con esso attacca -combattimento, IV. <a href="#v4_XVI">16 e seg.</a>; impedito dalla folla di finire -il combattimento, si scaglia contro i pagani, <a href="#v4_XXI">21</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Sanguino</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Scipione</span> romano, vicario d'Orlando, guida in Parigi le truppe -di S. Chiesa, IV. <a href="#v4_LI">51</a>, <a href="#v4_LII">52</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Servo</span> fido di Galliciana che porta al vero Orlando la lettera -di lei, che dovea recapitare in mano del finto, che era -Malagigi, II. <a href="#v2_XVI">16 e seg.</a>; sua maraviglia nel trovare presso -la regina il finto Orlando, mentre avea lasciato il vero a -parlare con Milone, <a href="#v2_XXXII">32 e seg.</a>; induce la regina a sincerarsi -de' due Orlandi, <a href="#v2_XL">40</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Spinardo</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> -</p> - -<p class="title"> -T -</p> - -<p> -<span class="smcap">Tricardo</span> assalito da Namo, II. <a href="#v2_CIX">109</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Turpino</span> comanda l'ottava schiera contro i pagani, e sua bravura, -II. <a href="#v2_CI">101 e seg.</a>; va con Carlo all'incontro di Leone -papa, IV. <a href="#v4_XXXVI">36</a>. Loda Gualtiero da Monleone, <a href="#v4_XLIII">43</a>; accoglie -in abito episcopale il papa alle porte di Parigi, <a href="#v4_LIV">54</a>. -</p> - -<p class="title"> -U -</p> - -<p> -<span class="smcap">Uggero</span> combatte col gigante, II. <a href="#v2_LVII">57</a>; fa strage de' pagani, <a href="#v2_LVIII">58</a>; -chiama in soccorso de' cristiani Dudone e Bradamante, -<a href="#v2_LXII">62</a>; informato da questa dello strattagemma di Rinaldo, -manda Namo, Ricciardetto e Gano in aiuto al campo dei -cristiani, <a href="#v2_LXXXIX">89</a>, <a href="#v2_XC">90</a>; dispone come capo dell'esercito le cose -della guerra, <a href="#v2_XCI">91 e seg.</a>; manda soccorsi al campo ed informa -Carlo della trama di Rinaldo, <a href="#v2_CI">101</a>, <a href="#v2_CII">102</a>; manda la -sfida di battaglia a Balugante, IV. <a href="#v4_XV">15</a>; manda Astolfo a -rinforzare la pugna, <a href="#v4_XXIII">23</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Ulisse</span> procura vincere i Troiani col senno, III. <a href="#v3_I">1</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Urcasto</span> figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione -d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>. -</p> - -<p class="title"> -V -</p> - -<p> -<span class="smcap">Validoro</span> ucciso da Astolfo, IV. <a href="#v4_XXV">25</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Venere</span> nemica della Fada, I. <a href="#v1_VII">7</a>; suo carro trionfale e suoi seguaci, -III. <a href="#v3_XVII">17. e seg.</a>; è propizia a Ferraù per aver uccisa -la Fada e lo accarezza, IV. <a href="#v4_II">2</a>, e <a href="#v4_III">3</a>; gli fa baciare il pomo -d'oro, <a href="#v4_IV">4</a>; sue parole alla turba invidiosa de' suoi seguaci, -che si acquetano, <a href="#v4_VI">6 e seg.</a>; gli promette fortuna in amore -e lo licenzia, <a href="#v4_IX">9</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Vili</span> e codardi aborrono dalle battaglie, I. <a href="#v1_I">1</a>. -</p> - -<p> -<span class="smcap">Vittoria</span> è più utile ottenuta col senno che colla forza, III. <a href="#v3_I">1</a>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> -</p> - -<p class="title"> -Z -</p> - -<p> -<span class="smcap">Zanniolo</span> picciolo fiume di Romagna, celebre per la vittoria riportatavi -da Alfonso I. d'Este contro l'esercito di papa -Giulio II. e degli Spagnoli, III. <a href="#v3_IV">4</a>. -</p> - -<div class="footnotes"> - -<h2> -NOTE: -</h2> - -<div class="footnote" id="note1"> -<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>. </span>E così ci è parso doverlo intitolare, quantunque nel corso -dell'opera il Poeta chiami sempre <span class="smcap">Ranaldo</span>, ed una volta Rainaldo, -l'eroe del poema, che nel Furioso è nominato Rinaldo. -Nè può cader dubbio che sieno due personaggi diversi, venendo -sotto ambedue le denominazioni ciascuno qualificato per figlio -d'Ammone paladino di Francia, Signor di Montalbano e fratello -di Bradamante; cosicchè di tal cambiamento non può addursi per -causa che il buon piacere dell'Autore.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note2"> -<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>. </span>Venezia 1551, presso il Marcolini a pag. 82.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note3"> -<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>. </span>Opuscoli del Calogerà vol. XII pag. 143 a 214.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note4"> -<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>. </span>Ora V. per le ragioni addotte a pag. XXI.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note5"> -<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>. </span>Qui sbaglia il Baruffaldi, perchè Bradamante non era -donna di Rinaldo, ma <i>sorella</i> di esso e di Ricciardetto.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note6"> -<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>. </span>Ed una di nove, potea aggiungere.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note7"> -<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>. </span>Nel primo foglio che serve di guardia al Codice si legge -di non antico carattere: <i>Questo fu scritto dall'Ariosto, dopo il -1512, perchè descrive la gran battaglia seguita in Ravenna nel -detto anno, vinta dai Francesi per opera del Duca Alfonso Primo, -descritta dal Sardi nel lib. 2 della sua storia.</i> Nell'altro foglio -poi che forma la guardia in fine, si legge il seguente attestato: -</p> - -<p class="indl"> -<i>Ferrara 30 Gennajo 1840.</i> -</p> - -<p> -<i>Attesto io sottoscritto Bibliotecario della pubblica Biblioteca di -questa città, che le qui unite carte num.º trenta di stanze 244, -alcune delle quali imperfette, contenenti parte d'un poema inedito -dell'Ariosto intitolato <span class="upright">il Rinaldo</span>, di cui parla il Baruffaldi <span class="upright">Vita -dell'Ariosto</span> alle pagine 172-3, recandone saggio alle pagine -310-14, sono scritte di mano di Lodovico Ariosto, avendone -io fatto il confronto tanto col poema intitolato <span class="upright">Orlando furioso</span>, -che colle <span class="upright">Satire</span>, e con altri scritti, che autografi si conservano in -questa pubblica Biblioteca; e per convalidare vieppiù questa mia -attestazione vi ho posto il sigillo di questo pubblico stabilimento -presenti i sottoscritti testimonj consultati nel confronto.</i> -</p> - -<ul> -<li>Don Pietro Caprara</li> -<li>Don Giuseppe Antonelli Vice Bibl. Testimonio</li> -<li>Don Gaetano Ortolanini Aggiunto alla Bibl. Testimonio</li> -<li>Andrea Borgonzoni maestro di Calligrafia</li> -<li>Benedetto Giovanelli Custode.</li> -</ul> - -<p> -Ad onta però di questa solenne ed ingenua testimonianza di persone -per ingegno e per probità commendabilissime, non son -mancati certi cotali che da quell'oscurità che è la loro atmosfera -hanno cercato, da bassa invidia o da crassa ignoranza mossi, di -sparger dubbiezze sulla originalità del nostro Codice. Noi condoniamo -loro il misero tentativo di nuocerci, perchè li uomini di -sano giudizio faranno la nostra vendetta coi plausi, e perchè è rimasto -ad essi tanto pudore da non volere, quantunque invitati e -provocati, far pubblica la loro sentenza, per tema, ci crediamo, -che non divenisse quel che fu a Mida il motto susurrato alla terra -dal di lui barbiere. Però da buoni Cristiani preghiamo il Cielo che -a tali giudici apra li occhi corporali, e spiani e raddirizzi le loro -menti storte e contraffatte.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note8"> -<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>. </span>V. questa prefazione a pag. <a href="#Page_xi">XI</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note9"> -<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>. </span>La stampa di questi Frammenti col <i>fac-simile</i> del carattere -dell'Autore speriamo che ecciterà i bibliotecari ed i possessori -di antichi manoscritti di poesie sconosciute ed anonime a -fare degli studj e delle ricerche per entro ai medesimi, e ad -istituire dei giusti confronti; e chi sa che un giorno qualcuno -più avventurato di noi, seguendo la via che abbiamo aperta, non -giunga a completare questo lavoro?</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note10"> -<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>. </span><span class="smcap">Roma</span>, Tipografia delle Belle Arti 1835.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note11"> -<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>. </span><i>ciuffa</i> per <i>zuffa</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note12"> -<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>. </span><i>cum</i> per <i>con</i> qui ed altrove costantemente.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note13"> -<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>. </span><i>cade</i> per <i>cadde</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note14"> -<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>. </span><i>Anci</i> per <i>anzi</i> qui ed altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note15"> -<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>. </span><i>Nè il ciel credette aver già secondo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note16"> -<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>. </span>Trovansi in questi Canti troncate molte voci di due e di -tre sillabe, che regolarmente non consentirebbero il troncamento; -però non mancano esempi tra gli antichi rimatori di quest'uso più -che licenza, che non si riferiscono per brevità; e le più comuni sono: -<i>col</i> per <i>collo</i>, <i>car</i> per <i>carro</i>, <i>tor</i> per <i>torre</i>, <i>lor</i> per <i>loro</i>, <i>don</i> -per <i>donna</i>, <i>fal</i> per <i>fallo</i>; <i>parol</i> per <i>parole</i>; <i>schier</i> per <i>schiera</i>; <i>fer</i> -per <i>ferro</i>; le quali si notano qui tutte insieme per non ripeterle ai -luoghi respettivi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note17"> -<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>. </span><i>accade</i> per <i>accadde</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note18"> -<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>. </span><i>cade</i> per <i>cadde</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note19"> -<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>. </span><i>ciambra</i> per <i>camera</i> qui ed altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note20"> -<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>. </span><i>frissata</i> per <i>fregiata</i>, <i>adorna</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note21"> -<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>. </span><i>rada</i> per <i>rara</i>, <i>straordinaria</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note22"> -<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>. </span><i>Fada</i> per <i>fata</i>, <i>maga</i>, dallo spagnuolo <i>Fada</i> o hada.