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-The Project Gutenberg EBook of Rinaldo ardito, by Ludovico Ariosto
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most
-other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of
-the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
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-
-
-
-Title: Rinaldo ardito
- Frammenti inediti pubblicati sul manoscritto originale
-
-Author: Ludovico Ariosto
-
-Editor: Giuseppe Aiazzi
- Innocenzo Giampieri
-
-Release Date: October 25, 2015 [EBook #50306]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO ***
-
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-
-Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online
-Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net, in
-celebration of Distributed Proofreaders' 15th Anniversary,
-using images generously made available by The Internet
-Archive
-(https://archive.org/details/rinaldoarditofra00ariouoft).
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- RINALDO ARDITO
-
- DI
-
- LODOVICO ARIOSTO
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- FRAMMENTI INEDITI
- PUBBLICATI SUL MANOSCRITTO ORIGINALE
- DA I. GIAMPIERI E G. AIAZZI
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- FIRENZE
- NELLA TIPOGRAFIA PIATTI
- A SPESE DEGLI EDITORI
- 1846.
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- _Gli Editori intendono valersi del diritto e privilegio
- concesso loro dalle veglianti leggi in materia di stampa
- e proprietà letteraria, a danno dei contraffattori._
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- ALL'ACCADEMIA VALDARNESE
- CUI IL POGGIO ZELANTE ED ACUTO DISCOPRITORE
- DI RARI MONUMENTI DELLA SAPIENZA LATINA
- DAVA VITA
- QUESTE PREZIOSE RELIQUIE DEL CANTORE DEL FURIOSO
- DIMENTICATE E QUASI IGNOTE
- DUE CONSOCI
- SEGUACI TROPPO DISEGUALI DEGLI STUDJ DI TANTO FONDATORE
- CON GRATO ANIMO INTITOLAVANO
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-PREFAZIONE
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-L'annunzio della stampa d'un'Opera del divino Ariosto, non solo
-inedita, ma quasi sconosciuta, e tale da essersene perfino impugnata
-da solenni scrittori la reale esistenza, ai nostri giorni in cui si
-è tanto rovistato e tanti disotterramenti si son fatti dalla polvere
-delle pubbliche e private Biblioteche ed Archivi, parve cosa mirabile
-e da reputarsi quasi favolosa, ove il fatto di per se stesso non
-rispondesse perentoriamente. L'Opera della quale ci avvisiamo parlare è
-il RINALDO ARDITO[1], altro poema dell'Omero ferrarese, dettato da esso
-dopo l'Orlando Furioso, e sugli ultimi anni di sua vita. Ma perchè la
-storia bibliografica e letteraria di questo Poema è nuova del tutto,
-ed alquanto intricata, non sia grave al Lettore che noi vi spendiamo
-quel tanto di parole che servano a dilucidarla, ed a renderla piana
-ed incontroversa. Così operando, verremo a supplire al difetto del Ch.
-Fr. Reina Editore del Furioso della Collezione de' Classici di Milano,
-il quale nel 1812 prometteva corredare quella ristampa d'un comento,
-ed aggiungervi _per la prima volta tutti i frammenti di un altro
-poema trovati fra carte dimenticate e già spettanti al D. Giuseppe
-Lanzoni_. Onde non conoscendo le cause che lo impedirono a dar fuori
-quel comento, e a pubblicare questi Frammenti, ci lusinghiamo che egli
-avrebbe a grado che l'avessimo rilevato da questo secondo debito, se il
-cielo gli avesse concesso più lunga vita.
-
-Antonfrancesco Doni fiorentino, uno degl'ingegni più bizzarri e
-fantastici che coltivassero le lettere italiane sulla metà del Secolo
-sedicesimo, fu il solo che nella _Seconda Libreria_[2] palesasse ai
-dotti l'esistenza del nostro Poema, con queste nude e magre parole
-«_Lodovico Ariosto, RINALDO ARDITO, dodici canti._» Ma al bugiardo (ed
-il Doni n'avea fama ben giustificata) non è creduto neppure il vero;
-cosicchè tutti coloro che parlarono della vita e delle opere di Messer
-Lodovico, dal di lui figlio Virginio sino al Tiraboschi, o si astennero
-dal registrare fra queste il Rinaldo Ardito, o lo rammentarono solo
-per causa di dileggio e di rimprovero al Doni, tacciando d'impostura
-e menzogna la notizia che egli ne dava. Nè questa imputazione, benchè
-dura e falsa, può dirsi moralmente temeraria, poichè non si credè
-presumibile che il Doni potesse conoscere tutti gli scritti del Poeta
-editi ed inediti al tempo suo, meglio di Virginio figlio amatissimo
-di esso, il quale conviveva seco lui, ne riceveva precetti e buon
-avviamento alle ottime discipline, ed aveva agio e libertà di leggere
-tutto ciò che il padre dettava. Ed in fatti fu questi che raccolse
-tutte le di lui poesie latine, e che nel 1545 dette ad Antonio Manuzio,
-che li stampò per la prima volta, i cinque Canti che seguono la materia
-del Furioso, o meglio preparati per altro Poema. Ma comunque la cosa
-si fosse, la verità è che il Rinaldo Ardito è esistito, ed in parte
-esiste; e forse il Doni lo vide completo in mano dell'Autore, o da esso
-medesimo n'ebbe contezza: e dico così, perchè niun altro ne fa parola.
-Però non saprei indagare la ragione per la quale gli piacque tenerlo
-celato ai suoi più cari e confidenti, pe' quali non avea segreto,
-e lo palesasse al Doni: in questa riserva è un qualche enimma, ed
-aspetteremo che sorga l'Edipo per darne spiegazione. Frattanto per non
-perdersi in vane induzioni e fallaci ipotesi sulla via che condusse il
-Doni alla conoscenza di questo componimento, proseguiamo il discorso
-diretto sul medesimo.
-
-A questo lavoro par certo ponesse mano l'Ariosto dopo l'Orlando
-Furioso, e dopo il 1525; imperocchè nella stanza V a pag. 44 accenna
-già successa la prigionia di Francesco re di Francia, che avvenne
-in quell'anno sotto Pavia. Il Poeta morì nel 1533, appena compita
-la stampa da esso vegliata e corretta del Furioso, nè fra le Opere
-manoscritte da esso lasciate si fece motto da veruno trovarsi il
-Rinaldo Ardito; da questo silenzio io non saprei altro dedurre, o
-che non fu fatto un accurato esame di questi Manoscritti, il che non
-sembrerà verosimile, o che a quel tempo il Rinaldo non era più in sue
-mani, per averlo passato in quelle di qualche amico e confidente, il
-quale si tacque dappoi per ignota ragione sul prezioso deposito. Che
-il nostro Manoscritto fosse ab antico custodito nello stesso luogo ed
-insieme ad altre opere di questo Autore, ce ne fanno accorti le antiche
-macchie d'umidità che deturpanlo in più carte di seguito, macchie dello
-stesso colore e della stessa configurazione che vedonsi in molti altri
-de' suoi scritti originali, che conservansi nella Biblioteca comunale
-di Ferrara, e che perciò attestano aver corso sorte eguale al nostro,
-allorquando trovavansi insieme riuniti.
-
-Fermata così l'esistenza effettiva e l'originalità del nostro
-Codice, ci manca il filo per proseguire la storia del suo destino,
-accompagnandolo nei diversi passaggi che sempre sconosciuto può aver
-fatti, dallo studiolo del Poeta alla copiosa e scelta raccolta di
-Opere a stampa e manoscritte, messa insieme con pene e dispendio dal
-D. Giuseppe Lanzoni Ferrarese, morto nel febbraio del 1730, e quindi
-nella libreria dei Marchesi Bevilacqua. E dicemmo sempre sconosciuto,
-perchè il Lanzoni stesso che era così generoso e cortese nel favorire
-ed accomunare cogli amici suoi l'uso della propria biblioteca, non
-conobbe o almeno non palesò a veruno il gioiello che egli possedeva;
-mentre nella Vita affettuosa e molto particolarizzata che di questo
-egregio e dotto medico scrisse Girolamo Baruffaldi il seniore,[3] non
-vien neppure emesso il dubbio ch'egli possedesse il nostro Manoscritto.
-L'onore adunque di avere scoperto e messo in luce il ritrovamento dei
-frammenti del Rinaldo Ardito, d'averli esaminati e recatone fuori un
-saggio, si deve a Girolamo Baruffaldi il giovine, il quale nella Vita
-dell'Ariosto a pag. 172 ci fa sapere che _ad altro poema eziandio pose
-mano, oltre a quello del _Furioso_: uno squarcio, o piuttosto abbozzo
-di esso fu trovato a caso tra le carte dimenticate del chiariss. Medico
-Ferrarese Giuseppe Lanzoni; ma riuscendo il manoscritto originale
-difficilissimo ad intendersi per la rozza scrittura, per la mala
-conservazione de' fogli, e per le varie cancellature, io non ho potuto
-relevarne interamente, che alquante stanze, quali saranno poste in
-fine..... Io non peno a credere, abbenchè il Barotti lo neghi, che
-questo possa essere il Poema dall'Ariosto intitolato il _Rinaldo_,
-come accennò il Mazzuchelli sulla relazione del Doni; conciossiachè
-nel Canto IV.[4] diffusamente parlasi di questo Paladino, delle sue
-imprese, de' suoi viaggi e della sua donna Bradamante[5].... Ed i
-frammenti da me veduti non sono che un primo abbozzo informe in molti
-luoghi scorretto fino al leggervisi una stanza scritta seguentemente di
-soli sette versi[6]._
-
-Era oltrepassato mezzo secolo dalla morte del Lanzoni al tempo che il
-Baruffaldi scriveva la vita dell'Ariosto, di maniera che avrebbe potuto
-manifestare la persona presso la quale egli ebbe agio di studiare e
-trascrivere degli squarci del nostro Codice, nè saprei indovinar la
-causa per cui si tacque: era forse tuttora in casa Bevilacqua?..... Ma
-tralasciando le congetture, e venendo alla storica certezza, diremo che
-il Sig. Canonico Vincenzio Faustini, uomo fornito di buone lettere,
-ereditò dal padre suo il nostro Codice, ed a noi come possessor
-legittimo ne fece legittima cessione nel luglio dell'anno decorso; onde
-io mi do a credere che essendo il padre del Sig. Can. Faustini assai
-versato in questi studj e nella paleografia, ed avendo vissuto negli
-anni in cui per straniera invasione tanti insigni stabilimenti rimasero
-soppressi, e tanti pubblici e privati monumenti di libri e scritture
-andarono dispersi o per ignoranza distrutti, fu una fortuna che queste
-preziose reliquie venissero alle mani di lui, che seppe raffigurarle
-e tenerle nel pregio che meritavano. Quindi se mancano ad appagare la
-curiosità del Lettore notizie positive e speciali sulla sorte corsa
-da esse, ciò vien largamente compensato dalla sodisfazione che gli
-deriverà dal percorrere queste pagine, ove stampava sì luminose tracce
-della fecondità del suo immortal genio il Cantore del Furioso; e se
-qualche gusto gli rimane della buona poesia, e se qualche scintilla
-d'amor patrio gli scalda le vene, sarà contento aver veduto in questa
-età aumentarsi il patrimonio delle nostre lettere, e di nuove fronde
-rinfrescarsi la corona immortale che cinse l'onorata fronte del Poeta
-che, se Dante non era, sarebbe per primo inchinato.
-
-Che poi questi Canti fossero dettati per innestarli all'Orlando
-Furioso, come opinò taluno, oppure dovessero unirsi ai cinque altri
-postumi pubblicati da Virginio, la lettura attenta dei medesimi, ed
-il filo delle storie che vi son narrate, benchè interrotto, mostrano
-chiaramente che questa opinione non ha sussistenza; imperocchè il
-Furioso fu in ogni sua parte perfezionato dal Poeta nell'edizione
-del 1532, e tutte le storie intessutevi hanno il loro pieno sviluppo
-particolare. Di più nel Rinaldo compariscono personaggi ed attori
-diversi da quelli rammentati nell'Orlando, e toltone tre o quattro,
-nuovi affatto. E finalmente alla pag. 45 si allude ad alcuni
-avvenimenti storici occorsi in Italia al tempo dell'Ariosto, che
-erano stati narrati prima nei Canti III, XIV e XXXIII dell'Orlando;
-cosicchè se questi Canti fossero stati destinati ad inserirsi in
-esso, ne sarebbe resultata un'inutile ed oziosa ripetizione di fatti;
-però l'inesauribil vena del Poeta non abbisognava di tali sussidj, nè
-l'avrebbe consentito l'alterezza del suo genio. Mi fo meglio a credere
-che, avendo ideato questo nuovo Poema, volle mostrare ad Alfonso suo
-Mecenate, che non si lasciava fuggire occasione di cantare e ricantare
-le sue belle imprese, ogni volta che gli cadeva in acconcio di farlo
-solennemente.
-
-Il titolo di RINALDO ARDITO, credo che sia stato dato al poema, perchè
-apparisce dalla pag. 31, che questo famoso Paladino, protagonista
-dell'azione, onde ottener certa vittoria sull'esercito infedele, si
-travestisse da Saraceno, e sotto le mentite spoglie potè conoscere
-le forze del nemico; quindi dopo aver tutto esplorato, allorchè i due
-eserciti stavansi a fronte, avendo per mezzo della sorella Bradamante
-avvisato dell'inganno i capitani di Carlo, pose lo scompiglio nel
-campo nemico, e coll'aiuto dei Cristiani accorsi in tempo, disfecero
-l'oste pagana; e termina l'impresa colla conversione al Cristianesimo
-dei principali condottieri Saraceni e di Fondrano loro capo e Signore.
-Questo in breve pare che fosse il concetto del Poeta, innestandovi al
-solito vaghissimi episodj, che per la loro varietà e pel loro festivo
-colore ne rendono oltremodo gradevole la lettura.
-
-Accennata la storia del nostro Codice e del suo contenuto, ci resta
-da prevenire il Lettore sull'ordine da noi seguito in questa prima
-pubblicazione, cominciando dall'esatta descrizione del Manoscritto
-qual si trova attualmente. Questo si compone di trenta carte numerate
-modernamente da una sola parte, e distribuite in quattro quinternetti.
-Il primo di essi conduce da 1 a 6; il secondo da 7 a 14; il terzo da
-15 a 22; ed il quarto da 23 a 30. È necessario però avvertire che il
-terzo è contrassegnato nel margine inferiore della pag. 15 di mano
-dell'Autore con _b_, ed il quarto medesimamente a pag. 23 con _D_: il
-primo e secondo non portano segnature; ogni pagina contiene quattro
-ottave, meno che la 2 che ne ha cinque, la 19 la quale ne ha otto,
-scrittevi a doppia colonna, e la 29 che ne ha tre; cosicchè formano
-nell'insieme dugento quaranta quattro ottave. Ai quattro quinternetti
-serve di custodia una cartella di rozzo cartone bianco, che in avanti
-fu destinata a conservare dei conti e delle ricevute. Un cordoncino
-di seta rosso trapassa nella costola per traverso il cartone e i
-quinternetti, ed è fissato in fine con nodo; i due capi di esso poi
-son fermati nell'interno con cera di Spagna e sigillo della pubblica
-Biblioteca di Ferrara, ad autenticare il Certificato che qui si riporta
-in nota[7].
-
-Ora venendo alla disposizione materiale della stampa, la lettura
-del Manoscritto, nell'ordine in cui si trova, ci fece dubitare che
-le carte non seguissero regolarmente e con progresso razionale la
-materia, ma che i quinternetti fossero stati a caso in tal guisa
-disposti; ed il dubbio dell'interpolazione divenne certezza, quando
-le segnature del terzo e quarto c'indicarono chiaramente, che questi
-invece dovevano precedere i due senza segnatura: ed a questa via ci
-attenemmo. E volendo che il Lettore si convinca co' propri occhi
-della giustezza della nostra risoluzione, s'imagini che la stampa
-nell'ordine del Codice avrebbe cominciato da pag. 46 colla stanza X.
-fino a pag. 85 stanza XXX., avrebbe proseguito colla pag. 1 stanza
-I. fino a pag. 46 stanza IX., talchè alla lettura in questo senso ne
-resulta la narrativa de' casi incomposta ed a ritroso. Ed in fatti,
-nella nuova disposizione, si trovano in principio alcuni capitani
-infedeli combattenti contro l'esercito cristiano, quindi si veggono
-abbracciare il Cristianesimo ad insinuazione d'Orlando. Vi si legge
-pure un'avventura di Ferraù, il quale cade per inganno nell'acqua, e
-per forza d'incanto si vede trasportato nel giardino di Venere, ove è
-presente al trionfo d'Amore ec. ec. dovecchè adottando l'altro modo, ne
-sarebbe derivato una mostruosità, non procedendo naturalmente il filo
-della materia e degli avvenimenti raccontati.
-
-La ragione per la quale si è creduto bene render minutissimo conto di
-questo nostro materiale riordinamento, deriva dall'aver voluto fuggir
-la taccia d'arbitrarj, ove cadesse in mente a taluno raffrontar la
-stampa col manoscritto, giacchè ne piacque conservarlo religiosamente
-intatto ed inviolato nella sua compaginazione, alla quale va unita
-la preziosa autentica dell'originalità ed autografia del medesimo;
-onde precludere affatto il campo agli scettici, ai maligni ed agli
-ignoranti di sentenziare a sproposito. E giudicammo opportuno questo
-schiarimento, solo per quanto concerne la materialità del codice; che
-quanto al merito poetico, alla vivacità delle immagini ed al pregio
-dell'invenzione, tocca al Poeta a svelarsi, e a dar di se quelle prove
-irrefragabili che per unico lo caratterizzano, e per le quali come
-astro fulgidissimo risplende nell'italiano Parnaso: nè qui temiamo
-esserci ingannati.
-
-Ora venendo al modo da noi adoprato nel dar fuori questo lavoro,
-diremo che siamo stati scrupolosissimi a produrre il testo nella sua
-genuinità, riportandone perfino le voci viziate per eccesso o per
-difetto od anche per trasposizione di qualche lettera, rettificando
-però le principali in piè di pagina, affinchè non si credessero errate
-per colpa nostra. La stanza V del C. II, la XVI e XXVII del C. IV, si
-son lasciate difettose nella loro tessitura, nè ci prendemmo briga di
-raddrizzare qualche verso zoppicante; tutte negligenze comprovanti
-maggiormente l'originalità di questo primo getto, che l'Autore
-avrebbe eliminate dappoi, e che veruna pena ci sarebbe costato il
-togliere. Le frasi e gl'intieri versi rigettati e cancellati dal
-Poeta, sostituendovi quelli che gli parvero migliori, si son riportati
-in calce come varianti, per mostrare sensibilmente l'ordine delle
-concezioni di quel prepotente ingegno. Quanto poi alla puntuazione,
-ci siamo tenuti a quel metodo che credemmo il più conveniente ed il
-più seguito, quello cioè di agevolare possibilmente l'intelligenza
-dei concetti, senza gran fatica nè bisogno di ricorrere per tortuose
-ambagi il filo del discorso. Ai Canti si è dato abusivamente un
-numero progressivo dal I al V; non perchè così ce li abbia indicati
-l'Ariosto, ma pel comodo del Lettore e delle citazioni; giacchè Esso
-nei titoli lasciò in bianco la numerazione, e di sua mano non numerò
-che il _terzo_, il quale, per la lacuna indefinita tramezzo, siamo
-stati obbligati a chiamar _quarto_; a questa numerazione si son pure
-subordinati gli altri, che da penna più moderna e con altro inchiostro
-erano stati notati. Per servire egualmente alla comodità, si sono
-numerate le stanze d'ogni Canto, tornando da capo a ciascuno, come è
-stile; e dove esistono lacune, non si è omessa l'avvertenza.
-
-Resa sommariamente ragione di questa qualunque siasi fatica, onde
-impetrare alla medesima, se non il suffragio generale, almeno il
-benigno compatimento dei dotti, potremmo addurre a favor nostro le
-assidue e gravi cure sostenute di buona voglia nel breve ma spinoso
-aringo, non che le vinte difficoltà, che parvero quasi insuperabili
-al Baruffaldi, il qual pure avea tanta dimestichezza cogli scritti
-dell'Ariosto[8]. E la conferma della di lui genuina confessione
-si presenterà a chiunque si dia a confrontare le stanze da esso
-pubblicate per saggio di questi Frammenti, dalla pag. 310 alla 314
-della rammentata Vita del Poeta, con quelle stesse ristampate da noi; e
-speriamo che questo ragguaglio porrà in maggior chiarezza le diligenze
-da noi usate.
-
-Forse non mancherà chi disapprovi ed anzi condanni lo zelo di aver
-messo in luce un'Opera mutila ed informe in molte parti, quale
-sfortunatamente si è questa. Per costui non abbiamo discolpa, nè
-sapremmo fargli altra risposta, che mostrandogli un gran numero di
-opere di sommi scrittori greci e latini, che hanno avuto la stessa
-sorte, avvalorando la nostra sentenza col giudizio di tale, che nè la
-materia nè il luogo consentono di nominare[9]. Gli additeremmo ancora
-tanti e tanti bellissimi antichi capolavori in bronzo ed in marmo, che
-si ammirano ne' Musei, i quali non sono che insigni monumenti dell'Arte
-più o meno frammentati. E questi scritti e questi monumenti ci saran
-sempre di modello, rimanendo a testificare dell'eccellenza degl'ingegni
-che li produssero, ed a rimproverare mutamente l'incuria, l'ignoranza
-o la perversità degli uomini che li ridussero in tale stato, e
-risveglieranno nel cuore dei buoni almeno il desiderio che sorga chi
-vaglia a ristorarne del danno.
-
-Finalmente poichè colla stampa collettiva di più componimenti d'uno
-stesso Autore (i quali pubblicati a parte in varie occorrenze divengon
-rari e fuori di commercio) si provvede alla maggior diffusione dei
-medesimi, e posson considerarsi come rami che si ricongiungono al
-tronco principale, così credemmo incontrare il pubblico gradimento
-riproducendo la gentilissima Canzone colla quale Messer Lodovico
-piangeva la partenza da Firenze per oltremonte della sua Ginevra[10].
-Il Ch. Sig. L. M. Rezzi la trasse in luce per la prima volta da un
-codice miscellaneo Barberiniano, in occasione dei fausti sponsali di
-Donna Carlotta Luisa Barberini col Marchese Raffaele Casali del Drago,
-rivendicandola con critico ragionamento al nostro Autore, e ponendone
-in bella mostra i delicati pregi che l'adornano.
-
-
-
-
-Saggio del carattere dell'Ariosto preso dalla pag. 30 dell'Autografo
-
-
- [Illustrazione: manoscritto]
-
-
-
-
-CANTO I
-
-
- . . . . . . . . . . . .
- . . . . . . . . . . . .
- . . . . . . . . . . . .
-
-I.
-
- Così poteansi ritenere appena
- I cavalier di non entrar la ciuffa[11],
- E a ciascuno il tardare era gran pena,
- Nè può star fermo e si apparecchia e buffa;
- Di quei si parla che hanno animo e lena,
- Chè a un vil codardo incresce ogni baruffa,
- Come chi va alla forca, e che prolunga,
- Perchè quanto più può tardi vi giunga.
-
-II.
-
- Artiro e Salomone alla avanguarda,
- L'uno Affricante, e l'altro Cristiano,
- Stan per ferirsi in punto, e ciascun guarda
- Al segno general del capitano;
- Or dato il segno, alcun più non ritarda,
- E all'inimico va cum[12] l'arme in mano;
- Ma prima ch'entri in così orribil guerra,
- Feraguto vo' trar dall'aqua in terra.
-
-III.
-
- Ormai tanto che dentro vi è caduto,
- Che non dovrebbe aver di ragion sete;
- Sapete come cade[13] Feraguto?
- Cum quale astuzia cade augello in rete;
- Egli avea già nelle aque il cuor perduto,
- Nè ad altro pensa che alla strema quiete,
- Che essendo armato, e d'armi di gran pondo,
- Non potendo nuotar, discese al fondo.
-
-IV.
-
- Nè crediate ch'al fondo già restasse,
- Anci[14] di là dal fondo fu tirato,
- Che una dama gentil subito il trasse
- Fuora delle acque in luoco assai più grato;
- Nè già pensò che 'l ciel tanto lo amasse[15],
- Vedendosi nelle onde trabuccato;
- Ma il cielo il tutto a suo modo dispensa,
- E spesso all'uomo avvien quel che non pensa.
-
-V.
-
- Come chi per errore o per disgrazia,
- Cui sotto il ceppo ha il col[16] per esser morto,
- E fatta gli vien poi subito grazia
- Prima che moia o per ragione o torto,
- Che attonito rimane e il ciel ringrazia,
- E quasi muor di subito conforto:
- E così appunto a Feraguto accade,[17]
- Vedendosi ritrar dove pria cade[18].
-
-VI.
-
- Fu in una ciambra[19] il cavalier condutto
- Che tutta di cristallo era smaltata;
- Il palco tutto a specchi era costrutto,
- E intorno intorno tutta ad or frissata[20];
- Vedendosi il barone ivi ridutto,
- Gli fu tal sorte allor non poco grata,
- E tutto che suspetto ancora stava,
- Pur più ch'in l'umide acque ivi sperava.
-
-VII.
-
- E volto Feraguto alla donzella,
- Deh dimmi, dama, disse, se ti agrada,
- Chi sei, e come è qua stanza sì bella,
- Che in fondo alle acque mi par cosa rada?[21]
- A Feraguto allor rispose quella:
- Sappi ch'io fui nemica a quella Fada[22]
- Che poco anzi occidesti, e d'ogni intorno
- Faceva a' circumstanti iniuria e scorno.
-
-VIII.
-
- E quella son che ti donai quel tanto
- Lucido, adorno e prezioso scuto
- Cum che vinto hai la Fada e ogni suo incanto,
- A te di onore e a' circumstanti aiuto;
- E de infiniti sol ti puoi dar vanto
- Avere un tal triunfo oggi ottenuto,
- Di che grato non solo agli uomin sei,
- Ma fatto ne hai piacere insino a i Dei.
-
-IX.
-
- La Fada di coloro era nemica,
- Che d'altre che di lei fussero amanti;
- Anci ogni industria usava, ogni fatica
- Per rovinarli; e ben ne ha occisi tanti,
- Che indarno è lo espettar, baron, ch'io dica
- Quanti ne ha uccisi la malvagia, e quanti
- Presi e in pregione morti per disagio,
- Vetando loro il cibo, e il stare ad agio.
-
-X.
-
- Onde tanto costei Venere adonta
- Che sol di lei cercava aspra vendetta,
- E[23] a tale impresa in fin persona pronta
- L'amorosa mia don[24] gran tempo espetta;
- Ma solo hai vendicato ogni sua onta,
- E però ne serai persona eletta,
- A Vener grato, e per il tuo valore[25]
- Fortunato serai sempre in amore.
-
-XI.
-
- E quantunque infelice per adrieto
- Sempre sii stato in l'amoroso laccio,
- Nell'avenir serai jucundo e lieto,
- Poi che distolte[26] ne hai di tanto impaccio;
- E perchè intendi quel che ti è secreto,
- Quel che richiesto me hai io non ti taccio:
- Sappi che ninfa son nasciuta in l'acque,
- E di questo liquor sto corpo nacque.
-
-XII.
-
- Delle Naiade son la più onorata,[27]
- (Che così d'acqua son le ninfe dette)[28]
- Liquezia ho nome, e a Venere dicata,
- Sono delle sue care e più dilette,[29]
- E a te fui col bel serto mandata[30]
- Per animarti a far le sue vendette;
- Questa è mia stanza: e qui poserà tanto
- Ch'io torni a rivederlo in l'altro canto.
-
-
-
-
-CANTO II
-
-
-I.
-
- Benchè da poi che 'l Redentor del mondo
- Dimostar[31] volse un sol Dio trino et uno,
- Ogni idol falso[32] rovinasse al fondo,
- Pur fra' pagani ancor ne restò alcuno;
- Che li[33] altri Dei, eccetto il ver, secondo
- Debbe di nuoi[34] fedel creder ciascuno,
- Erano di Pluton seguaci rei,
- Che la gentilità chiamava Dei.
-
-II.
-
- Ma per la morte, e pel misterio sacro
- Della acerba passion del Verbo eterno,
- Qual segnò i suoi di quel santo lavacro
- Che lava in nuoi ogni peccato interno,
- Restò a Plutone il mondo acerbo et acro,
- E ritrarse gli fu forza all'Inferno;
- Nè falso alcuno Idio restò a' cristiani,
- Ma qualche illusion fra li pagani.
-
-III.
-
- E però a alcun di vuoi strano non paia
- Se a Feraguto quella ninfa apparve,
- Qual si chiamava dell'altre primaia,
- O fusser corpi veri o finte larve,
- Pur parea corpo quella ninfa gaia,
- Se con qualche ragion debbo parlarve:
- Non sciò[35] come altro giudicar si possa,
- Chè un spirto non si tocca in carne e in ossa.
-
-IV.
-
- Toccavassi[36] ella e ragionar se odiva,
- E porse a quel baron[37] lo illustre scuto,
- A cui, da poi che 'l suo parlar finiva,
- Rispose allor sagace Feraguto:
- O sii donna mortale, o eterna diva,
- Eternamente ti sarò tenuto,
- Che in dui perigli, fuor d'ogni speranza,
- In l'un scuto mi desti, in l'altro stanza.
-
-V.
-
- Ma qui se fai ch'a Venere io sia grato,
- Nè mi trovi in amor tanto infelice,
- Ch'io non vi fui giamai aventurato,
- Pur ch'io vi fussi un tratto almen felice,
- Io mi reputarei sempre beato.
- [38]
- Che tanto un sol piacere a un miser vale,
- Che gli rimette[39] ogni passato male.
-
-VI.
-
- Ma non sciò, ninfa,[40] se ragione o errore
- Sia, che sperar mi fa di questo puoco:[41]
- Come esser può che a quella Dea d'amore,
- Che altrui suole infiammar, piaccia tal luoco?
- Esser non può che in umile liquore
- Produr si possa, e conservarsi, il fuoco,
- Il fuoco che più al cor d'ogni altro preme,
- Che mal pon stare dui contrari insieme.
-
-VII.
-
- Ben mostri, alto baron, vivace ingegno,
- Disse la dama, e razional discorso,
- Che cum la forza uniti ti fan degno
- Di conseguir d'amor dolce soccorso;
- Spera, che fine arai al tuo disegno,
- E alla sventura tua[42] porrai il morso,
- Quanto ad Amore e Venere si spetta,
- Benchè tua mente in ciò dubbia e suspetta.
-
-VIII.
-
- Ma dubitar non dei, che 'l fuoco pasce
- In umido[43] liquore e si conserva,
- Come in vuoi il calor nativo nasce
- In radicale umor, che in vita serva
- Nel materno alvo l'uomo e nelle fasce,[44]
- E sempre umor da morte lo preserva;
- E in la lucerna piccoletta fiamma
- In oleo e in altro umor se aviva e infiamma.
-
-IX.
-
- Però Venere infiamma e si diletta
- Di quello umor che sta col caldo insieme,
- Anci nel mar di spuma fu[45] concetta
- Venere in cambio di genital seme;
- La cosa non dirò, baron, perfetta,
- Però che l'onestà la lingua preme,
- Et a una donna, ancor che meretrice,
- Lo inonesto parlar sempre desdice.
-
-X.
-
- Il viver di Saturno, e ciò che fece
- Al padre suo, mi converria narrarte;
- Ma questo ad uomo più che a donna lece;
- Bastammi[46] a dir la più opportuna parte,
- E che come la fiamma in oleo o in pece,
- Così in l'umor stia il caldo, dimostrarte;
- Nè ti sia cosa nova e inusitata.
- Che una Naiade a Vener sia dicata.
-
-XI.
-
- O felice colui che intender puote
- Il secreto poter della natura!
- O quante cose sono al mondo ignote
- Che l'uomo di sapere ha puoca cura;
- E se fussero a nuoi palesi e note
- Procederia ciascun cum più misura.
- Da te ben resto chiaro e resoluto,
- Rispose a quella dama Feraguto.
-
-XII.
-
- Ma pregote, dapoi che mi hai promesso
- Favorire[47] in amore i miei disegni,
- Che quando un tanto don mi fia concesso
- Di amar cum frutto, me ne mostri segni;
- Che sempre duolse, puoi[48] che in speme è messo,
- A cui come sperava non li avegni:
- Sicchè, dama gentil, fa' poi ch'io sapia
- Quando tal grazia in mia persona capia.
-
-XIII.
-
- Rispose allor la vezzosetta dama:
- Io sempre fui fedele a chi mi crede,
- E Vener anco, e chi infedel la chiama,
- Non ben dicerne[49] quel ch'amor richiede;
- Fidelità conviensi a chi bene ama,
- E dir si suol che Amor sempre vuol[50] fede;
- Ma acciò ch'in breve il tuo desir consegui,
- Conviene che più oltre ancor mi segui.
-
-XIV.
-
- Rispose quel baron: guidami pure,
- Se ben volessi, giuso ai regni stigi,
- Che disposto[51] mi son, dama, condure
- Dove ti piace pronto a' tuoi servigi.
- Ma mi bisogna[52] l'animo ridure
- Dove lassai, io credo, Malagigi,
- Il qual, se vi rimembra, in l'altro canto
- Vi lassai cum ragion jocondo tanto.
-
-XV.
-
- Io vi lassai di ciambra già partito
- Della regina, e l'uno e l'altro lieto,
- Che tanto l'uno a l'altro era gradito
- Che ciascun di essi ne restava quieto;
- Desidra la regina che finito
- Presto sia il giorno al suo piacer secreto,
- E sol la notte a lei felice espetta,
- Che Amore è cieco, e notte gli diletta.
-
-XVI.
-
- E senza altro pensare, un suo fidato
- Accorto servitor chiamò quel giorno,
- A cui disse, se sei, come hai mostrato,
- Sempre nemico a chi mi vuol far scorno,
- Prego che vadi più che puoi celato,
- E Orlando trovi cavaliero adorno,
- E nostro capitan, se sciai qual sia,
- E questa gli darai da parte mia.
-
-XVII.
-
- E una lettera in mano al messo porse,
- Che del suo amore il conte reavisava;[53]
- Dopo molte proferte, il servo corse
- Al finto non ma al ver conte[54] di Brava:
- Il conte poi che del sigil si accorse,
- La lettra prese, e altro non parlava,
- Anci notando[55] il servo, in man la piglia,
- In atto d'uom che assai si meraviglia.
-
-XVIII.
-
- Sciolsella[56], e prima sotto[57] lesse
- Il nome di chi a lui la scrive e manda;
- Subito il resto a leger poi si messe
- Di tal tenore = A te si aricomanda,
- Conte, colei che per signor ti ellesse,
- E sol ti apprezza, e solo ti dimanda;
- Pregate, come la notte passata,
- Questa altra ancor ti sia racomandata[58].
-
-XIX.
-
- Rimase il conte alle parol suspeso,
- E di notte non scià, nè de che scriva;
- Ma pur per coniettura ha in parte inteso
- Quel che chiedea la donna, e le agradiva;
- Scià ch'ella già lo amava; onde compreso
- Ha che di novo in lei lo amor si aviva;
- Ma pur di quel che ha letto assai si ammira,
- E di novo la lettra or lege, or mira.
-
-XX.
-
- E alla proposta subito rispose,
- E rescrisse una a lei di tal tenore:
- Regina mia, nelle importanti cose
- Vostre del regno sol vi mostro amore;
- Ma in altre trame occulte et amorose,
- Non fui mai vosco; onde pigliate errore:
- Nè sta notte nè mai giacqui cum vui;
- Credo ch'in cambio mio godesti altrui.
-
-XXI.
-
- Diede la lettra il conte al fido messo,
- Che alla regina appresentolla in mano;
- Ella vedendo il servo, al primo ingresso
- Allegrossi, ma poi fu il gaudio vano,
- Che poi che della lettra intese espresso
- Tutto il tenor, le parve il caso strano
- D'esser schernita, e che ciò[59] niegi il conte,
- Che pure il vide seco a fronte a fronte.
-
-XXII.
-
- E cominciò a dolersi la regina
- Allor del conte assai cum voce pia;
- Lacrimando diceva: ahimè mischina,
- A chi dei l'alma e la persona[60] mia!
- Ad un che fu la notte, e la mattina
- Dimostra ingrato che più mio non sia;
- E a me che io il vidi, e sciò che fu certo ello
- Non si vergogna dir, che non fu quello.
-
-XXIII.
-
- Nol vedeste, occhi vui, che le fattezze
- Avea del conte? io sciò che non errasti;
- Ora son queste, Orlando, le prodezze
- Che per mio amore usar prima pensasti?
- Se pur non ti piacean le mie bellezze,
- (Che poco sono) a che, crudel, le usasti?
- A che sì piccol tempo le godesti,
- E da me, ingrato, come vil ti arresti?
-
-XXIV.
-
- Forse ch'io non ti son piacciuta quanto
- Credevi prima, ahimè, solo a vedermi?[61]
- Ma perchè, ingrato, tante volte e tanto
- Quella notte tornasti a rigodermi?
- Se allor bella non fui, come di manto
- Adorna poteva altri e tu[62] tenermi?
- E se a me più tornar pur non volevi,
- Negarmi esser lì stato non dovevi.
-
-XXV.
-
- Dall'altro canto il conte Orlando stava
- Suspeso assai, nè scià quel che si dire;
- La cosa ben come era imaginava,
- Ma non la scià per lo ben colorire;
- Che essa l'avesse in fal preso pensava
- Per cieca volontà, per gran desire,
- Nè scià chi possa avere audacia presa
- Di essere entrato in una tanta impresa.
-
-XXVI.
-
- Non scià come essa lui in fal pigliasse,
- Nol cognoscendo al viso e al proprio aspetto,
- Nè scià ch'in faccia lui rapresentasse
- Salvo Milone, a lei figlio diletto,
- Qual non si crede[63] che alla madre usasse
- Tanta sceleritade, tanto diffetto[64],
- E stette in tal penser tutto quel giorno;
- Ma il conte io lasso, e a Malagigi io torno[65].
-
-XXVII.
-
- Credendo Malagigi ritornare
- Alla regina la notte seguente,
- Nel mezzo di quel dolce lamentare,
- Che faceva ella del suo error dolente,
- Andolla Malagigi a visitare,
- Che non sapea della regina[66] niente
- Quel che dolesse, anci a lei venne allora
- Cum la sembianza di quel conte ancora.
-
-XXVIII.
-
- Fu dalla più secreta camariera
- Portata alla regina la novella,
- Come ad essa il gran conte venuto era
- Per visitarla, se piacesse ad ella;
- Tutta turbossi la regina in ciera,
- E in mille parti il sdegno la martella,
- E dubita di dui qual debbia fare,
- O se lo escluda, o pur lo lassi entrare.
-
-XXIX.
-
- Non scià quel che si far, tutta è commossa,
- Non scià se contradica o se consenta,
- Ma l'amor più che l'ira ebbe gran possa,
- Sì che a lassarlo entrar restoe contenta;
- La camariera ad introdurlo mossa,
- Avanti alla regina lo appresenta,
- E Malagigi non sapendo il fatto,
- A lei si appresentò cum allegro atto.
-
-XXX.
-
- Ma ella cum sembiante assai mansueto,
- Cum occhi mesti a guisa di turbata,
- Non ben rispose a Malagigi lieto
- Come pensò vedere alla tornata;
- Ma non per questo se ritrasse adrieto;
- Ma dimostra egli faccia allegra e grata,[67]
- E accarecciar[68] la donna allor non resta,
- Pensando che per altro ella stia mesta.
-
-XXXI.
-
- Ma senza altro parlarli, la regina
- La lettera del conte al baron diede;
- Presella[69] quello, e subito divina
- Dove il gran sdegno di colei procede:
- E più cognosce ancor la sua ruina
- Che la lettra del conte in scritti vede;
- La lettra lesse, e poi rivolto a lei
- Disse, regina, per un scherzo il fei.
-
-XXXII.
-
- Tutta mutossi la regina allora,
- E serenò la fronte e il suo bel ciglio,
- E più che mai Orlando la innamora,
- E subito le fa mutar consiglio;
- Ma quietata non bene era ella ancora,
- Quando a lei corse un suo fedel famiglio,
- E dissele, regina, il tuo figliuolo
- Si trova in gran contrasto e in maggior duolo.
-
-XXXIII.
-
- Il conte Orlando nostro defensore,
- Venuto da ponente[70] ove il sol monta
- Per defendere il stato e il vostro onore,
- Credo che ricevuta abbia qualche onta;
- E dir l'ho udito al tuo figliuol: Signore,
- Se sta persona mai per te fu pronta,
- Se mai io satisfeci al tuo desire,
- Piacemmi[71] assai, ma ormai mi vo' partire.
-
-XXXIV.
-
- Di questo assai si duole il tuo Milone,
- E li repugna, e consentir non vuole,
- E vie più perchè Orlando la cagione
- Tace, nè si contenta e non si duole;
- Ma che offeso sia stato il gran barone
- Conoscessi[72] alla ciera e alle parole:
- Però prega Milon ch'ivi tu vegni,
- E che lui, se il puoi far, fra nuoi ritegni.
-
-XXXV.
-
- Poco cervel coprir de' la tua fronte,
- E che l'hai dove la civetta[73] il gozzo:
- Or non è qui a me presente il conte,
- Che ti sian cavi li occhi, e il capo mozzo?
- Rispose la regina; e a me raconte[74]
- Una tal falsità, ribaldo e sozzo:
- Sei cieco, over bevuto hai troppo vino,
- Che qui non vedi Orlando paladino?
-
-XXXVI.
-
- Guarda il famiglio, e resta stupefatto,
- E cognosce che quello è Orlando apponto:
- Io non sciò, disse, come vada il fatto,
- E come pria di me costui sia gionto;
- Io il vidi, io lo udii pur, e corsi ratto,
- Regina, a te, che sciai quanto sia pronto;
- E non sciò come sia possibil questo,
- Che egli di me sia giunto a te più presto.
-
-XXXVII.
-
- E partito[75] porrò cum chi lo accetta,
- Che quel ch'io vidi, Orlando, è in sala ancora,
- E parla cum Milon, che così in fretta
- Venni, che certo ancor cum lui dimora.
- Perchè a chi il fatto attien sempre suspetta,
- Molto turbossi la regina allora;
- A Malagigi guarda, e si dispone
- Veder di tal novella il parangone[76].
-
-XXXVIII.
-
- Malagigi, che più non può coprirse,
- Dispose allor finir la cosa in riso,
- E volto al servo disse, che forbirse
- Debbassi[77] ben di nuovo e li occhi e il viso,
- E che debbia correndo indi partirse,
- E ben cerchi mirare attento e fiso
- Se più dove diceva[78] il conte vede,
- E poi ritorni, e facciane lor fede.
-
-XXXIX.
-
- Subito il servo senza altra risposta
- Ritornò in sala ove ancor stava il conte,
- A cui il servo assai vicin si accosta,
- E fra se dice: io pur ti miro in fronte;
- Pur veggio che quel sei; ora a sua posta
- Mi accusi la regina, e facciammi[79] onte,
- Ch'io dubito assai ch'essa e il suo figliuolo
- Non sian traditi, e ne ricevan duolo.
-
-XL.
-
- E nulla dire allora a Milon volle,
- E fra se parla, e torna alla regina,
- Et a lei disse: chi 'l cervel mi tolle,
- Peggio[80] che non veggio io quello indivina;
- Tu sei troppo, regina, a creder molle,
- E ne potria reuscir tua gran rovina;
- Orlando è in sala, e questo è certo assai,
- E a vederlo tu ancor venir potrai.
-
-XLI.
-
- Rispose la regina: io vo' vedello,
- Ch'io voglio, s'io non trovo, castigarti;
- E tu, conte, se tu però sei quello,
- Prego che qui mi espetti e non ti parti:
- Rispose Malagigi, io son pure ello,
- E per meglio voler certificarti,
- Qui dentro chiuso voglioti espettare,
- Fa' pur quanti usci vuoi di fuor serrare.
-
-XLII.
-
- Fu chiuso Malagigi, e Galliciana
- Andò dove è Milone e il conte in sala;
- E visto il conte, assai li parve strana
- Tal cosa, e come a occel le cascò l'ala;
- Chiama in amore ogni sua opra vana,
- L'ira in lei[81] cresce, e il desiderio cala;
- Volsessi[82] disperar, volse morire,
- Poi che così si vide allor schernire.
-
-XLIII.
-
- Ma come sempre saggia e discreta,
- Farne vendetta al tutto si dispose,
- Ma per suo onore più che può secreta,
- Ordine buono al suo disegno pose;
- Molti de' suoi armò, che non gliel vieta
- Alcun, che potea queste e maggior cose,
- E condusseli ove era il finto Orlando,
- Per legarlo prigione al suo comando.
-
-XLIV.
-
- Ma intanto Malagigi la mala arte,
- Buona per lui, aveva oprato solo,
- Che solo a un comandare e aprir di carte
- Passava i muri, e se ne andava a volo;
- Effigie muta,[83] e quando vuol si parte,
- E il gaudio in pene[84] muta, in gaudio il duolo:
- Egli uscì fuora, e[85] in cambio suo rinchiuso
- Un spirito lassò da lui bene uso.[86]
-
-XLV.
-
- Nè vi ammirate se tal cosa fa,
- Che questo, a lui ch'è mastro, è cosa picola;
- Un libro consecrato il barone ha
- Che tutti i segni di tale arte articola;[87]
- In quello ogni scongiura e forza sta
- Che descrive Azael[88] e la Clavicola,
- E però dal demonio egli è obedito
- Secondo le occorrenzie e l'appetito.
-
-XLVI.
-
- Partisse allora egli per più destra[89]
- Che puote, che sapea quel che importava;
- Non sciò se uscisse per uscio o finestra,
- O se demonio o spirito il portava;
- Da l'altra parte la regina allestra[90]
- Li armati suoi, e nella ciambra entrava,
- E addosso a Libichel,[91] ch'in propria forma
- Del conte stava, corse quella torma.
-
-XLVII.
-
- Tutti cum gran furor[92] contra a lui ferse,
- Per far della regina ogni[93] comando,
- Che tutta l'ira contra a quel converse,
- Che era in la ciambra, come a finto Orlando;
- Ma Malagigi l'animo non perse,
- Anci rispose bene al lor dimando,
- Che a chi per darli o lo pigliar s'accosta,
- Cum pugni e calci fa buona risposta.
-
-XLVIII.
-
- Gridava ognun: pigliamo sto mal guerzo,[94]
- (Che così è il spirto in forma del gran conte)
- Ma Malagigi lor fa stranio scherzo,
- E a chi una gota rompe e a chi la fronte,
- Dui fece tramortire, e occise il terzo,
- E contra li altri ha ancor sue forze pronte;
- E ad un di lor, che gli contrasta invano,
- Tolse per forza un gran baston di mano.
-
-XLIX.
-
- Questo vedendo li altri, e che ben li onge,[95]
- Ciascun sta largo, e il guardano alle mani;[96]
- Dàlli dàlli, ciascun grida da longe,
- Come quando talor son tocchi i cani,
- Che abaglian[97] pure, e alcun non morde o ponge,
- E vanno intorno oppur stanno lontani;
- Così fan quelli, e gridano sì forte
- Che udito già l'avea tutta la corte.
-
-L.
-
- Milon vi corse, il conte, e il gran Fondrano,
- Rosadoro, Arideo cum altri insieme;[98]
- Ciascun teneva o brando o spiedo in mano,
- Che chi il caso non scià di peggio teme;
- Allora Libichel si fa più strano,[99]
- Il baston gira, e di gran furia freme
- Per provocar più il conte e li altri in ira,
- Corre al nemico, grida, salta e gira.
-
-LI.
-
- Intanto coi compagni il conte gionse,
- E il tempo prese allora Libichello,
- Per non mostrarsi Orlando a Orlando,[100] assonse
- Novella forma, come gionse quello;
- Effigie da baston proprio si agionse,
- E divenne di uno uomo uno asinello;
- Io non sciò se Turpino in ciò mi inganni,
- Fu uno[101] asinello di ben sopra otto anni.
-
-LII.
-
- Rignando cominciò giocar de calci,
- E porre ivi ciascuno in gran conquasso;[102]
- Fra color si dimena, e con gran balci[103]
- E correr, ne va assai più che di passo;
- Non fa tempesta, quando scorza i salci,[104]
- Tanto rumor ne' campi e tal fracasso,
- Quanto fa allora il spirto Libichello
- Mutato (come io dissi) in asinello.
-
-LIII.
-
- Orlando e Rosador di riso scoppia,
- Milon, Fondrano e così tutto il resto,
- Pur sempre i calci l'asinel raddoppia,
- E salta e corre e poi ragira presto;
- L'orecchie stende, si digrigna, e doppia
- Festa agli astanti poi aggiunse a questo,
- E in ordine mostrò quel che in le[105] stalle,
- O ne' campi, il stallon fra le cavalle.
-
-LIV.
-
- E si drizzò a seguir Galliciana
- Quel disonesto e intrepido asinazzo,
- Ella, che vide quella cosa strana,
- Si sforza vergognosa uscir d'impazzo;
- Ma l'asino da lei non si allontana,
- Gridagli forte ognun, pur n'ha sollazzo,
- E se[106] non pur che la regina infesta,
- Scoppiato ne sarebbe ognun di festa.
-
-LV.
-
- Ma il conte Orlando, cavalier saputo,
- Che ebbe la lettra, s'avisò del fatto,
- Perchè più d'uno incanto avea veduto
- Per altri tempi, imaginossi il tratto,
- Che Malagigi, o chi altri, qui venuto
- Fusse per eseguir questo tristo atto,
- Et a quanti baron si vide avante
- Disse: qui è stato qualche negromante.
-
-LVI.
-
- Confermò ognun quel che 'l conte prevede,
- Il qual disse a ciascun che presente era:
- Io sum[107] Orlando, il quale in Cristo crede,
- E la sua legge è sola al mondo vera;
- Mostrar vi voglio la cristiana fede
- Quanto potente sia, quanto sincera;
- E l'asino gridò:[108] Demonio tristo,
- Partiti quindi per virtù di Cristo.
-
- (_Manca la continuazione_)
-
-LVII.
-
- Ebbe il gigante allora acerba pena,
- Pur si ritenne in piede, e il capo quassa,
- La mazza stringe et a due man la mena,
- E contra a chi il percosse un colpo lassa;
- Schifarlo puote il Paladino appena,
- Ma pur da parte salta, e il colpo passa;
- Egli è mastro di guerra, e il suo Rondello
- Ai salti è assuefatto, e molto snello.
-
-LVIII.
-
- Schiffò quel colpo, e ben volse[109] il marchese,
- Ma renderlo non puote a quella volta,
- Chè separate fur le lor contese,
- Tanto crescea de' cavalier la folta;
- Sicchè Oliviero allora altra via prese,
- Mostrando tra' pagani audacia molta:
- Quanti ne giunge pien di rabbia e tosco,
- Male integri li manda al regno fosco.
-
-LIX.
-
- Riconfortossi la cristiana schiera
- Pel grande aiuto di quel Paladino;
- Ma di Ruffardo la possanza fiera
- Fa come falce di stipa o di lino:
- Infernal cosa è riguardarlo in ciera,
- Nè sì brutto si pinge Calcabrino;[110]
- E tanto adopra la ferrata mazza,
- Che sempre ha intorno spaziosa piazza.
-
-LX.
-
- Ma Balugante cupido di sangue
- Bravante il maladetto a ferir manda;
- Mossessi[111] quello a guisa di fiero angue,
- Se advien che 'l tosco disdegnato spanda;
- Restò a tal gionta ogni cristiano esangue,
- E a fugir cominciar per ogni banda;
- Li più galgiardi[112] allor ebber paura,
- Movendossi[113] il pagan de empia statura.
-
-LXI.
-
- Il primo che scontrò cum la fiera asta
- Fu Rodoardo sir di Lamporeggio,
- Galgiardo fu, ma al colpo non contrasta,
- Che a terra cade, e non gli avvenne peggio[114]:
- Poi che la lanza in mille pezzi è guasta,
- Il brando tira, e grida: oggi preveggio
- Il modo di sbramarmi a sangue e morte,
- E provar quanto ogni cristiano è forte.
-
-LXII.
-
- Vide il Danese il danno de' cristiani,
- E il suo Dudone e Bradamante appella,
- Che era in la schiera delli due germani;
- Costei del buon Ranaldo era sorella
- Gagliarda, ardita, e da menar le mani
- Atta non men che un Paladino, e bella;
- Altra Camilla,[115] altra Pentesilea,
- Che armata sol per Cristo combattea.
-
-LXIII.
-
- Entrò la dama nel calcato stormo
- Insieme cum Dudon gridando forte:
- Ora canaglia insieme vi distormo,[116]
- Che tutti meritate acerba morte;
- Io più di vui[117] non son legata o dormo,
- Che sì pensate, penso, a trista sorte:
- E cum la lanza un cavalier percusse
- Chiamato Armeno, e credo Armeno fusse.
-
-LXIV.