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note23"> -<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>. </span><i>E sol cercava acciò</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note24"> -<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>. </span><i>Don</i> per <i>donna</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note25"> -<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>. </span><i>gran core</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note26"> -<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>. </span><i>distolte</i> per <i>liberate</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note27"> -<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>. </span><i>Ninfe io son la prima</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note28"> -<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>. </span><i>Che così dette son le ninfe d'acque</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note29"> -<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>. </span><i>E credo il mio servir non gli dispiacque</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note30"> -<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>. </span></p> -<div class="poem"> -<p class="i01"><i>La tua impresa da lei fia meritata,</i></p> -<p class="i01"><i>Qual viepiù (credo) che ogni altra gli piacque.</i></p> -</div> -</div> - -<div class="footnote" id="note31"> -<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>. </span>Per <i>dimostrar</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note32"> -<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>. </span><i>Fu crocifisso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note33"> -<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>. </span><i>ogni altro Deo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note34"> -<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>. </span><i>nuoi</i> e <i>vuoi</i> per <i>noi</i> e <i>voi</i> qui ed altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note35"> -<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>. </span><i>sciò</i> per <i>so</i> qui ed altrove; <i>sciai</i> e <i>scià</i>, <i>scianno</i> per <i>sai</i>, -<i>sa</i> e <i>sanno</i>. -</p> - -<p> -Il Bojardo cantò: Ben scio certo che pria.... Ben sciò -ch'io sosterrei (Sonetti e Canzoni, Milano 1845 pag. 32).</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note36"> -<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>. </span><i>Toccavassi</i> per <i>Toccavasi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note37"> -<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>. </span><i>Ferraù</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note38"> -<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>. </span>Stanza mancante del sesto verso.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note39"> -<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>. </span><i>fa scordarli</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note40"> -<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>. </span><i>dama</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note41"> -<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>. </span><i>puoco</i> per <i>poco</i> qui ed altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note42"> -<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>. </span><i>E a ogni sfrenato cuor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note43"> -<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>. </span><i>Come in lucerna</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note44"> -<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>. </span><i>Quella spoglia mortal dal dì che in fasce</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note45"> -<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>. </span><i>Ella</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note46"> -<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>. </span><i>Bastammi</i> per <i>Bastami</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note47"> -<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>. </span><i>Esser propizia</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note48"> -<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>. </span><i>puoi</i> per <i>poi</i> qui ed altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note49"> -<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>. </span><i>dicerne</i> per <i>discerne</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note50"> -<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>. </span><i>ricerca</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note51"> -<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>. </span>Son disposto, dama, condurmi. <i>Condure</i> per <i>condurre</i>, in grazia -della rima. Dante cantava: -</p> - -<div class="poem"> -<p class="i01">La mente innamorata che donnea</p> -<p class="i02">Colla mia donna sempre, di ridure</p> -<p class="i02">Ad essa gli occhi più che mai ardea.</p> -<p class="i6">(Parad. C. XXVII v. 88-91).</p> -</div> -</div> - -<div class="footnote" id="note52"> -<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>. </span><i>tornarmi bisogna</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note53"> -<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>. </span><i>Quale era direttiva al magno conte</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note54"> -<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>. </span>cioè Orlando.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note55"> -<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>. </span><i>mirando</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note56"> -<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>. </span><i>sciolsella</i> per <i>sciolsela</i>. Verso mancante di due sillabe.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note57"> -<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>. </span><i>chi la manda</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note58"> -<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>. </span></p> - -<div class="poem"> -<p class="i01"><i>E pregate che come la passata,</i></p> -<p class="i01"><i>Questa altra notte sia da te trattata</i>.</p> -</div> - -</div> - -<div class="footnote" id="note59"> -<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>. </span><i>il vero</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note60"> -<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>. </span><i>diedi l'amore e l'alma</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note61"> -<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>. </span><i>e di me resti sazio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note62"> -<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>. </span><i>il dì potevi rivedermi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note63"> -<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>. </span><i>non crederia</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note64"> -<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>. </span>Verso con una sillaba di più.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note65"> -<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>. </span></p> - -<div class="poem"> -<p class="i01"><i>Non che l'usasse, ma pensar potesse</i></p> -<p class="i01"><i>Di usarlo, alcun non scià che lo credesse</i>.</p> -</div> -</div> - -<div class="footnote" id="note66"> -<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>. </span><i>sapeva di quel caso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note67"> -<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>. </span><i>E ridente il baron s'estima</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note68"> -<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>. </span><i>accarecciar</i> per <i>accarezzar</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note69"> -<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>. </span><i>presella</i> per <i>presela</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note70"> -<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>. </span>Dovrebbe invece leggersi <i>levante</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note71"> -<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>. </span><i>Piacemmi</i> per <i>piacemi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note72"> -<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>. </span><i>Conoscessi</i> per <i>conoscesi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note73"> -<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>. </span>Aver il cervello dove la civetta ha il gozzo, vuol dire non -averne.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note74"> -<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>. </span><i>Così non ti vergogni, e mi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note75"> -<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>. </span><i>partito</i> per <i>scommessa</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note76"> -<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>. </span><i>parangone</i> per <i>paragone</i>, <i>prova</i>; dall'antico francese <i>parangon</i>; -ripetuto in seguito.