-
- Poi trasse il brando la gagliarda dama
- E gettò morto un giovinetto al piano,
- Qual da Turpino Chiariol si chiama,
- D'abito e nascimento soriano,
- Venuto di Soria per la gran fama
- Del gran re Carlo e del popol cristiano,
- E lassò il padre suo senza altro erede,
- Giurando tornar presto, alla sua fede.
-
-LXV.
-
- Glorio, Lampruccio e Meleardo occise,
- Tutti Africani, e tutti e tre di Egitto;
- Col brando il capo ai dui primi divise,
- L'altro di ponta fu nel cuor trafitto;
- Per questo, gran terror la dama mise
- Nel popul sarracin timido e afflitto,
- Gettando gambe, braccia e teste a terra,
- Questo urta,[118] quello occide et altri[119] atterra.
-
-LXVI.
-
- Come se tra molti minuti schioppi
- Bombarda scocca e sino al ciel ribomba,
- Che non pur par che de' nemici agroppi[120]
- L'animo, ma li offende, atterra e slomba;
- O se nei campi peccorelle intoppi,
- Dopo altri lampi, una fulminea romba;
- A parangone de altri men potenti
- Par che a ferir la dama si apresenti[121].
-
-LXVII.
-
- Ma Dudon fa cum lei la festa doppia,
- E col brando fracassa, atterra et urta,
- Minaccia, fende, rompe, taglia e stroppia,
- E a questo il busto, a quello un braccio scurta;
- L'uno induce timor, l'altro il radoppia,
- Per tener de' Cristian l'audacia surta,
- Ma non men sarracin da l'altro canto
- Cercano di vittoria avere[122] il vanto.
-
-LXVIII.
-
- Artiro, Odrido, Buffardo e Bravante
- Son contra i nostri da gran furia spenti,[123]
- Come si vede a caso in uno instante
- Levarsi a un tempo dui contrarii venti,
- Che l'un sbatte a ponente, altro a levante,
- Quel che a lor forza a caso si apresenti;
- E cum tal furia l'un l'altro ritrova,
- Come volesser discacciarsi a prova.
-
-LXIX.
-
- Scontrosse cum Odrido Bradamante,
- E stordito il lassò, tanto il percosse;
- Ferillo al capo la donzella aitante,
- Che tutto il tramutò, tutto il commosse;
- Visto quel colpo il forte re Bravante,
- Stimò che un paladin la dama fosse,
- E d'un gran colpo l'elmo le martella,
- Di che gran poena[124] ne sostenne quella.
-
-LXX.
-
- Ma subito grande ira al cuor le monta,
- E cum il brando il capo gli percuote,
- Che 'l colpo dato a lei cum questo sconta,
- E impalidir gli fece ambe le gote;
- Ma il re Bravante le lassò una ponta,
- Che appena ella in arcion tener si puote;
- Ma per la gente ch'ivi allor si mosse,
- Per forza l'un da l'altro separosse.
-
-LXXI.
-
- Ma cum Buffardo si scontrò Dudone,
- E cum gran stizza adosso se gli cazza;[125]
- D'una mazzata il gionse in un gallone,
- E poco men ch'in terra nol tramazza,
- Che grande anch'esso e forte era il barone,
- Perito molto in adoprar la mazza;
- Ora contra a Dudon venne il pagano,
- E l'uno e l'altro cum la mazza in mano.
-
-LXXII.
-
- Mena il gigante cum la sua ben ferma[126]
- Mazza a Dudone,[127] egli da parte salta,
- E convien che cum senno e ben si scherma
- Che troppo acerbo il sarracin lo assalta;
- Ma Dudon nel costato allor gli afferma
- La mazza, nè levolla allor troppo alta;
- E di dolor, tanto la mazza il tocca,
- Gettò il pagan la lingua fuor di bocca.
-
-LXXIII.
-
- Ma subito il gigante in se rivenne,
- E nell'elmo a Dudon gran colpo tira:
- Quasi cade il baron, pur si ritenne,
- Ma monta per vergogna e doglia in ira
- Tanto, che adosso a quel gigante venne,
- E alla visera, dove il fiato spira,
- Toccollo, e il naso talmente gli offese,
- Che Buffardo per doglia a terra stese.
-
-LXXIV.
-
- Occiderlo volea Dudone allotta,
- E per ferirlo avea già il braccio in ponto,
- Ma proibillo far di nuovo lotta
- Il stormo de' pagan ch'ivi fu gionto;
- Fuli il disegno e la sua impresa rotta,
- Che ognun fa più di se che d'altrui conto;
- Vide essere egli danno e incarco espresso,[128]
- Per occidere altrui, morire anch'esso[129].
-
-LXXV.
-
- Onde indi allor convenne dipartirse,
- E lassare il gigante in terra steso,
- Che gente tanta contra lui venirse
- Vedea, che forse allor restava preso,
- E li fu forza altrove ancor partirse,
- Che alla forza ciascun misura il peso,
- Ferendo va i nemici in altra parte,
- Et a chi il petto, a chi la faccia parte.
-
-LXXVI.
-
- Così fa la donzella Bradamante,
- Col brando in man gagliarda a maraviglia;
- Intanto sorse il caduto gigante,
- Qual nuovamente la sua lancia piglia,
- E questo dietro, e quel percuote avante,
- A infernal mostro nel ferir simiglia,
- E tanto de ferir l'empio procaccia,
- Che chi percuote occide, e li altri caccia.
-
-LXXVII.
-
- Mirava la battaglia allor Ranaldo,
- Il quale fra' pagan stava secreta-
- Mente, ma di scoprirse e d'ira caldo,
- E di assalirli cum il re di Creta
- Non si può rafrenar, non può star saldo,
- Non può tener la mente a un segno quieta;
- E una sola ora mille anni gli pare
- Potere esso in persona in gioco entrare.
-
-LXXVIII.
-
- Bradamante ferir vedea il barone,
- Cognobella all'insegna, e alla armatura,
- Che in campo verde portava un leone
- Di quel proprio color ch'ha di natura;
- L'insegna è questa del suo padre Amone,
- Piacque alla dama simil portatura:
- Fu il leon poi alquanto tramutato,[130]
- E di integro Ranaldo il fe' sbarato.
-
-LXXIX.
-
- Tanto col re Cretense oprato avea
- Ranaldo, che a re Carlo è fatto amico,
- E battezzarsi in tutto si volea
- Che di Califa fatto era nemico;
- E la cagion che a questo lo movea
- Ditta l'ho sopra, e più non la ridico:
- E in ponto stan quando fia tempo e luoco
- Di accender fra' pagani un doppio foco.
-
-LXXX.
-
- E per tessere alfin quel che avea ordito,
- E mandare ad effetto il suo disegno,
- Alla sorella prese per partito
- Far di sua mente cum buon modo segno;
- E presto entrò cum l'asta bassa ardito
- Fra' cristian, come li avesse a sdegno,
- E percosse uno apresso alla sorella,
- Che in terra il fe' cadere, e turbar quella.
-
-LXXXI.
-
- La dama allor cum rabbioso schismo[131]
- Verso Ranaldo si aventò col brando,
- Per mandar quello, come lo esorcismo
- I spiriti infernal de fuga[132] in bando;
- Del duol già ne sentì gran parossismo,[133]
- Ma non volse il baron far di rimando,[134]
- E beffarla e fugir cominciò insieme,
- Come un pazzo che scherza a un tratto e teme.
-
-LXXXII.
-
- Dicea Ranaldo: sei tu de' baroni
- Che se chiamano in Francia paladini,
- Che non potete fuora delli arcioni
- Gettar li men stimati sarracini?
- Se non aveste le armi e i brandi buoni,
- Persi aria Carlo ormai e' suoi confini;
- E tu porti il leon, superba insegna,
- Per dimostrar ch'in te gran forza regna.
-
-LXXXIII.
-
- Per tal parole, e per la prima causa
- Dello occiso baron vicino a lei,
- Seguia Ranaldo senza alcuna pausa,
- Per condurlo col brando a casi rei;
- E per grande ira allor saria stata ausa
- Entrar nel fuoco o dove stanno i Dei,
- Volar al ciel, o profundarsi in mare,
- Per volersi del caso vendicare.
-
-LXXXIV.
-
- Fugia Ranaldo, et ella seguitava
- Tanto, che fuora delle schiere usciro;
- Allor Ranaldo a quella si voltava,
- Dicendole, sorella, assai mi ammiro
- Che tanto il tuo fratello ora ti agrava,
- Che dar gli cerchi l'ultimo martiro;
- Se ben son stravestito e non sto saldo,
- Io però sono il tuo fratel Ranaldo.
-
-LXXXV.
-
- E verso lei alciata[135] la visera,
- Fecela chiara di quel ch'era incerta;
- Visto alla faccia che quello appunto era
- Ranaldo, e che ne fu la dama certa,
- Depone ogni furor, jubila e spera
- Che presto sua possanza sia scoperta;
- E in ben di Carlo, e danno de' pagani,
- La vittoria per lui fia de' cristiani.
-
-LXXXVI.
-
- Dopo molte parol[136] tra lei e lui,
- Ranaldo le contò lo ordine dato
- Col re d'Oranio e i capitanei sui,
- Sì come per adietro hovvi narrato;
- Onde sogionse, a te prima che altrui
- Il mio penser secreto ho revelato,
- Acciò che vadi al capitan Dainese,
- E quel ch'io a te, tu a lui facci palese.
-
-LXXXVII.
-
- Digli che in ponto cum due squadre stia
- Cum qualche, che a lui piaccia, baron franco;
- E che quando levato il rumor sia
- Nel campo de' pagan, venga per fianco,
- Che de venir lì avrà secura via,
- Nè può venirne tal disegno a manco;
- Egli da lato, e nuoi da la codazza,
- Porremo a morte li inimici e in cazza.[137]
-
-LXXXVIII.
-
- E senza spia che gli riporti quando
- Comparir deva, digli che pur presto,
- Che il cominciar tal cosa è a mio comando,
- E che il troppo tardar mi è già molesto;
- Comincierò adoprar subito il brando
- Ch'io pensi che ciò a lui sia manifesto.
- Vanne, sorella, e digli che non erri,
- Che oggi vittoria aranno i nostri ferri.
-
-LXXXIX.
-
- Inteso ch'ebbe Bradamante il tutto,
- Verso Parigi punse il suo destrero,
- E come ben Ranaldo avea condutto
- Il suo disegno, disse al franco Ugiero;
- A cui, poi che l'udì, non parve brutto
- Del buon[138] Ranaldo l'ordine e il[139] pensiero,
- Anci per darli cum prestezza effetti
- Ebbe dui capi cum lor squadre elletti.
-
-XC.
-
- L'uno fu Namo, e l'altro Ricciardetto,
- La sesta schiera ha quel, questo la nona.
- Et ad ambi narrò tutto l'effetto,
- Perch'esso andar non vi volse in persona;
- Che un capitanio generale elletto,
- Raro o non mai l'esercito abbandona;
- E però a quelli revelò il secreto,
- Di che ciascun di lor funne assai lieto.
-
-XCI.
-
- Così per via dove non fusser visti
- Cum le lor schier li capi se avioro
- Per ritrovare i sarracin sprovisti,
- E contro essi adoprar le spade loro;
- Spera ciascun di far solenni acquisti,
- Poi che del tutto bene instrutti foro:
- Ma vadan quelli, io tornerò al Danese,
- Che ove è Carlo rimase, e ad altro attese.
-
-XCII.
-
- Per impedir che quei ch'erano in fatti
- Tenessero ivi il lor combatter saldo,
- Nè adietro fusser dal rumor retratti,
- Quando l'assalto arà fatto Rainaldo,
- Cum stratageme e ingeniosi tratti,
- Di che esser debbe sempre un capo caldo,
- Gano mandò[140] cum la settima schiera,
- Dove la prima pugna in gran colmo era.
-
-XCIII.
-
- Cum trenta milia di sue genti pronte,
- E cum molti di[141] suoi conti malvagi,
- Entrò in battaglia il Magazense conte,
- E secco[142] avea Beltramo e Bertolagi,
- Falcon, Sanguino, Spinardo e Lifonte,
- Anselmo, Pinabello et Aldrovagi,
- Cum altri molti che ridir non stimo,
- Ma Gano fu cum l'asta al ferir primo.
-
-XCIV.
-
- Rupe la lanza proprio a mezzo il scudo
- Di Medonte di Dacia cavaliero,
- Che li cacciò fuor della schena il nudo
- Ferro dell'asta, sì fu il colpo fiero;
- Poi trasse il brando e nequitoso e crudo
- Il capo fesse a Corifonte arciero;
- Di Dacia fu costui, a Odrido caro,
- Ma non gli fu a quel colpo allor riparo.
-
-XCV.
-
- Ma Balugante dello assalto accorto,
- Mandò nella battaglia Ardubalasso,
- Qual percosse Dudone, e come morto
- In terra lo gittò cum gran fracasso;
- E pria che fusse quel baron risorto,
- Fu preso, ancor pel colpo afflitto e lasso;
- Nè puote esser soccorso allor Dudone,
- Che a Balugante fu dato pregione.
-
-XCVI.
-
- Per il nuovo soccorso, e la gran forza
- Di Ardubalasso li cristian fugiro,
- E la furia schifar ciascun si sforza,
- E li più forti allora si smarriro;
- L'ardir di molti quello assalto amorza,
- E qual Bufardo fuge, e quale Artiro,
- Chi Odrido schifa, e chi Bravante fuge,
- Dove salvarsi spera, ognun rifuge.
-
-XCVII.
-
- Grida Olivier cum voce minacciante,[143]
- E grida Gano: ove fugite voi?
- Seguitene cristiani, andiamo avante,
- Volete abbandonar re Carlo e nuoi?
- Re Carlo anch'esso pure ha genti tante,
- Che a tempo manderà soccorso ai suoi:
- Non dubitate, ognun torni a ferire,
- Che la gloria de un forte[144] è un bel morire.
-
-XCVIII.
-
- Ardubalasso intanto ed Oliviero
- Cum furia estrema si affrontaro insieme;
- Ferì questo il pagan sopra il cimiero
- Cum furia tanta e cum tal forze estreme,
- Che poco men che nol cacciò al sentiero;
- Ma pur di doglia esterminata il preme,
- E se non era allor l'elmo sì forte
- Condutto era Olivier pel colpo a morte.
-
-XCIX.
-
- Ma buona pezza stette strangosciato
- Per quel gran colpo il paladin marchese,
- E pregione era, se non era aitato
- Da Ganelon che a forza lo difese;
- Prese una lanza, e nel sinistro lato
- Percosse Ardubalasso e a terra il stese,
- Chè contra lui sì inopinato venne,
- Che 'l sarracino in sella non si tenne.
-
-C.
-
- Resorse intanto il gran signor di Vienna,
- E forte combattea col brando in mano;
- Così fa Gan che tocca e non accenna,
- E questo occide e quel riversa al piano;
- Ma non val lor cum brando e cum antenna
- Ferir, che sol sono Oliviero e Gano
- Or capi tra' cristiani in tal tenzone,
- Preso[145] è Dudone, Astolfo e Salomone.
-
-CI.
-
- E Bradamante col suo Ricciardetto
- Si pose in schiera come fu ordinato,
- Per far col sir di Montalban l'effetto,
- Che di sopra poco anzi io vi ho narrato;
- Però il Danese che avea tal respetto,
- Vuol che sia aiuto ai combattenti dato,
- E in battaglia Turpin presto mandava
- Cum la sua schiera di ordine la ottava.
-
-CII.
-
- E subito parlò del fatto ordito
- Contra' pagani al sacro imperatore,
- Et ordinosse allor che Carlo uscito
- Cum la sua schiera de ordinanza fuore,
- L'inimico da un canto abbia assalito;
- Sentendo in quella parte il gran rumore,
- E inteso di Ranaldo il duro assalto,
- In quella parte[146] allor debbia far alto.
-
-CIII.
-
- Turpino intanto tanti fatti fece
- Ch'io non ricordo e cum brando e cum lanza,
- Che parve un fuoco entrato nella pece,
- Che Dio li accrebbe il lustro e la possanza;
- Tutte le schiere de' Cristian refece,
- Tal che ciascun di lor prese speranza;
- E in questo assalto de' forti cristiani
- Gran danno e occision fu fra' pagani.
-
-CIV.
-
- Ma Balugante manda Marcaluro
- A soccorrer pagan già posti in fuga,
- Qual nequitoso e di superbia duro,
- Dove entra li cristiani atterra e fuga;
- Ma Ranaldo che vede il caso oscuro
- Delli occisi cristiani, il fronte ruga,
- E tratto il brando, se n'andò dove era
- Non distante Califa e la sua schiera.
-
-CV.
-
- Ranaldo avendo l'abito pagano
- A Califa accostossi cum buon modo,
- E dielli sopra il capo un colpo strano,
- A guisa che si caccia in legno il chiodo;
- Trovol sprovisto, e riversollo al piano,
- Benchè fusse quel re gagliardo e sodo;
- Nè allora ebbe altro mal, ma il buon Ranaldo
- Mostrossi allora di gran furia caldo.
-
-CVI.
-
- E cum il brando mena gran tempesta,
- E facea colpi fuor d'ogni misura;
- A chi braccia tagliava, a chi la testa,
- E chi fendeva insino alla centura;
- E tanto l'occhio aveva e la man presta
- Che facea a un tempo il danno e la paura;
- Sempre gridando: adosso alla canaglia,
- Che vincitor serem della battaglia.
-
-CVII.
-
- Vedendo questo i sarracin smarriti,
- Che non scian ciò che questo dir si voglia,
- E vedendo li morti e li feriti
- Da sì gran colpi, tremano qual foglia;
- E se vi erano alcun delli più arditi,
- Che de offender Ranaldo avesser voglia,
- Egli col brando sì li acconcia e sbatte,
- Che tutti o occide, o cum gran furia[147] abbatte.
-
-CVIII.
-
- Intanto Bradamante si scoperse
- Cum li fratelli e la sua ardita schiera,
- E le cristiane insegne al vento aperse
- E entrò per fianco dove Ranaldo era;
- Questo quel stormo allor tutto disperse,[148]
- Vedendosi assalito[149] a tal mainera:
- Restò all'assalto ognun da se diviso,
- Che assai spaventa uno empito improviso.
-
-CIX.
-
- In altra parte[150] poco a quei distante
- Mossessi[151] Namo e tutta la sua gente,
- E ove è Tricardo allor[152] si trasse avante
- Cum la schiera serrata arditamente;
- Non vi fu[153] sarracin tanto constante
- A cui non vacillasse allor la mente,
- Vedendossi così desordinare,
- Nè più si scianno in qual parte guardare.
-
-CX.
-
- Mosso non si è Doranio ancora contra
- A' sarracin, ma tempo e luoco espetta,
- Che se peggio a' cristiani non incontra,
- Senza scoprirse spera la vendetta;
- Vede che quanti il buon Ranaldo scontra,
- Tutti col brando li investisse[154] e affetta,
- Onde in lui spera, e ancor riposa alquanto:
- Però posando anch'io fo fine al canto.
-
-
-
-
-CANTO III.
-
-
-I.
-
- Sforzassi[155] alcuno allo inimico porre
- Cum forza il freno più che cum ingegno:
- Così il vecchio Priamo e il forte Ettorre
- Cercavano smorzare il greco sdegno;
- Ma in altro modo si sforzò Nestorre
- E Ulisse ruinare il troian regno,
- Pensando esser, l'un[156] saggio, e l'altro veglio,
- Vincer cum senno che cum forza meglio.
-
-II.
-
- Così visto ho a' miei giorni[157] overo inteso,
- Per non dar testimonio il tempo antico,
- Esser Francesco re di Francia preso
- Per senno più che a forza dal nemico;
- E pria doe[158] volte innanzi esser difeso
- Francesco Sforza da chi gli era amico
- Contra esercito[159] tanto e tanta boria,
- Che forza non potea darli[160] vittoria.
-
-III.
-
- Cum la prudenzia i suoi nemici amorza
- Alfonso Estense, mio signore invitto,[161]
- Che avendo men che 'l suo nemico[162] forza,
- Hallo più volte già cum senno afflitto;
- In stato è ancora, e non fia mai ch'il torza[163]
- Da quello per timor, per fatto o ditto;
- E in casi che niun mai l'aria pensato,
- Nel suo seggio signor sempre è restato.
-
-IV.
-
- Io lassarò de Julio i gran litigi
- Contra di lui per seguitare il Gallo,
- Zanniolo,[164] Ravenna, e li vestigi
- Lassati alla Bastia per l'altrui fallo;
- Lassarò discacciato re Luigi
- De Italia fuor, che anche bene Idio sciallo
- Quanto el stato de Alfonso allor pendea,[165]
- Scacciato essendo chi lo difendea.
-
-V.
-
- Ma dirò quando per crudel fortuna
- Pregion restò Francesco re di Francia,
- Che oltra che allor non fu persona alcuna
- Che non bagnasse per dolor la guancia,
- Io credo che pensasse anco ciascuna
- Alfonso più che mai stare in bilancia,
- Per essersi sì a lui fedel mostrato
- Allor, quanto alcun mai tempo passato.
-
-VI.
-
- Ma cum prudenzia e suo nativo senno,
- Oltra ogni fede e pensamento accorto,
- Placato ha quelli che pregione il fenno,
- Et ha il naviglio suo condutto in porto;
- Così far tutti i gran principi denno,
- Che vincer fa talor prudenzia il[166] torto;
- Così cristiani per salvarsi il[167] regno
- Vincer cercon per forza e per ingegno.
-
-VII.
-
- Io vi lassai che Namo era già mosso
- Contra la schiera di Tricardo altiero,
- E che Ranaldo taglia insino all'osso
- Quanti ne assalta più che giammai fiero;
- Gridando tutti ammazza, adosso adosso,
- Estrema occision di pagan fero:
- Alardo, Ricciardetto e la sorella,
- Contra pagani ciaschedun[168] martella.
-
-VIII.
-
- Dall'altro canto pur Doranio sorse
- All'improviso contra i sarracini,
- E lor tal tema nelle vene porse,
- Che stimano che 'l ciel tutto rovini;
- Fuge ciascun, ciascuno in frotta corse[169]
- Per schifar li nimici a se[170] vicini;
- Ciascun si pone in tal disordinanza,
- Che solo nel fugire hanno speranza.
-
-IX.
-
- Marsilio, Panteraccio e li altri capi,
- E Balugante, in fuga universale
- Tutti son persi, e restano cum capi
- Senza consiglio, e zucche senza sale;
- Visti tutti fugir, Ranaldo i capi
- Sol ferir cerca, e di lor sol gli incale;
- Ai capi, ai capi, grida; e alla sua voce,
- De' suoi ciascun mostrossi più feroce.
-
- _Manca la continuazione_
-
-X.
-
- Non puote pur Fondran tacer, che al fine
- Fu forza all'ira rallentare il freno,
- E dir: Donque li miei di mie rovine
- Son causa? ah Macon falso e di error pieno!
- Veggio ch'in te non stanno le divine
- Grazie, e quel ben[171] che mai non vien a meno;
- Piena è tua fede di fantasme e sogni,
- Io voglio seguir Cristo a' miei bisogni.
-
-XI.
-
- Allor lo suase il conte umanamente
- Che battizar si voglia[172] al sacro fonte;
- Che invero Orlando fu molto eloquente,
- Et agli amici di benigna fronte;
- Geloso della Fede, e assai prudente,
- E per umilità volse esser conte,
- Casto, fedele, paziente e pio,
- E fu sempre vivendo in grazia a Dio.
-
-XII.
-
- Milon superbo, Fondrano e Grugnato,
- I compagni Arideo e Rosadoro,
- I figli di Arimonte dispietato,
- Già crudo Urcasto e il fedele Antiforo,
- Per il parlar del conte onesto[173] e grato
- Alla cristiana fe conversi foro;
- Cum gran gaudio del conte e di Dio, stimo,
- Si battizaro, e fu Fondrano il primo.
-
-XIII.
-
- Galliciana, e tutta la cittade
- Fu battizata allor per man d'Orlando,
- Egli si affaticò per caritade
- Di battizarli, e averli[174] al suo comando;
- Poi mosso dall'amore e da pietade
- Dispose per Fondrano oprare il brando,
- E in stato porlo, e però fe' gridare
- Che ogni soldato debba in punto stare.
-
-XIV.
-
- E dopo alquanti giorni partir fece
- La gente[175] di Milone a questa impresa;
- Lassar Galliciana ormai gli lece,
- Poi che non teme più d'alcuno offesa.
- Ma a Feraguto ormai tornar mi dece,
- Che già tutta d'amore ha l'alma accesa,
- E dalla ciambra ove era uscendo fuori,
- Entrò ne un campo pien di vaghi fiori.
-
-XV.
-
- Tutta fiorisce di erbe la pianura
- Di colorite rose e zigli piena,
- Avea di mirti intorno una verdura
- Che vie più ch'altro quella facea amena;
- Cinto era intorno di merlate mura,
- E da ogni merlo pende una catena;
- Ardenti fuochi vi erano in più bande,
- Qual piccol, qual mezzano e qual più grande.
-
-XVI.
-
- Volava in quella[176] un pargoletto arciero
- Quale avea dardi di piombo e di oro;
- Quel fuga, questo fa l'amor sincero,
- Come diversi da natura foro;
- Vola[177] il fanciullo per quel piano[178] altiero,
- E sagitta col stral spesso uno alloro:
- Par che ferir quell'arbor[179] gli sia grato,
- Faretrato, fanciul, nudo, orbo, e alato.
-
-XVII.
-
- Eravi in mezzo un vago carro aurato,
- Fatto non di opra umana, anzi divina,
- Sol di rubini e di diamanti ornato,
- E sopra vi sedeva una regina,
- Di dolce aspetto e da ciascuno amato,
- Adorna tutta di porpora fina;
- Un pomo di or nella man destra avea,
- Da un Troian l'ebbe, è questa Vener Dea.
-
-XVIII.
-
- Era di lieta ma di vista altiera,
- Cum maniere legiadre e graziose,
- Altra stagion non vuol che primavera
- Lieta di odori e di fiorite rose;
- Odia vechiezza, e sol nella sua schiera
- Giovani sono, e lor dame amorose,
- Lascivetti animali e verdi piante,
- E in somma alcun non vuol che non sia amante.
-
-XIX.
-
- Quattro destrier vie più che sangue rossi,
- Qual non si trovan mai nel correr stanchi,
- Guidano il carr[180] da un dotto auriga mossi;
- Senza alcun freno, e senza sproni ai fianchi
- Altri li han visti, e fan lor gambe[181] e dossi
- E code e colli[182] più che neve bianchi;
- Ma a Feraù, ch'anch'esso fu in quel luoco,
- Parveno rossi più ch'ardente fuoco.
-
-XX.
-
- Sol li regge alla voce il saggio auriga,
- E tienli e scioglie come cani al lasso;
- Nè sempre scorre a un modo il bel quadriga;[183]
- Ma talor corre e talor va di passo;
- Nè sempre è il suo camin per una[184] riga,
- Ma or poggia in alto et or dechina al basso,[185]
- Talor sfrenato va,[186] talor modesto,
- Or longe corre, et or[187] si afferma presto.
-
-XXI.
-
- Per ciascuno una fiata il carro corre,
- E mostra, anzi predice a ognun li amori
- Quali esser denno, e quanto ognun trascorre,
- E quai son fidi e quai falsi amatori;
- E chi del suo servir de' frutto corre,
- E chi ritrarne sol stenti e dolori,
- Chi gran voglia d'amare, e chi non molta
- Mostra a ciascuno il carro una sol volta.
-
-XXII.
-
- Pur allor Feraguto[188] il vide in mezzo
- Cum genti innanzi che facean gran feste;
- Et altri vide ch'il seguian da sezzo
- Cum occhi lacrimosi e faccie meste;
- E questi sono che non trovan mezzo
- A far lor voglie ad altri manifeste;
- Sperano in vano, e tranno i pregi[189] al vento,
- Vivono in servitù, moiono in stento.
-
-XXIII.
-
- Ma la turba che innanzi al carro giva,
- Che coglie del suo amor qualche mercede,
- In ordini diversi si partiva,
- E il maritale amor primo si vede;
- Questo fra li altri florido gioiva
- Di legitimo nodo e pura fede;
- Vener li sguarda cum alegra faccia,
- E i discordi fra lor a dietro scaccia.
-
-XXIV.
-
- Dopo seguiano i giovinetti amanti,
- Che 'l nodo marital disiano insieme,
- Che cum bei[190] soni e dilettevol canti
- Chiamano[191][192] il frutto del lor sparso seme;
- In vaghe foggie e 'n amorosi manti,
- E nel farsi estimare hanno ogni speme,
- Cum brette torte[193] e chioma tanto ornata,[194]
- Che bastarebbe a Spagna innamorata.
-
-XXV.
-
- Poi l'Amor giunto a qualche vituperio
- Cum ordine li suoi avea schierati,
- Secondo che distinguon l'adulterio
- In semplice e composto, i dotti frati;
- Chi è saggio noterà tutto il misterio,
- Senza ch'a pieno vui da me l'odiati;
- Li ordini solo io vi dirò, e l'amore,
- Qual li altri seguirà, serà il peggiore.
-
-XXVI.
-
- Prima vedeassi[195] il quasi adulterino
- Secreto amor di vedovette belle,
- Che allo adulterio si può dir vicino,
- Perchè ancora al marito obligo han quelle;[196]
- Escusabile amor, che 'l lor destino
- Lassolle ahimè! pur presto vedovelle,
- Misto cum onestà, suave amore,
- Che dal bisogno vien più che dal cuore.
-
-XXVII.
-
- Poi seguian quelli che de' dui solo uno
- Amanti avean[197] col nodo maritale,
- Che è semplice adulterio; e se ciascuno
- Di essi ha quel nodo è poi composto male;
- Composito adulterio a presso alcuno
- Si chiama, errore a li animi mortale;
- Questi seguian dapoi, tinti d'amore,
- Che più grato il piacer fa che l'onore.
-
-XXVIII.
-
- Seguivano dapoi li innamorati
- Chierichi, preti et altri sacerdoti,
- Vescovi, papi, cardinali e frati
- Cum colli torti et abiti devoti;
- Che dapoi che han li articul predicati,
- E della Fede esposti i sensi ignoti,
- Aman le suor cum tristo desiderio,
- E ciascuno ha la sua nel monasterio.[198]
-
-XXIX.
-
- Segue dapoi uno amor falso e reo,
- Che accader suol, come tra figlio e madre,
- Come Fedra per cui stracciar si feo
- Ippolito sue membra alme e legiadre;
- Come Canace amò già Macareo
- Carnal fratello, o come Mirra il padre;
- Sfrenato amore, e senza alcuna legge,
- Che sol cum morte e strazio si corregge.
-
-XXX.
-
- Poi si vedeano a schiera[199] i pediconi,
- Che sotto al mento altrui tenean la mano,
- E nelle lonze cercano i bocconi,
- E per stretto senter trovano[200] il grano;
- E innanzi loro i patici gargioni
- Stavano in atto disonesto e strano,
- E di essere ciascun quel ch'appunto era,
- E questi e quei mostravano alla ciera.
-
-XXXI.
-
- Seguian dapoi quelli appetiti ingordi,
- Privi d'umana e natural modestia,
- Di vista ciechi, e di audienzia sordi,
- Che amano boi o d'altra sorte bestia;
- Privi de ogni ragion, sfrenati e lordi
- Da indur sin nello inferno ira e molestia:
- Pasifae la guida era fra loro,
- Che senza freno si soppose a un toro.
-
-XXXII.
-
- Veder si vi poteano anco altri amori,
- Come già di se stesso ebbe Narciso;
- Di donna in donna, e di masturbatori,
- Ma son più che da dir da gioco e riso:
- Ma pur vi n'era uno altro fra' maggiori,
- Che chiuder fa le porte in paradiso,
- Come è tra circumcisi e noi cristiani,
- O siano ebrei o ver macomettani.
-
-XXXIII.
-
- Queste cum altre cose ch'io non narro,
- Che longo fora a ben narrarvi il tutto,
- Vide dinanzi a quello aurato carro
- De Vener bella Ferraù condutto;
- Nè già scrivendo favoleggio o garro,
- Turpino il scrisse, ed egli a ciò m'ha indutto:
- E scrive ancor, che Feraguto allora
- Restò come de ingegno e sensi fuora.
-
-XXXIV.
-
- Umil divenne il cavalier feroce,
- Qual pecorella o mansueto agnello,
- Tutto a Venere offerse il cuore atroce,
- Nè d'altro che d'amar desidra quello;
- Or può domarlo una feminea voce,
- Un legiadro sembiante, un viso bello,
- Quel che non puote[201] mai asta[202] nè brando:
- Ma qui vi lasso, e a voi me aricomando.
-
-
-
-
-CANTO IV.
-
-
-I.
-
- Chi spenger può la Fada a Amor nemica,
- Ai piacer suoi e al suo gioioso regno,
- Fassi la madre sua Venere amica,
- E modo trova ad ogni suo disegno;
- Ma sol la pazienzia e la fatica
- Pon far l'amante di tal grazia degno:
- Queste son l'armi vere e scuto[203] e spada,
- Che estinguer ponno la nemica Fada.
-
-II.
-
- Io vi lassai il franco Feraguto
- Cum gran fatica e summa pazienza
- Innanzi al carr di Citerea venuto,
- A cui prostrato fece riverenza;
- Vener dapoi che allor l'ebbe veduto
- Cum tanta umilitade a sua presenza,
- Accarecciollo assai, e come Dea
- Previde quel che per lei fatto avea.
-
-III.
-
- E volta a lui cum suave guardatura,
- Felice nell'amor, disse, serrai,
- Poi che la strada mia fatta hai sicura,
- Lieta e propizia a te sempre mi arai;
- Nelle trame de Amor lieta ventura
- Sempre, baron, vivendo troverai;
- Che un ver servo d'Amor giamai non cade,
- Cum fatica, pazienzia e umilitade.
-
-IV.
-
- E allor la Diva graziosamente
- Basar gli fece il bello aurato pomo,
- Quello ch'in man tenea, se ancor vi è a mente,
- Che far puote in amor felice l'uomo;
- Gran virtude da quello[204] e grazia sente
- Chi in servitù d'Amore al giogo è domo,
- E baccia il pomo che già diede in mano
- Elena bella a Paride troiano.
-
-V.
-
- La turba che dintorno a Vener stava
- Ebbe di quel barone invidie estreme,
- Vedendo quanto lui accarecciava
- La lor regina, che molti altri preme;
- Nè poco altri amatori antiqui agrava
- Ch'esca tal frutto di sì novo seme,
- Che un sì novello amante a Vener gionto
- Tenuto sia da lei in tanto conto.
-
-VI.
-
- Ella ch'intende il cuore, essendo Dea,
- Come uom che sopra li altri ogni altro vede,
- Lor secreti penser tutti intendea,
- Che l'alto e divin lume il nostro eccede,
- Cum celeste parlar così dicea:
- Dassi secondo il merto ogni mercede;
- A voi ciechi non par, ma a me, che a lui
- Mi dimostri benigna or più che altrui.
-
-VII.
-
- Taccio la causa: e a render[205] non son stretta,
- Io che son Dea, ragione a vui mortali;
- Come esso al fine vuol sue grazie assetta[206]
- Ciascuno Idio,[207] e non come voi frali;
- Anci flagello e gran tormento espetta
- Chi ai Dei ascrive le iniustizie e i mali;
- Costui me e voi ha preservato solo,[208]
- Nè gli può amor spiacer sendo Spagnuolo.[209]
-
-VIII.
-
- Ebbe compiuto appena il parlamento
- L'alta regina, che li ardenti cuori,
- E ogni servo d'Amor restò contento,
- Mostrandollo[210] cum rose et altri fiori;
- Mostravano al baron loro odio spento
- Cum canti, cum fioretti e cum odori;
- Ciascun l'onora, reverisce e loda,
- E par che del suo ben gioisca e goda.
-
-IX.
-
- Poi che fu da ciascun tanto onorato
- Da ogni schiera d'amanti in suo ben mossa,
- Da Vener fu il baron licenziato,
- Che ad ogni suo piacer partir si possa;
- E il partire al baron fu molto grato,
- Desideroso di mostrar sua possa
- Fra li erranti baroni, e a tempo e luoco
- Goder felice in amoroso gioco.
-
-X.
-
- Accompagnato fu per via secreta
- Dalla nudata ninfa a lui compagna,
- E pose quella a accompagnarlo meta,
- Poi che condutto l'ebbe alla campagna,
- Ch'ora è spaciosa e di verdura lieta,
- Nè della Fada più si duole e lagna;
- Più il palazzo non vi è, ma il fiume, il quale
- Per fattagion non fu, ma naturale.
-
-XI.
-
- La ninfa allor da lui prese licenza
- Cum riverente cura e bel sembiante;
- Così il baron da lei fece partenza,
- Sperando a tempo esser felice amante;
- E come cavalier di gran coscienza,
- Ringraziò Macon di grazie tante,
- E fece voto d'ogni menda netto
- Andar dove sepulto è Macometto.
-
-XII.
-
- E prima che d'Amor mai cerchi frutto,
- Nè di Venere assalti impresa alcuna,
- Rivolse al suo Macon l'animo tutto,
- Poi che difeso l'ha da tal fortuna;
- Che quando in l'acqua al fondo fu condutto
- Pensò non veder mai più sole o luna;
- E stimossi, cadendo, al tutto morto,
- Or ne ringraziò Dio poi che gli è sorto.
-
-XIII.
-
- Così verso la Persia il cavaliero
- Va armato a piedi, e non si mostra lasso;
- Che, se vi è in mente, già quel suo destrero
- Dentro al palagio si converse in sasso:
- Di replicarlo più non fa mestiero;
- Ma vada Ferraù, che quivi io il lasso:
- Di andare adagio assai tempo gli avanza;
- Sonan le trombe, e son chiamato in Franza.
-
-XIV.
-
- Già son vicini l'uno e l'altro campo,
- Come, Signor, vi dissi in l'altro canto;
- Di assalirse ciascun menava vampo,
- E già incresce a ciascuno il tardar tanto;
- E come il ciel della tempesta il lampo
- Manda per segno, così Ugiero il guanto
- Mandò in segno di guerra allo inimico;
- Ma quel lo accetta, e non lo estima un fico.
-
-XV.
-
- La schier della avanguarda era innante,
- Già per tutto di trombe il suon si odea;
- Da un lato Ugier, da l'altro Balugante,
- Al combatter cum pregii ognun movea.
- Or viene Artiro e Salomone aitante
- L'un contra l'altro, come si solea
- Combattere in quel tempo a schiera a schiera,
- E sempre il capo il primo a ferire era.
-
-XVI.
-
- Percosse Artiro il franco Salomone
- Al scudo, e del destrer lo stese in groppa;
- Ma alla visera il cristian barone
- L'inimico pagan cum l'asta intoppa,
- E la schena piegar lo fe allo arcione,
- Tal che fu di cader più volte in forse;[211]
- Ma l'uno e l'altro immantinente sorse,
- E a ferirse col brando a furia corse.
-
-XVII.
-
- Tra costor cominziossi allor gran ciuffa,
- E mescolossi l'una e l'altra schiera,
- Crebbe in instante la mortal baruffa,
- Che l'una e l'altra gente è ardita e fiera;
- E questo quello, e quel questo ribuffa,
- Alcun non è che non combatta e fera;
- Come prima d'un fuoco talora esce
- Un vampo, e un tratto poi subito cresce.
-
-XVIII.
-
- Artiro e Salomon fan mortal guerra,
- E quello a questo il forte elmo martella;
- Al primo colpo il gran cimier gli atterra,
- E quasi il tolse a quel colpo di sella,
- Ma un gagliardo non va sì presto a terra;
- Ira e vergogna il paladin flagella,
- E sopra all'elmo l'inimico tocca,
- Che gli fece tremare i denti in bocca.
-
-XIX.
-
- Ma tanto fu delli altri la gran calca,
- Che sopra a' dui baron cum furia abonda,
- Che l'un da l'altro presto se defalca,[212]
- Come due navi sparte il vento e l'onda.
- O quanta gente allora si scavalca!
- Ogni cosa[213] di sangue intorno gronda;
- A chi è tagliato, et a chi suda il pelo,
- E il gran ribombo suona insino al cielo.
-
-XX.
-
- Va Salomon correndo fra' pagani,
- Come lupo fra il gregge, o in paglia fuoco;
- Artiro atterra[214] e occide li cristiani,
- E chiunque accoglie o more o campa puoco;
- Una gran pezza stettero alle mani,
- Che l'uno a l'altro non concesse il luoco:
- Ma pel vigor di quei di Salomone
- Si riculoro alfin quei di Macone.
-
-XXI.
-
- Sforzassi Artir difender la bandiera,
- Vedendo di cristiani il valor grande,
- Ma in rotta fuge ormai tutta sua schiera,
- Chi qua chi là per non morir si spande;
- Minaccia Artir, biastema e si dispera,
- Ma attender non puote egli a tante bande;
- E Balugante che tal cosa vide,
- Di soverchia ira e di vergogna stride.
-
-XXII.
-
- E subito comanda al franco Odrido
- Che la schiera seconda a guerra mova:
- Mossessi quello, e credo alciasse[215] il grido
- Insino al cielo allor la gente nova;
- Ma Ugier, di Carlo capitanio fido,
- Visto che l'ebbe, ai suoi gente rinova;
- Mossessi Astolfo, e contra Odrido corse,
- Ma alcun di loro ai colpi non si torse.
-
-XXIII.
-
- Trasse Pomella[216] il valoroso Anglese,[217]
- Poi che ebbe fracassata allor la lanza,
- E sopra a un amirante la distese,
- Che allo Inferno mandollo a tor la stanza,
- Gridando: state gente alle difese,
- Ch'io sono il fior di cavalier di Franza,
- Che per parol non resta far de fatti:
- E già tre morti n'avea 'n terra tratti.
-
-XXIV.
-
- Partenio occise, Validoro, e Iverso:
- Al primo fesse il capo insino al petto,
- E il secondo tagliò tutto a traverso,
- Sì come al terzo spiccò il capo netto;
- L'un Medo, Arabe l'altro, e l'altro Perso;
- Vecchi i dui primi, e il terzo giovinetto:
- Nè resta Astolfo, ma ferisce forte,
- E chi scavalca, e chi conduce a morte.
-
- _Manca la continuazione_
-
-XXV.
-
- Maravigliosse assai Orlando allora
- Di tal nazion di gente e sua natura;
- Ma qui de lui vi lasserò per ora,
- Che anco di Carlo mi bisogna cura.
- Stava l'imperator festivo ancora
- Della vittoria avuta, e sol procura[218]
- Adunar genti per la santa impresa,[219]
- Nè fatica risparmia, o guarda a spesa.
-
-XXVI.
-
- Fra li altri un giorno fece un gran convito
- Cum onorevol pompa alla regale,
- E di tutti i Signor fu fatto invito,
- Senza altra differenzia, universale;
- Ove fu ognun trattato e riverito
- Secondo il grado suo maggiore o eguale,
- E tanto da re Carlo accarecciato,
- Che ognun se ne partì ben contentato.
-
-XXVII.
-
- Dopo il convito, il sacro imperatore
- Mostrò Cesarea liberalitade,
- E in varii modi dimostrò l'amore
- Che ai suoi portava; a chi cum dignitade,
- A chi cum roba,[220] a chi cum altro onore;
- A chi dona castella, a chi cittade,
- E a varii mostra variamente il cuore,[221]
- Cum tal misura e tal providemento,
- Che ognun di lui quel dì restò contento.
-
-XXVIII.
-
- Mentre era questo[222] nella regia sala,
- Si vide un messagiero in fretta entrare,[223]
- Quale era appena al sommo della scala,
- Che Carlo il vide, e a lui il fece andare;
- Subito quel li espose, come cala
- Gualtier dal monte, e affretta il caminare,
- Perchè inteso ha che Carlo è in gran periglio,
- E di affrettarsi ha preso per consiglio.
-
-XXIX.
-
- Cum lui è Desiderio di Pavia,
- Che al Sepulcro seguirte si dispone,
- Cum altri gran Signori in compagnia,
- E seco viene ancor papa Leone[224]
- Cum cardinali e magna chierichia,
- Per annullar la lege di Macone;
- Tutti, Signore, vengono a aiutarti,
- E mi han mandato avanti ad avisarti.
-
-XXX.
-
- Così disse il messaggio, e dapoi tacque,
- Per non passare del suo uffizio il segno;
- A Carlo molto la novella piacque,
- Per sua onoranza, e sicurtà del regno;
- Bench'i pagani ormai sian messi all'acque,[225]
- Pur temea ancor non li movesse a sdegno
- A rifar testa e ritornare adrieto,
- E cum più gente, sta col cuor più quieto.
-
-XXXI.
-
- Idio ringrazia, e per molto catolico
- Loda Leone allor summo pontifice,
- Che a lui conduca favore apostolico,
- Che così spera fare opre mirifice;
- E il culto di Macon, quale è diabolico,
- Male ordinato e di pegiore artifice,
- Estinguere ivi almen dove si vede
- Sepulto il Fundator di nostra fede.
-
-XXXII.
-
- E subito rivolto ai baron tutti,
- Comanda lor che in ponto ognun si metta,
- E l'altro giorno a corte sian ridutti
- Per andar contra[226] il pastor santo in fretta;
- Non pur li gran signor, ma donne e putti
- Ciascun di andarli si provede e affretta;
- E par che Idio dal cielo, e i benedetti
- Angeli insieme ognuno in terra espetti.
-
-XXXIII.
-
- E così far si deve, e potea farse
- In quella età che avea fedel pastori;
- Ma se or son l'alme di conscienzia scarse,
- Causa ne sono i papi e loro errori,
- Che a' nostri tempi attendono a ingrassarse
- Tra le spurcicie e i vani adulatori,
- Cum spesse simonie, cum tali imprese[227]
- Che a vender son forzati insin le chiese.[228]
-
-XXXIV.
-
- Così in ponto si mosse il gran re Carlo,
- E contra al papa andò cum la sua corte,
- Per farli reverenzia[229] e accarecciarlo,
- Come a pastor convien di simil sorte;
- Andò lontan sei milgia[230] ad espettarlo,
- E farli compagnia dentro alle porte
- Di Parigi, che espetta a grande onore[231]
- Veder de' cristian l'alto pastore.
-
-XXXV.
-
- Andonli incontra fuora di Parigi
- Col vescovo Turpino e preti e frati
- Cum le lor croci, neri, bianchi e bigi,
- Cum ricce[232] veste ben tutti adobati;
- E d'ogni sorte[233] ch'ai divin servigi
- Se usano paramenti riccamati,
- Belle pianede e adorni piviali,
- Cum rellique, cum calici e messali.[234]
-
-XXXVI.
-
- Intanto ecco trombette e tamburini
- Mandare insino al cielo orribil suono;
- Carlo l'odiva, e tutti i paladini,
- E quanti gionti dove è Carlo, sono;
- E odendo par che ognor più s'avicini
- Dove era Carlo il spaventevol tuono,
- Quando a lui gionse uno altro messagiero,
- Qual disse che vicino era Gualtiero;
-
-XXXVII.
-
- Qual conduceva genti italiane
- In aiuto di Carlo e del suo regno,
- Genti fedeli, e tutte cristiane,
- Che hanno Macone e chi l'adora a sdegno;
- E che dipoi seguivan le romane
- Genti, dove era Leon papa degno:
- Possibil non fu allora che restasse
- Carlo, sì allegro fu, che non gridasse.
-
-XXXVIII.
-
- Cum gravità però Carlo gridava:
- Viva la buona gente italiana;
- Italia, dopo lui, ciascun[235] chiamava,
- Viva l'Italia e la gente romana;
- L'Italiani ogni baron lodava,
- Che ora è stimata gente ignava e strana;
- Barbari soli son che or prove fanno,
- Nè Italiani ormai più credito hanno.
-
-XXXIX.
-
- Già tutto il mondo dominar Romani,
- E chi fusse Lucullo[236] e il gran Pompeo
- Li Asiatici il sanno e li Affricani,
- Mitridate, Tigrane e Ptolomeo;
- Cesare in Franza et altri popul strani,[237]
- E in tutta Europa gran prodezze feo;
- E Sertorio e Camillo et altri molti,
- Che qui per brevità non ho raccolti.
-
-XL.
-
- Or persa è tutta la memoria antiqua,
- Nè quasi è più chi lor vittorie creda;
- Colpa di sorte di signori iniqua
- Che a barbari l'Italia han data in preda,
- Per lor discordie, e per seguir l'obliqua
- Strada, in voler che l'uno a l'altro ceda,
- Usurpar quel d'altrui senza ragione,
- Di rovinar l'Italia oggi è cagione.
-
-XLI.
-
- Lodò l'Italia assai Carlo, che stato[238]
- Vi era più volte a difensar la Chiesa,
- E l'italo valore avea provato,
- Ch'era di gran contrasto e gran difesa;
- E se ben Desiderio[239] avea domato
- Cum altri assai, fu per lor dura impresa
- Contra la Chiesa: e per comesso errore
- Spesso ai gagliardi Idio tolle il valore.
-
-XLII.
-
- Or se ne vien Gualtier da Monlione,
- Qual fu galgiardo e nobil paladino,
- Sollecito, e al suo re fedel barone,
- E molto il loda nel suo dir Turpino;
- Visto re Carlo, dismontoe d'arcione
- Per onorar il figlio di Pipino;
- Carlo abbracciollo, e gran feste gli fece,
- Come fare alli suoi a un signor dece.
-
-XLIII.
-
- E così fece a tutti li signori
- Ch'erano cum Gualtier cum lieto viso;
- Io non potrei narrare i grandi onori
- Ch'a lor fur fatti, e le gran feste e il riso;
- Intanto ecco il pastor delli pastori,
- Ch'apre a suo modo e serra il paradiso:
- Carlo, che cum le chiavi il gran stendardo
- Vide, a smontare a piedi non fu tardo.
-
-XLIV.
-
- E al pontifice andando inginocchiosse,
- Et umile bassogli[240] il sacro piede;
- Il papa ad abbracciarlo allor si mosse,[241]
- E la benedizion dapoi gli diede;
- E sorgendolo[242] il papa alfin levosse,
- E a ciò che li comanda assente e cede;[243]
- E per entrar cum quel dentro a Parigi,
- Sopra il destrer montò senza letigi.[244]
-
-XLV.
-
- Così verso Parigi ognun se invia,
- E il primo fu Gualtier da Monlione,
- Che avea re Desiderio in compagnia
- E tutta la lombarda nazione;
- Poi delle guardie l'ordine seguia:
- Dalla man destra è quella di Leone,
- Dalla sinestra sta quella di[245] Carlo,
- Ch'il suo[246] segue ciascuna, e vol guardarlo.
-
-XLVI.
-
- Da un canto stan le guardie, e non intorno,
- E fan come due corna in quel confino;
- Da destra stava[247] di belle armi adorno
- Al papa un stormo di Roman vicino;
- Poi si vedeva dal sinistro corno
- A lato a Carlo ogni suo paladino,
- Allora alla sua guardia deputato,
- Ciascuno adorno e di belle armi armato.
-
-XLVII.
-
- Poi seguiva Leon cum viso lieto
- Armato in sella in abito viandante,[248]
- E Carlo apar cum lui, ma pur più indrieto
- Tanto ch'il papa si può dir più avante;
- Così fu allor quello ordine discreto[249]
- Cum misterio e ragion molto importante;
- Chè minore è del papa, ma maggiore
- D'ogni altro al mondo, è poi l'imperatore.
-
-XLVIII.
-
- Armato stava in abito pomposo
- Re Carlo allora[250] riccamente adorno,
- E sembrò in vista degno e glorioso
- Re de' Romani e imperator quel giorno;
- Parlando insieme e ognun di lor gioioso
- Del danno de' pagani e di lor scorno,
- Della vittoria da re Carlo avuta,[251]
- Chè sempre Cristo chi in lui spera aiuta.
-
-XLIX.
-
- Dopo seguiano insieme i cardinali
- Adorni d'armi per la fe di Cristo;
- Non come a questa età, per[252] strazi e mali
- De innocenti signori, e ingordo acquisto,
- Per scacciar di lor terre i naturali
- Signori, a fin d'uno appetito tristo,
- Seguian il papa; e dopo un capitano,
- Quale era vice senator romano.
-
-L.
-
- Era di Orlando[253] quel loco tenente,
- Che era in quel tempo roman senatore,
- E lassava in sua vece, essendo assente,
- Un patrizio roman di gran valore,
- Il qual guidava tutta la sua gente,
- Giovene ardito e di animoso cuore,
- Di quella proprio illustre nazione,[254]
- Che era il suo nome escelso Scipione.[255]
-
-LI.
-
- Vinte milia e seicento avea costui
- Sotto il stendardo della Santa Chiesa,
- Che tutti andavan volontier cum lui
- Per scuto della Fede e sua difesa,
- E non per usurpar stato de altrui,
- Ma contra l'infedeli è loro impresa:
- De tutta l'altra gente deretani,
- Sì come un retroguardo, eran Romani.
-
-LII.