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note77"> -<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>. </span><i>debbassi</i> per <i>debbasi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note78"> -<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>. </span><i>detto ha</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note79"> -<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>. </span><i>facciammi</i> per <i>facciami</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note80"> -<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>. </span>cioè, chi dice ch'io non ho cervello, indovina peggio di -quello che non veda io.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note81"> -<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>. </span><i>Il sdegno</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note82"> -<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>. </span><i>Volsessi</i> per <i>vollesi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note83"> -<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>. </span><i>Muta l'effigie</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note84"> -<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>. </span><i>dolor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note85"> -<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>. </span><i>e dentro</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note86"> -<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>. </span><i>uso</i> per <i>usato</i>, <i>avvezzato</i>, <i>adoprato</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note87"> -<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>. </span><i>articola</i>, cioè, <i>dimostra minutamente</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note88"> -<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>. </span><i>Azael</i> e la <i>Clavicola</i>, titoli d'opere di Magia e Negromanzia.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note89"> -<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>. </span>cioè, <i>per la via più comoda che può</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note90"> -<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>. </span><i>allestra</i> per <i>allestisce</i>, <i>prepara</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note91"> -<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>. </span>nome del folletto o demone lasciato in sua vece da Malagigi, -chiamato da Dante Libicocco Inf. C. XXI.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note92"> -<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>. </span><i>Per prenderlo pregion</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note93"> -<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>. </span><i>L'armata turba de Galliciana</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note94"> -<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>. </span>Orlando vien dai poeti e romanzieri dipinto come guercio o -strabo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note95"> -<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>. </span>metaforicamente per <i>li percuote</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note96"> -<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>. </span><i>Chi se gli fe' vicin, stavan lontani</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note97"> -<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>. </span><i>abaglian</i> per <i>abbaiano</i>, <i>latrano</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note98"> -<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>. </span><i>in frotta</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note99"> -<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>. </span>più stravagante, più bizzarro.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note100"> -<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>. </span><i>mostrar sua forma al conte</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note101"> -<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>. </span><i>questo uno</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note102"> -<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>. </span><i>E mentre per la ciambra un gran fracasso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note103"> -<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>. </span><i>balci</i> per <i>sbalzi</i>, <i>salti</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note104"> -<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>. </span>cioè quando la grandine cade con tanta furia da sbucciare i -salci.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note105"> -<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>. </span><i>ponto pose quel che in ne le</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note106"> -<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>. </span>cioè, e se non fosse accaduto che la regina ne era molestata.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note107"> -<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>. </span>latino per <i>sono</i>; e ciò per dar maggior solennità all'esorcismo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note108"> -<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>. </span>cioè, gridò all'asino.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note109"> -<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>. </span><i>volse</i> per <i>volle</i> come altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note110"> -<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>. </span>Calcabrino demonio nominato da Dante (Inf. C. XXI e -XXII).</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note111"> -<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>. </span><i>Mossessi</i> per <i>Mossesi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note112"> -<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>. </span>per <i>gagliardi</i> qui ed altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note113"> -<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>. </span><i>Movendossi</i> per <i>Movendosi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note114"> -<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>. </span><i>Che il gettò a terra, e non gli fece peggio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note115"> -<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>. </span>Camilla e Pentesilea, valorose eroine rammentate da Virgilio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note116"> -<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>. </span>cioè <i>vi sparpaglio</i>, <i>vi dissolvo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note117"> -<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>. </span>da voi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note118"> -<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>. </span><i>uccide</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note119"> -<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>. </span><i>quello</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note120"> -<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>. </span>cioè ristringa, rimpicciolisca.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note121"> -<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>. </span></p> - -<div class="poem"> -<p class="i01"><i>Che tutte le smarisse, anci le occide,</i></p> -<p class="i01"><i>Così la dama i sarracin divide.</i></p> -<p class="i01"><i>Tal sono a parangon de altri men forti</i></p> -<p class="i01"><i>Contra pagan la dama e Dudon sorti.</i></p> -</div> -</div> - -<div class="footnote" id="note122"> -<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>. </span><i>Si sforzano portar vittoria e vanto</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note123"> -<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>. </span><i>spenti</i> per <i>spinti</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note124"> -<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>. </span>latinamente per <i>pena</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note125"> -<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>. </span>per caccia, spinge.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note126"> -<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>. </span><i>Il gigante la sua nell'elmo ferma</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note127"> -<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>. </span><i>Al buon Dudone</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note128"> -<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>. </span><i>Non volse il cavaliere in quel drapello</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note129"> -<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>. </span><i>ello</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note130"> -<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>. </span><i>da Ranaldo mutato</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note131"> -<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>. </span><i>schismo</i>, metaforicamente per l'atto di staccarsi donde si -trovava, e scagliarsi addosso a Rinaldo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note132"> -<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>. </span><i>de fuga</i>, cioè <i>precipitosamente</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note133"> -<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>. </span><i>parossismo</i>, termine di medicina, <i>esacerbazione</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note134"> -<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>. </span>cioè, risponderle coll'armi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note135"> -<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>. </span><i>alciata</i> per <i>alzata</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note136"> -<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>. </span>troncamento licenzioso.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note137"> -<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>. </span><i>cazza</i> per <i>caccia</i>, <i>fuga</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note138"> -<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>. </span><i>L'ordine di</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note139"> -<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>. </span><i>e il suo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note140"> -<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>. </span><i>Cum trenta milia</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note141"> -<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>. </span><i>Primo a ferir</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note142"> -<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>. </span><i>secco</i> per <i>seco</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note143"> -<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>. </span><i>e grida Bradamante</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note144"> -<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>. </span><i>de un forte l'onore</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note145"> -<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>. </span><i>Che preso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note146"> -<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>. </span><i>Ordine fu</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note147"> -<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>. </span><i>o vero al tutto occide o in terra</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note148"> -<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>. </span><i>Allor pagano alcun più non sofferse</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note149"> -<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>. </span><i>L'assalto..... tradito</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note150"> -<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>. </span><i>Dall'altro canto</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note151"> -<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>. </span><i>Mossessi</i> per <i>mossesi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note152"> -<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>. </span><i>dove Marcallar</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note153"> -<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>. </span><i>fu allor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note154"> -<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>. </span><i>investisse</i> cioè <i>investisce</i> o meglio <i>investe</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note155"> -<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>. </span>per <i>sforzasi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note156"> -<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>. </span><i>quel</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note157"> -<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>. </span>Il fatto cui qui si allude, come gli altri avvenimenti accennati -nelle St. III. IV. V. e VI. son toccati nell'Orlando Furioso Canto -III. St. LIII. LIV. LV. Canto XIV. St. II. e seg. C. XXXIII. St. XL. -e seg. e ne parlano il Guicciardini nella Storia d'Italia lib. VIII e -IX, e il Giovio nella vita d'Alfonso d'Este.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note158"> -<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>. </span><i>tre</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note159"> -<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>. </span><i>E posto in seggio cum</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note160"> -<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>. </span><i>Che sol prudenzia gli donò</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note161"> -<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>. </span><i>L'inclito Alfonso Estense signor mio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note162"> -<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>. </span><i>contra a chi di lui ha maggior</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note163"> -<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>. </span>per <i>rimuova</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note164"> -<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>. </span><i>Ravenna, Zanniolo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note165"> -<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>. </span><i>Quanto di Alfonso fu la sorte rea</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note166"> -<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>. </span><i>Che 'l vincer a ogni via non fa mai</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note167"> -<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>. </span><i>salvar lor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note168"> -<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>. </span><i>cum furor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note169"> -<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>. </span><i>E Balugante allor tosto soccorse</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note170"> -<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>. </span><i>lor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note171"> -<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>. </span><i>il favor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note172"> -<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>. </span><i>il capo si lavasse</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note173"> -<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>. </span><i>ardente</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note174"> -<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>. </span><i>li ebbe</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note175"> -<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>. </span><i>L'esercito</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note176"> -<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>. </span><i>Stavali in mezzo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note177"> -<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>. </span><i>Va</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note178"> -<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>. </span><i>quelle stanze</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note179"> -<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>. </span><i>Quell'arbor sagittar par</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note180"> -<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>. </span>troncamento licenzioso, come fu avvertito.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note181"> -<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>. </span><i>colli</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note182"> -<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>. </span><i>gambe</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note183"> -<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>. </span><i>quadriga</i>, nel genere mascolino, manca d'esempio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note184"> -<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>. </span><i>dritta</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note185"> -<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>. </span><i>Ma in alto va talora e talor basso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note186"> -<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>. </span><i>Va sfrenato talor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note187"> -<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>. </span><i>Tardi talor, talor</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note188"> -<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>. </span><i>Feraguto allora</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note189"> -<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>. </span>tranno i pregi, cioè, gittano i preghi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note190"> -<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>. </span><i>Cum dolci</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note191"> -<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>. </span><i>Sperano</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note192"> -<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>. </span>implorano, invocano.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note193"> -<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>. </span>con berrette su una parte, cioè <i>alla smargiassa</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note194"> -<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>. </span><i>pettinata</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note195"> -<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>. </span>per <i>vedeasi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note196"> -<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>. </span><i>Perchè fur, benchè non sian, nupte quelle</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note197"> -<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>. </span><i>tien</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note198"> -<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>. </span>Quello che dicesi qui con poca reverenza del costume degli Ecclesiastici, -non vuolsi prendere a rigore, ma qual vivacità poetica, sebbene -alquanto abusivamente satirica, alla quale però essi pure non -mancavano forse di dare appiglio, se si consideri la corruzione grandissima -di quei tempi. Inoltre la libertà colla quale, per mancanza -di clausura, i preti ed i frati conversavano colle monache, dava campo -ai maligni ed ai belli spiriti di interpretar sinistramente la loro -innocente familiarità; S. Chiesa però pose riparo a queste cause di -scandalo, santamente provvedendo alla esemplare riforma claustrale.