-
- Così van tutti: e sol Leone e Carlo[256]
- Fra lor si grida, si desidra e noma.
- Questo l'ordine fu, nè da me parlo,
- Ma in scriverlo Turpin prese la soma;
- La colpa è sua, se ben non seppe farlo:
- Non saprei dir se a questi tempi in Roma
- Li esperti mastri delle cerimonie
- Tali ordinanze stimariano idonie.[257]
-
-LIII.
-
- Gionsero in fine alle sbadate[258] porte
- Di Parigi, città magna e regale,
- Ove è cum preti e frati d'ogni sorte
- In abito Turpino episcopale;
- Tutti cantando psalmi et inni forte
- Tanto, che sino al ciel la voce sale,
- Inanzi a tutti si vedean[259] cantare,
- Come in procession si suole andare.
-
-LIV.
-
- Dentro a Parigi si sentian campane
- Cum segno di allegrezza al ciel sonare,[260]
- Tante trombe e tambur che lingue umane[261]
- Non bastarian, volendolo esplicare;
- Arpe, liuti et altre cose strane
- Se odivano cum grazia armonizzare,
- Musiche cum canzoni[262] e bei mottetti
- Cum arie belle, e contrapunti elletti.
-
-LV.
-
- Grande allegrezza fan fanciulle e donne,
- E al beato pastor debiti onori;
- Adorne eran le dame in belle gonne
- Cum diversi ornamenti e bei colori;
- E quante lo vedean serve e madonne,
- Spargevano in suo onor diversi fiori
- Cum odorifere erbe e naturali
- Sopra il capo a Leone e i cardinali.
-
-LVI.
-
- Entrati in la città, subito andaro
- Alla prima lor chiesa catedrale,
- E Dio, come si suol, prima onoraro
- Carlo, il pastore et ogni cardinale;
- Nè si volse mostrar di grazia avaro,
- Se ben veste non ha pontificale,
- A quel populo[263] allor papa Leone,
- Che a tutti diede la benedizione.
-
-LVII.
-
- Doranio fatto poco anzi cristiano,
- Di tal cospetto non si può saziare,
- Nè vorrebbe esser come già pagano
- Per quanto tien la terra e cinge il mare;
- Il viver di cristian gli pare umano,
- Natural, justo, come dessi usare;
- Cum cerimonie che hanno in se ragione,
- Qual non si trova in quelle di Macone.
-
-LVIII.
-
- Poi che fu reso a Dio debito onore,
- L'entrata fero nel real palagio
- Carlo e Leone, e ogni altro gran signore
- Fu consignato ove può stare ad agio;
- Alloggiò parte drento e parte fuore,
- E non fu chi patisse alcun disagio.
- Ma posino a lor modo, che piacere
- Hanno essi di posare, io di tacere.
-
-
-
-
-CANTO V.
-
-
-I.
-
- Chi veder vole un bel giardino ameno,
- Che sia de' riguardanti allo occhio grato,
- De ordini il veggia e varietadi pieno,
- Chè cum tal variar si fa più ornato;
- Così un poema sta nè più nè meno,
- Che esser de' vario in tutto et ordinato;
- Così varia il pittor col suo pennello,
- E per il variare il mondo è bello.
-
-II.
-
- Però, Signor, se bene io vi parlai
- Poco anzi di re Carlo e di Leone,
- Bene alloggiati tutti io vi lassai
- Di careccie, di cibi e di mesone,[264]
- E parmi aver di lor parlato assai;
- Sicchè tornare io voglio al fio[265] d'Amone,
- Qual per amore ha l'anima gioconda,
- Cum la sua bella e umiliata Ismonda.
-
-III.
-
- Avea Ranaldo ormai sì intenerita
- E scaldata d'amor la bella dama,
- Che l'uno e l'altro come la sua vita,
- E il cuor del petto suo si aprezza et ama;
- Non è la dama più nel cuor smarrita,[266]
- Ma tacendo conferma, e l'amor brama;
- Ranaldo di scaldarla mai non resta,
- L'abbraccia, l'accareccia, e falle festa.
-
-IV.
-
- Ma mentre stan li amanti in tal diletto,
- Nè più la dama ormai fa resistenza,
- E sperano d'amor l'ultimo effetto,
- Nè vi è chi lor ne faccia conscienza,
- Entrar li fece in subito suspetto
- Un rumor grande, e strana appariscenza
- Ch'ivi comparse[267] e fe' sorger Ranaldo,
- Che era in quel punto tutto d'amor caldo.
-
-V.
-
- La dama non men presta in piede sorse,
- Insieme vergognosa e tremebonda,
- Subito apresso al suo Ranaldo corse,
- Come dir voglia: guarda la tua Ismonda;
- Ma ben presto Ranaldo le soccorse.
- Ma voglier[268] mi bisogna a una altra sponda,
- Nè dir vi posso or questa istoria tutta,
- Che meglio gusta il ber bocca più asciutta.
-
-VI.
-
- Io vi lassai sì come Bradamante
- Seguito avea Ranaldo: per trovarlo
- Passati ha i Pirenei,[269] e va più avante,
- Che al tutto si è disposta a seguitarlo;
- Volse il camin pigliar[270] verso Levante,
- Che anco Ranaldo spesso solea farlo;
- Poi come spinta da furor divino[271]
- Verso la Spagna prese il suo camino.[272]
-
-VII.
-
- E longamente nella Spagna errando,
- Or nella Catalogna, ora in Castiglia,
- Pur di Ranaldo va sempre cercando,
- E cerca l'Aragona e la Siviglia;
- Di cercarlo non resta, e nol trovando
- Verso Valenza alfine il camin piglia,
- Più presto non sapendo ove si andasse,
- Che di veder la terra desiasse.
-
-VIII.
-
- E quasi apresso alla cittade essendo,
- Vide uscir fuori una gran gente armata,
- E in mezzo a quella sopra un carr[273] piangendo
- Cum l'una e l'altra man drieto legata
- Era una dama, quale a fuoco orrendo
- A morir crudelmente[274] è condennata;
- E sì pietosa piagne,[275] e aiuto impetra,
- Che mosso aria a pietade un cuor di pietra.
-
-IX.
-
- Cum una benda aveva la donzella
- Legati li occhi, come allor si usava,
- Che non vedendo il suo tormento quella,
- Così forse il morir manco le agrava;
- Però bench'essa fusse in viso bella,
- Per quella benda allor nol dimostrava;
- Ma pietosa era nel suo pianger tanto,
- Che gentil si mostrava insin nel pianto.
-
-X.
-
- Bradamante che amor[276] la dama vede
- Fra gente tanta, et ode lamentarla,
- La causa di tal cosa a un pagan chiede,
- Qual le rispose che volean brugiarla,
- Ne più[277] risposta poi a quella diede;
- Ma Bradamante che ode lamentarla,[278]
- Soffrir non puote, e la visera abbassa,
- La lanza arresta e contra al capo passa.
-
-XI.
-
- Era capo di quelli un mascalzone
- Maggior de li altri più d'una gran spana,[279]
- Largo in le spalle, e grosso di ventrone,
- Tagliato ha il viso, e guardatura strana;
- E sin nell'ossa, a dirlo, era poltrone,
- Che ha 'l corpo grande, e il cuore di puttana;
- Ma in tutta Spagna mai non fe' natura,
- Quanto era in quello, la maggior bravura.[280]
-
-XII.
-
- Tutto era armato di armatura bianca,
- E sopra li altri di statura avanza;
- Or Bradamante, quella dama franca,
- Verso di quello accosta la sua lanza;
- E proprio al petto nella parte stanca
- Il ferr[281] li pose cum tanta possanza,
- Che più di un palmo lo passò di dietro,
- Come di giaccio fusse o fragil vetro.
-
-XIII.
-
- Poi subito recossi in man la spada,
- E al resto di color cacciossi adosso;
- Non così secator atterra biada,
- Quanto essa di color fa il terren rosso;
- Scampale ognun davanti e fale strada,
- Che quanto gionge taglia insino all'osso;
- Tal fende al petto, e tale alla centura,
- E chi non gionge, caccia di paura.
-
-XIV.
-
- Fu in breve spazio sbarratato il piano,
- E abbandonato cum la dama il carro;
- Fugì ciascuno che volse esser sano,
- Morto quel capo lor poltron bizzarro;
- E nell'arcion la dama cum la mano
- Trassessi presto più ch'io non vel narro;
- E via fugendo quella dama porta,
- E cum parol la inanima e conforta.
-
-XV.
-
- Lontana da Valenzia la condusse,
- Sempre[282] spronando forte il suo destrero,
- Tanto che esistimò che salva fusse,
- Nè più di essere offesa ebbe pensero;
- E in ripa a un fiume appunto la ridusse,
- Ove era naturale un bel verzero
- Di mille frutti et erbe delicate,
- Vaghe di sua verdura, e di odor grate.[283]
-
-XVI.
-
- Ivi slegolla, e gli occhi le disciolse,
- E in terra dall'arcion repose quella,
- E alquanto reposarse anch'essa volse,
- E allor d'un salto si levò di sella;
- Dapoi la dama apresso si raccolse,
- Guardolla in viso, e ben le parve bella,
- Che per la benda che avea a li occhi involta,
- Bellezza le era e la apparenzia tolta.
-
-XVII.
-
- E subito pietà di quella prese
- Maggior che pria la forte Bradamante,
- E all'altra dama chi fusse chiese,
- E qual cagion la indusse a pene tante;
- Quella che sempre Bradamante crese
- Esser non donna, ma barone aitante,
- Rimase del suo onore in gran suspetto,
- E più d'un gran suspir gittò dal petto.
-
-XVIII.
-
- Poi le rispose: Sapi, cavaliero,
- Che per mio ben da Dio fusti mandato,
- Che di ciò che mi chiedi io dirò il vero,
- Che molto ben da me l'hai meritato.
- Ma perchè dirvel poi più ad agio io spero,
- Queste per or vi lasso in quel bel prato,
- Che poi fur, per averle nelle mani,
- Assai cercate da' Valenziani.
-
-XIX.
-
- Le dame io lasso et a Ranaldo io torno,
- Che disturbato fu dal suo piacere,
- Nè fu sì lieto mai quanto quel giorno,
- Se si potea la dama allor godere;
- Onde restonne cum disconzo[284] e scorno,
- Che ben perfetto non si puote avere;
- E subito al rumor recossi in mano
- La sua Fusberta il sir di Montalbano.
-
-XX.
-
- Riguarda quello, e vede giù da un monte
- Scendere un toro fra tre vacche belle,
- E un pastor grande, che di fresco monte[285]
- Tutte le aveva, seguitava quelle,
- Che avea un solo occhio in mezzo della fronte,
- Nè già vi scrivo favole e novelle;
- Che grande era quello occhio a ponto a ponto
- Quanto quatro comuni a giusto conto.
-
-XXI.
-
- Questo non crederà qualche vulgare,
- Che poco sale nella zucca serra,
- Chè sol dà fede a quel che all'occhio appare
- Il vulgo ignaro che vaneggia et erra:
- Come che a un cieco descriveste il mare
- Quanto sia grande, e i monti[286] della terra,
- E la torr[287] di Babel, e che vi è gente
- Che tutta è nera, crederebbe niente.
-
-XXII.
-
- Ma talor più ragion che 'l senso vede,
- Chè lo intelletto è di maggiore altezza,
- E i mostri di natura esser concede,
- Anci più volte il sentimento sprezza;
- Chi crederia che 'l sol, che par de un piede
- A nui che siam qua giuso, di grandezza
- Della terra maggior sia per natura
- Centosessantasei volte[288] a misura?
-
-XXIII.
-
- Se creder non volete ai scritti miei,
- Prestate fede almeno al buon Turpino:
- Credete il ver, ch'il falso io non direi,
- Non son greco bugiardo, ma latino;
- Chi crederebbe la essenzia di Dei,
- La providenzia e lo ordine divino?
- La fede è sol del certo incerto a nui,
- Credete mo' quel che ne piace[289] a vui.
-
-XXIV.
-
- Ora tornando al mio primo proposto,
- Le vacche costui guida alla campagna,
- E come sopra vi narrai, composto
- Longamente pastor, nasciuto in Spagna;
- Ma di veder la Franza era disposto[290],
- Che del steril paese assai si lagna,
- Quale è gran parte nel paese ispano,
- Però se n'è partito, e va lontano.
-
-XXV.
-
- E dove era Ranaldo cum Ismonda
- Apunto apunto si trovò per caso;
- Ranaldo che sua sorte assai gioconda
- Sturbar si vede, e n'è privo rimaso,
- Tanto si sdegna, e tal furor gli abonda
- Che foco soffia per la bocca e naso;
- E cum Fusberta in mano a gran furore
- Andò Ranaldo contra a quel pastore.
-
-XXVI.
-
- Più non si mosse allor quel rozzo e brutto
- Pastor, come ivi alcuno non vedesse,
- E che securo si trovasse in tutto,
- O contra a lui un fanciullino avesse;
- E mossessi[291] il gran tor[292], quale era instrutto,
- Che se in lor danno alcuno si movesse,
- Debbia quel toro cum le corna urtarlo,
- E cum quel colpo occiderlo o atterrarlo.
-
-XXVII.
-
- Mossessi il toro allor cum gran rovina,
- E a un urto riversò Ranaldo al piano,
- Proprio nel ventre cum la fronte china
- La bestia gli fermò quel colpo strano;
- Tramortito è Ranaldo, e la meschina
- Ismonda piagne e si lamenta in vano,
- Che subito il pastor quella pigliava,
- E in mezzo alle tre vacche la cacciava.
-
-XXVIII.
-
- Come una belva fusse o un'altra vacca,
- Innanzi si cacciava Ismonda bella,
- E così nell'onor la offende e smacca,
- Che assai più che 'l timor molesta quella;
- Nel cuor dogliosa, e già nel pianger stracca
- Non ardisce gridar, nè pur favella,
- Però che se piangesse, avea timore
- Che 'l tor non la offendesse o quel pastore.
-
-XXIX.
-
- Così lassando oppresso il suo campione,
- Ismonda fra le vacce[293] caminava,
- Il mostro che chiamato era Burone,
- A un folto bosco oscuro la guidava;
- La giovane tra se chiama Macone,
- Ma nulla alla meschina allor giovava;
- Prima tre or che fusse risentito
- Stette Ranaldo in terra tramortito.
-
-XXX.
-
- Ma poi che fu risorto, a Ismonda[294] il core
- Subito volse et ogni suo[295] pensero,
- Come colui che le portava amore,
- E per cercarla ascese il suo destrero;
- Nè la vedendo, scoppia di dolore,
- Che pur potette assai, a dire il vero:
- Maledisse il pastore e la fortuna,
- E intanto giunse allor la notte bruna.
-
- _Manca la continuazione_
-
-
-
-
-INDICE DI TUTTI I NOMI PROPRI CONTENUTI IN QUEST'OPERA.
-
-_Il numero romano indica il Canto, e l'arabo la Stanza._
-
-
-A
-
-ALARDO fa strage de' pagani, III. 7.
-
-ALDROVAGI combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-ALFONSO I d'Este vince i nemici colla prudenza, III. 3; pericoli corsi
-con Giulio II per favorire i Francesi, 4; sue vittorie e sue lodi, 5 e
-seg.
-
-AMORE carnale, sue varie distinzioni, III. 16 a 34.
-
-ANSELMO combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-ANTIFORO figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando,
-III. 12.
-
-ARDUBALASSO abbatte Dudone e lo fa prigioniero, II. 95; fuga i
-cristiani, 96; s'azzuffa con Oliviero, ed è abbattuto da Gano, 98, 99.
-
-ARIDEO accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da
-Libichello, II. 50; si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. 12.
-
-ARTIRO affricano combatte contro Salomone, I. 2; si spinge contro
-i cristiani, II. 68; muove contro Salomone e si attacca seco, IV.
-16 e seg.; è dalla folla impedito il combattimento, e fa strage di
-Cristiani, 21 e seg.
-
-ASTOLFO fatto prigione dai pagani, II. 100; spinto contro di essi da
-Uggero, uccide un Amirante quindi Partenio, Validoro e Iverso, IV. 23,
-24, 25.
-
-
-B
-
-BALUGANTE manda Bravante contro i cristiani, II. 60; spinge nella
-battaglia Ardubalasso, 95; manda Marcaluro in soccorso de' pagani, 104;
-è messo in fuga dai Cristiani, III. 9. Accetta la sfida della battaglia
-da Uggero, IV. 15; suo sdegno nel veder uccidere tanti de' suoi, 22;
-ordina ad Odrido di entrare in battaglia, 23.
-
-BASTIA luogo del Ferrarese ripigliato agli Spagnuoli da Alfonso I
-d'Este, III. 4.
-
-BELTRAMO combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-BERTOLAGI combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-BRADAMANTE chiamata da Oliviero in soccorso de' cristiani, II. 62;
-colla lancia abbatte Armeno, 63; uccide Chiariolo, _ivi_, Glorio,
-Lampruccio e Meleardo, 65; ferisce Odrido, 69; è assalita da Bravante,
-_ivi_; assale Rinaldo sconosciuto e lo insegue, 80, 81; lo riconosce,
-85; intende da esso la trama contro i pagani ordita, 86; corre a Parigi
-ed espone la cosa ad Uggero, 89; insieme a Ricciardetto muove contro
-i pagani, 101, 108; ne uccide molti, III. 7. Suoi viaggi per ritrovar
-Rinaldo, V. 6 e 7; sua avventura in Valenza, 8; salva una donzella
-chiamata Ismonda che dovea esser arsa, 10 e seg.; se la pone in groppa
-e la porta via, 14; si riposa con essa in riva d'un fiume, 15 e seg.
-
-BRAVANTE fa strage di cristiani, ed abbatte Rodoardo, II. 60, 61, 68;
-assale Bradamante, 69.
-
-BUFFARDO combatte contro i cristiani, II. 59, 68, e contro Dudone, 71;
-vien da esso abbattuto, 73; risorge e infuria tra' cristiani, 75.
-
-BURONE, pastore con un solo occhio, assalito da Rinaldo, V. 25.
-Abbattuto Rinaldo dal toro si spinge innanzi Ismonda vituperandola, 28.
-
-
-C
-
-CALIFA abbattuto da Rinaldo, II. 104, 105; suo smarrimento nel vedersi
-ingannato, 108.
-
-CARLO con la sua schiera entra in battaglia contro i pagani, dopo
-essere informato da Uggero della trama di Rinaldo, II. 102; festeggia
-per la vittoria riportata su' pagani, IV. 26; invita alla corte i suoi
-baroni per ricompensarli e prepararsi alla conquista del S. Sepolcro,
-27, 28; riceve il messaggero che gli espone l'arrivo di Gualtiero
-da Monlione, 29; di Desiderio di Pavia, 30; di papa Leone Terzo,
-_ivi_; sua letizia per ciò, 31 e seg.; suoi ordini pel ricevimento
-del pontefice, 33, 35; gli va incontro con Turpino e tutto il clero
-di Parigi, 30 e seg.; sue lodi all'Italia e agl'Italiani, 38 e seg.;
-assegna la stanza in Parigi a tutta la baronia accorsa, al papa e ad
-altri dignitarj ecclesiastici, 59.
-
-CHIARIOLO di Soria ucciso da Bradamante, II. 64.
-
-
-D
-
-DESCRIZIONE del giardino di Venere, e suo carro trionfale, III. 15 e
-seg.
-
-DESIDERIO re di Pavia in aiuto di Carlo per la conquista del S.
-Sepolcro, IV. 30.
-
-DORANIO attende il momento di spingersi contro i pagani II. 110; li
-mette in rotta, III. 8; ammira la pompa sacra nel ricevimento in Parigi
-di papa Leone Terzo, IV. 58.
-
-DUDONE chiamato da Uggero in soccorso de' cristiani, II. 62; fa
-strage de' pagani, 67; si azzuffa con Buffardo, 71; lo abbatte, 73; è
-abbattuto e fatto prigione da Ardubalasso, 95.
-
-
-E
-
-ETTORE procura vincere i greci per forza, III. 1.
-
-
-F
-
-FADA nemica di Venere uccisa da Ferraù, I. 7; uccideva chiunque non era
-innamorato che di lei, 9; chi l'estingueva si rendeva Venere propizia,
-IV. 1.
-
-FALCONE combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-FERRAÙ cade in mare, ed è salvato dalla ninfa Liquezia, I. 4; accolto
-in un palazzo delizioso e festeggiato per avere uccisa la Fada nemica
-di Venere, 6; sarà sempre fortunato in amore per tal impresa, 10, 11;
-ringrazia la Ninfa, II. 4; le si raccomanda, e le fa varie questioni
-naturali, 5 e 6; è guidato in delizioso luogo dove vede il trionfo
-dell'Amor carnale, III. 14 e seg.; sua maraviglia e sua variazione,
-33, 34; accarezzato da Venere, IV. 2; gli fa baciare il pomo d'oro, 4;
-desta invidia nella turba de' di lei seguaci e sue parole ad essi, 5
-e seg.; è da tutti accarezzato, 8; Venere gli promette buona fortuna
-in amore e lo licenzia, 9; è condotto fuori del soggiorno di Venere da
-Liquezia, 10 e 11; suo voto a Macone per gli scampati pericoli, _ivi_;
-si avvia verso la Persia, 14.
-
-FESTA per l'ingresso in Parigi di papa Leone Terzo, IV. 44 a 59.
-
-FONDRANO accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da
-Libichello, II. 50; si lagna di Macone, e risolve farsi cristiano, e
-battezzarsi alle preghiere di Orlando, III. 10, 11.
-
-FRANCESCO I re di Francia fatto prigione per senno più che per forza,
-III. 5.
-
-FRANCESCO Sforza difeso due volte dal senno dell'amico, III. 2.
-
-
-G
-
-GALLICIANA regina, madre di Milone, ingannata da Malagigi che la
-gode sotto la sembianza d'Orlando, II. 15; gli manda un nuovo invito
-con lettera che il messo consegna al vero Orlando 16, 17, 18; suo
-dispetto nel ricevere la risposta, 21 e seg.; Malagigi torna a lei
-sotto la finta sembianza; come accolto, 27 e seg.; gli porge la lettera
-d'Orlando vero, 31; istigata dal servo scuopre l'inganno dei due
-Orlandi, 40 e seg.; vuol vendicarsi del finto, 43; torna con armati
-alla sua camera, e tutti son malconci da Libichello, 47 e seg.; strano
-scherzo fattole da esso convertito in asinello, 53, 54; battezzata per
-mano d'Orlando, III. 13.
-
-GANO comanda la settima schiera in soccorso dei cristiani, II. 92;
-uccide Medonte, e Corifonte, 94; abbatte Ardubalasso, 99.
-
-GIGANTE che combatte con Uggero, II. 57.
-
-GIULIO II papa nemico di Alfonso I d'Este, III. 4.
-
-GLORIO ucciso da Bradamante, II. 65.
-
-GRUGNATO si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. 12.
-
-GUALTIERO da Monleone va in aiuto di Carlo per conquistare il S.
-Sepolcro, IV. 29; accoglienza che gli è fatta alla corte, _ivi_; duce
-delle genti italiane, 37, 43; lodato da Turpino, _ivi_; il primo nel
-corteggio del papa entra in Parigi con Desiderio, 46.
-
-
-I
-
-IDOLI de' gentili decaduti dopo la venuta del Salvatore, II. 1, 2.
-
-ISMONDA amante corrisposta di Rinaldo, V. 2; intrattenendosi con esso,
-son disturbati da un gran romore, 4; sua sventura, e come salvata da
-Bradamante 8 a 18; abbattuto Rinaldo dal toro, è dal pastore Burone
-cacciata innanzi con le vacche, 27, 28.
-
-ITALIA ed Italiani lodati da Carlo e da' suoi baroni, IV. 38 a 42.
-
-IVERSO ucciso da Astolfo, IV. 25.
-
-
-L
-
-LAMPRUCCIO ucciso da Bradamante, II. 65.
-
-LEONE Terzo papa alla corte di Carlo per stabilire la conquista del
-S. Sepolcro, IV. 30; come accolto e festeggiato in Parigi, 32 e seg.;
-benedice il popolo accorso, 57.
-
-LIBICHELLO spirito infernale lasciato da Malagigi in sua vece nella
-camera di Galliciana, II. 44; avea prese le sembianze d'Orlando, 46;
-si difende dagli assalitori armati, 47 e seg.; al giunger d'Orlando si
-converte in asinello, 51; suo strano scherzo a Galliciana, 53 e seg.
-
-LIFONTE combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-LIQUEZIA ninfa marina nemica della Fada, salva Ferraù dallo affogare,
-e lo conduce in un delizioso palazzo, I. 6; avea dato ad esso lo scudo
-per vincer gl'incanti della Fada, 8; palesa a Ferraù il suo stato, 12;
-non era ombra vana, II. 3; ringraziata da esso, 4; spiegazione che gli
-dà su questioni naturali, 7 e seg.; lo guida in luogo di delizie, e
-gli mostra il trionfo dell'Amor carnale, III. 14 e seg.; lo accompagna
-fuori del soggiorno di Venere, IV. 10 e seg.
-
-
-M
-
-MALAGIGI lieto di sua buona ventura con la regina Galliciana, per
-aver preso la somiglianza d'Orlando, II. 14 e seg.; torna a visitarla
-sotto le stesse sembianze, e trovandola adirata cerca pacificarla, 27
-e seg.; si scusa della lettera che ella gli mostra del vero Orlando,
-31; trovandosi scoperto cerca di rivolger in burla l'avventura, 37 e
-seg.; chiuso in camera dalla regina, mentre ella va per vedere il vero
-Orlando, 42; fugge per incanto, lasciando lo spirito Libichello in sua
-vece, 44.
-
-MARCALURO mandato da Balugante in soccorso dei pagani, II. 104.
-
-MARSILIO messo in fuga dai cristiani, III. 9.
-
-MELEARDO ucciso da Bradamante, II. 65.
-
-MILONE prega Orlando a non partire, II. 34; accorre in camera della
-madre al romore suscitato da Libichello, 50; si fa cristiano ad
-insinuazione d'Orlando, III. 12.
-
-
-N
-
-NAMO comanda la sesta schiera in soccorso de' cristiani, II. 90; muove
-contro Tricardo, 109.
-
-NESTORE procura vincere i Troiani col senno, III. 1.
-
-
-O
-
-ODRIDO si scaglia contro i cristiani, II. 68; ferito da Bradamante, 69;
-entra in battaglia per ordine di Balugante, IV. 23.
-
-OLIVIERO signor di Vienna anima i cristiani a resistere ai pagani, II.
-97; è assaltato da Ardubalasso ed è soccorso da Gano, 98, 99.
-
-ORANIO re di Creta si accorda con Rinaldo per favorire Carlo, II. 77 e
-seg.
-
-ORLANDO si maraviglia della lettera scrittagli da Galliciana, e sua
-risposta, II. 17 e seg.; protesta di voler partire dalla corte di
-Milone, 33; accorre al romore suscitato da Libichello, 50; vedendo
-le stranezze di esso, si accorge ciò esser per negromanzia, e lo
-esorcizza, 55; persuade Fondrano a battezzarsi insieme a tutta la sua
-città, III. 11 e 12; si dispone a difenderlo, 13 e 14.
-
-
-P
-
-PANTERACCIO, messo in rotta dai cristiani, III. 9.
-
-PARTENIO ucciso da Astolfo, IV. 25.
-
-PINABELLO combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-PRIAMO procura vincere la guerra per forza, III. 1.
-
-
-R
-
-RAVENNA, rotta datavi da Alfonso I d'Este all'esercito spagnolo, III. 4.
-
-REO che va adagio alla forca I. 1, _simil._; graziato della vita, 5.
-
-RICCIARDETTO comanda la nona schiera in soccorso de' cristiani, II. 90;
-muove con Bradamante contro i pagani, 101; ne uccide molti, III. 7.
-
-RINALDO creduto pagano rimira la battaglia tra i saracini e i
-cristiani, e arde di desiderio di prendervi parte, II. 77; induce il re
-di Creta a battezzarsi e diventare amico di Carlo, 79; suo strattagemma
-per farsi riconoscere da Bradamante, 80 e seg.; se le scuopre, 84; le
-spiega il segreto per soccorrer Carlo, 86 e seg.; veduto i cristiani
-aver la peggio, si scaglia addosso a Califa, 105; sbaraglia i saracini,
-106-107; cerca solo di uccidere i capi, III. 9. Innamorato d'Ismonda,
-V. 2; intrattenendosi seco, è sorpreso da gran fracasso, 4; era un
-pastore da un occhio solo, che con tre vacche e un toro andava in
-Francia, 19 e seg.; buttato tramortito a terra dal toro, 26 e seg.; suo
-dolore per tal caso e per vedersi rapita Ismonda, 29 e 30.
-
-RODOARDO di Lamporeggio abbattuto da Bravante, II. 61.
-
-RONDELLO cavallo di Uggero, II. 57.
-
-ROSADORO accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da
-Libichello, II. 50; si fa cristiano ad insinuazione di Orlando, III.
-12.
-
-
-S
-
-SALOMONE combatte contro Artiro, I. 2; fatto prigione dei pagani, II.
-100; è assalito da Artiro, e con esso attacca combattimento, IV. 16
-e seg.; impedito dalla folla di finire il combattimento, si scaglia
-contro i pagani, 21.
-
-SANGUINO combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-SCIPIONE romano, vicario d'Orlando, guida in Parigi le truppe di S.
-Chiesa, IV. 51, 52.
-
-SERVO fido di Galliciana che porta al vero Orlando la lettera di lei,
-che dovea recapitare in mano del finto, che era Malagigi, II. 16 e
-seg.; sua maraviglia nel trovare presso la regina il finto Orlando,
-mentre avea lasciato il vero a parlare con Milone, 32 e seg.; induce la
-regina a sincerarsi de' due Orlandi, 40.
-
-SPINARDO combatte sotto il comando di Gano, II. 93.
-
-
-T
-
-TRICARDO assalito da Namo, II. 109.
-
-TURPINO comanda l'ottava schiera contro i pagani, e sua bravura, II.
-101 e seg.; va con Carlo all'incontro di Leone papa, IV. 36. Loda
-Gualtiero da Monleone, 43; accoglie in abito episcopale il papa alle
-porte di Parigi, 54.
-
-
-U
-
-UGGERO combatte col gigante, II. 57; fa strage de' pagani, 58; chiama
-in soccorso de' cristiani Dudone e Bradamante, 62; informato da questa
-dello strattagemma di Rinaldo, manda Namo, Ricciardetto e Gano in aiuto
-al campo dei cristiani, 89, 90; dispone come capo dell'esercito le cose
-della guerra, 91 e seg.; manda soccorsi al campo ed informa Carlo della
-trama di Rinaldo, 101, 102; manda la sfida di battaglia a Balugante,
-IV. 15; manda Astolfo a rinforzare la pugna, 23.
-
-ULISSE procura vincere i Troiani col senno, III. 1.
-
-URCASTO figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando,
-III. 12.
-
-
-V
-
-VALIDORO ucciso da Astolfo, IV. 25.
-
-VENERE nemica della Fada, I. 7; suo carro trionfale e suoi seguaci,
-III. 17. e seg.; è propizia a Ferraù per aver uccisa la Fada e lo
-accarezza, IV. 2, e 3; gli fa baciare il pomo d'oro, 4; sue parole
-alla turba invidiosa de' suoi seguaci, che si acquetano, 6 e seg.; gli
-promette fortuna in amore e lo licenzia, 9.
-
-VILI e codardi aborrono dalle battaglie, I. 1.
-
-VITTORIA è più utile ottenuta col senno che colla forza, III. 1.
-
-
-Z
-
-ZANNIOLO picciolo fiume di Romagna, celebre per la vittoria riportatavi
-da Alfonso I. d'Este contro l'esercito di papa Giulio II. e degli
-Spagnoli, III. 4.
-
-
-NOTE:
-
-[1] E così ci è parso doverlo intitolare, quantunque nel corso
-dell'opera il Poeta chiami sempre RANALDO, ed una volta Rainaldo,
-l'eroe del poema, che nel Furioso è nominato Rinaldo. Nè può cader
-dubbio che sieno due personaggi diversi, venendo sotto ambedue le
-denominazioni ciascuno qualificato per figlio d'Ammone paladino di
-Francia, Signor di Montalbano e fratello di Bradamante; cosicchè di tal
-cambiamento non può addursi per causa che il buon piacere dell'Autore.
-
-[2] Venezia 1551, presso il Marcolini a pag. 82.
-
-[3] Opuscoli del Calogerà vol. XII pag. 143 a 214.
-
-[4] Ora V. per le ragioni addotte a pag. XXI.
-
-[5] Qui sbaglia il Baruffaldi, perchè Bradamante non era donna di
-Rinaldo, ma _sorella_ di esso e di Ricciardetto.
-
-[6] Ed una di nove, potea aggiungere.
-
-[7] Nel primo foglio che serve di guardia al Codice si legge di non
-antico carattere: _Questo fu scritto dall'Ariosto, dopo il 1512, perchè
-descrive la gran battaglia seguita in Ravenna nel detto anno, vinta
-dai Francesi per opera del Duca Alfonso Primo, descritta dal Sardi nel
-lib. 2 della sua storia._ Nell'altro foglio poi che forma la guardia in
-fine, si legge il seguente attestato:
-
- _Ferrara 30 Gennajo 1840._
-
-_Attesto io sottoscritto Bibliotecario della pubblica Biblioteca
-di questa città, che le qui unite carte num.º trenta di stanze 244,
-alcune delle quali imperfette, contenenti parte d'un poema inedito
-dell'Ariosto intitolato _il Rinaldo_, di cui parla il Baruffaldi
-_Vita dell'Ariosto_ alle pagine 172-3, recandone saggio alle pagine
-310-14, sono scritte di mano di Lodovico Ariosto, avendone io fatto
-il confronto tanto col poema intitolato _Orlando furioso_, che colle
-_Satire_, e con altri scritti, che autografi si conservano in questa
-pubblica Biblioteca; e per convalidare vieppiù questa mia attestazione
-vi ho posto il sigillo di questo pubblico stabilimento presenti i
-sottoscritti testimonj consultati nel confronto._
-
- Don Pietro Caprara
- Don Giuseppe Antonelli Vice Bibl. Testimonio
- Don Gaetano Ortolanini Aggiunto alla Bibl. Testimonio
- Andrea Borgonzoni maestro di Calligrafia
- Benedetto Giovanelli Custode.
-
-Ad onta però di questa solenne ed ingenua testimonianza di persone
-per ingegno e per probità commendabilissime, non son mancati certi
-cotali che da quell'oscurità che è la loro atmosfera hanno cercato, da
-bassa invidia o da crassa ignoranza mossi, di sparger dubbiezze sulla
-originalità del nostro Codice. Noi condoniamo loro il misero tentativo
-di nuocerci, perchè li uomini di sano giudizio faranno la nostra
-vendetta coi plausi, e perchè è rimasto ad essi tanto pudore da non
-volere, quantunque invitati e provocati, far pubblica la loro sentenza,
-per tema, ci crediamo, che non divenisse quel che fu a Mida il motto
-susurrato alla terra dal di lui barbiere. Però da buoni Cristiani
-preghiamo il Cielo che a tali giudici apra li occhi corporali, e spiani
-e raddirizzi le loro menti storte e contraffatte.
-
-[8] V. questa prefazione a pag. XI.
-
-[9] La stampa di questi Frammenti col _fac-simile_ del carattere
-dell'Autore speriamo che ecciterà i bibliotecari ed i possessori di
-antichi manoscritti di poesie sconosciute ed anonime a fare degli studj
-e delle ricerche per entro ai medesimi, e ad istituire dei giusti
-confronti; e chi sa che un giorno qualcuno più avventurato di noi,
-seguendo la via che abbiamo aperta, non giunga a completare questo
-lavoro?
-
-[10] ROMA, Tipografia delle Belle Arti 1835.
-
-[11] _ciuffa_ per _zuffa_.
-
-[12] _cum_ per _con_ qui ed altrove costantemente.
-
-[13] _cade_ per _cadde_.
-
-[14] _Anci_ per _anzi_ qui ed altrove.
-
-[15] _Nè il ciel credette aver già secondo_.
-
-[16] Trovansi in questi Canti troncate molte voci di due e di tre
-sillabe, che regolarmente non consentirebbero il troncamento; però non
-mancano esempi tra gli antichi rimatori di quest'uso più che licenza,
-che non si riferiscono per brevità; e le più comuni sono: _col_ per
-_collo_, _car_ per _carro_, _tor_ per _torre_, _lor_ per _loro_, _don_
-per _donna_, _fal_ per _fallo_; _parol_ per _parole_; _schier_ per
-_schiera_; _fer_ per _ferro_; le quali si notano qui tutte insieme per
-non ripeterle ai luoghi respettivi.
-
-[17] _accade_ per _accadde_.
-
-[18] _cade_ per _cadde_.
-
-[19] _ciambra_ per _camera_ qui ed altrove.
-
-[20] _frissata_ per _fregiata_, _adorna_.
-
-[21] _rada_ per _rara_, _straordinaria_.
-
-[22] _Fada_ per _fata_, _maga_, dallo spagnuolo _Fada_ o hada.
-
-[23] _E sol cercava acciò_.
-
-[24] _Don_ per _donna_.
-
-[25] _gran core_.
-
-[26] _distolte_ per _liberate_.
-
-[27] _Ninfe io son la prima_.
-
-[28] _Che così dette son le ninfe d'acque_.
-
-[29] _E credo il mio servir non gli dispiacque_.
-
-[30]
-
- _La tua impresa da lei fia meritata,_
- _Qual viepiù (credo) che ogni altra gli piacque._
-
-[31] Per _dimostrar_.
-
-[32] _Fu crocifisso_.
-
-[33] _ogni altro Deo_.
-
-[34] _nuoi_ e _vuoi_ per _noi_ e _voi_ qui ed altrove.
-
-[35] _sciò_ per _so_ qui ed altrove; _sciai_ e _scià_, _scianno_ per
-_sai_, _sa_ e _sanno_.
-
-Il Bojardo cantò: Ben scio certo che pria.... Ben sciò ch'io sosterrei
-(Sonetti e Canzoni, Milano 1845 pag. 32).
-
-[36] _Toccavassi_ per _Toccavasi_.
-
-[37] _Ferraù_.
-
-[38] Stanza mancante del sesto verso.
-
-[39] _fa scordarli_.
-
-[40] _dama_.
-
-[41] _puoco_ per _poco_ qui ed altrove.
-
-[42] _E a ogni sfrenato cuor_.
-
-[43] _Come in lucerna_.
-
-[44] _Quella spoglia mortal dal dì che in fasce_.
-
-[45] _Ella_.
-
-[46] _Bastammi_ per _Bastami_.
-
-[47] _Esser propizia_.
-
-[48] _puoi_ per _poi_ qui ed altrove.
-
-[49] _dicerne_ per _discerne_.
-
-[50] _ricerca_.
-
-[51] Son disposto, dama, condurmi. _Condure_ per _condurre_, in grazia
-della rima. Dante cantava:
-
- La mente innamorata che donnea
- Colla mia donna sempre, di ridure
- Ad essa gli occhi più che mai ardea.
- (Parad. C. XXVII v. 88-91).
-
-[52] _tornarmi bisogna_.
-
-[53] _Quale era direttiva al magno conte_.
-
-[54] cioè Orlando.
-
-[55] _mirando_.
-
-[56] _sciolsella_ per _sciolsela_. Verso mancante di due sillabe.
-
-[57] _chi la manda_.
-
-[58]
-
- _E pregate che come la passata,
- Questa altra notte sia da te trattata_.
-
-[59] _il vero_.
-
-[60] _diedi l'amore e l'alma_.
-
-[61] _e di me resti sazio_.
-
-[62] _il dì potevi rivedermi_.
-
-[63] _non crederia_.
-
-[64] Verso con una sillaba di più.
-
-[65]
-
- _Non che l'usasse, ma pensar potesse
- Di usarlo, alcun non scià che lo credesse_.
-
-[66] _sapeva di quel caso_.
-
-[67] _E ridente il baron s'estima_.
-
-[68] _accarecciar_ per _accarezzar_.
-
-[69] _presella_ per _presela_.
-
-[70] Dovrebbe invece leggersi _levante_.
-
-[71] _Piacemmi_ per _piacemi_.
-
-[72] _Conoscessi_ per _conoscesi_.
-
-[73] Aver il cervello dove la civetta ha il gozzo, vuol dire non averne.
-
-[74] _Così non ti vergogni, e mi_.
-
-[75] _partito_ per _scommessa_.
-
-[76] _parangone_ per _paragone_, _prova_; dall'antico francese
-_parangon_; ripetuto in seguito.
-
-[77] _debbassi_ per _debbasi_.
-
-[78] _detto ha_.
-
-[79] _facciammi_ per _facciami_.
-
-[80] cioè, chi dice ch'io non ho cervello, indovina peggio di quello
-che non veda io.
-
-[81] _Il sdegno_.
-
-[82] _Volsessi_ per _vollesi_.
-
-[83] _Muta l'effigie_.
-
-[84] _dolor_.
-
-[85] _e dentro_.
-
-[86] _uso_ per _usato_, _avvezzato_, _adoprato_.
-
-[87] _articola_, cioè, _dimostra minutamente_.
-
-[88] _Azael_ e la _Clavicola_, titoli d'opere di Magia e Negromanzia.
-
-[89] cioè, _per la via più comoda che può_.
-
-[90] _allestra_ per _allestisce_, _prepara_.
-
-[91] nome del folletto o demone lasciato in sua vece da Malagigi,
-chiamato da Dante Libicocco Inf. C. XXI.
-
-[92] _Per prenderlo pregion_.
-
-[93] _L'armata turba de Galliciana_.
-
-[94] Orlando vien dai poeti e romanzieri dipinto come guercio o strabo.
-
-[95] metaforicamente per _li percuote_.
-
-[96] _Chi se gli fe' vicin, stavan lontani_.
-
-[97] _abaglian_ per _abbaiano_, _latrano_.
-
-[98] _in frotta_.
-
-[99] più stravagante, più bizzarro.
-
-[100] _mostrar sua forma al conte_.
-
-[101] _questo uno_.
-
-[102] _E mentre per la ciambra un gran fracasso_.
-
-[103] _balci_ per _sbalzi_, _salti_.
-
-[104] cioè quando la grandine cade con tanta furia da sbucciare i salci.
-
-[105] _ponto pose quel che in ne le_.
-
-[106] cioè, e se non fosse accaduto che la regina ne era molestata.
-
-[107] latino per _sono_; e ciò per dar maggior solennità all'esorcismo.
-
-[108] cioè, gridò all'asino.
-
-[109] _volse_ per _volle_ come altrove.
-
-[110] Calcabrino demonio nominato da Dante (Inf. C. XXI e XXII).
-
-[111] _Mossessi_ per _Mossesi_.
-
-[112] per _gagliardi_ qui ed altrove.
-
-[113] _Movendossi_ per _Movendosi_.
-
-[114] _Che il gettò a terra, e non gli fece peggio_.
-
-[115] Camilla e Pentesilea, valorose eroine rammentate da Virgilio.
-
-[116] cioè _vi sparpaglio_, _vi dissolvo_.
-
-[117] da voi.
-
-[118] _uccide_.
-
-[119] _quello_.
-
-[120] cioè ristringa, rimpicciolisca.
-
-[121]
-
- _Che tutte le smarisse, anci le occide,_
- _Così la dama i sarracin divide._
- _Tal sono a parangon de altri men forti_
- _Contra pagan la dama e Dudon sorti._
-
-[122] _Si sforzano portar vittoria e vanto_.
-
-[123] _spenti_ per _spinti_.
-
-[124] latinamente per _pena_.
-
-[125] per caccia, spinge.
-
-[126] _Il gigante la sua nell'elmo ferma_.
-
-[127] _Al buon Dudone_.
-
-[128] _Non volse il cavaliere in quel drapello_.
-
-[129] _ello_.
-
-[130] _da Ranaldo mutato_.
-
-[131] _schismo_, metaforicamente per l'atto di staccarsi donde si
-trovava, e scagliarsi addosso a Rinaldo.
-
-[132] _de fuga_, cioè _precipitosamente_.
-
-[133] _parossismo_, termine di medicina, _esacerbazione_.
-
-[134] cioè, risponderle coll'armi.
-
-[135] _alciata_ per _alzata_.
-
-[136] troncamento licenzioso.
-
-[137] _cazza_ per _caccia_, _fuga_.
-
-[138] _L'ordine di_.
-
-[139] _e il suo_.
-
-[140] _Cum trenta milia_.
-
-[141] _Primo a ferir_.
-
-[142] _secco_ per _seco_.
-
-[143] _e grida Bradamante_.
-
-[144] _de un forte l'onore_.
-
-[145] _Che preso_.
-
-[146] _Ordine fu_.
-
-[147] _o vero al tutto occide o in terra_.
-
-[148] _Allor pagano alcun più non sofferse_.
-
-[149] _L'assalto..... tradito_.
-
-[150] _Dall'altro canto_.
-
-[151] _Mossessi_ per _mossesi_.
-
-[152] _dove Marcallar_.
-
-[153] _fu allor_.
-
-[154] _investisse_ cioè _investisce_ o meglio _investe_.
-
-[155] per _sforzasi_.
-
-[156] _quel_.
-
-[157] Il fatto cui qui si allude, come gli altri avvenimenti accennati
-nelle St. III. IV. V. e VI. son toccati nell'Orlando Furioso Canto III.
-St. LIII. LIV. LV. Canto XIV. St. II. e seg. C. XXXIII. St. XL. e seg.
-e ne parlano il Guicciardini nella Storia d'Italia lib. VIII e IX, e il
-Giovio nella vita d'Alfonso d'Este.
-
-[158] _tre_.
-
-[159] _E posto in seggio cum_.
-
-[160] _Che sol prudenzia gli donò_.
-
-[161] _L'inclito Alfonso Estense signor mio_.
-
-[162] _contra a chi di lui ha maggior_.
-
-[163] per _rimuova_.
-
-[164] _Ravenna, Zanniolo_.
-
-[165] _Quanto di Alfonso fu la sorte rea_.
-
-[166] _Che 'l vincer a ogni via non fa mai_.
-
-[167] _salvar lor_.
-
-[168] _cum furor_.
-
-[169] _E Balugante allor tosto soccorse_.
-
-[170] _lor_.
-
-[171] _il favor_.
-
-[172] _il capo si lavasse_.
-
-[173] _ardente_.
-
-[174] _li ebbe_.
-
-[175] _L'esercito_.
-
-[176] _Stavali in mezzo_.
-
-[177] _Va_.
-
-[178] _quelle stanze_.
-
-[179] _Quell'arbor sagittar par_.
-
-[180] troncamento licenzioso, come fu avvertito.
-
-[181] _colli_.
-
-[182] _gambe_.
-
-[183] _quadriga_, nel genere mascolino, manca d'esempio.
-
-[184] _dritta_.
-
-[185] _Ma in alto va talora e talor basso_.
-
-[186] _Va sfrenato talor_.
-
-[187] _Tardi talor, talor_.
-
-[188] _Feraguto allora_.
-
-[189] tranno i pregi, cioè, gittano i preghi.
-
-[190] _Cum dolci_.
-
-[191] _Sperano_.
-
-[192] implorano, invocano.
-
-[193] con berrette su una parte, cioè _alla smargiassa_.
-
-[194] _pettinata_.
-
-[195] per _vedeasi_.
-
-[196] _Perchè fur, benchè non sian, nupte quelle_.
-
-[197] _tien_.
-
-[198] Quello che dicesi qui con poca reverenza del costume degli
-Ecclesiastici, non vuolsi prendere a rigore, ma qual vivacità poetica,
-sebbene alquanto abusivamente satirica, alla quale però essi pure
-non mancavano forse di dare appiglio, se si consideri la corruzione
-grandissima di quei tempi. Inoltre la libertà colla quale, per mancanza
-di clausura, i preti ed i frati conversavano colle monache, dava campo
-ai maligni ed ai belli spiriti di interpretar sinistramente la loro
-innocente familiarità; S. Chiesa però pose riparo a queste cause di
-scandalo, santamente provvedendo alla esemplare riforma claustrale.
-
-[199] _ciera_.
-
-[200] _cercano_.
-
-[201] _puote_ per _potè_.
-
-[202] _lanza_.
-
-[203] _lanza_.
-
-[204] _dal pomo_.
-
-[205] _non vi rendo_.
-
-[206] _Come Idio vole sue mercede assetta_.
-
-[207] _Come Dio vole_ — _Come esso alfine_.
-
-[208] _difeso ha con sua mano_.
-
-[209] _essendo Ispano_.
-
-[210] per _mostrandolo_.
-
-[211] verso con rima sbagliata.
-
-[212] cioè, si distacca, si divide.
-
-[213] _Di sangue_.
-
-[214] _occide_.
-
-[215] _andasse_.
-
-[216] nome della spada d'Astolfo.
-
-[217] Anglese per _Inglese_.
-
-[218] _a gran ventura_.
-
-[219] cioè, la conquista di Gerusalemme e del S. Sepolcro.
-
-[220] _Chi cum offizii_.
-
-[221] verso di soverchio alla stanza.
-
-[222] _Mentre che questo_.
-
-[223] _Facea re Carlo, gionse un messaggiero_.
-
-[224] Leone III.
-
-[225] cioè ridotti a mal punto.
-
-[226] cioè incontro.
-
-[227] _gran rapine_.
-
-[228] Se è riprovevole la libertà che qui usa il Poeta riprendendo
-alcuni abusi, che pur sfortunatamente s'introdussero nella Corte Romana
-in tempi lacrimevoli per S. Chiesa, si prega il Lettore a non volere
-esser con esso più rigoroso di quel che questa pietosa Madre si mostrò
-verso Dante, il Petrarca ed altri gravi scrittori ortodossi; perchè
-ad onta di tante zizzanie seminate nella mistica vigna, _portae Inferi
-non praevalebunt adversus eam_, e la pietra angolare su cui Gesù Cristo
-fondava la Chiesa _in aeternum non commovebitur_.
-
-[229] _onore_.
-
-[230] per _miglia_.
-
-[231] _Della adorna cittade di Parigi_.
-
-[232] cioè ricche.
-
-[233] _Di tutte sorte_.
-
-[234] _Rellique sante e in man ricci messali_.
-
-[235] _E dopo lui ognun forte chiamava — Italia, Italia_.
-
-[236] V. Plutarco nelle vite degli illustri capitani qui nominati,
-ove son descritte diffusamente le loro imprese, ad ingrandimento della
-potenza Romana.
-
-[237] _Cesar la Franza, e Mario li Alemani_.
-
-[238] _spesso_.
-
-[239] Della guerra di Carlo Magno contro Desiderio e suoi collegati
-parla il Poeta nel I e II dei cinque Canti aggiunti al _Furioso_. Qui
-dice che il re longobardo fu vinto non per valore de' nemici, ma per
-gastigo divino, tenendo egli le parti contra la Chiesa.
-
-[240] cioè, baciògli.
-
-[241] _Nè prima il sacro imperator levosse_.
-
-[242] cioè, sollevandolo da terra, facendolo sorgere. Modo nuovo di
-usar questo verbo attivamente.
-
-[243] _In piede, e a ciò che vole il papa cede_.
-
-[244] _Montò il destrero senza altri letigi_; cioè senza contesa di
-complimenti.
-
-[245] _quella di re_.
-
-[246] cioè, il suo capo.
-
-[247] _Stavano de' Romani_.
-
-[248] cioè da viandante.
-
-[249] cioè scelto, eletto.
-
-[250] _Carlo quel giorno_.
-
-[251] _avuta da re Carlo_.
-
-[252] forse qui s'allude all'impresa contro Urbino.
-
-[253] In tutti i romanzi e poemi di cavalleria, Orlando è chiamato
-senator romano.
-
-[254] _E fu di chiara e nobil nazione_.
-
-[255]
-
- _Come di nome, detto Scipione_
- _Nato di quell'illustre nazione._
-
-[256] _nè tra lor si noma_.
-
-[257] cioè convenienti in precedenza ed etichetta.
-
-[258] cioè mal custodite.
-
-[259] _andavano_.
-
-[260] _Tutte sonare in guisa di allegrezza_.
-
-[261] _Tamburi e trombe et altre cose strane_.
-
-[262] _mottetti_.
-
-[263] _Papa Leone_.
-
-[264] per _magione_, stanza, da _maison_.
-
-[265] _fio_ per _figlio_. Dissero gli antichi, Figiovanni, Fighineldi
-per figlio di Giovanni, figlio di Ghineldo.
-
-[266] _Tornata era la dama colorita_.
-
-[267] _Quivi fu udito_.
-
-[268] cioè volgere, indirizzare.
-
-[269] _Passata ha l'Alemagna_.
-
-[270] _Il suo viaggio tien_.
-
-[271] _Pur quanto più da Franza si allontana_.
-
-[272] _Tiensi dal lato verso tramontana_.
-
-[273] troncamento licenzioso, come fu avvertito.
-
-[274] _A crudel morte_.
-
-[275] _Piagne meschina_.
-
-[276] cioè che la vede oggetto d'amore.