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note199"> -<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>. </span><i>ciera</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note200"> -<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>. </span><i>cercano</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note201"> -<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>. </span><i>puote</i> per <i>potè</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note202"> -<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>. </span><i>lanza</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note203"> -<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>. </span><i>lanza</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note204"> -<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>. </span><i>dal pomo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note205"> -<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>. </span><i>non vi rendo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note206"> -<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>. </span><i>Come Idio vole sue mercede assetta</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note207"> -<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>. </span><i>Come Dio vole</i> — <i>Come esso alfine</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note208"> -<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>. </span><i>difeso ha con sua mano</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note209"> -<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>. </span><i>essendo Ispano</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note210"> -<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>. </span>per <i>mostrandolo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note211"> -<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>. </span>verso con rima sbagliata.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note212"> -<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>. </span>cioè, si distacca, si divide.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note213"> -<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>. </span><i>Di sangue</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note214"> -<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>. </span><i>occide</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note215"> -<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>. </span><i>andasse</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note216"> -<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>. </span>nome della spada d'Astolfo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note217"> -<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>. </span>Anglese per <i>Inglese</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note218"> -<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>. </span><i>a gran ventura</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note219"> -<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>. </span>cioè, la conquista di Gerusalemme e del S. Sepolcro.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note220"> -<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>. </span><i>Chi cum offizii</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note221"> -<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>. </span>verso di soverchio alla stanza.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note222"> -<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>. </span><i>Mentre che questo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note223"> -<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>. </span><i>Facea re Carlo, gionse un messaggiero</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note224"> -<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>. </span>Leone III.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note225"> -<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>. </span>cioè ridotti a mal punto.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note226"> -<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>. </span>cioè incontro.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note227"> -<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>. </span><i>gran rapine</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note228"> -<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>. </span>Se è riprovevole la libertà che qui usa il Poeta riprendendo alcuni -abusi, che pur sfortunatamente s'introdussero nella Corte Romana -in tempi lacrimevoli per S. Chiesa, si prega il Lettore a non -volere esser con esso più rigoroso di quel che questa pietosa Madre -si mostrò verso Dante, il Petrarca ed altri gravi scrittori ortodossi; -perchè ad onta di tante zizzanie seminate nella mistica vigna, <i>portae -Inferi non praevalebunt adversus eam</i>, e la pietra angolare su cui -Gesù Cristo fondava la Chiesa <i>in aeternum non commovebitur</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note229"> -<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>. </span><i>onore</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note230"> -<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>. </span>per <i>miglia</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note231"> -<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>. </span><i>Della adorna cittade di Parigi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note232"> -<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>. </span>cioè ricche.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note233"> -<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>. </span><i>Di tutte sorte</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note234"> -<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>. </span><i>Rellique sante e in man ricci messali</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note235"> -<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>. </span><i>E dopo lui ognun forte chiamava — Italia, Italia</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note236"> -<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>. </span>V. Plutarco nelle vite degli illustri capitani qui nominati, -ove son descritte diffusamente le loro imprese, ad ingrandimento -della potenza Romana.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note237"> -<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>. </span><i>Cesar la Franza, e Mario li Alemani</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note238"> -<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>. </span><i>spesso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note239"> -<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>. </span>Della guerra di Carlo Magno contro Desiderio e suoi collegati -parla il Poeta nel I e II dei cinque Canti aggiunti al <i>Furioso</i>. -Qui dice che il re longobardo fu vinto non per valore de' nemici, -ma per gastigo divino, tenendo egli le parti contra la Chiesa.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note240"> -<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>. </span>cioè, baciògli.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note241"> -<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>. </span><i>Nè prima il sacro imperator levosse</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note242"> -<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>. </span>cioè, sollevandolo da terra, facendolo sorgere. Modo nuovo -di usar questo verbo attivamente.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note243"> -<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>. </span><i>In piede, e a ciò che vole il papa cede</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note244"> -<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>. </span><i>Montò il destrero senza altri letigi</i>; cioè senza contesa di -complimenti.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note245"> -<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>. </span><i>quella di re</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note246"> -<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>. </span>cioè, il suo capo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note247"> -<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>. </span><i>Stavano de' Romani</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note248"> -<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>. </span>cioè da viandante.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note249"> -<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>. </span>cioè scelto, eletto.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note250"> -<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>. </span><i>Carlo quel giorno</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note251"> -<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>. </span><i>avuta da re Carlo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note252"> -<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>. </span>forse qui s'allude all'impresa contro Urbino.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note253"> -<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>. </span>In tutti i romanzi e poemi di cavalleria, Orlando è chiamato -senator romano.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note254"> -<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>. </span><i>E fu di chiara e nobil nazione</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note255"> -<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>. </span></p> - -<div class="poem"> -<p class="i01"><i>Come di nome, detto Scipione</i></p> -<p class="i01"><i>Nato di quell'illustre nazione.</i></p> -</div> -</div> - -<div class="footnote" id="note256"> -<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>. </span><i>nè tra lor si noma</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note257"> -<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>. </span>cioè convenienti in precedenza ed etichetta.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note258"> -<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>. </span>cioè mal custodite.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note259"> -<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>. </span><i>andavano</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note260"> -<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>. </span><i>Tutte sonare in guisa di allegrezza</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note261"> -<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>. </span><i>Tamburi e trombe et altre cose strane</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note262"> -<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>. </span><i>mottetti</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note263"> -<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>. </span><i>Papa Leone</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note264"> -<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>. </span>per <i>magione</i>, stanza, da <i>maison</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note265"> -<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>. </span><i>fio</i> per <i>figlio</i>. Dissero gli antichi, Figiovanni, Fighineldi per -figlio di Giovanni, figlio di Ghineldo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note266"> -<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>. </span><i>Tornata era la dama colorita</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note267"> -<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>. </span><i>Quivi fu udito</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note268"> -<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>. </span>cioè volgere, indirizzare.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note269"> -<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>. </span><i>Passata ha l'Alemagna</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note270"> -<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>. </span><i>Il suo viaggio tien</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note271"> -<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>. </span><i>Pur quanto più da Franza si allontana</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note272"> -<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>. </span><i>Tiensi dal lato verso tramontana</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note273"> -<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>. </span>troncamento licenzioso, come fu avvertito.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note274"> -<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>. </span><i>A crudel morte</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note275"> -<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>. </span><i>Piagne meschina</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note276"> -<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>. </span>cioè che la vede oggetto d'amore.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note277"> -<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>. </span><i>alcun</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note278"> -<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>. </span>verso viziato nella desinenza per ripetervisi la rima colla -stessa voce del verso secondo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note279"> -<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>. </span>per <i>spanna</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note280"> -<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>. </span>cioè la natura adoprò ogni potere per farlo il più vigliacco e -il più poltrone di tutta Spagna.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note281"> -<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>. </span>troncamento licenzioso.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note282"> -<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>. </span><i>Tanto</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note283"> -<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>. </span><i>Non men vaghe al veder che</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note284"> -<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>. </span><i>disconzo</i> per <i>disturbo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note285"> -<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>. </span>cioè <i>munte</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note286"> -<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>. </span><i>mostri</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note287"> -<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>. </span>troncamento licenzioso da non usarsi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note288"> -<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>. </span>Qui il Poeta segue la credenza volgare al suo tempo sulla -grandezza comparativa tra il Sole e la Terra; ed il Varchi nella XIX -lezione sulla <i>Divina Commedia</i> dice, <i>il Sole, il quale è il maggiore -anzi il padre di tutti i lumi, contiene la terra 166 volte e <span class="above">3</span>⁄<span class="below">8</span></i> (V. <span class="smcap">Varchi</span>, -<i>Lezioni sul Dante</i> pag. 529). Gli astronomi moderni però fanno il -Sole 1,326,480 volte maggior della Terra (V. <i>Annuaire du bureau -des longitudes pour 1846</i>.)</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note289"> -<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>. </span><i>pare</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note290"> -<p><span class="label"><a href="#tag290">290</a>. </span><i>Ranaldo che si vide il mostro accosto</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note291"> -<p><span class="label"><a href="#tag291">291</a>. </span><i>mossessi</i> per <i>mossesi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note292"> -<p><span class="label"><a href="#tag292">292</a>. </span>troncamento vizioso da non seguirsi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note293"> -<p><span class="label"><a href="#tag293">293</a>. </span><i>vacce</i> per <i>vacche</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note294"> -<p><span class="label"><a href="#tag294">294</a>. </span><i>ad altro</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note295"> -<p><span class="label"><a href="#tag295">295</a>. </span><i>Non rivolse che a Ismonda ogni</i>.</p> -</div> -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> -</p> - -<hr class="silver" /> - -<h2 class="pad2" id="canzone">CANZONE</h2> -</div> -<hr class="silver" /> -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> -</p> - -<h2 id="prefcanzone"><i><span class="smaller">AI</span> -LEGGITORI CORTESI ED ERUDITI</i></h2> -<p class="center"><i>LUIGI MARIA REZZI</i></p> - -<hr class="tiny" /> -</div> - -<p class="pad4"> -<i>Il nome e il grido d'un uomo grande ne accende -in cuore maraviglia ed affezione così viva, che -se per avventura ne viene alle mani una cosa, -avvegnachè di picciol conto, la quale ne faccia -a sapere di novello o chiarisca un fatto o un -detto di lui, ovvero siagli in alcun modo appartenuta, -noi l'abbiamo senz'altro in assai pregio, -e ce la tenghiamo carissima.</i> -</p> - -<p> -<i>Io credo adunque, o Leggitori cortesi ed eruditi, -mettendovi dinanzi agli occhi questa canzone -di Lodovico Ariosto, di farvi un dono molto -e raddoppiatamente pregevole e gradito: secondochè -voi potrete per essa e conoscere meglio -una particolarità storica che lo risguarda, e -gustare un frutto di quella mente divina assai -<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> -squisito, rimasto fino ad ora a chicchessia, -quanto io mi sappia, nascoso.</i> -</p> - -<p> -<i>E piacciavi di udire s'io dico il vero. Noi -sappiamo ch'egli avanti d'ammogliarsi ad Alessandra -Benucci, lasciata vedova di se da Tito -Strozzi, fu preso d'amore per una donna, nomata -Ginevra, e però cantata da lui sotto allegoria -d'un Ginepro<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>. Ma di tale avventura -amorosa non si hanno notizie, se non dubbie e -manche. L'Abate Girolamo Baruffaldi che ne -scrive più a lungo, s'è rimaso nel sospetto che -la Ginevra o non fosse fiorentina della famiglia -de' Lapi, come il Sansovino affermava, o se sì, -che non in Fiorenza, ma in Mantova dimorasse<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>. -Altri di fresco ha messo in dubbio ch'ella -fosse amata da Lodovico tanto quanto comunemente -s'estima. Da ultimo se per li versi di -lui n'è certo in qual modo ed età l'affetto suo -inverso quella avea pigliato cominciamento, e -che al quarto anno durava tuttavia<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>; niuno -ci ha potuto dire finqui come e perchè gli fosse -uscito dall'animo e venuto meno. Adunque per -la canzone ch'io vi do qui messa per la prima -volta sotto a' torchi delle stampe, scritta senza -dubbio per la Ginevra, come per l'allegoria usatavi -dentro vi si fa manifesto, voi apprendete -tutte queste particolarità; cioè ch'ella abitava -lungo le sponde dell'Arno, e non del Mincio: -che l'Arno la piangeva a sè tolta come cosa -<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> -sua: che dalle rive di questo fiume ella si partì -in compagnia d'altrui, forse del marito, per valicare -le Alpi e porre stanza in Francia, in -qualche città o terra bagnata dalle acque della -Saona: che Lodovico, disperando di poterla più -nè seguitare nè ritrovare in sì lontano paese, -dovette, non per leggerezza d'animo, ma per -necessità, fattone prima il lamento grande, secondochè -in simili incontri è il costume degli -amatori, darsi pace una volta e cessare dall'amarla: -finalmente non essere da credere che -non fosse assai caldamente amata da lui una -donna, la cui partenza, gli ha cavato del cuore -versi, come questi sono, pieni di rammarico sì -vero ed alto.