-
-[277] _alcun_.
-
-[278] verso viziato nella desinenza per ripetervisi la rima colla
-stessa voce del verso secondo.
-
-[279] per _spanna_.
-
-[280] cioè la natura adoprò ogni potere per farlo il più vigliacco e il
-più poltrone di tutta Spagna.
-
-[281] troncamento licenzioso.
-
-[282] _Tanto_.
-
-[283] _Non men vaghe al veder che_.
-
-[284] _disconzo_ per _disturbo_.
-
-[285] cioè _munte_.
-
-[286] _mostri_.
-
-[287] troncamento licenzioso da non usarsi.
-
-[288] Qui il Poeta segue la credenza volgare al suo tempo sulla
-grandezza comparativa tra il Sole e la Terra; ed il Varchi nella XIX
-lezione sulla _Divina Commedia_ dice, _il Sole, il quale è il maggiore
-anzi il padre di tutti i lumi, contiene la terra 166 volte e 3/8_ (V.
-VARCHI, _Lezioni sul Dante_ pag. 529). Gli astronomi moderni però fanno
-il Sole 1,326,480 volte maggior della Terra (V. _Annuaire du bureau des
-longitudes pour 1846_.)
-
-[289] _pare_.
-
-[290] _Ranaldo che si vide il mostro accosto_.
-
-[291] _mossessi_ per _mossesi_.
-
-[292] troncamento vizioso da non seguirsi.
-
-[293] _vacce_ per _vacche_.
-
-[294] _ad altro_.
-
-[295] _Non rivolse che a Ismonda ogni_.
-
-
-
-
-CANZONE
-
-
-
-
-_AI LEGGITORI CORTESI ED ERUDITI_
-
-_LUIGI MARIA REZZI_
-
-
-_Il nome e il grido d'un uomo grande ne accende in cuore maraviglia
-ed affezione così viva, che se per avventura ne viene alle mani una
-cosa, avvegnachè di picciol conto, la quale ne faccia a sapere di
-novello o chiarisca un fatto o un detto di lui, ovvero siagli in alcun
-modo appartenuta, noi l'abbiamo senz'altro in assai pregio, e ce la
-tenghiamo carissima._
-
-_Io credo adunque, o Leggitori cortesi ed eruditi, mettendovi dinanzi
-agli occhi questa canzone di Lodovico Ariosto, di farvi un dono molto e
-raddoppiatamente pregevole e gradito: secondochè voi potrete per essa e
-conoscere meglio una particolarità storica che lo risguarda, e gustare
-un frutto di quella mente divina assai squisito, rimasto fino ad ora a
-chicchessia, quanto io mi sappia, nascoso._
-
-_E piacciavi di udire s'io dico il vero. Noi sappiamo ch'egli avanti
-d'ammogliarsi ad Alessandra Benucci, lasciata vedova di se da Tito
-Strozzi, fu preso d'amore per una donna, nomata Ginevra, e però
-cantata da lui sotto allegoria d'un Ginepro[296]. Ma di tale avventura
-amorosa non si hanno notizie, se non dubbie e manche. L'Abate Girolamo
-Baruffaldi che ne scrive più a lungo, s'è rimaso nel sospetto che
-la Ginevra o non fosse fiorentina della famiglia de' Lapi, come il
-Sansovino affermava, o se sì, che non in Fiorenza, ma in Mantova
-dimorasse[297]. Altri di fresco ha messo in dubbio ch'ella fosse
-amata da Lodovico tanto quanto comunemente s'estima. Da ultimo se per
-li versi di lui n'è certo in qual modo ed età l'affetto suo inverso
-quella avea pigliato cominciamento, e che al quarto anno durava
-tuttavia[298]; niuno ci ha potuto dire finqui come e perchè gli fosse
-uscito dall'animo e venuto meno. Adunque per la canzone ch'io vi do
-qui messa per la prima volta sotto a' torchi delle stampe, scritta
-senza dubbio per la Ginevra, come per l'allegoria usatavi dentro vi si
-fa manifesto, voi apprendete tutte queste particolarità; cioè ch'ella
-abitava lungo le sponde dell'Arno, e non del Mincio: che l'Arno la
-piangeva a sè tolta come cosa sua: che dalle rive di questo fiume ella
-si partì in compagnia d'altrui, forse del marito, per valicare le Alpi
-e porre stanza in Francia, in qualche città o terra bagnata dalle acque
-della Saona: che Lodovico, disperando di poterla più nè seguitare nè
-ritrovare in sì lontano paese, dovette, non per leggerezza d'animo, ma
-per necessità, fattone prima il lamento grande, secondochè in simili
-incontri è il costume degli amatori, darsi pace una volta e cessare
-dall'amarla: finalmente non essere da credere che non fosse assai
-caldamente amata da lui una donna, la cui partenza, gli ha cavato del
-cuore versi, come questi sono, pieni di rammarico sì vero ed alto._
-
-_Che poi cotesta canzone sia un frutto assai squisito di quel divino
-intelletto, io spero ed estimo, che voi ne converrete meco di buon
-grado. E imprima voi sapete bene che una canzone allegorica, la quale
-non sia breve, quanto per lo vivo senso di se e di sua potenza attiva
-che la mente nostra prova nel raccorre e paragonare le simiglianze che
-sono dall'obbietto figurato a quello che lo figura, è cosa piacevole
-e bella a leggere o ascoltare; altrettanto è malagevole a fare per
-l'artifizio grande che vi si richiede, e se non vogliamo che il diletto
-si muti in pena, forza è che non appaia. E Lodovico ha condotto questa
-sua per dieci stanze sotto allegoria d'un ginepro sì maestrevolmente,
-che sembra essergli venuta giù dalla penna senza uno studio al mondo.
-Il più miracoloso poi si è, che il concetto allegorico, venendo più da
-arte che da natura, non raffredda qui per niente il vivo ardore della
-passione, e non ne impaccia o tarda i varii e concitati movimenti, E sì
-che le smanie d'un amatore passionato a avventuroso, il quale si vede
-tolta ad un tratto e per ognora colei ch'era la gioia del cuor suo,
-non potevano, al mio parere, essere colorite a tinte più vere e più
-calde e franche. Come in mezzo al dolore ch'egli sente per la perdita
-fatta, s'intenerisce e teme per la sua donna ita a starsi sotto aspro
-e stranio cielo! Come alla mestizia dello stato presente mescolando
-la memoria delle allegrezze trapassate, rammenta queste appena, che
-ricade più desolato in quella! Come traportato qua e là dal vario
-ondeggiamento degli affetti or teneri or dolorosi, si lascia vincere
-da ultimo alla piena dell'affanno in tanto che prende a fastidio la
-vita, non cura soccorso, ed odia ogni cosa che gli era dinanzi e dolce
-e cara! Al che non vi disgradi, o Leggitori, d'aggiungere avvedimento
-ed artifizio assai bello e secondo natura, degno, chi ben lo consideri,
-d'essere all'uopo imitato, non che avuto in pregio. Il quale è che qui
-ogni stanza corre libera di se e sciolta al tutto dalla legge del dover
-essere l'una uniforme alle altre nel numero e nella qualità de' versi
-e nella rispondenza delle rime. Perciocchè non è egli bello e secondo
-natura che anco l'abito esteriore della canzone prenda forma dal
-subbietto di quella? e che l'andamento del metro sia vario e diseguale,
-come varii e diseguali sono i moti d'un animo agitato e messo in
-iscompiglio da forte e disperato dolore?_
-
-_Io voglio però che voi sappiate, che cotesta canzone, venutami,
-parecchi anni sono, sotto gli occhi nell'atto che stava esaminando uno
-zibaldone Barberiniano manoscritto, contenente diverse poesie latine ed
-italiane, non notato ne' cataloghi nè contrassegnato di numero alcuno,
-non porta veramente nè in fronte nè altrove nome d'autore qual che
-si sia. Ciò non di meno io non istetti allora, nè sto oggi in forse
-d'attribuirla fidatamente a Lodovico Ariosto. E queste sono le ragioni
-che mi condussero già e tengonmi fermo tuttavia in cosifatta sentenza;
-ed io spero che voi le avrete per buone e salde._
-
-_La scrittura è senza dubbio di mano d'un copiatore vissuto al secolo
-XVI, come pure la forma del dire è l'usata in tale età, non in alcuna
-di quelle che furono innanzi. Fra i poeti adunque del secolo XVI è da
-cercare chi ne sia autore. Or de' poeti del cinquecento io posso senza
-giattanza affermare d'aver letto, pressochè tutti, i canzonieri e i
-tanti libri di rime raccolte da parecchi, una gran parte de' quali,
-comecchè alcuni sien rari, sono giunto altresì dopo cure molte ad avere
-in possesso; e consideratili bene, io dico con sicurtà a niuno di loro
-potersi essa ragionevolmente ascrivere, ma sì a Lodovico Ariosto. E in
-primo luogo niuno di quelli, il quale sia salito in qualche fama, ha
-scritto versi per sua donna, sotto aperto nome di Ginevra, salvochè,
-se pur la memoria non mi fallisce, l'Ariosto e Bernardo Tasso[299].
-Che questa non sia la Ginevra Malatesta cantata da Bernardo, non è da
-dubitare; essendochè, oltre molte altre cose ch'io potrei dire, e che
-ognuno può agevolmente per se ricavare dalle rime di lui, si sa che
-ella era da Rimini, e andò moglie al Cav. degli Obizzi non in Francia,
-ma in Italia[300]. Che poi sia la Ginevra amata dall'Ariosto, pare a
-me esser chiaro a sufficienza per le cose qui dette di lei, le quali
-molto ben s'accordano a quello che e la storia ne racconta, e Lodovico
-medesimo accenna nella canzone allegata di sopra. Dappoichè la prima
-afferma ch'ella fu fiorentina: e qui per l'appunto l'Arno è tratto
-fuori a piangere e a dolersi che gli sia tolto il suo bel Ginepro[301].
-Il secondo, accommiatando la predetta sua canzone, dicele:_
-
- _Canzon, crescendo con questo ginepro,_
- _Mostrerai che non ebbe unqua pastore_
- _Di me più lieto, e più felice Amore:_
-
-_e qui altresì tocca e rammenta in più stanze lo stato d'allegrezza e
-felicità, ov'erasi fino a quell'ora ritrovato[302]. Nè i particolari
-di tal amore, conosciuti ora di nuovo e annoverati in sul principio
-del proemio, contrariano alla storia: anzi tutti vi si rannodano
-assai bene, e giovano a farne sapere quale verisimilmente ne fosse il
-seguito e il fine. Il subbietto adunque, preso a cantare dal poeta
-secondo il suo costume allegoricamente, potria parere esso solo più
-che bastevole a mostrar vera la mia opinione. Ma a confermamento di
-quella viene eziandio la maniera, onde la canzone è ordita. Tutti i
-poeti del cinquecento, eccettone l'Alamanni e i due Tassi, Bernardo e
-Torquato, e alcuni pochi nè molto valenti imitatori loro, i quali hanno
-seguita una certa via nuova da non potersi scambiare con altra, hanno
-foggiato le canzoni loro amorose, sì quanto ai concetti e al tessuto,
-che quanto allo stile, sugli esempi datine dal Petrarca. Ma questa,
-come voi vedete, non ha per niente il fare petrarchesco, ma più tosto
-un fare che trae a quello di Catullo e di Tibullo. E al secolo XVI
-solo l'Ariosto è quegli, il quale, come si mostra per alcune canzoni e
-capitoli suoi, è andato seguitando le orme di que' candidi, eleganti
-ed affettuosi scrittori antichi d'elegie. Finalmente, posto eziandio
-che non avessi gli argomenti recati in mezzo finqui, io m'indurrei
-a gridare Lodovico autore di questa canzone solo per la bellezza e
-bontà singolare dello stile poetico che per entro vi si ravvisa. Chi,
-se non egli, ha fior di lingua sì candido e puro? Chi modi e vezzi di
-favellare sì freschi e scelti? Chi tropi sì vivi e modesti? Chi dire
-di sapore sì attico e antico, elegante ad un tempo e naturale? Chi
-verseggiare sì libero e franco? Chi imaginare sì spontaneo e ricco?
-Chi maniera sì dolce e bella di toccare gli affetti del cuore secondo
-natura, e dietro le norme avutene dagli antichi scrittori latini e
-greci? Per le quali cose tutte io conchiudo che questa canzone o è
-fattura dell'Ariosto, o non v'è poeta del secolo XVI. i cui versi sieno
-conosciuti, al quale si possa a buon dritto ascrivere._
-
-_Abbiatevela voi dunque, o Lettori cortesi ed eruditi, in dono, e
-piacciavi di gustarla; e se non avete per ancora il palato guasto
-dai liquori acri e mordaci vegnentici d'oltremare o d'oltremonti,
-io m'assicuro ch'ella v'avrà sapore d'uno de' frutti più squisiti
-e dilicati che siano surti fuori del bel terreno, ove già ebbero
-nascimento Catullo, Tibullo e Lodovico._
-
-
-ANNOTAZIONI AL PROEMIO
-
-[296] Si vegga fra le poesie varie di Lodovico Ariosto stampate in
-Firenze nel 1824 presso Giuseppe Molini a f. 146 il sonetto VII, il
-quale incomincia:
-
- Quell'arboscel che in le solinghe rive.
-
-[297] Vita di M. Lodovico Ariosto. Ferrara 1807 in f. a f. 147.
-
-[298] Si vegga fra le poesie varie citate sopra a f. 184. la canzone
-che incomincia:
-
- Quando il sol parte, e l'ombra il mondo cuopre,
-
-ove alla stanza IV. l'Ariosto canta così:
-
- Ginevra mia, dolce mio ben, che sola,
- Ove io sia, in poggio o 'n riva,
- Mi stai nel core, oggi ha la quarta estate,
- Poi che, ballando al crotalo e alla piva,
- Vincesti il speglio alle nozze d'Iola,
- Di che l'Alba ne pianse più fiate:
- Tu fanciulletta allora
- Eri, ed io tal che ancora
- Non sapea quasi gire alla cittate.
-
-Dal che si ricava eziandio che la canzone ora data alle stampe
-dev'essere stata scritta da lui nell'età giovanile: tanto più che alla
-stanza VI. di questa egli dà al suo Genebro l'aggiunto di _giovine_. Nè
-voglio lasciar qui di notare che questa canzone, trovata dal Baldelli
-attribuita all'Ariosto e scritta di sua mano dal Varchi, non solo si
-legge stampata dal Doni ne' Marmi sotto il falso nome di Jacopo de'
-Servi; ma ancora nel libro secondo delle rime di diversi nobili uomini
-ed eccellenti poeti (Giolito 1547. in 8. a c. 150) e per errore più
-solenne ascritta a Giulio Cammillo, poeta, come ognun sa, a cui certo
-la lena non poteva di gran lunga bastare a scrivere cosa sì elegante e
-leggiadra.
-
-[299] Fra i poeti di minor grido io non mi rammento che di
-Gianfrancesco Bosello da Piacenza mia patria, di cui si hanno alle
-stampe versi scritti per una Ginevra, la quale però fu da Bologna della
-famiglia degli Orsi. (Rime di Diversi, Bologna 1551. in 8. a f. 286.)
-
-[300] Vedi la vita scrittane dal Seghezzi e dal Serassi, e l'Orlando
-Furioso dell'Ariosto, canto ultimo St. V. e VI.
-
-[301] St. II.
-
-[302] St. IV. V. e VII.
-
-
-
-
-PER LA PARTENZA DI GINEVRA
-
-CANZONE
-
-
-I.
-
- Deh chi sent'io, mie dolci rive amiche,
- Che pur di sen vi svelle
- Mio bel Genebro, e 'n quelle
- Altre il ripon di voi tanto nemiche,
- E di voi meno apriche?
- Anzi più; c'or da voi
- Par volti il ciel là tutti i lumi suoi?
-
-II.
-
- Come piange Arno, e corre
- Oltra l'usato tempestoso e 'nsano,
- Sol perchè a mano a mano
- Il bel Genebro suo si sente torre;
- Così ride, e pian piano
- Or vassene, e più queta
- E più lieta che mai, la bella Sona,
- Che di lui s'incorona, e per lui spera
- Eterna primavera.
-
-III.
-
- Onde pur, lasso! al faticato fianco
- Avrò più qualche posa?
- La dolce ombra amorosa
- Del mio Genebro altero or ne vien manco:
- Man rapace invidiosa
- Sveglielo de' nostr'orti,
- E par sì lunge, oltr'a quell'alpi, il porti,
- Che più nè seguitarlo
- Spero, nè ritrovarlo.
-
-IV.
-
- Or pur cadrò, m'è tolto il mio sostegno
- E più saldo e più fido:
- Nè se ben piango e grido,
- M'ode, o si piega il mio nemico indegno.
- Ma come tanto sdegno
- In ciel ver me sì tosto?
- In ciel c'or m'avea posto
- In parte da bearme,
- Or congiurato par tutto a dannarme?[303]
-
-V.
-
- A che pur tante e tante, Amor, versarmi
- In grembo tue ricchezze,
- E di tante allegrezze il cor colmarmi,
- Per or, più che mai, farmi
- E povero e doglioso? In ciel beato
- Lasso! fui poco: or caggione, e dannato
- Per sempre; nè già mio
- (E questo è ch'io mi doglio)
- Superbo orgoglio, od altro fallo rio[304].
-
-VI.
-
- Per troppo aspro viaggio
- E lungo il giovin mio Genebro porti.
- Deh, no 'l trar di quest'orti
- Cultor! deh, sia più saggio!
- Ahi ch'ogni picciol raggio
- Di sole, ogni aura leve gentil fronda
- E ramo, come i suoi, seccane e sfronda!
-
-VII.
-
- Ne riponeva in ciel, Pianta al ciel grata,
- Tua bella vista sola;
- Ne riponeva in ciel, Pianta beata,
- L'ombra ch'or mi s'invola.
- Ahi folle e dispietata
- Man che d'orto sì bel ti sveglie e parte,
- Misera! e per piantarte
- Ove? in gelata riva,
- Ove fior maggio a pena, o fronde ha viva.
-
-VIII.
-
- Agli esperidi orati alteri frutti
- Le foglie d'un Genebro i' pongo avanti,
- E 'l vago stelo a tutti
- I più dritti arboscei degli orti santi,
- E 'l vivo verde a quanti
- Smeraldi mai dienne il più ricco lido.
- Però grido: Quell'empio che men priva,
- M'invidia ben ch'io viva.
-
-IX.
-
- Ancisa or la mia speme,
- Anima illustre, cade a tua partenza,
- Come vite che senza
- Sostegno atterra le sue frondi estreme;
- E qual fior, s'altri il preme,
- Il suo bel giallo o rosso, ella tal perde
- Il suo vivo bel verde.
-
-X.
-
- Toltomi, Amor, del mio Genebro amato
- L'odor di che nudrissi
- Il cor, nè d'altro io vissi,
- Questo or sia del mio sen l'ultimo fiato:
- Nè vo' che di mio stato
- Tu curi, o mi soccorra; e schivo tutti
- Tuoi più salubri frutti:
- Anzi tuo latte e mele
- Odio qual tosco o fele.
-
-
-ANNOTAZIONI ALLA CANZONE
-
-[303] Tropo usato anche altrove dall'Ariosto in simil forma, e ripetuto
-nella stanza che seguita, recato in vero un po' troppo al di là di
-quello che si conviene a poeta cristiano. Ogni uomo discreto però dee
-intenderlo ne' debiti modi, e non averlo in altro conto che d'una
-maniera di parlare per esagerazione, messagli in bocca da calda e
-passionata fantasia.
-
-[304] Modo di dire notabile, lasciatavi la preposizione _per_, come
-s'usa nelle voci _colpa_, _mercè_, _bontà_, _vergogna_, e simili.
-
-
-
-
-INDICE
-
-
- _Dedica all'Accademia Valdarnese_ Pag. III
- _Prefazione_ » V
- _Rinaldo Ardito_ Canto I. » 1
- —— Canto II. » 6
- —— Canto III. » 43
- —— Canto IV. » 55
- —— Canto V. » 75
- _Prefazione del Rezzi alla Canzone_ » 99
- _Annotazioni alla Prefazione_ » 109
- _Canzone per la partenza di Ginevra_ » 111
- _Annotazioni alla Canzone_ » 117
-
-
- ERRORI CORREZIONI
-
- _Pag._ _vers._
-
- 11. 6. pensier piacer
- 19. 8. non ne
- 58. 7. eranti erranti
-
-
-
-
-
-Nota del Trascrittore
-
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-senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate in
-calce all'indice sono state riportate nel testo.
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-End of the Project Gutenberg EBook of Rinaldo ardito, by Ludovico Ariosto
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-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO ***
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-The Project Gutenberg EBook of Rinaldo ardito, by Ludovico Ariosto
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-
-
-Title: Rinaldo ardito
- Frammenti inediti pubblicati sul manoscritto originale
-
-Author: Ludovico Ariosto
-
-Editor: Giuseppe Aiazzi
- Innocenzo Giampieri
-
-Release Date: October 25, 2015 [EBook #50306]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO ***
-
-
-
-
-Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online
-Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net, in
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-RINALDO ARDITO
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-<p class="main-t">
-RINALDO ARDITO
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-<p class="pad2 x-small">
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-<p class="pad1 x-large g">
-LODOVICO ARIOSTO
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-<p class="pad4">
-<span class="g">FRAMMENTI INEDITI</span><br /><br />
-<span class="x-small">PUBBLICATI SUL MANOSCRITTO ORIGINALE</span><br /><br />
-<span class="small"><b>DA I. GIAMPIERI E G. AIAZZI</b></span>
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-<span class="large g">FIRENZE</span><br />
-<span class="x-small">NELLA TIPOGRAFIA PIATTI</span><br />
-<span class="xx-small">A SPESE DEGLI EDITORI</span><br />
-—<br />
-1846.
-</p>
-</div>
-
-<div class="verso">
-<hr class="mid" />
-<p>
-<i>Gli Editori intendono valersi del diritto e privilegio
-concesso loro dalle veglianti leggi in materia di stampa
-e proprietà letteraria, a danno dei contraffattori.</i>
-</p>
-<hr class="mid" />
-</div>
-
-<div class="dedica"><a id="dedica"></a>
-<p>
-<span class="smcap"><span class="large">ALL'ACCADEMIA VALDARNESE</span><br />
-cui il POGGIO zelante ed acuto discopritore<br />
-di rari monumenti della sapienza latina<br />
-dava vita<br />
-QUESTE PREZIOSE RELIQUIE DEL CANTORE DEL FURIOSO<br />
-dimenticate e quasi ignote<br />
-due consoci<br />
-seguaci troppo diseguali degli studj di tanto fondatore<br />
-con grato animo intitolavano</span>
-</p>
-</div>
-
-<div class="somm">
-<hr />
-<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
-<hr />
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span>
-</p>
-
-<h2 id="prefazione">PREFAZIONE</h2>
-</div>
-
-<p>
-L'annunzio della stampa d'un'Opera del
-divino Ariosto, non solo inedita, ma quasi
-sconosciuta, e tale da essersene perfino
-impugnata da solenni scrittori la reale esistenza,
-ai nostri giorni in cui si è tanto
-rovistato e tanti disotterramenti si son
-fatti dalla polvere delle pubbliche e private
-Biblioteche ed Archivi, parve cosa mirabile
-e da reputarsi quasi favolosa, ove
-il fatto di per se stesso non rispondesse
-<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span>
-perentoriamente. L'Opera della quale ci
-avvisiamo parlare è il <span class="smcap">Rinaldo Ardito</span><a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>,
-altro poema dell'Omero ferrarese, dettato
-da esso dopo l'Orlando Furioso, e sugli ultimi
-anni di sua vita. Ma perchè la storia
-bibliografica e letteraria di questo Poema
-è nuova del tutto, ed alquanto intricata,
-non sia grave al Lettore che noi vi spendiamo
-quel tanto di parole che servano
-a dilucidarla, ed a renderla piana ed incontroversa.
-Così operando, verremo a
-supplire al difetto del Ch. Fr. Reina Editore
-del Furioso della Collezione de' Classici di
-Milano, il quale nel 1812 prometteva corredare
-quella ristampa d'un comento, ed
-aggiungervi <i>per la prima volta tutti i frammenti
-di un altro poema trovati fra carte
-dimenticate e già spettanti al D. Giuseppe
-Lanzoni</i>. Onde non conoscendo le cause
-che lo impedirono a dar fuori quel comento,
-<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span>
-e a pubblicare questi Frammenti,
-ci lusinghiamo che egli avrebbe a grado
-che l'avessimo rilevato da questo secondo
-debito, se il cielo gli avesse concesso
-più lunga vita.
-</p>
-
-<p>
-Antonfrancesco Doni fiorentino, uno
-degl'ingegni più bizzarri e fantastici che
-coltivassero le lettere italiane sulla metà
-del Secolo sedicesimo, fu il solo che nella
-<i>Seconda Libreria</i><a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a> palesasse ai dotti l'esistenza
-del nostro Poema, con queste nude
-e magre parole «<i>Lodovico Ariosto, <span class="smcap">Rinaldo
-Ardito</span>, dodici canti.</i>» Ma al bugiardo
-(ed il Doni n'avea fama ben giustificata)
-non è creduto neppure il vero; cosicchè
-tutti coloro che parlarono della vita e
-delle opere di Messer Lodovico, dal di
-lui figlio Virginio sino al Tiraboschi, o si
-astennero dal registrare fra queste il Rinaldo
-Ardito, o lo rammentarono solo
-per causa di dileggio e di rimprovero al
-Doni, tacciando d'impostura e menzogna
-la notizia che egli ne dava. Nè questa imputazione,
-benchè dura e falsa, può dirsi
-<span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span>
-moralmente temeraria, poichè non si credè
-presumibile che il Doni potesse conoscere
-tutti gli scritti del Poeta editi ed inediti al
-tempo suo, meglio di Virginio figlio amatissimo
-di esso, il quale conviveva seco
-lui, ne riceveva precetti e buon avviamento
-alle ottime discipline, ed aveva agio e
-libertà di leggere tutto ciò che il padre
-dettava. Ed in fatti fu questi che raccolse
-tutte le di lui poesie latine, e che nel
-1545 dette ad Antonio Manuzio, che li
-stampò per la prima volta, i cinque Canti
-che seguono la materia del Furioso, o
-meglio preparati per altro Poema. Ma comunque
-la cosa si fosse, la verità è che
-il Rinaldo Ardito è esistito, ed in parte
-esiste; e forse il Doni lo vide completo in
-mano dell'Autore, o da esso medesimo
-n'ebbe contezza: e dico così, perchè niun
-altro ne fa parola. Però non saprei indagare
-la ragione per la quale gli piacque
-tenerlo celato ai suoi più cari e confidenti,
-pe' quali non avea segreto, e lo palesasse
-al Doni: in questa riserva è un qualche
-enimma, ed aspetteremo che sorga
-l'Edipo per darne spiegazione. Frattanto
-<span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span>
-per non perdersi in vane induzioni e fallaci
-ipotesi sulla via che condusse il Doni
-alla conoscenza di questo componimento,
-proseguiamo il discorso diretto sul medesimo.
-</p>
-
-<p>
-A questo lavoro par certo ponesse
-mano l'Ariosto dopo l'Orlando Furioso,
-e dopo il 1525; imperocchè nella stanza
-V a pag. 44 accenna già successa la
-prigionia di Francesco re di Francia, che
-avvenne in quell'anno sotto Pavia. Il Poeta
-morì nel 1533, appena compita la stampa
-da esso vegliata e corretta del Furioso,
-nè fra le Opere manoscritte da esso lasciate
-si fece motto da veruno trovarsi il Rinaldo
-Ardito; da questo silenzio io non
-saprei altro dedurre, o che non fu fatto
-un accurato esame di questi Manoscritti,
-il che non sembrerà verosimile, o che a
-quel tempo il Rinaldo non era più in sue
-mani, per averlo passato in quelle di qualche
-amico e confidente, il quale si tacque
-dappoi per ignota ragione sul prezioso deposito.
-Che il nostro Manoscritto fosse ab
-antico custodito nello stesso luogo ed insieme
-ad altre opere di questo Autore, ce
-<span class="pagenum" id="Page_x">[x]</span>
-ne fanno accorti le antiche macchie d'umidità
-che deturpanlo in più carte di seguito,
-macchie dello stesso colore e della
-stessa configurazione che vedonsi in molti
-altri de' suoi scritti originali, che conservansi
-nella Biblioteca comunale di Ferrara,
-e che perciò attestano aver corso sorte
-eguale al nostro, allorquando trovavansi
-insieme riuniti.
-</p>
-
-<p>
-Fermata così l'esistenza effettiva e l'originalità
-del nostro Codice, ci manca il
-filo per proseguire la storia del suo destino,
-accompagnandolo nei diversi passaggi
-che sempre sconosciuto può aver fatti, dallo
-studiolo del Poeta alla copiosa e scelta
-raccolta di Opere a stampa e manoscritte,
-messa insieme con pene e dispendio dal
-D. Giuseppe Lanzoni Ferrarese, morto nel
-febbraio del 1730, e quindi nella libreria
-dei Marchesi Bevilacqua. E dicemmo sempre
-sconosciuto, perchè il Lanzoni stesso
-che era così generoso e cortese nel favorire
-ed accomunare cogli amici suoi l'uso della
-propria biblioteca, non conobbe o almeno
-non palesò a veruno il gioiello che egli
-possedeva; mentre nella Vita affettuosa e
-<span class="pagenum" id="Page_xi">[xi]</span>
-molto particolarizzata che di questo egregio
-e dotto medico scrisse Girolamo Baruffaldi
-il seniore,<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> non vien neppure
-emesso il dubbio ch'egli possedesse il nostro
-Manoscritto. L'onore adunque di avere
-scoperto e messo in luce il ritrovamento
-dei frammenti del Rinaldo Ardito, d'averli
-esaminati e recatone fuori un saggio, si
-deve a Girolamo Baruffaldi il giovine, il
-quale nella Vita dell'Ariosto a pag. 172 ci
-fa sapere che <i>ad altro poema eziandio pose
-mano, oltre a quello del <span class="upright">Furioso</span>: uno squarcio,
-o piuttosto abbozzo di esso fu trovato a
-caso tra le carte dimenticate del chiariss.
-Medico Ferrarese Giuseppe Lanzoni; ma
-riuscendo il manoscritto originale difficilissimo
-ad intendersi per la rozza scrittura,
-per la mala conservazione de' fogli, e per le
-varie cancellature, io non ho potuto relevarne
-interamente, che alquante stanze, quali
-saranno poste in fine..... Io non peno a
-credere, abbenchè il Barotti lo neghi, che
-questo possa essere il Poema dall'Ariosto
-intitolato il <span class="upright">Rinaldo</span>, come accennò il Mazzuchelli
-<span class="pagenum" id="Page_xii">[xii]</span>
-sulla relazione del Doni; conciossiachè
-nel Canto IV.<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a> diffusamente parlasi
-di questo Paladino, delle sue imprese,
-de' suoi viaggi e della sua donna Bradamante<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>....
-Ed i frammenti da me veduti
-non sono che un primo abbozzo informe
-in molti luoghi scorretto fino al leggervisi
-una stanza scritta seguentemente di soli sette
-versi<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>.</i>
-</p>
-
-<p>
-Era oltrepassato mezzo secolo dalla
-morte del Lanzoni al tempo che il Baruffaldi
-scriveva la vita dell'Ariosto, di maniera
-che avrebbe potuto manifestare la
-persona presso la quale egli ebbe agio di
-studiare e trascrivere degli squarci del
-nostro Codice, nè saprei indovinar la
-causa per cui si tacque: era forse tuttora in
-casa Bevilacqua?..... Ma tralasciando le
-congetture, e venendo alla storica certezza,
-diremo che il Sig. Canonico Vincenzio
-Faustini, uomo fornito di buone lettere,
-ereditò dal padre suo il nostro Codice,
-ed a noi come possessor legittimo ne fece
-<span class="pagenum" id="Page_xiii">[xiii]</span>
-legittima cessione nel luglio dell'anno decorso;
-onde io mi do a credere che essendo
-il padre del Sig. Can. Faustini assai
-versato in questi studj e nella paleografia,
-ed avendo vissuto negli anni in cui per
-straniera invasione tanti insigni stabilimenti
-rimasero soppressi, e tanti pubblici
-e privati monumenti di libri e scritture
-andarono dispersi o per ignoranza distrutti,
-fu una fortuna che queste preziose reliquie
-venissero alle mani di lui, che seppe
-raffigurarle e tenerle nel pregio che meritavano.
-Quindi se mancano ad appagare
-la curiosità del Lettore notizie positive e
-speciali sulla sorte corsa da esse, ciò vien
-largamente compensato dalla sodisfazione
-che gli deriverà dal percorrere queste pagine,
-ove stampava sì luminose tracce della
-fecondità del suo immortal genio il
-Cantore del Furioso; e se qualche gusto
-gli rimane della buona poesia, e se qualche
-scintilla d'amor patrio gli scalda le
-vene, sarà contento aver veduto in questa
-età aumentarsi il patrimonio delle nostre
-lettere, e di nuove fronde rinfrescarsi la
-corona immortale che cinse l'onorata
-<span class="pagenum" id="Page_xiv">[xiv]</span>
-fronte del Poeta che, se Dante non era,
-sarebbe per primo inchinato.
-</p>
-
-<p>
-Che poi questi Canti fossero dettati
-per innestarli all'Orlando Furioso, come
-opinò taluno, oppure dovessero unirsi ai
-cinque altri postumi pubblicati da Virginio,
-la lettura attenta dei medesimi, ed il
-filo delle storie che vi son narrate, benchè
-interrotto, mostrano chiaramente che
-questa opinione non ha sussistenza; imperocchè
-il Furioso fu in ogni sua parte
-perfezionato dal Poeta nell'edizione del
-1532, e tutte le storie intessutevi hanno
-il loro pieno sviluppo particolare. Di più
-nel Rinaldo compariscono personaggi ed
-attori diversi da quelli rammentati nell'Orlando,
-e toltone tre o quattro, nuovi
-affatto. E finalmente alla pag. 45 si allude
-ad alcuni avvenimenti storici occorsi in
-Italia al tempo dell'Ariosto, che erano
-stati narrati prima nei Canti III, XIV e
-XXXIII dell'Orlando; cosicchè se questi
-Canti fossero stati destinati ad inserirsi in
-esso, ne sarebbe resultata un'inutile ed
-oziosa ripetizione di fatti; però l'inesauribil
-vena del Poeta non abbisognava di tali
-<span class="pagenum" id="Page_xv">[xv]</span>
-sussidj, nè l'avrebbe consentito l'alterezza
-del suo genio. Mi fo meglio a credere che,
-avendo ideato questo nuovo Poema, volle
-mostrare ad Alfonso suo Mecenate, che
-non si lasciava fuggire occasione di cantare
-e ricantare le sue belle imprese, ogni
-volta che gli cadeva in acconcio di farlo
-solennemente.
-</p>
-
-<p>
-Il titolo di <span class="smcap">Rinaldo Ardito</span>, credo che
-sia stato dato al poema, perchè apparisce
-dalla pag. 31, che questo famoso Paladino,
-protagonista dell'azione, onde ottener
-certa vittoria sull'esercito infedele, si travestisse
-da Saraceno, e sotto le mentite
-spoglie potè conoscere le forze del nemico;
-quindi dopo aver tutto esplorato, allorchè
-i due eserciti stavansi a fronte,
-avendo per mezzo della sorella Bradamante
-avvisato dell'inganno i capitani di Carlo,
-pose lo scompiglio nel campo nemico,
-e coll'aiuto dei Cristiani accorsi in tempo,
-disfecero l'oste pagana; e termina
-l'impresa colla conversione al Cristianesimo
-dei principali condottieri Saraceni e
-di Fondrano loro capo e Signore. Questo
-in breve pare che fosse il concetto del Poeta,
-<span class="pagenum" id="Page_xvi">[xvi]</span>
-innestandovi al solito vaghissimi episodj,
-che per la loro varietà e pel loro
-festivo colore ne rendono oltremodo gradevole
-la lettura.
-</p>
-
-<p>
-Accennata la storia del nostro Codice
-e del suo contenuto, ci resta da prevenire
-il Lettore sull'ordine da noi seguito in
-questa prima pubblicazione, cominciando
-dall'esatta descrizione del Manoscritto qual
-si trova attualmente. Questo si compone
-di trenta carte numerate modernamente
-da una sola parte, e distribuite in quattro
-quinternetti. Il primo di essi conduce da
-1 a 6; il secondo da 7 a 14; il terzo da 15
-a 22; ed il quarto da 23 a 30. È necessario
-però avvertire che il terzo è contrassegnato
-nel margine inferiore della pag. 15 di
-mano dell'Autore con <i>b</i>, ed il quarto medesimamente
-a pag. 23 con <i>D</i>: il primo e
-secondo non portano segnature; ogni pagina
-contiene quattro ottave, meno che la 2
-che ne ha cinque, la 19 la quale ne ha
-otto, scrittevi a doppia colonna, e la 29
-che ne ha tre; cosicchè formano nell'insieme
-dugento quaranta quattro ottave. Ai
-quattro quinternetti serve di custodia una
-<span class="pagenum" id="Page_xvii">[xvii]</span>
-cartella di rozzo cartone bianco, che in
-avanti fu destinata a conservare dei conti e
-delle ricevute. Un cordoncino di seta rosso
-trapassa nella costola per traverso il cartone
-e i quinternetti, ed è fissato in fine con
-nodo; i due capi di esso poi son fermati
-nell'interno con cera di Spagna e sigillo
-della pubblica Biblioteca di Ferrara, ad
-autenticare il Certificato che qui si riporta
-in nota<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_xviii">[xviii]</span>
-</p>
-
-<p>
-Ora venendo alla disposizione materiale
-della stampa, la lettura del Manoscritto,
-nell'ordine in cui si trova, ci fece dubitare
-che le carte non seguissero regolarmente e
-con progresso razionale la materia, ma che
-i quinternetti fossero stati a caso in tal
-guisa disposti; ed il dubbio dell'interpolazione
-divenne certezza, quando le segnature
-del terzo e quarto c'indicarono chiaramente,
-che questi invece dovevano precedere
-i due senza segnatura: ed a questa
-via ci attenemmo. E volendo che il Lettore
-si convinca co' propri occhi della giustezza
-della nostra risoluzione, s'imagini che la
-stampa nell'ordine del Codice avrebbe cominciato
-da pag. 46 colla stanza X. fino a
-pag. 85 stanza XXX., avrebbe proseguito
-<span class="pagenum" id="Page_xix">[xix]</span>
-colla pag. 1 stanza I. fino a pag. 46 stanza
-IX., talchè alla lettura in questo senso ne
-resulta la narrativa de' casi incomposta ed
-a ritroso. Ed in fatti, nella nuova disposizione,
-si trovano in principio alcuni capitani
-infedeli combattenti contro l'esercito
-cristiano, quindi si veggono abbracciare
-il Cristianesimo ad insinuazione d'Orlando.
-Vi si legge pure un'avventura di Ferraù,
-il quale cade per inganno nell'acqua, e per
-forza d'incanto si vede trasportato nel
-giardino di Venere, ove è presente al trionfo
-d'Amore ec. ec. dovecchè adottando
-l'altro modo, ne sarebbe derivato una mostruosità,
-non procedendo naturalmente
-il filo della materia e degli avvenimenti
-raccontati.
-</p>
-
-<p>
-La ragione per la quale si è creduto
-bene render minutissimo conto di questo
-nostro materiale riordinamento, deriva
-dall'aver voluto fuggir la taccia d'arbitrarj,
-ove cadesse in mente a taluno raffrontar
-la stampa col manoscritto, giacchè ne piacque
-conservarlo religiosamente intatto ed
-inviolato nella sua compaginazione, alla
-quale va unita la preziosa autentica dell'originalità
-<span class="pagenum" id="Page_xx">[xx]</span>
-ed autografia del medesimo;
-onde precludere affatto il campo agli scettici,
-ai maligni ed agli ignoranti di sentenziare
-a sproposito. E giudicammo opportuno
-questo schiarimento, solo per quanto
-concerne la materialità del codice; che
-quanto al merito poetico, alla vivacità delle
-immagini ed al pregio dell'invenzione,
-tocca al Poeta a svelarsi, e a dar di se quelle
-prove irrefragabili che per unico lo caratterizzano,
-e per le quali come astro fulgidissimo
-risplende nell'italiano Parnaso:
-nè qui temiamo esserci ingannati.
-</p>
-
-<p>
-Ora venendo al modo da noi adoprato
-nel dar fuori questo lavoro, diremo che
-siamo stati scrupolosissimi a produrre il
-testo nella sua genuinità, riportandone
-perfino le voci viziate per eccesso o per difetto
-od anche per trasposizione di qualche
-lettera, rettificando però le principali in
-piè di pagina, affinchè non si credessero errate
-per colpa nostra. La stanza V del C. II,
-la XVI e XXVII del C. IV, si son lasciate
-difettose nella loro tessitura, nè ci prendemmo
-briga di raddrizzare qualche verso
-zoppicante; tutte negligenze comprovanti
-<span class="pagenum" id="Page_xxi">[xxi]</span>
-maggiormente l'originalità di questo primo
-getto, che l'Autore avrebbe eliminate
-dappoi, e che veruna pena ci sarebbe costato
-il togliere. Le frasi e gl'intieri versi
-rigettati e cancellati dal Poeta, sostituendovi
-quelli che gli parvero migliori, si son
-riportati in calce come varianti, per mostrare
-sensibilmente l'ordine delle concezioni
-di quel prepotente ingegno. Quanto
-poi alla puntuazione, ci siamo tenuti a quel
-metodo che credemmo il più conveniente
-ed il più seguito, quello cioè di agevolare
-possibilmente l'intelligenza dei concetti,
-senza gran fatica nè bisogno di ricorrere
-per tortuose ambagi il filo del discorso. Ai
-Canti si è dato abusivamente un numero
-progressivo dal I al V; non perchè così ce
-li abbia indicati l'Ariosto, ma pel comodo
-del Lettore e delle citazioni; giacchè Esso
-nei titoli lasciò in bianco la numerazione,
-e di sua mano non numerò che il <i>terzo</i>,
-il quale, per la lacuna indefinita tramezzo,
-siamo stati obbligati a chiamar <i>quarto</i>; a
-questa numerazione si son pure subordinati
-gli altri, che da penna più moderna
-e con altro inchiostro erano stati notati.
-<span class="pagenum" id="Page_xxii">[xxii]</span>
-Per servire egualmente alla comodità, si
-sono numerate le stanze d'ogni Canto, tornando
-da capo a ciascuno, come è stile; e
-dove esistono lacune, non si è omessa l'avvertenza.
-</p>
-
-<p>
-Resa sommariamente ragione di questa
-qualunque siasi fatica, onde impetrare
-alla medesima, se non il suffragio generale,
-almeno il benigno compatimento dei
-dotti, potremmo addurre a favor nostro le
-assidue e gravi cure sostenute di buona
-voglia nel breve ma spinoso aringo, non
-che le vinte difficoltà, che parvero quasi
-insuperabili al Baruffaldi, il qual pure
-avea tanta dimestichezza cogli scritti dell'Ariosto<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
-E la conferma della di lui genuina
-confessione si presenterà a chiunque si
-dia a confrontare le stanze da esso pubblicate
-per saggio di questi Frammenti, dalla
-pag. 310 alla 314 della rammentata Vita
-del Poeta, con quelle stesse ristampate da
-noi; e speriamo che questo ragguaglio porrà
-in maggior chiarezza le diligenze da noi
-usate.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_xxiii">[xxiii]</span>
-</p>
-
-<p>
-Forse non mancherà chi disapprovi
-ed anzi condanni lo zelo di aver messo in
-luce un'Opera mutila ed informe in molte
-parti, quale sfortunatamente si è questa.
-Per costui non abbiamo discolpa, nè sapremmo
-fargli altra risposta, che mostrandogli
-un gran numero di opere di sommi
-scrittori greci e latini, che hanno avuto la
-stessa sorte, avvalorando la nostra sentenza
-col giudizio di tale, che nè la materia
-nè il luogo consentono di nominare<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>. Gli
-additeremmo ancora tanti e tanti bellissimi
-antichi capolavori in bronzo ed in marmo,
-che si ammirano ne' Musei, i quali
-non sono che insigni monumenti dell'Arte
-più o meno frammentati. E questi scritti
-e questi monumenti ci saran sempre di modello,
-rimanendo a testificare dell'eccellenza
-degl'ingegni che li produssero, ed a
-rimproverare mutamente l'incuria, l'ignoranza
-o la perversità degli uomini che li
-<span class="pagenum" id="Page_xxiv">[xxiv]</span>
-ridussero in tale stato, e risveglieranno nel
-cuore dei buoni almeno il desiderio che
-sorga chi vaglia a ristorarne del danno.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente poichè colla stampa collettiva
-di più componimenti d'uno stesso
-Autore (i quali pubblicati a parte in varie
-occorrenze divengon rari e fuori di
-commercio) si provvede alla maggior diffusione
-dei medesimi, e posson considerarsi
-come rami che si ricongiungono al
-tronco principale, così credemmo incontrare
-il pubblico gradimento riproducendo
-la gentilissima Canzone colla quale Messer
-Lodovico piangeva la partenza da Firenze
-per oltremonte della sua Ginevra<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>.