</i> -</p> - -<p> -<i>Che poi cotesta canzone sia un frutto assai -squisito di quel divino intelletto, io spero ed estimo, -che voi ne converrete meco di buon grado. -E imprima voi sapete bene che una canzone allegorica, -la quale non sia breve, quanto per lo -vivo senso di se e di sua potenza attiva che la -mente nostra prova nel raccorre e paragonare -le simiglianze che sono dall'obbietto figurato a -quello che lo figura, è cosa piacevole e bella a -leggere o ascoltare; altrettanto è malagevole a -fare per l'artifizio grande che vi si richiede, e -se non vogliamo che il diletto si muti in pena, -forza è che non appaia. E Lodovico ha condotto -questa sua per dieci stanze sotto allegoria -<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> -d'un ginepro sì maestrevolmente, che sembra -essergli venuta giù dalla penna senza uno studio -al mondo. Il più miracoloso poi si è, che il -concetto allegorico, venendo più da arte che da -natura, non raffredda qui per niente il vivo -ardore della passione, e non ne impaccia o tarda -i varii e concitati movimenti, E sì che le smanie -d'un amatore passionato a avventuroso, il -quale si vede tolta ad un tratto e per ognora -colei ch'era la gioia del cuor suo, non potevano, -al mio parere, essere colorite a tinte più -vere e più calde e franche. Come in mezzo al -dolore ch'egli sente per la perdita fatta, s'intenerisce -e teme per la sua donna ita a starsi -sotto aspro e stranio cielo! Come alla mestizia -dello stato presente mescolando la memoria delle -allegrezze trapassate, rammenta queste appena, -che ricade più desolato in quella! Come -traportato qua e là dal vario ondeggiamento -degli affetti or teneri or dolorosi, si lascia vincere -da ultimo alla piena dell'affanno in tanto -che prende a fastidio la vita, non cura soccorso, -ed odia ogni cosa che gli era dinanzi e dolce -e cara! Al che non vi disgradi, o Leggitori, -d'aggiungere avvedimento ed artifizio assai bello -e secondo natura, degno, chi ben lo consideri, -d'essere all'uopo imitato, non che avuto in pregio. -Il quale è che qui ogni stanza corre libera -di se e sciolta al tutto dalla legge del dover essere -<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> -l'una uniforme alle altre nel numero e nella -qualità de' versi e nella rispondenza delle rime. -Perciocchè non è egli bello e secondo natura che -anco l'abito esteriore della canzone prenda forma -dal subbietto di quella? e che l'andamento -del metro sia vario e diseguale, come varii e -diseguali sono i moti d'un animo agitato e messo -in iscompiglio da forte e disperato dolore?</i> -</p> - -<p> -<i>Io voglio però che voi sappiate, che cotesta -canzone, venutami, parecchi anni sono, sotto -gli occhi nell'atto che stava esaminando uno zibaldone -Barberiniano manoscritto, contenente diverse -poesie latine ed italiane, non notato ne' cataloghi -nè contrassegnato di numero alcuno, non -porta veramente nè in fronte nè altrove nome -d'autore qual che si sia. Ciò non di meno io -non istetti allora, nè sto oggi in forse d'attribuirla -fidatamente a Lodovico Ariosto. E queste -sono le ragioni che mi condussero già e tengonmi -fermo tuttavia in cosifatta sentenza; ed -io spero che voi le avrete per buone e salde.</i> -</p> - -<p> -<i>La scrittura è senza dubbio di mano d'un -copiatore vissuto al secolo XVI, come pure la -forma del dire è l'usata in tale età, non in alcuna -di quelle che furono innanzi. Fra i poeti -adunque del secolo XVI è da cercare chi ne -sia autore. Or de' poeti del cinquecento io posso -senza giattanza affermare d'aver letto, pressochè -tutti, i canzonieri e i tanti libri di rime raccolte -<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> -da parecchi, una gran parte de' quali, comecchè -alcuni sien rari, sono giunto altresì dopo -cure molte ad avere in possesso; e consideratili -bene, io dico con sicurtà a niuno di loro potersi -essa ragionevolmente ascrivere, ma sì a Lodovico -Ariosto. E in primo luogo niuno di quelli, -il quale sia salito in qualche fama, ha scritto -versi per sua donna, sotto aperto nome di Ginevra, -salvochè, se pur la memoria non mi fallisce, -l'Ariosto e Bernardo Tasso<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a>. Che questa -non sia la Ginevra Malatesta cantata da Bernardo, -non è da dubitare; essendochè, oltre -molte altre cose ch'io potrei dire, e che ognuno -può agevolmente per se ricavare dalle rime di -lui, si sa che ella era da Rimini, e andò moglie -al Cav. degli Obizzi non in Francia, ma -in Italia<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>. Che poi sia la Ginevra amata -dall'Ariosto, pare a me esser chiaro a sufficienza -per le cose qui dette di lei, le quali molto -ben s'accordano a quello che e la storia ne racconta, -e Lodovico medesimo accenna nella canzone -allegata di sopra. Dappoichè la prima afferma -ch'ella fu fiorentina: e qui per l'appunto -l'Arno è tratto fuori a piangere e a dolersi che -gli sia tolto il suo bel Ginepro<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>. Il secondo, -accommiatando la predetta sua canzone, dicele:</i> -</p> - -<div class="poem"> -<p class="i01"><i>Canzon, crescendo con questo ginepro,</i></p> -<p class="i02"><i>Mostrerai che non ebbe unqua pastore</i></p> -<p class="i02"><i>Di me più lieto, e più felice Amore:</i></p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> -</p> - -<p> -<i>e qui altresì tocca e rammenta in più stanze lo -stato d'allegrezza e felicità, ov'erasi fino a quell'ora -ritrovato<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a>. Nè i particolari di tal amore, -conosciuti ora di nuovo e annoverati in sul -principio del proemio, contrariano alla storia: -anzi tutti vi si rannodano assai bene, e giovano -a farne sapere quale verisimilmente ne fosse il -seguito e il fine. Il subbietto adunque, preso a -cantare dal poeta secondo il suo costume allegoricamente, -potria parere esso solo più che bastevole -a mostrar vera la mia opinione. Ma a -confermamento di quella viene eziandio la maniera, -onde la canzone è ordita. Tutti i poeti -del cinquecento, eccettone l'Alamanni e i due -Tassi, Bernardo e Torquato, e alcuni pochi nè -molto valenti imitatori loro, i quali hanno seguita -una certa via nuova da non potersi scambiare -con altra, hanno foggiato le canzoni loro -amorose, sì quanto ai concetti e al tessuto, che -quanto allo stile, sugli esempi datine dal Petrarca. -Ma questa, come voi vedete, non ha per niente -il fare petrarchesco, ma più tosto un fare che -trae a quello di Catullo e di Tibullo. E al secolo -XVI solo l'Ariosto è quegli, il quale, come si mostra -per alcune canzoni e capitoli suoi, è andato -seguitando le orme di que' candidi, eleganti ed -affettuosi scrittori antichi d'elegie. Finalmente, -posto eziandio che non avessi gli argomenti recati -in mezzo finqui, io m'indurrei a gridare -<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> -Lodovico autore di questa canzone solo per la -bellezza e bontà singolare dello stile poetico che -per entro vi si ravvisa. Chi, se non egli, ha fior -di lingua sì candido e puro? Chi modi e vezzi -di favellare sì freschi e scelti? Chi tropi sì vivi -e modesti? Chi dire di sapore sì attico e antico, -elegante ad un tempo e naturale? Chi verseggiare -sì libero e franco? Chi imaginare sì -spontaneo e ricco? Chi maniera sì dolce e bella -di toccare gli affetti del cuore secondo natura, -e dietro le norme avutene dagli antichi scrittori -latini e greci? Per le quali cose tutte io conchiudo -che questa canzone o è fattura dell'Ariosto, -o non v'è poeta del secolo XVI. i cui versi -sieno conosciuti, al quale si possa a buon dritto -ascrivere.</i> -</p> - -<p> -<i>Abbiatevela voi dunque, o Lettori cortesi ed -eruditi, in dono, e piacciavi di gustarla; e se -non avete per ancora il palato guasto dai liquori -acri e mordaci vegnentici d'oltremare o -d'oltremonti, io m'assicuro ch'ella v'avrà sapore -d'uno de' frutti più squisiti e dilicati che -siano surti fuori del bel terreno, ove già ebbero -nascimento Catullo, Tibullo e Lodovico.</i> -</p> - -<div class="footnotes"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> -</p> - -<h2 id="noteproemio">ANNOTAZIONI AL PROEMIO</h2> - -<div class="footnote" id="note296"> -<p><span class="label"><a href="#tag296">296</a>. </span>Si vegga fra le poesie varie di Lodovico Ariosto stampate -in Firenze nel 1824 presso Giuseppe Molini a f. 146 il sonetto -VII, il quale incomincia: -</p> - -<div class="poem"> -<p class="i01">Quell'arboscel che in le solinghe rive.</p> -</div> -</div> - -<div class="footnote" id="note297"> -<p><span class="label"><a href="#tag297">297</a>. </span>Vita di M. Lodovico Ariosto. Ferrara 1807 in f. a f. 147.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note298"> -<p><span class="label"><a href="#tag298">298</a>. </span>Si vegga fra le poesie varie citate sopra a f. 184. la canzone -che incomincia: -</p> - -<div class="poem"> -<p class="i01">Quando il sol parte, e l'ombra il mondo cuopre,</p> -</div> - -<p> -ove alla stanza IV. l'Ariosto canta così: -</p> - -<div class="poem"> -<p class="i01">Ginevra mia, dolce mio ben, che sola,</p> -<p class="i02">Ove io sia, in poggio o 'n riva,</p> -<p class="i02">Mi stai nel core, oggi ha la quarta estate,</p> -<p class="i02">Poi che, ballando al crotalo e alla piva,</p> -<p class="i02">Vincesti il speglio alle nozze d'Iola,</p> -<p class="i02">Di che l'Alba ne pianse più fiate:</p> -<p class="i02">Tu fanciulletta allora</p> -<p class="i02">Eri, ed io tal che ancora</p> -<p class="i02">Non sapea quasi gire alla cittate.</p> -</div> - -<p> -Dal che si ricava eziandio che la canzone ora data alle stampe -dev'essere stata scritta da lui nell'età giovanile: tanto più che -alla stanza VI. di questa egli dà al suo Genebro l'aggiunto di <i>giovine</i>. -Nè voglio lasciar qui di notare che questa canzone, trovata -dal Baldelli attribuita all'Ariosto e scritta di sua mano dal Varchi, -non solo si legge stampata dal Doni ne' Marmi sotto il falso nome -di Jacopo de' Servi; ma ancora nel libro secondo delle rime di diversi -nobili uomini ed eccellenti poeti (Giolito 1547. in 8. a c. -150) e per errore più solenne ascritta a Giulio Cammillo, poeta, -come ognun sa, a cui certo la lena non poteva di gran lunga bastare -a scrivere cosa sì elegante e leggiadra.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note299"> -<p><span class="label"><a href="#tag299">299</a>. </span>Fra i poeti di minor grido io non mi rammento che di -Gianfrancesco Bosello da Piacenza mia patria, di cui si hanno alle -stampe versi scritti per una Ginevra, la quale però fu da Bologna -della famiglia degli Orsi. (Rime di Diversi, Bologna 1551. in 8. -a f. 286.)</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note300"> -<p><span class="label"><a href="#tag300">300</a>. </span>Vedi la vita scrittane dal Seghezzi e dal Serassi, e l'Orlando -Furioso dell'Ariosto, canto ultimo St. V. e VI.