-Il Ch. Sig. L. M. Rezzi la trasse in luce per
-la prima volta da un codice miscellaneo
-Barberiniano, in occasione dei fausti sponsali
-di Donna Carlotta Luisa Barberini col
-Marchese Raffaele Casali del Drago, rivendicandola
-con critico ragionamento al nostro
-Autore, e ponendone in bella mostra
-i delicati pregi che l'adornano.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_xxvi">[xxvi]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-Saggio del carattere dell'Ariosto preso dalla pag. 30 dell'Autografo
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fmanoscritto"></a>
- <img src="images/manoscritto.jpg" alt="manoscritto" />
-</div>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
-</p>
-
-<h2 id="canto1">CANTO I</h2>
-</div>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i02 dotted">. . . . . . . . . . . .</p>
-<p class="i02 dotted">. . . . . . . . . . . .</p>
-<p class="i02 dotted">. . . . . . . . . . . .</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_I"></a>I.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così poteansi ritenere appena</p>
-<p class="i02"> I cavalier di non entrar la ciuffa<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>,</p>
-<p class="i02"> E a ciascuno il tardare era gran pena,</p>
-<p class="i02"> Nè può star fermo e si apparecchia e buffa;</p>
-<p class="i02"> Di quei si parla che hanno animo e lena,</p>
-<p class="i02"> Chè a un vil codardo incresce ogni baruffa,</p>
-<p class="i02"> Come chi va alla forca, e che prolunga,</p>
-<p class="i02"> Perchè quanto più può tardi vi giunga.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_II"></a>II.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Artiro e Salomone alla avanguarda,</p>
-<p class="i02"> L'uno Affricante, e l'altro Cristiano,</p>
-<p class="i02"> Stan per ferirsi in punto, e ciascun guarda</p>
-<p class="i02"> Al segno general del capitano;</p>
-<p class="i02"> Or dato il segno, alcun più non ritarda,</p>
-<p class="i02"> E all'inimico va cum<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a> l'arme in mano;</p>
-<p class="i02"> Ma prima ch'entri in così orribil guerra,</p>
-<p class="i02"> Feraguto vo' trar dall'aqua in terra.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_III"></a>III.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ormai tanto che dentro vi è caduto,</p>
-<p class="i02"> Che non dovrebbe aver di ragion sete;</p>
-<p class="i02"> Sapete come cade<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a> Feraguto?</p>
-<p class="i02"> Cum quale astuzia cade augello in rete;</p>
-<p class="i02"> Egli avea già nelle aque il cuor perduto,</p>
-<p class="i02"> Nè ad altro pensa che alla strema quiete,</p>
-<p class="i02"> Che essendo armato, e d'armi di gran pondo,</p>
-<p class="i02"> Non potendo nuotar, discese al fondo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_IV"></a>IV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Nè crediate ch'al fondo già restasse,</p>
-<p class="i02"> Anci<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a> di là dal fondo fu tirato,</p>
-<p class="i02"> Che una dama gentil subito il trasse</p>
-<p class="i02"> Fuora delle acque in luoco assai più grato;</p>
-<p class="i02"> Nè già pensò che 'l ciel tanto lo amasse<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>,</p>
-<p class="i02"> Vedendosi nelle onde trabuccato;</p>
-<p class="i02"> Ma il cielo il tutto a suo modo dispensa,</p>
-<p class="i02"> E spesso all'uomo avvien quel che non pensa.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_V"></a>V.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Come chi per errore o per disgrazia,</p>
-<p class="i02"> Cui sotto il ceppo ha il col<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> per esser morto,</p>
-<p class="i02"> E fatta gli vien poi subito grazia</p>
-<p class="i02"> Prima che moia o per ragione o torto,</p>
-<p class="i02"> Che attonito rimane e il ciel ringrazia,</p>
-<p class="i02"> E quasi muor di subito conforto:</p>
-<p class="i02"> E così appunto a Feraguto accade,<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a></p>
-<p class="i02"> Vedendosi ritrar dove pria cade<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_VI"></a>VI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Fu in una ciambra<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a> il cavalier condutto</p>
-<p class="i02"> Che tutta di cristallo era smaltata;</p>
-<p class="i02"> Il palco tutto a specchi era costrutto,</p>
-<p class="i02"> E intorno intorno tutta ad or frissata<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>;</p>
-<p class="i02"> Vedendosi il barone ivi ridutto,</p>
-<p class="i02"> Gli fu tal sorte allor non poco grata,</p>
-<p class="i02"> E tutto che suspetto ancora stava,</p>
-<p class="i02"> Pur più ch'in l'umide acque ivi sperava.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_VII"></a>VII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E volto Feraguto alla donzella,</p>
-<p class="i02"> Deh dimmi, dama, disse, se ti agrada,</p>
-<p class="i02"> Chi sei, e come è qua stanza sì bella,</p>
-<p class="i02"> Che in fondo alle acque mi par cosa rada?<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a></p>
-<p class="i02"> A Feraguto allor rispose quella:</p>
-<p class="i02"> Sappi ch'io fui nemica a quella Fada<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a></p>
-<p class="i02"> Che poco anzi occidesti, e d'ogni intorno</p>
-<p class="i02"> Faceva a' circumstanti iniuria e scorno.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_VIII"></a>VIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E quella son che ti donai quel tanto</p>
-<p class="i02"> Lucido, adorno e prezioso scuto</p>
-<p class="i02"> Cum che vinto hai la Fada e ogni suo incanto,</p>
-<p class="i02"> A te di onore e a' circumstanti aiuto;</p>
-<p class="i02"> E de infiniti sol ti puoi dar vanto</p>
-<p class="i02"> Avere un tal triunfo oggi ottenuto,</p>
-<p class="i02"> Di che grato non solo agli uomin sei,</p>
-<p class="i02"> Ma fatto ne hai piacere insino a i Dei.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_IX"></a>IX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">La Fada di coloro era nemica,</p>
-<p class="i02"> Che d'altre che di lei fussero amanti;</p>
-<p class="i02"> Anci ogni industria usava, ogni fatica</p>
-<p class="i02"> Per rovinarli; e ben ne ha occisi tanti,</p>
-<p class="i02"> Che indarno è lo espettar, baron, ch'io dica</p>
-<p class="i02"> Quanti ne ha uccisi la malvagia, e quanti</p>
-<p class="i02"> Presi e in pregione morti per disagio,</p>
-<p class="i02"> Vetando loro il cibo, e il stare ad agio.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_X"></a>X.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Onde tanto costei Venere adonta</p>
-<p class="i02"> Che sol di lei cercava aspra vendetta,</p>
-<p class="i02"> E<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a> a tale impresa in fin persona pronta</p>
-<p class="i02"> L'amorosa mia don<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> gran tempo espetta;</p>
-<p class="i02"> Ma solo hai vendicato ogni sua onta,</p>
-<p class="i02"> E però ne serai persona eletta,</p>
-<p class="i02"> A Vener grato, e per il tuo valore<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a></p>
-<p class="i02"> Fortunato serai sempre in amore.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_XI"></a>XI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E quantunque infelice per adrieto</p>
-<p class="i02"> Sempre sii stato in l'amoroso laccio,</p>
-<p class="i02"> Nell'avenir serai jucundo e lieto,</p>
-<p class="i02"> Poi che distolte<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a> ne hai di tanto impaccio;</p>
-<p class="i02"> E perchè intendi quel che ti è secreto,</p>
-<p class="i02"> Quel che richiesto me hai io non ti taccio:</p>
-<p class="i02"> Sappi che ninfa son nasciuta in l'acque,</p>
-<p class="i02"> E di questo liquor sto corpo nacque.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v1_XII"></a>XII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Delle Naiade son la più onorata,<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a></p>
-<p class="i02"> (Che così d'acqua son le ninfe dette)<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a></p>
-<p class="i02"> Liquezia ho nome, e a Venere dicata,</p>
-<p class="i02"> Sono delle sue care e più dilette,<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a></p>
-<p class="i02"> E a te fui col bel serto mandata<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a></p>
-<p class="i02"> Per animarti a far le sue vendette;</p>
-<p class="i02"> Questa è mia stanza: e qui poserà tanto</p>
-<p class="i02"> Ch'io torni a rivederlo in l'altro canto.</p>
-</div></div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
-</p>
-
-<h2 id="canto2">CANTO II</h2>
-</div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_I"></a>I.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Benchè da poi che 'l Redentor del mondo</p>
-<p class="i02"> Dimostar<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a> volse un sol Dio trino et uno,</p>
-<p class="i02"> Ogni idol falso<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a> rovinasse al fondo,</p>
-<p class="i02"> Pur fra' pagani ancor ne restò alcuno;</p>
-<p class="i02"> Che li<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a> altri Dei, eccetto il ver, secondo</p>
-<p class="i02"> Debbe di nuoi<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a> fedel creder ciascuno,</p>
-<p class="i02"> Erano di Pluton seguaci rei,</p>
-<p class="i02"> Che la gentilità chiamava Dei.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_II"></a>II.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma per la morte, e pel misterio sacro</p>
-<p class="i02"> Della acerba passion del Verbo eterno,</p>
-<p class="i02"> Qual segnò i suoi di quel santo lavacro</p>
-<p class="i02"> Che lava in nuoi ogni peccato interno,</p>
-<p class="i02"> Restò a Plutone il mondo acerbo et acro,</p>
-<p class="i02"> E ritrarse gli fu forza all'Inferno;</p>
-<p class="i02"> Nè falso alcuno Idio restò a' cristiani,</p>
-<p class="i02"> Ma qualche illusion fra li pagani.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_III"></a>III.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E però a alcun di vuoi strano non paia</p>
-<p class="i02"> Se a Feraguto quella ninfa apparve,</p>
-<p class="i02"> Qual si chiamava dell'altre primaia,</p>
-<p class="i02"> O fusser corpi veri o finte larve,</p>
-<p class="i02"> Pur parea corpo quella ninfa gaia,</p>
-<p class="i02"> Se con qualche ragion debbo parlarve:</p>
-<p class="i02"> Non sciò<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> come altro giudicar si possa,</p>
-<p class="i02"> Chè un spirto non si tocca in carne e in ossa.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_IV"></a>IV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Toccavassi<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a> ella e ragionar se odiva,</p>
-<p class="i02"> E porse a quel baron<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a> lo illustre scuto,</p>
-<p class="i02"> A cui, da poi che 'l suo parlar finiva,</p>
-<p class="i02"> Rispose allor sagace Feraguto:</p>
-<p class="i02"> O sii donna mortale, o eterna diva,</p>
-<p class="i02"> Eternamente ti sarò tenuto,</p>
-<p class="i02"> Che in dui perigli, fuor d'ogni speranza,</p>
-<p class="i02"> In l'un scuto mi desti, in l'altro stanza.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_V"></a>V.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma qui se fai ch'a Venere io sia grato,</p>
-<p class="i02"> Nè mi trovi in amor tanto infelice,</p>
-<p class="i02"> Ch'io non vi fui giamai aventurato,</p>
-<p class="i02"> Pur ch'io vi fussi un tratto almen felice,</p>
-<p class="i02"> Io mi reputarei sempre beato.</p>
-<p class="i02"> <a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a></p>
-<p class="i02"> Che tanto un sol piacere a un miser vale,</p>
-<p class="i02"> Che gli rimette<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> ogni passato male.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_VI"></a>VI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma non sciò, ninfa,<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> se ragione o errore</p>
-<p class="i02"> Sia, che sperar mi fa di questo puoco:<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a></p>
-<p class="i02"> Come esser può che a quella Dea d'amore,</p>
-<p class="i02"> Che altrui suole infiammar, piaccia tal luoco?</p>
-<p class="i02"> Esser non può che in umile liquore</p>
-<p class="i02"> Produr si possa, e conservarsi, il fuoco,</p>
-<p class="i02"> Il fuoco che più al cor d'ogni altro preme,</p>
-<p class="i02"> Che mal pon stare dui contrari insieme.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_VII"></a>VII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ben mostri, alto baron, vivace ingegno,</p>
-<p class="i02"> Disse la dama, e razional discorso,</p>
-<p class="i02"> Che cum la forza uniti ti fan degno</p>
-<p class="i02"> Di conseguir d'amor dolce soccorso;</p>
-<p class="i02"> Spera, che fine arai al tuo disegno,</p>
-<p class="i02"> E alla sventura tua<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> porrai il morso,</p>
-<p class="i02"> Quanto ad Amore e Venere si spetta,</p>
-<p class="i02"> Benchè tua mente in ciò dubbia e suspetta.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_VIII"></a>VIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma dubitar non dei, che 'l fuoco pasce</p>
-<p class="i02"> In umido<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a> liquore e si conserva,</p>
-<p class="i02"> Come in vuoi il calor nativo nasce</p>
-<p class="i02"> In radicale umor, che in vita serva</p>
-<p class="i02"> Nel materno alvo l'uomo e nelle fasce,<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a></p>
-<p class="i02"> E sempre umor da morte lo preserva;</p>
-<p class="i02"> E in la lucerna piccoletta fiamma</p>
-<p class="i02"> In oleo e in altro umor se aviva e infiamma.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_IX"></a>IX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Però Venere infiamma e si diletta</p>
-<p class="i02"> Di quello umor che sta col caldo insieme,</p>
-<p class="i02"> Anci nel mar di spuma fu<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> concetta</p>
-<p class="i02"> Venere in cambio di genital seme;</p>
-<p class="i02"> La cosa non dirò, baron, perfetta,</p>
-<p class="i02"> Però che l'onestà la lingua preme,</p>
-<p class="i02"> Et a una donna, ancor che meretrice,</p>
-<p class="i02"> Lo inonesto parlar sempre desdice.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_X"></a>X.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Il viver di Saturno, e ciò che fece</p>
-<p class="i02"> Al padre suo, mi converria narrarte;</p>
-<p class="i02"> Ma questo ad uomo più che a donna lece;</p>
-<p class="i02"> Bastammi<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> a dir la più opportuna parte,</p>
-<p class="i02"> E che come la fiamma in oleo o in pece,</p>
-<p class="i02"> Così in l'umor stia il caldo, dimostrarte;</p>
-<p class="i02"> Nè ti sia cosa nova e inusitata.</p>
-<p class="i02"> Che una Naiade a Vener sia dicata.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XI"></a>XI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">O felice colui che intender puote</p>
-<p class="i02"> Il secreto poter della natura!</p>
-<p class="i02"> O quante cose sono al mondo ignote</p>
-<p class="i02"> Che l'uomo di sapere ha puoca cura;</p>
-<p class="i02"> E se fussero a nuoi palesi e note</p>
-<p class="i02"> Procederia ciascun cum più misura.</p>
-<p class="i02"> Da te ben resto chiaro e resoluto,</p>
-<p class="i02"> Rispose a quella dama Feraguto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XII"></a>XII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma pregote, dapoi che mi hai promesso</p>
-<p class="i02"> Favorire<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> in amore i miei disegni,</p>
-<p class="i02"> Che quando un tanto don mi fia concesso</p>
-<p class="i02"> Di amar cum frutto, me ne mostri segni;</p>
-<p class="i02"> Che sempre duolse, puoi<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a> che in speme è messo,</p>
-<p class="i02"> A cui come sperava non li avegni:</p>
-<p class="i02"> Sicchè, dama gentil, fa' poi ch'io sapia</p>
-<p class="i02"> Quando tal grazia in mia persona capia.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XIII"></a>XIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Rispose allor la vezzosetta dama:</p>
-<p class="i02"> Io sempre fui fedele a chi mi crede,</p>
-<p class="i02"> E Vener anco, e chi infedel la chiama,</p>
-<p class="i02"> Non ben dicerne<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a> quel ch'amor richiede;</p>
-<p class="i02"> Fidelità conviensi a chi bene ama,</p>
-<p class="i02"> E dir si suol che Amor sempre vuol<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a> fede;</p>
-<p class="i02"> Ma acciò ch'in breve il tuo desir consegui,</p>
-<p class="i02"> Conviene che più oltre ancor mi segui.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XIV"></a>XIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Rispose quel baron: guidami pure,</p>
-<p class="i02"> Se ben volessi, giuso ai regni stigi,</p>
-<p class="i02"> Che disposto<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a> mi son, dama, condure</p>
-<p class="i02"> Dove ti piace pronto a' tuoi servigi.</p>
-<p class="i02"> Ma mi bisogna<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a> l'animo ridure</p>
-<p class="i02"> Dove lassai, io credo, Malagigi,</p>
-<p class="i02"> Il qual, se vi rimembra, in l'altro canto</p>
-<p class="i02"> Vi lassai cum ragion jocondo tanto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XV"></a>XV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Io vi lassai di ciambra già partito</p>
-<p class="i02"> Della regina, e l'uno e l'altro lieto,</p>
-<p class="i02"> Che tanto l'uno a l'altro era gradito</p>
-<p class="i02"> Che ciascun di essi ne restava quieto;</p>
-<p class="i02"> Desidra la regina che finito</p>
-<p class="i02"> Presto sia il giorno al suo piacer secreto,</p>
-<p class="i02"> E sol la notte a lei felice espetta,</p>
-<p class="i02"> Che Amore è cieco, e notte gli diletta.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XVI"></a>XVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E senza altro pensare, un suo fidato</p>
-<p class="i02"> Accorto servitor chiamò quel giorno,</p>
-<p class="i02"> A cui disse, se sei, come hai mostrato,</p>
-<p class="i02"> Sempre nemico a chi mi vuol far scorno,</p>
-<p class="i02"> Prego che vadi più che puoi celato,</p>
-<p class="i02"> E Orlando trovi cavaliero adorno,</p>
-<p class="i02"> E nostro capitan, se sciai qual sia,</p>
-<p class="i02"> E questa gli darai da parte mia.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XVII"></a>XVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E una lettera in mano al messo porse,</p>
-<p class="i02"> Che del suo amore il conte reavisava;<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a></p>
-<p class="i02"> Dopo molte proferte, il servo corse</p>
-<p class="i02"> Al finto non ma al ver conte<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a> di Brava:</p>
-<p class="i02"> Il conte poi che del sigil si accorse,</p>
-<p class="i02"> La lettra prese, e altro non parlava,</p>
-<p class="i02"> Anci notando<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a> il servo, in man la piglia,</p>
-<p class="i02"> In atto d'uom che assai si meraviglia.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XVIII"></a>XVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Sciolsella<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>, e prima sotto<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a> lesse</p>
-<p class="i02"> Il nome di chi a lui la scrive e manda;</p>
-<p class="i02"> Subito il resto a leger poi si messe</p>
-<p class="i02"> Di tal tenore = A te si aricomanda,</p>
-<p class="i02"> Conte, colei che per signor ti ellesse,</p>
-<p class="i02"> E sol ti apprezza, e solo ti dimanda;</p>
-<p class="i02"> Pregate, come la notte passata,</p>
-<p class="i02"> Questa altra ancor ti sia racomandata<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XIX"></a>XIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Rimase il conte alle parol suspeso,</p>
-<p class="i02"> E di notte non scià, nè de che scriva;</p>
-<p class="i02"> Ma pur per coniettura ha in parte inteso</p>
-<p class="i02"> Quel che chiedea la donna, e le agradiva;</p>
-<p class="i02"> Scià ch'ella già lo amava; onde compreso</p>
-<p class="i02"> Ha che di novo in lei lo amor si aviva;</p>
-<p class="i02"> Ma pur di quel che ha letto assai si ammira,</p>
-<p class="i02"> E di novo la lettra or lege, or mira.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XX"></a>XX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E alla proposta subito rispose,</p>
-<p class="i02"> E rescrisse una a lei di tal tenore:</p>
-<p class="i02"> Regina mia, nelle importanti cose</p>
-<p class="i02"> Vostre del regno sol vi mostro amore;</p>
-<p class="i02"> Ma in altre trame occulte et amorose,</p>
-<p class="i02"> Non fui mai vosco; onde pigliate errore:</p>
-<p class="i02"> Nè sta notte nè mai giacqui cum vui;</p>
-<p class="i02"> Credo ch'in cambio mio godesti altrui.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXI"></a>XXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Diede la lettra il conte al fido messo,</p>
-<p class="i02"> Che alla regina appresentolla in mano;</p>
-<p class="i02"> Ella vedendo il servo, al primo ingresso</p>
-<p class="i02"> Allegrossi, ma poi fu il gaudio vano,</p>
-<p class="i02"> Che poi che della lettra intese espresso</p>
-<p class="i02"> Tutto il tenor, le parve il caso strano</p>
-<p class="i02"> D'esser schernita, e che ciò<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a> niegi il conte,</p>
-<p class="i02"> Che pure il vide seco a fronte a fronte.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXII"></a>XXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E cominciò a dolersi la regina</p>
-<p class="i02"> Allor del conte assai cum voce pia;</p>
-<p class="i02"> Lacrimando diceva: ahimè mischina,</p>
-<p class="i02"> A chi dei l'alma e la persona<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a> mia!</p>
-<p class="i02"> Ad un che fu la notte, e la mattina</p>
-<p class="i02"> Dimostra ingrato che più mio non sia;</p>
-<p class="i02"> E a me che io il vidi, e sciò che fu certo ello</p>
-<p class="i02"> Non si vergogna dir, che non fu quello.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXIII"></a>XXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Nol vedeste, occhi vui, che le fattezze</p>
-<p class="i02"> Avea del conte? io sciò che non errasti;</p>
-<p class="i02"> Ora son queste, Orlando, le prodezze</p>
-<p class="i02"> Che per mio amore usar prima pensasti?</p>
-<p class="i02"> Se pur non ti piacean le mie bellezze,</p>
-<p class="i02"> (Che poco sono) a che, crudel, le usasti?</p>
-<p class="i02"> A che sì piccol tempo le godesti,</p>
-<p class="i02"> E da me, ingrato, come vil ti arresti?</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXIV"></a>XXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Forse ch'io non ti son piacciuta quanto</p>
-<p class="i02"> Credevi prima, ahimè, solo a vedermi?<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a></p>
-<p class="i02"> Ma perchè, ingrato, tante volte e tanto</p>
-<p class="i02"> Quella notte tornasti a rigodermi?</p>
-<p class="i02"> Se allor bella non fui, come di manto</p>
-<p class="i02"> Adorna poteva altri e tu<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a> tenermi?</p>
-<p class="i02"> E se a me più tornar pur non volevi,</p>
-<p class="i02"> Negarmi esser lì stato non dovevi.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXV"></a>XXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dall'altro canto il conte Orlando stava</p>
-<p class="i02"> Suspeso assai, nè scià quel che si dire;</p>
-<p class="i02"> La cosa ben come era imaginava,</p>
-<p class="i02"> Ma non la scià per lo ben colorire;</p>
-<p class="i02"> Che essa l'avesse in fal preso pensava</p>
-<p class="i02"> Per cieca volontà, per gran desire,</p>
-<p class="i02"> Nè scià chi possa avere audacia presa</p>
-<p class="i02"> Di essere entrato in una tanta impresa.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXVI"></a>XXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Non scià come essa lui in fal pigliasse,</p>
-<p class="i02"> Nol cognoscendo al viso e al proprio aspetto,</p>
-<p class="i02"> Nè scià ch'in faccia lui rapresentasse</p>
-<p class="i02"> Salvo Milone, a lei figlio diletto,</p>
-<p class="i02"> Qual non si crede<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a> che alla madre usasse</p>
-<p class="i02"> Tanta sceleritade, tanto diffetto<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>,</p>
-<p class="i02"> E stette in tal penser tutto quel giorno;</p>
-<p class="i02"> Ma il conte io lasso, e a Malagigi io torno<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXVII"></a>XXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Credendo Malagigi ritornare</p>
-<p class="i02"> Alla regina la notte seguente,</p>
-<p class="i02"> Nel mezzo di quel dolce lamentare,</p>
-<p class="i02"> Che faceva ella del suo error dolente,</p>
-<p class="i02"> Andolla Malagigi a visitare,</p>
-<p class="i02"> Che non sapea della regina<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a> niente</p>
-<p class="i02"> Quel che dolesse, anci a lei venne allora</p>
-<p class="i02"> Cum la sembianza di quel conte ancora.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXVIII"></a>XXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Fu dalla più secreta camariera</p>
-<p class="i02"> Portata alla regina la novella,</p>
-<p class="i02"> Come ad essa il gran conte venuto era</p>
-<p class="i02"> Per visitarla, se piacesse ad ella;</p>
-<p class="i02"> Tutta turbossi la regina in ciera,</p>
-<p class="i02"> E in mille parti il sdegno la martella,</p>
-<p class="i02"> E dubita di dui qual debbia fare,</p>
-<p class="i02"> O se lo escluda, o pur lo lassi entrare.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXIX"></a>XXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Non scià quel che si far, tutta è commossa,</p>
-<p class="i02"> Non scià se contradica o se consenta,</p>
-<p class="i02"> Ma l'amor più che l'ira ebbe gran possa,</p>
-<p class="i02"> Sì che a lassarlo entrar restoe contenta;</p>
-<p class="i02"> La camariera ad introdurlo mossa,</p>
-<p class="i02"> Avanti alla regina lo appresenta,</p>
-<p class="i02"> E Malagigi non sapendo il fatto,</p>
-<p class="i02"> A lei si appresentò cum allegro atto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXX"></a>XXX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma ella cum sembiante assai mansueto,</p>
-<p class="i02"> Cum occhi mesti a guisa di turbata,</p>
-<p class="i02"> Non ben rispose a Malagigi lieto</p>
-<p class="i02"> Come pensò vedere alla tornata;</p>
-<p class="i02"> Ma non per questo se ritrasse adrieto;</p>
-<p class="i02"> Ma dimostra egli faccia allegra e grata,<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a></p>
-<p class="i02"> E accarecciar<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a> la donna allor non resta,</p>
-<p class="i02"> Pensando che per altro ella stia mesta.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXI"></a>XXXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma senza altro parlarli, la regina</p>
-<p class="i02"> La lettera del conte al baron diede;</p>
-<p class="i02"> Presella<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a> quello, e subito divina</p>
-<p class="i02"> Dove il gran sdegno di colei procede:</p>
-<p class="i02"> E più cognosce ancor la sua ruina</p>
-<p class="i02"> Che la lettra del conte in scritti vede;</p>
-<p class="i02"> La lettra lesse, e poi rivolto a lei</p>
-<p class="i02"> Disse, regina, per un scherzo il fei.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXII"></a>XXXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Tutta mutossi la regina allora,</p>
-<p class="i02"> E serenò la fronte e il suo bel ciglio,</p>
-<p class="i02"> E più che mai Orlando la innamora,</p>
-<p class="i02"> E subito le fa mutar consiglio;</p>
-<p class="i02"> Ma quietata non bene era ella ancora,</p>
-<p class="i02"> Quando a lei corse un suo fedel famiglio,</p>
-<p class="i02"> E dissele, regina, il tuo figliuolo</p>
-<p class="i02"> Si trova in gran contrasto e in maggior duolo.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXIII"></a>XXXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Il conte Orlando nostro defensore,</p>
-<p class="i02"> Venuto da ponente<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a> ove il sol monta</p>
-<p class="i02"> Per defendere il stato e il vostro onore,</p>
-<p class="i02"> Credo che ricevuta abbia qualche onta;</p>
-<p class="i02"> E dir l'ho udito al tuo figliuol: Signore,</p>
-<p class="i02"> Se sta persona mai per te fu pronta,</p>
-<p class="i02"> Se mai io satisfeci al tuo desire,</p>
-<p class="i02"> Piacemmi<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a> assai, ma ormai mi vo' partire.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXIV"></a>XXXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Di questo assai si duole il tuo Milone,</p>
-<p class="i02"> E li repugna, e consentir non vuole,</p>
-<p class="i02"> E vie più perchè Orlando la cagione</p>
-<p class="i02"> Tace, nè si contenta e non si duole;</p>
-<p class="i02"> Ma che offeso sia stato il gran barone</p>
-<p class="i02"> Conoscessi<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a> alla ciera e alle parole:</p>
-<p class="i02"> Però prega Milon ch'ivi tu vegni,</p>
-<p class="i02"> E che lui, se il puoi far, fra nuoi ritegni.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXV"></a>XXXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poco cervel coprir de' la tua fronte,</p>
-<p class="i02"> E che l'hai dove la civetta<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a> il gozzo:</p>
-<p class="i02"> Or non è qui a me presente il conte,</p>
-<p class="i02"> Che ti sian cavi li occhi, e il capo mozzo?</p>
-<p class="i02"> Rispose la regina; e a me raconte<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a></p>
-<p class="i02"> Una tal falsità, ribaldo e sozzo:</p>
-<p class="i02"> Sei cieco, over bevuto hai troppo vino,</p>
-<p class="i02"> Che qui non vedi Orlando paladino?</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXVI"></a>XXXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Guarda il famiglio, e resta stupefatto,</p>
-<p class="i02"> E cognosce che quello è Orlando apponto:</p>
-<p class="i02"> Io non sciò, disse, come vada il fatto,</p>
-<p class="i02"> E come pria di me costui sia gionto;</p>
-<p class="i02"> Io il vidi, io lo udii pur, e corsi ratto,</p>
-<p class="i02"> Regina, a te, che sciai quanto sia pronto;</p>
-<p class="i02"> E non sciò come sia possibil questo,</p>
-<p class="i02"> Che egli di me sia giunto a te più presto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXVII"></a>XXXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E partito<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a> porrò cum chi lo accetta,</p>
-<p class="i02"> Che quel ch'io vidi, Orlando, è in sala ancora,</p>
-<p class="i02"> E parla cum Milon, che così in fretta</p>
-<p class="i02"> Venni, che certo ancor cum lui dimora.</p>
-<p class="i02"> Perchè a chi il fatto attien sempre suspetta,</p>
-<p class="i02"> Molto turbossi la regina allora;</p>
-<p class="i02"> A Malagigi guarda, e si dispone</p>
-<p class="i02"> Veder di tal novella il parangone<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXVIII"></a>XXXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Malagigi, che più non può coprirse,</p>
-<p class="i02"> Dispose allor finir la cosa in riso,</p>
-<p class="i02"> E volto al servo disse, che forbirse</p>
-<p class="i02"> Debbassi<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a> ben di nuovo e li occhi e il viso,</p>
-<p class="i02"> E che debbia correndo indi partirse,</p>
-<p class="i02"> E ben cerchi mirare attento e fiso</p>
-<p class="i02"> Se più dove diceva<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a> il conte vede,</p>
-<p class="i02"> E poi ritorni, e facciane lor fede.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XXXIX"></a>XXXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Subito il servo senza altra risposta</p>
-<p class="i02"> Ritornò in sala ove ancor stava il conte,</p>
-<p class="i02"> A cui il servo assai vicin si accosta,</p>
-<p class="i02"> E fra se dice: io pur ti miro in fronte;</p>
-<p class="i02"> Pur veggio che quel sei; ora a sua posta</p>
-<p class="i02"> Mi accusi la regina, e facciammi<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a> onte,</p>
-<p class="i02"> Ch'io dubito assai ch'essa e il suo figliuolo</p>
-<p class="i02"> Non sian traditi, e ne ricevan duolo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XL"></a>XL.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E nulla dire allora a Milon volle,</p>
-<p class="i02"> E fra se parla, e torna alla regina,</p>
-<p class="i02"> Et a lei disse: chi 'l cervel mi tolle,</p>
-<p class="i02"> Peggio<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a> che non veggio io quello indivina;</p>
-<p class="i02"> Tu sei troppo, regina, a creder molle,</p>
-<p class="i02"> E ne potria reuscir tua gran rovina;</p>
-<p class="i02"> Orlando è in sala, e questo è certo assai,</p>
-<p class="i02"> E a vederlo tu ancor venir potrai.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLI"></a>XLI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Rispose la regina: io vo' vedello,</p>
-<p class="i02"> Ch'io voglio, s'io non trovo, castigarti;</p>
-<p class="i02"> E tu, conte, se tu però sei quello,</p>
-<p class="i02"> Prego che qui mi espetti e non ti parti:</p>
-<p class="i02"> Rispose Malagigi, io son pure ello,</p>
-<p class="i02"> E per meglio voler certificarti,</p>
-<p class="i02"> Qui dentro chiuso voglioti espettare,</p>
-<p class="i02"> Fa' pur quanti usci vuoi di fuor serrare.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLII"></a>XLII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Fu chiuso Malagigi, e Galliciana</p>
-<p class="i02"> Andò dove è Milone e il conte in sala;</p>
-<p class="i02"> E visto il conte, assai li parve strana</p>
-<p class="i02"> Tal cosa, e come a occel le cascò l'ala;</p>
-<p class="i02"> Chiama in amore ogni sua opra vana,</p>
-<p class="i02"> L'ira in lei<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a> cresce, e il desiderio cala;</p>
-<p class="i02"> Volsessi<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a> disperar, volse morire,</p>
-<p class="i02"> Poi che così si vide allor schernire.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLIII"></a>XLIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma come sempre saggia e discreta,</p>
-<p class="i02"> Farne vendetta al tutto si dispose,</p>
-<p class="i02"> Ma per suo onore più che può secreta,</p>
-<p class="i02"> Ordine buono al suo disegno pose;</p>
-<p class="i02"> Molti de' suoi armò, che non gliel vieta</p>
-<p class="i02"> Alcun, che potea queste e maggior cose,</p>
-<p class="i02"> E condusseli ove era il finto Orlando,</p>
-<p class="i02"> Per legarlo prigione al suo comando.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLIV"></a>XLIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma intanto Malagigi la mala arte,</p>
-<p class="i02"> Buona per lui, aveva oprato solo,</p>
-<p class="i02"> Che solo a un comandare e aprir di carte</p>
-<p class="i02"> Passava i muri, e se ne andava a volo;</p>
-<p class="i02"> Effigie muta,<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a> e quando vuol si parte,</p>
-<p class="i02"> E il gaudio in pene<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a> muta, in gaudio il duolo:</p>
-<p class="i02"> Egli uscì fuora, e<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a> in cambio suo rinchiuso</p>
-<p class="i02"> Un spirito lassò da lui bene uso.<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a></p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLV"></a>XLV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Nè vi ammirate se tal cosa fa,</p>
-<p class="i02"> Che questo, a lui ch'è mastro, è cosa picola;</p>
-<p class="i02"> Un libro consecrato il barone ha</p>
-<p class="i02"> Che tutti i segni di tale arte articola;<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a></p>
-<p class="i02"> In quello ogni scongiura e forza sta</p>
-<p class="i02"> Che descrive Azael<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a> e la Clavicola,</p>
-<p class="i02"> E però dal demonio egli è obedito</p>
-<p class="i02"> Secondo le occorrenzie e l'appetito.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLVI"></a>XLVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Partisse allora egli per più destra<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a></p>
-<p class="i02"> Che puote, che sapea quel che importava;</p>
-<p class="i02"> Non sciò se uscisse per uscio o finestra,</p>
-<p class="i02"> O se demonio o spirito il portava;</p>
-<p class="i02"> Da l'altra parte la regina allestra<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a></p>
-<p class="i02"> Li armati suoi, e nella ciambra entrava,</p>
-<p class="i02"> E addosso a Libichel,<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a> ch'in propria forma</p>
-<p class="i02"> Del conte stava, corse quella torma.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLVII"></a>XLVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Tutti cum gran furor<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a> contra a lui ferse,</p>
-<p class="i02"> Per far della regina ogni<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a> comando,</p>
-<p class="i02"> Che tutta l'ira contra a quel converse,</p>
-<p class="i02"> Che era in la ciambra, come a finto Orlando;</p>
-<p class="i02"> Ma Malagigi l'animo non perse,</p>
-<p class="i02"> Anci rispose bene al lor dimando,</p>
-<p class="i02"> Che a chi per darli o lo pigliar s'accosta,</p>
-<p class="i02"> Cum pugni e calci fa buona risposta.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLVIII"></a>XLVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Gridava ognun: pigliamo sto mal guerzo,<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a></p>
-<p class="i02"> (Che così è il spirto in forma del gran conte)</p>
-<p class="i02"> Ma Malagigi lor fa stranio scherzo,</p>
-<p class="i02"> E a chi una gota rompe e a chi la fronte,</p>
-<p class="i02"> Dui fece tramortire, e occise il terzo,</p>
-<p class="i02"> E contra li altri ha ancor sue forze pronte;</p>
-<p class="i02"> E ad un di lor, che gli contrasta invano,</p>
-<p class="i02"> Tolse per forza un gran baston di mano.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XLIX"></a>XLIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Questo vedendo li altri, e che ben li onge,<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a></p>
-<p class="i02"> Ciascun sta largo, e il guardano alle mani;<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a></p>
-<p class="i02"> Dàlli dàlli, ciascun grida da longe,</p>
-<p class="i02"> Come quando talor son tocchi i cani,</p>
-<p class="i02"> Che abaglian<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a> pure, e alcun non morde o ponge,</p>
-<p class="i02"> E vanno intorno oppur stanno lontani;</p>
-<p class="i02"> Così fan quelli, e gridano sì forte</p>
-<p class="i02"> Che udito già l'avea tutta la corte.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_L"></a>L.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Milon vi corse, il conte, e il gran Fondrano,</p>
-<p class="i02"> Rosadoro, Arideo cum altri insieme;<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a></p>
-<p class="i02"> Ciascun teneva o brando o spiedo in mano,</p>
-<p class="i02"> Che chi il caso non scià di peggio teme;</p>
-<p class="i02"> Allora Libichel si fa più strano,<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a></p>
-<p class="i02"> Il baston gira, e di gran furia freme</p>
-<p class="i02"> Per provocar più il conte e li altri in ira,</p>
-<p class="i02"> Corre al nemico, grida, salta e gira.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LI"></a>LI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Intanto coi compagni il conte gionse,</p>
-<p class="i02"> E il tempo prese allora Libichello,</p>
-<p class="i02"> Per non mostrarsi Orlando a Orlando,<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a> assonse</p>
-<p class="i02"> Novella forma, come gionse quello;</p>
-<p class="i02"> Effigie da baston proprio si agionse,</p>
-<p class="i02"> E divenne di uno uomo uno asinello;</p>
-<p class="i02"> Io non sciò se Turpino in ciò mi inganni,</p>
-<p class="i02"> Fu uno<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a> asinello di ben sopra otto anni.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LII"></a>LII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Rignando cominciò giocar de calci,</p>
-<p class="i02"> E porre ivi ciascuno in gran conquasso;<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a></p>
-<p class="i02"> Fra color si dimena, e con gran balci<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a></p>
-<p class="i02"> E correr, ne va assai più che di passo;</p>
-<p class="i02"> Non fa tempesta, quando scorza i salci,<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a></p>
-<p class="i02"> Tanto rumor ne' campi e tal fracasso,</p>
-<p class="i02"> Quanto fa allora il spirto Libichello</p>
-<p class="i02"> Mutato (come io dissi) in asinello.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LIII"></a>LIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Orlando e Rosador di riso scoppia,</p>
-<p class="i02"> Milon, Fondrano e così tutto il resto,</p>
-<p class="i02"> Pur sempre i calci l'asinel raddoppia,</p>
-<p class="i02"> E salta e corre e poi ragira presto;</p>
-<p class="i02"> L'orecchie stende, si digrigna, e doppia</p>
-<p class="i02"> Festa agli astanti poi aggiunse a questo,</p>
-<p class="i02"> E in ordine mostrò quel che in le<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a> stalle,</p>
-<p class="i02"> O ne' campi, il stallon fra le cavalle.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LIV"></a>LIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E si drizzò a seguir Galliciana</p>
-<p class="i02"> Quel disonesto e intrepido asinazzo,</p>
-<p class="i02"> Ella, che vide quella cosa strana,</p>
-<p class="i02"> Si sforza vergognosa uscir d'impazzo;</p>
-<p class="i02"> Ma l'asino da lei non si allontana,</p>
-<p class="i02"> Gridagli forte ognun, pur n'ha sollazzo,</p>
-<p class="i02"> E se<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a> non pur che la regina infesta,</p>
-<p class="i02"> Scoppiato ne sarebbe ognun di festa.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LV"></a>LV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma il conte Orlando, cavalier saputo,</p>
-<p class="i02"> Che ebbe la lettra, s'avisò del fatto,</p>
-<p class="i02"> Perchè più d'uno incanto avea veduto</p>
-<p class="i02"> Per altri tempi, imaginossi il tratto,</p>
-<p class="i02"> Che Malagigi, o chi altri, qui venuto</p>
-<p class="i02"> Fusse per eseguir questo tristo atto,</p>
-<p class="i02"> Et a quanti baron si vide avante</p>
-<p class="i02"> Disse: qui è stato qualche negromante.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LVI"></a>LVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Confermò ognun quel che 'l conte prevede,</p>
-<p class="i02"> Il qual disse a ciascun che presente era:</p>
-<p class="i02"> Io sum<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a> Orlando, il quale in Cristo crede,</p>
-<p class="i02"> E la sua legge è sola al mondo vera;</p>
-<p class="i02"> Mostrar vi voglio la cristiana fede</p>
-<p class="i02"> Quanto potente sia, quanto sincera;</p>
-<p class="i02"> E l'asino gridò:<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a> Demonio tristo,</p>
-<p class="i02"> Partiti quindi per virtù di Cristo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="center">
-<i>Manca la continuazione</i>
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LVII"></a>LVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ebbe il gigante allora acerba pena,</p>
-<p class="i02"> Pur si ritenne in piede, e il capo quassa,</p>
-<p class="i02"> La mazza stringe et a due man la mena,</p>
-<p class="i02"> E contra a chi il percosse un colpo lassa;</p>
-<p class="i02"> Schifarlo puote il Paladino appena,</p>
-<p class="i02"> Ma pur da parte salta, e il colpo passa;</p>
-<p class="i02"> Egli è mastro di guerra, e il suo Rondello</p>
-<p class="i02"> Ai salti è assuefatto, e molto snello.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LVIII"></a>LVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Schiffò quel colpo, e ben volse<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a> il marchese,</p>
-<p class="i02"> Ma renderlo non puote a quella volta,</p>
-<p class="i02"> Chè separate fur le lor contese,</p>
-<p class="i02"> Tanto crescea de' cavalier la folta;</p>
-<p class="i02"> Sicchè Oliviero allora altra via prese,</p>
-<p class="i02"> Mostrando tra' pagani audacia molta:</p>
-<p class="i02"> Quanti ne giunge pien di rabbia e tosco,</p>
-<p class="i02"> Male integri li manda al regno fosco.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LIX"></a>LIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Riconfortossi la cristiana schiera</p>
-<p class="i02"> Pel grande aiuto di quel Paladino;</p>
-<p class="i02"> Ma di Ruffardo la possanza fiera</p>
-<p class="i02"> Fa come falce di stipa o di lino:</p>
-<p class="i02"> Infernal cosa è riguardarlo in ciera,</p>
-<p class="i02"> Nè sì brutto si pinge Calcabrino;<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a></p>
-<p class="i02"> E tanto adopra la ferrata mazza,</p>
-<p class="i02"> Che sempre ha intorno spaziosa piazza.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LX"></a>LX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma Balugante cupido di sangue</p>
-<p class="i02"> Bravante il maladetto a ferir manda;</p>
-<p class="i02"> Mossessi<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a> quello a guisa di fiero angue,</p>
-<p class="i02"> Se advien che 'l tosco disdegnato spanda;</p>
-<p class="i02"> Restò a tal gionta ogni cristiano esangue,</p>
-<p class="i02"> E a fugir cominciar per ogni banda;</p>
-<p class="i02"> Li più galgiardi<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> allor ebber paura,</p>
-<p class="i02"> Movendossi<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a> il pagan de empia statura.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXI"></a>LXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Il primo che scontrò cum la fiera asta</p>
-<p class="i02"> Fu Rodoardo sir di Lamporeggio,</p>
-<p class="i02"> Galgiardo fu, ma al colpo non contrasta,</p>
-<p class="i02"> Che a terra cade, e non gli avvenne peggio<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a>:</p>
-<p class="i02"> Poi che la lanza in mille pezzi è guasta,</p>
-<p class="i02"> Il brando tira, e grida: oggi preveggio</p>
-<p class="i02"> Il modo di sbramarmi a sangue e morte,</p>
-<p class="i02"> E provar quanto ogni cristiano è forte.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXII"></a>LXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Vide il Danese il danno de' cristiani,</p>
-<p class="i02"> E il suo Dudone e Bradamante appella,</p>
-<p class="i02"> Che era in la schiera delli due germani;</p>
-<p class="i02"> Costei del buon Ranaldo era sorella</p>
-<p class="i02"> Gagliarda, ardita, e da menar le mani</p>
-<p class="i02"> Atta non men che un Paladino, e bella;</p>
-<p class="i02"> Altra Camilla,<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a> altra Pentesilea,</p>
-<p class="i02"> Che armata sol per Cristo combattea.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXIII"></a>LXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Entrò la dama nel calcato stormo</p>
-<p class="i02"> Insieme cum Dudon gridando forte:</p>
-<p class="i02"> Ora canaglia insieme vi distormo,<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a></p>
-<p class="i02"> Che tutti meritate acerba morte;</p>
-<p class="i02"> Io più di vui<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a> non son legata o dormo,</p>
-<p class="i02"> Che sì pensate, penso, a trista sorte:</p>
-<p class="i02"> E cum la lanza un cavalier percusse</p>
-<p class="i02"> Chiamato Armeno, e credo Armeno fusse.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXIV"></a>LXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi trasse il brando la gagliarda dama</p>
-<p class="i02"> E gettò morto un giovinetto al piano,</p>
-<p class="i02"> Qual da Turpino Chiariol si chiama,</p>
-<p class="i02"> D'abito e nascimento soriano,</p>
-<p class="i02"> Venuto di Soria per la gran fama</p>
-<p class="i02"> Del gran re Carlo e del popol cristiano,</p>
-<p class="i02"> E lassò il padre suo senza altro erede,</p>
-<p class="i02"> Giurando tornar presto, alla sua fede.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXV"></a>LXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Glorio, Lampruccio e Meleardo occise,</p>
-<p class="i02"> Tutti Africani, e tutti e tre di Egitto;</p>
-<p class="i02"> Col brando il capo ai dui primi divise,</p>
-<p class="i02"> L'altro di ponta fu nel cuor trafitto;</p>
-<p class="i02"> Per questo, gran terror la dama mise</p>
-<p class="i02"> Nel popul sarracin timido e afflitto,</p>
-<p class="i02"> Gettando gambe, braccia e teste a terra,</p>
-<p class="i02"> Questo urta,<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a> quello occide et altri<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a> atterra.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXVI"></a>LXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Come se tra molti minuti schioppi</p>
-<p class="i02"> Bombarda scocca e sino al ciel ribomba,</p>
-<p class="i02"> Che non pur par che de' nemici agroppi<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a></p>
-<p class="i02"> L'animo, ma li offende, atterra e slomba;</p>
-<p class="i02"> O se nei campi peccorelle intoppi,</p>
-<p class="i02"> Dopo altri lampi, una fulminea romba;</p>
-<p class="i02"> A parangone de altri men potenti</p>
-<p class="i02"> Par che a ferir la dama si apresenti<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXVII"></a>LXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma Dudon fa cum lei la festa doppia,</p>
-<p class="i02"> E col brando fracassa, atterra et urta,</p>
-<p class="i02"> Minaccia, fende, rompe, taglia e stroppia,</p>
-<p class="i02"> E a questo il busto, a quello un braccio scurta;</p>
-<p class="i02"> L'uno induce timor, l'altro il radoppia,</p>
-<p class="i02"> Per tener de' Cristian l'audacia surta,</p>
-<p class="i02"> Ma non men sarracin da l'altro canto</p>
-<p class="i02"> Cercano di vittoria avere<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a> il vanto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXVIII"></a>LXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Artiro, Odrido, Buffardo e Bravante</p>
-<p class="i02"> Son contra i nostri da gran furia spenti,<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a></p>
-<p class="i02"> Come si vede a caso in uno instante</p>
-<p class="i02"> Levarsi a un tempo dui contrarii venti,</p>
-<p class="i02"> Che l'un sbatte a ponente, altro a levante,</p>
-<p class="i02"> Quel che a lor forza a caso si apresenti;</p>
-<p class="i02"> E cum tal furia l'un l'altro ritrova,</p>
-<p class="i02"> Come volesser discacciarsi a prova.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXIX"></a>LXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Scontrosse cum Odrido Bradamante,</p>
-<p class="i02"> E stordito il lassò, tanto il percosse;</p>
-<p class="i02"> Ferillo al capo la donzella aitante,</p>
-<p class="i02"> Che tutto il tramutò, tutto il commosse;</p>
-<p class="i02"> Visto quel colpo il forte re Bravante,</p>
-<p class="i02"> Stimò che un paladin la dama fosse,</p>
-<p class="i02"> E d'un gran colpo l'elmo le martella,</p>
-<p class="i02"> Di che gran poena<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> ne sostenne quella.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXX"></a>LXX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma subito grande ira al cuor le monta,</p>
-<p class="i02"> E cum il brando il capo gli percuote,</p>
-<p class="i02"> Che 'l colpo dato a lei cum questo sconta,</p>
-<p class="i02"> E impalidir gli fece ambe le gote;</p>
-<p class="i02"> Ma il re Bravante le lassò una ponta,</p>
-<p class="i02"> Che appena ella in arcion tener si puote;</p>
-<p class="i02"> Ma per la gente ch'ivi allor si mosse,</p>
-<p class="i02"> Per forza l'un da l'altro separosse.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXI"></a>LXXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma cum Buffardo si scontrò Dudone,</p>
-<p class="i02"> E cum gran stizza adosso se gli cazza;<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a></p>
-<p class="i02"> D'una mazzata il gionse in un gallone,</p>
-<p class="i02"> E poco men ch'in terra nol tramazza,</p>
-<p class="i02"> Che grande anch'esso e forte era il barone,</p>
-<p class="i02"> Perito molto in adoprar la mazza;</p>
-<p class="i02"> Ora contra a Dudon venne il pagano,</p>
-<p class="i02"> E l'uno e l'altro cum la mazza in mano.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXII"></a>LXXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Mena il gigante cum la sua ben ferma<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a></p>
-<p class="i02"> Mazza a Dudone,<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a> egli da parte salta,</p>
-<p class="i02"> E convien che cum senno e ben si scherma</p>
-<p class="i02"> Che troppo acerbo il sarracin lo assalta;</p>
-<p class="i02"> Ma Dudon nel costato allor gli afferma</p>
-<p class="i02"> La mazza, nè levolla allor troppo alta;</p>
-<p class="i02"> E di dolor, tanto la mazza il tocca,</p>
-<p class="i02"> Gettò il pagan la lingua fuor di bocca.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXIII"></a>LXXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma subito il gigante in se rivenne,</p>
-<p class="i02"> E nell'elmo a Dudon gran colpo tira:</p>
-<p class="i02"> Quasi cade il baron, pur si ritenne,</p>
-<p class="i02"> Ma monta per vergogna e doglia in ira</p>
-<p class="i02"> Tanto, che adosso a quel gigante venne,</p>
-<p class="i02"> E alla visera, dove il fiato spira,</p>
-<p class="i02"> Toccollo, e il naso talmente gli offese,</p>
-<p class="i02"> Che Buffardo per doglia a terra stese.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXIV"></a>LXXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Occiderlo volea Dudone allotta,</p>
-<p class="i02"> E per ferirlo avea già il braccio in ponto,</p>
-<p class="i02"> Ma proibillo far di nuovo lotta</p>
-<p class="i02"> Il stormo de' pagan ch'ivi fu gionto;</p>
-<p class="i02"> Fuli il disegno e la sua impresa rotta,</p>
-<p class="i02"> Che ognun fa più di se che d'altrui conto;</p>
-<p class="i02"> Vide essere egli danno e incarco espresso,<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a></p>
-<p class="i02"> Per occidere altrui, morire anch'esso<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXV"></a>LXXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Onde indi allor convenne dipartirse,</p>
-<p class="i02"> E lassare il gigante in terra steso,</p>
-<p class="i02"> Che gente tanta contra lui venirse</p>
-<p class="i02"> Vedea, che forse allor restava preso,</p>
-<p class="i02"> E li fu forza altrove ancor partirse,</p>
-<p class="i02"> Che alla forza ciascun misura il peso,</p>
-<p class="i02"> Ferendo va i nemici in altra parte,</p>
-<p class="i02"> Et a chi il petto, a chi la faccia parte.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXVI"></a>LXXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così fa la donzella Bradamante,</p>
-<p class="i02"> Col brando in man gagliarda a maraviglia;</p>
-<p class="i02"> Intanto sorse il caduto gigante,</p>
-<p class="i02"> Qual nuovamente la sua lancia piglia,</p>
-<p class="i02"> E questo dietro, e quel percuote avante,</p>
-<p class="i02"> A infernal mostro nel ferir simiglia,</p>
-<p class="i02"> E tanto de ferir l'empio procaccia,</p>
-<p class="i02"> Che chi percuote occide, e li altri caccia.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXVII"></a>LXXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Mirava la battaglia allor Ranaldo,</p>
-<p class="i02"> Il quale fra' pagan stava secreta-</p>
-<p class="i02"> Mente, ma di scoprirse e d'ira caldo,</p>
-<p class="i02"> E di assalirli cum il re di Creta</p>
-<p class="i02"> Non si può rafrenar, non può star saldo,</p>
-<p class="i02"> Non può tener la mente a un segno quieta;</p>
-<p class="i02"> E una sola ora mille anni gli pare</p>
-<p class="i02"> Potere esso in persona in gioco entrare.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXVIII"></a>LXXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Bradamante ferir vedea il barone,</p>
-<p class="i02"> Cognobella all'insegna, e alla armatura,</p>
-<p class="i02"> Che in campo verde portava un leone</p>
-<p class="i02"> Di quel proprio color ch'ha di natura;</p>
-<p class="i02"> L'insegna è questa del suo padre Amone,</p>
-<p class="i02"> Piacque alla dama simil portatura:</p>
-<p class="i02"> Fu il leon poi alquanto tramutato,<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a></p>
-<p class="i02"> E di integro Ranaldo il fe' sbarato.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXIX"></a>LXXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Tanto col re Cretense oprato avea</p>
-<p class="i02"> Ranaldo, che a re Carlo è fatto amico,</p>
-<p class="i02"> E battezzarsi in tutto si volea</p>
-<p class="i02"> Che di Califa fatto era nemico;</p>
-<p class="i02"> E la cagion che a questo lo movea</p>
-<p class="i02"> Ditta l'ho sopra, e più non la ridico:</p>
-<p class="i02"> E in ponto stan quando fia tempo e luoco</p>
-<p class="i02"> Di accender fra' pagani un doppio foco.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXX"></a>LXXX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E per tessere alfin quel che avea ordito,</p>
-<p class="i02"> E mandare ad effetto il suo disegno,</p>
-<p class="i02"> Alla sorella prese per partito</p>
-<p class="i02"> Far di sua mente cum buon modo segno;</p>
-<p class="i02"> E presto entrò cum l'asta bassa ardito</p>
-<p class="i02"> Fra' cristian, come li avesse a sdegno,</p>
-<p class="i02"> E percosse uno apresso alla sorella,</p>