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note301"> -<p><span class="label"><a href="#tag301">301</a>. </span>St. II.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note302"> -<p><span class="label"><a href="#tag302">302</a>. </span>St. IV. V. e VII.</p> -</div> -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> -</p> - -<h2 id="perginevra">PER LA PARTENZA DI GINEVRA -<span class="smaller">CANZONE</span></h2> -</div> - -<p class="title"> -I. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Deh chi sent'io, mie dolci rive amiche,</p> -<p class="i02"> Che pur di sen vi svelle</p> -<p class="i02"> Mio bel Genebro, e 'n quelle</p> -<p class="i02"> Altre il ripon di voi tanto nemiche,</p> -<p class="i02"> E di voi meno apriche?</p> -<p class="i02"> Anzi più; c'or da voi</p> -<p class="i02"> Par volti il ciel là tutti i lumi suoi?</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> -</p> - -<p class="title"> -II. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Come piange Arno, e corre</p> -<p class="i02"> Oltra l'usato tempestoso e 'nsano,</p> -<p class="i02"> Sol perchè a mano a mano</p> -<p class="i02"> Il bel Genebro suo si sente torre;</p> -<p class="i02"> Così ride, e pian piano</p> -<p class="i02"> Or vassene, e più queta</p> -<p class="i02"> E più lieta che mai, la bella Sona,</p> -<p class="i02"> Che di lui s'incorona, e per lui spera</p> -<p class="i02"> Eterna primavera.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -III. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Onde pur, lasso! al faticato fianco</p> -<p class="i02"> Avrò più qualche posa?</p> -<p class="i02"> La dolce ombra amorosa</p> -<p class="i02"> Del mio Genebro altero or ne vien manco:</p> -<p class="i02"> Man rapace invidiosa</p> -<p class="i02"> Sveglielo de' nostr'orti,</p> -<p class="i02"> E par sì lunge, oltr'a quell'alpi, il porti,</p> -<p class="i02"> Che più nè seguitarlo</p> -<p class="i02"> Spero, nè ritrovarlo.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> -</p> - -<p class="title"> -IV. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Or pur cadrò, m'è tolto il mio sostegno</p> -<p class="i02"> E più saldo e più fido:</p> -<p class="i02"> Nè se ben piango e grido,</p> -<p class="i02"> M'ode, o si piega il mio nemico indegno.</p> -<p class="i02"> Ma come tanto sdegno</p> -<p class="i02"> In ciel ver me sì tosto?</p> -<p class="i02"> In ciel c'or m'avea posto</p> -<p class="i02"> In parte da bearme,</p> -<p class="i02"> Or congiurato par tutto a dannarme?<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a></p> -</div></div> - -<p class="title"> -V. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">A che pur tante e tante, Amor, versarmi</p> -<p class="i02"> In grembo tue ricchezze,</p> -<p class="i02"> E di tante allegrezze il cor colmarmi,</p> -<p class="i02"> Per or, più che mai, farmi</p> -<p class="i02"> E povero e doglioso? In ciel beato</p> -<p class="i02"> Lasso! fui poco: or caggione, e dannato</p> -<p class="i02"> Per sempre; nè già mio</p> -<p class="i02"> (E questo è ch'io mi doglio)</p> -<p class="i02"> Superbo orgoglio, od altro fallo rio<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a>.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> -</p> - -<p class="title"> -VI. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Per troppo aspro viaggio</p> -<p class="i02"> E lungo il giovin mio Genebro porti.</p> -<p class="i02"> Deh, no 'l trar di quest'orti</p> -<p class="i02"> Cultor! deh, sia più saggio!</p> -<p class="i02"> Ahi ch'ogni picciol raggio</p> -<p class="i02"> Di sole, ogni aura leve gentil fronda</p> -<p class="i02"> E ramo, come i suoi, seccane e sfronda!</p> -</div></div> - -<p class="title"> -VII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ne riponeva in ciel, Pianta al ciel grata,</p> -<p class="i02"> Tua bella vista sola;</p> -<p class="i02"> Ne riponeva in ciel, Pianta beata,</p> -<p class="i02"> L'ombra ch'or mi s'invola.</p> -<p class="i02"> Ahi folle e dispietata</p> -<p class="i02"> Man che d'orto sì bel ti sveglie e parte,</p> -<p class="i02"> Misera! e per piantarte</p> -<p class="i02"> Ove? in gelata riva,</p> -<p class="i02"> Ove fior maggio a pena, o fronde ha viva.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> -</p> - -<p class="title"> -VIII. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Agli esperidi orati alteri frutti</p> -<p class="i02"> Le foglie d'un Genebro i' pongo avanti,</p> -<p class="i02"> E 'l vago stelo a tutti</p> -<p class="i02"> I più dritti arboscei degli orti santi,</p> -<p class="i02"> E 'l vivo verde a quanti</p> -<p class="i02"> Smeraldi mai dienne il più ricco lido.</p> -<p class="i02"> Però grido: Quell'empio che men priva,</p> -<p class="i02"> M'invidia ben ch'io viva.</p> -</div></div> - -<p class="title"> -IX. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Ancisa or la mia speme,</p> -<p class="i02"> Anima illustre, cade a tua partenza,</p> -<p class="i02"> Come vite che senza</p> -<p class="i02"> Sostegno atterra le sue frondi estreme;</p> -<p class="i02"> E qual fior, s'altri il preme,</p> -<p class="i02"> Il suo bel giallo o rosso, ella tal perde</p> -<p class="i02"> Il suo vivo bel verde.</p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> -</p> - -<p class="title"> -X. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Toltomi, Amor, del mio Genebro amato</p> -<p class="i02"> L'odor di che nudrissi</p> -<p class="i02"> Il cor, nè d'altro io vissi,</p> -<p class="i02"> Questo or sia del mio sen l'ultimo fiato:</p> -<p class="i02"> Nè vo' che di mio stato</p> -<p class="i02"> Tu curi, o mi soccorra; e schivo tutti</p> -<p class="i02"> Tuoi più salubri frutti:</p> -<p class="i02"> Anzi tuo latte e mele</p> -<p class="i02"> Odio qual tosco o fele.</p> -</div></div> - -<div class="footnotes"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> -</p> - -<h2 id="notecanzone">ANNOTAZIONI ALLA CANZONE</h2> - -<div class="footnote" id="note303"> -<p><span class="label"><a href="#tag303">303</a>. </span>Tropo usato anche altrove dall'Ariosto in simil forma, e ripetuto -nella stanza che seguita, recato in vero un po' troppo al di -là di quello che si conviene a poeta cristiano. Ogni uomo discreto -però dee intenderlo ne' debiti modi, e non averlo in altro conto che -d'una maniera di parlare per esagerazione, messagli in bocca da -calda e passionata fantasia.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note304"> -<p><span class="label"><a href="#tag304">304</a>. </span>Modo di dire notabile, lasciatavi la preposizione <i>per</i>, come -s'usa nelle voci <i>colpa</i>, <i>mercè</i>, <i>bontà</i>, <i>vergogna</i>, e simili.</p> -</div> -</div> - -<div class="somm"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> -</p> - -<h2><a id="indice" href="#indfront"> -INDICE</a></h2> - -<table class="indice" summary=""> - <tr> - <td><a href="#dedica"><i>Dedica all'Accademia Valdarnese</i></a></td> <td class="pag">Pag. <span class="smcap lowercase">III</span></td> - </tr> - <tr> - <td><a href="#prefazione"><i>Prefazione</i></a></td> <td class="pag"><span class="smcap lowercase">V</span></td> - </tr> - <tr> - <td><a href="#canto1"><i>Rinaldo Ardito</i> Canto I.</a></td> <td class="pag">1</td> - </tr> - <tr> - <td>—— <a href="#canto2">Canto II.</a></td> <td class="pag">6</td> - </tr> - <tr> - <td>—— <a href="#canto3">Canto III.</a></td> <td class="pag">43</td> - </tr> - <tr> - <td>—— <a href="#canto4">Canto IV.</a></td> <td class="pag">55</td> - </tr> - <tr> - <td>—— <a href="#canto5">Canto V.</a></td> <td class="pag">75</td> - </tr> - <tr> - <td><a href="#prefcanzone"><i>Prefazione del Rezzi alla Canzone</i></a></td> <td class="pag">99</td> - </tr> - <tr> - <td><a href="#noteproemio"><i>Annotazioni alla Prefazione</i></a></td> <td class="pag">109</td> - </tr> - <tr> - <td><a href="#perginevra"><i>Canzone per la partenza di Ginevra</i></a></td> <td class="pag">111</td> - </tr> - <tr> - <td><a href="#notecanzone"><i>Annotazioni alla Canzone</i></a></td> <td class="pag">117</td> - </tr> -</table> - -<hr /> - -<table class="errata" summary=""> - <tr> - <td colspan="3" class="center">ERRORI</td> <td class="center">CORREZIONI</td> - </tr> - <tr> - <td><i>Pag.</i></td> <td><i>vers.</i></td> - </tr> - <tr> - <td>11.</td> <td>6.</td> <td>pensier</td> <td>piacer</td> - </tr> - <tr> - <td>19.</td> <td>8.</td> <td>non</td> <td>ne</td> - </tr> - <tr> - <td>58.</td> <td>7.</td> <td>eranti</td> <td>erranti</td> - </tr> -</table> - -</div> - -<div class="tnote"> -<p class="tntitle"> -Nota del Trascrittore -</p> - -<p> -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione -minimi errori tipografici. Le correzioni indicate in calce all'indice -sono state riportate nel testo. -</p> - -<p class="covernote"> -Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. -</p> -</div> - - - - - - - - -<pre> - - - - - -End of the Project Gutenberg EBook of Rinaldo ardito, by Ludovico Ariosto - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO *** - -***** This file should be named 50306-h.htm or 50306-h.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/5/0/3/0/50306/ - -Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online -Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net, in -celebration of Distributed Proofreaders' 15th Anniversary, -using images generously made available by The Internet -Archive -(https://archive.org/details/rinaldoarditofra00ariouoft). - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. 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Information about the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by -U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the -mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its -volunteers and employees are scattered throughout numerous -locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt -Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to -date contact information can be found at the Foundation's web site and -official page at www.gutenberg.org/contact - -For additional contact information: - - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. 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