-<p class="i02"> Che in terra il fe' cadere, e turbar quella.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXI"></a>LXXXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">La dama allor cum rabbioso schismo<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a></p>
-<p class="i02"> Verso Ranaldo si aventò col brando,</p>
-<p class="i02"> Per mandar quello, come lo esorcismo</p>
-<p class="i02"> I spiriti infernal de fuga<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a> in bando;</p>
-<p class="i02"> Del duol già ne sentì gran parossismo,<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a></p>
-<p class="i02"> Ma non volse il baron far di rimando,<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a></p>
-<p class="i02"> E beffarla e fugir cominciò insieme,</p>
-<p class="i02"> Come un pazzo che scherza a un tratto e teme.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXII"></a>LXXXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dicea Ranaldo: sei tu de' baroni</p>
-<p class="i02"> Che se chiamano in Francia paladini,</p>
-<p class="i02"> Che non potete fuora delli arcioni</p>
-<p class="i02"> Gettar li men stimati sarracini?</p>
-<p class="i02"> Se non aveste le armi e i brandi buoni,</p>
-<p class="i02"> Persi aria Carlo ormai e' suoi confini;</p>
-<p class="i02"> E tu porti il leon, superba insegna,</p>
-<p class="i02"> Per dimostrar ch'in te gran forza regna.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXIII"></a>LXXXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Per tal parole, e per la prima causa</p>
-<p class="i02"> Dello occiso baron vicino a lei,</p>
-<p class="i02"> Seguia Ranaldo senza alcuna pausa,</p>
-<p class="i02"> Per condurlo col brando a casi rei;</p>
-<p class="i02"> E per grande ira allor saria stata ausa</p>
-<p class="i02"> Entrar nel fuoco o dove stanno i Dei,</p>
-<p class="i02"> Volar al ciel, o profundarsi in mare,</p>
-<p class="i02"> Per volersi del caso vendicare.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXIV"></a>LXXXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Fugia Ranaldo, et ella seguitava</p>
-<p class="i02"> Tanto, che fuora delle schiere usciro;</p>
-<p class="i02"> Allor Ranaldo a quella si voltava,</p>
-<p class="i02"> Dicendole, sorella, assai mi ammiro</p>
-<p class="i02"> Che tanto il tuo fratello ora ti agrava,</p>
-<p class="i02"> Che dar gli cerchi l'ultimo martiro;</p>
-<p class="i02"> Se ben son stravestito e non sto saldo,</p>
-<p class="i02"> Io però sono il tuo fratel Ranaldo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXV"></a>LXXXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E verso lei alciata<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a> la visera,</p>
-<p class="i02"> Fecela chiara di quel ch'era incerta;</p>
-<p class="i02"> Visto alla faccia che quello appunto era</p>
-<p class="i02"> Ranaldo, e che ne fu la dama certa,</p>
-<p class="i02"> Depone ogni furor, jubila e spera</p>
-<p class="i02"> Che presto sua possanza sia scoperta;</p>
-<p class="i02"> E in ben di Carlo, e danno de' pagani,</p>
-<p class="i02"> La vittoria per lui fia de' cristiani.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXVI"></a>LXXXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dopo molte parol<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a> tra lei e lui,</p>
-<p class="i02"> Ranaldo le contò lo ordine dato</p>
-<p class="i02"> Col re d'Oranio e i capitanei sui,</p>
-<p class="i02"> Sì come per adietro hovvi narrato;</p>
-<p class="i02"> Onde sogionse, a te prima che altrui</p>
-<p class="i02"> Il mio penser secreto ho revelato,</p>
-<p class="i02"> Acciò che vadi al capitan Dainese,</p>
-<p class="i02"> E quel ch'io a te, tu a lui facci palese.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXVII"></a>LXXXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Digli che in ponto cum due squadre stia</p>
-<p class="i02"> Cum qualche, che a lui piaccia, baron franco;</p>
-<p class="i02"> E che quando levato il rumor sia</p>
-<p class="i02"> Nel campo de' pagan, venga per fianco,</p>
-<p class="i02"> Che de venir lì avrà secura via,</p>
-<p class="i02"> Nè può venirne tal disegno a manco;</p>
-<p class="i02"> Egli da lato, e nuoi da la codazza,</p>
-<p class="i02"> Porremo a morte li inimici e in cazza.<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXVIII"></a>LXXXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E senza spia che gli riporti quando</p>
-<p class="i02"> Comparir deva, digli che pur presto,</p>
-<p class="i02"> Che il cominciar tal cosa è a mio comando,</p>
-<p class="i02"> E che il troppo tardar mi è già molesto;</p>
-<p class="i02"> Comincierò adoprar subito il brando</p>
-<p class="i02"> Ch'io pensi che ciò a lui sia manifesto.</p>
-<p class="i02"> Vanne, sorella, e digli che non erri,</p>
-<p class="i02"> Che oggi vittoria aranno i nostri ferri.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_LXXXIX"></a>LXXXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Inteso ch'ebbe Bradamante il tutto,</p>
-<p class="i02"> Verso Parigi punse il suo destrero,</p>
-<p class="i02"> E come ben Ranaldo avea condutto</p>
-<p class="i02"> Il suo disegno, disse al franco Ugiero;</p>
-<p class="i02"> A cui, poi che l'udì, non parve brutto</p>
-<p class="i02"> Del buon<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a> Ranaldo l'ordine e il<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a> pensiero,</p>
-<p class="i02"> Anci per darli cum prestezza effetti</p>
-<p class="i02"> Ebbe dui capi cum lor squadre elletti.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XC"></a>XC.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">L'uno fu Namo, e l'altro Ricciardetto,</p>
-<p class="i02"> La sesta schiera ha quel, questo la nona.</p>
-<p class="i02"> Et ad ambi narrò tutto l'effetto,</p>
-<p class="i02"> Perch'esso andar non vi volse in persona;</p>
-<p class="i02"> Che un capitanio generale elletto,</p>
-<p class="i02"> Raro o non mai l'esercito abbandona;</p>
-<p class="i02"> E però a quelli revelò il secreto,</p>
-<p class="i02"> Di che ciascun di lor funne assai lieto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCI"></a>XCI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così per via dove non fusser visti</p>
-<p class="i02"> Cum le lor schier li capi se avioro</p>
-<p class="i02"> Per ritrovare i sarracin sprovisti,</p>
-<p class="i02"> E contro essi adoprar le spade loro;</p>
-<p class="i02"> Spera ciascun di far solenni acquisti,</p>
-<p class="i02"> Poi che del tutto bene instrutti foro:</p>
-<p class="i02"> Ma vadan quelli, io tornerò al Danese,</p>
-<p class="i02"> Che ove è Carlo rimase, e ad altro attese.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCII"></a>XCII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Per impedir che quei ch'erano in fatti</p>
-<p class="i02"> Tenessero ivi il lor combatter saldo,</p>
-<p class="i02"> Nè adietro fusser dal rumor retratti,</p>
-<p class="i02"> Quando l'assalto arà fatto Rainaldo,</p>
-<p class="i02"> Cum stratageme e ingeniosi tratti,</p>
-<p class="i02"> Di che esser debbe sempre un capo caldo,</p>
-<p class="i02"> Gano mandò<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a> cum la settima schiera,</p>
-<p class="i02"> Dove la prima pugna in gran colmo era.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCIII"></a>XCIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Cum trenta milia di sue genti pronte,</p>
-<p class="i02"> E cum molti di<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> suoi conti malvagi,</p>
-<p class="i02"> Entrò in battaglia il Magazense conte,</p>
-<p class="i02"> E secco<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a> avea Beltramo e Bertolagi,</p>
-<p class="i02"> Falcon, Sanguino, Spinardo e Lifonte,</p>
-<p class="i02"> Anselmo, Pinabello et Aldrovagi,</p>
-<p class="i02"> Cum altri molti che ridir non stimo,</p>
-<p class="i02"> Ma Gano fu cum l'asta al ferir primo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCIV"></a>XCIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Rupe la lanza proprio a mezzo il scudo</p>
-<p class="i02"> Di Medonte di Dacia cavaliero,</p>
-<p class="i02"> Che li cacciò fuor della schena il nudo</p>
-<p class="i02"> Ferro dell'asta, sì fu il colpo fiero;</p>
-<p class="i02"> Poi trasse il brando e nequitoso e crudo</p>
-<p class="i02"> Il capo fesse a Corifonte arciero;</p>
-<p class="i02"> Di Dacia fu costui, a Odrido caro,</p>
-<p class="i02"> Ma non gli fu a quel colpo allor riparo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCV"></a>XCV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma Balugante dello assalto accorto,</p>
-<p class="i02"> Mandò nella battaglia Ardubalasso,</p>
-<p class="i02"> Qual percosse Dudone, e come morto</p>
-<p class="i02"> In terra lo gittò cum gran fracasso;</p>
-<p class="i02"> E pria che fusse quel baron risorto,</p>
-<p class="i02"> Fu preso, ancor pel colpo afflitto e lasso;</p>
-<p class="i02"> Nè puote esser soccorso allor Dudone,</p>
-<p class="i02"> Che a Balugante fu dato pregione.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCVI"></a>XCVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Per il nuovo soccorso, e la gran forza</p>
-<p class="i02"> Di Ardubalasso li cristian fugiro,</p>
-<p class="i02"> E la furia schifar ciascun si sforza,</p>
-<p class="i02"> E li più forti allora si smarriro;</p>
-<p class="i02"> L'ardir di molti quello assalto amorza,</p>
-<p class="i02"> E qual Bufardo fuge, e quale Artiro,</p>
-<p class="i02"> Chi Odrido schifa, e chi Bravante fuge,</p>
-<p class="i02"> Dove salvarsi spera, ognun rifuge.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCVII"></a>XCVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Grida Olivier cum voce minacciante,<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a></p>
-<p class="i02"> E grida Gano: ove fugite voi?</p>
-<p class="i02"> Seguitene cristiani, andiamo avante,</p>
-<p class="i02"> Volete abbandonar re Carlo e nuoi?</p>
-<p class="i02"> Re Carlo anch'esso pure ha genti tante,</p>
-<p class="i02"> Che a tempo manderà soccorso ai suoi:</p>
-<p class="i02"> Non dubitate, ognun torni a ferire,</p>
-<p class="i02"> Che la gloria de un forte<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a> è un bel morire.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCVIII"></a>XCVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ardubalasso intanto ed Oliviero</p>
-<p class="i02"> Cum furia estrema si affrontaro insieme;</p>
-<p class="i02"> Ferì questo il pagan sopra il cimiero</p>
-<p class="i02"> Cum furia tanta e cum tal forze estreme,</p>
-<p class="i02"> Che poco men che nol cacciò al sentiero;</p>
-<p class="i02"> Ma pur di doglia esterminata il preme,</p>
-<p class="i02"> E se non era allor l'elmo sì forte</p>
-<p class="i02"> Condutto era Olivier pel colpo a morte.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_XCIX"></a>XCIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma buona pezza stette strangosciato</p>
-<p class="i02"> Per quel gran colpo il paladin marchese,</p>
-<p class="i02"> E pregione era, se non era aitato</p>
-<p class="i02"> Da Ganelon che a forza lo difese;</p>
-<p class="i02"> Prese una lanza, e nel sinistro lato</p>
-<p class="i02"> Percosse Ardubalasso e a terra il stese,</p>
-<p class="i02"> Chè contra lui sì inopinato venne,</p>
-<p class="i02"> Che 'l sarracino in sella non si tenne.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_C"></a>C.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Resorse intanto il gran signor di Vienna,</p>
-<p class="i02"> E forte combattea col brando in mano;</p>
-<p class="i02"> Così fa Gan che tocca e non accenna,</p>
-<p class="i02"> E questo occide e quel riversa al piano;</p>
-<p class="i02"> Ma non val lor cum brando e cum antenna</p>
-<p class="i02"> Ferir, che sol sono Oliviero e Gano</p>
-<p class="i02"> Or capi tra' cristiani in tal tenzone,</p>
-<p class="i02"> Preso<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a> è Dudone, Astolfo e Salomone.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CI"></a>CI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E Bradamante col suo Ricciardetto</p>
-<p class="i02"> Si pose in schiera come fu ordinato,</p>
-<p class="i02"> Per far col sir di Montalban l'effetto,</p>
-<p class="i02"> Che di sopra poco anzi io vi ho narrato;</p>
-<p class="i02"> Però il Danese che avea tal respetto,</p>
-<p class="i02"> Vuol che sia aiuto ai combattenti dato,</p>
-<p class="i02"> E in battaglia Turpin presto mandava</p>
-<p class="i02"> Cum la sua schiera di ordine la ottava.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CII"></a>CII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E subito parlò del fatto ordito</p>
-<p class="i02"> Contra' pagani al sacro imperatore,</p>
-<p class="i02"> Et ordinosse allor che Carlo uscito</p>
-<p class="i02"> Cum la sua schiera de ordinanza fuore,</p>
-<p class="i02"> L'inimico da un canto abbia assalito;</p>
-<p class="i02"> Sentendo in quella parte il gran rumore,</p>
-<p class="i02"> E inteso di Ranaldo il duro assalto,</p>
-<p class="i02"> In quella parte<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a> allor debbia far alto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CIII"></a>CIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Turpino intanto tanti fatti fece</p>
-<p class="i02"> Ch'io non ricordo e cum brando e cum lanza,</p>
-<p class="i02"> Che parve un fuoco entrato nella pece,</p>
-<p class="i02"> Che Dio li accrebbe il lustro e la possanza;</p>
-<p class="i02"> Tutte le schiere de' Cristian refece,</p>
-<p class="i02"> Tal che ciascun di lor prese speranza;</p>
-<p class="i02"> E in questo assalto de' forti cristiani</p>
-<p class="i02"> Gran danno e occision fu fra' pagani.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CIV"></a>CIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma Balugante manda Marcaluro</p>
-<p class="i02"> A soccorrer pagan già posti in fuga,</p>
-<p class="i02"> Qual nequitoso e di superbia duro,</p>
-<p class="i02"> Dove entra li cristiani atterra e fuga;</p>
-<p class="i02"> Ma Ranaldo che vede il caso oscuro</p>
-<p class="i02"> Delli occisi cristiani, il fronte ruga,</p>
-<p class="i02"> E tratto il brando, se n'andò dove era</p>
-<p class="i02"> Non distante Califa e la sua schiera.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CV"></a>CV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ranaldo avendo l'abito pagano</p>
-<p class="i02"> A Califa accostossi cum buon modo,</p>
-<p class="i02"> E dielli sopra il capo un colpo strano,</p>
-<p class="i02"> A guisa che si caccia in legno il chiodo;</p>
-<p class="i02"> Trovol sprovisto, e riversollo al piano,</p>
-<p class="i02"> Benchè fusse quel re gagliardo e sodo;</p>
-<p class="i02"> Nè allora ebbe altro mal, ma il buon Ranaldo</p>
-<p class="i02"> Mostrossi allora di gran furia caldo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CVI"></a>CVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E cum il brando mena gran tempesta,</p>
-<p class="i02"> E facea colpi fuor d'ogni misura;</p>
-<p class="i02"> A chi braccia tagliava, a chi la testa,</p>
-<p class="i02"> E chi fendeva insino alla centura;</p>
-<p class="i02"> E tanto l'occhio aveva e la man presta</p>
-<p class="i02"> Che facea a un tempo il danno e la paura;</p>
-<p class="i02"> Sempre gridando: adosso alla canaglia,</p>
-<p class="i02"> Che vincitor serem della battaglia.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CVII"></a>CVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Vedendo questo i sarracin smarriti,</p>
-<p class="i02"> Che non scian ciò che questo dir si voglia,</p>
-<p class="i02"> E vedendo li morti e li feriti</p>
-<p class="i02"> Da sì gran colpi, tremano qual foglia;</p>
-<p class="i02"> E se vi erano alcun delli più arditi,</p>
-<p class="i02"> Che de offender Ranaldo avesser voglia,</p>
-<p class="i02"> Egli col brando sì li acconcia e sbatte,</p>
-<p class="i02"> Che tutti o occide, o cum gran furia<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a> abbatte.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CVIII"></a>CVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Intanto Bradamante si scoperse</p>
-<p class="i02"> Cum li fratelli e la sua ardita schiera,</p>
-<p class="i02"> E le cristiane insegne al vento aperse</p>
-<p class="i02"> E entrò per fianco dove Ranaldo era;</p>
-<p class="i02"> Questo quel stormo allor tutto disperse,<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a></p>
-<p class="i02"> Vedendosi assalito<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a> a tal mainera:</p>
-<p class="i02"> Restò all'assalto ognun da se diviso,</p>
-<p class="i02"> Che assai spaventa uno empito improviso.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CIX"></a>CIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">In altra parte<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a> poco a quei distante</p>
-<p class="i02"> Mossessi<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a> Namo e tutta la sua gente,</p>
-<p class="i02"> E ove è Tricardo allor<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a> si trasse avante</p>
-<p class="i02"> Cum la schiera serrata arditamente;</p>
-<p class="i02"> Non vi fu<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a> sarracin tanto constante</p>
-<p class="i02"> A cui non vacillasse allor la mente,</p>
-<p class="i02"> Vedendossi così desordinare,</p>
-<p class="i02"> Nè più si scianno in qual parte guardare.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v2_CX"></a>CX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Mosso non si è Doranio ancora contra</p>
-<p class="i02"> A' sarracin, ma tempo e luoco espetta,</p>
-<p class="i02"> Che se peggio a' cristiani non incontra,</p>
-<p class="i02"> Senza scoprirse spera la vendetta;</p>
-<p class="i02"> Vede che quanti il buon Ranaldo scontra,</p>
-<p class="i02"> Tutti col brando li investisse<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a> e affetta,</p>
-<p class="i02"> Onde in lui spera, e ancor riposa alquanto:</p>
-<p class="i02"> Però posando anch'io fo fine al canto.</p>
-</div></div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
-</p>
-
-<h2 id="canto3">CANTO III.</h2>
-</div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_I"></a>I.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Sforzassi<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a> alcuno allo inimico porre</p>
-<p class="i02"> Cum forza il freno più che cum ingegno:</p>
-<p class="i02"> Così il vecchio Priamo e il forte Ettorre</p>
-<p class="i02"> Cercavano smorzare il greco sdegno;</p>
-<p class="i02"> Ma in altro modo si sforzò Nestorre</p>
-<p class="i02"> E Ulisse ruinare il troian regno,</p>
-<p class="i02"> Pensando esser, l'un<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a> saggio, e l'altro veglio,</p>
-<p class="i02"> Vincer cum senno che cum forza meglio.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_II"></a>II.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così visto ho a' miei giorni<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a> overo inteso,</p>
-<p class="i02"> Per non dar testimonio il tempo antico,</p>
-<p class="i02"> Esser Francesco re di Francia preso</p>
-<p class="i02"> Per senno più che a forza dal nemico;</p>
-<p class="i02"> E pria doe<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> volte innanzi esser difeso</p>
-<p class="i02"> Francesco Sforza da chi gli era amico</p>
-<p class="i02"> Contra esercito<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a> tanto e tanta boria,</p>
-<p class="i02"> Che forza non potea darli<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a> vittoria.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_III"></a>III.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Cum la prudenzia i suoi nemici amorza</p>
-<p class="i02"> Alfonso Estense, mio signore invitto,<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a></p>
-<p class="i02"> Che avendo men che 'l suo nemico<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> forza,</p>
-<p class="i02"> Hallo più volte già cum senno afflitto;</p>
-<p class="i02"> In stato è ancora, e non fia mai ch'il torza<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a></p>
-<p class="i02"> Da quello per timor, per fatto o ditto;</p>
-<p class="i02"> E in casi che niun mai l'aria pensato,</p>
-<p class="i02"> Nel suo seggio signor sempre è restato.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_IV"></a>IV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Io lassarò de Julio i gran litigi</p>
-<p class="i02"> Contra di lui per seguitare il Gallo,</p>
-<p class="i02"> Zanniolo,<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a> Ravenna, e li vestigi</p>
-<p class="i02"> Lassati alla Bastia per l'altrui fallo;</p>
-<p class="i02"> Lassarò discacciato re Luigi</p>
-<p class="i02"> De Italia fuor, che anche bene Idio sciallo</p>
-<p class="i02"> Quanto el stato de Alfonso allor pendea,<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a></p>
-<p class="i02"> Scacciato essendo chi lo difendea.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_V"></a>V.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma dirò quando per crudel fortuna</p>
-<p class="i02"> Pregion restò Francesco re di Francia,</p>
-<p class="i02"> Che oltra che allor non fu persona alcuna</p>
-<p class="i02"> Che non bagnasse per dolor la guancia,</p>
-<p class="i02"> Io credo che pensasse anco ciascuna</p>
-<p class="i02"> Alfonso più che mai stare in bilancia,</p>
-<p class="i02"> Per essersi sì a lui fedel mostrato</p>
-<p class="i02"> Allor, quanto alcun mai tempo passato.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_VI"></a>VI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma cum prudenzia e suo nativo senno,</p>
-<p class="i02"> Oltra ogni fede e pensamento accorto,</p>
-<p class="i02"> Placato ha quelli che pregione il fenno,</p>
-<p class="i02"> Et ha il naviglio suo condutto in porto;</p>
-<p class="i02"> Così far tutti i gran principi denno,</p>
-<p class="i02"> Che vincer fa talor prudenzia il<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a> torto;</p>
-<p class="i02"> Così cristiani per salvarsi il<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a> regno</p>
-<p class="i02"> Vincer cercon per forza e per ingegno.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_VII"></a>VII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Io vi lassai che Namo era già mosso</p>
-<p class="i02"> Contra la schiera di Tricardo altiero,</p>
-<p class="i02"> E che Ranaldo taglia insino all'osso</p>
-<p class="i02"> Quanti ne assalta più che giammai fiero;</p>
-<p class="i02"> Gridando tutti ammazza, adosso adosso,</p>
-<p class="i02"> Estrema occision di pagan fero:</p>
-<p class="i02"> Alardo, Ricciardetto e la sorella,</p>
-<p class="i02"> Contra pagani ciaschedun<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a> martella.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_VIII"></a>VIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dall'altro canto pur Doranio sorse</p>
-<p class="i02"> All'improviso contra i sarracini,</p>
-<p class="i02"> E lor tal tema nelle vene porse,</p>
-<p class="i02"> Che stimano che 'l ciel tutto rovini;</p>
-<p class="i02"> Fuge ciascun, ciascuno in frotta corse<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a></p>
-<p class="i02"> Per schifar li nimici a se<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a> vicini;</p>
-<p class="i02"> Ciascun si pone in tal disordinanza,</p>
-<p class="i02"> Che solo nel fugire hanno speranza.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_IX"></a>IX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Marsilio, Panteraccio e li altri capi,</p>
-<p class="i02"> E Balugante, in fuga universale</p>
-<p class="i02"> Tutti son persi, e restano cum capi</p>
-<p class="i02"> Senza consiglio, e zucche senza sale;</p>
-<p class="i02"> Visti tutti fugir, Ranaldo i capi</p>
-<p class="i02"> Sol ferir cerca, e di lor sol gli incale;</p>
-<p class="i02"> Ai capi, ai capi, grida; e alla sua voce,</p>
-<p class="i02"> De' suoi ciascun mostrossi più feroce.</p>
-</div></div>
-
-<p class="center">
-<i>Manca la continuazione</i>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_X"></a>X.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Non puote pur Fondran tacer, che al fine</p>
-<p class="i02"> Fu forza all'ira rallentare il freno,</p>
-<p class="i02"> E dir: Donque li miei di mie rovine</p>
-<p class="i02"> Son causa? ah Macon falso e di error pieno!</p>
-<p class="i02"> Veggio ch'in te non stanno le divine</p>
-<p class="i02"> Grazie, e quel ben<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a> che mai non vien a meno;</p>
-<p class="i02"> Piena è tua fede di fantasme e sogni,</p>
-<p class="i02"> Io voglio seguir Cristo a' miei bisogni.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XI"></a>XI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Allor lo suase il conte umanamente</p>
-<p class="i02"> Che battizar si voglia<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a> al sacro fonte;</p>
-<p class="i02"> Che invero Orlando fu molto eloquente,</p>
-<p class="i02"> Et agli amici di benigna fronte;</p>
-<p class="i02"> Geloso della Fede, e assai prudente,</p>
-<p class="i02"> E per umilità volse esser conte,</p>
-<p class="i02"> Casto, fedele, paziente e pio,</p>
-<p class="i02"> E fu sempre vivendo in grazia a Dio.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XII"></a>XII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Milon superbo, Fondrano e Grugnato,</p>
-<p class="i02"> I compagni Arideo e Rosadoro,</p>
-<p class="i02"> I figli di Arimonte dispietato,</p>
-<p class="i02"> Già crudo Urcasto e il fedele Antiforo,</p>
-<p class="i02"> Per il parlar del conte onesto<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a> e grato</p>
-<p class="i02"> Alla cristiana fe conversi foro;</p>
-<p class="i02"> Cum gran gaudio del conte e di Dio, stimo,</p>
-<p class="i02"> Si battizaro, e fu Fondrano il primo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XIII"></a>XIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Galliciana, e tutta la cittade</p>
-<p class="i02"> Fu battizata allor per man d'Orlando,</p>
-<p class="i02"> Egli si affaticò per caritade</p>
-<p class="i02"> Di battizarli, e averli<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a> al suo comando;</p>
-<p class="i02"> Poi mosso dall'amore e da pietade</p>
-<p class="i02"> Dispose per Fondrano oprare il brando,</p>
-<p class="i02"> E in stato porlo, e però fe' gridare</p>
-<p class="i02"> Che ogni soldato debba in punto stare.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XIV"></a>XIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E dopo alquanti giorni partir fece</p>
-<p class="i02"> La gente<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a> di Milone a questa impresa;</p>
-<p class="i02"> Lassar Galliciana ormai gli lece,</p>
-<p class="i02"> Poi che non teme più d'alcuno offesa.</p>
-<p class="i02"> Ma a Feraguto ormai tornar mi dece,</p>
-<p class="i02"> Che già tutta d'amore ha l'alma accesa,</p>
-<p class="i02"> E dalla ciambra ove era uscendo fuori,</p>
-<p class="i02"> Entrò ne un campo pien di vaghi fiori.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XV"></a>XV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Tutta fiorisce di erbe la pianura</p>
-<p class="i02"> Di colorite rose e zigli piena,</p>
-<p class="i02"> Avea di mirti intorno una verdura</p>
-<p class="i02"> Che vie più ch'altro quella facea amena;</p>
-<p class="i02"> Cinto era intorno di merlate mura,</p>
-<p class="i02"> E da ogni merlo pende una catena;</p>
-<p class="i02"> Ardenti fuochi vi erano in più bande,</p>
-<p class="i02"> Qual piccol, qual mezzano e qual più grande.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XVI"></a>XVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Volava in quella<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a> un pargoletto arciero</p>
-<p class="i02"> Quale avea dardi di piombo e di oro;</p>
-<p class="i02"> Quel fuga, questo fa l'amor sincero,</p>
-<p class="i02"> Come diversi da natura foro;</p>
-<p class="i02"> Vola<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a> il fanciullo per quel piano<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a> altiero,</p>
-<p class="i02"> E sagitta col stral spesso uno alloro:</p>
-<p class="i02"> Par che ferir quell'arbor<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a> gli sia grato,</p>
-<p class="i02"> Faretrato, fanciul, nudo, orbo, e alato.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XVII"></a>XVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Eravi in mezzo un vago carro aurato,</p>
-<p class="i02"> Fatto non di opra umana, anzi divina,</p>
-<p class="i02"> Sol di rubini e di diamanti ornato,</p>
-<p class="i02"> E sopra vi sedeva una regina,</p>
-<p class="i02"> Di dolce aspetto e da ciascuno amato,</p>
-<p class="i02"> Adorna tutta di porpora fina;</p>
-<p class="i02"> Un pomo di or nella man destra avea,</p>
-<p class="i02"> Da un Troian l'ebbe, è questa Vener Dea.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XVIII"></a>XVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Era di lieta ma di vista altiera,</p>
-<p class="i02"> Cum maniere legiadre e graziose,</p>
-<p class="i02"> Altra stagion non vuol che primavera</p>
-<p class="i02"> Lieta di odori e di fiorite rose;</p>
-<p class="i02"> Odia vechiezza, e sol nella sua schiera</p>
-<p class="i02"> Giovani sono, e lor dame amorose,</p>
-<p class="i02"> Lascivetti animali e verdi piante,</p>
-<p class="i02"> E in somma alcun non vuol che non sia amante.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XIX"></a>XIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Quattro destrier vie più che sangue rossi,</p>
-<p class="i02"> Qual non si trovan mai nel correr stanchi,</p>
-<p class="i02"> Guidano il carr<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a> da un dotto auriga mossi;</p>
-<p class="i02"> Senza alcun freno, e senza sproni ai fianchi</p>
-<p class="i02"> Altri li han visti, e fan lor gambe<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a> e dossi</p>
-<p class="i02"> E code e colli<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a> più che neve bianchi;</p>
-<p class="i02"> Ma a Feraù, ch'anch'esso fu in quel luoco,</p>
-<p class="i02"> Parveno rossi più ch'ardente fuoco.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XX"></a>XX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Sol li regge alla voce il saggio auriga,</p>
-<p class="i02"> E tienli e scioglie come cani al lasso;</p>
-<p class="i02"> Nè sempre scorre a un modo il bel quadriga;<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a></p>
-<p class="i02"> Ma talor corre e talor va di passo;</p>
-<p class="i02"> Nè sempre è il suo camin per una<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a> riga,</p>
-<p class="i02"> Ma or poggia in alto et or dechina al basso,<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a></p>
-<p class="i02"> Talor sfrenato va,<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a> talor modesto,</p>
-<p class="i02"> Or longe corre, et or<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a> si afferma presto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXI"></a>XXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Per ciascuno una fiata il carro corre,</p>
-<p class="i02"> E mostra, anzi predice a ognun li amori</p>
-<p class="i02"> Quali esser denno, e quanto ognun trascorre,</p>
-<p class="i02"> E quai son fidi e quai falsi amatori;</p>
-<p class="i02"> E chi del suo servir de' frutto corre,</p>
-<p class="i02"> E chi ritrarne sol stenti e dolori,</p>
-<p class="i02"> Chi gran voglia d'amare, e chi non molta</p>
-<p class="i02"> Mostra a ciascuno il carro una sol volta.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXII"></a>XXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Pur allor Feraguto<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a> il vide in mezzo</p>
-<p class="i02"> Cum genti innanzi che facean gran feste;</p>
-<p class="i02"> Et altri vide ch'il seguian da sezzo</p>
-<p class="i02"> Cum occhi lacrimosi e faccie meste;</p>
-<p class="i02"> E questi sono che non trovan mezzo</p>
-<p class="i02"> A far lor voglie ad altri manifeste;</p>
-<p class="i02"> Sperano in vano, e tranno i pregi<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a> al vento,</p>
-<p class="i02"> Vivono in servitù, moiono in stento.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXIII"></a>XXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma la turba che innanzi al carro giva,</p>
-<p class="i02"> Che coglie del suo amor qualche mercede,</p>
-<p class="i02"> In ordini diversi si partiva,</p>
-<p class="i02"> E il maritale amor primo si vede;</p>
-<p class="i02"> Questo fra li altri florido gioiva</p>
-<p class="i02"> Di legitimo nodo e pura fede;</p>
-<p class="i02"> Vener li sguarda cum alegra faccia,</p>
-<p class="i02"> E i discordi fra lor a dietro scaccia.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXIV"></a>XXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dopo seguiano i giovinetti amanti,</p>
-<p class="i02"> Che 'l nodo marital disiano insieme,</p>
-<p class="i02"> Che cum bei<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a> soni e dilettevol canti</p>
-<p class="i02"> Chiamano<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a><a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a> il frutto del lor sparso seme;</p>
-<p class="i02"> In vaghe foggie e 'n amorosi manti,</p>
-<p class="i02"> E nel farsi estimare hanno ogni speme,</p>
-<p class="i02"> Cum brette torte<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a> e chioma tanto ornata,<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a></p>
-<p class="i02"> Che bastarebbe a Spagna innamorata.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXV"></a>XXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi l'Amor giunto a qualche vituperio</p>
-<p class="i02"> Cum ordine li suoi avea schierati,</p>
-<p class="i02"> Secondo che distinguon l'adulterio</p>
-<p class="i02"> In semplice e composto, i dotti frati;</p>
-<p class="i02"> Chi è saggio noterà tutto il misterio,</p>
-<p class="i02"> Senza ch'a pieno vui da me l'odiati;</p>
-<p class="i02"> Li ordini solo io vi dirò, e l'amore,</p>
-<p class="i02"> Qual li altri seguirà, serà il peggiore.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXVI"></a>XXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Prima vedeassi<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a> il quasi adulterino</p>
-<p class="i02"> Secreto amor di vedovette belle,</p>
-<p class="i02"> Che allo adulterio si può dir vicino,</p>
-<p class="i02"> Perchè ancora al marito obligo han quelle;<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a></p>
-<p class="i02"> Escusabile amor, che 'l lor destino</p>
-<p class="i02"> Lassolle ahimè! pur presto vedovelle,</p>
-<p class="i02"> Misto cum onestà, suave amore,</p>
-<p class="i02"> Che dal bisogno vien più che dal cuore.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXVII"></a>XXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi seguian quelli che de' dui solo uno</p>
-<p class="i02"> Amanti avean<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a> col nodo maritale,</p>
-<p class="i02"> Che è semplice adulterio; e se ciascuno</p>
-<p class="i02"> Di essi ha quel nodo è poi composto male;</p>
-<p class="i02"> Composito adulterio a presso alcuno</p>
-<p class="i02"> Si chiama, errore a li animi mortale;</p>
-<p class="i02"> Questi seguian dapoi, tinti d'amore,</p>
-<p class="i02"> Che più grato il piacer fa che l'onore.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXVIII"></a>XXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Seguivano dapoi li innamorati</p>
-<p class="i02"> Chierichi, preti et altri sacerdoti,</p>
-<p class="i02"> Vescovi, papi, cardinali e frati</p>
-<p class="i02"> Cum colli torti et abiti devoti;</p>
-<p class="i02"> Che dapoi che han li articul predicati,</p>
-<p class="i02"> E della Fede esposti i sensi ignoti,</p>
-<p class="i02"> Aman le suor cum tristo desiderio,</p>
-<p class="i02"> E ciascuno ha la sua nel monasterio.<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a></p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXIX"></a>XXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Segue dapoi uno amor falso e reo,</p>
-<p class="i02"> Che accader suol, come tra figlio e madre,</p>
-<p class="i02"> Come Fedra per cui stracciar si feo</p>
-<p class="i02"> Ippolito sue membra alme e legiadre;</p>
-<p class="i02"> Come Canace amò già Macareo</p>
-<p class="i02"> Carnal fratello, o come Mirra il padre;</p>
-<p class="i02"> Sfrenato amore, e senza alcuna legge,</p>
-<p class="i02"> Che sol cum morte e strazio si corregge.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXX"></a>XXX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi si vedeano a schiera<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a> i pediconi,</p>
-<p class="i02"> Che sotto al mento altrui tenean la mano,</p>
-<p class="i02"> E nelle lonze cercano i bocconi,</p>
-<p class="i02"> E per stretto senter trovano<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a> il grano;</p>
-<p class="i02"> E innanzi loro i patici gargioni</p>
-<p class="i02"> Stavano in atto disonesto e strano,</p>
-<p class="i02"> E di essere ciascun quel ch'appunto era,</p>
-<p class="i02"> E questi e quei mostravano alla ciera.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXXI"></a>XXXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Seguian dapoi quelli appetiti ingordi,</p>
-<p class="i02"> Privi d'umana e natural modestia,</p>
-<p class="i02"> Di vista ciechi, e di audienzia sordi,</p>
-<p class="i02"> Che amano boi o d'altra sorte bestia;</p>
-<p class="i02"> Privi de ogni ragion, sfrenati e lordi</p>
-<p class="i02"> Da indur sin nello inferno ira e molestia:</p>
-<p class="i02"> Pasifae la guida era fra loro,</p>
-<p class="i02"> Che senza freno si soppose a un toro.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXXII"></a>XXXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Veder si vi poteano anco altri amori,</p>
-<p class="i02"> Come già di se stesso ebbe Narciso;</p>
-<p class="i02"> Di donna in donna, e di masturbatori,</p>
-<p class="i02"> Ma son più che da dir da gioco e riso:</p>
-<p class="i02"> Ma pur vi n'era uno altro fra' maggiori,</p>
-<p class="i02"> Che chiuder fa le porte in paradiso,</p>
-<p class="i02"> Come è tra circumcisi e noi cristiani,</p>
-<p class="i02"> O siano ebrei o ver macomettani.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXXIII"></a>XXXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Queste cum altre cose ch'io non narro,</p>
-<p class="i02"> Che longo fora a ben narrarvi il tutto,</p>
-<p class="i02"> Vide dinanzi a quello aurato carro</p>
-<p class="i02"> De Vener bella Ferraù condutto;</p>
-<p class="i02"> Nè già scrivendo favoleggio o garro,</p>
-<p class="i02"> Turpino il scrisse, ed egli a ciò m'ha indutto:</p>
-<p class="i02"> E scrive ancor, che Feraguto allora</p>
-<p class="i02"> Restò come de ingegno e sensi fuora.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v3_XXXIV"></a>XXXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Umil divenne il cavalier feroce,</p>
-<p class="i02"> Qual pecorella o mansueto agnello,</p>
-<p class="i02"> Tutto a Venere offerse il cuore atroce,</p>
-<p class="i02"> Nè d'altro che d'amar desidra quello;</p>
-<p class="i02"> Or può domarlo una feminea voce,</p>
-<p class="i02"> Un legiadro sembiante, un viso bello,</p>
-<p class="i02"> Quel che non puote<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a> mai asta<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a> nè brando:</p>
-<p class="i02"> Ma qui vi lasso, e a voi me aricomando.</p>
-</div></div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
-</p>
-
-<h2 id="canto4">CANTO IV.</h2>
-</div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_I"></a>I.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Chi spenger può la Fada a Amor nemica,</p>
-<p class="i02"> Ai piacer suoi e al suo gioioso regno,</p>
-<p class="i02"> Fassi la madre sua Venere amica,</p>
-<p class="i02"> E modo trova ad ogni suo disegno;</p>
-<p class="i02"> Ma sol la pazienzia e la fatica</p>
-<p class="i02"> Pon far l'amante di tal grazia degno:</p>
-<p class="i02"> Queste son l'armi vere e scuto<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a> e spada,</p>
-<p class="i02"> Che estinguer ponno la nemica Fada.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_II"></a>II.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Io vi lassai il franco Feraguto</p>
-<p class="i02"> Cum gran fatica e summa pazienza</p>
-<p class="i02"> Innanzi al carr di Citerea venuto,</p>
-<p class="i02"> A cui prostrato fece riverenza;</p>
-<p class="i02"> Vener dapoi che allor l'ebbe veduto</p>
-<p class="i02"> Cum tanta umilitade a sua presenza,</p>
-<p class="i02"> Accarecciollo assai, e come Dea</p>
-<p class="i02"> Previde quel che per lei fatto avea.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_III"></a>III.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E volta a lui cum suave guardatura,</p>
-<p class="i02"> Felice nell'amor, disse, serrai,</p>
-<p class="i02"> Poi che la strada mia fatta hai sicura,</p>
-<p class="i02"> Lieta e propizia a te sempre mi arai;</p>
-<p class="i02"> Nelle trame de Amor lieta ventura</p>
-<p class="i02"> Sempre, baron, vivendo troverai;</p>
-<p class="i02"> Che un ver servo d'Amor giamai non cade,</p>
-<p class="i02"> Cum fatica, pazienzia e umilitade.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_IV"></a>IV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E allor la Diva graziosamente</p>
-<p class="i02"> Basar gli fece il bello aurato pomo,</p>
-<p class="i02"> Quello ch'in man tenea, se ancor vi è a mente,</p>
-<p class="i02"> Che far puote in amor felice l'uomo;</p>
-<p class="i02"> Gran virtude da quello<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a> e grazia sente</p>
-<p class="i02"> Chi in servitù d'Amore al giogo è domo,</p>
-<p class="i02"> E baccia il pomo che già diede in mano</p>
-<p class="i02"> Elena bella a Paride troiano.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_V"></a>V.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">La turba che dintorno a Vener stava</p>
-<p class="i02"> Ebbe di quel barone invidie estreme,</p>
-<p class="i02"> Vedendo quanto lui accarecciava</p>
-<p class="i02"> La lor regina, che molti altri preme;</p>
-<p class="i02"> Nè poco altri amatori antiqui agrava</p>
-<p class="i02"> Ch'esca tal frutto di sì novo seme,</p>
-<p class="i02"> Che un sì novello amante a Vener gionto</p>
-<p class="i02"> Tenuto sia da lei in tanto conto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_VI"></a>VI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ella ch'intende il cuore, essendo Dea,</p>
-<p class="i02"> Come uom che sopra li altri ogni altro vede,</p>
-<p class="i02"> Lor secreti penser tutti intendea,</p>
-<p class="i02"> Che l'alto e divin lume il nostro eccede,</p>
-<p class="i02"> Cum celeste parlar così dicea:</p>
-<p class="i02"> Dassi secondo il merto ogni mercede;</p>
-<p class="i02"> A voi ciechi non par, ma a me, che a lui</p>
-<p class="i02"> Mi dimostri benigna or più che altrui.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_VII"></a>VII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Taccio la causa: e a render<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a> non son stretta,</p>
-<p class="i02"> Io che son Dea, ragione a vui mortali;</p>
-<p class="i02"> Come esso al fine vuol sue grazie assetta<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a></p>
-<p class="i02"> Ciascuno Idio,<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a> e non come voi frali;</p>
-<p class="i02"> Anci flagello e gran tormento espetta</p>
-<p class="i02"> Chi ai Dei ascrive le iniustizie e i mali;</p>
-<p class="i02"> Costui me e voi ha preservato solo,<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a></p>
-<p class="i02"> Nè gli può amor spiacer sendo Spagnuolo.<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_VIII"></a>VIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ebbe compiuto appena il parlamento</p>
-<p class="i02"> L'alta regina, che li ardenti cuori,</p>
-<p class="i02"> E ogni servo d'Amor restò contento,</p>
-<p class="i02"> Mostrandollo<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a> cum rose et altri fiori;</p>
-<p class="i02"> Mostravano al baron loro odio spento</p>
-<p class="i02"> Cum canti, cum fioretti e cum odori;</p>
-<p class="i02"> Ciascun l'onora, reverisce e loda,</p>
-<p class="i02"> E par che del suo ben gioisca e goda.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_IX"></a>IX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi che fu da ciascun tanto onorato</p>
-<p class="i02"> Da ogni schiera d'amanti in suo ben mossa,</p>
-<p class="i02"> Da Vener fu il baron licenziato,</p>
-<p class="i02"> Che ad ogni suo piacer partir si possa;</p>
-<p class="i02"> E il partire al baron fu molto grato,</p>
-<p class="i02"> Desideroso di mostrar sua possa</p>
-<p class="i02"> Fra li erranti baroni, e a tempo e luoco</p>
-<p class="i02"> Goder felice in amoroso gioco.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_X"></a>X.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Accompagnato fu per via secreta</p>
-<p class="i02"> Dalla nudata ninfa a lui compagna,</p>
-<p class="i02"> E pose quella a accompagnarlo meta,</p>
-<p class="i02"> Poi che condutto l'ebbe alla campagna,</p>
-<p class="i02"> Ch'ora è spaciosa e di verdura lieta,</p>
-<p class="i02"> Nè della Fada più si duole e lagna;</p>
-<p class="i02"> Più il palazzo non vi è, ma il fiume, il quale</p>
-<p class="i02"> Per fattagion non fu, ma naturale.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XI"></a>XI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">La ninfa allor da lui prese licenza</p>
-<p class="i02"> Cum riverente cura e bel sembiante;</p>
-<p class="i02"> Così il baron da lei fece partenza,</p>
-<p class="i02"> Sperando a tempo esser felice amante;</p>
-<p class="i02"> E come cavalier di gran coscienza,</p>
-<p class="i02"> Ringraziò Macon di grazie tante,</p>
-<p class="i02"> E fece voto d'ogni menda netto</p>
-<p class="i02"> Andar dove sepulto è Macometto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XII"></a>XII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E prima che d'Amor mai cerchi frutto,</p>
-<p class="i02"> Nè di Venere assalti impresa alcuna,</p>
-<p class="i02"> Rivolse al suo Macon l'animo tutto,</p>
-<p class="i02"> Poi che difeso l'ha da tal fortuna;</p>
-<p class="i02"> Che quando in l'acqua al fondo fu condutto</p>
-<p class="i02"> Pensò non veder mai più sole o luna;</p>
-<p class="i02"> E stimossi, cadendo, al tutto morto,</p>
-<p class="i02"> Or ne ringraziò Dio poi che gli è sorto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XIII"></a>XIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così verso la Persia il cavaliero</p>
-<p class="i02"> Va armato a piedi, e non si mostra lasso;</p>
-<p class="i02"> Che, se vi è in mente, già quel suo destrero</p>
-<p class="i02"> Dentro al palagio si converse in sasso:</p>
-<p class="i02"> Di replicarlo più non fa mestiero;</p>
-<p class="i02"> Ma vada Ferraù, che quivi io il lasso:</p>
-<p class="i02"> Di andare adagio assai tempo gli avanza;</p>
-<p class="i02"> Sonan le trombe, e son chiamato in Franza.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XIV"></a>XIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Già son vicini l'uno e l'altro campo,</p>
-<p class="i02"> Come, Signor, vi dissi in l'altro canto;</p>
-<p class="i02"> Di assalirse ciascun menava vampo,</p>
-<p class="i02"> E già incresce a ciascuno il tardar tanto;</p>
-<p class="i02"> E come il ciel della tempesta il lampo</p>
-<p class="i02"> Manda per segno, così Ugiero il guanto</p>
-<p class="i02"> Mandò in segno di guerra allo inimico;</p>
-<p class="i02"> Ma quel lo accetta, e non lo estima un fico.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XV"></a>XV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">La schier della avanguarda era innante,</p>
-<p class="i02"> Già per tutto di trombe il suon si odea;</p>
-<p class="i02"> Da un lato Ugier, da l'altro Balugante,</p>
-<p class="i02"> Al combatter cum pregii ognun movea.</p>
-<p class="i02"> Or viene Artiro e Salomone aitante</p>
-<p class="i02"> L'un contra l'altro, come si solea</p>
-<p class="i02"> Combattere in quel tempo a schiera a schiera,</p>
-<p class="i02"> E sempre il capo il primo a ferire era.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XVI"></a>XVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Percosse Artiro il franco Salomone</p>
-<p class="i02"> Al scudo, e del destrer lo stese in groppa;</p>
-<p class="i02"> Ma alla visera il cristian barone</p>
-<p class="i02"> L'inimico pagan cum l'asta intoppa,</p>
-<p class="i02"> E la schena piegar lo fe allo arcione,</p>
-<p class="i02"> Tal che fu di cader più volte in forse;<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a></p>
-<p class="i02"> Ma l'uno e l'altro immantinente sorse,</p>
-<p class="i02"> E a ferirse col brando a furia corse.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XVII"></a>XVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Tra costor cominziossi allor gran ciuffa,</p>
-<p class="i02"> E mescolossi l'una e l'altra schiera,</p>
-<p class="i02"> Crebbe in instante la mortal baruffa,</p>
-<p class="i02"> Che l'una e l'altra gente è ardita e fiera;</p>
-<p class="i02"> E questo quello, e quel questo ribuffa,</p>
-<p class="i02"> Alcun non è che non combatta e fera;</p>
-<p class="i02"> Come prima d'un fuoco talora esce</p>
-<p class="i02"> Un vampo, e un tratto poi subito cresce.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XVIII"></a>XVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Artiro e Salomon fan mortal guerra,</p>
-<p class="i02"> E quello a questo il forte elmo martella;</p>
-<p class="i02"> Al primo colpo il gran cimier gli atterra,</p>
-<p class="i02"> E quasi il tolse a quel colpo di sella,</p>
-<p class="i02"> Ma un gagliardo non va sì presto a terra;</p>
-<p class="i02"> Ira e vergogna il paladin flagella,</p>
-<p class="i02"> E sopra all'elmo l'inimico tocca,</p>
-<p class="i02"> Che gli fece tremare i denti in bocca.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XIX"></a>XIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma tanto fu delli altri la gran calca,</p>
-<p class="i02"> Che sopra a' dui baron cum furia abonda,</p>
-<p class="i02"> Che l'un da l'altro presto se defalca,<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a></p>
-<p class="i02"> Come due navi sparte il vento e l'onda.</p>
-<p class="i02"> O quanta gente allora si scavalca!</p>
-<p class="i02"> Ogni cosa<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a> di sangue intorno gronda;</p>
-<p class="i02"> A chi è tagliato, et a chi suda il pelo,</p>
-<p class="i02"> E il gran ribombo suona insino al cielo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XX"></a>XX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Va Salomon correndo fra' pagani,</p>
-<p class="i02"> Come lupo fra il gregge, o in paglia fuoco;</p>
-<p class="i02"> Artiro atterra<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a> e occide li cristiani,</p>
-<p class="i02"> E chiunque accoglie o more o campa puoco;</p>
-<p class="i02"> Una gran pezza stettero alle mani,</p>
-<p class="i02"> Che l'uno a l'altro non concesse il luoco:</p>
-<p class="i02"> Ma pel vigor di quei di Salomone</p>
-<p class="i02"> Si riculoro alfin quei di Macone.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXI"></a>XXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Sforzassi Artir difender la bandiera,</p>
-<p class="i02"> Vedendo di cristiani il valor grande,</p>
-<p class="i02"> Ma in rotta fuge ormai tutta sua schiera,</p>
-<p class="i02"> Chi qua chi là per non morir si spande;</p>
-<p class="i02"> Minaccia Artir, biastema e si dispera,</p>
-<p class="i02"> Ma attender non puote egli a tante bande;</p>
-<p class="i02"> E Balugante che tal cosa vide,</p>
-<p class="i02"> Di soverchia ira e di vergogna stride.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXII"></a>XXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E subito comanda al franco Odrido</p>
-<p class="i02"> Che la schiera seconda a guerra mova:</p>
-<p class="i02"> Mossessi quello, e credo alciasse<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a> il grido</p>
-<p class="i02"> Insino al cielo allor la gente nova;</p>
-<p class="i02"> Ma Ugier, di Carlo capitanio fido,</p>
-<p class="i02"> Visto che l'ebbe, ai suoi gente rinova;</p>
-<p class="i02"> Mossessi Astolfo, e contra Odrido corse,</p>
-<p class="i02"> Ma alcun di loro ai colpi non si torse.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXIII"></a>XXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Trasse Pomella<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a> il valoroso Anglese,<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a></p>
-<p class="i02"> Poi che ebbe fracassata allor la lanza,</p>
-<p class="i02"> E sopra a un amirante la distese,</p>
-<p class="i02"> Che allo Inferno mandollo a tor la stanza,</p>
-<p class="i02"> Gridando: state gente alle difese,</p>
-<p class="i02"> Ch'io sono il fior di cavalier di Franza,</p>
-<p class="i02"> Che per parol non resta far de fatti:</p>
-<p class="i02"> E già tre morti n'avea 'n terra tratti.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXIV"></a>XXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Partenio occise, Validoro, e Iverso:</p>
-<p class="i02"> Al primo fesse il capo insino al petto,</p>
-<p class="i02"> E il secondo tagliò tutto a traverso,</p>
-<p class="i02"> Sì come al terzo spiccò il capo netto;</p>
-<p class="i02"> L'un Medo, Arabe l'altro, e l'altro Perso;</p>
-<p class="i02"> Vecchi i dui primi, e il terzo giovinetto:</p>
-<p class="i02"> Nè resta Astolfo, ma ferisce forte,</p>
-<p class="i02"> E chi scavalca, e chi conduce a morte.</p>
-</div></div>
-
-<p class="center">
-<i>Manca la continuazione</i>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXV"></a>XXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Maravigliosse assai Orlando allora</p>
-<p class="i02"> Di tal nazion di gente e sua natura;</p>
-<p class="i02"> Ma qui de lui vi lasserò per ora,</p>
-<p class="i02"> Che anco di Carlo mi bisogna cura.</p>
-<p class="i02"> Stava l'imperator festivo ancora</p>
-<p class="i02"> Della vittoria avuta, e sol procura<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a></p>
-<p class="i02"> Adunar genti per la santa impresa,<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a></p>
-<p class="i02"> Nè fatica risparmia, o guarda a spesa.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXVI"></a>XXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Fra li altri un giorno fece un gran convito</p>
-<p class="i02"> Cum onorevol pompa alla regale,</p>
-<p class="i02"> E di tutti i Signor fu fatto invito,</p>
-<p class="i02"> Senza altra differenzia, universale;</p>
-<p class="i02"> Ove fu ognun trattato e riverito</p>
-<p class="i02"> Secondo il grado suo maggiore o eguale,</p>
-<p class="i02"> E tanto da re Carlo accarecciato,</p>
-<p class="i02"> Che ognun se ne partì ben contentato.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXVII"></a>XXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dopo il convito, il sacro imperatore</p>
-<p class="i02"> Mostrò Cesarea liberalitade,</p>
-<p class="i02"> E in varii modi dimostrò l'amore</p>
-<p class="i02"> Che ai suoi portava; a chi cum dignitade,</p>
-<p class="i02"> A chi cum roba,<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a> a chi cum altro onore;</p>
-<p class="i02"> A chi dona castella, a chi cittade,</p>
-<p class="i02"> E a varii mostra variamente il cuore,<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a></p>
-<p class="i02"> Cum tal misura e tal providemento,</p>
-<p class="i02"> Che ognun di lui quel dì restò contento.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXVIII"></a>XXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Mentre era questo<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a> nella regia sala,</p>
-<p class="i02"> Si vide un messagiero in fretta entrare,<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a></p>
-<p class="i02"> Quale era appena al sommo della scala,</p>
-<p class="i02"> Che Carlo il vide, e a lui il fece andare;</p>
-<p class="i02"> Subito quel li espose, come cala</p>
-<p class="i02"> Gualtier dal monte, e affretta il caminare,</p>
-<p class="i02"> Perchè inteso ha che Carlo è in gran periglio,</p>
-<p class="i02"> E di affrettarsi ha preso per consiglio.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXIX"></a>XXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Cum lui è Desiderio di Pavia,</p>
-<p class="i02"> Che al Sepulcro seguirte si dispone,</p>
-<p class="i02"> Cum altri gran Signori in compagnia,</p>
-<p class="i02"> E seco viene ancor papa Leone<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a></p>
-<p class="i02"> Cum cardinali e magna chierichia,</p>
-<p class="i02"> Per annullar la lege di Macone;</p>
-<p class="i02"> Tutti, Signore, vengono a aiutarti,</p>
-<p class="i02"> E mi han mandato avanti ad avisarti.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXX"></a>XXX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così disse il messaggio, e dapoi tacque,</p>
-<p class="i02"> Per non passare del suo uffizio il segno;</p>
-<p class="i02"> A Carlo molto la novella piacque,</p>
-<p class="i02"> Per sua onoranza, e sicurtà del regno;</p>
-<p class="i02"> Bench'i pagani ormai sian messi all'acque,<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a></p>
-<p class="i02"> Pur temea ancor non li movesse a sdegno</p>
-<p class="i02"> A rifar testa e ritornare adrieto,</p>
-<p class="i02"> E cum più gente, sta col cuor più quieto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXI"></a>XXXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Idio ringrazia, e per molto catolico</p>
-<p class="i02"> Loda Leone allor summo pontifice,</p>
-<p class="i02"> Che a lui conduca favore apostolico,</p>
-<p class="i02"> Che così spera fare opre mirifice;</p>
-<p class="i02"> E il culto di Macon, quale è diabolico,</p>
-<p class="i02"> Male ordinato e di pegiore artifice,</p>
-<p class="i02"> Estinguere ivi almen dove si vede</p>
-<p class="i02"> Sepulto il Fundator di nostra fede.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXII"></a>XXXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E subito rivolto ai baron tutti,</p>
-<p class="i02"> Comanda lor che in ponto ognun si metta,</p>
-<p class="i02"> E l'altro giorno a corte sian ridutti</p>
-<p class="i02"> Per andar contra<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a> il pastor santo in fretta;</p>
-<p class="i02"> Non pur li gran signor, ma donne e putti</p>
-<p class="i02"> Ciascun di andarli si provede e affretta;</p>
-<p class="i02"> E par che Idio dal cielo, e i benedetti</p>
-<p class="i02"> Angeli insieme ognuno in terra espetti.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXIII"></a>XXXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E così far si deve, e potea farse</p>
-<p class="i02"> In quella età che avea fedel pastori;</p>
-<p class="i02"> Ma se or son l'alme di conscienzia scarse,</p>
-<p class="i02"> Causa ne sono i papi e loro errori,</p>
-<p class="i02"> Che a' nostri tempi attendono a ingrassarse</p>
-<p class="i02"> Tra le spurcicie e i vani adulatori,</p>
-<p class="i02"> Cum spesse simonie, cum tali imprese<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a></p>
-<p class="i02"> Che a vender son forzati insin le chiese.<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXIV"></a>XXXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così in ponto si mosse il gran re Carlo,</p>
-<p class="i02"> E contra al papa andò cum la sua corte,</p>
-<p class="i02"> Per farli reverenzia<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a> e accarecciarlo,</p>
-<p class="i02"> Come a pastor convien di simil sorte;</p>
-<p class="i02"> Andò lontan sei milgia<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> ad espettarlo,</p>
-<p class="i02"> E farli compagnia dentro alle porte</p>
-<p class="i02"> Di Parigi, che espetta a grande onore<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a></p>
-<p class="i02"> Veder de' cristian l'alto pastore.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXV"></a>XXXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Andonli incontra fuora di Parigi</p>
-<p class="i02"> Col vescovo Turpino e preti e frati</p>
-<p class="i02"> Cum le lor croci, neri, bianchi e bigi,</p>
-<p class="i02"> Cum ricce<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a> veste ben tutti adobati;</p>
-<p class="i02"> E d'ogni sorte<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a> ch'ai divin servigi</p>
-<p class="i02"> Se usano paramenti riccamati,</p>
-<p class="i02"> Belle pianede e adorni piviali,</p>
-<p class="i02"> Cum rellique, cum calici e messali.<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXVI"></a>XXXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Intanto ecco trombette e tamburini</p>
-<p class="i02"> Mandare insino al cielo orribil suono;</p>
-<p class="i02"> Carlo l'odiva, e tutti i paladini,</p>
-<p class="i02"> E quanti gionti dove è Carlo, sono;</p>
-<p class="i02"> E odendo par che ognor più s'avicini</p>
-<p class="i02"> Dove era Carlo il spaventevol tuono,</p>
-<p class="i02"> Quando a lui gionse uno altro messagiero,</p>
-<p class="i02"> Qual disse che vicino era Gualtiero;</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXVII"></a>XXXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Qual conduceva genti italiane</p>
-<p class="i02"> In aiuto di Carlo e del suo regno,</p>
-<p class="i02"> Genti fedeli, e tutte cristiane,</p>
-<p class="i02"> Che hanno Macone e chi l'adora a sdegno;</p>
-<p class="i02"> E che dipoi seguivan le romane</p>
-<p class="i02"> Genti, dove era Leon papa degno:</p>
-<p class="i02"> Possibil non fu allora che restasse</p>
-<p class="i02"> Carlo, sì allegro fu, che non gridasse.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXVIII"></a>XXXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Cum gravità però Carlo gridava:</p>
-<p class="i02"> Viva la buona gente italiana;</p>
-<p class="i02"> Italia, dopo lui, ciascun<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a> chiamava,</p>
-<p class="i02"> Viva l'Italia e la gente romana;</p>
-<p class="i02"> L'Italiani ogni baron lodava,</p>
-<p class="i02"> Che ora è stimata gente ignava e strana;</p>
-<p class="i02"> Barbari soli son che or prove fanno,</p>
-<p class="i02"> Nè Italiani ormai più credito hanno.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XXXIX"></a>XXXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Già tutto il mondo dominar Romani,</p>
-<p class="i02"> E chi fusse Lucullo<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a> e il gran Pompeo</p>
-<p class="i02"> Li Asiatici il sanno e li Affricani,</p>
-<p class="i02"> Mitridate, Tigrane e Ptolomeo;</p>
-<p class="i02"> Cesare in Franza et altri popul strani,<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a></p>
-<p class="i02"> E in tutta Europa gran prodezze feo;</p>
-<p class="i02"> E Sertorio e Camillo et altri molti,</p>
-<p class="i02"> Che qui per brevità non ho raccolti.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XL"></a>XL.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Or persa è tutta la memoria antiqua,</p>
-<p class="i02"> Nè quasi è più chi lor vittorie creda;</p>
-<p class="i02"> Colpa di sorte di signori iniqua</p>
-<p class="i02"> Che a barbari l'Italia han data in preda,</p>
-<p class="i02"> Per lor discordie, e per seguir l'obliqua</p>
-<p class="i02"> Strada, in voler che l'uno a l'altro ceda,</p>
-<p class="i02"> Usurpar quel d'altrui senza ragione,</p>
-<p class="i02"> Di rovinar l'Italia oggi è cagione.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLI"></a>XLI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Lodò l'Italia assai Carlo, che stato<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a></p>
-<p class="i02"> Vi era più volte a difensar la Chiesa,</p>
-<p class="i02"> E l'italo valore avea provato,</p>
-<p class="i02"> Ch'era di gran contrasto e gran difesa;</p>
-<p class="i02"> E se ben Desiderio<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a> avea domato</p>
-<p class="i02"> Cum altri assai, fu per lor dura impresa</p>
-<p class="i02"> Contra la Chiesa: e per comesso errore</p>
-<p class="i02"> Spesso ai gagliardi Idio tolle il valore.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLII"></a>XLII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Or se ne vien Gualtier da Monlione,</p>
-<p class="i02"> Qual fu galgiardo e nobil paladino,</p>
-<p class="i02"> Sollecito, e al suo re fedel barone,</p>
-<p class="i02"> E molto il loda nel suo dir Turpino;</p>
-<p class="i02"> Visto re Carlo, dismontoe d'arcione</p>
-<p class="i02"> Per onorar il figlio di Pipino;</p>
-<p class="i02"> Carlo abbracciollo, e gran feste gli fece,</p>
-<p class="i02"> Come fare alli suoi a un signor dece.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLIII"></a>XLIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E così fece a tutti li signori</p>
-<p class="i02"> Ch'erano cum Gualtier cum lieto viso;</p>
-<p class="i02"> Io non potrei narrare i grandi onori</p>
-<p class="i02"> Ch'a lor fur fatti, e le gran feste e il riso;</p>
-<p class="i02"> Intanto ecco il pastor delli pastori,</p>
-<p class="i02"> Ch'apre a suo modo e serra il paradiso:</p>
-<p class="i02"> Carlo, che cum le chiavi il gran stendardo</p>
-<p class="i02"> Vide, a smontare a piedi non fu tardo.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLIV"></a>XLIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E al pontifice andando inginocchiosse,</p>
-<p class="i02"> Et umile bassogli<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a> il sacro piede;</p>
-<p class="i02"> Il papa ad abbracciarlo allor si mosse,<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a></p>
-<p class="i02"> E la benedizion dapoi gli diede;</p>
-<p class="i02"> E sorgendolo<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a> il papa alfin levosse,</p>
-<p class="i02"> E a ciò che li comanda assente e cede;<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a></p>
-<p class="i02"> E per entrar cum quel dentro a Parigi,</p>
-<p class="i02"> Sopra il destrer montò senza letigi.<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLV"></a>XLV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così verso Parigi ognun se invia,</p>
-<p class="i02"> E il primo fu Gualtier da Monlione,</p>
-<p class="i02"> Che avea re Desiderio in compagnia</p>
-<p class="i02"> E tutta la lombarda nazione;</p>
-<p class="i02"> Poi delle guardie l'ordine seguia:</p>
-<p class="i02"> Dalla man destra è quella di Leone,</p>
-<p class="i02"> Dalla sinestra sta quella di<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a> Carlo,</p>
-<p class="i02"> Ch'il suo<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a> segue ciascuna, e vol guardarlo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLVI"></a>XLVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Da un canto stan le guardie, e non intorno,</p>
-<p class="i02"> E fan come due corna in quel confino;</p>
-<p class="i02"> Da destra stava<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a> di belle armi adorno</p>
-<p class="i02"> Al papa un stormo di Roman vicino;</p>
-<p class="i02"> Poi si vedeva dal sinistro corno</p>
-<p class="i02"> A lato a Carlo ogni suo paladino,</p>
-<p class="i02"> Allora alla sua guardia deputato,</p>
-<p class="i02"> Ciascuno adorno e di belle armi armato.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLVII"></a>XLVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi seguiva Leon cum viso lieto</p>
-<p class="i02"> Armato in sella in abito viandante,<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a></p>
-<p class="i02"> E Carlo apar cum lui, ma pur più indrieto</p>
-<p class="i02"> Tanto ch'il papa si può dir più avante;</p>
-<p class="i02"> Così fu allor quello ordine discreto<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a></p>
-<p class="i02"> Cum misterio e ragion molto importante;</p>
-<p class="i02"> Chè minore è del papa, ma maggiore</p>
-<p class="i02"> D'ogni altro al mondo, è poi l'imperatore.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLVIII"></a>XLVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Armato stava in abito pomposo</p>
-<p class="i02"> Re Carlo allora<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a> riccamente adorno,</p>
-<p class="i02"> E sembrò in vista degno e glorioso</p>
-<p class="i02"> Re de' Romani e imperator quel giorno;</p>
-<p class="i02"> Parlando insieme e ognun di lor gioioso</p>
-<p class="i02"> Del danno de' pagani e di lor scorno,</p>
-<p class="i02"> Della vittoria da re Carlo avuta,<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a></p>
-<p class="i02"> Chè sempre Cristo chi in lui spera aiuta.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_XLIX"></a>XLIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dopo seguiano insieme i cardinali</p>
-<p class="i02"> Adorni d'armi per la fe di Cristo;</p>
-<p class="i02"> Non come a questa età, per<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a> strazi e mali</p>
-<p class="i02"> De innocenti signori, e ingordo acquisto,</p>
-<p class="i02"> Per scacciar di lor terre i naturali</p>
-<p class="i02"> Signori, a fin d'uno appetito tristo,</p>
-<p class="i02"> Seguian il papa; e dopo un capitano,</p>
-<p class="i02"> Quale era vice senator romano.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_L"></a>L.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Era di Orlando<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a> quel loco tenente,</p>
-<p class="i02"> Che era in quel tempo roman senatore,</p>
-<p class="i02"> E lassava in sua vece, essendo assente,</p>
-<p class="i02"> Un patrizio roman di gran valore,</p>
-<p class="i02"> Il qual guidava tutta la sua gente,</p>
-<p class="i02"> Giovene ardito e di animoso cuore,</p>
-<p class="i02"> Di quella proprio illustre nazione,<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a></p>
-<p class="i02"> Che era il suo nome escelso Scipione.<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LI"></a>LI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Vinte milia e seicento avea costui</p>
-<p class="i02"> Sotto il stendardo della Santa Chiesa,</p>
-<p class="i02"> Che tutti andavan volontier cum lui</p>
-<p class="i02"> Per scuto della Fede e sua difesa,</p>
-<p class="i02"> E non per usurpar stato de altrui,</p>
-<p class="i02"> Ma contra l'infedeli è loro impresa:</p>
-<p class="i02"> De tutta l'altra gente deretani,</p>
-<p class="i02"> Sì come un retroguardo, eran Romani.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LII"></a>LII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così van tutti: e sol Leone e Carlo<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a></p>
-<p class="i02"> Fra lor si grida, si desidra e noma.</p>
-<p class="i02"> Questo l'ordine fu, nè da me parlo,</p>
-<p class="i02"> Ma in scriverlo Turpin prese la soma;</p>
-<p class="i02"> La colpa è sua, se ben non seppe farlo:</p>
-<p class="i02"> Non saprei dir se a questi tempi in Roma</p>
-<p class="i02"> Li esperti mastri delle cerimonie</p>
-<p class="i02"> Tali ordinanze stimariano idonie.<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a></p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LIII"></a>LIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Gionsero in fine alle sbadate<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a> porte</p>
-<p class="i02"> Di Parigi, città magna e regale,</p>
-<p class="i02"> Ove è cum preti e frati d'ogni sorte</p>
-<p class="i02"> In abito Turpino episcopale;</p>
-<p class="i02"> Tutti cantando psalmi et inni forte</p>
-<p class="i02"> Tanto, che sino al ciel la voce sale,</p>
-<p class="i02"> Inanzi a tutti si vedean<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a> cantare,</p>
-<p class="i02"> Come in procession si suole andare.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LIV"></a>LIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Dentro a Parigi si sentian campane</p>
-<p class="i02"> Cum segno di allegrezza al ciel sonare,<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a></p>
-<p class="i02"> Tante trombe e tambur che lingue umane<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a></p>
-<p class="i02"> Non bastarian, volendolo esplicare;</p>
-<p class="i02"> Arpe, liuti et altre cose strane</p>
-<p class="i02"> Se odivano cum grazia armonizzare,</p>
-<p class="i02"> Musiche cum canzoni<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a> e bei mottetti</p>
-<p class="i02"> Cum arie belle, e contrapunti elletti.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LV"></a>LV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Grande allegrezza fan fanciulle e donne,</p>
-<p class="i02"> E al beato pastor debiti onori;</p>
-<p class="i02"> Adorne eran le dame in belle gonne</p>
-<p class="i02"> Cum diversi ornamenti e bei colori;</p>
-<p class="i02"> E quante lo vedean serve e madonne,</p>
-<p class="i02"> Spargevano in suo onor diversi fiori</p>
-<p class="i02"> Cum odorifere erbe e naturali</p>
-<p class="i02"> Sopra il capo a Leone e i cardinali.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LVI"></a>LVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Entrati in la città, subito andaro</p>
-<p class="i02"> Alla prima lor chiesa catedrale,</p>
-<p class="i02"> E Dio, come si suol, prima onoraro</p>
-<p class="i02"> Carlo, il pastore et ogni cardinale;</p>
-<p class="i02"> Nè si volse mostrar di grazia avaro,</p>
-<p class="i02"> Se ben veste non ha pontificale,</p>
-<p class="i02"> A quel populo<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a> allor papa Leone,</p>
-<p class="i02"> Che a tutti diede la benedizione.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LVII"></a>LVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Doranio fatto poco anzi cristiano,</p>
-<p class="i02"> Di tal cospetto non si può saziare,</p>
-<p class="i02"> Nè vorrebbe esser come già pagano</p>
-<p class="i02"> Per quanto tien la terra e cinge il mare;</p>
-<p class="i02"> Il viver di cristian gli pare umano,</p>
-<p class="i02"> Natural, justo, come dessi usare;</p>
-<p class="i02"> Cum cerimonie che hanno in se ragione,</p>
-<p class="i02"> Qual non si trova in quelle di Macone.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v4_LVIII"></a>LVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi che fu reso a Dio debito onore,</p>
-<p class="i02"> L'entrata fero nel real palagio</p>
-<p class="i02"> Carlo e Leone, e ogni altro gran signore</p>
-<p class="i02"> Fu consignato ove può stare ad agio;</p>
-<p class="i02"> Alloggiò parte drento e parte fuore,</p>
-<p class="i02"> E non fu chi patisse alcun disagio.</p>
-<p class="i02"> Ma posino a lor modo, che piacere</p>
-<p class="i02"> Hanno essi di posare, io di tacere.</p>
-</div></div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
-</p>
-
-<h2 id="canto5">CANTO V.</h2>
-</div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_I"></a>I.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Chi veder vole un bel giardino ameno,</p>
-<p class="i02"> Che sia de' riguardanti allo occhio grato,</p>
-<p class="i02"> De ordini il veggia e varietadi pieno,</p>
-<p class="i02"> Chè cum tal variar si fa più ornato;</p>
-<p class="i02"> Così un poema sta nè più nè meno,</p>
-<p class="i02"> Che esser de' vario in tutto et ordinato;</p>
-<p class="i02"> Così varia il pittor col suo pennello,</p>
-<p class="i02"> E per il variare il mondo è bello.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_II"></a>II.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Però, Signor, se bene io vi parlai</p>
-<p class="i02"> Poco anzi di re Carlo e di Leone,</p>
-<p class="i02"> Bene alloggiati tutti io vi lassai</p>
-<p class="i02"> Di careccie, di cibi e di mesone,<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a></p>
-<p class="i02"> E parmi aver di lor parlato assai;</p>
-<p class="i02"> Sicchè tornare io voglio al fio<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a> d'Amone,</p>
-<p class="i02"> Qual per amore ha l'anima gioconda,</p>
-<p class="i02"> Cum la sua bella e umiliata Ismonda.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_III"></a>III.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Avea Ranaldo ormai sì intenerita</p>
-<p class="i02"> E scaldata d'amor la bella dama,</p>
-<p class="i02"> Che l'uno e l'altro come la sua vita,</p>
-<p class="i02"> E il cuor del petto suo si aprezza et ama;</p>
-<p class="i02"> Non è la dama più nel cuor smarrita,<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a></p>
-<p class="i02"> Ma tacendo conferma, e l'amor brama;</p>
-<p class="i02"> Ranaldo di scaldarla mai non resta,</p>
-<p class="i02"> L'abbraccia, l'accareccia, e falle festa.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_IV"></a>IV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma mentre stan li amanti in tal diletto,</p>
-<p class="i02"> Nè più la dama ormai fa resistenza,</p>
-<p class="i02"> E sperano d'amor l'ultimo effetto,</p>
-<p class="i02"> Nè vi è chi lor ne faccia conscienza,</p>
-<p class="i02"> Entrar li fece in subito suspetto</p>
-<p class="i02"> Un rumor grande, e strana appariscenza</p>
-<p class="i02"> Ch'ivi comparse<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a> e fe' sorger Ranaldo,</p>
-<p class="i02"> Che era in quel punto tutto d'amor caldo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_V"></a>V.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">La dama non men presta in piede sorse,</p>
-<p class="i02"> Insieme vergognosa e tremebonda,</p>
-<p class="i02"> Subito apresso al suo Ranaldo corse,</p>
-<p class="i02"> Come dir voglia: guarda la tua Ismonda;</p>
-<p class="i02"> Ma ben presto Ranaldo le soccorse.</p>
-<p class="i02"> Ma voglier<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a> mi bisogna a una altra sponda,</p>
-<p class="i02"> Nè dir vi posso or questa istoria tutta,</p>
-<p class="i02"> Che meglio gusta il ber bocca più asciutta.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_VI"></a>VI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Io vi lassai sì come Bradamante</p>
-<p class="i02"> Seguito avea Ranaldo: per trovarlo</p>
-<p class="i02"> Passati ha i Pirenei,<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a> e va più avante,</p>
-<p class="i02"> Che al tutto si è disposta a seguitarlo;</p>
-<p class="i02"> Volse il camin pigliar<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a> verso Levante,</p>
-<p class="i02"> Che anco Ranaldo spesso solea farlo;</p>
-<p class="i02"> Poi come spinta da furor divino<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a></p>
-<p class="i02"> Verso la Spagna prese il suo camino.<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_VII"></a>VII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E longamente nella Spagna errando,</p>
-<p class="i02"> Or nella Catalogna, ora in Castiglia,</p>
-<p class="i02"> Pur di Ranaldo va sempre cercando,</p>
-<p class="i02"> E cerca l'Aragona e la Siviglia;</p>
-<p class="i02"> Di cercarlo non resta, e nol trovando</p>
-<p class="i02"> Verso Valenza alfine il camin piglia,</p>
-<p class="i02"> Più presto non sapendo ove si andasse,</p>
-<p class="i02"> Che di veder la terra desiasse.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_VIII"></a>VIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E quasi apresso alla cittade essendo,</p>
-<p class="i02"> Vide uscir fuori una gran gente armata,</p>
-<p class="i02"> E in mezzo a quella sopra un carr<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a> piangendo</p>
-<p class="i02"> Cum l'una e l'altra man drieto legata</p>
-<p class="i02"> Era una dama, quale a fuoco orrendo</p>
-<p class="i02"> A morir crudelmente<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> è condennata;</p>
-<p class="i02"> E sì pietosa piagne,<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> e aiuto impetra,</p>
-<p class="i02"> Che mosso aria a pietade un cuor di pietra.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_IX"></a>IX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Cum una benda aveva la donzella</p>
-<p class="i02"> Legati li occhi, come allor si usava,</p>
-<p class="i02"> Che non vedendo il suo tormento quella,</p>
-<p class="i02"> Così forse il morir manco le agrava;</p>
-<p class="i02"> Però bench'essa fusse in viso bella,</p>
-<p class="i02"> Per quella benda allor nol dimostrava;</p>
-<p class="i02"> Ma pietosa era nel suo pianger tanto,</p>
-<p class="i02"> Che gentil si mostrava insin nel pianto.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_X"></a>X.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Bradamante che amor<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a> la dama vede</p>
-<p class="i02"> Fra gente tanta, et ode lamentarla,</p>
-<p class="i02"> La causa di tal cosa a un pagan chiede,</p>
-<p class="i02"> Qual le rispose che volean brugiarla,</p>
-<p class="i02"> Ne più<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a> risposta poi a quella diede;</p>
-<p class="i02"> Ma Bradamante che ode lamentarla,<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a></p>
-<p class="i02"> Soffrir non puote, e la visera abbassa,</p>
-<p class="i02"> La lanza arresta e contra al capo passa.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XI"></a>XI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Era capo di quelli un mascalzone</p>
-<p class="i02"> Maggior de li altri più d'una gran spana,<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a></p>
-<p class="i02"> Largo in le spalle, e grosso di ventrone,</p>
-<p class="i02"> Tagliato ha il viso, e guardatura strana;</p>
-<p class="i02"> E sin nell'ossa, a dirlo, era poltrone,</p>
-<p class="i02"> Che ha 'l corpo grande, e il cuore di puttana;</p>
-<p class="i02"> Ma in tutta Spagna mai non fe' natura,</p>
-<p class="i02"> Quanto era in quello, la maggior bravura.<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a></p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XII"></a>XII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Tutto era armato di armatura bianca,</p>
-<p class="i02"> E sopra li altri di statura avanza;</p>
-<p class="i02"> Or Bradamante, quella dama franca,</p>
-<p class="i02"> Verso di quello accosta la sua lanza;</p>
-<p class="i02"> E proprio al petto nella parte stanca</p>
-<p class="i02"> Il ferr<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a> li pose cum tanta possanza,</p>
-<p class="i02"> Che più di un palmo lo passò di dietro,</p>
-<p class="i02"> Come di giaccio fusse o fragil vetro.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XIII"></a>XIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi subito recossi in man la spada,</p>
-<p class="i02"> E al resto di color cacciossi adosso;</p>
-<p class="i02"> Non così secator atterra biada,</p>
-<p class="i02"> Quanto essa di color fa il terren rosso;</p>
-<p class="i02"> Scampale ognun davanti e fale strada,</p>
-<p class="i02"> Che quanto gionge taglia insino all'osso;</p>
-<p class="i02"> Tal fende al petto, e tale alla centura,</p>
-<p class="i02"> E chi non gionge, caccia di paura.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XIV"></a>XIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Fu in breve spazio sbarratato il piano,</p>
-<p class="i02"> E abbandonato cum la dama il carro;</p>
-<p class="i02"> Fugì ciascuno che volse esser sano,</p>
-<p class="i02"> Morto quel capo lor poltron bizzarro;</p>
-<p class="i02"> E nell'arcion la dama cum la mano</p>
-<p class="i02"> Trassessi presto più ch'io non vel narro;</p>
-<p class="i02"> E via fugendo quella dama porta,</p>
-<p class="i02"> E cum parol la inanima e conforta.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XV"></a>XV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Lontana da Valenzia la condusse,</p>
-<p class="i02"> Sempre<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> spronando forte il suo destrero,</p>
-<p class="i02"> Tanto che esistimò che salva fusse,</p>
-<p class="i02"> Nè più di essere offesa ebbe pensero;</p>
-<p class="i02"> E in ripa a un fiume appunto la ridusse,</p>
-<p class="i02"> Ove era naturale un bel verzero</p>
-<p class="i02"> Di mille frutti et erbe delicate,</p>
-<p class="i02"> Vaghe di sua verdura, e di odor grate.<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XVI"></a>XVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ivi slegolla, e gli occhi le disciolse,</p>
-<p class="i02"> E in terra dall'arcion repose quella,</p>
-<p class="i02"> E alquanto reposarse anch'essa volse,</p>
-<p class="i02"> E allor d'un salto si levò di sella;</p>
-<p class="i02"> Dapoi la dama apresso si raccolse,</p>
-<p class="i02"> Guardolla in viso, e ben le parve bella,</p>
-<p class="i02"> Che per la benda che avea a li occhi involta,</p>
-<p class="i02"> Bellezza le era e la apparenzia tolta.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XVII"></a>XVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E subito pietà di quella prese</p>
-<p class="i02"> Maggior che pria la forte Bradamante,</p>
-<p class="i02"> E all'altra dama chi fusse chiese,</p>
-<p class="i02"> E qual cagion la indusse a pene tante;</p>
-<p class="i02"> Quella che sempre Bradamante crese</p>
-<p class="i02"> Esser non donna, ma barone aitante,</p>
-<p class="i02"> Rimase del suo onore in gran suspetto,</p>
-<p class="i02"> E più d'un gran suspir gittò dal petto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XVIII"></a>XVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Poi le rispose: Sapi, cavaliero,</p>
-<p class="i02"> Che per mio ben da Dio fusti mandato,</p>
-<p class="i02"> Che di ciò che mi chiedi io dirò il vero,</p>
-<p class="i02"> Che molto ben da me l'hai meritato.</p>
-<p class="i02"> Ma perchè dirvel poi più ad agio io spero,</p>
-<p class="i02"> Queste per or vi lasso in quel bel prato,</p>
-<p class="i02"> Che poi fur, per averle nelle mani,</p>
-<p class="i02"> Assai cercate da' Valenziani.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XIX"></a>XIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Le dame io lasso et a Ranaldo io torno,</p>
-<p class="i02"> Che disturbato fu dal suo piacere,</p>
-<p class="i02"> Nè fu sì lieto mai quanto quel giorno,</p>
-<p class="i02"> Se si potea la dama allor godere;</p>
-<p class="i02"> Onde restonne cum disconzo<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a> e scorno,</p>
-<p class="i02"> Che ben perfetto non si puote avere;</p>
-<p class="i02"> E subito al rumor recossi in mano</p>
-<p class="i02"> La sua Fusberta il sir di Montalbano.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XX"></a>XX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Riguarda quello, e vede giù da un monte</p>
-<p class="i02"> Scendere un toro fra tre vacche belle,</p>
-<p class="i02"> E un pastor grande, che di fresco monte<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a></p>
-<p class="i02"> Tutte le aveva, seguitava quelle,</p>
-<p class="i02"> Che avea un solo occhio in mezzo della fronte,</p>
-<p class="i02"> Nè già vi scrivo favole e novelle;</p>
-<p class="i02"> Che grande era quello occhio a ponto a ponto</p>
-<p class="i02"> Quanto quatro comuni a giusto conto.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXI"></a>XXI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Questo non crederà qualche vulgare,</p>
-<p class="i02"> Che poco sale nella zucca serra,</p>
-<p class="i02"> Chè sol dà fede a quel che all'occhio appare</p>
-<p class="i02"> Il vulgo ignaro che vaneggia et erra:</p>
-<p class="i02"> Come che a un cieco descriveste il mare</p>
-<p class="i02"> Quanto sia grande, e i monti<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a> della terra,</p>
-<p class="i02"> E la torr<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a> di Babel, e che vi è gente</p>
-<p class="i02"> Che tutta è nera, crederebbe niente.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXII"></a>XXII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma talor più ragion che 'l senso vede,</p>
-<p class="i02"> Chè lo intelletto è di maggiore altezza,</p>
-<p class="i02"> E i mostri di natura esser concede,</p>
-<p class="i02"> Anci più volte il sentimento sprezza;</p>
-<p class="i02"> Chi crederia che 'l sol, che par de un piede</p>
-<p class="i02"> A nui che siam qua giuso, di grandezza</p>
-<p class="i02"> Della terra maggior sia per natura</p>
-<p class="i02"> Centosessantasei volte<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a> a misura?</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXIII"></a>XXIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Se creder non volete ai scritti miei,</p>
-<p class="i02"> Prestate fede almeno al buon Turpino:</p>
-<p class="i02"> Credete il ver, ch'il falso io non direi,</p>
-<p class="i02"> Non son greco bugiardo, ma latino;</p>
-<p class="i02"> Chi crederebbe la essenzia di Dei,</p>
-<p class="i02"> La providenzia e lo ordine divino?</p>
-<p class="i02"> La fede è sol del certo incerto a nui,</p>
-<p class="i02"> Credete mo' quel che ne piace<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a> a vui.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXIV"></a>XXIV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ora tornando al mio primo proposto,</p>
-<p class="i02"> Le vacche costui guida alla campagna,</p>
-<p class="i02"> E come sopra vi narrai, composto</p>
-<p class="i02"> Longamente pastor, nasciuto in Spagna;</p>
-<p class="i02"> Ma di veder la Franza era disposto<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a>,</p>
-<p class="i02"> Che del steril paese assai si lagna,</p>
-<p class="i02"> Quale è gran parte nel paese ispano,</p>
-<p class="i02"> Però se n'è partito, e va lontano.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXV"></a>XXV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">E dove era Ranaldo cum Ismonda</p>
-<p class="i02"> Apunto apunto si trovò per caso;</p>
-<p class="i02"> Ranaldo che sua sorte assai gioconda</p>
-<p class="i02"> Sturbar si vede, e n'è privo rimaso,</p>
-<p class="i02"> Tanto si sdegna, e tal furor gli abonda</p>
-<p class="i02"> Che foco soffia per la bocca e naso;</p>
-<p class="i02"> E cum Fusberta in mano a gran furore</p>
-<p class="i02"> Andò Ranaldo contra a quel pastore.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXVI"></a>XXVI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Più non si mosse allor quel rozzo e brutto</p>
-<p class="i02"> Pastor, come ivi alcuno non vedesse,</p>
-<p class="i02"> E che securo si trovasse in tutto,</p>
-<p class="i02"> O contra a lui un fanciullino avesse;</p>
-<p class="i02"> E mossessi<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a> il gran tor<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>, quale era instrutto,</p>
-<p class="i02"> Che se in lor danno alcuno si movesse,</p>
-<p class="i02"> Debbia quel toro cum le corna urtarlo,</p>
-<p class="i02"> E cum quel colpo occiderlo o atterrarlo.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXVII"></a>XXVII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Mossessi il toro allor cum gran rovina,</p>
-<p class="i02"> E a un urto riversò Ranaldo al piano,</p>
-<p class="i02"> Proprio nel ventre cum la fronte china</p>
-<p class="i02"> La bestia gli fermò quel colpo strano;</p>
-<p class="i02"> Tramortito è Ranaldo, e la meschina</p>
-<p class="i02"> Ismonda piagne e si lamenta in vano,</p>
-<p class="i02"> Che subito il pastor quella pigliava,</p>
-<p class="i02"> E in mezzo alle tre vacche la cacciava.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXVIII"></a>XXVIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Come una belva fusse o un'altra vacca,</p>
-<p class="i02"> Innanzi si cacciava Ismonda bella,</p>
-<p class="i02"> E così nell'onor la offende e smacca,</p>
-<p class="i02"> Che assai più che 'l timor molesta quella;</p>
-<p class="i02"> Nel cuor dogliosa, e già nel pianger stracca</p>
-<p class="i02"> Non ardisce gridar, nè pur favella,</p>
-<p class="i02"> Però che se piangesse, avea timore</p>
-<p class="i02"> Che 'l tor non la offendesse o quel pastore.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXIX"></a>XXIX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Così lassando oppresso il suo campione,</p>
-<p class="i02"> Ismonda fra le vacce<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a> caminava,</p>
-<p class="i02"> Il mostro che chiamato era Burone,</p>
-<p class="i02"> A un folto bosco oscuro la guidava;</p>
-<p class="i02"> La giovane tra se chiama Macone,</p>
-<p class="i02"> Ma nulla alla meschina allor giovava;</p>
-<p class="i02"> Prima tre or che fusse risentito</p>
-<p class="i02"> Stette Ranaldo in terra tramortito.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-<a id="v5_XXX"></a>XXX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ma poi che fu risorto, a Ismonda<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a> il core</p>
-<p class="i02"> Subito volse et ogni suo<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a> pensero,</p>
-<p class="i02"> Come colui che le portava amore,</p>
-<p class="i02"> E per cercarla ascese il suo destrero;</p>
-<p class="i02"> Nè la vedendo, scoppia di dolore,</p>
-<p class="i02"> Che pur potette assai, a dire il vero:</p>
-<p class="i02"> Maledisse il pastore e la fortuna,</p>
-<p class="i02"> E intanto giunse allor la notte bruna.</p>
-</div></div>
-
-<p class="center">
-<i>Manca la continuazione</i>
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
-</p>
-
-<h2 id="indicenomi">INDICE
-<span class="smaller">DI TUTTI I NOMI PROPRI<br />
-CONTENUTI IN QUEST'OPERA.</span></h2>
-
-<p class="center">
-<i>Il numero romano indica il Canto, e l'arabo
-la Stanza.</i>
-</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-A
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Alardo</span> fa strage de' pagani, III. <a href="#v3_VII">7</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Aldrovagi</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Alfonso I</span> d'Este vince i nemici colla prudenza, III. <a href="#v3_III">3</a>; pericoli
-corsi con Giulio II per favorire i Francesi, <a href="#v3_IV">4</a>; sue vittorie
-e sue lodi, <a href="#v3_V">5</a> e seg.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Amore</span> carnale, sue varie distinzioni, III. <a href="#v3_XVI">16 a 34</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Anselmo</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Antiforo</span> figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione
-d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ardubalasso</span> abbatte Dudone e lo fa prigioniero, II. <a href="#v2_XCV">95</a>; fuga
-i cristiani, <a href="#v2_XCVI">96</a>; s'azzuffa con Oliviero, ed è abbattuto da
-Gano, <a href="#v2_XCVIII">98</a>, <a href="#v2_XCIX">99</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Arideo</span> accorre in camera di Galliciana al romore suscitato da
-Libichello, II. <a href="#v2_L">50</a>; si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando,
-III. <a href="#v3_XII">12</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Artiro</span> affricano combatte contro Salomone, I. <a href="#v1_II">2</a>; si spinge
-contro i cristiani, II. <a href="#v2_LXVIII">68</a>; muove contro Salomone e si attacca
-seco, IV. <a href="#v4_XVI">16</a> e seg.; è dalla folla impedito il combattimento,
-e fa strage di Cristiani, <a href="#v4_XXI">21 e seg.</a>
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Astolfo</span> fatto prigione dai pagani, II. <a href="#v2_C">100</a>; spinto contro di
-essi da Uggero, uccide un Amirante quindi Partenio,
-Validoro e Iverso, IV. <a href="#v4_XXIII">23</a>, <a href="#v4_XXIV">24</a>, <a href="#v4_XXV">25</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-B
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Balugante</span> manda Bravante contro i cristiani, II. <a href="#v2_LX">60</a>; spinge
-nella battaglia Ardubalasso, <a href="#v2_XCV">95</a>; manda Marcaluro in soccorso
-de' pagani, <a href="#v2_CIV">104</a>; è messo in fuga dai Cristiani, III.
-<a href="#v3_IX">9</a>. Accetta la sfida della battaglia da Uggero, IV. <a href="#v4_XV">15</a>; suo
-<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
-sdegno nel veder uccidere tanti de' suoi, <a href="#v4_XXII">22</a>; ordina ad
-Odrido di entrare in battaglia, <a href="#v4_XXIII">23</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Bastia</span> luogo del Ferrarese ripigliato agli Spagnuoli da Alfonso
-I d'Este, III. <a href="#v3_IV">4</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Beltramo</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Bertolagi</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Bradamante</span> chiamata da Oliviero in soccorso de' cristiani, II.
-<a href="#v2_LXII">62</a>; colla lancia abbatte Armeno, <a href="#v2_LXIII">63</a>; uccide Chiariolo,
-<a href="#v2_LXIII"><i>ivi</i></a>, Glorio, Lampruccio e Meleardo, <a href="#v2_LXV">65</a>; ferisce Odrido,
-<a href="#v2_LXIX">69</a>; è assalita da Bravante, <a href="#v2_LXIX"><i>ivi</i></a>; assale Rinaldo sconosciuto
-e lo insegue, <a href="#v2_LXXX">80</a>, <a href="#v2_LXXXI">81</a>; lo riconosce, <a href="#v2_LXXXV">85</a>; intende da
-esso la trama contro i pagani ordita, <a href="#v2_LXXXVI">86</a>; corre a Parigi
-ed espone la cosa ad Uggero, <a href="#v2_LXXXIX">89</a>; insieme a Ricciardetto
-muove contro i pagani, <a href="#v2_CI">101</a>, <a href="#v2_CVIII">108</a>; ne uccide molti, III. <a href="#v3_VII">7</a>.
-Suoi viaggi per ritrovar Rinaldo, V. <a href="#v5_VI">6</a> e <a href="#v5_VII">7</a>; sua avventura
-in Valenza, <a href="#v5_VIII">8</a>; salva una donzella chiamata Ismonda
-che dovea esser arsa, <a href="#v5_X">10 e seg.</a>; se la pone in groppa e
-la porta via, <a href="#v5_XIV">14</a>; si riposa con essa in riva d'un fiume,
-<a href="#v5_XV">15 e seg.</a>
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Bravante</span> fa strage di cristiani, ed abbatte Rodoardo, II. <a href="#v2_LX">60</a>,
-<a href="#v2_LXI">61</a>, <a href="#v2_LXVIII">68</a>; assale Bradamante, <a href="#v2_LXIX">69</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Buffardo</span> combatte contro i cristiani, II. <a href="#v2_LIX">59</a>, <a href="#v2_LXVIII">68</a>, e contro Dudone,
-<a href="#v2_LXXI">71</a>; vien da esso abbattuto, <a href="#v2_LXXIII">73</a>; risorge e infuria
-tra' cristiani, <a href="#v2_LXXV">75</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Burone</span>, pastore con un solo occhio, assalito da Rinaldo, V. <a href="#v5_XXV">25</a>.
-Abbattuto Rinaldo dal toro si spinge innanzi Ismonda vituperandola,
-<a href="#v5_XXVIII">28</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-C
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Califa</span> abbattuto da Rinaldo, II. <a href="#v2_CIV">104</a>, <a href="#v2_CV">105</a>; suo smarrimento
-nel vedersi ingannato, <a href="#v2_CVIII">108</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Carlo</span> con la sua schiera entra in battaglia contro i pagani,
-dopo essere informato da Uggero della trama di Rinaldo,
-II. <a href="#v2_CII">102</a>; festeggia per la vittoria riportata su' pagani, IV.
-<a href="#v4_XXVI">26</a>; invita alla corte i suoi baroni per ricompensarli e
-<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
-prepararsi alla conquista del S. Sepolcro, <a href="#v2_XXVII">27</a>, <a href="#v2_XXVIII">28</a>; riceve
-il messaggero che gli espone l'arrivo di Gualtiero da
-Monlione, <a href="#v2_XXIX">29</a>; di Desiderio di Pavia, <a href="#v2_XXX">30</a>; di papa Leone
-Terzo, <a href="#v2_XXX"><i>ivi</i></a>; sua letizia per ciò, <a href="#v2_XXXI">31 e seg.</a>; suoi ordini pel
-ricevimento del pontefice, <a href="#v2_XXXIII">33</a>, <a href="#v2_XXXV">35</a>; gli va incontro con
-Turpino e tutto il clero di Parigi, <a href="#v2_XXX">30 e seg.</a>; sue lodi all'Italia
-e agl'Italiani, <a href="#v2_XXXVIII">38 e seg.</a>; assegna la stanza in Parigi
-a tutta la baronia accorsa, al papa e ad altri dignitarj
-ecclesiastici, <a href="#v2_LIX">59</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Chiariolo</span> di Soria ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXIV">64</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-D
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Descrizione</span> del giardino di Venere, e suo carro trionfale, III.
-<a href="#v3_XV">15 e seg.</a>
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Desiderio</span> re di Pavia in aiuto di Carlo per la conquista del
-S. Sepolcro, IV. <a href="#v4_XXX">30</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Doranio</span> attende il momento di spingersi contro i pagani II.
-<a href="#v2_CX">110</a>; li mette in rotta, III. <a href="#v3_VIII">8</a>; ammira la pompa sacra nel
-ricevimento in Parigi di papa Leone Terzo, IV. <a href="#v4_LVIII">58</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Dudone</span> chiamato da Uggero in soccorso de' cristiani, II. <a href="#v2_LXII">62</a>; fa
-strage de' pagani, <a href="#v2_LXVII">67</a>; si azzuffa con Buffardo, <a href="#v2_LXXI">71</a>; lo abbatte,
-<a href="#v2_LXXIII">73</a>; è abbattuto e fatto prigione da Ardubalasso, <a href="#v2_XCV">95</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-E
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ettore</span> procura vincere i greci per forza, III. <a href="#v3_I">1</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-F
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Fada</span> nemica di Venere uccisa da Ferraù, I. <a href="#v1_VII">7</a>; uccideva chiunque
-non era innamorato che di lei, <a href="#v1_IX">9</a>; chi l'estingueva si
-rendeva Venere propizia, IV. <a href="#v4_I">1</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Falcone</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ferraù</span> cade in mare, ed è salvato dalla ninfa Liquezia, I. <a href="#v1_IV">4</a>;
-accolto in un palazzo delizioso e festeggiato per avere
-<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
-uccisa la Fada nemica di Venere, <a href="#v1_VI">6</a>; sarà sempre fortunato
-in amore per tal impresa, <a href="#v1_X">10</a>, <a href="#v1_XI">11</a>; ringrazia la
-Ninfa, II. <a href="#v2_IV">4</a>; le si raccomanda, e le fa varie questioni
-naturali, <a href="#v2_V">5</a> e <a href="#v2_VI">6</a>; è guidato in delizioso luogo dove vede il
-trionfo dell'Amor carnale, III. <a href="#v3_XIV">14 e seg.</a>; sua maraviglia e
-sua variazione, <a href="#v3_XXXIII">33</a>, <a href="#v3_XXXIV">34</a>; accarezzato da Venere, IV. <a href="#v4_II">2</a>; gli
-fa baciare il pomo d'oro, <a href="#v4_IV">4</a>; desta invidia nella turba
-de' di lei seguaci e sue parole ad essi, <a href="#v4_V">5 e seg.</a>; è da tutti
-accarezzato, <a href="#v4_VIII">8</a>; Venere gli promette buona fortuna in
-amore e lo licenzia, <a href="#v4_IX">9</a>; è condotto fuori del soggiorno di
-Venere da Liquezia, <a href="#v4_X">10</a> e <a href="#v4_XI">11</a>; suo voto a Macone per gli
-scampati pericoli, <a href="#v4_XI"><i>ivi</i></a>; si avvia verso la Persia, <a href="#v4_XIV">14</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Festa</span> per l'ingresso in Parigi di papa Leone Terzo, IV. <a href="#v4_XLIV">44 a 59</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Fondrano</span> accorre in camera di Galliciana al romore suscitato
-da Libichello, II. <a href="#v2_L">50</a>; si lagna di Macone, e risolve farsi
-cristiano, e battezzarsi alle preghiere di Orlando, III.
-<a href="#v3_X">10</a>, <a href="#v3_XI">11</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Francesco I</span> re di Francia fatto prigione per senno più che
-per forza, III. <a href="#v3_V">5</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Francesco</span> Sforza difeso due volte dal senno dell'amico, III. <a href="#v3_II">2</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-G
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Galliciana</span> regina, madre di Milone, ingannata da Malagigi
-che la gode sotto la sembianza d'Orlando, II. <a href="#v2_XV">15</a>; gli manda
-un nuovo invito con lettera che il messo consegna al
-vero Orlando <a href="#v2_XVI">16</a>, <a href="#v2_XVII">17</a>, <a href="#v2_XVIII">18</a>; suo dispetto nel ricevere la risposta,
-<a href="#v2_XXI">21 e seg.</a>; Malagigi torna a lei sotto la finta sembianza;
-come accolto, <a href="#v2_XXVII">27 e seg.</a>; gli porge la lettera d'Orlando
-vero, <a href="#v2_XXXI">31</a>; istigata dal servo scuopre l'inganno dei
-due Orlandi, <a href="#v2_XL">40 e seg.</a>; vuol vendicarsi del finto, <a href="#v2_XLIII">43</a>; torna
-con armati alla sua camera, e tutti son malconci da Libichello,
-<a href="#v2_XLVII">47 e seg.</a>; strano scherzo fattole da esso convertito
-in asinello, <a href="#v2_LIII">53</a>, <a href="#v2_LIV">54</a>; battezzata per mano d'Orlando,
-III. <a href="#v3_XIII">13</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Gano</span> comanda la settima schiera in soccorso dei cristiani, II.
-<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
-<a href="#v2_XCII">92</a>; uccide Medonte, e Corifonte, <a href="#v2_XCIV">94</a>; abbatte Ardubalasso,
-<a href="#v2_XCIX">99</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Gigante</span> che combatte con Uggero, II. <a href="#v2_LVII">57</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Giulio II</span> papa nemico di Alfonso I d'Este, III. <a href="#v3_IV">4</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Glorio</span> ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXV">65</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Grugnato</span> si fa cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Gualtiero</span> da Monleone va in aiuto di Carlo per conquistare
-il S. Sepolcro, IV. <a href="#v4_XXIX">29</a>; accoglienza che gli è fatta alla corte,
-<a href="#v4_XXIX"><i>ivi</i></a>; duce delle genti italiane, <a href="#v4_XXXVII">37</a>, <a href="#v4_XLIII">43</a>; lodato da Turpino,
-<a href="#v4_XLIII"><i>ivi</i></a>; il primo nel corteggio del papa entra in Parigi
-con Desiderio, <a href="#v4_XLVI">46</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-I
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Idoli</span> de' gentili decaduti dopo la venuta del Salvatore, II. <a href="#v2_I">1</a>, <a href="#v2_II">2</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ismonda</span> amante corrisposta di Rinaldo, V. <a href="#v5_II">2</a>; intrattenendosi
-con esso, son disturbati da un gran romore, <a href="#v5_IV">4</a>; sua sventura,
-e come salvata da Bradamante <a href="#v5_VIII">8 a 18</a>; abbattuto
-Rinaldo dal toro, è dal pastore Burone cacciata innanzi
-con le vacche, <a href="#v5_XXVII">27</a>, <a href="#v5_XXVIII">28</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Italia</span> ed Italiani lodati da Carlo e da' suoi baroni, IV. <a href="#v4_XXXVIII">38 a 42</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Iverso</span> ucciso da Astolfo, IV. <a href="#v4_XXV">25</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-L
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Lampruccio</span> ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXV">65</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Leone</span> Terzo papa alla corte di Carlo per stabilire la conquista
-del S. Sepolcro, IV. <a href="#v4_XXX">30</a>; come accolto e festeggiato in Parigi,
-<a href="#v4_XXXII">32 e seg.</a>; benedice il popolo accorso, <a href="#v4_LVII">57</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Libichello</span> spirito infernale lasciato da Malagigi in sua vece
-nella camera di Galliciana, II. <a href="#v2_XLIV">44</a>; avea prese le sembianze
-d'Orlando, <a href="#v2_XLVI">46</a>; si difende dagli assalitori armati,
-<a href="#v2_XLVII">47 e seg.</a>; al giunger d'Orlando si converte in asinello,
-<a href="#v2_LI">51</a>; suo strano scherzo a Galliciana, <a href="#v2_LIII">53 e seg.</a>
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Lifonte</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Liquezia</span> ninfa marina nemica della Fada, salva Ferraù dallo
-<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
-affogare, e lo conduce in un delizioso palazzo, I. <a href="#v1_VI">6</a>;
-avea dato ad esso lo scudo per vincer gl'incanti della Fada,
-<a href="#v1_VIII">8</a>; palesa a Ferraù il suo stato, <a href="#v1_XII">12</a>; non era ombra vana,
-II. <a href="#v2_III">3</a>; ringraziata da esso, <a href="#v2_IV">4</a>; spiegazione che gli dà su
-questioni naturali, <a href="#v2_VII">7 e seg.</a>; lo guida in luogo di delizie, e
-gli mostra il trionfo dell'Amor carnale, III. <a href="#v3_XIV">14 e seg.</a>; lo
-accompagna fuori del soggiorno di Venere, IV. <a href="#v4_X">10 e seg.</a>
-</p>
-
-<p class="title">
-M
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Malagigi</span> lieto di sua buona ventura con la regina Galliciana,
-per aver preso la somiglianza d'Orlando, II. <a href="#v2_XIV">14 e seg.</a>;
-torna a visitarla sotto le stesse sembianze, e trovandola
-adirata cerca pacificarla, <a href="#v2_XXVII">27 e seg.</a>; si scusa della lettera
-che ella gli mostra del vero Orlando, <a href="#v2_XXXI">31</a>; trovandosi scoperto
-cerca di rivolger in burla l'avventura, <a href="#v2_XXXVII">37 e seg.</a>;
-chiuso in camera dalla regina, mentre ella va per vedere
-il vero Orlando, <a href="#v2_XLII">42</a>; fugge per incanto, lasciando lo spirito
-Libichello in sua vece, <a href="#v2_XLIV">44</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Marcaluro</span> mandato da Balugante in soccorso dei pagani,
-II. <a href="#v2_CIV">104</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Marsilio</span> messo in fuga dai cristiani, III. <a href="#v3_IX">9</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Meleardo</span> ucciso da Bradamante, II. <a href="#v2_LXV">65</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Milone</span> prega Orlando a non partire, II. <a href="#v2_XXXIV">34</a>; accorre in camera
-della madre al romore suscitato da Libichello, <a href="#v2_L">50</a>; si fa
-cristiano ad insinuazione d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-N
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Namo</span> comanda la sesta schiera in soccorso de' cristiani, II. <a href="#v2_XC">90</a>;
-muove contro Tricardo, <a href="#v2_CIX">109</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Nestore</span> procura vincere i Troiani col senno, III. <a href="#v3_I">1</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-O
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Odrido</span> si scaglia contro i cristiani, II. <a href="#v2_LXVIII">68</a>; ferito da Bradamante,
-<a href="#v2_LXIX">69</a>; entra in battaglia per ordine di Balugante,
-IV. <a href="#v4_XXIII">23</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Oliviero</span> signor di Vienna anima i cristiani a resistere ai pagani,
-II. <a href="#v2_XCVII">97</a>; è assaltato da Ardubalasso ed è soccorso da
-Gano, <a href="#v2_XCVIII">98</a>, <a href="#v2_XCIX">99</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Oranio</span> re di Creta si accorda con Rinaldo per favorire Carlo,
-II. <a href="#v2_LXXVII">77 e seg.</a>
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Orlando</span> si maraviglia della lettera scrittagli da Galliciana, e
-sua risposta, II. <a href="#v2_XVII">17 e seg.</a>; protesta di voler partire dalla
-corte di Milone, <a href="#v2_XXXIII">33</a>; accorre al romore suscitato da Libichello,
-<a href="#v2_L">50</a>; vedendo le stranezze di esso, si accorge ciò
-esser per negromanzia, e lo esorcizza, <a href="#v2_LV">55</a>; persuade Fondrano
-a battezzarsi insieme a tutta la sua città, III. <a href="#v3_XI">11</a>
-e <a href="#v3_XII">12</a>; si dispone a difenderlo, <a href="#v3_XIII">13</a> e <a href="#v3_XIV">14</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-P
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Panteraccio</span>, messo in rotta dai cristiani, III. <a href="#v3_IX">9</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Partenio</span> ucciso da Astolfo, IV. <a href="#v4_XXV">25</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Pinabello</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Priamo</span> procura vincere la guerra per forza, III. <a href="#v3_I">1</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-R
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ravenna</span>, rotta datavi da Alfonso I d'Este all'esercito spagnolo,
-III. <a href="#v3_IV">4</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Reo</span> che va adagio alla forca I. <a href="#v1_I">1</a>, <i>simil.</i>; graziato della vita, <a href="#v1_V">5</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ricciardetto</span> comanda la nona schiera in soccorso de' cristiani,
-II. <a href="#v2_XC">90</a>; muove con Bradamante contro i pagani, <a href="#v2_CI">101</a>; ne
-uccide molti, III. <a href="#v3_VII">7</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Rinaldo</span> creduto pagano rimira la battaglia tra i saracini e i
-cristiani, e arde di desiderio di prendervi parte, II. <a href="#v2_LXXVII">77</a>;
-<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
-induce il re di Creta a battezzarsi e diventare amico di
-Carlo, <a href="#v2_LXXIX">79</a>; suo strattagemma per farsi riconoscere da
-Bradamante, <a href="#v2_LXXX">80 e seg.</a>; se le scuopre, <a href="#v2_LXXXIV">84</a>; le spiega il segreto
-per soccorrer Carlo, <a href="#v2_LXXXVI">86 e seg.</a>; veduto i cristiani aver
-la peggio, si scaglia addosso a Califa, <a href="#v2_CV">105</a>; sbaraglia i saracini,
-<a href="#v2_CVI">106-107</a>; cerca solo di uccidere i capi, III. <a href="#v3_IX">9</a>. Innamorato
-d'Ismonda, V. <a href="#v5_II">2</a>; intrattenendosi seco, è sorpreso
-da gran fracasso, <a href="#v5_IV">4</a>; era un pastore da un occhio solo,
-che con tre vacche e un toro andava in Francia, <a href="#v5_XIX">19 e
-seg.</a>; buttato tramortito a terra dal toro, <a href="#v5_XXVI">26 e seg.</a>; suo
-dolore per tal caso e per vedersi rapita Ismonda, <a href="#v5_XXIX">29</a> e <a href="#v5_XXX">30</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Rodoardo</span> di Lamporeggio abbattuto da Bravante, II. <a href="#v2_LXI">61</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Rondello</span> cavallo di Uggero, II. <a href="#v2_LVII">57</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Rosadoro</span> accorre in camera di Galliciana al romore suscitato
-da Libichello, II. <a href="#v2_L">50</a>; si fa cristiano ad insinuazione di
-Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-S
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Salomone</span> combatte contro Artiro, I. <a href="#v1_II">2</a>; fatto prigione dei pagani,
-II. <a href="#v2_C">100</a>; è assalito da Artiro, e con esso attacca
-combattimento, IV. <a href="#v4_XVI">16 e seg.</a>; impedito dalla folla di finire
-il combattimento, si scaglia contro i pagani, <a href="#v4_XXI">21</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Sanguino</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Scipione</span> romano, vicario d'Orlando, guida in Parigi le truppe
-di S. Chiesa, IV. <a href="#v4_LI">51</a>, <a href="#v4_LII">52</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Servo</span> fido di Galliciana che porta al vero Orlando la lettera
-di lei, che dovea recapitare in mano del finto, che era
-Malagigi, II. <a href="#v2_XVI">16 e seg.</a>; sua maraviglia nel trovare presso
-la regina il finto Orlando, mentre avea lasciato il vero a
-parlare con Milone, <a href="#v2_XXXII">32 e seg.</a>; induce la regina a sincerarsi
-de' due Orlandi, <a href="#v2_XL">40</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Spinardo</span> combatte sotto il comando di Gano, II. <a href="#v2_XCIII">93</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-T
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Tricardo</span> assalito da Namo, II. <a href="#v2_CIX">109</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Turpino</span> comanda l'ottava schiera contro i pagani, e sua bravura,
-II. <a href="#v2_CI">101 e seg.</a>; va con Carlo all'incontro di Leone
-papa, IV. <a href="#v4_XXXVI">36</a>. Loda Gualtiero da Monleone, <a href="#v4_XLIII">43</a>; accoglie
-in abito episcopale il papa alle porte di Parigi, <a href="#v4_LIV">54</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-U
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Uggero</span> combatte col gigante, II. <a href="#v2_LVII">57</a>; fa strage de' pagani, <a href="#v2_LVIII">58</a>;
-chiama in soccorso de' cristiani Dudone e Bradamante,
-<a href="#v2_LXII">62</a>; informato da questa dello strattagemma di Rinaldo,
-manda Namo, Ricciardetto e Gano in aiuto al campo dei
-cristiani, <a href="#v2_LXXXIX">89</a>, <a href="#v2_XC">90</a>; dispone come capo dell'esercito le cose
-della guerra, <a href="#v2_XCI">91 e seg.</a>; manda soccorsi al campo ed informa
-Carlo della trama di Rinaldo, <a href="#v2_CI">101</a>, <a href="#v2_CII">102</a>; manda la
-sfida di battaglia a Balugante, IV. <a href="#v4_XV">15</a>; manda Astolfo a
-rinforzare la pugna, <a href="#v4_XXIII">23</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Ulisse</span> procura vincere i Troiani col senno, III. <a href="#v3_I">1</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Urcasto</span> figlio di Arimonte si fa cristiano ad insinuazione
-d'Orlando, III. <a href="#v3_XII">12</a>.
-</p>
-
-<p class="title">
-V
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Validoro</span> ucciso da Astolfo, IV. <a href="#v4_XXV">25</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Venere</span> nemica della Fada, I. <a href="#v1_VII">7</a>; suo carro trionfale e suoi seguaci,
-III. <a href="#v3_XVII">17. e seg.</a>; è propizia a Ferraù per aver uccisa
-la Fada e lo accarezza, IV. <a href="#v4_II">2</a>, e <a href="#v4_III">3</a>; gli fa baciare il pomo
-d'oro, <a href="#v4_IV">4</a>; sue parole alla turba invidiosa de' suoi seguaci,
-che si acquetano, <a href="#v4_VI">6 e seg.</a>; gli promette fortuna in amore
-e lo licenzia, <a href="#v4_IX">9</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Vili</span> e codardi aborrono dalle battaglie, I. <a href="#v1_I">1</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Vittoria</span> è più utile ottenuta col senno che colla forza, III. <a href="#v3_I">1</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-Z
-</p>
-
-<p>
-<span class="smcap">Zanniolo</span> picciolo fiume di Romagna, celebre per la vittoria riportatavi
-da Alfonso I. d'Este contro l'esercito di papa
-Giulio II. e degli Spagnoli, III. <a href="#v3_IV">4</a>.
-</p>
-
-<div class="footnotes">
-
-<h2>
-NOTE:
-</h2>
-
-<div class="footnote" id="note1">
-<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&nbsp;&nbsp;</span>E così ci è parso doverlo intitolare, quantunque nel corso
-dell'opera il Poeta chiami sempre <span class="smcap">Ranaldo</span>, ed una volta Rainaldo,
-l'eroe del poema, che nel Furioso è nominato Rinaldo.
-Nè può cader dubbio che sieno due personaggi diversi, venendo
-sotto ambedue le denominazioni ciascuno qualificato per figlio
-d'Ammone paladino di Francia, Signor di Montalbano e fratello
-di Bradamante; cosicchè di tal cambiamento non può addursi per
-causa che il buon piacere dell'Autore.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note2">
-<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Venezia 1551, presso il Marcolini a pag. 82.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note3">
-<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Opuscoli del Calogerà vol. XII pag. 143 a 214.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note4">
-<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ora V. per le ragioni addotte a pag. XXI.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note5">
-<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui sbaglia il Baruffaldi, perchè Bradamante non era
-donna di Rinaldo, ma <i>sorella</i> di esso e di Ricciardetto.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note6">
-<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ed una di nove, potea aggiungere.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note7">
-<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Nel primo foglio che serve di guardia al Codice si legge
-di non antico carattere: <i>Questo fu scritto dall'Ariosto, dopo il
-1512, perchè descrive la gran battaglia seguita in Ravenna nel
-detto anno, vinta dai Francesi per opera del Duca Alfonso Primo,
-descritta dal Sardi nel lib. 2 della sua storia.</i> Nell'altro foglio
-poi che forma la guardia in fine, si legge il seguente attestato:
-</p>
-
-<p class="indl">
-<i>Ferrara 30 Gennajo 1840.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Attesto io sottoscritto Bibliotecario della pubblica Biblioteca di
-questa città, che le qui unite carte num.º trenta di stanze 244,
-alcune delle quali imperfette, contenenti parte d'un poema inedito
-dell'Ariosto intitolato <span class="upright">il Rinaldo</span>, di cui parla il Baruffaldi <span class="upright">Vita
-dell'Ariosto</span> alle pagine 172-3, recandone saggio alle pagine
-310-14, sono scritte di mano di Lodovico Ariosto, avendone
-io fatto il confronto tanto col poema intitolato <span class="upright">Orlando furioso</span>,
-che colle <span class="upright">Satire</span>, e con altri scritti, che autografi si conservano in
-questa pubblica Biblioteca; e per convalidare vieppiù questa mia
-attestazione vi ho posto il sigillo di questo pubblico stabilimento
-presenti i sottoscritti testimonj consultati nel confronto.</i>
-</p>
-
-<ul>
-<li>Don Pietro Caprara</li>
-<li>Don Giuseppe Antonelli Vice Bibl. Testimonio</li>
-<li>Don Gaetano Ortolanini Aggiunto alla Bibl. Testimonio</li>
-<li>Andrea Borgonzoni maestro di Calligrafia</li>
-<li>Benedetto Giovanelli Custode.</li>
-</ul>
-
-<p>
-Ad onta però di questa solenne ed ingenua testimonianza di persone
-per ingegno e per probità commendabilissime, non son
-mancati certi cotali che da quell'oscurità che è la loro atmosfera
-hanno cercato, da bassa invidia o da crassa ignoranza mossi, di
-sparger dubbiezze sulla originalità del nostro Codice. Noi condoniamo
-loro il misero tentativo di nuocerci, perchè li uomini di
-sano giudizio faranno la nostra vendetta coi plausi, e perchè è rimasto
-ad essi tanto pudore da non volere, quantunque invitati e
-provocati, far pubblica la loro sentenza, per tema, ci crediamo,
-che non divenisse quel che fu a Mida il motto susurrato alla terra
-dal di lui barbiere. Però da buoni Cristiani preghiamo il Cielo che
-a tali giudici apra li occhi corporali, e spiani e raddirizzi le loro
-menti storte e contraffatte.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note8">
-<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&nbsp;&nbsp;</span>V. questa prefazione a pag. <a href="#Page_xi">XI</a>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note9">
-<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&nbsp;&nbsp;</span>La stampa di questi Frammenti col <i>fac-simile</i> del carattere
-dell'Autore speriamo che ecciterà i bibliotecari ed i possessori
-di antichi manoscritti di poesie sconosciute ed anonime a
-fare degli studj e delle ricerche per entro ai medesimi, e ad
-istituire dei giusti confronti; e chi sa che un giorno qualcuno
-più avventurato di noi, seguendo la via che abbiamo aperta, non
-giunga a completare questo lavoro?</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note10">
-<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&nbsp;&nbsp;</span><span class="smcap">Roma</span>, Tipografia delle Belle Arti 1835.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note11">
-<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ciuffa</i> per <i>zuffa</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note12">
-<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>cum</i> per <i>con</i> qui ed altrove costantemente.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note13">
-<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>cade</i> per <i>cadde</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note14">
-<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Anci</i> per <i>anzi</i> qui ed altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note15">
-<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Nè il ciel credette aver già secondo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note16">
-<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Trovansi in questi Canti troncate molte voci di due e di
-tre sillabe, che regolarmente non consentirebbero il troncamento;
-però non mancano esempi tra gli antichi rimatori di quest'uso più
-che licenza, che non si riferiscono per brevità; e le più comuni sono:
-<i>col</i> per <i>collo</i>, <i>car</i> per <i>carro</i>, <i>tor</i> per <i>torre</i>, <i>lor</i> per <i>loro</i>, <i>don</i>
-per <i>donna</i>, <i>fal</i> per <i>fallo</i>; <i>parol</i> per <i>parole</i>; <i>schier</i> per <i>schiera</i>; <i>fer</i>
-per <i>ferro</i>; le quali si notano qui tutte insieme per non ripeterle ai
-luoghi respettivi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note17">
-<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>accade</i> per <i>accadde</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note18">
-<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>cade</i> per <i>cadde</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note19">
-<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ciambra</i> per <i>camera</i> qui ed altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note20">
-<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>frissata</i> per <i>fregiata</i>, <i>adorna</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note21">
-<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>rada</i> per <i>rara</i>, <i>straordinaria</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note22">
-<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Fada</i> per <i>fata</i>, <i>maga</i>, dallo spagnuolo <i>Fada</i> o hada.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note23">
-<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E sol cercava acciò</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note24">
-<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Don</i> per <i>donna</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note25">
-<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>gran core</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note26">
-<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>distolte</i> per <i>liberate</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note27">
-<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ninfe io son la prima</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note28">
-<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Che così dette son le ninfe d'acque</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note29">
-<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E credo il mio servir non gli dispiacque</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note30">
-<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.&nbsp;&nbsp;</span></p>
-<div class="poem">
-<p class="i01"><i>La tua impresa da lei fia meritata,</i></p>
-<p class="i01"><i>Qual viepiù (credo) che ogni altra gli piacque.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note31">
-<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Per <i>dimostrar</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note32">
-<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Fu crocifisso</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note33">
-<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ogni altro Deo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note34">
-<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>nuoi</i> e <i>vuoi</i> per <i>noi</i> e <i>voi</i> qui ed altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note35">
-<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>sciò</i> per <i>so</i> qui ed altrove; <i>sciai</i> e <i>scià</i>, <i>scianno</i> per <i>sai</i>,
-<i>sa</i> e <i>sanno</i>.
-</p>
-
-<p>
-Il Bojardo cantò: Ben scio certo che pria.... Ben sciò
-ch'io sosterrei (Sonetti e Canzoni, Milano 1845 pag. 32).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note36">
-<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Toccavassi</i> per <i>Toccavasi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note37">
-<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ferraù</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note38">
-<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Stanza mancante del sesto verso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note39">
-<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>fa scordarli</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note40">
-<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>dama</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note41">
-<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>puoco</i> per <i>poco</i> qui ed altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note42">
-<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E a ogni sfrenato cuor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note43">
-<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Come in lucerna</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note44">
-<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Quella spoglia mortal dal dì che in fasce</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note45">
-<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ella</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note46">
-<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Bastammi</i> per <i>Bastami</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note47">
-<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Esser propizia</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note48">
-<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>puoi</i> per <i>poi</i> qui ed altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note49">
-<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>dicerne</i> per <i>discerne</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note50">
-<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ricerca</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note51">
-<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Son disposto, dama, condurmi. <i>Condure</i> per <i>condurre</i>, in grazia
-della rima. Dante cantava:
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01">La mente innamorata che donnea</p>
-<p class="i02">Colla mia donna sempre, di ridure</p>
-<p class="i02">Ad essa gli occhi più che mai ardea.</p>
-<p class="i6">(Parad. C. XXVII v. 88-91).</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note52">
-<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>tornarmi bisogna</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note53">
-<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Quale era direttiva al magno conte</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note54">
-<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè Orlando.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note55">
-<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>mirando</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note56">
-<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>sciolsella</i> per <i>sciolsela</i>. Verso mancante di due sillabe.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note57">
-<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>chi la manda</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note58">
-<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.&nbsp;&nbsp;</span></p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01"><i>E pregate che come la passata,</i></p>
-<p class="i01"><i>Questa altra notte sia da te trattata</i>.</p>
-</div>
-
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note59">
-<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>il vero</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note60">
-<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>diedi l'amore e l'alma</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note61">
-<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>e di me resti sazio</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note62">
-<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>il dì potevi rivedermi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note63">
-<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>non crederia</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note64">
-<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Verso con una sillaba di più.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note65">
-<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>.&nbsp;&nbsp;</span></p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01"><i>Non che l'usasse, ma pensar potesse</i></p>
-<p class="i01"><i>Di usarlo, alcun non scià che lo credesse</i>.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note66">
-<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>sapeva di quel caso</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note67">
-<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E ridente il baron s'estima</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note68">
-<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>accarecciar</i> per <i>accarezzar</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note69">
-<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>presella</i> per <i>presela</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note70">
-<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Dovrebbe invece leggersi <i>levante</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note71">
-<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Piacemmi</i> per <i>piacemi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note72">
-<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Conoscessi</i> per <i>conoscesi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note73">
-<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Aver il cervello dove la civetta ha il gozzo, vuol dire non
-averne.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note74">
-<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Così non ti vergogni, e mi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note75">
-<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>partito</i> per <i>scommessa</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note76">
-<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>parangone</i> per <i>paragone</i>, <i>prova</i>; dall'antico francese <i>parangon</i>;
-ripetuto in seguito.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note77">
-<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>debbassi</i> per <i>debbasi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note78">
-<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>detto ha</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note79">
-<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>facciammi</i> per <i>facciami</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note80">
-<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, chi dice ch'io non ho cervello, indovina peggio di
-quello che non veda io.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note81">
-<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Il sdegno</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note82">
-<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Volsessi</i> per <i>vollesi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note83">
-<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Muta l'effigie</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note84">
-<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>dolor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note85">
-<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>e dentro</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note86">
-<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>uso</i> per <i>usato</i>, <i>avvezzato</i>, <i>adoprato</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note87">
-<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>articola</i>, cioè, <i>dimostra minutamente</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note88">
-<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Azael</i> e la <i>Clavicola</i>, titoli d'opere di Magia e Negromanzia.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note89">
-<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, <i>per la via più comoda che può</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note90">
-<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>allestra</i> per <i>allestisce</i>, <i>prepara</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note91">
-<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>.&nbsp;&nbsp;</span>nome del folletto o demone lasciato in sua vece da Malagigi,
-chiamato da Dante Libicocco Inf. C. XXI.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note92">
-<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Per prenderlo pregion</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note93">
-<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>L'armata turba de Galliciana</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note94">
-<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Orlando vien dai poeti e romanzieri dipinto come guercio o
-strabo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note95">
-<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>.&nbsp;&nbsp;</span>metaforicamente per <i>li percuote</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note96">
-<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Chi se gli fe' vicin, stavan lontani</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note97">
-<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>abaglian</i> per <i>abbaiano</i>, <i>latrano</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note98">
-<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>in frotta</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note99">
-<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>.&nbsp;&nbsp;</span>più stravagante, più bizzarro.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note100">
-<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>mostrar sua forma al conte</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note101">
-<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>questo uno</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note102">
-<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E mentre per la ciambra un gran fracasso</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note103">
-<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>balci</i> per <i>sbalzi</i>, <i>salti</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note104">
-<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè quando la grandine cade con tanta furia da sbucciare i
-salci.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note105">
-<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ponto pose quel che in ne le</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note106">
-<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, e se non fosse accaduto che la regina ne era molestata.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note107">
-<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>.&nbsp;&nbsp;</span>latino per <i>sono</i>; e ciò per dar maggior solennità all'esorcismo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note108">
-<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, gridò all'asino.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note109">
-<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>volse</i> per <i>volle</i> come altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note110">
-<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Calcabrino demonio nominato da Dante (Inf. C. XXI e
-XXII).</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note111">
-<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Mossessi</i> per <i>Mossesi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note112">
-<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>gagliardi</i> qui ed altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note113">
-<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Movendossi</i> per <i>Movendosi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note114">
-<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Che il gettò a terra, e non gli fece peggio</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note115">
-<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Camilla e Pentesilea, valorose eroine rammentate da Virgilio.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note116">
-<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè <i>vi sparpaglio</i>, <i>vi dissolvo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note117">
-<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>.&nbsp;&nbsp;</span>da voi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note118">
-<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>uccide</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note119">
-<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>quello</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note120">
-<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè ristringa, rimpicciolisca.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note121">
-<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>.&nbsp;&nbsp;</span></p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01"><i>Che tutte le smarisse, anci le occide,</i></p>
-<p class="i01"><i>Così la dama i sarracin divide.</i></p>
-<p class="i01"><i>Tal sono a parangon de altri men forti</i></p>
-<p class="i01"><i>Contra pagan la dama e Dudon sorti.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note122">
-<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Si sforzano portar vittoria e vanto</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note123">
-<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>spenti</i> per <i>spinti</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note124">
-<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>.&nbsp;&nbsp;</span>latinamente per <i>pena</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note125">
-<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per caccia, spinge.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note126">
-<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Il gigante la sua nell'elmo ferma</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note127">
-<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Al buon Dudone</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note128">
-<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Non volse il cavaliere in quel drapello</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note129">
-<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ello</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note130">
-<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>da Ranaldo mutato</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note131">
-<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>schismo</i>, metaforicamente per l'atto di staccarsi donde si
-trovava, e scagliarsi addosso a Rinaldo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note132">
-<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>de fuga</i>, cioè <i>precipitosamente</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note133">
-<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>parossismo</i>, termine di medicina, <i>esacerbazione</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note134">
-<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, risponderle coll'armi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note135">
-<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>alciata</i> per <i>alzata</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note136">
-<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>.&nbsp;&nbsp;</span>troncamento licenzioso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note137">
-<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>cazza</i> per <i>caccia</i>, <i>fuga</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note138">
-<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>L'ordine di</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note139">
-<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>e il suo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note140">
-<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Cum trenta milia</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note141">
-<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Primo a ferir</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note142">
-<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>secco</i> per <i>seco</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note143">
-<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>e grida Bradamante</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note144">
-<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>de un forte l'onore</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note145">
-<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Che preso</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note146">
-<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ordine fu</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note147">
-<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>o vero al tutto occide o in terra</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note148">
-<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Allor pagano alcun più non sofferse</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note149">
-<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>L'assalto..... tradito</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note150">
-<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Dall'altro canto</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note151">
-<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Mossessi</i> per <i>mossesi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note152">
-<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>dove Marcallar</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note153">
-<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>fu allor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note154">
-<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>investisse</i> cioè <i>investisce</i> o meglio <i>investe</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note155">
-<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>sforzasi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note156">
-<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>quel</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note157">
-<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il fatto cui qui si allude, come gli altri avvenimenti accennati
-nelle St. III. IV. V. e VI. son toccati nell'Orlando Furioso Canto
-III. St. LIII. LIV. LV. Canto XIV. St. II. e seg. C. XXXIII. St. XL.
-e seg. e ne parlano il Guicciardini nella Storia d'Italia lib. VIII e
-IX, e il Giovio nella vita d'Alfonso d'Este.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note158">
-<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>tre</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note159">
-<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E posto in seggio cum</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note160">
-<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Che sol prudenzia gli donò</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note161">
-<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>L'inclito Alfonso Estense signor mio</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note162">
-<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>contra a chi di lui ha maggior</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note163">
-<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>rimuova</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note164">
-<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ravenna, Zanniolo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note165">
-<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Quanto di Alfonso fu la sorte rea</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note166">
-<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Che 'l vincer a ogni via non fa mai</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note167">
-<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>salvar lor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note168">
-<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>cum furor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note169">
-<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E Balugante allor tosto soccorse</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note170">
-<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>lor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note171">
-<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>il favor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note172">
-<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>il capo si lavasse</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note173">
-<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ardente</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note174">
-<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>li ebbe</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note175">
-<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>L'esercito</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note176">
-<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Stavali in mezzo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note177">
-<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Va</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note178">
-<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>quelle stanze</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note179">
-<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Quell'arbor sagittar par</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note180">
-<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>.&nbsp;&nbsp;</span>troncamento licenzioso, come fu avvertito.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note181">
-<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>colli</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note182">
-<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>gambe</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note183">
-<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>quadriga</i>, nel genere mascolino, manca d'esempio.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note184">
-<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>dritta</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note185">
-<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ma in alto va talora e talor basso</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note186">
-<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Va sfrenato talor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note187">
-<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Tardi talor, talor</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note188">
-<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Feraguto allora</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note189">
-<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>.&nbsp;&nbsp;</span>tranno i pregi, cioè, gittano i preghi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note190">
-<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Cum dolci</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note191">
-<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Sperano</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note192">
-<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>.&nbsp;&nbsp;</span>implorano, invocano.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note193">
-<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>.&nbsp;&nbsp;</span>con berrette su una parte, cioè <i>alla smargiassa</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note194">
-<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>pettinata</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note195">
-<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>vedeasi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note196">
-<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Perchè fur, benchè non sian, nupte quelle</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note197">
-<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>tien</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note198">
-<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Quello che dicesi qui con poca reverenza del costume degli Ecclesiastici,
-non vuolsi prendere a rigore, ma qual vivacità poetica, sebbene
-alquanto abusivamente satirica, alla quale però essi pure non
-mancavano forse di dare appiglio, se si consideri la corruzione grandissima
-di quei tempi. Inoltre la libertà colla quale, per mancanza
-di clausura, i preti ed i frati conversavano colle monache, dava campo
-ai maligni ed ai belli spiriti di interpretar sinistramente la loro
-innocente familiarità; S. Chiesa però pose riparo a queste cause di
-scandalo, santamente provvedendo alla esemplare riforma claustrale.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note199">
-<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ciera</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note200">
-<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>cercano</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note201">
-<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>puote</i> per <i>potè</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note202">
-<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>lanza</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note203">
-<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>lanza</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note204">
-<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>dal pomo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note205">
-<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>non vi rendo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note206">
-<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Come Idio vole sue mercede assetta</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note207">
-<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Come Dio vole</i> — <i>Come esso alfine</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note208">
-<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>difeso ha con sua mano</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note209">
-<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>essendo Ispano</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note210">
-<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>mostrandolo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note211">
-<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>.&nbsp;&nbsp;</span>verso con rima sbagliata.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note212">
-<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, si distacca, si divide.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note213">
-<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Di sangue</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note214">
-<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>occide</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note215">
-<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>andasse</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note216">
-<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>.&nbsp;&nbsp;</span>nome della spada d'Astolfo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note217">
-<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Anglese per <i>Inglese</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note218">
-<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>a gran ventura</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note219">
-<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, la conquista di Gerusalemme e del S. Sepolcro.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note220">
-<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Chi cum offizii</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note221">
-<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>.&nbsp;&nbsp;</span>verso di soverchio alla stanza.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note222">
-<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Mentre che questo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note223">
-<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Facea re Carlo, gionse un messaggiero</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note224">
-<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Leone III.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note225">
-<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè ridotti a mal punto.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note226">
-<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè incontro.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note227">
-<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>gran rapine</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note228">
-<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Se è riprovevole la libertà che qui usa il Poeta riprendendo alcuni
-abusi, che pur sfortunatamente s'introdussero nella Corte Romana
-in tempi lacrimevoli per S. Chiesa, si prega il Lettore a non
-volere esser con esso più rigoroso di quel che questa pietosa Madre
-si mostrò verso Dante, il Petrarca ed altri gravi scrittori ortodossi;
-perchè ad onta di tante zizzanie seminate nella mistica vigna, <i>portae
-Inferi non praevalebunt adversus eam</i>, e la pietra angolare su cui
-Gesù Cristo fondava la Chiesa <i>in aeternum non commovebitur</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note229">
-<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>onore</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note230">
-<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>miglia</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note231">
-<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Della adorna cittade di Parigi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note232">
-<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè ricche.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note233">
-<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Di tutte sorte</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note234">
-<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Rellique sante e in man ricci messali</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note235">
-<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E dopo lui ognun forte chiamava — Italia, Italia</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note236">
-<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>.&nbsp;&nbsp;</span>V. Plutarco nelle vite degli illustri capitani qui nominati,
-ove son descritte diffusamente le loro imprese, ad ingrandimento
-della potenza Romana.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note237">
-<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Cesar la Franza, e Mario li Alemani</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note238">
-<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>spesso</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note239">
-<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Della guerra di Carlo Magno contro Desiderio e suoi collegati
-parla il Poeta nel I e II dei cinque Canti aggiunti al <i>Furioso</i>.
-Qui dice che il re longobardo fu vinto non per valore de' nemici,
-ma per gastigo divino, tenendo egli le parti contra la Chiesa.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note240">
-<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, baciògli.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note241">
-<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Nè prima il sacro imperator levosse</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note242">
-<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, sollevandolo da terra, facendolo sorgere. Modo nuovo
-di usar questo verbo attivamente.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note243">
-<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>In piede, e a ciò che vole il papa cede</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note244">
-<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Montò il destrero senza altri letigi</i>; cioè senza contesa di
-complimenti.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note245">
-<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>quella di re</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note246">
-<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè, il suo capo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note247">
-<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Stavano de' Romani</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note248">
-<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè da viandante.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note249">
-<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè scelto, eletto.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note250">
-<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Carlo quel giorno</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note251">
-<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>avuta da re Carlo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note252">
-<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>.&nbsp;&nbsp;</span>forse qui s'allude all'impresa contro Urbino.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note253">
-<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>.&nbsp;&nbsp;</span>In tutti i romanzi e poemi di cavalleria, Orlando è chiamato
-senator romano.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note254">
-<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E fu di chiara e nobil nazione</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note255">
-<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>.&nbsp;&nbsp;</span></p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01"><i>Come di nome, detto Scipione</i></p>
-<p class="i01"><i>Nato di quell'illustre nazione.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note256">
-<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>nè tra lor si noma</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note257">
-<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè convenienti in precedenza ed etichetta.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note258">
-<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè mal custodite.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note259">
-<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>andavano</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note260">
-<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Tutte sonare in guisa di allegrezza</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note261">
-<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Tamburi e trombe et altre cose strane</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note262">
-<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>mottetti</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note263">
-<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Papa Leone</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note264">
-<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>magione</i>, stanza, da <i>maison</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note265">
-<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>fio</i> per <i>figlio</i>. Dissero gli antichi, Figiovanni, Fighineldi per
-figlio di Giovanni, figlio di Ghineldo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note266">
-<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Tornata era la dama colorita</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note267">
-<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Quivi fu udito</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note268">
-<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè volgere, indirizzare.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note269">
-<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Passata ha l'Alemagna</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note270">
-<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Il suo viaggio tien</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note271">
-<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Pur quanto più da Franza si allontana</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note272">
-<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Tiensi dal lato verso tramontana</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note273">
-<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>.&nbsp;&nbsp;</span>troncamento licenzioso, come fu avvertito.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note274">
-<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>A crudel morte</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note275">
-<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Piagne meschina</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note276">
-<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè che la vede oggetto d'amore.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note277">
-<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>alcun</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note278">
-<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>.&nbsp;&nbsp;</span>verso viziato nella desinenza per ripetervisi la rima colla
-stessa voce del verso secondo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note279">
-<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>.&nbsp;&nbsp;</span>per <i>spanna</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note280">
-<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè la natura adoprò ogni potere per farlo il più vigliacco e
-il più poltrone di tutta Spagna.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note281">
-<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>.&nbsp;&nbsp;</span>troncamento licenzioso.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note282">
-<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Tanto</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note283">
-<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Non men vaghe al veder che</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note284">
-<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>disconzo</i> per <i>disturbo</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note285">
-<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>.&nbsp;&nbsp;</span>cioè <i>munte</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note286">
-<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>mostri</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note287">
-<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>.&nbsp;&nbsp;</span>troncamento licenzioso da non usarsi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note288">
-<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui il Poeta segue la credenza volgare al suo tempo sulla
-grandezza comparativa tra il Sole e la Terra; ed il Varchi nella XIX
-lezione sulla <i>Divina Commedia</i> dice, <i>il Sole, il quale è il maggiore
-anzi il padre di tutti i lumi, contiene la terra 166 volte e <span class="above">3</span>&#8260;<span class="below">8</span></i> (V. <span class="smcap">Varchi</span>,
-<i>Lezioni sul Dante</i> pag. 529). Gli astronomi moderni però fanno il
-Sole 1,326,480 volte maggior della Terra (V. <i>Annuaire du bureau
-des longitudes pour 1846</i>.)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note289">
-<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>pare</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note290">
-<p><span class="label"><a href="#tag290">290</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Ranaldo che si vide il mostro accosto</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note291">
-<p><span class="label"><a href="#tag291">291</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>mossessi</i> per <i>mossesi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note292">
-<p><span class="label"><a href="#tag292">292</a>.&nbsp;&nbsp;</span>troncamento vizioso da non seguirsi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note293">
-<p><span class="label"><a href="#tag293">293</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>vacce</i> per <i>vacche</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note294">
-<p><span class="label"><a href="#tag294">294</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ad altro</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note295">
-<p><span class="label"><a href="#tag295">295</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Non rivolse che a Ismonda ogni</i>.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
-</p>
-
-<hr class="silver" />
-
-<h2 class="pad2" id="canzone">CANZONE</h2>
-</div>
-<hr class="silver" />
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
-</p>
-
-<h2 id="prefcanzone"><i><span class="smaller">AI</span>
-LEGGITORI CORTESI ED ERUDITI</i></h2>
-<p class="center"><i>LUIGI MARIA REZZI</i></p>
-
-<hr class="tiny" />
-</div>
-
-<p class="pad4">
-<i>Il nome e il grido d'un uomo grande ne accende
-in cuore maraviglia ed affezione così viva, che
-se per avventura ne viene alle mani una cosa,
-avvegnachè di picciol conto, la quale ne faccia
-a sapere di novello o chiarisca un fatto o un
-detto di lui, ovvero siagli in alcun modo appartenuta,
-noi l'abbiamo senz'altro in assai pregio,
-e ce la tenghiamo carissima.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Io credo adunque, o Leggitori cortesi ed eruditi,
-mettendovi dinanzi agli occhi questa canzone
-di Lodovico Ariosto, di farvi un dono molto
-e raddoppiatamente pregevole e gradito: secondochè
-voi potrete per essa e conoscere meglio
-una particolarità storica che lo risguarda, e
-gustare un frutto di quella mente divina assai
-<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
-squisito, rimasto fino ad ora a chicchessia,
-quanto io mi sappia, nascoso.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>E piacciavi di udire s'io dico il vero. Noi
-sappiamo ch'egli avanti d'ammogliarsi ad Alessandra
-Benucci, lasciata vedova di se da Tito
-Strozzi, fu preso d'amore per una donna, nomata
-Ginevra, e però cantata da lui sotto allegoria
-d'un Ginepro<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>. Ma di tale avventura
-amorosa non si hanno notizie, se non dubbie e
-manche. L'Abate Girolamo Baruffaldi che ne
-scrive più a lungo, s'è rimaso nel sospetto che
-la Ginevra o non fosse fiorentina della famiglia
-de' Lapi, come il Sansovino affermava, o se sì,
-che non in Fiorenza, ma in Mantova dimorasse<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>.
-Altri di fresco ha messo in dubbio ch'ella
-fosse amata da Lodovico tanto quanto comunemente
-s'estima. Da ultimo se per li versi di
-lui n'è certo in qual modo ed età l'affetto suo
-inverso quella avea pigliato cominciamento, e
-che al quarto anno durava tuttavia<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>; niuno
-ci ha potuto dire finqui come e perchè gli fosse
-uscito dall'animo e venuto meno. Adunque per
-la canzone ch'io vi do qui messa per la prima
-volta sotto a' torchi delle stampe, scritta senza
-dubbio per la Ginevra, come per l'allegoria usatavi
-dentro vi si fa manifesto, voi apprendete
-tutte queste particolarità; cioè ch'ella abitava
-lungo le sponde dell'Arno, e non del Mincio:
-che l'Arno la piangeva a sè tolta come cosa
-<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
-sua: che dalle rive di questo fiume ella si partì
-in compagnia d'altrui, forse del marito, per valicare
-le Alpi e porre stanza in Francia, in
-qualche città o terra bagnata dalle acque della
-Saona: che Lodovico, disperando di poterla più
-nè seguitare nè ritrovare in sì lontano paese,
-dovette, non per leggerezza d'animo, ma per
-necessità, fattone prima il lamento grande, secondochè
-in simili incontri è il costume degli
-amatori, darsi pace una volta e cessare dall'amarla:
-finalmente non essere da credere che
-non fosse assai caldamente amata da lui una
-donna, la cui partenza, gli ha cavato del cuore
-versi, come questi sono, pieni di rammarico sì
-vero ed alto.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Che poi cotesta canzone sia un frutto assai
-squisito di quel divino intelletto, io spero ed estimo,
-che voi ne converrete meco di buon grado.
-E imprima voi sapete bene che una canzone allegorica,
-la quale non sia breve, quanto per lo
-vivo senso di se e di sua potenza attiva che la
-mente nostra prova nel raccorre e paragonare
-le simiglianze che sono dall'obbietto figurato a
-quello che lo figura, è cosa piacevole e bella a
-leggere o ascoltare; altrettanto è malagevole a
-fare per l'artifizio grande che vi si richiede, e
-se non vogliamo che il diletto si muti in pena,
-forza è che non appaia. E Lodovico ha condotto
-questa sua per dieci stanze sotto allegoria
-<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
-d'un ginepro sì maestrevolmente, che sembra
-essergli venuta giù dalla penna senza uno studio
-al mondo. Il più miracoloso poi si è, che il
-concetto allegorico, venendo più da arte che da
-natura, non raffredda qui per niente il vivo
-ardore della passione, e non ne impaccia o tarda
-i varii e concitati movimenti, E sì che le smanie
-d'un amatore passionato a avventuroso, il
-quale si vede tolta ad un tratto e per ognora
-colei ch'era la gioia del cuor suo, non potevano,
-al mio parere, essere colorite a tinte più
-vere e più calde e franche. Come in mezzo al
-dolore ch'egli sente per la perdita fatta, s'intenerisce
-e teme per la sua donna ita a starsi
-sotto aspro e stranio cielo! Come alla mestizia
-dello stato presente mescolando la memoria delle
-allegrezze trapassate, rammenta queste appena,
-che ricade più desolato in quella! Come
-traportato qua e là dal vario ondeggiamento
-degli affetti or teneri or dolorosi, si lascia vincere
-da ultimo alla piena dell'affanno in tanto
-che prende a fastidio la vita, non cura soccorso,
-ed odia ogni cosa che gli era dinanzi e dolce
-e cara! Al che non vi disgradi, o Leggitori,
-d'aggiungere avvedimento ed artifizio assai bello
-e secondo natura, degno, chi ben lo consideri,
-d'essere all'uopo imitato, non che avuto in pregio.
-Il quale è che qui ogni stanza corre libera
-di se e sciolta al tutto dalla legge del dover essere
-<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
-l'una uniforme alle altre nel numero e nella
-qualità de' versi e nella rispondenza delle rime.
-Perciocchè non è egli bello e secondo natura che
-anco l'abito esteriore della canzone prenda forma
-dal subbietto di quella? e che l'andamento
-del metro sia vario e diseguale, come varii e
-diseguali sono i moti d'un animo agitato e messo
-in iscompiglio da forte e disperato dolore?</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Io voglio però che voi sappiate, che cotesta
-canzone, venutami, parecchi anni sono, sotto
-gli occhi nell'atto che stava esaminando uno zibaldone
-Barberiniano manoscritto, contenente diverse
-poesie latine ed italiane, non notato ne' cataloghi
-nè contrassegnato di numero alcuno, non
-porta veramente nè in fronte nè altrove nome
-d'autore qual che si sia. Ciò non di meno io
-non istetti allora, nè sto oggi in forse d'attribuirla
-fidatamente a Lodovico Ariosto. E queste
-sono le ragioni che mi condussero già e tengonmi
-fermo tuttavia in cosifatta sentenza; ed
-io spero che voi le avrete per buone e salde.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>La scrittura è senza dubbio di mano d'un
-copiatore vissuto al secolo XVI, come pure la
-forma del dire è l'usata in tale età, non in alcuna
-di quelle che furono innanzi. Fra i poeti
-adunque del secolo XVI è da cercare chi ne
-sia autore. Or de' poeti del cinquecento io posso
-senza giattanza affermare d'aver letto, pressochè
-tutti, i canzonieri e i tanti libri di rime raccolte
-<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
-da parecchi, una gran parte de' quali, comecchè
-alcuni sien rari, sono giunto altresì dopo
-cure molte ad avere in possesso; e consideratili
-bene, io dico con sicurtà a niuno di loro potersi
-essa ragionevolmente ascrivere, ma sì a Lodovico
-Ariosto. E in primo luogo niuno di quelli,
-il quale sia salito in qualche fama, ha scritto
-versi per sua donna, sotto aperto nome di Ginevra,
-salvochè, se pur la memoria non mi fallisce,
-l'Ariosto e Bernardo Tasso<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a>. Che questa
-non sia la Ginevra Malatesta cantata da Bernardo,
-non è da dubitare; essendochè, oltre
-molte altre cose ch'io potrei dire, e che ognuno
-può agevolmente per se ricavare dalle rime di
-lui, si sa che ella era da Rimini, e andò moglie
-al Cav. degli Obizzi non in Francia, ma
-in Italia<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>. Che poi sia la Ginevra amata
-dall'Ariosto, pare a me esser chiaro a sufficienza
-per le cose qui dette di lei, le quali molto
-ben s'accordano a quello che e la storia ne racconta,
-e Lodovico medesimo accenna nella canzone
-allegata di sopra. Dappoichè la prima afferma
-ch'ella fu fiorentina: e qui per l'appunto
-l'Arno è tratto fuori a piangere e a dolersi che
-gli sia tolto il suo bel Ginepro<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>. Il secondo,
-accommiatando la predetta sua canzone, dicele:</i>
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01"><i>Canzon, crescendo con questo ginepro,</i></p>
-<p class="i02"><i>Mostrerai che non ebbe unqua pastore</i></p>
-<p class="i02"><i>Di me più lieto, e più felice Amore:</i></p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
-</p>
-
-<p>
-<i>e qui altresì tocca e rammenta in più stanze lo
-stato d'allegrezza e felicità, ov'erasi fino a quell'ora
-ritrovato<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a>. Nè i particolari di tal amore,
-conosciuti ora di nuovo e annoverati in sul
-principio del proemio, contrariano alla storia:
-anzi tutti vi si rannodano assai bene, e giovano
-a farne sapere quale verisimilmente ne fosse il
-seguito e il fine. Il subbietto adunque, preso a
-cantare dal poeta secondo il suo costume allegoricamente,
-potria parere esso solo più che bastevole
-a mostrar vera la mia opinione. Ma a
-confermamento di quella viene eziandio la maniera,
-onde la canzone è ordita. Tutti i poeti
-del cinquecento, eccettone l'Alamanni e i due
-Tassi, Bernardo e Torquato, e alcuni pochi nè
-molto valenti imitatori loro, i quali hanno seguita
-una certa via nuova da non potersi scambiare
-con altra, hanno foggiato le canzoni loro
-amorose, sì quanto ai concetti e al tessuto, che
-quanto allo stile, sugli esempi datine dal Petrarca.
-Ma questa, come voi vedete, non ha per niente
-il fare petrarchesco, ma più tosto un fare che
-trae a quello di Catullo e di Tibullo. E al secolo
-XVI solo l'Ariosto è quegli, il quale, come si mostra
-per alcune canzoni e capitoli suoi, è andato
-seguitando le orme di que' candidi, eleganti ed
-affettuosi scrittori antichi d'elegie. Finalmente,
-posto eziandio che non avessi gli argomenti recati
-in mezzo finqui, io m'indurrei a gridare
-<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
-Lodovico autore di questa canzone solo per la
-bellezza e bontà singolare dello stile poetico che
-per entro vi si ravvisa. Chi, se non egli, ha fior
-di lingua sì candido e puro? Chi modi e vezzi
-di favellare sì freschi e scelti? Chi tropi sì vivi
-e modesti? Chi dire di sapore sì attico e antico,
-elegante ad un tempo e naturale? Chi verseggiare
-sì libero e franco? Chi imaginare sì
-spontaneo e ricco? Chi maniera sì dolce e bella
-di toccare gli affetti del cuore secondo natura,
-e dietro le norme avutene dagli antichi scrittori
-latini e greci? Per le quali cose tutte io conchiudo
-che questa canzone o è fattura dell'Ariosto,
-o non v'è poeta del secolo XVI. i cui versi
-sieno conosciuti, al quale si possa a buon dritto
-ascrivere.</i>
-</p>
-
-<p>
-<i>Abbiatevela voi dunque, o Lettori cortesi ed
-eruditi, in dono, e piacciavi di gustarla; e se
-non avete per ancora il palato guasto dai liquori
-acri e mordaci vegnentici d'oltremare o
-d'oltremonti, io m'assicuro ch'ella v'avrà sapore
-d'uno de' frutti più squisiti e dilicati che
-siano surti fuori del bel terreno, ove già ebbero
-nascimento Catullo, Tibullo e Lodovico.</i>
-</p>
-
-<div class="footnotes">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
-</p>
-
-<h2 id="noteproemio">ANNOTAZIONI AL PROEMIO</h2>
-
-<div class="footnote" id="note296">
-<p><span class="label"><a href="#tag296">296</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si vegga fra le poesie varie di Lodovico Ariosto stampate
-in Firenze nel 1824 presso Giuseppe Molini a f. 146 il sonetto
-VII, il quale incomincia:
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01">Quell'arboscel che in le solinghe rive.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note297">
-<p><span class="label"><a href="#tag297">297</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Vita di M. Lodovico Ariosto. Ferrara 1807 in f. a f. 147.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note298">
-<p><span class="label"><a href="#tag298">298</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si vegga fra le poesie varie citate sopra a f. 184. la canzone
-che incomincia:
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01">Quando il sol parte, e l'ombra il mondo cuopre,</p>
-</div>
-
-<p>
-ove alla stanza IV. l'Ariosto canta così:
-</p>
-
-<div class="poem">
-<p class="i01">Ginevra mia, dolce mio ben, che sola,</p>
-<p class="i02">Ove io sia, in poggio o 'n riva,</p>
-<p class="i02">Mi stai nel core, oggi ha la quarta estate,</p>
-<p class="i02">Poi che, ballando al crotalo e alla piva,</p>
-<p class="i02">Vincesti il speglio alle nozze d'Iola,</p>
-<p class="i02">Di che l'Alba ne pianse più fiate:</p>
-<p class="i02">Tu fanciulletta allora</p>
-<p class="i02">Eri, ed io tal che ancora</p>
-<p class="i02">Non sapea quasi gire alla cittate.</p>
-</div>
-
-<p>
-Dal che si ricava eziandio che la canzone ora data alle stampe
-dev'essere stata scritta da lui nell'età giovanile: tanto più che
-alla stanza VI. di questa egli dà al suo Genebro l'aggiunto di <i>giovine</i>.
-Nè voglio lasciar qui di notare che questa canzone, trovata
-dal Baldelli attribuita all'Ariosto e scritta di sua mano dal Varchi,
-non solo si legge stampata dal Doni ne' Marmi sotto il falso nome
-di Jacopo de' Servi; ma ancora nel libro secondo delle rime di diversi
-nobili uomini ed eccellenti poeti (Giolito 1547. in 8. a c.
-150) e per errore più solenne ascritta a Giulio Cammillo, poeta,
-come ognun sa, a cui certo la lena non poteva di gran lunga bastare
-a scrivere cosa sì elegante e leggiadra.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note299">
-<p><span class="label"><a href="#tag299">299</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Fra i poeti di minor grido io non mi rammento che di
-Gianfrancesco Bosello da Piacenza mia patria, di cui si hanno alle
-stampe versi scritti per una Ginevra, la quale però fu da Bologna
-della famiglia degli Orsi. (Rime di Diversi, Bologna 1551. in 8.
-a f. 286.)</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note300">
-<p><span class="label"><a href="#tag300">300</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Vedi la vita scrittane dal Seghezzi e dal Serassi, e l'Orlando
-Furioso dell'Ariosto, canto ultimo St. V. e VI.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note301">
-<p><span class="label"><a href="#tag301">301</a>.&nbsp;&nbsp;</span>St. II.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note302">
-<p><span class="label"><a href="#tag302">302</a>.&nbsp;&nbsp;</span>St. IV. V. e VII.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
-</p>
-
-<h2 id="perginevra">PER LA PARTENZA DI GINEVRA
-<span class="smaller">CANZONE</span></h2>
-</div>
-
-<p class="title">
-I.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Deh chi sent'io, mie dolci rive amiche,</p>
-<p class="i02"> Che pur di sen vi svelle</p>
-<p class="i02"> Mio bel Genebro, e 'n quelle</p>
-<p class="i02"> Altre il ripon di voi tanto nemiche,</p>
-<p class="i02"> E di voi meno apriche?</p>
-<p class="i02"> Anzi più; c'or da voi</p>
-<p class="i02"> Par volti il ciel là tutti i lumi suoi?</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-II.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Come piange Arno, e corre</p>
-<p class="i02"> Oltra l'usato tempestoso e 'nsano,</p>
-<p class="i02"> Sol perchè a mano a mano</p>
-<p class="i02"> Il bel Genebro suo si sente torre;</p>
-<p class="i02"> Così ride, e pian piano</p>
-<p class="i02"> Or vassene, e più queta</p>
-<p class="i02"> E più lieta che mai, la bella Sona,</p>
-<p class="i02"> Che di lui s'incorona, e per lui spera</p>
-<p class="i02"> Eterna primavera.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-III.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Onde pur, lasso! al faticato fianco</p>
-<p class="i02"> Avrò più qualche posa?</p>
-<p class="i02"> La dolce ombra amorosa</p>
-<p class="i02"> Del mio Genebro altero or ne vien manco:</p>
-<p class="i02"> Man rapace invidiosa</p>
-<p class="i02"> Sveglielo de' nostr'orti,</p>
-<p class="i02"> E par sì lunge, oltr'a quell'alpi, il porti,</p>
-<p class="i02"> Che più nè seguitarlo</p>
-<p class="i02"> Spero, nè ritrovarlo.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-IV.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Or pur cadrò, m'è tolto il mio sostegno</p>
-<p class="i02"> E più saldo e più fido:</p>
-<p class="i02"> Nè se ben piango e grido,</p>
-<p class="i02"> M'ode, o si piega il mio nemico indegno.</p>
-<p class="i02"> Ma come tanto sdegno</p>
-<p class="i02"> In ciel ver me sì tosto?</p>
-<p class="i02"> In ciel c'or m'avea posto</p>
-<p class="i02"> In parte da bearme,</p>
-<p class="i02"> Or congiurato par tutto a dannarme?<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a></p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-V.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">A che pur tante e tante, Amor, versarmi</p>
-<p class="i02"> In grembo tue ricchezze,</p>
-<p class="i02"> E di tante allegrezze il cor colmarmi,</p>
-<p class="i02"> Per or, più che mai, farmi</p>
-<p class="i02"> E povero e doglioso? In ciel beato</p>
-<p class="i02"> Lasso! fui poco: or caggione, e dannato</p>
-<p class="i02"> Per sempre; nè già mio</p>
-<p class="i02"> (E questo è ch'io mi doglio)</p>
-<p class="i02"> Superbo orgoglio, od altro fallo rio<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a>.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-VI.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Per troppo aspro viaggio</p>
-<p class="i02"> E lungo il giovin mio Genebro porti.</p>
-<p class="i02"> Deh, no 'l trar di quest'orti</p>
-<p class="i02"> Cultor! deh, sia più saggio!</p>
-<p class="i02"> Ahi ch'ogni picciol raggio</p>
-<p class="i02"> Di sole, ogni aura leve gentil fronda</p>
-<p class="i02"> E ramo, come i suoi, seccane e sfronda!</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-VII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ne riponeva in ciel, Pianta al ciel grata,</p>
-<p class="i02"> Tua bella vista sola;</p>
-<p class="i02"> Ne riponeva in ciel, Pianta beata,</p>
-<p class="i02"> L'ombra ch'or mi s'invola.</p>
-<p class="i02"> Ahi folle e dispietata</p>
-<p class="i02"> Man che d'orto sì bel ti sveglie e parte,</p>
-<p class="i02"> Misera! e per piantarte</p>
-<p class="i02"> Ove? in gelata riva,</p>
-<p class="i02"> Ove fior maggio a pena, o fronde ha viva.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-VIII.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Agli esperidi orati alteri frutti</p>
-<p class="i02"> Le foglie d'un Genebro i' pongo avanti,</p>
-<p class="i02"> E 'l vago stelo a tutti</p>
-<p class="i02"> I più dritti arboscei degli orti santi,</p>
-<p class="i02"> E 'l vivo verde a quanti</p>
-<p class="i02"> Smeraldi mai dienne il più ricco lido.</p>
-<p class="i02"> Però grido: Quell'empio che men priva,</p>
-<p class="i02"> M'invidia ben ch'io viva.</p>
-</div></div>
-
-<p class="title">
-IX.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Ancisa or la mia speme,</p>
-<p class="i02"> Anima illustre, cade a tua partenza,</p>
-<p class="i02"> Come vite che senza</p>
-<p class="i02"> Sostegno atterra le sue frondi estreme;</p>
-<p class="i02"> E qual fior, s'altri il preme,</p>
-<p class="i02"> Il suo bel giallo o rosso, ella tal perde</p>
-<p class="i02"> Il suo vivo bel verde.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-X.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Toltomi, Amor, del mio Genebro amato</p>
-<p class="i02"> L'odor di che nudrissi</p>
-<p class="i02"> Il cor, nè d'altro io vissi,</p>
-<p class="i02"> Questo or sia del mio sen l'ultimo fiato:</p>
-<p class="i02"> Nè vo' che di mio stato</p>
-<p class="i02"> Tu curi, o mi soccorra; e schivo tutti</p>
-<p class="i02"> Tuoi più salubri frutti:</p>
-<p class="i02"> Anzi tuo latte e mele</p>
-<p class="i02"> Odio qual tosco o fele.</p>
-</div></div>
-
-<div class="footnotes">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
-</p>
-
-<h2 id="notecanzone">ANNOTAZIONI ALLA CANZONE</h2>
-
-<div class="footnote" id="note303">
-<p><span class="label"><a href="#tag303">303</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Tropo usato anche altrove dall'Ariosto in simil forma, e ripetuto
-nella stanza che seguita, recato in vero un po' troppo al di
-là di quello che si conviene a poeta cristiano. Ogni uomo discreto
-però dee intenderlo ne' debiti modi, e non averlo in altro conto che
-d'una maniera di parlare per esagerazione, messagli in bocca da
-calda e passionata fantasia.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note304">
-<p><span class="label"><a href="#tag304">304</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Modo di dire notabile, lasciatavi la preposizione <i>per</i>, come
-s'usa nelle voci <i>colpa</i>, <i>mercè</i>, <i>bontà</i>, <i>vergogna</i>, e simili.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="somm">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="indice" href="#indfront">
-INDICE</a></h2>
-
-<table class="indice" summary="">
- <tr>
- <td><a href="#dedica"><i>Dedica all'Accademia Valdarnese</i></a></td> <td class="pag">Pag. <span class="smcap lowercase">III</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><a href="#prefazione"><i>Prefazione</i></a></td> <td class="pag"><span class="smcap lowercase">V</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><a href="#canto1"><i>Rinaldo Ardito</i> Canto I.</a></td> <td class="pag">1</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>—— <a href="#canto2">Canto II.</a></td> <td class="pag">6</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>—— <a href="#canto3">Canto III.</a></td> <td class="pag">43</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>—— <a href="#canto4">Canto IV.</a></td> <td class="pag">55</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>—— <a href="#canto5">Canto V.</a></td> <td class="pag">75</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><a href="#prefcanzone"><i>Prefazione del Rezzi alla Canzone</i></a></td> <td class="pag">99</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><a href="#noteproemio"><i>Annotazioni alla Prefazione</i></a></td> <td class="pag">109</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><a href="#perginevra"><i>Canzone per la partenza di Ginevra</i></a></td> <td class="pag">111</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><a href="#notecanzone"><i>Annotazioni alla Canzone</i></a></td> <td class="pag">117</td>
- </tr>
-</table>
-
-<hr />
-
-<table class="errata" summary="">
- <tr>
- <td colspan="3" class="center">ERRORI</td> <td class="center">CORREZIONI</td>
- </tr>
- <tr>
- <td><i>Pag.</i></td> <td><i>vers.</i></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>11.</td> <td>6.</td> <td>pensier</td> <td>piacer</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>19.</td> <td>8.</td> <td>non</td> <td>ne</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>58.</td> <td>7.</td> <td>eranti</td> <td>erranti</td>
- </tr>
-</table>
-
-</div>
-
-<div class="tnote">
-<p class="tntitle">
-Nota del Trascrittore
-</p>
-
-<p>
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
-minimi errori tipografici. Le correzioni indicate in calce all'indice
-sono state riportate nel testo.
-</p>
-
-<p class="covernote">
-Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
-</p>
-</div>
-
-
-
-
-
-
-
-
-<pre>
-
-
-
-
-
-End of the Project Gutenberg EBook of Rinaldo ardito, by Ludovico Ariosto
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RINALDO ARDITO ***
-
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